Fatal Desire

di Dark Sider
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1: I want to be in his instead ***
Capitolo 2: *** Cap 2: it will be the last time ***



Capitolo 1
*** Cap 1: I want to be in his instead ***


 

CAPITOLO 1: I WANT TO BE IN HIS INSTEAD





Naruto si stropicciò gli occhi rossi per il pianto e per le molte notti passate insonne.

Si rigirò stancamente nel letto così tremendamente vuoto e di nuovo un senso di desolazione e disperazione si impadronì di lui quando vide il cuscino vuoto e perfettamente adagiato sul materasso, con la federa senza alcuna grinza, come se nessuno vi dormisse da tempo.

«Sasuke…» consapevolezza e dolore si impadronirono di lui alla vista di tutto quell’ordine che non c’era mai stato. Che non avrebbe dovuto esserci.

Avrebbe fatto meno male se Sasuke gli avesse detto “mi sono stancato. Ti lascio”; avrebbe fatto meno male persino se lui se ne fosse andato senza dargli spiegazioni.

Avrebbe fatto meno male perché lui sarebbe stato ancora vivo.

Invece Sasuke se n’era andato così, amandolo ancora, senza nemmeno avergli dato la possibilità di dirgli tutto quello che aveva intenzione di dirgli, senza dargli la possibilità di fare con lui tutto quello che aveva intenzione di farci.

Perché la morte è così, veloce e facile. Troppo. Così tanto da mettere paura.

E Naruto aveva paura; aveva paura di un futuro senza Sasuke; aveva paura di andare al cimitero e di incontrare ancora il suo sguardo freddo ed indifferente che lo osservava da una foto non ancora consumata dal tempo. Troppo distante.

Sasuke Uchiha era morto di un tumore ai polmoni appena tre giorni prima. Si era spento in ospedale poco dopo che Naruto era tornato a casa da una delle innumerevoli visite che gli faceva ogni giorno. Ormai, nell’ultimo periodo, il biondo passava più tempo con Sasuke di quanto non ne passasse con se stesso.

Se l’era sentito, Naruto; aveva capito che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto, che ci avrebbe parlato. Quella sensazione di allarme, quella morsa allo stomaco gli aveva ordinato di non muoversi, di rimanere lì con lui. Ma Sasuke gli aveva detto di non preoccuparsi, di tornare a casa e di riposare.

Ma quella stessa notte, alle 23.30 in punto, entrambi seppero che quella sensazione straziante che aveva preso Naruto era esatta. E da quel momento, da quel giorno, non lo aveva abbandonato più; anzi, si era intensificata.

Di nuovo Naruto si abbandonò ad un pianto silenzioso.

Era insopportabile pensare che Sasuke fosse morto; non voleva credere che fosse vero. Si rifiutava.

Negli ultimi tempi Sasuke era diventato più freddo, distaccato e scontroso ma, nonostante tutto, Naruto aveva continuato a stargli vicino ed aiutarlo più che poteva. Ma alla fine, non era servito a nulla. Ci sono sempre delle forze maggiori che decidono il nostro Destino e noi non possiamo fare niente per contrastarle. Per quanto sia ingiusto. Per quanto sia doloroso.

Le ultime parole di Sasuke non facevano che riecheggiargli nella mente: “non preoccuparti Naruto, io sto bene. Vai a casa e dormi un po’ che ne hai bisogno. Ci vediamo domani. Ti amo”.

Sasuke non diceva quasi mai a Naruto “ti amo” e il fatto che lo avesse fatto in un’occasione così normale, così poco importante, era stata un’inaspettata sorpresa che aveva avuto il potere di calmarlo e convincerlo ad andarsene.

Aveva sbagliato. Avrebbe dovuto rimanere.

Avrebbe voluto essere lì, con lui, quando il suo cuore aveva smesso di battere. Avrebbe voluto rimanergli accanto fino all’ultimo.

Naruto affondò la testa nel cuscino come se, in questo modo, tutti i suoi sensi di colpa e tutto il suo dolore potessero scomparire.

Benché fossero tre notti di fila che non chiudeva occhio, il biondo non aveva alcuna voglia di dormire.

Non voleva chiudere gli occhi e lasciarsi andare, anche se la sua testa dolorante e appesantita gli implorava di farlo.

Naruto voleva rimanere sveglio finché ci riusciva. Non voleva cadere nel mondo dei sogni.

Non voleva sognare che Sasuke gli sorridesse e lo stringesse a sé per poi svegliarsi e scoprire che era stata tutta un’illusione. Avrebbe fatto ancora più male.

Il biondo buttò un’occhiata alla sveglia digitale appoggiata sul suo comodino. Segnava le 3 del mattino.

Di nuovo, il ragazzo si stropicciò gli occhi che bruciavano fastidiosamente, stanchi di essere rimasti aperti così a lungo.

Naruto si alzò dal letto non sapendo bene dove andare. Sapeva solo che doveva uscire da quella stanza.

Si trascinò fino al salotto con lo sguardo spento e vuoto puntato a terra come se non volesse puntarlo di fronte a sé ed illudersi di aver visto Sasuke.

Si lasciò scivolare sul divano, afferrò il telecomando e accese la tv senza fare davvero caso a ciò che trasmetteva.

Si raggomitolò su se stesso e rimase così, immobile, lasciando che i dolorosi ricordi di Sasuke lo sommergessero.

Come gli mancava il suo teme…

In amore sarai fortunata…

La sua vita sembrava così vuota, ora, senza di lui…

… ma dovrai stare attenta a una rivale che tenterà di metterti i bastoni fra le ruote…

Avrebbe dato qualunque cosa per riaverlo lì con lui…

… anche la salute è buona…

Naruto alzò lo sguardo sullo schermo della tv, infastidito dalla voce stridula di quella donna che diceva cose che non gli interessavano, che infastidivano il corso dei suoi pensieri.

Quello che Naruto vide fu una di quelle stupide trasmissioni di chiromanti che venivano contattate da ragazzine innamorate che volevano sapere qualcosa sul loro futuro e alle quali venivano appioppate risposte imparate a memoria, del tutto false ed inventate, che di certo non venivano realmente lette nei tarocchi.

Naruto stava per spegnere la tv quando un pensiero folle, forse dettato dalla stanchezza o dalla disperazione, gli passò per la mente.

Chiromanti ed indovine non leggevano solo il futuro, avevano anche degli oggetti magici quali filtri d’amore e simili… Chissà, magari una di loro poteva avere anche qualcosa che esaudiva i desideri. Qualcosa che poteva riportare indietro Sasuke…

Il biondo balzò in piedi e si fiondò a cercare un elenco telefonico.

Si sentiva stupido e sapeva che stava facendo la cosa più idiota ed insensata di tutta la sua vita ma quel barlume di speranza che si era acceso lo spronava ad aprire quell’elenco telefonico e a cercare l’indovina più vicina a casa sua... sua e di Sasuke…

Quel giorno Naruto imparò che le ore posso avere la consistenza dei giorni e che le lancette dell’orologio, a volte, sembrano essersi bloccate su un’ora e faticano ad andare avanti.

Quando, finalmente, mancavano pochi minuti all’apertura del negozio dell’indovina, Naruto si fiondò fuori di casa e non si premurò nemmeno di prendere la macchina per arrivarci, tanto era agiato.

Giunto al negozio lo trovò ancora chiuso. Era arrivato in anticipo, lo sapeva, ma non aveva potuto restare un minuto di più in quella casa che gli ricordava così tanto Sasuke.

Così, il biondo si sedette accanto alla porta ed attese.

Era così immerso nel dolore dei ricordo che non si accorse subito della donna che era arrivata, aveva estratto un mazzo di chiavi e stava aprendo il suo negozio.

«Allora, che vogliamo fare? Entriamo?» Naruto fu riscosso da quella voce melodiosa, così stridente con il suo pessimo umore. Il biondo alzò lo sguardo per fissare una donna minuta che tutto sembrava tranne un’indovina.

Il ragazzo si limitò a tirarsi in piedi e a seguire la dona all’interno del negozio. Anche quello non sembrava la bottega di una chiromante; Naruto si era aspettato di vedere oggetti strambi spuntare dappertutto ed, invece, la piccola stanza illuminata era piena di quelli che parevano medicinali. O spezie.

«Che ti serve?» tagliò corto l’indovina, andando dietro al bancone ed attirando l’attenzione di Naruto che si stava ancora guardando intorno domandandosi se fosse capitato nel posto giusto.

«Lei è un’indovina?» gli parve doveroso chiedere, perché gli stavano sorgendo dei dubbi in proposito.

«Certo che sono un’indovina. Non l’hai letto, quando mi hai cercata sull’elenco?»

Naruto stava per ribattere ma, poi, si bloccò: come sapeva che l’aveva cercata sull’elenco telefonico?

«Allora, mi vuoi dire che stai cercando o vogliamo fare notte?»

Naruto si riscosse e la fissò. Ora gli sembrava molto stupido chiederle un oggetto magico ma il desiderio di riavere il suo teme era così forte da cancellare ogni dubbio ed esitazione.

«Vorrei un oggetto che esaudisca i desideri. Ha qualcosa così?»

L’indovina ci pensò su, poi scomparve nel retro. Naruto la sentì cercare tra scatoloni e scaffali, la udì borbottare qualcosa e, poi, la vide ricomparire con qualcosa in mano.

«Ecco» fece la donna, porgendo l’oggetto a Naruto. << Questo ciondolo esaudisce i desideri. Ne hai a disposizione solo uno, quindi fai attenzione a quello che chiedi >>.

Il biondo fissò il ciondolo che aveva in mano: era solamente una fredda pietra liscia e nera con un cordone infilato per appenderla al collo.

«Come funziona?» domandò.

«Devi girarlo tre volte nella mano e poi esprimere il tuo desiderio».

«E funziona?»

«Si, funziona. Ma fai attenzione a come formuli il tuo desiderio perché i ciondolo ti prenderà molto… alla lettera».

Naruto esitò per un attimo poi decise di comprare il ciondolo.

Giunto a casa, si sedette sul bordo del letto e rimase a rimirare il ciondolo a lungo.

Più lo guardava, più tutta la gioia e la speranza che lo avevano pervaso fino a quel momento si affievolivano. Fino a scomparire. Era stato uno stupido a credere alle parole di quell’indovina. Era stato uno stupido a pensare di poter riportare indietro Sasuke.

Questo ciondolo non funzionerà. Non esaudisce i desideri. Sasuke non tornerà mai più… È morto” pensò amaramente Naruto rigirandosi distrattamente il ciondolo nella mano. Per tre volte; perché, in fondo, ci sperava davvero.

«Come vorrei essere stato al posto di Sasuke. Così ora lui sarebbe ancora vivo» sussurrò, disperato.

Non aveva affatto pensato al ciondolo che teneva in mano; non aveva pensato che potesse esaudire veramente i suoi desideri…

L’unica cosa che si ricordava Naruto era che il ciondolo era diventato caldo, quasi rovente, tanto che il biondo fu costretto a mollare la presa con un certo stupore. Poi, il biondo era stato avvolto da una luce bianca e calda, quasi ultraterrena.

E lì era arrivata la consapevolezza di quello che era successo.

«Merda!»

Poi, non ricordava più nulla.

 

 

 

Naruto si svegliò. Era avvolto dalle calde coperte del suo letto: strano, non ricordava di essere andato a dormire.

Sul comodino accanto a lui vide la sveglia che segnava le 5 di mattina. Quindi, secondo i suoi calcoli, doveva aver dormito più di un giorno.

Il biondo afferrò il suo cellulare, abbandonato vicino alla sveglia, per vedere che giorno fosse.

E, quando vide la data, si pietrificò.

Il cellulare diceva che era il 20 Gennaio. Ma era impossibile perché Sasuke Uchiha era morto il 30 Gennaio.

Quella data era già passata.

Sconcertato, Naruto si guardò intorno e, quando vide la persona che dormiva accanto a lui, si tirò a sedere e cacciò un urlo.

Sasuke Uchiha era beatamente addormentato, sommerso dalle coperte. Respirava. Era vivo e pareva stare bene.

Non era pallido e smunto, come Naruto lo ricordava nel suo ultimo periodo di vita.

A sentire quel grido, poi, l’Uchiha si era svegliato di soprassalto e, puntando gli occhi assonati su Naruto, gli aveva chiesto con una certa nota di preoccupazione: «Cosa c’è? Stai male?»

Naruto era rimasto a bocca aperta, incapace di fare nulla.

Poi aveva balbettato: «M-ma tu dovresti essere… morto».

Sasuke lo guardò di sbieco. «Ma che stai dicendo?» gli domandò mentre anche lui si tirava a sedere.

«Tu non dovresti essere qui» insisté Naruto. «Dovresti essere morto… Sei morto! Il 30 Gennaio… Per un tumore ai polmoni…»

A quelle parole gli occhi di Sasuke si ridussero a due fessure.

«Dobe, ti sei rincoglionito del tutto?! Sei tu quello che ha il tumore».

 

 

 

 

 

***

Ed eccomi qua con una nuova,”allegra” ff SasuNaru che durerà solo due capitoli.

Chissà perché su loro due mi vengono sempre in mente ff deprimenti.. mah!

Comunque questo è un altro dei miei obrobri che mi è venuto in mente all’improvviso, come al solito XD E, come sempre, non ho potuto ignorarlo XD

Spero che vi piaccia ^_^

 

 



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Capitolo 2
*** Cap 2: it will be the last time ***


   

CAPITOLO 2: IT WILL BE THE LAST TIME

 

 

 

 

 

Naruto era rimasto interdetto.

Prima la data che doveva essere già passata, poi le parole di Sasuke… Che il ciondolo avesse davvero funzionato?

Naruto sgranò gli occhi a quel pensiero: lui aveva detto “vorrei essere al posto di Sasuke” ma non era quello il desidero che avrebbe voluto esprimere. Lui avrebbe voluto chiedere di poter riportare in vita Sasuke sano e salvo, senza alcuna malattia.

Il corvino continuò a fissarlo, inarcando un sopracciglio, tentando di capire quale potesse essere il suo problema.

«Sei sicuro di stare bene, dobe?» domandò, con una preoccupazione che non gli era mai appartenuta.

Naruto continuava a guardarlo con gli occhi sbarrati e spaventati, senza vederlo davvero.

Vorrei essere al posto di Sasuke… Al posto di Sasuke… Al posto di Sasuke… Sei tu quello che ha il tumore… Sei tu… Sei tu…

L’orribile consapevolezza di quelle parole messe così minuziosamente in fila nella sua testa a creare una terribile logica, si fece spazio tra i suoi pensieri intricati.

Lentamente, come se volesse ritardare l’attimo della verità, Naruto si voltò a guardare di fronte a sé, nel grande specchio appeso alla parete.

Scorse un Sasuke preoccupato che ancora lo fissava e un ragazzo biondo che avrebbe dovuto essere lui.

Anzi, doveva essere lui per forza perché in quella stanza non c’era nessun altro oltre a loro due.

Eppure quel viso pallido e scavato dalla malattia, quegli occhi azzurri sempre più spenti e tristi non potevano davvero essere i suoi.

Un’ondata di paura lo travolse e il ragazzo si accorse che persino accelerare il respiro gli procurava dolore e fatica, come se non avesse quasi più aria o forza in corpo.

Naruto rimase immobile ancora per un po’, pensieroso, poi si riscosse e balzò giù dal letto. Ma le forze gli mancarono all’improvviso e ricadde sul materasso.

Si ricordò che a Sasuke succedeva spesso, nel suo ultimo periodo di vita.

«Dobe, stai attento» sbuffò l’Uchiha.

«Devo cercare il ciondolo…» borbottò Naruto, come se non l’avesse ascoltato affatto. Si alzò di nuovo, più lentamente, e si inginocchiò a terra cominciando a guardare dappertutto: il ciondolo non poteva essere lontano. Era da quelle parti; doveva essere da quelle parti…

«Naruto, posso sapere cosa cazzo stai facendo?» domandò Sasuke, fissandolo dal bordo del letto.

«Sto cercando il ciondolo. Quello con cui ho espresso il desiderio di…» il biondo si bloccò all’improvviso: se avesse finito la frase, Sasuke l’avrebbe preso per uno squilibrato mentale.

In effetti, l’Uchiha stava cominciando a pensare che il dobe non fosse nel pieno delle sue facoltà mentali: eppure il tumore doveva essere ai polmoni, non al cervello.

Il corvino si sporse dal bordo del letto, esasperato. «Dobe, vuoi illuminarmi riguardo le tue intenzioni, o hai intenzione di rimanertene tutta la vita lì per terra?»

Il biondo finse di non sentirlo. Dov’era finito quel maledettissimo ciondolo? Eppure lui, quando aveva espresso il suo desiderio, era in quella stessa stanza: perché non riusciva a trovarlo?

Una folgorazione improvvisa lo colpì come una secchiata di acqua gelata: la maga. Lei avrebbe saputo cosa fare, lei gli avrebbe rivenduto il ciondolo e Naruto, esprimendo un nuovo desiderio, avrebbe sistemato tutto.

Il ragazzo si tirò in piedi. Ogni minimo gesto gli risultava faticoso e doloroso, come se stesse scalando una montagna; quasi aveva il fiatone, quando si ritrovò in piedi di fronte al letto.

Sasuke Uchiha aveva seguito Naruto in ogni sua operazione, con sguardo attento e truce: sembrava essere necessario, per lui, controllare ogni singolo gesto del biondo, come se questo potesse, in qualche modo, farlo guarire o procurargli un qualche sollievo.

«Teme, devi portarmi in un posto. Ora» esordì Naruto, con un improvviso tono serio che stupì l’altro.

«In un manicomio?» ipotizzò Sasuke, alzando gli occhi al cielo.

«No. Ascoltami, è importante: devi portarmi in un posto, ho combinato un casino e de-» le parole gli morirono in gola, stroncate da un’improvvisa quanto dolorosa fitta al torace; ci fu un attimo in cui Naruto fu sicuro che avrebbe riversato sul pavimento la propria cassa toracica con annesso tutto ciò che era in essa contenuto. Il biondo si portò una mano alla bocca, nel tentativo di trattenere l’impulso di tossire via i propri, vitali organi interni, ma non ci riuscì: un accesso di tosse gli risalì lungo la gola e proruppe violentemente dalla sua bocca.

Naruto tossiva, tossiva e tossiva ancora; in quell’istante, il suo pensiero mutò: appurato che la cassa toracica se ne era rimasta al suo posto, benché il dolore al petto non fosse minimamente diminuito, ora il biondo era sicuro che sarebbe morto soffocato: i colpi di tosse continuavano a susseguirsi senza sosta, impedendogli quasi di riprendere fiato, mentre la bocca gli si riempiva di un sapore ferruginoso che il ragazzo sapeva di conoscere bene ma che, in quel momento non riusciva ad identificare.

Con gli occhi stretti e traboccanti di lacrime per lo sforzo e per il dolore, Naruto avvertì una mano poggiarglisi sulla spalla: seppe che apparteneva a Sasuke e questo, in un certo qual modo, sembrò dargli la forza d’animo per non crollare. Il biondo conosceva fin troppo bene la situazione che stava vivendo: vi aveva visto Sasuke innumerevoli volte tanto che, con gli occhi serrati a fissare il buio, gli parve di rivedere l’Uchiha in quello stato e, per un attimo, si dimenticò che, invece, quello malato era lui.

A poco a poco, gli accessi di tosse diminuirono, fino a cessare del tutto. Naruto non si mosse, quasi avesse paura che, a farlo, la tosse sarebbe ricominciata: sentiva ancora la mano di Sasuke poggiata sulla sua spalla ed il dolore martellante al torace che non sembrava volerne sapere di estinguersi.

«Ti porto dove vuoi, basta che non ti agiti» sussurrò Sasuke, aumentando la presa sulla spalla del biondo.

Naruto si scostò la mano dalla bocca e, finalmente, riuscì a capire a cosa appartenesse quel sapore ferruginoso venutoglisi a creare in bocca mentre tossiva. Sangue: ne aveva la mano grondante, di quel liquido rossastro. Istintivamente, il biondo si voltò verso Sasuke e lo abbracciò con tutta la labile forza che gli riusciva di avere, in cerca di un sostegno, di un appiglio. L’Uchiha gli passò una mano tra i capelli, cercando di trattenere, nel nome della sua indifferenza e del suo orgoglio, il dolore che minacciava di traboccare da un momento all’altro.

«Dove ti devo portare?» chiese il corvino ad un Naruto tremante e spaventato, tentando, in quel modo, di distrarlo e farlo reagire. Sembrò che il ragazzo avesse pronunciato la frase giusta perché il dobe parve riscuotersi e, alzando la testa a fissare il suo ragazzo, sorrise leggermente, come rianimato da una nuova speranza.

 

 

 

Due ore dopo, Naruto, ripresosi e tornato allegro, era riuscito a trascinare Sasuke davanti al negozio della maga da cui il biondo aveva acquistato il ciondolo maledetto.

«Per quale ragione saresti voluto venire in un’erboristeria?» domandò Sasuke, freddo, fissando le vetrine piene di erbe e medicinali.

«Non preoccuparti, Sas’ke: ho tutto sotto controllo» assicurò Naruto, avviandosi verso l’entrata del negozio.

«Certamente, non ne dubito» sibilò l’Uchiha, sarcastico, seguendo il biondo all’interno del negozio.

L’aria del negozio era satura del profumo delle varie erbe e spezie che si mischiavano insieme nell’aria, creando un’unica, indistinta fragranza.

I due ragazzi continuarono a proseguire lungo il negozio, fino a giungere al bancone dietro al quale stava una donna, che Naruto riconobbe come quella che gli aveva venduto il ciondolo.

Appena vide il biondo, la donna sorrise: sembrava averlo riconosciuto anche se, a rigor di logica, il 10 Gennaio ancora non l’avrebbe dovuto conoscere.

«Salve» salutò la maga, sorridendo ancora più apertamente Naruto e lanciando un fugace sguardo compiaciuto verso Sasuke.

«Allora: soddisfatto?» chiese la donna a Naruto. Sasuke la fissò confusa: più passava il tempo, più capiva meno cose.

Il ragazzo dai paradisiaci occhi azzurri, fissò intensamente e stancamente la maga. «Sì… Cioè, non proprio: mi serve di nuovo quel ciondolo».

«Naruto…» provò ad intervenire Sasuke, stanco di essere l’unico a non capire nulla di quello che stava accadendo. Tuttavia, la donna lo interruppe alzando una mano, intimandogli il silenzio. Il corvino s’accigliò: chi era quella sconosciuta per permettersi di zittire un Uchiha?

«Sono spiacente, tesoro, ma credo proprio che ci sia un increscioso problema: non posso ridarti il ciondolo».

Naruto si sentì svuotare completamente: l’unica sensazione che rimase fu soltanto il dolore perpetuo al petto, che non l’aveva mai abbandonato; tutto il resto era un nulla denso e sordo.

«C-come?»

«Non posso rivenderti il ciondolo, ragazzo: puoi esprimere uno ed un solo desiderio; il ciondolo non funzionerebbe una seconda volta».

«Allora lo venda a Sasuke!» urlò il biondo, indicando l’Uchiha, mentre la disperazione lo catturava tra le sue spire, superando persino il dolore fisico.

Il sorriso che la maga aveva mantenuto inalterato fino a quel momento si spense d’improvviso; la donna osservò, per un istante, il corvino poi scosse la testa.

«Mi pare di capire che questo ragazzo non sappia niente» sospirò l’indovina. «Se non sa niente, significa che gli devi spiegare cosa è successo e chiedergli di formulare il nuovo desiderio al tuo posto; in questo modo, è come se fossi tu ad esprimere il desiderio: quindi, il ciondolo non funzionerebbe comunque».

Naruto socchiuse la bocca, shockato; artigliò il bordo del bancone di legno con le mani tremanti e chinò la testa. «No» esalò, come se, ormai, non avesse più forza nemmeno per parlare.

«Ma si può sapere cosa diavolo sta succedendo?!» abbaiò Sasuke, facendo un passo in avanti, verso il bancone: piccato, era deciso a sapere che cosa gli stesse nascondendo il dobe e, soprattutto, per quale motivo. Di solito, Naruto gli diceva sempre tutto, ogni cosa: non era da lui nascondergli un problema o una preoccupazione.

«Succede che non posso aiutarvi in alcun modo, sono spiacente» rispose la maga, con una sorta di rassegnata indifferenza. Poi, si rivolse a Naruto, come se quello che stava per dire potesse smorzarle il dispiacere. «Te l’avevo detto di fare attenzione a ciò che desideravi. Spero comunque che non sia successo niente di grave».

Naruto scosse debolmente la testa. «No» ripeté, con voce incolore: sembrava aver perso la capacità di pronunciare qualunque parola non fosse quel monosillabo. Il ragazzo raccolse le forze necessarie che gli servivano per staccarsi dalla superficie lignea sulla quale si era appoggiato e staccò le mani dal bancone.

«Adesso possiamo anche andare, teme» mormorò, trascinandosi stancamente verso l’uscita.

Sasuke lanciò un’occhiata bieca alla donna che, dietro al bancone, assisteva alla scena come se non ne facesse parte. L’Uchiha serrò la mascella: sembrava proprio ritenere responsabile quella donna del dolore di Naruto, qualunque ne fosse la causa e qualsiasi fosse la situazione.

Sentendo la porta del negozio richiudersi, il corvino realizzò che Naruto era già uscito; si affretto a raggiungerlo in strada, senza premurarsi nemmeno di salutare.

«Buona giornata. Spero di rivederti presto nel mio negozio» gli urlò dietro l’indovina; Sasuke la maledisse a denti stretti.

Uscito dal negozio, trovò Naruto appoggiato al muro del negozio, più pallido di quando non fosse già abitualmente a causa della malattia. Gli occhi cerulei erano spenti e puntati a terra, a fissare il vuoto.

«Dobe…» Sasuke si avvicinò al biondo lentamente. «Mi vuoi dire che cosa sta succedendo? È da questa mattina, quando ti sei svegliato, che sei così strano ed esagitato: cosa mi nascondi?»

Naruto scosse la testa e, staccandosi dal muro, si avvicinò all’Uchiha, abbracciandolo. «Non importa, teme: tu sei qui con me, adesso. Mi importa solo di questo».

Dopo i giorni di dolore assoluto che aveva passato, Naruto non poteva chiedere di meglio che essere lì, con Sasuke, come aveva sperato dal giorno della sua morte. Quel momento l’aveva  desiderato ardentemente, bramato con tutte le sue forze ed, ora, era stato esaudito: era nel suo piccolo angolo di paradiso al centro esatto dell’inferno.

Sorrise, mentre Sasuke ricambiava il suo abbraccio, senza più parlare: un piccolo gesto che l’Uchiha gli concesse, che concedeva solo a lui. Perché lui era Naruto Uzumaki, il dobe esuberante che la morte gli stava strappando via giorno dopo giorno.

C’è un cinismo sottile nella morte: tende sempre a colpire all’improvviso, quando nessuno l’attende, quando ha dato una proroga che non rispetterà.

E quel cinismo crudele decise di colpire Naruto proprio in quel momento: Sasuke sentì l’abbraccio del biondo sciogliersi ed il corpo dell’altro farsi così pesante che, all’improvviso, entrambi caddero a terra.

Naruto era ad un tè con la morte.

 

 

 

30 Gennaio, h 22.00

 

Naruto era lungo su un letto d’ospedale, con la testa abbandonata su di un cuscino immacolato. Sasuke era accanto a lui; il corvino non aveva mai lasciato il biondo dal giorno in cui, fuori dal negozio del’indovina, questo era svenuto ed era stato ricoverato d’urgenza in ospedale.

L’Uzumaki sapeva esattamente che la sua ora stava per scadere: si rimproverava per essere stato così sciocco da non aver creduto ai poteri del ciondolo e di doverne, ora, pagare le conseguenze; tuttavia, era felice di aver potuto riavere con sé il suo teme, anche solo se per poco tempo; era felice di averci potuto passare dei momento, anche se piccoli e stupidi; era profondamente grato di averlo potuto abbracciare ancora, di poter risentire il suo profumo, la sua voce. Di poterlo riavere lì, lì. Suo.

Il biondo portò lo sguardo ad incrociare il viso stanco e rassegnato di Sasuke; lo voleva guardare ancora, per l’ultima volta; voleva stamparsi quegli occhi in testa, marchiarli a fuoco perché non si potessero cancellare mai più, per nessuna ragione.

Lo voleva guardare perché quella sarebbe stata l’ultima volta. Gli sorrise perché, poi, non avrebbe potuto farlo più. Gli strinse debolmente una mano nella sua perché non gli sarebbero state concesse altre occasioni. Lo tirò verso di sé e lo baciò, si inebriò del sapore di quelle labbra, tentò di farle sue il più possibile, per trascinarne il vivido ricordo via con sé.

Quella era l’ultima volta. L’ultima volta.

Naruto sapeva che Sasuke non doveva essere lì quando lui si sarebbe spento, eppure esitava così tanto a mandarlo via: gli sarebbe mancato. Già gli mancava.

«Vai Sasuke. Vai a casa» gli costò così tanto pronunciare quelle parole; gli fece più male della malattia che lo stava consumando.

«No, resto qui, tranquillo».

Che tetro deja-vou della morte di Sasuke si stava ripresentando in quella stanza!

«Non preoccuparti, Sasuke, io sto bene. Vai a casa e dormi che ne hai bisogno. Ci vediamo domani. Ti amo».

L’Uchiha fissò il biondo biecamente, poco convinto da quelle labili parole. Tuttavia, decidendo che, alla fine, lasciare un po’ solo Naruto forse l’avrebbe fatto tranquillizzare e riposare meglio, si alzò dalla sedia.

«D’accordo, dobe. Ciao».

Addio, teme”.

«Cerca di dormire e di riposarti».

Non stare troppo male per me, Sasuke, quando sarò morto”.

«A domani».

Questa sarà l’ultima volta”.

La porta della stanza si chiuse e Naruto rimase solo. Solo al suo appuntamento con la morte.

Il biondo chiuse gli occhi, il profumo di Sasuke ancora addosso. Sorrise.

Avrebbe voluto passare la sua vita accanto all’Uchiha, avrebbe voluto invecchiare al suo fianco. Non gli era stato concesso.

Ma era riuscito a riportarlo in vita. Sì, moriva col sorriso sulle labbra perché il suo sacrificio aveva permesso di riportare in vita Sasuke.

Ti amo, teme”.

La morte dovrebbe avere pietà dei giusti, dell’amore.

Non ne ebbe.

 

 

 

 

 

***

Questo capitolo giaceva incompleto nel mio pc da secoli. Ora, mi sono decisa a finire questa ff, perché mi dispiaceva lasciarla incompleta. È che scrivere questo capitolo è stata una vera e propria odissea, allora come adesso, ma l’ho finito. Sono abbastanza soddisfatta, anche se non del tutto.
Un giorno riuscirò a scrivere una SasuNaru che finisca bene. Fino ad allora, vi dovete sorbire questa depressione xD
Grazie a chi ha commentato il precedente capitolo e ha chi ha messo tra le seguite, le preferite e le ricordate.

 

 

Konbanwa :)

 



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