Invece No!

di Maggiechan_75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Perché Non può' Essere Abitudine ***
Capitolo 3: *** Non c'è più tempo per spiegare ***
Capitolo 4: *** Un tuffo nel dolore ***
Capitolo 5: *** E invece no, non ho più tempo per spiegare ***
Capitolo 6: *** Forse è tardi, invece no! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sono passati cinque anni, nevicava. 
Sapevi quanto per me era importante quel giorno. Lo sapevi eppure quel giorno mi hai lasciato da sola.
Ed io come ogni anno ci speravo. 
Avevo la speranza che tu cambiassi le tue abitudini per me. 

Era la Vigilia di Natale e tutti, persino gli anticristo e gli atei lo festeggiano. 

Avevo preparato tutto! 
La tavola imbandita a festa. Tutte le tue pietanze preferite e, sapendo che non amavi avere troppa gente intorno in queste occasioni, non avevo invitato nessuno.
Saremmo stati solo tu ed io.

Ti ho atteso tutta la notte e fino all’ultimo ho sperato.

Ti stavo aspettando perchè ero sicura che tu avresti voluto stare con me quella notte. 
Ero sicura che tu mi amassi.
Ero sicura che avresti cambiato le tue abitudini perchè ormai erano sei mesi che passavo le mie notti stesa accanto a te. 
Ero sicura finalmente di avere trovato il linguaggio adatto a te. 

Avevi paura delle parole. La conferma l’ho avuta l’unica volta che ho provato a dirtelo.
Ho avvertito il tuo tremore attraverso la tua pelle nuda. Era calda, ma appena ti ho sussurrato “ti amo”,  si è bagnata di sudore freddo come il ghiaccio. 

Fino a quel momento ero così sicura che pur di restare accanto a te, mi sarei accontentata e mi sarebbe bastato il tuo silenzio.
Ma sono bastati cinque minuti per farmi cambiare completamente idea su tutto!

Un test positivo!
La tua assenza!

Forse bastava respirare 
Solo respirare un po'
Fino a riprendersi ogni battito
E non cercare l'attimo per andar via


Quella notte, quella maledetta notte speravo che cambiassi! 
Ero accecata dalla rabbia perchè, come sempre, non volevi affrontare quello che ti faceva più paura ...L’amore!
Forse se mi fossi fermata a respirare non mi sarebbe bastato arrivare a 10 per capire che non eri pronto.

Forse se mi fossi fermata a respirare avrei finito per perdonarti, come del resto avevo fatto per tutti quegli anni.
Forse se mi fossi fermata a respirare avrei trovato una scusa per…

Non andare via
Perché non puo' essere abitudine
Dicembre senza te
Chi resta qui spera l'impossibile
Invece no, non c'è più tempo per spiegare


Quella notte ho capito che per te le cose tra di noi in fondo non erano cambiate.
Sono stata una stupida a credere di poter avere un futuro con te, era chiaro che tu non volevi cambiare.

Le motivazioni potevano essere molteplici, egoismo paura o chissà cosa!

Una cosa era certa io non ero più disposta ad accettarle perchè un figlio cambia tutto. 

Non ero disposta a crescere un figlio da sola e allo stesso tempo soffrire per te. 

*******************************************************************************************************************************

Sono passati cinque anni, nevicava.
Te ne eri andata così all’improvviso lasciando quel test di gravidanza sul tavolo. 
Ero sotto shock!
Io padre! 
Io un figlio con te!
Avevo passato le 24 ore successive seduto davanti a quel test positivo cercando di darmi una risposta ai mille “perchè” che giravano come un vortice nella mia testa.

Solo ora, mentre vi guardo negli occhi, mi rendo conto che quei “perchè” rimarranno sempre senza risposta.

Mi guardi con disprezzo mentre sorridi perchè non vuoi far vedere a nostro figlio quanto vigliacco sono stato.

Ci sono voluti cinque anni per trovare il coraggio di prendere in mano la cornetta e telefonarti 
Ci sono voluti cinque minuti per capire che non sarebbe bastato un regalo per farmi perdonare.

“E’ la vigilia di Natale” mi hai detto freddamente al telefono “non spezzare i sogni di nostro figlio. Non fare come hai fatto con me!”

Ci sono voluti cinque secondi per capire quanto vigliacco sono stato!

Ora sei qui di fronte a me davanti ad un gelato che si sta sciogliendo seppur fuori sta nevicando, proprio come quella notte.

Mi sono chiesto per tutto questo tempo quanto tu mi potessi odiare quasi sperandolo.
Ma non è così. Te lo leggo chiaramente negli occhi e questo sguardo io non lo riesco a sostenere.

Come non riesco a sostenere quello di lui. Non sono ancora riuscito a guardarlo negli occhi! 
Non ce la faccio, mi sento un verme! Soprattutto dopo che lui mi ha sorriso.
Dopo cinque secondi che ci siamo incontrati mi è corso incontro come se mi conoscesse da sempre. Mi ha abbracciato ignorando completamente il voluminoso regalo che gli avevo portato.

“Papà!” mi ha urlato come se questi cinque anni di assenza non ci fossero mai stati.

Lo guardo di sfuggita mentre sta giocando con la macchinina telecomandata. Quella che mi hai descritto nei minimi dettagli perchè non sbagliassi.
Era questo che volevi per noi?! Credevo tu mi odiassi, lo speravo e invece tu mi stai ancora amando. Perchè solo tu sei riuscita in tutti questi anni a non far mancare la mia presenza a lui che sembra conoscermi da sempre.

Mi sento uno stupido! 
Mentre tu mi racconti di lui, e di quanto sia simile a me come carattere io sono distratto dai miei pensieri.

E’ passata più di un’ora eppure io non sono ancora riuscito a proferire parola se non un timido “Ciao” 
Non sono cambiato per nulla…

Ho passato questi cinque anni chiedendomi se fossi riuscito a dirti quanto ti amavo o per lo meno a fartelo capire a mio modo. Nel frattempo ho vissuto come ho sempre fatto.
Ho sempre cercato di mantenere la mia testa occupata perchè se mi fermavo in un secondo pensavo a te. 
Conoscevo solo un modo per non farlo quello per cui tu mi hai lasciato!
Perchè lo sapevo! Sapevo che quella notte volevi dirmi che stavo per diventare padre!

Credevo di essere pronto ad affrontarti! Già ero così sicuro che ho una pistola puntata contro.

Dall’altra parte della strada c’è Mick che mi sta puntando la mia magnum  sulla schiena. Gli ho supplicato di spararmi se solo mi fossi alzato prima di te.
Lo farà! Mi sparerà perchè sono cinque anni che mi sta riempiendo la testa 

“sei uno stupido devi andare da lei!” sono cinque anni che me lo dice, da quando ha scoperto che mi hai lasciato.

Per chiedere se ti avevo dato amore

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Io sono qui e avrei da dire ancora, ancora

Dimmi come faccio a odiarti perchè io non lo so come si fa. 

Non riesci a mantenere lo sguardo su di me nemmeno per cinque secondi e lui non sei ancora riuscito a guardarlo negli occhi!
Dovrei odiarti! dovrei farlo ma non ci riesco!

Ho sperato e immaginato questo momento dall’istante in cui ho chiuso la porta alle spalle.
Sapevo che prima o poi saresti venuto a cercarmi. 
Sono passati cinque anni ma ora sei qui di fronte a me.
Mi sto imponendo di mantenere un certo tono, perchè non posso fare come tuo figlio. Non posso correrti incontro con il sorriso ed abbracciarti non posso!

Ti sto raccontando di me di quanto sono cambiata, ma in fondo lo sono davvero? cambiata?
Dopo tutto sono qui che spero ancora che tu riesca a parlarmi. Perchè come cinque anni fa non mi bastano più i silenzi.

Sono stanca di leggerti dentro per capire se tu mi ami o no!
Ora lo leggo chiaramente e ti assicuro che non ho dubbi che tu mi ami!
Ma non mi basta più Ryo non me lo posso più permettere!

Sono passati cinque anni, abbiamo un figlio e tu ti comporti peggio di lui!

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Perché si spezzano tra i denti
Le cose più importanti
Quelle parole che non osiamo mai


Come fai Kaori?! Come riesci ad esprimere i tuoi sentimenti anche tra le righe.

E’ cresciuto serenamente. Gli ho sempre raccontato di suo padre.

Ecco in una frase capisco che mi ami. Io non ne sono capace non so farlo ne’ direttamente ne’ indirettamente.
Eppure tu non aspetti altro. Lo aspetti da sempre.

Non avrei dovuto lasciarti sola quella sera.
Non avrei dovuto aspettare cinque anni prima di venire a cercarti.
Mi dovrei scusare, sarebbe tutto semplice, basterebbe dire “Scusami”

Non ci riesco e tu lo sai è per questo che mi stai sorridendo malinconicamente.

Cinque anni fa ti sarebbe bastato vero? uno sguardo e avremmo risolto tutto! 
Oggi non ti basta e non basta nemmeno a me. 

Un brivido scorre lungo la mia schiena. 

Mick ha appena posato l’indice sul grilletto probabilmente mi sparerà anche se non mi alzassi.
Non mi ucciderà no! 
Sarebbe troppo semplice. Mi farebbe soffrire le pene dell’inferno e questo non restituirebbe tutto quello che ti ho fatto passare io!

Ma quanto idiota sono! Sono così stupido a preferire una pallottola sulla schiena piuttosto che parlarti?!
Ho così tanta paura di te Kaori?!
Ho così tanta paura di lui?!

S..scusami!

Mormoro in un sussurro. E’ talmente lieve che temo tu non mi abbia sentito! 

E faccio un tuffo nel dolore per farle risalire
Portarle qui, una per una qui


Mi sento peggio di quando uccido qualcuno per lavoro. Perchè dopo tutto, per quanti uomini ho dovuto uccidere la sensazione è sempre la stessa!
Chi sono io per decidere della vita di qualcuno?

Ti guardo mentre stai tremando mentre quella mia parola ti è entrata dentro ed è  arrivata dritta al tuo cuore.

Ho sbagliato!

Non posso più permettermi di sbagliare con te non lo posso più fare. Lo sto facendo davvero? Sto facendo quello che non avrei mai voluto fare?

Stai crollando e il tuo volto esprime tutto il dolore che hai provato verso di me.
Non riesco ad accettarlo, non avrei mai voluto assistere a questa scena. 
Non riesco ma lo devo fare perchè è questo il solo modo che ho per farti capire quanto ti amo!

Le senti tu, pesano e si posano per sempre su di noi
E se manchi tu, io non so ripeterle
Io non riesco a dirle più
Invece no, qui piovono i ricordi


Ti sono bastate solo due parole per capirlo e la tua espressione sta cambiando, ma è ancora triste perchè quella parola ancora non la riesco a pronunciare
Ti amo eppure non ho il coraggio di ammetterlo nemmeno a me stesso. Nemmeno davanti a lui che è il simbolo di quello che provo per te.

*********************************************************************************************************
Ed io farei di più di ammettere che è tardi

Come vorrei riuscire a darti quel coraggio che ancora non hai. 
Guardo l’ora. 

Dobbiamo andare Hideyuki ha la sua lezione di pianoforte.

Ti dico mentre vorrei che il tempo si fermasse ora per poter rimanere qui a parlare ancora con te sperando che quella  parola finalmente tu la riesca a pronunciare.
Mi basterebbe quello e tu lo hai capito te lo leggo negli occhi...

Come vorrei poter parlare ancora, ancora
E invece no, non ho più tempo per spiegare
Avevo anch'io, io, qualcosa da sperare davanti a me
Qualcosa da finire insieme a te
Forse mi basta respirare
Solo respirare un po'
Forse è tardi, forse invece no

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Capitolo 2
*** Perché Non può' Essere Abitudine ***


Il primo capitolo ripercorre tutto il testo della canzone, nei capitoli successivi invece verrà affrontata una strofa alla volta.

Come nel primo capitolo alternerò i pensieri di Ryo e Kaori ma questa volta vi sarà dedicato un capitolo intero a loro.

La storia sarà composta da 6 capitoli, ma è ancora in “work progressing”. Cercherò di mantenere comunque una regolarità con le pubblicazioni (ogni due settimane).

Buona lettura ^_^

CAPITOLO 2 - Perché non può' essere abitudine 
 
Forse bastava respirare
Solo respirare un po'
Fino a riprendersi ogni battito

E non cercare l'attimo per andar via
Non andare via
Perché non può' essere abitudine

Dicembre senza te
Chi resta qui spera l'impossibile

 


E’ passata un’ora da quando siete andati via. Che ci faccio ancora qui inchiodato a questa sedia? 
Se
duto di schiena alla vetrata attendo lo scampanellio della porta del locale ed ogni volta che lo sento….spero.
Invece di alzarmi per inseguirti spero che tu ritorni indietro. Ritorni da me!

Perchè invece non trovo il coraggio di alzarmi? 
Stai aspettando questo da cinque anni. Mi sarebbe bastato solo un gesto, una parola: “vi accompagno” o semplicemente “ci risentiamo”.
Ma 
come potevo dirtelo se nemmeno io so cosa voglio in questo momento? 
Una cosa è certa. Mi sei mancata e questi cinque anni senza di te sono stati un inferno.
Perchè allora sono ancora qui? 
Perchè diavolo non mi alzo e vengo a cercarvi?!

Non ho mai sentito il fuoco dentro. 
Arrabbiato con me stesso lo sono spesso, ma mai ad arrivare a sudare come sto facendo ora. Ogni singolo nervo è in tensione e se stringo i denti ancora più forte sono sicuro che potrei letteralmente far scoppiare il cervello.
L’immagine della mia testa saltare in aria mi fa sorridere amaramente e stranamente calmare.

Come mi hai ridotto Kaori!

Mi sento più solo ora che prima di conoscerti!
Come mi poteva mancare la presenza di qualcuno se prima di te non l’avevo mai avuta?
Avevo così paura di scoprire cosa significasse non rimanere solo che ho fatto di tutto per proteggermi.
Ma tu sei riuscita a varcare quel muro, mi hai chiaramente fatto capire quanto tenevi a me.
Ed è così che mi hai fregato! 
Credevo che l’inferno fosse il Sud America, ma in questi cinque anni mi sto ricredendo.

Abbasso lo sguardo sulla ciotola di gelato ormai sciolta. 
Sorrido mentre la scosto al centro del tavolo. La allontano da me perchè non voglio nemmeno pensare al motivo per cui l’ho presa.
A me nemmeno piace il gelato, ma volevo fare qualcosa insieme a lui, a nostro figlio. O almeno era quello che credevo!
Non ho assaggiato nemmeno un cucchiaio tanto era il mio imbarazzo.

Sento ancora la mia Magnum puntata su di me. 
Mick Sta tremando, avverto in lui emozioni contrastanti.

Mi sembra quasi di sentire il suo respiro ansimante. 
Vorrebbe spararmi perchè sa che è questo il mio desiderio. 

Sarebbe così facile gli basterebbe premere il grilletto. Lui lo vorrebbe fare per la rabbia che prova verso di me. 
Ha rinunciato a te molti anni fa, ma i suoi sentimenti non sono mai cambiati.
Se fosse per lui mi ammazzerebbe in un secondo, ma se lo facesse tu ne soffriresti e lui non vuole farti piangere.

Non riesco a credere di non aver fatto niente per non fermarti nemmeno questa volta! 
Nemmeno ora che abbiamo un figlio! 

Ma sono davvero io? L’uomo che non ha paura di niente crolla davanti ad un bambino di 4 anni. 
Sono così vigliacco?! 

Hideyuki! Lo hai chiamato come tuo fratello. 
Hideyuki! Felicità! 

Felice lo sembra davvero, penso mentre mi sento peggio di prima! 

Hai detto che mi assomiglia come carattere eppure io felice non lo sono mai stato. 
Un sorriso così sincero io non l’ho rivolto a nessuno. 

Glielo hai insegnato tu?! 
Quando l’hai conosciuta la felicità Kaori? 
Tremo al pensiero che tu possa essere felice senza di me, ma subito dopo stringo la mano a pugno rendendomi conto di quanto egoista stia diventando. 
Non riesco ad accettare il fatto che tu sia riuscita ad andare avanti anche se io sono qui esattamente come cinque anni fa. 

Incapace di seguirti!

DLIN DLON

La porta si apre con troppa violenza perchè possa essere tu. 
Nel mio viso si forma un sorriso, ma non è quello che ho visto tra le labbra di nostro figlio. Il mio è nervoso perchè alle mie spalle c’è Mick.

- Come hai potuto!? Come hai potuto rimanere qui per tutto questo tempo io….

Mi dice con furia e con rabbia, la stessa che sento fremere dentro di me.
Ce ne ha messo di tempo per venire. Lo stavo aspettando da almeno tre quarti d’ora.

Non oppongo resistenza quando mi afferra per il colletto della giacca costringendomi ad alzarmi e a voltarmi. 

Ha il pugno alzato ma è ancora fermo lì a mezz’aria. 

Perchè diavolo non mi colpisce!?
Lo guardo negli occhi invitandolo a farlo non è forse quello il suo desiderio?! 

La sua rabbia improvvisamente sbollisce e arrendevolmente abbassa il braccio apprendo la sua mano.

- Non ne vale la pena.

Mi dice dandomi le spalle. 

Un secondo dopo è a terra davanti a me. 
Ora sono io che sto ansimando di rabbia. 
La mia  mano dolorante è ancora chiusa a pugno.

-Perchè non mi hai colpito? me lo sarei meritato! 
Perchè non mi hai sparato? me lo sarei meritato!

Lo guardo mentre si asciuga con il braccio il sangue dal labbro superiore.

- Te l’ho detto! 
 Perchè non ne vale la pena. 
 Un pugno non risolverebbe il fatto che tu l’hai lasciata andare ancora una volta! 

Ha colpito nel segno senza mezze misure! 

- Scommetto che riusciresti a scoprire dove abita in nemmeno 24 ore. 

Ha ragione. Ha maledettamente ragione. Mi basterebbe indagare su di te come faccio con qualsiasi cliente e ti troverei in soli cinque minuti.
Ma in questi cinque anni non l’ho fatto! Ti ho lasciato sola nel momento in cui tu avevi più bisogno di me.Sono solo un vigliacco!

- Vieni ti offro da bere!

Gli dico con tono arrendevole e offrendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.

Fuori piove e la neve che prima aveva imbiancato tutto il paesaggio si sta lentamente sciogliendo. 

Sotto la pioggia posso nasconderle le lacrime che lentamente stanno scendendo dal mio viso.
Sotto la pioggia posso mentire a me stesso. 
Non sto piangendo.... è la pioggia!
Sotto la pioggia alzo gli occhi per guardarmi attorno.

Il mio sguardo sta cercando una madre con un bambino. 
Sta cercando quello che per tutti questi anni non ho voluto mai soffermarmi a guardare.
Vi sto cercando in volti sconosciuti.

Di scene così questa sera ce ne sono tante. 

Ti vedo in quella donna che sorride a suo figlio davanti alla vetrina dei giocattoli.
Ti vedo in quella mamma che rimprovera quella bambina perchè non le ha tenuto la mano per attraversare la strada.
Ti vedo nel volto di quella giovane ragazza preoccupata perchè ha perso di vista il suo fratellino.

Ma non riesco a vederti quando vicino a loro c’è anche un padre, quella scena non la riesco a concepire. 
Mi sto impegnando con tutto me stesso vorrei vedermi accanto a voi a passeggiare ma non ci riesco ancora no! 
Non mi sento padre, non mi sono mai sentito figlio. Come potrei esserlo per Hideyuki?!

Le lacrime calde non si mescolano più con la pioggia ora non posso più mentire. Sto piangendo. Credevo di non saperlo fare o di essere troppo forte per farlo!

Le devo asciugare in fretta perchè siamo di fronte al bar che ha scelto Mick. 
Speravo fosse un po’ più lontano, devo assolutamente riprendermi.
Chissà forse con qualche bicchiere di birra ci riuscirò!

**********************************************************************************************************


- Voglio rivederla!

Sono completamente ubriaco quando Mick mi carica sulle spalle come un sacco di patate e mi porta a casa.

- Voglio rivederlo!

E questa seconda affermazione esce molto più convinta della prima. 
 

- Lo so!

Mi risponde. 
Anche se sono ubriaco non posso far a meno di notare il suo sguardo.  

Lui sa bene quello che provo, forse lo sa meglio di me visto che è diventato padre due anni fa.

E’ cambiato così tanto in questi due anni. Provo quasi invidia. Mick è stato uomo fino in fondo. Io dopo tutto sono sempre quel ragazzotto che non vuole legami fissi e ogni sera va in cerca di una donna solo per convincere a se stesso di essere ancora in grado di vivere senza di te

- Voglio rivederli!

Si lo voglio davvero!
 

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Capitolo 3
*** Non c'è più tempo per spiegare ***


Invece no, non c'è più tempo per spiegare
Per chiedere se ti avevo dato amore
Io sono qui e avrei da dire ancora, ancora


Le vacanze di Natale sono passate troppo in fretta, accidenti non ho sentito la sveglia.
 
- Hideyuki svegliati che facciamo tardi!

Dico ai suoi piedi che come ogni mattina si trovano al posto della testa, comodamente sopra il suo cuscino.

Ogni giorno ti assomiglia sempre di più. Ryo. 

La sua camera è un disastro!
Ogni giorno lo rimprovero e mi arrabbio rincorrendolo per tutta la casa perchè almeno i giocattoli li riponga nella proprio cesta. Non c’è nulla da fare ogni volta che devo venirlo a svegliare devo passare un campo minato.

Lo prendo in braccio ancora assonnato e mi avvicino alla finestra della sua camera.
Il panorama è sempre lo stesso, quello che vedo da ormai dieci anni…. Cambia solo la prospettiva.

Di fronte a me il “nostro” appartamento, quello che mi ha ospitato fino a cinque anni fa.
Non posso più chiamarlo “nostro”. Me lo dico ogni mattina mentre scruto la strada cercandoti.

- Eccolo! papà sta tornando a casa!

Sorride Hideyuki, tuo figlio. 
Sorride perchè lui anima innocente non sa cosa fai ogni notte. Non sa che non sei cambiato di una virgola. 
Lui non sta notando come stai barcollando da quanto ubriaco arrivi a casa.
Sorride e non si chiede nemmeno perchè non vivi con noi e non vieni mai a trovarlo. 
Lui è ancora piccolo quindi è bastato fargli credere che lavorando di notte  è meglio dormire dall'altra parte della strada, per non disturbarci a vicenda.

Anche questa mattina non riesci a centrare il buco della serratura al primo colpo.
Mi rattrista vederti così. 

Perchè ogni mattina devo farmi del male così?!
Perchè invece che entrare, spero di vederti uscire da quella porta e attraversare la strada per suonare al mio campanello?!

Sorrido a nostro figlio.
Sorrido mentre vorrei solo piangere.

In cinque anni non ti sei nemmeno accorto che sono a pochi metri da te.  Il campanello del portone di ingresso è proprio a fianco a quello di Mick Angel.
Mi domando dove guardi quando esci dalla porta del loro appartamento. Di fronte alla sua, c’è la nostra porta con un enorme cartello in legno con scritto Makimura.
Come fai a non essertene accorto? Ma soprattutto come faccio io ad illudermi che tu lo faccia?

In fondo nemmeno io sono cambiata in questo, ma ora non c’è tempo per farmi sopraffare dalla rabbia e dalle emozioni.

- Andiamo a fare colazione Hiki oggi si torna a scuola!

- Siiiii!! che bello così potrò rivedere Akira, Benjiro, Chikao, Daisuke, Eikichi, Fujio, Hajime, Hikaru e Hyosuke...

Adora stare in compagnia dei suoi amici, rigorosamente maschi.

Adesso non ho tempo di pensarti, non me lo posso permettere!

Lascio Hideyuki in cucina mentre vado a rifare i letti.
Le mie giornate sono sempre così piene di impegni, il primo dei quali è quello di guadagnare il necessario per pagare affitto, bollette e la spesa per stasera e quella di tutto il mese.

E’ stata dura in questi cinque anni. 

Eriko è riuscita a farmi assumere alla Yamaha. 
Non è il lavoro dei miei sogni perchè fare la stessa operazione tutto il giorno non è il massimo ed è tanto noioso, ma almeno mi permette di vivere e crescere tuo figlio, Ryo!

Adesso non ho il tempo di pensarti, non me lo posso permettere!

Mi devo truccare per coprire le occhiaie che mi sono venute stando tutta la notte sui libri. 

Non potrò mai aspirare a quel posto di segreteria amministrativa se non riuscirò a diplomarmi quest’anno.
Se fallisco non riuscirò a iscrivere Hiki a nuoto. Il pediatra si è così raccomandato, dice che i bambini devono iniziare a fare dello sport sin da piccolini e il nuoto è quello più raccomandato.
Non voglio che finisca come me che so a malapena stare a galla.
Non voglio che mi tenga il muso perchè i suoi amici ci andranno e lui no.

- Mamma, mamma ….

L’urlo di richiamo di Hiki mi fa sussultare proprio mentre mi sto mettendo il rimmel. Lo fa ogni mattina ed ogni mattina mi spavento. Dove diavolo ho messo lo struccante?!

- Sto arrivando Hiki, mi sto truccando

- Mamma! mamma…

“Mamma” quante volte, nei primi anni, ho immaginato di essere chiamata così.
Nei nove mesi in cui lui era dentro di me, lo immaginavo tra le lacrime e malinconia pensando a te.
Nei mesi successivi, lo immaginavo con il sorriso fantasticando cosa si provasse essere chiamata “mamma”. Lo facevo mentre lo guardavo dormire come un angioletto dopo che mi aveva fatto passare la notte in bianco per le coliche.

Ma in tutto quel tempo ero consapevole che Hideyuki non avrebbe mai avuto un papà.
Sapevo che quel test ti aveva scosso, ma allo stesso tempo speravo che ti avesse anche fatto prendere la giusta decisione. 

- Mamma!

Ma che diavolo ha oggi è più insistente del solito. Sono così nervosa devo mollare tutto e andare da lui. 
Se solo ci fossi anche tu….

Ti ho aspettato per cinque lunghi anni e finalmente ti sei deciso a incontrarci.

Ma ora dove sei Ryo sono passate altre due settimane, dove sei!?
Non ho il tempo di pensarti, non me lo posso permettere!
Non lo posso fare perchè tuo figlio ha appena combinato un disastro in cucina ha fatto cadere la ciotola di latte su tutto il pavimento!

- Siamo in ritardissimo!

Usciamo di casa così di fretta che non mi sono accorta che ho dimenticato e il cambio di Hiki e il cellulare sopra il tavolo accidenti!  
Devo rifarmi due piani di scale, quante volte le faccio ste stramaledette scale al giorno?
Al mattino scendo con Hideyuki in braccio, la mia borsa e il suo cambio e spesso devo risalire con tutto perchè ho dimenticato qualcosa. 
Almeno non ho mai dimenticato tuo figlio, rido istericamente mentre ansimante finalmente salgo in macchina, mi giro perchè non ricordo se gli ho messo la cintura di sicurezza.
Ho mille pensieri per la testa…

Non ho tempo di pensare a te, non me lo posso permettere!

Non posso pensare al fatto che ogni mattina quando esco di casa spero di vederti. 
Non posso incazzarmi e piangere quando ci troviamo ai lati opposti del marciapiede.
Stringo le mani sul volante mentre penso che ti basterebbe alzare lo sguardo per vederci, ma non lo fai mai!

Non posso credere che tu non ti sia mai accorto quanto sia vicina a te!
Non posso credere che in cinque anni io stia ancora aspettando! 
Non posso ammettere a me stessa che ti stia amando ancora così tanto! 

Ma ora non c’è tempo di pensare, ho appena il tempo di un caffè al volo nella macchinetta della Yamaha prima di iniziare il mio turno. 
Otto ore a tirare le corde per accordare il piano, dicono che sia un lavoro delicato ed io sono fortunata ad averlo imparato così velocemente. Sarà un lavoro “onorevole” ma quanto è noioso Ryo. E’ sempre lo stesso movimento e qui anche se non ho tempo. Qui… anche se non me lo posso permettere.. 

Ti penso Ryo, anche troppo Ryo!

Mi manchi! 

Mi mancano i tuoi silenzi, quelli in cui riuscivi a trasmettere l’amore che provavi per me.
Mi mancano i tuoi sguardi dolci che mi regalavi quando ero triste e sconfortata.
Mi mancano anche quelli severi che mi lanciavi quando non eri d’accordo con me.
Mi mancano quelle parole non dette, ma che sapevi benissimo esprimere attraverso il tuo corpo.

A fine turno finisco sempre per pormi la stessa domanda.
“E’ stata la scelta giusta lasciarti?”

I motivi per cui l’ho fatto mi vengono in mente quando apro le braccia per accogliere Hideyuki che corre verso di me appena mi vede.

Non potevo rimanere con te. 
Ti senti un uomo soltanto quando impugni una pistola, ma senza di essa ti senti nudo come un bambino. E come tale ti comporti, incapace di assumerti qualsiasi responsabilità persino della tua stessa vita, vivi alla giornata e lo fai ancora oggi.

Non potevo rimanere con te. 
Sei un bambino che ha paura di rimanere solo, e per non pensarci passi il tuo tempo in compagnia di quattro oche che a malapena sanno il loro nome. 

Inchiodo ad un semaforo rosso in preda alla gelosia e alla delusione. 

Non potevo e non posso vivere con una persona del genere Ryo! Che insegnamento avresti lasciato a tuo figlio!?

Le giornate sono sempre troppo corte!! 
Non ho il tempo di pensarti ...
Eppure ogni giorno ti penso anche troppo Ryo!

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Per scrivere questo capitolo mi sono ispirata alla mia quotidianità. Quella di una mamma che deve portare tre figli in orario si spera a scuola :p
Lascio a voi decidere se la freneticità della giornata tipo di Kaori siano esasperatamente romanzata o reale ^^
PS Tengo a precisare che non sono una mamma single, per fortuna. I pensieri di Kaori sono frutto della mia creatività :p

 

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Capitolo 4
*** Un tuffo nel dolore ***


Perché si spezzano tra i denti
Le cose più importanti
Quelle parole che non osiamo mai
E faccio un tuffo nel dolore per farle risalire
Portarle qui, una per una qui
Le senti tu, pesano e si posano per sempre su di noi
E se manchi tu, io non so ripeterle
Io non riesco a dirle più


Tua madre aveva ragione siamo sempre stati uguali io e te! 

Eppure sei cresciuto così diversamente da me.

Hai avuto tutto dalla vita, questo grazie a lei, non lo posso negare Hideyuki. 
Ha sempre creduto in te facendo molti sacrifici per realizzare i tuoi sogni, mentre io a malapena sono riuscito a starvi a fianco per applaudire ogni tuo successo.

Eppure ce l’ho messa tutta per cambiare, per essere degno di voi.

Ci sono voluti dieci anni dalla tua nascita prima di riuscire a riconoscerti ufficialmente, ma per  farlo dovevo prima “riconoscere me stesso”!
Non è stato facile ammettere che avevo paura di avere un’identità. 
Avere un nome, un cognome e un luogo chiamato casa avrebbe significato mettere radici.

Una vita fa, ...in America, era stato così facile per me andarmene da un giorno all’altro.
Quella però, era … una vita fa, era il tempo in cui al futuro e allo stesso presente non ero interessato.

Ricordo la prima volta che ho temuto per il mio futuro. 
E’ stato l’istante esatto in cui qualcuno ha puntato per la prima volta la pistola su di lei, su tua madre. In quel momento mi ero reso conto che, se avessero sparato a lei. sarei rimasto nuovamente solo! 

Credevo fosse la paura più grande che potessi provare per tua madre, ma lei è riuscita a stupirmi ancora. Ho scoperto la differenza, perderla per caso o essere lasciato da lei. 
Sono due cose completamente diverse... completamente diverse! 

In quel momento mi era crollato il mondo addosso. 
Ci ho messo del tempo per riprendermi … cinque anni. 
Sarebbero stati troppi per chiunque ma non per lei, tua madre.

Credevo fosse troppo tardi lo credevo davvero, ma lei ha di nuovo aperto le braccia verso di me. 

Era il primo aprile dopo il nostro primo incontro. 
Quella sera a cena le avevo fatto tante promesse, a molte delle quali trovavo solo uno sguardo severo e giudizievole. Quando credevo di non avere più nessuna chance, le promisi che ci avrei provato con tutto me stesso. Solo allora sorrise decidendo di credermi.

Ed io ce l’ho messa tutta a mantenere quella promessa. Davvero tutta credimi!

I primi anni sembrava che avessi trovato l’equilibrio giusto. 
Durante il giorno stavo spesso con te mentre tua madre lavorava. Andavamo molto d’accordo io e te, ero il tuo compagno di giochi preferito.
 Per stare con te al pomeriggio dopo la scuola, avevo accettato di aiutare Saeko diventando un informatore “part-time”. Non era certo eccitante come fare lo sweeper ma non potevo permettermi più di rischiare la vita ogni giorno. 
Mi ero reso conto che non potevo più permettermi di lasciarvi da soli.

Ce l’ho messa davvero tutta!

Pensavo che essere padre significasse portarti al cinema per vedere l’ultimo film di Jackie Chan, o batterti a Final Fantasy mentre tua madre si incontrava con i tuoi insegnanti di scuola, o aveva qualche altra riunione che ti riguardasse. 

Credevo che bastasse perchè dopo tutto tua madre in questo è sempre stata più brava di me.
Io non ho nemmeno capito che, se andavi male a scuola, non era perchè non avevi voglia di studiare ma perchè eri dislessico. 
Mentre io ti portavo alle partite di baseball, tua madre pazientemente stava davanti al computer in cerca di un metodo per aiutarti a studiare.

Ci ho provato ce l’ho messa tutta credimi, ma tu Hideyuki sei cresciuto così in fretta ...non sono riuscito a stare al passo con te. 

Il tempo passava e le nostre risate pian piano si sono trasformate in lunghi silenzi. 

Solo ora ho capito quanto mi stai disprezzando… quando hai iniziato a farlo figlio mio? Quando!?

- MOLLALO MAMMA!!

Sono bagnato fradicio, fuori c’è un acquazzone. 
Il pianerottolo è freddo e sicuramente prenderò un raffreddore.
Ho appena infilato le chiavi di casa sul buco della serratura, ma sicuramente non lo avrete sentito.
Guardo le mie mani tremanti, stanno facendo tintinnare le chiavi.

Dov’è finito quel bambino che mi attendeva con le braccia aperte il mio rientro?

- Ma che stai dicendo Hideyuki

Lei è sempre così tranquilla anche in momenti così. Ma come fa?! Come fa tua madre a non perdere la calma nemmeno in questo momento. Come fa a capire il tuo stato d’animo così bene? 

- Ti rendi conto?! Si è dimenticato che giorno è oggi. Mamma!!! Come fa a dimenticare il giorno del compleanno di suo figlio!? MAMMA!!!!

Non l’ho dimenticato io….

- … non è facile per lui Hideyuki. Non è facile ricordare il giorno in cui avrebbe dovuto essere al mio fianco. Hai sedici anni dovresti capirlo  ormai anche tu!

Tua madre come sempre sa trovare le parole giuste per spiegare i miei sentimenti. 

- MA NON E’ UNA RAGIONE SUFFICIENTE PERCHÉ’ LO GIUSTIFICHI?!

Hai ragione figlio mio! Non è una ragione sufficiente. Il giorno della tua nascita non l’ho dimenticato credimi.
Ricordo molto bene quella notte! Mick mi ha trascinato in ospedale solo per farmi sentire le urla strazianti di tua madre e i tuoi pianti disperati. 
Sperava che avessi deciso di varcare quella porta e avessi deciso di starle vicino. 
Ma non ce l’ho fatta Hideyuki!

Ero così cieco da non capire quanto la stessi facendo soffrire. 
Ero così cocciuto da non sentire nemmeno il mio dolore. 
Non ero ancora pronto a incontrarti, nove mesi senza di lei non mi erano bastati per capire quanto avevo bisogno di voi…. e voi di me!
Sono stato uno stupido che ci ha messo altri quattro anni per trovare il coraggio di prendere in mano il telefono e chiamarla. 

Eravate così vicini a me ed io non me ne ero mai accorto! 

Era Natale quando scoprii dove abitavate, il giorno dopo che ti conobbi, mi ero ritrovato davanti alla vostra porta ancora con la bocca amara dalla sbornia. 
Ci sono voluti altri tre mesi prima che superassi lo shock della scoperta e trovassi il coraggio finalmente di dare definitivamente una svolta alla mia vita. 

Era il suo compleanno, l’avevo chiamata un minuto prima dello scoccare della mezzanotte. 
Aveva risposto al primo squillo. Le diedi il tempo di sfogare tutta la sua rabbia su di me prima di chiedergli un appuntamento. 
Avevo bisogno di incontrarla e darle una spiegazione
Avevo bisogno di vederla. 
Avevo bisogno che mi guardasse in faccia per capire cosa provavo veramente perchè a parole non sono mai stato bravo.

Voleva delle prove alle promesse che le avevo fatto quella sera a cena. Ci ho messo qualche mese per riconquistarla ed avere il permesso per riuscire a varcare la porta di questo appartamento. 

Ha avuto pazienza e ne ha  ancora molta sai!?

- Non lo riesci proprio a capire vero Hiki?!

Apro la porta mentre tua madre tenta invano di giustificarmi.

Finalmente ho trovato il coraggio di farlo. 
Non posso permettere che tu la faccia soffrire così Hideyuki è tua madre.

- Non l’ho dimenticato!

Ti dico con tono deluso mettendo tra le tue mani un pacchettino.
Non posso credere che tu abbia potuto pensare che io lo avessi potuto fare. 

- Buon compleanno Hideyuki!

Riesco a dire senza balbettare. 
 
Come potrei dimenticare il giorno della tua nascita io che non ricordo quando è la mia e so come si sta male nel non saperla. 

Lo credevo davvero! Pensavo bastasse solo starti vicino.

Per tutta risposta mi volti le spalle e ti dirigi verso la tua camera sbattendo la porta.
Resto completamente spiazzato io …

- Gli passerà! Ha sedici anni…

Mi dice tua madre mentre dolcemente mi toglie lo spolverino fradicio.

- Ma ….

Ma che significa!? 

- Non… non è una giustificazione…

Le parole escono dalla mia bocca ancora prima che diventino pensiero.

Non lo è davvero! 
Non lo è per me che con la scusa di “ci ho provato davvero” penso di essermi pulito la coscienza.
Ma non lo è nemmeno per te, Hideyuki. Se eri arrabbiato con me era con me che dovevi parlare non con tua madre.

Tua madre ha proprio ragione siamo così uguali io e te!

Oh Kaori! 
Mi stai guardando cercando di sorridere mentre hai il volto bagnato dalle lacrime. 
Ti abbraccio perchè è l’unico modo che conosco per cercare di consolarti, ma non basta lo capisco lo so! 
Forse… ormai… è troppo tardi!

- Non siamo pronti ne tu ne io ad avere un ragazzo adolescente da dover crescere!

Mi dici tremando tra le lacrime.

- Ti prometto che ce la metterò tutta!

Ti rispondo baciandoti. Forse questa volta riuscirò a mantenere la mia promessa… Forse…

Ti resterò a fianco. 
Non ti lascerò sola. 
Non lo farò anche se ho una tremenda voglia di scappare. 
Ma questa volta no! Non lo farò!

****************************************************************************************************************

Invece no! è una storia che forse non ci si aspetta in questo fandom.
Invece no! mette in relazione i pensieri con la realtà dei fatti. 
Ryo e Kaori in tutto questo tempo sono cambiati, sono maturati?

Ryo credeva, davvero che bastasse stare accanto ad Hideyuki per essere un padre?
E' possibile che si sia accorto dell' "errore" solo il giorno del sedicesimo compleanno del figlio?
Ed ora... è davvero troppo tardi per cambiare?!


 

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Capitolo 5
*** E invece no, non ho più tempo per spiegare ***


Invece no, qui piovono i ricordi
Ed io farei di più di ammettere che è tardi
Come vorrei poter parlare ancora, ancora
E invece no, non ho più tempo per spiegare
Avevo anch'io, io, qualcosa da sperare davanti a me
Qualcosa da finire insieme a te
 

Stai tremando ed io non posso far altro che abbracciarti perchè questo è l’unico modo che conosco per calmarti. 
Le parole di Hideyuki ti hanno colpito dritto al cuore, ma non è quello che ti fa star male.
Ti stai domandando quello che ha urlato tuo figlio.
Ti stai chiedendo perchè io stia ancora con te.

Fa male! 

- Non ti lascio

Ti sussurro sorridendo all’orecchio. La mia voce sta tremando, non riesce a mentire.
Questo tuo dubbio mi fa star male. Non dovresti avere nessun scrupolo sui miei sentimenti per te. 

Mi fa male vederti così!

La mia affermazione ti ha fatto sentire ancora peggio. Le tue gambe non hanno retto all’emozione e mi hai trascinato con te a terra. 
Per quanti anni ti sei tenuto questo dubbio dentro. 
Per quanti anni ti sei domandato perchè quella sera ti ho permesso di entrare da quella porta!

- Non ti lascio!

Questa volta te lo dico in modo più decisa quasi con rabbia. Ti stringo più forte a me, ma questa volta non è per proteggere te, ma lo faccio per me. Non devi mollare non lasciarti andare ti prego Ryo ti amo.

- Non ti lascio!

Ora te lo dico con le lacrime agli occhi sperando che tu mi possa abbracciare. 

- Perchè?

Lo dici con un sussurro talmente lieve che quasi pensavo di averlo immaginato. 

- Perchè?

Lo ripeti con tono più deciso quasi con rabbia. Il tuo corpo si è completamente irrigidito e arreso alla paura.

- Ti amo!

E’ la frase più ovvia e semplice che ti possa dire, ma non basta vero? Non basta a me, ma soprattutto non basta a te.

- Come puoi avermi perdonato per tutti questi anni di assenza?

Mi dici con le lacrime agli occhi.

Finalmente mi permetti di vedere il tuo vero stato d’animo. Quello che hai paura di mostrare perfino a te stesso. Sei così fragile, così indifeso. Sembri un bambino. 
In tutti questi anni mi sono domandata se la scelta che ho fatto fosse giusta per me, ma sicuramente è stata la scelta più giusta per te. 
Con tuo figlio, con Hideyuki, hai avuto la possibilità di essere bambino. Quel bambino che non sei mai potuto essere.
Chi ero io per impedirlo?!

Sento il tuo corpo arrendersi. Mi stai permettendo di varcare quel muro. Quello che hai alzato quando sei diventato orfano. 
Finalmente ti stai lasciando andare.
Finalmente stai esprimendo le tue emozioni senza nessuna difesa.

- Sei ancora qui con me

Ti sussurro con tutta la dolcezza che riesco a trasmettere con la mia voce.

- Non sei scappato. 
  Un figlio ti ha sconvolto la vita me ne rendo conto. Lo ha fatto anche con me, ma tu avevi due possibilità: andartene lasciandoci soli, o restare.
  Hai scelto di cercarci e rimanere con noi! E lo hai fatto per tutti questi anni. Hai deciso di assumere il ruolo di padre anche se
probabilmente sin dall’inizio sapevi che non ti apparteneva.
  Del resto con l’uomo che ti ha cresciuto non potevi di certo avere una mentalità diversa.

Ripensando a lui, a Kaibara, non posso fare a meno di provare un leggero rancore nei confronti di quell’uomo. Ti ha rovinato la vita privandoti di molte cose tra cui la gioia di essere bambini.
Ma…., ma ti ha reso l’uomo che sei ora, quello che amo tanto!
La solitudine ti ha reso bisognoso di amore. Lui ti ha privato di un affetto che sono sicura che non vuoi far provare a tuo figlio. 
E lo stai facendo Ryo credimi, stai dando a tuo figlio un amore che non hai mai conosciuto. 

Quando alla mattina esco per andare a lavorare, per permettere a nostro figlio un futuro migliore di quello che abbiamo passato io e te, sono tranquilla perchè so che tu sei con lui.

Quando torno la sera dopo una dura giornata di lavoro vi trovo spesso sorridenti che mi salutate distrattamente. A volte sono anche fortunata perchè mi avete fatto trovare la cena calda.
Va bene così Ryo! Sono felice dell’equilibrio che abbiamo instaurato.
Hideyuki è solo arrabbiato perchè è adolescente e crede che tu ti sia dimenticato del suo compleanno! 

- non me ne sono andato ….

Lo dici quasi per convincere te stesso in un sussurro
Annuisco sorridendo avvicinando le mie mani al tuo viso per asciugarlo dalle lacrime.

- Ci siamo solo divisi i compiti.
  Mentre ero al lavoro tu eri con lui. 
  Quando tornava a casa perchè era stato preso di mira da un compagno tu eri con lui.
  Gli hai insegnato il coraggio di affrontarlo a testa alta e a incassare i colpi subiti con fierezza.
  Gli hai insegnato ad essere un uomo. Quello che io non avrei mai potuto insegnargli.

Questo aspetto non lo avevi considerato. Ti rialzi in piedi e mi tendi la mano per aiutarmi ad alzarmi.

- Gli hai anche insegnato a portare rispetto verso le ragazze. 

Te lo dico con un sorriso strizzando l’occhio.
Non occorre che aggiunga altro, hai capito perfettamente cosa intendo con quella frase. 
Per troppi anni le donne per te erano solo un “oggetto”. 
Ti ho permesso di varcare quella porta nel momento in cui mi sono resa conto che finalmente avevi iniziato a trattarle in modo diversa. Me per prima.. 
Lo hai capito talmente bene che lo hai trasmesso a tuo figlio. 
Sono fiera di te e di lui.

- Tu per lui ci sei sempre stato. Non lo capisci?!

Speravo che ormai lo avesse capito anche nostro figlio.

Ti avvicini a me sfiorando la mia guancia con la tua.

- Grazie

Me lo sussurri all’orecchio con una dolcezza che credevo non ti appartenesse. 
Ma non sei ancora tranquillo fino in fondo, volti lo sguardo verso la stanza chiusa di Hideyuki.

- Diamogli del tempo

Ti sorrido. Ti prendo per mano e ti accompagno verso la nostra camera da letto.

- Diamogli del tempo

Mi rispondi capendo le mie intenzioni. La cena può aspettare, Hideyuki stasera esce con gli amici.

Solo ora mi rendo conto quanto tu sia fradicio. 
Adoro questi momenti con te, negli anni non si sono affievoliti ma hanno maturato in un rapporto molto più profondo e complice.
Non sono più necessarie le attenzioni e la ricerca di sguardi per l’approvazione, entrambi sappiamo cosa desideriamo. 

Ci spogliamo a vicenda guardiamoci negli occhi; ci prendiamo per mano ci stendiamo sotto le coperte.
Ad un tuo comando Alexa trasmette la nostra compilation, quella che negli anni abbiamo accuratamente selezionato per i nostri momenti di intimità.

Ci abbracciamo e rimaniamo così in silenzio ad accarezzarci mentre Joe Crocker intona “up where we belong”. 

Some hang on to used to be
Live their lives looking behind
All we have is here and now
All our lives, out there to find 

(1)

Con le prime note di “I finally found someone” mi accarezzi la schiena con delicatezza, tanto da provocarmi il solletico.

It started over coffee
We started out as friends
It′s funny how from simple things
The best things begin

(2)

Inizi a baciarmi le spalle cingendomi la vita con il tuo abbraccio

This time it's different
Ta ra ra ra
It′s all because of you
Ta ra ra ra
It's better than it's ever been
′Cause we can talk it through’

(3)


“Perché possiamo parlarne”
Anche se non abbiamo usato le parole, lo abbiamo sempre fatto Ryo. Anche se non te ne sei mai reso conto. Ci siamo sempre detti tutto ciò che provavamo e pensavamo. 

Con le prime note di “If I had to live my life without you near me “, mi giro verso di te per cercare le tue labbra.

If I had to live my life without you near me
The days would all be empty
The nights would seem so long

(4)


I nostri corpi reagiscono al calore che i nostri cuori stanno sprigionando. 
Come due calamite veniamo attratti l’uno dall’altra. 
Nemmeno Hideyuki riesce a distrarci:

- Ragazzi io vado…. divertitevi

Arrossisco leggermente percependo il tono ironico di nostro figlio.
Mi guardi per nulla imbarazzato e sorridendomi mi abbracci con una passione tale da farmi avvampare dal rossore.

La nostra dolcezza si trasforma in passione, che si sprigiona nell’istante in cui le prime note di “When You Say Nothing At All” iniziano ad uscire dalle casse acustiche.

It's amazing how you can speak right to my heart
Without saying a word, you can light up the dark
Try as I may I can never explain
What I hear when you don't say a thing
(5)


I nostri corpi si uniscono senza pudore, senza paura, si lasciano andare liberi di esprimere ciò che sentiamo e proviamo in quel momento.
Ci lasciamo trasportare con naturalezza, dolcezza e passione fino a raggiungere il massimo del piacere.

Ora il tuo corpo è nuovamente rilassato e si addormenta tra le mie braccia.
**************************************************************************************************************

(1)
Alcuni si aggrappano al passato
Vivono la vita guardando indietro.
Quel che abbiamo è qui e ora.
La nostra vita è là fuori per essere trovata.

(2)
Abbiamo iniziato con il caffè
abbiamo iniziato come amici
È divertente come da cose semplici 
nascano le cose migliori.

(3)
Questa volta è diverso
Dah dah dah dah
È tutto a causa tua,
Dah dah dah dah
È meglio di quanto sia mai stato
Perché possiamo parlarne

(4)
Se dovessi vivere la mia vita senza te vicino a me
I giorni sarebbero tutti vuoti
Le notti sembrerebbero cosi lunghe

(5)
E' spettacolare come tu riesca a parlare bene al mio cuore
senza dire una parola, tu puoi illuminare il buio
ci provo al meglio, ma non potrei mai spiegare
quel che sento quando non dici niente

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Capitolo 6
*** Forse è tardi, invece no! ***


Forse mi basta respirare
Solo respirare un po'
Forse è tardi, forse invece no
 
Sono abituato ad esibirmi davanti ad un pubblico, ma è la prima volta che lo affronto in un'altra veste.
 
Calma Hide, calmati respira e conta fino a dieci. 
 
Chiudo gli occhi stringendo quello che ho di più caro tra le mani. 
 
- Domani è un altro giorno  
 
La mia voce rimbomba su tutta la platea.
 
- dice Rossella O’Hara alzando gli occhi al cielo.
 
Alzo gli occhi al cielo con aria sognante proprio come la protagonista di “Via col Vento”
 
- Oggi per tutti noi…
 
Abbasso lo sguardo osservando uno per uno tutti i miei compagni di studi
 
E’ un giorno speciale, il giorno che segna la fine del nostro percorso scolastico, ma è anche il giorno che segna un inizio. 
L’inizio del nostro percorso come uomini e donne. 
 
Pensare di essere un uomo e non più ragazzo mi fa ancora un certo effetto, ma non posso più voltarmi indietro. Sorrido a mamma e papà. Sono in prima fila proprio davanti a me.
Ringrazio la mamma con un cenno della testa e un sorriso. Appena mi rivolgo a te papà il cuore mi batte più forte.
 
- E’ il momento di “tirare le somme” come direbbe il nostro professore.
  Dietro di me….
 
Mi giro stendendo il braccio e indicando il muro dietro di me
 
- Eccola, la strada che ci ha portato qui ORA parte da là, dal passato.
  Noi siamo quello che siamo in base alle esperienze passate. 
 
La mia espressione seria, professionale e distaccata cambia tornando a guardare i miei compagni. 
 
- Noi ORA siamo quello che noi in base a quello che c’è dietro alle nostre spalle. 
 
Sono fiero di te.”

Lo so papà sono molti anni che mi trasmetti questa emozione. 
Me lo dici poche volte, ma ti conosciamo da tempo io e mamma, lo sappiamo che tu sei fatto così.
Lo sei per tutto il bagaglio del passato che ti stai portando dietro.
 
- Il passato non si può cambiare credo che ormai tutti noi lo abbiamo imparato. 
 
Mi giro nuovamente verso il muro; faccio un passo indietro e inciampo verso l’asta del microfono che cade a terra. Gli altoparlanti fanno un frastuono che costringe la maggior parte della platea a coprirsi le orecchie. Sento il pubblico mormorare con reazioni contrastanti.
Tra risatine e stupore mi alzo e sorridendo mi rivolgo nuovamente a loro.
 
- Avete visto cosa succede se si è concentrati a pensare al passato? A  quello che non possiamo più cambiare?
 
Strizzo l’occhio a mio padre e mia madre. Gli unici che apparentemente non hanno avuto nessuna reazione alla mia esibizione. Mi conoscono troppo bene.
 
Perdiamo di vista il nostro presente e la strada che abbiamo davanti a noi.
Una strada..., scusate volevo dire, le molte strade e le molte scelte che ancora noi tutti dobbiamo fare.
 
Come può un pensiero così “banale” e che noi tutti conosciamo, fare questo effetto se ci viene fatto notare?
Li osservo uno per uno applaudirmi come se avessero appena scoperto il fuoco.
 
- Ho imparato presto a capire che la vita non va avanti con i “se”, con i “ma” o con i “forse”. Ma da essi possiamo imparare.
 
Si mamma e papà siete stati proprio voi ad insegnarmelo. 
 
- Questo significa crescere, e diventare adulti. 
 
Crescere non ha un’età anagrafica vero papà?
Ti osservo mentre cerchi la mano della mamma. Vi divide una sedia vuota, quella che mi ha ospitato fino a poco tempo prima.
La trovi proprio là che ti attende aperta.
Dopo tutti questi anni lei è sempre lì che ti aspetta papà.
Aspetta che tu abbia il tempo di crescere e maturare papà.
Aspetta me per lo stesso motivo
Ci aspetta perchè lei è sempre un passo più avanti di noi. 
 
Ma guardala papà! sta sorridendo perchè è ben consapevole che amare significa anche “aspettare”.
 
Accompagnato dagli applausi lascio il palco per venirvi ad abbracciare. 
Se sono quello che sono, lo devo a voi e ai vostri insegnamenti.
 
- Sei stato fantastico. Siamo orgogliosi di te.
 
Mi sussurra la mamma con il suo entusiasmo che coinvolge sempre tutti.
 
Chiudo gli occhi mentre tu mi stai scompigliando tutti i capelli come se mi stessi facendo uno shampoo. Questo è il tuo modo per farmi capire quello che la mamma ha detto. 
 
- Grazie
 
Non occorre che aggiunga altro. In quella semplice parola, voi lo sapete cosa c’è dietro.
 
I felici anni della fanciullezza in cui il mio migliore amico era il papà; i combattuti anni adolescenziali fatti di silenzi e incomprensioni tra me e voi. Anni difficili in cui nessuno di noi tre aveva però mai dubitato dell’affetto e dell’amore che provavamo tra di noi.
 
Le emozioni che state provando le sento tutte nella mia pelle. Lo so!
So che non è facile aprire le braccia e lasciarmi andare.
Non è facile per voi che mi siete sempre stati vicino e vi siete fatti un mazzo per me.
Non è facile riconoscermi come adulto.
 
Ma lo dovete fare, ora devo andare.
 
Tremiamo tutti e tre mentre ci sciogliamo dall’abbraccio. Lo facciamo con il sorriso, forse per alcuni di noi non molto convinto.
 
Rimaniamo qualche secondo lì a guardarci

Ho paura….
 
-  Vai Minami ti sta aspettando.
 
Mi dici mentre abbracci la mamma. Lei ancora non è pronta a lasciarmi andare. Nasconde la testa per non far vedere che sta piangendo “vai perchè tua mamma non vuole farsi vedere così. Ci penso io a lei
 
Apro la mano, quella che tiene ciò a cui tengo più al mondo. Sono le tue medagliette papà. Sono quelle che mi hai regalato il giorno del mio sedicesimo compleanno.
Quelle che rappresentano chi sei. Le voglio indossare davanti ai tuoi occhi.
Ricordo bene quel giorno. Ero ancora così immaturo, così piccolo. Non lo sapevo, non ero a conoscenza di chi fossi. Per me eri sempre stato il mio papà e basta.
Da quel giorno ho capito che prima di essere il mio papà tu eri e sei un uomo. 
Mi credevi pronto quel giorno. Prima della mamma hai creduto in me. 
Tu mi consideri uomo da allora. 
 
E’ per questo che mi hai fatto quel regalo accompagnato da una lettera stropicciata in cui mi hai raccontato del tuo passato.
Avevi fatto tardi per mille ragioni quella sera vero papà?
Non mi avevi augurato buon compleanno quella mattina perchè non eri ancora pronto.
Non lo eri come non è pronta ora la mamma.
 
Faccio un segno con la testa ed esco sento chiamare il mio nome. E’ il Rettore che mi attende per la consegna della mia Laurea.
 
E’ solo un pezzo di carta. La Laurea l’ho presa un mese fa a pieni voti.
E’ solo un pezzo di carta ora ho cose più importanti.
Guardo il cellulare mentre sto correndo verso la macchina.
 
Ci sono dieci messaggi, sono tutti di Miki e tutti hanno la stessa parola.
 
CORRI!!!!!!!
 
Sfreccio incurante dei semafori, Minami mi sta aspettando.

Arrivo davanti alle porte dell’ospedale, se non ci fosse stato lì Umibozu forse ci sarei entrato direttamente in macchina.
 
- Corri non manca molto ormai!!!
 
Gli lancio le chiavi e corro…. corro verso il reparto maternità.
 
Sto per diventare padre, siamo ancora molto giovani ma io e Minami stiamo per diventare genitori. Adulti o non adulti noi lo stiamo per diventare.
 
La sento urlare la mia Minami la sento urlare disperata il mio nome 
 
- HIDEEEEEEEEE
 
Entro appena in tempo per vedere nascere mio figlio.
 
E’ nato tra le note di “my son” la mia ultima composizione.
**********************************************************************
E si conclude così questa particolare storia. Nata come “one-shot” o meglio song-FF”.
Le mie storie lo ammetto ultimamente sono più che particolari, soprattutto se decido affrontare il tema genitori-figli.
“Semplicemente noi” è la storia ideale quella fantastica che tutti noi vorremmo vivere.
“Eternamente ora!” è una storia sofferta quella che nessuno di noi vorrebbe provare.
“Invece no!” rappresenta ciò che quasi tutti i genitori e figli vivono.
 
Kaori è una madre sicura nel suo ruolo che è in grado perfettamente di vivere da sola, lo sa benissimo!
Ryo è un padre che si sente padre. Dall’altra parte lui ammettiamolo conosce solo un ruolo “lo sweeper” per il resto si sente perso. Come uomo senza identità, come uomo innamorato, come padre… insomma Ryo ha difficoltà a sentirsi e quindi ad esprimere agli altri se stesso.
 
Ma come dice Kaori lui c’è e per Hideyuki e per lei c’è sempre stato! 
 
Ho scelto di scrivere questo ultimo capitolo con i pensieri di Hideyuki proprio per avere un pensiero “esterno” e meno coinvolto.
Ma non solo con Hideyuki racconto i valori che Ryo e Kaori gli hanno trasmesso in tutti questi anni.

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