Vengo a prenderti

di luvsam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Quella mattina il buonumore di Dean gli stava dando veramente ai nervi e Sam avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo tacere, ma papà era ancora arrabbiato per la scenata del giorno prima e non poteva certo permettersi di iniziare un combattimento anche con suo fratello.
E dire che fino a poche ore prima si era sentito davvero felice perché il coach Maverick aveva diramato le convocazioni per la finale di calcio under 16 ed era dentro, non poteva crederci. Era stato su di giri per tutta la giornata discutendo con i suoi compagni degli avversari, di schemi ed eventuali rigoristi, e già si immaginava a correre sul campo.
Uscendo da scuola aveva visto l’Impala e aveva riconosciuto subito suo padre. Era una rarità che andasse a prenderlo alla fine delle lezioni e aveva pensato che ne avrebbe approfittato subito per chiedere il permesso per andare ad Austin con la squadra, ma qualcosa nella postura rigida del genitore lo aveva messo in allarme. Si era avvicinato e aveva riconosciuto il signor Rhodes e da lì tutto era andato storto.
Papà aveva urlato per tutto il viaggio di ritorno e non appena avevano messo piede nella bettola, che era stata la loro casa nell’ultimo mese, aveva ordinato di essere pronti a decollare per il Singer Salvage il giorno dopo alle cinque e gli aveva sequestrato il cellulare.
Sam non era il tipo di dare buca alla gente senza nemmeno una spiegazione e quella notte, dopo aver volutamente disertato la cena, non era riuscito a chiudere occhio. La nottataccia non aveva però placato l’adolescente, anzi gli aveva dato la possibilità di pensare con odio alla sua vita da cacciatore, e quando il padre aveva tirato giù dal letto lui e Dean, era sul punto di esplodere. Si era alzato senza dire una parola e aveva guardato con disinteresse la colazione che lo aspettava sul tavolo. Suo fratello invece aveva divorato latte e pancakes, poi si era messo a raccogliere fischiettando le sue cose eccitato dalla prospettiva di inseguire un nuovo mostro.
Dean era la copia più giovane di John e venerava suo padre. Non metteva mai in discussione un suo ordine, si allenava nel corpo a corpo e nell’utilizzo delle armi con diligenza e cercava continuamente di migliorarsi.
Era tutto uno scattare sull’attenti e un sì signore e l’intesa con l’ex marine era perfetta, cosa che suscitava invidia ma anche rabbia in Sam, che si sentiva sempre escluso dagli altri due Winchester. Per questo aveva spesso cercato fuori di essere parte di qualcosa e non aveva importanza se era il club del libro, o il gruppo di scienze, voleva solo sentirsi integrato.
Entrare nella squadra di calcio da ultimo arrivato alla Lincoln High School era stata una grande vittoria, ma per suo padre nulla aveva importanza tranne la caccia e aveva anche cercato più volte di non farlo andare agli allenamenti affermando che avrebbero sottratto tempo alle cose importanti.
Sam però gli aveva giurato che non avrebbero interferito con il suo training domestico e nelle ultime due settimane aveva fatto i salti mortali per non essere colto in fallo. Non si era mai risparmiato durante una seduta del sergente Winchester e aveva evitato di commentare quando gli aveva imposto più flessioni o giri di corsa del solito. Spesso aveva studiato di notte seduto sul pavimento del bagno per non far calare i suoi voti ed era andato a scuola anche quando avrebbe voluto riposare perché questa volta non poteva finire nel solito modo.
Urla e punizioni memorabili erano sempre state le uniche risposte di John alle richieste di finire un anno scolastico in una scuola, o partecipare ad una festa e l’adolescente voleva che, almeno in questa occasione, le cose andassero diversamente.
E invece il giorno precedente era stato un disastro, lui e il padre si erano scontrati in modo violento e solo l’intervento di Dean lo aveva salvato da una sonora ripassata quando aveva urlato a John che lo odiava e si era chiuso in camera sbattendo forte la porta.
Per non stuzzicare il can che dorme e non rischiare di ripetere delle esperienze molto sgradevoli, Sam si stava forzando quella mattina di trattenere l’ira fissando un punto imprecisato sul tavolo. Teneva appoggiato il viso sul palmo della mano sinistra e cercava di non ascoltare i borbottii di suo fratello, ma i suoi coraggiosi tentativi erano destinati a fallire.
L’ennesima strofa di Dead or alive lo scosse dal torpore e il più giovane dei Winchester alzò la testa. Strinse la mano intorno al cartone del latte e senza pensarci un secondo in più, lo lanciò contro suo fratello urlando:
“Adesso piantala, basta! Che cazzo hai da essere così allegro alle cinque del mattino?”
Sam aveva colpito in pieno Dean, che ora lo fissava scioccato non sapendo esattamente come reagire.
“Sammy”
“Sam, cazzo, ti ho detto un miliardo di volte che mi chiamo Sam! Non Sammy, non Samantha, non schizzo, il mio nome è Sam”
Le urla portarono John Winchester ad abbandonare un borsone accanto al bagagliaio dell’Impala e a rientrare in casa.
“Che diavolo sta succedendo?”- tuonò notando subito il cartone del latte ai piedi di Dean e il suo sguardo incredulo ancora su suo fratello.
Ci fu silenzio e l’uomo si accigliò.
“Ragazzi, sapete che non sopporto porre domande e non ottenere una risposta”
“Colpa mia, papà- fece Dean-ho fatto cadere il latte e…”
“Non dire cazzate, io ti ho lanciato il latte perché devi chiudere la bocca!”
“Sammy”
“Ti ho detto di non chiamarmi Sammy!”
Il minore dei Winchester fece per avventarsi contro suo fratello e sicuramente lo avrebbe colpito se suo padre non lo avesse intercettato.
“Che diavolo credi di fare?”
“Lasciami”- urlò l’adolescente tentando di scalciare John, ma l’ex marine era troppo ben addestrato per farsi cogliere impreparato e in pochi secondi mise a terra il figlio piantandogli un ginocchio all’altezza dei reni e girandogli le braccia dietro la schiena.
Sam reagì violentemente al placcaggio e tentò con tutte le sue forze di liberarsi, ma suo padre era troppo pesante. Dopo qualche tentativo dovette cedere dinanzi alla manifesta superiorità dell’uomo e nulla poté quando fu ribaltato. Tentò di approfittare del cambio di posizione e di rimettersi in piedi, ma John lo trattenne di nuovo impedendogli qualsiasi movimento.
“Hai finito, Samuel?”-chiese minaccioso John.
“Papà, non è successo nulla e finiremo per partire in ritardo”
“Stanne fuori, Dean! Non voglio nemmeno sapere per quale motivo tuo fratello ti ha lanciato il latte, sa bene che per nessuna ragione dovete alzarvi le mani”.
“Togliti di dosso”
“Cosa hai detto?”
“Ho detto di toglierti di dosso, sei sordo?”
“Sam, basta”
“Fatti i cazzi tuoi, Dean"
"Sam, ma che diavolo ti prende? Sei impazzito?"
“Sì, sono uscito di testa perché non hai il diritto di non farmi vivere, io non sono un tuo oggetto”
“Ragazzino, stai tirando troppo la corda”
“Ne ho abbastanza delle tue regole, non voglio più fare quello che dici”
“Con chi credi di parlare? Sono tuo padre e tu...”.
“Mio padre? E che ne sai tu di come si fa il padre? Non ci sei mai e quando ti degni di farti vedere, non fai che dare ordini e te ne sbatti di quello che pensano gli altri”.
“Ti conviene chiudere la bocca, Sam, o te ne farò pentire amaramente. Ieri sera te la sei cavata, ma non ho dimenticato che te ne sei andato in camera tua senza permesso. Devi ringraziare tuo fratello se non le hai prese, ma non sono un tipo paziente e se continui così, dovrò rimetterti al tuo posto”.
Dean sussultò a quella minaccia capendo al volo quale sarebbe stata la punizione per l’insolenza di suo fratello e tentò di evitargli un incontro ravvicinato con la cintura di John.
“Papà, non farlo, Sam adesso si calma e sono sicuro che chiederà scusa per tutto questo”.
“No”
“Vuoi ripetere, ragazzo?”.
“Ho detto no, non chiedo scusa a nessuno. Tu dovresti scusarti per essere un padre di merda”
“Sam, chiudi la bocca"
"Dean, ti ho detto di restarne fuori"
"Sì, signore"
"Quindi, Sammy, secondo te, sono un padre di merda"
"Sì, gli altri genitori non si comportano come te"
"Gli altri genitori non hanno idea di che cosa ci sia là fuori"
"Ma vivono lo stesso e lasciano vivere i loro figli. Gli danno una casa, li fanno andare a scuola, li accompagnano a fare sport"
" Noi non siamo come gli altri, dovresti averlo capito ormai"
“Perché tu non vuoi essere normale”
“Non posso essere normale visto che la mia Mary è morta salvandoti la vita! Io sarò anche un padre di merda, ma tu sei un ingrato”
Dean sussultò alle parole del genitore e pregò che suo fratello incassasse senza reagire, ma sapeva che non sarebbe andata in questo modo.
Per tutta risposta infatti l’adolescente tentò di colpire John agitandosi sotto di lui e quel punto l’ex marine perse del tutto la pazienza.
"Adesso basta! Chiedi scusa per il tuo comportamento e farò finta di non aver sentito il cumulo di stronzate che ti sono appena uscite dalla bocca"
"No"
“Molto bene, tua la scelta, tue le conseguenze! Dean, prendi l’Impala e vattene, ci vediamo da Bobby”
Il maggiore dei ragazzi Winchester incrociò lo sguardo severo del padre e capì che non c’era spazio per una trattativa. Raccolse il suo borsone e dopo aver dato un’ultima occhiata a suo fratello bloccato sul pavimento, lasciò la casa.
"Maledizione, Sammy, adesso la pagherai cara"- pensò prima di entrare in macchina e avviare il motore.
Nel frattempo, John stava ancora tenendo fermo suo figlio e non appena sentì allontanarsi l'Impala, gli chiese:
"Sai che ti punirò, vero?"
"Puoi fare quello che voi, non mi rimangio quello che ho detto. Non mi piace cacciare, non mi piace non avere una casa, non mi piace dormire in motel di merda"
"Ma senti...Altro da aggiungere?"
"Sì! Odio le tue regole, odio il tuo addestramento, io ti odio"- urlò.
John sapeva che suo figlio stava parlando in preda all'ira e che non doveva prendere la sfuriata troppo sul serio, così rispose calmo:
"Non sono un tuo amico e non ti devo piacere"
"Non corri nessun rischio"
"Sam, smettila di essere così indisponente"
"Sei tu che hai chiesto e hai detto che non sopporti non ricevere risposte"
L'uomo si accigliò e si disse che non poteva tollerare un minuto di più l'atteggiamento del figlio, ma allo stesso tempo non amava punire fisicamente i suoi ragazzi. Certo, aveva l'abitudine di andare in fondo alle cose e aveva già fatto capire come avrebbe castigato il suo secondogenito, ma sperava di ridurre al minimo i danni e chiudere in fretta la questione.
Sam, dal canto suo, sapeva bene di star rischiando letteralmente il culo continuando a rispondere in quel modo, ma era orgoglioso e non aveva nessuna intenzione di battere in ritirata. In questo era un vero Winchester e provava in quel momento un perverso piacere nel far incazzare il genitore.
John lo afferrò per la maglietta all’altezza del petto e gli intimò:
“In piedi”
L’uomo si alzò e mentre lo faceva, cominciò a sfilarsi la cintura.
L’adolescente si tirò su e fissò fiero l'uomo davanti a lui.
“Voltati e mani sul tavolo!”
L’adolescente non si mosse e l’uomo ripeté l’ordine.
“Voltati e mani sul tavolo! Sai bene che la tua punizione aumenterà se non ubbidirai all’istante”
Sam continuò a mantenere il contatto visivo con il padre e quest'ultimo rimase scioccato dal fuoco che vide ardere negli occhi del figlio. Stava per reagire all’ennesima provocazione quando il ragazzo fece quello che gli aveva detto e gli diede le spalle. Si aggrappò al bordo del tavolo e attese il primo colpo, che non tardò ad arrivare. L’adolescente strinse forte le labbra per non gemere e cercò di trattenere le lacrime quando le cinghiate sul suo fondoschiena cominciarono ad aumentare.
L’ex marine aveva iniziato dicendosi che si sarebbe fermato al primo lamento, ma la bocca di Sam rimase chiusa e questo irritò ancor di più l’uomo.
"Vuoi fare il duro, Sammy?"
Continuò a colpire con la cintura i glutei del figlio e non si fermò fin quando non sentì il braccio fargli male. Abbassò la cinghia lungo il fianco sinistro e cercò di controllare il respiro fissando il suo ragazzo, che ancora gli dava le spalle e teneva il capo chino come se attendesse il resto della punizione.
Sam rimase fermo per un po', poi, rendendosi conto che il padre non avrebbe continuato a colpirlo, si voltò e tornò a fissarlo.
John si sentì di nuovo sfidato e se da un lato la cosa lo infastidiva, dall’altro non poté impedirsi di provare una punta di orgoglio per la forza del figlio, che, nonostante fosse palesemente in difficoltà, continuava a tenergli testa.
“Per ora la chiudiamo qui, Samuel, ma devi ancora scusarti con me e con tuo fratello! Datti una sistemata, raccogli le tue cose e raggiungimi al pick up. Hai cinque minuti e non farti venire a prendere. Mi sono spiegato bene?”.
“Sì, signore”
John si rimise la cinta, poi lasciò solo suo figlio, che così ebbe la possibilità di dare sfogo alle sue emozioni e al dolore. Si lasciò andare sul pavimento e singhiozzò rumorosamente non notando la figura del padre che lo spiava dall’esterno della casa.
L’ex marine riuscì a scorgere sotto la cascata di capelli un viso sconvolto e rigato dalle lacrime e si impose di tenere sotto controllo il suo istinto che lo spingeva a rientrare e a controllare che, nonostante tutto, il suo ragazzo stava bene. Lo aveva amato dalla prima volta che lo aveva preso in braccio in ospedale, ma doveva insegnargli la disciplina ad ogni costo, doveva tenerlo sotto stretto controllo per non rischiare di perderlo.
Sam nel frattempo restava a capo chino sulle ginocchia e respirava a bocca aperta. Il dolore era molto forte e continuava a piangere, cosa che non faceva da un pò ormai visto che suo padre gli aveva ripetuto fino alla noia che i veri uomini non versavano lacrime.
Tentò più volte di smettere di singhiozzare, ma non ci riusciva e a un certo punto si lasciò andare completamente sul pavimento.
John cominciò a preoccuparsi quando lo vide restare immobile per un pò e stava quasi per perdere la battaglia contro le sue emozioni quando vide suo figlio tirarsi su a fatica. Ritornò prima sulle ginocchia, poi, appoggiandosi pesantemente al tavolo, riguadagnò la posizione eretta. Scacciò con rabbia le lacrime dal suo viso e iniziò a muoversi verso il bagno.
Non appena Sam sparì alla sua vista, l'uomo sospirò e si avviò al pick up. Vi entrò e si mise a picchiettare nervosamente sul volante.
"Perché devi sempre complicare le cose?"- esclamò prima di battere il pugno sullo sterzo.
Sam intanto era in piedi davanti al lavandino e stava cercando di ricomporsi gettandosi acqua fredda sul viso. Si guardò allo specchio e tentò di ignorare il continuo pulsare del suo sedere. Pensò di togliersi i jeans e indossare qualcosa di più comodo, ma il clacson del pick up lo convinse a tornare nella sua stanza, a riempire il suo borsone e ad andare. Uscì di casa e mise le sue cose nel bagagliaio della vettura.
"I cinque minuti sono scaduti, datti una mossa"
Sam mise la mano sulla maniglia della portiera posteriore destra e fece per aprirla. Voleva entrare e andare a occupare il suo solito posto quando viaggiavano, ma la voce del padre lo bloccò:
"Porta qui il tuo culo, non stai prendendo un taxi"
Il ragazzo si spostò in avanti e si sistemò sul sedile del passeggero evitando accuratamente di guardare John in faccia. Sapeva che sul suo viso erano ben chiari i segni delle lacrime e non voleva dargli la soddisfazione di canzonarlo per la sua mancanza di spina dorsale, così ruotò il corpo verso il finestrino e rivolse lo sguardo fuori dall'abitacolo.
Le intenzioni dell'uomo erano però diverse: aveva voluto che suo figlio si sedesse accanto a lui perché così avrebbe potuto ogni tanto lanciargli un'occhiata e valutarne le condizioni. Aveva infatti realizzato, mentre lo aspettava, di averlo colpito un numero molto alto di volte e temeva di averlo ferito seriamente. Abbassò lo sguardo verso il sedile del passeggero e notò con sollievo che nella parte visibile del lato posteriore del jeans non c'erano macchie scure, quindi Sam non stava sanguinando.
La postura rigida del suo ragazzo gli disse però che stava soffrendo e si sentì stringere lo stomaco, ma poi reagì da marine e disse:
"La cintura"
John attese che tutto fosse a posto, poi partì alla volta di Sioux Falls e il silenzio accompagnò il viaggio dei due Winchester fin quando una buca fece sussultare il pick up e un lamento uscì dalle labbra di Sam. L’uomo si voltò a guardarlo e si domandò se non dovesse accostare e dare un’occhiata al danno. Era evidente che le cinghiate stavano cominciando a presentare il conto, ma John sapeva che suo figlio non gli avrebbe mai permesso di controllargli il fondoschiena, così tornò a concentrarsi sulla strada.
Il traffico stava aumentando e dopo qualche minuto i due Winchester si ritrovarono fermi sulla statale in compagnia di molti altri automobilisti.
“Maledizione”-imprecò John.
Un uomo con un giubbotto catarifrangente e paletta lo informò che più avanti un camion aveva perso il suo carico e che ci sarebbe voluto un po' per liberare la carreggiata.
“Le conviene spegnere il motore, signore, l’attesa sarà lunga”
John scosse la testa e pensò che quella giornata era un vero schifo. Lanciò un’occhiata a Sam, che sembrava sempre più a disagio ma si ostinava a guardare fuori dal finestrino e a ignorarlo, e si chiese se la proverbiale fortuna dei Winchester avesse in serbo qualcos’altro .
Imprecò e desiderò di non aver mandato via suo figlio maggiore. Probabilmente in quel momento Sam non sarebbe stato con lui, ma avrebbe viaggiato con Dean e durante la marcia il suo primogenito sarebbe riuscito a sfondare il muro che il giovane Winchester aveva alzato.
Non riuscendo più a tollerare il silenzio e la vista delle spalle di suo figlio minore, prese il cellulare e cercò chi gli era vicino più di chiunque altro:
“Ehi, dad, dove siete?”
“Bloccati sulla statale 29 per un incidente. Tu?”
“Mi manca ancora qualche ora per arrivare da Bobby”
“Qualche ora? Datti una calmata, ragazzo, e alza il piede”
“Tranquillo, io e Baby andiamo alla grande!”
“Non lo metto in dubbio, ma…”
“Papà?”
“Sì, Dean?”
“Va tutto bene?”
“Se stai parlando di Sam, è qui accanto a me e respira ancora”
“Ti ha detto che cosa gli è preso?”
“No e deve ancora scusarsi con entrambi”
“Per me la questione è chiusa, è solo un ragazzino e devo ammettere che a volte lo esaspero”
“Sei troppo indulgente con lui”
“Lo so, me lo hai ripetuto un sacco di volte"
"Sì, te l'ho detto un sacco di volte eppure continui a prendere le sue difese"
“Non lo sto difendendo, papà, sto solo dicendo che non ho bisogno delle sue scuse. Sono più preoccupato dalla reazione che ha avuto, non è da lui esplodere in quel modo”
“Mi sembra che abbia chiarito molto bene il motivo della sua ira, no?”
“Sì, ma...”
“No, Dean, non continuare a proteggerlo”
"Se non sbaglio, sei stato tu che mi hai cresciuto dicendomi di stare attento a Sammy”
“Sì, l'ho fatto, ma questo non significa che tu debba fargliela passare sempre liscia”
“Non gliela faccio passare sempre liscia, ma ho i miei metodi per metterlo all'angolo”
“Se lo dici tu”
“Dad, pensi che ne avrete per molto?”
“Non saprei, ma ti richiamo non appena ci muoviamo”
“Okay e non rendermi figlio unico”
John sorrise e rispose prima di riagganciare:
“Cercherò, ma non garantisco nulla”
Appoggiò il cellulare sul cruscotto e guardò di nuovo Sam, che nel frattempo si era rannicchiato vicino allo sportello e aveva appoggiato la testa al finestrino.
“Fai bene a metterti comodo, resteremo qui a lungo”
Il ragazzo non reagì all’affermazione e John si disse che era meglio uscire a prendere una boccata d’aria prima di iniziare un nuovo round. Aprì lo sportello e non appena scese, notò la lunga fila di auto dietro di loro e vide che in molti stavano approfittando della sosta forzata per sgranchirsi le gambe. Tra le tante persone il suo sguardo indugiò su un uomo della sua età accanto ad una Camaro blu, che teneva un braccio sulle spalle di un ragazzo e gli parlava.
John si disse che probabilmente dovevano essere padre e figlio e quando vide i due scoppiare in una risata, sentì una fitta allo stomaco. Tornò a guardare all’interno del suo pick up e si chiese quando lui e Sammy avevano smesso di cercarsi in quel modo. Il suo bambino lo aveva sempre accolto con un abbraccio ogni volta che era tornato da una caccia e lo aveva travolto con le sue chiacchiere prendendo possesso delle sue ginocchia. Sammy era stato una boccata di aria pulita quando si era sentito soffocare dalla lotta contro il male e dal dolore per la morte di Mary, Sammy gli aveva impedito di andare alla deriva, ma poi Sammy aveva scoperto la verità e aveva lasciato il comando a Sam.
John vide che il figlio era esattamente dove lo aveva lasciato e scosse la testa prima di rientrare in auto perché fuori faceva troppo freddo. Si prese della soda dal frigo portatile e realizzò in quel momento che il suo ragazzo non toccava cibo da quasi 24 ore visto che il giorno prima non aveva cenato, e a colazione…Beh, era andata come era andata!
“Vuoi mangiare qualcosa? -offrì- Ci dovrebbero essere dei…”
“No, signore, non ho fame”
Il silenzio tornò a riempire il pick up e nelle successive due ore i Winchester rimasero persi nei propri pensieri. L’ex marine tentò in ogni modo di non cedere all’impazienza, ma essere bloccato su una statale con un adolescente scontroso era veramente pesante e quando Sam si mosse per l’ennesima volta sul sedile cercando una posizione confortevole, non si trattenne più:
“Giuro su Dio che io proprio non ti capisco! Che diavolo ti passa per la testa ultimamente? Un momento sprizzi gioia da tutti i pori e il momento dopo sei insopportabile. Stamattina avresti fatto a botte con Dean se non ti avessi fermato, per non parlare di come ti sei rivolto nei miei confronti”.
Il giovane Winchester si voltò a guardare il padre e tornò a sfidarlo con lo sguardo.
“Sono stanco, Sam, stanco di dover indovinare con quale piede sei sceso dal letto la mattina, stanco delle tue continue lamentele su come viviamo! Dean non si è mai comportato così!”
“Evidentemente dovevi fermarti quando hai messo al mondo lui, il secondo ti è venuto male”-mormorò il ragazzo.
“Cosa hai detto?”
“Niente, signore”
 “Samuel, ringrazia il cielo che siamo in macchina o il tuo culo e la mia cintura avrebbero un altro incontro ravvicinato. Evidentemente non ti è bastata la lezione di stamattina e mi sa che dovrò rinfrescarti la memoria, soprattutto se non ti togli quelle idee del cazzo dalla testa. Tu sei un Winchester e i Winchester sono cacciatori, quindi, te lo dico ancora una volta, non c’è spazio per il college e  stronzate simili! Se solo ne sento parlare un’altra volta, giuro che ti… ”.
Un clacson interruppe la sfuriata di John, che avviò il motore del suo pick up ringraziando il cielo di potersi finalmente muovere e prese subito il cellulare.
“Ehi, dad, ancora fermi?”
“No, siamo ripartiti ed è una fortuna per tuo fratello che ora le mie mani siano impegnate a guidare”.
“Che ha fatto ancora?”
“Si sta divertendo a fare il gioco del silenzio e a tenermi il broncio come se avesse tre anni”
“Papà, dai, lo sai che Sam…”
“Non giustificarlo, Dean, sta rompendo da stamattina! Ne ho abbastanza del suo atteggiamento sprezzante verso quello che facciamo, dovrebbe sentire la responsabilità di vendicare tua madre e di salvare la vita delle persone. E invece no, Samuel Winchester si sente troppo superiore per vivere nelle stanze dei motel e mangiare nelle tavole calde, mr. A+ crede di essere troppo importante per sprecare il tempo nella caccia. Beh, adesso basta, Dean, lo tiro giù dal piedistallo a calci in culo. Basta con i gruppi di studio, basta con le attività extrascolastiche, basta con la fottuta squadra di calcio”.
John fissò furente Sam, che nel frattempo si era raddrizzato sul sediolino, e continuò a gridare.
Dean tirò l’Impala al lato della strada e pregò che suo padre fosse altrettanto lucido da non continuare a guidare in preda all'ira, ma le urla continuarono con il sottofondo del potente motore del pick up.
Dopo qualche minuto di imprecazioni e accuse vomitate sul minore dei suoi figli, John tacque dopo aver urlato un "cazzo", che probabilmente era stato udito fino alla costa orientale.
"Papà"
"Sto bene, Dean"
"Sei sicuro?"
"Sì, adesso sì, ho finalmente buttato fuori quello che avevo sullo stomaco da un bel pò. Da oggi in poi le cose cambieranno, tuo fratello torna sotto il mio diretto controllo e rimpiangerà di avermi portato a questo punto"
"Papà, tu..."
"No, figliolo, è ora che Sam diventi un uomo, un vero Winchester"
Il tono della sua voce non ammetteva repliche e Dean non tentò nemmeno di alleggerire la situazione.
"Non sento l'Impala, sei fermo?"
"Sì"
"Rimetti in moto, ci vediamo più tardi"
"Okay, dad, a dopo"
"Ciao, Dean"
Il maggiore dei Winchester stava per riagganciare quando improvvisamente arrivò alle sue orecchie la voce angosciata di suo padre. “Sam, che diavolo stai facendo? Fermo!”
“Papà, papà, che sta succedendo?”
Seguì una brusca frenata, poi dal cellulare uscì solo il suono della fine chiamata.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 
John pensò che il cuore gli fosse schizzato fuori dal petto e che fosse morto d’infarto, ma poi le urla di Sam e i calci che gli arrivavano negli stinchi gli dissero che era ancora vivo. Si scosse dal torpore e riguadagnò il contatto con la realtà continuando a stringere la mano destra intorno a quello che realizzò essere il cappuccio della felpa di suo figlio.
“Lasciami, lasciami andare”
La voce del suo ragazzo gli arrivò forte e chiara alle orecchie e davanti agli occhi gli passò davanti quello che era accaduto negli ultimi minuti. Era arrabbiato e stava parlando al telefono con Dean. Si erano salutati, poi un movimento brusco alla sua destra lo aveva messo in allarme. Si era voltato e in un attimo aveva compreso che la vita di suo figlio era in pericolo perché aveva…
Scacciò il pensiero dalla sua mente: Sam non si era aggrappato alla maniglia interna del pick up, Sam non aveva cercato di aprirla, Sam non aveva tentato di lanciarsi fuori mentre sfrecciavano su una statale.
No, non era possibile, non avrebbe mai fatto una cosa così stupida, non il suo bambino! Ma se non era mai successo, se era stato solo il parto della sua testa incasinata perché non riusciva ad aprire la mano destra e a liberarsi di quel lembo di stoffa?
Se qualcuno avesse chiesto a John Winchester che cosa stesse provando in quel momento, probabilmente non avrebbe saputo rispondere. Sentiva ancora il cuore andargli a mille e la paura togliergli il respiro, ma Sam era lì incolume, non era rotolato sull’asfalto. Inspirò profondamente, poi cercò di riprendere il controllo e a quel punto gli arrivò una manata in pieno petto.
Il colpo lo fece reagire e afferrò il figlio per entrambi le braccia scuotendolo violentemente.
“Che cazzo ti è passato per la testa? Potevi morire!”
“E non saresti stato contento? Mi sarei tolto dai piedi e saresti rimasto con il tuo figlio perfetto”
Le parole avevano appena lasciato la bocca del giovane Winchester quando un forte schiaffo gli colpì il lato sinistro del volto.
“Contento? Sarei contento se tu morissi? Ma sei impazzito? Non azzardarti a ripeterlo mai più, Sammy, mai più”.
“Perché non dovrei ripeterlo? Sappiamo tutti e due che è la verità!”
“E' una cazzata invece! Sei mio figlio e ho sempre cercato di proteggerti!"
“Proteggermi? Lo chiami proteggere il modo in cui ci hai cresciuti? Mi hai messo in mano una pistola quando gli altri bambini giocavano con i soldatini”
“L'ho fatto perchè dovevo insegnarti a difenderti”
“No, non era quello il tuo compito! Tu dovevi crescere dei figli, non addestrare dei guerrieri”
“Ho fatto quello che era necessario per tenervi in vita!”
“Sopravvivere non vivere”
“Sam,io vi voglio bene, siete tutto quello che ho”
“Sei un bugiardo! Tu ami solo Dean, lui è il figlio che è venuto su come volevi, mentre io sono solo una delusione. Tu mi odi e ti sentiresti molto meglio se non ti ricordassi ogni giorno che hai perso tua moglie e la tua casa”.
“Sam, non ho mai detto una cosa del genere”
“Non lo hai mai detto, ma è quello che pensi da quella notte. Lo sento ogni volta che non raggiungo i tuoi standard negli allenamenti, ogni volta che non sono pronto a seguire i tuoi ordini come Dean. Non fai altro che urlarmi addosso per qualsiasi cosa, non ti sta mai bene nulla. Io sono stanco dei tuoi sguardi quando mi vedi studiare, stanco della tua disapprovazione”
“Urlo quando non mi ascolti”
“No, urli perché avresti voluto che la mamma non si fosse mai svegliata, avresti voluto che quel demone mi avesse preso"
"Come fai a dire una cosa del genere? Sarei impazzito se qualcuno ti avesse portato via"
"Non ti credo”
“Sam, non sai quello che dici”
“Lo so benissimo, invece, avresti ripreso la tua vita con mamma e con Dean come se io non fossi mai nato”
“Smettila, Sammy”
John allungò una mano per cercare di raggiungere fisicamente il figlio minore desiderando ridurre la voragine che si era aperta fra di loro, ma lui si allontanò schiacciandosi nella portiera alle sue spalle.
“Non mi toccare”
“Stai dicendo delle cose assurde”
“Sto dicendo la verità, avresti preferito che fossi morto io tra le fiamme”
“Non doveva morire nessuno, quel maledetto demone non doveva toccare la nostra famiglia”
“Bugiardo!”
Sam si voltò per aprire la portiera, ma il padre lo afferrò per le spalle e lo tirò verso di sé.
“Toglimi le mani di dosso”
“Basta, Sammy, smettila”
“Lasciami andare”
“No, adesso ti devi calmare”
Il ragazzo tentò ancora di divincolarsi e non riuscendo ad allentare la stretta del padre, lo morse sul braccio sinistro.
“Accidenti, Sam”
Approfittando del fatto che John si fosse ritirato, il giovane Winchester aprì la portiera e si precipitò fuori. Voleva correre, voleva allontanarsi da lì, ma gli mancava l’aria e tutto gli girava intorno vorticosamente.
Non si arrese però e prese a camminare sul ciglio della strada con un’andatura incerta. Sapeva che non avrebbe resistito a lungo, ma voleva andare quanto più lontano possibile dal genitore e così continuò a muoversi fin quando un’ombra ingoiò la sua e un paio di forti braccia gli cinsero le spalle e l’addome.
Le vertigini erano ormai senza controllo e Sam sentì le gambe piegarsi sotto di lui. Avrebbe voluto reagire, ma non ne aveva la forza, così non oppose resistenza quando fu accompagnato lentamente a terra. Si ritrovò con le ginocchia sull’asfalto e l’odore del dopobarba di suo padre gli riempì le narici.
“No, no, lasciami andare!”-urlò prima di scoppiare in lacrime.
Questo era troppo: il sergente dei marine abbandonò i gradi e tornò ad essere solo un papà. Voltò suo figlio e lo strinse in un tenero abbraccio.
“Sh, Sammy, va tutto bene! Sono qui, figliolo, calmati”
“Lasciami! Prendi il pick up e vai da Dean, togliti questo peso”
“Sam, non ti abbandonerei mai, siamo una famiglia”
“Non esiste più una famiglia! Lo hai detto tu, mamma è morta per colpa mia ”
“Ero arrabbiato e ho detto una cazzata”
“ No, è la verità, mamma è morta perchè è venuta da me”
“Sì, è venuta perchè ti amava e ti amo anch'io”
“Non è vero, tu mi odi e non mi perdonerai mai”
“Non hai nulla da farti perdonare! Eri solo un bambino di sei mesi, tu non hai colpa”
“No, voglio morire, voglio andare dalla mamma”
“Sammy”
I singhiozzi diventarono più forti e ravvicinati e John si sentì sprofondare. Sapeva di essere un padre severo e di aver imposto ai suoi figli una rigida disciplina mettendo da parte abbracci e coccole della buonanotte, ma lo aveva fatto solo per proteggerli. Era anche consapevole di essere stato molto duro con Sam da quando aveva letto il suo diario, ma ogni richiamo, ogni allenamento era stato dettato dal desiderio di farlo crescere forte e capace di difendersi e non certo perché voleva punirlo per la morte di Mary.
Era convinto di aver agito sempre per il suo bene e per quello di Dean, ma in realtà che cosa aveva ottenuto con la sua intransigenza? Il suo grande risultato era ritrovarsi fermo al lato di una strada con suo figlio in pezzi tra le braccia senza sapere cosa fare e in quel momento la mancanza di sua moglie lo colpì più forte del solito.
Mary aveva calmato ogni pianto dei suoi figli e si era sempre domandato come facesse: un attimo prima le pesti urlavano a squarciagola, un attimo dopo erano silenziosi e tranquilli ascoltando la voce della loro mamma, che gli diceva che andava tutto bene.
John appoggiò il mento sulla testa del suo ragazzo e cercò di farlo smettere di tremare accarezzandogli la schiena.
“Calmati, Sammy, adesso passa”
“Voglio andare dalla mamma”
“No, devi stare con me e con Dean, metteremo tutto a posto”
“Non è vero”
"Sì, invece. Adesso sembra tutto brutto, ma ti prometto che..."
"Papà, mi sento male"
“Sammy, che hai?”
“Lo stomaco”
L’inconfondibile sussulto precedente il vomito fece reagire l’uomo che staccò il figlio dal suo petto, lo voltò e gli chinò la testa in avanti. Fece scivolare un braccio sotto l’addome per sostenerlo e la mano sinistra atterrò sulla fronte.
“Butta fuori, lascia andare”
“Papà”
Pochi secondi e Sam si piegò su se stesso scosso dai conati e dai singhiozzi tentando disperatamente di liberarsi. Afferrò una coscia di suo padre in cerca di sostegno, ma le cose sembrarono solo peggiorare. Il suo stomaco vuoto continuava a contorcersi lanciando dolorosi spasmi e la saliva che colava dalla sua bocca non era di nessun aiuto. Si lamentò, tossì forte, ma Sam si sentiva sempre peggio perso in un mare di lacrime. Riusciva a sentire la voce di suo padre e se da un lato questo lo confortava, dall’altro aumentava il suo malessere e gli faceva ricordare che voleva solo sparire.
Nuovi conati lo fecero piegare ancora in avanti, ma, nonostante gli sforzi, dalla sua bocca non usciva nulla mentre il suo stomaco si divertiva a fare le capriole.
Suo padre continuava a tenerlo e lo incoraggiava a calmarsi invitandolo a fare respiri profondi, ma ci volle un po' prima che la situazione migliorasse.
Dopo una manciata di minuti infatti Sam si afflosciò sfinito e appoggiò la testa sullo sterno del genitore. Non gli importava in quel momento della rabbia che provava nei suoi confronti, voleva che John lo tenesse fra le sue braccia e lo confortasse. Fu accontentato perché l’uomo lo attirò a sé e gli sussurrò:
“Tranquillo, Sammy, è tutto finito! Sono qui, non aver paura”
Il giovane Winchester si aggrappò alla maglietta del genitore e altre lacrime rotolarono lungo il suo viso.
La mano di John le intercettò e strinse più forte a sé il figlio.
“Non piangere, calmati”
Sam scosse la testa e continuò a singhiozzare.
“Ehi, ragazzino, basta ora”
“Perché mi odi? Non ho fatto niente”
“Sammy, non ti odio, te lo giuro”
“Perché non mi ami come Dean? Perchè non sei mai fiero di me?”
John prese ad accarezzare il figlio e continuò a parlargli a bassa voce nel tentativo di calmarlo. Non era fiero del loro difficile rapporto e avrebbe voluto spiegare la sua rigidità, ma non poteva riversare su suo figlio tutto quello che aveva scoperto, lo amava troppo.
Dopo qualche minuto il pianto iniziò a rallentare, poi il giovane Winchester tacque e si strinse di più al padre sentendo improvvisamente molto freddo.
Cercò di rubare un po' del calore del corpo che lo stava accogliendo e desiderò non essere mai sceso dal pick up.
“Hai freddo, Sammy?”-chiese John.
Il tremore del suo ragazzo era evidente e tentò di scaldarlo strofinandogli la schiena senza grandi risultati. Gli baciò la testa, poi si rimise in piedi portandolo su con sé.
“Torniamo in macchina, dai”
Lo sostenne aspettando di vedere se si reggeva sulle gambe, ma suo figlio oscillò pericolosamente, così John decise di prendere di petto la situazione. Fece scivolare un braccio sotto le ginocchia del suo ragazzo, lo sollevò e se lo sistemò tra le braccia notando con preoccupazione che sembrava fin troppo leggero per la sua stazza. Si ripromise di portarlo a mangiare da qualche parte prima di arrivare da Bobby, ma nel frattempo coprì velocemente i pochi metri che lo separavano dal suo pick up e lo stese sul sedile posteriore.
Sam si rannicchiò tirando le ginocchia verso il petto e cercò di guadagnare una posizione comoda, ma suo padre aveva altre idee.
“Ehi, ragazzino, mi senti? Non addormentarti, Sammy, parla con me”
L’adolescente non rispose e John scosse la testa. Prese le chiavi dal quadro e aprì il bagagliaio. Tirò fuori da una sacca una coperta e tornò nell’auto.
“Sammy, ti senti meglio?”
Il giovane Winchester si mosse un po', ma di nuovo non rispose e a quel punto il padre decise di lasciarlo stare. Gli sfilò le scarpe e gli sbottonò i jeans senza registrare nessuna reazione. Gli stese addosso la coperta, poi improvvisò un cuscino con la sua giacca e glielo sistemò sotto la testa. Gli accarezzò una guancia, poi tornò al posto di guida dopo essersi assicurato che i finestrini fossero chiusi.
Inserì le chiavi nel quadro, accese il riscaldamento e stava per avviare il motore quando sentì la suoneria del cellulare.
"Winchester"
“Perché diavolo non rispondevi? Che cosa è successo?”
“Dean, ehi! Sì, scusa, so di aver interrotto la chiamata di colpo, ma Sammy non si è sentito bene, mi sono dovuto fermare all’improvviso”.
“Che vuol dire che non si è sentito bene?”
“Problemi con lo stomaco”
John scelse di non fornire per il momento l’intera versione di quello che era accaduto negli ultimi minuti, ma suo figlio maggiore non mollò la presa.
“Ha vomitato? Gli è venuto il mal d’auto?”
“Dean”
“Sam è abituato a stare in macchina con me, non gli viene da vomitare quando guido io”
“Dean, ha avuto solo dei conati, non ha vomitato”
“Non mi stai dicendo la verità! Hai urlato a Sam di stare fermo e hai frenato di botto. Che cosa è successo?”
"Dean"
"Papà, lo sai che non ti darò tregua fino a quando non mi darai la versione completa"
“Okay, c’è dell’altro, ma non ne voglio parlare al telefono”
"Non mi puoi appendere così"
"Dean, piantala, sono ancora lontano e voglio rimettermi in viaggio"
“Dimmi almeno se sta meglio”
“Sì, sta meglio, deve solo riposare un po' e poi faremo due chiacchiere”.
“Passamelo, papà, voglio parlare con mio fratello”
“Non posso passartelo, si è addormentato”
“Sveglialo, deve dirmi come sta”
“Dean, smettila, non ho intenzione di svegliarlo”
“Papà, mi sto spaventando”
“Rilassati, mamma chioccia. Mi sono occupato di lui e tra poco ripartiremo”
“Non ha la febbre, vero? Perchè se ce l’ha…”
“Dean, basta! Sono in grado di badare a mio figlio quando non si sente bene”
“Sì, ma ci sono sempre quando qualcosa non va, Sam è una mia responsabilità”
“E’ una nostra responsabilità e ti ripeto che è tranquillo adesso”
“Okay, va bene, ma chiamami se le cose peggiorano”
“Non peggioreranno”
Seguì una breve pausa di silenzio, poi Dean mormorò:
“Papà?”
“Sì, figliolo?”
“Scusa, non volevo mancarti di rispetto prima, ovviamente sai badare a Sam”
“Non sono arrabbiato e so che hai reagito così perché sei un bravo fratello maggiore”
“Lo pensi davvero?”
“Non mi fido di nessuno tranne che di te quando si tratta di Sammy”
“Questo è molto importante per me”
“Dean,io….”
“Fine momento da ragazze, papà! Ci vediamo da Bobby?”
“Sì, ci vediamo lì. Se Sammy si sveglia e se la sente, mi fermo da qualche parte per fargli mangiare qualcosa”
“Crackers”
“Cosa?”
“Quando non sta bene con lo stomaco, preferisce mangiare crackers e bere Gatorade all’arancia”
“Crackers e Gatorade all’arancia, ricevuto”
“Sicuro che dorme?”
John diede uno sguardo allo specchietto e confermò:
“Sì, sta dormendo e non è più pallido come prima”
“Va bene, ci vediamo dopo allora”
“Ciao, Dean”
La telefonata si interruppe e il motore del pick up ruggì. Il cacciatore riportò il veicolo sulla strada e guidò con gli occhi sulla carreggiata e le orecchie tese verso il sedile posteriore pronto a captare qualsiasi segnale da parte del suo ragazzo, ma Sam non si svegliò neanche quando suo padre si fermò per fare rifornimento.
L’uomo pensò di entrare nello store per comprare crackers e Gatorade, ma non riusciva a schiodarsi dal fianco del suo veicolo e lasciare solo suo figlio. Era ancora terrorizzato dall’immagine del suo secondogenito che tentava di lanciarsi dall’auto e dal desiderio di morte che aveva manifestato invocando la madre e si domandò se Sam avesse mai tentato di farsi del male. Scosse la testa e pensò che ,se Dean se ne fosse accorto,gliene avrebbe parlato. Si fermò inorridito: Dean se ne sarebbe accorto, non lui, e si sporse a guardare Sam attraverso il finestrino chiuso. Forse suo figlio aveva ragione, forse davvero non aveva più idea di come si facesse il padre e non riusciva a pensare a qualcosa di diverso della caccia, eppure prima di quella notte c’erano state passeggiate al parco, partite di baseball e fiabe a letto. Era stato un papà che portava a casa suo figlio sulle spalle e lo teneva tra le braccia la sera guardando la tv. Era stato un bravo papà per Dean, ma per Sam? Che cosa aveva dato al suo piccolo Sammy?
Sospirò e decise di rimettersi in viaggio. Si sarebbe fermato di nuovo se il suo ragazzo avesse voluto mangiare, ma per il momento la strada li aspettava.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 

Mentre macinava chilometri verso il South Dakota, John pensò a come affrontare Sam e quello che era successo, ma ogni approccio gli sembrava sbagliato: da un lato avrebbe voluto che suo figlio minore riaprisse gli occhi per dirgli ancora una volta che gli voleva bene e non lo incolpava di nulla, dall’altro sapeva che probabilmente le cose gli sarebbero di nuovo sfuggite di mano.

Ad un certo punto si rese conto di essere in viaggio da un po' e decise di prendersi una pausa. Accostò e scese dal pick up per sgranchirsi le gambe. Si prese da bere e rimase all’aperto per qualche minuto, poi si disse che un ex marine non poteva temere un adolescente e aprì lo sportello posteriore per svegliarlo. Era deciso a risolvere la questione in quel momento, ma poi l’immagine di Sam, che dormiva tranquillo, gli fece cambiare idea.

Lo aveva sentito vagare fino a tarda ora per casa la sera del loro litigio e probabilmente ora il suo ragazzo stava recuperando il sonno perduto, quindi, tutto sommato, il loro faccia a faccia poteva anche aspettare.

A dire il vero, anche lui avrebbe chiuso gli occhi volentieri perché era rimasto sveglio anche quando il suo secondogenito era rientrato in camera temendo qualche fuga notturna, ma la casa di Bobby era ancora lontana, quindi decise di ripartire.

Quando John intravide il Singer Salvage si sentì sollevato e così come si aspettava, trovò Dean seduto sulle scale ad aspettare. Parcheggiò accanto all’Impala, poi scese e salutò il figlio e il suo amico cacciatore che era comparso in veranda.

“Papà, dov’è Sammy?”

“Sul sedile posteriore, sta dormendo”

“Ancora?”

“Sì”

“Ma sono passate ore da quando ci siamo sentiti”

“Lo so, Dean”

“E’ ancora digiuno?”

“Sì, Dean, è ancora digiuno e a dire il vero, non ho mangiato neanche io”

“Non vi siete fermati?”

“Sì, ma, visto che dormiva, non ho voluto lasciarlo da solo in macchina quando ho fatto benzina”

“E non potevi svegliarlo?”

“Dean, forse sarebbe il caso di smetterla con questo interrogatorio e permettere a tuo padre di portare dentro tuo fratello”- intervenne Bobby

“Lo prendo io”

“No, figliolo, lascia stare, preferisco occuparmene io”

“Papà, che cosa è successo tra te e Sam? E’ stato male perché lo hai punito?”

“C’entra anche quello che è successo stamattina, ma è una storia lunga e non è il caso di raccontarla qui fuori. Fa freddo e credo che Sam sarebbe molto più a suo agio se potesse riposare in un letto, non credi?”

Dean si zittì e osservò suo padre avvicinarsi allo sportello posteriore del suo pick up. John lo aprì e si chinò per raccogliere il suo ragazzo. Non appena si avvicinò, percepì una temperatura fuori dall’ordinario e mormorò:

“Maledizione, Sammy”

Il maggiore dei ragazzi Winchester si avvicinò e chiese:

“Che c’è che non va?”

“Ha la febbre alta”

“Aspetta, John, vado a prendere una coperta”

Bobby si allontanò e Dean disse:

“Non stava male stamattina”

“No”

“Papà, per favore, dimmi che cosa è successo”

“Okay, mi arrendo, basta che la smetti di tempestarmi di domande. Ricordi quando stavamo parlando al telefono la seconda volta e io mi sono incazzato per il calcio?”

Dean annuì e aspettò il resto della storia.

“Beh, mentre stavo parlando con te, Sam ha perso completamente il controllo e... Vorrei che ci fosse un modo meno rude per dirlo, ma tuo fratello ha cercato di lanciarsi fuori dal pick up. Sono riuscito a trattenerlo per il cappuccio della felpa e dopo è andato tutto a puttane. Voleva tua madre e io non sapevo che cosa fare per calmarlo. Ha pianto tanto e da lì siamo passati ai conati di vomito, ma non è riuscito a buttare fuori nulla con lo stomaco vuoto. Quando la nausea si è calmata, era a pezzi e non riusciva a stare in piedi, così l’ho portato nel pick up e si è addormentato. Contento adesso?”.

John sospirò e fissò il suo primogenito, che era visibilmente scioccato dal racconto.

Ci mise un po' per elaborare quello che aveva sentito, poi mormorò:

“Non può averlo fatto”

“Vorrei anch’io che non fosse successo, ma ti ho detto la verità, non potrei mai scherzare su una cosa del genere”

“Papà, Sam poteva morire”

“Sì, Dean, e mi ha spaventato a morte. Ancora non mi rendo conto di come io sia riuscito a trattenerlo all'ultimo minuto, è successo tutto così velocemente”

“L’ho fatto incazzare stamattina, è colpa mia”

“Dean, non dire sciocchezze, è chiaro che non ce l'aveva con te. C’entra tua madre, c’entro io e la vita che facciamo. Tu sei un discorso a parte, Sam ti adora, sei la sua sicurezza”

“Non direi visto quello che ha fatto”

“Dean, smettila, questo non aiuta”

Un lamento dal pick up li zittì e John si sporse al suo interno per raggiungere il figlio.

“Va tutto bene, Sammy, tranquillo”

“Eccomi”

Bobby era tornato con una pesante coperta e la consegnò al suo amico cacciatore.

“Dean, vai dall’altro lato e dammi una mano”

“Okay, papà”

Dopo una manciata di secondi i quattro erano in marcia verso casa e non appena entrarono, li accolse il calore del camino acceso.

“Vuoi sistemarlo sul divano?”

“No, preferisco portarlo al piano di sopra”

“Mi casa es tu casa”

“Grazie, Bobby”

L’ex marine si avviò per le scale seguito da suo figlio maggiore e entrò nella stanza che normalmente era dei suoi ragazzi quando si fermavano da Bobby.  Si avvicinò al letto e mise delicatamente giù il suo secondogenito, poi prese a spogliarlo. Gli sfilò le scarpe e i calzini, poi si sporse per sbottonargli i jeans, ma le mani di Dean lo precedettero.

“Ci penso io”

“Okay, ma fai piano”

“Ci sei andato giù pesante?”

John annuì e tornò a fissare Sam.

“Sì, sono stato molto duro, ma lui non ha fatto un fiato, mi ha tenuto testa fino alla fine”

“Papà”

“Cazzo, ero così arrabbiato stamattina, mentre ora vorrei solo non aver mai preso la cintura”

“Fai del tuo meglio, Sam ed io sappiamo che per te non è stato facile crescerci senza la mamma”

L’uomo sorrise al figlio commosso dalla sua incrollabile dedizione nei suoi confronti, ma era certo che il suo minore non avrebbe sottoscritto le parole del fratello.

“Mettiamolo sotto le coperte”

Dean sfilò lentamente i jeans a suo fratello, poi prese dalle mani di suo padre i pantaloni del pigiama, che aveva recuperato da un borsone e glieli fece indossare.

“C’è del Tylenol?”

“Penso di sì, ma come pensi di farglielo mandare giù?”

“Proviamo a riportarlo tra noi! Sam, ehi, figliolo”

Il minore dei Winchester si lamentò e si mosse sul letto.

“Dai, Sammy, sveglia”

La mancata reazione di suo figlio agli scossoni fece salire il livello di allerta di John, che cominciò a chiamarlo con più insistenza non ottenendo ancora risposta. Lo tirò su e lo strinse a sé.

“Ragazzino, non farmi scherzi, apri gli occhi”

Le palpebre di Sam cominciarono a sollevarsi, ma lo sforzo sembrava titanico e dopo poco l’adolescente cedette crollando contro il padre.

“No, andiamo, devi mandare giù il Tylenol”

“Niente da fare, non ne vuole sapere”

“Lo vedo, ma non c’è motivo che sia così letargico, non per così tante ore”

L’uomo sdraiò il figlio e gli toccò di nuovo la fronte.

Si accigliò immediatamente dopo e alzò lo sguardo alla sua destra.

“Dean, dammi il termometro”

“Che c’è?”

“Credo che la temperatura sia salita”

Pochi secondi dopo la sentenza fu impietosa: 104.3.

“Maledizione, dobbiamo farla calare subito. Prendi degli asciugamani e bagnali con acqua tiepida”

Dean si allontanò velocemente mentre John sfilava la felpa al figlio e lo lasciava solo con una maglietta a mezze maniche. Sam prese a tremare e l’uomo si chinò su di lui per confortarlo:

“So che hai freddo, ma adesso ti facciamo scendere la febbre e ti sentirai meglio”

“Papà, tieni”

I due Winchester cominciarono a fare delle spugnature su polsi, caviglie e tempie al membro più giovane della loro famiglia, ma le loro cure non sembravano sortire effetto e quando Bobby, non vedendoli scendere dopo più di venti minuti, li raggiunse, notò che la tensione nella stanza era molto alta.

“Che diavolo succede?”

“Sta bruciando”

“Merda. Che vi serve?”

“Altre asciugamani e una bacinella”

“In arrivo”

Sam cominciò a lamentarsi e a borbottare nell’incoscienza e l’allarme interno di John cominciò a suonare più forte. Riprese il termometro e lo rimise nell’orecchio del figlio. Attese con ansia che suonasse e quando lo fece, sentì il cuore perdere un battito.

“Papà, quanto ha?”

“105.0

“Porca puttana”

“Bobby”

“Arrivo, John”

“Lascia perdere, non servono più”

Il padrone di casa si affacciò sulla soglia della stanza e chiese:

“Che vuoi dire?”

“105.0, Bobby, ci vuole qualcosa di più drastico”

“Ricevuto”

L’uomo si allontanò velocemente e Dean guardò con aria interrogativa il padre.

“Togligli i pantaloni”

“Glieli abbiamo appena messi”

“Non discutere, tira via quei maledetti pantaloni”

“Va bene”

John attese impaziente che il suo ordine fosse eseguito, poi al richiamo di Bobby tirò su il figlio e uscì dalla camera.

“Papà, vuoi portarlo praticamente nudo in ospedale?”

L’uomo non rispose alle proteste di Dean e al ragazzo non restò altro che seguirlo. Con sorpresa notò che suo padre non aveva preso le scale, ma era entrato nella stanza di Bobby. Si affrettò a raggiungerli e vide che i due erano in piedi davanti alla vasca.

“E’pronto”

“Okay, lo metto giù”

“Combatterà, John”

“Lo so, ma non abbiamo scelta”

L’ex-marine si chinò e fece scivolare il suo ragazzo nell’acqua senza interrompere il sostegno della testa con l’incavo del braccio sinistro.

Non appena la mente di Sam registrò il brusco cambiamento di temperatura, ordinò al corpo di reagire.

Il minore dei Winchester spalancò gli occhi ansimando e cercò di tirarsi fuori dalla scomoda situazione, ma incontrò la resistenza di suo padre e di Bobby.

“Fermo, Sammy, devi restare nell’acqua”

“No, papà,fammi uscire”

“Hai la febbre molto alta e dobbiamo farla scendere”

“Fa male, fa freddo”

“Sam, lo so, ma devi stare giù”

“No, fammi uscire dall’acqua! Ti prego, papà, c’è il sangue”

“Sammy, non c’è sangue, sta buono”

“Ti prego, sto annegando”

“John, sta delirando”

“Dean, mettigli un asciugamano bagnato dietro la nuca”

“Sta venendo a prendermi”

“Sam, nessuno sta venendo a prenderti. Siamo a casa di Bobby, sei al sicuro”

"No, fallo andare via, non farmi portare via"

"Sam, che stai dicendo, ci siamo solo noi qui"

“Dean, è la febbre”

"Un demone! Ti prego, papà, aiutami, non farlo avvicinare"

"Calmati, Sammy, non c'è nessuno"

"Aiutami, papà, sta arrivando"

"Sam"

“Tu mi odi e lascerai che mi prenda, tu non mi vuoi”

“Nessuno ti prenderà, stai tranquillo”

“Non è vero, tu vuoi che muoia perché non sono come Dean”

“Sammy, io ti voglio bene, voglio bene a tutti e due”

L’adolescente scosse la testa e cercò di liberarsi della presa del padre, ma l’uomo non lo mollò e lo obbligò a scendere ancor di più nell’acqua.

“No, no, ho freddo”

“Devi stare giù”

“No, papà. Farò il bravo, ti prego, non mi punire”

“Non ti sto punendo”

Sam cominciò a piangere e a dimenarsi riuscendo a liberare le gambe. Cercò di sollevarsi ancora, ma questa volta fu trattenuto dal fratello.

“No, resta dentro”

“Dean, aiutami”

“Ti stiamo aiutando, stiamo cercando di farti scendere la febbre”

“Mi odi anche tu”

“No, che dici?”

“Dee, non mi odiare, non mi abbandonare”

“Figliolo, nessuno ti odia”

“Sam, non ti lascerò mai, sei il mio fratellino”

“E’ colpa mia, mamma è morta”

“Sammy”

John si chinò e abbracciò il figlio, che si aggrappò a lui tentando ancora di uscire dalla vasca.

“La mamma non è morta per colpa tua”

“Papà”

“Sh, bambino mio, va tutto bene”

“Fammi uscire, ti prego”- mormorò tra i singhiozzi.

“Tra un po', Sammy, te lo giuro. Appena la febbre cala, ti tiro fuori”

Il pianto aumentò e a nulla valsero gli sforzi di John di confortare il figlio, che continuava a singhiozzare e a straparlare in preda al delirio. Per questo l’improvviso silenzio fece scattare il più anziano dei Winchester, che allontanò bruscamente da sé il suo ragazzo e lo vide rovesciare gli occhi all’indietro, mentre il suo corpo si irrigidiva.

“Sam”

“Papà, che succede?”

“Spostati, Dean, togliti di mezzo”

“Ma...”

“Bobby, aiutami”

I due tirarono fuori l’adolescente dall’acqua e lo stesero a terra girandolo su un fianco.

John riuscì ad infilare una mano sotto la testa del figlio giusto un secondo prima che la crisi arrivasse violenta.

Il corpo di Sam cominciò a scuotersi sul pavimento e Dean, in preda al panico, si lanciò verso di lui per bloccarlo, ma fu placcato da Bobby che gli urlò di non avvicinarsi.

“Lasciami, devo aiutarlo”

“Ci sta pensando tuo padre, sta facendo tutto il possibile”

Il maggiore dei Winchester riportò lo sguardo verso il pavimento e vide che suo padre non stava trattenendo il fratello, gli stava solo impedendo di battere la testa a terra.

“Bobby, stai contando?”

“E’ iniziata da dieci secondi”

“Che vuol dire? Perché stai contando?”

“Dean, piantala, non è il momento delle spiegazioni”

“Ma Bobby…”

Nel frattempo John si era chinato sul minore dei suoi figli e gli stava sussurrando all’orecchio:

“Non aver paura, Sammy, lascia andare e passerà presto”

Il ragazzo non diede prova di aver sentito qualcosa e continuò a soccombere alla crisi.

“Quanto?”-chiese di nuovo l’uomo dopo un po'.

“Un minuto”

“Non rallenta, Bobby”

“Dagli tempo, siamo ancora nei limiti”

“Papà”

“Dean, prendi le chiavi della macchina e una coperta: se non si riprende entro un minuto, andiamo in ospedale! Prepara una borsa con un pigiama e della biancheria nel caso lo ricoverino”

“Okay”

Il ragazzo si allontanò velocemente dal bagno e corse in camera da letto. Raccolse quello che gli aveva chiesto il padre e poco dopo era tutto pronto. Tornò dalla sua famiglia e vide che suo fratello era ancora a terra.

“Sta rallentando, finalmente la crisi sta finendo”

“Davvero, Bobby?”

“Sì, davvero”

Dean lasciò cadere il borsone sul pavimento e si avvicinò al padre, che teneva ancora suo figlio con la testa sollevata dal pavimento.

“Sta meglio?”

“Non lo sapremo fin quando non si ferma del tutto e non riprende conoscenza”

John tornò a fissare il figlio e con sollievo notò che gli spasmi erano terminati.

“E’ finita, bambino mio, va tutto bene-fece spostandogli i ciuffi di capelli fradici di sudore su un lato della fronte- Bobby, quanto è durata?”

“Quasi due minuti”

“Ora devi svegliarti, Sammy, apri gli occhi per me”

Bobby avvolse il giovane Winchester in un accappatoio, poi l’ex marine riprese a parlare a bassa voce al suo ragazzo.

“Perché non si sveglia?”

“Dagli tempo, Dean”

“Ma Bobby…”

“Figliolo, andiamo, non voglio portarti in ospedale”.

Dopo una manciata di minuti Sam cominciò a dare qualche cenno di ripresa e ad agitarsi. Si lamentò e lentamente aprì gli occhi.

“Tranquillo, va tutto bene”

“Papà”

“Ehi, eccoti”

“Papà”

“Sono qui, è passato”

“Che cosa è successo? Perché siamo a terra?”

“Non te lo ricordi?”

“Ho freddo”

“Hai la febbre”

“Perché siamo a terra e siamo bagnati?”

“Sam, non ricordi?”

“Dove siamo?”

“A casa di Bobby”

“Eravamo in macchina”

John prese come un buon segno il fatto che il figlio stesse diventando più vigile, ma era preoccupato per la mancanza parziale di memoria. Sapeva che dopo una crisi era normale che fosse un po' confuso e si impose di non spingere troppo.

“Sì, ma poi ti sei addormentato e quando siamo arrivati qui, ho scoperto che avevi la febbre”

“Dov’è Dean?”

“Sono qui”

Sam girò lo sguardo alla sua sinistra e riconobbe il fratello.

“Tu non sei bagnato”

“No, non sono bagnato”

“Ho sonno”

“No, non dormire, ti prego”

“Dean, lascialo in pace, è normale che si senta stanco”

“Perché sai tutte queste cose sulle convulsioni?”

“Non è il momento”

“Che mi è successo?”

“Sammy, non agitarti, adesso stai bene”

“Papà, che cos’è successo?”

“Ti sei sentito male per la febbre alta, ma è passato”

“Ho freddo”

“Tra poco ti porto a letto, va bene?”

“Okay”

Il ragazzo si lasciò andare tra le braccia del padre e non si oppose quando Dean iniziò a strofinargli il corpo. Chiuse gli occhi e cercò ancor di più il contatto con il petto di John.

“Riesci a restare sveglio ancora un po'?”

“No”

“Andiamo, solo il tempo di rivestirti”

“No, sono stanco, voglio dormire”

L’ex marine scosse la testa, ma non ribattè rendendosi conto che il figlio era davvero al limite e non gli si poteva più chiedere di essere presente a se stesso.

“Va bene, Sammy, dormi”

“Dad”

“Sono qui”

“Non mi lasciare, non essere arrabbiato con me”

“E’ stata solo una brutta giornata! Ne riparliamo con calma, vuoi?”

Dean fissò il padre e restò sorpreso del suo atteggiamento. Normalmente papà era un uomo tutto di un pezzo e non si lasciava andare a tenerezze, quindi doveva esserci per forza qualcosa che non andava. E poi perché era stato così deciso nel reagire alla crisi di suo fratello? Certo, aveva i rudimenti del pronto soccorso, ma gli era sembrato fin troppo ferrato sull’argomento. Forse Sam si era già sentito male in precedenza? E se era successo, come mai non lo sapeva?

“Dean, lo hai asciugato bene?”

“Sì”

“Lo porto a letto allora, lo vestiremo lì. Prendi una maglietta a mezze maniche, non voglio che indossi nulla di pesante”

“La febbre è calata?”

“Credo di sì, ma gliela misuriamo in camera”

Detto questo John fece leva sulle gambe e tornò in piedi con il suo ragazzo tra le braccia. La testa di Sam ciondolò all’indietro e Dean intervenne per frenarne il movimento. La appoggiò sul petto del padre, poi si fece da parte per farlo passare.

Dopo qualche minuto l’adolescente era steso sul letto e il padre gli infilò il termometro nell’orecchio provocandone un piagnucolio.

“Voglio dormire”

“Sì, solo un attimo. Sta fermo con la testa e sarà tutto più veloce”

“Qui non c’è il sangue, il demone se n’è andato”

“Sam, non c’era nessun…”

Uno sguardo severo del padre zittì Dean, che tornò ad ascoltare le farneticazioni del fratello.

“Devo alzarmi, è tardi per la scuola”

“Oggi niente scuola, ragazzino”

“Ma devo fare il test di matematica”

“Siamo a casa di Bobby, ricordi?”

“Sta suonando la campanella, devo andare al mio armadietto”

“Che cosa c’entra l’armadietto?”

“Ci sono i libri, devo prenderli”

“Non ti servono adesso”

“Dylan”

“Chi è Dylan, Sammy?”

“Lui sa la combinazione, Dylan può aprirlo”

“Lo chiederemo a Dylan allora”

“Ho sonno”

“Allora chiudi la bocca e dormi”

“Papà”

“ Che c’è, Sam?”

“Mi fanno male le gambe”

“Aspetta, adesso ci penso io”

John si spostò verso le cosce del figlio e iniziò a massaggiargliele.

“Meglio?”

“Sì”

Sam sospirò e si lasciò andare. Dean si avvicinò sul letto, poi cominciò ad accarezzargli i capelli.

“Come quando eravamo piccoli, Dean?”

“Sì e papà non c’era. Ti ricordi, Sammy? Ci mettevano nello stesso letto a guardare i cartoni e tu non volevi mai andare a dormire. Dicevi che dovevi aspettarlo, ma poi non riuscivi a resistere”

“Tu mi facevi addormentare”

“Crollavi non appena cominciavo a toccarti i capelli”

L’adolescente non rispose e il padre notò che il suo ragazzo stava cedendo. Sorrise e fece cenno a suo figlio maggiore di tacere. In breve il silenzio calò nella stanza e Bobby lasciò soli i Winchester.

Dopo qualche minuto Dean si alzò e John rimboccò le coperte a Sam.

“Finalmente”

“Papà, voglio sapere la verità, voglio sapere che cosa è successo a mio fratello”

“Andiamo giù e risponderò alle tue domande”.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
I due Winchester e Bobby si ritrovarono in cucina non appena Sam cadde in un profondo sonno e Dean avrebbe voluto immediatamente buttare fuori tutte le domande che gli affollavano la testa, ma riuscì a tenere a freno la lingua fin quando non vide il padre finire il panino che il suo amico gli aveva fatto trovare.
“Grazie, mi ci voleva proprio”- disse John mandando giù un altro sorso di birra.
“Non dirlo nemmeno, sai che mi fa sempre piacere avervi tra i piedi”
L’ex marine sorrise al suo amico, poi girò gli occhi sul figlio.
“Okay, che cosa vuoi sapere?”
“Sam ha qualche malattia?”
“Per le convulsioni? No, ma può capitare in soggetti che sono nati prematuri come tuo fratello, soprattutto quando hanno attacchi di febbre violenti”
“Sammy è nato prematuro?”
“Sì, è nato di otto mesi”
“Non me l’avevi mai detto”
“Non è capitato”
“Ha deciso di venir fuori all’improvviso?”
“Non proprio all'improvviso, erano giorni che tua madre diceva che c’era qualcosa che non andava, mi ripeteva che lo sentiva poco ed era preoccupata. Un giorno mi ha chiamato al lavoro e mi ha detto che, se non fossi tornato immediatamente a casa e l’avessi portata in ospedale, ci sarebbe andata da sola!”
“Mamma era tosta”
“Sì, soprattutto quando si trattava di voi due”
“E quando andaste in ospedale aveva ragione lei?”
“Aveva ragione e se non avesse insistito tanto, probabilmente Sammy avrebbe rischiato la vita e tua madre con lui”
“Ho avuto paura, papà, non l’ho mai visto così”
“So che può sembrare spaventoso, ma la maggior parte delle volte le convulsioni arrivano e passano senza fare grandi danni”
“Gli è successo spesso?”
“No, per fortuna no, ma oggi è stata una giornata di merda e forse lo stress ha amplificato la crisi”
“Deve prendere dei medicinali?”
“No”
“Lo hai fatto visitare?”
“Certo che l’ho fatto”
“Quando?”
“Gennaio 1985, ospedale di Blue Earth”
“Eravamo dal pastore Jim? Non me lo ricordo”
“Avevi solo 6 anni, Dean, e tuo fratello quasi 2. Un attimo prima stavate guardando i cartoni e un attimo dopo sei venuto a dirmi che Sam era sul pavimento e si muoveva in modo buffo”
(Flashback)
“Papà, vieni a prendere Sammy”
John sospirò e chiuse gli occhi. Aveva raggiunto già tre volte i figli nell’ultima ora e le piccole pesti non sembravano nemmeno lontanamente intenzionati ad andare a dormire. Amava con tutto il cuore i suoi figli, ma, da quando Sammy si era messo dritto sulle gambe, era stato un continuo corrergli dietro per impedirgli scalate pericolose o l’assaggio di qualsiasi cosa riuscisse a raggiungere.
“Che cosa c’è, Dean?”
“Sammy è in piedi davanti alla tv e non mi fa vedere niente”
“Spostalo, ma non farlo cadere”
L’uomo sentì le proteste del suo bambino più piccolo e immaginò che suo figlio maggiore fosse passato all’attacco.
“Dee, no”
“Ti devi togliere, voglio vedere la tv”
I gridolini si trasformarono in urla sempre più alte e a quel punto John fu costretto ad alzarsi. Entrò nel soggiorno e vide Dean che strattonava il fratello per il pannolino. Si avvicinò e tirò su Sammy, che nel frattempo era scoppiato in lacrime.
Il bambino si nascose tra le braccia del padre e cercò con la mano le sue medagliette da marine. L’uomo non sapeva perchè, ma il suo secondogenito amava giocarci quando aveva sonno, non si sentiva bene, o semplicemente quando voleva consolarsi.
“Non gli ho fatto male, è un piagnone”
“Lo so che non gli hai fatto male, ma Sammy è piccolo e piangere è il suo modo per dimostrare che c’è qualcosa che non va”
“Daddy”
“Sh, non è niente”
“Dee, cattivo”
“Dean non è cattivo”
“Cattivo”
“Sammy, vuoi venire con me di là? Papà ti da un po' di latte”
Il bambino annuì e continuò a stringere le piastrine tirando su con il naso.
John strizzò l’occhio a suo figlio maggiore e lasciò la stanza. Tornò in cucina e aprì il frigo. Prese la bottiglina di Sam e dopo qualche minuto suo figlio succhiava soddisfatto con gli occhi chiusi.
“Vuoi fare un pisolino, little boy?”
Il bimbo sbadigliò senza mollare la presa e il cacciatore si disse sorridendo che stava vincendo. Probabilmente entro qualche minuto Sammy si sarebbe addormentato e la pace sarebbe tornata nel piccolo appartamento attaccato alla chiesa che il pastore Jim dava ai Winchester ogni volta che capitavano in città. Si alzò e cominciò a cullare il bambino andando avanti e indietro.
“Daddy”
“Sh, fai la nanna”
“Giù”
“No, adesso dormi un po'”
“Dee”
“Dean sta guardando la tv”
“Giù”
John tentò di trattenere il figlio, ma il suo piccolino continuava a tentare di sgusciare via, così si arrese e lo mise a terra. Sam non perse tempo e in breve tornò davanti alla tv, ma questa volta si sedette accanto al fratello ficcandosi un dito in bocca.
“Dee”
“Ehi”
“Cane”
“Si chiama Scooby”
“…by”
“Scooby, Sam”
“…by”
“Okay, come vuoi. Hai visto? Sta mangiando gli spaghetti”
“Pappa”
“Sì, sta facendo la pappa”
John ringraziò il cielo che i due fossero tornati tranquilli e riportò gli occhi sulle sue carte. Stava leggendo della sparizione di un’adolescente in una città dell’Arizona e dalla descrizione fatta dal cronista si intuiva che la polizia brancolava nel buio. Amy Thompson era una ragazza tranquilla, figlia unica di un imprenditore e studentessa modello del liceo locale, insomma una con la testa sulle spalle.
L’uomo si disse che forse la sua scomparsa era solo una bravata e stava già ripiegando il giornale quando vide Dean entrare in cucina.
“Sammy, è stupido”
“Che è successo ancora?”
“Ha visto Scooby tremare in tv perché aveva paura di entrare in una casa stregata e ha cominciato a fare come lui”
“E dai, sta solo giocando”
“Non mi piace come gioca, soprattutto se sbava sui miei pantaloni”
John schizzò dalla sedia e chiese allarmato:
“Che cosa hai detto?”
“Sam fa le bolle con la bocca”
Fu un attimo e l’uomo capì che qualcosa non andava.
“Dean, resta qui, non ti muovere”
“Che succede, papà?”
“Non venire di là, hai sentito?”
“Okay”
John si allontanò di corsa e non appena entrò nel soggiorno, i suoi timori furono confermati dalla vista di suo figlio in preda ad una crisi convulsiva.
“Sammy”
Si precipitò verso il suo ragazzo e frenò la corsa della sua testa verso il pavimento. Si ricordò che gli avevano spiegato in ospedale circa un anno prima che cos’era giusto fare in occasioni simili e reagì immediatamente. Mise il suo bambino in posizione di recupero allontanandolo da qualsiasi oggetto che potesse ferirlo, poi chiamò:
“Dean, sei ancora lì?”
“Sì, sto mangiando dei Lucky Charms”
“Okay. Conta ad alta voce per me”
“Perché?”
“Fallo, per favore”
“Okay”
Il maggiore dei Winchester iniziò a contare e quando arrivò a sessanta, chiese se poteva fermarsi.
John avrebbe voluto rispondergli di sì, ma Sam continuava a scuotersi sul pavimento e gli chiese di continuare.
“Fino a quando?”
“Fin quando non ti dico stop”
“Okay”
Il bambino riprese a contare e dopo circa venti secondi il padre lo interruppe:
“Va bene, Dean, grazie”
“Posso mangiare ora?”
“Prima devi fare un’altra cosa”
“Cosa?”
“Sul tavolo c’è il mio cellulare”
“Visto”
“Prendilo e chiama il pastore Jim. Ti ho fatto vedere come si fa, ti ricordi?”
“Sì, mi ricordo. Che cosa devo dirgli?”
“Chiedigli di venire”
“Solo questo?”
“Digli che papà ha bisogno di vederlo subito”
“Okay”
John tornò a guardare il suo bambino sul pavimento e lo accarezzò:
“Sammy, svegliati”
Il piccolo non si mosse e l’ex marine valutò seriamente di portarlo in ospedale senza aspettare il pastore Jim.
“Dad, ha detto che sta arrivando”
“Okay, Dean, sei un bravo ragazzo”
“Posso andare in camera tua a giocare con i soldatini? Non voglio che Sam li prenda e se li metta in bocca, ne ha già masticati due”
“Certo che puoi andare”
Qualche minuto dopo il pastore Jim entrò nell’appartamento e trovò il suo amico con il suo bambino tra le braccia.
“John, che cosa è successo?”
“Ha avuto le convulsioni”
“Sta bene?”
“Non si è ancora ripreso. Ti ho chiesto di venire per restare con Dean nel caso dovessi portarlo in ospedale”
“Da quanto si è fermata la crisi?”
“Tre minuti adesso. Sammy, apri gli occhi, ti prego”
Un piagnucolio fece sussultare John e pochi istanti dopo incrociò lo sguardo confuso di suo figlio.
“Sammy, sono papà, mi senti?”
Il lamento si trasformò in pianto e l’uomo si sedette sul divano tenendo stretto al petto il suo bambino.
“Sh, sh, va tutto bene”
Padre Jim si avvicinò per valutare con i suoi occhi la situazione, poi disse:
“Vado di là a trattenere Dean, è meglio che Sammy non abbia troppa gente intorno”
John annuì e tornò a guardare suo figlio, che stava di nuovo stringendo le piastrine.
“Ti piacciono proprio, eh?”
(fine flashback)
Dean guardò suo padre e gli chiese:
“Non ricordo nulla”
“Jim ti ha portato a casa sua quella sera e io sono rimasto con Sammy. Credo che sia stata la notte più lunga della mia vita, non ho chiuso occhio”
“Non lo hai portato in ospedale?”
“Sì, ci siamo stati il giorno dopo. Un amico del pastore Jim, il dottor Taylor, mi ha rassicurato quella sera dicendomi che le convulsioni non sono così rare nei bambini, ma mi consigliò comunque di farlo controllare. Gli ho fatto fare un day hospital e lo hanno rivoltato come un calzino. Sammy era molto irrequieto per i prelievi e tutto il resto, e ti ha cercato continuamente. Temevo che avrebbero trovato qualcosa di brutto, ma poi la pediatra mi ha detto che le analisi erano buone e mi ha permesso di portarlo via con la raccomandazione di tornare subito in ospedale se avesse accusato qualche disturbo”
“Perché non siamo andati ora in ospedale? Non deve vederlo un medico?”
 “Quando le crisi non durano a lungo e chi ne soffre si riprende abbastanza in fretta, non c’è bisogno”
“Per questo Bobby contava”
“Sì”
“Era confuso”
“Può succedere, ma questo non significa che abbia qualche danno cerebrale o roba del genere”
“Gli facevano male le gambe”
“Sì e potrebbe avere mal di testa quando si sveglia”
“Ma poi sarà di nuovo Sam, vero? Non avrà qualche tipo di ritardo o…”
“No, sta tranquillo, sarà tuo fratello al 100%”
“Okay. Posso salire da lui? Non mi va che stia da solo”
“Dormirà a lungo”
“Ma posso comunque stare lì con lui…Non farò rumore, lo lascerò riposare”
“Dean”
“Lascialo andare, John”
“Va bene. Dean, se succede qualcosa, qualsiasi cosa, mi chiami immediatamente”
“Lo farò”
“E se si sveglia, non lo toccare, in genere gli ci vuole un po' per riprendere contatto con la realtà e può reagire male”
“Sì, signore. Posso andare ora?”
“Vai”
Il maggiore dei Winchester si allontanò velocemente e salì al piano superiore.
“Non potevi trattenerlo qui nemmeno legandolo, quei due respirano la stessa aria”
“Sì, sono molto uniti, ma, quando litigano, sono tremendi”
“Dean mi ha raccontato che stamattina hai avuto un brutto scontro con Sam”
“Molto brutto, ultimamente non facciamo altro che litigare”
“E lo hai punito”
“Bobby, non sono il genere di padre che alza gratuitamente le mani sui propri figli, ma Sammy non sa quando è il momento di fermarsi e non fa altro che sfidarmi. Mette in discussione tutto quello che dico e questo non è tollerabile, soprattutto nel nostro lavoro. Devo essere sicuro che, quando gli ordino di fare qualcosa, lui la farà seguendo le istruzioni alla lettera. Sai com’è quando siamo a caccia, non si può improvvisare”
“Disse il più cocciuto e egocentrico dei cacciatori”
“Bobby, non scherzare, lo sai che ho ragione. Sam deve capire che non può fare di testa sua perché questo può costare caro a chi è sul campo con lui”
“Su questo posso essere d’accordo, ma andare a giocare una partita di pallone non mi sembra un atto di ribellione così grave”
“Lo è se sa benissimo che non voglio che si metta in mostra”
“Magari potresti essere un po' orgoglioso di avere un figlio che è bravo nello sport ed è praticamente un genio a scuola”
“Deve essere bravo nella caccia, quello che impara a scuola non gli salverà la vita”
“Veramente? Mi sembra di ricordare che proprio le cose inutili che impara a scuola ti sono tornate utili più di una volta, per non parlare del fatto che conosce il latino meglio di te e Dean messi insieme”
“Okay, d’accordo, non è tutto inutile, ma questo non cambia il fatto che è troppo indisciplinato”
“Per me il problema vero è che lui ti assomiglia più di quanto tu voglia ammettere”
“Non ho mai discusso un ordine di un mio superiore”
“Sam non è un marine, è tuo figlio”
“Lo so benissimo, ma deve fare quello che gli dico”
“John, Sam non è più un bambino e non si andrà a nascondere perché ha paura che papà lo sculaccerà”
“Proprio perché non è più un bambino mi aspetterei più disciplina e senso di responsabilità”
“Sam è responsabile, molto più di qualsiasi altro adolescente io abbia conosciuto ed è uno tosto”
“Lo piego io, non ti preoccupare”
“Non voglio darti lezioni, John, ma non penso che la forza funzionerà, con Sam devi parlare e spiegargli le cose”
L’ex marine scosse la testa e mandò giù un altro sorso di birra.
“La verità è che ho lasciato a Dean il comando per troppo tempo e lui ama talmente tanto suo fratello da concedergli più di quello che dovrebbe. Non lo sto criticando perchè senza di lui non ce l'avrei mai fatta, ma lo ha coccolato più del necessario”
“John, Sam è un bravo ragazzo e che io abbia memoria, non ha mai fatto un capriccio in vita sua”
“Non ho detto che non è un bravo ragazzo, ma tira troppi calci per i miei gusti e deve essere rimesso in riga”
“Può essere, ma ti dico per esperienza personale che un genitore troppo severo non ottiene che la ribellione dai propri figli. Mio padre era un bastardo e mi ha fatto conoscere spesso il peso della sua cinghia perchè cercavo di impedirgli di fare del male a mia madre. E mi ha piegato? Assolutamente no e non appena ne ho avuto la possibilità, me ne sono andato senza mai voltarmi indietro. Non ho nemmeno saputo quando è morto perchè ho fatto terra bruciata intorno a me e non ho mai rimpianto la mia scelta di mandarlo a farsi fottere. Tu ami Sam e so che non vuoi che succeda qualcosa del genere, quindi va bene la guida forte, ma non esagerare perchè sono sicuro che il ragazzo non si farà strangolare dal guinzaglio”.
John sospirò, poi voltò lo sguardo verso la finestra e fissò le nuvole che si stavano addensando all’orizzonte.
“E’ previsto un brutto temporale stanotte, siete arrivati appena in tempo”- disse Bobby, poi prese il piatto ormai vuoto del suo amico e andò a riporlo nel lavandino.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***



 
Sam dormiva da circa un’ora quando il più anziano dei Winchester fece capolino sulla porta della stanza, che i ragazzi dividevano da sempre quando si fermavano da Bobby.
Dean si voltò e fece cenno al padre di non fare rumore.
John si avvicinò al letto e fissò il suo ragazzo per qualche secondo, poi si chinò su di lui per misurargli di nuovo la temperatura.
“Come va?”-bisbigliò Dean
“Meglio, ma ancora non è sfebbrato”
Passò una mano fra i capelli disordinati del figlio e sorrise:
“Pensi che lo convincerò mai a tagliarli?”
“Difficile”
“Dean, stai bene? Ti ho visto molto turbato quando ti ho raccontato quello che è successo sulla statale”
“Credo di sì, papà, ma voglio parlarne con lui”
“Mettiti in fila, il primo chiarimento sarà con me”
“Papà?”
“Che c’è?”
“Per chiarimento intendi dire che lo punirai per la stronzata che ha fatto?”
“Intendo dire che dobbiamo mettere le carte in tavola su un po' di cose, deve capire che la sua vita è con noi e non deve nemmeno pensare di poter prendere il volo”
“Non capisco”
“Sai perché sono voluto andare via così in fretta da Dripping Springs?”
“Un nuovo caso con Bobby?”
“No, non sapeva che saremmo arrivati fino a ieri sera tardi quando l’ho chiamato”
“Se non è per un caso, allora perché siamo qui? Non che mi dispiaccia, Bobby è un mago con il chili, ma è chiaro che c’è qualcosa che mi sfugge”
“Hai ragione, conosci solo una parte della storia. Quando ieri sono andato a prendere Sam a scuola, sono arrivato prima della fine delle lezioni e sono sceso dalla macchina per avere una visuale migliore dell’ingresso dell’edificio. Mentre mi guardavo intorno, sono stato avvicinato da un uomo e ho scoperto che tuo fratello ci sta nascondendo molte cose”
“Di che stai parlando?”
(Inizio flashback)
“Mi scusi, signore, posso aiutarla?”
“No, sto solo aspettando che mio figlio esca da scuola”
“E come si chiama suo figlio?”
“Perché dovrei dirle come si chiama? Non so nemmeno con chi sto parlando”
“Mi chiamo Jeremy Rhodes e insegno qui. E lei è?”
“John Winchester”
“Winchester? E’ il padre di Sam?”
“Perché conosce mio figlio? E’ un suo studente?”
“Sfortunatamente no, ma Sam è un ragazzo così brillante che spesso in sala professori la conversazione è caduta su di lui. I suoi insegnanti ne parlavano in modo così entusiasta che ho voluto conoscerlo e devo ammettere che ha un potenziale enorme. Deve essere molto orgoglioso di lui, signor Winchester”
“Sono orgoglioso di entrambi i miei figli”
“Anche il fratello di Sam studia da noi?”
“No, Dean, lavora con me”
“Ah, capisco. Beh, è chiaro che ogni ragazzo deve scegliere la propria strada e direi che Sam, nonostante debba fare ancora un anno, ha le idee molto chiare sul suo futuro”
“Di che sta parlando?”
“Non glielo ha detto? Ci siamo incontrati spesso nelle ultime settimane e gli ho passato anche del materiale da consultare nel tempo libero”
“Continuo a non capire”
“Beh, oltre ad insegnare, ricopro il ruolo di consulente e con la media che ha, suo figlio può puntare molto in alto”
John si era irrigidito e sentendo il suono della campanella, aveva girato lo sguardo verso la scuola desiderando di individuare subito Sam, di caricarlo in macchina e allontanarsi da Jeremy Rhodes e dal suo materiale del cazzo.
Aveva individuato il suo ragazzo in mezzo a un gruppetto di coetanei qualche minuto dopo e si era meravigliato di quanto gli sembrasse sempre più grande ogni volta che tornava da una caccia. Lo aveva visto sorridere e chiacchierare animatamente con i suoi compagni di scuola, poi, come se avesse percepito la sua presenza, l’adolescente si era voltato nella sua direzione e i loro sguardi si erano incrociati.
Come un bravo soldato pronto a fare rapporto, Sam aveva salutato i suoi amici e si era avviato verso l’Impala. Era rilassato e sembrava davvero felice.
John si era chiesto se la sua allegria fosse dovuta a un compito andato bene, o a qualcosa di buffo successo in aula, poi aveva voluto pensare che la luce negli occhi di suo figlio fosse causata anche dalla sua presenza.
L’incantesimo era durato poco perché ad un certo punto Sam aveva visto accanto a suo padre il signor Rhodes e la sua espressione era cambiata. La sua andatura era rallentata e il sorriso gli aveva abbandonato il viso. In quello stesso istante John aveva capito che il suo ragazzo sapeva di essere stato scoperto e lo aveva invitato ad avvicinarsi con un veloce cenno della mano.
L’adolescente aveva ubbidito incollando lo sguardo all’asfalto e si era sistemato di fianco al genitore.
“Ah, ciao, Sam”
“Buongiorno, signor Rhodes”
“Stavo giusto parlando con tuo padre dei tuoi progetti per il futuro”
L’adolescente era sbiancato e si era morso nervosamente il labbro inferiore. Suo padre gli aveva cinto le spalle con un braccio e a occhi estranei quel gesto poteva sembrare affettuoso, ma Sam sapeva che nel codice non verbale dei Winchester significava “devi spiegarmi un sacco di cose, ragazzino, e non voglio stronzate”-
Il signor Rhodes nel frattempo aveva continuato il suo monologo e quando aveva parlato esplicitamente di borse di studio e di college, John era arrivato sul punto di esplodere, ma con garbo aveva solo fatto presente all’uomo che dovevano proprio andare.
“Oh, certo, mi scusi, ma credo che Sam possa sul serio candidarsi per Stanford! Abbiamo parlato di tanti college, ma credo che suo figlio punti dritto a Palo Alto e qui alla Lincoln siamo disponibili a scrivere lettere di raccomandazione per questo giovanotto anche oggi”
“Vi ringrazio per la stima che avete di mio figlio”
“Tutta meritata, mi creda. E’ un ottimo studente e poi so che è stato anche selezionato per andare dopodomani ad Austin con la squadra di calcio. Congratulazioni, Sam, hai fatto centro anche con il coach Maverich. Lo lascerà andare, vero, signor Winchester?”
John aveva dato una stretta alla spalla del figlio e aveva sorriso educatamente.
“Ne parleremo a casa”
Sam avrebbe voluto scomparire in quel momento perché il tono pacato di suo padre non lo aveva ingannato, sapeva per certo che Austin era fuori discussione vista la bomba sganciata dal signor Rhodes, ma restò fermo.
 “Vi sto trattenendo più del dovuto, signor Winchester, ma, mi creda, sarebbe un orgoglio anche per la nostra scuola se Sam andasse in un college di prestigio”
John aveva sorriso ancora, poi i due Winchester avevano salutato il consulente ed erano saliti in macchina. Non appena l’Impala aveva lasciato il cortile della scuola, la furia dell’ex marine era venuta fuori e l’uomo aveva urlato la sua frustrazione.
“Il college? Che cos’è questa stronzata di Stanford, Samuel? Ti avevo detto di volare basso, di non attirare l’attenzione e invece vengo a prenderti a scuola e scopro che tra poco i tuoi insegnanti si metteranno in fila per un autografo? Scordatelo, Sam, mi hai sentito, levatelo dalla testa! Non andrai da nessuna parte, non lascerai me e tuo fratello per la scuola, non succederà mai!
Tu sei un cacciatore, non hai tempo per queste stronzate da teenager! E non osare nemmeno parlarmi di Austin, sei in punizione per le prossime tre settimane, sono stato chiaro?”
Il giovane Winchester non aveva nemmeno provato a protestare, contraddire suo padre in quel momento non aveva senso e aveva annuito sconfitto quando il genitore gli aveva ordinato di non dire una sola parola sul college a Dean.
Arrivati a destinazione, Sam aveva attraversato velocemente il soggiorno di casa urlando che odiava John e la sua crociata e si era rifugiato in camera sua sbattendo la porta.
Dean aveva scosso la testa e incrociando lo sguardo del padre, aveva avuto la certezza che il suo fratellino era riuscito a farlo infuriare di nuovo.
(Fine flashback)
Dean incassò il secondo colpo della giornata e fissò smarrito il padre.
“Sam vuole andarsene?”
“Non succederà, figliolo, non lascerà questa famiglia”
“Gli ho sentito dire tante volte che odia la caccia, ma pensavo che fossero solo sfoghi del momento, non credevo che stesse davvero pianificando una vita lontano da noi”
“Ti stai preoccupando inutilmente”
“Ma lui che cosa ha fatto mentre tu parlavi con quel tizio?”
“Se avesse potuto scomparire, lo avrebbe fatto volentieri, ma è rimasto fermo accanto a me senza dire una parola”
“Papà, tu sei sicuro che Sammy non se ne andrà in California? Studia sempre così tanto e se quei professori poi lo raccomanderanno…”
“Non una parola in più su questo argomento, ho detto che non si muove e non lo farà”
John tornò a guardare il figlio minore e si scusò mentalmente con lui.
“Mi dispiace, Sammy, so che vorresti una vita normale, ma non posso dartela, non fin quando quel bastardo non striscerà di nuovo all’inferno!”
“Papà, stai bene?”
“E’ stata una lunga giornata, sono solo un po' stanco”
“Vai a dormire, penso io a Sammy”
“Non è necessario che passi la notte in bianco accanto a tuo fratello”
“Non è un problema, l’ho già fatto”
“Sì, lo so, ma voglio che tu vada a riposare nella mia stanza”
“E tu?”
“Mi stenderò sul tuo letto”
“Papà”
“Non discutere con me, ragazzo”
“Sì, signore”
Dean si alzò e dopo aver dato un’altra occhiata a Sammy, lasciò la stanza.
John si passò una mano sul viso e, contrariamente a quanto aveva detto al figlio maggiore, non tentò nemmeno di riposare, troppi pensieri lo agitavano.
Aveva sempre pensato che i suoi figli sarebbero stati sempre con lui e invece adesso aveva la netta sensazione di star perdendo il controllo sul suo secondogenito: Sam voleva lasciare la sua famiglia e andare al college, nessuna possibilità di fraintendimento.
D'altronde, mentre il signor Rhodes parlava, il suo ragazzo non aveva nemmeno tentato di fermarlo, era stato come se dopotutto fosse felice qualcuno stesse facendo sapere a suo padre che la musica stava per cambiare e questo terrorizzava profondamente John.
Come lo avrebbe protetto se Sammy se ne fosse andato in California? E se il bastardo lo avesse trovato? E se gli avesse fatto del male? Lui non ci sarebbe stato e non ci sarebbe stato neanche Dean e il pensiero che quell’essere rimettesse le mani sul suo bambino gli fece venire voglia di vomitare.
Inspirò profondamente per riprendere il controllo e dopo qualche tentativo a vuoto, tornò lucido e il sergente dei marines mise di nuovo in panchina il papà.
“Non ti permetterò di andare via, Sammy”
Il giorno dopo John fece capolino in cucina con una faccia che raccontava la notte insonne e si trascinò verso il fornello per prendere una tazza di caffè.
Si sedette poi al tavolo e cominciò a sorseggiare lentamente.
Dean lo raggiunse poco dopo e pur notando l’aspetto del padre, non fece commenti.
“Buongiorno, papà”
“Ciao”
“Sammy?”
“Sta bene”
“La febbre è andata?”
“Sì e ha dormito tranquillo”
“Pensi che lo farà ancora a lungo?”
“Difficile fare ipotesi, la crisi è stata violenta”
“Papà, ma perché ora? Voglio dire, è passato tanto tempo da Blue Heart”
“In realtà Sammy ha avuto qualche crisi sia prima che dopo Blue Heart, ma per fortuna eri sempre da qualche altra parte”
“Che vuoi dire?”
“Ha avuto le prime convulsioni poche ore dopo la nascita. Mamma lo teneva in braccio e io ero seduto accanto a lei. Sembrava tutto tranquillo, era solo un po' provato dal parto, ma ci avevano assicurato che avrebbe recuperato in fretta. Ricordo che stavamo discutendo del fatto che l’arrivo di Sammy non sembrava averti sconvolto più di tanto, poi in un attimo il nostro mondo è andato sottosopra. L’ho preso da tua madre e sono corso in corridoio alla ricerca di aiuto.
Un dottore si è precipitato verso di me ed è scomparso dietro una porta con tuo fratello. E’ venuto nella stanza di tua madre una ventina di minuti dopo e quando l’ho visto entrare senza Sammy, mi è caduto il mondo addosso. Mary ha cominciato ad urlare e io non riuscivo a fare nulla tranne che fissare il dottor Reed.
Ci ha messo un po' per farci capire che era vivo e che era in osservazione perché aveva avuto le convulsioni. Ci ha detto che era stabile e inizialmente non voleva portarci da lui, poi ci hanno concesso di raggiungerlo per qualche minuto. Quando l’ho visto nell’incubatrice, mentre un monitor registrava il suo battito cardiaco e il suo elettroencefalogramma, mi sono sentito così impotente.
Lo hanno tenuto in ospedale per quasi un mese e non è stato facile spiegarti perché la mamma non aveva più un bambino nella pancia e soprattutto perché il fratellino non era venuto a casa. Quando lo hanno dimesso, tua madre ed io abbiamo dormito a turno per settimane, eravamo terrorizzati dall’idea che potesse sentirsi male e noi non ce ne saremmo accorti”.
“Così piccolo?”
“Sì, e da lì in poi mi ricordo ogni crisi, ogni singolo particolare”
“Quando ha avuto l’ultima?”
“Due anni fa, a Tulsa”
“E anche allora non me ne sono accorto? Come è possibile?”
“Non c’eri”
“E dov’ero?”
“Ti eri preso una serata libera! Sam aveva l’influenza e eri rimasto chiuso in motel con lui per giorni, per cui quando mi hai detto che c’era una certa Amanda nel tuo mirino, ti ho lasciato andare”
“Amanda… Come potrei dimenticarla? E’stata la prima con cui ho battezzato l’Impala”
“Giovanotto, non voglio sapere che cosa succede sui sedili della mia auto”
“La tua ex auto, dad, l’Impala ora è mia”
“Ti ho dato un’auto, non una camera ad ore”
John si sentì un po' ipocrita a fare la paternale a suo figlio sul sesso in macchina visto che anche lui e Mary si erano trasferiti spesso sul sedile posteriore e si erano dati da fare da fidanzati, ma continuò:
“Fammi capire bene, Dean, hai fatto sesso con Amanda due anni fa?”
“Sì”
“Ehi, ragazzino, 16 anni e già facevi sesso?”
“Beh, ho fatto sesso a 16 anni nell’Impala, ma non è stata la mia prima volta”
“Dean Winchester”
“Che ci posso fare se le ragazze mi trovano irresistibile?”
“Dean, dov’era tuo fratello mentre ti davi alla pazza gioia? Non hai portato ai motel le tue conquiste, vero?”- chiese John inorridito.
“Non quando c’era lui, ma non so se sia stata la scelta giusta. Sammy è piuttosto timido con le ragazze, magari avrebbe potuto imparare qualcosa”
“Dean”
“E dai, papà, lo hai visto anche tu che è diventato bordeaux quando quella biondina lo ha corteggiato apertamente mentre pranzavamo fuori qualche giorno fa”
“D’accordo è timido, ma non è questo il punto. Sam deve crescere secondo i suoi ritmi e non ha bisogno che tu lo spinga a…”
“…studiare dal vivo l’anatomia femminile?”
“Dean, piantala, e dimmi la verità! Non è mai successo, Sam non ha mai assistito ai tuoi incontri?!”
“Tranquillo, la sua testolina santa non è mai stata turbata e allo stesso tempo ho mantenuto alto l’onore dei Winchester”
John tentò di restare serio davanti alla faccia tosta del figlio maggiore, ma poi scoppiò in una sincera risata e gli diede uno scappellotto.
“L’onore dei Winchester, ma sentilo”
“Beh, visto che baby boy è ancora in panchina, devo darmi da fare per due, non trovi?”
L’ex marine sorrise ancora, poi tornò serio e chiese:
“Ragazzino, so come ci si sente alla tua età, ma ti ricordi quello che ti ho detto? Non possiamo permetterci complicazioni”
“Sei preoccupato per la mia salute o di diventare nonno?”
“Dean”
“Tranquillo, lì sotto è sempre tutto coperto”
“Figliolo, non è uno scherzo”
“Davvero, papà, non devi preoccuparti. Mi diverto tutte le volte che posso, ma non ho intenzione di farmi incastrare”
“Un giorno troverai qualcuna che ti farà cambiare idea”
“A te è successo?”
“Quando sono tornato dal Vietnam, ero abbastanza fuori controllo, poi tua madre è entrata nella mia vita e da lì le cose sono cambiate. Quando mi ha detto che ti aspettava, sono impazzito di gioia”
“Certo che dovevi impazzire di gioia, era in arrivo un figlio favoloso”
“Sei davvero un bravo figlio, Dean, e io ti devo tanto”
“Papà”
“So che non te lo dico mai, ma sono fiero di essere tuo padre e ti sono riconoscente per Sam”
“Non è un gran problema, è un bravo ragazzo”
“So che lo è, ma a volte faccio davvero fatica a contenerlo e questo non va bene”
“Papà, mi rispondi se ti faccio una domanda?”
“Dipende dalla domanda”
Proprio in quel momento Sam si mosse e i suoi occhi lentamente si aprirono.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


 
Non appena il più piccolo dei Winchester tornò cosciente, Dean gli sorrise dandogli il buongiorno, ma lui non rispose.
“Ehi, squirt, non si saluta?”
“Dean, aspetta. Ti ricordi che cosa ti ho detto prima? Dagli un attimo di tempo per riordinare le idee”
Sam richiuse gli occhi dopo aver pigramente osservato quello che lo circondava, ma suo padre gli afferrò il mento con una mano e lo costrinse a guardarlo.
“Ragazzino, anteriore e centrale! Come ti senti?”
“Voglio dormire”
“Non è quello che ti ho chiesto”
“Per favore, sono stanco”
“Hai dormito abbastanza, è ora di alzarsi”
“No, lasciami stare”
“Sammy, dove siamo?”
“Non lo so”
“Risposta sbagliata! Concentrati e dimmi dove siamo”
Il più giovane dei Winchester si guardò di nuovo intorno e poi mormorò:
“Bobby”
“Adesso va meglio. Come ti senti?”
“Uno schifo”
“Ti fanno male le gambe?”
“Anche le braccia”
John cominciò a distendere i muscoli del figlio minore e Dean prese a imitare i gesti del genitore.
Dopo un po' Sam sospirò e il padre chiese:
“Stai meglio?”
“Sì”
“Ti mettiamo in piedi allora e non appena sei più lucido, dobbiamo parlare”
“Papà, magari non oggi, non credi?”
“No, Dean, proprio oggi, ci sono delle questioni da affrontare subito. Adesso hai anche tu il quadro completo e tuo fratello ci deve spiegare per quale motivo ha solo considerato l’idea di lasciarci”
“Lo sai perché”
“Come, Sam?”
“Sai perché non ti ho detto del college, ero sicuro che avresti reagito come hai fatto”
“E farò anche peggio se solo osi vedere ancora un consulente”
Sam, ormai completamente sveglio, si mise a sedere, fissò il genitore e rispose:
“Non sarò minorenne per sempre”
“Stai ricominciando a sfidarmi?”
“Sto solo dicendo che presto potrò decidere di fare quello che voglio e non potrai legalmente fermarmi”
“Me ne sbatto della legge, tu non andrai da nessuna parte”
“Sì che me ne andrò, frequenterò il college e mi costruirò la vita che mi hai tolto per tutti questi anni”
“Stiamo ritornando a ieri mattina, Samuel, vuoi davvero un supplemento di cinghiate?”
“Ehi, non si usa la cinghia in casa mia”
John si voltò e Bobby vide sulla soglia della stanza.
“Niente cinghia, mi sono spiegato?”
L’ex marine pensò immediatamente alla conversazione avuta con il suo amico riguardo il padre e disse:
“Mi dispiace, amico, non volevo mancarti di rispetto”
“Ovviamente no, ma tu sai che cosa penso di un certo tipo di punizioni. Non voglio interferire in una discussione di famiglia, ma, se sei deciso ad arrivare a tanto, non lo fai sotto questo tetto”
“Capito, Bobby”
“Forse sarebbe una buona idea se tu ti allontanassi un po' e il ragazzino facesse una doccia e poi mangiasse qualcosa”
“Bobby”
“John, è chiaro che non risolverete la questione in poco tempo e visto che siete entrambi sul piede di guerra, suggerirei un break”
“Bene, faremo come vuoi, ma, Samuel, non finisce qui”
L’uomo si alzò, lasciò la stanza e scese velocemente al piano di sotto.
“Papà, aspetta”- chiamò Dean inseguendolo.
“Che c’è, ragazzo?”
“Dove stai andando?”
“Bobby ha ragione, è meglio che gli stia lontano, o non rispondo di me. Non andrà mai al college, dovessi rinchiuderlo a vita nella panic room di Bobby”
“Papà, Sammy capirà, vedrai che…”
“Vieni a bere una birra con me?”
“Se ti fa piacere avere compagnia, certo”
“Sì, mi fa piacere”
John prese le chiavi del suo pick up e dopo pochi minuti i due Winchester stavano lasciando il Singer Salvage.
Non appena Sam sentì il rumore del motore, tirò un sospiro e disse:
“Grazie, Bobby”
“Per che cosa mi ringrazi, ragazzo? Non conosco i dettagli, ma non hai fatto una buona cosa nascondendogli la tua intenzione di lasciare la caccia”
“Non l’ho mai nascosta e lo sai”
“So anche che tuo padre si farebbe ammazzare prima di permettere che vi accada qualcosa e se è così contrario al college, forse avrà le sue ragioni”
“La sua unica ragione è che non potrebbe più controllarmi”
“Sam, John non vincerà il premio per il padre dell’anno, ma, nonostante tutti i suoi difetti, non ho mai dubitato per un secondo del suo amore per voi due”
“Amore? Un genitore che ti ama si riempie di orgoglio se sente che suo figlio può andare a Stanford, non si sfila la cinghia e gliele suona di santa ragione”
“Ho già chiarito che cosa penso della cinghia, ma tuo padre non è un uomo manesco e ultimamente tu hai grosse difficoltà a tenere la bocca chiusa”
“Vuoi dire che è colpa mia?”
“Voglio dire che tu non fai nulla per non fargli saltare i nervi”
Il ragazzo abbassò la testa e tacque.
“Ascolta, io lo capisco, okay? Capisco che vuoi una casa, capisco che vuoi fermarti in una scuola per più di qualche settimana e capisco che vorresti avere degli amici, ma questo non significa che la ragione sia tutta dalla tua parte”
“Perché non vuole fermarsi? Perché non capisce che io…”
“E tu capisci come sta lui, Sam? Riesci ad immaginare quanto gli manchi tua madre e quale responsabilità sia stata ritrovarsi all’improvviso da solo con due bambini piccoli?”
“No, perché né lui né Dean si disturbano mai a raccontarmi di mamma, io non so niente di lei”
“Solo perché fa tanto male parlare di chi non c’è più”
“Ma io ci sono, se n’è accorto che sono vivo?”
“Lo sa benissimo “
“E allora perché non lo dimostra?”
“Tuo padre non si preoccupa per te?”
“No, è troppo impegnato a rischiare il culo per dei perfetti sconosciuti”
“Davvero? E allora chi era la persona che è rimasta con te sul pavimento del mio bagno e ti ha impedito di battere a terra la testa durante la crisi? Chi ti ha confortato quando hai ripreso conoscenza e chi ha passato tutta la notte accanto a te cercando di abbassare la febbre?”
Sam si morse un labbro e rispose:
“Papà”
“Sì, quel papà contro il quale ti stavi scagliando fino a pochi minuti fa. Credimi, ho una bella esperienza di genitori di merda e John non lo è. Quell’uomo ti ama e ti proteggerebbe a costo della sua stessa vita”
“Ma, se gli importa, allora perché non mi lascia vivere? Perché non posso essere come tutti gli altri? Nessuno dei miei compagni di scuola vive in un’auto o in motel di merda, nessuno di loro deve alzarsi alle cinque del mattino per correre e nessuno di loro deve sentirsi uno sbaglio solo perché non riesce a centrare un fottuto bersaglio”
L’adolescente balzò fuori dal letto e si precipitò fuori casa senza che Bobby potesse fermarlo. Corse a piedi nudi fra le carcasse delle auto inseguito da Rumsfeld e non si fermò fin quando non raggiunse l’angolo della rimessa, che lo aveva sempre accolto quando era arrabbiato o triste per qualcosa. Entrò in un vecchio Dodge e si stese sul sedile anteriore lasciando finalmente libere le sue lacrime.
Nel frattempo John e Dean erano andati a pranzo in un diner, poi si erano trasferiti in un bar e il più anziano dei Winchester stava rimuginando sulla situazione. Suo figlio aveva ragione, non avrebbe potuto trattenerlo se avesse voluto andare una volta diventato maggiorenne e questo significava che doveva farla finita il più presto possibile.
“Dad”
“Sì, figliolo?”
“Se hai cambiato idea e vuoi restare solo…”
“No, voglio che resti e che mi aiuti a trovare una soluzione”
“Ho paura di perderlo”
“Lo fermerò, non so come, ma lo farò”
“Papà, non ti incazzare, ma forse…”
“No, assolutamente no. Non deve stare da solo, non può stare lontano da noi”
“Perché sei così ferocemente protettivo nei confronti di Sam? Non mi hai mai tenuto così al guinzaglio. Non voglio perorare la sua causa e non voglio che vada via, ma è un dato di fatto che imponi a Sammy molte più restrizioni di quelle che io avevo alla sua età”
“Tu sei un’altra cosa”
“Questo che cosa vuol dire? Sono il figlio preferito o roba del genere?”
“Non si tratta di questo”
“E, allora, di cosa? Se vuoi che ti aiuti, devi raccontarmi tutta la storia”
“Dean, non posso”
“Al telefono mi ha detto che ti fidi solo di me quando si tratta di Sammy”
“Ed è così, ma non posso metterti questo peso sulle spalle”
“Papà, ti prego. Sono grande da una vita e magari è arrivato il momento di condividere”
John guardò negli occhi il figlio e chiese:
“Giurami che non racconterai niente di quello che ti dirò”
“Te lo giuro”
L’uomo esitò ancora sapendo che, se avesse parlato, non ci sarebbe stato ritorno, poi inspirò rumorosamente e raccontò a Dean che il demone, che aveva ucciso sua madre, si chiamava Azazel e che aveva fatto del male anche a Sammy. Gli parlò di Missouri e della volta in cui, sotto ipnosi, gli aveva fatto ricordare di aver pulito la bocca sporca di sangue del suo bambino mentre erano seduti sul cofano della loro auto e la loro casa bruciava ancora. Gli raccontò di aver saputo da alcuni demoni che l’attacco alla sua famiglia non era stato casuale e che Mary era stata solo uno spiacevole inconveniente durante la visita di Azazel. Confessò al suo primogenito di aver sottoposto il suo bambino a continui test per assicurarsi che crescesse umano e di averli spesso portati a Blue Heart per permettere a Padre Jim, l’unico a conoscere la storia, di tenere Sam dalla parte giusta della barricata. Gli disse che in certi momenti la disperazione lo aveva agguantato così forte da fargli fare delle cose di cui si vergognava, poi John tacque sotto il peso del ricordo.
Dean gli strinse forte un braccio e gli chiese di continuare.
“Per favore, papà, voglio sapere contro cosa devo combattere”
L’ex marine sapeva di non potersi più tirare indietro e raccontò così di una volta in cui si era trovato faccia a faccia con un demone che gli aveva detto, prima di morire, che presto avrebbe perso il suo bambino per sempre perché la sua parte oscura aveva cominciato a manifestarsi. Era tornato al motel in preda al panico temendo di scoprire che Dean era morto e che Sammy era sparito, ma, quando era entrato, aveva trovato i suoi figli addormentati uno accanto all’altro. La paura di perdere entrambi lo aveva spinto a prendere una decisione e aveva portato via suo figlio minore. Gli disse che si era fermato in un posto isolato e aveva pianto fuori dall’Impala stringendo tra le mani la pistola. Raccontò a suo figlio di aver chiesto perdono a Mary per quello che stava per fare, poi aveva preso in braccio il suo bambino.
Il maggiore dei Winchester vide gli occhi di suo padre riempirsi di lacrime e la cosa lo spaventò. John era il suo eroe, la sua roccia e non aveva mai pensato che potesse nascondere un dolore così grande.
“Io ero sicuro che ce l’avrei fatta, ma poi continuavo a guardarlo mentre dormiva tranquillo fra le mie braccia e ho messo giù la pistola. Non ho potuto, Dean, non ho potuto fargli del male. Capivo razionalmente che stavo facendo la scelta sbagliata, ma il mio amore per lui è stato più forte. L’ho abbracciato e a un certo punto Sammy si è svegliato. Si è un attimo agitato perché non si aspettava di non trovarsi accanto a te, poi mi ha riconosciuto e ha sorriso.
Si è nascosto nel mio petto ed è tornato a dormire stringendo le mie piastrine. Si è fidato di me e in quel momento ho giurato davanti a Dio che lo avrei protetto finché avrò vita.”
John guardò Dean e chiese:
“Mi stai odiando adesso?”
“No”
“Anche se ti ho confessato di aver quasi ucciso tuo fratello?”
“No, papà, non potrei mai odiarti perché so che ami Sam e penso che tu ti sia sentito con le spalle al muro”
“E’ così, ma forse tua madre ha vegliato sul nostro bambino e gli ha fatto aprire gli occhi per fermarmi. Quando sono tornato al motel, vi ho preso entrambi tra le braccia ed è stato allora che ho deciso che dovevo addestrarvi a combattere. Volevo che foste pronti, soprattutto volevo che Sam crescesse forte per combattere contro…”
“Sammy non diventerà malvagio”
“Dean, ti ho detto che io per primo non sono riuscito a far del male a tuo fratello, ma è un dato di fatto che quel demone lo ha contaminato con il suo sangue e questo potrebbe trasformarlo. Secondo la mia amica Missouri Sammy ha un enorme potere”
“Quale potere? Di che cosa stai parlando?”
“Missouri lo ha solo percepito, dice che lui non ne è consapevole”
“Quando hai portato Sammy da questa donna?”
“Non lo ha incontrato fisicamente”
“E come ha fatto a dire che…”
“E’ una sensitiva ed è convinta che, anche se fino ad adesso il suo potere è dormiente, non vuol dire che lo resterà per sempre”
“Ha detto un mondo di cazzate, non c’è niente di speciale in Sammy”
“Dean, so che è tanto da mandare giù, ma è la verità”
“Sam non ha mai fatto male a nessuno, è la persona più buona che conosco”
“Lo so, e questo potrebbe metterlo in pericolo perché si fida troppo degli altri. Tu stesso sei dovuto intervenire più volte contro un paio di bastardi, o sbaglio?”
“In pericolo? Che cosa non mi hai ancora detto?”
“Dean, io non ne sono ancora sicuro e fin quando…”
“Adesso non puoi tirarti indietro, ho il diritto di sapere che cosa può succedere a mio fratello”
John esitò un momento, poi disse:
“Dean, potremmo dover uccidere Sammy”
“Che cosa?”
“ Azazel tornerà a prendere i suoi bambini speciali”
“Bambini speciali? Ce ne sono altri?”
“Purtroppo sì, quel figlio di puttana ha distrutto anche altre famiglie e ha contaminato con il suo sangue bambini che avevano la stessa età di Sam.
Non so quale sia esattamente il suo piano, ma in tanti mi hanno confermato che tuo fratello sembra essere il primo della sua lista di reclutamento”
“Reclutamento per cosa?”
“Non lo so”
“Perché lui?”
“Non lo so”
“Papà”
“Davvero, Dean, non lo so”
“Da quanto conosci i piani di Azazel?”
“Non molto. All’inizio non volevo crederci perché Sammy sembra così normale…”
“Sam, è normale, non parlare così di lui”
“Dean, devi ascoltarmi! Io lotterò per tuo fratello, lo farò fino al mio ultimo respiro, ma potremmo non riuscire a salvarlo”
“Non è vero, nessuno toccherà mio fratello”
Dean scattò in piedi e battè forte le mani sul tavolo facendo girare molte teste nella loro direzione.
“Mi hai sentito, papà, nessuno toccherà Sam, nemmeno quel fottuto demone”
“Dean, smettila”
“No, smettila tu di dire cazzate! Sam è solo un rompicoglioni nerd, non ha nessun potere e non sarà a capo proprio di niente”
“Figliolo, mi hai chiesto tu la verità e io te la sto raccontando. Lo so che è dura, ma devi essere preparato a…”
“Non ripeterlo, non farlo”
“Dean, se non dovessi riuscire a uccidere Azazel e prendesse Sam, non credi che lui vorrebbe che lo fermassimo prima che facesse del male a degli innocenti?”
“Lui è un innocente”
“Lo so, ma dobbiamo guardare in faccia alla realtà e pensare a cosa vorrebbe Sammy”
John guardò intenerito suo figlio tremare, sapeva che stava soffrendo molto in quel momento, ma doveva anche capire se sarebbe stato un ostacolo o un alleato nella battaglia che stavano per affrontare.
Improvvisamente l’aria del bar sembrò soffocarlo e Dean si precipitò fuori dal locale. Si appoggiò ad una parete e rovesciò tutto il contenuto del suo stomaco in un bidone.
Suo padre, uscito qualche istante dopo di lui, si tenne a debita distanza per un po', poi si avvicinò e lo portò in macchina. Accese il motore e si allontanò dal Joe’s. Tenne gli occhi sulla strada e continuò a guidare fin quando non vide con la coda dell’occhio Dean piegarsi in due e iniziare a singhiozzare. Accostò e dopo essersi sfilato la cintura, lo abbracciò e non potè impedirsi di unirsi al suo pianto.
John e Dean rimasero fermi al lato della strada per una ventina di minuti, poi il ragazzo disse al padre che stava bene e che voleva tornare da Bobby.
“Possiamo restare ancora un po' se vuoi”
“No, voglio stare con Sammy, voglio vedere mio fratello”
“Dean, devi riprendere il controllo e devi assicurarmi che mi aiuterai a farlo restare con noi. Se lo terremo vicino, potremo proteggerlo e…”
“Lo farò, papà, non lo perderò mai di vista. Mi odierà per questo, ma gli impedirò di andare al college”
I due Winchester fecero il resto del viaggio in silenzio e arrivarono a destinazione in circa dieci minuti. Non appena l’Impala si fermò, Dean schizzò fuori e stava per precipitarsi in casa quando vide uscire Bobby con una torcia in mano.
“Dove vai?”
“Sto andando a cercare Sam”
“Che vuol dire che stai andando a cercare Sam? Dov’è mio figlio?”-chiese John allarmato dopo aver raggiunto i due.
“Dopo che ve ne siete andati, abbiamo parlato ed era ancora molto su di giri. Si è fiondato fuori dal letto ed è uscito di casa. Ho pensato che volesse spazio, ma adesso manca da un po' e comincia a fare freddo”.
Dean si voltò verso i rottami delle auto della rimessa e chiamò:
“Sammy”
Nessuno rispose e il maggiore dei Winchester stava per lanciarsi alla ricerca, ma il padre lo fermò:
“Aspetta, non possiamo cercarlo alla cieca. Tu vai a destra, io prendo il lato sinistro e Bobby va al centro”
Il ragazzo annuì, poi si allontanò velocemente urlando:
“Sammy, dove sei?”
Nel frattempo l’adolescente era ancora steso nel Dodge e si sentiva piuttosto svuotato. Lo scontro con papà era stato pesante e sentirsi sgridato anche da Bobby lo aveva davvero segnato. Non voleva vedere nessuno e quando sentì la voce del fratello, che lo chiamava, si premette le mani sulle orecchie.
“Va via, andate via”
Stava valutando l’idea di uscire dall’auto e scappare, ma si rese conto che non sarebbe arrivato lontano in pigiama e senza scarpe.
“Sam”
Questa volta la voce più vicina era quella di Bobby e il ragazzo capì che il suo amico a quattro zampe, che lo aveva seguito quando era uscito di casa, lo aveva tradito segnalando al suo padrone dove fosse.
“Ragazzo, sei lì?”
“Vattene, ti prego”
“Sam, dai, torniamo in casa. Fa freddo qui fuori e stai spaventando a morte tuo padre e tuo fratello”
“Voglio restare da solo, andatevene”
“Non credo proprio che tuo padre sarà d’accordo sul farti prendere una bronchite. Dai, esci di lì e torniamo al caldo, tutto sembrerà migliore”
“No, non è vero”
Bobby segnalò con la torcia ai due Winchester di aver trovato il membro più giovane della famiglia e non appena i due lo raggiunsero, decise di allontanarsi.
John fece per dirigersi verso il Dodge, ma suo figlio maggiore lo bloccò.
“Aspetta, meglio che ci parli io”
“Dean”
“Lasciami solo con lui”
“Dean, sei sicuro?”
“Sì, papà, fidati di me”
L’uomo annuì e disse:
“Vi aspetto in casa allora. Dean, non una parola, me l’hai giurato”
“Pensi che potrei mai buttargli tutta quella merda addosso? E’ solo un ragazzino e non c’è bisogno di dirgli la verità”
L’uomo gettò un’altra occhiata al Dodge, poi si avviò verso l’abitazione del suo amico, mentre Dean si sedeva sul cofano di una Ford Mustang.
“Se ne sono andati, Sammy”
“Vattene anche tu”
“Dai, sei troppo grande per questo. Vieni fuori di lì o entro io”
“Per favore, voglio restare da solo”
“Sento i tuoi denti battere da qui”
“Non è vero”
“Devo venire a prenderti?”
“Dean”
“Sam”
“Per favore, dopo vengo, ma…”
“Non mi muovo da qui, ragazzino. Se ti trasformi in un bastoncino di pesce, qualcuno dovrà pur riportati a casa”
Sam all’inizio non rispose, poi si tirò su sospirando e uscì allo scoperto.
“Finalmente, principessa, pensavo che volessi dormire qui”
“Non voglio parlare”
“Sam”
“Davvero, Dean. Sto tornando in casa con te, ma non voglio parlare”
“Okay, come vuoi”
I due ragazzi si mossero in direzione di casa Singer, poi il più giovane dei Winchester si accorse che Rumsfeld non li stava seguendo e ringhiava al Dodge.
“Ehi, cucciolone, vieni?”
Il cane si voltò verso Sam, poi ringhiò ancora contro la vecchia auto.
“Rumsfeld, andiamo”
L’animale esitò, poi al nuovo richiamo del suo Winchester preferito si mise a seguirlo scodinzolando.
Dopo poco i due ragazzi arrivarono nei pressi dell’abitazione del vecchio cacciatore e Dean mise un braccio sulle spalle del fratello notando la figura di John, che li aspettava sulla veranda.
“Non voglio parlare con papà”
“Non posso obbligarti a farlo, ma, non appena saremo da soli, mi racconterai del tuo nuovo sport preferito: il lancio da un pick up in corsa”
“Te l’ha raccontato?”
“Sì”
“Dean, io…”
“Ragazzi, venite dentro, si gela!”
“Arriviamo-poi rivolgendosi al fratello-Non è un capitolo chiuso, Sammy, voglio sapere che cosa ti sta passando per la testa”

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


“Cosa c’è, Sam, non ti piace? Posso prepararti un panino se vuoi”
“Non ce n’è bisogno, Bobby, Sam mangerà quello che ha nel piatto”
“Per il momento lo sta solo guardando, John”
Il più giovane dei Winchester alzò gli occhi e chiese:
“Posso essere scusato? Non ho molta fame”
“Come sarebbe a dire che non hai fame? Sono due giorni che non tocchi cibo” – chiese Dean.
Sam lo ignorò e tornò alla carica:
“Posso andare, signore?”
“Devi chiedere il permesso a Bobby, questa è casa sua”
Sam si voltò a guardare l’uomo e lo implorò silenziosamente di lasciarlo libero.
“Certo che puoi andare, ragazzo, anche se avrei preferito che mettessi un po' di grasso su quelle ossa”
“Grazie”
“Papà, gli permetterai davvero di non mangiare?”
“Dean, piantala, e tu, Sam, vai dritto di sopra, sei sempre in punizione”
L’adolescente si mise in piedi e senza aggiungere altro ad un triste “buonanotte”, si avviò verso le scale per rifugiarsi al piano superiore. Raggiunse velocemente la sua stanza e non appena si chiuse la porta alle spalle, si sentì sollevato per aver messo un pò di spazio tra lui e suo padre.
Da quando aveva rimesso piede in casa, John lo aveva trattato freddamente ribadendo il suo punto di vista sul college e Sam non aveva osato ribellarsi.  Era chiaro che il momento di tenerezza era rimasto sulla statale e che il marine era di nuovo al comando, quindi tanto valeva tacere.
A volte papà gli sembrava bipolare per la velocità con cui passava da una personalità all’altra e questo lo destabilizzava molto, ma era un’altra debolezza che si era preoccupato nel tempo di tenere ben nascosta.
Si andò a sedere sulla cassapanca sotto la finestra e cominciò a rimuginare su quanto era accaduto nelle ultime ore. I suoi compagni di squadra erano sicuramente ad Austin ormai e Sam si sentì invaso da una profonda tristezza. Chinò il capo sconfitto, poi il suo orgoglio tornò a galla e si disse ancora una volta che presto avrebbe smesso di fare quella vita.
“Sammy”
L’adolescente scattò in piedi e si guardò intorno. Era sicuro di aver sentito una voce, ma teoricamente nella stanza doveva esserci solo lui. Accese le luci e non notò nulla di strano, poi, quando era sul punto di darsi dello stupido, la sentì di nuovo. Si avvicinò alla finestra e guardò verso le carcasse delle auto.
“Sammy, perché non mi rispondi?”
Il giovane Winchester a quel punto era davvero spaventato e stava per andare da suo padre quando un volto si materializzò sui vetri facendogli fare un balzo all’indietro.
“Sammy”
“Mamma”
“Ciao, tesoro”
“Non sei reale”
“Sono qui davanti a te”
“No, sei solo frutto della mia immaginazione”
“Ti assicuro che sono qui! Ti ho sentito piangere, ho sentito che mi chiamavi”
“Come è possibile?”
“Sono tua madre, amore mio, verrò sempre per te”
“Ma papà dice che…”
“Non ascoltarlo! John non è più l’uomo che ho amato e non è il padre che avrei voluto per i miei figli”
“Perché sei qui?”
“Non posso più sopportare come ti tratta, così sono venuta a prenderti”
“A prendermi?”
“Sì”
“No, tu sei morta e papà ci ha insegnato che non dobbiamo fidarci dei fantasmi”
“Non vuoi che stiamo insieme, tesoro? Non mi vuoi bene?”
“Mamma, io…”
“Ti terrò al sicuro, te lo prometto. Niente più mostri, niente più sangue”
“Davvero puoi portarmi via?”
“Sì, ma prima devi fare una cosa per me”
“Che cosa?”
“John cercherà di fermarci”
“Non importa, voglio venire con te”
“Forse dovresti prendere qualcosa per difenderti”
“Non voglio fare male a papà o a Dean”
“Non ti sto chiedendo di farlo,è solo una precauzione”
“Okay, sì, ma…”
“Sammy, devi uscire da solo da qui, io non posso entrare”
“Perché no?”
“Perché questa casa è piena di protezioni, ma ti aspetto al Dodge”
“Mamma”
L’immagine della donna sparì dai vetri e Sam si precipitò alla finestra.
“Vieni da me”
“Arrivo, mamma, non te ne andare”
Si voltò, prese quello che gli serviva e pensò a come lasciare la casa senza farsi vedere. Uscì in corridoio e stava per dirigersi verso la vecchia stanza di Bobby, che affacciava sul retro della rimessa quando Rumsfeld gli si mise alle calcagna. Gli afferrò una gamba senza morderlo e tentò di trattenerlo.
“Lasciami, non voglio giocare”
Il cane non lo mollò e cominciò a tirare Sam verso la sua stanza ringhiando forte.
“Zitto, papà ti sentirà! Va bene, va bene, vengo con te”
Il ragazzo seguì il suo amico a quattro zampe e finse di rientrare, poi spinse Rumsfeld e lo chiuse dentro.
“Scusa, bello, devo andare dalla mamma”
Nel frattempo al piano di sotto Dean stava guardando di traverso suo padre e ad un certo punto esplose :
“Perché non gli hai detto che doveva mangiare?”
“Perché spesso non lo fa dopo una crisi”
“Ma non mette niente nello stomaco da 48 ore”
“Lo so ed è per questo che dopo gli porto qualcosa”
“Glielo porto io adesso”
“Culo sulla sedia, Dean”
“Ma..”
“Niente ma, vado io tra qualche minuto”
Un rumore di vetro fece alzare gli occhi ai tre uomini e Dean chiese:
“Ma che diavolo sta combinando?”
“Sam”- chiamò John, ma non ebbe risposta.
“Che ha da abbaiare tanto quell’ammasso di pulci?”-chiese Bobby
“Sam”
L’ex marine si alzò e avviandosi velocemente verso le scale, chiamò di nuovo il suo ragazzo ottenendo lo stesso risultato. A quel punto si precipitò verso la stanza del figlio e non appena spalancò la porta, Rumsfeld gli saltò praticamente addosso, poi si lanciò per le scale suscitando l’ira del suo padrone.
“Fai bene a correre, sai che non devi venire di sopra”
Dean entrò nella stanza e vide il padre in preda al panico.
“Non c’è, Sammy è sparito”
“Papà”
“Che c’è?”
“Non avevo lasciato il mio borsone sul pavimento”
“Che importa adesso?”
Il maggiore dei Winchester raccolse la sua borsa e disse:
“Ci tengo dentro la pistola, papà, non lo lascio mai in giro”
I due si fissarono per un attimo, poi all’unisono capirono che dovevano seguire il cane di casa. Si precipitarono fuori con Bobby e si separarono per coprire più spazio in minor tempo.
“Sammy”
John iniziò a cercare freneticamente il figlio e sentì crescere l’angoscia dentro di sé fino a quando non lo vide in piedi davanti al Dodge.
“Che diavolo ci fai qui fuori?-urlò-Ti avevo detto che sei in punizione e questo significa che non hai il permesso di uscire, né tantomeno di rompere le cose di Bobby. Torniamo in casa e vai ad alzare subito dal pavimento quello che è rimasto della lampada. Ovviamente ti scuserai e gliela ripagherai”
Il più giovane dei Winchester non si mosse e il cacciatore chiese:
“Samuel, mi hai sentito? Torna immediatamente in casa”
Fece per avvicinarsi, ma il suo ragazzo si voltò e gli puntò contro l’arma di Dean.
“Sam, che stai facendo?”
“Stai lontano da me”
“Sam, sono papà, metti giù la pistola”
Il ragazzo scosse la testa e l’uomo capì che c’era qualcosa di grosso in ballo. Sentendo arrivare suo figlio maggiore e Bobby e temendo qualche reazione violenta del suo secondogenito, alzò le mani e tentò di tenerlo calmo:
“Va tutto bene, Sam, non aver paura”
“Papà”
“Dean, non ti avvicinare”
“Che succede?”
“Sam è armato, non ti muovere”
“Che vuol dire che è armato? Ti sta puntando una pistola?”
“Sì, resta lì”
John guardò di nuovo il figlio minore e vide che aveva ancora fra le mani l’arma.
“Sammy, abbassa la pistola”
Il ragazzo scosse di nuovo la testa e la strinse con più vigore tenendo sotto tiro il padre.
“Okay, non metterla giù, ma dimmi che succede”
“Hai mentito”
“Su cosa ho mentito?”
“Mamma”
“Che cosa c’entra la mamma?”
“Mi avete detto che era morta”
“Mamma è morta”
“Bugiardo”
“Sam, non ti ho mentito, tua madre è morta tanti anni fa e tu lo sai”
“Non è vero, lo hai detto solo per portarmi via da lei, ma ora è tornata”
“Che stai dicendo? Tua madre non è qui!”
“Sì, invece. Me l’ha detto che avresti continuato con le tue bugie e che devo liberarmi di te se voglio la mia vita”
“Sam, io non so chi stai vedendo, ma non è tua madre”
Il ragazzo scosse la testa e tornò ad ascoltare la voce alle sue spalle.
“Che sta succedendo, papà?”
“Non lo so, Dean, ma non siamo soli”
Guardò di nuovo il figlio minore, che sembrava molto concentrato su qualcosa che non riuscivano a vedere e chiese:
“Sam, la mamma ti sta parlando?”
“Sì”
“E’ qui? Tu puoi vederla?”
“Sì”
“E che cosa ti sta dicendo?”
“Dice che andremo via insieme”
“Voglio parlare con lei”
Sam scosse la testa e disse:
“Lei non vuole”
“Perché non è la mamma, Mary parlerebbe con me”
John sentì Bobby mormorare qualcosa in sottofondo e riconobbe le parole di un incantesimo di manifestazione. Dopo qualche istante cominciò a distinguere qualcosa e con orrore vide una figura materializzarsi un po' alla volta alle spalle del figlio minore. L’ombra gli circondava le spalle con un braccio e gli stava parlando all’orecchio.
“Allontanati dal mio ragazzo”
L’essere alzò lo sguardo e sorrise malignamente.
Sam aggrottò la fronte e strinse più forte la pistola.
“Non ascoltarlo, figliolo, non è tua madre! Ti sta riempendo la testa di cazzate, niente di quello che ti sta dicendo è vero”
Dean vide suo fratello prendere la mira e capì che stava per sparare. Si precipitò dal padre e gli fece scudo con il suo corpo.
“Sammy, no, non farlo”
Gli occhi dei due ragazzi si incrociarono e il mare dei ricordi di una vita insieme li travolse.
(Inizio flashback)
“Quando arriva papà, Dee?”
“Presto”
“Quanto presto?”
Prestissimo, vedrai”
“Lo hai detto anche ieri e non è tornato”
“Ma ha chiamato, ricordi?”
“Sì e mi ha detto che sei tu il capo”
Sam aveva messo il broncio e Dean sapeva che non sarebbe passato molto prima che avrebbe aperto le fontane, così aveva tentato di distrarlo:
“Ehi, che ne dici se ti racconto una storia?”
“Una di Batman?”
“Okay, ma poi ci sediamo a tavola e mangiamo”
“Non aspettiamo, papà?”
“Non so a che ora arriva, Sammy”
“Dee, ma papà ci vuole bene?”
“Certo che ci vuole bene, che domande fai?”
“E allora perché ci lascia sempre soli?”
“Perché papà deve lavorare e non può portarci con lui”
“Ma gli altri papà la sera sono a casa, me l’ha detto Tim Robinson”
“Il lavoro di papà è difficile e non sempre riesce a tornare”
“Dee”
“Che c’è?”
“Io ho paura quando papà non c’è”
“Non devi perché ci sono io con te”
“E se arriva un mostro?”
“Lo prendo a calci in culo”
“Hai detto “culo”, papà ti ucciderà”
“Non lo saprà se facciamo un patto segreto”
“Cos’è un patto segreto?”
“Vuol dire che ci diciamo delle cose e non le raccontiamo mai a nessuno”
“Solo noi?”
“Solo io e te contro il mondo, Sammy”
“Come Batman e Robin?”
“Proprio come Batman e Robin”
“Okay, Dee”
“Allora facciamo il patto?”
“Che cosa devo fare?”
“Devi stringermi la mano come fanno gli uomini e devi promettere che non racconterai a nessuno quello che ci diremo”
“Dee, sono piccolo, non sono un uomo”
“Lo so, scimmietta”
“Però prometto, non racconterò a papà che hai detto…”
“Stop, Sammy, non c’è bisogno di ripeterlo”
“Dee, il ‘Pala”
John era entrato dalla porta dopo pochi istanti e Sammy gli era saltato addosso.
“Daddy”
“Ehi”
“Mi sei mancato”
“Anche tu, schizzo. Ciao, Dean, tutto okay?”
“Sì, signore, tutto bene”
“Daddy”
“Che c’è, Sammy?”
“Perché non tornavi?”
“Ho dovuto lavorare più del previsto, ma ora sono qui e se scendi un attimo, mi tolgo la giacca”
“No, no, voglio stare in braccio”
“Solo un attimo, te lo prometto e poi ti riprendo”
“Dai, Sammy, lascia andare papà”
“E se se ne va di nuovo?”
“Non me ne vado, promesso”
“Croce sul cuore?”
“Croce sul cuore”
“Okay”
Sam era sceso, ma era rimasto attaccato alle gambe di suo padre mentre l’uomo si sfilava la giacca.
“Ehi, non scappo, tranquillo”
“Spegni il telefono?”
“Perché devo spegnere il telefono?”
“Perché, quando suona, tu diventi serio e te ne vai”
“Sammy”
“Ti prego”
Sia John che Dean avevano sempre capitolato davanti agli occhioni del più piccolo e l’uomo aveva accettato di disconnettersi da tutto ciò che c’era fuori dalla porta.
“Contento? Niente cellulare”
“In braccio”
“Prima faccio una doccia”
“Prima in braccio”
L’uomo aveva sorriso, poi si era chinato e aveva raccolto il suo bambino, che felice gli aveva cinto il collo con le braccia e gli aveva stampato un bacio sulla guancia.
“Hai fatto il bravo?”
“Sì, sì”
“Proprio bravo, o se chiedo a Dean, viene fuori qualcosa?”
Sammy aveva aggrottato la fronte e poi aveva detto:
“Non ho mangiato tutto a scuola e la signorina Marlowe mi ha sgridato”
“Cosa ti ho detto sul fatto di non sprecare il cibo?”
“Lo so, ma non ne volevo più”
“E cosa hai lasciato?
“Non mi ricordo”
“Sammy”
“Era verde e non la volevo”
“Ma tu mangi le verdure”
“Quella era brutta”
“Okay. C’è qualche altra cosa che vuoi raccontarmi?”
“Sai che Dee e io abbiamo un segreto?”
Dean era sbiancato e aveva tentato di fermare il fratello, ma poi gli sentì dire:
“Dee e io siamo come Batman e Robin”
“Ah sì? E io non faccio parte del clan?”
“Daddy, puoi essere Alfred senza i capelli bianchi”
John era scoppiato a ridere e il peso della caccia era scivolato dalle sue spalle.
“Quindi questa è la Bat-caverna?”
“E il Pala è la Bat-mobile”
“Batman e Robin vogliono andare a mangiare un hamburger o sono troppo impegnati a fare gli eroi?”
“Con le patatine e la cola?”
“Con le patatine e la cola”
“Sì”
“Batman, tu che dici?”
“Sono sempre pronto per un hamburger”
“Bene, allora se Robin è d’accordo, Alfred si va a fare una doccia e poi andiamo”
(fine flashback)
Dean fissò inorridito suo fratello e la creatura che lo teneva legato a sé.
“Sammy, abbassa la pistola”
“Mamma non vuole”
“Mamma non è qui”
“Sì, è qui”
“No e sai perché so che non è lei? Perché lei amava tanto papà e non ti chiederebbe mai di fargli del male”
Sam esitò e abbassò un po' la pistola, ma la creatura gli strinse forte un braccio intorno al collo facendogli mancare il respiro.
“Lascialo andare”- urlò Dean
“Se ti avvicini, lo uccido”
“Non fare del male a mio figlio, o giuro su Dio che…”
“John Winchester, non sei nella posizione di dare fare minacce. Tuo figlio è una preda perfetta e tu lo hai spinto dritto tra le mie braccia. C’è tanta di quella rabbia dentro questo giovanotto, rabbia contro il suo paparino. Sapessi come ti odia…”
“Tu non sai niente di me e di Sammy”
“Oh, so più di quello che credi. Sono entrato nella sua testa e c’è un gran casino qui dentro”
“Non hai il diritto di farlo”
“Lui mi ha fatto entrare, è stato così facile. Vi sto braccando da Dripping Springs, dal giorno in cui lo hai portato via da scuola. Ho sentito l’odore della sua furia a chilometri di distanza e l’ho osservato tutta la notte. Volevo prenderlo già lì, ma poi le strisce di sale mi hanno fatto capire che siete cacciatori e ho dovuto aspettare il momento giusto. Devo dire che hai un talento naturale nel farlo incazzare e ti ringrazio tanto per averlo preparato per me”
“Allontanati da lui, Sam non ti appartiene”
“E appartiene a te?”
“Certo che mi appartiene, è mio figlio”
“Vediamo a chi ubbidisce”
L’essere tornò a sussurrare all’orecchio di Sam e il ragazzo puntò di nuovo la pistola contro suo padre.
“Sammy, no”
“Dean, spostati”
“No! Se vuole spararti, lo farà dopo aver sparato a me”
“Non posso permettertelo, figliolo”
“Sammy, guardami, sono io, sono Dean. Non puoi non ricordarti di me, concentrati”
Il minore dei Winchester fece quello che gli era stato detto e l’arma si abbassò di nuovo.
“Dean”
“Sì, Sammy, sono qui”
“Aiutami, non respiro”
Il ragazzo cominciò ad ansimare più forte e John sbarrò gli occhi vedendo l’essere aumentare la stretta intorno al collo di suo figlio.
“Lascialo”
“Papà”
L’uomo incrociò lo sguardo terrorizzato del suo secondogenito e gli disse:
“Non muoverti, Sammy, andrà tutto bene”
“Non respiro, non…”
L’essere sorrise di nuovo e guardando dritto negli occhi il cacciatore più anziano, disse:
“E’ stata una bella festa, ma adesso noi ce ne andiamo. Saluta paparino, Sammy”
I tre uomini un attimo prima videro la creatura volatilizzarsi davanti ai loro occhi e un attimo dopo la sua vittima crollare a terra privo di conoscenza.
“Sammy”
John spinse di lato suo figlio maggiore e si precipitò dal suo ragazzo.
Lo prese tra le braccia e cominciò a schiaffeggiarlo nel tentativo di farlo riprendere.
“No, ti prego, apri gli occhi”
Cercò il battito del cuore di suo figlio, ma non lo trovò e il mondo gli crollò addosso quando si rese conto che non respirava più. Stese a terra il suo secondogenito e gli portò la testa all’indietro.
“Dean, aiutami”
I due Winchester cominciarono una RCP e dopo ogni pausa John cercava di cogliere qualche reazione, ma all’inizio gli sforzi suoi e di suo figlio maggiore non furono premiati.
“Forza, Sammy”
Dopo un paio di tentativi però il ragazzo riprese a respirare e il più anziano dei Winchester lo strinse tra le braccia.
“Reagisci, figliolo, svegliati”
Urlò più volte il nome del suo ragazzo scuotendolo disperatamente, ma i suoi richiami rimasero inascoltati perché Sam Winchester non era più lì.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Le successive 48 ore furono scandite dal fruscio delle pagine dei libri di Bobby dentro i quali i tre cacciatori cercarono qualche indizio su come riportare indietro il minore dei Winchester, che non aveva mostrato alcun segno di reazione agli stimoli esterni dopo aver perso conoscenza.
Apparentemente non c’era nulla che non andasse: respirava da solo, temperatura e pressione erano a posto, eppure nulla sembrava svegliarlo.
“Niente, non c’è niente”- urlò ad un certo punto Dean scagliando un volume contro una parete e precipitandosi subito dopo fuori di casa.
“Dean”
“Lascia stare, John, è solo un libro. E’ arrabbiato, lascialo sbollire”
“La rabbia non ci ridarà Sammy”
“No, ma ha tenuto duro fino ad ora, era solo questione di tempo prima che esplodesse ed è inutile che fingi, sei frustrato quanto lui”
“Sembra che stia dormendo, vero?”-chiese John girando lo sguardo sulla figura distesa sul letto del suo secondogenito.
“Sì, ma purtroppo non lo sta facendo”
“Ho provato anche a fargli male prima, ma non ha reagito, Sam non sente nulla”
“Questo non possiamo saperlo, magari in questo momento ci sta ascoltando e deve sapere che siamo qui a lottare per lui!”
“Certo che lotterò per lui, non ho nessuna intenzione di arrendermi”
“Così si parla! Sam non è morto, è qui davanti a noi e in un modo o in un altro lo riporteremo a casa. Ho lanciato un allarme generale e chiunque troverà qualcosa di utile, si farà sentire”
“Non sono popolare tra i cacciatori, non faranno a botte per raggiungere un telefono”
“Su questo ci puoi giurare, ma in molti mi devono favori ed è arrivato il tempo di riscuotere”
“Grazie, Bobby”
“Non dirlo nemmeno, sai che voglio bene ai tuoi ragazzi e una volta all’anno anche a te! Inoltre ho sempre pensato che, se esiste una strada per andare, ce ne deve essere una per tornare, dobbiamo solo trovarla”
John sorrise, poi si alzò e si avvicinò al figlio.
“Pensi che gli stia facendo del male?”
“Non sembra soffrire e questa è una buona cosa”
“Immagino di sì”
Fece una carezza al suo ragazzo e disse:
“Darei qualsiasi cosa per sapere dove si trova in questo momento”
“Lo riporteremo indietro, vedrai, e faremo a pezzi quel mostro”
L’uomo annuì, poi tornò al tavolo e riprese a sfogliare il libro.
                                                        -----------------------------
La prima cosa che Sam vide riaprendo gli occhi fu il buio e gli ci vollero pochi secondi per realizzare che era disteso a terra. Istintivamente cercò di tirarsi su e dopo un rapido check si disse che non aveva nulla di rotto.
Tentò di ricordare che cosa era successo e gli arrivarono una serie di flash, ma quello che gli affollava la testa non aveva senso: la mamma, lui con una pistola, Dean che lo chiamava e lo implorava di fermarsi.
“Papà”- chiamò.
Si guardò intorno cercando disperatamente di vedere o sentire qualcosa, ma nessuno rispose al suo appello.
“Papà, Dean”.
Ancora nulla e il panico cominciò pian piano ad insinuarsi nella sua mente.
“Dove diavolo sono?”
Sapeva che non era una grande idea muoversi senza riuscire a vedere nulla, ma di certo non poteva restare lì. Si tastò le tasche e vi trovò il suo cellulare. Tentò immediatamente di chiamare la sua famiglia, ma la telefonata non partì nemmeno e si sentì sprofondare quando vide sul display un impietoso no signal.
Le lacrime gli riempirono gli occhi e si sentì morire dentro, ma poi la voce di suo padre lo raggiunse.
(inizio flashback)
“Dunque, regola numero uno: devi sempre restare lucido e valutare le tue possibilità prima di muoverti;
Regola numero due: se hai una ragionevole certezza di riuscire a bypassare eventuali ostacoli, procedi, altrimenti niente colpi di testa e cerca un’altra strada;
Regola numero tre: cerca di rimanere idratato e non appena fa buio, fermati e concediti un riposo in sicurezza”
Sam aveva guardato il padre terrorizzato dall’idea di rimanere da solo nel bosco e sperava che il suo proverbiale sguardo da cucciolo potesse convincerlo a non sottoporlo all’ennesima prova di sopravvivenza, ma John Winchester aveva una sola parola e se aveva deciso che doveva affrontare da solo la North Woods, così sarebbe stato.
Dean aveva assistito alla scena senza proferire parola, ma non aveva tolto per un attimo gli occhi di dosso al suo fratellino tentando silenziosamente di tranquillizzarlo. Aveva sempre avuto la capacità di leggerlo come un libro aperto e sapeva che Sammy non si sentiva ancora pronto ad affrontare una prova in solitario, ma i suoi tentativi di far cambiare idea al padre la sera prima non avevano avuto successo.
“Bene, ti aspetteremo a valle per le dieci di domani mattina e mi sono tenuto largo”
“Papà”
“Non una parola, Dean”
“Non sai nemmeno che cosa voglio dirti”
“Lo so, invece, ma tuo fratello lo farà da solo e non voglio ulteriori commenti”
L’ex marine si era poi rivolto a suo figlio minore e gli aveva chiesto:
“Hai controllato il tuo zaino?”
“Sì, signore”
“C’è tutto?”
“Sì, signore”
“Lo spero per te perché questa volta non ci saremo o io o Dean a rifornirti di ciò che hai dimenticato”
L’uomo lo aveva fissato severamente, poi aveva aggiunto:
“Se ti dovessi trovare in difficoltà, non correre inutili rischi, verremo noi a recuperarti. Andiamo, Dean, ci aspetta una bella passeggiata”
Detto questo John si era allontanato e aveva lasciato da soli i due fratelli.
Dean aveva preso Sam per le spalle e gli aveva detto:
“Sono sicuro che ce la farai”
“Papà invece è convinto che fallirò”
“Non è vero”
“Lo è invece. Hai sentito cosa ha detto? Ha già preventivato di venirmi a recuperare. Quasi quasi mi siedo qui e non ci provo nemmeno a raggiungervi, così avrà l’ennesima conferma che non sarò mai alla sua altezza”
“Dean”
“Arrivo, papà. Sammy, stai attento, okay?”
“Okay”
“Io credo in te, hai capito?”
“Ho capito”
“Ciao, fratellino, ci vediamo domani mattina”
Quando si era ritrovato da solo, l’adolescente si era seduto a terra e si era lasciato andare ad ogni tipo di pensiero negativo mentre passavano le due ore di stop, che suo padre gli aveva imposto prima di potersi mettere in marcia. La cosa che lo tormentava di più era la consapevolezza di essere in partenza un perdente agli occhi di John e aveva notato che l’uomo lo aveva lasciato senza nemmeno salutarlo. Aveva cercato di farsi bastare l’affetto sincero di Dean, ma per quanto adorasse suo fratello e gli fosse grato per averlo cresciuto, aveva sempre desiderato l’approvazione del più anziano del clan Winchester.
Quando si era messo in movimento, lo aveva fatto con l’umore sotto le scarpe accompagnato dalla certezza di essere destinato all’ennesimo fallimento e convinto che John non sarebbe mai stato orgoglioso di lui.
Suo padre in realtà aveva atteso febbrilmente di vederlo arrivare al campo base la mattina dopo e non aveva chiuso occhio attanagliato dalla preoccupazione di aver spinto troppo stavolta.
Certo, aveva controllato di nascosto lo zaino del suo ragazzo e aveva aggiunto delle barrette proteiche e un coltellino al suo equipaggiamento, ma lasciarlo indietro gli era comunque pesato tantissimo.
Il giorno dopo il giovane Winchester era riuscito a tornare al campo base, ma come souvenir della passeggiata nella foresta aveva incassato entrambi le ginocchia sbucciate per una rovinosa caduta a causa di una radice e il resto di sé completamente fradicio perché non era stato abbastanza veloce da trovarsi un riparo all’asciutto quando era stato sorpreso da un forte temporale.
Si era fermato davanti a suo padre, che lo aspettava appoggiato all'Impala, e aveva abbassato sconfitto lo sguardo. Aveva tardato quaranta minuti ed era convinto che avrebbe quindi ricevuto una bella ramanzina e invece al posto di parole taglienti erano arrivate le forti braccia dell'uomo e un largo asciugamani, che lo aveva avvolto totalmente. Sam si era irrigidito nella stretta di John non sapendo come reagire e aveva alzato gli occhi in cerca di riposte.
L’uomo era rimasto in silenzio godendosi quel raro momento di vicinanza con il suo ragazzo, poi lo aveva allontanato e gli aveva ordinato:
“Vai ad asciugarti”
“Ho fatto tardi, mi dispiace, ma la pioggia…”
“Devi dispiacerti e sarai punito per il mancato rispetto dell’orario, ma sei tutto intero e sei tornato da solo, quindi, tutto sommato, hai seguito le mie regole”
“Sì, signore”
“Pulisci e disinfetta quelle ginocchia”
“Sì, signore”
Il giovane Winchester si era allontanato, ma non era troppo distante da non sentire John che aveva mormorato la regola più importante di tutte: torna sempre a casa.
(fine flashback)
Sam sorrise e si ripeté:
“Torna sempre a casa”
Si tirò su e si mise a cercare un minimo appiglio in tutta quella oscurità. Allargò le braccia e dopo qualche tentativo a vuoto entrò in contatto con quella che sembrava una parete. Vi appoggiò entrambi le mani e subito dopo fu investito da un’improvvisa luce. Ci mise un po' per abituarcisi e quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi, restò senza fiato. Vide se stesso steso in un letto e suo padre accanto a lui, che gli accarezzava il viso.
“Darei qualsiasi cosa per sapere dove si trova in questo momento”
“Papà, papà, sono qui"-iniziò ad urlare battendo furiosamente le mani contro la parete, ma l’uomo non reagì.
Vide Bobby avvicinarsi e stringere la spalla di suo padre per dargli coraggio.
“Lo riporteremo indietro, vedrai, e faremo a pezzi quel mostro”
“Perché non mi sentite? Aiutatemi”
Così come era arrivata, l’immagine familiare del Singer Salvage sparì e Sam batté ancora più forte i pugni contro la parete:
“No, papà, aiutami, ti prego”
“Nessuno può aiutarti, Sammy, ora appartieni a me”
                                                      ----------------------------------
“Dammene un altro”
“Giovanotto, hai bevuto già abbastanza per stasera”
“Cosa sei mia madre? Credi che non ti possa pagare?”
“Non sono tua madre e non è una questione di soldi”
“Allora dammene un altro e poi levati dai piedi”
“Brutta giornata?”
“Non sono affari tuoi”
“Lo sono se finisci in coma etilico sotto il mio bancone”
“So bere, non mi succederà nulla”
“Non è una gran dote”
“Ma che diavolo vuoi?”
“Dimostrami che sei in grado di mettere questi cubetti di ghiaccio nel tuo bicchiere e io te ne darò un altro”
Per la prima volta Dean guardò la persona che gli stava parlando e vide una donna che sembrava uscita da un saloon del vecchio west.
“Allora, abbiamo un accordo?”
“Non mi piacciono i giochini”
“Non sto giocando. Ti darò davvero ancora da bere se farai quello che ti ho chiesto, ma in caso contrario mi darai le chiavi della tua auto e il numero di telefono di qualcuno che possa venirti a prendere”
“Nessuno tocca la mia auto”
“Piuttosto possessivo”
“Come ti pare”
“Abbiamo un accordo?”
“Dammi quei fottuti cubetti e facciamola finita”
“Metti le chiavi sul bancone”
Dean sbuffò e le sbatté forte sulla superficie in legno a cui era pesantemente appoggiato, poi prese il ghiaccio. Tentò più volte di centrare il bicchiere, ma fallì e a quel punto Rhonda prese le chiavi e se le mise in tasca.
“Dammi il numero, giovanotto”
“Ho un nome”
“E quale sarebbe?”
“Dean”
“Dean come?”
“Dean Winchester”
“E dove abiti, Dean Winchester?”
“Al Singer Salvage”
“Da Bobby Singer?”
“Sì”
“Okay, lo chiamerò e gli dirò di venirti a prendere, o preferisci che chiami qualcuno della tua famiglia?”
“Siamo solo io, papà e Sammy”
“Immagino che Sammy sia tuo fratello o tua sorella”
“Fratello e non gli piace che gli estranei lo chiamino Sammy. In realtà quel nerd si incazza anche quando io lo chiamo così, ma non rinuncerò a farlo, neanche quando avrà novant’anni”
“Sembri molto legato a lui”
“E’ il mio mondo”
“Beh, credo che Sam non vorrebbe vederti così”
“Non può vedermi, lui non può vedere niente”
Rhonda non osò chiedere spiegazioni e prese il telefono per chiamare il Singer Salvage. Mentre attendeva che qualcuno le rispondesse, sentì Dean mormorare:
“Sta tanto male, sai, il mio fratellino sta malissimo”
La donna ebbe l’istinto di allungare una mano e fare una carezza a quel giovane sconosciuto, ma poi una voce severa la distrasse:
“Sì?”
“Bobby?”
“No, sono John, un suo amico”
“John Winchester?”
“Lei chi è?”
“Rhonda Taylor, gestisco il bar Shark e ho qui davanti a me suo figlio Dean. Ha bevuto molto e non ho intenzione di restituirgli le chiavi della macchina”
“No, non lo faccia, signora. Sarò lì tra dieci minuti e grazie per aver chiamato”
“Pregherò per suo figlio Sam”
“Dean le ha parlato di Sammy?”
“Mi ha detto che suo fratello sta molto male e immagino che sia questo il motivo per il quale in questo momento non riesce nemmeno ad alzare la testa dal mio bancone”
“Sì, è un brutto momento per la nostra famiglia. Non lo perda di vista, sto arrivando”
Da quando era collassato sul balcone a quando due braccia lo rimisero in piedi, Dean non aveva più proferito parola e sembrava piuttosto stordito, non al punto però di non riconoscere la voce di suo padre.
“Forza, andiamo a casa”
“Signor Winchester, le chiavi”
“Lei deve essere Rhonda, grazie ancora”
“Di nulla, ma come farà a portare via l’auto di suo figlio?”
“Sono venuto con il carroattrezzi di Bobby, ho sistemato le cose prima di entrare”
“Ehi, non puoi agganciare Baby a quel ferro vecchio, lei è di classe”- mormorò Dean.
John scosse la testa e trascinò suo figlio fuori dal locale. Lo fece salire sul mezzo, poi avviò il motore e tornò velocemente al Singer Salvage.
Bobby gli diede una mano a farlo schiantare sul divano, poi l'ex marine tornò al capezzale di suo figlio minore:
“Sono qui, Sammy. Non preoccuparti per quell’idiota di tuo fratello, al massimo vomiterà e avrà un bel mal di testa domani mattina, ma è al sicuro”
Si interruppe sperando di registrare una qualsiasi reazione, ma suo figlio rimase silenzioso e immobile.
“Non so se puoi sentirmi, ma dovunque tu sia, tieni duro, figliolo, perché ti riporteremo a casa”

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Sam si voltò al suono della voce alle sue spalle e istintivamente assunse una posizione di difesa.
“Rilassati, non voglio farti del male”
“Chi sei?”
“Il mio nome è Abyzou”
“Fatti vedere”
“Come desideri, bambino mio”
“Non sono il tuo bambino”
“Oh, lo sarai”
“Ti ho detto di farti vedere”
Un volto olivastro con i capelli neri simili a serpenti emerse dall’ombra e il ragazzo provò un misto tra l’orrore e il ribrezzo. I suoi occhi erano due fondi bianchi e alla fine delle sue sottili braccia c’erano tre artigli. Non aveva gambe e il suo corpo terminava con una specie di coda, che ondeggiava ritmicamente permettendole di fluttuare.
“Sam Winchester”
“Come sai il mio nome?”
“So molte cose di te e della tua famiglia”
“Sei un demone?”
“Sei sveglio”
“Dove siamo?”
“Per te non fa differenza”
“Che vuol dire?”
“Vuol dire che non te ne andrai mai da qui”
“No, non è vero. Mio padre e mio fratello mi troveranno e ti faranno a pezzi”
“Quanta determinazione”
“Papà mi sta cercando, l’ho sentito”
“Sei proprio sicuro di aver visto una cosa reale? Magari sto solo giocando con te. E comunque stai parlando di quel papà che in macchina ti ha urlato contro di tutto? Quel grande uomo che ti ha scaricato ovunque ha potuto da quando eri in fasce e ti ha spinto a tentare un tuffo da un pick up?”
“Non lo conosci, lui è…”
“Oh, invece so tanto del grande John Winchester, è il nemico numero uno di noi demoni. E’ un gran bastardo e gli strapperò il cuore se mi capiterà di nuovo a tiro”.
“E’ troppo intelligente per farsi prendere da te”
“Tu non sei come tutti gli altri bambini che ho portato via, sei un combattente”
“Quali altri bambini?”
“Quelli prima di te, non sei mica l’unico. Avete tutti in comune il fatto di aver avuto dei genitori di merda e in un certo senso io vi libero, ma tu mi hai attirato in modo particolare, forse perché il tuo è veramente il peggiore che io abbia mai incrociato, un bastardo psicopatico che non doveva avere dei figli”
“Non parlare così di mio padre”
“Perché lo difendi? Ti sei già dimenticato delle parole gentili che ti ha rivolto? Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”
L’essere si avvicinò e con un dito gli sfiorò la fronte paralizzandolo all’istante.
Sam tentò di muoversi, ma non ci riuscì e non poté nemmeno evitare che il film spiacevole del litigio in auto cominciasse a scorrergli davanti agli occhi e che le dure parole del padre gli facessero di nuovo male nel profondo.
“Te lo ricordi adesso? Ti ha detto che non assomigli per niente a Dean, ti ha detto che è lui il suo preferito. E non è la prima volta che te lo sbatte in faccia! Te lo ha dimostrato tante volte, vero? Non si è mai presentato a una recita scolastica, non ti ha mai fatto un complimento per i tuoi voti mentre è tutto pacche sulla spalla e sorrisi con Dean. Lui non ti ama, non l’ha mai fatto”.
Le parole del demone diedero una spallata alle già precarie certezze di Sam e la creatura sadicamente riportò alla mente del suo prigioniero i compleanni senza nemmeno una telefonata, i 4 luglio con gli incarti del Mac Donald e l’odore dell’alcool in squallide stanze di motel durante tante feste di Natale. Certo, stava calcando un po' la mano e distorcendo le parole di John, che in realtà non aveva mai detto di non amarlo, o di preferire il maggiore dei suoi figli, ma Sam era confuso e spaventato ed era tutto così divertente.
“Sai che sto dicendo la verità, lui non ti ama, sei solo un peso”
“Mi ha detto di no, mi ha detto che non mi abbandonerebbe mai”
“Ah, sto per sciogliermi in una valle di lacrime! Sai meglio di me che è un bugiardo patologico, inganna chiunque lui voglia”
“No, non è vero”
“Sei testardo, eh? Ti ha mai accontentato quando lo imploravi di restare e di non lasciarti da solo? No, non l’ha fatto, ha sempre messo degli estranei davanti a te, non è vero?”
“Lui salva le persone, lui…”
“E’ questo che ti ha fatto credere? Lui se ne va perché non sopporta la tua presenza e Dean…Anche lui ti ha odiato tanto perché papà lo costringeva a fare la guardia al piccolo mostro e quando finalmente ha potuto seguire il tuo vecchio a caccia, si è tolto un gran peso dallo stomaco. Quante volte hai provato a chiamarli e non ti hanno risposto per giorni?”
“Il telefono non aveva campo, ma poi sono tornati”
“Non aveva campo…Sei proprio stupido allora”
“Che cosa vuoi dire?”
“Non ti rispondevano di proposito, ci vuole tanto a capirlo?”
“No, non ti credo”
“Ah, se vuoi continuare a raccontarti bugie, fai pure”
L’adolescente iniziò a piangere e scosse la testa.
“John e Dean ti odiano perché è solo colpa tua se la loro Mary è morta”
“No, smettila, basta”
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“Sammy”
John balzò in piedi e si precipitò verso il letto di suo figlio, che aveva cominciato ad agitarsi e a lamentarsi.
“Figliolo, mi senti?”
L’ex marine gli afferrò le braccia e si voltò in preda al panico verso il suo amico.
“Che succede? Che gli sta facendo?”
“Non lo so”
“Sam, sono qui, apri gli occhi”
Sollevò il suo ragazzo e lo abbracciò forte.
“Svegliati, ti prego”
Il suo appello non ebbe risposta, anzi la situazione divenne ancora più angosciante quando l’uomo sentì dell’umidità sulla sua camicia.
“Bobby, sta piangendo, gli sta facendo del male! Figlio di puttana, lascialo andare”
“Papà”
Dean si trascinò nella stanza attirato dalle urla dell’uomo e chiese:
“Che sta succedendo?”
“E’ Sammy, lui…”
John non riuscì a completare la frase e strinse al petto figlio mentre lacrime silenziose gli scorrevano sul viso.
“Cosa, papà, che cosa succede a mio fratello?”
L’ex marine guardò Dean disperato e rispose:
“Sta soffrendo e io non so cosa fare”
Anche Bobby stava assistendo impotente alla scena quando sentì battere forte all’uscio di casa.
“Che palle, ci mancavano solo dei visitatori”
Scese al piano di sotto e aprì la porta tenendo un fucile nella mano libera.
Si ritrovò davanti una donna dall’aspetto curioso, che squadrò il padrone di casa e disse:
“Bobby Singer, togliti dai piedi, ho fretta”
Superò velocemente il cacciatore, che rimase scioccato sul posto e inforcò le scale di casa come se sapesse esattamente dove andare. Percorse il corridoio ed entrò di gran carriera nella stanza di Sam.
“John Winchester, metti giù tuo figlio e allontanati, non c’è tempo da perdere”
“E tu chi diavolo sei?”
“Dean Winchester, la tua insolenza sarebbe stata punita in un altro momento, ma ora devo occuparmi di tuo fratello”
“Tu non tocchi il ragazzo”- disse Bobby entrando in camera e puntandole addosso il fucile.
“John, qualcosa di malvagio è vicino a tuo figlio e se non mi permetti di intervenire, lo perderai per sempre”
La donna piantò gli occhi sull’ex marine, che stringeva ancora tra le braccia il suo ragazzo e gli faceva scudo con il suo corpo, e aggiunse:
“Ora, John”
Dean fissò suo padre ed era sicuro che avrebbe detto qualcosa di poco gentile trattandosi di una signora, ma le cose andarono diversamente. L’uomo infatti diede un bacio sulla testa del suo secondogenito, poi lo staccò da sé e lo distese.
“Puoi davvero aiutarlo?”
“Per il momento allontaniamo la creatura da lui, lo sta spezzando, poi proveremo a riportarlo a casa”
John si alzò e si sistemò accanto a Dean, che non poteva credere a quello che stava succedendo.
La donna si sedette sul letto e prese tra le sue una mano di Sam.
“Povero bambino”
“Che succede?”
“Ora fate silenzio, devo raggiungerlo”
I tre uomini tacquero e videro la sconosciuta chiudere gli occhi.
“Ha paura, ha tanta paura e la creatura lo sa”
“Che cosa gli sta facendo?”
“John, ti ho detto di tacere”
“Ehi, tu, chi cazzo credi di essere?”
“L’unica speranza che hai di rivedere tuo fratello, ma, se mi interrompete un’altra volta, me ne andrò e potrete cominciare ad organizzare il funerale di Sam”
La donna tornò a concentrarsi sul ragazzo sempre più sofferente steso davanti a lei e gli appoggiò la mano destra sulla fronte. Non appena stabilì il contatto il giovane Winchester urlò e si inarcò sul letto.
“Sammy! Togligli le mani di dosso, puttana”
Dean fece per lanciarsi in avanti per aiutare il fratello, ma il padre gli cinse la vita con le braccia e lo bloccò.
“Gli fa male, papà, dobbiamo fermarla”
“Dean, no”
“Lasciami, cazzo! Non senti come urla, come puoi stare fermo a guardare?”
La donna, senza interrompere la sua connessione con Sam, si voltò e ordinò:
“Portatelo fuori di qui”
“Non toccare mio fratello, allontanati da lui”
Bobby scambiò uno sguardo d’intesa con il suo amico, si avvicinò e i due uomini trascinarono fuori dalla stanza il maggiore dei Winchester.
“Lasciatemi andare, devo proteggere Sammy”
“Non puoi fare nulla per lui ora”
“Non è vero, lasciami. Quella stronza gli sta facendo del male, la uccido”
“Smettila, Dean, in questo momento è tutto quello che abbiamo”
“Papà, come puoi lasciarla da sola con Sammy?”
“Non lo farò, ma tu devi restare qui”
“Non posso”
“E’ un ordine, Dean”
John lasciò il figlio al suo amico, poi si voltò e tornò indietro. Chiuse la porta e diede una mandata con le chiavi. Appoggiò il capo alla porta per riprendere il controllo, poi si voltò verso il letto sul quale il suo ragazzo si contorceva e urlava ancora e ritornò al posto che occupava prima di sbattere fuori Dean.
Appoggiò le spalle alla parete temendo di non riuscire a rimanere in piedi e chiuse per un attimo gli occhi per trovare dentro se stesso la forza di sopportare, senza reagire, la sofferenza del suo ragazzo.
“Immonda creatura, lascia andare questo innocente”
Sam urlò ancora e l’ex marine stava per far prevalere il suo istinto e allontanare la donna da suo figlio, ma poi quest’ultimo si lasciò andare sul letto e cominciò a regolarizzare il respiro.
“Sam, ascolta la mia voce e rilassati, se n’è andata”
La donna gli appoggiò la mano sinistra sul cuore e gli sussurrò:
“Non aver paura, calmati”
Continuò con le sue rassicurazioni per qualche minuto mantenendo il contatto fisico, poi si voltò verso John e gli disse:
“Adesso puoi avvicinarti! E’ solo una tregua, tornerà a tormentare tuo figlio”
Il cacciatore non se lo fece ripetere e raggiunse Sam, che ora sembrava tranquillo.
“Dovresti cambiarlo, è fradicio”
“Sta bene?”
“E’ al sicuro per il momento e riposerà, ma sarà una lunga battaglia. Mettigli qualcosa di asciutto, placa i bollenti spiriti di tuo figlio maggiore e poi parleremo”
La donna si alzò e si avviò alla porta. L’aprì e passò davanti a Dean e a Bobby senza dire una parola. Scese le scale e uscì all’aperto per fumare.
Nel frattempo John aveva ripreso tra le braccia il suo ragazzo e gli stava accarezzando una guancia sperando inutilmente di vedergli riprendere conoscenza.
“Papà”
“Ehi, Dean”
“Che gli ha fatto?”
“Qualunque cosa fosse, ora Sammy è tranquillo. Mi fai un favore, figliolo?”
“Vado a prenderla a calci in culo?”
“No. Prendi un cambio per tuo fratello e un asciugamani”
Solo dopo quella richiesta il maggiore dei Winchester notò quanto fosse sudato suo fratello e si mosse subito. Andò nella sua stanza, prese il borsone e recuperò una maglietta a mezze maniche e dei pantaloni di un pigiama, poi dal bagno l’asciugamani.
Quando tornò, si fermò sull’uscio della stanza e rimase a fissare per un po' suo padre che aveva ancora Sam tra le braccia. Notò i suoi occhi arrossati e la delicatezza con la quale la sua mano scivolava sui capelli, sulla fronte e ancora sulla guancia di suo figlio incosciente. Gli sembrò sul punto di crollare e ad essere sincero, non si era mai sentito tanto impotente in vita sua.
Tirò un profondo respiro ed entrò. Appoggiò i vestiti sul letto e disse:
“Ho preso tutto”
Il padre annuì, poi tornò con lo sguardo su Sam.
“Papà, dobbiamo togliergli questa roba da dosso”
“Sì, Dean, lo so”
“Vuoi che ci pensi io?”
“No, ce la faccio, dammi solo un minuto”
John si chinò a baciare la fronte del suo ragazzo e disse:
“Okay, ci sono”
I due Winchester iniziarono a spogliare Sam e quando rimase praticamente nudo, Dean disse con un sorriso:
“Se si svegliasse adesso e scoprisse che lo stiamo cambiando come un neonato, ci farebbe a pezzi”
Anche John sorrise e rispose:
“Magari dovrei approfittarne per dargli una potatura”
“Fai prima testamento però perché, magari passerebbe sullo spogliarello, ma se gli tocchi i capelli, sei morto”
“Sono davvero troppo lunghi”
“Sì, sono lunghi, ma non c’è verso di convincerlo a tagliarli, ha un attaccamento morboso per la sua chioma”
“Beh, tu amoreggi con l’Impala”
“Touché”
I due si scambiarono un sorriso ringraziandosi così di aver cercato di alleggerire la tensione, poi cominciarono a prendersi cura del terzo membro della loro famiglia.
“Non sono di Sammy”
“I vestiti? No, sono miei, ma questo gigante ormai li indossa senza problemi”
“E’ cresciuto tanto e credo che non abbia ancora finito”
“Se osa diventare più alto di me, lo abbandono sulla prima stazione di servizio che incontriamo”
Per dare un po' di privacy alla famiglia, Bobby uscì e raggiunse la donna.
“Come sta?”
“Sembra tranquillo e suo padre e suo fratello gli stanno dando una ripulita”
“L’ho protetto per un po', ma tornerà e sarà molto arrabbiata”
“Arrabbiata? Sa chi lo ha preso?”
“Parleremo dopo quando John sarà con noi”
“Non ci siamo ancora presentati”
“Parleremo quando John sarà con noi”
La donna tacque e continuò a fumare fissando il vuoto.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


“John”
“Sì, Bobby?”
“Vuole parlare con te”
“Che ne pensi?”
“Sicuramente non è demone, non è rimasta intrappolata in uno dei sigilli”
“Allora chi è?”
Bobby stava per rispondere quando una voce femminile li raggiunse dal piano di sotto.
“John Winchester, hai bisogno di un invito scritto, o ti decidi a scendere? E visto che ci sei, porta anche quel gentleman di tuo figlio maggiore, dobbiamo chiarirci su un po' di cose”
Il cacciatore spostò lo sguardo su Sam e la voce arrivò di nuovo:
“Puoi lasciarlo da solo, non temere”
I tre uomini si guardarono, poi decisero di scendere e affrontare la sconosciuta, che nel frattempo si era accomodata in una poltrona accanto al camino.
“Dunque, togliamoci subito il pensiero: acqua santa, coltello d’argento, esorcismo?”
“Sei una cacciatrice?”
“No”
“Chi sei allora?”
“Il mio nome è Lenora e ho sentito in giro che il figlio di un cacciatore aveva bisogno di aiuto”
“In giro dove? Ho sparso la voce solo tra i miei contatti”- chiese Bobby.
“Stiamo perdendo tempo e il giovanotto al piano di sopra non ne ha molto”
“Di che cosa stai parlando?”
“Come ho già detto a tuo padre, per ora l’ho respinta, ma tornerà alla carica e non credo che Sam potrà resisterle. E’ molto potente e non si fermerà finché tuo fratello non entrerà a far parte della sua collezione”
“Si può sapere chi ha preso il ragazzo?”
“Il suo nome è Abyzou ed è un essere spregevole, una ladra di bambini. In vita era una donna che ha fortemente voluto un figlio, ma era sterile e quando capì che non ne avrebbe mai avuto uno, impazzì e si suicidò. Morendo ha portato con sé quella rabbia e non ha trovato mai pace”
“Quindi è uno spirito incazzato?”
“No, ragazzo, è molto peggio! Non conosco i particolari di quello che è successo ai piani bassi, ma si trasformò in un demone e divenne una minaccia per le donne in età fertile e per i neonati. Provocava aborti spontanei, o strangolava i bambini appena nati se questi sfortunati entravano nel suo mirino. Nel corso dei secoli la furia di Abyzou è cresciuta ed è diventata sempre più malvagia”
“Secoli?”
“Abyzou è citata nell’Antico Testamento, ma il suo nome si trova anche in testi medievali”
“Aspetta-disse Bobby- L’Antico Testamento risale al VII secolo a.C.”
“Esatto e lei già c’era. Salomone la fece incatenare per i capelli e appendere davanti al Tempio in pubblico, ma poi fuggì e continuò a dare sfogo alla sua malvagità. Vaga da sempre per il mondo perché non dorme mai e con il tempo ha iniziato non solo a sottrarre i figli a quelle che lei considerava madri indegne, ma anche ad attaccare ovunque percepisse la presenza di bambini non curati dai genitori”
“Cosa c’entra Sammy? Nostra madre è morta quando lui aveva sei mesi e non è un neonato. E poi lei era dolce e non ci ha mai trascurati”
Lenora girò gli occhi su John, che era rimasto ad ascoltarla in silenzio, e l’uomo chiese:
“Ha preso Sam perché mi ha giudicato un cattivo padre?”
“Credo che sia così”
L’uomo chinò lo sguardo e si portò le mani al viso.
“Papà”
“Sto bene, Dean”
“Queste sono un cumulo di stronzate, tu non sei un cattivo padre”
“Non importa”- commentò Lenora
“Cosa?”
“Non importa se tuo padre si è comportato o meno da stronzo, è il giudizio che ne dà Abyzou a contare”
“Se mi ha ritenuto un cattivo padre, perché non punisce me?”
“Ti sta punendo, ti ha tolto tuo figlio”
John si alzò e si avviò verso le scale.
“Dove stai andando? Non abbiamo finito”
“Ho bisogno di stare con Sam”
“Non te lo puoi permettere ora, devo parlare da sola con te e non mi devi mentire”
“Parlare di cosa?”
“Di te e di Sam e di come Abyzou è arrivata a voi”
“Non capisco”
“Mi devi raccontare perché è riuscita a rapire il tuo ragazzo, perché lo ha fiutato e rincorso. Lei è molto forte, ma ha bisogno di tracce per raggiungere le sue vittime e Sam deve averle indicato la strada con mollichine di dolore e rabbia nei tuoi confronti ”
“Sam l’ha attirata?”
“Non consapevolmente. Andiamo a fare due passi fuori, John?”
“Solo se Dean può tornare a vegliare sul fratello”
“Per me va bene, ma, ragazzo, non prendere iniziative! So che non ti piaccio e onestamente la tua arroganza mi disturba molto, ma sono qui per tentare di riportare indietro Sam, quindi, se succede qualcosa, non sposti uno spillo e mi chiami”
John guardò suo figlio maggiore e dal suo sguardo capì che era sul punto di attaccare a testa bassa, così decise di intervenire prima che fosse troppo tardi.
“Dean, di sopra”
“Ma papà, lei…”
“Ho bisogno che controlli Sammy mentre io parlo con Lenora”
“Sì, signore”
“E un’altra cosa, giovanotto: io sono una donna rispettabile, quindi non osare più rivolgermi quelle ingiurie”
Il ragazzo diede ancora un’occhiata feroce alla donna, poi si allontanò.
“Tieni a freno tuo figlio, marine”
“Mi dispiace per gli insulti, ma Dean diventa una belva quando si tratta di Sammy e ti consiglio di non sfidarlo su questo campo”
“E’ meglio che lui non sfidi me, non tollero essere disturbata quando lavoro e comunque stiamo perdendo tempo prezioso”
Lenora fissò di nuovo il cacciatore, poi si avviò verso l’esterno e l’uomo la seguì. Cominciarono a passeggiare e dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio la donna chiese:
“Vuoi riportare a casa tuo figlio, John?”
“Che domanda è? Certo che rivoglio Sammy”
“Allora perché non mi parli di te e di lui?”
“Che cosa vuoi sapere?”
“In primis perché il tuo ragazzo è così arrabbiato con te”
“Sam e io abbiamo un rapporto complicato”
“Grazie, mr Ovvio, mi servono i particolari”
“Non so cosa dire, abbiamo due caratteri forti”
“John, qui non si tratta di prendere di nascosto le chiavi della macchina di papà per fare un giro con una ragazza, Abyzou non si muove per così poco. Te lo chiedo un’ultima volta e poi me ne vado: perché tuo figlio è così arrabbiato con te?”
“Sam non vuole essere un cacciatore, vuole studiare e andare al college”
“Adesso cominciamo a ragionare”
“Lui vorrebbe che ci fermassimo e avessimo una vita normale”
“Ma tu non vuoi”
“Devo vendicare Mary”
“Non è solo per lei, vero?”
L’ex marine trattenne il fiato e fissò la donna.
“Tranquillo, condivido la tua scelta di tenerlo all’oscuro”
“Sai che cosa è successo nella stanzetta di Sammy quando la madre è morta?”
Lenora annuì e disse:
“So che il male si è avvicinato pericolosamente a tuo figlio quella notte e che tua moglie è morta per difenderlo”
“Mary amava tanto i nostri figli”
“E tu?”
“E io cosa?”
“Ami i tuoi figli?”
“Più di qualsiasi altra cosa al mondo”
“Eppure sei molto duro con Sam”
“Devo esserlo”
“Hai paura di perderlo?”
“Ho paura che quel demone si avvicini di nuovo a lui e lo faccia diventare…”
John scosse la testa e non riuscì a completare il pensiero.
“Il pericolo è reale, non voglio indorarti la pillola, ma la tua rigidità sta facendo molto male a Sam. Quando l’ho toccato, ho sentito la sua frustrazione, il dolore per non sentirsi mai apprezzato da te e Abyzou sta facendo leva su questo”
“Io amo mio figlio”
“Ma lui si sente un peso, un figlio di serie b”
“Per me sono tutti e due uguali”
“Sam lo sa?”
“Ne abbiamo parlato in auto proprio..”
“Parlato? Ti avevo chiesto di non mentire, o sbaglio? Hai urlato a tuo figlio delle cose terribili, lo hai ferito profondamente”
“Come fai a sapere tutte queste cose?”
“Ancora non ci arrivi, John? Sono una sensitiva e riesco a vedere nel passato delle persone”
“Anche nel futuro? Sai cosa succederà al mio ragazzo?”
“No, John, non si può dare una sbirciatina al futuro, ma qualcosa posso dirtela. Vuoi sapere che cosa ho visto quando ho toccato Sam? Vuoi sapere perché urlava?”
L’uomo annuì e Lenora disse:
“Abyzou gli stava facendo rivivere il vostro litigio in auto e continuava a sbattergli in faccia quanto sei sempre stato indifferente alla sua carriera scolastica e alla sua vita in generale e quanto invece tu sia estremamente interessato a Dean. Lo stava facendo a pezzi, ma,nonostante tutto , il tuo ragazzo continuava a difenderti, a controbattere a tutte le accuse. Ha tentato di non cedere alle sue provocazioni, ma Abyzou poi ha colpito duro”
“Che vuoi dire?”
“Gli ha detto che, se sei sempre a caccia, è perché non sopporti la sua presenza e che Dean è ora molto contento di non dover fargli più da babysitter.”
“Dean lo adora, Sam non è mai stato un peso per lui e per quanto mi riguarda, sto male ogni volta che mi allontano dai miei figli, ma…”
“Non ti devi giustificare con me”
“Quale altra cazzata gli ha raccontato ?”
“Gli ha detto che entrambi lo incolpate per la morte di tua moglie e avrebbe continuato a spezzargli il cuore se non l’avessi respinta”
“Se questo demone non è più vicino a lui, perché Sam non è tornato?”
“Perché le ha creduto”
“Che cosa?”
“Abyzou sapeva dove colpire e non sarà facile riportarlo qui perché tuo figlio sente di non avere più un posto in cui tornare”
“Ma lui deve, io lo rivoglio con noi”
“A qualunque costo, John?”
“Di che cosa stai parlando?”
“Saresti disposto a fare qualsiasi cosa pur di riavere Sam? Saresti disponibile ad andare tu stesso a prenderlo? Se mi rispondi di sì, potrebbe arrivare il momento in cui io ti chieda di mettere a rischio la tua stessa vita per lui”
“Certo che sono disposto anche a morire per mio figlio”
“Spero di riuscire a non arrivare a tanto, ma, se dovesse essere necessario…”
“Perché aspettare? Se c’è un modo, mandami subito da lui, fammi andare da Sammy”
“John, è molto pericoloso, potreste perdervi entrambi, senza contare che Abyzou sarebbe molto felice di farti a pezzi”
“Voglio tentare”
“Devi essere paziente e in ogni caso raggiungere Sam non sarà facile, c’è bisogno di un rito complesso e mi dispiace dirtelo, abbastanza doloroso per te”
“Non importa, farò qualsiasi cosa per riprenderlo”
“Devi anche parlarne con Dean, deve sapere che rischia di restare da solo”
“No, non gli dirò nulla, insisterebbe per seguirmi”
“So che lo farebbe, ma deve restare qui perché, nel caso in cui dovessimo riuscire a raggiungere Sam e a sfuggire a Abyzou, dovrebbe riportarci indietro”
“Perché stai parlando al plurale?”
“Perché io vengo con te”
“Non posso permetterlo”
“Punto primo, tu non mi permetti nulla, non sono uno dei tuoi figli che puoi mettere in castigo e punto secondo, io devo tornare e affrontare Abyzou”
“Che vuol dire tornare? Ti sei già scontrata con lei?”
“Molti anni fa”
“Perché?”
“Credo che tu abbia il diritto di saperlo, lei mi ha portato via il mio Vincent”
“Cosa?”
“Abyzou mi ha portato via mio figlio”
“Mi dispiace”
“Oh, non merito la tua compassione, io ero davvero una cattiva madre. Il padre del mio bambino era un tizio uguale agli altri con cui mi sono divertita in un vicolo, non mi ricordo nemmeno se mi ha detto come si chiamava. All’epoca mi interessava solo sballarmi e quando ho scoperto di essere incinta, ho subito pensato di liberarmi del problema e sono andata in una clinica per abortire. Lì però ho ricevuto un netto rifiuto perché ero minorenne e perché la mia famiglia è dell’Ohio. Insomma ho dovuto portare avanti la gravidanza e quando Vincent è venuto al mondo, ho rischiato di morire, ma poi me la sono cavata e sono tornata a vivere in famiglia. Ho pensato di aver avuto un avvertimento e che dovevo rimettermi in piedi, ma i buoni propositi sono durati poco .Dopo l’ennesimo litigio con i miei, me ne sono andata con il mio bambino e mi sono trasferita in Arizona.
Ero messa male, John, tanto che neanche lo sentivo quando piangeva disperato perché aveva fame. Non so quante volte i servizi sociali sono intervenuti e alla fine mi hanno spedito con lui in un centro di riabilitazione.
Una sera era nella nursery e io lo stavo guardando dalla mia stanza attraverso un monitor. Ad un certo punto l’ho vista accanto a Vincent e ho iniziato ad urlare che qualcuno stava portando via il mio bambino.
Non mi hanno ascoltata, ma non biasimo il personale in servizio quella notte, neanche io avrei creduto ad una tossica in astinenza che giurava di aver visto un essere senza occhi prendere dalla culla il proprio figlio, soprattutto perché fisicamente Vincent era ancora lì”
“Era un neonato?”
“Aveva solo tre mesi”
“Non si sono fatti delle domande quando si sono accorti che Vincent non si svegliava?”
“Per un po' sì, ma ovviamente non hanno capito che cosa stava succedendo al mio bambino. Alla fine lo hanno ricoverato in una struttura di lunga degenza e da lì ho iniziato ad espiare la mia colpa. Non riuscivo a darmi pace, John, e ad un certo punto ho pensato di star diventando pazza quando ho iniziato a sentire continuamente il pianto di un neonato, ma non ho detto nulla perché volevo raggiungere mio figlio”
John fissò la donna e la vide esitare un attimo prima di ricominciare a parlare.
“Dopo essere stata dimessa dal centro di riabilitazione, ho passato ogni istante accanto al mio bambino sperando che si riprendesse e mi è sembrato di vivere in un loop. Ad un certo punto mi hanno affiancato una psicologa perché insistevo nel raccontare sempre la stessa storia a distanza di mesi e pensavo che mi avrebbe fatta internare, ma non andò così. Una notte mi disse che mi credeva e mi chiese di aprire la mente. Per farla breve mi iniziò al mondo del sovrannaturale e grazie a lei ho capito di avere un dono. Mi ha addestrato a controllarlo perché con il tempo non sentivo più solo il pianto, mi arrivava di tutto e sono stata vicina alla follia. Alison mi è rimasta accanto ed è stata lei a mettermi in contatto con i primi cacciatori. Ho iniziato ad aiutare ogni volta che potevo e nel frattempo ho continuato a cercare la verità su ciò che era accaduto a Vincent. Alla fine ho scoperto chi era la creatura che lo aveva preso e ho sperimentato su me stessa un rituale per raggiungere il mondo dei non morti. Dopo molti tentativi, uscii dal mio corpo e mi ritrovai a urlare nel buio il nome di mio figlio. Dopo quelle che mi sono sembrate ore, lei arrivò con il mio piccolo in braccio ed era proprio come me lo ricordavo. Indossava la stessa tutina della notte della sua scomparsa e nonostante fosse passato un anno, non era cambiato per nulla.
La minacciai, la implorai di restituirmelo giurandole che sarei stata una buona madre, ma lei mi rispose che non avevo più nessun diritto su di lui.
Alison mi riportò indietro e quel giorno stesso ricevetti la telefonata che Vincent se n’era andato per sempre”
John restò in silenzio per un po' provando una profonda compassione per un altro genitore, poi chiese:
“Mi stai preparando al fatto che potrei non riuscire a riportare a casa Sammy?”
“Abyzou cercherà in tutti i modi di tenerti lontano da lui, ma tu dovrai essere più forte e convincere tuo figlio a seguirti prima che il nostro tempo scada”
“E se non volesse farlo? Hai detto che Sam ha creduto alle sue bugie”
“Se non ti senti all’altezza, allora porterò Dean. A quanto ho capito quel ragazzo è molto legato al fratello e…”
“No! Sono io il padre di Sam e deve sentire da me che lo amo e che lo rivoglio con me”
Lenora annuì, poi disse:
“Bene, credo che adesso tu abbia un quadro preciso della situazione ed è ora di darlo anche a Dean”
“Farà il diavolo a quattro”
“Lo so, ma servono due persone qui per permetterci di ritornare e se tu vieni, lui resta”
John annuì, poi si mosse verso casa. Entrò e fece cenno a suo figlio maggiore di seguirlo.
“Dean, dobbiamo parlare”

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


“No, papà, non andrai senza di me. Non mi importa cosa dice Fedora o come cazzo si chiama! Come puoi solo pensare che resti qui e non ti guardi le spalle da un demone che ha preso mio fratello e che ti vuole fare a pezzi?”
Le urla di Dean riempirono di nuovo la casa di Bobby e l’uomo guardò in direzione della porta della biblioteca, che John si era preoccupato di chiudere prima di parlare con suo figlio maggiore. Sentì la voce del suo amico e poi la risposta furiosa del ragazzo:
“Non ti ho mai disubbidito, papà, mai, ma questa volta non prendo ordini. So che ti sto deludendo in questo momento, ma quello che mi stai chiedendo non succederà. Ci penserà Bobby, lui ci riporterà indietro perché io vengo con te”.
Lenora sorseggiò lo scotch che aveva chiesto al padrone di casa e commentò:
“La sta prendendo bene”
“Con tutto il rispetto, signora, ma che cosa ti aspettavi? Sono i Winchester e se uno salta, saltano anche gli altri”
“Anche il più piccolo del clan?”
“Sam può volere qualcosa di diverso dalla caccia, ma non mettere in discussione la sua lealtà nei confronti della sua famiglia, non esiterebbe un attimo nel lanciarsi nella mischia per difendere suo padre e suo fratello”
“Sembra che tu li conosca bene”
“Da quando Sam portava i pannolini e Dean era un soldo di cacio”
“E’ sempre stato così legato a suo fratello?”
“Quei due sono due gemelli nati a quattro anni di distanza. Non dimenticherò mai la prima volta che sono venuti qui, Dean era un falco e non mi ha permesso di avvicinarmi a Sam per settimane. Aveva solo quattro anni, ma uno sguardo da killer quando, secondo il suo giudizio, ero troppo vicino a suo fratello”
(inizio flashback)
“Dad”
John sbarrò gli occhi al primo richiamo di suo figlio maggiore e si voltò immediatamente verso di lui.
“Dean, che succede? Hai fatto un brutto sogno?”
“No”
“Devi andare in bagno?”
“No”
“Hai sete?”
“Nemmeno”
“Allora che c’è?”
“Tu mi hai detto che, se c’è qualcosa che non va, io posso venire da te e dirtelo”
“Sì, Dean, è così. E’ qualcosa di molto importante o me ne puoi parlare domani mattina?”
“E’ importantissima”
John si passò stancamente una mano sul viso, poi disse:
“Okay, se è importantissima, allora ti ascolto. Dimmi tutto”
“Papà, chi è questo signore e perché siamo a casa sua?”
L’ex marine si disse che doveva spiegare a suo figlio la differenza tra le cose urgenti e quelle che non lo sono, ma rispose comunque alla domanda.
“Bobby è una persona che mi sta aiutando e visto che avevamo bisogno di un posto dove stare, ci ha ospitato”
“Non mi piace”
“Perché?”
“Non mi piace e basta”
“Non è una gran risposta, ma, se mi dici che cosa c’è che non va, posso provare a migliorare le cose”
“Voglio andare via”
“Dean, ho bisogno di Bobby in questo momento e lui è stato molto gentile a darmi un lavoro e un tetto. Dovresti essergli grato e non arrabbiarti con lui”
Il bambino sospirò, poi gettò un’occhiata al fagotto che dormiva tra lui e il padre.
“Non piace nemmeno a Sammy”
L’uomo sorrise e chiese:
“E come lo sai? Tuo fratello non parla ancora”
“Io lo capisco e mi ha detto che gli sta antipatico”
“Dean”
“Andiamo via, papà, per favore”
“Lo faremo appena possibile, promesso”
“Domani?”
“No”
“2 giorni?”
“Dean, smettila”
Il tono un po' più alto dell’uomo fece svegliare il suo bambino più piccolo, che spalancò gli occhi e prese ad agitarsi.
“Diglielo, Sammy, dì a papà che non vuoi il latte da quel tipo”
“E’ questo il problema, ragazzo? Sei arrabbiato perché Bobby si è offerto di dare la bottiglina a tuo fratello mentre io finivo di riparare quell’auto?”
“Non lo deve toccare, Sammy non è suo”
“Certo che non è suo, è tuo fratello, ma Bobby voleva solo dare una mano”
Quasi come se capisse di essere il soggetto della conversazione, il bambino si agitò di più e iniziò a piagnucolare in attesa che qualcuno gli desse le giuste attenzioni.
“Ehi, cucciolo, che c’è? Papà e Dean stanno parlando troppo forte e tu non riesci a dormire?”
John si fece afferrare un dito dalla manina di suo figlio minore e gli sorrise.
“Tranquillo, va tutto bene”
“Come è piccolo”
“Crescerà”
“E giocherà con me?”
“Sono sicuro che lo farà”
“Papà?"
“Che c’è?”
“Non voglio che quel signore gli dia da mangiare e non lo deve nemmeno prendere in braccio”
“Ti ho già detto che quel signore si chiama Bobby e tu devi comportarti bene perché sei in casa sua. Se ti infastidisce che si avvicini a Sam, allora gli chiederò di non farlo, ma resto del parere che sia una brava persona e non si merita le tue occhiatacce. Ti ha portato anche dei dolcetti stamattina e mi è sembrato che ti piacessero”
Dean fissò suo padre e poi ammise:
“Sì, erano buoni e volevo farli mangiare anche a Sammy, ma continuava a buttare fuori dalla bocca quello che mettevo dentro”
“Tuo fratello non può mangiare il cibo dei grandi”
“Lo so, gli ho dato delle briciole piccole piccole”
“Sono sicuro che tu l’abbia fatto, ma è davvero troppo presto per fargli mangiare i dolcetti”
“Gli zuccherini gli piacevano”
Sam confermò le parole del fratello maggiore con un ampio sorriso e John disse:
“Sembra che sia d’accordo con te”
“Dirai davvero a Bobby di star lontano dal mio fratellino?”
“Domani mattina gli parlerò”
“Papà?”
“Che c’è ancora?”
“Adesso ho un po' sonno”
“Allora chiudi gli occhi. Buonanotte, ometto”
L’uomo fece per alzarsi, ma suo figlio maggiore lo afferrò per un braccio.
“Dove vai?”
“Sammy ha gli occhi spalancati e non credo che tornerà a dormire molto presto, quindi pensavo di portarlo a fare un giretto in macchina”
“Vengo anche io”
“Dean”
“Mi addormento con Sammy, promesso. E poi lo sai che è abituato ad avermi vicino a lui quando viaggiamo”
John sorrise e disse:
“Okay, allora famiglia Winchester in marcia”
L’uomo tirò su suo figlio minore e lo avvolse in un plaid, poi diede la mano a Dean e gli fece cenno di tacere mentre lasciavano la stanza.
Dopo pochi minuti Sammy era sistemato nel suo seggiolino e ridacchiava per le boccacce che gli faceva suo fratello e l’aspirante cacciatore avviò il motore.
Iniziò a girare senza meta nei dintorni di Sioux Falls sperando che il sonno avrebbe raggiunto presto i suoi bambini perché era molto stanco, ma entrambi sembravano avere altri progetti.
“Ehi, Dean”
“Sì, papà”
“Avevi detto che avresti dormito”
“E’ Sammy, continua a ridere e non ci riesco”
“Forse ride perché tu gli fai le smorfie?”
“Mi piace quando ride”
“Piace anche a me, ma sono le tre del mattino e dovremmo tutti essere a letto”
“Okay, papà”
“Ti metti giù e chiudi gli occhi?”
“E chi guarda Sammy?”
“Lo faccio io, puoi stare tranquillo”
Dean sbadigliò e si stese suscitando l’immediato disappunto di suo fratello, che sputò via il ciucciotto e prese a sgambettare nel sediolino.
“Sammy, sono qui”
Il bambino si tirò di nuovo su e chiese:
“Mi vedi adesso, peste?”
“Giovanotto, cerca di dormire”
“Okay, buonanotte, papà, ‘notte, Sammy”
“Buonanotte, Dean”
L’ex marine guidò ancora per circa venti minuti, poi ritornò nel cortile del Singer Salvage. Spense il motore e si voltò a guardare i suoi figli addormentati sul sedile posteriore sentendosi, nonostante tutto, un uomo fortunato. Scese dall’auto e andò a sganciare le cinghie del sediolino del più piccolo. Lo prese in braccio, poi si chinò a raccogliere anche l’altro figlio, che in automatico si arrampicò sul padre appoggiandogli la testa sulla spalla.
“Funziona sempre, eh?”
“Scusa, ti ho svegliato”
“No, tranquillo. Vuoi una mano?”
John esitò un attimo, poi rispose:
“Grazie, ma ce la faccio”
(fine flashback)
Bobby sorrise a quel ricordo mentre Lenora finiva il suo scotch.
“John ci sta mettendo troppo tempo”
“Lo convincerà, vedrai”
“Non posso aspettare che plachi i capricci di suo figlio”
Lenora si alzò e irruppe nella biblioteca.
“Ascoltami bene, ragazzo, la situazione è semplice: più tuo fratello resta con Abyzou, più le nostre possibilità di successo calano. Ammiro il tuo attaccamento alla tua famiglia, ma, come ho spiegato prima a tuo padre, servono due persone per riportarci indietro. Se tu venissi con noi e rimanesse solo Bobby, dovrebbe scegliere chi salvare e chi far morire e tralasciando me perché sarei la prima dei non eletti, in ogni caso non potrebbe aiutare te e tuo padre contemporaneamente”
“Ci deve essere un altro modo”
“Non c’è! Ti concedo ancora qualche minuto e poi voglio una risposta”
Lenora si voltò e ritornò a sedersi accanto al camino.
Il silenzio tornò sovrano e dopo poco John ricomparve in salotto. Attraverso la porta aperta il padrone di casa intravide Dean con i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa fra le mani e chiese:
“Ha ceduto?”
“Sì, ci raggiunge tra un attimo in modo che tu possa spiegarci il tuo piano. Sam è ancora tranquillo?”
“Sì, ma dobbiamo muoverci! Ragazzo, aspettiamo te, datti una mossa”
“Dagli tregua, Lenora, è molto difficile per lui”
“Sarà molto più difficile per Sam resistere ancora a Abyzou”
L’uomo sospirò e tornò da Dean per sollecitarne la presenza in salotto.
“Ho sentito, papà, arrivo”
Il giovane si alzò dal divano e seguì il genitore. Incrociò lo sguardo con Lenora, poi chiese:
“Che cosa devo fare?”
“Per il momento nulla, voglio prima provare a svegliare Sam, poi, se non ci dovessi riuscire, passeremo al piano B. Venite sopra con me, ma devo chiedervi di non fermarmi, anche se quello che vedrete non vi piacerà”
“Che cosa vuoi dire?”
“Voglio carta bianca da tutti e due”
John si voltò verso il figlio maggiore e gli disse:
“Se non te la senti, puoi…”
“Sarebbe meglio che venissi invece, conto molto sul legame tra te e tuo fratello. Sentire anche la tua voce potrebbe convincerlo a reagire”
“Va bene, papà, ce la posso fare, voglio aiutarti”
Il cacciatore regalò una veloce carezza al figlio e poi gli disse:
“Andiamo a riprenderci Sammy”
Dopo qualche minuto i tre erano di nuovo al capezzale del ragazzo e la donna si sedette sul lato sinistro del letto accanto a lui. Chiuse gli occhi e gli prese la mano.
Rimase in silenzio per una manciata di minuti, poi scosse la testa e disse:
“John, vieni qui”
“Che cosa devo fare?”
“Prendigli l’altra mano e chiamalo, non riesco sentirlo”
“Che vuol dire che non lo senti?”
“Percepisco solo Abyzou”
“Che vuol dire? Sammy è morto?”-urlò John
“No, è ancora vivo, ma non mi risponde quando lo chiamo e non è un buon segno. Parlagli, fallo reagire”
L’uomo inspirò profondamente, poi strinse forte la mano di suo figlio e disse:
“Sammy, mi senti? Sono papà. So che sei spaventato e ferito, ma quello che ti ha detto quel demone non è vero. Io voglio che ti svegli e torni da noi”
“Di che cosa stai parlando?”
“Ne discuterete dopo-disse Lenora lanciando un’occhiataccia a Dean- ora dobbiamo concentrarci su tuo fratello”
“Sammy, ti prego, torna da me”
Il più anziano dei Winchester provò a lungo a far reagire il suo ragazzo, ma quest’ultimo rimase incosciente nonostante il fatto che anche il fratello avesse iniziato a chiamarlo senza sosta.
“Lo senti?”
“No, non ancora”
Dean si inginocchiò accanto al padre e tentò di nuovo.
“Sammy, devi reagire, devi combatterla”
Passarono ancora alcuni minuti, poi Lenora sorrise e disse:
“Eccoti, finalmente. E’ confuso e debole, John, Abyzou  gli ha tolto molte energie”
“Dai, figliolo, non mollare”
“Svegliati, fratellino, andiamo”
Improvvisamente la donna impallidì e mormorò:
“No, è tornata, Abyzou lo sta attaccando”
“Sammy”
Il ragazzo si irrigidì e ricominciò a urlare.
“Lasciatelo, John, interrompete il contatto”
“Cosa?”
“Ci ha sentiti, smettete di chiamarlo”
L’uomo fece immediatamente quello che gli era stato detto imitato dal suo primogenito, poi fissò inorridito la copiosa emorragia dal naso del figlio minore. Prese un fazzoletto e glielo mise sotto le narici tentando di contenere il sangue.
“Aiutalo, ti prego- implorò Dean-farò tutto quello che vuoi”
La donna guardò i due Winchester, poi appoggiò la mano sulla fronte del ragazzo steso davanti a lei e come era accaduto in precedenza, riuscì a riprendere in mano la situazione. Si chinò su Sam e iniziò a sussurrargli all’orecchio parole di conforto. L’adolescente ansimò per un po', poi iniziò a calmarsi e si rilassò.
Lenora interruppe a sua volta il contatto e si voltò verso John:
“L’abbiamo fatta incazzare. Ha capito che cosa stavamo cercando di fare ed è tornata alla carica”
“E’ ancora con Sam?”
“No, è lontana. L’ho di nuovo respinta, ma non posso continuare a farlo, potrei uccidere tuo figlio”
Lenora accarezzò l’adolescente e disse:
“Non abbiamo scelta, John. Sam non troverà da solo la strada per tornare, dobbiamo andare a prenderlo”
“Sono pronto”
“Non lo sei, credimi. Ti devo preparare perchè avremo una sola possibilità e non possiamo commettere errori”
“Puoi essere più specifica?”
“Venite giù con me”
John e Dean si scambiarono un’occhiata e Lenora capì al volo che cosa stavano pensando.
“So che non vorreste lasciarlo, ma dovete farlo. Vi assicuro che al momento Abyzou è tranquilla, deve ricaricare le batterie!”
“Lenora, io…”
“Lo capisco, John, so bene che cosa stai provando, ma non posso darvi più di cinque minuti”
“Grazie”
Non appena furono soli, l’uomo riprese tra le braccia il figlio incosciente e Dean gli ripulì il viso dal sangue.
“L’emorragia si è fermata?”
“Sì”
John guardò entrambi i suoi ragazzi, poi li strinse in un forte abbraccio e mormorò:
“So che non ve lo dico spesso, ma vi voglio bene”

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Dean aveva mantenuto la calma durante tutti i preparativi del rito che avrebbe portato suo padre e Lenora in presenza di Abyzou e aveva ripetuto senza esitazioni le istruzioni che la donna gli aveva dato per riportarli indietro, ma, quando vide John entrare nella panic room con Sammy tra le braccia, le cose cominciarono a cambiare. Osservò il genitore stenderlo su uno dei tre letti che lui e Bobby avevano sistemato nella stanza segreta del Singer Salvage e il cuore prese ad andargli più forte.
Su un tavolino Lenora aveva sistemato due bicchieri con un liquido ambrato al suo interno e delle scodelline con delle erbe, poi aveva iniziato ad accendere candele e a recitare qualcosa che Dean non riusciva a capire.
“John, sei pronto?”
“Sì”
“Bene. Prendi uno dei due bicchieri e siediti prima di bere”
“Ho lo stomaco forte”
“Fidati, mi ringrazierai”
“Okay”
L’uomo fece quello che gli era stato detto, poi chiamò a sé suo figlio maggiore.
“Dean”
“Niente discorsi d’addio, non ci provare”
“Dean, devi ascoltarmi. Hai sentito Lenora, le cose potrebbero andare male e se dovesse accadere tu…”
“No, fermati”
“Ascoltami”
Il tono di rimprovero di suo padre fece sentire il ragazzo molto più giovane della sua età e finalmente tacque.
“Dean, se qualcosa dovesse andare storto, se non dovessi riuscire a tornare, voglio che resti con Bobby. Non fare il pazzo mettendoti a bere e a scorrazzare con l’Impala. Voglio che non ti allontani da qui fino a quando non ti senti a posto e abbastanza lucido. E niente patti, mi sono spiegato?”
“Papà, se tu non torni, non tornerà nemmeno Sammy e io…”
“So che sarà dura, ma sei un Winchester e ti ho insegnato che la vita ci tira dei gran calci nelle palle, ma noi torniamo sempre in piedi”
“Non posso farcela senza te e Sam”
“Dean, voglio che mi giuri che non farai nessun patto”
“Papà”
“Giuramelo, figliolo”
Dean mandò giù a fatica il groppo che aveva in gola e annuì.
“Voglio sentirlo dalla tua voce”
“Te lo giuro”
“Okay. E un’altra cosa: devi dare a me e a Sammy un funerale da cacciatori”
A quelle parole il maggiore dei figli di John crollò e si lanciò in lacrime tra le braccia del padre. L’uomo lo abbracciò e cercò di consolarlo, ma in cuor suo sapeva che nulla avrebbe lenito la sofferenza di Dean. Non voleva mettere ulteriore pressione sul figlio, ma, mentre lo teneva stretto, gli sussurrò precise istruzioni, poi gli afferrò il viso e disse:
“Devi fare quello che ti ho chiesto”
“Ma papà…”
“Esegui gli ordini, qualsiasi cosa succeda”
“Sì, signore”
Lenora e Bobby si sentirono di troppo in quel momento, ma la donna sapeva che non potevano attardarsi oltre.
“John, dobbiamo andare, Sam è sempre più debole”
“Okay, sono pronto”
L’ex marine guardò dritto negli occhi il suo ragazzo e gli sorrise.
“Sono fiero dell’uomo che sei diventato”
“Io sono fiero di essere tuo figlio”
“Resta a guardia del forte”
“Lo farò e aspetterò, come sempre, il tuo ritorno”
Dean ricambiò il sorriso, poi si allontanò dal padre, che guardò Lenora e mandò giù il contenuto del bicchiere. Non appena il liquido scivolò lungo le pareti del suo stomaco, John avvertì una fitta fortissima e si piegò in due.
“Papà”
“Cazzo”
“Che cos’hai?”
“Ti avevo detto che non sarebbe stato facile”
“Sto bene, Dean, tranquillo. Devo solo riprendere fiato, è tutto okay”
“Sarai cosciente ancora per poco, stenditi, stiamo andando”
L’uomo fece quello che gli era stato detto e voltò il capo verso suo figlio minore.
“Sto arrivando, Sammy, vengo a prenderti”
Questo fu l’ultimo pensiero che riuscì a formulare perché poi lo accolse l’oscurità e tutto si fermò fin quando non si sentì chiamare per nome.
“John”
Dal profondo del buio della sua mente riconobbe la voce di Lenora e si sforzò di riaprire gli occhi.
“John, sei con me?”
“Sì, credo di sì”
“Forza, tirati su. Non siamo al sicuro qui, dobbiamo nasconderci”
“Okay”
L’uomo si mise faticosamente dritto sulle gambe e chiese:
“Ci siamo?”
“Sì”
“Puoi sentire Sam?”
“Non è vicino, ma riesco a percepirlo. Non sta bene però, Abyzou ha continuato a tormentarlo”
“Le romperò il…”
“Risparmia la foga per quando la vedrai, per ora dobbiamo muoverci con cautela”
“Fai strada”
“John, ti ricordi quello che ti ho detto, vero? Non sarà una passeggiata di salute”
“Sì, me lo ricordo, ma rivoglio mio figlio. Come la staniamo?”
“Quando sono venuta per Vincent, ho girato a vuoto per ore, poi all’improvviso me la sono trovata davanti, ma questa volta non si esporrà. Sa che sei un cacciatore e che sei molto abile, quindi si guarderà bene da affrontarci a viso aperto”
“Ho una domanda”
“Dimmi”
“Mi hai raccontato che, quando sei venuta per Vincent, ti ha lasciata andare e non capisco perché l’ha fatto”
“Quando Abyzou fuggì dal Tempio, era ferita e stava per morire nel deserto, ma fu aiutata da una tribù nomade. La accolsero e a lungo ignorarono la sua vera natura. La trattarono come una di loro e pare che le cose siano andate lisce fin quando la figlia del capo non rimase incinta. A quel punto la sua natura demoniaca prese il sopravvento e una notte tentò di provocarle un aborto. Era quasi arrivata fino in fondo quando provò pietà per la ragazza e per non fare del male a chi l’aveva soccorsa, se ne andò. Non dimenticò mai la loro generosità e per riconoscenza a quella tribù, decise che avrebbe sempre offerto una possibilità di salvarsi a chi l’avesse sfidata”
“Ancora non capisco perchè non ti abbia uccisa"
La donna trattenne a stento le lacrime pensando al figlio, poi rispose:
“La verità è che sono una vigliacca”
“Che cosa hai fatto, Lenora?”
“Quando mi ha proposto di andare via, io ho accettato! Ero terrorizzata e le ho lasciato mio figlio. Ero sola in quel posto orribile, la cosa più raccapricciante che abbia mai visto in vita mia”
“Mi hai mentito”
“Non proprio”
“Hai detto che Alison ti ha portata indietro, non mi avevi raccontato che hai lasciato volontariamente tuo figlio a quel demone”
“Alison mi ha riportata indietro, ho solo omesso una parte della storia”
“Come hai potuto? Era tuo figlio”
“Me lo domando ogni giorno della mia vita”
John fissò la sensitiva e avrebbe voluto provare solo disprezzo per lei, ma non riusciva a farlo. Lui non aveva abbandonato i suoi figli quando Mary era morta, ma c’erano stati giorni in cui il peso della responsabilità lo aveva schiacciato al punto che la proposta del suo ex commilitone Frank non gli era sembrata del tutto folle.
Aveva pensato che Dean e Sammy sarebbero stati più felici andando a vivere in una bella casa fuori Sacramento, in fondo i bambini hanno bisogno di stabilità e lui non era in grado di dargliela, ma poi, quando si era arrivati al dunque non aveva potuto lasciarli. Aveva guardato gli occhi smarriti di Dean mentre la moglie del suo amico gli tendeva le braccia e gli diceva che poteva chiamarla zia Milly e lo aveva tirato dietro di sé, mentre con l’altro braccio teneva stretto Sammy.
Frank aveva provato a convincerlo che era solo una soluzione temporanea, che avrebbe potuto riprenderli appena si fosse rimesso in sesto, ma John aveva scosso la testa e li aveva portati via.
“Lo so, faccio schifo come madre, ma non guardarmi in quel modo”
“Non ti sto guardando male, tu hai la tua storia e io la mia. Sono affari tuoi quello che hai fatto , io voglio solo riprendermi Sammy! Mi dicevi che Abyzou tiene prigionieri i bambini”
“Sì”
“Sono ancora vivi?”
“Non proprio, lei li consuma un po' alla volta e poi svaniscono. Quando non ne ha più, ritorna a caccia e prende altri innocenti”
“E Sammy?”
“Te l’ho detto, avverto ancora la sua energia, ma si sta affievolendo”
“Quanto tempo tiene i bambini?”
“Giorni, anni, per lei non c’è una regola. Finchè la divertono, immagino”
“E se muoiono qui, muoiono anche nella realtà?”
“Sì, è la fine di tutto”
 
                           ------------------------------
“Sammy, indovina chi sta venendo a trovarci?”
L’adolescente aprì gli occhi e fissò Abyzou senza replicare. Si sentiva molto debole e a stento riuscì ad alzare la testa dal pavimento. Il demone lo aveva tormentato con ricordi spiacevoli che riguardavano suo padre e ad un certo punto era svenuto.
“Non lo sai? Te lo dico io! Quel maledetto di John Winchester è venuto a sfidarmi in casa mia e non se ne pentirà mai abbastanza”
Sam ebbe un sussulto e la speranza di essere salvato riprese posto nel suo cuore. Lacrime di sollievo gli riempirono gli occhi, papà non lo aveva abbandonato e stava arrivando per lui. Tentò di alzarsi, ma i suoi sforzi non furono ricompensati, anzi si ritrovò, in posizione prona, a fissare il soffitto.
“Cosa c’è? Pensi che ti libererà? Pensi che gli permetterò di togliermi il mio bambino? Non accadrà mai, lo farò a pezzi”
Abyzou fluttuò sul corpo inerme del suo prigioniero e aggiunse:
“Non capisci che è uno sporco bastardo e che non ti merita? Lui ti ha ferito continuamente, ti ha rovinato la vita. Vuoi che ti rinfreschi ancora la memoria? Non ho che l’imbarazzo della scelta, te ne ha fatte talmente tante. Sai qual è la mia preferita? Quella in cui avevi quattordici anni e i servizi sociali ti portarono via mentre eri a scuola. Te lo ricordi, vero, Sam? Tuo padre e tuo fratello ti avevano mollato in un motel pidocchioso e la zelante proprietaria ha chiamato la polizia”
(Inizio flashback)
“Sam Winchester nell’ufficio del preside Sterling”
Il professor Mount alzò gli occhi dal registro in direzione del suo alunno e chiese:
“Che succede, Sam?”
“Non lo so, signore”
“Beh, non possiamo ignorare la chiamata, hai il permesso di uscire”
“Ma il compito di scienze?”
“Lascia il foglio sul banco, te lo farò finire dopo”
“Grazie”
L’adolescente si alzò e si avviò verso la porta con una strana sensazione nello stomaco. Non aveva combinato guai, era sempre presente e puntuale a lezione, non aveva una sola insufficienza, quindi in teoria non c’era una ragione per quella convocazione, eppure il suo nome era uscito dall’altoparlante dell’aula.
Arrivato alla porta del preside, bussò e fu invitato ad entrare. Non appena lo fece e vide chi lo attendeva all’interno, sentì il suo battito cardiaco aumentare. 
Oltre alla familiare figura del preside Sterling c’erano due agenti e un altro uomo in borghese e subito pensò che fosse successo qualcosa a suo padre e a suo fratello, che erano sulle tracce di una Banshee da più di una settimana.
“Figliolo, siediti”
“Preferisco restare in piedi, signore”
“Come vuoi, Sam. Ti presento il signor Walker, lavora per il CPS”
“CPS? Non capisco”
“Sam, qualcuno ci ha segnalato che vivi da solo in una stanza del motel di Broadwich Street”
“Non sono solo, sono in città con mio padre e mio fratello”
“La persona, che ci ha chiamato, ci ha detto che sei arrivato con loro, ma che sono giorni che non si fanno vedere. E’così, figliolo, sei solo da una settimana?”
Sam deglutì nervosamente e cercò di dire qualcosa, ma lo sguardo del signor Walker e la presenza dei due agenti gli dissero che si trovava in un mare di guai.
“Non devi aver paura, ci occuperemo noi di te”
“Che vuol dire?”
“Devi venire con noi, Sam, da questo momento sei una responsabilità dello Stato”
“Non potete portarmi via, mio padre sta tornando. Si è dovuto allontanare, ma mi ha lasciato i soldi per mangiare e mi chiama tutti i giorni per sapere se sono venuto a scuola e sto bene”
“Sam, siamo entrati nella vostra stanza e non c’era molto di commestibile. Inoltre al centralino del motel non risulta nessuna chiamata in entrata”
“Mi chiama al cellulare”
“Stai mentendo e lo sappiamo tutti e due”
“Non sto mentendo”
“Sam, tuo padre ti ha mai messo le mani addosso?”
“Che cosa? Mio padre non è uno sporco pedofilo, che cosa le viene in mente?”
“E tuo fratello?”
“Dean è fantastico, non mi farebbe mai del male”
“Sei proprio sicuro? Non devi vergognarti, non è colpa tua”
“Papà e Dean non mi fanno niente”
“Davvero? Fa caldo, perché porti le maniche lunghe?”
“Non mi piacciono le maniche corte”
“O forse vuoi nascondere dei lividi o altri segni? Figliolo, te lo ripeto,se tuo padre o tuo fratello ti costringono a fare cose che non vuoi, puoi dircelo, ti aiuteremo”
“Lei è malato”
“Non lo sono e ho affrontato molti casi come il tuo”
“Io non sono un caso, lei non sa un bel niente della mia famiglia”
“Parlamene tu”
“No, non sono affari suoi”
“Sam, è vero che tuo padre ti costringe ad allenarti all’alba?”
“Non mi costringe”
“Vuoi dire che sei contento di correre per miglia prima di venire a scuola?”
“Dean e io ci teniamo in forma”
“E che succederebbe se non lo facessi? Abbiamo indagato prima di venire e sappiamo che John Winchester è un reduce del Vietnam. Era sposato con Mary Campbell e dopo la sua morte ha mollato casa e lavoro ed è sparito con te e tuo fratello. Perché è scappato?”
“Non voglio parlare di questo”
“Ti sposti continuamente, cambi scuola anche quattro o cinque volte in un anno”
“Sì, ma non è un problema”
“Effettivamente i tuoi voti sono perfetti, ma ciò non toglie che tuo padre non si cura di te”
“Mio padre è una brava persona e ha fatto del suo meglio per crescere me e Dean senza la mamma.”
“Sam, stai mentendo, vero? E’ normale che cerchi di proteggerlo, ma è evidente che subisci abusi”
“Non è vero”
“Allora alzati la maglietta e fammi vedere che è tutto okay”
“Mi sa che è lei il pervertito, la mia maglietta sta bene dove sta”
“Mi fai vedere le braccia-?”
“Non le faccio vedere proprio niente, io…”
La risposta fu interrotta da dei colpi alla porta e dall’entrata della signora Golborne, che aveva tra le mani il suo zaino e il giubbotto.
“Andiamo, vieni con noi”
“No, non mi muovo. Mio padre non mi ha abbandonato, lui tornerà a prendermi”
“Sam, non costringermi a farti portare via con la forza da questi due agenti, evitiamo piazzate nei corridoi”
L’adolescente tentò a quel punto la fuga, ma fu bloccato al volo dai poliziotti, che faticarono non poco a contenerlo e a trascinarlo verso l’auto di servizio.
“Toglietemi le mani da dosso”
“Calmati, ragazzo, smettila di tirare calci”
Il signor Walker li raggiunse e disse:
“Sam, andrà tutto bene, te lo prometto. Capisco che tu sia spaventato e che pensi che non ci sia niente di male nel comportamento di tuo padre, ma non è così. Non può lasciarti da solo per giorni, sei solo un ragazzino ed è suo dovere prendersi cura di te”
“Lui si prende cura di me”- urlò.
“Adesso ti portiamo nella nostra sede, ti daremo da mangiare e dei vestiti puliti e non appena sarai più calmo, parleremo del futuro”
“Il mio futuro è con papà e con Dean e non li voglio i tuoi fottuti vestiti”
L’uomo era abituato, dopo tanti anni, agli scoppi d’ira dei bambini che allontanava dalle famiglie di appartenenza e sapeva che doveva dare tempo a Sam di fare i conti con la realtà.
Gli tolse il cellulare e lo tenne in sede per circa una settimana cercando di instaurare con lui un minimo di rapporto, ma l’adolescente continuò a respingerlo convinto che suo padre avrebbe fatto irruzione da un momento all’altro.
Ma la sua famiglia non si fece vedere e Sam abbandonò la rabbia per sprofondare nello sconforto. Smise di inveire contro chiunque entrasse nella sua stanza e ad un certo punto apparve così calmo che i signori Russel, i suoi aspiranti genitori affidatari, furono invitati per incontrarlo. Non rispose a nessuno dei loro tentativi di intavolare una conversazione e non degnò nemmeno di uno sguardo la felpa che gli avevano portato in regalo, ma i coniugi accettarono comunque di portarlo a casa loro.
Sam si ritrovò così a vivere a Leavenworth, ridente cittadina dello stato di Washington e i primi giorni furono veramente duri. Non ce l’aveva direttamente con i Russel perché erano molto gentili con lui, soprattutto la signora Kate, ma non riusciva a rassegnarsi all’idea di essere stato separato dalla sua famiglia.
Pensò più volte di fuggire e di andare da Bobby o dal pastore Jim, ma il Minnesota e il South Dakota erano molto lontani e senza mezzi era quasi impossibile raggiungerli.
Sam non si era mai sentito tanto solo in vita sua e iniziò a rifiutare il cibo. Passava le giornate senza nemmeno alzarsi dal letto e fu lì che una notte una mano sulla bocca gli impedì di urlare e degli occhi verdi lo fissarono con un gran sorriso.
“Ciao, principessa! La vacanza è finita, si torna sulla strada”
“Dean”
“L’unico e solo, fratellino. Sbrigati, papà ci aspetta fuori”
Sam si alzò e si lanciò singhiozzando tra le braccia di Dean.
“Ehi, Samantha, ricomponiti, non siamo mica in una soap”
“Scusa, è che sono felice che sei qui, pensavo di non rivedervi più! Perché non tornavate? Dove siete stati?”
“Parliamo dopo, dobbiamo uscire in fretta”
In pochi minuti i due fratelli furono fuori casa e entrarono nell’Impala, che partì a tutta velocità.
Non appena John pensò di aver messo abbastanza distanza tra loro e i Russel, si fermò in una strada secondaria, scese dall’auto e abbracciò forte suo figlio minore.
“Stai bene?”
“Adesso sì”
“Sei dimagrito”
“Un po'”
“Più di un po', direi. Che cosa è successo?”
“Hanno notato la vostra assenza e la polizia mi ha portato via da scuola”
“Ti hanno messo le manette?”
“Dean, piantala! Adesso ci rimettiamo in viaggio, andremo a stare per un po' in uno dei rifugi del Pastore Jim e aspetteremo che le acque si calmino”
“Papà”
“Incidente chiuso, Sam, e la prossima volta stai più attento e non attirare l’attenzione”
“Non l’ho fatto”
“Ho detto incidente chiuso, andiamo”
(fine flashback)
“E’ venuto a prendermi, non mi ha lasciato in affido”
“Ma è stata colpa sua se hai dovuto subire quell’umiliazione! Ammettilo, i Russel stavano cominciando a piacerti e saresti stato felice di diventare loro figlio se avessero deciso di adottarti”
“No, volevo papà e Dean”
“Sì, e paparino era così entusiasta di riprenderti che alla prima occasione ti ha rimproverato perché ti eri fatto scoprire”
“Smettila”
Abyzou passò uno dei suoi artigli sulla guancia del suo prigioniero e disse:
“Sai che mi è venuta un’idea? Vuoi vedere il tuo papà, Sammy? Adoro le riunioni di famiglia”
Il ragazzo spalancò gli occhi e cominciò ad ansimare a causa della pressione che avvertiva sul petto, poi, quando cominciò seriamente a mancargli l’ossigeno, perse conoscenza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Se c’era una qualità che Dean Winchester non aveva, quella era la pazienza e Bobby Singer lo stava imparando a sue spese. Fingeva da ore di star leggendo il volume che aveva in grembo, ma in realtà non aveva mai smesso di tenere d’occhio il ragazzo, che continuava ad andare da una parte all’altra della panic room come un animale in gabbia. Le uniche pause che si concedeva erano quelle in cui si avvicinava a papà, o a Sammy per sentirgli il polso, poi ricominciava a muoversi nel vano tentativo di scaricare un po' di tensione.
Bobby era abituato da anni al moto perpetuo dei fratelli Winchester, anche se con il tempo il più giovane era diventato più tranquillo, e aveva cercato di mantenere la calma, ma la frenesia del primogenito di John stava mettendo a dura prova i suoi nervi.
“Dean, se vai ancora una volta avanti e indietro, prendo il fucile e ti abbatto”-sbottò ad un certo punto.
Il ragazzo si bloccò all’istante e fissò l’uomo.
“Scusa, ma non riesco a stare fermo. Da quanto sono via?”
“Sei ore, ovvero solo cinque minuti in più di quando me lo hai chiesto l’ultima volta”
“Non ce la faccio, sto impazzendo”
“Devi calmarti, tuo padre conta su di te”
“Lo so, ma non mi va che se sia andato con una sbucata dal nulla! Tu le credi? Pensi che quella donna sappia che cosa sta facendo?”
“John si fida di lei”
“Non ti ho chiesto questo”
“Non lo so, figliolo, ed è per questo che potremmo passare il tempo facendo qualche ricerca su questa Lenora. Che ne pensi?”
“Qualsiasi cosa mi tenga occupato”
“Vado a prendere il pc”
“La linea arriva qua sotto?”
“Non perfettamente, ma, se ti metti proprio sotto la ventola di aereazione, le cose vanno abbastanza bene”
Non appena Bobby uscì, Dean controllò per l’ennesima volta i segni vitali di suo padre e di suo fratello e nel complesso ne restò soddisfatto, anche se Sammy sembrava un po' in affanno da qualche minuto.
“Ehi, fratellino, che cos’hai?”
La sua domanda restò senza risposta e il giovane si chiese se Abyzou stesse di nuovo attaccando.
“Papà è in arrivo, Sammy, tieni duro ancora un po'”
Accarezzò una guancia del fratello e per la prima volta da quando era iniziata quella maledetta storia si rese conto di come stesse cambiando. Il viso era quello, ma era innegabile che i tratti infantili erano praticamente scomparsi e la cosa un po' lo rattristò. Dean era da sempre il più grande e aveva preso molto sul serio il suo ruolo di custode di Sammy, ma, osservandolo da vicino, dovette ammettere che forse il suo nerd preferito aveva più di una ragione ad indispettirsi quando si sentiva ancora chiamare in quel modo. Non era più un bambino e ci stava che reclamasse il suo spazio nel clan Winchester, ma d’altra parte era sicuro che gli piacesse ancora, in certe situazioni, essere il piccolo di casa.
Si voltò a guardare suo padre e sorrise. Il suo vecchio spingeva ogni santo giorno affinché Dean smettesse i panni di mamma chioccia e si impegnasse con lui a disciplinare Sam, ma più di una volta lo aveva beccato mentre entrava di nascosto nella stanza di suo fratello dopo che erano volate parole grosse. Lo aveva visto sedersi accanto a lui al buio e spostargli affettuosamente la frangetta dagli occhi mentre dormiva, o baciargli il capo. Sapeva che andare a vegliare sul sonno del suo ragazzo era il modo di John di fare la pace e anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente, era orgoglioso della caparbietà del suo secondogenito perché gli ricordava se stesso da ragazzo. 
Dean ne era consapevole, la sua famiglia non sarebbe mai stata come quella dei Bradford della tv, ma l’adorava così com’era, con le sue urla e i continui round tra suo padre e suo fratello, perché sapeva che, se qualcosa fosse andato storto, non c’era nulla che entrambi non avrebbero fatto per l’altro. I Winchester si volevano bene, avevano solo un modo poco regolamentare di dimostrarlo la maggior parte del tempo, tutto qui, e papà avrebbe sfidato cento Abyzou pur di riportare a casa Sam.
Perso nei suoi pensieri, il giovane non si accorse che Bobby lo stava osservando dall’ingresso della panic room tenendo tra le braccia un portatile e probabilmente avrebbe continuato a divagare se l’uomo non avesse attirato la sua attenzione schiarendosi rumorosamente la voce.
“Stai bene, ragazzo?”
“Sì, Bobby, sto bene”
“Okay, quindi puoi sistemare questo coso sul tavolo mentre torno su a prendere il cavo di alimentazione! Credo che la batteria non durerà a lungo”
Dean si alzò e prese in consegna il Mac di Bobby. Per essere un matusa, aveva un bel computer, ma sapeva che nella scelta c’entrava di nuovo suo fratello: il portatile apparteneva al padrone di casa, ma spesso e volentieri prendeva posto nello zaino di Sam quando uno dei loro soggiorni al Singer Salvage terminava. Era solo un prestito ovviamente e Bobby ogni volta minacciava, in modo poco convincente, di fargli pagare i danni se lo avesse rotto, ma tutti sapevano, John compreso, che il vecchio cacciatore non glielo affidava solo per fargli fare le ricerche mentre erano in viaggio con papà. 
Dean portò il Mac sul tavolo e lo accese. Sul desktop comparvero due account e  sotto uno di essi c’era il nome di suo fratello. Non potè impedirsi di cliccarci sopra e la sua delusione fu tanta quando scoprì che era coperto da password, ma invece di demordere iniziò a digitare la data del compleanno di ogni membro della famiglia, titoli di film e libri preferiti dal nerd e persino la targa dell’Impala, ma non ottenne l’accesso.
“Non ti stai impicciando degli affari di tuo fratello, vero?”-chiese Bobby rientrando nella panic room.
“Mi hai fatto venire un infarto, cazzo”
“Parli e respiri, quindi non c’è nessun pericolo immediato per il tuo cuore”
“Questo lo dici tu, mi sta uscendo dalle orecchie”
“Così impari a voler mettere il naso nell’account di Sam”
“Sai della sua esistenza?”
“Certo, mi ha chiesto il permesso di poterlo creare”
“Perché ha bisogno di un account privato?”
“Forse perché ha un fratello deficiente, che lo fatto vergognare come un ladro a scuola?”
“Ancora con questa storia? E’ stato un incidente e scommetto che mr Pudico ha dato di nascosto un’occhiata alle grazie di quelle ragazze”
“Dean, si è aperto un sito porno mentre era a lezione”
“E allora? Anche il corpo umano e la riproduzione meritano di essere studiati”
“Non mi pare che tuo padre l’abbia presa con la tua stessa disinvoltura, o ricordo male?”
“Più o meno. Si è arrabbiato perché è stato chiamato a scuola di Sammy e sai che vuole che non attiriamo mai l’attenzione, ma, quando ha saputo il motivo della convocazione, ha dovuto trattenersi per non ridere. Ha dato la colpa dell’accaduto a me e ha detto al preside che me ne avrebbe cantate quattro, ma non era veramente incazzato perché è un uomo e sa che gli uomini hanno delle esigenze”
“Intanto ti ha punito”
“Solo per dare un contentino al bambino, ma alla fine abbiamo bevuto una birra e mi ha chiesto di stare più attento”
“Beh, il bambino ti ha tolto la parola per settimane, non ha voluto né viaggiare con te, né dividere la vostra stanza al piano di sopra quando John ha pensato di portarvi in campo neutro”
“Sì, ma poi ha ceduto e ha accettato le mie scuse”
“Lo ha fatto, ma subito dopo mi ha chiesto il permesso di avere un account privato. Ti ha perdonato, ma è troppo intelligente per non sapere che le tue navigazioni a luci rosse sarebbero continuate”
“Piccola merda”
“A mali estremi…”
“Questa me la paga! Appena si sveglia, io lo…”
Dean tacque senza finire la frase e Bobby capì che aveva bisogno immediato che
qualcuno gli lanciasse un salvagente.
“Vedremo se sarai capace di metterlo a terra, ma nel frattempo mettiamoci a lavoro”
“Okay”
I due uomini si sedettero vicino al tavolo e Dean prese posto in modo da avere una perfetta visuale dei letti dei membri della sua famiglia, poi si impose di concentrarsi.
Bobby suggerì di verificare in primis l’identità della misteriosa Lenora e se la storia del figlio era vera. Non avevano molto da cui partire visto che non conoscevano né il cognome della donna, né in che punto dell’Arizona aveva vissuto, ma erano due dei cacciatori più in gamba in circolazione e questo non poteva essere un problema.
“Quanti anni avrà?”
“Una trentina, direi”
“Tuo padre ti ha raccontato che era minorenne quando ha avuto Vincent”
“Quindi il tutto dovrebbe essere successo circa quindici anni fa”
“1984 o giù di lì”
“In Ohio”
“Possiamo cercare nel database dell’anagrafe dello stato quanti bambini di nome Vincent sono nati in quegli anni”
“Mi sembra un inizio”
“Proverò a superare le protezioni e ad entrare nei registri delle nascite”
I due lavorarono febbrilmente e dopo molti tentativi a vuoto trovarono un certo Vincent dichiarato solo dalla madre, Lenora Stones”
“Per fortuna il suo nome è vero”
“Okay, Lenora Stones, vediamo un po' chi sei”
Dean fece scorrere velocemente le dita sulla tastiera e a un certo punto esclamò:
“Porca puttana, la sua famiglia è ricca sfondata! Suo padre è un pezzo grosso della finanza e sua madre è primario di cardiologia al Good Samaritan Hospital”
“Uhm, potrebbe aver fatto partorire la figlia nel suo ospedale”
“Il Good Samaritan è a Cincinnati”
“Ricapitolando si chiama Lenora Stones e probabilmente è di Cincinnati”
“Se la famiglia è così in vista, la figlia ribelle avrà fatto notizia”
“Controlliamo i rapporti della polizia e i giornali dell’epoca”
Dopo circa un’ora e mezza di lavoro Bobby e Dean avevano le idee molto più chiare ed erano convinti che la donna era stata sincera.
“Okay, quindi è tutto vero, ma ancora non mi fido di lei”
“Beh, almeno sappiamo che John non ha seguito una pazza e speriamo che insieme riescano a trovare tuo fratello”
“Credi che l’esorcismo che gli hai dato sia sufficiente per battere Abyzou?”
“E’ un demone, quindi nulla è scontato, ma nell’Antico Testamento c’è scritto che può essere bloccata”
“Hai letto l’Antico Testamento?”
“Sono andato a cercare questo demone in particolare”
“Cos’altro c’è scritto?”
“Pare che abbia il potere di provocare sordità, problemi agli occhi, ostruzioni alla gola, follia e dolore fisico”
“Non dovevo lasciarlo andare da solo”
“Dean, non serve a nulla continuare a torturarsi così. Tuo padre ha scelto di andare con Lenora e sai quanto sia bravo nel suo lavoro”
“E’ il migliore”
“Lo credo anch’io, ma non glielo dirò mai”
Il giovane Winchester sorrise e disse:
“Papà mi ha chiesto di restare con te se le cose dovessero andare male”
“Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, ma non ti avrò tra i piedi perché le cose saranno andate storte, ma perché dovremo dare a Sam la possibilità di riprendersi con calma”
“Pensi che torneranno?”
“Penso che, se c’è uno che può riportare a casa Sam, quello è tuo padre e sì, Dean, penso che torneranno”
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Durante la sua permanenza in Vietnam John aveva spesso marciato di notte attraverso la fitta vegetazione, quindi seguire Lenora lungo un sentiero accidentato al buio non lo impressionò più di tanto. Illuminava quanto serviva ciò che lo precedeva con una piccola torcia e teneva le orecchie tese per registrare qualsiasi rumore.
La sua concentrazione era massima, ma i suoi pensieri continuavano ad andare ai suoi figli. Pensava a Dean e si rammaricava del fatto di non potergli far sapere in nessun modo che stava bene, ma soprattutto pensava a Sam e sperava che Abyzou non lo stesse di nuovo torturando con le sue menzogne e che non lo avesse rinchiuso da qualche parte.
Il suo secondogenito aveva sempre avuto problemi a stare in luoghi bui e nonostante avesse provato a fargli superare le sue paure, alla fine aveva dovuto cedere e concedergli di dormire con almeno la luce del bagno del motel di turno accesa. In fondo era stata colpa sua se Sam aveva rischiato di perdere la vista durante una caccia e il ricordo delle urla di suo figlio non lo avrebbe mai abbandonato.
 
(Inizio flashback)
“Papà, tra tante cacce dovevi accettare proprio questa? Lo sai che odio il campeggio!”
“Dean, piantala di lamentarti e per la centesima volta non siamo in campeggio, siamo sulle tracce di un Wendigo”
“Sì, ho capito, ma ciò non toglie che stiamo camminando sotto la pioggia in questo bosco da ore, senza la minima idea di dove questo bastardo si sia nascosto”
“E’ vero, ma Bobby ci ha segnalato che in questa zona si è verificata una serie di strane morti tra boscaioli e park rangers e visto che eravamo vicini, gli ho detto che sarei venuto a dare un’occhiata”
“Uno, non eravamo affatto vicini, e due sembra che tu abbia una vera e propria passione per i boschi di…”
“Dean, tieni a freno la lingua, non ti ho educato come uno scaricatore di porto”
“No, ma nemmeno come un’educanda e comunque non stavo dicendo niente che le orecchie del piccoletto non possono sentire”
John si voltò a guardare il suo secondogenito aspettandosi un’immediata reazione alle parole di Dean e preparandosi a spegnere sul nascere un battibecco tra i suoi figli, ma il ragazzo rimase in silenzio. In realtà non l’aveva sentito parlare da quando si erano fronteggiati al motel e alla fine lo aveva spedito rabbiosamente nell’Impala e un Sam silenzioso non prometteva mai niente di buono.
“Il gatto ti ha mangiato la lingua?”
“No, signore”
“Ah, allora non ti sei dimenticato come si parla”
“No, signore”
Il più giovane dei Winchester strinse le labbra per non dire quello che gli stava passando per la testa in quel momento, ma il padre non mollò la presa e chiese:
“Qualcosa ti disturba?”
A quel punto l’adolescente non si trattenne più e chiese stizzito:
“Perché hai voluto che venissi?”
“Sam, ricominciamo? Sei un cacciatore, quindi se noi usciamo, tu esci”
“Non vedo perché, visto che non ascolti mai quello che ti dico! Tanto valeva che mi lasciavi al motel”
“Negativo, ragazzo! Dare la caccia ad un Wendigo è un’ottima esperienza e hai bisogno di farti le ossa”
“Non è un Wendigo”
“E cosa sarebbe?”
“Te l’ho detto, è un Aerico e ha attaccato perché probabilmente quelle persone si sono avvicinate ai suoi alberi”
“Penso di avere più esperienza di te e io dico che è un Wendigo”
“Un Wendigo non provoca gonfiore alle mani, ai piedi e ai genitali e quegli uomini erano tutti... ”
“Adesso basta, chiudi la bocca, ne abbiamo già discusso abbastanza”
“Non abbiamo discusso, tu hai deciso che hai ragione e io ho torto”
“Forse perché ho ragione”
“Non hai ragione, non stavolta. Se avessi guardato le mie ricerche, avresti capito che…”
“Ho guardato le tue ricerche e sono sbagliate!”
“Non sono sbagliate”
“Non essere presuntuoso”
“Se non ti fidi di quello che trovo, perché mi costringi a passare i weekend a tradurre stupidi testi e non mi fai uscire con i miei compagni di scuola?”
“Perché le tue uscite non sono importanti, la caccia lo è, ma, visto che continui a non impegnarti negli allenamenti, non mi posso fidare completamente di te in azione, quindi il tuo ruolo prevalente è ancora fare ricerche sui casi che troviamo”
“Ma hai appena detto che non sono capace! Falle fare a Dean, o fattele da solo così sei sicuro al 100% di aver ragione”
“Samuel, non usare quel tono con me”
“Scusate, non vorrei interrompere la vostra interessante conversazione, ma la pioggia sta aumentando e dovremmo trovare un riparo”
John guardò in alto e disse:
“Hai ragione, Dean, fermiamoci da qualche parte e accendiamo un fuoco. Non siamo di aiuto a nessuno se prendiamo una bronchite”
Sam abbassò lo sguardo e pensò che per l’ennesima volta era stato messo a tacere mentre sembrava che qualsiasi cosa uscisse dalla bocca di suo fratello fosse oro. Seguì gli altri due Winchester e quando suo padre individuò un riparo, scelse di sistemarsi in disparte.
“Non ti scalderai mai restando laggiù, avvicinati al fuoco”
“Non ho freddo”
“Hai i vestiti inzuppati come me e Dean, non è possibile e in più sei quello che si ammala più facilmente, quindi muoviti”
“Non sono affidabile sul campo, non mi alleno bene, non trovo notizie di tuo gradimento e adesso non so nemmeno se ho freddo oppure no?”
“Ragazzino, ti consiglio di fermarti ora, stai tirando troppo la corda”
“Dimmi, c’è almeno una cosa che sono capace di fare?”
“Sai farmi saltare i nervi, Samuel, in questo sei bravissimo! Ora, alzi il culo da solo, o vengo a prenderti io?”
Dopo la palese minaccia il ragazzo ingaggiò un duello di sguardi con suo padre, poi lasciò il suo angolo e si posizionò più vicino al fuoco, ma ancora distante da John nonostante tremasse visibilmente. L’uomo lo guardò di traverso e avrebbe sicuramente ripreso a rimproverarlo per il suo atteggiamento se Dean non avesse dichiarato ad alta voce di star per svenire dalla fame.
“Sono un ragazzo in crescita e devo nutrirmi se voglio mantenere il mio fascino”
Le buffonate del suo primogenito distolsero l’attenzione del cacciatore più anziano da suo figlio minore e rispose:
“I panini sono nel tuo zaino”
“Sammy, quale vuoi?”
Il ragazzo rispose con un’alzata di spalle e a quel punto Dean scelse per lui. Cenarono senza che il più giovane dei Winchester dicesse una parola e in silenzio si addormentò appoggiato ad una parete della caverna.
“E’ andato?”
“Sì, papà, Sammy-boy fa la nanna”
“Tuo fratello mi farà impazzire!”
“E’ solo un ragazzino”
“No, non lo è, non più e tu dovresti smettere di trattarlo con i guanti”
“Papà”
“No, dico sul serio, deve crescere”
“Okay, come vuoi”
 “Vai a dormire, faccio io il primo turno”
“Non mi oppongo, vostro onore, sono a pezzi”
Dean si stese a metà strada tra suo fratello e suo padre per quella regola non scritta di essere una delle due linee di difesa di Sammy e chiuse gli occhi.
John si sistemò invece in modo da avere una perfetta visuale dell’ingresso e controllò di avere a portata di mano la pistola.
Circa un’ora dopo il suo primogenito si svegliò a causa di un rumore proveniente dall’esterno e si voltò verso il padre, che era già in modalità di attacco.
“Lo hai sentito anche tu?”
“Sì”
“Pensi che sia qualche animale?”
“No. Sono cinque minuti che respira lì fuori e non si muove. Sveglia tuo fratello e prendete le armi”
“Cazzo, puzza come una fogna”
Dean si avvicinò a Sam e lo scosse violentemente.
“In piedi, si inizia a ballare”
Dopo qualche istante John si avviò verso l’uscita seguito dai suoi figli e esaminò attentamente la zona antistante la caverna. Individuò una figura nel buio e sparò colpendola. L’essere scappò e il cacciatore ordinò:
“Non ci deve sfuggire, andiamo”
Si misero a correre e seguirono le tracce di sangue fino ad un albero, poi non ne trovarono più.
“Dove è finito?”
“Non lo so, sembra…”
La risposta di Dean fu interrotta dalle urla di Sam, che cadde sulle sue ginocchia e si portò le mani al volto.
John si voltò di scatto e vide un essere dalle sembianze umane davanti a suo figlio minore con la bocca spalancata. Prese la mira, sparò e lo colpì in pieno. Lo vide crollare a terra e guardandolo più da vicino, si rese subito conto del suo errore, ma non c’era tempo per rammaricarsi, le urla del suo ragazzo erano strazianti.
“Sammy, fammi vedere, togli le mani”- implorava Dean senza essere ascoltato.
L’ex marine non perse tempo e mise sulla schiena suo figlio minore. Gli tirò con forza le braccia sopra la testa e ordinò al suo primogenito di tenerlo fermo prima di mettersi a cavalcioni sul suo ragazzo. Prese la torcia e illuminò il volto di Sam notando immediatamente delle ustioni.
“Devo aprirgli gli occhi, Dean”
“Glieli ha bruciati?”
“Non lo so! Non lo mollare, torno subito”
“Okay”
John tornò alla caverna con il cuore in gola, prese il necessario e rifece la strada al contrario di corsa. Quando ritornò dai suoi figli, vide Dean che tentava disperatamente di trattenere il fratello minore e quest’ultimo che scalciava in preda al dolore.
Tirò fuori dallo zaino dei paletti e ordinò a suo figlio maggiore di piantarli nel terreno in modo da poter legare Sam e avere tutti e due le mani libere. Mentre Dean lo faceva, tenne fermo il suo ragazzo, che stava cominciando a perdere la voce a furia di strillare, e gli impedì di toccarsi il volto.
“Nodi stretti, non ci possiamo permettere che si liberi”
“Fatto”
“Okay. Tienigli la testa ferma mentre verso l’acqua sugli occhi”
Il maggiore dei Winchester afferrò il capo del fratello, poi fece segno al padre di iniziare. Non appena il liquido raggiunse il suo viso, Sam tornò ad urlare rumorosamente e ad ansimare forte. Tentò di divincolarsi, ma non ci riuscì e la sua sofferenza aumentò quando il genitore gli aprì il primo occhio e lo sciacquò abbondantemente con della soluzione fisiologica. Ripeté l’operazione con il secondo e quando pensò di averli ripuliti abbastanza, riprese la torcia e cominciò l’ispezione.
Sam era in condizioni pietose e la sclera aveva perso il suo colore originario sostituito dal rosso intenso. Passò a guardare le pupille e gli sembrarono integre.
“Sammy, riesci a vedermi?”
Il ragazzo non rispose alla domanda e solo allora John si rese conto che aveva smesso di urlare e di contorcersi. Notò che la respirazione era superficiale e veloce, il polso si stava indebolendo e la pelle era sudata e fredda.
“Slegalo, è sotto shock!”
“Papà”
“Sbrigati, dobbiamo tenerlo al caldo”
 Dean sciolse in fretta i nodi, poi, imitando il padre, si sfilò la giacca e la stese sul fratello minore, che continuava a non reagire.
“Pulisci velocemente questo casino, dobbiamo andarcene”
John sollevò le gambe di Sam e gliele tenne alzate fin quando il pallore non sembrò diminuire, poi si avvicinò di nuovo al suo viso.
“Sammy, riesci a vedere?”
I due Winchester più anziani attesero una risposta, ma il terzo membro della loro famiglia sembrava incapace di formularla.
“Okay, proviamo in questo modo”
John infilò una mano sotto le giacche e raggiunse quella sinistra del figlio.
“Sammy, se riesci a sentirmi, stringi una volta”
La sua richiesta inizialmente non ebbe risposta e l’uomo insisté:
“Andiamo, figliolo, reagisci. Stringimi la mano se riesci a sentirmi”
Questa volta il ragazzo si mosse debolmente e l’uomo chiese:
“Riesci a parlare? Sì una volta, no due”
“Papà”
“Due volte, Dean, non ce la fa”
L’ex marine deglutì e chiese di nuovo:
“Sammy, riesci a vedere?”
Una stretta e tutta l’aria che John aveva trattenuto venne fuori.
“Okay, fammi capire quanto va male”
Seguì una serie di domande mentre Dean si occupava del cadavere dell’Aerico e alla fine fu chiaro che Sam non era cieco, ma vedeva poco e aveva molto dolore.
“Hai problemi a respirare?”
 John aveva notato che suo figlio ansimava con sempre maggiore frequenza e dopo una nuova stretta singola disse:
“Dean, dobbiamo portarlo da un medico, è fuori dalla nostra portata”
Dopo circa mezz’ora i Winchester erano alla walk-in clinic più vicina e l’uomo non smetteva di fissare la porta dietro la quale gli infermieri avevano fatto sparire il suo ragazzo. Dovette aspettare 45 minuti prima che qualcuno si degnasse di andare a dargli qualche notizia e quando vide spuntare un medico, scattò in piedi.
“Sam Norton”
“Sono suo padre, come sta?”
“Salve, sono il dottor Floyd e ho seguito suo figlio da quando è arrivato al pronto soccorso. Sta abbastanza bene, tutto considerato. Gli ha lavato lei gli occhi?”
“Sì, ho sbagliato?”
“No, probabilmente il suo veloce intervento gli ha salvato la vista”
“Sammy non è cieco?”
“Tu sei?”
“Suo fratello Dean”
“No, Sam risponde agli stimoli luminosi, ma gli occhi hanno subito un trauma violentissimo e gli ci vorrà un po' di tempo per recuperare. Gli abbiamo applicato delle bende per non stressarli e domani mattina il nostro oculista tornerà a controllarlo. Dovrà portarle per un po' e quando le avrà tolte, sarebbe meglio che si esponesse poco alla luce. Consiglierei anche degli occhiali da sole e soprattutto tanto riposo”
“Possiamo vederlo?”
“Sì, certo, ma è sotto sedazione”
“Okay”
“Non avete idea di che cosa gli abbia lanciato il veleno negli occhi?”
“Le ho sparato e adesso capisco che vi sarebbe stato utile che ve la portassi, ma non ho pensato ad altro che correre qui il prima possibile”
“Mi rendo conto, non si preoccupi, e comunque lo abbiamo soccorso lo stesso! Ci avrebbe fatto sicuramente comodo sapere che animale era perché, oltre alle evidenti ustioni agli occhi, Sam accusava gonfiore agli arti e difficoltà respiratorie. Abbiamo dovuto fargli un’iniezione di adrenalina per via intracardiaca per rallentare la progressione dei sintomi e ha reagito bene, ma dobbiamo tenerlo sotto osservazione almeno 48 ore”
“Via intracardica?”
“E’ iniezione diretta nel ventricolo sinistro, signor Norton, una misura di emergenza per prevenire l'ostruzione delle vie respiratorie”
“Sam era cosciente?”
“A tratti”
“Dottore, possiamo restare stanotte? Siamo del South Dakota, eravamo qui solo per passare qualche giorno di vacanza”
“Beh, veramente..”
“Per favore, abbiamo bisogno di stargli vicino”
“Considerando che è un minore, uno di voi può restare in via del tutto eccezionale. Potete trattenervi entrambi fino alla fine dell’orario di visita, poi mi farete sapere chi lo assisterà stanotte”
“Resto io, dottore, grazie”
Dean incrociò lo sguardo del padre e annuì sapendo quanto John si sentisse colpevole per non aver ascoltato suo fratello minore.
“Andrà tutto bene, papà, si riprenderà”
(fine flashback)
 
Il viaggio nei ricordi fu bruscamente interrotto dalla voce di Lenora , che gli chiese a che cosa stava pensando, e John scosse la testa.
“I miei figli, sono preoccupato per entrambi”
“Lo capisco, ma devi restare concentrato”
“Quanto manca ancora?”
“Non molto!”
Continuarono ad avanzare in silenzio, poi la donna si fermò di colpo e disse:
“C’è qualcuno, dobbiamo nasconderci”
In breve i due trovarono riparo dietro alcuni alberi dal fusto molto largo e Lenora fece segno al cacciatore di guardare dritto davanti a lui.
John lo fece e gli sembrò di scorgere una figura familiare seduta su una roccia in mezzo ad una radura a pochi metri da loro. Cercò di mettere meglio a fuoco e quando lo fece, il cuore perse un battito.
“Sammy”

 

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Nell’esatto momento in cui John riconobbe suo figlio, il suo istinto di padre prese il sopravvento e si sarebbe precipitato dal suo ragazzo se Lenora non lo avesse afferrato e gli avesse urlato di non muoversi.
“Lasciami, devo andare da Sam”
“Frena, potrebbe essere una trappola”
L’ex marine ascoltò le parole della donna, ma i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalla figura a poca distanza da lui. Il suo ragazzo era lì con le spalle accasciate e la testa abbassata sul petto e la sua postura non gli piaceva per niente. In essa c’erano sconfitta, rassegnazione, dolore, tutte emozioni che un padre non vorrebbe mai associare al proprio figlio, ma è quello che Sam stava trasmettendo rimanendo immobile e indifferente a tutto quello che lo circondava.
John lo guardò con più attenzione e notò che indossava i vestiti di quando era svenuto nel cortile di Bobby. Era come se il tempo per lui si fosse fermato nel momento in cui Abyzou lo aveva portato via e il cacciatore si chiese che cosa avrebbe ricordato di tutta la faccenda. Se avesse potuto scegliere lui, avrebbe preferito ripartire dal momento in cui Sam era rientrato in casa con Dean e si erano messi a tavola. Certo, non era stata una cena allegra, lo aveva ancora rimproverato, ma il demone non lo aveva ancora tentato facendosi passare per Mary e non lo aveva confuso al punto di fargli rubare la pistola del fratello.
Sammy non doveva ricordare di avergli puntato contro l’arma, la cosa lo avrebbe devastato perché conosceva suo figlio e anche se gli avesse ripetuto fino alla noia di non avercela con lui per quello che aveva fatto, lui non si sarebbe perdonato.
Ad un certo punto John inspirò profondamente e rise di se stesso e dei suoi voli pindarici. Stava ragionando su cose che in quel momento non si erano ancora verificate perché di mezzo c’era il piccolo particolare che erano ancora entrambi bloccati e non aveva la minima certezza di poter battere Abyzou.
“John, mi hai sentito?”
“Sì, ho capito, potrebbe essere una trappola”
“Riprendi il controllo, cerca di valutare la situazione come se stessi seguendo un caso. Ti lanceresti in una radura aperta senza la minima possibilità di ripararti da un attacco, senza aver valutato i pericoli e le possibilità di successo? Se non vuoi ragionare da cacciatore, ricordati dei tuoi trascorsi da marine e non fare stronzate”
L’uomo cercò faticosamente di tornare lucido e si accovacciò chiudendo gli occhi per aggrapparsi al suo addestramento militare.
Quando era stato a Parris Island, gli istruttori gli avevano fatto desiderare di non essere mai nato nei 4 mesi di formazione prima di essere spedito, senza tanti complimenti, in guerra a soli vent’anni, ma era sopravvissuto grazie al loro pugno di ferro e alla maniacale attenzione per la pianificazione di ogni azione.
Al contrario di molti suoi commilitoni non era tornato in patria in una cassa da morto, anche se c’era andato molto vicino durante i combattimenti a Ashau Valley, la macelleria di Hamburger Hill, perché non aveva mai lasciato nulla al caso. Aveva chiuso a chiave dentro di lui le emozioni e aveva pensato solo a sopravvivere.
Adesso il nemico non erano i vietcong, ma un demone che aveva in ostaggio suo figlio e se voleva avere qualche possibilità di salvarlo, doveva ritornare ad essere il marine di molti anni prima.
Lenora gli appoggiò una mano sulla schiena e dopo un po' gli chiese:
“Sei con me?”
“Ci sono! Sammy?”
“Non si è mosso di un millimetro”
John inspirò profondamente, poi si tirò su e tornò a guardare il figlio.
“La bastarda è qui?”
“Non è lontana“
“Sta aspettando la mia mossa?”
“E’ probabile! Dobbiamo rimanere fermi e vedere che cosa succede”
Nei seguenti dieci minuti il giovane Winchester non mosse un muscolo e la cosa cominciò seriamente ad innervosire suo padre, che ad un certo punto sbottò:
“Non posso restare con le mani in mano, devo recuperarlo! Sai sparare?”
“Mio padre mi ha portato qualche volta a fare il tiro al piattello”
“Mi accontenterò”
“Che cosa vuoi fare?”
“Io vado a prendere Sam e tu mi copri. Se senti che si avvicina, urla, ma non sparare se non sei certa di colpirla”
“E’ una pazzia”
“E’ più folle per me avere mio figlio a pochi metri e non andare da lui”
“John”
“No, basta, adesso si fa a modo mio”
L’uomo uscì dal suo nascondiglio e prima di muoversi, pensò intensamente a Dean. Si lanciò poi di corsa verso suo figlio minore e lo raggiunse in breve tempo.
“Sammy, va tutto bene, adesso andiamo via”
Lo afferrò e se lo caricò sulle spalle con una presa da pompiere, poi tornò da Lenora.
L’adolescente non aveva reagito in alcun modo alla presenza di suo padre e quando fu messo a terra, si afflosciò come una bambola di pezza.
John gli afferrò il capo e glielo sollevò per guardarlo in faccia. Un’ondata di terrore lo investì quando si accorse che gli occhi del suo ragazzo erano completamente bianchi e perdeva sangue dal naso. Non poté impedirsi di urlare e di scoppiare in lacrime stringendolo al petto.
“Sam”
Dal nulla si alzò un forte vento forte e gli alberi iniziarono ad ondeggiare pericolosamente.
“John, sta arrivando”
“Non mi importa”
L’uomo si appoggiò con le spalle ad un tronco e attirò a sé suo figlio. Prese ad accarezzarlo e a chiedergli perdono per non essere arrivato in tempo.
Pensò disperato che ogni padre dovrebbe essere capace di proteggere i propri figli e invece lui aveva fallito e niente aveva più importanza.
Non reagì né quando Abyzou si materializzò davanti a lui, né quando fece fare un volo di molti metri a Lenora, il mondo intero poteva fottersi in quello stesso istante per quanto lo riguardava.
“Ma guarda chi si rivede, la tossica che voleva giocare a fare la mamma. Non ti avevo detto di non tornare più, stupida puttana? Penserò a te più tardi, ora devo occuparmi dell’ospite d’onore”
Il demone si voltò verso il cacciatore e sorrise beffarda:
“Game over, Winchester! Te l’avevo detto che lui apparteneva a me”
“Hai ucciso il mio bambino”
“Non farei mai del male a mio figlio, gli ho dato quello che desiderava, ovvero liberarsi di te”
“Sam non è tuo, non lo sarà mai”
“Perché, non noti una certa somiglianza? Abbiamo gli stessi occhi”
In altre circostanze John avrebbe già preso la sua pistola e le avrebbe fatto saltare il cervello, ma in quel momento era sopraffatto dal dolore: aveva perso Sammy e se mai fosse tornato indietro, avrebbe perso anche Dean perché suo figlio maggiore sarebbe stato annientato dalla morte di suo fratello.
Come gli avrebbe spiegato che il piccolo di casa era svanito per sempre e non lo avrebbero visto mai più sorridere? Come avrebbe reagito alla furia di Dean, che gli avrebbe sicuramente rinfacciato che Sam non sarebbe mai caduto tra le grinfie di Lenora se lui si fosse comportato più da padre? Come avrebbe potuto solo pensare di respirare ancora senza il suo ragazzo?   Scosse la testa, gli appoggiò il mento sulla testa e desiderò che il demone prendesse anche lui per non lasciarlo da solo.
“Mi deludi, John, mi avevano raccontato di un cacciatore implacabile e invece vedo solo un uomo debole”
“Non puoi capire”
“Cosa non posso capire?”
“Puoi rapire tutti i bambini che vuoi, ma non sono figli tuoi, quindi non puoi nemmeno immaginare che cosa sto provando in questo momento”
“Loro sono figli miei”
John sorrise ironico e rispose:
“Continua a raccontarti stronzate, non mi interessa”
“Sai, il mio istinto mi dice di strapparti il cuore, ma sono obbligata a darti la possibilità di tornare indietro. Alzati e vattene, ci guadagniamo tutti. In fondo è Dean il tuo preferito, Sam è stato sempre una palla al piede”
“Per me sono tutti e due uguali”
“Sei un pessimo bugiardo, tu lo odi dalla notte che Mary è morta”
“Non è vero”
“Sei patetico e Sammy starà benissimo con me! Vieni, tesoro, vieni dalla mamma”
A quelle parole il ragazzo alzò la testa di scatto e cominciò a combattere per farsi lasciare dal padre.
“No, fermo”
“Andiamo a casa, bambino mio”
Abyzou scomparve dalla vista di John, che improvvisamente si ritrovò a stringere l’aria e urlò di frustrazione. Balzò in piedi e cominciò a guardarsi intorno alla ricerca del figlio, ma intorno a lui c'era solo silenzio.
“Sammy”- chiamò.
“John”
Lenora si rimise faticosamente in piedi e disse:
“Non sono riuscita a spararle, mi dispiace”
“Sta’ zitta, cazzo, fammi pensare!”
La donna riconobbe nello sguardo dell’uomo la furia di una belva ferita e non osò ribattere.
Il cacciatore cominciò ad andare avanti e indietro, poi diede un pugno ad un albero per sfogare la sua rabbia. Il dolore alle nocche della mano sinistra gli fece riprendere il controllo e voltandosi verso Lenora, chiese:
“Dove lo ha portato?”
“Non puoi fare più nulla per Sam”
“Dimmi dove lo ha portato”
“John, è un’impresa suicida”
“Tu l’hai inseguita per riprenderti Vincent”
“Sì, ma lui non era nello stato di Sam”
“Puoi anche andartene, se vuoi, dimmi solo dove li posso trovare”
“No, devi ascoltarmi. Sam non c’è più, Abyzou lo ha spezzato”
Lenora si ritrovò con le spalle contro un albero e il coltello dell’uomo sotto la gola:
“Non azzardarti mai più a dire che non ci sono speranze per il mio ragazzo, o non rispondo più di me! Dean aveva ragione, doveva venire lui perché non avrebbe mai mollato così facilmente”
“Io non ti sto mollando, sto cercando di farti ragionare”
“No, tu mi stai chiedendo di abbandonarlo e questo non succederà. Prima di venire qui mi hai detto che avevamo una possibilità di riprendere Sam e non intendo andare via senza aver tentato di riportarlo a casa”
“Uccidimi, se vuoi, ma devi capire che…”
“Lenora, ti ho avvertito”
“John, lo hai visto, non era più tuo figlio. Ubbidisce ciecamente ad Abyzou e anche se dovessimo raggiungerlo, lui le resterà fedele”
“Devo provare, per lui e per Dean. Devo poter dire a mio figlio di aver fatto tutto il possibile per salvare il fratello, o non si darà mai pace”
“Sempre che Abyzou non ti uccida prima che ti avvicini a Sam! E’ molto attratta da lui, forse a causa dei suoi poteri, e non ti permetterà di portarle via il suo giocattolino”
“Sammy è solo un ragazzo, non c’è niente che non vada in lui”
“Il tuo ragazzo ha bevuto sangue di demone ed è molto potente! Avevamo detto niente balle, o sbaglio?”
“Sam è mio figlio e farò di tutto per riportarlo a casa, tutto il resto al momento non conta”
“Sai che non ci è rimasto molto tempo prima che Dean e Bobby ci risveglino, vero?”
“Un motivo in più per dirmi dove si trova Abyzou”
La donna si bagnò le labbra, poi disse:
“Okay, se sei proprio convinto, andiamo”
“Hai detto che è una missione suicida”
“Probabilmente lo è, ma siamo insieme in questo casino e in fondo la vita è sopravvalutata. Ora, se allontani da me quel coltello, possiamo iniziare a ragionare”
John abbassò l’arma e fece qualche passo indietro.
“Non ti chiederò scusa”
“Lo so”
“Dove è andata?”
“Vedi quelle nuvole basse davanti a noi?”
“Sì”
“Il palazzo di Abyzou è lì”
“Palazzo?”
“Sì, si tratta bene e poi gli serve un posto grande per tenere i bambini”
“Quanti ce ne sono?”
“Sento le loro energie, sono tanti”
“Cosa mi dici di Sam?”
“Non lo percepisco, mi dispiace”
John alzò una mano per bloccare le scuse della donna, raccolse il suo zaino da terra e disse:
“Andiamo”
“Ricordi l’esorcismo?”
“Sì, perfettamente. Ti ordino, Abyzou, di sottometterti al mio volere e di ritornare in catene come volle Salomone. Vattene da questo mondo e sprofonda all’Inferno perché quello è il luogo che ti appartiene, portando con te la tua invidia e la tua malvagità. Liberaci dalla tua immonda presenza e non osare più tornare sulla terra, te lo ordino in nome di Dio
“Molto bene”
“Funzionerà? Non sono mai stato un uomo casa e chiesa”
“Speriamo che il buon Dio guardi da un’altra parte allora e in ogni caso saremo in due a inchiodarla”
“Hai già usato questo esorcismo?”
“Sì, spesso! Ho bandito tanti demoni con questo rito, ma Abyzou è probabilmente il più potente che abbia mai incontrato e qualcosa può sempre andare storta”
“Lo stai ripetendo troppe volte”
“John, so che non vuoi sentirlo, ma, anche se rischio il taglio della giugulare, devo ripetermi. Devi metterti in testa che tuo figlio è schiavo di Abyzou e potrebbe portarselo dietro”
“No, aspetta-fece l’uomo bloccandosi e fissando la sensitiva-Non mi hai mai detto che questo rito potrebbe mandare Sam all’Inferno”
“Non ho detto che succederà, non ho nessuna certezza, ma potrebbe accadere”
“Come lo evito?”
Lenora scosse la testa e rispose:
“E’ solo un’ipotesi, ma, una volta imprigionata, quella stronza potrebbe non avere la forza di chiamarlo a sé se tuo figlio sarà abbastanza lontano”
“Potrebbe? Non è molto incoraggiante”
“Lo so, non è molto, ma è tutto ciò che ho da offrirti, soprattutto perché il tuo ragazzo è in parte una creatura delle tenebre e non…”
Per la seconda volta Lenora si trovò minacciata dalla lama del coltello del cacciatore e temette che questa volta non sarebbe sopravvissuta.
“Sam non appartiene alle tenebre, non permetterò mai che accada”
“Puoi continuare a scagliarti contro di me, ma conosci la verità, sai che Azazel lo reclamerà”
“Sì, ci proverà, ma preferisco ucciderlo con le mie mani piuttosto che consegnarglielo”
“Non ti chiederà il permesso, è già entrato in casa tua e ha fatto quello che voleva”
“Non ero pronto”
“E adesso pensi di esserlo? Azazel è uno dei primi angeli caduti che ha seguito  Lucifero ed è un demone molto potente, uno di alto rango. Satana lo tiene molto in considerazione tanto che, oltre ad essere il capo messaggero dell’armata infernale, lo ha incaricato della sicurezza degli inferi”
“Potrebbe presentarsi il Diavolo in persona, combatterò comunque per la vita di mio figlio e faremo il rito solo se Sam sarà al sicuro”
“John”
“Non contratto su questo! Nessun esorcismo se il mio ragazzo è nei paraggi”
“Ma se lo fosse e non avessimo scelta?”
“Non mando mio figlio all’Inferno, preferisco morire, e se dovessi provare a fare qualche scherzo, il mio coltello questa volta non si fermerà”
“Okay, sei stato chiaro”
“Lo spero per te, Lenora. Non uccido gli umani, ma, se qualcuno tocca i miei figli, faccio volentieri un’eccezione alla regola”
“Ne sono certa! Sam sa quanto lo ami?”
“Stiamo perdendo tempo prezioso”
John riprese a camminare a buon ritmo e dopo un po' si ritrovò a pochi metri dal palazzo di Abyzou. Si riparò dietro delle rocce e si mise ad osservare la struttura per individuarne il punto più vulnerabile quando il portone si aprì cigolando sui cardini.
“Sa che siamo qui, addio effetto sorpresa”
“Entriamo?”
“Io entro e vado a riprendermi mio figlio, ma tu non sei obbligata a venire”
“Non puoi farcela da solo”
“Mi inventerò qualcosa”
“Non puoi improvvisare con Abyzou, ti farà a pezzi”
“Ci hanno già provato in tanti e sono ancora qui”
L’uomo uscì allo scoperto e fiero avanzò verso l’ingresso della costruzione, che sicuramente aveva visto tempi migliori.
Lenora esitò un attimo, poi lo raggiunse e i due camminarono fianco a fianco fin quando il portone non si richiuse rumorosamente alle loro spalle.
John inspirò e riprese a muoversi verso l’interno del palazzo tra due ali di bambini dal volto inespressivo e dagli occhi bianchi. Cominciò a scrutarli ad uno ad uno alla disperata ricerca di Sam, ma non lo trovò e sospettò che fosse con Abyzou.
Ad un certo punto una parte di quell’esercito silenzioso si schierò davanti alla sensitiva impedendole di proseguire e pochi secondi dopo una spessa parete la separò dal cacciatore.
“Lenora”
L’uomo stava per lanciarsi verso il muro in ferro, ma un altro folto gruppo di bambini si mosse e lo respinse. John fu seriamente tentato di tirare fuori la pistola per aprirsi la strada, ma poi pensò che c’erano tanti genitori che in quel momento stavano vegliando quegli innocenti e pregavano affinché un miracolo li riportasse indietro. La sua mano si fermò a metà strada e non riuscì ad andare oltre, pur comprendendo che la separazione da Lenora era un problema ulteriore con cui fare i conti.
I bambini continuavano a fissarlo con gli occhi spenti e John comprese che non aveva altra scelta che proseguire da solo. Avanzò fin quando non arrivò dinanzi ad una porta molto massiccia e mise istintivamente la mano sulla sua pistola quando sentì scattare la serratura. Era pronto a puntarla contro chiunque gli si parasse davanti, ma poi si ritrovò di nuovo davanti a suo figlio e gli mancò il fiato.
“Sammy”
Il ragazzo gli voltò le spalle e restò fermo, come in attesa di ordini.
“Vieni dalla mamma, sei stato bravo”
John trasalì sentendo la voce del demone pronunciare la parola ”mamma” e cercò di afferrare suo figlio, ma ancora una volta si ritrovò con il nulla tra le mani. Guardò in avanti e vide Sam ai piedi di Abyzou, che gli accarezzava la testa come se fosse stato un animale domestico.
“Winchester, devo ancora decidere se sei più stupido o più coraggioso”
“Ridammi Sam, è ora che torni a casa”
“Lui è già a casa”
“Dov’è Lenora?”
“Hai decisamente altro di cui preoccuparti”
“Lascia andare Sam, resto io con te in cambio della sua salvezza”
“Gli adulti non mi interessano, ma devo ammettere che sei un bocconcino interessante e mi farebbe guadagnare punti nelle alte sfere se uccidessi il grande John Winchester”
“Allora abbiamo un accordo? Rimandi indietro Sam?”
“Perché dovrei accontentarmi di uno se posso avervi entrambi? Inoltre questo posto è un po' morto ultimamente e visto che i miei bambini non hanno molte occasioni per divertirsi, ho deciso che tu e la tossica li intratterrete mentre io mi godrò lo spettacolo”
Abyzou schioccò le dita e John perse all’istante conoscenza. Quando si riprese era legato su un tavolo e cercò immediatamente di rimettersi in piedi, ma non poteva muoversi. Odiava sentirsi trattenuto, ma la cosa più terribile fu vedere suo figlio avanzare verso di lui accanto al demone con un coltello in mano.
“Amore di mamma, vuoi tagliarlo un po'?”
L’adolescente alzò il braccio e affondò la lama senza mostrare nessun tipo di emozione.
“Sammy, fermati! Sono papà, reagisci”
“Dai, piccolo mio, fallo a pezzi”
Il dolore arrivò di nuovo forte, ma John continuò a parlare con suo figlio:
“Sam, puoi farcela, so che puoi liberarti di lei”
“E’ divertente, vero? Puoi tagliarlo tutte le volte che vuoi, mamma è così orgogliosa di te”
“Tu sei solo una stronza, Mary Winchester era sua madre”
Il cacciatore strinse i denti quando il coltello gli aprì una profonda ferita all’altezza dello stomaco e cercò di respirare attraverso la sofferenza. Stava per rivolgersi di nuovo a Sam quando udì le urla di Lenora, che presumibilmente veniva torturata da altri bambini. Si guardò intorno, ma non c’era traccia della donna. Pensò di pronunciare l’esorcismo, ma il suo secondogenito era troppo vicino ad Abyzou e non voleva rischiare.
Sam tornò all’attacco strisciando lentamente la lama sulla pelle del genitore e l’uomo si lasciò sfuggire un gemito.
“Sammy, ti prego, fermati”
            ----------------------------------
Dean si voltò di scatto, richiamato da un lamento, verso il letto su cui giaceva il padre e rimase sconvolto quando vide più macchie di sangue schiudersi sulla sua maglietta.
“Papà”
Si precipitò da lui e cercò di capire come si fosse ferito.
“Che sta succedendo?”
“Non he ho idea”
“Adesso lo sveglio, Bobby, non posso permettere che lo faccia a pezzi senza intervenire”
“Mi hai detto che tuo padre ti ha dato altri ordini”
“Sì, lo so, non devo riportarlo indietro un minuto prima del termine perché potrebbe essere utile per riprendere Sam”
“Esatto”
“E se lo avesse già preso, se Sammy fosse con papà e avessero bisogno di fuggire?”
Dean scoprì il tronco del genitore per valutare le ferite e rimase molto sorpreso quando vide la pelle intatta.
“Che diavolo succede? Lo hai visto anche tu sanguinare!”
“Certo che l’ho visto”
Il ragazzo controllò i segni vitali del genitore e con molto sollievo concluse che non c’era nulla fuori posto tranne le macchie di sangue ancora sulla maglietta.
“Che facciamo?”
“Possiamo solo aspettare e nel frattempo do un’occhiata a Lenora”-disse Bobby.
“E io a Sam”
Dopo qualche minuto avevano finito il giro della loro corsia personale e Dean disse:
“Sembrano okay”
“Sì”
“E allora che cosa è successo prima?”
Bobby scosse la testa e guardò l’orologio.
“Che ne dici di mangiare qualcosa?”
“Non li lascio”
“Se ti porto qualcosa qui? Devi tenerti in forze e non sarebbe una cattiva idea riposare qualche ora”
“Non posso”
“Sì che puoi, ragazzo. Il piano è questo: prima metti qualcosa nello stomaco, poi ti stendi un po' mentre io resto di guardia”
“Devo restare sveglio, devo…”
“Dean, sei sotto pressione e non ti puoi permettere di crollare, ma questo accadrà se non ti prendi una pausa”
Il ragazzo annuì, poi si voltò verso il padre e volle accertarsi ancora una volta che le ferite erano scomparse. Si perse nei suoi pensieri e neanche sentì il campanello e l’aprirsi e il chiudersi della porta d’ingresso.
Dopo qualche minuto Bobby tornò con le braccia piene e Dean chiese:
“Da dove arriva tutta questa roba?”
“Pensavi che mi sarei messo il grembiulino e avrei giocato alla casalinga disperata?”
“Beh, non sei esattamente Eva Longoria e comunque ho lo stomaco chiuso”
“Tanto chiuso da non volere nemmeno il tuo panino preferito?”
Il giovane sorrise e prese la busta del fast-food, che Bobby gli tendeva.
“Grazie”
“Di niente, idiota”
“Mancano ancora 8 ore”
“Sì, quindi hai tutto il tempo per dormire un po'”
“Solo un po', poi ci diamo il cambio”
“Come vuoi”
“Non fare come papà”
“Ti chiamo, promesso”
Dopo circa una ventina di minuti Dean si unì al sonno degli altri due membri della sua famiglia e Bobby rivolse una preghiera silenziosa:
“Se ci sei lassù, è ora che tu dia una mano a John e ai suoi ragazzi”
 

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


John entrò e uscì dalla coscienza più volte mentre Abyzou aizzava suo figlio contro di lui e nei momenti di lucidità si guardò intorno per trovare eventuali vie di fuga. Era prigioniero in una sala enorme dal pavimento grigio e nero, con due finestre alte su ognuna delle pareti e una sola porta, quella da cui era entrato.
Dalla scomoda posizione in cui era costretto, non riusciva a vedere se c’era un camino alle sue spalle, ma di certo c’era una fonte di calore e riusciva a sentire un rumore d’acqua, come se da qualche parte ci fosse una fontana.
La sua attenzione fu attirata dalle pareti in roccia della stanza su cui c’erano decine e decine di rientranze chiuse da dei vetrini trasparenti.
John pensò che gli sembravano simili a delle edicole votive che aveva visto nel monastero di Saint Vincent, a Latrobe, ma dubitava che avessero lo stesso scopo. Era andato in Pennsylvania per fare un favore a Padre Jim ed era rimasto colpito dalla devozione dei fedeli dell’abbazia. Ai piedi delle edicole aveva visto decine di ringraziamenti per grazie ricevute e all’epoca si era domandato come poteva la gente ignorare tutto il male che strisciava sulla Terra e venerare un Dio invisibile e indifferente.
Il suo buon amico aveva cercato di convincerlo più volte ad affidarsi al Signore per lenire il suo dolore e trovare la forza per crescere i suoi figli, ma John lo aveva  respinto con forza. Non era mai stato un uomo di chiesa, e dopo la morte di Mary lo era ancora meno, ma si era sempre fidato di Jim per quanto riguardava Sammy. Ricordava perfettamente la prima volta in cui glielo aveva messo tra le braccia e l’angoscia che aveva provato quando il suo bambino aveva iniziato a piangere al momento del distacco. Istintivamente avrebbe voluto riprenderlo, ma Padre Jim lo aveva convinto ad andare a fondo ed era sparito in chiesa con suo figlio minore. Aveva atteso per circa un’ora con Dean addormentato accanto a lui sul divano dello studio del prete e quando lo aveva visto rientrare nella stanza con uno sguardo rassicurante, era tornato veramente a respirare. Si era alzato e si era avvicinato per riprendere suo figlio, che dormiva succhiando ogni tanto il ciuccio.
Forse in quel momento avrebbe anche lui lasciato un ringraziamento, ma non lo fece allora e nemmeno le altre volte in cui era tornato per controllare che Sam  non si stesse trasformando in qualcosa di malvagio.
“Ti stai domandando che cosa sono?”
“Sì”
“Sono i miei bambini, Winchester, amo le famiglie numerose! Tengo un souvenir quando ho preso tutta la loro energia, così mi ricorderò per sempre dei miei piccoli”
L’uomo guardò sprezzante il demone, poi i suoi occhi tornarono sulla parete e si chiese se avesse previsto un posto anche per suo figlio. Scosse la testa per allontanare il terribile pensiero e gli venne spontaneo riprovare a chiamarlo.
Il ragazzo non solo non rispose, ma appoggiò il capo sul braccio di Abyzou e il gesto inquietò molto suo padre. Sam era sempre stato un bambino amante del contatto fisico e anche adesso, che era un adolescente, non disdegnava di cercarlo, soprattutto quando era stanco o malato. Certo, il suo punto di riferimento principale era Dean, ma anche John poteva vantare una bella collezione di nottate a combattere i violenti attacchi di febbre di suo figlio minore, o di serate davanti alla tv dopo una caccia particolarmente dura in attesa che riuscisse a prendere sonno. Vederlo cercare conforto da un demone gli fece pensare ad Azazel e alle parole di Lenora sul suo appartenere alle tenebre.
La donna aveva ragione? Sam era fedele ad Abyzou perché la sua natura oscura stava emergendo?
John si impose di mantenere la calma e riprovò:
“Sammy, mi senti, sono papà”
“Ancora non ti arrendi, Winchester?”
“No”
“Non sei come quella tossica, lei ci ha messo due secondi per decidere di abbandonare Vincent”
“No, non sono Lenora e se andrò mai via da qui, sarà con Sam”
“Sei ostinato e mi diverti, quindi facciamo un altro gioco”
Il demone fece sparire il tavolo su cui il cacciatore era tenuto prigioniero facendolo piombare a terra, ma l’uomo si rimise subito in piedi e la fissò con rabbia.
“Di che cosa stai parlando?”
“Tu credi ancora di potermelo strappare, quindi voglio fare un test: ti lascerò con lui e se il mio bambino ti riconoscerà e vorrà stare con te, sarai libero”
“Dov’è l’inganno?”
“Nessun inganno perché sono sicura che ti rifiuterà e a quel punto ti strapperò il cuore”
“Non ti credo, i demoni non danno mai niente per niente”
“Ucciderti è già un gran premio, credimi! Vuoi giocare o no?”
“Non ho scelta”
Abyzou accarezzò Sam, gli diede un bacio sulla testa, poi sparì e con lei la stanza, che fino a qualche istante prima li circondava.
John si ritrovò in una cella e all’inizio pensò di essere solo, ma poi sentì un piagnucolio provenire dal lato opposto della prigione. Si avvicinò con cautela e in un angolo riconobbe suo figlio, che, schiacciato nelle sbarre, tendeva le braccia verso l’esterno.
“Sammy”
Il ragazzo si voltò di scatto e il cacciatore fu di nuovo sconvolto dal vedere il fondo bianco al posto degli espressivi occhi nocciola di suo figlio, ma si fece forza e provò a stabilire un contatto.
 “Sam, sono papà! Va tutto bene, non aver paura”
Iniziò a camminare lentamente verso di lui e quando arrivò a qualche passo dalla sua meta, avrebbe voluto coprire in pochi secondi il resto della distanza, ma poi lo vide scivolare a terra e prendersi la testa fra le mani. Fu un attimo e Sam iniziò a sbatterla all’indietro contro le sbarre.
“No, fermati, ti farai male”
Si lanciò verso il suo ragazzo e cercò di bloccarlo, ma la sua isteria aumentò. Cominciò a strapparsi i capelli e ad urlare e John tentò di calmarlo, ma si rese conto che la sua vicinanza stava sortendo l’effetto contrario.
“Va bene, non ti tocco”
La ritirata sembrò funzionare e il ragazzo si voltò di nuovo verso l’esterno della gabbia in lacrime cercando probabilmente Abyzou.
“Sammy, sai chi sono?”
John non ebbe risposta e rimase in piedi impotente di fronte a suo figlio, che continuava a dargli le spalle.
“Se Dean fosse qui, saprebbe come farti rispondere! Almeno ti ricordi di Dean, ti ricordi di tuo fratello?”
Sam lo fissò di nuovo terrorizzato e l’uomo temette che ricominciasse a farsi del male, quindi si tirò ancora più dietro fino ad appoggiarsi alle sbarre alle sue spalle. Si sedette sul pavimento e chiese:
“Ha ragione? Non mi riconoscerai e non ce ne andremo da qui?”
Il giovane Winchester continuò a piangere rivolgendo lo sguardo verso l’esterno e John sorrise amaramente giocherellando con la fede.
“Sai che cosa mi ricorda questa situazione? Il primo giorno di scuola di Dean!
Per te è stato un vero trauma vederlo andare via con la sua maestra e non poterlo seguire. Hai pianto per tutta la strada di ritorno al motel e qualsiasi tentativo io abbia fatto per spiegarti che tuo fratello sarebbe tornato è stato un fallimento. Ho provato anche a corromperti, sai? Ti ho comprato i Lucky Charms, ma non li hai toccati, volevi Dean e ti sei calmato solo quando siamo andati a riprenderlo. Ci sono voluti giorni per convincerti che andava via per poche ore, non riuscivi proprio ad accettarlo. Se ci fosse stata la mamma, non avresti versato neanche una lacrima perché lei avrebbe trovato il modo per non farti soffrire per la separazione.”
L’ex marine sospirò, poi notò il silenzio e alzò gli occhi sul suo ragazzo.
Sam aveva smesso di piangere e lo fissava come se fosse in attesa che continuasse a parlare.
“Eri un tipo sveglio anche da piccolo e associasti la scuola di Dean alla sveglia e all’Impala, così pensasti bene di prendere le chiavi e nasconderle. Mi facesti impazzire e neanche la minaccia di una sonora sculacciata ti fece spifferare dove le avevi messe.
Quella mattina Dean non andò a scuola e tu già stavi pregustando di giocare con lui con i soldatini, ma le cose non andarono come ti eri immaginato.
Ti ho messo in punizione e ti ho detto che ci saresti rimasto fin quando non mi avessi restituito le chiavi della macchina.
Hai tenuto duro per ore, non ti sei scomposto neanche davanti al divieto di vedere i cartoni animati e ho seriamente pensato che non avresti mai confessato. Alla fine sai che cosa è successo? Dean ti ha raggiunto nell’angolo e ti ha chiesto di dargli le chiavi perché sapevi che non dovevi prendere le cose non tue.
Beh, dopo cinque minuti ero di nuovo padrone di usare la mia auto e anche se ero ancora arrabbiato con te, allo stesso tempo mi facevi tanta tenerezza.
Avevi capito di aver fatto una cosa sbagliata e avevi gli occhi pieni di lacrime, ma nella tua logica avevi solo voluto che tuo fratello rimanesse con te.
Ti ho preso in braccio e ho provato di nuovo a spiegarti che cos’era la scuola e perché Dean doveva andarci.
Non è stato facile convincerti che tuo fratello sarebbe tornato tutti i giorni, ma alla fine ti sei rassegnato e ti ho chiesto se volevi fare la pace. Mi hai detto di sì e anche se sei rimasto in castigo per il resto della giornata, la sera ti ho fatto scegliere la pizza e ti ho promesso che il giorno dopo saremmo andati al parco a dar da mangiare alle oche.
Era così facile fare la pace all’epoca, Sammy, era tutto così semplice tra noi”
John tacque di nuovo e fissò suo figlio chiedendosi che cosa stesse pensando in quel momento e se le sue parole lo avessero in qualche modo scosso.
Il suo secondogenito si era appoggiato con le spalle alle sbarre e aveva steso le gambe davanti a sé senza interrompere il contatto visivo.
L’uomo pensò di provare ancora a riportarlo alla coscienza e chiese:
“Ti ricordi quando siamo stati al mare la prima volta? Avevi paura dell’acqua e non ne volevi sapere di fare il bagno nonostante Dean fosse già a mollo.
Ti sei ancorato all’asta dell’ombrellone e continuavi a scuotere la testa quando ti assicuravo che sarebbe stato divertente.
Mi sono seduto accanto a te e ti ho chiesto se avresti avuto lo stesso paura se fossimo entrati insieme. A quel punto ci hai pensato su, anche perché Dean continuava a chiamarti e alla fine, quando ho allargato le braccia, ti sei arrampicato su di me. Quando mi sono avvicinato alla riva, hai nascosto la testa sulla mia spalla, non volevi nemmeno vedere che stavamo entrando e ci è voluto un bel po' per convincerti a rilassare le gambe e a toccare l’acqua con i piedi, ma poi ci hai preso gusto e non volevi più uscire”
L’uomo restò in silenzio, poi allargò le braccia e chiese:
“Vuoi fidarti di nuovo? Hai paura come allora, ma poi sei venuto da me e insieme ce l’abbiamo fatta”
Sam guardò il padre e si morse il labbro, ma non si mosse.
John non si fece smontare dalla sua diffidenza e continuò ad insistere riportando a galla vecchi ricordi.
“Quella settimana al mare è stata bellissima, ma penso che il giorno in cui vi ho portati alle cascate del Niagara sia stato il massimo.
Era il decimo compleanno di Dean e ho pensato di fare qualcosa di speciale. Ho preso una stanza in un albergo e prima di uscire, vi ho coperti con tutto quello che avevo a disposizione perché faceva un freddo cane.
Quando siamo arrivati alle cascate, siete rimasti a bocca aperta e mi hai detto che era la cosa più bella che avessi mai visto. Abbiamo passeggiato a lungo e per tutto il tempo hai provato a lasciarmi la mano. Mi imploravi di poter raggiungere Dean, che ci precedeva di qualche passo, e io continuavo a dirti di no perché eri troppo piccolo. Ovviamente hai sfoderato il tuo sguardo da cucciolo per farmi cedere, ma quella volta non hai vinto tu e ti sei rassegnato a camminare accanto a me con un muso che ti arrivava alle scarpe. Tuo fratello lo ha notato, è tornato indietro e ti ha preso la mano libera. Hai sfoderato uno dei sorrisi più belli che tu abbia mai fatto e non hai più cercato di divincolarti, anzi eri davvero euforico di trovarti tra me e Dean. Continuavi a saltellare e a spostare lo sguardo tra me e tuo fratello e in quel momento eri così felice.
Dopo un po' avevate il viso arrossato e siamo entrati in un diner per una cioccolata. Hai avuto sempre un talento particolare per i baffi al cacao e Dean non la smetteva di ridere.
Siamo rimasti al calduccio per un bel po' e ti sei spalmato sulla vetrata a guardare il salto dell’acqua. Dalla pausa cioccolata siamo passati al pranzo e all’epoca non mancavi mai un pisolino dopo aver mangiato. Ti sei addormentato con la testa attaccata al vetro e a quel punto ho deciso che era ora di ritornare in albergo.
Ti ho preso in braccio e in automatico hai afferrato le mie piastrine, la tua coperta di Linus”
John sorrise ricordando la sensazione di pace che provava quando uno dei suoi figli si addormentava appoggiato al suo petto e chiuse gli occhi per qualche secondo. Per questo non si accorse che Sam aveva abbandonato il suo angolo e si era silenziosamente avvicinato a lui. Se ne rese conto quando sentì un leggero peso all’altezza del petto e abbassando lo sguardo, se lo ritrovò davanti mentre sfiorava le sue piastrine. Rimase immobile e gli permise di continuare a toccarle.
Ad un certo punto Sam le afferrò più forte e guardò negli occhi suo padre, che rimase senza fiato. Il bianco stava lentamente sparendo e il colore stava tornando di nuovo a riempire le pupille del suo ragazzo.
John si impose di non fare movimenti bruschi e di aspettare che fosse suo figlio a fare una mossa.
L’adolescente rimase a fissarlo, poi abbassò lentamente il capo sul petto del genitore e si fece accogliere e stringere forte.
“Sammy, bambino mio”
John gli baciò il capo e si sciolse in lacrime quando sentì suo figlio chiamarlo.
“Tranquillo, andrà tutto bene, ti porterò via di qui”
Sam cominciò a singhiozzare e tra un sussulto e l’altro il padre gli sentì mormorare che aveva avuto paura che lo avesse abbandonato. Le parole gli fecero male dentro e gli sussurrò che non sarebbe mai successo e che per quanto potesse arrabbiarsi con lui, niente avrebbe mai cambiato il fatto che era suo figlio e gli voleva bene.
Il suono di un lento applauso fece alzare gli occhi all’uomo, che istintivamente strinse di più a sé il suo ragazzo, e si voltò verso la fonte del rumore.
“Davvero commovente! Mamma è molto delusa, Sammy, lo preferisci a me. Sei un bambino molto cattivo e meriti di essere punito”
John sentì suo figlio irrigidirsi e temette che il demone avrebbe di nuovo esercitato il suo potere su di lui. Lo afferrò disperatamente e pensò di nuovo di pronunciare l’esorcismo, ma erano troppo vicini ad Abyzou.
“Rispetta il tuo patto”
“Il patto…Ah sì, ti avevo promesso che ti avrei lasciato libero se lui ti avesse riconosciuto”
“E’ quello che hai detto”
“E’ vero, ma non ho specificato che cosa saresti stato libero di fare”
La gabbia scomparve e l’uomo si mise velocemente in piedi facendo scudo a Sam con il suo corpo.
“Puttana bugiarda”
“Non ho mentito, tu sei libero di tornare a casa, ma per quanto riguarda te, bambino mio…”
“Non chiamarlo così”
“Lo chiamo come voglio e si pentirà di aver deluso la sua mamma”
“Ti ho già detto che Mary Winchester era sua madre e lei non avrebbe mai messo le mani addosso ai nostri figli”
“Ci pensi tu a quello, vero?”
“Non ho mai punito i miei figli senza una ragione e comunque non accetto lezioni da te!”
“Mentre Sam di lezioni ne ha prese tante, vero?”
(Inizio flashback)
Dean sapeva che era una pessima idea sin dall’inizio, ma il suo fratellino lo aveva martellato per avere una risposta positiva per una settimana intera e alla fine aveva ceduto.
Sam era impazzito di gioia e lo aveva abbracciato forte quando gli aveva detto che sarebbe potuto andare al Colonial Williamsburg con la sua classe.
Ovviamente Dean aveva acconsentito dopo aver fatto indagini su tutti gli accompagnatori e aver imposto a suo fratello di chiamarlo ogni due ore per fargli sapere che stava bene, ma, guardandolo mentre felice preparava lo zaino con quello che gli sarebbe servito, pensò di aver fatto la scelta giusta.
”Te lo prometto, Dee, non mi allontanerò mai dal gruppo e risponderò sempre alle tue telefonate o ai tuoi messaggi. Metterò delle linee di sale alle finestre e alla porta della stanza sperando che non mi diano del matto e porterò con me il coltello e l’acqua santa”
“E se succede qualcosa, qualsiasi cosa, ti metti al sicuro e mi chiami”
“Cosa vuoi che succeda?”
“Beh, sapere che stai fuori due giorni e vai a fare un Ghost Tour non mi fa stare proprio tranquillo”
“E’ una roba da turisti, lo hai detto anche tu e poi scommetto che hai già qualche idea su come passare il tempo mentre non ci sono”
“Sammy, non sviare il discorso, mi sei debitore a vita per questa storia”
“Lo so e puoi chiedermi quello che vuoi”
“Attento, è una frase pericolosa! Comunque sai che sto rischiando grosso, se papà fosse qui…”
“Ma non c’è e dovevi decidere tu”
“Sì, ho deciso io, ma solo perché non ha risposto alle mie chiamate”
“Che sfortuna”
“Sei un piccolo bastardo, lo sai?”
“Lo so, ma dovevo partecipare, quest’uscita mi darà dei crediti extra”
“Io proprio non capisco questa tua ossessione per i voti, non ti serve a nulla una media alta”
“Certo che mi serve, posso fare domanda per delle borse di studio”
“Sam, io voglio farti felice, ma sai che dopo il diploma papà vuole che…”
“E quello che voglio io non conta?”
“Certo che conta, ma…”
“La caccia conta di più”
“Non so quante volte abbiamo avuto questa discussione”
“Tante, ma io…”
“Stop, Sammy, okay? Vai alla tua gita da nerd e non litighiamo”
“Okay”
La mattina dopo Dean accompagnò suo fratello al pullman e quando lo vide partire, si sentì un po' agitato, ma poi si disse che non potevano controllarlo per sempre e che doveva lasciare che Sam avesse quello che voleva una volta tanto.
Passò la giornata in un dolce far niente chiamando a rapporto il ragazzino molto più spesso delle due ore concordate e solo quando lo seppe a Williamsburg in albergo, si placò. Prese le chiavi dell’Impala e decise di passare la serata fuori, magari in compagnia di Rebecca e della sua quarta abbondante. Rimorchiarla fu facile perché anche lei aveva notato quello nuovo in città e i due finirono per passare una bollente notte di sesso a casa di lei.
Il primo pensiero di Dean appena sveglio fu quello di contattare il fratello, ma, guardando il cellulare, vide che l’aveva preceduto. Sam gli aveva mandato una serie di messaggi praticamente all’alba in cui gli raccontava della magia di uno dei luoghi simbolo della storia americana e lo avvertiva che da lì a poco avrebbe spento il telefono perché stavano entrando in un museo o una cosa del genere.
“Sei proprio un nerd”
Il maggiore dei ragazzi Winchester lasciò casa di Rebecca e si diresse verso il motel dopo aver fatto una sosta per recuperare caffè e torta d’ordinanza per colazione. Una volta arrivato, parcheggiò l’Impala fuori dalla loro stanza ed entrò sbadigliando. Appoggiò la busta sul tavolo e ripensò sorridendo alla sua recente avventura. Aveva una fame da lupi, ma la decenza imponeva che facesse prima una doccia e fu solo quando si diresse verso l’armadio per prendere un cambio che notò la figura rigida di suo padre, che lo stava osservando con le braccia incrociate sul petto.
“Si direbbe che qualcuno abbia passato una nottata memorabile”
“Papà”
“Sì, Dean, papà”
“Quando sei arrivato? Non ho visto il tuo pick up”
“Non da molto e comunque non sono io a dover dare delle risposte! Dove sei stato tu è abbastanza evidente, ma la vera domanda è dove diavolo è tuo fratello. Manca parte dei suoi vestiti e se è fuggito di nuovo mentre tu eri a divertirti…”
“Sam non è fuggito”
“E allora dov’è? Ho provato a chiamarlo, ma parte la segreteria”
“E’ andato a Williamsburg con la scuola, sono partiti ieri mattina sul presto”
“Williamsburg? E’ a molte miglia da qui”
“Lo so, ma sta bene e prima ci siamo sentiti”
“Hai lasciato che tuo fratello andasse in un altro stato da solo e che passasse anche la notte fuori? Ma sei impazzito?”
“Non è da solo”
“Dean, non mi provocare, sei già in un mare di guai! Prepara la tua roba e quella di Sam, andiamo a prenderlo”
“Che cosa? Papà non puoi farlo”
“Credo che tu abbia ancora la testa annebbiata dal sesso e non ricordi che non sei tu che dici a me che cosa posso o non posso fare”
“Sì, scusa, ma Sammy torna stasera e non ha senso precipitarsi a Williamsburg. Rischiamo di arrivare lì e mancarli”
John riconobbe la logicità dell’osservazione del figlio maggiore, ma era davvero arrabbiato e tornò ad urlare:
“Non dovevi lasciarlo andare senza nemmeno chiedermelo”
“Ti ho chiamato, ma non hai risposto”
“Questo non fa differenza, sai bene che non devi lasciarlo solo se non quando è strettamente necessario!”
“Lo so, ma ci teneva tanto, andava tutta la sua classe”
“Poteva andarci anche tutta la sua scuola, non mi interessa”
“Papà, è solo una gita”
“Senza protezione”
“Credi che l’abbia lasciato andare senza aver controllato tutti gli accompagnatori? So anche che numero di scarpe ha l’autista del bus, se ti interessa”
“E che cosa sai di tutte le persone che sta incrociando a Williamsburg?”
“Non possiamo avere il controllo su tutto, lo hai detto anche tu, e comunque Sam non è uno stupido”
John sembrò placarsi e tornò a sedersi.
“Papà, so che non vuoi che si allontani, ma anche noi lo lasciamo da solo”
“Solo quando non ho un’alternativa, altrimenti lo mando dal Pastore Jim o da Bobby. E in ogni caso non dovresti incoraggiare la sua passione per la scuola, non ci sono libri e esami di fine anno nel suo futuro”
“Ne abbiamo parlato prima che andasse via, gli ho detto che vuoi che sia totalmente coinvolto nella caccia non appena avrà preso il diploma”
“Scommetto che era d’accordo”
“No, non lo era, ma togliergli già da adesso ciò che ama, potrebbe farlo allontanare”
“Hai preso una laurea in psicologia e non ne sono informato?”
“Ho la laurea in fratello maggiore e conosco Sam meglio di chiunque altro”
L’ex marine incassò il colpo e non replicò perché sapeva che Dean aveva perfettamente ragione, ma sentiva ancora una stretta allo stomaco.
“Papà, ho preteso che partisse coperto e mi chiama, o mi messaggia continuamente”
“Non è abbastanza! A che ora è previsto il rientro?”
“Massimo le 23”
Dopo quell’informazione John non chiese altro, ma intimò a Dean di non far cenno della sua presenza nei successivi contatti con il fratello. Si fece consegnare le chiavi dell’Impala rimproverando il figlio maggiore per la sua mancanza di polso fermo e si ritirò nella stanza al piano di sopra della casa, che aveva affittato per un mese a Charlotte. Evitò di scendere per tutto il giorno, poi tornò al piano inferiore per sapere se il bus stava rispettando la tabella di marcia. Alla risposta affermativa di Dean tirò fuori dalla tasca le chiavi dell’Impala e andò a prendere suo figlio minore.
Non appena Sam individuò la macchina, vi si precipitò e vi entrò senza fare inizialmente caso che alla guida non c’era il fratello. Stava già iniziando a raccontare quanto fosse stato interessante il Public Hospital Museum quando si accorse della presenza di suo padre. Le parole gli si fermarono in gola e improvvisamente si sentì un po' claustrofobico.
Tornati a casa, entrambi i ragazzi ricevettero un promemoria su quanto fosse sbagliato sfidare John Winchester, che fu particolarmente severo con suo figlio minore colpevole di aver fatto leva sui sentimenti del fratello per ottenere quello che voleva.
(fine flashback)
“Lo hai fatto sentire una merda, per giorni non è riuscito a guardare negli occhi suo fratello, per non parlare di quanto avesse paura di aprire bocca in tua presenza”
“Non hai il diritto di dirmi come dovevo crescere i miei figli”
“Adesso mi stai davvero stancando e voglio subito la tua risposta: vai via o no? Ti concedo di portarti dietro anche la tossica, ma lui resta con me”
John sentì suo figlio cingergli la vita con le braccia e appoggiò una mano sulle sue.
“Non vado da nessuna parte senza Sam”
“Molto bene, hai appena firmato la tua condanna a morte, ma non ti farò uscire di scena così facilmente. Il mio bambino deve essere punito per la sua disobbedienza e ho deciso di riservarti un posto in prima fila”
Abyzou fissò i Winchester con aria stizzita, poi rinchiuse di nuovo John in gabbia promettendo che sarebbe tornata presto e trascinò via Sam tra le urla di suo padre.

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Sam non aveva mai smesso di tremare da quando Abyzou lo aveva separato dal padre e si era chiesto se fosse davvero arrivata la sua fine quando il demone gli aveva bloccato i polsi con delle catene e lo aveva sollevato da terra facendole scorrere su una spessa trave. Lo aveva privato, con suo enorme imbarazzo, dei pantaloni, delle scarpe e dei calzini, poi, prima di lasciarlo solo, gli aveva dato una spinta e lo aveva lasciato a penzolare in una stanza senza aperture.
I piedi nudi di Sam sfioravano solo lievemente il pavimento e il ragazzo si rese conto che presto le sue articolazioni si sarebbero slogate. Gli era già successo altre volte e in quelle occasioni, o papà, o Dean gli avevano fatto rientrare la spalla, ma al momento né l’uno né l’altro erano nei paraggi, quindi era in arrivo una valanga di dolore.
Si guardò intorno per vedere se ci fosse una minima speranza di fuga, ma la scansione della stanza non diede risultati perché per la maggior parte dell’ambiente, in cui era tenuto prigioniero, era immerso nel buio.
Sentiva un continuo cigolio come quello di un’altalena malandata e bisognosa di un bel giro d’olio e affidandosi poi all’olfatto, percepì un familiare odore di muffa simile a quello che aveva accompagnato i suoi soggiorni nei motel dall’infanzia in poi.
Faceva freddo e la situazione era resa ancora più scomoda dalla caduta di gocce d’acqua dal soffitto e dal fatto che indossava solo la sua maglietta.
Tecnicamente era la maglietta di Dean, ma la adorava e ogni tanto gliela faceva sparire dal borsone con la scusa di non avere più vestiti puliti.
Ogni appropriazione scatenava la reazione del fratello, che lo minacciava di staccargli la testa se avesse messo di nuovo le mani tra le sue cose, ma poi gliela lasciava tenere per giorni dicendogli che non avrebbe mai potuto indossarla senza un passaggio in lavanderia.
Da quando era stato rapito da Abyzou, era la prima volta che Sam si sentiva abbastanza lucido, ma nella sua testa c’erano dei vuoti spaventosi.  Per quanto si sforzasse, infatti, non riusciva a ricordare con precisione che cosa era successo e perché era stato preso di mira.
Il dolore alle spalle cominciò ad arrivare dopo poco e per distrarsi, cercò di rimettere in ordine qualche pezzo del puzzle: il litigio con papà, la stanza da Bobby, la voce di Dean, le carcasse delle auto, Rumsfeld che abbaiava e poi…
Niente, dannazione, solo una serie di immagini confuse.
Si disse di tentare ancora e dopo un po' gli tornarono alla mente gli attacchi del demone e la spietata carrellata delle liti con suo padre fino a quando non gli aveva proposto di rivederlo. Aveva sperato che Abyzou lo lasciasse andare, ma poi aveva cominciato a schiacciargli il petto e l’illusione era crollata.
Ricordava di aver cercato di tenerle testa, ma poi il dolore era stato troppo e aveva ceduto. Da lì tutto era buio fino a quando la voce di papà lo aveva riportato indietro: le cascate, il mare, le chiavi dell’Impala, la sua mano sulle piastrine da marine e poi il profumo inconfondibile del dopobarba.
Quando si era scosso dal torpore ed era tornato completamente cosciente, aveva subito avuto la certezza che doveva essere successo qualcosa di grave perché papà non piangeva mai davanti ai suoi figli e a memoria non lo aveva mai abbracciato in quel modo.
Avrebbe voluto chiedergli mille cose, ma poi Abyzou era ricomparsa e lo aveva portato via lasciandogli in gola la domanda più importante di tutte: dov’era Dean?
Suo fratello avrebbe di sicuro partecipato ad una missione di salvataggio e se non era lì, era forse morto? Lui e papà avevano tentato di salvarlo e Dean non ce l’aveva fatta?
Sam scosse la testa e si ripetè che doveva smetterla con quei pensieri negativi. 
Suo padre lo aveva addestrato a non farsi prendere dal panico e gli aveva ripetuto fino alla noia che l’inizio della fine coincideva con l’istante in cui un uomo perdeva il controllo, ma, nonostante facesse leva su se stesso, non riusciva a non essere terrorizzato dal pensiero di non rivedere mai più la sua famiglia.
Rimase nell’angoscia e nel dolore crescente fin quando Abyzou non ricomparve e cominciò a volteggiargli intorno come un avvoltoio in attesa di poter planare sulla sua preda. Iniziò a schernirlo e a ripetergli che era una delusione enorme, ma che sapeva come ricordargli a chi doveva obbedienza.
Il demone si avvicinò e gli strisciò un artiglio lungo la guancia destra aprendo un profondo taglio, poi si fece indietro e chiese:
“Facciamo partecipare alla festa il tuo papà? Scommetto che si divertirà un mondo”
Sam fu investito da un cono di luce proveniente dall’alto e per qualche secondo dovette chiudere gli occhi per abituarsi alla sgradevole illuminazione.
Nel momento in cui sentì di non essere più solo, li riaprì e vide di fronte a sé suo padre strettamente legato ad una sedia. Cercò di mostrarsi forte, ma John conosceva ogni espressione dei suoi figli e capì che era in forte difficoltà.
“Visto come sono magnanima? Vi faccio stare insieme prima di dare inizio alle danze e sono sicura, Winchester, che dovrai farmi tanto di cappello per quanto sarò creativa con il tuo ragazzo”
“Non lo toccare”
“Oh, farò molto di più che toccarlo, lo torturerò proprio davanti ai tuoi occhi e sarà tutta colpa tua: se non fossi venuto, lui non si sarebbe ribellato al mio potere e non ne pagherebbe le conseguenze”
Abyzou guardò Sam e gli disse:
“Ringrazia papà per quello che sta per succederti, Sammy boy, mentre vado a vedere che cosa stanno facendo i miei bambini alla tossica. E John, se fossi in te, gli direi addio adesso”
Non appena restarono soli, i due Winchester incrociarono lo sguardo e l’uomo si sentì morire vedendo il figlio trattenuto in quel modo. Lesse sul suo volto che stava già soffrendo molto a causa delle braccia in trazione da tempo e si chiese per quanto avrebbe potuto ancora resistere. Suo figlio era un duro, lo sapeva bene, ma era evidente che stava male e che, nonostante stesse mantenendo una stoica facciata, le parole del demone lo avevano terrorizzato e prima o poi sarebbe crollato.
“Sammy, tranquillo, sono qui”
“Papà, ho paura”
“Lo so, ma non sei solo e vedrai che la caveremo”
“Dov’è Dee?”
“Non preoccuparti per tuo fratello, è da Bobby e sta bene”
“Perché siamo qui e che cosa vuole questo demone da me?”
“Abyzou è una ladra di bambini”
“Ma eravamo da Bobby e la sua casa è protetta, come ha fatto a prendermi?”
“Ti ha convinto ad uscire in cortile”
“Non ricordo, è tutto così confuso”
“Non importa adesso, lascia perdere”
“Rispondimi, papà, perché l’ho seguita?
“Ti ha rapito spacciandosi per tua madre”
La rivelazione investì il ragazzo come un treno merci e mormorò:
“Scusa, papà”
“Scusa per cosa? Non hai fatto niente”
“Hai detto che si è spacciata per la mamma e questo vuol dire che ho dato retta a qualcosa che so bene che non è reale. Per colpa della mia stupidità sei in un mare di guai e mi dispiace tanto”
Sam abbassò la testa e John sentì il cuore stringersi.
“Ehi, schizzo, guardami”
Il ragazzo scosse la testa e l’uomo tornò alla carica:
“Sammy, per favore, guardami”
Se Dean fosse stato presente alla scena, avrebbe sicuramente preteso di segnare la data sul calendario perché sentire il padre chiedere qualcosa con gentilezza era un evento più che raro e il tono pacato scosse anche il minore dei Winchester, che tornò a fissare l’uomo davanti a sé.
“Sammy, voglio che mi ascolti bene e che non mi interrompi, okay?”
Il ragazzo annuì e John continuò:
“Per prima cosa, tutto questo non è colpa tua, sono io che ho dato fuoco alle polveri. Siamo qui perché entrambi abbiamo fatto degli sbagli e Abyzou ne ha approfittato, quindi diciamo che questo casino ce lo dividiamo 50 e 50.
Seconda cosa, ragazzino, non sei uno stupido perché hai seguito quella che credevi fosse Mary, anche se ti ho messo più volte in guardia da cose del genere, e capisco perché lo hai fatto.
Sei venuto su senza di lei, senza una casa, passando da un motel all’altro e per un po' è andata bene perché Dean ti faceva vivere tutto come un gioco, ma poi hai notato che c’era qualcosa di importante che non avevi quando uscivi da scuola, o c’erano le recite di fine anno. Hai realizzato che c’era un anello mancante nella nostra famiglia e ti si è spezzato il cuore. Avevi bisogno di me, avevi bisogno di risposte, mentre io ho sempre respinto al mittente le domande che facevi su di lei e questo mi dispiace tanto.
Mi costa ammetterlo, ma la verità è che non sapevo come aiutarti a sentire meno l’assenza della tua mamma, perché mancava e manca tanto anche a me”
“Questo però non cambia il fatto che non ti saresti fatto ingannare”
“Forse no, ma non sono sicuro di come reagirei se me la trovassi davanti”
John si prese una breve pausa per rimettere in ordine i pensieri, poi continuò:
“Terza cosa: so bene che tu ed io ci scontriamo spesso, ma non dubitare mai del mio amore per te perché, se ti sapessi in pericolo, verrei ad aiutarti fino in capo al mondo e lotterei fino al mio ultimo respiro”
Sam rimase senza fiato e se non fosse stato legato, sarebbe corso da papà e si sarebbe nascosto tra le sue braccia come quando era piccolo.
“Parli sul serio?”
“Mai stato più serio, non scherzo mai quando si tratta dei miei figli, puoi chiederlo a Lenora”
“Chi è Lenora?”
“E’ una sensitiva ed è anche lei qui, ma ci hanno separati”
“Hai coinvolto una civile?”
“E’ una di noi, aiuta i cacciatori quando ce n’è bisogno”
“Come l’hai conosciuta?”
“Veramente è lei che è venuta da me, ma è una storia lunga e il punto è un altro: Lenora mi ha insegnato un esorcismo per bandire Abyzou e dopo che l’avremo fatto, torneremo a casa”
“Dean ci salverà?”
“Lui e Bobby sono stati istruiti da Lenora su come riportarci indietro”
“Che vuol dire che ci riporteranno indietro? Dove siamo?”
“Non nel nostro mondo”
“E dove?”
“Non ho questa risposta, Lenora mi ha portato qui con un rito”
“Non capisco”
“Sammy, è troppo lungo da spiegare”
“Non vado da nessuna parte, ho cancellato gli impegni per la serata”
John vide un sorriso comparire sul volto di suo figlio e si sentì maledettamente orgoglioso della sua forza.
“Okay, cercherò di darti la versione breve: noi siamo qui, ma i nostri corpi sono nella panic room di Bobby”
“Cosa?”
“Lo so, è un’idea spaventosa, ma…”
“Io sento il mio corpo, come è possibile?”
“Avremo modo di parlare di questa cosa, ma per il momento dobbiamo solo tenere duro e a proposito di resistenza…Come stanno le tue spalle?”
“Fa male”
“Da uno a dieci e non mentire”
“Otto”
“Senti ancora le braccia?”
“In parte, si stanno intorpidendo”
“Riesci a muovere le dita?”
“Sì, ce la faccio”
“Okay, è un buon segno, ma devo riuscire a liberarti”
“Non puoi, sei legato e Abyzou tornerà presto”
Gli occhi del ragazzo cominciarono a guizzare a destra e a sinistra e il suo respiro accelerò ricordando quello che l’essere aveva detto sul torturarlo.
“Ehi, anteriore e centrale. Devi restare lucido, o non ce la faremo”
“Mi manca l’aria”
“Sam, devi calmarti”
“Papà, mi si sta stringendo la gola, non riesco a respirare”
“Non sta succedendo niente alla tua gola, resta con me, Sammy!”
John agganciò i suoi occhi a quelli del figlio e gli sorrise:
“Che cosa ho insegnato a voi ragazzi su noi Winchester?”
“Io…”
“Dimmelo, figliolo”
“Ci hai insegnato che i Winchester non mollano mai, ma io…”
“Tu cosa?”
“Io non sono un Winchester, non come te e Dean”
“Ehi, non abbassare di nuovo lo sguardo e rispondimi. Che cosa vuol dire che non sei un Winchester?”
“Sono sempre un passo indietro rispetto a voi, io non…”
“Sammy, tu sei un Winchester a tutti gli effetti e non perché porti il mio cognome, lo sei perché ce l’hai nel sangue. Sei intelligente, hai più fegato di tanti adulti che conosco e hai orgoglio da vendere”
“Ma tu…”
“Io cosa?”
“Tu mi fai sentire…”
“Io ti faccio sentire come?”
Sam abbassò di nuovo lo sguardo e mandò giù il groppo che aveva in gola. Voleva tanto confessare come si sentiva praticamente da sempre, ma si sarebbe dimostrato ancora una volta debole e si disse che doveva tacere.
“Ragazzino, ti avevo detto di tenere gli occhi su di me”
“Non importa, dimentica quello che ho detto”
“Non dimentico proprio niente e voglio una risposta. Ti faccio sentire come se non facessi parte di questa famiglia?”
Sam si morse un labbro esitando ancora al rispondere alla domanda, poi sussurrò:
“Sì”
John si sentì di nuovo morire dentro e fece uno sforzo enorme per impedire alle lacrime di venir fuori.
“Sammy, io non immaginavo, non credevo…”
“E’ solo colpa mia, non sono abbastanza”
“Questo non è vero, tu sei molto in gamba”
“Non quanto vorresti”
“No,ti stai sbagliando. Sono orgoglioso di te e di Dean, siete i miei meravigliosi ragazzi”
L’adolescente scosse la testa e gemette quando un’ondata di dolore più forte delle precedenti lo attraversò.
“Sammy, che succede?”
“Papà, non siamo più a otto”
“Sto provando a liberarmi, ci sto provando davvero, ma questi legami sono stretti!”
“Non mi sento bene, gira tutto”
“Sam”
“Non ce la faccio, fa troppo male”
John vide suo figlio afflosciarsi e urlò per lui immaginando come il peso di tutto il suo corpo stesse peggiorando le probabili lussazioni. Avrebbe voluto che si riprendesse per evitare danni irreparabili, ma allo stesso tempo era grato che stesse avendo almeno una breve pausa dal dolore. Strattonò più violentemente le corde che lo trattenevano, ma non riuscì a fare progressi e imprecò.
“John, un po' di garbo, sei in casa di una signora dopotutto”
Abyzou era tornata e sembrava molto divertita dalla situazione.
“Slegalo, lascialo andare”
Il demone guardò il ragazzo e fluttuò verso di lui. Gli fece una carezza e disse:
“Povero, piccolo Sammy, la bua ti fa male? Non hai idea di quello che ti aspetta”
“Lascialo stare, è solo un ragazzino e non ti ha fatto niente. Io sono un genitore di merda, lui non c’entra”
“Sono molto d’accordo con il tuo giudizio, ma questo non cambia che ti ha preferito a me e deve essere punito”
“Ha probabilmente le spalle lussate e ha perso conoscenza per il dolore, lo stai già punendo”
“Non è abbastanza! Io sono una alla vecchia maniera e credo nella disciplina ferrea. Che buffo, in questo ci assomigliamo”
“Non sono come te, non torturerei mai i miei figli”
“Ti sfugge il quadro generale, John,  torturando lui, distruggerò te! Non ti sembra un’ottimizzazione perfetta delle risorse?”
“No, non farlo, non toccare il mio ragazzo”
“A quanto ho capito lui è già stato toccato, vero? E’ figlio di Azazel”
“Sam è figlio mio e di Mary”
“Ah, l’innocente Mary”
“Che cosa vuoi dire?”
“Ma niente, solo che magari la tua dolce metà era più di quello che ti ha fatto vedere”
“Non ti azzardare ad infangare la sua memoria, Mary era una moglie meravigliosa”
“Certo, la moglie e la madre dell’anno”
“Ci puoi scommettere, lei era speciale”
“Forse per questo Azazel l’ha scelta”
“Ti ho detto di smetterla”
“Andiamo, John, non dirmi che non ti è mai venuto il sospetto che sia successo qualcosa che non sai!”
“No, amavo Mary e lei amava me”
“Mary e Sammy, la famiglia di Azazel. Tu non sei male, devo ammetterlo, ma vuoi mettere farsi ingravidare da un giovane ex marine o da un potente demone?
Non c’è partita, non credi? Secondo me la biondina ti ha fatto credere quello che ha voluto, in fondo voi uomini siete così prevedibili. Basta farvi vedere un po' di pelle e siete fottuti”
John sbiancò e rifiutò mentalmente che cosa stava insinuando il demone. Ricordava quando lui e Mary avevano deciso di allargare la famiglia, era tutto impresso nella sua mente.
C’era il Super Bowl in tv e l’ex marine aveva deciso di seguire la partita di football, non tanto perché fosse tifoso dei San Francisco 49ers o dei Cincinnati Bengals, ma perché al garage avevano raccolto dei soldi e scommesso tra colleghi sul nome del primo giocatore che avrebbe fatto touchdown. All’inizio aveva cercato di non farsi coinvolgere perché avevano un mutuo da pagare e il suo ometto stava crescendo velocemente, ma poi aveva deciso di tentare la sorte.
Tornato a casa, aveva condiviso con sua moglie la storia della scommessa e le aveva chiesto di guardare la partita con lui perché magari gli avrebbe portato fortuna.
Messo a letto Dean, Mary lo aveva raggiunto sul divano, ma non era minimamente intenzionata a seguire le immagini sullo schermo.
Aveva giocato con i punti deboli del suo uomo e alla fine anche John aveva smesso di guardare la tv. Si erano coccolati a lungo, poi le cose avevano cominciato a diventare più calde e l’avrebbero fatto sul divano se lei non fosse sgusciata via sfidandolo a prenderla.
John ricordava ancora le risate della sua Mary mentre la rincorreva per le scale e quando l’aveva catturata proprio fuori la loro camera.
Erano entrati tra un bacio e l’altro e il profumo della sua donna gli aveva riempito l’anima quando l’aveva ricoperta con il suo corpo. Da lì era stato un frenetico liberarsi dei vestiti tra i tentativi di sua moglie di convincerlo a fare meno rumore per non svegliare Dean, ma poi la passione li aveva del tutto travolti e c’erano stati solo loro due.
Si erano amati a lungo e ad un certo punto Mary aveva fatto la richiesta di avere un altro figlio. Ci avevano provato quella notte stessa, ma lei non era rimasta incinta e in un certo senso John ne era stato sollevato perché voleva sì allargare la famiglia, ma allo stesso tempo sapeva che un altro bambino avrebbe dato una forte spallata alla loro economia traballante.
Si era sentito anche in colpa perché, quando avevano cominciato a provare ad avere Dean, lui aveva insistito per non aspettare oltre visto che erano sposati da un pò, ma allora era più giovane e non aveva ben chiaro quanto impegno ci volesse per crescere un figlio.
Ne avevano riparlato il giorno dopo e a malincuore Mary gli aveva dato ragione, ma John sapeva di averle dato un dispiacere. Le aveva assicurato che ci avrebbero riprovato non appena le cose al garage fossero andate meglio, anzi, se proprio lo desiderava, potevano anche mettere su il Winchester team e lei aveva riso tanto.
Avevano aspettato e per fortuna prima dell’estate la loro economia era diventata più solida tanto che l’aumento di stipendio era stato festeggiato con un weekend fuori città. Durante la permanenza a Wyandotte County Lake Park, l’idea di dare un fratellino, o una sorellina a Dean era tornato e anche se John sapeva che, con tutto l’aumento, quattro persone da mantenere invece di tre sarebbero state complicate, non ebbe il coraggio di frustrare di nuovo il desiderio di maternità di sua moglie. 
Avevano iniziato a provarci stesso quel weekend e quando un mese dopo il loro viaggio Mary gli aveva detto di essere di nuovo incinta, John era stato felicissimo e si era dimenticato di tutte le sue perplessità precedenti.
Era stata una serata bellissima e aveva riso tanto quando sua moglie gli aveva raccontato di essersi sforzata di preparare la cena per festeggiare, ma che davanti al polpettone bruciato aveva capitolato e aveva chiamato in soccorso la pizzeria all’angolo.
L’aveva abbracciata forte e le aveva detto che una margherita e una birra andavano benissimo. Quando erano andati a letto, le aveva accarezzato a lungo la pancia e le aveva detto di non preoccuparsi di Dean incaricandosi di parlarne della novità da uomo a uomo con il suo primogenito.
Il giorno dopo aveva portato al parco suo figlio e gli aveva spiegato che presto ci sarebbe stato un nuovo arrivo in casa. Il bambino lo aveva squadrato dalla testa ai piedi e lo aveva fissato un po' perplesso, soprattutto quando gli aveva risposto che il baby Winchester non si comprava al centro commerciale e che si trovava nella pancia della mamma, poi era tornato a giocare con le sue macchinine senza commentare.
John e Mary erano rimasti in apnea per giorni attendendo una vera reazione di Dean, poi una sera li aveva raggiunti a letto e aveva chiesto se poteva vedere questo nuovo bambino e decidere se lo voleva o no.
Insieme gli avevano spiegato che non si poteva fare perché il fratellino, o la sorellina era già lì con loro, ma questo non significava che loro non lo avrebbero amato più, sarebbe stato sempre l’angelo della mamma e il campione di papà.
Dean si era addormentato tra loro due e il giorno dopo aveva dato il suo okay.
Sette mesi dopo Samuel William Winchester era venuto al mondo…
Cazzo, gli sembrava ieri che l’infermiera era uscita dalla sala parto e gli aveva fatto le congratulazioni per essere diventato padre di un bellissimo maschietto.
E invece gli anni erano passati, Mary non c’era più e suo figlio era incatenato e privo di sensi davanti a lui.
“Ehi, detesto essere ignorata”
Abyzou afferrò il viso del suo prigioniero e chiese:
“Ti sei perso sul viale dei ricordi, marine? Stai pensando a quando Mary possa essersi divertita alle tue spalle?”
“Non si è divertita alle mie spalle, abbiamo voluto insieme i nostri figli”
“Non sto mettendo in dubbio che Dean sia frutto dei tuoi lombi, ma Sammy…”
“Sam è mio figlio”
“Sembra che tu sia certo della fedeltà della tua defunta moglie”
“Mary non mi avrebbe mai tradito”
“Davvero?  Neanche quando l’hai mollata?”
“Non ci siamo lasciati, abbiamo solo litigato perché avevo avuto un problema serio al garage e me la sono presa con lei. Sono stato via qualche giorno, dovevo solo schiarirmi le idee”
“Magari è stato proprio allora che Azazel le ha fatto visita!”
“Non è andata così! Sono tornato da lei, mi ha perdonato e siamo ritornati ad essere una famiglia”
Il demone guardò l’uomo, poi scoppiò a ridere allontanandosi da lui.
“Va bene, dai, te lo concedo”
“Mi concedi cosa?”
“Ho giocato con te, Sam è tutto tuo, puoi respirare. Voi, stupidi uomini, vi sentite così potenti nel gonfiare il ventre delle vostre donne e vi manca il terreno sotto i piedi se sospettate che il pargoletto in arrivo non sia vostro. Non vi rendete conto che non contate nulla, siete solo dei dispensatori di seme”
“Tu conti meno di nulla visto che il tuo ventre non si è mai riempito”
“Come osi?”
“E’ questa la verità, non sei stata una madre in vita e non lo sarai mai ora che sei uno schifoso demone. Come è andata, eh? Nessun dispensatore di seme ha mai voluto avvicinarsi a te, o eri tu ad essere già marcia dentro e qualcuno lassù non ha voluto che mettessi al mondo un mostro come te?”
“Se apri di nuovo quella lurida bocca, sei morto”
“Cosa c’è? Non sei capace di accettare la verità? Più ti guardo e più mi convinco che probabilmente non hai mai avuto un uomo in vita tua”
“Tu non sai niente, Winchester”
“So che personalmente non ti avrei nemmeno degnata di uno sguardo, figuriamoci sfiorarti con un dito”
“Sta’ zitto, bastardo”
“Dimmi, Abyzou, sei mai stata con qualcuno? Se è successo, o era un martire, o un disperato perché nessuno sano di mente ti avrebbe portata a letto”
Il demone urlò forte e si scaraventò contro John, che si preparò a subire le conseguenze delle sue parole. Sapeva dal momento che era passato all’attacco che l’avrebbe fatta infuriare, ma tra un colpo e l’altro si disse che aveva ottenuto il suo scopo: la bastarda non stava pensando più a Sam.

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


L’attacco di Abyzou era stato feroce e John ad un certo punto aveva pensato che né lui, né Sammy sarebbero tornati a casa, ma lo aveva consolato il pensiero che il demone alla fine si era allontanato e che per il momento il suo ragazzo era salvo. Certo, era ancora privo di conoscenza, ma l’uomo volle vedere il lato positivo:non aveva assistito al suo pestaggio.
Da buon cacciatore John cominciò a fare un’analisi della sua condizione fisica: non riusciva a tenere aperto l’occhio destro e il suo labbro superiore aveva le dimensioni di un canotto, ma tutto sommato pensava che la maggior parte delle sue ossa era ancora sana. Gli faceva male lo stomaco e anche il fianco sinistro era abbastanza dolorante, ma era cosciente e non stava sanguinando troppo, quindi succhialo, Winchester.
Guardò le corde che lo trattenevano e notò che in qualche punto erano più logore, probabilmente a causa degli artigli di Abyzou. Ricordava che ad un certo punto li aveva appoggiati sulle sue braccia e aveva cominciato a tagliarlo. Probabilmente nella foga non si era accorta del danno che aveva fatto ai legami dell’uomo e questa era un’altra buona notizia in un mare di merda.
Diede qualche strattone e vide che le corde cominciavano a cedere. Valutò che con un po' di impegno avrebbe potuto liberarsi e iniziò a tirare forte scansionando ogni tanto la stanza per intercettare un eventuale ritorno del suo carceriere.
Ad un certo punto un lamento gli fece interrompere i tentativi e alzò gli occhi su suo figlio, che stava riprendendo conoscenza.
“Sammy”
“Dad”
“Sono qui, ragazzo”
Il giovane Winchester a fatica alzò la testa e quando poggiò lo sguardo su suo padre, rimase scioccato.
“Dad, che ti è successo? Chi ti ha picchiato?”
“Abyzou non ha gradito i miei commenti sulla sua vita personale”
John sorrise e disse:
“Ci sono andato pesante, si è proprio incazzata”
“Stai bene?”
“Sì, niente di grave”
“Perché l’hai provocata?”
“Ha iniziato lei, ho solo risposto alle sue accuse a tua madre”
“Mamma? Che cosa c’entra lei?”
“Non preoccuparti, l’importante è aver guadagnato ancora tempo. Si è stancata parecchio e credo che per un po' non si farà viva”
“Perché non l’hai bandita invece di farti picchiare?”
“E tu perché devi essere così intelligente? Una volta tanto potresti essere superficiale e non analizzare tutte le questioni al microscopio?”-pensò John cercando di formulare una risposta convincente il più velocemente possibile.
“Papà?”
Sam avrebbe insistito con le sue domande se il dolore alle spalle non lo avesse distratto e nuove lacrime gli riempirono gli occhi.
“Papà, non ce la faccio più”
“Le corde stanno cedendo, resisti”
“Papà, io…”
Il giovane non riuscì a completare la frase, abbassò la testa in avanti e vomitò.
“Sammy”
John tirò ancora desiderando raggiungere suo figlio per aiutarlo, ma Abyzou era stata meticolosa quando lo aveva bloccato sulla sedia e si sentì molto frustrato perché sapeva che il suo ragazzo non aveva mai vissuto bene momenti come questi.
Sam detestava vomitare e ancor di più detestava le iniezioni che puntualmente arrivavano perché, quando lui e l’influenza decidevano di frequentarsi, non c’era altro modo per impedirgli di interpretare Regan Mac Neill, ma l’aspetto positivo era che Dean o papà erano sempre nei paraggi. Stavolta però né l’uno, né l’altro potevano confortarlo e il giovane Winchester, sopraffatto dal dolore, non poté fare a meno di svenire di nuovo.
“Sammy”
Il cacciatore capì che le cose si stavano mettendo male per suo figlio e cercò ancora inutilmente di liberarsi, ma dopo un po’ dovette arrendersi e urlò per la frustrazione. Passò quelle che gli sembrarono ore a fissare il suo ragazzo e man mano che il tempo passava, il timore di perderlo aumentò.
Tirò ancora verso l’alto i polsi fino a farseli sanguinare, poi qualcosa si mosse nella stanza e urlò:
“No, non farlo!”
Il ritorno alla coscienza fu molto brusco per Sam e si ritrovò ad ansimare a causa dello shock provocato dal potente getto di acqua gelida, che gli era arrivato addosso. All’inizio non riuscì a capire dove si trovava e che cosa gli stava succedendo, poi sentì delle risate e mise a fuoco la figura di suo padre, che inveiva contro qualcuno.
Era arrabbiato con lui? Aveva combinato un altro casino e stava subendo una punizione memorabile? Proprio mentre si poneva queste domande, il dolore alle spalle tornò prepotentemente e si disse che c’era qualcosa di molto sbagliato.
Papà non era mai stato tenero nel dare una lezione ai suoi ragazzi quando non eseguivano gli ordini, ma non era mai stato crudele e non lo avrebbe mai appeso con delle catene.
Che diavolo stava succedendo allora?
Cercò di mettere più a fuoco e si rese conto che il padre era legato ad una sedia e stava urlando contro qualcuno alle sue spalle. Lo stava minacciando di farlo a pezzi se avesse fatto del male al suo ragazzo e merda, il ragazzo in questione era lui.
Sam sbarrò gli occhi quando si sentì tirare i capelli e tutto gli tornò in mente, ma non fece in tempo a reagire perché Abyzou gli mise un artiglio vicino alla giugulare.
“Se non la smetti, John, lo faccio morire dissanguato in pochi secondi”
L’uomo sussultò e si morse nervosamente un labbro restando in silenzio.
“Bene, vedo che ci siamo intesi. Non voglio sentire una parola, questa è una questione tra me e mio figlio”
Il demone sorrise e chiese prima di dargli una forte spinta:
“Ti piace l’altalena, Sammy?”
Il ragazzo urlò e John con lui irritando Abyzou, che gli serrò le labbra con un incantesimo.
“Se sento solo un fiato, spingerò ancora fin quando le braccia non gli si staccheranno”
Il cacciatore cominciò a respirare velocemente attraverso il naso e cercò di non ascoltare i lamenti di suo figlio, che incosciente continuava ad oscillare avanti e indietro.
“Sai, John, ho sempre amato andare a spiare i bambini al parco, è un ottimo terreno di caccia. Immagineresti che, avendoli portati all’aperto, i genitori fossero partecipi dei giochi dei loro figli, o almeno li seguissero con attenzione e invece sai che cosa ho visto? Casalinghe annoiate che spettegolano tra di loro, o mamma e papà in carriera troppo impegnati a leggere documenti e a parlare al telefono. A volte non si accorgono nemmeno che i loro preziosi bambini mi ascoltano, o se se ne accorgono, li sgridano e gli intimano di crescere pensando ad un amico immaginario.
Tu non hai portato spesso Sam al parco, vero?”
John guardò torvo il demone e lui rise:
“Oh, giusto, sei un pesciolino muto in questo momento!”
Abyzou gli riaprì le labbra e ripeté la domanda.
“No, non l’ho fatto”
“Ma lui lo desiderava, lo sai? Voleva giocare con gli altri bambini, andare sullo scivolo, ma la tua risposta era sempre no e lo hai fatto piangere tante volte per questo”
“Non avevo scelta”
“Perché dovevi andare a caccia? Diciamo le cose come stanno, era più facile chiudere i tuoi bambini nelle pidocchiose stanze di motel piuttosto che essere un padre responsabile e interessato al loro benessere”
“Li ho tenuti al sicuro”
“Sì, come no. Ho girato nella testolina di Sam e mi risulta che si sono fatti male mentre non c’eri”
“E’ successo, ma mai niente di grave”
“Solo perché il soldato Dean è un cane da presa”
“E’ un bravo fratello maggiore”
“Da chi avrà imparato a prendersi cura di Sam? Di certo non da te”
“Amo i miei figli, ho fatto tutto quello che potevo”
Abyzou rise ancora e rispose:
“Ma che tenero! Scommetto che anche i papà di questi altri pargoletti pensano di essere stati dei bravi genitori”
La stanza si illuminò all’improvviso e con orrore John vide penzolare davanti a suoi occhi decine di ragazzini di età variabile. Gli sembrò di trovarsi di nuovo nella cella frigorifera di Burt, che gli aveva offerto un lavoro per arrotondare lo stipendio e mettere qualcosa da parte in vista dell’arrivo del suo secondogenito.
Non gli era piaciuto particolarmente trasportare i pezzi di carne dai camion al retro della macelleria del suo capo, soprattutto dopo aver passato una giornata al garage, ma lo pagava bene e questa era la sola cosa che gli importava allora.
Quando tornava a casa, Mary gli faceva trovare sempre il necessario per un lungo bagno, poi lo aspettava sveglia a letto e nonostante il pancione, gli massaggiava la schiena fin quando non lo sentiva rilassarsi.
Più di una volta sua moglie gli aveva detto che avrebbe provato a cercarsi un impiego per dare una mano, ma aveva rifiutato dicendole che lei aveva già il lavoro più pesante: era la mamma di Dean e portava in grembo il suo secondo figlio, quindi il resto spettava a lui.
Il ricordo gli fece pensare a quanto la sua vita era cambiata da allora e avrebbe voluto attaccarsi ad altri pensieri felici, ma poi vide Abyzou schiaffeggiare Sam per fargli riprendere conoscenza. Non voleva che suo figlio si guardasse intorno, non voleva che vedesse gli altri ragazzi e diede un altro strattone alle corde approfittando della distrazione del demone, ma rimase ancorato alla sedia.
“Sammy, svegliati, mamma vuole giocare con te”
Il ragazzo si lamentò, poi pian piano riprese conoscenza e cercò subito suo padre.
“Sono qui, figliolo”
“Aiutami”
Era la prima volta che Sam implorava e la cosa rese Abyzou euforica.
“Papà non può aiutarti, sei tutto mio”
Si mise fra i due Winchester impedendo a John di vedere che cosa stava facendo, poi le urla del suo ragazzo riempirono la stanza.
“No, Sammy”
L’uomo cercò ancora di liberarsi e gridò disperato quando vide del sangue scorrere lungo le cosce di suo figlio.
“Smettila, fermati”
Abyzou si voltò furiosa verso il cacciatore e urlò richiudendogli la bocca:
“Non hai capito che devi tacere? Non voglio essere disturbata mentre punisco il mio bambino!”
Gli voltò di nuovo le spalle e con il passare dei minuti le urla di Sam aumentarono, così come il numero delle ferite sul suo corpo.
John non riusciva a vedere che cosa stesse materialmente facendo, ma la pozza rossa ai piedi del suo ragazzo continuava ad aumentare e cosa ancora più spaventosa, ad un certo punto non lo sentì più. Spalancò gli occhi e si tese sulla sedia cercando di scorgerlo, ma nonostante gli sforzi non riuscì ad intercettare il suo viso.
“Lo vedi, bambino mio, vedi che ti volevi fidare di nuovo della persona sbagliata? Non sta alzando un dito, si sta solo godendo lo spettacolo perché John Winchester è un gran bastardo e non gliene importa niente se vivi o muori.
Ti avevo offerto un’alternativa, saresti stato lontano da lui e dalle sue stronzate e invece mi hai voltato le spalle”
Sam tentò di guardare suo padre nel disperato tentativo di ricevere da lui il coraggio di tenerle testa, ma Abyzou continuava a frapporsi fra loro e si sentì perso. Cominciò a piangere e ad un certo punto la sua mente andò a Dean. Gli disse mentalmente addio e cercò di trovare in sé la forza per salutare suo padre, ma era esausto. Restò così con la testa china incapace di reagire al dolore e pregò di morire in fretta.
Si ricordò di aver sentito che alla fine della loro vita le persone vedono un loro caro che va a prenderli, e sperò che nel suo caso arrivasse la mamma per perdersi tra le sue braccia e non soffrire più. Prima di andare, però, avrebbe voluto dire tante cose a John, in primis che gli voleva bene nonostante tutto quello che era andato storto tra di loro in tante occasioni, ma la sua mente era sempre più vuota e l’idea di raggiungere Mary era così confortante.
I suoi respiri divennero lenti e gli occhi erano minuto dopo minuto meno disposti a rimanere aperti, ma volle fare un ultimo tentativo.
Alzò la testa e guardò in direzione del padre non rendendosi subito conto che Abyzou aveva smesso di torturarlo e si era spostata al suo fianco per ammirare il suo lavoro.
Quando incrociò gli occhi dell’uomo, cercò di fargli capire che aveva resistito fino a quando aveva potuto, ma le forze lo stavano abbandonando velocemente e il capo andò di nuovo giù.
“Non così in fretta, Sammy boy”
Il demone lo afferrò di nuovo per i capelli e ridiede a John la possibilità di parlare.
“Sveglia il tuo ragazzo, la festa è appena cominciata. Ti lascio il necessario per rimetterlo insieme, marine, così sarà più divertente spezzarlo di nuovo”
Il demone lasciò la stanza e i due Winchester si ritrovarono insieme nella cella, che li aveva ospitati in precedenza.
John si lanciò subito verso il figlio, che era a terra in posizione fetale, e lo prese tra le braccia. Notò subito l’estremo pallore del suo volto e il respiro lento e irregolare. Cominciò a scuoterlo implorandolo di non lasciarsi andare, ma il giovane Winchester non diede alcun cenno di averlo sentito.
“Sammy, sono qui, guardami”
I suoi richiami caddero a lungo nel vuoto e il cacciatore temette di star perdendo il suo secondogenito. Quando la parola “mamma” uscì come un sussurro dalla bocca di Sam, John andò totalmente nel panico tanto da urlare ancora più forte, questa volta con il tono del sergente istruttore.
“Samuel, anteriore e centrale, ora”
In quel momento il ragazzo non avrebbe saputo spiegare dove avesse trovato la forza, ma ubbidì sbarrando gli occhi e suo padre lo incoraggiò a non mollare.
“Bravo, resta con me, ce la puoi fare”
Lo strinse al petto e registrò con sollievo che il respiro del figlio stava diventando più regolare man mano che passavano i minuti. Lo prese come un segnale positivo e gli concesse un po' di tregua. Lo lasciò riposare accarezzandogli i capelli, poi si accorse che Sam stava diventando più pesante tra le sue braccia. Lo mise in posizione verticale davanti a lui e lo scosse incoraggiandolo a restare lucido, ma la testa del suo ragazzo continuava a ciondolare e a crollare in avanti.
“Sammy, forza”
Il cacciatore afferrò il capo del figlio, poi gli diede qualche buffetto per tenerlo sveglio.
“Andiamo, ragazzino, non devi addormentarti”
“Non ce la faccio”
“Sì, invece”
John continuò a scuotere e a parlare con Sam e dopo un po' il ragazzo iniziò a reagire più coerentemente ai suoi richiami e riuscì a tener su la testa.
“Papà, il demone”
“Se n’è andata, siamo soli”
“Dad, sono stanco”
“Lo so, ma devi tener duro! Sei con me?”
“Sì”
“Fammi vedere che cosa ti ha fatto”
“Ho freddo”
“Cercherò di scaldarti, ma prima devo dare un’occhiata alle ferite, stai sanguinando”
“Fa male”
“Cosa fa male?”
“Tutto”
“Che mi dici delle spalle?”
L’adolescente rispose con un gemito e tentò di nuovo di rifugiarsi nell’incoscienza, ma suo padre glielo impedì.
“No, andiamo, parla con me”
“Non ce la faccio”
“Sono sicuro di sì, sei stato molto coraggioso e so che non mollerai adesso”
“Ti prego, papà”
“Ti giuro che ti lascerò riposare non appena avrò medicato le ferite e avrò controllato le spalle. Sammy, se sono uscite, devo rimetterle a posto”
“No”
“Devo ridurre la lussazione”
“No, non farlo”
“E’ necessario, sai che non c’è scelta. Coraggio, togliamoci il pensiero”
L’uomo si accertò che suo figlio riuscisse a restare seduto prima di lasciarlo, poi gli sfilò la maglietta per vedere meglio i danni e purtroppo i suoi sospetti erano fondati per la spalla destra. Alzò gli occhi e il ragazzo si agitò immediatamente temendo ciò che lo aspettava.
Cercò di allontanarsi, ma John lo afferrò forte per i gomiti e non riuscì a muoversi. In altre circostanze l’uomo avrebbe chiesto a Dean di tenere suo fratello e il tutto sarebbe stato abbastanza veloce, ma stavolta erano solo loro due e doveva convincere Sam a collaborare.
“Ragazzino, devi lasciarmelo fare”
“No, non mi fa più male”
“Non è vero e lo sai”
“Posso resistere”
“La spalla è lussata e più tempo passa e peggio sarà”
“No, ti prego”
John capì che purtroppo non poteva far prevalere i suoi sentimenti in quel momento e abbaiò un altro ordine.
“Samuel, in posizione e sta fermo!”
Il ragazzo non replicò, ma a suo padre non sfuggì il leggero tremore che scuoteva il suo corpo e inspirò profondamente prima di iniziare la manovra di riduzione.
“Farò in fretta, te lo prometto. Al mio tre! Uno…”
Sam urlò per il dolore intenso che si propagò dalla sua spalla quando suo padre la spinse nella sua posizione naturale e si accasciò tra le braccia di John.
“Fatto, tutto finito”
Il giovane Winchester cominciò a singhiozzare e l’uomo cercò di tranquillizzarlo, ma sapeva fin troppo bene quanto male facesse rimettere a posto una spalla in quel modo, soprattutto quando poi non potevi metterci del ghiaccio o un tutore.
“Sei stato bravo, va tutto bene”
“Papà”
“Sono qui”
“Voglio Dee”
“Anche io voglio tornare da tuo fratello e vedrai che ce la faremo”
“Papà, fa male”
“Lo so, ma adesso passa”
L’uomo riprese ad accarezzare il suo ragazzo continuando a ripetergli che era stato molto coraggioso e presto la spalla non avrebbe fatto più male. All’inizio le sue parole non sembrarono sortire l’effetto di distrarre Sam dal dolore, poi l’adolescente mormorò:
“Dee mi ucciderà”
“Perché dovrebbe farlo?”
“La sua maglietta è rovinata! Mi aveva avvertito che, se l’avessi toccata ancora, mi avrebbe fatto a pezzi”
“Scommetto che tuo fratello non ne farà una tragedia, ormai la indossi più di lui”
“Papà?”
“Che c’è?”
“Non hai detto tre, hai barato”
John sorrise e lo strinse più forte.
“Hai ragione”
“Lo fai sempre, non arrivi mai a tre”
“Abbiamo fatto prima così”
“Ho freddo”
“Sei fradicio, maledizione”
L’uomo si guardò intorno e vide in un angolo della cella qualcosa che la prima volta non c’era. Un tavolo rettangolare era accostato alle sbarre e sopra c’erano tutta una serie di oggetti, che dalla sua posizione non riusciva a distinguere chiaramente, così pensò di alzarsi e andare a dare un’occhiata, ma Sam si aggrappò a lui.
“No”
“Tranquillo, voglio solo vedere se c’è qualcosa di utile lì sopra”
Il ragazzo alzò la testa e sbirciò senza lasciare il sicuro rifugio delle braccia di suo padre.
“Che cos’è?”
“Fammi andare a vedere”
“No”
“Sammy, magari c’è qualcosa che può servirci, vedo dei vestiti”
“No”
John capì che in quel momento il suo ragazzo non aveva la forza di staccarsi da lui nemmeno per qualche istante e decise di assecondarlo. Si tolse la camicia di flanella che indossava sopra la maglietta e la sistemò sulle spalle del figlio, che continuava a tremare. L’indumento era grande per la sua taglia, ma non era sufficiente a garantirgli il calore necessario, così prese a sfregargli le braccia e le gambe per aiutarlo un po'. Sentiva che Sam si era completamente abbandonato e si domandò se non stesse per addormentarsi, cosa che avrebbe anche potuto essere positiva se i numerosi tagli sull’addome non stessero ancora sanguinando. Cercò di rimetterlo seduto un paio di volte e in entrambi i tentativi, i piagnucolii del suo secondogenito lo avevano fermato, ma sapeva di non poter aspettare ancora per molto. Lo tenne stretto a sé accarezzandogli la schiena e Sam ritornò Sammy aggrappandosi alle sue piastrine.
Rimasero l’uno incollato all’altro, poi il sangue tornò a solcare le cosce del ragazzo e John decise che era ora di agire. Allontanò da sé il figlio e lo guardò:
“Stai perdendo troppo sangue, devo occuparmi delle tue ferite. Appoggiati alle sbarre e cerca di restare il più fermo possibile”
“No, non mi lasciare”
Sam tentò di riagganciarsi al padre, ma l’uomo tenne duro e disse:
“Devo vedere se là sopra c’è qualcosa di utile, fammi alzare. Puoi vedermi da qui, sono solo pochi passi”
Il cacciatore si mise in piedi e si avvicinò al tavolo osservandolo con attenzione. Non si era sbagliato, sopra c’erano i jeans e la felpa di Sam più tutto l’occorrente per medicarlo. Sapeva che Abyzou non era tipo di carinerie ed era stata molto chiara sul perché voleva che rimettesse in piedi il suo prigioniero, ma in quel momento quelle cose gli servivano e le afferrò.
Tornò da suo figlio e lo fece stendere per potergli meglio controllare l’addome.
“Devo pulire le ferite, stringi i denti”
Le operazioni di disinfezione dei tagli durò a lungo e Sam non poté fare a meno di contorcersi quando suo padre cominciò ad applicare dei punti su quelli più profondi.
“Ci siamo quasi, resisti ancora un po'”
John si ricordò che Dean dava sempre a parlare a suo fratello quando era necessario ricucirlo e pensò di fare un tentativo.
“Sammy, ti ricordi quando siamo stati dal pastore Jim per il Ringraziamento?”
“Sì”- mormorò
“Come si chiamava quel film con il papà imbranato che aveva rimpicciolito i figli? Ti ha fatto ridere tanto e volevi che anche io inventassi una macchina come quella del film”
“ Honey, I Shrunk the Kids”
“Quanti anni avevi?”
“Sei”
“Ti eri fissato che volevi diventare piccolo come i bambini del film e abbiamo dovuto fingere di non vederti mentre schizzavi per casa, o ti nascondevi nello studio”
“Dean ha giocato con me per giorni”
“Mi ricordo che correva da me dicendomi che eri sparito e che dovevamo cercarti. A volte ci fermavano proprio davanti a te e continuavano a discutere come se non ci fossi, ma puntualmente ti mettevi a ridere e ti “trovavamo”. Dean faceva anche finta di sgridarti, ma tu lo sapevi che scherzava e gli riempivi la faccia di baci per farti perdonare”
“E mangiavamo la Pecan Pie”
“Jim la faceva preparare a miss Roman solo per te con le nocciole e le mandorle”
Un punto fece male molto più degli altri e Sam si irrigidì lamentandosi.
“Lo so, hai ragione, questi saranno brutti”
John tentò ancora di distrarre suo figlio, ma non ci riuscì e ad un certo punto scelse di tacere e di finire il prima possibile il suo lavoro. Fece leva sul suo sangue freddo per ignorare le lacrime di Sam e per non sentire quanto forte gli stringesse la coscia in certi momenti. Non appena terminò, gli diede un po' di tempo per fare i conti con il dolore e tornò al tavolo per prendere una bottiglia d’acqua. La stappò e si domandò se potesse fidarsi. Non avendo altro modo per accertarsi di non dare niente di cattivo a suo figlio, fece un piccolo sorso e aspettò, ma non accadde nulla.
“Dad”
“Sono qui, arrivo”
Portò con sé anche i jeans, i calzini e le scarpe di Sam e si inginocchiò accanto a lui. Gli porse la bottiglia e lo invitò a bere.
Il ragazzo tese il braccio, ma la sua mano tremava e il padre intervenne per aiutarlo avvicinandogli l’acqua direttamente alle labbra.
“Manda giù qualche sorso, ti stai disidratando”
“Grazie”
John vigilò sul fatto che il figlio bevesse lentamente visto che aveva vomitato da poco, poi gli mostrò i pantaloni e chiese:
“Posso provare a metterteli? Non serve che ti sposti, faccio tutto io”
Il ragazzo annuì e cercò di non lamentarsi per i movimenti che suo padre fu costretto a fargli fare, ma alla fine della semplice operazione era sfinito.
“Papà”
“Che c’è?”
“Senti questo rumore?”
John sbarrò gli occhi e guardò di nuovo i ragazzi appesi fuori dalla cella, poi prese i calzini e le scarpe di suo figlio e glieli infilò.
“Che cos’è?”
“Niente”
“Ma qualcosa cigola”
Sam tentò di alzarsi e di guardarsi alle spalle, ma il padre glielo impedì.
“Sam, ascoltami, devi guardare solo me. Non girarti, guarda solo me”
“Perché?”
“Ti fidi di me?”
“Sì”
“Allora fai come ti dico”
“Che cosa non vuoi farmi vedere?”
“Sam, per favore, ascoltami”
“Ma io…”
“Fa' quello che ti dico, ragazzino! Devi dormire e recuperare un po' le forze, sei esausto. Dovresti anche mangiare qualcosa, maledizione”
“Non importa, non riuscirei a mandare giù nulla”
“Potresti provare se quella puttana ci avesse lasciato del cibo”
“Faremo una brutta recensione ai servizi dell’hotel”
“Neanche una stella”
“Papà, sei sicuro che Dean ci riporterà indietro?”
“Sì, non manca molto, ma non sarà una passeggiata, quindi devi dormire un po'”
“Papà?”
“Vuoi smetterla di parlare?”
“C’è una cosa che voglio dirti ora perché poi non so se ne avrò la possibilità”
“Sammy”
“Per favore”
“Okay, ma poi chiudi gli occhi e cerchi di riposare”
Il giovane Winchester inspirò, poi iniziò:
“So di aver detto che ti odio, ma non è vero, non l’ho mai fatto”
John sorrise e lo accarezzò.
“Lo so”
“E…”
“Avevi detto una cosa”
L’uomo si appoggiò con la schiena alle sbarre e attirò il figlio al suo petto impedendogli di vedere cosa c’era alle loro spalle. Gli cinse la vita con le braccia e gli appoggiò il mento sulla testa.
“Riposati, Sammy, ne hai bisogno”
“Okay, ma tu non lasciarmi”
“Non lo farò”
Confortato dalla presenza e dalle parole di suo padre, Sam cedette alla stanchezza e in breve si addormentò.
 

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


 
La prima cosa che Dean sentì quando stava per riavvicinarsi alla coscienza fu l’odore del whisky e storse il naso: Bobby doveva aver chiesto la compagnia di qualche bicchierino per restare sveglio e forse, se non fosse crollato come una pera cotta, avrebbe seguito il suo esempio.
Si mosse sulla branda, ma non aprì gli occhi desiderando mantenere ancora lontana la realtà di un fratello nelle mani di un demone, un padre disperso e lui in panchina.
Tutta la situazione gli sembrava assurda e si disse ancora una volta che, se fosse successo qualcosa alla sua famiglia, non se lo sarebbe mai perdonato e avrebbe dato la caccia ad Abyzou per il resto della sua vita.
Non volendo ancora far vedere a Bobby di essere sveglio, restò disteso, ma si mise in ascolto e dopo un po', pur essendoci il costante rumore della ventola di aereazione, riconobbe il regolare respiro di Sammy.
Era confortante sentirlo e far finta che il suo geek stava solo dormendo, ma il maggiore dei ragazzi Winchester sapeva che non era così e dopo essere rimasto immobile ancora per qualche minuto, decise di rimettersi in piedi.
Bobby lo vide alzarsi in mezzo al letto, gli lanciò un veloce sguardo, poi tornò a leggere il suo tomo perché sapeva da anni che Dean non amava parlare appena sveglio. Contrariamente a Sam, infatti, era una specie di orso quando ritornava nel mondo dei viventi e per carburare, aveva bisogno di sedersi, prendere un caffè e riempirsi lo stomaco.
Quella sarebbe stata la routine di un normale risveglio di Dean al Singer Salvage, ma erano nel bel mezzo di un casino enorme, così, qualche manciata di secondi dopo essere ritornato in posizione orizzontale, il giovane era operativo e si avvicinò prima al letto di suo padre, poi a quello di suo fratello per controllarli.
Provò a farli reagire chiamandoli e stringendo loro la mano, ma, quando non ebbe nessun riscontro, sospirò e si andò a sedere di fronte al suo amico. Guardò la bottiglia sul tavolo e pensò che una calda scossa alle sue viscere fosse una grande idea, così allungò la mano e si servì.
Non era mai stato un puritano come il suo fratellino riguardo al bere, anzi lo aveva spesso preso in giro per le sue manie da salutista, ma, dopo snervanti discussioni sull’argomento, ognuno era rimasto legato alle proprie convinzioni.
Anche se Dean faceva spesso lo spaccone sullo stomaco delicato di Sam, in cuor suo era consapevole che alzare il gomito nel momento sbagliato poteva portare un sacco di guai. Non si era mai veramente perdonato quel casino a Inverness Park e ogni volta che ripensava al rischio che aveva fatto correre a Sam, si sentiva ancora un idiota. Quando lo aveva riavuto sano e salvo accanto a sé, avrebbe voluto abbracciarlo e accertarsi che stesse bene, ma lui gli aveva ordinato di partire a razzo. Non aveva avuto la forza di discutere e aveva tenuto il piede a tavoletta finché non lo aveva sentito tossire e si era fermato al lato della strada per controllarlo.
Su quell’anonima statale, insieme avevano deciso che non avrebbero mai raccontato a papà come era andata veramente quella notte tra la cortissima gonna di Maggie e il bosco che bruciava, per poter mantenere al sicuro i rispettivi fondoschiena, e Dean non potè impedirsi di sorridere.
“Stai bene, ragazzo?”
“Sì, Bobby, stavo solo pensando ad una cosa”
“Deve essere una cosa divertente”
“Un patto fra me e Sammy”
“Un patto che il vostro vecchio ignora, suppongo”
Dean mandò giù un altro sorso, poi chiese:
“Sì, roba da Winchester brothers! E’ successo qualcosa mentre dormivo?”
“Niente che non avevamo già visto”
“Che vuoi dire?”
“C’è stato un po' di movimento, ma…'”
“E perché diavolo non mi hai chiamato? Avevi promesso”
“Cosa avresti potuto fare?”
“Non lo so, ma ci sarei stato”
“Dean”
“Stavano soffrendo?”
Bobby si morse un labbro e il gesto di disagio non sfuggì agli occhi del giovane Winchester.
“E’ così? Stavano soffrendo?”
“Sono comparse ferite su tutti e tre, ma poi sono sparite come prima”
“Ferite? Anche Sammy? Quella puttana gli sta facendo del male e mi hai lasciato dormire?”
“Dean, Lenora è stata chiara, non possiamo richiamarli prima che il tempo sia scaduto e tuo padre ha accettato di correre il rischio. Se ti avessi svegliato, tu…”
“Lenora? Non me ne frega un cazzo di quello che ha detto, sono la mia famiglia”
“So che non ti fidi di lei dall’inizio, ma, mentre dormivi, ho continuato ad indagare fra i miei contatti e più di uno mi ha detto che è dannatamente brava. Ormai stiamo ballando, non puoi cambiare le carte in tavola.
Che cosa faresti se, richiamandoli ora, rimanessero intrappolati per sempre con Abyzou? E se tuo padre non avesse ancora preso Sam?”
“Bobby, io…”
“Se non vuoi ascoltare me, fai quello che ti ha chiesto tuo padre. A memoria non mi ricordo che tu abbia mai disatteso un suo ordine”
“Invece l’ho deluso tante volte”
“Dean”
“Non conosci la storia dello shtriga”
“Fort Douglas, Wisconsin”
“Papà te l’ha raccontato?”
“Sì, lo ha fatto quando siete venuti qui per Natale pochi mesi dopo e mi confessò che ti aveva fatto nero dopo essersi accertato che tuo fratello stesse bene”
“Mi ricordo perfettamente quella notte, ma credevo davvero che Sammy fosse al sicuro e poi non mi ero accorto che fosse passato tutto quel tempo. Quando sono tornato nella stanza e ho visto quella fottuta strega su di lui, mi sono congelato, non sono riuscito a spararle”
“Beh, per fortuna tuo padre è arrivato in tempo e ci ha pensato lui a metterla in fuga”
“Sì, le ha scaricato addosso tutto il caricatore, poi ha afferrato Sam e lo ha svegliato. Era così confuso, guardò papà come se fosse impazzito”
“Era troppo piccolo per rendersi conto di quello che era successo”
“Credo che invece qualcosa lo avesse registrato perché nei giorni successivi si lamentò spesso di avere mal di gola e per molte notti ha voluto dormire con papà, perché diceva che la sua gola si stringeva e non riusciva a respirare. Volevo sparire dalla faccia della terra, non mi sono mai sentito peggio in vita mia”
“Eri solo un ragazzino e se ne rese conto anche tuo padre. Mi disse che sapeva che aveva calcato troppo la mano e che ti aveva perdonato praticamente il giorno dopo”
“Se lo ha fatto, non me l’ha detto”
“Non te l’ha detto, ma so che poi vi ha portato ad un raduno di auto d’epoca”
“Sì, cercava un pezzo di ricambio per l’Impala”
“No, Dean, l’Impala era a posto, lo ha fatto per te”
Dean sorrise e si rese conto che effettivamente non avevano preso nulla al motor show, ma comunque ci avevano passato la giornata e l’esperienza si era conclusa davanti ad hamburger e patatine.
Il pensiero del gesto affettuoso di suo padre gli fece bene al cuore e iniziò a calmarsi.
“Quanto ancora?”
“Tre ore”
“Ho dormito cinque ore?”
“Sì, fortunatamente, almeno non hai più un completo aspetto di merda”
“Bobby”
“Ne avevi bisogno, ragazzo, e comunque manca veramente poco ormai”
Dean si voltò a guardare la sua famiglia e annuì.
“Non un secondo di più”
“Neanche mezzo, te lo prometto, ma, anche se non vuoi sentirlo, tieni a mente che le cose potrebbero concludersi come non vuoi”
“Stai zitto”
“Ragazzo-fece Bobby alzando la voce- non ti impallino solo perché capisco che sei sconvolto, ma tieni a freno la lingua”
“Non puoi capire”
“Capisco bene, invece, so quanto sia terrorizzante l’idea di restare da soli. Quando ho perso Karen, la mia vita si è fermata”
Il giovane Winchester fissò il suo amico e si sentì una merda. Smise di inveire e si scusò di nuovo.
“Mi dispiace davvero, io…”
“Non continuare, siamo a posto così”
“Forse ho bisogno di uscire un po'”
“Credo che sia una buona idea”
“Okay, ma se…”
“Se muovono anche un’unghia, ti chiamo”
Il giovane annuì, poi si avviò per le scale e tornò al piano di sopra. Si guardò intorno e la casa gli sembrò troppo silenziosa, così decise di uscire a prendere una boccata d’aria.
Era l’alba e il sole stava facendo capolino all’orizzonte, ma era dicembre ed era il South Dakota, quindi poche speranze di vedere il termometro poco sopra lo zero.
Il freddo raggiunse Dean immediatamente anche perché aveva addosso solo una felpa leggera, ma non se ne curò e scese i gradini d’ingresso. Aveva voglia di camminare, ma allo stesso tempo non voleva allontanarsi troppo dalla casa e si fermò indeciso sul da farsi.
Vide l’Impala parcheggiata e gli sembrò che fosse passato un secolo da quando erano arrivati. Sentì il bisogno di entrare in macchina e lontano da occhi indiscreti, lasciò che le sue emozioni venissero fuori e pianse con la testa appoggiata sullo sterzo.
Bobby lo aveva discretamente seguito temendo un crollo, poi, quando lo vide cedere alle lacrime, si fece indietro e tornò al suo posto nella panic room dicendosi che sarebbe andato a recuperarlo se non si fosse fatto vedere dopo un lasso di tempo ragionevole.
Si sedette accanto a John e pensò che il suo amico avrebbe approvato la sua scelta di addolcire un po' la pillola a Dean a proposito delle ferite che erano comparse sulle tre persone incoscienti davanti a lui. Non era vero che le cose erano andate così lisce, anzi ad un certo punto era andato nel panico quando aveva visto entrambi i Winchester soffrire palesemente.
Aveva guardato Dean ed era stato più volte sul punto di svegliarlo, ma poi  aveva scelto di aspettare e la fortuna aveva deciso di sorridergli.
“Ehi, John, vedi di riportare qui il tuo culo insieme a quello di Sam perché il tuo ragazzo là fuori andrebbe letteralmente in pezzi senza di voi”
Dopo circa un’ora, comprensiva di doccia e cambio di vestiti, Dean ricomparve all’ingresso della panic room con in mano del caffè per sé e per Bobby e chiese:
“Solo due ore, vero?”
“Solo due”
“Sono stati tranquilli?”
“Sì, tuo padre e Sam sembrano stare bene, Lenora un po' meno”
Nonostante gli scontri avvenuti con la donna e la grande antipatia che provava nei suoi confronti, il giovane Winchester si avvicinò alla sua branda e la osservò.
“Che vuoi dire?”
“Non sono comparse nuove ferite su John e Sam, mentre su di lei sì. Credo che non se la stia passando per niente bene”
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Se ne avesse avuto la forza, Lenora avrebbe probabilmente chiesto pietà, ma sapeva che Abyzou non l’avrebbe ascoltata e poi era stata nelle mani dei bambini senza occhi per così tanto tempo da non riuscire a proferire parola.
Quando era stata separata da John, era stata trascinata sul pavimento e a nulla erano valsi i suoi sforzi di aggrapparsi alle cose che incontravano lungo il percorso verso la sua prigione.
I bambini l’avevano torturata senza tregua, ma il peggio era arrivato quando Abyzou aveva fatto la sua comparsa. Aveva mandato via tutti ed ora era davanti a lei sfiorando il pavimento su cui giaceva.
“Ehi, tossica, non hai una bella cera”
Con un gesto della mano il demone la tirò su come una marionetta legata ai suoi fili e le afferrò il viso.
“Perché sei tornata? Ti avevo detto di non farlo! E per quel cacciatore?”
Lenora la guardò di traverso, poi scosse la testa.
“No? Sei sicura? John è uno sporco bastardo, ma devo ammettere che è un bel bocconcino”
“Sono venuta con lui, ma non per il motivo che credi tu”
“Illuminami, sono curiosa”
“Sono tornata per espiare”
“Pensi che Vincent sia ancora qui?”
“Il mio bambino è morto”
“Abbastanza vero”
“Che vuol dire?”
“Nel tuo mondo lo è sicuramente, ma, come spiegavo al tuo bel marine, la famiglia è per sempre”
La donna spalancò gli occhi e sentì che le mancava il fiato.
“Che cosa gli hai fatto?”
Abyzou sorrise beffarda e rispose:
“Una vera mamma non accetterebbe mai di separarsi dai suoi figli, morirebbe piuttosto”
“Ti prego, dimmi che cosa hai fatto a Vincent”
“Non hai il diritto di chiedermi di lui, sei scappata senza nemmeno voltarti indietro”
“So di aver sbagliato, so che non dovevo lasciartelo”
“Ma sentila…E’senso di colpa quello che annuso? Non mi è sembrato di percepirlo qualche anno fa!”
“Ero solo una ragazzina, adesso sarebbe diverso”
“Perché stai facendo la crocerossina dei cacciatori? Pensi che lavorare per quei bastardi ti renda migliore di quello che sei? Mi dispiace infrangere i tuoi sogni, ma non è così ed è stato un bene che quel cucciolo sia rimasto con me”
“Abyzou, ti supplico, dimmi che stai mentendo! Lo hai lasciato andare e ora Vincent è in pace, vero? Mi sono aggrappata a questo in tutto questo tempo”
Il demone rise ancora e la fissò senza darle una risposta. Provava un piacere perverso nel vedere la donna sgretolarsi davanti a lei e non voleva precludersi il divertimento, quindi tornò all’attacco:
“Povera tossica, ti si sta spezzando il cuore? Oh, scusa, non è possibile visto che non ne hai uno”
Lenora sentì le lacrime scorrerle sul viso e per la prima volta pensò che le cose si stavano mettendo veramente male. Forse non valeva più la pena combattere, non dopo aver ascoltato le parole del demone su suo figlio, ma aveva preso un impegno con John e avrebbe provato a rispettarlo.
Cercò di percepire i due Winchester, ma  non riuscì a raggiungerli e abbassò il capo sconfitta.
Nel frattempo Abyzou continuò a inveire contro di lei, poi improvvisamente cambiò registro. Era evidente che aveva voglia di tormentarla, ma le parole che uscirono dalla sua bocca sconcertarono la sensitiva.
“Sono una pessima padrona di casa, mia cara, devi perdonarmi. Avrei dovuto farti fare un giro della mia umile dimora, ma ero troppo presa dal tuo accompagnatore. Seguimi, iniziamo il tour”
Lenora si ritrovò a muoversi contro la sua volontà e a seguire il demone, che in una brutta copia di un agente immobiliare descrisse gli ambienti che visitavano. Non si sentiva più padrona del suo corpo e si rese conto che non non era più in grado di parlare. Guardò verso il basso e vide che i suoi piedi non toccavano terra, ma la cosa peggiore era che Abyzou la costringeva a sorridere come se fossero grandi amiche.
Ad un certo punto si fermarono davanti ad una grande porta a due ante e il demone le aprì in maniera teatrale come se stesse introducendo una principessa in una sala da ballo.
“Benvenuta nel cuore della mia casa”
Lenora fu fatta entrare nella stessa stanza in cui inizialmente era stato tenuto prigioniero John, ma il suo aspetto era diverso da quello che aveva visto l’uomo. Non c’era traccia del tavolo usato per torturare il cacciatore e nemmeno della seduta su cui Abyzou lo aveva accolto tenendo Sam ai suoi piedi. L’ambiente infatti era arredato in stile barocco con un enorme lampadario al centro del soffitto e circondato da pareti bianche con decorazioni floreali e un tappeto con figure geometriche bianche su fondo grigio. Lo spazio era poi parzialmente occupato da un salotto composto da un divanetto a tre posti con imbottitura bordeaux e spalliera dorata, a cui lati c’erano due lampade abbinate. Completavano l’arredamento un tavolinetto basso con un piano nero in marmo e i piedi a zampa di leone e due poltrone sui lati corti, gemelle della seduta più grande.
Di fronte al salotto c’era un camino dalle fiamme verdi e azzurre, mentre sulla parete di fronte alla porta faceva mostra di sé una fontana da interno con una larga vasca ovale sormontata dalla testa di un essere raccapricciante.
Lenora lo riconobbe come uno yokai e le sembrò abbastanza difficile trovare invitante bere l’acqua che usciva dalla sua bocca nonostante fosse assetata.
Abyzou continuò nella sua descrizione maniacale della casa e affermò:
“Questa è la stanza che preferisco perché qui mi sento vicina ai miei figli, li sento dentro di me”
La donna la fissò cercando di capire che cosa intendesse, ma, quando si rese conto di poter parlare di nuovo, tornò sull’argomento precedente.
“Non hai risposto alla mia domanda”
“Cosa mi avevi chiesto?”
“Vincent, ti avevo chiesto se…”
“Ah sì, Vincent”
“Ti prego, dimmi che lo hai lasciato libero, che non è uno dei bambini che ho visto”
“No, non è uno di loro”
“Allora la sua anima è in pace?”-insistè la donna.
“Mi sembri accaldata. Vuoi bere qualcosa?”
Lenora fissò di nuovo la fontana e si ricordò di aver studiato le caratteristiche dello yokai su un libro di demonologia. Scosse la testa perché sapeva che attaccava soprattutto le donne e i bambini e non voleva rischiare, ma Abyzou aveva idee del tutto diverse. Si avvicinò alla fontana e riempì una tazza. Tornò dalla sua ospite che era stata costretta su una delle due poltrone e gliela spinse fra le mani intimandole di mandarne giù il contenuto.
All’inizio la donna non si mosse, poi le sue braccia si sollevarono da sole e la tazza arrivò alla sua bocca. Le labbra si schiusero e il liquido andò giù per la sua gola accompagnata da una risata grottesca del demone.
“Volevi sapere di Vincent, vero? Ho deciso di accontentarti”
Abyzou si accomodò di fronte al camino e fissò la sua ospite, che si irrigidì inarcandosi all’indietro e sbarrò gli occhi.
“So che puoi ancora sentirmi e che hai riconosciuto lo yokai. Immagino che tu sappia che è un cattivone con uno strano senso dell’umorismo e che ama colpire donne e bambini. L’ho reso mio schiavo secoli fa, ma ogni tanto lo lascio libero di andare per specchi d’acqua a patto che mi consegni parte delle vittime che annega. Quando torna, riprende il suo posto nella fontana e custodisce le essenze di tutti i miei bambini.
Se ti stai domandando che cosa ti ho fatto bere, potrei risponderti che ti sto facendo un regalo, ho riportato Vincent dentro di te per un po' per farti vedere che cosa gli è successo quando lo hai abbandonato per l’ultima volta”.
Gli occhi di Lenora si riempirono le lacrime e schiacciata dal dolore per quello che le stava passando per la mente, strillò con tutto il fiato che aveva in corpo. Lo fece talmente forte che le sue urla attraversarono le pareti e raggiunsero le orecchie di John, che chiuse gli occhi e strinse a sé Sam pregando che non si svegliasse.

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


Il desiderio del cacciatore fu accontentato e suo figlio riuscì a riposare per un po' nonostante le ferite e la posizione non del tutto confortevole.
Anche John aveva dormito a tratti e durante una delle pause di veglia aveva notato che la stanza era tornata quasi del tutto al buio. Si era voltato leggermente per controllare se i ragazzini erano ancora visibili e si era sentito meglio quando non era riuscito a vederne nemmeno uno, almeno avrebbe avuto un problema di meno da gestire quando Sam si sarebbe svegliato. Si era preoccupato di tenerlo il più possibile al caldo coprendolo con la sua felpa, soprattutto da quando, passandogli una mano sul viso per una veloce carezza, aveva scoperto che aveva una leggera febbre e aveva pregato che Dean e Bobby si sbrigassero a portarli fuori di lì.
Erano rimasti tranquilli per un bel po', poi un rumore mise in allerta John, che stette però immobile sperando così di non svegliare il suo ragazzo.
La sua premura però risultò inutile perché, forse a causa dell’addestramento ricevuto, Sam tornò immediatamente vigile non appena sentì scattare la porta della stanza in cui erano tenuti prigionieri. Sbarrò gli occhi, e terrorizzato dall’idea che Abyzou fosse tornata per riprendere a torturalo, si aggrappò al padre.
Contrariamente a quello che temevano i due Winchester, però, il demone non fece la sua comparsa e si trovarono davanti alcuni bambini, che si fermarono davanti alle sbarre di fronte a quelle a cui erano appoggiati.
John vide che portavano del cibo e la cosa gli sembrò positiva, almeno Abyzou aveva intenzione di tenerli ancora in vita e il tempo era tutto ciò di cui avevano bisogno per scappare da quell’incubo.
A quel punto l’idea di bandirla lo aveva quasi del tutto abbandonato, tutto quello che voleva era restare incollato a Sam per poterlo trascinare via con sè. Si disse inoltre che probabilmente lui e Lenora non si sarebbero ricongiunti e da solo la gestione dell’esorcismo sarebbe stata più complessa, quindi il suo unico obiettivo era rimanere con suo figlio.
Guardando però i bambini davanti a lui, non poté impedirsi di provare pena per loro e sapeva che si sarebbe sentito in colpa per averli lasciati indietro.
Avrebbe voluto dare loro la pace e liberare anche quelle anime prigioniere nelle teche, ma da ex marine sapeva che bisognava mettere al centro la missione senza badare ai danni collaterali e il suo compito era riportare a casa Sam.
John abbassò lo sguardo su suo figlio, che, nascosto tra le sue braccia, stava mormorando qualcosa e tremava visibilmente.
“Non farmi portare via, non farmi portare via”
“Sammy”
“Non farmi toccare, ti prego”
“Non è Abyzou, stai calmo”
Il ragazzo alzò il capo e voltando lo sguardo, vide i bambini. Li fissò scioccato per qualche secondo, poi disse:
“Non hanno le pupille”
“No”
“Chi sono?”
“Altri bambini che il demone ha rapito”
“Che cosa vogliono?”
“Ci hanno portato da mangiare”
“Perché i loro occhi sono bianchi?”
“Sono sotto l’influsso di Abyzou, sono suoi prigionieri”
Le rotelle del cervello del giovane Winchester cominciarono a girare e velocemente arrivò alle giuste conclusioni.
“Lo ha fatto anche a me, vero?”
John deglutì chiedendosi cosa rispondere, poi davanti allo sguardo profondo di suo figlio decise che aveva il diritto di conoscere la verità.
“Sì, Sammy, eri come loro, ma poi sei tornato”
“Come?”
“Mi ha sfidato a riportarti indietro e ho vinto io”
“Non capisco”
L’uomo raccontò al suo ragazzo che cosa era successo nel periodo in cui non era cosciente, omettendo la parte in cui lo aveva torturato, e quando ebbe finito, lo vide molto in difficoltà.
“Non ricordo di essere stato come loro”
“Meglio così”
“Ho fatto qualcosa di male?”
“No, Sammy, stai tranquillo”
“E le ubbidivo?”
“Sì, non sapevi nemmeno chi fossi”
“Come è possibile?”
“Sam, lascia perdere e vediamo che cosa offre il menu della casa”
“Ma papà…”
“Da quanto non mangi qualcosa?”
“Non lo so, forse da casa di Bobby”
“Da quando abbiamo cenato da lui?”
“Credo di sì, ma comunque non ho voglia di mangiare”
“Devi sforzarti”
“Sul serio, papà, non mi va”
“Beh, io invece ho fame e intendo dare un’occhiata”
John si alzò e con sorpresa notò che non solo i vassoi erano adesso all’interno della cella, ma anche che i bambini erano spariti. Si avvicinò al cibo e prese un piatto con quelli che sembravano dei pancakes, sperando così di stuzzicare l’appetito del figlio. Ne assaggiò un pezzetto, poi tornò indietro e si sedette accanto a lui porgendogliene uno.
Sam scosse la testa e si massaggiò distrattamente la spalla.
“Ti fa ancora male?”
“Un po'”
“Devo dargli un’occhiata”
John mise giù il piatto e tastò l’articolazione del figlio.
“Mi sembra che sia okay, ma devi togliere felpa e maglietta”
Sam ubbidì e il padre continuò la sua ispezione non trovando nulla di significativamente sbagliato.
“Ti sta uscendo un bel livido e non dovresti avere la spalla priva di un sostegno, ma nel complesso direi che sopravviverai”
“Buono a sapersi”
“Hai un po' di febbre però”
“Sto bene”
“Ragazzino, sei molto lontano dallo stare bene”
“Anche tu sei conciato male”
“Vero, ma parlavamo di te! Rivestiti e prendi questo pancake”
“Non ho davvero voglia di mangiare”
“Sai che novità, tu e il cibo siete nemici giurati da sempre”
“Non è vero”
“Ah no? Dillo al tuo povero fratello a cui hai sputacchiato di tutto addosso quando eri piccolo”
“Davvero?”
“Certo che è vero e se l’Impala potesse parlare, te ne canterebbe quattro per tutte le pappine che hai rispedito al mittente ogni volta che ci fermavano per mangiare”
Il giovane Winchester sorrise e chiese:
“Ero una peste da piccolo?”
“No, non proprio, almeno fin quando non hai cominciato a camminare. Da lì in poi è stato un placcaggio continuo per evitare che ti facessi male, accoppiato all’inseguimento per farti mangiare. Sembrava che niente ti convincesse ad aprire la bocca e Dio solo sa quanti giochi e distrazioni abbiamo provato. Non mi capacitavo del fatto che ti bastasse l’aria per vivere, soprattutto perché Dean è sempre stato un mangione”
“Beh, sono cresciuto lo stesso”
“Sì, perché ad un certo punto ho cominciato a fare la voce grossa e a minacciarti di farti delle siringhe per tenerti su”
“E ho ceduto?”
“Sì, l’amore per il tuo sedere ha prevalso”
John sorrise e gli porse di nuovo il pancake.
“Non ho siringhe a disposizione, ma posso sempre inventarmi qualcosa”
Sam rispose al sorriso di suo padre e si sforzò di mandar giù qualcosa, ma il suo stomaco aveva altre idee. Mandò un segnale di avvertimento ai piani alti con un conato e il ragazzo smise immediatamente di mangiare.
“Vedi? Non posso, mi viene da vomitare”
“Sono sicuro che, se ci provi davvero, ci riesci”
“Papà, perché Dean non ci ha ancora portato indietro?”
“Stai cercando di distrarmi?”
“Ci provo, ma voglio davvero andare via da questo posto al più presto”
“Il rito che ci ha portati qui funziona a tempo, non possono risvegliarci prima della scadenza”
“Vuoi dire che si è aperto una specie di portale e poi resta chiuso fin quando non arriva il momento giusto come in Stargate?”
“Stargate?”
“E’un film, papà”
“Okay, quello che sia, ma credo che funzioni proprio come hai detto.Non ricordo molto del viaggio: Lenora mi ha chiesto di portarti nella panic room, ha recitato una serie infinita di roba in una lingua strana e poi mi ha fatto bere qualcosa di forte. Mi sono disteso, ho perso conoscenza e poi mi sono ritrovato qui con lei”
“Perché è venuta con te? Tu volevi riprendermi, ma lei che motivo ha di rischiare la vita per uno sconosciuto?”
“Anche questa è una storia lunga, Sammy”
“In breve?”
“In breve anche Lenora aveva un figlio e Abyzou lo ha preso”
“Aveva?”
“Non è riuscito a salvarlo”
“Perché?”
“Non ce l’ha fatta, Abyzou è un demone molto potente”
John cercò di non dare troppi particolari sulla storia di Lenora, ma Sam Winchester non aveva mai smesso di fare domande su un qualsiasi argomento se non quando si riteneva pienamente soddisfatto, così chiese ancora:
“Se suo figlio è morto, perché è qui?”
“Sam, mangia”
“Adesso sei tu che cerchi di distrarmi. La conoscevi già?”
“No, mai vista o sentita prima. Quando Abyzou ti ha portato via, Bobby ha chiesto aiuto tra i cacciatori e lei si è presentata al Singer Salvage dicendo che poteva darti una mano. Lo ha fatto, ha provato a riportarti indietro, ma non hai risposto ai suoi tentativi e così ho deciso di venirti a prendere.
A proposito di questo, sono io che devo chiederti una cosa”
“Okay”
“Lenora mi ha detto che Abyzou ha provato a convincerti che non ti amo e che anche Dean ti considera un peso, è vero?”
Sam ricordò le parole sferzanti del demone e annuì.
“Ed è anche vero che le hai creduto e che avevi deciso di non lottare contro di lei per questo?”
“Sì”
“Sammy, tu sei importante sia per me che per tuo fratello, come te lo faccio entrare in testa?”
“Anche quando ti faccio incazzare?”
“Anche quando mi fai incazzare! Te l’ho detto e te lo ripeto, niente potrà mai cambiare il fatto che sei mio figlio e che ti voglio bene”
“Ma lei mi ha detto che…”
“Abyzou è un demone e come tutti i demoni mente. Ha distorto quello che ti ha fatto vedere per convincerti a restare con lei, voleva confonderti per tenerti sotto il suo potere”
“Okay, ho capito”
“Sei sicuro?”
“Sì, sono sicuro, ma ancora non mi hai detto perché questa Lenora è qui”
“Voleva aiutarmi visto che non era riuscita a salvare Vincent”
“Era il nome di suo figlio?”
“Sì e adesso mangia”
“Dov’è lei adesso?”
“Non lo so”
“Pensi che sia morta?”
John rimase in silenzio e nella sua mente le urla della donna tornarono a farsi sentire. Pensò che probabilmente era stata uccisa, ma non ebbe il coraggio di dirlo ad alta voce.
“Non lo so”
“Perché Dean non è venuto con te? Sono contento che sia al sicuro, ma è strano che abbia acconsentito a restare indietro”
“Non ha proprio acconsentito, ma l’ho convinto che era necessario che rimanesse con Bobby”
“Ti fidi di Lenora?”
“Beh, mi ha portato qui, quindi in ogni caso le sono debitore”
“Ma non ti piace”
L’uomo sorrise e rispose che, da uno a dieci, nella sua scala di gradimento era un cinque.
“Perché solo cinque?”
“Sammy, basta, troppe domande. Quello che importa è che siamo insieme e siamo ancora vivi”
“Questo potrebbe cambiare in breve tempo, mamma è tornata”
I due Winchester si voltarono di scatto e videro che Abyzou li stava guardando dall’esterno della gabbia.
“Sei felice di vedermi, bambino mio?”
L’adolescente si aggrappò al padre e lui lo strinse a sé, ma questo non impedì al demone di strapparglielo dalle braccia.
“Papà”
John si alzò di scatto da terra e si schiacciò nelle sbarre tentando di raggiungere il figlio, che veniva trattenuto dalla creatura con un braccio intorno alla gola e l’altro intorno al petto.
“Bravo, marine, sembra quasi nuovo”
“Non lo toccare, lascialo stare”
“Sei noioso, lo sai? Credevo che avessi capito chi comanda qui”
Il demone trascinò Sam al centro della stanza e in breve lo ancorò di nuovo alla trave.
“Giochiamo, bambino mio?”
“No, ti prego”
“No, ti prego e poi?”
“Che cosa vuoi?”
“Voglio che mi chiami mamma”
Il ragazzo scosse la testa e rispose:
“Non sei la mia mamma”
“Se mi chiami mamma, ti libero dalle catene e ti perdono”
“Vaff…”
“Sei proprio un figlio disubbidiente e per questo ti laverò la bocca”
Un’intensa colonna d’acqua gelida piovve dall’alto e investì il giovane inzuppandolo di nuovo dalla testa ai piedi. Il freddo intenso gli si attaccò addosso e il suo corpo iniziò subito a tremare.
“No, Sammy”- urlò John fissando inorridito suo figlio ansimare.
“Scusati subito”
Il ragazzo scosse la testa e il demone fece tendere ancor di più le catene privandolo completamente del contatto con il suolo. L’aumentata trazione riportò il dolore alle spalle, ma Sam non aveva la minima intenzione di cedere. Si morse un labbro, abbassò la testa per nascondere le lacrime e non emise un gemito.
Abyzou gli si avvicinò e gli appoggiò un dito all’altezza della laringe, poi lo fece scivolare lungo lo sterno fino all’altezza del cuore.
Non appena interruppe il contatto, Sam iniziò a sentire la sua gola chiudersi e la sua capacità di respirare ridursi. Avvertì anche un forte dolore al petto e si lamentò.
“Che gli stai facendo? Smettila!”-urlò John.
“Non è colpa mia se ha il tuo stesso caratteraccio: testardo, orgoglioso e impertinente”
Il demone rifece la richiesta di ricevere delle scuse altre tre volte e per tre volte l’adolescente rifiutò pagando la sua risposta con un’ulteriore chiusura delle vie aeree. Il suo viso impallidì e una leggera sfumatura blu comparve intorno alle sue labbra. I suoi respiri divennero sempre più difficoltosi e cominciarono ad assomigliare a dei rantoli.
“Fermati, ti prego, lo stai uccidendo”
“Tranquillo, John,la sua gola non è completamente chiusa, gli ho lasciato un po' di spazio per respirare. Non voglio che il mio bambino muoia, non sono mica quella bastarda della tua amica, ma deve piegarsi e ubbidire”
“Sam, fallo, fai quello che vuole”
“Ascolta, papà, ti sta dando un buon consiglio”
Il giovane scosse di nuovo la testa e fiero piantò i suoi occhi in quelli del suo carceriere, che strinse ancora di più strappandogli un nuovo gemito.
“Sammy, scusati e chiamala come vuole, ti sta soffocando”
John si rese conto della gravità di quello che stava chiedendo a suo figlio, ma la situazione stava precipitando e per una volta voleva che il dannato orgoglio dei Winchester se ne andasse a farsi fottere. Guardò suo figlio mentre respirava sempre peggio e lo esortò ancora a cedere, ma quello che ottenne fu vederlo perdere conoscenza all’improvviso.
“Bastarda, lo hai ammazzato”-urlò disperato.
Abyzou si avvicinò alla gabbia e rispose:
“E’ancora vivo, marine, adesso lo svegliamo”
Una seconda cascata d’acqua riportò Sam alla coscienza e John notò subito che, nonostante ansimasse per lo choc, riusciva di nuovo a fare respiri profondi.
“Sammy”
“Sai, figliolo, se non mi stessi divertendo un mondo, ti riporterei immediatamente sotto il mio controllo e ucciderei tuo padre. La tua testardaggine però mi stuzzica, quindi ti lascio qui a riflettere sul tuo comportamento in compagnia sua e degli altri, che prima di te, mi hanno disubbidito”
Abyzou inondò la stanza di luce, poi si avvicinò al suo prigioniero e lo fece ruotare di 180 gradi in modo da dare le spalle alla cella e vedere quello che suo padre aveva cercato di nascondergli.
“Li vedi? Questo è quello che ti aspetta se continuerai a disubbidirmi”
Sam sbarrò gli occhi, poi tentò di chiuderli per tenere fuori dalla sua mente quell’orrore, ma qualcosa glielo impedì. Si sentiva come se delle dita invisibili glieli tenessero aperti e a nulla valsero i suoi sforzi per riprendere il controllo del suo corpo, era bloccato. Gli sembrò di essere il protagonista di uno di quei brutti film in cui i prigionieri erano sottoposti al lavaggio del cervello attraverso la continua proposizione di suoni e immagini, ma stavolta non stava guardando uno schermo, quei ragazzi erano proprio davanti a lui.
“Fate conoscenza, mi raccomando”- fece il demone prima di sparire lasciando di nuovo da soli i due Winchester.
John, sconvolto da quello che si era appena svolto davanti ai suoi occhi e terrorizzato dal fatto che riuscisse a vedere solo le spalle di suo figlio, cercò subito di entrare in contatto con lui.
“Sammy”
Il silenzio, che accompagnò il suo richiamo, aumentò la sua agitazione perché non riusciva a capire se il suo ragazzo era cosciente e provò di nuovo.
“Sammy”- ripetè senza ricevere ancora risposta, ma poi i sussulti che scuotevano il corpo davanti a lui gli diedero la certezza che suo figlio era sveglio e stava piangendo.
“Figliolo, parlami”- pregò stringendo forte le sbarre.
“Dad”
“Sono qui, sono dietro di te. Girati, Sam, non restare a guardare”
“Non posso muovermi”
“Sei paralizzato?”
“No, ma qualcosa mi tiene fermo e mi costringe a non chiudere gli occhi”
“Riesci a spostare lo sguardo?”
“No”
John imprecò, poi si disse che non poteva perdere la calma perché suo figlio aveva bisogno di lui.
“Sam?”
“Sì?”
“So che è una domanda del cazzo, ma come stai? Fisicamente intendo”
“Le spalle mi fanno di nuovo male, ho freddo e vorrei dormire”
“Devi resistere, giurami che lo farai”
“Aiutami”
“Sono chiuso in cella, non riesco a raggiungerti”
“Papà, parlami ancora di me e di Dean quando eravamo piccoli”
“Che cosa vuoi sentire?”
“Qualsiasi cosa, ho bisogno di sapere che sei qui”
“Okay”
John sospirò, si sedette sul pavimento della cella senza perdere il contatto visivo con il suo secondogenito e iniziò a raccontare sperando che la sua voce potesse confortarlo in qualche modo. Mentre parlava di un giorno al circo e della pretesa di Dean di entrare nella gabbia dei leoni per vedere se fossero veri o di pezza, gli capitò di spostare lo sguardo sul tavolo e pensò di cercare sopra di esso qualcosa che lo aiutasse a liberarsi. Non voleva dare false speranze a Sam, così si alzò senza smettere di raccontare e si mosse silenziosamente. Diede una rapida occhiata e all’inizio nulla attirò la sua attenzione, poi notò la cintura del suo ragazzo. La prese e si disse che forse avrebbe potuto forzare la serratura della cella utilizzando l’ardiglione. Smanettò con la fibbia fino a liberarlo dalla cornice, poi si avvicinò alla porta della prigione. Stava per iniziare a forzarla quando suo figlio lo chiamò:
“Papà, dove sei?”
“Sempre dietro di te”
“Ti sei spostato”
“Sì, ma come lo sai?”
“La tua voce era più lontana, ora ti sei riavvicinato”
“Ho preso dell’acqua dal tavolo”
“Papà?”
“Sì?”
“Davvero Dean pensava che i leoni fossero finti?”
“Sì e così dopo lo spettacolo andammo nel retro del circo per vederli più da vicino. Ricordo che mi chiese se potevamo portarne uno a casa, disse che lo avrebbe fatto dormire in camera sua”
Sam sorrise e chiese:
“E come è finita?”
“Siamo arrivati al compromesso che gli avrei comprato un peluche di leone e avrebbe potuto tenerlo con lui”
“Non era proprio la stessa cosa”
“No, ma, per quanto era grande quel pupazzo, ci siamo andati vicini. La cosa divertente fu che all’inizio Dean volle portarlo da solo, ma era davvero enorme e alla fine si stancò. Fui costretto a portare in braccio lui e il leone, mentre tua madre se la rideva spingendo il carrozzino”
“C’ero anch’io?”
“Sì, ma a te importava poco dei leoni, o delle scimmie, dormisti in braccio alla mamma per quasi tutto il tempo dello spettacolo”
“Che stai facendo? Sento dei rumori”
John scelse di nuovo di dire la verità e rispose:
“Sto cercando di forzare la porta della cella”
“Davvero?”
“Sì, non ci sono ancora riuscito, ma non credo che resisterà ancora a lungo. Dammi ancora qualche secondo e …”
Il click della serratura fu liberatorio per entrambi i Winchester e il cacciatore si precipitò immediatamente fuori. Raggiunse il figlio e si mise di fronte a lui per valutarne le condizioni.
“Papà?”
“Sono qui, Sammy, sono uscito. Adesso provo a liberarti, okay?”
“Okay”
Si guardò intorno e seguì il percorso delle catene fino ad un verricello arrugginito.
“Ci siamo, ti faccio scendere lentamente”
Dopo una manciata di secondi le ginocchia di Sam toccarono terra e John corse da lui. Gli liberò i polsi e lo strinse a sé, poi, spinto dall’urgenza di lasciarsi alle spalle Abyzou e di trovare un nascondiglio in attesa del risveglio, lo allontanò e gli disse:
“Dobbiamo andare! Pensi di riuscire a camminare?”
“Credo di sì”
“Bene, tirati su allora”
Il giovane, sostenuto dal padre, si rimise in piedi, poi i due Winchester uscirono furtivamente dalla stanza e si ritrovarono in un lungo corridoio illuminato solo da delle torce appese alle pareti. Cominciarono a camminare sperando di trovare in fretta un’uscita e dopo aver salito una breve scalinata, spuntarono in un nuovo corridoio molto simile al precedente. Giusto per essere in tema con la fortuna dei Winchester, i due fuggitivi videro che lungo le pareti c’erano decine di bambini senza pupille con il capo abbassato e le braccia cadenti.
“Questa non ci voleva, maledizione”
“Sembra che dormano”
“Sì, ma non ci giurerei! Hai visto altre uscite mentre venivano qui?”
“No, niente. Che facciamo? Torniamo indietro?”
“Purtroppo credo che non possiamo fare altro che proseguire, dobbiamo rischiare e sperare che non ci sentano. Stai dietro di me e muoviti il più silenziosamente possibile”
Sam annuì, poi aspettò il segnale del genitore per avanzare e iniziò a seguirlo. Con passo felpato si mossero per i primi quattro, o cinque metri senza intoppi, poi John diede il segnale di stop e il ragazzo si bloccò all’istante. Suo padre stette ad ascoltare per un po', poi segnalò il via libera e si mossero di nuovo.
Sam sapeva che avrebbe dovuto ignorarli, ma non potè fare a meno di guardare i bambini man mano che li superavano e di provare tanta pena per loro. Si chiese che cosa li avesse resi delle vittime di Abyzou e guardando le ampie spalle di suo padre, si sentì grato, nonostante tutto, per essere il figlio di un cacciatore perché almeno aveva la speranza di uscire dall’incubo.
L’attraversamento del corridoio procedette senza intoppi quasi fino alla fine, poi un urlo squarciò il silenzio: Abyzou si era accorta della loro fuga.
John afferrò la mano del figlio e ordinò:
“Corri, Sammy”

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


L’urlo del demone ebbe la conseguenza immediata di risvegliare il suo esercito di bambini, che sollevò il capo come se gli si fosse stata riattaccata la corrente e si voltò verso i due fuggitivi.
“Papà, sono svegli”
“Non fermarti, Sammy, continua a correre”
Il ragazzo annuì e strinse i denti perché le sue ferite non erano molto d’accordo con la sessione di maratona. In particolare uno dei tagli sull’addome pulsava in maniera continua e probabilmente i punti di sutura avrebbero presto ceduto per le sollecitazioni, ma Sam sapeva che non c’era tempo per lamentarsi, così continuò a muoversi cercando di non perdere il contatto con suo padre.
Alle sue spalle sentì un forte scalpiccio e capì che i bambini li stavano inseguendo. Tentò di aumentare il ritmo per lasciarli indietro, ma ad un certo punto delle mani planarono sul cappuccio della sua felpa e lo afferrarono facendolo cadere all’indietro.
“Papà, aiutami”
John si fermò di botto e tornò sui suoi passi per soccorrere il figlio, che era trattenuto da un nugolo di braccia. Si lanciò sui bambini e li strappò via uno alla volta fino ad arrivare a Sam, che giaceva sul pavimento. Lo tirò su e riprese a trascinarlo senza fermarsi nemmeno a chiedergli un rapporto sulle sue condizioni.
I due Winchester arrivarono alla fine del corridoio e si trovarono ad un bivio. Per puro istinto il cacciatore più anziano svoltò a destra e riprese a correre senza mollare il figlio fino a quando decise di fermarsi a riprendere fiato infilandosi in una stanza. Solo allora si girò verso Sam e chiese:
“Stai bene?”
“Credo di sì”
“Merda”
Seguendo lo sguardo di suo padre, il ragazzo abbassò gli occhi sul suo addome e vide che la felpa aveva sul davanti un’ampia macchia scura.
“Fa’ vedere”
John alzò gli indumenti del figlio e imprecò notando che almeno un paio di ferite si erano riaperte e avevano ripreso a sanguinare.
“Sammy, non posso richiuderle adesso”
“Lo so, papà”
“Credi di riuscire ancora a muoverti?”
“Non abbiamo molta scelta”
“No, ma devo sapere in che condizioni sei e quanto posso spingerti”
“Non sto per svenire, ma fa un male cane”
“Okay”
I due rimasero in silenzio e riconobbero il rumore dei passi frettolosi dei bambini, che li sorpassavano.
John fece cenno a Sam di tacere, poi, quando si rese conto che erano andati oltre, si voltò per osservare meglio la stanza, che dall’aspetto non era vissuta da un po'. Al suo interno infatti c’era una serie di mobili coperti da lenzuola e tra essi il cacciatore riconobbe un alto bancone da bar, che si prestava a momentaneo nascondiglio. Si diresse verso di esso e raggiuntone il retro, fece sedere il figlio e si accovacciò accanto a lui, per dare un’occhiata più accurata alle ferite. Si rese conto che una in particolare aveva l’aspetto peggiore e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa per tamponare il sangue.
Le lenzuola, che coprivano i mobili, non erano particolarmente pulite, ma purtroppo non aveva altro a disposizione.
“Non muoverti, torno subito”
“Dove vai?”
“Da nessuna parte, tranquillo”
John si alzò e facendo attenzione a non fare troppo rumore, strappò un lenzuolo di copertura da alcune sedie. Lo scosse cercando di liberarlo il più possibile dalla polvere, poi tornò indietro. Si abbassò di nuovo all’altezza del figlio e gli disse:
“Sammy, ti farò male, devo premere forte”
“Lo so”
“Servirebbe qualcosa per disinfettare, ma dobbiamo accontentarci. E’ meglio che ti stendi”
Il ragazzo si fece guidare dal padre verso il pavimento, poi si preparò all’inevitabile sofferenza, mentre il cacciatore strappava delle lunghe strisce di stoffa.
“Devi restare in silenzio, non possiamo farci sentire”- avvertì John prima di premere forte sull’addome di Sam, che fece del suo meglio per non gemere, ma il dolore era davvero forte. Strinse gli occhi, poi si morse forte il labbro inferiore trattenendo il respiro.
Il cacciatore continuò a premere con la mano destra, mentre allungò la sinistra verso la fronte del figlio.
“Sssh, sono qui”
Sollevò dopo un pò il pezzo di stoffa e vide che il sangue stava rallentando. Ricominciò a fare pressione e guardò con tenerezza il suo ragazzo, che stoicamente cercava di non lamentarsi, ma qualche lacrima galeotta era comunque sfuggta al suo controllo e aveva cominciato a scorrere sul suo viso.
“Ancora qualche minuto, resisti”
Sam rimase in silenzio, poi ad un certo punto non riuscì più a trattenersi e cercò di allontanare la mano destra del padre.
“Fermo”
“Basta”
“So che fa male, ma devo tamponare ancora un po'”
“Ti prego”
“Il sangue si è quasi fermato, ma…”
“Non ce la faccio più”
“Ce l’hai già fatta, siamo alla fine”
“Papà”
“Coraggio, figliolo”
Al successivo controllo le ferite avevano smesso di sanguinare e John smise di premere. Prese una striscia di stoffa pulita, la piegò e la sistemò sulla ferita più evidente, poi ripeté l’operazione sulle altre.
“Okay, adesso ti fascio stretto e speriamo che regga”
Dopo qualche minuto Sam poté rilassarsi e riaprì gli occhi.
“Papà”
“Sei stato molto bravo! Riprendi fiato mentre vado a dare un’occhiata”
“Non lasciarmi solo”
“Devo andare a cercare una via di fuga, non possiamo restare qui”
“Vengo con te”
“No, da solo farò più in fretta, ma torno a prenderti”
“Ce la faccio”
“Sammy, io vado in ricognizione, tu resti e questo è definitivo”
Il tono di John non ammetteva repliche e il giovane Winchester dovette cedere.
“Non alzarti quando me ne vado, dovremo correre ancora”
Detto questo il cacciatore si mosse e si avviò silenziosamente verso la porta. Ascoltò i rumori provenienti dall’esterno, poi fece ruotare la maniglia e uscì in corridoio. Cominciò a percorrerlo e ad un certo punto riconobbe la strada che aveva fatto all’andata con Lenora. La percorse per un po' a ritroso e dopo aver individuato il portone d’ingresso, tornò sui suoi passi per andare a riprendere Sam. Una volta giunto davanti alla porta in cui era nascosto, vi entrò e notò con piacere che suo figlio non dava alcun indizio sulla sua presenza. Si diresse verso il bancone, poi lo chiamò piano e si fece vedere.
“Sei tornato”
“Tutto bene, ragazzino? Come ti senti?”
“Mi gira un po' la testa e i tagli bruciano”
“Credi di poterti alzare?”
“Se mi aiuti, posso farcela”
“Okay”
L’uomo fece scivolare una mano dietro la nuca di Sam e l’altra dietro la sua schiena, poi chiese:
“Pronto?”
“Sì”
“Con calma, lascia che ti sollevi io”
“Va bene”
John cercò di essere il più attento possibile, ma il movimento di risalita fu duro da sopportare e quando il giovane Winchester si ritrovò appoggiato con le spalle al bancone, sentì il suo addome andare in fiamme.
“Ce l’abbiamo fatta, ora riposa qualche minuto e poi ci muoviamo”
“Hai capito come scappare?”
“Ho riconosciuto la strada che ho fatto con Lenora, pochi metri e saremo fuori di qui”
“Lo dici per incoraggiarmi o perché è vero?”
“Entrambe le cose”
“Papà, non sono sicuro che le gambe mi reggeranno”
“Sta’tranquillo, ti starò sempre accanto”
“Okay”
“Proviamo a rimetterti in piedi?”
Sam avrebbe voluto rispondere di no, che stare fermo sul pavimento gli sembrava un’idea grandiosa, invece annuì e osservò suo padre afferrarlo sotto le ascelle.
“Al mio tre?”
“Bari di nuovo?”
“No, stavolta arrivo a tre sul serio”
“Va bene, facciamolo”
John lo tirò su con cautela, poi gli cinse la vita con un braccio e gli sorrise.
“Stai andando alla grande”
“Lo pensi davvero? Perché io mi sento uno schifo”
“Lo so che stai male e sei stanco, ma ce la possiamo fare. Andiamo via da questo posto di merda e ti prometto che ci fermeremo da Bobby fin quando vorrai”
“E la caccia?”
“Credo che stiamo facendo il pieno di mostruosità per settimane, non credi? E sono sicuro che anche Dean sarà felice di restare e lavorare un po' sull’Impala. Le ho dato un’occhiata e credo che debba essere coccolata un po'”
“Credo di sì”
Arrivato alla porta, John si mise in ascolto e quando fu assolutamente sicuro che tutto fosse tranquillo, si decise ad aprire la porta.
In breve i due Winchester erano all’esterno della stanza e l’uomo guidò il figlio verso l’uscita. All’inizio Sam fu molto collaborativo, poi cominciò ad accasciarsi sempre di più piegato dal dolore.
“Ehi, che succede?”
“Non ce la faccio, papà”
“Invece sì, forza”
John sostenne ancora di più il suo ragazzo e proseguì per un po', ma poi si rese conto che non poteva spingerlo ad andare avanti. Si fermò e lo guardò dritto negli occhi. Era chiaro che Sam era fuori combattimento e fece per prenderlo in braccio, ma lui lo fermò.
“Devi andartene, devi lasciarmi qui”
“Negativo” 
“Ci troveranno e moriremo entrambi se non te ne vai”
“Così sia allora: se tu resti, io resto”
“E’stupido e poi non hai pensato a Dean?”
“Certo che ho pensato a tuo fratello e so che, se fosse al posto mio, farebbe la stessa scelta”
“Papà, hai provato a portarmi via, ma ora devi lasciar perdere. Torna da Dean, va bene così”
“Come può andare bene così?”
Sam tacque e suo padre lo fissò corrucciato.
“Che cosa non mi stai dicendo?”
“Niente, sto solo analizzando la situazione e lasciarmi indietro è il minore dei mali”
“O non è vero che ti sei convinto che Dean e io non potremmo mai fare a meno di te?”
“Ci credo, ma hai sempre detto che sul lavoro bisogna essere lucidi e non farsi trasportare dalle emozioni e che è necessario metterle da parte se si vuole sopravvivere”
“Allora mi ascolti?”
“Certo che ascolto. Non mi piace tutto quello che sento, ma so che su certe cose hai ragione, soprattutto quando dici che non possiamo salvare tutti”
John incassò capendo al volo l’antifona e dovette ammettere che Sam era molto abile con le parole, ma, anche se aveva effettivamente ripetuto quelle cose ai suoi ragazzi fino alla nausea, qui non si trattava di sconfiggere il male e se possibile salvare degli innocenti, qui c’era in ballo la vita del suo ragazzo.
“Sammy, questo non è uno dei tanti lavori. Come cacciatore metto in conto che le cose possano anche non avere un lieto fine, ma come padre neanche per sogno”
”Non ha senso”
“Se un giorno avrai dei figli tuoi, capirai invece che è perfettamente logico quello che sto facendo, ma nel frattempo non possiamo più perdere tempo, dobbiamo continuare a muoverci”
“Mi devi ascoltare, papà. Lei vuole me ed è chiaro che in questo momento sono solo un peso. Tu puoi farcela, puoi uscire da qui e restare nascosto fin quando Dean non ti riporterà indietro”
“Smettila, non ti abbandonerò”
L’uomo prese il viso del figlio tra le mani e ripetè:
“Se tu resti, io resto, quindi o ci mettiamo comodi, o lasci che ti porti via”
Sam rimase per qualche attimo in silenzio e pensò che le ultime parole uscite dalla bocca di suo padre fossero le più dolci che gli avesse mai rivolto, poi gli afferrò il braccio e gli disse che era pronto ad andare.
“Bravo il mio ragazzo”
“Sul serio non dobbiamo arrivare lontano?”
“Sul serio e una volta fuori di qui troveremo un nascondiglio”
“Okay”
I due ricominciarono a muoversi e il giovane Winchester fece del suo meglio per non cedere aggrappandosi fisicamente ed emotivamente all’uomo che gli camminava a fianco. Avanzarono per una decina di metri, poi John si fermò ed imprecò.
“Che succede?”
“Ero sicuro che l’uscita fosse da questa parte, ma non riconosco questo posto”
“Dobbiamo tornare indietro?”- chiese il ragazzo con un filo di voce.
“Non lo so, c’è qualcosa di strano”
“Che vuoi dire?”
L’uomo si guardò ancora intorno e disse:
“E’ tutto diverso, questi non sono i corridoi che ho attraversato prima”
“Come è possibile?”
“Credo che Abyzou stia giocando con noi”
Sam sentì di nuovo pulsare l’addome e strinse l’avambraccio del padre mettendolo subito in allarme.
“Che hai?”
“Niente, scusa”
“Stai mentendo”
“Solo una fitta”
“Riesci ancora a camminare?”
“Credo di sì”
“Sammy”
“Posso farcela”
John guardò dubbioso il figlio, poi annuì e disse:
“Andiamo allora”
I due Winchester tornarono a muoversi lungo il corridoio, ma entrambi ad un certo punto si resero conto di star girando a vuoto.
“Papà, siamo già passati di qui”
“Lo so, e se Abyzou sta facendo la stronza come penso, allora è inutile cercare l’uscita”
“Che facciamo?”
“Cerchiamo un posto dove nasconderci! Sei ancora con me?”
“Comincia a girarmi forte la testa”
“Non svenire, resisti ancora qualche minuto e giuro che ti faccio sedere”
John individuò un’altra porta lungo il lato sinistro del corridoio e si mosse verso di essa portando ormai di peso suo figlio, che era a malapena cosciente. Una volta raggiunta, l’aprì e entrò nella stanza chiudendosela alle spalle. Osservò velocemente il suo interno e si diresse verso un divanetto per far stendere Sam. Qualcosa in quello che lo circondava gli sembrava familiare, ma non si soffermò troppo sui particolari: se loro non potevano uscire, doveva impedire ad Abyzou di entrare.
“Ecco, Sammy, ci siamo”
“Papà?”
“Sono qui”
“Non torneremo da Dean, vero?”
“Non dire così”
“E’ la verità”
“No, maledizione! Non arrenderti, ho bisogno che tu sia forte e non perda la speranza. Siamo nei guai, è vero, ma non è ancora finita”
“Che cosa vuoi fare?”
“Devo proteggere questo posto in qualche modo”
“Non abbiamo nulla per farlo”
“Lo so, ma mi inventerò qualcosa”
L’uomo si accovacciò accanto al figlio e gli accarezzò il viso sudato.
“Non mollare”
Sam fissò suo padre e desiderò credergli con tutto il cuore. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi come quando era bambino e John era per lui una specie di invincibile supereroe capace di proteggerlo dal mondo intero.
Purtroppo però era grande abbastanza da capire che l’uomo stava facendo di tutto per infondergli coraggio e per questo gli era grato, ma allo stesso tempo era consapevole che la loro vita era legata ad un filo.
Chiuse gli occhi e stava per abbandonarsi all’incoscienza quando le mani di suo padre, che gli sollevavano la maglietta, lo riportarono bruscamente alla realtà. Lo guardò corrucciarsi mentre lo esaminava e dalla sua espressione si rese conto che doveva essere messo male.
“Devo di nuovo pulire le ferite”
John spostò la fasciatura di emergenza dall’addome del figlio, poi si voltò alla sua destra e vide una fontana.
“Torno subito, non muoverti”
Si avvicinò alla vasca e pensò che aveva raramente visto qualcosa di così kitch, poi si scosse e cercò un recipiente con cui raccogliere l’acqua. Si aggirò per la stanza e all’inizio non trovò nulla, poi vide ai piedi del camino una tazza rovesciata. Andò velocemente a raccoglierla e tornò alla fontana per riempirla. Non appena l’acqua raggiunse l’orlo, tornò al divanetto e fece per sollevare la testa di Sam per farlo bere, ma un sussurro lo bloccò.
“John, fermati”
L’uomo si voltò di scatto non vedendo nessuno, poi una figura malconcia uscì dall’ombra e il cacciatore rimase senza fiato.
“Lenora”
Istintivamente si mise fra lei e il suo ragazzo perché la donna strisciava sul pavimento e aveva un aspetto inquietante. Era pallida, ricoperta di sangue e i suoi lunghi capelli neri erano sciolti e cadenti su entrambi i lati del viso.
 “Non far bere quell’acqua a Sam, mi ha quasi uccisa”
“E’avvelenata?”
“Peggio”
La sensitiva tentò di alzarsi, ma ripiombò subito a terra e alzò gli occhi sul cacciatore.
“Potresti anche darmi una mano, non credi?”
John si voltò a guardare il figlio, poi tornò a fissare la donna in silenzio.
“Non sono una minaccia, non farò del male a Sam. Sono venuta con te per aiutarti a liberarlo, ricordi?”
“Sì, ma siamo stati separati a lungo e non posso essere certo che Abyzou non ti stia usando per arrivare a lui”
“Mi hanno fatta a pezzi, non ti basta?”
“E se fosse una farsa? Come faccio a sapere che non sei scesa a patti con lei un’altra volta?”
“Questo è un colpo basso e sei un gran bastardo, ma non hai scelta, devi solo fidarti e anche in fretta perché quei dannati mostri ci stanno cercando come se fossero i levrieri di una caccia alla volpe”
L’ex marine inspirò rumorosamente, poi si avvicinò e le diede una mano a tirarsi su.
“Come sta tuo figlio?”
“Abyzou lo ha torturato e non reggerà ancora a lungo”
“Anche tu non sei una rosa”
“Non è niente rispetto a quello che ha subito lui e comunque non mi hai risposto sull’acqua”
“Non so esattamente come spiegartelo, ma mi ha messo in connessione con Vincent, mi ha fatto vedere che cosa gli è successo e non è stata la cosa peggiore”
“Che cosa vuoi dire?”
“Non so se mi ha detto la verità, o si stava solo divertendo un mondo, ma Abyzou mi ha fatto capire che il mio bambino non è in pace, lo ha trattenuto”
La frase fece ricordare a John le teche e si guardò intorno alla loro ricerca. Adesso capiva perché l’ambiente gli era familiare e gli si accese la lampadina: era già stato in quella stanza e la fontana con lo yokai era l’origine del rumore d’acqua che aveva sentito mentre era legato al tavolo.
“Che succede?”
“Abyzou mi ha tenuto qui quando ci hanno separati, ma la stanza è diversa”
“Quella stronza cerca di confonderci e purtroppo è talmente potente da poter distorcere a suo piacimento la realtà”
“Di questo me ne sono reso conto anche io , ma per fortuna ho recuperato Sam e questo mi basta”
“Come hai fatto a liberarlo? E’ di nuovo in sé?”
“Sì, è tornato, ma non è consapevole di che cosa quella maledetta stronza gli ha fatto fare”
“Che cosa intendi?”
L’ex marine si voltò a guardare suo figlio che sonnecchiava e abbassò la voce.
“Mi ha fatto torturare da Sam, ma non se lo ricorda e io non gli dirò mai quello che è successo”
“Hai ragione, non ha senso scaricargli addosso un peso così devastante. Non mi hai detto però come hai fatto a liberarlo, ho visto i suoi occhi e sono normali”
“Ha scommesso con me che lui ormai le apparteneva e che non mi avrebbe mai più riconosciuto. Ci ha chiusi insieme in una gabbia e all’inizio effettivamente cercava solo di raggiungere Abyzou, poi gli ho raccontato storie sulla nostra famiglia e Sammy è tornato da me. Si è incazzata e lo ha massacrato perché mi ha preferito a lei”
“Sono felice che tu lo abbia ritrovato e che sia ancora vivo”
“Grazie, ma non siamo al sicuro, ci sta dando la caccia. Non hai qualcosa per proteggere questo posto, vero?”
“No, possiamo solo pregare che non ci trovi prima che arrivi la cavalleria”
“Manca molto?”
“No, dovrebbero già essersi messi in moto per portarci indietro”
Mentre i due parlavano, lo yokai ascoltava curioso e fedele alla sua natura malvagia decise di far sapere alla sua padrona dove si stavano nascondendo le sue prede. Solo per una frazione di secondo invertì il regolare flusso dell’acqua e dopo aver prodotto una bolla con la bocca, la ingoiò e la inviò ad Abyzou attraverso le tubature.

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


Dean guardò l’orologio e finalmente le lancette erano al posto giusto. Si alzò di scatto facendo strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento e svegliando Bobby, che da poco aveva abbassato la testa sul tavolo.
“Scusa, vecchio mio, ma si va in scena”
“Frena, cowboy, dobbiamo fare le cose con calma”- disse l’uomo passandosi una mano sul viso nel tentativo di svegliarsi completamente.
“Ho già aspettato troppo, voglio riportare Sammy e papà a casa”
“Lo voglio anch’io, ma avremo un’unica possibilità e non possiamo permetterci errori”
“Non ce ne saranno”
“Dean, la fretta è sempre cattiva consigliera! Ho bisogno che tu sia lucido ed estremamente concentrato”
“Sono entrambi le cose”
“D’accordo, mi fido di te, figliolo. Prima di iniziare, devi andare al piano di sopra e prendere la scatola blu dall’ultimo cassetto a destra della scrivania della biblioteca”
“Da quando collezioni scatole colorate?”
“Non è mia, idiota, è di Lenora e dentro c’è tutto quello che ci serve”
“Perché non me ne hai parlato prima?”
“Perché, adrenalinico come sei, saresti andato a prenderla prima del tempo e avresti fatto qualcosa di stupido”
“Non lo…”
“Ragazzo, ti conosco come le mie tasche”
Dean sbuffò perché era perfettamente conscio che il suo amico aveva ragione, poi disse:
“Ultimo cassetto a destra, vado”
Il giovane lasciò la panic room non prima di aver silenziosamente promesso a suo padre e a suo fratello che sarebbe tornato presto e in breve si ritrovò in biblioteca. Si avvicinò alla scrivania e aprì il cassetto individuando subito il suo obiettivo.
Era una scatola di medie dimensioni rivestita con del velluto blu su cui spiccava un cameo con due lettere intrecciate. Le osservò da vicino e riconobbe le iniziali di Lenora e di Vincent. Vi passò sopra l’indice sinistro come in una carezza, poi stava per aprirla quando la voce di Bobby tuonò dal piano di sotto.
“Ragazzo, devo mandare una carrozza a prenderti?”
“Arrivo, non farti venire un infarto”
Dean chiuse il cassetto della scrivania, poi fece il percorso a ritroso verso la panic room.
“Alla buon’ora! Che cos’hai novant’anni?”
Il cacciatore prese dalle mani del suo amico la scatola e tornò al tavolo su cui campeggiavano un’alta candela, una pergamena, un mortaio con pestello, una ciotola e una bottiglia d’acqua.
Il giovane lo seguì e chiese:
“Da dove è uscita quella roba?”
“E’ lì da quando tuo padre ha portato giù Sam, ma eri preso da altro per notarla”
“A cosa serve?”
“Lenora mi ha detto che dobbiamo accendere la candela prima di iniziare il rituale e aspettare che bruci di almeno un terzo”
“Ma ci vorrà un sacco di tempo”
“Sto ripetendo quello che mi ha detto ed è stata categorica sul fatto di dover seguire alla lettera le sue istruzioni”
“E quando avete parlato?”
“Mentre salutavi John”
Dean sospirò ripensando alle parole che il padre gli aveva sussurrato mentre lo abbracciava e a quanto si era sentito disperato quando aveva dovuto allontanarsi da lui. La sensazione di angoscia era diventata sempre più pressante man mano che erano passati i minuti e quando aveva visto John portarsi il bicchiere alle labbra, avrebbe voluto strapparglielo dalle mani e farlo in mille pezzi, anche se questo avrebbe significato allontanarsi da Sam. Amava suo fratello, ma l’idea che suo padre stesse facendo un tuffo nell’ignoto senza di lui era insopportabile. Aveva dovuto imporsi di rispettare la volontà del genitore sperando di non star commettendo un grande errore e quando era andato, aveva pregato per la sua famiglia.
“Ehi, mi stai ascoltando?”
La voce burbera di Bobby riportò il giovane alla realtà e dall’espressione severa dell’uomo, capì di averlo ignorato negli ultimi minuti.
“Sì, scusa”
“Dean, ho bisogno che tu sia qui al 100%, niente distrazioni”
“Ci sono, ho solo ripensato a quello che mi ha detto papà. Che dicevi?”
“Stavo parlando della candela”
“Sì, ti ho sentito. Dobbiamo accenderla, aspettare che si consumi di un terzo e poi?”
“Devo leggere quello che c’è scritto qui sopra, è una specie di rito propiziatorio, o roba del genere”
“E dopo che l’hai fatto?”
“Dobbiamo usare quello che c’è in questa scatola”
“E cosa contiene?”
“Erbe e polveri varie. Non mi ha dato molti particolari, solo indicazioni su come usarle per creare un unguento”
“Quella poltiglia verde vomito che ha buttato giù papà all’andata?”
“No, è un preparato da spalmare sulla fronte e all’altezza del cuore di tutti e tre per riportarli indietro”
“Sicuro che è solo una sensitiva? Questa sembra stregoneria”
“Ci ho pensato anch’io, ma al momento è poco importante, non credi? Ha oggettivamente protetto Sam dagli attacchi di Abyzou e sta aiutando tuo padre, quindi per me può essere anche Campanellino, non fa differenza.
Faremo quello che ci ha detto e se tutto va bene, dovrebbero risvegliarsi quasi subito”
“Andrà bene”
“Dean”
“Ne sono sicuro, Bobby, papà e Sammy stanno tornando”
“L’essere positivi mi piace, ma…”
“So già come la pensi, ma per quanto mi riguarda non esiste nessun ma”
“D’accordo, come vuoi. Iniziamo?”
“Non aspetto altro”
Il cacciatore più anziano accese la candela e quest’ultima emanò subito un odore simile all’incenso. Iniziò a bruciare velocemente tanto da costringere l’uomo ad afferrare il foglio e a leggere giusto trenta secondi dopo.
Ripetè lentamente le parole scritte sulla pergamena e la panic room cominciò a sbiadire.
Dean si guardò intorno e vide che tutto ciò che li circondava diventava sempre meno riconoscibile, era come se i suoi occhi stessero perdendo la messa a fuoco. Li strizzò per recuperare la nitidezza delle immagini, ma non servì a nulla e capì che il rito era iniziato.
Bobby, dal canto suo, continuava a leggere e quando giunse alla fine del foglio, posò lo sguardo sulla candela, che si era accartocciata su se stessa.
“Questa è fatta, ora tocca alla scatola blu”
“Vedi anche tu tutto sfocato?”
“Sì, ma solo se guardo verso tuo padre, o tuo fratello, tu sei nitido”
“Anche tu”
“E’ come se fossimo in una specie di bolla”
Il cacciatore posò la pergamena sul tavolo e aprì la scatola. Tirò fuori tre piccoli sacchettini grigi chiusi da nastrini di colori diversi e li consegnò a Dean.
“Aprili e passameli quando te lo chiedo”
“D’accordo”
Prese poi il mortaio e vi rovesciò dentro il contenuto di un altro sacchetto, che aveva tenuto per sé.
“Che cos’è?”
“Alloro. Ne dobbiamo bruciare un po'”
“Perché?”
“Perché serve per purificare e tenere lontane le negatività”
Bobby prese l’accendino e diede fuoco alla polvere, che diffuse un odore forte ma piacevole nell’ambiente.
“Okay, penso che basti”
“Lo credo anch’io. Prossimo passo?”
“Allora l’alloro è dentro e ora è il turno del sacchetto con il nastrino viola”
“Questa che cos’è?”
“Agrimonia”
“Agri cosa?”
“Agrimonia, figliolo. Dovresti allargare un po' le tue vedute, sai?”
“Perché dovrei? Ho a disposizione Samcarta: gli dici una parola e nel giro di pochi secondi ti fa una conferenza”
“Tuo fratello è un ragazzo intelligente e sa un sacco di cose. Dovresti esserne orgoglioso e non prenderlo in giro”
“Sono orgoglioso! Stavo per organizzare una ola con il pubblico nella scuola di Lexington quando ha messo a tacere la squadra avversaria durante un dibattito. Quei figli di papà gli hanno dato il tormento perché era l’ultimo arrivato e hanno fatto di tutto per non farlo gareggiare, ma un suo prof era convinto che Sam fosse all’altezza della competizione e lo ha fatto ammettere. Li ha stracciati, letteralmente fatti a pezzi, masticati e sputati via come un chewing gum”-rispose Dean con un sorriso enorme sul viso.
“Ne sono sicuro”
“Avrebbe voluto che papà fosse seduto in platea con me, ci è rimasto malissimo quando si è accorto che non c’era”
L’espressione del giovane Winchester si incupì all’improvviso e Bobby intervenne con tono conciliante:
“C’è adesso, Dean, tuo padre è andato a riprendersi Sam”
“Sì, lo so”
“Pensiamo a preparare l’unguento. Passami il sacchetto con il nastro giallo e prima che lo domandi, ti dico cos’è: questa è equiseto e serve per guarire le ferite”
“Non hanno addosso nessun segno”
“Nella nostra dimensione no, ma potrebbero non stare così bene nella loro e quest’erba serve a impedire che eventuali ferite li seguano nel viaggio di ritorno”
Bobby aggiunse la polvere verde scuro al composto già presente nel mortaio, poi si mise a schiacciarlo vigorosamente con il pestello per qualche minuto.
Lavorò all’unguento per circa dieci minuti, poi chiese l’ultimo sacchettino.
“E dulcis in fundo la scacciadiavoli”
“Esiste un’erba che si chiama così?”
“In realtà il suo nome è iperico, ma comunemente viene chiamata scacciadiavoli perché si pensa che sia potentissima e capace di proteggere da qualsiasi cosa. In tanti si fanno il bagno con le sue foglie, o le marmorizzano per farsi fare dei ciondoli protettivi”
“Se servirà a riportare indietro papà e Sammy me ne farò una ghirlanda”
“Ti ci vedo in versione figlio dei fiori, idiota. Ora lasciami continuare a pestare e mescolare fin quando non avremo un composto violaceo”
“Vuoi che lo faccia io?”
“Mi stai dando del vecchio?”
“Non è questo, ma vorrei fare qualcosa di più operativo dell’assistente mago”
“Va bene, accomodati”
Bobby passò a Dean il mortaio e si mosse per andare a controllare gli altri occupanti della panic room notando che la stanza era di nuovo tutta a fuoco. Si avvicinò prima a Sam e riconobbe sul suo viso delle rughe di sofferenza. Si chinò su di lui e si rese conto che il ragazzo aveva di nuovo la febbre.
“Che palle”
“Che succede?”
“C’è qualcosa che non va con tuo fratello”
Dean si avvicinò senza interrompere il suo lavoro e chiese:
“Che vuoi dire?”
“E’ caldo e non sembra passarsela bene”
“E’ ferito?”
“Non vedo nulla, ma è chiaro che sta soffrendo”
“Papà?”
Bobby si alzò e si spostò al fianco del suo amico cacciatore e dopo averlo osservato per qualche istante, disse:
“Lui sembra okay”
“Non mi piace”
“Non ti piace che tuo padre sembra stare bene?”
“No, volevo dire che papà non è mai tranquillo quando Sammy non sta bene e se in questo momento lo è, forse vuol dire che non sono insieme”
“Figliolo, resta calmo”
“Papà non sarebbe così sereno se sapesse che lui…”
“Dean, stai straparlando”
“So quello che dico! Lui mi chiama “mamma chioccia” perché dice che lo proteggo troppo, ma la verità è che è peggio di me quando si tratta di Sammy”
“John non è così…”
“Bobby, lo so, papà può sembrare un bastardo con Sam per tutte le volte che lo riprende o lo castiga, ma non c’è niente al mondo a cui permetterebbe di toccarlo. E’ pronto a tutto per difenderlo e non si fermerebbe nemmeno se dovesse essere costretto a…”
Il giovane Winchester si bloccò all’improvviso temendo di aver offerto il fianco alla curiosità di Bobby e infatti puntuale arrivò la domanda:
“Che diavolo stai blaterando? Tuo padre non si fermerebbe nemmeno davanti a cosa?”
Dean si diede mentalmente dello stupido, era arrivato ad un passo dallo spifferare quello che aveva giurato di tenere segreto, e si chiese come avrebbe potuto rimediare alla situazione. Bobby non era un idiota e una vita nel mondo della caccia aveva affinato la sua capacità di intercettare i bugiardi, quindi doveva trovare una versione quanto più vicina alla realtà.
“Allora? Sto aspettando una risposta”
“Volevo solo dire che farebbe qualsiasi cosa per Sam come qualunque altro genitore perché gli vuole un bene dell’anima”
“Ma John non è un genitore qualunque, è un cacciatore e siamo notoriamente avventati quando si tratta di proteggere chi amiamo”
“Bobby, sta’ tranquillo, mi sono solo lasciato un po' prendere la mano, non c’è niente di strano da sapere e l’unguento è pronto”
L’uomo guardò perplesso il ragazzo, poi abbassò lo sguardo sul mortaio e convenne che il composto sembrava del colore e della consistenza giusta.
“Sì, hai ragione”
“Forza, riportiamoli a casa”
Bobby annuì e divise in due il composto versandone una parte nella ciotola sul tavolo.
“Prendi questa e occupati di tuo padre e di tuo fratello. Devi usare l’indice destro e disegnare questo sul petto”
“Che diavolo è?”
“Un sigillo molto antico. Lenora mi ha detto che li proteggerà da Abyzou, cancellerà le loro tracce e le impedirà di seguirli anche in futuro”
“E sulla fronte?”
“Invece dell’occhio sbarrato con una sola linea da destra a sinistra, devi disegnare due linee e farle incrociare. Appena hai finito con loro, segnerò lei, okay?”
“Okay”
Dean prese il contenitore e si avviò verso i letti dei suoi cari. Si fermò nel mezzo e si chiese da chi dovesse andare per primo: l’istinto gli diceva Sammy perché era probabilmente ferito e voleva strapparlo il più velocemente dalle grinfie di Abyzou, ma poi decise di cominciare dal padre per dargli la possibilità di salvarsi e portare suo fratello con sé.
Si sedette sul bordo della branda e dopo aver alzato la maglia del genitore, intinse il dito indice sul composto. Cominciò a disegnare il sigillo formato da un occhio, da una prima freccia orientata verso nord e da una seconda interrotta in tre punti puntata a sud. Eseguì il suo lavoro velocemente e lo completò con una diagonale passante per la pupilla, poi si spostò in avanti e ripetè l’operazione sulla fronte. Dopo aver concluso il secondo sigillo, si chinò e sussurrò all’orecchio di John:
“Forza, papà, adesso devi tornare e riportare Sammy a casa”
Gli accarezzò una guancia, poi si alzò e andò da suo fratello, che aveva ancora un’espressione sofferente.
“Ehi, nerd, tocca a te adesso”
Si sedette accanto a lui e gli ricoprì il petto e la fronte con i sigilli, poi rimase con la ciotola tra le mani a fissarlo.
“Finito?”
 Dean annuì, poi chiese:
“Dobbiamo fare altro?”
“Aprire il portale per farli passare”
“Facciamolo”
“Aspetta, devo disegnare i sigilli su Lenora! E’stata lei a dirmi di segnarla per ultima”
“Per quale motivo?”
“Non ne ho idea”
Bobby svolse velocemente il suo compito, poi si pulì il dito sui pantaloni e disse:
“Prendi la bottiglia”
“Ti sembra il momento di bere?”
“E’ acqua benedetta”-rispose l’uomo prima di dirigersi verso la parete della panic room di fronte alle brande. Tirò dalla tasca dei jeans un’altra pergamena e aspettò che il primogenito del suo amico tornasse.
“Ci siamo, Dean. Occhi aperti e speriamo che tutto vada bene”
Bobby prese la bottiglia e se ne versò un po' nella mano destra. La appoggiò sul muro e cominciò a recitare la formula insegnatagli da Lenora.
La parete iniziò a tremare e larghe spaccature si aprirono davanti ai due cacciatori.
“Sta funzionando?”
“Lo spero, non vorrei diventare un senzatetto per nulla”
               --------------------------
“Sammy”
John tentò ancora una volta di riportare alla coscienza il figlio, ma i suoi sforzi non furono premiati, così come era accaduto negli ultimi venti minuti. Gli occhi del ragazzo rimasero chiusi e a suo padre non sfuggì che la febbre stava aumentando. Evidentemente le ferite stavano cominciando a presentare il conto e l’uomo si sentì sprofondare.
“Lenora, devo portarlo via, ha bisogno di cure vere”
“Hai ragione, non ha per nulla un bell’aspetto, ma non possiamo fare altro che aspettare”
“Credi che Bobby e Dean stiano già provando a portarci indietro?”
“Dovrebbero, ma non posso essere sicura al 100% che il nostro tempo coincida con il loro”
“Il mio orologio ha continuato a camminare e se non ha perso colpi, dovremmo essere vicini alla fine di quest’incubo”
Sam si agitò sul divanetto e nell’incoscienza chiamò il padre, che si accovacciò accanto a lui e gli accarezzò il viso.
“Sono qui, tranquillo”
“Papà, aiutami”
“Sammy, sono vicino a te, calmati”
“No, non mi legare, basta”
“Figliolo, nessuno ti sta legando, mi senti?”
“Dee, non mi lasciare da Plucky Pennywhistle's, ti prego”
Il cacciatore guardò sconvolto il figlio che ormai delirava ad alta voce e si chiese che cosa gli stesse passando per la testa in quel momento. Ricordò che Dean gli aveva parlato della fobia del suo secondogenito per i clown molti anni prima a Huntsville e ripensando a come lo aveva sgridato quel pomeriggio autunnale in Alabama, si sentì uno schifo: non aveva mai chiesto a Sam perché avesse tanta paura dei clown, non si era preoccupato di scoprire se aveva subito qualche trauma, o se qualcuno gli aveva fatto del male. Aveva preferito liquidare la questione abbaiando ordini e ignorando di proposito lo sguardo ferito di suo figlio per essere stato trattato in modo così brusco. Si disse che anche in quell’occasione non era stato di supporto e avrebbe sguazzato nel mare del rimpianto se la voce di Sam non fosse di nuovo arrivata alle sue orecchie.
“Dee, non lo dire a papà, farò il bravo”
John strinse a sé il figlio e gli sussurrò:
“Tu sei bravo, Sammy, sei un bravo figlio e sono orgoglioso di te”
Gli sfiorò la fronte e constatò che ormai la febbre era fuori controllo. Non era abile come Dean nell’ individuare la temperatura di suo figlio minore, ma non avrebbe sbagliato di molto valutandola intorno ai 104°.
In un’altra situazione avrebbe spogliato Sam, ma il bendaggio improvvisato era tenuto più o meno fermo dalla maglietta e dalla felpa e non poteva rimuoverle. Si guardò intorno e l’acqua che sgorgava dalla fontana gli sembrava l’unica cosa utile, ma Lenora gli aveva detto di non usarla.
“Sei sicura che sia del tutto inutilizzabile?”
“Non conosci i poteri di uno yokai?”
“Non ne ho mai sentito parlare”
“E’ un essere molto malvagio, una creatura soprannaturale di origine giapponese”
“E infetta l’acqua?”
“Quello e annegava donne e bambini quando era a piede libero, ma, da quando Abyzou lo ha sottomesso, è diventato il custode di qualcosa. Me lo ha detto mentre si divertiva a fare la padrona di casa, ma non ricordo che cosa starebbe sorvegliando”
“Forse lo so io”
“Di che cosa stai parlando?”
“Credo che lo yokai sia il custode di ciò che è rimasto delle anime delle vittime di Abyzou”
“Non capisco”
“Su quella parete c’erano delle teche”
“Teche? Io non vedo nulla”
“Erano lì e la bastarda mi ha detto che non si separa mai completamente dai suoi figli. Mi ha detto che ne conserva una parte, li ha chiamati souvenir”
“No, John, ti sbagli”
“Lenora, so quello che ho visto”
“I demoni mentono”
“Capisco che sia dura, ma credo che questa volta non l’abbia fatto. Tu stessa hai detto che, quando hai bevuto l’acqua dalla bocca dello yokai, sei entrata in connessione con tuo figlio”
“Pensi che Vincent sia prigioniero in una di quelle teche?”
“Lei ha detto che tiene una parte di ognuno dei bambini che ha rapito, quindi ho paura che tuo figlio sia uno di loro”
“Oh, mio Dio, se quello che dici è vero, devo trovarlo, devo liberarlo”
Lenora cominciò a camminare avanti e indietro parlando da sola, poi all’improvviso si scagliò contro John, che nel frattempo, avendo registrato la crescente agitazione della donna, era tornato in posizione eretta per fare da scudo a suo figlio. Lei gli afferrò la camicia e urlò:
“Dove sono quelle teche? Dimmelo”
“Ti giuro che non lo so! Erano su quella parete quando mi ha fatto torturare da Sam, ma adesso…”
“Forse ti sei sbagliato, forse eri talmente in preda al dolore che hai solo immaginato di vederle”
Il cacciatore guardò la donna e leggendo la disperazione nei suoi occhi, pensò di assecondarla, ma sapeva che era perfettamente cosciente quando aveva parlato con Abyzou e preferì essere onesto.
“Lenora, vorrei dirti che mi sono sbagliato, credimi, perché da genitore immagino che cosa stai passando, ma…”
“Se esistessero davvero, allora perché non vi ha richiuso anche tuo figlio? Perché il tuo Sam è vivo e il mio Vincent no?”
John si irrigidì e pensò che non gli piaceva per nulla la piega che stava prendendo la situazione. Provava compassione per la donna e il suo dolore, ma il suo istinto gli stava urlando che doveva tenere alta la guardia perché una madre disperata era capace di tutto pur di proteggere il proprio figlio.
La sua Mary non aveva esitato ad affrontare il demone dagli occhi gialli per tenere al sicuro il loro bambino e in quello stato Lenora era imprevedibile.
“Lasciami e allontanati da Sam”
“Non è giusto che lui sia vivo”
“Lenora, ti ho detto di lasciarmi e di allontanarti da mio figlio”-ripetè l’uomo con tono più severo e afferrandole le mani.
“Forse se le consegno Sam, lei mi ridarà Vincent e ce ne andremo di qui. Porterò il mio bambino a casa e sarò una brava madre”
A quelle parole John si liberò e spinse lontano la donna.
“Non toccherai mio figlio e se solo provi ad avvicinarti, non esiterò a spezzarti il collo. Sei disperata e lo capisco, ma ti ho dimostrato nel bosco che anche io non ho freni quando si tratta dei miei ragazzi”
Lo scontro sarebbe probabilmente continuato se la porta non si fosse spalancata di colpo e qualcosa di potente non avesse investito John e Lenora mandandoli al tappeto.
“Ma che gentili, vi siete riuniti per semplificarmi le cose”
La risata malvagia di Abyzou riempì la stanza e dietro di lei entrarono decine di bambini senza occhi.
Il cacciatore tentò di rimettersi in piedi per raggiungere Sam, che giaceva ancora sul divanetto, ma il demone aveva altre idee. Attaccò con un gesto della mano entrambi gli adulti al muro e disse:
“Basta, non mi divertite più”
John fissò con orrore la creatura fluttuare verso il suo ragazzo e sollevarlo.
“No, lascia stare mio figlio”
“E’ finita, Winchester”
Il demone stava per uscire con il giovane Winchester tra le braccia quando il suo palazzo tremò dalle fondamenta e il pesante lampadario sopra la sua testa cominciò ad oscillare pericolosamente.
John e Lenora piombarono sul pavimento, ma, pur stordito dall’impatto violento, il cacciatore avrebbe giurato di aver sentito la voce di Bobby.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Il trambusto svegliò Sam, che con orrore scoprì di essere tra le braccia del demone e tentò subito di liberarsi dalla sua presa. Si contorse urlando e usando le sue residue forze, colpì violentemente in volto Abyzou, che, colta di sorpresa, lo lasciò cadere.
L’impatto con il pavimento non fu piacevole e il giovane Winchester sentì le sue ferite ricordargli che era messo molto male. Rimase immobile sulla schiena, in primis perché non aveva l’energia per muoversi, ma anche perché si aspettava una contromossa violenta dalla sua carceriera ed era consapevole che non avrebbe potuto in alcun modo sfuggirgli. Chiuse gli occhi per non vedere il momento in cui il demone lo avrebbe fatto a pezzi, ma dopo un po' si rese conto che non stava accadendo nulla e tornò a guardarla.
Abyzou sembrava sconvolta e incapace di muoversi e Sam pensò che qualcosa la stava trattenendo, qualcosa di molto potente, e non poteva farsi sfuggire l’occasione di tentare la fuga, ma era necessario che trovasse suo padre. Si guardò intorno alla sua ricerca domandandosi se alla fine aveva seguito il suo consiglio ed era andato via, ma poi riconobbe la sua figura sul pavimento a pochi metri da lui.
“Papà”
Il panico lo invase perché l’uomo non dava alcun cenno di vita e tutto quello che Sam riuscì a pensare fu che doveva raggiungerlo.
“Ti prego, no, non puoi essere morto”
Tentò di rimettersi in piedi, ma, non appena conquistò la posizione eretta, una violentissima fitta all’addome lo fece cadere. Avrebbe perso volentieri conoscenza per non sentire il dolore, ma una voce nella sua testa cominciò ad urlare che la priorità era suo padre e così iniziò a strisciare sul pavimento mentre tutto intorno a lui continuava a vibrare e le urla di Abyzou salivano sempre più alte. Non riusciva a capire che cosa stava succedendo, ma in fondo non gliene importava nemmeno: se stava per morire, voleva farlo accanto a John e niente lo avrebbe fermato.
Continuò a trascinarsi lasciando dietro di sé una scia sempre più consistente di sangue, ma proseguì finchè con la punta delle dita non sfiorò una mano del padre. Si spinse ancora in avanti, l’afferrò e tirò forte raggiungendolo. Cercò subito un battito sul collo e quando lo sentì, pianse sia per il sollievo che per il dolore pulsante all’addome.
“Papà, ti prego, svegliati”
Sam fece leva sulle braccia e trascinò ancora il suo corpo in avanti come in uno di quei percorsi di addestramento alla marine che aveva fatto tante volte con Dean. Si mosse fin quando il suo viso non fu all’altezza di quello di John e gli appoggiò una mano sulla guancia.
“Papà”- chiamò con un filo di voce.
L’uomo non si mosse e il ragazzo tornò alla carica tentando di parlare più forte.
“Papà”
Anche il secondo richiamo cadde nel vuoto e sfinito dallo sforzo, Sam si lasciò andare sul pavimento. Girò il capo verso l’uomo e cercò di nuovo la sua mano. Il semplice contatto lo rasserenò e si trovò a pensare che, anche se aveva paura di morire, almeno non sarebbe stato solo.
Improvvisamente i rumori, le urla, il dolore, tutto era lontano e Sam rivolse di nuovo la sua mente a Dean. Suo fratello stava per perderli entrambi e per lui sarebbe stata dura, ma non aveva dubbi che sarebbe tornato in piedi. Probabilmente avrebbe cercato il demone che aveva ucciso la mamma perché i Winchester non lasciano le cose a metà, ma poi avrebbe cacciato Abyzou per vendicarli. Una mossa stupida, ma Dean lo avrebbe fatto per lui e per papà.
Era doloroso pensare che non si sarebbero rivisti, che non ci sarebbero stati più km e km nell’Impala con la musica a tutto volume, ma Sam si sentì grato lo stesso per tutto il tempo che suo fratello maggiore gli aveva dedicato, per le sue cure e anche per le sue prese in giro.
Mentre era perso nei suoi pensieri, l’adolescente non si accorse che le pupille di suo padre avevano cominciato a muoversi sotto le palpebre e trasalì quando sentì la sua voce chiamarlo:
“Sammy”
“Papà”
John spalancò gli occhi e incrociò lo sguardo di suo figlio, che giaceva accanto a lui. Realizzare che erano insieme sul pavimento ebbe sull’uomo lo stesso effetto di una scarica elettrica e il suo istinto di padre gli impose di reagire. Si tirò su velocemente e lo afferrò attirandolo a sé.
Il brusco movimento fece urlare Sam, che si accasciò contro il suo petto e in quello stesso istante il cacciatore si ricordò delle ferite.
“Oh Dio, non volevo, mi dispiace”
L’adolescente riaprì gli occhi e mormorò:
“Sei vivo”
“Sì, sono vivo e ti porterò via di qui”
“E’ troppo tardi”
“No, non lo è. Torneremo al Singer Salvage e tutto andrà bene”
“Non è vero e lo sai, lei ha vinto”
“Non fin quando avrò fiato in corpo”
“Non ce la faccio più, papà”
John scosse la testa e insisté:
“Sono sicuro del contrario! Ti sei liberato, no? Non ti ha portato via”
“Sì, ma è stata solo fortuna. L’ho colpita e mi ha fatto cadere”
“Sei stato bravo invece, hai lottato nonostante tutto”
“Ho avuto paura, non ti muovevi”
Il cacciatore accarezzò il viso del figlio e da una rapida panoramica su quello che li circondava, capì che Sam aveva strisciato per raggiungerlo. Notò con orrore la scia di sangue, che il suo ragazzo aveva lasciato dietro di sé e sentì le lacrime invadergli gli occhi, ma si fece forza e tornò ad incoraggiarlo.
“Sammy, è finita, devi resistere solo un altro po'”
“Ho tanto freddo e non mi sento più le gambe”
“Non è niente di grave, ti riprenderai”
“Papà, di’ a Dean che gli voglio bene”
“Glielo dirai tu non appena torneremo”
“Mi farebbe nero, lo sai che non vuole momenti da ragazza”
“Tuo fratello fa il duro, ma la verità è che potresti fargli fare quello che vuoi”
“Non è vero”
“Lo è, invece, lo hai tenuto in pugno dalla prima volta che ti ha preso in braccio”
“Ma se dice che sono un fastidioso rompicoglioni”
“E tu gli credi?”
“No, lo so che mi vuole bene”
“Dean ti ama sopra ogni cosa e gli ho promesso che ti avrei riportato da lui”
John vide le palpebre di Sam calare e lo scosse.
“No, ragazzino, non ci provare”
“Sono stanco”
“Potrai riposare quanto vuoi non appena saremo fuori di qui”
Il cacciatore si sistemò meglio il figlio tra le braccia e spostando una mano, vide che era ricoperta di sangue. Abbassò lo sguardo sulla felpa di Sam e si accorse che l’addome era scoperto perché probabilmente, trascinandosi sul pavimento, aveva perso le fasciature.
“Merda”-sbottò.
“Voglio dormire”
“No, Sammy, ti prego”
Gli occhi del ragazzo si chiusero di nuovo e John guardò impotente le ferite. Provò a fare pressione per rallentare l’emorragia, ma i suoi sforzi si rivelarono vani e ebbe paura che il suo secondogenito si sarebbe dissanguato se non avesse fatto in fretta qualcosa. Si guardò di nuovo intorno e solo allora notò Abyzou, che al centro della stanza inveiva senza sosta.
“Maledetti, vi strapperò il cuore”
Il cacciatore non capì con chi se la stesse prendendo, poi si ricordò di aver sentito la voce di Bobby: il suo amico era responsabile della furia del demone? Forse lui e Dean avevano iniziato il rito per riportarli a casa?
Il pensiero gli fece ritornare in mente Lenora e si voltò a cercarla. La vide a pochi metri mentre si stava riprendendo e incrociandone lo sguardo, capì che anche lei pensava che forse non tutto era perduto.
Il pensiero successivo fu il ricordo dello scontro che avevano avuto, delle minacce che aveva fatto a Sam e in un’altra circostanza avrebbe eliminato il problema senza batter ciglio, ma la verità era che erano tutti e tre nella merda e non poteva permettersi distrazioni. Si sistemò meglio il figlio tra le braccia impedendo di fatto alla donna di vederlo, poi la voce di Abyzou lo fece sobbalzare.
“Chi sta facendo questo, Winchester? Sono tuo figlio e quel figlio di puttana di Bobby Singer?”
Il cacciatore tenne gli occhi sul demone e rispose:
“Scoprilo da sola”
“E’ un incantesimo potente, qualcosa fuori dalla portata di voi cacciatori!”
“Ci sottovaluti”
“No, vi conosco molto bene e nessuno di voi, bastardi, è capace di fare una cosa del genere”
Abyzou si voltò verso la donna e chiese:
“E’ opera tua, tu gli hai detto come attaccarmi?”
Lenora sorrise e rispose:
“Non sono rimasta una povera tossica, ma questo ora non ha importanza: posso fermarli”
“Tu vuoi trattare con me?”
“E’ un semplice scambio, ne guadagneremo entrambi”
Le pareti tremarono ancora più forte e Abyzou si piegò sulle ginocchia come se le forze la stessero abbandonando.
“Ti conviene ascoltarmi, sono molto vicini”
“Che cosa mi offri?”
“Io li fermo e tu mi restituisci Vincent”
“Sai che tuo figlio non è più qui”
“Ma ne conservi una parte e io la voglio”
John guardò sconvolto Lenora trattare con il demone e sentì un brivido corrergli lungo la schiena perché temeva di sapere dove voleva arrivare e a spese di chi, così cercò di fuggire con Sam tra le braccia.
“Dove credi di andare?”-urlò Abyzou.
La porta si chiuse davanti all’uomo sbattendo con violenza, ma, se una cosa del genere, in precedenza, non avrebbe minimamente scalfito la potenza del demone, adesso sembrava averlo provato.
Il cacciatore lo notò e pensò di mettere giù Sam per attaccarla, ma una scossa improvvisa gli fece perdere l’equilibrio. Piantò un ginocchio a terra e cercò di non far cadere suo figlio, che aveva perso di nuovo conoscenza.
Il muro alla destra dell’uomo cominciò ad essere attraversato da profonde crepe e ad un certo punto collassò su se stesso. Si alzò una nube di polvere e alcuni calcinacci schizzarono verso i due Winchester, ma l’ex marine fu abbastanza lesto da evitare che colpissero il suo ragazzo.
Tossì violentemente e sentì che gli occhi iniziavano a bruciargli, ma restò con le spalle rivolte verso il crollo in attesa la visibilità migliorasse.
Ci volle qualche minuto prima che riuscisse a distinguere di nuovo ciò che lo circondava e quando successe, vide Lenora in piedi davanti alla parete con le teche.
John notò immediatamente che c’era qualcosa di molto diverso nei souvenir di Abyzou: i frammenti di anime sembravano impazzite e lampeggiavano come una serie di luci su un albero di Natale.
“Chi? Chi di loro è il mio bambino?”
“Blocca quest’incantesimo”
“Dimmi chi è Vincent”
“Blocca l’incantesimo e lo farò”
“E dovrei fidarmi di te?”
Abyzou lanciò un altro urlo, poi si rivolse verso la parete con le teche e con un gesto della mano ne estrasse una. La fece atterrare tra le mani di Lenora e chiese:
“Soddisfatta? Adesso fai la tua parte”
“D’accordo”
La donna cominciò a mormorare qualcosa e il demone riuscì a liberarsi. Si voltò trionfante verso John e gli disse:
“Tornerò tra poco, Winchester, ora devo occuparmi di chi sta osando violare la mia casa”
Il demone sparì e se da un lato il cacciatore ne fu sollevato, dall’altro ne fu terrorizzato perché questo significava che stava andando ad attaccare suo figlio maggiore e Bobby.
Si voltò a guardare Lenora e le chiese:
“Come hai potuto farlo? Ci hai condannati a morte”
“Sono morta quando Abyzou mi ha portato via il mio bambino”
La donna si sedette sul pavimento incrociando le gambe e iniziò a cullare la teca.
“Beh, io non sono morto e salverò il mio”
John si avviò di nuovo verso la porta e tentò di aprirla, ma era bloccata.
“Non puoi andartene, siete il mio regalo per Abyzou”
“Fammi uscire”
“Niente da fare, solo io e Vincent andremo via da qui”
“Tuo figlio è morto”
“Troverò il modo di portarlo indietro”
“Lenora, non puoi! Non hai nemmeno più il suo corpo, come farai?”
“Chiederò ad Abyzou di…”
“Credi davvero che lei abbia tutto questo potere? Riportare indietro un morto è qualcosa di grosso e non è mai gratis. Chi ti dice che cosa tornerà?”
“Che cosa vuoi dire?”
“Non va mai a finire bene in queste cose”
“Lo dici solo per salvarti il culo”
“Lo dico perché è vero! Sono un cacciatore e ne ho viste tante, cose che nemmeno puoi immaginare”
“Anche qualcuno tornato in vita?”  
John tacque e ripensò a un periodo della sua vita in cui era così disperato per la morte di Mary che si era avventurato su un sentiero molto pericoloso. Aveva deciso di riportarla indietro a qualunque prezzo perché la vita senza di lei gli era insopportabile, perché i suoi bambini avevano bisogno della loro mamma e stava per cadere nel baratro quando la mano pietosa di padre Jim lo aveva fermato. Aveva lottato contro di lui, lo aveva anche colpito violentemente perché gli aveva lanciato nelle fiamme del camino della canonica quello che con tanta fatica aveva raccolto per portare a termine il rituale e forse sarebbe arrivato a fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito, se non avesse visto sulla porta il suo piccolo Sammy nel suo pigiama con gli orsetti che lo fissava succhiandosi il pollice. Si era congelato stringendo ancora la maglia del suo amico e con un pugno a mezz’aria e aveva pensato che avrebbe voluto che il pavimento si aprisse sotto i suoi piedi.
Il suo bambino aveva continuato a guardarlo non riuscendo ad elaborare nel suo cervello di quattro anni che cosa stava guardando, ma la scena lo aveva comunque turbato e il suo labbro inferiore aveva iniziato a tremare.
A quel punto John aveva lasciato padre Jim e si era precipitato a tranquillizzarlo. Lo aveva preso in braccio e si era seduto con lui sussurrandogli rassicurazioni, mentre l’altro uomo si rimetteva faticosamente in piedi.
L’odore di Sammy aveva avuto sull’ex marine l’effetto di un calmante e quando il bambino si era addormentato, era tornato al piano di sopra con lui e si era infilato nel letto con i suoi bambini. Stringendo i suoi figli, aveva capito che, anche se li aveva portati di proposito a Blue Heart sicuro che, se gli fosse successo qualcosa durante il rito, Jim si sarebbe preso cura di loro, non era disposto a rischiare.
Il giorno dopo aveva chiesto perdono per quello che era successo e il prete lo aveva ascoltato mentre buttava fuori tutta la sua disperazione, poi gli aveva fatto una lavata di testa che non avrebbe più dimenticato.
“I morti devono rimanere tali, Lenora, perché chi torna non è mai chi ricordavi, me lo ha insegnato un mio caro amico tanti anni fa”
 
                                                   ---------------------------------
 
Al Singer Salvage Dean era impietrito davanti alla parete della panic room, che continuava a lesionarsi attimo dopo attimo e iniziò a temere che la casa di Bobby sarebbe diventata la loro tomba.
Si voltò a guardare suo padre e suo fratello, ma la polvere e i continui boati non sembravano scalfirli e la sua convinzione di riaverli con sé cominciò a vacillare.
“Bobby, non succede nulla, non tornano”
“Non è detto che non stia funzionando, magari ci vuole solo un po' di tempo”
Il giovane Winchester tornò a fissare il muro e cominciò a percepire un odore acre provenire dalle fessure.
“Lo senti anche tu?”
“Difficile non farlo”
“Che diavolo è?”
“Non lo so”
“Perché non si svegliano?”
“Lenora non mi ha detto nulla che non sai già”
“Lo sapevo che non dovevamo fidarci di lei”
“Piantala, ragazzo, abbiamo altro a cui pensare adesso”
“Che cosa vuoi dire?”
“Non senti?”
“Cosa?”
“Appunto, c’è troppo silenzio”
Bobby riprese la bottiglia di acqua benedetta e si versò dell’altra acqua nella mano, poi la appoggiò sul muro, ma questa volta la casa restò ferma sulle sue fondamenta. L’odore acre in compenso continuò ad aumentare e un flebile sibilo cominciò a farsi strada attraverso le fessure.
“Non mi piace”
Dean si avvicinò alla parete e cercò di vedere qualcosa attraverso le crepe, ma non ci riuscì. Fece un passo indietro e istintivamente cercò la pistola che teneva nel retro dei pantaloni. Si sentì in parte rassicurato dal trovarla al solito posto, ma aveva la brutta sensazione che qualcosa non andasse.
John e Sam erano ancora immobili nei loro letti e anche la casa sembrava tranquilla, eppure era certo che quel sibilo, che stava diventando sempre più forte, non avrebbe portato nulla di buono. Ne ebbe la conferma quando anche Bobby si armò e entrambi, prima arretrarono verso il centro della panic room, poi puntarono le armi contro il muro.
“Occhi aperti, ragazzo, c’è qualcosa in arrivo”
“Ne sono convinto anche io, ma non toccherà papà e Sammy”
“Non iniziare subito a sparare, potrebbero essere loro”
“Ci credi veramente?”
“Neanche un po', ma dobbiamo essere certi prima di svuotare i caricatori”
I due cacciatori fissarono di nuovo la parete e si resero conto che il flebile suono udito in precedenza si era trasformato in un urlo raccapricciante.
Dean lo associò ad una donna, ma non ebbe il tempo di andare oltre la semplice intuizione perché uno spostamento d’aria violentissimo lo spedì al tappeto insieme a Bobby. Cercò di rimettersi subito in piedi per non essere una preda facile per chiunque stesse per fare irruzione al Singer Salvage, ma, facendolo, si rese conto di non avere più la pistola. Ritornò sulle ginocchia, poi appoggiò entrambi le mani a terra e si abbassò per cercarla. La individuò sotto il letto del padre e stava per sporgersi per recuperarla quando la voce inconfondibile di Abyzou lo colpì.
“Non sei troppo cresciuto per giocare a nascondino?”
Dean voltò lo sguardo verso la parete lesionata e vide la testa del demone che fuoriusciva da una delle spaccature.
“Voi, maledetti bastardi, avete osato attaccarmi in casa mia”
“Dove sono mio padre e mio fratello?”
“Sono ancora per poco miei ospiti, soprattutto il piccolo Sammy”
“Che cosa vuoi dire? Se gli ha fatto del male, giuro che…”
“Smettila di agitarti, la famiglia Winchester sta per ricongiungersi all’inferno”
“Cosa hai fatto a Sam?”
“Ho punito la sua insolenza! Io volevo salvarlo, volevo toglierlo dalle mani di quel bastardo…”
“Non insultare mio padre”
“Buffo, anche tuo fratello mi ha detto la stessa cosa”
“Devi lavarti la bocca prima di parlare di John Winchester”
Abyzou rise e chiese:
“Chi di voi vuole morire per primo?”
“Nessuno viene ad uccidermi in casa mia”
Bobby puntò il suo fucile contro il demone e sparò. Non appena il colpo partì, Dean si lanciò verso la sua pistola e dopo pochi secondi si unì al suo amico nel tentativo di proteggere se stessi e gli altri occupanti della panic room.
Abyzou urlò e i due cacciatori avanzarono verso di lei senza smettere di scaricargli addosso i caricatori.
“La bottiglia”- urlò Bobby.
Il maggiore dei figli di John si abbassò per raccoglierla dal pavimento, svitò velocemente il tappo e innaffiò il demone, che si ritrasse nelle fessure.
“E’andata?”
“Non lo so, Dean, ma arretriamo e cerchiamo di proteggerli”
I due uomini fecero appena in tempo a raggiungere i letti su cui giacevano John e Sam quando il demone tornò all’attacco.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


John stese Sam sul pavimento per liberarsi le mani, poi tentò di nuovo senza successo di aprire la porta.
“E’ inutile, siete in trappola”
“Lo sei anche tu”
“No, Abyzou mi lascerà andare, vuole voi due”
“Come puoi fidarti di un demone?”
“Mi ha ridato Vincent”
L’uomo scosse la testa e chiese:
“Lo avevi pianificato da quando sei venuta a casa di Bobby? Ci hai usati per riavere il tuo bambino?”
“No, non l’ho fatto. Quando ho saputo che il figlio di John Winchester era stato preso da un demone, ho deciso immediatamente di aiutarti perché non volevo che provassi il mio strazio”
“E dove sono finite quelle buone intenzioni? Dovevo ascoltare Dean, lui non si è fidato di te dall’inizio! Mi ha pregato di non seguirti, non ha fatto altro che dirmi che non potevo affidare le nostre vite ad una sbucata dal nulla, ma ero disperato e tu ne hai approfittato”
“Non è andata così”
“A questo punto non credo a nulla di quello che esce dalla tua bocca!”
“Sei libero di pensare quello che vuoi, ma volevo davvero riportare a casa tuo figlio”
“Sei una sporca bugiarda”
“In fondo è colpa tua, tu mi hai spinto a questo”
“Io?”
“Sì, è colpa tutta colpa tua! Quando mi hai parlato delle teche, mi è scattato qualcosa dentro e ho cominciato a pensare che avevo ancora una chance di riprendere Vincent”
“Tu sei pazza”
“Non lo accetto, non da te. Tu devi capire, avresti fatto lo stesso”
“Vuoi dire che anche io farei qualsiasi cosa per proteggere i miei figli? Sì, Lenora, morirei per loro, ma c’è un limite a tutto. Non sacrificherei degli innocenti, non…”
“Perdi un figlio e poi ne riparliamo”
John incassò il colpo e ripensò alla minaccia che incombeva su Sam.
Era proprio certo che non sarebbe ricorso a qualsiasi cosa pur di evitare che Yellow Eyes gli mettesse le mani addosso? Non avrebbe oltrepassato qualsiasi limite pur di mantenere puro il sorriso del suo bambino?
Forse Lenora aveva ragione, forse anche lui non sarebbe riuscito a premere il grilletto nonostante lo avesse detto a Dean e avrebbe sfidato il diavolo in persona per salvare Sammy.
L’uomo girò lo sguardo sul suo ragazzo ancora incosciente sul pavimento e sentì il cuore andargli più forte.
“Non fingere con me, Winchester, non siamo così diversi”
La donna tornò a cullare la teca e il cacciatore capì che non sarebbe riuscito a farla ragionare, quindi doveva pensare velocemente ad un piano B.
Si guardò di nuovo intorno alla ricerca di qualcosa che potesse usare per uscire dalla stanza e scorse un attizzatoio appoggiato al camino. Pensò che avrebbe potuto usarlo per scassinare la porta, ma andare a prenderlo avrebbe significato allontanarsi da Sam. Tornò a guardare Lenora e valutò che fosse troppo presa per notare il suo spostamento.
Si mosse velocemente e dopo pochi istanti stringeva tra le mani l’asta di ferro.
“Quello non ti servirà a niente! Abyzou sta per tornare, deve solo liberarsi di Dean e di Bobby e poi…”
“Erano loro che la stavano bloccando?”
“Sì. Devo ammettere che sono stati veramente bravi, non è magia da quattro soldi e non era semplice eseguire il rituale”
“Magia?”
“Non sai tutto di me, John”
“Sei una strega?”
“Diciamo che non sono solo una sensitiva”
“Se sapevi che avrebbero potuto avere problemi con il rituale, perché non me l’hai detto?”
“Avresti rinunciato se l’avessi fatto?”
“No, avrei tentato comunque di riprendermi Sammy”
“Quindi a cosa ti sarebbe servito sapere? Non sarebbe stato utile neanche a Dean, non doveva dubitare di poterci riportare indietro”
“Ma possono farlo?”
“Ci sono andati molto vicini, ma non sono riusciti ad arrivare fino in fondo.  Mi dispiace per te, ma tuo figlio e il tuo amico potrebbero essere già morti a quest’ora”
“Se Dean fosse morto, lo sentirei e non hai risposto alla mia domanda: possono portarci indietro?”
“Il varco è ancora aperto, quindi in teoria sì!”
“Ho sentito la voce di Bobby”
“Sì, l’ho sentito anch’io”
“Se hanno aperto il varco, perché siamo ancora qui?”
“Perché ho liberato Abyzou e lei è andata a fermarli”
“Bastarda”
John decise di non perdere più tempo e si avvicinò alla porta. Provò di nuovo a forzarla e dopo qualche altro tentativo riuscì ad aprirla. Si lasciò cadere l’attizzatoio dalle mani e la spalancò. Tornò velocemente da Sam, lo tirò su e dopo aver dato un’ultima occhiata a Lenora, si precipitò in corridoio portando il figlio a mò di pompiere. Non avrebbe dovuto trasportare una persona nelle sue condizioni, ma gli permetteva di muoversi più velocemente e quando vide in lontananza il portone di uscita, pensò che finalmente le cose stavano girando per il verso giusto. Si precipitò nella sua direzione e dopo essersi meravigliato di averlo trovato aperto, si ritrovò all’esterno della residenza del demone. Continuò a correre verso la vegetazione che lo circondava e si ritrovò nella radura dove aveva rivisto Sam. Non era il posto migliore per ripararsi da occhi indiscreti, così proseguì verso l’interno e dopo aver messo ancora molti metri tra lui e la residenza di Abyzou, sentì il bisogno di fermarsi. Abbassò lentamente il figlio a terra dietro un albero dal tronco abbastanza largo da nasconderli e si prese un attimo per riprendere fiato, poi iniziò a controllarlo per valutarne le condizioni.
“Dai, non lasciarmi”
L’emorragia aveva rallentato, ma John non riuscì a vederlo come un fatto positivo, anzi temeva che questo significava che Sam aveva perso troppo sangue. Gli toccò la fronte e inspirò profondamente quando la temperatura gli sembrò ancora più alta.
“Sammy”
Il giovane Winchester si mosse e con qualche sforzo riuscì ad aprire gli occhi.
“Ehi, ragazzino”
“Papà”
“Tranquillo, non sforzarti”
“Dove siamo?”- chiese l’adolescente fissando gli alberi che li circondavano.
“Ti ho portato fuori, hai visto?”
“Dov’è Dean?”
“Non hanno ancora finito il rito, ma manca poco”
“Davvero?”
“Sì, ho sentito anche la voce di Bobby, sono vicini”
La risposta sembrò tranquillizzare suo figlio minore e John non ebbe il coraggio di dirgli tutta la verità.
“Andiamo sul serio a casa?”
“Sì, Sammy, vedrai”
“Dov’è Abyzou?”
“Non lo so”- mentì.
“Perché Lenora non è qui? E’ morta?”
“E’ viva, ma è rimasta dentro”
Sam chiuse di nuovo gli occhi e John lo accarezzò piano.
“Cerca di restare cosciente”
“Fa molto freddo”
“Aspetta”
L’ex marine riprese il figlio tra le braccia e lo strinse a sé cercando di scaldarlo.
“Questa scena mi riporta indietro nel tempo, lo sai?”
“Perché?”
“Perché avevi l’abitudine di dirmi che avevi freddo anche se eri coperto a sufficienza solo per avere una scusa per venire in braccio”
“Davvero?”
“Sì, lo facevi ogni volta che eri in vena di coccole! Credo che in qualche modo tu sapessi che c’era qualcosa che non andava nel nostro modo di vivere, ma eri troppo piccolo per capire”
“E mi prendevi?”
“Non mi lasciavi scelta, eri una specie di koala attaccato ad un ramo, solo che l’albero erano le mie gambe”
Sam sorrise debolmente e il padre lo imitò.
“Facevi il broncio e dicevi che i tuoi denti ballavano in bocca, ma era evidente che non stavi tremando. Ti prendevo lo stesso però perché piaceva anche me sedermi con te a guardare la tv, o a leggerti una storia. Era qualcosa che facevo sempre con Dean quando tua madre era viva e sentivo che a te lo avevo negato”
“Non me lo ricordo”
“Eri molto piccolo”
“Adesso sento freddo davvero”
“Lo so, ma devi resistere solo un altro po'”
“Papà, che cosa non mi stai dicendo?”
“Che vuoi dire?”
“Anche prima mi ha detto che mancava poco, ma, se siamo ancora qui, qualcosa non va. E’ successo qualcosa a Dean? Sta bene?”
Sam tentò di alzarsi, ma il padre gli mise una mano al centro del petto e lo costrinse a rimanere disteso.
“Non muoverti, risparmia le forze”
“Dimmi la verità”
“Sammy”
“Che cosa sta succedendo?”
John si morse il labbro inferiore e rispose:
“La verità è che Bobby e Dean hanno aperto il portale, ma non sono ancora riusciti a riportarci a casa”
“Perché?”
“Perché Abyzou sta cercando di fermarli”
“Vuoi dire che li sta attaccando?”
“Non so che cosa sta succedendo, ma sono vicini e ce la stanno mettendo tutta”
“E’ la verità?”
“Sì, è la verità”
“E Lenora? Perché non è scappata?”
“Lei è rimasta dentro perché ha fatto un accordo con Abyzou”
“Che accordo?”
L’ex marine stava per rispondere, ma poi si bloccò e mise una mano sulla bocca di Sam intimandogli di tacere. Si guardò intorno perché aveva sentito qualcosa in avvicinamento, ma spostare ancora suo figlio sarebbe stato molto pericoloso senza contare che avrebbe potuto gemere per il dolore. Decise allora di appoggiare le spalle al tronco e di tirare a sé Sam. Prima di farlo gli mise una mano sulla bocca, poi diede un unico strattone sperando di procurargli il minor dolore possibile. Non appena lo mosse, però, il ragazzo si contorse e tentò di urlare, ma John gli impedì di farlo e lo tenne fermo ignorando a fatica le lacrime che gli bagnarono le dita. Gli appoggiò il mento sulla testa tentando così di confortarlo, ma Sam stava singhiozzando e non riusciva a sentire altro che il dolore all’addome.
L’uomo continuò a tenergli la mano sulla bocca e gli sussurrò in un orecchio che doveva essere forte e tacere perché non erano più soli, ma sapeva che il suo ragazzo era davvero al limite. Sentiva il suo corpo sussultare ad ogni singhiozzo e i lamenti che, nonostante i suoi sforzi, gli uscivano dalle labbra, così prese una decisione estrema.
“Perdonami, figliolo, ma non ho scelta”
Circondò il collo di Sam con il braccio destro facendo capitare la parte interna del suo gomito al centro della sua gola, mise la mano sinistra dietro la testa del suo ragazzo e iniziò a stringere. Sam tentò di divincolarsi per la mancanza d’aria, ma John non lo mollò e dopo circa 7 secondi sentì che si afflosciava. Lo attirò di più a sé e gli chiese ancora mentalmente perdono per quello che aveva appena fatto, poi si concentrò sui rumori in avvicinamento. Erano passi di più persone e ipotizzò che fossero i bambini senza occhi, che li stavano cercando.
“Avete lasciato la porta di casa aperta, mammina vi sgriderà”-mormorò ringraziandoli per avergli spianato la via di fuga.
Dopo qualche istante il piccolo esercito riempì la radura e il cacciatore pensò che le cose si stavano mettendo male. Non era armato e se anche avesse voluto attaccare per primo, non poteva ignorare che Sam sarebbe diventato una preda molto facile se lo avesse lasciato solo.
Si guardò ancora intorno, ma concluse che la cosa migliore era non muoversi e rivolse un pensiero alla sua amata.
“Mary, se sei qui da qualche parte, ti prego, aiutami a salvare il nostro bambino”
Forse la preghiera silenziosa, o solo un colpo di fortuna, ma i bambini ripresero a muoversi nella direzione opposta alla loro e John tornò a respirare. Rimase immobile con Sam tra le gambe ancora per qualche minuto, poi si disse che doveva cercare un posto più protetto dove aspettare la cavalleria.
“So che puoi farcela, Dean, coraggio”
L’uomo stese il figlio minore a terra, gli alzò le gambe e attese impazientemente che riprendesse conoscenza, ma l’ulteriore trauma sembrava averlo messo fuori combattimento.
“Andiamo, Sammy, devi svegliarti”
Il suo richiamo rimase senza risposta e a quel punto il cacciatore decise di muoversi senza perdere più tempo. Si rimise in piedi, poi tirò su suo figlio e gli avvolse un braccio intorno alla parte posteriore delle ginocchia prima di sistemarselo di nuovo su una spalla. Trovato l’equilibrio, prese ad avanzare e si disse che, una volta tornati a casa, avrebbe costretto Sam a mettere un po' di carne sulle ossa.
“Ti farò fare una cura ricostituente con tutte quelle porcherie che ama tuo fratello per almeno un mese, Sammy, pesi meno di un fuscello!”
John fece una veloce carezza a suo figlio sulla schiena, poi continuò a muoversi sperando di non incrociare di nuovo i bambini senza occhi e soprattutto di restare fuori dal radar di Abyzou. 
Ad un certo punto intravide una luce tra gli alberi e gli sembrò di sentire una voce familiare.               
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Dopo aver sbattuto violentemente contro una parete, Bobby rimase intontito sul pavimento della panic room per una manciata di secondi, poi istintivamente cercò con lo sguardo Dean. Lo vide a qualche metro di distanza, disteso a faccia in giù tra il letto di suo padre e quello di suo fratello, e sentì la paura stringergli lo stomaco.
I ragazzi Winchester erano diventati nel tempo anche un pò i suoi ragazzi e ogni volta che li aveva in casa era invaso da una pace interiore, che raramente aveva provato durante la sua vita. Poco importava se da piccoli ne avevano combinate di tutti i colori e se gli ci volevano un paio di settimane dopo la loro partenza per ritrovare tutte le sue cose, Bobby non avrebbe mai rinunciato alle loro sporadiche visite, con o senza il loro papà.
Non erano state sempre rose e fiori con John, anzi era capitato più volte che i due uomini si erano fronteggiati quando, a parere del padrone di casa, il suo amico ci andava giù troppo pesante con i due ragazzini, ma ogni volta che i Winchester andavano via sapevano che la porta del Singer Salvage si sarebbe sempre aperta per loro tre.
Bobby scosse il capo cercando di riacquistare lucidità, ma le orecchie continuavano a fischiare come se fosse stato investito da un’esplosione.
Guardò di nuovo verso Dean e si accorse che il ragazzo era cosciente. Si scambiarono un rapido sorriso, poi il cacciatore più anziano fece leva sulle braccia e si rimise in piedi.
“Guarda che casino hai combinato!”
Il demone guardò divertito l’uomo più anziano e rispose:
“Quando avrò finito con te, non ti importerà più di avere la casa in disordine”
“Quando io avrò finito con te, ti pentirai di aver toccato la mia famiglia”-rispose di rimando Dean rimettendosi in piedi dopo aver recuperato la sua pistola.
“Mi stai minacciando, ragazzino?”
“Oh, no, è più di una minaccia, è una promessa”
Il cacciatore spostò lo sguardo sul pavimento e sorrise:
“Game over, figlia di puttana”
Abyzou abbassò a sua volta gli occhi verso il basso e imprecò riconoscendo immediatamente una trappola del diavolo.
“Liberami subito, bastardo”
“Riporta qui mio fratello e mio padre”
“Liberami e lo farò”
“E dovrei crederti sulla parola?”
“Sì”
“Niente da fare, sorella! Portali subito indietro”
Il demone cercò di muoversi, ma restò ancorata sul posto e urlò per la rabbia.
“Maledetti! Io posso anche rimanere qui, ma i miei bambini stanno dando la caccia a tuo padre e a tuo fratello in questo momento e li faranno a pezzi”
“Stai mentendo”
“Ne sei così sicuro?”
Abyzou tese il braccio destro in avanti e sul palmo della sua mano comparve una sfera.
“Guarda tu stesso”
Dean e Bobby fecero un passo in avanti con le armi in pugno e il ragazzo sentì le gambe cedergli quando vide l’immagine di suo fratello ferito tra le braccia di suo padre. Era evidente che John era terrorizzato mentre cercava di fermare il continuo flusso di sangue che fuoriusciva dall’addome del figlio minore e il demone sorrise.
L’immagine di per sè angosciante fu sostituita da un’altra ancora peggiore di John che, prima trasportava Sam sulle spalle, poi gli stringeva un braccio intorno alla gola.
“Sembra che il tuo paparino stia facendo il lavoro per me e si stia liberando di quel peso morto”
Dean sbarrò gli occhi quando la sfera scomparve e scosse la testa:
“Stai mentendo, papà non farebbe mai del male a Sam”
“Davvero? So che in un certo bar ha detto il contrario”
Bobby sussultò e chiese:
“Di che diavolo sta parlando?”
“Niente, non ascoltarla, sta cercando di confonderci”
“Non lo sa? Il vostro caro amico non è a conoscenza della situazione di Sammy?”
“Dean”
“Smettila, o ti pianto una pallottola in fronte”
“Se vuoi, Bobby, ti racconto io tutto quello che si sono detti padre e figlio prima che io prendessi Sam. Ti ricordi? Erano andati via da casa tua dopo che John si era incazzato con il ragazzino”
Il cacciatore si rivolse con più decisione a Dean e chiese:
“Che cosa mi stai nascondendo, figliolo? Te l’ho già chiesto una volta e hai sviato il discorso. Che cosa vuole fare tuo padre a Sam?”
Il ragazzo inspirò profondamente e dopo qualche attimo rispose:
“Devi fidarti di me, Bobby”
“Lo sai che mi fido di te, ma…”
“Allora non ascoltarla e pensiamo a salvare Sam e papà”
L’uomo fissò dubbioso il giovane, poi annuì e disse:
“Riprendo il rituale, non perderla di vista”
“Non osare!”
“Sta’zitta”
Bobby ritornò alla parete e cercò la bottiglia dell’acqua santa.
“Merda”
“Che succede?”
“Si è rotta, devo salire a prenderne un’altra. Pensi di riuscire a tenerla sotto controllo?”
“Nessun problema”
Bobby uscì dalla panic room e Dean colpì con il calcio della pistola il demone.
“Non azzardarti a raccontargli che cosa sai, non ti riguarda”
“Hai paura, posso sentirlo. Che cosa ti spaventa? Temi che, se il tuo fedele amico venisse a sapere la verità sulla notte in cui mammina è morta, darebbe la caccia a tuo fratello?”
“Bobby ama Sam, cercherebbe di salvarlo come faremo papà ed io”
“Se sei così sicuro, confessa il segreto di famiglia”
“Ho giurato a mio padre che non l’avrei raccontato ad anima viva”
“Che bravo figlio! Sei diverso da Sam, lui non è così ubbidiente”
“Non lo conosci”
“Oh, ho imparato molte cose sulla famiglia Winchester e devo dire che siete un gran casino. Papino non ha mai tolto la divisa e ti comanda a bacchetta, tu sei il suo braccio destro e il piccolino è la scheggia impazzita. Forse sarebbe stato meglio che Occhi Gialli lo avesse preso quella notte, non credi? Se mamma fosse rimasta a letto, pensa a come sarebbe stata diversa la tua vita. Saresti andato a scuola, avresti preso il diploma e fatto impazzire un sacco di ragazze con il tuo bel faccino. Magari ti saresti iscritto al college e i tuoi genitori sarebbero invecchiati insieme in attesa di un nipotino. E invece, il marmocchio ha rovinato tutto, la vita di tuo padre,la tua, per non parlare della povera Mary”
“Sammy non ha rovinato nulla, lui era solo un bambino e…”
“Ma se non fosse mai nato, Dean? Se tua madre, ad esempio, avesse abortito mentre lo aspettava? Sì, avrebbe sofferto per un po', ma poi il suo istinto avrebbe prevalso e si sarebbe dedicata a te con tutta se stessa”
“Stai dicendo un cumulo di stronzate!”
“E se ti dicessi che potrei cambiare le cose? Sono un demone potente e magari potrei far sì che tuo padre e tua madre non abbiano mai concepito Sam. Che ne dici, Dean? Un colpo di spugna completo e non ricorderesti nulla, nessuno di voi lo farebbe”
“Nessuno può fare una cosa del genere”
“Dimentichi che ho molti secoli di esperienza”
“Non ti credo”
“Non mi credi, o non vuoi credermi perché in fondo al tuo cuore stai desiderando che io possa veramente ridarti la vita che la nascita di Sam ti ha tolto? Riesci ad immaginarlo, Dean? Papà di nuovo sorridente e orgoglioso del suo bambino di quattro anni, mamma a casa che ti prepara da mangiare e ti rimbocca le coperte la sera, la tua casa, la tua stanza”
Abyzou sorrise e rincarò la dose:
“Non ho mai fatto a nessuno un’offerta così, dovresti accettarla. Ti basta solo liberarmi da questa trappola e ti accontenterò all’istante”
Dean guardò il demone con il cuore che gli andava a mille e scosse la testa.
“Coraggio, non c’è niente di male a desiderare qualcosa per se stessi e poi faresti del bene a tutti, anche a Sam”
“Come puoi dire una cosa del genere? Lui non esisterebbe”
“Appunto e in questo modo non dovrebbe subire quello che lo aspetta. Credimi, gli faresti un gran favore perché Occhi Gialli ha grandi piani su di lui e presto lo reclamerà”
Il giovane Winchester si accorse che le mani gli tremavano vistosamente e che non riusciva più a tenere sotto tiro la sua prigioniera. Abbassò l’arma e la fissò con le lacrime agli occhi.
“Coraggio, Dean, liberami”

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


“Maledizione! Prima o poi dovrò decidermi a mettere in ordine in questo casino”
Bobby sbattè violentemente le ante di uno degli armadi che contenevano il sogno di ogni cacciatore, da un campionario infinito di pistole e fucili a pallottole d’argento, da accendini a taniche di liquido infiammabile, e si grattò la testa dopo essersi tolto con rabbia il suo berretto da baseball.
Si guardò ancora intorno cercando di ricordare dove aveva lasciato le bottigliette di acqua santa e dopo aver girato ancora per la stanza per qualche minuto, finalmente gli venne in mente che le aveva da poco spostate in una credenza in cucina.
Tornato al piano terra, si fermò cercando di sentire che cosa stava succedendo nel seminterrato, poi proseguì verso la sua meta. Una volta recuperata l’acqua santa, si avviò verso le scale e man mano che si avvicinava alla rampa, il suo istinto gli disse che qualcosa che non andava.
Scese rapidamente al piano di sotto e lì la voce tentatrice di Abyzou lo fece raggelare. Non poteva credere a cosa il demone stava proponendo a Dean, era chiaro che non immaginava nemmeno l’adorazione che il maggiore dei Winchester aveva per il fratello. Un mondo senza Sam non avrebbe mai potuto appagarlo e Bobby sorrise quando sentì il ragazzo respingere al mittente la sola idea, ma poi sbiancò quando sentì Abyzou parlare di Occhi Gialli e dei suoi progetti.
Il cacciatore strinse forte la ringhiera e i puntini cominciarono ad unirsi. Era ovvio che Dean gli stava nascondendo qualcosa sin dall’inizio ed era altrettanto ovvio che questo Occhi Gialli non aveva buone intenzioni.
No, c’era qualcosa di grosso che incombeva su Sam, qualcosa di talmente spaventoso che suo padre avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedire che mettesse le mani sul suo ragazzo, qualcosa che aveva pianificato e condiviso con suo figlio maggiore.
“Che diavolo sta succedendo, John? Non appena rimetterai qui il culo, giuro che ti impallinerò se solo oserai propinarmi qualche cazzata sul ragazzino!”- pensò prima di essere riportato di nuovo alla realtà dalla voce del demone, che invitava Dean a liberarlo. Si precipitò verso la panic room giusto in tempo per vedere il ragazzo abbassare la pistola e decise di intervenire prima che le cose andassero definitivamente a puttane. Svitò il tappo della bottiglietta e innaffiò Abyzou con l’acqua santa.
“Bastardo”
“Dean, che cazzo stai facendo?”
Il giovane fissò con gli occhi pieni di lacrime il suo amico e crollò sulle ginocchia.
Bobby capì che il ragazzo stava andando knock-out e che non sarebbe stato molto d’aiuto se non fosse tornato in sé, così annaffiò di nuovo il demone per fiaccarlo giusto il tempo necessario per portare Dean fuori dalla panic room e farlo sedere di fronte alla porta.
Dopo il secondo trattamento, Abyzou si placò e il cacciatore rivolse la sua attenzione al maggiore dei figli di John, che stava palesemente singhiozzando. Si avvicinò a lui e gli sentì mormorare:
“Perdonami, Sammy, ti prego”
“Dean”
Lo attirò in un abbraccio e cercò di tranquillizzarlo.
“Va tutto bene, ragazzo, sono qui”
“Perdonami”
“Non c’è niente da perdonare, calmati”
Dean afferrò la camicia del suo amico e disperato chiese:
“Che stavo facendo, Bobby, come ho potuto solo pensarlo? Io amo Sam, morirei per lui”
“Lo so, hai cresciuto quel ragazzino e hai fatto un ottimo lavoro”
“Ma lo stavo tradendo, ho pensato alla mamma, alla nostra casa, a come era papà prima di quella notte”
“E’ normale che tu l’abbia fatto, è umano”
“No, non lo è, non dovevo nemmeno per un attimo esitare. Dovevo scegliere Sam e invece…”
“Non è successo nulla, Dean, la stronza è ancora nostra prigioniera e se mi dai una mano, la rimandiamo all’inferno”
Il maggiore dei ragazzi Winchester scosse la testa e si portò le mani al viso.
“Papà mi ha sempre detto che dovevo stare attento a Sammy e io lo stavo vendendo ad un demone”
“Dean, sei un bravo ragazzo e non devi sentirti in colpa, i demoni sguazzano nel dolore delle persone e le tentano dalla notte dei tempi”
“Che cosa sarebbe successo se tu non fossi arrivato? Avrei accettato che lei desse un colpo di spugna a tutto quanto, avrei accettato che lei cancellasse Sam e tutto quello che abbiamo vissuto insieme?”
“Non possiamo saperlo e al momento non importa nemmeno perché tuo padre e Sam sono nei guai e dobbiamo riportarli indietro”
“Bobby”
“Sai che non posso farlo da solo, quindi alza il culo e fai l’uomo”
Dean alzò lo sguardo verso la porta della panic room e lo posò sul corpo immobile di suo fratello. Sentì il cuore stringersi per il senso di colpa, poi la voce di suo padre che gli ripeteva che non è mai troppo tardi per rimettere a posto le cose, gli attraversò il cervello. Inspirò profondamente un paio di volte, poi si rimise in piedi e disse:
“Okay, andiamo”
“Così si parla, ragazzo”
“Che cosa devo fare?”
“Per prima cosa dobbiamo liberarci di Abyzou”
“Come?”
“Credo che un esorcismo vecchia maniera possa andare”
I due cacciatori rientrarono nella panic room e Bobby disse:
“A te l’onore”
“Exorcizamus te, omnis immundus spiritus, omnis satanica potestas, omnis incursio infernalis adversarii…”
Non appena Dean iniziò a recitare l’esorcismo, Abyzou cominciò ad agitarsi e a inveire contro il cacciatore, che però non si lasciò distrarre e mantenne ferma la voce. Arrivato alla fine, fissò il demone aspettandosi del fumo nero, o qualcosa del genere, ma non accadde nulla, anzi l’essere scoppiò in una forte risata e chiese:
“Credevi davvero di battermi con un esorcismo?”
“Come è possibile? Ha sempre funzionato”
“Con demoni di serie b, tesoro, ma io sono di un’altra categoria e ora ti farò a pezzi”
“Non credo proprio”
Abyzou si voltò verso Bobby e vide aveva disegnato con il suo sangue su una parete dei simboli enochiani.
“Non osare”
“Bon voyage, madame”
Premette la mano al centro della figura sul muro e una luce intensissima riempì la stanza accecando i due cacciatori. Quando ritornarono a vedere, Abyzou era sparita e Dean chiese:
“Che diavolo era quello?”
“Un piccolo trucco enochiano”
“Enochiano?”
“Non ho tempo di darti spiegazioni, ma detto in breve è la lingua perduta degli angeli ed è piuttosto cazzuta”
“Sei un fottuto nerd come Sammy”
“Beh, il nerd ti ha appena salvato di nuovo il culo”
“Perché non mi hai avvertito che avresti giocato a fare Houdinì?”
“Speravo che non ce ne sarebbe stato bisogno, ma dalla reazione di Abyzou alle prime parole dell’esorcismo ho capito che avevamo bisogno dell’artiglieria pesante”
“Dove è finita?”
“Non saprei, ma per il momento riprendiamo il rituale e portiamo a casa tuo padre e tuo fratello. Devo recitare solo un’ultima parte del testo che mi ha lasciato Lenora e poi dovrebbe essere fatta”
Bobby ritornò davanti alla parete squarciata e completò la formula, che aveva dovuto interrompere a causa dell’arrivo di Abyzou, poi chiese:
“Hai segnato tuo padre per primo, vero?”
“Sì, prima lui e poi Sam”
“Okay, adesso li richiamiamo”
    -----------------------------------------
John si avvicinò alla luce e riuscì a distinguere sempre più chiaramente la voce di suo figlio maggiore e del suo amico.
Una scarica di adrenalina lo attraversò e gli fece pensare che la salvezza era ad un passo. Finalmente avrebbe portato Sam al sicuro, lo avrebbe curato come si deve e fatto riposare in un letto caldo dopo avergli tolto da dosso ogni traccia delle violenze subite. Non avrebbe cancellato il dolore e lo shock, ma John era sicuro che il suo ragazzo si sarebbe sentito molto meglio risvegliandosi tra le familiari mura della casa di Bobby.
Dean si sarebbe preso cura di loro, ne era certo e una volta dato a lui il comando, avrebbe potuto finalmente potuto fermarsi e deporre le armi.
Anche lui aveva un disperato bisogno di riposare perché non era messo benissimo e di lasciare la prima linea, ma al momento non poteva permettersi di crollare.
“Andiamo, sbrigatevi”
Rimase davanti alla luce per qualche istante, poi, rendendosi conto che erano troppo vulnerabili e che non poteva mantenere suo figlio nella posizione attuale per più tempo, si trovò un nuovo riparo.
Stese Sam a terra e lo esaminò attentamente. Notò che era sempre più pallido e la respirazione era diventata più difficoltosa. Gli prese un polso e lo trovò molto debole. Non era un medico, ma sul campo aveva imparato tante cose e tutti i sintomi erano riconducibili al dissanguamento.
“No, maledizione, non puoi cedere adesso”
Scosse violentemente suo figlio e con fatica lo costrinse alla coscienza.
“Sammy”
“Chi sei?”
“Sam, sono papà, non mi riconosci?”
Il ragazzo fissò con aria assente l’uomo che lo teneva tra le braccia e chiese:
“Papà, andiamo a prendere Dee a scuola?”
“Cosa?”
“Hai detto che, quando mi svegliavo, andavamo a prendere Dee”
Le parole del suo secondogenito misero in allarme John, che, dopo un breve attimo di smarrimento, domandò:
“Sammy, sai dove siamo?”
“Nel motel con l’uccello buffo”
L’uomo sgranò gli occhi ricordando che aveva portato i suoi ragazzi in un Pelican quando erano andati alle cascate del Niagara e tornò ad interrogare il figlio minore.
“Sammy, quanti anni hai?”
“Non lo so”
“Quanti anni ha Dean?”
Il ragazzo non rispose e chiuse gli occhi.
“Sammy”
“Papà, mi dispiace, so che avevi detto che non dovevo toccarlo”
“Di che cosa stai parlando?”
“Non mi piace il tuo diario, è pieno di brutte cose e ho avuto tanta paura”
“Per questo non volevo che lo vedessi”
“Mi stavo annoiando, volevo solo leggere qualcosa”
“Va bene, non fa niente”
“Manda via i mostri, non voglio che mi portino via”
“Nessuno ti porterà via”
“E se portano via te? Che cosa facciamo Dee e io? Dice che è  grande, ma siamo due bambini”
Sam era in un evidente stato confusionale e l’uomo pensò che probabilmente le sue conoscenze, o quelle di Bobby non sarebbero bastate questa volta per rimetterlo in piedi e avrebbe dovuto portare suo figlio in ospedale.
Lo strinse tra le braccia e cercò di tranquillizzarlo.
“Non devi preoccuparti, tornerò sempre da voi due”
“Voglio andare a giocare con Rumsfeld”
John scosse la testa, poi guardò in direzione della luce e notò che qualcosa stava cambiando: il colore ad esempio stava passando da un azzurrino chiaro a un viola carico e la forma originale ovale aveva lasciato il posto ad una figura non uniforme, i cui vertici cambiavano continuamente. Gli sembrò uno dei quei blocchi di plastilina che Dean trasformava in cose sempre diverse per intrattenere Sam durante i lunghi viaggi nell’Impala e contro i quali aveva imprecato quando aveva dovuto staccarli dalla tappezzeria dopo uno scontro senza esclusione di colpi fra i suoi bambini.
Ad un certo punto la luce sembrò implodere e un forte vento iniziò a soffiare tra gli alberi. Il turbinio aumentò velocemente e anche il terreno sotto i piedi di John si alzò minaccioso. L’uomo girò il viso del figlio verso il suo petto e gli coprì gli occhi con una mano, poi si abbassò su di lui tentando di proteggerlo.
Mentre era lì, concentrato sul ripararsi e riparare il suo ragazzo, si accorse che qualcuno si muoveva tra gli alberi. Non erano né Dean, né Bobby e solo dopo qualche secondo si rese conto che si trattava di Lenora.
La vide avvicinarsi con i capelli sciolti e a piedi nudi e pensò che la donna si fosse unita ai bambini senza occhi per riportarli da Abyzou.
“Lasciaci in pace”
Dietro di lei effettivamente arrivarono sempre più numerosi gli schiavi del demone e si misero davanti alla luce in attesa. Dopo qualche istante crollarono tutti sulle ginocchia e appoggiarono la fronte a terra in segno di sottomissione. A John sembrò di trovarsi in una moschea, ma ebbe poco tempo per capire che cosa stessero facendo visto che dalla luce Abyzou sbucò urlando. Vederla gli fece gelare il sangue perché il suo ritorno significava che Dean e Bobby erano morti e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Strinse di più Sam e sentì la disperazione crescere.
Il cuore prese a battergli forte al pensiero di aver perso suo figlio maggiore e  la consapevolezza che anche lui e Sammy fossero ormai condannati, lo travolse.
Aveva pensato tante volte a come se ne sarebbe andato quando stanco e ferito si era rimesso al volante dell’Impala dopo una caccia e si era forzato a ritornare dai suoi figli. In quelle ore di guida solitaria il pensiero della morte non lo aveva angosciato particolarmente, anzi a volte l’idea di ricongiungersi a Mary gli aveva scaldato il cuore, ma poi le lentiggini impertinenti di Dean e le fossette di Sammy gli avevano fatto riacquistare lucidità e riattaccarsi alla vita.
Era il loro padre, era responsabile di quei due bambini e non poteva adagiarsi sulla certezza che Bobby, il pastore Jim, persino Ellen avrebbero fatto qualsiasi cosa per aiutarli.
No, i ragazzi sarebbero sempre stati parte di lui e non aveva mai passato completamente il testimone nemmeno quando Dean era diventato abbastanza grande da diventare il secondo tutore legale del più piccolo.
Certo, da allora si era allontanato con il cuore più leggero sapendo che suo figlio maggiore avrebbe tenuto lontano il CPS e in caso di necessità avrebbe potuto prendere decisioni urgenti, ma non aveva mai pensato di lasciarli.
“Dean, figlio mio”- mormorò in preda allo sconforto.
In quel momento esatto Sam riaprì gli occhi e John lesse nel suo sguardo la consapevolezza della fine imminente. Lo accarezzò e pian piano sentì la rabbia prendere il posto della disperazione.
Il cacciatore, che era in lui, gli urlò che non sarebbe andato giù senza combattere, lo doveva ai suoi figli e si disse che, se era arrivato il momento di uscire di scena, lo avrebbe fatto nel suo stile. Si ricordò dell’esorcismo che Lenora gli aveva insegnato e arrivò sul punto di iniziare a recitarlo quando la voce della donna lo bloccò.
“Abyzou, sei tornata”
“Quei maledetti cacciatori mi hanno bandita”
“Non li hai uccisi?”
“No, il vecchiaccio mi ha buttata fuori di casa sua con un incantesimo molto potente”
John sentì il cuore esplodere di gioia e ringraziò mentalmente chiunque fosse in ascolto ai piani alti per aver protetto suo figlio, poi ritornò ad ascoltare.
“Non finisce qui, però, strapperò loro il cuore, anzi farò di meglio, lo strapperò a John e a suo figlio e glieli manderò come omaggio”
Lenora ingoiò nervosamente e disse:
“Non voglio essere di intralcio alla tua vendetta contro i Winchester, lasciami andare via con Vincent”
“Che cosa mi stai nascondendo e perché siete tutti qui fuori? Chi sta sorvegliando i miei prigionieri?”
“Abyzou, sono riusciti a scappare quando ti sei precipitata a fermare Dean e Bobby”
“Scappati? E tu non li hai fermati?”
“Non sono in guerra con John Winchester, io rivolevo solo il mio bambino”
“Oh, c’è una punta di rimorso nella tua voce?”
“Non mi è piaciuto tradirlo se è questo che vuoi dire”
“Davvero? Mi sembrava che fosse una tua vecchia abitudine quella di deludere quelli che si fidano di te”
“Ho fatto tanti sbagli in vita mia e me ne prendo la responsabilità, ma, tornando qui, volevo davvero rimediare dando a John la possibilità di riprendersi suo figlio”
“E magari se ci fossi riuscita, ti sarebbe piaciuto farti quel bel bocconcino, magari ti avrebbe ringraziata con del sesso bollente”
“Volevo solo aiutarlo, ma poi mi ha parlato delle teche e non sono riuscita più a pensare ad altro. Adesso però tutto questo non ha più importanza, voglio solo che mi rimandi indietro”
“Sai dov’è?”
“No”
“Stai mentendo?”
“No. Ho percepito che stavi tornando e sono venuta a chiederti di lasciarci liberi”
“E che cosa racconterai a Dean e a Bobby? Ho visto che il tuo corpo è insieme a quelli di padre e figlio”
“Dirò che non ce l’hanno fatta”
“Un’altra menzogna”
“Non è una bugia, per quanto ne so, sono morti, o almeno lo è il ragazzo. Si stava dissanguando l’ultima volta che l’ho visto e non penso che John abbia potuto fare niente a riguardo”
Il cacciatore abbassò lo sguardo sul figlio disteso davanti a lui e gli appoggiò due dita all’altezza della giugulare. Il battito era ancora lì, ma era debole e non prometteva nulla di buono.
“Ti ripeto, però, che non voglio altro che andarmene da qui, quello che farai con i Winchester non è affar mio”
Abyzou fissò Lenora, poi sorrise.
“Vuoi solo tornare a casa con Vincent?”
“Sì, ti prego, farò qualsiasi cosa per te in cambio”
Il demone si avvicinò alla donna e le fece una carezza sul lato destro sul viso.
“Qualsiasi cosa?”
“Qualsiasi”
“Sai che forse ho voglia di accettare la tua proposta? Ho già avuto pietà di una madre una volta e in fondo sono molto sensibile”
“Ti prego, lasciaci andare”
Abyzou annuì e rispose:
“Va bene, ho deciso di esaudire il tuo desiderio”
“Davvero? Ti sarò sempre debitrice, potrai chiedermi qualsiasi cosa”
“Me ne ricorderò, ma non puoi portare via Vincent in quella teca, svanirebbe appena entrato nel tuo mondo. Dammelo un attimo, farò in modo che possa resistere al cambio di dimensione”
Lenora ebbe l’istinto di indietreggiare davanti alle mani tese di Abyzou, poi si lasciò convincere e le consegnò la teca.
“Ci vorrà solo un attimo”
Il demone sorrise ancora, poi con un gesto improvviso schiacciò tra le dita ossute il piccolo contenitore e scoppiò in una fragorosa risata. Il suo verso grottesco fu coperto però dalle urla della donna, che cadde in ginocchio e pianse disperata.
“Pensavi davvero che avresti avuto il tuo lieto fine?”
John sbarrò gli occhi e non poté impedirsi di provare rabbia per la crudeltà di Abyzou. Si disse che, se in qualche modo fosse sopravvissuto, sarebbe diventata la numero 2 della sua lista nera e avrebbe pagato per tutto il male che aveva provocato nel corso dei secoli. Guardò il volto stravolto di Lenora, poi si sporse un po' in avanti per vedere meglio che cosa stava succedendo a pochi passi da lui e quel piccolo movimento non passò inosservato alla donna.
Ci fu un veloce scambio di occhiate e nonostante la logica avrebbe suggerito a John di non fidarsi di chi l’aveva tradito senza batter ciglio, si mise in piedi e con lei iniziò a recitare:
Ti ordino, Abyzou, di sottometterti al mio volere e di ritornare in catene come volle Salomone. Vattene da questo mondo e sprofonda all’Inferno perché quello è il luogo che ti appartiene, portando con te la tua invidia e la tua malvagità. Liberaci dalla tua immonda presenza e non osare più tornare sulla terra, te lo ordino in nome di Dio

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Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


Le prime parole dell’incantesimo provocarono una reazione nel demone che John non si sarebbe mai aspettato: se in seguito all’attacco di Dean e Bobby, aveva urlato e si era dimenata, questa volta Abyzou era ferma sul posto come se qualcosa la stesse ipnotizzando e non emetteva alcun suono.
Il cacciatore avrebbe voluto assistere ad un film visto tante volte e vederla sparire davanti ai suoi occhi, ma le cose non sembravano andare in quella direzione. Il demone, infatti, all’apparenza non era nemmeno stato scalfito dal loro tentativo di bandirlo e John la guardò scioccato prima di fare un passo indietro a protezione di Sam, che continuava nel frattempo ad essere privo di conoscenza. Anche Lenora sentì il mondo crollarle addosso e si allontanò di qualche metro pur sapendo che non sarebbe servito a nulla se Abyzou avesse cercato vendetta.
“Perché non funziona? Perché è ancora qui?”
“Io non lo so, ero sicura che…”
“Abbiamo sbagliato qualcosa?”
“No, era perfetto”
“E allora?”
“Allora non lo so, John, gli altri demoni andavano via”
“Siamo fottuti, maledizione!”
John abbassò di nuovo lo sguardo sul figlio e anche se era molto preoccupato per lui, allo stesso tempo era grato per la sua incoscienza, almeno non avrebbe sofferto nel momento in cui Abyzou li avrebbe fatti  a pezzi. Si inginocchiò accanto al suo ragazzo e lo riprese tra le braccia. Gli diede un bacio sulla testa e mormorò:
“Sono qui, Sammy, papà non ti lascerà mai”
Lo strinse al petto e sperò che il demone li avrebbe finiti in fretta. Guardò poi verso il portale e mandò un pensiero a suo figlio maggiore ringraziandolo per aver provato a riportarli indietro.
“Sii forte, ragazzo mio, devi esserlo per me e per tuo fratello”
I ricordi di una vita con i suoi ragazzi gli invasero la mente, dagli incerti passi di Dean alle prime parole di Sam, dalle lacrime per una cotta non corrisposta ai giorni di guerra fredda per l’ennesimo scherzo finito male. Erano volate tante volte parole grosse quando entrambi erano cresciuti e spesso si erano mandati reciprocamente a quel paese giurandosi di non rivolgersi più la parola, ma il rancore svaniva nel nulla quando sulla strada del più piccolo compariva l’ennesimo bullo, o quando il maggiore aveva bisogno di una mano per tirarsi fuori dagli impicci.
Il cacciatore sorrise pensando al legame che aveva unito negli anni i suoi figli e si sentì tanto orgoglioso di loro.
“John, guarda”
L’uomo alzò lo sguardo sul demone, che prima si irrigidì e poi si afflosciò sul terreno senza nemmeno un rantolo.
Istintivamente il cacciatore si sarebbe avvicinato per capire che cosa stava succedendo, ma era disarmato e non ci teneva a consegnarsi prima del tempo, quindi mantenne le distanze e girò lo sguardo sui bambini senza occhi. Anche loro sembravano come ipnotizzati, come se la caduta del loro leader li avesse fatti smarrire e gli mancò il fiato quando li vide crollare uno dopo l’altro.
“Lenora”
“Credo che siano pronti per andarsene, sono finalmente liberi”
La donna abbassò gli occhi su ciò che rimaneva della teca che conteneva suo figlio e delle lacrime le rotolarono lungo le guance.
“Dove sarà il mio bambino?”
“Non lo so”
“Forse è ancora qui da qualche parte”
“Ho paura di no”
“Mi odi, vero?”
“Di certo non sei in cima alla lista delle mie persone preferite, ma mi hai aiutato con il rito e per questo, quando torneremo indietro, non ti ucciderò per averci venduto. Ti permetterò di prendere le tue cose e di lasciare la casa di Bobby, ma, se le nostre strade dovessero di nuovo incrociarsi, non sarò così generoso”
“Non si incroceranno più”
“Ne sembri sicura”
“Lo sono”
John guardò la donna e avrebbe voluto chiederle un chiarimento sulle sue parole, ma aveva altre priorità. Riusciva a sentire in lontananza sia la voce di suo figlio maggiore sia quella del suo amico, il portale era ancora aperto, quindi la cosa più sensata da fare era quella di tentare di attraversarlo. Si sistemò Sam tra le braccia e si tirò su.
“Dobbiamo andarcene”
“Non possiamo se non ci richiamano”
“Abyzou ha detto che sono vivi, perché non si muovono?”
“Non ne ho idea, forse sono feriti”
“Pensi che possano sentirci?”
“Se noi sentiamo loro, in teoria anche loro possono sentire noi”
John si voltò verso la luce e urlò forte il nome di suo figlio maggiore.
                                              -------------------------------
Dean
Il giovane Winchester si voltò di scatto verso la parete squarciata della panic room e mormorò:
“Papà”
Si avvicinò al muro e chiese:
“Lo hai sentito, vero?”
Bobby lo raggiunse e annuì:
“Sì, ho sentito”
“E’ vivo, papà è vivo”
Il viso del ragazzo si illuminò e sorrise al suo amico.
“Se lui è vivo, lo sarà sicuramente anche Sammy”
“Dean, di questo non possiamo essere certi”
“Non ha fatto del male a Sam, ne sono sicuro. Ci deve essere una spiegazione per quello che abbiamo visto”
“Me lo auguro, ma non sappiamo che cosa è successo mentre erano lì. Abyzou potrebbe aver posseduto tuo padre e averlo costretto a fare quello che abbiamo visto e pure se non fosse così, Sam non aveva per niente un bell’aspetto”
“Abyzou era qui quando papà ipoteticamente ha strangolato Sam”
“E pensi che un demone così potente non possa essere in un posto e agire in un altro?”
Il giovane scosse la testa e rifiutò di nuovo il pensiero che suo padre avesse ucciso suo fratello.
“Dean, devi ragionare come un cacciatore e mettere in conto che quello che abbiamo visto potrebbe essere successo e che la voce che abbiamo sentito non era quella di tuo padre. Devo insegnartelo io che i demoni sono capaci di imitare chiunque? Tutta questa merda è iniziata perché Abyzou ha ingannato Sam spacciandosi per vostra madre”
“So riconoscere la voce di mio padre, era lui”
“Ascoltami-urlò il cacciatore afferrando il suo amico per le braccia-Anche io voglio riaverli indietro, ma non possiamo essere sicuri di chi o cosa riporteremo. Adesso li segneremo di nuovo come ha detto Lenora, ma devi rimanere lucido ed essere pronto a reagire.
Chiariamoci adesso, ragazzo, o così, o vai fuori di qui perché, se devo affrontare qualcosa, lo devo fare al massimo, non mi devo preoccupare di averti tra i piedi”
“Che cosa vorrebbe dire questo?”
“Vuol dire che controllerò che chiunque arriverà attraverso quelle crepe sia a posto e non farò eccezioni”
Bobby fissò il giovane Winchester e chiese:
“Sarai un problema di cui dovrò occuparmi, Dean?”
“Io…”
“Sarai un problema?”
“No, non sarò un problema, ma tu non devi fargli del male”
“Non lo farò se non sarà necessario, ma, se solo sospetterò che non sono John, Sam e Lenora, allora…”
“Ho capito, non continuare”
“Ci sono delle trappole del diavolo sotto le loro brande, quindi, in caso di intrusi, dovrebbero rimanere bloccati”
“Abyzou ha richiesto il tuo abracadraba”
“Sì e non si scherza con l’enochiano. Non dovrebbe avere la forza per tornare, ma non è solo lei il problema, potrebbe arrivare anche altro: quando si aprono varchi tra noi e il resto, non si può mai sapere”
Bobby riprese le due ciotoline che lui e Dean avevano usato per segnare John e Sam e ne tese una al suo amico.
“C’è una cosa che devi sapere prima che iniziamo: Lenora mi ha detto che, per dare il via al rientro delle essenze di Sam e John nei rispettivi corpi, dobbiamo ripetere i sigilli sui loro polsi in contemporanea”
“Perché?”
“Perché all’andata tuo fratello non c’era e ha bisogno di essere guidato”
“Guidato?”
“Sì, avrà bisogno che tuo padre gli mostri la strada"
“Okay, ma da chi vado adesso? Ho segnato entrambi prima mentre tu eri impegnato con Lenora”
“Ha detto che sarebbe stato ininfluente, devono solo essere trattati insieme”
“Come sapeva che mi sarei occupato sia di Sam che di papà?”
“Non ci voleva molta immaginazione, era scontato che non mi avresti permesso di avvicinarmi a loro visto come ti sei comportato prima della partenza di John”
“Bobby, io mi fido di te, lo sai”
“Sì, ma sei ferocemente protettivo nei confronti della tua famiglia”
“E’ vero, ma ti affiderei la mia vita, lo sai”
“Non è il momento dei sentimentalismi, Dean, abbiamo ben altro a cui pensare: se Abyzou è ritornata a casa, John e Sam, se sono ancora vivi, potrebbero essere in guai seri”
“Okay”
“John, o Sam?”
“Papà”
“Allora io mi occupo di tuo fratello”
I due uomini si sedettero accanto ai due Winchester incoscienti, gli scoprirono i polsi, poi si scambiarono un segno di intesa prima di iniziare il processo. Ripeterono con estrema cura i simboli, poi Bobby bruciò quello che era rimasto della candela e disse:
“Ora tocca a loro”
“Tornate a casa, vi prego”
                                                    ----------------------
John se ne stava in piedi davanti al portale con Sam tra le braccia sperando di veder accadere qualcosa e quando sentì di nuovo la voce di suo figlio maggiore, non potè non sorridere.
“Sì, siamo vivi, Dean, ma ho bisogno che ci porti via di qui alla svelta”
All’improvviso si sentì investito da una leggera brezza calda e vide che l’interno del portale era di colore viola.
Non sapeva bene come sarebbe stato il viaggio di ritorno, Lenora non gli aveva dato da bere nessun intruglio disgustoso, ma di certo non si aspettava di sentirsi lentamente tirato verso l’interno della luce.
“John, ti stanno richiamando, non opporre resistenza”
“E Sammy?”
“Mettilo giù, verrà subito dopo di te”
“Non se ne parla, non lo lascio”
“Non puoi fare altrimenti, stai cominciando a svanire e se non lo appoggi a terra, cadrà violentemente quando sarai andato”
“No”
L’uomo sentì le gambe cedergli e finì sulle ginocchia senza mollare la presa sul figlio, ma le forze lo stavano abbandonando e sapeva che era sul punto di star per perdere conoscenza.
“John, vai, lui ti seguirà”
“No, voglio portarlo con me”
Se fino a quel momento il cacciatore aveva opposto resistenza al suo rientro, quella forza divenne ostinata disperazione quando notò gli occhi di nuovo aperti del figlio.
“Sammy”
“Papà, che sta succedendo?”
“Stiamo andando via”
“Papà”
“Cosa?”
“Stai sparendo”
Il più anziano dei Winchester si guardò le braccia e capì che cosa intendesse il figlio. Era come se qualcosa lo stesse letteralmente cancellando, ma tentò comunque di rimanere aggrappato a Sam, che lo stava implorando in lacrime:
“No, ti prego, non mi lasciare”
“John, devi andare, ora”
“Sei sicura che mi seguirà?”
“Lo farà, ma, se non ti lasci andare, rimarrete qui entrambi"
“Papà, no, non abbandonarmi"
L'uomo guardò di nuovo Lenora, poi gli occhi colmi di lacrime di suo figlio e scosse la testa.
“Non posso”
Stava per stringere di più Sam tra le braccia quando Lenora arrivò di gran carriera e lo spinse violentemente verso la luce.
“No, Sammy”- urlò lui prima di sentirsi trascinare all’indietro.
L’immagine sempre più lontana di suo figlio steso a terra lo terrorizzò e il cuore gli si fermò quando vide una scena che gli gelò il sangue: Abyzou era di nuovo in piedi e aveva afferrato il suo ragazzo. Iniziò ad urlare e urlando balzò in mezzo alla branda nella panic room di Bobby.
“Sammy, no”
Dean fissò suo padre, che si guardava intorno in preda al panico, e se da un lato si sentiva esplodere dalla gioia per riaverlo a casa, dall’altro la consapevolezza che qualcosa era andata tremendamente storta lo travolse. Si voltò a guardare Sam e vide che Bobby scuoteva la testa, ma non ebbe il tempo di reagire perché John si fiondò giù dal letto e si precipitò da suo fratello. Prese a scuoterlo e a urlargli di svegliarsi, poi scoppiò in lacrime.
“Sammy, bambino mio”
“Papà”
“Ho fallito, l’ho perso. Eravamo così vicini, è stato così coraggioso”
“Papà”- tentò di nuovo Dean avvicinandosi.
Solo a quel punto l’uomo si rese conto di avere davanti suo figlio maggiore e si lanciò verso di lui stringendolo forte al petto.
“Perdonami, ti prego. Ho provato a riportarlo, ma Lenora mi ha spinto via e Abyzou lo ha ripreso. E’ tutta colpa mia, l’ho lasciato nelle mani di quel demone”
“Papà, mi stai dicendo che Sammy è morto?”
La domanda scosse nel profondo l’uomo, che tornò dal figlio più piccolo e gli sentì il polso.
“Oh Dio, è vivo, è ancora vivo. Dovete rimandarmi indietro, devo andare a prenderlo”
Tornò in un attimo in piedi e prese a cercare freneticamente nella stanza il suo bicchiere.
“Dov’è?”
Bobby gli si parò davanti e tentò di fermarlo.
“John, di che cosa stai parlando?”
“Devo tornare da Sam, devo bere di nuovo quella roba e…”
“John, non ce n’è, l’avete mandata giù tutta”
“No, non è possibile”
“Lenora non ne ha lasciata altra, te lo giuro”
“Dobbiamo farla noi allora, dobbiamo fare in fretta. Sammy era così spaventato, devo andare a prenderlo”
L’uomo ricominciò ad aggirarsi quasi istericamente nella panic room fin quando Dean non lo inchiodò al muro urlando:
“Basta, papà, smettila. Bobby ti ha detto la verità, Lenora non ci ha lasciato nulla tranne quello che serviva per riportarvi indietro”
John rimase in silenzio scioccato dalle parole del figlio, poi scivolò lungo il muro fino al pavimento sostenuto da Dean.
“Ti prego, calmati”
Il cacciatore abbassò il capo e permise alle lacrime di venir fuori.
“L’ho perso, non ho salvato mio figlio”
“Papà”
“Che cosa ho fatto, Dean?”
“Hai cercato di salvarlo”
“Ma non ci sono riuscito”
“Papà”
John tirò a sé le ginocchia e iniziò a singhiozzare. Al crollo del genitore anche il giovane Winchester si lasciò andare e entrambi piansero per la perdita del terzo membro della loro famiglia.
Bobby guardò i suoi amici andare in pezzi e decise che era il caso di lasciarli da soli. Si avviò verso la porta della panic room, poi lanciò un’altra occhiata al piccolo Winchester e uscì. Salì lentamente le scale e non appena arrivò al piano di sopra, udì Rumsfeld lamentarsi. Lo raggiunse fuori casa e lo chiamò con un fischio.
“Che cosa c’è, ragazzone? Hai capito che il tuo grande amico se n’è andato?”
I due cacciatori rimasero sul pavimento della panic room a lungo cercando di consolarsi a vicenda, ma entrambi sapevano che nulla avrebbe mai potuto riempire il vuoto lasciato da Sam.
Dopo un tempo che a John sembrò infinito, l'uomo pensò che aveva perso un figlio, ma ne aveva un altro tra le braccia che aveva disperatamente bisogno di lui e doveva reagire. Cercò di raccogliere le sue residue forze, poi afferrò il capo di Dean e gli disse:
“In piedi, figliolo"
“Io..”
“Coraggio, usciamo di qui"
“Non voglio lasciarlo solo"
“Andiamo, Dean"
Il cacciatore si tirò su portando con sé il suo ragazzo e ripeté:
“Usciamo di qui"
“E se Sammy si sveglia? Hai detto che aveva paura e lo sai che i suoi incubi sono…”
“Dean, tuo fratello non sta dormendo”
Il giovane si voltò verso il letto su cui giaceva Sam e fece per raggiungerlo, ma il padre gli cinse la vita con le braccia.
“Andiamo di sopra"
John spinse fuori dalla panic room suo figlio maggiore e lo costrinse a salire le scale. Lo condusse in cucina e lo fece sedere, poi aprì il frigo e prese due birre. Le stappò, poi ne porse una a Dean e si sistemò dall'altra parte del tavolo guardandolo attentamente.
La reazione del suo primogenito lo spaventava e si chiese che cosa gli stesse passando per la testa. Sì, aveva pianto, ma quello che aveva detto pochi minuti prima dimostrava che stava negando la realtà e doveva essere pronto a raccoglierlo quando ne avrebbe avuto consapevolezza.
Fottute fasi del dolore...
Quando Mary era morta, i suoi amici lo avevano spinto a vedere uno psicologo e ricordava perfettamente che cosa aveva pensato quando il dottor Collins aveva cercato di convincerlo che si era creato nella sua testa l'immagine di sua moglie sul soffitto perché era nella fase del rifiuto. Sarebbe passata, gli aveva detto, sarebbe sopraggiunta la rassegnazione e si sarebbe ricostruito una vita con i suoi figli e magari con una nuova compagna.
Sembrava così facile, come se la vita delle persone fosse un'espressione matematica per la quale basta eseguire i passaggi per arrivare alla soluzione.
Che mondo di stronzate!
La sua esistenza non era ripresa come se nulla fosse accaduto e aveva scoperto sulla propria pelle che si può rimanere bloccati e sentirsi morti come quelli che ci hanno lasciato.
All'epoca era solo un giovane padre e aveva dovuto affrontare tutto da solo, ma adesso era un uomo e poteva fare in modo che Dean non rimanesse intrappolato nel dolore, era il suo turno di essere forte e di portare il fardello per entrambi.
Avrebbe pianto in solitudine la morte di Sam, ma giurò a se stesso che nessuna lacrima avrebbe bagnato il suo volto in presenza del suo primogenito. Spinto da questa determinazione, mandò giù ancora qualche sorso di birra, poi si mise in piedi e disse:
“Devi mangiare qualcosa “
Dean guardò il padre e stava per obiettare quando l’uomo lo fermò e aggiunse:
“Mangerai qualcosa e poi andrai a riposare “
“Se lo fate entrambi?”
John si girò verso Bobby, che era fermo sulla soglia della cucina, e annuì:
“Sì, lo farò anch’ io, ma prima di stendermi voglio infilarmi sotto la doccia"
Fu sotto il getto d'acqua calda, dopo aver atteso seduto accanto a Dean che si addormentasse, che il cacciatore si permise di nuovo di piangere.
Bobby stava passando in quel momento in corridoio per raggiungere la sua stanza, ma, sentendo singhiozzare il suo amico, pensò che fosse meglio non andare a dormire. Si sedette sul suo letto e rimase a vegliare in silenzio fin quando non sentì chiudersi la porta della camera di John. Attese qualche minuto, poi si alzò e andò a controllare i Winchester.
Solo dopo essersi assicurato che entrambi dormivano, si concesse di stendersi e chiudere a sua volta gli occhi su quella che era stata la giornata peggiore della sua vita dopo la morte di Karen.
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


John sbarrò gli occhi all'alba e riconoscendo la casa di Bobby, per un attimo pensò che lui e Sammy erano tornati e che l'incubo era finito, ma poi la sua mente fu invasa dallo strazio e sentì forte il desiderio di vedere il suo ragazzo. Si alzò e uscì dalla sua stanza in silenzio e lentamente raggiunse la panic room. Ricordava di essersi chiuso la porta alle spalle il giorno prima, così rimase molto sorpreso quando la vide aperta. Si avvicinò e riconobbe subito la voce di suo figlio maggiore.
“Sammy, ti ricordi quando abbiamo comprato tutte quelle M&M di nascosto a papà? Ne abbiamo mangiate così tante che abbiamo avuto mal di pancia per tutta la notte!”.
John guardò all’interno della stanza e vide Dean che accarezzava suo fratello mentre gli parlava.
“Ti ricordi che tornò all'improvviso il giorno dopo? Mi stava venendo un infarto e ho cercato di nascondere le tracce, mentre tu te ne stavi impalato a fissarlo! Eri nel panico e già pensavi alle sculacciate in arrivo, così è toccato a me cercare di distrarlo dalla tua faccia colpevole.
La cosa divertente fu quando tirò fuori una busta di caramelle e ci invitò a prenderle. Sembravamo due scemi, eh?
Papa’ non riusciva a capire perché continuavamo a guardarle senza prenderne nemmeno una e ci ha squadrato dalla testa ai piedi sospettando che ci fosse qualcosa di strano. Mi bersagliò con mille domande e ricordo ancora che mi fece sudare freddo, ma alla fine ce la cavammo.
Cazzo, Sammy, sono passati anni e non gli abbiamo mai detto che cosa avevamo combinato”
L'uomo sorrise al ricordo ed entrò nella stanza. Si fermò dietro suo figlio maggiore e gli appoggiò le mani sulle spalle.
“In realtà so che cosa avevate fatto, l'ho capito quel giorno stesso “
Dean si voltò e chiese:
“Sammy ha cantato? Non è mai riuscito a nasconderti nulla"
“No, hanno cantato le confezioni vuote nascoste sotto il mio letto e qualche M & M in giro per la stanza"
“Credevo di aver ripulito”
“Non perfettamente, ne ho pestata una mentre stavo andando a fare una doccia e ne ho trovate altre dietro il frigo. Immagino che, a parte mangiarle, le abbiate usate per divertirvi un pò”
“Non ci hai sgridati”
“No, ero divertito dalla vostra complicità, sapevo già da allora di star allevando Bonnie e Clyde”
John guardò tristemente Sam, poi chiese:
“Ha reagito mentre gli parlavi?”
“No “
“Lo hai visto soffrire?”
“No, è rimasto completamente immobile"
“Da quanto sei qui?”
“Non lo so”
“Hai dormito?”
“Sì, per un po’, ma poi ho sognato che Sammy mi stava chiamando e sono sceso. Gli ho passato del ghiaccio sulle labbra, speravo che deglutisse, ma non l’ha fatto"
“Dean”
Il cambio di tono del padre mise in allarme il giovane Winchester, che istintivamente prese fra le sue una mano del fratello e la strinse forte.
“Non dirlo"
“Prima o poi ne dovremo parlare, non possiamo far finta di nulla. Sam si spegnerà, non reggerà a lungo e io…"
“Potremmo fargli delle flebo per sostenerlo mentre ci rimettiamo a cercare un modo per riprendercelo"
“Non credo che basteranno”
“E che vuoi fare? Ucciderlo?”
“Se avessi la certezza che significasse liberarlo da Abyzou, lo farei"
“Non puoi dire sul serio. È tuo figlio, cazzo, comportati da padre "- urlò Dean voltandosi verso John.
“Credi che sia facile per me dire certe cose? Amo Sam e proprio per questo non posso ragionare egoisticamente. Vuoi che resti intrappolato per sempre con quel demone?”
“Lo rivoglio indietro, ecco cosa voglio, ma tu hai già rinunciato a lui"
“Dean, ho fatto tutto quello che ho potuto”
“Ma tu sei tornato e lui no e mi hai detto troppe volte ultimamente che vuoi toglierlo di mezzo. Non lo toccherai, papà, non te lo permetterò.
Che c’è, intralcia la tua crociata? Hai troppa smania di ritornare a cacciare e lui è solo un peso? Se è così, vattene adesso e lasciaci soli.  Mi prenderò io cura di lui, come ho sempre fatto"
John sentì il cuore andargli in pezzi sotto i colpi delle parole di suo figlio maggiore, ma la voce dello psicologo gli risuonò di nuovo nella testa:
fase della rabbia.
Forse quel maledetto dottore aveva ragione e doveva aspettarsi non solo lacrime, ma violenti scatti d'ira da parte del suo primogenito.
Fu questa consapevolezza che non lo fece reagire quando Dean si alzò di scatto dal letto di suo fratello e gli diede un forte colpo con entrambi le mani in pieno petto.
“Allontanati da lui, non guardarlo nemmeno”
Il cacciatore non arretrò e Dean lo spinse con maggiore violenza.
“Non mi hai sentito? Devi andartene, devi lasciarci soli"
John scosse la testa rimanendo con le braccia lungo il corpo e guardò negli occhi il suo ragazzo.
“Vattene, hai capito? Non ti permetterò mai di portarmi via Sam"
Il ragazzo spinse ancora fino ad inchiodare alla parete il padre e ricominciò ad inveire contro di lui.
Le urla provenienti dalla panic room svegliarono Bobby, che, dopo aver recuperato il fucile, si precipitò scalzo al piano di sotto. Fece le scale ad una velocità tale da rischiare una brutta caduta, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare erano le grida di Dean.
Quando era passato davanti alla camera di John, l’aveva vista vuota e questo lo aveva allarmato ancora di più: Dean era in pericolo e suo padre si era precipitato in suo soccorso? Erano di nuovo sotto attacco? Abyzou era tornata?
Queste domande lo accompagnarono fino all'ingresso della panic room ed era già pronto a sparare contro chiunque stesse facendo del male ai Winchester quando si ritrovò davanti ad una scena alla quale non era minimamente preparato: Dean stava inveendo contro suo padre e l’uomo accettava parole e colpi senza difendersi.
John vide con la coda dell'occhio il suo amico sulla soglia e allungò un braccio verso di lui facendogli cenno di fermarsi.
Bobby lo guardò diviso tra il desiderio di placare il ragazzo e la comprensione per quello che stava facendo l'uomo e decise di rimanere a guardare. Appoggiò il fucile ad un muro della cantina e tornò ad assistere a quello che stava accadendo all'interno della panic room. Si disse che il suo amico era perfettamente in grado di gestire il figlio, ma sussultò quando Dean afferrò John per la maglietta e gli urlò ancora una volta di andarsene prima di sbatterlo violentemente contro la parete alle sue spalle. Fece per entrare per bloccare l'aggressione, ma il più anziano dei Winchester scosse la testa nella sua direzione intimandogli di non intervenire.
“Avevi promesso di riportarlo a casa, tu avevi promesso".
Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime mentre colpiva con un pugno il petto del padre, questa volta senza particolare forza.
“Avevi promesso di riportarmi Sammy, tu dovevi…”
Il giovane cacciatore non riuscì a completare la frase perché violenti singhiozzi gli spezzarono la voce in gola e appoggiò il capo sullo sterno del genitore. Solo allora John si mosse e lo abbracciò forte.
“Dean"
“Voglio Sammy, voglio mio fratello”
“Lo so"
L'ex marine si staccò dal muro e senza mollare la presa sul figlio, prese ad accarezzargli la schiena cercando di dargli un po’ di conforto.
“Non lo uccidere, papà, ti prego”
Bobby socchiuse gli occhi e sospirò. Per quanto fosse un pensiero terribile, razionalmente sapeva che non avrebbero potuto tenere Sam e Lenora nella panic room per sempre, né sarebbe stata una soluzione farli ricoverare.
I medici non ci avrebbero capito nulla, li avrebbero attaccati a delle macchine e nella migliore delle ipotesi li avrebbero poi trasferiti in una struttura per le lunghe degenze, ma quello sarebbe stato il meglio per loro?
Non invidiava per nulla la posizione di John e pensò che, qualunque sarebbe stata la sua decisione su Sam, avrebbe avuto delle ripercussioni.
“Dean”
“Ti prego, papà,no”
“Ci sono delle cose che non sai”
“No”
“Vieni, andiamo a prendere una boccata d’aria”
“No, non voglio lasciarlo da solo”
“Sammy non è qui, credimi”
“Non voglio lo stesso. Gli parlerò fin quando non mi sentirà, gli parlerò fin quando si sveglierà perché non ne potrà più delle mie chiacchiere”
“Dean, sono stato dall’altra parte con lui e non riuscivamo a vedere o a sentire nulla di quello che succedeva qui”
Il ragazzo a quel punto alzò la testa e disse:
“Ma io ho visto te che strangolavi Sam!”
Fece qualche passo indietro e chiese:
“Lo hai ucciso? E’ per questo che non è tornato?”
“Che cosa ho fatto?”
“Eravate in un bosco, gli hai messo un braccio intorno al collo e lo hai soffocato”
John richiamò alla mente il momento e rispose:
“Non ho strangolato Sam! Era ferito e ha perso molto sangue. Quando siamo riusciti a scappare perché Abyzou è venuta ad affrontare voi, l’ho portato in spalla, ma ad un certo punto mi sono dovuto fermare per riprendere fiato. All’improvviso sono arrivati i bambini senza occhi e ci siamo dovuti nascondere, ma Sam soffriva troppo e piangeva. Ho avuto paura che potessero sentire i suoi singhiozzi e così l’ho fatto svenire”
John sorpassò suo figlio maggiore e andò a sedersi accanto al suo secondogenito. Ne notò il colorito pallido e non poté resistere alla tentazione di scoprirgli il ventre.
“Che stai facendo?”
“Non c’è nessun taglio”
“Mentre eri via, John, sono comparse delle ferite su tutti voi, ma poi sono sparite”
L’uomo non reagì all’affermazione del suo amico, non voleva aggiungere altra angoscia a quella già presente nel cuore di suo figlio maggiore ed evitò quindi di scendere ulteriormente nei particolari sulle reali condizioni di Sam in sua presenza.
Qualche ora dopo però John e Bobby si ritrovarono a bere un caffè in cucina dopo aver convinto Dean ad andare in città per fare rifornimenti e il cacciatore sentì il bisogno di sfogarsi un po'. Si passò una mano sulla barba incolta e chiese:
“Hai pensato anche tu che avessi ucciso Sam?”
“In realtà solo io ero convinto che l’avessi fatto, magari posseduto da quel demone, mentre Dean ha rifiutato categoricamente l’idea. Ha continuato a ripetermi che ci doveva essere una spiegazione, era sicuro che non avresti mai fatto del male a suo fratello”
“Prima non lo era più”
“E’ sconvolto” 
“Lo so ed è per questo che alla fine ho ceduto quando mi ha chiesto di nuovo di poter fare delle flebo a Sammy”
“Che cosa non mi stai dicendo, John?”
“E’ così ovvio?”
“Ci conosciamo da un po' e ho un sesto senso per quanto riguarda voi Winchester, quindi sputa il rospo”
"Che cosa vuoi sapere?"
“Partiamo dai bambini senza occhi? Di che diavolo stavi parlando?”
“Abyzou ha rapito decine di ragazzini e parte di loro sono i suoi schiavetti personali. Fanno tutto quello che lei dice e i loro occhi sono completamente bianchi. Anche Sam era in quello stato quando l’ho trovato, quella maledetta lo trattava come se fosse il suo cagnolino”
“Era?”
“Sì perché sono riuscito a strapparlo al suo controllo e questo l’ha resa talmente furiosa da torturarlo davanti ai miei occhi. Lo ha tenuto appeso fin quando non gli si è uscita una spalla e lo ha massacrato con un coltello. Ho visto il sangue formare pozze ai suoi piedi, l’ho sentito urlare senza poterlo aiutare e, credimi, non c’è niente di peggio per un padre dell’assistere impotente alla sofferenza del proprio figlio”
Il cacciatore tacque per qualche attimo schiacciato dal ricordo, poi aggiunse:
“Ho dovuto rimettergli a posto la spalla e improvvisare a crudo dei punti”
“Cazzo”
“Ha sofferto tanto e io non potevo fare nulla per impedirlo”
“Quindi in quel bosco lo hai messo k.o. per risparmiargli un po' di dolore?”
“Sì, per quello e anche per prender tempo nella speranza che ci riportaste indietro il prima possibile.”
“Che cosa pensi di fare con Sam?” 
“Bobby, lo amo più della mia vita, ma non voglio che sia schiavo di Abyzou e so che anche lui non lo vorrebbe. Era scioccato quando gli ho detto che era stato uno dei bambini senza occhi e che non era stato in grado nemmeno di riconoscermi. E dire che non sa nemmeno la parte peggiore…”
“Quale parte peggiore?”
“Bobby, giurami che tutto quello che ti sto raccontando rimarrà tra noi”
“Ti puoi fidare, lo sai”
John inspirò profondamente, poi confessò:
“Sam mi ha torturato”
“Cosa?”
“Ubbidiva ciecamente ad Abyzou e non si è fatto scrupoli quando lei gli ha chiesto di tagliarmi a suo piacimento”
“Ecco che cos’erano quelle ferite! E Lenora? Ha torturato anche lei?”
“No, lo hanno fatto i bambini senza occhi”
“I loro corpi sono ancora nel nostro mondo?”
“Sì, probabilmente sono tutti in coma in qualche ospedale e vi resteranno  fino a quando Abyzou non consumerà la loro energia vitale. Capisci che non posso permettere che accada una cosa del genere al mio bambino?”
“Sì, certo, ma come farai con Dean?”
“Non lo so ancora”
Il rumore dell’Impala interruppe la conversazione tra i due uomini e John si alzò per andare incontro al figlio maggiore. Uscì di casa e fece una veloce carezza a Rumsfeld, che era immediatamente scattato in piedi alla ricerca di qualche coccola, poi scese i gradini e chiese:
“Ti serve una mano?”
“Sì, grazie. Sammy?”
“Nessun cambiamento”
“Beh, queste lo aiuteranno a tener duro, ne sono sicuro”- rispose il ragazzo mostrando al padre una voluminosa busta con il logo della Walgreens Pharmacy.
“Sei andato fino a Sycamore Ave?”
“Sì e mi sono procurato queste sacche di macro-qualcosa. Pare che siano molto utili quando…”
“Non ci vuole la prescrizione medica per averle?”
“Non per me”
“Dean, cosa hai fatto?”
“Non preoccuparti e aiutami a scaricare la macchina: prima lo facciamo e prima possiamo attaccare una di queste sacche a Sam”
John non replicò e raccolse dei sacchetti dal sedile posteriore dell’auto, poi seguì il suo primogenito in casa. Li appoggiò sul tavolo della cucina e si voltò a guardare di nuovo Dean, che sembrava spinto da un’incontrollabile frenesia. In pochi istanti infatti si era liberato della sua parte della spesa e della giacca e si stava già avviando verso le scale per scendere al piano di sotto.
“Figliolo, aspetta”
“Che c’è?”
“Volevo che ne riparlassimo”
“Hai detto che eri d’accordo”
“Sì, ma…”
“Devo andare da Sammy”
Il ragazzo si allontanò velocemente e dopo un attimo di esitazione il padre lo seguì. Entrò nella panic room e vide che Dean stava già armeggiando con il contenuto della busta. Lo sistemò con cura sul tavolo, poi si guardò attorno alla ricerca del vecchio sostegno da flebo che da sempre Bobby conservava. Lo individuò in un angolo e lo andò a recuperare. Lo sistemò accanto al letto di suo fratello e vi appese la sacca, poi collegò il deflussore.
Dopo aver controllato che tutto fosse a posto e essersi disinfettato le mani, si sistemò accanto a Sam e inspirò prima di liberare l’ago dalla protezione.
John notò che tremava, così si avvicinò e gli chiese:
“Vuoi che finisca io?”
“Non…”
“Tranquillo, Dean, non è un problema”
Dopo aver lavato le mani e aver disinfettato quella sinistra di Sam, John cercò la vena, inserì l’ago, poi lo bloccò con due strisce di nastro adesivo. Aprì la valvola del deflussore e seguì il percorso del composto fino all’arto del figlio.
“Okay, è andata”
“Grazie”
“Di cosa, Dean?”
“Di aver accettato, significa molto per me”
“Lo so, ma voglio che rifletti su quello che ti ho detto, voglio che pensi a che cosa è meglio per Sammy”
Il giovane Winchester scosse la testa e disse:
“Non potrò mai dirti che sono d’accordo sull’uccidere mio fratello”
“Non si tratta di essere d’accordo, si tratta di non farlo soffrire. Davvero preferiresti tenere qui il suo corpo sapendo che un demone può fargli del male in qualsiasi momento?”
“Pensi che stia succedendo anche ora?”
“Vorrei risponderti di no, ma sarebbe una bugia”
L’ex marine si chinò per posare un bacio sulla fronte di suo figlio e mormorò:
“Ti voglio bene, Sammy”
                              -----------------------------------------
Abyzou aveva fissato impotente John sparire all’interno del portale, che lentamente aveva iniziato a chiudersi su se stesso, e aveva urlato per la frustrazione.
Non era abituata ad essere sconfitta e l’immagine delle essenze dei suoi schiavi che lasciavano i loro corpi, la mandò su tutte le furie.
Sapeva di non poterli fermare, ma per lei era inaccettabile che degli esseri inferiori le avessero fatto un simile affronto, così si chinò su Lenora, le prese con forza i capelli e tirò fino a farla urlare per il dolore.
“Come hai osato rimandarlo indietro? Lui apparteneva a me”
“Nessuno di noi ti appartiene, brutta stronza”
“Me la pagherai cara, ma prima farò a pezzi questo giovanotto. Lui e la sua famiglia mi hanno causato un mare di problemi ed è ora di farla finita”
“Non ti basta quello che gli hai già fatto?”
“Sono un demone, mi nutro di malvagità”
“Ma una volta volevi essere una madre, come puoi averlo dimenticato?”
“Sono passati secoli e quando ti voti al male, il tempo non ha più importanza”
Abyzou lasciò andare Lenora e si diresse verso Sam, che prima era rimasto impietrito a guardare suo padre allontanarsi, poi, per puro istinto di sopravvivenza, aveva iniziato a strisciare tentando un’improbabile fuga.
“Vai da qualche parte, tesoro?”
Il demone lo ribaltò e si mise a fluttuare a pochi centimetri dal corpo esausto del ragazzo.
“Se pensi che prima sono stata crudele, sei uno sciocco perché ho intenzione di finirti in grande stile e voglio che tuo padre e tuo fratello ti sentano rantolare”
Abyzou afferrò per il collo Sam e lo tirò su con un solo braccio, poi si diresse verso il portale e urlò:
“John Winchester, sei pronto per veder morire tuo figlio?”
La voce del demone riaprì il varco e la casa di Bobby tremò di nuovo.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


 
Bobby stava sistemando le ultime cose nella credenza quando Rumsfeld fece irruzione in cucina abbaiando senza sosta. Il cane si avvicinò al padrone e gli prese in bocca la parte alta della gamba sinistra senza però mordere.
“Che diavolo fai?”-esclamò sorpreso il cacciatore tentando di allontanare il Rottweiler, che non  solo non mollò la presa ma iniziò a tirare l’uomo verso la porta.
“Lasciami andare, Rumsfeld”
Bobby allungò una mano verso il cane per spingerlo via, ma poi si bloccò sentendo tintinnare i bicchieri nello sgocciolatoio. Si girò verso le stoviglie associando immediatamente l’anomalo comportamento dell'animale e le vibrazioni ad una scossa di terremoto, e ebbe la conferma dei suoi sospetti alzando lo sguardo verso il lampadario.
Il South Dakota non era zona ad alto rischio sismico, ma ogni tanto il terreno sotto i piedi degli abitanti dello stato decideva di sgranchirsi un po’ e di far ballare tutti e quella era evidentemente una di quelle volte.
“Okay, bello, ho capito"
Il cacciatore si avviò verso la porta di casa, poi si ricordò dei Winchester al piano di sotto e urlò:
“Il terremoto “
Il suo avvertimento arrivò un secondo prima che la panic room si scuotesse violentemente e John si precipitasse a proteggere Sam con il suo corpo.
Nella stanza non c'erano molti oggetti eppure la scossa ebbe l'effetto di capovolgere il tavolo e le sedie mandando in frantumi le ciotole e la bottiglia e guardando verso l’alto, Dean vide la ventola per l’aerazione deformarsi e poi bloccarsi.
“Papà”
L'ex marine girò il capo verso il figlio maggiore e gli urlò:
“Esci di qui, Dean"
“No, non vi lascio di nuovo"
“Non discutere, mettiti in salvo “
“No, non senza te e Sammy"
L’uomo stava per ribattere quando la voce di Abyzou riempì la stanza:
“John Winchester, sei pronto a vedere morire tuo figlio?”
Dean si voltò verso la parete davanti alla quale avevano combattuto contro il demone e inorridito la vide aprirsi a metà come se qualcuno stesse impersonando Ali Babà. Era da sempre una delle storie preferite di Sammy e il maggiore dei Winchester lo aveva convinto per un certo periodo che aveva dei poteri magici gridando “apriti Sesamo" davanti ad ogni porta automatica che attraversavano quando andavano a fare la spesa con papà.
Gli occhi spalancati di un bambino di tre anni erano uno spettacolo a cui era difficile rinunciare e John aveva permesso a Dean di portare avanti la piccola bugia a lungo per divertire il più piccolo, anzi aveva contribuito a tenerla in piedi. Quando il fratellone faceva la sua “magia”, Sammy si voltava verso di lui in cerca di conferme e John gli assicurava che, mangiando le sue verdure e allenandosi, ci sarebbe riuscito anche lui.
La panic room smise di vibrare improvvisamente e il tempo sembrò bloccarsi: Abyzou e i Winchester erano faccia a faccia.
Il primo ad accorgersi della presenza del demone fu Dean, che scattò in piedi e urlò il nome di suo fratello. Era stato puro istinto e visto quello che era accaduto in precedenza, non si aspettava di essere sentito e invece Sam alzò lo sguardo e lo fissò.
Il maggiore dei Winchester rimase senza fiato quando vide in che condizioni versava il fratello e dopo un attimo di smarrimento, si lanciò contro il varco sperando di raggiungerlo. Non appena però si avvicinò all’apertura fu violentemente respinto e cadde sul pavimento con un tonfo accompagnato dalle risate di Abyzou.
“Come mai strisci sempre come un verme in mia presenza? Tuo fratello non si è mai prostrato così “
“Puttana, lascialo andare"
“Noto che ti fa piacere rivederlo"
“Che cosa gli hai fatto, maledetta?”
“Fattelo raccontare da lui"
Abyzou lasciò cadere Sam sulle ginocchia, poi gli prese i capelli e gli tirò su il capo.
“Coraggio, tesoro, racconta al fratellone quanto ci siamo divertiti”
Il giovane Winchester incrociò lo sguardo con Dean e lo implorò silenziosamente di aiutarlo.
Sapeva di essere gravemente ferito, lo aveva capito dall’espressione del padre, e che non gli restava molto tempo, ma vedere suo fratello gli scaldò il cuore. Era convinto che non sarebbe mai più accaduto e il sollievo aumentò quando vide comparire John nel suo campo visivo.
“Sammy"
Avrebbe voluto rispondere al richiamo del genitore, ma era troppo debole e se il demone non lo avesse trattenuto, il suo capo sarebbe scivolato in avanti.
“John, mi hai offesa andandotene così in fretta, ci hai lasciati proprio sul più bello"
“Non sono andato via di mia volontà, non ti avrei mai lasciato mio figlio “
“Sì, ho visto che la tua amichetta ti ha spinto nel portale, ma il piano era differente, vero? Tu dovevi andare per primo e il tuo pargoletto avrebbe dovuto seguirti”
“Sì, Sam doveva venire con me, ma ….”
“Lo hai lasciato indietro”
“Non l'ho abbandonato, tu lo hai trattenuto”
“E non mi limiterò a questo! Mettetevi comodi, signori, sta per essere eseguita la condanna a morte di Samuel William Winchester “
“No, non toccarlo"
Per la seconda volta Dean si lanciò in soccorso del fratello e per la seconda volta fu respinto. Cadde rovinosamente e batté la testa perdendo conoscenza.
John si precipitò verso il figlio maggiore e cercò di farlo rinvenire senza successo. Fece scivolare una mano dietro la nuca di Dean e quando la ritirò, la vide pulita. Il suo ragazzo non stava sanguinando, ma aveva un bel bernoccolo dietro l’orecchio destro. Gli aprì le palpebre e riconobbe i sintomi di una commozione cerebrale.
“Oh, abbiamo perso uno degli spettatori, che peccato"
Abyzou sorrise e mostrò all'ex marine l'artiglio dell'indice sinistro.
“Sai, il mio istinto mi direbbe di piantarglielo nella giugulare e fare un taglio netto, ma sarebbe troppo veloce e ho voglia di divertirmi.
Preferisci che lo paralizzi prima? Non ci metto molto a scavare un po’ e a giocare con il suo midollo"
La mente di John fu invasa dal terrore dinanzi alle due opzioni e scosse la testa.
“No, ti prego"
Il demone rise davanti alla supplica dell'uomo e spostò l'artiglio dietro il collo di Sam.
“Potrei schiacciargli le vertebre con un solo gesto"
“No, Abyzou, risparmialo”
L'urlo disperato del cacciatore arrivò alle orecchie di Bobby, che ebbe il sospetto che la scossa non aveva avuto niente a che fare con un fenomeno naturale e che al piano di sotto le cose stavano andando decisamente a puttane. Corse verso scale che portavano al seminterrato e vi arrivò in una manciata di secondi. Prima di entrare nella panic room, recuperò il fucile lasciato in precedenza vicino alla porta, entrò e quello che vide non gli piacque per niente: Dean era privo di conoscenza tra le braccia del padre e John stava implorando per la salvezza di suo figlio minore rivolto verso la parete davanti a lui.
Bobby si avvicinò ai suoi amici e riconobbe a sua volta il demone e la figura inerme del giovane Winchester.
“John”
“Ti prego, non fargli del male, è solo un ragazzino”
“Bobby Singer, benvenuto alla festa”
Abyzou tirò ancora più all’indietro la testa di Sam e rincarò la dose:
“Vi concedo qualche secondo per dirgli addio”
“Ti prego-implorò ancora John-farò tutto quello che vuoi, ma non uccidere mio figlio. Hai detto che l’hai preso perché volevi salvarlo, me lo hai tolto perché mi hai giudicato un padre indegno, non…”
“Beh, devo ammettere che in un certo senso mi sono dovuta ricredere, hai fatto davvero di tutto per proteggerlo, ma questo non cambia il fatto che oggi Sam William Winchester morirà”
“No”
“E dopo che avrò ucciso lui, mi occuperò della tossica, così potrete fare un’unica pulizia. L’orologio cammina, Winchester, digli addio”
“Ci deve essere qualcosa che posso offrirti in cambio della sua vita”
“Cosa pensi di avere che io possa desiderare?”
“La mia anima”
“John, che cazzo dici? Non puoi farlo”- urlò  Bobby.
“Sì che posso, farò qualsiasi cosa per evitare che mio figlio muoia!”
John tornò a guardare il demone e disse:
“Hai perso i tuoi schiavi e prenderò il loro posto, farò tutto quello che vorrai”
“Anche cacciare per me? Rimarresti nel tuo campo”
“Qualsiasi cosa tu voglia”
“Quindi se io adesso ti chiedessi di andarmi a procurare dei bambini, lo faresti?”
“No, non farà niente del genere, smettila di tentarlo”- intimò il cacciatore più anziano.
“Hai sentito, Abyzou, ti servirò per l’eternità e la mia anima sarà tua”
Il demone guardò il cacciatore e chiese:
“Stai parlando sul serio?”
“Sono molto serio"
“John, piantala, è una follia: ammettiamo pure che lei accetti, come pensi che si sentirà Sam quando saprà che cosa hai fatto per salvarlo? E Dean?  Come dovrei spiegare a tuo figlio che un attimo prima suo padre era tornato a casa e quello dopo è perso per sempre? I tuoi ragazzi saranno annientati e probabilmente si lanceranno in imprese folli per riportarti indietro”
“Glielo impedirai tu! Bobby, te li affido, li proteggerai per me"
“Aspetta un attimo, Winchester, questo non te lo permetto. Sai che amo i tuoi figli come se fossero miei e la mia porta si è sempre aperta per voi a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma non puoi prendere una decisione per tutti"
“Non ti chiedo di badare a loro per sempre, solo fin quando non saranno in grado di camminare di nuovo sulle loro gambe"
“Continui a non ragionare! Dean mi odierà per averti permesso una cosa del genere e Sam vivrà con il senso di colpa fino alla fine dei suoi giorni”
“Che cosa c’è da ragionare? Sammy sta morendo! Non vedi in che condizioni è?”
John si voltò di nuovo verso il figlio minore e notandone lo sguardo sempre più vitreo, sentì di aver fatto la scelta giusta.
“Allora, Abyzou, accetti la mia proposta?”
“Fammi riflettere”
“Sam è allo stremo e hai perso gli altri”
“Sono ancora molto potente”
“Sì, ma hai bisogno di energia vitale per continuare a sopravvivere e sai di averne persa tanta durante i nostri attacchi. È un buon patto per entrambi, non credi?”
“Giudichi diventare mio schiavo un patto vantaggioso?”
“Se in cambio Sam tornerà a casa, sarà più che vantaggioso. Non sono il miglior genitore di questo mondo e so di aver fatto tanti sbagli con i miei figli, ma li ho amati dall’istante in cui sono venuti al mondo e non c’è sacrificio che non farei per loro"
“John, ti prego, fermati. Chi ti assicura che, una volta che avrai detto di sì, ci restituirà Sam? È un demone, cazzo"
“Bobby, non ho altra scelta”
Abyzou sorrise e disse:
“Okay, mi hai convinto, ma lui va fuori con tuo figlio maggiore, è una cosa tra me e te”
“Prima rimanda Sam, così Bobby potrà prendersi cura di lui"
“Buona questa: i demoni mentono, ma i cacciatori di più, quindi mi sa che non se ne farà nulla”
La creatura strinse forte la gola del suo prigioniero e disse:
“Bye-bye, papino”
Sam iniziò ad ansimare non riuscendo a richiamare sufficiente aria nei polmoni e John urlò:
“No, fermati! Li mando via, te lo giuro. Dammi solo il tempo di aiutare Bobby a portare fuori Dean e poi..”
“Cinque minuti"
“Basteranno “
L'ex marine abbassò gli occhi su suo figlio maggiore ancora privo di sensi e lo abbracciò.
“Va tutto bene, figliolo, Sammy sta per tornare “
“Non va bene proprio niente"
“Bobby, ho deciso e ora hai due scelte: puoi aiutarmi a portare Dean fuori di qui, o fare lo stronzo e negarmi l’ultimo favore che ti sto chiedendo. In entrambi i casi il finale sarà lo stesso “
“John"
“Per favore, ho sempre potuto contare su di te, non voltarmi le spalle adesso"
“Winchester, tu e i tuoi ragazzi sarete la mia morte e quando ti raggiungerò all’inferno, ti prenderò a calci in culo per l’eternità “
John sorrise riconoscente al suo amico, poi con lui sollevò Dean e si avviò verso l'esterno della panic room.
I due cacciatori salirono le scale e portano il ragazzo sul divano del soggiorno.
“Bobby, portali entrambi in ospedale e fai in modo che abbiano le cure migliori.  Non ho molto da parte, ma c’è un fondo a mio nome per le emergenze presso la First National Bank. Il beneficiario è Dean, ma ho inserito una clausola per la quale sarà tenuto a chiedere la firma tua o di Jim per prelevare tutti i soldi, almeno fin quando non avrà compiuto ventun' anni”
“Smettila, non me ne frega nulla dei tuoi soldi"
“Ma serviranno ai ragazzi per organizzarsi! Gli ci vorrà un po’, ma Dean è perfettamente in grado di badare a suo fratello e sono sicuro che si prenderà cura di lui. Devi dirgli che va bene se smettono di cacciare, basta che stia attento a Sammy, deve tenerlo al sicuro. Giuramelo, Bobby, giurami che tu e Jim veglierete sui miei ragazzi. Magari puoi far lavorare qui Dean, lo sai che è bravo con le auto e Sam potrebbe andare…”
Il cacciatore non riuscì a completare la frase perché il suo amico lo abbracciò e disse:
“Basta, ho capito e ti giuro che terrò al sicuro i tuoi ragazzi”
“Grazie, sapere che ci sarai tu per loro rende tutto questo meno difficile”
“John, vuoi che dica loro altro da parte tua?”
“Devi dirgli che sono dannatamente orgoglioso di loro e che sono stato fortunato ad averli come figli “
“Maledizione, ci deve essere un altro modo"
“Se c’è, non abbiamo il tempo di cercarlo”
La conferma a quanto l'uomo aveva affermato venne dalla voce di Abyzou, che, simulando il ticchettio di un orologio, lo informò che era ora di darsi una mossa.
John si chinò su Dean, gli diede un bacio sui capelli e mormorò:
“Addio, figliolo”
“John, vengo giù con te”
“L'hai sentita, è una cosa fra lei e me e non voglio fare nulla che la indispettisca”
“Okay, resterò con Dean allora e per quel che vale, Winchester, anche io ho sempre saputo di poter contare su di te"
L’uomo sorrise, poi diede ancora un’occhiata a suo figlio maggiore prima di avviarsi al piano di sotto.
Aveva affrontato tanti mostri in vita sua e in teoria la paura non doveva essere una delle emozioni predominanti, ma gradino dopo gradino John si sentiva sempre peggio. Non era la morte imminente a spaventarlo, ma il pensiero che non avrebbe più rivisto i suoi ragazzi.
Nonostante questo tornò al piano di sotto ed entrò nella panic room.
“Eccoti finalmente, Sam ed io ci stavamo annoiando e così ho trovato un modo creativo per passare il tempo"
Il cacciatore si avvicinò alla parete e vide che suo figlio minore aveva il capo abbassato sul petto. L’unica cosa che lo teneva lontano dal terreno era il braccio sinistro del demone che lo sosteneva, ma il ragazzo era completamente immobile.
John sbarrò gli occhi temendo il peggio e sentì il cuore andargli a mille.
“Tranquillo, papino, è ancora vivo"
Abyzou prese per i capelli il suo prigioniero con gli artigli liberi e gli sollevò il capo in modo che suo padre potesse guardarlo bene.
Il cacciatore notò con orrore che sul volto di Sam campeggiavano dei lividi che fino a poco prima non c'erano e chiese:
“Che cosa hai fatto?”
“Il giovanotto voleva schiacciare pisolino ed io l’ho tenuto sveglio"- rispose beffardo il demone.
John si trattenne dall'inveire contro di lei e cercò lo sguardo di suo figlio, ma non intercettò nessun segnale di consapevolezza.
“Sammy"
Abyzou sorrise ancora e disse:
“Sbarra la porta, non vorrei che a tuo figlio maggiore e al tuo amico venissero strane idee"
“Dean è ancora privo di conoscenza e Bobby non mi fermerà”
“Non offenderti se non ti credo sulla parola: o si gioca con le mie regole o lo elimino all’istante”
“No, va bene, farò come vuoi “
John tornò sui suoi passi, chiuse la porta della panic room, poi si rimise di fronte alla parete.
“Cosa devo fare adesso?”
“Vieni da me"
“Prima rimanda qui Sammy"
“Ho detto che lo farò “
“Neanche io posso crederti sulla parola"
“Hai le palle, John! Okay, facciamo in questo modo: avanza verso di me e io farò lo stesso con tuo figlio. Ci incontreremo a metà strada e mentre lui proseguirà verso la casa di Bobby, tu ti muoverai nella direzione opposta"
“Sammy è ferito e non sta in piedi, come può tornare da solo?”
“Devi convincerlo tu"
“Che vuoi dire?”
“Lo porterò difronte a te e tu dovrai farti toccare. Vi scambierete di posto e il piccolo Sammy tornerà a casa"
 “E se non ci riuscisse?”
Abyzou alzò le spalle e rispose:
“In quel caso avrò due Winchester al prezzo di uno"
Il cacciatore rifiutò mentalmente il pensiero e disse:
“Okay, facciamolo. Devi concedermi un po' di tempo, però, non mi risponderà subito. E’ messo male e…”
“Questi non sono problemi miei, devi trovare tu il modo per convincerlo ad ascoltarti”
John alzò le mani in segno di resa e avanzò verso la parete senza togliere gli occhi dal suo ragazzo. Non appena poggiò il piede oltre il muro, fu investito di nuovo dalla sensazione di calore che aveva provato in precedenza, così abbassò lo sguardo sulle sue mani aspettandosi di vederle sparire, ma non fu cosi. Il suo corpo era integro come se fosse ancora casa di Bobby e l'unica cosa diversa era ciò che lo circondava. Non riusciva a distinguere nulla di preciso e l'unica immagine nitida era quella di Abyzou che trascinava Sam verso di lui, così, senza pensarci due volte, il cacciatore riprese ad avanzare desiderando di raggiungerlo il più presto possibile. Dopo pochi passi si ritrovò faccia a faccia con il demone e si fermò.
“Vediamo cosa sai fare, Winchester, e se tuo figlio ti risponderà anche questa volta. Ti ricordo che non puoi toccarlo per primo, devi aspettare che sia lui a muoversi verso di te”
“Okay"
 Il cacciatore si concentrò su Sam ricacciando indietro la furia per lo spettacolo a cui doveva assistere e chiamò:
 “Sammy “
Il primo tentativo di contatto non sortì nessun tipo di reazione da parte del ragazzo che continuava a rimanere con il capo chino, completamente abbandonato sul braccio di Abyzou.
“Sai cosa c'è, marine? Mi sono stancata dei pesi morti”.
Il demone sfilò il braccio e il giovane Winchester piombò a terra.
Istintivamente suo padre si sporse in avanti per raccoglierlo, ma Abyzou lo bloccò con un gesto.
“Cominciamo male, ti ho detto che non puoi toccarlo”
“Posso almeno accovacciarmi per farmi sentire? Non mi muovo da qui, ma ho bisogno che possa ascoltare da più vicino la mia voce”
“Te lo concedo tanto sono convinta che sarà tutto inutile, Sammy non ti risponderà questa volta”
John fissò con irritazione il ghigno del demone ma non ribatté. Si accovacciò e chiamò di nuovo:
“Sammy, mi senti?”
Anche questa volta il ragazzo rimase immobile e il demone esultò:
“Due su tre, Winchester, hai solo un altro tentativo per risvegliare il bell'addormentato, poi sarete entrambi miei”
“Di che cosa stai parlando? Non hai mai detto che avevo solo tre tentativi”
“Perdonerai una vecchia signora per questo, vero?”
Abyzou rise beffarda e ribadì:
“Ultima chance e poi game over"
L'uomo abbassò il capo e sentì il peso del mondo sulle sue spalle.
Suo figlio giaceva nel terreno con gli occhi chiusi e non sapeva come farlo riprendere. Scrutandone il viso, capì che c’erano altissime probabilità che non lo avrebbe mai fatto e che entrambi sarebbero stati prigionieri del demone per sempre. Scosse la testa e si disse che doveva lottare fino alla fine, non poteva arrendersi.
Il pensiero volò in automatico alla sua defunta moglie e mormorò:
“Mary, aiutami”
“Tic toc, marine”
Fu un attimo e quasi senza accorgersene, prese a canticchiare Hey Jude, ma Sam continuò a non muoversi e le lacrime cominciarono a scorrere sul viso di John.
“Hey Jude begin,You’re waiting for someone to perform with.And on’t you know that it’s just you.Hey Jude, you’ll do, The movement you need is on your shoulder”
Dopo aver pronunciato le ultime parole, il cacciatore si morse il labbro inferiore ed era pronto a dichiararsi sconfitto quando con la coda dell’occhio vide un timido movimento della mano del figlio.
“Sammy”
Abyzou corrucciò lo sguardo e disse:
“Tempo scaduto, ho vinto”
“No, si sta muovendo, devi darmi qualche altro momento”
“Niente da fare”
“Figliolo, coraggio, apri gli occhi”
Sam contrasse con più decisione le dita e si lamentò.
John sorrise e insisté:
“Forza, ce la puoi fare”
I movimenti dell’adolescente aumentarono e suo padre si sentì sopraffare dalla gioia quando lo sentì mormorare:
“Dad”
“Sì, ragazzo mio, sono qui. Devi solo aprire gli occhi e tutto andrà bene”
“Dad”
“Guardami, Sammy”
Lentamente gli occhi del giovane Winchester si aprirono e andarono a cercare quelli dell'uomo. Quando li incontrò, sorrise debolmente e salutò con un filo di voce:
“Ciao, papà”
“Ciao, figliolo”
“Sei tornato”
“Sì, sono venuto a prenderti per farti tornare a casa”
“Dean”
“Sta bene e starai bene anche tu, devi solo prendermi la mano”
John allungò la sua e esortò ancora il figlio:
“Prendimi la mano e sarà tutto finito”
Sam guardò interdetto il padre non riuscendo a capire perché se ne stesse impalato davanti a lui senza muoversi e rimase ancora più sconvolto quando si rifiutò di aiutarlo.
“Papà”
“Non posso spiegarti, ma devi avvicinarti da solo”
“Non ce la faccio”
“No, non è così, so di che cosa sei capace”
“Papino, hai sentito? Il giovanotto ha detto che è al tappeto”
La voce di Abyzou scosse Sam, che spalancò gli occhi e iniziò ad ansimare.
“Non perdere il controllo e ascoltami”
John tese di più la mano verso il figlio e ripeté:
“Sì, è qui, ma puoi mettere fine a tutto questo, devi solo toccarmi”
“Non posso”
“Puoi farcela e so che desideri tanto tornare da tuo fratello”
“Tempo scaduto”
“Sta zitta-urlò il cacciatore-fammi parlare con mio figlio”
Abyzou sussultò sorpresa dal tono perentorio dell'uomo e pensò che stava per reclutare una vera macchina da guerra. Doveva solo avere ancora un po’ di pazienza e avrebbe ottenuto il massimo risultato con il minimo sforzo.
“Papà, aiutami “
“Sammy,vorrei poterlo fare,ma non posso muovermi da qui,"
Il ragazzo fissò per un attimo il padre, poi richiuse gli occhi.
“No,non ti arrendere! Sam non hai bisogno del mio aiuto, andiamo.Apri gli occhi, figliolo!”
Sam obbedì con fatica all'ordine dell'uomo e chiese:
“Devo solo toccarti?”
“Questo è l'accordo"
L’adolescente cercò di raccogliere le residue forte e mosse di poco il braccio sinistro.
“Bravo, continua così”
Abyzou, che fino a quel momento si era tenuta alle spalle del ragazzo, fluttuò in avanti e si posizionò tra lui e il cacciatore come un arbitro tra due pugili sul ring.
“Ma guarda, il marmocchio è ancora tra noi, sono scioccata"
Sam si irrigidì sentendo la voce del demone e istintivamente ritirò la mano.
“Lascialo in pace, non devi interferire. Hai detto che non mi dovevo avvicinare, ma tu devi fare lo stesso”
L’uomo fulminò con lo sguardo Abyzou, poi tornò a concentrarsi sul figlio.
“Sam, devi ascoltare solo me, è chiaro? Ignorarla e fai quello che ti ho detto”
“Ma lei..”
“Lei non ti toccherà”
“Papà”
“Fidati di me e cerca di raggiungermi”
“Okay”
Sam si mosse di nuovo in avanti e con enorme disappunto notò che i Winchester erano sempre più vicini. Pensò che forse aveva sottovalutato ancora una volta il loro legame , ma in ogni caso non avrebbe permesso a due stupidi umani di prendersi gioco di lei.
Guardò di nuovo padre e figlio e vide che, nonostante le ferite e la copiosa perdita di sangue, il ragazzo continuava a lottare incitato dal genitore.
Era affascinata dal carisma dell'uomo e pensò che il naturale ruolo di leader del cacciatore le sarebbe tornato utile.
Si distolse dai suoi pensieri quando vide i due pericolosamente vicini e sentì dire all’uomo :
“Ci sei, coraggio”
Mancavano davvero pochi centimetri al contatto e a quel punto il demone decise di intervenire.
Si mosse in avanti e afferrò il cappuccio della felpa del ragazzo. Lo tirò violentemente all'indietro e urlò:
“Tempo scaduto, Winchester”
“No, ce l'aveva fatta”
“Non ti ha toccato, quindi prova fallita e entrambi siete miei prigionieri”
“Schifosa bastarda”
“Papà, aiutami”
John si rimise in piedi e avanzò deciso verso il demone.
“Ridammi mio figlio”
“Non ci penso nemmeno”
“Avevamo un patto”
Abyzou rise e disse:
“Sei davvero così stupido da credere che l'avrei rispettato? Ti credevo più furbo, ma evidentemente l'amore che provi per questo giovanotto ha offuscato il tuo giudizio. Comunque ho vinto io e adesso torniamo tutti a casa”
Il demone tenne con un braccio Sam e con l'altro iniziò a richiamare John verso di sé. Istintivamente l'uomo cercò di resistere, ma Abyzou era troppo forte e metro dopo metro iniziò a seguirla come se fosse un cane tirato al guinzaglio.
“Non sprecare energie, cacciatore, ti aspettano tempi duri e…”
Che cosa fosse accaduto tra il momento in cui il demone lo stava deridendo e quello in cui si ritrovò con il sedere a terra il cacciatore non avrebbe saputo spiegarlo ,ma gli ci volle un attimo per individuare il suo ragazzo a terra libero dalla presa di Abyzou.
“Sammy”
Si lanciò in avanti e lo attirò a sé prima che la creatura potesse afferrarlo di nuovo. Si rimise in piedi ignorando le urla del suo ragazzo e si guardò alle spalle. Gli sembrò di star assistendo ad un vero miracolo quando riconobbe in lontananza la panic room e capì che doveva muoversi in fretta. Senza troppe cerimonie si mise il figlio su una spalla e tentò di allontanarsi, ma scoprì di essere ancorato al terreno.
Si voltò di nuovo verso Abyzou e solo allora riconobbe Lenora che la stava bloccando a terra.
“John, vai"-urlo' lei, mentre lottava contro la creatura sotto di lei.
“Non posso muovermi “
Lenora guardò l’uomo e gli sorrise.
“Posso trattenerla ancora per un po’, ma devi scappare. Non appena arriverai dall'altra parte, chiuderò il portale e sarete in salvo"
“Non…”
“Non c’è un'altra soluzione e comunque avevo già messo in conto di non tornare”
“Che vuoi dire?”
“Non c’è tempo, devi andare. Addio, John, abbi cura di tuo figlio e se puoi, perdonami “
Il cacciatore la vide avvicinare la bocca all’orecchio del demone e iniziare a sussurrare qualcosa.
Abyzou si bloccò e dopo qualche istante si sentì di nuovo libero di muoversi. Diede un'ultima occhiata alla donna e al demone, poi si diresse verso la panic room.
Non appena mise il piede fuori dal portale pensò che l’incubo fosse finalmente finito, ma la gioia durò poco perché sentì svanire il peso del figlio dalle spalle e si ritrovò da solo in ginocchio con le spalle rivolte alla parete chiusa dietro di lui.
Nel frattempo, al piano di sopra, Dean aveva preso ad agitarsi da qualche minuto e ritornò cosciente sotto i preoccupati occhi di Bobby.
“Sam"
“Ehi, ragazzo,come ti senti?”
“Che cosa è successo?E dov’è papà?”
“Non so come dirtelo,Dean”
“Dirmi cosa? Eravamo di sotto e all’improvviso…Cazzo, Abyzou è tornata e vuole uccidere Sam"
Il giovane Winchester balzò in piedi e fece per precipitarsi per le scale,ma il suo amico lo bloccò e gli disse:
“Aspetta,devi prima ascoltarmi"
“Non ho tempo da perdere,devo salvare mio fratello"
“Dean, tuo padre ha fatto un patto"
Il ragazzo si bloccò sul posto e chiese:
“Che cosa hai detto?’
In breve il cacciatore più anziano mise al corrente il suo giovane amico e ne aspettò la reazione.
Dean abbassò lo sguardo,poi tornò sul divano e si prese la testa tra le mani.
“Non può averlo fatto! Per tutta la vita mi ha detto che per nessun motivo avremmo mai dovuto fare una cosa del genere “
“Ho cercato di fermarlo,devi credermi “
“So che l’hai fatto come so che nessuno fa fare retromarcia a mio padre quando ha preso una decisione”
Bobby annuì e si sentì sollevato dalla risposta ricevuta e aggiunse:
“C’è un'altra cosa"
“Ho già capito: se siamo qui da soli, vuol dire che nessuno dei due è tornato.  Abyzou ha ucciso papà e Sammy,vero?“
“Questo non lo so, Abyzou ha preteso che lei e tuo padre rimanessero soli“
Dean tirò su il capo e mormorò:
“Non posso andare giù da solo"
“Ci andremo insieme e resterò al tuo fianco qualsiasi cosa sia succeda"
“Okay”
Il giovane tirò un profondo respiro, poi si rimise in piedi e seguì Bobby al piano di sotto.  
Durante tutto il tragitto si ripeté che doveva rendere orgoglioso suo padre e comportarsi come un Winchester, ma la sua determinazione se ne andò a farsi benedire sull’ultimo gradino della rampa di scale che portava alla panic room.
“Bobby”- mormorò Dean stringendo forte il corrimano.  
“So che è dura, ragazzo, ma, prima o poi, dovremo entrare e ora che ci penso abbiamo un bel problema”
“Che vuoi dire?”
“La panic room si apre solo dall’interno e l'unico modo per buttare giù la porta è usare la fiamma ossidrica. Ne ho una nel capannone e se mi dai un minuto, vado a recuperarla"
L'uomo guardò il suo amico e annuì.
“Ti aspetto qui"
“Posso lasciarti da solo?”
“Sì, puoi andare”
Bobby girò i tacchi e iniziò risalire i gradini, ma non arrivò nemmeno a metà rampa che fu richiamato dal suo amico.
“Che succede?”
“La porta è aperta"
L'uomo tornò velocemente indietro e rimase allibito. Era evidente che qualcuno aveva sbloccato l'ingresso, ma, dal punto in cui si trovavano i due cacciatori, non riusciva a vedere molto. Rimasero fermi non sapendo esattamente cosa fare fin quando Dean non riconobbe la voce del padre e si precipitò verso la porta. Forse aveva avuto paura per nulla e John aveva fottuto la bastarda, forse era riuscito a strapparle Sammy ed era finalmente finita.
Il giovane volle attaccarsi a questa speranza, ma una doccia fredda lo investì quando lo vide seduto sul letto con il corpo inerme di suo fratello tra le braccia.
“No"
Dean si avvicinò alla sua famiglia e quando fu a pochi centimetri di distanza, vide le lacrime sul volto di suo padre e capì che non ci sarebbe stato nessun lieto fine.
Appoggiò una mano sulla spalla di John e chiamò:
“Papà “
L'uomo non reagì e continuò a stringere suo figlio minore.
“Perdonami, Sammy"
“Papà, sono Dean"
“Eravamo tornati, ce l’avevamo fatta”
Bobby raggiunse i due Winchester e lanciò una rapida occhiata a Lenora, che giaceva pallida e decisamente senza vita sulla branda accanto a quella di Sam. Chiuse per un attimo gli occhi incapace di accettare la realtà, poi i deliri del suo amico lo riportarono al presente.
“È stato bravissimo, sai? Ha lottato come un leone e mi aveva quasi toccato la mano, ma poi Abyzou lo ha tirato indietro. Lenora, lei ha cercato di salvarci, ha chiuso il portale”
“John"
“Bobby, dovevi vederlo, il mio bambino è stato così coraggioso. Si è comportato come un uomo e io sono così fiero di lui”
“John, che cosa è successo?”
“È sparito, scomparso mentre lo stavo portando qui”
“Papà, guardami"
“Sh, Dean, Sammy dorme, è molto stanco e lo sai come diventa scontroso quando non riposa quanto vuole. Papà è vicino a te, Sammy, e non ti lascerà mai"
Dean scosse la testa e disse ad alta voce quello che vedevano tutti.
“Sam non sta dormendo, non respira”
Gli si riempirono gli occhi di lacrime e cadde in ginocchio accanto al padre. Gli appoggiò una mano sulla coscia e disse smarrito:
“Sammy se n’è andato per sempre”
“No,tuo fratello è qui,non lo vedi? Sta solo dormendo, ma presto si sveglierà e usciremo da qui. Possiamo andare a mangiare quello che volete, poi domani ci rimettiamo in viaggio”
Bobby provò pietà per quell'uomo distrutto dal dolore e si chiese se i Winchester avrebbero mai superato la perdita del più giovane della loro famiglia. Rimase in disparte per un po’, poi si disse che doveva essere lui a prendere in mano la situazione e si avvicinò ai suoi amici.
“John, ascoltami”
“Non svegliare il mio bambino”
“Non sta dormendo e tu lo sai”
L’uomo scosse la testa e rispose:
“Aspetterò che si sveglia e poi porterò i miei ragazzi in vacanza. Sammy ha sempre voluto andare a Disneyland”
“John, mettilo giù”
“Salite voi, veglierò io su di lui"
Dean stava assistendo alla scena senza dire una parola e avrebbe voluto tanto credere a quello che stava dicendo il padre, ma la figura abbandonata di Sam gli diceva che era davvero finita. Guardò Bobby e accettò rassegnato la realtà, così appoggiò una mano sulla guancia di John e disse:
“Mettilo giù “
“Non posso"
“Se n’è andato,papà, Sammy ci ha lasciato"
Dopo qualche ulteriore insistenza il cacciatore, si convinse e lasciò che Bobby gli sfilasse il figlio dalle braccia.
Quasi contemporaneamente Dean lo fece alzare e lo spinse verso l'uscita.
Dopo pochi minuti i tre uomini erano seduti in silenzio nella cucina del Singer Salvage e Dean stringeva forte la mano di John, che fissava qualcosa di imprecisato fuori dalla finestra.
Nessuno osò parlare per quelle che sembrarono delle ore, poi Bobby disse:
“So che è una cosa difficile a cui pensare, ma dobbiamo organizzare il funerale. Credo che dovremmo cercare la famiglia di Lenora e spiegare che cosa è successo"
Dean fulminò con lo sguardo il suo amico e disse:
“Nessuno tocca mio fratello”
“Non può restare nella panic room per sempre"
“Allora lo porterò da un’altra parte e…”
“Dean,ha ragione e daremo a tuo fratello un funerale da cacciatore “
“Ma papà…”
“Voglio che riposi in pace, almeno questo glielo devo. Non deve vagare sulla terra come uno spirito arrabbiato, deve andare oltre. Mary si prenderà cura di lui, so che lo farà.
Per quanto riguarda Lenora non credo che abbia mantenuto i rapporti con i suoi, ma possiamo provare"
Il silenzio tornò a regnare sovrano fino a quando un urlo lo squarciò facendo balzare i tre uomini in piedi.
“Papà”
Il primo a reagire fu John, che, avendo riconosciuto la voce di Sam, si precipitò verso le scale e scese al piano di sotto senza che gli altri potessero fermarlo.
Arrivò nella panic room in pochi secondi e per un attimo pensò di star immaginando tutto. Vide suo figlio minore che, seduto in mezzo al letto, ansimava rumorosamente e cercava di orientarsi. Ad un certo punto i suoi occhi si bloccarono sull'uomo paralizzato sulla soglia e chiamò di nuovo:
“Papà”
Pochi passi veloci e John riabbracciò il suo ragazzo, che scoppiò in un pianto disperato.
“Va tutto bene, Sammy, sono qui”

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Capitolo 28
*** Epilogo ***


Sette settimane dopo
“Piano, Sammy. Ancora qualche passo e ci siamo"
“Non trattarmi come un invalido, potevo farcela anche da solo"
“Davvero? Quindi se adesso ti lascio, non vai a baciare il pavimento?”
Dean fissò corrucciato il fratello e ne aspettò la risposta.
Sam cercò di elaborare qualcosa di convincente, poi abbassò lo sguardo ammettendo la sconfitta. Per quanto volesse negarlo, infatti, non si era mai sentito così debole in vita sua ed era consapevole del fatto che la strada del completo recupero era ancora dannatamente lunga.
Quando era tornato, aveva rasentato l’isteria scappando dalle braccia di suo padre e rifiutandosi a lungo di abbandonare l’angolo della panic room in cui si era rifugiato. John e Dean avevano faticato a convincerlo che erano reali e che poteva fidarsi di loro e nel momento in cui lo aveva fatto, il suo corpo si era ricordato dei traumi subiti ed era crollato.
Non aveva immagini nitide dei primi giorni, ma ogni volta che aveva riaperto gli occhi aveva sempre trovato al suo fianco gli altri due Winchester, o Bobby che si era da subito offerto di partecipare ai turni di veglia per permettere ai suoi amici di riposare. Non aveva reagito sempre bene alla loro presenza, anzi era arrivato anche a colpire suo fratello, ma poi aveva iniziato ad essere più lucido e a riprendere contatto con la realtà.
C'erano volute due settimane prima che si avventurasse fuori dal letto sorretto da John e da Dean, slancio di ottimismo subito smorzato da una perdita di conoscenza dopo pochi passi, e un'altra ancora prima di riprovarci perché voleva a tutti i costi arrivare in bagno sulle sue gambe.
Il figlio maggiore di John lo aveva seguito come un cane da guardia, ma poi aveva dovuto arretrare davanti al netto rifiuto di Sam di farlo entrare. Si era fermato fuori dalla porta, ma poi ci aveva messo un secondo per spalancarla dopo aver sentito un pesante tonfo e per riconoscere sul pavimento la figura inerme del fratello. Aveva urlato così forte da farsi sentire dal padre che stava lavorando su un’auto nel cortile di Bobby costringendo entrambi gli uomini ad accorrere al piano di sopra della casa.
Dopo essersi assicurato che la caduta non avesse fatto molti danni, John aveva rimproverato suo figlio più giovane per la sua testardaggine e gli aveva ripetuto per l’ennesima volta che, anche se apparentemente non portava segni delle torture subite, il suo fisico le ricordava benissimo e doveva andarci molto piano.
“Dovresti essere in ospedale, hai sentito il dottor Stone, e ti ci porterò di peso se continuerai a rifiutare il nostro aiuto e soprattutto il cibo"- gli aveva detto ottenendo da Sam la promessa che avrebbe osservato il riposo assoluto e ci avrebbe messo il massimo impegno nel metter su qualche chilo.
Durante le permanenze a letto, il ragazzo aveva dormito molto, ma spesso gli incubi lo avevano tormentato al punto che John era stato costretto a trasferirlo nella sua stanza per evitare che lo raggiungesse nel cuore della notte in cerca di conforto.
Era preoccupato dalla crescente morbosità del figlio minore nei suoi confronti perché erano passati secoli da quando era privo di fare un passo senza che la piccola peste gli si ancorasse ad una gamba, ma d’altro canto anche lui faticava a togliergli gli occhi di dosso e spesso lo accontentava passando ore ed ore accanto al suo letto.
Per Sam aveva messo in pausa la sua vita da cacciatore e aveva preso a lavorare con Dean per Bobby in modo da sdebitarsi per la lunga permanenza, nonostante il fatto che il suo amico gli avesse più volte ripetuto che non dovevano sentirsi ospiti perché il Singer Salvage era casa loro.
“Bene, vedo che qualche neurone da nerd ti funziona ancora! Riprendiamo la maratona?”
“Okay, Dean"
I due fratelli si mossero di nuovo verso la porta d’ingresso della casa e non appena John li intravide attraverso la zanzariera, si pulì le mani sporche di grasso e fece velocemente i gradini.
“Ehi, ragazzino"
“Ciao, papà”
“Ho pensato che gli avrebbe fatto bene prendere una boccata d'aria"
“Buona idea, Dean, è una bella giornata, ma facciamolo sedere, non deve stancarsi".
I due Winchester accompagnarono il ragazzo ad un divanetto in vimini sul patio e dopo averlo fatto accomodare, John fece una carezza a suo figlio minore.
“Come ti senti? E niente bugie”
 “Non lo so, papà. A volte mi sembra di stare meglio, ma poi…”
“Devi aver pazienza e vedrai che le cose miglioreranno”
“Dov’è Bobby?”
“E’ partito per quella caccia in Wyoming, non ricordi?”
“Ah, sì! Vi ho bloccati qui, mi dispiace”
“Non dire sciocchezze!- lo ammonì Dean- Sei vivo e siamo di nuovo insieme, conta solo questo”
“Tuo fratello ha ragione e puoi prenderti tutto il tempo che ti serve per riprenderti"
Sam si appoggiò allo schienale e socchiuse gli occhi coccolato dal sole.
“Hai freddo?”
“No, papà, la felpa di Dean è calda”
“È solo un prestito, chiaro, hai già sulla coscienza la mia t-shirt “
“Sì, lo so, te la ricomprerò"- disse il più giovane dei Winchester abbassando la testa.
“Ehi, principessa, stavo scherzando. Chi se ne frega di quella stupida maglietta, l'unica cosa che mi importa è che il mio rompicoglioni preferito è tornato a casa.”
Dean prese il viso del fratello e lo costrinse a guardarlo.
“Sono serio, Sammy, tu conti più di qualunque altra cosa. Possibile che ancora non l'hai capito?”
John scrutò il suo ragazzo ancora troppo pallido e magro e chiese:
“Sam, quando inizierai a parlare con noi?”
“Parlare di cosa?”
“Non fare il finto tonto”
“C’eri anche tu, che cosa c’è da raccontare?”
“Figliolo, hai bisogno di sfogarti, altrimenti gli incubi non se ne andranno mai”
“Sei arrabbiato perché dormo con te come se avessi tre anni?”
“Non sono arrabbiato, puoi restare nella mia stanza per tutto il tempo che vuoi, non è quello il problema. La vera questione è che dovremmo affrontare che cosa ti impedisce di dormire da solo”
“Che cosa vuoi che ti dica, papà?”
“Quello che stai provando! Va bene qualsiasi cosa: dolore, rabbia, paura, basta che lo tiri fuori”
“Non ho niente da dire"
“Ti ho insegnato a non evitare i problemi"
“Mi hai anche insegnato a buttare giù e andare avanti"
“Questa non è una di quelle volte”
“Perché?”
“Perché Abyzou ti ha torturato fisicamente e già questo sarebbe abbastanza, ma è quanto ti ha segnato psicologicamente che mi spaventa”
“Ti ho detto che sto bene"
“Sappiamo tutti che non è vero e poi ci sono dei vuoti che voglio riempire. Ecco, potremmo partire da qui, potresti raccontarci che cosa è successo quando ci siamo separati”
“Non me lo ricordo”
“Stai mentendo”
“Non lo sto facendo"
“Sam, sei mio figlio e so quando non mi stai dicendo la verità. Perché non vuoi raccontarcelo? Abyzou ti ha fatto ancora del male?”
“Sono stanco, voglio tornare a letto"
“Anche questa è una bugia”
“Smettila, lasciami in pace"
Sam scoppiò in lacrime e John si sporse subito per prenderlo tra le braccia, ma lui cercò di respingerlo.
“Vattene"- urlò.
 “No ,ragazzino, sono qui e non ho nessuna intenzione di mollarti"
L'uomo tenne salda la presa sul figlio e pian piano lo sentì abbandonarsi contro il suo petto.
“Lo so che fa male ricordare, ma devi sfogarti con noi, solo così potrai andare avanti”
Il giovane Winchester singhiozzò in silenzio per qualche minuto, poi le parole cominciarono a scorrere imperiose come un fiume in piena.
Raccontò che, dopo che John era scomparso, si era ritrovato da solo con Abyzou e Lenora e che le due avevano combattuto a lungo fino a quando il demone aveva ripreso il controllo e aveva scagliato lontano la donna. Si era voltata furente verso di lui e gli aveva afferrato una caviglia. Lo aveva attirato a sé trascinandolo violentemente e gli aveva urlato contro i cento modi in cui lo avrebbe finito.
“Avevo tanta paura, papà, volevo che tornassi da me”
“Non potevo, il portale si è chiuso alle mie spalle. Devi credermi, non ho potuto evitare che svanissi”
John baciò il capo di Sam e sorrise a Dean, che era andato e tornato dalla cucina di Bobby con un bicchiere d’acqua. Lo prese dalle sue mani e lo portò alle labbra di suo figlio minore.
“Bevi un po'”
“No”
“Dai, solo qualche sorso, ti aiuterà a calmarti”
Il ragazzo ubbidì e dopo aver mandato giù circa mezzo bicchiere, si nascose ancor di più tra le braccia del padre sperando di non dover più rivivere il passato, ma l’uomo non era intenzionato a lasciar perdere.
“Che cosa è successo dopo che ti ha minacciato?”
“Basta, voglio solo dimenticare”
“Non funziona così”
“Ti prego”
“Che cosa è successo?”
Sam sospirò, poi rassegnato ricominciò a parlare.
“Lei mi ha tirato su e mi ha mostrato uno dei suoi artigli. Mi teneva sospeso e ha mirato al cuore. Ho chiuso gli occhi perché ero sicuro di star per morire, ma Lenora mi ha fatto scudo con il suo corpo e Abyzou l’ha colpita. Siamo entrambi caduti e poi non sono sicuro di quello che è successo”
“Che vuoi dire?”
“Credo che i bambini senza occhi siano tornati, o meglio le loro anime e hanno avvolto Abyzou in una luce fortissima. Lei ha urlato e poi sono tutti scomparsi.
Lenora era a terra e mi sono avvicinato a lei perché volevo cercare di aiutarla, ma mi ha detto che andava bene così, che era finalmente in pace perché aveva riparato al male che aveva fatto. Non ho capito bene quello che intendeva, ma ha insistito tanto affinché  ti portassi un messaggio da parte sua”
“Quale messaggio?”
“Mi ha detto che dovevo chiederti ancora perdono per quello che aveva fatto e voleva che sapessi che, vedendo come avevi lottato per me, aveva capito che cosa vuol dire essere un bravo genitore. Ha anche detto che non era colpa tua se non eri riuscito a portarmi indietro, Abyzou le è sfuggita per un attimo mentre stavi varcando la soglia del portale”
Sam si fermò di nuovo e guardò negli occhi John.
“Che altro, figliolo?”
“Lei era a terra e perdeva molto sangue, poi ha chiuso gli occhi e ha chiamato il figlio.
Non so come, papà, ma all’improvviso erano entrambi davanti a me e sembravano così felici. Lenora teneva in braccio Vincent e non smetteva di baciarlo e abbracciarlo, poi si è voltata verso di me e mi ha detto di tornare a casa. Un’altra fortissima luce mi ha accecato e poi mi sono ritrovato nella panic room. Ti ho visto e ho sentito il tuo odore, ma la voce di Abyzou continuava a minacciarmi ed io…”
Sam non riuscì più a parlare e John capì che non poteva chiedergli di più. Lo tenne stretto a sé fino a quando il suo ragazzo si addormentò sfinito nel suo abbraccio.
“Ti aiuto a portarlo a letto?”
“Ce la faccio, Dean, e credo che dopo tanto tempo finalmente il nostro Sammy riuscirà davvero a riposare”
Da quel giorno passarono ancora due settimane, che videro un recupero sempre più veloce del ragazzo e il ritorno di Bobby, che cercò in tutti i modi di convincere John a rimanere ancora al Singer Salvage, ma era arrivato il tempo di ritornare on the road.
In una tiepida mattina autunnale i borsoni ripresero il loro posto nel bagagliaio dell’Impala e  Dean si mise al volante della sua piccola, mentre John aiutava Sam a sistemarsi sul sedile anteriore del pick up accanto a lui.
Non appena l’uomo avviò il motore, lanciò uno sguardo a suo figlio minore, che gli rispose con un largo sorriso, poi partì salutando Bobby con un doppio colpo di clacson imitato da suo figlio maggiore.
Rumsfeld inseguì i Winchester fino al cancello del Singer Salvage, poi ritornò indietro trotterellando e si andò a sistemare ai piedi del suo padrone, che si era seduto sul patio di casa augurandosi di rivedere al più presto John e i suoi ragazzi.

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