When the Sleep fell in love

di Khailea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Il Racconto Del Dio ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Il Racconto Della Notte ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Il Racconto Della Morte ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Il Racconto Del Canto ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Il Racconto Della Primavera ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Il Racconto dell'Amore ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


ATTENZIONE: In caso aveste saltato gli avvertimenti nella descrizione, questa storia contiene NUMEROSI SPOILER, in quanto è stata scritta dopo il completamento del gioco e sono stati inseriti molti dettagli in merito.








Lo Stige scorreva sereno attorno alla dimora del re dell’oltretomba, dove le anime attendevano in attesa di essere smistate ai luoghi del loro eterno riposo. Ai piedi della gradinata che univa il fiume all’ingresso principale si udì un debole gorgoglio, e dal sangue emerse la figura del principe Zagreus. Un giovane ragazzo dai capelli corvini cinti da una corona d’alloro rossastra, con un occhio celeste e uno rosso sangue, entrambi ereditati dai suoi genitori, il dio Hades e la dea Persefone.
Salendo lungo i gradini della dimora osservava con noncuranza le anime attorno a sé che liberavano il passaggio, tenendo stretta in una mano la lama dello Stige, l’arma con cui recentemente si è spinto fuori dai territori del padre.
Al termine del corridoio una figura familiare gli si approccia con un sorriso: Hypnos, il dio del sonno, figlio di Nyx, un uomo dall’aspetto scarno vestito con un lungo mantello rosso, simile a una coperta, e dai ricci capelli bianchi come la neve, tra i quali si trova perenne una maschera per dormire.
-Oh! Ehilà! Ti chiederei com’è andata, ma visto sei di nuovo qui, direi di sapere già la risposta, huh! Oh beh, coraggio vieni dentro!- sorride allegramente il dio come il principe gli passa accanto.
-Grazie Hypnos…-
Non ci sono mai cattive intenzioni nelle sue parole, ma talvolta può essere difficile comprenderne il sarcasmo o meno.
La dimora avvolta dalla solita penombra accolse il principe con un brusio di viavai di anime, mentre in fondo alla stanza il sovrano Hades, impegnato tra varie scartoffie, concede al figlio una semplice occhiata.
Al contrario, la moglie Persefone si avvicina a Zagreus abbracciandolo. -Come è andata oggi tesoro?-
-Bene madre. Un altro giorno di lavoro nel tartaro, o notte.-
Non è mai semplice capire in quale momento della giornata si è, vista l’assenza di un cielo sopra le loro teste.
-Oh sono certo te la sarai cavata egregiamente. Non è vero tesoro?-
Dal suo ritorno nell’oltretomba la dea si è impegnata per rimettere in sesto i cocci dissestati della loro famiglia, naturalmente con l’aiuto del figlio e del marito, che pur con fatica annuisce debolmente.
-Grazie delle belle parole.- commenta Zagreus alzando gli occhi.
Almeno la compagna del cane a tre teste, Cerbero, gli risolleva presto l’umore.
-Ehi bello, ti sono mancato? Non sono stato via a lungo.-
Solo una delle teste si lasciò coccolare, come suo solito, ma anche le altre erano felici della compagnia del giovane, nonostante lo mostrassero meno.
Con un’ultima carezza il principe si allontana verso le sue stanze, decidendo se ripartire subito per la superficie o se godersi un po’ di relax nella sua dimora.
Ormai nell’oltretomba il suo ruolo è riconosciuto da tutti, nonostante non ci sia niente di ufficiale. Di volta in volta deve tentare di raggiungere la superficie e di scappare dagli inferi, mettendo così alla prova il sistema di difesa per prevenire altre fughe.
L’oltretomba deve pur sempre mantenere una certa immagine, e non può permettersi di avere mortali che tornano in vita.
Scostando le tende di velluto che separano la camera dal resto della dimora Zagreus è già pronto a ripartire, quando la presenza di una delle furie lo blocca sul posto.
-Oh, Meg. Non mi aspettavo di vederti.-
-Pensavo di fare un salto per un saluto.- rispose la donna con un leggero sorriso.
I lunghi capelli celesti le ricadevano lungo la schiena in una coda, e nella mano teneva la fidata frusta con cui aveva più volte affrontato il principe durante le sue fughe, con risultati piuttosto vari.
Non era la prima volta che si incontravano così, e Zagreus sentì un brivido lungo la schiena vedendola avvicinare.
-Non abbiamo nemmeno iniziato e già arrosisci?- lo scherne Megaera, facendo passare una mano dal collo al petto dell’altro. -Sei tornato prima del previsto. Qualcuno è riuscito ad abbatterti? I combattenti dell’Elisio?-
-Avevo nostalgia di casa.- ridacchia Zagreus avvicinandosi al letto assieme alla donna, baciandole la mano e guardandola togliersi l’armatura.
-Tsk, piantala con queste smancerie.- le sue parole sono dure, ma non il sorriso. -Questi sono un regalo di Thanatos?-
Chiede sfiorando con l’unghia una lunga fila di segni rosso sul collo e sul petto del principe, nascosti in parte dalle vesti.
-Non ci è andato piano l’ultima volta.-
-Tipico suo, ma è divertente vederti ricoperto di segni.-
-Eheh… sai, forse ha ragione Hypnos a dire che sono appetitoso. Questo spiegherebbe perché quei teschi continuano a cercare di mordermi.-
-Se fossi senza corpo come combatteresti tu?- replica la furia spingendolo sotto di sé. -Ogni volta che torno qui non so mai se mi prende in giro o no con i suoi commenti.-
-Vuole solo aiutare. Per lui sono veri consigli indispensabili per sopravvivere la fuori.- e lui ne ha sentiti veramente molti. -A giudicare dal fatto ora riesco ad andare e tornare molto facilmente direi che funzionano.-
-Mah, sarà.-
-Sono contento comunque che siate ancora in buoni rapporti. Mi sarebbe dispiaciuto vedervi evitare a vicenda.- aggiunge Zagreus riferendosi a un recente tentativo del dio del sonno di approcciarsi alla furia, finito molto prima del previsto.
-Già, ha sorpreso anche me devo dire. Non credevo di essere il suo tipo, soprattutto vista la sua ultima relazione…-
Dal punto di vista di Megaera il tempo delle parole era ormai finito, ma lo sguardo sbalordito di Zagreus presagiva il contrario.
-Wowowowo. Frena. Hypnos ha avuto una relazione?!-
Sbuffando scocciata la furia si rialza, incrociando le braccia. -È veramente di questo che vuoi parlare adesso?-
-N-no cioè… ecco… è che sono molto sorpreso.-
-Sei curioso, è diverso. Hai l’abitudine di ficcanasare nei fatti di tutti.-
Non aveva tutti i torti, anche se nella maggior parte delle occasioni le situazioni si erano risolte per il meglio.
Il sorriso imbarazzato di Zagreus non gli impedì comunque di continuare il discorso.
-… quindi… chi era? Qualcuno a palazzo?-
Per qualche istante fu certo Megaera l’avrebbe colpito in faccia con la frusta, e probabilmente anche lei contemplò l’idea, ma si limitò a sfregarsi gli occhi irritata.
-Non dovresti impicciarti di cose che non ti riguardano, e certamente non sarò io a raccontarti i fatti altrui.-
-Ma sei tu che l’hai tirato fuori!- protestò Zagreus.
-È una storia talmente vecchia che diamo per scontato tutti la conoscano. Nemmeno so i dettagli in verità, non mi importava molto.-
-Diamo? Quindi anche altri sanno qualcosa?-
Certe volte la curiosità del principe era disarmante, tanto che per fuggirne Megaera fu costretta ad allontanarsi.
-Ci vediamo Zagreus.-
-Ehi aspetta! Non tenermi sulle spine!-

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Trascorse un po’ di tempo dall’ultima rivelazione di Megaera, e per quanto il principe avesse provato non era riuscito in alcun modo a togliersi quel tarlo dalla testa.
Ogni volta gli passava accanto si chiedeva cosa fosse successo, se fosse stata una breve fiamma come quella per la furia, se fosse stato corrisposto o meno, o se addirittura fosse stato qualcosa di più serio e duraturo.
In verità Zagreus non riusciva ad associare facilmente Hypnos a una relazione, ai suoi occhi il dio era molto… particolare, e non riusciva a farsi un’idea di chi potesse essere la figura misteriosa che un tempo aveva fatto parte del suo passato.
Di ritorno da uno dei suoi ennesimi giri nel tartaro, vedendo il dio impegnato nell’organizzare le anime, non resistette alla tentazione di avvicinarsi.
-Ehilà Hypnos.-
-Oh, ehilà Zagreus. Ti vedo di buon umore.-
-Già senti… ho sentito delle voci in giro…-
-Voci? Non è una gran bella notizia sentire delle voci.-
-No no, non quel genere di voci. Notizie, diciamo.-
-Se ti riferisci al pranzo a sorpresa della prossima settimana tieni il segreto per favore. Sarà una sorpresa per il nostro cuoco.- rispose il dio con un sorriso.
-No non è su questo… beh ecco… diciamo che ho sentito qualcosa che ti riguarda, qualcosa che è successo molto tempo fa. È vero che hai avuto una relazione?
Alla domanda seguì un lungo silenzio che mise il principe in difficoltà, soprattutto di fronte all’espressione sempre sorridente di Hypnos, i cui occhi però tradivano una certa irritazione.
-Zagreus, che ne dici di farti un altro giro nel tartaro?-
-Oh andiamo! Sul serio non vuoi dirmi nulla?-
-Sto lavorando, lalala, guarda quante belle scartoffie.-
Se lo aspettava una reazione simile, solo in parte in verità, e il fatto Hypnos fosse così schivo lo incuriosiva ancora di più.
Era già sul punto di chiedere altro, quando una voce tuonò alle sue spalle.
-Ragazzo!-
Quando il re degli inferi chiama, sei costretto a rispondere, e con una smorfia scocciata il principe si voltò, guardando il padre seduto sul trono.
-Non disturbare oltre Hypnos, per una volta che sbriga il suo dovere.-
-Ma non volevo disturbarlo, volevo solo sapere chi è…-
-Basta così!-
Hades non lo lasciò finire, e di fronte alla sorpresa per una simile reazione Zagreus non si accorse che le spalle del dio del sonno si erano rilassate, ora che finalmente qualcuno l’aveva fermato.
-Ma che diamine… si può sapere cos’è successo per farvi reagire così?-
Effettivamente tutto quel mistero era troppo perfino per loro. L’ultima volta avevano fatto così era stato per nascondergli la realtà su sua madre…
Vedendo il padre alzarsi Zagreus era convinto l’avrebbe scaraventato nelle sue stanze di forza, e invece il dio si limitò a dirigersi verso i giardini privati della dimora.
-Vieni con me.-
Nuovamente, se il dio degli inferi ordinava, si rispondeva, e con la testa bassa Zagreus dovette seguirlo, aspettandosi una ramanzina con i fiocchi.
-Ragazzo, vorrei credere che ammonendoti tu lascerai Hypons in pace, ma ti conosco troppo bene per anche solo provare a sperarlo. Dopo tutte le volte che ti sei immischiato negli affari altrui, so bene che anche stavolta non ti fermerai mai.-
-Volevo solo sapere di chi si trattava. Non è che Hypnos ha avuto tante relazioni negli ultimi anni…-
-Solo perché il tuo rapporto con la furia e Thanatos si sono fatti più intimi, non significa tu sia meglio di lui.-
-Non intendevo quello…- rispose l’altro con le orecchie rosse.
Sospirando stanco il dio si voltò contemplando i melograni attorno a sé.
-Ti racconterò la sua storia, o almeno ciò che conosco. Ma devi promettermi che dopo lascerai Hypnos in pace.-
Una simile gentilezza era totalmente inaspettata da parte sua, ma Zagreus evitò di commentarla, annuendo con un sorriso.
-Molto bene… ma non aspettarti chissà che.-

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Capitolo 3
*** Il Racconto Del Dio ***


Il regno dell’oltretomba era nato da poco, e il sistema di smistamento delle anime era ancora all’inizio.
Tra i vari compiti a Hypnos venne affidato quello di gestire i primi flussi in arrivo, mentre altri delimitavano i territori e recuperavano le anime più antiche in modo da assegnare a ciascuna il giusto luogo.
Perfino allora non era raro vedere delle anime girare a vuoto per l’ingresso della dimora, vista l’incapacità di Hypnos e la mancanza di volontà nel suo lavoro, ma quasi nessuna si azzardava a proferire parola, se non tra di loro.
Un giorno, una delle anime gli si avvicinò.
-Mi scusi, dove ci troviamo?-
-Mh? Oh! Quindi parlate! E io che credevo vi si fosse fritto il cervello.-
Per qualche motivo, l’anima gli rispose con un sorriso. -Io parlo signore, ma dove ci troviamo?-
-Mi spiace essere io a darti questa brutta notizia, ma siete attualmente nell’oltretomba. La vostra casa vacanze per tutta l’eternità.-
-Oltretomba?-
La confusione dell’anima non era priva di senso, gli umani a quel tempo non avevano ancora sviluppato una totale concezione di ciò che accadeva dopo la morte, non che nei secoli successivi si siano avvicinati di molto.
-Esatto, il luogo dove si finisce dopo la morte!- le spiegò Hypnos con un sorriso. -Da quel che vedo su questa lista tu… sei morta per cause naturali! Un bel risultato rispetto ad altri, tipo quello laggiù dovrebbe essere morto sbranato da un animale.-
Non avrebbe dovuto rivelare informazioni altrui alle altre anime, in verità non avrebbe nemmeno dovuto parlare troppo a lungo con loro, visti i tempi da seguire, ma come suo solito non ha prestato attenzione a queste regole, perdendo tempo in futili chiacchiere.
L’anima sembrò essere colpita dalle sue parole, più che spaventata.
-E lei sa come sono morte tutte queste persone?-
-Più o meno. È tutto scritto qui.- disse tamburellando sulla lista tra le mani. -Mi limito a leggere e a segnare l’arrivo e la destinazione, controllando sia tutto in ordine.-
-Caspita, deve essere veramente intelligente se le hanno affidato un compito simile.-
Difficile dire se fosse un complimento sincero o se fosse solo per ottenere i favori del dio, in ogni caso lui ci cadde in pieno.
-Vero? Ci vuole molta testa per un lavoro simile eheh.-
L’anima annuì, rivolgendogli un’altra domanda. -Mi scusi, ma lei mi sembra diverso da noi. Vivo, se non sono sgarbata.-
In effetti perfino un bambino saprebbe distinguere un’anima da un essere vivo.
Le anime mantengono la forma che avevano in vita nei minimi dettagli, ma sono avvolti da un’aura verde e si può facilmente vedere attraverso.
È come guardare il proprio riflesso sott’acqua, e allo stesso modo non possono essere toccate o toccare nulla.
-Beh, questo perché io sono vivo. Anzi, più che vivo! Sono immortale.-
-Immortale?-
Come non possedevano la concezione dell’oltretomba non esisteva nemmeno quella dell’immortalità.
-Non invecchio, e non morirò come fate voi mortali, che appassite come i fiori.-
-Come mai allora si trova tra noi morti?- continuò a chiedere l’anima curiosa.
-Perché è il mio compito. Vi accolgo con un sorriso smagliante, segno il vostro arrivo e vi indirizzo nei luoghi in cui trascorrerete l’eternità.-
Gli occhi dell’anima si spalancarono dallo stupore, e abbassò il capo in un inchino rispettoso. -La ringrazio per il suo lavoro!-
Ogni mortale dovrebbe portare un simile rispetto alle divinità, anche se l’anima avrebbe fatto bene a tacere senza disturbare Hypnos, ma questo, non ancora abituato agli elogi e ai tributi che oggi ci vengono riservati, si sentì lusingato dalle sue parole.
-Eheh, non è niente di che, e non sono l’unico. Ci sono anche i miei fratelli, Caronte e Thanatos, che contribuiscono a rendere meno faticoso questo lavoro. E altri stanno lavorando per costruire questa dimora e tante altre zone interessantissime, anche se ti auguro di non finire nell’asfodelo, ma questo lo giudicheremo quando sarà il tuo turno!-
-Oh, di che luogo si tratta?-
-Sai, i soliti posti. Lava e fiamme ovunque.-
-E lei ci è mai stato?-
-Giusto per un’occhiata, ma sai non è il posto più interessante del mondo. Di tanto in tanto mi prendo una pausa dal lavoro, per sgranchirmi un po’ le gambe. Stare fermi qui come uno stoccafisso può essere noioso, ma questo lo saprai meglio di me.-
-Per il momento non vedo nulla di noioso in questo luogo.- rispose l’anima scuotendo il capo.
-Ne riparleremo dopo un po’ che sarai in fila.-
-E quando la fila finirà lei cosa farà?-
-Dubito possa finire, a meno che gli umani non si estinguano. La gente continuerà sempre a morire, e io non perderò mai il mio posto.-
Una certezza piuttosto fragile, soprattutto di fronte alle sue eccessive pause.
-E le piace questo lavoro?-
-Oh sì! Incontri sempre tanta gente interessante, e non finiscono mai!-
-Caspita, avrà molti racconti allora.-
-Già, sono un tipo molto interessante. Ne ho di cose da raccontare, anche se abbiamo messo su quest’attività relativamente da poco. Ci crederesti che prima del nostro arrivo questo posto era un’accozzaglia insensata di anime che si muovevano senza alcuna meta? Una cosa da pazzi, per fortuna non è toccato a me sistemare.-
-Per quel che vale, credo stia facendo un ottimo lavoro qui.-
-Non vale molto, ma ehi, grazie comunque!-
Ancora una volta l’anima sorrise in risposta, ma alle sue spalle le altre cominciarono a muoversi, impazienti di andare avanti e irritate per il ritardo.
Non che la loro opinione abbia mai avuto importanza, ma Hypnos doveva comunque portare avanti il proprio lavoro, e finalmente mise un punto a quell’inconcludente conversazione.
-Beh, si torna al lavoro! Dopo un rapido sonnellino.-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-… un’anima?!-
L’espressione sconvolta di Zagreus non dava giustizia allo stupore che provava.
Tra tutte le ipotesi che la sua mente aveva generato, quella era tra le ultime.
-Esatto ragazzo. E ora torna ai tuoi compiti, e lascia che gli altri facciano lo stesso.- rispose rigidamente il dio Hades, avviandosi verso le stanze interne del palazzo.
-Un momento! Non mi hai detto praticamente niente! Come è iniziata la loro relazione? E perché è finita? E come mai Hypnos non vuole parlarne?-
Erano tante le domande da fare, talmente tante che non facevano altro che alimentare la sua curiosità.
-Ti ho già detto quello che sapevo. Ora tieni a freno la tua curiosità.-
-Per quel che mi hai detto, sono ancora più curioso di prima!-
L’espressione seccata del padre lo portò a tacere, ma certo non lo scoraggiò comunque.
Cercando di non essere troppo ovvio nelle sue intenzioni il principe tornò nel salone principale per tornare a parlare con Hypnos, ma nel tempo in cui si era allontanato con il padre questo era già andato da tutt’altra parte, lasciando le anime in fila ad una lunga attesa.
-Grandioso…-
In quei casi c’era poco da fare, poteva solo aspettare che tornasse e sperare avesse voglia di parlare. Dirigendosi alle proprie stanze quindi ultimò i preparativi per la sua prossima fuga, sfruttando l’occasione per ammazzare un po’ di tempo.
Quando fu il momento di tornare a cassa trovò Hypnos al suo solito posto, anche se non meno schivo rispetto all’ultima volta.
-Ehi Hypnos, come va?- chiese il principe approcciandosi, cercando di trattenersi dal tempestarlo subito di domande.
-Oh sai, come sempre. Pieno di lavoro. Lavoro lavoro lavoro. Non c’è spazio per le chiacchiere. Nossignore!-
Rapidamente il dio del sonno chiuse la conversazione, non lasciando altra scelta a Zagreus che allontanarsi, sotto lo sguardo vigile del padre che non mancava mai di sollevare lo sguardo dalle pratiche per accertarsi non stesse creando scompiglio.
-Cavolo… e ora a chi posso chiedere…-
Era certo che anche altri conoscessero quella storia. Ipotizzò di chiedere aiuto alle anime nei paraggi, ma non aveva alcuna certezza fossero abbastanza vecchie da essere state presenti al tempo, ed erano talmente tante che trovare quelle giuste avrebbe richiesto fin troppo tempo.
Megaera gli aveva già detto di sapere poco e niente, e suo padre non l’avrebbe aiutato più di quanto credeva di avere già fatto.
-Figlio mio, qualcosa ti turba?-
A chiamare il principe era stata la dea Nyx, la notte in persona. I lunghi capelli neri costellati da un mare di stelle ondeggiavano alle sue spalle, scoprendo il pallido viso dagli occhi dorati e i gioielli di tenebra che portava in un diadema alla fronte e come orecchini.
Era stato grazie a lei se il viaggio del principe verso l’esterno aveva avuto inizio, e di conseguenza tutto ciò che era capitato in seguito, e per questo Zagreus le sarebbe stato sempre infinitamente grato.
Nyx l’aveva allevato assieme ad Hades in assenza della vera madre, e nonostante le apparenze provava un sincero affetto per tutti i suoi figli.
L’aveva aiutato in molte altre situazioni, e forse avrebbe potuto aiutarlo anche in quella, per quanto chiederle delle relazioni sentimentali di uno dei suoi figli lo metteva in imbarazzo.
-Ehm, Nyx… non è che per caso sai di una vecchia cotta di Hypnos?-
-Mh? Intendi Megaera? Avevo notato da parte sua un certo interesse, ma ultimamente sembra essere svanito. Perché, ti crea qualche disturbo?-
-No no! Non mi crea alcun disturbo, e in ogni caso è già risolta e sono in ottimi rapporti. Sto parlando di… qualcun altro, prima di Meg.-
Cercava di non essere troppo diretto, soprattutto perché il padre e il diretto interessato non erano poi così lontani da lì, anche se entrambi erano indaffarati, e vedere Zagreus parlare con la dea non era certo una novità.
Nyx tuttavia sembrava cominciare a spazientirsi dei suoi modi vaghi.
Per quanto abbiano tutto il tempo del mondo, raramente le divinità si mostrano molto pazienti.
-Figliolo, per favore, sii più diretto.-
-Ok, scusa… ecco, ho sentito che molto tempo fa Hypnos e un’anima avevano stretto un rapporto, e volevo sapere come sono andate le cose.-
La dea rimase in silenzio per qualche secondo, abbassando lo sguardo cercando nella propria memoria.
-Sì, ricordo un’anima che attirò l’attenzione di mio figlio… ma dimmi, da chi l’hai scoperto?-
-… sto mettendo qualcuno nei guai?- chiese il principe preoccupato.
Cominciava ad avere l’impressione che questa intera storia fosse tabù.
-No ragazzo mio, nessun guaio. È solo una storia talmente vecchia che quasi l’avevo dimenticata.-
-Ah ok. Comunque Megaera mi aveva accennato di una vecchia relazione di Hypnos, ma è stato mio padre a raccontarmi l’inizio. Ho provato a parlarne anche con Hypnos, ma non sembra molto disposto a ricordare.-
-Capisco. No ragazzo mio, non è qualcosa di cui ha piacere parlare, ma non è qualcosa di cui è vietato parlare. Se abbiamo smesso di farlo, è semplicemente per via del tempo che è passato, e per rispetto nei suoi confronti.-
A quelle parole il principe sentì una punta di colpa nel petto per stare cercando di scoprire quella storia, ma non poté comunque trattenersi dal chiedere.
-… non è che potresti parlarmene?-
Nuovamente seguì un breve momento di silenzio, in seguito al quale la dea annuì.
-D’accordo ragazzo mio. Ma ciò che posso raccontarti è solo una piccola parte.-

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Capitolo 5
*** Il Racconto Della Notte ***


Hypnos stava cominciando a prendere dimestichezza con il proprio lavoro, e io osservavo il suo operato da lontano dandogli la possibilità di imparare e di sbagliare.
Con il tempo, tra la folla di anime, sembrò cominciare a riconoscerne una tra le tante.
-Ehilà, chi non muore si rivede. Circa, diciamo.-
La mortale che aveva salutato si avvicinò ad Hypnos con un sorriso, salutandolo con un inchino.
-Salve, come sta andando la vostra giornata?-
-Beh al solito, pieno di gente morta, scartoffie varie. Più essere un tantino tedioso avvolte.-
-Sono certa stiate facendo comunque un ottimo lavoro.-
Il commento sembrò rallegrare Hypnos, che sorrise con più energia. -Stai tornando spesso ultimamente, i campi elisi non sono così belli come sembrano, o vuoi solo rivedermi?-
-Ammetto che la vostra compagnia è molto piacevole, e senza è piuttosto noioso.-
Sul viso di Hypnos sembrò comparire un rossore, assieme ad un sorriso più nervoso. -In questo caso, sentiti libera di venire quanto ti piace!-
-Veramente? Non rischierò di disturbarvi?-
-Naaaah. Anzi, mi distrarrai un po’. Queste altre anime non sono loquaci come te.- rispose lui indicando la fila ormai ferma, che comunque evitava di protestare.
Con il passare degli anni stava cominciando a crearsi una concezione dell’oltretomba, e una paura in ciò che celava.
La mortale era una delle poche a non temerla.
-La ringrazio allora. Spero potrà fare lo stesso.-
-Cosa scusa?-
-Venirmi a trovare ai campi elisi.-
La sua richiesta colpì Hypnos, rallegrandolo allo stesso tempo.
-Oh! Beh se desideri tanto la mia compagnia potrei fare un salto!-
Ancora una volta la mortale rispose con un sorriso sincero. -Sarebbe fantastico.-
Qualcosa a un certo punto la distrasse, una voce nel mare di anime, che sembrò chiamarla più forte rispetto alle altre.
Era il lamento di un bambino, solo e giunto da poco nell’oltretomba. Il suo pianto si mischiava a quello di tanti, ma la mortale l’aveva sentito con chiarezza, e gli si inginocchiò accanto cercando di calmarlo.
-Voglio la mia mamma!-
-Ehi piccolino, va tutto bene. Non c’è bisogno di piangere.-
-Dov’è la mia mamma? Ho paura!-
La mortale fece per accarezzargli la testa e tranquillizzarlo, ma la mano passò attraverso, suscitando solo più paura nel bambino.
-Va tutto bene. È come un gioco, vedi?-
Così dicendo la mortale fece passare la propria mano attraverso la testa, muovendo le dita per fare ridere il bambino, che quantomeno smise di piangere.
-Ma perché siamo così?- chiese questo timidamente.
-Perché… perché questo è un posto magico, ed è un gioco per farci divertire. E quando sarà il momento verrai portato in un posto bellissimo, con campi verdi e tantissime farfalle, e giocherai tutto il giorno.-
-E la mia mamma?-
Per un breve momento, la mortale rimase in silenzio.
-La tua mamma arriverà, deve sbrigare prima delle faccende, ma non ti lascerà solo.-
-Veramente?-
-Sì, la rivedrai. Devi solo avere pazienza.-
La promessa sembrò calmare il bambino, anche se non rimosse il dispiacere.
-Signorina… potrebbe cantarmi una ninnananna?-
-Certo, vieni con me.-
Gentilmente la mortale gli fece strada tra la fila di anime, arrivando fino ad una parete più distante dal mucchio, in modo da non essere disturbata.
Hypnos non distolse mai lo sguardo da lei, soprattutto quando cominciò a cantare. Non c’era nulla di particolare nella sua voce, niente che potesse attirare l’orecchio di un dio, ma per Hypnos sembrò diverso, e lentamente si appoggiò alla parete assieme a lei.
Per via delle tenebre di cui sono costituite le anime non possono passarci attraverso, dando un falso senso di contatto, che al bambino bastò quantomeno per rasserenarsi e chiudere gli occhi.
-Le anime non possono dormire. Non hanno nemmeno bisogno di mangiare o di bere.- disse Hypnos senza comunque farli alzare. -Tutto ciò che c’era prima ora non serve più.-
Piuttosto che mostrarsi arrabbiata o delusa la mortale continuò a sorridere, tentando inutilmente di accarezzare ancora una volta il bambino, che aveva riaperto gli occhi facendo scendere qualche lacrima.
-Mi mancherà. Mi piaceva molto dormire.-
-Ti capisco.- ridacchiò Hypnos annuendo.
Rimasero a lungo fermi e in silenzio in quel modo, con la mortale che piegò la testa di lato, avvicinandola alla spalla di lui, fermandosi prima di toccarla veramente e passarvi attraverso, dando l’illusione si stesse appoggiando a lui.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-sembrava… gentile?-
Nonostante fosse già a conoscenza si trattasse di un’anima sentirlo ancora sorprese il giovane principe, che cercò di immaginarsi che genere di persona potesse essere stata quella ragazza dai modi cortesi e premurosi.
Nyx, da parte sua, non sembrò poter dire altro.
-Sì figlio mio, forse è stato questo ad accendere l’interesse di Hypnos nei suoi confronti, o forse sono state le loro conversazioni, o qualcosa di più.-
-Quindi è un’anima dell’elisio? Ed è ancora lì?-
Sapere dove si potesse trovare rendeva la cosa ancora più reale.
-Temo figlio mio di non poterti dare risposte, per rispetto nei confronti di Hypnos.-
-Oh, capisco.-
Probabilmente il dio non sarebbe stato felice se di punto in bianco Zagreus fosse andato a cercare quest’anima, ma a prescindere aveva troppe poche informazioni.
Non aveva un nome né un aspetto, e forse Nyx non sarebbe nemmeno stata in grado di darglieli.
Gli umani avevano una vita troppo breve per rimanere nelle sue memorie, con alcune eccezioni.
-Ma dopo cos’è successo? Se era tanto gentile perché non è più qui?-
-Ancora una volta, temo di non poterti dare risposte. Mi dispiace figliolo, speravo la mia storia potesse soddisfare la tua curiosità, ma vedo che l’ha solo alimentata.- disse la dea con una punta di dispiacere.
-Non preoccuparti, hai già fatto molto. Credo sia meglio torni al mio lavoro, prima che mio padre mi incenerisca con lo sguardo.-
Effettivamente il divino Hades aveva notato la conversazione tra i due, e sospettando cosa riguardasse aveva continuato a fissare il figlio, che per tutto il tempo aveva finto di non notarlo.
-Molto bene allora, a presto ragazzo mio.-
Almeno uscendo avrebbe potuto schiarirsi le idee e distrarsi, visto avrebbe dovuto concentrarsi esclusivamente sul sopravvivere.
Proseguendo oltre la propria camera raggiunse lo spazio dal quale ogni sua fuga aveva inizio, e dove conservava le proprie armi e doni, sotto lo sguardo vigile di Skelios, lo scheletro mandato da un aiuto segreto per addestrarlo nei combattimenti.
-Ehi boyo! Pronto per un’altra scazzottata?- chiese tutto allegro lo scheletro mentre il principe sceglieva un’altra arma, fermandosi quando un’idea lo fulminò.
-Ehi Skelios, tu sei in giro da tanto tempo, no?-
-Ehi ehi boyo, non si chiede l’età di uno scheletro. Non te l’hanno mai insegnato.-
-… sì… comunque, conoscerai molte cose qui a palazzo. Giusto?-
-No boyo, abbiamo già avuto questa conversazione. Tutto ciò che so è in questa stanza.-
-Guarda che non sto cercando di tirarti fuori qualche informazione, ma prima di venire qui sarai vissuto da qualche altra parte no?-
-È ancora un tentativo di scoprire chi ero in vita?- chiese dubbioso lo scheletro.
-No!-
-E allora smettila di essere così dannatamente vago, mi farai venire un mal di testa.-
Fare “gossip” con altre divinità era un conto, ma con uno scheletro, o comunque a qualcuno con cui Hypnos o suo padre poteva prendersela, era un altro paio di maniche, per questo motivo il principe decise di fare molta attenzione alle proprie parole.
-Hai mai sentito parlare di un’anima che girava da queste parti, e che sembrava andare molto d’accordo con qualcuno?-
-Nossignore.-
-Sicuro? Oppure non vuoi o non puoi dirmelo?-
-No boyo, questa volta non lo so per davvero. Non ho la minima idea di chi stai parlando, e sinceramente non mi interessa. Continuiamo con le botte?-
-Magari la prossima volta…-
E così l’ennesimo viaggio del principe ebbe inizio, e per un po’ non ci fu altro pensiero se non il desiderio di proseguire, almeno fino a quando nei campi elisi la morte non decise di fargli visita.
-Zagreus, hai bisogno di una mano?-
Thanatos, il dio della morte, comparve da un fascio di luce stringendo tra le mani la sua fidata falce. Il viso severo dell’uomo, i cui occhi erano dorati come quelli della madre Nyx, era rotto da un sorriso, rivolto esclusivamente a Zagreus.
-Thanatos! Arrivi al momento giusto, ho bisogno di parlarti!-
Uno sciame di farfalle interruppe il giovane, che le schivò prima di venire colpito. -Resta dove sei!-
Mai Zagreus era tanto capace e professionale quando c’era di mezzo qualcosa di poco professionale. Sta di fatto che eliminò tutti i nemici dell’area a un tempo record, lanciandosi sul dio con occhi pieni di interesse.
-Than, tu conoscerai un’anima che ha avuto una relazione con Hypnos vero? Me ne puoi parlare?-
Il dio in un primo momento non sembrò assimilare la domanda, poi si riprese.
-Stai ancora ficcanasando negli affari altrui?- disse rimproverandolo.
-Pffff. Io? Ficcanasare? Nooooooo… sono solo curioso.-
-Ah-ah. E mio fratello che ne pensa?-
-Non volevo disturbarlo, proprio per questo sto chiedendo a te.-
Thanatos lo fissò in silenzio valutando se andarsene o meno, senza nemmeno lasciargli la ricompensa per il suo lavoro, ma alla fine dovette arrendersi, sospirando stanco.
-Se non te ne parli assillerai qualcun altro, vero?-
Zagreus non rispose, ma vista la sua espressione non fu necessario.
-E va bene, vedrò di raccontarti quel poco che so.-

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Capitolo 7
*** Il Racconto Della Morte ***


Non so se fosse per via di quell’umana o per la semplice pigrizia di mio fratello, ma ci fu un periodo in cui le sue pause dal lavoro aumentarono esponenzialmente, e io andavo a recuperarlo prima che il sommo Hades perdesse la pazienza.
Solitamente andava spesso ai campi elisi, e per quanto fossero grandi conoscevo mio fratello e immaginavo dove avrei potuto trovarlo, seduto alle rive di un fiume, in una parte isolata e piena di fiori.
Assieme a lui, come sempre ormai, c’era l’umana, seduti sulla riva parlando tra di loro.
-E allora gli ho detto, la prossima volta prova a non prendere il raffreddore!-
-Ahaha, e lui che ti ha risposto?-
-Niente, è tornato al suo posto in fila. Te l’ho detto, le anime non sono di grande compagnia. Eccetto te ovviamente.-
L’umana sorrise con più dolcezza nello sguardo, avvicinando la mano a quella di Hypnos, senza raggiungerla del tutto, lasciando solo l’idea si stessero sfiorando.
-Non avrai dei problemi stando qui per troppo tempo?- chiese guardandolo.
-Nah, e anche se fosse non è la fine del mondo. Mi rimproverano per quel quarto d’ora e poi torno da te.-
In momenti simili avrei voluto colpirlo in testa con la mia falce.
-Mi raccomando, non mancare troppo ai tuoi doveri. Sono sempre felice di vederti, ma posso venire io piuttosto.-
-In quel posto tanto tetro e noioso? Meriti di meglio.-
-Che siano gli elisi o qualsiasi altro posto, mi basta vederti.-
Normalmente avrei dovuto richiamarlo subito al proprio lavoro, ma mi rendevo conto quanto fosse importante per Hypnos quel momento, e infondo potevo concedergli ancora qualche minuto.
-Sei mai stato in superficie?- chiese a un certo punto l’umana.
-Ogni tanto, ma non è che abbia qualcosa di particolarmente interessante. Mi sembra quasi lo stesso che quaggiù.-
Alla risatina dell’umana Hypnos accennò a un sorriso. -Ho sbagliato?-
-Ai miei occhi sono due posti molto diversi. Qui il vento non soffia, il tempo non cambia, gli animali non ci sono, e le persone sono diverse.- rispose lei guardandosi attorno. -Ha una bellezza sua, ma è diverso.-
-Io faccio parte di questa bellezza?- chiese l’altro avvicinando il viso a quello di lei.
Se fosse stata ancora viva, l’umana avrebbe arrossito. -Sì.-
La risposta sembrò fare molto piacere a mio fratello, perché il suo sorriso si allargò come non mai.
Credo di non averlo mai visto tanto felice come quando lei gli diceva quelle cose.
-Allora, cosa c’è di tanto bello nella superficie? Alcune anime non ne andavano matte.- chiese tornando al discorso di prima.
-Tutto direi, dipende dai punti di vista. È molto più faticoso, lavori tutta la vita per poter sopravvivere, ma vivi anche dei momenti che rendono la vita meravigliosa. Sono brevi, ma possono essere tanti, e se li vedi tutto cambia.-
-Qui però non avete bisogno di sopravvivere, e non avete fatiche.-
-No, però sono proprio quelle fatiche a rendere i momenti di cui ti parlo ancora più importanti. Se ci fossimo incontrati prima avrei potuto mostrartelo.-
In nessun modo un’anima può tornare in superficie, e proprio per via dell’interesse che quell’umana mostrava per Hypnos siamo sempre stati ben attenti non gli facesse proposte simili.
-Beh, siamo pari in un certo senso. Io non potrò mai mostrarti l’Olimpo, anche se l’ho visto solo di striscio da lontano. Sono molto rigidi lassù.-
-E come ti sembrava?-
-Tutte luci e nuvole, e molto, molto meno affollato dell’oltretomba. Sarà per questo che gli dei scendono di continuo.-
-Credo di preferire l’oltretomba allora.-
-Perché ci sono io?-
-Quante volte vorrai farmelo ripetere?- ridacchiò l’umana tornando a guardarlo. -Sì, perché ci sei tu.-

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


-Ooooh, ma che cosa dolce da dire! Veramente credevate volesse solo ingannare Hypnos?-
L’innocenza del principe Zagreus gli impediva di vedere il marcio in ogni cosa, come invece erano soliti fare altri come le furie o il padre, ma fino ad ora dai racconti aveva ascoltato non gli sembrava ci fosse nulla di sbagliato in quella ragazza.
-È sempre meglio essere cauti. Alla fine non gli ha mai fatto richieste, quindi abbiamo smesso di controllare.-
-Volevi proteggere il tuo fratellino eh?- lo punzecchiò Zagreus sorridendo.
-Proteggevo gli interessi dell’oltretomba. E ora se vuoi scusarmi, ho del lavoro da fare.-
Proprio come era arrivato il dio se ne andò, lasciando il principe nuovamente solo.
-Eh, credo di averlo fatto innervosire.-
Almeno a poco a poco stava cominciando a farsi un’idea della storia: sapeva che la ragazza era un’anima, che tutto questo è successo parecchio tempo fa, visto l’oltretomba a quanto avevano detto era nato da poco, e sapeva che a quanto pare il sentimento era ricambiato tra lei e Hypnos.
-Chissà, magari alla prossima scoprirò qualcos’altro.-
Rallegrato dalla chiacchierata il principe riprese la sua corsa, procedendo con ancora più forza, arrivando fino a destinazione e soccombendo alla sorte che lo legava a quel regno, anche se la cosa cominciava a diventare sopportabile.
Riemergendo dalle acque dello Stige non trovò Hypnos, ma venne accolto dal canto del musico di corte, che raccontava l’ennesima epica avventura del principe Zagreus, raccontata da quest’ultimo parola per parola.
L’uomo era chino sul proprio strumento, il cespuglio di capelli che gli nascondeva il volto cereo.
-Sing,
Of Zagreus, oh muse. Slayer of hydras. First of his name
Born
Of Zeus as a serpent. In spite of Queen Hera. Zagreus came
Torn
To shreds by the Titans. Devoured in pieces. From his heart aflame
The seed
Of Dionysus grew. The God of wine and feast anew
To live
At home on Olympus. Never presuming. His origins true
Wrath
Of thunder and lightning. Struck down the Titans. Burned into sand
Up
From out of the ashes. Born of the Titans. The mortals did stand
To live
The model of the gods. At once divine and further flawed
In twain. The blood of immortals. Of Zagreus ending. It flows in their veins
The prince
Under the mortal ring. Prisoner to his king
Never to leave. Steadfast. Endlessly toiling
Doomed to remain. Endlessly toiling
Doomed to remain.-
Il principe Zagreus non ne andava così fiero, ma la canzone che Orfeo stava cantando non era tratta da eventi esattamente reali, più da un innocuo scherzo giocato da lui e dal divino Dioniso.
Aveva già cercato di spiegarglielo, ma il musico era certo fosse tutto vero.
-Zagreus! Che piacere rivederti.- sorrise l’uomo notandolo arrivare.
-Ehilà Orfeo… e io sono contento di sentirti cantare, ma non hai voglia di cambiare canzone?-
-Oh no, questa è una delle mie preferite, in tuo onore.-
-Sei troppo gentile…-
Veramente, vista la realtà dei fatti.
Orfeo era amato dalla corte dell’oltretomba non solo per le sue incredibili doti canore, ma anche per l’incredibile numero di storie che conosceva e che raccontava.
Ancora Zagreus non era riuscito a trovarne una che non conoscesse.
-Ehi, sai forse ho una storia che non hai mai sentito. Dell’amore tra un dio e un’anima dell’oltretomba.-
-Oh so di cosa parli.-
All’affermazione del musico il principe spalancò gli occhi, controllando solo in quel momento che il padre non fosse nei paraggi.
Ancora non era tornato dal suo “impegno lavorativo”.
-Potresti raccontarmela?-
-Ma credevo la conoscessi già.-
-In parte, tu però potresti sapere qualcosa che io non so.-
-Con piacere allora amico mio, anche se non è una storia sono solito raccontare, ma per te posso fare un’eccezione.-

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Capitolo 9
*** Il Racconto Del Canto ***


Da poco aveva avuto inizio il mio incarico presso la casa del divino Hades, e il mio cuore era appesantito dalla colpa per aver deluso la mia amata.
Il canto mi aveva abbandonato, senza la mia musa ero perso, ma tra i sospiri di dolore sentì una risata di pura gioia.
Non sono molte le aree dell’edificio in cui sottoposti come me possono muoversi, e io in ogni caso non ne avevo molta voglia, senza la necessità di mangiare e dormire non c’era niente che mi obbligasse a farlo, tuttavia alzai comunque la testa e cercai la proprietaria di quella risata.
Con mio grande stupore, scoprì si trattasse di una fanciulla.
Il suo viso era illuminato dalla felicità che solo l’amore appena sbocciato può dare, quello che ti fa vedere ogni ostacolo come un minuscolo sassolino, e che ti permette di affrontare ogni avversità con il cuore colmo di fiducia.
Mi era capitato di sfuggita di vedere altre coppie, ma tutte loro erano appesantiti dal dolore della recente morte, e dal pensiero di ciò che avevano lasciato indietro, lei invece galleggiava come l’aria.
A regalarle quel sorriso, era il dio del sonno, che fluttuava sopra di lei sfuggendo al suo sguardo.
Non potevano sfiorarsi, ma nei loro gesti percepivo un calore indescrivibile, e guardandoli ricordai i tempi andati con la mia cara Eurydice.
Rividi in loro i noi giovani e innamorati, e nonostante il dolore il mio cuore per un secondo si scaldò.
Per quanto mi rendo conto di essere stato indiscreto, continuai a guardarli.
-Ahahah, andiamo! Sai che non posso raggiungerti!- esclamò la fanciulla allungando le mani verso l’alto.
-Come i migliori sogni, sono sempre irraggiungibile.-
-E se tornassi ai campi elisi?-
Alla minaccia della ragazza il dio scese a terra, aprendo il grande mantello che indossava e chiudendolo attorno a lei.
-No non andare.-
La spalla della fanciulla compariva oltre l’abito, attraversandolo senza percepirne la morbidezza, ma entrambi sorrisero senza darvi importanza.
-Lo sai non lo farei mai. Non potrei mai andarmene senza salutarti.-
Sorridendo il dio riaprì il mantello, tornando a volteggiarle attorno.
-La prossima volta vuoi che venga io nei campi? Ho sentito sono arrivate delle anime interessanti.-
-Non così tanto. Sono sempre guerrieri.-
-Beh hanno molto da raccontare.-
-Non mi piacciono molto i loro racconti, pieni di sangue e violenza. Tante persone sono qui proprio per le loro azioni.-
La fanciulla nonostante il suo aspetto giovane usava saggiamente le sue parole, intuì che forse era nell’oltretomba già da molto tempo.
-La guerra è diventata la nuova passione degli umani.- annuì il dio senza dargli alcun peso.
-Credo non sarò mai in grado di comprenderlo.-
-Certo che no, tu vieni da un mondo diverso, ma non deve importarti. Nell’oltretomba non vivrai mai la guerra, e staremo sempre insieme passeggiando per gli elisi e ridendo in questa dimora.-
La fanciulla avvicinò la mano al volto del dio, sfiorandolo appena in una dolce carezza, e lui chiuse gli occhi beandosi di quel momento.
Ah, il fiore dell’amore, che sboccia all’improvviso e ti travolge come un fiume.
Nei loro occhi leggevo chiaramente questo sentimento, e mentre si allontanavano svanendo tra i corridoi sentì abbandonarmi il fantasma di quella gioia che un tempo anche io provai, e che credevo avessi perso per sempre.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


-Quindi non è stato qualcosa di leggero, sono stati assieme per un sacco di anni, se perfino te l’hai vista.-
Zagreus cercò di pensare a quanti secoli fossero trascorsi dalla nascita nell’oltretomba, non riuscendo minimamente ad avvicinarsi al numero esatto.
-Sì amico mio, quella fanciulla si trovava qui da molto prima di me, anche se non so dirti quanto con esattezza. Qui percepiamo il tempo in maniera diversa, dal mio arrivo potrebbero essere passate ere, e io non me ne sarei neanche accorto. A un certo punto smetti semplicemente di provare a contare.-
Sicuramente non era facile capirlo visto sembrava perennemente notte.
-In ogni caso grazie Orfeo, mi sei stato molto d’aiuto. Non è che sai dove sia quell’anima adesso?-
-No, mi dispiace. A un certo punto è semplicemente scomparsa.-
-Oh, strano…-
Cosa poteva essere successo? Avevano avuto una lite? Hades ne aveva avuto abbastanza della loro relazione e li aveva separati?
Come ogni volta che il principe veniva a conoscenza di un’ingiustizia simile, il suo cervello cominciava ad elaborare modi e strategie per potere aiutare e migliorare la situazione.
Normalmente sarebbe subito corso da Nyx per chiederle consiglio, magari anche in questo caso centrava un contratto con suo padre, ma purtroppo la dea per il momento era assente.
-Controllerò la prossima volta. Magari Hypnos avrà anche voglia di parlare.-
Nuovamente il principe si diresse verso le proprie camere, preparandosi per affrontare i pericoli dell’oltretomba e raggiungere la superficie.
Il viaggio proseguì senza intoppi, e purtroppo senza nuovi incontri, ma al suo ritorno la figura della madre in fondo alla sala rimosse ogni dispiacere.
-Madre!-
Aveva trascorso la sua intera vita senza di lei, e ora che finalmente era tornata Zagreus desiderava passare quanto più tempo possibile con lei, imparando a conoscerla e ad amarla per la meravigliosa madre che era.
La dea Persefone, figlia di Demetra, indossava il lungo abito di tenebra che il marito aveva fatto preparare per lei, e la corona di teschi compariva tra i capelli biondi tanto simili a quelli del figlio, se non per il colore.
Gli occhi verdi scintillarono di gioia vedendo il figlio.
-Ciao Zagreus, come è andata stavolta là fuori?-
-Molto bene, tu come stai? Mio padre ti sta trattando con rispetto?-
Dopo tutto quello che gli aveva fatto passare il giovane non riusciva a non vedere il dio come un individuo violento e cocciuto, la madre invece a quanto pare conosceva un lato di lui completamente diverso, meritevole del suo amore.
-Sì caro, le cose stanno andando bene. Tuo padre è nel giardino se vuoi salutarlo.-
-Magari più tardi… tanto lo rivedrò alla prossima fuga.-
-Mi addolora sapervi combattere l’uno contro l’altro, ma confido sappiate separare il vostro obbligo dal rapporto che avete qui.-
Zagreus rispose solo con un mezzo sorriso. Combattere contro il padre non lo dispiaceva, soprattutto perché con le sue vittorie si rifaceva dei trattamenti ingiusti del dio.
-Sembra essere pensieroso comunque, è successo qualcosa con gli altri dei per caso?- chiese la madre guardandolo preoccupata.
-No, non è successo niente.-
I rapporti con gli dei dell’Olimpo stavano andando molto bene, e l’unica cosa che aveva alterato il dio recentemente era stata la sua curiosità, ma dubitava potesse essere il motivo del suo cruccio.
Non era certo il tipo che si preoccupava dei sentimenti altrui, però… non se la sentiva di nascondere la faccenda alla madre.
-In realtà, recentemente ho scoperto che Hypnos ha avuto una relazione con un’anima, e gli ho fatto qualche domanda.-
-Oh, quindi è per questo.-
-Non penso sia preoccupato abbia urtato i suoi sentimenti, ma in caso te lo dirà lui… aspetta, anche tu lo sapevi?-
La dea rispose con un candido sorriso -Certo.-
Quindi era l’unico a non esserne a conoscenza?! E allora perché Hypnos doveva fare tanto il misterioso se non era tutto questo grande segreto!
-Non è che potresti parlarmene?- chiese gentilmente senza lasciare trasparire il suo fastidio.
-Va bene, credo di poterti raccontare qualcosa…-

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Capitolo 11
*** Il Racconto Della Primavera ***


Oh Zagreus, spero che un giorno troverai qualcuno che ti guardi allo stesso modo in cui loro si guardavano.
Con quell’amore che affronta il tempo e si mantiene vivo, che nonostante le piogge, le avversità e i momenti duri continua ad amare con tutto il cuore.
Alcuni trascorrono una vita intera senza provarlo, e loro lo hanno trovato qua.
A confronto, il mio giardino è nulla.
Hypnos andava spesso a trovarla, ma capitava anche che fosse la ragazza a venire per fargli una sorpresa.
Una volta capitai di essere nei paraggi, lei gli si avvicinò alle spalle mentre stava scrivendo sulla propria lista, mettendogli le mani sugli occhi.
Era comunque in grado di vedere attraverso, ma stette al gioco.
-Indovina chi sono.-
-Thanatos! Il mio fratellone!-
-Ahaha, no.-
-Mh, l’addetto alla caffetteria?-
-No!-
-Oh! Lo so!- voltandosi Hypnos volò attorno alla ragazza, che seguì i suoi movimenti con un tenero sorriso sulle labbra. -È l’anima più bella dell’oltretomba! Cos’ho vinto?-
-Un’intera giornata assieme.-
-Ma qui non si capisce mai quando finisce il giorno e comincia la notte. Quindi resterai per sempre?-
-Ahaha, va bene. Non posso competere con la tua logica.-
Non avevo mai visto Hypnos tanto felice come quando c’era lei. Anche il solo restare seduti in un angolo a parlare riempiva le loro giornate.
-Cosa ti andrebbe di fare? La nuova regina ha abbellito questo posto con un giardino, vuoi vederlo?- propose lui sfiorandole la mano, fingendo di stringerla tra la sua.
-Non vorrei mancarle di rispetto. Sono certa sarà bellissimo.-
Le sue parole furono tanto dolci che non mi trattenni dall’avvicinarmi.
-Nessuna mancanza di rispetto mia cara. Sono sempre felice di mostrare il mio giardino a qualcuno.-
La ragazza si inginocchiò con rispetto non appena mi vide, sotto le risatine di Hypnos che la guardò in attesa si rialzasse.
-Mia regina.-
-Alzati pure cara. Venite, vi farò da guida.-
Non c’erano molte persone con cui parlare, e le anime visto ero la sposa di Hades erano sempre troppo timorose per parlarmi, perciò ero ben felice di interagire con qualcuno di nuovo, anche se sapevo lei era lì da molto più tempo di me.
A quel tempo il giardino era ancora molto piccolo, ma ero fiera del mio lavoro, e fui felice nel vedere lo stupore negli occhi di lei.
-È bellissimo!-
-Già, anche io vedo qualcosa di bellissimo.-
Hypnos non faceva altro che guardarla, e la ragazza sorrise, accarezzandogli la guancia al suo complimento.
-Sentiti pure libera di venire quando vuoi. Sarai sempre la benvenuta.- le dissi decidendo di tornare alle mie stanze, lasciando ai due la propria privacy.
-La ringrazio mia regina, è un onore.-
-Ehi, con me non parli mai in questo modo.-
-Vuoi che ti chiami mia regina?-
Ci mettemmo tutti a ridere di fronte a quell’idea, e me ne andai sperando di poterle parlare altre volte in futuro.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


-Ma cosa è successo dopo? Dove è adesso?- chiese il principe al termine del racconto.
A rispondergli però non fu la madre.
-Se n’è andata.-
La voce profonda del padre produsse un brivido di paura dietro la schiena del ragazzo, che voltandosi lo guardò scuro in volto.
-Che cosa le hai fatto?-
-Niente ragazzo. Per una volta non centro io.-
Zagreus guardò la madre per cercare conferma, e lei annuì tristemente.
-… e allora adesso dov’è?-
Prima di continuare il padre distolse brevemente lo sguardo, traendo un profondo respiro.
-Contrariamente a quel che i mortali credono, questo luogo non rappresenta la fine per loro. Dopo di noi, c’è qualcos’altro, qualcosa che chiunque abbia condotto una vita giusta può raggiungere, ma che in pochi hanno veramente il coraggio di superare.-
-Di cosa stai parlando?- chiese il principe confuso.
-Sto parlando della reincarnazione ragazzo. Un’anima può decidere di perdere completamente sé stessa, e di iniziare una nuova vita senza più alcuna traccia di quella precedente. Vuol dire un nuovo inizio, e una morte definitiva.-
-Stai scherzando vero? Non ho mai sentito parlare di questa cosa!-
-Tuo padre sta dicendo la verità. Un tempo era una cosa molto comune per le anime, ma ora quasi più nessuno lo fa.- intervenne la madre annuendo debolmente.
-Quindi se n’è semplicemente andata? E ha lasciato Hypnos da solo!-
Lo sdegno di Zagreus era chiaramente percepibile dalle sue parole.
Dopo tutto quello che aveva sentito, l’amore che condividevano, lei se n’era andata.
-Credo che questo stia a me dirlo.-
Il principe si voltò di colpo, sentendo la voce di Hypnos alle sue spalle, e per un breve momento si calmò rendendosi conto di avere agito senza che ne fosse a conoscenza.
-Hypnos io… mi dispiace tanto.-
-Ehi Zag, non fare quella faccia. Posso chiamarti Zag?-
-Puoi chiamarmi come vuoi.- tentò di sorridere l’altro.
-Ottimo! Comunque non preoccuparti, non ce l’ho con te per aver ficcanasato tra le mie cose, violando la mia privacy e senza nemmeno chiedermi il permesso.-
-Sei sicuro?-
-Forse un pochino. Ma tutti sanno di questo tuo difettuccio, perciò è tutto perdonato.-
Il dio parlava con un sorriso sulle labbra, ma il principe non era certo se fosse sincero o meno.
-Grazie, e mi dispiace… anche per quello che è successo con lei. Forse avrei fatto meglio a farmi gli affari miei.-
-Sì probabilmente, ma sei fatto così. Prima o poi forse qualcuno ti darà una bella lezione e ci penserai due volte prima di farlo. Non è il mio caso però, e a prescindere, ti manca ancora la fine della storia. Giusto?-
Zagreus sbatté gli occhi più volte, rimanendo in silenzio sentendosi mordere dalla curiosità.
-Ne sei sicuro?-
-Certo. Non vorrei lasciarti con un’immagine sbagliata di lei.-

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Capitolo 13
*** Il Racconto dell'Amore ***


Lei era… era tutto.
Era bellissima, intelligente, divertente, e rideva a tutte le mie battute! E quando lo faceva era come sentire la più bella musica di Orfeo, o di qualsiasi musicista sia mai esistito in tutto l’universo.
Avrei trascorso ore intere ad ascoltarla parlare, e l’ho fatto.
Parlavamo di tutto, di come era la vita in superficie quando era viva, di come era stare nei campi elisi, di com’era lavorare per tuo padre, delle anime che venivano, dei guerrieri che lottavano, dei ruoli delle Furie, di Cerbero, di mio fratello, mia madre, delle migliorie al palazzo, della costruzione dell’arena.
Ogni cosa insieme era interessante, perfino le più sciocche. Avrebbe potuto descrivermi un fiore che avevo in mano e io ne sarei stato felice.
E quando la guardavo lei sorrideva, e diceva di amarmi, perché vedeva l’amore nei miei occhi, ed era felice.
Amavo amarla perché mi amava.
Altro che l’ambrosia amico mio!
Spero che un giorno arriverai a provarlo anche con mio fratello e Megaera, te lo auguro veramente, perché è la cosa più bella del mondo.
Ce ne vuole di tempo per arrivarci.
Ci siamo conosciuti all’alba dei tempi, prima da semplici sconosciuti, poi conoscenti, amici, amanti e infine anime gemelle, ma quando ci arrivi oh… tocchi le stelle.
Non abbiamo mai potuto nemmeno sfiorarci, ma non ne avevamo bisogno.
A un certo punto siamo diventati una cosa sola, e lo starle vicino bastava, mi riempiva, mi scaldava.
Amarla è stata la cosa più bella della mia vita, e la più dolorosa quando ha deciso di andarsene.
Eravamo nell’elisio, a parlare del più e del meno come sempre, poi a un certo punto si voltò, guardandomi con un dolore negli occhi.
Lo sapevo perché sapevo leggere ogni sua emozione, e lei le mie.
-Hypnos… c’è una cosa che ti devo dire.-
Non parti mai bene quando ti dicono così, c’è sempre qualcosa che non va, e sentì lo stomaco contrarsi su sé stesso.
-Dimmi, va tutto bene?-
-Sì… ci sto pensando da un po’ e… credo di essere pronta per reincarnarmi.-
Rimasti immobile per quelli che credo fossero secoli, ma probabilmente furono una manciata di minuti.
Credo che se avesse ancora avuto le lacrime avrebbe pianto.
-C-cosa cara?-
-Hypnos…-
-Ti stai annoiando qui? Vuoi trasferirti? O sono io che ti annoio? Puoi dirmelo! Possiamo parlarne!-
Ero nel panico, sapevo perfettamente cosa significava reincarnarsi: perderla per sempre, e per davvero.
Sapevo anche di starla ferire reagendo così, ma come puoi reagire diversamente?
-No Hypnos, lo sai che ti amo.-
-E allora non reincarnarti! Non ce n’è bisogno, è tutto perfetto! Se mi ami, resta!-
Lo so, lo so, non è giusto dire così, ma cosa avresti fatto?
Alla fine lei cedette, e aspettò che fossi pronto.
Trascorsero un altro paio di secoli prima me lo ripetesse, e anche quella volta le chiesi di aspettare, poi ancora, ancora e ancora, poi un giorno… è andata.
Dovevamo incontrarci nel nostro posto preferito, un angolo solo per noi dove nessuno passava mai.
Arrivai all’appuntamento e non la vidi.
Al suo posto c’era una distesa di anemoni, il fiore che compare quando un’anima si reincarna.
In quel momento ricordo che il mondo intero crollò a pezzi, e assieme a lui anche io.
Non so descriverti l’agonia. Sembra che ti strappino il cuore, brucino le carni e fulmini il cervello, tutto insieme allo stesso tempo e all’infinito.
A un certo punto non riesci più a piangere perché hai finito le lacrime, mentre dentro senti ancora tutto il dolore che ormai ti ha intorpidito il corpo, e non riesci più a muoverti.
E allora rimani lì, aspettando che passi.
Sono convinto che non ci sia dolore peggiore di quello di avere amato una persona e perderla, ma il tempo passa, ed è ingiusto, perché ti costringe ad andare avanti.
Prima o poi lo fai, che tu lo voglia o meno.
Ho trascorso un’eternità con lei, e ora che non c’è più vorrei avere avuto più tempo.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Al termine del racconto il principe rimase in silenzio, immobile con la testa bassa e lo sguardo serio, mentre Hypnos continuava a sorridere, con quel suo modo di fare sereno, fuori dal mondo.
-Ci deve essere un modo per ritrovarla…-
-Ci abbiamo provato ragazzo.- rispose il divino Hades alle sue spalle. -Non si può ritrovare un’anima reincarnata… si frammenta, si sparge e si ricrea, diventando qualcosa di completamente nuovo, senza più alcun legame con il passato.-
-Che mi dite di padron Chaos? Lui saprà come fare!-
Chaos era l’entità più antica dell’universo, originaria di ogni cosa. Nyx ne era una discendente, e solo recentemente i due si erano rimessi in contatto.
Forse avrebbe potuto ritrovarla, o almeno era questo che il principe si ripeteva, nel tentativo di riuscire a trovare un lieto fine a quella storia.
-No figliolo. Le leggi dell’universo sono chiare in merito. Non si può tornare indietro.-
Hades non lo chiamava mai in quel modo, se non in eccezionali occasioni, e il fatto l’avesse appena fatto rendeva le sue parole terribilmente reali.
Il principe sentì come un macigno cadergli sulla schiena.
Non aveva mai conosciuto quell’anima, ma conosceva Hypnos, e conosceva il sentimento che si provava nel perdere qualcuno, anche se aveva avuto la fortuna di ritrovarla.
Se era stato in grado di aiutare tutti, perché non poteva fare lo stesso anche stavolta?
-Ehi amico, va tutto bene. Te l’ho detto, non c’è bisogno di fare quella faccia!-
-Ma…-
-Niente ma! So quello che dico, e per una volta faresti meglio a darmi retta! Lei non c’è più, ma i suoi ricordi sono ancora con me.-
Era difficile, ma il giovane principe riconosceva avesse ragione. Per quanto gli fosse difficile doveva accettare di farsi da parte, e di lasciare andare quel racconto.
Rallegrato nel vederlo capire Hypnos sorrise ancora di più.
-Sai quando parlavamo, c’era sempre una chiara differenza tra di noi, nel modo di approcciarci alla vita, e paradossalmente anche alla morte. Era qualcosa che io non potevo capire, perché sono immortale, e la mia vita non può spegnersi, come era successo con la sua. Non capivo tutta l’importanza che dava alle cose più banali, o al perché metteva tanto sentimento in ogni cosa, adesso invece lo so. La vita dei mortali è così importante perché a un certo punto finisce, e ogni attimo potrebbe essere l’ultimo.-

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