Un guaio tutto Babbano - quarantacinque anni più in lá

di Shily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La macchina da scrivere ***
Capitolo 2: *** 2. I Caposcuola di Grifondoro ***
Capitolo 3: *** 3. La percentuale di un nome ***
Capitolo 4: *** 4. Due volte in quarantatré anni ***
Capitolo 5: *** 5. La scoperta di un Cavillo ***
Capitolo 6: *** 6. La medicina del futuro ***
Capitolo 7: *** 7. Un futuro insieme ***
Capitolo 8: *** 8. Come incantare un vischio ***
Capitolo 9: *** 9. Solo una questione anagrafica ***
Capitolo 10: *** 10. Caccia nei dormitori ***
Capitolo 11: *** 11. La forza di un battito d'ali ***
Capitolo 12: *** 12. Un nuovo compagno di banco ***
Capitolo 13: *** 13. Il gioco del futuro ***
Capitolo 14: *** 14. Un futuro di troppo ***
Capitolo 15: *** Una chimica inaspettata ***
Capitolo 16: *** 16. L'arte di saper baciare ***
Capitolo 17: *** 17. Un patto con la professoressa ***
Capitolo 18: *** 18. Una parvenza di onestà ***
Capitolo 19: *** 19. Il racconto di una vita ***
Capitolo 20: *** 20. La trappola di Natale ***
Capitolo 21: *** 21. A tu per tu con se stessi ***
Capitolo 22: *** 22. Un Lupin 2.0 ***



Capitolo 1
*** La macchina da scrivere ***


1. La macchina da scrivere 

James Potter ha diciassette anni e nulla da desiderare.

Ha due genitori fantastici; tre amici della miglior specie, di quelli a cui affideresti la tua vita a occhi chiusi; un notevole e innato talento nel Quidditch - non si tratta di mancata modestia, davvero!, semplicemente è sempre stato molto sicuro delle sue capacità; può vantare alle sue spalle ben due relazioni - la prima, a quattordici anni, con Mary di Tassorosso. Sono stati insieme ben tre mesi, sufficienti a fargli capire che preferiva ancora passare delle tempo con i suoi Malandrini. E la seconda con Julie, una Grifondoro di un anno più piccola di lui e con cui è quasi arrivato in terza base, salvo poi litigare a causa di Madame Piediburro dopo quasi sei mesi di relazione ininterrotta.

In più, come ci tiene sempre a ricordare a sè stesso quando si fa mentamente dei discorsi motivazionali: James può vantare una brillante capacità di apprendimento, che gli permette di applicare allo studio solo il sessanta per cento delle sue possibilità, e - soprattutto - di essere stato il primo tra i suoi amici ad aver baciato una ragazza. E non una ragazza qualsiasi, ci tiene sempre a precisare, ma Katie qualcosa, di ben un anno più grande di lui.

Se non sono queste le cose per cui vale la pena vantarsi, allora proprio non sa per cosa.

Insomma, James Potter ha diciassette anni e una vita pressoché invidiabile, nulla di cui potersi lamentare. Se solo non fosse per quel leggero fastidio all'altezza della bocca dello stomaco che lo prende ogni volta che una certa Grifondlro si avvicina a lui.

Ovvero sempre, dato che ha la fortuna - o sfortuna, a dir si voglia - di condividere con Lily Evans gran parte delle sue giornata da sette anni a quella parte.

Ed è proprio per colpa di Lily che James sta per ficcarsi in un grosso, immenso, catastrofico guaio. Uno di quelli da cui non se ne esce, per il quale Remus potrebbe toglierli il saluto a vita e Sirius prenderlo a pugni alla Babbana.

Ma James, in fondo, ha solo diciassette anni, una vita pressochè perfetta e tanta sconsideratezza quanto coraggio.

⚡️

"Andiamo, Prongs, io ho fame," si lamenta per l'ennesima volta Sirius.

James alza gli occhi al cielo e torna a concentrarsi sulla Mappa del Malandrino aperta tra le sue mani.

"James," chiama con cautela Remus, anche lui un passo più indietro, "Il banchetto di Natale è iniziato da un pezzo. Ancora un po' e rimarremo senza cena."

In risposta, il ragazzo agita una mano per aria e continua a camminare imperterrito.

C'è un breve momento di silenzio, dopodiché Sirius decide di appendersi al mantello di Remus e ululare: "Io ho davvero fame."

"Volete stare zitti?" sbotta finalmente colui che fa da apri fila. "Ancora un po' e vi sentiranno fino alla torre di Astronomia."

Remus, che è ormai prossimo a esaurire la pazienza, scosta con malavoglia Sirius e avanza il passo, afferrando l'amico per un braccio e costringendolo a fermarsi.

"Si può sapere che ti prende?"

James aggrotta le sopracciglia e abbassa nuovamente lo sguardo sulla pergamena, tornando a illuminare con la bacchetta un punto preciso.

"Sul serio, Prongs?" sbotta con rabbia Sirius. "Tutto questo casino per seguire la Evans."

A questo punto, il ragazzo abbassa la testa e tenta invano di nascondere l'imbarazzo.

"Oggi," si schiarisce la voce, "Oggi Matt Thompson è venuto da noi dopo le lezioni - sapete, Lily mi stava giusto raccontando una cosa incredibile, pare che i Babbani..."

"Non me ne frega un fico secco di cosa dice la Evans. Voglio sapere perché siamo a un passo dai sotterranei invece che essere in Sala Grande a festeggiare il Natale."

"Ha fatto bene Peter," gli da manforte Remus, "A tornare a casa per le vacanze."

A onor del vero, non ci crede nemmeno lui a quelle parole. E non puó che dirsi dispiaciuto per l'amico che, a causa della troppa apprensione della madre, si è dovuto perdere l'ultimo Natale ad Hogwarts tutti insieme.

James sbuffa sonoramente e stringe con forza la bacchetta. "Matt Thompson ha chiesto a Lily se potevano vedersi prima di cena e io..."

"E tu stai morendo di gelosia," conclude per lui Sirius, rassegnato.

"Non sono geloso! È solo che trovo pericoloso vedersi da soli, in piena notte..."

"Sono solo le sette e mezza di sera."

"E con un Serpeverde," conclude, ignorando l'ultimo commento.

"Quindi sei geloso."

Remus tira una gomitata a Sirius e si concentra sull'amico: "Scusami, non potevi semplicemente chiedere a Lily se voleva compagnia?"

"Sei pazzo? E farle così capire che sono geloso o, peggio, che sono innamorato di lei?"

"Giusto, e allora seguiamola come tre depravati," Sirius gli da una spinta. "E poi scusami, non sono sette anni che le chiedi di uscire?"

"Ora è diverso. Ora siamo amici, non posso farle capire di aver già deciso quanti figli avremo - per la cronaca quattro, due maschi e due femmine, e... ahia, mi hai fatto male, Mooney."

I due ragazzi si scambiano uno sguardo arreso prima di rivolgersi nuovamente all'amico: "Va bene," sospira rassegnato Sirius, "Andiamo a cercare la Evans e poi andiamo alle
Cucine."

James regala loro un sorriso enorme, fa per rispondere ma qualcosa nello sguardo dei suoi amici lo convince a lasciar perdere.

È un vero peccato che Peter sia tornato a casa, di solito è sempre il primo ad appoggiare le sue follie.

Tuttavia, quando dieci minuti dopo i tre Grifondoro voltano l'angolo e imboccano l'ultimo corridoio prima di raggiungere la ragazza, James non si sente più cosí sicuro delle sue idee.

Piuttosto, non fa che immaginare scenari via via più disastrosi che si concludono inevitabilmente con una fattura di Lily: certe abitudini, si sa, sono lente a morire.

"James," ed é proprio lei che lo ridesta dai suoi pensieri, andandogli in contro. "Che ci fate voi qui?"

"Io," boccheggia, "Sí, ecco... io..."

"Non ti abbiamo vista arrivare e ci siamo preoccupati," intervenne Remus, posandogli una mano sulla spalla. "È tutto okay?"

Lily si apre in un sorriso dolcissimo - come lo avrebbe poi descritto James, decantandone le lodi - e ripone la bacchetta nella tasca del mantello.

"Ma così avrete perso anche voi tutta la cena," si preoccupa e no, il borbottio di Sirius non se l'è certo immaginato. "È che Matt, quello del settimo anno, lo conoscete? Thompson! Comunque il mese scorso abbiamo fatto una ricerca insieme e aveva ancora alcuni dei miei libri, così ne ha approfittato per ridarmeli."

E no, Lily é certa di non essersi immaginata neanche l'occhiata minacciosa degli amici all'indirizzo di James.

"Beh," fa proprio lui, improvvisamente più allegro, "Vieni alle cucine con noi?"

Lei fa per annuire, sforzandosi di non cercare troppo entusiasta dell'idea - e magari di mettere a tacere anche quella piccola euforia che l'ha colta nel vedere James preoccupato - quando viene preceduta da un'altra voce.

"Assolutamente, professoressa McGranitt. Si fidi, è certamente il miglio idromele che abbia mai assaggiato."

I quattro ragazzi, nel sentire proprio la voce del professor Lumacormo e i passi farsi sempre più vicini, si scambiano uno sguardo allarmato.

Quattro voci si levano all'unisono:

"Non dovremmo essere qui," Remus.

"Finiremo in punizione," Lily.

"Dobbiamo fare qualcosa," James.

"Io ho fame," Sirius.

Gli altri si voltano verso di lui con espressioni di biasimo prima di cominciare a guardarsi intorno.

"Prego, professoressa, da questa parte."

"Oddio," squittisce Lily.

James si guarda freneticamente intorno, stringe la Mappa nelle sue mani e si fa luce con la bacchetta alta davanti al viso. Da un ennesimo sguardo alla piantina della
Scuola e gli sembra di scorgere una via di fuga.

"Corriamo," esclama allora. Spegne la luce, afferra la ragazza per un braccio e, voltandosi un'ultima volta verso i suoi amici, inizia ad attraversare il corridoio alla velocità della luce.

"Si stanno avvicinando," esclama Remus.

James non ha tempo di rispondere. Continua a stringere le dita di Lily, beandosi egoisticamente di quel contatto, e si appiattisce contro il muro.

Viene subito imitato dagli altri e comincia a tastare ciò che lo circonda.

"... io preferisco sempre che l'idromele sia invecchiato," borbotta il professor Lumacorno.

"Eccoli," esclama Sirius.

"James!"

"Sa, professore, dovremmo proprio fare qualcosa per l'illuminazione dei corridoi."

La mano di Lily si stringe nella sua, James fa un ultimo passo e:

"Eccola," esclama finalmente in un sussurro. Abbassa la maniglia, apre la porta e ci si catapulta dentro.

"Per un pelo," soffia fuori Sirius, appoggiandosi alla porta ora chiusa dietro di lui e lasciandosi sedere per terra.

"Ottima idea, il tuo amico, farti venire fino ai Sotterranei durante l'ora di Cena," borbotta James, infastidito, preoccupato e con una sottile punta di gelosia.

"Io..." Lily apre la bocca più volte, prima di staccare bruscamente la mano e fare un passo indietro. "Nessuno ti ha chiesto di venire a cercare."

"Allora la prossima volta non lo farò."

"Bene!"

"Bene!" il ragazzo le da le spalle e incrocia le braccia al petto mentre, distanti da lui, i suoi amici si fingono disinteressati ai loro due compagni.

Li vede appoggiare l'orecchio contro la porta e scambiarsi rapide occhiate.

Sbuffa, James, e lancia uno sguardo alle sue spalle. Lily ha incurvato le spalle, perso la posa rigida e si rigira una ciocca rossa tra le dita.

Respinge il desiderio di raggiungerla e giocarci lui, con quei capelli. Di morderle lui le sue labbra e stringerla a sè. Ricaccia indietro ogni pensiero e fa un semplice passo verso, mostrandole silenzioso il mignolo alzato.

È una cosa che fanno spesso ormai, da quando Lily più precisamente gli ha raccontato di come lei e sua sorella facevano la pace. Di quel buffo gesto che usano i Babbani per mettere tutto da parte quando sono piccoli.

Lily ha sorriso e gli ha mostrato il mignolo alzato quella volta, e James da quel giorno si limita ad alzare il mignolo per farla tornare un po' bambina, per portare un po' del suo mondo in quello magico. Per farla sorridere.

Anche questa volta, lei sorride e unisce le loro dita.

"Se dovesse succedere un'altra volta," mormora lui, "Verrei a cercarti senza esitazione."

"Magari potresti accompagnarmi."

Un colpo di tosse interrompe i pensieri del Grifondoro - già impegnato a immaginarmi la ragazza al suo fianco, su una navata e con un vestito bianco. James si volta e incontra lo sguardo annoiato di Sirius.

"Questi due non hanno intenzione di andarsene," sbotta contrariato. "Stanno discutendo su quale sia il miglior idromele."

"Ragazzi, mi dispiace..."

"Tranquilla, Lily," la rassicura serenamente Remus, in netta contrapposizione con l'atteggiamento dell'amico. "Piuttosto, dov'é che siamo?"

I quattro ragazzi si guardano intorno spaesato e, quasi all'unisono, tirano fuori le bacchette.

Quattro Lumos riempiono la stanza.

"Non c'è nulla," mormora Sirius, a tratti deluso. "Io ho fame."

James alza gli occhi al cielo. Lily, al suo fianco, comincia a cercare tra le tasche: "Ecco, ho una merendina. Tieni."

"Ragazzi!" esclama Remus all'improvviso, avvicinandosi a un angolo della stanza. "Qui c'è qualcosa."

"Cosa..."

"Spostati..."

"Fa vedere..."

Il licantropo alza gli occhi al cielo e si fa da parte.

"Ma che diamine é," mugugna Sirius con la bocca occupata.

"Io lo so!" Lily sorride entusiasta sotto gli sguardi perplessi dei tre ragazzi. "È una macchina da scrivere, i Babbani la usano per... beh, scrivere."

Si morde le labbra, accorgendosi improvvisamente della banalità della sua funzione. Sí, insomma, i maghi hanno scope volanti, ingredienti magici, quadri parlanti e lei si emoziona per una macchina da scrivere.

"E cosa fa di divertente?" chiede curioso James.

"Beh, ecco... Petunia e io ci giocavamo sempre da piccole. A casa ne avevamo una rotta di quando mio padre era più giovane, e facevamo una gara. La più veloce a scrivere avrebbe vinto."

Si aspetta di vedere tre espressioni deluse alle sue parole ma, contro ogni aspettativa, lo sguardo di James e Sirius si illumina.

"Prima io," esclama il Black, fiondandosi vicino alla piccola macchina da scrivere. "Cosa devo fare?"

Lily sbuffa una risata, scambia uno sguardo complice con Remus e gli spiega brevemente cosa premere.

"Okay. Capito... che devo scrivere?"

Si voltò verso Remus, in attesa, e il ragazzo si guardò brevemente intorno. Si stringe nelle spalle e, con un James trepidante e in attesa, alza il polso all'altezza del viso, leggendo il quadrante dell'orologio: "Okay, scrivi: 'Sono uno stupido cane pulcioso - "Ehy," esclama l'altro con disappunto -, virgola, sono le venti e ventritre... e basta."

"Però, che fantasia," lo prende in giro James, appoggiandosi casualmente con un braccio sulle spalle di Lily.

"Fatto, sono stato velocissimo. E ora?"

Lily punta un dito verso Sirius, "Ora abbassa quella leva, vai a capo e tocca a James."

Il ragazzo fa come gli è stato detto ma, improvvisamente, tutto intorno a loro comincia a tremare.

"Per le mutande di Merlino," esclama lui, tentando invano di rialzarsi da terra.

"Lily, è una cosa normale?"

La ragazza scuote la testa. Ha gli occhi spalancati e si appoggia traballante contro il muro, cercando di tenere i piedi ben saldati per terra.

"Ma che diamine succede?"

Un boato sovrasta l'imprecaziome di James.






Shily's corner:
non so esattamente cosa mi abbia spinto a scrivere questa storia, nè perché esattamente io sia tornata su Efp dopo tanta latitanza.
So solo che mi sembrava il momento giusto, e
visto che ho tutta l'intenzione di rimandare gli esami di settembre, ho pensato bene di scrivere una storia che mi ha sempre affascinata: dopotutto, si dice che si deve scrivere di ciò che ci piacerebbe leggere.

E visto che io sono un po' - un po' tanto - innamorata di James Sirius, Al, Lily Luna e tutta l'allegra Nuova Generazione, ma soprattutto visto che ancora non ho perdonato la Jo per aver brutalmente ucciso tutti i Malandrini... e visto che era molto più semplice spostare quattro personaggi del 1977, piuttosto che trentaquattro del 2023: ecco che ho deciso di scrivere questa storia
.  

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Capitolo 2
*** 2. I Caposcuola di Grifondoro ***


2. I Caposcuola di Grifondoro 


James si alza a fatica, i pensieri gli rimbombano nella testa e le orecchie fischiano fastidiosamente.

Si guarda intorno: Sirius è a gattoni sul pavimento, una mano a mantenere la testa, l'altra che impugna la bacchetta; Remus è ancora stesso, ha gli occhi socchiusi e le labbra in movimento: James immagina stia contando. Lo fa sempre.

E poi il suo sguardo viene calamitato unicamente dall'ombra rossa al suo fianco. James non si da il tempo per pensare, per valutare se è giusto o sbagliato, se è compromettente.

James non si da tempo e subito si precipita al fianco di Lily. Le mette una mano dietro la nuca e l'altra sulla schiena, aiutandola ad alzarsi.

Pensa che un contatto così non l'hanno mai avuto, che le sue mani non hanno mai toccato così tanta pelle di Lily Evans. E ancora una volta, si trova egoisticamente a gioire di tutta quella situazione.

"Ti sei fatta male?" chiede preoccupato.

Lily scuote la testa, si passa una mano tra i capelli e abbozza un sorriso.

"Ma che diamine è successo?" sbotta a quel punto Sirius, del tutto intenzionato a mettere da parte le buone maniere.

"Io... io non ne ho idea," ammette James. "Dovremmo andare a vedere come stanno gli altri."

Remus annuisce a quelle parole e, seppur a fatica, si alza in piedi con la testa che gira a mille. "Coraggio, andiamo. Da fuori non arrivano più rumori, devono essersene andati."

Sirius lo imita, trattiene un'imprecazione e si avvicina alla porta.

"Ce la fai?" James si rivolge a Lily, aiutandola ad alzarsi.

La ragazza ridacchia e allunga una mano verso di lui, aggiustandogli gli occhiali sul naso. "Sto bene," ripete l'ennesima volta. "Dico sul serio. Piuttosto, dovresti concentrato su Sirius: credo stia per avere un tracollo nervoso."

Entrambi si voltarono verso il ragazzo in questione, riuscendo così a sentire la fine del suo monologo: "Ma io l'avevo detto: andiamo a cena, è Natale. Ma loro no, non mi ascoltano mai. E poi la strana macchina Babbana fa boom."

James ridacchia divertito e si avvicina agli altri due, prontamente seguito da Lily: "Allora, via libera?"

Remus, con l'orecchio contro la porta, annuisce concentrato. Si scambiano un veloce sguardo con gli altri tre, prende un respiro profondo e apre la porta.

Sirius lo segue immediatamente e si affaccia guardingo nel corridoio. "Via libera."

"Ragazzi," esclama James, col naso puntato verso l'alto nell'atto di guardarsi intorno, "Non vi sembra che ci sia qualcosa di diverso?"

Gli altri si stringono nelle spalle, tutti molto scossi per quanto accaduto - e per la cena saltata, ci tiene a precisare un Sirius imbronciato.

"Coraggio, andiamo," li esorta Remus.

"Dite che dovremmo dirlo a qualcuno?" chiede James a bassa voce, svoltando l'angolo.

In risposta ottiene un breve silenzio. La prima a ridestarsi è Lily, non si volta verso di lui, continua a tenere lo sguardo puntato sugli scalini, sui passi che deve compiere.

"No," afferma sicura. "Succedono già abbastanza cose di questi tempi, non credo che a qualcuno importi di una stupidata macchina da scrivere Babbana."

"Potremmo fare una ricerca in Biblioteca," propone Remus, dubbioso. "Anche se non saprei bene cosa cercate."

Sirius sbuffa distrattamente e fa per leggere l'orario all'orologio da polso: "Quasi mezzanotte?" esclama stralunato. "Per la barba di Merlino, quanto tempo abbiamo passato chiusi lí dentro?"

"Oh, beh. Sbrighiamoci allora, non voglio perdermi gli auguri in Sala Comune," risponde James, ripensando a tutti i vischi incantanti che comparivano ogni anno alla mezzanotte del venticinque Dicembre.

Con un po' di fortuna, quell'anno sarebbe riuscito a rubare un bacio a Lily Evans.

"Prongs, controlla un po' la Mappa. Via libera?"

Ed è in quel momento che si accorge che lui la Mappa non l'ha più. L'aveva con sé mentre cercavano Lily nei sotterranei, mentre scappavano dai professori e anche mentre..:

"Accidenti!" si da una botta in fronte. "L'ho lasciata nella stanza. Faccio una corsa," e senza aspettare una risposta scappa nuovamente verso i sotterraneo.

"Ma insomma," sbotta a quel punto Sirius, incapace di trattenersi oltre, "Ma tu ci dovevo proprio andare a quell'appuntamento con Matt Thompson?"

Lily lo guarda stralunata prima di accigliarsi indispettita. "Ho già detto che doveva solo riconsegnarmi i libri, Black. E nessuno ti ha chiesto di venire, te lo assicuro."

Sirius, in risposta le fa il verso: "E non hai pensato alla gravità della situazione? Sei un Caposcuola, non dovresti trasgredire le regole."

"Dí un po', Sir," interviene Remus, "Ti sei svegliato dalla parte sbagliata della cuccia?"

Sirius fa per risponde piccato a quell'affermazione, ma la figura affannata e di ritorno di James lo convince a lasciar perdere.

"Allora? La Mappa?"

"Lei..." si piega sulle ginocchia, riprendendo fiato, "Una cosa stranissima. La Mappa non c'è più e neanche la stanza."

In risposta ottiene solo tre espressioni sbigottite.

"Ma che stai dicendo?"

"Te lo giuro, Remus. È scomparsa, al suo posto c'è solo un quadro."

Lily lo guarda scettica: "Probabilmente ti sei solo sbagliato. I corridoi di Hogwarts sono tutti uguali e tu non sei pratico dei sotterranei. Torneremo domani a cercare quella pergamena."

"Quella non è una pergamena," sala subito su, Sirius.

Remus alza gli occhi al cielo, del tutto propenso a ignorare la vena polemica e irritabile di Lily e Sirius. "Ha ragione lei, James. È sicuramente così, ora torniamo alla torre prima di essere beccati."

James annuisce, seppur poco convinto. Eppure lui è convinto di ricordare perfettamente dove si trovi la porta.

Non poteva sbagliarsi.

Tuttavia i suoi pensieri vengono presto dirottati verso un altro problema. Una luce illumina prepotentemente il suo viso, incastrandosi tra gli occhi e costringendolo a nascondersi dietro una mano.

"E voi chi siete? E perché non siete nei vostri dormitori?"

Com'é che aveva detto, Remus? Tornare alla
Torre prima di essere scoperti?

Certo.

⚡️

"Allora, si può sapere chi siete?"

A fare un passo in avanti fu Lily, con il suo miglior sorriso cordiale. Accidenti, ma chi hanno messo di ronda quella sera?

"Siamo I Caposcuola, tranquilla. Puoi abbassare la bacchetta, non riesco a vederti?"

"Ho lasciato i Caposcuola poco fa," la ragazza prende una piccola pausa, "Chi siete?"

Lily a quel punto si indispettisce. Johnson? Folks?

Chi ha messo di ronda?

"Senti, è tardi, non abbiamo voglia di questo giochetti. Non riesco proprio a ricordarmi chi sei, Jenkins?"

"Forse Boots?" azzarda James.

"Ma si può sapere chi diamine siete voi quattro?"

"Ma chi diamine sei tu?" interviene con forza Sirius. "Questi due sono i due Caposcuola e questo gioco non piace a nessuno. Siamo tutti stanchi."

"Lo sapevo che non dovevo farmi convincere per il cambio ronda," mormora il Prefetto ('cambio delle ronde? Domani mi sentiranno,' esclama tra sé Lily, troppo stanca in quel momento per battagliare). "Quanti ne siete, quattro? Dieci punti in meno a ognuno per..." strinse gli occhi, "Grifondoro. Dovevo immaginarlo, siete sempre voi."

Con sorpresa di tutto loro, questa volta a mormorare un imprecazione ben colorita - da far arrossire Lily  sulla punta delle orecchie - é Remus.

"Tu togli punti a noi!" esclama James e assume la Posa, quella che i Malandrini chiamano 'del piumaggio': petto esageratamente in fuori, mento puntato verso l'alto e mani dritte dritte sui fianchi. "Io tolgo punti a te. Ben venti punti in meno a..." si sistema gli occhiali con evidenti difficoltà e strinse gli occhi: "Corvonero," conclude incerto.

La ragazza a questo punto non può fare altro che scoppiare in una sonora, isterica risata che assomiglia a un ululato.

"Ma che..." mormora Sirius.

Lui vuole solo andare a mangiare. Niente di più, niente di meno, e proprio non capisce perché tutto quella sera sembra essersi messo contro di lui.

"Voi siete tutti matti, davvero. Ora tornate nel vostro dormitorio, coraggio."

"Voglio sapere chi sei," si punta Lily, con la stanchezza improvvisamente scivolata via. "E
chi esattamente avresti fatto cambio turno. James e io passiamo le giornate per cercare di tenere conto di ogni vostra minima richiesta e devo venire a scoprire che voi vi scambiate i turni tra di voi?"

"James e chi?" chiede lei stridula e visibilmente con la pazienza ormai al limite. "Ascoltate, all'inizio poteva anche essere divertente, ora non più. Non fatemi chiamare i veri Caposcuola e tornatevene a letto."

"I veri..." a Lily le parole si bloccano per la rabbia.

"Basta così," interviene Remus, sempre più confuso e impallidito, "Portaci da un professore."

"Voi cosa?" gracchia lei e lancia uno sguardo all'orario. "Ma siete forse ammattiti. È passata la mezzanotte ed è pure Halloween, non ho intenzione di beccarmi una punizione. Gli altri hanno organizzato una festa e..."

"Halloween?!" esclamano quattro voci all'unisono.

Lily fa un passo indietro, poggiandosi al muro dietro di se e portando le mani a massaggiare le tempie.

"Questa è tutta matta," è invece il commento di Sirius, per nulla interessato di ferire i sentimenti della ragazza.

"Cinque punti in meno a Grifondoro," esclama allora il Prefetto.

Remus ferma con un braccio qualsiasi protesta di Sirius. "Portaci subito da un professore. Immediatamente."

E qualcosa, nello sguardo e nel tono del ragazzo, devono aver convinto la ragazza a fare come l'è stato detto.

⚡️

"Jordan," esclama un uomo aprendo la porta. È in pigiama, ha i capelli scompigliati e i piedi scalci. Lo sguardo però, no, quello è vigile e a dimostrarlo lo è anche la bacchetta ben salda alla mano.

È fermo, pronto e reattivo. Lo è sempre dalla guerra. Non ha mai smesso.

"Professore, mi scusi davvero. Ho avuto un problema con dei ragazzi di Grifondoro e non ne voglio sapere di andare a dormire, insistono di voler parlare con un professore."

Il professore, a quel punto, abbassa la bacchetta e fa un passo in avanti. Qualcosa, però, nel suo sguardo costringe anche la ragazza - Jordan - a indietreggiare.

Il professor Paciock è visibilmente sbiancato, osserva i nuovi arrivati con espressione tremante e torna a impugnare la bacchetta con fermezza, quasi davanti a lui si trovasse una minaccia e non un gruppo di diciassettenni.

"Va bene così, Jordan. Ti ringrazio, da qui ci penso io," risponde distrattamente e la ragazza tentenna sul posto. "Fa' una cosa," la richiama, "Torna nel tuo dormitorio. È tardi, finisco io di dare uno sguardo ai corridoio."

La ragazza si apre in un sorriso radioso, ringrazia il professore - che è un po' il preferito di tutti gli studenti, fatta forse eccezione per quel musoni di Serpeverde - e scappa via prima che l'uomo possa cambiare idea.

Per alcuni istanti si sente il rumore dei suoi passi che si allontano, mentre in quel bizzarro gruppo improvvisato cade il silenzio.

Neville Paciock, alla soglia dei quarant'anni, si sente improvvisamente tornate trent'anni indietro. Ha di nuovo tredici anni, è tremendamente spaventato da ciò che ha davanti e ha la bocca così asciutta da non riuscire a parlare.

L'unico pensiero che lo attanaglia, costante da quando ha aperto la porta, è di essersi sbagliato.

"E lei adesso chi é?" sbotta Sirius, ormai al limite del contegno e della stanchezza. E della fame, per la barba unta e stinta di Merlino.

"Andiamo," risponde pragmatico il professoressa. Si infila velocemente una vestaglia e si chiude la porta alle spalle.

"Signore," chiama incerto Remus. Mille parle gli affollano i pensieri, e troppe poche idee su come buttarle fuori. "Professor..."

"Paciock," gli va incontro l'uomo.

"Professor Paciock, sarebbe possibile parlare col coordinatore di Grifondoro?"

I tre ragazzi dietro di lui, anche loro intento a seguire a passo svelto il professore sconosciuto, a quelle parole per poco non baciano l'amico.

E in realtà, se Remus non avesse delle gambe così lunghe, Lily lo avrebbe anche fatto.

La professoressa McGranitt è la soluzione al loro problemi, e non capiscono come hanno fatto a non pensarci prima. Certo, con ogni probabilità si beccheranno una punizione con i fiocchi ma - come affermerà poi James senza esitazione - sarebbero disposti a lucidare tutto il settimo piano a mano, pur di poter dare un senso a tutta quella situazione.

Il professoressa davanti a loro, tuttavia, incurva di poco le spalle e sospira. "Sono io il direttore di Grifondoro," a quelle parole i quattro ragazzi si fermano immobili in mezzo al corridoio, inorriditi.

"La McGranitt è morta?" è, infine, il flebile sussurro di Sirius.

Pochi secondi dopo, sono sia Remus che James, in simultanea, a tirargli un bel pugno assestato.

L'uomo, ancora una volta, non risponde e non si volta a guardarli. Lily trattiene sulla punta della lingua una frecciatina, perché sebbene lei non sappia chi sia, rimane pur sempre un professore, e per quella sera si è messa sufficientemente nei casini.

"Entrare," si limita a dire lui, pragmatico ancora una volta, dopo aver sussurrato una parola a mezza voce verso un Gargoyle.

"Professor Paciock," esclama la voce di una donna senza premurarsi di nascondere la sorpresa. "Cosa succede? Uno dei ragazzi è ferito?"

"Professoressa... preside," si corregge l'uomo immediatamente, "Mi scusi se la disturbo a quest'ora ma..."

"Professoressa McGranitt," è l'esclamazione quasi urlata, sollevata di Sirius. "Ma allora è viva."

Ma questa volta nessuno si premura di zittirlo, perché c'è una cosa che tutti stanno osservando e che Black sembra non aver notato.

La professoressa McGranitt é viva, sí, ma - e James non riesce a trovare un termine diverso per descriverla - é vecchia. Una crocchia di capelli grigi ha definitamente sostituito la chioma scura e giovane della professoressa che sono da sempre abituati a vedere.

Sul suo viso, ormai, si potrebbe delineare una mappa con i segni del tempo e... James distoglie lo sguardo. Chiunque sia quella donna, non è la sua professoressa.

"Ma che diamine succede?" esclama allora lui, forse per l'ennesima volta in quella stramba serata.

Neville, a quelle parole, non può fare altro che continuare a torturarsi le mani, perché quello mom può essere vero. Loro non possono essere lì, vero e vivi davanti a lui.

L'uomo si volta verso la professoressa di una vita, e la osserva indietreggiare, poggiarsi con entrambe le mani al bordo della sedia per farsi forza e lasciarcisi cadere sopra con un tonfo.

Si porta una mano sul petto, contro il cuore che batte forte, all'impazzata, quasi volesse impedire che esca fuori. Perché in quel trentuno Ottobre duemilaventitre, e con alle spalle non una ma ben due Guerre Magiche, Minerva McGranitt è ben certa di trovarsi davanti quattro morti viventi.

Davanti a lei i James Potter, Lily Evans, Remus Lupin e Sirius Black del millenovecentosettantasette la osservano con la medesima espressione terrorizzata.




Shily's corner: 
Eccomi già con il secondo capitolo. Sto cercando di fare capitoli più brevi ma anche più frequenti, piuttosto che lunghi, lunghissimi e una volta ogni otto mesi. 
Vi anticipo già che - finalmente! - nel prossimo capitolo ci sarà il primo incontro tra i Malandrini e i Potteri-Weasley. 
Nel frattempo, vi invito a lasciare una piccola recensione se vi va, un commento che mi possa aiutare 

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Capitolo 3
*** 3. La percentuale di un nome ***


La percentuale di un nome
 

Lily cammina a passo lento per il corridoio di Hogwarts.

Un'Hogwarts che, è bene tenerlo a mente, non è la sua.

"Accomodatevi, sedetevi," la professoressa McGranitt indica loro delle sedie appena trasfigurate e si toglie gli occhiali, massaggiandosi lentamente le palpebre. "Immagino che abbiate una storia molto originale e ricca che spieghi come abbiate fatto a trovarci ben quarantatré anni nel futuro."

A Lily per poco non era scappata una grassa risata, di quelle potenti, di quelle che se inizi, non ti fermi. Lei, nel futuro.

Lei che il futuro ha imparato a metterlo da parte, a far finta che non esista, perché se un futuro lo abbia non ne è più così sicura.

Lily non sa neanche come si immagina il futuro, figuriamoci viverlo. Lei che al domani non ci pensa, perché sa che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo.

"Nessuno deve sapere che voi siete qui," la professoressa appiattisce le labbra l'una contro l'altra, e Lily non ha mai pensato che quel gesto così familiare potesse confortarla. "Sono stata chiara? Nessuno! Succederebbero cose irreparabili se voi..." prende un lungo sospiro. "Nessuno."

"Professoressa," interviene l'uomo alle loro spalle, "Non crede che dovremmo avvisare..."

"No," lo interrompe bruscamente, "Non avviseremo nessuno. Questa questione sarà finita prima ancora che inizi, me ne occuperò personalmente."

Quarantatré anni. Fa ancora fatica a crederci. Si aspetta da un momento a l'altro che sbuchino Nott e i suoi, dichiarando di aver vinto. Che questa volta gliel'hanno fatta ai Malandrini.

Lily alza lo sguardo davanti a sé, incontrando le figure dei tre ragazzi che camminano sincronizzati eppure distanti. Tutti e tre con le mani nelle tasche, tutte e tre con la testa bassa.

"Vi trasfigurerete l'aspetto. Ne siete capaci?"

"Ma professoressa," interviene Remus, prima di arrossire e correggersi: "Preside, mi scusi! Sono passati quarantatré anni da quando avevamo quest'aspetto, a chi importa se ci trasfiguriamo?"

A quelle parole segue un lungo silenzio. La professoressa McGranitt chiude gli occhi per un istante, Lily la vede aggrapparsi con forza al bordo della scrivania.

Poi li riapre e nulla della sua voce sembra tradire difficoltà. "Perché lo dico io, signor Lupin. È mezzanotte passata, voi non dovreste essere qui e ho una marea di lavoro da fare, non è il momento dei perché."

A Lily sfugge un lungo sospiro. Hanno stabilito dei nomi falsi, un aspetto il più lontano possibile dal loro e sono stati congedati.

Quarantatré anni. A Lily si blocca il respiro nel petto. Un futuro così grande non credeva neanche che potesse esistere, e attonita da tutta la situazione comincia a contare con le mani.

Diciassette.

Ventisette.

Trentasette.

Quarantasette.

Si ferma, non vuole scoprire di avere più di cinquant'anni. Le va bene approssimare, sapere che quarantasette anni sono ancora tanto.

Dopotutto Lily ha solo diciassette anni: non ha mai amato nessuno, non ha fatto pace con sua sorella, non ha neanche mai fatto l'amore. Ha ancora un sacco di prime volte davanti, non è pronta a immaginarsi con le rughe, i capelli sbiaditi e tanti anni alle spalle.

Quarantatré.

"Professoressa McGranitt," James si ferma a metà strada tra la porta e il corridoio. Remus e Sirius lo precedono, e al suono della sua voce si bloccano per ascoltare. Il ragazzo lancia uno sguardo attento a entrambi i professori ancora fermi, immobili al centro della stanza: "Professoressa, c'è qualcosa che non ci state dicendo, vero? Qualcosa che dovremmo sapere?"

La professoressa McGranitt alza gli occhi come scottata da quelle parole. È un attimo, uno solo, e a Lily sembra di vedere il suo sguardo vacillare.

Vede la donna puntare lo sguardo prima su di lei, poi su James e infine distoglierlo rapidamente. "Quarantatré anni sono un tempo davvero lungo, signor Potter. Le verrà facile comprendere che ci saranno certamente cose che lei non sa."

James incassa il colpo e da un'ultima occhiata alla stanza.

"Sono contento, comunque," alza un braccio e indico un punto verso la parete, "Che sia lei la preside, ora. Il professor Silente era uno forte, ma lei un po' di più."

I tre Malandrini arrestano il passo e osservano attentamente il quadro della Signora Grassa davanti ai loro occhi.

"Fa piacere sapere che alcune cose non sono cambiate," mormora Sirius, nessuna traccia di scherno o risata nella sua voce.

Ma alla fine, chi ce l'ha la forza di scherzare?

"Credete," Lily si morde il labbro inferiore, parlando forse per la prima volta da quando hanno incontrato il professor Paciock, "Credete che torneremo a casa? Ci riusciremo?"

I tre ragazzi si voltano di scatto verso di lei, e in cambio della sua domanda riceve tre espressioni contrastanti.

Una atona, impassibile, da Sirius.

Un'altra affranta, piena di interrogativi come i suoi. È Remus.

E infine l'unica che aspetta davvero, l'unica che importa: uno sguardo dolce, attento, fermo da parte di James.

Lui non vacilla, non trema. Se n'è accorta mentre parlavano con la McGranitt, Lily: James è rimasto sempre ben presente a sè stesso, un passo avanti a tutti loro come a volerli proteggere.

Ed è proprio James che muove un passo verso di lei e poi un altro, arrivandole a un centimetro dal cuore: "Vuoi fare un giro?"

E Lily annuisce, non aspettava altro.

"Un secondo," la voce roca e titubante del professor Paciock li richiama all'attenzione un'ultima volta, "Io... professoressa, mi scusi, ma devo! Potreste incontrare persone vicine, che vi faranno venire voglia di fare domanda. Bene," li guarda seriamente, "Non fatelo. Non venite a scombinare la vita di nessuno."

⚡️

"Professoressa," Neville la guarda attentamente prima di continuare a parlare, "È sicura? Crede davvero che sia la cosa migliore?"

"Dubita forse di me, professor Paciock?"

L'uomo, improvvisamente tornato bambino, sgrana gli occhi e scuote la testa animatamente. "Mai, professoressa. È solo che Harry..."

"Direi che il signor Potter ha vissuto abbastanza perdite per una vita intera, lei non crede? Non facciamogliene vivere altre."

⚡️

"Lily, calmati, torneremo a casa. Te lo prometto."

"James, davvero non capisci?"si ferma bruscamente in mezzo al corridoio, voltandosi e trovandoselo a un palmo dal naso. Basterebbe muovere la testa per baciarlo. "Non lo hai notato, vero? Eri troppo impegnato a fare domande ma io sí, io l'ho notato. Nessuno ci ha guardato in faccia, in quella stanza."

James sbatte le palpebre confuso. "Lily, penso tu ti stia agitando per nulla."

"James! Avevano paura, erano terrorizzati dal guardarci. Come se avessero visto dei fantasmi. Allora mi chiedo, cos'è successo di così orribile da spingere due persone a non guardarci?"

⚡️

"A T R O C E!"

Remus si volta pazientemente alla sua destra: "Cosa è atroce, Sirius?"

"Tutta questa situazione," replica l'altro, mentre anche James e Lily gli si affiancano per andare in Sala Grande. "Ieri notte sono rimasto sveglio a pensare..."

"Addirittura," lo interrompe James con un sorriso.

"E ho cercato di soppesare i pro e i contro..."

"Ci sono dei pro in tutta questa situazione?" è la domanda scettica di Lily.

"Ma insomma," Sirius si volta verso di loro con aria esausta, "Mi fate finire? Non sono neanche arrivato al punto del discorso. Come stavo dicendo, i pro sono certamente che la guerra è finita,"

"Una notevole consolazione," aggiunse Remus con un sorriso pacato alla vista della smorfia dell'amico per essere stato nuovamente interrotto.

"In più non siamo più costretti a vedere il brutto muso di Mocc..." rivolge uno sguardo carico di imbarazzo verso la ragazza, "Sí, insomma, penso che tutto noi abbiamo delle persone indesiderate che siamo contenti di non incontrare, no?"

"Sir," James gli posa una mano sulla spalla mentre intravede alla fine del corridoio il portone della Sala Grande, "Qual è il vero punto del discorso?"

"Secondo voi posso provarci con le ragazze o sarebbe come provarci con un minore?"

James a quelle parole scoppia a ridere, ringraziando Merlino che suo fratello sia lí con lui.

Remus scuote la testa divertito e lancia a tutti loro uno sguardo fiducioso, allontanandosi dalla fronte un insolito ricciolo nero - i due amici hanno riso per mezz'ora alla sua vista: "Allora, siamo pronti?"

"Farebbe davvero differenza?" Lily si esprime con una smorfia e fa un passo verso la Sala.

I quattro ragazzi si avvicinano al tavolo dei Grifondoro come fossero un unico uomo: fanno fronte comune, si schermano e nel farlo James cerca la mano di Lily.

La cerca, la trova, la stringe. E poi la lascia andare.

"Finalmente si mangia," esclama Sirius, sedendosi sulla panca.

Remus prende posto al suo fianco, James e Lily di fronte a loro.

"Cosa abbiamo alla prima ora?"

Remus tira fuori un foglio dal mantello e comincia a far muovere lo sguardo: "Abbiamo... pozioni, con i Serpeverde."

In cambio ottiene solo tre smorfie, l'una lo specchio dell'altra.

Lily vede Sirius voltarsi a metà busto verso il tavolo dei Serpeverde: "Saremo anche quarantatré anni nel futuro, ma quelli lí continuano a non piacerm... ahia, Remus!"

"Per l'amor di Merlino, vuoi abbassare la voce invece di continuare a ululare a tutti queste cose? E io non sono Remus," lo ammonisce il ragazzo, "Sono Frank! Non ti sbagliare."

Sirius apre la bocca per ribattere quando una voce attira la sua attenzione.

"James!"

Tutto e quattro i ragazzi spalancano gli occhi come inorriditi nel vedere una ragazzina - "ma quanto è piccola?" osa sussurrare James - dai capelli rossi correre verso di loro.

"Ci hanno scoperti," mormora Lily con voce strozzata.

"È impossibile," replica Remus, "Non abbiamo parlato con nessuno, non..." si volta lentamente verso l'amico al suo fianco: "Cosa hai fatto?"

Sirius a quelle parole si porta una mano al petto, dichiarandosi profondamente offeso: "Non capisco perché tu dia per scontato che sia colpa mia."

"È sempre colpa tua," interviene James, secco. "Ora zitti, sta arrivando, fate finta di niente."

Ma, contro ogni aspettativa, la ragazzina non degna neanche uno di loro di uno sguardo, li oltrepassa con tranquillità e continua a chiamare "James" a gran voce.

Lily si schiarisce la voce con evidente imbarazzo. "Dopotutto, James non è un nome così atipico. Una volta ho letto che quasi il trentacinque per cento della popolazione inglese si chiama così."

Gli altri ridacchiano. Remus prende un respiro profondo e si schiarisce la voce: "Siamo un po' paranoici, eh?"

"Al quanto, Mooney," ribatte James con un sorriso radioso. "Cosa?" chiede poi, improvvisamente, davanti lo sguardo accigliato dell'altro.

"Non dobbiamo chiamarci..."

"Avanti, Mooney," Sirius gli batte una mano sulla schiena, "Chi vuoi che conosca questi nomi qua? Sono nostri," aggiunge e Lily può giurare di leggere uno strano moto di orgoglio in quelle parole, "Nessuno ci farà caso."

"Giusto, Pad," gli da man forte James, "Direi di alzarci, vorrei evitare di perdermi il primo giorno e attirare l'attenzione."

E così facendo tutti e quattro i ragazzi si alzano dalle loro postazioni ed escono dalla Sala Grande. Sono troppo impegnati a parlare per accorgersi della ragazzina con i capelli rossi che, sentite le loro ultime parole, li guarda interdetta.

Lily Luna Potter, seduta al fianco di suo fratello James Sirius, si volta pigramente verso quei quattro atipici ragazzi. Frequenta Hogwarts da ormai quattro anni e potrebbe giurare di non averli mai visti prima.

Si stringe nelle spalle, proprio mentre uno di loro - quello con i capelli mossi e biondi - salta sulle spalle dell'altro con gli occhiali: per un momento le era quasi sembrato di sentirli chiamare uno di loro "Mooney."

Lily Luna scuote la testa tra sè e sè, ripromettendosi di scrivere a sua madre per chiederle quali sono gli strani nomi che usava il Nonno per riferirsi ai suoi amici.

"Ehi, Jim," si volta verso suo fratello, "Ma tu non dovresti essere a lezione di Pozioni tra dieci minuti?"

Suo fratello sgrana gli occhi, mastica un'imprecazione e si alza di scatto dalla panca. Con un sorriso divertito, Lily Luna lo vede afferrare con velocità qualcosa da mangiare, prendere suo cugino Fred per un braccio e correre via.

Ridacchia e guarda l'orologio: chissà che faccia farà quando si accorgerà che, di minuti, ne mancano venti e non dieci.

⚡️

"Penso sia questa," esclama Lily e si affaccia nell'aula.

Vede alcuni ragazzi già impegnati a prendere posto, fino a che una ragazza - Grifondoro, registra subito mentalmente lei, dando uno sguardo veloce alla divisa dell'altra - non le si para davanti.

"Ciao," sorride cordialmente, "Vi serve qualcosa?"

Lily si scambia un breve sguardo con gli altri tre ragazzi, e cerca di buttare giù il fastidio: che diamine! Lei è Lily Evans, tutti la conoscono. Tuttalpiù che è la Caposcuola di Grifondoro.

"Io sono Grace," tende la mano, allontanandosi i capelli, trasfiguranti in biondo per l'occasione, dal viso. "Siamo arrivati ieri sera da..."

"Dall'America," interviene James alle sue spalle e le si fa più vicino, infondendole calma. "Molto lontano, insomma."

"Oh, non sapevo avremmo avuto dei nuovi arrivati," la sconosciuta si fa per un momento pensierosa. "È un piacere, comunque. Io sono Lyn. Lyn, Baston. Sono la Caposcuola di Grifondoro, per qualsiasi cosa chiedete pure di me."

"È un piacere," mormora Lily, scavando nel suoi ricordi alla ricerca di qualche Baston che possa esserle familiare. "Loro invece sono F...Frank," continua titubante, indicando Remus e si blocca: Merlino, non ricorda gli altri nomi.

James, vedendola in difficoltà, continua velocemente al posto suo, allungando una mano verso Lyn: "Io sono Jake, mentre lui," indica Sirius e, allo stesso tempo, si fa da parte per far passare alcuni studenti, "Lui è Kyle."

Lyn sorride entusiasta e li invita a entrare. James si lancia uno sguardo perplesso con gli amici, e segue la ragazza all'interno dell'aula.

"Penso che questi siano i vostri posti," esclama mentre la coda bionda ondeggia sulle sue spalle.

E James, vedendo quei quattro banchi in fondo all'aula, quasi nascosti all'attenzione di tutti, sa già - senza doverlo sentire verbalmente - quale sia l'ammonimento della professoressa McGranitt: "non fate casini, non attirate l'attenzione."

Lyn fa per dire qualcosa ma viene prontamente interrotta da due ragazzi che, correndo e facendo quasi cadere un Serpeverde, entrano in aula.

"Siamo in ritardo," esclama il primo, trattenendo a stento il fiatone e portando una mano a sistemare i capelli - impresa impossibile, non può fare a meno di notare Remus alla loro vista.

"Ci dispiace, abbiamo avuto un contrattempo," continua l'altro, mettendosi velocemente dritto con la schiena e sfoggiando un sorriso sereno.

"Ma non c'è nessuno," continua allora il primo e si volta all'interno della classe. Il suo sguardo continua a cercare fino a quando non si posa infondo all'aula, e Lily per poco non trattiene un imprecazione: "Lyn, eccoti. Ma dov'è Lumacorno?"

A quelle parole gli sguardi dei quattro ragazzi si illuminano, e sebbene nessuno di loro - esclusa Lily - abbia mai amato particolarmente il professore e i suoi favoritismi, non possono che rilassarsi nel sentire finalmente qualcosa di familiare.

"Dite che la McGranitt gliel'abbia detto?" chiede Lily a bassa voce, approfittando della distrazione della Caposcuola e sedendosi. Remus prende subito posto al suo fianco mentre James e Sirius si posizionano davanti a loro.

"Penso che lo scopriremo tra poco," borbotta Sirius e, nota il licantropo con perplessità, sembra quasi essere divertito da tutta quella situazione.

"... questa volta gliela faccio pagare," si stava nel frattempo lamentando il primo dei due ragazzi.

Lyn trattiene una risata alla vista della sua espressione imbronciata e lo afferra per mano, tirandolo fino ai loro posti: "Dici così solo perché te l'ha fatta."

Dopodiché si allontano e Lily non riesce più a sentire chi é che, esattamente, gliel'ha fatta. Si sporge in avanti, lanciando loro un ultimo sguardo: i loro posti sono dall'altra parte dell'aula. Vede Lyn e il ragazzo sedersi vicini, continuando a ridere con complicità, mentre l'altro li raggiunge rapidamente e prende posto alla gola davanti, includendovi nella conversazione.

Lyn, a quel punto, si volta un'ultima volta verso di lei e sorride amichevole. Lily per poco non arrossisce nell'essere stata beccata a fissarli.

C'è qualcosa in loro che attira irrimediabilmente la sua attenzione.

Un colpetto al braccio la richiama e si volta verso Remus: "È tutto okay?"

Lei annuisce e si sforza di mettere su il suo miglior sorriso: "Certo, mi ero un attimo incantata."

Ma prima che Remus possa replicare, Sirius mormora un "Eccol0" a mezza voce e Lumacorno fa il suo ingresso. È certamente invecchiato, non può fare a meno di notare con occhio critico Lily, ma in quei folti baffi e lo sguardo furbo riconosce subito il suo professore. E inevitabilmente finisce per rilassarsi contro il braccio dell'amico, quasi dimentiche di ciò che la circonda.

Per un momento, un solo fugace istante, Lumacorno comincia a parlare della Pozione che affronteranno quel giorno e a lei sembra di non essersi mai allontana dal millenovecentosettantasette.

Si permette anche di abbozzare un sorriso e di darsi mentalmente della sciocca: forse, ma proprio forse, la situazione non è poi cosi tragica.

Ecco, sì, Lily è quasi sul punto di rilassarsi quando accade l'inevitabile e improvvisamente si sente come se le avessero buttato una bomba innescata in pieno viso.

Lumacorno si volta con un sorriso, incrociando i suoi occhi, e sembra sul punto di presentarsi a quei quattro nuovi studenti quando una risata - sicuramente sfuggita al controllo dell'interessato - arriva piena e inopportuna alle orecchie del professore: "Vedo che è di buon umore oggi," esclama lui con un risolino, "Signor Potter."

A Lily cade la piuma di mano mentre Sirius, che fino a quel momento era impegnato a dondolarsi sui piedi posteriori della sedia, per poco non perde l'equilibrio.

Entrambi, seguiti da un Remus terrorizzato, si voltano verso le spalle improvvisamente rigide di James.

"Mi scusi professore," si giustifica nel frattempo il signor Potter - e a Lily per poco non scappa un conato di vomito, "È che sono particolarmente entusiasta di affrontare la Pozioni di oggi."

Da alcuni angoli dell'aula si alzano alcune risate sommesse e, con grande stupore di Lily, la prima e anche la più rumorosa proviene dal professore stesso: possibile che non gli tolga neanche un punto?

Si volta a osservare come ipnotizzata il ragazzo sul fondo dell'aula: sorride trionfo mentre Lyn gli sussurra qualcosa a mezza voce, e a giudicare dalla sua espressione Lily potrebbe affermare con sicurezza che si tratta di un rimprovero.

Non sembra essere dello stesso avviso il terzo ragazzo, che con un sorriso largo si volta verso di loro, allunga un pugno stretto ed esclama: "Grande James!"

Lily deglutisce a vuoto.

Vedo che è di buon umore oggi, Signor Potter.

Sirius tenta di scuotere James - il loro James - per attirare la sua attenzione.

Grande James!

Lyn si volta distrattamente verso di lei e le indirizza una strana occhiata, forse notando l'espressione anomala sui loro volti.

James Potter.

"Lily," James si volta titubante, "Qual è la percentuale di Potter in Inghilterra?"







 

A piè di pagina:
Piccola nota: ovviamente (per me) Lumacorno ride e non sgrida James per la sua battuta in quanto un Potter deve essere estremamente prezioso per la sua collezione. E, sempre basandomi su come lo abbiamo conosciuto nel sesto libro, non penso sgriderebbe mai il figlio del Salvatore.

Detto ciò, entriamo finalmente nel vivo. Mi dispiace se sono stata un po' lenta a far "congiungere" i Malandrini con la Nuova Generazione ma mi piace che ogni cosa avvenga a suo tempo e senza precipitarsi.
E, soprattutto, spero non troviate OOC l'atteggiamento dei Malandrini, ma ho sempre apprezzato poco la "leggerezza" con cui on storie simili (viaggi nel tempo ecc) si faceva affrontare ai personaggi una cosa del genere.
Spero siate d'accordo con me.

In ogni caso mi piacerebbe molto sapere la vostra opinione sia su questa questione che on generale :)

 

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Capitolo 4
*** 4. Due volte in quarantatré anni ***


4. Due volte in quarantatrè anni 
 

Finita la lezione, Lily si alza precipitosamente dalla sedia, raccoglie con distrazione le cose dal banco e, senza neanche premurarsi di chiudere la tracolla, muove dei passi per raggiungere James.

Il ragazzo è proprio lì, appoggiato all'ingresso dell'aula con una spalla e la testa incassata tra le spalle.

"Ehi," mormora non appena gli è più vicina, poggiandogli goffamente una mano sul braccio. "Potrebbe essere una coincidenza."

Lo sguardo del Grifondoro, a quelle parole, è inequivocabile. "Una coincidenza che ben quarantatré anni..." si guarda intorno, con aria circospetta, e abbassa la voce di qualche ottavo: "Ci sia un alto James Potter a Hogwarts?"

Lily a quelle parole non ha nulla da replicare.

"Prongs," si avvicina Remus, affiancato da Sirius, "Vuoi parlare con la McGranitt?"

"Ma quale McGranitt, noi adesso andiamo da quel finto James e..."

"Ragazzi," una voce squillante interrompe le parole di Sirius, "Come vi è sembrata la lezione?"

Lily lancia uno sguardo ai tre ragazzi e, trovandoli immobili al suo fianco e per nulla intenzionati a rispondere, si fa avanti: "Ciao Lyn! Davvero interessante," fa con un sorriso, "Il prof poi..."

"È veramente imbarazzante, sì," continua una terza voce per lei e Lily quasi inorridisce nel vedere chi è il ragazzo che si è avvicinato, "Non vi scandalizzate, il vecchio Lumacone ha questa piccola abitudine delle preferenze convenienti, secondo lui s'intende." Detto questo, passa un braccio intorno alle spalle dell'amica e tende una mano davanti a sé: "Io sono James," sorride malandrinò, "James Sirius Potter."

Dietro di lei, Lily sente un tonfo sordo e un gemito malcelato. Osserva con occhi grandi la mano tesa davanti a sé, poi sposta lo sguardo sul ragazzo - su James Sirius Potter.

E ora che se lo trova così vicino, Lily non ha dubbi sulla sua parentela con James - il suo James, no, nessun suo, corregge mentalmente. Solo James!

James Sirius ha gli occhi nocciola della stessa sfumatura e i capelli, beh quelli sono proprio capello Potter. Ma, e Lily si sorprende di se stessa nel notarlo, è il sorriso che le da la conferma definita a ogni suo dubbio.

La leggera fossetta sulla guancia sinistra, le labbra storte, la risata che arriva fino agli occhi. Quel sorriso lí non lo potrebbe mai confondere.

"Scusala," interviene Remus dopo alcuni istanti di silenzio. Le posa una mano sulla schiena e stringe la mano del James del futuro: "Io sono Frank. È un piacere conoscerti, scusaci ma abbiamo ancora un po' di fuso orario sulle spalle."

"Tranquilli," James Sirius si apre in un sorriso amichevole, leggero e Lily sente l'irrefrenabile voglia di tempestarlo di domande. "Allora, benvenuti e non vi preoccupate, Hogwarts non è male come sembra. Magari quando vi passa lo stordimento ci facciamo una chiacchiera," accompagna le sue parole con un occhiolino prima di rivolgersi a Lyn: "Fred ci sta di nuovo provando con Meredith Canon, andiamolo a prelevare e muoviamoci: la McGranitt mi mette in punizione se faccio di nuovo ritardo."

Lyn annuisce con aria rilassata, come se tutta quella situazione sia per lei di routine, e saluta tutti loro con la promessa di rincontrarsi in Sala Grande.

"Prongs," chiama Sirius, dopo alcuni minuti in cui tutti e quattro si sono limitati a osservare quello strano gruppetto allontanarsi: "Nemmeno tu puoi essere così egocentrico da chiamare tuo figlio con il tuo nome."

"E il tuo," aggiunge Remus, dando una pacca sulla spalla al ragazzo, "Non pensavo sarei vissuto abbastanza per incontrare un 'James Sirius'. Più che altro, speravo non capitasse mai."

Lily ride e si volta a cercare lo sguardo di James: ma lui non ricambia, e non risponde e non da nemmeno cenno di essere ancora vivo.

Una strana colorazione verdastra gli riempie il viso. Due secondi dopo, James è disteso per terra a occhi chiusi.

⚡️

"Mi stai seguendo!"

Lily sobbalza e si appiattisce maggiormente conto il muro. James è davanti lei, i capelli più stravolti del solito, gli occhiali storti sul naso e un'espressione infastidita a colorargli il viso.

Abbozza un sorriso impacciato e si stringe nelle spalle. "Io..." si guarda intorno, ma lei a mentire non è mai stata capace.

Glielo diceva sempre sua sorella Petunia, che era meglio che lasciava parlare lei così non si sarebbero messe nei casini.

"Tu ora dovresti essere a lezione di Storia della Magia," ribatte lui, precedendola e avvicinandosi. "È dal quarto piano che mi segui, e devo dire non sei neanche così brava. Dovresti fare meno rumore," non riesce a impedirsi di inclinare le labbra verso l'alto, "Ti ho sentita starnutire per tre volte."

Lily, a quelle parole, arrossisce fino alla punta dei capelli. "C'è molta polvere," borbotta e incrocia le braccia al petto, "Devo dire che con gli anni hanno cominciato a fare sempre meno le pulizie."

James scoppia a ridere, scuote la testa e si appoggia anche lui contro il muro. "Perché mi segui, Evans?"

Lei sorride nel sentirgli pronunciare il suo cognome come ai vecchi tempi e inclina la testa di lato. "Non sei venuto a lezione. Ti ho sentito dire qualcosa a Remus e Sirius, e imboccare il corridoio opposto rispetto alla lezione di Storia della Magia."

"Di solito è quello che si fa quando si vuole saltare una lezione, ci si allontana velocemente per non essere beccati."

"Mi sei sembrato ancora molto scosso dopo..." lascia che la frase cada nel vuoto, non trovando il coraggio di farlo lei.

Gli occhi di James, a discapito della situazione, si accendono di una sinistra luce Malandrina: "Mi vuoi forse dire che Lily Evans si è preoccupata per me? Dopo sette anni in cui mi ha augurato di essere mangiato dalla piovra gigante a giorni alterni?"

Lily sgrana gli occhi e lo colpisce delicatamente sul braccio. "Non ho mai detto così," sospira alla vista dell'espressione del ragazzo, "Forse una o due volte, però tu eri davvero insopportabile."

"Lo ero," ammette James e si chiede come lei reagirebbe se ora annullasse la distanza che li separa e la baciasse.

Ricambierebbe? Lo schianterebbe?

E lui? Lui è pronto a un rifiuto dopo aver scoperto per davvero cosa vuol dire avere Lily nella sua vita? Mangiare vicini, aspettarsi dopo le lezioni, studiare insieme per poi arrivare a fine giornata e scoprire di non aver fatto neanche una pagina.

No, James non è pronto a un rifiuto. Ed è per questo fa un passo indietro, si passa una mano tra i capelli e mette su la sua miglior espressione naturale:

"Immagino di non poterti ignorare ora che so che sei qui."

"Affatto," risponde Lily. "Quindi, perché siamo nei sotterranei?"

"Voglio tornare a casa, Lily. Non ci so stare in un Hogwarts che non è la mia e in cui c'è un James Potter che non sono io," ammette con un filo di voce. "Pensavo sarebbe stato interessante, forse anche divertente scoprire cosa sarebbe successo nel futuro. Se avrei perso i capelli, se sarei diventato un giocare professionista, se avremmo vinto la guerra. Ma in realtà questo gioco già non mi piace più."

Lily si morse il labbro inferiore, tormentata da quella visione così vulnerabile del Grifondoro: un lato di lui che aveva visto poche volte.

⚡️

L'ultima risaliva al quarto anno, da tutto il giorno circolavano voci su un incidente nel mondo Magico che aveva causato molti feriti.

Tra questi, le aveva sussurrato Mary McDonald, c'era il nome del signor Potter.

James era stato introvabile per tutto il giorno, persino per i suoi amici che sembravano sempre essere incollati l'uno all'altra con qualche potente incantesimo. Lily, lí per lí, non aveva dato tanto peso alla sua assenza fino anche non si era scoperta guardare attentamente intorno a sè ogni volta che cambiava luogo del castello.

Poi, per puro caso, si era imbattuta in lui in un reparto deserto della Biblioteca. L'aveva trovato seduto per terra, la schiena contro uno scaffale e un libro sulle ginocchia.

Lily non aveva saputo quale fosse stata la cosa più sconvolgente: che James Potter leggesse o che lo stesse facendo mentre i suoi Malandrini mettevano a soqquadro la scuola per ritrovarlo.

Alla sua vista aveva boccheggiato, per poi impallidire alla vista di una lacrima incastrava tra le ciglia.

Voleva morire, che imbarazzo.

Aveva balbettato qualche scusa, lui le aveva chiesto per cosa esattamente si stesse scusando.

"Per... non lo so," aveva risposto sconfitta lei. Ritrovarsi senza parole davanti a James Potter era inammissibile per lei. "Credo per averti interrotto, o forse per averti trovato. A me non piace quando gli altri mi vedono così."

James aveva curvato le labbra - un sorriso quasi amaro, terribilmente adulto e stonato per un bambino di quattordici anni: "A me non dispiace, invece. Non c'è niente di male, nel piangere dico, mio padre dice sempre che un uomo non ha paura di far vedere quando sta male."

"È una cosa molto saggia," aveva mormorato lei.

"Lui lo è."

⚡️

Lily alza una mano per sfiorare le dita del ragazzo, si ferma, ci ripensa, abbassa il braccio.

"Allora andiamo a cercare quella maledetta macchina da scrivere," dice infine e lo precede nel lungo corridoio davanti a loro.

"Però non lo diciamo a Sirius. Si offenderebbe terribilmente se sapesse che ho rischiato una punizione senza di lui."

"Accidenti, signor Potter. Due volte in due giorni, non starà cercando di portarmi sulla brutta strada?"

James le indirizza un occhiolino divertito. "Due volte in quarantatré anni, signorina Evans. Direi che è un ottimo rapporto."

Lily ride. Comincia a guardarsi intorno e con espressione confusa si volta verso il ragazzo: "Era questo il corridoio, ne sono sicura."

"Ma non c'è nessuna porta."

Entrambi i Grifondoro si guardano spiazzati: il corridoio in cui sono arrivati solo il giorno prima, ora è completamente vuoto.

Nè una porta, o un segno che possa lasciar pensare che prima lí potesse esserci una stanza.

Tutto ciò che gli rimaneva del millenovecentonovantasette è scomparso, così come la loro speranza di tornare indietro.

"No, non è possible," esclama James, passandosi entrambe le mani tra i capelli. "Era qui,  era... deve essere qui! Forse abbiamo sbagliato corridoio, ieri eravamo stanchi e..."

"È questo, James. Io..." si schiarisce la voce, "Io ho riconosciuto il quadro, quello lì."

Lui non si volta nemmeno a guardare il punto indicatogli, piuttosto rimane con gli occhi fissi sul punto in cui doveva esserci la porta.

"Era qui, maledizione!" e accompagna le proprie parole con un pugno contro il muro.

Lily sobbalza. "James, la McGranitt ha detto..."

"Non mi interessa," sbotta infine lui, il petto dilaniato dal dolore, gli occhi piedi di confusione e il fiato corto. "Non voglio aspettare. È tutta colpa mia se ci troviamo in questo casino. Se non ti fossi venuta a cercare, se non mi fossi fatto prendere dalla gelosia, nessuno di noi si sarebbe nascosto in quella stanza e ora non saremmo qui."

A Lily sembra che James la stia colpendo in piena faccia con le parole. Le sta solo sussurrando, eppure lei sente il bisogno di tapparsi le orecchie per proteggersi dalle sue grida.

"Non è colpa tua, James. Te lo assicuro."

Lui però non sembra ascoltarla. "Ci saremmo dovuti vedere in Sala Grande. Tu me l'avevi detto che si trattava di un compito ma io..."

"La colpa è mia, James. Non tua."

"Ma cosa dici?" sbatte le palpebre confuso.

"Ti ho mentito, mi dispiace davvero tanto. È che mi imbarazzavo, e poi non volevo che tu mi giudicassi e... mi dispiace," abbassa la testa, sconfitta, e lascia che alcune ciocche rosse le nascondano il viso. "Quando vi ho incontrato, avevo finito da tempo di parlare con Thompson. Mi aveva ridato i libri e ci eravamo salutati, avevamo entrambi fretta di andare a cena."

"Lily, cosa hai fatto dopo aver salutato Thompson?"

"Ho incontrato Sev... Piton," confessa e per James queste parole hanno lo stesso effetto di un pugno in pieno stomaco. "Lui mi ha vista e... o forse io ho fatto in modo che mi vedesse, non lo so. Non ci parlavamo dal quinto anno, per due anni non ci eravamo mai più ritrovati solo lui e io. Faccia a faccia. Non so cosa mi aspettassi, a essere sincera."

"E com'è andata?" chiede lui dopo alcuni istanti di silenzio. Secondi in cui si è dovuto costringere a mettere a tacere la gelosia, a impedire che quella vecchia antipatia tornasse a galla e rovinasse tutto ancora una volta.

Lily lo guarda sorpresa, e forse per la prima volta da tanto tempo si rende realmente conto di quanto quello davanti a sé sia un James diverso. Il ragazzino che qualche anno prima aveva scioccamente incolpato per la fine della sua amicizia non le avrebbe mai chiesto se era riuscita a chiarire con Severus Piton.

Piuttosto l'avrebbe presa in giro e avrebbe descritto il suo amico con qualche stupido aggettivo.

"Non è andata," ammette e, per la prima volta, trova il coraggio di dirlo anche ad alta voce: "Penso ormai che la nostra amicizia sia un capitolo chiuso, non c'è più nulla da fare. Lui," prende un profondo respiro, "È invischiato in cose più grandi di lui, più grandi di tutti noi."

James allunga un braccio verso di lei, glielo passa intorno alle spalle e l'avvicina a sé. "Mi dispiace tanto, Lils," mormora tra i suoi capelli.

"Anche a me," porta le braccia a circondargli il busto.

⚡️

"Voi siete i ragazzi nuovi?"

Una voce rimbomba per tutto il corridoio e li fa allontanare velocemente l'uno dall'altra.

James trattiene contrito un'imprecazione e si volta alle sue spalle. Un Serpeverde sta camminando verso la loro direzione, dei libri in una mano e una scopa nell'altra.

Che strano binomio!

"E tu chi sei?"

Il ragazzo lo guarda stupito per un attimo, prima di aprirsi in un sorriso. "Sono il prefetto di Serpeverde. Nella nostra Sala Comune si vociferava dell'arrivo di alcuni studenti nuovi, una cosa del genere non è mai successa ad Hogwarts."

James, sentendolo parlare, si acciglia vistosamente: quel ragazzino non gli va per niente a genio.

Non sa neanche come si chiamano e gli parla già come se fossero amici di una vita. Senza contare che l'ha interrotto nel bel mezzo di un romanticissimo abbraccio con la sua Lily... okay, magari le cose non stanno proprio così.

"Da dove avete detto che venite? Mio fratello ha detto che venite dall'America, ma lui dice sempre un sacco di cose quindi..."

Ma quanto diamine parla? È lì da neanche dieci minuti e James sente già di avere un principio di emicrania.

Ad attirare nuovamente la sua attenzione è Lily che, con un sorriso gentile, gli porge la mano: "Io sono Grace, è un piacere. E lui è il mio amico Jake. Ci dispiace se non dovremmo essere qui ma ci siamo persi."

"Hogwarts sa essere veramente disorientante i primi tempi, ma dopo ci si fa l'abitudine, non vi preoccupate. È una fortuna che vi abbia trovato io, però, l'altro prefetto non aspetta altro che di togliere punti ai Grifondoro," confessa con tono amichevole e James combatte con se stesso per non borbottare quello che farebbe lui ai Serpeverde. "Scusate, parlo sempre troppo, a casa me lo dicono sempre. Io sono Al, Al Potter."

E no, Lily è certa di non esserselo proprio immaginato il pallore a tratti preoccupante del ragazzo poco prima che cadesse steso a terra.

 

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Capitolo 5
*** 5. La scoperta di un Cavillo ***


La scoperta di un Cavillo
 

"Merlino, ma si sente bene?" Al Potter fa un passo in avanti verso di loro con espressione terrorizzata.

"Assolutamente," mormora Lily a denti stretti, chinandosi velocemente verso il ragazzo steso ai suoi piedi. "Nulla che due colpetti non abbiano mai risolto."

Detto fatto: dopo essere stato dolcemente schiaffeggiato dalla Grifondoro, James schiude le palpebre con lentezza.

"Ho fatto un sogno bruttissimo," si lamenta e fa per mettersi a sedere, ma nel farlo il suo sguardo incrocia quello del Prefetto e poco ci manca che non ricada stesso per terra. "Oh!"

"È tutto okay? Vuoi andare in infermeria?"

"No, no," esclama velocemente James, "Non ce n'è bisogno."

Questa è davvero troppo! Passi James Sirius Potter, della cui idea ancora sta cercando di abituarsi. Ma adesso questo Al da dove spunta fuori?

Due Potter in quattro ore sono una cosa fin troppo grande da digerire persino per lui: e ha per amico un lupo mannaro, mica roba da poco.

Ma soprattutto, cosa accidenti vuol dire Al? Alexander? Alan? Alfred? Alvin? Alec?

Cosa Merlino è Al?

"...magari ha sbattuto la testa e..."

"Non preoccuparti, Al... Al, giusto?" cerca di distrarlo intanto Lily. "È che Jake soffre di pressione bassa, non è la prima volta che succede."

"Oh," il suo sguardo si fa per un attimo pensieroso prima di illuminarsi in un sorriso. Di nuovo! Non può fare a meno di notare James: "Anche mia sorella ne soffre, è una vera scocciatura."

Se possibile, la mascella di James a quelle parole sembra poter toccare terra: una sorella!

Al Potter ha una sorella.

E un fratello.

Ma quanti accidenti ne sono?

Al suo fianco, Lily riesce a rappresentare a pieno tutti i suoi pensieri con un solo sguardo.

"Sorella?" gracchia allora lui, sfinito da quelle prime ore nel duemilaventitré, "Ma a vostro padre nessuno ha insegnato gli incantesimi contraccettivi?"

James fa giusto in tempo a notare l'espressione curiosamente indispettita del ragazzo prima di cadere nuovamente svenuto.

Altro che pressione bassa, qua urge una seduta psichiatrica.

Ben cinquanta minuti e una visita in infermeria dopo, James e Lily raggiungono finalmente la Sala Grande in religioso silenzio.

Entrambi si fermano a un passo dal portone di entrata.

"Alla fine è stato un bene che Al abbia insisto per andare in infermeria," mormora Lily e lui riesce a vedergli perfettamente l'ombra di un sorriso che preme per uscire.

"Mmh," replica, nella speranza che quel semplice monosillabo possa essere esaustivo per esprimere i suoi pensieri.

Non voglio parlare. Non esisto. Non sono qui.

"Chi l'avrebbe mai detto che alla fine soffri di pressione bassa per davvero."

"Mmh," lasciami morire, non sono pronto ad altri tre Potter che mi girano intorno.

"Alla fine credo sia una cosa ereditaria, sai? Magari ci sono dei collegam..."

"Lily," la interrompe con un filo di voce, "Che ne dici di smetterla prima che io ti mando amorevolmente al Diavolo?"

La ragazza scoppia in una sonora risata e lo precede verso il tavolo dei Grifondoro. Lí, intendo ad aspettarli e guardarsi intorno spaesati, trovano Sirius e Remus.

"Eccovi, finalmente! Cominciavamo a preoccuparci," è l'accoglienza del secondo, che si fa da parte per fare loro dello spazio.

"Non sapete cosa abbiamo scoperto," esclama invece Sirius, raggiante.

"Credo che questa volta vinciamo noi, Pad."

Il ragazzo lancia uno sguardo euforico verso i nuovi arrivati e quasi salta sul posto: "Te lo ricordi Malfoy? Era al sesto anno quando noi siamo arrivati ad Hogwarts, dai che lo sai. E hai presente quello che ci ha detto una volta tuo padre? Della rivalità tra i Malfoy e..."

"E i Weasley," commento piatto James per lui, "Sí, me lo ricordo."

"Chi sono i Weasley?" intervenne Lily, cercando di dare un volto alle persone di cui Sirius sembrava entusiasta di parlare.

"Non credo tu li abbia mai visti," rispose Remus, "Il più piccolo ha circa dieci anni più di noi. Sono una delle famiglie più note tra i maghi, solo che..."

"Solo che sono dichiarati Babbanofili," continua Sirius, "E questo, più l'astio secolari con i Malfoy, non da loro un'ottima pubblicità."

"Pad, dov'è vuoi arrivare?"

"Tieniti forte," esclama, assumendo la tipica espressione di quando non vedeva l'ora di spettegolare, "Il nipote di Malfoy e la nipote di Weasley stanno insieme. S c a n d a l o s o."

James si guarda velocemente intorno e si avvicina agli alti due, così da essere sicuro di non essere ascoltato da orecchie indiscrete: "James Sirius ha due fratelli: Al, prefetto di Serpeverde, e una ragazza di cui non so il nome."

"Va bene, hai vinto tu."

⚡️

"Cosa stiamo cercando, esattamente?"

James sfoglia l'ennesimo libro prima di riporlo sullo scaffale. "Non lo so," ammette semplicemente. "Qualcosa che ci dica cos'è successo in questi quarant'anni."

"Sappiamo per certo che è finita la guerra," si aggiunge Lily, afferrando due libri in una volta sola, "Una cosa del genere deve per forza essere scritta da qualche parte."

Sirius annuisce alle loro parole e si volta pensieroso verso Remus: "Che dici, prefetto-perfetto, in che sezione dobbiamo andare?"

Il licantropo scuote la testa, incerto, e incrocia le braccia al petto. "Noi adesso dovremmo avere una sessantina d'anni, e James Sirius ne ha diciassette."

"Per cui, se i calcoli non mi ingannano James dovrebbe essere diventato padre più o meno a quarantatré anni."

"Ma questo c'entra adesso?"

"Perché, J..." Lily si interrompe vedendo due ragazzine del secondo anno passare nel loro stesso corridoio, "Jake, questo vuol dire che noi dobbiamo cercare di capire cos'é successo nei ventisei anni che vanno dalla fine del settimo anno a..." abbassa la voce di numerose ottave, "A James Sirius."

"Per Godric," esclama Sirius, in silenzio fino a quel memento, "Ventisei anni per trovare moglie non ti sembrano un po' tanti persino per te?"

"Fottiti," é l'elegante risposta del diretto interessato prima di rivolgersi nuovamente agli scaffali: "Qui allora non troveremo nulla, questo reparto è per gli anni fino al millenovecentoquaranta."

"È strano," mormora Remus, appoggiandosi a uno dei tavoli e passando con lo sguardo lungo le pareti intorno a loro, "Questo è il decimo scaffale che controlliamo, non vi sembra strano che manchino degli anni?"

"Senza contare che, come stavo dicendo prima, la guerra dovrebbe avere un'intera sezione dedicata. O sbaglio?" chiede Lily, retorica.

James e Sirius si voltano di scatto l'uno verso l'altro e, senza proferire parole, imboccano rispettivamente il corridoio di sinistra e quello di destra.

Gli altri due, rimasti soli, si scambiano uno sguardo perplesso prima di tornare a guardare verso i punti in cui gli amici sono scomparsi.

Due minuti dopo, i due Malandrini sono di ritorno: James con i pugni stretti lungo il corpo e i capelli più scombinati, e Sirius con espressione accigliata e un insolito tic alla gamba.

"Ci ha fregati," è l'esclamazione del primo, seguita da uno sbuffo particolarmente rumoroso.

"Avremmo dovuto immaginarlo, ce la fa sempre sotto al naso."

Lily alza gli occhi al cielo. "Perdonatemi se interrompo questo idillio romantico di comprensione ultraterrena tra voi due, ma potete spiegare anche a noi?"

"La McGranitt ha fatto sparire tutti i volumi che vanno dal millenovecentosettantasette al duemilaventi."

"Ma non è possibile," esclama Remus, collegando finalmente  i punti, "Non può farlo."

"Può e l'ha fatto, quella vecc..."

"Sirius!" esclama Lily prima di tapparsi violentemente la bocca con le mani, mortificata. "Merlino, mi dispiace tantissimo."

Il ragazzo, in risposta, sventola una mano nella sua direzione e liquida la questione con un sorriso malandrino. "Il problema non é cosa ha fatto, ma perché! Cosa c'è di così scandaloso che proprio non possiamo scoprire?"

"E se cercassimo di contattare i noi del futuro?" propone James, "Cioè i noi del presente, ora."

"Non possiamo," Remus scuote la testa, sconfitto, "Cose terribili sono successe ai maghi che hanno interferito con la storia, se solo noi incontrassimo le nostre versioni del futuro si creerebbe un paradosso senza precedenti."

I quattro ragazzi si scambiano reciprocamente uno sguardo amareggiato. Ogni volta che sembrano fare un passo in avanti, ecco ch subito ne fanno venti in dietro.

Sembra quasi, riflette Jane, che tutto si metta sul loro cammino per impedirgli di scoprire la verità. Qualsiasi essa sia, si dice, é però certo che sia successo qualcosa che lo riguarda.

La prima volta che l'ha pensato erano nell'ufficio della McGranitt, e la donna faceva di tutto per non guardarlo in faccia. Lí per lí aveva liquidato la questione a causa della stanchezza.

Successivamente ci sono stati altri fatti insoliti che gli sono saltati all'occhio: il modo in cui il professor Paciock sembri cambiare strada ogni volta che li incontra; il mormorio dei quadri che li segue a ogni passo e il modo in cui gli da quasi l'impressione che tutti a Hogwarts conoscano James Sirius Potter.

A distoglierlo dai suoi pensieri ci pensa Madame Principe che, con la solita voce stridula anche dopo quarantatré anni, si infiltra tra di loro: "Signorina Potter, quante volte le devo dire che qui dentro non si può mangiare?"

"Mi scusi, Madame, è che soffro di disturbo della memoria. Però la prego, mi chiami col mio nome, la signora Potter é mia madre."

James, al suono di quella voce, si lascia cadere sconfitto lungo una scaffalatura, mentre Sirius muove dei passi in avanti per osservare l'ennesima Potter che si ritrova tra i piedi: eccola lì! 

"Però," commenta a mezza voce, buttando uno sguardo alle sue spalle, verso i suoi amici, "Certo che è piccolina."

Lily, vinta dalla curiosità, corre anche lei a sbirciare la signorina Potter, mentre Remus si avvicina a James e lo alza di forza da terra:

"Coraggio," sorride fiducioso, "Non fare così. E' una cosa bella infondo."

E così dicendo, tutti e quattro i ragazzi si sporsero oltre il bordo della libreria per scorgere la ragazzina: Sirius ha proprio ragione - riflette James, quella ragazzina è proprio piccola. Ma la fanno mangiare? 

"Questa è proprio bella," sghignazza il suo amico, "Come vorrei poter fare una foto a Peter, quante cose che si sta perdendo."

Ma quello, a essere onesti, è davvero l'ultimo dei pensieri di James. Tutto in lui è concentrato su quel piccolo esserino che sorride con fare Malandrino verso la bibliotecaria: non avrà più di quattordici anni, riflette assorto, ed è decisamente la ragazza più carina che abbia mai visto.

In modo totalmente platonico e paterno, ovvio. 

Ed esclusa Lily Evans, ovvio anche questo.

Ma tolti questi due insignificanti punti, il Grifondoro non può fare a meno di sorridere anche lui alla vista di quel piccolo tornado dai capelli rossi e più lentiggini che anni sul viso. 

"Che carina, però," si lascia sfuggire, mentre uno strano calore gli si irradia fin dentro al petto. 

"Ehi Potter," lo pungola a bassa, bassissima voce Lily, inclinando la testa per riuscire a guardarlo, "Non ti starai forse intenerendo?"

"Figurati, era una semplice constatazione la mia," e così dicendo torna a guardare sua figlia

Una parola, quella, che è ancora capace di muoverli qualcosa di molto simile al vomito nello stomaco. Perché quella lì davanti ai suoi occhi, quella testolina rossa è tutta sua e... e sta venendo verso di lui. James sgrana gli occhi e, in preda al panico, comincia a indietreggiare fino a sbattere contro uno scaffale. 

Una decina di libri gli finisce rovinosamente addosso e il ragazzo si porta le mani a proteggersi: tentativo più che inutile, si ritrova a riflettere massaggiandosi un punto particolarmente dolorante dietro la nuca. 

"Per tutti i... Ti sei fatto male?" Lily corre da lui per controllare che sia ancora vivo con in sottofondo la risata più che rumorosa del suo amico. 

"Non ve l'hanno mai detto che la Biblioteca è un posto di silenzio?" 

Tutti e quattro i ragazzi si voltano verso la nuova arrivata, trovandosi davanti una signorina Potter tutta sorridente e dondolante sui piedi. 

"Oh," esclama Remus, colto alla sprovvista da quella vicinanza improvvisa, "Noi... sì, ecco..."

"Dovreste proprio andare," esclama allora lei, sempre sorridente, sempre come se tutto quello fosse una cosa normale. "Ho un appuntamento con un ragazzo proprio qui, sarebbe sgradevole da parte vostra rimanere a fare le candele."

"Un ragazzo?" esclama Remus, sempre più annichilito dalla situazione. 

"Qui in Biblioteca?" è invece la domanda di Lily, anche lei immobilizzata su se stessa.

"Ma non sei troppo piccola, tu?" James. 

Da Sirius, invece, giunge solo una risata. L'ennesima. 

La ragazzina li guarda incuriosita uno per volta, prima di essere colta da un'illuminazione: "Dite la verità, siete stati colpiti da un Ricciocorno Schiattoso."

"Un che?!"

"Ma come, non lo leggete il Cavillo?"

"Il che?!"

Lei lancia uno sguardi quasi infastidito verso Remus e Lily, prima di incrociare le braccia al petto: "Beh, dovreste, è il miglior quotidiano del Mondo Magico. Tutto ciò che vi serve per essere costantemente informati sulle notizie più importanti."

Sirius sbatte le palpebre ripetutamente: "La gazzetta del profeta è fallita?" 

"Solo tanta spazzatura," risponde lei scuotendo la testa e facendo ondeggiare i capelli color carota sulle spalle, "Da quando poi quella Rita Skeeter ha avuto un'intera pagina è diventato sempre più scadente. Aspettate un secondo."

"E chi si muove," mormora con un fil di voce James, con ancora le mani a proteggere la testa e Lily appoggiata contro di lui: entrambi sono fin troppo incuriositi dal fiume di parole che ha cacciato fuori la nuova arrivata per poter fare o dire alcunché. 

Ma che hanno i Potter di quella generazione? Ce ne fosse uno che non tempesta di parole gli sconosciuti. 

"Eccolo qui," esclama lei, cacciando una rivista spiegazzata dalla borsa ai suoi piedi, "Questo è il Cavillo, prendetelo pure. La direttrice è la mia madrina, ne ricevo centinai di copie ogni giorno. A proposito, come avete detto di chiamarmi?"

Sirius, improvvisamente contagiato dall'allegria di quella mini-James, afferra baldanzoso la rivista che la ragazza gli sta porgendo, e si esprime con un galante bacia mano e un occhiolino: "Io sono Kyle." 

Remus lancia uno sguardo di biasimo verso il ragazzo, intendo ad allontanarsi i capelli dal viso con un gesto studiato della testa, e si presenta anche lui. "E tu invece sei?" 

"Io sono... un disastro!" esclama lei all'improvviso, arrossendo violentemente e nascondendosi dietro uno scaffale. "Lui è qui."

"Ma lui chi?"

"Il ragazzo con cui mi devo vedere," risponde lei con ovvietà. "Dovete andarvene, subito. Miseriaccia, non ho neanche fatto in tempo a sistemarmi i capelli e... ma perché siete ancora qui? Andate, andate."

I quattro Grifondoro vengono allontanati con modi bruschi e sbrigativi dalla ragazzina che, passandosi velocemente una mano tra i capelli e l'altra a lisciare delle pieghe immaginarie della gonna, rivolge loro un ultimo sorriso prima di dargli definitivamente le spalle.

"Un po' agitata la ragazza, eh," commenta Sirius, piccato mentre un ragazzo di qualche anno più grande e con una cravatta blu si avvicina a lei. 

"Ma è troppo grande," esclama invece James. 

"E tu non dovresti essere qui, invece," lo ammonisce Remus, prima di trascinarlo lontano dalla Biblioteca. 

"Che buco nell'acqua che è stata questa ricerca," mormora Lily, afflitta, chiudendosi il portone alle spalle. 

"Parla per te," Sirius sorride entusiasta, "Questo Camillo è spettacolare."

⚡️

"James," si volta verso la ragazza che lo ha appena chiamato e ci mette qualche istante prima di ricollegare quell'aspetto insolito a Lily Evans, "Non pensi che sia sbagliato scoprire tutte queste cose?"

Si volta verso di lei, dando le spalle al Lago Nero e appoggiandosi contro il tronco di un albero: "Quali cose, esattamente? A me sembra di non essermi neanche avvicinato alla verità."

"I tre Potter in più non ti dicono nulla?" abbozza un sorriso prima di tornare seria, "Non lo so, non credo che dovremmo sapere. E forse ha ragione la McGranitt quando fa sparire tutti i libri."

"Siamo in guerra, Lils. E lei ci ha tolto la possibilità di sapere, di poter fare qualcosa di utile una volta tornati a casa. Io non ci sto a non sapere, magari c'è un motivo se siamo finiti qui, no?"

"Forse sì," mormora lei e si stringe le braccia al petto.

"Hai freddo?" fa un passo in avanti ma la Grifondoro scuote la testa. 

"Non mi piace tutta questa storia, James. Ho paura."

Il ragazzo annuisce lentamente e le passa un braccio intorno alle spalle, stringendola a sé: "Anche io," ammette e le passa delicatamente un dito lungo il profilo del naso.

"Allora," lei si schiarisce la voce, in imbarazzo, e prende le distanze da quell'abbraccio, "Qualche idea su chi possa essere la signora Potter?"

 Ma lui non risponde. "Hai lasciato gli occhi verdi, non li hai trasfigurati."

"Ho pensato che almeno quelli potevo lasciarli, ne è pieno il mondo di persone con gli occhi verdi," ridacchia. 

Ma James vorrebbe dirle che no, non ne è pieno il mondo. Non dei suoi occhi, che li riconoscerebbe anche se non li avesse mai visti. 

Non quegli stessi occhi che quella mattina ha visto anche su Al Potter. 

⚡️

I tre Malandrini più Lily imboccano il corridoio per la Sala Comune di Grifondoro, prima di bloccarsi alla vista di tre figure ferme fuori il ritratto della Signora Grassa. James Sirius, Al e signorina Potter sono immersi in una fitta conversazione. Subito dopo, lei salta sulle spalle di James Sirius e Al le arruffa i capelli con un sorriso affettuoso. 

"Sembrano volersi molto bene," mormora James, un passo più indietro di tutti gli altri. 

Sirius gli passa un braccio intorno alle spalle, guardandolo con espressione insolitamente seria: "A te la decisione, Prongs. Cosa vuoi fare con loro?"

"Assolutamente nulla," mormora il ragazzo, incontrando lo sguardo incoraggiante di Remus, "Non finché non scopriamo cos'è successo in questi quarantatré anni. E dopo..."

"Dopo?"

"Dopo, Lily, andiamo a fare un bel discorsetto a quel Corvonero. Mi sono informato, è del sesto anno, lei ha solo quattordici anni. Mi sembra chiaro che questa cosa debba finire."

 

 

 

 

Noté a pié di pagina: un grazie speciali a chi sta seguendo questa follia e, ancora più grande, a chi ha lasciato un piccolo commento. Mi ha fatto davvero tanto contenta. Sono curiosa di sapere se questo capitolo vi è piaciuto e soprattutto: come pensate che reagirà Lily quando saprà chi è la signora Potter?

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Capitolo 6
*** 6. La medicina del futuro ***


La medicina del futuro


"Ma insomma, si può sapere cosa avete da essere così misteriosi?"

Sirius si passa una mano sul viso, stremato da quella conversazione, e lascia che siano James e Remus a risolvere quel problema.

Tutto si sarebbe aspettato, nella sua vita, fuorché di dover correre nella Foresta Proibita, trasfigurato da cane insieme al suo migliore amico Lupo Mannaro ben quarantatré anni nel futuro.

Ci sarebbe stato da uscirne matti, se solo lui non fosse stato abituato a una buona dose di follia insita nel DNA della sua famiglia.

"Lily, è una faccenda complicata," replica titubante James, e Sirius si ritrova a osservare con commiserazione quello che ne resta del suo migliore amico, o quanto meno delle sue pal...

"Sirius, dacci una mano," lo richiama Remus, mormorando a mezza voce un grido d'aiuto.

Ma lui non si lascia scalfire dalla sua espressione e, per nulla impressionato, si limita a incrociare le mani dietro la nuca e allungare le gambe davanti a sé.

L'ha sempre detto, lui, che quella Lily avrebbe portato a delle rogne prima o poi. Non fa che stare continuamente tra i loro affari: e appendere i Serpeverde a gambe all'aria è contro le regole; anche farsi portare la colazione in camera dai primini lo è; e dove andate a quest'ora della notte; ma possibile che parlate sempre a lezione?

Insomma, quella Lily Evans, a lui, proprio non andava giù. E pensare che, con le sue enormi rotture di pluffe e le "questioni di principio morale", era riuscita a rintronare anche James.

"Black, si può sapere cosa ci trovi di tanto divertente?"

Sirius sobbalza e si apre in un ghigno ancora più grande: "Nulla, mi ero perso nei pensieri."

Remus alza gli occhi al cielo: "C'è da stupirsi che tu abbia ancora dei pensieri in cui perderti."

"Ascolta, Lily," James prende la ragazza per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi, "Noi siamo davvero, davvero di fretta," e così dicendo lancia uno sguardo all'orologio da polso: la luna è vicina, "Ti devi fidare di me, lo puoi fare?"

Lily passa uno sguardo titubante tra loro tre, prima di tornare sul Grifondoro davanti a lei: Remus, al suo fianco, agita una gamba in preda all'agitazione e lui trattiene un palese sbadiglio annoiato.

Non capisce perché non l'hanno schiantata e basta, hanno ben altre cose a cui pensare loro quella sera.

"Mi fido," mormora infine e James rilassa impercettibilmente le spalle, combattendo contro il sorriso spontaneo che lotta per uscire. "Però fate attenzione, qualsiasi cosa sia," sfiora la mano del suo amico con la propria, "Promettimelo."

Sirius, a quella scena, mima un conato di vomito e riceve un pugno nello stomaco, prontamente intercettato da Remus.

"Allora," esclama, alzandosi in piedi e battendo le mani sulle ginocchia, "Direi che per noi è il momento di andare."

James annuisce e precede Remus di qualche passo. "Lily," chiama un'ultima volta, prima che la ragazza svolti l'angolo verso la Sala Comune, "Non uscire stasera."

"Lily," gli fa il verso Sirius, dopo aver fatto un cenno di saluto alla Grifondoro e aver costretto i due amici ad avanzare il passo: possibile che solo lui si abbia memoria di ciò che devono andare a fare? "Non uscire stasera, smack, smack, smack."

"Sir, fottiti!"

"Litigate dopo, coraggio," li esorta finalmente Remus e lui sa che non è una frase detta a caso: James e lui avranno tutta la serie per litigare affettuosamente nei meandri della Foresta Proibita. "Dobbiamo stare attenti a non farci... Professor Paciock," esclama sorpreso il ragazzo, bloccandosi al centro del corridoio.

James sgrana gli occhi, muove un passo in avanti per schermarli e si arruffa i capelli con una mano: "Professore, menomale, ci siamo giusto persi..."

"Signor Lupin, mi segua," esclama l'uomo, non dando alcun segno di aver registrato la presenza degli altri due, "Non abbiamo tempo da perdere."

"Che cosa?" Remus lo guarda spaventato della piega che sta prendendo quella serata. "Professore, non posso, lei non capisce."

"Capisco perfettamente," ribatte secco. "E ora mi segua, e anche velocemente."

I tre ragazzi si guardano confusi l'un l'altro e, messi alle strette, non trovano altra via d'uscita che seguire il professore in cerca di una soluzione.

Possibile che la McGranitt si sia dimenticata di un elemento così rilevante come la Luna Piena?

"Professore, la prego, io non posso... è pericoloso!"

"Non dica sciocchezze, signor Lupin," lo guarda come stesse dicendo una gran barzelletta e imbocca la strada per l'infermeria, "È tutto già pronto."

"Al mio tre ce la diamo a gambe," sussurra tra i denti Sirius, stanco di tutto quel tergiversare. "Uno... due..."

"Signor Black, le consiglio di non finire. Sarà molto meglio per tutti quanti, e per il signor Lupin in prima persona, rimanere in infermeria."

James a quel punto guarda l'uomo con curiosità nascente e inclina la testa di lato: "Lei sa, non è vero?"

"Certo che sì, signor Potter. La professoressa McGranitt è anziana ma non ha ancora perso il senno."

"Non si direbbe, visto dove ci sta costringendo ad andare," borbotta Sirius, imbronciato, "Si rende conto di star mettendo in pericolo tutta la scuola?"

Il professor Paciock abbozza un sorriso misterioso e apre la porta dell'infermeria, invitandoli a precederlo al suo interno. "Quarantatré anni sono un tempo considerevolmente lungo, signor Black. Non immagina neanche i passi avanti che può aver fatto la medicina magica in questi anni."

"Medicina magica?" chiede perplesso James, mentre Remus poco dietro di loro si limita a osservare la scena come uno spettatore, fin troppo disorientato per fare alcunché.

Il professore prende in mano una strana boccetta colorata e gliela porge: "Pozione anti-lupo, ti renderà incredibilmente mansueto. Sarà come farti una lunga e profonda dormita."

Remus sgrana gli occhi e impallidisce, quasi non ci crede. Non gli sembra vero: "Non mi sta prendendo in giro, vero?"

"Non potrei mai. Non devi far altro che berla e fidarti, è in circolazione da decenni ormai."

"Remus, ma è grandioso!" esclama James, entusiasta e con gli occhi luccicanti, "Questo potrebbe cambiare tutto, non capisci?"

Lui sí, capisce troppo bene, ma il suo amico è fin troppo genuinamente felice per fargli notare come quella sia un'invenzione del futuro... e che nel futuro dovrà rimanere.

"Immagino," il professor Paciock attira nuovamente l'attenzione, a un passo dalla porta, "Che voi due vogliate rimanere qui col professor Lupin."

James e Sirius si lanciano uno sguardo fugace e abbassano simultaneamente la testa verso il pavimento.

"E immagino anche che non mi convenga chiedere perché eravate diretti anche voi verso il Platano Picchiatore, giusto?"

Di nuovo, i due amici non risposero. Erano stati colti in pieno, in sette anni di scuola una cosa del genere non era mai successa.

"Professore," lo richiama Remus, intento a rigirarsi la pozione tra le mani, "Perché fa tutto questo?"

"Ho solo aiutato uno studente in difficoltà."

"Venire di persona a quest'ora della notte," esclama il ragazzo, "Lasciare che Sirius e James rimangano con me... fare finta di nulla."

"Diciamo," prende un respiro profondo e abbassa la maniglia, "Diciamo che glielo devo da molto tempo, signor Lupin."

"Professore?" a chiamarlo, questa volta, è James e in quella sola parole ci sono mille interrogativi.

Neville Paciock osserva attentamente i tre ragazzi davanti ai suoi occhi: tre ragazzi che non riesce a vedere come tali, che dovrebbe essere molto più grandi, molto più maturi e molto più vivi.

Li osserva spalleggiarsi l'un l'altro, non abbandonarsi mai, continuare a proteggersi reciprocamente. E improvvisamente Neville si sente molti più anni di quanti ne abbia.

E mentre il senso di colpa per lo star mentendo a uno dei suoi più cari amici lo divora vivo, pensa che almeno questo glielo deve.

"Il signor Lupin è stato il primo professore ha credere in me, il primo che mi abbia fatto pensare di valere qualcosa," lancia uno strano sguardo al ragazzo seduto sul lettino, "Uno dei migliori professori che le mura di Hogwarts abbiano mai visto."

⚡️

Lily entra in Sala Comune e si toglie il mantello di dosso, mettendoselo su un braccio e avvicinandosi alla finestra. La Luna Piena è alta quel giorno, immensa, mastodontica, e lei non può fare a meno di pensare alle parole di Severus Piton di qualche anno prima.

No! Scouote la testa energicamente, cercando di allontanare quei pensieri: Severus che per tutto il giorno era stato stranamente in fibrillazione, che non faceva che parlare dei Malandrini, che il mattino dopo era stata dimesso dall'infermeria con un occhio nero e la carnagione più pallida del solito.

I mormorii che si diffondevano a macchia d'olio per tutta la scuola, Severus che sembrava voler dire e poi ogni volta si bloccava a metà, come punto sul viso. E infine, i Malandrini in silenzio, distanti, soli: James e Sirius che si evitavano, quattro posti lontani gli uni dagli altri.

⚡️

"Potter," aveva esclamato Lily, stringendosi i libri al petto e guardando timorosa gli scaffali della Biblioteca. "Vieni sempre qui a leccarti le ferite?"

"E tu sei particolarmente affezionata a questo reparto, Evans?" aveva risposto lui, sardonico e con un sorriso sinistro. Un sorriso così poco alla James Potter. "Non è giornata oggi, comunque. Non sono in vena."

Lily si era sentita punta sul viso: lui che scacciava lei, non poteva proprio crederci.

"Si da il caso che di dieci conversazioni che facciamo durante le giornate, otto partono da te e due dai tuoi stupidi amici," aveva buttato fuori lei con rabbia, non senza notare il sussulto che il Grifondoro aveva fatto non appena aveva nominato gli altri.

"E allora perché sei qui, Evans?"

"È stato un caso, dovevo riportare un libro e..." si era morsa il labbro inferiore, titubante, "È tutto il giorno che tu e Black vi ignorate, Lupin  sembravo vivo per miracolo e Minus sobbalza a ogni cosa che gli viene detta."

A James era uscita una risata senza traccia di divertimento. Amara, contrita, sofferta: "Curiosa, Evans? Non hai sentito cosa si dice nei corridoi? Dovrebbe bastarti."

Lily aveva cacciato indietro il desiderio di mandarlo al diavolo. "Si dice che tu abbia salvato la vita a Severus ieri notte."

Lui aveva abbassato lo sguardo per un attimo, lasciando che i capelli gli occhi ricadessero davanti agli occhi. "Si dice anche Sirius faccia parte di una setta segreta che alleva Schiopodi illegalmente," le aveva indirizzato un bizzarro occhiolino, "Non bisognerebbe credere a tutto ciò che viene detto."

Lily aveva annuito lentamente e si era mossa all'indietro, desiderosa di mettere un punto a quella conversazione e di allontanarsi da quel James così atipico. Un James che, tra le tante cose non lo avrebbe mai creduto possibile, la metteva incredibilmente a disagio. "Comunque devo andare," aveva mormorato a bassa voce, "Grazie per... per nulla, credo."

"Cosa sei venuta a fare qui, Evans?"

"Sembravi sul punto di cruciarti da solo, questa mattina. E da Prefetto, sí, insomma... in qualità di Prefetto di Grifondoro mi è sembrato giusto controllare che tu non fossi prossimo alla morte."

"È un privilegio tuo, quello. Non ti priverei mal del piacere di torturarmi, sono anni che me lo prometti."

Lily aveva ridacchiato, insolitamente divertita dalla piega che stava assumendo quella conversazione. "A onor di cronaca, credo che anche Black sia sul punto di commettere una follia. L'ho giusto visto dirigersi verso la torre di Astronomia," aveva buttato fuori per caso, fingendo nonchalance nel dirlo ma stando ben attenta alla reazione del ragazzo.

Il corpo di James si era improvvisamente irrigidito, le mani si erano schiacciate violentemente contro il pavimento e aveva appiattito le labbra l'una contro l'altra.

Lily lo aveva interpretato come un segno che la conversazione fosse finita e, senza altro da aggiungere, fece per voltarsi e andare via.

"Pensavo che Remus ti piacesse," aveva sentito dire a James con voce sommessa.

"Mh?"

"Prima, parlando, hai detto i tuoi stupidi amici. "

"Giusto," aveva risposto lei, prima di andarsene, "È stato incredibilmente ingiusto da parte mia mettere il povero Remus sul vostro stesso piano."

Quando, quasi una settimana dopo, tutta la scuola aveva visto James Potter e Sirius Black nuovamente inseparabili, Lily non era riuscita a trattenere un piccolo sorriso sollevato.

"L'avevi detto tu, Evans," le aveva sussurrato James all'orecchio prima di raggiungere gli amici e mettere un punto a quella strana tregua tra di loro, "Sarebbe stato disonorevole da parte mia lasciare che Sirius si lanciasse dalla torre di Astronomia."

⚡️

Lily scuote la testa, cercando di allontanare i ricordi e la malinconia. Non è quello il momento per lasciarsi sopraffare, e allora rimette Severus Piton in un cassetto della sua memoria, lontano dai pensieri indiscreti.

In quel momento, si rende conto con una certa nota di stupore, vorrebbe solo James lí con lei, intento a distrarla per una qualche sciocchezza delle sue.

"Bella, vero?"

Lily sobbalza, trovandosi la piccola Potter al suo fianco. Ma quando è arrivata?

"La luna dico," continua poi, fraintendendo la sua espressione. "Sai, quando ero piccola c'era questo," prende una piccola pausa, "Questo fratello, Ted..."

La piú grande, a quel punto, sgrana gli occhi. Un altro?"

"Ted?" chiede con voce stridula. "Ma quanti fratelli hai?"

La piccola Potter ridacchia e scuote la testa. "Non è proprio mio fratello, in realtà, ma è come se lo fosse. Lui è il figlio di un amico di papà, e siamo praticamente cresciuti con lui sempre a casa," Lily registra mentalmente quell'informazione che sicuramente gli potrà tornare utile, "E diciamo che lui ha un collegamento molto particolare con la Luna, così ogni Luna Piena veniva da noi e ci raccontava delle storie. Erano le mie serate preferite, quelle."

"Perché mi dici tutto questo?"

La ragazzina inclina la testa verso di lei con un sorriso birichino: "Eri qui tutta sola e sembravi avere l'aria molto triste, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere un po' di compagnia. E poi, non immagini neanche quanto sia insolito conoscere qualcuno che non sappia già tutto di te."

"In che senso, scusa?" chiede lei precipitosamente, cercando di non risultare invadente ma non volendo perdere quell'occasione."

"Beh, vedi..."

"Ehi, Potter," chiama un ragazzo vicino al ritratto della Signora Grassa. "Sono ore che ti cerco."

La ragazza alza gli occhi al cielo. "Fred, siamo cugini, quando la smetterai di chiamarmi col cognome?" raccoglie una borsa da terra, "Ehi, Grace, vieni con noi?"

"Con noi?"

"Ogni Luna Piena ci riuniamo tutti insieme, noi della famiglia più alcuni bonus."

"Oh, non vorrei essere di troppo. Non conosco nessuno e..."

"Questo mese sarai il mio bonus. Una bella fortuna, ero rimasta senza," e così dicendo le afferra la mano e comincia a trascinarla verso il ragazzo alto e dalla pelle olivastra.

"Ehi," esclama lui con un sorriso, "Ma tu sei quella nuova, facciamo lezione insieme. È un piacere, sei fidanzata?"

"Merlino, Fred! Sei imbarazzante. Ignoralo, Grace," borbotta la piccola Potter prima di chiudersi il ritratto alle spalle.

"Ma dov'é che andiamo? E il Coprifuoco? E se incontriamo i Prefetti?"

I due cugini si lanciano uno sguardo complice e scoppiano a ridere.

⚡️

Lily si guarda intorno con espressione meravigliata: questa sì che è bella! Un minuto prima erano davanti a un muro, quello dopo James Sirius apriva una porta comparsa dal nulla per farli accomodare.

"Questa è la Stanza delle Necessità," le spiega Fred, "È un piccolo segreto di famiglia."

"E lei chi è?" chiede improvvisamente una ragazza alle sue spalle.

Lily si volta e tende una mano, cercando di mettere a tacere l'imbarazzo dilaniante. Ma dove sono i Malandrini quando servono?

"Io sono Grace, è un piacere."

"Rose, Rose Weasley," le sorride cortesemente prima che due ragazzi la raggiungano. "Sono il Prefetto di Grifondoro." 

Ah. 

Uno è Al Potter e si posiziona alla sua sinistra, l'altro un biondino tutto centimetri e pelle pallida che si mette sulla destra.

"Lui è Scorpius," continua la ragazza, "Prefetto di Serpeverde."

Lily, poco lontano, le fa un'occhiolino: "Visto?" urla, "Non c'è nulla di cui preoccuparsi."

Ma quanti ne sono?

"Grace! Non pensavo conoscessi," Al si guarda brevemente intorno, "Chi è che conosci esattamente?"

"Mi ha invitata tua sorella," spiega lei, "Ci siamo conosciute in Biblioteca."

"Scusala, Lily sa essere un po' invadente alle volte. Tende ad attaccarsi subito alle persone."

Ma a lei, Lily, non importa quali siano le abitudini o meno della piccola Potter. Perché Al le ha appena rivelato il suo nome ed é stato come ricevere una fattura in pieno viso.

Improvvisamente, sente tutto il battito accelerato, come se il cuore potesse bucarlo lo sterno e uscire fuori; le orecchie si otturano e il respiro si fa pesante.

"Scusami, io..." fa un passo indietro, poi un altro e infine eccola che si attacca con forza alla porta d'uscita.

"Ehi, é tutto okay?" James Sirius le si avvicina preoccupato, prontamente affianco dall'inseparabile Lyn Baston - Caposcuola, lei. Insomma, ma cos'è? Una setta, quella?

"Ti senti poco bene?"

Lily boccheggia e alterna lo sguardo tra i due ragazzi con il cuore che batte a mille. Cerca di afferrare la maniglia ma le mani improvvisamente sudate le rendono l'impresa più lunga del previsto.

"Io devo andare, mi dispiace," balbetta con confusione, mentre anche Al e Lily Potter si avvicinano confusi.

"Grace," la chiama la ragazzina tutta preoccupata, "È successo qualcosa? Fred ha fatto il cretino una volta di troppo?"

Lily scuote la testa, poi l'abbassa. La rialza, ingoia a vuoto e apre la porta. "Scusate," mormora un'ultima volta prima di correre via, lungo l'immenso corridoio e diretta verso l'unico posto che le venga in mente in quel momento.

⚡️

In tanti anni a Hogwarts, Lily non ha mai pensato che si sarebbe mai recata volontariamente davanti la Presidenza. In realtà, non ha mai creduto neanche che avrebbe scoperto dove questa si trovasse.

E invece eccola lì: davanti la porta il gargoyle che proteggeva l'entrata, nel duemilaventitré e con una Lily Potter a pochi piani dal suo.

Non l'ha premeditato, in realtà non se n'é resa conto fino a quando non ci si è trovata davanti. Se solo sapesse come entrare, come poter attirare l'attenzione.

Comincia a guardarsi intorno e, dopo aver controllare di essere completamente sola, comincia a tirare dei piccoli colpetti contro la testa della statua. Dopodiché, prende la bacchetta: anche in questo caso non riesce a ottenere assolutamente nulla.

Sbuffa, incrocia le braccia al petto e comincia a tamburella il piede per terra. È quasi sul punto di cominciare a gridare il nome della professoressa, quando il gargoyle si muove inaspettatamente e al suo posto compare la McGranitt.

"Signorina Evans, immagino sia sconsiderato da parte mia sperare che lei sia arrivata qui per caso."

"Professoressa McGranitt!" sussulta sorpresa, "Io... io ho bisogno di parlarle."

"Non poteva aspettare domani mattina?"

E Lily non sa che le prende, sa solo che una strana sensazione le attanaglia lo stomaco. Le prende tutto: stomaco, petto, pancia, cuore, testa. Non è più lei al comando ma solo quella rabbia accecante.

"E lei mi avrebbe ricevuta domani mattina?"

"Signorina..."

"Professoressa, lei fa di tutto per evitarci, non ci guarda nemmeno. Sembra che per lei non esistiamo."

La donna, stremata, si toglie gli occhiali piccoli e tondi dal viso e si massaggia le palpebre. "Posso invitarla a entrare, signorina Evans?"

"Se non disturbo," punta il naso verso l'alto e poi la precede verso l'interno.

"Cosa la porta qui alle," controlla l'orario, "Undici di sera passate?"

Lily, improvvisamente persa tutta l'intraprendenza di poco prima, si siede di fronte la cattedra e porta le mani in grembo, torturandosele per l'agitazione: "Mi dispiace essere venuta a quest'ora, non mi sarei mai permessa se non fosse stata una questione di vitale importanza," prende un respiro profondo, "Professoressa, perché uno dei Potter porta il mio nome?"

"Lei cosa pensa, signorina Evans?"

"Vede," si mette comoda sulla sedia, "All'inizio avevano pensato che i tre ragazzi potessero essere figli di James, anche se devo essere sincera non ero molto convinta. C'erano delle cose che... non sono i figli, vero?"

La McGranitt scuote il capo debolmente. "Mi devi scusare, Lily, se ho lasciato che scopriste le cose in questo modo. Spero tu perdonerai la tua vecchia professoressa, ma ho pensato che a nessuno farebbe piacere che qualcun altro gli venisse a dire quali saranno le sue decisioni nel corso della vita. Alla fine, ciò che ci rende umani è sapere di avere il piacere del libero arbitrio."

"James non vede l'ora di sapere la verità, ormai non parla d'altro. Ha bisogno di sapere, è smanioso, è diventata quasi un'ossessione," confessa la ragazza, "Io no, sono terrorizzata da questo futuro. Il professor Paciock non ci ha guardato in faccia nemmeno una volta e, da quando siamo arrivati, avremo fatto lezione con lui almeno quattro volte. Sono terrorizzata all'idea di cosa possa essere successo in questi quarantatré anni."

"Fa bene, signorina Evans. Fa bene ad avere paura."

"Lei non me lo dirà, vero?"

"No, però ora le dirò chi è Lily Luna Potter, e perché porta il suo nome."

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Capitolo 7
*** 7. Un futuro insieme ***


NOTE: sarà un capitolo davvero - ma davvero! - lungo. Mea culpa, le cose mi sono sfuggite di mano e Lily si è presa fin troppo spazio rispetto a quel che volevo. Potrebbe essere un capitolo confusionario, ma é proprio Lily che non capisce un beato nulla per cui diciamo che é tutto voluto. E speriamo anche che la lunghezza serva a farmi perdonare per i giorni di attesa

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Un futuro insieme

James Potter è, tutto sommato, una persona fondamentalmente distratta. Remus una volta ha azzardato un probabile disturbo dell'attenzione mai confermato dalla medicina, James ha chiesto cosa fosse ma un minuto dopo già si era distratto per colpa del passaggio di una Lily Evans quattordicenne e con dei teneri - e attraenti? Possibile che la sua compagna di Casa gli facesse questo effetto? James all'epoca si era limitato ad alzarsi di scatto e sistemarsi meglio i pantaloni addosso, vittima dell'imbarazzo - codini.

È inutile girarci intorno, tutti hanno fatto pace con l'idea che James ascolta solo metà di ciò che gli viene detto, il resto lo immagina, lo crea da sé e lo ha adatta alla sua persona come meglio ritiene opportuno.

Non è per cattiveria o menefreghismo, a James in realtà dei suoi amici importa. È anche tanto.

A James interessa tutto, e interessa ancora di più Lily Evans. È un curioso, di quelli che sarebbero capaci di tempestarti di domande per un giorno intera senza mai esaurire gli spunti - Lily lo aveva provato sulla sua pelle al terzo anno, quando James aveva deciso di voler capire a tutti i costi cosa fosse uno stereo e la giornata si era conclusa con il ragazzo in infermeria e la Grifondoro in punizione.

Lui chiede, cerca risposte, vuole capire. Solo che poi la realtà non é mai come se l'era immaginata, è sempre qualche spanna più in basso, qualche tono di grigio in più. E allora James si distrae, alla ricerca dei suoi colori e delle sue verità.

James è anche una contraddizione vivente: estremamente curioso e fastidiosamente distratto allo stesso tempo, riuscire a portare a conclusione una conversazione con lui senza schiantesimi fatture è davvero un'impresa - Sirius, per la cronaca, lo affattura con una media di due volte al giorno e lo schianta in quelli dispari.

James Potter non è una persona semplice, non lo é mai stato e mai ha voluto esserlo. È distratto e gli va bene così, ma c'è una cosa su cui è sempre molto vigile e quella é Lily Evans.

Per cui sí, é distratto, iperattivo e confusionario - la descrizione è stata gentilmente offerta da Remus, quel giorno particolarmente in vena di psicanalizzarlo - ma no, che lei lo stesse evitando proprio non se lo è immaginato.

"Credo ci sia qualcosa che non va," mormora allora, voltandosi lentamente verso i suoi amici.

"In te, dici?" Sirius chiede, sinceramente curioso. "Pensavo lo sapessi da tempo."

"No, coglione!" gli tira un pugno sulla spalla e si lascia cadere sconfortato sul divano della Sala Comune. "Credo che Lily mi stia evitando... anzi, no, ne sono proprio certo."

Remus, sentendo due paia di occhi su di sé, sospirò rumorosamente. "Io non so nulla, se é quello che vi aspettate da me."

"Pensavo che tu e la Evans parlaste."

"Certo che ci parlo, Pad, ma mica ci confidiamo ogni minima cosa. Sono sempre conversazioni molto tiepide."

"Come si fa a fare una conversazione tiepida?" esclama James, confuso, "Le cose o si dicono, o non si dicono. E in questo caso, Lily sta evitando accuratamente di dirmi qualcosa."

"La puoi smettere di urlare il suo nome per tutta la torre di Grifondoro?"

"Sí, scusami," borbotta.

"Sia ringraziato Merlino," il licantropo alza gli occhi al cielo e si mette più comodo. "Non è che l'hai fatta arrabbiare?"

"Non sarebbe neanche la prima volta, dopotutto," interviene Sirius, a favore di quella tesi.

"No, non credo," mormora allora il ragazzo, sempre più afflitto, "O almeno non credo. Non so più nulla."

"Sai che dovremmo fare?" James scuote la testa e Sirius per poco non gli si butta addosso, "Una bella serata come ai vecchi tempi. Basta ragazze, basta pene d'amore e piagnistei. Hai tutta la vita per piangerti addosso perché una ragazza non ti ricambia."

James sbatte leggermente le palpebre, interdetto da quello che probabilmente secondo l'amico avrebbe dovuto essere un discorso motivazionale. "Questa é la tua grande idea? Ignorarla?"

"Non é che se continuiamo a parlarne ci capisci improvvisamente qualcosa. Le ragazze sono così, ala fine. Non devi capirle, devi solo farle credere di riuscirci. Giusto?"

Remus scuote la testa lentamente, inorridito da quella bizzarra filosofia. Ma prima ancora che possa formulare un pensiero di senso compiuto che non siano insulti e imprecazioni, una voce sconosciuta risponde al suo posto:

"Quante ne hai conquistate così?"

I tre ragazzi sobbalzano e si voltano alle loro spalle. Davanti a loro un ragazzino tutto capelli, lentiggini e centimetri li osserva con crescente curiosità.

"Non volevo immischiarmi, scusate," sorride allora e indica Sirius: "É che ti sei seduto sui miei compiti."

"Merlino, scusami," esclama lui, alzandosi di scatto e porgendogli le pergamene stropicciate.

"Fa nulla, tanto non sono davvero miei, me li ha passati mio cugino più grande," si stringe nelle spalle, "Allora, quante ragazze hai avuto?"

"Perdonami, tu chi sei?" Remus lo guarda con la testa reclinata e l'espressione confusa.

"Oh, io sono..."

"Ehi, Hugo," James Sirius cammina a passo svelto verso di loro e con un sorriso smagliante in volto. Non da cenno di averli visti e assesta una poderosa pacca sulla spalla del ragazzino: "Allora, hai copiato il tema? Mi raccomanda, cambia qualcosa."

Il ragazzino annuisce e si volta nuovamente verso i tre Malandrini: "Mi stavano spiegando come fare con le ragazze."

Beh, non era proprio così, ma James si tenne ben lontano dal farglielo notare. Ma nessuno sa rispettare gli spazi altrui nel futuro? Ecchediamine!

James Sirius scoppia in una sonora risata. "Oh, Hugo sei uno spasso!"

Sirius, che dei tre ragazzi é il più vicino ai nuovi arrivati, si sporge ulteriormente verso James Sirius Potter e comincia ad osservarlo attentamente: che sia un Potter non c'é ombra di dubbio.

Ma ciò che lo lascia veramente di stucco, é quanto riesca a rivedere del suo amico in lui: lo stesso sorriso storto, gli occhi caldi e avvolgenti - rassicuranti, la stessa pessima abitudine di portarsi una mano ai capelli.

Allo stesso tempo però c'è tanto in quel ragazzo che proprio non sa da dove venga: una certa circospezione costante, come se non lo abbandonasse mai la consapevolezza di non potersi lasciar andare. James Sirius Potter, a differenza del suo migliore amico, ha un atteggiamento controllato.

Anche i suoi sorrisi sembrano ben calibrati per essere proprio ciò che devono essere. Tutto, in lui, sembra essere studiato alla perfezione.

"Beh," Black si schiarisce la voce, pronto a difendersi da bravo permaloso qual é, "É ovvio che ci vuole tecnica, tutto lo richiede. Mica si va così e si tenta la fortuna."

James al suo fianco fa per aprire la bocca e dire qualcosa, ma ci ripensa e torna immediatamente nel suo mutismo da 'vengo dal futuro e quello davanti a me è il sangue del mio sangue'.

Che esagerazione! Non é poi la fine del mondo.

"Tu come fai, Jim?" chiede Hugo e Remus si chiede come esattamente si siano ritrovati a fare quella conversazione e con quei soggetti.

"Io non faccio," il ragazzo si stringe nelle spalle, raccoglie uno zaino da terra e sorride pacato, "Basta dire il mio cognome."

E cosí dicendo li abbandona per un allenamento di Quidditch, lasciando alle sue spalle uno spensierato Hugo e due Malandrini terrificati.

James no, lui é direttamente steso a terra a occhi chiusi. Dannata pressione bassa!

⚡️

Lily non sa esattamente come si sia trovata al campo di Quidditch, eppure eccola lì: seduta tra gli spalti, il vento pungente che le fa stringere gli occhi per il fastidio e una strana sensazione di inadeguatezza che non la lascia da quasi quarantotto ore.

Chiude gli occhi e cerca di fare mentalmente un ripasso di tutte le cose accadute da quasi un mese.

È nel futuro. Quarantatré anni in avanti, per la precisione.

Ha conosciuto ben tre nuovi Potter, uno più esuberante dell'altro: no, okay, non le stanno antipatici. Sono stranamente teneri.

I tre Potter simpatici sono i suoi nipoti. E di James Potter, ovviamente.

Questo, se due più due fa ancora quattro, vuol dire che inevitabilmente lei con James ci ha fatto un figlio. E quindi ci ha fatto sesso.

E quindi non è più vergine.

Una cosa stranamente scontata, lo sa, non è che si aspettava di rimanere pura e immacolata per tutta la vita. E quarantatré anni sembrano un tempo ragionevole per fare il grande passo, dopotutto.

Solo che pensava che avrebbe avuto un po' più di tempo per prepararsi al grande evento, invece si è ritrovata con un figlio, tre nipoti e troppi anni sulle spalle.

Quindi, ricapitolando: è finita in un grosso, immenso guaio, è lontana da qualsiasi cosa che possa dire di chiamare casa e ha i capelli biondi.

Tra tutte le cose, probabilmente, i capelli sono ciò che più le da fastidio. Ogni volta guardarsi allo specchio è una tortura: sembra quasi scordarsi puntualmente di tutti quei cambiamenti, quando il suo riflesso ci tiene a ricordarglieli con una sottile punta di piacerebbe

Bionda, lei! E niente lentiggini, e via anche il naso che tanto le piace. E poi non sa che farsene di quei capelli biondi e corti fino alle spalle.

Accidenti, ha proprio voglia di farsi una coda. Ma non può, perché é nel futuro e nel futuro lei ha i capelli biondi e corti.

E tre nipoti. Con James Potter.

Maledizione, che qualcuno le dia un codino!

Lily prende un respiro profondo, stringe le mani contro i bordi della panchina e inspira l'aria fredda di Novembre.

Delle voci, lontane, camuffate, indistinte attirano la sua attenzione.

Due ragazzi stanno camminando verso la sua direzione: il primo, si accorge Lily con orrore, é Al Potter - Merlino, ma per cosa sta Al?

Il secondo è il ragazzo Malfoy, e la situazione fa già ridere così. Se poi aggiungiamo che lei viene dal futuro - ripeterlo le fa bene, di tanto in tanto. Così mantiene la crisi isterica sotto controllo - la situazione raggiunge vette di ilarità mai viste prima.

"Sco', ti ho detto che devo prendere una cosa," sente dire ad Al Potter con tono annoiato, "Ieri ho dimenticato il quaderno con gli schemi sugli spalti."

"Che palle però," borbotta l'altro ragazzo, "Fa un freddo di mer..."

"Ehi," esclama suo nipote - no, ma davvero, suo nipote! Le scappa una risatina incredula e folle, "Grace, ciao!"

"Ragazzi," Lily sorride, ma preferirebbe alzarsi e urlare, e scappare via, e possibilmente tornare nel suo presente e dimenticare di avere tre fottuti nipoti, "Tutto bene?"

Entrambi annuiscono appena, Al poi si siede accanto a lei: "Mi è dispiaciuto che tu sia dovuta scappare l'altra sera."

Malfoy, dietro di lui, allunga una mano verso il mantello di Al e ne tira fuori una pergamena: "Vado a vedere se tua cugina ha finito Aritmazia," le rivolge un breve cenno della testa, "Grace, é stato un piacere."

Lily agita lievemente una mano in sua direzione, incassa la testa nelle spalle e torna a guarda il campo vuoto davanti a sé.

"Stanno insieme," mormora allora Al, e Lily lo guarda interdetta per un momento, "Scorpius e Rose, è da inizio anno che va avanti e lui é ancora parecchio su di giri quando si tratta di lei."

La ragazza inclina la testa di lato, si morde il labbro inferiore e lo guarda incuriosita - e terrorizzata, perché quello con cui sta parlando é suo nipote: "Rose é tua cugina?"

Al annuisce con un sorriso dolce a incurvargli le labbra: "La migliore," poi si guarda intorno imbarazzato, "So che non si dovrebbe dire perché la famiglia é la famiglia, ma lei é la mia preferita."

Lily ridacchia e fa ondeggiare i capelli biondi - li odia - sulle spalle. "Anche io ho un cugino preferito, solo che a differenza tua non mi sono mai fatta problemi a urlarlo ai quattro venti."

Il Serpeverde lascia che l'ombra di una risata gli colori l'espressione e si scrocchia le dita della mano sinistra:

"Siamo tanti in famiglia," si giustifica, "Questo rende tutto molto confusionario, anche le preferenze."

"Vi ho visti l'altro giorno, siete davvero tanti... e..." lo guarda indecisa, "Rossi! Sono da parte di tuo padre?"

Al la guarda confuso e, istintivamente, lo vede ritrarsi. Si fa lontano, come se al minimo accenno alla sua famiglia si sentisse in dovere di alzare un muro - anche Lily Luna lo fa, anche James Sirius.

"No," mormora infine, "Da parte di mamma."

Lily si da mentalmente dell'idiota, che stupido passo falso che ha fatto.

"Comunque," Al sospira e la guarda timido, "Non volevo disturbarti, perdonami. Pensavo... non lo so, ti ho vista tutta sola e sembravi triste. Non sei con i tuoi amici?"

Lily punta gli occhi sul campo da Quidditch, perché a essere sincera la vista di Al Potter fa un po' male - fa un po' ansia, un po' tachicardia, un po' tracollo emotivo: "Ho un po' di pensieri oggi, preferivo, non so, rimanere da sola. Ti capita mai?"

Al ragazzo scappa una piccola risata: "Non penso di potermi permettere il lusso della solitudine, troppo cugini, troppi fratelli, troppi genitori invadenti," scuote la testa, fingendosi esasperato mentre l'affetto trabocca con evidenza dalle sue parole: "Credevo che essendo stato l'unico della famiglia da secoli a essere smistato a Serpeverde, avrei finalmente avuto un po' di intimità con i miei ingombranti pensieri, ma a quanto pare Jim ha terrorizzato buona parte dei sotterranei per venirmi a cercare quando vuole."

"Sembrate molto uniti, é una cosa bella."

"Beh, credo sia ovvio, no?" Al si stringe nelle spalle mentre un leggero colorito gli accarezza le guance, "Certo, potendo lo butterei nelle segrete di Azkaban per almeno tutti i weekend per un mese, e sono abbastanza sicuro che da piccoli lui abbia provato a farmi volare dalla finestra... ma tutto sommato, é mio fratello."

Lily socchiude gli occhi per un momento. "No," mormora così impercettibilmente che al ragazzo giunge solo un basso brusio, "Non é così scontato," dopodiché si costringe a sorridere e lo guarda: "Hai detto di essere stato il primo Serpeverde della tua tua famiglia, conosco un amico che ha una storia simile alla tua. Non gli è andata molto bene."

E, ben attenta a non farsi vedere, intreccia indice e medio: fa che abbocchi! Lily ha bisogno di sapere, di capire.

Ha bisogno di sentir parlare di questo fantomatico figlio che avrebbe avuto con James Potter o sarebbe diventata mamma. Per cui spera con tutta sé stessa che Al parli, racconti, le dia una fessura da cui guardare quella vita così lontana e incredibilmente vicina.

Il ragazzo però abbassa la testa e, per un momento, la Grifondoro si trova sopraffatta da un miscuglio di emozioni: tenerezza, affetto, desiderio di abbracciarlo, confusione, paura, rabbia.

Sí, insomma, se suo figlio é uno di quelli che si arrabbia per lo smistamento dei figli, allora si vede che ha proprio sbagliato qualcosa nel crescerlo - o che James ha sbagliato qualcosa, si ritrova costretta a pensare perché quello é anche figlio suo.

"Sai, ero terrorizzato mentre venivo a Hogwarts. James - mio fratello, non aveva fatto che prendermi in giro e raccontarmi storie su storie," prende un respiro profondo, "Ero davvero davvero terrorizzato, potendo mi sarei attaccato al braccio di mia mamma e sarei tornato a casa. Poi mio padre mi ha fatto un discorso - sai, lui é davvero bravo, non sembra perché a un primo sguardo sembra non sapere neanche come si tiene in mano la bacchetta, e invece è il migliore."

A Lily si scalda il cuore nel sentire l'amore che trapela da quelle parole: qualsiasi cosa abbia fatto, se sia stata una buona madre o meno, se abbia avuto paura - qualsiasi cosa, suo figlio é un padre che é riuscito a far innamorare i suoi figli. E questo le toglie un peso dal petto, cole un macigno che la fa sentire improvvisamente più leggera.

Non sa, Lily, di cosa avesse improvvisamente paura ma ora sa che è un po' meno e tutto le sembra molto meno tragico, ora.

"Comunque, per fartela breve," Al batte le mani per riscaldarle e per stemperare l'imbarazzo, "Sono finito a Serpeverde, ovviamente tutti guardarono sconvolti, nessuno osava fare nulla. Sai, il figlio del celebre Harry Potter a Serpeverde, c'é del comico - poi James si é alzato e ha cominciato ad applaudire fortissimo, e tutti lo hanno seguito," si alza in piedi e passa le mani sul pantalone, come a volerlo pulire, "Direi che é ora di cena, vieni con noi?"

Ma Lily è ferma, immobile, bloccata. Paralizzata, se proprio volete saperlo. Al Potter cammina incurante per uscire dal campo, mani nelle tasche e passo strascicato, e lei sta per morire in preda a un attacco di panico.

Celebre Harry Potter? Ma celebre cosa?

Forse farebbe meglio a chiedere in infermeria se anche a lei soffre di pressione bassa.

⚡️

Rose Weasley é lí che li aspetta, vicino al portone della Sala Grande: raccoglie i capelli rossi e incredibilmente mossi in una coda veloce, si volta e li vede.

Lily non può fare a meno di pensare che abbia davvero un sorriso carino mentre Malfoy lascia a metà una frase per raggiungerla più velocemente.

Al, al suo fianco, sospira: "Lily dice che la fase luna di miele dura dai quattro ai cinque mesi, direi che io già non li sopporto più."

Lei ridacchia a quelle parole, ben attenta a non farsi notare dagli altri due, e varca l'ingresso proprio mentre Scorpius dice un Ciao Fidanzato con tono disgustosamente innamorato.

James è anche lui lì - il suo James, ci tiene a sottolineare Lily. Ha un posto vuoto accanto, Remus e Sirius di fronte - e James Sirius e Lily Potter a un passo da lui, nota. Sembra guardarsi costantemente intorno alla ricerca di qualcosa, poi la vede e si illumina.

Abbozza un sorriso impacciato James e lo vede tendere la chiena in attesa della sua prossima mossa.

"Ti accompagno," le dice Al, ma lei è distratta, é lontana, é già da James. "Devo dare una cosa a mio fratello."

Lily annuisce appena, raggiunge i suoi amici, mentre Al si avvicina a un rumoroso James Sirius, e tende il mignolo.

James la guarda in silenzio, sotto gli occhi curiosi e attenti degli altri due, e pochi istanti dopo ricambia la stretta di pace. "Dobbiamo parlare," mormora non appena gli si siede accanto, sfiorando la gamba, il braccio, la mano. Sfiorandogli tutto e desiderandone ancora di più.

"Sí," annuisce anche lei, "Dobbiamo," poi guarda alla sua sinistra e chiede: "Perché ci siamo seduti proprio qui?"

"Unici posti liberi," mormora Remus a bassa voce mentre Fred Weasley ride a voce davvero troppo alta.

"Ehi, Al," chiama James Sirius, "Mangi qua?"

Al si volta verso il suo tavolo, tutto colorato di verde e argento, poi torna con lo sguardo sui suoi fratelli: si stringe nelle spalle, sorride apertamente e prende posto accanto a loro.

Rose Weasley, a quella vista, si illumina: "Bene," sembra quasi sospirare, "Sembra proprio che si sia liberato un posto vicino a Scorpius."

"Traditrice," le urla dietro Lily Luna prima di tapparsi la bocca, "Scusa, Al. Mi state simpatici voi Serpeverde, lo giuro," poi prende una pausa, "Alcuni di voi."

"Una minoranza," le va incontro Fred.

"Tu ci sei simpatico comunque," continua James Sirius, "A giorni alterni, s'intende."

Sirius sbuffa una risata, prontamente camuffata da qualsiasi cosa stia mangiando - Lily trattiene una smorfia disgustata, ogni volta riduce in pappetta le cose che ha nel piatto, disgustoso.

"Ehi," James Sirius si illumina e si volta verso di loro, "Vi é passato il fuso orario?"

Remus trattiene un sorriso alla vista di quel ragazzo così simile al suo amico. "Sí, più o meno. Ci stiamo abituando."

"Bene," si intromette Fred, "Perché avevamo una domanda."

Il cugino annuisce: "Perché siete arrivati ad anno già inizia..ahia," si volta borbottando e incontra la figurina di Lyn, appena arrivata alle sue spalle. "Mi hai fatto male."

"Ti avevo detto di non chiederglielo, sei un ficcanaso," risponde lei, sedendosi al lato libero vicino a lui.

"Era semplice curiosità. Allora?" chiede di nuovo, e si allontana per evitare di essere colpito di nuovo, stendendosi quasi completamente sul fratello.

I quattro ragazzi si guardano confusi per un momento, presi in contropiede dalla loro stessa bugia. Alla fine, é Sirius a prendere la parola con il miglior sorriso beffardo che ha nel repertorio:

"Studiavano da casa, i nostri sono delle palle al piede."

"Oh," esclama Al, sorpreso, "Sono pochi i maghi che scelgono di farlo, oggi."

Lily gli sorride complice e incontra, da sotto al tavolo, le dita sicure di James: "Ai nostri genitori piace fare le cose strane."

James Sirius accenna a uno strano movimento del capo, mormora un "Sai che pale studiare a casa con mamma e papà," e pungola malandrino il fianco del fratello:

"Ehi, Al, indovina chi sta venendo verso il tavolo di Grifondoro?"

Il fratello lo guarda interrogativo, mentre Lily Potter - seduta di fronte a loro e con una migliore visuale della Sala - sorride birichina:

"Alice Paciock," risponde serafica e si porta un bicchiere di succo di zucca alle labbra.

A quel punto, Lily davvero non ci capisce più nulla: James, al suo fianco, sobbalza sorpreso mentre a Sirius per poco non cade la forchetta di mano.

James Sirius scoppia in una fragorosa risata, a Lili Luna va di traverso il succo, Lyn e Fred cozzano reciprocamente e accidentalmente con le loro teste e... Al si nasconde sotto al tavolo.

"Ciao Ali," esclama Lily Luna, mentre il fratello si rannicchia per non essere visto, "Tutto bene?"

La ragazza annuisce, sventolando la lunga coda bionda, e raggiunge il tavolo di Tassorosso promettendo di andare a trovare i Potter-Weasley il prima possibile.

"Dovrebbe proprio passarti questa cotta," commenta James Sirius a un interlocutore imprecisato, "Comincio a vergognarmi di essere tuo fratello.

⚡️

"Ne sei sicura?"

Lily si limita ad annuire, sguardo basso e mani in grembo.

Sono in una stanza abbandonata, solo lei e James e quarantatré anni a dividerli. Poco prima di entrare nella Torre, il ragazzo l'ha avvicinata, "Parliamo?" le ha sussurrato nell'orecchio e si sono distaccati dal gruppo.

Lily non l'ha guardato granché in faccia durante il racconto, non è che avesse tutto 'sto coraggio da Grifondoro: il ragazzo davanti a lei, se n'è resa conto con improvvisa violenza mentre parlava, é destinato a diventare suo marito - si sposeranno? -, padre dei suoi figli - ne avranno solo uno? - e l'amore della sua vita - si ameranno? Saranno felici?

James sospira e si alza in piedi, cominciando a camminare su se stesso e passandosi le mani tra i capelli: la sta gestendo bene, riflette lei. Lui gestisce sempre tutto così bene, a volte le viene il dubbio che il suo sia solo uno scudo.

"Ti pieghi mai, James?" lo osserva incuriosita, quasi distante, rarefatta. "Ti sembra mai di soccombere, di volerti annullare? Di non voler essere?"

Il Grifondoro si ferma davanti a lei, seduta su un banchetto sbilenco, e le loro ginocchia si sfiorano: "Tutti i giorni, Lily," afferma con una sincera disarmante.

"E poi?"

"Faccio finta di niente," allunga una mano a sfiorarla il collo, poi il mento, la guancia, il naso, poi la lascia ricadere e nel farlo percorre con le dita tutto il suo profilo. "Studio molto, ho bisogno di tenere la mente occupata. Allora leggo, studio, memorizzo. Credo che, se mi concentrassi, saprei dirti a memoria tutta la prima Guerra dei Goblin, quella che non interessa a nessuno," fa un sorriso amaro, "L'ho riletta per un mese di fila, ogni sera fino all'alba, dopo che mia mamma si é ammalata."

Lily annuisce impercettibilmente, vorrebbe avvicinarsi, vorrebbe stringerlo, vorrebbe riempirlo di domande ma ha così paura di non ricevere neanche una risposta che alla fine lascia perdere. La mamma di James si è ammalata agli inizi del sesto anno, se lo ricorda bene lei, perché James in quei mesi era sembrato un'altra persona.

Anzi, si corregge mentalmente, non era sembrato affatto. Tutti i Malandrini erano sorprendentemente taciturni, sembrano non essere più neanche loro. Si limitavano a esserci, ma in realtà ogni parte del loro essere era con la madre del loro amico.

James era sparito per quasi un mese, Lily non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce ma diamine se l'aveva notato, poi un giorno era tornato e gli era sembrato come se si fosse solo svegliata da un brutto sogno: si era presentato a colazione, rumoroso, casinista, vivo in ogni parola che diceva.

Era tornato il James Potter di sempre, eppure Lily non aveva mai smesso di osservarlo: il modo impercettibile con cui era solito incantarsi di tanto in tanto, lo strano tic di nervosismo all'occhio che per mesi lo aveva accompagnato, le assenze ogni fine settimana - James Potter spariva il venerdì sera e si faceva rivedere solo la domenica, a notte inoltrata, e a Lily sembrava che ogni volta ne tornasse sempre un po' meno.

Poi le cose erano andate, come spesso accade, da sole: lei e James avevano cominciato a parlare, ma mai della madre - lui non ne parlava mai, era come una presenza costante con lui che cercava di ignorare. Lily gli aveva parlato della sua di madre, per compensare forse, per dargli la libertà di farlo qualora avesse voluto.

Lui aveva cominciato ad aspettarla per andare a colazione, lo faceva in modo silenzioso, così poco alla James Potter che pensava di conoscere. L'aspettava in silenzio, fingendosi sempre impegnato, poi appena lei scendeva lasciava qualsiasi cosa stesse facendo e camminavano insieme.

Studiavano anche insieme, lei e James Potter, e quanto la faceva ridere questa cosa se ci pensava - Madame Prince per poco non era inorridita alla vista.

E a volte, ma proprio a volte, capitava che James rimanesse causalmente in piedi durante le sue ronde e che poi, ma solo a volte, restassero a parlare fino a tardi. E capitava anche che lei, Lily, saltasse qualche corridoio per tornare prima in Sala Comune, ma solo a volte.

Poi, durante l'estate tra il sesto e il settimo anno, avevano bussato alla sua porta. Lily, che era in cucina con la madre, era andata ad aprire e si era ritrovata Potter - vestito sorprendentemente da Babbano - davanti a casa sua: sua madre era morta, aveva detto. Non c'era più nulla da fare, aveva detto. Era solo questione di tempo, aveva detto.

Non sapeva dove andare, aveva detto, e gli mancava terribilmente.

Lily distoglie il pensiero dal James di qualche mese prima per concentrarsi su quello attuale, quello davanti a lei, incredibilmente vicino: il padre di suo figlio.

"Sono due giorni che mi eviti," mormora.

"Mi dispiace."

"É per lui? È l'idea di noi due?"

Sgrana gli occhi, lei, mentre una consapevolezza le piomba addosso all'improvviso: ha passato due giorni in preda all'ansia continua, desiderosa solo di tornare a casa e fare la diciassettenne - e non la quasi sessantenne con un figlio e tre nipoti. Ma mai, nemmeno una volta, c'è stata la paura di un futuro insieme.

"È una cosa a cui non sono riuscita a pensare, in realtà," risponde invece, "É tutto così grande."

James annuisce, se c'è rimasto male non lo da a vedere, e l'attira a sé per un abbraccio. "Ha i tuoi occhi," mormora tra i suoi capelli, "È la prima cosa che ho pensato quando ho visto Al."

 

 

 

A pié di pagina:

Diciamo che James non era previsto, e quest'ultima parte in realtà non doveva esserci, ma il mio Potter preferito si è indispettito per il poco spazio avuto e questo è il risultato. Per chi non si trovasse con i tempi, io non apprezzo molto la parte di Fandom che preferisce rappresentare una Lily che - nel giro di poche settimane e dopo sei anni passati a fare la bisbetica con quel cuore di zucchero di James - si innamora così, neanche avesse tredici anni. 

Piuttosto, mi piace pensare che abbiano cominciato ad avvicinarsi già durante il sesto anno, e questo spiegherebbe anche la famosa cena a quattro con Petunia e Vernon che la Rowling ci dice essere avvenuta nel Natale del 1977: James e Lily dovevano già essere una coppia, quindi a meno che Lily non è così volubile da innamorarsi perdutamente in meno di quattro mesi, nessuno mi toglierà dalla testa che si erano già avvicinati.

Detto questo, mi piacerebbe molto sapere la vostra sui piccoli Potter - su James Sirius che è un po' il mio pezzo di cuore mancante e sul suo rapporto con Al, che viene sempre bistrattato nelle FF - e sui Jily - che ancora ci soffro per loro - e su tutto. 

Insomma, parlate, amici . 

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Capitolo 8
*** 8. Come incantare un vischio ***


Come incantare un vischio 
 

"Hai visto Remus da qualche parte?"

Sirius scuote distrattamente la testa e continua a camminare a passo veloce.

"È da un po' che non lo vedo. Ti ha detto dove andava?"

Afferra la manica del mantello di James e comincia a trascinarlo, per spingerlo a camminare più velocemente.

"E Lily, invece? Anche lei sembra scomparsa," il ragazzo si passa una mano tra i capelli. "Pensi che stiano insieme da qualche parte? E non ce l'hanno detto?"

"Per Godric, James!" sbotta con forza, "Riesci a stare zitto e camminare?"

"Ma cos'è tutto questo mistero og... ehi, ma quella è l'entrata per il campo da Quidditch! Remus e Lily sono là?"

Sirius si lascia andare a un'imprecazione particolarmente colorita e poggia le mani - non troppo gentilmente - sulle spalle dell'amico: "Ascoltami bene. Innanzitutto, saranno almeno due piani che urli come una gallina i nomi di due persone che non dovrebbero proprio essere a Hogwarts nel duemilaventitré," James trattiene uno smorfia, "Detto ciò, non ho la benché minima idea di dove siano Remus e Lily, e al momento non mi importa. E infine, sí, è il campo."

Sirius abbozza un sorriso trionfante e si volta per camminare, ma il silenzio tanto sperato non dura che qualche attimo.

James gli si affianca velocemente e lo guarda incuriosito. "E perché andiamo al campo? Io non ho la scopa, poi non penso che alla McGranitt farebbe piacere e..."

"Da quand'é che sei diventato tutto regole e doveri? La Evans ti fa proprio un brutto effetto."

"É questo il problema? Sei geloso di Lily, Sir? Lo sai che sei il mio unico, eterno amore. Però in maniera non platonica, ho bisogno anche di lei nella mia vita. Sono stanco del solitario."

Sirius annuisce impercettibilmente. "Sono stanco anche io di trovare sempre la porta bloccata."

"Ho dovuto, dopo quello che è successo lo scorso Luglio—" s'interrompe e scuote la testa con animata decisione, non vuole rivangare quel ricordo nello specifico.

E Sirius è assolutamente dello stesso avviso, dato che con estrema nonchalance aggira il discorso e va avanti: "E non sono geloso della Evans," forse solo un po', "Però ci sta sempre tra i piedi, certo: questo non vuol dire che io mi voglia mettere a sbattere i piedi per terra e fare i capricci... lei è okay, grossomodo, e non ho neanche voglia di parlarne, a essere sincero... é una tua scelta e io—"

"Ehi, Pad," James porta una mano sul suo braccio, come a richiamarlo, "Stai iperventilando. È okay, dico sul serio, ho capito. Niente Evans per qualche ora."

Sirius annuisce, grato che l'amico l'abbia capito al volo come sempre e l'abbia tolto dall'impiccio di parlare di sentimenti. Cosa in cui lui, Remus non fa che sottolinearlo, non è assolutamente capace.

Tutto il contrario di James, insomma. Che é da quando hanno undici anni, e una sola settimana di conoscenza, che non fa che buttarsi senza remore addosso a lui, stringerlo in abbracci soffocanti ed esprimere platealmente il suo amore (platonico! Sottolinea sempre, poi) per lui - e per la Evans, ma questa è tutta un'altra questione.

Ma Sirius proprio no, proprio non le sa articolare quelle parole che gli permetterebbero di azzerare ogni problema e mettere in chiaro l'affetto indissolubile che lo lega a suo fratello, e allora spera davvero che tutto il resto basti. Che i sette anni passati spalla contro spalla siano sufficienti perché James capisca, altrimenti sarebbe proprio un bel guaio.

"Allora," James si ferma in mezzo al corridoio, a qualche metro dall'entrata al campo, "Perché siamo qui?"

"Ultimamente sei un po' giù," Sirius si guarda la punta delle scarpe, sorprendentemente a disagio, "E ho pensato che tra le tante cose, tutto questo casino ti ha tolto la possibilità di giocare. E a te piace, volare dico, ma anche giocare. Allora mi sono detto che, sí insomma, che male potranno mai fare un paio d'ore per aria? Giusto per schiarirti le idee."

E James, a quelle parole, fa semplicemente l'unica cosa che sa fare: non parla, non risponde e - soprattutto, nota Sirius con un sospiro di sollievo - non gli ride in faccia.

No, il suo amico non fa nulla di tutto ciò. Semplicemente alza un braccio verso di lui, glielo porta alla base del collo e lo placca in un abbraccio molto simile alla pratica dello strangolamento.

Ma a Sirius va bene, gli abbracci di James sanno di famiglia e di casa. E va bene così, anche se molto probabilmente stanotte non dormirà per un insolito torcicollo - come commenterà poi la Evans.

"Ne avevo bisogno, davvero tanto!" gli confessa a mezza voce, sistemandosi gli occhiali sul naso. "Questa storia mi sta facendo uscire di testa. Lily e io che... e improvvisamente ci sono altri tre Potter, e una si chiama Lily e un altro James Sirius e—"

"Ed è semplicemente troppo, lo so. Lo capisco, hai ragione," continua per lui, Sirius, desideroso di poter fare qualcosa per l'amico. Qualcosa di concentro.

E costretto invece a dover fare lo spettatore mentre ogni sua certezza gli crolla addosso.

Come dimenticare lo sguardo che avevano sia lui che la Evans una volta tornati in Sala Comune: sembravano aver visto un fantasma, e invece stanno facendo costantemente i conti con il loro futuro.

"Beh," prova a buttare sullo scherzo, "Almeno sappiamo che alla fine la Evans ci é venuta. Ad Hogsmeade con te, intendo."

Anche James ridacchia, ma non c'è traccia di felicità nei suoi occhio. "È solo che," lo guarda attentamente, "Posso essere sincero? Ma sincero davvero?"

Sirius annuisce. "Anche se avessi ucciso un uomo, Prongs. Lo sai!"

James si porta una mano tra i capelli e si poggia con una spalla contro il muro. "Non avevo mai pensato a un futuro con Lily. Lo so che sono due anni che non faccio che voler uscire con lei, e sono molti di più quelli in cui cerco di attirare la sua attenzione ma," prende un respiro profondo, "Lily, la madre dei miei figli? Andiamo, c'è da riderne. Se non da uscirne pazzi. E io—"

"E tu?" lo incoraggia, vedendo come l'amico stia girando intorno alla questione senza arrivare al punto.

"E io non avevo mai pensato a una vita con lei e ora, invece, non faccio che essere circondato da mini me con occhi verdi e capelli all'aria, o piccole ragazzine dalle fattezze di una pluffa con i capelli rossi e... e mi sembra la cosa più bella del mondo, mi sembra di non aver aspettato altro per tutta la vita. E sono anche terrorizzato di sbagliare tutto, perché ora so che succederà, e quindi mi sembra di dare un peso diverso a ogni cosa che faccio," James parla senza prendere fiato, a raffica, senza dare il tempo alle parole di staccarsi le une dalle altre. E Sirius si sporge verso di lui e stringe gli occhi, concentrato. "E se fossi così preso dal sapere che succederà, da finire col fare qualcosa che impedisca il mio futuro con lei?"

Finisce di parlare e prende un respiro profondo: dell'espressione che mette su, Sirius è sicuro che neanche lui si aspettava di tirar fuori quel fiume in piena di parole.

Ed è sicuro anche di un'altra cosa: quello non è il momento per fare battute o gestire le cose alla Sirius - anche questa, una definizione gentilmente offerta da Remus.

"No penso che..." si tortura le mani, a disagio, "Ci sia qualcosa che tu possa effettivamente fare per migliorare o meno la situazione. Se le cose devono andare così, é perché é destino. E a volte le cose vanno per il verso giusto per il semplice fatto che ce le meritiamo, e tu sei un fottuto bastardo la maggior parte del tempo, ma Merlino mi aiuti se non ti meriti ogni cosa bella... e a essere sinceri, la Evans deve essere proprio una cacca di Troll per non accorgersi della fortuna che le é capitata."

James abbassa la testa, tirando sul col naso: "Però non chiamare mia moglie cacca di Troll, per favore," e ridacchia. "Sai, Pad, sono sicuro che non mi crederebbe nessuno se provassi a dire al resto del mondo che in fondo, ma proprio in fondo, sei un inguaribile tenerone."

"Fottiti, James!"

Contro ogni previsione, però, a mandarlo al diavolo non é stato lui, Sirius. E, a essere sinceri, non é neanche lui il James maledetto.

I due Grifondoro si guardano confusi per un momento e si affacciano contemporaneamente oltre la porta.

Lí, in mezzo all'immenso campo da Quidditch, ci sono due ragazzi: uno in verde e uno rosso, volteggiano raso terra e sembrano impegnati in una accesa conversazione.

"Ma quelli sono—"

"I tuoi onnipresenti nipoti," continua Sirius per lui, "Ma c'è un posto di questo castello in cui non ci sono anche loro?"

James, al suo fianco, si stringe nelle spalle e fa un passo indietro. "Credo sia il caso di andare. Non ho voglia di stare con loro, mi sento costantemente un truffatore."

Sirius annuisce impercettibilmente ma qualcosa, o meglio qualcuno attira la sua attenzione: "Accidenti! Prongs, corri qua! Devi vedere quel ragazzo, é un portento. È persino più bravo di te."

"Nessuno è più bravo di me," ribatte piccato James e si sporge per controllare, mettendo su un'espressione terribilmente seria.

James Sirius, proprio davanti ai loro occhi, è impegnato a svolazzare da ogni parte del campo con una leggiadria che non ha eguali. A James costa ammetterlo, ma un atteggiamento così, uno così naturale, così innato, non l'ha mai avuto neanche lui.

O almeno, ci sono voluti allenamenti su allenamenti, intere giornate passate su una scopa per raggiungere la sicurezza che lo contraddistingue... e non è neanche la metà di suo nipote.

"Godric! Non se ne vedono in giro di giocatori cosí."

"Tutto il nonno, Prongs," Sirius gli batte una mano sulla spalla, non riuscendo tuttavia a distogliere lo sguardo dal ragazzino prodigio.

"Ehi! Chi va lá? Chi siete?"

 

⚡️

 

Sirius si esprime con un'imprecazione tutta Babbana, e che fa arrossire James in modo vergognosamente improvviso, mentre Al Potter vola fino a loro.

"Ragazzi, ciao! Non vi avevo riconosciuto, scusate. Non volevo essere brusco."

"È che la spilla gli da alla testa, lasciatelo perdere," lo prende in giro il fratello, appena giunto alle sue spalle e con un sorriso affettuoso, "È tutta l'estate che minaccia di farmi passare l'anno in punizione, e la cosa gli è un po' di sfuggita di mano.

Al sbuffa contrariato e si imbroncia, arrossendo leggermente all'altezza delle orecchie.

Oh! Sirius lo guarda divertito. Che tenerella questa versione così docile del suo amico.

"Volevate fare due tiri anche voi?" chiede James Sirius, "Tanto noi abbiamo finito."

"Oh, no, non ti preoccupare. Volevamo solo dare un'occhiata," ribatte James, portandosi una mano tra i capelli e guardandosi in torno a disagio. "Semplice curiosità. Voi invece? Non sapevo che i componenti di squadre diverse si potessero allenare insieme."

Al per poco non scoppia a ridere. "Oh, no, niente di ufficiale. Jim é incredibilmente geloso delle tattiche di Grifondoro, come se noi ne avessimo bisogno per batterli."

"Infatti non lo fate," lo rimbecca il più grande, "L'ultima volta il vostro Cercatore si é messo a piangere dopo che Lily gli ha tolto il boccino da sotto il naso."

Il Serpeverde apre più volte la bocca per dire qualcosa, ma la richiude subito dopo. "Pacey è veramente inutile, a volte. Sono anni che non troviamo un cercatore decente."

Sirius si schiarisce la voce, desideroso di mettere i puntini sulle i, e soprattutto di non essere ignorato: è una cosa a cui decisamente non è abituato. "In che ruolo giocate?"

"Io sono un Cacciatore," afferma James Sirius con fierezza e, nel momento in cui caccia in fuori il petto e si sistema gli occhiali sul naso, il ragazzo rivede in lui ogni singolo angolo del suo amico. "Al è un Portiere, ed è uno dei migliori, davvero! Non ne fa passare una, se solo gli altri Serpeverde non fossero delle schiappe colossali, potrebbe essere la squadra migliore che Serpeverde abbia da molti anni."

Al abbassa la testa, lasciando che alcuni ciuffi gli ricadano davanti agli occhi, per celare l'imbarazzo e la lusinga.

"Lily, nostra sorella, è un Cercatrice," continua infine, al posto del fratello. "Abbiamo da subito cercato di non ricoprire gli stessi ruoli, così da non crearci problemi."

"E poi nostro padre ce lo ha severamente vietato dopo che abbiamo fatto saltare in area una stanza del secondo piano a casa," James Sirius si stringe nelle spalle. "Avevamo cercato di essere tutti e tre Cacciatori, ma non è finita bene."

Ah!

Sirius inorridisce quasi al pensiero di cosa possano creare ben tre ragazzini con i geni Potter-Evans: posto che non siano tentati dall'ammazzarsi autonomamente e spontaneamente - a seconda del prevalere del lato Evans o Potter, da sempre inconciliabili per natura.

Che incubo!

James peró non sembra essere attraversato dai suoi stessi pensieri e anzi sorride entusiasta ai due ragazzi, lanciandosi in una attenta descrizione di una cosa che gli è successa una volta mentre suo padre gli insegnava ad andare sulla scopa.


 

⚡️


 

Sirius non é mai stato una persona eccessivamente coscienziosa nella sua vita. Tutt'altro, si potrebbe dire.

Tuttavia, da quando sette anni prima ha conosciuto Remus Lupin le cose sono un po' cambiate e adesso, ogni volta che fa qualcosa di potenzialmente pericoloso o proibito, la voce del suo amico gli si insinua nella testa, carica di disapprovazione.

Ecco, Sirius non sa tanto, ma a giudicare da quello strano formicolio allo stomaco - che ha cominciato a giudicare come la coscienza Lupacchiotta (Remus non gli ha parlato per una settimana e l'ha schiantato due volte quando l'ha scoperto) passare un intero pomeriggio in compagnia di James Sirius e Al Potter non è tra le cose piu consigliabili al momento.

Ma James sembra felice, e spensierato per la prima volta da settimana, e lui per nulla al mondo lo avrebbe riportato alla realtà.

"... e quindi la McGranitt mi ha detto che avrei meritato come minimo tre mesi di punizione," racconta James Sirius, "Ma dubitava avrebbero sortito l'effetto sperato, se non che mi avrebbe avuto tra i piedi ogni sabato fino alla fine dell'anno. E allora se n'è andata, dichiarando come le stessi inconsapevolmente anticipando la pensione."

I due Grifondoro scoppiano a ridere sguaiatamente e, a turno, stringono la mano al loro pupillo.

Sirius esprime la sua più sentita ammirazione nei suoi riguardi e si asciuga una lacrima sotto sfuggita al suo controllo.

"Sei grandioso, e tu," James si volta verso Al, che già annuisce con aria rassegnata, "Sei persino finito in punizione al posto suo perché passavi per quel corridoio."

"Non è che sia proprio andata così," ammette il più grande dei fratelli, "Al ha il viso da bravo ragazzo, e molte volte questo gli ha permesso di cavarsela. Ma non è così innocente come vuole far credere," e così dicendo si butta addosso al ragazzo per strofinargli una mano tra i capelli con forza.

Nel breve lasso di tempo in cui i due fratelli rischiano di rompersi l'osso del collo e di cavarsi reciprocamente un occhio, James approfitta della loro distrazione per avvicinarsi a Sirius.

"Si è fatto un po' tardi, credo dovremmo proprio andare e controllare che quei due non siano rimasti incastrati nelle pieghe della Biblioteca."

Sirius annuisce, concordando con lui, e si allontana i capelli dal viso. "Già lo so che ci sgrideranno, ultimamente non fanno altro. Anche senza un reale motivo."

James ridacchia e richiama i due fratelli, che finalmente hanno smesso di litigare ma in compenso sfoggiano una camicia improvvisamente chiazzata di terreno. "Ragazzi, noi rientriamo. Direi che abbiamo interrotto il vostro allenamento a sufficienza."

"Oh, non preoccuparti," James Sirius gli sorride amichevole, "Cercavamo solo un modo perché Al facesse colpo su Alice Paciok, ma gli elementi a disposizione sono così sterili che faremmo prima a far sposare la McGranitt con il Lumacone."

Sirius reprime una smorfia, inorridito dalle ultime parole del ragazzo. "Sai cosa dico sempre, Al?"

"Cosa?"

"Che alle ragazze devi far credere che siano loro a fare tutto, e questo ci risolve molti problemi. Non credi?"

James Sirius ridacchia. "Certo che sei pieno di strategie di conquista tu, eh?"

James annuisce, fingendosi esasperato. "E non è ancora niente, fidatevi. Aspettate che cerchi di spiegarvi come incantare le ragazze con un vischio affinché vi bacino."

Al spalanca gli occhi. "Ecco, questo lo eviterei. Già li immagino i titoli dei giorni: Albus Severus Potter, il figlio del celebre Harry Potter non riesce nemmeno a baciare una ragazza, e pensare che suo padre—"

CHE?!

Sirius per poco non rischia l'arresto cardiaco.

Albus.

Severus.

Potter.

Ma il ragazzo non riesce a finire la frase perché, sotto gli occhi avidi di curiosità e inorriditidi James e Sirius, il fratello scoppia in una grossa risata e annuisce.

"Vero, vero," esclama tra un sospiro e l'altro dovuto alle risate, "Una volta sulla Gazzetta c'era in prima pagina un appuntamento mio e di Lyn. È stato uno spasso, ho ricevuto migliaia di Gufi da tutta la famiglia per sapere se era vero."

Albus.

Severus.

Potter.

Sirius per poco non si lascia andare a un imprecazione, erano a poco così dal sapere la verità e gli era stata rubata da sotto al naso. Lui era davvero esausto!

E ora gli sarebbe toccato persino raccattare nuovamente James da terra, che di sicuro era tanto così dal cadere nuovamente svenuto.

Perché il suo dannato nipote si chiama Albus Severus.

Ecco per cosa sta Al.

"Ovviamente non stiamo insieme," si affretta a precisare James Sirius, non immaginando neanche lontanamente i loro pensieri, "Siamo solo ottimi amici ma Rosmerta fa sempre delle offerte a San Valentino, e così siamo andati in coppia."

"Come no," lo beffeggia Al - Albus Severus! - sardonico, "E allora perché sei qua con me e non con lei?" a questo punto si volta anche verso di loro, come se davvero potesse interessargli della vita amorosa di un diciassettenne! Qua urge sapere perché Harry Potter è famoso e il suo accudenti di secondogenito si chiama Severus. "Sapete, è arrivata la voce che Lyn sabato prossima andrà a Hogsmeade con un Corvonero e James non l'ha presa affatto bene."

"Questo non è fatto vero! Noi siamo solo amici, ottimi amici," si affretta a giustificarsi con loro, ancora! "Però mi sarebbe piaciuto che me lo avesse detto lei, capite? Ah, a proposito, senti un po' Jake... ma tu e Grace state insieme?"

James, totalmente in preda al panico e svuotato da tutta quella conversazione, e dalla caoticitá dei fratelli Potter, si limita a scuotere la testa. "No," gracchia, "Non proprio."

"Oh, bene. Perché Fred, mio cugino, ce l'avete presente? Comunque vorrebbe invitarla il prossimo sabato."

Un secondo dopo James cade stesso a terra. Sirius non può dire di esserne sospeso: era già qualche minuto che il suo amico appariva bianco in volto e col respiro corto.


 

⚡️


 

Una volta arrivati in prossima della Sala Comune, trovano Lily e Remus fermi davanti al ritratto e con le braccia incrociate al petto.

"Ehi, Prefetti-Gemelli," Sirius passa una mano tra i capelli ricci e trasfigurati dell'amico, "Avete dimenticato la parola d'ordine?"

"Vi abbiamo cercato dappertutto," tuona Lily con un tono che non ammette repliche.

A Sirius viene quasi voglia di farle il verso, ma per amore della quiete pubblica - e per rispetto alla bassa pressione del suo amico - si astiene.

"E ora eccoci qui," risponde con lentezza, sorridendole sfrontato.

"Dove vi eravate cacciati?" Remus lo guarda scocciato e si allontana con uno scatto dal suo braccio.

"È successo qualcosa?" è invece la domanda preoccupata di James, e Sirius non può trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo.

Remus e Lily si scambiano un'occhiata di soppiatto e abbassano contemporaneamente le spalle verso il basso. Qualsiasi cosa sia successa, riflette Sirius, è ben più grande dell'irritazione del non averli trovati.

"Dobbiamo farvi vedere una cosa," mormora il licantropo a voce bassa mentre la ragazza diventa incredibilmente silenziosa. Cosa davvero atipica per i suoi standard.

"Anche noi abbiamo delle novità, ma prima devo prendere qualcosa contro il reflusso e poi ne possiamo parlare," ammette James.

"Vi vedo un po' troppo seri, qualsiasi cosa sia, non potrà essere peggio di James e la Evans che si riproducono."

O di un Potter che si chiama Albus Severus.

L'amico, al suo fianco, gli indirizza un'occhiata capace di uccidere e gli tira un potente pugno sul braccio.

Ricevuto, Sirius alza le braccia a mo' di scuse, è ancora presto per scherzare.

La Evans però non risponde e, anzi, si guarda intorno  con aria furtiva. "Non qui," e con grande sorpresa di James e Sirius, afferra quest'ultimo per un braccio e lo conduce gentilmente dietro una statua. "Devi vedere una cosa."

Sirius potrebbe quasi ridere e chiedere a gran voce una macchina fotografica, perché una Lily Evans così dolce e docile non si era mai vista.

O almeno, non con lui.

Ma qualcosa nell'espressione di Remus lo convince a lasciar perdere e si poggia con una spalla contro il muro. "Coraggio," dice spavaldo, "Qualche figlio? Qualcosa sulla cara Walburga? Si tratta di mio fratello?"

James, confuso quanto lui, gli si avvicina e gli posa una mano sul braccio. Remus lo guarda con gli occhi sofferenti.

Lily evita accuratamente il suo sguardo. Con gli occhi bassi, infila una mano nella tasca del mantello e tira fuori una pergamena spiegazzata.

"Siamo stati in Biblioteca, questo pomeriggio. Abbiamo pensato che senza i vostri schiamazzi avremmo fatto molto più in fretta e—"

"E abbiamo trovato una cosa, effettivamente. Non avevano mai pensato di guardare lí," il tono di Remus è scattoso, affannato. "Pensiamo che questi fogli ci siano finiti per caso, nel reparto di Erbologia intendo. Però c'erano alcuni vecchi articoli del Profeta, pagine strappate... e questo."

Sirius lancia uno sguardo impaziente ai tre ragazzi e per poco non strappa il foglio di giornale dalle mani di lei. Lo apre con velocità, bramoso, nervoso, ogni traccia di disinvoltura lasciata al campo da Quidditch.

Ma nulla, niente al mondo, avrebbe potuto preparalo a ciò che si trova davanti.

Pluriomicida evade dalle fortezze di Azkaban. Tutte le forze dell'ordine sono in servizio e sulle tracce di uno dei più temibili criminali del mondo magico: Sirius Black, accusato dell'omicidio di ben tredic—

Il testo non è più leggibile, ma non serve. La foto, in movimento e in bianco e nero, è inequivocabile: un se stesso di qualche decennio più grande, i capelli simile a un cespuglio ingarbugliato e gli occhi privi di senno, gli restituisce uno sguardo carico di una risata priva d'allegria.







 

A piè di pagina:

C'è voluta una vita perché aggiornassi, lo so. Ma sono sotto esame e sto cercando di prepare ben due nello stesso momento. Inoltre, questo capitolo mi è stato un po' difficile da scrivere.

Le interazioni tra la vecchia e la nuova Generazione mi hanno messa in crisi, così come il punto di vista di Sirius che per me è come un grande punto interrogativo.

Se devo essere sincera, non sono completamente soddisfatta di ciò che ne è uscito fuori, ma almeno ho messo alcuni puntini sulle i:

- i ragazzi stanno cominciando a scoprire sempre più cose

- i fratelli Potter sono più uniti di quanto si pensi

- Lyn/James: cosa ne pensate? Idee? Aspettative?

 

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Capitolo 9
*** 9. Solo una questione anagrafica ***


Solo una questione anagrafica


Lily si acquata dietro il muro, si schiaccia contro la parete e cerca davvero di diventare un tutt'uno col marmo freddo. Vorrebbe correre via, darsela a gambe levate. Verso un mondo lontano, verso anni diversi.

A volte vorrebbe semplicemente alzarsi e andare via dalla sua vita, dal suo corpo così imperfetto e i capelli troppi rossi, e le lentiggini troppo marcate, e tutti i difetti che non può fare a meno di vedersi.

E vorrebbe anche scappare: da quella vita, dalla guerra, gli orrori, la fame, la paura, la solitudine, le lacrime. Sempre più lacrime: incessanti, imperterrite, inevitabili. Poi arriva James, quasi sempre, quasi mai: le siede accanto, le passa un braccio intorno alle spalle e la lascia sfogare.

Non chiede, James. Non fa domande e non si aspetta spiegazione. E a Lily va bene così, non dover parlare, non dover affrontare il discorso. Perché in realtà, le costa ammetterlo, ma lei i problemi non li ha mai saputi prendere di petto. Piuttosto, preferisce optare per una fuga all'insegna della codardia.

E le lacrime, quelle non mancano mai.

Perciò, quando Lily svolta l'angolo e incontra la figura rannicchiata di Sirius Black, non può fare a meno che nascondersi e desiderare la fuga.

Non l'ha premeditato, no di certo! Quando si sono separati e James ha proposto di cercare in direzioni diverse, Lily ha pensato che statisticamente sarebbe stato impossibile che tra loro tre proprio lei l'avrebbe incontrarlo.

E invece lui é lí, e c'è anche lei e nessun altro oltre loro. Ma chi diamine decide spontaneamente di nascondersi nel bagno di Mirtilla Malcontenta?

Ma Lily, lo sa, non é pronta. Ha troppe domande, troppa confusione, troppa paura! Come parlare di un futuro in cui Sirius finirà ad Azkaban come terrorista pluriomicida?

Ingenuamente, Lily non può fare a meno di chiedersi se la colpa non sia proprio sua - della guerra!

Ma non può, non riesce. Allora cerca di fare un passo indietro, si vuole allontanare: scappare il più lontano possibile da lì e fingere di non averlo mai visto.

Prende un respiro profondo, si stacca dal muro e... "Evans! Hanno mandato te per paura che affatturassi qualcuno?"

Accidenti!

Lily scuote la testa: "Ci siamo divisi," mormora a bassa voce, ogni speranza di fuga lasciata alle spalle. "James sta controllando gli ultimi piani, Remus l'ala est e le cucine. Io dovevo andare al campo."

"E sei nel bagno perché...?"

"Onestamente parlando, Black, ho dei seri dubbi che tra tutti vorresti parlare proprio con me. Ho solo cercato di evitare a entrambi una situazione imbarazzante."

Dalla figura rannicchiata che corrisponde al ragazzo arriva una risata sommessa. Poi lentamente si fa più forte, latrante. Folle.

Lily reprime il desiderio di chiudersi la porta alle spalle e andare via. Quello è Sirius - si ripete -, lo stesso ragazzo con cui va a lezione da sette anni e che passa le lezioni a dormire o incantare palline di carta appiccicose.

Non è un assassino - lo sottolinea, lo evidenzia, lo demarca a caratteri cubitali nella sua testa -, non ha ucciso nessuno. É solo Sirius.

"Hai paura di me?" le chiede in un sussurro e finalmente alza la testa per guardarla.

Le si chiude lo stomaco a quella vista: ha i capelli stravolti, gli occhi iniettati di sangue e le guance bagnate. Un piccolo livido fa mostra di sé sulla tempia, e Lily reprime il desiderio di chiedergli come se l'è procurato.

"Dovrei, Black?"

"Non hai saputo?" ridacchia, ma non c'è traccia di divertimento in lui. "A quanto pare ho ucciso un sacco di Babbani. Dovresti avere paura."

"Siamo sinceri, Black. Al terzo anno hai svegliato tutta la torre perché un uccellino si era schiantato contro la tua finestra, ed eri terrorizzato che ci restasse secco. Con quali pretese ti aspetti di diventare un pluriomicida?"

Negli occhi di Sirius c'è un guizzo ora, é insolito, come nuovo. Lily non pensa di averlo mai visto così docile e, proprio per questo motivo, trova il coraggio di farsi avanti e sedersi di fronte a lui - comunque a debita distanza, perché lui é Sirius e lei é Lily, e non ricorda di aver mai parlato con lui senza intermediari.

"Che ne sai," mormora allora, portandosi le ginocchia al petto e rannicchiandosi su se stesso. "La guerra, il mio sangue... come fai a sapere cosa succederà tra qualche anno? Fuori da Hogwarts sarà tutto diverso."

"Hai pianto," risponde lei, con lo stesso tono di chi commenta il colore del cielo. Inclina la testa di lato e lo osserva incuriosita.

"Mi stai sfottendo, Evans?"

"Affatto," lo indica tentennante con un dito, "Però tu hai pianto. Non pensavo tu piangessi."

"Non pensavo tu e io parlassimo," ribatte lui, fin troppo brusco per risultare sincero e non imbarazzato. "E non ho pianto. Prima mi sono sciacquato il viso."

"Sei anche corso via come una tredicenne davanti la sua prima cotta non ricambiata. Per la cronaca, James ha avuto una crisi isterica. Ha minacciato di entrare anche nel dormitorio delle ragazze, pur di trovarti."

La testa di Sirius scatta improvvisamente verso l'alto, come allarmato da qualcosa. "Non dirgli che mi hai trovato. Non lo fare."

"È questo il problema? Non che tu abbia ucciso qualcuno, ma cosa James possa pensare di te?"

Il ragazzo comincia ad agitarsi, Lily lo vede, lo capisce. Ormai ha imparato.

"Non guardarmi così. E non parlarmi in questo modo. Tu non sai, non capisci... lui... James é troppo, non é giusto, non lo merita. Non posso."

La Grifondoro si alza in piedi come di scatto, si passa una mano sulla gonna che per togliere qualche filo di polvere, e sospira. "Non sono brava a consolare le persone, faccio abbastanza schifo a essere sincera. Lui no, invece... James intendo, sembra sempre sapere la cosa giusta da dire. Anche Remus," conviene dopo qualche istante di riflessione, "È così dolce e gentile, infonde sicurezza."

Sirius la guarda con una smorfia perplessa. "Che c'entra questo?" Sí, insomma, non per fare il melodrammatico ma ha appena scoperto di essere un pluriomicida. Cosa gli importa del suo poco tatto?

"Avrei davvero preferito che ti trovassero loro, io non sono brava in queste cose. Proprio no."

"Lo vedo bene, Evans. Fai pietà."

"É vero," ribatte lei con tranquillità e si appoggia contro il lavabo con la base della schiena. "Non mi interessa consolare gli altri, non lo so fare, mi mette a disagio. E io odio sentirmi così, mi sembra di non avere controllo. Perciò sarei davvero voluta scappare quando ti ho visto."

Prende un respiro profondo e fa un passo verso di lui. "Ma io e te non siamo amici, e onestamente parlando poco mi importa della tua opinione. Non mi sopporti e va bene così, sei geloso di James. Sei anche troppo melodrammatico e a tratti un po' strafottente. E pensi anche che tutto ti sia dovuto per il solo fatto che respiri."

"Evans," la chiama lui, piccato. Sì, insomma... non si aspetta un abbraccio, ma neanche quello.

Ecchediamine! Gli è appena andato tutto il futuro a rotoli.

"Sei tante cose che non mi piacciono, Black. Ma non sei un assassino, e questo lo so per certo. Sei un bambino viziato, sei arrogante e sicuramente la vita deve ancora darti molte lezioni... ma assassino no, non è quello che sei. Condivido le lezioni con te da sette anni, il tuo banco é sempre dietro al mio e sei una persona buona. Qualsiasi cosa sia successa..." prende una pausa, indecisa, "Succederà... non sei tu."

Gli tende la mano, cerca di reprimere il calore incandescente che le investe la punta delle orecchie e di similare una sicurezza che non le appartiene.

Sirius ricambia il suo sguardo dal basso, il labbro inferiore improvvisamente tremulo e gli occhi colorati di una strana luce. Infine allunga il braccio, le sfiora le dita e si alza in piedi.

"Questo cosa vuol dire?"

Lily lascia che alcune ciocche ricadano a coprirle il viso, filtrando le sue emozioni alla realtà. "Tra qualche anno James e io ci sposeremo. So che in questi giorni abbiamo fatto finta di niente ma é così, e ci sono ben tre Potter invadenti e ingombranti a testimoniarlo. Onestamente, sebbene ancora non so cosa mi porterà a essere così masochista, credo che tu e io passeremo molto più tempo di quanto vorremmo insieme."

"È..." il ragazzo si schiarisce la voce, non riuscendo a celare l'imbarazzo per quella situazione, "É una tregua quella che stai proponendo, Evans?"

Lily incrocia le braccia al petto e Sirius non può fare a meno di annottate, rilassando inconsapevolmente i sensi che fino a quel momento ha continuato a tenere in allerta, come non abbia dubitato neanche di una volta del suo futuro con James.

"Chiamalo pure istinto di sopravvivenza, Black. Fa' un po' come vuoi, ma esci da questo bagno. È fin troppo melodrammatico persino per te."

E così dicendo lo precede, aprendo la porta e muovendo un passo infuori.

"Aspetta," la richiama lui, passandosi una manica del mantello sul viso per togliere i segni di tutto quello che era successo mentre era da solo con i suoi pensieri, e il suo futuro, e le sue paure, "Vengo con te. Quindi davvero non hai paura?"

"Non sei un mago così bravo," abbozza un sorriso storto, "Ci metterei due secondi a metterti al tuo posto. Ora, se non ti dispiace, possiamo raggiungere quegli altri due? Vorrei evitare l'ennesima visita in infermeria."

Sirius ridacchia, si lascia andare a un sorriso e cerca di scacciare via il nervosismo. La sua attenzione veicola completamente sulla ragazza al suo fianco, o meglio: Lily Evans, che é con lui, a camminare per i corridoi e parlare come se niente fosse.

Come se non si siano detestati amabilmente e apertamente fino a quel momento. Come se non si siano squadrati con circospezione sotto gli occhi attenti e ansiosi di James. Come se non si trovino nel futuro, a ben quarantatré anni da casa loro, con una discendenza ingombrante, delle accuse a proprio carico e un bagaglio di interrogativi da portarsi sempre dietro.

Solo Sirius Black e Lily Evans che camminano gomito contro gomito come fossero amici di vecchia data. E in un certo senso, riflette il Malandrino, non é poi così lontano dalla realtà: la Grifondoro c'è sempre stata, desiderata o meno che fosse, è stata una costante ferma nelle sue giornate a Hogwarts e non solo - in particolare da metà quarto anno in su, quando James ha cominciato a dare un nome e una definizione a quella bizzarra cotta in cui si é ritrovato.

Ecco, in quel momento, Sirius avrebbe pagato oro per vedere la faccia del suo migliore amico nel trovarli ancora integri e intenti a chiacchierare amabilmente. Se solo non fosse stato per ciò che in quel momento gli provocava il pensiero del fratello - che James é stato la sua famiglia molto più di quanto quella vera sia riuscita in una vita intera. Gli ha dato tutto quando avrebbe potuto non dargli nulla, e Sirius gli sarà fedele a vita, anche se significa passare notti e notti intere in bianco ad ascoltare quanto sia carina la Evans con le trecce.

Ecco, diciamo che - aprendo una piccola parentesi - James è un po' tonto alcune volte: ha un cuore grande quanto tre Hogwarts messe assieme, ma sa essere davvero scemo quanto ci si mette. Proprio per questo, Sirius a quattordici anni e mezzo - e con fin troppe poche ore alle spalle e una pazienza in via di esaurimento - si è chiesto quanto esattamente l'amico ci avrebbe messo a capire di essersi preso una sbandata, di quelle serie, per Lily Evans.

Per la cronaca ci ha messo quasi un anno e mezzo a capirlo. Un altro mezzo anno ad ammetterlo.

Solo che a James é sempre piaciuto fare le cose in grande, motivo per cui il giorno dopo il suo sedicesimo compleanno - con un post sbornia da paura, il primo della loro vita, e delle occhiaie imbarazzanti - ha comunicato loro che sí, la Evans è proprio carina con tutte quelle lentiggini. Ma è anche una gran rompipalle di proporzioni cosmiche, ma lui se n'è innamorato e avrebbero davvero dovuto fare qualcosa per risolvere quella cosa lì.

Ecco, James a volte è proprio tonto - ingenuo, ci tiene a specificare Remus, correggendolo - e ha un gran cuore. Sirius si vanta sempre di capire le cose un minuto prima dell'amico tanto che le conosce, ma quella cosa lí, a quattordici anni e tra le tende del suo baldacchino, mica l'ha immaginata.

Ma a James Potter piace fare le cose in grande perché è un po' l'unico modo che conosce di fare le cose: complete, totali, intense, vive.

Solo che ora a Sirius non fa ridere il pensiero di come suo fratello possa reagire vedendolo scherzare con la Evans - e Sirius non sa neanche cosa penserebbe se gli ammettesse che sí, effettivamente la Evans è proprio carina. Anche perché poi dovrebbe bruciarsi l'anima e farsi calpestare da una mandria di ippogrifi per dimostrargli che no, questo non vuol dire che vuole provarci con lei.

Proprio no.

Solo che ora Sirius non ride perché probabilmente è - sarà - un pluriomicida, ucciderà delle persone e finirà ad Azkaban. Lui che ha sempre sofferto di claustrofobia e della paura del buio.

Ma James è un po' scemo e ha un cuore grande, immenso, eterno. E un onore e una lealtà da fare invidia ai più grandi... e Sirius non lo sa se lo trova il coraggio di guardare il suo amico in faccia.

Di deluderlo.

 

⚡️

 

Lily, sempre al suo fianco e inaspettatamente fedele, lo richiama con un colpetto al braccio:

"Vi aspetto in Sala Comune," mormora gentilmente e con una discrezione che Sirius non può che classificare come tutta femminile.

Gli indirizza un ultimo sorriso, passa accanto a James e Sirius li osserva scambiarsi uno sguardo fugace. Gli sfiora una mano, sussurra qualcosa e poi se ne va, lasciandoli soli in mezzo al corridoio.

"Jame..."

"Sta' zitto!" l'amico lo zittisce con rabbia e fa un passo verso di lui. "Sta' maledettamente zitto, ora. Parlo io. Hai idea di come mi sia sentito? È tutto il giorno che ti cerco."

Sirius sgrana gli occhi, boccheggia, impallidisce. Ma lui d'altronde lo sa: che James è un po' scemo a volte, perché sennò non si sarebbe impelagato a essere amico di un Black e i suoi umori, ma ha un cuore immenso, infinito.

"Lily e Remus me l'hanno detto," continua a gesticolare animatamente. "Di lasciarti spazio e di farti assimilare, e io ho detto okay. Ma poi è passata una fottutissima giornata e tu non sei tornato. Porca puttana, Sirius, mi hai fatto morire di paura."

E senza dargli il tempo di ribattere, lo afferra per la manica della divisa e lo stringe a sé con una forza e un affetto che Sirius non ha mai sperimentato prima.

E ora Sirius lo sa: che James è un po' scemo, un po' tanto, ma ha un gran cuore e lui ci affogherebbe dentro tanto che gli vuole bene.

"Mi dispiace," mormora tra i capelli del ragazzo, col naso storto e schiacciato con qualche parte del suo corpo. "Non volevo, mi dispiace... pensavo... non lo so."

"Quante volte te lo devo dire?" mormora a bassa voce, James. Non urla mai lui, non ne ha bisogno. "Non è il caso che tu pensi, finisci sempre per dire qualche cazzate poi."

Sirius ridacchia sommessamente. Poi porta le mani contro le spalle del Grifondoro e lo allontana bruscamente: "Ho... ho ucciso delle persone. Non dovresti..."

"Non sei stato tu," lo interrompe con tono fermo. Gli porta una mano dietro il collo e lo costringe a guardarlo, deciso: "Non so cos'é successo in questi anni, o cosa succederà ma non me ne importa un accidenti. Sei mio fratello, ti conoscono. So che non sei stato tu."

E a quel punto Sirius si concede di annuire, di crederci fino infondo a quelle parole. A quella verità che per una volta lo vede come il buono della storia e non il bastardo diseredato.

Annuisce e sente le lacrime riempirgli gli occhi e pizzicargli il naso. E in men che non si dica si trova di nuovo stretto in un abbraccio.

Due mani, anche queste familiari e calde, si uniscono a quell'insieme di arti e vestiti. Sirius non ha bisogno di aprire gli occhi, gli basta riconoscere il profumo di biblioteca e foresta proibita per sapere di chi si tratta.

 

⚡️

 

"Sono stanco," borbotta James, sedendosi al tavolo di Grifondoro.

Lily lo guarda confusa, poi gli passa una tazza di succo di zucca. "Dormito poco?"

"Eh? Ah! No, sono stanco di non sapere. Da oggi cambiamo registro, si fa come dico io."

Sirius, al suo fianco, ridacchia e fa gomito a Lily: "Autoritario oggi, ti eccita? Ti viene voglia di farci qualche figlio?"

"Fottiti!"

 

⚡️

 

Remus si guarda all'interno della biblioteca con aria circospetta. Poi individua una divisa verde e argento, un cespuglio inconfondibile di capelli e un'aria spaesata. Bingo!

"Ciao," esclama col suo miglior tono affabile.

"Ehi... Frank, giusto?" Albus Severus Potter ricambia gentilmente.

"Sí," annuisce a scatti. "Perdonami se ti disturbo, devo fare una ricerca sui nomi. Mi potresti dire da cosa derivano i tuoi? Albus e Severus, giusto?"

Il ragazzino lo guarda confuso, poi acuisce le spalle in posizione di ritiro. "Non saprei proprio, mi spiace. Da qualche parte però dovrebbe esserci una sezione dedicata all'origine e all'etimologia dei nomi. Prova a vedere là," così dicendo si alza, raccoglie le proprie cose in fretta e senza averle neanche messe nella tracolla se ne va.

 

⚡️

 

"Ciao, Lily," Sirius osserva la Evans sedersi vicino la piccola Potter e per poco non ride alla vista del sorriso enormemente largo che ha messo su per l'occasione.

"Ciao, Grace! Come va? Scusami, ma vado di fretta. Ho gli allineamenti e James non fa sconti per nessuno."

"Oh, non preoccuparti, volevo solo sapere..."

"Lily!" una voce, simile a un ringhio, le fa sobbalzare. James Sirius é dall'altra parte corridoio con una scopa in mano e l'espressione contratta: "Muoviti e porta il sedere sulla scopa, sei in ritardo."

"Miseriaccia! Scusa, Grace, devo scappare."

 

⚡️

 

James si guarda un'ultima nel riflessivo della finestra e si avvicina ai due ragazzi stesi sul divano della Sala Comune.

James Sirius e Lyn Baston hanno davanti un grafico di Quidditch e sembrano discutere animatamente.

"Ti dico che se Lily parte da destra e non da sinistra, avremo più possibilità di colpire Malfoy alle spalle e... oh, ciao Jake, ti serve qualcosa?"

James apre la bocca ripetutamente, ma ogni volta la richiude. Infine prende un sonoro sospiro e butta fuori: "Ho notato che mancano dei libri dalla biblioteca, ci avete caso? Un intero reparto sulla..." tentenna, indeciso. "Sulla guerra contro Vol," tossicchia e si mangia l'ultima parola, ma gli altri due non sembrano farci caso.

Lyn lo guarda confusa, James Sirius leggermente sospettoso. Ma che hanno questi Potter?

"Credo che quella sezione lí sia in manutenzione, il professor Paciock dovrebbe aver detto una cosa del genere."

La risposta del ragazzo, invece, è tutt'altro che gentile: "Perché ti importa? Non abbiamo mica affrontato questo capitolo in classe."

"Curiosità personale," risponde lui e si stringe nelle spalle, sentendosi sempre di più contro il muro. "Per caso voi sapete..."

"No," risponde brusco suo nipote, "Non sappiamo niente," e così dicendo si rivolge nuovamente all'amica: "Okay, quindi Lily parte da destra..."

 

⚡️

 

"Coraggio," Lily da una piccola spintarella a Remus, incoraggiante.

"Ma perché proprio io?"

James, al suo fianco, si stringe nelle spalle: "Hai la faccia da bravo ragazzo."

"Ha detto che sei stato il suo insegnante preferito, ricordi?" ribatte invece Sirius e con un gesto secco catapulta il licantropo nell'ufficio del professor Paciock.

Dopo soli due minuti, il Malandrino ne riesce con la testa bassa e le guance colorite. "Niente, mi ha mandato via. Non vuole dirci nulla."

"Mannaggia alla..."

 

⚡️

 

Lily entra nel bagno delle ragazze, si guarda casualmente allo specchio e butta l'occhio sulle ragazzine che parlano concitate al suo fianco.

Devono avere sui quattordici anni e, a giudicare dai colori della divisa, appartengono a Tassorosso: bingo!

Si impone la calma, lancia un ultimo sguardo incoraggiante al suo riflesso e si volta verso di loro: "Scusate! Piacere, io sono Grace, la nuova studentessa dall'America. Non conosco nessuno qui, ma avevo una curiosità."

Le due ragazzine si guardano perplesse prima che una delle due le faccia segno di continuare.

Lily prende un respiro profondo: "Come mai tutti parlano dei Potter?" poi, vedendo lo sguardo interdetto delle due studentesse, si affretta ad aggiungere: "È che James è così carino, speravo in qualcosa che potesse aiutarmi... sapete, no?"

Una delle due, quella più bassina , fa gomito all'altra e ridacchia. "Divertente questa!"

"Già! Lo sanno tutti perché i Potter sono famosi," da' manforte anche l'altra e, scuotendo la testa, si avvicina alla porta. "Bella questa, Grace. Ma fossi in te eviterei di farmi beccare a chiedere di loro o James non uscirà mai con te, è molto suscettibile."

L'altra si stringe nelle spalle. "Capirai! Ormai sta sempre con quella Baston, dubito voglia uscire con qualcuna," e così facendo squadra brevemente Lily (o per meglio dire, Grace) con aria scettica.

 

⚡️

 

"Basta, mi sono rotto." Sirius si alza di scatto dalla panchina, muove qualche falcata e si posiziona davanti ad Albus Potter. "Senti una cosa, perché esattamente tuo padre è così famoso?"

Il Serpeverde sgrana gli occhi ma Lily è più veloce di lui, agguanta l'amico - pazzo sconsiderato - per un braccio, si scusa frettolosamente e lo trascina via.

 

⚡️

 

"Non mi piace fare così," borbotta James ma Lily é intransigente.

"Non abbiamo scelta, lei è la nostra unica possibilità," e così dicendo indica la piccola Lily Luna seduta in una delle poltrone di Grifondoro. "Và da lei, è una chiacchierona. Falle qualche domanda e lei ti dirà tutto."

"Ma perché proprio?"

"Io intanto distraggo James Sirius," Lily lo guarda con fare ovvio, "Visto che tu non ne sei capace e per poco l'altra volta lui e Sirius non si sono azzuffati."

"Ma guardarla," James la indica con il labbro inferiore da fuori, "È così carina! Non posso proprio prenderla in giro."

"Muoviti!"

Quando due ore dopo Lily e James si rincontrano, il ragazzo si limita a scuotere la testa: "Non ce l'ho fatta, mi sono distratto. Però in compenso so il nome del Corvonero con cui si vede e..." la fattura che arriva, il Malandrino sente proprio di essersela meritata.

 

⚡️

 

"Basta cosi!" Sirius si butta con un tonfo sul suo letto, portandosi le braccia a coprire il viso. "Questi ragazzi sono peggio dei servizi segreti. Com'è possibile che scoprire qualcosa su di loro sia impossibile?"

Remus, nel letto affianco al suo, mugola qualcosa di indefinito. "Lily Luna mi ha chiesto se non avessi per caso una cotta per lei."

"Eh?!" è l'unico commento di James, riemerso in quel momento da sotto al letto.

"Ha spiegato che le stavo facendo troppe domande e che sua mamma le ha detto che quando i ragazzi lo fanno è per invitarti a uscire."

"Cazzo, Remus, è piccola!"

"Io lo so!" scandisce il licantropo, adirato per quel commento. "Comunque non avevo altra scelta che farglielo credere, è molto più semplice che spiegarle perché mi interessa così tanto la sua vita... in ogni caso, ha già un appuntamento per questo sabato."

"Scusa, perché," Sirius gli lancia un cuscino in faccia, "Avevi persino considerato l'eventualità?"

 

⚡️

 

Lily sbuffa e si appoggia a Remus, mentre Ruf davanti a loro continua imperterrito e atono a parlare come se niente fosse.

"Albus neanche mi guarda più in faccia ormai," confessa. "L'abbiamo sconvolto."

 

⚡️
 

"Ho un piano!"

Tre teste si voltano simultaneamente verso il nuovo arrivato.

"Sicuro, Prongs?" chiede Sirius, con evidente sarcasmo. "Perché l'ultimo non mi è sembrato poi questa grande trovata geniale."

"Senti, ma io che ne potevo sapere che il ragazzo con cui Lily si sente venisse a sapere delle voci e decidesse di parlare con Remus?"

"A proposito," Lily si guarda intorno, "Dov'è ora?"

"Infermeria," rispondono in coro i due Grifondoro.

 

⚡️

 

Quando Remus apre gli occhi un improvviso fastidio si dirada nella parte bassa del suo corpo e ci mette qualche secondo di troppo a mettere a fuoco le figure davanti a sè.

James, in prima fila, lo guarda con un familiare sorriso che non promette nulla di buono. Sirius e Lily, uno di fianco all'altro e un passo più indietro, lo osservano cospiratori e con le braccia incrociate.

Merlino!

"Cosa c'è?"

"Come stai, Mooney-Bello?"

"Ho ancora difficoltà a stare seduto, se è questo ciò a cui alludi."

"Lily Luna era molto dispiaciuta," aggiunge Lily, come se non ci fosse niente di strano in tutta quella situazione. "Ma era anche davvero felice che quel tipo di Corvonero fosse così geloso."

Ah beh.

James continua a guardarlo con uno strano luccichio negli occhi. "Preparati, amico. Ho sentito mio nipote parlare di un certo mantello."

Remus sgrana gli occhi. "E con questo?"

"Domani sera ci intrufoliamo nella sua stanza, lo prendiamo in prestito e corriamo dritti nel Reparto Proibito."

Merlino!




 

Note a piè di pagina:

Mi farebbe davvero tanto tanto piacere ricevere qualche feed perché ormai vago nell'ignoto per quanto riguarda questa storia!

Non sono pienamente soddisfatta di questo capitolo ma visto che ci ho messo una vita per aggiornare, ho due esami imminenti e una CE alle calcagna, ci dobbiamo accontentare.

La parte iniziale è ripetitiva e confusionario di proposito, spero si colga che rappresenta il flusso di pensieri di Sirius che, in un momento come quello, non può che pensare a James: era voluto che in un momento così lui si concentri sull'amico visto che noi sappiamo cole vanno realmente le cose e perché finisce ad Azkaban.

Insomma, un simbolismo che ho notato solo io.

Odio far interagire Lily e Sirius di solito, non so mai come muovermi. Spero vi sia piaciuto.

Infine, i Potter: onestamente se la gente non facesse che parlare di me e farsi i fatti miei da quando sono nato, a me un po' girerebbero e non mi farebbe molto piacere se qualcuno venisse a chiedere informazioni. Ma forse mi sbaglio.

Per finire, se la storia vi sembra mooolto James e Lily-centrica, beh si: Remus e Sirius sono sempre stati James e Lily centrici, che fosse nel terzo o nel quinto libro, per ovvie ragioni. E il fatto che fondamentante stiamo qui per scoprire come moriranno i Potter, fa sì che tutto sia un po' incentrato su di loro.
Anche se cerco comunque di dare spazio agli altri... ci provo, ci spero. Non lo so.

 

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Capitolo 10
*** 10. Caccia nei dormitori ***


Caccia nei dormitori

Quando quella mattina Lily si sente afferrare per un braccio, non può neanche immaginare la piega insolita che prenderà quella giornata. Ma soprattutto, ancora non sa che nascosta tra i banchi di un'aula abbandonata, si ritroverà a piangere tutte le sue lacrime desiderando di poter riavvolgere il tempo.

Ma Lily, quella mattinata, é ancora ignara di tutto e si limita a seguire Sirius con la sua migliore espressione perplessa, e nient'altro.

"Dove andiamo?" Neanche una risposta.

"Perché ti guardi intorno furtivo?" Ancora una volta, silenzio totale.

"Devo pensare a un rapimento?"

Sirius sbuffa una risata, le passa un braccio intorno alle spalle e... "Futura signora Potter, il tuo consorte ci aspetta fuori, nel parco."

Lily gli tira un pugno sul braccio, si allontana bruscamente e incrocia le mani: "Ma fa freddo fuori!"

"E che ci vuoi fare? Il capo ha parlato."

"Chi ha deciso che é lui il capo?"

Sirius si stringe nelle spalle. "Il piano é suo."

"Beh," gli corre dietro per recuperare il suo passo lungo, "Mi oppongo. Propongo un'altra votazione."

"Va bene," sospira il ragazzo e si stringe nel mantello per ripararsi dal freddo, "Io voto per James e anche Remus. Hai perso."

Lily gli fa il verso e per il resto del tragitto rimane in silenzio, profondamente contrariata e offesa. Tuttavia, é costretta a parlare non appena raggiungono gli altri due Malandrini seduti all'ombra di un albero.

"Che cosa sono quelli?" con un cenno della testa indica delle pergamene davanti a loro.

"Questa è una bic," esclama James entusiasta, alzando una penna verso di lei. "Me l'ha data Fred Weasley, capisci? È un'invenzione del futuro. Ha già l'inchiostro, magico vero?"

Lily vorrebbe tanto fargli notare che no, non é nulla di futuristico, né tantomeno di magico. Ma il ragazzo sembra così felice mentre con gli occhi che brillano la mostra a Sirius, che alla fine desiste e lo lascia fare.

"Intendevo le pergamene, James!"

"Oh," si passa una mano tra i capelli, ridacchiando imbarazzato. "Remus, prego. Illustra."

Remus, chiamato in causa, si mette dritto con la schiena e si schiarisce la voce: "Questa," indica la prima pergamena, "É una statistica di tutte le persone che potrebbero avere il mantello. Abbiamo pensato di estendere le probabilità anche agli altri Weasley, non si sa mai," James annuisce solenne a quelle parole. "Quest'altra, invece, indica dove andare e con chi parlare per trovare il mantello. Una piccola mappa improvvisata," sorride, arrossendo di poco sulle guance, "Scusate l'imprecisione, abbiamo avuto poco tempo per disegnarla."

Lily si sporge in avanti e rimane a bocca aperta nel guardare il cosiddetto disegno improvvisato. "Quello..." li guarda lentamente, "Ma è bellissimo!" Indica con un dito la riproduzione fedele e precisa della Sala Comune di Grifondoro. "Ma chi..."

"James," risponde Sirius, alle sue spalle, prima che possa finire di chiedere. "Remus é la parte organizzativa e James quella figurativa."

Lily sbatte le palpebre, sempre più perplessa. "E tu e Peter?"

"Io arrivo alla fine, faccio notare eventuali sbagli e all'occasione metto fuori uso i Serpeverde... non che ora ce ne sia bisogno, ovvio!" Abbozza un sorriso innocente e per nulla sincero. "Peter, invece, di solito va alle cucine e fa rifornimento. Alla fine, si occupa dei diversivi."

"Cioè, scusate... mi state davvero dicendo che prima di ogni più piccola infrazione che fate, passate ore a organizzare e disegnare?"

"Ovvio che no," è la risposta precipitosa di James. "Ci vogliono come minimo giorni, a volte anche settimane. Ma in questo caso non abbiamo tempo e dovremo accontentarci. E no, Sir, non si picchiano Serpeverde... o almeno, non mio nipote."

"Allora," Remus riprende la parola, con lo stesso tono di quando é stato interrotto, come se quella parentesi non sia mai esistita, "Lily si occuperà del dormitorio delle ragazze, per ovvi motivi. Devi scoprire se il mantello lo ha Lily Luna o qualcuna delle altre. E noi..." guarda gli altri due amici, "Dobbiamo dividerci. Uno parlerà con Al Potter e i restanti entreranno in camera di Fred e James Sirius."

Sirius annuisce lentamente. "Parlare con Albus è un impresa suicida, non riusciremo mai a entrare nella Sala Comune di Serpeverde."

"Dovremo superare i nostri limiti, Pad," James sorride, batte le mani e si alza in piedi. Tira fuori tra bastoncini: "Quello più corto si occupa del Serpeverde."

"Di Albus," lo corregge debolmente Lily.

 

⚡️

 

"Ciao, Grace!" Lily Luna sorride da dietro le tende del suo letto a baldacchino. "Come va? Hai sbagliato stanza?"

Lily apre la bocca più volte. Non si era certo aspettata di trovarsi tutta la famiglia Weasley-Potter al femminile e al completo nella stanza di sua nipote.

 

⚡️
 

"Aspetta," Remus lo afferra per un braccio, "E se ci beccano?"

"Non succederà, sta tranquillo," James gli indirizza un occhiolino. "Fidati di me," e così dicendo entra con aria baldanzosa nella camera dei ragazzi.

Non dove fare altro che distrarlo, riflette, e cercare il mantello - il suo mantello, ci tiene a specificare mentalmente.

 

⚡️

 

"No, non devo dirti nulla di che," Sirius si guarda brevemente intorno, a disagio, mentre Al Potter lo guarda con quei suoi occhi grandi e verdi che proprio lo mettono a disagio. "Mi chiedevo... magari possiamo parlare."

"Ah, sì?"

"Sì, perché questo ti sorprende?"

"Beh, non ci siamo mai davvero davvero parlati. Sei qui da parte di James? Ha a che fare con gli schemi della nostra squadra? Perché nel caso puoi dirgli pure che può andare al diavolo ma io non..."


 

⚡️


 

"Cosa?" Lily sgrana gli occhi, desiderando già  darsi alla fuga dopo pochi minuti. "No, non mi manda nessuno."

Lily Luna sospira, afflitta, e si volta verso una delle tante cugine sedute al suo fianco. "Mi dispiace, Rox. Sai, Grace, non te la prendere. É che Roxanne e il ragazzo hanno litigato e pensavamo lui avesse mandato qualcuno a chiamarla."

"Non é il mio ragazzo," ribatté l'altra, scuotendo i lunghi capelli neri intorno alle spalle. Poi guarda Lily con sguardo indagatore: "Beh, che fai? Non ti siedi? Non restare lì impalata, chiudi la porta."

Lily deglutisce. Non può fare a meno di accettare, chiudersi la porta alle spalle e mettersi alla ricerca di questo famoso mantello di cui James le ha parlato.

"Allora," Lily Luna la guarda con aria interessata, "Che ci racconti?"

Ma soprattuto, non può non domandarsi perché questi Potter-Weasley siano sempre così eccentrici e fuori dal comune, e allo stesso tempo costantemente disponibile ad aprire il loro strambo gruppo a nuove persone.

 

⚡️
 

"No, no!" James si passa una mano tra i capelli. "Passavano di qui per caso e..."

"Vi abbiamo sentito parlare," continua Remus per lui, deglutendo a fatica.

Fred e James gli rimandano uno sguardo confuso: "Oh... volete dirci qualcosa?"

I due ragazzi si guardano, entrambi colti dal panico. Che i due Grifondoro, a quell'ora, fossero nella loro stanza non era assolutamente nei piani.
 

⚡️
 

"Scusa," Al si siede accanto a Sirius, rigido nel suo posto, "Ma perché mi stai dicendo tutte queste cose?"

"Per conoscerci! Sembri molto simpatico e non mi sono fatto molto amici," butta fuori il Grifondoro, precipitosamente.

"E tu... vuoi essere mio amico?"

Sirius reprime l'istinto di dirgli che no, non vuole essere suo amico. Vuole solo sapere se è lui ad avere quel dannato mantello dell'invisibilità.

Ma chiaramente non può, e allora si morde la lingua e maledice il momento in cui ha perso alla conta ed é dovuto andare a parlare lui con Albus Potter - Albus Severus Potter, sottolinea.

Come diamine fa a scoprirlo, proprio non lo sa.

"Perché no," ribatte allora, battendogli una mano sulla spalla.

"Ma sei un Grifondoro," Al lo guarda sinceramente confuso, "E io un Serpeverde."

Sirius vorrebbe ribatte che lo sa, eccome se lo sa. E sinceramente sta ancora cercando di capire com'è possibile che la discendenza del suo amico abbia intrapreso quella direzione, ma chiaramente non è questo il momento di parlarne.
 

⚡️
 

"... e così gli ho detto che non ero pronta," conclude Rose Weasley, in un sussurro imbarazzato.

"Hai fatto bene!" Esclama Lily Luna, la prima a prendere parola sotto gli occhi ancora perplessi di Grace.

Sono così tante e tutte così rosse che fatica a capire chi é chi. Ma soprattutto, come fanno a passare così velocemente da un argomento all'altro?

"Sì, Rose," esclama Lyn Baston, che Lily non può che ringraziare per essere lì a darle man forte in quell'insieme di Weasley. "State insieme da poco, ma anche se fosse una vita, devi sentirti pronta per una cosa del genere."

"Ma voi..." la ragazza si morde il labbro inferiore, "Ma voi l'avete fatto?"

Nella stanza cala un silenzio sordo, imbarazzante e pesante. Lily vorrebbe solo evadere. Via da lì e il più lontano possibile.

"Sí," Roxanne Weasley è diretta nel rispondere e non prova vergogna, questo Lily l'ha capito dai primi istanti nella stanza.

"Qualcosa," mormora invece Lyn, guardandosi furtivamente intorno. "Sto aspettando... non lo so, sinceramente. Ma sto aspettando."

"Aspetti James?" Lily Luna le fa gomito, con un sorriso che ricorda incredibilmente quello di suo nonno. Ma questo le ragazze nella stanza non possono saperlo, e la più grande si tiene quel segreto ben costudito nei suoi pensieri.

"Lily non dire sciocchezze," Lyn arrossisce e si finge improvvisamente impegnata nel legare i capelli. "Tuo fratello e io siamo solo amici! Tu piuttosto..."

"Sono piccola," ribatte lei, per nulla intimidita. "E... beh, seppur volessi i miei fratelli non mi tolgono gli occhi di dosso."

A quel punto diverse paia di occhi si posano su di lei e Lily pensa che, davvero, quella del mantello non potrebbe essere una trovata più inutile e assurda di quanto già non sia.

"Cosa?"

"Tu l'hai fatto?" le chiede Lyn, amichevole e curiosa.

"Con Jake?"

Lily sgrana gli occhi alle parole di Rose Weasley. "Ma noi non stiamo insieme!"

In cambio riceve espressioni perplesse e meravigliate.
 

⚡️

James lancia uno sguardo alle spalle, verso Remus intento a controllare con lo sguardo e in modo discreto ogni aspetto della stanza dei due ragazzi. Davanti a lui, James Sirius e Fred prendono la divisa di Quidditch.

"E quindi..." si passa una mano sulle ginocchia, "Dov'é che state andando?"

I due ragazzi si lanciano uno sguardo furtivo, complice e di incomprensioni verso di lui. Alla fine, a rispondere é Fred:

"Quidditch!"

"Ah!" si impone di mantenere la calma e non lasciarsi distrarre, perché quello che devono fare é molto più importante... ma a essere sinceri, James sarebbe disposto a pregare in ginocchio i due ragazzi pur di andare in campo con loro. "E... e ci saranno tutti?"

"Tutti chi?"

Lancia uno sguardo a Remus, che si avvicina distrattamente al baule aperto, e poi a James Sirius: "Tutti quelli della squadra."

"Beh, ovvio..."

"Sennò non sarebbe un allenamento," continua Fred. "Siete strani forte oggi, é successo qualcosa?"

James boccheggia, Remus impallidisce e infine prende parola - finalmente!

"Scusate, non volevamo sembrarvi inopportuni. É che... Jam," finge un attacco di tosse improvviso, "Jake é un po' timido ma voleva chiedervi una cosa."

"Ah si?"

"Sí!" il licantropo calca col tono di voce, allusivo.

"Fuori il rospo allora," James Sirius si siede di fronte a lui, in attesa.
 

⚡️
 

"E questo ti fa star male?"

"Mh?"

Sirius incrocia le braccia dietro la testa e si poggia contro il muro, ogni piano e progetto finito nel dimenticatoio. "Essere l'unico Serpeverde in famiglia. Ci stai male?"

Al Potter si stringe nelle spalle. "Un po'. All'inizio, ora non così tanto. É che... non è facile essere parte della mia famiglia, sia in senso più stretto che allargato. Loro sembrano sempre essere gli eroi perfetti, l'ideale assoluto di Grifondoro... e poi ci sono io."

Sirius reprime l'istinto di stringerli una spalla. Quel ragazzino é decisamente il più insolito e bizzarro di tutti i Potter, ma soprattutto non capisce quello strano effetto che ha su di lui.

Non è come con Lily Luna: qualche risata, un paio di battute e uno sguardo Malandrino. E al massimo mandano Lily a sbrigarsela con lei. E neanche come con James Sirius, che sembra così simile al suo amico da rendergli incredibilmente facile l'approccio a volte.

Nossignore! Albus Potter - senza Severus, che sennò a Sirius viene l'acidità di stomaco - é il Potter meno Potter con cui abbia avuto a che fare, e allo stesso tempo in lui c'è un mix perfetto tra Lily e James.

Ed é parlandoci, trovandoselo davanti e guardandolo realmente che Sirius si rende conto di tutto. Forse per la prima volta.

Che sono nel futuro, quarantatré fottuti anni in avanti. E che James e Lily si sposeranno - che il suo amico alla fine ce la farà! - e avranno un figlio, e dei nipoti, e chissà cos'altro...

Mentre lui finirà ad Azkaban per un omicidio. Plurimo. Nel giro di pochi anni.

E a Sirius in quel momento sembra spezzarsi il fiato nel petto, improvvisamente non é più capace a respirare o parlare. Azkaban.

Si chiede se in quel presente lui e Al Potter si siano mai conosciuti. Ma lui ha ucciso tredici persone, come può anche solo avergli parlato una volta?

E con James, ci parla ancora? E Remus? E Peter?

"Scusa," mormora dopo un po' di silenzio Albus, "Probabilmente non ti interessa, é che è strano che qualcuno mi chieda di me senza..." lo guarda in imbarazzo, "Senza chiedere anche di tutti gli altri." E Sirius - che contro ogni aspettativa e apparenza é sempre stato molto bravo a capire le persone - pensa che in realtà, per Al, sia strano che qualcuno gli chieda di se stesso senza nominare anche suo fratello.

"Sai," si schiarisce la voce, allora, "Voglio raccontarti una cosa."

"Cosa?"

"Di mio fratello, e di come abbiamo mandato tutto a puttane," prende un respiro profondo, "Cosa che voi non dovete fare."
 

⚡️
 

Lily si guarda intorno, si alza in piedi e comincia a vagare apparentemente disinteressata per la stanza.

Le ragazze, nel frattempo, parlano di un certo Teddy e dell'ultima lettera che ha inviato.

"Ha detto che lui e Vic stanno cercando una casa per stare insieme," comunica Lily Luna a tutte. "Sapete, l'ultima volta che è andato a trovarla per poco la zia non li ha beccati mentre..." fa una pausa e si lascia scappare una risatina, "Quindi hanno convenuto che è il momento di andare a convivere."

"Ma scusa," Roxanne la guarda con tanto di occhi, "E Ted ti ha detto tutto questo?"

"Ma certo che no! Mi ha scritto anche Dom."

Lily è abbastanza certa di essere persa di nuovo qualche nome e persona fondamentale in quell'infinito intreccio di persone, così come é altrettanto sicura che quel dannato mantello Potter non lo abbia la Grifondoro.
 

⚡️
 

"Quindi..." James si schiarisce la voce, per attirare la loro attenzione ed evitare che si soffermino su Remus, "Alla fine hai chiarito con la tua amica?"

"Chi?" chiede James Sirius.

"La...ehm... la tua amica. Quella di cui eri geloso perché era uscita con un ragazzo."

"Io non sono geloso di Lyn," si difende il ragazzo, prontamente. Fred Weasley, poco distante, camuffa una risata. "Cazzo ridi?"

"Niente," scuote la testa il cugino, "Proprio niente."

"E tu perché me lo chiedi?"

Però, com'é scontroso suo nipote. Avrebbe dovuto fargli un bel discorsetto prima o poi.

Ma prima ancora che possa rispondere, James Sirius si volta, attirato da un rumore di sedia e si sofferma sulla figura del Malandrino: Remus é lì, fermo immobile alle sua spalle e con la sua divisa scolastica in mano.

"Ma che diamine fai?"

"Io..." Remus apre la bocca, poi la richiude. Infine la riapre: "Sono un maniaco dell'ordine. Ho visto i tuoi vestiti così e ho pensato di... piegarli," e accompagna le sue parole al gesto effettivo. "Ecco fatto! È un peccato se poi le cose si sgualciscono..."

Fred, a quel punto, si volta anche lui verso di loro: gli occhi quasi fuori dalle orbite.

James alterna lo sguardo dai due ragazzi del futuro, poi al suo amico. E infine, senza pensarci minimamente, esclama precipitosamente: "Te l'ho chiesto perché l'ho vista parlare con quel ragazzo. Lyn Baston dico! Sembravano molto intimi."
 

⚡️
 

Quando Sirius ritorna alla torre di Grifondoro non può fare a meno di sentire un vago accenno di sensi di colpa.

Per il piccolo Potter, che avrebbe dovuto usare senza scrupolo alcuno per arrivare al Mantello, e che si è rivelato il ragazzino più dolce di tutta Hogwarts - per la cronaca, inizia seriamente a pensare che il Cappello abbia sbagliato a smistarlo. È troppo un cucciolo!

Ma anche per i suoi amici, che hanno cercato il Mantello per tutto il pomeriggio mentre lui se n'é fregato altamente: magari, complice la buona dose di sfortuna che sembra sempre rincorrerlo, ad averlo è veramente Al e loro tutti hanno fatto un buco nell'acqua per colpa sua.

E infine, si sente in colpa per quelle tredici persone che ha ucciso. O meglio, che ucciderà. Un senso di malessere, questo, opprimente. Che lo costringe a boccheggiare in cerca d'aria e a stringere con forza i denti per andare avanti.

"Ehi, Pad!"

Si volta alla sua sinistra, non appena oltrepassa il quadro della Signora Grassa, e incontra i suoi tre amici seduti intorno a un tavolino. Sirius apre la bocca, pronto a scusarsi per non essere riuscito a scoprire nulla, quando tutti e tre gli sorridono vittoriosi.

"Lo abbiamo!" James gli stringe una spalla con forza, euforico. "Lo avevano i ragazzi in camera, l'abbiamo preso appena sono scesi in Sala Comune per andare agli allenamenti."

"É fatta, Sir," mormora a bassa voce Remus, ben attento che non ci sia nessuno nei paraggi. "A te com'è andata? Non ha sospettato nulla?"

"No," risponde precipitosamente, "Nulla. Abbiamo parlato un po' delle lezioni e poi se n'è andato, aveva degli impegni da Prefetto."

"Che strano però," mormora Lily, pensierosa, e si volta verso gli altri due ragazzi: "Sapete cos'è successo a James Sirius? Quando è sceso in Sala Comune non ha minimamente guardato Lyn in faccia e poco ci mancava che non la urtasse. È uscito come una furia!"

James impallidisce, Remus arrossisce, e insieme esclamano: "No, niente!"

"Non sono problemi nostri questi," interviene allora Sirius, impaziente. "Che si fa ora?"

"Beh, tutti e quattro sotto il mantello non entriamo," James si stringe nelle spalle. "Vado io, prendo quanti più libri riesco sull'argomento e vengo da voi. Fatevi trovare all'aula abbandonata al terzo piano, va bene?"

"Ma," Lily si morde il labbro inferiore, "E se ti scoprono?"

Ecco, Sirius in quel momento ne è sicuro: neanche i pavoni sono capaci di gonfiarsi così tanto.
 

⚡️
 

Quando James li raggiunge, Lily è sicura di vedere un certo nervosismo nella piega delle sue labbra e nei muscoli tesi delle sue spalle.

Lascia andare il mantello su un banco alla sua sinistra e si volta a guardarli: li trova tutti e tre seduti, in sua attesa.

Remus appoggiato a una cattedra dismessa, Lily seduta dietro un banco a cui manca un piede e Sirius su una sedia alla rovescia, con i gomiti poggiati sullo schienale.

Ma, soprattutto, vede che i tre amici hanno ripreso il loro abituale aspetto e questo per poco non gli fa mancare un battito: non pensava gli fossero mancate così tanto le loro facce, quelle vere.

Perché è vero che in quel casino ci sono tutti insieme, e questa é di certo una bella fortuna, ma c'è una familiarità negli occhi caldi e avvolgenti di Remus, o ancora nel sorriso sfrontato di Sirius, che ha il potere di avvolgerlo tutto. Gli infonde tranquillità da capo a piede.

Poi guarda Lily: con i lunghi capelli rossi e le lentiggini che, per assurdo, sembrano essersi persino moltiplicate dall'ultima volta. E pensa di non averla mai amata tanto.

"Che fate?" balbetta, sorpreso. "È rischioso, non possiamo!"

"Non verrà nessuno qui," afferma Sirius e si passa una mano ad allontanare i lunghi capelli dal viso. Un gesto che, ne è sicuro, gli è mancato di certo fare. "È disabitata ormai, stai tranquillo."

"E poi," Remus abbozza un sorriso timido, "Se proprio dobbiamo scoprire questa verità, vogliamo farlo essendo completamente noi."

James annuisce, solenne. Non obietta minimamente alle parole degli altri.

Il suo sguardo viene attirato da Lily, che si morde il labbro inferiore - ormai desidera baciarla almeno tre volte al minuto! - e gli viene incontro: "Posso?" allude alla bacchetta, in attesa di una risposta.

Lui annuisce, chiude gli occhi e lascia che la Grifondoro lo faccia tornare al suo solito aspetto. Qualche minuto e un "Fatto" mormorato dopo, James li riapre e si tasta debolmente il viso.

A quel punto prende un respiro profondo e si appoggia contro il banco della ragazza, guardandola dall'alto risedersi: "Allora... siamo decisi? Una volta scoperto il futuro non si torna indietro."

Lui e Remus si scambiano uno sguardo serio, complice: entrambi hanno passato la notte in bianco, con in sottofondo un leggere russare dal letto di Sirius, a parlare delle possibili implicazioni di quel piano. Hanno fatto l'alba a furia di vagliare tutte le ipotesi, anche le più improbabili.

Ora James, guardando l'amico di una vita, sa che non ci sono dubbi. È al suo fianco e ci resterà.

Dietro di lui, Lily allunga una mano e stringe la sua. Tanto gli basta come risposta, non ha bisogno di altro. La ragazza non è mai stata una da discorsi incoraggianti o parole solenni: piuttosto, ma questo lo ha scoperto solo negli ultimi mesi, è una Grifondoro a pieno titolo, che prima agisce e poi riflette, e solo poi poi forse si lancia in spiegazioni.

A interrompere quel silenzio carico di sguardi e intensità crescente, tuttavia, è Sirius. Sbuffa, fa schioccare con forza i piedi della sedia contro il pavimento e rompe l'atmosfera in pochi istanti:

"Ragazzi, insomma! Ma perché diamo per scontato di dover scoprire qualcosa di brutto?"

"Tu sei finito ad Azkaban," chiocca Lily, pratica e incolore. E per poco James non si batte una mano contro la fronte, se solo non rischierebbe di risultare estremamente fuori luogo.

"E con questo," Remus prende parola e scende dalla cattedra, "Io direi di cominciare la ricerca."

Prende alcuni libri di quelli portati da James - pochi, il minimo necessario per non essere scoperto dalla bibliotecaria, e rigorosamente tutti quelli che portavano nel titolo qualcosa che avesse a che fare con la Guerra, la Battaglia contro Voldemort o gli anni ottanta.

Insomma, in realtà, non è che abbia trovato poi chissà quanti volumi.

Remus, comunque, passa a ognuno di loro un libro e comincia a sfogliare il suo. Per ben più di un quarto d'ora, all'interno dell'aula abbandonata non si sente che il rumore di pagine sfogliate.

Dopo un po' Sirius starnutisce e Remus ribatte con un "Salute" automatico e distratto. Altri due minuti e Lily sbadiglia, James si stiracchia e salta istintivamente un capitolo sulle scoperte mediche degli ultimi anni - non ha bisogno di controllare per sapere che non troverà il nome di nessuno di loro, lì.

E poi di nuovo pagine sfogliate, un silenzio pesante e che man mano che passa il tempo diventa sempre meno carico di aspettative.

Ma James non demorde, perché quella é decisamente l'ultima spiaggia rimasta: dopodiché dovrà rassegnarsi al fiume di domande che la notte non lo fa dormire e a cui nessuno sembra voler dare una risposta.

Remus finisce il suo libro e ne prende un altro. A Sirius sfugge un colpo di tosse e un lamento sulla rimozione della polvere nel Reparto Proibito - nel farlo, starnutisce di nuovo ("Salute" é il commento pigro del licantropo).

James chiude gli occhi, conta e si aspetta di sentire lo sbadiglio della ragazza come da  programma. Ma questo non arriva, al suo posto invece un urlo soffocato.

Lily scatta in piedi, gli afferra un braccio con la mano libera e James fa in tempo giusto a voltarsi prima di essere investito da una nube rossa di capelli.

"Ho trovato qualcosa!" esclama. È trionfante, entusiasta e per poco non si mette a saltare sul posto. "Eccolo, guardate. Proprio qui, parla dell'inizio degli anni ottanta e di cos'è successo in quegli anni. Poi," apre l'indice, davanti ai loro occhi attenti e curiosi, "Continua. C'è un salto di undici anni, circa. E poi un sacco di capitoli parlano della fine degli anni novanta."

Sirius si alza dalla sedia e deglutisce. Indica le pagine aperte: "Quindi... in questo volume c'è scritto come abbiamo sconfitto Voldemort?"

Lily annuisce, improvvisamente timorosa. "Pensate che ci saremo anche noi?"

"Beh," Remus si stringe nelle spalle e affianca James, prontamente, "I ragazzi non fanno che parlare di vostro figlio come un eroe conosciuto in tutto il magico. Credo che questa sia la posta migliore da seguire."

"Se non l'unica," si accoda James. Guarda i tre amici lentamente, soffermandosi su ognuno di loro con attenzione: "Non si torna più indietro. Siete pronti?"

Tutti e tre annuiscono. James passa un braccio intorno alla sua vita di Lily e l'avvicina, mentre la ragazza apre il libro e comincia a leggere.

"Questa è l'introduzione," mormora, "Fa solo un riepilogo della situazione in quegli anni. La salto," prende una piccola pausa, aspettandosi forse che qualcuno la contraddica. Ma questo non succede: "Tanto li stiamo già vivendo, cosa potrà mai esserci che non sappiamo. Vediamo un po'... no, qui no, ci sono quasi... ecco! Il primo capitolo." Alza lo sguardo per un istante e incrocia quello di James, gli sorride incerta: "Comincia con la notte di Halloween dell'ottantuno."

Lui aumenta la presa e si prepara. Dentro di lui, allo stesso tempo, si scontrano due forze di eguale intensità: la speranza di leggere i loro nomi, scoprire qualcosa e dare una risposta all'interrogativo intorno a Sirius; e quella di non leggersi minimamente, di scoprire di essere solo uno tra tanti e di essersi tutti lasciati andare a inutili paranoie.

 

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Capitolo 11
*** 11. La forza di un battito d'ali ***


La forza di un battito d'ali 
 

James Potter, nei suoi scarsi diciassette anni di vita, è saldo nelle sue certezze. E una di queste é che lui, James, nei pochi anni in cui può dire di aver realmente vissuto, non ha mai provato una sensazione come quella.

Le mani gli tremano, il battito sembra essere così accelerato da poter sfondare la gabbia toracica e il respiro sembra ormai correre una maratona di cui solo lui sembra essere a conoscenza.

Non sente nulla, James. Le orecchie sono colme, straboccano di un insolito formicolio e ronzio é sicuro di non aver mai sentito.

James abbassa lo sguardo e si sorprende nel trovare le proprie mani - tremanti, instabili! - incredibilmente appannate.

Non vede, James. Non sente, James.

Non respira, James.

Chiude gli occhi, si poggia contro il banco che Lily ha travolto in pieno poco prima - ma che vuol dire, poi, quel poco? Poco é qualche minuto o qualche ora?

Poco, conviene James, il fiato sempre più corto, é il tempo che gli rimane. Ed é anche quello che ha vissuto.

È l'aggettivo che senza dubbio, dopo quella giornata, userebbe per descrivere la sua intera esistenza. Qualcosa di non sufficiente, di non abbastanza.

Perché James è sempre stato un ragazzo concreto, volenteroso, fantasioso. É sempre stato distratto nei suoi mille pensieri, proiettato in un futuro remoto o lontano della sua immaginazione.

Ogni cosa che faceva non otteneva che il trenta per cento della sua attenzione, perché il restante era già fossilizzato sul dopo: cos'avrebbe fatto nei successo minuti, ore o anche anni.

A James piace costruire e immaginare, e soprattutto gli piace vivere pensando al futuro.

Ma quel pomeriggio James scopre che nel suo "dopo" non c'è che un poco, perché lui in realtà un futuro non lo ha.

"James," Remus di avvicina lentamente a lui, cerca di toccarlo ma James si allontana bruscamente. "Parliamo," lo invita, ma ha la voce rotta e lui proprio non ce la fa.

Ha bisogno di tempo. Giusto un po': poco! Ma lo ha davvero? Si può realmente permettere il lusso di prendersi delle pause, dei minuti di nulla prima di tornare a vivere?

Ha troppo poco per poterlo sprecare.

Ma la testa continua a pulsare e il respiro si fa sempre più schiacciante, e poi si blocca in metto al suo petto. Proprio al centro: non scende e non sale, rimane semplicemente lì.

E James vorrebbe boccheggiare, lasciarsi cadere contro un muro e respirare. Urlare, piangere. Respirare. Ma non lo fa: stringe i pugni, cerca di distrarsi dalla momentanea impossibilità di prendere aria - che, lo sa per certo questo, é decisamente un'azione indispensabile per la sua sopravvivenza - e si volta verso i due amici.

Entrambi pallidi, entrambi sconvolti. Entrambi tesi verso di lui, pronti a una qualsiasi reazione.

Poi guarda la porta e si costringe a parlare: "Lily," mormora, "Devo trovarla."

Sirius annuisce, Remus sospira. Entrambi lo guardano comprensivi.

E James non se lo fa ripetere due volte: mentre il sangue sembra smettere di circolare nel suo corpo e il colletto stringere sempre di più intorno al suo collo - poco, sempre di più e poi troppo -, fa uno scatto in avanti e si lancia nel corridoio.

Si guarda freneticamente intorno, cercando di individuare la possibile direzione in cui sembra essersi fiondata Lily dopo la lettura dei primi capitoli.

Non sono riusciti a superare la notte di Halloween, a stento sono arrivati a scoprire dell'ingiusta incarcerazione di Sirius (e, per Merlino, a James sembra di fare un sonoro e profondo sospiro che trattiene da tempo) e del ruolo di Peter in tutta quella faccenda.

Peter. Peter. Peter.

Ora James riesce quasi a distinguere qualcosa nel ronzio che gli ha invaso le orecchie e i pensieri da tre quarti d'ora. Non é un brusio indefinito, no, é il nome dell'amico.

No, rettifica!

É il nome di Peter Minus, che lo venderà a Voldemort per salvarsi le palle.

James ricaccia indietro un singhiozzo quanto mai inopportuno in quel momento e continua a correre.

Peter. Peter. Pet... Lily. Lily. Lily.

E poi la trova. Inginocchiata dietro una grossa statua, é rannicchiata su se stessa con i capelli che sembravano quasi coprirla come un tappeto.

James sa che non è il momento, se ne rende conto persino lui che del fuori luogo ne ha quasi fatto uno stile di vita: ma dannazione se gli erano mancate quelle lunghe ciocche rosse. E qualcuno avrebbe dovuto dannarlo, fino agli inferi e ritorno, perché il Grifondoro riesce solo a pensare di avvicinarsi, stringerla a sé e baciarla come se bastasse a cancellare ogni cosa.

Ogni futuro.

"Lily," mormora allora, ma lei non lo sente.

Fa un passo in avanti, James, si guarda intorno: ringrazia Merlino che siano tutti a cena e che  nessuno ci vada poi così tanto fino al sesto piano  a quell'ora, altrimenti sarebbe una bella gatta da pelare il farsi ritrovare senza Trasfigurazione alcuna e quarantatré anni nel futuro.

Si schiarisce la voce e, con fare deciso, si avvicina definitivamente alla ragazza: "Lily!"

Lei alza lo sguardo e a James sembra che tutto il suo mondo stia crollando, distrutto in mille pezzi sotto il peso di una guerra di cui non ha neanche ancora capito le ragioni.

Il cuore continua a battere all'impazzata, il respiro é sempre irregolare e le mani tremanti. Ma alla vista di Lily, in lacrime, singhiozzante e ansante sotto di lui, James ricaccia indietro ogni paura.

"Va... via..."

"Non me ne vado, resto." Si inginocchia anche lui, trovandosi ora più alti solamente di mezza testa, ma Lily scuote la testa.

"Non voglio... va via!" Tira su col naso e si passa una mano tremante sotto gli occhi gonfi dal piano.

"Mi dispiace," mormora James, "Mi dispiace così tanto."

"Ti... dispiace? Io l'avevo detto. Io l'avevo detto. Non ne esce niente di buono dal futuro, c'è un motivo perché certe cose sono vietate!"

"Lily, davvero! Io non..."

"Tu non cosa? Ti é stato detto mille volte di non guardare in giro, di rimanere fermo al tuo posto. Ma tu no! Perché sia mai che il grande James Potter..."

"Ora basta!" Esclama James, con forza, con rabbia.

Lily é lí davanti e non ha colpe, ma lui ha solo voglia di prendere e distruggere un'intera ala del castello. Ma non può, e Lily é ancora lì che gli inveisce contro.

E James non ci sta, non ha più voglia. Vuole solo distruggere tutto fini a distruggersi.

"No, non mi fermo!" é la risposta quasi urlata della Grifondoro, che a calma e riflessione dev'essere più o meno  sulla sua stessa lunghezza d'onda. "Ma sta' tranquillo, non ce l'ho con te. La colpa in fondo è solo mia."

"Ma ti senti? No, dico, Merlino! Ma tu ti ascolti mai quando parli?"

Lily si alza in piedi con uno scatto, ignorando il suo intervento e - James lo capisce solo dopo - anche la sua stessa presenza. In quel momento c'è solo lei e la sua paura che la fa straparlare.

"... non dovevo seguirti, non dovevo darti corda. Lo sapevo e mi sono lasciata persuadere lo stesso."

"La smetti di parlare come se ti avessi costretta a fare qualcosa contro la tua volontà?" sbotta lui, seguendo lungo il corridoio. "Non mi pare di averti mai obbligata a fare nulla."

"Parlo come mi pare!" James per poco non indietreggia. "Se voglio darti la colpa, lo faccio. Se voglio pensare che io sia stata una cretina a seguirti, lo faccio. E, santissimo Godric, se voglio pentirmi di ogni singola cosa, lo faccio."

"É così? Ti penti di tutto?" si inumidisce le labbra, così secche da rendergli quasi impossibile parlare.

Il cuore batte cosí forte che sembra quasi fargli male. Reprime l'istinto di togliersi gli occhiali e pulirli, nella speranza che la vista diventi più nitida.

Qualcosa gli dice che la colpa non é delle lenti sempre eccessivamente trascurate.

"Mi pento..." Lily prende una pausa, quasi timorosa. É stanca, James glielo legge in faccia. E quando si é così sfiniti non si dovrebbe parlare, non si dovrebbero fare dichiarazioni importanti: ma né lui né la ragazza sembrano intenzioni a mettere un punto a quella conversazione. "Mi pento di tutto quello che ci ha portato qui, sì."

"Anche la nostra amicizia? Le serate a parlare, Hogsmeade con gli altri..."

"Con chi, scusami? Intendi se mi pento delle uscite a Hogsmeade con il ragazzo che ci ucciderà?"

James trasalisce, come colto da una scossa improvvisa. Le punta un dito contro e in quel momento si rende conto di come le parole possano ferire più dei migliori Anatemi: "Non parlare così! Non lo dire, non sai... non sappiamo..."

"Svegliati, James!" Per poco non lo urla, Lily, e gli occhi tornano a riempirsi di lacrime. "Tra poco meno di quattro anni sarai morto. Avrai ventun'anni e sai morto. Non festeggerai più compleanni, non crescerai, niente più Malandrini. E cosa ti rimane di questi anni? Una lealtà cieca verso un assassino?"

"Smettila..."

"Avrai un figlio, James. E prima ancora di vederlo camminare, morirai. Prima ancora di scoprire se saprai essere un genitore, ti verrà strappato via! Morti, James, e non c'è via di ritorno."

"Ti ho detto di smetterla..."

"Non lo capisci?" le sfugge un singhiozzo, come un grido disperato. Una richiesta d'aiuto. "È iniziato il conto alla rovescia. Ogni cosa che facciamo potrebbe essere l'ultima, perché abbiamo solo altri quattro anni e poi basta. Il nulla, il vuoto cosmico. E i tuoi amici? Ci pensi o no, a quei Malandrini per cui ti faresti staccare una gamba?"

James stringe i pugni mentre la rabbia sembra montare dentro di lui come un mostro che si prepara all'attacco. "Lily, ti ho detto basta! Non hai il diritto..." ma lei lo interrompe e gli parla sopra, con voce alta e incrinata.

"Sirius passerà tredici anni ad Azkaban, per una colpa che non ha commesso. E Remus... Remus rimarrà solo, convinto di non aver fatto nulla mentre tutto si disintegrava. E tu continui a difendere l'assassino che sarà l'artifice di tutto questo."

"SMETTILA! Smettila. Smettila. Smettila," si porta le mani tra i capelli, li stravolge, li tira. Un singhiozzo, tanto a lungo trattenuto, gli sfugge prepotentemente dagli abissi più profondi della gola. Risale su con forza e fuoriesce come un suono sordo. "Smettila..."

Ma Lily scuote la testa, il viso ora rigato di nuove lacrime, la voce definitivamente rotta dal pianto. "Non la smetto perché non è giusto. Ho solo... abbiamo solo diciassette anni e tra quattro anni moriremo. E io riesco solo a pensare che ogni cosa, anche stare qui a parlare con te, è un passo in più verso quel momento," prende un respiro profondo, cercando di calmare i singhiozzi che ormai non la lasciano parlare. "Per cui sí, mi pento! Di ogni dannata serata insieme, di ogni abbraccio o risata. Mi pento di tutto quello che c'è stato e anche di quello che ci sarà, perché ci ucciderà, James."

Il ragazzo sgrana gli occhi, alza lo sguardo inumidito e arrosato su di lei e schiude le labbra. Lily é devastata davanti a lui.

Scuote la testa, pronuncia frasi sconnesse e si passa con frequenza meccanica il bordo della divisa sotto al naso.

In quel momento, e dopo quello che gli ha detto, non c'è niente di bello in Lily. Eppure James, che proprio non ce la fa a non pensare sempre la cosa sbagliata al momento meno indicato possibile, non può che trovarla sorprendentemente bella lo stesso. E reale, così tanto da far male.

E lui la ama davvero con ogni singola fibra del suo essere, a tal punto da rifare ogni errore, ogni passo falso pur di innamorarsi di nuovo di lei.

"Me ne pento così tanto," sussurra un'ultima  volta la Grifondoro, le braccia ora stress e intorno al corpo tremante. "Non è giusto... non lo é."

James non pensa, non riflette. Semplicemente agisce, perché di lì a quattro anni morirà e quella ragazza che sembra essere vicina a un crollo di nervi é l'unica che sa di voler amare per gli anni che gli restano, e anche oltre.

Muove un passo, poi un altro. Allunga una mano verso di lei e gliela posa sulla guancia fredda e bagnata. "Io non mi pento di nulla, invece," mormora a un passo dal suo viso, sotto gli occhi sgranati e sorpresi della ragazza. "Rifarei ogni singola cosa."

E James Potter bacia Lily Evans. Dopo sette anni di insolita convivenza nella stessa Casa, dopo tre anni di proposte e rifiuti.

Dopo averlo sognato per notti, giorni, mesi e anni, James si stringe contro il corpo così piccolo e fragile della Grifondoro e la ama con le labbra, in silenzio.

E Lily ricambia. Oh, se ricambia! Gli passa le mani tra i capelli e l'impeto é tale da farlo finire contro la parete dietro di lui.

Sbatte la testa, e anche un qualche osso imprecisato del bacino, ma a James non importa: riesce solo a pensare che, sì, effettivamente quattro anni sono davvero pochi per amare Lily nel modo in cui sogna di fare da tutta una vita.
 

⚡️
 

"Ci ha fottuti tutti," é la prima cosa che dice Sirius dopo che James li ha mollato in mezzo a un'aula abbandonata per rincorrere Lily.

E, Remus ne ha il forte sospetto, per non crollare davanti a loro.

"Chi?"

Ma Sirius non sembra dare segno di sentirlo. Scuote la testa e continua a parlare, come se stesse conducendo un monologo tra sé: "Ci ha ingannati, quel gran figlio di..."

"Sirius..." tenta di avvicinarlo ma l'amico si fa più lontano.

"Ma aspetta che io torni indietro, dammi solo il tempo e poi lo uccido!"

É fuori di se, e Remus lo vede bene. Dopo sette anni a condividere spalla contro spalla ogni giornata con lui e con i letti affiancati ogni notte da quando ha undici anni, può ormai vantare una certa conoscenza degli stati d'animo del suo amico.

Sa riconoscere perfettamente quando é arrabbiato, felice, annoiato o triste. Ancora peggio, é quando invece il suo stato umorale verte sulla depressione, che é un lato di Sirius - mogio, inespressivo, apatico - che Remus non sa mai come affrontare.

Basta una piega delle labbra insolita, un guizzo negli occhi o un commento sfuggito al suo controllo e il licantropo sa perfettamente cosa gli passa per la testa.

Certo, dubita che questo possa fruttargli nel suo futuro: cosa dovrebbe mai scrivere nel suo scarno curriculum? Licantropo esperto nello studio e nell'interpretazione di giovani rampolli Black diseredati?

Nonostante tutto, e per quanto sia tra le sue abilità più inutili, Remus sa perfettamente cosa passa nella testa dell'amico: e ora, ne ha la certezza senza doverlo neanche chiedere o interrogarmi una volta di troppo, non si tratta di nulla di buono.

In quel momento, in Sirius, non c'è nulla che sia sano. Tutto in lui sembra animato da una sinistra follia, quasi maniacale e - per assurdo - sorprendentemente razionale.

Ha sempre avuto un modo tutto strano, lui, di perdere la testa: ogni tanto scherza dicendo che la follia é insita nel suo corredo genetico, per questo non prende mai il sopravvento. É come qualcosa che c'è ma non prevale, semplicemente é lì. Come il mio sangue Black, conclude ogni volta con una risata amara.

"Sirius, calmati adesso..."

"Sirius!" gli fa il verso con voce stranamente ferma, calma. Leggermente più acuta del solito ma nulla di così preoccupante: questo, chiaramente, per qualcuno che non conosce Sirius. E che, soprattutto, non ha appena assistito alla scoperta del proprio futuro e di quello dei suoi migliori amici. "Dí un po', Remus. Non sarai un troppo calmo, tu?"

Il ragazzo prende un respiro profondo, ignora la bacchetta che sembra premere con forza contro di lui come a ricordargli della sua esistenza e si massaggia il collo con lentezza: "Non dire cazzate, adesso. Non é proprio il momento."

"Remus, Remmy, Rem," canticchia dolcemente. "Non lo trovo divertente? Il piccolo Peter," a questo punto la sua voce si carica di una nota sprezzante, dura e che Remus gli ha sentito usare solo in poche occasioni e unicamente verso la sua famiglia, "Così inutile, così poco dotato."

"Smettila, Sirius!"

"No! Non la smetto! Parliamone insieme, come due vecchi amici. Come sempre, no? Siamo sempre noi che rimaniamo a riflettere sulle cose, mentre James si lancia a capofitto e... e Peter che fa, Mooney?"

Il respiro per poco non gli si mozza nel pezzo. "Sirius! Non... voglio... parlare... di..."

"Di Peter," conclude per lui, caricando quel nome di un affetto smisurato.

Remus lo guarda negli occhi, alza finalmente lo sguardo e incrocia quello dell'amico: follia! Non c'è altro in quei pozzi grigi che una vena folle, pazza, insana.

Deglutisce.

"Non ci hai mai pensato m, Remmy Rem? Noi abbiamo dato tutto a Peter. Tutto! Popolarità, amici, potere, aiuto, compiti... e lui? Cosa ci ha dato il piccolo e timido Peter?"

Remus cerca di ignorare il leggero fischiare che gli invade le orecchie e chiude gli occhi per un istante.

"L'amicizia non funziona così, non é un dare per un avere. Non è uno scambio né la stipulazione di un patto magico."

"E invece sì!" é l'urlo di Sirius, che per poco non gli piomba addosso tanto é l'impeto. "Siamo Malandrini, siamo amici. Siamo Grifondoro! Abbiamo stretto un patto nel momento stesso in cui siamo diventati amici, ed era quello di non voltarci mai le spalle," parla senza prendere fiato, senza respirare tra una parole e l'altra. Svuota tutto e gli butta il contenuto di quel fardello addosso. "E per quanto mi riguarda, tradire il tuo migliore amico e consegnarlo a Voldemort, vuol dire tradire quel patto."

"Non sappiamo come siano andato realmente le cose."

"Se non la pensi come me, Remus, sei libero di andartene. Se vuoi perdonare quel topo di fogna, dopo aver saputo che sarà la causa dell'assassinio di James e Lily... non abbiamo più nulla da dirci."

"Ti abbiamo dato il beneficio del dubbio. Quando abbiamo saputo di Azkaban, non abbiamo dubitato neanche per un attimo che ci fosse un errore..."

"Ma io no!" lo interrompe, brusco e scattoso. E Remus si chiede quanto sia realmente capace di leggere il suo amico se non si è reso conto di un tormento del genere. Quando era concentrato su se stesso per non accorgersene? E James? E Peter? "Non c'è stata una sola notte, da quando ho letto quel dannato giornale, in cui non mi sia maledetto. In cui non sia rimasto sveglio, paralizzato dal terrore di ciò che sarei diventato... di ciò che avrei potuto farvi."

Remus fa un passo in avanti, poi un altro. Alza un braccio verso l'amico e glielo passa intorno alle spalle, in un abbraccio che è molto più simile al placcaggio di un ippogrifo.

Lo stringe con tutta la sua forza: umana e animalesca. Lo stringe fino a fargli male, fino a farsi male.

E Sirius si divincola, mormora in modo sconnesso "È colpa sua. Solo sua. È Peter", e poi ancora "Ci ha traditi. Ci ha traditi!".

Dopo un po' cede e Remus con lui. Si lascia andare a quell'abbraccio che ha la forza di un salvagente e si arpiona al busto dell'amico per non lasciarsi cadere. Per non affogare.

A Sirius scappa un singhiozzo, una lacrima gli bagna la guancia: ma non é sua, é di Remus. Che, in silenzio fino a quel momento, ha tenuto fino a scoppiare.

E ora si stringono, e singhiozzano, e tutto in loro sembra urlare di terrore - di orrore.

James morirà. Per colpa del piccolo Peter.

Lily morirà. Per colpa del timido Peter.

Il loro bambino, di un solo anno, rimarrà orfano. Per colpa dell' inutile Peter.

Sirius passerà tredici anni ad Azkaban. Per colpa del furbo Peter.

Peter.
 

⚡️
 

Quando si staccano James ha ancora il fiato corto, ma questa volta non trova assolutamente di che lamentarsene. I capelli sono più arruffati del solito, gli occhiali storti sul naso e la cravatta sorprendentemente allentata.

Le posizioni sono state invertite, e ora Lily si ritrova stretta in compressione tra il muro e il Grifondoro: un braccio di James sopra la testa, le guance rosse, le labbra gonfie - così invitanti, così piene, così tutto ciò che James ha sempre desiderato - e la camicetta stropicciata.

É bella, Lily. Bella e sensuale, e James si chiede se qualcuno l'abbia mai visto in quello stato o lui sia il primo. E improvvisamente si ritrova a essere geloso di un passato che non gli appartiene.

Ma Lily é bella e, a essere sinceri, neanche gli importa poi davvero se ne ha baciato altri di ragazzi. Se altri l'hanno toccata e altri l'hanno amata - anzi, no! James é sicuro che nessuno l'abbia mai amata come sta facendo lui in questo momento.

"Io..." abbassa lo sguardo, verso i loro corpi ancora aderenti e le dita stress e l'una contro l'altra. "James... io..."

Ma non c'è più bisogno di parlare perché lui ha già capito. Come un fulmine a ciel sereno, la realtà ripiomba tra di loro e capisce: quella é stata solo una parentesi, niente di più e niente di meno.

"Non dire nulla," la ferma James, prima ancora che possa formulare una frase di senso compiuto. "Ho già capito. Non mi va di sentirlo però."

"James..." Lily allunga una mano verso la sua, ma il Grifondoro é più veloce e fa un'ulteriore passo indietro. "Non é per te, davvero."

Gli sfugge una risata sprezzante. "Fammi indovinare. Il problema sei tu, non sono io?"

"No... non intendevo questo. Il problema siamo noi. Noi due insieme, intendo. E tutto quello che comporterebbe."

A James per poco non sfugge un'impressione. Sbatte ripetutamente le palpebre, invoca Merlino nella speranza di aver frainteso. Ma lo sguardo di Lily é inequivocabile.

"Questa é follia!" alza le braccia verso l'alto e fa per andarsene.

"James!" lo afferra per la manica del mantello, gli occhi nuovamente lucidi. Le labbra ancora così rosse e invitanti, ancora piene dei suoi baci.

"Sai, per anni ho..." si schiarisce la voce, "Ho desiderato sentirti pronunciare il mio nome. Niente Potter, solo James. E ora che lo fai, mi sembra di non voler sentire altro. Passerei le giornate a sentire il mio nome con la tua voce, e poi ti bacerei. E lo farei fino allo sfinimento. Ma ora non sono più sicuro che sia una cosa buona, non per me almeno."

"James!" Ripete lei e le sfugge un singhiozzo. "Non andartene... ti prego... capiscimi!"

"Cosa devo capire?! Cosa, Lily? Sono anni che ci provo e tu non hai fatto che dirmi in cosa sbagliato. E io ti ho ascoltato, sono migliorato... l'ho fatto per te! Ma ogni volta che sembro risolvere il problema che ci divide, tu ne crei un altro. E io non penso di farcela più."

"Non dire così," si porta una mano alle labbra per soffocare l'ennesimo singhiozzo, e James deve appellarsi a tutta la sua forza e autocontrollo per non mollare tutto e correre da lei. Alzare un mignolo, stringerlo al suo e poi tenerla stretta fra le sue braccia. "Come faccio... come facciamo. Io... ci sono troppe implicazioni, troppe conseguenze. Non é solo un bacio il nostro, non siamo solo due persone che si piacciono."

E James vorrebbe davvero poter essere contento. Sorridere trionfo, correre dai Malandrini - Remus, Sirius... e Peter? - e gridare euforico: perché alla fine ce l'ha fatta, ha conquistato Lily Evans. Che poi lui sia finito irrimediabilmente innamorato di lei, nel frattempo, é solo una questione collaterale.

Ma non ci riesce: non c'è il benché minimo di entusiasmo in lui, perché quella in realtà é la dichiarazione più amara che abbia mai ricevuto.

"Ho capito, Lily. Va bene così," mormora. È cani, troppo calmo.

"No! Non hai capito. Io... James non ci riesco, ti guardo e penso solo che tra quattro anni..." s'interrompe, non riuscendo ad andare avanti. "Mi piaci e penso solo a quanto dolore questa cosa può comportare."

James annuisce lentamente, ha capito. Ma per davvero! Non é un assenso tanto per il suo, un contentino dato per chiudere una conversazione.

James ha capito perché Lily, con lui, non ha mai avuto bisogno di tante spiegazioni. A lui non servivano mai.

"Ci vediamo in giro, Lily."

Il problema é che a Lily basterebbe che James insistesse un attimo solo di più. Che la prendesse e la baciasse proprio come ha appena fatto: in modo sconvolgente, totalizzante, paralizzante. Perché Lily di ragazzi ne ha già baciato nella sua vita, ma uno così - capace di ridurti in poltiglia qualsiasi pensiero - non l'ha mai ricevuto.

E Lily a James non lo dice, ma da quella sera comincerà a considera proprio quello il suo primo vero bacio. Perché non possono esisterne altri prima e neanche dopo. C'è solo lui.

Ma James questo non lo sa, non ha la minima idea che alla ragazza basterebbe un bacio, una stretta e un sussurro per capitolare. E lui, per Lily, farebbe qualsiasi cosa. Anche se questo volesse dire fare un passo indietro, e poi un altro e infine altri cinque.

Infila le mani nelle tasche, James. Si schiarisce la voce, sistema il cavalo dei pantaloni in un gesto naturale, capace di non attirare l'attenzione e che passa inosservato.

Le indirizza un ultimo cenno della testa. Poi, già rivolto per tre quarti verso il corridoio opposto, si ferma:

"Sei sicura?"

Lily non risponde. E tanto gli basta per andarsene.

Non lo sa, James, che se l'avesse baciata, Lily non lo avrebbe fatto più smettere.

 

⚡️

 

Quando Sirius esce d'aula abbandonata lascia dietro di sé la figura ancora ingobbita di Remus. Non si sono detti più nulla, non dopo quell'abbraccio che sapeva di mille parole e neanche un silenzio.

Si sono schiariti la voce, hanno preso le distanze e Sirius é uscito barcollante dall'aula. Non gli importa di Trasfigurare il suo aspetto, non gli interessa neanche che qualcuno potrebbe riconoscerlo come il pazzo-non-omicidi che si è fatto tredici anni ad Azkaban.

A Sirius non importa, perché vuole solo evadere da quelle mura. Da quella situazione e da quella via.

Ma lui non lo sa, in realtà, che non è solo. Che sparse nel castello ci sono altre tre persone che sono il suo specchio: le loro anime si riflettono, i loro dolori si intersecano e i loro cuori sanguinano insieme.

Non lo sa di certo, Sirius, che mentre si lascia scivolare contro un angolo di muro, con i singhiozzi così forti da non riuscire neanche a mantenerlo in piedi, ben dislocati nelle mura di Hogwarts ci sono altre tre persone piegate proprio come lui. Spezzate.

Non lo immagina neanche che, fermo ancora nell'aula dimenticata, Remus Lupin abbia dato un calcio a tutto ciò che aveva davanti prima di crollare a terra, sconfitto. Lui, il mostro, l'unico sopravvissuto tra i suoi amici. Lui, l'unico che avrebbe meritato una sorte del genere.

Non lo immagina che, nascosta nel bagno di Mirtilla Malcontenta, Lily Evans per poco non si strappa la divisa di dosso nel tentativo di tornare a respirare. Di togliersi quella gabbia di dosso e soprattutto l'odore di James ancora indelebile sulle labbra.

E non lo immagina proprio, questo proprio no altrimenti sarebbe già uscito di senno dritto dritto verso la follia, che nascosto nell'angolo più alto della Torre di Astronomia, James cade distrutto proprio in quel momento: si lascia cadere, sconfitto, esausto, chiedendosi per cosa ne valga la pena.

 

⚡️
 

Quando quella sera, oltrepassato l'orario di cena e sfiorato quello del Coprifuoco, i tre Malandrini si accingono a tornare in Sala Comune non se lo aspettano di certo di trovarsi tutti e tre, contemporaneamente, davanti il quadro della Signora Grassa.

Né, tantomeno, si aspettano l'arrivo barcollante ed esausto di Lily pochi minuti più tardi.

Improvvisamente, tra loro, cala un silenzio imbarazzante, pesante. Carico di significati.

Lily e James non si guardano, fanno di tutto per evitarsi con gli occhi e mantenere le distanze il più possibile. Remus lo nota subito ma lascia andare la questione

A prendere la parola è proprio la ragazza, dopo alcuni secondi in cui tutti loro hanno continuato a guardare fisso le punte delle scarpe: "Guazzabuglio," mormora con voce incerta e fioca.

Il quadro di apre, lasciandoli passare, e insieme - riflette Sirius - formano proprio un bel quadro della disperazione.

"Ehi, ragazzi!" James Sirius corre verso di loro ma neanche un guizzo attraversa i loro occhi nel vederlo arrivare.

James Sirius che, i quattro ragazzi come per uno scherzo del destino fanno lo stesso pensiero tutto insieme, non ha mai conosciuto i suoi nonni - che ora sono lì davanti a lui e neanche lo sa.

James Sirius il cui padre é organo, perché James e Lily sono morti per salvarlo. A soli ventuno anni.

Solo quattro anni ancora.

"Non eravate a cena!" il ragazzo sorride amichevole e indica con un cenno del capo i compagni con cui é seduto.

Lily stringe gli occhi e individua velocemente una buona parte della famiglia Weasley, più la presenza insolita di Al Potter e Scorpius Malfoy.

"Visto che domani é sabato stiamo organizzando un torneo di Sparaschiocco. Volete giocare? Così siamo pari."

Con grande sorpresa di tutto, a rispondere é proprio Lily: "Sì," é veloce, istantanea. Come un bisogno primordiale. "Io ci sono, contatemi."

"Grande! Voi?"

Remus e Sirius si guardano indecisi, nessuno dei due è realmente in vena di giocare. Poi però incontrano gli occhi di James, e qualcosa nel suo sguardo li lascia senza parole:

"Anche io gioco! Grazie James," replica. "Devo solo... solo andare un attimo in camera. Torno subito."

E così dicendo, con il mantello ben stretto sotto la divisa, corre su per il dormitorio.

Infine, anche Remus e Sirius vinto dall'insolito atteggiamento degli altri due, si lasciano convincere.

"Ehi, ragazzi!" Lily Luna sorride e ondeggia i lunghi capelli rossi, "Che bello che ci siete anche voi! Però siete avvertiti, noi siamo davvero competitivi."

"Ehi," é Fred, questa volta. Lo stesso tono spensierato di sempre mentre James scende gli ultimi gradini e li raggiunge: "Cosa sono quelle facce? Sembra che abbiate incontrato dei morti."






 

Note a piè di pagina:

Come vedete sono molto più attiva perché ho finalmente dato quegli esami che mi stavano facendo uscire pazza. Il capitolo è parecchio lungo e vi avviso anche che lo sarà io prossimo (già scritto, solo da rileggere).
Le cose cominciano a entrare nel vivo della storia, a breve (ops, spoiler) ci sarà anche la scoperta da parte della Nuova Generazione e... Natale! Cosa succederà secondo voi?

Spero che la storia vi piaccia e anche la piccola parentesi che faccio ogni tanto su Lyn Baston e James Sirius (miei piccoli pezzi di cuore) vi interessi.

Se vi andasse di cogliere alcune piccole informazioni che dissemino nei capitoli, molte cose le potete trovare in una One-Shot che ho pubblicato "una vita di prime volte - James secondo Lily".

 

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Capitolo 12
*** 12. Un nuovo compagno di banco ***


Un nuovo compagno di banco 
 

Quando quella mattina Lily scende a colazione si sente più smarrita e spaesata che mai. Nessun James che l'aspetta in Sala Comune, nessun Malandrino che le tiene il posto. Nessun Sirius che insiste per dare una sbirciatina al suo Tema.

Nulla di nulla.

Lily raggiunge la Sala Grande e le sembra di essere tornata in dietro di un anno e mezza, quando con Severus aveva smesso di parlare e le sue amiche si erano rivelate non poi così amiche.

Però la ragazza se ne rende conto solo ora, che anche nei momenti in cui pensava di aver raggiunto vette inimmaginabili di solitudine, lei un anno e mezzo prima non lo era mai stata davvero: aveva James, che in un modo assolutamente fuori dal comune e di certo nei suoi standard, aveva trovato il modo di non lasciarla affogare in quell'abisso che era diventata la sua vita.

Una battuta, qualche appunto scambiato, un litigio. E poi le chiacchiere in Sala Comune, e loro sempre più vicini, sempre più loro.

Lily se ne accorge solo ora di come James non l'abbia mai lasciata realmente andare, di come abbia continuato a vederla, a farla sentire viva in un periodo in cui si sentiva semplicemente invisibile.

Per cui, quando quella mattina scende a fare colazione, la Grifondoro sente realmente come se le mancasse una parte. Come avesse lasciato indietro un pezzo di sé fondamentale.

Per un momento considera anche l'idea di ritornare sui suoi passi, di ammettere a sé stessa e a James che le sue sono solo paure ma che infondo é un anno e mezzo che aspetta quel bacio.

Forse, ma proprio forse, in realtà sono sette anni che aspetta che James Potter la baci e le travolga l'esistenza.

Eppure Lily non ce la fa: oltrepassa il varco della Sala Grande, individua i Malandrini e tutte le scoperte della sera prima piombano su di lei con una forza quasi aggressiva.

E Lily lo vorrebbe davvero: annullare tutto, correre da lui, stringergli il mignolo. Stringergli anche l'anima con la sua. Ma non ce la fa, ormai si sente un prodotto con la data di scadenza ben marcata sopra.

E questo la paralizza.

"Grace, ciao!"

La ragazza si gira alle sue spalle, verso un'estremità del tavolo di Grifondoro, e individua velocemente la figura di Lyn Baston. Le rivolge un sorriso timido e con una mano le fa cenno di sedersi di fronte a lei.

Lily prende fiato, dopodiché ributta fuori l'aria con un ultimo sguardo verso i Malandrini: James non la guarda, non alza neanche gli occhi dal piatto davanti a sé. Ormai, per lui, non esiste più.

"Ciao, Lyn! Come va?"

"Bene, grazie," la ragazza gli sorride, eppure Lily nota subito come non riesca a estendersi anche agli occhi. "Ti ho vista tutta sola. Magari volevi andare dai tuoi amici, scusami!"

"No, figurati, anzi! Mi fa davvero piacere, effettivamente non sapevo bene dove sedermi."

Lyn annuisce comprensiva. "Tira una brutta aria, eh?"

"Se vogliamo dirla così. Tu da cosa l'hai capito?"

"Oh," accenna una piccola smorfia imbarazzata, "Li ho sentiti parlare. Non che volessi ficcare il naso, figurati! É che parlano davvero ad alta voce."

Lily sgrana gli occhi. Possibile che abbia... no, irrealistico, o non sarebbe certo così tranquilla.

"Ah... e... cosa dicevano?"

"Nulla di che, in realtà. Kyle insisteva per sapere perché Jake sembrasse essere passato sotto una mandria di schiopodi inferociti."

"Oh, e lui? Cos'ha risposto?"

"L'ha mandato al diavolo," la ragazza si stringe nelle spalle. "Poi tu sei arrivata, ho visto che non andavi da loro e ho collegato le cose. Ho pensato che ti avrebbe fatto comodo un po' di solidarietà."

"Effettivamente sí," a Lily sfugge quello che potrebbe essere il primo, vero sorriso da tanto tempo. "Ne ho proprio bisogno al momento. I tuoi di amici, invece?"

"É inutile che ti guardi intorno," la ferma prima ancora che possa voltare la testa, "Non troverai nessuno. Diciamo... diciamo solo che c'è una brutta aria anche tra noi."

"Vuoi..." si schiarisce la voce. Dannazione, lei non é mai stata brava in quelle cose lì. Con Severus non é che parlassero di questioni di cuore, proprio no. "Sì, insomma, vuoi parlarne?"

Lyn scuote la testa, amareggiata. "Non é che ci sia molto da dire. James é un coglione e, beh, diciamo che la famiglia Weasley-Potter ha un senso della lealtà molto alto."

"Mi dispiace, Lyn. Sono sicura che chiarirete."

"Non so se ne ho voglia, a essere sincera," esclama all'improvviso e per poco Lily non sobbalza sul posto dalla sorpresa. "Insomma," la guarda indecisa, "Metti caso che ti piace una persona, no? E tu piaci a lui, okay? Beh, a questo punto mettervi insieme non dovrebbe essere la cosa più ovvia e semplice?"

"Beh, adesso... non è che sia sempre così semplice!" borbotta lei, in risposta, sentendosi stranamente punta sul viso. "Ci sono un sacco di fattori e variabili che entrano in gioco."

"Ma per piacere! Te la dico io la variabile, ed é che quel microcefalo di Potter non ha il minimo di coraggio Grifondoro che tanto decanta. Ha troppa paura per fare un passo verso una qualsiasi direzione che possa smuoverlo dai suoi punti fermi. Allo stesso tempo però si aspetta che tutti rimaniamo fermi, immobili come lui ci vuole. Beh, non funziona così!"

Lily sgrana gli occhi e schiude la labbra. Si sente di svenire. "Ma magari ha paura. Forse c'è qualcosa che lo frena e..."

"Si fotta la paura, Grace. Perdonami se ti sembro brusca, ma se qualche stupida incertezza é più forte della mia presenza nella sua vita, allora non lo so più io se voglio esserci ancora. Valgo molto di più di qualche paura balbettata senza senso."

"No, sì, certo. Hai ragione. Ma magari non per tutti é così facile lasciarsi andare, è pur sempre un rischio e i sentimenti sono così instabili alle volte. E poi ci sono tutte quelle conseguenze, un sacco di persone dipendono da voi. La loro vita stessa, il loro futuro é nelle vostre mani..."

"Grace, ma di che diamine stai parlando? Ho dei seri dubbi a credere che da un'uscita a Hogsmeade possa dipendere il destino dell'intero Mondo Magico."

"Oh, non hai idea," mormora Lily a mezza voce, lanciando uno sguardo obliquo verso il lato sinistro del tavolo: James è ancora lì, tra Remus e Sirius, in silenzio e con lo sguardo scuro.

Lyn, comunque, non sembra averla sentita: "Semplicemente, James é un senza palle e ha deciso di rinunciare anche alla vostra amicizia. Ma quello che è peggio, é che mi ha esclusa da tutto e..."

Quando tre quarti d'ora dopo, Lily varca l'aula di Pozioni, Lyn é ancora al suo fianco: hanno parlato di tutto e di niente nel corso di quei quarantacinque minuti. E lei non si sente così leggere da tempo, ormai.

Non é sicura, in realtà, di essercisi mai sentita. Con Petunia era sempre tutto un "stai attenta qua," oppure "questo non lo dire" o ancora "c'è qualcosa di sbagliato."

Con Severus, invece, era un continuo inseguirsi e trovarsi, e poi separarsi immediatamente. Oscillavano costantemente tra il passato e il futuro, tra ciò che erano stati e ciò che Lily non era sicura sarebbero più potuti essere. E poi erano arrivate le discussioni, gli argomenti tabù, Potter, Black, i loro stupidi scherzi - ma soprattutto Mulciber, Mary McDonald, la Magia nera.

E infine con James le cose sono state semplicemente diverse. Lily non saprebbe delineare come né perché, semplicemente sa che James non é comparabile né ammissibile a nessuno degli altri punti fermi che si sono susseguiti nel corso della sua vita.

James é stato tutto e niente, é stato improvviso e allo stesso tempo un processo graduale, lungo una vita intera. James é - Lily se ne rende conto solo ora, con un certo imbarazzo - il suo inizio e la sua fine.

James sono i quattro anni che le restano.

Lyn Baston, invece, é come una ventata d'aria fresca. Per la prima volta Lily prova l'ebbrezza di qualche chiacchiera leggera, di una compagnia femminile senza competizione né invidia, ma soprattutto assaggia il piacere di una conversazione superficiale e allo stesso tempo stranamente complice.

In quarantacinque minuti, quell'insolita ragazza Grifondoro, che non ha mai visto circondata da altri che non fossero la famiglia Potter-Weasley, le ha dato un assaggio di come dovrebbe essere una vita normale, spensierata, da adolescente: nessuna guerra alle porte, né amici votati alle arti oscure. Nessun improvviso destino del Mondo intero sulle spalle.

Proprio per questo, Lily si sente in dovere di ricambiare il favore: e visto che la Baston ha avuto il merito di farla allontanare da tutti i suoi problemi, ora sarà lei a fare lo stesso.

Per cui, una volta entrare in aula, la afferra per un braccio e si frappone tra lei e James Sirius:

"Mi siedo vicino a te, oggi. Che dici?"

Lyn sgrana gli occhi, lancia un ultimo sguardo verso l'amico e infine annuisce, stringendole grata una mano.

Anche Lily le sorride e non può fare a meno di spostare gli occhi sui tre Malandrini in attesa in fondo all'aula: diciamo che non è poi così dispiaciuta di non sedersi vicino a loro.
 

⚡️
 

Remus sobbalza sul posto quando, accanto al suo banco vuoto, si palesa lo zaino di James Sirius Potter.

Il Grifondoro non ha idea di cosa stia succedendo tra i suoi amici, sebbene abbia una certa vaga idea che non sia uno dei loro soliti battibecchi, ma proprio non capisce perché deve finirci lui per mezzo, ecco.

Nei banchi davanti, riesce a sentir perfettamente Sirius chiedere a James cosa stia accadendo - in modo un più colorito di quanto avrebbe fatto Remus stesso, probabilmente - tra lui e la Grifondoro. In cambio, tuttavia, riceve solo un grugnito.

Remus lancia un'occhiata di sbieco al suo nuovo compagno di banco e non può fare a meno di notare come nonno e nipote abbiamo messo su la stessa, identica espressione imbronciata con il resto del mondo.

"Te l'avevo detto che stavi facendo il coglione! Hai tirato troppo la corda," esclama Fred all'improvviso, prendendo una sedia da un banco vicino e unendosi a loro. "E conosci Lyn, sapevi che non sarebbe rimasta zitta a farsi ignorare."

"Fred..." James Sirius continua imperterrito a guardare le pagine del proprio libro di pozioni, "Dí un po', perché non vai a farti fottere?"

Oh, no, non può fare a meno di pensare il licantropo, non vorranno mettersi a litigare proprio lì accanto a me?

Ma, contro ogni aspettativa, Fred Weasley scoppia a ridere, scuote la testa e assesta una poderosa pacca sulla spalla del cugino.

"Senti, vedi di risolvere le tue turbe da tredicenne brufoloso davanti la sua prima cotta," esclama a quel punto e alza una mano, per impedire che l'altro lo interrompa, "Sono stanco di fare avanti e indietro tra voi due zucconi."

"Nessuno te lo ha chiesto. Davvero, in questa famiglia dovremmo un po' imparare a farci gli affari nostri."

"Ricordami di ripeterti questa cosa quando passeremo un'altra uscita a Hogsmeade a seguire Lily durante un appuntamento."

James Sirius stringe la presa intorno al banco e arriccia le labbra. "Che vuoi, Fred? Sto cercando di studiare!"

"E da quando tu studi? Non sai neanche leggere. Sono qui per fare il cugino più grande, ovvio."

"Fred, per Merlino! Mi lasci perdere? E poi sei più grandi di soli due mesi, non é poi questa gran cosa."

"Ah, allora te lo ricordi di non essere più un dodicenne?" il ragazzo si alza dalla sedia e si stiracchia vistosamente. "Miseriaccia, Jim! Va bene che hai una faccia di culo, ma non pensavo che ci ragionassi pure. Ti piace la tua migliore amica, e quindi? È un difetto genetico di famiglia, è l'istinto Weasley."

"Non mi piace Lyn. Smettila con questa storia, ne stai parlando con tutti e Lucy - no dico, Lucy! - mi ha fermato per chiedermi come andassero i miei affari sentimentali."

Il ragazzo, a questa confessione, si esprime con una smorfia. "Proprio non capisco quale sia il problema di quella ragazza," scosse la testa, "Ma posso occuparmi di un solo familiare disagiato alla volta, e oggi sei tu il fortunato. Smettila di tenere il muso o finirà che con Boots ci si metterà per davvero."

"Ehi... aspetta! Che c'entra Boots, ora? L'ha visto di nuovo? Lo vedrà? Aveva detto che non c'era niente• James Sirius alza finalmente lo sguardo e incontra la figura dinoccolata e lentigginosa del cugino. "Merlino, dov'é che vai adesso?"

Fred Weasley sgrana gli occhi e scuote la testa incredulo, proprio mentre il professor Lumacorno fa il suo regalo ingresso.

"Pensavi davvero che avrei seguito due ore di Pozioni con due ragazze inferocite dietro di me?" e così dicendo attira lo sguardo di tutti e quattro i ragazzi seduti al banco, "Non so cosa abbiate combinato, ma non sono qui per raccogliere i vostri disastri. Detto ciò," tira fuori una gelatina colorata e le da un morso, "È stato un piacere. Jim, sai dove trovarmi. Caro Frank, sappi che il mio adorato cugino é un asso in Pozioni, non farti ingannare dall' espressione stupida sulla sua faccia. Ce l'ha dalla nascita purtroppo."

Ma Remus - o meglio, Frank - non fa in tempo a replicare perché, improvvisamente, fiotti di sangue cominciano a uscire dal naso del ragazzo.

"Professore," con estrema tranquillità, Fred alza una mano e sorride, "Temo di dover andare in infermeria. Credo sia grave."

Sotto gli occhi sbigottì dei tre Malandrini, e quelli assolutamente indifferenti del resto della classe, il professor Lumacorno non si volta neanche verso di loro.

Si limita a un veloce gesto di bacchetta, prima di riprendere a spiegare la pozione del giorno. Fred, intanto, senza sentirsi minimamente toccato dall'atteggiamento del professore, raccoglie lo zaino ed esce baldanzoso dall'aula.

"Ma che porco Merlino..." sussurra Sirius, ma Remus non gli da il tempo di finire che gli tira un calcio da dietro.

"Ma sta bene?" é invece l'intervento di James, che continua ad adocchiare con una certa preoccupazione la porta dell'aula. "Non dovremmo andare a vedere come sta?"

James Sirius ridacchia, ben attento a non farsi notare. "Ma no! Sono Merendine Marinare, un invenzione di mio zio. Con un'estremità perdi sangue o vomiti, così da saltare le lezioni, e con l'altra fermi tutti."

"Merendine..."

"Ma é geniale!" Sirius per poco non lo urla, sovrastando il mormorio perplesso del licantropo. "Dove le posso comprare?"

"Oh, non preoccuparti. Per i nuovi clienti mio zio invia sempre dei campioni gratuiti. Gli dirò che siete degli amici dall'America... sapete, è tanto che pensa di aprire una filiale anche oltreoceano. Voi potreste diventare delle inaspettate cavie."

James sbatte le palpebre, sempre più sorpreso e confuso. "Cavie?" ripete allora a mezza voce.

"Oh, niente di preoccupante. Tranquilli!" li rassicura il ragazzo e poi si rivolge verso Remus, "Allora, compagno di banco, come te la cavi in Pozioni?"

⚡️
 

Quando la lezione finisce e Lumacorno li congeda tutti, attardandosi per raggiungere i suoi ragazzi del Lumaclub, Remus non può fare a meno di osservare James Sirius con la sua miglior espressione di stupore.

Il ragazzo ha, infatti, passato buona parte della spiegazione a giocare - da una parte all'altra dell'aula! - con il cugino Fred, rientrato dopo soli dieci minuti di gloria nei corridoi, lanciandosi palline di carta da una parte all'altra dell'aula e simulando una partita di Quidditch da tavolo. Poi, come se ci fosse stato un improvviso scambio di persona, non appena Lumacorno aveva smesso di parlare, era scattato in piedi e aveva svolto la Pozione migliore che Remus avesse mai visto.

Addirittura Lily, qualche fila più in là, era stata in particolare difficoltà quella mattina, ma lui no.

E non solo avevano finito con notevole anticipo, sebbene è opportuno sottolineare come l'intervento del licantropo per la buona riuscita di questa pozione sia stato totalmente irrisorio, no! James Sirius non si era accontentato: aveva aggiustato quella dei Malandrini davanti a lui e poi aveva cominciato a mandare bigliettini al cugino per aiutarlo.

In tutto questo, Remus lo aveva visto più volte soffermarsi con lo sguardo su Lyn Baston, senza mai però trovare il coraggio di spiderle uno dei tanti bigliettini che le aveva scritto.

Ecco, James Sirius Potter- Remus lo ha appena scoperto e ne è ancora sconvolto - é un assoluto mago in Pozioni, mai visto niente di simile! Con le ragazze, però, c'è da dire che é proprio tale e quale al nonno.

"Grazie mille, James," Sirius si avvicina e stringe una mano al ragazzo, sorridendo. "Ci hai salvati. Stavano andando verso un disgustoso verde melma."

"No problem, amico," raccoglie lo zaino e si guarda intorno. "Beh, Frank, é stato un piacere. Sei certamente un compagno di banco meno molesto di Fred e meno impiccione di Lyn."

"Tradotto," s'intromette anche James, "Hai lasciato fare tutto a lui senza emettere un fiato."

I quattro ragazzi scoppiano a ridere, attirando su di se lo sguardo del resto della classe. Lyn e Lily, però, distolgono velocemente il loro, mentre Fred si affretta a raggiungerli.

"Non sapevo fossi così bravo," commenta dopo un po' Remus, prendendo le ultime cose dal suo banco. "Non... non offenderti, ma non l'avrei mai detto."

James Sirius si stringe nelle spalle mentre il cugino arriva e gli passa un braccio intorno alle spalle, ringraziandolo sentitamente per l'aiuto ricevuto.

"É che non sopporto il Lumacone. E poi," fa una piccola pausa, quasi assorto,"È quello che si aspettano tutti, no?"

Remus aggrotta le sopracciglia, già pronto a chiedere al ragazzo cosa significhino le sue parole. Ma lui si ridesta velocemente, si apre in un largo sorriso - che ora, il licantropo, non può fare a meno di chiedersi quanto sia sincero - e torna a parlare con gli altri.

"A proposito, Jake. Per la cosa dell'altra volta, noi oggi ci alleniamo. Se ti va fa un salto da noi e fai un giro anche tu," lo guarda per un momento, "Ma ce l'hai una scopa?"

James, però, fin troppo entusiasta, é già alla carica per descrivere la scopa che, sí, ha ma sicuramente é un po' troppo vecchia per i loro standard e soprattutto è rimasta indietro nel passato.

Ergo, lui non ha una scopa.

Remus gli lancia un'occhiata ammonitrice mentre Sirius fa un passo in avanti, precedendolo:

"No, l'ha dimenticata a casa. Ma prenderà una di quelle della scuola."

James Sirius fa per ribattere qualcosa, quando il suo sguardo viene attirato da una testa bionda poco dietro di lui.

"Beh, cugino," Fred gli batte una pacca sulla spalla, "Direi che é il momento di non farmi più vergognare della nostra parentela. Va' a parlarle."

James Sirius sbuffa, si passa una mano tra i capelli e gonfia il petto - e Remus e Sirius si scambiano la medesima occhiata divertita, davanti a quel siparietto così familiare per loro.

"Vado," fa due saltelli, butta fuori l'aria e... "Lyn... Lyn!... BASTON!"

La ragazza, a questo punto, sempre col fedele braccio di Lily sotto al suo - ma quando accidenti sono diventate così amiche? -, si ferma con un piede già fuori dall'aula. Si volta a tre quarti e arrossisce.

"James," risponde però con voce dura, fredda. E poi aggiunge: "Potter!"

"No, no... senti, io..." si guarda brevemente intorno, notando parecchi sguardi su di sé, "Io volevo... voglio!... vorrei parlarti."

"Questa sì che è una sorpresa!" esclama lei, sgranando gli occhi fintamente. Poi si gira verso Lily, "Hai visto Grace, ora vuole parlare con me?"

Lily, almeno, ha il buon senso di rimanere in silenzio e per un breve istante Remus la vede soffermarsi con lo sguardo sul suo amico. Ma James continua tenere lo sguardo basso e lei infine rinuncia.

Ma che diamine é successo tra quei due?"

"Sono..." James Sirius alterna lo sguardo tra le due ragazze, "Siete diventati amiche, ora?"

Lyn annuisce, energicamente. "Sì! Abbiamo convenuto entrambe che volevamo prendere un po' d'aria dai Grifondoro gonfiati, arroganti e vanesi che ci circondano."

James, a quelle parole e forse sentendosi chiamato in casa, alza la testa lentamente. Lily invece sgrana gli occhi, per davvero:

"Io questo non l'ho mai detto, in realtà," tenta di giustificarsi. "Giuro, non ho mai... detto... o pensato..." la voce le si affievolisce fino a scomparire del tutto

"Ascolta Lyn, volevo solo dirti..."

"Cosa?"

James Sirius alterna lo sguardo dalla ragazza, al cugino al suo fianco. Poi, con una breve occhiata, osserva tutta la classe ancora ferma intorno a loro, curiosa e attenta a ogni minima parola che si dicono.

Infine, Remus lo vede abbassare le spalle e chiudervisi dentro a riccio. Scuote la testa il licantropo, prevedendo già la prossima mossa del ragazzo.

"No, niente. Oggi anticipiamo l'allenamento di mezz'ora."

Lyn annuisce lentamente. Mormora un okay a mezza voce e fa un passo indietro.

James Sirius annuisce anche lui: occhi bassi, labbra appiattite e spalle ricurve.

Lily sospira, lancia un ultimo sguardo triste verso di loro e cerca di dire qualcosa a James.

Ma James, per finire, le da le spalle. Non la lascia nemmeno iniziare che alza un muro verso di lei e si volta per dare una pacca all'altro Grifondoro.

"Lasciala perdere," dice ad alta voce, "È solo una ragazza! Sai quante ne trovi?"

Lily se ne va, esce e affretta il passo lungo il corridoio. Lyn é già lontana anni miglia.

Remus si sente pungolare al fianco, si volta e incontra lo sguardo perplesso di Sirius: "Ma tu sai che Merlino é successo?"

Il licantropo scuote la testa, proprio mentre dall'altra parte del gruppo Fred Weasley fa lo stesso.

A interrompere quello strano siparietto, é la voce di Lumacorno.

"Ah, signor Potter, eccolo! Speravo proprio di poterle parlare, é sempre così sfuggente. Mi dica, suo padre come..."

Remus fa giusto in tempo a sentire un'imprecazione a mezza voce prima che il professore piombo su di loro.
 

⚡️
 

Una volta saliti in camera, dopo aver pranzato in totale silenzio, i tre Malandrini si buttano sui propri letti.

Sirius, però, blocca James nell'atto di chiudere le tende e isolarsi dagli altri: "Possiamo parlare, Prongs?"

"Sono un po' stanco, Pad. Non dirmi nulla, ma vorrei chiudere un po' gli occhi," mormora a bassa voce e, così dicendo, finisce di chiudere le tende, creando così una barriera tra lui e il resto della stanza.

Remus e Sirius si scambiano uno sguardo complice, serio e che non riesce a nascondere la preoccupazione che entrambi stanno provando. James, tra tutti loro, é sempre stato quello più espansivo e aperto.

Non ha mai paura, il loro amico, di mostrare i suoi sentimenti o di ammettere qualcosa ad alta voce: e questo è un lato del suo carattere che i ragazzi gli hanno sempre invidiato, entrambi costantemente così timorosi di ammettere ad alta voce le proprie debolezze o difficoltà.

James no, invece. Se ha fame, se ha paura o se é felice, spalanca la porta del loro dormitorio e lo annuncia a gran voce: non prova imbarazzo, mai, e non si é mai tirato indietro quando si trattava di scavare nei loro passati o musi lunghi per farli venire fuori.

Remus e Sirius si guardano e si rendono conto che, a essere sinceri, nessuno dei due sa bene da che verso prendere quella versione così inusuale del loro amico: si lanciano qualche occhiata di traverso, mimano frasi sconnesse e gesticolano animatamente.

Alla fine, pero, rimangono entrambi fermi e in attesa di qualcosa.

Sirius sbuffa, si alza in piedi e si appoggia contro lo stipite della finestra: infila le mani nelle tasche del mantello e incrocia le gambe. Remus é in attesa, aspetta.

"So che non stai dormendo," si decide a parlare, "E so che non sei stanco. Ti conosco..." lo guarda brevemente, "Ti conosciamo!"

Remus annuisce, sebbene James non possa vederlo, e si aggiunge a quella conversazione con le tende: "Abbiamo pensato che avevi bisogno di tempo e che saresti venuto a parlarci quando avresti voluto, o saresti stato pronto. Probabilmente abbiamo sbagliato, tu con noi no l'hai mai fatto. Ci hai sempre placcato senza darci il tempo di rimanere solo con i nostri pensieri."

Dalle tende, o meglio da dietro, continua a non provenire neanche un rumore. Per un momento Remus comincia a temere seriamente che l'amico stia dormendo, ma Sirius scuote la testa e prende un respiro profondo:

"Io sono giorni che penso a cosa dirti, ma credo di aver evitato l'argomento per paura. Perché sono terrorizzato, James, ma non mi sembra giusto dirtelo o pensarlo. Perché, insomma, questa é una cosa tua, io non centro, e qualsiasi cosa mi sembra inutile da dire. Fuori luogo!"

"Sirius ha ragione," Remus sbuffa una risata, anche se non c'è traccia di divertimento nella sua voce, "Non pensavo l'avrei mai detto, scusate! É che Sirius ha proprio ragione e siamo stati entrambi due codardi. Ci dispiace. Però non tagliarci fuori, parlaci. Dobbiamo solo cercare un modo per risolvere questa cosa."

Finalmente, e Remus si rende conto di essere rimasto col fiato sospeso e in attesa fino a quel momento, si sente un fruscio dal letto di James. Il rumore di qualcosa che viene tolto, probabilmente sta poggiando gli occhiali sul comodino, e un colpo di tosse.

"Cosa vuoi risolvere, Remus?" la voce che parla, però, é lontana anni luce da quella a cui sono entrambi abituati da sette anni a quella parte: é rotta, amara, grave. Non c'è speranza in lui, solo tanta tragica consapevolezza. "È il futuro, non lo puoi cambiare."

"Potremmo ammazzare quello stupido, inutile ratto e..."

"Sirius!" chiama James e il richiamo arriva forte alle loro orecchie. Persino il ragazzo si zittisce e smette di inveire. "Non voglio parlare di Peter. Non... non riesco ancora a realizzare questa cosa, e se devo essere sincero continuo a pensare se non sia colpa nostra."

Remus trattiene un sussulto e anche il desiderio di andare lui, spalancare le tende e tirargli un pugno in pieno naso: "Colpa nostra? Ma sei diventato scemo, per caso?"

"Conosciamo Peter da una vita," continua lui, come se Remus non gli avesse appena urlato contro e Sirius non si fosse lasciato andare a una lunga sequela di epiteti capaci di far arrossire anche il meno innocente di loro. "Ogni giorno spalla a spalla, abbiamo condiviso con lui ogni attimo della nostra vita. Cos'è andato storto? Cos'abbiamo sbagliato per spingerlo a non fidarsi di noi, a tradirci?"

"É solo una fogna, James! Non puoi salvare tutti, non tutti lo vogliono. Alcuni sono semplicemente delle merde e stanno bene così. Non sei invincibile."

James si schiarisce la voce e continua a parlare: indifferente, calmo, riflessivo. Analizza la situazione come se non fosse lui il diretto interessato, come se non fosse lui che nel giro di quattro anni finirà ammazzato per salvare la sua famiglia a causa di un tradimento.

"Perché nessuno di noi se n'é accorto? O, per meglio, perché non ce ne accorgeremo? Passiamo gran parte delle nostre giornate insieme e, vi assicuro, che a volte mi basta uno sguardo per sapere quando qualcosa non va. Remus... ormai ti sei sintonizzato sugli umori di Sirius. E tu, Pad, a volte cominci a sentire l'arrivo della luna ancora prima che lo faccia lui. Sappiamo tutto quello che riguarda gli altri, allora perché non ci accorgeremo che qualcosa non va in Peter? In cosa sbaglieremo?"

"Non é colpa tua," sussurra Sirius, poi muove un passo verso il letto e un altro. Alza la voce: "Non é colpa tua! Mi hai capito? Non voglio mai più sentirti dire che una cosa del genere... che... cazzo, James! Morirai, perché Peter Minus, che ha sempre avuto tutto da noi, ti volterà le spalle alla prima occasione. Morirai perché... "

"Perché forse, Sirius, della vita non ci abbiamo mai capito un cazzo," improvvisamente, le tende a baldacchino cominciano a muoversi e da dietro compare la figura spettinata e tormentata del loro amico. "Peter é nostro amico e noi non saremo capaci di stargli affianco."

A quel punto Remus non ci vede più dalla rabbia. Si alza di scatto, fa poche falcate in avanti per colmare la distanza e carica il pugno. Pochi secondi dopo, James lo osserva dal basso: gli occhi sgranati, il naso con un piccolo rivolo di sangue in uscita e le labbra tremanti.

Poi é il caos.

"Che gran figlio di puttana," James lo afferra per la vita e lo scaraventa a terra.

"Ragazzi!" é l'esclamazione di pura incredulità che proviene da Sirius. Remus non sa se la sorpresa stia nel fatto che, effettivamente, James e lui si sitano rotolando sul pavimento a suon di calci e pugni, o che lui, Sirius, ne sia rimasto totalmente estraneo. "Cazzo! Ma siete matti? La smettete."

"Come ti permetti, eh?" sbotta James nel frattempo, riuscendo a prevalere su di lui e salendogli sopra. "Che cazzo ne sai tu? CHE CAZZO NE SAI?"

Remus alza una gamba di scatto nel tentativo di colpirgli la schiena e fargli perdere l'equilibrio. Poi, in affanno, risponde: "Niente! Perché non parli da giorni e non sappiamo neanche cos'è successo con Lily, e tu continui a non volerci dire nulla. E poi all'improvviso te ne esci con tutte queste stronzate! Beh, mi hai rotto il cazzo, James," un altro pugno, un calcio. Le posizioni si invertono: "Questo perenne atteggiamento da eroe mi ha proprio stancato."

"Ragazzi..." Sirius, poco distante, sembra quasi balbettare.

"Non nominarla! Hai capito? Non nominare Lily, non ne hai il diritto, non sai... non puoi... non..." il fiato gli si mozza in gola, le parole gli escono sempre più sconnesse.

Remus ha già smesso di colpire, quando Sirius ricorda di avere una bacchetta, di essere un mago e di poterli effettivamente separare. Con un veloce incantesimo fa sì che i loro corpi vengano sbalzati da un punto all'altro della stanza. Dopodiché, nessuno osa più muoversi.

Sirius, con ancora la bacchetta alta, e le guance arrossate. Remus, il naso sanguinante, un bernoccolo in testa e il fiato corto. E infine James, seduto contro lo schienale di uno dei letti, col petto che si alza e si abbassa freneticamente e le mani strette in un pugno.

"Peter Minus é feccia," prende finalmente parola, dopo tempo, Sirius. "E non voglio mai più sentirti dire che noi avremmo potuto e non abbiamo fatto."

Usa un tono che non ammette repliche. James annuisce, sposta lo sguardo su Remus e si inumidisce le labbra.

"Mi dispiace..." mormora infine e di passa la manica della divisa ad asciugare del sudore lungo la fronte. "Mi dispiace io... é tutta colpa mia," scuote la testa, "Solo mia. Lily non mi parla, non vuole..." punta gli occhi sul pavimento, le spalle rigide. "Non vuole più avere a che con me, dice che non ne vale la pena. Ha chiuso, non vuole... non può... è colpa mia! Peter é mio amico e per colpa mia Lily morirà, e avrò un figlio che non..." Sirius sgrana gli occhi alla vista delle lacrime silenziose che cominciano a scorrere sul suo volto. "È colpa mia."

James tira sul col naso, respira profondamente, quasi a scatto. Come se farlo, in quel momento, gli costasse uno sforzo immane.

"James..." Remus tenta di alzarsi, leggermente instabile a causa dei colpi ricevuti e dati.

"É solo colpa mia... mia... mia," gli sfugge un singhiozzo. "Non mi vuole più vedere, non ne vale la pena. Morirà per colpa mia!" un altro singhiozzo, più forte. Poi un altro e tanti, infiniti ne seguono. "È mio amico e non sono riuscito... colpa mia."

Poi non capiscono più nulla, perché Sirius si fionda sul Grifondoro in un placcaggio, a cui poco dopo si unisce anche Remus. Restano così, immobili contro il petto scosso dai singhiozzo dell'amico di una vita. Immobili, paralizzati davanti la consapevolezza del tempo che passa troppo velocemente e quattro anni sembrano già finire.

"É colpa mia," mormora un'ultima volta James, prima di scoppiare definitamente.



 

Note a piè di pagina:

Pubblico ora perché sennò mi dimentico e domani mi aspetta una lunga giornata di lavoro.
Che dire? Credo che questo capitolo si commenti un po' da solo. Ho deciso di dare finalmente un po' di spazio sostanzioso alla nuova generazione e ovviamente i ragazzi del settimo anno prevalgono rispetto agli altri per ovvi motivi.
Mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione?
Che ne pensate di James Sirius e Lyn Baston?
E James e Lily?

 

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Capitolo 13
*** 13. Il gioco del futuro ***


Il gioco del futuro
 

Sirius da un colpetto sul fianco a Remus, muove leggermente il capo e sospira: Lily é a pochi passi da loro, seduta sotto il portone d'ingresso. Davanti a lei si staglia il lago nero, gli alberi si muovono agitati sotto il peso del vento inarrestabile e in lontananza, invincibile, si erge il Platano Picchiatore.

I capelli biondi e corti, e a cui Remus ha fatto una tale difficoltà ad abituarsi, le ondeggiano sfarzosamente sulla nuca: ricorda ancora i primi giorni, il Licantropo, quando spesso e volentieri le passava accanto e neanche si fermava, alla ricerca dei suoi lunghi capelli rosso scuro.

"Andiamo," la voce di Sirius é un sussurro così flebile che si chiede se non ha semplicemente mosso le labbra. Poi si incamminano entrambi: mani nelle tasche, teste incassate nelle spalle e occhi socchiusi per colpa del freddo. "Ehi, Evans! Ti dai alle riflessioni malinconiche?"

Lily non si muove, non da il minimo cenno di aver registrato il loro arrivo. Rimane immobile e Remus per un momento si chiede se stia effettivamente respirando.

"Lily..." chiama allora, con voce dolce e indecisa, "Non vuoi rientrare? Tra poco abbiamo lezione?"

La ragazza continua a guardare davanti a sé, le labbra serrate, il viso insolitamente pallido.

Sirius lancia uno sguardo all'amico, é leggermente allarmato e allo stesso tempo impaziente: non sa bene come trattare con una persona così diversa da loro, e nessuno dei ragazzi ha la benché minima idea di come la Grifondoro sia realmente fatta.

Certo, sette anni di lezioni insieme e pasti spesso gomito contro gomito. Ma si può dire di conoscere realmente una persona?

Remus stringe le labbra e i pugni: ha condiviso ogni notte di luna piena con Peter Minus e non ha capito nulla di quello colui che affermava essere suo amico, come può arrogarsi il diritto di conoscere Lily Evans?

Sirius scuote la testa, il licantropo si chiede se condividano gli stessi pensieri: "Evans... coraggio... ti prenderai un malanno come minimo."

Lily sospira, sbatte le palpebre ma non si alza. Remus fa per dire qualcosa ma Sirius, borbottando qualcosa a mezza voce, si sfila il mantello dalle spalle e lo poggia su quelle della ragazza.

Forse é il calore improvviso o il contatto inaspettato, ma lei sembra come ridestarsi da un sogno: abbassa la testa, muove gli occhi e osserva il tessuto ricaderle sul corpo. Dopodiché si morde il labbro inferiore e torna a guardare davanti a sé.

Passano interminabili secondi - Remus si chiede se non sia il caso di pensare addirittura che siano minuti - prima che si decida a parlare. La voce le esce fioca, rotta: é solo l'ombra  del Prefetto, e successivamente Caposcuola, fiero che non arretrava davanti alle loro scorribande.

"Quando ero piccola facevo un gioco," si schiarisce la voce, "Con mia sorella più che altro. Ogni giorno sceglievamo una parola, tipo... una specie di tema del giorno, non saprei spiegarvelo. Un giorno era "fantasia", l'altro "scuola" e via così, e da lì inventavamo cosa saremmo state da grandi. Un giorno quindi sarei diventata una principessa, quello dopo un'insegnante. Una volta inventai di andare sulla luna, mi sembrava la cosa più assurda di sempre... beh... questo prima del mio undicesimo compleanno." Prende un pausa, si stringe nel mantello e aggiunge: "Non avevo mai pensato a un futuro così, però."

Remus sente la gola sorprendentemente arida, Sirius apre e richiude la bocca sistematicamente.

"Io... anche io facevo un gioco con mio fratello," ammette infine, sedendosi accanto alla ragazza e rivolgendo lo sguardo verso il Lago Nero. "Sognavamo di andare via... nessun albero genealogico o feste cerimoniose tra Purosangue, solo un sacco a pelo, uno zaino e noi due in giro per il mondo."

Lily annuisce impercettibilmente. "E poi?"

"Io ho continuato a giocare, lui é cresciuto troppo in fretta." Prendi anche lui una pausa, carica di passato e rimorsi, "Direi che neanche io mi ero immaginato un futuro così."

Entrambi, a questo punto, si voltano verso il terzo ragazzo di quell'atipico gruppetto: Remus sgrana gli occhi, arrossisce involontariamente e balbetta qualcosa. Infine, sotto lo sguardo sardonico dell'amico, si siede anche lui.

Si ritrovano così: Sirius a sinistra, Remus a destra e Lily al centro. Un bel quadro della disperazione, non può fare a meno di notare l'ultimo della fila.

"Io non giocavo granché," ammette in fine. "Ho cominciato a farlo una volta arrivato a Hogwarts..." Sirius, di riflesso, sorride nostalgico e con un velo di amarezza. "Non pensavo avrei smesso di farlo così presto, però."

Gli altri due aspettano: Lily tamburella con le dita sulle pietre che formano il pavimento di ingresso, Sirius si schiarisce la voce e Remus sospira.

"No," ammette infine, "Neanche nei miei giochi il futuro era così."

Annuiscono, quasi soddisfatti dell'ammissione del Grifondoro. Infine Lily abbassa lo sguardo.

"Lui... James... come sta?"

"Come te suppongo," é la risposta di Sirius, schietta. "Solo... aggiungici il fatto che la ragazza che ama gli ha dato un poderoso due di picche."

"Non é andata così..." mormora lei, gli occhi sfuggenti, "E qualunque cosa sia... gli passerà, ha solo bisogno di tempo."

"Caspita, Lily," a Remus sfugge un sorriso, "Tu sì che sei romantica, eh?"

Lei si stringe nelle spalle, nessuna voglia di minimizzare o parafrasare le sue parole per renderle più morbide. "Passa tutto nella vita, é normale. É nella nostra natura... passano le amicizie, i dolori, le morti... passerà anche questo."

A Sirius sfugge una risata sprezzante e Remus sobbalza, colto alla provvista: "Sai, Evans... un po' mi dispiace, perché tu mi sei sempre stata sui coglioni, ma almeno ti rispettavo."

Il licantropo sgrana gli occhi e per poco non si morde la lingua accidentalmente. "Sirius! Ma che..."

No, non è esattamente così che ha immaginato questa conversazione. Proprio no.

Lily anche, sebbene con qualche secondo di scarto per lo stupore, schiude le labbra e si volta lentamente verso il ragazzo. "Cos'è questo, un complimento o un insulto? Mi perdonerai se sono confusa."

"É un po' quel che ti pare, Evans. Non sono un fan dei giri di parole e neanche dell'ipocrisia. Tu e io non ci siamo sopportati per sette lunghi anni, il fatto che tu ora sia entrata nelle grazie del gruppo... o che noi siamo finalmente entrati nelle tue, di grazie, non cambia questo fatto. Fingere il contrario non é nella mia natura."

Remus si passa stancamente una mano sul viso. La luna é sempre più vicina, la sua emicrania più costante e i problemi sempre più in aumento. E Sirius certo non fa nulla per migliorare la situazione.

Si sporge all'indietro, per guardare l'amico oltre la schiena della ragazza. "Ti pare il caso, Pad?"

"Cosa?"

"Pensavo avessimo stabilito che non si può apertamente dite a una persona che non la si sopporta, né qualsiasi altra cosa ci passa per la testa."

L'animagus sbuffa contrariato, gli lancia un occhiata in tralice e accavalla in modo buffo - e secondo lui davvero scomodo - le gambe. "Ma Evans lo sa benissimo già da sé che non ci sopportiamo... vero, Evans?"

Lily passa lentamente lo sguardo tra i due ragazzi prima di annuire. "Sì, Black e io non ci sopportiamo... questo, di grazia, cosa a che fare con questo discorso?" A quel punto, più per amore proprio che per vero interesse, aggiunge: "Che, ci tengo a sottolinearlo, sei stato tu a iniziare venendo da me."

"C'entra perché nonostante questo," Sirius indica prima se stesso e poi la Grifondoro, "C'è sempre stata una sorta di rispetto reciproco tra noi. Non ti sopportavo ma eri una con le palle. Non avrei parlato con te neanche se sotto tortura, ma in qualche modo eri molto più gradevole di gran parte del nostro anno." Scuote la testa, guardandola tristemente - e Sirius azzarderebbe quasi di vedere della Remus dietro le iridi Trasfigurate e così poco familiari dell'amico. "Ora invece non lo so più... ti guardo e penso solo a... a quanto tu sia così lontana in realtà dall'idea che mi ero fatto di te."

Lily schiocca la lingua contro il palato, sprezzante. "Beh, spiacente per te, Black. Ma non pensavo di dover rendere conto alle tue considerazioni sulla mia persona."

Remus continua a passare lo sguardo tra i due ragazzi, vagamente allarmato dall'espressione fiera e a un tempo contrita di entrambi: è un attimo e, prima ancora che Sirius possa aprire la bocca, già sa che deve prepararsi al peggio. Perché semplicemente due caratteri come quelli di Sirius e Lily, due bombe a orologeria come loro, non sono fatti per convivere pacificamente per troppo tempo.

"Però a James sì. Credevo che a lui dovessi rendere conto per le tue azioni considerevolmente vili e codarde."

Ecco fatto, pensa Remus con rassegnazione, Ora come minimo dovrà sedare uno scontro tra i due... e non esclude la probabilità che possa essere Babbano.

"Non hai diritto," salta su Lily, come scottata, "Non sei nessuno per... non puoi..."

"Permettermi, Evans... ho cominciato ad avere voce in capitolo nel momento in cui le tue stronzate hanno coinvolto direttamente il mio migliore amico."

"La pensi così anche tu?!"

Remus alza la testa di scatto: l'ultima cosa che si sarebbe aspettato é di essere interpellato in quella conversazione suicida a colpi di sarcasmo e frecciatine.

"Io..." incontra lo sguardo di Sirius, "Ecco..." Lily gli punta gli occhi addosso, e lui non sa più come spostarsi per non incrociare quei fari verdi. "Va bene... va bene... calmiamoci tutti, d'accordo?"

"Sei d'accordo o no?" ripete Lily, lentamente ma con decisione.

"Fammi indovinare, non vuoi prendere una posizione?" Sirius scuote la testa e si rivolge alla ragazza, "Fa sempre così!"

Il licantropo sbatte ripetutamente le palpebre: quindi ora é lui il colpevole di tutto? Come ci sono finiti a guardarle lui in cagnesco?

"Allora?" chiedono i due ragazzi all'unisono, incrociando le braccia al petto nello stesso momento.

La scena, se non fosse tragica di per sé, avrebbe di certo del comico.

"Credo che ci stiamo agitando per nulla," alza le mani davanti a sé, nella speranza di calmare gli animi, "E che, soprattutto, vi stiate accanendo su di me senza motivo."

"Hai ragione," Sirius annuisce a scatti, "Torniamo a concentrarci sul Prefetto-perfetto e su come abbia rovinato tutto."

"Rovinato tutto io?!" quello di Lily é un urlo in piena regola. "E invece perché non parliamo di come Black metta costantemente il naso negli affari non suoi?"

"No... no... NO!" Remus si alza in piedi e si frappone tra i due ragazzi, che nonostante tutto hanno il merito di essere rimasti fermi nelle loro posizioni ad attaccarsi solo verbalmente. Non che ce ne sia da meravigliarsi, ma ecco... il ragazzo tira un piccolo sospiro di sollievo, conoscendo i soggetti in questione. "Ascoltate, così non risolveremo proprio nulla. Lily, siediti e per cortesia, abbassa la voce, ho già abbastanza mal di testa senza la tua voce squillante. Sirius..." indirizza uno sguardo di ammonimento all'amico, "Credi possibile metterti la lingua a posto e smetterla di dare giudizi inopportuni e non richiesti?"

Lily schiocca la lingua contro il palato e porta una mano alla spalla, poi si ferma a metà di un gesto e fa ricadere il braccio mollemente contro il fianco. "Pensate che per me sia facile? Che mi sia svegliata un giorno e abbia deciso di allontanarlo... di poter andare avanti con la mia vita come se niente fosse anche senza di lui? Sapendo quello che avrei potuto avere... ed essere..."

"No," Remus le rivolge uno sguardo addolorato, così vecchio negli occhi di un ragazzino, "Non lo crediamo affatto. Il motivo per cui siamo qui... a discapito dei metodi poco ortodossi," Sirius si muove a disagio sul posto, "È sapere come stai, cosa possiamo fare. Se c'è un modo per evitare..."

"E quale?" chiede la Grifondoro, con la voce improvvisamente spezzata. "Non c'è via d'uscita. Ditemi voi come... come faccio a svegliarmi al mattino e guardarmi allo specchio, sapendo che mi mancano solo quattro anni e poi sarà tutto finito? Come..." inspira profondamente col naso, "Cosa me ne faccio di due ore di lezione se tra quattro anni nulla di quello che sto studiando mi servirà. Come faccio a..."

"Col coraggio," la interruppe Sirius, la voce ridotta a un sussurro. "Semplicemente non c'è un modo, Evans. Ma noi siamo qui per trovarlo lo stesso, se possibile anche inventarlo. Perché siamo dei Grifondoro e non arretriamo davanti a niente."

Lily scuote la testa. "E credi che a Vol... a Voldemort importi in che casa ti ha smistato il capello? Che davanti la morte e un bambino di un anno, e un marito che non rivedrai più e degli amici a cui non avrai mai detto le tue ultime parole, importi se sei un Grifondoro o un Serpeverde?" Le sfugge un singhiozzo senza lacrime e si volta a guardarli con sguardo duro, fermo nonostante tutto. "Siamo tutti uguali prima di morire e tra quattro anni non farà differenza il colore della mia cravatta."

Remus stringe i punti con forza, si costringe a rimanere lì con loro. A non urlare, non scappare via. E a parlare, che ha ascoltato pure troppo per una sola mattina.

"Pensi che questa sia la scelta giusta?" la guardò dall'alto, gli occhi infinitamente tristi. "Credi che una vita di rimpianti sia meglio di quattro anni vissuti a pieno? Preferisci passare il resto dei tuoi giorni a nasconderti, piuttosto che combattere per quel poco che ti rimane?"

Lily schiude la bocca, la sorpresa sul suo viso é evidente, così come i dubbi come cominciano ad affollarle la mente. "Che senso ha..." mormora infine, "Combattere sapendo di aver già perso?"

Sirius si passa una mano tra i capelli e poggia i gomiti sulle ginocchia. "Passerò dodici anni ad Azkaban per un crimine non mio e Merlino solo sa quanto vorrei commetterlo davvero l'omicidio per cui verrò accusato... ma me ne farei anche trenta di anni, se bastasse a lasciarvi in vita... a farvi avere la vita che meritate, la famiglia da cui venire la domenica per una colazione o..." la voce si perde in un sussurro. "Mi farei consapevolmente tutti e dodici gli anni, se bastasse a dare a James... a te... almeno quattro anni in più."

Sirius schiude le palpebre a causa del vento sempre più rigido e sferzante. Poi continua: "Sai, Evans... io ci ho creduto davvero. Che noi potessimo fare la differenza, che noi cinq... noi quattro potessimo cambiare le cose. Ma se per te non ne vale la pena, se pensi che tutto questo sia inutile, non ha neanche senso parlarne."

Lily ricambia con un meccanico gesto del capo. Si alza con equilibrio traballante, raccoglie lo zaino da terra e "Odio i miei capelli." I due ragazzi la guardano sorpresi, al limite della sanità mentale. "Dico sul serio, non li sopporto proprio. Mi ricordano ogni giorno cosa sta succedendo, dove siamo e quanto poco io sia me stessa, quanto mi sia già stato strappato prima ancora che io possa averlo." Prende un respiro profondo e fa un passo verso l'interno del castello, "Detesto che siano così biondi e corti, e a essere sincera mi manca anche il mio naso... So che cercare un cattivo é molto più semplice e che trovare qualcuno a cui dare la colpa è tutto ciò che volete... E so anche che James, per voi, é come un fratello. Ma vi siete mai fermati a pensare che potreste non essere gli unici che farebbero di tutto per lui?"

La mascella di Sirius sembra toccare terra, tanto che il ragazzo la spalanca dopo quelle parole. Remus, invece, non riesce a staccare gli occhi dall'amica.

"Lily," la richiama dopo alcuni secondi di stupore, "Ma allora tu... lo ami."

E non é una domanda la sua, né un dubbio o un'affermazione: no! Remus si limita a constatare un'evidenza che é stata sotto il suo naso fino a quel momento e che lui é stato troppo cieco per notare, troppo impegnato a cercare un capro espiatorio.

Lily, tracolla in spalla, occhi infossati e occhiaie evidenti, si stringe nelle spalle piccole e malferme. "Che importanza ha ormai?"

Tutta, vorrebbe risponderle Sirius, poco distante da loro e ancora incapace di ribattere. Tutta l'importanza di questo mondo.


 

⚡️

 

"Glielo dobbiamo dire."

"No."

"Ma non possiamo fare finta di nulla."

"E invece sì."

"È nostro dovere..."

"Non direi proprio."

"Ormai lo sappiamo..."

"Sirius!" Remus si ferma in mezzo al parco con le spalle rigide. "Questa è una questione tra James e Lily, tu e io non possiamo farci nulla."

"Scusa... ma se io so che James si sente in colpa per Lily... e che Lily si sente in colpa per James... e che si amano reciprocamente, ma entrambi pensando di far soffrire l'altro..."

"Non far soffrire," lo redarguisce, "Ma condannare a morte certa."

"Quel che é. Se io so tutte queste cose, da amico e persona esterna, non è mio compito fare in modo che queste incomprensioni cadano del tutto?"

"No."

Sirius affretta il passo per rincorrere l'amico. "Ma perché scusa... é il codice dei Malandrini: assicurarsi sempre che gli altri siano..."

"Non si tratta di un codice, Sir. Non é un gioco, é del futuro di James e Lily che stiamo parlando, e solo loro possono decidere in merito."

"Ma si amano! E... e noi siamo Grifondoro, non ci fermiamo davanti a nulla: non abbiamo paura."

Remus scuote la testa e butta fuori un sospiro che si trasforma in condensa. "Lily ha ragione: a chi importa in che casa sei stato smistato quando sei davanti la morte?"

"Tutto!" risponde Sirius, con lo sguardo mortalmente serio. "Io non morirò da codardo, io non mi nasconderò, non scapperò."

"E questo ti fa onore... ma vuoi forse dire che qualche volta il cappello non sbaglia?" e così dicendo, il pensiero di entrambi vola al loro quarto amico... che ancora entrambi faticano a considerare come un traditore.

"Non voglio parlare di... di quel sorcio," Sirius sputa per terra e contrae i muscoli del viso. "Lily Evans ha ammesso di amare James, lo stesso ragazzo che cerca di uscire con lei almeno dal quarto anno... e tu vuoi dirmi che dovrei rimanere in silenzio e al mio posto, mentre il mio migliore amico perde la possibilità di uscire con..."

"Sí," lo interrompe il licantropo, "Sto dicendo proprio questo, Pad. Mi dispiace, d'accordo? Anche io vorrei poter fare qualcosa, ma è una questione tra loro due, non é nostro diritto metterci in mezzo. Lily ha ragione... dipende davvero tante cose da... questo, non sta a noi decidere."

Sirius annuisce, seppur con espressione contrita, e tira un calcio a un sassolino vicino i suoi piedi. Sbuffa, cercando di ributtare indietro tutti gli epiteti che vorrebbe cacciare fuori: perché semplicemente non é giusto, non é fottutamente giusto. James é la persona migliore che abbia mai conosciuto, é suo fratello e merita molto di più di quella merda che sará la sua esistenza - solo quattro anni, non si può neanche chiamarla vita.

E anche la Evans, per quanto sia la ragazza più spaccaboccini del loro anno, non dovrebbe ritrovarsi a scegliere tra l'amore e la morte: nessuno di loro dovrebbe, nessuno al mondo.

E Remus... e lui, Sirius, che passerà dodici anni ad Azkaban. No! Non é giusto: stringe i pugni, col pensiero rivolto a quel ragazzo che hanno accolto nel loro cuore e nelle loro vita, e che li calpesterà senza ritegno nel giro di qualche anno.

Quattro anni. Quarantotto mesi. Una vita. Un battito di ciglia.

"Non è giusto," mormora infine Sirius, non riuscendo a reprimere quei pensieri. "Non è così che dovrebbe andare."

"Lo so..." Remus tira su col naso ma non alza lo sguardo lui, non lo vuole scoprire se è raffreddore o altro: perché non é giusto, e allora continua a guardare in basso. "Sono giorni che vado in Biblioteca, alla ricerca di... qualcosa che neanche io so, a essere sincero. Mi sento così impotente."

"Pensi che saranno felici?" Si interrompe, indeciso, "O che lo siano stati? Non so che tempo usare."

"É James," Remus si stringe nelle spalle. "Ha avuto tutto ciò voleva dalla vita. Degli amici, la donna che ama e un figlio che ha protetto fino alla fine. Anche se pochi, sono sicuro che se li sia goditi tutti."

"E pensi che l'abbia capito?" Lotta con tutto se stesso per impedire che il cuore nel petto gli si frantumi in mille pezzi. "Intendo, prima di morire... credi che abbia pensato a..." la voce gli muore in gola.

"No. Per James sarebbe il massimo del disonore dubitare dei suoi amici," scuote la testa e ridacchia amaramente. "Sono sicuro che il pensiero del tradimento non l'abbia attraversato neanche un attimo, neanche un minuto prima di..." anche lui si interrompe, indeciso su come continuare.

"Ehi ragazzi!"

I due Malandrini si voltano di scatto e subito individuano il loro amico - neanche l'avessero evocato con i pensieri - seduto sotto un faccio in compagnia di altri ragazzi. Sirius stringe gli occhi mentre si avvicinano, riuscendo finalmente a mettere a fuoco quelle figure: sono Fred e Hugo Weasley, James Sirius, Albus e...

"Ah," mormora, piatto. "Che suicidio però, intendo passare i pomeriggi con loro. Un po' masochista, non trovi?"

Remus annuisce, mentre Lily Luna gli sorride ragniate e Rose Weasley agita mollemente una mano verso di loro.

"Ciao, ragazzi!" Fred Weasley gli sorride, continuando a lanciare per aria un frisbee zannuto. "Che si dice?"

"Niente di che," Remus pungola James con la punta delle scarpe. "Ti abbiamo cercato dappertutto."

"Colpa mia," risponde la voce cristallina e vivace di Lily Luna. "Sapete... ogni tanto facciamo delle specie di riunioni di famiglia... per parlare male dei familiari che non sopportiamo. Venendo però ho visto Jake, vagava da solo e con l'espressione di essere prossimo al suicidio. Non ho potuto fare a meno di portarlo con me."

Sirius annuisce lentamente, poi si butta a sedere accanto all'amico. "Sei depresso?"

"Non troppo," risponde caustico James.

Remus imita Sirius, e si lascia cadere anche lui sul prato - seppur con maggiore eleganza e minor rumorosità. "Cosa hai scelto, Torre di Astronomia o riserva di Veleni nell'ufficio di Lumacorno?"

"Scorta," mormora il ragazzo a mezza voce, "Veloce e indolore."

"Dipende," commenta James Sirius, disteso contro il tronco dell'albero e sguardo perso nel vuoto. "Tipo mio zio Ron ci stava rimanendo secco una volta, ma niente di istantaneo o fulmineo."

"Potresti andarle a parlare, sai," propose Lily Luna, incoraggiante. "Le porti un mazzo di fiori, una scorta di Mielandia e..."

"Non vuole vedermi," è la risposta secca del Malandrino, "E non credo di volerlo neanche io."

"Ragazze... portano solo guai." Albus annuisce alle sue stesse parole e si rivolge alla cugina, "Perché siete così complicate?"

"Credo che sia perché speriamo sempre che voi siate meno scemi di quel che date a vedere," Rose Weasley risponde con semplicità, come se avesse davanti un problema di Aritmazia a cui non riesce a venire a capo.

"Scusa," chiede suo fratello, Hugo, "Quindi stai con Malfoy perché é più intelligente della media?"

Fred Weasley borbotta qualcosa a proposito dei Malfoy.

"No," la risposta arriva da Lily Luna, "Semplicemente noi ragazze ci rendiamo conto che siete scemi proprio come tutti gli altri, ma almeno ci fate ridere."

Remus sbatte ripetutamente le palpebre, confuso da quella conversazione così affollata di voci che si accavallano. "Quindi... non capisco, se siete arrabbiate dobbiamo venirvi a cercare, oppure no?"

"No."

"Sí."

Tutti i ragazzi presenti si voltano verso le due cugine, che sebbene all'unisono hanno dato due conversazioni completamente opposte.

Fred Weasley inclina la testa, chiaramente confuso. "Si o no? Non ho capito."

"Beh..." comincia Rose, "Chiaramente quando siamo arrabbiate l'ultima cosa che vogliamo é vedere voi, che siete la causa delle nostre sfortune. Per cui no, davvero non vogliamo essere cercate, perché di solito dite sempre qualcosa di troppo e finisce che peggiorate la situazione..."

"Allo stesso tempo, però," continua Lily Luna, accodandosi subito all'altra, "Anche se non vogliamo davvero vedervi, ci fa piacere se ci cercate. Certo, peggiorerete tutto, ma poi ci farete ridere e infondo vi sarete anche fatti insultare consapevolmente."

"Quindi... é così che pensate voi ragazze?" Hugo si gratta una guancia, perplesso.

"É impossibile," interviene, invece, Albus. "Una persona non può pensare cose così contraddittorie e allo stesso tempo."

Le due cugine si stringono nelle spalle, abbozzano una risata e tornano a stendersi sul prato.

Approfittando dell'improvviso - e quanto mai atipico in presenza di quella famiglia - silenzio, Sirius si volta di nuovo verso l'amico. Fa per pungolarlo con il gomito, ma due voci femminile e sempre più vicine attirano la sua attenzione.

Lily - ops, Grace - e Lyn Baston camminano fianco a fianco, incuranti della presenza di tutti loro a pochi metri di distanza. James, seduto tra i due Malandrini, trattiene istintivamente il fiato e Sirius non può fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

Poi, però, é un'altra persona ad attirare lo sguardo di tutti: Alice Paciock - con grande sgomento e rossore da parte di Albus - é poco più dietro delle due ragazze del settimo anno. E, sempre sotto i loro occhi sorpresi, fa una corretta, avanza il passo e si affianca a una biondissima Lily Evans.

"Cioè..." James Sirius tossisce, "Ora sono amiche? Tutte e tre?"

Albus non ritiene necessario rispondere, mentre con lo sguardo continua a fissare quel bizzarro quadretto.

Sirius, invece, trattiene a stento una risata. Ben attento a non farsi sentire, si sporge oltre la schiena di James e richiama Remus. "Ehi..." bisbiglia, "Hai visto? Tutte le ragazze dei Potter che fanno fronte comune."

"Deficiente!"

"Oh... oh... aspetta! Lyn!" Sempre sotto lo sguardo sorpreso e curioso di tutti, James Sirius scatta in piedi - inciampa nel mantello, si da una spinta con i palmi delle mani e corre dietro le tre ragazze. "Aspetta, ti prego... per favore!"

Lyn, mantello svolazzante e capelli stretti in una coda serrata, si volta lentamente verso di lui. Allunga una mano e Remus la osserva agguantare il polso di Lily, sicuramente in cerca di appoggio e conforto.

Ma Lily - questo Lyn non lo può sapere, nessuno dei presenti può - é ben lontana da lì: i suoi occhi si sono incastonati tra il licantropo e Sirius. Verde contro marrone, James contro Lily.

Stringe le labbra con forza e assottiglia le palpebre, e Remus sa già che quello che dirà non sará niente di carino.

"Cos'è... riunione di famiglia?"

Sirius sussulta, si guarda intorno ma il resto dei Weasley-Potter non sembra aver fatto caso a quel commento, troppo occupato a osservare James Sirius che di passa una mano tra i capelli e comincia a ballettare.

"... e quindi... volevo... direi, sí... ecco..."

"Nel caso," James non si lascia scappare l'opportunità di rispondere, "Tu non sei comunque stata invitata."

Sirius chiude gli occhi, già pregustando il peggio. Remus porta una mano velocemente alla bacchetta.

"Lyn," prosegue a voce sempre più alta e veloce James Sirius, "Mi dispiace... mi manchi... andiamo a Hogsmeade come i vecchi tempi."

Lily sgrana gli occhi - per quale dei due James, Remus non riesce a intuirlo - mentre Lyn assume una colorazione così rossa da confondersi con le pluffe.

"Io... ecco... non posso."

"Eh?"

"Vado... ci vado già con Boots," ammette infine con tono amareggiato. "Me l'ha chiesto stamattina e io... insomma, noi non ci parlavamo..."

"Con Boots?" James Sirius fa un passo indietro, visibilmente ferito. Lyn si morde il labbro inferiore.

E rimangono tutti così: James con lo sguardo fisso su Lily, addolorato, tormentato. Lily che guarda istintivamente l'erba ai suoi piedi, le labbra pericolosamente tremanti e le ciglia vibranti. James Sirius con i pugni stretti e Lyn con le labbra dischiuse, una giustificazione in punta di lingua.

Dietro di loro, Fred Weasley borbotta un'imprecazione, Albus da manforte e a Lily Luna viene uno spiacevole singhiozzo.

"Allora..." Alice Paciock si fa avanti, entra a gamba tesa in quella rete di tensione e fraintendimenti mentre a Rose sfugge uno starnuto. "Che dire? Avete visto l'ultimo articolo sulla Gazzetta del Profeta?"

Hugo scuote la testa debolmente, appigliandosi a quel tentativo scarno di fare conversazione. "Non leggiamo la Gazzetta noi, alla nostra famiglia non piace."

La ragazza passa insistentemente lo sguardo tra le due coppie, visibilmente a disagio. "Oh, devo assolutamente portarvene una copia. C'era un articolo sul vostro amico."

Rose sbatte le palpebre, confusa. "Chi?"

"Il figlioccio di vostro padre, no? Teddy Lupin... pare che durante una missione..."

Ma Remus comincia a tossire, strozzatosi con la sua stessa saliva.



 

⚡️

Dan Dan daaaaan

Che dire, ci ho messo solo una vita ad aggiornare: ordinaria amministrazione! A mia discolpa l'università, più il lavoro, più una parvenza di vita sociale... lasciano poco spazio a wattpad.

Che dire... finalmente Teddy é entrato a gamba tesa nella storia, devo dire che non era ancora il suo momento originariamente luna ma lui ha puntato i piedi e quindi non ho potuto fare altro che ascoltarlo.

Mi piacerebbe davvero sapere che ne pensate.

In più, vorrei spezzare una piccola lancia a favore di Lily: so che la Rowling ha dato un'idea ben precisa della mamma di Harry, ma io l'ho sempre odiata. Sempre troppo perfetto ed eterea. Mai un passo falso.

Il mio intendo é anche quello di rendere Lily molto più umana: in lei c'è ancora e c'è già la donna coraggiosa che si metterà tra Harry e Voldemort, ma ora ha diciassette anni e le é stato buttato addosso un fardello enorme. Bisogna darle il suo tempo e, soprattutto, allontanarsi - nella mia modesta visione - dall'idea di perfezione immacolata della Row.

In più: ho finalmente preso del tempo per rispondere ai vostri commenti. Credo che i commenti più significativi e in cui ci sono dibattiti su personaggi etc, li metterò qui così magari do anche spiegazioni a voi 

 

 

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Capitolo 14
*** 14. Un futuro di troppo ***


Un futuro di troppo


Remus piega il numero della Gazzetta del profeta su se stesso e sospira.

Lily li ha raggiunti quella sera prima di cena, lo ha preso gentilmente per un braccio e, sotto gli occhi curiosi di James e Sirius, ha mostrato il giornale tra le sue mani.

"Sono riuscita a trovare una copia," ha detto. I tre ragazzi si sono scambiati uno sguardo e, in silenzio, hanno imboccato il corridoio opposto alla Sala Grande.

"Cosa dice?" mormora, titubante, Sirius.

"Niente di che..." Remus si schiarisce la voce. "Cioè... si parla di alcuni manufatti di Arte Oscura che... é un Auror, ha ventiquattro anni e... ed è mio figlio."

"Beh... benvenuto nel club dei papà," é il commento più che infelice di James.

Il licantropo reprime una smorfia e si lascia andare contro lo schienale della sedia, sconfortato.

"Remus..." Lily gli stringe una mano sul polso e sorride. "É una cosa bella... voglio dire, avrai un figlio."

Ma lui scuote la testa. Sospira rumorosamente, si passa le mani tra i capelli e li stravolge. Come ha potuto? È sempre stato consapevole della sua condizione, di ciò che è ma soprattutto che non sarebbe mai stato.

Un padre, un marito, un uomo felice.

Ha accettato questa sua condizione da tempo ormai, l'unica possibile. E ora scopre che invece in un futuro molto lontano avrà un figlio, che sarà un Auror e un... Scuote la testa, Remus.

Dilaniato dall'incertezza, dal senso di colpa e dal dolore di ciò che é: un mostro che, in preda all'incoscienza, ha messo a rischio ben più di una vita.

"Rem..."

James prova a farsi in avanti ma viene respinto con forza. Viene intercettato da un sorprendentemente silenzioso Sirius, che si limita a fare un cenno di diniego e abbassare la testa.

Conosce l'amico troppo bene per cercare di parlargli in quel momento: è consapevole, Sirius, che verrebbe scacciato, insultato e molto probabilmente anche picchiato. Gli viene quasi da ridere nel pensare come tutti abbiano una visione mite e dolce del loro amico, che non potrebbe essere più lontana dalla realtà.

"Remus..." inaspettatamente, a parlare non é stato un apprensivo James né un recalcitrante Sirius. Lily si é spostata i capelli dal viso e, ferma nella voce, ha attirato l'attenzione su di sé. "Tesoro... dovresti sederti e respirare, stai diventando innaturalmente bianco."

Remus annuisce quasi impercettibilmente, non dando segno di aver realmente compreso le parole appena ricevute. La ragazza sospira, guarda i due Malandrini e continua: "Sembra un bravo ragazzo. Magari é stato anche lui un Grifondoro, proprio come te... ed è un Auror, citato sulla Gazzetta! É una cosa bella..."

"Divertente," gli sfugge una risata sprezzante, "Che a dirmelo sia proprio tu. Sbaglio o sono due settimane che scappi e non guardi in faccia nessuno di noi dopo aver scoperto del tuo, di figlio?"

Lily sgrana gli occhi, mormora un "Sono solo dieci giorni" flebile e incassata la testa nelle spalle.

James, invece, si alza di scatto. Il volto rosso e gli occhiali storti sul naso. "Non prendertela con lei, non c'entra niente!"

Anche Sirius sposta la sedia da parte, imitando l'amico e facendo un passo in avanti. "Non scaldatevi, ora. Non di nuovo... non é tra di noi che dobbiamo litigare... se c'è qualcuno con cui prendersela, quello é l'unico non presente. Se proprio volete sapere la mia, dovremmo andare da quella fogna di..."

"Sirius!" Sono tre le voci che si alzano contro di lui.

Una spazientita, James.

Una sconfitta, Remus.

Una poco convinta, Lily.

"Va bene, continuate a litigare tra voi... bravi! E intanto Minus..."

"SIRIUS!"

James gli indirizza uno sguardo fulminante e indica il terzo Malandrino con il mento: "Ti sembra il momento?" Dopodiché, lancia un primo sguardo deciso su Lily - non riesce a non sospirare, perché gli sono mancati quei suoi occhi così familiari e avvolgenti, che per giorni non é riuscito a incrociare. "Moony... mi dispiace! Non volevo risponderti male ma... ma devi capire che non puoi prendertela con noi. Sirius ha ragione," alza una mano aperta per fermare l'altro, "Non su tutto! Ma sul fatto che dobbiamo restare uniti sì."

Remus annuisce lentamente, il volto nascosto tra le mani. La voce gli esce spezzata, affannosa. "Mi... mi dispiace. Lily, scusa! É solo che voi non capite. Tu non sai cosa vuol dire... io sono un mostro!"

Il volto di Sirius si deforma in una maschera di rabbia, mentre James, impotente, stringe maggiormente la presa sulla spalla del licantropo.

"Senti, coglione..."

"Sirius!" protesta debolmente James.

"Io so..."

E improvvisamente cala il silenzio. Tutti e tre i ragazzi - Sirius con un pugno alzato, Remus con del leggero muco che gli solletica il labbro superiore e James pronto a porgergli un fazzoletto - si voltano con lentezza verso di lei.

"Scusa?"

"Cosa sai, Evans?"

"Lily..."

"Io... io so. Di te, Remus," arrossisce violentemente e distoglie lo sguardo. "Mi dispiace davvero tanto, di saperlo e tutto quanto. So che non sono affari miei, hai tutto il diritto di arrabbiarti perché io..." prende un respiro profondo e comincia a torturarsi le mani in grembo.

"Da... da quanto lo sai?"

"Dal quinto anno," si stringe nelle spalle. "Da quanto Sev...Piton ha cominciato a fare allusioni. Sosteneva di non potermi dire niente di chiaro perché non poteva... e io non capivo. Eravamo amici, com'era possibile che non poteva dirmi qualcosa? Poi però è diventato insistente, quasi sfacciato nel modo in cui cercava di farmi capire." Si morde il labbro inferiore, Lily, e sposta gli occhi su James.

Il ragazzo ha le labbra strette in una linea sottile e un pugno abbandonato lungo il fianco: le nocche però sono violentemente sbiancate. "Quel gran figlio di... ha giurato! Silente gli ha fatto promettere."

"Ce l'aveva ci te," ammette Lily, infine, senza distogliere lo sguardo. "Cioè, intendo dire che ovviamente ce l'ha sempre con te, non ti sopporta. Ma quella volte era diverso, odiava che tutta la scuola pensasse che tu gli avessi salvato la vita."

Ma James non fa in tempo a rispondere perché uno spasmo attira la sua attenzione. Remus si é alzato di scatto e ha fatto un passo indietro, poi un altro e altri cinque. "Sai tutto?" Ha le labbra tremanti, gli occhi lucidi e le gote bagnate. "Sai che io sono..."

"Un lupo mannaro, sì. Davvero, Remus, sono mortificata. Non sarebbe dovuta andare così, saresti dovuto essere tu a scegliere se e quando dirmelo. Ho violato la tua privacy ma... ha un certo punto lui é diventato così chiaro ed é stato davvero semplice far tornare i conti. Vi ho avuto sotto gli occhi per sette anni e improvvisamente tutto quadrava e... scusami, Remus! Puoi perdonarmi?"

Ma il ragazzo sgrana gli occhi, scuote la testa incredulo e fissa i due amici. Entrambi sorridono, mentre un peso sembra scivolare via dalle spalle di tutti e tre.

"Tu chiedi scusa a me?"

"Certo!" la ragazza si alza in piedi ma, quando prova a raggiungere il Grifondoro, lui non fa che appiattirsi maggiormente contro la parete. "É la tua vita, un tuo dolore... un tuo segreto. Tu sei sempre stato molto rispettoso della mia vita mentre io ho ficcato in naso e..."

"Dal quinto anno," la interrompe Remus, come assorto. "Sai che sono un lupo mannaro da due anni," Lily annuisce mentre lui non fa che diventare sempre più confuso. "E hai accettato di condividere le ronde con me, quando eravamo soli e tu... Lily, era pericoloso! Dannazione, avresti dovuto chiedere un cambio di compagno, un allontanamento... prendere provvedimenti. Lo sai da due anni e... non hai fatto niente."

La ragazza si porta una mano a coprire le labbra mentre sgrana sempre di più gli occhi. "Santo cielo, Remus! Ma di cosa stai parlando? Sei mio amico, e dico sul serio! Se non ho smesso di parlarti quando ti divertiti ad appendere gente per aria con i tuoi amici idioti..."

"Ehi!" interviene Sirius, offeso, ma James gli tira silenziosamente un pugno per farlo zittire.

"Lily, é pericoloso. Io sono pericoloso."

"Tu sei mio amico," replica lei. "E non vedo perché quello che ti succede una volta al mese dovrebbe cambiare le cose. A pensarci bene, avrei potuto passarti i miei appunti molto prima del quinto anno se solo avessi saputo."

"Impossibile," borbotta Sirius, da sotto una mano di James che cerca invano di farlo smettere, "Ci odiavi."

"Non odiavo Remus, però." Lily a questo punto si rivolge completamente al ragazzi, ancora schiacciato contro il muro, gli occhi sorprendentemente lucidi, "Non ti odiavo, Remus, e non lo faccio neanche ora."

"Non hai paura?"

"Ho appena scoperto di avere solo quattro anni di vita davanti, perdonami ma il tuo problema mi sembra infinitamente più ignorabile."

"E non pensi che io sia pericoloso?"

"Non quanto la guerra che ci aspetta una volta diplomati."

"E non ti faccio ribrezzo, orrore o..."

"Nulla di tutto ciò. Ora pensi che posso abbracciarti?"

E mentre i due ragazzi si stringono, o per meglio dire: mentre Lily si fionda tra le braccia di Remus, il ragazzo non può fare a meno di sentirsi il cuore più leggero e la vita più facile.

E mentre si stringono forte, Sirius non può che notare che forse - ma proprio forse - é il caso di rivalutare quella pignola della Evans.

E mentre il suo amico scoppia in lacrime, silenzioso ma grato, e Lily cerca di sdrammatizzare, James non può che sorridere. La consapevolezza lo colpisce in pieno petto, in pieno viso. É come svegliarsi da un brutto sogno, come tornare a respirare dopo una vita di apnea. É come trovare la luce dopo mesi, anni di buio.

É la certezza che potranno essere solo quattro anni o una vita intera, ma Lily é é sarà sempre la donna della sua vita.

 

⚡️

 

I giorni passano veloci e un'altra settimana si conclude alle loro spalle. L'autunno ha ormai lasciato il posto all'inverno e sono cominciate le prime scommesse sulla prima nevicata: James Sirius non fa che sostenere che "ormai mancano solo poche ore, fidatevi e preparate i galeoni" da almeno tre giorni consecutivi; Fred Weasley, più largo di manica, ha detto che avrebbero dovuto aspettare almeno l'inizio di Dicembre mentre Lily Luna, serafica e decisa, ha proclamata il quindici di novembre come data decisiva.

Nonostante ciò, e sebbene la famiglia Potter-Weasley abbia cercato di coinvolgere quanti più Grifondoro possibili nella loro scommessa, non tutti sono entusiasti del freddo in arrivo: gli studenti ormai si affollano nei corridoi e nelle aule vuote, trovando puntualmente un clima inadatto allo studio e al ripasso pre-vacanze. La Sala Comune, almeno quella di Grifondoro, é sempre caotica e gremita di allievi da rendere impossibile anche solo rilassarsi.

Uscire nel parco, neanche a dirlo, risulta ai più un'impresa degna di un eroe... o di un idiota, come ha sottolineato Albus Potter dopo che suo fratello si è fatto due notti di fila in infermeria, la temperatura che sfiorava i quaranta e la voce persa nei meandri del lago nero per il troppo freddo.

Eppure, tra tutto il malcontento e i malesseri che si diffondono a macchia d'olio, i Malandrini sembrano essere gli unici immuni.

Dopo la scoperta dell'esistenza di un Lupin di troppo - come si diverte a chiamarlo Sirius per infastidire Remus - i quattro ragazzi hanno convenuto di dover mettere da parte qualsiasi dissapore, per concentrarsi su questioni più importanti. Quali siano, tuttavia, a distanza di una settimana sembra ancora poco chiaro: le loro giornate, infatti, passano indisturbate tra lezioni, allenamenti di Quidditch osservati dagli spalti e pomeriggi con i giovani Potter-Weasley.

Certo, James e Lily evitano accuratamente di parlarsi in modo diretto. Ovviamente, l'argomento figli e genitori sembra essere una specie di tabù tra tutti e quattro i ragazzi. E no, Sirius non ha messo da parte l'astio nei confronti di Peter Minus. Neanche un po', ci tiene a sottolineare di tanto in tanto.

Ma tutto sommato, si ritrova a pensare Remus quel sabato mattina, diretto verso la Sala Grande per la colazione, hanno trovato un certo equilibrio: basta solo evitare i silenzi imbarazzanti e carichi di sottintesi, o ancora tenere a mente la lunga lista di argomenti off-limits per il loro benessere collettivo e individuabile.

E, a pensarci bene, Lily ha cominciato a essere parecchio perplessa anche sul dove spariscono tutti e quattro nelle notti di luna piena, invece che solo il povero, indifeso, dolce Remus (come ha ormai preso l'abitudine di chiamarlo).

Ma, alla fin fine, sono dettagli del tutto trascurabili e che dopo ben sette giorni di silenzio diplomatico, Remus ha cominciato ad accogliere quasi con normalità.

Tuttavia, non ha fatto i conti con la giornata che gli si presenta davanti: e pensare - che ingenuo! - che si é addirittura svegliato sereno e propositivo verso il mondo.

"Buongiorno!" si siede accanto a Sirius, intento a sfogliare il Cavillo. "Che si dice?"

"Niente di che, a quanto pare hanno trovato uno strumento all'avanguardia per individuare i Ricciocorni Schiattosi."

"I cosa, scusami?" James lascia la forchetta a mezz'aria, perplesso.

"I Riccioc... oh, lascia perdere. Non é niente. Ormai non si dice nulla negli articoli, niente a che vedere col bollettino mortuario con cui abbiamo a che fare noi."

"Accidenti, Pad," gli batte una mano sulla spalla, "Che tatto e che delicatezza!"

"Capita," si stringe nelle spalle, arrotola il giornale e sbuffa. "Hai saputo l'ultima?"

"No, cosa? Passami un po' il caffè, intanto... non quello, l'altro... esatto, grazie."

"Tieni, c'è anche la torta di zucca che ti piace. È l'ultima fetta," gli passa un piatto. "James oggi non viene a Hogsmeade."

"Cosa... perché... che è successo? Sei in punizione?"

James sbatte le palpebre, confuso e leggermente offeso. "Perché dai per scontato che mi abbiano vietato di venire?"

"Quindi non é così?"

"Certo che no!" si guarda freneticamente intorno e abbassa la voce di qualche ottava. "Se non l'avessi notato, c'è stato richiesto di volare basso. Pur volendo, non c'è nulla che io possa fare per essere messo in punizione."

"Oh, questa é una cosa... sorprendentemente matura da parte tua. Ma allora perché non vieni?" Remus guarda Sirius, sempre più perplesso, "Perché non viene?"

"Perché un idiota!"

"Ascoltate..." James prende un respiro profondo e poggia i gomiti sul tavolo, facendosi più vicino. "Le cose stanno tornando a posto, Grace e io siamo tornati a parlare... più o meno, insomma. Non lo facciamo mai direttamente, ma ora parliamo con le stesse persone e in contemporanea. Non mi va di rovinare quest'uscita a tutti ed è ovvio che lei passerà la giornata con tutti voi. Insomma, con chi dovrebbe stare sennò?"

"Sai che dico io? Che dovrebbe rimanerci lei al castello," sbotta Sirius. "Insomma, lei ti ha dato un due di picche... sono anni che lo fa. E tu sei fin troppo buono con lei."

"Sirius!" James, di scatto e terrorizzato, si porta una mano sulla bocca. Si guarda attentamente intorno, assume un'espressione mortificata e si morde la lingua prima di continuare.  "Kyle, ti assicuro che la prospettiva di sapere lei al castello da sola non é meglio dell'alternativa per me." A questo punto, si rivolge verso il terzo Malandrino, in cerca di appoggio e comprensione. "È spaventata e a essere sincero lo sono anche io. E allo stesso tempo mi girano costantemente a mille, quindi non sarei un'ottima compagnia. Semplicemente non mi va di uscire."

Remus annuisce lentamente, assimilando tutto quel turbine di notizie e informazioni. E pensare che si é addirittura svegliato felice e ottimista. Quanta ingenuità.

"Lo capisco," intercetta lo sguardo contrariato di Sirius. "Non ho detto che lo condivido, ma che capisco. Vuoi che rimaniamo con te?"

"Sinceramente?" si lascia andare in un sospiro. "No, ragazzi, in realtà no. Vorrei stare un po' per conto mio, credo che andrò al capo. Mi sembra di non salire su una scopa da un eternità." Prende una pausa, poi un leggero sorriso Malandrino gli increspa le labbra: "Come se fossero quarantatré anni che non gioco."

A Remus e Sirius sfugge, finalmente, una risata.

 

⚡️

 

Quando James varca la soglia del campo da Quidditch chiude gli occhi. Ha preso una scopa dal ripostiglio della scuola, che per quanto possano essere considerate tra le più scarse, per lui - ben più indietro - saranno sempre più veloci di qualsiasi altra scopa a cui abbia mai messo mano.

Chiude gli occhi, prende un respiro profondo e lascia che l'aria fredda di Novembre gli entri fin dentro i polmoni, trapassando le ossa e arrivandogli dritto al cuore.

Ha salutato i Malandrini. Li ha accompagnati fino al portone d'ingresso, cercando di mostrarsi il più spensierato e leggero possibile. Si è imposto di non voltarsi, di non farsi catturare da quelle fiamme rosse che ormai costellano i suoi sogni da anni.

Non sa se Lily si è girata, se ha chiesto di lui, se ha anche solo notato la sua assenza. James non si è dato il tempo di scoprirlo, ha dato un'ultima pacca sulla spalla a Sirius e ha voltato la schiena a tutti loro.

I suoi amici, la ragazza che ama - la sua futura moglie, madre dei figli... vittima di un amore che finirà per ucciderli - e tutto quel DNA Potter che gli è capitato fra capo e collo.

Non ha dato il tempo neanche a Lily Luna di avvicinarsi e fare domande. James si è voltato ed è fuggito via, verso il primo dei rifugi che lo ospitano da ormai sei anni: il campo da Quidditch.

Tuttavia, tutto si sarebbe aspettato meno di scoprire che il suo posto, quella mattina, é già occupato.

A occhi improvvisamente sgranati e labbra disuse, osserva James Sirius volare davanti a lui. Non sa ancora del suo arrivo e continua a colpire le pluffe incantante con tutta la forza e la rabbia che sembrano essersi impossessati di lui.

James si schiarisce la voce, lancia uno sguardo alla scopa abbandonata nella sua mano e sospira. Dannazione!

"Ehi... eh... EHI!"

James Sirius si ferma a mezz'aria, schiva all'ultimo un bolide incantato diretto verso di lui e lo squadra sorpreso. Dopodiché agita la bacchetta per aria: pluffe e bolidi cadono dolcemente sul prato, disincantante, e lo raggiunge con circospezione.

"Che ci fai qui?"

"Suppongo la stessa cosa tua," James alza la scopa a mo' di spiegazione. "Pensavo fossi andato a Hogsmead con gli altri."

"Lo pensavo anche io di te," mormora il ragazzo, scendendo elegantemente dalla scopa e fa una piccola smorfia con le labbra arricciate. "Mi sembrava un po' masochista andare in Paese col rischio di trovarmi davanti Lyn e Boots da Madame Piediburro."

"Sarebbe stato abbastanza spiacevole effettivamente, sì," conviene James.

"E tu?"

Il Grifondoro valuta di deviare la domanda, ma infine si lascia andare. Abbassa le spalle, rilassa i muscoli e opta per un po' di sincerità - la prima da quando sono arrivati.

"Non mi andava di rovinare la giornata a tutti."

"Con Grace va ancora male, eh?"

"Diciamo che non va proprio."

James Sirius annuisce e si gratta il naso, palesemente in imbarazzo. "Beh... effettivamente stava diventando stancante giocare da solo, non sono poi così bravo a incantare le cose. Come te la cavi a Quidditch?"

 

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Capitolo 15
*** Una chimica inaspettata ***


"Tregua!" 

James Sirius si lascia andare sugli spalti, la scopa mollemente adagiata ai suoi piedi e le palpebre cadenti. Si passa una mano tra i capelli, allontanandoli dalla fronte sudata, e ridacchia. 

"Non sapevo fossi così bravo. Credevo non avessi mai giocato."

"Più o meno," ribatte James, sedendosi al suo fianco e mordendosi la lingua per trattenere la verità: ovvero che lui è il capitano della squadra di Grifondoro da tre anni e che da almeno due detengono la coppia di Quidditch. "Qualche volta gli altri e io improvvisiamo delle partite, ma niente di più."

James Sirius annuisce con lentezza, si passa una mano tra i capelli e si lascia andare con la schiena a contro gli spalti. "Vi conoscete da molto?"

"Mh?"

"Con Frank, Kyle e Grace."

"Ah..." James lascia vagare lo sguardo lungo il campo, godendosi il vento freddo che gli batte contro il viso. È una sensazione che lo ha sempre rilassato, paradossalmente parlando. "Diciamo di sì, in un certo senso. È come se ci conoscessimo da tutta la vita, sì."

"E... E Grace?" chiede James Sirius con tono titubante e gli porge un panino incartato. "Tieni... prima di venire sono passato per le cucine. Ho un amico lì."

"Grazie. Grace cosa?"

"Anche lei ti piace da sempre?"

"Volendo, potremmo dire così," ridacchia il Malandrini. "Sicuramente, sarebbe una dichiarazione molto ad effetto, non trovi?"

"È una fortuna che alle ragazze questi sentimentalismi piacciono, allora" rispose il più giovane con un sorriso divertito.

"Oh, no," James scuote la testa con decisione. "Lei no, fidati. Odia queste cose... a essere sinceri, per molto tempo ha odiato anche me."

James Sirius lo guarda confuso. "E poi?"

"Non saprei dirti. A un certo punto le cose sono cambiate. Ci sono state cose... cose più grandi di noi, intendo, che ci hanno fatto avvicinare." James si interrompe, attirato da un leggero ridacchiare dell'altro. "Cosa c'è di divertente?"

"No, nulla... é che non conosci la mia famiglia," si strinse nelle spalle. "Cose più grandi di noi" ripete con il petto in fuori e la voce grande. "Ti stupiresti di sapere quante volte l'ho già sentita."

James si muove sugli spalti in cerca di una posizione più comoda. Trattiene il respiro e cerca di dare un senso a tutti i suoi pensieri. A quell'insieme incoerente di parole e frasi che lo attraversa quotidianamente da quando ha messo piede in questo futuro così sottosopra, così sbagliato.

"Non é per niente facile, vero?" chiede infine, stando ben attendo a calibrare le parole affinché il nipote (che strano che gli fa pensato!) non si ritragga. "Crescere nella tua famiglia intendo."

A quella domanda, James Sirius per un momento sembra sul punto di allontanarsi e mettere un punto alla conversazione. Poi, con estrema sorpresa da parte del Malandrino, rilassa le spalle e sbuffa una risata.

"Sai, quando tutti voi siete arrivati... non lo dico per essere egocentrico, attenzione! Ma mi aspettavo un fiume in piena di domande. E così ho cercato di mostrarmi come sempre, come tutti si aspettano che io debba essere. Sorridente, spavaldo... felice che tutto il Mondo non aspetti altro che chiedermi che pigiama indossa il Salvatore del Mondo Magico dietro le mura di casa.

"Poi però voi non avete chiesto nulla, anzi: sembravate non sapere neanche chi io fossi. Io non sono un granché esperto in storia o geografia, la maggior parte delle lezioni con Ruf le passo con Fred quindi..."

"E... si" borbotta James sommessamente. "Diciamo che in America non siamo stati colpiti poi molto da..." prende un respiro profondo, "Da Voldemort. I nostri genitori sanno chi è, ma se ne parla davvero poco."

"Beati voi, amico! Sono passati ventiquattro anni e a volte mi sembra che lui sia ancora in ogni angolo di Diagonale Alley. È per questo che, quando ho visto che non avevate la benché minima idea di chi io fossi, è stato come tornare a respirare" ammette infine James Sirius, lo sguardo perso nel campo di Quidditch e le labbra strette l'una sull'altra. "Però, per rispondere alla tua domanda, poteva capirmi di peggio. In fondo, la mia famiglia fa parte degli eroi. Sempre meglio che avere quella di Malfoy, che non può fare un passo senza sentirsi attaccato."

James a quel punto pensa a Peter. Al suo amico, a suo fratello che nel giro di quattro anni lo tradirà. Lo venderà al miglior offerente e tanti saluti: sette anni passati gomito contro gomito, e non esiterà un momento a voltargli le spalle.

"Non giurarci! Fare la cosa giusta è anche più difficile di fare quella sbagliata. Sei pieno di aspettative, gli altri cominciano ad aspettarsi qualcosa da te quando sei l'eroe, il buono. Non ti è concesso sbagliare."

"Non l'ho mai detto a nessuno," sussurra dopo qualche istante James Sirius, "Ma una parte di me ce l'ha avuta a morte con Al quando è finito a Serpeverde. Lo dico a te perché tanto a te non frega nulla, no?" forza un sorriso, cercando di riacquistare un po' della spavalderia che cerca sempre di mostrare. "È solo che da un lato ero geloso marcio, perché lui aveva avuto il coraggio di voltare le spalle a tutte queste responsabilità e questi obblighi. Il figlio di Harry Potter un Serpeverde, e Al aveva avuto il coraggio di fregarmene. E io no! Dall'altro però ero incazzato nero, mi sembrava che mi avesse in un certo modo tradito."

"È normale sentirsi così, James!" risponde il Malandrino, ripensando a Sirius e a come lui invece non sia riuscito ad andare oltre la sua rabbia e orgoglio ferito. "È lecito, non devi sentirti in colpa."

"Beh, immagino di no..." si stringe nelle spalle. "Peró non mi è piaciuto. Provare quei sentimenti per mio fratello intendo, così da quel giorno cerco sempre di essere... non so..."

"Impeccabile? Perfetto? Il prototipo di fratello maggiore?" James scuote la testa, chiedendosi come facciano quei ragazzi a vivere con il costante peso sulle spalle di un passato di cui non hanno colpa. "Non esiste la perfezione, James. Puoi anche sbagliare, di tanto in tanto." 

James Sirius non risponde. Si limita ad annuire, abbassare la testa e cominciare a giocare con la carta del suo panino. 

Dopodiché prende un respiro profondo, James lo intuisce dal movimento del suo petto, e si gratta la punta del naso. Il Malandrino vorrebbe ridacchiare, perché è un gesto che fa sempre anche Lily, ed è assurdo notare come sia riuscito a tramandarsi senza che i due si siano mai conosciuto.

Poi però il pensiero di Lily gli fa stringere la bocca dello stomaco, gli attorciglia il cuore e gli blocca il respiro. E James cerca di nuovo di relegarla in uno scompartimento lontano della sua mente. 

"Mi dispiace se oggi ti ho un po' tartassato con la mia vita" sussurra infine il ragazzo del futuro. "È strano, non ci conosciamo proprio ma mi sembra... non so, di essere capito come da nessun altro." Abbozza un piccolo sorriso timido, "Ti sembro pazzo?"

"Affatto!" James alza titubante una mano. Vorrebbe stringerlo in un abbraccio, non ci ha mai pensato prima ma ora ne è sicuro: vorrebbe stringere suo nipote e non lasciarlo andare mai più. Ma si limita a una veloce pacca sulla spalla, ignorando il formicolio delle mani. "Ci credi nel destino?"

"Più o meno," risponde l'altro. "Preferisco il Libero Arbitrio. Sai, tutte quelle cazzate sul fatto che possiamo davvero scegliere del nostro futuro..."

"Io invece penso che ognuno di noi abbia un destino. Che facciamo le nostre scelte, che lo possiamo cambiare... ma che nasciamo con un certo indirizzo, non so se mi spiego. I migliori sono quelli che sanno sovvertire le regole e diventare i veri padroni della propria vita. Però alla fine penserai sempre a quello che il destino ha in serbo per te. E un po' come con le persone, infondo: secondo me ognuno di noi ha dei legame inscindibili che neanche conosce, a volte neanche ce ne rendiamo conto. 

Magari domani camminerai per Hogsmeade accanto a una persona, non la rivedrai mai più nella tua vita ma non la dimenticherai più. Sono semplici legami, reazioni chimiche. A volte basta poco per sentirsi legato a qualcuno e neanche ci si sa spiegare il perché."

⚡️

 

"... e poi, la prima volta che Frank e io ci siamo parlati, intendo per davvero, poco non ci ammazzavano. Ti giuro, Kyle ancora ce l'ho rinfaccia."

"Guardando Frank non si direbbe, sembra un tipo così pacato!"

"Oh, lo è!" conferma James, con un sorriso affettuoso a incurvargli le labbra. "Ma io so come infastidire qualcuno, fidati. Siamo come due bombe che si scontrano, l'impatto prima o poi porta una delle due a scoppiare."

James Sirius ridacchia, lo sguardo sognante fermo sugli anelli del portiere, in alto. Gioca con un boccino, lo fa in modo distratto e a James si stringe il cuore.

Dopo un po' lo lascia andare, fa sì che il boccino raggiunga il Malandrino e anche lui comincia a giocarci. E così cominciano a lanciarsi quel boccino, uno ignaro del legame che li unisce, l'altro fin troppo terrorizzato da questa stessa unione.

"Dev'essere bello avere degli amici così. Sapere di porgergli urlare addosso qualsiasi cosa e rimarranno lo stesso."

James aggrotta le sopracciglia."Non mi dire che proprio tu soffri di solitudine," ridacchia. "Ti vedo, sei sempre con qualcuno a parlare."

"Sì," si passa una mano tra i capelli. "Con Fred, ma è mio cugino e non vale. E... e prima con Lyn, e anche lei ormai non vale più. Per il resto in famiglia non abbiamo tanti amici. In compenso però siamo così tanti che di certo non soffriamo mai di solitudine."

Il ragazzo vorrebbe rispondere, vorrebbe tempestarlo di domande: capire di più di quella generazione, di quei ragazzi che non l'avrebbe mai detto ma sono sempre così soli. Ma alla fine lascia perdere, lascia cadere ogni pensiero e devia l'argomento.

"Siete proprio i tanti," risponde allora. "Credo di non sapere ancora distinguere alcune delle tue cugine."

"E non siamo neanche tutti!" James Sirius lo adocchia divertito. "A casa ci sono ancora Louis, Dominique, Victoria, Molly... e Teddy! Lui ti piacerebbe da matti."

Per poco al Malandrino non va di traverso la sua stessa saliva. "Teddy... intendi Ted Lupin?"

James Sirius annuisce distrattamente, lo sguardo perso nei ricordi. "Sì, ha ventiquattro anni adesso e probabilmente è in giro per il mondo. Fa l'Auror e l'altro giorno ho ricevuto questa lettera immensa sulla sua prima operazione." Prende una piccola pausa, pensieroso. "In realtà credo abbia fatto un copia e incolla tra tutti noi cugino, non è di molte parole Ted. Ehi, ma tu come lo conosci?" 

"Io... ehm... l'ho visto l'altro giorno sulla Gazzetta. Parlavano di lui." 

"Ah, sì sì. Noi non leggiamo la Gazzetta, è solo spazzatura. Però per Teddy ne vale la pena una piccola eccezione."

"Siete molto legati," mormora James con una semplice constatazione.

"È mio fratello! Da piccoli passavano una marea di pomeriggi con lui, e anche se lo facevano ammattire non si lamentava mai con papà. È il più forte di tutti!"

A James si incurvano le labbra verso l'alto, pensando che in fondo in un modo o nell'altro i Malandrini hanno trovato un modo per restare uniti. Che il loro legame va oltre tutto: il tradimento, la morte, Azkaban, il tempo. Perché se un Potter riesce ancora a parlare in quel modo di un Lupin, allora quel futuro non deve essere poi così tremendo. 

"Ehi," James Sirius richiama la sua attenzione, "Posso chiederti una cosa?"

"Spara."  James lo trova buffo, mentre il più piccolo distoglie lo sguardo con le orecchie arrossate. Ma per rispetto verso di lui si trattiene dal farglielo notare. Mette su la sua miglior espressione confidenziale e annuisce. "A disposizione."

"Grace... tu e lei, intendo. Ogni volta sembri molto sicuro dei tuoi sentimenti e io... beh, anche se non vi conosco poi molto, mi è sembrato da subito chiaro che ci sia qualcosa tra voi." Prende un respiro profondo, butta giù un boccone e lo guarda in imbarazzo: "Come hai capito che ti piaceva? Che... boh, ne vale la pena."

Ah! James è sicuro di non aver mai passato un intero pomeriggio come quello, a scavare nel passato, ad analizzarsi, ma a farlo per davvero! Una conversazione così, in cui si è sentito nudo e protetto allo stesso tempo. 

"Non... non lo so. È successo e basta, intendo. All'inizio pensavo mi piacesse l'idea che tutti avevano di lei, e che avevo anche io. Poi ho scoperto che, in realtà, non poteva essere più diversi da quella Grace e per assurdo mi è piaciuta ancora di più. Però non saprei com'è successo, né quando. È come se un giorno mi fossi svegliato e avessi scoperto di essere innamorato di lei. Di esserlo da sempre," prende un sospiro profondo, vagamente in imbarazzo. Perché me lo chiedo? È perché Lyn?"

"Più o menu," si stringe nelle spalle. " Si stiracchia, visibilmente a disagio. "Sai, i Potter non sono poi così esperti con le ragazze." 

James vorrebbe replicare, dirgli che non è vero: che i Potter con le ragazze sono dei veri e propri portenti. Ma in realtà sa benissimo che non è neanche lontanamente vero.

 

"Credo mi piaccia Lyn, comunque," ammette infine James Sirius, con la stessa espressione di hi sta andando incontro alla morte. "Con questo non voglio dire che la sposerò o chissà che... è un'abitudine dei Potter! Quella di vivere storie d'amore leggendarie, intendo."

 

"Addirittura storie leggendarie," ridacchia James. 

 

"Oh, sí. Aspetta che Lily ti attragga nella sua trappola e cominci a raccontarti di tutto sui nostri nonni. James e Lily Potter sono ufficialmente leggendari. Per anni, ma proprio anni, Lily ci ha costretto ad andare a dormire con papà che ci raccontata di loro. Una noia assurda!" Scuote la testa divertito, ignaro di aver appena lanciato un bolide metaforico in pieno viso al ragazzo. "Dai, ti vanno altri due tiri prima che tornino gli altri?"

 

⚡️

 

Il sole sta ormai cominciando la sua discesa quando i due ragazzi  vanno incontro alle carrozze di ritorno. Camminano uno affianco all'altro in silenzio, non hanno bisogno di parole. Non dopo il pomeriggio appena trascorso.

James è avido di informazioni, di ricordi: di quel figlio di cui ancora non si è abituato ma che già sente suo. Un piccolo Potter, con i capelli sempre per aria e gli occhi verdi.

E sono proprio quei due occhi, quei due fari che ormai lo tormentano anche nei sogni, ad attirare la sua attenzione. Prende un respiro profondo, nasconde le mani nelle tasche e le va incontro.

Lily (o meglio, Grace) ha il naso arrossato e le labbra screpolate dal freddo. Ma James sarebbe pronto a dare tutto se stesso pur di rivedere, anche solo per un attimo, le sue inconfondibili lentiggini.

"Ciao," mormora infine, a un passo da lei. "Com'è andata a Hogsmeade?" 

"Bene," risponde lei in un sussurro, stringendosi nelle spalle. "È stato strano andare senza di te." 

È strano tutto senza di te, vorrebbe rispondere James, ma evita per amor proprio. E per amore della ragazza.

"Io ho un po' di novità," replica indeciso. Si chiede quanti sono i centimetri che li separano, cosa succederebbe se decidesse di azzerarli tutti in quel momento. "Ho passato il pomeriggio con... con James Sirius."

"Mi manchi!" 

James sgrana gli occhi, di fronte all'espressione terrorizzata della Grifondoro. Ha gli occhi spalancati, il fiato corto e le guance incandescenti. E lui vorrebbe solo baciarla. 

Una parte di lui non vede l'ora, tutto in lui in realtà non vede l'ora. E quel passo quasi lo cambio, e chi se ne frega se riesce a vedere Remus e Sirius che si avvicinano e gli fanno un cenno. Lui vede solo Lily, la vera Lily, e sente di amarla come non potrebbe mai con nessuno.

"Lyn, non puoi più uscire con Boots." 

Con ancora un bacio sulle labbra e un "mi manchi anche tu" pronto a farsi spazio tra di loro, James e Lily si voltano lentamente alla loro sinistra. Lì dove trovano James Sirius e Lyn Baston, entrambi immobili, e tramano rigidi, entrambi con il cuore a mille.

"Io cosa?" 

James sbatte ripetutamente le palpebre mentre guarda attonito il nipote. 

"Mi manchi. Da morire, molto più di quanto potrebbe mancarmi una qualsiasi altra persona. E mi piaci," quello di James Sirius è un farneticare incessante, ma Lyn sembra non riuscire a staccare lo sguardo da lui. "Non come può piacere Fred quando organizza uno scherzo, o... o il polpettone della nonna."

"Il polpettone della nonna?" è il sussurro divertito di Sirius, appena arrivato alle sue spalle. 

"Shh!" è invece la replica di Remus.

"Quello che voglio dire," James Sirius da uno sguardo veloce intorno, notando come sia diventato improvvisamente lo spettacolo più interessante della scuola. "Quello che voglio dire," ripete, "È che mi piaci come a un ragazzo può piacere una ragazza. Da matti, da impazzire, da litigare con te perché uno stupidì Corvonero ti invita a uscire perché io non ho trovato il coraggio. Mi piaci così tanto che vorrei solo baciarti e mi basterebbe per tutta la vita, e questa cosa mi terrorizza! Così tanto che l'ultima volta che ero nello stanzino delle scope con Mandy di Tassorosso riuscivo solo a pensare se tu avessi finito la ricerca di Antiche Rune. E che mi sarebbe piaciuto molto di più passare un pomeriggio in biblioteca con te che..."

"Vorresti baciarmi?" chiede Lyn in un sussurro, interrompendo quel fiume in piena di parole. 

"Lo vorrei... lo voglio!" e la bacia. Le passa una mano dietro la nuca e se la spinge contro.

Beh, riflette James, almeno uno di loro due è riuscito a dichiararsi.

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Capitolo 16
*** 16. L'arte di saper baciare ***


"Tu l'hai baciata!"

"Si, lo so, grazie per l'informazione."

James non può fare a meno di ridacchiare nel sentire il tono di voce di Lily Luna. Alza lo sguardo distrattamente e, da dietro le lenti degli occhiali, incontra gli occhi innaturalmente blu di Lily. 

Quella giusta, gli viene da pensare, prima di rendersi conto che in realtà non c'è una Lily giusta e una sbagliata. Piuttosto, ce n'è una che non sa lui chi è e una che non vuole più sapere lui chi è.

Nel mezzo, ben quarantatré anni a fare la differenza.

Improvvisamente, nel momento stesso in cui i loro sguardi si incontrano, il sorriso sul volto di James si cristallizza. Vorrebbe avere la forza di mantenerlo su, di dire qualcosa o anche solo di non assumere la stupida espressione che fa ogni volta che c'è la Grifondoro nei paraggi.

Ma visto che i miracoli non esistono, e James ormai lo sa bene, si limita a fissarla con sguardo vacuo e le labbra schiacciate l'una contro l'altra.

Mi manchi.

Così gli ha detto, prima che James Sirius li interrompesse con il suo slancio di coraggio davanti a tutta la popolazione studentesca dal terzo anno in su.

Mi manchi. 

Ma James vorrebbe tanto capire cosa significa. Mi manchi, dimentichiamo tutto, scappiamo in Nuova Zelanda e diamo inizio alla nostra discendenza?

Oppure, mi manchi ma tutto questo continuerà a condurci alla morte e quindi non potremo fare altro che mancarci ma nulla di più?

Si, insomma: mi manchi e poi?

"L'hai baciata! Cioè tu... oh, Jamie," cinguetta Lily, a voce spaventosamente alta e acuta, "Cominciavo davvero a non avere più speranze e invece..."

James Sirius sgrana gli occhi, bloccando i polsi della sorella nell'atto di essere abbracciato. "Tu lo sai che questo non era il mio primo bacio, vero?"

"Certo che sì, c'ero anche io mentre dicevi davanti a tutta la scuola di esserti chiuso nello stanzino con Mandy di Tassorosso."

A queste parole il ragazzo ha l'accuratezza di arrossire e distogliere lo sguardo. "Già, un dettaglio che avrei preferito non aggiungere, col senno di poi."

"Intendi che avresti evitato di urlarlo in mezzo al corridoio se avessi saputo che Mandy ti avrebbe dato uno schiaffo?" Albus, disteso comodamente sul divano, non può fare a meno di aprirsi in un sorriso soddisfatto. "Davanti tutta la scuola!"

E James, in quel preciso momento, non può fare a meno di notare che se anche avesse avuto dei dubbi sullo smistamento, il ragazzo glieli avrebbe appena chiariti tutti. Uno a uno.

"Di un po' tu, che Merlino ci fai nella nostra Sala Comune?"

"Sono sangue del tuo sangue, Jim. E poi non mi sarei mai perso questo momento."

"Quale momento?" chiede Fred, appena arrivato e costringendo il cugino ad alzare le gambe per farlo sedere sul divano.

"Quello in cui sfottiamo James."

"Ah, giusto!" Gli occhi del Grifondoro si illuminano in modo... stranamente Malandrino , non può fare a meno di notare James. "Quindi è vero che l'hai baciata davanti a tutta la scuola?"

James Sirius alza gli occhi al cielo, nascondendosi prontamente dietro una mano e lasciandosi cadere sulla pronta di fronte al camino.

A rispondere, ancora una volta, ci pensa Albus: "E subito dopo Mandy gli ha dato uno schiaffo."

Fred sgrana gli occhi, guardando il cugino minore e subito dopo l'altro. "Non ti posso mai lasciare solo, è incredibile. Quindi Lyn se n'è andata per questo?"

"Cosa?" James Sirius riemerge da dietro le mani, con espressione offesa. "Certo che no!"

"E allora perché non è qui con te? O meglio... perché tu non sei con lei?"

James Sirius apre la bocca un paio di volte, prima di richiuderla ogni volta con lo sguardo sempre più confusa.

A intervenire ci pensa Lily, catalizzando l'attenzione e anche ogni preoccupazione del fratello: "Forse non le è piaciuto."

"Cosa?!"

La ragazzina si stringe nelle spalle. "Forse baci male, Jamie."

Tra i presenti cala il silenzio, interrotto solo da una risata mal trattenuta di Albus che proprio non riesce a contenersi.

Prendendolo alla sprovvista, è lui che James Sirius si volta a guardare. "C'è questa possibilità?" chiede quindi con voce strozzata.

James sgrana gli occhi, Lily sussulta e Sirius trattiene il respiro. Remus, invece, si alza in piedi, mette una mano in tasca e subito dopo ne riemerge con un pacchetto argentato: "Tieni, mangia un po' di cioccolata. Ti farà sentire meglio."

James Sirius emette uno strano suono, come se la lingua gli si stesse arrotolando su stessa, e si lascia sprofondare nella poltrona. "Io bacio bene," dice allora, senza rivolgersi a nessuno in particolare. "Io sono un eccellente baciatore. Nessuna si è mai lamentata, nessuna!"

"Neanche Mandy di Tassorosso?" chiede Albus, rosso per le risate soffocate, e con gli occhi luccicanti.

Il cuscino che gli arriva in piena faccia qualche secondo dopo afferma di essercelo meritato e opta per il silenzio.

"Tu l'hai baciata," ripete allora Lily Luna, approfittando del momento. 

James Sirius, a quel punto, si volta a guardare la sorella con gli occhi lampeggianti. "Si, grazie Lily," risponde a denti stretti. "Quante altre volte lo vuoi ripetere?"

"Oh," la ragazzina congiunge le mani sotto al mento e comincia a rivolgersi verso un punto distante e imprecisato. "Sono così contenta. Lyn mi piace davvero tanto, ma proprio tantissimo. Sarà bellissimo essere cognate e a Natale, quando ci verrà a trovare..."

"COSA?!" James Sirius scatta in avanti, rivolgendosi prima verso Fred, poi verso di loro, ancora immobili e in silenzio a seguire quella scena. "Cognate? Natale? Noi non... mica siamo... e poi..." 

"James, ti stai dimenticando di respirare," gli fa notare Fred.

Ma James Sirius non lo ascolta, cominciando piuttosto a fissare in modo assorto le scale del dormitorio femminile dove Lyn è scomparsa quasi mezz'ora prima insieme a Rose Weasley.

"Ci siamo appena baciati," mormora a quel punto. "Non so neanche se l'è piaciuto."

"Sono sicura di sì," è, a quel punto, l'intervento di Lily, che si sporge verso il ragazzo con aria rassicurante.

"Potrebbe non volermi più parlare dopo questa cosa."

"Non la farei così tragica," mormora allora Sirius, cauto.

"Non penserà già di venire a casa nostra come la mia fidanzata, vero?"

A rispondere, dopo un attenta valutazione, è Albus: "La mamma ne sarà estasiata, per non parlare della nonna. Devo scriverle di fare un maglione in più."

James non sa cosa sia questa storia del maglione, ma davvero: non ha alcun dubbio che il nipote sia un vero Serpeverde

Il fratello non si lascia scoraggiare e, ignorando le sue parole, si alza con uno scatto dalla poltrona. Senza più guardare nessuno di loro, si avvicina a grandi passi al dormitorio femminile e prende un respiro profondo, alzando un piede.

"No, fermo..." Lily Luna alza un braccio, come se potesse fermarlo. 

Ma James Sirius non la sente, o forse non la ascolta, perché poggia il piede sul primo scalino. Poi il secondo, il terzo... e improvvisamente si ritrova seduto per terra, l'espressione arresa e uno scivolo magicamente comparso davanti ai suoi occhi.

 

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"È tutto okay?

Lily sobbalza e si volta verso James, alla sua sinistra. Ha alcuni ciuffi di capelli che gli ricadono davanti la fronte, gli occhiali storti sul naso e gli angoli delle labbra puntati verso il basso.

La ragazza trattiene a stento l'impulso di alzare una mano e allontanarli personalmente quei riccioli neri da davanti agli occhi. Annuisce lentamente, volgendo nuovamente lo sguardo verso il giardino.

"Grazie per essere venuto," mormora a bassa voce, e probabilmente se James non le si fosse avvicinato neanche riuscirebbe a sentirlaZ

"Lo sai," il Grifondoro si stringe nelle spalle, "Ci sarò sempre. Sei tu che hai voluto chiudere ogni rapporto."

Lily si morde il labbro inferiore, annuendo appena. È vero, non può fare a meno di dirsi. 

Ha passato giornate intere a prendersela con il mondo, arrivando persino a detestare il fatto che James fosse li, così vicino a lei eppure allo stesso tempo infinitamente lontano.

Poi, mentre passeggiava per le vie di Hogsmead, aveva capito che l'unica persona da incolpare era se stessa.

E Peter Minus, ma quella era un'altra questione a essere sinceri.

"Volevo parlare proprio di questo," ammette infine, continuando a mantenere lo sguardo ostinatamente davanti a se. "Di questo e di quello che ti ho detto prima."

James fa uno sguardo confuso, aggrotta le sopracciglia e arriccia le labbra. "Prima..."

"Quando siamo tornati. E James Sirius ha..." non può fare a meno di piegare le labbra in un sorriso divertito, "Ha baciato Lyn." 

Il ragazzo annuisce e china il colpo, facendosi impercettibilmente più vicino. "Oggi sono stato con lui," ammette, lasciandosi andare contro la colonna e abbracciandola distrattamente. "È stato un caso, io volevo fare qualche giro di campo e lui era già lì."

"Hai..." Lily si schiarisce la voce, a disagio, "Hai scoperto qualcosa?"

James fa la tipica faccia di quando pensa a qualcosa, come se avesse davanti la professoressa McGranitt e un porco spino da trasfigurare. Infine, sotto gli occhi curiosi di Lily, scrolla le spalle come per cacciare via qualcosa.

"No," risponde, "Niente di rilevante. Mi ha parlato un po' della sua vita, i ragazzi... Lyn."

"Quindi è merito tuo se l'ha baciata?" lo guarda dal basso, provocandolo e stuzzicandolo con lo sguardo. "Non sapevo ti occupassi anche dei cuori solitari."

"Non so quanto chiamarlo merito, a essere sincero. E non solo perché non penso di essere la persona più indicata a dare consigli di alcun tipo, ma anche perché lei si è chiusa in camera e lui è convinto di baciare male."

Lily ridacchia. "Lui non bacia male."

"Scusa," sgrana gli occhi, di scatto, "E tu che è sai?"

"Non starai alludendo a un bacio tra me e James Sirius?" lascia che un sopracciglio scatti verso l'alto, in piena fase di giudizio.

"Cosa? No... no! Che schifo! No!" Porta subito le mani davanti a sè, cercando di riparare al danno. "Ero solo curioso."

Lily scuote la testa, lasciando perdere e vagando con lo sguardo nell'immenso giardino della scuola. "Innanzitutto è mio nipote, e mio nipote non può baciare male."

"Giusto," mormora James, cercando di allontanare il pensiero fulmineo di loro due stretti in un abbraccio contro il muro del sesto piano. "E poi?"

"È poi sono una ragazza e ho imparato a conoscere Lyn. James Sirius è il suo migliore amico, adesso non sa come comportarsi e cosa fare."

"Ma io pensavo che lei volesse!"

"Ma certo che voleva... vuole! Solo che sono stati amici per tanti anni, è un bel cambiamento. È come un salto nel vuoto e non c'è modo di sapere come andrà. Ha paura."

James annuisce lentamente, mentre le ultime parole della Grifondoro si fermano tra loro, quasi avessero il peso e la forza di un ippogrifo.

Lui, però, il silenzio non lo ha mai saputo gestire. Ha sempre avuto l'impressione di doverlo costantemente riempire, come se del tempo senza dire nulla desse l'occasione alle persone di pensare troppo.

E James sa per esperienza che a pensare troppo non si ottiene nulla di buono.

"Comunque è stato bello. Dico oggi," quasi balbetta. "Conoscere James Sirius intendo, parlare come se fossimo... beh, due ragazzi normali."

"Intendi due studenti di diciassette anni che si scambiano pareri sul Quidditch e non un nonno che ha viaggiato nel tempo e suo nipote?"

James non può fare a meno di piegare le labbra in una smorfia. "Puoi... potresti non riferirti a me come nonno?"

La ragazza ridacchia e lascia ondeggiare i capelli corti sul collo. "Che c'è, crisi di mezza età, Potter?"

"Una cosa del genere," ammette lui, leggero. "È che i nonni hanno i capelli bianchi. E io sono troppo bello per ingrigirmi.

"Beh, suppongo che questo non sarà un problema." Lily si morde il labbro inferiore e chiude gli occhi: "Scusa," sospira, "Non volevo. Mi è scappato."

James si stringe nelle spalle. "Figurati, hai sempre avuto un umorismo..." fa come per pensarci, "Particolare."

"Che intendi con particolare?"

"Piuttosto funereo," ammette infine, guardandola quasi colpevole. 

"Non il migliore dei complimenti," conviene invece lei, lasciandosi andare contro il muro alle sue spalle. "James?"

"Mh?" Si passa la lingua lungo il profilo delle labbra, inumidendole. Quella conversazione gli sta seccando la gola.

"Dicevo sul serio prima."

"Sul fatto che James Sirius bacia bene?"

"Sul fatto che mi manchi," ribadisce quasi con forza, nascondendo le braccia dietro la schiena. "Non... non so cosa vuol dire questa cosa, però mi manchi davvero tanto. È come se non potessi più respirare, a volte la tua assenza è come aria che manca. Ogni volta che succede qualcosa, che qualcuno dice anche solo una frase stupida, io mi giro a cercarti. Ma tu non ci sei mai, anche se io mi volto sempre."

James trattiene il respiro e prega con tutto se stesso di non sembrare uno struzzo con gli occhi fuori dalle orbite. Col cuore a mille e che batte contro la gabbia toracica, fa un passo verso di lei e poi un secondo, fino a fermarsi con le loro punte dei piedi che si toccano.

"Ma io ci sono," commenta infine, "Sempre. Devi solo sapermi cercare." Prende un respiro profondo, "Mi manchi anche tu, in ogni momento."

Lily alza la testa, muovendosi impercettibilmente sulle punte e facendo diminuire la distanza tra di loro. "James, quanto credi che sarebbe sbagliato se..."

"Se cosa?"

"Eccovi!" 

Come un fulmine a ciel sereno, o un bolide in piena testa, Sirius piomba nel bel mezzo del corridoio. James fa un salto indietro mentre Lily si schiaccia, se possibile, ancora di più contro il muro.

"Vi ho cercato dappertutto," continua il Malandrino, passandosi una mano sulla nuca con il fiatone.

"Magari non volevamo essere trovati," fa notare James a denti stretti.

"La McGranitt ci vuole vedere," è la spiegazione di Sirius, che si stringe nelle spalle. "Ci ha convocati nel suo ufficio. Subito."

 

 

 

 

 

 

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Non perdo neanche tempo a giustificarmi, tanto non c'è nulla che possa aiutarmi. Sono una procrastinatrice cronica, però eccomi tornata ad aggiornare.

Posso solo dirvi che la situazione sta per sbloccarli... in ogni senso possibile

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Capitolo 17
*** 17. Un patto con la professoressa ***


Quando escono dall'ufficio della professoressa... preside, si costringe a rettificare mentalmente James, il Grifondoro non può fare a meno di sbuffare sconfitto. E di chiedersi, soprattutto, quanto sarebbe melodrammatico sperare in un'improvvisa apertura nel pavimento per risucchiarlo negli  abissi più profondi della Terra.

"Non ci ha neanche messo in punizione" mormora Sirius al suo fianco, con lo stesso tono fiacco che caratterizza tutti loro.

"E che senso avrebbe avuto?" Lily si stringe nelle spalle e James, a quella vista, nasconde le mani nelle tasche del mantello per placare il desiderio di stringerla a sé. Di avvicinarla.

 

 

"Vi avevo dato precise disposizioni" mormora la professoressa, nel momento stesso in cui si siedono davanti a lei. "Non dovevate interferire con il presente."

"Noi non l'abbiamo fatto," replica Sirius, piccato, ma la donna lo ignora. 

Con un veloce movimento della bacchetta e un veloce formicolio, tutti e quattro i ragazzi tornano al loro aspetto originario. James non può fare a meno di passarsi una mano tra i capelli, ora indomabili come sempre. 

"Perché..." prova a chiedere, confusa da quel cambiamento improvviso.

"Credo che questa conversazione meriti sincerità, signor Potter." Eppure, riflette James, lei continua a non guardarlo negli occhi. Non lo fa con nessuno di loro. "Il professor Paciock mi ha riferito di alcuni libri del Reparto Proibito che non sono più al loro posto. Ne sapete qualcosa?"

James ingoia a vuoto, colto in pieno nel misfatto, mentre al suo fianco Lily si muove a disagio sulla sedia. 

"Professoressa, ci dispiace... noi..." 

 

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Una mano, piccola e indecisa, gli sfiora la spalla. Allora James rallenta, lascia che Remus e Sirius lo precedano, e si affianca a Lily. Chiude gli occhi mentre, familiare come sempre, il suo inconfondibile profumo sembra invaderlo in pieno. 

Stenderlo a terra. Colpirlo in pieno viso. Arpionargli il cuore e lo stomaco in una stretta ferrea e dalla quale, a essere del tutto sincero, non è così certo di voler scappare. Perché ormai l'ha capito: potranno passare anni, mesi o settimane. Potrebbe essere un vita intera o solo quattro anni, ma lui è indissolubilmente ed eternamente di Lily Evans.

Ed è così dal primo momento in cui si sono incrociati i loro occhi, quando erano troppo piccoli per capirlo o per riconoscersi. Quando era solo questione di tempo ma lui era già suo con ogni fibra del suo essere.

"James" mormora la Grifondoro, più passa di qualche testa, "Pensi che la McGranitt si sia arrabbiata con noi?"

Si perde nei suoi occhi e lascia che il suo sguardo vaghi in quelle ciocche così innaturalmente bionde. Infine scuote la testa.

"No" commenta infine. "Non credo sia arrabbiata. Non con noi. È come se..."

"Come se non riuscisse a guardarci in faccia" conclude Lily al posto suo. "L'hai notato?"

Il ragazzo annuisce lentamente e non può impedirsi di allungare le dita, sfiorare quelle di lei... e infine farlo passare per un gesto accidentale allontanandosi di un passo. "Immagino non sia facile" si stringe nelle spalle . "Sapere che siamo... che siamo venuti dal passato, pensare di esserti lasciato determinate cose alle spalle e poi un giorno bussano al tuo studio e ti ritrovi quattro dei tuoi studenti alla porta. Ma loro non dovrebbero essere qua. Dovrebbero..." 

S'interrompe mentre si un'insolito magone gli opprime la gola e gli schiaccia il petto. Ancora una volta, a concludere la frase al posto suo ci pensa Lily. Cruda e schietta come sempre.

"Dovrebbero essere morti." 

 

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"È a me che dispiace" sospira dopo un lungo silenzio la professoressa McGranitt.

"Professoressa" Remus sbatte le palpebre un paio di volte, confuso, "Lei non c'entra nulla. Siamo noi che siamo entrati nel Reparto Proibito...."

A quel punto la donna alza lo sguardo, incrocia gli occhi color caramello del giovane Licantropo e si toglie gli occhiali con un gesto veloce. Uno scatto improvviso, come se la sua vista non reggesse la loro presenza.

"Mi dispiace di non avervi detto la verità. Di aver pensato scioccamente di poter ritardare questo momento, o addirittura evitarlo. Credevo, come un'illusa, che avrei risolto questo... questo incidente senza dover sconvolgere gli equilibri di nessuno." Stringe le labbra l'una contro l'altra, rendendole un'unica piega dritta e severa. "Mi ero convinta di potervi risparmiare un dolore, ma in realtà l'unica che stavo proteggendo era me stessa. Dal rievocare un passato che ho cercato di dimenticare ma che per voi costituisce ancora un futuro insormontabile. Potete perdonarmi?"

 

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"E ora cosa succederà?" 

"Aspettiamo" risponde James, lanciando uno sguardo di sfuggita a Remus. Si ferma in mezzo al corridoio vuoto e sospira, non riuscendo a impedirsi di passare una mano tra i capelli. "La McGranitt è stata chiara, dobbiamo solo... aspettare."

"Da quand'è che ti fermi ad aspettare tu, eh?" Sirius sbuffa una risata senza divertimento e si posiziona alla sua destra. 

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"Il professor Paciock e io potremmo aver trovato una via d'uscita. Non è ancora qualcosa di definitivo o che vi potrà far tornare a casa, ma abbiamo trovato una strada... Certo se..." la professoressa si interrompe, lo sguardo perso nel vuoto.

"Cerco se, cosa?" chiede Lily, con una punta di timore nella voce nel trovarsi nello studio del Preside.

"Niente" scuote la testa la professoressa. "C'è una persona che potrebbe risolvere il vostro problema nella metà del nostro tempo."

"E perché non l'abbiamo contattata?" 

"Perché, signor Black, a quel punto diventerebbe davvero difficile tenervi nascosti."

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"Da quando non vedo altra via d'uscita" ammette James. "Sí, insomma, parliamoci chiaro. Pensavo che scoprire la verità fosse la cosa migliore, e guardate cosa ne è venuto fuori. E se andassimo troppo oltre? Non mi va che quei ragazzi finiscano nei nostri casini."

"James, quei ragazzi sono..."

"Lo so, Sirius! So cosa sono... so chi sono ma loro no. E la McGranitt ha detto che sta cercando una soluzione e magari saremo a casa prima di Natale." 

"E se non dovesse succedere?" mormora Lily al suo fianco. Alza la testa e incatena gli occhi nei suoi. "Se non dovessimo mai trovare una soluzione? Se rimanessimo bloccati nel futuro?"

James non risponde, non ne ha il coraggio. Non ne ha la forza. Perché lui una risposta, a una domanda del genere, proprio la ha. E lui proprio non è abituato a non avere risposte, a non fornire soluzioni immediate a chi lo circonda.

A chi ama.

Inaspettatamente, a prendere la parola è Remus, fino a quel momento insolitamente silenzioso. "Sarebbe così tragica come soluzione? Rimanere nel futuro, intendo, sarebbe così male?"

"Remus, noi non possiamo..."

"E perché? Voldemort qui non esiste più. Tu, Sirius, non dovresti mai andare ad Azkaban. E voi due... beh, voi due non dovrete mai morire per colpa di Peter Minus."

"E cosa facciamo" chiede James, con voce impersonale, "Scappiamo dall'Inghilterra? A quanto pare mio figlio ha salvato il Mondo Magico, sarebbe alquanto probabile incontrarlo prima o poi. Lo incontro e che faccio? E se si venisse a creare un paradosso? E se rimanendo qua cancellassimo tutto?" Prende un respiro profondo. "E se tornando indietro potessimo salvare anche Peter ?"

 

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"Posso contare su di voi, quindi?" li richiama la professoressa McGranitt, un attimo prima che si chiudano la porta. "I ragazzi Potter non dovranno mai sapere la verità."

"Mai professoressa. Non si preoccupi" risponde Remus, con sguardo fermo e voce calda. 

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I quattro ragazzi rimangono in silenzio nel corridoio vuoto. Spalla contro spalla, lasciano che una vita più grande di loro prenda spazio nelle loro fessure. Si installa nelle crepe del loro cuore, nei sussurri del loro futuro. 

E allora rimangono così, fermi, immobili, chiedendosi cosa ne sarà di loro.

Nelle orecchie solo l'eco delle parole della professoressa McGranitt, che li invita a non far scoprire mai la verità ai giovani Potter.

Peccato che, quando qualche settimana prima sono finiti ben quarantatré anni nel futuro, le loro vite non siano le uniche cose che hanno lasciato indietro. 

Perché se c'è una cosa che i Malandrini non hanno più è la loro mappa. E solo con quella, adesso, avrebbero potuto sapere di non essere soli in quel corridoio.

In quello che sembrava essere un piano completamente disabitato, infatti, ci sono altre due persone. Schiacciate l'una contro l'altra, anche loro contro il muro e nascosti sotto il Mantello della visibilità.

James Sirius e Albus Severus sono l'uno lo specchio dell'altro: negli occhi solo la confusione di quello che hanno appena ascoltato.

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Capitolo 18
*** 18. Una parvenza di onestà ***


James ha sempre vantato un certo sesto senso nel captare ciò che lo circonda. Gli basta aprire gli occhi e, sin da subito, ha ben chiaro che tipo di giornata gli si prospetta davanti.

Proprio per questo motivo, quando quella mattina James si siede come sempre al tavolo di Grifondoro, percepisce chiaramente che c'è qualcosa nell'aria. Lo sente nel formicolio delle gambe, nel leggero tremore delle dita e nel modo in cui le orecchie sembrano fischiargli in modo quasi anomalo. 

C'è qualcosa nell'aria e James lo sa. 

Comincia a guardarsi intorno e tutto sembra essere nella norma. Lily al suo fianco che fa un magicruciverba, la fronte aggrottata e le labbra arricciate; Sirius con la testa buttata sul tavolo, gli occhi chiusi e un leggero russare in sottofondo; Remus assonnato ma vigile, intento a evitare che l'altro finisca con la testa nel succo di Zucca.

Tutto come sempre, fino a quando i suoi occhi non incrociano quelli di James Sirius. Vorrebbe quasi sobbalzare davanti a quella vista e, soprattutto, nel notare l'intensità con cui l'ignaro nipote lo sta osservando.

Tenta un leggero sorriso, abbozza un saluto e distoglie velocemente lo sguardo: c'è decisamente qualcosa che non va. 

Qualche ora dopo, mentre esce dall'aula di pozione, James comincia a esserne ancora più certo. Non è solo una sensazione, la sua, ma un'assoluta certezza.

James Sirius, ancora sfortunatamente seduto accanto a Remus, è rimasto in uno stato di profondo silenzio per tutto il tempo della lezione. E James, che al silenzio non è abituato, non pensava che potesse essere paradossalmente così rumoroso. Ma quel giorno,  a suo discapito, ha scoperto che l'assenza della voce del ragazzo ha un non so che di invadente e ingombrante: il suo silenzio gli è entrato fin dentro le ossa, assordante tra tutte le risate mal trattenute di Sirius e i sussurri di Remus.

É proprio per questo motivo che, poco dopo l'ora di pranzo, raggiunge una Lily infreddolita e stretta su se stessa in mezzo al parco. "C'è qualcosa che non va" dichiara senza mezzi termini e senza perdersi in chiacchiere.

Lily, o per meglio dire Grace, si strofina le mani sul corpo, dalle spalle fini ai gomiti e ritorno. Trema dal freddo e gli indirizza un'occhiata velenosa. "Vorrei ben vedere, c'è sicuramente qualcosa che non va in te per avermi fatta uscire al gelo in pieno Dicembre. Ma sei impazzito?"

"Mi dispiace" ribatte in imbarazzo e si stringe nelle spalle, passandole anche il suo mantello così che possa calmare il tremore del suo corpo. "Ma c'è davvero qualcosa che non va e..." si guarda la punta delle scarpe, imbarazzato, "e avevo bisogno di parlare con te."

Lily sospira profondamente, lasciando uscire una nuvoletta di condensa dalle sue labbra arrossate dal freddo, e si appoggia a una delle colonne della scuola. "Hai scoperto qualcos'altro sul nostro deprimente futuro?"

James ingoia quelle parole amare, quella scelta non casuale della ragazza di cui è profondamente e irrimediabilmente innamorato: e ingoia anche la sua risposta, perché il Malandrino vorrebbe solo dirle che lui in un futuro con lei, con la sua Lily che rincorre da quando ha quattordici anni, non ci vede davvero nulla di deprimente. 

Ma James ingoia: incassa e va avanti, come ormai gli sembra di fare da un'eternità, da settimane e allo stesso tempo da quarantatré anni: quelli che separano il suo passato e il suo presente, in mezzo solo il loro "deprimente futuro" come lo definirebbe Lily. 

"No, niente... onestamente, non credo ci sia altro da scoprire più di quello che... insomma, non sono qui per questo. È per i ragazzi, gli altri: James Sirius!" butta fuori tutto d'un fiato. "È... è strano, Lily. È diverso, c'è qualcosa che non va e lo so a che te sembro solo paranoico ma..."

"Hai ragione" lo interrompe la ragazza con un sospiro. "L'ho notato anche io. Oggi non mi ha tolto gli occhi di dosso, poi si è incontrato nella Sala Grande con Albus e... sai quando due persone parlano e tu hai l'impressione che stiano discutendo proprio di te? Ecco, a me è partito come un brivido per tutto il corpo in quel momento." 

James annuisce, rilassandosi appena e buttando fuori tutta l'aria che ha trattenuto fino a quel momento. È bello non essere più soli, ma essere capito da Lily Evans lo è ancora di più.

"Pensi che abbiano scoperto..." lascia cadere la frase e le indirizza uno sguardo da sotto le lunghe ciglia. 

Lily scuote la testa, decisa. "Impossibile, siamo gli unici a saperlo. Non potrebbero averlo scoperto in nessun modo e da nessuno." Si morde il labbro, pensierosa. "Però..." 

"Però?"

"Però hai ragione, James. C'è qualcosa che non va." Si allontana un ciuffo di capelli dal viso è l'espressione diventa così triste che il ragazzo non riesce a rimanerle distante, colmando immediatamente lo spazio che li separa. "Quando ieri siamo andati nell'ufficio della preside, mi aspettavo una sgridata, forse anche una punizione... lei invece è sempre così... così remissiva con noi, quasi non ce la facesse. E io sono stanca di essere morta e viva allo stesso tempo, vorrei solo poter tornare a casa."

James allunga un braccio verso di lei, glielo passa intorno alle spalle e la stringe in se. Butta al vento settimane di silenzio, mesi di imbarazzi e anni di litigi che li hanno uniti nel corso della loro vita. L'abbraccia e dichiara ancora una volta al mondo e a se stesso che potranno essere solo quattro anni o quaranta, ma lui non smetterà mai di rincorrere di Lily Evans. 

E quando lei ricambia, quando con indeciso imbarazzo alza le braccia e gliele stringe intorno al busto, non sa ancora che Lily ha appena accettato di essere rincorsa: sempre, tanto, mai abbastanza. Ha appena accettato di correre insieme a lui, di cercarsi e di trovarsi senza mai perdersi davvero. Di viversi quei quattro anni senza ancora esserne davvero consapevole. 

 

 

 

⚡️

 

 

 

James Sirius sobbalza quando una voce si schiarisce alle sue spalle e, senza spostarsi dalla sua posizione, volta la testa sulla spalla per accogliere la nuova arrivata. Lyn ha le guance arrossate dal freddo e alcune ciocche di capelli che svolazzano da tutte le parti mosse dal vento. 

Gli indirizza un sorriso timido, quasi impacciato e che cerca la forza di ritrovare la complicità che li ha sempre uniti. Cammina verso di lui con lui con le braccia nascoste dietro la schiena e il passo leggermente ondeggiante, e James Sirius non riesce a trattenere un sorriso spontaneo alla sua vista.

La ragazza si appoggia accanto a lui, sporgendosi dallo stesso balcone su cui è appoggiato da tempo, e indirizzando uno sguardo verso il parco di Hogwarts. "Non sapevo fossi un guardone" scherza dandogli una piccola spinta con la spalla e accennando con il mento alle figure abbracciate di Jake e Grace. "Sono carini insieme, vero? Si vede proprio che si vogliono bene."

James Sirius non riesce a trattenere una smorfia a quelle parole. "Non immagini neanche..." sospira e si passa una mano tra i capelli.

"Che hai?" La ragazza inclina la testa da un lato e lo guarda con attenzione. "È tutto il giorno che sei strano, per non parlare di quando ieri sei rientrato in Sala Comune."

"Mi osservi proprio tanto, Lyn Baston" scherza e piega gli angoli delle labbra verso l'alto mentre la ragazza al suo fianco non riesce a impedire che le guance le si colorino di rosso. "Ed è un trattamento che riservi solo a me o anche a qualche Corvonero?"

Lyn a quelle parole alza gli occhi al cielo e gli schiaffeggia affettuosamente il braccio. "James Sirius Potter, non ci starai mica provando con me?"

Il ragazzo si stringe nelle spalle e si avvicina a lei con un veloce movimento del busto. "Non lo so, sta funzionando?" 

"Non sono una delle ragazze che porti nei ripostigli del custode, James" replica lei, con voce chiara e decisa, aumentando la distanza tra loro. 

Il più grande dei Potter si lascia andare a un sospiro e si passa ancora una volta una mano tra i capelli, contribuendo ancora di più a dar loro un aspetto disordinato e confusionario. "Lo so, non ho mai detto il contrario. È questo il problema, no?" Lyn aggrotta le sopracciglia, confusa. "Non sei come le altre, non lo sei mai stata... e io sono terrorizzato all'idea di perderti. Sei la mia migliore amica, Lyn, mi piace averti accanto, sapere che sei al mio fianco quasi mi giro per dire qualcosa... ma non è solo quello. Sarebbe mille volte più facile se il problema tra di noi si potesse risolvere in un ripostiglio delle scope, ma le cose non sono così facili."

La ragazza si morde il labbro inferiore, cercando di nascondere il leggero tremore delle mano. "E come sono invece le cose, James?"

Il più grande dei Potter si stringe nelle spalle e scuote la testa. "Non lo so, dimmelo tu perché io non ci sto capendo più niente. Ti penso in ogni momento, in qualsiasi istante della mia giornata... sei come un chiodo fisso per me. Ma se questo in qualche modo ti mette a disagio, se non è quello che provi anche tu... a me sta bene. L'ho visto come sei scappata l'altro giorno e non voglio più stare senza parlarti. Quindi se tu mi dici che per te non è lo stesso, se..."

"Sì" lo interruppe bruscamente Lyn, muovendo un passo verso di lui.

" cosa? Sì, per te non è lo stesso o..."

"Sì, James, ti guardo. E sì, James, è un trattamento che riservo solo a te e sì, ci stai provando con me e sta funzionando." Prende un profondo respiro prima di ricominciare a parlare. "Sì, vorrei che continuassi... a provarci intendo e con me, non con le altre. E magari vorrei anche andare in qualche ripostiglio con te, però non quello in cui hai portato Mandy di Tassorosso e sí, anche se non te l'ho detto l'altra volta, mi manchi anche tu. Mi manca parlare con te, scherzare insieme: mi manca il mio migliore amico ma... ma non solo. E... e..."

Le sopracciglia di James scattano verso l'alto e le labbra tremano sotto lo sforzo di trattenere un sorriso. "E... e Boots?"

Lyn alza gli occhi al cielo. "E Boots era un no, un grandissimo no che speravo diventasse un sì." James annuisce con lentezza, assimilando ogni lettera di quelle parole mentre con lo sguardo non riesce a non seguire ogni singolo movimento delle sue labbra. "E" ridacchia, "e sí, mi sto chiedendo perché ancora non mi hai baciata."

James Sirius questa volta non se lo fa ripetere due volte, annulla definitivamente la distanza tra loro e la bacia. E sì che ci hanno messo sette anni, sí che si sono rincorsi senza neanche rendersene conto per troppo tempo, ma trovarsi è stato infinitamente più bello così.

"Certo che ce ne hai messo di tempo, James Sirius Potter" ridacchia lei, senso staccarsi da quell'abbraccio. 

"Noi Potter siamo un po' lenti" scherza. "Ora non correrai via, vero?" le chiede sulle labbra, lasciandole un veloce bacio.

Lyn scuote la testa. "Vuoi dire che non mi rincorreresti?"

James Sirius approfondisce nuovamente il bacio che non hanno mai davvero interrotto. "Ci stai per caso provando con me, Lyn Baston?"

"Non lo so... sta funzionando?"

"Assolutamente sì!"

A distrarli e attirare la loro attenzione, però, è una risata. Voltano entrambi distrattamente la testa, osservando i due puntini che rappresentano le figure di Jake e Grace farsi sempre più lontane nel parco di Hogwarts.

"Ehi" Lyn si allontana per riuscire a guardarlo meglio, "ora me lo dici cosa facevi qui, appostato come un maniaco?"

James Sirius apre e chiude la bocca più volte, non sapendo bene come rispondere. "Io... ecco... c'è una cosa che non sai. E che non so se dirti o se..." Sbuffa. "Una cosa che non so come affrontare, in realtà."

"Ed è una cosa che non sai se puoi dire a me?""Non è quello, è che è così assurdo che ho paura di essere preso per pazzo." 

Lyn gli stringe la mano con due dita, incoraggiante. "Mettimi alla prova."

 

 

 

 

*

 

 

Quando James e Lily raggiungono la Sala Comune di Grifondoro, a pomeriggio inoltrato, trovano Remus e Sirius ad aspettarli li fuori. Entrambi con le braccia incrociate e le espressioni furenti, sembrano essere l'uno lo specchio dell'altro.

"È successo qualcosa?" chiede James con un sorriso. Si sente così leggero da poter persino camminare sulle nuvole e non fa nulla per nasconderlo.

"Tu chiedi a noi se è successo qualcosa?" Sirius è furente ma a fare un passo in avanti è proprio Remus.

"Siete scomparsi per tutto il pomeriggio, come credete che ci siamo sentiti? Non una notizia, o un messaggio, o..."

"Siamo a Hogwarts" ribatte Lily cercando di trattenere una risata davanti alla loro relazione. "Dove pensavate potessimo essere finiti?"

"Oh, non lo so," Sirius allarga le braccia in modo plateale, "Forse quarant'anni nel futuro o nel passato o chissà dove?"

"Va bene, d'accordo, ricevuto" replica James, a cui neanche il ritorno di Severus Piton potrebbe guastare l'umore in quel momento. "La prossima volta vi avvisiamo."

"La prossima volta?" Sirius sgrana gli occhi. "Pensi di sparire nel nulla una seconda..."

A interromperlo però, e a permettere a Lily di sbuffare una risata senza essere vista, ci pensa il ritratto della Signora Grassa che viene aperto, ben presto sostituito dalla figura di Albus Severus.

"Ciao..." mormora Remus, confuso, e si guarda intorno nel corridoio. "Abbiamo sbagliato Sala Comune?"

Il ragazzo scuote la testa e James non può fare a meno di notare come il suo sguardo non sia puntato direttamente su nessuno di loro. "Volevamo parlarvi... noi, intendo James, Lily, io e gli altri."

James, a quelle parole, drizza la schiena e si fa più attento. "È successo qualcosa?"

Il Serpeverde punta finalmente lo sguardo di lui, quasi avesse il potere di scrutargli fin dentro l'anima. "Non lo so, dimmelo tu," risponde e fa per rientrare nella Sala Comune. "Vi aspettiamo in camera di James e... possibilmente non trasfigurati. Così, giusto per dare un minimo di parvenza di onestà a questa conversazione, nonno."

Carica l'ultima parola con un sarcasmo tutto Serpeverde, lasciandoli soli in mezzo al corridoio senza la forza di replicare. Improvvisamente James non si sente più così leggero da riuscire a camminare sulle nuvole.

 

 

 

 

*

 

 

 

Sembrava incredibile e invece eccomi qua. Questi mesi sono stati una vera burrasca: ho finito gli esami, ho dovuto preparare la tesi e senza neanche rendermene conto settimana prossima mi laureo.

Un sogno forse, un utopia.

In ogni caso sono molto più libera e sembra anche l'ispirazione stia tornando... per cui, eccomi qui.

Potete anche cominciare a fare il conto alla rovescia per il fatidico incontro con il Salvatore del Mondo Magico e non solo!

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Capitolo 19
*** 19. Il racconto di una vita ***


James inspira a pieni polmoni, lancia uno sguardo alle spalle dove trova immancabili come sempre i suoi Malandrini, e alla sua destra, dove c'è una Lily incredibilmente Lily rossa e bella come ormai neanche ricordava più ma sempre capace di togliergli il respiro come la prima volta.

La ragazza allunga timidamente una mano verso di lui, lascia che le loro dita si sfiorino e si incastrino l'un l'altra, prima di lasciarla ricadere lungo il proprio fianco. "Andiamo?" Il suo sguardo è una muta richiesta d'aiuto e d'appoggio a cui inaspettatamente risponde Sirius stringendole affettuosamente la spalla.

"Andiamo!"

James annuisce, si guarda un'ultima volta nel corridoio deserto dell'ultimo anno e apre la porta. I ragazzi sono tutti lì, o per meglio dire: la sua famiglia, quella che neanche dovrebbe sapere di avere e quella che non conoscerà mai, è proprio lì. Tutta intera, compatta, unita davanti a questi nemici inaspettati.

Sul fondo, tutti con la medesima espressione confusa e reticente, c'è un'onda di teste rosse: un filo impercettibile li unisce, legandoli l'un l'altro non solo nell'aspetto ma anche in quel fronte comune che si sono dovuti costruire nel corso degli anni per far rimbalzare le parole, gli attacchi e le curiosità del mondo del mondo esterno.

Un passo più avanti, ai due angoli della stanza, ci sono invece i due piccoli di casa Potter: Albus non li guarda, punta i suoi occhi verdi così familiari e simbolici verso un punto imprecisato della camera, mentre l'espressione di Lily Luna è tutto ciò che si sarebbero aspettati. In un certo senso, nella curiosità genuina e infantile della più piccola, i Malandrini non possono che trovare un punto d'appoggio, un'ancora a cui appigliarsi in quel momento che li vede come gli estranei, come gli intrusi da allontanare.

Infine, facendo sussultare vistosamente sia Sirius che Remus, arriva James Sirius: fino a quel momento nascosto in un angolo lontano insieme a Lyn Baston, il ragazzo si posiziona al centro, a coprire i suoi fratelli e cugini, leader inconsapevole.

E James, davanti a quello schieramento così deciso, non può fare a meno di sentirsi come se stesse per andare ad affrontare una battaglia, senz'altro la più importante della sua vita.

"Allora" a prendere parole è Fred, seduto sul davanzale della finestra, "sono passato passato per le cucine. Giro di Idromele per sciogliere la tensione?"
 

⚡️
 

"... e quindi, questo è tutto." James termina il racconto con la gola improvvisamente secca e il collo irrigidito. Intorno a lui solo il silenzio di chi sta assimilando quanto appena raccontato.

"Quindi..." Rose si alza e, dal fondo della stanza, si va a sedere accanto ad Albus: spalla contro spalla, come sempre, "nessuno vi ha spiegato come sia stato possibile? E voi non avete trovato nulla in Biblioteca?"

A rispondere è Remus: "Pensiamo che la preside abbia rimosso tutti i volumi più interessanti, se così possiamo definirli, per evitare che potessimo immischiarci una volta di troppo."

"Non che ci siate riusciti, ovvio" borbotta Albus, gli occhi che fanno avanti e indietro tra le mattonelle del pavimento. Infine si rivolge alla cugina: "A cosa stai pensando?"

"Sta pensando alla mamma" interviene Hugo per lei. "Se potessimo chiedere a lei, sicuramente..." si interrompe, lancia uno sguardo imbarazzato ai Malandrini, e abbozza un sorriso: "Ha un cervello da paura nostra madre. Nulla da togliere alla preside o al professor Paciock, però forse potrebbe fare la differenza."

Lily annuisce e si volta verso Remus, parlando a bassa voce: "Ti ricordi? Una volta la McGranitt parlava proprio di una persona che avrebbe sicuramente saputo come risolvere la situazione. Magari si riferiva a lei."

"E quando pensate di andarvene?" chiede bruscamente James Sirius, incrociando le mani sopra le ginocchia.

Sirius sgrana gli occhi e non riesce a trattenere un moto di fastidio davanti a quelle parole e al tono utilizzato. "Di certo non contiamo di rimanere fino alla fine dell'anno, puoi starne certo. Non è che per noi qui sia una passeggiata di salute, sai com'è: siamo tutti morti e cose del genere."

A quelle parole un brivido percorre all'unisono quasi tutti, e spinge soprattutto i due Potter ad alzare la testa e incrociare il loro sguardo. Anche loro, così come il professor Paciock e la McGranitt, non riescono a incrociare i loro occhi ora che non sono più trasfigurati.

"Ogni minuto che siete qui, è uno in più in cui noi nascondiamo a nostro padre la vostra esistenza." James Sirius indurisce la mascella, gli occhi tormentati che non riescono più a lasciare il viso dei genitori di suo padre ora che li ha incontrati.

"Ed è per questo che non vi abbiamo detto nulla e per cui non avreste dovuto scoprire niente: non volevamo caricarvi di questo peso, di quello che la nostra presenza comporta nelle vostre vite." Lily si allontana alcune ciocche rosse di capelli dal viso, scoprendo definitivamente quegli occhi verdi che inconsapevolmente suo figlio Harry da anni ormai ricerca nello sguardo di un figlio. "Ci dispiace enormemente. Di essere qui, di avervi scombinato le vite, di costringervi a fronteggiarvi con... beh, con delle persone con cui non dovreste neanche poter parlare. E se volete che ce ne andiamo, che cambiamo dormitorio o addirittura che lasciamo la scuola... a noi va bene."

Albus Severus sgrana gli occhi a quelle parole, mentre Lily Luna tira su col naso: ha gli occhi pieni di lacrime che lotta incessantemente per non far uscire, la punta del naso arrossata e le lentiggini ben visibili.

"Io sono felice." Alle parole della più piccola dei Potter, quasi tutti si voltano verso di lei: chi basito, chi arrabbiato come i fratelli e chi più semplicemente interrogativo. "Andiamo, ragazzi: siamo cresciuti sentendo parlare di loro" e con un braccio li indica, come a volervi avvolgere nonostante la distanza fisica di quel momento. "Abbiamo visto la loro statua, abbiamo ascoltato lezioni interminabili sulla nostra famiglia e... e li abbiamo fatti un po' nostri. Siamo cresciuti senza conoscerli eppure a volte mi sembra di averli stampati fin dentro l'anima. Lo vedo nel modo in cui papà mi guarda a volte, o da come la gente per strada mi ferma per dirmi che sí, sono proprio uguale a mia nonna e che gran peccato non averla potuta conoscere, ma anche che gran coraggio."

"Lily, ascolta..."

"No" la ragazzina si alza in piedi con forza e interrompendo sul nascere qualsiasi opposizione del fratello. "Ascolta tu, adesso! Hai passato la vita nell'ombra di due nomi più grandi di te, per non parlare di quest'altro idiota di Al che si è fatto persino mettere a Serpeverde tanto per passare ancora più inosservato, insomma. La nostra vita non è normale, non è come quella di tutti gli altri, ma siamo fortunati: non solo perché stiamo bene, siamo sani, belli e simpatici..."

"E modesti, verrebbe da dire" aggiunge Fred a mezza voce.

"Ma perché c'è capitata la cosa più incredibile mai neanche pensata da un mago o da una strega. Siamo qui nella stessa stanza con le persone che ci hanno permesso di essere quello che siamo oggi." Così dicendo fa un passo verso i Malandrini e Lily, lasciando finalmente che una lacrima e poi un'altra sfuggano al suo controllo. "E noi cosa facciamo? Siamo qui a litigare, a chiedere quando se ne andranno? Ma siamo forse impazziti? A me non interessa perché siete qui" conclude infine, rivolgendosi direttamente a loro. "Mi basta potervi conoscere, sapere che esistete davvero e che non siete solo il racconto di una vita."

James abbassa lo sguardo, mentre il cuore sembra quasi pronto a scoppiargli da dentro al petto: a un passo dallo schizzargli fuori, dritto dritto verso quella ragazzina che lo ha appena steso irrimediabilmente ai suoi piedi.

"Mi dispiace" dice allora, la voce più nasale di quanto potrebbe mai ammettere e un groppo in gola che davvero non sa come gestire. "Di non avervi detto la verità, intendo. Io al posto vostro sarei furioso, ci siamo comportarti come fanno sempre gli adulti: nascondendo la verità pensando che gli altri siano troppo piccoli o incapaci per accettare e comprendere. Ma voi non siete così e nel momento in cui vi abbiamo scoperti, statene pur certi, abbiamo passato ogni giorno a volervi solo conoscere il più possibile."

Lily Luna tira su col naso, trovandosi a un passo dalla sua omonima, da quella donna con cui molto spesso si è sentita in competizione (o sarebbe più appropriato dire ragazza, perché ora che se la trova davanti non può che sentirsi come colpita in pieno viso dall'evidenza più crudele: che la bellissima e coraggiosissima Lily Evans, in realtà, non sia tanto più ragazza di quanto lo sia lei in questo momento).

"Mi dispiace di averti odiato" mormora allora in imbarazzo. "E invidiata. Intendo prima: prima prima prima, quando ero piccola."

Lily sbuffa una risata, anche lei con gli occhi lucidi. "Mi dispiace di essermi fatta odiare. Che tu ci creda o no, sono molto meno coraggiosa di quanto descrivono tutti quei libri." Lancia una breve occhiata verso James, ripensando intensamente a tutte le settimane di silenzio che li hanno separati proprio a causa della sua codardia.

"Per Lily sarà come avere davanti i suoi eroi personali" commenta infine James Sirius, prendendo finalmente parola e guardando timoroso e imbarazzato verso di loro. "Non sapere quante volte ci ha costretto a sentire la vostra storia prima di andare a dormire."

"Credo sia stato quello il momento in cui abbiamo cominciato a pregare i nostri genitori per delle camere separate" ribatte Albus, anche lui con un timido sorriso, mentre tutti gli altri si lasciano andare a una risata.

"Diteci cosa volete che facciamo." Remus si alza in piedi: "Non scherzava prima Lily, non vogliamo scombinarvi più di quanto abbiamo già fatto."

Albus si volta si verso il fratello, la gamba che continua ad andare su e giù per la tensione, e il petto stretto in una morsa. "Jim?"

"Beh... io dico che... che onestamente siete dei gran belli stronzi per non averci detto niente, e siete anche incredibilmente stupidi per averne parlato a voce alta in un corridoio." James Sirius si passa una mano tra i capelli disordinati. "Per la stronzaggine non lo so, ma so che la stupidità è proprio un tratto di famiglia e... beh, la famiglia non si lascia indietro."
 

⚡️
 

Sono quasi le prime luci dell'alba quando Albus si alza in piedi, le gambe doloranti e gli occhi che pizzicano per la stanchezza. Molti di loro si sono addormentati a fasi alterne nel corso di quella lunga notte: Fred ancora seduto sul davanzale della finestra, Hugo a terra contro il letto di uno di loro e gli altri sparsi qua e là per la camera mentre i restanti compagni di stanza del settimo anno venivano non tanto gentilmente invitati a dormire in Sala Comune senza troppe spiegazioni.

Lily Luna, in barba alla stanchezza sempre più insistente, ha resistito fino all'alba per poi crollare affianco di un Sirius insolitamente docile e che non riesce a toglierle gli occhi di dosso, quasi avesse paura di vedersi scomparire all'improvviso quella ragazzina così piccola e coraggiosa.

Ecco, un sentimento così lui non l'ha mai provato al di fuori dei suoi amici: un affetto innato, profondo, totalizzante. Come se avesse aspettato quei ragazzi per tutta una vita senza neanche saperlo.

Remus, al suo fianco, è ormai entrato in uno stadio di profondo dormiveglia: pronto ad ascoltare e captare tutto ciò che lo circonda, ma senza avere davvero la forza di rispondere e partecipare.

"I tuoi compagni di stanza ti avranno dato per disperso ormai" mormora Sirius, ben attento a non svegliare la ragazza al suo fianco.

Albus abbozza un sorriso, si avvicina a loro e lascia cadere una coperta appena trasfigurata sul corpo rannicchiato della sorella. "Non credo, sono abituati... non è la prima volta che James, Lily o gli altri mi trascinano dai Grifondoro."

"Mi dispiace di non averti detto la verità" ammette infine Sirius. "Quando quel pomeriggio abbiamo parlato, avrei tanto voluto essere sincero anche io come lo sei stato tu con me."

Albus si stringe nelle spalle. "Quanto meno adesso mi spiego le vostre reazioni quando avete scoperto il mio secondo nome."

Il Malandrino sgrana gli occhi e non riesce a nascondere una smorfia di orrore. "Tu sei proprio sicuro che tuo padre non abbia sbattuto la testa da qualche parte o..."

"Tristemente sicuro" annuisce e ridacchia. "Non sai quanto ero geloso di James, i suoi nomi erano decisamente migliori dei miei. Poi quando sono entrato a Serpeverde ho pensato che fosse tutto scritto: mi chiamavo anche Severus ed ero l'unico della famiglia finito in quella casa. Ho persino pensato di lasciare Hogwarts. Cioè, l'ho fatto..." Si guarda brevemente intorno con circospezione. "Non lo sa nessuno, neanche James o Rose."

Sirius sgrana gli occhi. "Voi Potter siete una continua sorpresa, come sarebbe a dire che sei scappato?"

"Ma sai, quelle cose che si fanno a undici anni quando sei il figlio di Harry Potter e ti hanno smistato a Serpeverde" replica con leggerezza. "Mio zio George ci aveva raccontato di tantissimi passaggi segreti, così ho pensato di usarne uno e tornare a casa. Ovviamente le cose sono andate disastrosamente: a undici anni e a Hogsmeade in piena giornata, non avevo la minima idea di come tornare a casa. Per fortuna conosciamo i proprietari dei Tre Manici di Scopa: Hannah mi ha visto, praticamente in lacrime, e mi ha fatto una cioccolata calda mentre avvisava mio padre." Albus a questo punto sorride, appoggiandosi alla colonna del letto. "Quando è arrivato ero sicuro mi avrebbe messo in punizione fino alla fine dei miei giorni. Invece si è seduto, ha ordinato due burrobirre e mi ha raccontato una storia." Prende una pausa e lo guarda con attenzione. "La tua."

"La... la mia?" Lily Luna, al suo fianco, mormora qualche parola nel sonno e gli pianta un ginocchio nel fianco.

"Papà ci aveva raccontato tante storie fino a quel momento, ma quella... quella mai. E io non lo avevo mai visto così: parlava di te come di un eroe, come di un uomo coraggioso e di un ragazzo che avrei tanto voluto conoscere. E c'era il rimpianto nei suoi occhi, così tanto che faceva male anche solo guardarlo. Allora ho pensato che se tu avevi potuto affrontare il tuo smistamento con la famiglia che ti ritrovavi, e diventare anche uno degli uomini più coraggiosi della prima e seconda guerra magica, allora io potevo accettare il mio. Perché anche io volevo che mio padre un giorno potesse parlare di me con lo stesso orgoglio che usó quel pomeriggio per te."

"Grazie" risponde Sirius, dopo alcuni istanti di silenzio. "Grazie davvero, Al. Non sai quanto tutto questo sia importante per me. Vorrei tanto poter conoscere tuo padre, sembra una persona fantastica."

"Oh, lo è" annuisce il Serpeverde con un moto d'orgoglio. "Lo è davvero e tu lo conoscerai, e se è così fantastico sarà anche grazie a te. Ti dico tutto questo perché" il suo sguardo si fa improvvisamente più imbarazzato "ti ho osservato prima. Remus ha Teddy, James e Lily hanno noi... e in un certo senso ho avuto paura che tu potessi sentirti solo. Come se fossi scollegato da tutta questa situazione. Quindi ci tenevo a farti sapere che non lo sei, che sei parte di tutto questo anche tu, che ne sei un pezzo fondamentale: lo sei stato per mio padre e in un certo senso anche per me."

Sirius a quel punto non resiste più: si alza in piedi e gli sorride. "Ehi, Al, ma voi Serpeverde siete delle persone fisiche?"

"In che senso?"

"Sto per abbracciarti" e così dicendo abbraccia quel Potter così diverso e inaspettato, e se lo stringe contro. "Sei un Potter fantastico, lo sai? E fidati, io ho ne ho conosciuti tanti. Mi sarebbe piaciuto tu potessi avere il mio nome."

Al, a quelle parole, ridacchia. "Anche a me, ma papà ha detto che sarebbe stata una cattiveria nei tuoi confronti chiamarmi Sirius Severus."

Sirius sgrana gli occhi: che orrore!

 

⚡️
 

Poco distanti da loro, ancora impacciati nella loro stessa conversazione, ci sono James e Lily affiancati da uno stranamente silenzioso James Sirius.

"Vuoi... vuoi che ti abbraccio anche io come stanno facendo facendo loro?"

"Cosa?" James Sirius sgrana gli occhi e scuote la testa. "No, davvero, non amo... beh, gli abbracci, le effusioni. Sto bene così."

"... menomale!"

Lily a quello scambio alza gli occhi al cielo e sospira. "Pensate di andare avanti a lungo in questo modo?"

"Stavo pensando" James Sirius si muove impacciato sul posto, "che vi devo delle scuse. Per come ho reagito prima. Sono stato un po' scontroso e non ve lo meritavate."

"Abbiamo anche noi le nostre colpe, Jim. Non ti preoccupare."

"E volevo anche dirvi che... che mi dispiace". A quelle parole entrambi i ragazzi del passato si fanno più interrogativi. "Intendo per tutto. Per come avete scoperto la verità e, beh, per la verità stessa. So che sembrano parole al vento, ma a me dispiace davvero per quello che vi succederà: e so che forse neanche fa la differenza per voi in questo momento, ma mio... papà vi ricorda in ogni momento delle sue giornate. Nei suoi ricordi siete sempre tanto vivi e anche nella nostra famiglia."

Lily si morde il labbro inferiore, mentre gli occhi le si fanno lucidi in un istante. "Fa la differenza, Jim. Così tanta che neanche immagini. Lui è felice?"

James Sirius apre la bocca più volte, indeciso su come rispondere. "Credo di sì. Cioè, sí, lo è. Solo che papà ha quella tipica felicità malinconica che hanno tutti quelli della loro generazione, sai: la guerra e tutto il resto. Però credo sia felice, che sia sereno insomma." Annuisce alle sue stesse parole, pensando attentamente alla domanda che gli è stata fatta. "Credo che le ombre del passato non lo lasceranno mai veramente, anche se non lo ammetterà mai. Ma ha noi, ha la mamma: è felice."

James annuisce e prende un profondo sospiro. "Non deve essere stato facile crescere con tutto il mondo che vi conosce e vi osserva."

"C'è di peggio, ammettiamolo. I nostri genitori hanno fatto il possibile per proteggerci però, quindi siamo stati fortunati. E quanto a voi..." Le labbra gli tremano per un momento nel tentativo di non ridere. "Beh siete più simpatici di quello che pensavo, posso dirvi? Si vede che siamo imparentati."

Entrambi ridacchiano e Lily si asciuga velocemente una lacrima sfuggita al suo controllo. Alla fine si guarda brevemente intorno, si avvicina ai due James con aria Malandrina e sorride birichina: "Senti un po', ma cos'è questa cosa che adesso tu e Lyn siete di nuovo vicini?"





NB: se vi va, se ne avete voglia, se anche voi siete follemmente ossessionati dal mondo dei Malandrini - ho appena pubblicato l'inizio di una minilong AU JIly con * rullo di tamburi * Lily Babbana. Vi aspetto! Il titolo "Wish you were here".

 

Note a piè di pagina:
Eccoci qua, come promesso non vi ho fatto aspettare tanto. Devo ammettere che ho riletto e riletto questo capitolo ma c'è qualcosa che proprio non mi convince.
Anche se penso, piuttosto, perché stiamo entrando ormai nel cuore della storia e a me l'ansia da prestazione uccide.
Le Vacanze di natale vi dicono nulla? Ecco, chi vuol intendere intenda.

Infine, vi invito a lasciare un piccolo o anche un po' più grande commento per farmi sapere che ne pensate: insomma, non lasciatemi sola in questa landa desolata che sono le mie incertezze

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Capitolo 20
*** 20. La trappola di Natale ***


Quando James si alza dal banco, appena terminata la lezione di Trasfigurazione, il suo unico pensiero è solo quello di buttarsi sul letto e non rialzarsi fino a ora di cena. Stiracchia le braccia verso l'alto, trattiene uno sbadiglio e fa una piccola smorfia nel riceve una pacca sulla schiena fin troppo vigorosa da parte di Sirius.

"Coraggio, dobbiamo anche passare in infermeria da Remus."

La luna piena è stata solo il giorno prima e nonostante la situazione sia nettamente migliorata rispetto al loro presente, nessuno dei due Malandrini se l'è sentita di lasciare l'amico da solo: peccato che poi, recuperare le ore di sonno si sia rivelato semplicemente impossibile.

"Ehi" James Sirius si avvicina a loro, da una pacca sulla spalla di Sirius e lo guarda con circospezione: "Notte brava?"

"Eh, non immagini neanche" borbotta lui, stiracchiandosi nel contempo il collo indolenzito.

"Lui come sta?" è invece la domanda di Lyn, che viene prontamente accolta da un abbraccio distratto e automatico di James Sirius.

"Sta" replica Sirius. "Le cose sono diverse qui rispetto a..." lascia cadere la frase, ben sapendo che tutti hanno già colto il senso della sua frase. "Sono sicuro che per oggi pomeriggio sarà fuori e nel pieno della sua forma."

"Vi accompagniamo in infermeria, vi va?"

James e Sirius si scambiano uno sguardo indeciso prima di annuire: la situazione non è ancora delle migliori d'altronde e i silenzi che nessuno ha il coraggio di colmare da quando la verità è venuta a galla sono ancora ingombranti e invadenti tra loro. Sono tante le domande che tutti loro vorrebbero farsi e a cui però nessuno riuscirebbe a dare una risposta.

Ma James apprezza lo sforzo del nipote, lo osserva ogni giorno impegnarsi per essere naturale e spontaneo con loro: e allora decide di tendergli anche lui una mano.

"Certo, recupero Grace e andiamo."

Quello che però non si aspetta, una volta arrivato in infermeria, è di trovare il suo amico non solo in compagnia, ma soprattutto impegnato in una fitta conversazione con Al e Lily Luna.

"Ciao" afferma con una certa titubanza, sorpreso. "Vi siete per caso dati appuntamento qui senza che lo sapessimo?"

James Sirius, a quelle parole, mette su un'inequivocabile espressione colpevole che proprio non riesce a trattenere: "Volevamo sapere come sta Remus e quindi... ciao Remus! Come stai?"

Lo sguardo del licantropo, seppur appesantito da due profonde occhiaie, si illumina in un sorriso. "Sorprendentemente bene, grazie. Lily mi ha portato un intero scaffale di Mielandia."

La più piccola di casa Potter palesa la sua presenza agitando una mano a mo' di saluto, seduta su uno dei lettini insieme al fratello Al. "Papà dice sempre che una persona saggia gli ha consigliato di mangiare del cioccolato quando si sta male."

"Approvo" è la replica di Sirius, che sorpassa tutti loro per accomodarsi sullo stesso lettino di Remus e cominciare a scartare una Cioccorana. "Allora, cos'è che dovete dirci?"

Lily Luna, a quella domanda, sgrana gli occhi mentre Al arrossisce impietosamente. Entrambi, a quel punto, si rivolgono verso James Sirius e Lyn.

"Ecco, volevamo proporvi una cosa... cioè, ne abbiamo parlato e siamo tutti d'accordo. Tra pochi giorni partiamo per Natale noi, non abbiamo granché l'abitudine di passarlo a Hogwarts. E stavamo pensando che rimarreste qui da soli, il che è abbastanza deprimente, per cui..."

Lily Luna, davanti a quell'infinito giro di parole, sbuffa e alza gli occhi cielo. "Oh insomma: venite a casa da noi, che ne dite?"

"A casa... da voi?" Lily sgrana gli occhi per nulla convinta. "Da vostro padre? No, non se ne parla. La McGranitt ci ammazzerebbe e avevamo detto di non dire niente a nessuno e..."

"Abbiamo già pensato a tutto noi." Albus si apre in un sorriso inequivocabilmente malandrino. "Dovete solo fidarvi di noi."

"È l'unica occasione che avete" obietta Lily con un debole sorriso. "Di conoscere nostro padre, intendo, e Teddy."

James a quel punto si rivolge verso il più grande, rimasto fermo alle loro spalle dei fratelli. "Pensavo non volessi dire a tuo padre la verità."

"È così e onestamente non sono pienamente convinto da questo piano, ma Al e Lily ci tengono. E se loro ci tengono... beh, facciamolo succedere. Non gli diremo niente, però avremo l'occasione di parlare con zia Hermione se riusciamo e magari di fare qualche ricerca fuori da Hogwarts. Credo sia l'idea migliore per tutti."

"Allora, ci state o no?"

James e Lily si scambiano uno sguardo fugace e annuiscono impercettibilmente, ma quel semplice scambio per i  tre giovani Potter sembra essere sufficiente.

"Mi dispiace dirvelo, ma la McGranitt non accetterà mai" cerca a quel punto di riportarli con i piedi per terra Remus.

I tre fratelli assumono la medesima espressione e per un momento, una sola frazione di secondo, è proprio l'impavido e sfrontato Sirius Black che si trova a deglutire per lo spavento. Fino a quell'istante, infatti, non si è mai soffermato a pensare a quale potesse essere l'impatto dell'unione dei geni tra James Potter e Lily Evans ma che ora lo fa... beh, ne è semplicemente terrorizzato.

"Non vi preoccupate, è un gioco da ragazzi" replica Lily Luna. "Ogni anno i Caposcuola si occupano di ritirare le adesioni al cenone di Natale tra gli studenti e consegnarle al direttore della propria casa di appartenenza."

"Vale a dire lo zio Neville, il professor Paciock" si inserisce Al, calcando volutamente le proprie parole.

"E il nostro caposcuola è Lyn, quindi niente di più facile."

"Ma niente di più facile cosa, esattamente?" chiede Remus, sempre più confuso.

"Ma è ovvio, no?" Lily Luna scuote la testa, "Lyn porterà le adesioni a zio Neville, prontamente seguita da Rose e Al nascosti sotto il mantello dell' invisibilità. A quel punto Rose, che è la più brava tra noi, lo confonderà con un incantesimo e lui sarà convinto che voi rimarrete a scuola come d'accordo."

A James cade la bacchetta di mano mentre Sirius comincia a tossire a causa di una cioccolata che gli è appena andata di traverso.

"Volete incantare un professore?" balbetta Lily. "Ho bisogno di sedermi. Merlino, non mi sento bene."

"Scusami," chiede Remus in un sussurro rivolto verso il Serpeverde, "Tu perché vai con loro?"

"Semplice, Rose ha detto che se la scoprono non ha intenzione di affondare da sola."

"Potremmo venire scoperti, espulsi... finire ad Azkaban per aver praticato magia su un professore."

James si volta verso Lily, che ha ora cominciato a elencare sottovoce tutte le conseguenze a cui potrebbero andare incontro se scoperti.

"Lily, respira... stai cominciando a iperventilare ."

"Tecnicamente" è la voce di James Sirius che si intromette dopo un lungo silenzio, "voi non potete essere espulsi. Noi sì, ma non è la prima volta che succede. Abbiamo un piano B."

Lily annuisce e ridacchia. "Al non serve solo come merce di scambio con Rose, ha anche il compito di comunicare con Fred se le cose dovessero mettersi male. In quel caso lui e sua sorella Roxanne mangerebbero una delle merendine di zio George e, con la scusa di non trovare più la metà mancante che possa fermare il sangue, zio Neville dovrà per forza andare da loro dando così il tempo agli altri di scappare."

"Ma se tutto andrà per il verso giusto, come sicuramente sarà" Lyn Baston va a sedersi su uno dei lettini con aria tranquilla e trascinando dietro di se un docile James Sirius, "per quando si saranno accorti della vostra assenza sarà troppo tardi. A quel punto per farvi tornare indietro dovranno per forza avvisare il signor Potter e, visto che nessuno ha davvero voglia di affrontare il Salvatore del Mondo Magico, direi che staremo tranquilli per tutto il periodo di Natale."

I tre Malandrini restano in silenzio, ancora attoniti da quel fiume di parole che gli hanno appena buttato addosso, mentre Lily ha cominciato a contare sotto voce i propri respiri nella speranza di calmarsi.

"È così folle da... da essere tutto così studiato nei minimi dettagli e sembrare perfetto." Sirius si passa una mano sul viso, incredulo. "Voi siete folli, dei matti... neanche noi avremmo mai pensato a qualcosa del genere."

"E tutto questo..." James li guarda uno a uno con attenzione, "E tutto questo per non farci passare Natale a Hogwarts?"

James Sirius scuote la testa. "Tutto questo per dare a nostro padre l'occasione di una vita, quella di conoscervi. E a Teddy ovviamente: se lo meritano, anche se non ne saranno consapevoli."

"Ma vi scopriranno, prima o poi questa cosa uscirà fuori. E se non sarà mentre siete a casa, allora sarà quando tornerete."

"Abbiamo pensate anche a quello" replica Al. "Il problema non è tanto papà, lui infondo ha fatto troppi disastri quando era giovane e ha infranto troppe regole. E poi è un buono: basta che gli mettiamo Lily davanti" la ragazzina caccia in fuori il labbro inferiore come in una dimostrazione," e tutto è risolto. Ma la mamma..." Non riesce a reprimere un brivido al solo pensiero. "Lei sí che è un problema. Ed è proprio per questo che se ci dovessero scoprire noi la distrarremo con qualcosa che la farà arrabbiare ancora di più."

"Le diremo che James l'anno scorso si è fatto un tatuaggio babbano senza consenso e in un negozio non sanificato" spiega Lily. "Vedrete, la notizia la farà andare fuori di testa."

"VOI COSA?" James Sirius salta giù dal proprio lettino, il viso improvvisamente accaldato. "Non avevamo deciso questa cosa, non potete dirglielo. Mi ammazzerà!"

"Appunto, sarà troppo occupata ad ammazzare te per farlo con tutti noi." Al sorride serafico.

"Non sono d'accordo, mettiamolo ai voti."

"L'abbiamo già fatto, siamo tutti d'accordo."

"Mi oppongo. LYN!"

"Io te l'avevo detto che quel tatuaggio ti si sarebbe ritorto contro" è la semplice risposta della Caposcuola.

"Non se ne parla. NO! MI AVETE CAPITO? LA MAMMA NON LO DEVE SAPERE!"

"Oh, vedrete" Lily Luna agita una mano per aria, come a scacciare le parole del fratello, "sarà un Natale memorabile."

 

⚡️
 

"Sarà un disastro!" Lily appoggia la testa contro il finestrino del proprio vagone e sospira. "Stiamo facendo una grandissima sciocchezza, tutto quello che ci è stato chiaramente vietato."

"È un po' tardi per farsi venire dei ripensamenti" commenta pigramente Sirius. "Siamo quasi arrivati a Londra ormai, Rose ha già confuso il professore e James Sirius ha scritto ai genitori per dire che ospiteranno quattro amici. Direi che ormai è fatta, stiamo per conoscere i vostri figli."

"Mi sento da vomitare" mugola Remus, il volto immaturamente giallognolo e una smorfia ad accompagnare le sue parole.

"E se gli stessimo antipatici? Se non gli piacessimo?" Lily si gira verso James con gli occhi spalancati dal terrore. "Se ci odiasse?"

"Saremo solo gli amici dei suoi figli, Lils. Non succederà nulla di tutto questo."

"Appunto! Potremmo fargli una brutta impressione, potrebbe andare tutto male. È un'idea terribile, catastrofica. Non so come abbiano fatto a convincerci."

"Ascoltate" James si passa una mano tra i capelli, "Sirius ha ragione: ormai è fatta, siamo qui e allora godiamocela. Dobbiamo solo stare attenti a quello che diciamo, cerchiamo di non fare passi falsi e... e di non attirare troppo l'attenzione. Siamo solo quattro ragazzi venuti dall'America che non avevano dove festeggiare le vacanze."

Remus e Lily annuiscono lentamente, nessuno dei due davvero pienamente convinto.

"Andrà tutto bene" ripete il Malandrino un'ultima volta prima che la porta del loro scompartimento si apra e lasci il posto alle figure di Rose e Al.

"Siamo praticamente arrivati" comunica Al. "Lily ha detto che ormai dovreste aver finito di pensare a tutto quello che potrebbe andare storto. In più, da scuola non è arrivato nessun Gufo nè altro: ce l'abbiamo fatta!"

"Arriviamo" annuisce Lily e si alza, precedendoli tutti. "Siamo pronti."

Poco prima di uscire dal vagone però Sirius agguanta una manica del cappotto di James. Gli impedisce di uscire e studia con attenzione tutto il suo viso alla ricerca di qualche segno: "Prongs, ora seriamente: come stai?"

James deglutisce rumorosamente e si raddrizza gli occhi sul naso con un colpo d'indice. "Me la sto facendo addosso."

Ed è con l'eco di quest'ultima frase che i ragazzi si apprestano ad avvicinarsi alle porte d'uscita del treno insieme a tutti i componenti della famiglia. Lily gli indirizza un ultimo sorriso di incoraggiamento prima di essere travolta dall'entusiasmo della piccola Lily Luna, mentre lui viene agguantato da un braccio di Fred Weasley.

"Nel caso dovessimo perderci" urla il ragazzo per sovrastare il chiasso tipico della stazione, "cercate un gruppo di teste rosse e saprete di averci trovato."

"Eccoli" esclama Rose con un acuto. "PAPÀ! SIAMO QUI!"

"Coraggio." James Sirius gli batte una mano sulla spalla e gli indica un punto davanti a loro, poco più infondo rispetto agli altri genitori, proprio dove è possibile individuare delle teste rosse.

Lyn sfreccia davanti a loro, da un veloce abbraccio a tutti quanti e si scambia un occhiolino complice con il ragazzo prima di correre via. "Corro! C'è papà e ha intenzione di guidare lui, prima partiamo prima scoprirò se oggi è il giorno in cui morirò. Auguratemi buona fortuna!"

James Sirius ridacchia e alza una mano per salutare un distante e allampato Oliver Baston. "In bocca all'ippogrifo! Scrivimi per farmi sapere se sei viva o se devo trovarmi un'altra ragazza."

Un istante dopo Rose Weasley passa davanti a loro, precedendoli e saltando tra le braccia di quello che James identifica come suo padre.

Infine, a sorridere proprio verso di loro - o per meglio dire verso i tre fratelli Potter - c'è una giovane donna con i capelli rossi e il sorriso radioso.

"Quella è la signora Potter?" chiede a mezza voce Sirius. "Ma che problemi avete voi Potter con le rosse?"

"Ciao mamma!" Albus allarga le braccia e stringe a se la donna. "Ti sono mancato?"

"Ti siamo mancati, semmai!" s'intromette Lily Luna, intrufolandosi in quell'abbraccio per prendersi le sue coccole.

La signora Potter ride e li abbraccia entrambi. "Uno, due... e dov'è il terzo? Jamie, non dirmi che ormai sei troppo grande per salutarmi."

A quelle parole il ragazzo si apre in un sorriso: uno sincero, rilassato, come gliene hanno visti fare pochi in quei mesi a scuola. Come se fino a quel momento non si fosse sentito libero di essere, di provare, di vivere: oppresso da un peso tutto suo e auto inflitto.

"Correrò il rischio di rovinarmi la reputazione" scherza e con un braccio intorno alle spalle della donna, le lascia un bacio tra i capelli. "Mi sei mancata, mamma."

"E i vostri amici?" la signora Potter si schiarisce la voce e si volta verso di loro. "Eccovi! Scusate, ragazzi: siamo sempre troppo ed è tutto un caos. Io sono Ginny Weasley, siamo molto contenti di avervi da noi. Jamie mi ha detto che i vostri genitori sono in America, giusto?"

"Mamma, dai" si intromette Al, "Non iniziare subito con l'interrogatorio. Piuttosto, papà dov'è?"

Ginny Weasley in Potter alza gli occhi al cielo. "A casa, dove vuoi che sia. Con tutto il caos che c'è, se fosse venuto anche lui non ce ne saremmo andati mai più. Però è tanto dispiaciuto di non poter essere venuto a prendervi."

"Che volete farci ragazzi" si intromette un signore alto, dai capelli rossi e - Lily non riesce a trattenere un sussulto ben visible - con un orecchio mancante. "Salvi una volta l'intero Mondo Magico e poi non sei più libero di uscire di casa per fare la spesa. Intanto a voi però vi spetta lo zio divertente."

"Ah, sì?" Fred si guarda intorno. "E dov'è lo zio Percy? Io non lo vedo."



 

⚡️

Eccoci! Allora: premessa delle premesse.
No, io non sono d'accordo col piano ideato. No, io non lo ritengo intelligente ne sensato ne onestamente qualcosa di realmente possibile.
MA: quando mai i potter si sono dimostrate delle persone capaci di giudizio e raziocinio? Mai!
Insomma, fughe da scuola, Troll, ippogrifi, viaggi nel tempo, eserciti di difesa... di certo la nuova generazione non poteva cadere tanto lontana dall'albero.
In più aggiungere un po' incoscienza dettata dal caso e dall'età... ed ecco fatto.

Ovviamente sarà un disastro: noi lo sappiamo ma facciamo finta di niente.

 

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Capitolo 21
*** 21. A tu per tu con se stessi ***


"... e quindi, mamma, questo è il modo in cui sono finito ingiustamente immeritatamente in punizione" finisce di raccontare James Sirius, prima di lasciarsi andare contro lo schienale dell'automobile con un sospiro soddisfatto.

Sirius trattiene a stento una risata mentre al suo fianco Lily continua a guardarsi intorno con una chiara espressione di stupore: saranno almeno in dieci all'interno dell'abitacolo e di spazio ce n'é ancora sufficienza. Sette anni che vive nel mondo dei maghi e ogni giorno continua a scoprire sempre di più qualcosa capace di lasciarla senza parole come la prima volta.

"Sai che ti dico, Jim?" A parlare è lo zio del ragazzo. "A me hai convinto, hai il mio voto."

"George, stanne fuori!" Ginny Weasley si massaggia con stanchezza gli occhi e si prende qualche secondo prima di replicare. Seduto nei sedili posteriori, però, a Sirius non sfugge l'insolita piega divertita delle sue labbra. "Va bene, James. Questa era la giustificazione alla prima punizione del quadrimestre, quella che hai preso esattamente il primo di settembre. Che mi dici delle altre trentanove?"

"Zio Neville ti dice proprio tutto, eh?"

"Fidati, non abbiamo mai avuto una corrispondenza così attiva." Scuote la testa, sconfitta. "Non sai quanto vorremmo anche noi essere all'oscuro di quello che combini."

"Oh, non hai neanche idea" commenta Albus a mezza voce, non riuscendo a trattenersi dalla sua posizione: incastrato tra James e Lily. I suoi nonni. I genitori di suo padre.

Morti. Ma vivi.

Due leggende.

La signora Potter alza gli occhi al cielo e scuote la testa. "Con te terminiamo a casa, non credere che sia finita qua" minaccia con un dito puntato contro il figlio maggiore. "Adesso siamo arrivati, andiamo: papà ci aspetta, era davvero dispiaciuto di non poter venire alla stazione anche lui. Grazie Georgie, ci vediamo domani alla Tana."

Seguono alcuni minuti di saluti e in cui, inevitabilmente, i Malandrini finiscono per rimanere sullo sfondo, spaesati dal caos naturale e fisiologico che quella famiglia sembra portare sempre con sé.

Sirius apre la portiera e allunga finalmente le lunghe gambe, prima di paralizzarsi sul posto. I muscoli sembrano diventargli come gelatina mentre con una mano arpiona la spalla sempre vicino alla sua.

"Che succede?" James gli si rivolge con distrazione, ancora impensierito dalla confusione che i ragazzi hanno messo in atto per recuperare le proprie valigie.

"Io..." ingoia a vuoto, sentendo la gola improvvisamente secca. "Questo posto lo conosco."

"Cosa?" Ora gli rivolge tutta la sua attenzione, aggiustandosi gli occhiali sul naso. Abbassa la voce con discrezione: "Pad, non siamo mai stati nella Londra Babbana se non rarissime volte. Le strade qui sono tutte uguali."

"È casa mia. Questa che hai davanti è Grimmauld Place, la riconoscerei ovunque." James ora gli rivolge tutta la sua attenzione, scrutandolo con un misto ansia e preoccupazione. "Solo che è... non lo so, diversa. Cioè, noi non l'abbiamo mai resa visibile ma... sì, è lei. È inequivocabile."

"Perché diamine mio figlio dovrebbe vivere nella casa dei Black e non..."

"In qualsiasi altra parte al mondo che non sia l'inferno in Terra? Non lo so proprio."

Il Malandrino si scambia uno sguardo veloce con Remus, il quale ha avuto la discrezione di rimanere in disparte ma abbastanza a portata d'orecchio per capire il motivo del pallore improvviso dell'amico.

"Saranno due anni ormai che non ci metto piede qui dentro."

"Lo so" mormora James, cauto nelle risposte. Avere a che fare con i demoni della famiglia Black nel corso degli anni gli ha insegnato che essere diretto non è sempre la scelta migliore: a Sirius, infatti, bisogna girare intorno con calma, come si fa con un animale diffidente. In attesa che sia lui a volerti parlare. "A cosa stai pensando?"

"Beh... che per esserci tuo figlio qui, vuol dire che i Black sono tutti belli che crepati." Gli rivolge uno sguardo provo di allegria e mortalmente serio. "Potrebbe essere la prima buona notizia da quando siamo arrivati."

 

⚡️


 

Nella confusione di chi debba scendere dalla macchina e chi invece rimanere al suo interno si ritrovano tutti a cambiare postazione cinque volte di seguito prima di indovinare la giusta combinazione di persone. Così a James Sirius tocca prima scaricare i bagagli di Fred erroneamente, per poi incastrarli nuovamente all'interno del bagagliaio stracolmo e provare a sfilare quelli appartenenti a Lily Luna.

La situazione di certo non migliora quando Fred e James Sirius cominciano a discutere per chi dei due debba portare a casa propria la scorta di Merendine Marinare avanzate dall'ultimo acquisto. Posizioni, le loro, che vengono bloccato bloccate sul nascere da un netto è categorico rifiuto da parte della signora Potter nel portare con sé qualsiasi tipo di merce che arrivi dagli scaffali dei Tiri Vispi Weasley.

Quando anche quell'incidente di percorso sembra essere risolto, dunque, e i Malandrini pensano ormai di essere pronti a conoscere il famigerato Harry Potter una volta per tutte, ecco che il tutto precipita in un vortice di urla, schiamazzi e spintoni non ben identificati.

Ancora fermi davanti al viale di casa, infatti, Albus si lascia scappare per sbaglio la civetta dalla gabbia, la quale comincia a volare imperterrita e rumorosa intorno a tutti loro. James Sirius approfitta della situazione per sottolineare la sottile distanza che divide i Serpeverde dai Troll mentre Lily Luna coglie la palla al balzo per chiedere come stia il "dolcissimo e tenero fratello di Hagrid, dovremmo proprio andarlo a trovare!"

"Hagrid ha un fratello?" chiede Sirius a mezza voce, non ricevendo però nessuna risposta concreta dagli amici, ancora troppo attoniti davanti alla scena che si palesa davanti a loro.

Perché tutto torni alla normalità ci vogliono altri dieci minuti in cui George Weasley scende dalla vettura per dar loro una mano a recuperare la civetta e approfitta, nel mentre, per iniziare una discussione con la sorella in merito al rispetto che nessuno in quella casa sembra nutrire nei confronti della sua attività. Liquidato con poche battute da una ormai esausta signora Potter, si rimettere in macchina ma è costretto a tornare indietro ben due volte.

La prima per ridare la civetta ad Albus, che nella fretta ha nuovamente infilato in macchina, e la seconda per prelevare sua figlia Roxanne dal marciapiede.

È solo quando vedono dunque la macchina svoltare definitivamente e per la terza volta infondo al viale che tutti loro riescono a tirare un sospiro di sollievo e rivolgersi verso casa.

"Allora mamma," chiede Lily Luna, in un insolito momento di silenzio, "ti siamo mancati?"



 

⚡️


 

"Vorrei dirvi che non siamo sempre così, ma sarebbe una bugia." Ginny Weasley abbozza un sorriso imbarazzato verso di loro e si appresta a entrare in casa. "Ma vi assicuro che dopo un po' ci si fa l'abitudine." Dopodiché, apre la porta davanti a sè. "SIAMO A CASA! HARRY!"

Ci sono! Ancora qualche minuto e tutto acquisterà un senso. O forse, in un certo senso, lo perderà: perché, realizza James con un piede ancora fuori dalla porta e il solo desiderio di fuggire via, ha solo diciassette anni ed è padre. O lo sarà, o lo è stato.

Qualsiasi sia il tempo più adeguato - e su questo il Grifondoro ha fermamente smesso di interrogarsi per preservare la propria sanità mentale -, ciò che è certo è che sta per trovarsi davanti il sangue del sangue.

Rivolge un'occhiata attenta verso Sirius, a cui non ha mai davvero tolto lo sguardo di dosso da quando sono scesi dalla macchina incantata: ma l'amico è troppo occupato a guardarsi intorno con stupore e un'aria di pura meraviglia. Qualsiasi cosa abbia davanti, è sicuro che sia quanto di più lontano possibile dalla casa in cui è cresciuto e sono nati i suoi incubi più radicati.

James, ancora un passo più indietro rispetto agli altri, sente il cuore martellargli direttamente da dentro alla gabbia toracica: non pensava che, un giorno, avrebbe mai incontrato un qualcosa di così indissolubilmente suo e allo stesso tempo eternamente sconosciuto.

Perché la verità, per quanto crudele e dolorosa, è che il tempo che ha potuto - o che potrà - passare con suo figlio è come un veloce e banale battito di ciglia. Un minuto c'era e quello dopo non c'era più, spazzato via da qualsiasi tipo di ricordo di quel bambino fin troppo piccolo.

E mentre sente i passi farsi sempre più veloci e vicini nel corridoio, non può fare a meno di pensare a quanto tutto quello sia innaturalmente ingiusto. È solo la mano di Remus, silenzioso ma presente come sempre, che gli da la forza di non voltarsi e scappare via.

Cerca con lo sguardo quello di Lily, ma la ragazza a discapito di tutti i suoi tentennamenti e dei dubbi che l'hanno assalita persino mentre il signor Weasley combatteva contro la civetta, è già entrata in casa: avida di conoscenza, pronta a soddisfare una curiosità e un bisogno fisiologico e primordiale.

Quello di vedere per la prima volta suo figlio.

Suo. Suo. Suo.

"Andiamo!" mormora allora James a mezza voce, prima di essere intercettato da un'euforica Lily Luna.

Sentendo i passi avvicinarsi, infatti, la piccola di casa Potter si volta verso di lui, gli indirizza un tenero occhiolino e incrocia vistosamente indice e medio davanti al viso. "Andrà tutto bene, papà è uno forte. Vedrai!"

Ma niente, nulla al mondo è sufficiente a preparare lui o il resto dei Malandrini a quello che di lì a qualche secondo si trovano davanti. Harry Potter scende l'ultimo gradino delle scale con un sorriso radioso in volto e il tempo per loro sembra semplicemente fermarsi: cristallizzato nell'eternità di un attimo.

Sirius, fermo e fedele al fianco del fratello di una vita, non riesce a impedirsi un sussulto a quella vista. Harry Potter è inequivocabilmente, incredibilmente e fedelmente figlio del suo amico. Non che fino a questo momento abbia avuto il benché minimo dubbio, ma se anche lo avesse avuto quel singolo incontro basterebbe a cancellarne qualsiasi traccia.

Dai capelli stravolti per aria, al naso perfettamente dritto fino alla figura slanciata: Harry Potter è la copia sputata e perfettamente invecchiata nel tempo di James. Fatta eccezione, chiaramente, per gli occhi: quelli infatti sono tutti di Lily.

La stessa Lily che osserva l'uomo davanti a sé con stupore, curiosità e uno slancio che neanche lei sapeva di avere. Una strana energia che le afferro lo stomaco e glielo riduce in poltiglia, sotto l'impatto di quello che sta avvenendo proprio lì, davanti ai suoi occhi.

"È... è identico a te" mormora a un fil di voce Remus, con una mano ben ancorata al muro per reggersi e cercare un sostegno solido. James si limita ad annuire con lentezza, gli occhiali storto sul naso e gli occhi fissi, immobili su quella nuova figura.

Lily Luna lascia cadere il baule e si lancia in avanti, correndo a rifugiarsi nelle braccia già aperte del padre.

"Oh, che abbraccio forte!" esclama con una risata. "Come sta la mia piccolina?"

Lily Luna ridacchia, mormora qualcosa a mezza voce e si sposta leggermente all'interno dell'abbraccio, così da fare spazio anche alla figura del fratello Albus.

"È un capello grigio questo?" È la domanda del Serpeverde non appena si allontana quel poco per riuscire a osservare il padre. "Stai invecchiando."

"Non sono gli anni, Al, ma il numero di lettere che ricevo da scuola per le vostre punizioni" scherza Harry e allunga una mano a scombinare i capelli del figlio. "E a proposito di punizioni, so che qualcuno sta cercando di battere il record degli zii."

"Presente!" James Sirius si fa largo tra i Malandrini, fino a quel momento rimasto in disparte nell'osservare la loro reazione davanti a quell'incontro. Nel passargli accanto, stringe velocemente la mano di Lily in segno di supporto e allunga il braccio per arrivare al padre. "Ho sentito dire che dopo un certo numero di punizioni zio George ti prende a lavorare senza farti un colloquio."

"Pensa un po'! Sarà la stessa notizia secondo cui assume solo studenti sprovvisti di diploma?"

James Sirius scoppia a ridere e si tuffa tra le braccia del padre. "Ciao pa'! Lo sai che c'erano un sacco di fotografi della Gazzetta in stazione?"

"Ma non mi dire, aspettavano qualcuno di importante?"

"Un tale molto famoso, pare abbia salvato il Mondo Magico ben due volte."

"Due volte?" sillaba Sirius prima verso James e poi verso Remus. "Due?!"

"Ah, sì" Harry annuisce pensieroso ben lontano dal captare quelli che sono i loro pensieri, "ne ho sentito parlare. Un tipo un po' sopravvalutato se vuoi sapere cosa ne penso." Dopodiché, sempre con Lily stretta al suo fianco, si volta verso di loro. Inconsapevole di trovarsi davanti quelle che sono state le persone più importanti della sua vita, pronte a sacrificarsi per lui per permettergli di essere ciò che è oggi, Harry si apre in un sorriso gentile. "Voi siete gli amici dell'America, giusto?"

"S...sí, signore!" Risponde Remus, ancora troppo attonito per riuscire a fare qualcosa che non sia limitarsi a fissare in silenzio il figlio dei suoi due migliori amici.

"Allora?" La signora Weasley si affaccia dalla cucina con un sorriso. "Pensate di rimanere nell'ingresso per tutte le vacanze? Qua noi abbiamo così tanto cibo che potremmo sfamare un'intera nazionale di Quidditch."

"È una mia impressione o è più dispotica del solito?" chiede Albus, lasciando il proprio baule all'ingresso e seguendo gli altri.



 

⚡️


 

"Te l'eri immaginato così?"

Lily, appoggiata con le spalle alla porta del bagno, si volta pigramente alla sua destra. Incrocia l'aspetto così poco Potter di James e scuote la testa.

"Non so in realtà cosa mi aspettassi, ma qualsiasi cosa fosse non si avvicinava neanche lontanamente alla realtà."

Il Malandrino annuisce: in lui c'è la stessa lentezza di movimento che non ha abbandonato neanche lei da quando Harry - suo figlio suo figlio suo figlio - si è presentato a loro e li ha invitati tutti ad andare a cambiarsi e darsi una rinfrescata prima di pranzare tutti insieme.

"È tanto che non facciamo un pranzo tutti insieme" ha poi dichiarato con un ultimo bacio verso Lily Luna e un sorriso affettuoso all'indirizzo della moglie.

"Ti assomiglia" si ritrova allora a dire Lily. "Cioè, no, non ti somiglia: è letteralmente identico a te, in tutto e per tutto."

"Se non fosse che ha circa venticinque anni più di me" scherza James, non riuscendo però a celare una nota amara nelle sue parole. "Pensi che abbiamo fatto la cosa giusta? A venire, intendo, e a conoscerlo."

La ragazza si stringe nelle spalle. "C'è forse qualcosa di giusto in tutto questo?"

Dopodiché il suo sguardo si concentra sul muro di fronte e sull'insieme disordinato ma allo stesso tempo armonioso di foto che lo riempiono. Foto dei tre Potter in tutte le fasce d'età, altre in cui cominciano ad apparire e scomparire delle familiari teste rosse.

Come spinta da una forza esterna, Lily si stacca dalla porta e si avvicina a quel muro dei ricordi: a quell'unico segno tangibile è inequivocabile di ciò che è stato. Sorride alla vista di un piccolo Harry in compagnia di un ragazzo e una ragazza, tutti e tre vestiti di rosso e oro. E si ritrova a ricercare segni di sé nei sorrisi di suo figlio. In quelli distratti e immortalati, in quelli poco spontanei a causa dell'obiettivo della fotocamera e in quelli ancora più persi nei volti dei propri amici.

"Guarda" James indica una foto poco più in alto rispetto alle altre, "qui doveva avere la nostra età."

"Merlino! Siete due gocce d'acqua, fa quasi paura. Se non sapessi la verità..." Ma la sua voce si spezza, piegata in due alla vista di due foto poste esattamente al centro di tutte le altre, come a porre le basi di quello che è stato il passato, il presente e il futuro di Harry Potter.

"Accidenti..." mormora James seguendo i suoi stessi movimenti e trovandosi davanti uno scatto di sé stesso in compagnia di Remus e Sirius. "Me la ricordo questa, l'abbiamo scattata alla fine del sesto anno. Guarda, Sirius si era appena rasato a zero tutti i capelli, Remus l'ha preso in giro per settimane e Peter..."

"Jam..."

"No!" Scuote la testa con forza. "Scusami, mi è scappato. Non avrei dovuto, è che... lui è parte dei miei pensieri in un modo così spontaneo. Non sai quanto mi detesto per questo."

"Sarebbe strano il contrario" replica Lily. "Non si può smettere di volere bene a una persona così, come se bastasse ricevere un comando."

Le sopracciglia del Grifondoro scattano verso l'alto, proprio mentre i suoi occhi si soffermano sulla foto di due ragazzi intenti a ridere e a ballare tra le foglie d'autunno: lei con i suoi capelli rossi e gli occhi verdi così belli da incantare i passanti e lui con i capelli stravolti e l'aria di chi ancora non se ne capacità.

"E questo vale solo per me?"


 

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Quando finalmente Lily Luna si dichiara pronta per il pranzo, e anche gli altri hanno finito di cambiarsi, i due Grifondoro hanno ormai smesso di parlare da tempo.

A separarli, come sempre, il peso di parole non dette e di un futuro fin troppo ingombrante.

"Allora" Harry si siede a tavola, dando un colpo di bacchetta verso i piatti, "James ha detto che siete arrivati qualche mese fa dall'America. Come vi trovate a Hogwarts?"

"Beh..." Remus si scambia un veloce sguardo con gli amici, "è come sentirsi a casa... signore."

"Hogwarts fa sempre questo effetto" dichiara con affetto la signora Potter. "Quasi vent'anni e potrei giurare che a volte mi sembra di non averla mai lasciata."

"C'è ancora quel quadro..." Harry sbuffa una risata. "Dai, te lo ricordi! Il cavaliere mezzo matto, quello con cui al terzo anno sostituirono la Signora Grassa."

"Sir Cadogan?" chiede Albus con voce stranamente tremolante, incontrando invece lo sguardo soddisfatto del padre. "Non mi dire che è colpa tua, allora, se ogni volta che gli passò davanti insiste perché io lo affronti a duello."

"Sempre meglio di Mirtilla Malcontenta" esclama allora James Sirius, funereo mentre la madre scoppia in una sonora risata. "Si può sapere perché quel dannato fantasma non fa altro che chiedere di te?"

Sotto gli occhi curiosi di tutti i presenti, e quelli ormai sull'orlo delle lacrime di Ginny, alla veneranda età di quasi quarant'anni il Salvatore del Mondo Magico non riesce a impedirsi di arrossire.

"Oh, papà..." Lily Luna si esprime in una smorfia ben evidente. "Tutto ma non Mirtilla Malcontenta."

"Scusa, James." Albus si volta lentamente verso il fratello. "Ma tu cosa ci facevi nel bagno di Mirtilla?"


 

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Quando Lily si chiude la porta alle spalle, finalmente libera di infilarsi nel letto e soprattutto di dare le spalle a quella lunga giornata che è appena trascorsa, e non può fare a meno di esalare un lungo e profondo sospiro.

"A vederti sembrerebbe che tu sia appena andata in guerra" scherza la piccola Lily Luna, seduta a gambe incrociate sul letto e con il suo pigiama rosa. "E invece hai solo conosciuto un figlio che non sa chi sei e che viene dal futuro."

A quelle parole la più grande non riesce a trattenere una smorfia e si lascia cadere sul materasso accanto a quello occupato. "Non è andata tanto male, infondo. No?"

"Direi di no, sono passate quasi ventiquattro e nessuno ci ha scoperto, il Nonno non è svenuto e non abbiamo ricevuto nessuna lettera da Hogwarts... o peggio, nessuna strillettera. Direi che è andata più che bene rispetto a quelle che erano le nostre aspettative."

"Non chiamarlo così." Si allontana alcune ciocche di capelli dal viso e sbuffa. "Ho troppi pochi anni per pensare a me o a lui come dei nonni."

"Ma è quello che siete" replica Lily Luna con semplicità e si stringe nelle spalle. "Non capisco perché siate sempre così tragici, se devo essere sincera. Cioè, sì, okay: morirete incredibilmente giovani, la vostra famiglia verrà distrutta a causa del fanatismo di un pazzo e state scoprendo tutto questo nel giro di poche settimane a causa di un viaggio nel tempo" si affretta ad aggiungere davanti all'espressione dell'altra, con lo stesso tono di chi elenca i compiti assegnati per le vacanze. "Ma se escludi tutto questo, io penso che ci sia del bello."

Lily sgrana gli occhi, scettica e contrariata da quell'uso di parole. "Del bello?" Scuote la testa e ridacchia. "Ascolta, lo so che tu sei cresciuta sentendo chissà quali storie fantasiose su di noi e probabilmente tuo padre avrà evitato di dirti anche il brutto ma..."

Ma non c'è niente di bello a morire a ventun'anni, con una vita davanti e un figlio che non vedrai mai crescere, avrebbe voluto aggiungere prima di essere invece interrotta da un'imprecazione particolarmente colorita dell'improvvisata compagnia di stanza.

"No, ascolta tu! Io non so tu che idea ti sia fatta di me o di noi, ma quello che so per certo è che io mi ero sicuramente fatta un'idea sbagliata su di te. Nostro padre è sempre stato molto onesto con noi, non ci ha mai nascosto nulla e soprattutto non ha mai neanche pensato di abbellire le sue storie solo per diventare l'eroe del momento." Lily Luna corruga le sopracciglia e per un momento perde tutta l'innocenza che tutti loro hanno sempre ricercato nei suoi occhi. "Se pensi che James, Al o io siamo divertiti da tutta questa situazione, allora ti sbagli alla grande. La nostra famiglia ha subito delle perdite durante la guerra, a causa della guerra e ti assicuro che non è un argomento che prendiamo alla leggera."

"Lily, devi avermi fraintesa..."

"Io dico proprio di no! Sono più di vent'anni che la guerra è finita ma ti assicuro che in ognuno di noi, nelle vite dei nostri genitori, è ancora come essere lì: lo vedo nei loro occhi, quando pensano di non essere osservati e invece mi sembra di poter leggere ogni minuto di quegli anni nel loro sguardo. E quello che vedo mi fa paura." Prende un profondo sospiro, prima di abbassare il tono di voce. "Lo so che tu pensi che io sia solo una ragazzina nata nel momento giusto, incredibilmente fortunata. E che, per questo motivo, ti aspetti da me che sia solo tanto spensierata. Lo vedo come dai per scontato che nessuno di noi possa capirti o avere una sola, lontana idea di come ti senti.

"Ma lasciati dire una cosa: sicuramente sono molto più fortunata di te, e se lo sono lo devo ai miei genitori, ai miei zii e senz'altro a voi, ma non pensare che per noi sia facile. Non pensare che per me sia semplice averti qua accanto a me e non poterlo dire a mio padre, sapere di non poter fare nulla per cambiare le cose. E per togliermi il senso di colpa che ormai non mi lascia neanche respirare. Quindi sì, potresti anche smetterla di comportarti in questo modo, come se tutto fosse contro di te e fossi sola contro il mondo. Perché se proprio vogliamo dircela tutta, nonna, hai ancora quattro anni davanti e così li stai solo sprecando: e non è questa la Lily Evans che ho sempre sognato di poter conoscere."

La giovane Potter ha il respiro affannato, gli occhi lucidi e il petto che si alza e abbassa freneticamente alla fine del suo discorso. Punta lo sguardo sulle coperte, cominciando a giocare con un filo sfilacciato, mentre in sottofondo si sente solo il rumore del vento che picchia contro le finestre.

"Io..." la Evans ingoia a vuoto mentre, dopo quasi due mesi di prigionia, si sente libera di tornare a respirare e provare emozioni: le stesse che, per tanto tempo, si è imposta di non essere libera di provare. "Mi dispiace tanto di non essere la persona che pensavi e... vorrei tanto diventarlo. E mi dispiace anche di essere stata una stronza, questo non lo dice mai nessuno ma in realtà avere a che fare con James è di gran lunga più facile. E... sono tanto, immensamente fiera di poter dire che abbiamo lo stesso nome."

Lily Luna annuisce e tira su col naso. "Lo so che fa tutto schifo e che spesso la vita fa semplicemente schifo, ma mi piace pensare che in tutto questo caos ci sia del bello. Che tu e... che tu e James vi siete trovati, che due persone così come voi non sempre hanno la fortuna di trovarsi, e di avere al loro fianco delle persone leali e sincere. Io a volte mi sento tanto sola e tu non ti rendi conto che invece hai tanto nonostante tutto. Sono sicura che sei già quella persona, è già dentro di te: basta guardare gli occhi di James quando ti guardano: io non so se qualcuno mi guarderà mai in questo modo."

La più grande abbassa lo sguardo, timorosa di conoscere la risposta alla sua domanda: "In che modo mi guarda James?"

"Come se il sole sorgesse e tramontasse con te".



 

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Eccoci quaaaaa!
Volevo aggiornare ieri, lo giuro: ma Wattpad mi ha boicottata e alla fine non volevo aggiornate verso le dieci di sera, quando sono tornata ad avere un po' di autonomia.
Devo ammettere che adesso inizia la mia parte preferita ma anche quella che più mi spaventa; perché già so cosa deve succedere, in un certo senso ho cominciato a immaginare la storia da qua per poi andare a ritroso.
Solo che è anche la parte più spinosa quindi: panico pausa terrore

 

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Capitolo 22
*** 22. Un Lupin 2.0 ***


Remus Lupin, nella sua tormentata seppur breve esistenza, si è sempre vantato di essere una persona calma, posata. Di certo, se dovesse ricercare una sola dote per descriversi, questa sarebbe quella di essere estremamente riflessivo anche quando le situazioni porterebbero chiunque alla follia più dilagante.

Calmo e riflessivo lo è stato quando, poco più che bambino che si apprestava a scoprire le meraviglie del mondo, si è ritrovato invece a svelarne gli orrori e le ingiuste. Un morso gli ha cambiato per sempre la vita, rendendolo l'ombra di sé stesso e il mostro che popola ogni giorno i suoi stessi incubi: ma a discapito di tutto, e nonostante le urla e i pianti che per giorni hanno accompagnato le sue giornate a causa del dolore dei suoi genitori, Remus è rimasto stranamente quieto davanti a quella rivelazione che avrebbe, di lì a quel momento, condizionato ogni sua singola azione e decisione.

Lo stesso atteggiamento che lo ha accompagnato, d'altronde, nel corso degli anni: quando sua mamma si è ammalata irrimediabilmente, sotto il peso di un dolore troppo grande e di un tormento che non riusciva a lasciarla libera di viversi suo figlio come aveva sempre sognato; o ancora quando la consapevolezza ha cominciato a farsi strada in lui: quella certezza inalienabile e ineluttabile che per lui non ci sarebbe mai stato un futuro degno di essere vissuto.

E' rimasto calmo, Remus Lupin, quando ha scoperto che il suo più caro amico, lo stesso che una volta al mese corre al suo fianco all'interno della Foresta Proibita, lo ha venduto per uno stupido scherzo. Ed è stato riflessivo quando, solo qualche mese prima, la dura realtà è tornata a farsi beffe di lui e mostrarsi ai suoi occhi in tutta la sua crudeltà: tutte le sue certezze sarebbero crollate nel giro di qualche anno, sgretolate sotto il peso di una guerra che nessuno di loro ha richiesto. Ma nonostante tutto ha continuato ad andare avanti, analizzando ogni situazione e reazione nel tentativo fisiologico di dare un senso a ogni cosa.

Remus Lupin è quello calmo del gruppo: quello che riesce sempre a scampare una punizione, che non si lascia mai prendere dall'ansia e ha la capacità di calmarli tutti quanti. Quello da cui andare se si ricerca un appoggio solido, per sedare una crisi di nervi in pieno stile Black o per cercare un punto di vista alternativo a una fine che sembra già essere scritta.

Se fosse stato un Babbano, Remus si sarebbe senz'altro definito come un uomo di scienza: razionale, concreto e soprattutto solido, alla costante ricerca di una risposta. Ma nonostante tutte le prove che la vita gli abbia messo davanti nel corso degli anni, cominciando sin da subito e costruendolo pezzo dopo pezzo fino a diventare la persona che è diventato, nulla avrebbe mai potuto prepararlo al tornando che sta per travolgerlo in pieno.


 

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"Ragazzi, 'giorno" è il saluto di Albus, ancora mezzo addormentato, che li accoglie non appena entrano in cucina. I capelli sono stravolti e piegati tutti su un solo lato, una palpebra è stranamente cadente e indossa dei curiosi occhiali che nessuno di loro ha mai visto prima. "Come avete dormito?"

Sirius storce il naso. "Da quando porti gli occhiali?"

"Da sempre credo." Il Serpeverde si stringe nelle spalle. "Servono per riposare gli occhi, però di solito durante il giorno ne faccio a meno." Si gratta la nuca per un momento, pensieroso.

"Questo perché prima li portava sempre" si intromette la voce squillante di Lily Luna, prontamente seguita da un'assonnata ma già vestita Grace. "Solo che un giorno James glieli ha rotti per fargli un dispetto e Al ha deciso che non li avrebbe più messi per non dargli soddisfazioni."

I due Malandrini annuiscono perplessi a quelle parole e si siedono anche loro al tavolo da pranzo.

"Questo" mormora il ragazzo con tono di ammissione, "e il fatto che con gli occhiali non facessero altro che confondermi con Harry Potter."

"Allora" Remus afferra una tazza di succo di zucca, "quali sono i piani per oggi?"

"È Natale" trilla Lily Luna eccitata. "Tra poco la mamma comincerà a chiamare James perché si alzi, cosa che chiaramente non avverrà fino a quando papà non gli butterà un gavettone nel letto. Ci sarà un quarto d'ora di discussioni e dopo andremo tutti alla Tana."

Lily, seduta al suo fianco, si volta a guardarla confusa: "Alla cosa?"

"Alla Tana!" risponde Albus con tono ovvio.

"È casa dei miei suoceri." Al suono di quella voce sobbalzano tutti all'unisono mentre il Salvatore del Mondo Magico entra in cucina con i capelli, se possibile, ancora più stravolti di quelli del figlio e un pigiama con sopra dei boccini con gli occhi. "Sarà un po' caotico ma non abbiate paura, a un certo punto vi confonderete anche voi nella massa di Weasley."

"JAMES SIRIUS, SE NON TI ALZI ENTRO DIECI SECONDI TI ASSICURO CHE TI FACCIO SEDERE VICINO A TUO ZIO PERCY."

Lily Luna ridacchia nel sentire la voce della madre dal piano di sopra. "È proprio Natale."

Albus, invece, getta uno sguardo sul proprio orologio. "Pa', tra quanto pensi che farai il bagno a James? Così mi regolo per fare la doccia."

"Buongiorno a tutti" fa la sua entrata in cucina anche James, con una mano a stropicciarsi gli occhi e l'altra ad aggiustarsi gli occhiali sul naso.

"Direi che le urla di vostra madre hanno svegliato almeno qualcuno." Harry sorride da dietro la propria tazza. "Mi dispiace, Jake. Non erano rivolte a te."

"Non... non si preoccupi" balbetta il Grifondoro, prima di abbassare lo sguardo e sedersi impacciato al suo posto. Controlla di non essere più ascoltato e si volta verso gli altri: "Anche se quando ha urlato il nome di vostro fratello, pensavo davvero che ce l'avesse con me."

Lily, seduta proprio di fronte a lui, ridacchia e per la prima volta dopo tanto tempo lascia che i loro occhi si incrocino senza scappare. "Ehi" esclama all'improvviso, "c'è un gufo fuori la finestra."

Tutti i Potter svegli più i Malandrini si voltano all'unisono verso il punto indicato.

"Non lo conosco, non è della famiglia." Albus si alza ad aprirgli. "Papà, è del ministero?"

L'uomo scuote la testa, perplesso. "Ho detto chiaramente che non sarei stato reperibile in questi giorni."

Il Serpeverde si scambia uno sguardo preoccupato con la sorella e prende la lettera che il gufo stringe tra le zampe. Nella stanza, improvvisamente, cala il silenzio interrotto solo da alcuni versi dell'animale.

"È..." si rigira la lettera chiusa tra le mani, "è senza indirizzo. Niente sigillo di Hogwarts."

Harry alterna uno sguardo perplesso e guardingo allo stesso tempo tra i suoi figli. "E perché mai la scuola dovrebbe scriverci il ventiquattro dicembre?"

Alla domanda del padre, Lily Luna scoppia a ridere istericamente. "Intendeva dire da scuola, perché come sai zio Neville è un professore e quindi è sempre a scuola." Si guarda intorno alla ricerca di un appoggio. "E Al ha una cotta per Alice, la figlia dello zio, quindi sperava venisse da lei. Che è a scuola, dove scrivono lettere con un sigillo."

"Oh!" Lo sguardo di Harry si illumina di comprensione paterna. "Non sapevo stessi con la figlia di Neville, Al."

Albus sgrana gli occhi davanti all'espressione colpevole della sorella e quella divertita degli altri. "Io non sto con Alice. Noi non stiamo insieme. Lily si inventa le cose, io non... lei non..." Abbassa la testa sconfitto, lasciando che alcune ciocche gli ricadiavano davanti agli occhi e comincia ad aprire la lettera incriminata. "Potremmo non parlarne più, per favore?"

"Al" l'uomo si schiarisce la gola con un colpo di tosse, "se vuoi che lei ti scriva, forse dovresti prima farlo tu e..."

"POTREMMO NON PARLARNE PIÙ, HO DETTO? SÌ? GRAZIE! Ora leggeró la lettera e faremo finta che niente sia successo. Lettera che..." corruga le sopracciglia, "è vuota. C'è solo scritto chi è?"

Proprio in quel momento bussano alla porta, facendo sobbalzare il Serpeverde dallo spavento mentre il signor Potter porta istintivamente una mano alla bacchetta.

"Rimanere qua!" intima a tutti loro prima di avvicinarsi alla porta d'ingresso e, mentre spaventata lo osservava allontanarsi da loro, a Lily ritornano inevitabilmente alla memoria le parole della sera prima.

Sono più di vent'anni che la guerra è finita ma ti assicuro che per ognuno di noi, nelle vite dei nostri genitori, è ancora come essere lì.

E vorrebbe solo alzarsi e stringere quell'uomo fin troppo adulto tra le sue braccia, perché sarà anche stata madre solo per un anno, ma in quel momento si rende conto di non essere riuscita a dare a suo figlio la stabilità e la certezza di sentirsi al sicuro.

Dalla cucina sentono delle parole lontane e confuse, il rumore di una porta che si apre e un urlo capace di far cadere a Lily Luna il proprio succo di mano.

"HOLA FAMILIA!"

"Non ci credo" esclama Albus parlando da solo. "Che deficiente che è!"

Ma a discapito delle sue parole, sul suo viso si apre un largo e sorriso sincero mentre si fionda sull'uscio della stanza e si lancia tra le braccia di una figura appena apparsa.

Tutto ciò che riescono a vedere, in quell'insieme di braccia a cui ben presto si aggiunge anche Lily Luna, è un ciuffo di capelli color turchese. Si scambiano uno sguardo confuso, solo l'ennesimo di quella giornata appena cominciata, mentre anche Harry si appresta a tornare nella stanza.

"Non farlo mai più" borbotta all'indirizzo del nuovo arrivo e gli lascia una pacca sulla spalla mentre gli passa accanto. "E non voglio mai più sapere che torni da una missione e non mi avvisi."

Il nuovo arrivato riesce finalmente a svincolarsi dalla stretta in cui l'hanno chiuso i due fratelli  e ne riemerge con un ghigno divertito e i capelli diventati improvvisamente corvini.

A quella vista Lily sgrana gli occhi mentre James si toglie gli occhi per pulirli.

"E questa richiesta viene dal Capo del dipartimento Auror?"

Harry scuote la testa con un sorriso sconfitto. "No, da un padrino che non riesce a dormire da giorni e la cui moglie non gli parla perché ti ha mandato in missione."

"Oh, una bella fortuna. Ho sentito dire che le punizione del Capo Auror sono tra le peggiori di tutto il ministero." Si toglie la giacca di pelle e si affianca al più grande, dandogli una spallata. "Quanto a quelle del padrino, beh, giurerei che sono molto meno spaventose."

"Pensavamo che non saresti tornato in tempo per Natale" esclama Lily Luna, radiosa. "Ormai c'eravamo rassegnati. James aveva persino deciso di vestirsi a lutto."

"Vuoi scherzare? E perdermi il Natale in casa Weasley? Mai!"

"Anche perché Vic non te l'avrebbe perdonato" ribatte Albus serafico, tornando a sedersi al suo posto.

"Anche. Sono un uomo semplice: la mia fidanzata chiede e io eseguo in silenzio come la vittima che sono." A quel punto si volta verso il tavolo, dove i Malandrini continuano a osservarlo con curiosità senza riuscire a togliere gli occhi di dosso ai suoi capelli. "Ehi, Harry, credo tu abbia qualche figlio in più quest'anno."

"Sono degli amici dei ragazzi e..."

"I tuoi capelli erano blu" lo interrompe Sirius, gli occhi quasi fuori dalla testa. "E poi neri e poi di nuovo blu."

"Intendi... così?" Il ragazzo strizza le palpebre è un secondo dopo sfoggia una luminosa chioma rossa. "Sono un mutaforma. Piacere comunque, io sono..."

Si avvicina a loro con un braccio teso in modo amichevole ma la sua presentazione viene interrotta da un paio di passi pesanti lungo il corridoio.

"Non ci credo! TEDDY LUPIN!"

James Sirius, appena apparso in solo boxer e maglietta tra loro, si lancia tra le braccia del più grande con un'esclamazione colorita.

Così facendo, almeno, riesce a distogliere l'attenzione dai ragazzi seduti e dallo sguardo sempre più vitreo di uno di loro.

"Re... ehm, Frank, ti senti bene?"

"Non sembra, guardate com'è pallido."

"Ma sta respirando?"

"Oddio, ora sviene."

"Forse avremmo dovuto prepararlo meglio, ma davvero pensavamo che non sarebbe venuto" si giustifica Lily Luna a gran voce.

Sirius si avvicina all'amico e lo scuote per una spalla. "Non svenire, tu non sei James. Puoi affrontarla meglio di così. E poi tuo figlio è un figo" mormora a bassa voce. "Può cambiare colore di capelli ed è un auror. E poi hai visto com'è vestito? Quella giacca e gli anfibi... Merlino!"

"In effetti" sussurra Lily, senza distogliere lo sguardo da quel Lupin così atipico per i loro standard, "sembra quasi figlio di Sirius."

In risposta ottiene un colpo di tosse da parte di James, una risata da parte dei due Potter e uno sguardo sempre più allucinato da Remus.

"Cos'è tutto questo casino?" chiede la voce della signora Potter, sempre più vicina. "James, spero tu ti sia vestito perché se facciamo tardi per colpa... TEDDY! MERLINO, STAI BENE!"

"Vedo che siete tutti sorpresi di vedere che sono vivo dopo una missione" scherza il ragazzo mentre la donna spinge via il figlio e lo stringe a sé. "Guardate che sono bravo nel mio lavoro."

"Il mio bambino è a casa" mormora sottovoce Ginny, incontrando lo sguardo sereno e affettuoso del marito. "Hai mangiato? Quando sei arrivato? Ti fa male da qualche parte? Oh, Teddy, che bel regalo che ci hai fatto!"

James inclina la testa di lato, non riuscendo a distogliere la propria attenzione da quella scena. Dal modo in cui le loro storie, sebbene lontane anni e anni, sembrino aver trovato un modo di unirsi lo stesso e percorrere la stessa strada. Si volta verso Remus - il dolce, tenero Remus. L'amico di una vita, il fratello di sempre - ma lo trova perso a osservare quel figlio che non aveva mai neanche immaginato nei propri pensieri.

E infondo, si trova a riflettere il Grifondoro, qualcosa di buono devono pur averlo fatto se in quella cucina c'è tutto quello amore. Se ci sono un Potter e un Lupin che si abbracciano, e se soprattutto il suo amico è riuscito a trovare la sua felicità e il coraggio di meritarsela anche solo per un'istante.

"Non è che non abbiamo fiducia nelle tue capacità" borbotta Ginny, costringendo il figlioccio a sedersi per riempirgli il piatto. "Ma magari il tuo capo poteva anche evitare di mandare proprio te in una missione così pericolosa."

"Cerca di capirla" scherza James Sirius con tono leggero, "sei letteralmente andato nella tana del lupo. È un miracolo che tu non stia ululando alla luna, noi avevamo aperto delle scommesse in proposito."

"Ben due volte che vado incontro alla possibilità di diventare un lupo mannaro nel giro di ventiquattro anni." Ted Lupin scuote la testa con ironia. "Chissà alla terza cosa vinco."

A Remus cade la forchetta di mano, sbattendo rumorosamente contro il piatto.

"James" si volta la signora Potter, "in che senso 'avete scommesso'?"

"Non credo di sentirmi bene" mormora con un singhiozzo Remus prima di cadere a terra.

 

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La Tana è semplicemente tutto ciò che nessuno di loro si sarebbe mai potuto immaginare. Confusionaria, in apparenza male assortita e stranamente avvolgente: sembrava che l'unica cosa capace di tenerla su sia la magia e Remus, facendo un commento a mezza voce, non escludo del tutto la possibilità che sia proprio così.

"Puoi smettere di essere così funereo, per favore?"

Il licantropo alza gli occhi al cielo e si scosta con un gesto veloce dalla possibile stretta dell'amico. "Sirius, tu non capisci! Devo essere impazzito nel corso degli anni. Sposarmi, fare un figlio... ma cosa diamine avrò nella testa?"

"L'amore?" James ridacchia e scuote la testa, passandogli accanto proprio in quel momento. "Lily Luna mi ha assicurato che no, non gli succede niente una volta al mese. Che prima, a colazione, scherzavano e che Testa Lupin è un vero figo." Fa una piccola smorfia, confuso. "Non so quanto possa esserti utile quest'ultima informazione, ma lei lo ha ribadito con fermezza."

"EHI" sentono urlare da dentro la Tana, "MA C'È LUPIN!"

"È bello, no?" chiede invece Lily, le braccia avvolte intorno al proprio corpo e l'espressione persa davanti a sé. "Vedere tutto questo amore e questa felicità... e sapere che in un certo senso è partito tutto da noi. Non vi dà speranza?"

I tre Malandrini le rivolgono uno sguardo sorpreso e allo stesso tempo meravigliato da quella sua dichiarazione. A sciogliere il ghiaccio è proprio Sirius, che le passa un braccio intorno alle spalle e annuisce.

"Bentornata, signora Potter. C'eri mancata!"

"Non chiamarmi così!" Lily scuote la testa e si scambia un sorriso complice con James prima di essere delicatamente spinta all'interno della Tana.

Nel salotto, semplicemente, sembra essere scoppiata una bomba color rosso. Risate, urla e voci si sovrappongono in un insieme di schiamazzi e soprattutto di discorsi che iniziano senza arrivare a una conclusione.

Il loro sguardo viene attirato da Al, che con un cenno della testa li invita ad avvicinarsi verso il fondo della stanza.

"Siamo un po' caotici" sembra quasi scusarsi non appena gli si affiancano. "Ma questo andrà a nostro favore, non vi si noterà neanche."

"Sono tutti tuoi cugini?" Sirius si guarda intorno meravigliato.

Il Serpeverde annuisce. "Fatta eccezione per Tedsy, ovviamente. Ma lui è praticamente un fratello, quindi direi di sì." Si sofferma su Remus con occhio critico e attento. "Come l'hai presa?"

Il ragazzo si stringe nelle spalle e sospira. "Non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Mi sembra assurdo che..." deglutisce a vuoto, "che sia mio. Che ci sia un po' di me in lui."

"Non deve essere facile" commenta allora l'altro. "Averli così vicini e sapere di non poter dire niente. Mi dispiace, vorrei che le cose potessero essere diverse."

"Non pensarci" gli sorride Lily con aria affettuosa. "È Natale e direi che noi stiamo vivendo appieno un miracolo."


 

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"E quindi gli ho spiegato che l'unico motivo per cui non l'hanno ancora designato per una missione non è che io sono il figlioccio di Harry Potter, ma che lui non è neanche capace a distinguere la destra dalla sinistra" spiega Ted Lupin, con gli occhi di tutti i cugini di casa Weasley avidamente puntati addosso. "E visto che ci riescono persino i Troll, era già un miracolo che fosse riuscito a prendere qualche MAGO."

"E questo non c'entra niente con il fatto che al tuo settimo anno lui abbia chiesto di uscire a Vic, vero?" lo pungola James Sirius, comodamente stravaccato al suo fianco.

Le punte dei capelli del più grande virano verso una sfumatura rossastra mentre lui scuote la testa. "Ma va! Ho ventiquattro anni, io, e poi non sono una persona gelosa."

"Signor Lupin, non si sentirà forse un po' troppo sicuro per essere uno che non vede la fidanzata da settimane?"

Tutti loro si voltano verso l'ingresso del salotto mentre una ragazza, appena arrivata, si appoggia mollemente contro lo stipite della porta. Si apre in un sorriso mentre i capelli sembrano quasi fluttuare intorno al viso.

"Mi sono innamorato!" è il commento di Sirius, a tratti biascicato, mentre a scattare in piedi con slancio è proprio Ted.

Il ragazzo ridacchia, muove qualche passo e i capelli virano immediatamente verso una tonalità molto più affine a quella della nuova arrivata.

"Dici che dovrei preoccuparmi?"

"Purtroppo no." Scuote la testa con finto rammarico. "Ho sentito dire che ha una certa predilezione per i ragazzi che non si fanno mai sentire. O che non comunicano di essere tornati in patria."

"Ero in missione, ma neanche per zia Ginny è stata una buona giustificazione" spiega e si stringe nelle spalle. "Posso salutarti o preferisci che ti mando prima un gufo?"

"Che idiota che sei!"

"MERLINO!" quasi grida Sirius, afferrando con entrambe le mani il braccio di Remus e scuotendolo con forza. "Si stanno baciando. Tuo" abbassa notevolmente la voce, "figlio sta baciando un angelo. La donna più bella che abbia mai visto. E sta con un Lupin."

Anche James sgrana gli occhi mentre tutti ragazzi cominciano a salutare la nuova arrivata, ancora stretta tra le braccia del fidanzato. "Lui è tipo la versione evoluta di un Lupin" mormora, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quella scena.

"Ora vado e le chiedo se vuole essere la madre dei miei figli."

A sorpresa, a dire quella frase, non è Sirius ma Lily.




 

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Eccomi qui con una confessione: io amo Ted e Vic. Loro sono la mia ship per eccellenza, e sono pronta a difenderli fino alla morte.

Per cui, beccatevi un po' di capitolo TedVic Centrico.

I prossimo capitolo sono in assoluto i miei preferiti: preparatevi perché io davvero vorrei poterveli pubblicare tutto insieme solo per togliermi questo prurito e parlarne insieme. Per cui si, commentante commentate commentante che sennò ho l'impressione di parlare da sola.

Ciò detto, detto ciò: per chi, proprio come me, proprio non ne volesse sapere di lasciar stare i Malandrini - sto pubblicando una minilong AU Jily. "WISH YOU WERE HERE", che trovare nel mio profilo.

 

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