La quinta dimensione

di SuperCorpKL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il risveglio ***
Capitolo 2: *** DEO ***
Capitolo 3: *** Quinta dimensione ***
Capitolo 4: *** Soluzioni? ***
Capitolo 5: *** Riunione ***
Capitolo 6: *** Non possiamo stare lontane ***
Capitolo 7: *** Fare la mamma ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Scoperte ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Il risveglio ***


Kara non era abituata a svegliarsi in compagnia.

Era abituata a svegliarsi da sola. Si era svegliata da sola per la maggior parte della sua vita adulta. Quindi svegliarsi nuda e rannicchiata attorno a qualcun altro che era anche nudo , con le braccia intrecciate e la pelle morbida sotto la guancia, le coperte dimenticate ai piedi del letto e il sole del primo mattino che le splendeva caldo sulla schiena fu un'esperienza abbastanza nuova.

Vista la novità, forse poteva essere perdonata per non essersi accorta subito che qualcosa era... beh... diverso.

Borbottando contro la luce cercando di aprire gli occhi, Kara si rannicchiò più vicino, seppellendo il viso tra i lunghi capelli scuri. Il corpo sotto di lei si spostò e Kara protestò stringendo la presa; avvolgendo le braccia più saldamente intorno a una vita sottile e intrappolando la morbida curva dei fianchi arrotondati sotto la coscia.

“Altri cinque minuti,” mormorò contro la pelle calda.

“Hmm…” la persona al suo fianco mormorò assonnato in risposta, dita lunghe e delicate che accarezzarono delicatamente il dorso delle mani di Kara.

 Kara aprì lentamente gli occhi sorridendo prima di rendersi conto che…

"Lena!?" squittì Kara, allontanandosi dall'altra donna e tirando frettolosamente le lenzuola intrappolate sotto di loro nel tentativo di coprirsi.

"Kara?" Lena sembrava ugualmente confusa. Si mise a sedere, strofinandosi gli occhi e apparentemente indifferente alla sua nudità. "Cosa ci fai nel mio letto?"

Io ?" chiese Kara, riuscendo finalmente a tirare le lenzuola fino al petto. "Cosa ci fai nel mio letto?"

Lena sbatté le palpebre, guardandosi intorno. "Oh." Lei si accigliò. "Questo non è il mio appartamento."

“No, è il mio...” Kara si interruppe, seguendo lo sguardo di Lena per la stanza. “Aspetta, neanche questo è il mio appartamento...”

Lena si portò le ginocchia al petto, coprendole con le braccia in un tentativo simbolico per coprirsi, anche se sembrava più infastidita che imbarazzata. "Allora di chi è?"  

Una domanda valida.

Kara non aveva idea di come rispondere.

“Ehm...”

Ogni tentativo di trovare una spiegazione plausibile fu interrotto da un lungo e sonoro lamento che ruppe il silenzio dell'appartamento sconosciuto.

"Mamma!”

Kara fece una smorfia, il grido acuto tagliò bruscamente il suo super udito. Gli occhi di Lena si spalancarono, e si fissarono su Kara. Che stava succedendo? Nessuna delle due si aspettava un risveglio in uno sconosciuto letto di un appartamento sconosciuto...e soprattutto di chi era quella voce? 

“Credo che cercherò di capire cosa succede...” Kara fece un gesto verso la porta quando il pianto non accennò a fermarsi, e Lena annuì.

"Vedrò se riesco a capire dove siamo", disse la bionda cercando di non fissare troppo il corpo di Lena ben poco coperto.

"Bene... si…vado.", continuò Kara, senza riuscire a mettere insieme le parole basilari mentre scivolava giù dal letto e si avvolgeva goffamente il lenzuolo intorno a sé. Immaginava che anche nel bel mezzo di quella che doveva essere una delle esperienze più strane della sua vita, Lena fosse ancora dieci volte più equilibrata di quanto potesse mai sperare di essere.

Fuori dalla stanza c'era un breve corridoio. Alla sinistra di Kara, conduceva a quello che sembrava un soggiorno e una cucina, e proprio di fronte a lei c'era un'altra porta, dietro la quale il pianto si era ridotto a piccoli singhiozzi. Non sembrava esserci nessun altro nell'appartamento, cosa che Kara confermò con una rapida scansione della sua vista a raggi X. Erano soli.

Beh, tranne che per la bambina.

Kara spinse la porta con cautela, non volendo spaventare la piccola in ulteriori crisi isteriche. Non doveva preoccuparsi. Non appena la bambino la vide smise di tirare su con il naso e si è alzatò sulle punte dei piedi, le braccia tese verso Kara oltre la sponda superiore della culla.  

"Mamma!" Lei strillò, i suoi grandi occhi azzurri si illuminarono. "In braccio!"

"Oh, Rao..." sussurrò Kara. Questo era... non aveva idea di cosa fosse. Qualunque fosse la strana realtà alternativa in cui si erano svegliate, questa bambina non poteva essere... giusto? Non era possibile . Ma non c'era dubbio o esitazione in quelle manine paffute che si allungavano verso di lei, e gli occhi ... Kara conosceva quegli occhi, li aveva visti abbastanza spesso. I capelli erano diversi, però; ricci, come quelli di Kara, ma scuri. In realtà assomigliava un po' a Kal El da bambino, e c'era qualcosa di molto familiare nell'impostazione del suo mento quando spingeva in fuori il labbro inferiore in un broncio, ovviamente infastidita dal fatto che Kara fosse ancora a metà della stanza, la bambina richiamò la sua attenzione.

"Braccio!” Disse di nuovo.   

Cos'altro poteva fare Kara?

La prese in braccio.

 "Ehi piccola", disse, tenendo in equilibrio la bambina sul fianco con un braccio e sollevando il lenzuolo con l'altro. “Non so tu, ma io sono un po' confusa in questo momento. Ci penseremo comunque, non preoccuparti...”

Si guardò intorno nella stanza, sperando in indizi. Era chiaramente una cameretta, con la culla, la sedia a dondolo, il fasciatoio e gli scaffali abbinati pieni di giocattoli e libri. Chiunque fosse quella bambina, quella era la sua casa. Le pareti erano dipinte di bianco con un bordo azzurro polvere, e la stanza era stata decorata a tono, tutta bianca e blu con accenti d'argento. Kara con molta attenzione esaminò i dettagli. Sulla culla Kara lesse un nome che probabilmente apparteneva a quella bambina.

"Lizzy..." Kara lesse, "Bel nome, piccolina! Immagino che questa sia casa tua."

"E della sua famiglia", aggiunse Lena da dietro di lei, facendo quasi trasalire Kara facendole cadere il lenzuolo.

Kara lo afferrò velocemente, mentre la bambina, vedendo Lena, tentò di lanciarsi verso di lei, che ovviamente, era già vestita con una t-shirt nera e jeans che le stavano perfettamente.

"Hai trovato qualcosa sulla sua famiglia?" chiese Kara, cercando disperatamente di destreggiarsi tra la bambina e la bellezza disarmante di Lena. "Voglio dire…dove sono? E perché noi siamo qui?"

"Beh…guarda qui.", disse Lena, mostrando a Kara un ritratto incorniciato. "Ho trovato questo in soggiorno."

 Erano... loro ? Nella foto, Lena aveva le braccia avvolte intorno a Kara e le premeva un bacio sulla guancia. Kara stava ridendo, con il naso arricciato sotto gli occhiali e con in braccio una bambina che era chiaramente Lizzy in adorabili jeans e una maglietta di Supergirl. La scritta argentata nella parte inferiore della cornice recitava. “Famiglia Luthor-Danvers - 2021"

"Oh..." 

Lena inarcò un sopracciglio perfettamente curato. "Immagino che tu non abbia una spiegazione per questo?"

Kara scosse la testa. "Vorrei davvero, davvero tanto... Ecco", disse, rivolgendo la bambina che si dimenava verso Lena. "Puoi tenerla un minuto così posso vestirmi?"

Lizzy era chiaramente d'accordo.

 "Mammina!" gridò, i suoi piedini che si appoggiavano al fianco di Kara nel tentativo di liberarsi. "Mamma!”

Lena sembrava... beh, se Kara avesse potuto scegliere solo una parola per descriverla in questo momento, quella parola sarebbe stata terrorizzata. Era sempre pallida, ma Kara poteva giurare che la sua pelle era di un paio di tonalità più bianca del solito.

 “Non puoi semplicemente... rimetterla nella culla? O sul pavimento?"

"Lei ti vuole ", sottolineò Kara.

"Io..." Lena sospirò e sollevò leggermente le mani, guardando Lizzy come se fosse una specie di animale esotico con un temperamento ancora indeterminato. "Kara, non posso... non so niente di bambini... e se la lasciassi cadere?"

“Lena, dai ! La riprendo tra un minuto".

"Va bene, okay!" Lena fissò Kara e si fece avanti, allungando le mani verso Lizzy. Prendendola goffamente, tenne la bambina a distanza, chiaramente non mentendo sulla sua inesperienza. Lizzy, tuttavia, sembrava entusiasta, ridacchiando a Lena, fece oscillare le gambe e batté le mani.

“Volo, volo!” disse, allungandosi in un'imitazione goffa della posa di decollo di Kara.

“Io sinceramente lo spero”, disse Lena con uno sguardo traverso.

“Vado a... vestirmi...” Kara indicò la camera da letto. "È lì...?"

«Il comò a destra», disse Lena. "E se so qualcosa del tuo stile, anche la metà destra dell'armadio è tua."

"Giusto..." perché condividevano la stanza. Questa era una realtà in cui lei e Lena Luthor dormivano nella stessa stanza... nello stesso letto... e apparentemente avevano una figlia.

Tornata in camera da letto, chiuse la porta dietro di sé e vi si appoggiò contro, facendo alcuni respiri profondi e regolari. Sarebbe andato tutto bene. Si sarebbe vestita e poi avrebbero capito cosa stava succedendo.

Almeno Lena aveva ragione sull'armadio.

Kara scelse una camicia con colletto e un maglione blu scuro, chiaramente nel suo stile, e aggiunse un paio di pantaloni cachi. I suoi occhiali erano sul comodino. Si infilò nel bagno della suite per lavarsi il viso e sistemarsi i capelli, tirandoli indietro nella consueta coda di cavallo con uno dei tanti elastici che aveva trovato in un cassetto. Una rapida ricerca aveva rivelato che tutti i suoi prodotti per i capelli e la pelle erano gli stessi, non che ne avesse molti. Erano molti di più quelli dalla parte di Lena. 

 Vestita e sentendosi molto più simile a se stessa, Kara tornò nel corridoio, ma una rapida occhiata rivelò che Lena e Lizzy non erano più nella stanza della bambina. Seguì il suono delle voci in soggiorno, dove Lizzy era seduta sul pavimento su una coperta circondata da pile di libri e giocattoli. Aveva in una mano un soffice cane di pezza bianca con un piccolo mantello rosso allacciato al collo, con il quale stava avendo una conversazione attivamente unilaterale e in gran parte incomprensibile, e un biscotto mezzo mangiato nell'altra.

Lena era solo a pochi passi in cucina, che si stava versando una seconda tazza di caffè.

"Giuro che l’ha chiesto lei.", disse sulla difensiva quando vide Kara. "Non l’ho persa di vista.”

“Va tutto bene,” la rassicurò Kara, allungando una mano per prendere la tazza di caffè offerta. Di solito era una persona che amava il tè, ma in tempi estremi... "La stai prendendo abbastanza bene in realtà..."

Lena si appoggiò al bancone, sorseggiando dalla sua tazza. I suoi capelli erano sciolti, sistemati dietro le orecchie, e i jeans e la maglietta erano senza dubbio l'abbigliamento più casual con cui Kara l'avesse mai vista. Sembrava diversa così, più morbida, ma più reale, meno l'amministratore delegato della L Corp, e più Lena.

"Sono assolutamente terrorizzata", ammise, “Ma non sono estranea a, diciamo, situazioni insolite . Che si tratti di uno scherzo elaborato o di qualcosa di più... stano. Sono certa di poter trovare una soluzione. Inoltre,” sorrise a Kara. "Se dovessi svegliarmi sposata con qualcuno , sono contenta che quella persona sei tu.”

Kara arrossì. "Ehm... sposata?" squittì.

Lena sollevò la mano che non era avvolta attorno al suo caffè. Infatti, c'erano due anelli sul suo anulare sinistro, entrambi d'argento, uno con un diamante rispettabile, e l'altro una semplice fascia. "Sembra che tu sia quella che ha proposto le nozze, dovevi essere proprio innamorata eh!", la prese in giro, poi allungò la mano per alzare la mano di Kara, dove c'era una fascia d'argento abbinata, ma nessun anello di fidanzamento.

Il rossore si intensificò e Kara si riprese la mano per coprirsi il viso.

 “Non posso crederci ...” mormorò.

"Delusa?" chiese Lena, maliziosamente.

"Oh no!" Kara lasciò cadere la mano. “Voglio dire... chi potrebbe essere deluso da te... tu sei... tu. Ma io non sono... Almeno non credo... ” balbettò, agitata quando Lena si limitò a ridere.

"Ti sto prendendo in giro, Kara." Fece l'occhiolino e bevve un altro sorso di caffè prima di tornare seria. “Ma seriamente, qual è il nostro prossimo passo qui? Sei quella con gli amici nei posti alti, letteralmente. Cosa facciamo?"

"Beh..." Kara si sedette sul divano, i suoi occhi cercarono inconsciamente Lizzy, che giocava contenta sul pavimento. 

"Penso che dovremmo andare a parlare con mia sorella."

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Capitolo 2
*** DEO ***


Non fu così facile ovviamente.

Kara non aveva idea di come avrebbe detto ad Alex che si era svegliata sposata con Lena Luthor, con un brillante anello d'argento e una figlia a dimostrarlo. Anche se Alex le avesse creduto subito, avrebbe voluto una spiegazione che Kara semplicemente non aveva.

Cioè, supponendo che questo cambiamento fosse qualcosa di limitato e non si trovassero in una realtà alternativa.

Non che Kara avesse qualcosa contro Lena, sapeva benissimo quanto fosse diversa dai Luthor però purtroppo portava questo grosso fardello quindi…

No.

Un Luthor e un Super che lavorano insieme doveva già sfidare le probabilità oltre la credibilità, quindi questo ? Non poteva essere reale.

Ad ogni modo, un viaggio al DEO era d'obbligo.

Lena si offrì volontaria per preparare la colazione, lasciando Kara ad occuparsi della bambina.

Sembrava ancora riluttante persino a toccarla , il che era un piccolo problema, perché mentre il processo di cambio del pannolino procedeva abbastanza agevolmente, Kara avrebbe potuto davvero usare un paio di mani in più per convincere Lizzy che indossare i vestiti non era facoltativo. Non era tanto per la sua resistenza quanto per il fatto che si contorceva, e Kara non era abituata a gestire i bambini umani. Non voleva lasciarla cadere, ma non voleva nemmeno ferirla tenendola troppo forte.

Lizzy pensava che tutto questo fosse esilarante, ovviamente.

Oh, e lei odiava i calzini, a quanto pare.

Li odiava .

Il primo calzino andò bene, ma non appena Kara provò a farle indossare il secondo, il primo lo lanciò via, gettato dall’altra parte della stanza con estremo pregiudizio e un broncio familiare che fece desiderare a Kara di scusarsi con chiunque avesse mai provato a dirle di no . Quella cosa era letale.

Dopo il quinto tentativo, Kara prese la decisione esecutiva che i calzini non erano poi così importanti. Ne infilò un paio nella borsa dei pannolini dall'aspetto costoso che aveva trovato sotto il fasciatoio per ogni evenienza. Non avrebbe indossato i calzini, e se qualcuno voleva giudicarla per aver lasciato sua figlia a piedi nudi, era il benvenuto a tentare la fortuna per farglieli indossare.

Non appena Lizzy toccò terra, corse verso il corridoio e Kara la seguì velocemente, Per essere una bambina, era sorprendentemente veloce. Non super veloce, cosa di cui Kara era leggermente preoccupata, ma poteva davvero muoversi agilmente. Si fece strada attraverso il soggiorno, apparentemente avendo passato più tempo a lavorare sulla velocità che a sterzare, e andò a sbattere contro le gambe di Lena.

"Mammina!" Lizzy avvolse entrambe le braccia intorno alle ginocchia di Lena e le sorrise. “Niente schifo!” Disse indicando i piedini.

Lena si congelò sul posto. Kara non ricordava di averla mai vista così completamente bloccata, né letteralmente né figurativamente. Un piatto di pane tostato in una mano, una piccola tazza arancione nell'altra, e nessuna superficie piatta a portata di mano, guardò impotente la bambina che sorrideva.

 "Hai bisogno di aiuto lì?" Kara si offrì.

"Per favore." Lena consegnò piatto e tazza. 

Kara posò il cibo sul tavolo prima di liberare Lizzy e metterla nel suo seggiolino.  

"Grazie, so che questo non è esattamente il tuo risveglio tipico..." Il gesto di Kara comprendeva Lizzy, la semplice colazione e il fatto che al momento la bambina stesse ricevendo più marmellata sul viso e sulle mani che in bocca. 

Lena scrollò le spalle. “Beh, forse non ho molta esperienza con i bambini, ma toast e succhi di frutta sono alla mia portata. Anche se devo chiedere... cosa sono schifo , e perché non ne abbiamo nessuno?"

Kara rise per qualche minuto. 

"Oh, calzini. Si è rifiutata di indossarli".

"Testarda.", notò Lena con un sorrisetto. “Mi chiedo da chi ha preso?”

Kara alzò gli occhi al cielo. "Giusto, perché sei nota per essere così collaborativa."

Il sorriso si allargò. “Dipende interamente da chi chiede. Ad esempio, non dico quasi mai di no a una certa giornalista. Tutti gli altri invece... diciamo solo che so come scegliere le mie battaglie".

Kara arrossì di nuovo, e sperava che Lena non se ne fosse accorta. "E io no?"

 Lena inarcò un sopracciglio, la sua espressione rispondeva abbastanza su entrambi i fronti. "Ne hai fin troppe."

eh...perché sentiva un filo di gelosia nella sua voce? 

Kara avrebbe voluto approfondire quella piccola osservazione, ma Lizzy scelse quel momento per gettare il suo piatto vuoto sul pavimento. Per fortuna Lena aveva avuto il buon senso di usare un piatto di plastica, quindi erano solo le briciole da spazzare, ma dato l' entusiasmo che Lizzy aveva prestato alla sua colazione, anche un panno umido e una maglietta pulita erano d'obbligo.

Lena prese la scopa, Kara prese l'asciugamano e Lizzy per cambiarla.

Una rapida ricerca e trovarono i loro cellulari, una borsa per Lena e un portafoglio per Kara e due mazzi di chiavi. Kara afferrò la borsa dei pannolini, facendola dondolare sulla spalla, e furono pronte per partire.

"Allora dimmi di nuovo perché stiamo andando all’FBI? Cosa possono sapere loro di questa situazione?” chiese Lena mentre seguiva Kara nell'ascensore, premendo il pulsante per il parcheggio. Avevano deciso di non usare l'autista di Lena finché non avessero saputo di più su cosa stava succedendo.

"Oh." In tutta quella confusione, Kara aveva dimenticato quanto poco sapesse Lena. Attaccò Lizzy un po' più in alto sul fianco e decise che le cose dovevano cambiare. Le cose erano già abbastanza strane, e probabilmente sarebbero diventate ancora più strane, Lena meritava tutta la verità che Kara poteva darle. 

"Mi hai detto che dovremmo parlare con tua sorella?"

"Alex... non lavora esattamente per l'FBI", spiegò Kara. "Lavora per il DEO."

"DEO?"

“Dipartimento delle Operazioni Straordinarie. È una specie di agenzia governativa segreta, gestiscono cose del genere".

"Oh." Lena sembrava pensierosa, ma non particolarmente sorpresa. “Quindi questo non è insolito, allora? Persone che si svegliano dalla parte sbagliata della realtà?"

"È molto insolito", disse Kara, con sentimento. "Ma insolito è una specie di cosa, quindi lo fa sembrarenormale, se questo ha un senso."

Lena annuì. “La familiarità toglie l' extra dall'extranormale. Capisco; Ho avuto la mia giusta parte di "extra" anch'io. Quindi vediamo tua sorella, e poi cosa?"

"Speriamo che lei e il resto del DEO possano capire cosa sta succedendo."

"Siamo sicuri che ci crederanno?" Lena fece eco alle precedenti paure di Kara. "E se fossimo gli unici a pensare che qualcosa sia cambiato?"

Kara scelse di non condividere il suo ragionamento su quel fronte... Sarebbe solo... no. "Alex saprà cosa fare", disse con fermezza, sperando che fosse vero. "Una volta che sappiamo cosa è successo, possiamo aggiustarlo e poi entrambe possiamo tornare alle nostre vite".

Le porte dell'ascensore si aprirono quando raggiunsero il garage, e Kara uscì, voltandosi quando Lena non la seguì immediatamente.

"Vieni?” chiese Kara, addolcendo inconsciamente il suo tono. C'era qualcosa nel modo in cui Lena la stava guardando... ma sbatté le palpebre e scomparve.

 "Naturalmente", disse Lena, spazzando via la sua esitazione e unendosi a Kara. Scrutarono dubbiosamente il garage pieno di macchine. “Potrebbe essere interessante...”

Avevano una chiave ma entrambe non avevano idea di quale macchina appartenesse a loro in questa bizzarra storia, Lena schiacciò il bottone sulla chiave e una Lexus si sbloccò immediatamente. 

"Veramente?" Kara la prese in giro. “Non è un po' troppo?”

"Ti farò sapere, la GS è considerata un'auto di famiglia", sottolineò Lena, altezzosa.

"Giusto..." Kara sorrise.

Mise Lizzy sul sedile posteriore, sollevata di scoprire che c'era già un seggiolino per auto installato perché nessuno dei due aveva pensato di cercarne uno al piano di sopra. Consegnò alla bambina un secondo biscotto per tenerla ferma. Le cinghie e i bottoni automatici erano abbastanza autoesplicativi e ci volle solo un minuto per capirli. Lizzy testò tutto con un guizzo sperimentale quando ebbe finito, sedendosi di nuovo sul sedile con uno sbuffo rassegnato.

 Kara gettò la borsa dei pannolini sul sedile accanto a lei, chiuse la portiera e si unì a Lena davanti, scivolando sul lato del passeggero e allacciandosi la cintura.

"Mi fai strada?” chiese Lena, avviando la macchina.

Kara le diede l'indirizzo e Lena lo inserì nel sistema di navigazione di bordo. "È comodo", disse, il navigatore indicò che la loro destinazione era a soli cinque minuti di distanza, ma non fece alcuna domanda e Kara con attenzione non offrì volontariamente alcuna teoria sul motivo per cui i loro sé alternativi  avevano scelto di vivere così vicine alla sede centrale del DEO.  

Lena si rivelò un'ottima guidatrice, anche se un po' pesante sul pedale dell'acceleratore, e nel giro di due minuti stavano entrando nel parcheggio del DEO molto prima che Kara fosse pronta psicologicamente. Sarebbe stato... non aveva idea di cosa sarebbe stato. Ci sarebbe stata ancora la sua Alex dall'altra parte di quelle porte? O avrebbe chiesto aiuto alla sorella di qualche altra Supergirl? O peggio, erano addirittura sorelle in questo mondo? Kara aveva avuto paura di controllare i contatti nel suo telefono prima che se ne andassero. Il loro appartamento era pieno di fotografie, ma solo di loro tre. Non c'era traccia della sua famiglia allargata...

No, era ridicolo. Erano la famiglia Luthor- Danvers . Era ancora Kara Danvers, il che significava che Eliza e Jeremiah l'avevano adottata e Alex era ancora sua sorella. Tutto sarebbe andato bene. Finché aveva Alex, in qualsiasi variante, poteva farcela.

"Alex saprà cosa fare", ricordò a se stessa con fermezza.  

"Hai molta fiducia in tua sorella", osservò Lena con calma, parcheggiando l'auto e voltandosi a guardarla. "Ti invidio."

"Lei è la migliore", concordò Kara. "Si è sempre presa cura di me."

Lena distolse lo sguardo, le lunghe dita che si stringevano sul volante. 

“Fortunata” disse.

Kara si sentì immediatamente triste nel vederla così.

“Ehi,” disse, allungando la mano per prendere la mano sinistra di Lena e stringerla con la sua. "Finché indossiamo questi anelli, tecnicamente è anche tua sorella, quindi considera ogni mio privilegio il tuo.”

Lena inarcò un sopracciglio, scettica. "E come si sentirà l'agente Danvers ad avere un Luthor in famiglia?"

"Ti amerà ", le assicurò Kara, promettendo a se stessa che se ne sarebbe assicurata dannatamente non appena avesse potuto scambiare due parole in privato con Alex.

Lena sbuffò, ma intrecciò le sue dita con quelle di Kara e i suoi occhi verdi adesso erano divertiti invece che tristi. 

“Be', purché tu ne sia sicura. Suppongo che mi potrebbero servire alcune interazioni contro le quali non dovrò testimoniare in tribunale. Anche se sono solo temporanee».

"Bene." Kara tentò di recuperare la sua mano, ma Lena non la lasciò andare.

“Già che siamo in tema di privilegi...” Lei sorrise maliziosamente. "Che tipo di  benefici coniugali dovrei aspettarmi?"

E tornò ad arrossire.

La bionda conosceva da poco tempo la Luthor e questo per lei era un lato del tutto nuovo, 

Kara sapeva che Lena la stava solo prendendo in giro. Non c'era modo che fosse seria... ma Rao,quando Lena la guardava in quel modo, era facile dimenticare che non intendeva davvero nel modo in cui sembrava che lo intendesse Kara aprì la bocca per rispondere, ma non uscì nulla. Il sorriso di Lena si allargò, il suo sguardo si abbassò prima di tornare negli occhi di Kara, perché c’era così caldo adesso?

“Mamma, fuori! "

Le imperiose richieste di una bambina che ne aveva abbastanza di essere ignorata, grazie mille, erano più che sufficienti per riportare Kara alla realtà. Anche Lena, se la piega seccata all'angolo della sua bocca era un indizio. Lasciò cadere la mano di Kara con un sospiro mal nascosto e slacciò la cintura di sicurezza. "Andiamo?"

"Sì-Sì..." Kara si aggiustò gli occhiali e fece un respiro profondo. Il DEO. Poteva farcela.

Per fortuna, la guardia di turno alla reception era un amico.

"Ehi Bill", disse. "Sono qui per vedere Alex, sai se è già arrivata?"

"Buongiorno!” Era raggiante. «Tua sorella è arrivata mezz'ora fa. Le farò sapere che stai salendo.» poi Si rivolse a Lena e Kara si preparò a una raffica di domande, ma semmai il suo sorriso si fece più luminoso. "Signorina Luthor, siamo felici di rivederla. L'agente Schott ha un nuovo giocattolo che non vede l'ora di mostrarti.» Abbassò la voce in un sussurro complice. "Quindi, se ha fretta, eviterei di incontrarlo."

"Grazie per la segnalazione", sussurò in risposta Lena, stando al gioco e facendogli l’occhiolino.

Bill arrossì, e per qualche ragione Kara lo trovò irritante. "Probabilmente dovremmo salire."

"Certo, signorina Danvers." Bill consegnò a Lena un pass per visitatori. “So che sembra sciocco, dato che sappiamo tutti che sei qui con la signora Danvers, ma dobbiamo seguire la procedura.»

“Nessun problema,” lo rassicurò Lena, agganciandosi il lasciapassare alla maglietta.

Lizzy si dimenò. "Buh", allungò una mano e diede uno schiaffo alla parte superiore della scrivania. "Buh!”

"Non preoccuparti, signorina Lizzy." Bill raggiunse sotto la scrivania. "Non ti ho dimenticato." Tornò con un biscotto. "Ecco qui."

Lizzy si ficcò prontamente il tutto in bocca, sorridendo tra le briciole. Bill si limitò a scuotere la testa.

«Hai l'appetito di tua mamma, piccola. Certamente."

"Grazie, Bill", disse Kara debolmente. "Di nulla..." fece un gesto verso gli ascensori.

"Va bene, signora Danvers, signora Luthor, vi auguro una buona giornata, adesso!"

"Anche a te, Bill."

Lena aspettò di entrare in ascensore e che le porte fossero chiuse prima di fare la domanda ovvia. "Non era un buon segno, vero?"

"No."

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Capitolo 3
*** Quinta dimensione ***


Kara mise giù Lizzy. Distolse gli occhi da lei solo per un secondo, e se n'era già andata. Non poteva crederci; il suo primo giorno da madre, e aveva già perso suo figlia.

"Qualcuno potrebbe per favore dirmi perché c'è una bambina piccola che gira incustodita nella mia struttura governativa segreta?" J'onn in qualche modo riuscì a mantenere un tono autoritario.

Kara aveva molta familiarità con quella sua particolare abilità fin dai suoi primi giorni come Supergirl.

“Ummm...” Si fece strada attraverso la folla insolitamente fitta al piano principale del DEO per trovare J'onn che trascinava per mano una belligerante Lizzy fuori dal suo ufficio. Fece una smorfia.

“Posso spiegare?"

J'onn sembrava ancora più infastidito di quanto sembrasse. "Danvers...”

Kara sussultò. Oohh... i cognomi non erano mai stati un buon segno.

"Perché hai portato una bambina al DEO?"

Lizzy approfittò della mancanza di attenzione di J'onn per liberare la mano. Lei lo fissò, le braccia incrociate sulla pancia rotonda e gli occhi azzurri che scattavano di rabbia impotente. Quando lui si limitò a guardarla accigliato, lei batté un piede scalzo, il suo piccolo vocabolario apparentemente insufficiente per la profondità della sua ira.

"Calma, piccola." Kara cercò di sollevare Lizzy, ma era come cercare di sollevare un macigno.

"Come può urlare così forte?” chiese J'onn, alzando la voce sopra le urla della piccola.

"Vorrei saperlo anche io…” Kara riuscì finalmente a prendere la bambina, a quel punto Lizzy si arrese a metà di un urlo, crollando mollemente tra le braccia di Kara come ultima drammatica protesta.

"Vedo." J'onn lasciò il suo cipiglio di disapprovazione per guardare oltre lei, le sopracciglia alzate. "Signorina Luthor, cosa la porta al DEO?"

Kara si girò a metà, facendo riposare Lizzy più comodamente contro la sua spalla, felice di vedere che non aveva perso anche Lena.

"È complicato…in realtà.” Lena confessò, unendosi a Kara con un leggero tocco sulla sua schiena, le sue dita erano bollenti sulla sua pelle anche attraverso due strati di vestiti. "Anche se devo dirlo, sono sollevata che tu abbia bisogno di una spiegazione."

"Spiegazione per cosa?" Alex si intromise, il suo arrivo puntuale fece sparpagliare la maggior parte del pubblico.

"Alex!" Kara era letteralmente mai stata così felice di vedere qualcuno nella sua vita. "È una lunga storia, ma potremmo forse..." guardò intorno ai restanti colleghi, "parlare in un posto più privato?"

"Possiamo usare il mio ufficio", si offrì J'onn. 

Alex annuì, lei e J'onn fecero strada verso l'ufficio. J'onn tenne loro aperta la porta dell'ufficio, indicando loro una serie di sedie davanti alla sua scrivania. "Sedetevi."

Kara e Lena obbedirono; Lena con grazia, incrociando le gambe e incrociando ordinatamente le mani sul ginocchio, osservando ogni centimetro e Kara più sprofondata che seduta, non abituata a destreggiarsi con la compostezza. Lizzy iniziò immediatamente a dimenarsi in grembo. "'LIzzy, calma!"

"No ", ribatté La piccola.

 “Ecco…” Tirò fuori il cane di pezza dalla borsa dei pannolini e glielo porse. Lizzy si calmò con riluttanza, appoggiandosi al petto di Kara e abbracciando il cane al collo. Fissò J'onn attraverso la soffice pelliccia bianca mentre si sedeva sulla sua sedia dall'altra parte della scrivania e spostava il piattino di biscotti che Kara pensava fosse stato il loro originale pomo della discordia. 

 Alex rimase in piedi, le braccia incrociate, e il suo sguardo si spostò sospettoso tra Kara e Lena. «Kara perché hai portato la signorina Luthor qui? Sai bene qual è la nostra politica.», disse infine. "Soprattutto perché hai portato un Luthor qui.” Borbottò questa volta.

Lena alzò la mano sinistra, mostrando i suoi anelli. “Siamo sposate, a quanto pare. E per favore, chiamami Lena. Siamo tecnicamente sorelle acquisite.”

La mascella di Alex quasi cadde.

J'onn si è soffocò con il suo biscotto.

Kara nascose il viso tra le mani. " Lena! Non così diretta." piagnucolò. 

"Che cosa?" Lena la guardò con innocenza.

"Va bene, spiegatemi." Alex era abbastanza sconvolta, ma si cercò di riprendersi rapidamente. “Possiamo cominciare dall'inizio? Kara, di che sta parlando? E quando ti sei sposata esattamente ?"

Kara sospirò sollevata. Era una buona cosa, no?

 "Davvero non lo sai?"

Sia Alex che J'onn scossero la testa e Kara lasciò cadere le mani con un nuovo sospiro di sollievo. Qualunque cosa stesse disturbando la realtà, non si era ancora diffusa alla sua famiglia.

"Allora..." iniziò goffamente, resistendo all'impulso di giocherellare con gli occhiali. "Ricordi come hai sempre voluto essere zia?" Disse indicando la piccola che teneva tra le braccia.

Gli occhi di Alex si spalancarono e poi si strinsero. "Non è divertente."

"Non hai idea di quanto vorrei che fosse uno scherzo."

Alex sembrò dubbiosa. "Sei seria?"

Kara annuì.

"Com’è successo?"

"Non ne ho idea... Lena e io ci siamo svegliate insieme stamattina, e lei era proprio... lì,nell'appartamento, e c'erano tutte queste cose della bambina, e foto, e-."

"Aspettate." Alex si accigliò. "Vi siete svegliate insieme?"

“Non so come !” Kara protestò. “Sono andata a letto con-“ Si batté le mani sulla bocca. "Oh no..." ansimò. "Mi ero completamente dimenticata di Mon-El."

"Mon-El?" tre voci interrogattive contemporaneamente. 

"Uhm... sì?" Kara squittì. “Siamo un po'... ehm...”

J'onn alzò una mano. "Per favore, non finire quella frase."

"Chi è Mon-El?" Lena sembrò molto meno divertita di un minuto prima.

“Oh, ehm... Mike? Si è autoinvitato alla tua raccolta fondi...”

"Capisco... Ed è il tuo...?"

Kara scosse la testa. "No! Voglio dire... non abbiamo... non abbiamo esattamente... non voglio davvero parlarne,” concluse debolmente. Se non fosse già stata abbastanza sicura che andare a letto con Mon-El fosse era un errore, dimenticarsi completamente di lui in seguito, anche date le circostanze attenuanti, era assurdo. "Probabilmente dovrei assicurarmi che stia bene, però."

"Farò esaminare la cosa da qualcuno." si offrì J'onn, ancora a disagio. “Quindi vi siete svegliate insieme. Nel tuo appartamento o in quello della signorina Luthor?»

"Nessuno dei due.", intervenne Lena, spiegando la situazione in modo molto più succinto di quanto Kara avrebbe mai potuto fare. Finendo con Bill della sicurezza. "Qualunque cosa, o chiunque sia responsabile di questo", concluse. “Non ci ha semplicemente messo a letto insieme. Ha creato un'intera vita insieme ”.

"Allora perché non sappiamo niente?" chiese Alex a J'onn, che si strinse nelle spalle.

"Se fossi solo io, direi che ha qualcosa a che fare con le mie capacità psichiche, ma se sei immune, penso che dovremmo considerare altre possibilità."

"Potrebbe essere una questione di vicinanza", propose Lena. "Non vicinanza fisica, ovviamente", si corresse, "ma chiaramente conoscete entrambi Kara, quindi se dovessimo considerare una correlazione tra relazioni prossimali e ridotta suggestionabilità..."

 "...potremmo avere una linea di base da cui iniziare a capirlo", concluse Alex con un cenno di approvazione. “Abbiamo un modo per scoprirlo...” Si chinò e premette il pulsante di chiamata per l'interfono sulla scrivania di J'onn. "Agente Vasquez?"

"Sì signora?"

"Puoi entrare un attimo qui?"

"Subito, signora."

"Questo Vasquez", chiese Lena. "Quanto bene conosce Kara?"

"Non benissimo", spiegò J'onn prima che Kara potesse aprire bocca. “Kara non lavora ufficialmente per il DEO, ma data la sua relazione con Alex e il suo legame con i media, è una risorsa preziosa. È stata assistita in alcuni casi da Vasquez, abbastanza per darci un'idea di quanto sia forte questa cosa”.

L’agente bussò alla porta interrompendo le domande di Lena. Più a lungo Lena stava lì, più difficile sarebbe stato impedirle di scoprire molto di più sul coinvolgimento di Kara con il DEO di quanto Kara fosse pronta a dirle.

"Entra", disse J'onn.

Vasquez entrò e chiuse la porta dietro di lui. «Agente Danvers? Ha chiesto di me?"

"Sì", disse Alex. "Mon-EL non si è presentato all'allenamento stamattina, potresti controllare l'elenco dei turni e vedere chi potrebbe essere disponibile per uscire e portarlo qui?"

Vasquez era troppo professionale per fare una smorfia.

“Di nuovo, signora? È la terza volta questa settimana". Consultò il suo tablet. "Posso mandare gli agenti Ford e Shaw, sono in servizio da lunedì scorso, saranno felici di uscire."

"Buona idea." Alex si voltò, portando casualmente l'attenzione di Vasquez sul trio. "Kara, l'hai visto ieri sera, ha detto qualcosa sul non venire oggi?"

"Uh..." Kara lottò per una bugia credibile  “No?"

"Non preoccuparti. Lo troveremo». Vasquez apportò le modifiche sul suo tablet, alzò lo sguardo, si fermò, poi guardò tra Kara e Lena, corrugando la fronte verso Lizzy. "Chi..."

“'caio!” Lizzy cinguettò, salutando.

La breve confusione sul volto di Vasquez si diradò. "Ehi, Lizzy!" Lei sorrise. “Visiti il DEO con le tue mamme oggi? Sei qui per i biscotti di J’onn?”

"No, biccotti.” Lizzy emise un sospiro esagerato, spingendo fuori il labbro inferiore in un broncio.

Vasquez ridacchiò. "Tenetela d’occhio, signora Danvers, signora Luthor." Infilò il tablet sotto il braccio "Nient'altro, agente Danvers?"

"No è tutto. Grazie, agente Vasquez.»

Con un ultimo sorriso e un saluto a Lizzy, Vasquez si congedò.

Kara si sedette con un sospiro. “E adesso?"

"Ora capiamo esattamente con quale casino abbiamo a che fare." Disse Alex. “Lena, saresti disposta a lavorare con uno dei nostri agenti per hackerare i registri del governo, vedere se riesci a trovare una traccia cartacea? Licenza di matrimonio, certificato di nascita e qualsiasi altra cosa ti venga in mente che possa essere stata alterata?"

Lena annuì. "Farò sapere alla mia assistente che farò tardi oggi."

"Pensi che l'agente Schott è immune?" chiese J'onn.

Alex annuì. “Winn dovrebbe stare bene. Kara, puoi portare Lizzy nel mio laboratorio? Voglio fare dei test".

"Certo." Kara si alzò, mettendosi la borsa su una spalla e sistemando Lizzy sul fianco.

"Farò sistemare qui la signorina Luthor e l'agente Schott." J'onn disse.

"Bene." Alex accompagnò Kara fuori dalla porta. "Ci ritroveremo tra un'ora."

*****

Lizzy non era particolarmente interessata a stare ferma per l’esame, ma Alex le diede uno stetoscopio e le mostrò come usarlo per ascoltare il suo battito cardiaco e i suoi occhi si spalancarono per lo stupore. Insistette per ascoltare il battito del cuore di Kara, 

“Forte!” Per poi restare delusa quando lo provò sul suo peluche.

«Zia, ascolta», disse, porgendo ad Alex l'estremità dello stetoscopio in una mano e il cane con la sua mantellina rossa nell'altra. "Nessun rumore".

"Piccola, mi dispiace", le disse Alex, accarezzando la testa del cane e preparando un ago per prelevare un campione di sangue. “Non è reale. Non ha un cuore.”

Lizzy cullò il cane in grembo.

"Beh, sicuramente non è umana", disse Alex quando l'ago si spezzò contro il braccio di Lizzy. “Dovremo aspettare i risultati del tampone del DNA per essere sicuri ma potresti davvero avere una figlia…”

"Com'è possibile?" Chiese Kara.

"Non ne ho idea", ammise Alex. “Ma lo scopriremo. A proposito, come stai gestendo tutto questo?” chiese, togliendosi i guanti. “Voglio dire... svegliarsi con Lena Luthor So che è tua amica, ma sarà stato strano, per entrambe."

Così strano!" Kara si sollevò sul lettino accanto a Lizzy. “ Lei L'ha gestita meglio di me.” 

“ Si nota.” Alex ridacchiò all'espressione ferita di Kara. “Ma potresti essere sorpresa. Dubito che sia così rilassata al riguardo come sembra."

"Forse..." Kara scrollò le spalle, poco convinta. “Sarai gentile con lei però, vero? Non sospettosa? Le ho promesso che saresti stata buona con lei."

Alex sbuffò. "Che cosa? Ti sposi e all'improvviso non posso più preoccuparmi per te?"

Alex ..." Kara si accigliò, incrociando le braccia.

"Ok ok." Alex alzò le mani in segno di resa. "Sarò buona." Prese la cartella di Lizzy e prese un'altra annotazione. “Mi sento un po' in colpa per lei, in realtà. Tutto questo", indicò il DEO intorno a loro con un vortice della penna, "è molto da accettare, e tu? Lei non sa ancora che sei un Super.”

"Ah, ah", Kara impassibile. “Non dimenticare la bambina, qualunque cosa sia...”

"Potrei essere in grado di aiutarti con quello", annunciò Winn dalla soglia, giocherellando con qualcosa che sembrava essere un telecomando pieno di luci.

"Che cos'è quel coso?" Chiese Alex.

“Ehi, sii gentile, è solo un prototipo ok? Dammi un minuto...” Winn terminò le sue regolazioni e puntò la cosa verso Lizzy, che osservò ancora meno impressionata di Alex finché lo strano telecomando non si illuminò.

“Sì!" Winn disse trionfante. “Avevo ragione!"

“Su cosa?” Chiese Kara.

"Uh... voi due dovete prima ammettere che sono un genio?"

Alex alzò gli occhi al cielo. "Assolutamente, subito dopo che ci hai detto cosa ha fatto quella cosa."

"Oh giusto. Quindi, ricordi quando J'onn mi ha fatto guardare tutti quei vecchi artefatti dai depositi del DEO la scorsa settimana?"

"Sì, stavi cercando di trovare qualcosa che mi aiutasse con Mxyptlk", disse Kara. "Ma era un vicolo cieco".

 "Beh..." Winn si fermò. «Ho trovato una cosa, un amuleto, ma Mon-El... ehm... l'ha preso in prestitoprima che potessi finire il mio rapporto, e non l'ho più avuto indietro. Tuttavia, ho ottenuto alcune informazioni.”

«Parla Winn», disse Alex. "Cosa ha a che fare questo con la bambina?"

"Non posso esserne sicuro." Disse. “Ma se queste informazioni sono corrette, potrebbe non essere l'unica di cui dobbiamo preoccuparci. Penso che qualcuno potrebbe averla mandata qui...”

“L'ha mandata da dove?"

"DalLa quinta dimensione".

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Capitolo 4
*** Soluzioni? ***


La quinta dimensione...

Ci volle un po' di tempo per capire. Anche dopo che Alex ebbe finito l'esame ed erano tornati tutti in una delle sale riunioni più grandi per condividere tutto ciò che avevano trovato e per pianificare il loro prossimo passo, Kara non era ancora del tutto sicura di come si sentiva al riguardo.

Dato il suo recente incontro con Mxyzptlk, probabilmente avrebbe dovuto essere l'ovvio sospettato, o almeno in cima alla lista delle possibilità, ma in qualche modo non lo aveva nemmeno preso in considerazione. Black Mercies, alieni che controllano la mente, Terre alternative... quelli erano stati i suoi primi pensieri, e sarebbero stati abbastanza difficili e pericolosi, ma questo? Questo era terrificante e strano, perché non era un sogno, o un'illusione, o qualche altra Kara su qualche altra Terra del Multiverso, era la sua vita, la sua realtà. Qualunque cosa fosse successa qui, era reale.

Lena era reale. Il loro matrimonio poteva non esserlo, ma quante persone già credevano che lo fosse?

Lizzy era reale, o almeno... sembrava abbastanza reale, ed era per metà kryptoniana; I test del DNA di Alex lo avevano confermato. Lizzy era la figlia biologica di Kara e Lena.

Tuttavia , questo era accaduto da un giorno all’altro.

Kara non era nemmeno sicura di volere dei bambini. Non l'aveva mai considerata come un'opzione. La sua intera specie era stata ridotta a se stessa e suo cugino e le era sembrato troppo sperare che il DNA umano e quello kryptoniano fossero compatibili. Non l'aveva mai nemmeno chiesto, quasi spaventata dalla risposta...

Però Forse non era così male questa strana realtà, forse non era così minacciosa come inizialmente aveva immaginato dopotutto se non c’era minaccia imminente nei confronti della

Terra poteva iniziare ad accettare la cosa.

"Ehi, Terra chiama Kara..." Alex scosse leggermente lo schienale della sedia.  

"Che cosa?" Kara sbatté le palpebre, sbalordita dalle sue fantasticherie. "Oh scusa. Stavo pensando".

Alex si sedette accanto a lei, le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione. "Stai bene?"

"Sto bene", la rassicurò Kara, suscitando un sorriso. "Veramente. Solo... tante cose a cui pensare."

 "Ne usciremo."

"Lo so."

"Mi sono persa qualcosa?" Lena si sedette vicino a Kara, facendo scivolare di nuovo il telefono nella borsa e appendendola allo schienale della sedia.

"No", rispose Winn per lei mentre finiva di sincronizzare il suo laptop con i tre grandi schermi appesi al muro sopra la sua testa. 

J'onn era già seduto a capo del tavolo, con le braccia incrociate e con la sua espressione più imperscrutabile, ma la cioccolata calda extra large di fronte a lui suggeriva che sentiva il bisogno di zuccheri.

Lizzy era sul tappeto a giocare con una pila di scatole di cartone che Winn aveva trovato in magazzino per lei. Aveva passato i primi cinque minuti a salire e scendere da quelli più grandi, inciampando sui bordi e cadendo più di una volta, ma rialzandosi sempre e riprovando.

Alex era riuscita dove Kara aveva fallito, e la piccola finalmente indossava calzini e un paio di scarpe da ginnastica blu, anche se Kara l'aveva sorpresa a cercare di toglierseli più di una volta;

 

"Okay..." Winn premette un pulsante e le luci si abbassarono mentre gli schermi si illuminavano.

"Va tutto bene in ufficio?" sussurrò Kara, avvicinandosi un po' di più. Sapeva che Lena doveva essere ansiosa di tornare a lavoro. La Lcorp non sarebbe andata avanti da sola, e farsi coinvolgere in imprevisti, imbrogli extranormali non era di certo in cima alla sua lista di cose da fare oggi. Il DEO era lo spazio sicuro di Kara, questa era la sua gente, e fintanto che l'avevano sostenuta sapeva che tutto sarebbe andato bene, ma Lena non aveva quello.

"Tranquilla", disse Lena, la sua voce bassa per corrispondere a quella di Kara. "Ho dovuto spostare alcune riunioni". Sembrava ancora un po' fuori posto nei suoi vestiti casual, ma anche in jeans e maglietta c'era qualcosa di così... quasi regale , avrebbe voluto dire Kara; una sorta di nobiltà radicata nella rettitudine della sua spina dorsale e nella linea della sua mascella che incuteva rispetto, se non fedeltà assoluta. Anche Cat era così, anche se l'autorità di Cat era acuta e spigolosa, rapida nel colpire. Lena non era esattamente tenera, ma non era così evidente sui suoi lati, più temperata e meno incline alla crudeltà.

Cat pretendeva il suo meritato rispetto e lo difendeva con cattiveria. Lena sembrava semplicemente aspettarselo come un diritto di nascita.

"Oh." Kara si sistemò gli occhiali e poi torse le dita sul tavolo. "Scusa, so che è un grosso casino in questo momento... e se Winn ha ragione, probabilmente è tutta colpa mia."

"Kara, va bene." Lena districò le mani di Kara e prevenne ulteriori agitazioni catturandone una con le sue e avvolgendole insieme. "Se questo essere di quinta dimensione ha qualche tipo di fissazione con te, non è colpa tua." Lei sorrise. "Anche se non posso davvero biasimarlo."

Kara sbuffò e urtò la spalla contro quella di Lena, grata per la scarsa illuminazione che nascondeva il suo rossore. A proposito di reale e non reale, cos'era questo ? Anche Lena era sotto qualche tipo di effetto di alterazione della realtà? O Kara ? Lena la lasciava quasi sempre un po' agitata... ma l’agitazione era una specie di cosa di Kara. Non significava niente... giusto?

"Ehm." J'onn si schiarì la gola. "Possiamo cominciare?"

 Oh giusto.

Kara ignorò gli sguardi interrogativi di Alex e Winn, alzando il mento e aggrappandosi alla mano di Lena. Gli amici possono tenersi per mano. Lei e Alex si tenevano per mano spesso. Andava tutto bene.

"Okay..." Winn fece clic su qualcosa sul suo laptop, visualizzando la prima immagine, una mappa di National City con punti rossi sparsi intorno. “Dopo aver realizzato che Lizzy stava emettendo energia di quinta dimensione, ho modificato i nostri programmi di sorveglianza e scansionato la città, e ho trovato altri otto posti con questa magia. Non irradiano così forte come lei, e non sembra esserci alcun tipo di schema, ma qualunque cosa siano, potrebbero dirci di più su cosa sta succedendo qui".

“Ho hackerato anche i registri governativi...” agitò un dito verso Lena e Kara. "E guardate qui.”

Nello schermo comparve un certificato di matrimonio, del 1 ° aprile st , 2014. “Questo e questo...” un atto di nascita. 

 

Nome: Eliza Louise Luthor-Danvers 

Data di nascita: 7 Giugno ° , 2015 

Genitori: Lena Luthor e Kara Danvers.

Kara udì il forte inspirare di Lena e quando guardò di lato, notò una nuova rigidità nelle sue spalle e nella sua mascella. Aprì la bocca per dire qualcosa ma Lena le strinse la mano e scosse minuziosamente la testa. Kara la richiuse senza dire una parola e la strinse per rassicurarla.

Nessun altro sembrò accorgersene e Winn andò avanti.

"Abbiamo guardato alcuni siti di notizie più piccoli, riviste di gossip e notizie sulle celebrità e anche lì c’era qualcosa.” Una serie di foto iniziò a scorrere: matrimonio, interviste, articoli di notizie minori sull'amministratore delegato della Lcorp, scatti glamour di una Lena incinta, alcune solo di Lizzy, altre con l'intera famiglia.

"Non me ne sono reso conto all'inizio", continuò Winn. “Ma in nessuna delle immagini compaiono altre persone. Solo voi due e la bambina, e le date non hanno alcun senso. Lena, non ti sei trasferita a National City fino all'anno scorso, ma secondo questi articoli, vi siete incontrati più di tre anni fa, vi siete frequentate per alcuni mesi, poi vi siete sposate e avete avuto una figlia. Tutto il resto, i crimini di Lex Luthor, il processo e la condanna, il cambio di nome della tua azienda, il processo di tua madre e la fuga, sono tutti uguali. Kara, non c'è molto interesse dei media per gli assistenti, nemmeno per quelli di Cat Grant, ci sono solo alcune dichiarazioni tue però riguardanti Lena…Penso... e questa è solo una teoria, che se questo fosse davvero qualcuno della quinta dimensione, in realtà non ha cambiato molto. È più come se avesse tagliato e incollato la sua versione della realtà nella nostra però ho visto anche che la cosa si sta diffondendo parecchio velocemente. Dunque Ho creato un programma per tenere traccia delle menzioni di voi due online, e si stanno moltiplicando in modo esponenziale e le persone iniziano a credere a questa realtà.” 

"Potresti fermare tutto questo?" Chiese Kara.

“Gli articoli li posso fermare ma c’è qualcosa di magico in loro e in voi quando la gente vi vede insieme che cambia i ricordi delle persone che vi conoscono poco. Noi", fece un gesto intorno al tavolo, siamo più difficili da convincere perché i nostri ricordi sono ben saldi visto che siamo più vicini a Kara e conosciamo tutto di lei. Gli altri sono vulnerabili e i loro ricordi vengono modificati facilmente.”

“E cosa possiamo fare quindi?” Chiese Lena.

“Io posso fermare questi articoli e posso toglierli da internet però se la gente vi vede insieme continuerà a credere a questa storia, chi ormai ha letto è stato convinto.”

“Dovremo stare lontane?” Chiese Kara.

Kara pensò a Vasquez, a quel momento di confusione, e aveva senso. Si chiese chi altro nella sua vita potesse essere vulnerabile a questa nuova realtà proiettata. Non James, sicuramente, ma forse Cat? E gli altri? Mon El?

Lena sembrava calma anche se la mano che stringeva più forte quella di Kara faceva trasparire tutt’altro.

"Allora come rimuoviamo questo... smacco...?" chiese J'onn.

“Troviamo il responsabile, presumo Mxyzptlk, dato il suo interesse per Kara,” suggerì Alex, la rabbia evidente nella sua mascella, “e riportiamolo nella quinta dimensione. Di nuovo."

"Di nuovo?" chiese Lena. "L'hai già cacciato una volta?"

“Si... aspetta,” ora Kara era confusa, “Mon EL non ha detto che l'esilio dura novanta giorni? Quindi come potrebbe essere Mxy?"

Nessuno sembrava avere una risposta per questo.

Nessuno al tavolo

"Te l'avevo detto!" Mon El irruppe con un botto, sbattendo la porta. Era sudicio, anche se sembrava che avesse fatto qualche tentativo di lavarsi le mani e il viso, e i suoi capelli erano arruffati con una sostanza appiccicosa marrone non identificabile. Era vestito con un assortimento spaiato di abiti inadatti che non facevano altro che peggiorare le cose.

“Te l'avevo detto che erano pericolosi,” continuò ad un volume che fece tappare le orecchie a Lizzy, “e tu non mi hai ascoltato! Avresti dovuto ucciderlo quando...» si interruppe, accigliandosi all'ultima diapositiva; un articolo di una rivista sulle mamme che lavorano con una foto di Lena in uno dei suoi completi con gonna, che sorrideva a una timida Kara con un vestito blu. Lizzy era tra le sue braccia, vestita con una versione in miniatura dell'abito di Kara con scarpette con la fibbia, e Kara aveva un braccio intorno alla sua vita.

Non c'era davvero modo di interpretarlo male.

Il cipiglio di Mon El si oscurò e Winn si affrettò a chiudere il suo laptop, accendendo le luci a piena potenza e facendo una smorfia di scuse a Kara. Fece una smorfia e districò la mano da quella di Lena, non ansiosa di affrontare un'altra infantile esplosione di gelosia in questo momento. Per quanto fuori luogo fosse. 

"Cosa sai?" chiese J'onn, interrompendo quello che senza dubbio stava per essere un commento sgradevole. Mai  grande fan di Mon El, sembrava ancora meno impressionato del solito.

Distratto, Mon El rivolse il suo ghigno a J'onn invece che a Kara e Lena. “So che stamattina mi sono svegliato nudo in un mucchio di spazzatura. In unadiscarica , e non a letto con Kara dove dovevo essere “.

L'angolo del labbro di Lena si arricciò in un espressione di disgusto, leggero, abbastanza nascosto, ma Kara lo vide e avrebbe voluto trascinare Mon El fuori di lì e gettarlo nelle docce finché non fosse stato pronto a smettere di essere così orribilmente orribile e maleducato e imbarazzante.

"Ho dissotterrato dei vestiti", continuò, ignaro, "e sono venuto qui, ma i tuoi agenti mi hanno trovato per primi, e immagina la mia sorpresa quando non riuscivano a smettere di spettegolare su quanto fosse carina la figlia di Kara, e quanto fossero fortunati che sua moglie era in visita al DEO oggi, quindi probabilmente non sarei stato sgridato di nuovo per aver saltato l'allenamento. Che diavolo sta succedendo quindi? Quello stupido folletto ha agito di nuovo?”

Ok, Kara stava davvero per lanciarlo da qualche parte... forse fuori dalla finestra più vicina, era a metà della sua sedia quando Alex la fermò con una mano sulla sua spalla, e fece una leggera inclinazione della sua testa verso Lena. Oh, giusto... identità segreta. 

Alex si alzò invece, la bocca premuta in una linea piatta e gli occhi che lo fulminavano. "A meno che tu non disponga di alcune informazioni reali , stai zitto e vai a farti una doccia.'"

Mon El lanciò un'occhiata torva, una brutta e ostinata inclinazione della mascella, e Kara decise che era ora di mettersi in gioco. Ovviamente in modo non superpotente, prima che qualcuno si facesse male.

Probabilmente Mon El.

Era così stanca del suo atteggiamento, ma in quel momento avevano bisogno di informazioni più di quanto Mon El avesse bisogno di una punizione. "Guarda", disse, tirando giù Alex. “Abbiamo avuto tutti una mattinata davvero strana, e l'unica cosa che sappiamo per certo è che la quinta dimensione è in qualche modo coinvolta. Mxyzptlk è il nostro sospettato più probabile, ma non dovrebbe essere in grado di entrare nella nostra dimensione in questo momento, quindi se ne sai di più...” Alzò una mano quando lui aprì la bocca. "E puoi essere civile, ascolteremo."

 Mon El sembrava ancora ribelle, ma si sedette al tavolo tra Lena e J'onn. Lena avvicinò delicatamente la sua sedia a quella di Kara.

«Torniamo a Daxam», disse. “Abbiamo avuto molti problemi con folletti come Mxyzptlk, finché non abbiamo smesso di cercare di bandirli e abbiamo iniziato a ucciderli. Successivamente, hanno iniziato a usare condotti o talismani. Lampade, bottiglie, anelli... qualsiasi tipo di oggetto fisico per lasciare la loro magia. Avete presente i tre desideri?” 

"Ooh, come il genio della Lampada!" Winn intervenne. "Questo ha senso anche con quello che ho trovato nella mia ricerca sulla magia presente sulla Terra."

"Va bene, ma per quanto ne so non ho strofinato nessuna lampada ultimamente", protestò Kara.

"Sì, quella parte è un mito", continuò Mon El. "Non hanno esattamente bisogno del tuo permesso per rovinarti la vita."

"Allora da dove viene l'idea dei tre desideri?"

"Oh, esaudiscono ancora i desideri." Disse con un sogghigno di scherno. “I talismani possono essere potenti, ma non sono vivi e il folletto non può interferire direttamente senza essere in questa dimensione, quindi senza un desiderio non succede nulla. Ma una volta che il desiderio è stato espresso... e potresti anche non sapere di averlo espresso, bastano i pensieri e i sogni. Pensano che sia divertente giocare con le persone e L'unico modo per fermare questo bastardo è trovare il suo talismano, usarlo per evocarlo e poi ucciderlo.”

Pensieri e Sogni? Cosa significava? Nessuno vi prestò attenzione inizialmente.

"Sembra un po' estremo", disse Lena con una punta di ghiaccio. "Finora questo sembra più uno scherzo elaborato che qualcosa di veramente sinistro."

"Sono d'accordo." J'onn si sporse in avanti sul tavolo, intrecciando le mani. “Ma mi interessa l'idea di convocare il colpevole per rispondere dei suoi crimini. Se questo signor Mxyzptlk ha messo in moto tutto questo, qualunque sia la sua motivazione, allora può annullarlo altrettanto facilmente. Come troviamo questo talismano?"

Alex guardò Lizzy, seduta all'interno di una delle sue scatole con un'altra sopra la sua testa, fissando Mon El da sotto i lembi di cartone. "Potrebbe essere la bambina?"

“No, deve essere un oggetto inanimato, qualcosa attraverso il quale possono incanalare il loro potere.“

«Quelle otto fonti di potere che hai trovato», disse Alex a Winn. "Una di loro potrebbe essere il talismano?"

"Credo..." Winn aprì il suo portatile e riportò la mappa di National City sugli schermi. "Anche se mi aspetterei che sia più forte... è possibile che sia rotto?"

 "Non lo so", ammise Mon El, sembrando insicuro per la prima volta. "Ho sentito solo storie... e niente su un talismano che va in pezzi."

"Allora suggerisco di cercare qualunque cosa stia emettendo quella magia". disse J'onn. "Se uno, o tutti, si rivela un collegamento con il signor Mxyzptlk, possiamo decidere cosa fare da lì." Sembrava irragionevolmente compiaciuto di aver ripreso il controllo della situazione. «Nel frattempo, signorina Luthor, le suggerisco di cercare di vivere la sua vita il più normalmente possibile. Se l'agente Schott ha ragione, stare lontano dalla signorina Danvers e dalla bambina dovrebbe aiutare a mitigare gli effetti. Questa... situazione è ora sotto la giurisdizione del DEO. Vi terremo aggiornati se necessario."

Lena alzò un sopracciglio. "Quanta generosità da parte tua... Non mi chiederai nemmeno di firmare un accordo di non divulgazione?"

J'onn incrociò le braccia, tamburellando pensieroso con le dita sul tavolo. “Non credo che sia necessario. Ha dimostrato la sua discrezione e il suo coinvolgimento in questo caso dovrebbe essere minimo".

"Veramente?" Il secondo sopracciglio si unì al primo. "Pensi che essere sposata con Supergirl conti come un coinvolgimento minimo?"

Kara sentì il suo cuore perdere un battito.

"Sai che Kara è Supergirl?", disse Alex in tono piatto, rivolgendo a Kara uno sguardo che prometteva una conversazione spiacevole nel loro futuro.

Non gliel'ho detto io!"

"Non dovevo dire nulla?" chiese Lena allo stesso tempo. Lanciò un'occhiata da Alex a Kara, mordendosi il labbro e sembrando combattuta tra il senso di colpa e l'esasperazione. «Mi dispiace, Kara. I capelli legati e gli occhiali potrebbero funzionare sul grande pubblico, ma chiunque abbia trascorso più di cinque minuti con entrambi i lati di te lo ha capito... Davvero non sapevi che lo sapevo...?" Lena sussultò. "Oh. Beh, è imbarazzante".

Ci fu un momento di silenzio assoluto, e poi...

"Signorina Luthor", disse J'onn con ogni evidenza di solennità, anche se Kara pensava di poter percepire un accenno di risata sotto il suo tono tipicamente burbero. "Parliamo di quell'accordo di non divulgazione."

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Capitolo 5
*** Riunione ***


Era metà pomeriggio quando Lena arrivò alla Lcorp.

Il Dipartimento per le operazioni extranormali aveva, beh, accordi di non divulgazione straordinariamente lunghi. Avrebbe davvero dovuto far esaminare i documenti dai suoi avvocati prima di firmarli, ma si fidava di loro quindi decise di non perdere altro tempo.

Tuttavia, aveva firmato tutto, e dopo una breve sosta nel nuovo appartamento per vestirsi con qualcosa di un po' più professionale, Lena potè finalmente chiudere le porte dietro di sé e fare un respiro profondo e purificante tra le mura bianche del suo ufficio. Aveva pochi minuti prima della riunione del consiglio riprogrammata e li usò per riorganizzare i suoi pensieri. Non c'erano foto di bambini sulla sua scrivania, nessuna foto con le dita in mostra con orgoglio, nessun selfie salvaschermo con Kara, nessun appuntamento insolito nel suo calendario, nessun segno che ci fosse qualcosa di diverso da quello che era stato ieri; almeno nel suo ufficio Lena sembrava essere ancora L'amministratore delegato di una società multimiliardaria, una maniaca del lavoro single recentemente allontanata dai resti della sua famiglia pazza, con zero amici e nessuna vita sociale.    

Perfetto.

Sedendosi dietro la sua scrivania immacolata e ordinata, completamente sola per la prima volta in tutto il giorno, Lena riuscì quasi a convincersi che l'intera mattinata fosse stata un sogno. Tranne, ovviamente, per i due anelli d'argento al dito. Li torse pigramente, indugiando con la punta delle dita sul diamante affilato e scintillante.

Kara aveva fatto la proposta. In questa strana e distorta realtà in cui si trovava Lena, Kara aveva chiesto a Lena di sposarla e Lena aveva detto di sì.  Chi avrebbe potuto dire di no a quella ragazza? Kara era... Lena interruppe quel pensiero prima che potesse andare oltre, appiattendo le mani sulla parte superiore della scrivania.

Non importava cosa fosse Kara o, cosa più importante, chi fosse Kara. Non era di Lena, non importava cosa avesse da dire al riguardo un folletto di quinta dimensione. Certamente era stato chiarito oggi. Mike, o Mon El, o come si chiamava, aveva una relazione con Kara e Lena si era completamente sbagliata nella comprensione della loro relazione. Aveva pensato... ma si era sbagliata, e si era solo imbarazzata. Non era speciale ; non faceva parte di un gruppo selezionato di super amici di cui Kara si era fidata con la sua identità.

Lena aveva il dono di riconoscere quando qualcuno le stava mentendo. La gente le aveva mentito per tutta la vita, ma non aveva pensato che qualcuno potesse mentire così male a meno che non lo facesse apposta.

Si era sbagliata.

"Signorina Luthor?" Jess infilò la testa nella porta, in tono di scuse. "Il Consiglio è pronto per lei."

"Arrivo subito.” Lena tolse gli anelli dal dito e li lasciò sulla scrivania. Non aveva alcun interesse a rispondere alle inevitabili domande che sarebbero sorte quando notati, ma all'ultimo minuto li riprese e li indossò nuovamente. 

 *****

 Due ore dopo, Lena avrebbe preferito ricevere milioni di domande sulla sua attuale vita sentimentale. 

Sarebbe stato un grande miglioramento rispetto alle insinuazioni passive aggressive, alle accuse appena velate e, naturalmente, alla solita condiscendenza misogina e alle stronzate sul suo conto. Se Lcorp fosse stata ancora una società privata, avrebbe sostituito l'intero consiglio di amministrazione nel momento in cui aveva assunto la carica di CEO. Lex era stato colui che voleva diventare pubblico, ma ora il pubblico aveva perso la fiducia nel nome Luthor, se non nel prodotto Luthor, lasciando Lena con un consiglio che non la rispettava, azionisti che non si fidavano di lei e una città che non la voleva.

No, che non avesse qualche alleato.

Due di loro; Thomas Crow, e Melanie Rivers,  e grazie a loro il lavoro andava avanti. Crow era stato un amico di suo padre, ed era abbastanza scaltro da vedere oltre la sua età e sesso. Rivers aveva tutta l'empatia e la compassione di uno squalo, ma era intelligente. Prestava attenzione e sapeva come giocare. Per ora, i suoi obiettivi e quelli di Lena erano compatibili.

Tuttavia, anche con loro dalla sua parte, erano solo a metà dell’opera, e Lena poté sentire l'arrivo di un'emicrania. Stava per suggerire una pausa di cinque minuti, quando la sua segretaria bussò alla porta, fornendo una gradita interruzione.

"Signora Luthor, scusi se la interrompo, ma la signora Danvers è qui per vederla.»

Ok, forse non così gradita.

Lena guardò oltre Jess e vide Kara che salutava timidamente attraverso la mezza parete di vetro. La bambina era profondamente addormentata tra le sue braccia, rannicchiata fiduciosa contro il suo petto con un piccolo pugno aggrovigliato tra i capelli. Lena vide diverse serie di sopracciglia alzarsi intorno al tavolo prima di scusarsi e spingere Kara fuori.

"Mi dispiace tanto!" Kara disse una volta che erano dietro l'angolo. "Jess ha detto che eri in riunione, quindi stavo per lasciare un messaggio, ma ha insistito che volevi vedermi, e non sapevo come dirle di no..."

 "Kara, respira." Lena interruppe l'eccesso di scuse con una mano sul polso di Kara. "Va bene. Di cosa avevi bisogno?"

"Oh", Kara spostò la bambina addormentata tra le sue braccia. “Volevo solo assicurarmi che stessi bene. Ti sei precipitata fuori dal DEO una volta che tutte le scartoffie sono state firmate, e non abbiamo mai avuto la possibilità di parlare di...” Fece una specie di gesto  con la mano libera. "Sai..."

Lena lo sapeva, e non poteva fare a meno di notare che Kara indossava ancora la sua fede nuziale. Un'osservazione completamente irrilevante, e nessuna ragione per cui il suo petto si sentì improvvisamente stretto sotto la sua camicetta nera firmata.

“Ho avuto una riunione,” disse, lasciando cadere la mano e facendo un passo indietro, “e lo sapevo già, quindi non devi spiegare nulla. Sono sicura che avevi le tue ragioni per tenerlo segreto. Di certo non tiho raccontato tutta la storia della mia vita. Ci conosciamo da poco, è normale. Lo capisco.» disse quasi scocciata.

La faccia di Kara cambiò espressione, sembrava dispiaciuta dalla risposta. “Giusto... beh, non ti trattengo, mi dispiace per l'interruzione."

Lena si sentiva un orco. Un orco che prende a calci i cuccioli. Afferrò la manica di Kara prima che potesse andarsene.

"Mi dispiace, non è stata... colpa tua." Indicò la sala del consiglio. “Sono loro, non tu. Onestamente, probabilmente mi hai salvato dall'aggiungere un'accusa di omicidio alla mia fedina penale oggi".

Kara esitò. "Così male?"

Lena sbuffò, districando le dita dal tessuto del maglione di Kara e arricciandole invece intorno al polso. “Se pensavo che il consiglio fosse ostile prima che mia madre scegliesse di continuare la tradizione familiare della follia xenofoba... beh, diciamo solo che mi vorrebbero fuori."

"Possono costringerti a uscire?"

"Con Lex dietro le sbarre e mia madre in fuga, controllo la maggioranza delle azioni della società, quindi no". Lena scosse la testa, cercando di non accarezzare la pelle morbida sotto la sua mano. "Ma possono complicarmi la vita".

Kara non sembrava notare la lotta interna di Lena. "Vuoi che ne getti qualcuno nello spazio per te?" Chiese , seria. “Perché posso farlo."

Lena rise. “

No, penso di potercela fare. Anche se quell'immagine potrebbe essere proprio ciò di cui avevo bisogno per mantenermi sana di mente per il resto di questo incontro, quindi grazie per questo.”

"L'offerta è valida", disse Kara, ancora molto protettiva, venne distratta all'istante quando la bambina che portava in grembo si mosse e piagnucolò, seppellendo ulteriormente il viso nel petto di Kara e tirandole una manciata di riccioli.

“Ow, ow...” Kara si liberò delicatamente i capelli, facendo una smorfia per la forza inaspettata in quella presa. “Okay, penso che questo sia il mio segnale per andare a trovare un posto migliore per farle fare il suo pisolino. Chiami dopo?"

Lena annuì. "Lo farò. Ora vai, così posso tornare al lavoro." Si assicurò di dirlo con un sorriso, così Kara avrebbe saputo che la stava prendendo in giro, ma dentro di sé, il suo stomaco si strinse al pensiero di tornare nella sala riunioni. Aveva ben poche speranze che questo nuovo pettegolezzo avrebbe migliorato la produttività.

E aveva ragione.

Anche se... non esattamente nel modo in cui si era aspettata.

"Mi dispiace per l'interruzione", disse mentre riprendeva il suo posto. "Dove eravamo rimasti?"

Crow le fece l'occhiolino cospiratorio, gli occhi azzurri scintillanti. «Non si preoccupi, signora Luthor. Le mogli non devono mai aspettare.”

Lena sbatté le palpebre.

"Sei troppo tenero, Crow!" un'altra voce intervenne. Monroe, della contabilità, e di solito uno dei critici più severi di Lena, anche se non avrebbe potuto immaginarlo dall'ampio sorriso sotto i suoi baffi. 

"E la tua piccola Lizzy", aggiunse Fizgerald, il loro specialista delle comunicazioni. «Ha quasi la stessa età del mio Tyler, vero? Ha appena compiuto il suo secondo compleanno la scorsa settimana". E poi stava effettivamente tirando su le foto della festa sul suo tablet e si chinò per mostrarle a lei. Lena non ricordava di aver mai sentito una sola parola poco professionale da lui, e ora stava sfogliando le foto di suo figlio ricoperto di torta, chiaramente innamorato e completamente a suo agio con la situazione.

"Ventuno mesi in realtà", disse in una sorta di stordimento. "Il suo compleanno è a giugno".

C'erano alcune menzioni di "i due terribili", da tutto il tavolo, e una o due commiserazioni da parte dei membri del consiglio che erano stati lì. Rivers sbuffò e disse che era dannatamente contenta che suo marito fosse quello che stava a casa con i bambini.

Lena non riusciva a dare un senso all'improvviso cambiamento. Dalla cauta cooperazione nel migliore dei casi , e l'ostilità aperta nel peggiore dei casi, a... questo? Non era nemmeno sicura di quello che questo fosse. Chiaramente Winn aveva ragione quella mattina, e vedere Kara con la bambina era stato una sorta di innesco visivo per il cambiamento di realtà, ma perché questo avrebbe dovuto cambiare così completamente l'atteggiamento del suo consiglio nei suoi confronti , non aveva idea.

"Potremmo...?" chiese, toccando l'ordine del giorno.

Ci furono alcuni sospiri di buon carattere e uno o due brontolii allegri, ma tutti mescolarono le loro carte e si misero al lavoro. Era come se le prime due ore non fossero mai accadute, e nel giro di mezz'ora si stava concludendo e lei stava stringendo la mano a tutti e augurando loro una buonanotte stranamente sincera.  

Lena si sentiva molto stordita mentre tornava nel suo ufficio.

Non vedeva l'ora di andare a casa nel suo appartamento. Provò un leggero senso di colpa al pensiero di lasciare Kara da sola ad occuparsi della bambina e di tutto il resto, ma i professionisti del DEO erano stati abbastanza chiari sul fatto che Lena ne sarebbe rimasta fuori, e Kara non aveva discusso. Se avesse voluto l'aiuto di Lena, l'avrebbe chiesto. Era così semplice.  

Distratta, Lena non notò immediatamente nulla di diverso nel suo ufficio. Aveva intenzione di rispondere ad alcune e-mail, ricontrollare il suo programma per il giorno successivo e poi tornare a casa, ma non appena si sedette alla scrivania, quelle differenze divennero impossibili da ignorare. Vide prima le fotografie; due immagini in eleganti cornici bianche, una su ciascun lato del monitor. La prima di Kara, con il naso arricciato in una risata, e la seconda della bambina, addormentata, il suo prezioso cagnolino di peluche nascosto sotto il mento.

Le altre aggiunte furono ovvie non appena Lena alzò gli occhi dalla scrivania. Sul suo divano era appeso un quadro, un paesaggio, non dissimile da quello che aveva visto a metà nell'appartamento di Kara. Alcuni giocattoli erano sparsi per la stanza, una pila di blocchi era nascosta in un angolo e una piccola pila di libri per bambini aveva preso posto sul suo tavolino. Non era molto, ma Lena non poteva fare a meno di sentirsi come se il suo spazio fosse stato invaso. 

Questo fu peggio dell'improvviso voltafaccia del Consiglio.

Decidendo bruscamente di continuare a lavorare da casa, Lena raccolse le sue cose e lasciò l'ufficio, ma Jess le fece segno di scendere prima che potesse fuggire.

"Signora Luthor, ha avuto la possibilità di controllare i dettagli dell'evento che le ho inviato via email questo pomeriggio?"

"Evento?" Lena la guardò interrogativa. La Lcorp non aveva organizzato nessun evento che lei sapesse. Anche se in quel momento, niente l'avrebbe sorpresa.

"La sua festa di anniversario..." spiegò Jess, con aria leggermente preoccupata. "Lcorp e Catco stanno organizzando una raccolta fondi di gala congiunta a sostegno dei diritti LGBTQ+, con lei e la signora Danvers come ospiti d'onore... Ho solo bisogno che lei approvi i piani finali prima di inviarli al signor Olsen."

"Oh, certo.” Lena aveva visto il certificato di matrimonio e si era resa conto, che la data si stava avvicinando, ma aveva pensato che per allora avrebbero risolto tutto. L'idea di una festa di anniversario non le era nemmeno venuta in mente. “Mi dispiace, non ho visto l'e-mail. Mi assicurerò di controllarla stasera.”

"Domani andrà bene, signora Luthor." Jess la rassicurò. "So che non le piace lavorare a casa."

Veramente? Perché questa era la prima volta che ne sentiva parlare. Apparentemente sposata, Lena aveva un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata rispetto a Lena single. Si chiese se quella fosse l'influenza di Kara, e poi ricordò che Kara tecnicamente aveva due lavori a tempo pieno.

«Domani, allora», promise Lena.

Il viaggio verso casa proseguì tranquillo, il crepuscolo stava calando sulla città e il suo condominio era immutato. Il portiere le fece cenno di entrare con la punta del cappello e un allegro "Buona sera, signorina Luthor", quindi era completamente impreparata allo spettacolo che la accolse quando aprì la porta d'ingresso.

Era vuoto.

Completamente vuoto.

I suoi mobili, i suoi libri, i suoi effetti personali ... erano tutti spariti.

Lena chiuse la porta dietro di sé, appoggiandosi contro di essa e chiudendo gli occhi contro un'ondata di panico crescente. Stava tremando e deglutì a fatica contro un'ondata di nausea, scivolando sul pavimento in modo da poter appoggiare la fronte contro le ginocchia.

Non si trattava di cose materiali. Logicamente, pensava che molti di loro sarebbero stati nell'appartamento che avrebbe dovuto condividere con Kara, insieme ai suoi vestiti.

Era la sua vita.

Si era trasferita a National City per un nuovo inizio. Aveva cercato così tanto di farsi una casa qui, di farsi un nuovo nome e una nuova vita. C'erano state battute d'arresto, ma era stata tutta sua; la sua azienda, il suo ufficio e il suo appartamento. E ora... qualche aspirante folletto era piombato lì e aveva cambiato tutto, e non c'era niente che Lena potesse fare al riguardo.

Drammi familiari criminali, minacce di morte, armi aliene e guerra virale, quelle le aveva gestite. Questa era una fottuta magia, ed era così lontana dalla sua esperienza che sapeva a malapena da dove cominciare .

Strinse le mani, sussultando per il pizzico sconosciuto dei suoi anelli. Alzando la testa per guardare in basso le due strisce di bugie d'argento e false promesse, fu tentata di strapparle via e gettarle dall'altra parte della stanza, ma qualcosa che Kara aveva detto le fermò la mano.  

Lei poteva non avere gli strumenti per affrontare questo, ma qualcuno si. 

Ingoiando il suo orgoglio, Lena tirò fuori il telefono dalla borsa e cercò tra i suoi contatti, tirando un sospiro di sollievo quando trovò quello che voleva.  

*****

Alex aveva preparato una tazza di tè caldo quando Lena uscì dal bagno con indosso un pantalone di tuta prestato e una canottiera, i capelli ancora bagnati dalla doccia e i piedi nudi contro il parquet.

"Meglio?" chiese, porgendo la tazza.

"Molto", disse Lena, prendendolo e sedendosi sul divano. “Grazie, per avermi permesso di restare qui stanotte".

"Non preoccuparti." Alex prese l'altra estremità del divano, sistemando i piedi sotto di lei. Era già vestita per andare a letto, con leggings e maglietta, i capelli castani arruffati . “Ho chiamato Winn mentre eri sotto la doccia per aggiornarlo su quello che è successo nel tuo ufficio ed è abbastanza sicuro che ciò confermerà la nostra teoria su come questa cosa si sta diffondendo. Sta con Kara stanotte, e dice che è davvero dispiaciuta per aver peggiorato le cose e che proverà a non farlo di nuovo.

 "Questo ha senso." Lena avvolse le mani intorno alla tazza, l'argento dei suoi anelli tamburellava dolcemente contro la ceramica. "Mi dispiace", disse. “Di solito non sono così...”

"Spaventata?" Alex finì per lei. Lei sbuffò. “Non devi scusarti per questo. Anche l'appartamento di Kara è vuoto. Winn dice che la bambina la sta facendo a pezzi e lei è una supereroina, quindi non sta andando molto meglio. So che sarei un disastro se questo stesse accadendo a me. Cavolo, mi sto ancora adattando all'idea di essere una zia; Non riesco a immaginare di diventare madre da un giorno all'altro".

Lena sussultò. "E' stata... una vera sorpresa", ammise.

«Fammi indovinare», disse Alex. "I bambini non erano esattamente nel tuo piano quinquennale?"

"Lo erano, in realtà." Lena rise sommessamente per la malcelata sorpresa di Alex. “Lo so, non sono esattamente il tipo materno, ma io e Lex parlavamo di avere tutto, carriere, amore, figli... come fratelli. Ne voleva solo uno, un bambino che portasse avanti il nome Luthor. Mentre io due e ci eravamo promessi che non crescessero così soli come abbiamo fatto entrambi, sai?" Si raggomitolò sullo schienale del divano, tirando le gambe contro il petto e appoggiando la tazza sulle ginocchia. “Poi lui è impazzito ed è andato in prigione, e tutti i nostri piani sono stati rovinati. Quando la mamma ha seguito le sue orme, ho deciso che era così. L' ultima cosa di cui questo mondo aveva bisogno era un altro Luthor".

“Allora Lizzy...”

"Mi ha confuso", ammise Lena. "Non riesco a starle vicina. E mi dispiace davvero per Kara che deve affrontare tutto senza di me."

Alex scosse la testa.

“Non preoccuparti, saprà cavarsela.”

"Ho paura di affezionarmi a lei, ho perso troppo e non posso permettermelo...”

«Ti capisco…», disse Alex.

"Lei non è reale", sottolineò Lena. “Non sono mai stata incinta. Non l'ho partorita. Quando tu e la tua squadra spezzerete questo incantesimo, o maledizione, o qualunque cosa sia, lei se ne andrà e spero che anche Kara non si affezioni troppo.”

"Ma adesso è qui." Alex allungò una mano, premendo una mano sul ginocchio di Lena. “E va bene essere spaventati, o confusi, o anche arrabbiati per questo. Se aiuta , tecnicamente , non è solo una Luthor. È una Luthor-Danvers ed è piuttosto difficile liberarsene".

«L'ho notato», disse seccamente Lena. "Kara riesce a starle dietro nonostante quella bambina sia una piccola peste, anche se è fatta d'acciaio, quindi suppongo che sia un po' più difficile a stancarsi.”

Alex ridacchiò, appoggiandosi allo schienale. “A proposito, come va con quello? So che lo sapevi però condividerlo con la diretta interessata ed altre persone è diverso”.

Lena bevve un sorso del suo tè invece di rispondere subito. Pensò di ignorare la domanda, ma aveva la sensazione che se l'avesse fatto, se ne sarebbe pentita. Aveva ingoiato abbastanza dei suoi sentimenti ultimamente, ed era sorprendentemente facile parlare con Alex. “Hai mai sentito, voglio dire davvero creduto ,” iniziò, “di avere un legame speciale con qualcuno? E ti sei ritrovato a fare e a dire, e a sentire cose che non avresti mai considerato perché sei sempre stato solo, e  ora hai questa... questa possibilità di far parte di qualcosa di importante? Di viverlo davvero e non immaginarlo soltanto…” Si interruppe, mordendosi il labbro per l'espressione sorpresa sul viso di Alex. "Mi dispiace, era-"

“No,” la interruppe Alex, gentilmente. “Va bene, e sì, penso di sapere esattamente cosa intendi. Ma Lena...” Sembrò turbata. "Devo chiedere, hai...?"

"Espresso un desiderio?" Lena finì per lei, quando sembrò che Alex non sarebbe stata in grado di convincersi a dirlo. «Non che io sappia, anche se ammetto che lo stesso pensiero mi è venuto in mente quando quel Mike, o Mon El, l'ha suggerito questa mattina. Te l'avrei detto se l'avessi fatto. Potrei non essere del tutto contraria a questa realtà, ma non ho l'abitudine di desiderare cose che non posso avere".

Alex annuì. "Ti credo. Continuo a pensare che si tratti di Kara. Comunque riguardo al tuo discorso, Kara si fida di te e ci tiene a te.”

"Anche se non è proprio come vorrei? Ho davvero paura di affezionarmi a tutto questo e per questo motivo mi tengo lontana anche da Kara." aggiunse Lena mestamente, guardando in basso e facendo roteare il tè nella sua tazza. Pensava Sarebbe stato più difficile, dire in parte ad Alex cosa provava per Kara. Non pensava di confidarsi con lei, la mattina aveva scherzato con Kara sull’essere sorelle.

 Non si sarebbe mai aspettata di trovarsi a crederci, ma stranamente stava iniziando a crederci.

 "Non dirai niente a Kara?" Chiese, anche se era abbastanza sicura di conoscere già la risposta.

"No", la rassicurò Alex. «Ma potresti dirglielo tu.” 

"Forse", mentì Lena. "Una volta che tutto questo sarà risolto."

"Sono qui, se mai vorrai parlare", si offrì Alex. “Ma in questo momento penso che dovremmo dormire un po'. Hai cuscini e coperte, e ci sono degli extra nell'armadio del corridoio se ne hai bisogno.” Si alzò. "Buonanotte Lena."

“Buonanotte...” Lena posò la tazza sul tavolino e si mise a preparare il divano. Alex spense le luci, ma lasciò una lampada accesa in modo che Lena potesse vedere cosa stava facendo, spegnendola una volta che si fosse sistemata.

Lena non pensava che il sonno sarebbe stato facile. Era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva dormito su un divano, e non mancavano i pensieri per tenerla sveglia, ma per una volta sembrava che la fortuna fosse dalla sua parte, e si lasciò cadere rapidamente in un sonno profondo e senza sogni, finché non si svegliò con il sole sul viso, e l'inspiegabile sensazione che tutto sarebbe andato bene.

Era di nuovo a letto con Kara.

Quindi sembrava che stare lontani l'una dall'altra fosse impossibile .   

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Capitolo 6
*** Non possiamo stare lontane ***


Per la seconda volta, Kara non si svegliò da sola.

 

Il lato positivo, non erano nude queste volta. Il lato negativo, Kara non era sicura di come si sentiva ad essere abbracciata ad un’altra persona. Tuttavia, doveva ammetterlo, era un po'... carino avere Lena rannicchiata intorno a lei. Si sentiva al sicuro e confortata. Inoltre, Lena aveva un profumo delizioso, lavanda e miele, e il modo in cui teneva Kara contro di sé... gentile e rassicurante.

 

Con Mon El, nonostante la strana relazione e l’intimità, non riusciva a dormire abbracciata e si ritrovava a cacciarlo via dal letto prima che fosse mattina. Più volte il ragazzo le aveva chiesto di restare a letto con lei ma lei più volte aveva declinato la proposta.

 

Nel complesso, con Lena non era un brutto modo per iniziare la sua mattinata.

Era solo strano che Lena era da Alex la scorsa notte, quindi cosa ci faceva qui a coccolare Kara, quando avrebbero dovuto stare separate?

Proprio mentre Kara stava pensando che probabilmente avrebbe dovuto provare a districarsi da questa situazione, Lena si tese dietro di lei, stringendo per un momento il braccio attorno a Kara, prima che si tirasse indietro bruscamente allontanandosi da Kara  velocemente.

"Scusa," disse, la voce intrisa di sonno e gli occhi bassi mentre si spingeva i capelli dietro le orecchie, ciocche nere lucide che si arricciavano leggermente intorno alle sue dita. “Non volevo...”

Kara la guardò comprensiva.

"Va tutto bene", disse in fretta, mettendosi a sedere e avvolgendo le braccia intorno alle ginocchia. "Il divano di Alex era orribilmente scomodo, o...?"

"Il divano andava bene." Lena non la guardò. "Il tuo spiritello sembra avere un buon senso dell'umorismo."

“Mammaa!”

Oh. Oh no.

Lena fece una smorfia e Kara balzò in piedi. “Vado io! È solo che... mi dispiace così tanto, Lena! Risolveremo tutto, te lo prometto".

Lizzy era in piedi nella sua culla quando Kara aprì la porta, i riccioli scuri scompigliati dal sonno e il labbro inferiore sporgeva in un broncio. Sembrava poco entusiasta di vedere Kara. "Mammina?"

"Scusa, piccola", disse Kara, prendendola in braccio. "Solo io. La mamma ha bisogno di un minuto".

Lizzy brontolò, ma si rannicchiò comunque nella spalla di Kara, le manine che afferravano a manciate la sua camicia da notte. “Mamma, 'Izzy,” tirò su col naso.

"Lo so." Kara la tenne stretta, massaggiandole la schiena e sobbalzando un po' mentre attraversava la stanza verso il fasciatoio. “Anche a me piace, ma in realtà non ci appartiene."

Lizzy si appoggiò e sospirò, rendendo la sua opinione molto chiara.

Non era pronta a sistemarsi e fare la casalinga. Non era... non le piaceva Lena in quel modo. Non poteva. Lo avrebbe saputo, no? 

Si sentiva davvero in colpa nei confronti di Lena e i suoi pensieri erano del tutto confusi. Non era il momento di interrogarsi sui suoi sentimenti.

No.

No.

Kara era solo preoccupata di perdere la sua amica. Questo era tutto. Non avrebbe biasimato Lena se dopo tutto questo non avrebbe più voluto rivederla. Kara aveva voglia di riempire quello stupido folletto di pugni.

 

Kara cambiò Lizzy e la vestì. Dopo ventiquattr'ore, stava imparando a farlo.

I calzini, ovviamente, erano ancora fuori discussione.

Kara considerò la corruzione, ma era abbastanza sicura che fosse sbagliato. Inoltre, Lizzy era brillante e un po' avida. Kara sospettava che qualsiasi tentativo di corruzione con i biscotti non avrebbe portato risultati.

Lena era già in piedi e si muoveva in cucina quando la bionda e la piccola entrarono in camera da letto, quindi Kara sistemò la bambina con alcuni giocattoli e un libro sul pavimento della camera da letto mentre lei si vestiva e si preparava. James l'aveva coperta ieri, ma non poteva saltare il lavoro per sempre; di certo Snapper non avrebbe accettato il "cambiamento di realtà inaspettato" come una legittima emergenza personale. 

Fino a quando Winn non avesse avuto le posizioni esatte delle otto fonti di potere pronte per essere raccolte, non c'era niente che potesse fare se non andare avanti con la vita come al solito, o... insolito , e cercare di non rendere le cose più difficili per Lena.

"La colazione è a tavola”, disse Lena quando Kara e Lizzy finalmente arrivarono in soggiorno. Lizzy fece per scappare verso Lena, ma Kara la prese in tempo mettendola sul suo seggiolino.

A differenza di ieri; stamattina Lena sembrava pronta per entrare in una riunione di lavoro in un attimo. I suoi capelli erano raccolti in una crocchia, ogni ciocca era perfettamente a posto, il suo trucco era impeccabile e il suo tailleur era sia professionale che lusinghiero. Aveva una tazza in una mano e il telefono nell'altra, era appoggiata al bancone mentre beveva il caffè e digitava con una mano sola. Sembrava completamente a suo agio, come se nulla fosse cambiato nella sua vita. Non aveva nemmeno alzato lo sguardo.

Kara inghiottì il suo dolore inaspettato e ricordò a se stessa che Lena non aveva chiesto niente di tutto questo.  

La colazione era una selezione di cereali, una caraffa di succo d'arancia e una ciotola di banane e fragole a fette. Lena aveva preparato anche ciotole, tazze e cucchiai, abbastanza per due, quindi non sembrava che avesse intenzione di unirsi a loro.

"Vuoi prendere la Lexus oggi?" chiese, gli occhi ancora fissi sul telefono. "Posso ordinare un'auto per venirmi a prendere."

"Io non guido", disse Kara, versando a Lizzy una ciotola di cheerios. “Non sono mai stata brava in questo. Eliza diceva sempre che era perché il mio tempo di reazione è troppo veloce. Prenderemo solo l'autobus». A Kara sarebbe mancato volare al lavoro... ma probabilmente non sarebbe stata una buona idea per Supergirl essere vista con la figlia di Kara Danvers e Lena Luthor.   

"Sei sicura?" Lena sollevò brevemente gli occhi dallo schermo. “Ti lascerei io, ma...”

"Non vogliamo continuare a cambiare la realtà e succederebbe se ci vedessero insieme…", concordò Kara, sedendosi accanto a Lizzy e preparando la sua colazione, mentre reindirizzava il cucchiaio traboccante della bambina verso la sua bocca e lontana dal pavimento.

"E tu come farai con lei a lavoro?” i suoi occhi saettarono verso Lizzy.

"Staremo bene", le assicurò Kara. "Sono sicura che Snapper non noterà nemmeno che è lì."

Kara la fissò per qualche istante, si chiese cosa le passava nella testa ma non glielo chiese.

*****

 Snapper se ne era assolutamente accorto.

Intrufolare Lizzy nel suo ufficio privato era stata la parte facile. Tenerla occupata e fuori dai guai, finire la sua storia ed evitare il suo capo...

Meno facile.

I tentativi falliti di Kara di fare da babysitter al figlio di Cat, Carter, avrebbero dovuto essere un giusto avvertimento.

"Danvers!" Le urla di Snapper interruppe il trambusto generale della redazione. "Che diavolo ci fa qui tua figlia?"

Kara strappò frettolosamente Lizzy via dal distributore d'acqua, dove aveva cercato, con discreto successo, di provocare un'inondazione tenendo premuti i pulsanti finché l'acqua non fosse uscita tutta sul pavimento. Il tappeto era pieno d’acqua.

“Umm…” Kara cercò una scusa credibile. Fortunatamente Snapper parlò prima di lei.

"Quella pazza di tua moglie ha licenziato un'altra tata?" chiese, camminando verso di loro, rosso in faccia e con le sopracciglia alzate. “Questa è una redazione, non un asilo nido. Portala fuori di qui! E porta quella storia sulla mia scrivania entro la fine della giornata".

"Sì, capo", disse Kara di riflesso. “Solo... non posso. Portala fuori di qui, voglio dire. La storia, sì, assolutamente, a fine giornata".

Il cipiglio di Snapper si fece più profondo. Era davvero furioso; Lizzy si allungò e gli accarezzò la guancia con una mano umida, l'espressione addolorata. "'Napper arrabbiato l?" lei chiese. "'Bacio?" si offrì, arricciando le labbra e protendendosi verso l'ometto arrabbiato e calvo.

Incredibilmente, Snapper la incontrò a metà strada, lasciando che gli desse un bacio bagnato sulla guancia ispida. “Va bene,” borbottò, quando Lizzy si risistemò tra le braccia di Kara con un sorriso trionfante. "Ma di' alla Luthor che se non riesce a trovare una nuova tata, la bambina può distruggere il suo ufficio domani."

 Kara salutò e Lizzy fece un cenno con la mano.

“Bene,” mormorò Kara mentre riportava Lizzy nel suo ufficio. "Sappiamo da chi prendi il tuo fascino."

*****

Lizzy fuggì altre tre volte prima di mezzogiorno. Il risultato fu una tempesta di graffette quando fece irruzione nell'armadietto delle forniture, un salvataggio da una caduta, una perquisizione piano per piano quando è riuscita trovare la strada per il ascensore.

 Tutto sommato, quando James si offrì di portarle fuori a pranzo, Kara era più che pronta per una pausa.

"Allora, la maternità... come te la sei goduta finora?" chiese, incapace di nascondere completamente il suo divertimento a sue spese mentre raggiungeva Kara e Lizzy nell'ascensore. Lizzy stava cercando i bottoni, ma questa volta Kara tenne le sue mani.

Kara si sarebbe accigliata, ma semplicemente non aveva la forza. “Sii felice di non essere stato tu a essere coinvolto in questo con me", disse, così felice che lui non fosse uno di quelli colpiti dal cambiamento di realtà. "Penso che Lena mi odierà quando tutto questo sarà finito."

James la guardò. "Non è colpa tua, Kara." Le avvolse un braccio intorno alle spalle, abbracciandola di traverso. "E inoltre, chiunque sarebbe fortunato a essere sposato con te, nonostante la piccola peste, qui."

"Non mi sento una fortuna in questo momento", borbottò Kara.

"Ehi," James la prese per le spalle e la girò gentilmente per guardarla in faccia, abbassandosi un po' per incrociare il suo sguardo. “C'è qualcosa che vuoi dirmi? Provi qualcosa per Lena?"

Kara si costrinse a ridere. "No certo che no. Perché dovresti pensarlo? Siamo amiche. È mia amica, e questo è super ingiusto nei suoi confronti. Sono solo preoccupata che sarà troppo, tutto qui.”

James sembrò scettico.

“Sicura?”

"È complicato?" Kara continuò. “Non lo so... come faccio a sapere se è reale, comunque? E se questo incantesimo o desiderio o qualunque cosa sia, agisce anche su di me?"

James si strinse nelle spalle, facendola uscire dall'ascensore mentre le porte del pianterreno si aprivano. "Non lo so. Ma puoi sempre parlare con me, ok? Sono qui per te, Kara.»

Kara sospirò e lo seguì, trascinando Lizzy dietro di sé e dirigendosi verso le porte d'ingresso. “Possiamo per favore pranzare? Nessun sentimento, o quinta dimensione, o Supergirl, o folletti, o...” James tenne la porta aperta per lei, e lei attraversò. “...Lena?”

Kara sbatté le palpebre.

Si era aspettata di uscire fuori a pranzo e invece era appena entrata direttamente nell'ufficio bianco immacolato di Lena.

"Mammina!" Lizzy strillò, liberando la mano da quella di Kara e correndo sul pavimento lucido e intorno alla grande scrivania bianca per arrampicarsi sulle ginocchia di Lena. Si sedette e prese subito la tastiera. Lena sembrò un po' spaventata, ma si riprese subito e avvolse un braccio intorno alla vita di Lizzy per impedirle di arrampicarsi sulla scrivania.

“Kara,” disse, prendendo in braccio Lizzy e rimettendola a terra prima di alzarsi e fare il giro della scrivania. "Cosa ci fai qui?" C'era una punta di rimprovero nella sua voce.

“Io... ehm...” squillò il telefono di Kara. "Solo un secondo."

Lei ha risposto. "James?"

"Dove sei? Mi sono girato e tu te ne sei andata...”

"Uhm... Lcorp?"

"Stai bene? Come ci sei arrivata?"

“Sto bene e non ne ho idea. Scusa James, devo andare. Ci vediamo in ufficio.»

“Va bene, chiamami se hai bisogno di aiuto per tornare. Ciao Kara.”

"Ciao, James." Kara chiuse la chiamata.

"Scusa", disse, riponendo il telefono in tasca. “Stavo lasciando la Catco con James per pranzo. Ho attraversato la porta e sono finita qui. Una specie di teletrasporto, immagino...”

"Apparentemente non ci è permesso vedere altre persone", osservò Lena seccamente.

"No, no, era solo il pranzo con un amico", si affrettò a spiegare Kara. “James è un amico. Ci siamo frequentati, tipo, per una settimana.”

“Kara,” la interruppe Lena. "Ti Stavo solo prendendo in giro."

"Oh, scusa !" disse Kara senza pensare, balbettando quando Lena sollevò un sopracciglio interrogativo. “Voglio dire, ieri mi prendevi in giro praticamente costantemente, ed è stato un po' imbarazzante, ma anche carino? Poi oggi sembravi... non lo so. Sento di dovermi scusare".

“Ti sei già scusata,” fece notare Lena, perplessa. "Più di una volta. Te l'ho detto, niente di tutto questo è colpa tua".

"Non questo," si protesse Kara. "Penso che forse ti ho ferita... quando hai scoperto che non sapevo che sapessi che ero Supergirl."

"Oh." Lena si sedette sul divano, la schiena perfettamente dritta e le mani ben giunte in grembo, l'espressione accuratamente neutra.

"L'ho fatto, no?" Kara si sentì la peggiore amica del mondo. Si sedette accanto a lei, determinata a rendere almeno questo migliore. “Rao, Lena. Mi dispiace così tanto ".

"Non scusarti, ti prego." Lena alzò una mano, i suoi occhi verdi luminosi e feroci. «Non hai fatto niente di male, Kara. Non mi conosci bene e ci sta che non ti fidi ancora di me. Dopotutto sono una Luthor.”

"Non è questo!", disse immediatamente. "Non è perché sei una Luthor. Il punto è un altro.”

Lena inclinò la testa. "Cosa intendi?"

Kara torse le mani in grembo, giocherellando con l'anello d'argento al dito. “Non ci sono molte persone nella mia vita, almeno, non molte persone a cui tengo davvero, che mi conoscono solo come Kara Danvers. E ultimamente... mi sembra che stia scomparendo. Anche alla Catco, la maggior parte delle mie storie riguarda i casi per cui lavoro per il DEO. Sto anche usando Supergirl come fonte, perché ho a malapena tempo per un vero reportage, ma con te...” Alzò lo sguardo, desiderando che Lena capisse.

“Con te, ero solo la tua amica Kara. Non quella che può fermare i proiettili o volare, ma solo Kara, ammirata da te per essere una semplice reporter un po’ imbranata e rompiscatole. Kara aveva la tua completa fiducia. Non volevo perderlo. Penso di sapere che scoprire di essere un alieno non ti avrebbe spaventata, sei più forte di così, ma ho pensato che avrebbe cambiato le cose... che potevi non essere più interessata a Kara , se potevi essere amica di Supergirl Invece."

“Kara…” disse Lena dolcemente, districandosi le mani e prendendole quelle di Kara tra le sue. “Ero sincera quando ho detto che eri il mio vero eroe. Supergirl può essere fantastica, ma non sei tu . Kara Danvers è chi sei, e sono onorata di essere tua amica .”

"Kara Zor El, in realtà", la corresse Kara con un tono di voce, inghiottendo lacrime completamente inutili. "Questo è il mio vero nome, quello che i miei genitori mi hanno dato su Krypton."

Lena sorrise un po' tristemente, ma c'era un luccichio nei suoi occhi quando disse “Mi piace di più Kara Luthor-Danvers. Tuttavia, se hai intenzione di insistere per essere moderna e mantenere il tuo nome, suppongo che potremmo modificarlo in Kara El-Danvers.

Kara sbuffò, sbattendo la spalla contro quella di Lena. "Questo ti renderebbe Lena El-Danvers?"

Lena sembrò pensierosa. "Forse. Potrebbe essere carino, non essere più una Luthor. Lo terrò in considerazione. Adesso andiamo», si alzò, tirando Kara in piedi. «Stavi andando a pranzo e sono sicura che hai fame. Visto che sei qui comunque, tanto vale mandare Jess a prendere qualcosa.”

"Oh, sto bene..." protestò Kara, interrompendosi quando il suo stomaco si interruppe con un ringhio. "Oh no... cinese?"

Lena rise. “Sono sicura che andrà bene. Mi limiterò a-"

Ci fu un forte schianto ed entrambe si voltarono e trovarono un vaso fracassato in un mucchio di terra e frammenti di ceramica sul pavimento accanto alla scrivania di Lena. Lizzy ancora in punta di piedi, una mano sul bordo della scrivania, l'altra protesa nello spazio in cui la pianta era appena stata, tre secondi prima, e un chiaro 'Cosa? Era così quando sono arrivato qui,' l'espressione sul suo viso.

Kara sospirò. "Lo pulisco io, tu parli con Jess del cibo."

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Capitolo 7
*** Fare la mamma ***


Lena riportò Kara e la bambina alla Catco dopo pranzo. Guardò dall'auto mentre salivano i gradini d'ingresso, fermandosi davanti alla porta per voltarsi e salutare con identici sorrisi. Fece un cenno di rimando, lasciando cadere la fronte sul volante una volta che furono fuori dalla vista.

"Lena Luthor", si disse. "Sei un idiota."

Aveva un piano.

Voleva mantenere le distanze, essere amichevole, ma formale. Ignorando la tentazione di fingere, solo per un po', che fosse vero. Che lei potesse avere questo. Che qualcuno con la sua storia, la sua famiglia, potesse mai averlo.

E poi le aveva invitati a restare a pranzo.

In sua difesa, Kara era... non c'era difesa contro Kara. Supergirl, sì. Lena avrebbe potuto resistere all'eroe. Incredibile, stimolante, incredibile com'era, Supergirl era più un simbolo che una persona. Era brillante come il sole, ma alla fine intoccabile.

Kara, d'altra parte, era diversa .

Lena non poteva guardarla senza volerla toccare. Quella mattina era stata una tortura; svegliarsi con Kara tra le braccia, il suo odore nei polmoni e la certezza onnicomprensiva che quello fosse esattamente il suo posto.

 Fino a quando non si ricordò che non era così, loro era queste. Non si appartenevano. 

La ritirata era stata l'unica opzione che poteva lasciarla con un po' di dignità. Ma poi Kara era così... Kara.

E tutto sembrava molto ingiusto.

Quando tornò alla Lcorp, Lena era di pessimo umore. Jess le diede un'occhiata e saggiamente non disse nulla, ma se c'erano state chiamate o visite quel pomeriggio, non erano riuscite mai a superare la scrivania della segretaria, e Lena era rimasta a lavorare da sola nel tranquillo rifugio del suo ufficio.

La luce del sole attraverso le sue finestre si spostava e sbiadiva man mano che il pomeriggio diede spazio alla sera. Jess era entrata solo per farle sapere che stava tornando a casa alle sei, indugiando goffamente sulla soglia dopo che Lena le aveva dato la buonanotte ed era tornata a rivedere i rapporti sulla sua scrivania.

"C’è qualcos'altro?" Lena chiese quando era diventato evidente che Jess non se ne sarebbe andata.

Jess si mosse nervosamente. "Va tutto bene, signora Luthor?"

"Va tutto bene, perché?"

“È solo che... sembrava sconvolta prima, quando sei tornata dal pranzo. Non lavora quasi mai fino a tardi, e quando lo fa, la signora Danvers chiama sempre per chiedermi di ricordarti di andare a casa, ma sono le sei passate ormai, e non l'ho sentita, e mi stavo solo chiedendo... mi dispiace se sto esagerando".

Lena non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva lasciato il lavoro prima delle sei. Anche se con una moglie come Kara e una bambina da cui tornare a casa le cose sarebbero potute andare diversamente.

Stava davvero iniziando a odiare questo diavoletto. Puramente per principio.

"Va tutto bene", disse Lena, mentendo tra i denti. «Ho già detto a Kara che stasera avrei fatto un po' tardi. Sto finendo".

"Va bene." Jess sembrò sollevata. Lena si chiese quanto avrebbe dovuto essere insopportabile quando tutto non andava bene a casa. "C'è qualcosa in cui posso aiutarla?" chiese speranzosa.

Lena scosse la testa, rassegnata. In qualche modo non pensava che Jess se ne sarebbe andata finché non fosse stata sicura che anche Lena se ne sarebbe andata, e non aveva l'energia per discutere con lei. Riordinando la sua scrivania, mise i rapporti in una cartella e li ripose nella sua scrivania, sentendo lo scatto della serratura mentre chiudeva il cassetto. "Ecco, tutto fatto."

Questa volta Jess accettò il congedo per quello che era, offrendo un'ultima buonanotte e chiudendosi la porta alle spalle. Lena indugiò abbastanza a lungo per essere sicura di non imbattersi nella segretaria uscendo prima di seguirla. Non che non apprezzasse la preoccupazione di Jess, ma le sembrava disonesto accettarla, sapendo che non era proprio per lei. Proprio come l'improvvisa svolta dei suoi membri del consiglio non era una vittoria che si era guadagnata.

Era tutto un imbroglio, una scorciatoia, e Lena disprezzava gli imbroglioni. Trovarsi in quel ruolo era sgradevole, a dir poco.

Premette il pulsante dell'ascensore, non sapendo esattamente dove stesse andando una volta raggiunta la macchina. In qualche modo lei e Kara non avevano effettivamente discusso dei loro accordi di vita. Ovviamente Kara sarebbe rimasta con la bambina. Fino a quando non sapevano esattamente cosa fosse e perché fosse lì, Kara era la scelta migliore per vegliare su di lei. Ma dove doveva andare Lena? Fintanto che stavano cercando di ridurre al minimo il danno collaterale stando lontani l'unadall'altro, e comunque facendo un ottimo lavoro, Lena aveva bisogno di avere piani alternativi. Non voleva andare di nuovo da Alex, quindi forse un hotel?

La decisione non la prese Lena quando arrivò l'ascensore, e Kara uscì, con la bambina assonnata su un fianco, borsa sull'altra spalla, occhiali leggermente storti e con l'aria più esausta di quanto Lena l'avesse mai vista. Chiaramente si aspettava di trovare l'atrio della Catco dall'altra parte delle porte, e per poco non inciampò, arrivando di colpo quando riconobbe Lena di fronte a lei.

“Oh,” si sistemò gli occhiali, indietreggiando un po' per sbattere le palpebre confusamente nel corridoio intorno a loro. "Questo è di nuovo Lcorp, non è vero?"

 "Un altro appuntamento?" chiese Lena, maliziosamente.

Kara sbuffò, ma sembrava troppo stanca per abboccare. "Volevo andare A casa", disse, coprendo uno sbadiglio con la mano libera. "O almeno, questo era il piano... potremmo prendere un passaggio?"

"Certo." Lena le riaccompagnò nell'ascensore e premette il pulsante per il parcheggio, sostenendo Kara con una mano sulla spalla. Stava ondeggiando in modo allarmante. "Tutto bene?"

"Bene." mormorò Kara. “Sono solo molto, molto stanca. Pensavo che combattere alieni e supercriminali fosse difficile...” Fece una smorfia, arricciando il naso. “Sono facili. Tenere lei…", spostò la bambina sul fianco, "Molto peggio. E Snapper dice che non posso portarla domani, e Winn ha chiamato, ha individuato il primo luogo e Supergirl deve controllare domani, e non so cosa fare con lei...” Kara sospirò. “Non credo di essere tagliata per questo...”

Lena si morse il labbro. Incassò l'azzurro completamente addolorato degli occhi di Kara per quello che disse dopo. "Potrei portarla... domani."

 "Veramente?" La speranza riportò un po' di vita nella voce di Kara. "Non ti dispiacerebbe?"

"Ci siamo dentro insieme", disse Lena, guidando Kara fuori dall'ascensore, lungo il breve corridoio e fuori dalle porte del garage con una mano gentile sulla sua spalla. "E la mia segretaria sarà entusiasta."

Il sorriso di risposta di Kara non era brillante come al solito, ma non era meno sincero. “Sei la mia preferita. Seriamente, ma perché Jess dovrebbe essere felice? Letteralmente nessuno alla Catco era felice".

«È preoccupata per noi», disse Lena, spingendo Kara verso l'auto. “ A quanto pare , non lavoro mai fino a tardi. Ha pensato che a casa potesse esserci qualcosa che non andava quando non sono uscita in tempo per la cena".

"Ah!" Kara sembrava compiaciuta. “Sapevo che saresti stata una buona madre di famiglia... ehm... persona... donna? Donna di famiglia? Sembra strano. Voglio dire, però... Sei brava letteralmente in tutto, quindi saresti brava anche in questo. Il suo gesto ampio e leggermente scoordinato fece allarmare Lena.    

"Attenta." Lena aprì l'auto e prese la borsa di Kara dalla sua spalla, gettandola nel bagagliaio mentre Kara cercava a tentoni di fissare la bambina nel suo seggiolino.

 "Ti lascio all'appartamento e vado in un hotel per la notte."

Kara le sbatté le palpebre assonnata. "Un albergo?"

"Dovremmo stare lontane", le ricordò Lena, uscendo dal suo parcheggio e dirigendosi verso l'uscita.

"Ma questo non ti creerà problemi?" Kara mormorò, gli occhi azzurri assonnati già socchiusi. “Se Jess pensa già che stiamo litigando? E se qualcuno scoprisse che alloggi in un hotel e inizia a scavare mettere in giro uno scoop?"

Lena si strinse nelle spalle, immettendosi nel traffico e dirigendosi verso il loro appartamento. "Posso gestire alcuni giornalisti ficcanaso."

"Non dovresti", protestò Kara. "Vieni a casa. Dormirò sul divano. Possiamo provare a stare di nuovo lontane domani.”

Lena esitò. Sapeva che avrebbe dovuto dire di no. Anche se il loro folletto li avesse rimessi a letto insieme la mattina, lei doveva almeno cercare di attenersi al piano Per il suo bene, se non per l'integrità generale della realtà.

“Per favore,” aggiunse Kara dolcemente, quasi addormentata.                                                                                        

La resistenza di Lena si sgretolò. "Va Bene. Ma io dormo sul divano. Sei esausta e Supergirl ha del lavoro da fare domani".

“'Va bene…” Kara si accoccolò di nuovo al suo posto, i lampioni che scintillavano sui riccioli biondi mentre i suoi occhi si chiudevano. Un lieve russare dal sedile posteriore rivelava che non era l'unica sfinita da una lunga giornata.

 Lena si rifiutò ostinatamente di pensare che tutto questo fosse dannatamente così dolce, calpestando con fermezza il caldo bagliore che cercava di impossessarsi delle sue viscere.

"Assolutamente idiota ", ricordò a se stessa, ma dolcemente, in modo da non svegliare nessuno.

*****

La mattina dopo, senza sorpresa, Lena aprì gli occhi e si è ritrovò di nuovo a letto con Kara, invece che sul divano. Questa volta era sdraiata per metà sopra il supereroe, la testa appoggiata sul petto di Kara, entrambe le mani intrecciate nella sua maglietta e una gamba gettata su entrambe le sue. C'era un braccio avvolto intorno alla sua vita,e  morbide  dita che sfioravano appena la pelle sotto il bordo della camicia.

Era abbastanza presto infatti  la luce che entrava dalla finestra era chiara, e dal costante alzarsi e abbassarsi sotto la sua guancia, Lena indovinò che Kara stesse ancora dormendo. Si chiese brevemente se qualunque magia fosse responsabile li avesse sistemate in questo modo di proposito, o se richiedesse solo che fossero entrambi nello stesso letto e che le coccole fossero facoltative. Ad ogni modo, Lena doveva probabilmente togliersi. Ma Kara era un cuscino inaspettatamente morbido, ed era così stanca la scorsa notte... di certo dormire per qualche minuto in più non avrebbe fatto male.

La coscienza di Lena combattè sorprendentemente poco, quindi piuttosto che alzarsi; scivolò di nuovo in un piacevole sonnellino, non del tutto addormentata, ma nemmeno del tutto sveglia. Era calda, a suo agio, e non sola.

L'ormai familiare lamento di "Mamma!" Fece scoppiare quella particolare bolla.

Lena brontolò nel petto di Kara, e iniziò a tirarsi indietro, ma una mano sulla sua schiena la tenne ferma. Quando alzò lo sguardo, Kara le stava sorridendo un po' imbarazzata.

"Immagino che il divano non fosse abbastanza buono", disse.

"A quanto pare no", concordò Lena. “Scusa per…” tamburellò con le dita sul petto di Kara, cercando di ignorare il modo in cui le loro posizioni premevano insieme alcune parti della loro anatomia.

"Va bene." Quasi esitante, Kara si allungò e spinse una ciocca di capelli dietro l'orecchio di Lena. "Non mi dispiace." La sua espressione si fece interrogativa. "A meno che tu non...?"

"No", rispose Lena in fretta, maledicendo interiormente la propria completa disperazione. "No, se non...?" Ugh, questo era patetico. Era quasi grata per il secondo, più esigente, grido della stanza dei bambini, se non altro perché le risparmiò ulteriore imbarazzo mentre si precipitavano fuori dal letto.

Il resto della routine mattutina stava quasi iniziando a sembrare familiare, l'unica differenza è che questa volta Kara era uscita dal balcone piuttosto che dalla porta d'ingresso, e Lena era stata lasciata a guardarla sfrecciare via, con una bambina elettrizzata che si dimenava tra le sue braccia.

"Mamma vola!" gridò, agitando le braccia in aria, come se cercasse di seguirla. “LIzzy vola!”

"Non credo." Lena strinse la presa. "Stai con me oggi."

"Vero?"

"Qualcosa del genere."

"Biscotto?"

Lena sospirò. "Uno."

*****

Jess era, come previsto, felice di vedere Lena presentarsi con la bambina.               

Lena era... meno eccitata.

Aveva fatto l'offerta in un momento di debolezza, ma ora, di fronte alla fredda e dura realtà di passare un'intera giornata a supervisionare una bambina piccola, una bambina piccola che aveva già sfinito nientemeno che un supereroe , stava avendo dei seri ripensamenti.

Il bambino in questione non aveva dubbi del genere. Dopo aver interrogato Jess sull'argomento dei biscotti, un'impresa deludente, si fece strada allegramente nell'ufficio di Lena come se fosse il suo, trascinandosi dietro lo zainetto di giocattoli e snack che Kara aveva preparato. Si sedette per terra davanti alla scrivania di Lena, tirando inutilmente la cerniera. "Mamma, apri!" chiese, battendo le manine sulla borsa, il labbro inferiore sporgente in un broncio pratico. "bloccato!"

Lena prese automaticamente la borsa, poi si fermò. Costrutto magico o no, non avrebbe ricevuto ordini da una bambina. "Riprova", disse, incrociando le braccia.

Il broncio fu sostituito da uno sguardo misurato. Gli occhi azzurri si strinsero pensierosi sotto una frangia di riccioli scuri. Kara aveva cercato di addomesticare i capelli in treccine questa mattina, ma stavano rapidamente perdendo la loro integrità strutturale.

Lena aspettava.

"Mamma, per favore ."

"Meglio." Lena prese la borsa e l'aprì, mettendo da parte gli snack sulla scrivania per dopo, e restituendogliela. Il familiare cane bianco fu subito tirato fuori e dopo un'occhiata malinconica alle merendine sequestrate, si mise a giocare.

Lena la lasciò fare e si sedette alla sua scrivania, srotolando il primo di una pila di schemi che Jess le aveva portato da rivedere. Si perdeva nel lavoro familiare, annotando annotazioni e suggeriva modifiche, quasi dimenticando di non essere sola nella stanza fino a quando una delle pagine finite che aveva riavvolto e messo da parte iniziò a scivolare dal tavolo.

Guardò il colpevole, liberando il rotolo dalle dita paffute e rimettendolo sulla scrivania. "No", disse con fermezza, tornando alla sua attuale serie di piani.

Il rotolo scivolò via di nuovo.

Lena lo rimise a posto.

La terza volta, Lena riportò l'autore del reato sul piccolo tappeto. "Questi sono i tuoi giocattoli." Indicò la scrivania. "Quelli sono miei."

"LIzzy, gioca."

"No."

"Per favore?" Questa volta la parola fu detta con tutta la sincerità a occhi aperti che qualsiasi genitore avrebbe potuto desiderare, con tanto di labbro inferiore tremante e la giusta quantità di tremito.

 Lena era sicura al 98% di essere stata truffata, ma la bambina aveva chiesto gentilmente... "Va bene". Spulciò la pila, ne scelse uno che aveva contrassegnato come scarto, e lo porse insieme a una matita, e si sedette di nuovo, apparentemente per lavorare, ma incapace di resistere a guardare con la coda dell'occhio per vedere cosa la bambina stesse facendo.

In primo luogo, la matita era stata abbandonata per srotolare la carta, ma tenerla srotolata si era rivelato frustrantemente difficile per la destrezza di una bambina di ventun mesi. Stare seduta sopra sembrava funzionare, ma poi non riusciv a raggiungere la matita. Provò a usare il suo cane per tenere giù il foglio, ma non era abbastanza pesante. Si guardò intorno nella stanza, la piccola fronte corrugata.

Lasciando che la carta si riavvolgesse, tornò all'angolo del blocco, selezionando con cura quattro piccoli blocchi di legno e trasportandoli uno alla volta. Allargando il foglio, ne mise uno su ogni angolo, battendo le mani e sorridendo a Lena quando tutti e quattro furono a posto e il foglio rimase piatto.

Lena senza dire una parola le porse un biscotto dalla pila di snack. Impressionata suo malgrado.

La ricompensa fu accettata gentilmente e per i successivi trenta minuti lavorarono in tandem, ciascuno sui propri progetti, entrambi ugualmente seri. Ma la capacità di attenzione di una bambina, aveva un limite, e alla fine, Lena alzò lo sguardo per vedere gli occhi blu che scrutavano oltre il bordo della scrivania. Erano fissati sul piccolo contenitore di biscotti.

Senza dire nulla, Lena tirò fuori uno dei biscotti e lo posò sulla scrivania, un po' troppo lontano dal bordo per poter raggiungere le mani, e tornò al suo lavoro, curiosa di vedere se la bambina riusciva a risolvere questo problema.

L'approccio diretto si rivelò inutile. Cercò di raggiungere il biscotto da diverse angolazioni, allungandosi in punta di piedi e provando prima con una mano e poi con l'altra, ma Lena aveva valutato attentamente la distanza e non avrebbe funzionato.

L'approccio con blocchi era stato tentato di nuovo, ma i blocchi erano troppo piccoli e una pila non stava abbastanza bene insieme perché i piedini potessero arrampicarsi su di essi. Lena si morse il labbro per trattenersi dal ridere del minuscolo sbuffo di frustrazione da sotto la scrivania.

Con cautela non alzò gli occhi quando sentì i successivi tonfi dei libri che venivano tirati fuori dallo scaffale. Diverse opzioni erano state provate e scartate perché troppo sottili o troppo scivolose, fino a quando uno spesso dizionario illustrato si rivelò giusto e il biscotto scomparve, sostituito dal suono di uno scricchiolio trionfante.

Lena le diede il tempo di finire prima di posare la matita. Aveva programmato di lasciare la bambina con Jess mentre visitava i laboratori, ma si era trovata curiosa di vedere cosa ne avrebbe pensato la piccola. Stava anche pensando di mandare un messaggio più avanti, per chiedere se si potessero organizzare alcune dimostrazioni semplici e sicure, ma divertenti.

“Lizzy,” disse, offrendo una mano. "Ti va di venire a vedere il lavoro di mamma?"

Lizzy sorrise raggiante, un sorriso fin troppo familiare, e si alzò in piedi, chiudendo le sue piccole dita intorno a quelle di Lena. «lIzzy va con la mamma», disse. "Per favore

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


"Winn, non vedo ancora niente..."

 Kara si fermò al suo settimo giro sul parco, tirandosi su per salutare un bambino e sua madre che davano da mangiare alle anatre vicino allo stagno, prima di ripartire a tutta velocità, scrutando l'area alla ricerca di qualcosa fuori posto.

 "Non c'è niente qui."

"È lì." La voce di Winn nel suo orecchio rispecchiava la frustrazione di Kara. Erano stati così tutto il giorno e la speranza stava svanendo. "Deve essere lì...”

"A meno che non si tratti di una roccia di quinta dimensione, di un albero o di un barattolo di plastica vuoto", disse Kara, chinandosi per raccogliere il barattolo in questione e gettarlo in un bidone della spazzatura vicino prima di continuare. “Non vedo come avrei potuto non vederlo. Ci sono anche rocce nella quinta dimensione?”

“Stai chiedendo a me ?” Il rapido tamburellare dei tasti in sottofondo era più forte del solito, come se ci fosse più della quantità di forza necessaria per premerli.

Kara sospirò. "E se qualcuno l’avesse già trovato?" chiese, atterrando con leggerezza in cima a un mucchio di metallo lucente che probabilmente doveva essere arte, ma assomigliava tanto a un bruco geometrico che cercava di capovolgersi. "Forse quello che stai vedendo è solo energia residua..."

"No, allora i livelli scenderebbero", sostenne Winn, ostinatamente. "Ci deve essere qualcosa che ci sfugge... forse se prendessi lo scanner portatile e lo usassi per triangolare il segnale, o impostare una risonanza..." la sua voce si sbiadì come se si stesse muovendo intorno alla sua scrivania e dimenticando dov'era il suo microfono.

"Winn?"

"Hmm?"

"Vuoi stare fermo?."

"Oh scusa." La sua voce divenne più chiara. "Forse dobbiamo fare un’altra riunione."

"Okay", Kara balzò di nuovo in aria, lasciandosi alle spalle il parco e puntando al cuore della città. “Devo tornare alla Catco, Snapper mi ha detto di lavorare su una grande storia sull'impatto sociale delle relazioni interspecie tra umani e alieni sulla scia dell'amnistia del presidente, e ho delle interviste da organizzare. Quando sarà la riunione?"

 "Non lo so. Farò del mio meglio per organizzarla, ma siamo un po' sommersi qui. L'attività aliena è in aumento, e non in modo amichevole. Alex pensa che potrebbe avere qualcosa a che fare con l'intera situazione di manipolazione della realtà. È andata a parlarne con Maggie, per vedere se ha sentito qualcosa.»

Kara rallentò, accigliata. "Devo venire?"

“Nah, abbiamo tutto sotto controllo per ora. Ti faremo sapere se abbiamo bisogno dei pezzi grossi e vedrò cosa posso fare per il nostro problema di localizzazione. Sei libera per riprovare domani?" 

"Certo, a patto che Lizzy non abbia ancora spaventato Lena."

Winn sbuffò. “Ancora non riesco a credere che sia stata lei a essere stata trascinata in tutto questo. Voglio dire, Mon El era proprio lì...”

Kara sussultò. Doveva davvero trovare il tempo per parlarne con Mon El. “Winn seriamente? Riesci onestamente a vedere Mon El di Daxam crescere un bambino?"

"Ottimo punto", ammise Winn. “Ma Lena Luthor? Perché lei, e non, James?"

Perché non James?

Kara si era posta la stessa domanda. In un certo senso sarebbe stato più facile farlo con James. Aveva senso. anche lei e Mon El; due alieni senza casa, gli ultimi della loro gente, bloccati dallo stesso cataclisma... ma dare un senso non le bastava più. La chimica era fantastica con Lena.

 

Il che la spaventò, la elettrizzò, e la fece sentire terribilmente in colpa.

Perché Kara non lo odiava.

Era infastidita e a disagio, un po' imbarazzata e confusa, ma a parte tutto questo...si sentiva bene con lei.

Quindi sì, sensi di colpa.

Lena non l'aveva chiesto.

Nemmeno Kara, ma era un po' abituata alla stranezza che era la sua vita. Sapeva cosa stava facendo quando aveva indossato il mantello. A volte erano alieni canaglia e la fine del mondo, ea volte erano bambini piccoli che apparivano dal nulla, rubando biscotti e rifiutandosi di indossare i calzini.

Bimbi con gli occhi di suo padre.

La parte peggiore era che non era tutto quello che c'era di sbagliato in questa situazione che stava confondendo Kara. Era che tutto ciò  sembrava giusto .

Ma non poteva dare questo peso a Lena. Kara l'aveva sentita prepararsi a scappare quella mattina quando si erano svegliate l'una nelle braccia dell'altra, ed era stato istintivo tirarla più vicino, rassicurarla che andava tutto bene, che non doveva dare di matto o scusarsi. Kara non voleva che si preoccupasse . Lena era la vera vittima qui, e mentre Kara era così arrabbiata per la situazione probabilmente Lena si anche se cercava di nasconderlo.

"James ha già abbastanza problemi con il padre", disse Kara, non disposta a parlarne con Winn.

"Troppo vero." Winn ridacchiò. “Va bene, ti lascio andare. Lo scopriremo, Kara. Prometto."

"Lo so", lo rassicurò Kara, ignorando la piccola parte egoista di lei che fu sollevata dal ritardo, e stabilendo una rotta per la Catco.

*****

Snapper non era contento che fosse stata via tutto il giorno, e fu solo leggermente addolcito quando lei gli disse che era stata fuori a cercare fonti per la sua storia. Una bugia che il resto del pomeriggio e della sera cercò di trasformare in verità, interrompendo due rapine, spegnendo un incendio in casa, sollevando un autobus pieno di turisti anziani dal traffico in arrivo quando il loro autista si era addormentato, recuperando i soldi del pranzo di una bambina da un bullo, e poi comprando il pranzo per il bullo quando aveva confessato in lacrime che non ne aveva uno. Aveva avvisato la scuola e aveva chiamato i servizi sociali a riguardo, prima di salutare entrambi i bambini e ripartire per la Catco.

Quando la città fu tranquilla e lei ebbe abbastanza materiale per iniziare la sua storia, Kara era esausta.

Anche un po' preoccupata di non aver ancora avuto notizie da Lena. Data la sua esperienza con Lizzy-in-ufficio il giorno prima, si aspettava una telefonata in preda al panico, o le sirene, ma non c'era stato niente.

Scegliendo il mantello all'autobus, Kara volò a casa, traballando solo un po' quando scese sul balcone. Il sole era molto lontano e freddo mentre spingeva la porta del soggiorno, sbattendo le palpebre al luogo inaspettato che l'aveva accolta.

"Mamma!" Lizzy chiamò dal tavolo, dove... Kara poteva solo descriverlo come se il caos avesse preso il sopravvento. Lei e Lena erano entrambe cosparse abbondantemente di polvere bianca, e l'odore pungente dell'aceto fece contrarre il naso sensibile di Kara. Scatole di bicarbonato di sodio, ciotole di poltiglia granulosa (ancora leggermente spumeggiante), misurini, cucchiai e bottiglie erano ammucchiate intorno a loro. L'esperimento in corso sembrava coinvolgere sacchetti di plastica e carta igienica, e se l'espressione felice di Lizzy era qualcosa da considerare, finora era stato un successo.

Lena, abiti da lavoro abbandonati a favore di jeans e maglietta, offrì a Kara un sorriso un po' imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli striati di bianco e rimboccandoli dietro le orecchie. Lizzy, d'altra parte, mostrò alcuna esitazione a divincolarsi dalla sedia, afferrando la mano di Kara e trascinandola sul tavolo per mostrare il loro lavoro. "Mamma", disse di nuovo. "Mamma, boom!" Batté le mani per dare enfasi prima di alzare le braccia imperiosamente e chiedere di essere rialzata sulla sedia. "Su!"

Lena inarcò un sopracciglio. “Lizzy...”

Lizzy sospirò, il labbro inferiore sporgeva in un broncio contrastato. "Su, per favore ", si corresse, a malincuore.

Kara era stupita. LIzzy stava imparando le buone maniere. Lena era lì a guardarla con quegli occhi che…

Perché si sentiva così strana? 

Fece un passo indietro, le mani che si intrecciavano, le dita che intrecciavano nervosamente la sua fede nuziale.

"Kara...?" Lena doveva essere stata in grado di leggere un po' del suo tumulto interiore sul suo viso, perché sembrò preoccupata. "Stai bene?"

"Sto Bene..." Kara fece un altro passo indietro, verso la loro stanza. “Voi due siete occupate. Starò con Alex stanotte, solo... ci metterò solo un minuto."

Pensò di aver sentito Lena chiamarla, ma Kara lo ignorò, usando una sfocatura di super velocità per preparare una borsa per la notte. Afferrò i vestiti a caso, quasi accecata da una rabbia improvvisa per l’impotenza che provava davanti a tutta quella magia che voleva sparisse o forse NON VOLEVA CHE SPARISSE.

Vedere tutto quello, quel senso di vita quotidiana era troppo per lei.

"Kara!" La voce di Lena, ora più acuta, fece fermare Kara alla porta del balcone. "Cosa c'è che non va?"

Si era lavata le mani, ma l'odore di aceto e bicarbonato era ancora addosso a lei. Incrociò le braccia sul petto e Kara non poté fare a meno di vedere il luccichio d'argento degli anelli ancora al suo dito.

«Tutto», disse Kara impotente. "Tutto questo è sbagliato."

Gli occhi di Lena si spalancarono per il dolore o la sorpresa. Kara non era sicura di cosa provasse e non si fidava di se stessa per restare a scoprirlo. "Dai la buonanotte a Lizzy da parte mia", disse in fretta, lanciandosi di nuovo in aria prima che Lena potesse discutere.

*****

 Alex non fece domande quando Kara entrò di corsa dalla finestra, con la borsa in spalla e il peso dei mondi perduti nei suoi occhi. Prese semplicemente il telefono per ordinare la pizza senza dire una parola.

Provando a cancellare il suo appuntamento con Maggie, ma senza successo. Kara non voleva essere responsabile di aver rovinato la vita di qualcun altro oggi. La sua coscienza era già abbastanza distrutta. Tuttavia, Alex invitò la detective a cena e a una maratona di film invece di uscire. Kara avrebbe potuto continuare a discutere, ma Alex le rivolse solo lo sguardo, quello che significava che nemmeno la forza kryptoniana sarebbe stata sufficiente per smuoverla, e Kara cedette, sollevata suo malgrado, dal fatto che non sarebbe stata sola. Che questo almeno era ancora reale e ancora suo .

Maggie, ovviamente, era meno comprensiva.

Che era un altro tipo di sollievo.

Prese in giro Kara sul fatto di essere dalla sorella, completamente ignara del fatto che il suo matrimonio con Lena fosse uno scherzo interdimensionale, intrattenendole tra un film e l'altro con aneddoti sia esilaranti che terribili sui pericoli e le insidie di uscire con le donne.

"Gliel'ho detto", sussurrò Alex a Kara mentre pulivano i piatti dal soggiorno e Maggie preparava il divano. “Si è rifiutata di credermi finché non ho chiesto a Winn e J'onn di confermarlo. Anche allora sono abbastanza sicura che pensava che fossimo pazzi, e continua a dimenticare che non è reale. Mi dispiace...» Esitò. "A quanto pare tu e Lena siete una coppia troppo credibile..."

 

Kara si strinse nelle spalle, mettendo l'ultima tazza nella lavastoviglie. "Va bene. Tranquilla, davvero. E quella storia sulla ragazza e il danese...” scosse la testa, sorridendo suo malgrado.

Alex ridacchiò. "Lei è piuttosto fantastica, non è vero?” chiese, gli occhi color nocciola che diventavano a cuoricino mentre guardava Maggie imprecare cercando di incastrare un cuscino di grandi dimensioni in una normale federa.

"Sì", concordò Kara. "Sei fortunata, sorella."

"Hai ragione." Alex la guardò. “Lo sai che sono qui, vero? Per più della pizza", aggiunse vedendo lo sguardo triste della sorella. “Se hai bisogno di parlare...”

"Sì", la rassicurò Kara. "È solo... troppo, sai?"

Alex annuì. "Lo so."

 

Allungò una mano e prese la mano di Kara, dandole una stretta rassicurante prima di andare ad aiutare Maggie con i cuscini.

*****

La mattina dopo Kara e Lena si svegliarono per la prima volta ai lati opposti del letto.

Avrebbe dovuto essere un sollievo, ma la tensione era troppo forte. Gli occhi verdi luccicarono pericolosamente dall'altro lato del materasso mentre Kara si svegliava. 

"Lena...?" Mormorò, pettinandosi i grovigli biondi dietro le orecchie e sedendosi, sentendo di essere nei guai, ma non del tutto sicura del perché.

"Te ne sei andata ."

Oh giusto. Quello. Nella fredda luce del mattino, Kara poteva ammettere che avrebbe potuto... aver reagito in modo eccessivo. Sussultò. "Scusami. Stava... sta bene Lizzy?"

Lena si addolcì. Leggermente, sedendosi e portando le ginocchia al petto. “Sta bene, anche se non era contenta di andare a letto senza un bacio da sua mamma. Ho dovuto leggere due storie". C'era solo un filo di umorismo in quell'ammissione, abbastanza da permettere a Kara di fare un respiro più profondo, rassicurata dal fatto che Lena non sembrava troppo arrabbiata.

«Mi dispiace», disse di nuovo. “Non avrei dovuto lasciarvi sole. Io...” esitò, non sapendo come spiegarlo senza rivelare troppo, ma Lena la fermò con uno sguardo che la supplicava di non trovare scuse, e ingoiò la bugia.

“Ti è permesso dare di matto, Kara. Solo...” Si morse il labbro, la rabbia svanì e al suo posto lasciò un barlume di vulnerabilità. “ Parlane con me, ok? Non so quante altre volte dovrò dirti che ci siamo dentro insieme prima che cominci a chiedermi se è vero. Non puoi escludermi di nuovo in quel modo.” Chiuse gli occhi e prese un respiro prima di concentrarsi nuovamente su Kara, le mani intrecciate nelle coperte drappeggiate sulle ginocchia. "Sei ancora la mia unica vera amica in questa città, e non credo di potercela fare da sola."

Kara deglutì, un groviglio di emozioni contrastanti che minacciava di soffocarla. «Non sei sola, Lena. Promesso."

Ci fu un momento... in cui Kara si stava avvicinando, e Lena aveva allungato la mano, ma prima che uno di loro potesse muoversi, furono interrotti. Non da Lizzy questa volta, anche se le sue familiari stridule richieste arrivarono subito dopo un secondo o due, ma dal cellulare di Kara.

"È il DEO", disse Kara, lo sguardo che guizzava incerto tra il telefono e la porta.

“Rispondi,” le disse Lena, già alzandosi. "Ci penso io. Fai l’eroe.", aggiunse con un sorrisetto.

"Kara", Winn urlò il suo nome dimenticando completamente che non aveva bisogno di farlo.” Ricordi che ti ho parlato dell’aumento dell’attività aliena? Abbiamo

Bisogno di te. Ti mando la posizione Puoi incontrare Alex lì?".

"Subito."

*****

Winn non stava scherzando sull'aumento dell'attività aliena. 

Invece di tornare alla ricerca del talismano, o lavorare alla sua storia per Snapper, Kara passò la maggior parte della giornata a lottare con gli alieni, registrati e non, con Alex e Maggie. Qualcosa li aveva irritati tutti, ma nessuno parlava. Avevano preso in custodia alcuni dei trasgressori più turbolenti, tra cui un alieno particolarmente duro che era riuscito a colpire Maggie e per poco ha rischiato di farsi saltare la testa quando Alex l'ha raggiunto, la sua pistola preferita in mano e grazie a Kara L’alieno si era salvato d’ala furia della sorella. 

Maggie stava bene, ma Alex la mandò comunque  al DEO per essere controllata mentre loro continuavano a cercare di scoprire cosa diavolo stava succedendo, mentre cercavano di prevenire vittime civili da qualunque alieno fosse attualmente impazzito.

Oh, e Kara doveva lottare anche con la magia dello spiritello perché ogni volta che attraversava una porta si ritrovava da Lena, evidentemente quella piccola canaglia le voleva sempre insieme.

Kara interruppe involontariamente la giornata di Lena tre volte. Prima di capire che la magia non riusciva a trasportare due persone adulte quindi per non ritrovarsi da Lena ad ogni porta che attraversava doveva attaccarsi ad Alex. Fortunatamente, non c'era nessun altro nell'ufficio di Lena nel momento in cui lei faceva irruzione perché la loro figlia correre da Supergirl urlando "Mamma!"

Sarebbe stato difficile da spiegare.

Quindi Kara si è attaccata ad Alex, e si era assicurata di afferrarle il braccio o un angolo della sua giacca o in un'occasione la sua cintura, ogni volta che dovevano attraversare una porta.

Alla fine della giornata, stanca, ammaccata, infastidita e non avendo fatto assolutamente alcunprogresso nella risoluzione di qualsiasi cosa, era finalmente a casa.

"È assolutamente necessario?" chiese Lena, preparando Lizzy per andare a letto mentre Kara usava spudoratamente la sua super velocità e forza per risistemare tutti i mobili dell'appartamento.   

"Se non può spostare due persone alla volta", sottolineò Kara, sistemando con cura il letto al centro del soggiorno e sollevando il divano. “Forse non sarà in grado di metterci nello stesso letto questa notte.”

Lena alzò gli occhi al cielo.

"Cosa fa la mamma?" chiese Lizzy, un dito infilato nell'angolo della bocca, e il suo cane che penzolava dall'altra mano mentre Lena la portava alla cameretta, che a Kara era stato proibito di toccare.

"Sta impazzendo", le disse Lena, lasciando Kara a elaborare la sua gara con il tizio interdimensionale senza pubblico.

"LIzzy va con la mamma?"

"Non stasera."

"'Va bene."

I mobili si erano rivelati più facili da manipolare rispetto alle persone che si svegliarono di nuovo a letto insieme, nella loro camera da letto, con tutto il resto a posto.

Per aggiungere al danno la beffa, anche i piatti erano stati lavati, asciugati e riposti, e c'era un fresco mazzo di fiori sul tavolo da pranzo. Lena li afferrò prima che Kara potesse friggerli con la sua vista.

Lena scrisse un elenco di regole familiari e le mise sul frigorifero.

La regola numero uno era "Niente poteri in casa se non in casi estremi".

Kara aveva provato a stare sveglia tutta la notte, a pattugliare la città.

Si svegliò fradicia, con Lena rannicchiata contro il suo petto, e il suo mantello fradicio avvolto intorno a entrambi.

Regola numero due, "Niente supereroi bagnati nel letto".`   

Kara cercò di protestare che quella non era stata colpa sua, ma Lena la interruppe con un'occhiataccia mentre si infilava tra le mani il cesto della biancheria pieno di lenzuola umide e indicava la porta.

Kara aggiunse compiaciuta la terza regola la mattina dopo quando Lizzy, apparentemente sentendo di non ricevere la dovuta considerazione, versò la sua tazza di succo d'uva sulla camicetta bianca di Lena.

Regola numero tre, "Niente parolacce".

Lena strinse i denti, ma lasciò stare.

Nel frattempo Kara aveva aiutato Alex a tenere a freno i disordini alieni, aveva schivato Snapper, e fatto folli ricerche inutili con Winn evitando tutte le porte. Riuscì a ridurre al minimo i teletrasporti spontanei, finché il folletto non aumentò il suo gioco.

 

Mentre Kara stava lottando in volo con l’ennesimo alieno si ritrovò dritta nell'ufficio di Lena, entrando attraverso la sua finestra alla massima velocità e andando a sbattere contro il suo tavolino.

"Kara?!"

Per lo scatto di mobili rotti e il battito della sua stessa testa, Kara non era sicura se fosse Alex o Lena a urlarle contro. Probabilmente entrambi.

"Mamma?"

.

Kara si rialzò, spazzando via schegge di tavolino e frammenti di imbottitura dal divano che aveva subito danni collaterali. Alzò lo sguardo e vide Lena che teneva una Lizzy in difficoltà sollevata dal pavimento che era diventato improvvisamente un pericolo per i piedi nudi.

"Mamma, bene?"

"Sto bene", la rassicurò Kara. "Alex, hai una visuale?"

“Sì, ma non per molto. Dove sei?"

“Piccola deviazione, sto arrivando.” Rivolse un Mi dispiace a Lena, prima di decollare di nuovo, saltando dalla finestra aperta... solo per ritrovarsi di nuovo sbattere nel mucchio di mobili rovinati. 

Davvero?

 "Oh, andiamo !"  urlò, battendo il pugno sul pavimento.

Lena sospirò, lasciando Lizzy appollaiata sulla sedia della scrivania con istruzioni precise di restare li,mentre si faceva strada sul pavimento per inginocchiarsi accanto a Kara. Staccò il comunicatore dall'orecchio, portandolo alle labbra.

"Alex?"

"Lena.” Alex era meno che sorpresa.

“Supergirl sta avendo qualche difficoltà tecnica. La manderò da te non appena riuscirò a liberarla dai resti del mio divano.

Kara pensò di aver sentito Alex soffocare una risata in parti uguali di incredulità e rassegnazione. "Lo apprezzeremmo."

"Felice di aiutare."

Lena restituì il comunicatore a Kara, che lo sostituì con un sussulto. Le sue orecchie stavano decisamente fischiando adesso.

"Andiamo", disse Lena, offrendole una mano “Ti accompagno fuori."

"Grazie", Kara le prese la mano, lasciando che Lena l'aiutasse ad alzarsi e la conducesse fuori sul balcone. "Mi dispiace per il tuo ufficio."

“Non preoccuparti. I mobili possono essere sostituiti."

"Vado..." Kara esitò.

"Vai." Lena le diede una piccola spinta. “Ma quando hai finito,” aggiunse più seriamente. "Dobbiamo parlare."

Kara annuì, saltando di nuovo nel cielo e accelerando per raggiungere Alex.

Dopo quattro ore e un mucchio di spine addosso era finalmente al Deo.

"Ahi!" borbottò, sussultando mentre Alex ne tirava una particolarmente profonda dal suo collo. "Devi essere così rude?"

"Devi essere così stupida?" Alex chiese. "Dovevi aspettare il segnale."

“Ci hai messo troppo tempo...” mormorò Kara.

"Eri distratta." Alex tirò l'ultima spina e tamponò con un po' di antisettico, non che Kara ne avesse bisogno. Le ferite si stavano chiudendo quasi subito, ma le piaceva essere al sicuro.

"Lena vuole parlare", ammise Kara. "Ho un po' rovinato il suo ufficio."

"Ho sentito." Alex scosse la testa. "Hai così tanto da fare."

"Lo so!" Kara seppellì il viso tra le mani. "Pensi che mi parlerà mai più dopo questo?"

«Sono sicura che lo farà», disse Alex. “Ma ha sopportato molto e non stiamo facendo alcun progresso. Non la biasimo se sarà un po' incazzata".

"Ugh..." gemette Kara, saltando giù dal tavolo. "Immagino che devo andare a parlarle."

"Sì." Alex non sembrava per niente comprensiva. Diede una pacca sulla spalla a Kara. "Buona fortuna."

Era tardi quando Kara finalmente atterrò sul loro balcone. Lizzy era già addormentata; poteva sentirla respirare lentamente e persino dalla stanza dei bambini. Trovò Lena al tavolo, una tazza di caffè accanto e l'elenco delle regole di famiglia davanti a lei.

Senza dire una parola, Lena lo girò in modo che Kara potesse leggere l'ultima aggiunta.

Regola numero quattro: "Basta cercare di stare lontane l'una dall'altra".

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Capitolo 9
*** Scoperte ***


Regola numero quattro: "Basta cercare di stare lontani l'uno dall'altro".

 

Lena si aspettava più di uno scontro.

Invece Kara disse semplicemente "okay" e prese la lista, completa con l'ultima aggiunta, e la rimise sul frigo.

Questo era tutto?

Lena non era del tutto sicura se considerarla una vittoria o una sconfitta. Da un lato, aveva ottenuto ciò che voleva, e questo era sempre un vantaggio. Lo schianto casuale nel suo ufficio non ci sarebbe più stato, Supergirl poteva tornare a proteggere la città senza interruzioni e Kara poteva concentrarsi sulla risoluzione del loro problema invece di far impazzire tutti e tre.

Dall'altro, Lena odiava ammettere la sconfitta, e non si poteva negare che non fosse questo. Poteva solo sperare che fosse una battaglia che avevano perso e non la guerra.

Ovviamente, avrebbe anche passato molto più tempo con Kara, il che era... beh, più attraente di quanto avrebbe dovuto essere. In quel momento, aveva una salda presa sui suoi sentimenti. Era determinata a tenerli sotto controllo. Se lei poteva davvero avere questo; un partner, una casa e un bambino, voleva che fosse reale. Una scelta che lei e l'altra parte interessata avevano fatto per se stessi, e non qualcosa che era stato loro imposto dal capriccio di qualche folletto interdimensionale.

 Ma con Kara proprio di fronte a lei...

Non era diverso dall'esperimento Marshmallow di Stanford, o dalla modifica con i biscotti che aveva provato con Lizzy.

Uno adesso, o due dopo. 

Com'era prevedibile, Lizzy era durata circa trenta secondi, e mentre Lena poteva sperare di avere un po' più di autocontrollo di un bambino ossessionato dallo zucchero, non voleva testarlo ma doveva.

Tutto ciò significava che andare a letto insieme era una nuova forma di tortura.

Si erano svegliate insieme abbastanza a lungo che era quasi familiare, ma questo era diverso, più intimo. Lena non era sicura se questo era perché erano entrambe svegli e consapevoli di quello che stavano facendo, o se era semplicemente che mettersi a letto con qualcun altro era intrinsecamente più suggestivo di uscirne.

In qualche modo si lavarono le facce, si lavarono i denti, si impostarono le sveglie e Lena si infilò in bagno per cambiarsi in un paio di morbidi pantaloncini di cotone e una canotta. Una rapida ricerca del suo comò non aveva rivelato molto in termini di abbigliamento da notte accettabile. Accettabile per questo comunque. C'era un sacco di seta e pizzo che suggerivano che lei stessa sposata si divertisse a mettere su un po' di spettacolo, ma Lena non riusciva a immaginare di indossarne uno nelle circostanze attuali.

O meglio non doveva immaginare di indossarlo. Anche se immaginando la reazione di Kara se l'avesse fatto...

No.

Lena aveva chiuso saldamente il cassetto su quell'immagine mentale.

Kara stessa sembrava a suo agio con una t-shirt dall'aspetto logoro e un paio di pantaloni del pigiama rossi con piccoli fulmini gialli dappertutto. Lena si concesse di chiedersi, solo per un momento, se Kara fosse passata oltre, um... interessanti scelte di abbigliamento lei stessa, ma solo per il momento. L'idea che Kara e il merletto esistessero insieme nello stesso spazio era molto più che una tentazione degna di un biscotto.

Tuttavia, anche così, Kara era a dir poco adorabile. Riccioli biondi sciolti intorno alle sue spalle, dita intrecciate nell'orlo della camicia e occhiali che le scivolavano lungo il naso mentre si librava -in senso figurato, cioè- Lena avrebbe dovuto imparare a differenziare, accanto al letto.

 A quanto pare non era l'unica ad essere nervosa per questo.

"Kara", disse, "Se non ti senti a tuo agio..."

 "No!" Kara insistette in fretta, alzando gli occhiali. "Va bene. Sto bene." Esitò. "Stai bene?"

"Sto bene", la rassicurò Lena, rabbrividendo interiormente per l'inutilità di questa conversazione. Erano donne adulte, accidenti.

"Va bene", disse Kara. Si fece visibilmente di ferro, cosa non da poco per la ragazza già fatta d'acciaio, e tirò indietro le coperte;

Per non essere da meno, Lena spense la luce e si unì a lei, tenendosi con cura al suo fianco mentre scivolava sotto le coperte.

 

Erano a letto.

 

Kara era distesa sulla schiena, le coperte tirate su fino al petto e le mani posate con cura sopra, decisa a non agitarsi, anche se Lena sospettava che le fosse richiesto un grande sforzo da parte sua per restare ferma. Lena si costrinse a rilassarsi, rannicchiandosi liberamente su un fianco di fronte a Kara.

"Hai dimenticato qualcosa", disse.

Kara sbatté le palpebre, spostandosi leggermente per guardare Lena. "Io cosa?"

Prendendosi il labbro inferiore tra i denti, Lena allungò la mano e tolse gli occhiali di Kara, piegandoli ordinatamente prima di restituirglieli.

"Oh", Kara arrossì, anche se Lena non aveva idea del perché. "Grazie." Girò gli occhiali tra le mani. "Come..." iniziò, e poi si fermò, lanciando un'occhiata furtiva a Lena, come se non fosse sicura che fosse un buon momento.

Curiosa, Lena le fece cenno di continuare.

"Come l'hai capito?" chiese Kara, picchiettando sul bordo degli occhiali.

Lena inarcò un sopracciglio "Che eri Supergirl?"

Kara annuì.

“Beh, come ho detto; il travestimento è un po' carente,” disse Lena, riprendendosi gli occhiali e facendoseli scivolare sul naso. "Vedi?"

Kara rimase a bocca aperta. "Chi sei e cosa hai fatto con Lena?"

Lena alzò gli occhi al cielo. "Molto divertente." Fece per toglierseli, ma Kara la fermò, le dita calde sul polso.

“Non farlo. Ti stanno bene."

"Oh?" chiese Lena, maliziosamente. Era interessante.

Kara arrossì di nuovo, ma scrollò le spalle come se non fosse un grosso problema. "Non hai davvero risposto alla mia domanda", disse,”Gli occhiali e una coda di cavallo potrebbero non essere molto, ma funzionano sulla maggior parte delle persone."

"Non sono la maggior parte delle persone."

"Lo so ", sbuffò Kara.

“Suppongo...” Lena pensò di rimando, era stata sospettosa su Kara fin dall'inizio, anche se non era sicura di cosa esattamente. L'eroismo nascosto non era stato nella lista fino a quel momento. Cercò di individuare esattamente quando era stata sicura , ma non ci riuscì. Un giorno Supergirl era stata Supergirl e Kara era stata Kara, e poi il giorno dopo erano  la stessa cosa. Aveva incolpato gli occhiali e l'incapacità di Kara di mentire, ma la verità era che lo aveva appena saputo.

"Eri tu ." Finì debolmente. "Fino a quando non ti ho incontrato..." scosse la testa. "Diciamo solo che non ci sono molte persone che sceglierebbero di credere in un Luthor, quindi le probabilità che ne avessi trovate improvvisamente due... "

Kara si accigliò. “È impossibile non crede in te, Lena. Lo sai, vero?"

Lena guardò in basso, incapace di affrontare l'intensità della convinzione di Kara con nient'altro che il dubbio, ma le dita sotto il mento le sollevarono la testa.

"Capisci?", disse Kara con fermezza, riprendendosi gli occhiali. “Ti vedo, Lena. Proprio come mi hai visto tu. Sei incredibile."

Oh, era così ingiusto ... Lena trattenne la sua prima risposta. Qualcosa sull'amore eterno e sulla devozione senza dubbio, cercò di non esaminarlo troppo da vicino per paura che la mortificazione potesse causare danni permanenti. "Hmmm..." mormorò invece, cercando la luce, e civettuola con solo un accenno di ironia gettato dentro. "Capisco perché ti ho sposata."

Ebbe l'effetto desiderato. Kara arrossì e balbettò e, cosa più importante , tolse le mani e smise di fissarla con quei grandi occhi azzurri pieni di fiducia e ammirazione, e tutto ciò che Lena non si meritava, in modo che potesse pensare correttamente.    

"L'hai fatto apposta", disse Kara imbronciata, una volta che Lena ebbe finito di ridere di lei, il viso semisepolto nel cuscino e il broncio chiaro nella sua voce.

"Lo rendi troppo facile", fece notare Lena.

Kara brontolò qualcosa sui malvagi Luthor e rotolò via con uno sbuffo, dimenticando ogni imbarazzo.

“Buonanotte, Supergirl,” disse Lena, con dolce innocenza.

Ci fu silenzio, poi un sommesso: "Buonanotte, Lena".

*****

Svegliarsi fu più facile.

Questa volta era Kara che abbracciava Lena.

Kara borbottò una protesta assonnata quando cercò di scappare, intrecciando le dita nell'orlo della canotta di Lena e tirandola più vicino. Lena chiuse gli occhi sentendo il caldo tocco delle nocche contro la pelle sensibile del suo stomaco e il respiro affannoso contro la sua nuca quando Kara espirò, riaddormentandosi ancora di più.

Ingiusto.

 "Kara..." la rimproverò riuscendo a guadagnare qualche centimetro di spazio, e riuscì a districarsi senza ulteriore perdita di dignità.

Sicuramente avrebbe avuto dei lividi. 

Dovrebbe fare una nuova lista: i pericoli di andare nel letto con un supereroe.

La stanza era ancora buia, e Lena cercò a tentoni i suoi vestiti, non volendo accendere la luce e rischiare di svegliare Kara finché non fosse riuscita a ritrovare un po' di equilibrio. Anche la stanza della bambina era benedettamente silenziosa, quindi in punta riuscì ad uscire in balcone con il suo caffè prima che la routine mattutina prendesse il sopravvento.

L’alba.

Era davvero una bella vista.

Meglio di quello del suo appartamento. Eppure le mancava. Le mancava la quiete e la solitudine, il design pulito e sofisticato che aveva passato settimane a perfezionare, senza che nessuno considerasse i suoi gusti se non i suoi. Le mancavano le superfici nude e gli armadi che restavano chiusi senza bisogno di serrature a prova di bambino. Le mancava avere il suo bagno, il suo armadio, il suo letto .

Le è mancata la sua vita.

Ma non era sicura di volerla indietro.

 "Lena?" Kara si trascinò fuori sul balcone, sbadigliando e ancora in pigiama. Si strofinò via le ultime ore di sonno dai suoi occhi e strizzò gli occhi alla curva luminosa del sole che sorgeva all'orizzonte. “E' ancora buio fuori…” borbottò, quasi in tono accusatorio.

"Ho una riunione anticipata", disse Lena sinceramente, anche se non era così presto da non poter aspettare il sole. "Puoi tenere Lizzy stamattina?"

Kara annuì, sistemandosi i capelli dietro le orecchie. Aveva dimenticato gli occhiali ei suoi occhi azzurri erano ancora un po' vaghi e sfocati. "Devo portare un rapporto sui progressi a Snapper questo pomeriggio, ma posso finirlo qui."

"Nessuna attività al DEO oggi?"

"Non troppo presto. Winn ha detto che sarebbe passato più tardi e Alex e Maggie stanno esaminando l'attacco di ieri".

 "Oh." Lena tacque, facendo roteare gli ultimi residui di caffè nella sua tazza, e dicendosi che era ridicolo sentirsi nervosa per questo. "Probabilmente dovremmo fare dei piani allora..."

"Piani?" Chiaramente Kara non era ancora sveglia.

"Regola numero quattro", le ricordò Lena. “Sarò libera per pranzo, se tu e Lizzy volete incontrarmi alla Lcorp prima della scadenza con Snapper. Potremmo ordinare qualcosa o c'è un nuovo posto vegano in fondo alla strada.”

Kara arricciò il naso. "Per favore, niente vegano."

"Niente cinese, pizza o potstickers," replicò Lena prima che Kara potesse fare una qualsiasi delle sue solite richieste, indurendo il suo cuore contro i prevedibili occhi tristi del tradimento. “Non tutti noi siamo stati benedetti con il Super metabolismo. Se vogliamo prendere l'abitudine, ho bisogno di verdure, preferibilmente non fritte, avvolte nella pasta o ricoperte di formaggio. "

"Pfft", Kara incrociò le braccia. "Eri molto più divertente prima che ci sposassimo."

Oh veramente?

"Verdure, Kara", insistette Lena, indifferente. Posò la sua tazza di caffè vuota sopra le braccia incrociate di Kara, costringendola alla supervelocità per prenderla prima che cadesse, e tornò dentro. "Ora sii un tesoro e lavala per me", aggiunse, con disinvoltura, prendendo la borsa e le chiavi e dirigendosi verso la porta d'ingresso. "Devo andare al lavoro."

"Hey!" Kara gridò, seguendola. "Non sono la tua casalinga!" 

"Certo che no, moglie." Lena si voltò verso la porta e -senza nemmeno pensarci- tirò più vicino Kara per il colletto della camicia e le premette un breve bacio sulla guancia. "Buona giornata!" Disse godendo di un brivido colpevole all'espressione di stupefatta confusione sul volto di Kara prima di chiudere la porta.

*****

Ci stava ancora pensando quando concluse la sua riunione mattutina poche ore dopo e tornò nel suo ufficio.

Stava cercando di non farlo.

 

 Ma le riunioni di budget non erano la migliore delle distrazioni, e con tutti che ultimamente erano così simpatici, Lena non aveva nemmeno la solita belligeranza e ostinazione per ravvivare le cose. Non che volesse indietro il suo vecchio Consiglio, ma erano così... collaborativi. Era snervante e completamente inutile per lei in quel momento.

"Signorina Luthor.” Jess la raggiunse mentre andava in ufficio e la seguì dentro. "Ho quei rapporti finanziari che mi aveva chiesto". Consegnò una pila di cartelle. "E hai il signor Olsen sulla linea uno per te."

"Grazie." Lena mise i fascicoli sulla sua scrivania. "Oh, e Jess", aggiunse mentre prendeva il telefono. “Kara porta Lizzy a pranzo a mezzogiorno. Potresti ordinare qualcosa per favore? Qualcosa di sano, ma non troppo sano, e tieni le mie chiamate fino all'una.

«Certo, signora Luthor. Devo farmi mandare da Noonan anche alcuni dei biscotti preferiti della signorina Lizzy?"

Lena sospirò. "Se proprio devi... suppongo che potresti anche aggiungere un dolce per Kara."

"E per lei?"

Lena dubitava fortemente che Noonan avesse ciò che voleva in quel momento. “Solo pranzo per me. Grazie, Jess."

«Buongiorno, signor Olsen», disse. "Cosa posso fare per lei?"

"Ehi, Lena." James scartò immediatamente le formalità, suonando un po' infastidito, ma non ostile. "Sai perché ho ricevuto un'e-mail che mi chiede di confermare i piani dell'evento per una raccolta fondi di gala congiunta con Lcorp?"

Per un momento, Lena non aveva idea di cosa stesse parlando, e poi...  Dannazione. Si era completamente dimenticata della festa di anniversario. "Beh, sarebbe stato scortese da parte mia finalizzare i piani senza di te", deviò dolcemente. "Voglio dire, è l'anniversario mio e di Kara, ma dal momento che la Catco si è offerta così generosamente, ho pensato che ti sarebbe piaciuto essere coinvolto."

Ok, era abbastanza gelosa della relazione che aveva avuto con Kara e lo stava trattando con sufficienza.

"Anniversario?" chiese dubbioso, e con appena un accenno di condiscendenza. "Lo sai che in realtànon sei sposata..."

“Sì, ho ricevuto quel promemoria. Sfortunatamente", continuò Lena dolcemente, "la maggior parte di National City sembra non saperlo, e vedendo come i ricavati del Gala andranno a sostenere i giovani di At Risk LGBTQ+, mi dispiacerebbe deluderli". Si fermò per lasciarlo assorbire. "Pensi che sarai in grado di dare un'occhiata ai piani e riportare eventuali note alla mia segretaria oggi?"

James acconsentì riluttante e Lena lo salutò, riattaccando con un sorriso sul viso.

Un sorriso che svanì quando si rese conto di una semplice verità.

Avrebbe dovuto dire a Kara del Gala.

Un Gala in cui erano gli ospiti d'onore... o più precisamente, il loro matrimonio e tutto ciò che simboleggiava era l'ospite d'onore.

Avrebbero dovuto fingere di essere una coppia felicemente sposata. Davanti a tutti quelli che conoscevano ea metà di National City.

 Per un'intera serata.

*****

"Dai, sarà divertente!" Kara disse, del tutto indifferente alla proposta di Lena di annullare tutto. Era seduta con Lena sul divano nuovo, il pranzo mezzo finito sull'altrettanto nuovo tavolino da caffè. (La crepa nel pavimento era ancora lì, anche se Lena pensava di poterla tenere.)

"E poi," continuò Kara, senza guardare deliberatamente la loro bambina sotto la scrivania mentre faceva facce buffe, per non ricominciare a ridere. “L'hai detto tu stessa; è per una grande causa. Per non parlare del folletto; il nostro amico ficcanaso vuole chiaramente che ciò accada. Credi davvero che ci sarebbe permesso di uscirne?"

Lena poteva solo immaginare la catastrofe.

"Hai ragione", ammise, posando la forchetta e posando il suo pranzo appena toccato accanto a quello di Kara. “Ma questa non è solo una festa. Rappresenteremo Lcorp, Catco e la comunità LGBTQ+. Io...» Esitò. “Questa causa è importante per me Kara. Significherebbe molto, sia personalmente che professionalmente, vedere Lcorp sostenere e celebrare pubblicamente il matrimonio gay. Ma  tu non sei gay, e non voglio che ti senta obbligata a fingere di essere qualcosa che non sei".

"Ehi", Kara si allungò e le prese la mano. “Siamo insieme, giusto? Non mi stai chiedendo di fare qualcosa che tu non faresti."

"Sì, ma Kara..." Lena prese fiato. “Non farei finta. Non per... quello. "

Gli occhi di Kara si allargarono. "Oh, oh! Quindi ti piacciono..."

"Entrambi", confermò Lena.

"Eh..." Kara la guardò pensierosa. “Penso di averlo sempre saputo. Voglio dire», si corresse. "Non lo sapevo, lo so adesso ovviamente, ma ti conosco, quindi penso di sapere che c'era qualcosa da sapere, anche se non sapevo quello che sapevo."

Lena inarcò un sopracciglio, un sorriso che le tirava l'angolo delle labbra. “E ora che lo sai, ti sta bene? Tu sei..."

"Bene!" Kara si affrettò a rassicurarla, tutti gesti pacati e tranquillizzanti. “Tutto bene. Voglio dire, chiaramente sai di mia sorella, non ho nessun problema.Uhm... quindi questa festa?"

Lena alzò gli occhi al cielo, ma lasciò cambiare argomento, per quanto sgarbatamente sia stato fatto. "Se ti senti davvero a tuo agio... allora suppongo che potremmo provarci", concesse.

"Sìì!" Kara saltò giù dal divano con un rimbalzo. “Devo andare a controllare i piani con James. Ho organizzato tutte le feste della signora Grant, ma questa sarà molto più divertente!” Raccolse la borsa e il taccuino, fermandosi per fare una faccia da pesce rovesciata d'addio a Lizzy che rispose. “Ci vediamo a casa per cena?"

A casa ... qualcosa nel petto di Lena si strinse e fece male, ma lei appiccicò un sorriso e annuì. "Sono sicura che Jess mi butterà fuori alle cinque."

"Lei è una terrorista", concordò Kara. "Ciao!"

Poi se ne andò, in un turbinio di emozioni e di eccitazione da festa e Lena lasciò cadere la testa tra le mani. Sarebbe stato un disastro.

Non la festa in sé. Era abbastanza certa che sarebbe stato un successo.

Ma non c'era modo che Lena ne uscisse illesa.

"Mammina?" Lizzy bussò al vetro, i grandi occhi azzurri pentiti. "'Izzy fuori adesso?"

Lena annuì e tese le mani. Lizzy strisciò fuori da sotto la scrivania e attraversò la stanza per salire in grembo a Lena, avvolgendole le braccia intorno al collo e premendo la sua piccola guancia appiccicosa contro quella di Lena.

"Mamma triste?"

"Un po'", ammise Lena, non volendo infliggere la lunga tradizione di Luthor di fingere che le emozioni non esistessero su un'altra generazione.

Lizzy allentò la presa e si appoggiò allo schienale, con un'espressione solenne. “'Izzy brava,” promise seriamente.

"Lo so, tesoro." Lena nascose dietro le orecchie riccioli neri e selvaggi, così simili a quelli di Kara al mattino, e le premette un bacio sulla fronte. "Ecco..." girò Lizzy in grembo, e allungò la mano davanti a lei per spingere da parte i resti del loro pranzo e avvicinare la scacchiera al tavolino. “Mio fratello mi ha insegnato a giocare a questo gioco. Ti piacerebbe imparare?"

Lizzy allungò la mano e prese il cavaliere bianco, rigirando il cavallino tra le mani. “'Cosa?” chiese, tenendolo su per l'ispezione.

"Quello è un cavaliere", le disse Lena. "Si muovono a forma di L, passando dal nero al bianco, o dal bianco al nero per attaccare o proteggere gli altri pezzi." Glielo mostrò. 

“'Cavaliere” gli fece eco Lizzy. “'Cavaliere bravo? O cattivo?"

“A volte anche,” concordò Lena, abbracciandola forte e cercando di non soffermarsi su ricordi dolorosi. “Dipende da chi sta giocando. Ora questo», continuò, raccogliendo un altro pezzo, «è una pedina...»

Grazie a tutti per le recensioni e buone feste, cercherò di aggiornare entro il 27 dicembre...Buona lettura e grazie davvero ❤️

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Kara si stava davvero stancando di dare la caccia agli alieni per National City.

Soprattutto quelli volanti.

Prima il pipistrello, che Winn in seguito aveva identificato come un Vespernam, e ora un Kalvar. Per non parlare di tutti gli altri terrestri che stavano rastrellando. Questo era umanoide, se ignoravi la pelle viola, le ali piumate e gli artigli estremamente affilati sui suoi piedi da uccello. Artigli che Kara aveva già conosciuto intimamente. Il fianco le bruciava ancora a causa di tre lunghi tagli che le avevano lacerato la supertuta e le avevano tagliato profondamente la pelle quando Kara aveva commesso l'errore di avvicinarsi troppo cercando di ragionarci.

Alex le aveva urlato contro per quello. A Kara non era ancora molto chiaro sul perché farsi male fosse in qualche modo sempre colpa sua, ma Alex sembrava pensare che lo fosse.

I Kalvar di solito non erano violenti, ma erano famigerati ladri e contrabbandieri. Questo era stato segnalato per essersi nascosto nello stesso parco che Kara e Winn stavano cercando. La divisione scientifica di Maggie aveva indagato e il Kalvar aveva mandato tre agenti in ospedale prima di fuggire.

Da qui la caccia.

Finora il piano di Lena sembrava funzionare, e non veniva più magicamente trascinata in giro per la città.

"Winn", disse Kara, virando a sinistra all'ultimo minuto per evitare un edificio. «Maggie ha ripulito il parco?»

All'inizio non ci fu risposta, poi un frettoloso "affermativo". Winn sembrava un po' esausto, ma la sua voce era chiara attraverso le comunicazioni. «Fai bene a riportarlo in quella direzione. Ho dei rinforzi in arrivo se ne hai bisogno." Ci fu uno schianto in sottofondo seguito dal rombo di voci arrabbiate.

“Winn...” Kara tornò indietro in picchiata a destra e girò intorno al Kalvar, costringendolo a virare e cambiare direzione. "Va tutto bene?"

"Bene! Bene...” Ci fu un altro tonfo, e uno schianto e poi sibilo e un soffocato “ No! Quello non è un giocattolo!”

Il Kalvar cercò di tuffarsi per scappare, e Kara si lasciò cadere per bloccarlo, usando la sua vista per bruciare alcune piume e rimandarlo indietro nella giusta direzione. "Non va bene... forse dovresti chiamare Lena..."

"No, no", Winn si affrettò a rassicurarla. “Va tutto bene... solo qualche piccolo incidente. Sono sicuro che non intendeva abbandonare l'inestimabile artefatto hatoriano... o scollegare tutti gli hub di rete e scollegare l'intero sistema informatico...”

Kara sussultò. "Mi dispiace davvero, Winn... Lena ha riunioni consecutive, e poi questo Kalvar doveva solo scegliere oggi ..." A proposito, stavano volando indietro nel parco vuoto e senza il rischio di vittime civili , Kara ha messo su un'ulteriore raffica di super velocità e si è chiusa con l'alieno viola, cadendo dall'alto e costringendolo a terra. Si schiantarono in una raffica di terra, erba e piume, il Kalvar colpì per primo e subì l'urto dell'impatto. Kara balzò indietro, diffidando degli artigli che si agitavano, ma il Kalvar sembrava averne avuto abbastanza, e rimase a terra, con un aspetto ammaccato e miserabile.

Soddisfatta, Kara diede il via libera ai rinforzi di Winn, e si mossero rapidamente per trattenere e caricare il Kalvar in un furgone in attesa. Rimase abbastanza a lungo per assicurarsi che gli agenti riuscissero a tenere a bada l’alieno poi  balzò di nuovo in cielo e si diresse verso il DEO, sperando di trovarlo ancora più o meno tutto intero.

*****

"L'hai messa in una cella!"

"Okay", disse Winn, quasi correndo per tenere il passo con Kara mentre si precipitava lungo il corridoio verso le celle di detenzione. “Capisco come potrebbe suonare male, tipo, davvero male, ma giuro che era per la sua stessa protezione. Non so come sia riuscita a tenere in mano una lancia di Vrangian, ma con essa ha quasi impalato l'agente Vasquez, e poi ha morso Mon El...”

Kara si fermò così all'improvviso che Winn quasi le andò addosso, sbandando all'ultimo secondo.

"L'ha morso ?" chiese Kara, voltandosi. “ Perché? "

"Uhh... ha cercato di portarle via la lancia...?" Winn disse. Come se fosse ovvio. "È in medicina."

Kara chiuse gli occhi e chiese a Rao di avere pazienza. "In quale cella si trova?"

“Um, da questa parte...” Winn la circondò e fece strada verso le celle di minima sicurezza.

"Come hai fatto a portarla in una cella, se-" Kara si interruppe mentre svoltavano l'angolo e Lizzy apparve in vista, seduta a gambe incrociate nel mezzo della sua cella, e allegramente facendosi strada attraverso l'intera borsa di Biscotti Oreo che erano stati chiaramente usati per attirarla. "Oh."

Lizzy alzò lo sguardo quando li sentì arrivare, e i suoi occhi si spalancarono nell'espressione universale oh cavolo quando vide sua mamma, con il mantello e gli stivali, e un cipiglio che prometteva un rimprovero,

"Ha ancora la lancia!" Kara si voltò verso Winn, le mani sui fianchi.

"Sì... Quindi, Mon El potrebbe aver bisogno di punti." Sottolineò Winn. “ Mon El . Di Daxam. So che non è ai livelli kryptoniani di invulnerabilità, ma è comunque piuttosto duro. Non avevo intenzione di rischiare di perdere un dito".

Kara strinse i denti. "Apri la porta."

Winn digitò il codice e la barriera trasparente si aprì.

Kara tese la mano. "Lancia."

Il labbro inferiore tremava, Lizzy si alzò in piedi e si avvicinò a fatica, consegnando a Kara la lancia.

"Biscotti."

Questo fu più difficile, e Lizzy esitò, una singola lacrima scese lungo una guancia coperta di briciole, ma Kara era immobile e alla fine anche il sacchetto ora mezzo vuoto si arrese. Kara consegnò entrambi a Winn e si inginocchiò in modo che lei e Lizzy fossero faccia a faccia.

"Va bene piccola", disse. "Lo vedi questo?" si batté il simbolo sul petto e aspettò il cenno lacrimoso di Lizzy. “Questo è il nostro stemma di famiglia e significa molte cose che sei troppo piccola per apprezzare in questo momento, ma soprattutto significa che aiutiamo le persone. Noi proteggiamo le persone, non facciamo loro del male. So che Mon El ti ha fatto arrabbiare, ma questo non significa che andava bene morderlo. Capisci?"

"'LIzzy cattiva?"

Kara annuì. "Si…Non mordere più nessuno, ok? No, a meno che tu non sia in pericolo, o qualcun altro sia in pericolo".

Lizzy annuì di nuovo, asciugandosi lacrime e briciole di biscotti dalle guance con entrambe le mani. Kara la sollevò e la tenne in equilibrio su un fianco. "Ora, chiedi scusa a Winn."

 "Scusa, Inn", disse con una piccola voce.

Apparentemente era abbastanza per sciogliere il cuore già tenero di Winn. "Va tutto bene, piccola” disse, infilando la lancia sotto un braccio e offrendo un pugno che Lizzy ricambiò, la sua piccola manina sminuita dalla sua. “Sono abbastanza sicuro che tutti noi avremmo voluto mordere Mon El almeno una volta. E hey, le armi possono essere divertenti, ma non le armi aliene ad alta tecnologia avanzate, ok? Quelli sono per la zia Alex, perché è una tosta."

"Tosta?" Lizzy imitò, e Kara sospirò, fissando Winn.

"Non incoraggiarla", lo avvertì. "E se lo ripete davanti a Lena, è colpa tua."

"Hai considerato una tata?" chiese Winn, seguendo Kara nella sala di controllo. “Non che mi dispiaccia dare una mano, ma chiaramente Mon EL e io siamo fuori dalla sua portata qui, e Alex e J'onn si sono dati da fare. In questo momento hanno a che fare con un Branx allo zoo, e prima c'era un Ramien e un Galloron...”

"Ci ho pensato", ammise Kara. "Ma dove troveremo una tata in grado di gestire una bambina mezza kryptoniana con un gusto per il furto, il caos e lo spargimento di sangue e un'irresponsabile dipendenza dai biscotti, che mi stanca in una buona giornata?"

Winn scrollò le spalle. "Lena sembra farcela."

"Lena è chiaramente magica", sottolineò Kara. "E ce n'è solo una di lei."

"Vero", ammise Winn, tornando a sedersi sulla sedia e girandosi per affrontare il suo computer. "Ultime notizie, penso che potrei aver capito cosa aizza la nostra popolazione aliena."

Questa almeno, è una buona notizia." Kara si sedette accanto a lui, tenendo saldamente Lizzy.

"Okay, quindi ecco..." Winn tirò su una mappa di National City. "Sono gli otto siti che abbiamo cercato per quelli che pensiamo siano pezzi di un talismano." Indicò gli otto punti luminosi. “Abbiamo un parco, un ristorante, un supermercato, il Museo di Storia Naturale, un negozio di articoli per l'arte, una biblioteca pubblica, una scuola e il National City Zoo. E qui...» Tirò su una seconda mappa. "Sono tutti i siti di attività aliene insolite nell'ultima settimana."

Kara si accigliò, c'erano alcuni punti di sovrapposizione ma "non combaciano..."

"No", concordò Winn. "Ma se incroci la seconda mappa con tutti i parchi, i ristoranti, i supermercati e così via a National City..." Fece clic su alcuni pulsanti e aprì una terza mappa.

"Oh!" Kara capì immediatamente a cosa stava puntando.

"Infatti, NO?" Winn era chiaramente soddisfatto di se stesso. “Non sanno dove esattamente, ma in qualche modo loro sanno di questa cosa . Non chiedetemi come, non ne ho idea, ma sicuramente nonsiamo gli unici interessati a trovare questa cosa”.     

"Il che significa che dobbiamo trovarlo prima", disse Kara. "Se questo è davvero il Talismano di Mxyzptlk, non possiamo permettere a nessun altro di metterci le mani sopra".

"Esatto."

«Va bene, ma abbiamo già cercato in tutti questi posti. E non abbiamo trovato nulla. Quindi, a meno che tu non abbia qualche nuova idea...”

Beh ..." Winn sembrava sia compiaciuto che sfuggente. “ Potrei avere qualcosa. Ma non ti piacerà...”

*****

"Non posso credere che tu abbia acconsentito a questo."

"È solo una cena", disse Lena, seguendo Kara nel piccolo ristorante di famiglia, con Lizzy aggrappata a una delle loro mani. "Se Winn ha ragione, mangiare qui non è più pericoloso di qualsiasi altro ristorante di National City in questo momento, e inoltre..." sorrise compiaciuta e si avvicinò, aggiungendo appena abbastanza forte da far sentire a Kara: "Ho la mia Supergirl personale che mi protegge».

Kara ignorò fermamente il piccolo brivido lungo la schiena suscitato dal tocco del caldo respiro di Lena sull'orecchio, e si aggrappò ai frammenti sgretolati della sua discussione. "E Lizzy?"

Lena alzò gli occhi al cielo. "Per favore. Ha eliminato metà delle comunicazioni del tuo DEO, due agenti addestrati e un Daxamite questo pomeriggio. Nostra figlia starà bene".

Un buon punto, Kara doveva ammetterlo, sebbene fosse ancora mortificata dal comportamento di Lizzy.

"Tavolo per tre?" Una brunetta vivace chiese mentre si avvicinavano al bancone.

"Per favore", disse Lena, ponendo fine alla discussione.

"Avete bisogno di un seggiolone?" Chiese mentre le guidava attraverso la sala da pranzo.

"Solo un seggiolino, andrà bene, grazie."

"Nessun problema!" Le fece accomodare vicino a una finestra lasciando i menu, correndo via e tornando indietro con un seggiolino di plastica per Lizzy. "Posso offrirvi qualcosa da bere?"

"Acqua ghiacciata, per favore", disse Lena, sistemando Lizzy e porgendole una piccola scatola di puzzle di legno per tenerla occupata. "E latte per lei."

"Frappè al cioccolato e fragole", aggiunse Kara, rallegrandosi immensamente mentre guardava il menu. "Con panna montata, codette arcobaleno e una ciliegina sulla torta, per favore!"

Lena sospirò.

"Hey! Le ciliegie sono frutta", sottolineò Kara.  

"Ne aggiungo due", offrì la donna strizzando l'occhio. "E... mi dispiace, ma lei è Lena Luthor, vero?"

Kara poté vedere Lena prepararsi, la sua graziosa, ma gelida, maschera scivolare al suo posto. "Questo è quello che dicono i miei biglietti da visita."

"Oh, wow!" Semmai, il sorriso della ragazza si allargò. “Mi sto specializzando in economia e la mia ragazza in ingegneria. Sei tipo, il nostro idolo!”

Lena sbatté le palpebre, sorpresa per una frazione di secondo, prima che il suo sorriso professionale si riscaldasse in qualcosa di più reale. "E tu sei...?" chiese, tendendo una mano.

"Oh!" la ragazza si destreggiava tra penna e taccuino, liberando una mano per stringere quella di Lena con l'aria di chi ha esaudito un desiderio inaspettato. “Io sono Annie. È un tale onore conoscerla! Abbiamo letto della sua raccolta fondi di gala sul giornale qualche settimana fa, e siamo così entusiaste di vedere qualcuno come lei che cerca di fare la differenza per persone come noi. Emily, quella è la mia ragazza, i suoi genitori l'hanno buttata fuori quando hanno scoperto che era gay, quindi sapere cosa vuoi fare per i giovani LGBTQ+... Sei fantastica!”

“L'onore è mio. Sono solo felice di essere in grado di aiutare.” Lena accettò l'elogio senza problemi, ma Kara poteva vedere che era sinceramente commossa e un po' scossa mentre riprendeva la mano. "Questa è mia moglie, Kara Danvers, e nostra figlia Lizzy", continuò, distogliendo parte dell'attenzione da se stessa con pratica facilità. “Kara è una giornalista della Catco Worldwide Media. Stanno co-organizzando il Gala il prossimo fine settimana”.   

"Piacere!" Agitata, Annie strinse la mano a Kara e offrì a Lizzy un cinque, che lei si degnò di restituire. “È così bello conoscerla! Abbiamo letto tutti i suoi articoli e siamo pro-Alien Amnesty. Più siamo meglio è, giusto? So che ultimamente la gente si è lamentata, con tutti gli... ehm... incidenti, ma ci saranno sicuramente alcuni creatori di guai in ogni gruppo. Non è che gli umani siano perfetti".

"Grazie", disse Kara, riscaldandosi ancora di più con questa ragazza spumeggiante. "Hai ragione... è bello sentirlo."

“I  drink!” All'improvviso Annie sembrò ricordare dov'era e cosa avrebbe dovuto fare. "Torno subito!"

Lena tirò fuori il telefono non appena Annie se ne fu andata, alzando una mano quando Kara le chiese chi stesse chiamando. “Jess? Ciao. Scusa se ti disturbo dopo l'orario di lavoro, ma ho bisogno di due inviti extra riservati per il Gala. Annie ed Emily. Trattamento VIP. Tappeto rosso. Mettici dei buoni per capelli e trucco, e quel negozio di abiti da cerimonia che mi piace giù il 4. Voglio una macchina per prenderle e portarle a casa. Fatti consegnare tutto al Five D's Diner sulla Main Street. Sì, Annie lavora lì. Grazie, Jess!" Riattaccò, chiaramente soddisfatta di se stessa.

"Daranno il tuo nome al loro primogenito", disse Kara con un sorriso, un po' intimorita dalla rapidità e decisione con cui Lena aveva agito.

"Questa è la prima volta che qualcuno è stato entusiasta di incontrare un Luthor da quando Lex è andato in prigione", sottolineò Lena. "Le avrei dato questo ristorante se avessi pensato che lo avrebbe accettato."

Anche io ero entusiasta di conoscerti!" Kara puntualizzò.

"Pensavi che avessi provato a far saltare in aria un'astronave."

"Solo per tipo, cinque minuti."

Lena inarcò un sopracciglio. “Vuoi un ristorante, Kara?”

"Non questo", ammise Kara, guardandosi intorno. “Ora se volessi comprarmi un ristorante cinese …” aggiunse pensierosa.

Lena prese di nuovo il telefono e Kara si affrettò a portarglielo via, ridendo.

“No, no, no! stavo scherzando !»

Lena tenne il telefono tra le mani, un sorriso timido sulle labbra. "E se volessi viziarti?"

Kara si guardò velocemente intorno per vedere se qualcuno stesse guardando, e poi usò un po' di nascosto di super velocità per rubare il telefono troppo velocemente perché Lena la fermasse, tornando al suo posto e posizionandolo saldamente a faccia in giù sul tavolo di fronte a sua. "Niente ristoranti", disse con fermezza. "E niente cellulari durante la cena di famiglia." Apri di nuovo il suo menù. "Se vuoi davvero viziarmi", aggiunse, sentendo un debole rossore macchiarle le guance mentre lo guardava. "Puoi comprarmi questo gelato al cioccolato fondente con triplo cioccolato per dessert."

 Lena fece una smorfia.

“Non giudicarmi”.

"Bene", acconsentì Lena. "Ma stasera mangi almeno una porzione di verdura."

"Cioccolato?" Lizzy alzò lo sguardo dalle manopole e dai cursori sulla sua scatola del puzzle, con un'espressione speranzosa.

 "Anche tu", le disse Lena. 

"E lei non pensava che sarebbe stata una buona madre", borbottò Kara a Lizzy mentre Lena leggeva il menu.

"L'ho sentito."

"Non preoccuparti", aggiunse Kara, ignorandola. “Prenderemo hamburger. Lattuga, cipolle e sottaceti sono verdure”.

"Patatine?" chiese Lizzy.

"E patatine fritte", promise Kara.

Annie tornò con i loro drink prima che Lena potesse protestare, e loro diedero gli ordini, Lizzy aggiunse "'Izzy, patatine per favore ", quando Annie la guardò, con la penna in bilico. Lena chiese un'insalata. Appunto, pensò Kara, ma poi rubò alcune delle patatine fritte di Kara quando arrivarono le loro cene, il che comprometteva in qualche modo la sua posizione.

Lena condivise aggiornamenti su alcuni dei nuovi progetti della L Corp  mentre mangiavano. "Ho pensato di raggiungere la comunità aliena, in realtà", aggiunse. "Non per le armi, ovviamente", disse in fretta, prima che Kara potesse aprire la bocca per obiettare. “Ma... forse se mostrassimo a National City cos'altro potrebbe offrire la tecnologia aliena; carburante verde, un'agricoltura più efficiente e persino attrezzature mediche. Potrei offrire posizioni come consulenti a qualsiasi alieno interessato e dare l'esempio ad altre aziende che potrebbero esitare ad assumere dipendenti alieni, dando a Lcorp un vantaggio su qualsiasi concorrenza che non... cosa?"

La sua bocca era aperta? Kara la chiuse con uno scatto. Lei solo... Lena era... Kara poteva praticamente sentire il suo cuore che cercava di scoppiare.

«Annie aveva ragione», disse. “Tu sei incredibile”.

Fu il turno di Lena di arrossire. Abbassò la testa, gli occhi sulla sua insalata. "Non è molto", obbiettò. «Ma mi piacerebbe riparare un po' del danno che mia madre ha fatto.

 Kara allungò la mano sul tavolo e prese la mano di Lena, intrecciando le loro dita. "È davvero tanto",disse. "Grazie."

Lena alzò lo sguardo quando Kara le tirò la mano, il labbro inferiore incastrato tra i denti e gli occhi verdi pieni di…Kara non sapeva esattamente cosa, ma le fece accelerare il ritmo del cuore e la sua pelle pizzicò dove si toccarono . Era quasi come se... Ma no, Lena non pensava a lei in quel modo. E Kara no... era abbastanza sicura di no... oh Rao ... e se l'avesse fatto? E se Lena l' avesse fatto?

"Lena..." iniziò Kara, non avendo idea di cosa stava per dire, ma incapace di resistere all'impulso di dire qualcosa, ma non ne ebbe la possibilità.

"Come sta andando  qui?" La voce brillante e allegra di Annie interruppe il momento, qualunque cosa fosse.

“Meraviglioso,” la rassicurò immediatamente Lena, ancora un po' arrossata. "Penso che queste due siano pronte per il dessert, però."

Kara si lasciò distrarre dalla prospettiva di cioccolato, fondente e gelato, ma tenne stretta la mano di Lena. C'era qualcosa qui che doveva capire, e presto... prima che trovassero tutti i pezzi del talismano e lei perdesse la sua occasione. Qualcosa le diceva che se avesse lasciato che le cose tornassero com'erano prima, non avrebbe mai saputo cosa fosse.

Non passò molto tempo prima che Annie tornasse con il gelato, uno grande per Kara e una versione più piccola in una ciotolina per Lizzy con un cucchiaio di plastica per bambini.

"Nessun giudizio", le ricordò Kara, e Lena mimò di abbottonarsi le labbra, girandosi invece per lottare con Lizzy in un bavaglino.

Lizzy guardò il suo dessert, e poi quello di Kara, con il labbro inferiore in fuori. Allungò una mano e Kara tirò indietro la sua ciotola fuori dalla sua portata. "Assolutamente no, piccola-"

"Kara, guarda!" Lena la interruppe, gli occhi spalancati.

Kara guardò in basso. Lizzy non stava cercando di rubarle il dolce, stava prendendo il coltello.

Che brillava di blu...

Lo stesso blu delle dita di Lizzy...  

Che stava succedendo?

Lena afferrò la mano di Lizzy e Kara infilò il coltello nella borsetta, interrompendo lo spettacolo di luci blu tremolanti. Entrambe trattennero il respiro, guardandosi rapidamente intorno, ma nessuno sembrava averlo notato.

Sollevati, i loro occhi si incontrarono sul tavolo.

Uno in meno. Sette pezzi da trovare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Si separarono dopo cena, Lena portò Lizzy a letto e Kara volò verso il DEO per consegnare il pezzo a Winn per testarlo e conservarlo finché non fossero riusciti a trovare gli altri sette pezzi del talismano. Rimase per ottenere i risultati, soddisfatta quando confermò che l'energia che stava emettendo era decisamente di quinta dimensione, anche se non aveva idea del perché si stesse manifestando come un coltello da tavola dall'aspetto innocuo.

"Una specie di meccanismo di occultamento?" chiese Kara.

Winn scrollò le spalle. "Forse. O forse non sono affatto pezzi di un talismano che stiamo cercando. Forse queste cose sono state solo contaminate". Sbadigliò, strofinandosi le mani sul viso. Ultimamente tutti stavano facendo il doppio lavoro, oltre a fare da babysitter non programmati, e stavano iniziando a mostrare la stanchezza. "Non saprò altro finché non troveremo gli altri, qualunque cosa essi siano."

«Domani andiamo al supermercato», disse Kara. "Speriamo di trovare il prossimo lì." 

"Sei ancora arrabbiata con me per aver coinvolto Lena e la bambina?"

Kara sospirò e si lasciò cadere sulla sedia accanto a lui, usando la punta dello stivale per girare dolcemente da un lato all'altro. "No." Non lo era, non proprio. "Avevi ragione. Non troverò queste cose da sola, e non so se è solo Lizzy, o tutti e tre, ma quel coltello ha trovato noi, non il contrario. È solo che... non voglio che si facciano male".

"Sì, ho capito." Lui la guardò. “Stai bene, però? Sembri... non sei proprio te stessa."

Ironico. Considerando che la sua vita non era proprio la sua vita, eppure... sembrava più la sua vita che la sua vecchia vita, se questo aveva un senso. "Hai mai..." Kara aggrottò la fronte, preoccupata per un piccolo strappo nel polsino della sua tuta. Stupido uomo-uccello viola. Le sue costole le facevano ancora male.

"Mai cosa?" Winn la incoraggiò.

Ugh... non aveva idea di come chiederlo. "Hai mai..." si fece forza, "hai mai pensato che ti sarebbe piaciuto qualcuno che non avresti pensato che ti sarebbe piaciuto?"

"Umm..." Winn sembrò confuso. “Sì, dovrai dirmi un po' di più. Come chi? Come qualcuno come Siobhan? Perché lei era non il mio tipo.”

Kara tenne per sé la sua opinione su questo. "Non come Siobhan, come... un ragazzo?"

"Oh!" Le sopracciglia di Winn arrivarono quasi fino alla fronte fino all'attaccatura dei capelli. "Eh." Sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia. “Umm... certo, immagino. Voglio dire, penso che la maggior parte di persone ha almeno una persona dello stesso sesso per cui ha una crush. Per me, è, uh...” si interruppe.

Kara fece una smorfia. " Per favore, dimmi che non stai parlando di mio cugino?"

La faccia colpevole di Winn diceva tutto.

"Rao", Kara gettò indietro la testa sopra la sedia. “Non avevo bisogno di saperlo.”

"Hai chiesto!"

"Colpevole", ammise Kara, il naso ancora arricciato per il disgusto"Quindi questo ti rende bisessuale, allora?" lei chiese.

"Non credo", disse Winn. “Voglio dire, credo, tecnicamente. Ma se lo guardiamo come uno spettro, direi che sono al 95% per le ragazze, e forse al 5% per i ragazzi davvero sexy e molto forti che possono volare, o sai, saltare davvero in alto.

“Anche Mon El !? Winn! Per favore!”

Sei tu quella che è andata a letto con lui!" Winn fece notare, ferito.

"Non ricordarmelo." Kara brontolò. Non ne aveva ancora parlato con Mon El... non che lo volesse, ma probabilmente avrebbe dovuto assicurarsi che lui sapesse esattamente com'era finita. Una cosa alla volta. "Quindi... stai dicendo che essere attratto da una persona non significa che devi riesaminare completamente la tua sessualità?"

Winn scrollò le spalle. "Non credo. Però, penso che dipenda...”

"Da cosa?"

“È solo una fantasia? O una cosa seria?"

“In che senso...?"

"Hai voglia di Uscire con lei, incontrare i genitori, affittare una barca", si fermò, guardandola di sbieco, "... crescere insieme una bambina magica mentre fingete di non essere innamorate l’una dell'altra..."

 Scrollò le spalle quando lei lo guardò a bocca aperta. "Solo un pensiero."

"Winn !"

Kara " , imitò. “Dai, è così palese.”

"Non sono innamorata.", mormorò Kara.

Winn sbuffò.

Kara si lasciò andare, lasciando cadere la testa tra le mani con un sospiro, "E se lo fossi?"

"Cosa?"

Alzò la testa per guardarlo male. “ Innamorata! Winn. "

 "Oh." Winn sembrava sorpreso, come se non si aspettasse questa confessione così aperta. "Immagino che dipenda da te."

"Come?"

"Bene", Winn girò la sua sedia per avvicinarsi a quella di Kara, prendendole le mani, e guardandola molto seriamente. “Devi guardarti dentro e chiederti...” Si sporse in avanti, la sincerità su tutto il viso. "Ti piace o non ti piace? Ti piace ." Mantenne una faccia seria per tutto il tempo, scoppiando in una risatina subito dopo.

Kara tirò via le mani, afferrò una delle action figure dalla scrivania e gliela lanciò.

Delicatamente.

"Non so nemmeno perché te l'ho chiesto!"

Winn rise solo più forte, quasi piegandosi sulla sedia. Kara incrociò le braccia e aspettò finché lui riprese fiato.

“Perché,” ansimò. "Non oso immaginare cosa penserà Alex, e riesci a immaginare la faccia di James ?"

Kara doveva dargli ragione. A malincuore.

"Sì bene. Probabilmente non importa comunque.” Prese a calci pigramente la scrivania. “Lei non pensa a me in quel modo.”

Winn quasi si strozzò per un'altra ondata di risate, tornando serio solo quando Kara si lasciò cadere più in basso nella sua sedia. "Sul serio?" ansimò. "Oh, dai , non puoi essere cosi cieca..."

Lei scrollò le spalle.

“Kara...” Scomparsa ogni traccia di umorismo, Winn si limitò a scuotere la testa. “Prendilo da qualcuno che sa com'è essere innamorato di te. Quella ragazza è cotta".

Si sbagliava.

Kara era abbastanza sicura che si sbagliasse.

Probabilmente si sbagliava...

Ma, e se non si sbagliava?

Kara mise da parte quella domanda per dopo. Era ora di andare a cercare Mon El. Avevano bisogno di parlare.

Secondo Winn non stava lavorando quella sera, ma probabilmente era ancora al bar, quindi provò prima lì, scambiando il mantello con pantaloni color cachi e un maglione e attorcigliandosi i capelli in una coda. Era abbastanza sicura che la maggior parte della clientela di M'gann sapesse già chi fosse, ma per ogni evenienza...

Winn aveva ragione e trovò Mon El seduto a un tavolo in un angolo con un bicchiere pieno e un mazzo di carte.

"Solitario?" Chiese, scivolando nella sedia di fronte a lui.

"Winn mi ha insegnato i giochi della Terra", disse, mettendo un sei su un sette. "Mi piace di più il poker, ma a quanto pare non posso giocare senza denaro."

"Giusto..." Kara si interruppe, non proprio sicura di come portare questa conversazione dai giochi di carte allo stato della loro relazione.

Mon El finì il mazzo e lo girò, guardando in alto invece di pescare un'altra carta. "Perché sei qui, Kara?"  

Funzionò. "Volevo parlarti."

Sbuffò. “Sì, finalmente. C'è motivo per cui hai aspettato così a lungo?"

"Non ero sicura di cosa dire", ammise Kara, "e non ho avuto molto tempo".

"Esatto", disse. “Ora hai la tua grande famiglia felice. Che ti importa?"

"Non farlo." Kara lasciò che un po' di acciaio si insinuasse nella sua voce. "Potresti non essere un eroe, o anche solo per metà decente per la maggior parte del tempo, ma so che non sei un completo idiota, quindi smettila di comportarti come tale."

Mon El sogghignò, ma era debole e Kara sentiva che era diretto più a se stesso che a lei. "Se ne sei così sicura, perché hai desiderato lei e non me ?"

"Non ho desiderato nessuno ", disse Kara. "Almeno non che io possa ricordare, ma se l'avessi fatto?" Lei scosse la testa. “Sto crescendo una bambina ora Non posso uscire con te adesso e in generale credo di non poterlo fare anche quando tutto tornerá alla normalità. Sei un ottimo amico e non voglio perderti ma non provo quello che dovrei provare per te..."

"Abbastanza giusto" disse, la sua espressione neutra mentre chiudeva la mano intorno alla carta successiva, accartocciandola in una palla e appoggiando il pugno sul tavolo. "È tutto?"

"No." Kara allungò la mano e coprì la sua con la sua. "Mi dispiace" disse, sperando che lui capisse, solo per questa volta. “Non voglio ferirti. Non avrei mai dovuto far credere a nessuno di noi che potesse funzionare. Ero sola e spaventata. Mi mancava il mio pianeta e la mia gente, e tu eri l'unico ad avere idea di come mi sentivo. Ti ho visto come un'opportunità per compiere la missione di mia Madre per me, e ho cercato così tanto di trasformarti in qualcosa che non sei solo così non dovevo più essere sola. Non era giusto. Non per te, e non per me.

“Potresti essere molto di più di questo Mon El, meriti una persona che ti ami. Una persona reale.”

"Vero...?" Mon El sbuffò. «Quella bambina non è reale, e nemmeno il tuo cosiddetto matrimonio. Cosa stai facendo esattamente con loro ?"

Kara rifiutò di abboccare. “È meglio che io vada.”, disse girandosi. "Addio, Mon El."

Lui accettò le sue parole con uno scatto del mento, aprendo il pugno e lisciando la carta da gioco sul tavolo.

Kara lo lasciò lì e si diresse a casa, balzando di nuovo nel cielo e lasciando che l'ondata del vento le spazzasse via dalla mente la spiacevolezza della conversazione. Si sentiva più leggera, purificata e finalmente pronta ad essere onesta con se stessa.

La luce della camera da letto era ancora accesa quando atterrò sul balcone.

La luce della loro camera da letto.

Mia moglie , aveva detto Lena. Avrebbe potuto semplicemente presentare Kara per nome. Se Annie idolatrava Lena Luthor come icona della comunità gay oltre che come amministratore delegato, allora sapeva già chi era Kara Danvers, ma Lena aveva detto mia moglie.

Probabilmente non significava nulla per Lena, ma solo a pensarci adesso il cuore di Kara batteva più forte e il suo stomaco si piegava come se stesse ancora volando. Era così completamente e totalmente sballata.

Ma questo non significava che Winn avesse ragione.

Su di lei , sì.

Ma non su Lena.

"Kara?" Lena alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo a letto quando Kara aprì la porta, con la punta delle dita che scorreva automaticamente lungo la pagina per tenersi al suo posto mentre piegava la copertina. "Cosa ha detto Winn?" chiese lei, mettendosi a sedere e incrociando le gambe sotto le coperte.

Oh Winn aveva detto molto. La maggior parte delle cose Kara non aveva intenzione di ripeterle. Non ancora comunque... non finché non fosse stata sicura. "È della quinta dimensione", confermò Kara, una mano ancora sulla maniglia. Aveva un po' paura di entrare nel cerchio di luce proiettato dalla lampada da comodino di Lena. Come se Lena potesse essere in grado di leggere i pensieri sul suo viso con la stessa facilità con cui leggeva il libro tra le mani. "Ne saprà di più una volta che li avremo tutti."

"Va bene, davvero?" Lena infilò un segnalibro nel suo romanzo e lo posò sul comodino. "Siamo sulla strada giusta?"

Kara annuì. "Winn la pensa così."

Lena si accigliò, corrugando la fronte quando Kara continuò a indugiare sulla soglia. “Stai bene? È successo qualcosa?"

 .

"No", mentì Kara, entrando con riluttanza nella stanza e chiudendo la porta dietro di sé. Fingendo uno sbadiglio, si diresse verso la suite. "Sono solo stanca."

Lena non sembrò convinta, ma lasciò perdere, e Kara indugiò con la sua routine notturna, sperando a metà che Lena si sarebbe addormentata per il momento in cui sarebbe dovuta andare a letto, ma senza tanta fortuna.

“Che cosa hai lì ?” chiese Lena bruscamente quando Kara emerse.

" cosa?" Kara era sinceramente confusa finché non seguì lo sguardo di Lena fino al centro, dove la maglietta che aveva afferrato nella fretta di entrare in bagno, non copriva del tutto le bende che Alex aveva insistito per mettere sopra i segni degli artigli. "Oh", disse, tirando l'orlo sul nastro e sulla garza. "Non è niente... solo un graffio."

“Non dovresti avere graffi,” Lena obiettò, scivolando dal letto per togliere il braccio di Kara dalla benda. Si sistemò sul bordo del letto, tirando Kara a stare in piedi goffamente tra le sue ginocchia, così da poter spingere via il tessuto. "C'è sangue ."

"Sangue secco", protestò Kara, cercando di divincolarsi dalle mani di Lena sulla sua pelle. "È quasi guarito, davvero."

Lena la ignorò, togliendo il nastro. “Allora questo dovrebbe essere cambiato. cChe è successo? Pensavo fossi invulnerabile.»

Quasi invulnerabile", chiarì Kara, arrendendosi e sollevando il bordo della camicia come indicato in modo che Lena potesse sollevare la garza e ispezionare le sue ferite. “Ci sono alcuni alieni che possono farmi del male, anche se immagino sia strano che ne siano comparsi così tanti ultimamente, e ci sono anche alcuni elementi non terrestri. Oh, e non posso essere bruciata, ma posso essere fulminata", continuò Kara, sperando che se avesse continuato a parlare avrebbe potuto fingere di non notare il modo in cui la leggera ruvidità delle punte delle dita di Lena indugiava sui bordi dei suoi segni di artigli . "Se la tensione è abbastanza alta potrebbe uccidermi-"

“E io che pensavo avessi un solo punto debole…” interruppe Lena, tirando via l'ultima fasciatura. Il suo tono era leggero, ma c'era genuina preoccupazione sotto le prese in giro.

"Oh, no", balbettò Kara, resistendo all'impulso di aggiungere alla lista una bella donna con gli occhi verdi che la guardava attraverso le ciglia in quel modo . "Ne ho un sacco ".

“Hmm…” Lena spinse leggermente Kara indietro, alzandosi e portando le vecchie bende in bagno per buttarle via. Frugò brevemente negli armadietti prima di tornare con un kit di pronto soccorso. "Sei sicura di poter affidare tutti i tuoi segreti a una Luthor?" chiese, inclinando ironicamente il bordo delle sue labbra mentre si sedeva di nuovo, invitando Kara a trovare l'umorismo nella situazione.

Non tutti i suoi segreti... "Mi fido di te", disse Kara, rispondendo alla giocosità di Lena con serietà. Sostenne lo sguardo quando Lena la tirò indietro, le mani che le tenevano i fianchi, girandola leggermente, in modo che potesse pulire accuratamente e poi spalmare la crema antisettica sui graffi semiguariti.

Non ne aveva bisogno. Non c'erano batteri su questo pianeta che potessero infettarla finché avesse i suoi poteri, ma lasciò che Lena lo facesse comunque. Lasciò anche che la medicasse. La lasciò sbrogliare l'orlo della sua camicia dalle dita e tirarla di nuovo al suo posto, e poi lasciò che la spingesse a letto, trascinandosi all'indietro sulle coperte e attirando Kara dietro di sé.

Lasciò che Lena la rimboccasse, e non disse nulla quando Lena si rannicchiò vicino a lei, senza toccarla del tutto, tranne per una mano che posò dolcemente nell'incavo tra il fianco di Kara e le sue costole, le lunghe dita stese in modo protettivo sulle bende nascoste .

"Grazie", disse Lena con calma, una volta che si furono sistemate. Anche se non capì se il ringraziamento fosse per la sua collaborazione, o per la sua fiducia.

Forse era per entrambe le cose.

*****

 Lena aveva bisogno di due tazze di caffè la mattina dopo.

Non era solo il sonno perso, anche se non erano rimaste molte ore della notte quando Kara era tornata a casa. Fu anche l'inaspettato promemoria che Kara poteva essere un supereroe quasi indistruttibile, ma era anche mortale.

Lena lo sapeva, sapeva che le ferite erano state superficiali. Non era questo il punto. Kara era stata ferita, e Lena, molto silenziosamente e con molta calma, era andata fuori di testa. Era grata che Kara l'avesse assecondata, perché non era sicura di come l'avrebbe gestita se non l'avesse fatto.

E poi... Lena ormai era così abituata a svegliarsi rannicchiata insieme a lei, che non ci aveva pensato davvero quando erano andati a dormire, ma a quanto pare quello era stato una specie di segnale per il suo subconscio, perché si era svegliata rannicchiata così stretta contro la schiena di Kara che poteva sentire il suo respiro, una coscia infilata tra le sue, una spalla nuda sotto la bocca dove la maglietta di Kara era scivolata di lato, e la mano che era stata sulla vita di Kara era fino sul suo cuore. Aveva sentito il battito costante sotto il palmo della mano accelerare improvvisamente quando Kara si era svegliata. Con la sua maglietta sollevata e il ginocchio di Lena dov'era... Era facilmente la posizione più suggestiva in cui si fossero trovate da quella mattina.

Aveva cercato di allontanarsi, ma Kara aveva preso la mano contro il suo petto e l'aveva premuta, lasciando che Lena sentisse il modo in cui il suo cuore batteva forte.

Stava solo cercando di dire a Lena che andava bene, ovviamente , facendole sapere che non doveva sentirsi a disagio o scappare. Tuttavia, per un momento era sembrato qualcosa di più... ma c'era una bambina che implorava la loro presenza, e un talismano da trovare, e la sveglia di Lena stava suonando, e nella corsa per prepararsi a partire, si convinse che aveva  immaginato tutto.

Almeno era sabato, e poteva lasciare a casa i tacchi e le gonne attillate, scegliendo invece jeans perfettamente tagliati, ma comodi e una giacca corta sopra una camicia di seta e scarpe basse.

Quando arrivarono al supermercato, Lena si sentì quasi normale, anche se l'occasionale sguardo di traverso che aveva colto da Kara, suggeriva che non aveva finto molto bene fino a quel momento.

Lizzy era... Lizzy. Il che significava che una volta entrati nel negozio, Lena non avrebbe potuto staccare gli occhi da lei per un secondo. O Kara se è per questo. Avevano iniziato con due carrelli, ma Lena mise rapidamente delle condizioni al secondo quando era diventato chiaro che loro due, Kara e Lizzy, l'avrebbero riempito interamente di cibo spazzatura.

"Ho bisogno di calorie, Lena!" Kara fece il broncio, quando Lena le fece rimettere a posto metà delle crostate.

"Almeno mangia la frutta vera invece della sostanza appiccicosa al gusto di frutta".

Kara sospirò. "Non capisci, è la parte migliore!"

"Pensavo fosse la crosta."

"Anche quella."

"Dov'è Lizzy?" chiese Lena guardandosi intorno. Distratta dal labbro inferiore di Kara, aveva lasciato vacillare la sua attenzione, e ora, dove la loro figlia si era fermata solo pochi secondi prima, non c'era nient'altro che un paio di scarpe scartate.

"Ho questo..." Kara si fece scivolare discretamente gli occhiali sul naso, scrutando velocemente il supermercato. "Campioni gratuiti", disse, aprendo la strada.

Trovarono i calzini di Lizzy alla fine del corridoio, e la bambina stessa in punta di piedi a uno dei tavoli dei campioni gratuiti, usando la sua versione leggermente ridotta del broncio stile Danvers per ottenere un secondo, o forse terzo , assaggio. Kara raccolse Lizzy con una mano e afferrò lo stuzzicadenti con un quadratino di qualcosa che sembrava una torta di formaggio, nell'altra.

"Mi dispiace se la stava disturbando", disse, rivolgendo alla donna di mezza età dietro il tavolo il suo sorriso più solare. “Stiamo ancora scoprendo l'intera faccenda dello shopping di famiglia.”

“Oh no, per niente! La donna si affrettò a rassicurarla. “Era così educata! Tutto le piace, e ha ringraziato per tutto. Ed è così adorabile! È tua?" Aggiunse, guardando tra Kara e Lena.

Naturalmente , pensò Lena. Insegna alla bambina a dire per favore e grazie e lei lo usa per truffare le commesse ben intenzionate.

"Colpevole", ammise Kara, inclusa Lena nel suo sorriso sempre più ampio. “Ha il fascino della sua mamma, ma…” Staccò il quadratino di cheesecake dallo stuzzicadenti, leccando una briciola dall'angolo della bocca. “Ha chiaramente avuto il mio gusto per i dolci. Questo è incredibile".

"Oh grazie." La donna era raggiante. "Ecco, prendine un altro!"

Oh per l'amore di...

In qualche modo anche Lizzy finì con un altro, e poi l'intera fila di venditori si precipitò da sola per dar loro da mangiare, passando per  Lizzy, che in realtà stava facendo la timida, e tutti si complimentarono con Kara e Lena per la loro bella famiglia .  

"Siete entrambe spudorate", sussurrò Lena all'orecchio di Kara durante un leggero calo dell'attenzione. Si era immaginata il leggero brivido che correva lungo la schiena di Kara alle sue parole? Era per la loro vicinanza?

Invece di saltare via come si aspettava Lena, Kara si appoggiò all'indietro e inclinò la testa, le sue labbra sfiorarono appena l'angolo della mascella di Lena mentre mormorava scherzosamente: "Uh-huh, lo so che ci ami".

Questa volta fu il turno di Lena di tirarsi indietro, sentendo le sue guance scaldarsi mentre Kara si girava di scatto, il suo sorriso che diventava birichino, anche se Lena pensava di vedere anche lì una traccia di nervosismo. Kara... stava flirtando con lei?

A che scopo?

"Mammina!" Data l'instabilità del momento, avere Lizzy che si schiantò contro le sue gambe fece quasi cadere Lena. "Vieni, per favore!" Tirò la mano di Lena, trascinandola di nuovo all'altra estremità del corridoio e dei suoi nuovi amici. Kara rise, prendendo l'altra mano di Lizzy come se fosse tutto normale, e diede a Lena solo uno sguardo leggermente timido, prima di concentrarsi di nuovo sulla loro bambina.

Lena si lasciò trasportare per incontrare tutti i commessi e anche per provare qualche campione, anche se  la maggior parte dei suoi li consegnò a Kara, solo per vederla stuzzicarli dagli stuzzicadenti con evidente divertimento, facendo abbastanza spettacolo a riguardo che Lena era quasi sicura che fosse intenzionale.

Si era fatto tardi dunque Kara dopo aver caricato il carrello con i campioni preferiti decise che poteva bastare. Lizzy, ora sazia di  idolcetti e attenzioni, teneva la mano di Lena con il tranquillità.

Kara stava discutendo sugli ultimi dolci, e Lena stava cercando di non ridere di quanto fosse seria al riguardo, quando sentì un leggero strattone sulla sua mano. Senza pensare, si tirò indietro guardando il bambino davanti i a sè, e Lizzy sospirò e si appoggiò alla sua gamba.

"Hey signora ?"

"Sì?" Lena distolse lo sguardo da Kara, sicura che nell'istante in cui le avesse voltato le spalle il carrello sarebbe stato pieno del cibo disgustoso, e si concentrò nuovamente su un bambino di circa dieci anni, che sembrava un po' spaventato.

"Le mani di sua figlia brillano."

 "Che cosa? Oh!" Lena lasciò andare la mano di Lizzy e fece un passo indietro, guardando per vedere dove sarebbe andata.

Lizzy si diresse dritta attraverso il corridoio e si allungò il più possibile per tirare giù una scatola di Maccheroni e Formaggio che iniziò a brillare con la stessa luce delle sue mani non appena arrivò a pochi centimetri da essa.

"È strano", disse il bambino, sembrando piuttosto impressionato. "Lei è un'aliena?"

 "Esperimento scientifico", offrì Kara, prendendo la scatola e porgendo Lizzy a Lena. "Segretissimo."

"Veramente?"

"Sì."

"Forte!" Si allontanò di nuovo, la curiosità soddisfatta.

Kara guardò Lena. "Sarà meglio che lo dia a Winn..."

"Vai", disse Lena. "E Kara?"

"Sì?"

"Non compreremo otto lattine di spaghetti".

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Lena non si era mai considerata il tipo di persona che attendeva con ansia il fine settimana. Amava il suo lavoro. La Lcorp non era solo un lavoro, era una famiglia; l'unico membro rimasto della sua famiglia che aveva qualche speranza di riscattare. Ma c'era qualcosa di speciale nella domenica mattina. La domenica mattina era per svegliarsi alla luce alta del sole invece che con una sveglia, tè invece del caffè, e le pagine fresche e fresche di un vero giornale sotto le dita invece del solito scorrere frettoloso attraverso i titoli più recenti sul suo telefono.

Questa domenica mattina era ancora più diversa. Laddove le altre domeniche mattina erano state solo per Lena, questa domenica mattina riguardava Lena e Kara, e forse un po' su un dialogo per entrambe dolente...quando Lena si svegliò vicino a lei non c'era nessuno lì.

Era sola.

Eventuali dubbi, tristezza e l’ansia persistente che tutto fosse tornato alla normalità investì Lena  dimostrando quanto poco volesse in realtà la sua vecchia vita indietro. 

Furono più o meno i peggiori trenta secondi della sua vita.

Era più o meno quanto tempo le ci volle per rendersi conto che stava reagendo in modo eccessivo. Niente era cambiato. Era ancora nel loro letto, nella loro camera da letto, nel loro appartamento. Il bicchiere d'acqua mezzo vuoto che Kara aveva lasciato sul comodino la scorsa notte era ancora lì, e quando Lena si mise a sedere vide il pigiama di Kara appeso al lato del cesto della biancheria. L'unica cosa che mancava era Kara.

Ok ...Lena fece un respiro profondo, dicendo al suo cuore che batteva freneticamente di calmarsi , tutto andava bene. Questo era... solo qualcosa che non avrebbe voluto realizzare di se stessa oggi. Sapeva naturalmente, quasi dal primo giorno, che rinunciare a tutto questo avrebbe fatto male, ma non aveva mai veramente dubitato che fosse la cosa giusta da fare, o messo in dubbio la sua capacità di tornare a vivere la sua vita normale. Si era promessa mi non affezionarsi a questa vita e invece…

 

Quando il battito del cuore nelle sue orecchie svanì, si accorse di altri suoni che filtravano attraverso le pareti dell'appartamento; La risatina acuta di Lizzy, e la voce calda e luminosa di Kara.

Come una falena attratta dalla luce, Lena non poteva resistere alla loro luce, e per questo le odiava un po', non quanto odiava se stessa.

"Buon giorno!" Kara chiamò dalla cucina quando Lena fece il suo ingresso, ancora vestita da notte, anche se aveva impiegato cinque minuti per lavarsi il viso e lavarsi i denti e sistemarsi i capelli. Crisi personale o non crisi personale, aveva degli standard.   

"Stavo per venire a svegliarti", aggiunse Kara, sorridendo sulla gigantesca ciotola di ceramica che stava mescolando. Sembrava che fosse in piedi da ore; brillante e frizzante in un semplice vestitino con cintura, azzurro pallido e i capelli raccolti in un'elaborata corona di trecce. C'era una macchia di quella che sembrava una pastella per pancake sul suo naso e altro sul ponte degli occhiali. Posò la ciotola sul ripiano accanto al fornello e iniziò a versarla in una padella sfrigolante. “I tuoi pancake saranno pronti in circa cinque minuti, il frigorifero è pronto, ho messo il passeggino e la borsa dei pannolini di Lizzy vicino alla porta d'ingresso, e lei ha già la sua crema solare. Non ho idea se i mezzi kryptoniani possanoessere scottati dal sole, ma non voglio davvero provarlo. Alex e Maggie ci aspettano lì, anche James, ma Winn ha bisogno di un passaggio, quindi ho detto che lo saremmo andati a prendere durante il viaggio.” Lasciando cuocere il pancake, prese un piatto con un pancake già tagliato e pieno di sciroppo, e lo mise davanti a Lizzy nel suo seggiolino a tavola.

“Patatine dolci!” esclamò Lizzy e si tuffò, lanciando a malapena uno sguardo a Lena in presenza di cibo. Specificamente alimenti contenenti gocce di cioccolato. Per cui Lena avrebbe fatto la predica a Kara più tardi, ma proprio ora...

"Dove stiamo andando esattamente?" chiese Lena. Ricordava che Kara aveva detto qualcosa sull'inseguimento di un altro pezzo di talismano oggi, ma onestamente, era mezza addormentata quando Kara era arrivata dopo aver aiutato in tarda notte la detective Sawyer, e la maggior parte di ciò che ricordava erano le doppie raffiche d'aria e l'entusiasmo mentre Kara raccontava la sua routine notturna prima di crollare accanto a lei nel letto.

"Lo zoo!" Kara sorrise. "Winn pensa che ci vorrà più tempo per cercare, quindi ha senso affrontarlo durante il fine settimana, e ne stavo parlando a Maggie, e lei ha pensato che sarebbe un bellissimo doppio appuntamento - lei è ancora incerta sul cambiamento della realtà... e poi non volevo che Winn e James si sentissero esclusi, quindi... uh...” Il suo sorriso si fece imbarazzato. “Io, um... ho invitato tutti? Caffè?"

"Per favore." Lena si sedette al tavolo, accettando la tazza che Kara le offrì con gratitudine. Si prese un momento solo per inspirarlo prima di prendere il suo primo sorso, accogliendo con favore la dose amara di caffeina sulla sua lingua. Il tè non le sarebbe servito quella domenica mattina in particolare.

Aveva immaginato una giornata differente, più tranquilla. Un momento per parlare con Kara…

"Patatine, mamma?" si offrì Lizzy, porgendo la sua forchetta appiccicosa con un pezzo di frittella dall'aspetto schiacciato infilzato sui denti.

"La mamma mangia la colazione da sola", disse Kara con fermezza, reindirizzando la forchetta di Lizzy al suo piatto. “Mangia il tuo. Ho tagliato anche alcune delle fragole che abbiamo comprato ieri", aggiunse rivolgendosi a Lena. "Hai fame ora o preferisci prepararti prima?"

Indossava persino un grembiule. Con le parole Super moglie stampate sul petto in un'elaborata scrittura rosa. 

Lena si sentì quasi soffocare in quel momento.

Kara interpetrò male la sua espressione, abbassò lo sguardo, l'eccitazione fu sostituita dalla preoccupazione. “Credo che avrei dovuto chiedere a te prima..Non ti va? Chiamo tutti? Posso annullare...” si voltò e prese il telefono sul bancone.

Perché doveva essere così…così dolce e premurosa.

Lena stava maledicendo se stessa in quel momento.

“No,” Lena afferrò i lacci del suo grembiule, tirandola indietro. "Va bene. È solo che... non ho dormito bene», mentì. "Mi dispiace, mi piacerebbe andare allo zoo con tutti."

"Veramente?" Kara si lasciò trascinare indietro.

"Davvero", le assicurò Lena, e la cosa terribile fu che quella parte era vera. "Bel grembiule",aggiunse.

 “Il tuo dice Moglie super attraente. Devo ancora parlarne con Winn. È stata sua l’idea.”

Lena sbuffò e lasciò cadere la fronte contro la pancia di Kara per nascondere il suo rossore, tirandola più vicino con un braccio intorno ai suoi fianchi e le dita ancora aggrovigliate nei lacci del grembiule. "Hai degli amici terribili."

"Ho degli amici fantastici", la corresse Kara. "Sei sicura di stare bene?"

“Ne sono sicura,” disse Lena, il respiro un po' mozzato alla seconda parola, quando sentì il timido sfiorare delle dita di Kara tra i suoi capelli.

"Perché possiamo parlarne..." Il tocco di Kara divenne più sicuro quando Lena non si oppose, correndo dalle tempie, sopra le orecchie e giù per la nuca.

"Faresti meglio a non mettermi la pastella dei pancake nei capelli", minacciò Lena, perché alzarsi e baciare Kara non era un'opzione possibile.

“Ehm...”

“ Kara!”

"Solo un po?"

Lena sospirò, lasciandola andare con riluttanza e mettendosi a sedere. Resistette all'impulso di piagnucolare quando le mani di Kara le lasciarono i capelli. "Avevo comunque bisogno di una doccia." Una doccia fredda, aggiunse silenziosamente .

"Meglio che vai allora." Era solo l'immaginazione di Lena, o Kara sembrava un po' senza fiato mentre faceva un passo indietro, offrendole una mano per aiutarla ad alzarsi.

Lena la prese, se non altro per l'ulteriore tortura di sentire la mano di Kara nella sua, e per il minimo accenno di forza sovrumana nel dolce strattone che ci volle per rimetterla in piedi. Ovviamente Kara non si allontanò e finirono  per essere troppo vicine l'una all'altra.

“La tua doccia,” le ricordò Kara, quando si erano fissate un po' troppo a lungo per essere considerate strettamente amichevoli.

"La tua mano", ribatté Lena.

"Oh," Kara la lasciò, arrossendo leggermente e quasi inciampando nell'altra sedia mentre si ritirava verso la cucina. “Scusa, solo...”

"Dovresti salvare il tuo pancake in fiamme?"

"Il Mio...?" L'odore di pastella carbonizzata li raggiunse pochi secondi prima che il rilevatore di fumo si attivasse. "Oh, no..." si precipitò ai fornelli.

Lizzy si coprì le orecchie con un grido al forte gemito dell'allarme, spalmandosi addosso dello sciroppo d'acero.  

"Nessun respiro congelato sugli elettrodomestici", avvertì Lena a Kara prima che potesse aprire la bocca, raccogliendo Lizzy mentre passava. Avevano entrambi bisogno di una doccia adesso. “Mettilo in lista. E nemmeno volare in casa", aggiunse, quando Kara aveva sfidato la gravità per spegnere il rilevatore di fumo senza il beneficio di uno sgabello.

“Avremo bisogno di altra carta,” borbottò Kara, lasciandosi cadere di nuovo sul pavimento e mettendo la padella rovinata nel lavandino prima di dover diligentemente tirare giù dal frigo l'elenco delle regole di famiglia per fare le aggiunte.

Lena la lasciò fare con un cenno della testa e un sorriso mesto.

Forse le piaceva ancora la domenica mattina, dopotutto.

*****

Lo zoo era caldo, affollato, rumoroso e puzzolente, e Kara lo adorava.

Anche a Lizzy piaceva, se i suoi strilli di gioia e il suo balbettio quasi costante di nomi di animali appena riconoscibili erano qualcosa da seguire. Il passeggino era durato una decina di minuti prima che Kara si arrendesse e la lasciasse camminare. Due ore dopo, Winn stava trasportando il passeggino, e James stava portando Lizzy sulle sue spalle in modo che potesse ancora vedere tutto mentre le sue gambette si riprendevano dalla corsa con cui aveva percorso il primo quarto del parco, precipitandosi da animale ad animale così in fretta che solo Kara era stata in grado di starle dietro.

Aveva un minuscolo cono gelato stretto in un pugno paffuto; attualmente occupava il 95% della sua attenzione, e l'altra mano stringeva saldamente l'orecchio sinistro di James. Kara non era sicura se il suo sussulto di dolore fosse per quello, o per il continuo gocciolare del gelato che si scioglieva sulla sua testa. Ad ogni modo, stava guadagnando seri punti da zio.

"Mi dispiace", disse Kara, tornando indietro per camminare al suo fianco mentre lasciavano le Americhe e prendevano il sentiero successivo diretto alle regioni orientali. Alex e Maggie stavano condividendo storie di guerra nella parte anteriore del gruppo, e Lena e Winn stavano discutendo a fondo sul suo progetto di tecnologia Alien. "Vuoi che la prenda?"

“Va tutto bene,” disse James, asciugandosi il gelato dal sopracciglio. "Mi piacciono i bambini e lei cresce come

te... quando non sta distruggendo tutto ciò che vede."

"Hai parlato con Winn."

"Si e ha parlato di una lancia aliena." James ridacchiò. “Avrei dato tutto per vederla mordere Mon El, però. Ho sentito che ha avuto bisogno di punti. A proposito, cosa sta succedendo tra di voi? Avrei pensato  di vedere  quell’arrogante qui...”

Il primo istinto di Kara fu di rimproverare James per il suo atteggiamento nei confronti di Mon El, ma quando aprì bocca, non uscì nulla. Aveva finito, si rese conto. Aveva finito di difenderlo. Le importava ancora di lui, e credeva ancora che avesse il potenziale per essere una brava persona, ma non aveva più trovato scuse per lui.             

"Non l'ho invitato", ammise Kara. "Potrebbe essere stato un po' strano..." Fece un cenno con la mano a Lena, camminando davanti a loro.

“Ah...” James sembrò troppo curioso per i gusti di Kara. “Come sta andando la situazione ? Ho notato che indossate ancora le fedi nuziali".

Kara pensò di mentire. Era già abbastanza brutto che Winn lo sapesse, e James era... James. Avevano avuto una storia. “E'...” cedette. “In realtà è un po' sorprendente... ma in un modo totalmente strano? Ad esempio, non sono sicura di voler trovare ancora questo talismano, perché poi sarà tutto finito, e io...” si girò l'anello in questione al dito, chiedendosi come si sarebbe sentita quando tutto sarebbe finito, non trovando una risposta piacevole alla fine. "Non credo di essere pronta per la fine."

James si accigliò. "Sai che non puoi lasciare la realtà tutta incasinata, Kara..."

"Lo so!" Kara sospirò, non proprio arrabbiata con James per aver solo sottolineato l'ovvio, ma comunque. Perché doveva essere sempre così pignolo ? Era solo una piccola realtà... solo due anelli e una bambina davvero fantastica. C'erano letteralmente milioni di bambini sul pianeta, cos'era uno in più?

“Mi dispiace,” disse James, e sembrava sincero, anche se un po' triste. "Siete... carine insieme."

"Tu la pensi così?" Kara lasciò che il suo sguardo scivolasse da James a Lena; quasi casual oggi in pantaloni  neri e sandali con una camicetta bianca senza maniche. Aveva aggiunto un paio di occhiali da sole e si era attorcigliata i capelli in una coda alta morbida, invece del suo solito stile più severo. La faceva sembrare più dolce, in qualche modo, e parlare di scienza con Winn... la illuminava dentro.

Come se avesse percepito gli occhi di Kara su di lei, Lena si voltò; catturando lo sguardo di apprezzamento e il sorrisetto di Kara. Kara abbassò la testa, arrossendo, e per poco non inciampò nei suoi stessi piedi.  

"Sì..." James ridacchiò, allungando un braccio per sostenerla prima che cadesse e rompesse il marciapiede. "Davvero."

*****

Lena cercò di rifocalizzarsi  sugli argomenti di Winn per lo sviluppo della tecnologia di autodifesa, e perché era completamente diverso dal creare armi, resistendo al brivido vertiginoso che l'aveva attraversata quando aveva intravisto quello sguardo negli occhi di Kara, ma era difficile non lasciare che la sua attenzione tornasse. Aveva davvero visto quello che pensava di aver visto?

Aveva sospettato che Kara stesse flirtando con lei ieri al supermercato, ma non ci aveva credutodavvero . Kara era etero, giusto? Solo che non l'aveva mai confermato, ora che Lena ci pensava. Potrebbe essersi sbagliata?

La speranza, dopo nessuna speranza, era una cosa forte.

Winn si interruppe, notando chiaramente l'improvvisa mancanza di concentrazione di Lena. Lanciò un'occhiata tra lei e Kara, uno scintillio compiaciuto negli occhi. "Qualcosa ti ha distratto?" chiese. "O dovrei dire, qualcuno ?"

Lena gli passò accanto, fissando davanti a sé. "Non ho idea di cosa stai parlando."

"Certo..." la Raggiunse, saltellando come un  bambino troppo cresciuto. "Ma solo perché tu lo sappia, sono il migliore amico di Kara." Si batté il lato del naso. “Potrei sapere alcune cose.”

Lena vacillò, ma solo per un momento. Non si sarebbe abbassata a spettegolare. Non era così disperata. Non ancora comunque. Anche se Winn stava offrendo ... "Cosa sai?"

"Alcune cose", disse Winn con un sorriso. "Ma diciamo solo che qualcuno ha fatto delle domande piuttosto interessanti l'altro giorno."

Lena lo guardò torva. Certo, attirala e poi non dirle niente. "Non ho idea di cosa significhi."

"Nemmeno lei", Winn inclinò la testa all'indietro verso Kara. "Ma il punto è che lei ha fatto delle domande interessanti."

Pettegolo.

Winn era adorabile ma non sapeva tenersi un cecio in bocca.

"Lei è ... Oh." Lena sbatté le palpebre. Stava dicendo quello che lei pensava che stesse dicendo?

Winn annuì. "Esattamente."

Lena si voltò di nuovo, ma Kara stava aiutando James a togliersi il gelato sciolto dalla testa e non se ne accorse. Rise quando Lizzy si spostò selvaggiamente a destra, allungando la testa per guardare una scimmia in un recinto vicino facendo cadere metà cono su James.

“Argh…” protestò lui, quasi perdendo la presa sui suoi piedi.

"Ne ho abbastanza", disse Kara, strappando il cono mutilato dal pugno di Lizzy e gettandolo in un cestino vicino. Lizzy aprì la bocca per urlare, indignata per l'ingiustizia, ma proprio in quel momento svoltarono l'angolo, il sentiero si allargò in una nuova strada, e Lizzy si dimenticò del suo gelato.

“Gatto…” sussurrò, congelata per un momento sopraffatto, prima che si sforzasse di scendere, quasi dando un calcio in testa a James nella sua eccitazione. “Grande gattino!”

"Tigre", la corresse Kara, allungandosi per sollevarla prima che cadesse, o James perdesse un orecchio o un occhio per le mani che si agitavano. Non appena i piedi di Lizzy toccarono il suolo, lei se ne andò; una piccola striscia tra la folla. Kara sospirò e trotterellò dietro di lei, dicendo a Lena in modo ironico cosa faremo con questa bambina? Facendo sciogliere completamente il cuore di Lena.

 *****

Quando Kara la raggiunse, Lizzy era già incollata al muro trasparente del recinto, il viso rapito dal fascino. “Tigre...” sussurrò, riverente. "Tigre, mamma!" Disse, a voce più alta, indicando i grandi felini

"Lo so, piccola", disse Kara, accucciandosi accanto a lei. “Questi sono Amur, o tigri siberiane. Sono le tigri più grandi della Terra".

"'Grandi Tigri?"

"Giusto." Kara non poté fare a meno di sorridere davanti allo sguardo di assoluta estasi di Lizzy. Ricordò com'era stato il suo primo viaggio allo zoo, quando era venuta sulla terra per la prima volta. Era stata una rivelazione. Gli animali erano stati una rivelazione. Ne erano rimasti così pochi su Krypton...

"Izzy tigre?"

"No."Disse Kara. “Non puoi avere una tigre. Non sono buoni animali domestici".

Come per dimostrare, uno dei maschi più piccoli, probabilmente annoiato, si è avvicinò per infastidire la tigre più grande che in quel momento stava prendendo il sole in cima alla loro caverna. Colpì scherzosamente la faccia della tigre più anziana, facendo un balzo indietro quando i suoi sforzi sfociarono in un ringhio infastidito, uno spettacolo di denti e un pigro colpo, lunghi artigli che raschiavano contro la roccia.

Lungi dall'essere scoraggiata, Lizzy scoprì i denti in un passabile ringhio, piegando le dita e facendo scivolare le unghie lungo il plexiglas.

Le orecchie dritte a questo nuovo contendente, il piccolo maschio li guardò. Lizzy ringhiò di nuovo, e lui saltò su, sobbalzando un po' in piedi come per mettersi in mostra, sbuffando orgoglioso. Lizzy ridacchiò, completamente senza paura, anche quando si fermò proprio dall'altra parte della barriera e si impennò all'indietro, sbattendo le zampe su entrambi i lati.

"Tigre, giù", disse con fermezza, e Kara non era sicura di chi fosse più sorpreso, lei o la tigre, quando lui obbedì all'istante, lasciando cadere le zampe a terra e accucciandosi finché i suoi grandi occhi gialli non furono all'altezza di quelli di Lizzy. “Bella tigre,” lo lodò lei, accarezzando con la mano il plexiglas, come se fosse la sua pelliccia. "'La tigre di Izzy."

La tigre sembrava incline ad essere d'accordo, socchiudendo gli occhi e leccando il lato della barriera sotto la mano di Lizzy.   

“Solo per essere chiari, non mi interessa se quella tigre inizia a brillare di blu. Non la portiamo a casa,” disse Lena, arrivando dietro di loro, ma sembrava più divertita che infastidita. 

Kara le sorrise. "Che ne dici di un gattino?"

"Non credo che un gattino sarebbe abbastanza all'altezza dopo questo", sottolineò Lena, osservando mentre Lizzy camminava lungo la barriera, facendo scorrere la mano contro il vetro di plexi e la sua nuova conquista la seguiva camminando lentamente accanto a lei.

"Potresti avere ragione", concordò Kara, alzandosi. "Quali pensi che siano le nostre possibilità di persuaderla ad andare avanti in questo momento?"

"Ottimisticamente? Inesistenti."

Kara rise. "Il pranzo? Sembra che ci sia una piccola area picnic da quella parte. Potremmo fare un picnic...” si interruppe, guardando accigliata il resto del loro gruppo, ancora ben al di là del recinto delle tigri, rannicchiato in un piccolo cerchio dall'aria sospettosa e, a turno, per dare un'occhiata a Kara e Lena ogni pochi secondi. Kara non poteva esserne sicura senza usare il suo super udito, ma era abbastanza sicura che qualcuno stesse ridacchiando.

"Ora, cosa stanno combinando ?" chiese Lena, facendo eco al pensiero di Kara e spingendosi gli occhiali da sole sui capelli.

"Ho una buona idea...andiamo” borbottò Kara. Winn e James erano sporchi traditori , ecco cosa stavano facendo.

"Hmm..." Lena sembrava pensierosa. «Allora li lasciamo ai loro complotti e vediamo se troviamo qualcosa di commestibile? Possono vedere Lizzy da dove sono, e non credo che andrà da nessuna parte".

"Sì. Andiamo,” Kara decise concretamente, tendendo una mano a Lena in aperta sfida ai sussurri degli ex amici.

Lena sollevò un unico sopracciglio aggraziato, ma prese la mano di Kara, permettendole di intrecciare le loro dita e di trascinarla verso la food court.

*****

Qualunque cosa avessero fatto gli altri, non c'era alcun segno di cospirazione quando Lena e Kara tornarono con cibo per tutti. Rivendicarono una piccola collina erbosa da cui avevano una chiara visuale di Lizzy e della sua tigre, che ancora comunicavano attraverso la barriera e che ormai avevano attirato una piccola folla di spettatori, e stesero le coperte che Kara aveva preparato, sistemandosi a mangiare in relativa armonia.

Non passò molto tempo prima che Lena desiderasse che avessero scelto un posto più ombreggiato. Era sempre stata sensibile al caldo, e il sole pomeridiano splendeva su di loro senza pietà. Kara, ovviamente, era nel suo elemento. Brillava sotto la luce dorata, sembrava solo diventare più luminosa. Lena, al contrario, sentiva il sudore che le colava lungo la nuca, e si muoveva a disagio.

"Stai bene?" chiese Alex, lanciando un'occhiata dalla sua coperta con Maggie. Le due donne erano premute insieme nonostante il caldo, Maggie appoggiata a una roccia e Alex ordinatamente infilata tra le sue gambe. Erano adorabili, il che serviva solo a irritare ulteriormente Lena. Pochi minuti trascorsi a tenere la mano di Kara, abbreviati dal bisogno di destreggiarsi tra denaro e cibo, non erano stati affatto sufficienti. Aveva voglia di sentire la sua pelle.

"Sto bene", disse, alzando gli occhi al sole. "Sta solo diventando un po' caldo."

"Oh, Kara ha un grande trucco per questo!" Disse Alex. "Kara, ricordi... quando eravamo bambini?"

"Ehm... Alex?" Kara alzò lo sguardo dalle sue patatine, gli occhi spalancati. “Potrebbe non essere la cosa migliore...”

"Andiamo", la blandì Alex. "Funziona davvero", disse a Lena. "Ti sentirai meglio in men che non si dica."

Lena guardò tra di loro, sentendo che stava succedendo qualcosa di strano, ma disposta ad accettare qualsiasi cosa che potesse farla sentire meno come se stesse lentamente arrostendo su una fiamma aperta. "Non mi dispiacerebbe..." disse esitante.

"Vedi", Alex gongolò “Lena vuole che tu lo faccia." Si guardò intorno. "E nessuno sta guardando."

Kara guardò brevemente il sole, come se stesse pregando per avere forza, ma si alzò e si avvicinò al lato della coperta di Lena. "Dovrai alzarti in piedi", disse goffamente, e Lena obbedì, andando avanti obbediente quando Kara la tirò un po' più lontano dal sentiero prima di fare un passo indietro. "Chiudi gli occhi e allunga le braccia". 

Ok... era un po' inquietante, ma Lena non si sarebbe tirata indietro adesso. Chiuse gli occhi e allungò le mani su entrambi i lati, la pelle che formicolava quando sentì Kara muoversi dietro di lei. Che cosa era-

La prima boccata d'aria fredda fece sussultare Lena, goccioline di vapore ghiacciate si posarono sulla pelle sulla nuca come piccoli aghi congelati. Ma fu un tale sollievo, Lena inclinò la testa in avanti, tremando non solo per il calo di temperatura quando si rese conto di cosa stava succedendo.

Kara stava usando il respiro congelato su di lei.

Lena capì due cose molto importanti quando il freddo si spostò dal suo collo alla schiena, e attraverso le sue spalle, scorrendo lungo le braccia per arricciarsi intorno alle sue dita dove si condensò in piccole gocce d'acqua, appiccicandosi alla sua pelle come i baci di un inverno tempesta.

Primo, era assolutamente, completamente e irrevocabilmente innamorata di questa donna.

E due, Alex era una fottuta stronza.

Lena quasi gemette quando Kara si voltò di nuovo davanti a lei e le sussurrò qualcosa. Non c'era ritorno da questo. Non c'era letteralmente ritorno da questo. Era finita e non le importava nemmeno.

"Meglio?" chiese di nuovo Kara, la voce roca.

Lena aprì gli occhi con un brivido, gratificata nel vedere che Kara sembrava distrutta quasi quanto lei. "L'hai fatto a tua sorella?" chiese, senza nemmeno preoccuparsi di fingere che fosse qualcosa di fin troppo intimo.

"Ehm... no?" Kara arrossì di nuovo, ma questa volta non distolse lo sguardo. 

 Lena si sfregò le mani, cercando di fermare il loro tremito. "Kara..." iniziò, ma fu interrotta da Winn, che fece scoppiare  la loro piccola bolla.

“Uhm... mi dispiace, ma uno dei guardiani dello zoo ci sta chiedendo se possiamo portare via Lizzy adesso. Quella tigre sta facendo le fusa, e a quanto pare le tigri non possono davvero fare le fusa. Lo rende nervoso".

"Certo, sì..." Con un'ultima occhiata carica, Kara seguì Winn fino al recinto delle tigri, lasciando Lena in uno stato di stordimento che durò il resto della loro visita, attraverso tutti gli altri animali e una rapida deviazione al negozio di articoli da regalo dove Lizzy trovò un giocattolo Zebra luccicante, e poi dopo uno scatto d'ira Kara la rassicurò che non era il pupazzo promesso, e l'ha aiutata a scegliere una tigre di pezza gigante che era il doppio di lei, invece, che ha insistito per portare in macchina.

Kara non aveva evitato esattamente Lena in tutto quel tempo, ma aveva la sensazione di non essere l'unica ad essere un po' scossa. Avrebbe potuto darle tempo... ma prima o poi ne avrebbero parlato. E quando l'avrebbero fatto, Lena si sarebbe assicurata di non essere più interrotte.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Kara si svegliò con la fastidiosa sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante.

Il suo ultimo ricordo semi-cosciente fu quello di  essere tornata a casa ed essere crollata sul divano, Lizzy addormentata tra le sue braccia e Lena che si lasciava cadere accanto a lei; tutti e tre completamente esauste, perché la loro giornata non era finita quando avevano lasciato lo zoo. In primo luogo, Winn aveva invitato tutti a cena al Rainforest Cafe, per poi passare a casa di Alex per un drink e un paio di giochi da tavolo, mentre Lizzy dormiva nel letto gigante di Alex ..

Kara sospettava che Maggie avesse corretto il suo drink con qualcosa di extraterrestre.

Quindi non era esattamente sorpresa, quando aprì gli occhi e non riconobbe immediatamente l'ambiente circostante.

Erano davvero rimaste sul divano ...

Kara non poteva davvero avere un torcicollo, ma se avesse potuto, era abbastanza sicura che ne avrebbe avuto uno terribile proprio adesso. Era supina, piegata in diagonale sul divano, con la testa e le spalle appoggiate sul bracciolo e le gambe che cadevano di lato. I suoi occhiali erano scomparsi, il cardigan era aggrovigliato intorno alle braccia.

A quanto pareva neanche Lena si era ricordata di andare a letto, e ora era distesa sopra Kara, le mani ben nascoste e la guancia appoggiata sul petto di Kara, profondamente addormentata.

Ok, quindi quella parte era carina, più che carina, estremamente distraente in realtà, ma... se loro erano qui, allora dov'era Lizzy?

Avvolgendo un braccio intorno a Lena per impedirle di cadere, Kara si tirò su in modo da potersi guardare intorno.

Oh. Mio. Rao...

Il disastro.

"Mamma!" Lizzy chiamò allegramente dalla sala da pranzo dove era in equilibrio su una sedia in punta di piedi, spostando una ciotola gigante piena di latte e cereali sul tavolo. “Presto!”

Kara era sorpresa di vedere dei cereali nella ciotola... perché il resto era sul tavolo, sulle sedie, sul pavimento... Kara contò almeno tre scatole che erano state tirate fuori e gettate... . Quasi tutti i cassetti e gli armadietti della cucina erano socchiusi; il loro contenuto fuoriusciva e si disperdeva. Il frigorifero era aperto, uno scaffale tirato fuori per metà e le verdure abbandonate sul pavimento. Una pozza di latte che si stava lentamente diffondendo stava invadendo la sala da pranzo, la brocca vuota si era rovesciata su un lato sotto il tavolo.

Piccole pile di libri, sia in cucina che nella sala da pranzo, lasciarono perplessa Kara, finché non si rese conto che la maniglia del frigorifero, la maggior parte degli armadietti e tutti i cassetti, erano tutti fuori dalla normale portata di Lizzy.

Quella piccola ...

Con un'ultima spinta, i cereali di Lizzy erano al sicuro sopra il tavolo, e lei li seguì strisciando, spingendoli più o meno nel mezzo prima di prendere la zuccheriera e ispezionare il coperchio. Le ci volle solo un momento per capire come aprirlo. Prima che Kara potesse dire qualcosa, aveva versato l'intero contenuto sopra i suoi cereali e aveva messo da parte il piatto.

Kara fece una smorfia.

"Lizzy", provò. “Probabilmente non dovresti mangiarlo...”

Lizzy era chiaramente in disaccordo; sogghignando al primo boccone come se non sapesse dannatamente bene in quanti guai si sarebbe cacciata in seguito.

Ugh... da un lato, la morbida e avvolgente Lena, che copriva Kara come una coperta calda  e il debole profumo di gelsomino e lavanda, e qualcos'altro che non riusciva a definire, le toglieva la voglia di alzarsi. Dall'altro... una bambina intenzionalmente distruttiva in imminente pericolo di coma da zucchero autoindotto richiamava la sua attenzione.

Questa poteva effettivamente essere la decisione più difficile che Kara avesse mai preso.   

Ok... era un'eroina, giusto? Aveva trasportato nello spazio una nave prigioniera aliena senza alcuna speranza di tornare, poteva farcela.

"Lena..." Kara scosse dolcemente la spalla dell'altra donna. “Devi alzarti...”

Lena brontolò e cercò di nascondersi più a fondo nel suo petto. "Cinque minuti."

“Non sono sicura che questo appartamento sopravviverà per altri cinque minuti...”

“Non importa,” mormorò Lena contro la spalla di Kara.

“ Le na...”

“Shh...” Lena liberò una mano tra loro e la passò a tentoni sulla bocca di Kara senza aprire gli occhi. "Silenzio."

Kara sospirò contro le sue dita premute. Fort Rozz era stato facile in confronto a questo. “Andiamo,” disse, tirando via la mano di Lena.

"No."

Va bene. Bene. Se poteva sollevare un'astronave...

Ignorando il piccolo squittio di sorpresa e indignazione di Lena, Kara la sollevò e fece un uso flagrante dei suoi poteri per farle stare entrambe in piedi.

Improvvisamente molto sveglia, Lena cercò a tentoni una presa intorno al suo collo. "Kara!"

"Sì, Lena?" chiese innocentemente Kara, facendola cadere quasi a terra. 

 "Cosa stai facendo ?!"

"Alzati, anche tu."

 “Mettimi giù! "

"Va bene." Kara la lasciò andare per una frazione di secondo prima di riprenderla di nuovo, ridacchiando quando Lena strillò, la presa che si stringeva sulle spalle di Kara.

"Mammina?" chiese Lizzy dal tavolo, sembrando preoccupata. "Mamma vola con mamma?"

"No", rispose Lena. "La mamma non vola con la mamma."

"'Izzy vola con le mamm." Si alzò, allungando le braccia paffute, solo per barcollare quando raggiunse il bordo del tavolo.

"Kara..." avvertì Lena. “Se nostra figlia cade di testa mi arrabbio seriamente...”

"Va bene va bene." Kara posò Lena leggermente sul pavimento e si avventò per catturare Lizzy, sollevandola in aria e stringendola al petto per un rapido giro. Stavano ridendo entrambe quando atterrò.

"'Di nuovo!" chiese Lizzy una volta che ebbe le sue risatine sotto controllo. “Su e via!”

"Scusa, piccola", disse Kara, mettendola giù. “Un solo giro. Dobbiamo parlare di questo casino...”

Lena si stava guardando intorno solo ora, socchiudendo gli occhi al caos. "Cosa è successo qui?"

"Uhm, nostra figlia è un genio del male?"

“È malvagia , ” mormorò Lena, incrociando le braccia e fissando Lizzy con uno sguardo di mamma davvero impressionante. "Bene? Cosa hai da dire per questo?"

Il labbro inferiore di Lizzy tremò e lei si premette contro le gambe di Kara. "'Izzy colazione?"

"Per essere onesti", intervenne Kara, afferrando una piccola spalla. “Lei ha preparato la sua prima colazione. È abbastanza buono per una bambina di meno di due anni".

L'angolo della bocca di Lena si contrasse.

"'Izzy scusa?"

Kara avrebbe giurato che quelle erano vere lacrime agli angoli dei suoi occhi. Questa bambina era un ottima attrice.

Il telefono di Kara squillò prima che Lena potesse parlare, la suoneria distintiva un po' attutita da qualche parte all'interno del divano. «Quella è Alex», disse Kara, frugando tra i cuscini finché non lo trovò. "Scusa, è il DEO, devo rispondere... Alex?"

"Kara, dove sei?"

"Casa, perché?" chiese Kara, raddrizzandosi il maglione.

"Dovevi essere qui un'ora fa, va tutto bene?"

"Uhh..." Kara guardò l'orologio in cucina. ah no ...  

Lena seguì il suo sguardo e infranse la seconda regola familiare del mattino mentre Kara teneva frettolosamente il telefono tra l'orecchio e la spalla in modo da poter usare entrambe le mani per coprire le orecchie di Lizzy finché la mamma non avesse finito le parolacce.

"Kara?"

"Va tutto bene," si affrettò a rassicurarla Kara, prendendo in braccio Lizzy e facendo cenno a Lena di andare a fare la prima doccia. "Ci siamo appena svegliate. Sarò lì tra quindici minuti."

"Avete dormito parecchio, eh?" Alex sembrava scettica, ma non diede a Kara il tempo di spiegarsi. "Fai dieci", disse. “Siamo sommersi, e ci sono più chiamate in arrivo. Sembra che ottenere tre pezzi di qualunque cosa quelle cose stiano cercando fuori dalle strade abbia appena peggiorato le cose. Anche M'ghan ha avuto problemi al bar".

"Sarò lì appena posso." Kara promise. "Alex ha bisogno di me", chiamò Lena attraverso la porta del bagno dopo aver riattaccato e dato un po' di velocità per cambiare a Lizzy e vestire entrambi (aveva trovato i suoi occhiali appollaiati sul naso del nuovo peluche di Lizzy ) e messo Lizzy a guardare i cartoni animati per cinque minuti. "Puoi tenere Lizzy oggi, vero?"

"Aspetta cosa?" Lena aprì la porta con nient'altro che un asciugamano, rilasciando un'ondata di vapore profumato alla vaniglia e derubando Kara di qualsiasi cosa somigliasse a un pensiero razionale. “Oggi ho degli incontri, Kara, tra cui un investitore giapponese che non posso proprio perdermi. Sono già in ritardo e non posso chiedere a Jess di guardarla di nuovo. Mi piace Jess, e l'ultima volta  Lizzy le ha nascosto il cellulare nella tazza di caffè. La sua tazza di caffè piena . E Winn?"

"Um... anche a noi piace Winn?" Kara rispose automaticamente, facendosi da parte in modo che Lena potesse trovare qualcosa da indossare e cercando di riportare sotto controllo le sue funzioni cerebrali. “E ricordi, lancia? Morso? La cella?"

“Hai ragione. James?"

"In viaggio d'affari. Quand'è il tuo primo incontro?"

"Mezzogiorno", disse Lena, tirando fuori un tailleur dall'armadio e gettandolo sul letto prima di far cadere l'asciugamano.

Kara si girò di scatto verso il muro, le orecchie in fiamme. "Va bene..." disse lei, con una mancanza di fiato evidente. “E se la vengo a prendere poco prima di mezzogiorno? Dopo posso portarla con me alla Catco".

"Sei sicura? Questo è importante Kara...”

"Prometto."

"Va Bene", disse Lena, mentre passava accanto a Kara e usciva dalla camera da letto, con un sorrisetto compiaciuto all'angolo delle labbra facendo capire a Kara che il suo rossore non era passato inosservato. "Basta non fare tardi."

*****

Kara avrebbe fatto assolutamente tardi.

Non era colpa sua. Il Ballyrosh era diretto all'asilo e la squadra di Alex era già impegnata. Kara non aveva idea di come tutti questi pericolosi alieni avessero anche solo sentito parlare del talismano, tanto meno sapeva dove cercarlo. Apparentemente Maggie e M'gann ci stavano lavorando, ma tutto ciò che sapevano finora era che, nonostante i disordini generali, la maggior parte degli alieni in città non voleva avere niente a che fare con questo, o chiunque lo cercasse. Questa abitudine della gente come Mxy, trasformare i desideri in trucchi, era ben nota in tutto l'universo e anche quelli che avrebbero potuto essere curiosi furono rapidamente dissuasi non appena avevano saputo che Supergirl era coinvolta.

Quindi, chiunque ci fosse dietro, probabilmente non era del posto.

Kara si chinò mentre un'auto le volava sulla testa, piombandoci sopra e girandosi su se stessa per afferrare il paraurti prima che potesse schiantarsi contro il marciapiede affollato e scagliarlo contro il gigantesco mostro alieno simile a una roccia. Si frantumò con uno scricchiolio soddisfacente , ma il Ballyrosh non sembrava così infastidito, incurvando le spalle scoscese contro l'impatto e strappando un lampione dal terreno per andare contro di lei.

"Sul serio?" Kara schivò, cercando di rimanere fuori portata, ma abbastanza vicino da tenere l'alieno in un posto fino all'arrivo dei rinforzi. "Non possiamo parlare civilmente?"

Il Ballyrosh si limitò a ruggire, i suoi piccoli occhi socchiusi mentre cercava di seguire il suo volo sfrecciante.

“Immagino che sia un no...”

 Il lampione fischiò nell'aria a pochi centimetri di distanza, e Kara si alzò di scatto, girandosi intorno per sbattere contro la nuca dell'alieno e fargli perdere l'equilibrio prima di lanciarsi di nuovo via.

"Alex", disse nel suo comunicatore, tornando indietro. "Questo mostro sta diventando un po' irritabile."

«Stiamo arrivando», la rassicurò Alex. “Basta tenerlo occupato. J'onn ha un piano".

"Giusto..." Kara virò e si voltò, volando abbastanza vicino che l'alieno dovette dondolarsi sui talloni per avere spazio per far oscillare la sua mazza improvvisata. "Basta tenere occupata una montagna che cammina... posso farlo."

Forse il respiro congelato poteva rallentarlo. Kara scese più in basso, sfiorando l'asfalto, sparando tra ciò che passava per le sue caviglie e roteando intorno al piede destro, esalando ghiaccio e brina finché non si gelò a terra. Il lampione si abbatté mentre lei volava via, afferrando l'orlo del mantello e facendola sobbalzare in aria. Kara colpì il suolo con una forza sufficiente per scavare una fossa molto profond.  Il Ballyrosh ruggì di nuovo mentre oscillava selvaggiamente verso di lei, ma era bloccato. Infuriato, l'alieno iniziò a frantumare il lampione nel ghiaccio attorno al suo piede, facendo volare pezzi frastagliati e schegge simili a pugnali.

“Ugh…” Kara si rialzò, sussultando. Avrebbe fatto male a qualcuno così. Si gettò di nuovo in aria, non volendo rimanere ferma abbastanza a lungo per un colpo diretto una volta che quella cosa si fosse liberata. Il suo comunicatore sibilò con parole confuse e statiche tanto da distrarla.

 "Dove sei?"

"Dove sei?" La voce di Lena era un po' rotta, ma inconfondibile. "Sono le dodici passate!"

"Uhm... un po' impegnata?" Kara sollevò l'orlo del mantello contro una pioggia di scaglie di ghiaccio. "Come hai ottenuto questa linea?"

"Winn mi ha mostrato come collegare le comunicazioni DEO", disse Lena, come se non fosse niente. "Avevo bisogno di te qui mezz'ora fa!"

"Quella è Lena?" Intervenne Alex, incredula. "Questa linea dovrebbe essere criptata!"

"Uh..." Winn si unì timidamente alla conversazione. “ Potrei averle insegnato come aggirare la sicurezza. Per le emergenze!” aggiunse frettolosamente.

Winn!" Alex era furiosa. "Hai idea di quanti protocolli hai infranto?"

"Tre?"

«Non mi interessano i tuoi preziosi protocolli in questo momento, agente Danvers», la interruppe Lena. «Ho un cliente molto importante in attesa e ho bisogno di Kara...»

"Beh, anche io. Dovrai riprogrammare."

“Non posso riprogrammare. Il mio cliente tornerà in Giappone tra due ore e sto aspettando questo incontro da sei mesi ".

"Bene, dirò all'alieno furioso di prendersi una pausa e tornare domani, sono sicura che non gli dispiacerà."

"Alex-" tentò Kara, e poi "Lena-" ma nessuno dei due la stava ascoltando. "Immagino che tornerò a lottare con la montagna che cammina", mormorò sottovoce.

"Buona chiamata", concordò Winn, cambiando canale in modo che la discussione passasse in secondo piano. “J'onn dice di provare la visione termica. A quanto pare questi alieni hanno un punto di fusione molto basso. Dovresti essere in grado di disabilitarlo.”

"Vale la pena provare."

Il ballyrosh è finalmente riuscito a liberare il piede con un ultimo colpo assordante e Kara tuffò di nuovo per il secondo round.

“Sciogliamo delle rocce...”

*****

Alla fine, Kara era in ritardo di più di un'ora, anche se aveva risparmiato cinque minuti volando direttamente attraverso la porta del balcone invece di prendere l'ingresso civile.

"Sono qui- Oh!" Si fermò di colpo, sia letteralmente che figurativamente. "Ciao, Jess!" Kara fece un tentativo mettendosi nella sua posa da supereroe con le mani sui fianchi. "Sono um... qui per consultarmi con la signora Luthor su un... un'importante questione aliena."

"Salve, signora Danvers", rispose Jess, senza alzare gli occhi dal tablet e continuando la conversazione con Lena come se l'arrivo di Kara, la presunta identità segreta e la completa incapacità di mentire non fossero altro che un'interruzione passeggera. "Sig. Murakami è molto dispiaciuto, signora Luthor, ma non ha potuto più aspettare. Le manda i suoi saluti e spera che lei possa trovare del tempo per lui quando tornerà negli Stati Uniti tra tre mesi. Sono l’una in punto. Devo mandarle l’auto?” Ora guardò Kara, un'occhiata critica che non faceva mistero di chi avesse incolpato per l'incontro mancato.

Kara cercò di apparire dispiaciuta.

“Cinque minuti, per favore,” disse Lena dolcemente, niente nella sua voce o espressione che tradisse la sorpresa per la scoperta di Jess, o delusione per il signor Murakami. “Puoi chiamare un'auto per la signora Danvers e Lizzy nel frattempo? Se ne andranno dalla porta principale», aggiunse, con una leggera enfasi.

"Certo." Jess si congedò con pratica disinvoltura, lasciandole sole.

“Mi dispiace così tanto-” Kara cercò di scusarsi, ma Lena la fermò con uno sguardo.

"Non farlo", disse severamente. "Non voglio parlare di questo."

"Ma Lena, io-"

"Ho detto, non farlo." Lena non alzò la voce, non era necessario. Era tutto nel tono. "Per favore, prendi Lizzy e vai, così posso andare avanti con la mia giornata."

Kara rinunciò di scusarsi ancora. Riconobbe quella punta della mascella di Lena e la piega delle sue spalle. Qualsiasi cosa avesse detto adesso avrebbe solo peggiorato le cose. "Okay", disse. "C'è qualcos'altro che posso fare?"

"No." La singola parola era tagliata, corta. “Ma grazie,” aggiunse Lena, scongelandosi leggermente. “Lavorerò fino a tardi, quindi non aspettarmi a casa per cena, ma per favore assicurati che Lizzy mangi qualcosa di sano, e parlerò con Jess di…” fece un gesto verso l'abito.

"Grazie", disse Kara, raccogliendo Lizzy dalla sua area giochi con solo una piccola protesta. Lizzy, a quanto pareva, era anche ben consapevole che sua madre aveva bisogno di un po' di spazio in questo momento. Kara fece una piccola deviazione verso il bagno nel corridoio per togliersi il mantello, ricomparendo in pantaloni color cachi e maglione.

"Signora Danvers», la salutò Jess dalla sua scrivania fuori dall'ufficio di Lena. "Una cosa?"

"Sicuro." Kara afferrò Lizzy sul fianco e si avvicinò, non senza una certa trepidazione. "Come hai...?"

"Per favore. È così evidente. Ma non è per questo che volevo parlare con lei.»

"Okay...Si tratta di Lena?"

"Si tratta di lei", la corresse Jess. "E cosa pensa di fare esattamente qui."

"Jess, io..." Kara tentò di capire. "Non so di cosa stai parlando."

"Veramente? Potrei essere la segretaria della signora Luthor da meno di un anno, ma sono molto brava nel mio lavoro, signora Danvers. La conosco meglio di quanto conosca me stessa. Crede davvero che non avrei notato l'improvvisa aggiunta di una moglie e di una figlia?"

"Oh..." Kara non aveva letteralmente idea di cosa fare con quell'informazione. "Posso…"

"Non c'è bisogno." Jess la prevenne con una mano alzata. "La smetta di fare casino!"

"Che cosa?"

"Non mi interessa come sia successo, o perché", disse Jess. “Tutto quello che so è che, a parte l'errore di oggi da parte sua, è davvero felice , per la prima volta da quando mi ha assunto. E rendere felice la signora Luthor è la parte più importante del mio lavoro, quindi, dal momento che presumo che questo non sia un complotto sono felice che stia così...?”

Kara scosse la testa, un po' stordita.

"Bene. Ora se ne vada e la lasci calmare, poi torni indietro e aggiusti la situazione. Inteso?"

"Ehm... sì?"

"Eccellente." Apparentemente soddisfatta, Jess tornò al suo tablet, digitando all'impazzata. "Può andare", disse, quando Kara non se ne andò immediatamente. "La sua macchina la sta aspettando fuori."

"Giusto... grazie." Kara si mise a spalla la borsa dei pannolini di Lizzy, quasi perdendo la formale risposta di Jess, prego, mentre si dirigeva verso l'uscita, con la mente confusa.

Davvero? Era stata rimproverata da una segretaria? Una segretaria che conosceva il

Loro segreto? 

 

*****

Lena posò la terza tazza di caffè, sussultando per il tintinnio acuto della ceramica sul vetro, e cercò di rimettere a fuoco i fogli davanti a lei, ma la testa si rifiutava di restare ferma contro la pagina. Si strofinò gli occhi. Il suo collo, la sua schiena e le sue spalle stavano già dolendo. Passare la notte sul divano dopo una giornata in piedi era stata, col senno di poi, una cattiva idea.

Aggiungi le riunioni consecutive, meno quella che si era persa, diverse ore di scartoffie, un mucchio di cose da fare che era ancora più grande del mucchio fatto e tutto quello che Lena voleva era un bagno caldo e un bicchiere di vino.

Beh, non tutto , era troppo dannatamente stanca per fingere di non aver intrattenuto una breve fantasia sugli oli da massaggio e un certo paio di mani super-forti, ma perché desiderare l'impossibile?.

Jess aveva rinunciato a lei alle sette; presto per i soliti standard di Lena, ma abbastanza tardi per la realtà alternativa di Lena che la segretaria si era preoccupata di controllarla ogni venti minuti, come se potesse indurla sottilmente a lasciare l'ufficio. Lena alla fine le aveva ordinato di tornare a casa, desiderando di poterla seguire.

Ma non era solo la montagna di lavori incompiuti a tenerla al lavoro molto tempo dopo che il sole era tramontato all'orizzonte.

Le carte sulla sua scrivania svolazzarono, frusciando in una brezza improvvisa proveniente dalla porta del balcone aperta. Lena abbassò la mano e guardò in alto, un sorriso stanco che colse l'angolo delle sue labbra mentre Kara era davanti a lei. La luce della scrivania di Lena era fievole, lasciando l'eroe nell'ombra, ma Lena la conosceva abbastanza bene ormai da leggere l'esitazione nel modo in cui non era ancora atterrata del tutto, una mano sullo stipite della porta, ma le punte dei suoi stivali toccavano solo aria, come se non fosse del tutto sicura della sua accoglienza.

"Puoi entrare", disse Lena dolcemente. La sua precedente frustrazione era sparita da tempo; annegata in diverse dosi di caffè amaro e forte e una quantità sgradevole di riflessioni su di sé. "Non ho intenzione di morderti."

Kara non emise alcun suono quando si sistemò sul pavimento, il mantello che cadeva pesantemente intorno a lei mentre entrava e usciva dal vento. "Scusami."

"Lascia perdere", disse Lena, alzandosi da dietro la scrivania. "Ero impegnata e va bene così ."

"Non lo eri", protestò Kara. "Non dovevi-"

“Va tutto bene,” insistette Lena, raccogliendo una pila di carte e appoggiandosi al bordo della scrivania. "In realtà non ero arrabbiata con te ."

Kara sembrò confusa. "Non lo eri?"

"No", ammise Lena.

"Allora perché...?"

Lena sospirò. “Avevo aspettative irrealistiche. Hai il tuo lavoro e un'intera città da proteggere. Non avevo il diritto di chiederti di metterlo da parte o di incolparti quando non potevi, ma l'ho fatto, perché è così che sono stata cresciuta. I Luthor non trovano scuse e sicuramente non le accettiamo”. Si massaggiò la fronte, il mal di testa si intensificò .

"Lena..."

"Per favore, lasciami finire?" Lena aspettò che Kara annuisse, e poi continuò. “Ero arrabbiata con me stessa per aver continuato a credere che potevamo gestire tutto, quando so che sarebbe stato impossibile. Ecco...” Consegnò la pila di fogli a Kara. "Ho guardato i curriculum."

Kara li prese, aggrottando la fronte mentre li osservava. "Stai assumendo una nuova segretaria?"

"Sto promuovendo Jess", spiegò Lena. “L'ultima settimana mi ha mostrato che mentre mi dedico ancora alla Lcorp, non mi basta più. Quando tutto questo sarà finito, voglio una famiglia. Una verafamiglia”, chiarì quando gli occhi di Kara si sono spalancarono per la sorpresa. “E voglio fare le cose in modo diverso. Voglio essere lì per loro come la mia famiglia non era lì per me, quindi imparerò a delegare, e inoltre”, aggiunse ironicamente. "Jess è sprecata come segretaria."

"Lo è davvero", concordò Kara con sentimento. "Sei sicura di questo?"

Lena annuì. "Lo Sono."

"Allora... è fantastico!" Il sorriso di Kara fu piu ampio che mai, ma le mancava il solito scintillio. “Sarai fantastica.”

"Beh, sto sicuramente cercando di fare il mio meglio.” disse Lena. "A proposito... dov'è Lizzy?"

"In buone mani", le assicurò Kara. “In realtà, ho qualcosa di cui volevo parlarti. Hai finito per stasera? Potrei ehm... portarti a casa?" sembrava speranzosa, ma c'era anche un pizzico di tristezza, e fu quest'ultimo che fece ingoiare a Lena il suo immediato rifiuto.

"Lo sai che so guidare, vero?"

"Sei esausta", ribatté Kara. “Ed è tardi. Posso portarti a casa in cinque minuti."

"Hmm..." Lena non riusciva a credere che ci stesse davvero pensando.

"Per favore?" Disse Kara. "I- significherebbe molto per me..."

Come se Lena potesse resistere a questo... "Va bene", si ritrovò ad essere d'accordo. "Fammi solo prendere la mia borsa."

Kara aspettò sul balcone mentre Lena raccoglieva le sue cose e spegneva le luci, chiudendo a chiave le porte di vetro dietro di sé. Il suo stomaco stava facendo capriole nervose mentre si girava e si avvicinava, sia al pensiero di volare, sia al pensiero di volare con Kara. "Come facciamo?"

"Posso ?” chiese Kara, tendendo le braccia.

Lena annuì, deglutendo quando Kara la sollevò, cullandola vicino al suo petto.

«Scusa», disse. “È il modo più semplice...”

"Va tutto bene", disse Lena, avvolgendo timidamente le braccia intorno al collo di Kara e costringendosi a rilassarsi. E così fu.  E fu wow. Anche se si era quasi ingoiata la lingua quando Kara aveva preso il volo. Stringendosi più forte, chiuse gli occhi e si concentrò sul respiro invece che sul soffio del vento tra i capelli.

"Allora", disse, cercando di distogliere la mente dalle migliaia di piedi di aria vuota sotto di loro. "Chi sta guardando Lizzy?"

«Eliza», disse Kara. "La mia madre adottiva".

Gli occhi di Lena si riaprirono. "Hai chiamato tua madre?"

Kara sbuffò. "No. Alex lo ha fatto. A quanto pare, pensava che avessimo bisogno di aiuto".

"Eh..." Lena ci pensò su. “Non ha torto. Anche se non sono sicura di essere ancora pronta per incontrare i genitori".

Kara ridacchiò, il suono caldo e morbido contro l'orecchio di Lena. "Non ero sicura nemmeno di essere pronto per questo... ma... avevi ragione."

"Di?"

"Mettere la famiglia al primo posto", disse Kara. "E capire cosa voglio."

Lena la fissò con il cuore a mille. "E cosa vuoi?"

"Questo", disse semplicemente Kara, alimentando le speranze di Lena solo per deluderle mentre si faceva strada balbettando attraverso un emendamento. “Voglio dire... qualcosa del genere . Una famiglia. Essere Supergirl sarà sempre una parte importante della mia vita, quindi se voglio farlo bene, devo imparare a chiedere aiuto. Proprio come te. Tornando a Krypton, il motto della mia famiglia era El Mayarah , Forti insieme. Lo dimentico a volte qui sulla Terra, ma me lo sono ricordato oggi, quindi ho chiesto a Eliza se sarebbe disposta a restare a National City e aiutare Lizzy finché non avremo risolto tutto. "

Huh ... pensò Lena, lasciando che l'idea si inabissasse. "Penso che mi sarebbe piaciuto Krypton", disse dolcemente.

"Anch'io", concordò Kara. "Vorrei che tu potessi vederlo."

Volarono in silenzio per alcuni minuti, la paura di Lena diminuiva mentre assorbiva il calore di Kara e respirava il profumo sbiadito del sole dalla pelle di Kara. I suoi occhi si chiusero.

"Ci siamo quasi", disse Kara, cullandola incredibilmente più vicino.

"Prenditi il tuo tempo", sussurrò Lena. Non era ancora pronta per staccarsi da lei.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


10...9...8...7...6...5...

 

Kara aveva promesso ad Alex che non avrebbe infranto la barriera del suono all'interno dei confini della città a meno che non fosse un'emergenza. Era quasi un'emergenza. Volando sugli edifici appena sotto il limite, contò i secondi nella sua testa e ignorò lo squillo del telefono infilato nello stivale.

"Sono quasi lì."

La piccola scuola era comodamente annidata in un folto gruppo di alberi e arbusti. Mattoni rossi sotto un ordinato tetto nero e persiane bianche, un parco giochi naturale su tre lati e un piccolo parcheggio antistante; era l'immagine stessa della qualità. Ma in quel momento a Kara non importava se fosse  una baracca traballante sospesa su una vasca piena di squali o una scuola di lusso.

3...2...1...

Kara non andò a sbattere contro un cespuglio mancandolo di poco . Un giro veloce e aveva scambiato il mantello con un paio di pantaloni marrone chiaro e un maglione blu scuro. Uscire dai cespugli fu un po' più imbarazzante. Kara non era del tutto sicura che il fogliame si sarebbe ripreso. Si raddrizzò in fretta i vestiti e si diresse lungo il vialetto fino al parcheggio dove Lena e Lizzy la stavano aspettando.

"Mamma!" Lizzy salutò dalle braccia di Lena, elettrizzata dall'entrata drammatica.

"Ce l'ho fatta!" si vantò Kara, sorridendo mentre le raggiungeva.

"A malapena", ammise Lena, mettendo via il telefono. 

"Ecco, prendila e stai ferma." Passò Lizzy a Kara e sospirò mentre strappava tre foglie e un ramoscello dai capelli di Kara. "Sei dovuta atterrare tra i cespugli?"

"Cercavo di essere discreta".

Un sopracciglio alzato dava a Kara un'idea della sua completa mancanza di successo, ma il tocco di Lena era gentile mentre faceva scorrere le dita tra i riccioli di Kara, persuadendoli a sembrare un po' meno da supereroina e una mamma un po' più responsabile. Kara cambattè l'impulso di chiudere gli occhi quando Lena indugiò più a lungo del necessario, le sue unghie perfettamente curate che tracciavano leggermente le tempie di Kara mentre pettinava i pochi ultimi grovigli immaginari.

"Come sono?" chiese Kara, arrossendo quando Lena le diede un'occhiata molto lenta e ovvia in risposta, gli occhi socchiusi e il labbro inferiore stretto tra i denti.

"Mmm accettabile", disse con un sorrisetto.

Kara alzò gli occhi al cielo. 

"Wow, grazie. Anche tu sembri perfettamente adeguata.”

Il sorrisetto di Lena si allargò, ma si rifiutò di abboccare. Con indosso una gonna a tubino gessata nera e un blazer su una camicetta grigio fumo, sapeva esattamente quanto fosse bella. 

"Grazie tesoro", disse con perfetta sincerità e appena abbastanza ardente da far rabbrividire le viscere di Kara. 

"Andiamo?" chiese, tendendo una mano. Kara l’afferrò tentennante mentre gli occhi di Lena la guardarono vittoriosi.

 

La sera prima, avevano parlato della visita all’asilo dove poteva trovarsi l’altro pezzo di talismano. Ma ora... ora Kara era una codarda. 

I pezzi da cercare stavano diventando sempre meno e questo significava solo essere più vicine alla fine di tutto. Ed entrambe fingevano una tranquillità apparente. Oltre ad aver parlato della visita tra di loro c’era stato anche un momento dolce e carico di imbarazzo.

Kara non sapeva bene come comportarsi, o cosa dire. E poi l’atteggiamento di Lena? Kara si sentiva confusa mentre la mora si divertiva a farla agitare. Non riusciva a capire se ci fosse un reale interesse o fosse solo un gioco vista la situazione in cui si erano trovate.

Kara non era una persona perspicace in campo di sentimenti, non capiva nemmeno i suoi.

Le mancava la signorina Grant.

Cat avrebbe risolto tutto, e probabilmente avrebbe urlato un po', ma aveva il modo di rendere le cose più chiare.

In qualche modo, però, Kara non pensava che Cat e Lena sarebbero andate d'accordo.

Raggiunsero la porta e Lena premette il pulsante del citofono, pronunciando i loro nomi quando richiesto dalla voce crepitante dell'altoparlante. La porta ronzò quando la serratura si sganciò ed entrarono.

L'ingresso era decorato con opere d'arte fatte dai bambini, tutte esposte in modo ordinato e premuroso sulle tavole di sughero e sopra i cassetti di legno naturale. C'erano murales dipinti sulle pareti; un oceano da un lato e una tranquilla scena di foresta dall'altro.

Era bello e accogliente, e Kara era quasi dispiaciuta che fossero venuti con secondi fini. Poteva davvero lasciare Lizzy qui la mattina, ancora con gli occhi pesanti e assonnati, e venirla a prendere alla fine della giornata, felice e piena di dipinti per il frigo e storie da raccontare ad entrambe.

"Mamma, pesci!" Lizzy si allungò per toccare piccoli pesci d'argilla appesi a un lungo ramo biforcuto che era sospeso, le loro squame modellate con bottoni multicolori.

 "Quelli sono stati fatti dalla nostra classe del doposcuola." Una giovane donna venne loro incontro, sorridendo a Lizzy. Capelli lunghi e castani, fisico perfetto e due occhi azzurri pronti a far girare la testa. 

"Sono adorabili", disse Lena. "Devi essere la signora Chapple?"

"Chiamami Laura", disse sorridendole. "Mentre lei è la famosa Lena Luthor, il che significa che questa deve essere la piccola Eliza Louise. Siamo lieti di avervi qui.” 

“'Izzy,” la corresse Lizzy senza mezzi termini, gli occhi azzurri che si restringevano leggermente insieme a quelli della madre.

"La chiamiamo Lizzy", intervenne Kara, “Io sono Kara Danvers. La moglie di Lena Luthor e la mamma di questo gioiellino.” Puntualizzò con un pizzico di gelosia, quella maestra non l’aveva praticamente interpellata e soprattutto non poteva fare gli occhi dolci a sua m… a Lena.

"Certo, la conosciamo molto bene. Lei è una giornalista. È un piacere conoscerla.", Faye cercò di riprendersi dopo il tono pungente della bionda. "Ciao, Lizzy."

"Ciao!" Lizzy fece un cenno con la mano, il buon umore ritornò all'istante . "Mamma", annunciò, dando una pacca sulla spalla a Kara, e "Mamma", aggiunse, indicando Lena. "'Izzy, giù?" chiese a Kara, sentendo chiaramente che tutti gli obblighi sociali erano stati rispettati e desiderosa di esplorare questo nuovo spazio.

"Lizzy può aspettare", le disse Kara con fermezza, ignorando il broncio.

“Grazie per averci offerto questo tour, abbiamo po' di problemi a trovare una tata e stiamo considerando più idee.”

"Nessun problema", la rassicurò Faye. “Una delle nostre famiglie si sta trasferendo a Metropolis, quindi abbiamo spazio per la vostra bambina. Di solito prendiamo qualcuno dalla lista d'attesa, ma quando abbiamo ricevuto la sua chiamata, il consiglio ha acconsentito a fare un'eccezione.” Le strizzò l’occhio.

“Che fortuna.” Mormorò Kara.

Lena le lanciò un’occhiata e le venne da sorridere ma si trattenne seria.

Era gelosa?

“Cosa ne dici, amore?” Chiese Lena sottolineando l’ultima parola, gli occhi di Kara si allargarono e istintivamente sistemò gli occhiali.

Perché si divertiva così tanto? 

“Dico…dico…che dovremmo fare un giro prima di decidere.”

“Hai ragione.” Disse sorridendo Lena. “Possiamo?” 

“Certo, venite.” Rispose la ragazza.

Faye fece strada lungo il corridoio, seguita da Lena e Kara. Kara mise giù Lizzy in modo che potesse camminare, ma tenne stretta la mano. "Per cosa stava strizzando l'occhio?" chiese Kara, avvicinandosi per sussurrare all'orecchio di Lena.

“Non lo so,” ammise Lena, sussurrando anche lei. "Soldi? Ne ho una quantità abbastanza elevata".

Kara sbuffò piano. "Questo posto non è esattamente al verde."

Lena scrollò le spalle. "Forse è solo una fan."

"Hai dei fan?"

"Gelosa?” chiese Lena maliziosamente.

"Dei tuoi fan immaginari?" Kara sorrise. "No. Sono abbastanza sicura di averne di più".

Lena tirò su col naso. "Beh, non tutti noi possiamo volare."

"Vorresti?" chiese Kara, un po' troppo ansiosa, "Voglio dire, potrei farti volare di nuovo... se lo volessi", mormorò, aggiustandosi gli occhiali.

“Mi piacerebbe,” disse Lena, reclamando la sua mano libera e intrecciando le loro dita.

"Questa sera?"

Lena si avvicinò ancora di più, il respiro caldo che sfiorò l'orecchio di Kara. "È un appuntamento?”

Kara quasi inciampò nei suoi stessi piedi, e Lena rise sommessamente, facendo un passo di lato per lasciare che una rispettabile quantità di spazio crescesse di nuovo tra di loro, anche se non lasciò a Kara riavere la sua mano.

Ignara, Faye si fermò per aprire l'ultima porta nel corridoio e le fece entrare. "Pensavo di iniziare con la stanza dei bambini", disse. "Dato che questa potrebbe essere  una stanza dove LIzzy starebbe se decideste di farla unire a noi."

Lizzy  quasi trascinò Kara dentro, gli occhi spalancati appena dentro.

La stanza era piena di attività. C'erano blocchi accatastati, macchine che sfrecciavano giù per rampe, grandi palloni da spiaggia che venivano fatti rotolare, rimbalzati e lanciati. Un'enorme sabbiera e un tavolo d'acqua altrettanto grande occupavano un intero angolo della stanza, con due bambini piccoli che raccoglievano molto seriamente l'acqua in piccole tazze e la trasportavano per versarla nella sabbia mentre un altro bambino usava un cucchiaio di legno per mescolarla dentro. Una bambina stava girando in tondo, una sciarpa colorata svolazzava, e un'altra stava facendo rumori del motore abbastanza credibili e "guidava" per la stanza usando un cestino come volante. C'era un piccolo spazio accogliente drappeggiato in lunghe strisce di tessuto con cuscini e una libreria, dove uno degli insegnanti stava leggendo a un piccolo gruppo di bambini, e tre tavoli rotondi con ceppi d'albero per sedie, preparati per dipingere, una sorta di attività di smistamento e uno spuntino. Il secondo insegnante era da quel lato della stanza, che distribuiva formaggio e cracker mentre piccole mani versavano con cura il latte da una brocca di plastica in tazze dal bordo largo. 

"Vuoi andare a giocare?"chiese Kara.

Lizzy annuì vigorosamente.

 "Vuoi che venga con te?"

Scosse la testa.

"Va bene." Kara lasciò andare la sua mano e Lizzy si diresse dritta verso il box della sabbia attirando immediatamente alcuni bambini a sè. 

"Sembra adattarsi perfettamente", disse Faye.

"Oh, scusa..." Kara si alzò. “Non avrei dovuto lasciarla andare? Non ho pensato di chiedere.”

 "Va tutto bene", la rassicurò Faye. “Incoraggiamo i genitori a consentire ai propri figli di impegnarsi nelle stanze durante un tour. Questo è l'unico modo per sapere davvero se è una buona cosa. È più che benvenuta a giocare qui mentre vi mostro il resto del centro».

Kara esitò. Lasciare Lizzy da sola le metteva ansia  visto il caratterino della piccola, ma ...  sembrava divertirsi, e sicuramente gli insegnanti sapevano cosa stavano facendo. "Cosa ne pensi?" chiese a Lena.

"Penso che sia un'idea meravigliosa." Lena non sembrava condividere le preoccupazioni di Kara, guidandola dolcemente, ma con fermezza, verso la porta. "Dai, mamma", la prese in giro. "Starà bene."

"Immagino che potremmo lasciarla per qualche minuto..." Kara si lasciò convincere, e lei e Lena seguirono Faye lungo il corridoio.

Videro poi una seconda stanza dove alcuni bambini stavano riposando e il cortile esterno pieno di giochi. Dopodiché Faye li portò in quelli che chiamava gli Studios, tre stanze collegate dove gestivano i loro programmi prima e dopo la scuola.

Questi bambini erano più grandi, e avevano a disposizione tutte e tre le sale, una allestita per Scienza e Tecnologia, una per Arte e una per Musica e Teatro, con costumi e un piccolo palcoscenico, oltre a una cabina insonorizzata con strumenti e apparecchiature di registrazione. Gli insegnanti qui assistevano i bambini nei loro progetti autogestiti e, secondo Faye, erano scienziati, artisti e attori oltre che insegnanti.

“È un curriculum ispirato a Reggio Emilia-spiegò-Qualche anno fa io e il mio co-direttore abbiamo fatto un viaggio in Italia per visitare i centri lì. Ovviamente non possiamo replicare completamente il programma, ma abbiamo fatto del nostro meglio”.

"Mi piace", disse Kara. "Mi sarebbe piaciuto fare una cosa come questa quando ero una bambina."

"Sei un'artista?" chiese Faye, tenendo la porta aperta per loro.

"Non proprio. Dipingo un po' e scolpivo, ma è solo un hobby".

"Niente è mai solo un hobby", la rimproverò Faye, “Se ti piace qualcosa, allora dovresti esserne orgogliosa. Crea uno spazio per questo nella tua vita. Hai spazio per la passione, Kara?"”

"Io ehm..." Kara non aveva idea di come rispondere a questo. “Ho il giornalismo. Anche quello è una mia passione.” 

“Però quello è il tuo lavoro…devi trovare uno spazio lontano da quello.”

“Abbiamo una stanza libera ...”, si intromise Lena. “Forse dovremmo convertirla in uno studio? Posso chiedere a Jess di organizzarlo." Tirò fuori il telefono dalla borsa.

“Uh ...” Kara guardò avanti e indietro tra le due donne, una determinata e l'altra pronta ad esaudire ogni richiesta di Kara. "Ne parliamo dopo?"

"Bene!" Faye si voltò ordinatamente e si diresse verso il corridoio. Apparentemente soddisfatta.

"Non dobbiamo davvero convertertire la stanza degli ospiti!" Kara sibilò a Lena, afferrando il telefono.

“Ma tesoro,” disse dolcemente Lena, gli occhi verdi dannatamente  scintillanti. “Devi dare spazio alla passione nella tua vita.”

A Kara non mancava l'inflessione deliberata, o il modo in cui Lena la guardava attraverso le ciglia scure. Non stava giocando in modo corretto. Bene." Kara brontolò. "Ma non chiamare Jess!"

"Se insisti." Lena mise via il telefono. "Suppongo che ti piaccia fare il tuo lavoro, potresti dipingere anche me come meglio desideri.” Aggiunse suggestivamente.

"Smettila", borbottò Kara, sentendo il calore del suo viso.

"Smettere cosa?"

Sai cosa!"

"IO-"

Qualunque cosa Lena stesse per dire fu interrotta quando Faye tornò da loro.

"Mi dispiace interrompere", disse, con un'espressione grave. «Ma c'è stato un incidente. Lizzy sta bene,” si affrettò a rassicurarle. "Ma dovremmo scambiare due parole nel mio ufficio."

Kara e Lena si scambiarono un'occhiata. "Vado io", disse Lena. “Tu vai da Lizzy?"

Kara annuì e Lena seguì Faye nel suo ufficio mentre Kara deviava verso la stanza dei bambini. Era preparata per mani ardenti e bambini spaventati, già definendosi un'idiota per non averci pensato quando aveva lasciato Lizzy con degli sconosciuti. Era così presa dall'immaginare come sarebbe stato se avessero davvero iscritto la loro figlia qui, che aveva quasi dimenticato il motivo per cui erano venute.

Quindi non era sorpresa di aprire la porta al caos, ma non era proprio il casino che si aspettava.

Cercò prima Lizzy e la trovò seduta al centro del tappeto, con le braccia incrociate e un'espressione di pura furia sul viso. C'era un insegnante accucciato accanto a lei che sembrava stesse cercando di farla ragionare, ma Lizzy non lo ascoltava, scuoteva la testa e sporgeva ancora di più il labbro inferiore.

La maggior parte del disturbo sembrava provenire da un ragazzino che urlava a squarciagola dall'altra parte della stanza mentre un altro insegnante teneva un fascio di Kleenex sul suo naso sanguinante e una bambina che singhiozzava sulla spalla del terzo insegnante mentre cercava di radunare il il resto dei bambini che approfittavano di questo diversivo per impazzire.

"Cos'è successo?" chiese Kara, inginocchiandosi dall'altra parte di Lizzy.

"Lizzy” L'insegnante chiese.

“'Izzy, ciao! Lizzy disse avvicinandosi alla madre. L'insegnante sospirò.

"Per quanto possiamo dire, stava cercando di aiutare", spiegò. “Uno dei nostri bambini ha difficoltà a condividere. Voleva il giocattolo di un'altra bambina, quindi l'ha spinta giù e l'ha preso e, beh... Lizzy gli ha dato un pugno sul naso e glielo ha ripreso. L'insegnante non sembrava del tutto sicura se essere scioccata o impressionata. "Ho cercato di convincerla a scusarsi."

"Oh..." Kara vide il dilemma dell'insegnante. Da un lato, era sconvolta dal fatto che sua figlia avesse picchiato qualcuno. Dall'altro... quel piccolo marmocchio probabilmente se l'è cercata. “Ti dispiace se la prendo? La riporterò indietro per scusarsi una volta che si sarà calmata".

"Certo!" 

Kara raccolse Lizzy e la portò da Lena. Questo era un problema di due genitori. "Aspetta che tua mamma lo sappia..."

Lena, a quanto pare aveva già sentito.

Faye si scusò, offrendo loro un po' di privacy e l'uso del suo ufficio per parlare con Lizzy.

Kara la fece sedere accanto a un cesto di giocattoli che Faye aveva premurosamente fornito per occupare i bambini mentre parlava con i loro genitori, e prese da parte Lena.

"Cosa dovremmo dire...?" lei chiese.

"La giustizia del vigilante è la tua area di competenza", sottolineò Lena. "Non mio."

"L'insegnante vuole che lei si scusi."

Lena si accigliò. "Il bambino se lo meritava".

“Lo so... ma vogliamo davvero che prenda in mano la legge? Voglio dire, non ha nemmeno due anni."

"Mammina?" Lizzy la interruppe. "Mamma, guarda?" Sollevò un piccolo xilofono di plastica, la luce blu le tremolava tra le dita e formava un alone luminoso attorno allo strumento.

"Grazie Lizzy", disse Lena, prendendo il giocattolo e infilandolo nella borsetta fuori dalla vista. "Questo è un problema risolto, ma sei ancora nei guai."

 Lizzy li guardò, con il mento che tremava. "Izzy aiutare..." disse.

“Oh tesoro...” Kara si inginocchiò accanto a lei. "So che volevi aiutare, ma non va bene colpire le persone."

"Mamma, aiuta", sostenne Lizzy. “Mamma buona. Mamma pugni! ” mimò lanciando un pugno. "Izzy, buona come la mamma ", insistette.

"Ha ragione", le fece notare Lena quando Kara rimase a bocca aperta, senza parole. "Non sei esattamente un modello per il pacifismo."

"Come fa a saperlo ?"

"Lei sa che sei Supergirl."

"Sì, ma sono abbastanza sicura che non mi abbia mai visto colpire nessuno." Kara sospirò. “Ok, penso che questo potrebbe essere in parte colpa mia. Dopo che ha morso Mon El, abbiamo parlato di proteggere le persone invece di ferirle, e l'idea sembra essersi fissata. Lizzy», provò di nuovo. “Sono un adulto ed è mio compito proteggere te e tutti gli altri. A volte questo significa che devo combattere, ma solo quando non c'è altro modo. Capisci?"

LIzzy ci rifletté per un momento. "Izzy da grande aiuta mamma?" chiese speranzosa.

"Certo", disse Kara, immaginando che fosse probabilmente il meglio che avrebbe avuto. "Quando sarai grande potrai aiutare le persone con me, ma fino ad allora, niente botte, ok?"

“'Kay,” concordò Lizzy addolcita.

"Sei pronta a scusarti?"

Lizzy arricciò il naso ma annuì con riluttanza.

"Bene." Kara tese la mano e Lizzy la prese, scivolando giù dalla sedia. "La porterò giù per chiedere scusa", disse a Lena. "Hanno bisogno che firmiamo qualcosa?"

"C'è stato un rapporto sull'incidente", disse Lena, la sua espressione ancora turbata per qualche motivo. “L'ho già firmato. Vieni a casa con noi o hai bisogno di volare?" Chiese bruscamente.

"Posso tornare a casa con voi..." Kara si accigliò. "Stai bene?"

"Bene." Lena la fece cenno di andarsene, già tirando fuori le chiavi e aprendo la porta dell'ufficio. "Ci vediamo in macchina."

Kara voleva seguirla. Qualunque cosa dicesse, Lena era arrabbiata per qualcosa, ma prima doveva portare la bimba a scusarsi. Tirando Lizzy dietro di lei, Kara tornò nella stanza dei bambini e fece le sue scuse a Faye e agli altri insegnanti mentre Lizzy disse il suo "scusa" riluttante al bambino con il naso sanguinante.

Faye fu molto gentile, e uno degli insegnanti in realtà borbottò che era ora che il bambino si prendesse un pugno sul naso.

Lena era tranquilla durante il viaggio, e dopo alcuni tentativi falliti di conversazione Kara si si zittì ma una volta che furono a casa, e Lizzy era scappata a giocare nella sua stanza, ci provò di nuovo. Questa volta con un'offerta di caffè.

Lena prese la tazza, si sedette sul divano e sollevò le gambe sotto di sé.

"Le hai mentito", disse e Kara si sedette accanto a lei.

"A chi?"

"Lizzy". Lena non alzò gli occhi dal caffè, guardando il liquido scuro che turbinava lentamente intorno alla tazza.

Kara sbatté le palpebre, confusa. "Che cosa? Quando?"

"Le hai detto che poteva aiutarti quando sarà grande", spiegò Lena. "Ma non crescerà mai, vero?"

"Oh..." Kara si sedette contro il bracciolo del divano, sentendosi come se avesse appena ingoiato un carico pieno di kryptonite. “Non pensavo...”

"Non hai pensato ?" La voce di Lena si incrinò. “Kara, a cosa stiamo giocando? Inizia ad essere pesante...” si interruppe, scuotendo la testa. «Non è reale», sussurrò con voce roca.

"Lei è reale!" Kara allungò la mano ma indietreggiò quando Lena si allontanò da lei. "Lena... non mi interessa da dove viene, è ancora nostra figlia."

"Ma per quanto tempo?" chiese Lena. “Mi stai dicendo che lascerai che la realtà rimanga contorta? Con gli alieni che si scatenano e le persone che si fanno male? Sei disposta a lasciare quel talismano là fuori dove potrebbe cadere nelle mani sbagliate?"

Tu si ?” chiese Kara, scioccata.

 " , disse Lena in tono piatto. “Se significa tenere nostra figlia al sicuro, e qui , con noi! Vorrei."

"Io..." Kara sentì le lacrime pungere i suoi stessi occhi. “Lena non posso...” Torse le dita in grembo. "Forse non dovremo rinunciare a lei... Forse possiamo sistemare tutto il resto, e-"

Lena la interruppe con un gesto secco. "Smettila", disse. "Dal momento in cui è iniziato, tutto ciò a cui sei stata in grado di pensare è come risolverlo ." Posò la tazza sul tavolo e si alzò. "Hai anche considerato che forse non è qualcosa che deve essere aggiustato?"

"Lena..." Kara cercò di pensare a qualcos'altro che potesse dire, ma Lena aveva ragione. Lei aveva bisogno di risolvere questo problema. Sperava, disperatamente, che ci sarebbe stato un modo per far restare Lizzy, ma non poteva mettere la propria felicità davanti alla vita e alla sicurezza delle altre persone. Se lo avesse fatto non sarebbe stato da Kara . Non sarebbe stata la donna che sua madre aveva voluto che fosse. "Scusami..."

"Lo so", disse Lena, avvolgendosi le braccia al collo, senza ancora guardare Kara. “Farai quello che devi fare, anche se ti uccide, e non posso nemmeno arrabbiarmi con te, perché è per questo che io...” Chiuse gli occhi. “Per favore, vai e basta. So che non puoi fare niente per la mattina, ma per favore trova un altro posto dove dormire stanotte. Ho bisogno di stare da sola con mia figlia".

“ Nostra figlia,” la corresse Kara dolcemente, alzandosi e andando alle porte del balcone. Li aprì ma si fermò sulla soglia e tornò indietro. "Hai ragione", disse. “Farò quello che devo fare, ma se la perdiamo, non ci sarà una realtà, un mondo o una dimensione in cui la persona o il responsabile potrà nascondersi, e quando lo prenderò... "

"Che cosa?" chiese Lena, guardandola finalmente, l'incredulità che colorava il suo tono. "Lo ucciderai?"

"No", disse Kara. "Lo darò a te."

Lena inspirò bruscamente, spalancando gli occhi, ma annuì.

"Le dai la buonanotte?" chiese Kara.

"Lo farò."

Andarsene era come spezzarsi in due, ma Kara conosceva il dolore, conosceva la perdita e conosceva il dolore di amare qualcuno e odiarlo allo stesso tempo, e Lena le aveva chiesto di andare. Lanciandosi in cielo, volò sempre più in alto finché l'aria fu così rarefatta da poter fingere che il bruciore nei suoi polmoni fosse la ragione per cui non riusciva a respirare. 

A che serviva il cuore di un eroe quando si stava spezzando

10...9...8...7...6...5...

 

Kara aveva promesso ad Alex che non avrebbe infranto la barriera del suono all'interno dei confini della città a meno che non fosse un'emergenza. Era quasi un'emergenza. Volando sugli edifici appena sotto il limite, contò i secondi nella sua testa e ignorò lo squillo del telefono infilato nello stivale.

"Sono quasi lì."

La piccola scuola era comodamente annidata in un folto gruppo di alberi e arbusti. Mattoni rossi sotto un ordinato tetto nero e persiane bianche, un parco giochi naturale su tre lati e un piccolo parcheggio antistante; era l'immagine stessa della qualità. Ma in quel momento a Kara non importava se fosse  una baracca traballante sospesa su una vasca piena di squali o una scuola di lusso.

3...2...1...

Kara non andò a sbattere contro un cespuglio mancandolo di poco . Un giro veloce e aveva scambiato il mantello con un paio di pantaloni marrone chiaro e un maglione blu scuro. Uscire dai cespugli fu un po' più imbarazzante. Kara non era del tutto sicura che il fogliame si sarebbe ripreso. Si raddrizzò in fretta i vestiti e si diresse lungo il vialetto fino al parcheggio dove Lena e Lizzy la stavano aspettando.

"Mamma!" Lizzy salutò dalle braccia di Lena, elettrizzata dall'entrata drammatica.

"Ce l'ho fatta!" si vantò Kara, sorridendo mentre le raggiungeva.

"A malapena", ammise Lena, mettendo via il telefono. 

"Ecco, prendila e stai ferma." Passò Lizzy a Kara e sospirò mentre strappava tre foglie e un ramoscello dai capelli di Kara. "Sei dovuta atterrare tra i cespugli?"

"Cercavo di essere discreta".

Un sopracciglio alzato dava a Kara un'idea della sua completa mancanza di successo, ma il tocco di Lena era gentile mentre faceva scorrere le dita tra i riccioli di Kara, persuadendoli a sembrare un po' meno da supereroina e una mamma un po' più responsabile. Kara cambattè l'impulso di chiudere gli occhi quando Lena indugiò più a lungo del necessario, le sue unghie perfettamente curate che tracciavano leggermente le tempie di Kara mentre pettinava i pochi ultimi grovigli immaginari.

"Come sono?" chiese Kara, arrossendo quando Lena le diede un'occhiata molto lenta e ovvia in risposta, gli occhi socchiusi e il labbro inferiore stretto tra i denti.

"Mmm accettabile", disse con un sorrisetto.

Kara alzò gli occhi al cielo. 

"Wow, grazie. Anche tu sembri perfettamente adeguata.”

Il sorrisetto di Lena si allargò, ma si rifiutò di abboccare. Con indosso una gonna a tubino gessata nera e un blazer su una camicetta grigio fumo, sapeva esattamente quanto fosse bella. 

"Grazie tesoro", disse con perfetta sincerità e appena abbastanza ardente da far rabbrividire le viscere di Kara. 

"Andiamo?" chiese, tendendo una mano. Kara l’afferrò tentennante mentre gli occhi di Lena la guardarono vittoriosi.

 

La sera prima, avevano parlato della visita all’asilo dove poteva trovarsi l’altro pezzo di talismano. Ma ora... ora Kara era una codarda. 

I pezzi da cercare stavano diventando sempre meno e questo significava solo essere più vicine alla fine di tutto. Ed entrambe fingevano una tranquillità apparente. Oltre ad aver parlato della visita tra di loro c’era stato anche un momento dolce e carico di imbarazzo.

Kara non sapeva bene come comportarsi, o cosa dire. E poi l’atteggiamento di Lena? Kara si sentiva confusa mentre la mora si divertiva a farla agitare. Non riusciva a capire se ci fosse un reale interesse o fosse solo un gioco vista la situazione in cui si erano trovate.

Kara non era una persona perspicace in campo di sentimenti, non capiva nemmeno i suoi.

Le mancava la signorina Grant.

Cat avrebbe risolto tutto, e probabilmente avrebbe urlato un po', ma aveva il modo di rendere le cose più chiare.

In qualche modo, però, Kara non pensava che Cat e Lena sarebbero andate d'accordo.

Raggiunsero la porta e Lena premette il pulsante del citofono, pronunciando i loro nomi quando richiesto dalla voce crepitante dell'altoparlante. La porta ronzò quando la serratura si sganciò ed entrarono.

L'ingresso era decorato con opere d'arte fatte dai bambini, tutte esposte in modo ordinato e premuroso sulle tavole di sughero e sopra i cassetti di legno naturale. C'erano murales dipinti sulle pareti; un oceano da un lato e una tranquilla scena di foresta dall'altro.

Era bello e accogliente, e Kara era quasi dispiaciuta che fossero venuti con secondi fini. Poteva davvero lasciare Lizzy qui la mattina, ancora con gli occhi pesanti e assonnati, e venirla a prendere alla fine della giornata, felice e piena di dipinti per il frigo e storie da raccontare ad entrambe.

"Mamma, pesci!" Lizzy si allungò per toccare piccoli pesci d'argilla appesi a un lungo ramo biforcuto che era sospeso, le loro squame modellate con bottoni multicolori.

 "Quelli sono stati fatti dalla nostra classe del doposcuola." Una giovane donna venne loro incontro, sorridendo a Lizzy. Capelli lunghi e castani, fisico perfetto e due occhi azzurri pronti a far girare la testa. 

"Sono adorabili", disse Lena. "Devi essere la signora Chapple?"

"Chiamami Laura", disse sorridendole. "Mentre lei è la famosa Lena Luthor, il che significa che questa deve essere la piccola Eliza Louise. Siamo lieti di avervi qui.” 

“'Izzy,” la corresse Lizzy senza mezzi termini, gli occhi azzurri che si restringevano leggermente insieme a quelli della madre.

"La chiamiamo Lizzy", intervenne Kara, “Io sono Kara Danvers. La moglie di Lena Luthor e la mamma di questo gioiellino.” Puntualizzò con un pizzico di gelosia, quella maestra non l’aveva praticamente interpellata e soprattutto non poteva fare gli occhi dolci a sua m… a Lena.

"Certo, la conosciamo molto bene. Lei è una giornalista. È un piacere conoscerla.", Faye cercò di riprendersi dopo il tono pungente della bionda. "Ciao, Lizzy."

"Ciao!" Lizzy fece un cenno con la mano, il buon umore ritornò all'istante . "Mamma", annunciò, dando una pacca sulla spalla a Kara, e "Mamma", aggiunse, indicando Lena. "'Izzy, giù?" chiese a Kara, sentendo chiaramente che tutti gli obblighi sociali erano stati rispettati e desiderosa di esplorare questo nuovo spazio.

"Lizzy può aspettare", le disse Kara con fermezza, ignorando il broncio.

“Grazie per averci offerto questo tour, abbiamo po' di problemi a trovare una tata e stiamo considerando più idee.”

"Nessun problema", la rassicurò Faye. “Una delle nostre famiglie si sta trasferendo a Metropolis, quindi abbiamo spazio per la vostra bambina. Di solito prendiamo qualcuno dalla lista d'attesa, ma quando abbiamo ricevuto la sua chiamata, il consiglio ha acconsentito a fare un'eccezione.” Le strizzò l’occhio.

“Che fortuna.” Mormorò Kara.

Lena le lanciò un’occhiata e le venne da sorridere ma si trattenne seria.

Era gelosa?

“Cosa ne dici, amore?” Chiese Lena sottolineando l’ultima parola, gli occhi di Kara si allargarono e istintivamente sistemò gli occhiali.

Perché si divertiva così tanto? 

“Dico…dico…che dovremmo fare un giro prima di decidere.”

“Hai ragione.” Disse sorridendo Lena. “Possiamo?” 

“Certo, venite.” Rispose la ragazza.

Faye fece strada lungo il corridoio, seguita da Lena e Kara. Kara mise giù Lizzy in modo che potesse camminare, ma tenne stretta la mano. "Per cosa stava strizzando l'occhio?" chiese Kara, avvicinandosi per sussurrare all'orecchio di Lena.

“Non lo so,” ammise Lena, sussurrando anche lei. "Soldi? Ne ho una quantità abbastanza elevata".

Kara sbuffò piano. "Questo posto non è esattamente al verde."

Lena scrollò le spalle. "Forse è solo una fan."

"Hai dei fan?"

"Gelosa?” chiese Lena maliziosamente.

"Dei tuoi fan immaginari?" Kara sorrise. "No. Sono abbastanza sicura di averne di più".

Lena tirò su col naso. "Beh, non tutti noi possiamo volare."

"Vorresti?" chiese Kara, un po' troppo ansiosa, "Voglio dire, potrei farti volare di nuovo... se lo volessi", mormorò, aggiustandosi gli occhiali.

“Mi piacerebbe,” disse Lena, reclamando la sua mano libera e intrecciando le loro dita.

"Questa sera?"

Lena si avvicinò ancora di più, il respiro caldo che sfiorò l'orecchio di Kara. "È un appuntamento?”

Kara quasi inciampò nei suoi stessi piedi, e Lena rise sommessamente, facendo un passo di lato per lasciare che una rispettabile quantità di spazio crescesse di nuovo tra di loro, anche se non lasciò a Kara riavere la sua mano.

Ignara, Faye si fermò per aprire l'ultima porta nel corridoio e le fece entrare. "Pensavo di iniziare con la stanza dei bambini", disse. "Dato che questa potrebbe essere  una stanza dove LIzzy starebbe se decideste di farla unire a noi."

Lizzy  quasi trascinò Kara dentro, gli occhi spalancati appena dentro.

La stanza era piena di attività. C'erano blocchi accatastati, macchine che sfrecciavano giù per rampe, grandi palloni da spiaggia che venivano fatti rotolare, rimbalzati e lanciati. Un'enorme sabbiera e un tavolo d'acqua altrettanto grande occupavano un intero angolo della stanza, con due bambini piccoli che raccoglievano molto seriamente l'acqua in piccole tazze e la trasportavano per versarla nella sabbia mentre un altro bambino usava un cucchiaio di legno per mescolarla dentro. Una bambina stava girando in tondo, una sciarpa colorata svolazzava, e un'altra stava facendo rumori del motore abbastanza credibili e "guidava" per la stanza usando un cestino come volante. C'era un piccolo spazio accogliente drappeggiato in lunghe strisce di tessuto con cuscini e una libreria, dove uno degli insegnanti stava leggendo a un piccolo gruppo di bambini, e tre tavoli rotondi con ceppi d'albero per sedie, preparati per dipingere, una sorta di attività di smistamento e uno spuntino. Il secondo insegnante era da quel lato della stanza, che distribuiva formaggio e cracker mentre piccole mani versavano con cura il latte da una brocca di plastica in tazze dal bordo largo. 

"Vuoi andare a giocare?"chiese Kara.

Lizzy annuì vigorosamente.

 "Vuoi che venga con te?"

Scosse la testa.

"Va bene." Kara lasciò andare la sua mano e Lizzy si diresse dritta verso il box della sabbia attirando immediatamente alcuni bambini a sè. 

"Sembra adattarsi perfettamente", disse Faye.

"Oh, scusa..." Kara si alzò. “Non avrei dovuto lasciarla andare? Non ho pensato di chiedere.”

 "Va tutto bene", la rassicurò Faye. “Incoraggiamo i genitori a consentire ai propri figli di impegnarsi nelle stanze durante un tour. Questo è l'unico modo per sapere davvero se è una buona cosa. È più che benvenuta a giocare qui mentre vi mostro il resto del centro».

Kara esitò. Lasciare Lizzy da sola le metteva ansia  visto il caratterino della piccola, ma ...  sembrava divertirsi, e sicuramente gli insegnanti sapevano cosa stavano facendo. "Cosa ne pensi?" chiese a Lena.

"Penso che sia un'idea meravigliosa." Lena non sembrava condividere le preoccupazioni di Kara, guidandola dolcemente, ma con fermezza, verso la porta. "Dai, mamma", la prese in giro. "Starà bene."

"Immagino che potremmo lasciarla per qualche minuto..." Kara si lasciò convincere, e lei e Lena seguirono Faye lungo il corridoio.

Videro poi una seconda stanza dove alcuni bambini stavano riposando e il cortile esterno pieno di giochi. Dopodiché Faye li portò in quelli che chiamava gli Studios, tre stanze collegate dove gestivano i loro programmi prima e dopo la scuola.

Questi bambini erano più grandi, e avevano a disposizione tutte e tre le sale, una allestita per Scienza e Tecnologia, una per Arte e una per Musica e Teatro, con costumi e un piccolo palcoscenico, oltre a una cabina insonorizzata con strumenti e apparecchiature di registrazione. Gli insegnanti qui assistevano i bambini nei loro progetti autogestiti e, secondo Faye, erano scienziati, artisti e attori oltre che insegnanti.

“È un curriculum ispirato a Reggio Emilia-spiegò-Qualche anno fa io e il mio co-direttore abbiamo fatto un viaggio in Italia per visitare i centri lì. Ovviamente non possiamo replicare completamente il programma, ma abbiamo fatto del nostro meglio”.

"Mi piace", disse Kara. "Mi sarebbe piaciuto fare una cosa come questa quando ero una bambina."

"Sei un'artista?" chiese Faye, tenendo la porta aperta per loro.

"Non proprio. Dipingo un po' e scolpivo, ma è solo un hobby".

"Niente è mai solo un hobby", la rimproverò Faye, “Se ti piace qualcosa, allora dovresti esserne orgogliosa. Crea uno spazio per questo nella tua vita. Hai spazio per la passione, Kara?"”

"Io ehm..." Kara non aveva idea di come rispondere a questo. “Ho il giornalismo. Anche quello è una mia passione.” 

“Però quello è il tuo lavoro…devi trovare uno spazio lontano da quello.”

“Abbiamo una stanza libera ...”, si intromise Lena. “Forse dovremmo convertirla in uno studio? Posso chiedere a Jess di organizzarlo." Tirò fuori il telefono dalla borsa.

“Uh ...” Kara guardò avanti e indietro tra le due donne, una determinata e l'altra pronta ad esaudire ogni richiesta di Kara. "Ne parliamo dopo?"

"Bene!" Faye si voltò ordinatamente e si diresse verso il corridoio. Apparentemente soddisfatta.

"Non dobbiamo davvero convertertire la stanza degli ospiti!" Kara sibilò a Lena, afferrando il telefono.

“Ma tesoro,” disse dolcemente Lena, gli occhi verdi dannatamente  scintillanti. “Devi dare spazio alla passione nella tua vita.”

A Kara non mancava l'inflessione deliberata, o il modo in cui Lena la guardava attraverso le ciglia scure. Non stava giocando in modo corretto. Bene." Kara brontolò. "Ma non chiamare Jess!"

"Se insisti." Lena mise via il telefono. "Suppongo che ti piaccia fare il tuo lavoro, potresti dipingere anche me come meglio desideri.” Aggiunse suggestivamente.

"Smettila", borbottò Kara, sentendo il calore del suo viso.

"Smettere cosa?"

Sai cosa!"

"IO-"

Qualunque cosa Lena stesse per dire fu interrotta quando Faye tornò da loro.

"Mi dispiace interrompere", disse, con un'espressione grave. «Ma c'è stato un incidente. Lizzy sta bene,” si affrettò a rassicurarle. "Ma dovremmo scambiare due parole nel mio ufficio."

Kara e Lena si scambiarono un'occhiata. "Vado io", disse Lena. “Tu vai da Lizzy?"

Kara annuì e Lena seguì Faye nel suo ufficio mentre Kara deviava verso la stanza dei bambini. Era preparata per mani ardenti e bambini spaventati, già definendosi un'idiota per non averci pensato quando aveva lasciato Lizzy con degli sconosciuti. Era così presa dall'immaginare come sarebbe stato se avessero davvero iscritto la loro figlia qui, che aveva quasi dimenticato il motivo per cui erano venute.

Quindi non era sorpresa di aprire la porta al caos, ma non era proprio il casino che si aspettava.

Cercò prima Lizzy e la trovò seduta al centro del tappeto, con le braccia incrociate e un'espressione di pura furia sul viso. C'era un insegnante accucciato accanto a lei che sembrava stesse cercando di farla ragionare, ma Lizzy non lo ascoltava, scuoteva la testa e sporgeva ancora di più il labbro inferiore.

La maggior parte del disturbo sembrava provenire da un ragazzino che urlava a squarciagola dall'altra parte della stanza mentre un altro insegnante teneva un fascio di Kleenex sul suo naso sanguinante e una bambina che singhiozzava sulla spalla del terzo insegnante mentre cercava di radunare il il resto dei bambini che approfittavano di questo diversivo per impazzire.

"Cos'è successo?" chiese Kara, inginocchiandosi dall'altra parte di Lizzy.

"Lizzy” L'insegnante chiese.

“'Izzy, ciao! Lizzy disse avvicinandosi alla madre. L'insegnante sospirò.

"Per quanto possiamo dire, stava cercando di aiutare", spiegò. “Uno dei nostri bambini ha difficoltà a condividere. Voleva il giocattolo di un'altra bambina, quindi l'ha spinta giù e l'ha preso e, beh... Lizzy gli ha dato un pugno sul naso e glielo ha ripreso. L'insegnante non sembrava del tutto sicura se essere scioccata o impressionata. "Ho cercato di convincerla a scusarsi."

"Oh..." Kara vide il dilemma dell'insegnante. Da un lato, era sconvolta dal fatto che sua figlia avesse picchiato qualcuno. Dall'altro... quel piccolo marmocchio probabilmente se l'è cercata. “Ti dispiace se la prendo? La riporterò indietro per scusarsi una volta che si sarà calmata".

"Certo!" 

Kara raccolse Lizzy e la portò da Lena. Questo era un problema di due genitori. "Aspetta che tua mamma lo sappia..."

Lena, a quanto pare aveva già sentito.

Faye si scusò, offrendo loro un po' di privacy e l'uso del suo ufficio per parlare con Lizzy.

Kara la fece sedere accanto a un cesto di giocattoli che Faye aveva premurosamente fornito per occupare i bambini mentre parlava con i loro genitori, e prese da parte Lena.

"Cosa dovremmo dire...?" lei chiese.

"La giustizia del vigilante è la tua area di competenza", sottolineò Lena. "Non mio."

"L'insegnante vuole che lei si scusi."

Lena si accigliò. "Il bambino se lo meritava".

“Lo so... ma vogliamo davvero che prenda in mano la legge? Voglio dire, non ha nemmeno due anni."

"Mammina?" Lizzy la interruppe. "Mamma, guarda?" Sollevò un piccolo xilofono di plastica, la luce blu le tremolava tra le dita e formava un alone luminoso attorno allo strumento.

"Grazie Lizzy", disse Lena, prendendo il giocattolo e infilandolo nella borsetta fuori dalla vista. "Questo è un problema risolto, ma sei ancora nei guai."

 Lizzy li guardò, con il mento che tremava. "Izzy aiutare..." disse.

“Oh tesoro...” Kara si inginocchiò accanto a lei. "So che volevi aiutare, ma non va bene colpire le persone."

"Mamma, aiuta", sostenne Lizzy. “Mamma buona. Mamma pugni! ” mimò lanciando un pugno. "Izzy, buona come la mamma ", insistette.

"Ha ragione", le fece notare Lena quando Kara rimase a bocca aperta, senza parole. "Non sei esattamente un modello per il pacifismo."

"Come fa a saperlo ?"

"Lei sa che sei Supergirl."

"Sì, ma sono abbastanza sicura che non mi abbia mai visto colpire nessuno." Kara sospirò. “Ok, penso che questo potrebbe essere in parte colpa mia. Dopo che ha morso Mon El, abbiamo parlato di proteggere le persone invece di ferirle, e l'idea sembra essersi fissata. Lizzy», provò di nuovo. “Sono un adulto ed è mio compito proteggere te e tutti gli altri. A volte questo significa che devo combattere, ma solo quando non c'è altro modo. Capisci?"

LIzzy ci rifletté per un momento. "Izzy da grande aiuta mamma?" chiese speranzosa.

"Certo", disse Kara, immaginando che fosse probabilmente il meglio che avrebbe avuto. "Quando sarai grande potrai aiutare le persone con me, ma fino ad allora, niente botte, ok?"

“'Kay,” concordò Lizzy addolcita.

"Sei pronta a scusarti?"

Lizzy arricciò il naso ma annuì con riluttanza.

"Bene." Kara tese la mano e Lizzy la prese, scivolando giù dalla sedia. "La porterò giù per chiedere scusa", disse a Lena. "Hanno bisogno che firmiamo qualcosa?"

"C'è stato un rapporto sull'incidente", disse Lena, la sua espressione ancora turbata per qualche motivo. “L'ho già firmato. Vieni a casa con noi o hai bisogno di volare?" Chiese bruscamente.

"Posso tornare a casa con voi..." Kara si accigliò. "Stai bene?"

"Bene." Lena la fece cenno di andarsene, già tirando fuori le chiavi e aprendo la porta dell'ufficio. "Ci vediamo in macchina."

Kara voleva seguirla. Qualunque cosa dicesse, Lena era arrabbiata per qualcosa, ma prima doveva portare la bimba a scusarsi. Tirando Lizzy dietro di lei, Kara tornò nella stanza dei bambini e fece le sue scuse a Faye e agli altri insegnanti mentre Lizzy disse il suo "scusa" riluttante al bambino con il naso sanguinante.

Faye fu molto gentile, e uno degli insegnanti in realtà borbottò che era ora che il bambino si prendesse un pugno sul naso.

Lena era tranquilla durante il viaggio, e dopo alcuni tentativi falliti di conversazione Kara si si zittì ma una volta che furono a casa, e Lizzy era scappata a giocare nella sua stanza, ci provò di nuovo. Questa volta con un'offerta di caffè.

Lena prese la tazza, si sedette sul divano e sollevò le gambe sotto di sé.

"Le hai mentito", disse e Kara si sedette accanto a lei.

"A chi?"

"Lizzy". Lena non alzò gli occhi dal caffè, guardando il liquido scuro che turbinava lentamente intorno alla tazza.

Kara sbatté le palpebre, confusa. "Che cosa? Quando?"

"Le hai detto che poteva aiutarti quando sarà grande", spiegò Lena. "Ma non crescerà mai, vero?"

"Oh..." Kara si sedette contro il bracciolo del divano, sentendosi come se avesse appena ingoiato un carico pieno di kryptonite. “Non pensavo...”

"Non hai pensato ?" La voce di Lena si incrinò. “Kara, a cosa stiamo giocando? Inizia ad essere pesante...” si interruppe, scuotendo la testa. «Non è reale», sussurrò con voce roca.

"Lei è reale!" Kara allungò la mano ma indietreggiò quando Lena si allontanò da lei. "Lena... non mi interessa da dove viene, è ancora nostra figlia."

"Ma per quanto tempo?" chiese Lena. “Mi stai dicendo che lascerai che la realtà rimanga contorta? Con gli alieni che si scatenano e le persone che si fanno male? Sei disposta a lasciare quel talismano là fuori dove potrebbe cadere nelle mani sbagliate?"

Tu si ?” chiese Kara, scioccata.

 " , disse Lena in tono piatto. “Se significa tenere nostra figlia al sicuro, e qui , con noi! Vorrei."

"Io..." Kara sentì le lacrime pungere i suoi stessi occhi. “Lena non posso...” Torse le dita in grembo. "Forse non dovremo rinunciare a lei... Forse possiamo sistemare tutto il resto, e-"

Lena la interruppe con un gesto secco. "Smettila", disse. "Dal momento in cui è iniziato, tutto ciò a cui sei stata in grado di pensare è come risolverlo ." Posò la tazza sul tavolo e si alzò. "Hai anche considerato che forse non è qualcosa che deve essere aggiustato?"

"Lena..." Kara cercò di pensare a qualcos'altro che potesse dire, ma Lena aveva ragione. Lei aveva bisogno di risolvere questo problema. Sperava, disperatamente, che ci sarebbe stato un modo per far restare Lizzy, ma non poteva mettere la propria felicità davanti alla vita e alla sicurezza delle altre persone. Se lo avesse fatto non sarebbe stato da Kara . Non sarebbe stata la donna che sua madre aveva voluto che fosse. "Scusami..."

"Lo so", disse Lena, avvolgendosi le braccia al collo, senza ancora guardare Kara. “Farai quello che devi fare, anche se ti uccide, e non posso nemmeno arrabbiarmi con te, perché è per questo che io...” Chiuse gli occhi. “Per favore, vai e basta. So che non puoi fare niente per la mattina, ma per favore trova un altro posto dove dormire stanotte. Ho bisogno di stare da sola con mia figlia".

“ Nostra figlia,” la corresse Kara dolcemente, alzandosi e andando alle porte del balcone. Li aprì ma si fermò sulla soglia e tornò indietro. "Hai ragione", disse. “Farò quello che devo fare, ma se la perdiamo, non ci sarà una realtà, un mondo o una dimensione in cui la persona o il responsabile potrà nascondersi, e quando lo prenderò... "

"Che cosa?" chiese Lena, guardandola finalmente, l'incredulità che colorava il suo tono. "Lo ucciderai?"

"No", disse Kara. "Lo darò a te."

Lena inspirò bruscamente, spalancando gli occhi, ma annuì.

"Le dai la buonanotte?" chiese Kara.

"Lo farò."

Andarsene era come spezzarsi in due, ma Kara conosceva il dolore, conosceva la perdita e conosceva il dolore di amare qualcuno e odiarlo allo stesso tempo, e Lena le aveva chiesto di andare. Lanciandosi in cielo, volò sempre più in alto finché l'aria fu così rarefatta da poter fingere che il bruciore nei suoi polmoni fosse la ragione per cui non riusciva a respirare. 

A che serviva il cuore di un eroe quando si stava spezzando

10...9...8...7...6...5...

 

Kara aveva promesso ad Alex che non avrebbe infranto la barriera del suono all'interno dei confini della città a meno che non fosse un'emergenza. Era quasi un'emergenza. Volando sugli edifici appena sotto il limite, contò i secondi nella sua testa e ignorò lo squillo del telefono infilato nello stivale.

"Sono quasi lì."

La piccola scuola era comodamente annidata in un folto gruppo di alberi e arbusti. Mattoni rossi sotto un ordinato tetto nero e persiane bianche, un parco giochi naturale su tre lati e un piccolo parcheggio antistante; era l'immagine stessa della qualità. Ma in quel momento a Kara non importava se fosse  una baracca traballante sospesa su una vasca piena di squali o una scuola di lusso.

3...2...1...

Kara non andò a sbattere contro un cespuglio mancandolo di poco . Un giro veloce e aveva scambiato il mantello con un paio di pantaloni marrone chiaro e un maglione blu scuro. Uscire dai cespugli fu un po' più imbarazzante. Kara non era del tutto sicura che il fogliame si sarebbe ripreso. Si raddrizzò in fretta i vestiti e si diresse lungo il vialetto fino al parcheggio dove Lena e Lizzy la stavano aspettando.

"Mamma!" Lizzy salutò dalle braccia di Lena, elettrizzata dall'entrata drammatica.

"Ce l'ho fatta!" si vantò Kara, sorridendo mentre le raggiungeva.

"A malapena", ammise Lena, mettendo via il telefono. 

"Ecco, prendila e stai ferma." Passò Lizzy a Kara e sospirò mentre strappava tre foglie e un ramoscello dai capelli di Kara. "Sei dovuta atterrare tra i cespugli?"

"Cercavo di essere discreta".

Un sopracciglio alzato dava a Kara un'idea della sua completa mancanza di successo, ma il tocco di Lena era gentile mentre faceva scorrere le dita tra i riccioli di Kara, persuadendoli a sembrare un po' meno da supereroina e una mamma un po' più responsabile. Kara cambattè l'impulso di chiudere gli occhi quando Lena indugiò più a lungo del necessario, le sue unghie perfettamente curate che tracciavano leggermente le tempie di Kara mentre pettinava i pochi ultimi grovigli immaginari.

"Come sono?" chiese Kara, arrossendo quando Lena le diede un'occhiata molto lenta e ovvia in risposta, gli occhi socchiusi e il labbro inferiore stretto tra i denti.

"Mmm accettabile", disse con un sorrisetto.

Kara alzò gli occhi al cielo. 

"Wow, grazie. Anche tu sembri perfettamente adeguata.”

Il sorrisetto di Lena si allargò, ma si rifiutò di abboccare. Con indosso una gonna a tubino gessata nera e un blazer su una camicetta grigio fumo, sapeva esattamente quanto fosse bella. 

"Grazie tesoro", disse con perfetta sincerità e appena abbastanza ardente da far rabbrividire le viscere di Kara. 

"Andiamo?" chiese, tendendo una mano. Kara l’afferrò tentennante mentre gli occhi di Lena la guardarono vittoriosi.

 

La sera prima, avevano parlato della visita all’asilo dove poteva trovarsi l’altro pezzo di talismano. Ma ora... ora Kara era una codarda. 

I pezzi da cercare stavano diventando sempre meno e questo significava solo essere più vicine alla fine di tutto. Ed entrambe fingevano una tranquillità apparente. Oltre ad aver parlato della visita tra di loro c’era stato anche un momento dolce e carico di imbarazzo.

Kara non sapeva bene come comportarsi, o cosa dire. E poi l’atteggiamento di Lena? Kara si sentiva confusa mentre la mora si divertiva a farla agitare. Non riusciva a capire se ci fosse un reale interesse o fosse solo un gioco vista la situazione in cui si erano trovate.

Kara non era una persona perspicace in campo di sentimenti, non capiva nemmeno i suoi.

Le mancava la signorina Grant.

Cat avrebbe risolto tutto, e probabilmente avrebbe urlato un po', ma aveva il modo di rendere le cose più chiare.

In qualche modo, però, Kara non pensava che Cat e Lena sarebbero andate d'accordo.

Raggiunsero la porta e Lena premette il pulsante del citofono, pronunciando i loro nomi quando richiesto dalla voce crepitante dell'altoparlante. La porta ronzò quando la serratura si sganciò ed entrarono.

L'ingresso era decorato con opere d'arte fatte dai bambini, tutte esposte in modo ordinato e premuroso sulle tavole di sughero e sopra i cassetti di legno naturale. C'erano murales dipinti sulle pareti; un oceano da un lato e una tranquilla scena di foresta dall'altro.

Era bello e accogliente, e Kara era quasi dispiaciuta che fossero venuti con secondi fini. Poteva davvero lasciare Lizzy qui la mattina, ancora con gli occhi pesanti e assonnati, e venirla a prendere alla fine della giornata, felice e piena di dipinti per il frigo e storie da raccontare ad entrambe.

"Mamma, pesci!" Lizzy si allungò per toccare piccoli pesci d'argilla appesi a un lungo ramo biforcuto che era sospeso, le loro squame modellate con bottoni multicolori.

 "Quelli sono stati fatti dalla nostra classe del doposcuola." Una giovane donna venne loro incontro, sorridendo a Lizzy. Capelli lunghi e castani, fisico perfetto e due occhi azzurri pronti a far girare la testa. 

"Sono adorabili", disse Lena. "Devi essere la signora Chapple?"

"Chiamami Laura", disse sorridendole. "Mentre lei è la famosa Lena Luthor, il che significa che questa deve essere la piccola Eliza Louise. Siamo lieti di avervi qui.” 

“'Izzy,” la corresse Lizzy senza mezzi termini, gli occhi azzurri che si restringevano leggermente insieme a quelli della madre.

"La chiamiamo Lizzy", intervenne Kara, “Io sono Kara Danvers. La moglie di Lena Luthor e la mamma di questo gioiellino.” Puntualizzò con un pizzico di gelosia, quella maestra non l’aveva praticamente interpellata e soprattutto non poteva fare gli occhi dolci a sua m… a Lena.

"Certo, la conosciamo molto bene. Lei è una giornalista. È un piacere conoscerla.", Faye cercò di riprendersi dopo il tono pungente della bionda. "Ciao, Lizzy."

"Ciao!" Lizzy fece un cenno con la mano, il buon umore ritornò all'istante . "Mamma", annunciò, dando una pacca sulla spalla a Kara, e "Mamma", aggiunse, indicando Lena. "'Izzy, giù?" chiese a Kara, sentendo chiaramente che tutti gli obblighi sociali erano stati rispettati e desiderosa di esplorare questo nuovo spazio.

"Lizzy può aspettare", le disse Kara con fermezza, ignorando il broncio.

“Grazie per averci offerto questo tour, abbiamo po' di problemi a trovare una tata e stiamo considerando più idee.”

"Nessun problema", la rassicurò Faye. “Una delle nostre famiglie si sta trasferendo a Metropolis, quindi abbiamo spazio per la vostra bambina. Di solito prendiamo qualcuno dalla lista d'attesa, ma quando abbiamo ricevuto la sua chiamata, il consiglio ha acconsentito a fare un'eccezione.” Le strizzò l’occhio.

“Che fortuna.” Mormorò Kara.

Lena le lanciò un’occhiata e le venne da sorridere ma si trattenne seria.

Era gelosa?

“Cosa ne dici, amore?” Chiese Lena sottolineando l’ultima parola, gli occhi di Kara si allargarono e istintivamente sistemò gli occhiali.

Perché si divertiva così tanto? 

“Dico…dico…che dovremmo fare un giro prima di decidere.”

“Hai ragione.” Disse sorridendo Lena. “Possiamo?” 

“Certo, venite.” Rispose la ragazza.

Faye fece strada lungo il corridoio, seguita da Lena e Kara. Kara mise giù Lizzy in modo che potesse camminare, ma tenne stretta la mano. "Per cosa stava strizzando l'occhio?" chiese Kara, avvicinandosi per sussurrare all'orecchio di Lena.

“Non lo so,” ammise Lena, sussurrando anche lei. "Soldi? Ne ho una quantità abbastanza elevata".

Kara sbuffò piano. "Questo posto non è esattamente al verde."

Lena scrollò le spalle. "Forse è solo una fan."

"Hai dei fan?"

"Gelosa?” chiese Lena maliziosamente.

"Dei tuoi fan immaginari?" Kara sorrise. "No. Sono abbastanza sicura di averne di più".

Lena tirò su col naso. "Beh, non tutti noi possiamo volare."

"Vorresti?" chiese Kara, un po' troppo ansiosa, "Voglio dire, potrei farti volare di nuovo... se lo volessi", mormorò, aggiustandosi gli occhiali.

“Mi piacerebbe,” disse Lena, reclamando la sua mano libera e intrecciando le loro dita.

"Questa sera?"

Lena si avvicinò ancora di più, il respiro caldo che sfiorò l'orecchio di Kara. "È un appuntamento?”

Kara quasi inciampò nei suoi stessi piedi, e Lena rise sommessamente, facendo un passo di lato per lasciare che una rispettabile quantità di spazio crescesse di nuovo tra di loro, anche se non lasciò a Kara riavere la sua mano.

Ignara, Faye si fermò per aprire l'ultima porta nel corridoio e le fece entrare. "Pensavo di iniziare con la stanza dei bambini", disse. "Dato che questa potrebbe essere  una stanza dove LIzzy starebbe se decideste di farla unire a noi."

Lizzy  quasi trascinò Kara dentro, gli occhi spalancati appena dentro.

La stanza era piena di attività. C'erano blocchi accatastati, macchine che sfrecciavano giù per rampe, grandi palloni da spiaggia che venivano fatti rotolare, rimbalzati e lanciati. Un'enorme sabbiera e un tavolo d'acqua altrettanto grande occupavano un intero angolo della stanza, con due bambini piccoli che raccoglievano molto seriamente l'acqua in piccole tazze e la trasportavano per versarla nella sabbia mentre un altro bambino usava un cucchiaio di legno per mescolarla dentro. Una bambina stava girando in tondo, una sciarpa colorata svolazzava, e un'altra stava facendo rumori del motore abbastanza credibili e "guidava" per la stanza usando un cestino come volante. C'era un piccolo spazio accogliente drappeggiato in lunghe strisce di tessuto con cuscini e una libreria, dove uno degli insegnanti stava leggendo a un piccolo gruppo di bambini, e tre tavoli rotondi con ceppi d'albero per sedie, preparati per dipingere, una sorta di attività di smistamento e uno spuntino. Il secondo insegnante era da quel lato della stanza, che distribuiva formaggio e cracker mentre piccole mani versavano con cura il latte da una brocca di plastica in tazze dal bordo largo. 

"Vuoi andare a giocare?"chiese Kara.

Lizzy annuì vigorosamente.

 "Vuoi che venga con te?"

Scosse la testa.

"Va bene." Kara lasciò andare la sua mano e Lizzy si diresse dritta verso il box della sabbia attirando immediatamente alcuni bambini a sè. 

"Sembra adattarsi perfettamente", disse Faye.

"Oh, scusa..." Kara si alzò. “Non avrei dovuto lasciarla andare? Non ho pensato di chiedere.”

 "Va tutto bene", la rassicurò Faye. “Incoraggiamo i genitori a consentire ai propri figli di impegnarsi nelle stanze durante un tour. Questo è l'unico modo per sapere davvero se è una buona cosa. È più che benvenuta a giocare qui mentre vi mostro il resto del centro».

Kara esitò. Lasciare Lizzy da sola le metteva ansia  visto il caratterino della piccola, ma ...  sembrava divertirsi, e sicuramente gli insegnanti sapevano cosa stavano facendo. "Cosa ne pensi?" chiese a Lena.

"Penso che sia un'idea meravigliosa." Lena non sembrava condividere le preoccupazioni di Kara, guidandola dolcemente, ma con fermezza, verso la porta. "Dai, mamma", la prese in giro. "Starà bene."

"Immagino che potremmo lasciarla per qualche minuto..." Kara si lasciò convincere, e lei e Lena seguirono Faye lungo il corridoio.

Videro poi una seconda stanza dove alcuni bambini stavano riposando e il cortile esterno pieno di giochi. Dopodiché Faye li portò in quelli che chiamava gli Studios, tre stanze collegate dove gestivano i loro programmi prima e dopo la scuola.

Questi bambini erano più grandi, e avevano a disposizione tutte e tre le sale, una allestita per Scienza e Tecnologia, una per Arte e una per Musica e Teatro, con costumi e un piccolo palcoscenico, oltre a una cabina insonorizzata con strumenti e apparecchiature di registrazione. Gli insegnanti qui assistevano i bambini nei loro progetti autogestiti e, secondo Faye, erano scienziati, artisti e attori oltre che insegnanti.

“È un curriculum ispirato a Reggio Emilia-spiegò-Qualche anno fa io e il mio co-direttore abbiamo fatto un viaggio in Italia per visitare i centri lì. Ovviamente non possiamo replicare completamente il programma, ma abbiamo fatto del nostro meglio”.

"Mi piace", disse Kara. "Mi sarebbe piaciuto fare una cosa come questa quando ero una bambina."

"Sei un'artista?" chiese Faye, tenendo la porta aperta per loro.

"Non proprio. Dipingo un po' e scolpivo, ma è solo un hobby".

"Niente è mai solo un hobby", la rimproverò Faye, “Se ti piace qualcosa, allora dovresti esserne orgogliosa. Crea uno spazio per questo nella tua vita. Hai spazio per la passione, Kara?"”

"Io ehm..." Kara non aveva idea di come rispondere a questo. “Ho il giornalismo. Anche quello è una mia passione.” 

“Però quello è il tuo lavoro…devi trovare uno spazio lontano da quello.”

“Abbiamo una stanza libera ...”, si intromise Lena. “Forse dovremmo convertirla in uno studio? Posso chiedere a Jess di organizzarlo." Tirò fuori il telefono dalla borsa.

“Uh ...” Kara guardò avanti e indietro tra le due donne, una determinata e l'altra pronta ad esaudire ogni richiesta di Kara. "Ne parliamo dopo?"

"Bene!" Faye si voltò ordinatamente e si diresse verso il corridoio. Apparentemente soddisfatta.

"Non dobbiamo davvero convertertire la stanza degli ospiti!" Kara sibilò a Lena, afferrando il telefono.

“Ma tesoro,” disse dolcemente Lena, gli occhi verdi dannatamente  scintillanti. “Devi dare spazio alla passione nella tua vita.”

A Kara non mancava l'inflessione deliberata, o il modo in cui Lena la guardava attraverso le ciglia scure. Non stava giocando in modo corretto. Bene." Kara brontolò. "Ma non chiamare Jess!"

"Se insisti." Lena mise via il telefono. "Suppongo che ti piaccia fare il tuo lavoro, potresti dipingere anche me come meglio desideri.” Aggiunse suggestivamente.

"Smettila", borbottò Kara, sentendo il calore del suo viso.

"Smettere cosa?"

Sai cosa!"

"IO-"

Qualunque cosa Lena stesse per dire fu interrotta quando Faye tornò da loro.

"Mi dispiace interrompere", disse, con un'espressione grave. «Ma c'è stato un incidente. Lizzy sta bene,” si affrettò a rassicurarle. "Ma dovremmo scambiare due parole nel mio ufficio."

Kara e Lena si scambiarono un'occhiata. "Vado io", disse Lena. “Tu vai da Lizzy?"

Kara annuì e Lena seguì Faye nel suo ufficio mentre Kara deviava verso la stanza dei bambini. Era preparata per mani ardenti e bambini spaventati, già definendosi un'idiota per non averci pensato quando aveva lasciato Lizzy con degli sconosciuti. Era così presa dall'immaginare come sarebbe stato se avessero davvero iscritto la loro figlia qui, che aveva quasi dimenticato il motivo per cui erano venute.

Quindi non era sorpresa di aprire la porta al caos, ma non era proprio il casino che si aspettava.

Cercò prima Lizzy e la trovò seduta al centro del tappeto, con le braccia incrociate e un'espressione di pura furia sul viso. C'era un insegnante accucciato accanto a lei che sembrava stesse cercando di farla ragionare, ma Lizzy non lo ascoltava, scuoteva la testa e sporgeva ancora di più il labbro inferiore.

La maggior parte del disturbo sembrava provenire da un ragazzino che urlava a squarciagola dall'altra parte della stanza mentre un altro insegnante teneva un fascio di Kleenex sul suo naso sanguinante e una bambina che singhiozzava sulla spalla del terzo insegnante mentre cercava di radunare il il resto dei bambini che approfittavano di questo diversivo per impazzire.

"Cos'è successo?" chiese Kara, inginocchiandosi dall'altra parte di Lizzy.

"Lizzy” L'insegnante chiese.

“'Izzy, ciao! Lizzy disse avvicinandosi alla madre. L'insegnante sospirò.

"Per quanto possiamo dire, stava cercando di aiutare", spiegò. “Uno dei nostri bambini ha difficoltà a condividere. Voleva il giocattolo di un'altra bambina, quindi l'ha spinta giù e l'ha preso e, beh... Lizzy gli ha dato un pugno sul naso e glielo ha ripreso. L'insegnante non sembrava del tutto sicura se essere scioccata o impressionata. "Ho cercato di convincerla a scusarsi."

"Oh..." Kara vide il dilemma dell'insegnante. Da un lato, era sconvolta dal fatto che sua figlia avesse picchiato qualcuno. Dall'altro... quel piccolo marmocchio probabilmente se l'è cercata. “Ti dispiace se la prendo? La riporterò indietro per scusarsi una volta che si sarà calmata".

"Certo!" 

Kara raccolse Lizzy e la portò da Lena. Questo era un problema di due genitori. "Aspetta che tua mamma lo sappia..."

Lena, a quanto pare aveva già sentito.

Faye si scusò, offrendo loro un po' di privacy e l'uso del suo ufficio per parlare con Lizzy.

Kara la fece sedere accanto a un cesto di giocattoli che Faye aveva premurosamente fornito per occupare i bambini mentre parlava con i loro genitori, e prese da parte Lena.

"Cosa dovremmo dire...?" lei chiese.

"La giustizia del vigilante è la tua area di competenza", sottolineò Lena. "Non mio."

"L'insegnante vuole che lei si scusi."

Lena si accigliò. "Il bambino se lo meritava".

“Lo so... ma vogliamo davvero che prenda in mano la legge? Voglio dire, non ha nemmeno due anni."

"Mammina?" Lizzy la interruppe. "Mamma, guarda?" Sollevò un piccolo xilofono di plastica, la luce blu le tremolava tra le dita e formava un alone luminoso attorno allo strumento.

"Grazie Lizzy", disse Lena, prendendo il giocattolo e infilandolo nella borsetta fuori dalla vista. "Questo è un problema risolto, ma sei ancora nei guai."

 Lizzy li guardò, con il mento che tremava. "Izzy aiutare..." disse.

“Oh tesoro...” Kara si inginocchiò accanto a lei. "So che volevi aiutare, ma non va bene colpire le persone."

"Mamma, aiuta", sostenne Lizzy. “Mamma buona. Mamma pugni! ” mimò lanciando un pugno. "Izzy, buona come la mamma ", insistette.

"Ha ragione", le fece notare Lena quando Kara rimase a bocca aperta, senza parole. "Non sei esattamente un modello per il pacifismo."

"Come fa a saperlo ?"

"Lei sa che sei Supergirl."

"Sì, ma sono abbastanza sicura che non mi abbia mai visto colpire nessuno." Kara sospirò. “Ok, penso che questo potrebbe essere in parte colpa mia. Dopo che ha morso Mon El, abbiamo parlato di proteggere le persone invece di ferirle, e l'idea sembra essersi fissata. Lizzy», provò di nuovo. “Sono un adulto ed è mio compito proteggere te e tutti gli altri. A volte questo significa che devo combattere, ma solo quando non c'è altro modo. Capisci?"

LIzzy ci rifletté per un momento. "Izzy da grande aiuta mamma?" chiese speranzosa.

"Certo", disse Kara, immaginando che fosse probabilmente il meglio che avrebbe avuto. "Quando sarai grande potrai aiutare le persone con me, ma fino ad allora, niente botte, ok?"

“'Kay,” concordò Lizzy addolcita.

"Sei pronta a scusarti?"

Lizzy arricciò il naso ma annuì con riluttanza.

"Bene." Kara tese la mano e Lizzy la prese, scivolando giù dalla sedia. "La porterò giù per chiedere scusa", disse a Lena. "Hanno bisogno che firmiamo qualcosa?"

"C'è stato un rapporto sull'incidente", disse Lena, la sua espressione ancora turbata per qualche motivo. “L'ho già firmato. Vieni a casa con noi o hai bisogno di volare?" Chiese bruscamente.

"Posso tornare a casa con voi..." Kara si accigliò. "Stai bene?"

"Bene." Lena la fece cenno di andarsene, già tirando fuori le chiavi e aprendo la porta dell'ufficio. "Ci vediamo in macchina."

Kara voleva seguirla. Qualunque cosa dicesse, Lena era arrabbiata per qualcosa, ma prima doveva portare la bimba a scusarsi. Tirando Lizzy dietro di lei, Kara tornò nella stanza dei bambini e fece le sue scuse a Faye e agli altri insegnanti mentre Lizzy disse il suo "scusa" riluttante al bambino con il naso sanguinante.

Faye fu molto gentile, e uno degli insegnanti in realtà borbottò che era ora che il bambino si prendesse un pugno sul naso.

Lena era tranquilla durante il viaggio, e dopo alcuni tentativi falliti di conversazione Kara si si zittì ma una volta che furono a casa, e Lizzy era scappata a giocare nella sua stanza, ci provò di nuovo. Questa volta con un'offerta di caffè.

Lena prese la tazza, si sedette sul divano e sollevò le gambe sotto di sé.

"Le hai mentito", disse e Kara si sedette accanto a lei.

"A chi?"

"Lizzy". Lena non alzò gli occhi dal caffè, guardando il liquido scuro che turbinava lentamente intorno alla tazza.

Kara sbatté le palpebre, confusa. "Che cosa? Quando?"

"Le hai detto che poteva aiutarti quando sarà grande", spiegò Lena. "Ma non crescerà mai, vero?"

"Oh..." Kara si sedette contro il bracciolo del divano, sentendosi come se avesse appena ingoiato un carico pieno di kryptonite. “Non pensavo...”

"Non hai pensato ?" La voce di Lena si incrinò. “Kara, a cosa stiamo giocando? Inizia ad essere pesante...” si interruppe, scuotendo la testa. «Non è reale», sussurrò con voce roca.

"Lei è reale!" Kara allungò la mano ma indietreggiò quando Lena si allontanò da lei. "Lena... non mi interessa da dove viene, è ancora nostra figlia."

"Ma per quanto tempo?" chiese Lena. “Mi stai dicendo che lascerai che la realtà rimanga contorta? Con gli alieni che si scatenano e le persone che si fanno male? Sei disposta a lasciare quel talismano là fuori dove potrebbe cadere nelle mani sbagliate?"

Tu si ?” chiese Kara, scioccata.

 " , disse Lena in tono piatto. “Se significa tenere nostra figlia al sicuro, e qui , con noi! Vorrei."

"Io..." Kara sentì le lacrime pungere i suoi stessi occhi. “Lena non posso...” Torse le dita in grembo. "Forse non dovremo rinunciare a lei... Forse possiamo sistemare tutto il resto, e-"

Lena la interruppe con un gesto secco. "Smettila", disse. "Dal momento in cui è iniziato, tutto ciò a cui sei stata in grado di pensare è come risolverlo ." Posò la tazza sul tavolo e si alzò. "Hai anche considerato che forse non è qualcosa che deve essere aggiustato?"

"Lena..." Kara cercò di pensare a qualcos'altro che potesse dire, ma Lena aveva ragione. Lei aveva bisogno di risolvere questo problema. Sperava, disperatamente, che ci sarebbe stato un modo per far restare Lizzy, ma non poteva mettere la propria felicità davanti alla vita e alla sicurezza delle altre persone. Se lo avesse fatto non sarebbe stato da Kara . Non sarebbe stata la donna che sua madre aveva voluto che fosse. "Scusami..."

"Lo so", disse Lena, avvolgendosi le braccia al collo, senza ancora guardare Kara. “Farai quello che devi fare, anche se ti uccide, e non posso nemmeno arrabbiarmi con te, perché è per questo che io...” Chiuse gli occhi. “Per favore, vai e basta. So che non puoi fare niente per la mattina, ma per favore trova un altro posto dove dormire stanotte. Ho bisogno di stare da sola con mia figlia".

“ Nostra figlia,” la corresse Kara dolcemente, alzandosi e andando alle porte del balcone. Li aprì ma si fermò sulla soglia e tornò indietro. "Hai ragione", disse. “Farò quello che devo fare, ma se la perdiamo, non ci sarà una realtà, un mondo o una dimensione in cui la persona o il responsabile potrà nascondersi, e quando lo prenderò... "

"Che cosa?" chiese Lena, guardandola finalmente, l'incredulità che colorava il suo tono. "Lo ucciderai?"

"No", disse Kara. "Lo darò a te."

Lena inspirò bruscamente, spalancando gli occhi, ma annuì.

"Le dai la buonanotte?" chiese Kara.

"Lo farò."

Andarsene era come spezzarsi in due, ma Kara conosceva il dolore, conosceva la perdita e conosceva il dolore di amare qualcuno e odiarlo allo stesso tempo, e Lena le aveva chiesto di andare. Lanciandosi in cielo, volò sempre più in alto finché l'aria fu così rarefatta da poter fingere che il bruciore nei suoi polmoni fosse la ragione per cui non riusciva a respirare. 

A che serviva il cuore di un eroe quando si stava spezzando

Sono terribilmente in ritardo, scusatemi ma ho avuto parecchi problemi. Mi fate sapere se ci siete ancora a leggere questa storia? Vorrei portarla a termine

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Kara non era sicura di quanto tempo fosse rimasta ai margini dell'atmosfera respirabile. Abbastanza a lungo da essere quasi congelata. Abbastanza a lungo che le finestre di Alex fossero buie, il suo appartamento immobile e silenzioso. Kara quasi si voltò indietro, riluttante a lasciar cadere altri suoi problemi su sua sorella, ma non aveva nessun altro posto dove andare. Non dopo questo.

E Alex l'avrebbe presa a calci nel sedere se avesse passato la notte a congelarsi nello spazio.

Kara cercò di fare piano, piombando sulla sua solita finestra e atterrando dolcemente sul tappeto, ma si era dimenticata di Maggie.

E un pugno la colpì in pieno volto.

"Fanculo! Dannazione, Danvers!» gridò Maggie, tendendo la mano. "Dì alla tua fottuta sorella di chiamare prima!"   

"Mi dispiace tanto!" Kara corse al congelatore e riportò una borsa del ghiaccio. "Non volevo spaventarti..."

«Non mi hai spaventato», ringhiò Maggie, strappandosi la borsa del ghiaccio dalle mani e premendosela sulle nocche con un sospiro di sollievo. “Se fossi stata umana, saresti sul pavimento. Mi hai appena sorpreso, tutto qui. Non sai fare di meglio che entrare di soppiattò in un appartamento?"

 "Mi hai dato un pugno ."

"Sì, beh... te lo sei meritata.", ammise Maggie, a malincuore. "Stavo bevendo un bicchiere d'acqua e tu compari così!”

"Kara...?" borbottò Alex, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi mentre si alzava dal letto.

"Certo", sbuffò Maggie. "Dormi durante l'invasione domestica."

"È Kara", spiegò Alex, solo a metà. “Ha un suono particolare . Il mio cervello sa chi è. Cosa c'è che non va?"

"Alex..." fu tutto ciò che Kara riuscì a dire prima che la sua voce si spezzasse e la sua vista si offuscasse per le lacrime non versate.  

 “Kara, tesoro...” Alex la strinse in un abbraccio. "Stai congelando ", la rimproverò. “Maggie, potresti prendere il piumino dal letto? Prima ti riscaldiamo e poi puoi parlare».

"Certo... la mia mano è rotta e lei riceve l'abbraccio?" Maggie si lamentò ma prese la coperta.

"La tua mano sta bene", disse Alex, prendendo la coperta e avvolgendola intorno alle spalle di Kara prima di spingerla a sedere sul divano. "Se fosse rotta non ti lamenteresti così tanto."

Kara lasciò che i loro litigi familiari la sommergessero, chiudendosi il piumino sotto il mento. Stava iniziando a tremare. Alex trascinò Maggie in cucina e Kara sentì i rumori del bollitore che veniva riempito e messo a bollire, e il mormorio di voci sommesse appena abbastanza basse da poter scegliere di non ascoltarle. Alex tornò con un piatto di biscotti e un bicchiere di latte.

"Ci sarà una cioccolata calda tra un minuto, ma per ora c'è una dose di zucchero", disse, posandole sul tavolino.

Kara guardò i biscotti e sentì l'ultima delle sue difese iniziare a sgretolarsi.

“Ehi…” Alex si sedette accanto a lei, avvolgendole un braccio intorno alle spalle e tirandola a sé mentre le prime lacrime uscivano. "Va bene. Qualunque cosa sia, andrà tutto bene".

"No, non è così", alzò la voce Kara, seppellendo il viso nel petto di Alex. “Sta succedendo di nuovo. Potrei perdere loro e non sto lottando...”

"Perdere chi?"

Kara non sapeva se ridere o singhiozzare, quasi soffocandosi per il nodo aggrovigliato che aveva in gola. “La mia famiglia... cattureremo Mxy, e Lizzy scomparirà, e poi Lena mi odierà , e non so cosa fare , perché dovrei essere un eroe, ma io le amo , e le voglio nella mia vita e non è giusto, Alex!”

"Oh, merda..." Maggie si sedette dall'altra parte e iniziò a massaggiarle la schiena.

"Kara…", fece eco Alex.

"Sto per perdere di nuovo tutto.”

«Ricordami di nuovo», disse Maggie. “Perché ogni volta che smetto di pensarci, divento confusa di nuovo su tutta questa faccenda. Perché non puoi tenere la bambina?”

“ Ecco perché,” disse piano Alex. «I tuoi ricordi, e la maggior parte di quelli di National City, sono stati distorti. La realtà si attorciglia intorno a lei. Per non parlare delle orde di alieni indisciplinati che cercano di trovare il talismano magico con cui abbiamo avuto a che fare. Le persone si sono già fatte male e le cose andranno sempre peggio finché non le ripareremo".

"Eh..." Maggie ci pensò su per un minuto. "Beh, allora... fanculo la realtà."

 "Che cosa?"

«Mi hai sentito», disse Maggie. “Fanculo, Kara. Che cosa ha mai fatto per te la realtà? Il tuo pianeta non c'è più, la tua famiglia è morta, tuo cugino è uno stronzo e tu sei ancora qui, a farti il culo per gente che non sa nemmeno chi sei. A chi importa se qualche migliaio di persone pensa che Lena Luthor abbia sposato l'assistente di Cat Grant tre anni fa e abbia dato alla luce la sua bambina aliena? Penso che siamo tutti abbastanza sicuri che sarebbe successo comunque. I tabloid erano solo un po' in anticipo sul programma".  

“Ma…” sbottò Alex, mentre Kara rimase a bocca aperta. "E gli alieni che attaccano la città?"

"Questo è il nostro lavoro." Maggie diede un colpetto alla spalla di Alex. “Dai, possiamo farcela. Vogliono quel talismano magico o altro? Bene. Lo troviamo per primi e facciamo in modo che il tuo tecnico lo rinchiuda bene in una specie di campo smorzante e lo nascondiamo al DEO fuori portata. Prima o poi si arrenderanno".

"E se Mxyzptlk tornasse dopo che il suo esilio svanisce?"

«Correggimi se sbaglio», disse Maggie. «Ma Kara non se l'è cavata bene l'ultima volta? E avremo la sua magia, qualunque cosa sia. So che tutta la faccenda del Genio è solo una storia, e non è esattamente un talismano, ma possiamo usarla contro di lui, giusto?"  

"IO..."

«Guarda», disse Maggie. “So che hai tutta questa cosa del sacrificio di te stessa in corso Kara, ma se puoi smetterla di parlare della colpa del tuo dannato senso di correttezza per cinque minuti e pensarci; chiunque sia  questa bambina è qui, viva e almeno per metà umana, e tecnicamente una cittadina di National City, quindi questo non la rende una di quelle persone che hai giurato di proteggere?"

Un po' stordita dal fervore di Maggie, Kara annuì lentamente.

“Allora proteggila, cazzo, ok? E al resto pensiamo noi».

"Alex?" chiese Kara, quasi troppo spaventata per sperare...

“Kara...” Alex aveva la sua faccia dura e veritiera , e il cuore di Kara sprofondò. “Penso... No,” si interruppe, “sai una cosa? Dimenticalo. Sto con Maggie.» alzò le mani. "Fanculo la realtà".

"Sul serio?"

«Forza, Danvers.» Maggie sorrise, dando il cinque ad Alex sopra la testa di Kara.

"Va bene", sussurrò Kara. "Va bene", disse di nuovo, più fermamente. "Alex?"

"Sì?"

"Ho una famiglia..."

Alex sorrise. "Hai una famiglia, Kara."

«Sei una zia... e anche tu, Maggie. Eliza è una nonna, e J'onn sarà come un nonno, e Winn e James possono essere zii, e io...” deglutì. “Sono una mamma ... ho una figlia. "

"Lo stai scoprendo adesso?” La prese in giro Alex.

Kara scosse la testa. “Non era reale... non stavo lasciando che fosse reale...” Si tirò fuori dalla coperta, lasciandola cadere sul divano mentre si alzava. "Devo andare!"

Si precipitò alla finestra, solo per tornare indietro e catturare prima Alex, e poi Maggie in un abbraccio appena prima di andarsene. "Grazie ad entrambe. Significa tanto!"  

"Non rompere la barriera del suono!" le urlò dietro Alex.

Non lo fece, ma solo perché era già così vicina a casa.

Casa...

Kara assaporò la parola. Permettendosi di sperare per la prima volta che fosse vero, che finalmente aveva un posto a cui appartenere, un posto che fosse suo . Alex aveva reso la Terra qualcosa di simile a una casa. Aveva dato a Kara la cosa più simile a una famiglia che avesse mai avuto, ma non era la stessa cosa. Alex, Eliza e Jeremiah, non avevano avuto bisogno di Kara. L'avevano accettata, l'amavano, ma lei non era loro. Non proprio.

La famiglia era qualcosa di più del sangue. 

Il sole stava appena cominciando a spuntare all'orizzonte quando Kara atterrò leggermente sul balcone e si insinuò dentro in punta di piedi, chiudendo dolcemente le porte dietro di lei. Camminò lungo il corridoio fino alla camera da letto, scivolando dentro senza un suono.

Lena dormiva nel letto con Lizzy distesa accanto a lei come una piccola stella marina, un braccio paffuto avvolto strettamente attorno al suo cane bianco e l'altro attorno alla sua tigre mentre sbavava nella pelliccia arancione, russando dolcemente. La mano di Lena era sulla sua schiena, la sua pelle pallida quasi bianca contro il letto blu scuro, due anelli d'argento che brillavano debolmente alla luce che entrava dalla finestra.

Kara si rigirò il proprio anello al dito, chiedendosi se Maggie avesse ragione. Sarebbero davvero arrivate qui da sole? Lo sperava. Era così evidente? E Lena provava ciò che provava lei o era semplicemente legata alla bambina? 

Sembrava sciocco mettersi il pigiama così vicino al mattino, quindi Kara non si preoccupò, accontentandosi di togliersi le scarpe e il maglione prima di accomodarsi sul letto e sdraiarsi di fronte a Lena con Lizzy tra di loro. Non si era lanciata dal balcone di Alex ed era corsa fin qui per guardare la sua famiglia dormire, ma ora che era qui, non era ancora pronta a svegliarle. 

Ma...

Kara allungò la mano per posare delicatamente la sua mano su quella di Lena, sentendo il leggero alzarsi e abbassarsi del respiro della figlia. “Lena…” sussurrò, sfiorando con il pollice le nocche pallide. "Puoi svegliarti un po'?"

Lena si mosse alla sua voce e al suo tocco, il naso arricciato adorabilmente mentre sbatteva le palpebre per aprire gli occhi. "Kara?"

"Sì."

"È mattina?"

«Non proprio», ammise Kara, affrettandosi ad aggiungere, «sono tornata per dirti una cosa. Avevi ragione e io sono un idiota".

La mano di Lena sotto quella di Kara si chiuse a pugno attorno al tessuto blu, ma non si ritrasse. "Che vuoi dire ...?" Chiese con attenzione."

"A proposito di tenere nostra figlia al sicuro, e qui con noi", disse Kara. "E avevi anche ragione sul fatto che non posso mettere la mia felicità al primo posto, ma..." Sorrise a Lizzy. “Posso mettere lei al primo posto. La sua vita è qualcosa per cui posso lottare".

"Che dici?"

Ie labbra di Kara si allargarono in un sorriso. "Sto dicendo che la quinta dimensione deve passare sul mio cadavere."

Non era facile con Lizzy tra di loro, ma in qualche modo Lena ci riuscì, strinse Kara in un feroce abbraccio; un braccio avvolto intorno al suo collo e il viso affondato nella spalla di Kara. " Grazie ", sussurrò. "Grazie, grazie, grazie..."

Kara la tenne stretta, sentendo le spalle di Lena tremare sotto il suo braccio. "Ehi, va tutto bene", disse in tono rassicurante. “Mi dispiace solo di non averlo capito prima. Sei sicura di sapere su cosa ti stai imbarcando, però?" aggiunse scherzosamente. “Questa bambina è mezza kryptoniana. Ciò potrebbe significare volare, laser, rompere tutto e un sacco di torte di compleanno rovinate...”

Lena le diede una spinta alla spalla. “Non mi interessa,” disse, la voce attutita. “Lei è nostra. Potrebbe essere ricoperta di squame e sputare fuoco, e io l'amerei lo stesso".

"E io, allora?" chiese Kara, esitante, scherzi a parte. “Io... resto qui con te? Vuoi?

Lena si tirò indietro un po', accigliata. "Sei davvero un idiota", disse.

"Sì, lo so, ma..." Kara fece un respiro profondo. "Potresti dirmelo comunque?"

Lena si sedette, tirando su Kara con sé. Prese la mano sinistra di Kara e la sollevò, premendoci contro la sua, tre fasce d'argento, una accanto all'altra, una scintillante come la luce di una stella. "Dopo tutto questo, pensi davvero ancora che non saremmo arrivati qui da sole, alla fine?"  

Kara arrossì, gli occhi bassi. "È ancora nuovo", ammise. "Non sapevo che io potessi piacerti in quel senso… ", concluse con uno sbuffo, alzando lo sguardo appena in tempo per vedere il sorrisetto mal nascosto di Lena. "Ti stai divertendo," piagnucolò. “Sei la peggiore. E ti è piaciuto giocare con me e confondermi."

Lena alzò un sopracciglio. "Non sei stata esattamente innocente neanche tu” ribatté lei. “Ma hai ragione. È una novità per te e non ti spingerò a fare nulla per cui non sei pronta". Ritirò la mano, mettendole entrambe ordinatamente in grembo. "Posso aspettare."

Kara non era sicura di poter aspettare, ma Lena aveva ragione. Non aveva ancora chiarito tutto nella sua testa e nel suo cuore. Eppure... “Non pensi che te ne pentirai? Non farlo nel modo giusto? Voglio dire, non solo noi, ma anche Lizzy... Ci è mancato così tanto con lei."

“Nove mesi di gravidanza? Smagliature e caviglie gonfie? Per non parlare del pianto costante, dell'alimentazione e del cambio con un neonato?" Lena rabbrividì. "No grazie. Lo farei se dovessi, ma non mi dispiace per la soluzione alternativa, e per quanto riguarda noi... dipende. Quanto tempo pensi che ti ci sarebbe voluto per chiedermi finalmente di uscire?" Disse arrossendo... 

“Aspetta un attimo, perché avrei dovuto chiedertelo io?"

"Perché pensavo che fossi etero", spiegò Lena, come se fosse ovvio.

“ Oh…,” borbottò Kara.

"Bene." Lena scrollò le spalle. “Se avessimo

Dovuto aspettare te non sarebbe bastata questa vita dunque."

Difficile discutere con quella logica.

"Immagino che siamo fortunate che sia successo allora, eh?" disse Kara, facendo scorrere le dita tra i ricci ribelli di Lizzy.

"Molto fortunate", concordò Lena. "Ha i tuoi occhi, lo sai", disse, sorridendo alla bambina addormentato. «È così che ho capito che era davvero nostra. L'appartamento, le foto...” Agitò una mano come per indicare il disordine generale della realtà. "Ti vedo, quando lei mi guarda."

«Gli occhi di mio padre», disse dolcemente Kara. “Kal e io li abbiamo entrambi. Ha il tuo mento però", aggiunse. "E il tuo cervello."

"Il meglio di entrambe.” Sorrise.

"E il peggio ", aggiunse Kara con sentimento. “Non posso credere che abbia preso a pugni quel ragazzino! E la cucina ieri? Le hai insegnato quel trucco di stare in piedi sui libri?"

Lena rise. "No, l'ha capito da sola, ma lo ammetto, potrei averla... incoraggiata ."

Kara sospirò. "È davvero nostra figlia, vero?"

"Sì", disse Lena. "Lo è davvero."

“Non sarà facile...” l'avvertì Kara. "Dobbiamo ancora trovare il resto del talismano e proteggere la città e poi trovare un modo per metterlo insieme e nasconderlo mentre scopriamo come usarlo contro Mxy...

“E non dimenticare il Gala,” aggiunse Lena, fingendo serietà. "Dopo tutto abbiamo delle apparenze da tenere al passo".

"Uffa!" Kara crollò di nuovo sul letto, le mani sul viso. “Mi ero dimenticato del Gala . Ho ancora così tanto da organizzare!”

"Puoi prendere in prestito Jess", offrì Lena, chinandosi su di lei e abbassando una delle sue mani. Nonostante la sua promessa di aspettare, sembrava che non riuscisse a resistere alla tentazione di intrecciare le loro dita e appoggiarle sul petto di Kara. “Devo ancora vendicarmi di lei per aver finto di essere sotto l'incantesimo con tutti gli altri, comunque. Odia questo genere di cose".

"Sei sicura che non possiamo semplicemente saltarlo?" chiese speranzosa Kara, lasciando cadere l'altra mano per coprire quelle unite, nel caso in cui Lena stesse pensando di riprendersi la sua.

"È il nostro anniversario, non possiamo mancare.", la stuzzicò Lena, ridendo e tenendola forte quando Kara cercò di coprirsi di nuovo il viso per nascondere il suo rossore.

Kara avrebbe potuto sopraffarla facilmente, ma le piaceva troppo questo lato giocoso di Lena per scoraggiarla. Invece, lasciò che Lena prendesse ciascuna delle mani di Kara in una delle sue e successivamente lasciando che Lena potesse baciarle le nocche.

Che labbra…

Il sorrisetto di Lena disse a Kara che sapeva esattamente cosa stava facendo, ma lei stava al gioco, fingendosi sorpresa quando Kara capovolse la situazione tirandola su di lei e facendo attenzione alla piccola.

"Uff, pensavo stessimo aspettando..." sussurrò Lena, la sua voce improvvisamente diventata roca e gli occhi verdi che stavano appena cominciando a fumare. 

"Forse non voglio aspettare", sussurrò Kara, il calore che si accumulava nel suo ventre. Lena si sentiva meravigliosamente premuta contro di lei, il calore e la pelle morbida.

“ Kara …” piagnucolò Lena, chiudendo gli occhi e lasciando cadere la testa contro la spalla di Kara. "Per quanto mi piacerebbe prenderti in considerazione", borbottò. “E lo farei. Voglio dire, onestamente, abbiamo una bambina nel letto, quindi forse dovremmo davvero aspettare. Che ne dici?”

"Beh, se la metti così..." Kara sospirò. " Dannazione ".

"Mi vengono in mente parole più colorate", disse Lena, alzandosi a sedere con riluttanza. "Ma essenzialmente, sì, dobbiamo essere responsabili."

Kara si sollevò sui gomiti, incapace di resistere un po' al broncio. "Doccia?"

"Decisamente." Lena strizzò l'occhio. "Ma per ora..." si chinò e premette un rapido bacio sulla guancia di Kara prima di allontanarsi di nuovo. "Vado io prima a sottrarmi alla tentazione e mi preparo per il lavoro." Scivolò dal letto e si diresse verso il bagno. “Sei con Alex oggi? O Snapper ?"

Kara la fissò, le dita premute sulla sua guancia dove poteva ancora sentire la pressione delle labbra di Lena. "Io ehm... ehm..." balbettò. “Alex ha da fare oggi. Potrei lasciare Lizzy con Eliza e andare allaCatco...”

"Ci vediamo a pranzo?" chiese Lena, fermandosi sulla soglia. “Potremmo mangiare in ufficio…” Prese il labbro inferiore tra i denti, rilasciandolo lentamente mentre l'angolo della sua bocca si sollevava in un sorriso suggestivo.

Kara quasi si strozzò con la sua stessa lingua. “Ti stai divertendo troppo….”, disse debolmente.

 "È un sì?"

"È un sì."

"Bene."

Soddisfatta di aver lasciato Kara nel più agitato stato possibile, Lena si ritirò in bagno e chiuse la porta. Dopo pochi secondi Kara sentì la doccia che si accendeva e si lasciò cadere di nuovo sul letto accanto a Lizzy con un sospiro. "Piccola", disse. "Tua madre sta cercando di uccidermi."

Lizzy si mosse appena.

Kara sbuffò. "Sì, immagino che staresti dalla sua parte."

Sarebbe stata una lunga mattinata.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Con la doccia in funzione e la porta del bagno chiusa saldamente dietro di lei, Lena scivolò lentamente lungo il muro fino al pavimento, le mani tremanti e le lacrime che le bruciavano agli angoli degli occhi. Tirando le ginocchia al petto, lasciò cadere la testa in avanti e si concentrò solo sul respiro finché il suo cuore non smise di martellare così forte, e il ruggito nelle sue orecchie si trasformò in un sordo ronzio.

Non era un attacco di panico.

Non proprio.

E non era arrabbiata. Piuttosto il contrario. Ecco perché era così frustrante .

Era solo... Era pronta a perdere tutto. L'aveva accettato . Dopotutto, aveva già perso la sua vera madre, suo padre, l'amore e il rispetto di suo fratello, e ogni speranza che Lillian avesse mai provato per lei qualcosa di più del disprezzo. Aveva perso Kara, prima che lei fosse davvero sua, e ora una bambina ...

 Lena sapeva come gestire la perdita. Sapeva come sopportare quel dolore, così acuto da lasciarla sanguinare e trasformarlo in forza.

Non aveva idea di cosa fare con questo .

Cosa pensava di lei?

Niente di buono, probabilmente.

Aveva preso il telefono dal comodino prima di scappare. Lena lo strinse forte tra le mani, contenta di aver inserito il numero nei suoi contatti.

Alex rispose al terzo squillo. "Lena?" disse, con voce roca e un po' intontita.

"Dimmi che è reale," disse Lena con voce strozzata, cercando di sussurrare perché doccia o non doccia, viveva con una kryptoniana. Una kryptoniana che sperava fosse abbastanza educata da non origliare, ma comunque. "Dimmi che Kara era con te la scorsa notte e le hai parlato con un po' di buon senso..."

"Cosa è successo?" Alex sembrò più sveglia ora. "Tutto bene?"

"Sto bene", mentì Lena. "Dimmelo e basta, per favore."

"Va bene. Solo un minuto...” Lena udì un mormorio in sottofondo, e poi Alex tornò da lei. “Era qui, voglio dire, sono abbastanza sicura che abbia passato la maggior parte della notte a congelarsi il culo nello spazio come una sorta di penitenza, ma l'abbiamo vista dopo. Come mai? Non è tornata a casa?" chiese Alex.

"No, no, lei è qui." Lena assicurò. “È solo... è vero? Possiamo davvero tenerla?"

"Oh", disse Alex ammorbidendosi. “Oh, Lena... Sì. È quello che speriamo. Abbiamo un piano. Ho già parlato con Winn e J'onn e sono d'accordo. Kara non te l'ha detto?"

"Si, voglio dire, mi ha detto che ci avrebbe provato ma..."

"Sembrava troppo bello per essere vero?" disse Alex, con simpatia e comprensione chiara e calda nella sua voce. “Lo capisco. E so che il pensiero di essere felice, davvero felice, può essere terrificante, ma Lena? Ne valgono la pena.”

"Lo so." Lena espirò lentamente, respirando con calma e controllo. "Lo so. Grazie, Alex. Non sapevo chi altro chiamare...”

"Nessun problema. A cosa servono le sorelle, vero?"

Lena rise piano. "Grazie."

"Basta", aggiunse Alex. “Comunque Puoi parlarne anche a Kara di questo. È molto più brava di me a consolare.”

 "Lo so", ammise Lena. “Io solo... lei crede in me. Non voglio che pensi che io...”

"Scappi?"

"È terribile?"

"No, no, è umano." Alex sospirò. “L'ho fatto anch'io; scappare e chiuderla fuori. E sai cosa ha fatto?"

"Che cosa?" chiese Lena, sospettando di conoscere già la risposta.

“Lei è venuta da me. Quando ho chiuso a chiave la porta è volata dentro dalla finestra e anche se non poteva fare niente, solo sapere che era lì, che sarebbe sempre stata lì, mi ha dato speranza.”

"Ti ama", disse Lena, sia in soggezione che un po' invidiosa di quello che avevano l'una per l’altra sera a.

Alex ridacchiò. “È molto affezionata anche a te. Quindi... visto che siamo così sorelle... cos'altro ti ha detto Kara? Dai, voglio i dettagli".

Lena si appoggiò al muro, gli ultimi attimi del suo panico lasciarono il posto a una sorta di fremito nervoso. "Beh, a quanto pare non è del tutto etero dopotutto..."

“Ah! Lo sapevo, dimmi tutto ».

*****

In qualche modo, Lena passò la maggior parte della mattinata senza perdere la testa e torturando Jess, solo un po', con commissioni inutili e scartoffie inutili, fino a quando la Segretaria entrò finalmente nel suo ufficio sbattendo l'ultima richiesta di Lena (una nuova spillatrice) sulla scrivania accanto alla sua già perfettamente funzionante, incrociò le braccia con uno sbuffo.

"Lo sai !"

 Lena ignorò le sue parole, finendo con calma le ultime righe della sua e-mail prima di inviarla e chiudere il suo laptop. 

«Sì», disse, appoggiando i gomiti sulla scrivania e intrecciando le dita. "La domanda è, perché non sapevo che lo sapevi?"

Jess sospirò, un po' della tensione le lasciò le spalle. "Non l'ho scoperto subito."

Lena si appoggiò allo schienale della sedia e fece cenno a Jess di sedersi. "Quando l'hai capito?"

Jess si sedette austera, le mani in grembo. "Quando la signora Danvers e la bambina sono venute a trovarti per la prima volta, non l'ho messo in dubbio". disse. “È stato solo dopo, quando se ne sono andate, che ho capito che qualcosa non andava. È stato come svegliarsi da un sogno e non essere sicuri se fosse stato reale o meno, solo che la sensazione non è andata via".

"Perché non me l'hai detto?"

Jess scrollò le spalle. “Volevo, ma... non sapevo cosa dire all'inizio, e poi non ero sicura che lei sapesse cosa stava succedendo. Ero a conoscenza dell'identità alternativa della signora Danvers, ed ero preoccupata che fosse qualcosa che aveva fatto, o fatto fare. Ho deciso di aspettare e vedere fino a quando non sarei stata sicura delle sue intenzioni".

"E non pensavi che avessi bisogno di sapere niente di tutto questo?"

"Sapeva già che era Supergirl", sottolineò Jess, il suo tono non lasciava spazio a Lena per negarlo. "Il resto..." scosse la testa. “Era felice, signora Luthor. Se c'era una possibilità che tutto questo fosse reale e non un trucco? Come potevo portarglielo via?"

Lena deglutì oltre un improvviso groppo in gola. Avrebbe mai smesso di essere sorpresa dal fatto che le persone si preoccupassero davvero per lei? Probabilmente no. "Quindi hai parlato con Kara?"

"Stava rovinando tutto!" disse Jess, con sentimento. «Non so esattamente cosa stia succedendo qui, signora Luthor, ma qualunque cosa sia, le fa bene. Quindi, finché non moriremo tutti in modo orribile di conseguenza, spero che voi due non stiate pianificando di fare qualcosa di stupido come annullarlo.”

Lena non riusciva ancora a credere che quello non fosse più il piano, ma era sollevata di non doverlo spiegare alla sua segretaria.

 "Non così stupida, no", disse con un sorriso.

"Bene." Jess si sistemò la gonna e si alzò. "È tutto, signora Luthor?"

Lena alzò un sopracciglio. "Questo è tutto? Non hai altre domande?"

Jess esitò. "Lizzy sarà uno dei miei normali doveri d'ora in poi?" Chiese infine, intimorita.

Lena rise. "No", la rassicurò. “Ci siamo assicurati una tata temporanea e, se tutto andrà bene, prenderemo altri accordi. Tuttavia, ho promesso a Kara che l'avresti aiutata con i dettagli dell'ultimo minuto per il Gala...”

Jess arricciò il naso. “Suppongo che sia giusto. Aspetta la signora Danvers per pranzo oggi?

"Sì." Lena si diede da fare alla sua scrivania per nascondere l'improvviso fremito nervoso di eccitazione nel suo ventre. Stava arrossendo? Sicuramente no.

"Devo mandare qualcosa di sano?"

“No,” disse Lena, incapace di resistere all'impulso di viziare Kara un po', o molto… “Penso che possiamo fare un'eccezione questa volta. Ordina una pizza e Jess?"

"Sì, signora Luthor?"

"Non dobbiamo essere disturbati a meno che l'edificio non stia bruciando, capito?"

"Perfettamente", disse Jess con il minimo accenno di un sorrisetto poco professionale. "Signora Luthor?" aggiunse uscendo.

"Sì?"

"Sono felice per lei.”

 Le mani di Lena si fermarono nel loro frugare senza meta delle carte. "Grazie Jess", disse dolcemente. "Per quello e per..." Esitò, non proprio sicura di come ringraziare qualcuno non solo per averti apprezzato abbastanza, ma anche per averti conosciuta abbastanza bene da essere in grado di vedere attraverso la tua realtà meravigliosamente contorta e poi mentirti al riguardo per il tuo bene. "Tutto", decise.

Il sorrisetto di Jess si addolcì in un sorriso. "Prego", disse, e lasciò l'ufficio con la promessa di farsi consegnare la pizza alla sua scrivania all'una.

Lena riaprì il suo portatile, ma non riuscì a concentrarsi sull'e-mail successiva, le sue dita che tamburellavano irrequiete sul bordo della scrivania e il suo sguardo sgattaiolò sull'orologio nell'angolo in basso a destra.

Era già ora di pranzo?

*****

"Questo è pazzesco, vero?" domandò Kara, allontanandosi ordinatamente mentre Winn faceva muovere la sedia tra i monitor, battendo freneticamente sulla tastiera che aveva in grembo. "Voglio dire... sono una giornalista, ho tutto questo lavoro ", fece un gesto verso il suo super-abito. “E ora sono una mamma? Non posso essere una mamma Winn... Non ho le capacità da mamma. Non riesco nemmeno a far indossare i calzini alla bambina !”

"Squadra due, siete in posizione", disse Winn, premendo qualche altro tasto prima di alzare il microfono. "Kara, non so cosa dirti, e sono un po' nel mezzo di qualcosa qui..."

"E poi c'è Lena!" Kara si intrecciò le dita tra i capelli, camminando avanti e indietro, il mantello che svolazzava mentre si girava. “È la mamma perfetta, bella e intelligente e ugh! Cosa sto facendo?”

"Sembra che non ascolti..." mormorò Winn sottovoce, cambiando l'angolazione su una delle sue telecamere e inviando alla Squadra tre nuove coordinate. "Non è questo che volevi?" Aggiunse a un volume più normale.

Si!” si lamentò Kara. “Lo voglio ! Ma cosa succede se sono orribile in questo?"

 "La cosa della mamma o la cosa della moglie?"

"Entrambe?"

Winn si strinse nelle spalle, facendo girare la sedia. Tutte le squadre erano in posizione, aveva pochi minuti prima di doverle manovrare di nuovo. "Allora sarai orribile, ma continuerai a provarci, e alla fine non farai più schifo."

Kara sbuffò, lasciandosi cadere sull'altra sedia e incrociando le braccia. "Bel discorso di incoraggiamento."

"Felice di aiutare. A proposito, cosa ci fai qui? Pensavo fossi alla Catco oggi".

"Lo ero, ma Snapper vuole che includa qualcosa sul recente aumento del tasso di criminalità aliena nella mia storia e sono venuta a parlare con Alex, ma sta facendo un interrogatorio."

“Sì, quel tizio che hanno portato ieri parla senza sosta, ma non parla nessuna delle lingue nel nostro database. J'onn dice che neanche lui può toccare la sua mente, quindi stanno provando con altro. " Allungò una mano e trascinò la sua sedia più vicino in modo che fossero ginocchio contro ginocchio. “Ora andiamo, sei seriamente preoccupata di non essere una brava mamma? Perché quella bambina ti adora. Il resto lo puoi imparare».

"E se me ne pento?" Chiese Kara. “E se lo facessimo, e teniamo Lizzy, e tutto è perfetto, solo che improvvisamente mi rendo conto che non ero pronta? Che non voglio essere moglie e madre a venticinque anni?"

"Non credo che nessuno sia mai veramente pronto per essere un genitore, Kara."

"Sai cosa voglio dire!"

"Sì..." ammise Winn. “Lo so, ma qual è l'alternativa? Vuoi davvero lasciarla andare?"

"No!" disse subito Kara, incapace di immaginare di abbandonare Lizzy e Lena. “No, non voglio..."

“È normale avere dubbi, Kara. Una cosa è volere qualcosa, un'altra è ottenerlo davvero , e poi dover capire cosa farne ... ne hai parlato con Lena?"

"Ehm... no?" Kara ammise. "Era così felice e poi ci sono tutti quei sentimenti che provo per lei, e lei dice che non le dispiace aspettare che io capisca le cose, ma quando sono con lei mi sento come se le avessi capite finché non se ne va via e poi io...”

"Panico?"

"Sì." Sussultò. "È così male?"

"È normale", la rassicurò Winn. “Stai mettendo in dubbio la tua intera identità. Ci sarà sempre un po’ di panico, ma tu sei felice? Voglio dire, stiamo parlando di Lena Luthor , qui. Lei è fuori dalla tua portata “, la prese in giro.

 "Lo so , vero?" Kara non riuscì a trattenere quello che era senza dubbio un grande sorriso dalla sua faccia. "È incredibile."

"E dovresti assolutamente dirglielo", disse Winn, voltandosi di nuovo verso i suoi monitor mentre tutto improvvisamente iniziava a lampeggiare e le sue cuffie esplodevano con spari e urla. “Solo non adesso, perché la nostra piccola e soffice creatura aliena è appena cresciuta di tre metri e ha una testa in più. Un piccolo aiuto?"

"Subito", disse Kara, facendo scivolare l'auricolare e lasciando la sedia che girava follemente dietro di lei mentre si allontanava per l'uscita.

*****

Supponendo che Kara si sarebbe presentata con il mantello, Lena aveva lasciato aperta la porta del balcone. L'aria fresca era incantevole, ma la distrazione di ogni raffica di vento che avrebbe potuto annunciare l'arrivo di un supereroe era un inferno per la sua produttività. A mezzogiorno, infastidita dalla sua completa incapacità di concentrarsi, finalmente si alzò e la chiuse. Alle dodici e trenta, avendo deciso che era ridicolo per Lena Luthor essere sconfitta da qualcosa di sciocco come una brezza , la riaprì e si sedette di nuovo alla scrivania, dicendosi severamente di concentrarsi.

Quindi, quando qualcuno bussò alla porta poco prima dell'una, non si aspettava di trovare Kara con un vestito blu e un cardigan di pizzo bianco.

"Oh", disse lei, brillantemente. "Pensavo che saresti..." fece un gesto vago in direzione del balcone.

“Uh...volevi che entrassi da lì? Potrei...” Kara fece un passo indietro e Lena si affrettò a rassicurarla.

"No! Entra, ti prego. Non dovevi bussare.» Lena tenne aperta la porta, mordendosi la lingua per evitare ulteriori balbettii.

"Sì lo so, volevo solo... volevo farlo correttamente, immagino?" Kara entrò nell'ufficio e si voltò, porgendo un mazzo di luminose margherite bianche. "Questi sono per te. Non sono niente di stravagante, ma pensavo fossero allegri, e...»  

"Sono adorabili." Lena la interruppe dolcemente, riacquistando un po' della sua lucidità di fronte all'evidente nervosismo di Kara. "Grazie." Prese i fiori, godendosi il leggero rossore che macchiava le guance di Kara quando le loro dita si sfiorarono. "Vorresti da bere?"

"Sì grazie." Kara sembrò sollevata. "Solo acqua, grazie."

Lena prese un vaso per i fiori e li posò sulla sua scrivania, commossa dal semplice gesto che lasciava intendere che questo fosse più di un pranzo tra amiche. Non che non avesse mai mandato fiori a Kara prima, naturalmente, ma non erano mai state solo amiche per lei. Seguendo l'esempio di Kara, si versò anche un bicchiere d'acqua e si unì a lei sul divano. "Jess ha ordinato una pizza", disse, porgendo a Kara la sua acqua. "Dovrebbe essere qui presto."

“Stiamo mangiando la pizza?!” Il sorriso di Kara valeva tutte le calorie extra che Lena stava per consumare.

 "Beh, questo è una specie di appuntamento , no?" chiese Lena, avvicinandosi un po'.

Kara deglutì. "Suppongo?"

“Non sembri così sicura...” Lena cercò di dirlo per stuzzicarla, ma dentro di sé si stava chiedendo come diavolo fosse già riuscita a rovinare tutto.

Kara posò il bicchiere sul tavolo e si voltò a guardare Lena sul divano, le mani intrecciate in grembo. "Non lo ero", ammise. "Probabilmente dovrei dirtelo... potrei aver avuto un piccolo problema stamattina."

Lena giocò con gli anelli al dito, cercando di non presumere il peggio mentre chiedeva "Su di noi?"

Kara annuì. "Su di noi, e Lizzy e l'essere mamme..." Si sistemò gli occhiali, guardandosi le mani. "Ho paura, immagino, che potremmo saltare in qualcosa prima di essere davvero pronte."

"Oh." Guardandolo dal punto di vista di Kara, Lena non poteva biasimarla per aver riconsiderato le cose. Era una meraviglia che le avesse considerate priorità. “Suppongo che  dovremmo tirarci fuori allora-” Fece per alzarsi, pronta a rendere questo finale il più disastroso possibile, ma Kara la fermò con una mano intorno al polso, l'espressione improvvisamente colpita.

"Che cosa? No , mi dispiace, non avrei dovuto iniziare con questo! Ho paura di non essere all’altezza vostra, e sona andata fuori di testa, ma poi ho immaginato come sarebbe stato, non avere te e Lizzy, ed era molto peggio che preoccuparsi di sbagliare! Quindi tutto quello che volevo dire era che potrei non essere molto brava in questo, e dovrai essere paziente con me, ma io vi voglio nella mia vita. Ci sono dentro con te e con Lizzy. Voglio questo." Esitò, e poi continuò 

 “Ti voglio Sei meravigliosa, brillante e bellissima, e non mi importa se sarà difficile. Ne vali la pena. "

Quello era... dannazione, era tutto ciò che Lena aveva sempre voluto sentire, e molto di più di quanto si fosse aspettata. Cedette allo strattone lieve del polso e si sedette di nuovo, lottando per riprendere il controllo delle proprie emozioni mentre Kara le prendeva le mani. "Probabilmente devo ammettere di non aver gestito le cose molto bene neanche io stamattina", disse, guardando i pollici di Kara che passavano sulle sue nocche. "Ho chiamato tua sorella."

"Hai chiamato Alex?" Kara sembrò sorpresa. "Come mai?"

"Perché non so essere felice", ammise Lena. “Cerco sempre la preda, mi preparo sempre a cadere. E più sono felice e più ho paura di soffrire...» Strinse le mani di Kara. "Sono andata nel panico."

"Perché non me l'hai detto?" chiese dolcemente Kara.

"È stato sciocco."

“Ehi,” Kara lasciò andare una delle sue mani per sollevare il mento di Lena, le dita morbide e calde contro la sua pelle. “I tuoi sentimenti non sono mai stupidi, ok? Se preferisci parlare con Alex, va bene. Sono davvero felice che fosse lì per te. Ma sono sempre qui se hai bisogno di me. Sempre .”

Lena sorrise. "Questo è quello che ha detto Alex."

Il sorriso di risposta di Kara era come il sole che esce da dietro le nuvole. “Sì, beh, di solito ha ragione, ma non dirle che l'ho detto.“

 Lena rise, sentendo che la tensione ansiosa si dissipava mentre una nuova e molto più interessante tensione prendeva il suo posto. Le dita di Kara indugiarono sulla linea della sua mascella e si morse il labbro, compiaciuta quando gli occhi di Kara si spalancarono all'istante e si fissarono sulla sua bocca. Tuttavia, non era preparata al fatto che il polpastrello del pollice di Kara le sfiorasse il labbro inferiore, liberandolo delicatamente dai denti.

"Non è un gioco leale", disse Kara, con voce bassa e canzonatoria, anche se un po' tremante. "Non riesco mai a pensare quando lo fai."

"Devi pensare a cosa?" chiese Lena maliziosamente, cercando di fingere che la sua capacità di formare un pensiero coeso non avesse subito un colpo diretto.

Kara si avvicinò un po', facendo scivolare indietro la mano per andare sui capelli  di Lena. 

Lena stava per fare qualcosa per l'ultimo po' di distanza tra loro quando bussarono alla porta riportandola alla realtà. " Ucciderò chiunque sia", ringhiò.

Kara rise. "No, se hanno la mia pizza, no!" Liberò la mano dai capelli di Lena, guadagnandosi un altro brontolio di lamentela e la lasciò sul divano andando ad aprire la porta.

Lena cercò di non risentirsi della pizza in generale e di quella pizza in particolare, ma era difficile.

Kara ringraziò Jess, tutta solare e allegra, senza alcun segno di rabbia omicida o desiderio frustrato, e Lena la odiò un po' per questo. Stava ancora sorridendo quando portò la pizza e la posò sul tavolino. Lena la guardò torva, ma Kara si limitò a sedersi di nuovo accanto a lei e aprì la scatola.

“Ooh! Formaggio in più!”

"Vuoi davvero solo pranzare?" chiese Lena, l'ego un po' ferito per non dire altro.

Kara si fermò con una fetta di pizza a metà bocca. "Sì?" Disse esitante. "Non hai fame?"

"Io-" Lena si interruppe con un sospiro, tutta la sua frustrazione che si scioglieva davanti all'adorabile sguardo di confusione da cucciolo sul viso di Kara. "Sì", disse invece, rannicchiandosi al fianco di Kara e infilando i piedi sotto di lei prima di prendere una fetta di pizza. Anche così andava bene, e avevano tutto il tempo per arrivare al resto.

Passarono il resto del pranzo mangiando pizza e chiacchierando di cose insignificanti. Jess mantenne la sua promessa e non le interruppe di nuovo, era disposta a lasciare che fosse Kara a dettare il ritmo.

Alle due, Lena con riluttanza la lasciò andare, divertita quando Kara esitò alla porta, spostandosi nervosamente sulle punte dei piedi prima di sporgersi, più velocemente del pensiero, per dare a Lena un veloce bacio sulla guancia. Arrossendo furiosamente, balbettò un saluto e fuggì, lasciando Lena sola con una scatola della pizza vuota e un lungo e imbarazzante pomeriggio davanti a lei.

*****

Alle quattro e mezzo, Kara scrisse a Lena per dirle che avrebbe incontrato Eliza e Lizzy nel parco per cercare la prossima sezione del talismano alle cinque, e la invitò a unirsi a loro aggiungendo un'emoji a forma di cuore e una faccina ammiccante.

Lena le rispose con un messaggio di conferma concludendo il suo lavoro per la giornata. Una passeggiata nel parco sembrava davvero adorabile e, con un po' di fortuna, Lizzy sarebbe stata abbastanza stanca per andare a dormire presto.

Eliza l’accolse calorosamente quando Lena si unì a loro al chiosco degli hot dog appena fuori dall'ingresso del parco. Lizzy fremeva mentre il venditore preparava il loro cibo, e Kara non stava molto meglio. Eliza alzò gli occhi al cielo con affetto.

"Sono contenta che tu possa unirti a noi", disse, stringendo Lena in un breve abbraccio. "Queste due non serviranno a niente finché non si saranno rimpinzati, e io posso parlare con qualcuno almeno.”

"Hey!" protestò Kara, gli occhi ancora sul suo hot dog. "Posso parlare e mangiare."

"Per favore, non farlo", la pregò Eliza, prendendo in braccio Lizzy e portandola, insieme al suo hot dog, a un vicino tavolo da picnic.

Lena rise dell'espressione ferita di Kara, avvicinandosi e prendendole la mano. “Pizza e hot dog?” chiese, intrecciando le loro dita.

Kara fece il broncio. "Non stiamo ancora festeggiando?"

"Posso pensare a modi migliori", le sussurrò Lena all'orecchio, incapace di resistere a una piccola vendetta.

Kara rabbrividì, ma si voltò a guardare verso il cibo, chiaramente lacerata. Lena rise di nuovo e la lasciò con un sorriso. "Vai e mangia allora."

"Ne vuoi uno?"

Lena rabbrividì. "No grazie. Sto bene."

Una volta che Kara e Lizzy ebbero mangiato, loro quattro vagarono nel parco. Lizzy e Kara correvano avanti, saltellando dentro e fuori il sentiero ed essendo generalmente ridicole, mentre Lena ed Eliza camminavano dietro di loro a un ritmo molto più tranquillo. Eliza condivise alcune storie sull'adolescenza di Kara e Alex, promettendo a Lena la ricetta per la sua famosa torta al cioccolato e noci pecan, e ripetendo la sua offerta di restare e aiutarli con Lizzy finché ne avessero avuto bisogno.

"Grazie", disse Lena, sinceramente. «Penso che la mia segretaria avrebbe potuto dimettersi se glielo avessi chiesto di nuovo.

Eliza ridacchiò. 

"Ha i suoi momenti, lo ammetto. Ma Kara dice che hai deciso di provare a tenerla?"

Lena annuì, tendendosi in attesa della disapprovazione di Eliza, ma l'altra donna la sorprese di nuovo.

“Penso che sia meravigliosa. È una bambina adorabile e sembra che entrambe teniate molto a lei. Confido che le mie figlie soppesino il costo delle loro scelte nella vita, ma a volte potrebbero sopportare di essere un po' più egoiste. Sono contenta di avere te e Maggie per ricordare loro che non è tutto da risolvere il mondo “. Lei sorrise. “E tu e Kara? Non pensare che non mi sia accorta che c'è qualcosa di diverso...”

Lena scosse la testa, ancora non del tutto abituata a questa famiglia "Lo stiamo scoprendo."

"Bene", disse Eliza. «Ora raccontami tutto di questa tua compagnia. Kara dice che stai pensando di assumere scienziati e ingegneri alieni per il tuo dipartimento di ricerca e sviluppo?

Parlarono di affari fino al laghetto delle anatre, fermandosi quando Lizzy trascinò Kara fuori dal sentiero per esaminare circa trecento diverse foglie identiche su un piccolo cespuglio finché non ne trovò una che brillava di blu quando la toccava.

"Beh!" disse con orgoglio, abbracciando chiaramente questo potere speciale di cui le sue madri erano così entusiaste. Staccò la foglia dal cespuglio e la porse con cura a Kara, che la ripose in una delle borsette che Winn aveva dato loro e la diede a Lena perché la custodisse.

Con almeno un'altra ora di luce rimasta, decisero di finire la loro passeggiata, ed Eliza diede a Lena dei consigli sorprendentemente utili sull'integrazione di bisogni e idee umani e non umani, e sull'offrire i suoi servizi se avesse avuto bisogno di un consulente per adattare la medicina aliena e tecnologia biologica per uso umano. "Anche Alex sarebbe preziosa lì", aggiunse, sedendosi su una panchina per guardare Kara e Lizzy dar da mangiare dei cracker alle anatre che Eliza aveva portato con loro proprio per quello scopo. "Ma penso che il DEO la tenga abbastanza occupata."

“Te lo farò sapere,” disse Lena, sedendosi accanto a lei. "Mi piacerebbe averti nella mia squadra, ma non voglio tenerti lontano da casa tua".

Eliza scrollò le spalle. «Non c'è più molto per me a Midvale. Le mie ragazze sono qui, e probabilmente non se ne andranno tanto presto, e ora che ho una nipote...” scosse la testa. "È qualcosa a cui pensare, una volta che questa faccenda con il diavoletto è stata risolta."

"Come l'hanno battuto l'ultima volta?" chiese Lena, rendendosi improvvisamente conto che in realtà non conosceva tutti i dettagli. Era facile dimenticare che c'era stato un tempo in cui Kara e Supergirl erano persone separate nella sua vita, ma Lena non aveva nemmeno saputo di Mxyzptlk fino a quando tutto questo non era iniziato.

"Beh, l'unico modo per essere sicuri di bandire gli esseri di quinta dimensione", spiegò Eliza. “È fargli dire i loro nomi al contrario. Lo so,” aggiunse all'espressione incredula di Lena. “Sembra ridicolo, ma funziona. Kara è riuscita a indurlo con l'inganno a scrivere il suo nome al contrario in caratteri kryptoniani.”

"E ha funzionato?"

«A quanto pare», disse Eliza. "È stata fortunata che anche il suo nome scritto avesse abbastanza potere da rimandarlo indietro."

"Era davvero innamorato di lei?"

"Chi lo sa. Non credo che importi davvero. Gli importava abbastanza da fare qualunque cosa lei dicesse per fermare l'autodistruzione della fortezza di ghiaccio di suo cugino. Ho sentito che le ha promesso ricchezze, la pace nel mondo, la fine della fame... qualsiasi cosa per renderla felice. Anche se dubito che sarebbe mai stato in grado di attenersi ad esso. La sua specie è nata per creare problemi".

Lena sbuffò. "Sembra familiare", disse, guardando Lizzy confondere a morte una mamma anatra convincendo gli anatroccoli a seguire lei. Le minuscole palline gialle di lanugine sembravano elettrizzate, sbirciando eccitate e correndo in cerchio dietro a Lizzy con le loro piccole, inutili ali spiegate. Kara era a terra che rideva mentre la povera mamma papera schiamazzava e le inseguiva.

Il divertimento finì quando Lizzy si guardò indietro una volta di troppo e si dimenticò di guardare dove stava andando, correndo dritta fuori dalla riva e nello stagno. Il tonfo improvviso e il gemito indignato avvertirono Kara del pericolo, e si lanciò in acqua per ripescare Lizzy, tenne la bambina bagnata fradicia e abbondantemente ricoperta di melma di stagno a distanza di un braccio mentre atterrava di nuovo sul terreno asciutto.

"Oh mio..." Eliza sembrava stesse cercando di non ridere. “Penso che questo sia il mio segnale per ritirarmi per la sera. In bocca al lupo ragazze».

"'Izzy, bagnata !" gridò Lizzy, più offesa che ferita.

"Probabilmente dovrei riportare quella foglia al DEO", si oppose Kara, cercando di darla a Lena.

Ah , no!" Lena fece un enorme passo indietro, alzando le mani. “Non la metterò nella mia macchina con quell'odore. Puoi portarla a casa volando".

Kara sospirò. "Dai, piccola." Fece una smorfia mentre si stringeva al petto la bambina fradicia e puzzolente e si guardava velocemente intorno per assicurarsi che non avessero un pubblico prima di saltare in cielo.

Lena la seguì in macchina dopo aver attraversato il parco e aver salutato Eliza velocemente. Quando tornò a casa, il bagno era un relitto, e Kara era quella fradicia, ma Lizzy era di nuovo pulita e profumata, e nel suo pigiama da tigre preferito, pronta per la sua storia.

Ora, puoi portare la foglia a Winn", disse Lena a Kara gocciolante. "E ricorda la regola numero due..."

"Niente supereroi bagnati nel letto", recitò stancamente Kara prima di prendere la borsa e volare di nuovo.

Lena si sentiva un po' in colpa mentre leggeva a LIzzy la storia e la metteva a letto. Avrebbero avuto bisogno di procurare a Lizzy un letto vero al più presto. Stava diventando troppo grande per la culla. Il pensiero era allo stesso tempo esilarante e terrificante. La loro bambina stava per crescere...

Kara non era ancora tornata quando Lena si era preparata per andare a letto, ma Lena la sentì entrare dalla porta del balcone mentre stava prendendo il libro dal comodino. Doveva essersi fatta la doccia ed essersi cambiata al DEO, perché indossava anonimi pantaloni della tuta neri e una canottiera, ed era per lo più asciutta quando entrò barcollando in camera da letto crollando sul lato del letto, borbottando in modo quasi inarticolato di Winn e tardi... esperimenti notturni.

Lena sospirò e posò il libro. "Almeno mettiti sotto le coperte", disse, tirando fuori le coperte da sotto Kara.

Kara rifiutava di collaborare. “Non voglio dormire...” si lamentò, gli occhi appena aperti.

"Non hai dormito niente ieri sera", le ricordò Lena. "Anche i supereroi hanno bisogno del loro riposo."

Kara brontolò.

“Vieni qui...” Lena la tirò finché Kara non fu per metà sulle sue ginocchia, le braccia avvolte intorno alla vita di Lena. Sistemò le coperte su entrambi e Kara si rannicchiò nel suo stomaco, borbottando contenta questa volta.

Lena fece scorrere le dita tra i riccioli biondi e umidi, non del tutto dispiaciuta per come era andata a finire la loro notte, anche se aveva sperato in qualcosa di un po' diverso. Prese di nuovo il libro, sfogliandolo fino al punto in cui l'aveva lasciato e si sistemò contro la testiera.

Aveva una bambina che dormiva pacificamente in fondo al corridoio, un buon libro da leggere e la sua bellissima moglie kryptoniana in grembo.

La felicità non era poi così male.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


L'ultimo giorno prima del Gala fu molto impegnativo.

Lizzy si era alzata prima della sveglia, urlando di avere fame, e facendo tintinnare le sbarre a un volume che suggeriva che qualsiasi ritardo nella sua liberazione avrebbe probabilmente comportato un ammutinamento e una possibile fuga.

"L'avrebbe uccisa non mangiare all'alba?" Kara brontolò sui cuscini. Si erano spostati durante la notte, Kara era su un fianco e Lena la stringeva da dietro.

“Benvenuta nella maternità,” mormorò Lena pigramente, avvicinandosi con il muso più vicino prima di premere un bacio sulla nuca di Kara che la svegliò più di una mezza dozzina di urla della piccola. “Torna a dormire per qualche minuto. La prendo io".

 "No, resta..." Kara si girò e cercò di stringerla ma Lena si era già districata ed era scivolata giù dal letto. “Ugh…” si ritrasse. "Sei troppo veloce."

"Questo dalla donna che può superare i proiettili?" Lena sollevò un sopracciglio mentre si pettinava le dita tra i capelli arruffati dal sonno e li tirava su in una coda disordinata.

Kara fece il broncio. "I proiettili sono più facili da gestire".

“Bene,” Lena strascicò, chinandosi su di lei. "Se non sei troppo stanca quando torni a casa stasera, potresti scoprire che quando si tratta di un certo supereroe..." si avvicinò, e Kara deglutì mentre Lena le sussurrò all'orecchio, con la voce bassa e ruvida, "so essere più di quello che immagini."

Strizzò l'occhio mentre si raddrizzava e Kara sentì il suo viso arrossire di un rosso brillante.

"Non è giusto ", piagnucolò.

Lena scrollò le spalle. "Se volevi la lealtà, non avresti dovuto sposare una Luthor."  

“Non l'ho fatto, io-tu-” Kara farfugliò dietro di lei ma Lena era già andata via.

Kara gemette e si rimise le coperte sulla testa. Se non era stata pronta prima, era sicuramente pronta adesso. Ormoni stupidi. Lavoro stupido .

Tutto sommato, non era il modo più comodo per iniziare una mattinata. Era irrequieta e irrequieta per tutto il suo primo incontro, finché anche James non le lanciò strani sguardi. Snapper o non se ne accorse, o non gli importava, ma questo non gli impedì di rimproverarla per la mancanza di progressi sulla sua storia. Tuttavia, ricevere lezioni dal suo capo si è rivelò un freno abbastanza efficace su altri... pensieri meno produttivi , e Kara si sentiva un po' più concentrata quando è volò al DEO per parlare con Alex.

"Per favore, dimmi che hai ottenuto qualcosa da questo tizio", disse quando trovò J'onn nella stanza di osservazione a guardare mentre Alex interrogava l'alieno che era ancora l'unica persona che avevano disposto a parlare. Non sembrava pericoloso. Era piccolo e magro, con un pallore grigiastro sulla pelle.

J'onn annuì. "Abbiamo trovato un traduttore". Indicò l'altra donna seduta al tavolo con Alex. Questo era blu brillante, con un paio di occhi in più e denti appuntiti. “Non è fluente, ma i loro pianeti erano nei sistemi solari vicini. Ha già sentito la lingua.»

"Allora cosa sta dicendo?"

“Sta dicendo molto, ma non sono sicuro di quanto stiamo effettivamente ottenendo. Alex potrà dirti di più. Penso che per oggi abbia quasi finito".

J'onn aveva ragione. Dopo qualche altro minuto, Alex chiamò le guardie per riportare l'alieno nella sua cella e ringraziò il loro traduttore, mandandola a casa con un altro agente come scorta. Li raggiunse nella sala di osservazione con l'aria stanca, ma soddisfatta.

"Qualcosa che possiamo usare?" le chiese J'onn.

"Credo di si. Ehi, Kara!" Gli passò il suo tablet e diede a Kara un rapido abbraccio. "Questa è la trascrizione completa." Aggiunse, ”. Ci sono molte ripetizioni e non sono del tutto sicura della traduzione, ma sembra che avessimo ragione. Gli alieni canaglia stanno cercando il talismano, ma non per se stessi".

"Cacciatori di taglie?"

"Credo di si."

“Hmm...” J'onn fece scorrere la trascrizione. "Ha senso. Non molti esseri in questo o in qualsiasi altro universo rischierebbero di correre il rischio con i trucchi della Quinta dimensione, ma rubare il talismano a scopo di lucro... Sono solo sorpreso che non ne abbiamo altri a portata di mano.

"A quanto pare Supergirl è stata una specie di deterrente", disse Alex con un sorriso orgoglioso per sua sorella. "Questo ragazzo è venuto qui per la taglia, ma una volta che si è reso conto che c'era un kryptoniano coinvolto ha iniziato a cercare un aiuto."

"Ma lo stiamo ancora trattenendo?" chiese Kara, non del tutto a suo agio con l'idea di incarcerare qualcuno che voleva solo tornare a casa.

Alex alzò le mani. «È per la sua protezione. Una volta che ha accettato di parlare, sapeva che sarebbe stato un bersaglio, ma dice che avrebbe preferito avere un pianeta pieno di cacciatori di taglie come suo nemico piuttosto che Supergirl."

"Come facevano a sapere dove trovare il talismano ?"

“Insiste sul fatto che il cliente abbia dato loro solo un pianeta e una città, ma non riusciva a spiegare come lo stanno seguendo o perché stanno cercando nello stesso tipo di posti in cui ci troviamo noi. Continuava a ripetere una frase a cui il traduttore non riusciva a dare un senso. Ecco...” lo indicò Alex sul tablet. “Ha detto che sembrava un proverbio; qualcosa sul cercarne uno tra tanti”.

J'onn si strofinò il mento. "Può significare che sanno che il talismano è a pezzi?"

 "Forse?" Alex scrollò le spalle. «Continuerò a lavorarci e invierò una registrazione di ciò che abbiamo a M'gann. Ha cercato di trovarmi un traduttore migliore, ma la maggior parte della sua clientela non è interessata a lavorare con il DEO, quindi potrebbe avere più fortuna da sola".

"Buona idea." J'onn restituì il tablet. «Più sappiamo, meglio saremo in grado di gestire le cose una volta che avremo tutti e otto i pezzi in nostra custodia. Kara", la chiamò. “Come sta andando?"

"Onestamente? Non sono mai stata così felice. O così esausta. La genitorialità è sempre così?"

 J'onn sorrise. "Aspetta di averne due."

Oh , no." Kara scosse la testa. "Una è più che sufficiente, grazie."

"Lizzy non vuole un fratellino o una sorellina?" chiese Alex.

"Vuole una tigre ", sottolineò Kara. "I fratelli non sono nemmeno sul suo radar."

"Non si sa mai..."

"Che ne dici di un cugino?" suggerì Kara, sorridendo all'improvviso sguardo di panico di Alex. "A Maggie piacciono i bambini, giusto?"

"Io, ehm..."

J'onn cercò di nascondere una risatina dietro la sua mano, e Alex si girò di scatto per fissarlo. “Di cosa stai ridendo, nonno? Ridi finché non ti chiediamo di fare da babysitter!”

"Nonno?" Il tono di J'onn era leggero, ma c'era qualcosa di crudo e vulnerabile sotto la presa in giro.

«Naturalmente», intervenne Kara. «Se stiamo facendo questo, allora ci sei dentro anche tu. A meno che...” si interruppe, improvvisamente preoccupata di aver oltrepassato. "Voglio dire, se non vuoi-"

J'onn la strinse in un abbraccio prima che potesse finire. "Ne sarei onorato." Tese una mano ad Alex. "Anche tu."

Alex lasciò che la tirasse nell'abbraccio. "Questo non significa che avrò figli."

"Qualunque cosa tu dica, Alex", disse Kara con un sorriso. “Non ti credo.”

"Aw, abbraccio di gruppo!" disse Winn dalla porta. Allungò le braccia, ma a quanto pare J'onn aveva già espresso la sua quota emotiva per la giornata.

“Non tu , signor Schott,” disse con un ringhio, dando a Kara un'ultima pacca sulla spalla prima di lasciare lei e Alex.

"Ehi, non smettete di essere adorabili per colpa mia” disse Winn. "Amo i bei momenti di famiglia, comunque sono qui per comunicarvi che abbiamo un altro attacco alieno."

"Dove?”

“Museo di storia naturale, e questo in realtà ha un pezzo del talismano, quindi... dovremmo sbrigarci.”

No... no , no... Non potevano perdere nessun pezzo del talismano.

"Non è lì che terrete il Gala domani sera?" chiese Alex, facendo eco ai pensieri di Kara, entrambi già in movimento, J'onn che si separava per dirigersi verso la sala di controllo e radunare una squadra.

"Sì, e Jess mi ucciderà."

“Gesù? La segretaria di Lena?»

"Sì, Lena ha fatto in modo che mi aiutasse a finire di pianificare la festa, ed è un po' prepotente e una perfezionista, e sono abbastanza sicura che non le piaccio, quindi sto cercando di essere molto gentile, ma se qualcosa si rovina perché non sono lì per fermarlo, non riuscirò mai a conquistarla".

“Aspetta, quindi la segretaria di Lena sa che tu sei Supergirl? Kara! "

"Scusami! Non è colpa mia. È davvero intelligente".

“Uffa, bene. Domani manderò Winn con l’accordo di riservatezza.” Raggiunsero l'armeria e Alex si vestì. "Va bene, andiamo a salvare la tua festa."

Kara non poteva volare altrettanto velocemente con un passeggero, ma il museo non era lontano. Maggie e la Divisione Scientifica erano già lì, ma erano bloccati fuori, incapaci di superare la folla in preda al panico che si precipitava fuori dalle porte e scendeva le scale per mettersi in salvo. Kara si tuffò, tenendo Alex vicino mentre scorreva sopra le loro teste e attraversò la porta d'ingresso. Mise giù Alex una volta che avevano superato il peggio della folla.

"È lì dentro!" gridò una delle guardie di sicurezza, indicando la Sala dei Dinosauri. Kara annuì per mostrare che l'aveva sentito, e piombò attraverso l'atrio verso la mostra, Alex vicino a lei.

Per fortuna, non fu un gran combattimento.

Trovarono l'alieno, un rettile a quattro braccia con denti impressionanti e una lunga coda, in fondo alla sala, dove aveva messo all'angolo un gruppo di scolari e i loro insegnanti. Kara poteva solo supporre che stesse cercando ostaggi, piuttosto che un pasto, dal momento che nessuno era rimasto ferito, ma i volti spaventati dei bambini diedero una spinta in più al naturale istinto protettivo di Kara, e lei colpì l'alieno un po' più forte di quanto probabilmente avesse bisogno di fare. , mettendolo fuori combattimento con un pugno.

I bambini esultarono a squarciagola. L’alieno cambiò forma mentre perdeva conoscenza, perdendo la coda e alcuni denti fino a quando non sembrava più che un ragazzo.

"Ehi, penso di conoscerlo", disse Maggie, unendosi a loro una volta che la folla si fu allentata. “L'abbiamo preso come sospetto in un'aggressione minore la scorsa settimana, ma non è rimasto. È uno dei tuoi ragazzi talismano?»

"Cacciatore di taglie", disse Kara, aggiornando Maggie mentre Alex chiamava J'onn per fargli sapere che avevano l'alieno in custodia. "Cosa sai su di lui?"

"Non molto", disse Maggie quando Alex li raggiunse. “Non è registrato, ma non è un criminale. Non ha voluto darci un nome o un indirizzo, ma i testimoni hanno visto lui e una banda di suoi amici in un condominio giù su Wilson. Stavamo aspettando un mandato di perquisizione quando la vittima ha fatto cadere le accuse".

"Stai pensando quello che sto pensando?" chiese Alex a Kara, sorridendo.

Kara conosceva quel sorriso. “No... niente appostamenti Alex. Non ho tempo per un appostamento!” Per non parlare della promessa di Lena, e parole come in attesa di lei a casa stasera ...

“Oh andiamo, abbiamo beccato questo alieno senza danneggiare nulla, Jess sta aiutando con la festa e anche tu hai la mamma. Sono secoli che non passiamo tempo insieme! E ...” aggiunse quando Kara non si mosse. “È per Lizzy. Non vuoi salvare Lizzy?"

Maggie scosse la testa, ma stava ridendo delle lusinghe di Alex. "È un colpo basso, Danvers."

Kara sospirò, salutando con riluttanza la sua serata. "Bene! Faremo un appostamento, ma tu porti gli spuntini!”

Chiamò Lena per dirglielo mentre stava tornando alla CatCo per scrivere una storia sull'attacco al Museo. Lena sembrò infastidita in un primo momento.

"Se Alex pensa che questo possa aiutare, allora dovresti andare", disse poi. "Lizzy e io staremo bene da sole stasera."

"E' solo che..." Kara combatté per non arrossire, anche a quell'altitudine. "Avevamo dei piani".

"Ti Stavo solo prendendo in giro, Kara", le assicurò Lena. "No", aggiunse, il battito del suo cuore accelerato leggermente al telefono. “Voglio dire, io vorrei ... ma non voglio spingerti oltre, abbiamo detto di non correre. Te lo avevo promesso.”

"Lo so", si affrettò a dire Kara. "ma... penso, voglio dire, se sono pronta, potremmo…", si bloccò un attimo per prendere fiato, “Io mi sento pronta, Lena.”

“Kara,” disse Lena dopo una lunga pausa, con la voce tesa e un po' strozzata. “Tesoro, come puoi dirmi questo prima di una riunione del consiglio? Come dovrei concentrarmi esattamente sul budget pubblicitario della Lcorp ora ?"

“Oh, oh! Ora chi è il genio del male?" scherzò Kara, facendo un giro vertiginoso al pensiero che Lenafosse quella irrimediabilmente eccitata al lavoro questa volta.

"Ancora io", disse Lena, riprendendosi rapidamente. "Perché mentre sei bloccata a guardare un edificio vuoto tutta la notte, sarò a casa a letto, da sola..." Kara giurò che poteva sentire Lena mordersi il labbro. “Chissà come passerò il tempo...”

Cosa...? Sbalordita dall'implicazione e dall'immagine mentale, Kara quasi volò direttamente contro un edificio. Sterzò, solo per mancare di poco un albero, e lasciò cadere il telefono. Lo prese prima che toccasse terra, ma a quel punto aveva davvero perso il sopravvento. Lena stava ancora ridendo quando Kara si riavvicinò il telefono all'orecchio. "Perché mi fai questo?"

"Fai un felice appostamento, tesoro", disse dolcemente Lena. "Devo scappare."

Kara borbottò un saluto e rimise il telefono nello stivale.

Questa volta anche Snapper si accorse che era fuori di sé. Kara scrisse la sua storia, rompendo solo qualche tasto durante la stesura.

Alex ha mantenuto la sua parte dell'accordo, presentandosi con una vera montagna di snack che hanno fatto molto per lenire i sentimenti di Kara riguardo all'intera faccenda. E se avesse dovuto fare due viaggi per portare Alex e gli snack sul tetto? Era buio. Nessuno li ha visti.

"Questo è divertente", disse Alex una volta sistemate, aveva impostato tutti i suoi gadget preferiti. “Voglio dire, è lavoro, ma è anche divertente, giusto?"

"Sì..." Kara dovette ammettere, appoggiandosi allo sportello. Per la prima volta da secoli, era seduta immobile con nient'altro da fare se non litigare per i suoi cibi preferiti con la sua persona preferita e parlare di niente. Aveva tutti i suoi super sensi in sintonia con l'edificio sotto di loro e le strade circostanti, ma fino a quel momento non era successo niente di interessante. Lena e Lizzy le mancavano ovviamente, ma era bello, in un modo strano, sentire la loro mancanza, sapendo che sarebbero state lì quando sarebbe tornata a casa.

"È passato un po' di tempo dall'ultima volta che siamo state insieme", disse Kara. "Anche se non troviamo nulla, sono contenta che siamo qui."

«Anche io», disse Alex. "Anche se... ho avuto la sensazione che avessi altri piani..." Si interruppe in modo suggestivo.

Kara arrossì.

"Hey!" Alex rise, cogliendolo. "Non mi è permesso chiedere come va?"

"No!"

"Oh andiamo! Per favore?"

"No." Kara rispose.

"Perchè no?"

"Perché tu sei la ragione per cui non sta succedendo altro in questo momento!" Kara cercò di essere severa, ma il terribile tentativo di Alex di mettere il broncio la fece ridere.

"Ah , davvero ?" Alex sorrise.

Kara sospirò, arrendendosi all'inevitabile. "Quanto sai?"

Alex aprì un sacchetto di liquirizia e prese una bottiglia di coca cola, pronta per una sessione di gossip a tutto tondo. “So che alla mia sorellina piacciono le ragazze, ma Lena si è rifiutata di darmi dettagli. Quindi dimmi! L'hai già baciata?"

"La guancia conta?"

"Non proprio."

"Allora no", ammise Kara, a malincuore.

"Perchè no?"

"Non lo so! Le cose continuano a succedere... come appostamenti a sorpresa ", aggiunse acutamente.

Alex scrollò le spalle. "Avresti potuto dire di no."

"Hai tirato fuori la carta della bambina!"

"L'ho fatto, mi dispiace." Alex sembrò davvero un po' dispiaciuta. "Ma mi sei mancata... ti ho visto a malapena da quando tutto questo è iniziato."

"Sì, beh, anche tu sei stata impegnata con Maggie."

"Lo so." Alex mangiò un pezzo di liquirizia. "Staremo bene, vero?" Chiese dopo aver lasciato riposare il silenzio per un minuto. "Voglio dire, anche se io e Maggie avremo figli, e tu e Lena ne avrete altri e le nostre vite impazziscono, troveremo comunque del tempo l'una per l'altra?"

"Certo che lo faremo!" Kara era inorridita persino all'idea che qualcosa o qualcuno potesse mai prendere il posto di Alex nella sua vita. “Alex, sarai sempre mia sorella, e io avrò sempre tempo per te, anche se avrò una dozzina di figli, cosa che non avrò, perché Rao, lei basta! "

Alex rise. "Lo stesso io. In caso contrario Faremo in modo che Lena e Maggie guardino le nostre due dozzine di bambini mentre mangiamo cibo spazzatura appostate almeno una volta alla settimana».

"Mignolo?” chiese Kara, tendendo la mano.

“Giuro giuro,” concordò Alex, agganciando solennemente il mignolo di Kara con il suo. "Ora consegna quegli Oreo!"

"Assolutamente no!" Kara tenne la borsa fuori portata. "Quelli sono miei!"

"Davvero non vuoi più figli?" Chiese Alex pochi minuti dopo dopo aver negoziato con successo uno scambio di ostaggi; sei Oreo per un sacchetto di vermi gommosi.

"Non lo so..." Kara si girò e si tirò un verme gommoso rosso e verde tra le dita. Era vero che Lizzy aveva trasformato la loro vita sottosopra e lei in realtà era davvero esausta, ma momenti come questo le ricordò quanto fosse fortunata ad avere una sorella. Voleva che anche Lizzy avesse quello, e se gli ibridi umano/kryptoniano erano anche possibili al di fuori della quinta dimensione, non doveva alla sua bambina quella possibilità di avere un punto di riferimento? 

Poteva vederlo; una grande casa con un dondolo e un cortile, forse un cane. Lena avrebbe voluto qualcosa di moderno, ma Kara era abbastanza sicura di poterla convincere a fare un investimento in una casa storica con anni di ricordi e carattere. Poteva immaginarle crescere una famiglia lì e l'idea la riempiva di terrore, ma anche... desiderio?

"Non ci ho mai pensato davvero", ammise. «Non fino a quando non è arrivata Lizzy. Immagino che non sarebbe così male avere qualche kryptoniano in più in giro. "

Alex sorrise. “Basta immaginare i titoli; Lena Luthor: Madre degli alieni. Lillian avrebbe una crisi!"

"Oh, Rao..." Kara fece due più due. “Ho appena realizzato che il capo di Cadmus è anche mia suocera! Pensi che mi odi più o meno di quando ero solo la cugina di Superman?"

“Sicuramente di più. Ma il lato positivo è che probabilmente smetterà di cercare di convincere Lena a passare al lato oscuro".

“Esatto...”

Come appostamento fu un completo fallimento. Nessuno degli amici del rettile si fece vivo e dunque niente nuove informazioni, ma Kara si sentiva ancora più leggera dopo aver lasciato Alex nel suo appartamento ed essere tornata a casa poco prima dell'alba.

*****

Se il giorno prima del Gala era stato un turbine, il giorno del Gala era un uragano.

Dal momento in cui Eliza prese in braccio Lizzy, il tempo sembrò scorrere più velocemente di quanto Kara potesse stargli dietro. Trascorse la mattinata alla Catco, mantenendo le distanza da Snapper. La sua storia sull'attacco al museo lo aveva addolcito, ma voleva ancora vedere di più sul quadro più ampio di Alieni e Umani che vivono fianco a fianco. Non aveva alcun interesse per il suo Gala dell'Anniversario, o perché avrebbe dovuto togliere tempo al suo vero lavoro.

Così aveva dovuto rispondere a telefonate frenetiche mentre il suo capo non guardava, rispondendo alle domande e alle richieste dei ristoratori, della band, dei decoratori e del personale del museo che volevano assicurazioni che non sarebbero più stati attaccati dagli alieni. Apparentemente usare Supergirl come fonte alcune volte aveva reso più semplice il compito, e si trovò a promettere che l'eroe sarebbe stata lì, il che era vero, ma sperava ardentemente che non ci sarebbe stato bisogno del suo alter ego la sera.

Jess la chiamò due volte. Una volta per sgridarla per aver interferito, e poi una seconda volta per ringraziarla a malincuore per aver dissuaso il museo dalla richiesta di assumere una seconda compagnia di sicurezza all'ultimo minuto.

La segretaria si stava rivelando inestimabile, facendo il poliziotto cattivo e il poliziotto buono di Kara, anche se all'inizio involontariamente, e una volta superata la sua ripicca, erano ancora più efficienti.Fu gli occhi e le orecchie di Kara finché Snapper non la lasciò andare a mezzogiorno. Kara passò a prendere il pranzo per Lena dato che Jess non era in ufficio per assicurarsi che mangiasse. Lena era al telefono quando arrivò in ufficio, ma dopo un veloce grazie e il suo sorriso, A Kara le sarebbe piaciuto restare, ma c'era ancora così tanto da fare!

Trascorse il pomeriggio al museo, scacciando Jess per una pausa tanto necessaria, che era abbastanza sicura che la segretaria usasse per controllare Lena, ma non erano affari suoi. Alle quattro, tutto era finalmente fatto e sarebbe stato fatto in tempo senza il suo aiuto e lei tornò a casa per vestirsi.

Lena si era occupata dei vestiti. Aveva insistito e Kara aveva accettato. Aveva imparato molto da Cat sulla moda, ma di loro due, Lena era ancora l'esperta. Kara e Lizzy erano state misurate e coccolate all'inizio della settimana nel negozio di vestiti preferito di Lena. Avevano provato una mezza dozzina di vestiti ciascuno, Kara in piedi imbarazzata per le foto che pensava fossero state inviate a Lena, dal momento che non era stata in grado di allontanarsi dal lavoro per l'appuntamento. Lizzy si era divertita a travestirsi per circa mezz'ora, dopodiché avevano designato uno dello staff per seguirla in giro per il negozio e tenerla fuori dai guai.

Ci era riuscito. Per lo più, ma Kara aveva sentito più tardi che aveva consegnato il suo preavviso di due settimane non appena se ne erano andati.

Quindi Kara non aveva idea di cosa avrebbe effettivamente indossato. Il vestito era appeso da giorni in un porta abiti nel loro armadio, ma non c'era stato nemmeno il tempo di guardarlo, figuriamoci di provarlo. C'era una squadra di parrucchieri e truccatori che veniva alle cinque. Lizzy, l’avrebbero vestita, poco prima di partire, così da non avere il tempo di strappare o macchiare nulla. Eliza le dava da mangiare prima che la portasse a vestirsi, e poi l'avrebbe accompagnata a casa alle otto, quindi doveva essere presentabile in circa due ore.

Kara portò il suo vestito in bagno per provarlo.

Era blu. Lo stesso blu del suo completo, un corpetto modestamente attillato e una gonna ampia e lunga fino al pavimento. Cristalli d'argento scintillavano intorno alla sua vita, sparpagliandosi sul corpetto e giù attraverso la gonna come piccole stelle ammiccanti che luccicavano quando si muoveva. Sembrava che il cielo notturno prendesse vita; sia seducente che innocente.

"È perfetto", disse Lena, sorprendendo Kara, che era stata troppo presa dal suo riflesso per notare che non era sola.

Kara arrossì, lisciandosi nervosamente la gonna. "Hai scelto bene."

"Lo indossi bene", disse Lena, entrando in bagno e voltando Kara di nuovo allo specchio. Si fermò dietro di lei, avvolgendo le braccia intorno alla vita di Kara e approfittando dei suoi talloni e dei piedi nudi di Kara per appoggiare il mento sulla spalla di Kara. "Il vestito è adorabile, ma tu mia cara, sei bellissima."

Kara si appoggiò di nuovo su di lei, assorbendo il calore di Lena e le sue parole. "Lo pensi davvero?"

"Sempre, ma se rimango qui ad ammirarti, non arriveremo mai alla nostra festa."

 "E questo è male?"

"Questo è male." Con un breve bacio sulla spalla nuda che fece rabbrividire Kara, Lena la lasciò andare. "Vuoi venire ad aiutarmi con il mio vestito?" chiese maliziosamente dalla soglia.

"Se lo faccio davvero non arriveremo alla festa", disse Kara, scacciandola via. “Vai, vestiti. Hai dieci minuti.»

Lena sospirò ma se ne andò.

Gli stilisti, grazie a Rao, furono puntuali ed Eliza e Lizzy erano proprio dietro di loro, quindi Kara non ebbe il lusso di dire cosa pensava veramente del vestito di Lena quando finalmente la vide, ma era abbastanza sicura della sua espressione sbalordita detto tutto.

Lena aveva scelto qualcosa di un po' più audace per se stessa. Era verde e senza maniche, con una scollatura quasi indecente, e abbracciava le sue curve fino a metà coscia prima di girare in una gonna trasparente che si trascinava sul pavimento dietro di lei con uno spacco sul davanti che era quasi osé come la scollatura. I cristalli d'argento che si abbinavano a quelli di Kara aggiungevano un po' di brillantezza e legavano insieme i loro abiti. L'aveva abbinato a un paio di tacchi pericolosamente alti che le assicuravano che sarebbe stata alta quanto Kara con le sue calzature molto più ragionevoli.

"Siete bellissime.", disse Eliza. "Ora vado a lottare con questa bambina per vestirsi mentre voi due vi pettinate". Abbracciò Lena prima di portare Lizzy nella sua stanza.

"Ti piace?" chiese Lena, quasi timidamente, la sua precedente spavalderia apparentemente dimenticata.

 Kara potè solo annuire, ma Lena sorrise come se fosse una recensione entusiastica, sottomettendosi più o meno docilmente alla donna infastidita che cercava di farla sedere in modo che potesse fare qualcosa con i suoi capelli.

"Su o giù?" chiese, già brandendo i pettini e le creme e i gel.

"Giù", disse immediatamente Kara, arrossendo quando Lena e la parrucchiera si voltarono entrambi per alzare un sopracciglio. "Umm... mi piace giù?" spiegò, agitata. "Ma puoi fare quello che vuoi!"

Lena sorrise, lenta e pericolosa, e Kara era abbastanza sicura di essersi davvero sciolta, almeno all'interno.

"Allora sciolti, ascoltiamo il volere di mia moglie", disse Lena con un sorrisetto.

La donna sbuffò. “Su è meglio con questo vestito…” borbottò, ma non protestò, si mise al lavoro.

"Tu li stai tirando su, vero?" chiese Lena. “Sarebbe un peccato sprecare quelle spalle...”

"Credo di si?" Kara si contorse leggermente sotto il suo sguardo acceso.

"Bene." Lena strizzò l'occhio e la parrucchiera di Kara mormorò qualcosa sulla temperatura nella stanza, che la fece arrossire ancora di più, e davvero l'intera cosa era completamente mortificante, ma Lena le stava ancora sorridendo, quindi forse ne era valsa la pena.

Forse.

In qualche modo riuscirono a superare l'ultimo dei preparativi e il viaggio in limousine verso il Gala senza che Kara si bruciasse spontaneamente. Avere Lizzy lì aiutò. Era una pallina di tulle turchese infuriata quando le fibbie delle sue scarpe si rivelarono troppo per le tozze dita di un bambino. Il suo vestito era una miscela perfetta del blu di Kara e del verde di Lena, con una semplice vita stile impero e una gonna spumeggiante e scintillante. L'aveva adorato sull'attaccapanni, ma lo odiava una volta che le era stato messo. Solo per questa volta, Kara l'aveva convinta con un biscotto per stare ferma per farsi fare i capelli, gettando un asciugamano sul vestito per tenerlo pulito.

Il trattamento l'aveva addolcita finché non ha capito che non poteva togliersi le scarpe. Era tutto ciò che Lena e Kara potevano fare per mantenerla presentabile fino a quando non si fermarono al museo.

Una volta dentro, Lizzy dimenticò tutto del suo vestito e delle sue scarpe, brillando sotto tutte le attenzioni. Alex e Maggie la rubarono dopo pochi minuti, portandola al buffet e lasciando Kara e Lena sole per mezzo secondo prima che Annie le trovasse.

"Signora Luthor!” Annie strillò, trascinando la sua ragazza. "Grazie molte! Questa è Emily. Emily, queste sono la signora Luthor e la signora Danvers! Ragazze, siete così fantastiche!”

“Ciao”, disse Emily, un po' più pacata, anche se il suo sorriso era genuino. 

 “Siamo così grate per questa sera. Annie non ha parlato d'altro per tutta la settimana. Nient'altro », aggiunse alzando gli occhi al cielo. "Potresti essere la sua persona preferita al mondo in questo momento."

"Hey!" Annie le diede una gomitata, ma Lena si limitò a sorridere.

"Sei più che benvenuta. Kara ed io siamo felici di avervi entrambe qui, e mi piacerebbe vedere i vostri curriculum sulla mia scrivania quando vi laureerete".

Annie sorrise. "Ti posso abbracciare? Vi abbraccerò». abbracciò a turno sia Kara che Lena.  

I ringraziamenti di Emily furono meno espansivi, ma non meno genuini, e alla fine riuscì a portare via Annie in modo che Lena e Kara potessero socializzare con gli altri ospiti.

Kara strinse più mani di quante ne avesse mai strette in tutta la sua vita e sorrise fino a farle dolere le guance. Era abituata alle feste di Cat, ma Cat non si sarebbe mai aspettata che ospitasse qualcosa. Questa era una nuova esperienza. Lena, ovviamente, era nel suo elemento. Brillava un po' di più con ogni parola gentile e sorriso onesto, la sua solita facciata professionale che si dissolveva di fronte a un'accoglienza così inequivocabile.

"piaci a tutti", disse Kara in una breve pausa tra gli ospiti, quasi esplodendo di gioia nel vedere Lena così felice.

"Continuo ad aspettare la battuta finale..." ammise Lena, ma i suoi occhi brillavano. "Stai bene? O hai bisogno di una pausa?"

"In realtà..." Lo sguardo di Kara si spostò sulla pista da ballo dove le coppie stavano appena iniziando a riunirsi. Osare?

 "Vuoi ballare?" tese una mano che tremò appena.

Lena inspirò bruscamente, le sue guance impallidirono e poi arrossì debolmente. “Mi piacerebbe,” disse dolcemente nonostante la sua ovvia sorpresa, posando la mano in quella di Kara e permettendole di guidarla attraverso la folla.

Kara non era del tutto sicura di cosa stesse pensando, tranne che doveva avere Lena tutta per sé per almeno qualche minuto. Stava soffrendo per il bisogno di toccarla, anche se sapeva che toccarla avrebbe solo peggiorato le cose. Lena sembrò altrettanto ansiosa, entrando tra le braccia di Kara senza alcuna esitazione. Un momento imbarazzante in cui entrambe cercarono di guidare l’altra, ma Lena 

Acconsentì con una risata.

“Solo perché sei stata tu quella che ha avuto il coraggio di chiedere,” sussurrò contro la mascella di Kara, le braccia già allacciate al collo. "Ma io conduco il prossimo."

"Non sono sicura che ce la farò a superare questo ", ammise  Kara tremante. "Sei sicura che dobbiamo restare per tutta la festa?"

“Non prendermi in giro e non stuzzicarmi.” l'avvertì Lena, intrecciando le dita tra i capelli di Kara.

"Non stuzzicare ?" Kara era incredula. " Sei tu quella che-"

"Sta aspettando disperatamente un bacio da una certa bionda," finì per lei Lena, chiudendo di netto Kara. "Sto cercando di essere paziente, ma tu lo stai rendendo molto difficile."

"Io, ehm..." balbettò Kara. “ Qui ? Davanti a tutte queste persone? Cosa penseranno?"

Lena sospirò, piegandosi all'indietro per dare a Kara uno sguardo che era al cento per cento fatto con quello che pensavano gli altri. "Che siamo una coppia felicemente sposata che festeggia il suo terzo anniversario?"

"Oh. Giusto...” Aveva quasi dimenticato quella parte.

"Quindi?"

"Ma... è il nostro primo bacio, non dovrebbe essere speciale?"

“Siamo su una pista da ballo, facciamo il nostro primo ballo in un museo che è stato affittato solo per noi, indossiamo abiti che costano una piccola fortuna e siamo circondati da tutti i nostri amici e dalla famiglia non criminale. Quanto più speciale può diventare?"

Aveva ragione, ma comunque... “Sei sicura? Cosa succede se-"

“Kara,” il tono di Lena fu un avvertimento. “Ora ti bacerò io. Qualche obiezione?"

 Kara scosse la testa, in silenzio.

"Bene."

Infilò le mani nei capelli di Kara, probabilmente rovinando tutto il duro lavoro dello stilista,la fece inclinare appena perché le sue scarpe, per quanto alte , non erano del tutto sufficiente. Kara la tenne ferma con le mani sui fianchi, chiudendo gli occhi quando le loro labbra si incontrarono per la prima volta e il mondo scomparve.

Era così morbida.

Questa Fu la prima impressione di Kara. Molto più dolce che baciare un ragazzo. Si sentì bruciare come fuoco vivo.

Finì prima che fosse pronta, e Kara si ritrovò a dare la caccia a un secondo bacio, le mani che scivolarono sulla schiena di Lena per avvicinarla.

Lena quasi piagnucolò nella sua bocca, tirandosi via solo per riprendere fiato. “Con calma, la gente ci guarda,” mormorò, gli occhi vitrei.

La canzone stava svanendo e le coppie intorno a loro stavano cambiando, alcune restavano, altre se ne andarono e nuovi ballerini presero il loro posto. Era un'occasione per sgattaiolare via senza essere viste, e Kara la colse, trascinandosi dietro Lena fuori dalla sala principale.

"Dove stiamo andando?" chiese Lena, ma la seguì abbastanza prontamente, ancora agile sui talloni, anche se le ginocchia di Kara sembravano acqua.

"Fidati di me", disse Kara, guidandola intorno alla corda di velluto che stava isolando la sala dei dinosauri. Era quasi buio tra i fossili silenziosi, solo il debole bagliore delle luci di emergenza lo salvava dall'oscurità completa. Una volta che furono fuori dalla vista, Kara si voltò e spinse Lena in una vetrina, catturando le sue labbra in un terzo e quarto bacio prima di sollevarla sul vetro e mettersi tra le sue ginocchia per baciarla sul serio.

“Kara Danvers,” sussurrò Lena rudemente quando Kara si staccò per premere baci tremanti sulla sua gola, e approfittare di quell'oh così allettante fessura sul davanti del suo vestito per far scivolare le mani bisognose sulle sue cosce. "Sono sorpresa da te…quanta foga", aggiunse, ansimando quando Kara le pizzicò la pelle sul punto del polso. 

“È colpa tua,” si lamentò Kara, appoggiando la fronte sulla spalla di Lena e lottando per riprendere fiato. “ Rao, anch'io sono un po' sorpresa di me. Voglio dire, ho già baciato altre persone ed è stato bello. Ma tu... meglio di volare, questa è la sensazione più bella del mondo.  

Cazzo, Kara..." Lena la tirò in un altro bacio, questo più rude e disordinato.

Kara alla fine si vendicò, afferrando il labbro inferiore di Lena tra i suoi denti, il calore che scintillava attraverso di lei al gemito acuto di Lena. Non era sicura di quanto sarebbero andate lontano se le sue orecchie ipersensibili non avessero colto il debole cigolio di una scarpa su un pavimento cerato dietro di loro.

"Scusa scusa!" Winn si affrettò a scusarsi, già indietreggiando quando Kara si girò di scatto. "Lizzy ti ha trovato!" disse, tirandosi dietro la bambina, con una mano fermamente sugli occhi.

"Mamma, bacia la mamma!" Lizzy ridacchiò, tirandogli la mano. "Un bacio anche a Izzy!"

Non quel tipo di baci ragazzina", le disse Winn. “Mamma e mamma hanno bisogno di un po' di tempo. Andremo da zia Alex e le diremo che non siamo riusciti a trovarle. So che fa paura, ma non può sparare laser dagli occhi e tua mamma può , quindi...”

"Va tutto bene, Winn", disse Lena da sopra la spalla di Kara. “Stiamo arrivando.”

"Dobbiamo?" chiese Kara, appoggiandosi alle braccia di Lena.

“C'è un buffet...”

Lo stomaco di Kara brontolò, il traditore, e Lena rise, dandole una piccola spinta.

"Dai tesoro, fammi scendere così possiamo renderci presentabili."

Bene..." Kara l'aiutò a scendere, gratificata quando Lena vacillò un po' prima di ritrovare l'equilibrio. Si sistemarono i capelli a vicenda e Kara lisciò il vestito di Lena.

 Lizzy balzò verso di loro una volta che Winn l'aveva lasciata andare, e Lena la prese.

Winn non riuscì a nascondere del tutto il suo sorriso mentre Kara finiva di raddrizzarsi il vestito. "Eh tra le ossa", disse una volta che Lena fu fuori portata d'orecchio. “ Bello!” Le offrì un primo colpo, ma invece Kara lo colpì.

“Ahi! Attenta, sono delicato!”

"Non stavamo facendo nulla!" sibilò Kara.

"Sì, solo perché sei stata beccata prima!" 

"Winn!" Kara l'avrebbe colpito di nuovo, "Ti odio."

"Tu mi ami", gongolò Winn. "E tu ami Lena..."

"Amerò prenderti a calci nel sedere!" Kara cercò di ringhiare, ma stava già ridendo, incapace di essere arrabbiata dopo il bacio con Lena.

Winn scappò senza ulteriori danni e Kara lo lasciò andare, seguendolo più lentamente verso la festa. Sorrideva, chiacchierava e mangiava, ma dentro di sé contava le ore ei minuti prima di poter portare a casa Lena. 

 

Grazie sempre a tutti voi ❤️

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