Stagioni (Aki kara aki made) di arashinosora5927 (/viewuser.php?uid=821446)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aki ***
Capitolo 2: *** Aki kara ***
Capitolo 3: *** Aki tsuzuku ***
Capitolo 4: *** Buon compleanno, Ghostclimber ***
Capitolo 1 *** Aki ***
Il viaggio d'istruzione al terzo e ultimo anno di medie aveva preso
un po' tutti alla sprovvista quella mattina di settembre, non tanto per
l'annuncio in sé e per sé, ma più per il fatto che
era stato niente che poco di meno Hibari Kyoya in persona a farlo. Gli
studenti erano stati radunati nel cortile della Namimori come si soleva
fare il primo giorno di scuola. Nessuno aveva dato loro spiegazioni per
una buona decina di minuti, minuti caratterizzati dalla confusione
più totale, finché il presidente del comitato
disciplinare non aveva fatto il suo ingresso sul palco portando il silenzio.
Hibari si avvicinò al microfono, sentì i suoi
passi rimbombare nelle orecchie e con un certo orgoglio
ammirò i risultati del suo regno del terrore.
"Come sicuramente saprete, quest'anno cade il centenario dell'istituto
che ogni giorno vi ospita permettendovi di formarvi come membri
produttivi della società" iniziò a dire con
un tono pacato.
Alla sua destra schierati tipo soldatini vi erano i suoi sottoposti,
disposti in una struttura piramidale al cui vertice spiccava Kusakabe,
in lacrime, probabilmente per la consapevolezza di un compleanno
importante oppure perché era la primissima volta che
vedeva il presidente così a suo agio a parlare in pubblico
da quando si erano conosciuti alle scuole elementari.
"La nostra scuola" mugolava con una postura fiera.
Tra i ragazzi nel cortile invece c'era evidente confusione e imbarazzo,
nessuno di loro immaginava che si trattasse di una ricorrenza così
importante.
"Per l'occasione, su gentile concessione del nostro stimato Preside e
con la collaborazione di tutto il corpo docenti, vi sarà
permesso un viaggio d'istruzione nella terra del fondatore."
Hibari non aveva ancora concluso il discorso, ma già tra gli
studenti aleggiava un certo entusiasmo. Tuttavia nessuno di loro osava
fiatare.
Seguirono dettagli per il viaggio, quanto sarebbe durato, come si
sarebbe svolto e mentre dava quelle informazioni durante tutta la durata del suo discorso Hibari non riusciva
a smettere di pensare neanche per un istante che quando ancora non ne
era a conoscenza aveva incontrato colui che aveva gettato le fondamenta
per la sua amatissima scuola. Credeva di sapere tutto sulla Namimori,
ma così come il suo passato, anche le storie di chi aveva
contribuito erano avvolte dal mistero. Entrare a fare parte dei Vongola
e avere accesso a un archivio antichissimo aveva finalmente riportato a
galla la verità nascosta: il progetto originale della scuola
apparteneva ad Alaude con il quale Hibari aveva appreso avere anche un legame di sangue anche se ancora non aveva compreso in che modo.
"È tutto."
Solo quando Hibari concluse il discorso e lasciò il palco,
seguito dagli altri membri del comitato disciplinare, gli studenti si permisero di esultare.
"Andremo in viaggio di istruzione!" era il motto più
presente. A Namimori si respirava leggerezza e freschezza giovanile,
nessuno studente precedentemente aveva mai avuto l'onore di visitare la
villa del fondatore.
"Un'intera settimana senza scuola!" era l'altra alternativa
più ricorrente.
Richiamando senza successo il silenzio, i professori
ricondussero le proprie classi nelle aule per proseguire la lezione, ma
ormai era praticamente impossibile gestirle.
La terza A era in fermento come mai prima, il che era tutto dire.
L'insegnante d'inglese dopo i ripetuti tentativi di attirare l'attenzione
sull'argomento della lezione si arrese e aprì il registro.
"D'accordo, visto che di fare inglese non se ne parla, organizziamoci per il viaggio. Partiamo dalle camere" Gokudera
la interruppe prima che potesse iniziare a spiegare come fossero stati
disposti.
"Sawada" disse alzando una mano. "Io e Sawada stiamo in camera insieme."
"Anche io voglio stare in camera con Tsuna!" seguì
immediatamente Yamamoto, era seduto al suo banco e si era voltato per
rivolgere un sorriso a Tsuna.
Gokudera si voltò bruscamente verso Yamamoto. "No, solo io
posso stare in camera con il Decimo" protestò.
L'insegnante d'inglese si mise una mano sulla fronte e
sospirò asciugando qualche goccia di sudore. "Sono camere da
tre, ragazzi. Potete stare entrambi con Tsuna" disse. Prima ancora che
Gokudera potesse ribattere l'insegnante disse "segno Sawada, Gokudera,
Yamamoto. Adesso da bravi, ditemi ognuno di voi con chi vuole stare."
Gokudera continuava a guardare in cagnesco Yamamoto che invece se la rideva allegramente, Tsuna da parte sua era lusingato e felice, i suoi
migliori amici lo facevano sentire davvero amato.
"Dai Gokudera-kun, tutti insieme sarà più divertente" disse cercando di placare l'animo dell'amico.
"Certo, Decimo. Se lo dite voi non ho niente da obiettare" rispose
Gokudera dipingendosi un sorriso smagliante sulle labbra.
"Vi lascio i depliant dell'albergo dove alloggeremo, il presidente non
ha davvero badato a spese questa volta!" disse l'insegnante battendo le mani in adorazione, passò per i banchi per
consegnarli.
Neanche lo avesse evocato, Hibari apparve sulla soglia della porta
dell'aula e fece il suo ingresso accompagnato da un'aura minacciosa.
"Erbivori, sarete ospiti nella dimora del mio antenato. Se dopo la
vostra permanenza troverò una sola cosa fuori posto vi
morderò a morte" disse.
"Hi-Hibari-san!" squittì Tsuna facendosi piccolo piccolo su
se stesso, aveva la netta sensazione che quell'avvertimento fosse
diretto specialmente a lui e ai suoi amici.
"Vuoi essere il primo, animaletto?" lo minacciò Hibari
estraendo un tonfa e portandolo all'altezza della giugulare di Sawada.
Tsuna scosse rapidamente la testa negando con vigore e Hibari
accennò un ghigno soddisfatto.
"Oi Hibari, non ti consento di comportarti in questo modo con il
Decimo!" disse Gokudera, si era alzato di scatto e gli aveva messo una
mano su una spalla costringendolo a girarsi preso alla
sprovvista.
"Capisco, quindi vuoi essere tu il primo?" rinnovò la
minaccia Hibari brandendo un tonfa ad altezza viso di Gokudera.
Le labbra di Hayato si incresparono in un ghigno e il ragazzo fece
schioccare la lingua. "Non vorrai mica sporcare la tua amata scuola con
il mio lurido sangue?" lo provocò.
Nel silenzio terrorizzato che si era creato Tsuna giurò di
aver visto qualcosa di simile a una risata sul viso di Hibari e non ci
fu più posto per i suoi tentativi di fare tacere Gokudera.
"Un punto per te, erbivoro" disse Kyoya.
Gokudera sorrise spavaldo e guardò Kyoya allontanarsi.
"Vedete, Decimo? Hibari non è poi così forte come
vuole farvi credere" disse a voce bassa.
Hibari si voltò nuovamente verso di lui lentamente.
"Gokudera Hayato" disse come se stesse annunciando il nome di un
condannato a morte, il tono fu talmente minaccioso che anche
l'insegnante tremò. "Non farmi cambiare idea, non mi costa
niente una ditta di pulizia."
Gokudera stesso dovette indietreggiare e alzare le mani in segno di
resa.
"Tsunayoshi, impara a tenere a guinzaglio il tuo cagnolino" aggiunse
Hibari posando gli occhi su Sawada come se fosse un inquisitore.
Soddisfatto per aver imposto ancora una volta la sua predominanza
Hibari lasciò la classe con un'ultima indicazione. "La prego
di riprendere la lezione, Fujioka-san."
"C-Certo, Hibari-sama" balbettò la professoressa prima di darsi un contegno e dedicarsi nuovamente ai preparativi per il
viaggio.
Tsuna si abbandonò a un sospiro di sollievo, si chiese cosa
avesse Yamamoto tanto da ridere, non dovette aspettare molto per la
risposta. "Certo che Hibari è davvero troppo teso, gli ci
vorrebbe una vacanza, è un peccato che non venga con noi" lo
sentì dire.
Sospirò nuovamente, un giorno avrebbe capito come ragionava
Yamamoto, ma quel giorno non era di certo quello corrente, adesso aveva una cosa importante da fare.
"Gokudera-kun, ma sei impazzito? Potevi farti male e..."
"Metterci tutti nei guai" intervenne Kurokawa. "Questa testa calda
poteva fare annullare il viaggio" aggiunse.
Gokudera ci mise qualche istante ad elaborare la frase, ma quando gli
fu chiaro il significato si prostrò ai piedi di Tsuna supplicando di essere perdonato. Una settimana intera in vacanza con il Decimo era un sogno che si avverava e per una volta non voleva essere
colui che si metteva i bastoni tra le ruote.
Tsuna agitò le mani rapidamente davanti al suo viso prima
che Gokudera desse un'altra testata contro il pavimento e la sua
espressione gli ricordò davvero quella di un cane bastonato.
Aveva volutamente ignorato il commento di Hibari, ma forse c'era un
fondo di verità in quello che diceva. Anche se aveva fatto
moltissimi progressi Gokudera continuava a comportarsi come se Tsuna
fosse il suo padrone e questa cosa non riusciva più a
reggerla.
Il pensiero passò rapidamente in secondo piano davanti al
sorriso luminoso di Kyoko che gli si parò davanti come un
raggio di sole. "Tsuna-kun, stavo pensando di chiedere a Chrome-chan di
stare in camera con me e Hana, ma oggi non è venuta a
scuola. Sai se domani verrà?" si sentì domandare.
Tsuna rimase imbambolato per una manciata di secondi con il sorriso da ebete del secolo sul volto, poi scosse la testa e annuì.
"Aveva da fare con la Kokuyo, ma domani verrà sicuramente.
Si stanno ancora organizzando per permetterle di frequentare questa
scuola" spiegò cercando di non entrare troppo in dettagli
che per il momento Kyoko poteva benissimo ignorare.
Sorrise portando lo sguardo al pavimento mentre un leggero rossore gli
tinse le guance e allora catturò l'immagine di Gokudera,
ancora a quattro zampe come un antico samurai che chiede anzi implora disperatamente il perdono del suo signore. "Gokudera-kun, hai
intenzione di rimanere qui tutta la giornata?" gli disse. "Su, alzati...
non è successo niente."
Gokudera si mise nuovamente all'impiedi con un'espressione colpevole e
Tsuna sospirò profondamente. Sarebbe stata una lunga
giornata, anche la professoressa d'inglese pensava la stessa cosa
stanca di assistere all'ennesimo teatrino di Tsuna e i suoi amichetti.
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Capitolo 2 *** Aki kara ***
Un'intera settimana senza Lambo, I-pin e Fuuta tra i piedi, senza gli
allenamenti e le prediche di Reborn, senza la cucina velenosa di
Bianchi, senza alcuna forma di stress, solo lui, i suoi amici e
Kyoko-chan, questo si era ripetuto per tutto il pomeriggio mentre
cercava di spiegare a Gokudera che no, non era arrabbiato con lui e no,
non era neanche la fine del mondo aver rischiato di fare annullare il
viaggio d'istruzione.
Quella sera però non riusciva a dormire, la sua mente era
invasa dal pensiero di Kyoko-chan, di quanto sarebbe stata bella con i
suoi vestiti da sera e quante occasioni avrebbero avuto per stare
insieme. A pensarci bene questa vacanza gli stava offrendo su un piatto
d'argento la possibilità di dichiararsi, le sue guance
andarono a fuoco solo per averlo immaginato.
"Stai facendo le prove per il ruolo del pomodoro? Prova a gonfiare di
più le guance" lo riprese Reborn sporgendosi dall'amaca.
Sì, decisamente non avrebbe sentito la mancanza del suo
tutor rompiscatole.
"Dai Reborn, come se non sapessi perché sono così
emozionato..." sbuffò Tsuna.
Reborn ghignò, la sua espressione sadica brillò
nel buio. "So già anche come andrà a finire"
disse.
Tsuna sospirò e nascose il viso contro il cuscino.
"Guastafeste, lasciami sognare" protestò. Sapeva benissimo
che nella sua vita ogni piano saltava in aria, letteralmente a volte,
per risolversi in maniera completamente diversa da come previsto.
Reborn non disse più niente.
Giunse la sera prima della partenza e Tsuna si sentiva emozionato come
forse mai prima, talmente entusiasta da non riuscire a smettere di
sorridere. Seduto su una sedia all'ingresso ne parlava con Gokudera a
telefono continuando a elencare tutto ciò che gli sarebbe
piaciuto fare mentre l'altro cercava di capire se avesse preso ogni
cosa che serviva.
Quella chiamata durò ore al termine delle quali Tsuna si
addormentò di sasso, giusto il tempo di mettere la testa sul
cuscino. Dormì profondamente cullato da splendidi sogni.
La mattina della partenza iniziò con una sveglia che per una
volta non fu spenta brutalmente, Tsuna si alzò
immediatamente sorridendo al mondo e andò in bagno a
prepararsi. Si lavò i denti sorridendo, fece la doccia
sorridendo e persino la colazione tanto che Lambo tirò
Reborn per una manica della giacca domandando se Tsuna-nii avesse una
paresi facciale. Reborn ovviamente gli rispose, ma Tsuna non
ascoltò quel commento troppo occupato a fantasticare.
"Ciao mammina, ci vediamo tra una settimana" disse schioccando un bacio
sulla guancia di Nana per poi prendere per il manico un trolley di
media grandezza e trascinarlo fuori dalla porta d'ingresso. Nana lo
guardò perplessa sfiorandosi una guancia. "Erano almeno
dieci anni che non lo sentivo chiamarmi così" commento con
un certo stupore.
Tsuna ebbe a malapena il tempo di percorrere lo spazio che separava la
sua porta d'ingresso dal cancello che si ritrovò Gokudera
davanti, tre valigie al suo seguito.
"Buongiorno, Decimo. Siete pronto per la partenza?" disse questi
esibendosi in un inchino degno di un ballerino di danza classica.
Tsuna superò rapidamente Gokudera con lo sguardo per fissare
le valigie, una più ingombrante dell'altra. Il suo sorriso
si trasformò in un'espressione di stupore misto a
preoccupazione. "G-Gokudera-kun! M-Ma non avrai portato troppa roba?"
chiese.
Gokudera guardò le sue valigie come se stesse facendo degli
strani calcoli mentali e dopo quelli che a Tsuna parvero minuti
interminabili, alzò un pollice con convinzione e disse "Solo
il minimo indispensabile per queste occasioni".
Tsuna era sconvolto, non osò ribattere, ma non
poté impersi di dire a bassa voce "Mi domando davvero cosa
ci sia in quelle valigie." Gokudera lo sentì e
iniziò subito a elencarne il contenuto.
"Vestiti, anelli, bracciali, collane, il Vongola Gear, qualche libro,
un lettore MP3..."
Tsuna lo interruppe "Non volevo saperlo davvero" disse, ma Gokudera
continuò imperterrito e indisturbato. "Riviste, fumetti, il
kit di pronto soccorso, medicine per ogni evenienza, soldi... credo,
una macchina fotografica usa e getta, la dinamite..."
Tsuna si mise le mani nei capelli e urlò "La dinamite?!", lo
disse come se avesse sperato di aver sentito male con la consapevolezza
di aver sentito benissimo.
"Ovviamente, Decimo" rispose Gokudera come se non ci fosse niente di
più normale del portarsi degli esplosivi in gita scolastica.
"Devo essere sempre pronto a proteggervi" disse con orgoglio.
Tsuna sospirò, già si immaginava a dover spiegare
alla professoressa perché e soprattutto come mai la loro
camera fosse esplosa. "Ma Gokudera-kun, non è assolutamente
necessario" disse sperando che ci fosse un modo di fargli cambiare idea.
"Devo dissentire, Decimo. Non possiamo sapere quando il nemico
attaccherà, ma quando succederà io voglio essere
pronto" ribatte Gokudera.
Tsuna sospirò, si massaggiò leggermente una
tempia e mormorò a se stesso "grazie per alimentare la mia
paranoia."
"Non avete niente da temere" proseguì Gokudera.
"Perché non permetterò a nessuno di farvi del
male!"
Quella dichiarazione gli scaldava sempre un po' il cuore, era bello
avere qualcuno che si preoccupasse tanto per lui e al contempo che si
prendesse tanta cura di lui, meno bello era avere accanto un
catastrofista apocalittico che immaginava sempre il peggiore degli
scenari e amava ricordargli che mezzo mondo della malavita lo voleva
morto.
"Siete pronti, ragazzi?" la voce di Yamamoto prese entrambi alla
sprovvista così come le sue braccia forti attorno alle loro
spalle e il leggero scontrarsi delle loro teste.
"Fa' un po' di attenzione, Yakyuu baka"sbraitò Gokudera
togliendo il braccio dalla propria spalla.
"Gomen gomen" ridacchiò Yamamoto.
"Yamamoto, buongiorno" disse Tsuna sorridendogli amabilmente. "Io sono
pronto e sono davvero emozionato. Voi?" chiese scambiandosi rapidamente
uno sguardo con i suoi amici.
"Tantissimo!" risposero questi all'unisono. L'entusiasmo negli occhi di
Gokudera fu rapidamente sostituito da fulmini rivolti verso Yamamoto
che però continuava ad accoglierlo con la stessa spensierata
allegria.
Tsuna non poté fare a meno di notare che Yamamoto aveva
letteralmente solo uno zainetto. "Come hai fatto a farci entrare
tutto?" domandò indicandolo in apprensione.
Yamamoto diede un piccolo colpo sulla parte anteriore dello zaino.
"Solo il minimo indispensabile" disse cordialmente.
Tsuna lo guardò incredulo cercando di non pensare che il
minimo indispensabile per Gokudera equivaleva alla bellezza di tre
valigie. Hayato da parte sua assunse la stessa espressione scioccata di
Tsuna con un carico di fastidio maggiore e i due si scambiarono
un'occhiata ricca di preoccupazione. Tsuna temeva che Yamamoto non
avesse abbastanza cose con sé, Gokudera già si
vedeva costretto a prestargli questo e quello e preferiva evitare
dovergli dare i suoi indumenti.
"Tranquilli, è piccolo, ma capiente" li rassicurò
Yamamoto.
Gokudera sbuffò e disse a bassa voce. "Sicuramente non hai
portato la metà delle cose che ti servono..."
Yamamoto lo sentì e ribatté. "Sei tu che hai
esagerato. Dobbiamo stare fuori una settimana, non trasferirci."
Gokudera si voltò bruscamente verso di lui e
ringhiò. "Tu ce l'hai una torcia?" gli chiese. Yamamoto
negò un cenno del capo. "No, a che dovrebbe servire?"
Gokudera annuì fieramente. "Se ci dovessimo perdere nei
boschi in piena notte..."
Tsuna lo interruppe. "Ma perché mai dovremmo? Andiamo in
un'altra città non in campeggio..." disse parlando ad alta
voce tra sé e sé.
"Ah, lascia stare, Tsuna" commentò Yamamoto. "Gokudera
è talmente paranoico che è preparato anche in
caso di apocalisse zombie o se dovessero attaccarci gli alieni."
"Guarda che gli alieni stanno cercando un modo di mettersi in contatto
con noi!" protestò Gokudera.
La risata cristallina di Tsuna mise entrambi a tacere e nessuno ebbe
più nulla da contestare quando il ragazzo disse "come farei
senza di voi?"
Sul luogo del ritrovo vi erano due grossi autobus, di quelli che si
fittano appunto per le gite scolastiche. I bagagli furono caricati
nella stiva e dopo un rapido appello la professoressa Fujioka permise
ai suoi allievi di salire sugli autobus.
Trattandosi di autobus omologati a due sedili per posto
scoppiò rapidamente una nuova lite tra Gokudera e Gokudera
stesso in realtà, dal momento che Yamamoto non si stava
assolutamente ponendo il problema.
"Io mi seggo vicino al Decimo, tu trova un altro posto" disse Gokudera.
Yamamoto gli sorrise, gli scompigliò i capelli con una mano
e disse "d'accordo, io voglio sedermi in fondo col club di pallavolo.
Quei ragazzi sono simpatici." Yamamoto concluse la frase con un
occhiolino e Gokudera sentì un leggero brivido dietro la
schiena. C'era qualcosa di dannatamente evidente in ciò che
aveva appena fatto Yamamoto.
"A dopo, Tsuna" disse Yamamoto nuovamente allontanandosi.
Tsuna gli rispose con un accenno di sorriso, indietreggiò
quel tanto che bastava per non bloccare la fila togliendosi dal
corridoio e scegliendo inconsciamente il suo posto.
"D-Decimo, per voi va bene stare vicini sul pullman?" chiese Gokudera
realizzando che forse avrebbe prima dovuto chiedere anche se era ovvio
che fosse così.
Tsuna gli rispose annuendo e sorridendo calorosamente. "Però
il finestrino lo prendi tu" gli disse. "Mi dà il
voltastomaco guardare il paesaggio mentre siamo in autostrada...
è tutto così veloce."
Gokudera gli rivolse un sorriso smagliante. "Non preoccupatevi, vi
proteggerò dal paesaggio, dalla velocità
dell'autobus, dalle curve..."
Mentre Gokudera elencava tutto ciò da cui avrebbe protetto
il suo boss sui sedili dall'altro lato del corridoio accanto a loro
presero posto Hana e Kyoko, quest'ultima occupava il sedile esterno.
"Oh Tsuna-kun, Gokudera-kun sembra che staremo vicini per queste 5 ore
di viaggio" disse Kyoko sorridendo. Tsuna rimase imbambolato e Gokudera
lo urtò leggermente con un gomito perché dicesse
qualcosa, qualunque cosa, prima che lui stesso esplodesse in un
sarcastico "ma che gioia."
"Uhm sì" mormorò Tsuna arrossendo leggermente.
Gli ci vollero buoni 120 secondi, Gokudera li aveva cronometrati lui
stesso, perché realizzasse che c'era un'informazione
decisamente scomoda. "Come cinque ore?!" squittì.
Kyoko annuì. "Abbiamo la possibilità di riposare,
fare dei giochi e tutto per un sacco di tempo. Tu non ami viaggiare,
Tsuna-kun?" gli chiese.
Tsuna ingoiò a vuoto e sospirò. "Certo,
tantissimo" disse. 'Ma odio i viaggi in macchina' pensò.
Hana mise nelle orecchie le cuffiette del suo I-pod e lo mise
immediatamente in funzione. "Voi scimmie cercate di non disturbarci
troppo" disse.
Kyoko non la sentì o finse di non sentirla, sorrise invece
ai due e poi di colpo sembrò rattristarsi. "Chrome-chan non
è venuta alla fine..." disse.
Tsuna sospirò, annuì leggermente e dopo aver
fatto un respiro profondo le spiegò che la ragazza proprio
non se la sentiva di stare lontana da quello che nonostante tutto era
il suo posto sicuro. In classe se non per Kyoko e Hana non aveva amiche
e Kokuyo era la sua famiglia, con tutti i difetti che poteva avere era
l'unica realtà che la faceva sentire al suo posto.
"Ma un giorno sono certo che Chrome farà un bellissimo
viaggio con tutti noi e si divertirà tantissimo" disse
concludendo il discorso sperando di aver rassicurato Kyoko, a giudicare
dal sorriso sereno della ragazza doveva essere così.
Per circa tre quarti del viaggio Tsuna non fece altro che fissare
Kyoko, cercare di cogliere qualche parola del discorso tanto animato
che stavano facendo lei e Hana. Più tardi era tutto
concentrato a cercare di leggere il testo del libro che Kyoko stava
sfogliando e qualche minuto dopo la osservava ascoltare la musica a
occhi chiusi condividendo una cuffietta con la migliore amica, si era
addormentata.
Uno sbadiglio lo prese alla sprovvista e mentre si stiracchiava si rese
conto di aver urtato Gokudera. Stava già per scusarsi quando
questi gli rivolse un sorriso tenero e disse "se volete potete
appoggiarvi sulla mia spalla."
Tsuna ricambiò il sorriso e sbadigliò nuovamente.
"Grazie Gokudera-kun, penso che accetterò la proposta" disse
sistemandosi per bene contro la sua spalla.
Nell'istante in cui la testa di Tsuna sfiorò la sua spalla
Gokudera sentì il cuore battergli all'impazzata, come se
volesse evadere dal petto, un tamburo tribale che continuava a
rimbombare nelle sue orecchie. Sentiva la gola secca e improvvisamente
non era mai stato più sveglio in tutta la sua vita.
"Sai, penso che non ci sia cosa più bella del poter guardare
la persona che ti piace mentre dorme serenamente" mugolò
Tsuna stringendosi a un braccio di Gokudera per stare più
comodo.
Gokudera ingoiò a vuoto e cercò di darsi una
calmata. "Presumo sia così, Decimo" disse col tono
più instabile del secolo.
Quando Tsuna si risvegliò ebbe rapidamente coscienza di due
cose in questo ordine, qualcuno stava sbavando sulla sua felpa e quella
sulla sua coscia era la mano di Gokudera.
Tsuna si impose di non andare nel panico, del resto non stava
succedendo assolutamente niente, Gokudera si era addormentato ed
esattamente come aveva constatato più volte quando avevano
dormito insieme, aveva la tendenza a muoversi nel sonno e invadere lo
spazio altrui.
Tsuna cercò di distrarsi, ma quella presenza era troppo
ingombrante per essere semplicemente ignorata, santo cielo, la mano di
Gokudera era bollente o forse era lui a essere bollente, Tsuna non
sapeva dirlo. Non voleva svegliarlo però, era Gokudera, un
ragazzo che faceva fatica a chiudere gli occhi anche solo per qualche
secondo, per essersi addormentato doveva essere davvero stanco e Tsuna
davvero non voleva essere quello che avrebbe turbato questo stato di
quiete.
Mentre cercava una soluzione il pullman imboccò una strada
fatta praticamente solo di curve continue e ravvicinate. Tsuna
cominciò ad avvertire un senso di nausea e
raddrizzò la testa mettendosi seduto nel modo più
consono, Gokudera poteva continuare a sbavargli sulla felpa se ne aveva
desiderio, non era assolutamente un problema.
Cercò di regolarizzare il respiro, di gestire quel senso di
nausea crescente, ma dovette arrendersi quando sentì una
ragazza qualche sedile più in là dire "sto per
vomitare."
Immediatamente, quasi come se fosse stato condizionato da quella frase,
sentì un conato e il retrogusto della colazione misto a un
sapore molto più acido gli pizzicò la lingua.
Nel tentativo di trovare una posizione che gli desse uno straccio di
sollievo Tsuna urtò il fianco di Gokudera destandolo dal
sonno anche se di lì a breve lo avrebbe svegliato ugualmente.
"Non mi sento bene" disse. Gokudera lo guardò per un istante
ancora assonnato e vide chiaramente che era pallido in viso. "Decimo,
che succede?" domandò subito allarmato.
"N-Nausea..." cercò di dire Tsuna, più ne parlava
e peggio si sentiva.
"Decimo, facciamo subito cambio di posto, vicino al finestrino
è meglio" propose Gokudera.
"Gokudera-kun..." protestò Tsuna. "Ti ho detto che ho un
problema col finestrino..." parlò a fatica.
"Certo Decimo, scusate, me ne ero dimenticato" disse Gokudera desolato.
Tsuna lo ignorò, stava per dire qualcosa, ma dovette mettere
entrambe le mani davanti alla bocca per impedirsi di rimettere
immediatamente.
Gokudera si alzò all'impiedi sul suo posto e urlò
"Dobbiamo fermarci immediatamente!"
Gli venne risposto da qualcuno di cui non seppe ben identificare la
voce "E dove? Siamo in autostrada, non possiamo fermarci."
Ogni secondo che passava Gokudera vedeva Tsuna diventare più
bianco e combattere contro ciò che restava del cibo che
aveva tutta l'intenzione di andare nel verso opposto. Cercando di
mantenere la calma si mise a cercare qualcosa che potesse fungere come
sacchetto nella sua cartella e lo trovò in una busta che
conteneva alcune riviste.
"Ecco, Decimo" disse porgendo la busta ,dopo aver rapidamente riposto
il contenuto nella cartella, a quegli occhi in preda al terrore giusto
in tempo.
Tsuna afferrò le due estremità come se ne valesse
della sua stessa vita e Gokudera gli resse la fronte per impedire che
lo sforzo lo portasse ad affogarsi. Tsuna vomitò anche
l'anima e giurò silenziosamente a se stesso che mai
più si sarebbe lasciato convincere a fare un viaggio
così lungo in autobus o in macchina.
"Va meglio, Decimo?" gli domandò Gokudera porgendogli un
fazzoletto. Per un brevissimo istante Tsuna pensò che
Gokudera era la sua salvezza e aveva portato esattamente tutto il
necessario, nulla di più, nulla di meno, poi
annuì con un leggero cenno del capo e si lasciò
pulire le labbra con quel fazzoletto.
Guardò Gokudera come se provenisse da qualche strano pianeta
e dubbioso mormorò un semplice "scusami" che non sapeva
neanche lui esattamente cosa volesse significare.
Gokudera scosse la testa. "E di cosa dovrei scusarvi, Decimo?
È qualcun altro qui che dovrebbe scusarsi" disse guardando
male l'autista da lontano. "Date pure a me" disse poi prendendogli la
busta dalle mani. "Me ne occupo io."
Tsuna lo osservò mettere il fazzoletto sporco nella busta e
annodarla senza fare risalire o peggio uscire il contenuto. Se non
altro era uno di quei pullman attrezzati con uno spazio per i rifiuti
ai loro piedi. Gokudera non perse un istante così che
l'unica traccia di ciò che era successo rimase solo il viso
ancora pallido di Tsuna.
"G-Grazie..." mormorò questi cercando di respirare
normalmente. Gokudera gli fece una carezza sulla schiena e
accennò un sorriso. "Non c'è di che" disse.
Il dosso che l'autobus prese un secondo dopo fece sussultare tutti,
portando quelli che stavano dormendo a svegliarsi di soprassalto, Kyoko
era inclusa nella lista. Smarrita rivolse lo sguardo a Tsuna il cui
stomaco aveva fatto un'altra capriola, ma ormai era praticamente vuoto.
"Tsuna-kun, stai bene?" gli domandò la ragazza.
"Benissimo" rispose Sawada con un tono per niente credibile sforzandosi
di sorridere.
Gokudera lo osservò lentamente riacquisire colore mentre
parlava con quella ragazza e si chiese perché lei dovesse
prendersi tutti i meriti quando non aveva fatto assolutamente niente.
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Capitolo 3 *** Aki tsuzuku ***
Giunti a destinazione davanti agli occhi dei ragazzi, dopo aver
percorso un sentiero particolarmente stretto e poco pratico costeggiato
da alberi, apparve una villa in puro stile giapponese, a dir poco
gargantuesca che sorgeva proprio davanti a un lago. Il giardino dove
era situata si estendeva ancora per chilometri. Il rosso e l'arancione
delle foglie autunnali si mescolavano su quello che era un prato ben
curato e in primavera fiorito.
Ad accoglierli vi erano alcuni uomini vestiti con una tenuta da
maggiordomo che si occuparono di prendere le loro valigie e sistemarle
nelle rispettive stanze, quello fu più o meno il momento in
cui Tsuna si ricordò che non era un viaggio solo per la sua
classe, ma che l'intera scuola Namimori al completo sarebbe stata
presente.
A ripensarci bene Kyoko gli aveva accennato di una ragazza che non
conoscevano appartenente alla 3-B con cui lei e Hana avrebbero
condiviso la stanza, ma Tsuna era ancora troppo stravolto e a dirla
tutta non aveva prestato particolare attenzione a una sola parola di
ciò che aveva detto Kyoko.
Quando era sceso dall'autobus, solo una mezz'ora più tardi,
aveva avuto la seria tentazione di inginocchiarsi e baciare la terra
ferma, ma quel poco di dignità che cercava di preservare
glielo aveva impedito.
"Decimo, andiamo?" la voce di Gokudera lo prese alla sprovvista,
così come il modo in cui fece dondolare un portachiavi a
forma di gatto fortuna, al quale era attaccata una scheda, davanti ai
suoi occhi.
Tsuna gli rivolse uno sguardo spaesato, evidentemente, mentre era
impegnato a ragionare sul fatto che in tre anni non si era degnato di
conoscere persone nelle altre sezioni, la professoressa Fujioka doveva
averli richiamati consegnando le chiavi della loro camera.
Era una buona idea lasciare le chiavi a Gokudera, si disse Tsuna, lui
non le avrebbe perse. Tsuna non si riteneva particolarmente affidabile,
era decisamente maldestro, rischiava di farle cadere nella fessura di
una grata o qualcosa del genere; Takeshi, da parte sua, era decisamente
troppo distratto, il tipo di persona capace di lasciare il suo
cellulare sul tavolo di un ristorante dopo aver pagato e realizzare
appena circa tre ore dopo di essere rimasto senza, tornare e avere
persino la fortuna di trovarlo e farsi una grande risata; Gokudera
invece era il più responsabile tra loro, il suo stato di
costante allerta lo portava a fare molta attenzione senza tralasciare
nessun dettaglio.
"Sì, andiamo" disse Tsuna alzando lo sguardo verso i suoi
amici che gli stavano sorridendo in attesa di una risposta.
La loro camera era molto diversa da qualsiasi cosa Tsuna avesse
immaginato nell'attesa della gita scolastica. Tanto per iniziare aveva
una porta automatica che si sbloccava con una scheda, da un
tradizionalista come il fondatore della Namimori non si aspettava tutta
questa innovazione. Poi era grande, almeno quanto salone e la cucina di
casa sua messi insieme. Il pavimento era composto da stuoia di tatami
di un verde chiaro con i bordi smeraldo disposte secondo un disegno
preciso. Il disegno era ben identificabile nonostante fosse interrotto
da tre ampi futon distanziati tra loro circa mezzo metro.
Sulla parete di fronte ai futon vi era al centro una cassettiera sopra
la quale spiccava uno specchio e suoi lati due armadi, uno molto
più piccolo dell'altro. In prossimità della porta
d'ingresso vi era un'altra porta che conduceva a un elegante bagno con
una ampia doccia, un lavandino e un gabinetto, inoltre vi era anche un
mobiletto dove erano stati sistemati molteplici asciugamani.
Tsuna e i suoi amici erano senza parole, continuavano a guardarsi
attorno avendo la sensazione di sguazzare nel lusso e il vago sentore
che se avessero anche solo leggermente scheggiato qualcosa avrebbero
dovuto vendere i propri organi al mercato nero.
"Io dormo vicino al Decimo" disse Gokudera rompendo il silenzio che si
era creato, rivolse uno sguardo molto eloquente a Yamamoto.
"Come vuoi" disse questi ridacchiando, non aveva intenzione di ripetere
la stessa tarantella fatta in classe e in pullman.
Gokudera stava già per protestare quando si rese conto che
Yamamoto non aveva assolutamente opposto resistenza alla sua decisione
e rimase in silenzio bloccato con un dito a mezz'aria incerto di cosa
volesse dire.
Yamamoto gli posò una mano sulla spalla e annuì.
"Non immaginavo ci tenessi tanto a dormire vicino a me" disse.
Gokudera praticamente ringhiò realizzando che qualunque
fosse la disposizione se voleva l'esclusiva vicino a Tsuna gli toccava
anche stare a fianco a Yamamoto.
"Beh in verità a me non dispiacerebbe stare in mezzo" disse
Tsuna accennando un sorriso timido. "Vorrei stare vicino a entrambi."
Gokudera gli sorrise e accennò un inchino. "Tutto
ciò che desiderate, Decimo" disse. Diede poi uno sguardo
veloce alla stanza e decise le disposizioni. "Prenderò il
posto più vicino alla porta" dichiarò, si
voltò verso Yamamoto e gli puntò contro un
indice. "Tu invece prenderai il posto vicino alla finestra, in questo
modo il Decimo è coperto da entrambe le parti."
Yamamoto annuì e Tsuna sospirò profondamente.
"Nessuno mi attaccherà in gita scolastica, Gokudera-kun"
disse senza ricevere la minima attenzione.
"Ora resta decidere come dividere gli spazi" disse Yamamoto.
"Beh mi sembra chiaro che al Decimo spetti l'armadio più
grande" convenne Gokudera.
Yamamoto ridacchiò indicando le tre valigie in fila
all'entrata della stanza. "Gokudera, secondo me quell'armadio spetta a
te" disse. Tsuna rise a sua volta concordando con un cenno del capo.
"Sei quello che tra noi ha portato più cose"
commentò.
"Decimo, insisto, ritengo che vi spetti il meglio" disse Gokudera
mostrandosi incredibilmente servizievole, anche più del
solito, prendendo la valigia di Tsuna e avvicinandosi al mobile
aprendone le ante.
"Aspetta Gokudera-kun!" disse Tsuna avvicinandosi e bloccandolo prima
che potesse aprire la valigia e iniziare a svuotarla sistemando le cose
secondo un suo principio. "Per me va benissimo anche la cassettiera"
disse.
Gokudera non volle sentire ragioni, continuò a ripetere che
il Decimo meritava il meglio e che Yamamoto aveva così poche
cose che a stento avrebbe riempito la cassettiera. Tsuna gli propose
persino di dividere l'armadio, ma Gokudera era irremovibile, alla fine
dunque cedette alla sua sistemazione prendendosi l'armadio
più grande che rimase per metà vuoto.
Yamamoto aveva già finito di sistemare le cose e
diversamente da come si aspettava di fare si distese sul futon
sentendone la morbidezza dietro la schiena e un immediato senso di
rilassamento. Con uno spazio aperto così grande a loro
disposizione aveva pensato di fare una corsetta, ma doveva ammettere di
essersi stancato in autobus. Da quella posizione osservò i
suoi amici mentre finivano di sistemare le cose.
Gokudera aveva davvero portato troppa roba e Yamamoto tratteneva a
stento le lacrime dal ridere mentre l'amico cercava disperatamente di
chiudere le ante. Tsuna invece continuava a guardare i tentativi di
Gokudera con un senso crescente di fastidio perché pur di
non ammettere di aver sbagliato Gokudera avrebbe creato una
realtà apposita.
"D-Decimo..." qualche minuto più tardi Gokudera cedette, con
la coda tra le gambe gli si avvicinò tenendo ancora dei
panni tra le mani. "Vi dispiace se mi appoggio da voi...?" chiese
esitando.
Tsuna sbuffò sonoramente e denegò con un cenno
del capo. "Questo è perché sei così
cocciuto!" disse, poi prese la pila di panni dalle sue mani e la
sistemò accanto ai propri vestiti.
A questo punto le grandi questioni della vita sembravano risolte e
Tsuna pensò bene di sdraiarsi al suo posto. Doveva ammettere
che era davvero comodo, morbido, piacevole, tanto da rendergli
più semplice respirare e persino a coincilare il sonno.
"Che non ti venga in mente di prepararti prima del Decimo"
sbraitò Gokudera facendo sussultare Tsuna che stava giusto
giusto per abbandonarsi a un pisolino.
"C'è un unico bagno quindi dovremo fare a turno, io
andrò subito dopo il Decimo per assicurarmi che..." Yamamoto
lo interruppe.
"Gokudera, ci metti cento anni a prepararti, io sono molto
più rapido" disse, ricordava bene come era stato condividere
una stanza con Gokudera nel futuro.
"E comunque io mi sveglierò comunque prima di entrambi
perché non rinuncio alla mia corsetta mattutina"
spiegò Yamamoto. "Perché non puoi essere tu
l'ultimo?" domandò
"Perché sono il suo braccio destro e devo essere sempre dopo
di lui" rispose Gokudera seccato.
"Saresti dopo di lui comunque" gli fece notare Yamamoto.
"Dopo di lui e prima di te" ribadì Gokudera con un tono
serissimo.
"Questo ragionamento non ha senso!" disse Tsuna mettendosi le mani
sulle orecchie, era stanco, stressato e onestamente aveva solo voglia
di fare un pisolino e lavarsi i denti.
"Dobbiamo fare in base a chi ci mette di meno" ribadì
Yamamoto. "Così non rischiamo di arrivare in ritardo..."
"E chi sarebbe a metterci di meno? Tu sei veloce solo se si tratta di
baseball sennò sei una fottuta lumaca" sbraitò
Gokudera sentendosi offeso. "Per esempio ci hai messo due anni per
capire che non stavamo giocando a un GDR particolarmente realistico..."
commentò a bassa voce. "E non sono neanche sicuro che tu lo
abbia capito davvero..."
Yamamoto rise. "Gokudera, chi è l'ultimo a uscire dallo
spogliatoio durante ginnastica?"
Gokudera sbuffò sonoramente, poi si mise sulla difensiva e
disse "Senti io ho bisogno dei miei tempi."
"Quindi lo ammetti! È meglio se sei l'ultimo" insistette
Yamamoto.
Gokudera sembrò essere preso dalla realizzazione del secolo
e con rinnovato spirito di orgoglio gli si avvicinò con fare
minaccioso.
"Senti idiota io..." esitò per un istante. "Il Decimo
può metterci tutto il tempo che vuole, i professori possono
aspett-" Tsuna lo interruppe, non ne poteva più di questa
ennesima discussione immotivata tra Gokudera e Gokudera stesso che
stava ringhiando senza apparente motivo. "Gokudera-kun preferisco che
tu sia l'ultimo, sei veramente lento la mattina. Ti ci vuole circa
un'ora per connettere e anche dopo che lo hai fatto sei intrattabile. A
volte resti per minuti interminabili a fissare il vuoto davanti allo
specchio...io stavolta non voglio arrivare in ritardo come sempre"
disse, anche lui ricordava perfettamente come fosse condividere una
camera con Gokudera.
Gokudera rimase fermo sul posto per una manciata di secondi, sembrava
che qualcuno gli avesse dato un calcio. "Come preferite, Decimo.
Prometto che farò del mio meglio per diventare
più svelto" piagnucolò.
Tsuna sospirò nuovamente. "Non ce ne è
bisogno..." mormorò, stava davvero iniziando a stancarsi di
quell'atteggiamento.
"Per favore, vi supplico, fatemi rilassare cinque secondi, solo cinque,
poi tornate a fare il casino di sempre, ma ho bisogno di un attimo..."
esplose.
Gokudera e Yamamoto gli rivolsero un'occhiata carica di stupore,
Gokudera si inginocchiò ai piedi del futon accennando a
supplicare perdono.
Tsuna sospirò e lo bloccò prima che potesse fare
qualsiasi cosa. "Trovami una mentina, Yamamoto, tu accompagnalo. Ci
vediamo dopo."
Si sentì strano ad avere dato quegli ordini, ma se doveva
dirla tutta lo stomaco gli dava ancora fastidio, dormire in autobus era
scomodo e ogni rumore lo stava innervosendo maggiormente. Nel giro di
pochi istanti Yamamoto e Gokudera furono fuori dal suo raggio visivo e
per una volta Tsuna provò sollievo. Il sonno giunse poco
dopo.
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Capitolo 4 *** Buon compleanno, Ghostclimber ***
Delle mani gentili lo stavano scuotendo con delicatezza all'altezza di
un braccio.
"Decimo... Decimo...?"
Con queste parole ovattate e soavi Tsuna passò dalla fase
REM alla veglia, riconoscendo immediatamente la voce di Gokudera.
Aprì un solo occhio ancora frastornato e si chiese
inconsciamente che giorno fosse e perché si sentiva come se
fosse finito sotto un rullo compressore.
"Decimo, mi duole destarvi dal vostro sonno, ma dobbiamo andare a
pranzo" gli disse Gokudera.
Tsuna si stropicciò entrambi gli occhi confermando con un
cenno del capo di aver compreso, poi si stiracchiò e rimise
insieme le informazioni su dove fosse.
"Per quanto ho dormito?" domandò con la voce ancora
impastata dal sonno.
"Per 10 minuti" gli rispose Gokudera.
Tsuna annuì nuovamente, non aveva dormito per un tempo
sufficiente a ricaricarsi quindi era come se non avesse dormito affatto
anzi forse aveva anche peggiorato la situazione.
"E 39 secondi" aggiunse Gokudera.
Tsuna accolse quella nuova informazione sgranando gli occhi. "Dimmi che
non li hai contati davvero, Gokudera-kun" mormorò a se
stesso.
"Ve la sentite di scendere a mangiare? Se la risposta è
negativa posso portarvi il pranzo in camera più tardi, ho
già chiesto..."
Tsuna sospirò sonoramente e negò con un cenno del
capo. "Non preoccuparti, me la sento" disse.
"Grandioso, Decimo. Yamamoto ci sta aspettando al piano di sotto, gli
ho detto di prendere un tavolo, se siamo fortunati ha capito in che
senso."
Tsuna ridacchiò, uno strano senso di leggerezza
sembrò appropriarsi del suo corpo.
"Tuttavia non sono riuscito a trovare una mentina" spiegò
Gokudera improvvisamente affranto.
Tsuna ci mise un po' per collegare il discorso in maniera coerente poi
capì che Gokudera aveva pensato seriamente che lui gli
stesse chiedendo di trovarla e che non fosse solo un modo per togliersi
il suo fiato sul collo. In effetti il suo alito faceva schifo, ma
questo era un altro discorso, con un po' di fortuna il cibo che avrebbe
mangiato di lì a breve avrebbe salvato la situazione.
Il ristorante della villa li accolse come se fossero due nobili, i
camerieri aprirono le porte e un maitre li scortò al loro
tavolo, lì dove Yamamoto stava agitando una mano. Furono
entrambi sollevati di vederlo seduto e non alle prese col sollevamento
del tavolo.
Tuttavia un'altra cosa balzò immediamente agli occhi di
Tsuna: il tavolo era da sei persone e con loro erano al completo.
Yamamoto aveva lasciato che tre ragazze prendessero gli altri posti il
che significava che non avrebbe pranzato vicino a Kyoko-chan.
Improvvisamente tutto divenne più cupo.
Quando Gokudera prese posto ovviamente dopo aver scostato dal tavolo la
sedia di Tsuna, averlo fatto accomodare e averlo riavvicinato al
tavolo, le tre ragazze emisero degli strani ultrasuoni.
"Decimo, il menù è fisso, ma ho già
preso informazioni su cosa bisogna fare nel caso si voglia cambiare
qualcosa di un piatto, nel caso di intolleranze o allergie, ma dai miei
dati mi risulta che non abbiate niente del genere, quindi adesso si
tratta solo di gusti."
Tsuna prese il menù tra le mani cercando di ignorare il
fatto che Gokudera avesse appena parlato di dati e che a questo punto
non si sarebbe più sorpreso neanche se avesse scoperto che
era in possesso della sua cartella clinica di nascita e che sua madre
stessa gliela aveva consegnata.
"G-Grazie, Gokudera-kun..." disse perplesso, incerto di per cosa
esattamente lo stesse ringraziando.
"Di niente, Decimo. È un piacere e un onore prendermi cura
dei vostri bisogni."
Yamamoto sembrava molto coinvolto nella conversazione che le tre
ragazze stavano avendo con lui. Non erano della loro classe, si disse
Tsuna, forse neanche della 3-B. Non importava, di qualunque classe
fossero la storia era sempre la stessa: Gokudera e Yamamoto erano una
vera e propria calamita per il genere femminile.
"Ma anche Gokudera è così bello"
riuscì a captare Tsuna una parte del discorso che una delle
ragazze stava facendo con le altre due e con Yamamoto.
"Decimo? Allora il menù è di vostro gradimento?"
gli domandò Gokudera.
Tsuna aveva completamente dimenticato che cosa stava facendo con quel
menù, in effetti si supponeva dovesse leggerlo, ma in
realtà stava solo fissando le pagine come faceva con i
problemi di matematica sperando che si risolvessero da soli. "Ah no,
cioè sì" rispose spaesato. Diede uno sguardo
rapido alle parole scritte per confermare ciò che aveva
detto. La sua voce tuttavia fu coperta dagli urletti entusiasmati delle
ragazze.
"Volete stare zitte per un secondo?!" sbraitò Gokudera
infastidito. "Non riesco a sentire quello che dice il Decimo!"
Le tre si scambiarono un'occhiata, poi dissero all'unisono
"è così bello quando si arrabbia" ammaliate.
Gokudera sospirò rassegnato, la cosa strappò una
risatina a Tsuna, era una scena tragicomica.
"Dai Gokudera-kun dovresti essere contento di avere così
tante fan. Prendi di me... io non piaccio a nessuno" disse Tsuna con un
tono che voleva spacciarsi per neutrale, ma che malcelava dispiacere.
"Decimo, loro non possono capire quanto valete" disse Gokudera, un
sorriso dolcissimo gli si dipinse sul viso.
"Sono solo stupide donne" aggiunse mentre le sue labbra si increspavano
in un'espressione minacciosa. Una di loro si era allungata verso di lui
fino a toccargli i capelli e poi aveva squittito emozionata. Gokudera
la stava fulminando con lo sguardo mentre questa esultava ripetendo in
loop "come sono morbidi!".
Yamamoto rise, un'altra delle ragazze aveva fatto prima che i suoi
amici arrivassero la stessa cosa con i suoi capelli e gli aveva poi
chiesto che shampoo utilizzasse.
"E tu che shampoo usi, Gokudera-kun?" gli domandò un'altra
di loro.
Gokudera sospirò e pensò per un istante
seriamente alla risposta di quella domanda. Stando alle ultime
informazioni utilizzava la cosa che costava meno al kombini e che
veniva venduta in confezioni abbondanti. "Che cazzo ne so" disse con
nonchalance, conscio che anche se avesse detto che voleva rapire dei
bambini e fucilarli le sue ammiratrici avrebbero squittito emozionate.
"Decimo, possiamo andare a un altro tavolo...?" cedette Gokudera,
un'espressione di supplica negli occhi.
Tsuna buttò l'occhio velocemente lungo i tavoli per
identificare quello dove era seduta Kyoko, ma sfortunatamente era
già al completo. Affranto sussurrò un semplice
"purtroppo no..."
Gokudera prese nuovamente il menù e porse nuovamente la
domanda di se il Decimo gradisse o meno le pietanze. Tsuna stavolta
annuì a scanso di equivoci.
"Perfetto, sono lieto che sia tutto di vostro gradimento" disse
Gokudera, il suo viso si illuminò e le sue labbra si
incresparono in un sorriso soddisfatto.
"Gokudera-kun è così carino quando fa quello
sguardo!" puntualizzò una delle ragazze.
Per un istante, un breve, ma intensissimo istante, Gokudera si
sentì nudo, come se quelle ragazze potessero vedere
attraverso lui, dentro di lui e le sue guance si accesero come se
fossero lampadine di un albero a Natale.
"E quanto è bello quando arrossisce!"
Quella frase fu solo la conferma che lo fece sentire molto
più vulnerabile di quanto già non si percepisse.
"Volete vedere quanto sono bello quando vi faccio saltare in aria?"
urlò, alzandosi all'impiedi dinamite alla mano. Yamamoto lo
bloccò immediatamente per le spalle e Tsuna lo
supplicò di darsi un contegno che chi lo sente Hibari-san se
gli fai saltare in aria il ristorante.
Per fortuna per Tsuna c'era abbastanza confusione nella sala
perché la voce di Gokudera seppur alta si confondesse. Prima
ancora che potesse accendere i candelotti lo aveva bloccato
stringendolo per i fianchi come istintivamente faceva ogni volta che
gli sembrava che Gokudera stesse per fare succedere il finimondo.
Le mani di Tsuna sul suo corpo erano sempre qualcosa che lo distraeva,
ma in quel momento furono più efficaci che mai. La dinamite
gli cadde di mano e dopo aver recuperato i candelotti Gokudera
tornò a sedersi come se niente fosse.
"Non sono un'attrazione, né un monumento, né
tanto meno una bambola" disse rivolgendosi alle ragazze profondamente
seccato e turbato.
"Ma sei così bello!" dissero le ragazze sciogliendosi in un
"aww" non appena Gokudera assunse un'espressione perplessa.
Tsuna ridacchiò appena.
"Decimo, volete illuminarmi su cosa c'è da ridere?" chiese
Gokudera con un tono decisamente tagliente, talmente tanto che Tsuna
rimase freddato e si interrogò sul suo comportamento.
"Gokudera, cerca di capirle. Sono innamorate di te e hanno
letteralmente sfidato le mie fan a sasso, carta, forbici per giorni per
eleggere chi dovesse sedersi a tavola con noi. Poi si sono nuovamente
sfidate per eleggere chi tra loro avrebbe effettivamente preso posto"
spiegò Yamamoto, la cosa gli era stata ben illustrata
nell'attesa che Gokudera arrivasse.
"Però non è esattamente così" lo
corresse una delle ragazze. "Aika è innamorata di Gokudera,
io e Suzume lo ammiriamo, ma in realtà preferiamo te,
Yamamoto-kun."
La ragazza che era stata nominata era una mora con degli spessi
occhiali che portava i capelli in due trecce larghe e lunghe.
"Innamorata?" domandò Gokudera scettico, la ragazza era
proprio accanto a lui ed era la stessa che gli aveva toccato i capelli.
"Sì... io ti amo, Gokudera-kun..." si dichiarò
questa racimolando il coraggio col sostegno delle amiche.
Gokudera rimase spiazzato per quasi un minuto, poi mise insieme un
discorso che potesse avere senso con cui rispondere, nessuno gli si era
mai dichiarato così esplicitamente senza una lettera,
vederselo ulrato in faccia faceva un certo effetto.
"No" disse freddo e calcolatore. La pausa fu talmente lunga che tutti
credettero che il discorso fosse terminato. "No, non sei innamorata di
me" disse guardandola negli occhi.
La ragazza sembrò offesa e i suoi occhi divennero
immediatamente lucidi.
"Ti piaccio esteticamente, ma l'unica cosa di cui sei innamorata
è dell'idea che hai di me. Sai perché?
Perché non mi conosci. Allora passi pure che ti piaccio, ma
l'amore è un'altra cosa e credimi se mi conoscessi davvero
non ti piacerei più."
Il discorso di Gokudera, la lucidità con cui espresse quelle
parole, lasciò tutti a bocca aperta. Aika avrebbe voluto
ribattere, ma si scoprì incapace di argomentare.
"Ha senso..." mormorò Tsuna in fase di scongelamento, non
era abituato a Gokudera che gli si rivolgeva in quel modo,
né tantomeno ad assistere a una scena come quella.
Gokudera si voltò verso di lui e sorrise. "Cosa cosa,
Decimo?" chiese con rinnovato entusiasmo come un cagnolino che aspetta
che il padrone gli lanci il bastone.
"Quello che hai detto, forse è stupido parlare di amore
quando non conosciamo davvero qualcuno... più che stupido
è inappropriato, credo" spiegò Tsuna.
Yamamoto tacque, sapeva che doveva fare/dire qualcosa perché
la situazione non si appesantisse ulteriormente. Dopotutto Gokudera era
terribilmente maturo per la sua età e dimenticava che i
comuni sedicenni non erano soliti mettere tutta questa
profondità nei ragionamenti sui propri sentimenti.
"Dai Gokudera" lo riprese Yamamoto. "Non ti è mai capitato
che fosse amore a prima vista?"
Gokudera si voltò verso Yamamoto come se nella sua testa lo
avesse già ucciso un miliardo di volte, ma rimase in
silenzio a meditare sulla sua incoerenza e su perché
Yamamoto ne fosse a conoscenza visto che mai avevano avuto questa
conversazione.
La situazione fu salvata dai piatti che furono messi davanti a ogni
commensale. Gokudera lasciò che la risposta morisse nel
ramen e che altri argomenti prendessero piede.
Senza nessun valido motivo Gokudera si mise in testa di sparecchiare
prendendo i piatti vuoti al posto dei camerieri, ovviamente solo quelli
di Tsuna, sfortunatamente non aveva fatto i conti con il suo equilibrio
precario, quindi una scodella nera con tanti ornamenti in oro
rischiò di scivolargli di mano.
Il salvataggio fu effettuato dalle ragazze che lo aiutarono a non farsi
cadere tutto giusto in tempo.
"Decimo, ho trovato una funzione per queste idiote" esultò
Gokudera.
Tsuna si mise una mano sul viso e sospirò rassegnato.
"Gokudera-kun, questo è sessista" commentò.
"Ma Decimo, al massimo possono fare le cameriere. Magari potremmo
assumerle nella nostra villa" ribatté Gokudera.
"E questo invece è anche classista..." sospirò
Tsuna.
"Beh a economia domestica ci insegnano come disporre i piatti sulla
tavola" disse Suzume sulla difensiva, aveva consegnato ai camerieri le
stoviglie che Gokudera stava per distruggere.
"Questo fa di noi delle future mogli perfette" disse Maria, questo il
nome dell'altra ragazza.
"Perfette per lavorare nella nostra villa, vero Decimo?"
domandò Gokudera.
"Gokudera-kun!" sospirò nuovamente Tsuna, a questo punto
della conversazione cercava solo di non assecondarlo. Non aveva alcuna
voglia di pensare alla sua vita da boss dei Vongola.
"Saranno felici i vostri futuri mariti" disse Yamamoto cercando di
sdrammatizzare con un bel sorriso.
"Yamamoto-kun, tu vuoi sposarti?" chiese Suzume con aria sognante.
Yamamoto ridacchiò. "Forse, chissà, ho solo
sedici anni, è un po' presto per pensare al matrimonio"
rispose.
"E tu, Gokudera-kun?" chiese Aika timidamente.
"Assolutamente no" rispose Gokudera senza alcuna esitazione. "La mia
vita è dedicata a proteggere il Decimo, non ho tempo per una
stupida donna che mi incasina la vita."
Tsuna sobbalzò, quella risposta gli sembrò
dannatamente sbagliata. "Gokudera-kun, guarda che se vuoi puoi
sposarti, non ti priverei mai di farti una famiglia."
Gokudera si voltò verso di lui e annuì. "Ho
già la mia famiglia" disse con un tono solenne. "E non mi
voglio sposare né tanto meno dover dedicare a qualcuno che
non siate voi."
Per un lungo istante Tsuna percepì il terreno mancare sotto
i suoi piedi e la gola secca, poi due voci femminili all'unisono lo
riportarono alla realta. "Dici così perché non
sei mai stato innamorato."
Aika mise a tacere le amiche con un sonoro "sssh, non è
vero. Si dice che le rifiuti tutte allora qualcuna c'è nel
suo cuore, ma non ricambia i suoi sentimenti."
Gokudera sgranò gli occhi per un istante, ma rimase in
silenzio.
"Che ragazza stupida. Come si può non ricambiare l'amore di
Gokudera-kun?" commentò Maria. Suzume annuì.
"Al cuore non si comanda" intervenne Tsuna. Gokudera si
voltò verso di lui come se avesse appena visto un fantasma,
gli era sembrato che Tsuna stesse parlando chiaramente con lui.
Qualche istante dopo Tsuna si rese conto che c'era una storia in quel
discorso che non sapeva.
"Tu sei innamorato?!" gli chiese. "E di chi? E soprattutto
perché io non lo so?!"
Gokudera arrossì vistosamente e negò rapidamente
agitando la testa come se volesse svitarla. "No, Decimo... è
una tattica per farle desistere... davvero non c'è
nessuno... non sono interessato a queste cose" gli disse a bassa voce.
Yamamoto decise di salvare la situazione portando tutta l'attenzione su
di sé. "Anche io sono vittima dell'amore non corrisposto"
disse. Le tre ragazze si concentrarono immediatamente su Yamamoto, ma
la stessa cosa la fecero anche Gokudera e Tsuna con quattro occhi
sgranati.
Yamamoto rise e si mise una mano dietro la testa imbarazzato, aveva
lanciato la bomba e ora non sapeva che farne con l'esplosione, di
queste cose era esperto Gokudera, non lui.
"In sostanza io sono l'unico idiota che vi dice tutto mentre scopro
adesso che non solo i miei migliori amici sono innamorati, ma che io
sono l'unico a non sapere di chi" sbuffò Tsuna.
"Ma no, Decimo..." cercò di confortarlo Gokudera.
"Dai Tsuna, certe cose sono difficili da dire anche a se stessi, tu lo
sai meglio di me" commentò Yamamoto.
Tsuna rimase spiazzato, ma non si permise di riflettere più
di tanto su quelle parole. La discussione non proseguì, in
fondo sapeva perfettamente rispettare gli spazi dei suoi migliori amici
e sapeva anche che non dirsi tutto non significava essere meno uniti,
meno legati. Quello che proprio non gli andava giù era che
mentre loro sapevano di Kyoko lui viaggiava all'oscuro su quali ragazze
li avessero fatti innamorare. Voleva aiutarli, voleva che si
confidassero, ma avrebbe aspettato tutto il tempo necessario del caso
anche a costo di non saperlo mai e limitarsi a supportare a scatola
chiusa.
Gokudera era appoggiato al muro della veranda, la testa fuori dalla
finestra perché il fumo non entrasse in camera, Tsuna
dormiva profondamente nel suo futon e Yamamoto era sveglio, disteso nel
proprio.
"Chi ti piace?" gli domandò Gokudera senza alcun preavviso.
"Perché ti interessa così tanto?" chiese Yamamoto
in risposta, era tutta la giornata che Gokudera continuava a insistere.
"Ho due opzioni, completamente diverse e a grado di disagio crescente"
disse Gokudera senza fornire alcuna risposta.
"Spara, vediamo se fai centro" disse Yamamoto con uno sbadiglio, il
sonno stava prendendo il sopravvento anche su di lui.
"Haru" sussurrò Gokudera.
Yamamoto negò alzando l'indice e muovendolo a destra e a
sinistra. "Molto carina, ma no, non è lei."
"Allora è Squalo..." disse Gokudera alzando le spalle.
Yamamoto rimase interdetto per qualche istante poi annuì.
"Io già dubitavo fortemente della tua sanità
mentale, ma adesso..." Yamamoto lo interruppe. "È solo
un'innocente cottarella, niente in confronto a come stai messo tu..."
Gokudera tacque, ebbe la tentazione di urlare, ma avrebbe svegliato il
Decimo, allora si limitò a minacciarlo mostrandogli il dito
medio. "Tu sei pazzo a metterti tra Squalo e Xanxus. Lo sai che stanno
insieme. L'hai capito, vero?"
Yamamoto annuì. "Certo che l'ho capito, io ho capito tante
cose, Gokudera."
Gokudera non disse niente, si limitò a sorridere teneramente
certo che il suo segreto con Yamamoto fosse al sicuro.
"Lo so" disse poi finendo la sigaretta e infilandosi nel proprio futon.
"Sei un libro aperto per me, Gokudera" annuì Yamamoto prima
di augurargli una buonanotte e chiudere gli occhi. Anche Gokudera lo
conosceva profondamente e sapeva perfettamente che fosse meno stupido
di quanto gli convenisse far credere.
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