Impossibile

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Amore ***
Capitolo 2: *** 2. Odio ***
Capitolo 3: *** 3. Qualcosa di vecchio ***
Capitolo 4: *** 4. Una possibilità ***
Capitolo 5: *** 5. Qualcosa di nuovo ***
Capitolo 6: *** 6. Riunione ***
Capitolo 7: *** 7. Importanza ***
Capitolo 8: *** 8. Dovere ***
Capitolo 9: *** 9. Una ragione ***
Capitolo 10: *** 10. Qualcosa di prestato ***
Capitolo 11: *** 11. Una promessa ***
Capitolo 12: *** 12. Qualcuno che amo ***



Capitolo 1
*** 1. Amore ***


Fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.
Titolo originale: Impossible
Link storia originale:
https://www.fanfiction.net/s/1496658/1/Impossible
Link autore: https://www.fanfiction.net/u/368358/TechnoRanma
 
 
Ciao a tutti ^^ beh, a chi ha deciso di aprire questa fanfiction...probabilmente non in molti, ma non fa niente, amo questo anime e soprattutto questa coppia!
Spero ci sia qualcuno che l’apprezzi, in giro per il web si trovano davvero cose carine che quando posso mi diverto a tradurre e a portare ai fan italiani, tanti o pochi che siano.
Come indicato nella premessa, la coppia è Kai/Takao. La narrazione si alternerà: ci sono momenti in cui Kai parla in prima persona e il tempo è al presente, mentre quando si passa alla terza persona si usa il passato.
Non ho altro da aggiungere, grazie e buona lettura a chi vorrà, pareri e osservazioni sono sempre graditi per chi desidererà lasciarne.
 

Ricordo quando mi resi conto per la prima volta di amare Takao.
 
Fu anni fa, a Mosca, in Russia, al torneo mondiale. Il ghiaccio che il beyblade di Yuri aveva creato era sparito, e c’era Takao, vittorioso, con il suo Dragoon che ancora roteava.
I suoi occhi erano luminosi e finalmente capii che aveva vinto. Aveva fatto l’impossibile ed era diventato il campione del mondo.
Fu in quel momento che compresi cosa stavo provando. Nel momento in cui il mio cuore si rese conto di cos’era la sensazione che mi stava affliggendo da quel fatidico salvataggio sul ghiaccio, Takao ci aveva guardati e io ero impotente. Sorrisi e proprio come il ghiaccio che si era sciolto, anche qualcosa dentro di me faceva lo stesso. Ce l’aveva fatta. Il 99% delle statistiche andava contro di lui, e lui riusciva a colpire quell’1% tutte le volte.
Prima di Takao, non credevo che qualcosa fosse impossibile. Tutto quello che sapevo era che con il mio Dranzer ero invincibile, e l’esito di qualsiasi battaglia alla fine avrebbe visto me come vincitore. Fino a quando non era stato lui a battermi. Per quanto non volessi ammetterlo, lui, un semplice novellino, sconfiggendo il mio Dranzer aveva toccato una corda dentro di me.
Dopodiché, era riuscito a insinuarsi nella mia mente e a interrompere la mia concentrazione almeno una volta al giorno con i suoi fastidiosi commenti.
Mi faceva impazzire il modo in cui invadeva costantemente i miei pensieri. E poi peggiorò: a volte non riuscivo a vedere altro che lui. Il suo essere così rumoroso, insopportabile e pigro nell’allenamento mi dava sui nervi. Aveva un certo modo di farmi perdere la pazienza come nessun altro riusciva. Con Takao, o si tirava fuori il meglio, o il peggio. Ho sempre pensato che facesse di tutto per apparire stupido per farmi arrabbiare. Non capivo perché si prendesse la briga di trattarmi come se fossi suo amico. O perché più e più volte predicasse che eravamo compagni di squadra. Non avevo bisogno di tutta questa dedizione con un gruppo di aspiranti blader. Solo molto tempo dopo ho capito che ci teneva.
 
Ci è voluto un po’ di tempo, ovviamente, ma Takao ha un fascino che non può non incuriosire. Ne ero attratto e anche se tecnicamente ero io il capitano della squadra*, era Takao a brillare come una stella cadente e a trascinare tutti gli altri nel tragitto: un tragitto che ero molto riluttante a percorrere. Se allora avessi saputo quante cose mi sarei perso, quanti momenti sfuggiti ci sarebbero stati, avrei messo da parte il mio orgoglio e avrei stretto la mano di Takao quando me l’aveva offerta per la prima volta.
Così come stavano le cose, ci volle molto tempo prima che mi rendessi conto che anch’io tenevo a lui.
 
Ma tutto questo fa parte del passato. Adesso, a distanza di anni, sono il proprietario dell’azienda di mio nonno, ma ora l’obiettivo è proteggere gli spiriti sacri invece di rubare il loro potere per scopi dannosi. Non così grande e temibile come un tempo, l’azienda non è più una società miliardaria, ma richiede uno sforzo notevole per mantenerla. Le mie giornate sono piene di lavoro e mi ritrovo ad allenarmi sempre meno. Il peso del dispositivo di lancio in mano non è più una sensazione familiare e le corse del mio beyblade lungo la superficie di uno stadio sono solo un ricordo.
Era così che mi vedevo dieci anni fa? Ne dubito, ma nessuno vede se stesso davvero in futuro. Ma qualunque fosse il futuro che avrei visto per me stesso, lui ci sarebbe sempre stato, al mio fianco, anche quando non lo volevo, perché Takao era così...e ricordandolo, qualsiasi cosa io abbia fatto risulta inadeguata senza di lui. I giorni in cui mi alzo per una presentazione ad alcuni soci d’affari, quasi mi aspetto di sentire Takao augurarmi buona fortuna. Una volta mi è sembrato di sentirlo davvero...
 
Anche dopo tanti anni, mi perseguita e i miei sentimenti si rifiutano di cambiare o indebolirsi minimamente. Ad essere sincero, mi spaventa. Se non riesco a liberarmi di questi sentimenti per Takao, temo che rimarranno con me per il resto della mia vita. Non potrò mai stare con qualcun altro, mai. Non riesco a immaginare come sarebbe essere legato a qualcun altro, anche se...a volte vorrei che fosse così. Ma penso che, se potessimo scegliere a chi dare il nostro cuore, come i vestiti al mattino, il mondo sicuramente sarebbe un luogo molto più oscuro.
 
So anche che, nonostante tutta la sua gentilezza, Takao non potrebbe accettare questo amore. Come potrebbe farlo se a malapena riesco ad accettarlo io? Mi dico sempre che è impossibile, non potrebbe mai ricambiare questi sentimenti. Eppure, rispetto all’impossibilità, Takao ha dimostrato in più di un’occasione di essere capace di tutto, ma lo sarebbe di amarmi?
 
Seduto da solo mentre partecipo a una conferenza con altre agenzie di protezione, una donna chiede esitante di potersi sedere. Annoiato, mi permetto di accettare le sue chiacchiere e mentre parliamo noto che si avvicina di più a me. Mi racconta di come ha seguito il mio lavoro e io flirto un po’, come faccio sempre con una donna che mi riconosce. Ma pur guardandola, non vedo la sua persona, confrontandola invece con Takao. I suoi capelli sono chiari e non scuri, e i suoi occhi sono verdi invece che blu intenso.
La donna mi porge un foglio con sopra un numero di telefono e un indirizzo. Ma tutte le donne con cui potrei andare non saranno mai alla sua altezza, passassero mille anni. L’unica persona che non posso avere.
 
“Questo è l’hotel in cui sto, e il mio numero” mi sorride nervosamente, “è stato un piacere conoscerti, Kai”
“Il piacere è tutto mio” rispondo dolcemente, e lei se ne va, lasciando volare dietro di sé i suoi lunghi capelli. Guardandola allontanarsi, mi rendo conto che non riesco a ricordare il suo nome e nemmeno quello di cui stavamo parlando. Quando sono sicura che se ne sia andata e di non essere visto, accartoccio con cura il foglietto e lo getto in un bidone della spazzatura.
 
A casa, la posta viene consegnata al mio studio da uno dei miei aiutanti domestici. Di solito tutte le lettere contengono bollett e simili, ma questa volta una busta rigida è piazzata sulla parte superiore della pila, e fisso a lungo il nome del mittente.
 
Max Mizuhara.
 
Dopo tanto tempo senza contatti, perché proprio adesso? Perché Max ha deciso improvvisamente di contattarmi? Non perdo tempo, la carta sottile si strappa facilmente e ne tiro fuori un pezzo di carta a righe e uno spesso cartoncino bluastro. Girando la carta colorata, leggo la sinuosa scritta in rilievo una, due volte e ancora un paio per capire.
L’impossibile messaggio dice:
 
Siete cordialmente invitati al matrimonio di Takao Kinomiya e Naomi Walker.
 
La carta scivola dalle mie mani improvvisamente tremanti. Ecco perché...
 
 
*nella versione anglofona, Kai diventa il leader/capitano della squadra. Meglio non aggiungere commenti a riguardo!

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Capitolo 2
*** 2. Odio ***


È possibile odiare qualcuno prima di averlo incontrato? Non l’avrei mai pensato, ma altrimenti non spiegherei questa sensazione di...assoluta repulsione verso questa...donna. La donna che presto sposerà Takao. Anche con l’invito al matrimonio tra le dita, non riesco ancora a comprendere appieno cosa significhi.
Che diritto ha lei di portarmelo via? Non c’era per assistere alle sue brutte sconfitte. Non c’era per vedere le sue dolci vittorie. Non c’era quando è diventato il campione del mondo e i suoi sogni si sono avverati. Lei non c’era. Io sì.
 
Ma dove sono adesso? Non con lui; non lo vedo né gli parlo da anni. Non ho alcun diritto sul cuore di Takao, anche se il mio appartiene a lui. L’ho perso il giorno in cui me ne sono andato.
Tanti anni fa, dopo il campionato del mondo in Russia, io e Takao non eravamo più compagni di squadra, e scoprii che non avevo più scuse per stare con lui. Quando Max andò in America per stare con sua madre e Rei tornò in Cina, sapevo che prima o poi avrei dovuto dirgli il motivo per cui non me n’ero andato. Quindi, andai via senza dire una parola.
È sempre stato arrabbiato con me per questa ragione, lo so. Quando ci incontrammo la seconda volta dopo mesi di separazione, stava combattendo contro un ragazzino che sapevo avrebbe potuto battere. Gli dissi che poteva farcela, alché lui si voltò e lo sconfisse. Non sapevo cosa mi aspettassi allora, ma di certo non un atteggiamento freddo. Ma dopotutto era quello che mi meritavo per essere sparito.
 
Penso che una parte di me abbia sempre temuto che lui sapesse dei miei sentimenti. A volte mi guardava con quei bellissimi occhi, occhi che dicevano ‘Io so’ ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano. Era insopportabile essere vicino a Takao e non poter fare nulla a riguardo. Non ero pronto a dirgli che lo amavo. Quello fu parte del motivo per cui me ne andai, decisione di cui ora inizio a pentirmi parecchio.
Cosa sarebbe potuto accadere se fossi rimasto con lui e avessi confessato il mio amore? Quanto della mia vita sarebbe cambiato e quanto sarebbe rimasto lo stesso? Mi piace pensare che sarei stato felice. E, per quanto folle possa sembrare...una o due volte ho anche pensato di sposarlo. Come farà questa donna...
 
Il destino è crudele.
Per troppo tempo ho tenuto nascosti questi sentimenti, dicnedomi sempre, in alcuni istanti in cui lui ed io eravamo da soli, che non era il momento giusto. Quando si è giovani, però, si presume di avere tutto il tempo del mondo. Proprio quando pensavamo che le cose si fossero cambiate, qualcos’altro giungeva – battaglie di beyblade, tornei, problemi familiari – in ogni caso. Più aspettavo, più cresceva il mio timore del suo rifiuto. Non potevo semplicemente dirlo. Pensavo troppo, o forse non abbastanza...non sono mai stato spontaneo come lui.
E ora è troppo tardi.
 
La lettera di Max mi informa che è stata una grande fatica riuscire a contattarmi, e molte altre cose insignificanti su come sta lui in America. Chi se ne importa se sta allenando la squadra americana? Non voglio sapere queste cose, quello che voglio è una spiegazione. Ma tutto quello che mi viene detto è che il...matrimonio...si svolgerà tra due mesi a partire da oggi, nella città natale di Takao. Tuttavia, tutti i vecchi BBA si riuniranno prima per aiutare con i preparativi e naturalmente per ritrovarsi.
 
Takao...mi chiedo quanto sia cambiato. Come abbiamo fatto tutti. Sono sicuro che è diventato più attraente con il passare degli altri. E, non per la prima volta, mi chiedo cosa pensi del mio aspetto...di certo non sono male – la quantità di attenzioni che ricevo dalle mie dipendenti lo testimonia. Ma cosa è attraente per Takao? Questa Noemi deve essere bella in un modo che io non posso capire.
 
Finisco di leggere la lettera di Max, desiderando che sia stato Takao a mandarla, eppure felice che non sia così. Ma...di tutti questi sviluppi, di queste parole su un paio di semplici pezzi di carta che minacciano di sgretolarmi, una riga spicca tra le altre.
 
Ho il volo martedì. Rei mi ha detto che arriverà un paio di giorni dopo. Sarebbe bello se ce la facessi anche tu, Kai. Sono sicuro che Takao sarebbe felicissimo se restassi per due mesi. Gli sei mancato molto.
 
Gli sei mancato molto.
In qualche modo...qualunque cosa accada nei prossimi due mesi, niente di tutto ciò mi preoccuperà se quelle parole sono vere, dal momento che, pensando di fare qualcosa di non pianificato, volerò verso la città natale di Takao questo martedì.
Devo vederlo e incontrare la donna che non posso fare a meno di odiare anche se non la conosco. Tornerò un’ultima volta da Takao e dai BBA.
Perché, dopo dieci anni trascorsi a trattenere questo amore, finalmente dovrò lasciarlo andare.
Non so se ci riuscirò.
 

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Capitolo 3
*** 3. Qualcosa di vecchio ***


Martedì mattina. Aeroporto.
La limousine nera che lo aveva lasciato lì era sparita da tempo e Kai si era diligentemente diretto al check in per far imbarcare i suoi due bagagli. Ciò avvenne in modo più rapido ed efficiente di quanto si fosse aspettato, e poco dopo il giovane era seduto al terminal, in attesa della chiamata per salire sull’aereo.
Il volo avrebbe impiegato due ore da quella parte del Giappone fino all’aeroporto vicino alla città di Takao. Solo due ore...ma sapeva che sarebbe sembrata un’eternità. Rispetto all’ora o due trascorse con Takao, quelle parevano sempre passare in pochi secondi, come i granelli di sabbia in una clessidra che gli ricadevano addosso, muovendosi troppo velocemente per poterli trattenere.
 
E non posso trattenerlo, pensò Kai disperatamente. Mi è scivolato tra le dite perché, nonostante i tanti anni in cui lo conosco, non l’ho mai lasciato avvicinare. Non ho mai permesso a nessuno di avvicinarsi.
 
L’universo, apparenemente, ha uno strano modo di far comprendere gli errori. Si parte nella vita con un obiettivo in mente e si lavora per raggiungerlo, a volte con impegno, a volte anche con fortuna, per riuscire finalmente a realizzarlo. Ma, giunti alla destinazione finale, quello che si stava cercando, è stato raggiunto percorrendo così tante strade migliori e oasi lungo la strada, che porta a non apprezzare più quello che si è trovato.
 
Tutte quelle volte in cui si era impedito di aprirsi a Takao e agli altri, aveva ignorato ciò che il suo cuore diceva fosse giusto preferendo quello che riteneva di dover fare.
 
Quindi forse tutti quegli ostacoli e difficoltà gettati nel tragitto che si percorre sono inviati dall’universo che costringe a prendere strade e scorciatoie diverse, modificando il destino in qualcos’altro.
E forse c’è qualcuno al mondo che ha lo scopo di mostrare qual è la strada migliore da percorrere.
 
La mano di Kai si infilò nel taschino della giacca, avvertendo i bordi taglienti dell’invito al matrimonio premere sulla punta delle dita.
 
Takao...avrei dovuto ascoltarlo, ascoltare tutti, molto prima.
 
La presa si strinse sulla carta.
 
Ho desierato la perfezione e il potere, ma ora che li ho, non significano nulla se non ho te...
 
Improvvisamente i pensieri di Kai furono interrotti quando una voce si fece spazio nel brusio del terminal. Gridò qualcosa di simile a, “Kai!”, ma non poteva essere corretto; perché una persona a caso avrebbe dovuto chiamarlo? E in un aeroporto, per di più?
 
“Kai! Kai, sei tu?”
 
Kai si voltò verso la voce e vide un giovane con corti capelli castani, più o meno della sua età, che si muoveva tra la folla e lo salutava come un pazzo.
 
Chi è questo tizio?, Kai strinse gli occhi per esaminarlo. Sembrava familiare.
 
“Ehi!” l’altro giovane era finalmente riuscito a superare la folla e si fermò di fronte a Kai, che era seduto, cercando di riprendere fiato. “Wow...ciao! Sono Yuuya, ricordi? Della scuola privata?”
 
Ecco chi è, pensò Kai inclinando la testa verso il suo vecchio compagno di classe.
 
“Non ti vedo da una vita! Quanti anni saranno passati, 4 o 5?” esclamò Yuuya. Notando che era ancora in piedi, Kai gli fece cenno di sedersi.
“Oh grazie” il giovane si  accomodò, “Allora come te la passi, Kai?”
 
Era una domanda così semplice, qualcosa che solitamente giustificava un semplice ‘bene’ in risposta. Tuttavia questa volta lui non fu in grado di concederlo. Niente andava bene. Tutto era sbagliato. E un silenzio imbarazzante si formò tra loro. Yuuya decise di cambiare argomento.
 
“Io sto andando a New York! Tu dove sei diretto?”
“La costa” rispose Kai seccamente.
“Affari o piacere?” sorrise Yuuya.
L’espressione di Kai divenne vagamente acida. “Nessuno dei due”
“Oh! Mi dispiace, Kai...” il giovane sembrava estremamente dispiaciuto, “è per un funerale?”
“Matrimonio” Kai pronunciò il termine senza emozioni.
“Oh...” Yuuya si appoggiò allo schienale e studiò con cautela il suo ex compagno di classe. C’erano leggere borse sotto i suoi occhi e tutto il suo corpo era teso, sul bordo del sedile. La bocca era tirata in una linea retta e sembrava sul punto di alzarsi e andarsene. In breve, aveva l’aria completamente stressata.
 
Schiarendosi la gola, Yuuya parlò ancora una volta sperando di mettere più a suo agio l’altro. “Non preoccuparti, Kai, il matrimonio è una cosa meravigliosa! Non serve impaurirsi”
“Yuuya” sospirò Kai, “non sono io che mi sposo”
“Ah...io-” annaspò Yuuya imbarazzato per la sua gaffe. “Errore mio. Se non ti dispiace la domanda...chi è? Insomma, sembri un po’ giù”
Soppesando le probabilità sul rivelare o meno qualcosa, Kai decise semplicemente di ridurre la quantità di chiacchiere che gli venivano sparate addosso.
“Takao”
 
Aveva pronunciato il nome che rappresentava una persona così profondamente. Era radicato dentro di lui, ma era passato così tanto tempo dall’ultima volta che ne aveva parlato con qualcuno, che aveva un sapore estraneo. Dirlo ad alta voce aveva anche reso il concetto di matrimonio fin troppo reale e inaspettatamente Kai fu colpito dall’idea che la situazione non fosse un’orribile visione. Era la realtà e nessuna quantità di sogni per un futuro diverso l’avrebbe cambiata.
 
“Takao?” Yuuya sembrò perplesso per qualche momento prima di spalancare gli occhi, consapevole. “Il tuo amico della vecchia squadra, i BBA!” il giovane rise, “capisco perché sei preoccupato. Ventitré anni è un’età un po’ troppo giovane”
Sul sedile di fronte a lui, Yuuya notò un leggero cambiamento nell’espressione di Kai. “Preoccupato che la futura sposa non sia abbastanza per il tuo vecchio amico?”
“Qualcosa del genere”
“Non preoccuparti, Kai” Yuuya si alzò e prese la carta d’imbarco dalla tasca del cappotto. Fece un cenno con il capo a Kai, “sono sicuro che sarà una donna fantastica”
 
È quello che temo, pensò Kai mentre chiudeva gli occhi, senza guardare il ragazzo che se ne andava.
 
^ ^ ^ ^
 
So che dovrò dimenticarlo quando tutto questo sarà finito.
Takao probabilmente metterà su famiglia e io continuerò a dirigere la mia azienda e non dovremo mai più incontrarci. Ma...pur riuscendo a cancellare ogni ricordo di lui forse per una settimana, un mese o al massimo un anno...mi ha lasciato addosso una cicatrice che non svanirà mai.
A miglia di altezza da terra, volando verso questa conclusione, le assistenti di volo con i loro sguardi civettuoli non attireranno mai la mia attenzione. Lui c’è sempre, dietro i loro occhi, provocandomi con gli ‘e se’ e dandomi speranza.
 
Entrando nella mia stanza d’albergo nella capitale, svuoto le tasche sulla scrivania e l’invito al matrimonio si rovescia su tutto. È divertente pensare che un pezzo di carta abbia tanto controllo su di me...
Ho chiesto all’hotel di chiamarmi un taxi e sto uscendo, verso l’ascensore e l’atrio.
 
^ ^ ^ ^
 
Il costoso taxi si infilò in strada, lasciandosi dietro l’albergo. L’auto attraversò Tokyo, in mezzo ad alti edifici di metallo e vetro che sembravano aumentare sempre di più ogni anno. A poco e poco gli edifici si abbassarono e il taxi si fermò davanti a un dojo. Il dojo di Takao.
Dopo aver pagato l’autista ed essere sceso dall’auto, Kai attraversò il cancello e si ritrovò inconsciamente a rallentare i passi. Quel posto appariva quasi esattamente lo stesso di tanti anni prima. Alcune parti sulle pareti di pietra erano state rifatte e le piante erano diventate molto più indisciplinate, ma a parte questo, il dojo della famiglia di Takao era relativamente intatto e immutato.
 
Non farti ingannare, si disse Kai, solo perché sembra lo stesso non significa che anche Takao sarà uguale.
 
Durante il viaggio si era preparato agli scenari peggiori. E se Takao non avesse voluto vederlo? O se lo avesse completamente ignorato durante il suo soggiorno in favore della sua fidanzata? L’idea che la seconda opzione potesse essere vera era insopportabile.
Era stata la decisione giusta? Sarebbe stato così facile ricadere nella vecchia routine di allontanarsi dal suo dolore. Il taxi era ancora accostato al marciapiede, poteva semplicemente risalire e andarsene...ma se non avesse visto Takao un’ultima volta prima di perderlo per sempre, Kai era sicuro che se ne sarebbe pentito per il resto della sua vita.
 
Suonò il campanello.

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Capitolo 4
*** 4. Una possibilità ***


Per poco più della metà della mia vita, non ho saputo cosa significasse essere libero o addirittura felice. I miei primi anni si erano perduti nella mia memoria, e quando finalmente ho ricordato parte del mio passato, ho scoperto che la mia infanzia non era delle più piacevoli. La mia vita era piena di addestramento e disciplina nel freddo della Russia, e nel posto in cui ero era come se l’inverno non finisse mai.
Ma poi tutto è cambiato. Ho sempre avuto i miei dubbi sul fatto che il vecchio Daitenji sapesse cosa stava facendo nel decidere di riunire noi cinque a formare una squadra per il campionato del mondo quel fatidico giorno. Eravamo tutti così diversi e io ero sempre così risentito. Ripensandoci, mi rendo conto che, nonostante il mio atteggiamento e la mia avversione, mi sono divertito. Mi sono sentito libero...e felice.
Quei tempi sono stati i migliori della mia vita. Quando ricordo questo, mi addolora pensare di sapere che il futuro sarà davvero molto monotono, ma...una persona continuerà ad ardere brillantemente per me, qualunque cosa accada.
Takao.
 
In passato, quando il mio amore era nuovo e così puro, lui per me splendeva come il sole. La sua potente indivualità accecava tutte le stranezze che non mi piacevano di lui, e anche altre persone dal mio punto di vista. Traevo forza da lui nei miei momenti di debolezza, perché Takao me la offriva sempre, anche se dicevo che potevo cavarmela da solo. E, come il sole, tutti noi ruotavamo intorno a lui e al suo splendore. Uno dopo l’altro, amici e nemici si stendevano davanti a lui in un caleidoscopio di persone tenute insieme dalla sua sola volontà. E giravamo tutti, aspettando il momento in cui saremmo stati in grado di sentire ancora una volta il caldo tocco del suo spirito, fino ad essere spazzati via senza pietà dai nostri stessi cammini.
 
Come nei giri di un beyblade, lui è diventato il centro del mio universo. Tutto quello che faceva, tutto quello che faccio sempre, ritorna a lui. Ma se Takao era il sole, allora io devo sicuramente essere la luna...crescente e calante, con idiosincrasie, vivendo ogni singolo giorno, cambiando ma rimanendo sempre lo stesso...eppure non mi sono mai sentito davvero completo...tranne quando ero con lui.
È ora che le nostre strade si incrociassero di nuovo.
 
Il campanello del dojo suona e sento dei passi dirigersi verso l’ingresso dove mi trovo. Quando apre, capisco che tutto è cambiato per la seconda volta nella mia vita.
 
^ ^ ^ ^
 
La porta si aprì a metà e Kai stentò a credere ai suoi occhi.
È davvero lui?
“Takao?” chiese Kai.
Era assolutamente...meraviglioso.
Takao era cresciuto. Erano spariti i calzini sollevati fino al ginocchio e i vestiti vivaci. Non c’era più la figura paffuta che era stata parte del suo fascino. Questo Takao era più alto, anche se era comunque qualche centimetro più basso di lui, i piedi erano nudi e indossava ordinari jeans blu, una semplice t-shirt grigia con sopra una vecchia camicia verde sbiadita. Le maniche lunghe erano arrotolate e il colletto leggermente rivolto verso l’alto. I suoi capelli, di color blu scuro e intenso, erano ancora lunghi e legati nella solita coda di cavallo. E quel berretto da baseball rosso...sembrava che lo indossasse perennemente.
 
Gli occhi di Kai viaggiarono sulla figura di Takao. I vestiti evidenziavano i punti giusti. Sentendosi improvvisamente fuori luogo, desiderò di essersi tolto la giacca e i pantaloni prima di andare lì. Lo sguardo di Kai indugiò sul corpo di Takao per qualche altro secondo prima di alzarsi frettolosamente per incontrare gli occhi del giovane.
Le sopracciglia di Takao erano corrugate per lo stupore. “Kai...?” chiese esitante.
Takao, Kai sentì le ginocchia diventare deboli e le lacrime iniziare a offuscare i suoi occhi, è da secoli che non sento la tua voce...
 
“Sì” disse piano Kai.
La porta si spalancò. Sbatté contro il muro, ma nessuno dei due se ne accorse. Takao si gettò in avanti in una frazione di secondo e lanciò le braccia intorno a Kai, stringendolo forte.
Kai sussultò. Un formicolio di elettricità corse lungo il suo corpo.
Dieci anni e mi causa ancora questo effetto...
Ogni fibra del suo essere cantava d’amore per Takao, i sentimenti dentro di lui che erano rimasti dormienti per lunghi anni si manifestarono con ancora più forza. Kai ricambiò l’abbraccio. Era il paradiso.
 
“Kai!” il viso di Takao era illuminato di una strana luce. “Mi mancava dire questo nome...mi sei mancato tu! Dove sei stato?! Aspetta, non importa- cosa ci fai qui! Non avevo idea che saresti venuto!” Takao liberò Kai e sollevò la testa su e giù, guardando Kai dalla testa ai piedi.
“Oh mio dio! Guardati! All’inizio quasi non ti riconoscevo!” continuò.
Kai si passò una mano tra i capelli, imbarazzato. Era arrivato direttamente dall’albergo senza nemmeno fermarsi a lavarsi la faccia o a fare un pisolino. Ma essere lì, sulla soglia di casa di Takao, ed essere accolto a braccia aperte, valeva molto di più.
“Ah, per quale motivo rimaniamo fuori? Entra, entra!” Takao appoggiò una mano sulla schiena di Kai e lo guidò all’interno, dandogli a malapena il tempo di togliersi le scarpe.
Takao continuava a guardarlo e Kai sentì le guance iniziare a bruciare.
“Hai tolto le macchie dal viso? Giacca e cravatta?” Takao sorrise, “cos’è successo al ribelle?”
Si è innamorato, pensò Kai fissando i profondi occhi blu di Takao.
“Ancora non riesco a credere che tu sia qui!” esplose rumorosamente il giovane, incapace di controllare l’eccitazione. Kai si asciugò delicatamente il viso dove era volata un po’ di saliva di Takao.
 
All’improvviso si udirono altri passi e un giovane ragazzo biondo arrivò all’ingresso. “Ehi Takao!” disse Max, “non sciuparlo”. Rivolgendosi al nuovo ospite, Max osservò Kai con aria d’intesa. “Ce l’hai fatta!”
Kai si limitò ad annuire.
“Ehi...” disse Takao dopo aver assistito allo scambio. “Max, sapevi che Kai stava arrivando?!”
“Gliel’ho chiesto quando ho mandato gli inviti, ma non sapevo che l’avrebbe fatto” spiegò Max, “a proposito...Takao, perché non hai mandato tu gli inviti?”
“Oh” Takao abbassò leggermente il viso, “Uh, beh, Naomi pensava che non fosse una buona idea”
“Beh, probabilmente aveva ragione. Ci avresti messo un’eternità” rincarò Max, “non ti sei tenuto abbastanza in contatto, Takao”
 
Takao rise timidamente. “Scusa!” si mosse a disagio e Max si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.
“Allora” disse Kai, riempiendo l’inaspettato silenzio, “matrimonio”
“Già” Takao si sistemò il berretto, “ti sta bene, oh grande capitano della squadra?” sorrise.
No. Non mi sta bene, Kai fece spallucce e incrociò le braccia. “Non avrei mai pensato che avrei visto questo giorno.
“Ehi, lo so! Ho sempre pensato che Takao sarebbe stato l’ultimo tra noi a sposarsi!” fece Max divertito.
“Ehi!” urlò Takao indignato.
Sembra felice, pensò Kai guardando il giovane vivace, gli anni sono stati clementi con lui.
 
All’improvviso squillò il telefono e tutti si voltarono verso la fonte del rumore. Takao corse al tavolo in fondo al corridoio e afferrò la cornetta. “Pronto? Oh, ehi nonno”
Takao ascoltò per alcuni istanti prima che il suo viso si accartocciasse. “Aw! Nonno, non puoi prendere l’autobus o qualcosa del genere?”
“Che cosa!” la voce del vecchio Kinomiya esplose al telefono e Takao dovette allontanarlo dall’orecchio, “Takao, metti le chiappe in auto e vieni a prendermi subito!”
“Ma ho degli amici a casa!” si lamentò.
“Takao!”
“Oh, va bene” l’ex BBA spense il telefono, dirigendosi rapidamente verso l’armadio e prendendo delle chiavi dalla tasca di una giacca, “devo uscire per un secondo”
“Okay Takao” rispose Max.
 
Kai sentì il proprio cuore crollare.
Non voglio che se ne vada di già..., ma ciononostante annuì, osservando Takao che si infilava le scarpe.
“Ok, tornerò tra poco ragazzi!” Takao fece tintinnare le chiavi e poi guardò Kai con una finta occhiataccia. “Kai!”
“Sì, Takao?”
Lo sguardo duro di Takao si dissolse in un dolce sorriso. “Non. Andare. Da nessuna parte”
Non intendevo farlo... pensò Kai, le sue labbra si piegavano in un sorriso. Osservò Takao correre fuori e guardò dalla finestra per vederlo sul retro dove c’era l’auto.
 
“Allora...” disse Max, facendo uscire Kai dalla sua trance, “stai in albergo?”
“Sì” disse Kai, “in città”, i due avanzarono lungo il pavimento di legno, più in profondità dentro la casa, Max faceva strada. Kai ricordò quando, quasi un decennio prima, si era ritrovato in città e Takao gli aveva offerto di rimanere a casa sua. Era stato riluttante ad accettare l’offerta, ma Takao aveva insistito. Aveva anche portato un futon extra per dormire nel dojo insieme a lui. Kai non aveva dormito molto quella notte...era rimasto sveglio per ore a guardare Takao, poi se n’era andato all’improvviso all’alba.
 
“Non pensavo che la mia lettera ti sarebbe arrivata” disse Max una volta arrivati nel cortile sul retro e nel patio. Il biondo continuò con tono compiaciuto, “scommetto che non mi hai creduto quando dicevo che gli sei mancato”
“Mpf” sbuffò Kai, ma non riuscì a fermare il sorriso che gli attraversò le labbra ricordando l’abbraccio di Takao.
“Sei mancato a tutti, sai” Max guardò dall’altra parte del cortile, osservando il giardino e i fiori che nonno Kinomiya aveva piantato. “Allora, da quanto tempo lo ami, Kai?” chiese con disinvoltura.
Kai si paralizzò. Max aveva posto la domanda come se stesse chiedendo l’ora, invece significava domandare a Kai di spiegare il motivo della sua stessa esistenza...riguadagnando la sua compostenza, Kai adottò un tono altrettanto casuale. “Cosa ti fa pensare che io provi qualcosa del genere per Takao?”
“Oh, andiamo, Kai!” esclamò Max con un po’ di frustrazione. “Forse prendi in giro te stesso con questi discorsi, ma non me”
“Hai frainteso” disse Kai con voce spenta, “non provo niente”
 
Max inarcò un sopracciglio, divertito. “Oh, davvero? Non è quello che comunicava la tua faccia mentre Takao ti abbracciava proprio poco fa”
Il cuore di Kai si strinse. Le sue emozioni si erano davvero manifestate in modo così evidente? No. Non può essere. “Anche se provassi qualcosa del genere...e non è così” disse Kai severamente, “non avrebbe alcuna importanza, adesso”
“Cosa intendi?” chiese Max, accigliato. “Non lo sai”
“Lo so”
“E come lo sai?” il tono di Max ora era di rimprovero, “non è che ti sia sforzato ad ammettere che-”
“Non parlare come se mi conoscessi, Max!” la voce di kai tuonò rabbiosa attraverso il cortile silenzioso. Era turbato e più che leggermente nervoso per la svolta degli eventi. Serrò la mascella, ora di colpo consapevole di quanto fosse diventata alta la loro conversazione.
Max sospirò. “Anche se non vuoi ascoltare quello che ho da dire...dovresti sapere che il matrimonio di Takao è combinato”
Gli occhi di Kai si spalancarono e fissò Max. Questi annuì, “Naomi è una brava ragazza, ma...”
“Ma?”
“Ma, onestamente...e non dirlo a Takao” scherzò Max, “quando ho saputo del matrimonio, ho capito che non lo avrei visto felice con lei...”
Kai espirò lentamente, “Cosa c’entra questo con me, Max?”
 
Max scosse il capo. “Allora tenevamo tutti a te, Kai, ma Takao sempre di più. Non chiuderti fuori da tutto questo, non se c’è una possibilità che tu possa ancora essere felice”
“È impossibile”
“No, non lo è” disse Max risolutamente, “non lo sarà”, sorrise e scoppiò in una risatina. “A proposito, non hai ancora risposto alla mia domanda: da quanto tempo lo ami?”
Kai si voltò, superando Max, fuori dal patio ed entrando in casa. La risposta arrivò a Max poco dopo.
“Da troppo tempo”.
 
^ ^ ^ ^
 
Ho provato a dirmi che è completamente impossibile.
Non succederà mai. Non può essere vero, ma...le parole di Max mi hanno colpito in un modo che lui non saprà mai. È davvero terribile che la speranza sgorga eternamente, perché...può essere che non abbia affatto ragione sui sentimenti passati di Takao nei miei confronti.
Ma nonostante la mia determinazione a lasciarmi questo amore alle spalle e non guardarmi mai indietro, non c’è modo di sfuggire al fatto che io ero, sono e sarò sempre innamorato di Takao. Per sempre.
 
E la verità è che la piccola possibilità che lui possa, una volta, sentito anche una minima parte di quello che provo per lui, e potrebbe ancora sentirla...
Significa tutto.

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Capitolo 5
*** 5. Qualcosa di nuovo ***


Non è mai stato facile per me parlare con le persone. Anche se possiedo un’azienda e sostengo regolarmente presentazioni o riunioni, non ho mai parlato realmente con i vari individui. I volti che mi circondano giorno dopo giorno ascoltano quello che dico, ma sanno che non mi rivolgo mai esclusivamente a uno solo di loro.
Rendendomene conto, ripenso a dieci anni fa, a lui, sempre a lui, cercando di ricordare le piccole cose che diceva a me e a me solo. Osservazioni che, ancora prima che provassi questi sentimenti, mi facevano fermare e chiedermi da dove provenissero. Questo ragazzino non poteva credere alla metà delle cose che diceva...ma, ora che ricordo, voglio sapere cosa pensava quando mi guardava. Cosa vedeva? Un compagno di squadra? Un amico?
 
Mi ha definito con entrambi questi termini, ma...c’è sempre qualcosa di più dietro le parole che si vorrebbe dire. E mi chiedo quante cose Takao non mi abbia detto.
 
^ ^ ^ ^
 
Seduti nel piccolo ma confortevole soggiorno di casa Kinomiya, i due ospiti aspettavano pazientemente il ritorno del padrone di casa. Non era passato molto tempo, forse dieci minuti al massimo, e Max sapeva che doveva finire di parlare con Kai prima che Takao e suo nonno tornassero.
“Come lo hai saputo?” chiese Kai, ancora a disagio per la deduzione dell’altro.
“Forse non ho notato molte cose, ma non sono cieco” Max sorrise, “una volta ti ho visto che lo guardavi...quando si è chinato per allacciarsi la scarpa”
Il viso di Kai arrossì considerevolmente e un profondo cipiglio si formò sulla sua fronte. “Non ho fatto niente del genere!”
“Forse, forse no...ma il punto è che non eri una statua, Kai. A volte ho notato gli...altri sguardi che gli rivolgevi. Erano così pieni di sentimenti”
Kai distolse lo sguardo, puntando gli occhi su un’opera d’arte a inchiostro incorniciata sul muro. Se Max l’aveva visto, allora sicuramente anche Takao lo aveva fatto...
 
Kai alzò lo sguardo di scatto. “E Takao, lui...lui...?”
Max scsse il capo. “Non lo so...non credo che altri lo abbiano notato”
Le mani di Kai si strinsero in pugni. Aveva messo il suo cuore così in evidenza e lui non se n’era nemmeno accorto.
“Takao mi disse una cosa una volta...” iniziò Max, poi si fermò, come se non fosse sicuro. “Ricordo che era una di quelle stupide conversazioni che avevamo sempre. Sai, del tipo in cui l’argomento saltava da una parte all’altra...beh, tra tutte le cose, in qualche modo è emerso il tema dell’amore, e so che probabilmente era un commento del momento, ma non dimenticherò mai quello che mi disse”
Max si sistemò sulla poltrona del soggiorno. “Mi disse che l’amore è come te, Kai”
 
Lui ha detto...?, pensò Kai meravigliato. Che Takao lo paragonasse a una cosa del genere...forse aveva davvero una possibilità? Aveva la sensazione che un peso, di cui nemmeno sapeva l’esistenza, fosse stato sollevato dal suo petto, e la speranza lo riempì di leggerezza. Kai si sedette in avanti.
“Disse altro?”
Max chiuse gli occhi e alzò l’indice, citando: “La metà delle volte pensi di capirlo, ma per l’altra metà sei completamente perso. E anche se va via per un po’, quando tornerà sarà più forte di prima”
Kai rimase fermo, stordito.
“Già...” Max sorrise mestamente. “Anch’io rimasi piuttosto sorpreso. Penso di avergli chiesto se si fosse fumato qualcosa in quel momento” il suo tono si fece preoccupato, “non so se la pensa ancora così...è passato molto tempo. E non fraintendermi, non sto cercando di impedire il matrimonio di Takao, ma sentimenti del genere non svaniscono, giusto?”
 
“Perché lo stai facendo, Max?”
“Perché...a volte le persone si sposano per le ragioni sbagliate. Non voglio che accada questa volta”
Kai scosse il capo, passandosi agitato una mano tra i capelli.
“Da quando sei diventato un esperto di relazioni?”
“I miei genitori erano separati, ricordi?” Max sorrise al complimento indiretto. “So tutto”
 
Improvvisamente il rumore di un’auto che entrava nel vialetto del dojo fece sobbalzare i due giovani, e i tonfi delle portiere delle auto che si chiudevano sbattendo si fecero udire. La forte voce di Takao si diffuse nel cortile, raggiungendo le loro orecchie da fuori, mentre lui e il nonno avanzavano lungo il viale.
“Di chi stai parlando, giovanotto?”
“Te l’ho già detto. Circa venti volte!”
Il rumore delle chiavi che tintinnavano e venivano spinte contro la porta principale spronò Max e Kai ad alzarsi e a dirigersi verso il piccolo atrio.
“Ehi ragazzi! Siamo tornati!” Takao varcò la soglia, insieme al suo anziano nonno...e poi Kai notò che c’era anche qualcun altro.
Una ragazza.
 
La ragazza aveva in mano un sacchetto di plastica con dentro dei cartoni di alimentari di cibo da asporto. I suoi corti capelli neri erano tagliati in un semplice caschetto, e il suo vestito era di un ordinario rosa pallido, e arrivava appena sotto le ginocchia.
Se avesse visto quella ragazza in mezzo alla folla, tra le strade trafficate del Giappone, Kai non le avrebbe rivolto una seconda occhiata. Non c’era niente di eccezionale o accattivante in lei...tuttavia, c’era una ragione per cui Kai non riusciva a staccare gli occhi. Takao aveva il braccio intorno alle spalle della ragazza. E sembrava che lo avesse fatto centinaia di volte prima.
 
“Ehi! Indovinate chi ho trovato!” sorrise Takao, guidando la ragazza di fronte a sé.
“Naomi” disse Max, sorpreso. “Takao è venuto a prenderti?”
Naomi scosse il capo e sorrise. “In realtà ero al mercato e ho visto il nonno in erboristeria, quindi l’ho aspettato insieme a lui. Oh! E abbiamo portato la cena” sollevò il sacchetto.
“Lo prendo io” Max allungò la mano e prese la borsa.
“Grazie...è un piacere rivederti, Max”
“Piacere mio”
 
“Sei ancora qui, Max?”chiese il nonno, “andiamo, ragazzo, porta quella roba in cucina!” l’anziano agitò una mano nella direzione indicata e i due si avviarono.
Le tre persone rimaste furono lasciate nel silenzio dell’atrio. L’attenzione della ragazza si rivolse a Kai e il suo viso aveva un’espressione leggermente curiosa. Kai guardò prima Naomi e poi Takao e notò con un certo nervosismo che il giovane lo stava fissando intensamente. Kai si ritrovò catturato in quello sguardo.
 
“Salve...ehm...” iniziò Naomi insicura. Takao allontanò il braccio dalle sue spalle e si avvicinò a Kai finché non furono a pochi centimetri di distanza. Il giovane mise una mano sulla spalla di Kai e si voltò verso la sua fidanzata. “Kai, lei è Naomi Walker. Naomi, ti presento Kai Hiwatari”
Gli occhi scuri di Naomi si spalancarono di colpo, meravigliati, e fece un passo in avanti, prendendo rapidamente la mano destra di Kai. “Tu sei Kai?” chiese con serietà.
Kai non riuscì a parlare.
 
Guardandola negli occhi, Kai si chiese cosa vedesse Takao in loro che non aveva mai visto nei suoi. Cosa c’era di sbagliato in quell’immagine? I pensieri di Kai turbinavano. La ragazza che ora aveva il cuore della persona che amava gli teneva la mano, come se fosse una specie di fratello perduto da tempo c’era qualcosa in lui che gli faceva desiderare di strappare via la propria mano.
Voleva spintonarla e uscire di casa, perché il posto di lei non era quello. Non poteva amare Takao la metà di quanto lo amava lui...
 
Il mondo si muove in modi misteriosi. Tra i miliardi di persone che vivono e respirano sul pianeta, le emozioni esistono in ognuna di loro. Ma i sentimenti possono morire e alcune vite risultano più preziose di altre.
 
Kai guardò duramente gli occhi di Naomi, lo sguardo accusatorio.
Come puoi paragonare i nostri sentimenti? Non vedi che sono io che lo amo da così tanto tempo...o il mio amore viene misurato in modo diverso dal tuo per via di chi sono?
Non c’erano risposte alle sue domande silenziose e la mano di Takao era pesante sulla sua spalla, un promemoria – sarebbe stato spazzato via se fosse tornato alla sua vecchia routine. Non poteva farlo.
 
“Ho...sentito così tante belle cose su di te, Kai...” disse piano Naomi, lasciandogli andare la mano. Guardò Takao in cerca di aiuto. Takao tolse la mano dalla spalla di Kai, guardando lei.
“Io...” disse frettolosamente Kai, mettendo fine al contatto visivo, “sono sicuro che sentirò cose altrettanto belle su di te” concluse.
“Oh, b-beh” annaspò lei, “non c’è molto da dire!”, Naomi sorrise e si allontanò. “Vado ad aiutare Max e il nonno ad apparecchiare la tavola. Rimani con noi?”
Kai non disse nulla, guardandola muoversi velocemente verso la cucina. Si mosse per seguirla, ma Takao lo afferrò rapidamente per un braccio.
 
“Ehi...resti per cena?”
“Sì...”
Il viso di Takao si aprì in un sorriso. “Bene!”, gli lasciò andare il braccio. “Volevo...solo dire grazie...per non aver ignorato Naomi” disse dolcemente. “A quanto pare sei cambiato molto, Kai”
Un’espressione tenera attraversò il suo volto prima che entrambi seguissero il percorso di Naomi in cucina per la cena.
No, Takao. I pensieri di Kai rimasero inespressi, sei tu quello che mi ha cambiato.

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Capitolo 6
*** 6. Riunione ***


“Forza, ragazzi! Metteteci impegno!” urlò Takao allegramente. Una serie di gemiti addolorati dei suoi ospiti fu la sua risposta e il giovane alzò gli occhi al cielo. “Oh, andiiamo. Facevamo cose molto più difficili quando avevamo quattordici anni!”
“Takao” Rei si voltò verso di lui, sollevando un braccio per asciugarsi la fronte. “C’è una grande differenza rispetto a quegli anni”
Come programmato, tutti si erano presentati con addosso vestiti comodi, con il sole ancora tiepido del mattino, per iniziare a preparare il dojo. Anche Rei era arrivato e tutti si erano riuniti per organizzarsi.
 
Inizialmente non sembrava che ci fosse molto lavoro: non dovevano fare altro che pulire e ridipingere, poi spostare i mobili e fare qualche riparazione. Tutto sommato, con i quattro ex BBA a lavorare senza sosta, con un po’ di fortuna avrebbero potuto terminare entro due settimane, forse meno. Ma Max non aveva tenuto in conto un altro fattore: nonno Kinomiya aveva un sacco di cose sparse per il dojo. Vecchie sedie e tavoli erano allineati lungo le pareti e Max si chiese perché non se ne fosse accorto l’ultima volta che era stato lì. Anche le piccole stanze adiacenti dovevano essere ripulite, ed erano piene fino all’orlo di scatole di cartone polverose e un po’ troppo pesanti.
 
“Comincio a pensare che avrei dovuto dire a tutti di venire sei mesi prima del matrimonio...” gemette Max prendendo un’altra scatola.
Rei era in piedi accanto a una scatola dall’aria particolarmente pesante e si massaggiava la parte bassa della schiena. Kai era appoggiato a una pila di scatola e beveva acqua da una bottiglia che aveva trovato nel frigorifero dei Kinomiya.
“Cavoli” Takao scosse il capo notando la scena.
“Ugh...non mi aspettavo di dover lavorare una volta arrivato in Giappone!” scherzò Max, inciampando lievemente mentre Max sollevava un’altra pesante scatola. Rei rise: “Bella riunione!”
 
Takao spinse un carrello e aiutò Rei a posizionarvi sopra la scatola, per poi trasportarla fuori. “È davvero triste che io sia quello più in forma del gruppo!” disse fingendo di dare un pugno a Rei sul fianco.
“Ehi, signor Fitness! Vieni a sollevare questa se sei così forte” Max indicò una scatola solidamente piantata sul pavimento.
Takao inarcò le sopracciglia. “Cosa c’è di così speciale in quella?”
Max diede un calcio alla scatola. Non si mosse nemmeno.
Mentre il sudore gli colava lungo la tempia, Rei guardò la scatola con apprensione. Si avvicinò e la batté con la punta della scarpa. “Cosa c’è qui dentro? Mattoni?”
“Probabile” rispose Takao.
 
Rei lo fissò, incredulo.
“Ehi, questo è un dojo! Arti marziali, ricordi?” il giovane si sfregò le mani e piegò le ginocchia. “Ok, osserva il maestro!” Takao afferrò la scatola, cercando di infilare le dita sotto per iniziare a sollevarla. “Sta...ugh...tutto...nella...tecnica!”
La scatola fu alzata di qualche centimetro prima di scivolare dalla presa di Takao e ricadere al suolo con un forte tonfo.
“Ti sei davvero comportato da maestro, Takao” disse Rei ridacchiando.
“Oh, silenzio!” Takao strinse gli occhi con aria malefica.
“Nessuno di noi ce la fa” sottolineò Max.
 
Takao osservò la diabolica scatola, aggirandola un paio di volte e valutandola. Il giovane sorrise. “Scommetto che Kai saprebbe sollevarla facilmente...” lo guardò, “giusto Kai?”
L’interpellato alzò lo sguardo mentre stava posando un altro fardello sul carretto. Si avvicinò e subito i quattro si piazzarono ciascuno su un lato della scatola.
Kai incrociò le braccia. “Cos’è, una gara?”
“Nah...niente affatto” replicò Takao disinvolto. “Voglio solo vedere se sono l’unico in grado di alzare questa roba da terra!”
Max roteò gli occhi al cielo. “In altre parole – sì” scuotendo il capo, scrollò le spalle e continuò, “Takao, sai che perderai”
“Non saprei, Max” Rei gli mise una mano sulla spalla, “Takao sembra piuttosto entusiasta”
“Ooooh, sì!” Takao strinse il pugno e si mise in posa.
“Beh, Kai è quello avvantaggiato in questa sfida, Max” Max si portò la mano davanti alla bocca imitando un microfono immaginario. “Ha vissuto una vita di allenamenti e scommetto che tirerà su la scatola in un baleno!”
 
Kai sorrise leggermente, chiudendosi gli occhi e togliendosi i guanti neri privi di dita che indossava. Li gettò da parte e ignorò i fischi di Max e Rei sul fatto che stesse ‘facendo sul serio’.
Dire che si era allenato tutta la vita era inesatto. Il lavoro e gli affari avevano lentamente preso il sopravvento su ciò che un tempo aveva maggiormente apprezzato, riducendo la quantità di esercizio al minimo per quanto i suoi impegni gli consentivano. E quando giocava a beyblade...
Takao... pensò Kai, aprendo gli occhi per guardare quelli del giovane adulto davanti a lui, cresciuto ma ancora così bambino nel cuore...
Ogni volta che provavo ad allenarmi, pensavo a te. Non sono mai riuscito a smettere di pensarti o di battermi con te un’ultima volta. Non sono mai riuscito a smettere di immaginare il tuo viso. E ora siamo qui...con questa gara infantile...e non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuta una cosa così assurda, ma è così.
 
Max e Rei presero dei profondi respiri e iniziarono il conto alla rovescia.
“TRE...DUE...UNO...SOLLEVAAA-”
“UN MOMENTO!” gridò Takao a squarciagola agitando le braccia, interrompendo le loro ulra. Ottenuta l’attenzione dei tre, Takao si aggiustò timidamente il berretto. “Chi comincia?”
“Io” disse Kai, “facciamola finita. La scatola dovrà essere spostata prima o poi” fece, chinandosi per raccoglierla. La prima cosa che passò per la sua testa quando afferrò saldamente la scatola era che era pesante. Kai non sollevava quel tipo di peso probabilmente da anni...lo sollevò per circa trenta centimetri prima di non avere altra scelta che lasciarla cadere, colpendo il pavimento con un botto assordante.
“Woooo...” fischiò Rei, “si è danneggiato il pavimento?”
“Speriamo di no!” rise Takao, inginocchiandosi insieme agli altri.
“Non credo” disse Max.
“Perché non risolviamo questo problema; renderà tutto più facile” propose Rei.
 
Per qualche ragione, Kai provò una strana fitta alla dichiarazione del giovane cinese, ma la dimenticò presto quando i quattro sentirono suonare il campanello. Kai, Max e Rei guardarono Takao, che si alzò e si stiracchiò.
“Torno tra un secondo!” disse dirigendosi fuori dal dojo.
 
^ ^ ^ ^
 
“Chi è a quest’ora?” brontolò Takao tra sé, dando una rapida occhiata all’orologio sul muro. Non era ancora mezzogiorno. Avvicinandosi all’ingresso principale, attraverso la finestra il giovane intravide chi era il visitatore. Occhiali...un computer portatile...
“Kyoju!” urlò Takao aprendo la porta, guardando il giovane occhialuto. “Che succede? Pensavo che fossi all’università in questo momento”
“Cambio di programma, il progetto è stato rimandato di una settimana! Quindi ho un po’ di tempo libero” spiegò il ragazzo, seguendo Takao in casa e nel dojo dove tutti gli altri stavano ancora lavorando.
Kyoju era diventato più alto, ma non di molto. Quando lui aveva raggiunto un’altezza ragionevolmente media, nel frattempo anche gli altri erano cresciuti, quindi era difficile notare la differenza quando era circondato dai suoi vecchi compagni di squadra.
“Kyoju!” gridò Max, posando una scatola piena di ganci e correndo verso di lui. Rei lo imitò rapidamente, sollevato di prendersi una pausa dal faticoso lavoro.
“Ehi! È da tanto che non ci vediamo, eh? Wow? Sei cresciuto o cosa?” esclamò Max notando improvvisamente che Kyoju gli arrivava al mento.
 
Takao sorrise e si portò le mani intorno alla bocca, sussurrando per Max e Rei: “Dopo un paio d’anni in cui non cresceva, iniziavo a pensare che fosse un robot controllato dal suo computer. Ecco perché lo porta sempre con sé” disse sommessamente.
“TAKAO! Ti ho sentito!”
“Ahahah, calma Kyoju!”
Kyoju scosse il capo e si rivolse a Max. “È passato molto tempo. La tua squadra non sente la tua mancanza?” chiese riferendosi alla posizione di Max come allenatore della squadra americana di beyblade. Lasciò il suo portatile su un tavolino.
“No, i ragazzi apprezzeranno la vacanza tanto quanto me” rispose Max.
“Ehi, Kyoju, come sapevi che Max era un allenatore?” chiese Takao confuso.
“A differenza di certe persone, Takao, mi sono tenuto in contatto con Max via e-mail. È una nuova invenzione...sai, insieme a quella cosetta chiamata Internet?”
“Cavoli. Non c’è bisogno di farmi la ramanzina”
“Già” Rei diede una pacca sulla schiena del giovane occhialuto. “Takao è il tipo di persona ‘lontano dagli occhi, lontano dal cuore’” disse sorridendo, “è bello vederti. Come vanno le cose all’università?”
“Oh, bene, il nuovo sistema non funziona però ed è un passo indietro. Ma non è un problema per me dato che tecnicamente non vengo pagato, anche se sono nel programma di apprendistato...” Kyoju continuò a spiegare cosa non andava nella rete informatica della scuola, mentre Max e Rei cercavano di capire tutto il gergo che usava.
 
Anche Kai si era unito al gruppetto e pareva capire di cosa stava parlando Kyoju meglio degli altri. Takao fece un passo indietro e osservò per un momento. Li guardò tutti, i BBA, tutti insieme dopo un sacco di anni trascorsi separati...era meraviglioso e non riuscì a controllarsi, buttandosi in avanti con le braccia spalancate, quasi facendo cadere Kyoju e catturando Rei e Max.
“Wow!” esclamò Rei all’improvviso slancio di affetto di Takao. Lui e Max erano stritolati ed entrambi si scambiarono un’occhiata prima di ricambiare l’abbraccio.
“È così bello avervi qui...” disse il giovane con il berretto, la voce attutita poiché aveva il viso schiacciato tra le spalle di Rei e Max. Stringendoli un’ultima volta, Takao li lasciò andare, poi si voltò prontamente prendendo Kai per le spalle e attirando anche lui in un abbraccio.
Kai si ritrovò premuto contro il petto di Takao, i suoi occhi si spalancarono per la seconda volta in meno di ventiquattro ore, e tutto il resto del mondo sembrò fermarsi. Il suo cuore perse un battito...due...e un altro paio in seguito. Kai poteva sentire l’orecchio e la guancia di Takao contro i suoi.
Sono morto e questo è il paradiso..., pensò Kai, i suoi occhi si offuscarono leggermente per le emozioni che minacciavano di riversarsi. Le braccia di Takao erano intorno al suo torso, intrappolando le sue stesse braccia contro il corpo del giovane. Le mani di Takao stringevano la maglietta nera che indossava nella parte bassa della schiena, facendo arricciare il tessuto in modo fastidioso. Ma non gli importava affatto.
 
“E anche tu, Kai...” Takao gli parlò a bassa voce, qualcosa nella sua voce fece battere forte il cuore di Kai. Prendendo fiato, Kai riuscì a liberare le braccia e circondò liberamente Takao. “Sì, beh...” rispose altrettanto piano in modo che solo Takao potesse sentire, improvvisamente consapevole che non erano soli. “Rimarrò ancora per un po’...”
Kyoju e Rei guardavano i due con espressioni sconcertate.
“Kai abbraccia le persone adesso?” le sopracciglia di Rei si sollevarono oltre l’attaccatura dei capelli e si voltò per condividere uno sguardo con Max.
“Kai abbraccia Takao” disse Max sorridendo misteriosamente.
 
Kyoju scosse la testa e mise le mani nelle tasche dei pantaloncini, con un sorriso buffo. “Le cose sono cambiate parecchiò”
Rei guardò Takao e Kai, poi Max prima di aprire la bocca per chiedere qualcosa, ma un improvviso squillò si fece strada. Avevano suonato al campanello.
“Di nuovo?!” si lamentò Takao, le braccia scivolarono via da Kai, non notando che Kai ancora non lo stava lasciando andare.
“Vado io, Takao, tu continua pure” disse Kyoju già camminando.
“Fantastico, grazie!” Takao sorrise e le sue braccia erano di nuovo intorno a Kai, sollevando leggermente il ragazzo più alto, i suoi capelli riballi appiccicati al viso di Kai.
“Penso che intendesse con le pulizie, non con l’abbraccio” commentò Max con un’espressione compiaciuta.
 
Non me ne lamento..., pensò Kai confuso. Per lui le parole di Max avrebbero potuto essere lontane anni luce, aveva perso la concentrazione alla sensazione dei morbidi capelli contro la sua pelle. Le sue braccia avvolsero la vita di Takao più strettamente.
Si sentì un rumore metallico e il tintinnio del vetro contro il pavimento di legno, e i BBA si voltarono verso la fonte; Takao lasciò andare Kai con un’espressione preoccupata sui lineamenti.
“Attenta, Naomi!” la voce di Kyoju si inquietò mentre si ingonocchiava e iniziava a raccogliere alcuni panini e bottiglie di succo, che per fortuna non erano rotte, dal pavimento.
Naomi stava fissando Kai con un’aria illeggibile, finché non interruppe bruscamente il contatto visivo e si chinò, tremando mentre rimetteva le cibarie nella borsa che era caduta.
“Mi dispiace, non so perché l’abbia lasciata andare...” prese i panini dalle mani di Kyoju e li ripose nella borsa, “mi dispiace tanto!” la sua voce era leggermente triste.
“Ehi” Takao mise il braccio intorno alle spalle della sua fidanzata in un istante, “è tutto a posto”, le sorrise dolcemente, “non si è rotto niente”
Naomi guardò la bottiglia di vetro che aveva in mano e poi il suo fidanzato. I bellissimi occhi di Takao scintillarono e la ragazza arrossì, sapendo di essersi preoccupata per niente...lanciò un’occhiata a Kai, poi prese la mano di Takao che l’aiutava ad alzarsi. Sì, non era niente...
 
“Sono passata con il pranzo” Naomi fece un leggero sorriso a Kyoju, poi guardò Takao. “Pensavo che foste affamati dopo aver lavorato tanto”
“Hai portato del cibo? Capisco perché la sposi, Takao” disse Rei divertito, avvicinandosi alla coppia.
“Ha portato anche la cena ieri sera” disse Max, tornando a spostare vecchi mobili.
“Davvero?” il giovane cinese sorrise e prese la mano di Naomi, stringendola. “Piacere di conoscerti. Sono Rei Kon”
“Naomi”
“Allora, che ne pensi?” Takao allargò le braccia e Rei si spostò di lato per non bloccare la visuale di Naomi sull’intero dojo.
Era un caos.
 
“Wow, uhm...è...è...” la ragazza lottò per trovare qualcosa di buono da dire sulla confusione che regnava nel dojo, “ci state arrivando” concluse.
“Ooookay! Forza, ragazzi!” Takao batté forte le mani, “c’è un sacco di lavoro da fare! Finite qui mentre io mangio!”
“TAKAO!”
“Wow!” esclamò Takao mentre Rei lo trascinava con forza tra i vecchi mobili e le scatole.
 
^ ^ ^ ^
 
Kyoju e Naomi erano seduti fuori in veranda, guardando attraverso la porta scorrevole che dava sul dojo. Ascoltavano le urla e le risate all’interno mentre i BBA continuavano a cercare di liberare la stanza, anche se era ovvio che non avrebbero finito in giornata.
“È come se fosse tornato in vita...” disse Naomi guardando il suo fidanzato insieme agli altri ex campioni del mondo.
Kyoju annuì accanto a lei. “Sì, Takao è sempre stato un po’ diverso quando siamo tutti insieme. È davvero incredibile come dopo tutti questi anni possiamo ancora essere ottimi amici”
“Solo amici?” chiese Naomi, i suoi occhi non si distolsero da una persona in particolare.
Kyoju notò chi sta guardando e ridacchiò. “Non eravamo certo nemici!”, poi si agitò, “beh...per la maggior parte delle volte”
Naomi annuì lentamente. “Takao mi ha detto un sacco di cose sulle vostre avventure, ma non ricordo che mi abbia mai detto che Kai fosse...” cercò di trovare la parola giusta, “...gentile”
Kyoju smise di scrivere sul suo portatile. “Immagino che le persone cambino” le sue dita tornarono a premere sui tasti, “Takao ha un modo tutto suo di cambiare le persone”
Naomi giocò con il semplice anello di fidanzamento al suo dito. La sua voce era tenue, “Lo so”.
 
^ ^ ^ ^
 
Dopo che tutti gli altri se ne furono andati quella sera per riposarsi e badare alle proprie cose, Takao si ritrovò a vagare di nuovo nel dojo subito dopo cena con Naomi e suo nonno. La luna era una scheggia lontana nel cielo, brillava intensamente attraverso le alte finestra e proiettava ampi raggi di luce sul pavimento. Le ombre si allungavano per tutta la stanza delineando tutta la roba che non era stata ancora ripulita. I suoi occhi viaggiarono sul pavimento finché non vide ciò che stava cercando.
La scatola.
 
Takao si avvicinò e vi appoggiò sopra la gamba, lasciando il braccio contro la coscia.
Non avevo nemmeno pensato di poterla spostare insieme, ricordò Takao, rivedendo l’espressione sconvolta di Kai quando l’aveva lasciata cadere. Ma forse è quello che avremmo dovuto fare fin dall’inizio, anche se quella specie di gara è stata piuttosto divertente.
 
Un leggero colpo lo distrasse dai suoi pensieri, e il giovane guardò verso la porta. Naomi era lì, illuminata dalla luce delle stelle.
“Qualcosa non va, Takao?”
“Nah” scosse lui il capo, scendendo dalla scatola. “Sto solo dando un’occhiata a questa che era troppo pesante da spostare”
“Mmh” sorrise lei, “sciocchino, perché non hai usato il carrello?” si avvicinò alla parete in fondo dove la struttura metallica era allineata ordinatamente con il carrello che avevano usato quel giorno. Ruotandolo, la piastra di metallo si appoggiò al pavimento, quindi era semplice spingervi sopra la scatola e poi scaricarla.
“Perché non ci ho pensato!” rise Takao, poi i due cominciarono a spingere la scatola sul carrello. Takao lo portò in cortile, lasciando la scatola con l’altra roba che sarebbe stata riposta in un garage di deposito in pochi giorni.
 
“Ci abbiamo messo poco” Takao si spolverò le mani sui jeans, tornando con Naomi fino alla porta d’ingresso. La sua fidanzata si infilò le scarpe e tirò fuori le chiavi della macchina. “Okay, potrei essere nei paraggi domani, ma devo occuparmi di alcune cose con la sarta” disse.
“Tutto il giorno?”
“Forse...” Naomi ridacchiò e gli mise una mano sulla guancia. “Lavora al dojo o prenditi una pausa. Ti chiamo prima di aver finito...non dimenticarti di me!”
“Dimenticarti? Naomi, sarebbe impossibile” le sorrise e le diede un bacio della buonanotte sulla guancia, guardandola mentre saliva in macchina e tornava a casa.
Ma Takao si sentì in colpa per quello che aveva detto a proposito di dimenticarla.
Perché quello stesso giorno lo aveva fatto.

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Capitolo 7
*** 7. Importanza ***


Mi sveglio quando la luce del sole filtra attraverso le tende dell’hotel fino al mio viso. Allungandomi per spegnere la sveglia prima che suoni, rimango a letto un po’ più a lungo del necessario. La stanza intorno a me è caldamente illuminata e le lenzuola risultano più comode di quelle di casa mia. Forse è tutta quest’aria di mare che entra dalla finestra leggermente aperta e il sole che sorge a far sembrare tutto così...rilassato, ma nonostante tutti questi elementi piacevoli, so che si tratta solo di convenzionali spiegazioni circa il mio conforto. Conosco il vero motivo. È lo stesso per ogni sentimento che provo.
 
L’orologio sul comodino segna l’ora e mi metto a sedere lentamente, appoggiandomi contro la testiera. È in momenti come questi che i ricordi di te mi tornano sempre alla mente, Takao. Quando mi alzo al mattino o quando mi preparo per la notte, sembri sempre la prima cosa a cui penso e l’ultima prima di andare a dormire.
Chiudo gli occhi e uno dei miei ricordi preferiti mi appare come un film su uno schermo, riprodotto così tante volte e da così tanto tempo che riesco ad avere in mente ogni singolo dettaglio.
Proprio in questa città, la tua città natale, molti anni fa.
 
Ti girasti e mi guardasti, il tuo viso era l’immagine della confusione, ma eri così bello...ero sbalordito. Quegli occhi scuri erano spalancati e una singola ciocca di capelli ti ricadeva sul viso. Avevi idea di quanto fossi perfetto? Forse sì...ma forse, guardandoti allo specchio, tutto quello che vedevi era un normale ragazzo dalla pelle abbronzata e un viso leggermente tondo...le riviste probabilmente non ti avrebbero definito irresistibile...il tuo è un tipo particolare di fascino, dopotutto...ma per me lo eri. Eri perfetto in ogni senso che contava e spesso ne ero invidioso, essendone in soggezione al tempo stesso.
 
Alzasti un sopracciglio di fronte al mio silenzio. E in qualche modo, in quel singolo momento, dimenticai come respirare.
E avrei smesso di respirare se me lo avessi chiesto.
Poi il momento finì, perché ti girasti e riprendesti a parlare con gli altri, lasciandomi più disorientato di quanto non lo fossi quando mi avevi guardato la prima volta.
 
Forse...c’è un mondo, là fuori, in cui entrambi sentiamo la stessa cosa l’uno per l’altro. Uno in cui non sono da solo con i miei sentimenti...uno in cui non ti stai sposando con una ragazza che non ti ha mai fatto del male come ho fatto io.
Perché le cose accadono in una determinata maniera?
Forse è il destino che ci ha uniti e ha intrecciato questo amore dentro di me, tenendomi legate a te. Forse è destino che questa storia non finisca come vorrei, con te legato a un’altra persona. Pensavo di volere...pensavo di non volere questo amore. Ma ci sono certe persone a cui ci si arrende...certe persone a cui non si può fare a meno di sorridere un po’ diversamente di chiunque altro. Sono contento che quella persona, per me, sia tu.
 
Sollevo lentamente le coperte e mi alzo dal letto, dirigendomi verso il bagno. È divertente come ‘amore’ siano solo cinque lettere legate insieme da un filo invisibile che formano una parola, qualcosa che viene usato dentro e fuori, in un discorso o in un testo...ma una singola parola non può trasmettere una sola frazione di quello che corrisponde a quel sentimento. È per questo che ci sono così tante canzoni, poesie o racconti scritti sull’amore?
Deve essere così, ma penso che di tante questioni legate all’amore, niente potrebbe mai catturare e raccontare il sentimento tanto meraviglioso e potente com’è quello che provo per te.
Lo proverò sempre per te.
 
^ ^ ^ ^
 
Ore dopo, al dojo della famiglia Kinomiya, i BBA si erano radunati nella piccola disordinata soffitta, esaminando le forniture per le riparazioni già presenti. Così com’era la situazione, il materiale era piuttosto scarso: un barattolo di vernice mezzo vuoto e alcune assi del pavimento rotte erano tutto ciò che erano riusciti a trovare. Takao aveva deciso che sgomberare il dojo avrebbe potuto aspettare un po’ perché sapeva che tutti dovevano essere doloranti a causa del duro lavoro precedente – Kyoju aveva detto che Takao aveva probabilmente deciso di fare altro perché si era lamentato di non riuscire a muoversi quando si era svegliato.
 
Takao era sceso al piano di sotto alla ricerca di qualcosa, Rei e Max erano seduti su alcune vecchie sedie di legno, Kyoju era a gambe incrociate sul pavimento e Kai, come al solito, era appoggiato al muro.
“Sarà in stile tradizionale giapponese?” chiese Rei incuriosito.
“Sarà un matrimonio in stile americano” disse Kyoju.
“Perché?”
“È più economico!” rispose Takao dal fondo delle scale. Si udirono i colpi delle scarpe da ginnastica di Takao contro le robuste scale di legno, poi il futuro marito apparve sulla soglia della soffitta.
“Se punti a spendere poco potrai sempre indossare pantaloncini, t-shirt e quel berretto da baseball al posto di uno smoking” scherzò Max.
“No, no, aspetta, dimentichi qualcosa” si unì Rei, “dovrebbe indossare calze alte fino al ginocchio e portare anche il suo Dragoon fino all’altare, per buon auspicio naturalmente”
Takao sussultò, fintamente indignato. “Ehi! Non c’è niente di male nelle calze fino al ginocchio!”
“Sì...” disse Kai da dov’era posizionato, “per questo eri l’unico che le indossava”
 
Takao si rivolse a lui, “Silenzio, tu” disse, poi si voltò di nuovo verso Rei e Max. “E...cosa c’è di male a portare Dragoon con me?”
“Non dirmi che intendevi farlo davvero! Stavo scherzando!” gli occhi di Max si spalancarono, increduli.
“Takao!” Kyoju si diede uno schiaffo sulla fronte.
“Uhm” Rei si agitò e si grattò la testa, “beh, in realtà, non credo ci sia niente di sbagliato a proposito”
“Ottimo!” Takao alzò le mani e si sistemò il berretto rosso, “e per vostra informazione, indosserò uno smoking” gemette, “non che ne abbia voglia”
“Questa è una cosa che devo proprio vedere” ridacchiò Rei, “hai 23 anni e ti vesti ancora come un bambino”
“Ah, andiamo” Takao alzò gli occhi al cielo. Ma era vero. Il giovane indossava jeans grigio scuro e una semplice t-shirt bianca, e il suo berretto da baseball. Rispetto al gilet e alla camicia professionali di Kyoju, la camicia e i pantaloni di Max, la camicia cinese ben stirata di Rei e il blazer nero di kai, Takao indossava ancora abiti più adatti all’adolescente che era stato dieci anni prima.
“Riuscirai mai a crescere?” sorrise Rei.
“Probabilmente no” rispose Takao, tirando fuori la lingua e incrociando gli occhi in un’espressione buffa.
Max e Rei scoppiarono a ridere e Takao sorrise mentre Kyoju scuoteva la testa.
 
“Perlomeno il tuo stile è migliorato” dichiarò Kai. Bugiardo, pensò tra sé, ti piacevano i calzini...ti eccitavano.
Non che Takao non fosse attraente per lui ora. In realtà, Kai trovava Takao bellissimo qualsiasi cosa indossasse. Personalmente gli piaceva il fatto che Takao fosse sempre lo stesso. Gli dimostrava che il tempo non poteva smussare la sua personalità. Takao era Takao. Immutabile, imbattibile, impossibile...
 
“TAKAO!” la voce rauca di nonno Kinomiya ruggì su per le scale e i BBA sobbalzarono sorpresi.
Takao gemette. “SI???” gridò di rimando.
Rei si tappò le orecchie. “Mi ero dimenticato che mi sarei dovuto riabituare al volume di Takao...” disse a Kyoju.
“Io non mi ci sono ancora abituato” replicò l’altro.
La risposta del nonno fu altrettanto forte. “TAKAO, LA TUA SIGNORA È VENUTA A TROVARCI!”
“Naomi?” chiese Takao vivacemente.
 
Passi silenziosi si avviarono alla cima delle scale e Naomi, sorridendo, apparve proprio come aveva fatto Takao sulla soglia, i corti capelli neri a incorniciarle il viso.
“Ciao a tutti!” salutò i ragazzi, voltandosi poi verso il suo fidanzato. Takao sorrise e si appoggiò allo stipite.
“Ehi, pensavo andassi dalla sarta?” le chiese.
Lei annuì. “Sì, sono passata solo per dirti che avrei bisogno che mi venissi a prendere al negozio intorno alle 18.30, per favore. Mia madre ha bisogno della macchina e l’autobus non passa prima di altre due ore dopo” spiegò Naomi.
“Nessun problema, dobbiamo comunque uscire a prendere dei rifornimenti. Quando avremo finito, verrò a prenderti”
 Takao le sorrise e Naomi mise le braccia intorno alle sue spalle, quasi stringendolo.
 
Dall’altro lato della stanza, quel breve contatto non fu di conforto per Kai. Un picco di gelosia lo squarciò.
Togligli le mani di dosso..., pensò irritato, e nonostante il bisogno di tenere la rabbia sotto controllo, lanciò un’occhiataccia alla ragazza.
Naomi guardò altrove rispetto a Takao, visibilmente tesa. Kai lasciò che il suo viso diventasse di nuovo neutrale, chiedendosi se avesse colto il suo sguardo penetrante.
Le mani di Naomi si allontanarono velocemente dalle spalle di Takao e fece un passo indietro, sistemando la borsa a tracolla, a disagio. Guardò l’orologio al polso.
“Uh, beh...il mio autobus diretto in città arriverà presto. Ci vediamo più tardi?” chiese.
“Sì, certamente” annuì Takao con entusiasmo e Naomi sorrise, inchinandosi leggermente prima di scendere di nuovo le scale.
Takao si staccò dallo stipite e si voltò verso gli altri quattro. Osservò per un momento la contenuta pila di materiale.
“Ok, BBA!” Takao sorrise e strinse il pugno, “è ora di fare shopping!”
“Shopping?” chiese Max.
Kyoju si agitò. “Non contare su di me”
“Come desideri” disse Takao bonariamente.
 
“Non recupereremo mai tutte le cose che ci servono se non ci dividiamo” disse Rei analizzando quanto occorreva per le riparazioni.
Takao guardò Kai. “Bene, allora ci divideremo. Rei, tu e Max comprerete metà della roba, e io e Kai ci occuperemo dell’altra metà”
Kai sussultò leggermente e guardò Takao, i loro occhi si incontrarono brevemente prima che Max, Rei e Kyoju si alzassero in piedi, interrompendo il loro contatto.
Max alzò il pollice. “Ricevuto!”
“Fantastico! Scriverò la lista delle cose da comprare” Takao alzò il pugno in aria e saltò giù per le scale.
Rei scosse la testa, sconcertato. “Da dove prende ancora tutta quell’energia?”
Kyoju sorrise di sbieco. “Beh, temo che rimarrà un mistero in risolto”, poi scese le scale a sua volta, “anch’io devo prendere l’autobus!”
Max e Rei lo seguirono. “Io e Max possiamo accompagnarti alla fermata” disse il ragazzo cinese.
“Perché no!” acconsentì Max, poi si voltò e indicò la figura silenziosa ancora appoggiata al muro. “Scendi anche tu, Kai?”
Kai si diresse lentamente verso le scale e seguì Max e gli altri di sotto. Max lo guardò e sorrise leggermente, sussurrando in modo che gli altri non lo sentissero: “Sembra che tu abbia un appuntamento con Takao oggi, eh?”
“Silenzio” Kai alzò gli occhi al cielo, ma non poté evitare la sensazione di euforia alle sue parole. Un appuntamento...?, pensò. Beh...forse...
 
^ ^ ^ ^
 
Rei, Max e Kyoju si erano avviati in una direzione diversa da quella di Takao e Kai per via della posizione della fermata dell’autobus, ma non era un problema dato che i BBA erano destinati a rivedersi mentre si procuravano le forniture per le riparazioni.
Rei aveva notato alcune differenze in Kai che erano...sorprendenti, per non dire altro. Kai non aveva protestato contro la separazione del gruppo per andare a fare shopping con Takao...e il solo fatto che stesse andando a fare shopping era di per sé miracoloso. Rei non avrebbe mai pensato che Kai si sarebbe offerto volontario in quel modo, nemmeno per il beyblade, e lì si parlava di un matrimonio.
Kai era stato persino quasi amabile con loro quella mattina: beh, fino a quando non si era presentata Naomi.
E a proposito di Naomi...
 
Rei guardò il mago del computer che aveva appena detto qualcosa a Max sulla fidanzata di Takao.
“Kyoju...riguardo a Naomi...non stava bene oggi?” chiese.
Kyoju scosse il capo. “No, è sempre così”
“Davvero?” le sopracciglia di Rei si alzarono. “Non capisco, ieri sembrava così triste e oggi se n’è andata un po’ in fretta, è strano, vero? Insomma, non dovrebbe essere felice? Si sposerà tra poche settimane!” esclamò.
Le sopracciglia di Kyoju si corrugarono, pensierosamente, poi rispose.
“Credo che Naomi non avesse molti amici. Era molto tranquilla, sai, in realtà è stato Takao ad aiutarla ad aprirsi”
“Ah! Ehi, Kyoju! Ecco il bus!” Max indicò il mezzo pubblico che arrivava lungo la strada. L’autobus si fermò e la porta meccanica si aprì con un similo.
Kyoju tirò fuori la tessera dell’autobus e fece loro un cenno con la mano.
“Ci vediamo dopo ragazzi!”
“Ciao!” salutò Rei.
“Sì, a dopo!” intervenne Max, e i due videro l’autobus partire, diretto all’università in cui Kyoju lavorava.
 
Rei si accigliò leggermente mentre le parole di Rei riecheggiavano in lui. Guardò Max. “Naomi assomiglia molto a qualcuno che conosciamo...”
Max lo guardò con un piccolo sorriso. “Sì, strano eh?”
“Sembra più una coincidenza” rispose Rei, le sopracciglia alzate.
“Pensavo che non credessi in quelle” commentò Max riflettendo.
“Vedere porta a credere, immagino” disse Rei, incrociando le braccia.
Max annuì consapevolmente. “Quindi ora riesci a vederlo, eh?”
Anche se Max non l’aveva detto ad alta voce, Rei sapeva di cosa stava parlando. Max gli aveva parlato molto tempo prima di quali fossero i suoi pensieri a proposito dei sentimenti di Kai riguardo a Takao. Rei era rimasto completamente sbalordito, non avendo notato niente del genere. Ma poi aveva cominciato a pensarci e più ci pensava, più capiva che forse Max aveva ragione. Kai era innamorato di Takao. E forse era possibile che anche Takao fosse stato attratto da Kai, un tempo.
 
Era un problema. Non solo portava alla luce sentimenti pericolosi, ma qualcuno era destinato a farsi male, insomma...se Kai avesse deciso di fare qualcosa...
“Cosa pensi che farà Kai?” chiese Rei, preoccupato.
“Non lo so. Kai è imprevedibile quasi quanto Takao a volte, sai?”
“Sì” Rei scosse la testa. Kai doveva trovarsi in un bel dilemma. Cercando di allontanare la preoccupazione che provava per la situazione, Rei cambiò argomento. “Bene...quindi ora, shopping”
“Quanta roba dobbiamo prendere?” chiese Max.
Rei tirò fuori la lista piegata e la esaminò. I suoi occhi si spalancarono e gemette. “Oh, no! Abbiamo un sacco di cose da comprare”
“Vernice, assi del pavimento, chiodi...” Max lesse gli articoli, “ehi, avrei giurato che questa lista fosse più corta prima” si accigliò pensieroso.
“A quanto pare ci aspetta una lunga giornata nel quartiere dell shopping!” annunciò Rei, sospirando e rimettendo la lista in tasca.
“Forse dovremmo prima capire dove possiamo trovare un negozio di ferramenta...” suggerì Max.
“Vuoi dire che non sai dove si trova?!”
“Ehi, sono stato in America!”
“E io in Cina!”
“Non preoccuparti” disse Max allegramente, “sono sicuro che ce la caveremo facilmente”
 
Max e Rei svoltarono l’angolo verso una strada trafficata e subito rimasero senza fiato. C’erano centinaia di piccoli negozi e locali tutti ammassati in fondo e sembrava che continuasse allo stesso modo fino alla strada successiva e a quella dopo ancora. Molte persone camminavano avanti e indietro, fermandosi dai diversi venditori.
Rei e Max si guardarono.
“Una...lunghissima giornata di shopping...” disse Max.
“Facilmente...” fece eco Rei.
 
^ ^ ^ ^
 
Su un’altra strada, lontano dai vivaci negozi del centro città, gli altri due BBA erano in piedi vicino a un parchetto.
“Quali negozi sono i migliori per acquistare questi articoli...?” chiese Kai ad alta voce.
Allungandosi, Takao strappò abilmente la lista dalle dita di Kai e l’accartocciò, gettandola in un cestino vicino. Si spolverò le mani sulla giacca rossa.
“Non ne avremo bisogno!” sorrise diabolicamente.
Il viso di Kai era impagabile. Fissò Takao, la bocca leggermente aperta prima di distogliere lo sguardo frettolosamente e schiarirsi la gola. “Come mai?”
“Ho messo tutte le cose che erano sulla nostra lista su quella di Max e Rei...eh eh...” sorrise maliziosamente, “così compreranno tutto loro e non dovremo farlo noi!”
“Sei stato tu ad avere quest’idea?” chiese Kai, sbalordito dall’astuzia di Takao e altrettanto confuso. “Sono impressionato. Allora, cosa...faremo oggi?”
“Non venivi da queste parti da un sacco di tempo” dichiarò Takao pragmatico, “ho pensato che potremmo fare una passeggiata, sai, per farti recuperare”
Kai si passò una mano tra i capelli, imbarazzato, poi infilò entrambe le mani nelle tasche della giacca nera. Recuperare... pensò agitato, evitando gli occhi di Takao. Simile a un appuntamento... un lieve rossore apparve sulle sue guance, non riuscendo a fermare il pensiero.
“Ti va?” chiese Takao.
“Io...sì” disse Kai, “andiamo”
 
Andarono in tutti i vecchi posti della città natale di Takao. Takao gli mostrò anche dove aveva frequentato la scuola elementare e il liceo. Su e giù per le strade camminarono tutta la mattina, parlando e ricordando.
Kai non poteva credere che lui e Takao lo stessero facendo, e dire che era stato felice di poter semplicemente avere la possibilità di andare in giro per negozi a comprare materiale con Takao...
Tornarono all’amicizia incerta che avevano sviluppato anni fa durante il campionato mondiale, ma in qualche modo sembrava più solida.
Takao insistette per comprare il gelato. Scelse doppio cioccolato. Kai optò per la fragola.
Le ore parvero secondi e molto presto il sole stava cominciando a tramontare quando raggiunsero l’ultimo posto nella lista di Takao per ‘recuperare’: il ponte sul fiume. Per qualche ragione, Kai aveva la sensazione che si chiudesse il cerchio.
 
^ ^ ^ ^
 
Qualcuno ha detto, chiunque sia questo ‘qualcuno’, che gli anni passano come l’acqua sotto i ponti.
È strano pensare che siamo su questo ponte. Questo posto che non sembrava cambiare mai, a prescindere da cosa accadesse intorno.
Mi guardi e dici: “Ehi, Kai, ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta? È stato qui!”
Sì, è vero.
Takao...come potrei dimenticare?
È un altro di quei ricordi che conosco a memoria, perché anche allora penso che sapessi che c’era qualcosa in te che un giorno sarebbe diventato importante.
Ricordo...
Tu eri lì e la tua ombra si estendeva dietro di te, così lontano da toccare il bordo dei supporti di cemento del ponte. Erano i tuoi occhi che erano riusciti a toccarmi. In qualche modo sostenevi il mio sguardo, guardandomi dritto in faccia. Non avevi paura di quello che vedevi. Il tramonto aveva acceso i tuoi occhi e il tuo spirito sembrava espandersi, levandosi intorno alla tua figura, in colonne colorate.
Sembravi...un Dranzer in versione umana che scendeva giù dal cielo ardente, saltando in corsa, e non vedevo l’ora di sfidarmi a beyblade con te.
Il cielo era rosso, ma in parte era ancora blu e...eravamo insieme in quel cielo. Quel giorno il sole aveva impiegato un po’ più di tempo a scomparire.
Proprio come adesso.
Solo che ora le cose sono così diverse...
 
^ ^ ^ ^
 
I due ex BBA scesero dal ponte, sul sentiero sterrato pesantemente calpestato lungo il pendio erboso sopra il fiume. Takao chiacchierava disinvolto.
“Hai gli affari a cui tornare, no?” lo interrogò.
Kai annuì leggermente. “E tu?”
“Non lo so...” Takao diede un calcio a un sasso sul suo cammino, “ho pensato di provare a entrare all’università. Naomi e io ci stiamo iscrivendo. Sai, prendere una laurea – in economia magari”
“Intendi dirigere il dojo?”
“Sì, sembra la scelta migliore. Peccato che non ci sia il beyblade come facoltà!” Takao alzò i pugni per aria, “avrei un dottorato a questo punto!”
Kai non poté fare a meno di sorridere. “Per farti avere un dottorato, dovrei essere io a insegnare, sicuramente nessun altro ce la farebbe con te”
“Cosa! Hahaha!” rise Takao, colpendo il fianco di Kai con il proprio e mettendo brevemente un braccio attorno alle sue spalle. Il cuore di Kai palpitò all’impazzata ed era leggermente sconvolto da se stesso. La battuta. La battuta era uscita in modo naturale, non aveva nemmeno dovuto pensarci. Quando era con Takao, tutto era così...
 
Come aveva vissuto i suoi giorni senza quell’uomo? Come aveva fatto a superare tutti quegli anni senza essere vicino a Takao, sentire la sua voce e vedere quel sorriso? La sua vita precedente era solo un’ombra rispetto a ciò che soltanto pochi giorni con Takao avevano reso. E in quel momento, per Kai, il matrimonio era la cosa più lontana dalla sua mente, nient’altro aveva importanza. Poteva iniziare a piovere o nevicare, o poteva esserci qualunque altra cosa, niente l’avrebbe agitato. Finché era lì con Takao, ed erano solo loro due, due persone che camminavano lungo il fiume mentre il sole cominciava a tramontare.
Le loro braccia si sfioravano nel mentre, a volte si allontanavano leggermente, ma poi erano di nuovo a fianco a fianco, abbastanza vicini che la mano di Takao toccò quella di Kai.
 
Impulsivamente Kai parlò, tenendo gli occhi puntati sul sentiero sterrato.
“Sei cambiato molto” disse, alzando lo sguardo.
“Veramente?” gli occhi di Takao si spalancarono e guardarono Kai in modo comico.
Kai guardò altrove e sbuffò divertito. “Beh...non molto”
“Tu” Takao sorrise e diede a Kai un colpetto sulla spalla prima di mettere la mano nella tasca della giacca, “non sei cambiato per niente” terminò.
Kai gli lanciò un’occhiata. “Ti sei dimenticato che mi hai detto che sono cambiato? Non tanto tempo fa” sottolineò.
“Oh sì...okay, forse hai voltato pagina” cedette Takao, “Ma pensala in questo modo, è solo un lato diverso della stessa persona”
“Quindi sono ancora antipatico e freddo?” fece Kai incrociando le braccia, leggermente scoraggiato, ma Takao vide il lieve sorriso sul suo volto.
“Kai Hiwatari sa prendere in giro se stesso? Il mondo è finito?!”
 
Kai si accigliò nonostante la determinazione a non farlo, e Takao rise. I due si sciolsero lentamente in un silenzio confortevole, finché Takao non parlo. “Allora sapevo che non volevi esattamente essere così”
“Allora” annuì Kai, sapendo a cosa Takao si riferiva.
Il mondiale...e prima ancora. Ogni giorno in cui primi anni, così solo, così lontano dall’amore che sapeva non si sarebbe realizzato e non avrebbe mai funzionato...si era pentito del suo atteggiamento e delle scelte che aveva fatto. Ma non c’era niente che potesse fare al riguardo: il passato non poteva essere cambiato e Kai a volte si chiedeva se non fosse lo stesso anche per il futuro.
Eppure ecco Takao, lo straordinario Takao, nessuno come lui, che diceva di capire...e che non gli imputava le sue azioni passate.
Takao ridacchiò improvvisamente, il suono inviò un piacevole brivido in Kai. Takao si guardava intorno e scendeva i gradini che portavano al livello del fiume con un dolce sorriso sul volto.
 
“Sì...” disse piano, sembrando parlare più a se stesso che a Kai, “allora...quando ci incontrammo per la prima volta qui...” la voce di Takao riacquistò improvvisamente la sua vivacità e i suoi occhi blu fissarono quelli castani ramati di Kai. “Sai, quando ti ho visto per la prima volta...eri uno sconosciuto alto, scuro e bellissimo che si avvicinava a me per picchiarmi!” scherzò e sorrise, una fossetta apparve sulla sua guancia.
Kai lo fissò del tutto incredulo.
“Ehi, non guardarmi così!” si lamentò Takao, poi sorrise ancora. “Eri tutto ombroso e dall’aria cupa. Tu...” chiuse brevemente gli occhi, ricordando, poi li riaprì. “Eri davanti al sole, ecco perché”
“Se lo dici tu” rispose Kai, ancora sorpreso.
“Sì...in realtà, eri un po’ come sei adesso” notò Takao. E aveva ragione. Stavano camminando lungo lo stesso sentiero sterrato lungo il giume e il sole stava gettando i suoi ultimi raggi morenti, di brillante rosso e arancione, dietro Kai, mettendo alcuni suoi lineamenti in ombra.
A quelle parole, i passi di Kai si fermarono lentamente e anche Takao smise di camminare. Takao guardò incuriosito Kai mentre faceva qualche passo intorno a lui fino a trovarsi dietro l’ex campione del mondo, la luce sbiadita del sole ora lo illuminava.
Kai sollevò la testa e guardò Takao negli occhi. “E...come sembro ora?” chiese con voce calma.
 
Takao lo studava, ed era come se potesse vedere fino all’interno del vero essere di Kai. Come se potesse vedere tutto l’amore e lodio e le emozioni imbottigliate in lui.
Lui sa.
Il pensiero attraversò Kai come fuoco nelle vene, creando onde di una sensazione indescrivibile.
Sa cosa provo per lui.
D’altronde, come avrebbe potuto essere altrimenti?
Era tutto proprio lì se Takao voleva trovarlo: avrebbe potuto vedere la verità scritta sul suo viso.
L’ha sempre saputo... pensò Kai con nostalgia, Takao...a che serve nasconderlo...se già lo vedi? Io...
Centinaia di idee non dette riempirono la sua mente.
Scappa via con me, Takao... pensl, Potremmo andare in un posto dove nessuno ci troverebbe...potremmo essere solo noi...così, per sempre; sei l’unica persona di cui ho bisogno.
 
Così perso nei suoi pensieri, Kai quasi non sentì Takao quando parlò.
“Sembri una brava persona...” rispose infine Takao, gli occhi guardavani intensamente quelli di Kai, poi si voltò e guardò l’acqua, suonando esitante, “sembri...” fece una pausa pensierosa, “perfetto come testimone...”
“Io...cosa?” Kai spalancò gli occhi e si immobilizzò.
“Beh, vedi...Kai” riprese Takao, “mi stavo chiedendo...beh, non ci avevo pensato molto prima, ma per il matrimonio, io...cioè...avrò bisogno di un testimone”
La mente di Kai vorticò, incapace di elaborare un pensiero dopo l’altro.
Il matrimonio...il suo matrimonio. E lui vuole che io sia...Takao no, non chiedermelo...
Le spalle di Kai si tesero per l’ansia.
Al suo silenzio il viso di Takao si abbassò leggermente, poi un debole sorriso tornò al suo posto, “Non vuoi farlo?” chiese.
“Io...” le spalle di Kai si rilassarono e avvertì un po’ della tensione indesiderata dissolversi. Non posso dire di no...
“Takao...se non riesci a trovare nessun altro...”
“Non voglio che sia nessun altro” intervenne Takao con un piccolo sorriso.
 
Non posso dire di no... pensò Kai. Guardandolo in viso, lo stesso viso che lo aveva perseguitato per la parte migliore della sua vita, le difese di Kai crollarono.
Se questo è l’unico modo di starti accanto su quell’altare, allora...lo farò, pensò, se c’è ancora qualcosa che ti posso dare...allora ti darò questo, Takao. Sarò tuo in qualsiasi modo tu voglia...
Ad alta voce, Kai annuì e rispose dolcemente: “Allora lo farò”
Il viso di Takao si illuminò in un sorriso smagliante e il sole che tramontava sui suoi lineamenti gli conferì un tale bagliore che Kai poté solo pensare di aver fatto la cosa giusta.
“Davvero?!” esclamòò felice. “Kai, grazie, significa molto per me! Però”, Takao si scostò la frangia dagli occhi, “non dire niente di brutto su di me nel tuo discorso!”
“Takao...” Kai lo guardò, questa volta senza cercare di nascondere il suo amore, “è impossibile”.
 
^ ^ ^ ^
 
All’angolo di una strada, il sole era completamente tramontato ed era buio quando la ragazza compose il numero che aveva imparato a memoria.
All’interna della casa, il telefono squillò.
Non se ne accorsero Rei e Max che erano andati al dojo per mettere via tutte le cose, né il nonno che stava russando davanti alla televisione che trasmetteva il notiziario locale.
 
Naomi riappese la cornetta del telefono e riprese la moneta con cui aveva pagato. Guardando ancora una volta l’orologio, si sedette sulla panchina della fermata dell’autobus.
Osservando le auto passare, le parole tranquille e rassicuranti di Naomi vennero spazzate via dal traffico notturno.
“Deve...esserci stato un grosso imprevisto...”

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Capitolo 8
*** 8. Dovere ***


Stavano litigando.
Per quanto incredibile potesse sembrare, non si poteva negare che le grida provenienti dall’interno della cucina non fossero di gioia né felicità. Per la prima volta da quelle che dovevano essere ere, nella famiglia Kinomiya non c’era l’atmosfera di allegria che di solito emanava. Quel giorno era stranamente calmo e le due voci urlanti si sentivano nel relativo silenzio del dojo.
Beh, era Takao quello che urlava: Naomi era silenziosa come sempre. Il giorno prima, non appena Takao e Kai erano rientrati in casa, un paio di ore dopo il tramonto, Takao si era ricordato che avrebbe dovuto prendere Naomi.
Quindi era corso con la macchina dalla sarta mentre tutti stavano sistemando gli acquisti della giornata e tornavano, con un po’ di imbarazzo, nelle loro case. Quando Takao era arrivato al negozio aveva scoperto che la sua fidanzata se n’era andata e aveva capito che aveva preso l’autobus diretto a casa. Rientrato al dojo, Takao aveva subito telefonato a Naomi e aveva cercato di scusarsi per un centinaio di volte. E Naomi aveva accettato le sue scuse per altrettante cento volte.
Eppure la questione non si era ancora esaurita.
Quello era il motivo per cui Max, Rei e Kai si trovavano nel dojo, incapaci di continuare il lavoro di sgombero delle vecchie cianfrusaglie, e ascoltavano la discussione che si svolgeva nella cucina di casa Kinomiya.
 
“Takao, va tutto bene”
“Non va bene, lo so!” l’accesa risposta echeggiò per tutta la casa.
“Invece sì” insistette lei.
“Naomi, se sei arrabbiata con me, allora dimmelo! Urla, colpiscimi, prendimi a calci, fai qualcosa! Non comportarti come se ti stesse bene tutto!”
“Avevi una buona ragione”
“No, non è vero! Ho perso la cognizione del tempo con Kai, mi sono dimenticato e mi dispiace, lo sai, ma devi dirmi che sei arrabbiata, perché so che lo sei! Hai il diritto di esserlo”
“Non sono arrabbiata, Takao. Non vedi Kai né gli altri da molto tempo...lo capisco”
“Non è questo il punto!”
E la discussione ricominciò da lì.
 
Rei sospirò e sbatté la testa contro il muro del dojo. “A quanto pare andrà avanti ancora per un po’. Takao sta davvero venendo strapazzato”
“Mi sembra che Takao stia facendo un ottimo lavoro nello strapazzarsi da solo” intervenne Max.
“Questo è certo” acconsentì Rei, mettendosi le mani dietro la testa. “Sapevo che avrebbero litigato un po’...ma niente di così esagerato!”
“Takao non prende mai niente alla leggera...il tradimento è in cima alla lista, che sia da parte di qualcun altro o da se stesso” disse Kai, gli occhi adombrati dalla folta frangia. Kai era seduto su una grande scatola robusta, le gambe e le braccia incrociate, appoggiato al tenero legno del muro.
Max e Rei fissarono lui e poi si guardarono l’un l’altro.
Non avevano ancora saputo l’intera storia di dove Takao e Kai fossero stati tutto il giorno precedente. Ognuno era stato di fretta quando i due erano rientrati, quindi non c’era stata la possibilità di interrogarli a riguardo, né sul perché non avessero comprato nulla.
All’improvviso si udì lo sbattere delle ante degli armadietti e i tre tacquero. Risuonarono altri rumori e i BBA ascoltarono Takao che metteva i piatti avanzati dalla colazione nel lavandino.
 
Kai chiuse gli occhi e sospirò leggermente. Ogni volta che aveva sentito nominare il suo nome, Kai aveva provato una fitta di senso di colpa. Sapeva che, tecnicamente, non era stata colpa sua: non era stato lui a dimenticare la ragazza. Non aveva fatto niente di male con Takao il giorno prima, ma...pur sapendo quei fatti, sembrava che non riuscisse a scrollarsi di dosso la sensazione che la sua presenza lì stesse influenzando la coppia in modo negativo.
E c’era un altro fatto che aveva trascurato.
Non voleva che fossero una coppia.
Voleva che Takao fosse suo.
Ed era quello il problema.
 
^ ^ ^ ^
 
È sbagliato. Perché doveva succedere?
È una domanda che mi tormenta: non riesco mai a trovare una risposta che mi vada bene di sentire.
È lì, nella parte posteriore della mia mente, da qualche giorno in realtà...se non avessi saputo del loro fidanzamento e che l’avrei perso, avrei continuato i miei giorni ad amarlo, ma senza mai agire?
Pensarci è spaventoso.
Alcuni dicono che l’amore è cieco.
Forse è vero.
Forse a causa del mio amore per te, non riesco a vedere la persona reale.
Questo è ciò che dice la gente, ma penso che tu, gli altri ed io sappiamo quanto mi fido delle opinioni delle persone. L’unica persona di cui mi sia mai fidato completamente sei tu. Eppure questo non lo sai.
 
Non sai quasi niente di quello che mi è successo in questi anni in cui siamo stati separati, e io non so quasi niente di quello che è successo a te.
Vedo differenze e somiglianze nel Takao Kinomiya che esisteva nel mio passato, il ragazzo che ha vinto i campionati del mondo, e il Takao Kinomiya in questo presente, quello che ora sta faticando per parlare con la sua fidanzata.
Anche con i cambiamenti che gli anni possono portare, entrambi questi ‘te’ sono essenzialmente gli stessi.
Ricorderò sempre la versione passata di te come la mia prima cotta. Il mio primo amore. come un profumo persistente, la tua presenza deve avermi segnato con qualche marchio invisibile di proprietà...altrimenti perché il tuo nome veniva sempre collegato al mio nelle voci che giravano nella mia scuola privata?
In genere non si trattava di nulla di sbalorditivo. Perlopiù, i pettegolezzi contenevano indizi sul motivo per cui avevo smesso con il beyblade dopo il campionato del mondo. Alcuni dicevano che l’avevo fatto perché non avevo più talento. Altri dicevano che era perché pensavo che nessuno fosse abbastanza bravo da sfidarmi. E una voce diceva che pensavo che l’unico abbastanza degno di battersi contro di me...eri tu.
Tutte le voci avevano una parte di verità.
 
^ ^ ^ ^
 
La porta scorrevole di legno si aprì e Takao entrò, chiudendola silenziosamente dietro di sé.
“Ehi ragazzi” disse Takao con un breve sauto, rimboccandosi le maniche.
Rei e Max si alzarono, così come Kai.
Max parlò per primo. “Ehi, Takao, stai-”
“Ci sono un sacco di cose da fare oggi!” lo interruppe Takao, ancora concentrato su una manica. “Sbrighiamoci, ok?”, alzò la testa e guardò la sua vecchia squadra, con un mezzo ghigno stampato in faccia. “Questa sera volevo portarvi tutti in spiaggia”
“In spiaggia?” le sopracciglia di Max si incurvarono per la preoccupazione.
“Penso che sia un’ottima idea, Takao” affermò Rei.
Takao sorrise. “Grazie Rei”, sollevò una mano e si sistemò il berretto, “telefono alla discarica per assicurarmi che mandino un camion a raccogliere questa roba. Poi possiamo uscire tutti”, il giovane mostrò il pollice in alto e si diresse verso il soggiorno dove c’era il telefono.
Non appena se ne fu andato, Max sospirò. “Penso che stia cercando di allontanarsi da Naomi per questa giornata” assunse.
“Non lo biasimo” rispose Rei, “ha appena litigato a lungo con lei, ha bisogno di un po’ di tempo per sbollire”
“Immagino di sì” disse Max, ancora un po’ insicuro, “però non ho mai visto Takao comportarsi così”
“Kai...dove eravate ieri, poi?” Rei interrogò il silenzioso ragazzo, con un’espressione preoccupata.
“Ha importanza?” mormorò Kai, alzandosi e superandoli, dirigendosi nel cortile di casa Kinomiya.
 
^ ^ ^ ^
 
“Il furgone sta arrivando? Ok, sì, sono quasi tutti pronti per essere caricati...dieci minuti? Capito” Takao teneva il telefono all’orecchio mentre parlava con gli incaricati della discarica.
Con la coda dell’occhio vide Naomi passare con in mano alcuni prodotti di pulizia ed entrare in cucina. La voce dall’altra parte della cornetta ricominciò e l’attenzione di Takao fu nuovamente colta.
“Mi scusi, non ho capito...ok...sì”
La porta della cucina si chiuse silenziosamente.
 
^ ^ ^ ^
 
Erano passati forse 6 anni da quando si erano incontrati. Lei aveva preso lezioni di kendo da suo nonno e lui, presente, le aveva dato qualche consiglio quando l’anziano le voltava le spalle. Più tardi, dopo la lezione, aveva parlato con lei, continuando così per le altre lezioni – lui che le parlava, e lei che gradualmente parlava con lui.
Erano diventati amici.
Un giorno l’aveva accompagnata a casa da scuola e un’altra volta lei aveva incontrato Kyoju. Da lì lei aveva appreso della sua passione per il beyblade e ciò lo aveva portato a cercare di insegnarglielo. Non era andata molto bene, ma era stata comunque divertente.
Lui le piaceva.
 
Mesi dopo, in seguito a un’altra lezione di autodifesa, lui le aveva mostrato la sua stanza e lei aveva visto un quadretto incorniciato sulla scrivania che mostrava cinque ragazzi. Uno di essi era lui.
Gli aveva chiesto del gruppo e lui le aveva raccontato le storie più incredibili. Quando sua madre era andata a prenderla, il nonno aveva detto che potevano restare entrambe a cena. Takao era sceso di corsa e lei aveva riposto con cura la fotografia sulla scrivania.
E lei se n’era accorta.
 
C’erano segni di labbra sulla cornice di vetro, sul viso del più alto dei compagni di squadra, orme che testimoniavano che Takao aveva baciato quella foto.
Sembrava che quei segni fossero stati spazzati via, ma poi ce n’erano degli altri, premuti lì un altro centinaio di volte...
Anche lei lo aveva fatto, sulle foto di bellissime star del cinema e su alcune foto di classe degli anni precedenti, relativamente alle sue cotte di quei tempi.
Lo aveva fatto anche su una foto di Takao.
 
Quella sera, a cena, sua madre e suo nonno avevano parlato di un matrimonio combinato...sul fatto che sarebbe stato una buona cosa...perché lei aveva bisogno di qualcuno che se ne prendesse cura e lui doveva sistemarsi prima o poi, quando sarebbe cresciuto troppo per partecipare alle competizioni di beyblade.
Lui aveva protestato. Erano giovani, non provavano certi sentimenti l’uno per l’altra, lui l’aveva guardata, dicendo, ‘Giusto?’
Lei non sapeva cosa provava.
Lui non voleva sposarsi.
Forse suo nonno lo sapeva, forse suo nonno aveva visto i segni delle labbra, ripulendo la cornice.
Lei non sapeva cosa voleva.
Ma non si trattava più di desiderio. Era un dovere, un obbligo. E Takao era un ragazzo attento al dovere.
Quando era tornata a casa, era corsa nella sua stanza, trovando la foto di lui e asciugando in fretta i segni delle labbra.
Non avevano mai parlato di quella sera.
 
^ ^ ^ ^
 
“Kai, posso parlarti un momento?” chiese Rei al giovane in piedi vicino allo stagno del dojo, mentre guardava alcune foglie cadere da un albero in fiore. Aveva detto a Max che avrebbe parlato con il loro ex compagno di squadra, lasciando l’americano ad aspettare il furgone, avvicinandosi alla sagoma ritirata di Kai. A poca distanza, Rei si chiese quale fosse il modo migliore per sollevare il problema di cui voleva parlare.
“Kai-”
“Fammi una favore e arriva al punto, Rei” disse Kai, interrompendo il giovane cinese.
“Oh...va bene allora” disse Rei, leggermente innervosito dall’umore di Kai. Era un grande cambiamento rispetto al suo atteggiamento affabile degli ultimi due giorni e Rei si ricordò improvvisamente di come si comportava Kai molto tempo prima. Beh, se Kai voleva porsi così, allora lui non avrebbe edulcorato nulla.
 
“Stavo parlando con Max di te e Takao di recente. Provi dei sentimenti per Takao. Sentimenti forti” Rei fece una pausa prima di continuare, “Kai, devi pensare di andare avanti”
Kai si accigliò profondamente ma non disse nulla.
“Si sta sposando” disse Rei, esasperato dalla mancanza di risposta.
Kai si voltò e guardò il piccolo stagno decorativo, osservando il suo riflesso nell’acqua. “Questo non cambia nulla. Anche se si sposa, non è cambiato nulla”
Le sopracciglia di Rei si alzarono. “Cosa significa che non è cambiato nulla? Tutto cambierà! Non capisci, Kai? Si sta per sposare, Kai – e non si tratta solo di lui, ma di Naomi e la sua famiglia, e anche la famiglia di Takao. Si tratta di tutti noi, siamo tutti parte di questo matrimonio, siamo qui per aiutarlo e farlo funzioonare! Che ci fai qui se non lo vuoi?” Rei incrociò le braccia e i suoi occhi fissarono la schiena di Kai. “Hai ancora un paio di settimane per...fare qualsiasi cosa tu sia venuto qui a fare. Allora dimmi, Kai, per cosa sei venuto qui?”
 
Le labbra di Kai si strinsero in una linea sottile così come i suoi occhi, fissando ancora l’acqua limpida dello stagno. “Sono venuto qui...per vederlo...e per dirglielo...prima che sia finita”
La bocca di Rei si aprì per lo shock. Davvero era quello che Kai aveva pianificato di fare?
“Pensaci, Kai” lo implorò. “Quando pensi di dirglielo? Subito prima che dicano ‘Sì, lo voglio’? o forse dopo per incasinare completamente i sentimenti di Takao, rifilandogli i tuoi a cui pensare?!” Rei si passò una mano tra i capelli, frustrato. “Non puoi dirglielo”
Le spalle di Kai si irrigidirono visibilmente, le parole di Rei lo tagliarono profondamente. Raddrizzò la schiena, poi iniziò rapidamente ad uscire dal cortile. Momentaneamente stordito, gli occhi di Rei si spalancarono prima di richiamarlo. “No, non andartene! È quello che fai sempre”
Kai si fermò, ma Rei poté vedere che le sue mani erano serrate in pugni.
-Forse ho affrontato la questione nel modo sbagliato...- pensò Rei. Sospirò e scosse la testa, cercando un approccio diverso. Guardò Kai. “Avresti potuto dirglielo molto tempo fa” affermò.
La testa di Kai si chinò. “Lo so” fu la risposta.
“Non hai molto tempo, sai. Il matrimonio non è così lontano” disse Rei con cautela.
“Sì”
“Allora...cosa intendi fare?” chiese Rei incerto.
Kai continuò a fissare il piccolo pozzo, la sua replica arrivò priva di sentimento. “Niente”
 
“Ehi! Rei, Kai!” una voce forte li chiamò e Rei si voltò, vedendo il promesso sposo correre e salutare.
“Ehi Takao”
“Eccovi qui!” esclamò Takao raggiungendoli e mettendo una mano sulla spalla del giovane cinese. “Il furgone è qui, dall’altro lato. Max sta mettendo via un po’ di roba, ci serve aiuto!” sorrise, ma la sua espressione cambiò quando vide Kai in piedi immobile vicino allo stagno. Rei notò l’improvvisa trasformazione nell’atteggiamento di Takao.
“Certo, Takao. Vado subito ad aiutare Max. Ti dispiace se prendo qualche bottiglia d’acqua dalla cucina?”
“Fa’ pure” rispose Takao, senza sentire realmente la domanda. Stava guardando Kai.
Rei sospirò interiormente, dirigendosi verso la casa. Come avrebbe risolto quel problema?
 
^ ^ ^ ^
 
Takao si accorse a malapena del congedo di Rei, i suoi occhi solo sulla figura immobile di Kai. Se ne stava lì, rigido, di spalle rispetto a Takao, guardando l’acqua dello stagno, e aveva l’aria di voler rimanere da solo. Ma Takao non se ne andò perché non era mai stato tipo da lasciare Kai da solo, soprattutto perché probabilmente era lui ad aver causato il suo cattivo umore. La giornata precedente era stata così bella, mentre questa era iniziata male.
 
“Ehi, testimone...” Takao sorrise gentilmente e gli si avvicinò. Con cautela posò la mano sulla spalla rigida di Kai e fu leggermente shockato nel sentirlo sussultare lievemente al suo tocco.
Kai si voltò e guardò Takao, la sua espressione illeggibile per Takao, per la prima volta dopo molti anni.
“Ascolta...” iniziò Takao, lasciando scivolare la mano dalla sua spalla. “Il litigio tra me e Naomi non è stato colpa tua, Kai” disse, poi divagò nel tentativo di spiegare. “Voglio dire...il matrimonio è ancora in programma, nel caso fossi preoccupato per questo...”
 
Quindi è così, pensò Kai, ignorando la sensazione di costrizione nel suo cuore, il matrimonio è ancora in programma, e lui non è mio perché ho ritardato troppo nel fare qualcosa per questi sentimenti. Avrei potuto dirglielo prima, ma non l’ho fatto. Non so se l’avrei mai fatto...e ora so...che non ptorò mai.
 
Più tempo passava da solo con Takao, più a lungo il suo cuore si spezzava. Questo struggimento che continuo a provare...deve finire. Kai sospirò e decise di trovare una scappatoia.
“Takao, il furgone è qui...”
“Possono occuparsene gli altri” rispose Takao disinvolto, poi si sedette su una pietra vicino allo stagno. Si alzò e prese la mano di Kai, invitandolo a sedersi a sua volta. Il tocco inviò un piacevole ronzio lungo il corpo di Kai e non poté fare a meno di obbedire. Solo un altro po’ di tempo non avrebbe fatto male...
“E poi è una bella giornata per stare un po’ qui” disse Takao, i suoi profondi occhi blu guardarono dritto in quelli di Kai e sorrise come un bambino, risultando bellissimo.
 
Kai deglutì dolorosamente, sapendo che avrebbe dovuto smettere di notare cose del genere. Adesso era suo obbligo accettare che Takao si sarebbe sposato e che non sarebbe mai stato suo ma...non riusciva a fermare il pensiero.
Come smetterò mai di volerlo?
 
^ ^ ^ ^
 
Strofinò più forte il vetro e le immagini sfocate del bellissimo cortile, con le sue viti, i fiori e i piccoli alberi che il nonno aveva piantato, emergevano lentamente.
“Avevi ragione, Takao. Sono arrabbiata con te...” ammise Naomi con calma. “Ma non per il motivo che pensi”. Lo straccio fu immerso nel secchio e strizzato in modo che la maggior parte dell’acqua e del sapone defluissero nello stesso. Si sistemò il gioiello al dito. L’anello che le aveva comprato non andava bene. Era leggermente troppo grande e le scivolava sempre sull’anulare, quindi doveva indossarlo sul medio. Naomi premette di nuovo lo straccio umido contro la finestra.
“Stavi pensando alla mano di qualcun altro quando hai preso questo...” disse pensierosa.
“Takao...” la sua presa sul davanzale si strinse e chiuse gli occhi. “L’hai dato alla persona sbagliata”, poi si allentò, perché era troppo stanca per trattenere la rabbia a lungo. Scosse la testa e aprì lentamente gli occhi, fissando nuovamente il panorama esterno dalla finestra.
“Dici a me che non parlo di quello che sento...ma non ti accorgi nemmeno quando sei tu a farlo”
Naomi immerse nuovamente lo straccio nel secchio e ripeté la pulizia con più rapidità. “Entrambi abbiamo taciuto su alcune cose...e ora guardaci...” disse Naomi. “Siamo intrappolati”
 
Finito di lavare, Naomi diede un’ultima passata al vetro, e dalla finestra poteva vedere chiaramente Takao seduto davanti allo stagno, molto vicino a Kai. Ripose lo straccio nel secchio e si voltò, dirigendosi verso la lavanderia per mettere via i prodotti di pulizia.
 
^ ^ ^ ^
 
La porta si aprì lentamente e il giovane dai lunghi capelli entrò in cucina, gli occhi fissi sul corridoio che Naomi aveva appena percorso. Si diresse verso la finestra appena lavata sopra il lavandino; guardando fuori come aveva fatto la ragazza solo pochi minuti prima, li vide, vicino allo stagno – Takao e Kai.
Rei aveva sentito tutto.

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Capitolo 9
*** 9. Una ragione ***


Ogni secondo che passo con te è tempo che sparisce.
Le giornate si accorciano man mano che l’estate si approfondisce e con essa arriverà il momento in cui...ti perderò. Ma sbaglio, suppongo di averti già perso. Non sei mai stato mio, eppure io sono ancora tuo. Così era, così è e così sarà sempre, a quanto pare. L’ho finalmente accettato: non c’è niente che io possa fare per cambiare tutto quello che è successo.
Takao...cosa posso mostrarti, che non hai già visto? Cosa posso dire, che vorresti sentire? Cosa posso darti...che non hai già? Perché hai il mio cuore, ora e per sempre.
Per sempre è un tempo lungo.
Ma in un certo senso...non lo è abbastanza per spiegare quanto sia potente questo fuoco che sento per te. Niente può offuscarlo, niente può spegnerlo, lo so, perché ci ho provato...
 
Dieci o più anni fa, ricordo quando fissavo l’acqua verso lo stesso tratto di spiaggia su cui ci troviamo tutti adesso. Guardavo la baia e il mare al di là di essa, e ancora più lontano rispetto alla mia vista, l’oceano nella sua vastità sempre fluente. A volte ripenso e mi chiedo perché passavo il mio tempo a fare una cosa del genere...c’erano cose migliori che avrei potuto fare, dopotutto, come allenarmi e perfezionare le mie abilità con il beyblade. Eppure, ogni tanto, prima di incontrarti, le onde e l’orizzonte erano per me compagni silenziosi in cui mi imbattevo di tanto in tanto.
 
Dopo averti incontrato, però, mi sono ritrovato a guardare in una direzione completamente diversa.
Le stelle.
Siamo arrivati qui appena passato il crepuscolo – noi abbiamo camminato, tu hai corso – e ora il cielo è all’apice della sua bellezza, limpido e senza nuvole, ogni costellazione brilla per farsi vedere.
Ce ne sono a milioni stasera. Ogni punto di luce illumina la sabbia e l’acqua del bagliore delle stelle, lasciando la sua presenza su questo luogo, eppure sono così lontani dalla nostra portata...come sei tu per me.
Perché hai voluto portarci qui stasera, Takao? Non lo so, e per una volta posso dire onestamente che probabilmente non lo capirò a breve. Il tuo cuore e la tua anima sono stati costantemente un mistero di cui avevo soggezione, perché li hai sempre posizionati nel posto giusto, anche quando le persone dubitavano che fosse così.
Takao...chi ha il tuo cuore? A chi appartiene la tua anima? Persino adesso, spero che...anche solo per una volta nella tua vita...siano stati dentro di me.
Ma ovunque il tuo cuore ti porterà, qualunque sarà la tua vera destinazione, so che non sarò un ostacolo. Perché...se l’amore significa lasciare andare...allora non ti ho amato più di quanto ti amo adesso.
E io ti amo, Takao.
Per il resto della mia vita.
 
^ ^ ^ ^
 
“Aaah, senti che arietta! È una serata fantastica” esclamò Max, respirando l’odore fresco dell’acqua di mare mentre il gruppo di amici attraversava la spiaggia. “La vita frenetica in America mi fa sentire la mancanza di cose del genere. La città non è mai così tranquilla come questo posticino”
Rei annuì e sorrise, scavalcando una pietra consumata dalle intemperie sul loro cammino. “Sì, riuscite a credere gli impegni nel mio villaggio sono aumentati?”, il giovane cinese guardò avanti, verso il punto in cui Takao sorrideva e correva a piedi nudi sulla sabbia con le scarpe in mano.
È tranquillo qui. E ho la sensazione che Takao stia cercando di dimenticare qualcosa di più del litigio tra lui e Naomi, pensò Rei, le sopracciglia leggermente inarcate per la preoccupazione circa la situazione in cui lui e i BBA erano coinvolti. Quali sono i sentimenti di Takao in tutto questo?
 
“Non preoccuparti, Rei”
Gli occhi di Rei si spalancarono e smise di camminare, guardando il giovane accanto a sé. “Max?”
Max si fermò a sua volta e lo guardò con un sorriso. “Ti ricordi i mondiali, vero? Quando nessuno pensava che potessimo vincere?”
Rei alzò le sopracciglia e annuì. “Sì...non potrei mai dimenticarlo”
“Beh” Max ricominciò a camminare e Rei lo seguì cercando di capire cosa volesse dire. “Sai che anche quando sembrava impossibile, Takao se la cavava sempre quando doveva farlo”
Rei sospirò e guardò di nuovo Takao. “Hai ragione” rispose e Max sorrise, respirando di nuovo profondamente l’aria fresca.
Penso che non interverrò più...stavolta è tutto nelle mani di Takao, pensò Rei, decidendo di seguire l’esempio sia di Takao che di Max per dimenticare alcuni problemi della giornata.
 
“Ehi ragazzi, non è fantastico!” gridò improvvisamente Takao a Rei, Max e Kai, quest’ultimo camminava molto più lontano dietro di loro. Takao agitò le braccia selvaggiamente, correndo all’indietro con un largo sorriso stampato in faccia. “Non c’è nessuno qui tranne n-OH! WO!” urlò, inciampando su un enorme tronco spiaggiato, le scarpe gli volarono via dalle mani.
“Uggh...” gemette mentre Rei e Max correvano verso di lui.
“Ehi, stai bene amico?” lo interrogò Max.
Takao gli sorrise e si sedette, togliendosi la sabbia dalla giacca. Vide dove si trovavano e sorrise ampiamente. “Oh sì, sto alla grande”
“Cos’è questo?” Rei si guardò intorno e vide alcuni tronchi più grandi disposti in cerchio attornò a un piccolo gruppo di rocce e bastoncini bruciati. “Una zona per falò?”
“Bello, eh?” disse Takao compiaciuto. “Kyoju e io l’abbiamo installata molto tempo fa e nessuno l’ha ancora spostata” l’ex campione del mondo si alzò e si spolverò i pantaloni.
“Serve altra legna” osservò Rei, poi individuò un mucchio di bastoncini e legna da ardere vicino all’erba. Il giovane cinese colse a raccoglierli.
“Quindi vieni spesso in spiaggia, Takao?” chiese Max lasciandosi cadere su un tronco.
“Qualche volta” rispose Takao gentilmente, poi tirò fuori una scatola di fiammifero dalla tasca posteriore, inginocchiandosi mentre Rei impilava la legna. “Okay, accendiamo!” sorrise.
 
Un fuoco di modeste dimensioni si appiccò ben presto sulla spiaggia quasi deserta, dove solo tre dei BBA erano comodamente seduti. Kai non si era unito a lui, preferendo rimanere sulla battigia per il momento. La luce del fuoco colorava la sabbia intorno di tinte calde e la luna si era alzata un po’ di più quando si udì una voce familiare che gridava:
“Takao!”
Il giovane promesso sposo, così come Max e Rei, si girarono e videro Kyoju che si avvicinava, portando goffamente alcune cose.
“Kyoju! Non pensavo che ce l’avresti fatta!” esclamò Takao allegramente.
“Vieni qui!” lo chiamò Rei agitando la mano.
“Uah...” il genio occhialuto ansimò mentre posava un pacco e la borsa del computer sulla sabbia. “Dimenticavo quanto è lontano questo posto in spiaggia!”
“Stai solo invecchiando perché sei seduto tutti il giorno in quel laboratorio!” scherzò Takao, strofinandosi il naso e guardando il mastro ingegnere del beyblade. “Hai bisogno di noi per oliare le tue vecchie articolazioni?”
“Ah, ah, ah. Molto divertente, Takao. Oh, comunque, questo è un regalo da mia madre” disse Kyoju ironicamente, sistemandosi gli occhiali. Spinse il pacco che aveva con sé verso Max e si sedette accanto a lui.
L’americano lo aprì con entusiasmo.
“Hotdog! Ah, tua madre è una santa!” disse Max felicemente mentre tirava fuori le altre provviste per preparare la cena.
“Cibo!” si rianimò Takao. “Mi correggo, Kyoju, sei arrivato giusto in tempo! Ancora non avevamo mangiato niente!”
Allo sguardo incredulo di Kyoju, Rei parlò: “A quanto pare siamo stati tutti impegnati in diverse faccende oggi”
Kyoju annuì, accettando la risposta, poi si guardò intorno. “Kai è venuto con voi?”
“Sì” rispose Takao prima degli altri, “vado a recuperarlo”, si tolse la giacca rapidamente e si arrotolò le gambe dei pantaloni, alzandosi in piedi e correndo per la spiaggia verso Kai.
Kyoju guardò l’amico allontanarsi, poi si voltò verso Rei e Max che avevano iniziato a cucinare. “Più le cose cambiano, più rimangono le stesse” disse pensieroso, “allora, ragazzi, sapete perché Kai sta mantenendo le distanze ora?”
Max inarcò apertamente le sopracciglia e porse a Kyoju un hotdog pronto. “Oh, per le stesse vecchie ragioni, credo”.
 
Era sdraiato sulla spiaggia quando lo trovò. Non era stato difficile, Takao conosceva a memoria quel posto, e Kai non si stava esattamente nascondendo. Il giovane uomo si era tolto il blazer e giaceva con le braccia incrociate dietro la testa, fissando la coltre scura del cielo sopra di lui.
“Ehi” disse Takao dolcemente salutando Kai mentre i piedi nudi lo portavano vicino a lui. Guardò oltre l’oceano, poi seguì lo sguardo di Kai in alto verso il cielo.
Sorrise teneramente. Quando mai ho potuto pensare che avrei avuto la possibilità di vedere Kai rilassarsi, per una volta...e guardare le stelle? Non sembra passato così tanto tempo dalla nostra separazione, il tempo è volato. Non abbiamo litigato né altro da quando è tornato...penso che da questa esperienza sia venuto fuori qualcosa di positivo, pensò Takao in un raro momento di malinconia. Le stelle erano molto luminose e Takao inclinò la testa per osservare meglio. “Serata fantastica, eh Kai?”
Kai si spostò lentamente, si sollevò sui gomiti e si mise a sedere, gli occhi puntati sulle onde che bagnavano la spiaggia a un metro di distanza. “Migliore di molte altre” rispose.
Il sorriso di Takao si allargò e guardò di nuovo il suo ex compagno di squadra, allungando una mano per sistemarsi il berretto prima di lasciare le mani lungo i fianchi. Kai lo guardò e i loro occhi si incontrarono.
Probabilmente è venuto a chiamarmi per la festicciola in spiaggia che stanno iniziando, immaginò correttamente Kai, interrompendo il contatto visivo con il motivo di molti cambiamenti della sua vita. Si alzò e recuperò la giacca da dove l’aveva lasciata, a terra.
Takao canticchiava amabilmente mentre Kai toglieva la sabbia dai vestiti e si voltava a guardare l’acqua della baia davanti a loro. La luce della luna splendeva invitante sulle onde e Takao fece lunghi passi fino al bordo dell’acqua, poi attese un secondo sulla sabbia bagnata prima che la marea arrivasse e l’acqua circondasse i suoi piedi nudi.
 
“Brr! Fredda!” esclamò Takao, tremando e saltellando a un piede all’altro in modo un po’ comica mentre la fresca temperatura lo assaliva.
“Takao” affermò Kai, gettandosi la giacca sulla spalla con un piccolo sorriso alle buffonate del più giovane. “Non hai di meglio da fare che giocare?”, la sua espressione poi divenne qualcosa di non definibile mentre lo guardava voltarsi, il viso proiettato nell’ombra della luna. “Ti ammalerai”
“Nah, non preoccuparti per me, Kai!” rise Takao, dando un calcio per cercare di schizzarlo. Lo mancò e quando gemette il sorriso di Kai riapparve.
“La cena è pronta laggiù!” Takao indicò un punto luminoso, lontano da dove si trovavano, “e io sto morendo di fame, quindi forza Kai, andiamo!”
“Inizia a camminare” rispose Kai.
 
Takao era insolitamente silenzioso mentre tornavano indietro. Con la coda dell’occhio Kai poteva vedere che aveva uno sguardo soddisfatto, ma la sua attenzione era altrove. Stava fissando il vuoto, senza notare dove stava camminando. Il piede coperto di sabbia di Takao si impigliò in un pezzo di legno e improvvisamente inciampò.
“Ma che-!” strillò Takao, raddrizzandosi rapidamente e cercando di non apparire imbarazzato.
“Imbranato” disse Kai divertito. Non quanto me, però. Mi sono innamorato così tanto di te...e non mi sono ancora ripreso, il buon umore di Kai si spense poco dopo quel pensiero – sapeva che dai suoi sentimenti non sarebbe mai uscito nulla.
“Eheh...zitto, Kai! Haha...” ridacchiò Takao, passandosi una mano tra i capelli e sorridendogli con un po’ di agitazione.
Kai fissò Takao prima di girarsi. “Andiamo” disse con calma, “la cena ti aspetta, Takao”
“Kai” Takao allungò la mano e gli toccò il braccio.
“Cosa c’è?” chiese Kai guardando il fuoco non troppo lontano, cercando di non farsi prendere dalla sua speranza per l’impossibile.
Gli occhi blu di Takao scrutarono il profilo, poi prese un profondo respiro.
È...molto più difficile di quanto pensassi..., rifletté Takao distrattamente mentre il suo sguardo vagava lungo il viso e il corpo dell’altro giovane adulto. Come si fa a dire a qualcuno che un tempo..., il promesso sposo scosse leggermente la testa ed espirò il fiato che aveva trattenuto.
 
“Kai, volevo dirti una cosa...da molto tempo ormai” disse Takao il più fermamente possibile.
Kai si voltò a guardarlo con aria interrogativa.
“Ma io...non so come la prenderai” continuò Takao, per la prima volta dopo tanto tempo la sua intera visione era composta unicamente dagli occhi scuri di Kai.
“Qualunque cosa sia, dilla e basta” disse Kai a bassa voce, volendo sapere cosa Takao desiderasse fargli sapere.
Takao aprì la bocca per seguire il consiglio di Kai, ma le parole non lasciarono le sue labbra e il promesso sposo si rilassò quando un’altra voce lo interruppe.
“ECCOVI QUI!” sospirò Kyoju, sollevato mentre correva verso di loro. “Ragazzi, non siete tornati abbastanza velocemente, la cena sta scomparendo!” spiegò, facendo cenno ai due di sbrigarsi e raggiungere il falò, lasciando la conversazione incompleta per un altro luogo e un altro giorno.
 
^ ^ ^ ^
 
Takao sbadigliò mentre scendeva le scale. Si stiracchiò e sbatté le palpebre confusamente, dirigendosi in cucina per fare colazione.
“Farò un’abbondante colazione, poi tutti arriveranno al dojo per lavorare...” borbottò tra sé, stropicciandosi gli occhi. Era vestito e pronto per la giornata, ma era ancora stanco per la serata prima trascorsa con gli altri BBA alla baia.
Mi sono mancati tutti davvero un sacco, pensò tra sé. Sbadigliando nuovamente, Takao frugò nel frigorifero e nelle credenze alla ricerca di qualcosa di buono. Dopo aver guardato una prima volta, ripeté la procedura e cercò nuovamente. “Dove sono le cose?!” si chiese Takao, esaminando gli scaffali praticamente spogli...poi i suoi occhi si assottigliarono.
“Nonno!” urlò Takao, correndo per la casa e aprendo la porta del dojo, “dov’è tutto il...! Cosa?” gli occhi di Takao si spalancarono per lo shock di quello che vedeva.
“Che sta succedendo?”
“Ehi, ragazzino non più tanto piccolo! Era ora che ti alzassi e ti unissi alla festa!” l’anziano signor Kinomiya rise di cuore e agitò la sua spada di kendo.
“Ciao Takao! Wow, ragazzo, sei cresciuto”
“Quindi questo è tuo nipote, eh Kinomiya?”
“Tutto pronto per il matrimonio?”
 
Gli occhi di Takao erano sbarrati mentre osservava diversi uomini anziani e di mezz’età, che conosceva come amici di vecchia data di suo nonno e stavano lavorando per eliminare il resto della spazzatura e riparare il pavimento. C’era persino qualcuno che stava rientrando con la vernice per ridipingere i muri. Tutti si erano fermati momentaneamente nei loro compiti per salutare il futuro sposo prima di continuare.
“Cosa...cosa stanno facendo tutti quanti?” sbottò Takao. Il signor Kinomiya si avvicinò e diede una pacca sulla spalla di suo nipote.
“Che ti succede, Takao?” disse il nonno, rivolgendogli un sorriso sornione e indicando i lavori che venivano svolti. “Non dirmi che stai perdendo la vista! Questi ragazzi hanno deciso di intervenire e sistemare il dojo in tempo record!”
Takao fissò il nonno con occhi larghi prima di sorridere con preoccupazione. “Cavoli nonno, perché hai deciso di dare una mano così tutto d’un tratto?” chiese Takao, lanciandogli un’occhiataccia.
“Ahahahah! Lo vedrai presto, lo vedrai presto” il nonno gli strizzò l’occhio e gli mise un braccio intorno alle spalle, guidandolo di nuovo in cucina.
“Ora, che ne dici di portare qualcosa da mangiare prima che arrivino i tuoi amici?”
“Non c’è niente in cucina” brontolò Takao, ma si lasciò condurre, dando un’ultima occhiata al dojo che veniva trasformato velocemente dietro di loro.
 
Quando i BBA arrivarono, furono sorpresi di essere accolti da una donna corpulenta che li portò un cucina, dove Takao e un gioviale nonno Kinomiya erano seduti al tavolo.
“Ehi ragazzi! Accomodatevi, accomodatevi!” insistette, alzandosi di scatto per far prendere posto a Rei, Max, Kyoju e Kai.
“Visto che siete appena arrivati, vi starete scervellando per sapere chi è questa bella signora” annunciò Kinomiya, indicando la donna che sorrideva a tutti loro.
“È la tua ragazza, nonno?” sorrise Max e Takao dovette portarsi una mano sulla bocca per trattenersi dal ridere, la sua faccia divenne rossa. Kyoju gemette e aprì il suo portatile, distogliendo l’attenzione da loro.
Dopotutto, Kyoku e Takao sapevano già.
 
“Ah ah!” il nonno ridacchiò e si strofinò i baffi, mentre la donna alzava gli occhi al cielo.
“No, buongiorno, miei cari” sorrise la donna amichevolmente. “Sono la madre di Naomi, è bello finalmente conoscervi tutti” fece un cenno a Kyoju, “e rivedere te, Kyoju”
“Oh! Piacere di conoscerla, signora Walker” le sorrise Max.
“Piacere di conoscerla, signora” disse anche Rei, prendendo la mano della signora Walker per salutarla, poi si riaccomodò con il resto del gruppo. “A proposito, dov’è Naomi?” chiese, guardandosi intorno alla ricerca di un segno della futura sposa, mentre la madre si sedeva accanto al nonno di Takao.
“In centro” rispose Kyoju tranquillamente, “tornerà per cena”
“Va bene, va bene!” disse Takao improvvisamente, battendo una mano sul tavolo e facendo sì che tutti si concentrassero su di lui. “Siamo tutti qui, quindi perché stavi facendo il misterioso?” continuò a voce alta, fissando suo nonno.
“Beh, ragazzino, sei pronto per una buona notizia? La felicità del matrimonio è in arrivo e tu hai vinto!” esclamò il signor Kinomiya, “capisci cosa sto dicendo?”
Kai aprì gli occhi e le sue sopracciglia si aggrottarono.
“Cosa intendi, nonno?” chiese Takao, gli occhi spalancati, momentaneamente perplesso.
“Con un po’ di fortuna, il matrimonio verrà anticipato di qualche settimana!” spiegò la signora Walker con un piccolo sorriso.
Le sopracciglia di Takao si alzarono sopra l’attaccatura dei capelli.
“Non è possibile!”
 
Il cuore di Kai si gelò. Le sue labbra si schiusero e non sentì nemmeno le proprie parole mentre le pronunciava. “Non potete”, la sua voce attraversò la stanza come se fosse stato un urlo.
Rei si girò a fissarlo. Anche i due più anziani e Kyoju lo guardarono.
“Kai ha ragione” intervenne Max prima che qualcuno potesse interrogare Kai. “Sapete, ho prenotato un bel posto per l’addio al celibato tempo fa, ma a due settimane prima della data iniziale!”
“Non preoccuparti mio caro Max, c’è un nuovo posto per il mio ometto e tutti voi prima del matrimonio!” il vecchio tirò fuori dai pantaloni un pezzo di carta. “Ecco i dettagli!”
“Fammi vedere!” Takao rubò il foglio dal nonno e lesse velocemente. Sbarrò gli occhi di colpo e sollevò lo sguardo come impazzito. “Coco’s Dance?!”
“Mhh” il nonno annuì con aria saggia, “è un ottimo posto, Takao!”
“Ah, suona un po’ strano...” esitò Kyoju, tirandosi il colletto.
“Non so, sembra divertente” osservò Rei riflettendo.
Takao alzò gli occhi al cielo e guardò Max, “Tu dove hai prenotato?”
Max sorride timidamente, “Uh...allo stesso posto”
“Allora è deciso” disse allegramente la madre di Naomi, “il matrimonio si terrà tra due settimane a partire da oggi!”
“Allora abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare” concordò Takao. Rivolse poi i suoi occhi blu sulla figura silenziosa di Kai, “non è vero, testimone?”
Kai fece un mezzo sorriso per un breve secondo, “Come sempre”.
 
^ ^ ^ ^
 
Era trascorsa una settimana da quella mattina e tutti i BBA avevano fatto il possibile per terminare i preparativi per il matrimonio. C’erano ancora alcune cose da fare, come gli abiti che apparentemente la madre della sposa avrebbe cucito. Quando l’intero gruppo stava organizzando l’allestimento del dojo, nonno Kinomiya ebbe un’idea.
 
“Va bene, ragazzi! PROVA GENERALE DEL MATRIMONIO!”
“Di già?!” gridarono Takao e tutti gli altri, tranne Kai e Naomi.
“Fidati di me, ragazzino, ti serve un po’ di pratica!” disse il nonno.
Naomi scosse il capo. “Mi dispiace nonno, ma i vestiti che dovremo indossare non sono ancora terminati” disse gentilmente, cercando di calmare i due, “come possiamo fare la prova adesso?”
“Non preoccuparti, piccola, è come fingere di giocare con carte che non hai” annuì Kinomiya, facendo cenno agli abiti che la ragazza aveva addosso.
“Uh, beh, suppongo di potermi mettere un vestito più carino...” offrì Naomi. Takao le mise una mano sulla spalla e lei lo guardò.
“Non devi farlo, il nonno sta impazzendo” le disse Takao.
“Va bene, Takao. Per me non c’è problema, tu cosa indosserai?” sorrise Naomi, divertita dall’espressione turbata di Takao.
“Mettiti un completo o qualcosa di simile, Takao!” gridò il nonno, uscendo dal dojo per continuare con i suoi compiti, seguito da una riluttante Naomi.
“Un completo?!” Takao ripeté la parola come se fosse un’offesa. Il giovane con il berretto sospirò sonoramente e si trascinò verso gli altri. “Un completo...ah, qualcuno di voi ha voglia di aiutare il vostro vecchio amico?”
“Cioè, nel vestirti intendi?” chiese Max incredulo.
“Dai, Takao, non comportarti come se non ne avessi mai indossato uno prima” aggiunse Rei.
“Sì, ma è stato tanto tempo fa e...dai, aiutatemi!” si lamentò Takao, stringendo il cappello in modo protettivo.
“Io no, sono impegnato con la musica” rispose Max mostrando un paio di cd e indicando con la testa lo stereo portatile che stavano usando.
Takao guardò Rei, che scosse il capo. “Io aiuto Max”
“Cosa!” Takao si infuriò e guardò Kyoju.
 
Il perpetuo ticchettare sul computer di Kyoju si fermò di colpo e il giovane occhialuto cliccò su una cartella, tirandone fuori un documento sui matrimonio. “In quanto braccio destro dello sposo, il testimone deve assisterlo nella scelta del completo e potrebbe essere responsabile di ottenere preventivi da sarti o società di noleggio” lesse dallo schermo.
“Può vestirsi da solo” disse Kai velocemente, incrociando le braccia e appoggiandosi al muro del dojo.
“Dai, Kai, sei il mio testimone, e i testimoni fanno le cose che ha appena detto Kyoju!” Takao sorrise ampiamente e afferrò il braccio di Kai, tirandolo.
“Takao!” obiettò Kai, il rossore si diffuse sul suo viso – se per rabbia o imbarazzo, Takao non lo sapeva – ma Takao sentiva il suo cuore alleggerirsi in ogni caso mentre attraversava il corridoio dal dojo, la mano di Kai stretta nella sua.
Takao sorrise. “Per di qua!”
 
^ ^ ^ ^
 
“Va bene Kai, puoi entrare ora” la voce di Takao risuonò dalla porta chiusa della camera da letto.
Kai sospirò e aprì gli occhi. Si era appoggiato accanto alla porta della stanza di Takao, cercando di riattivare il suo cuore. Il matrimonio si stava avvicinando e ogni secondo che passava era tempo perso e sprecato mentre osservava la nuova vita di Takao in costruzione e trasformazione in qualcosa che non avrebbe mai avuto spazio per lui, mente il dojo diventava una sala per matrimoni improvvisata.
Ad ogni tocco e sguardo che passava tra loro, Kai aveva cercato di cogliere l’occasione per mostrare ciò che sentiva. Per dire quello che sentiva.
 
Un giorno..., pensò Kai tra sé, allungando la mano sulla maniglia ed entrando in quella che era la stanza di Takao fin dall’infanzia, chiudendo la porta.
Il promesso sposo alzò lo sguardo dai polsini con cui giocherellava e sorrise a Kai con sollievo. “Okay, vedi, è questo il problema, Kai, sbaglio sempre con la cravatta...” Takao sollevò la stoffa per mostrarglielo.
“Ci vuole pratica, ma qualsiasi idiota potrebbe farlo” sbuffò Kai prendendo la cravatta.
“Ehi!” gridò Takao sulla difensiva, anche se non era realmente offeso. Fece invece un passo in avanti rispetto a Kai. Quest’ultimo si irrigidì e guardò i suoi occhi blu. Takao si era tolto il berretto per una volta e la sua lunga frangia era disordinata e ricadeva delicatamente sul suo viso.
“Allora sistemami la cravatta, Kai. Il nonno sta urlando di fare in fretta” affermò Takao con un ghigno ebete.
Solo tu puoi risultare bellissimo con espressioni del genere..., pensò Kai, il cuore gli batteva all’impazzata e la farfalle svolazzavano nel suo stomaco...poi le sue mani si sollevavano, le braccia lo cinsero mentre metteva la cravatta intorno al collo di Takao.
Takao chiuse gli occhi e rimase fermo lasciando che Kai sistemasse tutto.
Le mani di Kai tremavano debolmente, i suoi avambracci appoggiati sulle spalle di Takao, mentre scostava con cura la coda di Takao sopra la cravatta e le dita scivolavano tra i capelli scuri che aveva visto nei suoi sogni per così tanto tempo. Kai deglutì dolorosamente mentre lisciava il colletto della camicia bianca, sfiorando con la punta delle dita la pelle abbronzata di Takao. La vista di Kai divenne sfocata mentre tirava la cravatta alla giusta lunghezza, poi abbassava il colletto di Takao, raddrizzandolo. Quasi inconsciamente, le sue mani si mossero per effettuare il nodo, facendo scivolare verso l’alto per finire il lavoro. Kai premette leggermente la mano contro il morbido petto di Takao, prima di allontanarla in un fugace istante.
 
Takao aspettò un momento prima di aprire gli occhi e guardare Kai, una ciocca di capelli scuri gli ricadeva sulla fronte. Senza parlare, gli occhi a cercare quelli di Takao, Kai alzò una mano e scostò alcune ciocche dietro l’orecchio di Takao. Questi prese fiato e qualcosa di caldo che non sentiva da molto tempo riempì il suo essere. Si allungò e sistemò a sua volta i capelli di Kai prima di guardare nei suoi occhi castano ramati.
“Finito?” chiese Takao, la voce bassa nella stanza silenziosa.
Kai non rispose, ma alzò di nuovo le mani per lisciare una piega immaginaria nel colletto di Takao, appoggiando ancora le braccia sulle sue spalle.
Takao posò leggermente le mani sui fianchi di Kai, tenendolo sul posto.
Kai sentì la sottile pressione del tocco di Takao e si avvicinò di più, le mani sul colletto del giovane si stanziarono sulla sua nuca.
“Stai bene così” disse Kai piano.
“Io...Kai...” iniziò Takao ma si interruppe, i suoi occhi si socchiusero nei momenti in cui i loro nasi si sfiorarono.
“Io...” sussurrò Kai.
 
Dal piano di sotto la canzone lenta che stava risuonando improvvisamente cambiò in un ritmo veloce e Takao guardò in basso, gli occhi spalancati mentre lasciava cadere le mani dai fianchi di Kai.
Kai lentamente allontanò le braccia dal collo di Takao.
“Allora...fatto?” chiese Takao, gli occhi sulla porta mentre si lisciava la cravatta.
“Fatto” rispose Kai, incrociando le braccia e concentrandosi su qualcos’altro all’interno della stanza.
“Grazie” Takao gli sorrise rapidamente prima di dirigersi alla porta, aprirla ed uscire in corridoio. “Eh, probabilmente il nonno ha saltato una guarnizione...” fece una smorfia e sorrise, “Sbrighiamoci!” dichiarò prima di correre.
Kai fissò la foto incorniciata sul comò di Takao per un momento, poi si voltò lentamente ed uscì dalla stanza, chiudendo silenziosamente la porta.
 

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Capitolo 10
*** 10. Qualcosa di prestato ***


I giorni e le notti passarono in fretta, e quando arrivò la sera dell’addio al celibato, Kyoju si era preso una pausa dall’università per prelevare i BBA dai loro alloggi e dirigersi verso il luogo dove si sarebbe tenuta la festa. L’auto sterzò, fermandosi davanti al dojo dei Kinomiya quando il cielo era già buio. Kyoju tolse le mani dal volante e si voltò verso i sedili posteriori.
“Ce l’abbiamo fatta!” dichiarò, asciugandosi distrattamente un po’ di sudore dalla fronte con un fazzoletto. Anche Max e Rei stavano sudando e avevano espressioni leggermente impaurite. “Uhm, forse dovrei guidare io?” suggerì il giovane cinese, slacciandosi la cintura di sicurezza con cautela.
“È un pazzo!” sussurrò Max sottovoce, seguendo il suo esempio. Kyoju si sistemò i grandi occhiali mentre rifletteva: “Ah, beh, se proprio vuoi...”
“Sì, vuole!” disse Max. Rei annuì, cercando di rilassarsi rispetto al terribile tragitto appena vissuto.
Kai, che era seduto sul sedile anteriore della vecchia auto, allungò la mano e girò la chiave, spegnendo il veicolo.
“Oh, allora va bene” esclamò Kyoju guardando l’orologio sul cruscotto. “Ragazzi, è meglio che vi sbrighiate e andiate a prenderlo: presto dovremo essere al locale”
 
I tre ex compagni di squadra scesero dall’auto e si avviarono lungo il sentiero fino alla porta d’ingresso. Rei premette il campanello e aspettarono alla soglia. Kai guardò in basso, chiudendo gli occhi.
La prossima volta che Takao mi aprirà questa porta, pensò, saranno trascorsi anni. Sarà più vecchio. Avrà dei figli.
Kai aprì gli occhi e si spostò, appoggiandosi allo stipite della porta, lontano da Max e Rei, con le braccia conserte. Guardò il cielo blu notturno, i pensieri tornarono.
Non mi riconoscerà e non gli dirò chi sono...
 
La porta accanto finalmente si aprì e la voce di Takao raggiunse le sue orecchie.
“Ehi ragazzi, lasciatemi mettere le scarpe...”
“Oh Takao...lo stile di guida di Kyoju è un incubo!” rise Rei mentre insieme a Max entrava nell’atrio.
Takao sbatté le palpebre, dubbioso. “Di che stai parlando, Rei?” chiese, per poi sorridere, “gliel’ho insegnato io stesso”
“Stai scherzando...” iniziò Rei, poi si fermò quando vide Naomi, “Buonasera, Naomi” disse educatamente.
“Buonasera” disse lei avvicinandosi mentre Takao si infilava le scarpe da ginnastica. Guardò il suo fidanzato interrogativamente.
“Addio al celibato” disse Takao, sorridendo e stringendo più forte il velcro delle scarpe.
“Sì. Lo prendiamo in prestito per questa sera” disse Max sorridendo. Guardò poi Kai fuori, appoggiato alla porta, osservando fuori nella notte. Il suo sorriso si spense un po’ prima che tornasse su Naomi. “Non preoccuparti, lo riavrai per domani”
“Ehi” Takao finse di guardare male il suo amico, “simpaticone”, disse il giovane, roteando gli occhi mentre si infilava la giacca rossa.
Naomi sorrise leggermente, guardando in basso con le mani intrecciate davanti a sé. Non le era sfuggita l’occhiata. Stavano diventando sempre più frequenti, notò. E per quanto Kai sembrasse non esserne consapevole, sapeva che anche lui le notava. Sapeva che lui-
 
“Starai bene fino al nostro ritorno, vero?” le chiese Takao preoccupato, entrando nei suoi pensieri e guardandola...come se fosse un’amica. Come se fosse una sorella. Le sorrise e inclinò la testa di lato. “Conoscendo questi qui, potrebbe volerci un po’”
Naomi annuì, il sorriso divenne più evidente sui suoi lineamenti. “Non preoccuparti. C’è un sacco di tempo”
“Okay, muoviamoci prima che Kyoju esploda, penso di poterlo vedere emettere fumo da qui!” Takao strinse il pugno e sorrise ampiamente, uscendo dalla porta, subito seguito da Max. Si fermò quando vide Kai e quasi allungò la mano per toccarlo, ma Kai non lo stava guardando e Max lo spinse sulla schiena.
“Andiamo, Takao!” rise.
“Va bene, va bene!”
Rei si mosse per seguirli, lanciando una momentanea occhiata tra Naomi e Kai, prima di uscire a sua volta verso la macchina.
La bocca di Kai era tracciata in una linea sottile mentre si preparava ad avanzare.
 
“Oh, uhm...Kai?” parlò Naomi, attirando la sua attenzione. Gli altri BBA erano già seduti nella vecchia auto, mentre Kai girò la testa per guardarla, i suoi occhi scuri colpirono quelli di lei.
La ragazza potè scorgervi dolore.
“Potresti...prenderti cura di lui?” chiese. Stasera..., era la parola silenziosa a cui stava pensando, anche se un attimo dopo si rese conto che non era quella giusta. Per sempre..., si corresse nella sua testa.
Kai interruppe il contatto visivo e si voltò, allontanandosi dalla porta e dalla casa. Lei si mosse rapidamente per sostare sulla soglia, e Kai si lasciò sfuggire la risposta. “Lo farò”
Naomi chiuse con cura la porta e si diresse a una delle grandi finestra della casa. La giovane donna osservò l’auto che partiva, con un piccolo sorriso.
Allontanandosi dalla finestra, frugò nella tasca del suo vestito e tirò fuori una lettera. L’aveva ricevuta a inizio giornata, ma aveva mantenuto la notizia e la felicità per se stessa. L’indomani, l’avrebbe detto a Takao.
Adesso sapeva cosa provava.
Adesso sapeva cosa voleva.
 
^ ^ ^ ^
 
“Aaah, eccoci qui! Spero che siate contenti” brontolò Kyoju, la sua faccia divenne più rossa sotto la lunga frangia e gli occhiali, seduto sul sedile posteriore accanto a Takao e Max.
“Il Coco Dance” annuì Rei, leggendo il nome dalle brillanti luci al neon del locale e fermando l’auto nel parcheggio. I BBA uscirono dal veicolo e Takao si stiracchiò prima di piantare le mani sui fianchi.
“Allora, cosa si fa?” chiese, mentre si dirigevano verso l’ingresso.
“Già, Max?” domandò Kyoju.
“Ehm, non ne sono molto sicuro, hanno detto che dovevano essere una sorpresa quando ho parlato con loro. Non ho idea di cos’abbia richiesto il nonno...” rispose Max sorridendo, aprendo la porta.
Takao ghignò. “Siamo condannati”
 
^ ^ ^ ^
 
“Ecco a lei, signore”
 
Prendo il bicchiere dal barista e non dico niente. Seduto al bar nella sala principale ho preso qualche drink costoso, il sapore dell’alcool non mi è così sconosciuto. Non bevo spesso, ma può offrire un tipo di sollievo che a volte è necessario dopo una lunga giornata di lavoro. Sono solo qui, l’unica persona vicina è il barista, mentre gli altri clienti sono ai tavoli con gli amici. Tu e gli altri siete stati trascinati via per godervi lo spettacolo di un balletto privato e io non ho potuto seguirvi. Vedere altre ragazze avvolgersi intorno a te mi farebbe male, ne sono sicuro.
Male.
Uh.
Ordino un drink più forte, passando il mio bicchiere vuoto al barista.
 
È davvero passato così tanto tempo prima che riuscissi ad ammetterlo? Un tempo non mi sarei mai permesso di pensarlo, figuriamoci provarlo. Il tradimento di mio nonno e il modo in cui mi aveva usato per le sue ambizioni mi avevano reso fin troppo consapevole che il dolore era qualcosa che non volevo mai più. Le circostanze cambiarono del tutto per me e mi rifiutavo di riconoscere il dolore che avevo nel cuore. Non faceva parte del mio vocabolario.
Scappai, facendo sì che l’idea stessa di essere ferito emotivamente passasse in secondo piano rispetto a qualsiasi altra cosa. Ci fu un momento in cui dimenticai persino quel concetto. Un momento molto in basso nella mia vita. Avevo dimenticato tutto così profondamente da non rendermi conto di quando facevo del male a qualcun altro. Qualcuno come te.
Ti avevo tradito, perfino usato, te e gli altri, in un riflesso di quello che mi aveva fatto mio nonno. Eravamo sul lago ghiacciato in Russia e mi avevi appena sconfitto con il mio beyblade...qualcosa che desideravo fare a mio nonno. Quando ti inginocchiasti per raggiungermi, per cercare di aiutarmi, iniziai per la prima volta a sentirlo ancora.
Mi sentivo in colpa e mi dispiaceva per quello che non avrei dovuto fare, ma che avevo fatto comunque. Le tue parole e i tuoi occhi in quel momento pericoloso mi fecero provare innumerevoli sensazioni, e pur non potendolo ancora ammettere allora, mi faceva male sapere che ero stato io a causare tutto, e che forse se avessi preso la tua mano fin dall’inizio, non avrei dovuto farlo in quel momento.
 
Fu anche la prima volta in cui sentii che il mio cuore sarebbe stato danneggiato se non avessi mai più potuto rivederti. Quindi presi la tua mano, ma nel frattempo penso che tu prendesti il mio cuore. E non l’hai mai restituito.
Ma penso che non mi dispiaccia più. Puoi avere il mio cuore, Takao, non lo voglio...è sempre stato meglio nelle tue mani, d’altronde.
 
^ ^ ^ ^
 
La festa di addio al celibato era in pieno svolgimento nella stanza privata che nonno Kinomiya aveva prenotato. Un gruppo di ragazze era su un piccolo palco a cantare canzoni, in tenuta discinta per il promesso sposo. Max e Rei sembravano godersi lo spettacolo, e Kyoju era decisamente infatuato di tutte le ballerine, ma Takao...era annoiato.
Sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima volta da single e avrebbe dovuto divertirsi, ma non poteva fare a meno di pensare che avrebbe preferito giocare a beyblade tutta la notte piuttosto che stare seduto a guardare quelle ragazze.
Takao sorrise ironicamente tra sé. Il nonno sarebbe impazzito se avesse saputo che, a distanza di dieci anni dalla vittoria come campione del mondo, desiderava ancora giocare a beyblade. Erano passati secoli da quando l’aveva fatto. Il motivo gli bruciava sempre nella mente, anche adesso.
 
“Ehi, Kyoju...” disse Takao, alzando la voce sopra la musica, dando una gomitata sul fianco dell’amico per attirare la sua attenzione.
“Ah...eh?” rispose distrattamente Kyoju, i suoi occhi ancora sulle ballerine. Max stava parlando con una ragazza e Rei osservava la bottiglia di vino che aveva ordinato.
“Torno tra un po’, dimmi cosa mi sono perso. Va bene?” fece Takao.
Kyoju mosse la mano come a evitare che le chiacchiere di Takao lo disturbassero, e il giovane sorrise ampiamente, alzandosi e scivolando fuori dalla stanza.
Si fece strada tra la folla di persone nella sala, arrivando all’area principale. I suoi occhi blu scrutarono la grande sala prima di posarsi finalmente su una figura familiare seduta al bar. Attraversò lo spazio, saltando su uno sgabello accanto all’uomo in giacca e cravatta prima ancora di rendersene conto.
“Ehi Kai!” disse Takao allegramente, portando l’altro a girarsi per guardarlo.
“Takao” lo riconobbe Kai, riportando l’attenzione sul suo drink. “Perché sei qui?”
“Oh sai com’è...” sorrise Takao, “mi serviva un drink” spiegò, riferendo poi il suo rodine al barista.
 
Tra sé, Kai si chiese perché Takao fosse lì quando la festa non si sarebbe conclusa ancora per un po’. Ma non insistette.
Così rimasero insieme. Takao gli parlò dei momenti divertenti del passato, quando erano stati i BBA.
“Ancora non riesco a credere che tu avessi insegnato ad Antonio alcune mosse per battermi!” le chiacchiere di Takao diventarono più confusionarie mentre Kai ascoltava. Kai si portò un drink alle labbra mentre Takao continuava la conversazione.
“Ti ho mai detto quanto mi piacevi?” chiese il giovane. Kai si fermò, il bicchiere immobile contro le labbra, gli occhi incapaci di vedere. Un ampio sorriso si allargò sul volto dell’amico. “Suppongo di no, eh” Takao bevve un altro drink e sorrise a Kai, che si era voltato a guardarlo con occhi penetranti, “è un peccato” farfugliò Takao e mosse la mano per dare una piccola pacca sulla sua guancia. “Sei davvero favoloso stasera, Kite!”
Kai prese gentilmente la mano di Takao e la allontanò dal suo viso.
“Come?”
“Kei” si corresse Takao, poi strizzò gli occhi, “wow, voglio dire Kai...KAI!” dichiarò e alzò il bicchiere in saluto, tracannando il contenuto subito dopo, il bicchiere sbatté rumorosamente contro il bancone.
Kai guardò in basso dove stringeva leggermente la mano di Takao nella sua, lontano dalla vista. La lasciò lentamente, cercando di ricordare la sensazione di quella pelle.
 
“Sei del tutto ubriaco” osservò Kai, la voce uniforme, mentre finiva il suo drink.
“Mh?” Takao guardò Kai, poi fissò bruscamente il ghiaccio nel suo bicchiere. “Ehi, hai detto qualcosa, Dragoon?”
Kai gli rivolse un’occhiata strana, a cui Takao replicò appoggiando il gomito sul bancone e posando la testa tra le mani.
“Quanti gliene hai dati?” chiese Kai al barista, lo sguardo non lasciò quello di Takao.
“Cinque. A quanto pare non regge” rispose il barista, guardando divertito il promesso sposo ubriaco.
Quando Takao quasi cadde dallo sgabello, la mano di Kai scattò e lo mantenne fermo di riflesso. Non hai mai bevuto, vero?, pensò Kai, felice della constatazione.
“Takao. Mi vedi?” gli chiese, mettendosi di fronte a lui.
Takao lo fissò per un momento prima di rispondere con un sorriso. “Sì, certo” ridacchiò, “vedo perfettamente tutti e tre”
Kai storse la bocca in un’espressione di tenue rimprovero. “Ti porto a casa”
Chiamò un taxi chiedendo di venirli a prendere all’ingresso del locale, senza preoccuparsi di cercare gli altri perché il posto era diventato sempre più affollato con il trascorrere della serata.
L’auto arrivò e Kai aiutò Takao a salire sul sedile posteriore, dando istruzioni al conducente per portarli al dojo Kinomiya.
Sarebbe stato un tragitto lungo perché il traffico notturno li ostacolava.
 
Takao iniziò ad apparire leggermente indisposto. “Mi sto sentendo male...” gemette, per poi ridere leggermente, appoggiando la fronte contro il vetro fresco del finestrino.
Kai notò l’hotel in cui alloggiava dal finestrino. Guardando la faccia stordita di Takao, strinse le labbra.
“Giri alla prossima svolta e ci lasci in albergo” istruì.
Non ti riporterò dalla tua fidanzata in queste condizioni, pensò Kai, mantenendo lo sguardo fuori, ma si spostò sul riflesso di Takao accanto a sé.
 
Kai spostò il peso di Takao contro di sé mentre apriva la porta della stanza d’albergo.
“Ugh...” si lamentò Takao, “so camminare da solo” dichiarò, pur crollando pesantemente su Kai.
“Nh” rispose Kai, “ti sentirai male” disse piano, chiudendo la porta e aiutando Takao ad avvicinarsi al letto. Takao inciampò, il suo berretto cadde. Quando Kai si spostò per lasciarlo sul letto, Takao tirò giù anche lui e Kai perse l’equilibrio, cadendo sul materasso in una posizione semi-sdraiata.
“Eh” sorrise Takao, le braccia avvolte in maniera blanda intorno alla vita di Kai. Questi sentì il proprio cuore stringersi quando Takao avvicinò il viso al suo, facendo quasi toccare i loro nasi.
“Grazie” disse Takao.
 
È un incidente. Non ha intenzione di...di..., i pensieri svanirono dalla mente di Kai mentre la corta distanza tra il suo viso e quello di Takao diventava tutto ciò su cui poteva concentrarsi. Era così vicino...così vicino che avrebbe potuto baciarlo accidentalmente se si fosse mosso...così vicino da poter sentire il suo respiro sfiorargli le labbra.
Sentiva l’odore di alcool provenire da Takao e si dimenticò completamente del matrimonio che doveva aver luogo.
Potrei baciarlo, pensò Kai, se ne accorgerebbe se lo facessi?
 
Voleva farlo. Dio, come voleva farlo...ma non poteva, se Takao non lo voleva. E ovviamente non poteva volerlo.
Era così ubriaco, ma...
Fallo e basta...non avrai mai un’altra possibilità, si disse Kai avvicinandosi a Takao, i loro volti erano a pochi millimetri di distanza. Takao gli stava sorridendo, frastornato, e i suoi occhi blu si chiusero.
 
Fallo e basta! Non avrai mai un’altra possibilità!, il respiro di Kai accelerò e il cuore gli martellava nel petto.
FALLO E BASTA!, gridò la sua mente.
Kai stava tremando mentre inclinava la testa, i suoi occhi si socchiudevano, deglutì dolorosamente il groppo in gola, trovando difficile pensare.
Perdonami..., provò a dire a Takao, ma la sua bocca non funzionava.
Kai serrò gli occhi, una lacrima vagante uscì e gli scese lungo la guancia.
Ti amo.
 
Kai chiuse la distanza tra loro. La sua bocca premette dolcemente su quella di Takao e improvvisamente un decennio di angoscia fu cancellato e sostituito da una moltitudine di emozioni che si impennarono tutte dentro di lui, alternandosi nella loro intensità, ma allo stesso tempo ciascuna prendeva il controllo. Sentiva ogni giorno d’amore, ogni magnifico tramonto e ogni alba ripetersi ancora una volta, e tuttavia non erano all’altezza della semplice bellezza del tocco tra le loro labbra.
Da quanto tempo ci pensava, lo desiderava...lo anelava soffrendo? Per quanto tempo aveva sognato la sensazione, il contatto delle labbra di Takao sulle sue? Solo la singolare idea di un bacio da Takao lo aveva tenuto al caldo in tanti anni di desiderio e nelle notti più solitarie.
La bocca di Takao era leggermente aperta e si avvertiva il sentore piccante di quanto mangiato alla festa. Le labbra di Kai fremevano di passione repressa contro quelle di Takao.
 
Così tanto...
La mano di Kai si sollevò dalla spalla, carezzando teneramente la morbida guancia e i capelli di Takao. Altre lacrime gli scivolarono sulle guance e Kai premette più fermamente le labbra su quelle di Takao, il naso a sfiorare la sua guancia. Il sapore del bacio divenne salato, dolce e amaro.
Gli occhi di Takao erano chiusi, il respiro accelerato mentre le braccia rilassate intorno a Kai si stringevano gradualmente fino a che le sue mani non si aggrapparono alla costosa giacca del completo. La sua bocca si spinse contro quella di Kai, le sue labbra si aprirono maggiormente per ricambiare il bacio. Kai si immobilizzò per un istante, la sensazione di euforia correva lungo il suo corpo fino alla punta delle dita. Kai espirò lentamente dal naso, poi aprì le labbra contro quelle di Takao, prendendogli il respiro.
 
Rimasero così per un lungo momento. Le lacrime di Kai si erano fermate e i suoi respiri diventavano sempre più tremuli mentre una mano si scostava dalla spalla di Takao, arrivando a stringergli entrambe le guance.
Sentì le labbra di Takao spostarsi e, lentamente, Kai aprì gli occhi, notando lo sguardo fisso di Takao. Sembrava un sogno mentre Kai si tirava indietro, per vedere chiaramente la sua espressione. Takao stava sorridendo. I suoi occhi erano molto scuri – per il momento intimo o l’ebbrezza, Kai non lo sapeva...né gli importava...tutto ciò che contava era che Takao gli stava sorridendo.
Takao...è impossibile..., pensò Kai confuso, anche tu ti senti così?
Come poteva non sentirlo? Sentire tutto quello che Kai stava provando...era troppo potente per essere contenuto in una sola persona.
 
Il sorriso di Takao si addolcì, i suoi occhi socchiusi si fissarono su di lui, e una singola ciocca di capelli scuri volò fuori posto.
Qualcosa strattonò il cuore di Kai davanti a quello sguardo e, sbalordito, aprì del tutto gli occhi all’improvviso e lasciò andare frettolosamente il viso di Takao. Le brccia di Takao scivolarono dalla schiena di Kai, una mano si piantò pesantemente sul letto per impedirsi di cadere.
“Ugh...” gemette Takao, riprendendosi e alzando la testa per guardare Kai con aria confusa. Il giovane, ubriaco, alzò una mano scoordinata e la portò alla fronte.
 
Cos’ho fatto?, il pensiero era calmo, quasi distaccato, mentre Kai fissava Takao negli occhi. Tra un giorno si sposerà...e non con me...
Ma nonostante lo scorrere di quei pensieri, Kai si sentiva bruciare, i baci si ripetevano dietro i suoi occhi e sulle sue labbra. Sai cos’ho appena fatto? Sai cosa mi fai?
“Ah...eh...” Takao gli rivolse un sorriso, la mano ancora premuta sulla fronte. “Mi fa davvero male la testa...” farfugliò.
Kai lo guardò a lungo, le dita stringevano il tessuto dei pantaloni. “Sei ubriaco” disse infine, la consapevolezza lo faceva sentire stranamente tranquillo. I suoi occhi mostravano ciò che provava. Non poteva nasconderlo ora. Non era semplicemente possibile.
 
“Eh...” Takao ghignò di nuovo e all’improvviso tirò via la mano dalla fronte e fece scorrere le dita tra la lieve frangia di Kai, la mano si mosse per afferrare i suoi capelli prima di farsi in avanti e premere le labbra su quelle di Kai. Il bacio di Takao indugiò su Kai per qualche secondo, prima di lasciarlo andare, mettendo il braccio intorno alle sue spalle.
Kai sentì le guance accaldarsi e fu come tornare ragazzino, i suoi occhi erano spalancati e cercavano quelli blu di Takao.
“Takao-” Kai fu interrotto da un dito di Takao sulle sue labbra. Takao trascinò poi le mani sulle spalle di Kai e lo spinse. Caddero sul letto, rimbalzando leggermente contro il materasso. Kai fissò il soffitto, il cuore gli batteva forte mentre Takao si chinava su di lui, la lunga frangia pendeva e sfiorava la sua.
“Kai...” sussurrò Takao, abbassandosi, i suoi occhi stranamente limpidi. “Tu, sempre...”
I loro nasi si sfiorarono ed erano così vicini che si respirarono a vicenda, di nuovo.
Kai posò le mani sulla schiena di Takao, facendole scivolare lentamente verso l’alto per tenerlo fermo.
Kai avvertì la bocca di Takao piegarsi in un sorriso, poi Takao si piegò per mormorargli all’orecchio:
“...mi ricordi...”, la voce di Takao era pesante e bassa e faceva accelerare il respiro di Kai. “Ugh...” la sua testa iniziò a girare di colpo, si sentì stordito, la vista vacillava e perse i sensi, cadendo sopra Kai.
 
Kai sussultò mentre tutto il peso di Takao gli premeva addosso e rimase immobile per un momento. Rendendosi conto di quello che era successo, Kai chiuse gli occhi brevemente, poi con gentilezza fece rotolare Takao, disponendolo su un fianco. Kai guardò il viso tranquillo di Takao, la mano appena appoggiata sul suo braccio.
Non poteva più nasconderlo. Non dopo averlo baciato...approfittando di lui...non dato che si sarebbe sposato a distanza di un giorno. Non poteva più rimanere lì.
Chinandosi in avanti, Kai appoggiò il mento sulla spalla di Takao, la guancia sfiorava quella dell’altro, e i lunghi capelli scuri gli solleticavano la pelle.
 
“Addio, Takao...” disse piano.
 
^ ^ ^ ^
 
La luce attraversava le tende aperte della camera d’albergo e si diffondeva sui mobili e sul pavimento. La stanza era spoglia, priva di qualsiasi oggetto personale che era stato presente nel tempo in cui era stata utilizzata. Era pulita come all’inizio, non c’era niente fuori posto, tranne il letto. Le coperte erano avvolte intorno a una figura addormentata e immobile.
Sotto le coperte, Takao sentì la luce del mattino colpire i suoi occhi chiusi e li strinse più forte per cercare di bloccarla. Si era svegliato da un po’, la testa dolorante, ed era rimasto fermo nel letto caldo aspettando che passasse. I ricordi della notte precedente erano confusi e lentamente si rese conto di non sapere dove fosse.
 
Takao spalancò gli occhi, strizzandoli alla luce del sole.
“Uuh...” gemette, richiudendoli.
La porta della camera si aprì all’improvviso e una donna delle pulizie si precipitò dentro, andando dritta verso il letto per recuperare le lenzuola per il bucato.
“Uh...” fece di nuovo Takao da sotto le coperte, facendo sobbalzare all’indietro la donna per lo spavento.
“Oh mio dio!”
“Eh?” Takao sbatté le palpebre e lentamente scostò le coperte. La donna sorpresa, si calmò e scosse il capo. “Non ha fatto il check out, signor Hiwatari?”
Takao si sedette, gli occhi spalancati. Si guardò intorno e qualcosa di strano arrivò all’altezza del suo cuore quando si rese conto che era una stanza d’albergo. La stanza d’albergo di Kai. Il giovane si guardò, indossava ancora la giacca rossa e le scarpe della sera prima. Era svenuto?
 
“Un momento...check out?” chiese Takao.
“Sì, tutte le sue cose sono sparite. Tranne lei” rispose la donna, cominciando a sistemare la stanza.
Sparite...?, l’idea non sembrava vera e Takao ebbe difficoltà ad accettarla. Lui se n’era andato? La stanza era vuota di tutto ciò che Kai aveva potuto avere con sé. Takao guardò intontito la donna che si muoveva per prendere il cestino. Dentro c’erano alcuni pezzi di carta stropicciati e Takao parlò impulsivamente. “Ehi, aspetti! Non lo butti via!”
La donna alzò lo sguardo stupita e Takao scese dal letto, la testa gli girava, pescando la spazzatura dal cestino.
“Prendo solo...questo”
La donna annuì e rimise a posto il cestino. “Tornerò più tardi” disse rivolgendogli una strana occhiata, poi uscì, etichettando la porta per passare a ripulirla in seguito.
 
Non appena se ne fu andata, Takao si lasciò cadere sulla sedia della scrivania e fissò i fogli spiegazzati tra le mani.
Gli altri sanno che Kai se n’è andato? Perché dovrebbe andarsene poi...?
 
Alla disperata ricerca di qualsiasi tipo di indizio, Takao lisciò i pezzi di carta e lesse cosa vi era scritto.
Era il discorso da testimone di Kai per il suo matrimonio.
Takao sfogliò le pagine, leggendo il racconto di quando era stata formata la prima volta la squadra dei BBA, le descrizioni di divertenti scenette e il fatidico campionato del mondo. Nell’ultima pagina c’erano gli eventi più recenti, ma le parole finivano bruscamente, lasciando il resto della pagina vuoto.
Guardò l’unico foglio rimasto. Non c’era scritto molto, e per un secondo si chiese se fosse stato Kai a scriverlo, perché la grafia non era ordinata come in precedenza.
Takao l’afferrò e iniziò a leggere.
 
Takao,
ti amo.
 
Takao smise di respirare. Le mani del giovane cominciarono a tremare mentre i suoi occhi si concentravano su quelle parole. Per poco non lasciò cadere il foglio e sentì il proprio cuore battere dolorosamente di fronte a quel semplice scritto che cambiava...tutto...
Quasi troppo sconvolto per leggere il resto, Takao espirò il fiato che aveva trattenuto e si costrinse a continuare, chiedendosi in qualche modo se non si sarebbe rivelato uno scherzo.
 
Voglio che tu lo sappia. Anche se, credo, l’hai sempre saputo.
Manca poco al tuo matrimonio ed è sbagliato fartelo sapere, ma ti scrivo questo perché deve essere detto, e non posso dirti queste cose in faccia. Nemmeno dopo tutti questi anni.
Ti amo. Così tanto.
 
Nella sua mente, Takao capì perché la scrittura era difficilmente riconoscibile come quella di Kai. L’inchiostro era macchiato da segni di acqua in alcuni punti...in cui erano cadute delle lacrime.
 
Se mi chiedi.
Se mi chiedi cosa provo. Chiedimi se ti amo, non lo negherò...non posso negarti niente.
Takao, trova la felicità in qualunque cosa farai. Sempre.
 
Kai
 
Takao continuò a fissare le parole a lungo.
 
Mancavano poche ore al tramonto quando varcò il cancello del cortile di casa Kinomiya. Invece di entrare dall’ingresso principale, fece il giro e passò dal dojo. Era tutto pronto per l’indomani, e Takao percorse lentamente il corridoio improvvisato fino a raggiungere la porta che conduceva alla casa.
L’aprì ed entrò, c’era silenzio, quindi suo nonno non c’era al momento. Avanzò e aprì la porta della cucina.
 
“Takao” disse Naomi, alzando lo sguardo dal tavolo. C’erano una lettera e dei documenti sparsi davanti a lei.
“Io, ero, uh...” iniziò Takao, passandosi una mano tra i capelli disordinati, “...in spiaggia” concluse.
“Oh” disse Naomi, osservando più attentamente il viso distratto di Takao, “avevo sperato che rientrassi a casa prima” disse con cautela. “Kyoju, Max e Rei mi hanno chiamato. Hanno chiesto se fossi tornato a casa”, fece una pausa, “hanno chiesto anche di Kai”
Al suono di quel nome, Takao scivolò sulla sedia e scosse la testa, stringendo un pugno sul tavolo.
“Se n’è andato...” rispose Takao, più a se stesso, “se n’è andato...”
Naomi lo guardò, aprendo leggermente gli occhi. “Chi, Takao?”
“Kai” rispose, il semplice nome dava alla ragazza risposte non così semplici. La tensione che sentiva si placò e sorrise dolcemente. “È davvero speciale per te, non è così?”
Sì..., pensò Takao senza negarlo, senza chiedersi da dove provenisse quell’affermazione. Kai era sempre stato speciale per lui. Nel bene e nel male, non aveva mai spesso di essere il detentore di gran parte del suo cuore e delle sue attenzioni. Come avrebbe potuto anche solo cominciare a descriverlo? Kai non era solo speciale per lui, era molto di più. Per molto tempo Kai non era stato solo il ricordo del capitano dei BBA – era stato così tante altre cose che Takao non avrebbe saputo nominarle.
 
Come spiegare? Spiegare come si erano separati 10 o più anni prima...come aveva continuato a pensare a lui, quasi in ogni momento...come aveva chiaramente pensato a lui quando si era fidanzato...come si era sentito quando aveva aperto la porta d’ingresso e se l’era ritrovato lì...come...come aveva letto la lettera di Kai per lui, ripensando alle lettere che lui stesso aveva scritto, proprio come quella, per Kai, anni e anni prima...
Come poteva dirle che avrebbe voluto dire quelle stesse parole a Kai, solo giorni prima, solo per fargli sapere che un tempo si sentiva così...e pensare che l’aveva quasi fatto sulla spiaggia, quella sera.
Cosa poteva dire adesso?
 
“Lo...amavo” dichiarò Takao dopo un po’. Non c’erano altre parole. “Prima di conoscerti...” cercò un modo migliore per dirlo, ma non riuscì a trovarlo. “Io...lo amavo” disse semplicemente.
Il silenzio si prolungò tra loro per un po’, prima che Naomi alzasse lo sguardo verso di lui. “Lo so”
“Lo sai?” sbottò Takao sconvolto, suo malgrado.
“Sì, Takao” fu la tranquilla risposta, “e so anche qualcos’altro” sorrise lentamente, e il giovane di fronte a lei vacillò notando lo scintillio delle lacrime non versate nei suoi occhi. “Lo ami ancora” affermò.
Takao sussultò, la bocca già pronta a negare, anche quando il suo cuore confermava che era vero. “Naomi, i-io, no! L’ho dimen-”
“Non l’hai mai dimenticato” lo interruppe Naomi con un piccolo sorriso. Si asciugò gli occhi e rimasero insieme nel silenzio finché la luce fuori cominciò a scomparire e la stanza divenne buia. Il silenzio non era imbarazzante – era necessario, perché finalmente entrambi stavano realizzando la verità.
“Sono contenta che tu non ti sia mai dimenticato di lui” disse Naomi dopo un po’. Takao la guardò, shockato. “C’è una cosa che volevo dirti” lo guardò, “ora c’è qualcosa che ti aspetta, e io ho qualcosa che aspetta me, Takao...”
“Cosa intendi?” chiese lui confuso.
 
Un sorriso brillante illuminò il suo volto, non potendo più nasconderlo. “Sono stata accettata”
Gli ci volle un buon istante per rendersi conto di cosa lei diceva, ma quando lo fece, sbarrò gli occhi e rise di gioia. “L’università?”
Lei annuì, il sorriso si allargò. “Sarebbe difficile, credo, essere sposati e andare a scuola”
Era la prima volta che parlavano del matrimonio senza la madre di lei o il nonno di lui, e i due si guardarono, sentendosi liberi.
“Troppo difficile per me, comunque” continuò Naomi con leggero umorismo.
“Naomi” il viso di Takao assunse un’espressione pensierosa, poi si sciolse in un sorriso. “Potrei vederti nel tuo abito da sposa? Saresti bellissima”
La ragazza questa volta rise con convinzione. “Oh Takao”, ricambiò il sorriso, “lo so”
“C’è qualcosa che non sai?” scherzò Takao, guardandola con affetto.
“In realtà...qualcosa c’è” rispose misteriosamente la ragazza.
“Cosa?” Takao inarcò le sopracciglia.
“Il motivo per cui sei ancora qui” rispose lei con un lieve ghigno.
Capendo che stava parlando di Kai, Takao si fece più serio. “Io...” iniziò Takao, poi riprovò, “mi dispiace...”
“Non serve” gli disse lei. Takao sembrava voler dire di più, ma Naomi continuò, come se parlasse a se stessa. “Ricordo...tempo fa, quando prendevo lezioni da tuo nonno...mi hai portato nella tua stanza e mi hai mostrato quella foto di tutti voi. I BBA...” rimase in silenzio per un momento prima di alzare lo sguardo su di lui, “erano...storie incredibili, Takao. Lo so...vuoi averne di più” disse la giovane, “e so che ne hai ancora una da portare a termine”
Si tolse l’anello dal dito. Lo posò con cura sul tavolo e guardò il suo ex fidanzato con un sorriso. “Quindi vai a cercarlo”.

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Capitolo 11
*** 11. Una promessa ***


Ricordo quando mi resi conto per la prima volta di amare Kai.
Fu anni fa a Mosca, in Russia, prima del torneo mondiale. O...forse fu prima. Non lo so, ma ogni volta che lo guardavo allora, sapevo che...sentivo qualcosa.  Sì, sentivo qualcosa che ero certo non avrei dovuto provare per lui. Quando entrò nello stadio e fu annunciato il suo nome come membro dei Demolition Boys, il mio cuore iniziò a capire cosa fosse.
Non capivo come Kai potesse abbandonarci in quel modo: ero disperato di sapere il perché. Lui mi respinse, come sempre. Poi scoprimmo di Black Dranzer. Kai, se avessi saputo prima della tua famiglia e del tuo passato all’abbazia, avrei cercato di raggiungerti molto di più dopo aver notato che te n’eri andato. Ma allora eravamo solo bambini e tu sapevi sempre badare a te stesso...
 
Kai se n’era andato. E penso di aver pianto...perché avevo capito esattamente cosa provavo per lui. Lo amavo. Il mio affetto per tutti loro mi rendeva forte. Ma amore ed emozioni rendevano debole lui. Ecco perché se ne andò.
Prima di Kai, non avevo mai dovuto provare a farmi degli amici. Non per vantarmi, ma sono un ragazzo amichevole e mi riesce facile, ma questa volta...questa volta c’era qualcuno a cui non sembrava importare minimamente delle altre persone. Era egoista...arrogante...testardo...e crudele con i suoi presunti compagni di squadra. Non so cosa mi aspettassi dal capo di una banda, ma di sicuro non era quello che vedevo in Kai.
Cosa vedevo in lui?
 
Mi sono sempre soffermato a farmi questa domanda, ogni volta che snobbava me o uno degli altri, e quando ci troncava dicendo che non aveva bisogno della nostra amicizia, di noi. E poi mi fermavo di nuovo quando talvolta dava buoni consigli, nel momento in cui le cose iniziavano a farsi un po’ difficili. Quando voleva davvero conoscermi e quando mi sorrideva...
Nonostante il modo in cui a volte ci trattava, pur essendo insistente e serio – un sacco – era comunque una brava persona.
Da qualche parte dietro quel muro di ghiaccio che teneva intorno a sé, c’era qualcuno a cui avevo imparato a voler bene. Non avrei mai pensato che sarebbe successo, ma ci sono alcune cose che non si possono affrontare con una persona senza sviluppare nuovi sentimenti e comprensione...
 
Penso che ci fosse una parte di me che ha sempre saputo che lui sarebbe diventato speciale per me. In quei piccoli scorci in cui Kai si apriva, scoprivo che potevo vedere il mio cuore riflesso nei suoi occhi...in quei momenti, il mio cuore era suo prigioniero...
Cosa avrebbe pensato se avesse saputo che io, Takao, avevo iniziato ad amarlo? Non gli sarebbe piaciuto – no, è un eufemismo. Mi avrebbe evitato, perfino odiato...e forse se ne sarebbe andato per quello, a causa mia.
E per molto tempo ho pensato che fosse successo proprio quello.
Dopo i campionati del mondo, Rei era tornato in Cina e Max in America con sua madre, mentre Kai era rimasto in Giappone per un po’ prima di scomparire. Così, senza un addio o altro. Se ne andò e basta. Forse i miei sentimenti si manifestavano sul mio viso e nella mia voce ogni volta che eravamo insieme. O quando mettevo una mano sulla sua spalla, la lasciavo sempre lì un po’ troppo a lungo. In qualsiasi modo, le mie emozioni dovevano essere chiare come il giorno per lui. Non sono mai stato bravo a nascondere quello che provavo...
Ma era senza speranza.
 
Sapevo, con ogni fibra del mio essere, sapevo che sarebbe stato impossibile che lui ricambiasse i miei sentimenti. Cosa serviva, mi chiedevo, per farmi amare da lui? Non sopportava di starmi vicino...
Eppure, anche sapendo tutte queste cose, non potevo fare a meno di desiderare e chiedermi se c’era solo una piccola possibilità, una minima possibilità che Kai potesse effettivamente...
Ma no.
Così la superai.
Beh, almeno pensavo di averlo fatto.
Lui era dentro di me. Non sarei riuscito a liberarmi di lui nemmeno tentandoci. E, beh, il più delle volte non ci tentai.
Quindi smisi di dedicarmi al beyblade. Ci giocavo ancora di tanto in tanto, ma come potevo continuare quando tutto quello che vedevo era lui, il mio eterno avversario negli stadi e al di fuori di essi. Anche quando non ero con lui, combattevo contro di lui, combattevo contro il suo ricordo nella mia mente e contro i miei sentimenti.
 
Nessun altro poteva confondermi come lui. Con Kyoju, Max e Rei sapevo sempre a che punto ero. Ma Kai...durante tutti quegli anni trascorsi nella grande avventura del beyblade, per tutto il mondo, rimaneva così misterioso.
Sarei mai stato in grado di venirne a capo?
O forse non si trattava affatto di un mistero...forse era un rompicapo in attesa di essere messo insieme dalla persona giusta.
Ma non era così facile. Ogni volta che arrivavamo a un buon punto nella nostra amicizia, ogni volta che pensavo di essere riuscito a completare il puzzle rappresentato da Kai, avevo la sensazione che mancasse qualche pezzo. Forse aveva perso quelle parti di sé tempo prima, o qualcuno le aveva allontanate...in ogni caso, gli ci volle parecchio tempo per ritrovare se stesso...ma ora so che ha trovato quello che stava cercando. Sono riuscito a capirlo, guardandolo in queste ultime settimane.
Potrebbe essere molto vicino a quella perfezione che desiderava allora, ma ho visto che sta ancora cercando, anche se non così duramente come un tempo. O forse non sta cercando – forse l’ha già trovato...
Forse l’ultimo pezzo del puzzle ce l’ha qualcun altro...
 
Forse voglio averlo io.
È dentro di me.
E forse...questo è il motivo per cui, dopo così tanto tempo, ti amo ancora.
A volte vedevo te quando guardavo Naomi. Cosa significava? Pensavo di impazzire nel vedere uno come te invece della dolce ragazza che è Naomi. Ma notavo che mi ricordava così tanto di te, e non riuscivamo mai a parlare del nostro matrimonio. Inconsciamente, penso che avessi paura...che lei sapesse come mi sentivo nei tuoi confronti nell’istante in cui dicevo il tuo nome, raccontandole di te...paura, perché forse lei già sapeva.
E immagino che sia per questo che lo sto facendo.
Le ho promesso di trovarti.
E mantengo sempre le mie promesse.
 
Pensavo di aver scacciato tutti i ricordi dalla mia mente, ma...non posso fare a meno di ricordare dieci o più anni fa, e la promessa che mi ero fatto allora si insinua di nuovo. Avevo giurato che ci sarei sempre stato per te, in qualsiasi modo tu volessi, perché ne avevi bisogno, e credo che anch’io ne avessi un po’ bisogno.
Quindi c’è una cosa che devo fare ora. Qualcosa che non facevo da quasi dieci anni...qualcosa che avrei dovuto fare molto prima.
 
Lo inseguirò. Non ho intenzione di fermarmi questa volta perché adesso so che anche lui vuole che sia io a completare il puzzle.
 

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Capitolo 12
*** 12. Qualcuno che amo ***


Sabato mattina. Dojo dei Kinomiya.
 
La sala era splendidamente allestita con sedie e nastri per il matrimonio che si sarebbe tenuto quel giorno. Era vuota e anche se ciò preoccupava un po’ Kyoju mentre attraversava la grande stanza per entrare in casa, era più deciso a trovare i due promessi sposi.
Il giovane scienziato salì le familiari scale fino a raggiungere la camera di Takao, sperando di trovarlo. Entrando, trovò il nonno seduto sul vecchio letto del nipote, con in mano una cornice.
“Oh, signor Kinomiya! Dov’è Takao? È ora di iniziare a prepararsi” chiese Kyoju, controllando l’orologio da polso. Il nonno di Takao non sembrava aver sentito il piccolo genio, sedendo con la spada di legno che usava per esercitarsi e guardando l’oggetto nella sua mano.
“Takao...vecchio briccone...” disse infine scuotendo la testa e sorridendo dietro i folti baffi. Si alzò, le giunture scricchiolanti, prima di avvicinarsi al comò e posare la cornice.
“Signor Kinomiya?” chiese Kyoju.
“Avrei dovuto saperlo che non potevo fermare l’alta marea, Kyoju. Avri dovuto saperlo” disse il nonno saggiamente, e il più giovane lo osservò attraverso la sua spessa frangia mentre il vecchio usciva dalla stanza.
 
Kyoju si aggiustò gli occhiali, meravigliato, allungandosi a prendere la cornice e raddrizzandola. Vedendo la foto, Kyoju capì a cosa il nonno si riferiva.
“Oh Takao”, scosse il capo, “è sempre stato così, vero?” parlò tra sé, osservando la foto di un Kai distaccato ma rilassato steso sull’erba, inconsapevole di essere stato fotografato. Kyoju sorrise ironicamente. Presto avrebbe trovato per Takao una foto migliore.
 
^ ^ ^ ^
 
“Penso che tu sapessi che sarebbe successo” disse Max, guardando l’invito al matrimonio che aveva in mano e poi di nuovo Naomi. Erano seduti sul muro di pietra lungo la spiaggia, i gabbiani volavano alti.
“Credo di sì, fin dall’inizio” rispose Naomi a voce bassa, spezzando del pane da lanciare agli uccelli sulla spiaggia.
“Penso di doverti dire che credo...sia la cosa migliore che potesse accadere” disse Max sinceramente, esitante, preoccupato per quello che lei poteva pensare.
“Onestamente...” la ragazza sorrise, spezzando altro pane, “lo credo anch’io”
Max la fissò per un momento e poi sorrise ampiamente, scuotendo la testa prima di ridere. “Quindi lo dirai a tua madre a breve?”
Naomi sbatté le palpebre, poi prese il bouquet nuziale composto da fiori bianchi che giaceva accanto a lei sul muretto. Lo lanciò e il vento sparpagliò i petali ovunque.
Si voltò verso l’amico e sorrise. “Impossibile”.
 
^ ^ ^ ^
 
Il giovane cinese finì di percorrere il ripido sentiero sterrato che portava al suo villaggio natale. Mentre saliva la collina, i suoi occhi si spalancarono alla vista dei suoi compagni di squadra e della sua famiglia che lo aspettavano.
“Rei!” lo chiamò Kiki, salutandolo.
“Bentornato a casa, Rei” lo salutò calorosamente Mao correndogli incontro e stringendogli una mano tra le sue.
“È bello essere tornato” Rei sorrise ampiamente guardando il resto degli amici.
“Allora, com’è stato il matrimonio?” chiese Lai all’amico, mentre anche Gao annuiva.
“Mmh...” Rei sorrise, godendosi i raggi del sole, “ho molto da raccontarvi”
L’ex BBA intrecciò le dita con quelle della ragazza accanto a sé e guardò Mao dolcemente. “E penso di aver finalmente chiarito alcune idee su certe cose”
Il sorriso di Mao era abbagliante mentre lo tirava per condurlo al villaggio in cui erano cresciuti. “Vieni e raccontaci tutto, qui non è cambiato nulla”
“Sì, suppongo che mi tocchi, eh?” sorrise Rei, guardando il cielo luminoso.
Spero tu faccia quello che fai sempre, Takao. Risolvi la situazione, come sempre.
 
^ ^ ^ ^
 
Seduto nel mio ufficio nell’alto edificio della mia azienda, è passata una settimana da quando mi trovavo nella tua città natale. Ti ho lasciato di nuovo, anche dopo aver giurato che non l’avrei fatto, non potevo restare. Sarai di nuovo arrabbiato con me, questa volta ne sono sicuro – me lo aspetto, ma comunque immagino di non vederti più. Saresti disgustato: ne sono certo, se mi vedessi e ti ricordassi di come ti ho...baciato...mentre tu non ne eri consapevole...forse saresti felice che me ne sia andato. Per tutta la vita, ad ogni errore che ho commesso, c’eri tu insieme ai BBA a cui potevo tornare, e tu mi riaccoglievi, perdonavi, sorridevi...facendomi innamorare di te ogni volta...
Ma ora ho commesso l’errore più proibito e non potrò rivolgermi a te perché tu mi riprenda – non posso fare parte della tua vita.
 
Scorrendo le varie cartelle di importanti lavori da svolgere, ne apro una e comincio a leggerla attentamente, ma le parole non sembrano attecchire. La mia segretaria posa una tazza di the sulla mia scrivania e lanciando un’occhiata alla bevanda ambrata noto che è vicina, ma non del tutto, al colore della tua pelle in estate.
Sarai già sposato ora. Sposato e appartenente a un mondo completamente diverso dal mio.
E ora più che mai ho bisogno di dimenticare te e il tuo sorriso.
La segretaria mi informa che è ora del prossimo incontro. È già passato così tanto tempo?
La mia valigetta è pronta, vado a pranzo con il rappresentante di un’agenzia di adozioni a cui la mia azienda è solita versare donazioni.
 
Quando esco dalla macchina, il mio autista si dirige al parcheggio, un bambino con un berretto da baseball indossato al contrario mi corre accanto e io lo guardo mentre corre, ride, cercando di raggiungere i suoi genitori.
Qualcosa mi porta a osservare la scena un po’ più a lungo. E tutto ciò mi fa pensare a te.
 
“Di questi tempi è difficile trovare coppie che accolgano un bambino” mi dice la rappresentante, rimanendo sui convenevoli. Nel frattempo posso solo chiedermi se questa è una cosa che potrei fare. Tu sei sposato e avrai una famiglia...
“Ma davvero, una buona casa è tutto ciò che serve per alcuni di questi bambini” continua.
“Non sono sposato” dico, alzando lo sguardo e incontrando gli occhi invecchiati della donna, porgendole poi un assegno, “è un problema?”
“Oh” la donna sembra sorpresa dalla mia domanda e dall’improvviso interesse nel fare qualcosa di più di una semplice donazione. “Beh, non è obbligatorio per adottare...” mi spiega, poi sorride. “Lei è ancora molto giovane, signor Hiwatari, trovare una compagna e sposarsi potrebbe non accadere così presto. Magari tra qualche anno”
Penso a te e conosco la risposta. “Non accadrà” affermo, troncando la questione. Come potrebbe mai accadere, quando tutto ciò che ricordo sei tu? Sempre tu...
 
“Beh, questo è il mio biglietto” mi sorride. Ricambio debolmente il sorriso prima di prendere il suo biglietto e raccogliere le mie cose, preparandomi al lungo tragitto verso casa.
 
^ ^ ^ ^
 
“Da quella parte, signor Kinomiya” indica un dipendente, mostrandomi la via per uscire.
“Grazie” sorrido, dirigendomi poi nella direzione segnalata.
Quando esco dalla stazione dei treni è sera, mi metto in strada. Piove e non ho un ombrello, ma non mi è venuto in mente di portarne uno quando sono salito sul treno diretto a questo quartiere...quando prendo un taxi per arrivare a casa tua sono bagnato. È passato molto tempo da quando sono stato in questa zona del business giapponese. Chi avrebbe mai pensato che saresti finito qui? Chi avrebbe mai pensato che io sarei finito qui per stare con te...
 
Ed è quello che voglio. Voglio stare con te, quando ti vedrò: finalmente ti dirò quello che ho sempre sentito la necessità ti dire. Ti amavo...ti amo ancora. Sarà sempre così.
E ora so che non è impossibile che tu provi lo stesso...voglio sempre stare con te – non mi lascerai più e io non ti lascerò...saremo sempre insieme.
L’auto si avvicina a casa tua e pago la tariffa prima di scendere dall’auto, sotto la pioggia che cade. Percorro la lunga passerella che conduce all’ingresso principale della villa, incurante dell’acqua sulla mia testa non protetta. Per una volta, ho lasciato a casa quel vecchio cappello da baseball. Salendo la piccola scalinata verso la porta sorrido leggermente, pensando di come forse, un giorno, mi aspetterai regolarmente in cima a questi gradini...infilo il foglio nella tasca della giacca – le parole che hai scritto per confessarmelo ma che hai buttato via, non volendo che le trovassi. Ma invece l’ho fatto e sono qui, e ora siamo solo noi due. Alla fine, siamo sempre stati solo noi, no? Il vincitore di qualunque sfida l’uno contro l’altro si riduceva sempre a te e me. Ma vincere e battersi l’uno contro l’altro...non è mai stata quella la realtà. Anche allora, era sempre meglio quando eravamo insieme.
Passerei l’eternità insieme a te.
 
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Il campanello risuonò in tutta la villa e Kai si alzò dal suo studio per rispondere. Il suo staff si era ritirato per la notte e lui poteva gestire la seccatura, per una sera. Avanzando verso l’atrio principale, aprì la porta.
E il suo cuore si fermò.
 
I suoi capelli erano impregnati d’acqua, alcune ciocche appiccicate al viso, la giacca fradicia. Non sembrava però infastidito, nonistante la continua caduta della pioggia su di lui e sulla soglia. I suoi profondi occhi blu incontrarono quelli di Kai e il suo battito cardiaco riprese ritmo, più veloce di prima.
Takao sorrise debolmente e chiuse gli occhi quando la pioggia iniziò a scrosciare con più forza. Il giovane deglutì leggermente e prese fiato prima di guardare Kai.
“...Ehi”
 
Il viso di Kai era immobile e non disse nulla, ma al suono di quella voce la sua espressione stoica cambiò e le sue dita strinsero saldamente la maniglia della porta.
Takao studiò il suo viso prima di rivolgergli un sorriso incerto. “Ho trovato” disse Takao, guardando in basso e frugando nella tasca della sua giacca rossa, prima di tirare fuori un pezzo di carta stropicciato, “questo”. Lo sollevò, la pioggia picchiettò immediatamente sulla pagina, e alzò gli occhi per incontrare quelli scuri di Kai.
 
Takao lisciò con cura la carta tra le mani, cercando di asciugarla dall’acqua. “Qualcuno l’ha dimenticato nella sua stanza d’albergo” disse con fermezza, poi sorrise, ridacchiò, i suoi occhi non lasciarono mai quelli di Kai. “Non credo che volesse davvero essere il mio testimone di nozze”
Il silenzio si distese tra loro insieme alle gocce della pioggia, prima che la voce di Kai lo interrompesse.
“Sarebbe qualsiasi cosa per te” rispose infine, gli occhi fissi in quelli del suo ex compagno di squadra, “tranne uno sconosciuto o un nemico” aggiunse piano, la mano sulla maniglia ricadde lungo il fianco.
Takao lo fissò, stordito. Le sue guance iniziarono lentamente a bruciare e distolse frettolosamente lo sguardo, mordendosi il labbro. La pioggia aveva completamente inzuppato la lettera tra le sue mani, ma la piegò rapidamente e la rimise in tasca, guardando l’altro che aveva distolto lo sguardo.
 
“Kai...da quando sei tornato nella mia vita...” iniziò Takao, “non potrei immaginare di viverla di nuovo senza di te...” disse, la verità colpì Kai, e l’espressione di Takao divenne seria. “Non riuscivo a immaginare di essere...sposato con qualcun altro...” la sua voce si fece più intensa, “quando c’è sempre stata una sola persona di cui ho avuto bisogno”
Gli occhi di Kai scattarono a fissare la figura bagnata sulla sua soglia, le mani cominciarono a tremare leggermente. “Takao, cosa...” provò, “cosa stai cercando di dire-”
“C’è una sola persona che ho sempre amato” spiegò dolcemente Takao, la sua voce conteneva così tante emozioni. “Kai...mi ami?” chiese, i suoi occhi blu scuro cercarono l’altro.
E Kai non poté negare, non dopo così tanto tempo e tutto quello che era successo. La verità era tutto ciò che poteva dargli adesso. “...Sì”, il giovane rispose in modo brusco, fissando dolorosamente nello sguardo indagatore di Takao.
 
Una sola parola avrebbe permesso a Takao di capire tutto quello che provava per lui? Come poteva anche solo iniziare a descrivere tutta l’emozione che sentiva per l’uomo che aveva di fronte, mentre si bagnava sotto la pioggia sulla porta di casa sua? Sentiva il proprio petto costretto e gli faceva male pronunciare le parole impossibili che aveva desiderato dire, ma non gli era rimasto nulla da nascondere e non c’era altro da dire tranne quello.
 
“Ti amo, Takao” disse Kai, “ti ho sempre amato”
Lentamente, i lineamenti del giovane si sciolsero in un caldo sorriso, le gocce di pioggia scorrevano sulla sua lunga frangia in rivoli.
“Sai da quanto tempo ti amo io, Kai?” chiese Takao, la voce piena di fervore.
Le labbra di Kai si aprirono impercettibilmente, i suoi occhi si spalancarono e il suo corpo fu scosso dall’emozione. Il sorriso di Takao si allargò in un ghigno, e inclinando la testa per guardarlo, rispose alla domanda inespressa di Kai. “Da troppo tempo”
La pioggia batté più forte e Takao chiuse gli occhi, ridendo un po’, mentre la sua giacca si infradiciava completamente. “Eh...”, Takao aprì un occhio verso colui che amava.
Kai automaticamente spalancò del tutto la porta ed esitò un istante prima di posare la mano sulla spalla di Takao per tirarlo dentro, lo sguardo inchiodato a quello di Takao.
La porta si chiuse e i due si trovarono l’uno di fronte all’altro, all’ingresso, vicini, l’acqua gocciolava sul pavimento dai vestiti di Takao.
Takao avanzò per toccare Kai ma quando la sua giacca lasciò una grossa pozza d’acqua sulla camicia bianca di Kai, ritrasse la mano.
 
“Scusa...” fece una smorfia imbarazzata, sul punto di allontanarsi, quando Kai prese la mano bagnata di Takao nella propria, pallida.
“Non scusarti” sussurrò Kai, guardando Takao con desiderio. Portò la mano di Takao sulla propria guancia e gli si avvicinò. “Non devi scusarti per avermi toccato.”
“Kai...” implorò Takao, la mano sulla guancia dell’altro, i loro volti che si accostavano. Gli occhi si socchiusero ed erano così vicini da respirare la stessa aria, l’uno vedendo solo l’altro. “Sei sempre stato tu” sussurrò.
Poi Takao chiuse la distanza tra loro e le loro labbra si unirono in un bacio. Il suo naso fu premuto sulla guancia di Kai e la mano gli aggrappò alla sua schiena, mentre l’altra si intrecciava nei suoi capelli corti e scuri.
I capelli di entrambi si mescolarono mentre le mani di Kai si infilavano nelle ciocche arruffate di Takao e anche i suoi vestiti ora si inzuppavano, mentre i loro corpi si premevano insieme. Tutti i loro sensi si concentrarono sul bacio che si stavano scambiando dopo dieci anni di attesa.
 
E in quell’istante si dimenticarono come respirare. Ma non aveva importanza, perché in quel momento non avevano nemmeno più bisogno di rifiatare. Erano l’uno tra le braccia dell’altro e non c’era altro posto in cui avrebbero voluto essere.
 
^ ^ ^ ^
 
5 anni dopo
 
Siamo nella città natale di Takao, dove oggi si svolgono i campionati regionali di beyblade. È un nuovo edificio, che Takao ha aiutato a progettare con i membri della BBA. Gli incontri sono appena terminati e stiamo aspettando negli spogliatoi il momento di uscire.
Le mani abbronzate di Takao sono ovunque e le mie non si comportano diversamente mentre ci baciamo profondamente. Un’eternità simile era tutto ciò che avrei potuto sognare, e tu mi mostri che provi la stessa cosa mentre intensifichi il nostro bacio.
 
“Bleah! Ahahah!”
 
La risata ci interrompe e ci separiamo in tempo per vedere una piccola macchia rossa e blu correre fuori dalla stanza.
“Non mi prendi, non mi prendi! Ho il tuo beyblade!” una giovane voce urla maliziosamente, mentre il bambino agita il giocattolo in aria.
“Torna qui!” un altro ragazzino, più alto del primo, grida, rincorrendolo.
“Makoto? Non prendere il suo beyblade! Go, smettila di inseguirlo!” scoppia infine Takao, correndo dietro a entrambi.
 
Sospiro alla scena, i miei occhi puntati sul bambino più alto. Dopo aver appreso della mia reputazione di blader e aver visto le mie foto da giovane, mi ha voluto imitare tingendosi i capelli di due colori e pitturandosi il viso. Ho cercato di impedirglielo, ma Takao glielo permette, dicendo che sembra davvero mio figlio nonostante sia stato adottato...ma più che altro è ‘nostro’ figlio.
“Makoto, restituisci a Go il suo bey! Forza!” esclama Takao, afferrando Makoto per la collottola della maglietta, mettendo un braccio intorno alle spalle di Go e guidandoli entrambi verso l’uscita. “Ehi Kai, ci vediamo lì, ok? Oh, e ricordati la cravatta!” mi dice Takao, portato poi via dai due ragazzini aggrappati alle sue braccia.
 
Incrociando le braccia e appoggiandomi al muro, osservo la stanza alla ricerca delle loro borse e giacche prima di andare a recuperarle, sistemandomi la cravatta nel frattempo. Takao è diventato molto esperto a scioglierle, invece che ad annodarle.
Prendo uno zainetto multicolore e per quanto non ami ammetterlo, anche il bambino più piccolo ha un posto speciale per me. È figlio del fratello di Takao, e ha trascorso la maggior parte della sua vita vivendo con il suo giovane zio e me dopo che il fratello maggiore di Takao ha deciso di insegnare beyblade in tutto il mondo, e Takao lo tratta come se fosse suo. È di entrambi.
 
Tutti e due mi ricordano il ragazzo che una volta mi sconfisse in quel fatidico campionato regionale, 15 o più anni fa...e ne sono grato, perché non vorrei mai dimenticarlo, né le avventure che il signor Daitenji aveva pianificato per noi in seguito.
Ci eravamo trovati.
Era così che mi vedevo dieci anni fa? Ne dubito, ma nessuno può davvero vedere come sarà nel futuro.
Qualunque futuro io possa vedere per me stesso, so che non mi dispiacerà, finché Takao sarà al mio fianco e io al suo, perché alla fine, è tutto ciò di cui avremo bisogno.
 
Sto camminando lungo il familiare sentiero sterrato che porta a quello stesso fiume a cui sembra che siamo sempre destinati a tornare. Sulla sponda è stata allestita una zona di gioco e vedo i due bambini affrontarsi, Dragoon e Dranzer girano e attaccano, in un riflesso del passato.
Ti vedo sdraiato sull’erba verde e mi avvicino a te, togliendomi la giacca e sedendomici sopra. Ti guardi e tu sorridi, rivolgendomi quello sguardo che sembri riservarmi solo in momenti come questi.
 
“Kai” dici in modo cadenzato, come se avessi di nuovo tredici anni, “lo stai facendo di nuovo”
Alzo leggermente un sopracciglio alla tua accusa e tu alzi gli occhi al cielo, con lo stesso sorriso da ragazzo anche dopo tutti questi anni.
“Cosa sto facendo?” chiedo.
“Me lo stai ricordando di nuovo” rispondi, sedendoti lentamente e appoggiandoti sulle mani.
“Cosa?” domando, più interessato.
“Oh, sai” alzi le spalle, “mi stai ricordando la volta in cui ci siamo incontrati qui”, la tua frangia scura ti cade sugli occhi e continui, sorridendo. “Il mio alto, oscuro e bellissimo sconosciuto. Qualcuno che amo”
 
Lo sguardo nei tuoi occhi è fin troppo familiare e birichino e distrattamente allungo una mano, sistemandoti una ciocca dietro l’orecchio. Il fiume luccica grazie al principio del tramonto e tu fai scivolare un braccio intorno alla mia vita.
“Takao” dico.
“Sì, Kai?” rispondi, girando la testa per guardarmi.
E lo dico, anche se non è vero, perché sei Takao, il mio Takao, e hai dimostrato di essere l’ultima possibilità anche se tutto remava contro.
Sorrido. “Sei impossibile”
Tu ridi, ti appoggi a me e premi le labbra sulle mie. I nostri occhi si chiudono e al di là di essi il cielo è rosso, ma in parte è ancora blu.
E dopo...staremo a guardare il sole che tramonta.
 
 
 
Grazie a chi ha letto e apprezzato, ringraziamento extra a Henya per aver commentato! A presto!
 
 
 

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