La resa dell'uomo più vicino agli Dei

di fiorediloto40
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stupido orgoglio! ***
Capitolo 2: *** Sporca cospirazione! ***
Capitolo 3: *** Confusione ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Resa dei conti ***
Capitolo 6: *** Schiaffo morale ***
Capitolo 7: *** Ghiaccio e fuoco di nuovo insieme ***
Capitolo 8: *** Una giornata faticosa ***
Capitolo 9: *** Sabato sera! ***
Capitolo 10: *** Sei sempre stato tu... ***



Capitolo 1
*** Stupido orgoglio! ***


- Perché non ti amo - la frase, così dolorosa per chi stava ascoltando, uscì dalle labbra del bel cavaliere della Vergine con la facilità di chi non prova sentimenti, nemmeno un briciolo di pietà per la persona di fronte a lui.
 
Mu, in piedi davanti a lui, rimase pietrificato davanti alle parole prive di emozioni di colui al quale già da tempo aveva affidato il suo cuore. Un cuore che ora, come se nulla fosse mai accaduto, veniva gettato con noncuranza come fosse spazzatura.
 
Quella mattina era iniziata esattamente come tutte le altre, le solite incombenze mattutine, e poi l’allenamento al Colosseo. Il sole brillava alto nel cielo terso, l’estate stava entrando nel pieno della stagione, ed il caldo cominciava a farsi sentire, soprattutto per chi, come il tibetano, era abituato all’aria fredda e sferzante delle cime himalayane. 
 
Come ogni mattina, dopo aver sbrigato le consuete faccende domestiche, Mu era sceso ad allenarsi insieme agli altri cavalieri d’oro; indubbiamente avvantaggiato rispetto alla maggior parte dei compagni d’armi abitando nel primo tempio, la distanza da percorrere era minima. Il contrappasso era ovviamente rappresentato dalle convocazioni nella sala patriarcale.
 
Dopo essere sceso nell’arena, come da sua abitudine prima di iniziare l’allenamento, era salito sugli spalti con l’intenzione di salutare il suo partner con un leggero bacio sulle labbra.
 
Mu e Shaka erano diventati ufficialmente una coppia poco tempo dopo il loro risveglio. Atena aveva pianto molto la morte dei suoi cavalieri più forti e leali, così suo padre, mosso a compassione dal dolore della figlia, aveva esaudito l’unica richiesta che la dea gli avesse mai fatto, riportando in vita tutti i dodici cavalieri d’oro, più Kanon, che condivideva con Saga il tempio dei Gemelli, e Shion, che, nonostante qualche remora nell’accettare una nuova vita dopo anni di riposo, aveva acconsentito a riprendere il suo posto come legittimo Patriarca.
 
Tra i primi a svegliarsi grazie al loro cosmo, che, essendo più potente degli altri, aveva impiegato poco tempo a rispondere al richiamo divino, la prima preoccupazione di Mu e Shaka era stata l’uno per l’altro. 
 
Da quando l’Ariete era tornato in pianta stabile al Santuario, e nel susseguirsi delle battaglie culminate con la guerra santa contro Ade, i due cavalieri avevano compreso che i rispettivi sentimenti andavano ben oltre l’amicizia; l’affinità che li aveva sempre caratterizzati nei loro modi di essere, simili ed allo stesso tempo complementari, era diventato con il tempo un bisogno costante di essere l’uno accanto all’altro. A ciò si aggiungeva una forte attrazione fisica che, essendo stata messa da parte per adempiere ai loro doveri di cavalieri, non poteva più essere ignorata.
 
Ciò che accadde dopo il loro risveglio fu una naturale conseguenza di quanto avessero già compreso prima di morire.
 
Shaka si allenava raramente insieme agli altri; essendo il suo potere prettamente psichico, la maggior parte dell’allenamento consisteva nel rafforzare le sue già potenti tecniche. Le rare volte in cui praticava la lotta era insieme a Mu, ma sempre nella discrezione di uno dei loro templi. Tuttavia, ogni mattina scendeva al Colosseo solo per poter vedere il suo bellissimo agnello; al termine, si recavano insieme al tempio dell’Ariete, dove condividevano la maggior parte del tempo. Anche se ormai vivevano in tempi di pace, le armature da riparare erano sempre molte, e poiché la fucina era collocata nel primo tempio, per Mu era difficile stare lontano dalla sua dimora a lungo. 
 
Le notti, però, venivano trascorse quasi sempre nel tempio della Vergine, la cui collocazione garantiva alla coppia una maggiore discrezione.
 
Ormai erano passati sei mesi da quando avevano reso ufficiale la loro relazione, che diventava ogni giorno più solida; ovviamente vi erano momenti di attrito com’è naturale in ogni coppia, ma il loro sentimento, unito al rispetto e all’ammirazione reciproca, permetteva loro di superare ogni difficoltà, ogni incomprensione.
 
Il loro amore era evidente. E come ogni cosa evidente, arriva il momento in cui potrebbe infastidire qualcuno. Soprattutto qualcuno che non sta passando un buon periodo.
 
Milo e Camus vivevano una situazione diametralmente opposta a quella di Mu e Shaka. 
 
Una volta risvegliatosi, Camus aspettò pazientemente che il compagno tornasse in vita, e passò molto tempo al suo capezzale nella speranza che la sua vicinanza accelerasse il procedimento. 
 
Quando ciò avvenne tuttavia, la reazione dell’ottavo guardiano non fu quella immaginata... Milo era ancora profondamente ferito dal tradimento di Camus durante le battaglie; quantunque razionalmente capisse le ragioni che avevano motivato l’Acquario e, nonostante le spiegazioni e le scuse di quest’ultimo, aveva troncato con lui qualunque rapporto. L’amore di Milo e Camus non era un segreto per nessuno già da tempo, soprattutto perché lo Scorpione non aveva mai fatto mistero dei sentimenti che nutriva per l’amico, che però, schivo per natura, aveva sempre vissuto la loro relazione in modo più intimo e riservato. 
 
Con tutta probabilità, Milo aveva incanalato in quel rifiuto anche le precedenti frustrazioni dovute alla eccessiva serietà e freddezza del cavaliere dell’Acquario, intravedendovi la possibilità di fargli provare la sofferenza che aveva sempre subito a causa del suo carattere.
 
Naturalmente, vedere davanti a sé una coppia felice, lo rendeva estremamente depresso e vulnerabile a pensieri poco onorevoli.
 
Quella mattina era iniziata come tutte le altre, e la bellissima giornata non lasciava presagire nulla di ciò che sarebbe accaduto al primo guardiano.
 
Giunto nell’arena, era andato come ogni giorno dal suo compagno per salutarlo con un bacio, ma il suo dolcissimo sorriso svanì nel momento in cui Shaka voltò il viso dall’altra parte pronunciando un secco - No! -.
 
Perplesso, Mu raddrizzò la sua postura, essendosi abbassato per salutare il suo partner seduto, e inclinò la testa di lato in una domanda silenziosa, ma visibile sul volto accigliato. “Perché?”.
 
La risposta di Shaka, che, sebbene mantenesse la sua solita postura distaccata, sentiva il suo cuore lacerarsi, fu secca e pronunciata in modo che tutti potessero sentire - Perché non ti amo! -.

A quell’affermazione, un silenzio spettrale regnò nell’intera arena. 
 
Gli altri dorati, che stavano chiacchierando allegramente tra di loro prima di iniziare l’allenamento, si zittirono improvvisamente alle parole del cavaliere della Vergine, solitamente molto schivo su tutto, ed in particolar modo sulla sua vita privata. Inevitabilmente sorpresi, gli occhi di tutti si rivolsero al primo guardiano.
 
Nessuno sapeva cosa aspettarsi. Infatti, nonostante Mu vivesse nel Santuario ormai in pianta stabile, e andasse in Jamir solo quando l’allenamento del suo discepolo Kiki lo rendeva necessario, i suoi tredici anni di assenza, uniti al suo carattere gentile ma riservato, pesavano molto sui rapporti personali. Per molti Mu rappresentava ancora un mistero, e non sapevano che reazione aspettarsi in una situazione come quella. 
 
Tutti però sapevano che il genio dell’Ariete poteva essere imprevedibile...i suoi pensieri erano sconosciuti ai più, e solo pochissimi potevano intuire che cosa ci fosse davvero dietro al suo aspetto gentile.
 
Profondamente ferito per le parole di Shaka, che non comprendeva, poiché fino a quel momento l’indiano non aveva fatto nulla che lasciasse presagire quanto detto, oltreché umiliato dal fatto che avesse scelto un momento in cui tutti i loro compagni erano presenti, Mu ingoiò il dolore rimanendo apparentemente imperturbabile, solo i suoi pugni serrati lasciavano intravedere la rabbia che provava. 
 
Il viso impassibile, la voce calma come sempre, ma insolitamente dura - mi auguro che questo ti diverta Shaka... perché ti divertirà a lungo, da solo... - dopo aver marcato le ultime parole, voltò le spalle al sesto guardiano per scendere nell’arena.
 
Pur conoscendo bene l’Ariete, e nonostante la ragione gli suggerisse di aver agito correttamente, il cuore di Shaka comprese immediatamente il grave errore che aveva appena commesso; per qualche strana ragione immaginava che Mu avrebbe cercato di dissuaderlo, o forse lo sperava, ma le sue ultime parole, scandite in modo lento e chiaro, gli avevano gelato il sangue.
 
- Mu...- tradendo con la voce solo un minimo del nervosismo che in realtà stava provando, una sensazione così inusuale per l’imperturbabile Vergine, cercò di chiamarlo indietro, ma l’Ariete proseguì la sua discesa, non mostrando la minima titubanza.
 
Aphrodite, che come tutti gli altri cavalieri aveva assistito alla scena, era rimasto a bocca aperta. Istintivamente si mosse per andare incontro al suo amico, ma Deathmask lo bloccò tenendogli un braccio - Non ora, Fiore, non ora... - disse scuotendo la testa. Lo sguardo perplesso di Dite lo costrinse a continuare - Se adesso vai da lui a consolarlo, si sentirà profondamente umiliato, più di quanto lo sia già...lascialo per dopo, quando avrà bisogno di un amico...-.
 
Dite guardò Deathmask...aveva ragione, adesso Mu avrebbe dovuto sfogare la rabbia. Lo guardò con tenerezza, nonostante si conoscessero da tanti anni, quell’uomo continuava a stupirlo. Maschera, come lo chiamava Dite, era cambiato da quando erano tornati in vita. Il suo carattere conservava ancora molte asperità, ma la crudeltà che lo aveva sempre contraddistinto, era stata lasciata indietro...probabilmente nella loro vita passata. 
 
Quando Dite e Mu cominciarono una bella amicizia, dopo un chiarimento fortemente voluto dallo svedese che lo aveva ringraziato per le parole di fiducia rivolte a lui e a Deathmask davanti al muro del lamento, l’italiano inizialmente ne fu infastidito; conoscendo la bontà d’animo del primo guardiano, temeva che Dite potesse esserne affascinato. Tuttavia, sapendo che Mu era una persona molto seria, oltreché completamente innamorato della Vergine, e fidandosi di Dite che non gli aveva mai dato modo di dubitare dei suoi sentimenti, con il tempo aveva compreso che la loro era veramente un’amicizia e nulla più, e aveva finito con il guardare di buon occhio il loro rapporto. 
 
Inoltre, ma non lo avrebbe mai ammesso, nutriva molto apprezzamento per Mu...dopo lo scontro avvenuto al primo tempio nella guerra contro Ade, Maschera aveva dovuto rivedere l’opinione su di lui...l’Ariete arrabbiato era molto pericoloso.
 
In disparte, Milo ridacchiava sommessamente... Non avrei mai immaginato che l’avresti fatto davvero, e, lungi dal provare un minimo di rimorso e di rammarico per i suoi compagni, si crogiolava in una sorta di autocompiacimento per essere riuscito a dividere la coppia più ammirata del Santuario.
 
Se lui non era felice, perché gli altri dovevano esserlo?
 
Perso nei suoi pensieri, non si era accorto di qualcuno alle sue spalle...qualcuno che aveva notato le sue espressioni divertite durante tutta la scena, e nella sua mente brillante aveva già fatto qualche collegamento.
 
- Non so come e ne ignoro la ragione, ma so che tu c’entri qualcosa... - la frase sibilata nel suo orecchio, la voce, fredda quanto il suo proprietario, fecero sobbalzare Milo, ma Camus lo oltrepassò senza dargli il tempo di rispondere.
 
Pur potendo guardare solo le spalle dell’undicesimo guardiano, Milo alzò il mento in segno di sfida. 
 
Il suo piano era perfettamente riuscito, e non sarebbe stato di certo un insulso pinguino a rovinargli la festa. Ad una ad una sarebbe riuscito a dividere anche tutte le altre coppie del Santuario, Aphrodite e Deathmask, Aioros e Shura, financo Shion e Dohko. Nulla sembrava essere rimasto del valoroso Scorpione, quello che era amico di tutti, che faceva scherzi e organizzava feste per condividere la sua allegria con i compagni; l’astio e l’invidia che regnavano nel suo cuore spezzato, nutrivano la sua mente di pensieri arroganti e prevaricatori.
 
Ciò che probabilmente non aveva calcolato, è che prima o poi questo si sarebbe rivolto contro di lui. Questo era inevitabile.
 
Camus andò incontro a Mu che era appena sceso nell’arena, e, come se nulla fosse accaduto si rivolse a lui, il tono monotono come sempre - Mu, ti va di allenarci insieme? -.
 
Mu annuì con un leggero sorriso; pur essendo molto infelice, non avrebbe mai mostrato scortesia verso chi non aveva alcuna colpa.
 
In realtà Camus, in modo discreto, stava cercando di aiutare l’Ariete ad uscire dalla sgradevole sensazione di essere al centro dell’attenzione, ed infatti, dopo di loro, anche tutti gli altri cavalieri si dispersero per cominciare l’allenamento mattutino.

Pur non avendo condiviso in precedenza alcun legame, anche a causa delle rispettive assenze dalla vita del Santuario, Mu e Camus erano diventati amici da un po' di tempo a questa parte. 
 
A dirla tutta, quella di avvicinare il francese era stata un’iniziativa dell’Ariete. 
 
Dopo il rifiuto di Milo, Camus era scivolato in una profonda depressione, anche se a prima vista nessuno lo avrebbe notato; l’undicesimo guardiano, naturalmente schivo e taciturno, appariva agli occhi dei compagni come al suo solito. Tuttavia per Mu, dotato di una sensibilità ben più spiccata rispetto a quella di molti dorati, non era stato difficile capire che qualcosa non andava nell’Acquario, e dopo averlo visto spesso abbattuto mentre passava per il primo tempio, aveva cominciato ad invitarlo, a volte per un tè, talvolta per una partita a scacchi, a volte per parlare di qualche libro, dato che erano entrambi lettori incalliti e possedevano un’invidiabile biblioteca. 
 
Camus all’inizio aveva rifiutato; non avendo voglia di parlare con nessuno pensava che l’Ariete fosse solo l’ennesimo ficcanaso, ma vedendo che Mu non si offendeva né arrendeva, aveva finito con l’accettare i suoi inviti. 
 
Quale sorpresa era stata per l’Acquario che il tibetano non gli avesse chiesto nulla sulla sua vita privata!
 
La verità è che Mu voleva solo far capire al compagno d’armi di non essere solo; avendo percepito il dolore che albergava nel suo cuore, gli aveva fatto comprendere di essere a disposizione se e quando avesse voluto aprirsi. Il tibetano sapeva essere estremamente paziente, e pur intuendo i dispiaceri dell’altro, era molto discreto, e avrebbe aspettato che Camus si sentisse libero di sfogarsi. 
 
Cosa che, alla fine, avvenne. 
 
Dopo aver preso più confidenza, grazie al tempo speso parlando degli argomenti più disparati, e condividendo talvolta un silenzio confortante, Camus aveva finalmente aperto il suo cuore a qualcuno, facendo fluire mesi di sofferenza che gli affliggevano la mente e l’animo.  Mu si era dimostrato un ascoltatore attento e paziente; non emettendo alcun giudizio, si era limitato a raccogliere lo sfogo del francese e a confortarlo. In conseguenza di ciò, pur continuando a soffrire per l’atteggiamento di Milo, che manteneva fermo il suo rifiuto, Camus riprese ad avere una vita sociale quasi normale, e molto merito andava senza dubbio all’Ariete.
 
Naturalmente Shaka non aveva visto di buon occhio i nuovi amici del suo partner. 
 
Pur non avendo mai avuto motivo di dubitare della fedeltà di Mu, sia Aphrodite che Camus gli sottraevano tempo prezioso per stare con il suo agnello e, anche se la sua natura orgogliosa non gli avrebbe mai permesso di ammetterlo apertamente, era geloso che qualcun altro avesse le attenzioni del tibetano, anche solo per amicizia. 
 
Questo talvolta causava accese discussioni tra i due cavalieri ritenuti, a torto, i più pacifici del Santuario, ma Mu, nonostante intuisse i sentimenti di gelosia del sesto guardiano e ne fosse anche indubbiamente lusingato, era stato molto chiaro. Non avrebbe mai abbandonato chiunque avesse avuto bisogno di aiuto.
 
Shaka aveva accettato a malincuore la volontà di Mu; razionalmente riconosceva le ragioni che spingevano il suo compagno a comportarsi in questo modo, e d’altronde il suo nobile cuore era una delle tante cose che lo avevano fatto innamorare di lui, ma irrazionalmente non poteva fare a meno di essere geloso del tempo che Mu trascorreva insieme agli altri.
 
Era ovvio che, in quella giornata così spiazzante per l’Ariete, i suoi amici volessero aiutarlo.

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Capitolo 2
*** Sporca cospirazione! ***


L’allenamento era stato particolarmente intenso, Mu aveva sfogato la sua rabbia nella lotta, lasciando sé stesso e il francese particolarmente provati. Alla fine, entrambi sudati e sporchi di polvere, ansimavano seduti a terra con le gambe piegate e le braccia mollemente adagiate sulle ginocchia.
 
- Se in forma oggi Ariete! - mentre riprendeva il suo respiro regolare, Camus, cercò di rilassare l’atmosfera. Non era bravo in questo genere di cose, ma a suo modo tentava di mettere Mu a suo agio.
 
I bellissimi smeraldi del tibetano, pur non riuscendo a nascondere la tristezza che attanagliava il suo cuore, mostrarono comunque gratitudine verso l’amico, costringendo il loro proprietario a fare un piccolo sorriso - Diciamo che ero ispirato Acquario... - poi, alzandosi da terra e scuotendo la polvere dai suoi vestiti, gli offrì una mano per aiutarlo ad alzarsi - Che ne dici di andare? Ho davvero bisogno di una doccia, anzi...un bagno sarà decisamente meglio! -.
 
Il francese recepì il messaggio al volo…andare via da quel luogo il prima possibile!
 
Shaka aveva assistito all’allenamento per tutto il tempo, rimanendo fino alla fine nella speranza di poter parlare con Mu. 
 
In realtà si era pentito di quello che aveva detto nello stesso istante in cui aveva pronunciato quelle nefaste parole, e dentro di sé aveva già maledetto più volte sé stesso e quel dannato Scorpione che, approfittando di un suo momento di debolezza, aveva insinuato nella sua mente l’odioso tarlo che lo aveva portato a compiere quel gesto sconsiderato.
 
Flashback
 
Shaka stava meditando davanti al sesto tempio, concentrato su un pensiero che ormai era diventato un chiodo fisso...
 
Si sentiva appagato da quando aveva ricevuto questa nuova opportunità di vivere, l’amore di Mu lo aveva reso un uomo pieno e doveva ammettere di non essere mai stato così felice prima d’ora. Tuttavia, la Vergine non era mai stato un uomo comune, o meglio, la sua natura semidivina lo aveva reso un cavaliere tra i più potenti di sempre, ma completamente alieno alle problematiche che affliggevano gli esseri umani. Primo tra tutti, l’amore. 
 
Il dubbio che lo tormentava era se questo amore così forte lo stesse allontanando dal suo obiettivo principale... era la reincarnazione di Buddha, inoltre la sua vita era stata dedicata alla sua dea, ma avrebbe potuto perseguire il suo scopo essendo così assorbito da un sentimento verso un’unica persona? 
 
Saori, dopo il risveglio, aveva dato a tutti la possibilità di scegliere una vita, per così dire, normale, ma poiché tutti i cavalieri avevano scelto di rimanere al suo servizio, aveva augurato loro di non risparmiarsi più in ciò che avevano dovuto mettere da parte fino a quel momento, soprattutto l’amore; ed infatti era stata la prima a gioire di quella relazione nata tra due dei suoi cavalieri più forti e fedeli. 
Tuttavia, Shaka temeva di perdersi in una vita troppo mondana per lui che, essendo abituato a concentrarsi sui grandi misteri dell’universo, sapeva ben poco di argomenti quali le relazioni umane, e quelle amorose in particolar modo. Temeva di deviare pericolosamente da quelle che erano sempre state le sue certezze, fino a non riconoscere più sé stesso.
 
Concentrato sulla sua meditazione, non avrebbe mai immaginato che qualcuno potesse approfittare del suo momento di confusione per raggiungere i suoi scopi.
 
- Buongiorno Shaka, come stai? - chiese Milo passando per il sesto tempio.
 
- Buongiorno Scorpione, bene grazie, passa pure! - conciso, Shaka sperava che passasse il più velocemente possibile. Non aveva nulla contro Milo, ma sapeva quanto potesse essere fastidioso con i suoi interminabili monologhi se, malauguratamente, avesse avuto voglia di parlare.
 
- In realtà volevo parlare un po' con te Shaka...se non è troppo disturbo - lo Scorpione rimase fermo dov’era.
 
Shaka alzò gli occhi al cielo dietro le palpebre, che erano chiuse quasi tutto il tempo - Sto meditando Milo, forse in un altro momento... - e cercò di concentrarsi di nuovo. 
 
Non aveva fatto i conti con la caparbietà di chi gli stava di fronte.
 
- Solo un momento Shaka, ti prometto che ti ruberò solo un minuto, poi potrai tornare a fare quello che stavi facendo - un sorriso innocente gli adornava il viso.
 
Non vedendo altra via d’uscita che non fosse essere scortese con il compagno d’armi, l’indiano si rassegnò e con un cenno della mano lo invitò a parlare.
 
- Toglimi una curiosità Shaka...sei davvero la reincarnazione di Buddha? -.
 
Stupito da quella domanda, Shaka quasi aprì gli occhi, ma, non volendo mostrare la sua sorpresa, tenne la sua espressione imperturbabile e si limitò a rispondere con una domanda - Perché lo vuoi sapere? -.
 
Il greco non aspettava altro che quell’occasione, e già sentendo dentro di sé il sapore della vittoria, con la faccia più pulita del mondo riuscì a fingere un po' di preoccupazione.
 
- Beh, vedi, Shaka, in realtà sono preoccupato - la Vergine aggrottò le sopracciglia - perché se sei davvero Buddha...mi chiedevo...non dovresti concentrarti sull’aiutare le persone...essere una guida? Voglio dire, penso che la tua relazione con Mu sia una cosa davvero fantastica, ma...beh...ecco...permettimi di dirti che assorbe molte delle tue energie! Mu è un uomo, non ha una natura divina come la tua, è un semplice umano...forse mi sbaglio, ma prima ti vedevo molto più concentrato su te stesso, ora invece, sembri quasi l’ombra dell’Ariete...-.
 
Shaka non rispose a quelle che, di fatto, erano solo sciocche provocazioni, il problema era che erano arrivate in un momento delicato in cui già lui stesso faceva fatica a controllare i suoi sensi di colpa, e sentirsi rinfacciare le sue negligenze stava solo mettendo benzina sul fuoco.
 
- Ti ringrazio per la premura Scorpione, ma posso garantirti che la mia volontà è ferma ed è la stessa di sempre. Se mi scusi ora torno alla mia meditazione. Passa pure. - la voce calma come sempre, nonostante tutto.
 
- Certo, certo, Vergine, non volevo dire... io...beh... ho sentito anche altri cavalieri parlarne, ma se mi dici che è tutto a posto è così! - Milo agitava nervosamente le mani davanti a sé in un atteggiamento fintamente dispiaciuto, ma prima di andare via volle affondare il dito nella piaga - E d’altronde, per come sei preso, non potresti mai lasciare Mu... non credo che ne avresti il coraggio... voglio dire... tutti sanno che hai occhi solo per lui e l’agnello è una brava persona...ha anche dei “nuovi amici”...non credo che avresti il cuore di umiliarlo davanti a tutti... - era chiaro come il sole che lo Scorpione fosse infastidito dalla recente amicizia nata tra Mu e Camus, e, sapendo quanto la Vergine fosse possessiva con il suo partner, stava cercando di fare leva su tutti i punti deboli del sesto guardiano per mandarlo in confusione.
 
Detto ciò sparì immediatamente lasciando l’indiano già in apparente meditazione. 
 
In realtà Shaka stava ribollendo di rabbia dentro... dunque tutti sparlavano di lui! Questo non era tollerabile! In una situazione normale avrebbe tolto a Milo il senso della parola così da non dover più ascoltare le sue sciocchezze, ma in quel momento il suo orgoglio stava prendendo tutte le sue facoltà mentali...ombra dell’Ariete...non ne avresti il coraggio... nuovi amici... 
 
Totalmente accecato dalla rabbia da non rendersi conto del subdolo gioco di Milo, ci cadde dentro prendendo la decisione più stupida della sua vita. Se solo avesse parlato dei suoi dubbi con il suo partner, avrebbe risparmiato molto dolore, in primis a sé stesso.
 
Fine Flashback
 
Shaka fece un sospiro, ripensando a quanto accaduto il giorno prima capì di aver agito nel modo più sbagliato possibile; lo sguardo addolorato di Mu, la sua voce fredda... che diavolo aveva fatto???
 
Vedere l’Ariete andare via insieme all’Acquario lo fece sentire stupido e sconfitto, oltreché terribilmente geloso...soprattutto perché erano estremamente vicini e il francese teneva la mano su una delle spalle di Mu; ma non poteva dire né fare nulla, aveva messo il suo sciocco orgoglio sopra a tutto, privandosi lui stesso di quel diritto.
 
- Amico, ci sei andato giù pesante? - una voce, sgradita, lo fece trasalire. Soprattutto perché apparteneva all’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento, essendo la causa indiretta di quanto accaduto.
 
- Sparisci Scorpione! - Shaka non nascose il disgusto nella sua voce.
 
Milo sgranò gli occhi fingendo innocenza - Perché mi tratti così? Che cosa ti ho fatto? - quando voleva, sapeva recitare molto bene.
 
Non volendo sentire altro, Shaka si alzò in piedi dirigendosi verso la gradinata del Santuario. Ora la sua unica preoccupazione era quella di parlare con il suo, ormai, ex partner, sperando di poter chiarire le cose. 
 
Milo, intuendo le intenzioni di Shaka, si affrettò a seguirlo, continuando a ripetere la domanda.
 
- Me lo stai chiedendo sul serio? - Shaka si fermò all’inizio della scalinata che portava ai templi, voltandosi di scatto verso il greco ma continuando a tenere gli occhi chiusi. La rabbia dentro di lui stava aumentando, ed era chiaramente visibile sul suo volto.
 
- Un momento, frena Shaka! - fermo davanti all’indiano, che lo guardava con fare minaccioso, Milo finse un’espressione scandalizzata mettendo le mani avanti - mi stai accusando di qualcosa? Io ti ho solo fatto una domanda, il resto, se me lo permetti, lo hai fatto da solo! Non credo che l’uomo più vicino agli dei faccia quello che gli dicono gli altri... - aggiunse cercando di stuzzicare la sua vanità.
 
Shaka, per nulla convinto dalle parole di Milo, e già cominciando a sospettare che avesse agito intenzionalmente, avrebbe solo voluto spaccare il muso dell’insolente Scorpione; tuttavia, stava già sprecando troppo tempo con lui, e uno scontro avrebbe solo ritardato l’incontro con Mu.
 
Deciso ad ignorarlo, cominciò a salire i gradini.
 
Troppo presi dal loro disaccordo, nessuno dei due aveva notato che qualcuno li stava osservando già da un po’; qualcuno che aveva notato Milo avvicinarsi a Shaka, e ritenendolo strano, così come tutto ciò che era accaduto quel giorno, li marcava da una certa distanza nel tentativo di capire che cosa stesse succedendo. Qualcuno che non tardò a manifestarsi.
 
Salendo più rapidamente di Shaka, il quinto guardiano gli si parò innanzi manifestando senza mezzi termini il suo pensiero - Sei un idiota Shaka! -.
 
Shaka alzò gli occhi al cielo dietro le palpebre chiuse sbuffando infastidito... ci mancava solo Aiolia! Karma... non poteva essere altro...
 
- Occupati della tua vita Aiolia! - disse in tono secco e scortese, poi lo oltrepassò per riprendere la salita. Aveva fretta di raggiungere il primo tempio, e quei due gli stavano solo facendo perdere tempo!
 
Aiolia, però, non aveva alcuna intenzione di ingoiare le parole, e, salendo più veloce, gli si parò nuovamente innanzi bloccandogli la strada, incurante del cosmo di Shaka che cominciava ad alzarsi pericolosamente.
 
- Sei un dannato idiota Shaka! E non mi frega un cazzo che tu non abbia voglia di ascoltarmi... lo farai! - Aiolia era molto arrabbiato, quello che aveva fatto l’indiano a Mu aveva ferito anche lui. 
 
La verità era che il Leone nutriva dei sentimenti per l’Ariete; nonostante durante le battaglie avessero avuto più di un disaccordo dovuto al loro diverso modo di vedere le cose, Aiolia pensava che Mu fosse una persona eccezionale.
 
Durante i tredici anni in cui Saga aveva usurpato il trono patriarcale, anni in cui tutti i suoi compagni gli avevano mostrato un sincero disprezzo per condividere lo stesso sangue del “traditore”, Mu era stato l’unico ad averlo sempre trattato con gentilezza. Quando il Leone si recava a Jamir per far riparare la sua armatura, Mu era sempre cortese e ospitale; inoltre parlava di Aiolos con molto rispetto, quando lui stesso non aveva il coraggio di nominarlo. Per un momento, dopo il loro risveglio, aveva anche sperato che potessero essere qualcosa di più che semplici amici. Tuttavia, l’amore che Mu provava per la Vergine era talmente evidente, che Aiolia decise di farsi da parte per non soffrire né far soffrire l’amico. Aveva rinunciato alla sua felicità, sapendo che il cuore del tibetano era già occupato, e vederlo così profondamente ferito da colui al quale aveva dato tutto, lo aveva fatto schiumare di rabbia...Mu non lo meritava!
 
- Voglio solo sapere perché hai fatto quello che hai fatto Shaka... - passandosi le mani sul volto, il quinto guardiano cercava di parlare mantenendo la calma davanti all’indiano, che, a sua volta, stringeva i pugni per evitare di colpirlo - ti rendi conto di quanto sta soffrendo? Shaka... nessuno meglio di te conosce l’amore di Mu, se non lo ricambiavi più potevi trovare un altro modo per dirglielo, ma umiliarlo in questo modo è stato solo crudele! Anche se non siamo mai stati amici, posso dirti che questo comportamento non è neanche da te...-.
 
Shaka incassò le parole di Aiolia, la tensione sul suo viso, solitamente calmo, era evidente, ma non rispose nulla. Che cosa avrebbe dovuto dirgli? Che aveva perfettamente ragione a dargli dell’idiota? Perché sì, era stato davvero un idiota nel senso più stretto del termine! 
 
Per un momento di stupido orgoglio, per non sembrare debole agli occhi degli altri, aveva disprezzato l’uomo che amava follemente, perché sì, prima della sua missione, prima della sua dedizione, prima di sé stesso, Mu era ciò che più amava al mondo! Solo che lo aveva capito quando aveva visto il dolore cristallizzarsi nei suoi smeraldi, quando la sua voce, sempre dolce quando si rivolgeva a lui, era diventata improvvisamente fredda, quando le sue spalle lo hanno privato della vista del suo bellissimo viso, lo aveva capito guardandolo portare il suo dolore con dignità...Mu non lo avrebbe perdonato.
 
- Allora dovresti considerarti fortunato Aiolia - Milo, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare il dialogo a senso unico del Leone, si manifestò nel modo più inopportuno, un sorriso malizioso ed un sopracciglio alzato - puoi sempre consolarlo, no? Tutti sanno che muori dietro all’Ariete da sempre, e quale miglior... - ma non terminò la frase perché un colpo ben assestato allo stomaco gli spezzò il fiato.
 
Con il viso contratto dal dolore si girò per vedere chi lo avesse colpito. Gli occhi di Shura, carichi di disprezzo, erano pronti a divorarlo.
 
Shura e Aiolos si erano attardati nel loro allenamento, e, avendo visto la scena da una certa distanza, non avevano ascoltato la discussione tra Aiolia e Shaka, anche se l’agitazione del quinto guardiano non lasciava dubbi sul motivo del contendere per chi, come loro, era ben conscio dei suoi sentimenti. Decisi a passare senza intromettersi, erano però arrivati in tempo per ascoltare le parole sconsiderate dello Scorpione, facendo così saltare la consueta imperturbabilità di Shura.
 
Aiolia era suo cognato, il fratello del suo adorato fidanzato, e Shura non avrebbe mai permesso a nessuno di torcergli un capello, perché fare del male ad Aiolia significava far soffrire Aiolos. Nessuno toccava la sua famiglia!
 
Ignorando lo Scorpione piegato in due dal dolore, Aiolos raggiunse suo fratello, e prendendolo delicatamente per un braccio gli parlò con tono severo ma affettuoso - Non immischiarti Aiolia, dai, andiamo a casa... Shura... andiamo - disse facendo un cenno d’intesa al suo compagno.
 
- Sì Aiolia, vai a casa con il tuo fratellino! - incurante della presenza di Shura alle sue spalle, Milo voleva continuare a prendersi gioco del Leone, ma lo stesso non glielo permise.
 
Dopo un lungo sguardo rivolto allo Scorpione, Aiolia parlò con poche parole, pesanti come macigni - Mi fai pena Milo... sei l’ombra pallida di quello che eri un tempo... sono certo che c’entri qualcosa in tutta questa merda, ma sei talmente insignificante da non meritare neanche l’attenzione che ti sto dando... -.
 
In un altro momento Aiolos avrebbe rimproverato suo fratello per il modo in cui si era rivolto ai suoi compagni, ma non disse nulla; stavolta Aiolia aveva ragione su tutto.
 
Profondamente deluso dal comportamento dei suoi compagni, il quinto guardiano si ritirò seguito da suo fratello e da Shura, ma prima che fosse troppo lontano si voltò un’ultima volta in direzione della Vergine, che era ancora fermo ai piedi della salita - Shaka... ti farà male... se puoi cerca di rimediare, altrimenti ti farà male davvero... - e proseguì senza voltarsi più.
 
Shaka si mosse meccanicamente, riflettendo su ciò che aveva detto Aiolia. Milo, ancora dolorante, lo seguiva in silenzio.
 
La Vergine era a conoscenza dei sentimenti di Aiolia per Mu. Quando erano più giovani, aveva sempre sospettato che i suoi viaggi a Jamir non fossero dovuti solo alla riparazione dell’armatura. Aiolia, nel bene o nel male, non era mai stato bravo a nascondere le sue emozioni, e non aveva mai nascosto il suo entusiasmo all’idea di inerpicarsi su per le montagne tibetane, per far visita all’altro cavaliere.
 
All’epoca, convinto che Mu fosse un traditore, aveva addirittura sospettato che i due stessero cospirando contro il Patriarca, e anche se a distanza, aveva sempre sorvegliato quegli incontri tra i due cavalieri più disprezzati dai compagni. 
 
In realtà, l’indiano vigilava quando chiunque oltrepassasse le barriere della torre di Jamir... tuttavia, non comprendendo allora quelli che erano normali turbamenti adolescenziali del suo cuore, convinceva sé stesso di agire per il bene del Santuario. La realtà era ovviamente un’altra, ma la capì solo quando si ritrovò nuovamente faccia a faccia con il primo guardiano.
 
Perso nei suoi pensieri, arrivò finalmente sull’ampia piattaforma della casa del Montone Bianco.
 
Senza curarsi dello Scorpione, che lo seguiva ad una certa distanza, perché il colpo inaspettato ricevuto da Shura lo aveva piegato in due, Shaka si mosse velocemente e nervosamente verso l’ingresso del tempio, chiamando il suo guardiano - Mu! Mu! Sono io, ho bisogno di parlarti! - .
 
Non avendo ricevuto alcuna risposta, la Vergine si addentrò nel tempio dirigendosi verso le stanze private di Mu, quelle stanze che conosceva a menadito.
 
- Mu! - nessuna risposta.
 
In soggiorno, nessuna traccia dell’Ariete; in cucina ed in bagno la stessa cosa.
 
Tuttavia, fu quando aprì la porta della camera da letto che il cavaliere della Vergine rimase di sasso.

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Capitolo 3
*** Confusione ***


Aphrodite, in piedi davanti all’armadio aperto, si limitò a rivolgergli uno sguardo omicida, senza dire nulla. Tra le mani una piccola borsa di pelle, in cui stava riponendo alcuni effetti personali di Mu.
 
- Che cosa stai facendo Pesci?! - l’indiano sentì rapidamente il sangue salire al cervello vedendo qualcuno che non fosse lui toccare con disinvoltura le cose di Mu, e proprio lì, nella loro camera da letto. I denti serrati, avanzò pericolosamente verso il dodicesimo guardiano che, per nulla intimidito, continuava a fare ciò che stava facendo prima di quell’interruzione.
 
- Niente che non mi abbia chiesto Mu esplicitamente... - rispose in tono annoiato, sottolineando l’ultima parola, mentre piegava e riponeva con cura una delle tuniche del tibetano.
 
- Che significa questo? Dove diavolo è Mu?! - Shaka non si preoccupò neanche più di mantenere la solita impassibilità...vedere quella scena, un estraneo nella loro camera da letto, nel loro luogo più privato, profanare la sacralità della loro intimità, lo rendeva furioso.
 
- Calmati Buddha! - un sopracciglio alzato, il mento sollevato, non avrebbe dato a quel biondo arrogante la soddisfazione di sapere che il suo amico non stava affatto bene.
 
 - Mu è vivo e vegeto, e sta bene. Anche se, devo ammetterlo, hai fatto un lavoro eccellente oggi! Comunque, prima che tu possa agitarti, mi ha solo chiesto di prendergli alcune cose per cambiarsi. È a casa di Camus, e, se ben ricordi, questa sera è prevista la cena che Saori organizza ogni mese insieme a tutti i cavalieri... hai presente? Quella a cui non puoi non andare se vuoi continuare a ricevere acqua, elettricità,... - accompagnava le parole con un gesto della mano, come se stesse parlando ad un bambino.
 
Shaka, statico, fissava con gli occhi chiusi un punto immaginario. Aveva completamente dimenticato l’evento. Dopo tutto quello che era accaduto quel giorno, la cena con Saori era l’ultimo dei suoi pensieri...anzi, neanche quello!
 
Tuttavia, la dea era stata molto chiara quando aveva inaugurato la tradizione mensile di cenare tutti insieme al tredicesimo tempio...nessuno escluso, tutti i suoi cavalieri, comprese anche le amazzoni, avrebbero dovuto condividere quel momento di fratellanza ed amicizia.
 
- Ok, io ho finito, me ne vado - agitando solo le dita, Aphrodite passò davanti a Shaka, che, ancora immobile nella sua posizione, non rispose - ci vediamo più tardi - la sua voce più lontana, mentre usciva dalla casa dell’Ariete portando con sé la borsa che aveva preparato. 
 
Allo Scorpione, che era rimasto fuori dalla camera da letto, riservò solo uno sguardo di traverso.
 
Milo aveva ascoltato tutto, l’idea che ora Mu fosse insieme a Camus, condividendo l’intimità del suo tempio, lo stava facendo impazzire. Ma quando fece per avvicinarsi al sesto guardiano, ciò che vide che gli fece gelare il sangue nelle vene, facendo morire sul nascere qualsiasi parola.
 
Shaka aveva aperto gli occhi, e la sua espressione poco amichevole non lasciava adito a dubbi. Da lì a breve lo avrebbe attaccato.
 
Non nascondendo la paura sul suo volto, lo Scorpione fece alcuni passi indietro, temendo che, se si fosse girato di spalle, il soggiorno di Mu sarebbe stato l’ultima cosa che avrebbe visto prima di morire di nuovo; solo quando fu certo di essere fuori dalla vista della Vergine, girò i tacchi, dirigendosi verso l’uscita del tempio ad una velocità sorprendente.
 
Rimasto solo, Shaka vagò con lo sguardo per la stanza, sentendo una lama conficcarsi nel suo cuore. L’arredo era semplice, ma curato nei mini dettagli; ognuno di quei mobili era stato creato da Mu, e nella sua semplicità era stato fatto con cura, con precisione, con amore, come tutto quello che Mu faceva con le proprie mani...una lacrima di dolore gli sfuggì dagli occhi attraversandogli il viso fino alla linea del mento.
 
Proprio lì, su quel letto pulito ed ordinato, si erano dati l’un l’altro con amore la prima volta... i ricordi gli attraversarono la mente, mentre le scene di passione e di estasi che avevano vissuto in quella stanza gli strinsero il cuore in una morsa dolorosa.
 
Non potendo indugiare oltre in quel luogo, poiché, a causa della sua avventatezza si era privato lui stesso di quel diritto, con rammarico si voltò per lasciare la stanza; chiuse la porta con cura e si avviò verso l’uscita in direzione del sesto tempio, dove, solo con i suoi rimpianti, avrebbe avuto tutto il tempo di meditare prima di dover andare alla cena di Saori.
 
Tempio dell’Acquario
 
- Come stai Mu? - Camus si stava asciugando i capelli con un asciugamano, un altro legato alla vita, era appena uscito dal bagno, dopo aver lasciato che l’amico si lavasse per primo.
 
Fino ad allora erano rimasti in silenzio per tutto il tempo; anche durante il viaggio che avevano fatto insieme dal Colosseo all’undicesimo tempio, Camus aveva rispettato la volontà di Mu. Sapeva che avrebbe parlato solo quando si fosse sentito pronto. Lo ha rispettato come aveva sempre fatto Mu con lui.
 
Gli smeraldi fissi sul pavimento, Mu si destò quando sentì la voce dell’Acquario. 
 
Un sorriso triste sul volto, si voltò verso l’amico scuotendo lentamente la testa da una parte all’altra  - Non lo so Camus, ti giuro che da quando ho lasciato la mia casa questa mattina, non ho capito più nulla - seduto sul divano del soggiorno, coperto solo da un telo legato alla vita, i capelli color lavanda ancora umidi lasciati ad asciugare all’aria, Mu si strofinò il viso con le mani - credimi, vorrei piangere, ma mi sembra tutto talmente surreale, che non riesco a fare nemmeno questo... - un sospiro pesante gli sfuggì dalle labbra.
 
Camus stava per dire qualcosa quando una voce squillante echeggiò all’ingresso del suo tempio. 
 
- Ragazzi...siete presentabili? No, beh, non è tanto per me sia chiaro, sapete che non mi formalizzo, anche perché le docce comuni sono sempre state all’ordine del giorno in questo Santuario... ma non credo che Maschera sarebbe tanto felice all’idea che io sia qui insieme a due statue greche di immenso splendore! - a dispetto di quanto detto, Dite entrò senza cerimonie nel soggiorno di Camus, strizzando un occhio mentre pronunciava l’ultima frase.
 
- Niente che tu non abbia già visto prima, innumerevoli volte... - le braccia incrociate, Camus si limitò ad una leggera increspatura delle labbra. Da quando frequentava Mu aveva inevitabilmente preso più confidenza con Aphrodite e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, quello svedese pazzo riusciva a metterlo sempre di buonumore. 
 
Mu rispose con un sorriso gentile - Grazie per esserti disturbato, Dite, mi hai fatto un grande favore, non avevo proprio voglia di vedere nessuno passare da casa mia né di dover rispondere alle domande... -.
 
- E hai fatto bene mio caro! - lo interruppe prontamente lo svedese - Non sai chi si è presentato a casa tua mentre stavo preparando le tue cose... - aggiunse facendo dondolare la borsa di pelle che portava ancora tra le mani.
 
Mu e Camus si guardarono perplessi, aggrottando le sopracciglia.
 
- Proprio lui...il tuo Buddha personale! - disse puntando l’indice verso l’Ariete - E permettimi di dirti che non era per niente contento di vedermi in camera tua...credo che stesse per togliermi uno dei sensi - aggiunse pensieroso portando un dito alle labbra.
- Shaka... - Mu alzò uno dei tika che aveva sulla fronte, perplesso, riflettendo su quello che aveva detto Dite. Che ci faceva Shaka a casa sua? 
 
- Aspetta, perché non era solo... - il dodicesimo guardiano si rivolse a Camus - c’era anche il tuo ex amico, lo Scorpione amareggiato... ma credo che Buddha, dalla faccia che aveva, lo abbia mandato in uno dei sei inferni dopo che sono andato via! - aggiunse alzando le spalle.
 
Camus strinse gli occhi, il sospetto che aveva avuto quella mattina si stava rafforzando... Milo c’entrava qualcosa in tutto questo, e se così fosse, non era affatto stupito. Tuttavia, per quanto sapesse che Milo aveva le sue ragioni per essere ferito e amareggiato, indipendentemente da qualunque idea avesse in testa, non gli avrebbe permesso di fare del male ad altre persone, soprattutto ai suoi amici.
 
- A che cosa stai pensando? - anche triste e avvilito, Mu poteva quasi sentire il rumore degli ingranaggi mentali di Camus che lavoravano incessantemente.
 
- Niente, solo qualche idea qua e là - Camus fece un gesto di noncuranza con la mano - ma non appena avrò le idee un po' più chiare, sarai il primo a conoscerle -. 
 
Mu annuì senza insistere, ma qualche idea cominciò a formarsi nella sua mente.
 
- Bene, ragazzi, allora ci vediamo più tardi! Vado, altrimenti chi lo sente il mio italiano... - con gli occhi rivolti al cielo in un’ultima espressione buffa, Dite lasciò i suoi amici per salire la rampa finale che portava al suo tempio. Avrebbe dovuto prepararsi per la serata, e ci sarebbe voluto, come al solito, molto, molto tempo.
 
Senza aggiungere altro sull’argomento, anche Mu e Camus si prepararono per andare alla famigerata cena organizzata da Saori.

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


Sala patriarcale
 
Quando Shaka arrivò al tredicesimo tempio, le sue orecchie erano già ampiamente ferite dalla musica assordante. Abituato al silenzio del suo tempio o, al massimo, al rumore degli attrezzi di Mu quando gli teneva compagnia alla fucina, la confusione creata da tutte quelle persone insieme era la ciliegina sulla torta per garantirgli un sicuro mal di testa. 
 
La sala era gremita, come tutti i mesi, di cavalieri di ogni ordine e grado, comprese le amazzoni, che nelle occasioni ufficiali continuavano ad indossare la maschera, nonostante Saori avesse dato loro il permesso di toglierle quando volevano.
 
Istintivamente, cercò tra la folla una testa di capelli color lavanda, ma l’unica simile che vide si rivelò essere quella di Saori. Sbuffando, si avvicinò al buffet, dove si trovavano alcuni compagni d’armi; non era in vena di fare conversazione, ma non potendo rimanere fermo ed immobile all’ingresso, si diresse verso i suoi parigrado, sperando che non gli rivolgessero alcuna domanda sui fatti recenti.
 
Saga e Aldebaran stavano discutendo allegramente, il secondo più del primo, dato che aveva già dato fondo a diversi bicchieri di vino.
 
- Ehi Shaka! Sei venuto? - domandò Saga sorpreso vedendo il biondo avvicinarsi a loro.
 
- Avevo scelta? - Shaka rispose con una smorfia.
 
- No, beh, sai... - Aldebaran cercò di dire qualcosa, ma il tasso alcolico gli impediva di intavolare un discorso decente - niente! - concluse alzando le spalle.
 
Arrivato da cinque minuti, Shaka aveva già voglia di tornarsene al sesto tempio. Quel convivio per lui non aveva alcun senso, era andato pensando di stare lì il minor tempo possibile per fare la sua presenza, ma soprattutto, per poter finalmente parlare con Mu.
 
Ma qualcuno aveva altri piani.
 
Milo aveva puntato l’indiano da quando aveva messo piede nella sala del Patriarca. In disparte, era circondato da alcune amazzoni e da Misty, il cavaliere d’argento della Lucertola, con cui lo Scorpione si intratteneva di tanto in tanto, in vari modi, quando non aveva voglia di stare da solo. Per ovvie ragioni, l’argomento del giorno era la separazione di Vergine ed Ariete, e l’ilarità che regnava in quel gruppo, denotava che anche lì l’alcol stava svolgendo il suo ruolo. In nessun altro modo cavalieri di rango inferiore avrebbero potuto sghignazzare dei loro superiori.
 
Da un lato della sala si potevano vedere anche i cavalieri di bronzo, che, essendo i più vicini a Saori, non avrebbero mai potuto mancare a questi eventi ai quali la ragazza teneva tanto.
 
Milo sapeva, come tutti d'altronde, che Ikki di Phoenix aveva sempre avuto, dal momento dello scontro nella battaglia delle dodici case, una passione malcelata per un “certo” biondo, che però, ogni qualvolta aveva provato ad avvicinare, non gli aveva mai nascosto il suo disinteresse. 
 
Shaka aveva molto apprezzamento per i ragazzi che coraggiosamente avevano sfidato il mondo per amore della propria dea, tuttavia, i suoi sentimenti finivano lì. 
 
Intravedendo nella presenza di Ikki una possibilità di mettere una pietra tombale sulla relazione tra i cavalieri più spirituali del Santuario, Milo si diresse verso i ragazzi di bronzo, fingendo interesse nei loro confronti.
 
- Buonasera ragazzi, è un piacere rivedervi! - sorridente, Milo interruppe il loro discorso - Che si dice? -.
 
- Buonasera Milo! - Seiya rispose allegramente, probabilmente stava approfittando di quella serata per bere un po' più del solito - Beh, stavamo commentando la grande notizia del giorno... sai...la rottura... - decisamente su di giri, non si era accorto di parlare a voce un po' alta.
 
- Niente che ci riguardi! - lo interruppe Shun che, sempre gentile e corretto, non aveva intenzione di spettegolare su quel fatto privato.
 
- Ah, sì, molto spiacevole... - Milo finse un’espressione contrita, poi rivolgendosi a Ikki, che non aveva neanche risposto al suo saluto - che ne pensi Ikki? -.
 
- Che non siano fatti miei...nè tantomeno tuoi! - fu la secca risposta della Fenice che, facendo vagare lo sguardo intorno alla sala, prese un lungo sorso di birra direttamente dalla bottiglia.
 
Bene, bene, pensò Milo, questo sciocco ragazzo farà giusto al caso mio...
 
Infastidito dalla presenza dell’ottavo guardiano, Ikki lasciò i suoi compagni per dirigersi verso il buffet. Se da un lato la notizia della rottura tra Mu e Shaka lo aveva reso felice, perché poteva nuovamente nutrire la speranza che il biondo lo notasse, dall’altra gli sembrava tutto molto strano. Nessuno più di lui aveva osservato Shaka nel corso del tempo, e sapeva, nonostante questo gli facesse male, che nel cuore del sesto guardiano fosse tatuato il nome dell’Ariete. Non gli sembrava possibile che, da un momento all’altro, un amore così forte fosse semplicemente svanito. Doveva esserci sicuramente dell’altro.
 
Concentrato sui suoi pensieri, non si era accorto che lo Scorpione lo stava osservando da vicino, pronto a rilasciare il suo veleno.
 
Dopo essersi servito un’altra bottiglia di birra e deciso a tornare di nuovo dai suoi compagni, Ikki sentì improvvisamente incespicare i suoi piedi in qualcosa di indefinito, finendo rovinosamente addosso alla persona più vicina, facendola rotolare con lui sul pavimento. Sconvolto, si rese conto che la persona che aveva trascinato con sé nella rovinosa caduta, e che ora giaceva sotto il suo corpo guardandolo con odio, altri non era che il cavaliere della Vergine.
 
- Levami subito le mani di dosso! - il ringhio del sesto guardiano lo riportò alla realtà. 
 
Non volendo fare scenate, dato che era già l’argomento del giorno, Shaka aspettava che Ikki lo liberasse. Se fosse dipeso da lui, lo avrebbe mandato all’inferno. Nuovamente. Ma quella sera, con la dea presente, non era opportuno mostrarsi scontroso con uno dei suoi pupilli.
 
Il capitombolo aveva attirato l’attenzione degli altri cavalieri vicini al buffet, che guardavano la scena divertiti, tuttavia, il volume della musica rendeva impossibile sentire la voce alterata della Vergine.
 
Letargico a causa dell’alcol all’interno del suo corpo, nonché emozionato dal fatto di avere sotto di sé l’uomo che gli faceva battere il cuore, Ikki si dimostrò lento nel reagire alle minacce di Shaka. Istintivamente, scostò una ciocca di capelli dal viso del bellissimo cavaliere sotto di lui, sperando di poter finalmente rivedere le sue incantevoli iridi azzurre.
 
In quel momento, Shaka sentì un brivido freddo scendergli lungo la spina dorsale, ma non a causa di ciò che stava facendo Phoenix, anzi, stava per prendergli tutti e cinque i sensi, ma per l’improvvisa presenza di un cosmo che riconobbe immediatamente.
 
Voltando lo sguardo in direzione dell’ingresso, vide, da dietro le palpebre chiuse, Mu che lo guardava con orrore. 
 
Accanto a lui Camus, apparentemente imperturbabile ma notevolmente allarmato, faceva scorrere con discrezione lo sguardo tra l’amico, palesemente sconvolto, e l’indiano, che tentava di scrollarsi di dosso l’ingombrante Fenice. Non gli era sfuggito il particolare che Milo fosse nei paraggi.
 
- Credo che la festa per me sia già finita Camus... tu rimani, io vado a casa, per oggi ne ho avuto abbastanza... - un triste sorriso sul bel viso pallido - grazie di tutto amico mio... - non volendo continuare ad assistere alla scena che si era ritrovato davanti, oltreché umiliato per la seconda volta in quel giorno, il tibetano si voltò per infilare in fretta la porta dalla quale era appena entrato insieme all’Acquario, che aveva annuito comprensivo alle parole del primo guardiano.
 
Con il volto impassibile, anche se dentro di sé era dispiaciuto per Mu, il francese rivolse un’occhiata ostile allo Scorpione, che sembrava assistere alla scena divertito. Non aveva più dubbi sul fatto che fosse responsabile di quanto stava accadendo. 
 
Sentendo lo sguardo di Camus su di sé, Milo gli rimandò uno sguardo di sfida, sul suo viso un sorriso beffardo.
 
Intanto Shaka, che finalmente era riuscito a liberarsi di Ikki con poche cerimonie, corse dietro al tibetano, deciso a spiegargli tutto.
 
- Mu! - uscito fuori dalla sala patriarcale la sua voce si perse nel nulla. Il corridoio era già deserto, ma proseguì, Mu non poteva essere lontano. 
 
Determinato a raggiungerlo, uscì dal tredicesimo tempio, avrebbe parlato con Mu anche se avesse dovuto attraversare l’intero Santuario!
 
Lo trovò che aveva superato il tempio dei Pesci, ovviamente vuoto.
 
- Mu! Fermati per favore! - la voce dell’indiano echeggiò tra i corridoi bui e deserti. 
 
Il tibetano tuttavia non accennò a fermarsi, rendendo chiara la volontà di non volerlo ascoltare.
 
- Mu, devi ascoltarmi ti prego! - deciso a non lasciarlo andare via, l’indiano lo raggiunse e lo fermò tenendogli un braccio, ma quello che vide quando l’Ariete si voltò gli portò la sensazione di una coltellata in pieno petto.
 
Il bellissimo viso del primo guardiano era rigato da copiose lacrime; i suoi occhi, gli smeraldi che tanto amava, solitamente luminosi, riflettevano tutto il dolore che provava, e le labbra, sempre spiegate in un dolcissimo sorriso, tremavano per il dispiacere che provava.
 
- Perché Shaka? - Mu lo guardò negli occhi, dietro a quelle palpebre perennemente chiuse - perché mi odi così tanto? - liberandosi a fatica dalla presa che sembrava non volerlo abbandonare, fece per voltarsi, rendendo chiara l’intenzione di andarsene.
 
Shaka tuttavia era determinato a non lasciarlo andare. Prima avrebbe dovuto ascoltarlo, perciò lo oltrepassò e gli si piantò innanzi, deciso a non farsi sfuggire l’unica occasione di spiegarsi che avesse avuto in quella maledetta giornata.
 
- Mu, ascoltami... - la voce dell’indiano aveva quel tono dolce che usava solo con l’Ariete - io non ti odio, anzi, è l’esatto contrario, ti amo come non ho mai creduto fosse possibile amare... - i suoi occhi, finalmente aperti, fissavano il compagno con sguardo supplice.
 
- Che stai dicendo Shaka?! - gli occhi sgranati, la voce, solitamente calma, tradiva lo sgomento dopo le parole ascoltate - se solo poche ore fa mi hai detto esattamente il contrario! Davanti a tutti i nostri compagni! - .
 
- Tutto ha una spiegazione Mu, se solo hai la pazienza di ascoltarmi, non ti chiedo nient’altro... - continuava a fissarlo negli occhi, come se con quel gesto potesse calmarlo.
 
- Sei disposto anche a spiegarmi perché un istante fa ti rotolavi sul pavimento con Ikki? - la rabbia di Mu non poteva essere contenuta dallo sguardo della Vergine - per gli dei Shaka! Se non mi amavi più potevi dirmelo, ma questo...questo non è neanche da te! - Mu si strofinò nervosamente il viso con le mani.
 
L’indiano, pur riconoscendo le sue colpe, non avrebbe lasciato correre quel malinteso - No, Mu! Ti giuro, su ciò che ho di più caro, che è stato Ikki a cadermi addosso! - e vedendo uno dei tika del compagno alzarsi, segno che non era affatto convinto, aggiunse - Lo sai, come l’ho sempre saputo io che Ikki ha una cotta adolescenziale per me...ma sai altrettanto bene che non gli ho mai dato alcuna importanza, né speranza... non ti ho mai dato motivo di dubitare della mia fedeltà, così come hai fatto tu, nonostante... - si zittì, rendendosi conto di essere andato troppo oltre con le parole.
 
Shaka stava per nominare il quinto guardiano, ma poiché era sempre stato convinto che Mu non si fosse reso conto dei sentimenti che il Leone nutriva per lui, temette che metterlo in mezzo in una situazione come quella, potesse aprirgli una porta nel cuore del suo compagno.
 
Tuttavia, capendo di non poter lasciare cadere l’argomento, cercò di pensare velocemente a qualcosa da dire, ma Mu lo anticipò.
 
- Nonostante Aiolia... - la voce di Mu aveva perso la rabbia di qualche momento fa, ma il tono era insolitamente freddo.
 
- Lo sai??? - Shaka sgranò gli occhi dalla sorpresa.
 
- L’ho sempre saputo... - Mu rivolse al compagno uno sguardo tagliente - non sono così sciocco come credi Shaka... -.
 
- È l’ultima cosa che penserei di te... - Shaka scuoteva lentamente la testa in segno di diniego - perché non mi hai mai detto niente? -.
 
Un sorriso amaro comparve sul volto del tibetano - Perché non ho mai voluto darti inutili preoccupazioni! Ho sempre saputo dei sentimenti di Aiolia, e, pur provando per lui un grande affetto, non ho mai potuto ricambiarlo... - poi, alzando gli occhi al cielo per ricacciare indietro le lacrime, aggiunse - E vuoi sapere perché non sono mai riuscito a provare per lui o per chiunque altro qualcosa che non fosse affetto o stima? -.
 
Shaka non riusciva a staccare lo sguardo dal volto dell’Ariete. Anche se non era il momento, pensava che fosse bellissimo.
 
- Perchè amo e ho amato sempre e solo te, idiota! - le lacrime trattenute ricominciarono a segnare il volto di Mu.
 
L’indiano stava facendo un enorme sforzo per non sciogliersi in un pianto liberatorio, ma non poteva, o avrebbe perso quell’occasione. 
 
Con delicatezza prese le mani di Mu tra le sue, e, incoraggiato dal fatto che il tibetano lo avesse lasciato fare, inspirò a fondo - Ascoltami Mu, ho sbagliato, quello che ho detto oggi non è vero... ti chiedo scusa, per la mia sconsideratezza, e soprattutto per non averti rivelato i dubbi che hanno oscurato i miei pensieri negli ultimi tempi... - anche se i nervi lo stavano mettendo a dura prova continuò - Mu, mi hai dato una felicità che mai, in vita, avrei creduto di poter provare... - pose una mano tremante sulla guancia del tibetano in una timida carezza - sai che per tutta la mia esistenza mi sono preparato alla morte, sono sempre stato pronto a morire... ma quando mi sono ritrovato a dover vivere di nuovo sono rimasto spiazzato dai sentimenti che non credevo di avere. Non ho mai considerato l’amore come un’opzione nella mia breve vita, ma amarti mi ha riempito talmente tanto che, ad un certo punto, ho avuto paura di non riconoscermi più, di non sapere più chi fossi... quando, l’altro giorno, quel dannato Scorpione mi ha fatto tutte quelle domande non ho capito più nulla... sapere che stavo abbandonando la mia missione per amore di una sola persona, che l’uomo più vicino agli dei si stava perdendo in piaceri mondani con un semplice umano, che nessuno mi riconosceva più... - Shaka era particolarmente loquace, forse eccessivamente, non rendendosi conto che l’uomo che gli stava di fronte, a dispetto di quello che molti pensavano, era tutto fuorché un semplice umano.
 
Alla menzione dello Scorpione, Mu strinse gli occhi. Ripensando all’espressione che aveva visto quel pomeriggio sul viso di Camus, collegò il tutto, ma decise di pensarci più tardi.
 
- È quello che pensi Shaka? Che io sia un semplice umano? - la domanda di Mu interruppe il suo monologo, lasciandolo sorpreso e spiazzato.
 
Vedendo l’espressione inquieta dell’indiano, Mu lo afferrò per le spalle scuotendolo dolcemente - Ti svelerò un segreto Shaka... io SONO un semplice umano, e ti dirò di più... sono contento di esserlo, e lo sono talmente tanto che non rovinerei mai l’occasione che la nostra dea ci ha dato di poter vivere finalmente come semplici umani... - lasciandolo andare con delicatezza, mosse qualche passo indietro con l’intenzione di riprendere il suo viaggio verso il primo tempio, ma prima di voltarsi aggiunse - nonostante tutto quello che c’è nella tua testa, che non sempre comprendo, e probabilmente tu stesso fai fatica a capire, sei umano anche tu Shaka... -.
 
Statico, Shaka assorbì le ultime parole di Mu, ma prima di vederlo scomparire aveva bisogno di sapere qualcos’altro - Aspetta Mu! Dimmi solo se ho qualche speranza di poter sistemare le cose... -.
 
Mu si fermò per un momento, ma non rispose né si voltò, prima di ricominciare a camminare.
 
Shaka guardò il suo compagno allontanarsi, gli occhi fissi sulla sua figura finché non lo vide scomparire nel buio che permeava gli ampi colonnati tra le case.
 
Mu gli aveva dato molto su cui meditare.
 
Tuttavia, nonostante la tensione che aveva accompagnato il loro incontro, ed il dolore tangibile da parte di entrambi, un raggio di luce si fece largo tra le pesanti nubi che da giorni oscuravano la mente e il cuore dell’indiano.
 
Mu se n’era andato, è vero, ma non aveva rinnegato il loro amore, anzi... gli aveva detto di amarlo, di averlo sempre amato, e anche se quell’amore ora era la causa principale della sua sofferenza, era ancora lì dov’era sempre stato...granitico nel cuore dell’Ariete.
 
Inoltre, pur non avendogli dato speranze, non le aveva neanche negate.
 
Non lo avrebbe lasciato andare via. Sbagliare è umano, d’altronde, come Mu gli aveva appena ricordato, anche lui non era nient’altro che un semplice umano... ma perseverare sarebbe stato da stupidi, e, anche se umano, essere uno stupido non era certo tra i piani contemplati da Virgo Shaka in questa nuova vita!
 
Determinato nei suoi propositi, decise innanzitutto di mettere le cose in chiaro con chi stava sguazzando in quel caos che aveva contribuito a generare, quindi, girando i tacchi, tornò quasi di corsa al tempio del Patriarca, risoluto a mettere fine una volta per tutte a questa storia.

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Capitolo 5
*** Resa dei conti ***


Quando Shaka entrò nella sala, la festa era ancora in pieno svolgimento.
 
I suoi compagni d’armi sembravano trovarsi incredibilmente a loro agio in quel convivio.
 
A parte qualcuno come il cavaliere dell’Acquario che, dopo aver salutato i compagni d’armi, alcuni con difficoltà perché il tasso alcolico si era decisamente alzato, aveva imitato l’amico tibetano tornandosene al proprio tempio, gli altri sembravano divertirsi.
 
Al centro della sala, Aphrodite e Deathmask stavano improvvisando dei passi di danza...più che altro Aphrodite, dato che Deathmask, cercando di stare dietro al compagno, non faceva altro che incespicare e pestargli i piedi.
 
In un angolo della sala, seduti su un comodo divano, Aiolia e Marin stavano conversando piacevolmente; vedere il Leone così rilassato in compagnia di qualcuno non poteva fargli altro che piacere.
 
Vicino al buffet c’erano Aldebaran e Saga, palesemente ubriachi, che tentavano di ballare un ballo latino americano, nonostante la musica indicasse tutt’altri ritmi.
 
Dohko stava cercando di ballare un lento insieme a Shion, ma la lunga veste del Patriarca gli rendeva il compito molto difficile; scivolava ogni due passi, rendendo Shion incredibilmente frustrato nel ritrovarsi ad abbracciare l’aria quasi tutto il tempo.
 
Facendo vagare lo sguardo, ora nuovamente celato dietro le palpebre chiuse, trovò il primo dei suoi bersagli.
 
Ikki, dopo l’episodio che lo aveva visto protagonista poco tempo prima, era tornato dai suoi compagni, anche se stava piuttosto in disparte. 
 
Essere allontanati dal sesto guardiano con fastidio gli faceva male, tuttavia, doveva ammettere di aver tentato di approfittare della situazione.  Nonostante fosse inciampato, anzi, con la coda dell’occhio era riuscito a scorgere un movimento sospetto dell’ottavo guardiano in seguito al quale era capitolato, la Vergine non gli aveva mai dato la libertà di accarezzarlo. L’indiano era sempre stato molto chiaro nel rifiutare i suoi approcci. Inoltre, anche se i pettegolezzi su quanto accaduto tra Mu e Shaka era giunti anche alle sue orecchie, lui stesso li aveva trovati strani, sapendo che il cuore dell’indiano era blindato al mondo con il suo tibetano all’interno.
 
Stava bevendo l’ennesimo sorso dall’ennesima bottiglia di birra, quando una voce ben nota lo fece trasalire dai suoi pensieri.
 
- Che diavolo credevi di fare Fenice??? -.
 
Voltandosi di scatto trovò, a pochi passi, il cavaliere della Vergine. La voce forte e rabbiosa lasciava intuire lo sguardo minaccioso dietro agli occhi chiusi. Non era il caso di scherzare in quel momento.
 
Tentando di mantenere la sua postura e di non dare a vedere le sue emozioni che, inevitabilmente, affioravano trovandosi davanti all’uomo per il quale nutriva dei sentimenti, rispose con un tono di voce fermo - Senti Virgo, mi dispiace per quello che è accaduto, ma, al di là di quello che stai pensando, non l’ho fatto apposta - sbuffando nel vedere l’espressione dura di fronte a lui aggiunse - può capitare, no? Credo che Milo sia inciampato dietro di me portandomi con sé... - ma non riuscì a terminare la frase perché, al solo menzionare il nome dell’ottavo guardiano, l’indiano si voltò e come una furia si allontanò da lui lasciandolo solo e interdetto.
 
Che ho detto? Mah...sarà anche bello come il sole, ma, quanto è strano! Mu deve essere un santo nel vero senso della parola! 
 
Muovendosi senza molto riguardo tra le persone che affollavano la sala, finalmente Shaka riuscì a trovare la persona che stava cercando.
 
Nella sua mente aveva collegato tutto: Milo, approfittando del suo momento di confusione, gli aveva avvelenato i pensieri. Dopo aver allontanato Camus dalla sua vita, era diventato amaro e meschino. Vedere la felicità intorno a lui lo aveva portato a voler distruggere quello che lui non aveva. Probabilmente tutto ciò che aveva detto, o almeno una buona parte di esso, erano fandonie millantate nel tentativo di stuzzicare il suo orgoglio. 
 
E se anche qualcosa di vero ci fosse stato, ormai non gliene importava più nulla. 
 
Certo, non sarebbe scappato dalle sue colpe, perché se Milo aveva portato il caos nella sua vita, era stato lui stesso a permetterglielo con i suoi stupidi dubbi, ma per questo stava già pagando un prezzo alto dato che l’uomo che amava si era allontanato da lui. Ma averlo coinvolto in una scenetta da rotocalco davanti a Mu, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso colmo.
 
Milo stava ballando e ridendo insieme a Misty. Pur avendo bevuto, era ancora piuttosto sobrio, a differenza dell’amico che barcollava nel tentativo di reggersi in piedi. Quando una furia bionda si abbatté sullo Scorpione strattonandogli un braccio senza riguardo, il cavaliere d’argento cadde a terra sul proprio sedere.
 
Milo, ancora euforico per il ballo tentò un approccio disinvolto - Ciao biondo! Ti stai divertendo a ... - ma si zittì immediatamente, quando vide il cosmo del sesto guardiano cominciare ad alzarsi pericolosamente.
 
Shaka era fuori di sé.
 
La scena naturalmente attirò l’attenzione dei cavalieri che si trovavano nei paraggi; nonostante il volume della musica attutisse ciò che stava per accadere, i compagni d’armi furono allertati dall’ira dell’indiano che non tardò a manifestarsi.
 
- Sei un miserabile Milo! Una inutile spina nel fianco degli altri ed un flagello per te stesso... - la voce di Shaka era bassa e profonda, ma abbastanza chiara da raggelare il sangue di chi ascoltava.
 
Milo fece istintivamente un passo indietro e mise le mani avanti nel tentativo di calmare il suo compagno d’armi, ma, pur aprendo la bocca per parlare, non riuscì a dire nulla perché l’altro lo precedette. 
 
- Non mi interessa che cosa accade nella tua triste vita, né perché sei talmente amareggiato da non poter sopportare di vedere gli altri felici, ma tieni bene a mente quello che sto per dirti... non avvicinarti mai più a me né tantomeno a Mu, non voglio che cammini, parli, respiri vicino a me o a lui! - la rabbia nella sua voce rendeva faticoso parlare, ma continuò - credi che avermi coinvolto in una ridicola scenetta ti renda divertente agli occhi dei tuoi mediocri amici? Non otterrai niente perché nessuno si fida più di te insetto! Risolvi i tuoi problemi con l’Acquario... se ne sei capace... ma al prossimo tentativo di mettere zizzania nella mia relazione, non sarò così gentile come sono stato finora. Ti manderò in uno dei sei inferni Scorpione, e non sarò nemmeno così cortese da dirti quale!!! -.
 
Aphrodite e Deathmask, essendo i più vicini a loro, avevano sentito tutto chiaramente.
 
Nel tentativo di calmare gli animi, e di non attirare più attenzione del dovuto, data anche la presenza di Saori che, per fortuna, o per meglio dire, grazie al volume della musica, non si era accorta di nulla, Aphrodite si avvicinò all’indiano.
 
- Perchè parli così Shaka? - lungi dal voler difendere Milo, Dite aveva intuito che cosa fosse accaduto, ma voleva la conferma da Shaka.
 
Milo nel frattempo era in piedi, davanti ai suoi compagni ed alcune amazzoni che avevano assistito alla scena e che ora lo guardavano con sospetto. Un finto sorriso di traverso, il mento alzato, in realtà avrebbe voluto che una voragine gli si aprisse sotto ai piedi e lo portasse via da quel posto. 
 
Nessuno dei suoi amici lo aveva difeso. Nessuno aveva speso una parola per lui.
 
La Vergine piantò gli occhi chiusi sullo svedese, la mascella ancora contratta per la rabbia - Niente che non farai anche tu quando questa calamità naturale tenterà di dividere te e Maschera! - disse indicando con una smorfia in direzione dello Scorpione.
 
Non avendo altro aggiungere né volendo continuare a dare spettacolo, girò i tacchi, dirigendosi a passo svelto verso l’uscita in direzione del sesto tempio.
 
Tempio dell’Acquario
 
- Camus! Camus! - Aphrodite, senza annunciarsi all’ingresso, entrò trafelato nell’undicesima casa.
 
- Camus! Stai dormendo? - non avendo trovato il cavaliere in soggiorno, aprì senza cerimonie la porta della camera da letto.
 
- Stavo... - la voce impastata dal sonno, Camus, si girò verso la porta con malcelato fastidio, rivolgendo all’intruso un’occhiata ostile. Vestito solo dei pantaloncini del pigiama, si sistemò il lenzuolo per rendersi un po’ più presentabile ed accese la lampada che teneva sul comodino.
 
- Ti chiedo scusa Camus, ma non potevo aspettare.... non hai idea di che cosa è accaduto pochi minuti fa... - una mano sulla fronte a sottolineare la teatralità del momento, Dite si sedette sul bordo del letto accavallando le gambe.
 
Camus si sfregò il viso con le mani per eliminare il sonno residuo e con un sospiro si tirò a sedere appoggiando la schiena alla testiera del letto e abbracciando le gambe piegate sotto il lenzuolo - Dite, ti giuro che se è una delle tue solite sciocchezze, stavolta congelerò tutte le tue rose e per molto tempo non potrai... -.
 
- Taci e ascolta! - Dite lo interruppe puntando l’indice nella sua direzione. Una smorfia sul viso del francese lo incoraggiò a continuare.
 
- Milo... hai presente? -.
 
- Una vaga idea diciamo... - anche l’Acquario era dotato di un certo senso dell’ironia, tutto suo, ma ce l’aveva.
 
- È stato lui... tutto quello che è accaduto oggi è stato provocato da lui! - vedendo le sopracciglia di Camus aggrottarsi ed unirsi, Dite raccontò quanto accaduto pochi attimi prima, lo sfogo e le minacce di Shaka, non omettendo il fatto che anche l’incidente che aveva portato il sesto guardiano a rotolare sul pavimento insieme alla Fenice, che prima dello Scorpione era stato pesantemente redarguito dall’indiano, fosse stato causato da lui.
 
- Lo sapevo! Dannazione, sospettavo che fosse colpa sua! - Camus si passò una mano tra i lunghi capelli color acquamarina, poi, anticipando la domanda di Dite, aggiunse - non ho detto niente perché non avevo alcuna prova... già così mi odia, figuriamoci se lo avessi accusato apertamente senza motivo... - un sospiro accompagnò le ultime parole.
 
- Il punto sei proprio tu Camus! - l’indice nuovamente puntato verso l’amico. 
 
Il francese si limitò a guardarlo, senza dire nulla. Sospettava anche questo.
 
- Secondo quello che ha detto, o meglio, ringhiato Shaka, Milo ha intenzione di dividere tutte le coppie che si sono unite dopo la nostra rinascita... ed il motivo sarebbe che, non essendo riuscito ad appianare le cose con te, non sopporta di vedere gli altri felici! - concluse incrociando le braccia.
 
Lo sguardo di Camus vagò per la stanza senza soffermarsi su un punto in particolare - Ho fatto tutto quello che potevo Dite, stavolta non mi sono risparmiato... ma non posso costringerlo ad accettarmi nuovamente nella sua vita se non lo desidera - concluse sospirando tristemente.
 
Un sorriso enigmatico si allargò sul volto dello svedese mentre guardava l’amico di traverso - Per questo ci sono io mio caro Camus! -.
 
- In che senso? - il francese strinse gli occhi. Con le idee di Dite non si poteva mai sapere...
 
- Niente che debba terrorizzarti così Acquario, e per favore leva quell’espressione dal tuo viso altrimenti ti verranno le rughe! - si alzò dal letto avviandosi verso la porta ma prima di uscire aggiunse - è arrivato il momento che lo Scorpione amareggiato si renda conto di un paio di cosette... e non solo lui! Anche se istigato, credo che anche l’aspirante Buddha abbia bisogno di rimettere i piedi per terra... buonanotte Camus! - ed infilò la porta dalla quale era entrato pochi minuti prima. 
 
Sospirando, Camus spense la lampada e si distese di nuovo nel suo letto. Non sarebbe riuscito a chiudere occhio, quella sarebbe stata una lunga nottata...
 
Tempio della Vergine
 
Shaka stava meditando sul suo altare di pietra a forma di loto.
 
Concentrarsi per poter arrivare ad uno stato meditativo profondo era stato particolarmente difficile. Ogni volta che chiudeva gli occhi nel tentativo di rilassarsi, le immagini della giornata gli scorrevano davanti come se stesse guardando un film.
 
Soprattutto, due occhi color smeraldo gli rendevano impossibile pensare ad altro.
 
Alla fine, dopo innumerevoli tentativi, riuscì a concentrarsi. Aveva davvero bisogno di parlare con il suo maestro.
 
Shaka, Shaka... che ti sta succedendo? - finalmente riuscì a sentire la voce che tanto aveva desiderato ascoltare negli ultimi giorni.
 
- Maestro! Io... non lo so... temo di essermi perso completamente, ma allo stesso tempo non riesco ad andare contro ciò che desidero... - la confusione del sesto guardiano era evidente; ora che finalmente era riuscito a connettersi con il suo maestro, poteva dare libero sfogo a tutti i suoi dubbi.
 
Shaka... il fatto che tu non abbia mai percorso le strade sulle quali stai camminando, non implica il fatto che ti portino in un luogo sbagliato. Perché pensi che la tua missione valga meno se la svolgi con il cuore pieno? Perché pensi che una cosa escluda l’altra? Mi viene quasi il dubbio che tu abbia perso di vista la vera missione che Atena ha affidato a te ed ai tuoi compagni... e probabilmente hai dimenticato un’altra cosa fondamentale Shaka... -.
 
Le parole che il suo maestro pronunciò dopo furono un duro colpo per il suo orgoglio.
 
Anche io ero solo un uomo... - dopodiché seguì solo un lungo silenzio.
 
Riconnettendosi lentamente con l’ambiente intorno a sé, Shaka uscì dalla trance ed aprì gli occhi. Una lacrima sfuggì dagli occhi per rotolare fino alle sue labbra.
 
Come aveva potuto essere così cieco?
 
La missione della dea... l’amore sopra ed oltre tutto.
 
Comprese perfettamente ciò che il maestro gli aveva detto... ancora una volta aveva messo il suo orgoglio sopra tutto e tutti, non rendendosi conto che è solo il fatto di essere un umano a renderlo finalmente vivo. L’amore lo aveva reso semplicemente un uomo migliore.
 
Sconfitto da sé stesso, si alzò dal loto per andare a dormire; stanco e completamente svuotato, avrebbe desiderato potersi concedere qualche ora di sonno, ma quando si mise al letto, una delle mani andò istintivamente verso l’altra parte...la sensazione di vuoto gli fece tremendamente male...

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Capitolo 6
*** Schiaffo morale ***


Tempio dell’Ariete 
 
La mattina seguente, Mu si svegliò molto presto. In realtà non aveva chiuso occhio per tutta a notte. La sensazione di essere solo, senza il suo Shaka, aveva fatto male anche a lui.
 
Nonostante tutto quello che era accaduto, amava disperatamente quell’indiano testardo.
 
Aveva trascorso la nottata ripensando a ciò che che il sesto guardiano gli aveva detto, e, anche se era ancora ferito da tutto quello che era accaduto, non aveva rilevato alcuna menzogna nelle sue parole. Quello che gli faceva davvero male, era sapere che il suo compagno avesse preferito tenere i suoi dubbi per sé piuttosto che confidarsi con lui..
 
Se lo avesse fatto, avrebbe risparmiato molta sofferenza ad entrambi.
 
Ritenendo inutile continuare ad aspettare un sonno che non sarebbe mai arrivato, si alzò e per prima cosa si diresse verso il bagno. Immergere il suo corpo nell’acqua calda, sentire il calore sciogliere le tensioni accumulate, era ciò che in quel momento desiderava di più.
 
No. Quello che desiderava di più era che Shaka fosse lì con lui, ma, al momento, un bagno caldo sembrava essere l’unica opzione disponibile.
 
Trascorse in bagno un bel po' di tempo, quando l’acqua si raffreddò il sole era già sorto. Dopo essersi asciugato e vestito, andò in cucina per preparare la colazione. Non aveva fame, ma si costrinse a mangiare qualcosa; inoltre, una tazza di tè lo avrebbe sicuramente aiutato a rilassarsi.
 
Gli occhi ancora velati dal dispiacere, il viso spento, ringraziò il cielo che Kiki fosse a Jamir... dover spiegare al suo allievo perché si trovasse in condizioni così pietose, era l’ultima cosa che voleva fare in quel momento. 
 
Decise che più tardi non sarebbe sceso ad allenarsi. Non aveva voglia di vedere nessuno, per di più alcune armature richiedevano già da qualche giorno le sue attenzioni. Avrebbe lavorato tutto il giorno nella fucina.
 
Deciso nel suo proposito, si recò nella parte posteriore del suo tempio. Il lavoro manuale lo avrebbe aiutato a mettere ordine tra i suoi pensieri...
 
Erano già passate quasi tre ore quando avvertì un cosmo ben noto chiedere il permesso di entrare. Senza indugio, si liberò del grembiule di pelle che usava per lavorare ed andò ad accogliere il suo visitatore.
 
- Buongiorno Camus - un piccolo sorriso si distese sulle sue labbra.
 
- Buongiorno Mu - il viso del francese mostrava chiari segni di aver passato una nottata molto simile a quella del suo amico.
 
- Anche tu non hai chiuso occhio? - chiese Mu vedendo il francese piuttosto provato.
 
- Nemmeno per un minuto... -.
 
Dopo aver fatto cenno all’amico di sedersi sul divano del soggiorno, Mu andò a prendere una tazza di tè per offrirgliela.
 
- Grazie Mu... che fai oggi, lavori alle armature? - notando le tracce di fuliggine sul suo volto, il francese prese un piccolo sorso, il liquido caldo che scendeva in gola gli portò un po' di conforto dopo la nottata insonne appena trascorsa.
 
- Non ho alcuna voglia di scendere al Colosseo... a dire il vero non mi va di incontrare gli altri, né di rispondere ad una sola domanda... sono stanco Camus, sono stanco di essere al centro dell’attenzione... - la voce di Mu tradiva il suo sfinimento.
 
L’Acquario annuì - Ti propongo una passeggiata allora. Anche io non ho molta voglia di allenarmi, ma ho bisogno di parlarti, e credo che sgranchirci un po' all’aria aperta non possa farci altro che bene! -.
 
L’Ariete soppesò la proposta per qualche istante - Dammi il tempo di sistemarmi e sono pronto! -.
 
- Fai con calma, io finisco il tè e poi do una sbirciata ai tuoi libri se non ti dispiace - il francese accavallò le gambe e prese un altro sorso di tè.
 
- Fai come se fossi a casa tua... - la voce di Mu, divertita dalla disinvoltura dell’amico, arrivò attutita mentre si trovava già nella parte più privata della casa.
 
Quando il primo guardiano fu pronto, uscirono dal tempio, incamminandosi per scendere lungo la scalinata. L’intenzione era quella di passeggiare tra i boschi e le radure che circondavano il Santuario, alle quali si accedeva tramite una stradina che costeggiava l’arena di combattimento.
 
- Hai parlato con Shaka? - Camus si manifestò per primo. Se il tibetano aveva accettato di seguirlo significava che si sentiva pronto a parlare.
 
- Sì, abbiamo parlato - Mu si fermò rivolgendo lo sguardo all’orizzonte - mi ha chiesto di perdonarlo -.
 
- Lo farai? - Camus fissò lo sguardo sul tibetano, che si prese lunghi secondi prima di rispondere.
 
- Non lo so Camus... francamente non lo so... una parte di me urla di farlo, ma l’altra ha paura... posso vivere con il timore che l’uomo che mi tiene in una sua mano possa farmi di nuovo del male? - Mu guardò l’amico negli occhi, cercando una risposta che sapeva di non potergli dare.
 
- C’è una cosa che devi sapere Mu... - Camus prese un respiro profondo, ma la voce di Mu arrivò prima che potesse continuare.
 
- Milo, giusto? - l’Ariete sorrise quando vide lo sguardo sorpreso del francese.

- Non fare quella faccia Camus, ho solo messo insieme le cose... Shaka ieri sera lo ha nominato, e ripensando alla tua espressione di ieri, ne ho dedotto che Milo, infelice per la vostra situazione, deve aver approfittato della debolezza di Shaka e probabilmente lo ha istigato facendo leva sui suoi dubbi... -.
 
Camus, in silenzio, fu piacevolmente stupito dalla capacità di analisi e di sintesi dell’Ariete. Aveva sempre saputo che Mu fosse tutto tranne che uno sciocco, ma dopo averlo conosciuto meglio, doveva ammettere che il tibetano era una fonte inesauribile di sorprese.
 
- C’è dell’altro Mu... - vedendo i tika dell’amico unirsi in una domanda silenziosa continuò - anche la scenetta di ieri sera è stata orchestrata da Milo. Ha visto Shaka nei paraggi e ha fatto inciampare Ikki, palesemente brillo, facendolo cadere su di lui... - Mu lo guardava attentamente -e poi c’è dell’altro... Io sono tornato a casa poco dopo di te, ma Dite è venuto a raccontarmi quello che è successo. Dopo aver parlato con te, Shaka è tornato alla festa ed ha quasi aggredito prima Ikki, che in tutta questa storia è stato chiaramente usato, e poi Milo, sul quale ha vomitato tutta la sua rabbia per averlo istigato, facendogli fare una figura meschina davanti a tutti... -.
 
- Per la dea! - Mu era sbalordito sentendo ciò che aveva fatto il suo partner.
 
- Mu, ascoltami... Shaka può anche avere molti difetti, e li ha... - sottolineò le ultime parole - ma ti ama, di questo ne sono certo -.
 
L’Ariete non rispose. Con gli occhi chiusi, si limitò a godersi il vento che dolcemente gli accarezzava il viso e faceva ondeggiare i suoi lunghi capelli.
 
Colosseo
 
I cavalieri d’oro, come ogni mattina, si stavano allenando nell’arena, impegnati in scontri prettamente fisici.
 
Saga stava combattendo contro Kanon in una sfida che sarebbe potuta durare anni; ovviamente, nessuno dei due era disposto a concedere la vittoria all’altro.
 
Shura stava affrontando Deathmask, mentre Aiolos aveva sfidato Aiolia. C’è da dire che, con tutto l’affetto che il sagittario aveva per suo fratello, in allenamento non gli risparmiava nulla.
 
Dite era impegnato in uno strano scontro con Aldebaran; data la schiacciante differenza fisica tra di loro, Dite più che altro si limitava a sgattaiolare dal Toro, rendendogli in questo modo difficile effettuare qualunque tipo di presa, che, se fosse avvenuta, avrebbe lasciato lo svedese privo di vita.
 
Shaka, come al solito, era seduto sugli spalti nella posizione del loto; avendo passato anche lui una notte completamente insonne, voleva almeno godere della vista del suo compagno. Non lo avrebbe disturbato. Voleva solo poterlo vedere.
 
Anche Milo era seduto sugli spalti, naturalmente ad una distanza di sicurezza dal sesto guardiano; non aveva voglia di allenarsi, era sceso unicamente per non essere solo nel suo tempio. Se doveva essere sincero, a volte non si sopportava nemmeno lui!
 
Poco distanti da loro, un gruppo di apprendisti stava guardando i cavalieri d’oro allenarsi. Il Patriarca a volte, su richiesta, concedeva loro il permesso di poter assistere agli allenamenti dei dorati; poco più che adolescenti, poter vedere i loro idoli allenarsi, era per loro motivo di gioia ed ammirazione.
 
I loro bisbigli non sarebbero arrivati alle orecchie di una persona comune, ma le due persone che stavano poco distanti, lungi dall’essere persone comuni, potevano ascoltare perfettamente i loro discorsi. Normalmente, le conversazioni di giovani apprendisti non li avrebbero minimamente interessati, ma in quel momento catturarono completamente la loro attenzione.
 
- Per tutti gli dei dell’Olimpo! Chi è quello??? - domandò agitato un ragazzo con i capelli color argento ai suoi compagni, puntando discretamente il dito in direzione della scalinata, dalla quale stavano scendendo con tutta calma Mu e Camus.
 
- Chi? - sussurrò un ragazzo biondo al suo fianco.
 
- Quello che sta scendendo insieme al cavaliere dell’Acquario! - chiarì il ragazzo.
 
- Come chi è? Stai scherzando, vero? Non conosci il cavaliere dell’Ariete??? - il biondo lo guardò sbalordito.
 
- Mu dell’Ariete? È lui?! - il ragazzo dai capelli argentei sgranò gli occhi, lo sguardo che si alternava tra il suo amico e l’oggetto della sua ammirazione.
 
- Sì - rispose l’amico - è ricomparso al Santuario con il ritorno di Atena, forse è per questo che non lo conosci. Ha vissuto per molti anni in un altro posto... non so dove di preciso... - il ragazzo biondo alzò le spalle.
 
- Ho sentito parlare di lui come di un cavaliere forte, gentile, giusto, uno dei pochi ad aver capito che il Patriarca fosse un usurpatore...ma non sapevo che fosse anche bellissimo! - aggiunse il ragazzo con sguardo sognante.
 
- Frena l’entusiasmo amico! - un ragazzo dai corti capelli rossi si intromise nella conversazione - scendi dalle nuvole, perché il tuo oggetto del desiderio, oltre che molto bello, lo devo ammettere, è anche molto fidanzato... e appena saprai con chi è impegnato non oserai più ammirarlo neanche da lontano... -.
 
I due compagni lo guardavano in attesa.
 
- Vi dice qualcosa il nome... Vergine? - un sorrisetto sul volto.
 
- Il cavaliere d’oro della Vergine??? - il ragazzo biondo sgranò gli occhi fin quasi a farli uscire fuori dalle orbite.
 
- Ma non è possibile... - il giovane dai capelli d’argento scuoteva la testa - ho sempre sentito dire dell’Ariete che è un cavaliere riservato, ma molto nobile e gentile... come può stare con quello? Sarà anche un semidio ma si dà un sacco di arie... e poi ha sempre la faccia di uno che ha appena mangiato un limone!!! -.
 
Poco lontano, due cavalieri erano in attento ascolto. Il primo, appena citato, si sarebbe accontentato di dare a quei marmocchi insolenti un assaggio del tesoro del cielo, mentre l’altro, divertito dai commenti dei ragazzi, sfoggiava un mezzo sorriso.
 
- Roba vecchia, roba vecchia, amici! - un apprendista dagli scompigliati capelli castani li interruppe - pare che si siano lasciati - poi, abbassando ulteriormente la voce aggiunse - sembra che ci sia di mezzo il cavaliere dell’Acquario! -.
 
Il mezzo sorriso di Milo morì sulle sue labbra.
 
- No, un attimo, facci capire... - intervenne il biondo - stai dicendo che l’Ariete ha tradito la Vergine con l’Acquario? - perdendosi tra bizzarri ragionamenti continuò - oppure che la Vergine ha lasciato l’Ariete e lui per vendicarsi si è messo con l’Acquario? -.
 
Il ragazzo castano alzò le spalle ad indicare che non ne sapeva molto di più.
 
- Scusate... - intervenne il ragazzo con i capelli color argento - ma l’Acquario non era fidanzato con lo Scorpione? -.
 
- Hai detto bene - subito si intromise il biondo - era! Da quando sono stati rianimati è tutto finito... - fece una smorfia - nessuno sa perché! -.
 
- Beh... è comprensibile - il ragazzo con i capelli rossi si manifestò di nuovo, e davanti alle facce interrogative dei suoi amici chiarì - guardate l’Acquario! - tutti si girarono nuovamente verso la scalinata - Oltre che molto bello ha anche una classe innata! Osservate come cammina, come si muove! Poi è molto riservato... in tutta onestà lo Scorpione è simpatico... ma è praticamente un bambino! -.
 
Tutti ridacchiarono. Tranne il succitato Scorpione, che già si stava preparando ad attaccarli con la cuspide scarlatta.
 
- Decisamente Ariete e Acquario formano una coppia bellissima! Sono adorabili... - con lo sguardo sognante puntato verso i due cavalieri, il ragazzo dai capelli rossi sospirò, accompagnato dagli altri apprendisti.
 
Dal momento in cui avevano prestato attenzione ai discorsi di quei ragazzi, sia Shaka che Milo non avevano fatto altro che guardare in direzione della gradinata dalla quale Mu e Camus, ignari di essere al centro dell’attenzione, stavano scendendo.
 
L’indiano era ipnotizzato dalla vista del vento che accarezzava dolcemente la chioma color lavanda di Mu... da come le sue mani, delicate nonostante fosse un fabbro, scostassero con grazia le ciocche che giocavano sul suo bellissimo viso... 
 
Milo guardava Camus con rimpianto... com’era bello il suo Camus! Perché? Perché non riusciva a perdonarlo? Perché continuava a volerlo punire?
 
Per quanto le sciocche parole degli apprendisti li avessero innervositi, ognuno di loro stava anche riflettendo su alcune verità che si celavano dietro a quei pettegolezzi.
 
Shaka era ben conscio di non essersi mai mostrato affabile o quantomeno gentile, non gli era mai interessato piacere alle persone, ma non avrebbe mai immaginato, almeno fino a poco tempo prima, che in un eventuale confronto con il suo partner lo sconfitto sarebbe stato lui. Ripensò alle parole del suo maestro... anche io ero solo un uomo...
 
Se voleva avere una speranza di riconquistare Mu, avrebbe dovuto rivedere molti dei suoi comportamenti.
 
Dal canto suo, Milo era arrabbiato... un bambino! Ma come osavano quei mocciosi che puzzavano ancora di latte dargli del bambino!
 
Poi ripensò agli scherzi che si divertiva (solo lui) a fare ad Aldebaran che, buono e paziente com’era, non gli diceva mai niente; alle prese in giro nei confronti di Aiolia e dei suoi sentimenti; al modo in cui aveva trattato Camus dopo il risveglio... non lo aveva nemmeno ascoltato... lo aveva rifiutato senza dargli una motivazione valida.
 
Come Shaka, anche Milo aveva molto su cui riflettere; sapere che la gente non scartava l’idea che Mu e Camus fossero una coppia, anzi, che li trovasse addirittura adorabili, aveva acceso nella sua mente un campanello d’allarme. Per qualche strana ragione, che neanche lui avrebbe saputo spiegare, aveva sempre pensato che il francese lo avrebbe aspettato per tutta la vita, in attesa di essere perdonato. Sapere che Camus poteva avere delle opzioni, gli fece provare paura per la prima volta. Avrebbe potuto vivere guardando la persona che amava felice con un altro?
 
Mentre i due cavalieri erano persi nei loro pensieri, gli altri dorati si stavano concedendo una pausa. 
 
Saga e Kanon ansimavano seduti per terra, continuando a lanciarsi sguardi di sfida... Aiolos si stava preoccupando di idratare sia Shura che Aiolia... fuori dall’allenamento il sagittario era sempre molto premuroso con le altre persone, soprattutto con la sua famiglia; Aldebaran e Deathmask stavano ridacchiando mentre parlavano allegramente.
 
Di soppiatto, Aphrodite si avvicinò agli spalti... avrebbe lanciato a quei due sciocchi l’amo per potersi riavvicinare a coloro che amavano... da soli avrebbero continuato a girare in tondo senza arrivare a nulla!
 
- Buongiorno Vergine e Scorpione! - Dite, allegro come sempre, attirò l’attenzione dei due compagni, che, distolti dagli oggetti del loro desiderio, lo guardarono, rispettivamente, con fastidio e con noia.
 
- Beh... di buonumore come sempre vedo... - immaginando che le loro nottate non fossero state esattamente tranquille, lo svedese non si lasciò scoraggiare dalla fredda accoglienza - comunque, sono venuto qui, oltre che per salutarvi... a senso unico lo devo ammettere... anche per invitarvi miei cari... - un sorrisetto adornava il bellissimo viso circondato da una cascata di capelli dello stesso colore del cielo.
 
Shaka si limitò ad alzare un sopracciglio, rendendo chiaro il livello del suo interesse. Nessuno.
 
Milo inclinò la testa di lato ed incrociò le braccia. Almeno lo avrebbe ascoltato.
 
- Abbiamo organizzato una serata tra noi tredici... è da così tanto tempo che non ci divertiamo tutti insieme - sospirò - sabato sera c’è l’inaugurazione di una nuova discoteca nel centro di Atene...andiamo a ballare! - non potendo nascondere l’entusiasmo, Dite batté le mani. Era vero che aveva organizzato quella serata per dare una piccola spinta al destino, tuttavia, l’idea di poter fare finalmente qualcosa tutti insieme dopo tanto tempo lo rendeva davvero felice.
 
Pur non ottenendo alcuna reazione da parte dei suoi compagni, non si lasciò scoraggiare - Allora? Che ne dite? Non è un’idea fantastica? - euforico, alternava lo sguardo tra lo Scorpione annoiato e la Vergine assente.
 
- Passo! - fu la secca replica dell’indiano.
 
- Anche no! - fu l’altrettanta concisa risposta dello Scorpione.
 
Dite sbuffò - Siete davvero una noia ragazzi! Dopo tanto tempo abbiamo l’occasione di passare una bella serata tra di noi, anzi ...adesso che ci penso non siamo mai usciti tutti insieme... beh... avevamo altro da fare - un dito sulle labbra pensieroso - comunque non sono ammesse defezioni! -.
 
- Non pensarci nemmeno Dite! - Milo fu l’unico a degnare Aphrodite di una risposta - non sono dell’umore giusto, e qualcosa mi dice che anche il biondo - inclinò la testa in direzione di Shaka - non sia in vena... -.
 
Lo svedese non si sarebbe lasciato scoraggiare da quei due guastafeste... stava cercando di aiutarli, e quei due ingrati gli stavano solo dando filo da torcere!
 
- Beh... fate come volete, rimanete pure a rimuginare sulle vostre disgrazie - e con un piccolo sorriso divertito gettò l’esca - ma sappiate che sarete gli unici a non partecipare, anzi, chiederò a Shion di farvi mettere di turno per la guardia, così il Santuario sarà al sicuro mentre noi ci divertiamo! -.
 
- Perché? Chi è di guardia sabato? - nonostante Milo fosse l’unico interlocutore, Shaka non era completamente disattento. Dopo aver sentito che tutti avrebbero partecipato alla serata, la sua attenzione si era rapidamente destata.
 
Fingendo di pensare, Dite incrociò le braccia. In realtà aveva scelto quella sera proprio perché sapeva chi sarebbe stato di turno.
 
- Mu e Camus se non vado errato! - disse picchiettando l’indice sulle labbra.
 
Entrambi gli ascoltatori non poterono nascondere la sorpresa, e risposero simultaneamente.
 
- Mu?! - .
 
- Camus?! -.
 
- Beh, perché questo stupore? - Dite si finse meravigliato - è ovvio che parteciperanno... forse non ve ne siete accorti, ma hanno una vita sociale, loro... - fece una smorfia ironica prima di aggiungere - parlerò con Shion domani... ciao ciao! - e sventagliando le dita abbandonò i due cavalieri, ora statici per le parole dello svedese.
 
Dopo il congedo di Aphrodite, Milo e Shaka caddero in un profondo silenzio; entrambi concentrati sui loro pensieri, si limitarono a scambiarsi un’occhiata di traverso.
 
Mu e Camus stavano costeggiando il Colosseo, impegnati nella loro conversazione, quando videro un trafelato Aphrodite correre verso di loro.
 
- Mu! Camus! - Dite teneva le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Sono fuori forma! Tutta colpa della cucina di Masky... fu il primo pensiero che gli venne in mente.
 
- Dite! Che cosa è successo? - chiese Mu allarmato vedendo l’amico correre come se stesse bruciando l’intero Santuario.
 
- Niente di grave, niente di grave... - disse sventolando una mano - è solo che vi ho visto e volevo approfittarne per farvi un invito! - e brevemente espose di che cosa si trattava.
 
- Ma non possiamo Dite... - Camus si manifestò - sabato io e Mu saremo di guardia... - ma non finì la frase perché il dodicesimo guardiano lo interruppe.
 
- Lo so! Ma non dovete preoccuparvi, ho già parlato con Shion... i cavalieri d’argento si occuperanno della guardia! - prese nota di sistemare il prima possibile la questione con Shion, non sapeva come, ma avrebbe trovato il modo di convincere quell’ariete testardo.
 
- I cavalieri d’argento? Ma sarebbe più sicuro se almeno uno di noi restasse... - Mu espresse i suoi dubbi, ma anche lui fu interrotto.
 
- Mu, tesoro, ascoltami... - Dite mise le mani sui fianchi - forse hai già dimenticato che fino a qualche mese fa eravamo morti? - prima che il tibetano potesse rispondere aggiunse - credi che il Santuario non si fosse già organizzato? Inoltre...grazie agli dei viviamo in tempi di pace, non accadrà nulla se per una sera ci comportiamo come tutti gli uomini della nostra età! -.
 
Mu e Camus si guardarono pensierosi.
 
- Mu, che ne pensi? -.
 
- Non lo so... - l’Ariete prese un respiro profondo - non sono molto in vena... -.
 
- Sappiate che sarete gli unici a non partecipare! Persino l’aspirante Buddha e l’unghia sbeccata verranno... - Dite, certo di aver convinto il sesto e l’ottavo guardiano, lasciò le parole in aria.
 
Mu e Camus si guardarono perplessi.
 
- Shaka?! Ma sei sicuro Dite? - Mu strinse gli occhi sospettoso. Conoscendo le abitudini frugali del suo partner, gli sembrò strano che avesse accettato di partecipare all’inaugurazione di una discoteca.
 
- Io non sono meravigliato - disse Camus con noncuranza - Milo non se ne perde una! -.
 
Aphrodite fece appello a tutta la pazienza che non aveva... questi quattro gli stavano rendendo tutto difficile! La prossima volta che gli fosse venuto in mente di aiutare qualcuno, piuttosto si sarebbe infilzato con una delle sue rose!
 
- E invece ti stupirò Camus caro... Milo è stato recalcitrante quasi quanto il biondo arrogante, ma alla fine hanno ceduto entrambi. Magari, chissà, hanno voglia di divertirsi e di non passare l’ennesima serata amareggiata... -.
 
Sia l’Ariete che l’Acquario guardavano il loro amico sospettosi; tuttavia, per entrambi, l’idea che il proprio amato uscisse con i loro compagni a divertirsi mente loro si affliggevano seduti sui freddi gradini ai piedi del Santuario, non sembrava un’opzione accettabile.  
 
- Che ne dici Mu...andiamo? - il francese alzò un sopracciglio guardando Mu.
 
Il tibetano rifletté alcuni secondi prima di rispondere - Si può fare, ma ad una condizione... -.
 
Camus e Dite lo guardarono con aria interrogativa.
 
- Guido io! - esclamò il tibetano con un sorriso.
 
La sorpresa sulla faccia degli altri cavalieri fu più che evidente...
 
- Sai guidare? - gli occhi dell’Acquario sgranati.
 
- Certo che so guidare Camus... - Mu rise divertito dell’espressione dei suoi compagni - non penserai che nei tredici anni in cui ho vissuto lontano dal Santuario io abbia solo riparato armature?! -.
 
- Sì, ma... - balbettando, lo svedese non si era ancora ripreso dallo shock - cioè... voglio dire... hai anche un’auto? -.
 
- Ovviamente! - Mu sorrideva da un lato all’altro del viso, era esilarante vedere i suoi amici così sorpresi - Perché non dovrei? D’altronde non sono l’unico no? - ammiccò verso il francese - Tu, Camus, hai la tua elegante Citroen nera parcheggiata nei sotterranei del Santuario, Aiolia ha una moto d’epoca, Saga e Kanon anche, le ultime due uguali ovviamente... Aiolos ha un suv per portare in giro la sua famiglia, Milo ha un pickup, e non so di chi sia il fuoristrada accanto alla mia auto, ma sospetto che sia di Dohko! -.
 
- Scusa Mu, ma a che ti serve un’auto se puoi teletrasportarti ovunque? -Camus cercò di riacquistare la sua espressione neutrale, pur continuando ad essere sorpreso... Mu, apparentemente calmo e pacifico, aveva degli insospettabili lati nascosti!
 
- Beh, la domanda è giusta... - Mu si ricompose, quella scena era davvero esilarante - durante gli anni dell’apprendistato, Shion mi ha insegnato che il teletrasporto non deve essere usato sempre e comunque, ma solo quando è inevitabile, o per cause di forza maggiore - vedendo che gli amici gli prestavano la massima attenzione continuò - in battaglia è di certo molto utile, inoltre immaginando un compagno ferito, il teletrasporto sarebbe il modo più efficace per garantirgli la sopravvivenza e sarebbe giusto usarlo, ma immaginate se lo utilizzassi mentre sono al mercato a fare la spesa... quale sarebbe la reazione della gente se apparissi e scomparissi davanti ai loro occhi? -.
 
- Ha senso... - incrociando le braccia, Camus concordò con le parole di Mu.
 
- Non ci avevo mai pensato! Però non hai tutti i torti... - pensieroso, Dite rifletteva con una mano sul mento - anche se non immaginavo che nei sotterranei del Santuario ci fosse questo parco mezzi! Dovrò dire a Maschera di cominciare a risparmiare... - le dita tamburellavano sul viso.
 
Mu alzò le spalle sorridendo - Quindi siamo d’accordo, potremmo incontrarci davanti a casa mia e... - ma fu interrotto nuovamente da Dite.
 
- Assolutamente no! - lo svedese, conscio del modo in cui si vestivano i suoi amici, rabbrividì all’idea che si presentassero all’evento nei loro indumenti abituali - ci vediamo a casa mia prima...molto prima! -. Davanti allo sguardo perplesso dei due compagni spiegò - Non è che io non apprezzi le tue tuniche Mu, anzi, ad essere onesti, alcune sono davvero sexy... - Mu fece una smorfia inclinando la testa di lato - ma per la serata di sabato ci vuole qualcosa di speciale... e questo vale anche per te Camus! - disse puntando l’indice verso l’Acquario, che aveva alzato un sopracciglio alle parole di Dite.
 
- Ti dice niente il fatto che io sia francese? Non sai che la moda... - anche Camus non riuscì a terminare la frase.
 
- Sì, tesoro, ma hai vissuto molto tempo in Siberia come una specie di eremita, e, credimi, si vede...- le mani davanti a sottolineare le ultime parole.
 
Sospirando, l’Ariete e l’Acquario, fecero il tacito accordo di non rispondere al dodicesimo guardiano. Sarebbe stato inutile discutere di moda con Aphrodite... inoltre, quando si metteva in testa qualcosa non esisteva un posto al mondo in cui fuggire!
 
- Siamo d’accordo allora! Ci vediamo sabato e ricordate...molto prima! - Dite si incamminò sulla scalinata salutando i suoi amici con una strizzata d’occhio.
 
Rimasti soli, Mu e Camus si scambiarono un lungo sguardo eloquente.
 
- Secondo te cosa ha in mente quel pazzo? - il francese fu il primo a parlare.
 
- Non so che cosa stia tramando - Mu alzò le spalle - però so un’altra cosa... non resterò qui a disperarmi nei miei dubbi e nelle mie frustrazioni, soprattutto quando so di essere l’unico a farlo... e la stessa cosa vale per te Camus... non credi di aver sofferto abbastanza? - chiese guardandolo intensamente con le iridi smeraldo che sembravano mettere a nudo i pensieri del suo interlocutore.
 
Camus non rispose ma mise una mano sulla spalla dell’amico, annuendo con un piccolo sorriso. Poi si avviarono per tornare nei rispettivi tempi.

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Capitolo 7
*** Ghiaccio e fuoco di nuovo insieme ***


Tempio dell’Acquario
 
Camus era in biblioteca ormai da ore, avendo trascorso l’intero pomeriggio e parte della serata a leggere un libro seduto su un piccolo divano di pelle; stava per alzarsi ed andare a preparare qualcosa da mangiare per cena, quando avvertì un cosmo familiare all’ingresso del suo tempio. Perdeva sempre un battito quando sentiva quel cosmo, e immaginando che stesse chiedendo il permesso di passare, rimase interdetto quando si rese conto che il proprietario del cosmo insisteva nel rimanere all’ingresso, nonostante gli fosse stata concessa l’autorizzazione per proseguire. 
 
Stava chiedendo il permesso di entrare?!
 
Sebbene l’agitazione gli avesse attanagliato lo stomaco, cercò, come suo solito, di mantenere la sua espressione imperturbabile, e dopo essersi preso qualche istante per ridestarsi dall’emozione, concesse al visitatore il permesso di entrare nella parte privata del tempio, avviandosi verso il soggiorno per riceverlo.
 
- Buonasera Camus - l’ospite lo salutò inclinando leggermente il capo.
 
- Buonasera Milo... a cosa devo la tua visita? - la voce monotona come sempre, in realtà Camus stava combattendo una lotta interiore per non abbattersi sullo Scorpione. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi...e poi anche baciarlo...
 
- Perdonami per l’ora, ma ho bisogno di parlarti. Scusami... stavi cenando? - stranamente remissivo, Milo teneva gli occhi bassi sul pavimento.
 
- No, e non credo che tu sia venuto qui per informarti sulle mie abitudini alimentari... - nonostante il tono rigido, Camus aveva notato l’imbarazzo di Milo. Il suo atteggiamento gli sembrò alquanto strano; nelle rarissime volte in cui gli aveva rivolto la parola, lo Scorpione era sempre stato sarcastico oltreché maleducato. Ora era stranamente docile...
 
- Sì, hai ragione, ma ho bisogno di chiederti alcune cose e che tu abbia la pazienza di rispondermi... - la voce tradiva i suoi nervi, e questo non passò inosservato all’Acquario che, senza dire nulla, fece segno con la mano di sedersi su una delle poltrone del soggiorno, mentre lui si accomodò su quella di fronte accavallando le gambe ed incrociando le braccia.
 
Un silenzio imbarazzante regnò nella stanza, prima che l’ottavo guardiano, inspirando profondamente, si decidesse a prendere la parola.
 
La verità è che Milo aveva passato l’intero pomeriggio a rimuginare su quanto accaduto negli ultimi giorni e, non da ultimo, quella stessa mattina al Colosseo. Le parole di quei marmocchi, per quanto irritanti potessero essere, avevano lasciato molti dubbi dentro di lui. Ripensò a quello che aveva fatto, alla sofferenza che aveva provocato ai suoi compagni, a come avesse approfittato dei tormenti di Shaka, al dispiacere che indirettamente aveva causato a Mu... Mu non meritava tutto questo, era sempre stato gentile con lui, anche se non avrebbe potuto dire altrettanto di sé. Rimuginò su quanto accaduto con Camus...forse era vero, si era comportato in modo infantile con il suo partner, gli aveva chiuso ogni possibilità senza dargli uno straccio di motivazione; tuttavia, sapere che il francese potesse avere una vita oltre lui, superandolo, gli aveva aperto un buco nero dentro al cuore. Si rese conto di non avere nulla in questa nuova vita, se non l’invidia ed il disprezzo. Non voleva più questo.
 
- Camus... cosa c’è tra te e Mu? - facendosi coraggio, riuscì a pronunciare le parole che lo avevano tormentato tutto il giorno.
 
Spiazzato, l’Acquario alzò entrambe le sopracciglia meravigliato, ma quando riuscì a prendere coscienza della domanda, la rabbia prese il sopravvento sulla sorpresa - Che diavolo stai dicendo Milo?! - la voce, non più calma, sembrava più una sorta di ringhio.
 
- Quello... quello che molti vociferano... - Milo, sorpreso dalla reazione del sempre calmo e schivo Camus, balbettò la risposta.
 
- Con che diritto osi farmi questa domanda?! -.
 
- Hai ragione, non ho nessun diritto, ma questo non vuol dire che non mi importi! - Milo lottò contro sé stesso per trattenere le lacrime.
 
Camus incassò le parole di Milo, guardandolo intensamente negli occhi - È per questo che hai fatto a Mu quella carognata?! Per gelosia Milo?! -.
 
- Non ho fatto tutto da solo Camus... mi assumo le mie responsabilità ma non quelle degli altri! - Milo si passò nervosamente una mano tra i capelli.
 
- Shaka ha le sue colpe, questo è certo, ma tu hai sguazzato dentro questa storia Milo! Avresti dovuto incoraggiarlo a parlare con il suo partner, non metterli l’uno con l’altro... ti rendi conto della sofferenza che hai provocato? Hai idea del male che hai fatto a Mu??? - in piedi, stringendo i pugni, lo sguardo fiammeggiante puntato sullo Scorpione.
 
- Mu...sempre Mu! - anche Milo si alzò, fronteggiando Camus - È l’unica cosa che ti interessa vero? E non mi hai ancora risposto... che cosa c’è tra di voi?! -.
 
Esasperato, il francese si lasciò cadere sulla poltrona tenendo una mano sulla fronte - Siamo amici Milo! Ricordi ancora cosa significa? A-m-i-c-i - scandì ogni lettera - un tempo li avevi anche tu... prima di mandare tutto all’Inferno! Mu mi è stato vicino quando nessuno si era neanche accorto di quanto stessi male... è stato grazie a lui se sono tornato ad avere una vita normale - poi, puntando i gomiti sulle ginocchia, alzò gli occhi per guardarlo intensamente - hai una vaga idea del perché stessi male Milo? -.
 
Lo sguardo colpevole rivolto al pavimento, Milo abbassò il capo in segno di sconfitta - Sì, lo so... perdonami Camus, perdonami per essere stato così cieco... -.
 
Prendendo coraggio, Milo si costrinse a guardare il compagno, che aveva sgranato gli occhi per la sorpresa - Perdonami per tutto il male che ti ho fatto... non so che cosa mi sia successo, so solo che quando mi sono svegliato in questa nuova vita ho sentito qualcosa che non avevo mai provato prima...rabbia...volevo fartela pagare per tutte le lacrime che mi hai fatto versare Camus, volevo farti sentire cosa si prova ad essere ignorati e trattati freddamente, volevo...accidenti non so neanche io cosa volevo! - poi, inginocchiandosi davanti all’Acquario, gli prese le mani tra le sue - Ma ho capito che non posso, non è giusto farti pagare qualcosa che è nella tua natura... tu sei così Camus, schivo, riservato, freddo, ma io mi sono innamorato di te esattamente come sei, e in tutto questo tempo che sono stato lontano da te mi è mancato tutto... i tuoi rimproveri, il tuo broncio, la tua riservatezza... ti amo Camus... non come prima... molto di più... - detto ciò, non riuscì più a trattenere le lacrime.
 
Camus era statico; non avrebbe mai sperato di poter sentire quelle parole uscire dalla bocca dell’ottavo guardiano. Tuttavia comprese che quel periodo di lontananza era stato difficile anche per Milo; riconobbe la sua parte di colpa, probabilmente c’erano state volte in cui aveva davvero esagerato, ma si era ripromesso che, se mai fossero riusciti a sistemare le cose tra di loro, avrebbe cercato di smussare i lati più difficili del suo carattere. Non sapendo cosa rispondere, perché nessuna parola avrebbe potuto esprimere l’emozione di quel momento, lasciò che fossero le azioni a parlare.
 
Chinandosi su di lui, lo strinse in un abbraccio e scostando dolcemente i capelli che gli ricadevano sul viso aggrappandosi alle lacrime, posò un bacio delicato su quelle labbra che gli erano tanto mancate.
 
Per lunghi secondi, dimenticarono entrambi tutto ciò che era intorno a loro, lasciando solo i battiti del proprio cuore a scandire il ritmo di quel momento.
 
Né Milo né Camus avrebbero potuto dire quanto tempo durò quella intimità, a lungo sopita... il bacio, cominciato timidamente e con tenerezza, in breve tempo divenne profondo ed appassionato. Dopo aver chiesto il passaggio con una delicata carezza sulle labbra, la lingua di Milo gustò finalmente il sapore di quella bocca che gli era tanto mancata...esplorarla dopo tanto dolore e molte lacrime gli fece capire quanto tempo avesse sprecato inutilmente. Camus abbracciava con passione il suo compagno; nonostante il turbinio di emozioni che smuovevano il suo cuore ed il suo cervello gli rendessero quasi impossibile respirare, ingaggiò quella dolce lotta tra le loro bocche in cui ognuno cercò di prendere il dominio sull’altro. Istintivamente, anche le loro mani presero vita... Milo si insinuò sotto la maglietta di Camus, carezzandogli la vita snella per poi salire lungo la schiena... il brivido che scaturì sotto la pelle del francese per espandersi come una scossa di elettricità, facendolo gemere nella bocca del compagno, istigò ulteriormente lo Scorpione, portando la sua eccitazione ad un livello quasi esasperante...
 
Fu la mancanza di aria che li costrinse a separarsi...dopo essersi persi l’uno negli occhi dell’altro, assorbendo il rispettivo dolore, come se con questo gesto potessero finalmente metabolizzarlo, le loro fronti si unirono...il respiro cominciava a farsi pesante. Quello che era iniziato come una riappacificazione, stava diventando la naturale esigenza di due anime che urlavano per appartenersi di nuovo.
 
- Milo... - con lentezza e fatica Camus si allontanò dolcemente da Milo, tenendogli il viso tra le mani - te lo chiedo per favore... non stasera... -. Sebbene il francese avesse ormai disperato di poter avere indietro il suo partner, c’erano ancora molte cose da chiarire tra di loro, e per quanto entrambi desiderassero appartenere nuovamente l’uno all’altro, le ferite dei rispettivi animi richiedevano tempo e pazienza per poter guarire definitivamente.
 
Sebbene fosse impaziente di riprendersi ciò che per troppo tempo aveva stupidamente lasciato andare, lo Scorpione capì perfettamente quello che il compagno gli stava chiedendo; in risposta, gli accarezzò teneramente una guancia, ponendo un leggero bacio sulla fronte - Lo so Camus... e sono d’accordo con te. Ora che finalmente ti ho ritrovato, non ha senso avere fretta... giusto? - il francese annuì, continuando a guardarlo negli occhi.
 
Ciò che seguì a quella riunione, fu una scena che entrambi avevano sognato per lungo tempo... la testa di Milo serenamente appoggiata sul grembo di Camus, che faceva scorrere placidamente le dita tra le morbide ciocche blu.
 
Nonostante il tempo fosse scandito dalla serenità che finalmente, dopo molto dolore, regnava nell’undicesimo tempio, Milo friggeva impaziente per la domanda che gli turbinava nel cervello; i pensieri degli ultimi giorni, in un modo o nell’altro, lo avevano portato sempre allo stesso punto, e nella sua mente aleggiava un dubbio che esigeva chiarezza.
 
- Camus? -.
 
- Hmmm? - l’Acquario si sporse in basso per poter guardare Milo negli occhi, mentre continuava ad accarezzargli i capelli.
 
- Ho bisogno di chiederti una cosa, però... - alzando la testa, Milo mise il suo indice davanti al naso - devi promettermi di non arrabbiarti! -.
 
Camus alzò un sopracciglio guardandolo tra il divertito e il sospettoso - Se me lo chiedi è perché già sai che mi arrabbierò, giusto? -.
 
Milo annuì solennemente - Infatti sono certo che non ti piacerà, ma ho bisogno di sapere... - prese un respiro profondo, mentre il francese lo guardava attentamente -Ti premetto che non ho intenzione di dubitare del tuo amore e, ad essere onesti, non l’ho mai fatto, neanche in questi ultimi mesi... - vedendo una smorfia sul volto di Camus aggiunse - non fare quella faccia, non è mai stato questo il problema, lo sai, te l’ho spiegato...però...voglio dire...beh... - il nervosismo tradiva il suo imbarazzo - insomma...se non mi amassi come sono sicuro che mi ami... - sottolineò le ultime parole - prenderesti in considerazione l’Ariete come tuo...beh...fidanzato? - gli occhi sul pavimento, non credeva di averlo chiesto davvero.
 
Tuttavia, la reazione di Camus lo lasciò spiazzato. Immaginando che l’Acquario si sarebbe arrabbiato, si stava già schiaffeggiando mentalmente per aver rovinato l’atmosfera romantica che erano riusciti a creare dopo tanto tempo...tuttavia vedere il sempre pacato e serio Camus scoppiare a ridere, lo lasciò completamente disarmato! 
 
- Perché ridi? - basito da quel comportamento, Milo non sapeva se unirsi alla sua risata e lasciar cadere l’argomento, oppure sentirsi offeso.
 
- Me lo stai chiedendo davvero? Mi fai una domanda così stupida e pretendi anche che resti serio?! - l’undicesimo guardiano non riusciva a nascondere l’ilarità.
 
- Perché sarebbe una domanda stupida? - Milo sbuffò imbronciandosi ed incrociando le braccia.
 
- Perché la risposta è così scontata... - il francese cercò di ricomporsi per dire qualcosa che, di sicuro, avrebbe richiesto delle spiegazioni - ovviamente prenderei in considerazione Mu! -.
 
Dopo aver sentito le parole del compagno, Milo spalancò gli occhi ed aprì la bocca incredulo - E me lo dici così? Come se fosse la cosa più normale del mondo?! -.
 
Dopo aver ritrovato la sua naturale compostezza, Camus fece sedere Milo su una delle poltrone e, prendendolo per le spalle con delicatezza, si preparò a spiegare ciò che aveva detto.
 
- Milo, guardami bene, ora ti chiederò di fare una cosa, così potrai capire da solo quello che ho detto... -.
 
Per nulla convinto, lo Scorpione guardò sospettoso il suo compagno; quella rivelazione, fatta con leggerezza spiazzante, non gli era piaciuta per niente...Che accidenti significava ovviamente prenderei in considerazione Mu? Che lui, Milo, era così facilmente intercambiabile?! Che diavolo aveva questo Ariete di così speciale da piacere a tutti??? Non era spiritoso, anzi, era piuttosto serio, non faceva mai nulla di divertente, se ne stava quasi sempre in disparte...possibile che persino Camus, il suo “gelato”, non fosse immune al fascino incomprensibile di quest’uomo?!
 
Tuttavia, doveva saperne di più, quindi a malincuore annuì alla richiesta di Camus.
 
- Può sembrarti strano, ma...chiudi gli occhi Milo... - restìo, lo Scorpione fece ciò che gli aveva chiesto il suo compagno - ora immagina di essere semplicemente te stesso, il vero Milo, e di non avere legami affettivi...prova a pensare che io e te siamo solo amici e che tra di noi non ci siano mai stati né amore né complicazioni sentimentali... sei libero e felice di avere una nuova possibilità di vivere... - Camus parlava con un tono di voce calmo, mentre accarezzava dolcemente una mano di Milo tra le sue - bene, ora pensa a Mu e sentiti libero di lasciar fluire i tuoi pensieri...-.
 
In un primo momento, Milo non capì quasi nulla...dove stava andando a parare Camus? Era una specie di tranello? Comunque, nonostante la stranezza di quella richiesta, decise di stare al suo gioco e, anche se con tutte le riserve del caso, chiuse gli occhi, convinto che quelle bizzarre richieste non lo avrebbero portato da nessuna parte.
 
Per prima cosa cercò di entrare nello stato d’animo descritto da Camus...un po' gli dispiaceva dover far finta di non amarlo, ma lo aveva chiesto lui... immaginandosi libero, senza amarezze, senza sofferenze, senza complicazioni, e con una nuova vita da pover riscrivere daccapo, una piacevole sensazione di benessere si impadronì del suo corpo e del suo cervello.
 
Fantasticò di essere in cima ad una scogliera a guardare il tramonto, mentre un vento leggero gli scompigliava i capelli e rinfrescava la pelle del suo viso su cui danzavano le ciocche ribelli. Concentrandosi un po' riuscì a sentire l’odore del mare che gli permeava le narici, mentre il rumore delle onde che si infrangevano contro le rocce fungeva da perfetta colonna sonora a quel momento di pura serenità; quell’immagine aveva il sapore della.... libertà! All’improvviso avvertì una presenza accanto a sé, e girandosi leggermente vide il bel sorriso del primo guardiano che, con le sue grandi iridi smeraldo, lo fissava con un’espressione indecifrabile. Un piccolo brivido gli percorse la colonna vertebrale. A ben pensarci, dietro il suo aspetto sempre calmo e gentile, Mu era circondato da un’aura di mistero...fabbro celeste, alchimista delle stelle, tra gli ultimi discendenti di una civiltà antica e perduta, colto, intelligente, brillante ma riservato, con la capacità di teletrasportarsi e di leggere nel pensiero, e, non da ultimo, onestamente...bello! Per un attimo gli tornò in mente una scena vissuta poco tempo prima...stava salendo la gradinata dopo aver terminato l’allenamento pomeridiano al Colosseo, quando, arrivato davanti al tempio dell’Ariete, si trovò davanti Mu pronto a scendere per raggiungere Shaka che stava meditando in una delle radure che costeggiavano il Santuario; il primo guardiano indossava una delle sue tuniche, solo che questa, a differenza delle altre, arrivava a metà coscia, lasciando scoperte le gambe. Sorpreso, non poté evitare di guardare le gambe snelle e forti dell’Ariete; inoltre la tunica, leggermente scollata, lasciava intravedere una parte del petto ben forgiato... un altro brivido lo percorse, proprio come era successo quel giorno, quando si era ritrovato a pensare che Mu potesse essere davvero sexy quando voleva...
 
Spalancando gli occhi, trovò Camus che lo fissava divertito - Per tutti gli dei dell’Olimpo Camus! Io...io... -.
 
- Non devi spiegarmi niente Milo - un sorriso si allargò sul viso dell’Acquario - non posso conoscere i tuoi pensieri, ma conosco le sensazioni...ora puoi capire quanto ti amo! -.
 
- Hai ragione Camus...ora mi sento anche peggio per quello che ho fatto a Mu! - Milo sospirò triste, ripensando alla sofferenza che aveva causato all’Ariete per un suo capriccio - Credo di dovermi scusare con lui, anzi, vado subito a spiegargli che cosa è successo! - fece per alzarsi, ma Camus lo trattenne per un braccio.
 
Lo Scorpione guardò interdetto il suo compagno, una muta domanda sul suo viso.
 
- Avrai modo Milo, ora lascialo in pace, Mu ha bisogno di tranquillità... - spiegò Camus - e poi, come hai giustamente detto prima, non hai fatto tutto da solo...con tutto il rispetto, credo che a Mu le tue scuse servano a ben poco...se lo conosco un po' non è neanche arrabbiato con te... - indugiò per alcuni secondi prima di prendere un respiro profondo - spero solo che l’idiota di Shaka torni sui suoi passi e riesca a convincerlo! -.

- Perché parli così Camus? Shaka si è già ravveduto, e dopo la scenata che ha fatto alla cena di Saori, è ovvio che si sia pentito...perché Mu non dovrebbe perdonarlo? - per Milo la questione era molto semplice, tuttavia, non sempre le cose sono facili quando non dipendono da te.
 
Camus scosse la testa negativamente - Parli così perché non conosci Mu! - lo Scorpione si accigliò, una punta di gelosia lo infastidiva sempre quando l'Acquario sottolineava la confidenza che aveva con l'altro cavaliere - è sempre disponibile e cortese con tutti, ma, credimi, è molto difficile conquistare la sua fiducia, e basta un attimo per perderla. Quello che lo ha ferito non è stato quello che Shaka ha detto, per quello lo ha già perdonato...ma quello che non ha detto - Camus guardò Milo negli occhi - Shaka ha preferito tenere i suoi turbamenti per sé invece che affrontarli con il suo compagno...è questo che gli ha fatto male! -.
 
Milo comprese le parole di Camus, in effetti neanche lui aveva pensato a tutte le complicazioni che sarebbero derivate dal suo comportamento. A questo punto, tuttavia, capì che poteva fare ben poco per appianare le cose...ora stava a Shaka dimostrare a Mu che lo amava davvero!
 
Milo prese il viso di Camus tra le mani, per dargli un altro bacio prima di tornare nel suo tempio, ma prima di andare via sfoggiò un sorriso malizioso al suo partner - A proposito, mi stavo quasi dimenticando...sabato sera andremo insieme ad Atene? -.
 
Camus lo guardò con affetto - Mi sono già messo d’accordo con Mu e Aphrodite per andare insieme a loro... - poi, vedendo lo sguardo esasperato rivolto al cielo del compagno, aggiunse - ma so che sarai lì ad aspettarmi, ed è questo ciò che conta... - dopo averlo preso per un ultimo bacio appassionato, lo lasciò andare via, ma solo per il momento...

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Capitolo 8
*** Una giornata faticosa ***


I giorni che avevano preceduto il sabato erano trascorsi senza grandi scossoni.
 
Mu era rimasto nella fucina del tempio dell’Ariete quasi tutto il tempo; solo in tarda mattinata scendeva al Colosseo per allenarsi, ma, al termine, rientrava immediatamente nel suo tempio per dedicarsi alla riparazione delle armature. Nonostante gli piacesse condividere quei momenti con i compagni, negli ultimi giorni cercava di trascorrere insieme agli altri cavalieri il minor tempo possibile, per non dover subire la loro curiosità; inoltre, il fatto che la Vergine presidiasse gli allenamenti come sempre, lo rendeva più turbato di quanto volesse. Date le circostanze, preferiva senza ombra di dubbio il lavoro alla fucina, che gli dava modo di pensare e dissipare i suoi dubbi.
 
Shaka, dal canto suo, non si era azzardato a disturbare il primo guardiano. In più di un’occasione avrebbe voluto parlargli; più di una volta si era avventurato fuori dal suo tempio per andare a trovare Mu, ma a metà strada era sempre ritornato sui suoi passi. Dopo che il suo istinto gli aveva già fatto commettere una colossale sciocchezza, fare pressioni sul suo compagno non lo avrebbe di certo aiutato a mettere ordine tra i suoi pensieri. Tuttavia, non riusciva a trattenere il bisogno disperato di poterlo almeno vedere, e così ogni mattina si recava agli allenamenti, limitandosi a guardare l’amore della sua vita da lontano, con i suoi bellissimi zaffiri rigorosamente chiusi; se li avesse aperti anche solo per un istante, avrebbero rivelato tutto il rimpianto che il cavaliere portava nel suo cuore.
 
Questo, ovviamente, non era passato inosservato agli occhi dell’Ariete, tuttavia, decise che avrebbe affrontato il suo partner solo quando avesse avuto le idee ben chiare su se e come continuare la loro relazione.
 
Nel frattempo, Aphrodite era riuscito a convincere, cosa che gli era costata un bel po' di fatica, il vecchio Ariete all’idea che i cavalieri d’oro uscissero insieme il sabato sera; per il Patriarca, il fatto che tutti gli ori lasciassero sguarnita la custodia del Santuario era inammissibile, e Aphrodite dovette ricorrere a tutte le scuse che conosceva (anche quelle che non conosceva) per dissuaderlo. Tuttavia, una volta esaurito il repertorio di scuse, fu costretto ad ammettere i problemi che di recente avevano turbato le vite dei cavalieri dell’Ariete e della Vergine, quale pretesto per poter offrire loro una serata riconciliatrice.
 
Alla menzione del suo discepolo, per il quale nutriva un affetto smisurato, oltreché un vago senso di colpa per il suo comportamento durante la guerra santa, Shion cedette alla richiesta di Aphrodite; tuttavia, questo valse al primo guardiano la visita inaspettata del suo maestro.
 
Mu stava martellando un pezzo dell’armatura di Seiya, borbottando su quanti danni quel ragazzo potesse fare anche in tempo di pace, quando avvertì, con sorpresa, il cosmo del suo maestro annunciarsi all’ingresso del tempio. Senza indugiare ulteriormente, si tolse il grembiule di pelle, e, indossando la tunica che aveva abbandonato sul logoro divano della fucina, corse ad accogliere Shion.
 
- Buonasera Maestro - disse Mu inclinando leggermente il capo in segno di rispetto - entrate, prego...- fece cenno di seguirlo.
 
Shion seguì il suo allievo senza dire nulla. Dentro di sé non poteva evitare di compiacersi nel vedere ciò che Mu era diventato. Aveva sempre sospettato che un giorno quel bambino dolce e ubbidiente sarebbe diventato un Ariete di valore, ma avere la possibilità di vederlo con i suoi occhi, lo rendeva immensamente orgoglioso.
 
Dopo essersi accomodato sul divano del soggiorno, Shion rifiutò il tè che Mu gli aveva offerto, desiderando andare subito al punto.
 
- Mu, per prima cosa, non sono più il tuo maestro, quindi ti chiedo di chiamarmi semplicemente con il mio nome - il suo tono era morbido, lo sguardo viola puntato sul suo ex allievo.
 
- Ma ... voi sarete sempre il mio Maestro! - rispose Mu sorpreso.
 
Sospirando, Shion fece un piccolo sorriso - Va bene Mu... se non vuoi chiamarmi per nome non farlo, ma almeno dammi del tu. E prima che tu possa obiettare - aggiunse vedendo l’accenno di protesta che stava per uscire dalle labbra del cavaliere - non sono più il tuo maestro perché tu non sei più il mio allievo... sei il cavaliere d’oro dell’Ariete, e, a mio modesto parere, forse il migliore che abbia mai indossato quest’armatura... se io che ti ho insegnato a parlare con le armature dico che non ho mai visto Ariete così felice come al tuo fianco, puoi solo credermi... -.
 
Quelle parole, pronunciate con sincerità dal suo maestro, furono un balsamo per lo spirito di Mu - Grazie Maestro, di tutto... - si prese un momento per assorbire le belle parole di Shion prima di aggiungere - e sì, cercherò di darv...darti del tu! -.
 
- Ascolta Mu, ti chiederai perché sono venuto - lo sguardo di nuovo fisso sulle iridi smeraldo che lo guardavano con preoccupazione ed attesa - non è mia intenzione intromettermi nella tua vita privata, ma è giunto alle mie orecchie il fatto che ci sono dei problemi nella tua relazione... -.
 
Mu sospirò un po' seccato - Maestro, non dovet... non devi preoccuparti di queste cose, hai già tanto da fare con il tuo lavoro, non voglio darti inutili pensieri! - immaginava che la notizia sarebbe arrivata anche al suo maestro ma non avrebbe mai pensato che gli potesse interessare. Inoltre, era diventato un adulto ormai da tempo, ed era in grado di risolvere da sé i suoi problemi.
 
Shion studiò attentamente le reazioni del cavaliere intuendo i suoi pensieri - Mu, ascoltami bene... tutto ciò che ti riguarda per me è importante. È naturale che io sia affezionato ad ognuno di voi, dopotutto vi conosco da quando eravate molto piccoli... tuttavia, l’affetto che provo nei tuoi confronti è molto simile a quello di un padre per suo figlio...ti ho cresciuto Mu, ho visto i tuoi primi passi, ho ascoltato le tue prime parole - Mu sorrise ascoltando le amorevoli parole di Shion, ma non disse nulla per non interromperlo - e quindi mi sento in dovere di intervenire se lo ritengo necessario... -. Pur non sapendo nel dettaglio che cosa fosse accaduto, Shion non faceva fatica ad immaginarlo, conoscendo gli attuali cavalieri come nessun altro.
 
Sistemandosi meglio sul divano il Patriarca continuò - Non nego di non avere molta simpatia per Shaka... non ho nulla da ridire su di lui come cavaliere, è indubbiamente uno dei più forti... tuttavia, come tuo partner mi lascia perplesso. Sarò sincero...avrei preferito qualcun altro al tuo fianco, qualcuno meno problematico e più umile - incoraggiato dal silenzio di Mu, che si limitava a guardarlo attentamente, continuò - ma... mi rendo conto che il cuore non sceglie a chi appartenere, ed anche provandoci per mille anni non riuscirai ad estirpare i tuoi sentimenti, se sono sinceri. Indubbiamente nessuno meglio di te sa cosa fare, ma tieni a mente di non cadere negli stessi errori che rimproveri al tuo partner... - Mu aggrottò i tika sulla fronte in un’espressione interrogativa - ...se Shaka deve imparare ad accettare la sua natura umana, allo stesso tempo devi farlo anche tu, accettando il fatto che possa sbagliare... -.
 
Lo sguardo fisso su un punto immaginario, Mu incassò le parole del suo maestro, dovendo ammettere con sé stesso che aveva pienamente ragione. Si era lasciato sopraffare dal dispiacere; non accettando il fatto che anche Shaka potesse commettere degli errori, stava contraddicendo quello che gli rimproverava... in poche parole stavano commettendo lo stesso errore!
 
Lasciandolo ai suoi pensieri, Shion si diresse verso l’uscita di quella che, in un tempo lontano, era stata la sua casa; passando accanto al vaso di Pandora in cui riposava l’Ariete, non poté evitare di fare un piccolo sorriso quando percepì il sentimento di serenità che emanava dalla sua vecchia armatura...ci aveva visto giusto ancora una volta!
 
Nel frattempo, Milo e Camus si erano incontrati durante i giorni che erano seguiti alla loro riconciliazione; pur non essendo andati oltre i baci e le carezze furtive, avevano parlato molto, e, insieme, stavano coltivando un’armonia che non avevano mai avuto in passato, in parte a causa dell’atteggiamento freddo dell’Acquario, in parte anche a causa degli atteggiamenti infantili di Milo, che non aveva accettato pienamente la natura dell’uomo che amava.
 
Quando Camus mise Mu al corrente di quanto stesse accadendo tra lui e Milo, l’Ariete si mostrò sinceramente contento per il suo amico. Dopo aver raccolto i suoi sfoghi, asciugato le sue lacrime, e ascoltato il suo dolore, non poteva fare altro che augurare al suo amico il meglio, che, nonostante le alterne vicissitudini, era proprio l’amore dell’ottavo guardiano.
 
Giunto finalmente il sabato pomeriggio, Mu e Camus stavano conversando amabilmente quando raggiunsero il tempio di Aphrodite all’ora concordata. Dopo aver alzato leggermente il loro cosmo per annunciarsi all’ingresso ed avendo ricevuto una risposta affermativa dal padrone di casa, entrarono rispettosamente in attesa di essere ricevuti.
 
- Ahhhhhhh! - urlò il sempre composto Camus, quando una figura a lui sconosciuta, avvolta in una vestaglia di seta color crema, comparve in soggiorno emergendo dalle stanze private. 
 
Il viso coperto da una poltiglia verdognola, i capelli raccolti in giganteschi bigodini, la figura ignota avanzò verso i due cavalieri.
 
- Che diavolo ti prende Camus? Che sta succedendo? - chiese allarmato Aphrodite guardando il viso sconvolto dell’Acquario, mentre l’Ariete cercava con difficoltà di soffocare una risata.
 
- Aphrodite??? - sorpreso, il francese sgranò gli occhi.
 
- Chi altri si sentirebbe così libero in casa mia?! - chiese Dite allargando le braccia - e tu, Mu, che hai da ridere? - disse puntando il dito verso l’interessato.
 
- Niente, niente... - Mu cercò di ricomporsi - stavo ridendo di... di... dell’espressione di Camus! - mentì il tibetano.
 
- Sì certo, di Camus... - una smorfia adornò il bel viso dello svedese - per vostra informazione, sappiate che anche chi nasce meravigliosamente bello come me ha bisogno di qualche trattamento per rimanere tale! - il mento alzato, puntò un dito contro i suoi amici - Rimpiangerete di aver riso di me quando sarete vecchi e avvizziti! E adesso venite con me... non vi ho fatti venire qui per dare spettacolo! -.
 
I due dorati cercarono di trattenere le risate mentre seguivano il dodicesimo guardiano nelle sue stanze private. Il tempio di Aphrodite, sebbene mantenesse la sobrietà richiesta a tutti cavalieri, rispecchiava indubbiamente i gusti del suo guardiano... c’erano molti specchi, anche lungo i corridoi, inoltre le rose del guardiano abbellivano ogni angolo della casa, diffondendo il loro profumo in maniera discreta.
 
- Non sono velenose! - spiegò Dite, vedendo la perplessità sul viso dei suoi amici, che, in silenzio per non essere scortesi, sospirarono sollevati.
 
La stanza di Dite aveva al suo interno un enorme guardaroba, cosa che non sorprese affatto Mu né Camus. 
 
Cominciando a gironzolare intorno ad ognuno di loro, lo svedese prese mentalmente nota delle misure dei due cavalieri, riflettendo su cosa potesse valorizzarli. Indubbiamente il dodicesimo guardiano era conscio di avere a che fare con due notevoli esemplari di bellezza maschile, ma, avendo caratteristiche differenti, pensava molto seriamente a come enfatizzare i loro tratti più significativi. 
 
Mu e Camus avevano una vaga idea di cosa stesse facendo Dite, tuttavia, Mu manifestò la sua perplessità - Non vorrei essere inopportuno Dite... ma Deathmask sa che sei qui con noi? -.
 
- Hmmm? - concentrato sul suo lavoro, Dite sentì a malapena la domanda del tibetano - Maschera? Ah... sì, sì, certo, non ho segreti per il mio amore! Andrà insieme agli altri, ci vedremo direttamente al locale! - dopodiché continuò con il suo compito, alternandosi tra la stanza ed il guardaroba, dal quale prendeva alcuni pezzi per studiarli e poi decidere se metterli sul letto o riporli nell’armadio. Aveva preso sul serio quella missione!
 
In realtà Deathmask non aveva fatto salti di gioia nel sapere che Dite sarebbe arrivato più tardi per “vestire” i suoi amici, tuttavia si convinse a malincuore quando lo svedese gli spiegò ciò che aveva in mente. Nonostante i suoi atteggiamenti spesso esuberanti, Deathmask era conscio del fatto che agisse senza malizia e per il bene dei suoi compagni.  Inoltre... la verità è che non avrebbe mai potuto negare nulla a quello svedese folle che gli aveva rubato il cuore... ma per il suo bene e la sua serenità era meglio che Dite non lo sapesse!
 
Inutile dire che l’Ariete e l’Acquario passarono molto, molto tempo nelle stanze di Aphrodite... quando ebbe finito le sue opere d’arte, come le chiamò, batté le mani felicissimo - Siete meravigliosi! - un sorriso soddisfatto splendeva sul suo bel viso.
 
I due cavalieri si ammirarono l’un l’altro... indubbiamente Dite aveva fatto un ottimo lavoro, tuttavia, la loro modestia gli fece venire il dubbio che l’amico avesse esagerato.
 
- Dite... - Mu si manifestò per primo - non sarà...troppo? - chiese il tibetano vedendosi riflesso in uno degli specchi della stanza. Camus allargò le braccia ad indicare di essere d’accordo con Mu.
 
- State scherzando vero? - chiese Dite sorpreso - voglio proprio vedere se sarà troppo, quando un indiano sostenuto e uno Scorpione vivace vi salteranno addosso strappandovi i miei poveri vestiti di dosso! - aggiunse con un sorriso malizioso.
 
- Dite! - Camus, esasperato, si coprì il viso con le mani.
 
- No! Non toccarti... o rovinerai il trucco! - disse un allarmato Aphrodite correndo verso l’amico per valutare i danni - Beh, per fortuna è tutto a posto, questi cosmetici mi sono costati una fortuna, ma devo dire che ne è valsa la pena! - poi rivolgendosi ad entrambi - Bene ragazzi, ora devo pensare a me, quindi sciò... ci vediamo più tardi ok? - disse strizzando un occhio.
 
Mu e Camus alzarono gli occhi al cielo... l’attesa sarebbe stata lunga!
 
Tre ore dopo, Camus e Aphrodite stavano aspettando Mu, che era andato a prendere la sua auto, fuori dal Santuario. Gli altri cavalieri erano già partiti in direzione della capitale, concordando di vedersi direttamente all’interno del locale, dove avrebbero cercato di trovare un tavolo abbastanza grande per poter stare tutti insieme. L’Acquario nutriva ancora forti perplessità sul suo aspetto, a suo dire, eccessivamente vistoso, ma il guardiano dei Pesci era più che soddisfatto del suo lavoro.
 
Distratti dalla loro conversazione, non si accorsero di un’auto nera che pochi istanti prima si era fermata vicino a loro. I finestrini, oscurati, non lasciavano intravedere nulla al suo interno.
 
- Wow Camus! - disse Dite dopo aver notato l’elegante auto che, ferma lì da alcuni minuti, non accennava a muoversi.
 
- Porsche Panamera! - esclamò il francese - Gran macchina! -.
 
- Ma perché non si muove? - chiese Dite cercando inutilmente di scorgere all’interno.
 
- Forse aspetta qualcuno... - rispose Camus incrociando le braccia, poi, guardando l’orologio - ma che fine ha fatto Mu? -.
 
Mentre i due cavalieri cercavano all’orizzonte una traccia del loro amico, uno dei finestrini dell’auto nera si abbassò, rivelando una testa di capelli color lavanda che si sporse verso di loro - Vi decidete a salire o vogliamo rimanere qui tutta la notte? - chiese Mu sorridendo.
 
Dite e Camus spalancarono gli occhi. Questa non se l’aspettavano! Come accidenti faceva Mu, un ex eremita che fino a poco tempo prima viveva in uno sperduto luogo delle cime himalayane, ad avere una macchina come quella?!
 
Ancora storditi dalla sorpresa di qualche istante prima, i due dorati salirono a bordo dell’auto, Camus si accomodò di fianco al guidatore, Dite su su uno dei sedili posteriori. Finalmente partirono in direzione della capitale.
 
Mentre il tibetano sorrideva della reazione meravigliata dei suoi amici, Dite e Camus rimasero in silenzio, ancora sotto shock, finché il francese ebbe il coraggio di parlare.
 
- Mu...perdonami se te lo chiedo, ma... - Camus non voleva essere scortese, ma non sapeva come formulare quella domanda senza offendere l’amico.
 
Comprendendo la sua difficoltà, Mu fece la domanda al posto suo.
 
- Vuoi sapere come posso permettermi quest’auto? - la voce calma, serena, come sempre, Mu non si sentiva affatto offeso. Al posto loro avrebbe fatto la stessa domanda.
 
Camus annuì con il capo prima di emettere uno stringato - Sì! -.
 
Dite, al contrario, fu più loquace - Mu, tesoro, non è che io voglia farti i conti in tasca, ma... lo stipendio che percepiamo è lo stesso per tutti! Per carità, non mi lamento...ma onestamente nessuno di noi potrebbe permettersi un’auto del genere! - alzò le spalle sconcertato.
 
- Beh... in realtà anch’io farei la stessa domanda, quindi rilassatevi! - sia Camus che Dite tirarono un sospiro di sollievo - È vero, la paga è la stessa per tutti, e su Saga possiamo dire tutto... ma onestamente è sempre stato puntuale con i pagamenti... però... dimenticate che riparo armature da quando avevo sette anni; inoltre, quando ero in Jamir, facevo anche lavori di oreficeria... se a tutto questo aggiungiamo che il mio stile di vita è sempre stato alquanto frugale, non è così impossibile che abbia messo qualcosa da parte...no? - concluse sorridendo.
 
- In effetti...beh...anch’io non mi posso lamentare... - Camus pensò che il ragionamento del suo amico avesse senso. Considerato il fatto che anche lui aveva passato la maggior parte del suo tempo in Siberia vivendo una vita modesta, aveva messo da parte una bella somma che gli avrebbe permesso di vivere tranquillo quando avesse lasciato l’armatura dell’Acquario al suo allievo.
 
- Quindi io sono l’unico qui che non ha niente?! - esclamò Dite, provocando l’ilarità dei suoi amici.
 
- Dopo aver visto il tuo guardaroba, direi che sei l’unico che in questi anni ha investito i suoi soldi... - rispose Camus con una smorfia ironica.
 
- Spero che almeno Maschera abbia pensato al nostro futuro... - rifletté ad alta voce Dite sconsolato, provocando nei due cavalieri seduti davanti un’altra risata.
 
Passata una buona ora parlando degli argomenti più vari, non da ultimo l’agognata riconciliazione tra l’ottavo e l’undicesimo guardiano, i tre dorati arrivarono finalmente a destinazione. Dopo aver affidato le chiavi dell’auto al parcheggiatore del locale, i tre amici si diressero verso l’entrata del club. 
 

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Capitolo 9
*** Sabato sera! ***


All’interno del locale nove cavalieri d’oro in libera uscita erano seduti intorno ad un grande tavolo. Nonostante la confusione dovuta all’inaugurazione, erano comunque riusciti a trovare un buon tavolo; questo grazie soprattutto all’intercessione di Milo, che essendo stato negli ultimi mesi un frequentatore abituale dei locali notturni della capitale, era riuscito ad accaparrarsi un buon posto tramite le sue molte conoscenze. I cavalieri erano uno più bello dell’altro vestiti nei loro abiti civili...e molti di loro avevano già attirato l’attenzione dei presenti.
 
Sebbene la musica fosse assordante e la gente che affollava il locale rendesse l’aria al limite del respirabile, alcuni guardiani si trovavano particolarmente a loro agio...Kanon stava flirtando a distanza con un gruppo di ragazze sedute al bancone del bar, mentre Saga si divertiva ad infastidirlo tentando di rubargli la scena; Aiolos e Shura parlavano intimamente tra di loro, scambiandosi delicate carezze tra una parola e l’altra; Aldebaran scherzava con un divertito Aiolia, anche se cominciava a sentirsi un po' intorpidito a causa dell’alcol già ingurgitato; Deathmask scambiava qualche parola qua e là con i suoi compagni, guardando ogni tanto l’orologio, in attesa che arrivasse Dite. 
 
Gli unici ad essere visibilmente ansiosi erano la Vergine e lo Scorpione. Non capendo perché Mu e Camus impiegassero tanto tempo ad arrivare, sbuffavano a turno, inoltre Milo si agitava nervosamente sul divano di tessuto chiaro che circondava il tavolo.
 
In quella situazione, piacevole per alcuni ed irritante per altri, li trovò un trafelato Aphrodite, che arrivò al tavolo dove si trovavano i suoi amici correndo in preda al panico.
 
- Aldebaran! Aiuto...solo tu puoi aiutarmi! - urlò lo svedese, ma, rendendosi conto che il Toro non lo aveva neanche sentito, a causa dell’udito già ovattato da tre bicchieri di cachaca, sospirò frustrato.
 
Deathmask si prese qualche secondo per ammirare il suo compagno prima di parlare... pantaloni neri di seta avvolgevano il suo corpo snello, mentre una camicetta di seta color verde acqua, aderente al busto, faceva risaltare ancor di più i bellissimi occhi azzurri e la cascata di ricci dello stesso colore che incorniciavano il suo volto...ridestatosi da quell’immagine finalmente riuscì a parlare - Che succede Dite? Perché sei così agitato? -.
 
- Ah Maschera...non sai che caos! - disse Dite portando una mano sulla fronte - Stavo entrando nel locale seguito a breve distanza da Mu e Camus, quando un’orda di ragazze infernali li ha assaliti! Ovviamente non possono liberarsi di loro come farebbero normalmente... - disse facendo una smorfia - ...sono praticamente circondati da un branco che li palpeggia e gli mette bigliettini nelle tasche dei pantaloni!!! -.
 
Alle parole del guardiano dei Pesci, sia Milo che Shaka scattarono dai rispettivi posti indignati. Come osavano quelle donne mettere le mani addosso ai loro compagni?! Già pronti ad uscire per andare a reclamare i loro fidanzati, o presunti tali, dato che per uno non c’era ancora niente di ufficiale e l’altro era ancora in bilico, furono fermati da Aphrodite che, con le mani sui fianchi, bloccò loro la strada - Dove credete di andare voi due?! -.
 
- Lasciami passare Pesci! - ringhiò l’indiano.
 
- Devo andare a prendere il mio Camy! - controbatté lo Scorpione disperato.
 
Dite sospirò frustrato dovendo rivelare loro l’ovvio - Ragazzi...qui non siete al Santuario, né tantomeno in battaglia, e quindi non potete comportarvi come fareste di solito! Senza offesa per nessuno dei due, ma non siete esattamente degli energumeni, tu soprattutto biondo... - vide una smorfia di fastidio sul volto di Shaka - mi serve qualcuno di più...come dire...imponente! - istintivamente posò lo sguardo sulle uniche due persone che in quel momento avrebbero potuto essere d’aiuto, essendo Aldebaran già fuori combattimento.
 
- Eccomi! - Kanon, cercando di trattenere le risate, recepì il messaggio - Saga, muovi il sedere! Dobbiamo andare a “salvare” i nostri compagni! - con un enorme sorriso sul volto, tese la mano a suo fratello, che a fatica cercava di trattenere le risate, e insieme si fecero largo tra la folla in direzione dell’ingresso.
 
Visibilmente infastidito, in piedi con le braccia incrociate, il sesto guardiano batteva nervosamente un piede sul pavimento, in attesa di vedere entrare l’unica persona che gli interessasse davvero in tutta quella baraonda. Shaka era bellissimo nei suoi pantaloni di seta nera, che facevano risaltare le sue lunghe gambe, e una camicia rossa dello stesso tessuto con le maniche arrotolate. Un particolare risaltava al suo collo...un pendente con il simbolo dell’Ariete...Mu aveva forgiato nella sua fucina i due simboli dell’Ariete e della Vergine, e ovviamente la Vergine era al collo del tibetano...anche se negli ultimi giorni non aveva avuto modo di vedere se Mu la portasse ancora, dato che era stato nel suo tempio quasi tutto il tempo.
 
Anche Milo era molto bello, in un completo total blue con t-shirt bianca, che faceva risaltare i suoi occhi color mare e la sua abbronzatura naturale; si muoveva ansiosamente sul divano in attesa che Camus finalmente arrivasse.
 
Aphrodite, seduto sulle ginocchia di Deathmask, alternava lo sguardo tra il suo amante e l’ingresso del locale...per nessuna ragione al mondo si sarebbe perso i risultati del suo duro lavoro!
 
Dopo lunghi minuti, che a due di loro sembrarono ore, emersero, a fatica attraverso la folla danzante, Saga che con un braccio teneva le spalle di Camus, seguito da Kanon che teneva Mu nello stesso modo. Saga e Kanon non riuscivano a nascondere l’ilarità, mentre i due compagni d’armi erano visibilmente confusi da quanto accaduto pochi istanti prima.
 
Vedendo arrivare il suo Camus, lo Scorpione andò nella confusione più totale...indubbiamente il francese aveva una bellezza naturale che lo rendeva già di per sé molto attraente, ma vederlo così lo lasciò a bocca aperta! Un completo total black aderiva al suo corpo, evidenziandone la muscolatura scolpita... i capelli color acquamarina scendevano sciolti e setosi incorniciando il suo viso elegante...qualcosa di diverso sulle labbra le faceva risaltare rendendole ancora più desiderabili...
 
Milo tentò di parlare ma non riuscì ad articolare niente. I suoi occhi incantati incontrarono quelli ammalianti di Camus che, resosi conto dell’effetto che aveva avuto sul compagno, sorrise dentro di sé compiaciuto. Non l’avrebbe mai ammesso, ma gli piaceva sentire quello sguardo di Milo su di sé...
 
Poco distante da un Milo ipnotizzato, Shaka era a dir poco estasiato...la vista del tibetano gli provocò un tale stordimento, che fece fatica a non cadere sul divano...Mu era a dir poco magnifico! Pantaloni blu alla caviglia segnavano le sue gambe snelle e forti e fasciavano il bel fondoschiena tornito; una camicia bianca arrotolata fino ai gomiti, che lasciava scoperta una parte del suo petto, ed i capelli raccolti in una coda alta, mettevano in risalto la sua pelle d’alabastro...una leggera linea di kajal evidenziava ancora di più le splendidi iridi smeraldo, aggiungendo alla loro bellezza un tocco esotico e misterioso...e per finire, le sue labbra, naturalmente a forma di cuore, erano marcate da qualcosa che le faceva risaltare rendendole un silenzioso invito per l’indiano...
 
Shaka avrebbe voluto dire qualcosa, anche solo salutarlo, ma le parole gli morirono in gola; l’unica cosa che riuscì a fare fu aprire le palpebre, affinché i suoi bellissimi zaffiri potessero ammirare meglio l’uomo che gli stava di fronte.
 
Quel gesto attirò magneticamente l’attenzione del tibetano... adorava guardare quegli occhi predatori che si aprivano solo per lui; nonostante il trambusto, non gli era di certo sfuggito quanto fosse attraente Shaka, né quel particolare che portava appeso al suo collo...istintivamente, e seguito rapidamente dalle iridi azzurre, rivolse lo sguardo al proprio petto, dove il simbolo della Vergine, discreto nella sua fattura come tutti i suoi lavori di oreficeria, rendeva chiara l’appartenenza del suo cuore.
 
Per un momento, Ariete e Vergine si persero nei reciproci sguardi...sebbene la musica assordante riempisse ogni angolo del club, il silenzio tra di loro era l’unico suono esistente...e fu più eloquente di qualunque parola nel realizzare la mancanza che sentivano l’uno per l’altro.
 
Quel momento tuttavia fu interrotto bruscamente.
 
- Sei fantastico Mu! - gridò Aiolia, provocando l’ilarità dei presenti.
 
Visibilmente infastidito, Shaka si voltò di scatto verso il quinto guardiano. Come osava rivolgersi in quel modo al suo Mu?!
 
Imbarazzato, Mu abbassò gli occhi al pavimento - Grazie Aiolia...sei...molto gentile...ma il merito è solo di Aphrodite! - disse rivolgendo lo sguardo in direzione dello svedese che, estremamente appagato, non nascondeva la gioia sul suo volto.
 
- Beh...posso ritenermi soddisfatto! - esclamò Dite con voce orgogliosa - Però c’è da dire che i miei modelli partivano già da un livello molto alto! - aggiunse sorridendo e strizzando l’occhio all’Ariete e all’Acquario che, guardandosi, arrossirono lievemente al complimento.
 
- Dai, sedetevi e bevete qualcosa! - Kanon gli fece cenno di sedersi - La fatica di prima deve avervi messo sete, a proposito... - aggiunse con un sorriso sornione - non è che magari avete qualche numero di telefono da passarmi?! -.
 
Mu e Camus si guardarono imbarazzati; l’episodio che li aveva coinvolti prima di entrare nel locale era ancora vivo nelle loro menti. Si limitarono a scuotere la testa in segno negativo, prima di sedersi nello spazio che i loro amici avevano creato per loro stringendosi.
 
- E quello? - Mu, seduto tra Aiolia e Shaka, indicò un punto di fianco al quinto guardiano, dove Aldebaran era seduto con la testa e gli occhi rivolti verso l’alto, ed un sorriso felice sul viso.
 
- Quello? È un caso perso! - rispose Shura alzando le spalle, mentre Aiolos, seduto accanto, scuoteva la testa da una parte all’altra sorridendo.
 
- Alde è così quando si tratta di festeggiare! - disse Aiolos - Ma non preoccuparti Mu...è venuto con noi e lo riporteremo al suo tempio sano e salvo! - aggiunse intuendo le preoccupazioni dell’Ariete.
 
- Come stai Mu? - il Leone, che non aveva smesso per un momento di ammirare l’amico da quando era entrato, approfittò di un momento di silenzio per catturare la sua attenzione, precedendo un “certo” biondo.
 
- Sto bene...grazie Aiolia - Mu rispose con un piccolo sorriso sul volto - e tu come stai? -.
 
Il dialogo era seguito con attenzione dalla Vergine, che, nonostante avesse richiuso le palpebre, era attento a tutto ciò che accadeva intorno a Mu.
 
- A dirti il vero...sto davvero bene! - esclamò il quinto guardiano, che, notando il sorriso sincero di Mu si sentì incoraggiato a continuare - Avrei voluto parlartene prima, ad essere onesto avrei avuto bisogno di qualche consiglio, ma so che in questi giorni sei stato impegnato... - vide lo sguardo di Mu grato per aver sorvolato con delicatezza sul vero motivo per cui era rimasto confinato nel suo tempio - comunque, è da un po' che sto frequentando una persona...in realtà passo molto tempo con lei e...beh...sinceramente...mi piace! -.
 
Mu sorrise nel sentire le parole pronunciate dall’amico. Da molto tempo sperava che Aiolia estirpasse dal cuore il sentimento che provava nei suoi confronti; non potendolo ricambiare, provava un grande dispiacere nel sapere il Leone intestardito su un amore impossibile. Soprattutto, dopo quello che aveva passato per buona parte della sua vita, Aiolia meritava di essere felice.
 
- Sono davvero contento Aiolia - disse Mu sorridendo e posando una mano sulla spalla dell’amico - non sai quanto...credo che più di tutti meriti di essere felice... - poi aggiunse con un sorriso malizioso - e non è per caso una certa Amazzone di nostra conoscenza la responsabile di questa felicità? -.
 
Aiolia arrossì e rispose balbettando - Come...come fai a saperlo? -.
 
Mu rise divertito vedendo l’imbarazzo sul volto dell’amico - Aiolia...mi sono fatto vedere poco in giro...ma non sono mica cieco! -.
 
Dal canto suo, Shaka non poteva che essere sollevato dalle parole del Leone; sebbene anche lui sospettasse che quella con Marin fosse più di una semplice amicizia, sentirlo uscire dalle sue stesse labbra non poteva che dargli ulteriore sollievo... un problema in meno!
 
Notando che a quel tavolo ognuno sembrava perso in mille discorsi che nulla avevano a che fare con lo spirito della serata, Aphrodite, con un sonoro battito di mani, richiamò l’attenzione dei suoi compagni - Allora?! Non so voi...ma io non sono venuto qui per confessarmi, bensì per divertirmi! - poi, tirando all’improvviso per mano Mu e Camus, che stava parlando in modo intimo con Milo, rese chiare le sue intenzioni dirigendosi verso la pista da ballo.
 
Prima di essere trascinato dall’uragano Pesci, Mu fece resistenza solo per rivolgersi a Shaka per la prima volta da quando era arrivato - Non vieni Shaka? -.
 
L’indiano fece solo in tempo ad ascoltare la richiesta di Mu prima che venisse portato via da Aphrodite insieme ad un disorientato Camus. Non sapendo cosa fare, dato che ballare non era tra le sue intenzioni della serata, rimase immobile al suo posto, apparentemente imperturbabile, ma in realtà in preda alla confusione. 
 
Perso in mille emozioni contrastanti, riuscì solo a seguire Mu con lo sguardo. 
 
Aphrodite, ponendosi in mezzo tra i due amici, visibilmente imbarazzati, cominciò a muoversi lasciandosi trasportare dalla musica...
 
Mu e Camus, non sapendo come comportarsi, dato che non era loro abitudine ballare, si rivolgevano sguardi interrogativi cercando di capire se fosse il caso di unirsi all’euforia dello svedese, oppure andarsene e lasciarlo così da solo. Tuttavia, nessuno di loro avrebbe potuto ignorare gli sforzi del guardiano dei Pesci affinché potessero vivere una serata normale...inoltre, anche se non lo aveva confessato apertamente, entrambi avevano compreso l’intenzione di Dite di farli ricongiungere con i rispettivi compagni. Nessuno di loro due aveva cuore di negare la richiesta dell’amico, che, sebbene fosse completamente pazzo, era indubbiamente un buon amico.
 
Superando la sua naturale timidezza e rendendo chiara la sua intenzione, Camus offrì una mano a Mu, che annuendo di rimando, l’accettò prontamente. Sebbene non fossero ballerini di lungo corso, la grazia che naturalmente caratterizzava sia l’Ariete che l’Acquario permetteva loro di muoversi con una certa eleganza, cosa che ovviamente fu presto notata dai loro compagni d’armi.
 
- Hey! - esclamo sorpreso Aiolos - chi l’avrebbe mai detto che Mu e Camus fossero così bravi! -.
 
Prontamente Shura lo redarguì infastidito - Abbassa lo sguardo Aiolos! -.
 
- Milo? - Saga stuzzicò lo Scorpione, che per la prima volta da quando Camus aveva abbandonato il suo fianco gli tolse gli occhi di dosso - non sapevo che il francese si muovesse così... - disse con un sorriso furbo.
 
Milo lo ignorò e tornò a guardare l’undicesimo guardiano. Come sei bello mio Camy...dentro e fuori...come ho potuto essere così cieco da non rendermi conto di quello che stavo perdendo? Ti ho fatto soffrire amore mio...perdonami Camy...perdonami per essere stato così idiota... non potendo resistere oltre, e spinto anche dal fastidio di vedere il suo Camus troppo vicino a Mu, Milo si alzò dal divano e si diresse dove i suoi amici stavano ballando...era arrivato il momento di riprendersi ciò che era suo!
 
- Hey Buddha! - nel frattempo, Kanon tentava di infastidire il sesto guardiano, chiaramente concentrato sulla testa di capelli color lavanda al centro della pista da ballo - Mu è sempre così sensuale? Anche quando pratica un altro tipo di danza? - chiese strizzando l’occhio con un sorrisetto malizioso.
 
Infastidito dalla sfacciataggine del gemello, l’indiano si limitò ad ignorarlo e a voltare bruscamente il viso per tornare a concentrarsi sull’oggetto delle sue attenzioni.  
 
Ah Mu...
 
Shaka era incantato dalla vista del suo compagno che si muoveva a ritmo di musica...l’ondeggiare sensuale dei fianchi, il movimento aggraziato della chioma che fluttuava nell’aria, il bellissimo sorriso mentre si divertiva insieme ai suoi amici...al contrario di ciò che gli aveva detto Milo in quel fatidico giorno, Mu era tutto fuorché un comune mortale. Oltre a considerarlo l’uomo più bello che avesse mai visto, Mu era particolarmente intelligente, saggio nonostante la giovane età, colto, gentile senza essere accondiscendente...aveva quell’aura di costante mistero che lo rendeva intrigante, ma allo stesso tempo i suoi occhi mostravano una sincerità spiazzante...e quella dolcezza, quella tenerezza che mostrava solo quando era in sua compagnia... Shaka sospirò perdendosi nei suoi pensieri. Tuttavia, vederlo ballare con Camus provocò la solita fitta di fastidio che non riusciva a reprimere ogni volta che le attenzioni del primo guardiano erano rivolte a qualcun altro. Sebbene razionalmente sapesse che l’amore di Mu era esclusivamente suo, vederlo così vicino a qualcun altro suscitò dentro di lui un sentimento che non aveva mai provato prima...paura. Quando vide Milo alzarsi con l’intenzione di raggiungere la pista da ballo, sospirò sollevato.
 
Tuttavia, una voce familiare lo distolse dai suoi pensieri.
 
- Ti giuro che se non vai immediatamente a riprenderti ciò che ti appartiene non ti darò un’altra chance biondo... -.
 
Voltandosi di scatto, vide Aiolia guardarlo con occhi felini.
 
- Ho rinunciato a lui perché so che ti ama, ma se fallisci ancora Shaka, se mi accorgo che Mu non è felice come merita, non mi farò da parte un’altra volta...lo giuro su ciò che ho di più caro... -.
 
- Hey...attento a quello che dici Aiolia! - sentitosi tirato in ballo, Aiolos cercò di smorzare l’atmosfera.
 
- Con tutto il rispetto fratello...sei un po' presuntuoso! - disse Aiolia con un sorriso sibillino - Non sarai al primo posto per sempre... -.
 
- Lo spero fratellino... - Aiolos lo guardò teneramente - ti auguro di essere felice...molto felice! -.
 
Abbassando gli occhi con un timido sorriso, non ci volle molto prima che Aiolia riportasse la sua attenzione sul sesto guardiano. Dopo aver fissato il rivale intensamente, indicò con lo sguardo in direzione di Mu in un chiaro gesto che aveva un solo significato...muoviti!
 
Senza aggiungere nulla alla discussione, Shaka si alzò dal divano come aveva fatto Milo pochi minuti prima, dirigendosi verso la pista da ballo.
 
Nel frattempo Camus, sebbene all’inizio fosse estremamente imbarazzato dal dover ballare in mezzo a tanta gente, non poteva negare che quella situazione lo stesse davvero divertendo! Pur non essendo ballerini abituali, lui e Mu avevano trovato una loro sintonia, e questo gli era piaciuto...molto. Ciò che lo faceva stare bene era la sensazione di leggerezza che si era impadronita di tutto il suo corpo. Per la prima volta sentiva di poter allentare quelle cinghie di austerità che a volte gli imprigionavano la mente ed il cuore; quella sera poteva finalmente essere solo Camus...un ragazzo di poco più di vent’anni che, come tutti i ragazzi della sua età, si stava divertendo insieme ai suoi amici.
 
Quando due mani forti gli cinsero i fianchi da dietro, il francese si irrigidì solo per pochi istanti prima di riconoscerne il proprietario...voltandosi leggermente vide gli occhi dell’ottavo guardiano che lo guardavano in modo provocatorio. Il respiro di Milo sul collo allertò tutti i suoi sensi...
 
- Mu, mi permetti? - chiese Milo al primo guardiano, rendendo chiare le sue intenzioni.
 
Con uno sguardo malizioso, Mu aprì le labbra in uno dei suoi bellissimi sorrisi - Più che altro mi stavo chiedendo quanto altro tempo ci avresti messo Milo... - una leggera risata confermò ciò che gli aveva detto giorni prima Camus... Mu non era affatto arrabbiato con lui.
 
Sentendosi piccolo per il modo in cui si era comportato solo qualche giorno prima, Milo abbassò lo sguardo imbarazzato, particolare che non sfuggì all’attenzione di Mu; avvicinatosi, gli mise una mano sulla spalla rivolgendogli un altro sorriso in segno di pace. Senza aggiungere altro, il tibetano lasciò la coppia alla propria privacy, con l’intenzione di dirigersi verso il bar per prendere qualcosa da bere.
 
Tuttavia, dopo aver voltato le spalle ai due guardiani, sentì una mano stringere delicatamente il suo polso...
 
Girandosi, vide gli occhi di Camus guardarlo con un’insolita tenerezza...senza dire nulla il francese sollevò il mento di Mu posando un leggerissimo bacio sulle sue labbra...
 
- Grazie di tutto...amico mio... -.
 
Mu, su due piedi perplesso dall’azione del suo compagno, capì che cosa gli stava dicendo... non c’era alcuna malizia in quel gesto, solo un sincero affetto. Camus non era mai stato molto bravo con le parole, soprattutto in fatto di sentimenti, e quello era il suo modo per far capire al tibetano quanto apprezzasse il suo sostegno e la sua amicizia. A conferma di ciò, Milo, che conosceva molto bene il suo partner, si era limitato a guardarli con una smorfia beffarda sul viso, non mostrando alcun segno dell'irritazione che normalmente avrebbe manifestato vedendo qualcuno così vicino a Camus.
 
Dopo aver risposto con un sorriso comprensivo, Mu lasciò i compagni alla reciproca compagnia, dirigendosi infine verso il bar.
 
Shaka, poco distante da loro, si sentì morire quando vide le labbra di Camus sfiorare quelle del suo agnello... troppo tardi... sono arrivato troppo tardi...
 
Tuttavia, incrociando lo sguardo di Milo, lo vide sorridere e scuotere dolcemente la testa in segno di diniego, come a volerlo rassicurare... quel gesto lo tranquillizzò momentaneamente, tuttavia, si ripromise di chiedere ulteriori spiegazioni a Mu se gliene avesse dato la possibilità.
 
Mu stava aspettando pazientemente il suo turno, con le braccia incrociate e l’espressione imbarazzata per gli sguardi insinuanti che molti gli rivolgevano, quando sentì due braccia avvolgergli amorevolmente la vita...al contrario di Camus pochi attimi prima, non si irrigidì, avendo subito riconosciuto l’autore di quel gesto intimo. Il tenue profumo del loto che naturalmente sprigionava da quella pelle deliziò le sue narici...istintivamente, portò il collo indietro adagiandolo nell’incavo tra la spalla e la testa dell’intruso, voltando leggermente la testa per inspirare più a fondo.
 
- Shaka...- disse sospirando leggermente.
 
L’indiano non rispose nulla, limitandosi a godere la sensazione di poter stringere nuovamente l’amato tra le sue braccia.
 
Dimenticandosi completamente della sua sete, Mu si voltò per affrontare il suo partner, e quando si ritrovò a fissare i bellissimi zaffiri che gli toglievano il sonno, aperti solo per lui, il bisogno irrefrenabile di stringerlo a sé prese il sopravvento su tutto.
 
- Mu... - sospirò Shaka, perso tra quelle braccia che gli facevano dimenticare ogni altra cosa.
 
Durarono così, inebriati dalle loro emozioni, per alcuni istanti prima di rendersi conto di aver attirato l’attenzione intorno a loro. A fatica, combattendo contro il suo stesso desiderio, Mu sciolse l’abbraccio, ma senza lasciare andare le mani dell’indiano.
 
- Vieni con me - ordinò dolcemente Mu, guidandolo con delicatezza tra la folla. Shaka, non sognandosi minimante di contraddire il suo compagno, si lasciò condurre per mano. Poteva sentire il suo cuore battergli in gola selvaggiamente, convinto che anche Mu potesse sentire le emozioni che si agitavano dentro di lui. Vedendolo sicuro di sé, non immaginava che il tibetano fosse nelle sue stesse condizioni...
 
Districandosi a fatica dalla moltitudine di persone che affollavano la sala, ad un tratto vide Mu fermarsi e parlare velocemente con Milo e Camus che, a loro volta, si fermarono per prestargli attenzione. La solita fitta di fastidio lo prese allo stomaco...
 
La mano sempre stretta dall’Ariete, non riuscì a sentire il breve scambio di parole, un po' per il volume della musica, un po’ per il rumore assordante dei suoi stessi battiti che gli pulsavano nelle orecchie, tuttavia, vide benissimo il sorriso che entrambi gli rivolsero annuendo contemporaneamente. Quando alla fine si mossero, Shaka sentì una mano sulla sua spalla passando davanti ai suoi compagni d’armi...voltandosi, vide Milo rivolgergli un sorriso triste mentre sillabava silenziosamente la parola “perdonami”. 
 
Shaka era ben conscio del fatto che Milo avesse molte meno responsabilità di lui in quanto accaduto; non volendo lasciare nulla in sospeso mentre si accingeva ad un chiarimento con il suo partner, annuì abbassando lievemente il capo in segno di accettazione delle sue scuse.
 
Nessuna recriminazione, nessun odio.

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Capitolo 10
*** Sei sempre stato tu... ***


Quando finalmente Mu e Shaka uscirono dal locale, una boccata di aria fresca invase i loro polmoni. Nonostante l’estate fosse ormai nel pieno della stagione, ed il caldo intenso della Grecia non risparmiasse i suoi effetti in qualunque ora del giorno, la brezza leggera della notte era un toccasana rispetto all’aria pesante che si respirava all’interno, a causa della folla di gente che presenziava all’inaugurazione del club.
 
In silenzio, ma sempre tenendo Shaka per mano, Mu trovò l’addetto al parcheggio per riprendere le chiavi, dopodiché si diresse spedito a recuperare la sua auto.
 
- È questa??? - esclamò l’indiano quando prese posto sull’auto accanto a Mu. Pur non essendosi mai interessato a questo genere di cose, Shaka non era di certo uno sciocco. 
 
- Te l’avevo detto... - Mu sorrise alla reazione di Shaka - ma non hai mai voluto accettare i miei inviti ogni volta che ti ho chiesto di uscire dal Santuario! - disse senza alcun rimprovero; Mu era ben conscio del fatto che il suo compagno preferisse la tranquillità dei loro templi, ed ogni volta che aveva rifiutato i suoi inviti non l’aveva mai presa a male...amava Shaka esattamente così com’era...
 
Le braccia incrociate, il mento alzato - Mu dell’Ariete! Credi che per il solo fatto di avere una bella macchina mi lascerò sedurre dal consumismo che imperversa in questa società immorale? -.
 
Lungi dall’essere offeso, Mu non poté trattenere una risata. Conosceva fin troppo bene il suo partner ...
 
- Cosa hai ridere? Stai forse ridendo di me Mu dell’Ariete?! - chiese l’indiano infastidito dalla sua reazione.
 
Mu si ricompose mantenendo un piccolo sorriso - Eccolo qua! Mi sembrava strano che il vecchio burbero che vive dentro di te se ne fosse andato! - guardando di sbieco il suo compagno staccò una mano dal volante per accarezzargli dolcemente una guancia - Bentornato! -.
  
Quel semplice tocco provocò in Shaka un brivido lungo la colonna vertebrale...quanto gli era mancata quella mano forte e delicata allo stesso tempo, la sua dolcezza, tutto...istintivamente piegò la testa per consentire un contatto maggiore, mentre una delle sue mani andò a posarsi su quella di Mu.
 
La reazione del tibetano fu immediata; un piacevole calore iniziò a sprigionarsi sotto la pelle, invadendo ogni fibra dei suoi muscoli...il tocco di Shaka aveva sempre quell’effetto su di lui...tuttavia fece l’enorme sforzo di rimanere concentrato sulla guida. 
 
- Mu... posso farti una domanda? - leggermente teso, nonostante l’atmosfera rilassata, Shaka era ancora infastidito da quello che aveva visto pochi minuti prima.
 
- Vuoi sapere che cos’era quello? - il turbamento di Shaka non era passato inosservato al primo guardiano... capì immediatamente che doveva aver assistito alla scena. 
 
L’indiano si limitò ad annuire, mentre Mu rafforzò la presa sulla sua mano, portandola alle labbra per posarvi sopra un leggero bacio.
 
- Nulla... davvero non era nulla... se non il modo di Camus di mostrarmi il suo affetto sincero - tuttavia, il silenzio dell’indiano lo obbligò a continuare - sai meglio di me com’è fatto Camus. Fin da quando eravamo bambini è sempre stato molto riservato e restìo a mostrare i suoi sentimenti...ma questo non vuol dire che non li abbia, anzi...in questi mesi l’ho visto soffrire in silenzio, e farlo con assoluta dignità. Ma è umano anche lui Shaka, e nessuno vuole portare un fardello così pesante se ha la possibilità di condividerlo con un amico... -.
 
- E doveva baciarti per dimostrare il suo affetto? - sebbene sapesse che le parole di Mu fossero vere e di buon senso, non riusciva a soffocare il fastidio che gli dava pensare che qualcuno avesse assaggiato quelle labbra così perfette, così...così...sue!
 
Comprendendo la gelosia dell’indiano, Mu accostò l’auto al marciapiede, e prendendo il suo viso dolcemente tra le mani, lo costrinse a guardarlo negli occhi - Virgo Shaka...possibile che tu non l’abbia ancora capito? - le iridi zaffiro lo fissavano intensamente, pensando che quella vicinanza stesse diventando piacevolmente pericolosa - c’è una sola persona su questa terra che amo più di me stesso e che desidero follemente...e non ho nemmeno dovuto baciarla per provare tutto questo! Sei tu...sei sempre stato tu a possedere i miei pensieri...anche quando ero lontano dal Santuario...anche quando mi consideravi un traditore...e non sai quanto odiavo me stesso per non riuscire a smettere di volere l’uomo che più di tutti mi disprezzava... - lo sguardo leggermente velato dalla malinconia di quei ricordi, il tibetano accarezzò con i pollici le guance del sesto guardiano.
 
Shaka sentì quelle parole scivolare sul suo cuore come un balsamo. Quanto amore aveva dentro di sé Mu? Ed era tutto per lui...che a sua volta non era molto indietro; amava Mu da quando ne aveva memoria, ma aveva dovuto lottare contro sé stesso per accettarlo, riuscendoci infine solo quando era stata data loro una nuova opportunità di vivere. 
 
- Non ti disprezzavo Mu...ti odiavo... - Shaka gli rivolse uno sguardo carico di tutto il dolore che aveva portato dentro per anni, senza avere il coraggio di confessarlo neanche a sé stesso.
 
A quelle parole, l’Ariete non poté impedire che una lacrima sfuggisse dai suoi occhi - Mi odiavi per aver tradito il Santuario, e per averti lasciato solo...mi dispiace Shaka... -.
 
-Non ti odiavo per aver tradito il Santuario...ma per aver tradito me...non ti odiavo per avermi lasciato solo...non ho mai sentito il peso della solitudine, anzi, è stata la mia fedele compagna per tredici anni... - stavolta fu Shaka a circondare il viso di Mu con le mani, costringendolo a guardarlo - ti odiavo per avermi lasciato senza di te...hai idea di come ci si senta a stare senza di te Mu? -.
 
Senza dargli il tempo di rispondere, Shaka avvicinò il viso a quello del tibetano, rubando un leggero, ma lento, bacio dalle sue labbra morbide e dolci. 
 
In realtà aveva anche premura di rimuovere il tocco lasciato da Camus, ma questo non lo avrebbe mai ammesso neanche sotto minaccia di morte!
 
Mu rispose a quell’invito, chiudendo gli occhi estasiato e lasciandosi guidare dai gesti del partner. Quanto gli era mancato quell’indiano testardo... 
 
Sarebbe rimasto così per il resto della notte, tuttavia i suoi piani erano altri, così, non senza fatica, si costrinse ad interrompere quel magico momento, per ripartire nel buio della notte ateniese.
 
- Dove mi stai portando Mu? - notando che la strada che stavano percorrendo non era la stessa dell’andata, Shaka divenne curioso.
 
- Fidati di me... - gli rispose Mu, ruotando leggermente il viso per guardarlo negli occhi, che, da quando erano partiti insieme, non si erano più chiusi.
 
Shaka annuì dolcemente...sarebbe andato ovunque purché fosse con Mu...
 
Dopo aver viaggiato per una buona mezzora, in cui entrambi i cavalieri godettero dei rispettivi silenzi, com’era loro abitudine, Mu parcheggiò l’auto, e dopo essere sceso, fece uscire Shaka aprendogli la portiera e prendendolo delicatamente per mano. L’Ariete era sempre molto cavalleresco anche al di fuori dei suoi obblighi, soprattutto quando si trattava del suo compagno... Invitò l’indiano a fare una passeggiata su una piccola spiaggia che conosceva molto bene; da quando era tornato in pianta stabile al Santuario, si era spesso teletrasportato in quel luogo poco conosciuto dagli abitanti del posto quando desiderava avere un po’ di pace. 
 
Senza altro sottofondo che l’infrangersi delle onde sulla battigia, lento poiché la notte era calda e priva di vento, si inchinò per togliere le scarpe dai piedi della Vergine, prima di fare la stessa cosa con sé. Pur essendo un gesto semplice, Mu eseguì ogni movimento lentamente e con cura, non stancandosi mai di fissare i profondi zaffiri che lo ricambiavano intensamente. 
 
Continuando a guardarsi senza che nessuna parola uscisse dalle loro labbra, si diressero verso la riva del mare. Le mani ancora unite, mossero lentamente i loro passi lungo il bagnasciuga. La sabbia umida solleticava i loro piedi, tuttavia, lungi dall’essere fastidiosa, procurava un po' di sollievo in quella calda notte greca di piena estate.
 
Bagnati dai timidi raggi della sfera argentea che illuminava il manto di stelle sopra le loro teste, Shaka sentì che era arrivato il momento di parlare...la confusione dei giorni prima sembrava essere già svanita, tuttavia, sentiva di dover dare delle spiegazioni al suo compagno. 
 
- Mu... - l’indiano si fermò, attirandolo verso di sé per poterlo guardare negli occhi; lasciandosi guidare, Mu si ritrovò di fronte al sesto guardiano, in attesa.
 
Tenendo entrambe le mani del tibetano tra le sue, prese un respiro profondo prima di parlare - Ti chiedo perdono Mu...non solo per quello che ho detto qualche giorno fa...so che ti ho fatto soffrire... ma credimi quando ti dico che le mie parole hanno fatto male più a me... -.
 
- Ti credo - rispose Mu serio. Avendo già da tempo compreso quali fossero i turbamenti che avevano sopraffatto il cuore del suo compagno, l’Ariete sospettava che Shaka avesse dovuto combattere una dura battaglia contro sé stesso per poter arrivare ad accettare le ragioni dei suoi sentimenti.  
 
Incoraggiato dal suo atteggiamento, Shaka continuò - Ma soprattutto ti chiedo perdono per non averti confidato i miei dubbi...ho lasciato che la confusione prendesse il sopravvento, e poi, ovviamente che il mio stupido orgoglio facesse tutto il resto... - gli occhi dell’indiano si velarono al ricordo della sofferenza che aveva inflitto a sé stesso ed al suo partner.
 
Mu sorrise dolcemente. Era davvero raro che la Vergine ammettesse i propri errori; se ora si trovava lì davanti a lui, parlando senza filtri come poche volte aveva fatto in vita sua, era perché aveva finalmente fatto pace con la propria coscienza... e perché lo amava. Su questo non aveva dubbi.
 
- Shaka... - tenendogli dolcemente il mento con la mano, Mu disegnò con il pollice il profilo delle labbra che gli erano tanto mancate...quelle labbra che ora, con quel semplice tocco, si schiudevano davanti a lui in un silenzioso invito... - sì, hai sbagliato è vero...ciò che mi ha ferito è stata la tua mancanza di fiducia, se mi avessi confidato i tuoi dubbi, avremmo potuto risolverli insieme - intuendo che l’indiano stesse per dire qualcosa, mise delicatamente un dito sulle sue labbra per impedirgli di scusarsi ancora - però le mie colpe non sono inferiori alle tue... - un’espressione di sorpresa sul volto dell’altro lo esortò a continuare - ti ho rimproverato il tuo orgoglio, ti ho biasimato per sentirti al di sopra delle passioni umane, ti ho chiesto di accettare di essere un uomo...tuttavia, sono stato il primo a non accettare i tuoi errori, quando sbagliare è parte della pura essenza di un essere umano... - poi avvolse il suo viso dolcemente tra le mani - perdonami amore mio... -. 
 
Shaka non poteva credere a quello che sentiva...Mu era davvero un uomo fuori dal comune. Era in grado di leggere attraverso ed oltre le parole, non si lasciava sopraffare dalla rabbia o dal dolore, si metteva sempre in discussione, era forte senza mai diventare autoritario. Sapeva dare e chiedere. Come aveva potuto credere anche solo per un istante di riuscire a stare lontano da lui! 
 
Non sostenendo più la breve distanza tra di loro, Shaka la chiuse catturando con passione le belle labbra del tibetano ed incollando i loro corpi. 
 
Per Mu, sentire di nuovo quella bocca morbida che gli toglieva il sonno da giorni e quel corpo caldo aderire perfettamente al suo, ebbe lo stesso effetto che gli avrebbe fatto trovarsi agli Elisi...dopo aver chiesto il passaggio accarezzando le labbra vellutate con la punta della lingua, iniziò una sensuale danza che, da lì a breve portò i corpi di entrambi dal provare brividi di piacere ad uno stato di eccitazione tale da considerare di troppo tutto ciò che si interponeva tra di loro...in particolar modo i vestiti...
 
- Mi togli tutto Mu...la mia pace, il mio giudizio, i miei pensieri... - sussurrò con voce roca l’indiano, mentre Mu attaccava il suo candido collo con baci bagnati, e le sue mani percorrevano con lussuria quel corpo che non si sarebbe mai stancato di esplorare. 
 
Staccandosi leggermente dall’amato, Shaka cominciò a slacciare i bottoni della camicia di Mu rendendo chiare le sue intenzioni...gli zaffiri perennemente fissi negli smeraldi, eseguiva i gesti lentamente solo per ammirare lo sguardo di puro piacere che gli rivolgeva l’uomo che gli stava di fronte.
 
Potrebbe sembrare strano vedere l’irreprensibile Vergine così disinibito, tuttavia la verità era che, quando di trattava del primo guardiano, tutta l’inflessibilità e la moralità di Shaka venivano mandate in uno dei sei inferni senza biglietto di ritorno! Di solito questo accadeva nella confortevole intimità dei loro templi, tuttavia, istigato dall’astinenza prolungata dal suo unico amore, oltreché dai riflessi argentei che la luna creava sulla sua pelle d’alabastro, Shaka inviò qualunque remora nello stesso luogo in cui di solito inviava la sua modestia!
 
Quand’ebbe spogliato Mu della camicia, si soffermò un momento per ammirare il suo corpo perfetto... nessun altro avrebbe mai potuto provocarlo con la sola vista... lo attirò nuovamente a sé per un altro bacio appassionato, afferrandogli le natiche con vigore... sentire il tibetano gemere di piacere nella sua bocca, non ebbe altro effetto che istigarlo ulteriormente.
 
Ormai completamente in balìa della lussuria, Mu iniziò a spogliare Shaka con la stessa lentezza... le mani tremanti tradivano la sua impazienza, ma si costrinse a godere un po' alla volta la scoperta di quel corpo tanto amato che, nonostante conoscesse a menadito, non smetteva mai di dargli le stesse sensazioni che aveva provato la prima volta che avevano fatto l’amore. La setosa pelle dell’indiano era una dipendenza per l’Ariete, che con le sue labbra ne assaporava il gusto delicato ed unico in ogni centimetro scoperto...
 
Sebbene quei momenti sensuali fossero permeati di amore e gentilezza, accompagnati solo dal discreto sciabordio dell’acqua, alla dolcezza della riconciliazione seguì un’altra urgenza...entrambi sentivano l’impellente bisogno di appartenere nuovamente alla persona amata.
 
- Questa volta...ho bisogno di sentirti Mu... dentro di me... - la voce roca, smorzata da piccoli gemiti, sussurrata al suo orecchio.
 
Quelle parole ebbero solo l’effetto di istigare in maniera esasperante ciò che già aveva raggiunto il suo limite...quando ebbe finito di spogliarlo, Mu fece stendere Shaka sulla sabbia, avendo cura di sistemare i propri abiti sotto di lui, sdraiandosi sopra. La Vergine allargò le gambe per permettere al compagno di adattarsi meglio, mentre questi, ipnotizzato dallo sguardo intenso dei suoi profondi occhi azzurri, non smetteva di accarezzare il suo viso con il tocco leggero delle labbra. 
 
Ricominciando la sensuale danza di bocche e di mani, questa volta con la frenesia degna dei due amanti che erano sempre stati da quando avevano confessato i rispettivi sentimenti, Mu esaudì la richiesta dell’indiano con la passione tipica dei nati sotto il segno dell’Ariete. Calda ed invitante, l’ultima resistenza dell’indiano crollò in quella bellissima notte d’estate, rappresentando il segno della sua resa totale...l’appartenenza completa al suo unico, grande amore...
 
Con solo i raggi della luna a testimoniare la tanto desiderata fusione di corpi e di anime, ed il suono delle onde ormai coperto dai gemiti che riecheggiavano senza timidezza nella spiaggia deserta, i due cavalieri danzarono al ritmo scandito dai propri corpi che si scontravano con l’urgenza della resa reciproca; dopo un tempo che nessuno dei due avrebbe potuto quantificare, Shaka raggiunse l’apice del piacere tra i loro addomi, seguito a breve distanza da Mu dentro di lui. La sensazione di leggerezza e pienezza che seguì a quella riconciliazione, pervase i loro corpi, le loro anime, e, finalmente, i loro cuori...
 
Continuando a restare collegati, i due cavalieri si guardavano ora con la tenerezza tipica degli amanti completamente fusi nel loro amore ricambiato, le carezze reciproche a sottolineare quanto fosse prezioso l’oggetto del reciproco desiderio. 
 
- Ti amo Mu... - Shaka, sfinito dall’intensità del piacere, affondò il viso tra le ciocche color lavanda del suo partner, inspirando il profumo di gelsomino che naturalmente spigionava dalla pelle del primo guardiano.
 
- Io ti amo Shaka... - rispose il tibetano accarezzando con dolcezza il viso dell’amato.
 
Riemergendo alla realtà dopo svariati minuti, presero finalmente coscienza dell'ambiente intorno a loro...si resero conto di essere nudi, su una spiaggia, mentre la luna bagnava con i suoi timidi raggi i loro corpi ancora uniti.
 
- Che ne dici se torniamo a casa amore mio? - propose la Vergine strizzando l’occhio e facendo un sorriso malizioso - D’altronde...la notte è ancora lunga... -.
 
In risposta ottenne un lungo sguardo sensuale...la presa delicata ma rapida di Mu, che balzò in piedi alzandolo da terra senza fatica, gli confermò che il suo compagno aveva avuto la stessa idea...  
 

Ore dopo, in centro ad Atene...
 
- Masky... - Aphrodite batteva un piede impaziente arrotolando una ciocca di capelli tra le dita, mentre insieme al compagno aspettava sul marciapiede che gli altri cavalieri uscissero dal locale - mi dici come accidenti facciamo a tornare a casa? Mu si è dato alla macchia diverse ore fa, Camus è già tornato a casa con Milo...dovremo chiamare un taxi! -.
 
Deathmask non rispose alle lamentele del compagno, limitandosi ad ascoltare con le braccia incrociate ed un sorrisetto di scherno sul viso.
 
- Comunque, Masky, te lo dico subito...qui dobbiamo cominciare ad economizzare e a pensare al nostro futuro...ma lo sai che tutti i nostri compagni hanno dei risparmi da parte??? Solo io e te siamo all’asciutto! - concluse Dite allargando le braccia e alzando le spalle.
 
Deathmask continuò a tacere, rendendo il suo partner ancora più agitato - Perché non dici niente?! -.
 
In quel momento, gli altri cavalieri finirono di uscire dal locale, e, dopo rapidi saluti, si diressero ognuno verso il proprio mezzo per poter tornare al Santuario. Come loro, anche Deathmask si diresse verso il parcheggio.
 
- Si può sapere dove stai andando Maschera?! - Dite mise le mani sui fianchi - I nostri compagni hanno già tutti i posti occupati...non vorrai mica farmi tornare in moto con Kanon??? - chiese spaventato pensando con orrore ai suoi bellissimi capelli dopo una corsa in moto con il folle gemello.
 
Fermandosi di colpo, Deathmask si girò verso lo svedese allargando un sorriso enigmatico sul volto - Aspettami qui! - disse lasciandolo da solo.
 
Dopo qualche minuto Dite, che era rimasto interdetto dallo strano atteggiamento di Maschera, fu affiancato da una coupé rossa...quando vide il volto che lo guardava divertito dal finestrino abbassato, si bloccò sgranando i begli occhi azzurri.
 
- Resti imbambolato lì? - chiese ironicamente Deathmask.
 
Dopo essersi ripreso dallo shock, Dite si affrettò a salire in macchina, ma quando tentò di chiedere spiegazioni, dalla sua bocca uscirono solo balbettii - Ma com...cosa... -.
 
Comprendendo la confusione del partner, Deathmask prese una delle mani di Dite e la portò alle labbra per porvi sopra un leggero bacio - So che non sei una persona misurata Aphrodite...adori lo shopping ed anche fare regali...e non ho mai pensato che saresti stato tu la colonna finanziaria della famiglia... - vedendo i begli occhi di Dite abbassarsi in segno di imbarazzo aggiunse - ...ed è per questo che ci ho pensato io...forse non te l’ho mai detto, ma ho sempre sperato in un futuro... anche quando ero perso nelle nebbie della mia crudeltà, una parte di me ha sempre inconsciamente sperato che un giorno sarebbe stato diverso... - prese un respiro profondo davanti alle sfere blu che lo guardavano attentamente - e da quando ho capito di amarti, Aphrodite, ho cominciato a desiderare che quel futuro fosse insieme a te... -.
 
Aphrodite lo guardò commosso...non avrebbe mai pensato che la sua Maschera avesse di questi pensieri... tuttavia sapere che aveva sempre sognato un futuro e che questo potesse essere realizzato insieme, gli diede solo l’ulteriore conferma di aver scelto la persona giusta al suo fianco. 
 
- Quindi...finché io esisto mio bellissimo fiore...non ti mancherà mai nulla! - poi, con una smorfia maliziosa, aggiunse - Se però ti dai una calmata con la carta di credito...mi faresti un grande favore! - ciò detto, sgommò rumorosamente avviandosi verso il Santuario, con i tenui colori dell’alba ateniese come testimoni della sua promessa.
 
Dite scoppiò in una bella risata argentina...decisamente quello era il suo uomo...era sempre stato lui!

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