Blackstar

di Padme Mercury
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Los Angeles. La chiamata ***
Capitolo 2: *** Preparativi per il viaggio ***



Capitolo 1
*** Los Angeles. La chiamata ***


Los Angeles. La chiamata




Barry Berkman non esiste.

O meglio, esiste come personaggio, come Barry Block. Un personaggio che ha preso vita e si è sostituito al suo creatore da così tanto tempo che ormai è Richie Tozier ad essere morto e sepolto, e tante grazie.

Non sapeva esattamente quando successe, di sicuro quel giorno d'estate a Derry di tre anni fa contribuì a dargli il colpo di grazia, e pian piano Barry subentrò a Richie. Non indossava più gli occhiali, si era abituato ad usare le lenti a contatto, si era tagliato i capelli, aveva cambiato stile. Non c'era più niente che ricordasse Tozier, nemmeno l'umorismo o la sua abilità di imitatore. Non era quello che Barry voleva far vedere alle persone di Los Angeles, non era chi aveva fatto conoscere a Sally. In più era come se non ne fosse più capace, come se effettivamente fosse una persona diversa con abilità differenti. Ogni volta che provava a fare una voce, come era solito fare prima, qualsiasi personaggio volesse imitare era sempre e solo sé stesso che cercava di impersonare altri. Se la cavava con gli accenti, però. Riusciva quasi a sembrare un inglese, sebbene spesso la cadenza americana si facesse sentire. Il suo più grande traguardo, tuttavia, era riuscire a nascondere la pronuncia del Maine. Aveva detto di essere di Cleveland, che figura ci avrebbe fatto se ogni volta che apriva bocca sembrava appena arrivato da Bangor?

Si permetteva di essere il sé stesso di qualche anno prima solo su WhatsApp, dove Mike Hanlon aveva creato una chat di gruppo chiamata I Perdenti (e Richie aveva trovato molto divertente, ai tempi, aggiungere l'emoticon di un clown prima del nome e quella di un palloncino appena dopo, ma era rimasto stupito nel vedere che nessuno le aveva cancellate nonostante i primi insulti) e aveva reso tutti amministratori. In quel modo riuscivano a tenersi facilmente in contatto, magari non si sentivano tutti i giorni ma almeno due o tre volte la settimana sì. Avevano deciso di non perdersi nuovamente di vista, di non far passare altri ventisette anni, perché erano consapevoli che, sebbene le loro vite fossero cambiate, quello che avevano visto, che avevano vissuto, li aveva legati in maniera profonda. Erano come una famiglia - la sua vera famiglia, avrebbe detto Richie all'età di tredici anni, quando i suoi genitori erano troppo occupati dalle loro faccende e non sapevano cosa stava succedendo nella sua vita. Non si trattava solamente di It, ma soprattutto di Bowers (Dio, non pensava a Bowers da quando era mortoperché gli era tornato in mente?), degli altri ragazzi di Derry che sembravano aver capito qualcosa di lui che nemmeno Tozier stesso aveva ancora compreso e non sapeva accettare (corri checca quattrocchi non osare toccarmi vuoi infettarmi fai schifo). I suoi amici invece - no, la sua famiglia - lo facevano sentire al sicuro. Era come tornare a casa, rintanarsi tra le braccia di una mamma amorevole, si sentiva protetto come una tartaruga nel suo guscio (ma la tartaruga non potrà mai più aiutarci).

La foto impostata per il gruppo risaliva a un paio di anni prima, al matrimonio di Ben e Beverly. Avevano organizzato una cerimonia splendida in Florida, officiata da Mike - sotto speciale richiesta degli sposi - e in cui Bill con sua moglie Audra erano stati i testimoni di Ben, mentre lui lo era per Bev assieme ad una amica della ragazza di cui non si ricordava nemmeno il nome. Avevano deciso di non sposarsi in chiesa, ma in un bel giardino in mezzo agli aranci in fiore - l'ultima fioritura di maggio, in cui i fiori e i frutti emanavano un profumo dolce che sembrava esaltare la bellezza di quel momento. Si ricordava di quanto era bella Beverly, di come i suoi capelli rossi sfiorassero appena il pizzo bianco delle maniche. Non indossava un velo, ma aveva in testa una corona di fiori che la faceva apparire come se fosse lei, con la sua sola presenza, a far germogliare le piante lì intorno. In quel momento Richie si rese conto della forza dell'amore che scorreva tra di loro, era come un fiume che si poteva vedere ad occhio nudo. Si rese conto di poter uccidere chiunque avesse anche solo tentato di fare del male ad uno di loro, senza la minima esitazione, come aveva fatto con Bowers poco tempo prima. Sentì un'ondata di amore disperato avvolgergli il cuore quando Bev e Ben furono dichiarati finalmente marito e moglie da un Mike che più di una volta si era trovato costretto ad interrompere la cerimonia per asciugarsi gli occhi. Anche Bill non era riuscito a trattenere qualche lacrima durante tutta la funzione, Audra gli stringeva la mano. Ma per Richie fu il momento in cui li vide ballare assieme per la prima volta a farlo scoppiare in lacrime, e non sapeva nemmeno lui se fosse per la felicità di vederli finalmente insieme e spensierati o per la consapevolezza che lui non avrebbe mai potuto farlo con l'unica persona che aveva mai amato in vita sua.

Nonostante fossero solo loro cinque, Richie poteva giurare di vedere il riflesso di Stan tra Bill e Mike, ancora ragazzo, esattamente come se lo ricordava, e quello di Eddie esattamente vicino a lui, con la benda sulla guancia e un gran sorriso sul volto. La prima volta aveva rischiato di lanciare il telefono dall'altra parte della stanza, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Sapeva che era solo una suggestione, un desiderio profondo che, però, sapeva non si sarebbe mai potuto realizzare. Non aveva mai avuto il coraggio di chiedere anche agli altri, probabilmente lo avrebbero preso per pazzo (invece li hanno visti anche loro, Boccaccia, cosa ti credi? Di essere speciale?). 

Ma quando era arrivato quel messaggio aveva iniziato a sudare freddo. Mike. Era sempre Mike a richiamarli. Tutti consideravano Bill il leader del gruppo, e al massimo Richie era in seconda, ma nessuno dei due era capace di richiamare tutto il gruppo come faceva Mike. Era il loro faro, li raggruppava quando sembravano allontanarsi come navi ribelli. Avrebbe voluto lanciare il telefono contro il muro e far finta di essere fuggito, o magari anche morto, ma si era ricordato che sapevano dove abitava - all'incirca, almeno la città - e avrebbero potuto decidere di venire da lui e, in questo modo, rovinare tutto quello che aveva costruito in quegli ultimi anni.

Che in realtà, non era il rivedersi che lo aveva riempito di terrore. Certo, in parte era quello. Era una persona completamente diversa da quella che loro si ricordavano, non era più il comico irritante, era un assassino invischiato con gang criminali - sebbene fosse strano pensare ad un tipo gentile come NoHo Hank a capo di una gang - e aveva paura che lo avrebbero cacciato una volta scoperto. O peggio, denunciato. Non poteva permettersi di finire in prigione, Sally non poteva scoprirlo e men che meno Gene. Se poi Fuches dovesse scoprire che altre persone sono a conoscenza del suo vero lavoro...

Scosse leggermente la testa, stringendosi la radice del naso tra indice e pollice. Decise di ignorare quei messaggi per il momento e di dedicare tutta la sua attenzione alla lezione che, ad essere sinceri, in quel momento non poteva interessarlo di meno. Si sentì scuotere la gamba dopo qualche minuto e incontrò gli occhi castani di Sally.

"Tocca a noi," sussurrò, la voce dolce ma dal tono quasi scocciato, come se avesse cercato di chiamarlo più di una volta ma lui non l'avesse ascoltata. Barry annuì, ancora perso nei suoi pensieri, e la seguì sul palcoscenico.

Dovevano interpretare una scena di Stand by me, non aveva precisamente idea di che scena fosse e di cosa avessero passato i personaggi - non amava particolarmente Stephen King o i film tratti dai suoi libri, e a ragione visto quello che aveva passato da ragazzino e pochi anni prima. Aveva provato a leggere qualcosa di suo, come Shining o Carrie, ma non riusciva ad andare oltre poche pagine prima che una sensazione di angoscia incredibilmente pesante si abbattesse su di lui.

Prese un grosso respiro e tornò con la mente a dov'era. Concentrò tutta la sua attenzione su Sally, di fianco a lui. Anche se era una semplice esercitazione, sapeva che lei ci teneva molto e non voleva che si arrabbiasse con lui. L'amava, l'aveva amata fin dal primo momento che l'aveva vista su quello stesso palcoscenico quasi in lacrime per le parole ingiuste di Gene. Non credeva sarebbe stato possibile per lui amare una donna - amare qualcuno dopo... Dopo quello che era successo. Eppure, ogni volta che vedeva Sally si sentiva più leggero, più vicino a Richie che a Barry. Si era ritrovato più di una volta in procinto di rivelarle chi era, da dove veniva, ma si era dovuto trattenere tutte le volte. Lui l'avrebbe amata in ogni evenienza, ma lei avrebbe fatto altrettanto?

Si schiarì la gola appena notò lo sguardo della ragazza. Lo stava rimproverando silenziosamente, si era perso nuovamente nei suoi pensieri e non aveva risposto alla battuta, creando così un silenzio imbarazzante.

"Non ho pianto al funerale di Eddie. Mi manca, Bev. Mi manca tanto."

Le parole gli uscirono dalla bocca prima di riuscire a pensarci, di fermarle. Per un istante, Sally non era più lì con lui, ma c'era Beverly, e non stavano più parlando di uno stupido personaggio ma di Eddie. Era vero, non aveva pianto al suo funerale, ma aveva finito le lacrime ormai e non riusciva comunque a versarne davanti ad una bara vuota. O davanti a Myra Kaspbrak, quella donna enorme che somigliava tanto a Sonia nell'aspetto e nei modi. Era stato lui ad andare a dirle che suo marito era morto. Appena lasciata Derry, si era diretto a New York, aveva trovato l'indirizzo - grazie Mike, se non fosse stato per te sarei ancora a vagare per Manhattan - e si era fatto forza per suonare il campanello. Aveva poi guardato, fermo sulla porta, quella donna enorme accartocciarsi su se stessa e ululare il nome di Eddie. Si era preso la colpa, gesto che Myra sembrò apprezzare particolarmente perché balbettò un "ci puoi scommettere il culo, cazzo" in mezzo a lacrime e moccio e mascara sciolto che scorreva sulle sue guance grasse e flaccide. Non aveva avuto il coraggio di toccarla, nemmeno per darle una pacca di conforto, e come il codardo che era l'aveva lasciata lì a struggersi da sola per la perdita dell'unico uomo che, probabilmente, l'avesse mai sopportata in vita sua.

"Barry? Stai bene?" questa volta fu la voce di Gene a riportarlo alla realtà. Si era avvicinato a lui e gli aveva posato una mano sulla spalla, mentre Sally a sua volta non sembrava più scocciata quanto... preoccupata? Allora le importava veramente di come si sentiva lui?

"I-io..." provò a rispondergli, ma si bloccò appena si rese conto che una singola lacrima gli aveva bagnato la guancia. Quasi inorridito guardò Gene e Sally, la mano ferma a mezz'aria con il polpastrello dell'indice ancora umido dal luccicone che aveva appena toccato, e si decise a scendere dal palcoscenico. Senza dire una parola uscì dall'edificio, sentì Gene dire qualcosa ma non vi prestò attenzione.

Sentiva il respiro diventare affannoso, come quando era arrabbiato, e forse lo era davvero. Era arrabbiato con sé stesso, per non essere riuscito a salvare Eddie, il suo Eddie, con Mike, che li aveva richiamati per la seconda volta e gli aveva fatto tornare alla mente tutto quello che cercava di dimenticare. Con Bill, che li aveva trascinati in quel cazzo di incubo solo per trovare Georgie. Con It, anche se non esisteva più, con Sally, cazzo, perché c'erano milioni di film e di scene da scegliere e lei proprio quella doveva tirar fuori?

Aprì la portiera dell'automobile e si sistemò sul posto di guida. Richiuse con forse troppa forza, poiché l'intero cubicolo ondeggiò per pochi secondi, ma ringraziò di essere stato abbastanza veloce da evitare che gli altri lo vedessero in quello stato. Lo avevano già visto piangere, durante lo spettacolo dell'anno precedente, quando doveva annunciare la morte di Lady Macbeth, ma tutti pensavano fosse semplice recitazione. Questa volta avrebbero saputo che stava piangendo per davvero, e questa volta sarebbe stato peggio perché come si può spiegare il dolore che lo aveva appena colpito al petto? Come poteva dire a Sally chi era Eddie, i sentimenti che aveva per lui e che, per quanto ci provasse - e Dio solo sa quanto ci provasse - non sarebbero mai stati paragonabili a quelli che provava per lei?

Si premette i palmi delle mani sugli occhi e cercò di calmare i singhiozzi con due respiri profondi. Credeva ormai di esserci passato oltre, che si fosse cicatrizzato, ma era incredibile quanto male facesse ancora. Quanto non riuscisse a metabolizzare che realmente Eddie era a Derry, sotto le rovine della casa di Neibolt Street, a marcire da solo e lontano dalle persone che lo avevano amato.

Scostò le mani al sentire un leggero bussare al finestrino del passeggero e il suo sguardo incontrò gli occhi castani di Sally, la quale lo guardava a metà tra lo scocciato e il preoccupato. Barry sospirò e sbloccò le portiere, facendole cenno con la testa di entrare. Lei non se lo fece ripetere due volte e prese posto sul sedile del passeggero, scoccandogli un'occhiata di fuoco.

"Si può sapere che ti prende?!"

 

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Capitolo 2
*** Preparativi per il viaggio ***


Preparativi per il viaggio




Passò una manciata di secondi prima che Barry riuscisse a risponderle. Non sapeva perché aveva aspettato così tanto, forse per evitare di farle sentire la voce che gli tremava, forse perché aveva paura di aggredirla e urlarle contro perché, cazzo, era sempre quella merda di recitazione che occupava l'attenzione di Sally. O forse per entrambi i motivi, uniti alla sicurezza di vomitarle addosso tutto quello che era successo così da cancellarle quell'espressione severa e irritante dalla faccia. Fu grato, però, del fatto che anche la donna non proferì parola in quegli istanti, rispettando la sua muta richiesta di un momento per riorganizzare i propri pensieri. Forse era cambiata davvero, fino a pochi mesi prima non avrebbe perso tempo a fargli notare quanto l'aveva messa in imbarazzo davanti all'intera classe, quanto fosse stato umiliante ritrovarsi da sola sul palcoscenico non sapendo cosa fare e diamine, Barry, quando prenderai sul serio questa storia della recitazione?

"Sally, io..." sospirò, passandosi una mano sul viso. Gli tremavano ancora le mani, per quanto tempo sarebbe durata? Per quanto avrebbe potuto continuare a mentirle, a far finta di niente, a farsi amare come in quegli ultimi mesi? Lei gli poggiò una mano sulla gamba, era così dolce e leggera che se ne accorse solo dopo qualche istante e perché lei gli strinse appena la coscia, "ti racconterò tutto, ma non posso adesso. Sappi solo che ti ho mentito, non sono di Cleveland ma del Maine e... Devo tornarci al più presto," le disse, non riuscendo però a guardarla negli occhi.

"Quando devi essere lì?" chiese Sally, spostando la mano e prendendo il cellulare con un movimento veloce.

"Lunedì, perché?"

"C'è un volo che parte domani mattina alle nove meno dieci che arriva a Washington alle quattro e mezza e da lì a Bangor alle otto meno un quarto. Poi da lì possiamo andare dove vuoi," disse tutto d'un fiato, facendogli vedere la schermata della United Airlines che mostrava gli orari dei voli.

Barry prese il cellulare in mano e lo osservò con gli occhi spalancati, per poi alzare lo sguardo su di lei.

"Po-possiamo?" 

"Certo, vengo anche io. Così nel frattempo mi puoi dire cosa c'è di così importante da lasciarmi sola sul palcoscenico a farmi fare una figura di merda."

Barry non sapeva cosa dire, era rimasto con le labbra leggermente separate e uno sguardo incredulo dipinto sul volto. Stentava a credere alle parole della donna, era incredibile come ora sembrasse una persona diversa da quella che aveva conosciuto. Sotto il tono arrogante e le parole ben poco empatiche, Barry poteva sentire una genuina preoccupazione e un interessamento alla vita dell'uomo che aveva affianco. Accennò un piccolo sorriso, guardandola negli occhi, e lei gli accarezzò il braccio.

"Andiamo a casa ora. Prepariamo i bagagli e ti preparo qualcosa da mangiare, mh?" gli suggerì.

Lui annuì, con la mente lontana nello spazio e nel tempo. Continuavano a venirgli in mente ricordi della sua infanzia a Derry e dell'avventura di pochi anni prima. La bellezza di Beverly. La risata di Ben. La serietà di Stan, la dolcezza di Mike, gli occhi di Bill. E Eddie... di Eddie ricordava tutto, la consistenza della sua pelle, l'odore delle medicine che si portava sempre dietro, la sua voce stridula. Sentiva un dolore lancinante al cuore alla sola idea di dover mettere piede nuovamente in quella città, nel sapere che nonostante tutto avrebbe visto dei pericoli dietro ad ogni angolo e che ogni notte sarebbe stata costellata di incubi terrificanti. 

Guidò piano, in silenzio, e nemmeno Sally proferì parola. Parcheggiò nel vialetto e entrambi salirono in casa ancora in silenzio. Appena dentro, Sally sparì in cucina e Barry scivolò in bagno per farsi una doccia calda. Le gocce cadevano come pioggia bollente sulla sua pelle, lasciandogliela arrossata e accaldata mentre il vapore riempiva molto probabilmente tutta la stanza, appannando lo specchio e rendendo umide le pareti e il pavimento. Rimase sotto l'acqua finché la ragazza non lo chiamò avvisandolo che era pronto da mangiare. Decise allora di uscire, lasciando una piccola pozza d'acqua per terra che si premurò di asciugare immediatamente con il tappetino - Barry, quante volte devo dirtelo di non lasciare il pavimento sempre bagnato? - e raggiunse la sua fidanzata con indosso solo un paio di mutande e di pantaloni morbidi. Quasi poteva sentire le urla di sua madre raggiungerlo da secoli di distanza che gli ordinavano di mettersi in ordine per la cena, ma con Sally si sentiva a suo agio come succedeva solo con gli altri Perdenti e lei non aveva mai reclamato.

Borbottò un grazie quando lei gli posò una bistecca con insalata davanti, lei rispose con un semplice sorriso mentre prendeva posto davanti ad un petto di pollo magro. Mentre mangiavano non si sentiva altro che il rumore delle stoviglie e i classici mi passi l'acqua? e buono questo. Erano rimasti ormai solo i piatti sporchi e un bicchiere di vino bianco davanti a Sally, Barry aveva i gomiti poggiati sul tavolo e le mani con le dita intrecciate appoggiate alla fronte. Sapeva di dover cominciare a dirle qualcosa, almeno un accenno di tutto quello che avrebbe dovuto sopportare. Per lo meno, la città in cui dovevano andare. Sospirò.

"Derry," quasi si spaventò nel sentire la sua voce, così roca da far pensare che non bevesse da ore in una giornata torrida. Vide che aveva avuto la stessa reazione anche Sally, che ora lo guardava con gli occhi spalancati. Si umettò le labbra, "la mia città, quella dove dovremo andare. Si chiama Derry. È vicina a Bangor, possiamo affittare un auto in aeroporto."

Lei annuì e aggrottò le sopracciglia. Stava pensando a qualcosa, forse non aveva neanche sentito tutto quello che aveva detto. Pareva stesse scandagliando la memoria per trovare un ricordo in particolare, uno che continuava a sfuggire pur facendo sentire la propria presenza. Barry si lasciò sfuggire un sorriso amaro. Già, Derry faceva sempre quell'effetto.

"Derry, Derry... l'ho già- HAH!" schioccò le dita della mano destra e lo sguardo le si illuminò, come ogni volta che dimostrava il suo acume, "non è quella città in cui hanno ucciso quel gay tre anni fa? Adrian... Adrian qualcosa."

"Mellon. Sì, esatto, proprio quella."

A quanto pare, un omicidio omofobo fa più notizia di una strage di bambini, pensò non senza una punta a colpirgli il cuore. Non giustificava di certo gli omofobi e le loro azioni, aveva subito abbastanza vessazioni da ragazzino, ma credeva che la morte di diversi bambini sarebbe rimasta nella memoria collettiva più a lungo.
Si passò una mano sul viso e prese un grosso respiro.

"L'ho lasciata dopo il primo anno di liceo, i miei genitori avevano deciso di trasferirsi. Non mi è importato più di tanto, ormai tutti i miei amici se ne erano andati o stavano per farlo anche loro," tranne uno, vero RichieMike non si è mai allontanato troppo da Derry, mentre voi lo avete abbandonato in quel buco del culo dimenticato da Dio e dal demonio, "non mi è mai capitato di ripensarci per circa trent'anni. Sapevo di essere del Maine, ma per quanto mi sforzassi di ricordare la mia città, i miei amici... era come se mi addentrassi nell'oscurità. Ci sono tornato tre anni fa, poco dopo la morte di Adrian. Non te ne ho mai parlato perché..." abbozzò una piccola risata, "perché sono successe delle cose, lì. Cose molto brutte, che nessuno dovrebbe mai vivere. Volevo dimenticarle, prenderne le distanze. Parlarne le avrebbe rese solo più reali e... ne ho avuto abbastanza."

Sally era rimasta ad ascoltare le sue parole in religioso silenzio. Era forse il discorso più lungo che le avesse mai fatto e solo in quel momento si era reso conto di aver lasciato uscire l'accento del Maine su alcune parole, specie sulle desinenze. Era come se Richie stesse cercando di uscire e farsi conoscere, di combattere contro Barry e riprendere fiato dopo gli anni passati nascosto in un angolo della sua mente.
Lei si alzò, prendendo i piatti e mettendoli a mollo nel lavandino. Spostò poi la sedia per metterla vicina a quella di Barry e prese una delle sue mani tra le sue. Avvicinò le dita alle labbra e vi lasciò un bacio dolce.

"Va bene," sussurrò, guardandolo negli occhi. Lui le coprì la mano morbida, delicata, così piccola in confronto alle sue, e la guardò stupito, "insomma, mi hai mentito e sono arrabbiata per questo. So che non mi hai ancora raccontato tutto, lo sento, ma vedo anche che hai paura e che tutto questo è molto difficile per te. Se non te la senti di andare posso disdire."

"No, io... Gli altri verrebbero a cercarmi, si peoccuperebbero. Adesso non ci sono pericoli, ma sono i ricordi a spaventarmi."

Sally si alzò e gli diede un bacio sulla guancia, dicendogli un "come vuoi" nell'orecchio, per avvicinarsi poi al lavandino e cominciare a lavare le poche stoviglie che avevano utilizzato. Barry la guardava, scorrendo ogni singola curva del suo corpo con gli occhi, senza malizia ma con dolcezza e tenerezza. Sally non era una persona semplice, che si apriva con le persone. Anzi, spesso appariva arrogante, incentrata unicamente su sé stessa, antipatica anche. Ma forse era proprio per quello che si era sentito attratto da lei fin dall'inizio. In un certo senso, gli ricordava Beverly, così forte e indipendente ma anche così debole e indifesa. E poi era bella, così bella che si sentiva perso ogni volta che la guardava.
Poggiò le mani sulla superficie di legno e si aiutò ad alzarsi con una spinta. Si avvicinò a lei e le passò le braccia attorno da dietro, stringendola contro di sé. Nascose il volto contro il suo collo, dove lasciò un bacio umido mentre lei, ancora sorpresa da quel contatto improvviso, faceva scivolare le mani bagnate e insaponate sulle sue braccia.

"Grazie, Sally."

Quella notte si amarono dolcemente e dormirono abbracciati, stretti l'uno all'altra come se fosse l'ultima volta possibile. Si alzarono presto e si diressero all'aeroporto in silenzio. Barry era consapevole di dover iniziare a raccontarle qualcosa durante il viaggio e Sally aveva tutta l'aria di cominciare a fare domande e non mollare fino al raggiungimento del suo scopo. Gliene avrebbe parlato in aereo, così non avrebbe potuto fare scenate, non avrebbe potuto piantarlo in asso. Ma come avrebbe reagito ad alcuni dettagli, a sapere quello che era, quello che aveva fatto?
Prese un respiro profondo quando si imbarcò sul velivolo. Andare a Derry lo riempiva sempre di terrore, era una cosa che non sarebbe mai cambiata.

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