Le sfumature dannose della tossicodipendenza

di __eryn__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non c'è cura ***
Capitolo 2: *** Rinascita ***
Capitolo 3: *** Promesse ***
Capitolo 4: *** La natura è arrivata al suo gran finale ***
Capitolo 5: *** La melodia della pioggia ***
Capitolo 6: *** Overdose ***
Capitolo 7: *** Ombre ***
Capitolo 8: *** Febbre ***
Capitolo 9: *** Desiderio di libertà ***
Capitolo 10: *** La metafora del cigno nero ***
Capitolo 11: *** Una notte creata per loro ***
Capitolo 12: *** L'illusione del crepuscolo ***
Capitolo 13: *** Fuggire dai propri sentimenti ***
Capitolo 14: *** Alcol per dimenticare, droghe per ricominciare ***
Capitolo 15: *** Halloween si avvicina ***
Capitolo 16: *** Voci inquietanti ***
Capitolo 17: *** Dolcetto o scherzetto? ***
Capitolo 18: *** Astinenza ***
Capitolo 19: *** Il primo tatuaggio ***
Capitolo 20: *** Cicatrice ***
Capitolo 21: *** Lonely ***
Capitolo 22: *** La sua droga migliore ***
Capitolo 23: *** Incontrollabile ***
Capitolo 24: *** Fall ***
Capitolo 25: *** Fragilità ***
Capitolo 26: *** Seguire il proibito ***
Capitolo 27: *** Invisibile ***
Capitolo 28: *** Piuma ***
Capitolo 29: *** Verità o bugia? ***



Capitolo 1
*** Non c'è cura ***





NON C'È CURA

Edward ha deciso di farsi una doccia prima di uscire fuori con il suo skate.
Poggia il corpo nudo e magro sulla parete e lascia che l'acqua calda scorra lentamente sui suoi capelli mossi e corvini.
Le estremità delle ciocche si arricciano sul collo e il trucco nero sugli occhi bagna le guance del ragazzo facendole sembrare divise da una linea nera verticale.
Abbassa lo sguardo guardando il suo torso rigato dalle costole come un demone che cerca disperatamente il modo di uscire dal suo petto, un demonio che resta lì da tempo ma che sembra al limite, diventa sempre più difficile controllarlo.
Quel mostro cresce, si rafforza mentre il suo corpo si indebolisce.
Non è altro che un groviglio di pulsazioni, di continui pensieri che si mescolano rapidamente.
Edward desidera che qualcuno si sieda vicino alle sue paure di perdere tutto nonostante sa che si sta distruggendo da solo, con le sue scelte.
Ha capito che tutti coloro che gli sono affianco hanno accettato il fatto che non possono più aiutarlo e che lo guarderanno mentre ogni giorno si lascia morire.
Tante volte hanno cercato di fargli cambiare idea ma senza successo.
Edward è accecato dalle droghe, dall'adrenalina e dalla pazzia che queste comportano.
Secondo il ragazzo ogni cosa è stata realizzata e finalizzata ad uno scopo, sono il mezzo, come ad esempio una macchina non è solo un oggetto ma è il mezzo per sentirsi liberi, o il gioco d'azzardo, il suo scopo è far sentire dentro l'agitazione di rischiare di vincere o di perdere.
Tutto ci crea sensazioni, che siano positive o negative, siamo annebbiati dalla percezione delle cose.
Tutti gli stimoli degli oggetti intorno a noi vengono filtrati nella nostra mente e ci spingono ad usarli.

Edward si insapona il corpo con il primo bagnoschiuma che trova e lo strofina fortemente sui polsi per coprire quelle cicatrici pallide e confusionarie e le croste di tagli orizzontali. Fa lo stesso sui fianchi e sulle cosce, odia quello che vede e vuole coprirlo, ma preferisce vedere quello piuttosto che pensare a com'è dentro.

Finito di farsi la doccia, si asciuga frettolosamente e poi si dirige in camera con l'accappatoio.

La sua stanza è piccola, con le luci colorate riciclate dall'albero natalizio appese alla parete che illuminano i suoi disegni e le scritte confusionarie realizzate ovunque.
"Non c'è cura"
Questa è una delle frasi ripetute sul muro, le altre sono parti di testi di canzoni, citazioni di film e poeti e altri sono suoi pensieri.
È un po' in disordine, non troppo.
Edward si siede sul letto e indossa l'intimo, si infila i pantaloni neri circondati da tasche in cui in una di esse fa scivolare l'accendino, poi si mette una cinta ornata di borchie e catenine che dondolano sulle sue gambe, indossa una maglia a maniche lunghe strette anch'essa nera con un disegno di una lattina che prende fuoco.
Scansa i quaderni disordinati sporchi di tabacco e le penne dal comodino per prendere la sua catenina in caucciù con il ciondolo di una croce. La porta al collo e poi indossa qualche braccialetto argentato, un polsino e i suoi dilatatori neri di cui non può farne a meno.
Si avvicina al letto e prende gli stivaletti in pelle nera e comincia ad allacciarseli.
Infine si avvicina alla porta per prendere il suo skate.

Cammina verso l'ingresso con i capelli ancora bagnati, lo zainetto sulle spalle e con lo skate sottobraccio.
Si gira verso le fotografie sopra il caminetto acceso, una di queste ritrae lui, era piccolo, probabilmente in quella foto aveva appena 6 anni.
Si ferma a guardarla per pochi minuti, fissa l'innocenza in quei grandi occhi verdi e inizia a pensare a quanto fosse incasinato adesso e se si troverà mai un piccolo grammo di ingenuità in lui, nascosta.
Chiude gli occhi e si avvicina alla porta.

<< Esco >> Dice secco mentre gira la chiave nella serratura.

<< A che ora pensi di rientrare? >> Domanda sua madre avvicinandosi per vedere l'orario: 21 e mezza.

<< Dormo da Phelipe >> Risponde.
Phelipe è un amico di Edward il cui vero nome è Lucas, ma tutti nella sua comitiva lo chiamano così per via della somiglianza con il protagonista di un film conosciuto il cui nome è Phelipe.

Edward esce e sale sul suo skate.
Gioca con il suo piercing al labbro ruotandolo con la lingua mentre sente il vento accarezzargli le guance.
Assenti i colori davanti a sé, poche le distrazioni intorno a lui, dopotutto siamo in autunno.
Le strade sono silenziose e vengono illuminate solo da alcuni lampioni e dalle insegne dei locali.
L'adolescente si gira verso i graffiti su un muretto e riesce a riconoscere il suo, gli è sempre piaciuto scarabocchiare con gli spray, spesso realizza scritte o mostri inquietanti, demoni ombrosi raffiguranti le ansie e le paure nella sua testa e le vibrazioni negative della città.
Si dà l'ultima spinta con il piede per entrare in quello che si può quasi definire un ampio garage all'aperto.
Stavolta non ci sono tante macchine parcheggiate, sopra alcune di esse ci sono dei ragazzi seduti a bere alcolici, altri gruppi di adolescenti sono per terra a fumare erba e probabilmente anche altro, e altri giocano con gli skate a fare acrobazie.

<< Ehi Ed, ti unisci a noi? >> Chiede una ragazza con i capelli castani pieni di dread con una bottiglia in mano mentre sta seduta con altre due ragazze.

<< Passo >> Dice con un piccolo sorriso e un gesto della mano aperta che muove da sopra a sotto ripetuto due volte con il palmo rivolto basso.
Il ragazzo si siede sul cofano di una macchina e canticchia sottovoce una canzone di un gruppo rock mentre si mette sopra le gambe lo zainetto per cercare le cartine per fumare.
Apre la tasca interna e prende un sacchetto di plastica con al suo interno filtri, tabacco e cartine, poi lascia cadere a terra lo zainetto.
Stende il tabacco e il filtro nella cartina che rolla con i pollici e gli indici premendo sulle estremità.
Gira accuratamente la cartina comprimendo ciò che c'è all'interno, successivamente lecca il bordo della cartina, la chiude con semplicità e attorciglia una delle due estremità per evitare che il tabacco fuoriesca.
Mette le sigaretta tra le labbra e l'accende con il suo accendino poi la prende tra l'indice e il medio per espirare il fumo dopo averlo trattenuto per qualche secondo.

Quel posto lo fa stare bene, vedere che c'è qualcuno come lui non lo fa sentire solo, quell'atmosfera di libertà in quella vita spericolata gli piaceva da matti, voleva continuare ad essere "sbagliato" con loro.

<< Ed ma ti ricordi le prime volte con il fumo? >> Domanda Ada, la ragazza con i dread.

<< Non ricordarmelo >>

<< Il povero Ed non riusciva mai a trattenere il fumo e di conseguenza tossiva in continuazione >> Racconta al gruppo.

<< Ada noo >> Dice in imbarazzo Edward cercando di nascondere il viso con le guance rosse.

<< Ovviamente non vi dico della prima cann- >> Viene fermata dal ragazzo che le lancia il suo accendino sul braccio.

<< Dai Edward ahah! Questa la devo raccontare >>

<< No no no >> Scende dalla macchina e si avvicina per prendere una bottiglia di birra a terra sedendosi con alcuni ragazzi che a turno si fumano una canna.

Edward fa un tiro con loro poi la passa a chi ha di fianco.

<< Ma Phelipe? >> Chiede espirando il fumo e guardandosi intorno.

<< Non c'è, mi sa che ti ha dato buca >> Risponde Oliver.

<< Dovrò dormire a casa mia >>

<< Dipende come ci arrivi ahah >> Dice Jacob.

<< Se ci arrivi ahah >> Ride un altro.

<< L'ultima volta si era talmente fatto che non riusciva a reggersi in piedi e ha dormito qui >>

<< Eh ma pure tu gliene avevi data un sacco di quella roba! >> Scherzano tra di loro invece nella testa di Edward gli assale il senso di colpa perché dovrà mentire ancora ai suoi genitori, lui vuole farsi e non può certo tornare a casa con gli occhi rossi e barcollando.
Il desiderio di sballarsi è più forte del senso di colpa.
Beve un altro sorso e poi finisce l'ultimo tiro della sua sigaretta.

<< Dai amico sparatene un po', devi rilassarti, ti vedo troppo teso >> Dice Jacob subito dopo aver fatto una sniffata alla cocaina.
Il ragazzo passa a Edward il foglietto arrotolato.

<< 'Fanculo >> Sussurra Ed e aspira la polverina bianca tramite il foglietto poggiato su una delle due narici.

Edward attende qualche minuto affinché faccia effetto e dopo ciò il ragazzo inizia a delirare.

<< Ada, Edward dice che vicino a te c'è un cerbiatto ahah >>

<< Ragazzi non me lo fate rimbambire troppo! Quanta gliene hai data? >> Domanda Ada.

<< Ada, il cerbiatto ti sta leccando la faccia ahah >> Ride Ed avendo l'allucinazione di un piccolo cerbiatto.

Il ragazzo si alza in piedi e cerca di rincorrere il cerbiatto invisibile da più di cinque minuti.

<< Controlliamo che non vada in mezzo alla strada >> Dice Ada guardandolo.

<< Ma stai tranquilla Ada! Ti senti di dargli protezione solo perché hai sei anni in più di lui ahah >> Scherza Jacob.

<< Così mi fai sembrare vecchia, ho solo ventitré anni! >>

<< Raga non riesco a prenderlo >> Sbuffa Ed dando un calcio ad una bottiglia vuota.

Si china e beve a sorsi un'altra birra.
Inizia a fissare un punto indefinito per qualche minuto.

<< Amico che stai vedendo? >> Si avvicina Jacob.

<< Sto facendo una gara di sguardi con un castoro, non mi distrarre >>

<< Ahah ragazzi sta proprio fatto! >>

Ada allontana Jacob da lui.

<< Jacob secondo me non dovresti farlo esagerare, lui è migliore di così >>

<< È lui che me l'ha chiesta >>

<< Non ti aveva chiesto niente, sei tu che- >> Ada viene interrotta.

<< Stai facendo così perché sei innamorata di lui andiamo >>

<< Cosa? No! Vuoi essere ragionevole?? >>

<< Ma sniffa e stai zitta, ormai è schiavo della droga e non per colpa mia >>

<< Zitta a me non me lo dici >> Gli sta per tirare un ceffone ma poi si ferma non appena non vede più Edward nei dintorni.

<< E io che perdo tempo con te >> Dice lei seccata cercando Edward.

Guarda tutti i ragazzi ma nessuno che corrisponde a lui, poi controlla dietro i pali e macchine e finalmente lo trova.
L'effetto della droga era finito e Edward sembra essere in uno stato di malessere, se ne sta rannicchiato e fa dei ghirigori con il dito sul pavimento.

<< Ada... me ne puoi dare ancora? Non posso stare così, mi serve >> Chiede sottovoce.

<< Lo sai che non voglio che ti lasci morire con queste cose >>

<< Preferisci che io stia così? Male? >> Si asciuga le lacrime con le maniche della maglia.

<< Non ci stavi così se non avessi sniffato >>

<< Mi stai facendo la predica ora? >> La guarda infastidito.

<< Ed, perché devi rovinarti così? Tu sei migliore di questo! >>

<< Vorrei tanto crederci come lo fai tu >> Fa un sorriso malinconico.

<< Non voglio svegliarmi con il pensiero che mi possano dire che ti sei ucciso con le tue stesse mani >> Singhiozza Ada portandosi le mani sugli occhi.

<< Ehi, Ada questo non succederà. Non preoccuparti. Fidati di me >>
Le dà un bacino sulla guancia e si alza da terra raggiungendo Jacob e gli altri mentre Ada lo guarda preoccupata.

 

 

Angolo autrice

Ciao a tutti! Grazie per chiunque è arrivato alla fine di questo capitolo.
Che ne pensate di questo primo episodio? Siete curiosi di conoscere più Edward? Fatemi sapere i vostri pareri che mi motivano a continuare la storia 
Ho aggiunto delle gif per ogni capitolo per darvi più o meno una idea dei personaggi (il fisico e le emozioni), voglio precisare che non sto usando i personaggi originali delle gif ma i personaggi che descrivo nella storia sono frutto della mia immaginazione.
Buona lettura

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Capitolo 2
*** Rinascita ***


 

RINASCITA
 

Edward apre gli occhi e sente un gran mal di testa.
Si ritrova sdraiato a pancia in su sull'erba di un praticello incolto e gira lo sguardo a destra e a sinistra cercando di orientarsi.
Guarda dritto a sé verso il cielo azzurro, ha dormito per tutta la notte lì, vicino ad uno scivolo colorato e sporco in un parco.
Si siede piano e cerca di fare mente locale della serata scorsa ma come tenta di farlo, si alza di colpo e si affretta ad arrivare vicino ad un albero per rimettere tutto ciò che si era fatto ieri.
Tossisce e sputa a terra poi poggia il braccio sulla corteccia per reggersi e ci mette sopra la fronte.
Strizza gli occhi cominciando a piangere, chiedendosi perché ieri si fosse lasciato andare ancora una volta e perché stesse continuando a rovinarsi la vita invece di riprenderla con sè.

Chi non lo conosce pensa che sia un insensibile, che non gli importa nulla se comportandosi così ferisce chi ha di fianco, che sia solo un egoista, ma per Edward non è affatto così.
Lui si definisce un ragazzo complicato, incompreso e senza più speranza.
Non è vero che non ci abbia mai provato a farsi aiutare, è andato in diverse cliniche per disintossicarsi ma non hanno mai funzionato, a volte decideva di scappare di lì anche nel bel mezzo di un temporale.

Edward si avvicina ad una fontanella del parco per sciacquarsi la faccia poi si sistema i vestiti sgualciti e si mette lo zaino in spalla.

Cammina per le vie della città per cercare un bar.

Camminando si affaccia alle vetrine dei negozi e si accorge che la sua immagine riflessa è sempre più deteriorata.
È pallido, porta delle occhiaie violacee sotto gli occhi arrossati per il pianto, i capelli spettinati e i vestiti sporchi.
La sua camminata è lenta, pesante, stanca.

Entra nel corridoio di un bar all'aperto e si posiziona in uno dei tavoli.
Lascia cadere lo zainetto a terra e si accascia sul tavolino.

<< Edward, quando deciderai a dormire come una persona normale? >> Gli chiede la proprietaria mentre poggia la colazione quotidiana del ragazzo vicino alle sue braccia.
Cappuccino con la schiuma e un cornetto alla crema.

<< Non so nemmeno se ho fame >> Biascica Ed senza nemmeno guardarla.

<< Invece devi mangiare, stai diventando pelle e ossa tra un po'! >>

La proprietaria, Annella, rientra dentro il bar lasciandolo in mezzo all'odore delle piante e dei fiori all'esterno con la luce del sole che gli illumina il viso.

L'adolescente sente vibrare il cellulare nella sua tasca e dopo un lamento decide di prendere il telefono e rispondere alla chiamata.

<< Pronto? >> Domanda secco restando ancora accasciato sul tavolino.

<< Ed, ci sei? Come stai? >>

<< Ada sto facendo colazione al bar >> Si tira lentamente su con la schiena e strizza gli occhi sentendosi girare la testa.

<< Ti raggiungo >> Ada chiude la chiamata e Edward inizia a girare il cucchiaino nella schiumetta del cappuccino.

Ada arriva dopo pochi minuti e si siede con lui.

<< Come ti senti? >>

<< Mi serve energia vitale >>

<< Te la do io, forza prendi >> Gli avvicina un bicchiere d'acqua e una compressa.

<< Che sarebbe? >> Chiede Edward guardando con sospetto prima la pasticca e poi Ada.

<< È una medicina, è la stessa che ti dà tua madre per il mal di testa, la prendo anche io ma questa non è in bustina >>

<< Almeno non sentirò quel sapore di schifezza in gola >> Dice il ragazzo prendendosi la medicina poi poggia le mani sul viso per reggersi la testa.

<< Ma la ragazza quando te la fai? >> Domanda con un tono scherzoso Ada.

<< Non ci sto pensando sinceramente >>

<< Ma hai diciassette anni! Voi giovani ci pensate sempre >>

<< Boh, forse ho altri interessi >>

<< Nel senso che... sei gay? >>

<< Nel senso che sto pensando a come andare avanti piuttosto che ad innamorarmi >> Edward beve il cappuccino a sorsetti e guarda altrove in imbarazzo per il discorso.

Ada si mette a rollare una sigaretta mentre aspetta che Edward finisca di mangiarsi il cornetto.
Si fa prestare l'accendino dall'amico e alza il viso espirando il fumo per aria.

<< Sto pensando di farmi bionda >>

<< Bionda? Non so se ti ci vedo >> Dice fissando la ragazza immaginandosela con i capelli biondi.

<< Perché no? Ho i capelli chiari, quindi non dovranno essere tanto differenti giusto? >> Chiede lei guardando Edward che gira lo sguardo altrove facendo le spallucce.

L'adolescente vede entrare nel corridoio all'aperto un ragazzo con l'aria distaccata, un angelo dai capelli biondi che si sporcano con un misterioso blu, con una frangetta che gli copre tutta la fronte e che gli ricade sugli occhi tinti di oscurità. Porta costantemente le cuffie e Ed si domanda cosa stesse ascoltando quel ragazzo che sembra avere la sua stessa età.
Nota che quel biondino si veste simile a lui, una maglia scura con sopra una giacca a strisce di un viola poco saturo e nero con un cappuccio, i pantaloni neri stretti e strappati sulle ginocchia ed infine delle scarpe semplici rosse.
Un aspetto particolare del ragazzo è il dilatatore a forma di una croce nera che collega un piercing al labbro tramite una catenina.

<< Eccone un altro che salta la scuola >> Dice Ada guardando l'adolescente biondo.

Edward lo segue con gli occhi fino a quando il ragazzo non entra dentro il bar.

<< Terra chiama Edward >>

<< Che c'è? >> Domanda Edward succhiando la crema del cornetto.

<< Ti ho visto che lo guardavi, anzi... come lo guardavi >>

<< Guardavo e basta, non farti strane idee >> Prende lo zainetto da terra e poggia sul tavolino cartina, tabacco e filtro poi lascia cadere lo zaino.

<< Magari vi troverete dentro a pagare la colazione insieme >>

<< O magari no >> Dice lui rollandosi una sigaretta.

Il ragazzo biondo esce mentre si chiude la zip laterale della giacca, poi prima di uscire dal corridoio, si gira verso Edward per qualche secondo per poi tornare a guardare dritto sempre con le sue cuffie sulle orecchie.

<< Ti ha guardato! >>

<< Davvero? Non me ne sono accorto >>

<< Oh ma ti credo che non ti fidanzi mai con qualcuno! Dormi! Quello palesemente è interessato a te! >>

<< Sicuramente, sì, sì >> Dice sarcastico per poi leccare la cartina per chiuderla.

<< Ada, anche io l'ho guardato ma mica sono innamorato di lui eh >>

<< Si chiama amore a prima vista >>

<< Ti dico l'ultima, non esiste l'amore a prima vista. Gli psicologi spiegano che le persone sono portate a scegliere l'altro con canoni di bellezza simili all' immagine che abbiamo noi di sé, o anche di meno, per questo quando c'è il contatto visivo avviene il famigerato "colpo di fulmine" ma è un'adrenalina temporanea che poi scompare e si fa i conti con la realtà >> Sorride Edward dopo essere soddisfatto della sua spiegazione.

<< Annellaaa, aiutami che Edward mi fa facendo le lezioni di psicologia >> Dice Ada con un tono lamentoso vedendo la proprietaria del bar venire verso di loro ridendo.

<< Annè, una curiosità, ma tu conosci il ragazzo che è venuto da te poco fa? >> Chiede Ada guardando la signora e Edward si mette a sentire intanto che si accende la sigaretta.

<< Non passa spesso qui, se ne sta a girovagare da solo sempre con quelle cuffiette >> Spiega guardando verso l'uscita.

<< Perché? Ti interessa? >> La guarda con un sorrisetto.

<< Non a me >> Sorride l'altra.

<< Non guardate me >> Dice Ed girando lo sguardo altrove.

<< Ahahah ma che carino lui che si vergogna! >> Ada abbraccia Edward che in quel momento diventa tutto rosso.

<< Ma non è vero >>

<< Ahahah, cogliete sempre l'attimo ragazzi >> Dice loro Annella sistemandosi il grembiule.

Edward le lascia i soldi della colazione e poi esce dal bar con Ada passeggiando con la sigaretta in mano.

<< Stasera che facciamo? Andiamo al Crag? >> Domanda la ragazza all'amico.
Il Crag è il nome in codice del loro garage segreto dove era andato quella sera.

<< Sì, e dopo andrò con Oliver ad una festa >>

<< Ma a te non piacciono le feste >>

<< Chi te lo ha detto? Non è vero >> Fa le spallucce Edward.

<< Ci vai solo per prendere le schifezze >> Dice Ada fermandosi con lui davanti un negozio di vestiti.

<< Ehm... ti serve qualcosa? >> Dice Edward guardando Ada fissare quella vetrina.

<< Mh sì, voglio provarmi un vestito nuovo >>

<< Ma non è che vuoi farti una nuova vita? Ahah, prima i capelli e ora i vestiti >> Parla Edward buttando la sigaretta ed entra con lei nel negozio.

<< Sai in realtà ci stavo pensando per davvero, sto guardando un po' di cliniche in questi giorni >> Esclama lei e lui la guarda sorpreso.

<< E... poi non frequenterai più la comitiva? >>

<< Questo non lo so >>

<< E quando pensavi di dirmelo? >>

<< Adesso >>

I due si fermano di punto in bianco e si guardano.

Edward inizia a pensare che molto probabilmente non si vedranno per diversi mesi, Ada è il suo punto di riferimento, è stata la sua prima amica della comitiva ed è colei che gli è sempre stata affianco.
Spesso lo ha salvato da situazioni deliranti, da sfoghi di malessere dovuti all'affetto finito delle droghe, da coloro che volevano fargli del male dopo una brutta litigata.
Ada è il suo angelo protettore che ora sta per volare via, se ne sta andando senza sapere se i due si parleranno più.
Edward capisce la sua situazione, vuole riprendersi la sua vita, ha una grande forza di volontà ed è decisa a tornare indietro, prima di quel periodo di droghe e alcol, se frequentasse di nuovo la comitiva poi rischierebbe di tornare nelle vecchie abitudini, come è successo con lui.
Ada è pronta per la rinascita, come la fenice che brucia ardentemente per poi dare vita ad una ancora più luminosa.

<< Ma... capisco perché lo fai ma non pensavo che ti decidessi adesso >>

<< Devo farlo il prima possibile, ora che mi sono finalmente decisa non voglio più ripensarci. Perché non vieni con me? >> Domanda Ada ma Edward fa cenno di no con la testa.

<< Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo prima >>

<< Non importa, faccio gli auguri per te >> La guarda con un sorriso forzato.

Invece a lui importa eccome, certo, non sarà la sua unica amica ma lei è speciale, Ada c'è stata sempre anche solo per una chiacchierata la sera al telefono.

<< Mi mancherai tantissimo Ed >> Dice lei abbracciandolo, poggiando la mano tra i capelli mossi del ragazzo e lui la stringe a sé.

Per tutta la giornata, Edward non ha fatto che pensarci, è andato al Crag con Ada quella sera per stare con lei, non sapendo se quella sarà l'ultima volta che i due si parleranno.

Decide poi di seguire Oliver alla festa, per non pensare né ad Ada né alla realtà che lo sommerge.
Sotto effetto di alcolici, Edward barcolla dappertutto e l'amico lo trascina in bagno.

<< Questa non la sputare >> Gli dice mentre rovista nello zaino prendendo un fogliettino simile ad un francobollo.
Edward annuisce con la testa e apre la bocca per farsi mettere sulla lingua l'LSD.

I due escono e vengono teletrasportati in un mondo coloratissimo, con luci accese, mostri rosa appiccicosi sulla strada, i pali della strada diventano animati, i semafori che cantano il loro colore, i volti delle persone che si deformano.
Edward gira su se stesso per guardare tutto ciò che lo circonda e ride svogliatamente guardando le scene comiche che la sua mente sta producendo tramite l'allucinazione della droga.
Attraversa pericolosamente la strada e una macchina si ferma appena in tempo e il guidatore riconosce perfettamente il ragazzo, suo figlio.

 

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Capitolo 3
*** Promesse ***




PROMESSE

 

<< Te lo scordi! Io non ci torno là! >>

È mattino e tra il padre di Edward e il ragazzo c'è una forte discussione che riporta alla situazione della scorsa sera.

<< Invece devi! Domani ti ci porto! Non puoi andare avanti così! Ti stavi facendo ammazzare! >> Esclama l'uomo seguendo suo figlio che cammina velocemente verso camera sua.

Vuole riportarlo in clinica, è determinato a farlo. È preoccupato per suo figlio, giustamente.

<< Non me ne frega un cazzo! >> Edward alza la voce ed entra nella sua stanza sbattendo la porta.

<< Credi che io sia contento di sapere che mio figlio rischia di morire da un giorno ad un altro?? Secondo te sono felice di ricevere una chiamata di notte dall'ospedale?? Che mi dicano che mio figlio è su un lettino attaccato ad una flebo perché è stato trovato sdraiato a terra in mezzo alla strada con una siringa nel braccio!? >> Alza il tono anche il padre bussando fortemente alla porta della camera.

<< Mi dispiace ok? >> Dice Edward sedendosi sul letto poggiando le punte dei piedi sul suolo e le sue gambe iniziano a tremare dall'adrenalina.

<< Non è vero! Non ti dispiace affatto perché altrimenti non ti comporteresti così! Sei solo un egoista!! Ma come hai fatto a diventare così! >>

Egoista e insensibile, gli vengono di nuovo appellati questi aggettivi.

<< Non ero perfetto prima >> Dice balbettando, asciugandosi le lacrime con le maniche della maglia indossata la scorsa sera che odora di alcol.

<< Eri un bravo ragazzo, adesso ti fingi disperato per drogarti? Ormai sembra essere diventata una moda per la tua generazione! >>

Il padre si ferma non appena vede aprirsi la porta davanti a lui.

<< E tu cosa cazzo ne pensi di sapere eh? >> Domanda Edward irritato dalle parole del padre di fronte a lui e lo guarda dal basso.

<< Non rivolgerti così a me, ricordati chi sono >>

<< 'Fanculo, io vado a lavarmi >> Si affretta a dire mentre si dirige verso il bagno con in mano il cambio per vestirsi.

Sente che il padre gli afferra il braccio ed Edward si ferma a guardarlo.

<< Il discorso non cambia, domani ti ci porto >>

<< Io scappo stanotte, so come farlo senza farmi più trovare >> Dice il ragazzo con un tono serio, troppo serio, che fa rimanere il padre immobile a fissarlo negli occhi.

Sentendo la presa al suo braccio allentarsi, Edward si dirige verso il bagno e chiude la porta a chiave.
Si siede sul bidet e si porta le mani sul viso scoppiando in un pianto liberatorio.

Ipocrita, vigliacco, egoista, insensibile, lunatico, debole, pigro, sconsiderato, imprudente, quale sarà il prossimo aggettivo da aggiungere alla lista?

Edward spinge i palmi delle mani sugli occhi, riesce a sentire i battiti del suo cuore spingere fortemente sul petto, il respiro si fa affannoso e continua a singhiozzare rumorosamente.
Si sente in colpa per tutto, per aver fatto preoccupare i suoi genitori ancora una volta, per aver alzato la voce contro il padre, per aver mostrato la sua maschera impassibile e menefreghista, per essere un nullafacente e soprattutto, il suo pensiero costante, quello di non essere grande come vorrebbero i suoi, di deludere le loro aspettative.
"sono una continua delusione per tutti" si ripeteva nella sua testa.

"delusione delusione delusione delusione delusione delusione delusione"

Sente di aver deluso tutti, se stesso compreso, significa pensare di essere forte ma niente di tutto questo è reale, non è forte affatto, è un debole, così pensa.
L'aria continua a mancargli, gli diventa sempre più difficile controllare tutto.
Si alza continuando a vedere sfocato per via delle lacrime che continuano a scendergli violentemente sulle guance rosse.
Poggia le mani sul lavabo per poi specchiarsi notando il viso colmo di malinconia, disperazione e tristezza.
Scuote lentamente il volto coperto lateralmente dalle ciocche corvine, poi guarda verso il cellulare e lo prende tra le mani togliendo velocemente la cover dove tiene nascosto un pezzo della lama del suo taglierino.
La fissa per qualche secondo, nella sua testa ci sono pensieri che vagano all'impazzata, come se si scarabocchiassero rapidamente nella sua mente, premendo con forza.

"fallo fallo fallo fallo"

Era la voce nella sua testa, quella che non vuole mai ascoltare ma che purtroppo riesce a sovrastare ogni suo ragionevole "no".
Avvicina quel pezzo di lama tagliente al suo polso mentre dai suoi occhi continuano a scendere le lacrime calde.

"verticale verticale verticale"

Edward strizza gli occhi e si morde il labbro fino a far uscire il sangue mentre spinge fortemente la punta della lama sul suo polso, sulle sue vene, verticalmente, arrivando in mezzo tra l'avambraccio e il braccio.
Fa cadere la lama sul suolo e si lascia accasciare a terra su quelle mattonelle fredde che velocemente prendono il colore di un rosso scarlatto acceso.
Chiude gli occhi.

...

Non appena li riapre, si ritrova in piedi, davanti il lavabo a fissare quella lama tra le sue dita.

<< Non ho il coraggio di fare una cosa simile, non ancora >> Pensa il ragazzo guardando il suo avambraccio colmo di croste di tagli orizzontali e lividi violacei procurati dell'ago delle siringhe.
Si passa per due volte la lama orizzontalmente sul quel polso così fino.
Apre il rubinetto e fa scorrere l'acqua sulla ferita procurando delle ramificazioni di sangue lungo il polso e scendono una goccia alla volta sul lavabo.

I minuti passano sotto la doccia, poi si mette il cambio che si era portato dalla camera, una semplice maglia nera e dei jeans grigio scuro.

Esce dal bagno per andare a prendersi le scarpe ma qualcosa lo frena davanti la porta accostata della camera dei suoi genitori.
Li sente parlare a bassa voce e il protagonista della chiacchierata è proprio lui.

<< Sono severo con Ed ma solo perché sono preoccupato >> Confessa il padre.

<< Lo so bene, Ron. Però ho paura che se lo portiamo lì poi scapperà e non tornerà più da noi >> Teme la madre accarezzando il viso del marito.

<< Sempre se non lo fa stasera >> Sospira per poi sedersi sul letto.

<< Sono preoccupato, Vì, non voglio che si caccia nei guai >>

<< Non possiamo forzarlo ad andare lì, forse dovremmo parlargli in sala usando toni pacati. Se tu ti agiti poi lo fa anche lui e non dovete alzare la voce >> Dice lei sedendosi vicino a lui e gli accarezza la schiena.

Edward guarda basso e decide di tornare in camera.
Si siede sul letto avvicinandosi le scarpe con il piede.
Si allaccia gli stivaletti un po' alla rinfusa poi sente vibrare il cellulare.
Gira lo sguardo verso lo schermo acceso e nota la notifica, non era un messaggio ma solo una notizia sulle previsioni del suo segno ziodacale per le prossime settimane.

"Scorpione. Durante le prossime settimane troverai finalmente più serenità in te stesso, tieniti pronto per festeggiare il tuo compleanno ma anche per un ritorno del desiderio, da tutti i punti di vista"

Edward arrossisce dopo aver letto l'ultima frase e spegne il display del cellulare.

<< Che stronzate >> Sussurra con un sorriso quasi divertito, Edward non ha mai creduto nell'oroscopo.

Ripensa al suo ultimo compleanno, in realtà ha smesso di festeggiarlo già da qualche anno, non gli sembra così necessario, o magari non è riuscito a festeggiarlo davvero durante il suo periodo della tossicodipendenza.
Il suo ultimo compleanno è capitato quando frequentava la clinica per disintossicarsi e non è stata una piacevole giornata.

Il ragazzo esce dalla stanza ritrovandosi davanti la madre.

<< Mamma, ti serve qualcosa? >> Domanda fingendo di non sapere nulla della conversazione avvenuta nella camera.

<< Io e tuo padre vorremo parlarti, puoi venire con me in sala? >>

Il ragazzo annuisce ed entra nella sala da pranzo notando il padre già seduto sulla poltrona.
Si siede sul divano di fronte a lui e la madre fa lo stesso vicino a Edward.

Dopo qualche attimi di silenzio, l'adolescente fa la prima mossa.

<< Mi dispiace davvero per... insomma... prima >> Dice a bassa voce guardando a terra.

<< E anche per ieri >> Continua.

<< Anche a me dispiace di aver usato quel tono con te Ed. Io e tua madre pensiamo fermamente che tu sia migliore di così, sei un bravo ragazzo ma devi ritrovarlo dentro di te. Non l'hai perso, quel ragazzo c'è nascosto dietro questa apparenza che mostri a noi e a gli altri. Mi arrabbio perché tu non hai bisogno di farti quello schifo, se possiamo aiutarti io e tua madre siamo disponibili con te, lo sai >>

<< Vi ringrazio, fate così tanto per me, io non riesco a darvi mai abbastanza, mi sento... >> Edward sente le lacrime bagnargli le ciglia e copre il viso con le mani.

Sua madre gli accarezza la schiena per rassicurarlo e lui prova a continuare la frase balbettando.

<< Mi sento di troppo, voi avreste sicuramente meno problemi se non ci fossi >> Gesticola con le mani per cercare di farsi capire per poi poggiarle nuovamente sul viso.
Questo è quello che lui vorrebbe dir loro, ma la risposta che gli è uscita dalla bocca è stata un'altra:

<< Mi sento solo, Ada andrà in un centro per disintossicarsi e io ero tanto legato a lei >>

<< E non ci vuoi andare anche tu con la tua amica? >> Gli domanda la madre e lui fa cenno di no con la testa.

<< A proposito di questo Ed, io domani non ti ci porto se non vuoi >> Gli dice il padre.

<< Davvero? >>

<< Sì, ma devi prometterci che proverai a smettere e che ricomincerai ad andare a scuola >>

<< Vedrai che lì troverai sicuramente qualche nuovo amico e amica >> Lo conforta la madre.

<< Abbiamo saputo delle tue numerose assenze, ci ha chiamato la scuola. Edward questo atteggiamento non va bene >>

Edward lo interrompe esclamando: << Farò come volete! Torneró a scuola e vi prometto che migliorerò >>

La madre lo guarda sorridendo e lo abbraccia, lui fa lo stesso stringendola forte a sé.

In quel momento si sente bene, è riuscito a scusarsi e quell'abbraccio rassicurante lo fa credere di essere lontano dalle preoccupazioni e dalle sue paure... ma riuscirà a mantenere la promessa?

 

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Capitolo 4
*** La natura è arrivata al suo gran finale ***



 

LA NATURA È ARRIVATA AL SUO GRAN FINALE
 

Edward si sveglia ritrovandosi la guancia poggiata sulle braccia incrociate sul banco.
Ha dormito per tutta la prima ora scolastica.
Guarda dritto e si accorge di avere il libro alzato davanti il suo viso, come se lo coprisse.
Non ricorda di averlo messo così, poi gira lo sguardo verso destra notando il sorriso della sua compagna di banco.

<< Alla buon ora, buongiorno eh >>

Lei è bellissima, capelli lunghi, mossi e corvini come i suoi con alcune ciocche colorate di blu, viola e rosa scuro che le circondano il viso di carnagione chiara.
La ragazza lo guarda con i suoi occhi color nocciola circondati da folte ciglia nere mentre sulle palpebre porta un ombretto viola scuro come il suo rossetto.
Anche lei ha dei piercing, due piccoli sul sopracciglio, un brillantino sul naso e un labret al centro del labbro.

<< Come ti chiami? >> Biascica lui a bassa voce.

<< Victoria. Era ora che ti facessi vedere Edward >> Si presenta lei togliendosi le cuffiette dalle orecchie.

<< Come sai il mio nome? >> Chiede lui alzando il sopracciglio per poi mettersi dritto con la schiena.

<< Beh... nella classe tutti i professori si lamentano del famigerato Edward che salta le lezioni >> Ride lei.

<< Wow, ero già famoso ancor prima di entrare a scuola >> La segue anche lui con una risata.

Edward, coperto dal libro, prende dallo zainetto l'occorrente per prepararsi una sigaretta.

<< Non guardare >> Le dice mentre tira fuori da una tasca dello zaino una piccola bustina con al suo interno la marijuana e un grinder, quest'ultimo è un oggetto solitamente tondo che serve per tritare la marijuana.

<< Non faccio la spia >>

<< Mh... in effetti non sembri una lecchina dei professori >>

Inizia a tritare l'erba tramite il dispositivo ottenendo un macinato uniforme poi prende il suo biglietto della metro già timbrato e ne taglia un pezzetto per arrotolarlo al fine di usarlo come filtro.

Victoria guarda Edward mentre sistema accuratamente il tabacco e l'erba nella cartina presa precedentemente facendo attenzione a distribuirla uniformemente, lasciando più tabacco sul lato del filtro.
Lui le lancia uno sguardo di sbieco per poi guardare la sigaretta e la inumidisce con la saliva per chiuderla.

<< Come fai a chiuderle così bene? A me vengono un po' una schifezza >> Esclama lei fissando la sigaretta di Edward.

<< Esperienza >> Dice lui con un sorrisetto furbo facendo le spallucce.

<< Finite le lezioni ti va di pranzare con me fuori? Qui vicino scuola c'è un bel parco >>

<< Sì, lo conosco >> Sbadiglia lui.

Quel parco lo conosce fin troppo bene, molte volte ha dormito lì.

<< Che ci mangiamo? >> Le domanda mettendosi la canna dietro l'orecchio, nascosta dai suoi capelli mossi e dal cappello rotondo nero.

<< C'è un bar che offre la pasta a soli 5 euro, ci sono stata con una amica qualche settimana fa e giuro che è buona >>

<< Se lo dici tu >> Si alza e poggia una mano sulla spalla di Vic.

<< Vado a fumare, vieni anche tu? >>

<< Perché no >> Lo guarda sorridendo e lui ricambia il sorriso.

Entrambi escono dall'aula in assenza del professore e camminano per il lungo corridoio.
Lui la guarda spesso mentre lei continua a fissare dritto a sé.
Sembra avvolgerle un'aria di mistero, è rock, dark e gli piace il suo stile.
Sembra una di quelle rockstar che cantano spaccando la chitarra a terra.

<< Che genere di musica ti piace? >> Le chiede mentre si accende la canna vicino ad una finestra.

<< Gothic metal, ma anche rock. Un giorno mi piacerebbe entrare a far parte di una band >>

Non aveva dubbi. 

<< E che ruolo vorresti avere? >> Le domanda soffiando via il fumo.

<< Cantante, tu che musica ascolti? >>

<< La stessa. Ho una chitarra a casa, possiamo farla noi la band >> Propone mentre si scansa la ciocca corvina dal viso.

<< Possiamo provare >> Dice lei sorridendo contenta e Edward la guarda.

È attratto da lei, sembra una ragazza tosta, sicura di sé e che sa quello che vuole.
Un po' gli ricorda Ada, anche lei è così, determinata, grintosa, dinamica e soprattutto ostinata, beh... d'altronde è del segno del capricorno.

<< Mi piace un casino la tua giacca >> Dice Vic guardando l'indumento lungo e nero del ragazzo.

<< Sul serio ti piace questo straccetto? >> La guarda aggrottando la fronte, quasi confuso.

<< Pensavo fossi una fissata di corsetti in pelle e borchie >>

<< Sì, anche. Come hai fatto a capirlo? >>

<< Ahah! Andiamo, Vic, il tuo cerchietto ha più borchie che colore >>

C'è un attimo di silenzio tra i due.

<< Tu sei un ragazzo che osserva molto le cose, non è così? >> Lo guarda con un sorrisetto furbo e lui fa le spallucce espirando via il fumo.

Improvvisamente la loro camminata viene interrotta da una voce.

<< Edward! Era ora che ti facessi vivo a scuola! >> Si avvicina a loro una signora anziana, la professoressa di matematica!

Edward si affretta a indietreggiare, arriva di spalle al muro e, portandosi la sigaretta dietro la schiena, la spegne strusciandola piano sulla parete e se la infila nella tasca del sedere del pantalone.

<< Devi recuperare due verifiche >>

<< Lo so >> Cerca di non ridere con Vic dopo la scena dello spegnimento tattico della sigaretta.

<< Stai studiando sì? >>

<< Sì, sì >> Dice con un tono divertito.

<< Victoria stai lontana da lui, è una cattiva influenza per te >>

<< Non mordo mica, prof >> Continua a ridacchiare anche per l'effetto della canna.

<< Ma che ha da ridere >> Sospira rassegnata l'anziana.

<< Non fate tardi a lezione >> Continua lei guardando i due.

<< No, no >> Dice Vic e non appena vedono che l'insegnante si allontana, entrambi scoppiano a ridere.

<< Ahahah, che scena! Pensavo ti avesse sgamato! >>

<< Ahahah! Anche io! >>

Edward si riaccende la canna, ha gli occhi lucidi e arrossati per via del fumo.

Entrano nel bagno delle ragazze e si fermano nel corridoio che collega le porte con i water. Ci sono già altri adolescenti che fumano e che parlano tra di loro.
Edward sale con un balzetto sul davanzale della finestra e inizia a sentire tutto ovattato per via degli effetti della droga.
Vic si siede vicino a lui e comincia ad ascoltare i suoi "discorsi filosofici".

<< Le canne ti aprono la mente cazzo >> Dice lui imitando un movimento delle mani come se la sua testa stesse scoppiando.

<< Ti fa sentire le vibrazioni delle cose >> Continua guardandosi intorno e Vic lo guarda ridacchiando.

<< Che ti ridi, sono serio! >> Esclama ridendo anche lui.

<< Quindi questa è la tua teoria >> Lo guarda divertito.

<< Non ci credo, non me la ricordo più >>

I due scoppiano di nuovo a ridere e si fanno un tiro ciascuno della canna.

<< Ti capita mai di essere disconnessa dalla realtà? >> Questa volta domanda con un'espressione seria.

<< Intendi di sentire di non farne parte? >>

<< Sì, come se questa realtà non ti appartiene. A volte penso, chissà chi sarei stato se fossi nato in un'altra epoca >>

<< Anche io me lo domando a volte! >>

<< Sei proprio matta allora >>

<< Beh anche tu! >>

I due continuano a ridere saltando l'ora di lezione nel bagno.
Hanno chiacchierato per tutto il tempo, anche quando tornarono in classe.

Le ore passano e i due adolescenti escono dalla scuola prendendosi il pranzo da asporto al bar, entrambi optano per gli gnocchi al sugo.

Si siedono sulle altalene del parco e aprono il contenitore per mangiare.

<< Che fame >> Dice lui per poi mettere in bocca il primo boccone di gnocchi.

<< Succede sempre così quando si finisce una canna, sentivo i tuoi brontolii in classe ahahah >>

<< Eh, può capitare >>

I due continuano a mangiare standosene tranquilli in mezzo alla natura.
Ci sono dei silenzi imbarazzanti, poi lei decide di parlare.

<< Che segno ziodacale sei? >>

<< Scorpione, non dirmi che credi a queste stronzate >> Ride lui e lei lo guarda gonfiando le guance di aria.

<< Sì, io ci credo. Mi piacciono gli argomenti astrali e anche i segni ziodacali >>

<< E sentiamo, qual è il tuo? >> Chiede lui per poi guardarla negli occhi.

<< Vergine >>

Attimo di silenzio...

<< In tutti i sensi? >> La guarda con un sorrisetto furbo e il viso di Victoria si colora di un porpora acceso.

<< Ahahahah! Sei diventata bordeaux >>

<< T-Ti credo! Ma che domande! E comunque ti lascio nel dubbio >>

<< Mmh... da come hai reagito penso che tu lo sia >>

<< Ahh! Cambiamo argomento! >> Esclama lei iniziando a mangiare di corsa.

<< E il rapporto tra i nostri segni com'è? >> Dice lui mangiando sereno.

<< È un legame profondo il loro, piuttosto intimo, in realtà sono più da uscite tra di loro che in gruppo a far festa. Una combinazione a dir poco intensa, intelletto e passione che si fondono. Lo scorpione è profondo e la vergine governa la dedizione. Abbiamo un reciproco bisogno di sicurezza >>

Victoria si gira verso di lui che la guarda sorpreso.

<< Perché mi guardi così? >>

<< Incredibile quanta fantasia, hai inventato sul momento tutto questo >>

<< Ma che inventato! È così! >>

La ragazza arrossisce quando lo vede ridere, le piace la sua risata.

Edward finisce il pranzo insieme a lei e Vic gli passa una sigaretta dal suo pacchetto, entrambi le mettono tra le labbra.
Lui le fa un cenno silenzioso con la mano per dirle di avvicinarsi, lei si scansa una ciocca dietro l'orecchio e si avvicina a lui con il viso.
C'è un attimo di silenzio e imbarazzo tra i due.
Edward prende l'accendino dalla tasca e accende entrambe le sigarette.
Lentamente si staccano l'uno
dall'altra.

Lui si dondola con i piedi e poi guarda verso il cielo che sembra annuvolarsi.

<< Sembra che stia per piovere >> Dice la ragazza seguendo il suo sguardo.

<< Già >> Sussurra lui portandosi la sigaretta alla bocca.

Si gira verso di lei, la vede dondolare sull'altalena mentre i capelli lunghi le ballano indietro e poi di fronte al viso.

È bellissima.

<< Sei diventata la mia voglia di tornare a scuola >>

<< Non mi diventerai un secchione, vero? >> Scherza lei voltandosi verso di lui.

<< Non esageriamo. L'unico libro che studierei piacevolmente è quello che parla di te >>

<< Inizi a fare il piacione con me? >> Sorride lei arrossendo.

<< Che ci sarebbe di male? >>

<< Nulla a dire il vero >>

Le guance di entrambi prendono un colorito roseo.

<< Ora devo andare >> Dice Vic rovistando nello zaino.

<< Già vuoi scappare >>

<< Non ho l'ombrello con me e se si mette a diluviare poi... >>

<< Non ti piace la pioggia? >>

<< Preferisco guardarla dentro casa mentre sbatte sulla mia finestra, magari con una tazza di tisana fumante in mano >>
La ragazza si alza dall'altalena.

<< Ti accompagno? >>

<< Volentieri >>

Entrambi sorridono e si dirigono verso casa della ragazza.

Una volta accompagnata Vic, Edward decide di camminare in un boschetto, guarda verso l'alto, gli alberi.
Alza le braccia verso di loro e chiude gli occhi per poi sentire la pioggia bagnargli il viso.
La natura è arrivata al suo gran finale, pensa.
In effetti è autunno, le foglie cadono e tutto si ingrigisce perdendo lentamente i loro accesi colori.
Edward li ha già persi.

 

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Capitolo 5
*** La melodia della pioggia ***




LA MELODIA DELLA PIOGGIA

 

Quella sera Edward non è andato al Crag, è rimasto nella sua stanza illuminata solo dalle luci natalizie attaccate alla parete.
Lui si ritrova sdraiato sul letto a guardare la finestra chiusa, il vetro è bagnato componendo una sorta di costellazione in movimento grazie alle gocce di pioggia.
I tuoni si fanno man mano più vicini, i lampi appaiono ogni tanto catturando un frammento velocissimo del tempo.

Ed continua a fissare quel punto nella sua stanza e si porta una mano dietro la testa e l'altra sul ventre.
Si fa trascinare dai ricordi e dalla malinconia.
Nessun suono se non quello della pioggia all'esterno.
C'è calma, quella musica data dai tuoni e dalle gocce spinte sul quel vetro lo rilassa.

Il temporale si fa più forte e il freddo nella stanza si fa sentire.
Edward si sdraia su un fianco verso il muro e si copre con la coperta fino alla spalla.
Si rannicchia poi prende il cellulare sentendolo vibrare.
Apre l'icona per i messaggi online e ne trova uno di Vic.
Clicca sulla loro conversazione e vede che lei gli ha mandato una foto dalla sua prospettiva con in mano una tazza con delle lune disegnate, lei sotto le coperte viola con le costellazioni e davanti a sé la finestra.
Edward si fa sfuggire un sorriso dolce e inizia a pigiare i tasti.

"È la tisana che ti conservi da questo pomeriggio? Ormai si sarà freddata" Le scrive.

Questa situazione gli suona strana, solitamente la sera parlava al telefono con Ada per ore, invece ora si ritrova a messaggiare con Victoria, la sua compagna di classe.
Edward legge la sua risposta.

"Non è la stessa" poi sussegue una emoji con una faccina che mostra la lingua di fuori e l'occhiolino.

"Questa volta l'infuso è ai frutti di bosco. Un giorno te la farò assaggiare" Scrive lei.

"Non avvelenarmi"

"Ahahah"

I due scherzano ironicamente tra di loro.

"Adoro questa atmosfera"

"Anche io" Invia lui per poi girarsi si sbieco verso la finestra.

"Sto morendo di sonno, ci sentiamo domani" Scrive lui.
La causa di astinenza dalle sostanze si fa sentire, oggi si è fatto solo una canna, non ha sniffato né si è iniettato qualcosa.
Le sue palpebre hanno resistito anche troppo a non chiudersi.

Poggia il cellulare vicino a sé e cerca di coprirsi di più con la coperta.

<< Ho i brividi cazzo >> Balbetta a bassa voce cercando di rannicchiarsi di più.

Il mattino dopo, Edward si reca al bar di Annella a fare colazione.
Si siede ad uno dei tavoli all'esterno e guarda il cielo grigio, ma non piove.

<< Sei riuscito a dormire ieri notte? C'è stato un tempaccio! >> Domanda la proprietaria poggiando vicino a lui il cappuccino e il cornetto con la crema.

<< Non molto a dire il vero, ma più degli altri giorni >>

<< Oggi Ada non è con te? >> Domanda lei e Ed si ammutolisce.

Annella capisce che qualcosa non va.

<< Avete litigato? >>

<< No, affatto. Lei è andata in una clinica per disintossicarsi. Vuole farsi una nuova vita e io non l'ho fermata. È stata una sua scelta e la rispetto >>

Annella poggia la mano sulla sua spalla e gliela accarezza piano.

<< Inutile che ti dica che le amicizie vanno e vengono, so quanto fosse importante il tuo rapporto con lei, ma vedrai che troverai qualcuno di speciale che ti starà al tuo fianco e che ti farà stare bene >> Sorride lei e lui la guarda sorridendo dolcemente.

<< Grazie Annella >> Dice a bassa voce.

Dà il primo morso al cornetto poi volta lo sguardo verso l'entrata e viene catturato dalla presenza del ragazzo misterioso già incontrato la scorsa volta che era venuto al bar.
Il look che indossa, però, ha uno stile diverso dalla prima volta che lo ha visto.
Adesso tiene una maglia color ocra, autunnale, con sopra una giacca lunga castana, richiama i colori vintage. Porta i jeans un po' strappati e attillati con delle catenine che gli dondolano sulle gambe mentre cammina, ed infine degli stivaletti marroni.
Quel biondino continua ad avere le stesse cuffie sulle orecchie, la catenina che collega il dilatatore e il piercing gli balla avanti e indietro sotto il mento.
E come l'altra volta, gli rivolge uno sguardo fugace per poi avvicinarsi ad Annella.

<< Devi ordinare? >> Chiede lei restando vicino a Edward e ora anche quel ragazzo è in piedi vicino a lui.

<< Sì >> Risponde secco guardando lei e poi rivolge un altro sguardo a Ed.

Edward lo guarda dal basso, restando seduto al suo posto poi volta lo sguardo altrove leccando la crema dal cornetto.

Annella indica al biondino di seguirla dentro il bar e lui fa come dice.
Il corvino si gira distratto verso la porta d'entrata e non appena vede uscire il ragazzo da lì, si volta immediatamente altrove.
Al ritorno, però, il biondo non gli rivolge un'occhiata.

Ad Edward quel gioco di sguardi, come se si sfidassero a guardarsi, gli piaceva.

<< Prende solo un caffè e poi va via, se vuoi posso convincerlo a restare di più la prossima volta >> Dice Annella uscendo dal bar.

<< No, poi sembra che mi piace >> Risponde lui in imbarazzo.

<< E non è così? >> Lo guarda con un sorrisetto furbo.

<< Andiamo Annella, nemmeno lo conosco >>

<< Appunto potrebbe essere una buona occasione per conoscervi >>

<< Non se ne parla >> Dice lui alzandosi dal tavolo per poi lasciarle il pagamento sul tavolino.

Edward si reca a scuola entrando nella seconda ora.
Cammina per l'atrio e vede Victoria parlare con una ragazza poco più bassa di lei.
Ha le lentiggini, i capelli lunghi, lisci e arancioni con una frangetta chiaramente tagliata male.
Porta una salopette colorata, la maglia con le maniche lunghe e grandi a righe arcobaleno.
Si può decisamente definire lo stile opposto al suo.

Lei gli rivolge lo sguardo guardandolo con gli occhi verdi come i suoi.

<< Ehi Vic >> Saluta lui avvicinandosi alle due.

<< Edward! Ti presento Floriana, ha un anno in meno di noi, frequenta il terzo >>

Lui guarda la corvina e poi l'altra che è rimasta a fissarlo con le guance rosse.

<< Piacere, sono Edward >>
Le allunga la mano e lei esita un po' in imbarazzo poi gliela stringe piano guardandogli le dita lunghe e affusolate.

<< P-Piacere... >>

C'è un attimo di imbarazzante silenzio tra i due poi Vic si mette in mezzo decidendo di parlare per prima.

<< Intanto voi due salite, io prendo qualcosa alla macchinetta >>

<< Come vuoi >> Fa le spallucce lui e Flo diventa più rossa di prima.

<< Mi lasci salire da sola con lui?? >> Sussurra Floriana in imbarazzo.

<< Sì, forza vai! >> La incoraggia l'amica.

Edward aspetta la ragazza vicino all'ascensore e ci scarabocchia sopra con un pennarello indelebile.

<< Saliamo? >> Gli chiede lei sottovoce per poi girarsi verso le scale.

<< Sì >> Dice lui con un sorrisetto furbo dopo aver cliccato il pulsante per far scendere l'ascensore.

<< Cosa? No, noi non possiamo prenderlo! È solo per i professori >>

<< Avanti entra >> Sbadiglia lui per poi entrarci tranquillamente mettendosi le mani dietro la testa.

<< Se ci vedono saremo nei guai >> Balbetta lei entrando con lui.

<< Non essere pessimista, sarebbe peggio se si bloccasse, no? >>

Edward clicca un pulsante e, come volevasi dimostrare, l'ascensore si blocca all'improvviso a metà.
Floriana perde l'equilibrio e cade sopra Edward facendolo scivolare all'indietro.
Si ritrovano uno sopra l'altro con gli sguardi rivolti negli occhi di entrambi.

I due si guardano con le guance rosse.
C'è un silenzio imbarazzante, entrambi non sanno cosa dire.

Edward si siede piano con Floriana sopra di sé.

<< M-Mi dispiace! >>

<< Non importa, tranquilla >>

Entrambi si alzano e si poggiano alla parete opposta dell'ascensore.

Altri attimi di silenzio.

<< Ehm... possiamo giocare al gioco delle domande. Io chiedo di te e tu di me >>

<< Non mi piace parlare di me >> Dice lui a bassa voce prendendo dallo zaino una cartina per fumare.

<< Mantieni >> Le mette del tabacco sulle mani.

<< C-cosa? Non puoi fumarla qui! Oddio ora penseranno che sono io! >>
Esclama lei guardandosi le mani.

Lui si volta verso la ragazza alzando il sopracciglio guardandola tra l'incredulo e lo scettico.

<< Stai tranquilla >> Si mette tra le labbra il filtro, poi prende dalle mani della ragazza il tabacco e lo stende sulla cartina.

Guarda divertito Floriana mentre lei soffia via i residui di tabacco dalle mani.

<< Sei proprio una brava ragazza >> Confessa dopo aver messo il filtro nella cartina.

Lei diventa bordeaux sul viso e guarda basso per l'imbarazzo.

Edward rolla la sigaretta e poi lecca la superficie della cartina per chiuderla.

<< Anche ingenua >>

<< Q-Questo no! >>

<< Ceerto >> Dice lui con un tono ironico per poi mettersi la sigaretta dietro l'orecchio.

<< Che sfacciato! >>

<< Hai preso coraggio tutto insieme? >> Ridacchia lui e lei diventa di nuovo rossa.

L'ascensore cominciò a muoversi di nuovo e Edward fa quasi per perdere l'equilibrio ma riesce a reggersi.

<< Mai più l' ascensore! >> Dice lei uscendo subito dalle porte non appena queste si aprono.
Edward la segue scoppiando in una sonora risata.

<< Beh? Hai visto che nessuno ti ha rimproverato per averlo usato? >>

<< È stata fortuna che nessuno ci abbia notato! >>

I due si separano e Ed inizia a pensare a Floriana.
Lei è completamente diversa da lui, non le piace fare cose spericolate o rischiare.
È buona, gentile e un po' ingenua.
È dolce come lo zucchero, e lo divertiva vederla sempre rossa persino quando lui la sfotteva.
Chiaramente a lei gli piace Ed. Da come parlava con Vic, le due sembrano molto amiche e se la corvina non fa nulla purché Flo un po' ci provi con lui significa che, o concede all'amica di fare la prima mossa con lui, oppure Vic considera Ed solo come un amico.

 

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Capitolo 6
*** Overdose ***




OVERDOSE

 

All'uscita della scuola Vic è andata a pranzare con Flo e così Edward ha mangiato a casa con i suoi genitori.

Si è fatto tardo pomeriggio e il ragazzo si affaccia al balcone con una sigaretta tra le labbra.
Si trova solo al primo piano, riesce a vedere tutto da vicino, le strade, distinguere i colori e i suoni, udire le conversazioni, non che gliene importi molto in realtà.
Si accende la sigaretta e poggia le braccia sulla ringhiera.
Guarda basso osservando la quotidianità altrui.
In estate l'atmosfera fuori è completamente diversa, nei mesi caldi c'è più confusione, più comitive che ridono e scherzano, più musica, più spensieratezza, più romanticismo, e le persone piene di borse in mano da portarsi alla spiaggia, probabilmente più sorrisi.
Ora, invece, guarda le facce stanche di chi sta tornando da lavoro, le nonne che portano a casa i nipoti dalle scuole materne, gli studenti a gruppi che andranno nei parchi a fumare.
Il ritmo è più lento.
Non c'è la corsa per i saldi, camminano tutti, affaticati, a testa bassa.

Tra gli sguardi delle persone riconosce quello di un suo amico.

<< Phelipe! >> Lo chiama e l'altro alza lo sguardo verso di lui.

<< Edward! Porta lo skate, andiamo a farci un giro! >> Alza la voce l'altro e il corvino fa come dice.

I due salgono sui loro skate.

<< Amico ho visto che hai ripreso la scuola! >>

<< "Ripreso" per modo di dire, oggi è solo il secondo giorno, tra l'altro ho saltato la prima ora >> Confessa Edward per poi guardare Phelipe.

<< Io domani la salto, oggi ci sono andato giusto per portare l'erba a uno della sezione B >>

<< Capisco >>

<< Stasera ci vieni al Crag? Ieri non ti ho trovato >> Chiede Phelipe girando lo sguardo verso il corvino.

<< Senti chi parla, tu sei il primo a darmi buca >>

<< Scusa, ma quel giorno ho dormito dal pomeriggio fino alla mattina dopo ahah >>

Arrivano ad uno skatepark.
C'è un gruppo di ragazzi che fanno le acrobazie poi c'è un'altra comitiva che ne sta a guardare, stanno seduti a terra a fumare a turno un bong.

Edward riconosce Oliver e Jacob così si avvicinano a loro.

<< Ehh?? Portate la 'magica' e non ci chiamate? >> Si lamenta Phelipe per poi avvicinarsi a loro con Edward.

<< Ehi ragazzi! >> Li saluta Jacob.

<< Edward vuole diventare un bravo ragazzo >> Dice loro Phelipe sedendosi con l'altro vicino alla comitiva.

<< Perché scommetto che Ada gli rompe le palle. Amico, vieni qua e lasciati divertire >> Ride Jacob portando il braccio dietro il collo di Edward per avvicinarlo al bong.
Il corvino, con un po' di indecisione, poggia la bocca sull'imboccatura superiore.

Esita per un attimo.

Ripensa al discorso della madre e del padre, della promessa e, senza far nulla, alza il viso.

<< Non posso farlo >>

Jacob si avvicina a lui.

<< Sì che puoi, cosa ti frena? Credevo volessi sentirti libero >>

<< Sì, è così ma... ho fatto una promessa e- >> Edward viene interrotto da Jacob che si avvicina a lui, gli afferra il polso e lo allontana dagli altri.

<< Ormai ci sei dentro, potevi pensarci prima di entrare nella comitiva. Se sei troppo debole e non vuoi cavalcare l'onda della libertà e rimanere uno che si ciuccia il dito fai pure. Pensavo volessi sentire il brivido della vita spericolata, la nostra vita da emarginati e sbagliati, allontanati da tutto e tutti >> Dice lui con un tono serio portandolo con la schiena al muro.

<< Hai deciso tu di allontanarti da solo dalla realtà di questo mondo >> Dice Edward e, subito dopo aver detto così, si prende un cazzotto sul viso dal ragazzo davanti a lui che lo fa cadere a terra.

Il corvino lo guarda con un'espressione sia sorpresa che impaurita, non pensava che Jacob arrivasse alle mani.

<< Starai pensando sicuramente che qualcuno venga a salvarti, vero? >> Chiede il più grosso chinandosi verso di lui e lo prende dal colletto della maglia.

<< Beh non è così, tu sei come noi e non hai nessuno che venga ad aiutarti, guarda tu stesso >>

<< P-Perchè te la prendi con me? >> Domanda balbettando.

<< Perchè se scopro che farai la spia, giuro che ti farò sparire dalla faccia della Terra >> Il suo tono è serio.

Jacob si allontana ed Edward si tocca con le dita poco sotto il naso capendo di star sanguinando.
Prende un fazzoletto dalla tasca dello zainetto e se lo poggia lì per evitare che il sangue continui a scendere.
Strizza gli occhi e inizia a singhiozzare, sapeva che era difficile uscire da quella situazione ma ora che Ada non c'è, Edward si rende conto di essere solo.

Il ragazzo chiude lo zainetto e si avvicina nuovamente a loro.
Nota che Oliver sta disciogliendo in acqua l'eroina tramite un cucchiaio portato da casa, poi lo vede prendere l'accendino e se la scalda prima dell'iniezione.
Edward si abbraccia le ginocchia e guarda gli skater fare le acrobazie, evitando lo sguardo di Jacob.
Si sente il corpo pesante e le palpebre chiudersi.
Si stropiccia gli occhi e non appena li apre, si gira verso Oliver notando che ha delle convulsioni e gli sta uscendo la bava dalla bocca.

<< Oliver!! >> Alza la voce Phelipe e Jacob si avvicina a lui togliendogli la siringa dal braccio.

<< C-che gli prende?! >> Balbetta Ed fissando l'amico.

<< Sta andando in overdose! Sbrigati e chiama qualcuno! >> Alza la voce Jacob spingendo il petto di Oliver.

Edward prende immediatamente il cellulare e chiama i soccorsi.

<< Qual è l'emergenza? >> Chiede l'operatore al telefono.

<< Un ragazzo è entrato in overdose, ci troviamo allo skatepark di via- >> La voce di Edward trema e Jacob fa per prendergli il cellulare e risponde alle domande dell'operatore.

Dopo pochi minuti, un'ambulanza accosta e prende istantaneamente Oliver caricandolo su una barella dentro il veicolo.

Una volta arrivati in ospedale, Oliver viene immediatamente portato in una stanza con altri medici mentre i tre ragazzi aspettano seduti su delle sedie.
Nella mente di Edward percorre nuovamente quel ricordo, vedere il suo amico diventare velocemente anemico, quelle pupille girate all'indietro lo aveva impressionato, è visibilmente sconvolto.
Fino ad un attimo prima si stava tranquillamente preparando l'eroina e in quello dopo stava rischiando di morire.

<< Ce la farà? >> Chiede a bassa voce Phelipe in ansia.

<< È gia successo, magari si può salvare di nuovo >> Risponde Jacob.

Vedono avvicinarsi tre infermiere.

<< Dobbiamo farvi un test antidroga ragazzi, bisogna valutare se dobbiamo controllare anche voi >>

Edward le guarda confuso poi guarda gli altri due.

<< N-No, noi stiamo bene >> Dice Ed sudando per poi guardare i Jacob e Phelipe.

<< Durerà solo dieci minuti >> Gli confessa una delle infermiere.

Edward si sente un po' in agitazione, è la prima volta che si ritrova in una situazione simile, sente il suo respiro irregolare e la sudorazione alle mani.
Non appena vede una delle tre avvicinarsi a lui, nota che estrae un oggetto da una scatola, quest'ultimo serve per eseguire un test antidroga tramite la saliva.
Edward tentenna e non appena lei gli avvicina quell'oggetto, lui indietreggia con la testa e la scuote per far cenno di no.
Cosa può succedere se risultasse positivo? Chiameranno la polizia per farli arrestare? Come funzionerà il controllo?
Nella testa del ragazzo continuano ad essere infinite preoccupazioni.

<< Non preoccuparti >> Lo rassicura l'infermiera mettendolo a suo agio, senza dargli fretta.

Edward la guarda negli occhi e dopo qualche secondo apre la bocca e la ragazza gli posiziona un tampone tra la gengiva inferiore e la guancia.
Il corvino inizia a sudare freddo, ricorda che fortunatamente non aveva usato il bong, e quella mattina si era fumato solo una sigaretta.
Nonostante questo, si sente agitato e sente una strana adrenalina sul corpo.
Passati alcuni minuti si passano ai risultati... Edward non viene trattenuto.

Dopo poche ore, il corvino esce dall'ospedale.

Cammina a testa bassa e ancora visibilmente scosso da quello che è successo poco fa a Oliver.
Nella sua testa non riescono ad esserci altri pensieri se non quello, fisso.
Non sa nemmemo se è sopravvissuto, ma più restava lì, più entrava in uno stato di ansia e preoccupazione.

Passa di fronte ad un centro di disintossicazione.
Resta lì fermo a guardarlo.
Le opzioni che gli vengono in mente per pensare ad altro sono due: o entrare in quella clinica e non tornare più indietro oppure farsi di metanfetamina fino a che non si addormenta.
Fissa quella struttura e continua ad essere pervaso dai pensieri.
Da una parte pensa che lì c'è Ada mentre fuori è solo ma d'altro canto ora sta conoscendo Victoria e si sente libero di andare dove vuole piuttosto che rimanere lì dentro.

Decide di aumentare il passo e inizia a correre cercando di sentirsi in qualche modo libero.
Corre ancora più veloce e sente le prime gocce di pioggia sui capelli.
Piove e quest'ultima si fonde con le lacrime del ragazzo, bagnandogli il viso mentre lui continua a correre.
Si nasconde tra le persone, tutte sotto gli ombrelli tranne lui.

Edward odia sentirsi debole, ma purtroppo si rende conto di essere fragile e ha bisogno di qualcuno che lo aiuti, ma per lui non è "un qualcuno" , ma è "un qualcosa" e si riferisce alla droga.
Solo le sostanze riescono a fargli dimenticare tutto fino a quando l'effetto non svanisce.
L'aria inizia a mancagli, il respiro si fa affannoso e lo costringe a rallentare la corsa.

Entra in un vicolo stretto e sporco, si lascia accasciare a terra e tenta di riprendere l'ossigeno.
Respira cercando di prendere tutta l'aria possibile e strizza gli occhi.
Singhiozza e poggia le mani sul viso.
Si gira verso lo zainetto con il viso rigato dalle lacrime, poi prende un cofanetto con dentro una siringa, un cucchiaio e la metanfetamina.
Fissa la metanfetamina e scuote la testa.
No, non ha bisogno di quella, gli serve qualcosa che lo calmi, una droga abbioccante.
Cerca nello zaino e trova un sacchetto di eroina, quella che gli è rimasta.
Fa quel che deve fare per prepararla poi si alza la manica della maglietta fino alla spalla.
Si slaccia la cintura e l'avvolge al braccio, la tira con i denti per far pulsare la vena e renderla visibile.
Cerca una vena e porta l'ago su essa, strizza un po' gli occhi non appena spinge il liquido caldo dentro di sé.
Subito dopo l'iniezione, avverte una sensazione simile all'orgasmo, e poi una vampata di calore.
Ha un brivido, uno scatto come se si sentisse punto da cento spilli per tutto il corpo.
Dopo poco inizia ad avere una forte nausea che lo costringe a rimettere.
Si pente immediatamente di essersi drogato.

<< Che cazzo ho fatto >> Tira su con il naso poi quel senso di nausea ritorna e di nuovo butta fuori tutto.
Poi si stende a pancia all'aria e il cielo si trasforma in una nuvola dei suoi desideri, ed ecco, quello è il vero momento in cui gli ritorna la voglia di farsi di nuovo.

<< Amo quello che vedo >> Dice con un tono sereno continuando a guardare quel cielo meraviglioso... ma temporaneamente immaginario.

 

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Capitolo 7
*** Ombre ***




OMBRE

È sera, saranno le 18.
Una piccola stanza illuminata da una luce artificiale, ospita una finestra, delle mensole con dei libri e dei certificati riferiti ai titoli di studio di una psichiatra, una poltrona con un tavolino davanti poggiato su un tappeto e un divano su cui è sdraiato un adolescente che fissa un punto indefinito del soffitto.

<< Tic... tac... tic... tac... tic... tac... >>

Poi c'è una signora, capelli a caschetto neri, che lo guarda attraverso i suoi occhiali e con un quaderno in mano.

<< Tic-tac-tic-tac-tic-tac >>

<< Senti l'orologio? >> Chiede la psichiatra cercando un orologio nella stanza ma esso non c'è.

<< Sento le lancette muoversi, forse sto acquisendo il potere del tempo... >> Dice il paziente chiudendo gli occhi per poi fare un profondo sospiro.

La psichiatra prende qualcosa dal tavolino.

<< Vedo che stai facendo i tuoi compiti con piacere, finalmente, ottimo lavoro >> Dice lei leggendo il diario dell'adolescente che non dice nulla.

La psichiatra aggrotta la fronte dopo aver letto l'ultima parte del testo scritto.
Volge lo sguardo verso di lui e accavalla le gambe mentre il ragazzo apre gli occhi per fissare il soffitto.

<< Nicholas, continui a vedere qualcosa di soprannaturale o che gli altri non riescono a vedere? >> Gli domanda ma lui non risponde ma si gratta la superficie della mano come se si sentisse in agitazione.

<< Vedi qualcosa che qualcun altro non ci fa caso? >> Riformula la psichiatra.

<< Ombre, sono scure >> Sussurra lui.

<< E quando le guardi che sensazioni ti danno? Ti mettono paura? >> Domanda lei.

<< No, affatto, sto bene con loro. Mi piacciono >>
Dopo aver detto così, Nic gira lentamente il viso verso la donna e la guarda con i suoi occhi scurissimi.

<< Gli altri preferiscono non vederle, perché hanno timore di loro >> Continua lui.

Un'altra pausa... lei sta per parlare ma il biondino la blocca subito dicendo:
<< Ha notato che quando ci ritroviamo nel buio si cerca sempre di accendere la luce o si corre per sfuggire dal nero pece del corridoio? Le ombre sono come me, attendono che qualcuno si avvicini e se ne stanno in disparte, sole, ma tutti sembrano avere paura di loro, nonostante non fanno nulla di male, sono solo lì, immobili >>

Poi rivolge nuovamente lo sguardo verso l'alto.

<< Pensi che gli altri abbiano paura di te? >>

<< Può essere... dopotutto chi vuole avvicinarsi ad uno psicotico? >>

<< E tu sei immobile come le ombre? >> Domanda lei appuntandosi qualcosa sul quaderno.

Lui si siede e la guarda.

<< Pensa che potrei fare del male a qualcuno? >>

<< No, non credo. Dopotutto tu te ne stai sempre in disparte, parole tue. Fammi capire, tu hai detto che vuoi qualcuno che ti si avvicini ma nella nostra ultima seduta hai detto che non vuoi questo >>

<< Non lo so più nemmeno io. Mi sento un disadattato. A volte penso di essere felice se resto da solo, mi dico sempre che bisogna dire di no alle richieste oppure scappo via appena possibile. Non voglio farmi coinvolgere e sento il costante bisogno di avere il mio spazio >>

Fa una pausa e poi continua: << Se mi avvicino troppo agli altri, mi derideranno o si imporranno su di me >>

<< Questo è quello che pensi tu o sono le voci a dirtelo >>

<< Credo le voci >> Nic si gira verso l'angolo nella stanza poi strizza gli occhi e si volta verso la psichiatra.

<< Hai visto qualcuno? >>

<< Sì, ma le medicine le sto prendendo. Non ho più forti allucinazioni, appaiono solo ogni tanto >>

<< Capisco... tornando al discorso di prima. Tu vorresti avvicinarti ma hai paura di soffrire, non è così? Credo che tu sia rimasto traumatizzato dalla tua esperienza alle scuole medie >>

Gli occhi di Nic si spengono, ripensa a quell'esperienza, i suoi compagni di classe che ridevano di lui, che assecondavano i suoi deliri facendogli credere di essere pazzo, lo spingevano a terra dando la colpa alle ombre immaginarie.
È stato uno dei periodi più difficili della sua adolescenza.
Nicholas si alza e cammina per la stanza per scaricare la tensione grattandosi dietro la testa e guardando basso.

<< Sono stanco che tutti mi facciano credere di essere un pazzo, io non sono uno psicopatico, sono psicotico e le cose sono ben differenti >> Esclama lui gesticolando.

<< Secondo me arriverà la persona giusta quando meno te l'aspetti >>

Lui socchiude le labbra per dire qualcosa ma poi si ferma, la psichiatra l'ha notato.

<< Hai già trovato quella persona? >>

<< Non ci ho mai parlato, l'ho incontrato due volte al bar, ma appena finisco di ordinare fuggo via >>

<< E come mai lui ti ha colpito particolarmente rispetto a gli altri? >>

Il ragazzo si siede nuovamente davanti a lei.

Guarda giù e dopo un attimo di pausa alza lo sguardo verso la donna.

<< Io riesco a sentire la sua anima, mi sento come se fossi l'unico a guardarlo dentro. Ho visto il suo tormento, la solitudine, sembra essere stanco di tutto >>

<< Credi che lui possa essere simile e te? >>

<< Penso di sì >> Dice lui per poi alzarsi non appena vede che lei fa lo stesso.

<< Il compito che ti voglio dare è quello di creare una programmazione delle attività: incrementare le attività e ridurre la ruminazione su pensieri negativi, non impegnarti a preoccuparti. Se incontri di nuovo questa persona e senti che c'è un legame, prova a parlargli >>

<< E se mi manda a quel paese? Non sono bravo a colloquiare >>

<< Provaci Nic, non puoi rimanere sempre da solo >>
Detto ciò, i due si salutano e Nic cammina verso casa.

Si gira improvvisamente verso destra notando un lampo di luce immaginario.
Alza lo sguardo verso il cielo e si mette una mano di fronte a sé sentendola bagnata.
Crede che stia piovendo, però poi nota tutti gli altri intorno a sé sono privi di ombrello e camminano come se niente fosse.
Ha un brivido per tutto il corpo come se fosse stato una sensazione di elettricità.
Si gratta il braccio sentendo qualcosa muoversi su questo, alza la manica e nota delle sanguisughe viola che stanno strisciando lentamente.

<< Oddio, che schifo >>

Nic si porta la mano alla bocca evitando di vomitare.
Si avvicina di corsa ad una fontana e fa passare l'acqua sul braccio, se lo gratta con forza cercando il più possibile di togliere quelle sanguisughe immaginarie.
Si sciacqua poi il viso restando per qualche secondo con le mani sulla faccia e fa dei respiri profondi.
Si siede vicino alla fontana, sente il respiro più veloce, poi guarda verso l'alto.

Ha iniziato a piovere, stavolta per davvero.
I suoi capelli si bagnano e le gocce cadono sul suo viso.
Si poggia una mano sulla fronte e inizia a respirare in modo affannoso non appena inizia a vedere delle ombre, ma queste sono bianche, sembrano spiriti informi, allungati.
Quest'ultime si mischiano tra le persone che camminano.
Le foglie degli alberi cadono lentamente sulle teste di quella gente in movimento, ma tra tutte quelle, Nic riconoscere l’unica che, invece di cadere, ha provato a volare, e questa è Edward.
Lo vede che corre veloce, come se stesse fuggendo, inseguito dalla sua malinconia.

Nicholas vede l'ombra bianca avvicinarsi lentamente a lui, barcollando.

<< V-Vai via da me!! >>
Indietreggia e mette la mano nella tasca, prendendo la confezione dei suoi medicinali.
Prende in mano delle capsule, nonché farmaci antipsicotici, e se li porta alla bocca di corsa per poi ingoiarli con l'acqua della fontana.

Strizza gli occhi.

<< Odio quello che vedo >> Si ripete nella sua testa.

Inizia a sentire secchezza alla bocca e le vertigini, questi sono alcuni degli effetti che gli produce il farmaco.

Non appena riapre gli occhi, quella figura immaginaria è sparita e lui si rialza piano da terra per poi camminare sotto la pioggia verso casa.

 

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Capitolo 8
*** Febbre ***





FEBBRE

Il giorno seguente, Edward barcolla verso l'entrata del corridoio che porta al bar.
È a digiuno da ieri, si era preso tutta la pioggia durante la notte scorsa e si sente un forte mal di testa.
Guarda verso destra e nota Nic, con le cuffiette sulle orecchie, seduto ad uno dei tavoli ed entrambi si rivolgono uno sguardo.

Edward sente un suono metallico rimbalzare a terra, poco gli importa cosa fosse in quel momento.
Si siede sulla sedia di un tavolo all'esterno e si accascia, stendendo il braccio su esso e poggiandoci sopra la testa.

<< Edward... accidenti a te, hai i capelli tutti bagnati. Non dirmi che sei stato fuori per tutta la notte >> Dice Annella, la proprietaria del bar avvicinandosi a lui.

Il corvino annuisce senza dire parola, il suo respiro è irregolare e Annella se ne è accorta, così gli scansa i capelli mossi dal viso e poggia la mano sulla sua fronte.

<< Tu scotti Edward! Devi tornartene a casa così ti riposi sotto le coperte >>

<< Non posso, devo aspettare che i miei escano di casa >> Dice lui sottovoce bevendo a piccoli sorsi il cappuccino.

Si poggia le mani sul viso coprendosi gli occhi.

Sente la testa scoppiare.

<< Tra tutti i giorni possibili ed immaginabili, doveva vedermi in questo stato proprio oggi >> Pensa riferendosi al ragazzo biondo qualche tavolo dopo il suo.

Si passa la lingua sul piercing al labbro notando che una delle due palline non c'è più.
Guarda per terra capendo che quel suono metallico era del suo piercing.

<< Dove sta? >> Si ripete alzandosi piano e cercando per terra.

Si accovaccia lentamente e poi si rialza poggiando le mani sul tavolino.
Si porta una mano sulla testa facendo dei respiri profondi sentendosi girare la testa.
Vede il ragazzo biondo avvicinarsi a lui.

<< Cerchi questo? >> Chiede porgendo la pallina del piercing davanti Edward.

<< Sì, grazie >> Ed la prende e arrossisce.

Quella è la prima volta che i due si parlano, secondo Edward.

Fa per sedersi ma gli vengono immediatamente le vertigini.
Sente le forze mancargli, è debole e stanco.
Nic lo regge prima che Edward possa toccare terra e lo aiuta a sedersi al tavolino.
Il corvino sente le lacrime agli occhi, quella situazione imbarazzante è pietosa e secondo lui si sta mettendo in ridicolo.

<< Edward, non importa se i tuoi genitori ti vedano così, tu hai bisogno di riposare >> Dice Annella.

<< Non posso >>

<< Perché non vuoi che ti dicano la ramanzina, devi andare a casa >>

<< Ti ho detto che non posso! Lo capisci? >> Esclama lui alzando il tono della voce.

Si pente immediatamente per averlo fatto e guarda il viso stupito di Annella.

<< Scusami, io... non volevo alzare la voce >> Si mette le mani nei capelli.

<< Tranquillo Edward, però io lo dico per il tuo ben- >> Annella non finisce la frase che Nic la interrompe.

<< Può venire da me >>

Sia Annella che Edward si guardano confusi tra di loro in silenzio.

<< Da... te? >> Domanda il corvino per cercare di intendere se avesse capito bene.

<< Ho casa libera, ci sono solo io >>

Edward arrossisce al pensiero che i due staranno da soli a casa sua ma d'altronde secondo lui ha poca scelta.

Il ragazzo dà i soldi ad Annella per la colazione e cerca di alzarsi.
Saluta la proprietaria e cammina piano fuori il bar strusciando la mano al muro per reggersi.

<< Che fai? >> Domanda Edward notando il biondino fermarsi di fronte a lui chinandosi in avanti dandogli la schiena.

<< Avanti sali >> Dice l'altro.

<< Ma io non voglio pesarti sulla schiena >>

<< Niente "ma" e sali >>

Dopo pochi secondi di incertezza, Edward sale sulla schiena di Nicholas in imbarazzo e gli abbraccia il collo per tenersi.
Le guance si arrossano di un bordeaux acceso e poggia il viso lateralmente sulla schiena del ragazzo.

<< Sono Nicholas comunque >>

<< Edward. Perché fai questo per me? Io non ho niente da offrirti >>

<< Non lo so perché lo sto facendo, probabilmente mi sono stancato di stare da solo >>

Edward se ne sta buono dietro la sua schiena, il suo corpo è rilassato e nella sua testa non ci sono pensieri negativi. Sente caldo stando su di lui, una sensazione davvero piacevole.
Chiude gli occhi e si addormenta dopo pochi secondi.
Nicholas lo guarda di sbieco poi volta lo sguardo dritto a sé arrossendo.

Edward sente le chiavi aprire la porta dell'atrio e si rende conto di essersi addormentato per tutto il tragitto.
Nic entra in casa e poggia lentamente il corvino sul divano.
Gira nuovamente le chiavi per chiudere la porta e si avvicina a lui.

<< Posso usare il bagno? >> Chiede Edward e l'altro gli indica una porta.

<< Se vuoi ti posso lasciare un mio cambio di vestiti >>

<< Sì, grazie >>

Nicholas si reca in camera e prende un cambio dall'armadio, poi va in bagno e poggia i vestiti sulla lavatrice.
Torna da Ed e gli fa cenno di andare.
Edward cammina verso il bagno e una volta entrato, si toglie i vestiti e si mette sotto la doccia.

Quella situazione gli sembra surreale, quell'incontro poteva non era quasi del tutto casuale.
Era destino che i due si dovessero incontrare?

Edward si lascia bagnare i capelli dall'acqua che gli cade dall'alto e cerca di realizzare di trovarsi a casa del biondino.
Inizia a pensare che se Nicholas non gliene importasse niente di lui, a quest'ora non sarebbe qui.
Sente le guance diventare calde e scuote la testa rimangiandosi tutto, pensa che a lui non piaccia Nic e tutto questo sia solo una coincidenza.

Dopo il tempo a riflettere su quella situazione, esce dalla doccia e si affretta ad asciugarsi.
Inizia a fissare i vestiti di Nicholas poggiati sulla lavatrice.
Decide di partire dal basso e si infila l'intimo e poi i pantaloni neri stretti, strappati sulle ginocchia. Edward li riconosce, sono gli stessi che indossava Nic durante la prima volta che si sono visti.
Successivamente indossa con imbarazzo la maglia a maniche lunghe nera che odorava di sigaretta.
Questo significa che anche lui fuma e infatti, non appena apre la porta per uscire dal bagno, nota Nicholas affacciato alla finestra mentre si sta fumando una sigaretta.

Edward cammina piano verso il divano per poi sedersi e nota che sul tavolino davanti a sé c'è un bicchiere d'acqua con una compressa di fianco.

<< Grazie per quello che fai per me >> Dice a bassa voce Edward per poi sdraiarsi lentamente su un fianco.

Nicholas prede un asciugamano poi si avvicina a lui con la sigaretta tra le labbra.

<< Non serve ringraziarmi, prendi quella compressa così ti allevia la febbre >>

Nicholas si siede sul divano con Edward e gli strofina piano con l'asciugamano i mossi corvini del ragazzo.
Ed riconosce la pasticca, è la stessa che prende anche lui quando sta poco bene, così se la mette in bocca e la manda giù con l'acqua.
Si stende nuovamente e arrossisce per i movimenti delicati delle mani di Nic sull'asciugamano mentre glielo passa sui suoi capelli.

<< Ma tu abiti da solo? >> Domanda Edward cercando di non sembrare in imbarazzo.

<< No, cioè sì. Diciamo che abito con mia madre ma lei è in un centro psichiatrico, quindi ora ci sono solo io. Mio padre non vive con noi, anzi a dire il vero non lo conosco nemmeno >>

<< Ah... capisco >>

C'è qualche minuto di silenzio imbarazzante tra i due.
Entrambi non sanno cosa dirsi o non sanno chi dei due possa iniziare il discorso e fare la prima mossa.

Nic si china per poggiare la sigaretta nel posacenere davanti a loro poi si alza e copre Edward con una coperta fino alla spalla.

<< Perché sei stato fuori tutta la notte? Ieri ti ho visto correre sotto la pioggia >> Chiede Nic mentre cerca di sistemare il disordine in sala.

In effetti ce ne è parecchio, molte cose sembrano essere buttate a terra dopo uno sfogo di rabbia.

<< Ieri un mio amico ha rischiato di morire per overdose, fortunatamente ora sta bene ma tutta la situazione che c'è stata mi ha mandato in agitazione, in ospedale mi hanno fatto un test antidroga e avevo paura che potessero chiamare la polizia >> Al solo parlarne, Edward inizia a tremare e a sudare.

Nicholas si accorge del suo stato e si avvicina nuovamente a lui sedendosi vicino.

<< Ehi... è tutto passato ora >> Poggia una mano sulla guancia calda di Edward e il viso dell'altro diventa bordeaux.

Il corvino poggia in imbarazzo la mano su quella di Nic spingendola un po' verso di sé.

<< Hai la mano fredda >> Sussurra Ed.

<< Meglio, così ti raffreddo un po', stai bollendo >>

Edward cerca di evitare di guardare Nicholas, si sente così imbarazzato da quella situazione che si vergogna a farsi vedere con le guance rosse.

<< Io non sono gay >> Si ripete nella sua testa.

Nic fa per alzarsi ma Edward si siede e gli prende di corsa la mano.
Il biondino si gira confuso verso di lui e Edward lascia immediatamente la presa.

<< S-Scusami io... cioè fai quello che devi fare >> Il viso di Ed diventa nuovamente bordeaux.

<< Vuoi che ti resto vicino? Ti senti tanto male? >>

<< No, no. Sto meglio >>

Nic lo guarda con un sorrisetto furbo capendo la situazione.

<< Ah, ho capito, mi volevi vicino a te >>

<< Macché >>

<< Come no >>

<< Non ti voglio invece >>

<< Allora perché sei tutto rosso? >>

<< È la febbre, genio >> Edward sommerge il viso dentro la coperta.

<< Preparo il pranzo, tu resta lì >>

Nicholas si alza e cammina verso la cucina.
Devia prima al bagno, apre lo sportello sopra il lavabo e si prende i suoi farmaci in capsule.
Ne mette un po' sulla mano e poi se li ingoia.

<< Non voglio che mi prenda per un pazzo, non lui >> Pensa tra sé e sé.

Intanto Edward guarda il cellulare rimanendo sotto la coperta.
Vede un messaggio di Vic che gli aveva scritto qualche ora fa: "Oggi non vieni a scuola?"
Edward le scrive: "Mi sono preso la febbre"

Sbuca con la testa fuori la coperta e poggia il cellulare vicino al posacenere.
Il corvino si sente finalmente rilassato, più di quanto non lo sia a casa sua.
Si guarda intorno a lui, sembra una sala come le altre, non ha nulla di particolare.
Si copre le nocche delle mani con le maniche che si porta vicino alla bocca per scaldarle.

Quell'odore di sigaretta gli piace, ma non perchè è il fumo di una sigaretta qualunque, ma è quella di Nicholas.
Si avvicina più la coperta al petto e poi guarda verso la porta.
Sembra che Nic sia ancora in cucina.
Edward abbassa lo sguardo verso la sigaretta che aveva messo Nic nel posacenere.
La fissa per qualche secondo, ha il desiderio di provarla, di sentire il sapore delle labbra di Nicholas che prima si erano posate su essa.
Aspetta qualche secondo poi decide di prenderla e mettersela tra le labbra, poi prende l'accendino e se l'accende.
Si mette sdraiato a pancia in su a fumare gli ultimi tiri di quella sigaretta.
Le sue guance si colorano di rosso  pensando che quella sigaretta se l'è fumata Nic pochi minuti prima.
Se la prende tra le dita ed espira piano il fumo, chiude gli occhi e fa per mettersi la mano dentro l'intimo.

Nicholas apre la porta ed Edward si siede di colpo poggiando la sigaretta nel posacenere.

<< Lo vuoi il parmigiano sopra la past- >> Nicholas si ferma non appena vede il viso dell'altro rosso dall'imbarazzo.

<< Che stavi facendo? >> Domanda sempre lui guardandolo con un sorrisetto malizioso.

<< N-niente >>

<< Ma davvero? >> Chiede ironicamente guardando prima i pantaloni di Edward e poi il suo viso.

Il corvino prende la coperta e si copre nuovamente il viso per nascondere l'imbarazzo.

<< E comunque sì, parmigiano >>

<< Ooook >> Nic accosta nuovamente la porta.

<< Ma che mi dice la testa... >> Sospira Edward mettendosi le mani nei capelli.

Sente le guance andare a fuoco per la figuraccia, Nic aveva capito benissimo cosa stesse facendo Edward.
Il corvino sente il cuore battergli forte, nella testa i suoi pensieri si muovono in continuazione senza freni.
Ammette che gli piace quando Nic inizia a sfotterlo e soprattutto la dinamicità tra i due.
Si è innamorato davvero? Si domanda in continuazione ma continuando a rispondersi da solo e a ripetersi che non lo sia e nemmeno che sia gay.
Sa solo che vorrebbe conoscere di più quel ragazzo.
Che succederà una volta scoperto il segreto di Nicholas?

 

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Capitolo 9
*** Desiderio di libertà ***




DESIDERIO DI LIBERTÀ

 

I due ragazzi, finito di pranzare, si recano in camera di Nicholas.
Ad entrare per primo è Nic, seguito poi da Edward.
Il corvino si guarda intorno per vedere gli interessi dell'altro.
Si avvicina ad alcune mensole per vedere le confezioni dei cd.

<< Ti piace il metal >> Afferma Edward prendendo in mano alcune confezioni per leggere le playlist.

<< Sì, il loro suono forte è vicino al mio grido interiore. È come se sono loro a urlarlo via e a suonare il casino dentro di me >> Confessa Nic sedendosi sulla scrivania.

<< Profondo >> Dice Ed continuando a guardare le confezioni.
<< Forte! Hai anche la musica indie! >>

Edward guarda tutti i cd come un bambino in un negozio di caramelle.

<< Sì, infatti ho anche la chitarra per suonarla >>

<< Anche io ho la chitarra a casa, però la mia è elettrica >> Dice il corvino avvicinandosi allo strumento e accarezza con il dito le corde.

Nota dei DVD di alcuni film e ne prende alcuni per vedere il genere: horror.

<< Un giorno ne vediamo uno di questi insieme? >> Domanda lui.

<< Basta che non te la fai sotto >> Dice con un sorrisetto l'altro.

<< Ah ah ah >>

Edward si alza e guarda le pareti e i suoi occhi sono rapiti dai disegni attaccati al muro e alle scritte probabilmente incise violentemente.
Ed si volta verso Nic e lo vede guardare altrove massaggiandosi il braccio, forse è a disagio.
Il corvino decide di non guardare ulteriormente quelle scritte e si lascia sedere sul letto.
Fa dei balzetti sentendo la morbidezza del materasso.

<< E a te cosa piace? >> Domanda il ragazzo biondo.

<< Farmi le canne, stare sullo skate, uscire la sera >> Fa le spallucce lui.

<< Mh... Quindi ti piace sentire il brivido del vento accarezzarti il corpo dandoti una sensazione di libertà. È questa la tua libertà >>

Edward guarda confuso Nic, come ha fatto a saperlo? Ed gli ha solo detto che gli piace lo skate ma non gli ha detto cosa gli procura dentro di sé.

<< Come... come hai fatto a capirlo? >>

<< Sei sorpreso? Me lo hai detto tu >>

<< No, io ho solo detto che... >>

<< Hai detto che esci la sera, durante quell'arco temporale tutto perde nome, peso e i suoni. Ci sei solo tu e la voce dei tuoi pensieri nella testa. Lo skate ti mette i desideri al primo posto, trasforma le idee in azioni, il tuo è il desiderio della libertà e di certo un vento caldo non te la può dare quindi preferisci farlo di sera quando l'aria è fredda per sentirne il brivido. Poi che altro hai detto? Ah sì, ti fumi le canne così puoi entrare nel tuo mondo dei sogni dove lì ti senti completamente a tuo agio >>

Edward era rimasto con gli occhi spalancati a guardare quelli scuri di Nic.

<< Tu... cavolo devi fare il poeta! >>

<< Cosa? Ahahah! Ma no, Ed. Si chiama capacità di analisi >>

<< Ma... cioè... >>

Edward non sa cosa dire, è rimasto meravigliato.

<< E quale è il tuo desiderio? >> Gli chiede e Nic alza lo sguardo verso il soffitto.

<< Mi piacerebbe scoprire cosa c'è negli spazi ignoti, posso farlo solo superando alcuni limiti >>

Edward fa un po' fatica a rimanere sul discorso e non appena il biondino si gira verso di lui, Ed volta lo sguardo altrove notando la macchinetta per i tatuaggi.

<< Ma... sei un tatuatore! >>

<< Diciamo di sì, non ho ancora uno studio. Qualcosa ho fatto, metto anche i piercing, quelli che vedi su di me li ho fatti io >>

<< Che forza. Io per il momento ho questo >> Si indica il piercing al labbro.

<< E questi >> Continua toccandosi i dilatatori sul lobo e i piercing sul lato delle orecchie.

Vede Nic alzarsi e avvicinarsi a lui.
Ed lo guarda dal basso, restando ancora seduto sul letto.
I due si guardano in un attimo di silenzio.
Edward ha un brivido non appena sente la mano fredda di Nic posarsi sul suo mento, costringendo ad alzare lo sguardo verso di lui.

<< Te ne posso mettere uno? >> Chiede accarezzandogli con il pollice il labbro inferiore e il corvino diventa bordeaux dall'imbarazzo.

<< E dove? >> Domanda Ed.

<< Togliti la maglia >>

Edward fa come dice nel mentre che l'altro prende un ago.
Il ragazzo dagli occhi smeraldo alza il viso verso Nicholas e le sue guance arrossiscono immediatamente non appena sente l'indice del biondino poggiarsi sul suo capezzolo destro.
Edward fa un piccolo balzo indietro per l'imbarazzo.

<< Decidi, anello o barbell? >> Gli chiede Nic.

Edward si avvicina a lui ripetendosi di continuo: << Farà un male cane >>

Il corvino ci pensa su qualche secondo per poi scegliere la barbell.

Nicholas nota che Ed è un po' agitato, gli fa tenerezza.

<< Non sentirai niente >>

<< Non ci credo >>

<< Tu non guardare >>

<< Eh ma anche se non guardo io lo sento! >>

<< Allora parlami di qualcosa, così ti distrai. Farai qualcosa ad Halloween? >> Chiede Nic avvicinandosi a lui.

I due sono così vicini che Edward inizia a sentire il calore di entrambi, un calore intimo, che può essere percepito solo dai due ragazzi.

Nic inizia a forare prima orizzontalmente seguito poi verticalmente.

<< Non farò n-niente >> Balbetta l'altro per poi strizzare un attimo gli occhi.

Edward sente il capezzolo diventare caldo e ha un'estrema sensibilità al tocco non appena sente le dita di Nic passarci sopra.
Il corvino si morde il labbro e stringe la mano sulla coperta vicino a lui per qualche istante poi lascia la presa.

<< Possiamo vedere un film horror da me, o io vengo da te e porto il dvd >> Propone Nicholas.

<< Vengo io da te >>

I due si guardano per qualche attimo poi il biondino fissa con gli occhi il piercing appena messo al ragazzo.

<< Sei un vero ribelle ora >> Dice mettendoci sopra una benda cosicché non si infetti.

<< Ora avvertirai anche più sensibilità perché è costantemente stimolato >> Continua con un sorrisetto furbo e l'altro guarda altrove arrossendo.

<< Ti dico alcune avvertenze. Ricordati di sciacquarlo con l'acqua fredda, se ti rimane del sangue secco sul capezzolo o sul piercing, usa un cotton-fioc per pulirlo >>

Spiega Nic per poi continuare dicendo: << Dovrai mettere le mani a coppetta per immergere l'area con l'acqua per pochi minuti. Spremi qualche goccia di detergente nella mano e applicala al capezzolo. Pulisci il piercing ruotandolo o muovendo la barbell delicatamente >>

L'altro annuisce continuando ad ascoltarlo.

<< Tamponalo con un fazzoletto, senza strofinarlo sull'asciugamano >>

Prende una scatola dal un cassetto della scrivania e gliela avvicina.

<< Durante la notte, almeno le prime settimane usa questi cerotti quando vai a dormire >>

Edward prende la confezione tra le mani e poi alza il viso verso di lui.

<< Finché non sarà guarito non potrai togliere il piercing >>

<< E quanto dura il tempo di guarigione? >>

<< Dalle sei alle dieci settimane >>

<< Ho un'altra domanda >>

<< Chiedimi quello che vuoi >> Dice l'altro sedendosi vicino a lui.

<< Ma io li sentirò sempre così sensibili? >>

<< Per i primi giorni sì, poi di meno, non preoccuparti >> Parla Nic per poi poggiare la mano su quella di Edward.

Il corvino abbassa lo sguardo per guardare le loro mani di carnagione chiara e le loro dita affusolate che tentano di avvicinarsi in imbarazzo.
Quelle di Nic toccano le sue e le accarezza piano cercando di non mettere a disagio Edward.
L'altro ha le guance rosse ma non si scansa, continua a guardare e nota che si si vedono piccole parti sulle dita in cui si vede la carne, come se Nic si mordesse e si tirasse via la pelle vicino le unghie.
Probabilmente soffre di qualche forma di ansia che lo porta a questo tipo di autolesionismo.

Improvvisamente, Nicholas avverte un suono immaginario nella sua testa costringendolo ad alzarsi di colpo.

<< Che cosa è stato? >> Chiede guardandosi intorno e poggiandosi le mani sulle orecchie. 

<< Io non ho sentito nulla >> Confessa il corvino.

<< Come niente? >>

<< Te lo giuro, forse ti è ronzato qualcosa vicino >> Dice Edward confuso, guardandosi intorno per trovare un insetto.

<< Mh... ok, scusa >>

<< Non serve che ti scusi, non è successo nulla >> Fa le spallucce e indossa nuovamente la maglia del ragazzo.
Si sdraia sul letto e si poggia una mano sulla fronte sentendosela calda.

<< Credo che mi stia tornando la febbre, che palle >>

Nic lo copre con la coperta fino al petto e si siede vicino a lui.

<< Spero di non passartela >>

<< Lo spero anche io, non mi va di starmene sul letto tutto il giorno >>

<< Se capiterà non darmi la colpa, sei tu che mi hai voluto qui >> Dice Edward portandosi al coperta sulla bocca.

<< Ah, posso farti una domanda? >> Continua il corvino.

<< Già chiederla fa sì che questa già lo sia >>

<< Allora due. Io ti vedo sempre con le cuffiette sulle orecchie. Ma tu ascolti tutto il tempo la musica? >> Gli domanda Edward.

<< No, quando sono fuori non ascolto la musica, bensì il suono della pioggia >>

Ed lo guarda confuso.

<< Perché? >>

C'è un attimo di pausa, Nic non gli risponde subito.

<< Mi rilassa >>

<< Ah, capito >>

Il biondino si alza e si avvicina al calendario con un pennarello in mano.

<< Il tuo compleanno di che giorno capita? >> Chiede Nic.

<< Domani >>

<< Davvero? Allora considera il piercing come il mio regalo anticipato >>

<< Grazie >> Arrossisce Ed guardando Nicholas.

<< Lo festeggerai? >>

<< Non penso, l'ultima volta non l'ho fatto perché... ero in un centro per disintossicarmi >>

<< Mi dispiace, ma vedo che non ha funzionato tanto >> Dice il ragazzo dagli occhi scuri per poi guardare il soffitto, si immagina di vedere l'ombra di Edward strisciare lungo la parete piangendo.

<< Ehm... diciamo di no >>

<< Ti sarai sentito molto solo >>

<< Umh si un po'... facevamo degli incontri con dei gruppi ma io non sapevo mai cosa dire. Non mi piace parlare di me >>

<< Ti capisco bene, non è facile aprirsi con il primo che passa >> Dice Nic guardando il ragazzo.

C'è un attimo di silenzio tra i due, poi è Edward a parlare con un tono basso.

<< I-Io ci sto provando a smettere, dico davvero. Ma se lo faccio non avrò più stimoli interessanti e la mia vita sarà monotona e pallosa >>

<< Quindi preferisci di gran lunga vivere una vita fatta di finzione e mondi paralleli che non esistono >>

<< No! Cioè... non lo so >>

<< Tu hai l'opportunità di vedere la realtà senza filtri e invece ti limiti a farlo con l'uso delle droghe >> Dice il biondino provando un po' di invidia.
Lui non saprà mai cosa è davvero reale e cosa sia frutto della sua immaginazione.

<< Perché non provi a migliorare la tua quotidianità e a cercare stimoli che rendano la tua vita vera, reale >>

<< La realtà fa schifo >> Confessa Ed a bassa voce.

<< La realtà non l'hai scavata davvero, se vedi solo il marcio non ne sarai mai soddisfatto >>

C'è un attimo di silenzio tra i due.

<< E... tu mi aiuterai? >>

<< Vuoi che lo faccia? >>

<< Non lo so... credo di sì >>

<< Domani festeggeremo il tuo compleanno, ti porto in un posto >>

<< Come vuoi. Ma aspetta, tu quando lo fai il tuo? >>

<< Sette luglio >> Dice strizzando gli occhi per poi guardare Edward.

Dopo qualche minuto, il corvino si gira verso Nic.

<< Ah mettiamo un attimo in chiaro una cosa >>

Nicholas lo guarda alzando il sopracciglio con cenno interrogativo.

<< Io non dormo sul letto con te >>

<< Non mordo eh >>

<< Non importa, io dormo da solo >>

<< Lo dici perché ti vergogni a dormire con un altro ragazzo >>

<< No!! >>  Esclama in imbarazzo Ed.

Quella sera, Edward si sdraia sul divano e inizia a chiedersi come si faccia a scavare più in fondo la realtà, senza dover farsi di eroina, LSD, e altro.
Non crede che riuscirà mai a separarsene, ma forse con l'aiuto di Nic proverà almeno a limitarne l'uso.

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Capitolo 10
*** La metafora del cigno nero ***




LA METAFORA DEL CIGNO NERO

 

Durante la notte, Edward si sveglia di soprassalto sentendo un urlo provenire dal bagno.
Si siede di scatto e cerca Nicholas in sala con lui ma sfortunatamente non c'è.
Sente il cuore battergli forte e inizia a sudare, i suoi capelli sono fradici.
L'adrenalina sulle mani è sempre più forte e il suo respiro sempre più veloce.
Si domanda in continuazione cosa stesse succedendo.
Resta immobile, pietrificato.
Si chiede cosa debba fare, se Nicholas sia in pericolo, se debba chiamare qualcuno, se sia entrato un ladro in casa.
Gli occhi ruotano per tutta la sala cercando di scovare un qualcosa di immaginabile, un'ombra, qualcuno.
Fa un balzo appena sente un rumore, come se fosse caduto a terra un oggetto.
Continua a guardarsi ovunque, il suo livello di ansia continua a crescere.
Si guarda le mani, tremano più di prima e l'adrenalina sale.

È tutto buio, non vede nulla.
Decide di usare la torcia del cellulare e con un movimento lento, stende il braccio in avanti con il mano in cellulare e lo muove da sinistra a destra.
La luce illumina qualche punto della stanza ma non sembra esserci niente di sospetto.

Non appena sente un altro grido, decide di alzarsi dal divano e cammina silenziosamente, scalzo, verso la direzione dell'urlo e apre la porta del bagno.
Trova Nic accovacciato in un angolo in preda ad un delirio, mentre si stringe fortemente le ciocche di capelli.

<< Nic... Nic! Che sta succedendo?! >> Chiede Edward chiudendo la porta a chiave e sedendosi vicino a lui.

<< Vogliono farmi del male! >> Risponde l'altro, piangendo.

<< Chi?! C'è qualcuno in casa?? >> Dice l'altro sentendosi agitato.

Nic non risponde e strizza gli occhi singhiozzando mentre Edward si sente un nodo in gola, ha paura.

<< Nic che cazzo succede! Mi spieghi?! >>

Nicholas indica una parte del bagno e rimane pietrificato dall'ansia.

<< Nic non c'è niente lì, intendi la camera davanti a noi? C'è qualcuno nella camera? >>

<< N-No Edward! Cazzo! Stanno di fronte a noi! Si stanno avvicinando! Siamo in trappola!! Che cazzo facciamo! Non voglio morire!! >> Si agita Nic alzando la voce continuando a piangere più di prima.

<< C-Che cazzo vedi!? >> Chiede l'altro guardando nella direzione in cui guarda Nic.

<< Le stesse ombre bianche dell'altra volta! >>

<< Nic! Non c'è niente, le vedi solo tu! >> Edward si alza e si avvicina al lavabo.

<< Edward! Non mi lasciare da solo! Ho paura! >> Alza la voce Nic, continuando a delirare.

Edward nota una confezione di farmaci, legge l'etichetta e scopre che sono dei medicinali antipsicotici.
Ora capisce il delirio del ragazzo e della sua allucinazioni.
Non avrebbe mai pensato che Nic fosse uno psicotico.

Prende la confezione e si avvicina al ragazzo.

<< Forse devi prendere queste >>

Nicholas guarda prima Edward e poi la confezione non facendo nulla.

<< Nic, così mi fai preoccupare, prendile. Ti porto un bicchiere d'acqua per... >> Fa per alzarsi ma il biondino gli afferra il polso.

<< Resta con me... per favore, se sto con te loro non mi attaccheranno >>

<< Devi prendere quelle medicine >>

Nicholas, non avendo altra scelta, si prende le capsule e le manda giù con l'acqua del lavabo.
Si lascia cadere seduto a terra e poggia le mani sul viso.
Edward si avvicina a lui e gli accarezza la schiena.

<< Mi dispiace tanto Ed... davvero >> Sussurra Nicholas singhiozzando per il pianto.

<< Tranquillo ok? È passato. Tornatene sul letto >>

Edward lo aiuta ad alzarsi e lo accompagna verso la stanza.
Nic gli resta vicino, prendendo la manica del ragazzo tra le sue dita.

Il mattino seguente, i due non si parlano da quella sera.
C'è del silenzio, nessuno dei ragazzi si rivolge parola.

Edward spezza i biscotti e li lascia affogare nel latte, prende il cucchiaino e li raccoglie dalla tazza per mangiarseli.
Evita lo sguardo di Nicholas, ripensa a quella sera, quando gli sembrava che tutto potesse cambiare in positivo prima di quell'evento.

Nicholas si poggia con la schiena al muro e lo guarda un po' in imbarazzo per la situazione.

<< Edward >> Lo chiama il biondino.

L'altro non risponde.

<< Edward, perché ti sento freddo con me? Sei distante... mi fai sentire invisibile >>

<< Quando pensavi di dirmelo? >>

<< Dirti che cosa? >>

<< Lo sai >> Dice il corvino con un tono serio continuando a guardare il latte.

<< Mi dispiace, non ti seguo >> Fa un sorrisetto quasi isterico.

<< Sei uno psicotico, ora mi segui? >>

C'è un attimo di silenzio tra i due.

<< È così tanto un problema per te? >> Chiede Nic.

<< No ma... perché non me lo hai detto prima? Mi hai fatto preoccupare da morire! Volevi nascondermelo a vita? Eh? >>

Non appena si gira verso di lui, nota il ragazzo che si avvicina con un volto impassibile che quasi gli fa paura.
Nic sbatte le mani sul tavolo facendo sobbalzare Ed e lo guarda con uno sguardo arrabbiato.

<< Piacere Edward, sono Nicholas, uno psicotico del cazzo, un disadattato di merda, vuoi venire a stare da me? Avresti accettato? >>

Edward lo guarda un po' intimorito dalla reazione del ragazzo e non gli risponde.

<< Appunto >> Dice a bassa voce ma che fosse abbastanza chiaro per poi alzare le mani dal tavolino.

<< Ma... come hai scoperto di essere... >> Edward si interrompe vedendo il ragazzo accendersi una sigaretta vicino alla finestra.

<< Alle elementari frequentavo una scuola cattolica. In quel periodo non riuscivo mai a dormire, avevo incubi frequenti, troppo frequenti per un bambino di quell'età e venivo scansato da tutti perché credevano che fossi il figlio del diavolo. Durante la scuola media si sono fatte vedere le prime allucinazioni, iniziavo a sentire dei sussurri demoniaci, voci che mi dicevano di fare cose assurde, di far del male a me e alle persone che mi trattavano di merda >>

Fa un attimo di pausa espirando il fumo fuori dalla finestra.

<< La mia classe mi prendeva in giro tutti i giorni che mi presentavo a scuola, durante il secondo anno sono avvenuti gli altri tipi di allucinazioni: quella gustativa, percepivo dei gusti al posto di altri; quella olfattiva, sentivo dei cattivi odori inesistenti, ad esempio la più frequente era la puzza di bruciato; quella somatica, questa comporta un’esperienza fisica di percezione all’interno del corpo, è come se all'improvviso sentissi una sensazione di elettricità dentro di te >>

Porta la sigaretta alla bocca continuando a guardare il paesaggio alla finestra.

<< Poi arrivò quella tattile, la sensazione di essere toccato o di avere qualcosa sopra o sotto la pelle, proprio due giorni fa sentivo di avere le sanguisughe che strisciavano sulle mie braccia >>

Nic si guarda le braccia ma stavolta non vede nulla.

<< Tra le peggiori di tutte ci sono le allucinazioni visive, comportano la visione di immagini, ombre o sagome informi >>

C'è un attimo di silenzio.

<< I ragazzi mi accerchiavano e... mi facevano sentire a disagio, in ridicolo. Mi facevano del male facendomi pensare che fossi io il matto e che loro erano tutti santi. Chi crede ad uno psicotico dopotutto >>
Fa la spallucce con un sorriso ma pieno di tristezza.

<< Mi dispiace Nic, io... non lo sapevo >> Dice Edward alzandosi e avvicinandosi a lui guardandolo mentre si trattiene dal non versare una lacrima.

<< Ma tu hai detto che vivevi con tua madre, non ti ha mai difeso? >>

<< No, quella stronza pensava solo a comprarsi quella merda che ti prendi anche tu. È colpa sua se sono nato così, lei assumeva sostanze stupefacenti quando era incinta di me >>

Gli passa la sigaretta tra le dita e si massaggia la fronte con la mano.

<< Posso farti una domanda un po' delicata? >> Domanda Edward e l'altro annuisce poggiando l'indice e il pollice sugli occhi.

<< Sei mai stato in cura? >>

<< Sì, sono stato in un centro psichiatrico, l'esperienza peggiore >>

Nic guarda Edward negli occhi.

<< Sai come si fa a far entrare il dolore nel corpo? >> Gli chiede e il corvino lo guarda confuso scuotendo la testa.

<< Il cervello controlla il dolore, la paura, empatia, sonno, rabbia, tutto. E se si potesse creare uno zombie privo di tutte queste emozioni? Un essere puro che non crei problemi a nessuno? >>

Prende una pausa poi continua dicendo: << Lì dentro tentano di farti il lavaggio del cervello. Mi sentivo il gabbia e l'unico suono che mi collegava con la libertà esterna a quella struttura era la pioggia. Il vero motivo per cui mi vedevi con le cuffiette è questo, la pioggia mi rilassa ma mi fa sentire libero, come per te lo skate >>

Sospira poi continua: << Adesso seguo le sedute da una psichiatra che mi dà dei farmaci per alleviare i sintomi. Ieri sera non li ho presi perché mi sentivo bene con te e non pensavo che potesse accadere quello che poi è successo >>

<< Ah... capisco >> Edward si porta alla bocca la sigaretta e fa un tiro.

C'è un attimo di silenzio.

<< Non sono un mostro, Ed... ho solo qualche problema >>

<< Non credo affatto che tu sia un mostro, Nic. Mi dispiace se mi sono comportato freddo con te stamattina >>

<< Mh, tranquillo >> Poggia la mano sulla spalla di Edward e gliela accarezza.

<< La sai la metafora del cigno nero? >> Gli domanda Nicholas e l'altro scuote la testa facendo cenno di no.

<< Per l'espressione "cigno nero" si intende un evento raro, imprevedibile e inaspettato. La sua scoperta e rarità lo hanno reso il protagonista di questa metafora.  >>

<< E... perché parli di questa metafora con me? >>

<< Perché tu sei il mio cigno nero, Edward. Sei l'evento inaspettato che mi renderà le giornate migliori. Ti rendi conto che i tuoi demoni si comprendono benissimo con i miei? >>

Edward arrossisce, Nic ha perfettamente ragione.

<< Parlano attraverso le nostre ferite >> Continua alzandosi la manica della maglietta facendogli vedere le cicatrici dei tagli sul polso.

Edward guarda quelle ferite e poi lo fissa negli occhi scuri senza dire niente.

<< So che anche tu ce l'hai. Ieri te le ho viste >>

Edward poggia la mano sul polso in imbarazzo e si tira più giù la manica guardando basso.

<< Non te ne vergognare, io sono la tua cura per queste cose, e tu la mia. Vedrai che non ne faremo più >>
Sorride, cercando di rassicurarlo.

Edward si sente più a suo agio guardando il ragazzo di fronte a sé.
Nicholas accende il display del cellulare che segna le 8 e 45.

<< Devi andare a prepararti o farai tardi a scuola, già devi entrare in seconda ora >>

<< Non mi va di andarci >>

<< Lo so, ma se ci andrai ti farò scegliere il film per la serata di Halloween >>

I due si guardano con aria di sfida.

<< Mh... ok. Vado a farmi una doccia >> Dice Edward per poi andare in bagno.

Si toglie i vestiti e poi si ferma davanti allo specchio.
Continua a non piacere quello che vede attraverso il vetro.
Guarda verso il basso cercando di staccare lentamente la benda dal capezzolo e inizia a fissare il piercing.
Arrossisce pensando a Nic, alla giornata di ieri, a quel calore intimo tra i due.
Per tutta la giornata di ieri era rimasto con i vestiti di lui ed era come se sentisse costantemente il suo odore addosso, quasi gli dispiace tornare ad indossare i suoi vestiti che puzzano di alcol.

Edward si ferma a chiedersi perché ogni volta che è con Nicholas arrossisce, e lo fa anche se lui è nei suoi pensieri.
Inizia a domandarsi se veramente stia nascendo qualcosa, forse di importante o forse non ancora.

Entra nella doccia e alza la leva vicino a lui per far scendere l'acqua calda dal soffione.

Comincia a pensare alla fragilità di Nic simile alla sua, di come l'uno sembra completarsi con l'altro.
Edward si poggia con la schiena al muro e torna a guardare il piercing fresco dello scorso pomeriggio.
Si chiede se non sia un semplice caso che Nicholas glielo abbia messo proprio lì.

Guarda verso l'alto e nella sua testa c'è l'immagine fissa del sorriso malizioso di Nic.
Le guance del corvino si fanno rosse e sente il suo corpo diventare caldo.

Nicholas intanto lo aspetta sdraiato a pancia in su sul letto in camera.
Guarda le chat di Edward dal cellulare e scorre lentamente il dito su esse, una alla volta.
Sente la porta aprirsi ma non si scompone.
È Edward, già vestito con i suoi soliti vestiti.
Nic si gira verso di lui e lo guarda alzando il sopracciglio.

<< Che hai fatto in faccia? >> Gli chiede.

<< Niente, perché che ho? >>

<< Sei tutto rosso >>

C'è un attimo di imbarazzo da parte di Edward che non risponde.

<< Sei un pervertito >> Dice il biondino con un tono divertito mentre continua a guardare le chat sul cellulare.

<< Ma quale pervertito! Mica pensavo a te >> Si difende Ed preparandosi di corsa lo zaino.

<< Credevo avessi qualche gioco nel cellulare >> Gli dice Nic dandogli lo smartphone.

<< Mi dispiace se sei rimasto deluso >> Dice l'altro prendendo il cellulare dalla mano del ragazzo.

I due camminano verso l'atrio e Nic lo accompagna alla porta.

<< Un giorno di questi ti passo a prendere >>

<< Sì, ma tu non hai scuola? >> Chiede alzando il sopracciglio con cenno interrogativo.

<< Ma come, credevo lo avessi capito >> Dice Nic guardandolo confuso.

<< Capito cosa? >>

<< Ho venti anni, la scuola l'ho finita >> Nicholas inizia a ridere e l'altro diventa rosso per la figuraccia.

<< Ah... non avevo capito >>

<< Vai forza >>
Nic gli arruffa i capelli facendo arrossire il ragazzo che si affretta ad uscire.

Passata qualche ora, la campanella suona la ricreazione.
Edward cammina con Victoria lungo i corridoi.

<< L'ennesimo 3 in matematica >> Dice Edward dando un calco ad un pezzo di vetro colorato a terra.

<< Ora chi li sente i miei >>

<< Beh ma non sono abituati? Insomma tu non vai bene a scuola >> Dice la corvina.

<< Sì ma sono in un periodo particolare, ultimamente mi stanno sempre addosso >> Dà un altro calcio al vetro colorato che sbatte alla porta chiusa di un'aula.

Edward nota che vicino alla porta ci sono altri pezzi di vetro colorati.

<< Controlla che nessuno mi veda, se noti che sta arrivando qualcuno dimmelo >>

<< Sei davvero incorregibile >>

<< Perché so quello che voglio >>

<< Anche a costo di infrangere le regole? >>

<< Se vale la pena correre il rischio, perché non dovrei farlo? >> Detto questo la guarda con un sorrisetto furbo e poi cerca di forzare la serratura per aprire la porta.

Poco dopo ci riesce e i due entrano.
Victoria si avvicina alla finestra per guardare le statuette in ceramica poste sul davanzale.
Edward invece apre i cassetti e inizia a fissare quei pezzi informi di vetro di ogni colore.
Li tocca piano con le dita scansando un po' di polvere.

<< Ed! Sento dei passi! >>

Edward raccoglie alcuni dei pezzi dentro le tasche della giacca e i due escono di corsa scappandosene per il corridoio.
Si mettono a ridere, a loro piace sentire quell'adrenalina nel corpo e mentre corrono si scambiano degli sguardi complici.

I due adolescenti attraversano il corridoio del bagno.
Edward si ferma a sciacquare i vetri poi sente picchiettare alle sue spalle.
Il ragazzo si gira e riconosce Phelipe.

<< Ehi! Come va? >> Chiede l'amico al corvino.

<< Bene, tu come stai? >>

<< Tutto bene, ehm... ti volevo avvisare di una cosa >>

<< Oh no... è successo qualcosa di grave? >> Chiede Edward guardando l'amico.

<< Diciamo che per un po' è meglio che non ti fai vedere al Crag >>

<< Cosa? Perché? >>

<< Jacob ce l'ha con te per averci lasciati soli all'ospedale quel giorno con... Oliver >>

<< Mi dispiace, mi ero paralizzato e... non sapevo che fare >> Dice Ed mettendosi nuovamente in tasca i pezzi di vetro.

<< Non farti vedere da Jacob, crede che tu sia un traditore >>

<< Quindi per colpa di uno stronzo non posso venire al Crag con voi? Io ho tutti lì >>

<< Amico fidati di me. Meglio che non ti fai vedere per un po' >>

<< Quanto "po'"? >>

<< Non lo so. Senti, ho io qualcosa per distrarti, vieni >>

Edward lo segue dentro uno dei bagni.
Phelipe gli mostra la cocaina in un foglietto e i due non perdono tempo per sniffarsela.

A casa di Edward, la madre del ragazzo si avvicina a Ron, il padre di Ed.
Nota che l'uomo sta parlando al telefono, lei gli fa cenno di dirle con chi stia parlando e lui scrive su un foglio la parola "scuola".
La donna, guardando lo sguardo del marito ha capito che qualcosa non va e che si tratta di loro figlio.

<< Ha detto che si sente schiacciato dalle pareti, sostiene che l'aula gli gira intorno, ha iniziato a parlare con oggetti intorno a lui. Ha anche usato uno spray per scarabocchiare i muri della scuola con alcuni suoi amici >> Dice l'insegnante a capo del telefono.

<< Il ragazzo è risultato positivo alla cocaina. Mi dispiace, ma dovremo sospenderlo per un po'. Può venire a prenderlo? >>

<< Sì, grazie per... avermi chiamato >> Ron chiude la chiamata e fa per mettersi il giubbotto.

<< Cosa è successo? >> Chiede la donna.

<< Edward è stato sospeso. Si droga persino a scuola... >>

La madre di Ed si poggia le mani sulla bocca e l'uomo sospira.

<< Non ci lascia altra scelta >> 

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Capitolo 11
*** Una notte creata per loro ***




UNA NOTTE CREATA PER LORO

 

<< Non potete farmi questo!! Non oggi!! >> Alza la voce Edward continuando a dimenarsi dalla presa del padre mentre lo porta in casa.

<< Lasciami! >>

<< Non prima di averti portato in camera tua! Ci avevi promesso che l'avresti fatta finita con la droga! >>

<< È stato uno sbaglio! Non succederà più! Ve lo prometto! >>

<< Edward, non ci possiamo più fidare delle tue promesse. La musica finisce qui >> Dice il padre con un tono serio prendendo in mano il cellulare per chiamare la clinica.

Edward glielo toglie dalle mani di scatto e impulsivamente lo lancia via.
Il ragazzo si pente subito del suo gesto e lo guarda con gli occhi lucidi.

<< Mi dispiace... non volevo >>

<< Edward vai immediatamente in camera tua >> Lo rimprovera il padre e la madre cerca di dire qualcosa ma si ferma.

<< Ora richiamo la clinica, tu da qui non esci. Ho chiuso tutto a chiave, non uscirai fino a domani mattina quando ti porterò lì a farti vedere da qualcuno >>

Edward guarda prima il padre e poi la madre con le lacrime agli occhi.

<< N-no... >>

<< Mi dispiace Edward... la questione si è fatta troppo oltre, abbiamo lasciato che diventasse incontrollabile per te >> Confessa sua madre.

<< Ma... io non posso stare qui, è... è il mio compleanno >> Fa un sorriso bagnato dalle lacrime che si spegne pochi secondi dopo.

<< Non puoi giustificarti perché tu non festeggi il tuo compleanno già da due anni, questo è il terzo ormai >>

<< C'è un amico che vuole festeggiarlo con me invece, e mi aspetta là fuori! >>

<< Per darti qualche spinello non è vero? Vai in camera tua >>

<< Come... ma come fate a non capire? >> Domanda Edward guardando i due.

<< Volete che sia l'unico che non possa festeggiare il suo diciottesimo? Questo non è un compleanno come un altro >>
Il ragazzo continua a guardare i suoi genitori e vede il padre scuotere la testa.

<< E poi vi domandate perché mi passa la voglia di festeggiarlo >> Dice per poi aprire la porta della camera.

<< Prima che entri, il cellulare >> Parla il padre porgendo la mano aperta verso di lui e Edward gli dà il cellulare.

Entra nella sua stanza sbattendo la porta.
Cammina avanti e indietro per la stanza per cercare di scaricare la tensione dando anche dei colpi al muro con le mani.
Il suo primo pensiero è Nicholas, se domani il padre lo manderà in clinica, poi non lo vedrà per mesi.

<< 'Fanculo io esco da qui >> Pensa lui cercando di aprire la finestra ma nonostante la forzasse, quest'ultima non si apre.

<< 'Fanculo!! >> Grida chinandosi in avanti, piegando le ginocchia e stringendo nelle mani i mossi corvini.
Vuole avvisare Nic che non potrà venire da lui ma il cellulare ce l'ha il padre. Si avvicina a passo veloce alla porta e tira giù la maniglia più volte ma questa non si apre.

<< Fatemi uscire!! Devo andare via!! >> Urla con un tono isterico buttando giù dalla scrivania tutte le sue cose.
Si siede sul letto sentendo l'adrenalina salire sempre di più.

<< Mi fa male sentirlo così >> Dice sua madre mentre cucina sentendo le grida disperate del ragazzo.

<< Anche a me, ma ci ha dato tutti i motivi validi per farci arrivare a questo >> Sospira il padre.
<< Dobbiamo aiutarlo, senza di noi non ci riuscirà a smettere >> Continua lui.

<< Un giorno ci ringrazierà >>

Edward si toglie la maglietta e prende dalla tasca i piccoli pezzi di vetro colorati portati dalla scuola.
Si rimette seduto e comincia ad incidersi orizzontalmente dei tagli sul polso, pressando, facendosi male.
Continua a tagliare fino a quando non sente il dolore mentale andare via, ma quello che prova è ancora lì, non vuole andarsene dalla testa.
Decide di continuare anche sui fianchi mentre sente le lacrime calde attraversargli il viso.
Quel vetro inizialmente verde, si trasforma in un vetro rosso scarlatto.
Edward si rende conto di aver esagerato e il sangue continua a scendere dai tagli.

<< Oddio... >>

Inizia a preoccuparsi vedendo che quest'ultimo non si decide a fermarsi.
Spinge la maglia sulle ferite al polso ma queste sono troppo profonde e il sangue continua a scendere.
Il ragazzo si stende sul letto e continua a piangere bagnando il cuscino e stringendo il polso con una mano.
La vista è sempre più offuscata e sente le forze mancargli.
Non riesce a parlare per cercare di chiamare i suoi genitori, gli escono solo dei fiebili lamenti.
Sente le palpebre pesanti e dopo qualche secondo sviene.

...

<< Ed... ehi Ed! Riesci a sentirmi? >> Sussurra una voce maschile vicino a lui.

<< Edward, apri gli occhi, va tutto bene >> Sente una mano fredda accarezzargli la guancia.

Edward riconosce quel tocco delicato e non appena apre gli occhi vede Nicholas seduto vicino a lui.

<< N-Nic! Come... come hai fatto ad entrare? >> Domanda incredulo per poi sedersi di colpo e Nicholas gli tappa la bocca con la mano e con l'altra gli fa cenno di abbassare la voce.

<< Sono passato dalla finestra >> Sussurra il ragazzo biondo.

<< Ma... era chiusa >>

<< L'ho forzata un po' >>

Edward lo guarda poi ricorda dei tagli e si guarda i polsi e i fianchi vedendoci sopra della garza.

<< Tranquillo, ci ho pensato io >>

<< Grazie Nic... >>

Il ragazzo comincia a piangere e l'altro gli accarezza il viso, asciugandogli le lacrime con le maniche della maglia.

<< Perché piangi? Sono qui, Ed. Resto con te >>

<< I miei genitori vogliono portarmi via domani mattina, mi chiuderanno per mesi in una clinica >>

Lo sguardo di Nic si trasforma, é arrabbiato, non vuole che qualcun altro lo allontani da lui.

<< Non lo faranno se ti porto via con me >>

<< Non posso andarmene, se ne accorgeranno >>

<< Il cellulare ce l'hanno loro, non possono rintracciarti >>

<< Chiameranno la polizia >>

<< Non succederà niente. Stai tranquillo, non ti accadrà niente >>
Il tono di Nicholas riesce sempre ad essere persuasivo e a convincere Edward.

<< Edward! La cena è pronta >> Esclama la madre bussando alla porta.

<< Mettiti sotto il letto >> Sussurra il corvino mentre si copre con la coperta per non far vedere la garza e l'altro fa come dice.

La donna apre la porta e lo guarda, lui se ne sta sdraiato con le coperte.

<< Non vengo, non ho fame >>

<< Edward... mi dispiace per tutto questo >>

<< Voglio starmene da solo. Tanto è inutile che vi scusate, fate sempre quello che vi pare senza mai consultarmi >>
Edward si gira dandole le spalle e si copre più con la coperta.

<< Edward... >>

<< Mamma, per favore. L-Lasciami da solo >> Balbetta cercando di soffocare le lacrime.

<< Sicuro che non vuoi mangiare qualcosa? Sei magrissimo Edward... >>

<< Non mi va. Ho bisogno di dormire >>

<< Umh... va bene Ed >> La madre gli accarezza la spalla e poi esce dalla stanza e chiude la porta.

Nicholas sbuca fuori dal letto e si siede vicino a lui accarezzandogli i capelli.

<< Ma... come hai fatto a trovarmi? >> Gli chiede Edward confuso, lasciando che le dita di Nic passassero delicatamente sulle sue ciocche corvine.

<< Intuito >> Fa le spallucce l'altro.

Ed si siede piano e si mette una maglia addosso.

<< Nic, per favore, portami via da qui >> Lo implora Ed guardandolo con gli occhi gonfi e lucidi per il pianto.

<< Ti accontento subito >> Gli dice Nic sporgendosi verso di lui per dargli un bacio sulla fronte scoperta del ragazzo.

Edward arrossisce e si lascia aiutare dall'altro a scendere dalla finestra.
Nicholas gli prende la mano e i due iniziano a correre verso una macchina.

<< È tua? >> Chiede Edward.

<< Sì, certo >> Nic spinge un pulsante sulla chiave per accendere l'auto.

<< Nicholas io... >> Edward si ferma e poggia la mano sul polso.

<< Ed, che hai? Dobbiamo andare >>

Nic si avvicina a lui e gli prende le mani vedendo il viso del ragazzo preoccupato.

<< Le ho prese le medicine, non ti preoccupare. Non andremo a schiantarci da nessuna parte >>

<< Scusami... non volevo metterti a disagio >>

<< Non lo sono, tranquillo. Vieni, facciamo presto >>
Prende la mano di Edward avvicinandolo alla macchina.

Nic gli apre la portiera e poi va a sedersi sulla parte del guidatore.

<< Vieni Ed, vicino a me >>

Edward si siede di fianco a lui e chiude la portiera.
Nicholas gira la chiave nella fessura e e spinge l'acceleratore.

I due passano dei minuti in silenzio dentro l'auto, Nic guarda Edward che sporge fuori il braccio dal finestrino per poi guardare fuori.
Il ragazzo lo guarda con un sorriso e poggia la mano sulla sua gamba per poi tornare a guardare dritto.
Edward arrossisce e sembra stupito a guardare la spiaggia, la fissa incantato.

<< Hai un buon occhio, stiamo andando proprio lì >>

<< Davvero? >> Domanda con gli occhi che gli brillano.

<< Sì, voglio che tu ti diverta stasera, Edward >> Dice per poi parcheggiare la macchina.

Esce da quest'ultima con lui e gli prende la mano stringendola alla sua.
Il corvino guarda le loro mani e arrossisce incrociando dolcemente le dita con quelle di Nic.

I due si siedono sulla sabbia, si tolgono le scarpe e si accedono un piccolo fuoco.

<< Questo ci scalderà durante la notte >>

<< Vuoi dormire qui? >> Chiede sorpreso Edward.

<< Sì, non hai mai dormito in spiaggia? >> Domanda l'altro e Ed fa cenno di no con la testa.

<< Sarà la prima volta allora >> Dice prendendo tra le mani un po' di sabbia, l'accartoccia e si alza mettendosi dietro il corvino.

<< E hai mai provato lo shampoo con la sabbia? >> Chiede scherzosamente per poi avvicinare la sfera di sabbia ai capelli di Edward.

<< No, e non ci tengo >> Si alza guardandolo con un sorriso divertito.

<< Dovresti provare invece! >>

<< Ahahah! Noo! >>

I ragazzi si mettono a rincorrersi sulla sabbia ridendo e arrivando alla riva.
Nic si avvicina a lui buttando a terra la sabbia per poi fargli il solletico sul petto e sul fianco.

<< Ahahahah! Fermo Nic, se poi casco in acqua mi si bagna la garza >>

<< Ho l'altra nello zaino, non hai scuse >> Dice Nic per poi spingere in acqua Ed ma l'altro lo tira con sé prendendogli le mani.

L'acqua è fredda, dopotutto è sera e l'aria si sta rinfrescando.

<< È ghiacciata Nic! >>

Il biondino non dice niente e lo schizza con un colpo veloce della mano in acqua.

<< Vuoi la battaglia eh >>

<< Tanto perdi >>

I due giocano come bambini a schizzarsi d'acqua a vicenda e a ridere dal divertimento.
Nicholas cerca di defilarsi nuotando ma Edward gli sale sopra e si sdraia su di lui per poi abbracciargli il collo.

<< Ahah! Ti ho preso >> Esclama Edward mettendo le mani a coppetta per prendere l'acqua e la fa scendere sui capelli di Nic.

<< Dici? Allora adesso tocca a te scappare >> Dice Nicholas guardandolo di sbieco con un sorrisetto.

Edward lascia subito la presa e tenta di nuotare via, più in fondo.

<< Non mi prenderaiii >>

<< Sei sicuro?? >>

Nicholas gli indica di fronte a sé e non appena Ed si volta davanti si ritrova davanti un grande scoglio.
Non fa in tempo a cambiare direzione che Nic lo avvolge da dietro con le braccia e lo avvicina a sé.

<< Ti ho preso, fin troppo facile >>

Edward arrossisce sentendosi attaccato al corpo del biondino.

<< Perché non mi lasci? >> Gonfia le guance di aria per l'imbarazzo.

<< Perché hai perso, quindi penitenza >> Sussurra Nic per poi mordergli l'orecchio.

Edward ha un brivido e si irrigidisce subito.

<< T-Torniamo sulla spiaggia >> Balbetta il corvino.

<< Umh ok >> Dice l'altro ruotando gli occhi.

I due adolescenti tornano poco distante alla riva e Ed si siede sulla sabbia, di fianco al fuoco.
Edward sente ancora la superficie dell'orecchio umida e le sue guance continuano ad essere rosse.
Si abbraccia le ginocchia e alza lo sguardo verso Nic che era in piedi a petto nudo che fa per indossare una felpa.

<< Mettiti una felpa anche tu, o prenderai freddo. Non voglio che ti ammali di nuovo >>

<< Mi è bastata l'ultima volta >> Dice l'altro mettendosi anche lui la felpa.

Nic si avvicina a lui e gli cambia delicatamente la garza bagnata dai polsi.

Entrambi hanno i capelli fradici, sono seduti uno vicino all'altro e si stringono con una copertina presa prima dalla macchina e Nic la mette sulla schiena di entrambi.
Il biondino porta la mano sul fianco dell'altro per avvicinarlo più a sé.
Edward poggia la testa sulla spalla di Nic e si lascia scaldare dai loro corpi e dal fuoco.

<< Lo sai, il suono del fuoco è il mio preferito >>

<< Si chiamata crepitio >> Lo corregge Nic con un sorrisetto furbo.

<< Ohh! Quello intendo >> Gli dice l'altro per poi prendere il braccio di Nic tra le sue mani avvicinandolo al suo petto.

I due alzano gli occhi verso il cielo e iniziano a fissare le stelle.

<< Grazie per... tutto questo >>

<< Figurati Edward, l'ho fatto solo per te. Ti meriti qualcosa di speciale >>

<< Ora piango >> Dice Edward poggiando le mani sulla sabbia dorata, continuando a guardare verso l'alto.

<< Ahahah, ma no >>

Nicholas si volta verso Edward e vede i suoi occhi brillare mentre continua a guardare quei punti di luce sospesi nel cielo.
Sorride dolcemente e poggia la mano sulla sua.
Ed se ne accorge e guarda le loro mani.
Entrambi intrecciano le loro dita poi si guardano a vicenda, uno negli occhi castani scurissimi e l'altro in quelli verde smeraldo.
Nicholas inizia a strusciare la punta del naso sul collo di Ed per fargli un solletico piacevole e l'altro piega un po' la testa lateralmente sorridendo con le guance rosse.
Il biondino, poi, poggia le labbra su quella superficie e inizia a dargli dei teneri baci sul collo.
Edward arrossisce non appena vede Nic alzare lo sguardo e guardare le sue labbra.
Nicholas si avvicina a Edward ed entrambi chiudono gli occhi, il ragazzo poggia le labbra su quelle morbide del corvino per poi dargli un delicato bacio.

Le guance di entrambi si scaldano e diventano rosse.

<< Buon compleanno Edward >> Sussurra Nic vicino a lui.

L'altro socchiude le labbra e il ragazzo dagli occhi tinti di oscurità entra nella bocca di lui giocando con la lingua di Ed.
Edward lo lascia fare e fa sì che quel bacio alla francese diventi sempre più passionale.
Entrambi sentono nuovamente quel calore intimo.
Nic spinge più la lingua nella bocca dell'altro facendolo arrossire di più.
Poggia le mani sulle spalle di Edward facendolo distendere piano con la schiena a contatto con la sabbia e il biondino si mette sopra di lui.
Gioca con il petto del ragazzo attraverso le mani sotto la felpa, accarezzandolo con le sue solite mani fredde mentre il corpo di Edward è sempre più caldo.
Non appena Nic raggiunge la parte più sensibile, Edward manda indietro la testa per poi provare un gemito di piacere.
Il corvino poggia le mani sulla sabbia vicino al viso e l'altro gliele prende incrociando le dita.
Nic accarezza il corpo del ragazzo attraverso il suo e il corvino si morde il labbro per l'eccitazione.
Non appena il biondino fa per allontanarsi, il corvino gli prende la collanina e se lo riavvicina a sé.
Entrambi continuano a baciarsi e a toccarsi sotto la luna, vicino al calore del fuoco che illumina l'imbarazzo nelle guance dei due.

<< N-Nic >>

<< Dimmi Ed >> Sussurra Nicholas accarezzando il viso di Edward.

<< Voglio... voglio fare l'amore con te >>
Edward lo guarda con gli occhi lucidi in preda all'eccitazione.

<< Sei sicuro? >>

<< Sì >>

<< Ok >>

<< Tu... tu lo vuoi? >> Chiede Ed in imbarazzo.

<< Certo che lo voglio >>

Nic gli dà un bacio e gli abbassa la zip per poi sfilargli piano i pantaloni.

<< È la prima volta? >> Chiede Nic togliendogli anche l'intimo e l'altro fa cenno di sì con la testa con le guance rosse.

<< Farò piano, tranquillo >> Nic dà un altro bacio a Ed.

I due cominciano a fare l'amore, annegando nel piacere, pieno di passione e sentimento, il calore intimo si fa più intenso ed Edward sente che quella notte è stata creata per loro.

 

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Capitolo 12
*** L'illusione del crepuscolo ***




L'ILLUSIONE DEL CREPUSCOLO

 

Il mattino seguente, Edward apre piano gli occhi sentendosi sul viso una leggera aria fresca e udisce le piccole onde del mare che sfociano sulla riva.
Si ritrova tra le braccia di Nic che sembra ancora dormire.
I due sono vestiti con le felpe di ieri e con dei pantaloni un po' sgualciti con le zip abbassate e la cinta slacciata.

Edward ripensa alla sera scorsa, alla fuga romantica, al divertimento tra i due dentro l'acqua e poi al calore di entrambi mentre facevano l'amore.
Non avrebbe mai immaginato che avrebbe perso la verginità con un ragazzo, specialmente con Nic che fino a qualche giorno prima giocavano con un gioco di soli sguardi.
Inizia a domandarsi se si fosse lasciato andare troppo presto, se stesse correndo troppo con lui.
Sente un po' di vergogna e lo si può percepire dagli occhi lucidi e dalle guance rosse come le labbra un po' gonfie per via dei ripetuti baci che si erano dati.

Ed si siede portandosi la coperta sulle gambe e inizia a guardare il mare.
Gli piace respirare l'aria di mare e sentire quel suono delle onde che sembrano portarlo lontano.
Chiude gli occhi facendosi trasportare da quella melodia delicata.
Sente un tocco sulla sua mano che lo riporta alla realtà, le dita di Nic sulle sue.
Edward si volta verso di lui e nota il ragazzo ancora sdraiato su un fianco a guardarlo.

<< Ehi >> Sussurra piano il biondino per poi accarezzare la guancia del corvino.

<< Nic >> Arrossisce l'altro.
Ed poi rivolge nuovamente lo sguardo verso il mare e si abbraccia le ginocchia.

<< Hai dormito bene? >> Chiede Nicholas per poi fargli i grattini con la mano sulla schiena rimanendo sempre in quella posizione.

L'altro si limita ad annuire e continua a fissare le onde.

<< Va tutto bene? >> Gli domanda Nic sedendosi vicino a lui e Ed annuisce di nuovo.

<< Sei silenzioso >>

<< Sto bene Nic, dico davvero >>

Nicholas poggia la mano sulla sua.

<< Capisco che tu ti senta in imbarazzo per ieri, ma ci siamo divertiti ed è piaciuto ad entrambi. È questo che conta >> Lo rassicura il biondino con un sorriso.

Ed si gira verso Nic poi si rannicchia vicino a lui e poggia la testa sulla sua spalla.

<< Sì, hai ragione scusami >>

<< Non serve Ed >> Dice Nicholas a bassa voce e poggia la mano sul fianco dell'altro per avvicinarlo a sé.

I due guardano il mare per qualche minuto, in quel momento regna solo il suono delle onde e il calore di entrambi.

All'improvviso, quando sembra che ci fosse solo calma intorno a loro, la testa di Edward si riempie di ansie e paure.

<< Come faccio a tornare a casa? Mio padre vuole portarmi via da te >>

Ed è preoccupato, non vuole allontanarsi da Nic, non ora, non dopo quella serata fantastica che ha passato con lui.

<< Non pensarci Ed >>

<< Come faccio a non pensarc- che fai? >> Chiede in imbarazzo Edward non appena vede Nic togliergli la felpa.

<< Mh... dobbiamo sciacquarlo, andiamo a casa mia >> Dice Nic guardando il piercing al capezzolo di Edward.

Il biondino si alza e aiuta il corvino a fare lo stesso.
I ragazzi salgono in macchina e partono verso l'appartamento di Nic.

Edward guarda continuamente fuori il finestrino con un'espressione preoccupata e poggia le punte dei piedi sul pavimento della macchina. Le sue gambe iniziano a tremare dall' adrenalina e Nic se ne accorge, così poggia la mano sul ginocchio del ragazzo.

<< Stai tranquillo Ed >>

Il corvino porta le dita della mano sugli occhi e scuote la testa piano.

<< Fidati di me >> Quel tono rassicurante di Nic riesce sempre a farlo calmare, così Ed tira su con il naso e si asciuga le lacrime con le maniche.

<< Ok, va bene >>

<< Girati verso di me >>

Edward fa come dice e Nicholas gli dà un bacio per poi guardare dritto.
Il corvino arrossisce e continua ad osservare il ragazzo mentre guida.
Inizia a fissare quegli occhi scuri, intensi, così profondi che puoi vedere oltre l'oscurità, gli stessi occhi che la sera scorsa guardavano l'imbarazzo nei suoi.

Arrivati a casa di Nic, i due fanno il loro primo bagno insieme, nonostante Edward inizialmente non volesse per non farsi vedere nuovamente nudo da lui.
Ed odia il suo corpo, è pieno di cicatrici di tagli e lividi, è così magro che si possono intravedere le costole; ma non importa quanto lui si veda poco attraente, Nic riesce a guardarlo dentro, e gli ripete che è il cigno più bello.

I ragazzi si recano in stanza e si siedono sul davanzale della finestra a fumare una sigaretta.

Entrambi non parlano, guardano il paesaggio fuori la finestra.
Il sole era già andato via e ha iniziato a piovere piano, una pioggerellina fresca e autunnale.
Purtroppo per i due che amano la pioggia, quest'ultima è durata molto poco.

<< Sai cosa pensavo ogni volta che vedevo il cielo così? >> Chiede Nic con un tono basso e l'altro fa cenno di no con la testa.

<< Mi dicevo che in quel momento mi sentivo come questo tempo che ha smesso di piovere. Ora il cielo è grigio, spento e attende un arcobaleno luminoso che resterà con lui solo per qualche istante, prima che si affievolisca e si cancelli >>

Edward si gira verso di lui mentre Nic si porta la sigaretta sulle labbra.

<< Vuoi che la pioggia ti faccia compagnia come un amico che ascolta il tuo silenzio e cosa hai dentro ma poi arriva il sole e lui non riesci a farlo annegare nel tuo abisso, aspetti che ti scaldi e ti cambi espressione >> Continua Nic per poi trattenere in bocca per  qualche attimo il fumo prima di espirarlo.

<< Mi piace come dici le cose >>

<< Perché? >> Chiede Nicholas girandosi verso il corvino.

<< Sei profondo e sembra che parli di me, cioè... di quello che sento dentro di me >>

<< Te l'ho detto perché sembra che parlo di te. I nostri angeli non riescono a comunicare, ma i nostri demoni sì, si comprendono benissimo >>

Entrambi fanno una pausa.

<< Ho sempre pensato che nessuno potesse capire come mi sentissi. Come se tutto mi crollasse addosso, di sentirmi fuori posto >> Dice Nic espirando il fumo dalla bocca per poi guardare fuori.

<< Tutti che dicono che io sia pigro perché restavo nella mia stanza a sentire la musica con il volume alto, così alto che nessuno potesse sentirmi urlare >> Continua picchiettando il dito sulla sigaretta e l'altro lo guarda ascoltando con attenzione.

<< Prima di conoscerti credevo di essere intrappolato in questa vita, continuando a guardare i sorrisi cretini di tutti e di sentire le continue bugie su di me e gli altri >>

I due si guardano con le guance rosse e restano in silenzio per qualche secondo.
Nicholas, con la sigaretta tra le dita, accarezza la mano di Edward che guarda quel gesto in imbarazzo.

<< Anche tu ti senti come me, non è vero? >> Gli chiede e il corvino accenna un "sì".

<< Tu ti senti a pezzi, vivere con te stesso è l'unica cosa che ti rimane >> Continua il biondino accarezzandogli il viso.

<< Credi di vivere in questo mondo maledetto e freddo dentro una conchiglia senz'anima... Edward, tu hai paura di vederti nel profondo, è così? >>

<< P-perché me lo chiedi? >>

<< Per farti capire che io posso comprenderti più di chiunque altro. Noi siamo uguali Ed >> Sorride per poi mandargli dietro l'orecchio una ciocca corvina.

<< C'è una frase di Søren Kierkegaard che mi torna alla testa. “In autunno tutto ci ricorda il crepuscolo – e tuttavia, mi sembra la stagione più bella; volesse il cielo allora, quando io vivrò il mio crepuscolo, che ci fosse qualcuno che mi ami come io ho amato l’autunno.” >>

Avviene una pausa tra i due.

<< Ti capita mai di restare ad osservare il crepuscolo? Di sentirti un tutt'uno con esso? Tu sei il mio autunno, Edward, quando la luce del cielo si arrende e inizia a scurirsi di buio >>

Edward lo guarda per poi voltare lo sguardo verso una coccinella che cammina sul vetro della finestra.

<< Mia madre dice che il crepuscolo unisce il giorno con la notte, è qualcosa di romantico. Nel nostro caso però c'è solo la notte, insomma non credo che uno dei due sia il giorno sinceramente >>

<< Il crepuscolo è solo un'illusione di quello che dice >>

<< Che intendi? >> Edward continua a seguire i movimenti dell'insetto.

<< Ha ragione sul fatto che entrambi siano legati, che non possano esistere senza l'altro, ma il giorno e la notte non possono comunicare insieme. Quindi che senso ha essere uniti se tanto non potrai mai farti vedere dall'altro >> Spiega Nic facendo l'ultimo tiro di sigaretta per poi scendere dal davanzale.

<< Umh... non ci avevo pensato >> Segue l'altro scendendo anche lui.

<< Ma a te sta bene se anche io sono come la notte? >>

<< Ma certo, Edward. Ricordati sempre che l'oscurità deve prevalere per far uscire la luce >>

Nicholas prende lo zainetto con Edward, escono da casa e si camminano verso il bar di Annella per fare colazione.
Il corvino, con imbarazzo, avvicina il mignolo a quello di Nic e l'altro lo incrocia al suo.

Inizia a riflettere sui discorsi di Nic su entrambi, lui riesce a immedesimare un'immagine riflessa che che li accomuna entrambi.
I loro demoni continuano a parlare tra di loro sussurrando attraverso le loro ferite, quel demonio che sente uscire dal petto, probabilmente può essere finalmente placato grazie a Nicholas... ma Edward ha dei dubbi.
Cosa prova davvero per Nic? Sente un sentimento profondo per lui?
Non riesce ancora a capire se lo ama sul serio, dopotutto ieri si era lasciato trasportare dalla situazione ma in altre occasioni gli avrebbe chiesto di fare l'amore con lui?
Una cosa è certa, il loro rapporto è diverso da tutti gli altri.

Continuano a camminare con il mignolo intrecciato a quello dell'altro.

Entrano nel corridoio del bar e improvvisamente Edward si ferma.
Rimane pietrificato non appena vede che dritto a sè ci sono i suoi genitori che chiedono di lui ad Annella.

 

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Capitolo 13
*** Fuggire dai propri sentimenti ***




FUGGIRE DAI PROPRI SENTIMENTI

 

<< Edward, cos'hai? >> Chiede preoccupato Nicholas vedendo il ragazzo immobile a guardare dritto a sé.

<< N-Nic andiamo via >> Balbetta l'altro stringendo a sé il braccio del biondino.

<< Chi sono quelli? I tuoi genitori? >>

<< Sì! Se mi vedono poi mi porteranno in clinic- >> Il corvino non fa in tempo a finire la frase che vede Annella che guarda i due ragazzi e i suoi genitori fanno lo stesso e si precipitano da lui.

<< Edward!! Ci hai fatto stare in pensiero! Non sapevamo dove cercarti! >> Esclama la madre in lacrime abbracciando Edward.

<< Mi dispiace >>

<< Non scappare più, ci hai messo davvero paura! >> Stavolta a parlare è il padre.

<< Non lo farò più >>

<< Non ti chiuderemo più in camera, non vogliamo perderti di nuovo >> Dice la donna asciugandosi le lacrime.

<< Non voglio che mi facciate sentire in gabbia, lo sapete >> Balbetta il corvino e Nicholas gli prende la mano per rassicurarlo.

<< Ci dispiace Edward, non lo faremo più >>

<< Non... non mi porterete in comunità, vero? >>

<< Per quanto vorremmo, non possiamo... >>

Nicholas li guarda sospettoso e comincia a capire il loro punto di vista, hanno paura di perderlo ma sanno che anche se provassero ad aiutarlo, morirà comunque.

<< Chi è lui? >> Domanda il padre guardando Nic.

<< Nic? Ehm, cioè lui... è un mio amico >>

Alla parola "amico", il ragazzo biondo lo guarda confuso alzando il sopracciglio con cenno interrogativo.

<< Piacere, io sono Ron e lei è mia moglia Vincenza >> Si presenta il padre porgendogli la mano.

<< Nicholas >> Dice secco prendendo la mano dell'uomo per qualche secondo.

<< Facciamo colazione insieme, che dite? >> Propone la madre.

Nicholas è incerto, non ha ancora preso le pillole e se dovesse succedere qualcosa?
Se all'improvviso si sentirà in preda ad un delirio?
Non sa cosa inventarsi, così opta per lasciare Edward da solo con loro.

<< Io veramente devo andare >>

<< Che cosa? >> Domanda Edward guardandolo confuso.

<< Ho detto che devo andare Edward, te lo avevo detto, no? >> Dice Nic imitando un sorriso gentile.

<< Veramente no >> Sussurra Edward e porta il ragazzo un po' più distante intanto che i suoi genitori si siedono ad un tavolino.

<< Ma ti sei impazzito? Senza di te mi porteranno in un centro per... >>

Nic lo interrompe dicendo: << Non lo faranno, fidati di me >>

La sua espressione rassicurante sul viso cambia improvvisamente diventando seria, quel cambiamento improvviso intimorisce Edward.

<< Amici? >>

<< Amici cosa? >>

<< Non fare il finto tonto. Perché non hai detto loro che sono il tuo ragazzo? >>

<< Non voglio essere ancora più una delusione per loro, se scoprissero che tu mi piaci poi... >>

Edward viene nuovamente interrotto da Nic: << Perché deve essere una delusione? Loro vogliono che ti metti solo con le ragazze? >>

<< Credo di sì >>

Nicholas sospira rassegnato e poi lo guarda portandolo con la schiena al muro.

<< Edward, ma io ti piaccio soltanto? >>

<< Che intendi? >> Domanda confuso il corvino fissando i suoi occhi scuri.

<< Tu mi ami? >> Domanda Nic con un tono basso.

Edward rimane imbambolato e arrossisce per l'imbarazzo ma non sa cosa dire.
Balbetta qualcosa ma nulla di comprensibile con gli occhi lucidi.

<< Lascia stare dai, io torno a casa >> Sospira Nic per poi accarezzargli il viso.

Nicholas va via senza dargli un bacio e Edward guarda a terra.

<< Perché non gli ho detto di sì? >>
Si domanda confuso per poi chiedersi: << Ma... io lo amo? Insomma abbiamo fatto l'amore insieme >>

Il corvino cammina a testa bassa grattandosi il braccio nervosamente.
Si siede con i suoi genitori a fare colazione.

<< Tesoro stai bene? >> Chiede la madre preoccupata e il corvino fa cenno di sì con la testa.

C'è qualche minuto di silenzio tra di loro, Edward non sa minimamente cosa dire, ha la testa altrove, pensa a Nic e alla situazione di prima.

<< Sai Ed, credevo di essere l'unico che ti conoscesse più di tutti, sia dentro che fuori, credevo che noi due fossimo più vicini tra tutti >> Gli dice il padre guardando suo figlio di fronte a sé.

<< Lo so che ti ho sempre deluso >> Pensa Edward ma le parole non gli uscirono dalla bocca.

<< Ora ti vedo e... penso che tu sia un altro, il vero Edward che conosco è sotto la tua maschera realizzata con droghe e alcol >>

<< Sono sempre io, papà >> Gli dice a bassa voce.

<< No, tu sei diverso ora >>

<< No! >>

<< Sì invece! Perché ti fai? Me lo spieghi? Io ero preoccupato che ti fumassi solo troppe sigarette e invece tu eri occupato a fare tutt'altro! Tra l'altro mentendo sia a me che a tua madre! >>

<< Smettila di soffocarmi ok?? Lo so io perché lo faccio e non deve interessarti >> Esclama Edward alzando la voce.

<< Vedi?? Questo è terrore psicologico indotto dalle droghe! È così che fate voi tossici! >>

<< Ma che cazzo dici? >>

La madre interviene: << Smettetela entrambi! Basta! >>

I due non parlano più e Edward si alza ed entra nel bar.

<< Non si può più parlare con lui >> Dice Ron sospirando e Vincenza gli accarezza la schiena per rassicurarlo.

Edward si avvicina ad Annella lasciandole i soldi della colazione.

<< Mi dispiace per la vostra situazione >> Dice la signora preoccupata per lui.

<< Io ci provo ad avere un dialogo con loro, dico davvero >> Sospira Edward per poi massaggiarsi gli occhi chiusi con le dita trattenendo le lacrime.

<< Vedrai che non appena sarete più tranquilli riuscirete a parlare >>

<< Lo spero >>

Dopo poco, il corvino esce dal bar.

<< Dove vai? >> Chiede sua madre.

<< A farmi un giro >> Dice con un tono secco, mette le mani nelle tasche della giacca per scaldarsele e cammina fuori.

Edward si ritrova seduto sull'altalena a fumarsi una canna.
Forse sarebbe stato meglio raggiungere Nic per parlare, invece usa la sua tattica per sfuggire dalle situazioni che lo mettono in agitazione, si isola e si droga.

Si dondola solo con i piedi e guarda basso ridendo da solo ogni tanto per via delle sostanze.
L'immagine di Nicholas, però, non riesce a togliersela dalla testa.

Nicholas... lui è il ragazzo più enigmatico di tutti, è instabile, disturbato mentalmente, è tormento, è vuoto, è la contraddizione dell'anima, è la notte, il buio, solitudine, ombra, ma è anche pioggia delicata sulla pelle e i morsi sulle sue labbra.

Poggia il gomito sul ginocchio per poi portarsi la mano sulla fronte massaggiandosela con le dita.
Poi alza il viso verso il cielo e le sue sopracciglia si piegano verso il basso.

<< Ehi Ed! Da quando indossi qualcosa che non è nero? >> Chiede una voce femminile e Edward volta lo sguardo verso di lei.

<< Eeehi >> Biascica lui riconoscendo Victoria.

Edward ha ancora il maglione arancione autunnale di Nic, è un colore poco saturo, scuro ma che richiama perfettamente la stagione.

La ragazza si siede vicino a lui.

<< Non ti vedo nel tuo massimo delle forze. Ora che non puoi venire a scuola credevo te la passassi meglio. Insomma puoi fare quello che vuoi fuori >>

<< Se è per questo lo facevo anche prima. Sto bene Vic >> Si fa un altro tiro ed espira il fumo.

<< Lo so che non ci conosciamo molto ma... se hai bisogno di parlare con qualcuno, io ci sono >>

Edward si ferma a guardarla poi gira il viso altrove.
Si poggia le mani sulle ginocchia tenendo tra le dita la canna, poi guarda dritto a sé vedendo gli alberi cambiare colore.

<< Ho litigato per la milionesima volta con i miei genitori >>

<< Sento che c'è di più >>

<< È questo. Mi capita spesso di rispondere male perché queste maledette droghe mi combinano qualcosa nel mio cervello >> Confessa guardando la sigaretta in mano.

<< Perché allora ti fai? >>

<< Perché non posso più farne a meno >> Espira via il fumo dalla bocca.

<< Non diventare come me, promettimelo >> Continua per poi picchiettare la canna.

<< Te lo prometto >>

I due si guardano e rimangono a fissarsi negli occhi.
Lui vorrebbe baciarla in quel preciso istante, lei è bellissima e così forte, sicura di sé, ribelle come pochi, una melodia profonda, la luce della luna, il profumo delicato del cocco, il colore viola, una ragazza alla ricerca del mistero e amante della libertà.

Improvvisamente, Edward ci ripensa a baciarla non appena lei inizia a parlargli di un ragazzo.

<< Sai, ieri ho incontrato un amico di Floriana che sto frequentando ultimamente >>

<< Mh e com'è? >> Domanda fingendosi poco geloso.

<< È un bravo ragazzo, molto educato >>

Il corvino inizia a pensare a Victoria, lei giustamente vorrebbe un ragazzo che la faccia sentire al sicuro, che sia buono e che non si cacci nei guai, un angelo perfetto.
In pratica, l'opposto di Ed.
Edward è una musica con un tono forte, è il casino, è ribelle, fuori dalle regole, imprevedibile, è tenebre nelle profondità di una crepa, è come affondare nell'oscurità, è il pericolo, l'adrenalina, il rischio, è un demone.

<< Ti trovi bene con lui? >>

<< Sì, abbastanza >>

C'è un attimo di silenzio tra i due.

<< Ehm... io... io immagino che tu non sia vergine >>

Edward scuote la testa facendo cenno di no e la sua mente inizia a ripercorrere il film del suo compleanno, quella sera al mare con Nicholas a fare l'amore.

<< Posso farti una domanda riguardo a questo? >>

<< Spara >>

<< Tu quando hai capito di... insomma essere pronto per questo >>

Edward guarda basso con un sorriso malinconico ed espira il fumo.

<< Vuoi che ti dica la verità o quello che vorresti farti sentire? >>

<< La verità >>

C'è una pausa di imbarazzo tra i due.

<< Non l'ho capito >>

<< Come? >>

Il ragazzo sente le lacrime agli occhi continuando a pensare a lui e Nicholas.

<< N-Non l'ho capito ho detto >> Balbetta lui per poi farsi l'ultimo tiro della canna.

<< Ho sono sentito che stavo bene in quel momento e... insomma l'ho fatto subito >> Fa le spallucce tirando su con il naso tenendo sempre quel sorriso malinconico senza guardarla negli occhi.

<< Però... credo che questa persona non voglia parlarmi per un bel po'. Ho combinato un casino >>
Sospira continuando a guardare a terra e si stringe le ginocchia.

<< Non posso nemmeno frequentare la mia comitiva perché se un tizio mi incontra mi spacca la faccia, la mia migliore amica è in una clinica per disintossicarsi. Mi sei rimasta tu, Vic >>

Victoria poggia la mano sulla spalla del corvino guardandolo preoccupata. Lei sa che quel ragazzo nasconde così tanti segreti, non riesce mai ad aprirsi completamente con gli altri, Vic riesce a percepire solo una parte del suo dolore.

<< Ho un'idea per farti tornare il buon umore >>

<< Sarebbe? >>

<< Stasera il ragazzo di cui ti parlavo prima fa una festa a casa sua, ti posso portare con me, ci sono un sacco di ragazze e fidati che ti divertirai >>

Lei fa l'occhiolino e riesce a convincerlo.
Edward vuole pensare ad altro e se ci sarà l'occasione di prendersi qualcosa alla festa, sicuramente la sua mente si perderà in altro.

Prima di andare alla festa, decide di tornare a casa.
Si siede sul letto della camera sua e si sfila il maglione di Nic.
Inizia a chiedersi se fosse lui a portare il dolore a gli altri, anzi ne è più che convinto.
Pensa che tutti siano tristi e arrabbiati a causa sua, i suoi genitori, Nic, e i suoi amici non vogliono farsi vedere vicino a lui per non avere problemi con Jacob.
Edward si abbraccia le ginocchia, lui preferisce starsene per i fatti suoi, anche al Crag, gli basta sentire di non essere solo, ma nonostante questo riesce comunque a fare qualche guaio con loro.

Edward si stende, rannicchiandosi e abbracciando il cuscino per poi continuare a fissare il maglione di Nicholas.
Stringe a sé il tessuto e chiude gli occhi per poi addormentarsi con le lacrime che bagnano il cuscino.

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Capitolo 14
*** Alcol per dimenticare, droghe per ricominciare ***




ALCOL PER DIMENTICARE, DROGA PER RICOMINCIARE

 

Quella sera, Edward è andato alla festa a casa dell'amico di Victoria con lei.
Non è una festa scatenata, piuttosto tranquilla con un sottofondo per tutte le stanze della canzone "Cry me a river".
Ci sono diversi gruppi di ragazzi a parlare, ballare e bere tra di loro, poi vicino al divano c'è qualcuno che si sniffa le strisce di cocaina sul tavolino di fronte a loro.
Edward non perde tempo per allontanarsi dall'amica e andare da loro.

Il corvino vuole dimenticare e lasciarsi alle spalle tutto per quella sera.
Non vuole pensare a niente e intende fare anche delle stupidaggini, dopotutto chi assume droghe agisce facendo anche delle azioni imbarazzanti o di cui si vergogna, ma ad Edward in quel momento non gli importa.
Si ingoia una pasticca dai colori accesi con un piccolo disegno sopra, si tratta dell'ecstasy, una droga dagli stimoli eccitanti.
Il danno è fatto, ora tocca alle conseguenze.
Aspettando prima che l'effetto faccia ciò che deve, si siede con gli altri a bere alcol piuttosto forti, come la vodka.

Dopo trenta minuti dall'assunzione, Edward inizia ad avere l'affanno, si guarda intorno notando tutti i movimenti al rallentatore, con le figure con i contorni colorati che si sdoppiano per poi tornare normali e sdoppiarsi nuovamente.
Comincia a sentire il cuore battergli all'impazzata insieme all'aumento della temperatura corporea.
Il ragazzo si alza piano dal divano e inizia a barcollare per i corridoi della casa e tutto gli gira su se stesso.
Si guarda intorno e continua a vedere i contorni fluo delle cose e delle persone.
Nota la rappresentante di classe camminare proprio li di fronte a lui e si ferma non appena lei gli viene incontro.

<< Edward, finalmente possiamo vederci anche fuori la scuola >> Dice la ragazza palesemente ubriaca per poi abbracciargli il collo.

Quella sera, Audrey, la ragazza di fronte a lui, era diversa dal solito. Porta i capelli lisci, sciolti sulle spalle castani chiaro, è truccata benissimo, l'eyeliner le contorna perfettamente gli occhi azzurri che continuano a guardare intensamente quelli del corvino.
Il suo vestito verde smeraldo, corto poco sotto il sedere, mostra le gambe nude e magre che si avvicinano più ai pantaloni del ragazzo.

<< Sei bellissima >>

<< E tu sei dannatamente figo >>

Edward la porta al muro e le prende il viso con le mani cominciando a baciarla con euforia, i loro baci erano veloci, continui e ripetitivi.
Lei immerge le mani nei mossi corvini di lui mentre le sue gambe sono intente a catturare il corpo di Edward.
Anche lui accarezza le ciocche castane della ragazza per poi tornare con le mani sul suo viso.
I loro baci diventano sempre più vogliosi, desiderosi e quasi aggressivi.
Ma c'è qualcosa di diverso... non c'è alcun calore intimo tra i due.
Quella sensazione calda che riesce ad avere solo con Nic attraverso i loro baci intimi e l'interazione tra i loro corpi, in quel momento è completamente assente.

Audrey dà una spinta a Edward non appena sente che l'alcol le sta tornando su, così corre al bagno a vomitare.
Edward sente la testa scoppiare, si rende conto di aver esagerato anche lui a bere.
Passa tutta la sera con Audrey ma senza andare oltre, a "parlare" con Victoria e Floriana e a fissare il soffitto ridendo da solo.

Subito dopo la festa, verso le due, si dirige al parco con alcuni ragazzi ubriachi quanto lui che erano a casa con Vic e gli altri.
Mettono la musica trap al cellulare e cominciano a divertirsi tutti, c'è chi prova a rimanere in piedi, chi tenta di fare lo scivolo partendo dalla discesa, e chi, come Edward, che si arrampica sull'altalena rimanendo sottosopra sulla ringhiera da cui partono le catene in alto.
La comitiva si è portata da quella casa altre bottiglie e i ragazzi continuano ancora a bere.
La luce della luna illumina quel parco, dove gli unici ad abitarlo in quel momento sono loro e qualche barbone sdraiato sulle panchine.
Continuano a ridere tra di loro, completamente inconsapevoli di ciò che stessero facendo e di cosa stessero parlando.
Edward sentendosi una forte nausea data dall'alcol, perde l'equilibrio cadendo a terra, sbucciandosi il ginocchio.

<< Caaaazzo >> Biascica guardandosi il sangue fuoriuscire dal ginocchio scoperto per via del pantalone strappato.

Vomita lì vicino e barcolla fino alla fontanella per sciacquarsi il viso e per pulire la ferita.

Torna dagli altri e si sdraia a pancia in su sull'erba ad osservare le stelle.
Inizia a pensare a quanto lentamente si stia lasciando andare.
Sente il suo corpo cedere al freddo, ha la pelle d'oca sulle gambe.
Si rende conto che per tutta la sera ha cercato di arrampicarsi in cima a qualcosa di inesistente per evitare di sentirsi triste.

Gli viene alla mente una frase di Emily Dickinson che recita: "Per colmare un vuoto devi inserire ciò che l'ha causato. Se lo riempi con altro, ancora di più spalancherà le fauci. Non si chiude un abisso con l'aria."

Questo sta a significare che non può riempire il suo vuoto con le droghe e con una serata di sballo, perché quel vuoto lo ha lasciato un ragazzo.
Ed sente che le sensazioni e le emozioni che provava quando si trovava con Nicholas, non gliele dà nessuno e sono le uniche cose che possono riempire quella sfera vuota dentro il suo petto.
Ha cercato che la luce delle persone alla festa potessero illuminare la sua, quasi inesistente.

Edward volta lo sguardo verso il lampione di quel parco. Quanti dei suoi pensieri e storie di malinconia avrà raccontato a quell'immobile e apatico lampione? Ormai ha perso il conto.

<< Raga, fingiamo di essere delle persone colte >> Scherza uno dei ragazzi.

<< La vostra frase preferita di Shakespeare >>

<< Essere o non essere >>

<< Ahahahah! Vabe ma è quella che sanno tutti! >>

<< Ahahah perché la tua quale è? >>

<< La stessa ahahaha >>

Edward guarda i due e rotea gli occhi.

<< Edward e la tua? >>

Il corvino ci pensa su per qualche istante.

<< L'inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui >> Risponde con un tono basso rispetto al loro, senza guardarli, continuando a fissare il lampione.

I due restano sorpresi e Edward si chiede quale sia la citazione preferita di Nicholas.
Forse: "Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte."

Sicuramente la citazione dedicata ad entrambi sarebbe stata "Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita."

La citazione di Shakespeare che Edward gli vuole regalare recita così: "Sei tu la parte migliore di me stesso, il limpido specchio dei miei occhi, il profondo del cuore, il nutrimento, la fortuna, l'oggetto di ogni mia speranza, il solo cielo della mia terra, il paradiso cui aspiro."

Edward riesce a tornare a casa per le quattro di mattina, barcollando, e la sua prima tappa è stata il bagno per rimettere tutto lo schifo di quella sera.
Inizia a pentirsi di tutto quello che è successo ma ora che finalmente ha compiuto quelle azioni, probabilmente crede di aver voltato pagina.
Si sciacqua la faccia e si guarda in viso.
Nota di essere più pallido degli altri giorni, ha proprio una pessima cera.
Decide, così, di andarsene in camera. Si sdraia sul letto e si copre con la coperta calda e aspetta che il sonno se lo porti via con sé.

Qualche ora seguente, Edward cammina nel corridoio del bar di Annella ma si ferma poco prima di arrivare ai tavoli.
È lì che lo vede, seduto vicino alla natura, con il sole che lo bacia sul viso illuminandogli quegli occhi scuri e quelle ciocche bionde tinte di blu verso le punte.

Nicholas...

Indietreggia un po' approfittando che il ragazzo non lo abbia visto.

Che fare? Parlargli? Salutarlo soltanto? Fingere di essere estranei? Entrare? Restare lì o sbrigarsi?

Tutte queste domande nella sua testa lo mandano in agitazione, si morde il dorso della mano sempre più forte senza rendersene conto.
Non appena sente il dolore più forte, stacca la mano dalla bocca e si guarda il segno del morso.

<< Edward! Caro, come stai? >> Gli chiede Annella avvicinandosi a lui ed Edward poggia immediatamente la mano sul segno.

<< Ehi, ehm bene. Tutto bene >>

<< Vuoi che ti do la tua solita colazione? Vieni, siediti fuori che te la do subito. Devo darti un po' di colorito che tieni proprio una brutta cera >> Dice la proprietaria entrando nel bar.

Adesso sì che non può tirarsi indietro.
Cammina lentamente attraversando tutto il corridoio.
Si volta verso Nicholas e lo vede che se ne sta in disparte come al solito.
Il corvino si massaggia il braccio in imbarazzo, sente il cuore battergli forte e vorrebbe sedersi con lui, ma se Nic invece non volesse? In effetti non lo sta nemmeno guardando.

Edward sente il respiro irregolare, guarda giù e si stringe con le unghie il polso per scacciare l'agitazione.

<< Dove te la metto? >> Chiede Annella tornando con in mano un vassoio con la colazione di Edward.

Sentendo la donna parlare, Nicholas alza gli occhi per guardare il ragazzo.
Edward guarda Nicholas e in quel momento non riesce a dire nulla.
Sente all'improvviso il dolore al ginocchio, per via della ferita di ieri, e strizza gli occhi sentendo il sangue pulsare dal suo polso.
Il biondino fa cenno con la mano ad Annella di mettere il vassoio al suo tavolo e lei fa come dice.
Poi la proprietaria va a servire delle ragazze dentro il bar lasciando i due soli.

Edward deglutisce in ansia e si siede davanti a lui.
Non riesce a guardarlo gli occhi e si mette le mani sotto il tavolo.
Nicholas lo guarda strano, corrucciando la fronte.

<< Che hai fatto al labbro? >>

<< Eh? Niente >> Fa le spallucce, Edward sa benissimo a cosa si riferisce, aveva una piccola ferita sul labbro per via dei morsi di Audrey mentre si baciavano la sera scorsa.

<< Ci hai messo poco a dimenticare tutto eh >> Dice Nic girando il cucchiaio nella tazzina.

<< No! Non è come credi >>

<< Che hai fatto ieri? >>

<< Rigiro la domanda, altrimenti non rispondo >>

<< Edward non si risponde ad una domanda con un'altra domanda >>

Il corvino non risponde e guarda altrove.

Nic sospira rassegnato per poi parlare per primo: << Sono stato a casa, ho pensato a noi due >>

<< Per tutto il tempo? >> Chiede sorpreso Edward.

<< Sì, non ho la tua capacità di rimuovere i ricordi con l'alcol. Ho indossato la tua maglia che avevi lasciato sul mio letto e l'ho tenuta per tutto il giorno così che ti sentissi vicino a me. Ho pensato alla nostra sera insieme, quella del tuo compleanno, ho guardato le luci delle stelle credendo che potessi vederle quella stessa sera con te al balcone di casa mia e infine ho combattuto con le mie frequenti allucinazioni >>

Nicholas fa una pausa per poi continuare: << Non sei venuto da me, sei andato a divertirti ma non ti voglio rimproverare o altro, ognuno affronta le cose a modo suo >>

Edward sospira e si mette le mani nei capelli.

<< Mi sento una merda >> Balbetta stringendosi le ciocche corvine.

Per tutta la giornata di ieri, Edward non l'ha cercato nemmeno una volta, ha ignorato l'idea di scrivergli o di parlargli per temere della risposta di Nicholas.
Ha preferito darsi all'alcol, alle feste e alla droga come faceva sempre, ignorando il problema.
Nicholas, invece, non ha fatto altro che pensare a loro, a come si potessero definire entrambi, se fossero solo amici o amanti.
Come cambierà il loro rapporto ora?

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Capitolo 15
*** Halloween si avvicina ***



 

HALLOWEEN SI AVVICINA

Nicholas guarda il segno del morso sul dorso della mano di Edward e il polso graffiato violentemente.

<< Edward ma che ti combini... >> Dice Nic a bassa voce con un tono preoccupato prendendo la mano di Ed.

<< Ero... ero in ansia >>

<< È per questo che hai strizzato gli occhi prima? Ti fa tanto male? >>

<< Un po', ma... insomma ieri sono caduto, non mi ricordo come, e mi sono sbucciato il ginocchio >>

Nicholas gli accarezza la ferita sulla mano e l'altro strizza gli occhi.

<< Perché eri in ansia? >>

<< Perché... ehm... >>

<< Se dici una bugia me ne accorgeró >> Dice Nic con un tono serio guardandolo negli occhi.

<< Credevo... >>

Fa una pausa per poi mordersi il labbro e guardare altrove.

<< Che cosa? >> Gli chiede l'altro poggiando le dita sul mento di Edward, facendogli voltare lo sguardo verso di lui.

<< Credevo che mi odiassi, di... di non volermi più vedere. Non sapevo come comportarmi con te. Non volevo sapere la verità da te >>

<< La verità è che non ti odio, ma voglio che tu sia sincero con me e con quello che provi per me >>

Edward lo guarda nei suoi occhi scuri mentre i suoi diventano lucidi.

<< Mi dispiace, davvero. Non è vero che ieri non ti abbia mai pensato. Ho stretto a me il tuo maglione, sei stato sempre nella mia testa. Sono andato ad una festa e ho bevuto da far schifo e ho preso delle pasticche >>

<< Chi te lo ha fatto? >> Domanda Nic indicandosi il labbro.

<< La mia rappresentante di classe... però l'ho voluto anche io, insomma ci stavamo baciando. L'ho fatto solo perché ero ubriaco e fatto di ecstasy. Però non ci ho fatto nient'altro, te lo giuro >> Confessa Edward per poi guardare il suo cappuccino.

<< Ho deluso anche te e... mi dispiace tanto >>

<< Se non provi niente per me perché ti stai scusando? Non stiamo insieme, sei libero di fare quello che vuoi >> Dice Nic sospirando.

<< Mi sento una merda però >>

<< Ma non ha senso. Avanti bevi il tuo cappuccino sennò si raffredda >> Dice il biondino fingendosi per nulla geloso e Edward fa come dice ma nota che il ragazzo si sta mordendo la pelle vicino alle unghie, come se fosse irritato.

Quella colazione è stata imbarazzante, tra di loro c'è stato il silenzio fino a quando non pagarono.
Escono insieme dal corridoio del bar senza dirsi parola.
Edward segue Nic anche se non ha idea di dove lo stia portando.

Il corvino rallenta il passo sentendo il dolore al ginocchio e ne approfitta per asciugarsi le lacrime con le maniche della maglia per non farsi vedere da Nicholas anche se, sfortunatamente per lui, il biondino si era fermato.

<< Ehi... Edward, stai tranquillo >> Nic si avvicina a lui e gli prende le mani.

<< Scusami... davvero, scusami. Sono un debole del cazzo >>

<< Non è così, ok? Sei solo sensibile ed emotivo >>

Ed scuote la testa e guarda alto con le lacrime agli occhi.
Nic lo guarda e gli accarezza dolcemente le mani.

<< Edward, ma tu vuoi ancora passare Halloween con me? >>

<< Sì, certo che lo voglio >>

<< Allora andiamo a comprare quello che ci serve per la camera a tema della festa, che dici? >> Domanda con un sorriso e il corvino annuisce.

I due camminano uno di fianco all'altro e Edward cerca ancora di evitare di guardarlo.
Nicholas volta lo sguardo verso di lui e gli dispiace vederlo in quello stato, così prende dalla sua tasca il pacchetto di sigarette e gliene passa una. Ed la prende volentieri e il biondino le accende per entrambi.


Camminano per un po' guardando le vetrine dei negozi per vedere se ci siano decorazioni autunnali e a tema Halloween da prendere per addobbare la casa.
Nicholas si ferma a guardarne una e Edward fa lo stesso.
Il biondino si avvicina e tocca con la mano il vetro.

<< Evitiamo i ragni >> Dice Edward notando che il ragazzo sta fissando una decorazione con i ragni.

Nicholas sembra non rispondere, è assente e la mano che prima era aperta, ora si chiude a pugno.
Il corvino si avvicina a lui e nota che l'espressione del ragazzo non è interessata, ma è arrabbiata, così si domanda se i due stessero vedendo la stessa cosa.

<< Ehm... Nic? Tutto bene? >> Chiede Edward poggiando una mano sulla spalla di Nicholas che continua a non rispondere.

Nella mente del ragazzo dagli occhi scuri pervade un ricordo frammentato che vede se stesso molto piccolo e sua madre. Nic giocava sempre con il suo coniglietto nero, Mushu, era il suo animaletto con cui condivideva i giochi e momenti di relax dopo le lunghe camminate fuori, a dire il vero... era il suo migliore amico, l'unico che non derideva di lui, che non lo facesse sentire a disagio, l'unico con cui non si doveva vergognare ad essere se stesso. Un giorno, però, tornato dalla scuola accompagnato dalla madre, non trovò Mushu da nessuna parte. Lo cercò ovunque e finalmente lo vide, era a terra, in un angolo del cortile in una pozza di sangue, pieno zeppo di ragni e formiche. Il piccolo Nicholas scoppiò in un pianto triste, disperato e chiamò la madre che si avvicinó a lui ubriaca e con una bottiglia in mano.

<< È in un posto migliore ora. Ho sempre odiato quella palla di pelo >>

Fu allora che capì, guardando meglio a terra notó dei pezzi di vetro vicino al taglio sul collo del coniglio, collegó quei pezzi alla bottiglia che aveva la madre in mano ed erano del medesimo colore.
Quella donna non ha mai cercato di essere una brava madre, riusciva a pensare solo a se stessa, ad ubriacarsi e a drogarsi, a dirgli che avrebbe preferito abortire se avesse saputo prima che suo figlio sarebbe stato uno psicotico.
Per un bambino è stata dura accettarsi davvero, e non solo a quell'età. Non ha mai cercato di uccidersi per non darla vinta a sua madre ma non ha mai saputo per quanto potesse resistere.

<< Nic >> La voce di Edward richiama alla realtà Nicholas e la visione del coniglio scompare.

<< Scusami Ed, andiamo >> Dice Nicholas camminando, massaggiandosi la fronte.

<< Sicuro di star bene? >>

<< Sì >>

<< Ma... >>

<< Ho detto di sì, vuoi che te lo ripeta altre quattrocento volte? >> Esclama il biondino voltandosi verso Edward che lo guarda stranito.

<< Stai calmo, ok? Mi ero solo preoccupato >>

Nic continua a camminare vicino a lui senza dire una parola, vorrebbe scusarsi con Ed ma il pensiero che lui abbia baciato un'altra lo irritava parecchio.

I due entrano in un negozio che vende proprio addobbi autunnali a tema Halloween.
Edward inizia a perdersi guardando tutto come un bambino nei negozi di giocattoli.
Nic lo guarda mentre l'altro comincia a toccare tutti gli oggetti per vedere se si illuminano o se parlino.

<< Ahh, non si spegne più! >>

Ed indietreggia verso il muro e senza volerlo tocca con la schiena un grande pupazzo spaventoso ad altezza di un uomo che inizia a ridere in modo inquietante.

<< Ahhhh!! >> Edward si gira verso il pupazzo urla dallo spavento facendo un balzo indietro capitando proprio sul petto di Nicholas.

<< Sei un cagasotto >> Dice Nic poggiando le mani sulle spalle del ragazzo.

<< No! Non immaginavo che quel coso avesse un meccanismo che lo facesse ridere in quel modo! E poi è bruttissimo >> Esclama l'altro gesticolando, guardandolo di sbieco.

<< Ad Halloween vedi come ti spavento, ti racconterò delle leggende paurose >>

<< Tanto non avrò paura >>

<< Lo vedremo >> Dice Nic guardandolo con un sorrisetto furbo, quel sorriso che fa venire un brivido al corvino.

I due si separano per il negozio ed Edward si avvicina a delle piccole decorazioni di zucche. Ne prende un po', sia con le espressioni intagliate sopra che senza, e le mette in un carrello.

<< Vorrei comprare tutto >>

<< Tutto? Anche quel pupazzo che ti faceva paura? >>

<< Quello no, e poi non mi faceva paura, mi sono spaventato perché non lo avevo visto >>

<< Ceerto >> Dice Nic con un tono ironico prendendo delle candele da mettere nel carrello del corvino.

Come ultime decorazioni, prendono delle statuette di fantasmini e altre lanterne anche a forma di zucca.

<< Adesso andiamo a prendere le cose da mangiare >> Esclama Nicholas dopo aver pagato tutto dimezzandosi il prezzo con Edward, poi i ragazzi si dirigono in un altro negozio.

Lì, invece, prendono dei piccoli dolcetti a tema Halloween ovvero biscotti che hanno la forma di zucche, fantasmini e cappelli strega, infine prendono altri cibi che ricordano l'autunno come noci e castagne.

Escono dal negozio dopo aver pagato tutto ed ad Edward è tornato il buon umore fantasticando sulla loro giornata di Halloween.
Nicholas lo guarda e accenna un sorriso vedendo Edward finalmente felice.

<< Non vedo l'ora di Halloween >> Esclama il corvino facendo due piccoli salti in avanti.

<< Sì, anche io >> Detto così, Nic porta Edward con la schiena al muro e poggia le mani vicino al viso del ragazzo.
Ed lo guarda confuso per poi arrossire e chiudere gli occhi per abbandonarsi al bacio del ragazzo sulle sue labbra, un bacio che si fa sempre più spinto ma voglioso di rendere sua l'anima dell'altro.
Edward fa cadere le buste a terra per abbracciare il collo del ragazzo e con una mano gli accarezza le ciocche liscissime e bionde.
Cede completamente a quel calore intimo, alla passione e al desiderio.
Entrambi mordono il labbro inferiore dell'altro e Nic prende tra i denti il piercing posto lateralmente sul labbro di Edward tirandolo un po' e Ed è costretto ad avvicinarsi a lui.
Il biondino poggia le mani sotto la maglia del corvino e gli accarezza il petto mentre Ed spinge più la mano nelle ciocche bionde di Nic verso di sé.
I loro baci diventano un gioco con le loro lingue sempre più desideroso e sensuale. Nic struscia le labbra fino al collo del ragazzo lasciandogli dei dolci baci e un succhiotto poi sale.

<< Adesso capiranno che sei mio >> Sussurra Nic all'orecchio del corvino per poi mordergli il lobo facendo irrigidire Edward.

Ad entrambi non gliene importa nulla se qualcuno in quel momento potesse vederli, quell'occasione è la loro e sembra tutto tornare come era prima tra i due... ma Edward accetterà quello che prova per Nicholas?

 

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Capitolo 16
*** Voci inquietanti ***


VOCI INQUIETANTI

È arrivata la sera di Halloween ed Edward è in camera sua a prepararsi per andare a casa di Nicholas per festeggiare la festività.
Il ragazzo apre l'armadio e prende dalle stampelle una maglia nera, lunga, a maniche corte con disegnato una faccia di una zucca che incute paura, poi una maglia a maniche lunghe a strisce orizzontali color arancione scuro, poco saturo e nere. Poggia i due indumenti sul letto poi si avvicina nuovamente all'armadio per prendere l'intimo nero, dei pantaloni stretti e anch'essi neri ed infine dei calzini con disegni di fantasmini fosforescenti che si illuminano al buio.
Si siede sul materasso e prende le sue scarpe simile alle Vans, nere, e sulla destra, con un pennarello indelebile arancione, ci disegna sopra delle zucche, mentre sull'altra ci disegna dei fantasmi con un pennarello bianco.
Edward si sfila i vestiti per poi mettersi quelli presi dall'armadio.

Inizia a pensare...
Come sarà quella serata?
Come sarà vestito Nicholas?
Riuscirà a trattenere la paura alla visione del film?
Nic gli farà qualche scherzo?
Come avrà messo le decorazioni che avevano comprato insieme nella stanza?
Come sarà l'atmosfera nella camera?
Succederà qualcosa tra i due?
Cederà di nuovo a fare l'amore con Nic?

A quell'ultimo pensiero, le guance del ragazzo diventano calde e un messaggio sul cellulare da parte di Nic lo riporta alla realtà.
"Tra dieci minuti sono da te"
Fortunatamente Nic ha la macchina e lo viene a prendere direttamente a casa sua.

Edward si allaccia le scarpe per poi alzarsi e preparare lo zainetto.
Si rialza e prima di uscire dalla camera, si guarda velocemente allo specchio.
Si fissa i capelli e se li tocca con la mano cercando di dar loro una forma.
Sbuffa e se li scombina.

<< Come si aggiustano 'sti capelli >>

Tenta di raccogliere i capelli in un codino alto ma alcune ciocche più corte gli ricadono sul collo.
Si guarda per qualche secondo poi decidere di sfilarsi l'elastico e andare in bagno.

Si ferma davanti al lavabo e prende uno dei prodotti per capelli posti sulla mensola davanti uno specchio.
Legge l'etichetta: "La mousse per capelli è un prodotto usato per acconciare i capelli per renderli più voluminosi e conferire un aspetto lucido."
Edward fissa ancora l'etichetta, indeciso se mettersi il prodotto o meno.
Continua a leggere per vedere cosa deve fare per applicare la schiuma.
Poggia la bomboletta vicino a lui e bagna i capelli con l'acqua per renderli umidi.
Riprende il prodotto scuotendo un po' e mette un po' di quella schiuma bianca sul palmo della mano, la distribuisce su tutte le ciocche con entrambe le mani e ci lavora con le dita cosicché i capelli si intridano completamente.
Attacca il phon alla presa e li asciuga leggermente.

<< Starà qua a momenti >> Pensa Edward guardando l'orologio dal cellulare.

Stacca la presa e si sistema velocemente i capelli lasciando una riga laterale, così che abbia più volume da una parte rispetto ad un'altra.
Prende di corsa una matita nera per tirare delle linee sottili sopra e sotto il perimetro dell' occhio, si mette i dilatatori neri sul lobo e i piercing. Per finire si spruzza il primo profumo che gli capita davanti.

Questa è la prima volta che Edward cerca di essere più attraente possibile per qualcuno in particolare, o almeno ci prova.

Esce dal bagno con il cellulare e lo fa cadere nello zainetto, lo chiude con la chiusura da lampo e se lo mette su una spalla.
Fa per avviarsi davanti la porta e la madre si avvicina a lui.

<< Stai benissimo Edward >> Sorride lei.

<< Grazie mamma >> Prende le chiavi dal comodino.

<< Chi è la fortunata? >>

A quella domanda, Edward si ferma nel girare la chiave nella serratura.

<< Nessuna, vado solo ad una festa >> Le risponde senza guardarla per poi continuare a girare la chiave.

<< Ah, ho capito! È il tuo look per fare colpo >>

Edward la guarda confuso per poi sorridere, si domanda se per lei curarsi così significasse solo per farlo al fine di farsi notare da un uomo, magari ha usato quella tattica con Ron.

<< Divertiti e stai attento >> Continua sua madre.

<< Sì, stai tranquilla >>

Apre la porta e nota che davanti a sé c'è Nicholas che aveva il dito a pochi centimetri dal campanello.
Edward spalanca gli notando quanto sia bello il ragazzo davanti a sé.
Nicholas si è vestito con una maglia nera con le maniche corte un po' strappate, con disegnata una gabbia toracica grigia, i pantaloni neri sono stretti sulle gambe da cui dalla cinta ricadono delle catenine argentate; poi degli stivali in pelle nera pieni zeppi di cinture.
Sui polsi porta dei braccialetti con dei disegni che seguono il tema della festa, sulla mano ha un ornamento a forma di mano scheletrica, mentre il collo è contornato da un collare nero con un anello al centro argentato.
Ovviamente i suoi soliti piercing sull'orecchio e il dilatatore a forma di croce non possono mancare, come anche la catenina che collega il piercing al labbro con quello sul lobo.
Smalto nero e gli occhi contornati dalle linee di trucco nero, infine i capelli sono un po' più spettinati ma gli danno l'aria di essere un ragazzo ribelle come piace a Edward.

<< Tu devi essere Nicholas, il ragazzo che abbiamo incontrato al bar >> Sorride lei guardando il ragazzo.

<< Sì >> Sorride il biondino, un sorriso angelico che sa fingere solo lui.

Edward è rimasto ancora imbambolato a guardarlo ma Nic lo riporta sulla Terra prendendogli il polso.

<< Glielo riporterò sano e salvo domani mattina >> La rasserena il biondino continuando a dimostrare un lato buono e amorevole.

<< Non ne ho dubbi >>

<< Non fate danni eh >> Dice il padre di Ed avvicinandosi alla porta.

<< No, non si preoccupi. Arrivederci e buona serata >> Li saluta Nic abbandonando lì la sua maschera da bravo ragazzo e porta Edward in macchina con lui.

<< Ehi Edward, pari aver visto un fantasma >> Esclama Nic ridendo e accende la macchina.

<< È che... sei davvero bello cazzo >> Confessa l'altro continuando a guardarlo.

<< Anche tu Ed, ti sei fatto ancora più attraente per me, lo terrò a mente >>

<< Non l'ho fatto per te >> Finge il corvino cercando di guardare altrove ma la tentazione di rimanere a fissare quel fantastico Nic è troppo forte.

Nicholas non gli risponde ma accenna un sorriso perché sa esattamente che l'altro si sta difendendo con una scusa.

<< Sai Ed, sembri un dannato angelo caduto. Truccandoti così hai accentuato la tua particolarità che mi fa impazzire >>

<< Gli occhi? Non sono così particolari, insomma non sono il primo ad averli di questo colore >>

<< Smettila di sminuirti sempre e comunque oltre al colore c'è una cosa che mi piace ancora di più dei tuoi occhi >>

Edward non sa cosa rispondere e lo guarda confuso.

<< Edward, i tuoi occhi sono malinconici. Mi piacciono per questo, sei un dannato malinconico >>

Non appena i loro sguardi si incontrano, le guance di Edward diventano improvvisamente calde.

<< Anche i tuoi mi piacciono tanto. Sono scuri, intensi... come se annegassi dentro quell'oscurità che nasconde dei segreti profondi. Non so descriverlo meglio di così, spiego di merda >>

<< Tranquillo, ho capito tanto >> Ridacchia quell'altro notando che Ed sta ancora pensando ad un modo per riformulare meglio il discorso.

<< Misteriosi! Ecco! >> Esclama il corvino voltandosi verso Nic e quel frangente di tempo viene rubato da un bacio.

Edward arrossisce di colpo e Nicholas torna a guardare dritto.
C'è un attimo di silenzio imbarazzante.
Edward guarda fuori la finestra, ci sono bambini travestiti da ogni tipo di costume a chiedere "Dolcetto o scherzetto?"
Le decorazioni di Halloween regnano dentro e fuori i negozi, le luci arancioni sono appese ai lampioni che illuminano ogni piccola via della città.

<< Tu hai mai indossato un costume di Halloween? >> Chiede il corvino continuando a guardare fuori.

<< Sì, mi vestivo da Jack lo squartatore >>

<< Inquietante... >>

<< Ahahahah! Ma no Edward, stavo scherzando >>

Nicholas comincia a ridere, il ragazzo ci è cascato ingenuamente e Ed, permaloso com'è, gonfia le guance d'aria e lo guarda male.

<< Comunque, mi vestito da mietitore. Portavo un vestito nero con un cappuccio, una maschera da teschio e una falce finta >> Confessa Nic poi gli porge la stessa domanda: << E tu? >>

<< Mi vestivo da fantasma, così potevo passare inosservato a prendere i dolcetti >>

<< Ahahah, che dolce >>

<< Ma dolce dove? >> Dice l'altro con un tono apatico, continuando a guardare fuori.

Il biondino poggia la mano tra le ciocche corvini del ragazzo facendolo arrossire.

<< Che hai fatto ai capelli? >> Gli domande Nic.

<< Niente... perché? Non ti piacciono? >> Chiede voltandosi verso di lui.

<< Scherzi? Sì che mi piacciono >>

Edward arrossisce nuovamente e l'altro sposta la mano sul ginocchio del ragazzo per poi accarezzarglielo fino quando non arrivano a casa.

I due entrano nell'appartamento di Nicholas e Edward si fionda immediatamente in camera mentre il biondino devia al bagno.
Nic apre lo sportello di un armadietto e prende la confezione delle pillole.
Improvvisamente si ferma e sente le voci nella sua testa che ridono, sempre più forte fino a strillare.
Nicholas fa cadere la confezione a terra senza che questa si aprisse, e spinge le mani nelle orecchie.

"Ahahahahahahahahahahahah..."

Nicholas spinge più forte le mani sulle orecchie credendo di attutire quel suono fastidioso emesso da quelle risate di ragazzini.

"AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH..."

Spalanca gli occhi lucidi e poi apre la bocca per urlare: << State zitti!! >>

"Lui non ti amerà mai"

"Tu sei un mostro"

"Lui ha paura di te"

<< State zitti! Non è vero! >> Alza la voce Nic.

"Tua madre ha ragione, doveva abortire"

"Tuo padre ti ha abbandonato perché non voleva crescere un piccolo mostriciattolo"

"Cosa succederà non appena saprà di quello che hai fatto durante il quarto anno delle superiori? Ai tuoi compagni"

"Sangue... sangue ... sangue "

"Farai del male anche a lui, come a tutti coloro che incontri"

<< Zitti! Zitti!!! >> Prende le forbici dal lavabo e le tira verso la porta dove vede una delle figure che ride svogliatamente.

<< Ahio! Nic ma che ti prende?! >> Domanda Edward confuso ricevendo le forbici addosso.

<< Che cazzo ti ridi eh?! >> Dice Nic con un tono aggressivo prendendo per la maglia Edward per sollevarlo da terra.

<< M-Ma chi?! Io non stavo ridendo! >> Edward cerca di liberarsi e lo guarda intimorito.

Nicholas continua a guardarlo con i suoi occhi sicurissimi, malvagi.

<< Sono io, Nic! Sono Edward! >> Balbetta il corvino notando l'altro prendere da terra le forbici appuntite.

<< Scusami Ed... >> Sospira Nicholas massaggiandosi le palpebre con una mano.

<< Tranquillo >> Sussurra Edward avvicinandosi a lui, togliendogli lentamente le forbici dalle mani per poi abbraccialo.

Il biondino lo stringe forte a sé, spingendo la mano nelle ciocche corvine del ragazzo per avvicinarselo di più.

<< Oddio... stavo per farti del male, non me lo sarei mai perdonato >> Dice Nicholas con le lacrime agli occhi.

<< Scusami Ed... >> Continua stringendolo ancora più a sé.

<< Nic, non è successo. Non pensarci, ok? Prenditi le tue pasticche e andiamo in camera >>

Nicholas fa come dice e i due ragazzi si prendono per mano per poi dirigersi in camera.
Il biondino comincia a ricordare a ciò che le voci gli hanno detto, sul giorno che sconvolse i suoi compagni di classe nella sua scuola, e pensa che Edward non dovrà mai venirlo a sapere.

 

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Vi sta piacendo questa storia? 
Fatemi sapere le vostre considerazioni con una recensione che
mi motivano a continuare gli episodi! :)

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Capitolo 17
*** Dolcetto o scherzetto? ***




DOLCETTO O SCHERZETTO?

 

La serata si sta svolgendo in camera di Nicholas.
La stanza è adornata di candele sparse un po' ovunque, anche sul davanzale della finestra; sul letto e sui comodini sono posizionate delle zucche in miniatura che hanno comprato insieme al negozio.
È tutto illuminato solo dalle lucine colorate sia arancioni che di un giallo molto caldo attaccate alla parete.
Sul lenzuolo c'è un portatile che procede con la visione di un film horror e vicino ad esso ci sono delle ciotole di plastica con dentro i dolcetti con le formine di una zucca, fantasmini e cappelli stregati, in un'altra ci sono le noci e le mandorle.

Edward è sdraiato a pancia in giù sul letto a guardare il film mentre mangia uno dei biscotti e Nic è sopra di lui con le mani nei mossi corvini del ragazzo ad accarezzarglieli dolcemente.

C'è un colpo di scena nel film in cui il protagonista del gruppo di ragazzi che hanno visitato una casa abbandonata muore improvvisamente.
Edward tira un urlo di paura dall'improvvisa morte del personaggio, ucciso in un modo brutale, da dietro; e lancia in aria il suo biscotto.
Nic lo prende al volo con la mano per poi metterlo in bocca.

<< Ohh era il mio biscotto >>

<< Non rompere, ci stanno gli altri >>

<< Era l'ultimo con la forma di zucca >> Si lamenta Edward cercando nella ciotola i biscotti a forma di zucca.

<< Cioè ma quindi questo è morto così? >> Chiede sempre lui tornando alla visione del film.

<< Già >> Gli risponde l'altro mangiandosi una castagna.

<< Ah ma è proprio finito il film >>

<< Eh >>

Il ragazzo corvino muove il cursore del mouse per chiudere l'icona della riproduzione ed estrae il DVD.

<< Mi è piaciuto >> Confessa.

<< Al prossimo Halloween lo scelgo io >>

Edward deglutisce preoccupato e i si siede sul letto mentre l'altro cerca di rendere più buia la stanza.
Nic si avvicina al ragazzo con una candela in mano e si siede davanti a lui.

<< È il momento delle leggende horror >> Sussurra Nicholas.

<< Non mi fai paura con quella candela >>

<< Ma con quello che ti sto per raccontare sicuramente si >>

Edward mette in bocca una castagna per consolarsi e darsi coraggio ad ascoltare attentamente Nic.

<< La leggenda metropolitana parla di una donna che si aggira di notte con una mascherina chirurgica sul viso. Se la giovane ragazza incontra qualcuno chiede loro "Pensi che io sia bella?" >>

<< Che succede se rispondo di sì? >> Chiede Ed.

<< Per prima cosa ti caccio di casa per avermi fatto ingelosire >> Scherza Nicholas ingelosito, cercando di essere serio.

<< Ahahah, daiii >>

<< Se, come dici tu, le dirai che la donna è bella, lei si toglierà la mascherina e te lo chiederà ancora. Il suo volto, però, è sfregiato e squarciato dalla bocca all'orecchio >> Racconta strusciando la punta dell'indice sul viso di Ed per tracciare il segno invisibile dello squarcio.

Edward ha un brivido e segue il movimento del dito di Nic con gli occhi.

<< Se si risponde di no, Kuchisake-onna, la donna, ti porterà nella casa dove abitava con il suo marito e squarcerà il volto della vittima come il suo con delle forbici >> Racconta imitando con le dita delle forbici che si aprono e chiudono.

<< E se si risponde dicendole che è bella? >> Domanda il corvino.

<< Seguirà la vittima fino a casa e la ucciderà sull'uscio della porta perché in giapponese viene detto Kirei simile a Kire ed è l'imperativo del verbo tagliare >>

Nic sorride e l'altro lo guarda con un brividino lungo la schiena.

<< Le bambole ti inquietano? >> Domanda Nic prendendogli poggiando la candela vicino a loro per poi tenere le mani di Edward.

<< Sì, molto >>

<< Allora ho un'altra leggenda per te. Una coppia di genitori comprò alla figlia una bambola alta 40 centimetri di cui si affezionó particolarmente. Purtroppo la bambina morì dopo un anno e i genitori pregarono per la sua morte con la bambola >>

Nicholas si avvicina pericolosamente a Edward che indietreggia lentamente con la schiena.

<< Passato qualche giorno, i capelli della bambola iniziano a crescere all'improvviso, come se lo spirito della bambina si fosse impossessato del giocattolo >> Sussurra Nic spostando una ciocca corvina del ragazzo dietro l'orecchio.

<< Chissà se funzionerà anche con te >>

<< Ma anche no >> Dice Ed arricciando il naso e l'altro si mette a ridere con una risata quasi inquietante per poi tornare a sedersi davanti a lui.

<< Ne vuoi sentire un'altra? >>

<< In realtà no >>

<< Perché? Hai paura? >>

<< No, affatto. Dai racconta! >>

<< Cambiato idea eh >> Fa un sorrisetto furbo Nic e l'altro guarda altrove arrossendo.

<< Questa è una leggenda filippina. Una coppia di innamorati si avventurano in un bosco vicino ad un villaggio. Sentono delle grida e si avvicinano al neonato che stava strillando vicino ad un albero >>

<< Dov'è la fregatura? >>

<< L'uomo prese in braccio il bambino e il pianto diventa un urlo demoniaco e la sua faccia viene sfigurata da un'altra espressione, è inquietante, demoniaca! >> Nic fa una gesto improvviso con le mani in avanti verso Edward che balza per lo spavento.

<< Ohi Nic!! >>

<< Ahahahah! >> Nicholas continua a ridere, ammette che vederlo così lo rendeva tenero.

Poi continua a raccontare...

<< Il bambino azzanna l'uomo e la donna chiede aiuto al prete del villaggio che le confessa che quei neonati sono Tiyanak, spettri di bambini che non sono battezzati, ora sono dei cannibali imbroglioni >>

<< Oddio santo... >> Deglutisce l'altro.

<< Tu sei battezzato Ed? >>

<< Purtroppo sì, i miei hanno deciso come sempre senza che io sapessi niente. Ero un neonato >>

<< Quindi non credi in Dio? >>

<< Non credo a nessuna divinità e dopo la propria morte non c'è un cazzo. Muori e basta, non c'è un luogo paradisiaco che ti attende, non c'è una seconda vita, secondo me entri in uno spazio vuoto, buio e isolato da cui non uscirai mai più ma tanto non sentirai niente e non saprai mai più un cazzo di quello che starà succedendo lì fuori >>

<< Anche io la penso come te. Secondo me la morte è qualcosa di inquietante anche perché non saprai mai come avverrà e quando. Scompari e basta >> Confessa Nic.

<< Io ci penso a volte ma senza che io lo voglia. Non so perché ma inizio a pensare a quando morirò e mi viene un'ansia terribile ma... cazzo non pensavo che questi pensieri fossero già nella mia testa alla mia età! >> Trema Edward con le lacrime agli occhi.

<< Ehi... tranquillo >> Nic lo abbraccia stringendolo forte a sé, così forte da poterlo rassicurare.

L'abuso delle sostanze stupefacenti stanno bruciando sempre più la mente di Edward, facendogli aumentare le paure, ansie e le paranoie giornaliere ed è consapevole che si sta avvicinando sempre di più al rischio di morire.

Ed abbraccia a sua volta Nicholas e sente la mano del ragazzo accarezzare le sue ciocche corvine.
Restano abbracciati per qualche altro secondo, in silenzio, sentendo solo il calore di entrambi.

<< Porto un po' di latte caldo, hai le mani freddissime >> Dice Nicholas alzandosi dal letto.

<< Tu resta qua >>

<< Lo sai che non mi muovo >> Dice Edward aspettando che l'amico torni da lui.

Ed tira su con il naso e si guarda intorno, quell'atmosfera tra di loro, a casa di Nic, con quelle luci arancioni e la camera piena degli addobbi comprati insieme, gli piaceva da matti.
Quella serata lo fa sentire vivo, proprio come al suo compleanno. Aveva la dimostrazione di non aver sprecato un altro giorno della sua vita, ma l'ha vissuto davvero.

Nic torna e si siede sul letto avvicinando a Edward la tazza con il latte caldo.

<< Grazie Nic >> Arrossisce il corvino per poi prendere il manico e bere a sorsi.

Sente già le sue mani scaldarsi e non sente più freddo sulla punta del naso grazie al fumo del latte sul viso.
Intanto che Nic sistema il portatile sul comodino e toglie qualche cosa dal letto, Edward finisce di bere.

Il biondino si avvicina a Ed e gli volge lo sguardo con un sorriso malizioso.
Nicholas fa stendere il ragazzo con il ventre verso l'alto e il corvino lo guarda confuso. Non appena fa per rialzarsi, Nic poggia la mano sul polsi del ragazzo posizionandoglieli sopra la testa.
Si guardano entrambi negli occhi e le guance di Edward cominciano a scaldarsi non appena Nic gli accarezza il viso con l'altra mano.

<< Dolcetto o scherzetto, Ed? >>

<< C-Che intendi? >>

<< Rispondi >> Sussurra Nicholas continuando ad accarezzargli il viso.

<< Umh... dolcetto >> Risponde l'altro.

Nic lo guarda sorridendo e prende in mano uno dei dolcetti a forma di fantasmino e glielo mette tra i denti.
Edward è ancora confuso e lo guarda con gli occhi lucidi dall'imbarazzo tenendo ancora metà biscotto in bocca.
Arrossisce di colpo non appena Nic prende la metà del dolce, scambiandosi un bacio.
Il biondino gli alza la maglia sopra il petto con entrambe le mani, lasciando libera la presa ai polsi che rimangono ancora sopra la sua testa.
Nic accarezza il ventre magro del ragazzo e ci struscia la lingua dal basso verso l'alto arrivando ai capezzoli del ragazzo.
Con le dita gioca con essi mentre con le labbra lascia dei baci e dei succhiotti lungo il petto di Edward fino ad arrivare al collo.
Ed cede al peccato della lussuria facendosi toccare liberamente dal biondino senza fuggire via.
Nic lascia dei morsi al collo del ragazzo che fanno eccitare il corvino a tal punto che apre le gambe inconsciamente.
Ed nota che Nicholas lo sta guardando con quegli occhi da dannato che lo mandano fuori di testa.
Il corvino circonda il collo del ragazzo con le braccia e con i denti prende l'anello del collare del biondino per avvicinarlo a sé.
Cominciano un gioco di baci continui.
La passione tra i due cresce e si scalda sempre di più, così Nic sfila la maglia ad Edward e fa per togliergli anche gli indumenti sotto la vita.
Ed fa lo stesso con il ragazzo e i due si ritrovano soli con il loro calore intimo, i loro corpi si scaldano al tocco delicato dell'altro.

Quella notte entrambi cedono nel fare l'amore ancora una volta.

 

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Capitolo 18
*** Astinenza ***



 

ASTINENZA

Il mattino seguente, Edward si sveglia in intimo e con il maglione marrone con delle zucche arancioni disegnate datogli da Nic dopo aver fatto l'amore.
Guarda il ragazzo che ancora dorme, sembra in apparenza un angelo.
Ripensa a ieri, a quella serata meravigliosa con quell'atmosfera indimenticabile che riscaldava i due.
Gli tornano alla mente i colori caldi attorno a loro, le luci arancioni che erano sparse per la camera e che ora sono spente.
Pensa ai baci speciali di Nic e all'amore a fine sera.
C'era poco da fare, tutte le volte che Nicholas era così vicino a lui, Ed non riusciva a dirgli di no e cedeva nuovamente a far venire Nic dentro il suo corpo, condividendo la stessa anima.
Le guance del corvino arrossiscono nel guardare quel bellissimo ragazzo.

Si alza dal letto e improvvisamente sente un tremolio attraversargli il corpo.
Esce dalla stanza ma non riesce a fare altri passi, sente dei forti bridivi che lo costringono ad accovacciarsi in corridoio con le mani che gli tremano velocemente mentre stringe fortemente le ciocche corvine.

Qualcosa non va...

Sente il cuore battergli all'impazzata, le pulsazioni del cuore spingono violentemente sul sul petto ripetutamente, velocemente.
Suda freddo, ha il respiro irregolare, crede che gli manchi l'ossigeno, cerca di respirare l'aria ma con tanta fatica.
I suoi occhi sono spalancati a guardare terrorizzato a terra, sono lucidi e le ciglia sono bagnate dalle lacrime che scorrono sul suo viso rigandogli le guance, arrivando sulla bocca.
Non riesce ad alzarsi, sembra essere nel panico.
Il suo corpo trema, sente un'adrenalina pazzesca nelle vene.
Singhiozza e strizza più le ciocche corvine nelle mani.
Vorrebbe chiamare Nic ma dalla sua bocca non riesce ad uscire niente, è troppo agitato e sente un nodo alla gola.
Ha i brividi ovunque.

<< N-... Nic- >> Il suo tono di voce è basso e balbetta.

Si rannicchia più a sé continuando a tremare.
Nicholas esce dalla stanza e lo guarda preoccupato per poi fiondarsi immediatamente da lui.
Si inginocchia davanti al ragazzo e poggia le mani sulle sue.

<< Ed! Che hai?! >> Chiede preoccupato il biondino guardandolo negli occhi.

L'altro non riesce a dire niente e continua a singhiozzare e tremare.

<< Devo chiamare qualcuno >> Fa per alzarsi per chiamare aiuto al cellulare ma Edward gli afferra la mano per farlo sedere davanti a lui.

<< Edward, come posso aiutarti? Mi stai facendo preoccupare! >>

Nicholas nota perfettamente il respiro irregolare del ragazzo e mettendo la mano sul suo petto può sentire perfettamente il suo cuore battere forte.

<< Tu sei in astinenza, è così? >> Chiede con un tono preoccupato e rassegnato, ecco quale è il problema.

Edward fa cenno di sì con la testa e Nic prende di corsa lo zaino del corvino.
Si siede nuovamente vicino a lui e tira fuori dalla chiusura da lampo una sostanza abbioccante, una siringa, un cucchiaio e l'accendino.

<< S-sai come... come si fa? >> Domanda Ed balbettando mentre sente le mani ancora tremargli.

<< Sì, mi facevo anche io >> Sospira Nic mentre discioglie in acqua la sostanza nel cucchiaio.

Edward lo guarda confuso dopo la confessione del ragazzo.

<< Quando pensi che la tua esistenza sia senza scopo allora cerchi di annullarti. Io non mi accettavo e gli altri non mi aiutavano, per sfogare questa frustrazione decisi di drogarmi >> Racconta Nic prendendo l'accendino da terra per poi usarlo per scaldare la sostanza disciolta.

<< Con il tempo, però, mi stavo rendendo conto di diventare sempre più simile a mia madre, ed era una cosa che non potevo sopportare, e non posso tutt'ora. In più gli attacchi dovuti alla mia psicosi aumentavano >> Continua Nic per poi poggiare l'ago sulla sostanza e la tira su con la siringa attraverso i denti.

<< Edward perché tu ti fai? C'è sicuramente un motivo che non hai detto a nessuno e io lo voglio sapere >>

Edward lo guarda poi volta lo sguardo altrove stringendosi il polso.

<< D-Durante la mia adolescenza... ho cambiato le mie amicizie... perché mi rendevo conto che... stavo cambiando e non ero più simile a loro >> Inizia a raccontare Edward cercando di sedersi meglio.

<< Rimasto da solo... ero in cerca di nuovi stimoli nella vita... >> Continua con un tono basso della voce.

<< Sentivo che la mia vita era priva di questi... troppo lineare... >> Sospira e si guarda le braccia che tremano un po'.

<< Ho fatto gruppo con... con le persone sbagliate che hanno capito subito le mia ansie... paranoie e... e paure e mi hanno detto che sapevano come... curarle >>

<< Curarle? Edward lo sanno tutti che le droghe aumentano le paranoie. Al massimo te le alleviano per un limite di tempo ma poi tornano peggio di prima, più forti >> Gli spiega Nic alzandogli la manica per poi fargli aprire e chiudere la mano affinché una vena del braccio si possa intravedere.

Avvicina la siringa al braccio e buca la vena con l'ago inserendolo lentamente dentro e spinge la sostanza all'interno del suo corpo.
Edward strizza gli occhi e sente la droga dentro di sé come se l'avessero punto cento spilli.
Nic estrae l'ago e lascia la siringa a terra per poi stringere a sé Ed.

<< Non voglio farlo una seconda volta, non voglio aiutarti a morire >> Dice il biondino stringendo più a sé il corvino.

<< Mi dispiace... >> Edward fa lo stesso avvicinando più a sé il ragazzo.

Nicholas lo prende in braccio e lo porta sul divano.

<< Io preparo la colazione, tu resta qui >>

Edward fa come dice aspettando seduto sul divano abbracciandosi le ginocchia.
Guarda tristemente verso il cuscino alla sua destra, non avrebbe mai voluto farsi vedere in quello stato da Nicholas.
Si stende su un fianco abbracciando e stringendo a sé quel cuscino bagnandolo di lacrime.

Passati dei minuti, Nic torna in sala con le tazze di cappuccino e le poggia sul tavolo.
Guarda Edward che si ritrova sdraiato sul divano con il cuscino sul ventre mentre guarda alto con le braccia davanti a sé.

<< Voglio toccare le stelle come al mio compleanno >>

Nic sospira e prende il vassoio con i dolci che erano rimasti ieri.

<< Vieni a fare colazione >> Gli dice Nic per poi sedersi sulla sedia.

Edward si alza dal divano prendendo il cuscino tra le braccia.
Cammina verso le sedie guardando in basso immaginandosi delle voragini sulle mattonelle e si muove come se le stesse schivando.
Edward si siede vicino a lui e lo guarda strano. Nic alza il sopracciglio con cenno interrogativo.

<< Ahahah! Ma ti sei fatto la tinta arcobaleno! >>

<< No, Ed. Ho sempre gli stessi capelli >> Dice l'altro mangiando un biscotto.

Edward ride sottovoce guardando verso l'alto poi poggia i gomiti sul tavolo e le mani sul viso per poi guardare basso.
Nic lo guarda con un sorrisetto furbo e beve il cappuccino.

<< E tu vorresti tingerli? >>

<< Ma ceeerto >> Dice biascicando ma Nic non ci crede minimamente ma vuole approfittare che il ragazzo sia fatto per fargli un dispetto.

<< Allora vieni >>

Il biondino si alza e l'altro lo segue.

<< Attento che sennò cadi nel burrone >> Esclama Ed spostando Nic nell'altra mattonella.

Entrambi entrano in bagno e Nicholas prende velocemente una sedia e ci fa sedere Edward davanti il lavabo.
Il corvino guarda attraverso lo specchio delle figure inesistenti che lo salutano.
Il ragazzo dagli occhi scurissimi si prende le sue solite capsule antipsicotici quotidiane e poi si mette all'opera maneggiando i capelli del ragazzo corvino.

Nic comincia a pensare...

Se dovesse succedere di nuovo? Se Edward torna ad essere in astinenza?
Dovrà comportarsi come oggi?
Dovrà aiutarlo a morire?
Se invece si rifiuta di farlo e l'altro lo prega di farlo?
Se invece si arrabbiasse con lui?
Come si può fare affinché non arrivi a questa situazione?

 

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Capitolo 19
*** Il primo tatuaggio ***





IL PRIMO TATUAGGIO

Passano dei minuti e Edward si sveglia ritrovandosi accasciato sul divano.

<< Mi ero addormentato... >> Biascica per poi massaggiarsi il viso.

<< Devo sciacquarmi la faccia sennò non riesco a svegliarmi >> Dice tra sé e sé alzandosi dal divano per poi recarsi in bagno.

Si ferma davanti il lavabo e si sciacqua il viso ma non appena torna su con lo sguardo verso lo specchio nota che le due ciocche davanti che gli ricadono sulla fronte sono colorate di argento.

<< Ma che cazz... sono ancora sotto l'effetto della droga? >> Si domanda toccandosi le due ciocche.

<< No, te l'ho fatto per dispetto >> Dice Nic con la schiena al muro e le braccia incrociate che lo guarda con un sorrisetto maligno.

Edward lo guarda dall'immagine riflessa sullo specchio per poi voltarsi verso di lui.

<< Ringrazia che non te li ho colorati tutti così, ma adoro il tuo corvino e non potevo togliertelo tutto >> Continua Nicholas per poi avvicinarsi pericolosamente a lui.

Edward tenta di indietreggiare ma non può farlo oltre e poggia le mani sul lavabo.
Il biondino gli manda una ciocca dietro l'orecchio e lo guarda malizioso.

<< Ho fatto proprio un bel lavoro >> Poggia le mani sul viso di Edward e le guance del corvino arrossiscono.

Entrambi chiudono gli occhi e si scambiano un bacio.
Ed guarda basso voltandosi verso destra.
Prova un palese sentimento per Nic ma ancora non vuole riconoscerlo continuando ad essere confuso su quello che prova.

<< Dovrai accettarlo prima o poi Ed, anche ieri ti sei arreso a quello che provi per me. Abbiamo anche fatto l'amore, per la seconda volta >> Dice Nic con un tono basso voltandogli lo sguardo verso di lui.

<< Che cosa ti frena, Ed? >>

<< Io... non lo so >>

Nic sospira e si avvicina alla porta del bagno.

<< Ti do i tuoi vestiti, così usciamo >> Dice Nic per poi recarsi in camera.

Edward si massaggia la fronte ripensando a ciò che gli ha detto Nic riguardi i sentimenti che provano entrambi.
Perché non riesce a convincersi che c'è qualcosa di più oltre che il solo piacersi?

Forse perché è la sua prima relazione con un ragazzo?
Crede che si stia svolgendo tutto troppo velocemente?
Forse perché sente che gli sta nascondendo qualcosa?
Perché non vuole che la loro relazione sia per sempre segreta ai suoi genitori?

Probabilmente per tutti e quattro i motivi ma teme che se non riuscirà a decidersi in fretta, Nic cercherà qualcun altro e si perderà definitivamente quel rapporto speciale tra entrambi e gli dedicherà sicuramente molto meno tempo.

Nic torna e poggia i vestiti piegati di Ed sulla lavatrice.

<< Decidi, bagno insieme o no? >>

Edward lo guarda negli occhi per poi voltarsi verso la vasca dove l'ultima volta avevano fatto la doccia insieme, ed erano così vicini da sentire il calore dell'altro.
Ma la situazione ora è diversa dalla scorsa, che fare?
Se decidesse di farlo separatamente, Nic crederà che Edward lo stia prendendo in giro e che forse lo voglia solo per fare l'amore.
D'altro canto si sentirà ancora più imbarazzo facendosi vedere nuovamente nudo da lui e con il corpo colmo dei succhiotti del biondino che gli aveva procurato la scorsa sera.

<< Non vuoi, ho capito >> Dice Nic staccando la schiena dal muro e si avvicina a lui.

<< No, aspetta io non ho detto niente >>

<< Proprio per questo, se ci pensi troppo vuol dire che non te la senti >>

I due si guardano negli occhi ed Edward gli prende le mani arrossendo sulle guance.

<< N-no, io lo voglio invece >>

<< Sei sincero? Non voglio costringerti >>

<< Sì, sono sincero >>

Nicholas porta le mani sulla vita del ragazzo di fronte a lui e gli accarezza i fianchi.

<< Non puoi tornare indietro >> Dice il biondino guardandolo con un sorrisetto che fa arrossire immediatamente l'altro.

Nic sfila il maglione al corvino e l'altro fa lo stesso per poi togliersi l'intimo.
Ed si siede nella vasca coperta d'acqua e l'altro lo imita. Nic gattona verso Edward per poi sedersi su di lui e poggiare le mani sulle spalle del ragazzo.
Si scambiano alcuni baci e le mani di Nicholas si spostano prima sul petto del corvino per poi salire sui capelli immergendo le dita nelle sue ciocche mosse.

Ci mettono un po' prima di farsi il bagno ma poi finalmente riescono ad uscire da casa con i loro vestiti ma sono ancora un po' spettinati da quando sono usciti dalla vasca.

Edward cammina fumandosi una sigaretta e l'altro mette le mani nelle tasche guardando poi verso il cielo che si sta annuvolando coprendo i pochi frammenti di luce.
Il corvino espira il fumo dalla bocca e si volta verso Nic che mette la mano avanti rivolta verso l'alto.

<< Sta piovendo o lo sento solo io? >> Afferma il biondino sentendo delle gocce cadere sul palmo della mano.

Edward si porta la sigaretta alla bocca e mette l'altra mano davanti a sé.

<< Lo sento anche io >> Espira il fumo prendendo la sigaretta tra le dita per allontanarla dalle labbra.

<< Che vogliamo fare? >>

<< Andiamo al parco, quello grande, e corriamo >>

<< Con questa pioggia? Sta già aumentando >>

<< Hai paura di un raffreddore? >> Chiede Nic guardandolo con uno sguardo strafottente.

<< No, andiamo >> Dice l'altro con i capelli già fradici.

I due corrono sotto la pioggia che li bagna dalla testa ai piedi, le loro espressioni sono sorridenti, si sentono liberi.
Entrambi urlano delle grida liberatorie, chiamando il nome dell'altro, si divertono mentre continuano a correre e ogni tanto si scambiano degli sguardi divertiti.

Arrivano al parco correndo.
Sono continuamente bagnati dalla pioggia, si mettono in piedi sulle altalene cercando di non scivolare non appena iniziano a dondolare avanti e indietro facendo ballare le ciocche dei capelli.

<< Yuuu-uuuh ahahah! >>

Non smettono di divertirsi, Edward si sente libero da tutti i pensieri, in quel momento ci sono solo lui e Nic vicino a lui.
Si prendono la mano incrociando le dita continuando a dondolare in piedi sull'altalena.
Edward si distrae a guardare le loro mani e finisce per scivolare dal sedile cascando indietro a terra.

<< Ed? Stai bene?? >> Chiede Nic scendendo dall'altalena per poi accovacciarsi vicino a lui.

<< Sì, sì >> Dice il corvino per poi sedersi, massaggiandosi il sedere.

<< Oggi non fai altro che cadere eh? È la terza volta che cadi, prima correndo >>

<< Ohh, non prendermi in giro >>

<< Sei il solito permaloso >> Ride Nic per poi arruffargli i capelli e si alza porgendo la mano verso il ragazzo per poterlo aiutare.

Edward arrossisce e si alza da terra prendendo la mano del biondino.

Fanno una pausa al supermercato.
Nic infila una moneta nel manico di un carrello e lo allontana dagli altri.

<< Devi fare la spesa? >> Chiede Ed.

<< No, avanti sali >>

Edward sale nel carrello grande e ci si siede.
I due si divertono nuovamente come bambini e Nic corre per tutti i corridoi del supermercato trascinando il carrello davanti a sé e Edward agita le braccia e ride con l'altro.

Passano davanti alla sezione dei biscotti e il corvino fissa le confezioni.

<< Aspetta Nic! Ne prendo una >> Dice il corvino per poi stendere il braccio per prenderne una confezione.

<< Questi sono buonissimi e nel supermercato dove vado io non li mettono più >> Continua fissando il disegno del biscotto nella copertina.

<< Domani ci puoi fare colazione >>

<< Sì >>

I due poggiano il carrello e fanno la fila alla cassa.
Nella fila di fianco c'è Oliver e sta per avvicinarsi a loro per salutare Edward ma non appena vede Nic girarsi verso di lui, si pietrifica.
Rimane fermo con lo sguardo terrorizzato come se quegli occhi scurissimi di Nicholas li avesse già visti.
Sa benissimo chi è quel ragazzo e indietreggia cercando di nascondersi.

<< Che guardi? >> Chiede Ed voltandosi verso Nic.

<< Niente >> Sorride l'altro.

Edward si gira verso l'altra fila ma Oliver è già andato via.

I ragazzi tornano a casa di Nicholas ed Edward si siede sul letto.

<< Nic posso chiederti una cosa? >> Domanda Ed con un tono basso della voce.

<< Quello che vuoi >> Dice l'altro sedendosi vicino a lui.

<< Ci stavo pensando da stamattina in realtà e mi imbarazzo un po' a dirtelo >>

Nic lo guarda aspettando con ansia quello che il corvino vuole chiedergli anche se probabilmente sa che non sarà mai una proposta per mettersi insieme.

<< Tranquillo Ed >> Fa le spallucce.

<< La sera del mio compleanno e quella di ieri sono state delle giornate davvero speciali per me, non le dimenticherò mai. Mi hai fatto sentire... vivo >> Lo guarda arrossendo.

<< E... volevo che questi ricordi rimanessero sia dentro che fuori di me >> Si massaggia il braccio in imbarazzo abbassando lo sguardo.

<< Mi puoi tatuare qualcosa che in qualche modo rimanda a queste due serate? >>

Edward alza nuovamente lo sguardo verso di lui e Nic sorride per poi accarezzargli la mani.

<< Ma sì, certo Ed. Avrò l'onore di farti il tuo primo tatuaggio >>

Nic fa sedere Edward su una sedia facendogli poggiare il petto sullo schienale ed Ed si toglie la maglia.
Il biondino torna dal bagno con due guanti bianchi e si avvicina al ragazzo con una confezione di ovatta.
Inzuppa un batuffolo di ovatta con alcol denaturato e lo strofina piano sulla scapola del corvino.
Nic accende la macchinetta e prende in mano la pistola per far sì che l'ago si muova, con l'altra mano poggiata sulla scapola destra del ragazzo, distende la pelle con le dita.

<< Non essere teso Ed, non ti farà male, anzi è un dolore quasi piacevole >>

<< Non sono teso affatto >> Mente l'altro cercando di rilassarsi e Nic si lascia sfuggire un sorriso.

Il biondino fa si che l'ago entri in profondità di qualche millimetro nella pelle del ragazzo e comincia a disegnare la costellazione del cancro, il segno zodiacale di Nic aggiungendo delle stelle e la luna quasi piena, come lo era quella sera.

Ed avverte una sensazione come se la sua pelle fosse grattata con la parte non seghettata di un coltello che spinge un po' sulla sua pelle.

La zona diventa un po' arrossata e il ragazzo dagli occhi tinti di oscurità pulisce il tatuaggio appena finito.

<< Come ti senti Ed? >>

<< Bene >>

<< Ora ti faccio l'altro >> Dice Nic cambiando l'inchiostro e l'altro annuisce.

Il biondino si alza e lo scruta per cercare un altro punto del corpo dove fargli il secondo tatuaggio.
Si siede vicino a lui e prende tra le mani l'avambraccio destro che non riporta lividi delle siringhe di Ed.
Pulisce la zona interessata con un secondo batuffolo di ovatta e inizia a fargli il secondo piccolo tatuaggio quanto quattro dita.
Stavolta realizza il corpo di un cigno e lo colora di nero mentre al posto della faccia ci tra una testa di zucca arancione con dei triangoli come occhi.
Finito anche questo porta Ed al bagno con lui per fargli vedere allo specchio anche il primo tatuaggio dietro la schiena.

<< Ma che figata! >> Esclama Edward continuando a guardare prima uno e poi l'altro continuamente.

<< Ti ho tatuato le stelle perché al tuo compleanno non facevi che guardarle di continuo e ho aggiunto la costellazione del mio segno zodiacale, cioè il cancro, e la luna. Per la serata Halloween ho fatto il cigno nero, che saresti tu e la zucca in testa perché sei uno zuccone >>

<< Ma come zuccone! Credevo fosse la zucca di Halloween! >>

<< Ahahah! Ma sì, ti sto prendendo in giro >> Ride Nic per poi arruffargli i capelli.

<< Grazie Nic >> Arrossisce Edward per poi guardarlo.

<< Figurati >> Fa le spallucce e poi gli alza il viso tramite le dita sul mento.

<< Pagami con due baci >> Lo guarda con un sorrisetto furbo.

<< E-Eh?! >> Edward diventa bordeaux.

<< Sto aspettando Ed >> Sorride l'altro.

<< Non vale! Dovevi dirmelo prima! >>

<< Non ti faccio uscire da qua se non me li dai >> Dice Nic per poi poggiare la schiena alla porta del bagno e incrocia le braccia.

<< Non puoi farmi uno sconto? >>

<< Un bacio >>

Edward sospira rassegnato e si gratta la nuca in imbarazzo.

<< Me lo sarei dovuto aspettare >> Pensa tra sé e sé e si avvicina a lui.

Poggia le mani sulle braccia di Nic e chiude gli occhi baciandogli le labbra dolcemente.

<< Ecco... ho fatto >> Sussurra in imbarazzo e l'altro lo guarda sorridendo.

Prima di farlo uscire, Nic mette una pellicola trasparente per coprire i tatuaggi.

<< Quando arrivi a casa puoi metterci questa >> Gli dice il biondino per poi dargli una crema per tatuaggi.

<< Ah, grazie... >> Arrossisce Ed per poi prendere il barattolo della crema.

Edward torna in camera per mettersi la maglia e sistemarsi lo zainetto mettendoci dentro la confezione dei biscotti.
Nic lo aspetta vicino alla porta dell'atrio e si poggia con la schiena al muro.
Ed si avvicina a lui con lo zainetto sulla spalla sinistra.

<< Grazie per... tutto quanto, davvero >> Dice il corvino con un tono basso della voce per l'imbarazzo.

<< Lo faccio solo per te Ed. Ah piuttosto domani sera non ci sono, devo andare dalla mia psichiatra >>

<< Ah, ok. Forse passo di mattina allora >>

<< Vediamoci al bar >>

<< Va bene >> Sorride dolcemente Ed guardando quel ragazzo dagli occhi sicurissimi.

<< Grazie del bacio >> Dice Nic con un sorrisetto malizioso che fa uscire di corsa Edward per evitare di farsi vedere con il viso colorato di bordeaux.

<< Ma guarda questo >>

Oliver lo guarda non appena Ed esce dall'appartamento di Nicholas...

 

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Capitolo 20
*** Cicatrice ***




CICATRICE

 

Le ansie, le paranoie e le paure sono delle sensazioni che possono apparire all'improvviso, martellano nella tua mente quel chiodo fisso rappresentato dai pensieri superficiali della vita quotidiana che possono provocare terribili mal di testa e nausea.
Dalle piccole cose nasce la tempesta.
I pensieri futili possono accendere improvvisamente una miccia di angoscia che al termine di aver bruciato il filo fino alla fine si entra in uno stato di tristezza, panico e terrore.
Si manifesta all'improvviso, nessuno chiede il permesso di entrare nella sua mente, la paura irrompe come il vento che sbatte sulle finestre ed è talmente forte da spalancarle.
Un turbine di pensieri che ti fanno riflettere sul continuare a vivere la vita calpestata di ansie o di superarle attraverso dei percorsi impegnativi fatti di consigli e costanza.
È quello che succede nella testa di Edward in quel momento, un attimo prima non pensa a nulla se non alla pioggia, sembra tranquillo e un attimo dopo pare terrorizzato ma senza darlo vedere a gli altri.
Pensando a quel futuro invadente, Edward non sa cosa farà dopo il liceo né in che campo lavorerà. Non riesce più a sognare da quando ha iniziato a conoscere la vera e dura realtà che lo circonda.
Quando era piccolo era interessato a diversi lavori creativi, come l'artista, il musicista, l'attore, ma ora non gliene importa più.
Concentra tutto nella sua mente, opprimendola.

È mattino presto, fa freddo e il ragazzo non si è coperto molto, non ha rispetto per il proprio corpo che trema dal vento ghiacciato e dalla pioggia fitta che cade violentemente su di lui bagnandogli i capelli.
Si morde il labbro tirandosi la pelle e si lascia una ferita da cui comincia a scendere il sangue.
Quel sapore orribile entra nella bocca del ragazzo che assume un'espressione disgustata attraverso una smorfia.
Porta le mani sulle braccia fine e se le accarezza dall'alto in basso e viceversa, sono gelate.
Si ferma sulla prima panchina che trova e ci si siede piegando in avanti la schiena.
Poggia le mani sullo stomaco e stringe il tessuto della maglia tra le dita.
In quel momento sente come se le sue ansie si manifestano attraverso un panno all'interno della sua pancia che viene strizzato fortemente.
Nella sua testa c'è solo confusione e aspetta che quella pioggia lo possa confortare.
In quel momento ha bisogno che qualcuno a cui tiene lo scaldi stringendolo forte tra le sue braccia e rassicurarlo dicendogli che va tutto bene e che troveranno una soluzione insieme senza imporgliela.

Quella mattina doveva incontrarsi con Nicholas al bar per fare colazione insieme, ma qualcosa è andato storto.
Gli arriva un messaggio del ragazzo in cui gli scrive che non può venire più a causa di un impegno.
Edward porta il cellulare nella tasca e guarda verso l'alto mentre le gocce di pioggia gli rigano il viso.
Si tira su il cappuccio e si sdraia sulla panchina per poi rannicchiarsi.
Chiude gli occhi e poggia le mani sulle orecchie non appena sente un tuono nelle vicinanze.
Non c'è nessuno lì, così crede, ma non appena apre gli occhi, nota una figura sfocata avvicinarsi a lui.

<< Nic? >> Sussurra confuso cercando di sedersi ma l'individuo di fronte a lui afferra il tessuto della giacca e lo butta a terra.

Edward spalanca gli occhi riconoscendo Jacob con in mano una mazza da baseball.

<< Finalmente ho trovato la cimice >> Dice il ragazzo più muscoloso guardandolo dall'alto.

<< Non ho fatto la spia! Te lo giuro! >> Esclama Ed indietreggiando a terra.

<< Tu sei scappato e guarda caso il giorno dopo sono arrivati a controllarmi le tasche! >>

<< Posso giurarti che non ho detto niente a nessun- >> Edward non finisce la frase che si prende un calcio da Jacob dritto sullo stomaco.

<< E io ti giuro che prima o poi ti faccio fuori >>

Jacob si inginocchia e lo prende dal colletto per poi dargli dei cazzotti sul viso.
Edward riesce a spingerlo e tenta di rialzarsi ma come ci prova, l'altro gli fa lo sgambetto e il corvino si ritrova sdraiato a pancia in giù sul suolo bagnato.
Jacob si avvicina dietro di lui e gli afferra violentemente delle ciocche di capelli e tira indietro la testa del ragazzo.
Ed cerca di liberarsi dalla presa ma non riesce a togliere quelle mani dai suoi capelli.

<< Ti prego smettila! Non sono una spia! >>

<< Supplica quanto ti pare, io non ti credo. Se provi ancora a fare la spia su di me e il Crag giuro che ti faccio fuori per davvero >> Gli dice Jacob con un tono serio facendolo stare ancora a terra e chiude la mano in un pugno.

<< E se ti togliessi la cosa più preziosa che hai? >>

Edward ha il respiro affannoso e tenta di guardarlo di sbieco.
<< C-che cosa? >>

<< La libertà >> Afferma per poi prendere da terra qualcosa che Ed non è riuscito a vedere e non appena vede l'ombra di quell'oggetto sempre più vicino alle sue gambe, riesce immediatamente a schivare l'attacco.

<< Ma tu sei matto! >> Esclama il corvino alzandosi da terra e nota che Jacob ha nuovamente in mano la mazza da baseball.

Non appena vede che il ragazzo gli vuole venire addosso, corre più in fretta che può ma viene raggiunto poco dopo...
Quei minuti con Jacob sembrano non passare mai...

Quando Edward torna a casa, cammina lentamente strusciando la mano sul muro e tossisce.
Sa che non c'è nessuno a casa, i suoi genitori sono a lavoro.
Gli fa male ovunque, ha i capelli fradici e tutti spettinati, porta lividi violacei di diverse dimensioni per tutto il corpo, e sia dal naso che dal labbro continua ad uscire il sangue scarlatto.
Edward si poggia alla parete e si lascia cadere lentamente strusciando la schiena al muro.
Sente ancora l'adrenalina che gli fa tremare tutto il corpo.
Si guarda le nocche insanguinate delle mani e deglutisce quel nodo di la saliva in gola.
Seduto a terra, si rannicchia e si stringe le gambe a sé cominciando a singhiozzare nascondendo il viso nelle ginocchia.

Sente suonare il campanello della porta vicino a lui e Edward si gira verso di essa confuso.

<< Chi cazzo è? >> Sussurra, ha il respiro irregolare e tenta di alzarsi.

Spera che non siano i suoi genitori, forse sua madre o suo padre avevano lasciato qualcosa a casa.
Edward apre piano la porta e guarda fuori.

<< Oliver? >>

<< Amico che hai fatto in faccia? >>

<< Niente, che vuoi? >> Chiede Ed guardando l'amico.

<< In realtà volevo parlarti >> Afferma l'altro.

Edward lo fa entrare in casa.

<< Puoi metterti in sala, io torno tra un attimo >> Dice Ed poggiandosi un fazzoletto sul naso.

<< Vuoi che ti aiuti? >> Chiede Oliver preoccupato.

<< No, tranquillo >>

Edward scappa in bagno per darsi una sistemata e Oliver si siede sul divano in sala da pranzo.

Il corvino si sciacqua il viso togliendo il sangue ma quei lividi violacei restano lì immobili.
Sente vibrare il cellulare, è Nic.

"mi dispiace di non essere venuto stamattina"

Edward legge il messaggio e poi pigia i tasti della tastiera del cellulare.

"Non importa, ognuno ha i suoi impegni"

"Tutto ok?"

Edward fissa quel messaggio.

"No... ho bisogno di te, ho combinato un casino" sta per inviare il messaggio ma Oliver lo chiama dalla sala.

<< Edward sei vivo?? >>

<< Sì! >> Esclama per poi cancellare le parole del messaggio.

"Sì, non sono più uscito. Piove troppo" Scritto così, Edward si cambia i vestiti fradici.
Si reca in sala con due bottiglie di birra.
Edward si siede vicino a lui e gli passa la bottiglia.

<< Perché sei venuto qui? >> Gli domanda Edward bevendo un sorso.

<< Dimmi la verità Edward, è stato il ragazzo con cui sei uscito ieri che ti ha fatto questo? >> Gli chiede Oliver indicandogli il viso.

Ed aggrotta la fronte guardandolo confuso.

<< No. Tu conosci Nic? >> Domanda incuriosito.

<< Ehm... sì. Edward tu devi chiudere i rapporti con lui immediatamente >>

<< Che cosa? E perché? >>

<< È un pazzo, potrebbe farti del male seriamente! Quello non si controlla >>

Il corvino poggia la bottiglia sul tavolino e prende la confezione di sigarette.

<< Non mi farà del male >>

<< Lo credi tu! Possibile che non è mai successo che ti volesse attaccare per farti del male? >>

Edward pensa alla sera di Halloween, poco prima di vedere il film, Nic delirava con delle forbici in mano intento a colpire Ed pensando che stesse ridendo di lui.

<< No >> Mente lui per poi continuare dicendo: << A te ha fatto del male? >>

<< Sì... quel ragazzo è pericoloso >>

Oliver si alza la maglia per fargli vedere una cicatrice lunga per tutto il fianco procurata sicuramente con un taglio profondo.
Edward fissa quella cicatrice completamente confuso e impaurito.

<< No... non lo farebbe mai, mi stai mentendo >> Esclama Edward alzandosi dal divano per poi guardarlo dall'alto.

<< È la verità! Posso raccontarti tutto >>

C'è un attimo di silenzio e Oliver fa cenno al ragazzo di sedersi nuovamente e lui fa come dice.

<< Io e Nicholas eravamo compagni di scuola qualche anno fa. Frequentavamo il quarto superiore... >>

A quella affermazione, gli occhi verdi di Edward si fanno più grandi, sorpresi e fissa l'amico che sta per raccontare cosa è successo quel giorno in cui si procurò quella cicatrice.

 

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Capitolo 21
*** Lonely ***


LONELY

Flashback... Tre anni prima

La sveglia di Nicholas continua a suonare ininterrottamente.
Smells Like Teen Spirit, la canzone dei Nirvana inonda quella stanza buia con ancora le serrande abbassate.
L'urlo ribelle della rabbia che si mischia al lamento dell'angoscia.

"The finest day I've ever had was when tomorrow never came"

"Il giorno migliore che abbia mai avuto è stato quando il domani non è arrivato", è la frase della canzone che Nic tiene scritta sulla parete vicino a suo letto con le lenzuola sgualcite.

Nicholas è ancora sdraiato con la faccia poggiata lateralmente sul cuscino e i suoi capelli sono completamente biondi e spettinati.

Quell'attimo di pace viene interrotto dal gesto violento della madre nell'aprire la porta della sua stanza.

<< Spegni quella dannata sveglia e preparati per la scuola! >> Alza la voce per poi buttare a terra la sveglia del ragazzo e la canzone si interrompe bruscamente.

<< Perché devi sempre distruggere le mie cose? >> Domanda Nic con un tono irritato alzandosi dal letto.

<< Ci pensi da solo a distruggere tutto! >> Esclama Courtney, sua madre, mentre alza le serrande della camera.

<< Quando torni da scuola voglio che pulisci questo porcile! Mi fai sembrare una poveraccia! Che diranno gli altri se li invitiamo a casa?? >>

<< Tanto non verrà nessuno, non hai amici >> Ribatte l'adolescente ruotando gli occhi.

<< Cosa hai detto? >> Domanda lei avvicinandosi a lui.

<< Nessuno vuole entrare in contatto con dei pazzi >> Dice Nic alzando il viso verso di lei e sua madre apre la mano per poi dargli uno schiaffo sulla guancia.

<< Tu sei il pazzo! Non io! Fila in bagno a prepararti! >> Urla lei prendendo a correre verso la sala.

Nic sospira e si gratta la nuca.

<< Un altro giorno di merda >> Sussurra il ragazzo sedendosi sul letto per poi prendere da terra la sveglia.

Clicca un tasto ma pare essersi rotta definitivamente, ha perso il conto di quante volte sua madre gliel'abbia sbattuta a terra.

Una cosa positiva c'è, l'estate è finita e finalmente è arrivato l'autunno.
Nicholas odia l'estate, le persone, il caldo, i colori sgargianti, e soprattutto la casa degli zii.
Ogni estate sua madre lo porta dagli zii che fanno di tutto pur di farlo sentire in ridicolo.
Lo considerano un figlio del demonio e pregano Dio affinché un giorno il diavolo possa uscire dal suo corpo.

Si alza e prende dall'armadio dei vestiti da portarsi al bagno.
Esce dalla stanza ma si ferma in corridoio non appena vede sua madre guardarlo con la sua tazza in mano.

<< Te la scordi la colazione! >> Grida piena di rabbia lanciando violentemente la tazza del ragazzo a terra che si spacca in tanti piccoli pezzi.

<< Tanto non avevo sete >> Dice Nic guardando il pavimento sporco di cocci e cappuccino.

<< Vieni qui! Aiutami! >> Urla la donna per poi inginocchiarsi a raccogliere i cocci.

Nic si avvicina e si china anche lui per aiutarla.
Si ferisce il dito con un coccio appuntito e Courtney rotea gli occhi.

<< Mamma mia sei un incapace >> Esclama dando una sberla alla mano del ragazzo come per dirgli di lasciare perdere.

<< Mi fai sentire un coglione così! >> Parla lui alzando il tono della voce sentendosi un nodo in gola e si alza da terra.

<< Pare che ho dei problemi! >>

<< Peccato che sia così! Tu non sei normale >> Dice sua madre con un tono secco senza nemmeno guardarlo.

Il biondino entra in bagno di corsa con un cambio di vestiti.
Si morde violentemente la pelle sul dorso della mano lasciandosi i segni dei denti.
Non sopporta la sensazione di sentirsi incapace.
Si sciacqua il viso e non appena alza lo sguardo verso lo specchio nota la guancia diventata rossa a seguito dello schiaffo di sua madre.
Lui la odia, la donna finge di prendersi cura di lui ma in realtà non lo ha mai aiutato né gli vuole bene.
Continua a sentire le sue urla.

<< Guarda che mi hai fatto combinare! Ora è tutto sporco! Vieni qui a pulire!! >> Courtney tira i pugni alla porta del bagno ma Nic non le risponde.

Nic sospira rassegnato e si sfila i vestiti.
Il suo corpo è magro perché si rifiuta di mangiare quasi tutti i pasti di sua madre, ammette che la donna non è brava in cucina, ma guai a dirglielo.
In realtà non mangia anche perché non vuole che diventi come vorrebbe sua madre.
Courtney lo ingozzava sin da piccolo perché voleva che suo figlio diventasse forte e maturo, l'immagine perfetta di un figlio perfetto come avrebbe sempre voluto, ma Nic non voleva darle questa soddisfazione.

Le urla di sua madre riecheggiano nella sua testa mentre sente altre voci parlare con lui ripetendogli che oggi doveva rendere diversa la sua giornata.

Doveva succedere qualcosa.
Tutto poteva accadere, una reazione inaspettata che poteva cambiargli la vita.

Finisce di farsi la doccia e si infila il cambio di vestiti che si era portato dalla camera.
Una maglia a strisce grigia e nera a maniche corte che con dei gancetti vengono attaccate delle maniche lunghe.
Indossa i pantaloni neri con delle catenine, poi degli stivaletti ed infine il piercing al labbro collegato dal dilatatore a forma di croce.

<< Dovevo abortire! >> Sua madre non fa che ripeterlo in continuazione.

Nicholas è stanco di tutto questo, per come veniva trattato da sua madre e dagli altri, si domanda perché Courtney non abbia abortito per davvero o perché non lo abbia ucciso da piccolo.
Si sarebbe risparmiato tante sofferenze.

Il ragazzo prende la lama del suo taglierino e inizia ad incidersi sul polso dei tagli orizzontali.
Il dolore fisico riesce ad attutire quello mentale per qualche secondo.
Si accarezza con il dito quei tagli da cui inizia a fuoriuscire il sangue.
Riprende quella lama e decidere di incidersi una piccola scritta: "Lonely"
Il ragazzo sospira e ci poggia sopra una fazzoletto che lega con un elastica al polso.

Uscito di lì torna in camera, toglie uno dei cassetti dall'armadio dove c'è nascosta una piccola sacchetta con dentro la cocaina.
L'aspira attraverso la narice tappandosi l'altra con l'indice.
I suoi occhi diventano lucidi e inizia e vedere doppio.

Sa che non può uscire dal suo inferno, vive tra le fiamme prodotte dall'ira di sua madre e dal suo casino interiore, quella confusione di pensieri rabbiosi che si mescolano in un groviglio intrecciato di altri pensieri negativi.
Nic è intrappolato nella sua testa, vorrebbe che qualcuno lo aiutasse ad uscire ma nessuno vuole avvicinarsi a lui.
Non vogliono che vengano considerati degli sfigati ad uscire con qualcuno che parla da solo o che vede figure inesistenti.
Nicholas ha tentato tante volte di trattenersi, a tenere dentro quello che sentiva ma ora non riesce più a controllarsi e continua a dirsi di fregarsene se qualcuno conoscerà il suo lato peggiore e oscuro.

Nic non riesce a fuggire da se stesso, è intrappolato in quel corpo, in quella testa difettosa.
Nessuno si impegna a decifrare le sue bugie, il ragazzo nel tempo ha imparato a mentire spesso.
È in conflitto tra i suoi pensieri, da una parte desidera che qualcuno gli faccia credere che non sia solo questo, che non sia solo un mostro solitario che parla solo con le sue paure, vorrebbe trovare la fiducia in qualcuno; d'altra parte teme che nessuno sia in grado di capirlo e così allontana tutti.

Nicholas si affretta ad uscire senza farsi vedere da sua madre.
Porta le cuffie sulle orecchie e cammina verso la scuola.
Vede gli sguardi delle persone che lo guardano, odia quella sensazione, non sopporta che la gente lo fissi.
Sanno che quel ragazzo può essere pericoloso dato che la sua vita è assorbita dalla sua follia.

Perché nessuno riesce a vedere il suo tormento? Perché tutti si soffermano a fissare solo la sua superficie?
Nic riesce a sentire il peso dell'aria passo dopo passo, è una tortura.
Alza il viso verso il cielo grigio, l'oscurità sembra aver consumato gran parte della sua luce.

"ihihihihihih"

Delle risatine vengono sussurrate nella sua testa.

<< No, non ora >> Pensa Nic che si ritrova davanti scuola.

Entra fingendo di non sentire nessuna voce.
Prende posto all'ultimo banco, vicino alla finestra, lontano da tutti.

La lezione comincia ma Nic non sembra essere attento, gira lo sguardo verso la finestra guardando il cielo piangere al suo posto.
Le gocce di pioggia sbattono delicatamente sulla finestra.
Non appena sente entrare la calma, una sfera attorcigliata di carta viene tirata addosso a lui.
Si gira verso il ragazzo che gliel'ha lanciata e lo vede ridacchiare con i suoi amici.
Quel gruppo di ragazzi continua ad avercela con lui sin dal primo giorno.
Nic non ha mai dimostrato azioni contro di loro per il loro comportamento, lo faceva solo per non creare problemi ma oggi doveva cambiare qualcosa.

"Oggi può succedere qualcosa.
Tutto può accadere."

Durante la ricreazione...
Quel gruppo di ragazzi torna a parlare di Nicholas per il corridoio.

<< L'altra volta l'ho visto parlare da solo ahahah, quello è matto >>

<< Ho sentito che non ha un buon rapporto con sua madre >>

<< Secondo me lui ci becca le sberle, è sempre rosso in faccia >>

Nic passa vicino a loro guardando basso.

<< Anche secondo me >>

I tre ragazzi lo guardano e uno di loro guarda l'altro con un sorrisetto.

<< Beh, ti credo che non ha un padre, chi vuole vivere con un matto >> Dice uno di loro alzando la voce per farsi sentire da Nic che si ferma dando loro la schiena.

<< Ripetilo >> Sussurra Nic girandosi verso i tre.

<< Scherziamo amico >> Afferma Oliver guardando gli altri due del suo gruppo.

<< No, no. Ripetilo dai >> Dice Nic con uno sguardo serio avvicinandosi a lui.

<< Non ci senti? Pensavamo sentissi pure troppo >> Ride uno dei tre.

<< Vuoi vedere come ti faccio passare la voglia di ridere? >>

<< Ahahah! Vuoi lanciarmi addosso il tuo amichetto immaginario? >>

I tre imitano dei comportamenti bizzarri come se vedessero le stesse allucinazioni di Nicholas.

"Oggi può succedere qualcosa.
Tutto può accadere."

Nicholas prende il suo taglierino dalla tasca e in meno di tre secondi ferisce Oliver facendolo smettere di ridere.
Il taglio ha squarciato la maglia del ragazzo e si macchia immediatamente di sangue.

<< Ma che cazzo fai!? Sei un pazzo! >> Esclama l'amico avvicinandosi a Oliver.

"Sei un pazzo"

Nic ferisce anche il secondo alla mano mentre il terzo comincia a correre e a chiamare la preside.
C'è il caos nel corridoio, quelle urla sono vere, non esistono solo nella sua testa.
Hanno paura tutti, c'è sangue anche sul pavimento.
Nic sente l'adrenalina nel corpo, il respiro affannoso e la mano che gli trema mente stringe il taglierino.
Vede tutto sfocato ma una cosa è chiara, la figura della preside che si avvicina correndo.

Espulsione.

<< Sei un figlio ingrato! >> Esclama sua madre mettendo il ragazzo all'angolo di camera sua per dargli delle sberle.

<< Ti sei fatto espellere! Cosa ho sbagliato con te!? >>

<< Mamma smettila! Mi hanno provocato! >> Dice Nic portandosi le braccia sul viso per proteggersi.

<< Esci da qui! >> Alza la voce Courtney afferrandogli il polso per poi camminare velocemente verso la porta.

<< Dormi dove ti pare, non mi interessa! Qui non ti faccio dormire e domani ti mando in un centro psichiatrico! >> Spinge il ragazzo fuori casa e chiude la porta.

È sera tardi, Nic cammina con il cappuccio della giacca alzato sulla testa e con le mani nelle tasche.
Ha freddo, sua madre non gli ha dato nemmeno il cappotto.
Non si sente in colpa per quello che ha fatto a quei ragazzi, anzi, si è sentito libero.
Ora lo temono e non ci proveranno più a deriderlo.

Inizia a domandarsi per quanto tempo dovrà stare in un centro psichiatrico, la voglia di andarci è sotto zero.
Si siede su uno scalino fuori di un negozio dove c'è già seduto un ragazzo intento a fumarsi una sigaretta senza successo.
Nic poggia la schiena al muro e lo guarda confuso mentre l'altro continua a tossire.
Ha i capelli neri, mossi e un po' corti, carnagione chiara con una muscolatura non troppo magra, grandi occhi verdi con qualche accenno di occhiaie.
È vestito con una felpa nera e un jeans scuro con le scarpe scacciate.
È Edward, ha quindici anni.

Nicholas poggia la mano sulla tasca ma si rende conto che ha lasciato il pacchetto di sigarette a casa.
Manda indietro la testa e sospira.

<< 'Fanculo >> Tossisce l'altro con la sigaretta in mano.

<< Posso fare un tiro? >> Chiede Nic tornando a guardare il ragazzo.

Il corvino, senza dire nulla, gli passa la sigaretta e le loro dita in quel momento si toccano.
Nicholas porta la sigaretta alla bocca e nota che Ed lo sta guardando.

<< Devi trattenere il fumo per un po' altrimenti ti brucia la gola e ti metti a tossire >> Gli dice Nic per poi avvicinargli la sigaretta alla bocca dell'altro, notando che il ragazzo è alle prime armi con il fumo.

Edward inspira il fumo e Nic allontana la sigaretta dalle labbra del corvino e l'altra mano la poggia sulle labbra del ragazzo per impedirgli fargli espirare subito il fumo.
Dopo pochi secondi toglie la mano e l'altro espira il fumo.

<< Ci sono riuscito... >> Dice con un tono incredulo.

Nic fa un altro tiro e poi gli passa la sigaretta.
Il biondino lo guarda fumare poi guarda verso la luna protagonista del cielo.

<< Come mai sei da solo? >> Chiede Edward abbracciandosi le ginocchia.

<< Mia madre mi ha cacciato di casa >> Risponde Nic continuando a guardare in alto.

<< Perché? >>

<< Che ti importa >> Dice lui per poi guardare gli occhi del ragazzo.

<< Scusa >> Sussurra Edward stringendosi più le ginocchia.

Nic gli sfila piano la sigaretta dalle dita e si fa un tiro per poi espirare via il fumo.

<< E tu perché sei qui da solo? >> Domanda per poi fissarlo nuovamente negli occhi.

<< Un ragazzo mi ha dato buca, puzzo di tabacco e i miei genitori non lo sanno che... che fumo >>

<< Lo sapranno presto, tutti faranno la spia prima o poi >>

Edward lo guarda aggrottando la fronte per poi guardare altrove.

<< Troviamoci un posto dove dormire >> Nic si alza e cammina mentre l'altro si affretta per raggiungerlo.

Camminano presso un parco e Nicholas guarda due panchine una di fronte l'altra.
Il biondino si sdraia lateralmente su una e guarda l'altro che fa lo stesso con l'altra.

<< Buonanotte >> Sussurra Edward per poi rannicchiarsi per il freddo.

Nic si stupisce immediatamente, era da diversi anni che non riceveva più la buonanotte da qualcuno, specialmente sua madre.
Lo guarda sorpreso e poi si gira dandogli la schiena.

Dopo una mezz'ora buona, sente il dito del ragazzo sulla sua spalla, così si volta verso di lui.

<< Che vuoi? >> Biascica Nic.

<< Non... non riesco a dormire, mi fa male la schiena >> Afferma il corvino per poi massaggiarsi il braccio.

<< Che ti aspettavi? Non stai su un materasso, è una panchina >> Nic alza il sopracciglio guardando scocciato il corvino.

<< Sì, hai ragione. Scusa se ti ho svegliato >> Dice Ed per poi sdraiarsi nuovamente sulla panchina.

Nic lo guarda negli occhi e l'altro se ne accorge e arrossisce.

<< Perché hai deciso di fumare? >> Gli domanda il biondino.

<< Ho fatto amicizia con dei ragazzi più grandi di me e per entrare nel gruppo devo imparare alcune cose >>

<< E perché non fai amicizia con i tuoi coetanei? >>

<< Perché non mi capiscono. Sento qualcosa dentro di me e loro pensano che sia solo una cosa temporanea, ma io so che non è così. Ora conosco qualcuno che sente le mie stesse cose e mi aiutano ad attenuarle >>

Edward si rannicchia continuando a dire: << Lo chiamano l'adrenalina del proibito, cioè coinvolgere il tuo corpo e la tua mente a realizzare stimoli attraverso l'adrenalina che a sua volta comporta un'energia intensa nel fare qualcosa che ti viene proibito >>

I due si guardano poi il corvino continua: << Tu non ti senti mai... ehm... paranoico? Ti chiedi mai se la tua esistenza serve davvero a qualcosa? Ho solo quindici anni e già faccio drammi dal nulla >>

Edward fa dei ghirigori con il dito sulla panchina e continua a sfogarsi dicendo: << Sento un peso dentro di me, un mare di angoscia scaturita dal niente... >>

Nic aggrotta la fronte e continua ad ascoltarlo.

<< Possibile che esisto solo per mandare avanti il motore della società attraverso il denaro? Sono qualcosa o niente? >>

Edward si sistema meglio per poi continuare: << Non credo che i miei genitori mi conoscano davvero, non sanno che sono un autolesionista, è che... a volte mi sento molto triste. Da una parte mi dico di correre verso la luce, il calore, ma poi finisco sempre per tornarmene nel buio, freddo, così mi nascondo >>

<< I tuoi non sospettano di niente? >>

Edward fa cenno di no con la testa.

<< Non mi stanno più a sentire da un po' >>

Ed fa una pausa per poi guardarlo negli occhi.

<< Scusami, ti starò annoiando >>

<< No, affatto >>

<< E tu... tu perché fumi? >>

Nic fa le spallucce, non vuole dirgli dei suoi problemi con sua madre e con la psicosi.

<< Non ho mai conosciuto l'amore >> Dice soltanto questo.

<< Ultimamente lo sto dimenticando anche io >> Sospira l'altro.

Nicholas si sente vicino a quel ragazzo che sa che non potrà più vederlo per qualche mese, o forse non lo vedrà più...
Ma non si sarebbe mai aspettato di incontrarlo di nuovo, dopo tre anni... solo che Edward con l'assunzione delle droghe è diventato molto più magro, le occhiaie sono ancora più evidenti, è pallido e i capelli sono più lunghi.

 

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Capitolo 22
*** La sua droga migliore ***



 

LA SUA DROGA MIGLIORE

<< Io ora devo andare >> Dice sbrigativo Oliver per poi prendere lo zainetto da terra e alzarsi dal divano.

Edward è rimasto scioccato dal racconto dell'amico su Nicholas.
Guarda basso con gli occhi sgranati con le gambe che gli tremano.

Nicholas è davvero pericoloso?
Potrebbe fargli del male?
Se i due dovessero litigare come andrà a finire?
Se Nicholas si ingelosisce di qualcuno cosa succederà? Lo ferirà?

<< Ci sentiamo Bro, stai attento a quello lì >> Esclama Oliver per poi uscire di casa.

Edward si alza e cammina per il corridoio guardando basso.
Si reca in bagno e chiude la porta spingendo la maniglia verso di sé.
Continua a camminare a passo lento, pensando ancora a quello che gli ha detto Oliver.

Tutti quei sorrisi.
Tutte le volte che gli parla con un tono tranquillo.
Cosa nasconde davvero? Rabbia? Frustrazione?
Cosa riesce a controllare davvero?
Quali altri impulsi potrebbe avere?
Come farà a capire chi è davvero Nicholas?
Come farà a decifrare quelle espressioni?
C'è mai stato qualcosa tra di loro?
Sta solo giocando un ruolo di una messa in scena?
Se Nic verrà a sapere di quello che gli ha detto Oliver potrebbe tornare a fargli del male?
Quanto tempo c'è stato dentro quell'istituto psichiatrico? È uscito perché gliel'hanno detto loro o è scappato?

Mille domande vagano contemporaneamente nella mente del ragazzo.

Si guarda allo specchio notando la sua espressione incredula e spaventata.
Poi si guarda i capelli spettinati che Nic adora accarezzare con le sue mani, quelle mani... quelle mani con cui ha preso le forbici con l'intenzione di fargli del male inconsapevolmente, quelle mani con cui ha preso quel taglierino ferendo il suo amico.

Edward prende da un cassetto la macchinetta che suo padre usa per radersi i capelli.
Il corvino la fissa e l'accende mentre il suo respiro si fa sempre più irregolare.
Continua a fissare quell'oggetto scuote la testa come un cenno "no".
Decide di spegnerla poi guarda verso lo specchio.

Respira affannosamente per poi continuare a sentire la sensazione del tocco di quelle mani sui suoi capelli mossi e nerissimi.
È a quel punto che strizza gli occhi riaccendendo la macchinetta.

Guarda a terra le ciocche corvine che lentamente cadono sul suolo, come se stesse vedendo tutto al rallentatore, sfocato, con gli occhi bagnati dalle lacrime.
La macchinetta continua quel suono fastidioso e Ed la poggia sopra un cassetto per poi mettere le mani sul viso.

Si asciuga le guance con la manica della maglietta e non appena si guarda nuovamente allo specchio nota che i suoi capelli sono ancora lì, poi volta lo sguardo a terra e il pavimento è vuoto.

Si era immaginato tutto, non lo ha fatto davvero.
Quella sensazione delle mani di Nicholas nei suoi capelli continua a perseguitarlo nella sua testa, ma non vuole perderla.

Spegne la macchinetta e poggia le mani sul lavabo.
Chiude gli occhi e cerca di respirare regolarmente.

<< Che stavi facendo? >>

Edward si volta improvvisamente dietro con il corpo e spalanca gli occhi.

<< Nic!? Come sei entrato? >> Domanda con le mani dietro la schiena per nascondere la macchinetta e chiude il cassetto.

<< Qualcuno ha lasciato la porta aperta >>

<< Oliver >> Pensa Ed.

Nicholas si avvicina a lui con un sorriso e l'altro vorrebbe indietreggiare ma si rende conto che dietro ha il lavabo.

<< Che hai fatto in faccia? >> Gli domanda notando alcuni lividi sul viso di Edward.

Il corvino non gli risponde e lo guarda ancora incredulo, sarà vero che la porta era aperta? Già una volta era riuscito ad entrare di nascosto in casa sua.

<< Perché mi guardi così? >> Chiede il biondino per poi poggiare le mani sul suo viso e gli accarezza le guance con il pollice di entrambe le mani.

Edward continua a non rispondergli e Nic lo guarda stranito aggrottando la fronte.

<< Hai pianto? >> Gli chiede notando gli occhi lucidi e rossi del corvino.

<< No, mi sono fatto una canna >> Mente l'altro.

<< Non prendermi per un idiota >> Dice Nic con un tono stranamente serio continuando a fissarlo negli occhi.

<< È la verità >>

<< Perché sei pieno di lividi? >>

Edward vorrebbe dirgli la verità, che Jacob lo ha preso a pugni e calci per la storia della droga, ma non vuole che poi Nic si vendica e gli faccia del male.
Il corvino fa le spallucce e poi guarda altrove.

<< Perché sei diventato freddo con me? È successo qualcosa? >>

<< Ho bisogno di una pausa e stare da solo >> Dice Ed sbrigativo per poi uscire dal bagno.

Nic lo segue da dietro e gli afferra il polso costringendolo a fermarsi e a voltarsi verso di lui.

<< L-Lasciami! Non hai sentito che ti ho detto? Voglio stare da solo! >> Esclama Edward dimenandosi per cercare di liberarsi dalla presa di Nic.

<< Prima devi dirmi che ti succede! >>

<< Non devo dirti niente! >> Dice con le lacrime agli occhi sentendo la presa al polso diventare più forte.

<< Nic, per favore. Non è il momento >> Lo guarda per poi strizzare gli occhi facendo cadere il pianto sulle guance.

Nicholas lascia la presa al polso e nota che l'altro se lo massaggia con la mano.

<< Scusami Edward >> Sussurra il biondino per poi avvicinarsi.

Edward fa per allontanarsi ma non appena l'altro lo abbraccia si arrende.
Nic lo stringe a sé e porta la mano sui capelli, accarezzando quelle morbide ciocche corvine che lo fanno impazzire.
Il moro porta le mani sul petto dell'altro e stringe il tessuto della maglia per farlo rimanere vicino a lui.

In quel momento tutte le paure e le paranoie si affievoliscono.

Nicholas è la sua droga migliore, quella che ti fa eccitare, che ti fa fare cazzate, quella di cui non riesci a farne a meno e la cerchi anche quando sai che dovresti allontanarti, quella che riesce a manipolarti, quella con l'effetto collaterale peggiore quando va via, ma soprattutto è quella sostanza che comporta la perdita di ogni pensiero se non quello di volerne ancora...

I due ragazzi se ne stanno sdraiati sul letto nella camera del corvino a baciarsi.
La stanza è illuminata solamente delle luci natalizie accese appese sul muro, regna solo la melodia data dai loro baci continui.
Si guardano entrambi arrossendo e Nic gli accarezza il viso con la mano.

<< Chi ti ha ridotto così? >> Sussurra Nic per poi dargli un bacio.

<< Un ragazzo con cui uscivo per comprare la roba >> Risponde l'altro con un tono basso.
<< Ma non succederà più, è stato solo oggi >> Continua lui.

<< Dimmi chi è >> Dice il biondino e l'altro fa cenno di no.

<< Non voglio metterti in mezzo >> Sussurra Edward per poi baciargli il collo.

<< È per colpa sua che piangevi da solo al bagno? >> Nic gli accarezza i capelli dolcemente e l'altro fa dei ghirigori con la punta dell'indice sul suo petto senza rispondergli.

<< Ho riconosciuto il suono della macchinetta, Ed >>

<< Non lo avrei fatto comunque >> Dice l'altro usando sempre un tono basso.
<< Perché mi piace quando mi tocchi i capelli, mi rilassa un sacco >> Continua il corvino per poi alzare il viso verso di lui.

<< E perché piangevi? >>

<< E perché tu sei così insistente? >>

<< Ed, te l'ho già detto che non si risponde con una domanda ad un'altra mia domanda >> Gli dice Nic accarezzandogli le guance.

Edward lo guarda e pensa: << Non voglio fargli credere che ho paura di lui, anche perché è stato solo un momento prima >>

Ed sospira: << Troppi pensieri per la testa, ora sto bene >>

<< Uhm, ok >>

Nic si guarda intorno e stringe a sé Edward.

<< Nic, tutto ok? >> Domanda il corvino arrossendo.

<< Scusa ehm... le pareti... >>

<< Che hanno? >>

<< Mi è sembrato che si stessero avvicinando >>

<< Nic lo vedi solo tu >> Dice guardandolo dal basso.

<< Scusami, sono un disadattato >> Dice il biondino con un tono intimorito cercando di non guardare le pareti.

<< Non è colpa tua, tranquillo >>

Edward lo stringe a sé e gli dà alcuni baci sul collo e sulle labbra.
I due si scambiano altri baci e si tolgono entrambi le magliette.
Ed si ritrova sdraiato con il ventre rivolto verso di lui e i gomiti poggiati sul lenzuolo mentre l'altro è sdraiato su di lui con le mani sui fianchi del ragazzo.
I loro baci continuano, sono sempre più vogliosi, arrivando ad usare la lingua per spingerla nella bocca dell'altro sempre più frequentemente e gli attimi di pausa per prendere l'ossigeno sono sempre meno.

<< Non lo abbiamo mai fatto in camera tua >>

<< Ma che ti metti a dire >> Sussurra l'altro affondando nell'imbarazzo.

<< Ahahah, scherzo dai >> Nic struscia la punta del naso con quella dell'altro e riprendono i loro baci.

Edward è innamorato della risata di Nicholas, ma gli piace soprattutto la sua espressione, è davvero bello quando ride.

Quel ritmo costante, però, viene bruscamente interrotto non appena la porta della camera si apre ed Edward allontana di colpo il viso da quello di Nic ferendosi al labbro.

<< Che... che stavate facendo? >> Domanda sua madre vedendoli entrambi seminudi e uno sopra l'altro.

<< N-Niente >> Risponde Edward scuotendo la testa.

<< Niente? >> Domanda sua madre continuando a guardare entrambi.

Nicholas si volta prima verso il ragazzo notando dal suo viso quanto si stesse vergognando, poi guarda il volto della donna.

<< Volevo tirarlo su di morale ma Edward non soffre il solletico da sopra la maglia, è incredibile. Ora ci prenderà per due gay >>

<< Ahah, sì, da quando era piccolo che Edward non si fa fare il solletico >>

Nic le sorride e Edward lo guarda confuso notando quanto sia incredibilmente bugiardo e come riesca a far credere a tutto quello che dice.

<< Vi preparo la merenda >> Dice la donna per poi chiudere la porta e recarsi in cucina.

<< Come... come hai fatto? >>

<< A fare cosa? >> Gli domanda Nic facendo ruotare la punta dell'indice intorno al capezzolo del ragazzo.

<< A convincerla >>

<< Ho detto solo una piccola bugia >> Confessa facendo le spallucce.

<< Si ma è una bugia idiota e invece lei ci ha creduto >>

<< Sarà il modo in cui la guardavo che ne so, meglio così, no? >> Nic subito dopo aver detto così riprende a baciarlo.

<< E comunque anche tu me ne hai detta una stamattina >> Continua lui.

<< Quale? >> Chiede confuso Edward.

<< Mi hai detto che eri rimasto a casa e invece no >>

<< Mi dispiace >>

<< Non me lo hai detto per via dei lividi? >> Sussurra Nic per poi accarezzargli uno dei lividi sul viso.

<< N-Non volevo farti preoccupare >> Balbetta l'altro guardando altrove per l'imbarazzo.

<< Non importa dai, però non mentirmi più >>

<< Sì ok >>

I due tornano a baciarsi e poi dopo una mezz'ora buona si recano in sala, entrambi vestiti con una maglia nera.
I ragazzi fanno merenda con i biscotti.
Edward guarda come Nic parla con sua madre vicino a loro, sembra un ragazzo sempre sorridente, gentile e buono, dà un' apparenza completamente diversa davanti a lei.
Ed continua a fissarlo senza rendersi conto di star arrossendo.
Non decide di parlagli di Oliver e di quello che gli ha raccontato, vuole tenerglielo nascosto, ma fino a quando?

 

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Capitolo 23
*** Incontrollabile ***




INCONTROLLABILE

Quella sera, Edward accompagna Nicholas fuori il portone di casa.
Il biondino entra in macchina e abbassa il finestrino per guardare gli occhi smeraldo del ragazzo.

<< Non fare sciocchezze, ok? >>

<< No, te lo prometto >> Dice il corvino poggiando le braccia sulla base del finestrino chinandosi per fissare il suo viso.

<< E non ti tagliare i capelli >> Sussurra Nic con un tono divertito e l'altro arrossisce per poi ridere sottovoce.

<< Non lo farò >>

I due si continuano a guardare sperando che il tempo andasse al rallentatore affinché rimangano ancora insieme.
Entrambi avvicinano il viso a quello dell'altro e Ed piega lateralmente la testa per poi scambiarsi un bacio.

<< Avrei voluto che rimanessi di più a casa mia ma... >>

<< Non posso, lo sai... >> Dice Nic guardandolo dispiaciuto.

<< Se prendi le medicine però... >>

<< Le pasticche affievoliscono le allucinazioni, non spariscono. Non voglio che i tuoi genitori pensino che ti frequenti con un matto >> Sussurra continuando a guardare gli occhi verdi del corvino.

<< Tu non sei matto, Nic >>

<< Edward, non preoccuparti, davvero. Preferisco così >>

<< Però... prima non è successo niente >> Dice Ed a bassa voce.

<< Non posso sempre controllarlo, a volte è più forte di me >>

<< Mh... stai attento, ok? >> Domanda Edward e l'altro annuisce per poi dargli un altro bacio.

<< Ciao Ed >>

<< Ciao e... buonanotte Nic >> Gli sussurra con un lieve sorriso e con le guance rosse.

<< Buonanotte >> Gli risponde l'altro sorridendo anche lui.

Nicholas si allontana con la macchina e guida verso casa mentre Edward lo guarda in lontananza.

<< Non potrà mai farmi del male >> Pensa Ed mentre si gratta il polso e, senza volerlo, intruppa con le unghie sulle croste dei tagli.
Geme per un istante e poi se le accarezza.
Tagli, quelle ferite che li accomunano entrambi.
E se ora, guardandoli, pensasse a Nicholas?
E se procurandoseli, si sentisse ancora vicino a lui?
E se incidendosi, quella lama risucchiasse la sua mancanza e trascinasse via quel senso di vuoto senza Nic?

Edward si alza la manica per guardare le sue cicatrici e poi comincia a pensare: << Perché sto pensando a lui? Nic, perché non esci mai dalla mia testa? >>

Continua a fissare quel polso e poi corre in casa fiondandosi in camera sua.
Cerca dappertutto il suo cellulare per prendere dalla cover la lama del taglierino.
Inizia a rovistare nel giubbotto, nelle tasche dei pantaloni e in quella della giacca, ma non lo trova.
Si avvicina allo zainetto e lo cerca lì, buttando tutto ciò che c'è al suo interno a terra, niente.
Apre i cassetti e trova i vetri colorati e rotti rubati a scuola e infine una sacchetta nera con la zip argentata.
Inizia a fissarla, sa benissimo cosa c'è al suo interno.
Il suo sguardo si spegne e si siede sul letto fissando quell'oggetto nelle sue mani.
Apre lentamente la zip e, come già sapeva, ci trova diverse lamette, ognuna con una scritta sopra: "Famiglia", "Fallimento", "Tristezza", "Frustrazione" e "Rabbia".
Quelle scritte le aveva fatte lui con un pennarello indelebile e tempo fa usava quelle, ognuna che indicasse un sentimento, se sentiva di essere un peso per i suoi genitori, allora usava la lametta con scritto "Famiglia".
Ora, invece, ne usa una per tutto.

Guardando meglio nella sacchetta ne trova un'altra, ma questa è senza nome.
È a quel punto che sporge il braccio verso il comodino per prendere il pennarello indelebile nero.
Inizia a fissare quella lametta e ci scrive sopra "Nic".
Poggia sulle lenzuola la sacchetta e il pennarello e si alza nuovamente la manica della maglietta scoprendo il polso.
Inizia a trafiggerlo con alcuni tagli a zig e zag strizzando nel mentre gli occhi, un bruciore lancinante scalda la sua pelle, una delle sensazioni più intense che avesse mai sentito da quando ha iniziato a tagliarsi.
Si morde fortemente il labbro mentre continua a tagliare quel polso, poi si ferma e ci stringe sopra un fazzoletto che si sporca immediatamente di colore rosso.
Si piega in avanti con il torso e continua a stringere con le mani quel fazzoletto.
Si tira giù la manica e sgattaiola in bagno senza farsi vedere dai suoi genitori.
Chiude la porta e trova sulla mensola il suo cellulare.

<< Ecco dov'era >>

Si sciacqua i tagli con l'acqua gelata e pulisce la lametta, poi prende il suo cellulare e lo fa scivolare nella tasca del pantalone.
Poggia le mani sul lavabo, chiude gli occhi guardando in alto ed infine sospira.
Crede di sentirsi meglio, sentendo quel bruciore riesce a circondarsi della sensazione di calore di Nic.
Però... fa male, ma cerca di trattenere i gemiti.

Si tira giù la manica ed esce dal bagno.
Si sente picchiettare sulla spalla e Ed si volta.

<< Papà? Quando sei tornato? >> Chiede confuso guardando suo padre dal basso.

<< Da poco, e... Ed ma che hai combinato in faccia? >> Chiede Ron preoccupato fissando i lividi di suoi figlio.

<< Un tizio se l'è presa con me, ma sto bene >> Fa le spallucce senza menzionare Jacob.

<< Non metterti in mezzo negli affari con la droga, te l'ho detto mille volte che- >>

<< Papà! Lo so! Non me lo ripetere tutte le volte >> Esclama Edward agitando le mani.
<< Possibile che con te si parla solo di questo? >> Continua lui con un tono irritato della voce.

<< Edward ma perché devi sempre alzare la voce con me? >> Domanda suo padre e il ragazzo sente le lacrime agli occhi.

<< N-non lo faccio apposta, ma con te non posso parlare mai di niente che pensi solo ai miei sbagli >>

<< Non è vero, Ed >>

<< Ah no? A me pare invece. Perché volevi parlarmi? Anzi, su cosa volevi rimproverarmi stavolta? >> Chiede mettendo le braccia conserte per poi poggiarsi con la schiena al muro.

C'è un attimo di silenzio, poi Ron sospira.

<< Ti ho visto con Nicholas, il tuo... amico >>

Edward spalanca gli occhi, non si aspettava minimamente che qualcuno li avesse visti.

<< Ci stavamo salutando >> Fa le spallucce e rotea gli occhi, senza menzionare che si stessero baciando.

<< Da quando vi salutate con un bacio, Ed? >>

<< Hai visto male >>

<< No, no. Ho visto bene invece. Sei gay per caso? >>

<< Macché gay! Non mi conosci affatto >> Esclama con un tono scocciato per poi allontanare la schiena dal muro.

<< Guarda che invece ti conosco bene >> Gli dice suo padre seguendolo mentre l'altro fa un'espressione sarcastica.

<< So quello che ho visto, e so che tieni nascosto sul collo >> Continua Ron per poi scansare le ciocche corvine dal collo del ragazzo scoprendo un segno di un succhiotto.

Edward fa un balzo inaspettato e si copre il segno con la mano per poi guardare sorpreso suo padre.

<< Non so perché è lì! >>

<< Di certo non te lo sei fatto da solo >>

<< Papà ma che cazzo! È così tanto un problema? Sì, per te è sempre tutto un problema ciò che mi riguarda >>

<< Edward la smetti di parlare a vanvera? Non è tutto un problema >>

<< Tutto no, solo la maggior parte >>

<< Volevo parlare con te tranquillamente ma tu rendi tutto una catastrofe! >>

<< Io?? >>

A fermare la loro conversazione è sua madre che si avvicina a loro.

<< Che succede? >> Domanda lei con un tono preoccupato avendoli sentiti alzare il tono della voce.

I due restano in silenzio e la donna nota che gli occhi di Ed stanno per cedere al pianto.
<< Edward... >> Sussurra avvicinando la mano al viso del ragazzo.
Il corvino, però, prende a correre verso la camera.
Cerca di risistemarsi lo zainetto alla rinfusa e più veloce che può, non riesce a rimanere a casa ancora a lungo.

<< 'Fanculo, ho rovinato tutto di nuovo >> Tira su con il naso e si asciuga le lacrime con la manica.

<< Mi agito sempre >> Pensa mentre prende una striscia di cocaina e la mette sulla scrivania.

Strappa un foglietto e lo arrotola velocemente, se lo poggia su una narice e si tappa l'altra con l'indice per poi sniffare la cocaina.
Si tira indietro con la testa per un attimo e poi si alza con la schiena.
Si mette lo zainetto in spalla e decide di uscire di casa per sballarsi fuori, magari in una discoteca, con la musica talmente forte da coprire cosa sente nella sua testa.

Così fa, non appena entra nella discoteca, la musica techno al massimo volume fa vibrare i battiti del suo cuore e riesce a sentirli mentre spingono violentemente sul petto.
Le luci psichedeliche e quelle bianche si alterano e illuminano tutto l'interno del locale e i visi dei ragazzi che ballano senza mai fermarsi e di coloro che servono al bancone.
Edward non perde tempo a bere un bicchiere di vodka uno dopo l'altro, vomitando qualche volta al bagno per poi tornare a bere.

01:30
Sotto l'effetto di acidi, Ed comincia a vedere tutto a scatti, come se si stesse girando un film tutto al rallentatore.
Vermi psichedelici luminescenti che si arrampicano sui muri, entità blu negli angoli della sala restano impalati a fissarlo, gocce di pioggia nere che cadono a terra emettendo un sibilo, i volti delle persone sono distorti e allungati come se apparissero come spettri.
Un senso di confusione assorbe completamente la vista del corvino che barcolla cercando un appoggio con la mano.
Le sue pupille sono molto dilatate e gli occhi si sono arrossati.
Inizia a vedere inclinato, come se il posto si stesse girando intorno a lui.
Sente la nausea salirgli su e tenta di muoversi nuovamente al bagno ma la porta dell'uscita è più vicina.
Non appena riesce ad uscire da lì, rimette immediatamente tutto.
Il suo respiro è affannoso, i suoi capelli sono fradici per il sudore, il battito accelerato e il suo corpo non fa che tremare dall'adrenalina e dal freddo.
Non riesce a stare in piedi, gli gira troppo la testa, così decide di sedersi sul marciapiede che collega la strada.
Vuole girarsi un drum ma sente le dita tremargli e la percezione del tocco delle cose è bassissima.
Non riesce a rollarsi la sigaretta, così comincia a preoccuparsi, inizia a pensare di aver esagerato.
Impreca e si mette le mani nei capelli mentre le punte dei piedi sbattono a terra velocemente su e giù e le gambe continuano a tremare.

<< Dovevo morire io... >> Sussurra cominciando a piangere.

<< Dovevo morire io quella sera... non lui >>

La droga ha iniziato ad impossessarsi del subconscio del ragazzo cominciando a risucchiare un ricordo che Edward tenta di reprimere.

<< È stata colpa mia >> Dice a bassa voce per poi abbracciarsi le ginocchia e si accovaccia.

Edward tenta di mantenere la calma a fatica, quel senso di stranezza non riesce ad andarsene.
Vede palesarsi una figura camminare verso a lui.
Il corvino alza lentamente lo sguardo e nota che c'è un ragazzo ma vede troppo sfocato per capire le sue caratteristiche fisiche, le poche cose che riesce a individuare sono i capelli castani messi alla rinfusa, la giacca color ocra e i pantaloni grigio scuri.

<< Ehi, tutto bene? >> Gli chiede il ragazzo.

Edward sente completamente distorto, una voce che sembra robotica e ovattata, completamente diversa dalla realtà.

<< Sono fattissimo... >> Ed abbassa lo sguardo, non riesce a tenerlo alzato.

<< Vuoi un po' d'acqua? Così ti calmi >> Dice il ragazzo notando che Edward è molto agitato e l'altro fa cenno di sì con la testa per poi annuire.

Non appena quell'individuo si allontana, Edward cerca di alzarsi ma, non appena ci prova, delle macchie nere iniziano a scomporsi sulla sua vista fino a non fargli vedere più nulla e le forze lo abbandonano fino a farlo svenire a terra.

 

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Capitolo 24
*** Fall ***




FALL

La vista è annebbiata...
I colori sono sfumati tra di loro, spenti.
I suoni di una voce roca e maschile, completamente ovattata, vibrano sulle pareti, il pianto disperato e costante di una donna bagna persino il pavimento.
Quel muro bianco e ruvido della casa sembra soffocare Edward nonostante sia immobile.
Il ragazzo, rannicchiato in un angolo della camera, sente un nodo alla gola e la fronte sudare mentre la grossa figura maschile davanti a lui, in piedi, continua a parlare ininterrottamente indicando la signora vicino a lui.
Non si capisce bene cosa stia dicendo ma dal suo labiale si possono decifrare benissimo tre parole:
"È colpa tua".

Edward sente le lacrime bagnargli le ciglia e abbassa lo sguardo per poi stringersi fortemente le mani nei capelli corvini.
Strizza gli occhi e le voci spariscono all'improvviso, così, alza lo sguardo e nota che di fronte a lui si sono materializzate Ada, Victoria e Floriana.
I loro sguardi fanno tremare il suo, lo guardano come se non si aspettassero da lui una cosa del genere, che la sua azione fosse stata così disumana da uno come lui.
Lo fissano con quell'espressione gelida, quasi con disgusto, aggrottando la fronte e senza dire niente ma scuotendo la testa.

"Ho fatto bene ad allontanarmi da te"
Questa volta una delle tre ha parlato e Edward spalanca gli occhi non riuscendo a dire nulla.

Decide di rannicchiarsi, stringendosi le ginocchia per poi coprirsi il viso sulle braccia.
Comincia a singhiozzare e a tremare, un vuoto nel suo petto inizia a pervaderlo e una sensazione pesante di agitazione freme su tutto il suo corpo facendogli pulsare le vene.
C'è un tocco, però, che all'improvviso riesce a calmarlo.
Sente una mano fredda poggiarsi sulla sua che gli accarezza le dita.
Edward alza lo sguardo riconoscendo Nicholas.
Segue con gli occhi il tratto di quelle dita affusolate mentre l'altro le poggia sul viso del corvino per accarezzargli la guancia. 
A quel punto il ragazzo dagli occhi smeraldo poggia la mano sulla sua e guarda il suo sorriso cercando di calmarsi.

"Pensavo che io e te fossimo uguali" dice Nicholas per poi cambiare espressione.

Ed lo guarda confuso e fa per parlare ma viene interrotto dal ragazzo di fronte a lui.

"Tu sei addirittura peggio di me. Io ho ferito qualcuno, ma non ho mai ucciso"

"Posso spiegarti!" Esclama per guardare quegli occhi scurissimi.

"Lo sanno tutti quello che hai fatto"

"No! Non è così! Nic!"
La figura di Nicholas si alza e si allontana lentamente da lui.

"Nic! Nicholas aspetta!! Non andartene!"

Edward tenta di alzarsi da terra e inizia a correre verso di lui.

"Non lasciarmi da solo! Ho bisogno di te!"

Tenta di raggiungerlo, corre, ma non appena ci prova, viene inseguito da rami neri che si muovono attraverso le pareti.

"Aiuto!!! Qualcuno mi aiuti!!" Urla per farsi sentire ma in quel momento è solo.

Cerca di correre più veloce ma viene immediatamente inghiottito da quelle ramificazioni che lo intrappolano in bolla nera, vuota.
Una bolla che ha raccolto tutti i silenzi di Edward, parole non dette, espressioni celate a gli altri, il suo dolore tenuto per sé.
Una bolla che, ora, ha Edward come suo nucleo, ma continua a crescere, ancora e ancora... fino a rompersi in tanti frammenti di vetro, il più fragile tra tutti.

È a quel punto che Edward si sveglia di soprassalto, sedendosi di colpo sul letto respirando con affanno.
Si accorge di star sudando e ha il viso bagnato dalle lacrime.
Si pulisce il viso con le maniche della maglia e, non appena la vista torna nitida, si guarda intorno nella stanza.

<< Questa non è la mia camera >> Pensa tra sé e sé e improvvisamente nota la figura maschile vicino alla porta.

<< Dove mi trovo? >> Gli chiede tirandosi più su le coperte.

<< In camera mia. Sei svenuto ieri e ti ho portato qui >> Fa le spallucce l'altro.

<< Svenuto? >> Sussurra Edward per poi massaggiarsi il braccio in imbarazzo.

<< Sì, eri ubriaco e fatto, non ti ricordi? >>

Edward cerca di riportare alla mente delle immagini della scorsa sera senza un ordine temporale preciso.
Storce il naso non appena inizia a guardarsi la maglia, non è la sua.

<< Ehm... ma è successo qualcosa tra noi ieri? >>

<< No, ma è vero che ti ho cambiato io. Ti eri vomitato addosso >> Dice il castano continuando a guardarlo.

<< Mh... >>

Edward lo guarda un po' sospettoso, sarà vero quello che ha detto?

<< Quindi... le hai viste? >> Domanda il corvino riferendosi alle profonde cicatrici di tagli che porta sul fianco e sui polsi.

<< Potrei averle viste, ma non preoccuparti, non lo dirò a nessuno >> Risponde l'altro sedendosi vicino a lui.

<< Io sono Kyle >> Si presenta porgendogli la mano.

<< Edward >> Fa lo stesso anche lui ma non riesce a guardarlo in viso dopo quello che è successo quella sera.

<< Sai ehm... ti stavi lamentando nel sonno prima e chiamavi qualcuno. Chi è Nicholas? >>

<< Nessuno. Sei già geloso? >> Domanda con un sorrisetto e l'altro si mette a ridere.

<< Ahahah, ma no >>

Edward alza il sopracciglio per poi alzarsi dal letto.

<< Io devo andare >>

<< Sicuro che non vuoi restare un altro po'? >>

<< No >> Dice frettoloso il corvino per poi allacciarsi le scarpe.

<< Ma i tuoi vestiti devono ancora asciugarsi >>

<< Beh ma non mi farai certo restare qui per tutto il tempo. Ora passo a casa e mi cambio lì così poi ritorno qua e ti do i tuoi >>

<< Ma no, tranquillo. Tienili per quanto ti pare, tanto a me quelli nemmeno piacciono >>

<< E perché li tieni? >> Domanda confuso il corvino.

<< A dire il vero non lo so >>

Edward è più confuso di prima ma decide di arrendersi a quel discorso e di non cercare spiegazioni.
Sosta al bagno per farsi una doccia e si sfila velocemente i vestiti ansioso di scoprire se Kyle avesse detto la verità.
Si guarda il corpo attentamente.
Si volta di sbieco per vedere attraverso lo specchio la schiena colma di nei.
Nessun succhiotto, nessun segno nemmeno sul petto.
Edward sospira sollevato ed entra nella doccia.
Questo senso di beatitudine, però, non dura a lungo dato che l'attimo dopo una sensazione di angoscia lo ricopre dalla testa ai piedi.
Il corvino si poggia con la schiena al muro e si avvolge le braccia stringendosele al petto.
Le sue gambe iniziano a perdere le forze e si piegano un po' mentre lo sguardo diventa fisso verso il pavimento bagnato della doccia.
Fa che l'acqua lo divori ovunque mentre il suo corpo inizia a tremare e la vista ad offuscarsi per colpa delle lacrime agli occhi, senza che esse scendano.
Vuole che quei getti d'acqua gli facciano sparire quella tremenda sensazione, quella che lo segue e perseguita ogni volta che si risveglia dopo una notte passata in discoteca, quella che lo fa sentire "sporco".

Intanto, quella mattina, Nicholas cammina con lo sguardo basso lungo le vie della città.
Porta costantemente le sue cuffie mentre il suono fittizio della pioggia lo accompagna.
La catenina collegata al piercing sul labbro continua a dondolargli ad ogni passo mentre i capelli biondi sembrano danzare grazie al vento freddo, lo stesso che gli fa arrossare le guance.

Nic è affascinato dall'atmosfera dell'autunno, per questo esce spesso durante questa stagione.
Adora vedere il lento movimento delle foglie che cadono.
Tutto cade, perde vita per prendersi il tempo di rinascere.
I loro colori negli ultimi giorni sono i più belli di tutti prima che cadano in uno spazio regnato dalla malinconia.
Si sofferma a guardare il colore delle foglie.
Fissa quella caduta vicino ad una panchina, è color vermiglio, simbolo di calore, un colore che scalda ma che affatica.
Si avvicina ad un'altra caduta vicino ad un albero, questa è colorata di ocra, ovvero la luce, quel raro raggio caldo che appare in un piccolo spiraglio temporaneo nelle nuvole.
Infine, cade una foglia proprio sui suoi capelli.
Nic la prende con le dita e guarda il suo colore, marrone, simbolo di emozioni spiacevoli, umore scoraggiato, di follia e riservatezza.

Tutti questi significati fanno parte della sfera dell'autunno, definito anche nel termine Fall.

Pensando all'ultima parola, Nic inizia a pensare a Edward, come l'autunno c'entra ancora più con lui.
Fall, ovvero, caduta.
Edward non fa che cadere, nell'alcol, nelle droghe e nell'ansia.
Nella sua mente, ancora una volta, i suoi pensieri vengono legati ad un nome, quello di Edward.
A quei capelli morbidi corvini, a quegli occhi malinconici e gelidi, con quel taglio che li rende "dannati", proibiti, in cui ci si può sprofondare in quello smeraldo quasi trasparente.
Inizia a sentire un suono staccato dalla realtà, un crepitio, lo stesso che udiva quando era con Edward alla spiaggia.
Insieme a quel suono, un odore di legno bruciato inizia a pervadere l'aria.
Nicholas comincia a guardarsi intorno ma non riesce a capire cosa stesse bruciando nonostante il forte odore.
Nulla sta succedendo, è solo una delle sue visioni.
Nic si copre il naso con la sua sciarpa nonostante a lui piacesse, ma quell'essenza sta diventando davvero troppo intensa e violenta.
Si ferma dal camminare non appena nota un castagno, abbassa piano la sciarpa e si avvicina all'albero.
Si racconta che il castagno simboleggi la “virtù nascosta”, questo perché la castagna non si lascia raggiungere facilmente avendo un riccio come protezione.
Nic cammina intorno all'albero accarezzandone delicatamente la corteccia con la mano.

Improvvisamente sente dei singhiozzi e capisce di non essere solo lì, sperando che non sia solo un'altra visione.
Si ferma a guardare una figura rannicchiata, che si stringe le ginocchia su cui copre il viso bagnato dalle lacrime.
È nascosto da tutti se non fosse per Nic che camminava proprio lì in quell'istante.
Il biondino si accovaccia vicino a quel ragazzo riconoscendo Edward dai quei morbidi mossi neri.
Con la mano, però, intruppa ad un cucchiaio sporco e nota che di fianco ad esso c'è un accendino.
Capisce immediatamente che Edward si è fatto ma non riesce a comprendere perché stia piangendo.
Forse perché se ne è pentito? O è successo qualcos'altro che lui non sa?

<< Ehi... sono io >> Gli dice con voce bassa mentre accarezza quelle ciocche corvine di cui non riesce a farne a meno.

<< Nic... io ho bisogno di aiuto >> Singhiozza l'altro per poi continuare: << Non posso andare avanti così. Ho un serio bisogno di aiuto >>

Nicholas spalanca gli occhi, incredulo a sentire quelle parole.
Edward vuole farsi aiutare, ma questo significa diversi allontanare da lui.

<< Dici così perché ti sei fatto, tu non vuoi cambiare >>

<< Non è vero! Io non riesco più a sognare, non lo capisci? Non ho più ambizioni, non ho più niente nella mia testa che mi possa dare la voglia di continuare a vivere così >> Esclama Edward gesticolando con le mani.

<< Se ti sforzi qualcosa lo trovi >>

<< No, non faccio che deludere tutti, soprattutto i miei genitori. So che sembra che io non pensi mai a loro ma... sono le persone più importanti della mia vita >> Dice sottovoce il ragazzo rannicchiato per poi stringersi le ciocche corvine.
<< Non voglio più vederli tristi per me, ho bisogno di quel centro per disintossicarmi una volta per tutte! >> Continua lui.

<< Non è vero! >>

<< Sì! Ho bisogno di andare in comunità! >>

<< Tu hai bisogno di me! >> Alza la voce Nic per poi prendergli i polsi.

Edward lo guarda quasi spaventato dallo sguardo del ragazzo, così freddo e serio, un'espressione che non riconosce in lui.
I due restano un attimo a fissarsi e Nic capisce di aver avuto una reazione che Edward decisamente non si aspettava, così decide di mascherare il suo viso attraverso un sorriso.

<< Non hai bisogno di una gabbia, tu hai bisogno di me >>

C'è un altro attimo di silenzio poi Nic continua dicendo: << Hai visto con i tuoi occhi, no? Tu ci sei già stato e non è cambiato niente >>

Edward abbassa la testa con uno sguardo rattristato, in quel momento gli dà ragione, ci è già passato in questa storia ma è nuovamente ricaduto nella tentazione della droga.
Nic sistema lo zaino del ragazzo e lo aiuta ad alzarsi da terra.
Per un attimo lo guarda stranito, ora che lo vede meglio, nota che il corvino indossa una maglia bianca, non proprio nel suo stile.

<< Di chi è? >> Gli domanda indicandogli l'indumento.

<< Di un ragazzo, ieri non ci stavo con la testa e sono andato in discoteca. Da quello che mi ha detto credo di aver esagerato e ho dormito da lui >>

<< Dormito da lui? >> Nic alza il sopracciglio e parla con un tono serioso.

L'altro annuisce e il biondino continua a guardarlo per poi incrociare le braccia.

<< Quando la finirai di fare la puttana con tutti? >>

Edward assume un'espressione sorpresa, non si aspettava che Nicholas gli dicesse una cosa simile.

<< Ma di cosa parli? Non ci sono andato a letto >>

<< E dovrei crederti? Prima con me, poi con la rappresentante di scuola tua, poi Oliver e ora anche uno sconosciuto >> Dice con un tono un po' alterato cercando di trattenere più possibile la gelosia e la rabbia.

<< Ti avevo detto che con lei non c'è stato nulla! E ora che c'entra Oliver! >> Esclama agitando le mani e alzando la voce.

<< Lo so che eri con Oliver ieri. Stavate da soli a casa tua >>

<< Mi stavi spiando? >>

<< Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene >> Gli risponde il biondino.

<< Con Oliver... >> Il corvino fa una pausa che fa incuriosire Nic ma poi continua dicendo: << Non c'è mai stato nulla >>

I suoi occhi sono arrossati e l'adrenalina dovuta alla droga continua a circolare nel suo corpo e lo rende ancora più nervoso.

<< Tu vuoi avere il controllo su di me, vero? >> Dice Edward avvicinandosi a lui.

<< Ma che stai dicendo Ed? >>

<< Non riuscirai mai a controllarmi anche perché non ci riesci nemmeno a farlo su te stesso! >>

Nic lo guarda spalancano gli occhi mentre l'altro si mette la bretella dello zainetto nero sulla spalla.

<< Ed... non puoi dirmi questo. Non ti voglio controllare. Lo so che ti vuoi allontanare da me ma posso cambiare per te >>

<< Oliver mi ha raccontato tutto, tu sei il primo che non riesci a controllare e mai ci riuscirai con me! >> Esclama per poi decidere di andarsene e lasciarlo lì, vicino a quel grande castagno.

Edward è una marionetta e parla seguendo gli ordini della droga, quest'ultima gli dice come fare e cosa dire e lo aiuta aumentandogli la pressione e l'ansia.
La droga lo fa allontanare dalle persone, ma in compenso non lo lascia solo. Lei rimane.
Sa che lui ha bisogno di lei e la droga lo aiuta chiedendogli solo una cosa: un piccolo pezzetto alla volta della sua sanità mentale.

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Capitolo 25
*** Fragilità ***



 

     FRAGILITÀ

Il cielo appare nuvoloso, fa freddo.
Edward si trova seduto davanti uno dei tavolini esposti all'esterno del bar di Annella.
Lei ancora non lo ha visto.
Se ne sta un po' accasciato, curvo con la schiena, a guardare due ragazze. Due sorelle, con precisione: Lume e Maggie.
Vengono spesso lì. La maggiore, Lume, sta mangiando il suo cornetto mentre ascolta il filo interminabile del discorso di Maggie.
"Avrei tanto voluto una sorella o un fratello maggiore"
Pensa Edward.
"Qualcuno che mi dicesse: ci sono passato anche io, ma l'ho superata, ce la si può fare"
Il ragazzo continua a guardarle mentre le due continuano a parlare e a gesticolare con le mani.
"Qualcuno che mi faccia credere che ci sia speranza, perché ci è già passato sopra, che mi dia conforto, che mi resti accanto per tanto tempo. Qualcuno con cui io possa sentirmi libero di dire qualsiasi cosa"
Fa un sospiro per poi massaggiarsi le palpebre.

<< Edward! Non ti avevo visto >> Esclama Annella con la sua solita espressione solare.

Lui la saluta alzando la mano per poi incrociare le braccia sul tavolo e poggiarci lateralmente il viso per poterla guardare.

<< Non sei con il tuo amichetto biondino? >> Gli domanda lei e Ed fa cenno di no con la testa.

<< Oggi sei piuttosto silenzioso... a volte ti vedo ma mi dimentico sempre di chiedertelo, tu come stai? >> Chiede preoccupata.

<< Bene dai, in pratica mi sento in bilico nel decidere se voglio morire domani o continuare a lamentarmi di esistere >>

<< Non è una bella cosa quello che hai detto >> Dice Annella per poi avvicinarsi una sedia per sedersi vicino a lui.

<< Lo so, però è così >> Sussurra l'altro per poi voltarsi dall'altra parte.

<< Non credi che dovresti parlarne con qualcuno? >>

<< Pensi che io sia depresso, vero? >> Domanda lui parlando ancora piano, senza guardarla in viso.

<< Penso che sia il momento che tu ne parli. Se continui a tenerti ancora dentro tutto finirai per esplodere >> Lei gli accarezza piano la schiena e l'altro sospira.

<< Non sei la prima che me lo dice >>

<< Questo vuol dire che qualcun altro è preoccupato per te. Edward tu non sei da solo >>

<< Annella, è questo il problema. Se sono con gli altri finisco sempre per deluderli, preferisco stare da solo ma d'altra parte mi fa sentire tanto male >> Dice stringendosi fortemente con le unghie le braccia fine.

<< Edward... hai solo diciotto anni, non dovresti pensare a queste cose. Sai quante difficoltà ti appariranno quando sarai più grande? E non puoi sempre abbatterti >>

<< Sappi che dicendo così non mi stai aiutando per niente. Se ci sono altre difficoltà allora mi sparo veramente >>

<< Tu devi combattere! Non devi arrenderti sempre! Cerca di muoverti o ti farai scavalcare sempre dalle tue paure >> Cerca di consolarlo continuando ad accarezzargli la schiena.

<< Io non ci riesco, chiamami anche un pappamolle, ma sul serio... io non ci riesco. Non sento proprio le forze per fare qualcosa >>

<< Questo perché non mangi. Sei davvero troppo magro rispetto all'ultima volta che ti ho visto. Perché non mangi? >>

<< Perché mi viene da vomitare tutto dopo >>

<< Devi riabituarti a mangiare bene, così farai impazzire il tuo metabolismo >> Gli dice Annella mentre l'altro si gira verso di lei.

<< Non è questo, è che... molto spesso sento tante cose tutte insieme... ansia, paura, fretta di fare qualcosa, correre, tutto. Se mescolo tutto questo insieme, il mio corpo non regge, rimetto tutto e mi faccio di qualcosa per calmarmi o mi rannicchio sotto le coperte con le serrande abbassate della camera >>

<< Perché non ne parli con i tuoi genitori? Loro sono preoccupati per te, ci tengono davvero tanto nel poterti rendere felici e so che faranno di tutto per aiutarti >>

<< Non voglio farli preoccupare ulteriormente, loro non c'entrano con me. È un mio problema e in qualche modo dovrò pensarci da solo. Non voglio il loro aiuto anche perché ho paura di... farmi conoscere... da loro >>

Edward fa una pausa, indeciso se continuare dato che ha iniziato a singhiozzare.
Annella gli accarezza la guancia bagnata e lo guarda tristemente.

<< Non sanno chi sono davvero. Loro mi vedono come se fossi Edward di quattro anni fa. Come se in qualche modo io sia spensierato e abbia grandi progetti. Ma io non so nemmeno se domani finirò un overdose o altro... >>

<< Edward... >>

<< Annella io desidero con tutto il cuore a tornare a come ero prima. Voglio tornare spensierato e pieno di voglia di fare. Dovevo approfittarne e fare tante cose prima se poi avessi saputo che sarei diventato questo. Non penso che tornerò mai a come ero quattro anni fa, diventa sempre più lontano quel ricordo >> Dice Edward cercando di liberarsi con lei.

<< Si dice di dover guardare al futuro e non al passato... ma io non ho proprio idea di come sarà il mio futuro >> Tira su con il naso e si asciuga gli occhi più volte con la manica.

<< Tutte le volte che provo a dire cosa sento dentro o a parlare di quello che provo, mi blocco, sento un nodo in gola, non mi fa parlare e sento che le lacrime vogliono invadere violentemente fuori dai miei occhi. Inizio immediatamente a sudare, mi si arrossano le guance dalla tensione, sento l'ansia che mi divora completamente. Tremo e il mio respiro diventa affannoso mentre il mio stomaco si contorce lentamente. Per questo non riesco mai a parlarne ma ora probabilmente sono arrivato al limite e, non so come, ma un po' ci sto riuscendo con te >> Edward scoppia a piangere e si siede con la schiena curva per poi spingere le mani sugli occhi.

Annella prova a trattenere le lacrime, Edward ha spesso frequentato il suo bar da qualche anno e ormai lo sente vicino a lei e vederlo marcire ogni giorno che passa fino al limite la fa sentire male per lui.

<< Sento di aver perso la voglia nel fare qualsiasi cosa >> Singhiozza a bassa voce.

<< Per un attimo credevo davvero di avere qualche speranza, grazie a Nic... lui mi ha fatto vivere più di una volta >>

<< Perché non è con te? >>

<< Abbiamo litigato. L'ho allontanato io. Gli ho detto delle cose orribili, non se lo merita ma almeno non ha un morto che cammina vicino a lui. Mi sono tolto dalle palle >> Edward soffia il naso nel fazzoletto che gli ha dato Annella in quel momento.

<< Non volevo dirglielo davvero, io non penso che lui sia quel tipo di persona >> Sussurra per poi continuare: << Mi stanno capitando un sacco di cose insieme ultimamente e sembra che io me le merito, ma la mia testa non riesce più a contenerle >>

Annella gli accarezza la schiena con dei movimenti lenti e delicati continuando ad ascoltarlo.

<< Sai... una volta ci riuscivo. Riuscivo a trattenere tutto benissimo. Ero tanto bravo a nascondermi nelle menzogne. Ora diventa sempre più difficile resistere dal cedere >>

<< Tu non devi più trattenere nulla >>

Edward non risponde e gira lo sguardo altrove.

<< Cosa sono questi? >> Chiede lei alzando la manica della maglietta che scopre i tagli sul polso.

Il ragazzo si mette immediatamente dritto con la schiena e si abbassa velocemente la manica.

<< Ti prego non dirlo ai miei genitori >>

<< Dovresti farlo tu, è pericoloso quello che fai >>

<< Lo so, promettimi che non dirai niente >>

Annella lo guarda e dopo pochi secondi sospira.

<< Sappi che non sono d'accordo >>

<< Annella, sono serio, non dire niente >>

<< Mh... >>

<< Io mi sono confidato con te... >>

<< Edward, non dirò niente. Così stai più tranquillo >> Gli dice accarezzandogli la schiena.

<< Grazie... >>

Passano i minuti, Edward non fa che ripensare alla conversazione con Annella.
Si domanda perché le abbia detto tutto, perché ha parlato con lei?
Non crede che terrà la bocca chiusa con i suoi genitori.
Perché si è fatto vedere vulnerabile?
Perché le ha mostrato le sue fragilità?
Edward continua a pentirsene mentre osserva dall'alto del terrazzo del suo palazzo la quotidianità degli altri mentre camminano sul marciapiede.
L'altezza è elevata, il vento spinge i suoi pensieri ricordandogli che domani è il 5 Novembre.
Quella data in cui la sua vita è cambiata.
Il ragazzo si siede sul bordo del terrazzo, ha la vista un po' offuscata, così chiude gli occhi.

 


 

ANGOLO AUTRICE
Buonasera a tutti i lettori della mia storia. Innanzitutto grazie per il supporto che mi date!
Il prossimo capitolo sarà un flashback, ed è quello che stavate aspettando un po' tutti xD
Si capirà il motivo che spingerà Edward a cedere più volte nella tentazione della droga.

Alla prossima!

 

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Capitolo 26
*** Seguire il proibito ***


SEGUIRE IL PROIBITO

Passa tutta la notte su quel terrazzo, a pensare a quel 5 Novembre, una data che Edward non dimenticherà mai.
Tre anni fa dello stesso giorno successe l'inimmaginabile.
Accadde quel fatto imprevedibile, il motivo per cui Ed iniziò ad abusare delle droghe.
Il giorno in cui scappó di casa per la prima volta, la sera in cui lo fece e di cui se ne pentirà per sempre.
Il primo sbaglio che diventerà il suo peggior ricordo.
Quel 5 Novembre in cui rovinó tutto quanto.
Non era perfetto prima e ora non lo sarà più, ha infranto una regola e non può recuperare al suo errore chiedendo alla morte di riportare in vita un feto.
Quella sera è quella che non dimenticherà mai.
Quel giorno in cui sua madre non partorirà Adam.

Flashback 3 anni prima...

Edward, quindicenne, corre per il marciapiede che porta verso la sua scuola.
Passa davanti il garage senza nemmeno guardare, è in ritardo di quindici minuti.
Si precipita davanti il cancello chiuso e tenta di arrampicarsi per entrare mentre una ragazza con i capelli pieni di dread e una bandana verde lo guarda stranita.

<< Vuoi davvero entrare? Gioia, ormai ti faranno seguire le lezioni in seconda ora >> Dice lei mentre si prepara la sigaretta con il tabacco e la cartina.

<< Almeno provo, no? >> Domanda lui voltandosi verso la ragazza.

<< Ci tieni davvero così tanto? Perché non ce ne andiamo al parco, almeno copri il tempo! >>

Edward scende dal cancello e si siede sul muretto di pietra vicino a lei.

<< Non ti ho mai vista a scuola >>

<< L'ho mollata, vengo solo ogni tanto per vedere le nuove matricole >> Gli risponde per poi inumidire la cartina con la saliva e chiuderla.

Ci sono degli attimi di silenzio imbarazzanti interrotti dal meccanismo dell'accendino attraverso le dita della ragazza.

<< Accidenti non dirmi che si è inceppato! Hai da accendere? >> Gli domanda per poi sospirare.

<< Ehm no, non fumo >> Le risponde lui restando seduto vicino a lei.

<< Ma sei serio? Gioia, frequenti un liceo artistico e non hai mai provato a fumare? >>

<< Non posso, poi mia madre è anche incinta e non posso fumare a casa >>

<< E dov'è il problema? Ti metti al balcone o esci! Dimmi la verità, sono le scuse che ti hanno detto per non farti iniziare il vizio, vero? >> Gli domanda riuscendo finalmente ad accendersi la sigaretta.

<< Sì, credo >>

<< Ah piuttosto, non mi sono presentata, sono Ada! >> Gli porge la mano e lui la stringe.

<< Edward >>

<< Dai, prova >> Gli dice avvicinandogli la sigaretta ma il ragazzo si scansa un po' con il busto.

<< Andiamo, mica morde eh >>

<< Non mi va >>

<< Quindi tu sei uno di quei ragazzi che hanno la vita senza preoccupazioni? Non ti sfoghi mai? >>

<< Non abbiamo così tanta confidenza per parlarne >>

<< Vuoi sapere la verità? A volte è più facile confidarsi con le persone a cui siamo meno vicini >>

Edward la fissa negli occhi e poi si decide a prendere la sigaretta tra le dita.
<< Come si fa? >>

<< È facile, inspiri il fumo, lo trattieni e poi lo espiri >>

Il corvino si porta alle labbra la sigaretta e inspira il fumo.
Spalanca gli occhi che si fanno immediatamente lucidi e tossisce via il fumo per poi passare la sigaretta alla ragazza.

<< Che merda è?! >> Esclama lui sputando a terra continuando a tossire.

<< Ha un sapore orribile >>

<< Beh ma ti senti meglio? >>

<< No >> Risponde lui per poi pulirsi le labbra umide di saliva con la manica della maglia.

<< Perché lo hai fatto male, dovevi trattenere il fumo >>

<< E come faccio? Non appena ci provo mi brucia la gola >>

<< Vedrai, sarà questione di abitudine >> Dice lei scendendo dal muretto.

La ragazza gli fa cenno di seguirla, così entrambi si dirigono verso il parco.
Per tutto il tratto di strada, Edward non fa che guardarla, sembra una ragazza così libera, senza responsabilità, un falco che vola libero senza ostacoli.

Edward si siede sull'altalena di un parco e dondola piano senza reggersi con le mani e Ada fa lo stesso per poi voltarsi verso di lui.
Lei nota il ragazzo prendere il cellulare e guardare una chat di un gruppo.
Ed sospira e pigia qualche tasto per poi rimettersi il cellulare in tasca.
Si accorge di essere fissato e gira lo sguardo verso di lei.

<< Chi era? >> Gli domanda la più grande.

<< Ma che ti importa >>

<< Wow, come siamo scorbutici, gioia >>

Edward rotea gli occhi e guarda altrove.

<< Smettila con questo "gioia", mi sembri mia madre >>

<< Scusami, "faccio il duro perché dentro sono ferito" >>

<< Eh? Ti metti a fare la psicologa ora? >> Chiede con un tono sarcastico guardandole gli occhi.

<< No, ma chi si comporta così lo fa per nascondersi, tu ti proteggi in un guscio. Sei una castagna! >>

Lui la guarda incredulo poi rotea nuovamente gli occhi guardando altrove.

<< Mi stai generalizzando, non sono come credi >>

<< Tu hai paura di quello che hai dentro vero? Con quelle occhiaie che hai sembra tu non riesca a dormire >>

<< È così, ma che c'entrano ora? >>

<< C'entrano eccome. Durante la notte sei lì, solo sul tuo letto, nessun suono, nessuna forma. Sei solo tu e i tuoi pensieri che si risvegliano e vengono alla luce. La mattina siamo talmente circondati dalle cose quotidiane, suoni e immagini, che i nostri pensieri sono gli unici a riposarsi e si svegliano nella notte quando c'è silenzio. È in quel frangente di tempo che dobbiamo fare i conti con noi stessi e capire lentamente chi siamo realmente >>

Ada espira via il fumo per poi continuare dicendo: << Prima mi hai fatto capire che i tuoi non vogliono che prendi il vizio del fumo. Ti dicono cosa dovresti fare e cosa è bene per te per farti stare tranquillo, non vogliono che tu trovi il piacere nel fare le cose proibite >> Dice lei fumando guardando il cielo.

Lui si volta verso di lei e assume un'espressione attenta.

<< Cose... proibite? >>

<< Com'è la tua vita, Edward? >>

<< Come dovrei risponderti? >>

<< Dicendomi la verità >>

Edward fa prima un sospiro, indeciso se risponderle, poi, però, parla: << Statica, credo >>

<< Come immaginavo, le tue giornate sono piatte, monotone e senza dinamismo. Non hai uno stimolo, ti manca l'adrenalina >>

<< Lo so, ma ogni volta che propongo qualcosa, i miei amici vogliono stare a casa a giocare ai videogame o andare al solito campo da basket a fare qualche partita, oppure alle feste. Mi adatto a loro, capisci che intendo? Faccio sempre le stesse cose >>

<< Cambia comitiva >>

<< La fai facile, non sono come te >> Confessa lui per poi guardare a terra.

<< Eppure ci vuole un attimo a fare amicizia. Io ci stavo provando attraverso il fumo e guarda caso, anche se tu non fumavi, ci siamo trovati a parlare e siamo usciti insieme >>

I due si voltano verso l'altro e Edward capisce che la ragazza ha perfettamente ragione.

<< La mia vita mi piace, è piena di adrenalina e sono sicura che è quella che vorresti fare anche tu >> Sorride lei.

<< È così, ma non so da dove iniziare >>

<< È qui che entro in campo io! Vieni con me >> Esclama lei alzandosi con un balzo dall'altalena.

Edward scende e guarda l'orario dal cellulare.

<< Innanzitutto, oggi si salta scuola >> Gli dice la ragazza sfilando dalle mani il cellulare di Ed.

<< Ma sei matta? Se lo scopre mio padre... >>

<< Già ti arrendi? E se non lo scoprisse? Segui il proibito >> Dice lei indicandosi con il pollice.

<< Sei una pazza >> Sospira lui per poi seguirla.

<< Una pazza che ti cambierà la vita >>

Edward la segue raggiungendo la macchina di Ada e si siede vicino a lei.

Oggi tutto può cambiare, tutto può accadere.

Sente che da questo momento la sua vita sta per avere un nuovo inizio, finalmente può far vedere a gli altri chi è davvero, vivere.
Lui vuole l'esterno, vedere cosa c'è fuori, fare cazzate e divertirsi senza responsabilità, ma d'altro canto non voleva rimanere da solo.
Oggi, questo è possibile, tutto grazie a quella ragazza che sta guidando la macchina, restando seduta vicino a lui.

Edward guarda fuori il finestrino abbassato e ci sporge il braccio.
Ada accende la radio della macchina e inizia la canzone dei Nirvana: "Territorial Pissings".

<< Li ascolti spero >> Dice Ada ruotando il manubrio.

<< Ovvio >> Dice lui guardandola con un sorrisetto e la ragazza fa lo stesso.

<< Gotta find a way, a better way, I′d better wait >> Esclama il corvino cantando il ritornello della canzone muovendo la mano come se stesse suonando e anche Ada viene rapita dal ritmo della canzone e si mette anche lei a cantare a squarciagola fino a quando non arrivano nel posto.

I due scendono dalla macchina ed entrano in un'area che sembra riservata, ma a quanto pare è molto familiare per i tossici di quel quartiere.
Il suolo è coperto di bottiglie di birra vuote e altre rotte, i muri sono imbrattati di scritte neon e disegni allucinati.
È un posto silenzioso, ricoperto di cemento con dei davanzali di pietra.

<< Ma quanto rischiamo che ci vedano? >>

<< Troppo ahahah >> Ride lei saltellando sul posto.

Lei gli fa cenno di avvicinarsi e poggia qualcosa sul tetto della macchina.
Lui si avvicina ma come nota quel fazzoletto con la cocaina sopra decide di indietreggiare.

<< Non voglio esagerare >>

<< Vuoi divertirti al 50%? >>

<< No, ma se torno a casa e sono fatto poi è un casino >>

<< L'effetto mica è permanente, durerà solo qualche ora, dai prova >>

Ada gli fa vedere come sniffarsi la cocaina e lui, con un po' di incertezza, si avvicina.

<< Prova, tutta la striscia >>

<< Tutta? >>

<< Sì >>

Edward ci prova ma non appena sente la cocaina entrargli nel corpo, avverte una sensazione di prurito al naso e strizza gli occhi.

<< Oddio... >>

<< La sensazione di nausea passa, dai vieni >>

Lo fa salire sul davanzale di pietra con lei e decide di mettere la musica alta di volume.
I due, in piedi, iniziano a ballare un po' a caso, mosse senza senso con le braccia e con dei saltelli su loro stessi.
Alternano momenti di completo svago a momenti di tranquillità a fumarsi una sigaretta, o almeno Edward ci prova.
Si mettono a giocare con le loro ombre riflesse, si fermano cercando di realizzare delle mosse sia singole che combinate.
I due urlano i loro nomi a vicenda giocando con l'eco che va sempre più scemando.

<< Ada!! >>

<< Edward!! >>

<< Ahahah >>

Il ragazzo comincia a vedere doppio, i colori neon delle scritte prendono vita e contornano Ada e gli oggetti intorno a sé.
Il ragazzo fa dei giri su se stesso per vedere quella realtà immaginaria che lo circonda.
Edward non si era mai sentito così bene prima.
Ora è libero, inizia a fregarsene delle preoccupazioni e delle responsabilità, in quel momento sta ridendo e se la sta spassando come non mai.
Si sdraia sul davanzale di pietra insieme a lei lasciando le gambe fuori e le alterna su e giù.

<< Ho la bocca asciutta >> Si lamenta lui.

<< Birra? >>

<< Sono minorenne >>

<< E allora? Ahahah, aspetta qua! >>
Ada fa per rientrare in macchina per prendere le birre e Edward l'aspetta fuori.

Vede l'orario: 13 e mezza.

<< Il tempo vola quando ti diverti >> Sussurra per poi voltarsi a sinistra.

Strizza un po' gli occhi per poi notare una persona in divisa dirigersi verso di loro con un cane piuttosto grosso.
Il ragazzo spalanca gli occhi e inizia a correre verso Ada.

<< Ada, Ada, Ada, dobbiamo andarcene >> Dice lui di fretta, chiamando più volte l'amica.

Comincia a sudare ed entra velocemente in macchina e lei fa lo stesso notando anche lei l'uomo.

<< Ehi! Uscite dalla macchina >>

<< Cazzo cazzo cazzo >> Edward si mette le mani nei capelli e Ada accende immediatamente la macchina.

<< Fai retromarcia cazzo! >>

<< Ci sto provando! >>

<< No! Sei andata avanti! >>

<< Ah eccola ahahah >> Ride lei facendo velocemente retromarcia.

<< Siamo morti, fottuti alla grande >> Si ripete Edward con le mani sul viso e le gambe che gli tremano.

<< Ci sta ancora dietro? >> Domanda Ada continuando con la retromarcia.
Edward si volta dietro ed esclama: << Sì, cazzo! >>

Ada spinge più forte il pedale e riescono ad uscire dal cancello.

<< Siamo salviii >> Gioisce Ada per poi ridere.

<< Ahah che paura cazzo >> Ride anche lui per poi sospirare sollevato.

<< Te la stavi per fare sotto ahahah >>

<< Eh vorrei vedere! >>

Edward sente l'adrenalina, il cuore a mille da sentirlo anche fuori dal petto, il sudore sulla fronte e il corpo tremare.
È un'adrenalina che gli piace da matti.

Passano i minuti in macchina, con la vista su un vasto lago.
La musica alla radio questa volta è molto tranquilla.
Edward continua a guardare fuori il finestrino e Ada ogni tanto si volta per guardarlo.
È la prima volta che vede uno sguardo così diverso da tutti gli altri, quel velo di malinconia viene illuminato dalla prima luce calda dell' autunno.

<< Perché non lo hai fatto prima? >> Gli chiede e il ragazzo si volta verso di lei.

<< Fatto tutto questo intendi? >> Le domanda e lei annuisce con la testa.

<< Perché non voglio far preoccupare i miei genitori, poi soprattutto ora che mia madre è incinta >>

<< Per accontentare loro ti stai nascondendo. Me lo hai detto tu che quello che eri prima di oggi non sei tu >>

<< Lo so... >>

<< Non ha senso così. Stasera ti vengo a prendere a casa dopo le 23 >>

<< Non è tardi? >>

<< Scherzi? Ma quanti anni hai? >> Gli chiede lei continuando a seguire la direzione del dito di Edward mentre gli indica la strada per casa sua.

<< Quindici >>

<< Ah, va beh dai. I tuoi non lo sapranno. Tu digli che dormi e poi usciamo di nascosto >>

<< Uhm... non lo so >>

<< Segui il proibito >> Sussurra lei e l'altro sospira.

Dopo qualche minuto, Ada accosta ad un marciapiede per far scendere Edward.

<< Mi sono divertito un sacco >> Le confessa con un sorriso sul viso.

<< L'ho visto. Ci vediamo stasera >> Detto così, Ada si allontana con la macchina e Edward sale a casa.

<< Bentornato Ed, com'è andata a scuola? >> Chiede sua madre avvicinandosi a lui.

<< È... è andata tutto bene >> Mente lui ma è abbastanza convincente da convincerla.

<< Lavati le mani e vieni a mangiare che ho già preparato >> Sorride lei e lui accenna un "ok" con un movimento verticale della testa dall'alto verso il basso.

A tavola ci sono spesso scambi di sorrisi anche con il padre, sorrisi che da quel momento diventeranno solo un bel ricordo per Edward.

Passa l'intero pomeriggio a pensare ad Ada e alla loro mattinata insieme.
Alle pazzie che hanno fatto insieme, al rischio, all'adrenalina, a come si sia divertito grazie a lei e alla droga.
Vorrebbe farlo ancora, e ancora.
Per la prima volta ha sentito di aver vissuto davvero. Si era finalmente sentito se stesso.

Si sdraia prono sul letto e indossa le sue cuffie mettendo con il volume alto "About a girl" dei Nirvana, prende un foglio e la penna e comincia a scrivere.
Butta giù tutte le idee che gli vengono in mente, parole che trasforma in frasi che arrivano al cuore delle persone, nell'inconscio e fa smuovere tutte le emozioni come una montagna russa.
Da versi caldi si passa a quelli più duri, c'è un'altalena di sensazioni che si esprimono in quel testo.
Ad Edward piace scrivere testi per essere adattati alla musica, molto spesso scrive anche la melodia da suonare con la sua chitarra.
È creativo, ma non ci crede molto, ma sa di essere bravo a scrivere.

Continua a scrivere fino a quando non si addormenta per la stanchezza.
Ma il sonno dura fino a quando non sente un suono ripetitivo sulla sua finestra.
Edward si alza dal letto e si stropiccia gli occhi con le dita.
È curioso di capire cosa fosse quel suono, non poteva essere il vento.
Porta la mano sulla maniglia e apre lentamente la finestra ma riceve in fronte un sassolino tirato dal basso.

<< Scusa!! >> Alza la voce Ada che si trovava sotto.

<< Che ci fai qua sotto? >> Gli chiede lui massaggiandosi la fronte.

<< Ma come? Non ti ricordi? >>

Edward cerca di ricordarsi e si gratta la nuca.

<< Dovevamo uscire! Vieni giù! Ti aspetto! >>

<< Ma che ore sono? >> Domanda lui ancora un po' intontito per essersi svegliato da poco.

<< Le 23, forza scendi! >>

<< Ma cazzo ho saltato la cena! >> Esclama Edward mettendosi le mani nei capelli.

<< Ma che stavi facendo? >>

<< Ho dormito >> Dice mentre si cambia velocemente i vestiti buttando a terra la maglia.

Scende lentamente dalla finestra e poggia i piedi sul marciapiede.

<< Non si torna più indietro >> Sorride lei per poi prendergli il polso e correre verso il Craig, il garage dove si radunano tutti coloro come Ada.

Arrivati lì nota che ci sono diversi adolescenti divisi in coppie a correre con un carrello della spesa con il compagno dentro di esso o chi se ne sta in gruppo a fumare erba o bere la birra.
È un clima "tranquillo", hanno messo anche la musica tramite i cellulari, l'aria è un po' affuscata per via del fumo, non c'è troppo casino, a parte il suono di chi cammina sopra il suo skate.

<< Avei dovuto portare anche il mio >> Dice Edward con un tono basso guardando quello skate.

<< Ehi Jacob! Guarda chi ho portato! >> Esclama Ada salutando l'amico con la mano.

<< Un novellino? >> Chiede Jacob avvicinandosi a lui.

<< Sono Jacob >> Gli porge la mano e il più basso gliela stringe.

<< Edward >>

Dopo quella stretta di mano, il suo mondo inizia a trasformarsi.
Jacob lo fa sedere vicino a lui e a Oliver.

<< Prova a rollare questa >> Gli dice porgendogli la cartina aperta con al suo interno il tabacco e la marijuana.

Edward guarda spesso i suggerimenti di Ada cercando di copiarli ma il risultato non è il massimo.

<< Wow... bella schifezza >> Dice il più alto iniziando a ridere.

<< Devi dargli tempo! È la prima volta che lo fa! >>

<< Ahahah, ma io scherzo! >> Jacob dà una pacca sulla spalla a Edward che lo fa sobbalzare.

Il corvino prova a fumarsi la canna ma comincia a tossire.

<< Imparerai a fumare come si deve >> Dice il più grande dandogli un'altra pacca.

Edward si gira dall'altra parte per poi notare un ragazzo che si inietta l'eroina nella vena del braccio.
A quel punto l'adolescente volta immediatamente lo sguardo altrove corrucciando la fronte e strizzando gli occhi per quella visione.
Ingoia un conato che stava per buttarsi via dalla sua bocca ma riesce a contenersi.

<< Ma che schifo >> Sussurra con ancora la visione di quel ragazzo che si stava drogando con una siringa.

<< Come che schifo! Ahahah! Secondo me ti piacerà >> Esclama Jacob prendendogli il polso per avvicinarlo a sé.

<< N-no no no no >> Edward scuote la testa nel panico.

<< Jacob, non voglio che diventi una ossessione come la nostra. Volevo solo farlo divertire un po' >> Lo difende Ada separando i due per poi dare una canna al più piccolo.

A quel punto il più grande rotea gli occhi e il corvino cerca di godersi la serata.

Passa del tempo lì con loro, si sente bene e crede già di far parte della loro grande famiglia.
Si diverte a "fumare", o meglio tossire, l'erba per vedere una realtà alternativa e a divertirsi come mai aveva fatto prima.

All'improvviso Edward sente il cellulare vibrare nella sua tasca, così arriccia il naso e prende in mano lo smartphone.
Ada si volta verso di lui e lo vede impallidirsi in un attimo.

<< Edward, che succede? >> Gli domanda avvicinandosi a lui.
Il ragazzo si volta verso di lei con gli occhi spalancati dall'adrenalina e dall'ansia.

<< È mio padre, cazzo lo sa, lo sa >>

<< Calmati Ed! Vedrai che se glielo spieghi capirà >>

<< Spiegare cosa! Sono uscito di notte senza che lo sapessero! Che mi invento? Non posso dire di essere qui >> Esclama Edward nel completo panico.

<< Se non gli rispondi è peggio! Potrebbero chiamare qualcuno per cercarti >> Gli dice Ada cercando di tranquillizzarlo accarezzandogli la schiena.

A quel punto Edward clicca il pulsante digitale e avvicina lo schermo del telefono all'orecchio.

<< P-Papà >> Balbetta con le lacrime agli occhi, questa è la prima volta che ha trasgredito una delle loro regole.

<< Edward ma dove sei?! >>

<< Con... con un'amica >> Confessa mordendosi il dorso della mano.

<< E quando ce lo volevi dire, eh?! A quest'ora poi?! Tu non puoi neanche immaginare cosa è successo qua a casa! >> Il padre di Edward alzava la voce al telefono e dal suo tono si capisce benissimo che è infuriato.

<< Mi dispiace, mi dispiace tanto, non lo farò più. Ve lo prometto >> Singhiozza il ragazzo e Ada lo guarda preoccupata.

<< C-cosa è successo a casa? >> Domanda lui balbettando.

<< Tua madre era venuta in camera tua e quando ha visto che non c'eri si è messa a correre per chiamarmi ma tu hai lasciato la tua maglia a terra davanti la porta ! >> Continua la voce del padre con un tono ancora più irato e la voce più alta: << È scivolata a terra per colpa tua!! Siamo corsi all'ospedale e per colpa tua... >>

Edward sente suo padre che tira su con il naso, in quel momento capisce benissimo cosa sia successo.
Sua madre ha perso il suo bambino.

<< Papà... m-mi dispiace tanto >> Sussurra Edward cercando di tirar fuori le parole dalla bocca.

<< Fai una cosa buona e almeno presentati in ospedale. Sono incazzato nero con te, ma si può sapere perché cazzo non ce lo hai detto?! >>

Suo padre continua a sfogarsi con lui e Edward scoppia a piangere e si porta la mano sugli occhi.
Non riesce a dire nulla, dalla sua bocca escono solo dei singhiozzi e nella sua mente si ripete di aver ucciso il piccolo Adam che doveva ancora nascere tra pochi mesi.
Un dolore straziante gli fa contorcere lo stomaco che lo costringe a stringersi e a chiudersi come un riccio.
Il suo corpo trema, il suo viso è colmo di lacrime trasparenti che scendono sulle sue guance bollenti.
Il suo cuore batte all'impazzata, riesce a sentire ogni singolo battito cardiaco che vuole spingersi fortemente fuori dal petto.

<< Ed, ti accompagno io all'ospedale >> Gli dice Ada accarezzandogli i capelli.

Edward copre il viso nelle ginocchia continuando a piangere e a stringersi il tessuto del pantalone.

<< Ed... vieni? >> Sussurra lei scansandogli una ciocca dalla fronte e lui fa cenno di sì con la testa.

Lei lo aiuta ad alzarsi e lo porta all'ospedale dove Edward abbracció fortemente la madre scoppiando nuovamente a piangere.

...

Il tempo dopo quell'accaduto sembrava rallentarsi e Edward decise di annullarsi definitivamente, non avendo alcuna intenzione di tornare indietro.

La sua vita era stata stravolta.
Suo padre gli chiese il perdono per avergli urlato quel giorno ma ad Edward non importava più di quello, non era suo padre a renderlo così disperato, ma sentiva che la colpa era solo di se stesso per sentirsi responsabile della morte di Adam.

I mesi passano trascinandosi i suoi dolorosi giorni.
Edward restava rintanato nella sua stanza senza parlare con nessuno, iniziò a smettere di mangiare per giorni, a dimagrire drasticamente, bruciò nel fuoco del camino tutti i suoi testi e le sue melodie, cancelló i suoi sogni, cominció ad avere notti insonni, ad avere costantemente l'umore a pezzi, a incidersi il suo dolore mentale sui suoi delicati polsi con delle lamette.
Usciva solo per comprarsi la droga, per fuggire da quel groviglio di emozioni che continuava a reprimere dentro di sé e per poter dormire fuori con l'aria quasi gelata.
Ha già fatto la sua nottata al freddo, con Nicholas, con lui non era stato da solo quella volta, peccato, però, che quel biondino c'è stato solamente quel giorno.
Alternava qualche notte fuori casa, dicendosi di meritare di prendersi qualche influenza per il gelo, e altre le passava dentro la sua camera, da solo, a riversare le sue lacrime sulla federa del cuscino.

Il tempo non voleva saperne di accelerare.
Lentamente le ore diventavano giorni, i giorni diventavano mesi e i mesi in lunghi e pesanti anni...

<< Edward, che fai? Esci? >> Chiede suo padre preoccupato per lui vendendolo uscire dalla sua stanza, vedere quel gesto per lui è diventato raro.

Suo figlio annuisce senza dire altro avvicinandosi alla porta di casa.

<< Dove vai? >> Domanda sua madre con le sopracciglia abbassate preoccupata di dove volesse andare a quell'ora di tarda sera.

<< A farmi un giro >> Dice sbrigativo e a voce bassa.

<< Tesoro, perché non esci quando c'è il sole? Aspetta domani >>

Ma Edward sa bene che non doveva farsi un giro, bensì doveva andare a prendere la sua dose quotidiana di droga.
Mente a loro con una scusa, una delle tante scuse, è diventato un bugiardo ormai, così tanto bravo da convincerli a farlo uscire di casa credendo di fargli liberare la mente con quella camminata, di farlo uscire per "il suo bene"...

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Capitolo 27
*** Invisibile ***


INVISIBILE

È la mattina del 5 Novembre ed Edward è da solo a casa, i suoi genitori sono a messa.
Il corvino si ritrova al bagno a vomitare l'ansia e le paranoie, facendogli venire le vertigini.
Stringe fortemente la superficie del gabinetto mentre le braccia piegate iniziano a tremargli.
Non sa nemmeno lui cosa stia rimettendo lì dentro dato che ha perso il conto di quante volte non stia mangiando.
Sente il suo stomaco contorcersi e brontolare, le ossa gli fanno male, è continuamente stanco e la sua mente trova sempre meno pensieri per continuare quella vita.
Si alza lentamente per poi poggiarsi al lavabo e sciacquarsi il viso che diventava sempre più pallido giorno dopo giorno, come se la sua vitalità sia schiacciata, calpestata.
Diventa sempre più simile a Victor, il personaggio principale della "Sposa cadavere", la somiglianza è palese per via delle occhiaie scure e violacee e il volto scavato.
Si guarda le braccia sempre più fine e i lividi che si vedono ancora di più.
Sta diventando invisibile.

Si sciacqua il viso, e l'acqua gli bagna anche le ciocche corvine e grondanti di sudore.
Tiene gli occhi gonfi e arrossati, questo perché la notte l'ha passata tra gli incubi e ore perse a guardare il nulla che opprimeva il cielo, aveva dormito in terrazzo, con l'aria ghiacciata.
Quel cielo era comunque meno vuoto di come si senta lui stesso.

Si mette davanti lo specchio.
Mossa sbagliata.
Si alza la maglia scoprendo quelle ossa che spingono verso il petto.
Ogni giorno sembrano venir fuori di più, diventa sempre più snello.

"Sei troppo magro"
"Sei solo delle ossa senza anima"
"Sei disgustoso"
"Sei patetico"
"Sei un fallimento"
"Non sai fare niente"
"Non prendi mai iniziativa"
"Sei un morto che cammina"
"I tuoi genitori ti comprano da mangiare e tu non mangi"
"I tuoi genitori ti hanno dato i soldi per la comunità e tu hai sprecato tutto il percorso appena ne sei uscito"
"Perché aspetti di farla finita?"
"Ieri eri sul terrazzo"
"Sei un cagasotto"
"Hai ansie per niente"
"Hai paranoie inutili"
"Tu sei inutile"
"Non vali niente"

Edward si guarda le cicatrici sul polso attraverso il riflesso dello specchio e nota che sono sempre più evidenti.

"Vuoi solo attirare l'attenzione"
"Vuoi far preoccupare gli altri"
"Non rendi mai orgoglioso qualcuno di te"
"Sei un nullafacente"
"Non fai niente dalla mattina alla sera"
"Non serve a niente farti curare perché torneresti come prima"
"Hai la mente cattiva"

Edward guarda a terra con le lacrime agli occhi e si poggia le mani sulle guance.

"Sei una delusione"

"Delusione, delusione, delusione, delusione"

Inizia a sentire un forte bruciore sul viso e si rende conto di aver grattato con forza con le unghie la pelle che riveste le sue guance, talmente forte da far uscire dei graffi insanguinati.

Guardarsi allo specchio gli fa sempre male ma allo stesso tempo gli fa ricordare chi è.

Perché nonostante vorrebbe essere migliore non si impegna a fare qualcosa?

Inizia a camminare avanti e indietro per il bagno ma si rende conto di star facendo peggio, i suoi pensieri si stimolano più velocemente di prima.

Esce dal bagno e si rannicchia nell'angolo più buio della sua camera.
È seduto a terra e si stringe le ginocchia.
Il suo respiro comincia ad essere affannoso, sempre di più e sta sudando di nuovo.
In quel momento cerca disperatamente un aiuto ma era da solo a casa.
Prende il cellulare dalla tasca con le mani che gli tremano.
Le lacrime sugli occhi non gli fanno vedere nulla, prova a chiamare Nicholas spingendo qualche tasto digitalmente.

Il cellulare squilla un ininterrotto "tuuu" che sembra durare minuti e invece stanno passando solo pochi secondi.
Aspetta che risponda mentre si morde con forza prima le pellicine delle dita vicino le unghie, poi quelle delle labbra, tirandole e strappandole con i denti, fino a passare al dorso della mano.
Singhiozza ad alta voce per il dolore sia mentale che fisico.
Crede che Nic non gli risponderà per come l'ha trattato l'ultima volta che si sono visti, anzi, potrebbe avercela con lui.

Continua ad aspettare e inizia a sentire i rumori esterni con un suono ovattato.
Si è chiuso completamente in sé stesso.

Finalmente quello squillo finisce.
Edward spera vivamente che non parta la segreteria così parla subito per darsi speranza che abbia spinto il pulsante per aver accettato la chiamata.

<< Ni- >> Edward si ferma all'improvviso riconoscendo una voce femminile rispondere al telefono.

<< Ciao Edward, va tutto bene? >> È la voce al telefono.

Il corvino non risponde e allontana il cellulare dall'orecchio per cercare di guardare il nome nello schermo.

<< Chi cazzo ho chiamato? >> Si ripete nella sua testa e si asciuga le lacrime con la manica per leggere bene il nome.

La scritta sfocata e duplicata si avvicina lentamente all'altra componendo il nome "Victoria".
Dopo aver pensato qualche imprecazione continua, si decide a rispondere.

<< Vic! Sto bene, ehm... tu come stai? >> Le domanda cercando di farsi sembrare "normale", senza avere alcun panico.

"Stai bene dove? Hai la voce strozzata e continui a piangere come un bambino"

Edward strizza gli occhi e continua ad asciugarsi le lacrime con la manica.

<< Tutto bene, mi mancano le tue monellerie a scuola >>

<< Ne faremo altre quando torno >>
Le dice ma quello che ha pensato è tutt'altro: << Se ci torno. Se avrò il coraggio di presentarmi in questo stato. Se le mie gambe reggeranno >>

<< Sai, piuttosto di questo, ho sentito dire che potrai tornare subito dopo le vacanze natalizie >>

<< Ah, sì? >> Domanda lui mordendosi con forza il labbro per poi sentire un sapore ferroso in bocca.

Il sangue gli ha macchiato le labbra, ma a lui poco importa.
Vuole chiudere la chiamata e non sentire nessuno.
Ci ha ripensato a voler chiamare Nic, secondo lui ora sta meglio, e poi sicuramente lo odia a morte quindi sarà opportuno tenere le distanze.

<< Sì, Floriana mi chiede di te. Come passi il tempo? >>

<< A piangere >> Dice spontaneo senza nemmeno averci pensato prima.

<< Cosa? >> Domanda lei e il corvino si rende conto di cosa le abbia appena detto, così inizia a ridere da solo per mascherare tutto.

<< Sto sempre fuori, magari uno di questi giorni ci becchiamo anche >>

<< So che deve andare dai suoi zii che abitano in un villaggio carino. Dice che vuole portarmi con lei ma c'è spazio anche per un'altra persona. Mi chiedevo se tu... >>

<< Sì >> Taglia corto lui sentendo salire la pressione.
<< Vengo >> Continua.

<< Ahah! Bene, poi ti spiego meglio quando si farà >>

<< Ok, grazie, ora devo proprio attaccare >> Dice sempre più sbrigativo.
<< Mi ha fatto piacere sentirti >> Continua lui.

<< Anche a me, ci sentiamo! Ciao Ed >>

<< Ciao >>

Non appena chiude la chiamata fa un grande sospiro e poggia il cellulare a terra vicino a lui.
Si porta una mano sugli occhi, finalmente si sente meglio.
Vic non ha sospettato nulla.

Cerca di alzarsi ma in un attimo gli vengono le vertigini.
Sibila un lamento mentre il capogiro gli fa vedere una realtà a macchie.
Cerca di aprire più gli occhi e si avvicina con la mano lo zainetto.
Rovista nello zaino con la torcia del cellulare, dato che tiene ancora la serranda della camera abbassata, per poi prendere il suo piccolo barattolo con delle pasticche.
Se ne infiló una in bocca e aspetta che quest'ultima faccia effetto e che gli riduca la fame.
Ingoiarsi l'extasy non è stata una mossa geniale perché dopo trenta minuti Edward è tornato con il respiro affannoso.
Non basta, così decide di mettersi sulla lingua LDS, così che venisse assorbita più rapidamente.
La combinazione con queste due droghe stimolanti tende ad incrementare la tensione e ad aumentare l'effetto psichedelico delle sue visioni.
Il suo cuore inizia a battere molto velocemente e le sue pupille iniziano a dilatarsi.

Sente una improvvisa fitta allo stomaco che lo costringe e piegarsi in avanti e a stringersi quella pancia ormai invisibile.
Perché continuava a sentire fame nonostante dovesse avere la mente occupata in altro ora che aveva assunto le sostanze?
Spinge fortemente le dita sullo stomaco così da sentire meno i brontolii.

<< Perché cazzo non funziona stavolta >> Si ripeteva, l'extasy gli chiudeva sempre lo stomaco, ma stavolta la fame ha preso il sopravvento.
Come se non bastasse, un altro degli effetti è la diminuzione del peso.

Eppure è strano, lui si sente vuoto ma non lo colma con il cibo.
O meglio, è stanco di rimettere ogni volta per la sua stupida ansia.

Dopo un'ora dall'assunzione, l' appetito inizia a restringersi sempre di più e Edward è soddisfatto di questo.
Manda indietro la testa toccando il muro con i capelli e sospira eccitato susseguito dall'aumento del proprio respiro e dal battito cardiaco accelerato.
Dopo un'altra ora inizia ad avere altri stimoli come la nausea e la sudorazione eccessiva ma la cosa positiva è quella di sentire armonia rispetto alla testa pesante.

Ora si sente bene, come ogni volta che si assume qualche sostanza.
Il problema avviene dopo le quattro ore di assunzione, l'effetto euforico viene sempre meno e questo comporta a dei tremolii sul corpo e ritorna l'angoscia, i brividi e la forte stanchezza.
Sente secchezza sulla bocca, così, decide di alzarsi lentamente per poi incamminarsi verso la cucina.
Trascina la mano sul muro per sentire un appoggio, continua ad avere dei capogiri e a vedere a macchie nere e opache.
Riesce ad arrivare senza svenire e si scola un intero litro di acqua.

<< Sto meglio... sto bene ora >> Si ripete mentre passa le dita fredde sulle clavicole sporgenti.

Non sta bene per nulla, sente i battiti cardiaci pulsare fortemente, tanto da sentirli sul petto.
Si poggia con la schiena al muro e fa un profondo respiro.
Ne fa un altro, e un altro ancora, cercando di calmarsi.

<< Che schifo... ho sudato un sacco >> Dice a bassa voce.

Se ne torna in camera per prendersi un cambio di vestiti.
Si sfila la maglia e la butta a terra, senza accorgersene era proprio nello stesso esatto punto dove tre anni fa aveva lanciato la maglietta che fece cadere sua madre, facendole perdere Adam.

<< Mi dispiace! Mi dispiace! >> Si ripete velocemente e sottovoce mentre raccoglie immediatamente da terra l'indumento.
Sente le lacrime agli occhi e si tira su con la schiena.
Stringe a sé i vestiti e se ne va in bagno per farsi una doccia sperando che lo purifichi dai brutti ricordi.

 

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Capitolo 28
*** Piuma ***



 

PIUMA

Quella stessa mattina, verso le 12, Nicholas è andato al bar di Annella e si è posto seduto ad uno dei tavoli fuori.
Indossa le sue solite cuffie con il volume alto ascoltando il suono fittizio della pioggia.

<< Non ti sembra un po' tardi per fare colazione? >> Gli chiede Annella avvicinandosi a lui ma il ragazzo non la sta a sentire e beve a sorsi il suo caffè.

<< E pensare che solitamente non ti fermavi mai, stai aspettando Edward? >> Gli chiede e lui fa cenno di no con la testa.

<< Senti... vorrei che mi ascoltassi un attimo >> Gli confessa mettendosi seduta e il biondino si toglie le cuffie per poi guardarla un po' infastidito con i suoi occhi scurissimi.

<< Forse oggi sarebbe meglio che tu stia vicino a Edward, è un giorno un po'... particolare... per lui >>

<< Particolare? >> Chiede l'altro alzando il sopracciglio.

<< Sì, io l'ho saputo dai suoi genitori, di solito non ne parla con nessuno. Sua madre mi ha detto che questo giorno del mese Edward non sente nessuno, se ne vuole stare da solo e al buio nella sua stanza. Con te pare abbia legato, forse puoi aiutarlo a farlo stare meglio >> Parla lei per poi toccargli la spalla.

Nicholas guarda la mano di Annella per poi fissarla nuovamente negli occhi.

<< Se vuole starsene da solo perché dovrei andarci? >>

<< So che probabilmente dici così perché avete litigato, così mi ha detto lui, però secondo me Edward ha bisogno di qualcuno adesso >>

<< Sicuramente non di me >> Dice Nic per poi sorseggiare il suo caffè.

<< Sono sicura che ti aprirà la porta invece >>

Nicholas sospira e si gratta la nuca.

<< A dire il vero, sono molto preoccupata per lui... credo che non stia mangiando da un po', è troppo magro, rischia di svenire da un momento all'altro poi non so cosa gli procurano quelle cose che si prende... ma soprattutto... >> Fa una pausa per poi continuare: << Lui si fa del male, non sta più bene. Ieri si è sfogato con me e mi ha parlato di alcune cose >>

Nicholas la ascolta un po' ingelosito.
Perché ha parlato di sé con lei?

<< Sono seriamente preoccupata, so che con te parlerà. Per favore, vai da lui >>

<< Ok, va bene >> Sospira Nic.

Così, dopo aver finito di bere il suo caffè, Nicholas si incammina verso la casa di Edward.

I suoi passi sono lenti, indecisi ma soprattutto, lui è pieno di dubbi.
E se una volta arrivato Edward non gli aprirà la porta?
Se pensasse che sia venuto per controllarlo?
E se non appena lo vedrà si arrabbierà con lui per averlo cercato?
E se comincerà ad urlargli contro?
E se invece lo ignorasse?
Come dovrà comportarsi dopo la litigata di ieri?
Com'è il suo umore ora?
Gli parlerà?
Perché oggi è un giorno particolare per lui?

Continua i suoi passi e sente le mani sudare, nemmeno il suono della pioggia nelle cuffiette riesce a calmarlo.

Perché nonostante sente di avere delle brutte sensazioni decide comunque di andare a casa sua?
Prova ancora qualcosa per lui?
Ovviamente sì, probabilmente non vuole lasciarlo a qualcun altro.

Si morde il labbro inferiore e senza che ne se accorgesse si fa uscire il sangue.
L'aria fredda gli fa arrossare le guance, così si tira più su la sciarpa chiedendosi se stesse facendo la scelta giusta.
L'ansia inizia a fargli vedere figure allucinogene camminargli di fronte, così Nic strizza gli occhi continuando a camminare.
Ad ogni passo che si avvicina alla porta dell'appartamento di Edward, sente le pulsazioni del suo cuore sempre più forti.

L'aria è sempre più pesante, mancano solo tre passi... due... uno.

Cammina avanti e indietro per scaricare la tensione e decidersi se vuole davvero entrare a casa sua.
Per evitare situazioni imbarazzanti prima di dover entrare, prende dallo zainetto i suoi farmaci e lascia scivolare sulla sua mano le pasticche per poi portarsele alla bocca.
Ora si sente meglio.
Avvicina la mano al citofono e spinge con l'indice il pulsante.

Attende...

Quindici secondi... trenta...

Suona nuovamente.

Un minuto... Due minuti...

Niente.

Sospira e si gratta la nuca.
Che fare?
Guarda verso la finestra del primo piano, quella che dà accesso alla camera di Edward.
È aperta ma ha le serrande abbassate.
Non c'è possibilità di entrare da lì.
Guarda l'altra finestra, quella che si affaccia alla cucina, quella è aperta e la serranda è alzata.
Aspetta che la via sia libera e che nessuno possa guardarlo, così si arrampica ed entra da lì.

Ora non si torna indietro.

Cerca di non fare troppo rumore per non allarmare Edward.
Cammina silenziosamente per il corridoio della casa per cercarlo.
Non è in cucina, né in sala da pranzo, né per il corridoio.
Si avvicina alla porta del bagno e nota che la luce al suo interno è accesa.
Probabilmente Ed è lì, ma c'è silenzio, troppo.
Poggia la mano sulla maniglia e la apre lentamente.
Nicholas spalanca gli occhi notando lo scenario che gli viene presentato di fronte a lui.
Edward è a terra, sdraiato su un fianco, la mattonella è rossa, sporca di sangue, lo stesso che sta uscendo dai tagli sul polso del ragazzo, vicino alla sua mano c'è una lametta insanguinata con cui si è procurato le ferite.
Nicholas si affretta ad inginocchiarsi vicino a lui.

<< Ed! Ed!! Cavolo! >>

Nic prende immediatamente un panno e lo stringe sul polso dove ci sono i profondi tagli orizzontali, ne ha contati dieci, o meglio nove e mezzo, Edward sarà svenuto poco prima di concludere l'ultimo.
Nicholas spera che sia solo una sua illusione ma più cerca di aiutarlo e più sembra tutto reale.
Fa stendere il corvino con la schiena sul pavimento e cerca di scuoterlo leggermente dalle spalle ma il ragazzo continua a non svegliarsi.
Poggia la mano sulla guancia del ragazzo, è gelata e pallida.

<< Andiamo Ed! Cazzo! Svegliati! >>

Nic poggia il palmo della mano al centro del petto di Edward mentre appoggia l'altra sulla parte superiore.
Usa il peso della parte superiore del corpo per comprimere il torace del corvino spingendo verso il basso.
Edward comincia a tossire e tenta di sedersi ma Nicholas poggia immediatamente le mani sulle sue spalle per farlo rimanere disteso a terra.
Ed ha l'affanno, non riesce a ricordare cosa fosse successo l'attimo prima di svenire, non sa perché Nicholas è lì con lui ma sente una sensazione di ansia crescere.

<< P-perché sei qui? Che mi è successo? Che stai facendo? >> Domanda velocemente, con voce bassa cominciando a sudare.

<< Edward, calmati, ok? Eri svenuto, non so da quanto >>

Il corvino nota che il ragazzo vicino a lui gli sta fasciando il polso ed Edward comincia a ricordare qualcosa.
Sente le lacrime a gli occhi, è impotente e odia farsi vedere in quello stato da lui.

<< Voglio finire di sistemarti questo, se non mi vuoi con te me ne andrò senza protestare >> Gli risponde il biondino continuando a coprire quelle ferite con la garza e di riacquistare lucidità.

<< Rimani con me >> Dice il corvino ansimando un po' mentre guarda i movimenti delicati del ragazzo.

Nicholas lo guarda stupito, non si aspettava quella risposta da lui, ma ora si sente più tranquillo.

<< Ti hanno visto i miei genitori? >>

<< No, sei da solo a casa >>

<< Come... chi ti ha aperto? >>

Nicholas non risponde e finisce di mettergli la garza.

<< Lo so che non si fa... ma sono entrato dalla finestra della cucina >>

Edward lo guarda confuso e si siede lentamente.

<< Mi hai fatto preoccupare da morire cazzo >> Dice Nicholas accarezzandogli il polso e l'altro arrossisce.

<< Mi dispiace... >> Ed guarda giù verso la lametta e poi guarda il biondino.

<< Come facevi a sapere che io ero qui? >>

<< Sono andato da Annella e mi ha detto che solitamente questo giorno dell'anno te ne stai rintanato in casa >> Dice Nic guardandolo negli occhi.

<< Ah... quindi sei venuto perché te l'ha detto lei >>

<< Sì, più o meno. Io volevo vederti, ma credevo mi odiassi >>

<< No! Io non ti odio affatt- >> La voce di Edward viene immediatamente bloccata da un brontolio del suo stomaco.

Il viso del ragazzo diviene bordeaux dall'imbarazzo e l'altro lo guarda preoccupato.

<< Da quanto non mangi, Ed? >> Gli domanda il più grande con un tono incredibilmente serio.

Edward non riesce a rispondergli, si vergogna di quella situazione, e sente le lacrime che cercano di offuscargli la vista.
Prova di dire qualcosa ma non esce niente dalla sua bocca.
Nicholas poggia la mano sul ventre di Edward e l'altro si sente immediatamente a disagio.

<< Ti prego togli quella mano da lì >> Si ripete Ed nella sua testa ma nessuna di quelle parole ha intenzione di uscire.

Sente le lacrime scendere sulle sue guance e Nic gliele asciuga con la manica della sua maglietta.

<< Mangiamo qualcosa? Mh? >> Gli chiede guardandolo negli occhi smeraldo e il corvino abbassa lo sguardo.

<< Ti preparo qualcosa, tu non devi finirlo per forza >>

<< So già che tanto vomiterò tutto >>
<< È arrivato Tiresia >> Esclama Nicholas con un tono sarcastico paragonando il ragazzo ad un indovino della mitologia greca.

<< Succederà invece! >>

<< Secondo me no >> Dice Nic alzandosi per poi aiutare Edward a fare lo stesso.

I due si recano in cucina, il più basso si siede sulla sedia di fronte il tavolo mentre l'altro si mette ai fornelli.
Ed lo guarda arrossendo sulle guance, Nic è davvero bello, e soprattutto gli mancava averlo vicino a sé.
Si sente molto meglio ora che è con lui, è la prima volta che gli capita di stare con qualcuno quel giorno dopo quell'accaduto.

<< Sono contento che tu sia qui >> Dice a bassa voce e Nic si volta verso di lui accennando un sorriso.

<< Mi fa piacere >>

<< Io non... non le penso davvero quelle cose che ti ho detto l'altra volta >>

<< Davvero? >> Domanda il biondino mentre taglia la scorza di una arancia lavata poco prima.

<< Sì, davvero >>

<< Quindi non pensi che io ti controlli >>

<< No, non credo >> Dice abbassando il tono della voce per poi guardarsi il polso coperto con la garza.

<< Non credi? >> Chiede Nicholas aggiungendo il riso in padella.

<< Dai Nic, non farmi queste domande strane >> Ed poggia le braccia incrociate sul tavolo e poi ci poggia lateralmente il viso.

Edward comincia a sentire un aroma di agrumi per la cucina.

<< Io ritiro di averti chiamato puttana, mi ero ingelosito e ho detto delle cose che non dovevo >> Dice Nic mentre sfuma il riso con il vino bianco.

<< Non preoccuparti, mi non importa più >> Sussurra Ed.

<< Quindi... nonostante quello che hai sentito da Oliver riguardo il sottoscritto, tu non sei spaventato da me? >> Gli domanda Nic e il corvino scuote la testa facendo cenno di no.

<< Cercherò di non farti arrabbiare >> Dice Edward abbracciandosi le ginocchia.

<< A te non farei mai del male >>

<< E a gli altri sì? >>

<< Solo se ti daranno fastidio >>

Il corvino guarda il ragazzo aggiungere il succo d'arancia al riso e cerca un modo per cambiare argomento.

<< Non mi vorrai avvelenare, vero? >> Domanda Edward con un tono divertito.

<< Ahah! In realtà non so nemmeno io che sto facendo >> Parla l'altro mentre poco alla volta aggiunge il brodo al riso.

<< Eh?! Ma come non lo sai >> Domanda il corvino incredulo e Nic si gira verso di lui mentre aspetta la cottura del riso.

<< Ma sto scherzando, no? Sei un credulone >> Gli dice il biondino dandogli un buffetto sulla guancia che diventa subito rossa dall'imbarazzo.

Edward lo guarda arrossendo e comincia a pensare: << È venuto per me nonostante l'ultima volta che ci siamo visti gliene ho dette di tutti i colori >>

Abbassa lo sguardo guardandosi nuovamente il polso, fortunatamente essendoci la garza non riesce a vedere il casino che si era combinato.
Nic si accorge di quell'espressione e si volta nello stesso punto in cui sta guardando il corvino.
Si avvicina a lui per accarezzargli i capelli così da richiamare la sua attenzione.

<< Alzati un attimo >> Gli dice e Edward fa come dice.

Nicholas si siede sulla sedia dove fino a pochi secondi prima sedeva l'altro.

<< Volevi rubarmi il posto >> Sbuffa Ed per poi voltarsi verso di lui con il corpo ma un attimo dopo Nic gli prende le mani e lo spinge verso di sé lasciando cadere il corvino su di lui.

Edward si ritrova seduto su di lui, o meglio, hanno i corpi completamente appiccicati all'altro.
Le guance di Edward diventano bordeaux e il biondino, accorgendosene, si mette a ridere.

<< Non c'è niente da ridere eh >>

<< Ahahah! Che tenero che sei >>

<< Non è vero >>

<< Sì invece >> Lo zittisce Nic con un bacio sulle labbra che fa arrossire immediatamente l'altro.

Edward si accoccola su di lui e fa dei ghirigori con l'indice sul suo petto di Nic.

<< Perché mi hai fatto alzare? Potevi sederti su di me >> Gli dice il più basso.

<< Così rischiavo di spezzarti le ossicine delle tue gambette >>

<< Ah ah, non sei divertente >>

<< È così invece. Tu sei una piuma >> Esclama Nic accarezzandogli le gambe magrissime.

<< Quindi finché non metto su qualche chilo sulle gambe tu non ti metterai su di me? >> Chiede Ed e l'altro annuisce.

<< Questo è un ricatto >>

Il biondino fa le spallucce e se lo prende in braccio, si alza e lo fa sedere sulla sedia mentre lui mette nel piatto il riso che si è cotto perfettamente.
Si avvicina una sedia vicino a quella di Ed e poggia il piatto davanti a lui con la forchetta.
Edward comincia a fissare il piatto e inizia a sentire l'ansia sullo stomaco.
Poggia le mani in mezzo alle gambe e sente il battito cardiaco andare più veloce, una sensazione con cui ci convive ogni volta che sua madre gli porge il piatto davanti.
Si distrugge le mani graffiandosi il dorso e Nic, accorgendosene, cerca di tranquillizzarlo poggiando la mano sulla spalla di Ed.

<< Non devi finirlo tutto, mangia solo quello che ti senti >> Gli dice con un tono della voce calmo e l'altro si volta verso di lui.

<< E se poi vomito tutto? >>

<< Non succederà, fidati di me >> Nic gli accarezza la schiena e Ed torna a guardare il piatto.

<< Stai tranquillo >> Gli sussurra e il corvino gira lo sguardo verso la forchetta.

La prende e immerge la parte dentata di quest'ultima nel riso.
Le fa fare dei movimenti rotatori per perdere tempo e Nic se ne accorge, così gli prende la forchetta dalla mano.

<< Devo imboccarti come i bambini >>

<< Non sono un bambino! >>

<< Apri dai >> Dice Nicholas roteando gli occhi.

<< Te lo scordi, mi vergogno >> Edward arrossisce immediatamente quasi sobbalzando dalla sedia.

<< E allora fallo da solo >>

<< No! Non ci riesco >>

Nic prende un po' di riso con la forchetta e con l'altra mano prende il mento di Ed accarezzandogli il labbro inferiore con il pollice.
Edward arrossisce e abbassa lo sguardo, non riuscendo a guardarlo negli occhi per l'imbarazzo.

<< Almeno tre >> Dice Nic fissandogli gli occhi verdi chiarissimi.

<< Tre? >> Chiede l'altro e il biondino annuisce.

<< Mh... ok >>

Edward si fa imboccare solo la prima volta, poi prende lui la forchetta.
Mangia lentamente e cerca di assaporare ogni sapore, è davvero buono.
Nic gli accarezza la gamba mentre l'altro prende un'altra piccola forchettata.
Senza accorgersene, ne prende un'altra, e un'altra ancora.
Sta mangiando finalmente, anche se lentamente.

<< P-perché mi guardi? >> Chiede Ed arrossendo.

<< Non posso farlo? >>

<< No, non quando mangio >>

Nicholas, gira lo sguardo altrove, ma solo per farlo mangiare in pace.

<< Comunque vedo che lo stai mangiando volentieri. Quindi ti piace >> Afferma Nic continuando ad accarezzargli la gamba.

<< Sì >> Annuisce l'altro in imbarazzo.

Improvvisamente sentono i suoi genitori tornare a casa dopo aver girato le chiavi nella serratura.
La prima stanza a cui hanno accesso con la vista è proprio la cucina e vedono i due ragazzi seduti davanti il tavolo.

<< Sto mangiando, in teoria non possono dirmi niente >> Pensa Edward tra sé e sé sperando che non lo rimproverano per essere stato tutto il giorno a casa a non fare niente.

<< Quindi se il tuo fidanzatino ti prepara qualcosa lo mangi e se lo prepara tua madre no? >> Chiede suo padre che sta per avvicinarsi a loro ma la madre di Ed lo ferma prima prendendolo dal braccio.

<< Papà, ma non è il mio ragazzo! >>

<< Ancora che provi a nasconderlo?? Che hai fatto tutto il giorno? Niente scommetto >>

<< Tesoro, non rimproverarlo adesso. È un momento difficile anche per lui >> Gli dice a bassa voce sua moglie.

<< Si vede! >> Dice sarcastico l'uomo. << Preferisce restare a casa con il suo ragazzo invece di stare in chiesa con noi per pregare Adam! >>

Nic sente la loro conversazione ma è confuso al riguardo. Si domanda chi sia Adam e perché continuano a dire che sia un giorno triste per loro.
Si volta verso Edward e nota che manca davvero poco che ceda a piangere.

<< Andiamo in camera tua >> Propone Nic a bassa voce, così che solo Ed può sentirlo e l'altro annuisce tristemente.

Nicholas prende la mano di Edward e cammina verso la camera con lui.

 

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Capitolo 29
*** Verità o bugia? ***



 

VERITÀ O BUGIA?

Edward continua a imprecare camminando avanti e indietro per la stanza mentre Nic sta seduto sul letto del ragazzo.
Il corvino, alterato per la situazione avvenuta poco prima, agita le braccia quando parla e l'altro lo ascolta mangiando l'ultimo boccone del risotto.
Ed si siede sulle lenzuola sbuffando.

<< Chi è Adam? >> Chiede Nic approfittando di quell'attimo di silenzio, guardando l'altro.

<< Ehm... ecco lui... >> Edward si massaggia il braccio incerto se dirgli la sua storia.

Il ragazzo con gli occhi scuri si avvicina più a lui vedendolo che si sta agitando e poggia la mano sulla sua gamba accarezzandogli il ginocchio.

<< Se non vuoi dirmelo lo capirò, non ti voglio obbligare >>

<< Voglio dirtelo invece ma... è complicato. È una lunga storia, non so se poi ti possa annoiare >> Sospira il corvino guardando la mano del ragazzo.

<< Se ti riguarda non mi annoia >>

I due si scambiano uno sguardo, fissando gli occhi dell'altro mentre le guance di entrambi si arrossano.

Edward fa un sospiro prima di iniziare a raccontare: << Tre anni fa mia madre era incinta e io ero un ragazzo semplice, nulla di speciale, ero più o meno come tutti i miei compagni, o meglio cercavo in ogni modo di assomigliare quanto più a loro >>

Il corvino lo guarda poi però rivolge lo sguardo altrove.

<< Un giorno stavo andando a scuola ma era troppo tardi per entrare, così conobbi una ragazza e mi fece provare la sigaretta per la prima volta ed è uscito un discorso su di me. Questo discorso riguardava il fatto che io cercavo di somigliare a gli altri per non deludere i miei genitori anche se io non mi sentivo affatto come loro. Volevo provare ad essere libero e sentire un'adrenalina che non avevo mai provato prima >>

Il ragazzo sente un po' di agitazione tornargli sullo stomaco e decide di rollarsi una sigaretta per scaricare la tensione.

<< Così la seguii in un luogo un po' strano e lì ci siamo fatti di cocaina, quella è stata la mia prima volta e mi era piaciuta da matti >> Continua stendendo il tabacco nella cartina con il dito.
<< Mi disse che quella sera ci saremmo visti di nascosto, e così è stato. Mi ha portato in un garage dove c'erano coloro come lei e i miei non lo sapevano >>

Edward sente il pianto arrivargli agli occhi, tira su con il naso e si pulisce le lacrime con la manica della maglia.
Nicholas si rattrista a vederlo piangere, così cerca di rassicurarlo accarezzandogli la gamba e restandogli sempre vicino.

<< Mi... mi chiamò mio padre dicendomi che... >> Il corvino ha la voce strozzata dal pianto e alza lo sguardo verso il soffitto.
<< Che mamma è inciampata per colpa di una mia maglietta che avevo lanciato a terra, così ha sbattuto a terra e credo che proprio in quel momento lei... abbia perso il bambino, cioè Adam >>

Edward poggia la sigaretta sul letto e si porta le mani sugli occhi scoppiando più a piangere.
Nicholas poggia la mano sulla spalla del ragazzo e lo fa accoccolare su di sé mentre gli accarezza dolcemente i capelli con l'altra mano.
Edward non aveva mai raccontato a nessuno quella storia, Nicholas è il primo a saperlo da lui, a parte Ada che ha assistito di persona.

<< Nic, io l'ho ucciso. Sono stato io, è colpa mia e hanno sofferto tutti! >>

Spinge fortemente i palmi delle mani sugli occhi e singhiozza più frequentemente ricominciando a piangere.
Nicholas lo guarda incredulo, perché sta dicendo una cosa del genere?

<< Edward ma cosa stai dicendo? Non è stata colpa tua >>

<< Sì invece! È stata colpa mia! Ho lasciato io quella stupida maglia a terra! Sono stato io ad uscire di casa e farli preoccupare! Sono stato io a rendere una tristezza quasi infinita in questa casa! Li ho delusi tutti, avevo fatto così tanto per non deludere i miei genitori e appena ho trasgredito una delle regole ho combinato tutto questo! >>

Edward è molto agitato, sta sudando e vede completamente offuscato dalle lacrime.
Si dà uno schiaffo sul viso e sta per schiaffeggiarsi nuovamente ma Nicholas stavolta riesce a fermarlo e gli afferra fortemente i polsi.

<< Lasciami! >>

<< No! Non ti permetto di farti del male di nuovo! >> Ribatte il biondino continuando a tenere i polsi fini del ragazzo.

<< Sei tu che mi fai male così! >>

Nic non si stava accorgendo di starglieli stringendo davvero troppo forte, così lo guarda sorpreso e dispiaciuto allo stesso momento.
Allenta un po' la presa e nota che i polsi sono arrossati, Edward li guarda anche lui sorpreso e poi abbassa lo sguardo singhiozzando.

<< Dovevo morire io quel dannato giorno >>

<< Edward non dirlo nemmeno per scherzo! >>

<< Sì invece, a quest'ora avevano tutti meno problemi! Non ce la faccio più così! Non servo a niente e sono certo che non mancherò a nessuno! >>

<< A me importerebbe! >> Esclama Nic alzando più la voce e Edward si zittisce immediatamente.

Alza lo sguardo verso di lui, con gli occhi lucidi e spalancati, non si aspettava quella risposta.

<< Mi importa tantissimo >> Dice Nic nuovamente allentando ancora di più la presa ai polsi del ragazzo.

Edward si morde il labbro e sente le lacrime scendere sulle sue guance calde.
Nicholas lo abbraccia e lo stringe forte a sé, tanto da farlo calmare almeno un po'.

<< Non è stata colpa tua >> Gli sussurra mentre gli accarezza delicatamente i capelli.
<< È accaduto e basta, tu non dovevi nascondere la tua uscita e loro non dovevano impicciarsi delle cose che ti riguardano >>

Edward continua a calmarsi grazie al tocco delicato della mano di Nic e alla sua voce dal tono basso, confortante.

<< L'importante, ora, è crescere grazie a questa esperienza. Non devi dartene una colpa, tu non hai voluto che accadesse questo. Il destino è infame, Ed... >> Continua dandogli un bacio tra le ciocche dei capelli.

Il corvino continua a singhiozzare ma essere avvolto dalla stretta delle braccia di Nic lo fa sentire bene.
Lo abbraccia anche lui e poggia le mani sulla schiena del ragazzo stringendo a sé il tessuto della maglia.

<< Stai tranquillo Ed >>

<< Come faccio a stare tranquillo? Ora mio padre pensa che nemmeno più mi importi! >>

<< E invece no perché ora gli andiamo a parlare >>

<< No no >> Edward scuote la testa e si asciuga le lacrime con entrambe le maniche.

<< Si, deve sapere quanto sia importante per te >>

<< E se non dovesse credermi? >> Gli chiede il corvino alzando il viso verso di lui.

<< Ti crederà invece >> Gli dice Nic per poi dargli un bacio sulle labbra bagnate.

Edward si accoccola di più su di lui strusciando poi i capelli sul suo petto.

<< Io non... non l'ho mai raccontato in giro quindi ti prego di non dirlo a nessuno >> Dice sottovoce il più basso muovendo l'indice sulla gamba dell'altro con dei movimenti rotatori, come dei ghirigori.

<< Non lo farò, non preoccuparti >>

<< Davvero? >> Chiede alzando nuovamente il viso per incrociare gli occhi del ragazzo.

<< Sì, certo. Ancora non ti fidi di me? >>

<< Sì che mi fido >>

<< Allora cerca di stare tranquillo >>

Quel movimento delicato delle dita di Nic tra i suoi capelli riescono a rilassarlo ancora di più, quella sensazione di dolcezza riesce sempre a calmarlo.
Inizialmente aveva timore a raccontargli di Adam, credeva che Nicholas potesse arrabbiarsi, dicendogli che aveva ragione il padre ad avercela con lui, che aveva sbagliato e che era stato proprio Edward ad ucciderlo.
Invece no, Nic resta sempre dalla sua parte.

Il biondino si gira verso il comodino mentre è ancora impegnato a coccolare i capelli del ragazzo.
Strizza gli occhi notando una cosa che prima non aveva visto, c'è una lametta con una scritta sopra: "Nic".
Cerca di allungare il braccio per afferrare quella lametta e non appena la prende si rende conto che quel che c'è scritto sopra non è altro che il suo nome.

<< Ed, come me lo spieghi? >> Domanda Nicholas facendogli prendere l'oggetto e con l'altra mano accarezza i tagli sul polso del corvino.

A quel punto Edward spalanca gli occhi indeciso se digli una verità oppure una bugia che dovrà inventarsi sul momento.

 

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