i frammenti della farfalla

di pokas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** AVVERTENZA ***
Capitolo 2: *** Foglio 1 ***
Capitolo 3: *** Foglio 2 ***
Capitolo 4: *** Foglio 3 ***
Capitolo 5: *** Foglio 4 ***
Capitolo 6: *** Foglio 5 ***
Capitolo 7: *** Foglio 6 ***
Capitolo 8: *** il sole esiste per tutti ***
Capitolo 9: *** l'ultimo messaggio ***



Capitolo 1
*** AVVERTENZA ***


L'intera storia è un viaggio psicologico ed emotivo, ogni gesto estremo è la rappresentazione di una resa o sofferenza interiore, non ci sono sottintesi miei desideri autolesionisti o autodistruttivi quindi vi prego di leggere l'opera con quest'ottica astratta ed introspettiva.

Grazie e buona lettura

Pok

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Capitolo 2
*** Foglio 1 ***


ATTENZIONE

L'intera storia è un viaggio psicologico ed emotivo, ogni gesto estremo è la rappresentazione di una resa o sofferenza interiore, non ci sono sottintesi miei desideri autolesionisti o autodistruttivi quindi vi prego di leggere l'opera con quest'ottica astratta ed introspettiva.

Grazie e buona lettura

Pok

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-Sono normale, sono perfetto, non ho nulla che vada male-  continuavo a dirmi ogni singolo giorno davanti allo specchio, accettare ogni difetto ed ogni fallimento e difficile, soprattutto per qualcuno che in se ha tante paure. Come ogni giorno uscì di casa per poi avviarmi a lavoro, un bar vicino la stazione centrale. Amavo quel lavoro, incontrare tante persone diverse e conoscere tante storie uniche era ciò che preferivo. Ero bravo a fare diverse cose al bar, gestire il personale, occuparmi della merce, cucinare qualche dolce al momento e soprattutto facevo un caffè magnifico. Mi capitava spesso di trovare oggetti dimenticati dai clienti, probabilmente per la fretta, ma quel biglietto, non fu un caso. 

"Ho bisogno di aiuto, ho bisogno che qualcuno legga il mio nuovo libro, vuoi essere tu il primo?" 

Era sul tavolo di una ragazza che era un cliente abituale, il suo solito ordine era un cappuccino ed un muffin al cioccolato, spesso portava con se il suo PC e scriveva, scriveva per ore. Era una proposta alquanto intrigante la sua, leggere una storia originale ed ancora in esecuzione mi avrebbe reso d'aiuto per qualcuno. 

Preso dall'emozione aspettai il giorno seguente per tornare a lavoro. Portai la colazione alla ragazza e lei mi mise davanti agli occhi un foglio -sapevo che saresti venuto da me… se sei interessato questo è il primo pezzo- disse senza distogliere lo sguardo dal PC. Curioso presi il foglio e mi misi seduto dietro al bancone per leggere.

Questa è la storia di una vita che vale quanto quella di una farfalla. 
C'era una piccola bambina che pur non ricevendo tanto amore, era sorridente, felice di quei pochi gesti d'affetto che riceveva.
Non aveva paura, era al sicuro nella sua famiglia, si sentiva protetta; anche se spesso l'alcool annebbiava la mente dei genitori, si sentiva al sicuro, poi tutto scomparve.
Non si dovrebbe avere paura di istruirsi, la cultura dà potere alla ragione e la ragione è la chiave del successo, ma è capitato di avere paura della scuola. Non era per le persone che frequentavano l'ambiente, all'asilo è raro essere feriti dai coetanei, ma ciò che distrugge è la paura di non trovare nessuno fuori che ti aspetti.
Si addormentò per riposarsi dalle fantastiche avventure della sua immaginazione ed aperti gli occhi si ritrovo davanti il dirigente scolastico che le diede la brutta notizia con una freddezza innaturale. -Preparati, i tuoi ti hanno lasciata qui, ti porto in un istituto-. 
Un bambino normale avrebbe pianto, ma lei era forte, lei ha riso e iniziato il suo nuovo percorso, da sola.

La giovane larva nasce e d'improvviso tutte le farfalle spiccano il volo, ma lei rimane ferma, senza nessuno a proteggerla.

Confuso distolsi lo sguardo dal foglio e guardai verso il tavolo della ragazza, ma di lei rimase solo la tazza vuota del cappuccino. Mi alzai per sparecchiare e sul tavolo vidi un tovagliolo con una scritta sopra -"cosi inizia il viaggio della farfalla, saprai il resto a tempo debito"- lessi per poi tornare un pò confuso a lavorare.
 

 

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Capitolo 3
*** Foglio 2 ***


Finito il mio turno di lavoro chiusi il bar e mi avvicinai alla fermata del bus, ero ancora sovrappensiero quando il vento mi fece finire un foglio sul volto -che diamine è?- pensai prendendo il foglio. Era una fotocopia della mia stessa pagina, stropicciata e probabilmente buttata -non sono stato l'unico?- pensai guardandomi intorno in cerca di altri fogli.  Sembrava essere normale il suo volersi far conoscere come scrittrice facendo volantinaggio, ma la sua storia era diversa dai normali campioni che si distribuiscono, più cupo e in un certo senso più familiare. 

Corsi a casa e cercai le parole della pagina nella linea di ricerca, mi uscì un nickname e mi si spalancò davanti un quantitativo di opere davvero basso, ma che già a dare una prima occhiata erano tutte interessanti. Passai la serata a leggere le sue e le altre opere del sito e una strana voglia di lanciarmi in quella nuova avventura mi iniziò a girare in testa.

Passò velocemente la sera ed iniziai a buttare giù qualche idea nel blocco note del pc. Entusiasta passai il tempo sul pc fino a finire stremato con la testa sulla tastiera dopo aver pubblicato il mio primo capitolo.

Mi svegliai e di corsa mi preparai per uscire. Ero felice e stranamente non vedevo l'ora di far vedere il mio profilo alla ragazza del bar. Iniziai a lavorare e con ansia aspettavo di vederla entrare, ma nulla. Passai l'intera giornata a pulire il suo tavolo per farglielo trovare splendente, avevo persino messo da parte un muffin per lei, ma non si presentò. Era strano, era una cliente abituale, non rinunciava a frequentare il bar nemmeno se malata, chiedeva un cappuccino più caldo e dei fazzoletti, ma era sempre a quel tavolo. 

Preoccupato continuai a lavorare sperando di poterla vedere, ma fu speranza sprecata. Finì il mio turno e accolsi Silvia dal lato del magazzino, dietro il bar. -bhe ora tocca a me lavorare, qualcosa che devo sapere?- chiese
-no, ma ti prego di non toccare le ultime casse di merce, devono venirle a prendere domani-
-capito… senti ho trovato questo alla porta, sbaglio o è il tuo ombrello?- chiese dandomene uno blu e bianco
-si… non lo trovavo da un po’...- conclusi prendendolo. Lei scomparve nel bar mentre io notai una targhetta vicino al l'ombrello "-è sorprendente come una formica laboriosa come te assomigli alla farfalla della mia storia… il secondo pezzo lo troverai sotto lo zerbino, in una busta. Ti conviene correre verso il formicaio, sta arrivando la pioggia"- lessi. 
 
Alzai gli occhi al cielo e vidi le nuvole nere, preoccupato aprì l'ombrello e controllai sotto lo zerbino dell'uscita se vi era una busta, la trovai. Era una busta rossa, un po’ sporca ma intatta. La misi in tasca e mi avviai a casa.

Dopo un quarto d'ora riuscì ad entrare in casa, giusto in tempo prima che l'acquazzone diventasse ingestibile. Accesi la TV e mi misi comodamente seduto sulla poltroncina. Girai gran parte dei canali ma non vi era nulla di interessante quindi decisi di leggere il secondo foglio.

Crescendo si iniziano a provare nuovi sentimenti, rancore, odio, disgusto e dolore.
Ci sono luoghi in cui ti dovrebbero accompagnare durante un brutto momento della tua vita, ma quel luogo è servito solo per forgiare le prime maschere.
La bambina si ritrovò in un luogo sconosciuto, tra sconosciuti e governata da regole sconosciute.
L'organizzazione era ben precisa, dormire composti nei letti, senza muoversi, senza fare nulla, dormire solo. 
Mangiare il cibo che ti danno, anche se è una disgustosa zuppa di pesce con qualche spina ancora dentro. 
Ubbidire e non dare problemi, a meno che non si voglia ricevere un trattamento alquanto spiacevole durante il bagnetto serale. Una di quelle spugne dure che vengono sfregate sulle morbide chiappette di un bambino, alquanto brutale non credi?
Accettare le punizioni, per quanto lunghe o dolorose. Qualcosa che rimase impresso nella memoria di quella bambina che oggi è una donna, è la classica punizione di stare con le braccia alzate contro il muro, stancante ma viene applicata di solito per massimo 20 minuti, ma quella sera non fu tanto fortunata.
Una bambina ha bisogno di sfogare l'immaginazione e senza giochi da poter portare a letto le sue mani diventano degli omini perfetti per le sue avventure immaginarie, avventure che finirono presto. Richiamata per essere stata beccata a divertirsi invece che rimanere immobile nel letto le venne imposta la punizione delle braccia alzate, il problema è che se la sono dimenticata nell'angolo con le mani contro il muro. 
La responsabile crollò sul divano letto e alla piccola rimase solo inventarsi qualcosa. Assicurata di non essere scoperta si accucciò sui cuscini del divano rimasti per terra e passò così la sua notte.

Non voglio si pensi che tutto è stato orribile, le belle esperienze ci sono state.
Escursioni magnifiche nei boschi lì vicino, raccogliere i frutti di bosco, respirare aria pura e aperta, vedere il verde delle piante e non il grigio delle pareti. 
Ha persino imparato a giocare con l'aquilone, dietro un vecchio cantiere.
Ha conosciuto il mondo ospedaliero e la paura degli aghi la superò subito, dopo che ti fanno punture sulle piccole dita per giorni ti ci abitui.
Fare massaggi rilassanti, vedere il mare e la sabbia bianca, fare un piccolo falò sul quale cucinare delle piccole salsicce, giocare a scacchi, lavare i calzini, fare il letto, usare un videoregistratore, badare ai più piccoli, andare in bici senza rotelle, arrampicarsi, giocare con la neve. 

Tutto ciò che impari è ciò che ti porterai dentro per sempre, ma qualcosa mancava, due persone da amare e un luogo da chiamare casa. Tra le tante esperienze quindi venne fatto anche un esperimento.

La bambina venne vestita coi suoi panni migliori, mentre gli altri si coricavano per la notte. -perché ho questi vestiti buoni?- chiese innocente -perché ti dobbiamo buttare via- le rispose la responsabile del giorno. Per quanto la logica le dicesse che era una battuta, la paura le invase la mente e un pianto iniziò incontrollato. Era già stata rifiutata una volta senza aver fatto nulla di male, nulla avrebbe potuto negare la possibilità che ricapitasse.

-hey calmati, stavo scherzando, ti porto a casa con me- disse a bassa voce per non farsi sentire da nessuno. Gli occhi della bimba brillarono dalla gioia e si lanciò nella sua nuova avventura. 

Passò una settimana a chiamare un tutore col nome di mamma, fu l'esperienza che le permise di riscoprire vecchie emozioni e la voglia di essere parte di una vera famiglia.

Quando la larva è da sola, la pioggia inizia a cadere creando nuove sensazioni e le prime ferite.

Con uno strano turbamento posai il foglio sul tavolo vicino la poltrona -chi è questa bambina?- pensai preoccupato.

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Capitolo 4
*** Foglio 3 ***


Non è sorprendente incontrare nelle storie un personaggio dal passato difficile, ma questa storia si basava completamente sul personaggio iniziale, solo su di lui e il suo passato, o almeno cosi sembrava. Mi alzai dalla poltrona e cercai di distrarmi, l'idea migliore che mi venne in mente fu di scrivere. Ho sempre avuto molto tempo libero e non troppi amici, scrivere mi avrebbe aiutato a passare il tempo in modo più produttivo. 

Trascorsi gran parte del pomeriggio davanti al PC, sia a scrivere e sia a giocare, fino a sera. Per cena mi cucinai una frittata e mi vidi un bel film.

Sveglia presto, doccia, discorso di incoraggiamento davanti lo specchio ed iniziò un nuovo giorno di lavoro. Presi la metro per andare alla stazione e mentre aspettavo mi volli assicurare che il nuovo capitolo fosse stato pubblicato con successo. -10, mi piace molto come risultato.- ero davvero soddisfatto, 10 persone si sono interessate alla mia modesta storia, era soddisfacente. 

Felice entrai nel bar per iniziare a lavorare, il mio sorriso fu ancora più grande quando vidi la ragazza al suo tavolo -dove la mia colazione?- chiese vedendomi da lontano 
-arriva, non preoccuparti- le dissi portando il cappuccino e il muffin
-grazie… hai qualcosa da raccontare?- chiese bevendo
-bhe visto che me lo chiedi.. Ho provato a pubblicare una mia piccola opera sul tuo stesso sito e 10 persone l'hanno letto- dissi mostrandole il mio cellulare 
-complimenti, queste invece sono le mie 500 copie dei primi due capitoli buttati nella pattumiera- rispose mostrando una foto di un cestino pieno di fogli.

Sembrava essere giù, l'avrei voluta aiutare ma dovevo lavorare, tra poco sarebbe arrivato un treno da Milano e dovevo essere pronto per il pieno del bar. -se vuoi ne parliamo più tardi, ci facciamo un giro e ti distrai un po’ da tutto questo volantinaggio- le proposi, ma lei non rispose rimanendo a fissare la tazza.

Lei rimase al tavolo col cel in mano per tutto il mio turno di lavoro, forse mi stava aspettando. -ho finito, ti va di fare un giro?-
-come vuoi, tanto non ho nulla da fare…- disse guardando la borsa piena di fogli
-ti aiuto a distribuire se vuoi-
-e tu che ci guadagni?-
-l'averti aiutata-
-buonista… ma ok, in due si fa prima- disse alzandosi e lasciando i soliti 5 euro sul tavolo.

Uscimmo e lei mi diede un pacco di circa 30 fogli in mano -va all'angolo e distribuisci, cerca di far capire subito di che si tratta-
-va bene, non ti deluderò-
-lo spero-.
Ci mettemmo su due lati separati e iniziò il volantinaggio.
-Il terzo capitolo e arrivato, una storia che vi prenderà fin da subito, capace di mettere sullo stesso piano ed in modo impeccabile la delicatezza do una farfalla e l'innocenza di un bambino- iniziai ad alta voce. Un tempo ero molto timido, ma dopo aver iniziato a lavorare al bar ho imparato a parlare pubblicamente senza problemi. Era sorprendente quante persone si erano interessate, ancora più strano era il fatto che le mie 30 copie erano finite tutte nella borsa di qualcuno e non sotto i piedi.

-come sta andando?-
-male, 10 copie di cui 5 in quel cestino-
-strano, a me le 30 non sono ancora finite in un cestino…-  
-ti faccio vedere- disse avvicinandosi ad un cestino dietro un angolo vicino alla mia postazione.
Nel cestino vidi diversi fogli di carta -va bhe ne saranno al massimo 10- 
-era vuoto prima che iniziassimo a dare i fogli…- disse allontanandosi
-dammene una copia, non può essere che non interessa a nessuno questa storia- dissi prendendo un foglio per poi leggere.

 Il Karma, che concetto orribile ed affascinante. Si vive con il terrore che ogni fortuna porti con se una dose uguale di sfortuna, o si vive con la speranza che le disgrazie finiscano per dare spazio alla felicità

È successo, a lei è successo. Dopo parecchio tempo da sola ha incontrato due genitori magnifici, pieni di amore da dare e pronti a lottare per lei. 

-sono felice che mi abbiate accolta nella vostra famiglia- disse dopo qualche mese di convivenza con loro
-ma noi non ti abbiamo accolta in una famiglia. Senza di te noi siamo solo una coppia, sei tu che ci hai resi una famiglia- le risposero col sorriso. 

Il concetto di famiglia è un concetto molto complesso, ma loro lo resero semplice e magico, la famiglia è l'amore, non le persone. Il viaggio per essere uniti non fu di certo una passeggiata, scartoffie da controllare e firmare permisero a loro tre di essere una famiglia solo dopo due lunghi anni.

Le visite furono poche, ma indimenticabili. Regali, amore e tanto divertimento resero quel luogo di tortura un luogo migliore, un luogo più bello, un luogo che smise di fare paura perche là fuori, da qualche parte, qualcuno stava lottando per poterla un giorno stringere tra le sue braccia.


Così il Karma fece il suo corso e dopo tante tempeste portò il bruco al riparo sotto le ali di due suoi simi, due farfalle che non ebbero la fortuna di veder schiudere l'unico uovo mai deposto.

Con le lacrime agli occhi cercai lo sguardo della ragazza, ma lei era scomparsa nel bar.

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Capitolo 5
*** Foglio 4 ***


Entrai con ancora il foglio in mano, ma della ragazza nemmeno una traccia -dov'è?- chiesi a Cristian, il mio collega si guardò in giro -forse è tornata a casa-
-va bhe, le parlerò domani- pensai avviandomi a casa.

 

Non ebbi il tempo di girare l'angolo che mi ritrovai la ragazza davanti -tutto bene?- le chiesi
-si, ero andata a prendere una copia del prossimo capitolo, vorrei che tu lo leggessi prima che io lo distribuisca-
-perché proprio io?-  chiesi prendendo il foglio
-perché ho visto i tuoi risultati sul sito. Ottimi direi… migliori dei miei-
-è solo fortuna, sono solo i primi capitoli-
-sempre migliore di me! Prendi sto foglio e tornatene a casa- disse con un tono più infastidito
-c'è qualcosa che non va? Dillo dai-
-limitati a fare ciò che ti ho chiesto, leggi e dammi un'opinione- concluse andandosene.

 

Rimasi immobile in mezzo alla strada col foglio in mano. Era strano, la furia nei suoi occhi sembrava essere causata da me, ma cosa avevo fatto di male? Pensieroso tornai a casa e mi sedetti sul letto, non misi nemmeno l'acqua sul fuoco, volevo sapere cosa c'era scritto su quel foglio.

 

Quando si compiono i 7 anni è anche l’ora di iniziare le elementari. Nessuno poteva immaginare che più che in un luogo in cui si insegnano i valori e le materie basilari, lì lei imparò ad incassare i colpi. Un fastidioso bambino con un sadico sorriso faceva tornare la bambina a casa piena di lividi, ma ha sbagliato persona, qualcuno che ha ferite profonde dentro, non soffre di certo per quelle esterne. Passarono quattro anni di guerra e il bullo fu spostato, ma invece di avere la soddisfazione, si ritrovò altri 20 ragazzini contro, pronti a ferire, senza pietà. Sembra che la scuola sia il luogo principale delle disgrazie, prima l’abbandono e poi i colpi al viso, non se lo meritava, ma questo è il prezzo scelto dal karma per la fortuna di una famiglia.
Quando il bruco si ritrovò in una nuova comunità dovette affrontare i primi predatori, minacciosi, pronti a colpire senza pietà ed affamati di lacrime.

 

Leggere mi stancava ed il letto sembrava così accogliente che non riuscì a resistere e mi addormentai.

 

Non sognavo da molto, forse non l’avrei voluto nemmeno fare quel sogno, quel ricordo così vivido nella mia mente. Sentivo addosso il bruciore delle ferite, delle ennesime ferite procurate ad un ragazzino delle medie da quattro sbruffoni delle superiori.

 

Tutto sudato andai a farmi una doccia, mi spogliai e mi buttai sotto l'acqua bollente. Lacrime, solo quelle mi bagnarono il viso mentre la doccia sciacquava il resto del mio corpo insaponato. Preso da uno strano stato di debolezza mi accucciai sul quadrato di mattonelle della doccia, la testa tra le gambe e l'acqua bollente che mi percorreva la schiena.

 

Sentivo freddo, aumentai la temperatura ma i brividi rimasero lì, fermi a ricordarmi quanto fossi debole. Le ferite rimarginate del passato iniziarono a fare capolino, le lacrime si mischiarono all'acqua e i singhiozzi furono l'unica cosa che si sentiva in casa.

 

Dopo diversi minuti chiusi l'acqua e decisi di uscire. Presi l'accappatoio e pulì lo specchio dal vapore. Il mio riflesso mi osservava come se fosse un'altra persona, i suoi occhi lucidi e rossi, la statura più bassa e il viso pieno di ferite e lividi. Preso dalla rabbia distolsi lo sguardo ed andai verso la mia stanza, vidi sul letto il foglio e buttai un occhio sulle ultime parole -anche le formiche laboriose incontrano i calabroni- pensai per poi sentirmi stranamente debole e perdere i sensi.

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Capitolo 6
*** Foglio 5 ***


Mi faceva male la testa, cercai di aprire gli occhi, ero sul mio letto. -come ci sono finito qui?- pensai alzandomi
-Ti sei finalemte svegliato caro- disse una voce familiare dalla cucina. Mi avvicinai alla porta e con sorpresa ci trovai un uomo ai fornelli -Papà? Che ci fai qui?- chiesi sedendomi
-Ragazzo mio, ero venuto a trovarti quando ho sentito un forte tonfo e tu non rispondevi quindi ho preso la chiave di riserva che hai nascosto fuori. Sono entrato e ti ho trovato sdraiato per terra, tutto bene?- chiese
-Devo solo aver avuto un calo di pressione-
-Cos'hai mangiato per colazione stamattina?-
-Nulla, devo dimagrire un po’-
-chi ti sta mettendo in testa questi pensieri? tu sei fantastico così e poi fare digiuno non servirà a molto, devi uscire più spesso da questa casa e goderti la vita, non hai amici al bar? Nessuna ragazza che con cui passi il tuo tempo?-
-Non credo…- risposi -Anzi una ragazza c'è, è una cliente abituale e le piace molto scrivere- dissi guardando il contenitore con tutti i fogli che mi aveva dato. Mio padre mise un piatto di pasta davanti a me e prese il raccoglitore.
 
Lo vidi leggere in silenzio quando all'improvviso sentì il citofono. Andai a rispondere lasciando papà alla lettura -pronto?-
-salve, sono il postino ho una lettera indirizzata a te, se mi apri te la porto-disse. Io aprì e poi scappai a vestirmi, neanche due minuti che aprì la porta e presi dalle mani del postino una lettera in una busta rossa e firmata Ketlin.
 
Preoccupato ringrazi e tornai in cucina -di chi è?- chiese mio padre abbassando il raccoglitore
-Ketlin-
-E chi è?-
-Bho…- risposi aprendo. Bastarono 2 parole per capire chi era -foglio 5- lessi
-Una nuova pagina ? Certo che è inquietante, una ragazza di cui sai solo ora il nome sa invece dove abiti- osservò mio padre
-Lei ha solo dato la lettera, mica sa davvero dove vivo, piuttosto, che mi dici di quelle storie?-
-Mi sembra molto un diario personale, come se fosse un suo sfogo contro il mondo. Io ti consiglierei di lasciar perdere, cerca solo di attirare l'attenzione facendo la vittima, dovresti frequentare persone con qualche rotella più sana- mi consigliò lui
-A me invece interessa la storia, poi in fin dei conti è una brava ragazza e ha scritto anche altre storie molto interessanti- risposi aprendo la busta.  Mi sedetti e iniziai a leggere.
 
Quando si cresce si cambia, ciascuno col proprio ritmo, ciascuno a modo suo, e poi c'è chi non cambia, chi è fermo nel corpo di una ragazzina perchè un paio di fottuti ormoni non aiutano a maturare.
Quando sei in mezzo a tante persone che come fiori in primavera sbocciano e rimani sola, come quando la gente ti guarda e ti giudica, ti prende in giro perchè la natura è stronza con te, perchè non ti ha dato il corpo perfetto ma una maturità maggiore... non me ne faccio nulla della maturità... non serve a nulla avere vent'anni
 in testa e undici fuori, sentirti messa da parte perchè non hai nulla da mostrare se non ciò che hai dentro e le cicatrici che hai fuori.

Cerca un posto per te, un posto lontano dal mondo, un luogo dove quelle persone che ti feriscono sono grandi come briciole che con una mano puoi schiacciare, scrivi, sfogati, butta fuori tutto e forse un giorno troverai qualcuno che della tua storia trarrà qualcosa di buono... credici e forse troverai un modo per mettere fine a tutta la tua sofferenza che nascondi dietro notti in bianco, dietro ore nei cessi e dietro mille menzogne.
Solo da solo scopri quanto sei vulnerabile e forse desidererai non averlo mai scoperto.

Tutto cambia, tutto matura e tutto diventa più bello. Tutte le farfalle fanno il loro bozzo, e tanti enormi bozzoli si formano intorno al bruco, tutti hanno trovato il loro luogo e il loro momento, rimane solo un bruco, quello che sulla sua corazza conserva ancora le ferite dei morsi di prepotenti vespe.
 Per salvarsi decide di nascondersi, di salire in alto per assaggiare per un istante la brezza sulla pelle, come se potesse volare già. E' dalla cima dell'albero sacro della piazza, un albero che come torre graffia il cielo azzurro, che non si vedono i difetti.
 Come dalla cima di un campanile, da quel albero si vede tutto, tutti i disastri della società, tutte le morti, le nascite, i pianti e le urla, ma non si può fare nulla, solo osservare perché non si ha la forza di sporgersi e urlare la verità, si rischia di cadere e un bruco senza ali è destinato a cadere e morire.
 
Il bruco sta lontano dal bordo, la paura di morire attanaglia il suo piccolo cuore, come anche le offese e la paura di non diventare mai una farfalla, eppure la solitudine gli è di compagnia, forse è quello il luogo dove in pace inizierà la sua metamorfosi, da solo con il tramonto sul mare.
 

Con uno strano senso di commozione abbassai il foglio e posai gli occhi sul piatto di pasta, era fredda e tutta incollata, ma era buona anche se imperfetta -Ketlin…- pensai leggendo il nome, avevo l'impressione che fosse tutto diverso su quella pagina, sentivo di aver già visto quell'alto albero di cui parlava.
 
Mangiai velocemente ed uscì di casa -Dove vai?- chiese papà
-In piazza, tu mettiti comodo, torno più tardi- dissi chiudendomi la porta alle spalle. Camminai per le strade, gli occhi di tutti mi fissavano, mi giudicavano solo perché indossavo una tuta stropicciata, o forse perché avevo i capelli spettinati.
 
Salì sul pullman e aspettai la mia fermata. Una signora anziana si avvicinò a me e senza dire nulla la feci sedere e rimasi n piedi. Alla fermata successiva delle ragazze salirono e si misero ad un metro da me, odiavo situazioni come quella. Mi fissavano e ridevano, mi fissavano di nuovo e ridevano e così fino a che non ho retto più -che cazzo c'avete da ridere?- bisbigliai tra i denti irritato
-non sapevo che i barboni parlassero, dove hai rubato quella felpa? Ad un mercatino delle pulci?- mi istigò una ragazza dai capelli ricci e castani
-e tu da quale vicoletto per puttane esci?- pensai, ma rimasi in silenzio
-hai perso la lingua? Non sai neanche farti valere e ti faresti definire uomo?- continuò le circondata dalle risate delle amiche. Ero imbarazzato e dispiaciuto per la situazione, ero un disturbo per i passeggeri, per tutti, come ogni giorno della mia vita.
 
Il pullman si fermò e le ragazze fecero per scendere, passarono vicino a me spingendomi con modi bruschi poi si fermarono d'improvviso -voi non scendete da qui finchè non chiedete scusa al ragazzo- disse una voce familiare
-levati dalle palle, noi dobbiamo passare- rispose la bulla
-forse non hai capito bene, riporta il tuo fottuto culo dentro il pullman ed io non ti denunciò per aggressione-
-fa il cazzo che ti pare manico di scopa, tanto non è vera aggressione e lui non ha le palle per denunciare- disse la riccia spingendo l'avversaria dal pullman che finì sul marciapiede, l'autista chiuse le porte e il mio viaggio prosegui. Mi affacciai e da lontano vidi Ketlin alzarsi da terra con le mani al naso.

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Capitolo 7
*** Foglio 6 ***


Aspettai la fermata successiva e di corsa tornai verso Ketlin. Ero cosi certo di trovarla che rimasi sorpreso a non vederla per terra con le mani al volto. -scusi, ha visto una ragazza a cui usciva il sangue dal naso?- chiesi a dei passanti che mi ignorarono. Avrei voluto urlare, ma forse avrei solo peggiorato le cose, cerano così tante persone che non l'avrei mai trovata se guardavo all'altezza terra.
 
Dopo aver cercato per un po' decisi di salire su un campanile, da lì si vedeva la piazza e forse l'avrei trovata. Il parroco non aveva problemi a far salire le persone, amava raccontare la storia di ogniuna di quelle mattonelle che decoravano gli interni - ragazzo devi sapere che risale al '400 questa bella struttura- iniziò
-con tutto il dovuto rispetto, io vivo in questo posto e la storia che vuole raccontarmi l'ho sentita almeno altre dieci volte. Ho bisogno di arrivare lassù per cercare la mia amica, non e che ha visto una ragazza che sanguinava dal naso?-
-se mi fosse capitata le avrei di certo dato una mano ragazzo, ma non l'ho proprio vista e poi la mia memoria non e poi così buona come un tempo- disse fermandosi in mezzo alle scale
-io continuo, grazie per l'aiuto- dissi salendo di corsa.
 
La cima del campanile era meravigliosa, si vedeva l'intera cittadina e il tramonto era davvero romantico, ci avrei voluto portare qualcuno di speciale un giorno, ma non avevo ancora incontrato quella persona speciale che mi completasse, o più che altro non avevo avuto il coraggio di farmi avanti. Ero così affascinati dal panorama che non mi accorsi di non essere solo -che ci fai qui su?- chiese una voce familiare, mi girai e vidi a qualche metro da me Ketlin affacciata
-quando mi sento solo vengo qui, e poi è il posto perfetto per tenere d'occhio il paese. Ti cercavo sai? Come va col naso?-
-bene, ha smesso di sanguinare in fretta... Più che altro ho altri pensieri per la testa...-
-posso sapere quali?-
-davvero ti interessano? O lo dici per sembrare gentile?-
-bhe se devo darti un'opinione sui tuoi scritti ho anche bisogno di sapere che cosa nascondono dietro, perché la farfalla?-
-è l'esempio perfetto del cambiamento e della forza, basta il battito d'ali di una farfalla per creare un uragano... -
-quindi tu credi all'effetto farfalla e al karma, vero? -
-credo a tante cose, credo che se sono felice per un qualche minuto, la giornata si concluderà con il doppio del tempo passato in lacrime. Credo che le persone hanno solo due possibilità, il successo e il dimenticatoio, i primi hanno bisogno dei secondi per brillare, altrimenti sarebbero come stelle di giorno, nessuno le noterebbe. Ed in fine credo che la vita sia una barra di caricamento, arrivata a 100 è tutto finito, la questione è... Che cosa ha avuto bisogno di un caricamento tanto lungo? Cosa c'è oltre il caricamento? -
-forse un posto migliore, il paradiso-
-il paradiso è un luogo pieno di giustizia e bene, allora perché c'è gente che per meritarsi la felicità eterna ha passato quei 100 anni di caricamento a soffrire e poi c'è chi invece ha avuto sempre tutto perfetto? Se ci fosse la giustizia i fortunati dovrebbero patire come coloro che dalla vita hanno avuto sempre calci in culo-
-perché invece che concentrarti sulla giustizia da imporre agli altri non pensi alla tua giustizia? Da ciò che ho letto non sei stata un bruchetto fortunato tu he? - lei non disse nulla, si girò verso di me e con sguardo vuoto si avviò all'uscita - Hey, ho detto qualcosa che non va? -
-non puoi capire qualcuno che non conosci...- disse fermandosi
-posso provarci, me ne devi solo dare la possibilità-
-già una persona ha tentato di capirmi e nonostante io mi sia aperta, lui è sparito dalla mia vita... Sono giorni che non mi contatta, dubito lo farà più- disse mostrandomi una chat sul telefono.
 
La lasciai andare nel silenzio mentre fissavo ancora incredulo il punto in cui c'era il telefono -lei è Butterfly17?- mi chiesi affermando il mio telefono. Era un po' di tempo che mi sentivo con una ragazza su un sito, era lei la ragazza a cui non ero riuscito a dire i miei sentimenti, non eravamo esattamente una coppia, ma mi sentivo particolarmente legato a Butterfly17 e sapere finalmente il suo vero volto, il suo viso, la sua voce, mi rendeva felice e preoccupato.
 
Mi affacciai per vedere dove era finita, ma era scomparsa tra la gente. Rimasi a fissare l'orizzonte per un po' quando intravidi su un pullman una pubblicità con una farfalla. Presi il mio telefono e gli scatti una foto. Era un invito a partecipare ad una mostra sugli insetto che si sarebbe tenuta il giorno dopo.
 
Avevo la brutta abitudine di cancellare tutte le app dal mio telefono quando lo spazio era poco e per sbaglio avevo eliminato anche l'app di incontri dove avevo conosciuto Ketlin, la installai di nuovo, ma il mio internet non sarebbe bastato quindi mi avvisi verso casa.
 
Ero sulle scale del campanile quando vidi su un gradino una pagina stropicciata, dubbioso decisi di aprirla, sentivo come il bisogno di sapere.
 
è vero, ho detto che avresti trovato qualcuno che avrebbe capito e tratto qualcosa dalla tua storia... Era una bugia. Sai a quanti ho raccontato la stessa storia che stai leggendo tu? Troppi, e sai quanti cazzo di soldi ho speso? Tanti, ma non sono servita nulla! Ho raccontato la mia storia a tanta gente e nessuno si è avvicinato a me, solo una persona... Due... Una per cui provavo amore e una che vuole solo fare l'investigatore... Nessuno che abbia mai privato ad asciugarmi le lacrime... Sono sola...
 
Il tempo passa e il bruco inizia a sentirsi a casa tra le foglie smeraldo di quel albero, tanto a suo agio che inizia a creare un piccolo bozzolo, tanto che ci si nasconde dentro, tanto che ci si addormenta dentro.
 
La cosa affascinante della metamorfosi è il tempo che lentamente trasforma, ma rende vulnerabili, tanti che il bruco non si accorge che le vespe l'hanno trovato e sono pronti a colpire. Prima l'addome, poi la schiena e poi la testa, lentamente i pungiglioni trapassano il suo corpo oramai senza vita.
 
Così finisce la storia del nostro bruco, con il suo corpicino appeso senza vita ad un albero, è pensare che mancava così poco per diventare una farfalla... Chissà se un albero reggerà il mio corpo quando il mio download sarà finito...
 

Con le lacrime agli occhi strinsi il foglio - la mia bellissima farfalla... Ti prego permettimi di proteggerti... Aspettami, ti prego- pensai correndo verso casa.

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Capitolo 8
*** il sole esiste per tutti ***


ATTENZIONE, IL CAPITOLO CONTIENE UN LINK AD UNA CANZONE, PER GODERE DELLA LETTURA ED ASCOLTO SI CONSIGLIA DI APRIRE IL CAPITOLO SU UN PC. BUONA LETTURA!

Correvo, sentivo il terreno scorrere sotto i miei piedi, il fiato mi mancava, ma non avrei mai smesso di correre. Quell'ultima frase a mala pena leggibile mi diede la forza di mille atleti, avrei ricontattato Ketlin e le avrei detto tutta la verità, di come ero felice di averla conosciuta, di quanto i suoi profondi occhi mi rendevano confuso, di quanto la sua tagliante simpatia mi avesse reso felice, di quanto mi sentissi bene in sua compagnia, di quando mi ha salvato la vita.
 
Salì velocemente le scale e senza neanche salutare mio padre scappai in camera mia -tutto bene figliolo?- chiese
-si, devo fare una cosa urgente-
-va bene, io vado a prendermi un caffè in piazza, ti aspetto?- chiese, era l'occasione giusta, avrei invitato Ketlin a prendere un caffè e le avrei detto tutto guardandola in faccia, l'avrei resa felice.
-5 minuti e ci sono- risposi buttandomi a fare una doccia mentre l'app si scaricava. Mi vestì con abiti nuovi, profumato e sistemato uscì dalla stanza impugnando il telefono. -ti sei messo in tiro per il tuo vecchio? O c'è di mezzo una ragazza?- chiese scherzando, quando poi incrociò il mio sguardo sembrò aver capito tutto -quella ragazza? Quella psicopatica egocentrica? Sbaglio o ti ho già detto di lasciar perdere? vuole attenzioni, è solo una drammatica esibizionista-
-ho la mia età, e voglio sbagliare da solo, se non sarà la persona giusta verrò a dirti che hai ragione, ma se è la persona che fa per me, ti prego di sostenermi-
-va bene, ora sbrighiamoci- disse uscendo di casa con sguardo arreso.
 
Con passo svelto mi avvicinai al bar della piazza, da lì potevo intravedere ogni traversa, da qualunque direzione sarebbe arrivata Ketlin io lavrei vista. Presi il telefono e le mandai la foto del bar con un messaggio vicino -"mi dispiace essermi assentato per così tanto tempo, ma ora voglio rimediare, posso offrirti un caffè?"-. La risposta non si fece attendere, mi arrivò una foto di un grosso albero con una corda, nel basso dell'inquadratura intravidi anche i suoi capelli -"temo che non ci vedremo mai, goditi il tuo caffè"- scrisse. Io sbiancai, presi la mia giacca e subito corsi verso la chiesa. L'unico albero di quelle dimensioni era quello della chiesa, nella foto vi erano ancora le decorazioni natalizie che il custode si scocciava di togliere ogni anno.
 
Arrivai di corsa all'entrata, il cancello era chiuso e la mia ansia era alle stelle, mi rimboccai le maniche e iniziai a scalare le sbarre di ferro. Era difficile mettere saldamente i piedi, tanto meno era piacevole sentire sotto mano la ruggine. Arrivato in cima mi fermai a guardare verso il cortile e il miei occhi si spalancarono a vedere il corpo di ketlin dondolare come un'altalena -Ketlin! Ketlin che cazzo stai facendo?- chiesi buttandomi dal cancello. Atterrai rotolando per terra, ma nonostante le ferite mi alzai per correre verso la ragazza -c… che ci fai qui?- chiese con un filo di voce
-vengo a tirarti giù- dissi prendendole un piede
-lasciami stare!- rispose tirandomi un calcio in pieno volto, si agitava così tanto che all'improvviso il ramo cedette la fece cadere a terra.
 
Asciugandomi il sangue che usciva dal naso mi avvicinai a lei -Ketlin va tutto bene? Fatta male?-
-sto bene…- rispose cupa in volto
-per fortuna- la strinsi a me
-non era programmato che mi salvassi… come facevi a sapere che ero qui?-
-glielo dico?- pensai stringendo il telefono -io… io…- iniziai timoroso, i suoi occhi vuoti mi osservavano e il mio coraggio si nascose -ero passato qui per caso e ti ho notata-
-passare per caso significa anche scavalcare un cancello? Non ti facevo tipo da entrare senza autorizzazione in un posto chiuso-
-ringrazio il cielo che mi sia passata l'idea di farmi un giro qui dentro, chissà che avresti combinato- la rimproverai alzandola da terra. Lei rimase in silenzio fino all'entrata poi il suo cellulare squillò -un messaggio dal sito… senti… Potresti accompagnarmi al bar vicino la piazza?- bisbigliò
-certo- risposi, non avevo ancora intuito cosa volesse e preso dalle mie ansie la accompagnai.
 
-non c'è…- disse lei guardandosi un po’ delusa intorno
-chi?- chiesi intuendo qualcosa
-quel ragazzo di cui ti parlavo… gli ho detto esplicitamente che avevo bisogno di aiuto e lui ha lasciato perdere, se ne è andato senza degnarmi di attenzioni… ed è tutta colpa tua!- urlò prendendomi per la maglia -perché mi hai aiutata? Se non mi salvavi non avevo la delusione di non valere nulla nemmeno per la persona di cui mi sono innamorata!-
-smettila di dire cavolate, forse sarà andato a chiedere aiuto-
-e saresti stato tu l'aiuto che mi è giunto? Che scelta di merda ha fatto il destino-
-davvero volevi rimanere lì a penzoloni? Non hai nulla per cui lottare?-
-no! Avevo i miei schifo di libri, ma sai cosa ho scoperto mentre pubblicavo? Che tu hai ottenuto molto più di me! Un miserabile camerire senza ambizioni ne talento mi ha rubato l'attenzione dei lettori, il minimo che potevi fare per me è lasciarmi morire su quel cazzo di albero, così forse qualcuno avrebbe letto seriamente la mia ultima storia- mi urlò contro lei. Non so cosa mi sia preso ma il mio braccio si mosse senza il mio controllo e le stampai sulla guancia un ceffone -sei una stupida, la tua vita vale più di quattro fogli, vale più di quel sito di merda, vale più dell'attenzione che disperatamente vuoi avere. Io mi sono preso un colpo quando ti ho vista su quel albero, non capisci che c'è qualcuno che tiene davvero a te?-
-chi?-
-io! Io ci tengo a te Ketlin!-
-ci tieni così tanto da picchiarmi… sei un ragazzo che si contraddice molto noto-
-te lo sei meritato! Neanche grazie mi hai detto, tu passi il tuo tempo a lamentarti, sia nelle storie che nella vita, ho rischiato di pigliarmi il tetano per venirti a tirare giù dall'albero-
-nessuno te l'ha chiesto…- rispose andandosene.
 
Ero solo, con gli occhi di tutti puntati addosso, avevano probabbilmente visto ciò che ho fatto -io non volevo farle male, volevo che tornasse in se… ero arrabbiato… mi… mi dispiace- pensai con le lacrime agli occhi. Ovunque rivolgessi lo sguardo vedevo persone spettegolare di me, mi guardavano e ridevano, c'era chi si limitava a fulminarmi con lo sguardo e chi invece quasi quasi mi tirava qualcosa addosso, ero diventato un mostro. Volevo scappare e c'era solo un posto che conoscevo dove nessuno mi avrebbe giudicato: i grandi magazzini d'oriente.
 
Il negozio era a un paio di chilometri dal bar, in una strada secondaria e non molto affollata. Scesi le scale e davanti ai miei occhi si spalancarono immensi corridoi pieni di merce di tutti i gusti e a prezzo bassissimo, un paese dei giocattoli per chi ama curiosare e riempirsi la casa di cianfrusaglie. Vi era di tutto, dalla cura personale alla cartoleria, abiti e giocattoli, decorazioni e arredamento, vi era un mondo interro sotto terra. Presi un paio di sciocchezuole e mi avviai alla cassa, mentre passavo vicino ad alcune decorazioni vidi una rosa e senza pensarci due volte la comprai. Era meravigliosa, finta, ma sembrava appena raccolta. Guardai l'orologio è sbiancai nel notare che avevo trascorso almeno 1 ora e mezza in un quel magazzino. Il celo si stava dipingendo di giallo. Con la rosa in mano messaggiai Ketlin - "mi hai fatto prendere un colpo oggi, sono andato a controllare il luogo della foto, ma per fortuna stavi bene... Posso offrirti ancora quel caffè?"- scrissi, lei mi mando la foto di un tramonto - "ogni cosa finisce, amore, amicizia e felicità... Non fingere di volermi dare una di queste tre cose, se davvero tenevi a me, saresti stato capace di salvarmi... Ma a quanto pare, solo io sono stata capace di farlo per te" - scrisse. L'unico posto dal quale si vedeva un tramonto simile era il campanile.
 
Corsi preso dalla paura di sbagliare e dal terrore di perderla, ero così agitato che decisi di farmi accompagnare da delle musica e caso volle che partì proprio la sua canzone preferita ( https://youtu.be/z_OLDGFzJl0 ) mentre salivo le scale del campanile.
 
Non appena inttavidi ketlin lasciai cadere a terra tutto ciò che avevo in mano, telefono e la rosa. - ketlin vieni dentro, non mi sembra sicuro camminare sul cornicione, potresti cadere- dissi avvicinandomi a lei
-si può sapere perché devi rovinare tutto?- chiese
-che vuoi dire?-
-che è la seconda volta che mi disturbi mentre sto facendo altro-
-che cusa staresti facendo ora? -
-qualcosa che hai già interrotto prima- rispose facendo un passo in più, io le afferrai la mano -che pensi di fare? Non ti è bastato darmi uno schiaffo davanti a tutti? Vuoi anche che ti incolpino per un suicidio? O preferisci omicidio? - chiese cercando di scappare dalla presa
-ti prego Ketlin... Calmati... Potresti scendere? -
-no e adesso lasciami!- urlò strappando il polso dalla presa. Vidi i suoi occhi spalamcarsi e la luce del tramonto creare intorno a lei un'aura magica. Sembro accadere tutto lentamente e ebbi il tempo per vederla perdere l'equilibrio e cadere di sotto -Ketlin!- urlai allungando il braccio per prenderle la mano. Nella mia mente passarono orribili ricordi che hanno segnato la mia vita, avevo rinunciato a tante occasioni per essere utile a qualcuno, rinunciavo per paura, ma con Ketlin era diverso, mai avrei accettato di vederla morire sotto i miei occhi. Le afferrai il polso e lei ricambio la presa -perché stai ruschiando tanto per me?- chiese la ragazza con gli occhi lucidi
-perché non posso permettere che questa bellissima farfalla cada solo perché qualche incidente di percorso le ha spezzato le ali, sarò lo stelo d'erba che ti reggerà finché tu vorrai Ketlin, ho solo bisogno che ti affidi a me- cercai di convincerla io
-perché sei tanto interessato ai miei problemi? Sono solo una cliente fissa, niente di più per te-
-mi sembra davvero poco conveniente dirlo ora ma... Io ti conosco da sempre Butterfly17- dissi sorridendole
-che significa tutto ciò? Mi hai rubato il cel? Sei entrato nelle mie chat? Che cazzo hai combinato?- chiese lei cupa in volto
-non fraintendere, sono io il ragazzo con cui parli, mi dispiace non aver mai trovato il coraggio di dire la verità, ma tu sembravi così fredda in chat... Non volevo l'ennesimo rifiuto- dissi imbarazzato
-perché pur sapendo della mia storia non hai capito nulla da quei fogli? Io ti ho urlato di aiutarmi e tu mi hai ignorata!-
-eppure sono qui Ketlin e ti sto chiedendo di aiutarmi ad aiutarti, permettimi di metterti al sicuro-
-non vale più nulla proteggermi... Io non valgo nulla... Sono stata così incapace che neanche tu te la sei sentita di dirmi la verità... Io non lo merito... - bisbiglio lei lasciando la presa.

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Capitolo 9
*** l'ultimo messaggio ***


 
Sentì la sua mano scivolare mentre aveva già chiuso gli occhi arresa al suo destino -col cazzo che ti lascio cadere Ketlin, questa scelta non spetta più a te- dissi afferrandola anche con l'altra mano -ti salverò che ti piaccia o no-
-sei un egoista-
-tu sei stupida, ma ciascuno deve convivere con i propri difetti-
-vuoi salvarmi per ripagarmi di averlo fatto con te? O perché non vuoi star male col tuo senso di colpa?-
-non ho intenzione di perdere tempo a spiegartelo ora- risposi iniziando a tirarla
-non ci riuscirai, sei troppo debole, ed io mi sto facendo più pesante-
-non me ne frega che tu pensi che io sia debole, se fallisco nel salvarti mi butto con te- risposi, lei aspetto qualche secondo e poi iniziò a ridere -si dicono così tante cazzate pur di convincersi di essere utili a qualcosa. Il mondo è stronzo, ogni persona è utile, ma nessuno è indispensabile a nessuno. Io verrò rimpiazzata e la stessa cosa varrà per te, non sprecare i tuoi talenti per me, lasciami andare  e saremo entrambi felici-
-felice? Pensi che io possa essere felice senza di te?! Sei più stupida di ciò che sembravi 5 minuti fa! Sono un egoista, lo so, e proprio per questo non lascerò morire la persona più importante della mia vita, ho bisogno di te Ketlin… non hai idea di quanto è stata monotona e miserabile la mia vita prima di conoscerti, tu mi hai dato uno scopo. Leggere ciò che scrivevi mi dava la possibilità di aiutarti a migliorare e potevo anche conoscerti meglio, mi sentivo così entusiasta a prendere tra le mani una delle tue pagine, ma poi mi sono accorto di quanto nascondevi dentro, e quando ho visto il nickname mi sono reso conto che avevo davanti ai miei occhi la persona che con un semplice messaggio mi ha convinto a rinunciare ad avvelenarmi, grazie a te ho una nuova possibilità di vivere e la mia seconda chance la voglio usare per rendere felice te. Ti prego, permettimelo- le dissi con le lacrime agli occhi.
 
Non piangevo per ciò che avevo detto, ma piuttosto perche mi rendevo conto che aveva ragione, ero debole e sentivo le mani sudare e scivolare, sentivo che lentamente la stavo perdendo e che nonostante tutto ciò che provavo per lei, Ketlin era rimasta un blocco di ghiaccio dagli occhi chiusi che aspettava  di cadere. -dì qualcosa Ketlin, ti prego-
-facciamola finita- disse la ragazza aprendo gli occhi, per un istante mi sentì come totalmente a pezzi, ma subito dopo senti le sue mani stringersi ai miei polsi. Si tirò su e con un ultimo sforzo la trascinai entro il cornicione. -Ketlin… ci.. Ci sono riuscito…- bisbigliai vedendola stesa per terra, lei non disse molto, alzò solo una mano per farmi il pollice all'insù.
-non hai idea di quanto mi sono spaventato…- la alzai e la strinsi a me
-lo sento…-
-cosa?- chiesi
-la tua paura… il tuo cuore sta battendo così velocemente…-
-non è paura… sono felice di poterti stringere tra le mie braccia…- le dissi
-grazie… grazie per non avermi abbandonata-
-tu non hai abbandonato me quando io stavo per fare una cazzata… mi sembrava ovvio che non ti avessi abbandonata-
-l'hai fatto quindi per ricambiare?- chiese lei allontanandosi un po’
-no, l'ho fatto perché ci tengo a te…- risposi sistemandole i capelli che le coprivano gli occhi
-io mi sono tirata su perché… bhe anche io ci tengo a te, anche se in chat sembri meno goffo-
-e tu meno… tu, comunque io ero salito qui per un valido motivo sai?- le dissi andando a recuperare il cel e la rosa. Quando le mostrai l'invito per l'evento sulle farfalle e la rosa, per la prima volta la vidi comportarsi come la spontanea Ketlin che conoscevo in chat, le donavano le guance rosse e il timido sorriso. Si strinse a me e senza neanche rispondere mi afferro la testa e mi baciò.
 
Passammo la serata insieme e durante una cena in un pub lei mi passò un foglietto -è un nuovo pezzo…- disse aspettando il verdetto.
 
la gente non ci crede,  non crede nella storia dell'effetto farfalla! Non crede che basta una battuta,  una risata,  uno sguardo di troppo che dentro di te si crea un uragano, un uragano così forte che finisce per strapparti le ali dei sogni e della speranza... Senza ali cosa posso fare quando oramai sto cadendo dalla cima della mia fortezza...? Vorrei poter volare di nuovo… o forse non ho bisogno davvero di quelle ali, o almeno non di entrambe, devo solo trovare un'altra farfalla che come me non può volare, forse entrambi potremo sorvolare la città… non ho bisogno davvero di quelle ali, ho solo bisogno di qualcuno che mi faccia volare… ti va di essere tu il mio compagno di viaggio? (segnare con una crocetta)
[ ] si 
[ ] si 
[ ] si

 
Io alzai gli occhi dal foglio e le sorrisi -mi hai lasciato molta scelta noto- le dissi prendendo la penna
-in realtà ho aggiunto in un secondo momento la scritta in blu-
-lo immaginavo…- dissi passandole di nuovo il foglietto.
 
[X] si
[X] si
[X] si
Ti amo!

 
E quello fu l'inizio di una storia meravigliosa, non c'è bisogno di avere le ali per volare.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Sono lieta di aver scritto questa storia. Questi pochi capitoli sono la descrizione di tutto ciò che c'era prima di Pokas, di tutto ciò che mi ha spinta ad abbandonare il mio sogno solo per rendermi conto che non avevo bisogno di lottare contro chi mi poteva completare, non potevo continuare ad invidiare, a litigare, ho imparato ad amare ciò che mi manca per accettare di non poter volare da sola.
grazie Cas, grazie mille.  

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