Un nuovo giorno

di Farkas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una scommessa rischiosa ***
Capitolo 2: *** Nuova vita, guai vecchi ***
Capitolo 3: *** Nuova vita, guai vecchi (Parte II) ***
Capitolo 4: *** Nuova vita, guai vecchi (Parte III) ***
Capitolo 5: *** Nuova vita, guai vecchi (Parte IV) ***
Capitolo 6: *** Ritorni ***
Capitolo 7: *** Ritorni (Parte II) ***
Capitolo 8: *** Ritorni (Parte III) ***
Capitolo 9: *** Parti in movimento ***
Capitolo 10: *** Le fogne di New York sono affollate quasi quanto la città soprastante ***
Capitolo 11: *** Le fogne di New York sono affollate quasi quanto la città soprastante (parte II) ***
Capitolo 12: *** Peter continua a provocare problemi di cuore ***
Capitolo 13: *** Il protocollo di Spider-Man ***
Capitolo 14: *** Un altro ritorno ***
Capitolo 15: *** Ricevere guai ***
Capitolo 16: *** Parti in movimento (Parte II) ***
Capitolo 17: *** La bufera ***
Capitolo 18: *** La bufera (parte II) ***
Capitolo 19: *** La bufera (parte III) ***
Capitolo 20: *** Assalto alla roccaforte ***
Capitolo 21: *** Assalto alla roccaforte (parte II) ***



Capitolo 1
*** Una scommessa rischiosa ***


Qualche parola prima di lasciarvi alla lettura di questa fanfiction.
Questa storia è un classico “what if” come quelli pubblicati dalla Marvel che mostrano mondi in cui le cose sono andate in modo diverso da com’è successo nel canone (e nel 90% dei casi gli eventi cambiati finiscono in modo tragico, tanto per buttare giù i lettori e ficcargli in testa che le decisioni della redazione sono sempre giuste), che parte da Soltanto un Altro giorno, e va a cambiare radicalmente gli eventi da Un Nuovo Giorno in poi.
Per chi non conoscesse tali eventi ne darò qui un riassunto. Anche degli antefatti, perché sono importantissimi, non solo per Spider-Man ma per tutto l’universo Marvel e fanno capire in che contesto è ambientata la mia storia:
A Stanford nel Connecticut il supergruppo dei New Warriors cercando di arrestare il supercriminale Nitro, causa un’immensa esplosione vicino a una scuola provocando la morte di centinaia di persone, tra cui numerosi bambini.
Questo unito ad altri recenti avvenimenti (la Casata di M, la Guerra Segreta di Nick Fury, ecc.) porta il governo degli Stati Uniti a varare L’Atto di registrazione e controllo dei Superumani.  Da questo momento il governo registrerà le identità civili degli individui dotati di superpoteri e i supereroi, per continuare a operare senza venire considerati criminali a loro volta, dovranno accettare di sottoporsi a un addestramento specifico, in modo da evitare che l'inesperienza porti allo stesso errore compiuto dai New Warriors. Addirittura riceveranno stipendi e pensione! Insomma verranno trasformati in supersbirri.
La comunità supereroistica si spacca in due, fra i supereroi che accettano l’atto che hanno come leader Iron-Man e coloro che rifiutano di sottomettercisi guidati da Capitan America (va detto che tutti coloro che hanno poteri dovranno registrarsi e diventare impiegati statali, anche chi coi poteri non ci fa e non ci ha mai fatto niente).
Perfino i supercriminali vengono coinvolti: fra chi viene costretto a lavorare per il governo e chi non volendo vivere in uno stato di polizia, cerca di aiutare i ribelli come può, anche se personalmente li odia. È il caos più totale: squadre divise, amici contro amici, parenti contro parenti.
Inizialmente Spider-Man nella speranza di essere finalmente considerato un supereroe a tutti gli effetti e con le pressioni di Mary Jane e zia May si schiera con Iron-Man e arriva a smascherarsi in diretta tv. Spider-Man è sempre stato uno degli eroi più attenti all’identità segreta, e questo è un messaggio potente per convincere gli indecisi.
Ma i metodi di Tony sono degni dei nazisti: arriva a creare un clone di Thor che uccide Golia, costruisce un gulag peggiore dell’Inferno nella Zona Negativa per sbatterci dentro quelli che in teoria sono i suoi migliori amici e altre mille porcherie del genere. Quando è troppo è troppo. Spider-Man, la Gatta Nera, Deadpool e moltissimi altri scelgono di disertare e di unirsi ai ribelli. Perfino la Donna Invisibile e la Torcia Umana fanno questa scelta, malgrado Mister Fantastic sia uno dei maggiori sostenitori di Tony. Ci sono supereroi che riescono a rimanere neutrali, ma anche loro cercano di assistere una parte o l’altra quando possono o lasciano il paese.
Alla fine i ribelli riescono a liberare gli eroi dal super-carcere, ma la battaglia si sposta nel cuore di New York provocando una devastazione immane. Alla fine Cap decide di arrendersi per contenere il numero delle vittime, venendo assassinato poco dopo. Alcuni ribelli decidono di continuare a lottare e si riuniscono in gruppo che chiamano Vendicatori Segreti. Ormai sono fuggitivi. Altri accettano invece il perdono presidenziale.
Tony viene nominato direttore dello S.H.I.E.L.D. ma com’è giusto che sia la farina del diavolo, va tutta in crusca: Iron-Man fallisce clamorosamente nell’affrontare l’invasione degli alieni mutaforma Skrull e viene destituito dal suo incarico, perdendo ogni credibilità. Dato che Norman Osborn/Green Goblin ha ucciso la regina Skrull in mondovisione viene nominato nuovo direttore dello S.H.I.E.L.D. che rinomina H.A.M.M.E.R. e dei Vendicatori. Ovviamente Osborn crea una squadra di criminali che presenta come eroi approfittando che posseggano poteri o abilità equivalenti a quelli di famosi supereroi (spaccia Venom per Spider-Man, Bullseye per Occhio di Falco e cose così). Tony cancella l’archivio sui super-esseri per non lasciarlo in mano a Osborn e diviene a sua volta un fuggitivo, con la differenza che tutti gli altri supereroi lo ripudiano, in quanto responsabile della situazione attuale e rifiutano di aiutarlo.
Ma Peter Parker ha problemi più grossi del fatto che il suo peggior nemico, sia divenuto l’uomo più potente del mondo. Poco prima della fine di Tony, Kingpin ha mandato un cecchino a ucciderlo ora che sa chi è. Zia May viene ferita ed è destinata a morte certa. Mefisto è l’unico in grado di salvarla e in cambio non vuole l’anima di Peter, ma la sua felicità: il matrimonio con Mary Jane. Mefisto si nutrirà della disperazione che i due proveranno per l'amore perduto. Disperazione, tuttavia, che sentiranno solo al livello inconscio, dal momento che non ricorderanno, né che non si sono mai sposati, né che hanno fatto l'accordo. Mefisto si offre inoltre di far dimenticare a tutti eccetto MJ che Peter sia l’Uomo Ragno. Offerta che Peter alla fine accetta, ma crederà che sia stato il Dottor Strange ad aiutarlo.
Ma… e se Mefisto avesse deciso di fare un’offerta ulteriore a MJ e di farne una anche a Felicia?
 
 

Un nuovo giorno

 

Capitolo 1: Una scommessa rischiosa

 
Mefisto si preparò a cancellare il matrimonio fra Peter Parker e Mary Jane Watson. Ah, il dolore che avrebbero provato le loro anime… era un sublime nutrimento per lui. Certo avrebbe gradito pure impadronirsi di un’anima… e forse poteva riuscirci. Sì, poteva potenziare il suo successo.
Uno dei poteri più utili di Mefisto era l’ubiquità. Lo aiutava a parecchio nel suo lavoro… ed era proprio il momento giusto per tentare una persona.
 
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Felicia Hardy stava appollaiata su un tetto, una volta tanto non alla ricerca di un guaio in cui ficcarsi, ma per schiarirsi le idee.
May Parker stava morendo. La voce si era sparsa in fretta, e Felicia non riusciva a non pensare a come dovesse sentirsi Peter. Scoprire della malattia terminale di suo padre, era stato uno dei momenti più duri della sua vita e di certo anche il ragno in quel momento era vittima della stessa sensazione d’impotenza che aveva provato lei.
Quanto vorrei poter fare qualcosa…” si disse l’albina. Non che avesse un gran rapporto con l’anziana signora, ma la proverbiale fortuna dei Parker, si era particolarmente accanita su questi ultimi dalla guerra civile in poi.
“Peter dev’essere al limite ormai… la vita della rossa dev’essere diventata un inferno… eppure farei a cambio con lei all’istante se potessi” rimuginò la Gatta Nera. “Sarei potuta essere io la signora Parker… se solo non fossi stata tanto immatura e superficiale. Se avessi imparato ad apprezzarlo prima anche per quel che era sotto la maschera…”.
Cielo ma quante volte se l’era ripetuta? Era deprimente che l’unico uomo con cui sarebbe stata disposta a condividere la cattiva sorte, avesse già una donna pronta a farlo.
Riuscirò mai a voltare pagina?” si chiese afflitta la figlia di Walter.
-Non ce ne sarà bisogno, forse- fece una voce alle sue spalle.
La donna si voltò. E si sentì colta da un terrore primordiale.
In tutta la sua vita Felicia Hardy aveva visto e fatto le cose più assurde. Ma nulla l’aveva mai spaventata come quell’essere.
Eppure fisicamente aveva visto di peggio. Quello di fronte a lei era un umanoide maschio dalla pelle rossa, colore di cui erano anche i suoi capelli, con canini aguzzi come quelli di un vampiro. Pure il suo abbigliamento, anch’esso scarlatto ricordava quello dei vampiri classici. Una creatura strana e inquietante, ma certo non al punto da farle gelare il sangue in quel modo.
-E… e tu… chi sei? Cosa vuoi da me?!- chiese Felicia con un tono che avrebbe voluto essere un ruggito e invece pareva a malapena un miagolio.
Di colpo alla ragazza venne in mente la chiesa dove aveva fatto la prima comunione. Non ci metteva piede se non per accompagnare sua madre alle messe di Pasqua e Natale, ma in quel momento non avrebbe voluto essere altrove che lì. Per qualche ragione l’idea la faceva sentire al sicuro.
-Io sono un uomo d’affari… molto interessato a venderti questo- fece Mefisto schioccando le dita.
Felicia indossava un vestito bianco. Anzi il vestito bianco, mentre Peter era in smoking si tenevano per mano uscendo da una chiesa fra le congratulazioni generali e Felicia vide sua madre asciugarsi una lacrima. Un attimo dopo era ancora in bianco ma indossava la sua maschera, così come Peter. E gli ospiti stavolta erano I Fantastici 4, Cap, Logan, Luke Cage, le due Jessica, e tanti altri supereroi.
-Ok, lo ammetto: avevi ragione sulla doppia cerimonia- le disse il ragno.
-Mi pareva giusto. È con queste maschere che ci siamo conosciuti… e poi non dirmi che non ti era dispiaciuto non poter invitare Johnny e gli altri-.
Volteggiavano di tetto in tetto. Dopo aver combattuto il crimine di notte entrarono nel loro appartamento per passare la giornata a coccolarsi a letto. Poi sempre più veloci arrivarono infinte scene della loro vita insieme… una meravigliosa vita insieme…
Erano proprio sul punto di darsi un bacio mozzafiato, dopo aver impedito a Doc Ock di distruggere il mondo, quando Felicia si ritrovò su quel tetto di fronte a quell’essere orribile.
-Co… cos’è stato? - balbettò la gatta. - E… e perché è finito? -.
-Era il futuro. Be’ un futuro, che potrebbe diventare realtà… con un pizzico d’aiuto da parte mia. Vedi i cari coniugi Parker, mi hanno venduto il loro matrimonio in cambio della guarigione della cara zia May-.
-Come?!-.
-Tra poco io altererò il tempo e Peter Parker non avrà mai sposato Mary Jane Watson. Durante tutti questi anni saranno stati semplici conviventi-.
Felicia sapeva che era brutto da parte sua, ma non riuscì a impedirsi di sorridere.
 
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Mary Jane si rese conto che Peter era scomparso, segno che ormai Mefisto aveva già iniziato a rifare la realtà.
-Tu vorresti che io non faccia sparire il tuo matrimonio vero? -.
-Devi proprio rigirare il dito nella piaga, eh? - ringhiò la rossa.
-Certo. Ma stavo pensando… potremmo aggiungere una clausola all’accordo. Una piccola scommessa-.
-Di che si tratta? – chiese guardinga Mary Jane.
-Ti darò un anno in cui ci sarà per te la possibilità di riconquistare Peter, anche se ovviamente nessuno dei due ricorderà nulla. Ma se tuo marito dovesse innamorarsi di un’altra, arrivando a desiderare di condividere la sua vita con un’altra donna… tu sarai mia da quel momento in poi-.
 
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-Non intendo costringerlo ad amarmi con la magia-.
-Peccato, perché potrei farlo al modico prezzo della tua anima. Ma in fondo non avevo in programma di offrirti nulla del genere. Avevo in mente una scommessa-.
-Una scommessa? -.
-Come parte del mio accordo col signor Parker, tutti quanti dimenticheranno che lui è Spider-Man, compreso chi lo sapeva da prima come te- fece il demone. - Ma se accetti la scommessa, farò in modo che tu ricordi e che anche la tua identità torni a essere segreta per chiunque eccetto Peter, così nulla v’impedirà di stare insieme. Se entro un anno, lui si sarà innamorato di te, allora non ti chiederò nulla e potrete vivere la vostra vita senza intromissioni da parte mia. In caso contrario mi prenderò la tua anima. Al livello conscio non ricorderai nulla di tutto ciò, così non avrai occasione di barare. Allora signorina v’interessa l’articolo? -.
-Il matrimonio con la rossa sparirà comunque? - chiese Felicia.
-Sì, ma se non ricorderai molto di lui e dell’influsso che ha avuto su di te, tornerai ad essere la persona che eri prima- chiarì Mefisto. - Quindi se anche rintrecciaste la vostra relazione non sarete altro che scopamici… o finirà proprio come la prima volta-.
-Quello che mi hai mostrato è possibile? -.
-Sì. Potrebbe accadere… con un pizzico di fortuna e d’impegno da parte di entrambi. Mi offro anche di crearti una buona occasione per riagganciarlo… ma se saprai sfruttarla o meno dipenderà da te-.
Felicia era sempre stata una tipa fortunata… e non molto brava a resistere alle tentazioni.
Sai bene che non desideri altro. Puoi avere chiunque… ma prima o poi brivido e avventura non ti basteranno. E tutti i soldi del mondo non potranno darti l’amore. L’amore va guadagnato. Non può essere rubato o comprato. Qui hai una vera possibilità di guadagnartelo” le disse una vocina suadente nel cranio. Per la cronaca quelle erano cose che Felicia già pensava, ma che Mefisto aveva opportunatamente riportato alla luce in quel momento.
Ma c’era di peggio. All’albina vennero in mente tutte le volte in cui le aveva fatto male il cuore vedendo insieme i due coniugi, tutte le volte in cui le era sembrato freddo e vuoto il letto, come le fossero sembrate prive di valore tutte le sue relazioni in certi momenti…
Ora era una persona diversa. No, era una persona migliore. Qualcuno che poteva capire il bisogno di momenti di vita normale del suo ex, qualcuno che avrebbe saputo davvero stargli accanto. Quel tipo aveva ragione. La sua relazione con Peter sia da amanti che da amici, l’aveva resa adatta a lui, ma se tutto questo fosse stato cancellato… magari avrebbe rivissuto tutto. Le lacrime, il cuore spezzato e poi la solitudine. Cavolo cinque minuti prima non desiderava altro che pigliare il posto della rossa, adesso l’occasione le veniva offerta su un piatto d’argento!
-Devo firmare qualcosa col sangue? – borbottò la gatta.
-Mi accontento di un “Accetto la scommessa” -.
-Accetto la scommessa-.
Ovviamente il suo buonsenso le aveva suggerito di fare l’opposto, ma Felicia Hardy non aveva mai dato molta retta al suo buonsenso.
 
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-Accetto la scommessa. Io e Peter troviamo sempre un modo per tornare l’uno dall’altra! -.
Mefisto ghignò. Avrebbe vinto in ogni caso.
Peccato, che non potesse mettere in gioco l’altra bionda, forse così avrebbe potuto ottenere due anime. Ma dopo la sua morte Gwen Stacy, non era finita nelle sue mani e quindi non poteva resuscitarla, senza uno specifico patto. E se avesse alterato la storia per non farla mai morire… c’era la probabilità che Peter non si innamorasse mai di Mary Jane Watson e di Felicia Hardy e quindi loro non avrebbero avuto ragione di fare la scommessa nella nuova linea temporale. E poi si sarebbero alterati troppi eventi. Troppi fattori indefiniti, troppe vite stravolte. C’era il rischio che qualcuno se ne accorgesse e s’intromettesse.
Il matrimonio era solo un piccolo momento nel tempo, rimuoverlo e poi rapire una sola anima non avrebbe causato clamore. Era più prudente agire come aveva già deciso. In fondo non poteva lamentarsi di quello che aveva ottenuto… né di quello che era certo di ottenere.
Un attimo dopo, vortici di energia circondarono MJ e Felicia.
 
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-In piedi Peter Parker! Il sole splende ed è un nuovo giorno! -.
-Cavolo zia May… sei peggio di una stanza piena di sveglie…- bofonchiò Peter ancora mezzo addormentato.
-Forza! Non è ora di poltrire! Chi sa mai cosa ti aspetta?!-.
Sbadigliando Peter scese dal letto: - Harry vuole presentarmi la sua nuova ragazza… ma tanto ho tempo fino a stasera-.
-Ottimo. Sai se ha un’amica single…? -.
-Zia May, non ricominciare! Sono troppo giovane per sposarmi e al momento non ho voglia di uscire con nessuno-.
Un furibondo miagolio fece scendere in cucina zia e nipote: un gatto nero era entrato in casa, e aveva cercato di rubare la carne rossa, che l’anziana signora aveva iniziato a scongelare… ma la carne era ancora troppo dura e tentare di morsicarla, doveva avergli fatto male.
-È quello da dove è entrato? - chiese stupito Peter.
-Forse dalla mia finestra: ieri sera faceva caldo e l’ho lasciata aperta-.
Sbuffando il ragazzo prese in braccio il felino.
-Coraggio ladruncolo. Un po’ di latte lo avrai- borbottò Peter. Non era mai riuscito a resistere alle gatte ladre dopotutto.
 “Coraggio. Come abbiamo detto ieri al party di Harry, è un nuovo giorno. Chissà cosa mi aspetta d’ora in poi? -.
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Dopo tante one-shot, decido di pubblicare finalmente una long in questa sezione.
Devo dire la verità. A me è piaciuto Soltanto un Altro Giorno: una storia commovente e ben disegnata.
I critici, scordano convenientemente di menzionare che all’epoca il matrimonio fra Peter e MJ venne accolto da una marea di proteste. A me francamente è sembrata una buona scelta narrativa, tanto che ho voluto usarla come base di questo what if.
Voi vorreste che Peter scegliesse MJ o Felicia? Ditemelo nelle recensioni!

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Capitolo 2
*** Nuova vita, guai vecchi ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 2: Nuova vita, guai vecchi

 
 
“Devo trovarmi un appartamento e alla svelta. Non posso abitare da zia May in eterno. Farsi ospitare per un po’ passi, ma sono mesi che sto da lei” si disse Peter mentre si dirigeva al Bugle.
Già mesi… in effetti erano anche mesi che non metteva più il costume… e la cosa lo seccava. D’accordo il tasso di criminalità era basso, d’accordo i suoi nemici non si vedevano più da un pezzo*… ma aveva ancora il potere. E quindi la responsabilità.
Vroooom!
-Fermate quel pazzo! -.
Il giovane Parker venne risvegliato dai suoi pensieri da una berlina nera che sfrecciava sul marciapiede a tutta velocità.
-Levatevi di torno, sfigati! Sta passando Overdrive!-.
“Fantastico, dove sono tutti i supereroi registrati? Be’… prima o poi l’amichevole Spider-Man di quartiere doveva pur tornare in azione” si disse il ragazzo nascondendo i vestiti, mentre si cambiava in un vicolo.
-Bene, New York… preparati al ritorno del tuo amichevole Spider-Man di quartiere- sentenziò quest’ultimo volteggiando verso l’auto.
-Ehi, è Spidey!-.
-Non si vedeva da mesi! -.
L’eroe si lanciò sul davanti della macchina.
-Spider-Man! Non posso crederci…- cominciò l’autista un tipo che indossava un casco da moto nero e tutta integrale dello stesso colore.
-Già, non sono morto, scomparso o…-.
-È fantastico! Aspettavo da tanto questo momento! -.
-Eh? -.
-Sono un tuo super-fan! Me lo fai un autografo? -.
-Wow. M’imbarazzo sempre, quando me lo dicono. È che… non ci sono abituato-.
In quel momento Overdrive sterzò violentemente e ciò unito alla forte scarica elettrica che rilasciò la sua auto, fece perdere la presa al ragno.
 
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-Cosa?! Le azioni del Bugle hanno perso un altro 15%?!- urlò Jonah nel cellullare. - Maledizione di questo passo… ha riattaccato! -.
Entrando nell’ufficio dell’amico, Robbie lo vide coprirsi la faccia con le mani.
-Per anni ho condotto campagne contro quei mostri in costume. Per anni ho detto che avrebbero dovuto essere regolamentati e finire in carcere se rifiutavano. E cos’è successo? -.
-Hanno fatto quello che dicevi tu, Jonah-.
-E mi hanno rovinato! - urlò l’incontentabile editore. - Non succede più niente, le vendite sono ai minimi storici! Ora ci pensano gli addetti stampa dello S.H.I.E.L.D. o delle squadre a rilasciare notizie sugli scontri dei supereroi. Darei di tutto per un vero, scoop! -.
-Jonah! Robbie! L’Uomo Ragno è appena ricomparso. Sta combattendo un tizio nuovo Overdrive…- annunciò Betty entrando di corsa nella stanza.
Jonah aveva smesso di ascoltare dopo “ricomparso”.
-Presto, accendete le rotative! Quel balordo, sta violando la legge più importante della nazione! E dov’è Parker? Mi servono foto! Questa è la volta buona che riesco a schiacciare quell’insetto -.
Tecnicamente i ragni non sono insetti, ma nessuno si diede la briga di farlo notare al marito di Marla.
 
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-Ecco altri due di quei balordi! - urlò un poliziotto giovane, dalla carnagione scura e coi corti capelli neri. - Muoviti O’Neil che li prendiamo-.
-Spiacente signori: il vostro veicolo è requisito! - annunciò Spider-Man entrando nella macchina della polizia e partendo a tutto gas.
“Faccio schifo a guidare*, ma tanto devo fare solo pochi metri” si disse l’eroe.
-Centrale! La macchina ci è stata rubata! Eravamo scesi per un controllo… è stata rubata dall’Uomo Ragno! No, che non vi prendo in giro! Insomma, chiedo rinforzi! Che altro potrei fare?!- urlò il poliziotto moro.
-Scattare foto magari? - propose il collega. - Se vengono bene potresti venderle al Daily Bugle-.
 
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Overdrive correva come un pazzo sul ponte Queensboro, quando una volante della polizia lo travolse e scaraventò la sua auto in acqua. L’auto ma non lui, perché mentre urlava come un pazzo, venne avviluppato in una ragnatela e appeso al ponte, con addosso un bigliettino che recitava “Con gli omaggi del vostro amichevole Uomo Ragno di quartiere”.
I due poliziotti arrivarono giusto in tempo per chiamare un cellullare intimandogli di arrivare entro un’ora.
-Ehiiiiiiiiii- urlava Overdrive.
-Non ti preoccupare! Non ti lasceremo cadere, anche se forse dovremmo! – urlò il poliziotto castano.
-Lo so! Quello che voglio sapere, è se posso tenere il bigliettino! Sono un fan! -.
-Ma ti rendi conto O’ Neil?!- fece indispettito il moro. - Questi superidioti fanno così tutto il tempo e noi dobbiamo ripulire i loro casini. Eroi, criminali… sono tali e quali. Questo per loro è un hobby-.
-Sbagli Gonzales. L’Uomo Ragno cerca solo di aiutare la gente, questo miserabile pensa solo ai soldi. Quanto alla registrazione… se Cap diceva che è una stronzata, vuol dire che è una stronzata-.
 
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-Cosa?! Overdrive è stato catturato?!-.
-Sì. Dall’Uomo Ragno… ma ecco… quello che aveva preso… per un giusto prezzo potrei portarglielo…-.
-Va bene- rispose secco l’uomo interrompendo la telefonata.
 
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-Torta al limone zia May. La tua preferita- fece Peter porgendo un pacco all’anziana signora.
-E che si festeggia? -.
-Niente, costava giusto i miei ultimi dollari… fortuna che domani è giorno di paga e potrò mettermi a cercare un appartamento-.
-Bene caro. Qui sei sempre il benvenuto, ma non implica che devi starci per forza. Comunque io stasera, sarò fuori casa, faccio il turno doppio alla mensa dei poveri-.
-E io esco con Harry-.
-Ah, già-.
 
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Il Deep End era uno dei locali più chiassosi e in voga di New York. Adattissimo a Harry e alla sua nuova fiamma Lily Hollister, una bionda dalla pelle scura e gli occhi dorati, figlia del procuratore distrettuale che si candidava a sindaco. Per nulla adatto a Peter e all’amica di Lily, Carlie una bella ragazza bruna, vestita in modo anonimo con gli occhiali e la coda di cavallo.
-Al mio ragazzo sarebbe piaciuto venire, ma oggi ha avuto problemi al lavoro- annunciò cercando di farsi capire malgrado il frastuono.
-Tu che ci racconti Pete? - chiese Harry. - Io ho deciso di finanziare la campagna del padre di Lily… sarebbe un gran sindaco-.
-E lo sarà! Se n’è convinto anche lui finalmente e quando Bill Hollister si mette in campo, nulla può resistergli-.
-Io sto cercando un appartamento… non posso più dormire a casa di mia zia-.
-Peter si sta riprendendo dopo la fine di una lunga relazione- spiegò Harry.
-Perfettamente ripreso. Devo solo trovarmi una casa-.
-Vin sta cercando un coinquilino… potrei parlargli- propose Carlie.
-Perché no? Grazie-.
BANG!
-Fermi tutti! C’è qui il Rapinatore- tuonò un uomo con il costume bianco e rosso entrando nella discoteca, sparando in aria con una pistola di grosso calibro.
-Forza gente, non preoccupatevi. Consegnatemi orologi, cellullari e portafogli e non ucciderò nessuno- disse con nonchalance il Rapinatore mentre mollava un cazzotto sul bancone del bar distruggendolo. Nessuno tentò di fare l’eroe. Nemmeno Peter… che però lanciò una ragno-spia nel sacco dei complici del Rapinatore.
Appena se ne furono andati Peter corse via.
-Harry, devo cercare di…-.
-… Scattare foto per il giornale- sospirò il rosso.
 
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Messosi il costume addosso Peter volteggiava seguendo il segnale della ragno-spia, quando udì numerosi spari.
Immediatamente il tessiragnatele si diresse in quella direzione, e vide uomini con addosso maschere da demoni sparare contro Festern e i suoi.
-Questa parte della città, appartiene a Mister Negativo! Non sono permesse attività criminali senza il suo consenso- tuonò uno degli assalitori.
 
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Intanto J alla terza era ospite di una trasmissione di Fact Chanel dove non solo aveva ricordato tutti i problemi che affliggevano la città di recente, ma aveva anche spiegato perché fossero, dalla prima all’ultima, colpa dell’Uomo Ragno.
-Ma mister Jameson… a parte una breve apparizione stamattina, l’Uomo Ragno non si fa vedere da mesi- osservò la sua intervistatrice Natalie.
-Allora non guardate abbastanza bene. Ma sa quanti a Carnevale, si sono messi il suo costume? Ormai quell’aracnide non è più una minaccia. E’ un movimento. Un marchio! -.
-Sì… e per anni è stato un marchio redditizio, per lei. Il suo giornale, era quello che dedicava più spazio all’Uomo Ragno. Ora, che non ci sono più notizie su di lui, le vostre vendite sono al minimo storico-.
-No comment- ringhiò Jonah.
 
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Facendo sfoggio della sua superforza e della sua resistenza alle pallottole, il Rapinatore affrontava gli uomini di Mister Negativo, senza preoccuparsi minimamente dei suoi scagnozzi. Gli scagnozzi di Mister Negativo, tentavano di far fuori il Rapinatore e i suoi complici, senza preoccuparsi minimamente di nient’altro. E i poveracci che si trovavano in mezzo alle opposte fazioni, ahimè…
Ovviamente i passanti erano corsi via all’inizio della sparatoria, ma qualcuno era rimasto ferito lo stesso o peggio. Peter appena giunto sulla scena intuì cosa stesse succedendo e capì che c’era un solo modo per porre rapidamente fine allo scontro: spostarlo altrove.
Rapidamente afferrò il Rapinatore una ragnatela e lo scaraventò contro il muro di un edificio, distruggendolo. Prima che potesse riprendersi, Spidey gli si lanciò addosso, riempendolo di botte prima che potesse anche solo tentare una reazione.
Visto che il loro capo non poteva più proteggerli coi suoi superpoteri, i sottoposti di Fester se la filarono. Fortunatamente per loro, i nemici preferirono impadronirsi del bottino, piuttosto che inseguirli.
 
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Fu solo quando il suo nemico perse i sensi che il ragno, alzò lo sguardo e si rese conto di trovarsi in una stazione televisiva. E che di fronte a lui c’era J. Jonah Jameson che strappato il microfono a Natalie aveva preso a declamare: - In diretta da Fact Channel, possiamo vedere la minaccia mascherata, nota come Spider-Man che viola sfacciatamente l’Atto di registrazione dei super-umani e al contempo tenta di violare la libertà dei media-.
Il supereroe per un attimo rimase inebetito. Aveva piantato villanamente in asso il suo migliore amico, per arrestare il Rapinatore, aveva rischiato la pelle e fuori c’erano morti e feriti. MJ lo aveva lasciato scappando via come una ladra e dato che Jonah trovava un’infinità di scuse, per ritardare i pagamenti erano mesi che dormiva da sua zia. E ora Jonah riprendeva a calunniarlo. No. Era troppo. Era semplicemente troppo.
-ADESSO BASTA! MA SI PUO’ SAPERE CHI TI DA’ IL DIRITTO DI CRITICARMI?! CHI DIAVOLO TI CREDI DI ESSERE?!- ruggì Spider-Man rivoltò a Jonah.
-Ah! Ora minacci? Tipico tuo, incapace di accettare un confronto, fai il bullo…-.
-MOLTO COMODO ACCUSARE, STANDO COMODAMENTE SEDUTO NEL TUO BELL’UFFICIO! IO RISCHIO LA VITA PER AIUTARE LA GENTE, SENZA RICEVERE NÉ CHIEDERE NIENTE! TU INVECE CHE PASSI TUTTO IL TUO TEMPO SENZA COMBINARE NIENTE DI BUONO, SEI PIENO DI SOLDI E NON FAI CHE CALUNNIARMI! -.
-Io sono a capo di un impero mediatico che…-.
-Ma quale impero? Senza di me il tuo patetico fogliaccio sta fallendo! Il Bugle, praticamente l’ho portato io al successo! Tu, non sei capace di fare niente. Sei solo un fallito, invidioso e pieno d’odio che non fa altro che sputare veleno! Sei patetico Jonah! Non sei mai riuscito a combinare nulla di buono, nella vita e te la prendi con me! -.
Inferocito come poche volte in vita sua, il vecchio brontolone strinse i pugni e fece per lanciarsi in una violenta replica… ma dalla bocca non gli uscì che un verso strozzato.
La rabbia l’aveva stravolto… fin troppo.
J. Jonah Jameson si portò le mani al torace e con un gemito, stramazzò sul pavimento.
-Che gli hai fatto?!- urlò l’intervistatrice.
-Niente! Stavo solo parlando! -.
-Mio Dio! Sta avendo un infarto! - urlò qualcuno.
-Io… io… non…- boccheggiò il ragno.
“Mi sono arrabbiato, gli ho urlato addosso e ho fatto arrabbiare anche lui… e ora potrebbe… potrebbe…” pensò sconvolto il nipote di Ben.
 
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-Norton Fester nel mio territorio. Inaccettabile-.
-Ci dispiace capo, purtroppo l’intervento dell’Uomo Ragno, ci ha impedito di eliminarlo, ma siamo riusciti a impadronirci del suo bottino-.
-Questo invece è accettabile. Avete fatto il vostro dovere. Potete andare-.
Poco dopo l’uomo si alzò per frugare tra la refurtiva portatagli dai suoi sottoposti.
Chiunque lo avesse visto, avrebbe definito il suo aspetto quantomeno curioso: la sua pelle era di color nero-bluastro, aveva i capelli bianchi e gli occhi neri dove avrebbe dovuto esserci il bianco della cornea, con pupille bianche. Anche i suoi abiti seguivano lo stesso schema di colori.
-L’Uomo Ragno… sparisce per mesi e torna proprio quando i miei piani cominciano a muoversi… coincidenza? Sia come sia, non mi fermerà. E forse, questa, potrebbe aiutarmi- commentò lo strano uomo afferrando la ragno-spia.
Un lieve bussare lo distolse dalle sue riflessioni.
Un uomo in completo era appena entrato, porgendogli una valigetta.
Controllato che il contenuto fosse ciò che si aspettava, prese un mazzetto di banconote e lo consegnò al suo visitatore.
-È più del doppio della cifra prevista. Allunga qualche bigliettone ai compagni di cella di Overdrive, affinché gli diano una lezione. Tu, mi hai servito bene e hai ricevuto un bonus. Overdrive ha fallito e verrà castigato. Tutti presto, capiranno chi è Mister Negativo- sentenziò l’uomo. E su quella frase amichevole il detective Palone, capì di essere stato congedato.
 
 
 
  • Dato che l’obiettivo di Un nuovo giorno era “svecchiare” il personaggio di Spider-Man si decise di non adoperare per un po’ nessuno dei suoi nemici classici e di dotare il ragno di una galleria di nuovi avversari. Mi è parsa una buona idea e quindi ho deciso di adoperarla anche per questa storia. Non temete Goblin, Doc Ock, Venom e gli altri ci saranno. Solo… fra qualche capitolo. Nemici minori come il Rapinatore (per il nome, si sono proprio sprecati) o Shocker invece potranno comparire.
  • Peter non è mai stato un gran guidatore: a parte il fatto che è sempre troppo al verde per averne una, che se ne farebbe uno come lui di una macchina? Recentemente dopo aver preso lezioni da un’ingegnera automobilistica pare migliorato… ma qui ciò non è ancora avvenuto.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Forse vi aspettavate di vedere MJ e Felicia già in questo capitolo, ma ho deciso di mostrare prima il nuovo status quo di Peter. Preferisco mettere prima un po’ di caos nella sua vita da single e poi gettarlo in una relazione. Le ritroveremo fra qualche capitolo.
Ringrazio Eideard_madadhallaidh88 che ha recensito e messo la storia nelle seguite, e fenris e daffodil che hanno recensito.
Grazie anche a voi lettori silenziosi, ci vediamo nelle recensioni.

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Capitolo 3
*** Nuova vita, guai vecchi (Parte II) ***


Un nuovo giorno
Capitolo 3: Nuova vita, guai vecchi (parte II)
 
Infarto

 
 
J.Jonah Jameson, sapeva di sigaro e caffè. Questo pensava Spider-Man mentre gli faceva la respirazione bocca a bocca.
La cosa assurda era che Jonah trascorreva talmente tanto tempo a fumare e a urlare che da anni giravano scommesse su quanto ci sarebbe voluto prima che gli pigliasse un infarto. Molti avrebbero riscosso cospicue puntate quella sera.
Il ragno non avrebbe saputo dire quanto tempo rimase a soffiare aria nei polmoni di Jonah, ma di colpo una donna bionda con la divisa da paramedico, lo spinse gentilmente via dicendo: - Ci pensiamo noi ora-.
Mentre il padre di John, veniva caricato sull’ambulanza, Spidey uscì dal buco del muro e pur sapendo che era inutile, non riuscì a non seguire il suo datore di lavoro fino all’ospedale.
“Maledizione, Jonah non morire! Non puoi farmi anche questo! Combatti, vecchio spilorcio! Combatti come hai sempre fatto! Magari lottavi per le cause sbagliate, ma lottavi! Non ti puoi arrendere!” lo incitò silenziosamente Peter per tutto il tragitto.
 
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Robbie aveva appena ricevuto la notizia dell’infarto di Jonah, e stava cercando di rassicurare gli animi, quando le porte dell’ufficio si aprirono di colpo e ne entrò un uomo sulla sessantina, in giacca e cravatta scortato da due guardie del corpo.
-È il famoso miliardario Dexter Bennett! – rilevò qualcuno.
-Posso sapere perché è qui, mister Bennett? - chiese Robbie cercando assumere un tono educato.
-Perché da adesso questo giornale è mio. Gli ultimi indecisi dopo lo sfortunato incidente di Mr. Jameson, mi hanno venduto le loro quote-.
Robbie non riuscì a trattenere un gemito. Quella sì che era notizia… una notizia molto sgradevole.
 
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Bruno Karnelli di quarantadue anni, panzuto e con i capelli neri corti e il naso a patata, non era di certo un individuo dall’aspetto impressionante. Eppure era uno spietato mafioso pronto a tutti, erede di due delle famiglie più importanti del Maggia*. E come tale si riteneva intoccabile. Quindi fu per lui una sgradevole sorpresa trovare i suoi gorilla uccisi a coltellate da uomini con la maschera da demoni, essere preso a botte dai medesimi e caricato in una macchina, con un sacco calato sulla testa.
Dopo un viaggio di circa un’ora e mezza (i rapitori avevano fatto un sacco di giri per fargli perdere l’orientamento e rendere difficile seguire le loro tracce) venne gettato sul pavimento freddo di un ambulatorio e non appena gli ebbero tolto il sacco dalla testa si rivolse con rabbia a Mister Negativo.
-Amico, tu non hai idea di quello che stai facendo- minacciò il mafioso.
-In realtà ce l’ho eccome. Pianifico questa mossa da mesi- rispose tranquillamente Negativo, mentre i suoi uomini, trasportavano Karnelli su un tavolo.
Un attimo dopo una decina di tubi, gli venne infilata nel corpo. Appena Negativo ebbe premuto un pulsante, il sangue di Karnelli, cominciò a essere prelevato a gran velocità.
 
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Spider-Man volteggiava alla disperata ricerca di un’emergenza. Gli sarebbe andato bene, perfino essere assalito dallo S.H.I.E.L.D. o da un altro supereroe, perché non registrato.
Un po’ d’azione gli avrebbe liberato la mente… e forse l’avrebbe aiutato a lenire il senso di colpa. Certi giorni avrebbe ammazzato Jameson con le sue mani, ma adesso che lo aveva quasi ucciso con le sue parole, non desiderava altro che si riprendesse. In fondo ci teneva a quel vecchio brontolone.
Con la coda dell’occhio, il nipote di Ben vide qualcosa agitarsi dietro una finestra, in un vecchio ambulatorio abbandonato. Poteva essere solo un senzatetto che si era trovato un posto in cui passare la notte, ma Peter si disse che era il caso di dare un’occhiata… ritrovandosi a fissare quei misteriosi delinquenti mascherati che stavano torturando un uomo.
-Ehi, gente! Prima ve ne siete andati senza salutare, non è stato molto educato- esclamò Spidey, sfondando la finestra e lanciandosi sul criminale più vicino.
-Di nuovo tu? - fece sorpreso un uomo dalla pelle blu-nerastra.
-Di nuovo? Amico, se avessi già visto uno come te, me lo ricorderei-.
-È già la seconda volta che interferisci coi miei piani- rispose irato Negativo, afferrando la tavoletta.
-NO! Ancora quello stupido pezzo d’argilla*? Ma se vi piacciono tanto le cose vecchie, perché voi mafiosi, non vi date all’antiquariato, invece che al controllo della droga e della prostituzione.
-Hai buon occhio. Quella di cui parli è la tavoletta della vita e del tempo. Questa è quella della morte e dell’entropia-.
L’eroe la afferrò con una ragnatela, ma il suo senso di ragno, segnalò un pericolo e la lasciò andare, un attimo prima che esplodesse a causa della carica di esplosivo, piazzata dal mafioso.
-Ovviamente, dopo che l’ho trascritta, è diventata inutile. Abbiamo quello che ci serve, proseguiamo col piano… ah, se non salvi il ciccione, morirà dissanguato- annunciò Negativo andandosene insieme agli sgherri che Peter, non aveva messo K.O.
Il ragno si lanciò su Karnelli staccando le pompe, ma troppo tardi. L’uomo rantolò: - Ha detto, che vuole ottenere il potere… la mia famiglia… oggi tiene una riunione… all’hotel Vandemere- e poi reclinò il capo cadendo nel sonno eterno.
L’hotel Vandemere era uno dei più lussuosi della città e si trovava in pieno centro. Un scontro fra gang lì, avrebbe portato a chissà quante vittime civili. Bisognava sbrigarsi. Spider-Man volteggiò via a tutta velocità, senza accorgersi minimante della figura volante che si dirigeva verso l’ambulatorio abbandonato.
 
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-Spicciatevi, dobbiamo essere rapidi- ordinò Negativo. - La riunione ormai è già iniziata-.
-La sicurezza è già stata eliminata signore. Ci vorranno pochi minuti, per diffondere il gas nel condotto dell’aria-.
-Eccellente. Se tutto filerà liscio, vi occuperete voi di questo territorio. E un lavoro più difficile, meriterà una paga più alta-.
-Voi sì che ragionate, capo- fece uno dei criminali, aprendo una tanica pieno di gas rosso scuro.
-State tranquilli, per noi è del tutto innocuo- chiarì Negativo.
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-Bruno, non è ancora arrivato e non riusciamo a rintracciarlo- sussurrò Tommaso Manfredi al cugino Carlo.
-Strano. Dovremo indagare. Comunque, è arrivato il momento di discutere della prostituzione a Chinatown. Sembra che un concorrente abbia eliminato le nostre ragazze, per fare spazio alle sue…-.
-Siete in pericolo! Dovete fuggire! - urlò una voce.
Un attimo dopo, Spidey entrò dalla finestra.
-Ci minacci? Sparate- fece Nicola Karnelli estraendo una pistola.
Un attimo dopo un gas rosso si diffuse nella sala riunioni. I Karnelli presero a tossire sempre più forte, per poi accasciarsi al suolo e soffocare.
Spider-Man era già pronto al peggio… ma lui e gli addetti al servizio in camera continuarono a respirare tranquillamente. Quella roba, aveva perfino un buon odore.
-N… non che mi lamenti, ma perché non stiamo soffocando? - balbettò uno dei camerieri.
-Credo che questa roba attacchi solo chi ha uno specifico DNA. Ecco, perché ha preso il sangue a quel tipo. Scommetto che voi mafiosi superstiti, siete tutti qui, perché sposati con una Karnelli, vero? -.
-Sì, ma… i bambini! Le donne dovevano portarli al luna park! - urlò un uomo. - Ti supplico, salvali! Ti darò tutto quello che vuoi! -.
Ricevuta la posizione del luna park, Spidey prese a volteggiare a tutta velocità. Conosceva gente che gli avrebbe suggerito di abbandonare i piccoli al loro destino… ma anche se figli di mafiosi erano pur sempre bambini. E prendersela con chicchessia, per quello che potrebbe fare o diventare in futuro è semplicemente sbagliato.
 
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-Oggi muore un ramo del Maggia. E gli altri lo seguiranno presto- fece tranquillo Mr. Negativo. Ma aveva fatto i conti senza il ragno.
Spider-Man raggiunto il parco divertimenti aveva fermato una guardia che appena saputo che c’erano bambini in pericolo, aveva acconsentito a rilasciare con gli altoparlanti un messaggio nel codice del Maggia, che gli era stato insegnato da uno dei superstiti. Sentita la frase, le donne e i loro protettori avevano cominciato a dirigersi verso le loro automobili… solo per trovarsi di fronte, i sottoposti di Negativo e la loro tanica di gas.
Un attimo dopo, suddetta tanica venne sollevata da una ragnatela e lanciata lontano.
-SE VEDETE UN GAS ROSSO TRATTENETE IL RESPIRO! È STATO CREATO APPOSTA PER SOFFOCARE I MEMBRI DELLE VOSTRE FAMIGLIE- urlò Spider-Man.
-Demoni Interiori, passiamo alla modalità classica- ordinò Negativo. E un attimo dopo gli uomini mascherati, tirarono fuori pistole e coltelli.
I primi due, vennero disarmati e intrappolati dalle ragnatele di Spider-Man. Il terzo lo atterrò con un montante. Il quarto, venne spedito nel mondo dei sogni, con un calcio volante. Al quinto e al sesto vennero sbattute le facce l’una contro l’altra, in perfetto stile cartoni animati. Gli scagnozzi del Maggia si presero cura dei rimanenti.
-Ti illudevi davvero, che i tuoi sgherri potessero fermarmi? - chiese il ragno.
-No. Ma hanno guadagnato tempo per loro- rispose serafico Negativo indicando le macchine della polizia e le unità Cacciamaschere dello S.H.I.E.L.D. in rapido avvicinamento. Ma il criminale monocromatico, aveva in mente anche un altro trucco: afferrò uno dei suoi uomini e lo lanciò sui binari delle montagne russe, proprio mentre stava per passare il trenino.
Spider-Man non avrebbe permesso nemmeno la morte del più abietto dei criminali, ma quello era troppo lontano per recuperarlo con la ragnatela, quindi dovette perdere tempo per avvicinarsi e tirarlo via, dando al nuovo boss criminale della città l’opportunità di filarsela.
-Cacciamaschere di qua! - urlò un ufficiale. - Non dategli tempo di fuggire, è velocissimo.
-CHE ASPETTATE IDIOTI?! SPARATE! - ruggì una delle recenti vedove del Maggia.
-Subito signora. Il ragno può già considerarlo mor…-.
-DOVETE COPRIRLO IMBECILLI! HA APPENA SALVATO IL FUTURO DEL MAGGIA! - tuonò la vedova.
“Per favore lo gridi un po’ più forte. Probabilmente in Uruguay non l’hanno sentita” pensò seccato l’eroe.
Un attimo dopo i mafiosi aprirono il fuoco contro i poliziotti e i cacciamaschere.
-SCAPPA! - gli urlò una delle donne. – Conosciamo i tuoi principi. Non uccideranno nessuno, così saremo pari-.
C’era qualcosa nel tono della signora che fece capire all’eroe di potersi fidare… certo però se quell’altra non avesse urlato di fronte a tutti che gli uomini del Maggia, dovevano coprirlo… e soprattutto che aveva salvato il futuro dell’organizzazione…
“Vedo già i titoli: Uomo Ragno in combutta con la mafia. Per carità J.J.J. sentilo e svegliati per il puro piacere di calunniarmi”.
 
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Mezz’ora dopo Peter era tornato in abiti civili e camminava senza meta. Se avesse scattato qualche foto, sarebbe sicuramente finito in prima pagina, ma il precipitarsi degli eventi, non glielo aveva permesso.
Non poteva fare nulla per Jonah, ma se avesse fatto qualcosa per il Bugle, forse la coscienza si sarebbe calmata.
In quel momento il telefono trillò. Vedendo che era Robbie, Peter sperò fossero notizie di Jonah, ma il messaggio recitava solo:
“Riunione al Bugle fra mezz’ora. Cerca di essere puntuale”.
“Fa che non voglia comunicarci di persona la morte di Jonah. Fa che non voglia comunicarci di persona la morte di Jonah. Fa che non voglia comunicarci di persona la morte di Jonah” pregò il castano, dirigendosi verso il giornale.
 
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Phoebe accelerò il passò. Dopo una settimana come quella, aveva proprio bisogno della sua dose mensile di bianca.
Raggiunto il vicolo dove in genere trovava il suo spacciatore di fiducia, Damon ebbe una sorpresa. C’era un uomo dall’aria losca, nello stesso punto dove stava sempre Damon, ma era un asiatico.
-Ehi, tu non sei il solito tizio- azzardò, Phoebe, sperando di poter avere da lui ciò che voleva.
-No. Sono il nuovo tizio. La gestione è cambiata. La roba, è sempre quella. La vuoi? -.
-Certo. E posso pagarla-.
-Perfetto-.
Damon marciva in un cassonetto a nemmeno duecento metri di distanza, ma Phoebe non l’avrebbe mai saputo. E se anche l’avesse saputo, non gliene sarebbe importato.
Eppure quel semplice subentro nel traffico di droga, era l’inizio dell’ascesa di Mister Negativo.
 
 
 
 
  • Organizzazione mafiosa Marvel, che ovviamente ha radici italiane.
  • Kingpin e Silvermane hanno cercato di impadronirsi di una tavoletta che conteneva una formula magica per ringiovanire e forse resuscitare i morti.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Comincia la scalata al potere di Mister Negativo. Finora mi sono rifatto abbastanza ad eventi accaduti nel fumetto, ma le cose prenderanno una piega diversa… e presto. Ancora niente MJ e Felicia, ma spero di rintrodurle fra due o tre capitoli. Peter, deve prima avere un po’ casini non sentimentali, per poi ritrovarsi diviso tra le due donne che ama. Avrei voluto aggiornare prima, ma ho poco tempo per scrivere in questo periodo e altri lavori da portare avanti. Spero di metterci meno per il prossimo capitolo.
Come sempre ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui e Eideard_madadhallaidh88, fenris, daffodil e Andrea Micky per aver recensito lo scorso capitolo

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Capitolo 4
*** Nuova vita, guai vecchi (Parte III) ***


 

Un nuovo giorno

 

Capitolo 4: Nuova vita, guai vecchi (parte III)

 
 
Appena entrato al Bugle, Peter raggiunse i colleghi. Erano radunati attorno a un uomo che non aveva mai visto in vita sua… che stava seduto alla scrivania di Jonah.
-Faziosità, pigrizia, mancanza di rinnovamento. La gestione, chiamiamola così, di J. Jonah -Jameson era improntata a questi principi. E ahimè, essi vi hanno contagiato quasi tutti. Dovreste tutti prendere esempio dal signor… signor? – fece l’uomo indicando Peter.
-Peter Parker. Fotografo-.
-Ecco. Invece di stare qui a ciondolare, con la scusa di voler sapere delle condizioni di Jameson, il signor Parker è andato in cerca di qualcosa da fotografare. Etica, etica lavorativa! È questo che chiedo ai miei dipendenti. Ora che il Bugle, è sotto la mia gestione, molte cose cambieranno! -.
Dopo tre quarti d’ora Bennett lasciò liberi i suoi nuovi dipendenti.
-Ora so come si sono sentiti quelli che hanno ascoltato il discorso d’insediamento di Harrison*- bofonchiò Peter.
-Beato te che hai voglia di scherzare- sospirò Robbie. - Ci aspettano tempi duri. Bennett mi ha già parlato di ridimensionamento-.
-Robbie, dovrei preoccuparmi io di queste cose… tu sei il direttore, Bennett non può licenziarti e basta. Sei parte di questo giornale, almeno quanto il simbolo della trombetta-.
-Lo so. La mia paura è che Bennett lo trasformi in qualcosa di cui non voglio essere parte-.
-Notizie di Jonah? – cambiò argomento il più giovane.
-Al momento è stabile. Ma non sappiamo quando si sveglierà-.
Peter sospirò di sollievo: - Meno male. Quando potremo andare a fargli visita? Sai se può aver bisogno di qualcosa? John e Marla sono stati avvertit…-.
-Stop- fece l’uomo di colore. –Peter è successa una cosa terribile e capisco che tu sia preoccupato, ma non farne una malattia. Jonah è nel miglior ospedale della città e sta ricevendo tutte le cure necessarie. Sei altruista come sempre, a volerlo aiutare, ma adesso non puoi fare niente. Non sei stato certo tu, a procurargli l’infarto. Preoccupati di sopravvivere alla gestione di Bennet-.
Il castano tacque. Più che un ragno al momento si sentiva un verme.
 
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-Urgh!- fece O’ Neil vedendo il cadavere nel cassonetto della spazzatura. Chiunque fosse, certo era brutto vederlo gettato lì come immondizia. - Ehi, Gonzales, dov’è la tizia che ha trovato il corpo? -.
-A vomitare… la cosa l’ha sconvolta-.
-Be’ dille che deve presentarsi in commissariato per la testimonianza. Io intanto faccio venire la scientifica e tutto il circo equestre-.
-Guarda il lato positivo... se non avessimo ricevuto questa telefonata, adesso saremmo a sorvegliare quella noiosissima tribuna elettorale- cercò di sdrammatizzare il collega.
 
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I discorsi lunghi, non erano un’esclusiva di Dexter Bennett. Anche Paige McGowan, consigliera comunale e aspirante sindaco di New York, stava parlando da un pezzo a un pubblico, sempre meno attento.
-… E per concludere…- fece a un certo punto la mora.
-Finalmente! Era ora! - sbottarono parecchi elettori e un paio dei poliziotti di guardia.
Tuttavia non ricevettero critiche, dato che un attimo dopo una bomba zucca distrusse una finestra. Da essa fece il suo ingresso una figura grigia, vestita di rosso con lunghi capelli dello stesso colore che gli danzavano alle spalle, sfondò la finestra volando su un aliante.
-Emergenza! - urlò uno dei poliziotti di guardia, ma un’altra bomba zucca pose fine alla vita sua e di tre suoi colleghi. Un attimo la denotazione di altre bombe, precedentemente piazzate, fece crollare la maggior parte della sala.
La consigliera tentò di fuggire, ma in un attimo, il misterioso assalitore, la raggiunse e le trafisse il cuore con la lama che uscì dal suo bracciale
-Spiacente gente! La signora McGowan ha dovuto ritirare la sua candidatura, causa morte improvvisa! - rise il folle, mentre passava sopra gli astanti facendo un loop. -Minaccia, passa la linea allo studio e se ne va! -.
L’Hotel Central era uno dei più famosi di New York, ma per un bel po’ nessuno avrebbe voluto soggiornarci. Quattro omicidi e una buona parte della struttura che crolla, non fanno buona pubblicità.
 
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C’erano pochi che erano stati buttati giù, dalla visione del telegiornale del mattino, come Peter Parker.
“Fantastico. Vita personale al collasso… e un nuovo pseudo-goblin” pensò affranto Peter entrando al giornale. “Dio, fa che non sia Harry. Non posso passarci di nuovo”.
Al Bugle in genere c’era una bella atmosfera… ma Peter, rilevò una dozzina di scrivanie vuote.
-Gli effetti del ridimensionamento, sono già cominciati- commentò Ben Urich, ma non poté dire altro, perché il nuovo proprietario del Bugle, entrò proprio in quell’istante, esigendo attenzione.
-Signori, questa potrebbe essere la prima grande inchiesta del nuovo Daily Bugle. Minaccia! Chi è? Perché ha eliminato un potenziale sindaco? Noi lo scopriremo! E sappiate questo. Il primo che mi porterà una foto di questo pazzo… riceverà diecimila dollari! -.
“Diecimila che?!” pensò Peter. “Jonah non avrebbe mai offerto una simile somma! Cavolo, potrei davvero prendere quell’appartamento”.
 
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“Vieni qui, Minaccia, Minaccia, Minaccia” pensava Spider-Man, mentre volteggiava alla ricerca del goblinesco avversario.
“Ancora niente. Be’ nemmeno eroi registrati che mi attaccano, quindi non è poi così male” si disse il ragno, dopo un’ora di ricerche infruttuose (escluso l’aver fermato un paio di scippi e un’aggressione). Stava pensando che fosse il caso di rimettere i panni di Peter, quando notò una esplosione in lontananza.
 
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Logan Underwood, stimato uomo d’affari e aspirante sindaco della grande mela, stava scaldando gli animi a un comizio all’aperto: - Non sono qui, per parlare ma per ascoltare! La registrazione a detta di Tony Stark, doveva essere la soluzione magica di tutti i problemi. Be’ non è stato così! Cosa credete dovrebbero fare i supereroi?! Ditemelo e io, lo ricorderò quando sarò eletto! Voglio scrivere una pagina di storia di questa gloriosa città insieme a voi! -.
-Che Underwood ci sappia fare è innegabile- commentò uno dei poliziotti di guardia. -Quasi, quasi, voto per lui-.
-Una testa di cazzo che vota così, non mancherà a nessuno! - tuonò una voce e il poliziotto venne travolto da un aliante che voleva rasoterra. Un attimo dopo una bomba zucca, raggiunse la posizione di Undewood, che si salvò solo perché spinto via dalla sua guardia del corpo.
-E quel tizio di ieri sera, Minaccia! Deve avercela coi politici! – urlò una donna, mentre si dava alla fuga.
-E puoi biasimarlo? – le rispose un’amica. Underwood intanto, era stato caricato su una limousine blindata e si era dato alla fuga, inseguito da Minaccia.
Quest’ultimo alzò una mano guantata in cui apparvero delle scintille elettriche: - Mi hai solo semplificato le cose. Una scossa al serbatoio e ciao, ciao-.
-Non bastava, Goblin, plagi anche Electro? Fra le altre cose, potresti finire in carcere per violazione di diritto d’autore! – sentenziò Spider-Man colpendo Minaccia con un calcio volante.
-Toh, mi chiedevo quando avrei incontrato uno di voi ficcanaso! Bah, gli altri goblin perdevano tempo con te, ma io ho imprese più redditizie di cui occuparmi! -.
-Davvero? E chi è che ti paga per far fuori gli aspiranti sindaci? – chiede l’eroe saltando sull’aliante e iniziando un corpo a corpo con Minaccia.
“Se si illude che gli permetterò di usare ancora quei guanti elettrici si sbaglia. Finché gli sto attaccato, si folgorerebbe da solo” si disse il nipote di Ben.
Purtroppo anche Minaccia l’aveva capito… e subito scagliò un missile dall’aliante, schiacciando il pulsante col piede. Non avrebbe mai colpito Spider-Man… ma la folla sì. E ovviamente il ragno dovette abbandonare lo scontro per afferrare il missile con la ragnatela e scaraventarlo contro il supermercato che Underwood avrebbe dovuto inaugurare dopo il discorso, (e che per ingraziarsi gli elettori avrebbe venduto tutto a metà prezzo) fortunatamente vuoto.
L’aspirante sindaco ormai se l’era filata, pertanto a Minaccia non restò che imitarlo. Dopo essersi accertato che non ci fossero feriti, Spidey tentò di inseguirlo, ma avendo capito che ormai era troppo lontano, si accontentò di fotografarlo.
 
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-Signor Bennett ce l’ho! Ho una foto di Minaccia! – urlò Peter entrando in redazione.
-Perfetto. Fa vedere- fece il miliardario prendendo a studiare la foto.
-Allora, parlando dei diecimila dollari…-.
-Non posso darteli. Mi spiace Peter, ma la foto è sfuocata e Minaccia è così lontano che potrebbe essere qualunque altro di quei pazzi che volano su quegli strani aggeggi-.
Peter sospirò.
Capendo la delusione del dipendente Bennett aggiunse: -Ascolta, se fossi Jameson, pubblicherei la foto insieme a un titolo sensazionalista e userei la sua scarsa qualità come scusa per non darti i soldi, mentre io ci lucrerei il più possibile…-.
-Certo che lo conosce bene-.
-Ma visto che non lo sono, ti pago duecento dollari e ti dico che se riesci a portarmi una foto decente i diecimila sono tuoi-.
-Grazie Mr. Bennett. Farò del mio meglio-.
 
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Non avendo uno straccio d’indizio su come trovare Minaccia, Peter aveva deciso di passare la serata con Harry. Un po’ per avere compagnia e un po’ per sorvegliarlo.
-Allora novità? -.
-Ho deciso di avviare una catena di bar. Il primo sarà il vecchio Coffee Bean. Sai che volevano chiuderlo? -.
-Davvero? - fece sorpreso Peter.
-Sì. Era qualcosa in cui ritenevo valesse la pena d’investire… e poi ci tenevo a salvare un ricordo piacevole di quel periodo*. Dai che ti ci porto-.
Poco dopo i due amici erano nel vecchio bar, seduti al solito tavolo. Non c’era nessun altro, visto che Harry aveva deciso di chiuderlo per farlo ridipingere e rinnovare un po’ gli arredi.
-Dio a pensarci sembra ieri che venivamo qui quasi ogni giorno… ed è almeno un anno che non ci mettevo piede-sospirò il fotografo.
Poteva ancora vedere Gwen, biondissima e bellissima seduta a fianco a lui a punzecchiarsi amichevolmente con MJ, Flash che faceva lo spaccone come suo solito, ed Harry idem.
E già all’epoca, doveva spesso piantarli in asso a causa dell’Avvoltoio, Mysterio, Goblin, eccetera, eccetera.
-Anche tu sul viale dei ricordi, eh? – fece il rosso strappandolo da quelle riflessioni. - Ammetto che la cosa ha influito parecchio, nella mia decisione di cominciare proprio da questo bar. La gente di tutto può fare a meno, ma mangiare deve per forza e questo locale è in una buona posizione, anche se nel frattempo hanno aperto molti altri esercizi del genere, qui intorno ma comunque… mi dispiaceva vederlo chiudere, solo perché quel tirchio del proprietario precedente, non voleva spendere un centesimo per il rinnovo degli interni-.
-Hai fatto una bella cosa. E sono certo che ti frutterà parecchio-.
-Lo spero, ma non dire mai a mio padre che ero affezionato a questo posto. Dice sempre che gli affari non devono essere mischiati col sentimentalismo-.
-Perché? Verrà all’inaugurazione? -.
-Figurati- rispose l’altro. – Già sarebbe stato difficile, quando era solo a capo di un’azienda multimiliardaria, figurati ora che la sicurezza del mondo dipende da lui-.
Peter avrebbe cacciato per la seconda volta in ventiquattro ore un sospiro di sollievo, degno di un ciclone se non fosse stato che non voleva destare sospetti. Non voleva mai più avere a che fare con Norman Osborn, come Peter Parker se poteva evitarlo.
-Già che siamo in argomento nostalgia… notizie di Flash e MJ? -.
-Flash, ormai dev’essere già arrivato in Afghanistan e dubito che saremo noi i primi che contatterà, quanto a MJ… credo stia girando un film sui pirati a detta delle riviste di gossip. Tu e lei siete ancora a contatti zero, eh? -.
Peter si limitò ad annuire. Preferendo cambiare discorso, Harry chiese all’amico come andasse al lavoro.
-Bah, non saprei. Bennett, pare più cortese di Jonah… ma intanto ha già licenziato un terzo degli impiegati. Comunque … non voglio passare la serata a deprimermi. Dì, che cambiamenti vuoi apportare a questo posto? -.
Qualche ora e un film al cinema dopo, Harry e Peter stavano per rincasare.
-Guarda che roba- fece schifato il giovane Osborn indicando dell’olio motore in mezzo alla strada. Verrebbe voglia di seguire la scia, solo per dire al proprietario dell’auto che oltre che inquinante, è pericoloso guidare un’auto con una perdita-.
-Sei un genio Harry! -.
-Lo so. Poi però mi devi dire perché. Per curiosità, ora dove vai?
-A fare diecimila dollari! -.
 
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-Ore 23:25. L’agente Carlie Cooper comincia l’autopsia sul cadavere rinvenuto nel pomeriggio di ieri, dagli agenti Vin Gonzales e Patrick O’Neil- recitò Carlie registrando l’ora di inizio del suo lavoro. Dopodiché si diresse verso il cadavere e aprendogli la bocca, la ragazza notò che all’interno vi era qualcosa.
-Sembra un insetto…- mormorò afferrando il corpo estraneo con le pinzette e rendendosi conto che era fatto di metallo. - Aspetta, questo non è un insetto. È una ragno-spia! - fece stupita la poliziotta, dopo aver estratto il piccolo congegno. - Come ci è finita in bocca a un cadavere? -.
 
 
 
 
 
 
 
  • William Henry Harrison fu il nono presidente degli Stati Uniti… e quello il cui mandato durò meno, dato che rimase in carica solo un mese e poi morì. Pronunciò il suo discorso d’insediamento (il più lungo della storia americana. Durò la bellezza di due ore e glielo avevano pure accorciato) in una giornata fredda e umida, senza indossare cappotto e cappello e raggiunse la cerimonia a cavallo, invece che nella carrozza chiusa che gli era stata offerta e preparata. Esattamente trentun giorni dopo morì di polmonite. Senza voler essere offensivo, ritengo che la brevità del suo mandato possa essere stata una bella fortuna per l’America.
  • Locale che fungeva da ritrovo per Peter, Harry, Gwen, MJ e Flash, durante gli anni del college. Nel corso degli anni ha fatto altre sporadiche apparizioni nei fumetti. Peter lo frequenta ancora, anche se non spesso come un tempo.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Mi spiace davvero di averci messo tanto ad aggiornare, ma a causa della sessione estiva, ho dovuto mettere in pausa tutte le mie fanfiction. Ora sono libero, ma mi manca poco per andare in vacanza, quindi temo che né questa, né le altre mie storie, verranno aggiornate prima di settembre.
Peter per una volta, riuscirà a mettere le mani su un po’ di soldi e a permettersi un appartamento decente? Sono successe cose più strane nelle mie fanfiction. E come ci è finita una ragnospia nella bocca di Damon?
Avrete la risposta a queste e ad altre domande se continuerete a seguire la mia storia! Per quanto riguarda le scommettitrici, ormai manca davvero poco al loro rientro in scena.
Ringrazio qui fenris e Eideard_madadhallaidh88 per aver recensito lo scorso capitolo. Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Nuova vita, guai vecchi (Parte IV) ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 5: Nuova vita, guai vecchi (parte IV)

 
 
 
Mister Negativo per quanto soddisfatto del colpo assestato al Maggia, non aveva intenzione di adagiarsi sugli allori. Dopo essersi stabilito con la forza nel territorio dei Karnelli, aveva deciso di spremerlo al massimo, in modo da potersi allargare ancora.
-Ora che sono subentrato ai Karnelli al controllo del territorio, desidero continuare a espandermi. Il controllo della droga, è un business promettente. Concentriamoci su quello. Per cominciare, produciamo di più- sentenziò dopo aver riunito i suoi fedelissimi.
-Impossibile, capo. La metà dei locali che abbiamo preso ai Karnelli non ha l’aria condizionata. Se producessimo la droga tenendo le finestre aperte, i fumi attirerebbero curiosi a iosa, in primis gli sbirri. E con le finestre chiuse i nostri potrebbero soffocare- rilevò uno dei sottoposti.
L’uomo sospirò: - Faremo istallare l’aria condizionata allora. Di’ a Walder di provvedere. Ora per quanto riguarda il racket della prostituzione…-.
Al termine della riunione il criminale si versò un generoso bicchiere di scotch.
-Creare ambienti di lavoro confortevoli, che tutelino la salute dei dipendenti… da quando essere un boss del crimine, è peggio che dirigere un’impresa legale? - si lagnò prima di bere.
 
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Peter stava uscendo dal Bugle, quando s’imbatté in una Betty furente.
-Che è successo? - le chiese.
-Che un’agente della scientifica ha trovato una ragno-spia dentro un cadavere. Tu lo sai cos’è una ragno-spia, no? -.
-Lo so- borbottò il castano pensando “Fantastico. Un altro problema”.
-Be’ Jonah, ne avrebbe ricavato un titolone. Bennett invece dice che la cosa non interessa, fino a che è un caso isolato. Mi ha spedito a intervistare Crowne, un suo amico che si candida a sindaco e che quindi avrò il dovere di dipingere come un eroe-.
-A proposito di Jonah… ci sono novità? -.
-No, purtroppo. È sempre in coma- sospirò Betty prima di chiamare l’ascensore. Peter invece imboccò le scale e salì sul tetto, dove si cambiò.
“Speriamo bene: la maggior parte dei miei ultimi risparmi se n’è andata per aggiustare il rilevatore e per i chip che ho inserito nel costume e nella telecamera per essere certo che la foto venga bene. Quei diecimila mi servono come l’ossigeno”.
Harry gli aveva dato l’idea di seguire la scia chimica dell’aliante di Minaccia e Peter aveva recuperato dalle sue cianfrusaglie da Spider-Man, il rilevatore che aveva creato per rintracciare quello di Goblin… peccato che dopo tanto tempo avesse bisogno di una buona risistemata.
Per una volta Spidey ebbe fortuna: appena acceso il rilevatore iniziò a bippare e lui saltò immediatamente saltò dal palazzo, per seguire la scia.
“Arrivo bigliettoni!”.
La scia guidò Peter, fino al Lincoln Center*. Il luogo gli fece pensare d’istinto a MJ ma subito si sforzò di ignorare distrazioni del genere.
 
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Al Sinai Hospital un certo giornalista, cominciò a sbuffare e a mugugnare, per poi riaprire gli occhi.
-JONAH! - urlò sua moglie Marla.- Tesoro tutto bene?-.
-Mmm… ale… gio…- bofonchiò l’uomo.
-Cosa? Cosa stai dicendo? -.
-Il… giornale… come… vanno… le cose al giornale? - rantolò Jonah, prima di riaddormentarsi.
Marla era felice del risveglio del marito, ma non poté smettere di temere per lui. Conoscendolo non si sarebbe stupita, se una volta ripresosi del tutto avesse macellato gli azionisti a colpi d’ascia, per aver venduto il Bugle a Bennett.
 
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Un principale appassionato di teatro, è l’incubo di ogni guardia del corpo: arcate e scale dietro cui un cecchino può nascondersi, moltissimi estranei impossibili da perquisire e un magazzino pieno di maschere e travestimenti a cui un malintenzionato può attingere senza troppi problemi, visto che in genere sono a malapena tenuti sotto chiave. Ecco cosa sono i teatri per le guardie del corpo e l’incubo si era avverato per Tom Wells, quando aveva cominciato a lavorare per Holly Wyatt magnate della ristorazione e aspirante sindaco di New York.
In gioventù era stata una splendida donna e malgrado ormai fosse a metà dei cinquant’anni si manteneva ancora bene, malgrado i trattamenti estetici cominciassero a faticare sempre di più a nascondere le rughe… provocate oltre che dal tempo, dal suo stile alla J. Jonah Jameson coi dipendenti.
Malgrado ciò pagava bene ed era una persona corretta, ragion per cui non era stato solo per guadagnarsi la paga che Tom si era dato più da fare possibile per tenerla al sicuro e le aveva promesso il suo voto.
Sul palco Brunilde era appena rimasta allibita nello scoprire che era Gunther che avrebbe sposato e che Sigfrido l’aveva mollata per Crimilde, che ricopriva di sguardi beati.
Come al solito, Holly non riuscì a non farsi scappare qualche lacrima. Alla morte di Sigfrido e al suicidio di Brunilde, avrebbe pianto ancora di più*.
Tom Wells non si rilassò. Tutto filava liscio e i suoi sottoposti non avevano rilevato niente d’insolito, ma lui era un professionista. Ahimè, ciò che stava per succedere era aldilà delle sue capacità.
Una bomba zucca, lanciata da qualcuno del pubblico centrò in pieno il palco, interrompendo le doppie nozze Sigrfrido-Crimilde e Gunther-Brunilde. Un attimo dopo un riflettore precedentemente sabotato, cadde aumentando la confusione. E in quel caos un aliante si librò fino al palco di Holly. Wells tentò di proteggerla, ma un colpo della lama celata di Minaccia e la superforza con cui venne sferrato lo lasciarono a terra sanguinante.
Urlando Holly venne trascinata fuori dal teatro.
-Lo so che la porta, sarebbe stata più comoda, ma mi piacciono le uscite ad effetto! - rise Minaccia mentre uscivano sfondando una finestra. Raggiunta un’altezza sufficiente, lasciò andare Holly, pronta a vederla sfracellarsi al suolo.
-Spero che se ne ricordi se verrà eletta… o che perlomeno mi offra un pranzo in uno dei suoi ristorante! - fece Spider-Man afferrando la donna a mezz’aria.
-So che per i goblin, combatterti è una tradizione, ma sinceramente io preferirei occuparmi di imprese più lucrose. Però, visto che a quanto pare ci tieni…- fece Minaccia, sguainando le lame.
-Si tenga forte! - annunciò l’eroe un attimo prima di darsi alla fuga.
Dopo aver evitato bombe zucca e missili per un po’, il nipote di Ben, lanciò Holly su incollandola con la sua ragnatela, per poi scagliarsi su minaccia, premunendosi di atterrare sull’aliante in modo da danneggiare il lanciamissili.
-Parla! Perché ce l’hai coi politici? Non ti puoi permettere la tassa sull’auto? -.
-Sempre a scherzare, eh? Be’ stavolta la farò finita con te per sempre! - abbaiò il goblin grigio sguainando le lame. Ma il suo avversario si aspettava quella mossa e mandò in pezzi i bracciali, con un colpo ben piazzato. Le lame caddero dall’aliante e si persero per sempre.
-Ammettilo, in realtà ce l’hai coi luoghi pubblici. Sei parte di una speculazione capitanata da avidi agenti immobiliari! -.
Per tutta risposta Minaccia, saltò giù dall’aliante, esclamando: - Siamo amici, siamo noi, catapultati a Digiworld!-.
Un attimo dopo una spia rossa si accese sul tipico mezzo di trasporto goblinesco che esplose, scaraventando via Peter. Minaccia si aggrappò a un palo della luce e osservò tranquillamente l’aliante scoppiare.
Per uno come Peter, l’esplosione non era stata pericolosa, malgrado la distanza ravvicinata, ma quando si riprese, non c’era più traccia del suo nemico e non poté far altro che andare a recuperare Holly e far sviluppare le fotografie.
 
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“Pieno di lividi e bruciature, ma una volta tanto con le tasche piene!” esultò Peter. Per fortuna non solo Bennett si era bevuto che si fosse fatto male per fare quelle ottime fotografie, ma aveva sganciato subito i diecimila dollari.
Devo ammettere che non mi dispiace il nuovo stile manageriale. Devo contattare Carlie, per dirle che posso prendere l’appartamento. Spero solo che zia May, non ci rimanga male se la lascio di nuovo sola”.
 
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-Ti ho procurato un contratto eccezionale. Leggi qua! - fece Brett Hoskins alla sua assistita appena fu rientrata nella sua roulotte dopo aver girato l’ultima scena del film a cui lavorava da mesi.
-Presentatrice di un reality show? Non ho mai fatto nulla del genere- fece la donna dopo averlo letto.
-Tutte le star si rinnovano! E tu certo non sei una, che ha paura del cambiamento-.
La rossa lo interruppe freddamente: -E cosa vorrebbe dire “La signorina Mary Jane Watson, s’impegna a versare il 50% dei suoi utili al signor Brett Hoskins?” -.
L’uomo sbiancò: - Dio MJ, dev’essere un errore di stampa… io non ti ho mai chiesto più del 5%... e se volessi fregarti non lo farei certo in modo così puerile… so che leggi da cima a fondo tutti i tuoi contratti… sei una tipa sveglia…-.
-Già… e sono anche una brava attrice! C’è scritto il 5% come al solito. Ah, avessi visto la faccia che hai fatto! -.
-Umpf! MJ sei stata una vera… umpf! – rispose indispettito il manager.
-Su, su scherzavo- lo calmò la rossa. - Dopo aver interpretato una sleale piratessa per mesi, mi era rimasta la voglia di un ultimo tiro mancino. Arrh!- rise la rossa.
-Ti è piaciuto questo ruolo? -.
-Molto più dei precedenti. Insomma… la moglie stronza che il professore universitario lascia per fidanzarsi con la bella dottoressa indiana con cui è rimasto bloccato in ascensore? La mogliettina amorevole che aspetta che l’eroico marito, torni dal Vietnam e lo aiuta a reinserirsi nella società? La moglie che tradisce il marito e fa fortuna nel mercato azionario, per poi capire che tutti i soldi del mondo non valgono l’amore perduto e si suicida? Possibile che nel terzo millennio, si pensi ancora che una donna non possa essere altro che una moglie? -.
-No, ma quei ruoli, erano perfettamente adatti a te. Scusa se te lo dico ma è stato un azzardo interpretare una piratessa… non sei adatta al ruolo di spia o eroina dei film d’azione… hai troppo la faccia da brava ragazza. Al massimo puoi sembrare una donna scorretta o avida, ma una killer o roba del genere… non ti ci vedo proprio-.
-Già- commentò MJ. Ne aveva incontrate di eroine e di killer e non si era mai paragonata a loro.
-New York preparati: Mary Jane Watson sta per tornare all’attacco della Grande Mela, in una veste inedita! -.
-Così mi piaci! - si congratulò Brett.
 
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-Ahhh, che bello tornare a casa-sospirò Coleen.
-Dai anche se ci siamo andati per lavoro, New Orleans è stata divertente. Esclusa forse la marea di zombie- rise Misty, mentre gli eroi in vendita prendevano posto sull’aereo.
-Guarda che roba: Spider-Man provoca un infarto a J. Jonah Jameson. Dopo tanti anni di ingiurie gliel’ha fatta pagare. Chiunque sia, se la starà godendo- ridacchiò Paladin.
-Come “chiunque sia”? – s’inserì l’albina vestita di nero.
-Ah, già tu uscivi con lui… allora sai chi è? -.
-Lo sanno tutti! Tony lo convinse a smascherarsi in diretta tv! - protesto la Gatta Nera.
“E io ci rimasi pure male. Una telefonata per avvertirmi poteva farmela” si disse stizzita tra sé e sé l’albina.
-Gatta ma che dici? Non ha mai fatto nulla del genere! – fece Misty.
-Già. L’identità del ragno è un segreto- convenne Humbug.
-Un segreto? Ma non ce l’avete la tv? - rispose la gatta stizzita. Accese il cellulare e digitò “Spider-Man si smaschera”, ma non trovò nulla.
“Com’è possibile? Eppure io mi ricordo benissimo… dopo l’ho anche aiutato a combattere contro gli Sterminatori*!” si disse sconcertata Felicia, mentre il pilota pregava i passeggeri di sedersi, allacciare la cintura e spegnere i dispositivi elettronici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Il Lincoln Center for the Performing Arts, comunemente abbreviato in Lincoln Center, è un complesso di edifici destinato in gran parte allo spettacolo. Vi risiedono ben 12 organizzazioni artistiche.
  • L’opera rappresentata a teatro è “L’oro del Reno”, dramma creato da Richard Wagner, basandosi sulla mitologia norrena. Storia molto bella, che vi consiglio di leggere e nel caso l’abbiate già fatto, ci ho scritto sopra una fanfiction. Dateci un’occhiata se vi va.
  • Gruppo formato da Camaleonte, Fuoco Fatuo, Molten, Rhino, Spaventapasseri e Swarm che attaccò Peter Parker, subito dopo che aveva reso pubblica la sua identità, venendo sconfitto da lui e dalla Gatta Nera.
 
 

 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 

Bentornati! Come sono andate le vacanze? Per le mie non c’è male, spero vi siate riposati.
Finalmente è terminata la fase introduttiva: Peter sta per trovarsi una nuova casa e MJ e Felicia sono finalmente entrate in scena. Chi delle due, avrà il vantaggio di incontrare per prima Peter? E in più Jonah si sta riprendendo… nel prossimo capitolo, le concorrenti potranno finalmente cominciare la gara.
Peter: E io, il premio in palio, magari dovrei mettermi in mostra?
Farkas: Perché no? Comunque già che sei qui falli tu i ringraziamenti… io ho altro da scrivere!
Peter: Oh, be’… grazie a fenris e Andrea Micky per aver recensito lo scorso capitolo e a Eideard_madadhallaidh88 e LadyTsuky per aver messo la storia nelle seguite. Mi auguro come l’autore che continuiate ad apprezzarla. A presto e via con le tele!

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Capitolo 6
*** Ritorni ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 6: Ritorni

 
Quel giorno Peter scese le scale traboccante di energia (diecimila dollari in tasca, possono fare quest’effetto, specie a chi in genere se lo sogna di possedere tale somma).
Zia May stava preparando i pancake, mentre guardava il tg.
“In più ieri notte c’è stata una curiosa serie di furti di condizionatori. Che anche il crimine, voglia essere pronto all’arrivo della bella stagione?” fece in tono scherzoso l’annunciatrice.
-Bah, secondo me i ladri speravano di mettere le mani su qualcosa di meglio, ma poi si sono limitati a quello che era più facile smerciare- commentò Peter sedendosi.
-Oh, andiamo Peter… che puoi capirne tu, di come agiscono i criminali? Fortunatamente, non ci hai mai avuto molto a che fare- rispose May.
Peter riuscì a dissimulare la risata con un colpo di tosse e già che c’era, lo usò per introdurre il discorso: - Senti zia, sono riuscito a mettere da parte un po’ di soldi ultimamente e c’è un appartamento disponibile in città…-.
-Ti trasferirai? - chiese a bruciapelo l’anziana signora.
-Non vorrei che pensassi che ti lascio sola, ma…-.
-Ma ormai sei un adulto. E un fotoreporter dovrebbe vivere in centro, non in periferia. Io me caverò-.
 
 
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Felicia Hardy non era pronta per un’altra giornata di lavoro. Non era riuscita a smettere di pensare a come fosse possibile che non ci fosse più traccia della sua identità. Un paio di volte aveva pensato di telefonargli per chiedere spiegazioni, ma una sorta di pudore l’aveva trattenuta. Era un po’ che non si sentivano e poi la cosa non la riguardava.
Una volta entrata nel quartier generale, raggiunse i colleghi in palestra.
-Ehilà- chiamò. Ma certo non si aspettava che tutti i presenti si voltassero verso di lei, fissandola come se fosse stata una bestia rara.
-Chi sei e come sei entrata?!- abbaiò Misty.
-Eh? – rispose l’albina perplessa.
-Questo è il quartier generale degli Eroi in Vendita. Non sono ammessi estranei! - ringhiò Colleen.
-Se è uno scherzo non fa ridere- fece stizzita l’albina, un attimo prima che l’asiatica partisse all’attacco con la sua katana, gridando: -State attenti! Dev’essere una tipa in gamba, se è riuscita ad infiltrarsi-.
Sia pur incredula l’ex-investigatrice privata, schivò agilmente l’attacco, per poi mettersi a distanza di sicurezza con un salto mortale all’indietro.
-Si può sapere che vi prende? Sono io, Felicia! -.
-Bene. Lo scriveremo sulla tua lapide! – annunciò Paladin, impugnando la pistola.
-Sono la Gatta Nera, deficienti! -.
-Dimostracelo! – ordinò Misty.
 
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Dopo aver fotografato un paio di comizi elettorali, Peter riuscì a liberarsi e a correre a vedere l’appartamento.
Vin pareva un tipo alla mano e la casa per quanto non fosse una reggia era carina. Alla fine l’affare venne concluso.
-Allora, quando ti trasferirai? - chiese il poliziotto.
-Possiamo fare già domani. Non ho molta roba da portarmi. Ora scappo: scusa ma al giornale c’è stato un cambio di dirigente. Sono riuscito a fare bella figura e devo cavalcare l’onda finché posso- rispose il fotografo. Era vero, ma era altrettanto vero che era un’ottima scusa per andare di pattuglia a cercare Minaccia.
 
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Un’ora dopo, Peter raggiunse il Bugle con un nulla di fatto. Il rilevatore era rimasto muto e poteva solo sperare che dipendesse dal fatto che Minaccia non aveva ancora sostituito l’aliante o che avesse deciso di sospendere le sue attività.
-Ehi, Pete. Bennett vuole tutti i fotografi in sala riunioni- lo informò Robbie.
-Se vuole pagare altri diecimila dollari per una foto, non vedo l’ora di ascoltare cosa deve dirci-.
Bennett in effetti voleva una nuova foto, ma il premio stavolta sarebbe stato leggermente inferiore.
-Le mie fonti confermano che il reality show “Cucito su misura” abbia trovato una conduttrice per la stagione che inizierà fra due giorni. La sua identità è segreta… il canale per aumentare la suspense, non dirà nulla fino all’inizio della stagione-.
-E magari per evitare l’imbarazzo, se anche la nuova conduttrice si facesse trovare, in un motel a letto col fidanzato della figlia, com’è successo a quella di prima Julie Clarke. Quanti aveva il ragazzo diciassette? - notò Katie Jow della cronaca rosa.
-Sedici. E gradirei non essere interrotto quando parlò! - fece Bennett fulminando la ragazza con lo sguardo. - Comunque chi riuscirà a portarmi una foto di questa donna misteriosa, riceverà un bonus di duemila dollari! Ovviamente, deve farlo prima che inizi il reality-.
“Coi miei poteri ragneschi, sarà una passeggiata! E certo stavolta, non ci saranno supercriminali di mezzo!”.
Peter pregustava già un facile guadagno e dato che per una volta non era in bolletta sparata, anche il potersi far passare qualche sfizio. Eppure uno che faceva una vita come la sua, avrebbe dovuto sapere che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.
 
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-Preparati New York! Mary Jane Watson è tornata! - annunciò la rossa, mentre usciva dall’aeroporto.
-Sì, ma nessuno deve saperlo- le ricordò Brett. - Nemmeno la tua famiglia o i tuoi amici… lo sai come sono fatti i paparazzi. I produttori vogliono che l’identità della nuova presentatrice rimanga segreta fino al suo debutto. Soggiornerai in una casa affittata dalla produzione e fino a dopodomani sei pregata di non uscire-.
-E se mi travestissi e usassi un nome in codice? - propose la nipote di Anna.
-Andiamo, cerca di essere realista! - sbuffò l’uomo.
-Sì, hai ragione- borbottò la modella. - Molto meglio fare le cose alla luce del sole. Che vuoi che siano due giorni chiusa in casa? -.
“Non voglio tornare a nascondermi. Mai più. Per nessun motivo”.
 
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-Allora adesso siete convinti? Ecco la mia tessera! – sbottò Felicia dopo essere riuscita a sfuggire ai colpi dei suoi compagni di squadra, abbastanza a lungo da estrarre il documento che attestava la sua appartenenza agli Eroi in Vendita dal portafoglio.
-In effetti è autentica. Ma se non vuoi guai, evita di entrare senza costume e smascherata. Ti ricordo che nessuno sa chi sia la Gatta Nera in realtà- sbuffò Maria, dopo aver esaminato il documento.
-C-cosa? - chiese allibita l’ex-ladra. –Ma… ma è assurdo… mi hanno arrestata! La mia identità è pubblica da anni! -.
-Come quella di Spider-Man, cioè? Forse quelle streghe vudù le hanno fatto qualche incantesimo… delira- notò preoccupata Misty.
-Nessuno è mai riuscito a metterti dentro che io sappia … per curiosità ti sei portata a letto altri supereroi? Spiegherebbe il fenomeno- sbuffò Paladin.- Questa deve avere qualche problema di testa. Si vanta sempre che se non si fosse unita a noi, non saremmo mai riuscita a prenderla e ora dice di essere stata arrestata- aggiunse poi.
-Se è così mandiamola da Strange o da Richards- propose Colleen.
 
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Mary Jane entrò nella tenuta di proprietà della produzione, girando lo sguardo. Enorme, lussuosa e arredata con gusto.
-La villa ha una piscina riscaldata al coperto e sala cinema. La produzione si augura che tu la trovi accettabile-.
-Be’, potrei lasciarmi persuadere a rimanere richiusa qui, anche tre giorni- ridacchiò MJ.
“Normale” forse non era la parola giusta per descrivere la sua vita, ma perlomeno adesso era uno straordinario piacevole. Molto meglio, ville lussuose e piscine al chiuso che bombe zucca, rapimenti e notte insonni a chiedersi se e quando sarebbe tornato. Lasciarlo era stata la scelta giusta. Doveva solo continuare a ripeterselo, fino a quando se ne sarebbe convinta.
 
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Peter aveva passato due ore a spulciare le varie proprietà di Estrogen Network (il suo primo pensiero alla vista del nome, era stato che Felicia di certo l’avrebbe trovato offensivo per una rete dedicata al pubblico femminile. Il secondo era che chiunque lo avesse scelto, non doveva avere un briciolo di fantasia) * e la sua scelta era ricaduta su quella villa negli Hamptons* sia per la zona, sia per il fatto di essere relativamente isolata, dalle altre ville dei ricconi. Vedendo che c’erano almeno tre gorilla a pattugliare il perimetro, l’eroe fu certo di aver fatto bingo, quindi si sistemò sul ramo di un albero, preparò la macchina fotografica e attese.
 
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Melanie Daniels, era un’attrice e modella della stessa età di Mary Jane ed anche lei era stata considerata una valida sostituta di Julie Clarke. Il suo agente, venutolo a sapere, l’aveva informata. E scoprire che alla fine le avevano preferito MJ non era stata una bella sorpresa per la mora. Soprattutto, perché l’ultima serie tv in cui aveva avuto un ruolo da protagonista era stata un flop e il film a cui avrebbe dovuto partecipare come co-protagonista era stato rimandato a data da destinarsi dopo la distruzione del set in uno scontro tra la Torcia Umana e Sabertooth.
A quel punto, Melanie aveva telefonato a Jim Masters, un investigatore privato, a cui si era rivolta in passato ogni volta in cui aveva avuto bisogno di trovare qualcosa, che le permettesse di fare le scarpe a chi ostacolava la sua carriera. Per quello però, non c’era tempo, così Jim aveva avuto il compito di trovare un supercriminale a buon mercato, che trovasse MJ e la riempisse di botte, in modo da impedirle di far fronte al contratto, lasciando il posto libero per Melanie.
 
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Quasi un’ora che era appostato sull’albero e quella stramaledetta presentatrice, non si era nemmeno sognata di avvicinarsi a una delle finestre. Certo, avrebbe potuto introdursi nella casa, ma preferiva aspettare ancora un po’. Sarebbe stato difficile spiegare come mai l’Uomo Ragno aveva scattato una foto alla misteriosa diva e tale foto fosse poi stata pubblicata sul Bugle a nome di Peter Parker.
Almeno origliando i discorsi dei bodyguard era stato certo di essere nel posto giusto.
“Che pizza. Cosa non darei per un po’ d’azione” si disse il nipote di Ben. Un attimo dopo, si udì un terribile fracasso e il fotografo, notò che una delle pareti della villa stava crollando.
-Ehi, universo… non per sembrare ingrato, ma com’è che non mi accontenti mai, quando ti chiedo soldi, successo o cose del genere? - borbottò il ragno volteggiando in direzione dell’emergenza, lasciando la fotocamera sul ramo, impostando l’autoscatto perché partisse ogni cinque minuti.
 
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-Che succede? - chiese allarmata Mary Jane sentendo il rumore.
-Attacco superumano. Si chiuda nella panic room e chiami la polizia e l’Iniziativa! - ordinò una delle guardie del corpo. - Il codice è 616! -.
La rossa obbedì… passando di corsa davanti alla finestra e venendo fotografata.
 
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Lo sfondamuri era un tipo verde e squamoso, pelato e con gli occhi rossi privi di pupille. Spidey ci mise qualche istante a riconoscerlo: era Basilisk, un tipo che aveva combattuto insieme alla Cosa.
-Ehi, guarda che dubito che lì dentro ci sia Harry Potter… e poi non dovresti stare chiuso nella Camera dei Segreti, fino a che Tom Riddle non ti chiama? -.
Basilisk ringhiò: - Bene, bene! Non solo tiro su diecimila dollari stasera, ma mi vendico di quello che mi ha fatto finire due volte nel magma! -.
-E allora? Mica ti può uccidere -.
-No, ma non è piacevole lo stesso! - abbaiò Basilisk, prima di scagliare i suoi raggi ottici sul ragno. Quest’ultimo schivò abilmente l’attaccò e scagliò il simil-rettile contro il muro con un calcio volante. Purtroppo la parete non resse all’urto e il criminale si trovò scagliato in casa. Un attimo dopo i due si scambiavano supercazzotti, mentre rotolavano sul pavimento. Stufo del corpo a copro, il criminale sbalzò via l’eroe con un raggio ottico e si sollevò in volo in cerca della sua preda.
 
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MJ era allibita. Con tutti i supereroi di New York, in suo soccorso era arrivato proprio l’ultimo che volesse vedere… o invece era il primo che volesse vedere?
Il destino è proprio beffardo” si disse la rossa. Lo aveva detto di recente in uno dei suoi film… quello in cui il marito la scaricava per la dottoressa indiana, che aveva conosciuto a causa sua.
 
-Ehi, ragno… sappi che presto saranno qui quelli dell’Iniziativa- mormorò accendendo gli altoparlanti.
-Wow, una vera casa infestata! Fanno visite guidate? -.
-Spiritoso. Sono la misteriosa conduttrice e parlo dalla panic room-.
-Piacere. Uomo Ragno. Anche se sembra che tu lo sappia già. Certo che distorcono la voce questi altoparlanti… devono essere l’unica cosa che non costa una fortuna di tutta la casa-.
“Lo so da sempre” pensò tristemente MJ.
-Tanto non devo cantare. Basilisk è nell’ala est della casa-.
“E non importa che rischio corri. Non te andrai, fino a che non sarai certo che siamo tutti fuori pericolo” aggiunse mentalmente la modella.
Spidey notò un estintore e lo afferrò al volo. Poco dopo raggiunse il criminale.
-Chicchirichiiiiii!- urlò.- Che strano… il canto del gallo non è fatale per il basilisco?-. Lo scopo di quella seconda citazione a Harry Potter, non era tanto far arrabbiare il nemico, ma farli alzare la testa. Appena Basilisk ebbe alzato gli occhi, Spider-Man lo inondò di schiuma, accecandolo e impedendogli di usare i suoi raggi ottici. Un attimo dopo gli calò addosso, e dopo averlo tramortito a suon di botte, lo immobilizzò usando la sua ragnatela.
Le sirene si fecero udire proprio in quel momento. Immediatamente, l’eroe dal costume rosso e blu alzò i tacchi, fermandosi solo per recuperare la macchina fotografica. Avrebbe controllato in seguito, se ci fossero foto utilizzabili, anche non della donna misteriosa.
 
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Mary Jane aveva visto tutti dagli schermi e per un attimo pensò di svelare la sua identità. Non c’era bisogno di urlare il suo nome, le sarebbe bastato dire “Bel lavoro Tigrotto” e lui avrebbe capito. Stava già per aprire bocca, quando qualcosa la fermò. Non voleva che il loro rincontro dopo la rottura, coinvolgesse Spider-Man. Voleva parlare con Peter e voleva farlo di persona. Spiegarsi. Chiedere scusa per essersene andata in quel modo.
Provava nostalgia di lui. E rivedendolo, sia pure in costume, il suo cuore aveva palpitato. Ma non poteva ritornare a far parte di quella follia. Non in quel momento almeno e forse mai.
Sospirando la rossa si diresse verso il letto presente nella panic room. Non poteva mettersi a parlare con la polizia, sarebbe saltata la sua copertura.
“Almeno, adesso sono io a nascondermi e lo faccio per il mio lavoro” si disse la nipote di Anna. “E ciò condizionerà solo un paio di giorni della mia vita, non dovrò basarci sopra tutta la mia esistenza”.
Dopo tanti anni di convivenza, uno avrebbe pensato che per MJ fosse penoso andare a letto o svegliarsi da sola… ma in realtà ci era abituata. Peter a volte non tornava proprio a dormire, o se ne andava senza svegliarla.
 
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Peter non controllò le foto tornato a casa. Era troppo stanco. E la mattina dopo, era troppo indaffarato, prima col trasloco, poi con la corsa al Bugle per un’altra riunione informativa con Bennett. Che come al solito, deliziò tutti i suoi dipendenti con un vaneggiamento di un’ora, al termine del quale il nipote di May era così rintronato da dimenticarsi la macchina fotografica appoggiata sulla scrivania di Katie.
Mentre tornava alla sua nuova casa, il giovane Parker si disse che Vin in quel momento non doveva esserci. Avrebbe avuto tutto il tempo di disfare i bagagli e di nascondere le sue cose da supereroe.
Certo di passare una mattinata tranquilla, Peter aprì la porta. E trovò sdraiata sul suo divano, una splendida donna dall’aria irata.
-Felicia?!-.
-Mi fa piacere scoprire che non ti sei dimenticato di me, Peter! -.
 
 
 
 
 
 
  • Quel qualcuno non sono io. MJ ha davvero lavorato per una rete televisiva con quel nome nel fumetto.
  • Zona che ospita le residenze di molti vip: Lady Gaga, Bon Jovi, Sarah Jessica Parker, Steven Spielberg e Robert Downey Jr. giusto per citarne alcuni. E potrei continuare.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Mi spiace per il ritardo, ma purtroppo ho avuto parecchi impegni, ed altre mie storie erano in attesa da più tempo di questa e mi sono sentito di dover dare a esse la precedenza, anche perché una di loro è ormai vicina alla conclusione. MJ ha rivisto Peter, ma lui non lo sa… mentre Felicia gli ha direttamente fatto irruzione in casa. Mi pareva giusto non metterle sulla scena insieme per il momento. Certo MJ non ha fatto poi molto, ma questo capitolo, mi serviva a porre le basi per il loro prossimo incontro e a mostrare un po’ i suoi sentimenti verso Peter.
Basilisk è un personaggio poco noto, ed è probabile che non lo conosciate, ma la cosa non è importante. Giusto per fare chiarezza era un criminale comune che ha ricevuto i suoi poteri da una gemma appartenete alla razza aliena Kree, dopo aver cercato di rubarla e mi pareva adatto per il ruolo di picchiatore a pagamento. Eccolo qui: 
 

Basilisk-2 Non mi resta che ringraziare tutti coloro che hanno letto fin qui, Eideard_madadhallaidh88, fenris e Andrea Micky che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite.
A presto.
Farkas.

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Capitolo 7
*** Ritorni (Parte II) ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 7: Ritorni (parte II)

 
 
-Felicia?!-.
-Mi fa piacere scoprire che non ti sei dimenticato di me, Peter! -.
In genere chi entra in casa e ci trova una ladra, urla o cerca di fermarla, ma Peter era molto più preoccupato dal fatto che la sua ex lo avesse chiamato per nome (e a voler essere franchi, lui non aveva nulla che una come Felicia potesse voler rubare) che dal fatto che si fosse introdotta di nascosto in casa sua (anche perché per lei non era poi una novità).
-Aspetta, ti ricordi come mi chiamo? – chiese incredulo. Com’era possibile? E se qualcun altro avesse ricordato? Se Norman avesse ricordato? Se dopo un po’ tutti avessero ricordato?
-Allora è stata davvero opera tua! Nessuno ha più idea di chi tu sia e nessuno si chiede com’è possibile! – fece irata la gatta. Era rimasta per due giorni a chiedersi a cosa fosse dovuta quell’amnesia selettiva di massa, poi Richards l’aveva rivoltata come uno straccio vecchio per tutta la giornata precedente, infine quella mattina andata a chiedere notizie alla zia di Peter, aveva scoperto che si era trasferito proprio quel giorno e le era toccato rifare tutto il tragitto. Cosette che l’avevano un po’ innervosita.
-Be’… perché negarlo? Sì sono stato io. Con un bel po’ di aiuto –.
-Ottimo. Allora magari, mi potrai spiegare perché nessuno sa più chi sono. Cioè… ovviamente è sulla mia scheda, ma è classificata come informazione top secret. È sparita ogni traccia, non se lo ricorda più nessuno. Gli altri Eroi in Vendita, i miei vecchi complici, perfino mia madre! È convintissima che io lavori come perito d’arte per un museo governativo! -.
-Ah… be’ so come mai è successo a me, ma per te non ne ho idea. Comunque ora ti spiego…-.
 
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-Però. La tua capacità di metterti nei casini e quella di risolverli, non cesseranno mai di sorprendermi- commentò Felicia alla fine del racconto. – E come mai tutti hanno dimenticato anche chi sono io? -.
-Come ti ho già detto, non ne ho idea. Chiederò a Strange appena lo vedo… anche l’altra volta che ho usato la magia, ne eri stata affetta senza che lo volessi*-.
-Anche io dovevo dimenticare tutto in teoria? - chiese in tono tagliente l’unigenita di Lydia.
-Be’ ecco… sì- ammise Peter.
Un lampo di dolore passò negli occhi verdi di Felicia. Fu subito sostituito dall’irritazione, ma Peter aveva comunque fatto in tempo a vederlo.
-Poi te l’avrei ridetto, se tu avessi voluto- fece subito il castano. – Senti, non avevo problemi a far sì che tu lo sapessi… non ne ho mai avuti, ma con tutto il mondo era diverso. Mia zia ha rischiato di morire… dovevo aggiustare le cose. Sono stato stupido a dare retta a Tony… avevo la responsabilità di rimediare-.
L’albina avrebbe voluto rimanere arrabbiata, ma era un po’ difficile di fronte a quello sguardo da cucciolo abbandonato. Aveva perso anche lei un genitore, e avrebbe fatto di tutto per tutelare la vita dell’altro…
-Almeno piantala di giocare a Harry Potter o avvertimi la prossima volta, visto che ogni volta che tu e il tuo amico vi mettete a fare incantesimi ci vado di mezzo io- borbottò più per tenere il punto che per altro.
Calò un silenzio imbarazzato, che alla fine Felicia ruppe dicendo: -Carino il nuovo appartamento. Apprezzo soprattutto che manchi la vista muro*-.
Peter non riuscì a non fare una smorfia. Erano passati anni, ma la reazione dell’albina nello scoprire che era un tipo qualunque all’epoca gli aveva fatto parecchio male e non gli piaceva ripensarci.
-Per curiosità dov’è MJ? – domandò poi Felicia cercando di mantenere un tono casuale. Aspettando il ritorno di Peter, aveva dato un’occhiata in giro e aveva capito che in quella casa abitassero due persone, ma anche che fossero entrambi uomini.
Le donne lasciano tracce del loro passaggio, marcano il territorio. Una confezione di assorbenti, una spazzola, un flacone di balsamo e così via. E non c’era roba del genere in quell’appartamento.
-Ci siamo lasciati. Non riusciva più a sostenere il… be’ l’hai capito-.
Felicia sentì un largo sorriso giungerle sulle labbra, ma si sforzò di contenerlo.
-Oh. Be’ … se non hai altro da fare, vogliamo andarci ora da Strange? -.
-Veramente dovevo ancora disfare i bagagli…-.
-E che ci vuole? Ti aiuto io-.
 
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-Buone notizie: Jonah è definitivamente fuori pericolo. Marla mi ha appena chiamato- annunciò Robbie. - È ancora sotto anestesia, però. Deve evitare ogni stress-.
-Dubito che Bennett la troverà una buona notizia. Meglio non nominare Jonah, qui. Sappiamo tutti che la prima cosa che farà appena lo dimetteranno, sarà riprendersi il giornale.
Katie che pur non era una colonna portante del Bugle come quei due, era perfettamente d’accordo con loro.
“La macchina fotografica di Peter. Me l’avrà lasciata perché vuole che controlli le sue foto” si disse notando l’oggetto sulla sua scrivania.
 
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Era strano trovarsi a fare una cosa normale, come disfare delle valigie proprio con Felicia. L’aiuto dell’albina era abituato ad averlo quando faceva a botte con degli psicopatici o investigava su di essi. C’era un che di innaturale, nel vederla sistemare delle camicie in un cassetto o mettere dei libri su uno scaffale.
Un attimo dopo il senso di ragno di Peter formicolò e lui fece appena in tempo a schivare un cappello che gli era stato tirato dietro.
-Sempre in forma, eh? - rise la sua ex, prima di venire bersagliata da una sciarpa appallottolata, che evitò con un agile saltello a sinistra.
-Mancata. E io non ho un sesto senso che mi avverte dei pericoli- commentò Felicia, prima di lanciare di nuovo la sciarpa.
La cosa procedette per qualche minuto, poi tornarono a fare i seri.
 
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Albert Matthews non era stato ricco, ma agiato sì. Possedeva un negozio d’abbigliamento che funzionava abbastanza bene… fino a che non aveva fatto il passo più lungo della gamba, ordinando troppa merce costosa, certo di poterla vendere in fretta a causa di un periodo favorevole. Così non era stato, aveva dovuto chiudere e si era ritrovato a dover vivere a sbafo a casa del consuocero. L’unico posto che era riuscito a rimediare era stato quello di tuttofare in un cinema.
A cinquant’anni a stracciare biglietti, pulire pavimenti e se gli andava bene vendere popcorn e coca-cola! Si sentiva stringere lo stomaco ogni volta che ci ripensava.
-Signore gradisce un caffè omaggio? Per pubblicizzare un nuovo bar- gli disse una sorridente ragazza bionda, porgendogli un bicchiere di plastica.
L’uomo annuì e ringraziò. Mai rifiutare qualcosa di gratis… specie ora che era costretto a tenersi cari anche i centesimi.
Il sorriso della ragazza si allargò. Quella città era il terreno di caccia perfetto.
 
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Finito il lavoro, Peter e Felicia uscirono dalla finestra nei rispettivi costumi.
-Dai facciamo a chi arriva prima! - propose la ragazza.
Fu una gara serrata che alla fine Peter vinse per poco.
-A sapere che c’erano lavori in corso sulla quindicesima avrei preso un'altra strada- borbottò la figlia di Lydia.
-Be’ se vuoi al ritorno ti do la rivincita- rispose l’eroe suonando il campanello della casa più celebre del Greenwich Village.
Un attimo dopo la porta si aprì: - Ehi, Wong, io e la mia amica avremmo bisogno di parlare col dottore-.
-Il maestro al momento si sta occupando di un problema in un monastero tibetano, vi posso far richiamare quando…- cominciò l’asiatico per poi essere interrotto da un’esplosione tremenda. Il calvo si precipitò all’interno tallonato dai due visitatori che con loro immenso stupore, videro degli strani animali che sembravano pecore fatte d’erba, scappare da una creatura che aveva testa di leone, corpo da capra e coda da drago.
-Oh, maledizione! – imprecò Wong.-Sapevo che si sarebbe voluto un incanto più potente per trattenere una chimera… per favore aiutatemi, da quegli agnelli nascono moltissime erbe per pozioni magiche…-.
In quel preciso istante, un sacchetto cadde da uno scaffale urtato dal mostro, liberando un ammasso di polvere luminosa che finì in faccia a Felicia.  Quest’ultima strabuzzò gli occhi, poi agitò una mano, salutando allegramente la chimera
-Ehilà! - fece. - Adoro gattini, arcobaleni, unicorni e lecca-lecca! A te piacciono gattini, arcobaleni, unicorni e lecca-lecca? -.
La chimera la fissò perplessa per qualche istante, per poi fare ammollarle un colpo di coda. Per fortuna, Spidey riuscì a spingerla fuori tiro.
-Vuoi giocare ad acchiapparello? - chiese l’ex detective in tono allegro.
-Capita con la polvere di fata- chiarì Wong, prima che Peter facesse domande. - Ti rende infantile ed allegro… questa poi era stata trattata da una strega di San Diego per essere usata come allucinogeno. Comunque ne ha respirata pochissima, ritornerà normale tra pochi minuti-.
-E io che credevo facesse solo volare- borbottò Spidey, ricordando per un attimo la favola con quell’altro Peter.
 
La chimera intanto fissava i tre umani, probabilmente chiedendosi quale fosse il più saporito. Parve decidere per Wong e si lanciò contro di lui, ma Spider-Man si rialzò e la centrò con un calcio volante a una spalla.
Immediatamente il mostro si girò verso di lui, lanciandogli contro una fiammata che il nipote di Ben, schivò saltando sul soffitto, gemendo: -Sputa pure fuoco-.
-Bello, bello! Ancora, ancora! - esultò Felicia battendo le mani.
-Wong tu tienila al sicuro, fino a che non le passa. Del bestione me ne occupo io! -.
L’uomo annuì e un attimo dopo trascinò via la gatta, mentre il ragno si lanciava all’attacco.
 
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Mary Jane si stava godendo la piscina riscaldata, quando sentì un urlo. Memore dell’esperienza del giorno precedente si tirò su allarmata, ma si trattava solo di Brett che stringeva in pugno un giornale.
-MJ è un disastro! Guarda il Bugle di oggi! - urlò Brett portandole il giornale. In prima pagina svettava il titolo: “SVELATA LA NUOVA PRESENTATRICE DI CUCITO SU MISURA: È MARY JANE WATSON!”.
Ma a sconvolgere la nipote di Anna, non fu il fatto che la grande trovata pubblicitaria della rete televisiva fosse fallita: fu che sotto la sua immagine, c’era la scritta “Foto di Peter Parker”
“Come può avermi fatto una cosa del genere?” si chiese sconcertata la rossa.
 
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Nella mitologia greca Bellerofonte aveva abbattuto la chimera in sella a Pegaso. Peter non disponendo di cavalli alati (magari Strange aveva anche qualcuno di essi in casa, ma comunque lui non sapeva cavalcare), perciò fu costretto a una serie di attacchi mordi e fuggi. Purtroppo dove non arrivavano le fiamme, arrivava la coda.
La sua ragnatela non bruciava facilmente, ma come sfruttarla in quella situazione? Afferrare una moltitudine di oggetti e scaricarli sul mostro, sarebbe stata un’idea… ma dopo quello che era successo a Felicia temeva che se avesse toccato qualcosa si sarebbe trasformato in un coniglio o chissà che altro.
Doveva bloccare la coda decise, ma prima che potesse agire un rampino artigliò la schiena dell’ibrido. La Gatta Nera era tornata in azione.
-Ehi, ragno tutto a posto? -.
-Meglio di prima ora che ti vedo in forma-.
Il getto di fuoco della chimera, impedì a Felicia di chiedere delucidazioni in merito. Per lei gli ultimi minuti erano una macchia confusa, in cui tutto appariva rosa glitter.
-Wong? - s’informò poi Peter.
-È andato a prendere non so quali corde mistiche. Idee? –.
-Sì. Cerca di bloccare questa maledetta coda e tento di tenergli chiusa la bocca, in modo che non ci faccia arrosto-.
Immediatamente la gatta afferrò l’appendice draconica del mostro, mentre Peter gli saltò in groppa e prese a stringergli la gola. Sfortunatamente la chimera capì in fretta che sgroppare non serviva e pertanto si mise a correre alla cieca, finendo per sfondare un armadietto, seminando per terra numerosi barattoli, per poi cominciare a sbattere contro il muro nel tentativo di liberarsi.
Peter non mollò la presa (in vita sua ne aveva passate di peggio che sbattere contro un muro), ma quella stramaledettissima coda, oltre a essere piena di spine era sgusciante come un’anguilla e pertanto lo fece Felicia. Avvertito dal senso di ragno, Peter fu costretto a gettarsi giù dalla schiena della chimera e stavolta fu l’ex-fidanzata a scostarlo dal getto di fuoco, proveniente dalla bocca dell’inusuale nemico. Un attimo dopo, Spidey, saltò sul soffitto portando con sé la sua alleata per prendersi un momento di respiro. I due si trovarono con le facce vicinissime e per un lunghissimo istante, l’unica cosa a cui riuscì a pensare il castano, fu a quanto l’albina fosse meravigliosa. Il violento ruggito della chimera però, lo riportò subito alla realtà.
-Tentiamo di nuovo la manovra di prima… e speriamo che Wong si sbrighi! -.
L’albina annuì e i due si tuffarono verso il suolo. In quel momento, il ragno vide cosa era caduto dal mobile di prima: confezioni di gelato con su scritto “Follia Stark al cioccolato”. Il solo leggere quel nome fu sufficiente a far salire la bile al nipote di Ben che d’istinto afferrò la confezione e la tirò sul muso della chimera, con tanta forza da farla scoppiare.
Il bestione perplesso si leccò la strana sostanza che gli imbrattava il muso e ne rimase deliziato. Aguzzando il naso sentì varie fonti dello stesso odore e si precipitò a divorale, incarto compreso, di fronte allo sguardo sbigottito dei due umani.
 
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“Maledizione, perché il maestro lascia sempre tutto in disordine?” pensò disperato Wong, prima di urlare: - Resistete ho trovato le corde fabbricate dai nani! -.
L’uomo si affrettò temendo di trovare due persone morte o gravemente ferite nel salone… e invece si ritrovò di fronte a un uomo e una donna che osservavano a braccia conserte una chimera tutta sporca di gelato, intrappolata in un bozzolo di ragnatela.
Le pregiatissime corde, intessute con ingredienti paradossali e pregne di magia ricaddero sul pavimento, mentre colui che le portava fissava la scena a bocca aperta, con le braccia a penzoloni.
 
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Strange tornò poco dopo (la consulenza si era risolta molto velocemente: il drago che aveva cercato di radere al suolo il monastero tibetano era stato sistemato da un mezzodemone di passaggio, proprio quando Strange aveva concluso un complicatissimo incantesimo di tracciamento per trovarlo e ne aveva usato un altro ancora più complicato per preparare tutti gli artefatti necessari a sfidare il lucertolone).
Scoperto il motivo della visita, il signore delle arti mistiche aveva fatto a indossare a Felicia alcuni bracciali d’oro e aveva cominciato ad agitarle attorno una bacchetta.
-Mica male questi bracciali. Certo avrei preferito qualche decorazione più elaborata, ma…-.
-Tenga le mani a posto signorina- sbuffò lo stregone, mentre dei nastri si avvolgevano attorno a Peter. - Nastri e bracciali, servono a proteggervi dagli influssi magici e a misurare il vostro ki. Se li toglieste prima che abbia finito potrebbero esserci conseguenze estremamente sgradevoli. Detto ciò, l’uomo passò a esaminare il nipote di May.
-Mmm… che strano... ma che cosa davvero strana...-.
L’ex-medico rimise la bacchetta in una scatola e continuò a borbottare: -Ma che strano... davvero strano-.
-Che c’è di strano? - domandò ansioso Peter, mentre i nastri si slegavano da soli.
-Be’ parrebbe che ci sia una connessione mistica tra voi due… può capitare tra le persone che hanno un forte legame. Così quando ho lanciato l’incantesimo, che ha reso segreta la tua identità, l’effetto si è ripercosso anche sulla Gatta Nera. Sempre a causa di ciò entrambi ricordate chi sia l’altro… potrebbero aver influito anche i residui mistici dell’incantesimo che usai per liberarti dalla scalogna… però eventi del genere sono rarissimi… studierò ancora la questione-.
-E quindi non posso sapere se c’è pericolo che venga completamente cancellata dalla mente di tutti quelli che mi conoscono, o che perda la memoria? - sbottò Felicia.
-Nessun pericolo del genere. Ci sono tracce di magia su entrambi ma nulla di attivo- chiarì Stephen. - I bracciali, grazie- aggiunse tendendo la mano.
-Sto solo guardando… davvero pregevole… settimo secolo avanti Cristo? – chiese Felicia esponendone uno alla luce per studiarlo meglio.
 
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-Ho vinto io stavolta. Se Strange scopre qualcosa facciamo la bella? - propose l’albina dopo aver riaccompagnato Peter a casa.
Peter annuì, incerto su cosa dire. Avrebbe dovuto invitarla a entrare? Voleva solo scambiare quattro chiacchiere, certo, ma Vin a quell’ora era tornato di sicuro… e poi…
Ci pensò la figlia di Walter a toglierlo dall’imbarazzo: -Be’ meglio che vada. Domani devo sorvegliare un comizio politico, casomai quel pazzo Minaccia si faccia vivo-.
-Ah. Ok. Sto indagando anch’io su di lui… sai com’è gli pseudo-Goblin non mi piacciono. Se scopro qualcosa ti farò sapere-.
-Farò lo stesso. Ci si vede-.
Appena fu certa di non poter più essere a portata d’orecchio Felicia Hardy ridacchiò. L’istinto diceva che sarebbe tornata nella nuova casa di Peter molto presto.
Doveva solo stare attenta a non sembrare troppo invadente… e a prendere la strada che passava di fronte al supermercato vicino a casa sua. Le era venuta una strana voglia di caramelle.
 
 
 
 
 
  • Felicia si fece fare un intervento per ottenere poteri e supportare il ragno nei combattimenti. Alcuni scienziati pagati segretamente da Kingpin, quindi fecero esperimenti su di lei facendole ottenere il potere di portare iella agli altri. Il problema fu che a causa del frequente contatto con lei anche Spider-Man cominciò a essere perseguitato dalla mala sorte (più del solito cioè), proprio come voleva Kingpin. Quando l’eroe si fece fare un incantesimo dal Dottor Strange per liberarsi della iettatura, Felicia ne venne influenzata e perse le sue abilità Tiocinetiche per acquisirne di feline (visione notturna, agilità, ecc.) anche se la cosa non era voluta.
  • Per parecchio tempo, compreso il periodo in cui usciva con Felicia, Peter abitò in un piccolo appartamento con vista muro. Felicia quando ce la portò la prima volta non ne rimase esattamente entusiasta, visto che si era immaginata una ragno-caverna o una fortezza del ragno (e chi si aspettava che fosse appassionata di fumetti DC?).
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE


Avrei voluto aggiornare prima, ma tra le feste e vari impegni mi è stato impossibile. Inoltre avendo in corso una long a cui ormai mancava solo l’ultimo capitolo, ho preferito dare la precedenza a quello.
Felicia ha avuto il suo tempo con Peter e pare che eserciti ancora un certo fascino sul nostro eroe… ma MJ deve ancora dire la sua. Peter non ha idea che sia di nuovo in città, ma ora che è uscito quell’articolo la rossa non mancherà di fargli una visitina…
Ringrazio qui, DSegno92, Eideard_madadhallaidh88 e LadyTsuky che seguono questa storia, Deidara7 che la preferisce, e naturalmente fenris, Andrea Micky e di nuovo Eideard_madadhallaidh88 che hanno recensito lo scorso capitolo.
Grazie anche a voi lettori silenziosi, spero sempre che usciate dall’anonimato.
A presto!

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Capitolo 8
*** Ritorni (Parte III) ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 8: Ritorni (parte III)

 
Il mattino dopo Peter era appena entrato al Bugle, quando venne raggiunto dal nuovo direttore.
-Parker? Eccoti i duemila dollari! D’ora in poi ci penserai tu a fotografare le star! - annunciò Bennett mettendogli in mano l’assegno.
“Le foto! Ho dimenticato la macchina qui, senza neppure controllare gli scatti. Fra il trasloco e la visita di Felicia, me ne sono completamente dimenticato!” pensò Peter. “Be’… a quanto pare ho beccato la misteriosa conduttrice… peccato che per sapere chi fosse, dovrò leggere il giornale come tutti”.
Poco dopo arrivò Robbie, che lo scrutò con aria di critica: - Senti, so che siamo giornalisti, che non si trattava di niente di grave e capisco che tu voglia fare bella figura con Bennett… però non mi pare molto bello che tu abbia fatto uno scoop su MJ-.
-MJ? Che centra MJ? - chiese stupito il castano, prima che Robbie gli mettesse sotto il naso il giornale con in prima pagina la foto della rossa, e la scritta SVELATA LA NUOVA PRESENTATRICE DI CUCITO SU MISURA: È MARY JANE WATSON!” e sotto l’immagine c’era la scritta “Foto di Peter Parker”.
Peter gemette. Alla sorpresa però si aggiunse la rabbia. Non solo lo aveva lasciato, scappando via come una ladra, ma era anche tornata in città senza avvertirlo!
 
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-Certo, che è proprio un bel bocconcino quella Lily Holister- commentò Paladin sottovoce.
-Tienilo nei pantaloni, siamo qui per lavorare- borbottò Felicia.
-Da quando mangi merendine? - domandò l’uomo. L’albina, si limitò a scrollare le spalle e a dare un altro morso al dolcetto.
-Qui Misty. Nulla da segnalare- li informò la compagna di squadra, tramite radio.
-Minaccia pare essersi preso le ferie- sbuffò Paladin.- Cacchio che noia-.
La gatta non poté che concordare. Chissà che combinava Peter.
 
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Estrogen Network non aveva gradito che la notizia sull’identità della nuova presentatrice fosse trapelata, ma era subito stato chiaro che MJ non ne avesse colpa, perciò la rossa uscita dalla villa, si godeva un po’ di shopping.
 
Certo, indossava cappello e occhiali da sole, ma non si nascondeva: solo voleva evitare di dare troppo nell’occhio.
In quel momento il telefonino trillò. MJ lo prese di colpo e rimase vagamente delusa quando vide che la chiamata era di Harry.
Ma lei non voleva parlare con Peter in quel momento… o invece voleva?
 
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“Chissà cosa vorrà Harry” pensò Peter rileggendo il messaggio con cui il giovane Osborn, gli chiedeva di andare al suo bar.
-Sacrificare MJ per farti bello col nuovo capo? - commentò Harry quando vide l’amico entrare al Coffee Bean. – O è una vendetta per essere stato mollato? Dai, Pete, non è da te-.
-È stato un caso- si giustificò il castano. - Non volevo pubblicare quelle foto, ma ho dimenticato la macchina al Bugle e la collega che doveva controllarle, le ha fatte pubblicare-.
- Te l’avevo detto o no, che doveva esserci una spiegazione? - fece in tono soddisfatto il miliardario, a qualcuno seduto in un posto non visibile dall’ingresso. Un attimo dopo la nipote di Anna raggiunse i suoi due ex.
-Ehi, Pete. Non ci vediamo da un po’- fece in tono imbarazzato.
-Bene, visto che avete di sicuro tante cose da raccontarvi, andate a fare una bella passeggiata- disse Harry spingendo i due fuori dal locale. - MJ io e Lily ti aspettiamo alle nove. Conoscere una star le farà bene, dopo aver passato tutto il giorno ad ascoltare i comizi di suo padre-.
“Harry questa me la paga” pensarono all’unisono i due.
 
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-Insomma io sto bene! - urlò J. Jonah Jameson.- Quando mi farete uscire? Ho un giornale da dirigere io! -.
-Lei uscirà quando lo diranno i medici! - ringhiò una nerboruta infermiera. – E più si agita, più è probabile che ci mettano tempo a dimetterla-.
-Come no. Tutto pur di aumentare la retta ospedaliera. Una volta negli ospedali ti curavano, ora pensano solo a salassarti. Ah, ma scriverò anche questo sul mio giornale, statene certi! -.
L’infermiera sapeva benissimo che non si doveva dire al paziente, che il giornale lui non lo aveva più, ma al momento avrebbe pagato per poterlo fare.
“Magari Spider-Man era uno dei suoi dipendenti e glielo ha procurato intenzionalmente l’infarto. Beh, certo non si può biasimarlo. Anzi, se ci riprova e lo fa secco lancerò una petizione online per farlo premiare” pensò stizzita la donna.
 
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-So che ultimamente hai lavorato parecchio. Mi fa piacere- mormorò Peter in un orribile tono cordiale.
MJ si limitò ad annuire.
-S… scusa se non ti ho avvertito- fece dopo qualche istante.
-Di cosa? Del fatto che saresti tornata o che te ne saresti andata? - fece Peter (stavolta in tono orribilmente acido).
-Non ce la facevo più- ammise MJ. Tutte le parole che aveva pensato dirgli tante volte, uscirono dalla sua bocca come un fiume in piena.
-A volte sparivi per giorni, e io non sapevo nemmeno che tu fossi vivo. Non dico che questo non lo potessi affrontare, le mogli e le ragazze dei poliziotti e dei soldati lo fanno, ma almeno loro possono sfogarsi con qualcuno! Io non potevo, perché dovevo mantenere il tuo segreto. La tua è una scelta di vita ammirevole, ma è per l’appunto una scelta… e… e stare con te, voleva dire condividerla per forza, che lo volessi o meno-.
-Sai benissimo che lo faccio perché devo! - sbottò Peter, mentre una macchina della polizia li superava a tutto gas.
-Lo so. Il mondo ha bisogno dell’Uomo Ragno. Ma certe volte si può trovare seccante che il mondo, abbia tutte le attenzioni del tuo partner. E trovarlo seccante ti fa sentire orribile-.
Altre tre macchine della polizia seguirono la strada imboccata dalla prima.
-Ti giuro che ti capisco MJ. -È averti al mio fianco per me significava tanto. Ma non cambiava quello che mi ha insegnato zio Ben: da grandi poteri, derivano grandi responsabilità-.
-Certo. Ma io non ho il tuo potere, quindi perché dovrei addossarmi tutte le tue responsabilità? -.
Quella era una frase che Peter aveva temuto di udire con tutto sé stesso per anni. Era vero, non aveva avuto il diritto di pretendere tanti sacrifici da Mary Jane, ma lei li aveva fatti. E lui in cambio le aveva dato pochissimo. Il tempo, le energie e forse anche l’amore che avrebbe dovuto dare a lei, li aveva dedicati a Spider-Man.
Altre cinque auto della polizia, sfrecciarono vicino a loro.
-Vai. So che ci stai pensando da quando abbiamo visto la prima-.
“Centro” ammise Peter mentre correva a cambiarsi d’abito in un vicolo.
Per pura abitudine quando Spider-Man fece la sua comparsa nel cielo di New York, Mary Jane corse a recuperare, vestiti, portafoglio e cellulare di Peter Parker.
“Alè. Ragno assistente di nuovo in pista”.
 
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-Bravo quel Parker. Due scoop in poco tempo. Speriamo che non sia stata solo fortuna- commentò Dexter Bennett controllando quanto gli aveva fatto guadagnare annunciare al mondo che Mary Jane Watson sarebbe stata la nuova presentatrice di “Cucito su Misura”.
-Lui e la Watson potrebbero anche essersi messi d’accordo. Sa una volta stavano insieme, fino a che non lo ha piantato- lo informò la sua segretaria.
-Meraviglioso! Preparerò un altro articolo… lo faremo passare per un fotografo spietato, sarà tutta pubblicità! Però se quella è una sua ex… la gente penserà che lo ha fatto per vendicarsi di essere stato mollato, non che sia spietato sempre… mmm… forse non è il caso- mugolò Bennett.
Per il momento avrebbe messo alla prova Parker… quel potenziale articolo, sarebbe potuto essere una buona arma di ricatto…
 
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-Tagli una testa, altre due spuntano! – urlò l’agente dell’Hydra, schivando l’attacco del demone interiore.
-Allora le bruceremo. Ercole non ha fatto così? -.
-Uh, non ti facevo così appassionato di mitologia- commentò un suo collega.
-E invece lo sono. Vado pazzo per i libri di Riordan*- annunciò l’altro mentre accoltellava il nemico.
-Rapidi! Rapidi! Dobbiamo trovare le armi che vuole Mister Negativo! – strillò un altro… un secondo prima che un raggio blu lo vaporizzasse.
-E non avete pensato che queste armi le avremmo usate contro di voi? - rise un agente di alto rango, un momento prima di essere colpito in pieno da un boomerang esplosivo.
-E voi non avete pensato che avremmo ingaggiato dei rinforzi? - rise il mafioso. Un attimo dopo Hydro-Man si lanciò contro gli agenti, seguito da Shocker.
Boomerang invece bersagliava i nemici a distanza di sicurezza.
-Ho trovato il deposito di armi- annunciò Speed Demon comparendo sulla scena.
-Perfetto. Seguite il piano-.
 
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“Mister Negativo che attacca briga con l’Hydra… se vuole sfidare anche loro dopo aver dichiarato guerra al Maggia, i casi sono due: o ha molte risorse, o è un pazzo troppo sicuro di sé” ragionò Peter arrivando sulla scena.
-Il ragno! - urlò Shocker.
-Ah, siete solo voi. E io che pensavo che ci fossero problemi…-.
Schiavare la raffica energetica di Shocker, fu un giochetto. Calcolando la traiettoria in seguito per Spidey fu un giochetto far sì che l’attacco di Herman e quello di Fred, si scontrassero a mezz’aria, causando un’esplosione che mandasse entrambi a gambe all’aria. Un attimo dopo l’eroe passò all’attacco, scaraventandosi contro il secondo per impedirgli di lanciare altri boomerang.
In breve i due supercriminali vennero ridotti all’impotenza, ma ormai era chiaro che la battaglia era stata vinta dai seguaci del boss.
In quel momento un camion sgommò a tutto gas.
-Mi sa che non ci sono giocattoli che vanno in dono a un orfanotrofio lì dentro- commentò Spider-Man gettandosi all’inseguimento.
 
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-Mister Negativo ci darà una bella promozione per questo! - esultò il conducente.
-Già. Ora che abbiamo queste armi, il Maggia se ne starà zitto e buono! Anzi, pure quel ciccione di Kingpin dovrà fare le valige! – confermò il suo collega.
-Lo conoscete il gioco del biliardo? Si colpisce una palla e ne rotolano altre- s’inserì una terza voce. Un calciò spedì il passeggero contro l’autista e in pochi secondi, entrambi vennero sopraffatti dell’Uomo Ragno.
-Bene e ora vediamo cosa c’è dentro queste scatole… niente?!-.
 
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-Ottima l’idea di usare la tua supervelocità per preparare un camion esca e la mia capacità di potenziare i motori, per squagliarcela più in fretta su quello vero- fece soddisfatto Overdrive.
-Già e hai potenziato davvero moltissimo il motore. Mi piacerebbe fare una gara- commentò Speed Demon.- Peccato per Boomerang e Shocker… be’, di certo con i soldi di Mister Negativo si pagheranno la cauzione-.
-Ci facciamo una birra per festeggiare? -.
-Volentieri-.
 
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-Posso? - chiese Spidey bussando alla finestra della casa temporanea della sua rossa preferita.
-Accomodati. I vestiti sono in bagno- rispose l’attrice.
Poco dopo Peter la raggiunse nel soggiorno del secondo piano.
-Senti, volevo chiederti scusa. So cosa ti ho fatto passare e mi dispiace-.
-Scuse accettate… a patto che tu accetti le mie per essermene andata in quel modo. Sai ti avevo scritto un biglietto, ma l’ho stracciato. Mi sembrava vigliacco quanto andarmene senza dirti nulla… e poi faceva troppo film romantico. Quello che c’era scritto te l’ho detto a voce poco fa… eccetto per una cosa. Vuoi sentirla? -.
L’altro annuì.
-Ti amo, ma non sono abbastanza forte da stare al tuo fianco. E non so se mai lo sarò-.
-Capisco- fece Peter voltandosi per andarsene.
MJ gli afferrò una mano. Voleva trattenerlo, spiegarsi meglio… ma d’istinto vedendo quegli occhi che si giravano a guardarla, si alzò sulle punte e gli diede un lungo e appassionato bacio che Peter ricambiò.
Rimasero stretti per qualche istante e quando si separarono stavano ancora cercando di capire cosa significasse, quando la rossa ricordò che uno dei muri di quella casa era stato demolito dal combattimento tra Basilisk e l’Uomo Ragno. Che aveva appena baciato l’Uomo Ragno. Di cosa volesse dire stare con l’Uomo Ragno.
-Non dovevo.  Scusami, ma non posso passarci di nuovo. Non ora-.
Peter avrebbe tanto voluto replicare, ma poi si ricordò di come fosse sparita MJ, di come sembrasse esasperata solo poche ore prima, di quanto si fosse sentito in colpa ogni volta che volteggiava fuori dalla finestra e la lasciava da sola per chissà quanto … come poteva farle affrontare di nuovo tutto questo? E siamo franchi dopo che lo aveva piantato in quel modo, ed era sparita per mesi come avrebbe potuto fidarsi ancora di lei?
-Non ti preoccupare. Ci si vede in giro-.
 
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Sophia Hathaway era arrabbiata col mondo. Lo era dalla morte di sua sorella maggiore Joanna, avvenuta durante la battaglia scatenatasi a New York tra le forze di Iron Man e quella di Capitan America. Due eroi per cui al liceo aveva avuto pure una cotta.
Di colpo si sentì afferrare per un braccio. Irata afferrò per un braccio il misterioso assalitore, lieta di potersi sfogare e di sfruttare ciò che aveva imparato al corso di autodifesa… ma un violento calcio sul mento, la fece crollare al suolo, prima che potesse fare alcunché. Poi ricevette un colpo in testa e tutto divenne buio.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Rick Riordan è autore di numerose saghe urban fantasy, ispirate a varie mitologie.
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Avrei voluto aggiornare prima, ma non mi è stato possibile. Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto. Mister Negativo continua a muoversi e MJ e Peter hanno la loro attesa chiacchierata.
A scanso di equivoci, Mary Jane non ha già vinto la scommessa. Un bacio o un rapporto sessuale non bastano. Peter deve proprio dire “Ti amo” a una delle due.
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono/recensiscono/preferiscono/seguono questa storia. A presto.

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Capitolo 9
*** Parti in movimento ***


Un Nuovo Giorno

 

Capitolo 9: Parti in movimento

 
 
Peter aveva ancora in testa la conversazione con MJ e il bacio che ne aveva fatto parte, quando gli arrivò uno SMS da Felicia che chiedeva: “Ti va un caffè?”.
Peter esitò. Non era proprio certo che fosse il caso…  ma in fondo che c’era di male? Prendere un caffè con una vecchia amica, farci due chiacchiere… accettò l’invito e si mise d’accordo con l’unigenita di Walter sul bar dove andare.
 
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Vedendo che Peter aveva accettato il suo invito Felicia Hardy sorrise. L’attacco era iniziato.
Passò tre quarti d’ora buoni a decidere come vestirsi. Niente di troppo elegante: non sarebbe stato adeguato. Niente di troppo scollato: funzionava per molti uomini e molte donne, ma Peter non cedeva così facilmente. E poi non doveva essere invasiva. Era come sollevare un uovo fabergé. Doveva essere discreta e delicata.
Optò per una semplice maglietta viola, un paio di jeans e scarpe da ginnastica. Esitò e si legò i capelli in una coda di cavallo, poi ci ripensò, li sciolse e li rilasciò ricadere ondulati sulla schiena.
 
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“Speriamo non gli capiti un crimine in corso e mi dia buca” si disse Felicia, sedendosi al tavolino dello Starbucks più vicino a casa sua. Poco dopo venne raggiunta da un tipo alto e bello, dai cappelli neri corti e gli occhi verdi che sfoderando un sorriso luminoso chiese: -Ti dispiace se mi siedo? -
Un tempo Felicia avrebbe ricambiato il sorriso e cominciato una piacevole schermaglia verbale, ma ormai era tesa verso un solo obiettivo.
-Assolutamente sì. Ho un appuntamento-.
-Un uomo che fa aspettare una donna come te…- cominciò l’altro ma proprio in quel momento, il viso dell’albina s’illuminò, non appena vide entrare colui per il quale aveva messo in palio la propria anima.
-La persona che aspettavo è appena arrivata. Sono qui per lui, solo per lui- dichiarò in tono appassionato. Tono che convinse l’aspirante seduttore ad alzare i tacchi. Per fortuna Peter non l’aveva sentita.
Nel vederlo avvicinarsi Felicia avvertì tutti sintomi: vuoto nello stomaco, cuore che batteva forte, piacevole calore diffuso in tutto il corpo.
Per Peter ritrovarsi di fronte a Felicia subito dopo il momento vissuto con MJ fu strano. Anche perché avrebbe giurato che la giovane Hardy fosse diventata perfino più bella del solito: nei suoi occhi ci si poteva perdere e il viso perfetto era stato illuminato da uno splendido sorriso, quando si era seduto di fronte a lei. Stava molto bene, anche se non indossava nulla di elaborato, ma dopotutto Felicia non aveva bisogno d’impegnarsi per essere bella. Lo era e basta. E quando voleva impegnarsi anziché bella appariva sublime… e la sensazione di precarietà e pericolo che sempre le aleggiava intorno, non toglieva nulla al suo fascino, tutt’altro.
-Qualche novità? - domandò dopo che entrambi ebbero ordinato.
-Nulla. Quello pseudo-goblin sembra essersi volatilizzato. Tuttavia a detta di Misty ha messo abbastanza paura ai politici perché ci ingaggino ancora per un po’. Ho pensato che fare due chiacchiere mi avrebbe tirato un po’ su vista la noia che mi attende-.
-Devi sorvegliare un altro comizio? -.
-Due. Uno di Crowne stasera e un altro di Hollister domani mattina-.
In quanto ragazzo di Lily, Harry avrebbe potuto presenziare… se Minaccia avesse attaccato, avrebbe saputo che non c’era lui dietro quella maschera. E alla peggio avrebbe scattato qualche foto per il giornale.
-Quand’è il comizio di Hollister? Magari ci faccio un salto-.
-Da quando t’interessi di politica? -.
-Non mi interessa la politica, ma Hollister. Sua figlia è la nuova ragazza di Harry-.
Felicia fu tutt’altro che lenta nel capire le implicazioni che ciò comportava: - Temi che se finora Minaccia non l’ha attaccato, sia perché in realtà è lui? -.
Peter annuì funereo. Aveva un pessimo ricordo del periodo di Harry come goblin. Felicia dovette rendersene conto, perché cambiò subito argomento, passando a chiedere di come andasse al Bugle sotto la nuova gestione.
Dopo aver terminato la loro consumazione i due uscirono dal bar continuando a chiacchierare. Non stava succedendo nulla di straordinario tra loro, eppure Felicia si sentiva meravigliosamente bene e malgrado ciò che era accaduto fra loro poco prima, Peter non pensava a MJ.
-Questo Mister Negativo deve avere un piano preciso. E se non teme d’inimicarsi né l’Hydra, né il Maggia deve avere una grossa riserva di uomini e mezzi- commentò Felicia, dopo che l’amico le ebbe raccontato di ciò che era accaduto poche ore prima.
-È la conclusione a cui sono giunto anch’io-.
-Allora che aspettiamo a indagare? - fece la ragazza strizzandogli l’occhio.
Peter parve dubbioso: -Non so se sia il caso. Sei registrata… se qualcuno ci vedesse collaborare potresti passare dei guai-.
-Oh, piantala con le tue paranoie e levati i vestiti! – ribatté Felicia con un gesto di stizza.
-Mai un po’ di romanticismo prima, eh? Passi subito al sodo-.
-Ehi, le allusioni in genere le faccio io! -.
 
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Vin Gonzales fece una smorfia. Come poliziotto era abbastanza abituato ai cadaveri, ma quello era davvero in condizioni pessime. Era stato percosso fino a diventare irriconoscibile, probabilmente con una sbarra di ferro o qualcosa del genere.
-Brutta faccenda. Presumo fosse molto odiato dall’omicida… guarda la posizione delle braccia Vin. Qualche figlio di puttana l’ha legato e poi l’ha ammazzato a sprangate. Non ho bisogno nemmeno di sentire il medico legale, ci scommetto quello che vuoi- commentò O’ Neil.
 
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Gli informatori abituali avevano negato di sapere checchessia sulle attività o i nascondigli degli uomini di Mister Negativo e lo stesso avevano fatto i delinquenti casuali pestati e interrogati.
-Be’ almeno abbiamo fermato otto scippi e tre rapine- commentò Peter. In quel momento si udì un tuono e dalle nuvole che da qualche ora si erano addossate in cielo cominciarono a cadere le prime gocce d’acqua.
Non era il massimo volteggiare sotto la pioggia e ormai era chiaro che il misterioso criminale sapesse coprire bene le sue tracce, quindi i due decisero di sospendere le indagini e di rincasare con la metropolitana.
 
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Naturalmente visto che pioveva, la metro era affollatissima. Peter e Felicia si ritrovarono a fare una coda mostruosa per comprare il biglietto. Svantaggi di vivere nella più grande città degli Stati Uniti… o forse vantaggi, visto che ebbero un sacco di tempo per chiacchierare e Felicia continuò a godere di quel piacevole aumento dei battiti che le suscitava la presenza di Peter. Quest’ultimo si sentiva a sua volta invaso da una sensazione piacevole in presenza dell’albina. Ed entrambi quando finalmente riuscirono a salire sulla metro, provarono un lieve dispiacere all’idea che quel pomeriggio insieme fosse finito.
 
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C’era chi invece non vedeva l’ora che quella giornata finisse ed era Lorenzo Buffardi, pezzo grosso del Maggia, arrestato grazie a Luke Cage che dopo un giro in tribunale, stava venendo scortato in carcere, dove sarebbe dovuto rimanere fino all’udienza conclusiva. Udienza che si sarebbe conclusa con la piena assoluzione, dato che il Maggia si era assicurato che venisse assegnata a un giudice sul loro libro paga. Lorenzo non vedeva l’ora di concludere quella buffonata e di tornarsene a casa sua a stappare una bottiglia di vino italiano tra gli applausi dei parenti e dei complici… però il destino e soprattutto Mister Negativo avevano piani molto diversi per Lorenzo: saputo grazie a una spia che il processo sarebbe stato una farsa, il misterioso criminale aveva deciso di sbarazzarsi di un altro rivale. Grazie a un fruttuoso compenso uno di quelli che sapeva del trasferimento aveva cantato, e sul treno era stato caricato un grosso carico di esplosivo.
Il mafioso stava già pregustando la compagnia di un paio di amichette, finita quella noiosa formalità del processo, quando vide una luce arancione sprigionarsi dall’esterno. Un attimo dopo si udì un “BANG” colossale e Lorenzo Buffardi si ritrovò di fronte a un giudice che mai avrebbe potuto corrompere.
Secondo gli ordini la bomba doveva esplodere alle 19:49. Alla 19:50 Mister Negativo si mise in contatto con il dipendente che doveva accertarsi della riuscita dell’attentato.
-Allora? - si limitò a chiedere.
-Tutto fatto, capo. Cavolo, secondo me dovrebbero darci una medaglia: abbiamo appena impedito che un mafioso se la cavasse grazie a un giudice corrotto. Chissà se sentono così quegli idioti in costume, quando salvano la giornata-.
-Chissà- commentò Negativo.
 
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Il senso di ragno di Peter scattò nello stesso istante in cui fu attivato il detonatore, ma il castano non ebbe il tempo di fare altro che balzare verso la sua ex e stringere a sé. Un attimo dopo caddero entrambi sul pavimento, rotolando via dalla traiettoria del pezzo di lamiera che si conficcò esattamente dove si trovava l’albina un attimo prima.
-C’è mancato poco- ansimò il fotografo. - Dobbiamo muoverci a uscire di qui-.
-Un po’ difficile fino a che mi tieni bloccata contro il pavimento- osservò la giovane Hardy. - Non che mi lamenti, ma non mi pare proprio il momento adatto-.
Solo in quel momento Peter si rese conto che stava ancora tenendo stretta Felicia. E per la seconda volta in due giorni, malgrado la situazione di pericolo per qualche istante il suo cervello si rifiutò di registrare altro che la bellezza di quella donna… ma le urla degli altri passeggeri riportarono quasi subito l’eroe alla realtà. Un attimo dopo lasciò andare la ragazza e approfittando del parapiglia generale e del fatto che fosse saltata la luce lui i due si misero i rispettivi costumi.
-STATE CALMI! - urlò Spider-Man uscendo dalla metro.
-Guardate, l’Uomo Ragno! -.
-Sarà stato lui a far saltare in aria il treno? -.
-SONO UN’EROINA REGISTRATA! - strillò la gatta. – CERCATE DI MANTENERE LA CALMA! DOVETE USCIRE IN MODO ORDINATO! -.
 
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Ci volle un’ora buona per radunare, calmare ed evacuare i passeggeri. Per fortuna non c’erano feriti gravi ed alcuni dei civili si mostrarono un ottimo aiuto, nel tranquillizzare i loro compagni di sventura, (in particolar modo un signore anziano con indosso un trench marrone dal fisico robusto e barba e baffi bianchi che aveva un’aria vagamente familiare per il nipote di May). Alla fine il gruppo si mise in marcia con Spidey in testa che faceva luce e la Gatta Nera che chiudeva il corteo. Passato il panico la gente si era tranquillizzata; tutto sommato la loro situazione non era tanto tragica: seguendo le rotaie prima o poi avrebbero raggiunto un’altra fermata e quindi un’uscita. Ma ovviamente le cose non sarebbero state così facili.
Il senso di ragno si fece sentire, proprio mentre una figura si lanciava contro l’anziano di cui sopra. Con un urlo Peter contrattaccò… per ritrovarsi a tu per tu con una lucertola umanoide dall’aria fin troppo familiare.
-Lizard!- strillò qualcuno.
Ma non era Lizard. La forma del muso era diversa ed era anche più piccolo del suo amico-nemico.
L’eroe gli si lanciò contro con tutta la forza che aveva, ma dopo un breve scambio di colpi il corpo della lucertola fu attraversato da strani spasmi. Un attimo dopo quella si voltò e si diede alla fuga muovendosi a quattro mani come un gorilla.
Spider-Man stava per gettarsi all’inseguimento, ma Felicia urlò: - Ragno, vieni! Abbiamo trovato dei feriti -.
In un lampo Peter fu al fianco della sua ex… e notò che attorno a quest’ultima si era creato il vuoto. E ciò dipendeva dal fatto che i feriti in questione avevano un aspetto decisamente particolare: quello accasciato al suolo con una profonda ferita al fianco sembrava una specie di insetto umanoide. Alto al massimo un metro e mezzo, aveva le gambe piegate come quelle di una cavalletta, ali simili a quelle di una libellula, ed era ricoperto di una fitta peluria marrone. Quello in piedi, al posto delle gambe aveva zampe come quelle di una capra che terminavano in zoccoli, e mani con quattro dita che terminavano in artigli.
-Creature del mondo di sopra… che fare voi qui? – chiese con voce raschiante l’uomo-insetto.
-State calmi: sono certo che non vogliono farci del male! – strillò Peter.
-Lucertole giganti hanno attaccato Morlock*… più e più volte… ti prego aiuto…- proseguì il mutante ansimando.
-D’accordo, gli faccio un bendaggio di ragnatela, ma avrà bisogno di cure…-.
-Noi ha medico bravo, bravo- s’intromise l’altro Morlock.- Tu fa benda e io porta mio amico da lui-.
-Ma insomma, che ce ne frega di questi mostri?!- strillò una donna. -Pensiamo a uscire di qui! -.
-Questa è gente come noi e come noi ha bisogno di aiuto! - ringhiò l’anziano. Anche nella sua voce c’era qualcosa di estremamente familiare, ma Peter non riusciva comunque ad identificarlo. Più che essere qualcuno che conosceva, al castano pareva che somigliasse a qualcuno che conosceva.
Poco dopo il mutante era stato fasciato: - Per tornare a mondo di sopra camminate per quattrocento metri, poi girate a sinistra, andate avanti altri cento metri e poi destra- fece il Morlock con gli zoccoli. Un attimo dopo sollevò l’uomo-insetto con una mano sola e corse verso un tunnel secondario, sparendo alla vista in pochi secondi.
 
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Le indicazioni del mutante si rivelarono corrette, ma Spider-Man sapeva bene che presto sarebbe ritornato là sotto; la presenza di quel simil-Lizard richiedeva un approfondimento e mentre si trovava diviso tra la preoccupazione per Harry e quella per Curt, Spidey si sentì mettere una mano sulla spalla.
-Un momento Uomo Ragno. Prima che tu te ne vada vorrei ringraziarti e scusarmi con te- mormorò l’uomo. -Mi chiamo Jay Jameson. Temo che tu conosca mio figlio Jonah-.
Per un attimo Peter dimenticò tutto il resto.
-Co… lei è il padre di Jameson?!-.
-Sì. È un po’ che non ci vediamo… ma quando ho saputo che lui… lui… insomma devo andare a trovarlo. Ma mi spiace molto per tutte quelle porcherie che ha sempre scritto su di te. Io non ci ho mai creduto, ma non potevo impedirgli di…-.
-Non si preoccupi non è stata colpa sua- mormorò a disagio il figlio di Mary. Era stato perché lui aveva perso la pazienza che a Jonah era venuto l’infarto, e suo padre gli chiedeva scusa, quando avrebbe avuto tutte le ragioni di aggredirlo. Fortunatamente Jameson senior non aggiunse altro e si allontanò, dopo aver ringraziato anche la gatta.
-Senti, è ovvio che hai deciso di indagare sul lucertolone, ma che ne dici di rimandare a domani pomeriggio quando sarò libera? Un po’ di aiuto non guasta mai-.
-D’accordo- acconsentì Peter chiedendosi nel contempo se lo avesse fatto perché volesse aiuto nelle indagini o se semplicemente desiderasse passare più tempo con Felicia.
 
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Il mattino successivo pur sapendo che era impossibile trovare Peter nella folla di gente che assisteva al comizio, Felicia non riusciva a impedirsi di gettare qualche sguardo furtivo agli spettatori di tanto in tanto. In fondo doveva pur farlo il suo lavoro di sorveglianza no? Annoiata spostò lo sguardo sulla figlia di Hollister che presenziava devotamente tenendo le lunghe gambe accavallate. La bionda indossava un vestito intero viola, sobrio come richiedeva l’evento, anche se le scarpe aperte col tacco anch’esse viola non incontravano il gusto di Felicia. In ogni caso ci aveva parlato mentre il padre s’informava sulle misure di sicurezza e le era sembrata la classica bambolina ricca e viziata, la perfetta moglie-trofeo per uno come Harry Osborn. Bella era bella, questo non si poteva negare, ma Felicia dubitava che possedesse altre qualità apprezzabili.
“Dio che noia” pensò la gatta. Non che non ci fosse abituata: come ladra e investigatrice aveva passato giornate intere a sorvegliare gente, ma se c’era una cosa comune in Felicia Hardy, era che ascoltare le tribune elettorali le faceva venire sonno. E non poteva nemmeno sperare di avere una scusa per parlare con Peter, visto che avrebbe dovuto scortare Hollister fino a casa.
 
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Peter sapeva che avrebbe dovuto sentirsi rallegrato dal fatto che non ci fossero problemi in vista, ma in realtà la cosa lo terrorizzava. In tutte le sue apparizioni pubbliche, Hollister non aveva ricevuto nessun problema da Minaccia… che quella stessa notte aveva fatto esplodere un ufficio di Crowne.
Il castano girò lo sguardo. Chissà dov’era Felicia. Paladin fornivano una vista rassicurante alle spalle del candidato, ma di certo gli altri Eroi in Vendita erano appostati in punti strategici. Di sicuro la sua ex era tra di loro.
“Meglio per Lily. Nessuno la degnerebbe di uno sguardo, se ci fosse anche Felicia su quella pedana”.
Il pensiero gli era sorto spontaneo. Peter era abbastanza onesto da ammettere con sé stesso di sentirsi ancora attratto da Felicia, almeno dal punto di vista fisico. E teneva molto a lei. Forse poteva passarci un po’ di tempo insieme e vedere se il piacere della sua compagnia poteva trasformarsi in qualcosa di più… ma era già pronto a cercare un’altra storia? È naturale galleggiare verso qualcuno che si conosce dopo una rottura… non voleva attaccarsi a Felicia solo per dimenticare MJ. Sarebbe stato ingiusto nei suoi confronti… com’era ingiusto sperare in un attacco di Minaccia, solo per avere la certezza che non fosse Harry.
“Almeno ci ho rimediato qualche foto. Certo, non finiranno in prima pagina, ma meglio di niente” si disse Peter a fine comizio.
Be’ aveva un altro amico di cui preoccuparsi. Era il momento di fare una visitina a Curt.
 
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-Hai letto il referto dell’autopsia sul tizio dell’altro giorno? Era proprio come dicevo io. Chiunque l’abbia ammazzato, l’ha voluto far soffrire- disse O’ Neil, mentre lui e Vin si prendevano un caffè.
-Già era come dicevi tu… per non hai indovinato cosa gli hanno trovato addosso. Una ragno-spia-.
-E allora? Può esserci arrivata in un milione di modi-.
-E non potrebbe essere che l’Arrampicamuri lo abbia immobilizzato con la ragnatela e poi lo abbia ammazzato grazie alla sua super forza? -.
-Certo, potrebbe essere- convenne l’amico. - Ma non trovi più probabile che sia un trucco per depistarci? -.
-No-.
-Be’ io sì-.
 
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Al centro F.E.A.S.T. c’era un insolito affollamento. Si poteva solo sperare che tutti i candidati che promettevano nuovi posti di lavoro in caso di elezione, fossero pronti a mantenere la promessa.
-Tutto, bene? - chiese May a un signore che mangiava con aria terribilmente depressa.
-Sto mangiando cibo gratis in un rifugio per senzatetto. Come può andare bene? -.
-Scusi, domanda stupida- concesse l’anziana. -Vuole parlare? -.
-Non c’è molto da dire- sospirò l’uomo. - L’azienda per cui lavoravo è fallita, e tramite una serie di cavilli legali è riuscita a darmi una miseria come stipendio e liquidazione. Ho perso la casa e ora dormo in macchina-.
-Almeno lei ha quella- ritorse seccato un diciannovenne alle sue spalle. – Io ho perso i genitori e mi sono ritrovato in mezzo a una strada. Se mi va bene, dormo nei cassonetti-.
Sospirando la donna si allontanò. Lì davano cibo e cercavano di aiutare i drogati e gli alcolisti, ma quei due erano semplicemente sfortunati. Perlomeno sembrava si fossero trovati simpatici, visto che avevano preso a chiacchierare.
 
“Tutto merito di Mister Li. Che brav’uomo. Ce ne fossero altri mille come lui!”.

 
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Jonathan era proprio dell’umore giusto per dire peste e corna di sua madre.  Aveva a mala pena cinquant’anni, ma c’era gente con l’Alzheimer più presente di lei. Per farle ricordare una cosa, bisognava dirgliela cento volte. Le volte al giorno in cui lei parlava del suo lavoro.
Il lavoro. L’ossessione semmai. Fosse stata un medico che si occupava di casi gravi o una dirigente d’industria Jonathan avrebbe capito. Invece, era una miserabile bancaria. E più il lavoro si faceva via computer, più diventava incompetente e lui doveva aiutarla. Almeno avesse saputo cosa le serviva di preciso, così uno se la sarebbe sbrigata prima. Invece balbettava cose tipo “Mi hanno detto di fare così, ho pensato di dover fare cosa”, “Sapevo che quello aveva fatto questo” e così via. Per farsi scrivere e spedire una mail, quella cretina gli aveva fatto perdere mezz’ora.
Aveva ragione la gente quando diceva che gli impiegati delle banche erano degli idioti che non capivano mai niente a meno che non gli venisse spiegato passo per passo. Eccome se aveva ragione.
Di colpo una ragazza gli andò a sbattere contro, facendogli cadere il frullato che stava bevendo.
-Oh, mi dispiace! - strillò.
Il ragazzo di sicuro gliene avrebbe dette quattro, ma la sua interlocutrice possedeva un fisico perfetto, labbra carnose e seducenti, lunghi capelli biondi mossi e grandi occhi azzurri. Cose che le rabbonirono notevolmente.
-Sembra che io ti debba comprare un frullato-.
-Non devi-.
-Ma voglio farlo- rispose sorridendo la ragazza
-Be’ … allora ok-.
Un sorriso increspò anche le labbra della bionda. Un’altra preda era caduta nella rete.
 
 
 
 
 
  • I Morlock sono tribù di mutanti che vivono nelle fogne di svariate grandi città fin dagli anni ‘50. Perlopiù hanno un aspetto mostruoso, ragion per cui hanno scelto di isolarsi completamente dal mondo.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Mi spiace davvero non aver aggiornato per tanto tempo, ma proprio non avevo idee e il mio tempo per scrivere si è alquanto ridotto ultimamente ed il capitolo doveva essere lungo, perché serve da base per parecchi eventi.
Pare proprio che Peter e Felicia si concederanno presto un ulteriore giretto nelle fogne. Non molto romantico, ma chi lo sa…
Felicia: Tu.
Farkas: Sì, ma certo non lo dico a te. Anzi, già che ci siamo procedi pure con i ringraziamenti. Peter dalle una mano.
Peter: Ok. Ringraziamo fenris, Eideard_madadhallaidh88, Andrea Micky che hanno recensito lo scorso capitolo e Justice Gundam che ha recensito il primo nello stesso periodo.
Felicia: Grazie a DSegno92, di nuovo a Eideard_madadhallaidh88 e a LadyTsuky che hanno messo la storia tra le seguite e a Deidara7 che l’ha inserita nelle preferite.
Farkas: Grazie a chiunque stia leggendo queste righe. Spero di ritrovarvi tutti nelle recensioni.

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Capitolo 10
*** Le fogne di New York sono affollate quasi quanto la città soprastante ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 10: Le fogne di New York sono affollate quasi quanto la città soprastante


 
 
-Ehi, Curt disturbo? – fece Spider-Man bussando alla finestra dell’ufficio di Curt Connors.
-No, ma chiudi la finestra, il vento mi fa volare via le carte-.
La scrivania di Curt era ingombra di appunti che l’uomo mise in ordine prima di commentare:-Immagino che la tua non sia una visita di cortesia-.
-Non so se nelle fogne ci siano coccodrilli, ma lucertole umanoidi di sicuro. Ieri ero su quel treno che ha subito l’attentato e mentre guidavo i passeggeri verso l’uscita della metro, ne ho incontrata una-.
Sospirando il padre di Billy si passò una mano sulla faccia: -Lizard in passato ha tramutato persone in rettili. Potrebbe essere uno di loro che si è rifugiato in un ambiente congeniale, ma ti giuro che non ne so niente-.
Quindi, la gita nelle fogne era confermata. Be’, almeno ci sarebbe andato con Felicia…
 
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Il giorno precedente non era andata particolarmente bene, ma neanche male si disse Felicia mentre si rimirava davanti allo specchio. Certo c’era stata l’indagine, ma dopotutto la storia era stata sempre tra la gatta e il ragno. Era questo su cui doveva lavorare si disse l’albina. Stavolta la storia avrebbe dovuto essere anche tra Peter e Felicia.
Comunque lei e il suo ex erano ancora in sintonia, di questo la gatta era certissima e pareva anche essere stato contento di vederla. Era già qualcosa, qualcosa che doveva fare in modo si sviluppasse nella materia da lei desiderata.
Certo le fogne non erano il luogo più romantico del mondo, ma chissà magari dopo aver vissuto un’avventura emozionante… mai mettere limiti alla buona sorte.
La gatta uscì di casa fischiettando. Se avesse saputo a cosa stava andando incontro, di certo non sarebbe stata così allegra.
 
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-Sul Bugle il padre della mia ragazza è descritto come un presuntuoso incompetente che gioca sul fatto di essere l’unico candidato di colore- commentò Harry dopo che l’amico ebbe finito il caffé.
-Io scatto solo delle foto. Non saprei nemmeno da dove cominciare per scrivere un articolo-.
-Lo so, lo so. Lily comunque è occupata stasera, Carlie non so come l’ha convinta ad aiutarla con qualche sondaggio. Ti va di fare qualcosa stasera? -.
-Non posso ho un appuntamento-.
-MJ? -.
-No, è roba di lavoro. E per favore non rimettetevi di nuovo tutti a cercare di farci incontrare come quando tornò dalla Florida-. Dopo la loro prima rottura, quando la rossa era tornata in città tutti i loro conoscenti comuni avevano fatto di tutto per farli incontrare, cosa che a lui aveva dato un certo fastidio dato che aveva appena cominciato a frequentare Felicia, cosa che ovviamente non aveva potuto dire a nessuno.
“Be’ non frequento Felicia adesso. Semplicemente siamo inciampati in questa faccenda insieme. E poi se pure la frequentassi non dovrei renderne conto a nessuno” si disse Peter. Certo, rivederla gli aveva fatto piacere non poteva negarlo… ma comunque…
-E la collega è carina? -.
-No, è sexy da impazzire- borbottò Peter. - Ma non farti strane idee, è solo lavoro-.
-Anche questo bar per me è solo lavoro, ma sono sempre contento quando Lily viene a prendere qualcosa-rispose il rosso strizzandogli l’occhio.
 
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-Si va a caccia di coccodrilli nelle fogne allora? – fu il saluto della giovane Hardy, non appena ebbe raggiunto il suo ex fuori dalla stazione della metro.
-Sì-.
-Sai già dove cercare o vuoi che giriamo fino a che non troviamo qualcosa? -.
-Cominciamo ad andare dove abbiamo incontrato il lucertolone ieri. Magari troveremo qualche indizio-.
La ragazza annuì e i due entrarono. Per fortuna come sempre c’era un sacco di gente in attesa del treno, quindi per il castano e l’albina fu facile confondersi tra la folla, allontanarsi gradualmente fino a sparire e mettersi i costumi.
Il luogo da cui erano passati il giorno prima non conteneva indizi: -Potremmo provare a chiedere a uno di quei morlock se riusciamo a trovarli- propose la figlia di Walter dopo aver terminato di ispezionare la zona.
-Ho chiesto informazioni a Logan, ma mi ha detto che non sa dove vivano di preciso… in più non è gente con cui è molto facile parlare. Certi di loro sono nati e hanno vissuto tutta la vita qua sotto. Non sono proprio a loro agio con chi vive nel mondo esterno. Comunque gli X-Men hanno promesso di dare un’occhiata a loro volta, quando avranno risolto non so quale problema con Sinistro-.
-Quindi che facciamo? -.
-Giriamo alla ricerca di qualcosa di strano e se non lo troviamo ce ne andiamo… mi spiace solo che sprecherai la giornata a girare nelle fogne…-.
-Non sarebbe una novità, credimi. E poi una giornata con te non è mai sprecata. Succede sempre qualcosa di eccitante-.
“Be’ almeno tu apprezzi la cosa a differenza di MJ” pensò Peter. “In effetti il guaio è sempre stato che la apprezzavi fin troppo”.
 
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-Ancora nessun risultato? I campioni non sono ancora sufficienti?!- sbottò la voce di un uomo da un telefono cellulare.
-Mi dispiace, ma dai morlock, ricaviamo materiale genetico di scarsissima qualità- rispose una donna con addosso un camice da laboratorio. Sul tavolo davanti a lei giaceva il cadavere di un uomo che raggiungeva a mala pena il metro d’altezza, dal viso orribilmente rincagnato e con artigli lunghi una ventina di centimetri al posto delle dita. - Fra un regime alimentare pessimo, una scarsità di vitamine e a volte essere il prodotto di generazioni di incroci dei membri di un piccolo gruppo, il materiale genetico è di pessima qualità-.
-Lo so benissimo, ma il progetto va avanti da mesi! - ringhiò l’uomo. - E quei mostriciattoli sono perfetti perché nessuno si accorge della loro scomparsa. Verrò presto in città e mi auguro di trovare qualche risultato! - ringhiò l’uomo prima di chiudere la telefonata.
Imprecando la donna si rivolse a un collega: - Prepara i mastini, ci servirà più materiale-.
L’uomo sbuffando, uscì dal laboratorio per entrare in una grande stanza sotterranea, dove dentro altrettante gabbie, riposavano sei lucertole umanoidi. Schiacciò un pulsante e i corpi di tre di loro vennero attraversati da scariche elettriche.
-Basta poltrire bestiacce. Il lavoro vi aspetta-.
 
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C’era una cosa da dire su Mary Jane Watson: sapeva sempre come ravvivare una serata. Harry le aveva fatto uno squillo e lei nel giro di mezz’ora aveva rimediato due inviti per la festa di un famoso regista che Harry non aveva mai sentito nominare.
-Mi fanno male i piedi. Andiamo a bere qualcosa- propose Mary Jane dopo che si furono scatenati sulla pista da ballo.
-Ho visto la prima puntata del reality. Te la sei cavata bene- commentò Harry sorseggiando il suo mojito.
-Non ne ero molto sicura, ma alla fine mi sono divertita. Il mio agente ha proprio fatto centro, forse dovrei provare a presentare più spesso-.
-Ho chiesto anche a Peter di fare qualcosa stasera, ma doveva lavorare- buttò lì il giovane Osborn.
“Mi chiedo quale dei due lavori fosse” si disse MJ, mentre beveva il suo Martini.
-Be’ Peter è sempre stato uno stacanovista. È anche per questo che l’ho lasciato-.
-Sicura? -.
-Sì. Per merito tuo più o meno ne ho parlato con lui e te ne ringrazio, ma adesso basta. La mia vita non ruota attorno a lui. Non più-.
-Come vuoi- rispose il giovane Osborn. - Dico la verità- aggiunse, notando l’espressione scettica dell’altra rossa. - Sono divorziato ricordi? Lo so che certe volte è inutile accanirsi su una storia che non funziona più. Solo volevo assicurarmi che ci aveste pensato bene tutti e due-.
“Ci ho pensato eccome. Per anni” si disse tristemente la nipote di Anna. Basta. Inutile deprimersi con quei pensieri. Il bacio del giorno prima era stato solo un errore, nato dall’emozione del momento.
 
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Peter e Felicia giravano per le fogne da un’ora e stavano già cominciando a pensare che fosse il caso di tornarsene a casa, quando sentirono delle urla strozzate e subito si diressero nella direzione da cui provenivano.
Lo spettacolo davanti a cui si trovarono fu sorprendente: tre gigantesche lucertole che aggredivano una dozzina di esseri deformi che cercavano disperatamente di fuggire o di resistere come potevano.
Un uomo con la pelle grigia, attraversata da vene che sembravano crepe, sparò dagli occhi un raggio rosso che centrò in pieno una delle lucertole, che urlò di dolore. Un individuo ricoperto di pelo nero, con dei tentacoli che gli sbucavano dalla schiena stava cercando disperatamente di liberarsi dalla presa di un’altra lucertola, mentre la terza teneva tra le fauci una specie di verme con le braccia e le gambe, delle dimensioni di un bambino di tre anni, che tentava di difendersi sputandole addosso acido.
Ma non era abbastanza. I morlock non erano minimamente all’altezza dei loro avversari, soprattutto perché metà di loro si limitava a guardare lo scontro terrorizzata.
Spider-Man si lanciò contro la lucertola che aveva in bocca l’uomo-verme, centrandola in viso con un violento montante. Un colpo che per quanto non fatale, indubbiamente la costrinse a liberare la sua vittima.
Felicia sguainò gli artigli, ma contro quelle corazze robuste non aveva che una possibilità: mirare agli occhi.
Si lanciò contro un’altra delle lucertole, impedendole di aggredire il ragno alle spalle, mentre il tipo dei raggi aiutava il polpo peloso. La gatta schivò abilmente i colpi della lucertola, fino a quando trovò un’apertura nelle sue difese e riuscì a infliggerle una violenta artigliata nell’occhio destro.
Un attimo dopo il lucertolone urlò di dolore e Felicia si mise a distanza di sicurezza. Peter approfittò del momentaneo smarrimento del mostro per bloccarlo con le sue ragnatele.
-Vergogna voi! Creature del mondo di sopra combattere per tribù e voi no?! Voi sporchi vigliacchi! - urlò l’uomo verme.
La sua rampogna funzionò. Gli altri esseri deformi si unirono allo scontro e malgrado non fossero combattenti e in breve il gruppo ebbe la meglio, tanto che le lucertole si diedero alla fuga, tallonate dai loro avversari. Quelli provenienti dalla superficie volevano cercare di capire da dove fossero arrivati i simil-Lizard, mentre i Morlock galvanizzati dalla vittoria volevano ridurre a borsette i mostri che da mesi li aggredivano.
-Dobbiamo prenderli prima che trovino dell’acqua in cui nuotare, altrimenti non avremo possibilità di riprenderli- ansimò Spider-Man rivolto alla Gatta Nera. Ma purtroppo, poco dopo si trovarono di fronte a un collettore.
-Fine dei giochi, ragno- borbottò amara Felicia.
-Forse no. Ho lanciato una ragno-spia su uno di loro...- cominciò Peter, per poi interrompersi, quando notò che sui visi deformi dei mutanti si era dipinta un’espressione di puro terrore. Da come si guardavano intorno era ovvio che presi dalla foga dell’inseguimento, si erano diretti in un posto in cui non sarebbero mai voluti andare, ma prima che Spidey potesse chiedere che ci fosse di pericoloso lì, i morlock si voltarono e corsero via a tutta velocità. L’uomo coi tentacoli gridò: - Via! Correre via! Qui no! Qui venire mai! -.
-Forse siamo entrati in un territorio tabù per loro- azzardò Felicia. - Dicevi che quella gente può non essere civilizzata…-.
L’ipotesi dell’ex-investigatrice era sensata, ma la fitta che il senso di ragno provocò a Peter in quel momento, gli fece capire che lì doveva esserci un pericolo decisamente tangibile.
Poi i due ex udirono il rumore. Il suono causato da qualcosa in movimento che non tardò a palesarsi. Topi. Una marea di topi si stava dirigendo a tutta velocità verso di loro. E a guidarli c’era un essere peloso, con gli occhi rossi, le zanne acuminate e le orecchie appuntite.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Un bel cliffangher ci sta sempre. I nostri sono proprio in una brutta situazione…
Mi spiace davvero aver lasciato in pausa la storia per tanto tempo, ma proprio non ho potuto dedicarmici. Ora però sono riuscito a rimetterci mano e spero che l’undicesimo capitolo arrivi più celermente.
Ringrazio qui Eideard_madadhallaidh88, fenris e Andrea Micky che hanno recensito lo scorso capitolo e Justice Gundam che dall’ultimo aggiornamento ha recensito fino al capitolo 4.
Un grazie anche a tutti coloro che seguono/preferiscono questa storia ed a quelli che leggono e basta, ma se voleste anche lasciare una recensione ne sarei alquanto felice. Accetto ogni tipo di critica purché costruttiva.
A presto.

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Capitolo 11
*** Le fogne di New York sono affollate quasi quanto la città soprastante (parte II) ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 11: Le fogne di New York sono affollate quasi quanto la città soprastante (Parte II)

 
Migliaia di ratti correvano a tutta velocità verso il ragno e la gatta. Erano talmente tanti che anche gettarsi in acqua sarebbe servito a poco.
Forse eliminando Vermin, se li sarebbero tolti di torno… ma fra l’uomo ratto e i due avventurieri in costume c’era una marea di roditori. E per quanti ne uccidessero, ce n’erano sempre altri pronti a prendere il posto dei compagni caduti. Per fortuna ci pensò lo stesso Vermin a risolvere loro il problema, gettandosi addosso a Peter urlando.
Vermin era un nemico pericoloso, ma similmente a come accadeva con Lizard, Spidey spesso provava un po’ di disagio nel battersi con lui: sotto tutto quel pelo Vermin non era altro che Edward Whelan, un poveraccio che era stato mutato in quel modo dal Barone Zemo. Quindi, anche se l’uomo ratto gli era saltato addosso con tutte le intenzioni di sbranarlo, l’Uomo Ragno non poté non sentirsi un po’ in colpa, quando se lo scrollò di dosso con un violento montante. La gatta balzò addosso al nemico, piantandogli gli artigli nella schiena, ricevendo in cambio un violentissimo morso su un fianco: - Profanatrice! Intrusa! Bastarda! Voi con i costumi cercate sempre di farmi male! -.
-Nei cartoni è una cosa comune, ma questa gatta non ha nessuna intenzione di farsi battere da un topo! - ruggì Felicia in risposta, mentre lei e il nemico si rotolavano fra i roditori in unico vortice di calci e pugni. Peter non poteva intrappolare il nemico nella ragnatela, senza immobilizzare anche l’albina e ciò sarebbe equivalso a condannarla a morte, quindi si gettò contro l’abitante delle fogne, ignorando i morsi e i graffi dei roditori, come d’altronde stava facendo la sua ex, colpendo più forte possibile un povero disgraziato che tanto avrebbe voluto aiutare.
-Non dovete venire nei miei tunnel! Non profanate la mia casa! - ululò il l’ibrido prima di affondare le sue zanne affilate come rasoi nell’avambraccio di Peter.
-Ti assicuro che non mi piace affatto trovarmi nella tua casa! Sono abituata ad ambienti decisamente migliori! – rispose l’albina, mentre cercava di costringere il nemico a non maciullare il braccio al suo ex a suon di calci nello stomaco.
Fu in quel momento che si udirono urla belluine, e un attimo dopo una quindicina di creature deformi, guidate dal tipo con gli zoccoli da capra incontrato il giorno prima che urlava: -Resistete persone di sopra! Voi aiutato morlock, morlock aiuta voi! -.
L’acqua in quel momento prese a schiumare e ad agitarsi e un si sollevò un’onda che spinse via Peter e Felicia dall’uomo topo e dalle sue creature.
-Presto filiamo! - strillò Felicia, mentre un’altra onda di acqua fetida si sollevava nel tentativo di annegare i roditori e il loro sovrano, padrone o quel che diavolo era.
-Mozione approvata all’unanimità! – concordò Peter. –Certo che visto quanto sono affollate queste fogne, non capisco come faccia a passarci l’acqua-.
Anche i morlock non si fecero pregare per alzare i tacchi.
 
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Rincasata MJ si era buttata sul letto. Aveva appena passato una bella serata con un vecchio amico, aveva un lavoro che le piaceva, non era costretta a stare in ansia ventiquattr’ore al giorno. Eppure quella strana sensazione di vuoto non voleva saperne di andarsene.
 
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In genere quando si pensa alla paura dei topi, si pensa a una donna saltata su una sedia dopo averne visto uno, non al terrore causato da un’orda di ratti che ti tampina intenzionatissima a divorarti.
-Continuate a correre! - urlò il ragno saltando sul soffitto per poi cominciare a colpirlo con tutte le sue forze. Un attimo dopo pezzi di soffitto cominciarono a cadere sui topi.
-Vuole fare crollo per impedire a ratti di raggiungerci! Noi aiuta, voi correre! - strillò uno dei morlock, sparando raggi dagli occhi. –Uomo di sopra, colpire qui! Questo muro portante! -.
Un attimo dopo tutti i dotati di superforza stavano tempestando il muro di colpi e poco dopo quello venne giù portando con sé buona parte della stanza e seppellendo i roditori.
-Di certo riusciranno a passare dalle fessure, ma noi faremo in tempo ad allontanarci- ansimò Peter. – Grazie dell’aiuto-.
-Grazie a voi. Lucertola stavolta non ha portato via nessuno. Non potevamo lasciarvi mangiare da topo- ribatté l’uomo con i tentacoli.
 
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-Niente?! Come sarebbe a dire che stavolta le lucertole non hanno trovato niente?!-.
-Mi dispiace signore, non hanno riportato nessun mutante… una di loro aveva addosso una ragno-spia, dev’essere implicato l’Uomo Ragno…-.
-LUI! SEMPRE LUI! - ruggì l’uomo tanto forte da portare la donna ad allontanare l’orecchio dal telefono. - Mi auguro che almeno abbiate distrutto la ragno-spia! -.
-Ovviamente -.
 
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A quell’ora non c’era nessuno in quella viuzza di Harlem, quindi nessuno vide un tombino sollevarsi e un uomo e una donna pieni di ferite uscirne fuori.
-Il segnale della ragno-spia! – ansimò Peter. -Acc… è sparito-.
-Almeno adesso sappiamo che i lucertoloni vengono anche in superfice-.
-Già, ma questo solleva altri interrogativi: se fossero stati tra i tanti che abitano sotto la città, sarebbe stato plausibile che vedessero i morlock solo come fonte di cibo, ma se vengono dalla superfice, vuol dire che c’è qualcuno che li manda contro i mutanti. Ma chi? E soprattutto perché? -.
Felicia non replicò. In effetti era un po’ strano che proprio dopo aver incontrato loro le lucertole fuggissero in superfice e la ragno-spia venisse distrutta. No, non poteva essere una coincidenza.
-Hai ragione c’è qualcosa sotto. E scopriremo cosa, ma adesso siamo a pezzi. Abbiamo bisogno di darci una rinfrescata e di farci medicare-.
-Allora siamo nel posto giusto- commentò Peter. -L’Infermiera di Notte*, ha una clinica qui vicino… sono certo che se garantisco per te ti curerà anche se sei registrata-.
 
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La previsione di Peter si avverò e per fortuna i due ex se la cavarono con un po’ di bende e parecchio disinfettante.
-Che dirai quando ti chiederanno come ti sei ferita? - chiese preoccupato il castano alla gatta mentre la riaccompagnava a casa.
-La verità: che ho combattuto Vermin. Basterà dire che volevo investigare sull’attentato dell’altro giorno… qualcuno ha messo una bomba sul treno per eliminare un mafioso-.
-Bene. Non voglio che tu abbia guai per essere mia amica-.
Nemmeno io. Li vorrei per essere molto di più” pensò l’albina rispondendo: - Guarda che so badare a me stessa. E comunque non caricarti sempre il peso del mondo sulle spalle-.
 
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La settimana successiva di Peter Parker fu piuttosto piena. Dopo aver informato Logan di ciò che aveva scoperto e aver ricevuto dall’artigliato canadese la promessa che se ne sarebbe occupato, poté dedicarsi a ciò che voleva Bennett: foto compromettenti di star.
Lunedì
Scontro con Hydro-Man. Foto scattata al manager di un celebre gruppo pop mentre picchia la moglie.
 
Martedì
Scontro con una tipa di nome Screwball che causava disastri che trasmetteva in streaming, per entrare negli account di chi si collegava per clonare le loro tessere bancomat. Foto alla famosa modella Barbara Sanders che s’intratteneva con una prostituta e un gigolò contemporaneamente.
 
Mercoledì
Fermati tre scippi, due rapine e uno scontro tra un robot Hydra e i demoni interiori. Foto al famoso cantante d’opera Arnold Van Pelt intento a urlare parole irripetibili al portiere del suo albergo, perché le lenzuola del suo letto erano marroni, anziché rosse come aveva chiesto.
 
Giovedì
Catturati trafficanti di droga al servizio di Mister Negativo. Foto a un comizio di Crowne.
“Speriamo di aver preso il suo lato migliore o Bennett non userà le foto. Sostiene Crowne e quindi nulla che esca sul Bugle su di lui dev’essere meno che lusinghiero” si disse Peter mentre si dirigeva verso il Coffee Bean.
-Ciao Harry. Posso avere un caffè? – fece mentre entrava.
-Dipende. Mi scatterai foto imbarazzanti? Il giovane miliardario drogato… me lo ricordo ancora-.
-Non è la stessa cosa: tu avevi problemi e avevi scelto la valvola di sfogo sbagliata, mentre quella è gente che pensa che visto che sono famosi e hanno i soldi gli sia concesso tutto. Non c’è nulla di male a dimostrare che non è così-.
-Sarà- concesse l’amico. –Novità sul fronte ragazze? -.
-Non ho più sentito MJ dopo il tuo trabocchetto, se è questo che vuoi sapere-.
Il piacevole pomeriggio con Felicia gli aveva fatto dimenticare la rossa e pure la serata successiva.
-E come ho detto anche a lei, non ce ne saranno più. Solo siete miei amici e volevo chiariste. E con la collega supersexy?-.
Bella domanda.
-Non so… davvero non so. Mi fa sentire bene averla intorno- ammise il castano.
-Comunque ti do un suggerimento: vai al centro F.E.A.S.T. così potrai fare una sorpresa a tua zia e fotografare qualcosa di un po’ più elegante-.
-Volentieri… sperando che Bennett me lo compri. Sta trasformando il Bugle nel quotidiano più trash di New York- commentò Peter bevendo il suo caffè.
Viaggiando in stile Spidey, Peter ci mise poco a raggiungere il centro accoglienza e dopo i saluti di rito, May pilotò subito la conversazione verso il lavoro.
-Non mi fraintendere Peter, sono felice che guadagni bene e che ti sia trasferito… ma un paparazzo? Vuoi davvero fare questo nella vita? -.
-Non entusiasma neanche me, zia- concesse il nipote. -Ma devo pur mangiare. E trovare lavoro al giorno d’oggi non è semplice-.
L’anziana sospirò. Non poteva controbattere dopotutto. Il F.E.A.S.T. era sempre più affollato.
In quel momento arrivò una limousine, scortata dalla polizia.
-È Martin Li il miliardario che gestisce questo posto? - domandò Peter.
-No. Quel caro signore, non viene mai con la scorta. O con una macchina del genere. Pensa potrebbe mettere a disagio i nostri poveri ospiti-.
Con un sussulto Peter riconobbe Bill Hollister, il padre di Lily e candidato sindaco uscire dall’auto.
-Buongiorno. Vorrei parlare con mister Li- fece l’uomo in tono cordiale.
-Ve lo chiamo subito- mormorò una voce orribilmente familiare. Come in un incubo il giovane Parker vide Eddie Brock alzarsi da un tavolo ed andare verso l’ufficio dell’uomo.
-Povero caro Eddie. Ha il cancro e nessuno a cui importi di lui, eppure insiste per aiutarci come può- commentò zia May.- Ora che è libero da quell’orrido alieno è emersa la sua vera natura-.
“Ma non diciamo cretinate” avrebbe voluto rispondere il castano. Ma dopotutto, senza Venom, Eddie non era certo un pericolo. Non poteva neppure riconoscerlo. Non più.
Poco dopo arrivò Martin Li. Peter curioso di vedere il famoso filantropo ne rimase un po’ deluso: era un uomo asiatico basso e coi capelli neri, che corrispondeva perfettamente allo stereotipo del cinese. Bill Hollister un robusto uomo di colore, lo superava tanto in altezza che Li gli arrivava a stento al torace.
-Signor Li, per me è un vero piacere vederla. Trovo ammirevole ciò che sta facendo con questo posto-.
-Lo dice perché lo pensa, o per invogliarmi a sostenere la sua campagna elettorale? -.
-Se le rispondessi che entrambe le sue ipotesi sono corrette? -.
-Saprei che ho deciso di investire su un politico onesto- rispose sorridendo il cinese.
“Li e Hollister insieme? Questo vale la prima pagina!”.
-Peter Parker dimentica le foto per un momento e aiutami a fare a fette questo polpettone! -.
-Subito zia. Solo uno scatto…-.
BOOOM!
L’ingresso del centro accoglienza venne spazzato via da un missile, proprio mentre Peter scattava la foto, quasi come se fosse stato lui a sferrare l’attacco. E dalle macerie emerse Minaccia sul suo aliante, col un ghigno folle stampato in faccia e una bomba zucca per mano.
-Ciao Bill. Posso chiamarti Bill vero? O preferisci cadavere? -.
Nessuno si accorse della luce nera che si era accesa sul palmo della mano di Li. Nemmeno Eddie Brock che gli si gettò addosso per spingerlo via dalla linea di tiro, quando Minaccia lanciò le bombe zucca.
Urlando May cercò di guidare la gente verso le uscite d’emergenza. Girò lo sguardo alla ricerca del nipote e come al solito non lo trovò.
“Vorrei sapere come fa a preoccuparsi di scattare foto in momenti come questi!” si disse stizzita l’anziana signora. “Accidenti a lui… non sa quanto mi preoccupo?”.
 
 
 
 
 
 
  • Pseudonimo usato da quattro infermiere che curano i supereroi dopo le battaglie. Gratis se non possono pagarle.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Scusate per il ritardo, ma ho avuto parecchio da fare. Presto partirò per le vacanze, quindi questo sarà l’ultimo capitolo per un po’. Minaccia è tornato, Peter presto dovrà decidere come liberarsi del dubbio che nutre sulla sua vera identità.
 
Dato che non è un personaggio molto conosciuto (l’unica sua apparizione al di fuori dei fumetti risale al videogioco The Amazing Spider-Man ambientato nello stesso universo dell’omonimo film) spendo due righe su Vermin: Edward Whelan è nato in una famiglia abbastanza benestante, ma suo padre gli riservava un trattamento molto offensivo e ciò lo ha portato ad avere problemi di autostima, e a vivere per strada e in seguito il barone Zemo, lo rapì come altri senzatetto per fare esperimenti su di lui trasformandolo in un uomo ratto. Il procedimento gli concesse superpoteri, ma lo privò dell’intelligenza: sebbene sia ancora in grado di parlare, la sua capacità di ragionamento non va molto oltre il soddisfacimento dei bisogni primordiali.
Vi lascio una sua immagine e ringrazio tutti coloro che leggono/recensiscono/seguono/preferiscono questa storia.

   Vermin

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Capitolo 12
*** Peter continua a provocare problemi di cuore ***


 

Un nuovo giorno

Capitolo 12: Peter continua a provocare problemi di cuore

 
-Ucci, ucci sento odor di candidatucci- commentò allegramente Minaccia. Librandosi a mezz’aria sul suo aliante in mezzo alle macerie dell’ingresso del centro accoglienza il nuovo goblin costituiva davvero una visione inquietante.
Dato che non c’era nessuno vicino all’ingresso, l’esplosione non aveva fatto vittima anche se qualcuno si era ritrovato a terra a causa dello spostamento d’aria.
-C’è un’uscita di emergenza? - chiese Hollister a Li.
-Certo- rispose l’asiatico.
-Bene. E allora guidi i suoi ospiti e i volontari. Io cercherò di attirare l’attenzione di quello squilibrato-.
-Cosa?!- fece esterrefatto Eddie.
-È ovvio che sia qui per me. Con un po’ di fortuna riuscirò a farvi guadagnare l’uscita se lo faccio parlare-.
Per un attimo Eddie Brock rimpianse il simbionte. Come Venom avrebbe potuto dare una bella lezione a Minaccia, ma come Eddie non poté far altro che cercare di tranquillizzare gli altri ospiti del rifugio.
Li fece agli altri di seguirlo e s’incamminò con passo felpato verso la salvezza, mentre l’uomo di colore si avviava risoluto verso il supercriminale declamando a pieni polmoni: - Se ce l’hai con me, è con me che devi prendertela! Questa gente non centra nulla con la politica, è qui solo per avere un pasto caldo! -.
“Se sopravvive voto per lui!” pensarono molti dei presenti.
-E io invece penso che debba prendersela con me! - sentenziò Spider-Man, sbucando da uno stanzino laterale e lanciandosi contro Minaccia con la ragnatela. Riuscì a piazzare un doppio calcio nello stomaco al nemico, ma questi si riprese immediatamente.
Sempre lui… bah, stavolta il suo intervento mi fa anche comodo”, pensò Minaccia.
-Portalo fuori! Ci sono tantissime persone qui dentro! - urlò Hollister.
-Non ti preoccupare, lo porterò fuori io! Dopo essermelo tolto di torno una volta per tutte, tornerò per fare lo stesso con te! - ringhiò Minaccia mentre si scagliava contro Peter e mandava l’aliante a fare altrettanto, usando il comando a distanza inserito nel suo bracciale.
Sfortunatamente per il supercriminale, Peter si aspettava una mossa del genere e balzò sull’aliante, distruggendone il motore con un pugno ben assestato.
Lo pseudo-goblin gli fu subito addosso, e pur ricordandosi dei suoi guanti elettrici Peter lo aspettò. Non poteva cercare di evitare il corpo a corpo: Minaccia a avrebbe potuto approfittarne per aggredire l’aspirante sindaco. Eppure per qualche motivo l’attentatore non li usò e in breve i due super esseri si rotolarono sul pavimento.
“Muoviti a scappare maledetto imbecille! Non potrò tenere a bada quest’idiota in costume ancora per molto!” si dissero entrambi mentre si trasformavano in un unico vortice di pugni.
Fu solo quando Bill se ne fu andato che Minaccia attivò la scarica elettrica: - Maledizione è scappato… inutile restare qui! - imprecò, scalciando via il supereroe e correndo verso l’uscita. Spidey si riprese dalla scossa dopo pochi secondi e corse dietro al nemico, ma questi lanciò contro il soffitto delle sfere metalliche con una “M” incisa sopra che esplosero portando con loro la parte superiore dell’edificio. Il giovane Parker riuscì a saltare lontano dal pericolo, ma quando arrivò in strada non c’era più traccia del nuovo goblin.
 
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I colleghi di Peter erano arrivati sul posto con una velocità degna di Quicksilver e l’aspirante sindaco non aveva nemmeno cercato di sottrarsi alle loro domande. Non appena aveva visto il nipote May gli aveva fatto dei rimproveri a mezza bocca per essere sparito, ma alla fine gli aveva dato un grande abbraccio e si era detta contenta di vederlo sano e salvo.
-Signor Hollister, finora Crowne è stato l’unico candidato a ricevere solo danni minimi dalle azioni di Minaccia. Crede che i due siano in combutta? -.
-Crowne ha negato ogni coinvolgimento con quel folle criminale. Credo alla sua parola-.
-Signor Hollister, molti candidati hanno deciso di ritirarsi negli ultimi giorni. Anche lei ha quest’intenzione? -.
-Niente affatto. Anzi, le azioni di Minaccia mi hanno portato a decidere di intensificare ancora di più la mia campagna! E per prima cosa, mi impegno col qui presente Mister Li che ha accettato di sostenermi e con l’intera comunità a procurare prima possibile una nuova sede al F.E.A.S.T.! - annunciò fieramente l’uomo. –È proprio questo che dovrebbe darci speranza: per un Minaccia ci sono cento persone come quelle che fanno volontariato in posti come questi-.
-Proprio un uomo di polso quell’Hollister- commentò ammirato qualcuno degli astanti.
-Forza Peter! Adesso sì che devi fare le tue foto! - lo spronò zia May. Il ragazzo obbedì, ma la sua mente era da tutt’altra parte.
“È stato Harry a farmi venire qui… se fosse lui Minaccia non lo avrebbe fatto, spero”.
Avesse ricordato la cosa sarebbe stata diversa, ma non poteva perciò…
Malgrado tutti quei ragionamenti fossero perfettamente logici, Peter sentiva il bisogno di sfogarsi, ma con chi? MJ era fuori discussione, quindi… be’ perché no.
 
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Mai che in televisione diano qualcosa d’interessante” si disse annoiata Felicia, dopo aver finito di fare zapping e aver spento la tv. “Poi si lamentano che la gente stia sempre su internet”.
Il trillo del campanello la distolse da quei pensieri. La giovane Hardy si avvicinò alla porta e fu decisamente rallegrata quando vide chi aveva bussato.
-Pizza? – le chiese Peter che aveva in mano due grosse scatole quadrate da cui proveniva un delizioso odorino.
 
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-Ok, allora ricapitoliamo- fece la giovane Hardy dopo aver finito una fetta di margherita. -Harry Osborn psicolabile, supercriminale part-time e tanto per gradire ex-tossico… -.
-Be’ ora sembra tutto a posto, però…
-… Però è quello che ti ha fatto credere che i tuoi genitori fossero ancora vivi, quando in realtà erano robot progettati dal Camaleonte? - suggerì Felicia.
-Sì. Ed anche quello che tentò di uccidere zia May, MJ e Flash… ti giuro che vorrei fidarmi di lui, ma…-.
-Ma non ci riesci. E direi che è più che comprensibile. E considerato che una volta aveva preso in ostaggio moglie e figlio non è impossibile che metta in pericolo il padre della sua ragazza-.
-Lo so. Lo so. Ma è comunque una cosa che mi fa sentire in colpa. Insomma… Harry mi ha dato una grossa mano da quando è tornato. Ha fatto ricostruire lui la casa di zia May dopo che Molten l’aveva distrutto-.
-Per i sensi di colpa non posso fare nulla, ma ti sentiresti più tranquillo se una tua amica ex-detective, provasse a tenerlo d’occhio per un po’? -.
-Lo faresti davvero? -.
-Certo. Se no a che servono gli amici? Però ti avverto che prima o poi riscuoterò il credito di favori-.
-Almeno potrò saldare un debito in tempo-.
-Hai fatto cose più strane-.
Peter non riuscì a non sorridere. Era meraviglioso come la tensione sembrasse abbandonarlo, ed era tutto merito di Felicia. La sensazione di benessere che gli dava la sua compagnia sembrò acuirsi. E stare lì a mangiare e a ridere insieme come se il resto del mondo non esistesse fu qualcosa che fece la felicità di entrambi.
 
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Fu solo due giorni dopo che Peter realizzò che fra i ritorni delle sue ex, la gita nelle fogne, il giornale e i sospetti su Harry, non era ancora passato a trovare Jonah. Si sentiva un po’ in colpa, soprattutto perché era stato lui a procuragli l’infarto… e proprio questo avrebbe dovuto far sì che fosse lui la presenza più costante al suo capezzale. E poi doveva ammettere che tutto sommato gli mancava il vecchio Spazzolone.
Fu così che Spidey volteggiò fino al Sinai Hospital per poi trasformarsi in Peter Parker sul tetto.
-Buongiorno. Vorrei vedere J. Jonah Jameson- dichiarò il castano appena fu arrivato alla reception.
-Davvero? Forse dovremmo ricoverare anche lei- borbottò la nerboruta donna di colore che stava al bacone delle informazioni.
-Si è già fatto riconoscere, eh? - sospirò Peter. – Averci a che fare mette a dura prova la pazienza di chiunque, ma in fondo è una brava persona. Molto in fondo. Più o meno al livello della Fossa delle Marianne-.
-Sarà. Comunque lo trova al primo piano, nella stanza 62-.
“Speriamo non dorma” pensò Peter quando si avvicinò alla porta per poi bussare.
-Avanti- borbottò la fin troppo nota voce. Nel vedere entrare il castano, ci fu un malnascosto lampo di gioia negli occhi del vecchio brontolone.
-Ehi Jonah… come ti senti? - chiese Peter entrando.
-Bene. E speriamo che lo capiscano presto anche questi idioti di medici-.
-Mi fa piacere. Ehm… ti ho portato questi- fece il castano porgendo una scatola al suo ex-capo.
-Sigari? Il cielo ti benedica Parker. Sapevo di aver fatto bene ad assumerti-.
Jonah ne accese immediatamente uno e ne aspirò una lunga boccata.
-Ahhhh, ci voleva proprio. In breve sarò fuori di qui e ti assicuro che l’Arrampicamuri me la pagherà cara. Stavolta lo farò a pezzi! -.
-Non avrei mai creduto che sarei stato tanto felice di sentirtelo dire- ammise Peter. Bennett pagava bene, ma il Bugle senza Jonah, era come New York senza la statua della libertà. -Quindi sai già come riprenderti il giornale? -.
Jonah puntò addosso al suo ex-dipendente uno sguardo indagatore: -Che vuol dire riprendermi il giornale? -.
-Come che vuol dire? Dovrai pur convincere Bennett a rivendertelo- fece perplesso Peter.
-Bennett?! BENNETT HA COMPRATO IL BUGLE?!- urlò Jonah con lo stesso tono che parecchia gente avrebbe adoperato dopo aver ricevuto la notizia della morte di un figlio.
-Ma co… non ti ha avvertito nessuno?!- fece incredulo Peter.
Dalla gola di J. Jonah Jameson uscì un gemito strozzato, poi sgranò gli occhi e si ricadde privo di sensi sul cuscino, mentre le macchine a cui era collegato presero a bippare all’impazzata per segnalare il suo secondo infarto.
-Jonah! Non ti ho chiesto il bis! - urlò Peter.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Mi spiace per il ritardo, ma ultimamente le idee per questa storia scarseggiavano un po’. Spero comunque che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Al povero Jonah non va molto bene ultimamente… è anche lui uno dei protagonisti di questa storia e spero che presto lo vedremo in un ruolo più attivo. Dato che però per ora voglio concentrarmi un altro po’ sulle due contendenti ho bisogno che faccia il degente ancora per un po’.
Grazie per essere arrivati fino a qui, ci vediamo nelle recensioni.

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Capitolo 13
*** Il protocollo di Spider-Man ***


 

Un nuovo giorno

Peter-kiss-of-life

Capitolo 13: Il protocollo di Spider-Man



 
“Sa sempre di sigaro rancido e caffè. Farò meglio a portargli delle mentine la prossima volta… se ci sarà una prossima volta” si disse angosciato Peter mentre pompava aria nei polmoni di Jonah.
-Si sposti, lasci fare a noi! - urlò un infermiere, entrando di corsa nella stanza. Peter uscì e rimase in corridoio a fissare la porta della stanza 62 per almeno mezz’ora. Quando ne vide uscire un uomo di colore in camice scattò verso di lui come una molla.
-Mi dica dottore è grave? - chiese angosciato il nipote di Ben.
-Lei è un parente? -.
-No-.
-Allora non posso dirle nien…
-Senta, lavoro per quell’uomo da quando avevo quindici anni- lo stoppò il castano. - Certi giorni lo avrei ammazzato volentieri, ma oggi non è uno di quei giorni. Devo sapere se per colpa mia rischia di…-.
-Per il momento non c’è pericolo di vita, ma il secondo infarto lo ha molto indebolito. Ci vorrà molto tempo prima che si rimetta… e potrebbe non farlo mai del tutto-.
Peter gemette, sentendo il familiare sapore del senso di colpa.
-Posso vederlo? -.
-No. Mi spiace, ma il signor Jameson dev’essere spostato in terapia intensiva e potrà ricevere visite solo dei parenti. Senza eccezioni.
Peter ringraziò e se ne andò. Sarebbe tornato di nascosto quella notte.
 
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-Mettetelo in prima pagina: Crowne offre cinquantamila dollari a chiunque sveli la vera identità di Minaccia. Tutto pur di dimostrare di non essere in combutta con quel pazzo-.
-E sarebbe questa la notizia da mettere in prima pagina? - chiese stupefatta Betty.
-E che altro? Non è successo nulla di rilevante, ultimamente, ringraziamo che Crowne vuole recuperare contro Hollister. Forse, potremmo scrivere qualcosa contro di lui…-.
-Tutti dicono che Bill Hollister è candido come un lenzuolo lavato con la candeggina- commentò asciutto Ben Urich.
-E allora? Basterà inventarsi qualcosa- rispose annoiato Bennett.
“Roba da matti. Jonah poteva travisare i fatti quanto voleva, ma non si sarebbe mai neppure sognato di inventarsi le notizie” fu il pensiero di Robbie. “Posso solo sperare che si riprenda presto… ma se così non fosse dovrò prendere in considerazione l’idea di… lasciare il Bugle”.
Gli faceva male anche solo pensarlo, ma per come si stava trasformando il giornale sotto la gestione di Bennett… dava molta più importanza ai pettegolezzi che alle notizie.
 
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Peter si era trascinato verso il Coffee Bean con il morale sotto i tacchi. Aveva pensato di fare una capatina da Felicia, ma una sorta di pudore l’aveva trattenuto. Non poteva continuare ad assillarla coi suoi problemi. Non era giusto.
Che ne sarebbe stato di Jonah? Quella domanda continuava a tormentarlo. Ammesso e non concesso che tornasse quello di prima, che cosa avrebbe fatto della sua vita?
Jonah era legato al Bugle, quanto alla moglie e al figlio. Aveva dedicato la vita a quel giornale. Peter non riusciva a immaginarselo in pantofole con un nipotino tra le braccia: J. Jonah Jameson avrebbe continuato a scrivere articoli fino alla morte, ma immaginarlo a lavorare in posto diverso dal Bugle era come immaginare Cap a capo dell’Hydra.
Oltre ad aver rischiato di ucciderlo per ben due volte, gli aveva anche rovinato la vita parlando a sproposito? Quel quesito lo logorava.
Sarebbe potuto sembrare assurdo, considerato che J. Jonah Jameson era l’uomo che aveva finanziato la creazione dello Scorpione e degli Ammazzaragni, ma pur sapendolo Peter non riusciva a dimenticare che era stato anche l’uomo che aveva dato lavoro a un quindicenne senza un soldo e senza referenze che aveva appena perso chi per lui era stato un padre, e che gli aveva pagato l’avvocato quando era stato accusato di omicidio plurimo*… in fondo in fondo, tra meriti e demeriti Jonah si manteneva abbastanza in pari. Poteva essere un tirchiaccio testardo e irascibile, ma lui comunque gli voleva bene.
Tuttavia il secondo infarto lo aveva causato Peter Parker, quindi poteva parlarne anche con altri.
Certo, una volta Felicia non avrebbe apprezzato stare a sentire le angosce di Peter Parker, invece adesso…
No, non poteva precipitarsi da lei ogni volta che gli serviva confidarsi. Va bene l’amicizia, ma quello poteva essere pericoloso e non perché la sua ex nel giro di un paio di settimane per volerlo aiutare aveva rischiato di farsi sbranare viva da una torma di topi inferocita e aveva promesso di aiutarlo a sorvegliare un possibile supercriminale (cose del genere le capitavano comunque), ma perché quello stare bene stando insieme a lei avrebbe potuto farlo rituffare in quella storia e lui non era certo di volerlo… e soprattutto non si sentiva pronto a rimettersi in gioco.
-Accidenti che faccia. Che è successo?!- fece una voce fin troppo familiare, quando Peter varcò la porta del locale. Non la voce di Harry.
-Nulla di che MJ. Ho solo rischiato di ammazzare Jonah- brontolò il fotografo.
-Che?!- fece stupita la rossa.
 
 
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-Non potevi sapere che non lo aveva avvertito nessuno – cercò di rincuorarlo la rossa una volta che Peter ebbe terminato il racconto.
-Mary Jane ha ragione. È stata solo un’orribile casualità. Prima o poi sarebbe comunque venuto a saperlo- aggiunse Harry.
-Però, guarda caso, a farglielo sapere sono stato io. Se fosse morto sarebbe stata colpa mia-.
I due rossi si guardarono in faccia cercando disperatamente qualcosa da dire. Peter finì il caffè che aveva ordinato e si diresse verso la porta.
-Dove vai? - chiese Harry.
-A cercare qualcosa da fotografare. Almeno mi terrò occupato-.
“Come no. Se non ha deciso di andare in ricognizione, io non ho mai folleggiato in discoteca” si disse amara Mary Jane. “Ha un bisogno disperato di fare qualcosa di buono, per alleviare il senso di colpa”.
Peter era una persona meravigliosa, ma assurdamente le sue buone qualità erano proprio ciò che aveva portato al fallimento della loro storia. Sarebbe mai riuscita trovare un uomo almeno paragonabile al giovane Parker sul piano delle qualità morali?
 
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Nell’ufficio elettorale di Bill Hollister regnava un cauto ottimismo.
-I sondaggi vanno benissimo! Bill è saldamente in testa! – esultò Carlie dopo aver consultato dei dati.
-Il merito è anche tuo tesoro: sei stata instancabile durante la campagna- si complimentò il procuratore distrettuale.
Carlie sorrise lieta del complimento. Assistendo a quella scena, Lily tornò con la mente ai suoi dodici anni.
-Ma non ti vergoni?! Non vai oltre la C in nessuna materia! – tuonò Bill Hollister rivolto alla figlia dodicenne, stringendo in pugno i dati dei risultati da lei ottenuti durante il primo quadrimestre.
-Il programma è difficile, Lily non è la sola ad avere voti simili, anzi- disse Carlie nel tentativo di difendere la “sorella”.
-Carlie se davvero vuoi aiutare Lily, aiutala a studiare, magari così avrà tutte A come te! -.
-Suvvia caro, non ti sembra di esagerare? - mugolò la signora Hollister.
-No, visto che questa pagella è un diploma di svogliatezza a pieni voti! Non pretendo che tu sia la migliore della scuola Lily, ma non ti voglio tra i peggiori-.
-Scusa, papà. Mi impegnerò di più-.
-Le parole non contano nulla se non sono seguite dai fatti- rispose amaro l’uomo. - Ora devo fare una telefonata-.
-Coraggio… lo sai che non potrei mai raggiungere la A+ che meriti tu per lo stile- commentò Carlie quando il padre adottivo non fu più a portata d’orecchio.
-Grazie Carlie- borbottò la bionda.
Un paio d’ore dopo, Bill aveva raggiunto le figlie mentre guardavano la tv e aveva chiesto con discrezione a Carlie di allontanarsi, per poi sedersi accanto a Lily.
-Mi spiace di aver alzato la voce, ma te lo sei meritato. Perché non provi a essere più come Carlie? Suo padre non può più prendersi cura di lei e quindi l’abbiamo accolta noi e l’hai mai vista trascurare lo studio? -.
-Lo so, ma io non sono lei-.
-Io non voglio che tu diventi Carlie. Ma trovarsi un posto nel mondo è difficile anche se ti chiami Hollister e non voglio che ti riduca ad essere la moglie trofeo di qualche ricco idiota, come quelli che faccio finta mi siano simpatici alle raccolte fondi. Tu vuoi diventare una che sa solo giocare a burraco con le amiche e organizzare i brunch del venerdì? -.
-No…-.
-E allora studia. Così un giorno potrai fare cose importanti, come me-.
Tornando al presente la ragazza di Harry si unì alle congratulazioni alla sorella adottiva.
Frank uno degli amici di Bill gettò uno sguardo alle ragazze. Sapeva benissimo che dopo la morte della moglie il padre di Carlie era diventato un alcolizzato e che Bill, suo vecchio amico aveva preso la ragazza in affido. La tragedia almeno aveva dato a Bill una figlia degna di lui: Lily era una brava ragazza, ma era anche la classica donna capace di riflettere solo davanti a uno specchio. Una bella fortuna che fosse riuscita a convincere il suo ragazzo miliardario a investire nella campagna del padre, ma perfino lui sembrava tenere all’elezione di Bill più di Lily.
“Sua figlia non riesce mai a fare nulla per Bill. Non che non voglia, proprio non ne è capace” pensò l’uomo scuotendo il capo.
 
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-Cosa?! Hollister mi supera del 25% nei sondaggi?!- urlò Crowne.
-Sì, purtroppo è così, ma c’è ancora tempo per rimontare- lo rassicurò uno dei suoi collaboratori.
“Già soprattutto se avrò gli aiuti giusti” si disse l’uomo.
 
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In un laboratorio nascosto decine di individui con indosso tute che ricordavano un po’ quelle degli apicoltori, si dedicavano a complessi calcoli matematici, del tutto ignari del piccolo robot che strisciava sul muro, inviando dati sui macchinari presenti in quell’ambiente a colui che lo aveva spedito lì.
“A.I.M. Avanzate Idee Meccaniche. Un cartello criminale composto da scienziati che cercano di dominare il mondo. Devo ammettere che hanno svolto dei lavori competenti, ma nulla paragonati ai miei. Tuttavia, potrò trovare qui i dati e parte dei materiali che mi occorrono” pensò il creatore del robot controllando le informazioni ricevute.
“Perfetto. Adesso è il momento di sollecitare il suo intervento” si disse il misterioso spione, schiacciando un pulsante. Immediatamente il piccolo robot s’infiltrò nei circuiti di uno più grande su cui stavano lavorando i membri dell’A.I.M.
-È una fortuna aver recuperato questo drone di Ultron- commentò uno di essi. - Con le giuste modifiche potremmo usarlo per entrare nella sua mente e assumerne il controllo-.
-Tentativo di ingresso non autorizzato. Sistema protetto. Sistema protetto- gracchiava il drone.
-Sei ben protetto, ma cederai- rise un altro scienziato, quando di colpo gli occhi del drone s’illuminarono di rosso.
-SISTEMA COMPROMESSO! SISTEMA COMPROMESSO! SISTEMA…SUPERIORE! – urlò il drone. Quattro tentacoli metallici gli spuntarono dalla schiena, per conficcarsi nel cuore di altrettanti scienziati, per poi sciogliere con dei laser le manette che lo incatenavano.
-Attiva protocollo L! - strillò una donna.
-Non funziona! Tutti i sistemi di sicurezza sono stati disattivati! - rispose un suo collega.
Il drone decollò a tutta velocità sfondando il soffitto. Le nuove direttive erano imperative, la priorità massima. Non c’era tempo da perdere.
 
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“Non credevo mi sarebbe mancato così tanto” si disse MJ mentre si dirigeva verso gli studi televisivi. “Forse ho sbagliato a lasciarlo…”.
In quel preciso istante qualcosa le passò a volo radente sulla testa, a una velocità tale da mandarla gambe all’aria. Qualcosa che urlava: - Protocollo primario: uccidere Spider-Man! -.
-Forse no- sospirò la rossa.
 
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-Dov’è il nostro stimato editore? - brontolò Robbie.
-È andato a pranzo- rispose Glory.
-Speriamo si trattenga il più possibile- fece irato l’uomo. - Ti dirò il solo pensare che questo posto è suo, mi fa sentire come se non fosse il Daily Bugle-.
-DOV’E SPIDER-MAN?!- tuonò una voce metallica. Un attimo dopo un raggio laser, tranciò di nettò la scrivania di Bennett, preannunciando l’ingresso del drone a cui erano spariti i tentacoli.
-Mi rimangio tutto. Ora c’è la perfetta atmosfera del Bugle- commentò Robbie. -Presto scattate foto, filmate! Abbiamo finalmente una vera notizia! -.
-Ma… ma come fa a restare così tranquillo? – balbettò uno dei giornalisti.
-I supercriminali che vengono a cercare l’Uomo Ragno qui non sono certo una novità- rispose Ben Urich. -Io lo chiamo il protocollo di Spider-Man-.
-E… cosa prevede il protocollo? - chiese tremante una segretaria.
-In genere l’Arrampicamuri arriva entro pochi minuti, e se non è così noi ce la battiamo- chiarì Betty Brant.
-Tanto quello comincerà a distruggere l’edificio per farlo accorrere e non se ne accorgerà- rincarò Ben. - E poi uno di quei nuovi super gruppi sarà già sulla strada-.
È necessario precisare che lo zoccolo duro del Bugle non stava affrontando l’emergenza con l’indifferenza che avrebbero mostrato degli psicopatici: semplicemente erano troppo abituati a situazioni del genere per farsi prendere dal panico e quindi si sforzavano di fare buon viso a cattivo gioco.
 
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“Speriamo che Bennett compri le foto in cui stendo quel fesso di Kangaroo… non avevo proprio voglia di spiare la gente famosa oggi” si disse amaro Peter prima di notare la colonna di fumo e capire da dove provenisse.
Un attimo dopo Spider-Man volteggiava per l’ennesima volta nel cielo di New York.
 
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-SPIDER-MAN VIENI FUORI IN MODO CHE POSSA UCCIDERTI E RISPETTARE IL PROTOCOLLO! - ululava il robot, sparando laser contro le pareti del Bugle. Mentre lui e il resto dello staff fuggivano, Robbie si ritrovò a pensare che perlomeno non avrebbe visto Bennett per il tempo necessario a riparare i danni.
-Spiacente, io devo rispettare il protocollo “Il bellissimo e spiritosissimo supereroe, accartoccia questa lattina e si allontana vittorioso verso il tramonto” - annunciò Spidey scaraventandosi addosso al drone. In breve i due presero a scambiarsi colpi e gli artigli del droide, aprirono tre lunghi squarci sanguinanti sul torace dell’avversario. Esattamente il motivo per cui era stato mandato lì. Quando il sangue dell’Arrampicamuri colò su pavimento, il robot seguendo gli ordini ricevuti si allontanò. Molto lontano un uomo che tramite il piccolo robot aveva seguito lo scontro tra Spidey, schiacciò alcuni pulsanti su una tastiera e un attimo dopo il robottino provocò alcuni danni interni al suo ospite, per poi strisciare fuori da una fessura.
-Beccati questo! - ruggì Peter mentre afferrava una scrivania con la ragnatela e la scaraventava sul drone.
“Di certo questo lo rallenterà. Potrò avvicinarmi e cercare di colpirlo fino a distruggerlo senza dargli tempo di reagire”.
Non era un piano particolarmente complesso, ma avrebbe potuto funzionare, tuttavia un attimo dopo il drone esplose e l’onda d’urto scaraventò via l’eroe.
 
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-Ti avevo detto di fare attenzione! Guarda qua, hai rotto il fanalino- imprecò Vin lagnandosi del pessimo parcheggio fatto dal collega.
-Poco importa-.
-Importa poco la trattenuta che ci faranno dallo stipendio? -.
-Non ci tratterranno proprio niente. Non sai che Spider-Man ha appena combattuto un androide? –.
-E questo che centra? -.
-È successo proprio qui vicino. Basterà dire che la macchina è rimasta distrutta nel combattimento, chi vuoi venga a smentirci? Io lo chiamo il protocollo di Spider-Man- rispose tranquillo O’ Neil.
 
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Quello pareva un drone di Ultron… ma perché Ultron dovrebbe mandare uno dei suoi droni a uccidermi? Non è uno dei miei nemici” si disse Peter mentre rincasava. Certo, poteva darsi che il suo recente avversario fosse stato solo costruito a imitazione di uno degli scherani di Ultron, ma da chi?
Un’altra preoccupazione era che negli ultimi giorni, la gang di Mister Negativo si era fatta sempre più audace, così come Minaccia che aveva fatto saltare un comizio di Hollister e Felicia gli aveva comunicato di non aver scoperto ancora nulla. Il trillò del telefono lo distolse da quei pensieri cupi.
 
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Mary Jane si era tormentata per un po’, chiedendosi se dovesse andare a trovare Peter o meno, prima di ricordarsi che non aveva il suo nuovo indirizzo. Abbattuto com’era a causa di Jonah, magari gli avrebbe fatto bene sfogarsi… ma la rossa non era certa che fosse il caso, visto ciò che era successo al suo ritorno in città.
Però le dispiaceva non fare più parte della vita di Peter, anche se così si evitava tutti i drammi supereroistici e le ore di angoscia (cose che tra sé e sé aveva sempre chiamato il protocollo di Spider-Man).
Prese il telefonino e compose un messaggio.
 
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“Non è più come prima, e non so se tornerà mai a esserlo… ma se hai bisogno di parlare… posso esserci”.
La lettura di quel messaggio rincuorò un po’ il nipote di Ben, ma si rese conto di avere dubbi su MJ come su Felicia. Non sapeva se fidarsi ancora di lei… o se la loro relazione non sarebbe mai stata altro che un circolo vizioso.
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Il povero Peter comincia a sentire il peso delle sue disgrazie, e nel frattempo gliene piovono addosso altre. Uno scoglio a cui aggrapparsi gli farebbe comodo, ma entrambi quelli disponibili sono abbastanza scivolosi… chissà che i suoi guai non lo spingano in una direzione particolare.
Ringrazio qui fenris che ha recensito lo scorso capitolo e Justice Gundam che è passato da poco sul capitolo 8, nonché tutti quelli che seguono/preferiscono questa storia. A presto!

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Capitolo 14
*** Un altro ritorno ***


UN NUOVO GIORNO

Capitolo 14: Un altro ritorno

 
-EROICO EDITORE SFUGGE ALLA MORTE?!- fece sconcertato Robbie leggendo il titolo stampata a lettere cubitali sulla prima pagina del Bugle. –Ma se durante l’attacco non c’era! -.
-Che faccia di bronzo… “Ho resistito al folle androide con le mie sole forzeguidato i miei impiegati verso la salvezzanoi del Bugle non ci pieghiamo” - ringhiò l’uomo. - Sospetto coinvolgimento dell’Uomo Ragno… che volesse vendicarsi della sua scarsa presenza sulle pagine del Bugle di recente … be’… questo forse l’avrebbe scritto anche Jonah- ammise Robbie continuando a sfogliare le pagine, piene zeppe di indiscrezioni sui Vip, pettegolezzi e panzane sensazionalistiche di ogni genere.
“Meglio che Jonah non legga mai questa robaccia. Gli verrebbe un terzo infarto e potrebbe essere quello fatale” pensò sconsolato l’uomo, mentre posava il giornale sulla scrivania. Di questo passo gli ambientalisti avrebbero protestato per lo spreco di carta che si faceva per pubblicare quella schifezza di giornale.
L’unico lato positivo di quella situazione era che il grande capo non si presentava mai prima delle dieci e mezza. Per un paio d’ore al giorno poteva fingere che il Bugle fosse ancora quello di sempre.
 
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Dal giorno della sua nascita nessuno si era mai aspettato molto da Marlene De La Croix. Era l’unica figlia di due genitori normali, che si sarebbero ritenuti soddisfattissimi di lei se si fosse trovata un posto fisso e magari si fosse sposata dando loro qualche nipote. Purtroppo lei aveva altre idee sul suo futuro: voleva diventare una rockstar, guadagnare milioni, e passare serate infuocate con i sex simbol del momento.
Marlene aveva una bella voce e sapeva suonare, in più era carina cosa che non guastava, ma sfondare nella musica non era facile. In ogni caso suo padre non si era opposto ponendo come unica condizione che nel frattempo si mantenesse lavorando.
A volerla dire tutta Jared De La Croix non era poi tanto convinto che sua figlia sarebbe potuta diventare una nuova Lady Gaga, ma si era detto che tanto valeva lasciarle fare il tentativo. Avrebbe annaspato qualche anno, poi l’avrebbe piantata e si sarebbe messa in cerca di un lavoro normale.
La ragazza, quindi aveva messo su una band e aveva spedito demo ovunque, suonando a feste e raduni musicali, ma per quanto il gruppo non fosse male non era nulla di eccezionale e per arrotondare lei si era ritrovata a fare la barista nel pub aperto da una sua vecchia compagna di liceo.
E in quel pub si era concluso il suo destino, quando durante la festa data per celebrare il primo anno di apertura si era appartata col cugino della sua amica nell’ufficio di quest’ultima, dopo che entrambi ci erano andati giù pesante con l’alcool. Risultato: si erano svegliati la mattina dopo con un mal di testa da spaccare le pietre e dopo qualche settimana Marlene si era resa conto che il suo ciclo di solito molto regolare, era stranamente in ritardo e che da un po’ aveva strane voglie di cibo e frequenti nausee. E questa è la storia di come Marlene De La Croix si ritrovò madre a ventun anni.
Considerato che lei e Matthew potevano essere a malapena definiti conoscenti, la neo-genitrice non aveva osato sperare in più di un “Fammi sapere dove mandare i soldi e arrivederci” invece Matthew si era preso le sue responsabilità: l’aveva seguita durante la gravidanza, e si era rivelato prontissimo ad aiutarla a crescere il bambino. Il posto di barista ormai non glielo toccava più nessuno e i suoi erano stati abbastanza di supporto, dato che aveva deciso che avrebbe seguito un corso che le permettesse di diventare almeno contabile. Ma se ormai Marlene era venuta a patti con l’idea che difficilmente sarebbe diventata una diva, quella che da quel momento in poi le sue notti insonni sarebbero state dovute a un neonato, e non alla baldoria, proprio non le andava giù. Nemmeno ora che il piccolo Jensen aveva un anno. Gli voleva bene per carità, amava occuparsi di lui (l’idea di abortire le aveva fatto orrore, come quelle di mollarlo al padre e disinteressarsene o lasciarlo in ospedale senza riconoscerlo), ma amava anche la vita notturna e soffriva al pensiero che la sua spensieratezza si fosse dovuta concludere così presto.
E poi che ne sarebbe stato della sua vita sentimentale? Si era affezionata a Matthew, avevano pure fatto sesso qualche altra volta (prendendo tutte le dovute precauzioni), ma non si illudeva certo che la cosa sfociasse in un matrimonio riparatore. Erano nel ventunesimo secolo dopotutto. Ma quale ragazzo della sua età avrebbe voluto stare con una che aveva già un figlio?
Marlene voleva bene a Jensen, ma malgrado ciò il fatto che il suo orizzonte sembrasse essere solo occuparsi di lui, le sembrava terribilmente deprimente. E pensarlo la faceva deprimere ancora di più, perché le faceva credere di essere una madre orribile.
-Caffè gratis? - fece una ragazza bionda mettendole un bicchiere sotto il naso.
-Perché no? - rispose sconsolata Marlene. Come invidiava quella ragazzina: tutta la vita davanti e nessuna preoccupazione a parte lo studio.
“Queste cose in genere la gente le pensa a quarant’anni, non a ventidue. Dio quanto sono patetica”
La ragazzina ghignò. Quando le avevano detto quanto sarebbe stato facile trovare le prede non ci aveva creduto, ma era tutto vero. Presto, ne avrebbero avute a sufficienza.
 
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Peter si sfregò gli occhi. Si era intrufolato nell’ospedale due volte quella notte e aveva trovato Jonah profondamente addormentato. Mentre si chiedeva se fosse il caso di fare un salto anche ora, la porta si aprì per rivelare Vin che rientrava dal turno di notte.
-Cacchio, fra noi due non so chi ha la faccia più brutta. E sì che pensavo che non ci fosse niente di peggio che passare la notte al distretto nella città che non dorme mai-.
-Un mio amico è stato ricoverato per infarto. Ne ha appena avuto un altro-.
Vin cambiò subito tono: - Mi dispiace-.
-Ora è in terapia intensiva, ma non si sa quando si sveglierà-.
Il giovane Gonzales rimase in silenzio per qualche istante: - Senti, non vorrei sembrarti indelicato, ma abbiamo tutti e due orari di lavoro strani, quindi preferisco dirtelo subito: voglio presentare Carlie a mio padre e pensavo che avremmo potuto cenare qui-.
-Stasera? -.
-No, fra qualche giorno. Una pizza basterà, papà non è tipo da cose eleganti e ci terrei che fossimo solo noi tre-.
-Messaggio ricevuto. Non ti preoccupare, troverò come passare la serata-.
-Bene. Ora scusa, ma devo buttarmi a letto. È dura combattere il crimine-.
-Immagino-.
 
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“Come dev’essere bello preoccuparsi solo di cose normali, tipo presentare la tua ragazza a tuo padre” si disse Peter mentre scattava foto di Crowne in compagnia di Martin Li.
-E dunque in segno non di fair play, ma di attenzione alle necessità di New York sono lieto di donare questo edificio di mia proprietà a Martin Li, in modo che possa far rinascere immediatamente il centro F.E.A.S.T. che fa tanto per i meno fortunati- annunciò fieramente il candidato, mentre porgeva al miliardario le chiavi dell’edificio davanti a cui si era radunata una certa folla.
-Devo ammetterlo: quella di Crowne è una mossa da maestro- commentò Ben. - Aiuta uno che ha appena accettato di sostenere il suo maggior rivale, aiutando pure la comunità. Qualunque vantaggio avesse acquisito Hollister, lo ha appena perduto-.
-Non si poteva pretendere che trovasse una nuova sede al F.E.A.S.T. in ventiquattr’ore- rilevò Peter, mentre scattava foto.
-Certo, ma di sicuro entro due ore pronuncerà un discorso in cui elogia Crowne e ribadisce che è sicurissimo che non centri nulla con Minaccia. La corsa alla poltrona di sindaco è ancora tutta da giocare-.
-Se devo essere sincero, la cosa mi interessa poco- borbottò il giovane Parker.
-Immagino, ma io non vedo l’ora che finisca. Bennett è amico di Crowne e quindi dovrò trarre da questo stupido comizio un panegerico che lo dipinga come un misto tra Washington e Lincoln. Non ne posso più. Possiamo solo sperare che Jonah si riprenda in fretta e che escogiti un piano e a questo proposito, Robbie, Betty e tutti gli altri della vecchia guardia mi hanno incaricato di dirti una cosa-.
-Avanti, sono pronto-.
-È stato uno sfortunatissimo incidente e tu non ne hai alcuna colpa. Quindi, non tormentarti inutilmente-.
-Più o meno quello che mi hanno detto Harry e MJ-.
-Be’ hanno perfettamente ragione. E se mi permetti un’aggiunta personale piangerti addosso non risolverà niente. Pensa piuttosto a fare qualcosa di costruttivo-.
Le comprensive ed energiche parole del collega rincuorarono Peter, ma ciò duro solo per un minuto. Poi Crowne si schiarì la gola e disse: - Non intendo tollerare azioni come quelle di Minaccia ragione per cui mi sono rivolto a un mio vecchio amico, un autentico eroe americano perfettamente in grado di assicurare alla giustizia quel folle criminale-.
L’uomo fece un gesto e un attimo dopo dall’edificio emerse un uomo dai capelli rossi e gli occhi marroni.
-New York ho l’onore di annunciare che il direttore dell’H.A.M.M.E.R. Norman Osborn è giunto qui con i Thunderbolts per occuparsi di Minaccia. Grazie a lui presto tutti potremo dormire sonni più tranquilli! -.
-Certo. Per prendere il nuovo goblin, mandiamo a dargli la caccia l’originale e già che ci siamo mettiamoci pure un intero gruppo di psicotici a dargli manforte. Chissà perché, ho l’impressione che ci vorrà un bel pezzo prima che i miei sonni tornino tranquilli! – ringhiò Peter stringendo i pugni.
-Sottoscrivo in pieno. Ti ricordi che sono stato io a scrivere gli articoli contro Osborn? Ma da quando ha ucciso quell’aliena tutti si sono scordati di tutto il resto che ha fatto-.
Piovevano domande da tutte le parti per il capo dei Vendicatori. Peter e Ben non si sprecarono a farne, ma una colpì l’attenzione del primo.
-Mi dica signor Osborn è qui solo per lavoro? -.
-No, intendo approfittarne per fare visita alla famiglia-.
Il giovane Parker storse la bocca. Meglio stare alla larga dal Coffee Bean per un po’. Però aveva chiesto a qualcuno di starci vicino. Qualcuno che doveva avvertire.
 
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Leggete un qualunque romanzo giallo che abbia per protagonista un investigatore privato e vi verrà ripetuto o almeno fatto capire cento volte che la vita dell’investigatore privato non è affatto eccitante come si potrebbe pensare. In genere ci si ritrova assunti da persone sospettose del proprio partner, o al massimo a indagare su truffe alle assicurazioni. Felicia lo sapeva benissimo, ma comunque aveva tenuto d’occhio Osborn nei ritagli di tempo. Ovviamente, una sorveglianza avrebbe richiesto di tenere sott’occhio il sorvegliato per molto più tempo, ma Felicia ora lavorava per il governo. Non poteva dedicare giorni interi a fare un favore ad un ex che per la cronaca era pure un ricercato.
Buffo a pensarci. Adesso era lei la tutrice della legge e Peter il criminale.
In ogni caso, mentre rimaneva appostata davanti al Coffee Bean, Felicia doveva ammettere che non aveva proprio nulla da comunicare a Peter. Aveva seguito gli spostamenti di Harry per quanto le era stato possibile, ma non le era mai capitato un momento in cui Minaccia era fuori a far danni. E da quanto aveva scoperto ultimamente non vi erano state sue assenze inspiegabili.
-Che ci fa una bella ragazza come te tutta sola? - chiese una voce familiare.
-È il modo più banale possibile di cominciare una conversazione Peter-.
-L’importante è cominciarla. Vieni abbiamo parecchio di cui pensare-.
 
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-Quindi vuoi che smetta di sorvegliare Osborn? – chiese la gatta dopo aver ricevuto un rapido aggiornamento.
-Sì, almeno fino a che l’altro Osborn non se ne andrà. Quello è un tipo pericoloso Felicia-.
-So badare a me stessa. E ti ricordo che nessuno sa più chi sono-.
-E io ti ricordo che tutti sanno che un tempo l’Uomo Ragno e la Gatta Nera stavano insieme. Mi gioco tutto quello che vuoi, che Osborn cercherà di accedere al tuo file quanto prima e con tutto il potere che ha, ci riuscirà prima o poi. Meglio che non ti veda gironzolare attorno a suo figlio-.
-Magari mi prenderà per una cacciatrice di dote- ironizzò l’albina. Ma per una volta Peter non voleva scherzare. Si voltò verso di lei e le afferrò le spalle.
-Felicia, sono serio. Quello ha buttato giù la mia ragazza da un ponte. Ha fatto in modo che credessi di essere un clone. Se capisce che sai chi sono, non voglio nemmeno immaginare che potrebbe farti. Ti prego. Già sono preoccupato per Harry, e per il fatto che sia riuscito a diventare l’icona mondiale dei supereroi. So che non hai bisogno che io ti protegga, ma non vale la pena di sfidare la sorte per farmi un piacere-.
C’era una tale ansia nelle parole di Peter che l’unigenita di Walter Hardy ne fu toccata.
-Va bene, va bene. Ti prometto che cercherò di non attirare l’attenzione del tuo arcinemico, ma scordati che non ti aiuti in caso di necessità-.
Peter non riuscì a non sorridere. Era bello avere un’alleata in più.
Non che fosse l’unico a opporsi alla situazione attuale: Luke, Stephen, Logan, Jess… c’erano molti supereroi che aspettavano un momento favorevole per rovesciare Osborn. Però il pensiero di avere anche Felicia dalla sua parte… lo faceva sentire particolarmente bene. Come Felicia si sentiva bene nel vedere la preoccupazione di Peter aveva mostrato nei suoi confronti.
Forse fu una fortuna per i due avventurieri che quel momento stranamente felice, non fosse guastato dalla consapevolezza che sul tetto di un palazzo poco lontano ci fossero degli uomini col binocolo che stavano spiando i due ex.
-Signore il bersaglio non è solo. C’è una donna con lui-.
-Ah, questi giovani. Comunque preferirei non agire mentre è in mezzo alla strada e anche se quella donna lo seguisse a casa non sarebbe un problema. Per curiosità è rossa? -.
-No, bionda-.
“Ma pensa… deve piacergli il tipo” si disse Norman Osborn prima di dichiarare: - Tenetemi aggiornato sui suoi spostamenti-.
Il direttore dell’H.A.M.M.E.R. sorrise: certo, ufficialmente era in città per prendere Minaccia, ma se per puro caso avesse catturato anche un noto vigilante fuorilegge, nessuno si sarebbe lamentato. E poi poteva controllare di persona l’andamento dell’altro suo progetto…
 
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Mentre rincasava Peter non riuscì a non rammaricarsi che Felicia fosse dovuta andare al lavoro. Quando si era reso conto che camminando erano arrivati vicini a casa sua, per un attimo aveva avuto la tentazione di invitarla a salire, ma forse era meglio che la cosa non fosse stata possibile. Per quanto ne sapeva Vin poteva essere in casa a pianificare l’incontro tra la sua ragazza e suo padre. E poi c’era sempre quella lieve esitazione quando pensava a Felicia in quel modo…
Mentre infilava la chiave nella toppa, Peter sentì il senso di ragno ronzare.
“Strano. Che può esserci di pericoloso in casa mia?”.
L’orribile risposta arrivò non appena ebbe spalancato la porta. Seduto nel suo salotto con la tranquillità di chi possedesse la casa in cui si trovava, era seduto Norman Osborn, uno degli uomini più potenti del mondo, suo nemico mortale e assassino del suo grande amore.
-Ciao Peter. Sono felice che non ti sia portato a casa quella ragazza… meglio non avere troppi testimoni-.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Avrei voluto aggiornare prima, ma purtroppo ho avuto parecchio da fare e sono stato anche poco bene. Spero che abbiate passato delle buone feste: io ne ho avute di migliori, ma anche di peggiori. Capitolo di transizione, ma necessario a descrivere gli effetti delle azioni di Minaccia sulla politica della città e a presentare gli sviluppi raggiunti dalle varie sotto-trame. Non poteva arrivare elemento peggiore per smuovere le acque, non trovate?
Spero di riuscire ad aggiornare presto. Nel frattempo gabba gabba hey!

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Capitolo 15
*** Ricevere guai ***


 

Un nuovo giorno

Capitolo 15: Ricevere guai

 
Correva l’imbrunire e lungo una squallida strada di Harlem, camminava triste triste il curato padre William.
Padre William odiava il secondo lunedì del mese perché era il giorno in cui riprendeva le opere di beneficenza, che nella prima settimana del mese interrompeva dal giovedì alla domenica con la scusa che qualcuno dei suoi fedeli volesse confessarsi per fare i nove venerdì o i cinque sabati*.
Non era propriamente una scusa, dacché il prete incoraggiava davvero i parrocchiani o anche i visitatori casuali della sua chiesa a fare le pratiche che garantivano la salvezza, ma la verità era che ogni volta che poteva astenersi dal visitare la popolazione più indigente della città, ne era contento. Quella gente gli faceva una pena tremenda.
Era mai possibile che nel terzo millennio, in quello che probabilmente era il paese più potente e avanzato del mondo, ci fosse ancora gente che viveva in simili condizioni? In case minuscole, dove per scaldarsi d’inverno il meglio era una coperta, mentre d’estate l’unico modo per cercare di stare freschi era aprire la finestra? Possibile che ci fossero ancora tante persone per cui mangiare tutti i giorni era tutt’altro che scontato? Dopo quelle visite al povero prete, la canonica pareva una reggia.
E c’era poi da meravigliarsi se tanti che crescevano in quel posto, quando i loro coetanei che avevano avuto la fortuna di nascere altrove s’impegnavano per imparare a parcheggiare, si univano a qualche gang di strada? In ogni caso quando andava da quelle parti, si portava sempre dietro una cosa che teneva provvidenzialmente nascosta in una manica, sebbene ciò lo facesse sentire sporco.
 “Che mondo è diventato questo, se un prete va a fare beneficenza ai poveri armato di pistola?” si chiedeva spesso il sacerdote. Però disarmato non avrebbe mai avuto il coraggio di inoltrarsi fra quei vicoli, popolati da gentaglia per cui Dio o la legge non significavano niente, gente in grado di pensare solo a come procurarsi il cibo che gli avrebbe permesso di tirare avanti ancora un giorno, o il vino e la droga che per un po’ avrebbero fatto dimenticare loro lo squallore della miseria. E la dottrina ammetteva pienamente il diritto all’autodifesa, come padre William si ripeteva ogni volta che toccava quell’arnese. Arnese che purtroppo non gli sarebbe servito, quando la ragazza bionda che lo pedinava da circa mezz’ora, lo avrebbe aggredito alle spalle, per condurlo alla stessa sorte dei tanti altri che aveva rapito.
 
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Norman giocherellava con una cornice che conteneva una foto di Gwen. Quella vista fece sì che la sorpresa e la paura di Peter, venissero sostituite dal desiderio di dare un pugno in faccia alla sua nemesi.
-Allora Peter, come va il lavoro? Immagino che al Bugle sia diverso senza Jameson- esordì l’uomo.
Il giovane Parker rilevò che c’era almeno una dozzina di agenti delle forze speciali dentro casa, ma che almeno Osborn non si era portato dietro i suoi super scagnozzi. Non ricordava niente e non aveva pensato fosse necessario sfoderare i grossi calibri.
Sforzandosi di comportarsi come una persona normale, Peter boccheggiò: -Signor Osborn… che… che cosa ci fa qui? -.
-Sospetto che tu nasconda informazioni su un pericoloso latitante. Uno che hai fotografato per anni-.
-Sono passato al gossip. Bennett preferisce quello-.
-Lo so. Ma scommetto che puoi ancora trasmettere questo messaggio all’Arrampicamuri-.
Un attimo dopo due degli agenti immobilizzarono Peter mentre tre loro colleghi si lanciarono su di lui effettuando un pestaggio tremendo… per una persona normale. Su Peter quei colpi ebbero più o meno l’effetto di sassate su un carro armato. Non che non facessero male, ma non gli procurarono danni.
-Basta così, è pur sempre un amico di mio figlio. A presto Peter. E di all’altro tuo amico di prepararsi alle sbarre alla finestra- sentenziò Osborn prima di alzarsi e avvicinarsi alla porta con nonchalance. Poco dopo i cosiddetti tutori della legge lo seguirono, lasciando il fotografo sdraiato a bocconi sul pavimento.
Peter avrebbe potuto rialzarsi subito, ma era certissimo che Osborn avesse lasciato qualcuno a sorvegliare l’appartamento da fuori e sarebbe stato sospetto rialzarsi subito, quindi rimase con la faccia sul pavimento per cinque minuti buoni, chiedendosi come uscire da quel pasticcio. La cosa migliore sarebbe stato appendere il costume al chiodo fino a che Norman non se ne fosse tornato a Washington, ma sarebbe stato come darla vinta a quel pazzo criminale, senza contare che c’era bisogno dell’Uomo Ragno.
Sentendo bussare alla porta, il castano si rialzò e andò a riaprire pensando:“Fa che non sia Felicia che ha saputo di non dover andare a lavoro e ha deciso di venire a farmi un’improvvisata. Ci manca solo questa”.
Fuori dalla porta c’era Harry.
-Da giornalista, immagino tu sappia già chi è appena ritornato nella grande mela. Be’ darò un ricevimento per lui questa sera con tutti i miei amici e ne approfitterò per presentargli Lily. Ci terrei venissi anche tu- annunciò mentre entrava.
Peter avrebbe preferito farsi un round con i Sinistri Sei, ma purtroppo non poté far altro che dire: -Certo. A che ora? -.
-Otto e mezza. Ah, ovviamente ci sarà anche MJ, spero non sia un problema-.
-No, certo che no. Non devi smettere di esserle amico, perché ci siamo lasciati- sospirò Peter.
Norman sosteneva Crowne. Avrebbe potuto non gradire che suo figlio frequentasse la figlia di Hollister. E sarebbe stato tutta la sera vicino a lui e MJ. Peter ripensò alla settimana precedente, quando lui e Felicia avevano rischiato di farsi divorare da un’orda di topi e si disse che avrebbe preferito mille volte essere di nuovo in quella situazione, che andare a quel galà.
“Be’ questo la dice lunga su come funziona la mia vita mi pare” si disse amaro il castano, mentre chiedeva all’amico di aiutarlo a scegliere l’abito.
 
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I pensieri di MJ erano stati più o meno paralleli a quelli di Peter una volta che Harry l’aveva invitata alla serata. Avrebbe tanto voluto rifiutare, ma si era detta che se Osborn senior si fosse messo a criticare il figlio per la sua relazione o per la catena di bar, a Harry avrebbe fatto bene un po’ di supporto. E Peter sinceramente doveva avere già abbastanza carne al fuoco di suo, nel vedere il suo peggior nemico celebrato come un eroe nazionale. Non si poteva pretendere che cercasse pure di rimediare alle mancanze di Norman come genitore, oltre a quelle che commetteva nei confronti del codice penale.
“Sono sopravvissuta a esperienze peggiori legate a Norman Osborn che una serata in cui tutti gli faranno i complimenti” si era detta, cercandosi di convincere che teneva più a consolare Harry in caso di bisogno che sollevare Peter dall’obbligo di farlo.
Almeno ora solo lei sapeva che Peter era Spider-Man. Osborn non aveva più alcun motivo di farle del male. Non rischiava di fare la fine di Gwen. Non più.
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L’ampio salone in cui si teneva il ricevimento era bello e ben decorato, e ogni ingresso dell’edificio in cui era locato era sorvegliato da agenti federali, ma era più che probabile che in agguato da qualche parte ci fossero alcuni dei Vendicatori di Osborn. Peter non riuscì a non pensare a quanto sarebbe stato bello se Felicia fosse stata ingaggiata dalla sicurezza. Era vero che l’avrebbe voluta a un miliardo di chilometri da Osborn, ma la sua presenza sarebbe stata una consolazione.
Già… ma per quale motivo? Avere un’alleata in più in caso di bisogno… o semplicemente avere lei vicino? Una domanda a cui Peter preferì non cercare di rispondere. Aveva già troppa carne al fuoco.
Capendo che era il momento della presentazione ufficiale, Peter fu costretto ad avvicinarsi al folle. Almeno il suo senso di ragno non segnalava nulla… eppure provava una sensazione alquanto simile a quella di quando scattava.
-Papà voglio presentarti la mia nuova ragazza, Lily Hollister-.
-È un piacere conoscerla- fece educatamente la bionda, stringendo la mano di Norman.
-Anche per me. Lei è la figlia di Bill Hollister, giusto? -.
-Spero non sia un problema-.
-No, certo che no. Ma francamente sono certo di aver puntato sul cavallo giusto. Una volta che avremo catturato l’assassino delle ragno-spie, o come lo definiscono più comunemente Spider-Man…-.
-Spider-Man? Mi pareva che Crowne le avesse chiesto di venire in città per catturare Minaccia-s’ inserì in tono tagliente MJ.
-Certo, certo. Ma quegli efferati crimini mi hanno sconvolto così tanto, che…-.
-Perché sono state ritrovate delle ragno-spie su un paio di cadaveri? – sbuffò Peter.
-Un paio? Credevo che un giornalista fosse più informato. La mancanza di Jonah si fa proprio sentire- rispose sprezzante Osborn.- Sono state trovate ragno-spie su dodici cadaveri. Il killer si è scatenato. Sono stati riferiti solo pochi casi per non provocare il panico-.
“Ah, bene. Di sicuro a Bennett non sarà parso importante parlarne, quanto adulare Crowne e screditare Hollister” si disse amaro Peter. “Dodici omicididovrò davvero dedicare un po’ di tempo a questa faccenda. Lo posso aggiungere al milione di cose di cui preoccuparmi”.
-Andiamo papà, questa è una serata speciale. Non sprechiamola per parlare dell’Uomo Ragno- sbuffò Harry.
-Hai ragione Tesoro- convenne languida Lily.-Evitiamo anche l’argomento “Elezioni” per stasera-.
-Tenterò, ma anche Crowne presenzierà. Spero tu capisca Lily-.
 
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Dopo un’ora in cui aveva dovuto sopportare gente che lisciava il pelo a Goblin, quando Crowne lo elogiò per le sue azioni in difesa della giustizia, Peter pensò il pensiero che aveva sempre pensato che non avrebbe mai potuto pensare
“Quanto vorrei star combattendo i Sinistri Sei in questo momento”.
La cosa lo fece rabbrividire.
-Seratina pesante, eh? - commentò una voce familiare.
Un attimo dopo MJ si sedette sullo stesso divanetto su cui si era accomodato il suo ex.
Peter annuì.
-Tieni duro, Tigrotto. Il momento per intervenire arriverà- sussurrò la rossa, mettendogli una mano sulla spalla. Il contatto lo fece sentire rinfrancato per un istante… ma in quello dopo gli venne in mente Felicia e di colpo stare così vicino alla rossa parve sbagliato.
Però… era non voleva che Mary Jane sparisse dalla sua vita per sempre.
-Senti Peter… lo so che non potrà più essere come prima- cominciò MJ. -Ma ci tengo a farti sapere che…-.
Che?” si chiese Peter, sperando di sentire qualcosa che potesse farlo sentire un po’ meglio o almeno un po’ meno in colpa. Quando era tornato a casa e l’aveva trovata vuota, ovviamente ci era rimasto male, ma una parte di lui non ne era rimasta sorpresa. Una parte di lui se l’era sempre aspettato. E come poteva essere altrimenti? Era già tanto che MJ avesse sopportato per tanto tempo. In quel preciso istante, con tempistica perfetta si udì un urlo lacerante.
-HARRY! - fecero i due balzando nella direzione da cui proveniva la voce del loro amico.
 
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La distruzione del F.E.A.S.T. era stata un duro colpo per Eddie Brock. Più per il fatto che non avesse dove dormire, perché così non aveva scopo da dedicare ai suoi ultimi giorni. In quel momento si trovava dal medico che lo aveva in osservazione. Almeno quella mattina i suoi dolori erano meno forti.
Il termine delle analisi, avrebbe determinato i dosaggi da applicare alle sue medicine. Con un sospiro si disse che presto sarebbe tutto finito, ma malgrado fosse in stato di grazia non trovò molto conforto in quel pensiero.
 
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Lily giaceva svenuta vicino all’entrata di una toilette, con un coltello piantato in una gamba e i frammenti di un grosso vaso attorno al capo. Sul petto aveva un foglietto con su scritto “RITIRATI HOLLISTER O LA PROSSIMA VOLTA NON CI ANDRO’ COSI’ PIANO”. La grossa “M” rossa scritta proprio col sangue di Lily, lasciava pochi dubbi sull’identità dell’autore del messaggio.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Pratiche religiose che danno la certezza di evitare l’inferno, che richiedono di fare la comunione in determinati giorni.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
E rieccomi. Poca azione qui, ma mi serviva per poterla presentare in futuro. Questa storia richiede una certa introspezione e quindi non posso descrivere scazzottate in ogni capitolo.
Spero di riuscire a dare a MJ un ruolo un po’ più importante nei prossimi capitoli grazie alla presenza di Norman.
Felicia ha avuto il suo momento al fianco di Peter già da un po’, ma con lei è molto più facile considerando che quando Peter si mette a fare a botte, lo può aiutare. Mary Jane invece no. Per carità per essere coraggiosa è coraggiosa, ma semplicemente non è in grado di stare al fianco di Peter in certe situazioni.
Ringrazio tutti quelli che seguono/preferiscono/recensiscono e spero che la storia continui ad appassionarvi.
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Parti in movimento (Parte II) ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 16: Parti in movimento (Parte II)

 
Peter era certissimo che poliziotti, pompieri, paramedici e soldati fossero più eroi di lui, ma sinceramente ne aveva abbastanza di farsi interrogare dai primi dell’elenco.
Lui e tutti gli ospiti del galà furono costretti a rimanere per ore a disposizione degli inquirenti, cercando di ricordare ogni singolo dettaglio della serata. La speranza dei poliziotti ovviamente era che qualcuno avesse notato qualcosa che potesse fornire loro una traccia, ma tale speranza andò delusa. E visto il loro numero i testimoni furono costretti a rimanere alla centrale per un pezzo.
-D’accordo che è successo sotto il loro naso, e che è stata accoltellata la figlia di un candidato sindaco, ma per quanto ancora pensano di poterci trattenere? – aveva sbottato MJ dopo la prima ora.
In ogni caso i due ex si erano tenuti a distanza per tutto il tempo. La rossa voleva dire due parole a Peter, ma preferiva farlo in privato e in un momento più tranquillo.
 
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Rincasato Peter si trovò di fronte Vin.
-Ehi, tutto bene? Ultimamente non ho visto tue foto sul Bugle- commentò il moro vedendo la sua aria stanca.
-Ero un po’ fuori fase. Ti è mai capitato di imbatterti per caso in un’ex, più volte in pochi giorni? A me è successo con due ex-.
Vin ridacchiò: - Sfortuna. Be’ vedi di scuoterti. Ricorda che l’affitto è vicino-.
-Tranquillo, ho ancora qualcosa da parte, ma ora non se ne parla proprio di uscire. I tuoi colleghi mi hanno trattenuto per ore, ho proprio bisogno di un po’ di riposo-.
-Sì lo so. La protezione per Hollister è appena stata raddoppiata, ho chiesto di essere fra gli uomini di guardia-.
-Carlie ne sarà felice, immagino-.
-Lo spero. Adesso è al capezzale di Lily, ci sono stato anch’io fino a poco fa. Per fortuna la ferita non era profonda-.
-Meno male- sospirò Peter. - Passerò a trovarla anch’io, ma ora voglio solo farmi una doccia e riposare un po’-.
-Sai se è emerso qualcosa di utile? -.
-No. Ma c’erano centinaia di persone al galà, vedrai che qualcosa salterà fuori. Quando me ne sono andato, c’erano ancora molte persone da interrogare-.
“Avrei anche aspettato MJ, ma se n’è andata prima di me. Forse doveva registrare la prossima puntata… o magari voleva darsi anche lei una rinfrescata. O più semplicemente non aveva voglia di vedermi”.
 
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-Be’ bisogna ammettere che Crowne è stato di parola. Ci ha trovato davvero una nuova sede in un giorno solo- commentò una delle volontarie del F.E.A.S.T.
-Solo perché non voleva che Hollister guadagnasse troppa popolarità- ribatté un altro.
-Mi è indifferente perché lo abbia fatto- dichiarò Martin Li. L’importante è che possiamo riprendere a dare aiuto ai bisognosi-.
 
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Jeremaiah Trevorson era un uomo benestante, ma si sentiva povero come non mai. Tre quarti della sua vita erano ormai già trascorsi e quel che gli rimaneva da vivere appariva quanto mai solitario e tetro.
Aveva vissuto un’esistenza invidiabile: aveva ereditato l’azienda di famiglia, l’aveva ampliata e aveva vissuto nel lusso. Aveva sposato una donna bellissima con cui aveva condiviso un lungo, felice matrimonio. Aveva avuto tre bellissimi figli. E ora gli rimanevano solo i soldi, e si era ritrovato a scoprire che come in ogni triste stereotipata storia, non facevano la felicità.
Sua moglie Alberta che conosceva fin da bambino era morta da tre anni, vittima di un cancro che se l’era mangiata con una velocità terribile. Certo, una cosa triste, ma succedeva che un marito vivesse più di sua moglie.
Era assai meno comune invece che un padre si trovasse a dover seppellire tutti i suoi figli, come era successo a lui: Valerie dopo il suo addio al nubilato si era messa alla guida ubriaca fradicia ed era morta schiantandosi contro un camion, Sean era rimasto ucciso nello scontro campale tra supereroi avvenuto al termine della guerra civile, Simon colonnello dell’esercito era morto durante uno scontro a fuoco in Afghanistan.
Che gli restava nella vita? I suoi nipoti Simon Jr. e Nelson, ma erano solo due bambini che presto sarebbero cresciuti e presi dagli amici, dallo studio e dalle ragazze avrebbero avuto sempre meno tempo da dedicare al vecchio nonno.
Perfino al lavoro non era più la stessa cosa: quasi tutti coloro con cui aveva diviso per decenni fatica e aspirazioni ormai erano andati in pensione. Naturalmente altri avevano preso il loro posto, ma certi giorni entrando nella sala del consiglio d’amministrazione Jeremiah guardava i suoi più importanti dipendenti e pensava “Chi è questa gente? Come si chiamano e per cosa li pago?”.
E Bart il suo più caro amico fin dai tempi dell’università, se ne sarebbe andato alla fine del mese. In verità aveva raggiunto l’età pensionabile già da due anni, ma mosso a pietà da quella terribile serie di disgrazie che si erano abbattute su di lui aveva posticipato il congedo.
La cosa che più faceva rabbia a Jeremiah era che non poteva prendersela nemmeno pigliarsela con qualcuno per l’accaduto. Lo specialista che aveva seguito sua moglie aveva fatto tutto il possibile, il camionista non aveva colpa se una cretina ubriaca gli era venuta incontro senza dargli la precedenza che gli spettava… certo poteva odiare il miliziano senza nome che aveva ucciso Simon e gli idioti che avevano approvato quel maledetto atto di registrazione, ma il primo era morto nello stesso conflitto a fuoco in cui aveva perso la vita suo figlio, e il meglio che potesse fare contro quegli idioti che avevano messo quella carogna di Osborn al potere era non votare per loro alle prossime elezioni. Ironicamente la persona con cui era più arrabbiato era Danielle la figlia di Bart e ci stava pure male, perché l’aveva vista crescere. Ma accidenti a lei doveva proprio innamorarsi di uno che abitava in California e seguirlo lì come una cagnolina? Bart naturalmente si sarebbe trasferito a Los Angeles a sua volta per stare vicino alla figlia e con tutta probabilità non si sarebbero più rivisti. Gli sarebbe rimasta solo la direzione dell’azienda, che non avrebbe mai affidato a nessuno per il semplice bisogno di qualcosa che riempisse le sue giornate.
Preso da quei foschi pensieri di solitudine, Jeremiah non notò nemmeno la ragazza bionda dietro di lui. Sentì una grande botta in testa e tutto divenne nero.
 
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-Ne… ne è sicuro? - boccheggiò Eddie Brock, quando il medico gli ebbe riferito l’esito delle analisi.
-Assolutamente. Ho ripetuto i test tre volte. Lei è completamente guarito signor Brock. Non ha più il cancro
 
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Tornato a casa di sera Vin si accertò di essere solo nell’appartamento. La presentazione di Carlie avrebbe dovuto aspettare, visto che sua sorella era in ospedale e il servizio di guardia a Bill Hollister non era certo un’attività esaltante, anche se la compagnia di O’ Neal che aveva accettato di entrare con lui nel servizio di protezione l’aveva reso un po’ più sopportabile.
Era un brav’uomo O’ Neal. Non era uno di quelli che dopo una situazione di pericolo, faceva tutto il possibile per stare a una scrivania ad occuparsi di scartoffie più che poteva. Minaccia doveva solo provare a far di nuovo del male ad Hollister. Ci avrebbero pensato loro a fermarlo.
Chissà dov’era andato Parker. Magari aveva fatto un salto all’ospedale per far compagnia a Carlie e Lily o forse era a caccia di soggetti per le sue foto… non lo conosceva ancora molto, ma gli pareva un tipo simpatico. Sarebbero potuti diventare amici, anche se non era certo un uomo d’azione come lui e il suo partner.
 
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Peter non era tanto sicuro che fosse il caso di andare in giro nei panni del suo alter-ego con Osborn in città, ma quel suonato di Minaccia stava diventando sempre più pericoloso. Come caspita aveva fatto a infiltrarsi al galà, con tutta quella sicurezza? Poteva essere proprio uno della sicurezza, degli invitati, o del catering, ma anche così c’erano centinaia di sospetti… Harry incluso. Peter era convinto che il suo amico amasse Lily. Si capiva dalla luce che aveva negli occhi quando ne parlava e quando stavano insieme, ma purtroppo questo non implicava che non le avrebbe fatto del male: una volta Harry aveva rapito moglie, figlio e cognato e lui si era ritrovato costretto a liberarli. Ricordava ancora ciò che gli aveva detto Raxton quando lo aveva informato che Harry era tornato ad essere Goblin: “Perché non l’hai fermato? Tu fermi sempre i criminali! Fermavi sempre me!”.
All’epoca non aveva potuto dirgli che Harry conosceva la sua vera identità, ma adesso… avrebbe dovuto fare ciò che andava fatto. Almeno nell’agguato subito da Lily c’era il vantaggio che per fare buona figura coi media, Osborn avrebbe dovuto andare a trovarla. Niente Goblin originale per quella notte.
 
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I medici avevano detto che non c’era pericolo, ma Carlie ed Harry erano comunque voluti rimanere con Lily. Anche Bill si era offerto, ma l’altra sua figlia l’aveva dissuaso: -Non puoi restare qui: Minaccia non si è fatto scrupoli ad attaccarti in un rifugio per senzatetto, credi davvero che si farà problemi a devastare un ospedale? Vuoi mettere in pericolo tutti gli altri pazienti e il personale? Ci resto io con Lily e se quel pazzo tornasse, la tua presenza non farebbe alcuna differenza–.
-Ha ragione papà: devi pensare alla campagna. Il dottore ha detto che è una ferita superficiale. Se trascuri i tuoi doveri farai il gioco di Minaccia. Vuoi che raggiunga il suo scopo? - rincarò Lily.
-Odio lasciarti così- mormorò Bill.
-Ce la farò papà. Mi spiace solo che non potrò andare all’inaugurazione della nuova discoteca a Soho-.
-Se penso che l’ultima volta che hai avuto bisogno dell’ospedale temevi di perderti i Digimon…- sospirò Bill. - Ok. Ma chiamami per qualsiasi cosa in qualsiasi momento-.
-Promesso. Ora però fila, prima che arrivino il padre di Harry e Crowne. Vuoi dare loro l’occasione di dimostrarti altra solidarietà? Senza offesa Amore- aggiunse in fretta la bionda. - Ma ci tengo che vinca mio padre. E sarebbe il caso che te ne andassi pure tu: odio i ragazzi con le occhiaie-.
-E a me non dici niente? - s’inserì Carlie.
-Compra qualche barretta da dividere come facevamo quando eravamo piccole e non avevamo sonno-.
Ci fu una breve risata collettiva.
 
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La notte portò tre rapini e due scippi, ma nessun tipo di goblin. A tormentare il nipote di Ben ci pensava anche la storia dell’assassino che metteva ragno-spie sui cadaveri. Chi stava cercando di incastrarlo e perché? E come si era procurato le ragno-spie?
Di colpo squillò il telefono. Era Felicia.
-Ehi, come va? Ho saputo della figlia di Hollister- fece l’albina.
-Ho cercato di trovare Minaccia, ma niente. Per fortuna la ferita di Lily è lieve-.
-Sì lo so. Il TG ne ha parlato. Hollister ci ha assunti di nuovo per la sicurezza. Vuole che almeno uno di noi, sorvegli la figlia in questi giorni. Domani ci andrò io- buttò lì la ragazza.
-Magari ci vedremo lì- rispose Peter, senza accorgersi di stare sorridendo. La possibilità di quell’incontro lo rendeva felice e dopo una chiacchierata di cinque minuti si sentiva stranamente più leggero.
 
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-Per merito dell’attentato subito dalla figlia, e del suo rifiuto di arrendersi, Hollister è tornato in testa! E tu vai pure a farle visita in ospedale! - sbottò Crowne rivolto a Osborn.
-Esce con mio figlio, ci si aspetta che le faccia queste cose- fece annoiato Norman. - Tu mi hai fatto venire qui perché catturassi Minaccia, non per aiutarti ad arruffianare l’elettorato. Per quello hai Bennett mi sembra-.
Crowne digrignò i denti, ma non replicò.
-La mia squadra ha già iniziato le strade ricerche. Troveranno presto quell’imita… quel criminale da due soldi. Mi hai fatto venire qui per questo e questo avrai. Il resto non sono fatti miei- tagliò corto il rosso, prima di alzarsi e uscire dall’ufficio del candidato sindaco.
Crowne rimase a fissare la porta per qualche secondo, dopodiché afferrò il telefono.
 
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Il mattino seguente lo staff del Daily Bugle fu convocato per un’altra riunione
-Ho deciso una nuova linea d’azione: dato che siamo un giornale di Crowne, cercheremo di danneggiare Holister cercando qualcosa sul suo maggior sostenitore-.
-Cioè su Martin Li? Quello che ha vinto due volte di fila il premio per il filantropo dell’anno?!- fece esterrefatta Betty.
-Esatto: nessuno è così pulito! Miss Brando se ne occuperà lei-.
-Brant. Mi chiamo Brant- ringhiò a denti stretti l’ex-segretaria.
-Quello che è. In ogni caso ultimamente gira voce che i malati che vanno al F.E.A.S.T. guariscano miracolosamente. E non dal raffreddore o dall’influenza, ma di cose tipo il tumore. Probabilmente c’è sotto una truffa e ufficialmente indagheremo su quello. Ufficiosamente voglio che troviate qualunque minima scusa per mettere in cattiva luce Li e di conseguenza Hollister-.
Nessuno disse nulla, ma Robbie, Ben e molti altri cominciarono a scrivere mentalmente la loro lettera di dimissioni.
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Un altro capitolo statico, ma probabilmente già nel prossimo ci sarà un po’ di azione. In ogni caso mi era indispensabile dedicare un po’ di spazio alla situazione generale e ai vari personaggi. Anche se la storia è imperniata sul triangolo Peter-Mary Jane-Felicia, non si può parlare sempre di loro.
Alla prossima!

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Capitolo 17
*** La bufera ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 17: La bufera

 
Malgrado al F.E.A.S.T. ci fosse sempre tanto da fare, molti si erano volentieri presi un momento di pausa, quando uno dei loro collaboratori era entrato di corsa e aveva annunciato di essere guarito da un cancro terminale.
-Me l’hanno detto ieri… non riesco ancora a crederci- disse Eddie Brock ridendo e piangendo contemporaneamente, mentre gli astanti gli davano pacche sulle spalle.
-È meraviglioso Eddie! Ha sentito signor Li? Un altro dei miracoli che avvengono in questo posto-.
-Via May non creiamo false speranze… comunque siamo molto felici per te Eddie- fece sorridendo Li. -Penso che la cosa meriti un festeggiamento. Che ne dici di sacrificare una delle tue meravigliose torte? -.
 
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-Guardiamo in faccia alla realtà: il Bugle è diventato un giornalaccio- sospirò Robbie, mentre lui e Ben Urich si concedevano un hot-dog durante la pausa pranzo. -Jonah non si è ancora svegliato, ma tutto sommato la cosa non ha molta importanza: anche se avesse i soldi per comprare il giornale, Bennett non glielo venderebbe. In tutta coscienza però, io non posso continuare a lavorare per lui-.
-E nemmeno io- ammise Urich. -Quindi per come la vedo io abbiamo due possibilità. La prima è la più semplice: ci dimettiamo e cerchiamo lavoro altrove. Non dico che lo troveremmo all’istante, ma avremmo buone possibilità. I nostri nomi contano qualcosa nel mondo del giornalismo-.
-La numero due? -.
-Prendiamo esempio proprio da Bennett e ci mettiamo a cercare qualcosa di compromettente su di lui. Se lo troviamo, lo passiamo a qualche nome grosso della concorrenza e con un po’ di fortuna riusciremo a farlo scoppiare-.
Robbie tacque qualche secondo, poi disse: -Bennett è un verme, ma l’idea di cercare di rovinarlo mentre mi paga non mi piace-.
-Nemmeno a me. Ma credo sia ciò che vorrebbe Jonah. Hai visto come sta trasformando il Bugle-.
-Possiamo attaccare Bennett anche da un altro giornale-.
-Potremmo non avere la libertà d’azione necessaria, e poi sembreremmo degli infami che cercano di affossare il Bugle dopo averci lavorato per anni. E lo sai anche tu-.
Robbie si passò una mano sulla faccia.
- Non mi piace, ma hai ragione. D’accordo allora, ma solo a patto che non tiriamo dentro nessun altro-.
Ben annuì:-Io e te non siamo più dei ragazzini, e non abbiamo mutui da pagare o persone a carico. Se pure perdiamo il lavoro, in qualche modo ce la possiamo cavare, ma…
-… Ma tra quelli che la pensano come noi, ci sono dei giovani a cui Bennett potrebbe rovinare la carriera con i suoi contatti e persone che devono mantenere una famiglia- completò Robbie. -Secondo me dovremmo anche indagare su Crowne. Visto che Bennett è legato a lui, se venisse fuori che è corrotto, sarebbe un duro colpo per la sua immagine-.
-Crowne è corrotto eccome. Si è affidato a Osborn-.
-Osborn al momento è off-limits. Un miliardario criminale per volta-.
 
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“Grazie al cielo Bennett non ha voluto me per le foto dell’articolo diffamatorio su Li. Però devo dirlo a zia May… tanto lo scoprirà comunque e preferirà saperlo da me”.
Mentre volteggiava in direzione del F.E.A.S.T. Peter si sentì l’amaro in bocca. Jonah non dava segni di ripresa e il giornale per cui lavorava da più di dieci anni, era diventato uno schifo di tabloid.
Il Bugle era stato qualcosa di passeggero all’inizio, un modo per tirare avanti economicamente dopo la morte di zio Ben, ma col tempo Peter era arrivato ad amarlo e sentirlo parte della sua vita. Certo, aveva lavorato anche altrove e fatto altro che il fotografo, ma comunque quel giornale era importante per lui.
C’era stato un tempo in cui aveva sognato di diventare scienziato, ma con stupore si rese conto che ormai non ci pensava più da un pezzo. Quando era stata l’ultima volta che si era occupato di scienza per qualcosa di diverso dalle sue attività di vigilante? Non lo ricordava.
Dopo essere atterrato si tolse il costume. Di certo la zia gli avrebbe chiesto di fermarsi per aiutare i volontari… quella mattina non sarebbe riuscito a passare all’ospedale, quindi. Be’ ci sarebbe andato la sera, anche se questo probabilmente avrebbe voluto dire non vedere Felicia… perché pensare a quella possibilità gli faceva sentire una sorta di vuoto al petto? Un quesito che era meglio accantonare per il momento. Meglio indagare sul perché si stava mangiando torta.
-Ehi, zia c’è una fetta anche per me? Che si festeggia? -.
-Una cosa meravigliosa: Eddie è guarito dal cancro! Il medico dice che scoppia di salute- fece sorridendo l’anziana signora.
-CHE COSA?!- urlò esterrefatto Peter.
“Osborn a capo dei Vendicatori, Brock che guarisce dal cancro… quale sarà la prossima? Doc Ock in lizza per il Nobel? Fisk sindaco?”.
Notando le espressioni confuse degli astanti, il supereroe si sforzò di sorridere.
-Cioè… è incredibile! Davvero fantastico! Comunque dovrei parlarti… so una cosa che potrebbe interessare a mister Li-.
Sentito l’avvertimento del nipote, May scosse il capo e sospirò: -Se lo sapesse il povero signor Jameson… sapevo già che il Bugle era diventato spazzatura visto come parlano del povero Bill Hollister, ma che se la prendano anche con noi, solo perché Martin lo sostiene…-.
-Ambasciator non porta pena- ci tenne a precisare Peter alzando le mani. - Ma sono sicuro che il peggio che potrà fare Bennett sarà inventarsi qualche panzana. Non ti buttare giù zia-.
-Certo. Be’ credo sia il caso che vada a parlare con Martin…-.
 
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MJ aveva deciso di schierarsi a favore di Hollister durante le elezioni: il supporto di una celebrità avrebbe potuto aiutare e quindi avrebbe fatto una dichiarazione a suo favore durante lo show, come le aveva suggerito Lily. Malgrado la conoscesse appena, era andata a trovarla più che altro per essere di supporto a Harry. Aveva sperato di trovare lì anche Peter, ma l’amico le aveva detto che era passato al ricovero per senzatetto dove sua zia faceva volontariato.
Non aveva impegni per il resto della mattina… se avesse corso, forse lo avrebbe trovato lì. Doveva parlargli. C’era una cosa che doveva dirgli.
In quel momento una figura attirò la sua attenzione. Era lontana e di spalle, ma la rossa era troppo abituata alla sua figura per non riconoscere la Gatta Nera.
Che diamine ci faceva in un ospedale? Non vedeva cosa ci fosse da rubare lì… ma se avesse voluto rubare qualcosa, non se ne sarebbe andata in giro con tanta nonchalance… forse si era unita a una di quelle squadre di supereroi sovvenzionate dal governo?
Per un attimo MJ penso di correrle dietro per salutarla, ma poi realizzò che Felicia non poteva ricordarsi chi fosse e si allontanò verso l’uscita.
 
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Grace Milton moriva dalla voglia di prendere a calci qualcosa. Sua madre possibilmente.
“Potresti provare a iscriverti all’Azione Cattolica, così conosceresti un po’ di gente nuova” era da anni il ritornello preferito di quella scema e la sera precedente era tornato all’attacco, lagnandosi che usciva poco, che non aveva un uomo e tutta la solita roba trita e ritrita che tutti in famiglia conoscevano a memoria.
L’Azione Cattolica! Proprio un bel posto per passare il tempo! Grace aveva controllato il sito internet e gli eventi in programma erano gite di uno o due giorni in vari monasteri, pasti inclusi, seguiti da esercizi spirituali e ovviamente da due messe al giorno con possibilità di confessione, mentre per chi volesse rimanere in città erano disponibili conferenze e processioni religiose. Una vera botta di vita, insomma.
Non che ne fosse sorpresa e in effetti non si poteva certo pretendere che un’associazione religiosa, proponesse ai suoi membri attività non connesse alla religione, ma ne aveva le tasche piene di sua madre che continuava a lagnarsi della sua inesistente vita sociale, mentre sua sorella aveva un fidanzato e usciva almeno tre sere a settimana.
Grace non aveva molti amici per il semplice fatto che era poco amichevole, e non usciva molto perché uscire non le piaceva tanto. Tutto qui.
In ogni caso lei non aveva la minima intenzione di pagare per buttare via un fine settimana in qualche convento di montagna, costretta a starsene in silenzio tutto il giorno, mentre si sentiva dire quanti monaci avevano ottenuto splendide visioni del Paradiso in virtù dell’impegno messo nella preghiera e dell’essersi confessati almeno due volte al giorno.
Fosse almeno stata una baciapile sua madre, invece aveva semplicemente paura che lei rimanesse zitella e non se ne andasse mai via di casa.
Ciò che Henrietta Milton non voleva capire era che non tutte le donne sono fatte per essere madri e che Grace era già innamorata della carriera. Non sarebbe mai stata capace di mettere da parte le sue ambizioni per occuparsi di un bebè o di un fidanzato che si sentiva trascurato.
Poi c’erano sempre quei posti in cui si poteva restare incinta artificialmente… se una volta raggiunto il successo professionale e una certa età si fosse davvero trovata sola, nulla le avrebbe impedito di farci un salto e di avere qualcuno che badasse a lei quando sarebbe stata vecchia.
Comunque di casa se ne sarebbe andata via presto: l’azienda per cui lavorava stava per aprire una filiale a Austin e Grace aveva buone possibilità di ottenere un posto di responsabilità lì. Un passo in più sul percorso che l’avrebbe portata a ottenere un posto di dirigente, uno stipendio da favola e di conseguenza una vita agiata. Inoltre a vivendo a più di millesettecento miglia di distanza, le ingerenze di sua madre nelle sue scelte di vita sarebbero per forza di cose diminuite.
Mentre si avviava verso l’ufficio, notò una ragazza bionda in lontananza. Carina, anche se aveva l’aria decisamente troppo corrucciata per qualcuno di quell’età.
“Di sicuro ha pure lei un genitore che la strazia. Oh, be’ ognuno ha la sua croce, anche se di sicuro in quei noiosissimi raduni parleranno solo di quella più famosa”.
 
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L’ingresso di MJ attirò un bel po’ di sguardi sorpresi. Non tanto dai senzatetto, che per ovvi motivi non erano molto informati sulle celebrità, ma da alcuni dei volontari.
-Guardate quella è Mary Jane Watson! -.
-L’attrice? Ma che ci fa qui? -.
-Forse, vuole parlare con mister Li… magari è anche lei una sostenitrice di Hollister! -.
A MJ piacevano i suoi fan, ma in quel momento desiderava vedere un’unica persona, che in quel momento stava distribuendo coperte. Si fece coraggio e lo chiamò.
-Accidenti che faccia…- fece la rossa quando Peter la raggiunse. Che ne fosse stata la sua apparizione la causa? Tutto sommato sarebbe stato comprensibile.
-Eddie Brock è miracolosamente guarito dal cancro e ho dovuto fingere di esserne felice, dopo che Osborn è stato trattato come l’eroe nazionale… mi perdonerai se non sono proprio al settimo cielo- brontolò Peter.
-Che?!- fece la rossa, sconvolta, ma anche felice di sapere che non era stata la sua presenza a dare sui nervi a Peter.
-È un piacere vederti MJ- commentò May raggiungendo i due giovani- Perché non dai una mano a Peter con queste coperte, già che sei qui? -.
-Volentieri-.
 
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-So che non ha più il simbionte, e che dovrei essere contento che sia guarito, però…-.
-… però sei umano e ti ricordi che ti ha quasi ammazzato una ventina di volta- sbuffò la rossa. – E quella porcheria non centrava niente con quello che faceva: ce l’hai avuta addossa pure tu, e non sei diventato un maniaco omicida. La colpa è stata solo di Brock-.
-Be’ adesso sembra davvero cambiato. E comunque ormai è inoffensivo- sospirò Peter.
Era stato bello poter perdere qualche momento a parlare di Eddie Brock, ma Mary Jane decise che era arrivato il momento di pilotare la conversazione sull’argomento principale, prima che saltasse fuori qualche invasione aliena, una carica di dinosauri, un attacco di troll o qualcosa del genere e lui dovesse correre a salvare il mondo.
-Non ci siamo visti molto da quando sono tornata in città- esordì.
Peter rimase in silenzio. Era vero, tra un’emergenza e l’altra non aveva dedicato molta attenzione a MJ… e soprattutto aveva passato un sacco di tempo con Felicia. La cosa lo fece sentire stranamente colpevole, sebbene non ne avesse motivo: primo era single ed era stata proprio Mary Jane a lasciarlo, secondo tra lui e la gatta non era successo proprio niente… anche se doveva ammettere che ne subiva ancora il fascino.
-Senti… non so se tornerà mai come prima fra noi due, ma tu… mi manchi. E voglio tornare a far parte della tua vita… se per te va bene-.
-Certo che va bene Mary Jane. Mi sei mancata moltissimo- rispose Peter. Si guardarono e per un istante fu come se tutti quei mesi in cui non si erano parlati non ci fossero stati… ma fu solo un istante e la voce di mister Li amplificata da un megafono li riportò alla realtà.
-Attenzione! È stata appena annunciato che una bufera di neve imperverserà sulla città per tre giorni. Per tutto questo periodo di tempo sarete i benvenuti qui e siete pregati di spargere la voce il più possibile-.
-Be’ passerò tre giorni di relax- commentò la rossa. Era felice che Peter volesse che tornassero ad essere perlomeno amici… poi magari… col tempo… non poteva negare di sentire sempre di più la sua mancanza… perfino il fattore Spider-Man, in certi momenti non le pareva più una cosa grave.
 
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Felicia uscì dall’ospedale un po’ abbacchiata per la mancata visita di Peter. Chissà cosa stava facendo… in ogni caso ricevuta la notizia della tempesta, Hollister aveva preteso che parte del gruppo si fermasse in ospedale e sinceramente sperava non toccasse a lei. Dovendo starsene tre giorni senza poter uscire, avrebbe preferito stare a casa sua piuttosto che in un ospedale.
 
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Vin avrebbe passato i tre giorni di bufera alla stazione di polizia, quindi Peter aveva l’appartamento tutto per sé e dopo essersi fermato per il saluto a Lily era andato a fare provviste, trovando i negozi presi d’assalto. Felicia non c’era quando era arrivato, ma non se n’era stupito. Zia May invece si sarebbe fermata al F.E.A.S.T. per aiutare come meglio poteva.
Forse, la bufera in arrivo era una cosa positiva: avrebbe bloccato tutto per un po’. Norman, Minaccia, Mister Negativo… per qualche giorno non avrebbe dovuto pensarci.
I primi fiocchi di neve avevano cominciato a cadere. Peter li guardò quasi con gratitudine.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Altro capitolo di passaggio, ma come ho detto devo per forza dare un po’ di spazio alle situazioni dei vari personaggi e la cosa alla fine ne occupa davvero parecchio. Comunque Peter non sta per godersi una vacanza e presto si tornerà alle super scazzottate.
Ci si vede nelle recensioni!

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Capitolo 18
*** La bufera (parte II) ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 18: La bufera (parte II)

 
 
Bisognava sempre controllare i cassonetti. Dentro poteva sempre esserci qualcosa di utile o di commestibile.
-Come mi sono ridotto… e dire che sono laureato- sospirò Gerard mentre apriva e cercava di entrare nel cassonetto.
-Via di qui, amico! Il posto è già occupato! - fece un ragazzo al suo interno. -Oh… ma noi ci siamo visti al F.E.A.S.T. Scusi, ma con tutti i vagabondi improvvisati che ci sono oggi, noi seri professionisti dobbiamo difenderci in tutti i modi. Comunque, questa coperta un po’ bucherellata è l’unica cosa che può servire qui dentro-.
-Dubito basterà, per la bufera che sta per arrivare-.
-Sempre meglio che niente-.
Gerard esitò, ma poi disse: - Se vuoi… puoi stare sul sedile anteriore della mia macchina-.
-Sul serio? -.
-Sì-.
-Be’ per sdebitarmi le offro il pranzo-.
-Sul serio? - disse divertito l’uomo.
-Sì. Conosco una chiesa qui vicino. Se vuole ricambiare si confessi: il prete sarà contentissimo-.
-Perché no? Anche l’anima vuole la sua parte-.
 
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La bufera ormai era cominciata. Il vento ululava, spingendo i fiocchi di neve in una tutte le direzioni e una soffice coltre bianca si era depositata un po’ ovunque.
“Finalmente. Stanotte, nessuno avrà bisogno dell’Uomo Ragno” si disse soddisfatto Peter. Lo aspettavano settantadue ore di riposo assoluto.
 
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“Sono una tipa da champagne, ma in questi casi non c’è nulla di meglio di una cioccolata calda” si disse Felicia, mentre si sedeva sul divano stringendo una tazza fumante.
Be’ sarebbe stato meglio se a condividerla con lei ci fosse stato qualcuno… un qualcuno in particolare.
“La tua fantasia è bere cioccolata calda con un ragazzo mentre nevica? È il trionfo della sfigata”. Pur essendo contenta di non essere di turno, Felicia era un po’ seccata: l’inattività non faceva per lei, ma non era c’era molto che si potesse fare con quel tempaccio. Non restava che la tv. Fortuna che comprava ancora qualche DVD di tanto in tanto… usare lo streaming era impensabile con quel vento che faceva tremare gli infissi delle finestre.
“Allora voglio passare la mattinata con Intrigo internazionale o con Buffy l’Ammazzavimpiri?” s’interrogò la gatta.
 
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Bailee Phillips, malgrado facesse l’insegnante trovava strano avere un adolescente in casa. Purtroppo però capiva benissimo la sua situazione: i suoi genitori non le parlavano da quando aveva fatto coming-out, e sua sorella e suo fratello non erano stati di nessun aiuto. Non li vedeva più da anni e lo stesso dicasi per i loro figli… fino a tre giorni prima, quando all’uscita del lavoro si era trovata di fronte suo nipote Blake, con uno zaino in spalla e gli occhi pieni di lacrime. Gli piacevano i ragazzi ed era terrorizzato dalla reazione di sua madre. Avrebbe tanto voluto rassicurarlo, ma sua sorella non si faceva sentire da anni… e quando le aveva telefonato per dirle che suo figlio era con lei, aveva detto solo che se l’aspettava che fosse andato a cercare una sua simile, per poi chiudere la chiamata.
Bailee voleva davvero sperare che sua sorella riuscisse ad accettare la cosa, o che almeno lo facesse suo marito… ma se non fosse stato così che avrebbe fatto? Non avrebbe mai avuto il cuore di mettere Blake alla porta, ma l’idea di ritrovarsi a fare da madre a un adolescente non voluto dai genitori non la allettava per niente.
Con un sospiro si affacciò alla finestra. Per un attimo ebbe l’impressione di vedere una figura bionda che osservava la casa, ma poco dopo era già sparita.
“Devo essermelo immaginato. Chi mai se ne andrebbe in giro con questo tempo?”.
 
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“Un bel bagno caldo è proprio quello che ci vuole con questo freddo” si disse Mary Jane Watson, mentre s’immergeva nella vasca.
Alla fine si era trovata un appartamento. Bello, grande e suo. La sua carriera stava andando benissimo, ora che era libera dalle interferenze supereroistiche. Presentare le piaceva e lo show stava andando bene… ma quel vuoto nel petto non potevano riempirlo né i soldi, né il successo.
Peter le mancava e stava cominciando a pentirsi della sua scelta di lasciarlo. Eppure ricordava fin troppo bene le loro serate tipo: lei rientrava dal lavoro, Peter diceva qualcosa tipo “Ciao MJ com’è andata la giornata? Bene? Bene! Ti amo, ma i Sinistri Sei sono tornati in azione” e volteggiava fuori dalla finestra sparendo per tutta la notte… se era fortunata. A volte stava via per giorni senza che lei sapesse se era vivo o morto.
Eppure in certi momenti non sembrava così terribile… meglio avere Peter solo per un po’, invece che non averlo affatto…
 
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Peter Parker non era abituato al relax. Aveva letto un libro che si era trovato in casa (proprio non ricordava di aver mai comprato il Faust di Goethe) e ascoltato un po’ di musica, ma stava iniziando ad annoiarsi.
Certo che si era divertito quando Felicia lo aveva aiutato a riordinare… e quando lo aveva aiutato a indagare … in effetti gli ultimi momenti piacevoli degli ultimi tempi erano stati dovuti principalmente a Felicia… però non poteva fingere che non piacesse più MJ in quel modo.
Peter sospirò. Le faccende di cuore erano sempre roba complicata. Certo, l’essere un criminale ricercato che faceva parte di un gruppo sovversivo che mirava a rovesciare un dittatore rendeva un po’ difficile considerare di avere una relazione.
Ma stavano davvero cercando di rovesciare Osborn? Logan diceva che non bisognava avere fretta e attendere l’occasione propizia… ma certi giorni a Peter pareva di non fare niente. Certo, non potevano scagliarsi contro il folle con un assalto frontale, ma chissà quando sarebbe arrivato il momento… e soprattutto chissà quanti danni Osborn avrebbe provocato nel frattempo!
Inutile farsi il sangue amaro pensando a cose del genere. Meglio cercare di godersi quel po’ di vacanza.
Mentre il giovane Parker faceva zapping, venne mandata in onda un’edizione straordinaria del tg: -Gli ospedali sono sovraccarichi e i pompieri stanno facendo del loro meglio per portare assistenza ai bisognosi. Raccomandiamo di restare in casa…-.
Anche Jonah era ricoverato in ospedale. Per colpa sua. E il suo era uno di quelli che avevano dichiarato di aver terminato i posti disponibili.
“Peter Parker non potrebbe dare una mano a nessuno… ma l’Uomo Ragno sì!” si disse deciso Peter.
 
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Altro che non aver bisogno dell’Uomo Ragno. Quel giorno c’era un bisogno disperato di lui: tra incendi, strade ostruite e crolli Peter non faceva in tempo a risolvere un problema che subito se ne presentava un altro. Sbloccò idranti congelati, salvò dei senzatetto che dopo essersi rifugiati in edifici pericolanti rischiarono di vederseli crollare in testa, fermò gli sciacalli che non mancavano mai in un disastro del genere… fra una cosa e un’altra dopo tre ore di viaggio non era ancora passato dall’ospedale.
Eppure mentre si batteva col freddo per portare aiuto ai suoi concittadini i dubbi e i pensieri di poco prima non avevano più posto. C’erano solo quelle persone che avevano bisogno di lui.
Un’esplosione lontana richiamò la sua attenzione. Dopo tanti anni, riconosceva la posizione delle banche a memoria. Sparò una ragnatela dal polso e volteggiò verso la rapina in corso.
 
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-Te l’avevo detto o no che era il momento migliore per fare un colpo? Se saremo abbastanza veloci domani a quest’ora saremo in vacanza ai tropici! - annunciò fieramente Boomerang, mentre Shocker si precipitava nel caveu.
-Beato te! Mi manderai una cartolina? - fece Peter entrando dallo squarciò aperto dall’esplosione nelle pareti della banca.
-Credevo che i ragni se ne stessero nascosti col freddo! - sbottò irato l’australiano scagliando un boomerang esplosivo in direzione dell’eroe.
-Che vuoi farci sono uno stacanovista-.
 
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In un laboratorio sotterraneo un uomo di colore in camice da laboratorio imprecò.
-I generatori ausiliari uno e due hanno smesso di funzionare. Disattivate tutti i sistemi operativi non essenziali-.
-Ci mancava questa stramaledetta bufera! Proprio quando il capo è in città e vuole controllare come procede il lavoro! - sbottò una donna alle sue spalle.
-Il capo dovrà accontentarsi dei nostri progressi: il materiale che otteniamo è pessimo e con questo gelo non possiamo mandare fuori le lucertole per ottenerne altro- sbuffò un altro uomo. - A proposito delle lucertole, vuole che vengano modificate. Le vuole più forti e più aggressive-.
-Per fortuna Heather aveva già un progetto in merito… ma cos’è questo chiasso? -.
-Qualcosa da fuori-.
 
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Boomerang e Shocker anche in due non riuscivano a fare il lavoro di un avversario valido per Peter. Bisognava ammettere che avevano fatto un buon gioco di squadra nel accoppiare le scariche di Shocker con le traiettorie dei boomerang esplosivi, ma Spidey era troppo veloce e in più aveva l’aiuto del suo senso di ragno. Per il puro piacere di farlo, catturò uno dei boomerang con la ragnatela e lo diresse verso il legittimo proprietario. Boomy lo respinse con uno dei suoi e le due esplosioni si annullarono a vicenda.
Peter si lanciò contro l’australiano, atterrandolo con un calcio volante in pieno petto. Un veloce montante da sinistra fu tutto ciò che servì per spedirlo nel mondo dei sogni.
“Complimenti Fred! Non sei durato cinque minuti!” imprecò mentalmente Shocker, prima di lanciare una scarica sonica contro il ragno. Quest’ultimo la evitò, ma Boomerang ancora steso per terra fu investito in pieno… cosa che attivò tutti i boomerang esplosivi che aveva ancora addosso. Per fortuna del loro proprietario l’urto li aveva spinti lontano da lui. Il senso di ragno urlò per segnalare l’allarme e l’eroe afferrò il criminale e si rifugiò sul soffitto, mentre Shocker che aveva capito cosa stava per succedere, usò i suoi guanti per decollare e uscire da una finestra.
Un attimo dopo la banca fu illuminata a giorno e un tremendo “BOOM” risuonò per le strade deserte.
La forza dell’esplosione distrusse il pavimento… rivelando che sotto di esso, c’era un’ampia sala in cui si trovavano delle persone legate a lettini di metallo, collegate a delle flebo.
Sconvolto Peter incollo Boomerang al soffitto con la ragnatela e si lanciò lì dentro.
Era uno spettacolo orribile: pareti intere tappezzate di poveri disgraziati ricoperti di piaghe purulente e segni di punture dappertutto… nei casi migliori. La maggior parte era messa anche peggio: c’era un tale con il braccio destro talmente muscoloso che sembrava sul punto di esplodere, anche talmente lungo da arrivargli al piede, una donna era ricoperta di crepe da cui filtrava una sostanza orribilmente simile al magma, un ragazzino dotato di tre code simili a quelle di una pantera che terminavano in tre lame affilatissime… c’era proprio di tutto lì, anche se nelle combinazioni più grottesche. E tutti avevano stampate sulle facce delle espressioni che rendevano chiaro che fossero sottoposti a un dolore lancinante.
-A-a-aiuto per favore- boccheggiò un uomo che aveva zampe di struzzo al posto delle gambe. - A-aiuto-.
La debole, disperata invocazione venne ripetuta da tutti quelli che ce la facevano a parlare… meno della metà dei prigionieri.
In quel momento una donna dai capelli neri emise un urlo lancinante, per poi cominciare a essere scossa da tremende convulsioni. Si agitava come una posseduta dal demonio, mentre cominciava ad accartocciarsi, fino a ridursi a un terzo delle sue dimensioni precedenti. L’intero processo durò poco più di sei minuti, ma a quella poveretta parvero almeno sei ore.
Peter rimase orripilato. Non poteva portare fuori da lì tutta quelle gente da solo, ma qualcosa doveva pur fare...
A riscuoterlo dal suo torpore ci pensò il senso di ragno che lo informò dell’arrivo di una dozzina di uomini che indossavano un equipaggiamento sospettosamente simile a quello delle forze speciali, anche se privo di riconoscimenti.
-Intruso superumano nel settore B. È Spider-Man! - urlò uno dei nuovi arrivati in una radio. Non fece in tempo a chiedere rinforzi: l’eroe lo colpì al plesso solare con un pugno violentissimo, dopo essersi lanciato in mezzo al plotone. Un attimo dopo si scagliò sui nemici come una furia, approfittando del fatto che non potessero usare le armi da fuoco per paura di colpirsi tra loro.
-Normalmente farei qualche battuta… ma non ve le meritate razza di sadici! -.
 
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-Allarme! Spider-Man è penetrato nella struttura! -.
-Ha fatto un buco enorme da cui entrano neve e vento! Non possiamo mandare le lucertole! -.
-Maledizione, come può averci trovato? -.
 
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Spider-Man aveva messo a terra ben tre gruppi di armati, ma nemmeno lui poteva tenere quel ritmo per sempre.
-Qualcuno pensa di farcela a camminare? - chiese.
Circa un quarto delle persone presenti, fece deboli cenni d’assenso.
-Allora libero prima voi… cercate di chiamare aiuto e se ve la sentita portate fuori qualcuno che non ce la fa a uscire da solo- ansimò il giovane Parker, mentre faceva a pezzi le sbarre di metallo.
 
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-Signore siamo stati vittime di un’incursione da parte dell’Uomo Ragno… cosa dobbiamo fare? -.
-Niente. Farò tutto io- rispose la voce del capo. Un attimo dopo, l’uomo pigiò alcuni tasti e il suono di una sirena si diffuse in tutto l’edificio.
-Ho attivato la sequenza di autodistruzione. Se avete fatto le esercitazioni, troverete dei mezzi di trasporto al punto convenuto, se non le avete fatte… peggio per voi-.
Urlando gli scienziati si diressero verso le uscite di emergenza.
Il senso di ragno salvò Peter per l’ennesima volta quel giorno. Il presentimento d’allarme fu tale che non si stupì quando risuonò un tremendo botto e l’edificio cominciò a crollare addosso agli armati e ai poveracci che non aveva ancora portato all’esterno.
 
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-Continui a impicciarti dei miei affari ragno… qui ci vogliono i grossi calibri- commentò Norman Osborn.-Almeno mi hai risparmiato la fatica di cercarti-.
 
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Peter ansimava nella neve tra le urla dei disgraziati che era riuscito a soccorrere.
-Calm… calmatevi… ora vedrò di portarvi al sicuro…-.
Già… ma quale poteva essere un luogo sicuro per quella gente? Forse, il Baxter Building… Reed avrebbe potuto fare qualcosa per qui poveracci… peccato solo che buona parte di quelli ancora in grado di reggersi sulle proprie gambe, fosse fuggita via subito dopo l’esplosione.
Lo sconcerto per quanto aveva appena visto fece sì che a Peter Parker non venisse in mente che anche per lui sarebbe stato saggio togliersi di torno. Ci pensò solo dieci minuti dopo, quando fu colpito da un fascio di luce proveniente da un’helicarrier.
-Arrenditi Uomo Ragno! Sei in arresto per violazione dell’Atto di registrazione dei Superumani e omicidio plurimo! – ruggì una voce da un megafono.
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Sono un po’ in ritardo, ma non ho avuto molta ispirazione ultimamente, né tanto tempo per scrivere. Peter sta per trovarsi in guai grossi come e dietro ad alcuni di quelli passati c’era Osborn... stiamo per arrivare a una svolta.
Chiudo con una triste nota. Si è spento all’età di 93 anni, John Romita Senior, storico disegnatore dell’Uomo Ragno che illustrò vere pietre miliari delle storie del personaggio tra cui “Il vero volto di Goblin” e che tra le altre cose ha contribuito al design del personaggio di Mary Jane. Suo figlio John Junior, ha seguito le sue orme ed è attualmente al lavoro sulla serie dell’Arrampicamuri.
Continua a dipingere avventure in paradiso, insieme a Stan e a tutti gli altri. Riposa in pace John.
 
  Addio-John

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Capitolo 19
*** La bufera (parte III) ***


Un nuovo giorno

Capitolo 19: La bufera (parte III)

 
-Arrenditi Uomo Ragno! Sei in arresto per violazione dell’Atto di registrazione dei Superumani e omicidio plurimo! -.
“Secondo Matt, l’Atto di registrazione dei Superumani è una legge che viola i principi della costituzione, e io se fossi tipo da omicidio plurimo, Osborn e i Sinistri Sei sarebbero sotto terra da un pezzo” si disse amaro Peter, prima di spiccare un balzo per cercare di fuggire. Un attimo dopo fu aperto il fuoco.
“Devo muovermi. Finché sono solo i Caccia-Maschere, posso cavarmela, ma di sicuro i Thunderbolts sono per strada”.
Per fortuna pareva che l’esplosione lo avesse solo un po’ rintronato. Meglio evitare uno scontro inutile però. Buona parte dei Thunderbolts era composta da delinquenti, ma le autorità se li avessero trovati immobilizzati dalla sua ragnatela, li avrebbero aiutati anziché portarli in carcere.
 
 
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-Tempo stimato per il raggiungimento dell’obiettivo? – domandò Osborn.
-Cinque minuti boss. Fremiamo d’impazienza! - sghignazzò MacGargan.
“Cosa non darei per andare lì anch’io” si disse Norman. “Be’ poco male… se anche il ragno li stendesse, avrà aggredito una squadra sovvenzionata dal governo… magari riuscirò a ottenere la condanna a morte”.
Il rosso ghignò. Era uno dei lati migliori della vita quello: l’anticipazione del piacere.
 
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“Be’ almeno questi li semino ancora come se niente fosse” si disse Peter, dopo aver guadagnato un certo vantaggio sui caccia-maschere.
-Ciao Ragno. Ti ricordi di noi? – fece una voce orribilmente sgradevole. Un attimo dopo Venom sfruttando la sua immunità al senso di ragno lo afferrò da dietro.
-Non ti preoccupare non abbiamo ancora allertato i nostri compagni… ti vogliamo tutto per noi! - ruggì MacGargan
Spider-Man non sprecò il poco fiato rimasto nei suoi polmoni per rispondere. Piuttosto radunò tutte le forze per sferrare una violentissima testata contro il naso del suo nemico, colpo che per quanto non fatale gli fece allentare la presa abbastanza da permettergli di liberarsi.
Un secondo dopo Venom gli fu addosso, ma Peter riuscì a fuggire con un salto. Venom aveva le stesse capacità che possedeva lui e una forza maggiore, ma in compenso non aveva il senso di ragno e vari punti deboli… che però lui non poteva sfruttare in quella situazione. Dove trovava suono e fuoco in una bufera di neve? L’unica consolazione era che MacGargan non avrebbe chiamato i rinforzi. Voleva farlo a pezzi con le sue mani… o più probabilmente con le sue zanne.
Ruggendo il nemico si lanciò di nuovo all’attacco. Forse, si aspettava che cercasse di schivarlo, ma Peter restò fermò e strinse i pugni preparandosi ad assorbire l’attacco.  Sollevando le braccia bloccò i pugni di Venom e gli sferrò un calcio alla mascella. Un colpo che per quanto non fatale, riuscì di sicuro a disorientare il bersaglio, abbastanza da permettere a Peter di sgusciare via.
-È inutile scappare! – ringhiò Venom, un attimo prima di subire un colpo al fianco sinistro.
Ruggendo il Vendicatore Oscuro sferrò un pugno all’eroe che venne scaraventato contro un muro con tale forza da sfondarlo. Gli si fiondò addosso, ma venne nuovamente schivato. Urlando Peter raccolse con la ragnatela i detriti e glieli lanciò addosso, per poi approfittare del momentaneo stordimento del nemico per dare il via a una raffica di colpi.
 
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La puntata in cui Xander diveniva irresistibile per tutte le donne* l’aveva divertita come al solito, ma l’albina non aveva voglia di guardare altri episodi di Buffy. Mentre faceva zapping capitò sul tg.
“I Thunderbolts hanno finalmente bloccato il killer delle ragno-spie, il cosiddetto Uomo Ragno. È attualmente in corso uno scontro sulla…”
Lo scatto che Felicia Hardy fece verso il proprio armadio avrebbe fatto piangere di gioia l’allenatore di un centometrista di livello olimpionico.
 
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Era strano, ma a Peter dispiaceva che il simbionte ora ce l’avesse MacGargan. Eddie Brock, non si sarebbe unito a un gruppo di psicotici per fargli la pelle. Eddie Brock aveva una morale per quanto distorta e perversa. E sinceramente per quanto Gargan fosse stato pericoloso come Scorpione, lo era molto di più come Venom.
E soprattutto Eddie Brock non avrebbe mai scagliato a sua volta un pezzo di muro contro di lui senza curarsi minimamente di colpire l’abitante della casa che era venuto a vedere cosa avesse provocato il fracasso e i danni alle pareti. Spidey riuscì a tirarlo via con la ragnatela solo all’ultimo secondo.
Non sarebbe stato facile… ma quel pazzo non si sarebbe fatto scrupoli a prendere civili in ostaggio. Doveva metterlo K.O. e scappare prima dell’arrivo dei rinforzi.
-Scappi! Si metta al sicuro! - urlò mente si lanciava contro il nemico, maledicendosi per l’ennesima volta per aver portato il simbionte sulla Terra*.
Le due figure erano avviluppate in unico vortice di calci e pugni, quando avvenne l’incredibile: Peter Parker ebbe un colpo di fortuna. Nello scontro si ruppe una tubatura e del gas bollente finì in faccia a Venom e dato l’effetto del calore sui simbionti, quello urlò per il dolore, permettendo a Peter di assegnargli una serie di colpi duri e precisi in volto, in modo da lasciarlo stordito il tempo necessario da prendere il largo. Per tenere fermo uno come lui avrebbe dovuto consumarla quasi tutta e a liberarsi ci avrebbe messo poco.
Dopo a malapena un paio di isolati il senso di ragno diede di nuovo un segnale d’allarme e Peter schivò di pochissimo un raggio di luce verde.
“Fantastico l’Uomo Radiottivo”. Il ragno si preparò a una nuova battaglia, quando un cumulo di neve, cadde da un tetto e seppellì con precisione il membro dei Thunderbolts. Con troppa precisione per poter essere stato un altro colpo di fortuna. E poi due colpi di fortuna di seguito lui? Qualcuno doveva averlo aiutato. Spider-Man alzò lo sguardo e vide una figura imbacuccata su un tetto. Una figura troppo familiare perché lui non la riconoscesse, anche senza i capelli nivei che si agitavano al vento.
 
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-E siamo di nuovo qui a proteggere Hollister, mentre tutti i nostri colleghi si occupano di vere emergenze- sbuffò in tono annoiato O’ Neil.
-Nessuno ti costringe a venire con me Al- commentò stizzito Vin. - E poi abbiamo appena dato il cambio a due colleghi-.
-Lo so, lo so, ma secondo me è inutile sorvegliare Hollister adesso. Passi il freddo cane e la neve, riconosco che per un supercriminale non siano poi determinanti, ma abbiamo il direttore dell'H.A.M.M.E.R. in città coi Thunderbolts. Se ha un minimo di cervello, Minaccia se ne resterà chiuso in casa al calduccio fino a che non se ne saranno tornati a Washington-.
Vin sbuffò: - Normalmente avresti ragione, ma la mente di questa gente funziona in modo strano, non sono mica come te e me. Non si possono giudicare secondo i nostri parametri-.
-Se lo dici tu…-.
 
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Alcuni dei mostruosi individui salvati da Peter si stavano dirigendo in blocco verso un edificio.
-È… quello. Il posto dei… miracoli. Lì… ci aiuteranno-.
Al F.E.A.S.T. non si discriminavano i senzatetto, ma l’ingresso di quei particolari soggetti provocò diverse urla da parte sia dei volontari che degli ospiti.
-A-a-aiuto- rantolò uno di quelli prima di cadere sul pavimento.
-Presto i medici! - urlò Li, mentre lui e May si dirigevano verso i nuovi arrivati.
 
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-Devi andartene è pericoloso! - urlò Peter, mentre raggiungeva Felicia. -Sei registrata, se ti vedono…-.
-Ho coperto il costume apposta! Ora zitto ed entra! - rispose la ragazza, afferrando Peter per mano e guidandolo verso la porta del terrazzo da cui aveva gettato giù la neve. Un attimo dopo se la chiusero alle spalle e furono relativamente al sicuro.
-Potevi tornare a essere una ricercata- ansimò Peter.
-E vabbè sai che novità? Fortuna che ho trovato quel mucchio di neve… avrò rovinato lo scherzo a qualche ragazzino-.
Peter si rese conto che stava ancora tenendo la mano di Felicia e la lasciò andare di colpo, provocando in entrambi un lieve senso di perdita.
-Sei ferito- rilevò Felicia con la preoccupazione nella voce, mentre si avvicinava per controllare.
-Non è niente di che. E… grazie-.
In quel momento scattò qualcosa. D’istinto Felicia continuò ad avvicinarsi e Peter fece lo stesso… fino a che con la coda dell’occhio vide Venom volteggiare nella direzione dal palazzo da una finestra e si lanciò sul pavimento portando con sé Felicia. Il criminale li oltrepassò poco dopo, ma un cigolio fece capire che qualcuno degli abitanti del condominio stava per uscire di casa e che avrebbe potuto vederli. I due risalirono velocemente le scale, Peter si levò il costume e lo infilò alla meno peggio sotto i vestiti, mentre Felicia strinse di più il cappotto.
 
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-Come sarebbe a dire che è scappato?!- ruggì Norman Osborn. - Siete un branco di incapaci! -.
-Ma signore… molti di noi non l’hanno nemmeno visto- protestò Songbird.- Se la prenda con Venom che non ha chiamato rinforzi-.
-Non me ne ha dato il tempo! - protestò MacGargan.
-Piantatala! Lasciatemi riflettere! - abbaiò Osborn.
 
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Peter e Felicia erano appena tornati sulla strada quando il cellulare del primo trillò, segnalando l’arrivo di uno SMS. Sperando con tutto il cuore che non fosse Mary Jane, Peter prese il telefono e lesse il messaggio di zia May.
“Vieni subito al ricovero! È urgente!”.
 
 
 
 
 
 
 
  • È la sedicesima della seconda stagione “Caccia all’uomo”. Non sono un fan sfegatato della serie, ma trovo quella puntata davvero spassosa.
  • Peter trovò il simbionte nello spazio durante le Guerre Segrete, e se lo portò a casa credendolo solo un costume ipertecnologico, quindi si incolpa di tutto ciò che hanno fatto lui e i suoi discendenti.
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ed eccomi di nuovo qui al ritorno delle vacanze.
Non avrete davvero creduto che Peter si sarebbe goduto tre giorni tranquilli davanti al caminetto?
Ringrazio chiunque sia arrivato fin qua. Ci vediamo nelle recensioni

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Capitolo 20
*** Assalto alla roccaforte ***


 
 

Un nuovo giorno

 

Capitolo 20: Assalto alla roccaforte

 
Peter entrò al F.E.A.S.T. di corsa e rimase a bocca aperta nel trovarsi di fronte ai disgraziati che aveva salvato poche ore prima. Nel vedere quella gente, Felicia non riuscì a trattenere un’esclamazione di sorpresa.
-Peter grazie al cielo sei arrivato! Se mai c’è stato qualcosa che dovevi fotografare è questo! – fece zia May indicando i mostruosi ospiti del rifugio.
-Si è diffusa la voce che qui avvengono miracoli, alcuni erano dei senzatetto che a volte venivano qui e…- aggiunse poi la donna.
-… E questi poveretti pensano che torneranno normali se passano la notte, qui… chiunque li abbia ridotti così è una carogna, ma io non posso farci nulla- borbottava Li.
-Uno di quelli che ci facevano le punture… ha detto che quelli più promettenti… dovevano portarli alla Oscorp… dovete sal… varli…- balbettò un uomo che aveva la criniera simile a quella di un leone.
Quel nome colpì Peter con la forza di un pugno.
“Forse ci siamo. Forse ci siamo!” pensò prima di mettersi a scattare foto e di avvisare Ben per telefono. Dopo che il collega ebbe dichiarato che sarebbe venuto subito, Peter inviò uno SMS a un contatto etichettato come “Logan” per poi rivolgersi a Felicia.
-So che mi hai appena salvato, ma devi farmi un favore-.
-Sarebbe? -.
-Questa gente è stata lavata e medicata, e ha avuto vestiti puliti. Quelli sporchi devono essere da qualche parte, pieni di tracce. Rubali, portali a Logan e digli di farli analizzare da Hank. Potrebbe essere l’occasione di far scoppiare Osborn. Ci andrei io, ma devo chiamare i colleghi del Bugle-.
 
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-Vittime di strani esperimenti ridotte in stato mostruoso… finalmente una prima pagina degna di questo nome- fece soddisfatto Ben Urich.-Di Osborn non potevamo parlare, o Bennett non l’avrebbe pubblicato, ma è comunque qualcosa-.
-Merito di Peter. Fortuna che sua zia lavora al ricovero di Li. Dov’è andato a proposito? – chiese Robbie.
-Mi ha lasciato la macchina fotografica ed è corso via. Ha detto che aveva un impegno urgente-.
 
 
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Mitchell Harrison stava attraversando il peggior periodo della sua vita. Di questo era certo. Solo quattro mesi prima era stato un uomo felice: aveva una moglie, due figlie e un figlio ed era stato finalmente promosso a capitano. Mitchell era un poliziotto e aveva conosciuto sua moglie che invece faceva l’assistente sociale, proprio tramite il lavoro ed era stato un colpo di fulmine reciproco. Poi erano arrivati i figli e la loro gioia era stata completa… fino a quando la loro seconda figlia Tamora, a cui per tutta la vita, avevano inculcato i loro principi era scappata con un mafioso.
Aveva previsto che sua figlia potesse trovare un ragazzo al college, ma certo non che avrebbe perso la testa per uno che gestiva lo spaccio nel campus.
A voler essere onesti quando Tamora aveva scoperto cosa facesse il fidanzato, qualche scrupolo l’aveva avuto, ma l’amore l’aveva accecata… così come i vestiti d’alta sartoria, lo champagne e le gite romantiche con cui il delinquente l’aveva sommersa. Dopo un paio di mesi di questo trattamento e la bellezza del suo spasimante, alla ragazza non era più importato un fico secco della fonte dei soldi che spendeva per lei.
E quando la sorella di una che era schiattata di overdose dopo aver comprato la roba da Adam, l’aveva aggredito durante una festa, Tam aveva ufficializzato la sua conversione alla criminalità pugnalandola alla schiena e uccidendola. Sua figlia attualmente era latitante dopo aver commesso un omicidio per proteggere uno spacciatore mafioso di fronte ad almeno ottanta testimoni.
Era stato trasferito da San Francisco a New York e sua moglie non aveva nemmeno potuto seguirlo non essendo stata trasferita a sua volta. Sua figlia per la vergogna aveva cambiato università, suo figlio aveva dovuto fare lo stesso con il liceo… come era potuto crollare tutto da un momento all’altro? Dove avevano sbagliato lui e sua moglie?
Mitchell non era tipo da sbronzarsi, ma che altro poteva fare solo, lontano da casa e con quel macigno sulla coscienza? Con un sospiro afferrò una bottiglia di Vodka e se ne versò un generoso bicchiere.
La ragazza bionda che lo spiava con un binocolo dall’appartamento di fronte sorrise. La preda sarebbe diventata ancora più vulnerabile entro breve tempo.
 
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Peter si era precipitato al Sancta Santorum più veloce che poteva. Un po’ troppo in effetti, dato che Logan e Felicia erano arrivati solo un’ora dopo.
Dopo i saluti di rito, il mutante prese la parola.
-Hank ha fatto gli esami su quei campioni che ci hai mandato. Evitando quei paroloni scientifici che vi piacciono tanto ha detto che qualcuno ha inserito del DNA mutante quella gente, in modo da ottenere ibridi umani-mutanti dotati di superpoteri-.
-Il DNA usato era quello dei Morlock?-.
-Probabile. Quelli vivono in pessime condizioni e si riproducono tra di loro da generazioni… non forniscono certo geni di prima qualità-.
Peter non ricordava più l’ultima volta che era stato così soddisfatto. 
-Bene- fece in tono eccitato. – La dinamica dei fatti è chiara: Osborn ha creato dei simil-Lizard e li ha mandati a rapire i Morlock, in modo da prelevare da loro dei campioni per creare altri super-esseri da inserire nelle sue file e ha cominciato i suoi esperimenti sui senzatetto. Quelli che parevano più promettenti, sono stati portati alla Oscorp per eseguire ulteriori test. Se ci muoviamo in fretta, possiamo liberarli e portare a galla questa storia per far saltare Osborn dal posto di direttore dell’H.A.M.M.E.R. al carcere-.
Logan fece una smorfia: -Forse. Ma di rado le cose sono così semplici. In ogni modo ci dobbiamo provare-.
-Quindi qual è il piano? - domandò l’albina.
-Gatta, qui si parla di introdurci nella base di Osborn. Commetteremo un crimine federale. So che non t’importa- aggiunse il ragno vedendo la sua ex aprire la bocca per rispondere. - Ma qui rischi grosso e se ti vedono sarai in pericolo anche dopo. Pensaci bene-.
-Ci ho pensato mentre ero alla X-Villa. Mi sono fatta dare un costume e ne abbiamo cambiato il colore. Nessuno mi riconoscerà-.
Spider-Man non sollevò altre obiezioni. Luke e gli altri avrebbero voluto essere della partita, ma in una situazione del genere era meglio essere in pochi.
 
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Spider-Man e la Gatta Nera arrivarono davanti all’edificio della Oscorp.
-Allora il piano è semplice: entriamo, cerchiamo le prove e usciamo. Non combattiamo a meno che sia assolutamente necessario-.
-Entrare e uscire da posti sorvegliati, senza farmi notare è la mia specialità. Semmai sei tu quello che potrebbe combinare guai, qui-.
-Me la cavo anch’io con la furtività-.
Gli altri Vendicatori segreti avrebbero fornito supporto in caso di necessità, ma Peter sapeva che se fossero arrivati ad aver bisogno di quello quasi sicuramente avrebbe voluto dire che la missione era fallita. Le parole di commiato di Logan gli rimbalzarono in mente: “So cosa vuol dire essere a un passo dalla meta in casi come questo, ma cerca di non strafare. Arriverà un’altra occasione se questa sfuma, ma se crepi non avrai un’altra vita”.
Il discorso era stato ragionevole, ma Peter sperava davvero che fosse quella la grande occasione. Odiava mettere Felicia in pericolo, ma chi meglio di lei per rubare?
 
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-È davvero bello rivederti a casa- commentò Carlie vedendo tornare la sorella ventiquattr’ore prima del previsto
-Ormai sto meglio e con l’emergenza meteo hanno tolto di torno tutti quelli che non era proprio indispensabile tenere- rispose Lily. -Ce la facciamo una cioccolata calda? -.
 
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-Di certo buona parte dei Thunderbolts è in giro in città a darti la caccia. La Oscorp sarà sguarnita. Abbiamo fatto bene ad agire subito- commentò la gatta, mentre lei e il ragno si infiltravano nel palazzo, tramite un condotto per l’aria.
-Sei tu l’esperta. Che si fa? -.
L’albina tacque per un’istante, poi disse: - Dobbiamo dividerci e perlustrare il palazzo. In un altro caso lo avrei studiato per un po’, ma non ne abbiamo avuto il tempo. Posso provare a cercare qualcosa di compromettente oltre ai poveracci usati come cavie-.
L’altro annuì.
Con un po’ di fortuna! Con un po’ di fortuna! Ma se la fortuna di lui in genere non voleva saperne.
-Un suggerimento: cerca anche nei posti meno ovvi. Una volta nella cassaforte di una miliardaria ho trovato le sue pagelle scolastiche e i giocattoli di quando era bambina- rivelò Felicia con una punta di stizza nella voce.
L’altro annuì e dopo uno sguardo si divisero.
 
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Felicia non stava aiutando Peter solo perché era lui, ma perché credeva in quello che stavano facendo. Non credeva certo di essere in lizza per la santità, ma un conto era rubare e un altro ammazzare o lasciare che si ammazzasse.
Quella povera gente avrebbe fatto pena a chiunque, e con uno squilibrato del genere al potere che autorizzava cose simili… a Felicia i catastrofismi non piacevano, ma non si sarebbe sentita di escludere che l’America di Osborn potesse diventare come la Germania e l’Italia degli anni ’30. Non sapeva molto di Goblin*, ma da quello che le aveva raccontato il suo ex dubitava si sarebbe accontentato del posto di direttore dell’H.A.M.M.E.R.
Meglio cercare ai piani alti. Era più probabile trovare qualcosa di utile. Il contenuto dei documenti di una persona, può valere molto di più di quello della sua borsa. Certo, non si illudeva di trovare, chissà quale prova schiacciante, ma in fondo Al Capone era stato arrestato per evasione fiscale*. Perché una cosa del genere non sarebbe dovuta accadere anche a Osborn?
Una guardia notturna stava facendo il suo giro. Era un uomo, ma a occhio la sua uniforme poteva andarle abbastanza bene. Silenziosa come una gatta, l’albina lo raggiunse e lo colpì alle spalle, stringendogli la gola, fino a fargli perdere i sensi. Poco dopo lo lasciò legato in uno stanzino delle scope. Indossando i suoi vestiti e quelli della sua vittima, poteva imitare la corporatura di un uomo in modo abbastanza convincente. Raccolse rapidamente i capelli per coprirli sotto il cappello e si allontanò.
 
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Di certo Osborn non teneva le cavie umane dove qualcuno potesse vederle per caso. Doveva esserci un sotterraneo anche lì dentro.
La povera Gwen doveva essersi rivoltata nella tomba, quando Osborn si era dichiarato l’ultimo eroe americano. Doveva fermarlo per lei e per tutte le altre vittime di quel mostro, certo, ma soprattutto per i vivi. Già Goblin era pericoloso quando era “solo” un miliardario, figurarsi ora che era uno degli uomini più potenti degli Stati Uniti e quindi del mondo intero.
Peter non riuscì a non chiedersi quanto fosse responsabile di quella situazione. Se non avesse dato retta a Tony, se avesse fatto di più quando aveva combattuto Osborn negli anni, se avesse agito meglio durante l’invasione degli Skrull…
Già, ma con i “se” non si fa la storia. Doveva concentrarsi sull’opportunità presente. Con un po’ di fortuna, avrebbe potuto mettere fine al regno oscuro di Osborn quella notte.
Con un po’ di fortuna! Con un po’ di fortuna! Si era scordato che in genere la fortuna di lui non voleva saperne?
Il senso di ragno taceva. Per il momento non c’era pericolo immediato.
 
 
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Osborn era intento a dare gli ultimi ritocchi alla sua tuta da Goblin. Le nuove ventose applicare alle mani e i rampini sugli stivali gli avrebbero permesso di combattere l’Arrampicamuri sul suo stesso terreno.
Con una smorfia si rese conto che era stato chiamato per la terza volta dal capo del laboratorio. Doveva esserci qualche guaio con uno dei mutati.
-Spero sia importante! - abbaiò rispondendo alla chiamata.
-Be’ ecco signore… ha presente quello a cui erano cresciute le branchie? Dallo stomaco gli è spuntata una testa di squalo viva, che pare abbia un cervello autonomo… temo che abbiamo perso un altro soggetto promettente. Vuole che mozziamo la testa? -.
-No, per ora no. Scenderò a controllare di persona tra poco. Tenetemi informato su ulteriori sviluppi-.
Era assurdo che tanta gente lui compreso avesse ottenuto i superpoteri per caso, mentre in laboratorio non si riusciva a trovare un modo sicuro per produrli in massa. Avrebbe potuto cercare di trovare materiale genetico migliore, ma forse era ancora prematuro cercare di far sparire veri eroi, anche quelli minori… avrebbe dovuto arrestarli e tenere segreta la cattura, ma non era molto fattibile…
 
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-Dov’è il vecchio ospite?! Voglio che me lo trovi! - urlò MacGargan. –Vicino dici? Allora continuo per questa strada-.
Venom proseguì in direzione del F.E.A.S.T. … ignaro che non si stava avvicinando a Spider-Man, ma ad Eddie Brock, che stava andando a procurarsi la cena.
 
 
 
 
 
 
  • Stranamente la Gatta Nera non ha mai avuto a che fare con Green Goblin per quanto ne so. Nel periodo in cui frequentava Spider-Man lui era ancora morto e anche dopo Osborn non se l’è mai presa con lei.
 
  • Buffo, ma vero. Nel 1931, il temibile gangster fu arrestato e condannato per evasione fiscale, mettendo fine al suo regno criminale. 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Avrei voluto aggiornare prima, ma la mia ispirazione latitava e oltretutto è un periodo che mi lascia poco tempo per la scrittura. Spero che il risultato non sia troppo scarso.  
Capitolo tranquillo, ma nessuno si illude che Peter e Felicia avranno vita facile alla Oscorp no?
A presto e gabba gabba hey!

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Capitolo 21
*** Assalto alla roccaforte (parte II) ***


Un nuovo giorno

 

Capitolo 21: Assalto alla roccaforte (parte II)

 
Flash Thompson e il resto del suo plotone avanzavano disposti a ventaglio verso il covo dei terroristi. Le informazioni erano state verificate, i guerriglieri si trovavano lì.
Il silenzio era assoluto. Troppo. Non era impossibile che sapessero del loro arrivo, ma ormai non si poteva più tornare indietro.
 
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Eddie Brock era euforico. Gli pareva di camminare a un palmo da terra. Era sano. Guarito. Non aveva più il cancro. NON AVEVA PIU’ IL CANCRO! Si sentiva il re del mondo, pur essendo un senzatetto.
Avrebbe dovuto trovarsi un lavoro pensò. Ora che stava bene poteva e doveva mantenersi. Certo, tornare a fare il giornalista era impensabile, non solo per la gaffe sul Mangiapeccati* di tanti anni prima, ma dopo tutto quello che aveva fatto come Venom… era stata proprio la fine della sua carriera a spingerlo a fondersi con l’alieno, ma adesso che era guarito dal cancro non gliene importava più niente. Rischiare la vita ti fa mettere tutto in prospettiva. Gli sarebbe andato bene anche pulire pavimenti o mettere roba su degli scaffali. Ne avrebbe parlato a Mister Li. Avrebbe di sicuro provato a trovargli qualcosa.
Eddie si diresse verso il F.E.A.S.T. del tutto ignaro che l’alieno a cui era stato fuso corpo e mente per anni e il suo nuovo ospite si avvicinavano a gran velocità.
 
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Peccato che la medicina non potesse guarire i cuori spezzati. Questo si diceva il dottor Julius Howens pensando a suo genero. Il marito di sua figlia Harriet, morta di parto un anno prima. Julius ne soffriva ancora come un cane, ma Alfred pareva esserne rimasto annientato. Usciva di casa solo per necessità ed era diventato sempre più solitario e taciturno. Ovviamente gli dispiaceva vedere un uomo di nemmeno quarant’anni fare la vita di un ottantenne, ma soprattutto si chiedeva come sarebbe cresciuta sua nipote nelle mani di quel padre che viveva come un sonnambulo. In quanto medico ne aveva viste di persone che dopo aver subito una perdita parevano morire anche loro. Alfred non faceva mancare nulla alla figlia, ma una bambina ha bisogno di più che un tetto sulla testa e la pancia piena.
Certo c’erano lui e sua moglie, ma non sarebbero durati in eterno... entrambi i genitori di Alfred erano venuti a mancare anni prima e lui era figlio unico, mentre l’altra figlia di Julius aveva seguito il marito in Colorado e tornava in città solo per le feste. I visi degli altri suoi nipoti l’anziano medico se li ricordava a stento.
Quasi, quasi avrebbe voluto che Alfred si trovasse un’altra donna e procurasse a Martha qualche fratello. Temeva per sua nipote un’esistenza triste e solitaria. Gli amici erano una bellissima cosa, per carità, ma come sarebbe stata una vita senza parenti?
In una grande casa vuota, una bimba di un anno piangeva sola in una culla. Suo padre non sarebbe tornato. Era diventato preda come tanti altri prima di lui.
 
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Felicia aveva frugato in qualche ufficio, ma non aveva trovato proprio niente di utile. Non si era certo illusa di trovare un album pieno di fotografie di Norman Osborn che seviziava quei poveracci, ma cominciava a pensare che fosse meglio raggiungere il ragno. Non aveva fatto altro che dirle quanto Osborn fosse pericoloso. Una cosa ovvia, ma a pensarci bene Felicia non aveva mai avuto a che fare con Goblin se non quella volta in cui aveva scatenato i Sinistri Dodici contro lei e Spider-Man, e si era trovata in quella faccenda per richiesta di quest’ultimo. Magari Osborn pensava che lei non contasse abbastanza per Peter? La credeva un capriccio passeggero, la ragazzaccia con cui condividere qualche notte eccitante e morta lì?
“Ma è assurdo! Mi dispiace che uno psicotico non mi prenda di mira, per la mia relazione col ragno? Che centra come mi considera la sua nemesi nella sua vita?”.
Non che lei avesse bisogno di conferme. Peter le aveva mostrato più e più volte quanto tenesse a lei. Però… lui teneva a tutti.
“Piantala! Non è il momento di pensare a queste cose!” si rampognò l’albina.
Di colpo il suono di una sirena, risuonò per tutto l’edificio e poco dopo gli scalpiccii provocati dal movimento di numerose persone riempirono l’edificio.
 
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Un’ombra calò dall’alto e afferrò Eddie per la collottola immobilizzandolo. Un attimo dopo un braccio gli si strinse attorno al collo
-Finalmente ti abbiamo trovato! Non puoi più sfuggirci… - iniziò l’ex-Scorpione, prima avvicinare alla faccia il suo prigioniero e capire chi aveva afferrato. -Brock?! Non so che farmene di questo sfigato! - ruggì scaraventando l’ex-giornalista contro un muro. –Hai trovato il vecchio ospite sbagliato! Questo fallito non mi serve a nulla! -.
Il simbionte non doveva pensarla così, o forse non gli piacevano i metodi di MacGargan perché numerosi filamenti tentarono di staccarsi dal suo corpo e di legarsi ad Eddie.
-NO! NON DI NUOVO! PER FAVORE NO! - urlò disperato il biondo.
-Sentito?! Non ti vuole! -.
-Ti prego non voglio più fare quelle cose! Non ce la faccio più… voglio solo essere normale! -.
Ma la normalità non era nel destino di Eddie Brock; da tutti gli orifizi del suo corpo cominciò a colare un liquido bianco che in breve lo ricoprì completamente… bruciando al contatto il simbionte, che si ritrae, mentre il suo ospite urlava di dolore e l’ex ospite di sorpresa.
Eddie adesso aveva un aspetto abbastanza simile a quello di Venom, ma era più smilzo e a colori invertiti, con il simbolo del ragno nero, su un torace bianco e neri erano i contorni degli occhi.
-Che storia è?!- urlò inferocito MacGargan.- Non dovresti essere nessuno ora!-.
-E invece pare che sia… un Anti-Venom!- urlò Eddie passando al contrattacco.
 
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Niente. Perlustrando quel maledetto edificio, Peter non aveva trovato nulla. Un maledetto senso di sconfitta si stava impadronendo di lui. Possibile che dovesse risolversi in un buco nell’acqua? Possibile che Osborn dovesse passarla liscia anche per quelle sue ultime malefatte?
Una parte di lui voleva sfondare le pareti a pugni, fino a trovare quei poveri derelitti, vittima di chissà quali torture, ma un’altra gli ricordò che sarebbe stata follia.
Rumore di passi. Spidey balzò sul soffitto e vide Osborn che camminava nel corridoio. Tanto valeva pedinarlo. Forse, l’avrebbe condotto in laboratorio.
 
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Eddie Brock non aveva idea del perché o di come fosse successo, ma si stava godendo la sensazione di combattere sferrando colpi superefficaci. Il simbionte artificiale creato dal suo corpo aveva effetti devastanti su quello normale. Altro che usare i tipi avvantaggiati nei videogiochi dei Pokémon! Con un urlo, Gargan afferrò un bidone dell’immondizia e glielo scaraventò contro approfittando dell’attimo di smarrimento dell’Anti-Venom per scappare.
-Non te la caverai così! Sei un cancro per questa società, Gargan… ed io sarò la cura! - ruggì Eddie gettandosi all’inseguimento. Non gli ci volle molto per raggiungere il nemico e gli si fiondò addosso con un catch che avrebbe reso orgoglioso Flash Thompson.
Le urla del vendicatore oscuro, squarciarono l’aria e il simbionte per sfuggire all’abbraccio mortale del suo ex-ospite, colò via dal corpo dell’ospite attuale.
Eddie avrebbe anche potuto distruggere il simbionte, ma qualcosa lo bloccò. Tutto quel tempo insieme, tutti quei discorsi… e quella volta che si era quasi sacrificato per salvargli la vita? *
-Ti lascio andare. Abbiamo condiviso tanto. Anche cose belle, ma ho capito che tiravi fuori il peggio di me. Non voglio più fare quelle cose, non voglio più essere ammorbato dal tuo veleno. Se non ti piace questo pazzo, trovati qualcun altro, ma non me. Fra noi due è finita. Chiaro? -.
Il simbionte annuì e strisciò verso un tombino in cui s’infilò. Per qualche istante, Eddie rimase a guardarlo, poi si voltò e se ne andò sparando una ragnatela. Sarebbe tornato ad essere il protettore letale. E avrebbe difeso più di tutto il F.E.A.S.T.
 
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Osborn tramite una parete che si era aperta era entrato nel laboratorio, con tanto di ragno alle spalle.
Peter si sentì ribollire il sangue. Il momento era arrivato!
-Credo che quello che stiate facendo qui violi… no. Non vi meritate battute, psicopatici che non siete altro!- ruggì saltando addosso ad Osborn. In un attimo venne sommerso da uomini della sicurezza, ma li respinse con calci e pugni talmente violenti da lasciarli privi di sensi.
-Pensi di cavartela Arrampicamuri?! Questi non sono sgherri di un gangster, ma agenti federali! Avrai la pena di morte! - ringhiò Osborn saltandogli addosso.
-Dubito che manterrai il posto, quando si saprà quello che fai qui dentro! -.
Un attimo dopo i due superesseri erano avvinghiati in un violentissimo catch. Osborn ne approfittò per azzannare il fianco di Spidey che si lasciò sfuggire un urlo.
Il morso umano è micidiale su un altro umano. Se poi è dato con superforza, be’… non è un’esperienza che siete ansiosi di fare ve lo garantisco. Ma Peter Parker aveva imparato a lottare malgrado il dolore molto, molto tempo prima e reagì sferrando una ginocchiata sotto il mento di Osborn. Ovviamente il discorso sul dolore valeva anche per lui che reagì, con un poderoso diretto allo stomaco.
C’era un che di animalesco nello scontro, scaturito non solo dalla ferocia dei contendenti, ma anche dall’odio che inserivano nei colpi.
Due uomini dotati di intelligenza geniale che per un incidente scientifico avevano guadagnato anche doti sovrumane. Due esseri così simili e così diversi erano ormai impegnati nell’equivalente super di una rissa da bar.
-Aliante 2-47 codice 4-5-1- abbaiò Osborn. Un attimo dopo si aprì uno scomparto nel soffitto da cui uscì un aliante con tanto di lama affilata che puntò verso Spider-Man. Quest’ultimo lo schivò grazie al senso di ragno, proprio come aveva fatto il giorno della morte di Gwen… ma stavolta Osborn era pronto e con un balzo vi si aggrappò, salendoci sopra e facendo piovere bombe-zucca sull’antagonista.
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Privo del simbionte, MacGargan si trascinava verso la Oscorp. Lo scontro e la fuga dell’alieno lo avevano molto indebolito. Osborn gli avrebbe fatto una bella lavata di capo, ma come avrebbe potuto prevedere che Brock tirasse fuori un trucco del genere? Inoltre, in teoria non avrebbe neppure dovuto affrontarlo.
Era ormai in vista della meta, quando un rombo terribile squarciò l’aria. Incredulo vide l’edificio che in quella penosa mezz’ora era aveva cercato di raggiungere, sbriciolarsi come un biscotto tenuto troppo a lungo nel latte.
 
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Spider-Man era riuscito a raggiungere Osborn sull’aliante, e la scazzottata era ripresa ancora più violenta.
Di colpo Osborn fu afferrato per il collo da dietro. Felicia avendo seguito la sicurezza era entrata in campo.
-Ma bene, ti sei portato un’amica… ci saranno due condanne a morte, allora! -.
-Scordatelo pazzo! - ruggì Peter. La cosa avrebbe potuto far piacere all’albina, se non si fosse appena buscata un calcio nello stomaco. Ansimando ripartì alla carica, ma i suoi colpi non erano molto pericolosi per uno come Goblin, malgrado la sua maestria nel combattimento corpo a corpo. La sua superforza rendeva i colpi della gatta dolorosi, ma sopportabili… viceversa per Felicia venire centrata dagli attacchi di Osborn era decisamente doloroso. Pertanto decise di ricorrere a un piccolo trucco tipico dei corsi di autodifesa*: mirare agli occhi. Tese la mano e i suoi artigli, lasciarono il guanto, ficcandosi nell’occhio destro di Osborn. Il folle urlò di dolore e fece fare un loop all’aliante. Stava attaccato grazie ai sostegni per i piedi, mentre Peter rimase a bordo grazie ai suoi poteri adesivi, ma Felicia cadde… ritrovandosi proprio sulla traiettoria della lama dell’aliante.
Urlando Peter si lanciò contro quest’ultima colpendola con tanta forza da staccarla, malgrado Goblin gli si fosse lanciato addosso, tempestandogli la schiena di pugni.
“Anche Felicia no!” si disse, prima di scrollarsi di dosso la sua nemesi e spingerla giù dall’aliante che andò a schiantarsi contro un muro. La gatta lo raggiunse e i tre superesseri si trasformarono in un unico vortice di colpi.
Alla fine Goblin dovette ammettere di essere troppo svantaggiato, quindi premette un pulsante nella sua cintura e un attimo dopo l’edificio prese a vibrare.
-Sequenza di autodistruzione. Che farete ora? Resterete a combattermi… o aiuterete tutta la gente che c’è qui dentro a uscire? -.
Imprecando fra i denti, Peter rifilò un ultimo cazzotto a Norman e si diresse verso l’uscita.
Felicia lo seguì. Non si era mai creduta buona al pari di Peter, ma tra prendere uno psicotico e salvare centinaia di persone, sapeva bene qual era la scelta giusta.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Eddie Brock prima di diventare Venom, era un giornalista del Daily Globe. Quando la città venne scossa dagli omicidi del serial killer Mangiapeccati, venne contattato da un uomo di nome Emil Gregg che gli confesso di essere il Mangiapeccati e lui cominciò a raccontarne la storia portando alle stelle le vendite del Globe. Alla fine su consiglio legale rivelò l’identità della sua fonte, e fu una bomba… fino a quando Spider-Man catturò il vero assassino il poliziotto Stan Carter. Gregg era solo uno psicolabile che a causa di una serie di coincidenze si era convinto di essere il Mangiapeccati, così il Globe perse credibilità mentre Brock fu licenziato ed ebbe la carriera rovinata. Anziché ammettere che aveva sbagliato credendo ciecamente alle farneticazioni di quel poveraccio (e soprattutto aveva preferito pubblicare articoli che facevano impazzire i lettori piuttosto che provare a fermare un serial killer), Eddie in modo molto maturo diede la colpa a Spider-Man e prese a odiarlo.
 
 
  • Il simbionte una volta assorbì la scarica mortale del supercriminale Styx per proteggere la vita di Eddie.
 
  • Come per molte altre cose le opere narrative non sono precise sui corsi di autodifesa: in quelli veri insegnano cose alla portata di chiunque, non le arti marziali. Per padroneggiarle in modo accettabile servono anni di pratica, poi è necessario anche essere in ottima forma fisica, perché il colpo può anche essere perfetto, ma se non si ha abbastanza forza non servirà a molto. Tuttavia sono molto più scenografiche, quindi le si preferisce a una donna che tira una gomitata nello stomaco a qualcuno e fugge chiamando aiuto, anche se nei veri corsi di autodifesa che durano qualche mese, consigliano di fare cose del genere insegnando come mettere più forza nel colpo o dove colpire.
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ho aggiornato con un po’ di ritardo, ma ultimamente non ho molto tempo per EFP.
Stranamente Goblin non se l’è mai presa con la Gatta Nera. Certo, a differenza di Gwen e MJ, Felicia potrebbe difendersi molto meglio, ma Osborn non è tipo da farsi intimidire. Eppure, a quanto ne so mai una volta la gatta è finita nel suo mirino. Strano.
Volevo inserire anche la parte successiva al crollo dell’edificio, ma temevo di allungare troppo il capitolo… pare che Osborn l’abbia fatta franca di nuovo… o no?
A presto.
Farkas.

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