Apocalypse di ineffable (/viewuser.php?uid=1196505)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 1 *** Capitolo uno ***
I
personaggi non mi appartengono e non scrivo per lucro. Buona lettura.
Apocalypse?
L'apocalisse alla fine era avvenuta, i demoni erano stati
sconfitti, la terra con le sue forme di vita distrutta e nell'universo
regnava solo il candore del paradiso, qualcuno però non era
troppo felice di quel cambiamento. Era vero che aveva desiderato la
fine
del mondo da quando era stata annunciata e quando avevano vinto si era
finalmente sentito liberato da un fardello, poteva finalmente
riposarsi,
godersi quei giorni tranquilli senza temere attacchi di alcun tipo,
solo
che di giorni ne erano passati fin troppi, non aveva idea di quanti,
non
li aveva certo contati ma li sentiva pesare uno per uno sopra le sue
grandi ali bianche.
L'essere in questione era un arcangelo, uno dei più
importanti o
meglio uno tra quelli che venivano maggiormente conosciuti e ricordati
dagli umani, l'arcangelo Gabriele.
Se ne stava a vagare da solo fra le nuvole rosa del paradiso, la
luminosità che lo circondava gli faceva strizzare gli occhi
e
più volte si era ritrovato a pensare che in mezzo a quella
matassa brillante ci sarebbe stato bene qualche sbuffo di colore
più scuro, il nero per esempio. Ogni qualvolta aveva di
questi pensieri scuoteva la testa infastidito come per scacciarli, si
era sentito un idiota più di una volta in quei giorni e a
lui
non era MAI successo di sentirsi in quel modo, quella era un'emozione
totalmente umana e non avrebbe dovuto permettere che lo inquinasse.
I corridoi bianchi, asettici del paradiso stavano cominciando a dargli
la claustrofobia ogni qual volta si ritrovava a passarci, dall'alto non
arrivavano ordini e sembrava proprio che a tutti gli angeli e arcangeli
fosse concesso quel periodo di pace che tanto avevano bramato e che si
erano
meritati vincendo la guerra.
Tutta via Gabriele aveva cominciato a notare che non era l'unico a
sentirsi così frustrato, un altro angelo se ne stava quasi
sempre in disparte, lo aveva osservato vagare per il paradiso con le
ali basse e la testa china, come se gli mancasse qualcosa, un pezzo
importante della sua vita, inizialmente aveva pensato avesse solo
nostalgia del pianeta su cui aveva vissuto per seimila anni, ma quella
era sicuro gli sarebbe passata, così pian piano aveva capito
che
a quell'angelo era qualcos'altro
che gli mancava.
Sotto l'influenza di questi pensieri l'arcangelo decise di chiedere
spiegazioni proprio a lui, Azraphel, era sicuro fosse l'unico che
poteva aiutarlo vista la maniera in cui sembrava mal tollerare quella
situazione così paradisiaca, il problema era che l'angelo
era
diventato difficile da scovare e fu proprio per caso che se lo
ritrovò davanti all'improvviso, vide la sua testa bionda
immersa
tra le tante ali che lo affiancavano dirigendosi chissà dove.
Era appena terminata l'ennesima replica di "Tutti insieme
appassionatamente" e l'angelo stava uscendo dal salone riservato
proprio all'emissione di quel musical, Gabriele storse il naso, non
solo perché si stava abbassando a chiedere aiuto proprio
all'angelo
che aveva tentato di tradirli ma anche perché Azraphel,
tutte le
volte che dal paradiso lo avevano invitato a seguire il musical aveva
sempre declinato l'invito con un sonoro "non
è proprio il
mio genere."
Grabriele si affrettò ad avvicinarsi all'angelo prima che
fuggisse via di nuovo, gli mise una mano sulla spalla per richiamare la
sua attenzione, Azraphel sussultò prima di voltarsi, non
aveva
perso quelle caratteristiche che lo rendevano così simile
agli
umani.
<< Ciao Azraphel >> sorrise l'arcangelo.
Azraphel si esibì in un sorriso tirato, non
riuscendo a nascondere troppo bene la sua espressione contrita.
<< Gabriele anche tu da queste parti >>
squittì l'angelo pur mantenendo un tono pacato.
L'arcangelo si grattò il mento per poi agitare una mano.
<< Sì beh ero nei paraggi, ma sono sorpreso di
vedere te
gironzolare qui intorno. Non credevo ti piacesse questo genere di roba
>> disse Gabriele studiando l'espressione dell'altro.
Azraphel deglutì colto sul fatto, si riprese però
subito.
<< E' l'unica cosa che passano in paradiso, mi sono
dovuto adattare >> fece un debole sorriso.
<< Come per il cibo sulla terra, come si chiamava quella
cosa che ti piaceva tanto, susti? >>
<< Sushi >> lo corresse Azraphel.
L'arcangelo gli punto due dita contro esibendosi in un sorriso
trionfale.
<< Già proprio quello! >>
esclamò soddisfatto.
<< Non è esattamente la stessa cosa...
>> borbottò l'angelo sperando di non essere
sentito.
Gabriele capì presto che avevano esaurito gli argomenti di
conversazione, l'angelo era diventato nervoso e moriva dalla voglia di
andarsene ma Gabriele non poteva permetterlo, così gli
avvolse
un braccio intorno alle spalle tirandolo verso di sé.
<< Che ne dici di farci un giro? >>
domandò sperando accettasse.
Azraphel gli lanciò uno sguardo interrogativo.
<< Non offenderti Gabriele ma perché dovresti
aver voglia di fare un giro con me? >>
<< Ho tradito il paradiso ricordi? >>
quest'ultima frase la bisbigliò.
Grabriele tuttavia non staccò la presa dalle sue spalle.
<< E' acqua passata ormai. Abbiamo vinto no?
>>
L'angelo annuì sommesso.
<< Suppongo di sì >> rispose.
Gabriele senza aggiungere altro lo trascinò lontano da quel
luogo fin troppo affollato, dovevano parlare ed era meglio che la loro
conversazione rimanesse lontana da orecchie indiscrete. Raggiunsero una
radura verde smeraldo, piena di fiori che luccicavano e uccellini che
intonavano melodie celestiali.
<< Vogliamo sederci? >> domandò
Gabriele con lieve disagio.
Azraphel fece come gli aveva detto e lui lo seguì, era una
situazione assurda si ritrovò a pensare l'arcangelo e anche
molto imbarazzante, decise di cominciare rompendo un po' il ghiaccio,
avrebbe indagato senza dare troppo nell'occhio.
<< Era un po' che volevo domandartelo, perché
non usi la
tua forma angelica? Non esiste più un pianeta dove andare e
qui
la forma di un corpo umano non ti serve. >>
L'angelo sospirò punto sul vivo, sapeva che qualcuno presto
gli
avrebbe fatto domande ma una parte di lui sperava lo ignorassero,
avevano ottenuto ciò che volevano, perché
continuare a
tormentarlo?
<< Gabriele io non credo che tu... con tutto il rispetto,
n-non potresti mai...- >>
<< Lascia perdere i convenevoli! Fingi per un momento che
io non sia il tuo superiore. >>
Lo sguardo scettico dell'angelo convinse Gabriele a dare una
spiegazione a ciò che aveva detto.
<< Dio ci ha creati tutti uguali, o meglio con la stessa
importanza. Abbiamo assunto dei ruoli perché... beh
perché ci servivano ma ora, davanti a tutto questo
>>
allargò le braccia per indicare l'immensità di
quello che
avevano intorno, la vastità del paradiso che si diceva aver
inglobato l'inferno.
<< Davanti a tutto questo noi siamo uguali. Sono
veramente
interessato a sapere Azraphel, cosa ti spinge a rimanere
così?
>> fece un gesto con la mano indicando la sua figura.
Azraphel annuì ancora poco convinto ma decise di
assecondarlo, non voleva certo farlo arrabbiare.
<< D'accordo se proprio ci tieni. Non sono ancora pronto
a
riprendere le mie angeliche sembianze, sono stato così tanto
sulla terra che mi sono abituato ad avere questa forma e riprendere le
mie vecchie vesti significherebbe lasciarsi tutto alle spalle.
>>
<< E tu non vuoi >> continuò per
lui Gabriele.
Azraphel scosse la testa.
<< Anche tu però hai... voglio dire hai
mantenuto le tue
sembianze terrene, nonostante dopo la guerra fossi tornato ad essere te
stesso. >>
Azraphel deglutì. Aveva fatto un azzardo a parlare
così
al suo capo? Gabriele gli lanciò uno sguardo criptico, dai
suoi
occhi viola non trapelava nulla che potesse definirsi positivo o
negativo,
l'angelo si sentì a disagio forse non avrebbe dovuto osare
così tanto.
<< S-scusa non sono certo affari miei... >>
si affrettò a dire prima che la situazione precipitasse.
<< No non scusarti. E' vero ciò che hai detto,
ma a
differenza tua non so perché l'ho fatto. Per questo volevo
parlare con te. >>
L'angelo tirò su la testa attento e stupito da quelle
parole,
non poteva credere che fossero uscite proprio dalle labbra del
superiore che più temeva e ancora di più non
capiva
perché volesse essere aiutato proprio da lui.
<< Sento delle cose >> confessò
Gabriele.
<< Delle voci? >> chiese Azraphel.
<< Voci? >> chiese confuso l'arcangelo.
Se Azraphel avesse potuto ancora arrossire lo avrebbe fatto, aveva
tanta voglia di sprofondare nelle viscere più profonde del
paradiso tanto era l'imbarazzo che stava provando, dio come gli era
venuto in mente si chiese, per poi scuotere la testa agitando una mano.
<< Lascia stare, era una cosa che a volte capitava agli
umani. >>
Sorrise nostalgico al ricordo di quelle creature, ma il motivo per cui
gli era uscita quella frase non era dovuto solo agli umani, in
realtà voleva fare una battuta, forse mal riuscita, lui non
era mai stato bravo, si rese conto che un'uscita del genere era proprio
degna di... di qualcuno. Sì ma di chi?
Chi era quell'entità, quell'ombra, quella macchia che
proprio
non riusciva a ricordare; ricordava di essere stato mandato sulla
terra, di aver avuto un compito, di aver tradito quel compito senza
però riuscire ad evitare la guerra, ricordava bene che
accanto
a lui, in tutti quegli anni c'era stato qualcuno ma non ne ricordava
né il nome né il volto.
<< Azraphel ci sei? >>
Una mano sventolava davanti agli occhi dell'angelo che si riscosse
all'istante.
<< P-perdonami mi ero perso. Dicevi? >>
L'arcangelo alzò un sopracciglio.
<< Ti capita spesso? Di perderti. >>
Azraphel fece una piccola smorfia.
<< Solo da quando sono qui. Tu ricordi qualcosa
dell'apocalisse?
Voglio dire dell'ultimo giorno quando è avvenuta la guerra.
>>
L'arcangelo sembrò pensarci su, quella domanda era strana ma
non troppo, forse anche l'angelo aveva dei buchi come lui.
<< Ricordo che tu hai fatto di tutto per impedirlo. Ma
non eri da solo c'erano degli umani... >>
Azraphel deglutì. Se anche Gabriele avesse avuto lo stesso
suo
ricordo, di qualcuno che non aveva volto, significava che non stava
diventando pazzo e che aveva ancora una speranza di rimettere insieme i
pezzi.
<< E poi c'era anche qualcun altro, non ricordo se fosse
umano o
meno ma ti eri alleato con... chiunque fosse ti eri alleato con lui,
qualcuno con cui non avresti
dovuto. >
L'angelo sussultò.
<< Hai detto che non avrei dovuto, perché
sostieni questo? >>
Azraphel gli pose quella domanda forse con fin troppa agitazione,
Gabriele sembrava essere messo nella sua stessa situazione e comunque
c'era anche il caso che si sarebbe potuto stancare di tutte quelle
domande da parte sua e dare un taglio alla conversazione.
Tuttavia l'arcangelo non sembrava affatto infastidito,
arricciò le sopracciglia pensieroso.
<< Non lo so Azraphel, so solo che hai fatto uno sgarro
veramente
grosso al paradiso. Però c'era anche qualcun altro,
è arrivato insieme a me sulla terra. >>
Nella testa dell'angelo avevano iniziato a vorticare delle idee
già da tempo e quell'ammissione da parte di Gabriele le fece
acuire, poteva essere, ed era solo un' ipotesi, che quelle figure che
entrambi non ricordavano fossero proprio demoni? Azraphel non diede
voce a questa domanda, ancora non sapeva quanto poteva fidarsi di
Gabriele.
<< Q-quindi mi stai dicendo che allearmi con gli umani
non è stata la cosa peggiore che ho fatto? >>
L'arcangelo annuì.
<< Per questo sei stato ulteriormente declassato
>> disse fermo.
Ad Azraphel spuntò un sorriso sul volto, allora era vero,
gli
mancava un pezzo del puzzle ed era certo fosse un pezzo molto
importante, probabilmente non avrebbe dovuto essere così
contento di
quella notizia, però diamine forse quella parte mancante era
proprio la causa del suo malessere, era sicuro che una volta trovata
tutto sarebbe tornato al suo posto.
<< Ti fa ridere? >>
Domandò Gabriele scuotendo la testa, certo che quell'angelo
era
proprio fuori dai canoni si ritrovò a pensare, di solito gli
altri si dibattevano per avere un ruolo più alto mentre lui
sembrava addirittura contento di avere meno doveri. Azraphel
scosse la testa e preferì cambiare discorso, non voleva dare
troppe spiegazioni a Gabriele, certo si era rivelato utile e
predisposto ad aiutarlo ma quanto sarebbe durata?
<< Tu che cosa stavi per dirmi? Hai detto che sentivi
delle cose. >>
<< Oh sì, ma non so se sia un bene parlare di
questo. >>
Stava facendo marcia indietro? Perché? Di cosa aveva paura?
L'angelo sorrise un po' beffardo.
<< Gabriele ormai cosa potrebbe succedere? Siamo immersi
nella luce, abbiamo appena vinto la
guerra,
il peggio che potrebbe capitarci è essere rimproverati. Non
credo che... che Lei abbia intenzione di creare un nuovo inferno.
>>
Quella parola bruciò stranamente nel petto dell'angelo e
anche l'arcangelo sembrava turbato.
<< Non che prima lo avesse creato di proposito
>> rispose Gabriele.
<< Lo so ma, forse, si è lasciata prendere un
po' la mano
>> tentò di spiegare il suo punto di vista
Azraphel.
Di nuovo un colpo nel petto, quella frase gli suonava familiare.
<< Ad ogni modo non credo avrà da ridire se
parliamo di come ci sentiamo. >>
Sorrise l'angelo cercando in qualche modo di rassicurare il suo capo.
<< Sì, forse non hai tutti i torti. Il punto
è che
sento come un grande vuoto dentro di me, come se fossi insoddisfatto il
che è ridicolo se ci pensi. Sento queste cose... questi...
questi...- >>
<< Sentimenti? >> lo aiutò
Azraphel.
L'arcangelo fece una smorfia disgustato.
<< Sono cose così umane, non dovrei esserne
inzozzato, non
dovrei provare queste cose. Sono un arcangelo, l'arcangelo Gabriele per
l'amor del cielo, che figura ci faccio!? >>
Gabriele aveva cominciato ad agitarsi, si era innervosito, non gli
piaceva parlare di quelle cose, delle sue debolezze, non ne aveva mai
avute e non aveva mai avuto il bisogno di tirare fuori dei sentimenti
che nemmeno conosceva. Il paradiso era amore, l'amore era quello che
avrebbe dovuto solo conoscere, poi erano arrivati i demoni, poi la
terra e gli umani e tutto era piombato in una sfera roteante di caos.
<< Se loro
non si
fossero ribellati, Dio non avrebbe sentito il bisogno di creare quelle
insulse creature degli umani e noi non saremmo qui a parlare di
sentimenti come
nelle sciocche storie scritte nei tuoi preziosi oggetti materiali
>> sbottò Gabriele.
<< I libri >> disse l'angelo con una punta
di nostalgia.
L'arcangelo fece un gesto di stizza con la mano.
<< Già quelli. >>
<< E la cosa peggiore sai qual è?
>> continuò Gabriele con un sorriso amaro
sulle labbra.
<< Che sto qui a parlarne con te come se potessi essermi
di un qualche aiuto! >>
Sì alzo in piedi in uno scatto d'ira, l'angelo fece lo
stesso
preoccupato, non voleva essere in una posizione inferiore con Gabriele
che fumava dalla rabbia.
<< G-Gabriele cerca di... >>
Ma l'angelo venne spinto dalle forti braccia dell'arcangelo che poi lo
prese per il colletto.
<< Non dirmi di calmarmi. >>
L'angelo incontrò le pupille furiose di Gabriele, un
tremolio
gli passò lungo la spina dorsale, aveva paura, tutto a un
tratto
ebbe un flash di una situazione simile, solo che al posto di Gabriele
c'era quell'ombra scura, ma ricordava che quella volta invece di paura
non ne aveva avuta alcuna.
<< M-mi dispiace, hai ragione >>
soffiò l'angelo,
non voleva alterarlo ulteriormente, desiderava solo che lo lasciasse
andare.
<< Lo vedi come sono diventato? Rabbia. Noi non
conoscevamo la
rabbia >> mugugnò irritato l'arcangelo ma
c'era qualcosa
nella sua voce che fece pena ad Azraphel.
<< Quello era prima. Dio sapeva che qualcuno di noi si
sarebbe
ribellato. Avanti! come si fa a sopportare tutto questo candore senza
impazzire? >>
Lo disse con una punta di ironia e un sorrisino sul volto, voleva
stemperare la situazione, a lui era sempre piaciuto il paradiso, ci
stava bene e non capiva come alcuni angeli avessero scelto di
ribellarsi per strisciare in un buco oscuro e puzzolente
però poi aveva conosciuto gli umani, e la terra e quel
qualcuno
che non ricordava era certo avesse contribuito a cambiare i suoi
pensieri. Tutto a un tratto il paradiso non era così
idilliaco,
certo era meglio dell'inferno ma lui si era reso conto di preferire di
gran lunga la terra.
Era certo gli sarebbe arrivato un pugno sul suo visino angelico,
strinse gli occhi preparandosi ma Gabriele lo lasciò
esibendosi
in una breve risata, scosse la testa e si portò il viso alle
mani, una specie di singhiozzo lo scosse, non stava piangendo,
anche volendo non avrebbe più potuto farlo senza un corpo
umano,
ma quel rantolo che gli uscì dalle labbra era la cosa
più
simile al pianto che Azraphel avesse mai sentito provenire da un corpo
celeste.
<< I-io... f-forse è meglio che vada
>> balbettò l'angelo incerto sul da farsi.
Vedere l'arcangelo in quelle condizioni non lo faceva stare bene,
sentiva dentro di sé il desiderio di consolarlo, dirgli
qualche
parola di conforto ma qualcosa lo bloccava, forse perché
Gabriele era talmente imprevedibile che avrebbe potuto persino
irritarsi delle attenzioni dell'angelo, così decise di
voltarsi
e prendere la via di casa, anche se di vera casa non poteva parlare.
Peccato che qualcosa lo bloccò o meglio lo
congelò sul
posto, non era la voce di Gabriele piuttosto quello che disse.
<< Angelo >>
Certo l'intonazione era diversa e sicuramente anche l'intenzione, lo
aveva chiamato per ciò che era dopotutto, ma Gabriele lo
aveva
sempre chiamato per nome e perché poi quella semplice
parola,
che lo caratterizzava solamente lo aveva fatto sentire così
sconvolto, aveva fatto sussultare il fantasma del suo cuore e le
viscere che più non aveva si erano attorcigliate. Azraphel
si
girò, non voleva sembrare pazzo e nemmeno concedere quella
parte
così fragile di sé a Gabriele.
<< Come? >> rispose solamente.
<< Azraphel volevo solo dirti che... non volevo reagire
in quel modo >> disse soltanto l'arcangelo.
Era il suo modo per scusarsi, Azraphel lo aveva intuito ed
annuì
senza aggiungere altro, si girò di nuovo sperando che le sue
gambe lo reggessero, non era certo nemmeno di poter contare sulle sue
ali in quel momento.
Una volta da solo l'angelo si appoggiò su
uno dei rami più alti e resistenti di un albero dalle foglie
dorate,
sospirò cercando di placare il subbuglio che sentiva
agitarsi
dentro di sé.
Perché Gabriele lo aveva chiamato
così e perché lui non riusciva a non pensarci?
Inoltre
sentiva che non era giusto, non dovevano essere le labbra
dell'arcangelo a pronunciare quel nominativo ma quelle di qualcun
altro, forse proprio quelle dell'ombra che non riusciva a ricordare.
Si tirò appena i capelli, gemette infastidito da tutta
quella
situazione, aveva pensato che parlando con Gabriele si sarebbe potuto
tranquillizzare avendo conferma di non essere l'unico a sentirsi
strano, invece si sentiva peggio di prima, ancora più
domande
gli affollavano la mente, aveva provato più volte a chiedere
aiuto agli angeli della memoria ma loro rispondevano che non potevano
aiutarlo per
quella particolare richiesta.
Finì per addormentarsi sfinito dai troppi pensieri, non che
ne
avesse un reale bisogno ma era un'abitudine umana che aveva iniziato ad
utilizzare più che altro da quando avevano vinto la guerra,
come
se lo aiutasse a far passare il tempo più in fretta e tutte
le
volte che succedeva, si risvegliava con un sorriso sulle labbra come se
avesse fatto un bellissimo sogno dai contorni sfocati, si sentiva
più vicino a qualcuno che forse più di una volta
aveva
usato il suo stesso metodo.
Si stiracchiò le ali e con un balzò scese a
terra, alcuni
piccoli angioletti gli corsero intorno per poi correre verso il
laghetto, gli angeli bambini erano nuovi in paradiso, assomigliavano
proprio ai piccoli umani, avevano ovviamente delle caratteristiche
angeliche e Azraphel trovava le loro piccole alucce davvero tenere,
come carattere invece erano proprio uguale ai bambini terrestri, a
volte erano buoni e gentili mentre altre volte erano pestiferi e
facevano i dispetti. Nessuno però aveva cuore di
rimproverarli,
venivano sempre trattati con indulgenza e spiegato loro il giusto modo
in cui un angelo avrebbe dovuto comportarsi.
Per diverso tempo era stato anche lui la guida di un angelo bambino, lo
aveva fatto più per passare il tempo si diceva, ma dentro di
sé sentiva che la ragione era ben più profonda e
complessa, l'angioletto in questione si chiamava Werchiel, aveva un
caratterino piccato e Azraphel man mano che passava il tempo con lui
si sentiva sempre di più il suo padrino. Purtroppo uno dei
"difetti" dei piccoli angeli era che crescevano troppo in fretta, la
loro crescita era legata all'apprendimento, più apprendevano
più la loro natura angelica si ampliava facendoli diventare
degli
angeli adulti pronti ad assolvere ai loro compiti, Werchiel con
profonda tristezza e ammirazione di Azraphel era uno di questi. Ci
aveva messo la metà rispetto agli altri angioletti per
crescere,
Azraphel si era complimentato e anche commosso a dirla tutta e alla
fine si era definito fortunato, sapeva di alcuni angeli bambini che ci
avevano messo solo un giorno per imparare tutto, come fosse possibile
non lo aveva mai capito ma in paradiso erano tante le cose che non
capiva e che amava definire ineffabili.
Mentre si avviava verso la sua meta con il sorriso sulle labbra ad
Azraphel venne in mente un ricordo legato proprio a quel piccolo
angioletto che aveva accudito.
Si trovavano nei pressi della grande cascata cristallina, l'acqua era
così limpida che nemmeno ti bagnava, gli piaceva portare
lì Werchiel dopo le lezioni della giornata, trovava che il
contatto con la parte più naturale del paradiso facesse bene
alla giovane mente in espansione che era il nuovo angioletto. Lo
osservava svolazzare tra un ramo e l'altro, inseguire i piccoli
merlini azzuri che assomigliavano ai coniglietti terrestri, solo che
risplendevano come se fossero coperti di brillantini, al posto delle
orecchie avevano le ali e quando la luce del paradiso diveniva
più tenue risplendevano come fossero fosforescenti.
Azraphel si divertiva a guardarlo, non risuciva mai a prenderne uno e
sembrava che tra lui e quei piccoli animali fosse nata un'intesa, loro
lo aspettavano per giocare insieme, inizialmente all'angelo non era
sembrato possibile e invece si era dovuto ricredere. Una
volta che tutti i merlini si erano infilati nelle loro tane il giovane
angelo si accostò ad Azraphel con un tenero broncio sul viso.
<< Una volta di queste riuscirò a prenderli
>> sbuffo con quell'adorabile vocina.
Azraphel sorrise intenerito.
<< Forse dovresti provare ad essere più
gentile >> suggerì l'angelo adulto.
Il piccolo lo guardò scandalizzato.
<< Gentile!? >>
Azraphel rise, non credeva di aver detto un eresia.
<< Sì. Vedi invece di inseguirli la prossima
volta siediti
e aspetta che siano loro ad avvicinarsi >> gli
spiegò
l'angelo.
<< Sembra infinitamente noioso >>
borbottò Werchiel.
<< Mmm però potresti provare. O temi di non
esserne capace? >>
Lo sfidò Azraphel, sapeva come prendere quel piccolo, aveva
come
una predisposizione innata nel saper trattare con esseri dal
caratterino
irascibile e infatti la reazione che ottenne da Werchiel non lo
stupì affatto. Strinse i piccoli pugni e lo
guardò
indignato.
<< Come osi? Certo che sono capace! >>
L'angelo rise e gli accarezzo la testa coperta da fili d'orati che si
illuminavano ogni volta venivano toccati.
<< Dimostramelo. Ma domani, è ora di tornare a
casa. >> disse con calma Azraphel.
<< Oh uffa! >>
Sbuffò il piccolo ma obbedì seguendo l'angelo
lungo la
strada maestra che li avrebbe riportati al centro del paradiso.
Il giorno dopo Werchiel e Azraphel si ritrovarono nello
stesso
posto, il piccolo si era appostato seduto sotto un albero, con le ali
chiuse e il più possibile ferme, stava seguendo i consigli
del
suo maestro e voleva decisamente dimostrargli di essere in grado di
attirare a sé i suoi animaletti preferiti. Pochi minuti
più tardi alcuni merlini cominciarono a guizzare fuori dalle
loro tane, osservavano attenti il loro amichetto angelico aspettando
che li rincorresse ma ciò non accadde lasciandoli
estremamente
confusi. Iniziarono a girargli intorno senza mai avvicinarsi troppo.
Werchiel stava cominciando a diventare impaziente e l'angelo che non
voleva avesse una delusione stava per schioccare le dita e aiutare
l'impresa con un piccolo miracolino, quando qualcosa si mosse da un
cespuglio e ne uscì un merlino, molto diverso dagli altri.
Questo particolare esemplare era più alto e longilineo
rispetto
agli altri che erano paffuti, aveva il pelo rosso e gli occhi dorati,
sembrava meno pauroso e più curioso rispetto ai suoi simili.
Azraphel arricciò le sopracciglia, non ne aveva mai visto
uno
così e anche il piccolo Werchiel sembrava sorpreso, per lui
però non faceva differenza, l'importante era prenderne uno e
riuscire ad accarezzarlo.
Il piccolo animale iniziò ad avvicinarsi lentamente, non
prendeva una traiettoria dritta ma curvava come per essere certo di
star facendo la cosa giusta, una volta vicino all'angioletto gli
annusò prima le ali, poi la veste candida, i piedini e
infine le
mani, una volta appurato che non c'era pericolo si tuffò
direttamente tra le sue braccia per la gioia del piccolo Werchiel che
iniziò a lanciare gridolini di gioia accarezzando il pelo
fulvo
di quel merlino coraggioso.
I due sembravano già diventati amici, l'angioletto
lanciò uno sguardo trionfale ad Azraphel che si
avvicinò con un
sorriso soddisfatto sul volto, gli accarezzò i capelli ma
per
poco non finì a terra perché Werchiel dalla gioia
si era
sollevato in aria alzando l'animaletto verso la faccia dell'angelo.
<< Ce l'ho fatta! >> strillò
felice.
<< E' morbidissimo e pizzica! >>
Il cuore o presunto cuore di Azraphel si riempì di gioia e
amore
alla vista del sorriso felice del piccolo, il suo sguardo venne rapito
dal merlino che lo stava fissando.
<< Maestro Azraphel vuole conoscerti, avanti fatti
annusare! >> disse entusiasta con la sua vocina acuta.
L'angelo guardò dubbioso il piccolo animale, si sentiva a
disagio sotto quello sguardo pungente, come se potesse leggergli
dentro. I suoi pensieri vennero interrotti da Werchiel.
<< Non avrai mica paura? >>
L'angelo sussultò appena poi sorrise.
<< Oh no come potrei, è così tenero
>>
Il merlino emise un flebile ringhio o così aveva creduto di
vedere l'angelo, ma sicuramente se lo era solo immaginato.
Avvicinò la mano alla testolina dell'animale che venne
subito
colpita da quel nasino umido ed elettrico, una volta che Azraphel
ottenne il permesso lo accarezzò, era davvero una sensazione
piacevole.
<< Ben fatto Werchiel >> sorrise
compiaciuto l'angelo.
Fu il giorno successivo che il piccolo Werchiel si avvicinò
ad
Azraphel con dipinto sul viso un broncio interrogativo, aveva tra le
braccia il suo nuovo amico merlino che si era da poco appisolato.
<< Maestro Azraphel. >>
<< Sì giovanotto? >>
<< Come si diventa dei bravi angeli? >>
Quella domanda intenerì l'angelo che sorrise.
<< Beh per esempio amando tutte le creature, trattandole
con rispetto, compassione e gentilezza. >>
Rispose sincero Azraphel, il piccolo storse il nasino.
<< Proprio tutte? Voglio dire anche quelli che ti fanno i
dispetti? >>
Azraphel rise della genuinità della domanda.
<< In quel caso bisogna capire il motivo,
parlare e perdonare. Ma non devi rimanerci insieme per forza, se non
siete fatti per essere amici allora puoi allontanarti altrimenti un
modo per risolvere i problemi si trova. >>
<< Anche se quello è il tuo acerrimo nemico?
>>
Chiese di nuovo e Azraphel si agitò, quella domanda lo aveva
colpito particolarmente.
<< Gli angeli non hanno acerrimi nemici, non
più almeno >> rispose guardando l'orizzonte.
<< Che vuoi dire? >>
Azraphel sospirò, di solito quella era una cosa che veniva
spiegata quando gli angeli bambini erano pronti ed erano i maestri a
capirlo, ma in questo caso sembrava che l'angioletto avvesse deciso da
sé quando essere pronto, senza nemmeno saperlo.
<< Beh vedi prima avevamo dei nemici, i demoni...
>>
Un nodo gli strise la gola quando pronunciò quella parola,
non
ne capì il motivo per cui si limitò a scacciare
via
quella sensazione e continuare la spiegazione, gli raccontò
tutto
quello che sapeva dal principio fino all'ultimo giorno della terra.
<< E tutti i demoni erano così cattivi?
>> domandò ingenuamente il piccolo.
Avrebbe dovuto rispondere sì. Sapeva di dover dare una
risposta
affermativa ma non ci riusciva, qualcosa, una sensazione glielo
impediva, chiuse gli occhi, prese un respiro e poi li riaprì
tenendoli puntati nel vasto campo.
<< Io... io non lo so giovane Werchiel. Immagino che se
raccontata da loro la storia risulterebbe un po' diversa.
>>
<< Ciò non cambia che quello che hanno fatto
è sbagliato >> corresse il tiro.
Non voleva mettere strane idee nella mente immatura dell'angelo
più giovane, soprattutto se quelle idee non erano appurate
ne
accertate ed erano solo frutto di qualcosa che sentiva dentro, di un
dubbio che continuava a coltivarsi nella sua mente. La paura di fare la
cosa sbagliata lo aveva assalito di nuovo, ricordava che anche mentre
era sulla terra molte volte aveva sentito quella sensazione, paura di
far arrabbiare i suoi superiori o ancor peggio di far arrabbiare Dio e
di cadere.
<< Tu lo hai mai conosciuto un demone? >>
squittì
quella domanda con una serenità degna soltanto di un essere
pieno di purezza.
Stava per dirgli che faceva troppe domande ma non se la
sentì di
interrompere quella curiosità giovane e genuina, certo lo
avrebbe tenuto d'occhio, non voleva che a causa della sua voglia di
sapere si
mettesse nei guai ma sarebbe intervenuto solo se strettamente
necessario. Lo prese per mano e si avviarono pronti a tornare indietro,
il merlino che ancora dormiva appoggiato alla spalla del giovane
angelo.
<< Penso proprio di no >> rispose l'angelo
alla domanda
postagli prima da Werchiel, però qualcosa nella sua risposta
lo
faceva sentire strano, come se non avesse detto la verità.
Era
bizzarro, se avesse davvero conosciuto un demone se lo sarebbe
certamente ricordato e invece ricordava solo la guerra e lì
non
aveva certo avuto tempo di guardarli in faccia, anche se non ricordava
nemmeno di aver combattuto.
Azraphel si riscosse dai suoi pensieri quando si rese conto di essere
arrivato alla sua destinazione, un edificio non troppo alto, colorato
semplicemente di bianco, era dura arrivarci, lo avevano posizionato in
un posto difficile da raggiungere di modo che solo gli angeli pronti a
rivivere la storia e imparare qualcosa avrebbero potuto raggiungerlo.
Era l'equivalente di ciò che era un museo per gli umani.
L'angelo si avvicinò a una delle due guardie, un angelo
bellissimo, sopra la testa gli gravitava un cumulo di energia dove si
potevano vedere delle immagini, era l'angelo della conoscenza. Azraphel
si schiarì la voce, più per abitudine che per
reale
bisogno.
<< M-mi scusi io, io vorrei entrare a visitare
l'epistème. >>
L'altro angelo lo guardò serio.
<< Motivo? >> gli chiese severo.
<< C-conoscenza suppongo >> si
schiarì la voce, si stava impappinando e non andava bene.
<< S-so che tenete dei reperti riguardo la grande guerra,
l'ultima guerra >> annuì deciso.
L'angelo di guardia si limitò ad aprirgli la porta, Azraphel
ringraziò balbettando e mentre saliva per entrare
inciampò sulle sue stesse ali, era nervoso e doveva
assolutamente darsi una calmata, prese un grande respiro poi
iniziò a leggere tutti i simboli per capire dove trovare
ciò che cercava.
Aveva sentito parlare di quel posto, avevano
costruito una sala apposta dopo l'apocalisse, dicevano che conteneva
dei
reperti ma nessuno gli aveva mai voluto dire di che tipo, questo
perché era vietato parlarne.
Se un angelo voleva sapere di
più riguardo l'ultima guerra avrebbe dovuto affrontare il
cammino da solo, guardare con i suoi stessi occhi e non parlarne con
nessuno se non voleva essere
spedito al seminario gratuito "Tieni chiusa quella bocca per l'amor del
cielo!" Azraphel rabbrividì al solo pensiero di essere
spedito
in quel posto, lo considerava peggio dell'inferno malgrado lui
all'inferno non ci fosse mai stato.
Dovette seguire molti cartelli, pareti, corridoi e porte che davano su
altre porte per arrivare finalmente a quella misteriosa stanza, un
giovane angelo dall'aurea rosata e un sorriso gentile lo accolse
davanti alla porta, gli chiese di identificarsi, quando Azrapehl disse
il suo nome l'angelo rosa sussultò appena, poi sorrise di
nuovo
e disse qualcosa chiudendosi un orecchio. Ben presto due energumeni con
delle ali enormi si affiancarono ad Azraphel, lo presero di peso per le
braccia e incuranti delle sue urla di protesta lo portarono via
sbattendolo fuori dal museo.
<< Ma cosa...!? >>
<< Non hai il permesso di stare qui >>
dissero in coro i due per poi sparire senza dargli altre spiegazioni.
L'angelo si tirò su rassettandosi i vestiti, era sconvolto,
scioccato, gli angeli non avrebbero dovuto comportarsi così
pensò, corse verso la porta e iniziò a bussare,
urlando
di aprirgli, supplicò persino le guardie ma loro rimasero
impassibili, Azraphel si accasciò a terra vicino alla porta,
quel posto rappresentava l'unica speranza per dare un senso a quei
vuoti che sentiva e guarda caso era l'unico posto da cui era bandito.
Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto lì a bussare,
era allo
stremo delle forze, scese gli scalini con la testa bassa, sconfitto,
anche le ali erano piegate verso il basso, si sentiva una
nullità, che cosa aveva fatto per meritare un trattamento
simile
si chiese mentre si avviava verso la via del ritorno. Sentiva di avere
perso tutte le speranze, ora come avrebbe fatto a risolvere quel
mistero che lo attanagliava? Non poteva chiedere a nessuno
perché nessuno era in grado di aiutarlo e forse nessuno
sarebbe
stato disposto a farlo.
Si portò una mano sul viso a coprire le labbra, un
singhiozzo gli
uscì senza però essere accompagnato dalle
lacrime, pianse
comunque, quello che sentiva dentro era indescrivibile, tanti
sentimenti
gli vorticavano nel petto, non riusciva più a smettere di
singhiozzare, il torace si alzava e si abbassava lesto senza dargli
tregua, una mano si posò sulla sua spalla facendolo
sussultare e
voltarsi.
<< Gabriele >> sussurò
portandosi una mano sul petto per lo spavento.
<< Che stai facendo qui Azraphel? >>
L'angelo scosse la testa.
<< Volevo solo dare un'occhiata ma... >> si
interruppe.
<< Ma ? >> lo rimbeccò
l'arcangelo.
Azraphel non sapeva se potersi fidare o meno, Gabriele era stato
però l'unico a parlare con lui del dopo apocalisse, gli
aveva
detto come si sentiva e lo aveva ascoltato, forse rappresentava davvero
l'unica sua speranza, forse proprio l'arcangelo avrebbe potuto
aiutarlo. In ogni caso adesso da perdere non aveva proprio niente,
quindi decise di fidarsi del suo istinto.
<< Non mi hanno permesso di entrare. O meglio non ho
potuto entrare nella sala dedicata all'apocalisse. >>
L'arcangelo rise, una risata di scherno che fece innervosire l'angelo.
<< E ti stupisci pure? Credi che avrebbero permesso al
traditore,
a colui che ha tentato di fermare la guera di entrare proprio nella
sala dedicata a quest'ultima, non è stato certo grazie a te
se
abbiamo vinto. >>
L'angelo sospirò, se avesse avuto una moneta per tutte le
volte
che aveva sospirato negli ultimi tempi sarebbe diventato talmente
ricco da potersi comprare il paradiso intero, anche se forse questa
idea non era proprio angelica ma chi in paradiso lo era veramente?
Aveva
cominciato da molto a interrogarsi su questo.
<< Ad ogni modo io posso aiutarti angelo Azraphel
>> disse Gabriele con aria solenne.
L'angelo arricciò le sopracciglia, si torturò le
dita in evidente disagio poi però decise di fidarsi.
<< In che modo? >>
Gabriele sorrise beffardo, con quel ghigno che gli aveva rivolto un
sacco di volte quando era in servizio sulla terra.
<< Sono il fottuto arcangelo Gabriele, sta zitto e guarda
>> pungolò con il dito l'incavo della spalla
dell'angelo.
<< Seguimi forza >> lo chiamò
l'arcangelo mentre si avviava di nuovo al museo.
<< M-ma...- >> tentò di
balbettare qualcosa l'angelo
ma venne ripreso da Gabriele così decise finalmente di
seguirlo.
Passarono davanti alle guardie che aprirono loro semplicemente la porta
senza dire una parola se non un cenno di saluto rivolto all'arcangelo,
probabilmente pensavano che Gabriele lo avesse beccato e lo stesse
portando lì per avere delle prove pensò l'angelo
ancora
stupito, comunque non importava poi molto, l'importante era che erano
riusciti ad entrare.
Azraphel aveva la sensazione che entrare nella
stanza in cui era bandito non sarebbe stato
altrettanto semplice e in
effetti una volta davanti alla guardia che aveva chiamato la sicurezza
poco prima cominciarono i problemi. Iniziò a riempire
l'arcangelo
di domande riguardo la presenza di Azraphel, Gabriele riamase
totalmente
calmo rispondendo a ciascuna di esse, fu dopo l'ennessimo rifiuto che
si
inviperì mandando al diavolo la pazienza angelica che
già
in lui era poca.
<< Lo sai chi sono io vero? >>
<< Ma certo signore lei è l'arcangelo
Gabriele, colui che...- >>
L'arcangelo fece cenno di tacere con un movimento delle dita.
<< Shh shh non ti ho chiesto di narrarmi le mie gesta.
Voglio
sapere quindi perché stai facendo tante storie.
>>
<< M-ma signore ci sono arrivati precisi ordini riguardo
l'angelo Azraphel >> balbettò lui.
<< E quegli ordini da dove sono arrivati!?
>> alzò la voce
Gabriele sbattendo il pugno contro il palmo della sua mano.
<< D-dall'alto suppongo >> rispose
pigolando l'angelo dall'aurea rosata.
<< E in alto chi si trova? >>
domandò stufo Gabriele.
<< Dio? >> rispose con un sorrisetto
innocente l'angelo che stava di guardia, cosa che fece infumanire
Gabriele.
<< E poi? >> domandò
ulteriormente.
<< Ehm... suppongo gli arcangeli come, come lei
>> annuì sperando di aver dato la risposta
giusta.
Per un attimo Azraphel benedì il pessimo carattere di
Gabriele e la sua fama arrivata ovunque.
<< Allora non capisco il motivo per cui siamo ancora
fuori.
Quindi ci fai entrare o preferisci che faccia rapporto sulla tua
condotta al Metratron? >>
L'angelo guardia impallidì, la luce che lo circondava si
affievolì per un attimo, il Metraton era la voce di Dio,
parlava
direttamente con lui e se qualcosa arrivava alle orecchie di
quell'arcangelo allora significava essere davvero nei guai, Azraphel
non aveva mai dato troppo peso a quella cosa, per lui parlare con Dio
significava parlare direttamente con lui e non tramite qualcun altro,
le
cose riportate non arrivavano mai integre al mittente. Però
in
quel caso quel timore servì al loro scopo, l'angelo di
guardia si
spostò aprendo loro le porte e permettendogli di entrare,
Azraphel entrò per primo seguito da Gabriele che
lanciò
un'occhiataccia alla guardia.
<< Vorremo stare soli >> gli disse.
<< Ma certo come desidera >> rispose il
povero angelo
fiondandosi fuori dalla porta, si asciugò il sudore fittizio
e
sperò che il suo turno finisse presto.
La stanza sembrava apparentemente vuota, i muri bianchi, il
pavimento lucido che dava sul beige, sembrava quasi di marmo se non
fosse che erano in paradiso e il marmo non esisteva, le due
entità si guardarano un momento intorno poi notarono una
colonna
al centro del pavimento, si avvicinarono e sopra la colonna c'era un
pulsante rosso con su scritto "non toccare."
Ad Azraphel venne quasi da ridere, gli sembrava di trovarsi dentro
quei film d'azione che piacevano tanto agli umani, e poi era lui
secondo Gabriele quello che si era lasciato influenzare troppo
dall'umanità. L'angelo si stava torturando le dita indeciso
sul
da farsi, in quei film non era mai una buona idea premere il pulsante
rosso, o qualsiasi pulsante.
<< F-forse non dovrem...- >>
Troppo tardi. Gabriele lo aveva già premuto e da sotto i
muri
cominciò ad alzarsi una nebbiolina che ben presto rese la
visibilità quasi nulla.
<< Oh.... cazzo >> imprecò
Azraphel per poi tapparsi la bocca colpevole.
L'arcangelo Gabriele invece se ne stava calmo, sapeva che non sarebbe
successo nulla di male, nonostante fosse un arcangelo però
nemmeno lui conosceva il segreto di quella stanza e mai gli era
interessato a dire il vero, ma ora mentre la nebbiolina iniziava a
dissolversi, nel petto dell'arcangelo cominciava ad agitarsi
un'emozione
di curiosa follia. Deglutì anche lui cercando di mantenere
la
calma anche se solo da uno sguardo si poteva capire che era
visibilmente agitato.
Finalmente quella nebbia si dissolse rivelando il segreto celato dietro
quelle pareti, all'angelo per poco non finì la mascella per
terra talmente era scioccato, Gabriele spalancò la
bocca guardandosi intorno, era incredibile, non poteva essere
davvero reale quella cosa. Erano circondati da quelli che sembravano
essere specchi, dei grandi, enormi specchi, entrambe le
entità
si guardarono confuse.
<< Davvero, tutto qui? >>
domandò Gabriele.
<< E' così che vengono spesi i fondi del
paradiso, bella roba >> borbottò tra
sé.
Dentro il suo petto era però sicuro che dietro a
quell'enorme
fregatura ci fosse qualcosa di più grosso, si
avvicinò al suo
nuovo e impensabile alleato mettendogli una mano sulla spalla, Azraphel
sembrava deluso e sul volto gli passarono tante di quelle emozioni che
Gabriele faticò a decifrare
<< C'è un'espressione che usavano gli umani
per descrivere
una situazione come la nostra >> si mise due dita sotto
il mento.
<< Un buco... ->>
<< Un buco nell'acqua >> rispose irritato
Azraphel.
<< Sì esatto! Un buco nell'acqua
>> esclamò divertito e felice di aver ottenuto
la sua risposta.
<< Mi piace questa affermazione >> disse
sorridendo.
Se non avesse rischiato le sue stesse ali e non fosse stato un essere
pacifico Azraphel gli avrebbe tirato un bel pugno, che cosa aveva da
sorridere tanto, non erano risuciti a combinare niente, forse
l'arcangelo non voleva realmente aiutarlo, si era fidato di nuovo dei
sui capi ed era
rimasto fregato. Gabriele si avvicinò a lui sempre
sorridendo.
<< Non sai che in paradiso niente è come
sembra? Dobbiamo
solo trovare la chiave per far spostare o svanire questi specchi.
>>
<< Un altro pulsante? >> domandò
l'angelo.
<< Non lo so ma cerchiamo. >>
Azraphel annuì ed entrambi presero due vie diverse, man mano
che si
avvicinavano agli specchi però notarono che la loro immagine
riflessa scompariva per lasciare posto a dei vetri leggermenti
annebbiati, si avvicinarono di più certi che erano vicini a
risolvere il mistero ma quando si trovarono di fronte e molto vicini a
quelle grandi teche entrambi inorridirono. L'angelo si portò
le
mani alle labbra, un suono di sgomento uscì da esse mentre
Gabriele all'esterno rimase impassibile ma dentro qualcosa lo
colpì talmente forte nel petto che se avesse avuto il fiato
gli
si sarebbe mozzato all'istante.
Le due entità angeliche fecero entrambe un passo indietro
inorridite da
ciò che avevano davanti, in quelle grandi teche erano
comparsi dei
corpi e dei volti, un cartello li informava che appartenevano ai demoni
che erano stati sconfitti
durante l'apocalisse, erano centinaia o migliaia ed erano fermi
nell'ultima posizione che avevano assunto prima di morire o essere
sconfitti, sembravano congelati, ad Azraphel quelle teche di vetro
ricordavano molto i congelatori che usavano gli umani per tenere grandi
quantità di cibo.
<< Congelatori >> sussurrò a se
stesso
trovando la parola che cercava, si era dimenticato però di
non essere
da solo.
<< Come? >>
Gabriele alzò un sopracciglio voltando il viso verso
l'angelo che si riscosse dai suoi pensieri.
<<
Erano utilizzati dagli umani per conservare gli alimenti. Queste
cose, qualsiasi cosa siano sembrano prorpio essere simili a quelli
>> rispose l'angelo senza staccare gli occhi dal vetro.
Nessuno
dei due parlò più per diverso tempo, si mossero
dentro quella stanza
guardando quelle figure che avevano di fronte, demoni di ogni tipo,
ovviamente potevano vedere bene solo quelli che si trovavano davanti al
vetro, quelli dietro erano solo una massa di capelli, vestiti e quello
che sembrava ghiaccio.
Non riconoscevano nessuno di loro nonostante
li avessero affrontati, certo durante una guerra chi combatte, chi si
difende e chi scappa non ha tempo di soffermarsi sui dettagli, ma
Azraphel era certo che almeno il volto di qualcuno di essi avrebbe
dovuto essergli familiare, come poteva essere possibile dimenticarsi
totalmente di qualcuno che ha rischiato la vita nello stesso istante in
cui lo hai fatto tu? Questo si chiedeva Azraphel, ma soprattutto si
domandava il perché di quella cosa che avevano davanti, era
sicuro che
avendo vinto i demoni fossero definitivamente scomparsi, credeva che la
loro stessa essenza avesse smesso di esistere ma a quanto pare si
sbagliava.
Oltre ai suoi vuoti di memoria c'erano tante altre cose
che gli erano state celate dopo la vittoria e davvero non ne capiva il
motivo, perché i loro ricordi riguardo ai demoni e alla
guerra erano
stati cancellati o distorti? Cosa c'era sotto? Azraphel si
avvicinò a
Gabriele che stava davanti a una parte della teca, di fronte a lui si
trovava un demone dai capelli neri, vestito di nero con la camicia
bianca, una fascia rossa gli partiva dalla spalla e terminava alla vita
con una coccarda, ai lati del colletto della giacca portava due
spillette a forma di corona, il resto del corpo era troppo
ricoperto di brina per poter identificarlo al meglio, la sua
espressione era quasi neutra, come se si aspettasse ciò che
stava per
succedere.
L'angelo guardò Gabriele.
<< Sai chi è? >>
Agitò le mani in segno di confusione.
<< O chi era? >> si corresse.
A
dire il vero non sapeva se fosse giusto usare il tempo passato o
presente ma non faceva nemmeno tutta questa differenza in quella
particolare situazione. Gabriele scosse la testa.
<< No. >> Rispose. Lo sguardo ancorato a
quello del demone.
Non
sembrava proprio che fosse così dall'espressione che aveva
assunto, lo
sguardo corrucciato, un'espressione triste che deformava quei
lineamenti austeri che continuavano a incutere timore a tutti gli
angeli che avevano la fortuna o meno di incontrare il suo cammino.
Gabriele agli occhi di Azraphel sembrava triste e non riusciva a
capirne il motivo, certo anche lui non provava emozioni positive a
vedere quella scena, malgrado fossero demoni non si meritavano di
essere rinchiusi come carne congelata in scatolette, però
quello che vi
lesse l'angelo sul volto del suo capo era qualcosa che andava oltre lo
sgomento per il trattamento riservato ai loro ormai ex nemici.
Per
non parlare poi del fatto che l'arcangelo l'aveva sempre voluta e
desiderata quella guerra, ad Azraphel era sempre sembrato un tantino
sadico e se glielo avvessero domandato diverso tempo addietro, avrebbe
certamente detto che l'idea di chiudere i demoni in specie di
celle frigorifere fosse stata un'idea proprio di Gabriele e se non
fosse arrivata da lui certo non l'avrebbe disdegnata.
Ma ora
guardare quel volto così afflitto gli faceva rimpiangere di
aver anche
solo pensato quelle cose, con un sospiro si allontanò
dall'arcangelo
continuando l'ispezione di quella grande stanza, osservava i volti di
tutti i demoni, alcuni erano stati congelati con un'espressione di
rabbia sul volto, quelli fecero particolarmente paura all'angelo, gli
passò per la testa l'idea che se fossero uciti di
lì avrebbero potuto
fargli passare un brutto quarto d'ora. Deglutì scartando
questa
eventualità, passò in rassegna tutti gli altri
quasi come se stesse
cercando qualcuno, paura, tristezza, ira, fierezza, erano tante le
emozioni che si leggevano su quei volti, arrivò nei pressi
dell'ultima
fila e per poco non cadde a terra nell'incontrare un paio di occhi
gialli.
Note:
Salve a tutti, questo era un capitolo di transizione, mi serviva per
anticipare quello che accadrà. Spero non sia risultato
troppo
noioso, a me ha divertito scriverlo, soprattutto la parte tra il
piccolo angioletto con Azraphel e in particolar modo quando l'angelo si
trova davanti a quei misteriosi occhi gialli.
A proposito dell'angelo bambino volevo trovare un nome che
assomigliasse a Warlock così sono andata a cercare i nomi
degli
angeli, l'unico che faceva al caso mio era Verchiel
così
ho preso questo modificandolo appena.
L'epistème
ho letto che
viene tradotto con conoscenza ed io volevo un nome per questo museo
angelico che significasse proprio una cosa del genere.
Spero tanto che la storia fino a qui vi sia piaciuta e grazie a tutti.
Al prossimo capitolo. Un saluto, Ineffable.
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Capitolo 2 *** Capitolo due ***
Capitolo due
Il demone che si trovò di fronte lo costrinse ad
indietreggiare boccheggiando, il fiato iniziò a venirgli
meno e
fu come se il suo corpo umano si fosse risvegliato, il cuore
iniziò a battere furiosamente nel petto, lo sentiva
compresso
come se una grossa mano gli si fosse appoggiata sopra impedendogli di
respirare, sapeva che ciò non era possibile realmente,
quello
che sentiva era solo il fantasma delle sensazioni fisiche che avrebbe
provato se fosse stato ancora avvolto dalla carne.
Deglutì per poi avvicinarsi lentamente alla teca,
guardò
quegli occhi dalle pupille così particolari, quasi
serpentine e
in effetti se guardati bene ricordavano proprio gli occhi di un
serpente, ma questa considerazione non infastidì l'angelo,
per
quanto fossero non umani non erano neanche troppo demoniaci, come se
quei due topazi fossero stati assemblati con lo scopo di riunire in
essi i tre generi che componevano l'universo; gli angeli, i demoni e
gli umani.
Lo sguardo di Azraphel studiò i lineamenti di quel
particolare
demone, aveva i capelli rossi, era vestito di nero con una cravatta
grigia sul collo, era bloccato con un braccio in avanti e la mano
aperta, sembrava essere stato congelato mentre tentava di raggiungere
qualcosa o qualcuno, la bocca era aperta in quello che sembrava un
grido di disperazione.
<< Angelo!
>>
sentì gridare nella sua mente Azraphel.
L'urlo malgrado presente solo nella sua testa scoppiò
talmente forte
nell'angelo che si ritrovò a sussultare e guardarsi intorno
come
per vedere se anche chi era con lui lo avesse sentito, quando i suoi
occhi si posarono su Gabriele potè osservare che si trovava
nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato e allora fu certo di
aver sentito solo lui quel grido. Ma cos'era? Un ricordo forse? O la
sua mente si era suggestionata a tal punto da cominciare a
dargli
allucinazioni?
Quella voce però gli sembrava così familiare
anche se non
riusciva a dargli un volto, sapeva che l'aveva già sentita, doveva
essere così per forza, altrimenti tutte quelle sensazioni
non
avrebbero avuto senso di esistere, poi un ricordo gli
attraversò
la mente, quella volta che Gabriele lo aveva chiamato angelo aveva
sentito che quella parola era sbagliata detta da quelle labbra,
tuttavia se pensava alla voce appena sentita allora sì che
il
suo cuore si placava, trovandole finalmente il giusto posto.
Che appartenesse al demone dai capelli rossi quella voce? Azraphel si
pose quella domanda e in effetti si ritrovò ad essere
d'accordo
con se stesso, quel grido era comparso non appena aveva incrociato
quella figura mentre quando aveva guardato gli altri demoni non aveva
sentito niente.
L'angelo che si era avvicinato ulteriormente alla teca ora aveva
allungato la mano posandola sul vetro, in corrispondenza di quella
allungata in avanti del demone, gli sembravano così giuste
quelle due mani che corrispondevano l'una all'altra, perfette
nonostante appartenessero a due fazioni rivali, Azraphel
sentì che era quello il suo posto, accanto a quel demone
sconosciuto e che era tanto sbagliato quel vetro che li divideva.
Rimase immobile in quella posizione, il vetro freddo non gli dava
fastidio, guardava il demone davanti a sé con una sensazione
di pena
nel cuore.
<< Azraphel
allontanati! >>
Un altro urlo simile al precedente, Azraphel questa volta non resse,
arricciò le labbra in una smorfia di dolore e un singhiozzo
uscì dalla sua gola ormai in fiamme, iniziò a
piangere,
inizialmente con dei suoni simili a un pigolio che si facevano man mano
più forti, scivolò con le ginocchia a terra
tenendo
comunque la mano attaccata al vetro e l'altra che gli copriva le labbra.
Stava piangendo per uno sconosciuto, per uno che avrebbe dovuto essere
suo nemico ma che evidentemente non lo era, iniziò a farsi
strada nella sua testa il pensiero che i ricordi che non aveva
più fossero legati al demone che aveva davanti,
probabilmente
era successo qualcosa che non ricordava e forse era proprio lui il
misterioso alleato di cui gli aveva parlato Gabriele.
Nel frattempo l'arcangelo allarmato da quei suoni si era avvicinato per
poi scoprire che provenivano proprio dall'angelo che aveva portato con
sé, si avvicinò lentamente dando un'occhiata
prima a lui
poi al
demone dietro la teca, una strana sensazione si fece strada in lui ma
non gli diede peso, tirò su per il braccio l'angelo cercando
di
trascinarlo
via da quel posto.
<< Andiamo Azraphel. >>
<< No >> pigolò l'angelo
opponendo resistenza.
<< N-non posso io devo... >>
"Aiutarlo" pensò ma non ebbe coraggio di dirlo ad alta voce,
aveva troppa paura di finire nei guai con Gabriele anche se non sapeva
che cosa avrebbe potuto davvero fargli.
<< Sapere >> disse invece l'angelo dandosi
del codardo,
sentiva di star abbandonando quel demone che lo guardava dal vetro.
Singhiozzò quelle parole lanciando un'occhiata al demone
come se
volesse cercare aiuto proprio da lui, Gabriele lo strattonò
e
la mano dell'angelo scivolo lentamente via dalla parete di vetro,
mentre veniva portato fuori Azraphel continuava a fissare il demone,
gli sembrò quasi prendere vita, quegli occhi gialli
apparirono
pieni di disperazione e Azraphel che stava continuando a
singhiozzare allungò una mano verso di lui.
L'arcangelo premette nuovamente il pulsante rosso e mentre la stanza
tornava normale lui spinse l'angelo fuori dalla porta, lo
trascinò fino all'uscita del museo angelico e una volta
fuori,
lontani da sguardi indiscreti lo lasciò andare.
<< Si può sapere che cosa ti è
preso? >> domandò Gabriele leggermente
irritato.
Il respiro di Azraphel cominciò a placarsi e alzò
lo
sguardo sull'arcangelo che lo fissava con aria interogativa e stizzita.
<< I-io non lo so, non lo so davvero. Deve... deve essere
successo
qualcosa, sentivo dei... delle sensazioni e se fossi rimasto un po' di
più forse ora avrei delle risposte! >>
Guardò il suo capo con amarezza, una nuova forza si stava
facendo strada dentro di lui, non gli importava più se lo
avesse
redarguito, segnalato alle autorità angeliche o a Dio
stesso,
sentiva che avrebbe dovuto rimanere in quella sala e invece Gabriele lo
aveva trascinato fuori.
<< Se ti avessi lasciato lì saresti impazzito.
Qualunque
cosa tu abbia sentito non era vera, abbiamo sbagliato ad andare
lì, non avrei dovuto farti entrare e ora fammi il favore di
smettere di piagnucolare e dimentica questa faccenda. >>
<< Dimenticarmene? Come puoi pensare che io possa farlo?
Ti sembra
logico ciò che abbiamo visto e perché,
perché il
paradiso ha fatto tutto questo? Che senso ha tenerli lì
dentro...
io non, non capisco >> soffiò infine l'angelo.
<< Sono stati puniti. E' ciò che meritano
>> disse secco Gabriele.
Azraphel lo guardò scioccato.
<< Quindi tu lo sapevi. >>
L'arcangelo sbuffò aria dal naso, infastidito dalle continue
polemiche dell'angelo.
<< No, altrimenti non ti avrei mai fatto entrare
>> disse semplicemente distogliendo lo sguardo.
L'angelo strinse i pugni, serrò la mascella,
guardò
l'arcangelo come se lo avesse appena pugnalato alle spalle, si era
fidato di lui, ne aveva visto un alleato e per poco tempo aveva creduto
di poter affidarsi a lui, quanto si sbagliava.
<< Credevo che anche tu volessi delle risposte
>> insistette l'angelo senza sapere il reale motivo.
<< A volte bisogna accettare di non averne
>> rispose Gabriele spostando lo sguardo altrove.
La verità era che l'arcangelo aveva ottenuto la sua risposta
nell'esatto momento in cui aveva posato lo sguardo su quel demone dai
capelli neri e non gli era piaciuta affatto. Aveva provato qualcosa e
non era solo pena, pietà o rabbia, nel suo petto si era
accesa
una lampadina che da tempo aveva deciso di tenere spenta, sapeva che
era
così perché si ricordava di aver provato
un'emozione del
genere molto prima della guerra, solo che non ricordava a chi era
rivolta. Ed ora davanti a quel demone quell'emozione era riapparsa e
lui non poteva permettersi di cedervi.
<< Non vuoi nemmeno sapere perché abbiamo
cancellato i loro volti!? O perché abbiamo dei buchi...-
>>
<< Ora basta mi hai stancato! Non me ne importa niente di
quegli
infidi esseri striscianti Azraphel mettitelo in testa! >>
sbottò l'arcangelo stringendo i pugni.
Gabriele pronunciò quelle parole con una serietà
e una
durezza tali da scontrarsi con l'immagine contrita dal dolore di poco
prima, proprio per questo l'angelo capì che qualcosa non
andava
e
come prima della guerra aveva combattuto per fermarla adesso avrebbe
lottato per riavere indietro quello che gli apparteneva, ma questa
volta
lo avrebbe fatto senza nessuna paura delle conseguenze.
<< Anche tu hai ricordato qualcosa non è vero?
>> domandò sicuro di sé l'angelo.
<< Dacci un taglio Azraphel o questa volta mi
assicurerò
che tu non riceva solo un richiamo >> lo
rimproverò l'arcangelo.
<< Fa pure. Se vuoi continuare ad esistere in queste
condizioni
sei libero di farlo, ma io non ho intenzione di lasciare perdere,
preferisco morire o addirittura cadere diventando il primo demone della
nuova era che vivere con questo... questo dolore. >>
Gabriele lo fulminò con lo sguardo, alle sue orecchie quelle
erano come bestemmie e lui non poteva più tollerarlo.
<< Stai attento a come parli angelo, ricordati che sei al
cospetto di un superiore. >>
Il viso di Azraphel si macchiò di un sorriso colmo di
amarezza.
<< Sei tornato a sottolineare le nostre differenze.
>>
<< Mandami pure un richiamo, mettimi alle calcagna chi
vuoi ma io
andrò a parlare con Dio e non c'è niente che tu
possa
fare per fermarmi. >>
Gabriele scoppiò in una risata fragorosa.
<< E che cosa pensi di risolvere eh? Dio nemmeno ti
riceverà piccola nullità che non sei altro. Siamo
solo noi
arcangeli ad essere autorizzati ad arrivare fino a Lei. >>
L'angelo scosse la testa, davvero non aveva più timore di
niente
o meglio un pochino ne aveva, ma dentro di lui la voglia di sapere che
cosa fosse successo, chi era quell'ombra che non ricordava
erano
più grandi di tutti i suoi timori.
<< Ci proverò comunque, con o senza la tua
benedizione. >>
Azraphel deglutì e si voltò lasciandosi alle
spalle
Gabriele, un tumulto di sentimenti che si agitavano nel petto, le gambe
gli tremavano come persino le mani, cercò di rallentare i
respiri, la strada per arrivare da Dio era lunga e tortuosa, solo ad un
arcangelo serviva un'enorme quantità di energia per
raggiungerla,
figuramoci ad un angelo come lui, non era abituato a sforzi
fisici quando era umano e la cosa non era cambiata nemmeno adesso che
non
possedeva più un corpo.
L'arcangelo era rimasto fermo a guardare Azraphel allontanarsi, una
parte di sé lo detestava, l'altra lo ammirava, stimava
quell'angelo che aveva deciso per la seconda volta di andare contro di
loro, infischiandosene delle regole e di quello che sarebbe potuto
accadere, aveva fatto una scelta e la stava portando avanti mentre lui
che durante la guerra aveva sguaniato la spada si era tirato indietro.
Non aveva smesso un secondo di pensare a quella situazione, lui per
primo aveva sentito il bisogno di rivolgersi ad Azraphel, chiedergli
aiuto perché sentiva che in tutto quello c'era qualcosa di
sbagliato, la notte in paradiso non era poi diversa da quella della
terra, solo che era molto meno buia e le strade erano comunque
affollate, Gabriele decise di ritirarsi in un angolo tranquillo e con
il
passare del tempo, la testa gremita di pensieri, i suoi occhi si
chiusero cullandolo in una specie di sogno morbido e semi reale.
Un volto si palesò davanti ai suoi occhi, era uguale a
quello
che aveva visto nella teca solo molto più vivo, quell'essere
dagli occhi così azzurri da sembrare di ghiaccio e i capelli
neri
come il petrolio che facevano da contrasto lo osservava con
un'espressione dispiacuta sul volto, gli passarono davanti molte
immagini di loro due insieme, momenti congelati nel tempo e infine
qualcosa che dall'alto arrivava scagliandosi porprio sul corpo di
quell'essere, lui era lì e l'aveva vitsta morire.
Quell'ultima immagine costrinse l'arcangelo a svegliarsi con un
principio di tachicardia
nel petto, si passo una mano tra i capelli e dischiuse le labbra,
tentò di calmarsi ma l'agitazione riprese possesso di lui
quando
si rese conto di aver sognato un demone, lo stesso che aveva visto
nella teca
Stufo di quella situazione decise di recarsi negli uffici del paradiso,
non si perse in convenevoli e andò dritto al punto con
l'arcangelo Michele, era lei che si era sempre occupata di quelle cose.
<< Michele dove teniamo gli schedari con i nomi di tutti
i demoni? >>
L'arcangelo guardò il suo collega come se avesse appena
parlato
una lingua sconosciuta, Gabriele alzò le sopracciglia in
maniera
eloquente.
<< Allora? >> la incalzò.
<< Sono stati distrutti dopo la guerra Gabriele.
>>
L'arcangelo gemette dalla frustrazione, perché doveva essere
tutto sempre così difficile.
<< Perché ? >>
domandò solamente.
<< Non doveva rimanere alcuna traccia >>
rispose inespressiva Michele.
Gabriele rise grattandosi la nuca, era ridicolo.
<< Nessuna traccia e che mi dici di tutti quei demoni
congelati che... >>
<< Shh! Abbassa la voce Gabriele, quella è
un'altra
questione, sono solo corpi mentre con i nomi beh lo sai anche tu che si
può risalire a tante cose tramite essi >>
rispose Michele
leggermente infastidita.
<< Posso sapere il motivo della tua ricerca?
>>
domandò Michele ma l'altro arcangelo non la stava
più
ascoltando, si era voltato e aveva preso la via d'uscita più
vicina, aveva bisogno d'aria.
Si trovava in una situazione di stallo, gli unici documenti che
avrebbero potuto aiutarlo erano stati distrutti, i ghiaccioli nel museo
non potevano certo parlare e tutti, chiunque in paradiso era certo ne
sapesse quanto lui, sapeva che Michele era stata in quella stanza ma
non le aveva chiesto mai niente, primo perché non gliene
importava e
secondo perché era vietato fare domande, quindi si trovava
al
punto di partenza e non aveva più nemmeno quell'angelo
testardo
su cui contare perché lui si era messo in testa di parlare
con...
<< Dio... >> bisbigliò tra
sé.
Un sorriso genuino gli nacque sul volto, non avrebbe mai
pensato di
dirlo o di pensarlo ma aveva ragione Azraphel, l'unica soluzione era
parlare con coLei che aveva dato il via a tutto e certo era una
missione disperata e praticamente senza successo ma che altre
alternative avevano?
Intanto l'angelo in questione si era ritrovato nella dimora di un
angelo dalle fattezze di un anziano, era un saggio, uno degli angeli
più importanti del paradiso persino di quelli della
conoscenza,
in lui risiedevano memorie antiche quanto l'universo ma non si limitava
a questo il suo sapere, lui poteva conoscere i pensieri, la storia di
ogni angelo o arcangelo persino di quelli che ancora dovevano venire al
mondo.
Azraphel si era imbattuto in lui lungo la strada, aveva un'ala
impigliata tra i rami di un Trisauro, un albero molto dispettoso che si
divertiva a farsi burla di chiunque, era pacifico ma dotato di un
carattere tutto suo.
<< Volevo solo dargli una spuntatina >> si
era lamentato il saggio mentre Azraphel lo aiutava a districare l'ala.
<< Certo, immagino che le sue intenzioni fossero buone
>> ridacchiò l'angelo.
Il saggio lo guardò con un sorrisino sul volto per poi
spostare
gli occhi arcobaleno sulla sua ala, la mosse per notare con sollievo
che era tutto a posto.
<< Hanno un caratteraccio, bisogna saperli prendere per
il verso giusto >> disse l'anziano.
<< Oh anch'io conoscevo qualcuno così
>> ridacchiò.
Azraphel si rese conto di aver buttato fuori una confessione senza
riflettere e la cosa peggiore era che non sapeva nemmeno di chi stesse
parlando, il saggio lo guardò come se potesse leggere tutto
il
suo disagio e imbarazzo, l'angelo deglutì e
spostò lo
sguardo altrove, non sapeva cosa dire ma fu l'anziano a rompere il
silenzio.
<< Vieni giovanotto, hai bisogno di ristorarti.
>>
Azraphel esitò per un momento, aveva ancora molta strada da
fare
e non sapeva quanto tempo avesse prima di essere rintracciato dai
galoppini di Gabriele, anche se non era molto sicuro che avesse mandato
qualcuno a cercarlo, però qualcosa gli diceva di seguire
quell'angelo dal sapere infinito e così fece.
Mentre entravano in casa l'angelo pensò che era un peccato
non
poter domandare all'anziano di aiutarlo con i suoi problemi di memoria,
lui sicuramente sapeva che cosa fosse successo, sapeva anche il motivo
dietro alla decisione di cancellare i loro ricordi sui demoni, avrebbe
potuto connettersi con lui e riverargli finalmente l'identita di
quell'ombra scura e magari avrebbe proprio combaciato con il demone dai
capelli rossi - non lo disse a se stesso- ma sperava fosse
così.
Il problema era che vigeva un divieto, nessuno, nemmeno gli arcangeli
più potenti, avevano il diritto di porre domande ai saggi,
erano
loro che in casi molto particolari potevano scegliere se rivelare
qualcosa o meno, il problema risiedeva nel fatto che il futuro era
volubile, poteva cambiare in un secondo, il passato invece non poteva
essere cambiato, ed era per questi due motivi che molti angeli secoli e
secoli prima della nascita della terra erano impazziti, per cui Dio
decise che i saggi avrebbero deciso se fosse giusto parlare di
ciò che vedevano. Ovviamente era stata messa una condizione,
i
saggi avrebbero potuto rivelare solo una piccola parte e non l'intera
faccenda così che l'angelo in possesso di quell'informazione
avrebbe potuto trovare da solo la strada per risolvere il suo problema.
Così Azraphel si era rassegnato fin da subito, certo nutriva
la
speranza che l'anziano gli rivelasse qualcosa di sua spontanea
volontà ma dubitava sarebbe successo, si guardò
intorno
con un sorriso, quella casa gli trasmetteva delle vibrazioni
così
positive che avrebbe potuto dimorarci per sempre, si
complimentò
con il saggio e lui gli disse che poteva dare un'occhiatina in giro.
Ben presto Azraphel finì in una stanza piena di piante
lussureggianti, le foglie erano incredibilmente verdi e i fiori
brillavano in una maniera che non aveva mai visto, nemmeno
le piante che crescevano in paradiso erano così belle, ne
accarezzò le foglie sorridendo.
<< Ti piacciono? >>
Chiese una voce dietro di lui, Azraphel si voltò e
trovò
l'anziano saggio che con le mani dietro alla schiena ammirava le sue
creature, l'angelo annuì.
<< Me ne prendo cura ogni giorno, leggo per loro tutte le
sere >> continuò l'angelo più
vecchio.
Azraphel lo guardò stupito, sentiva un amore immenso
provenire
da dentro di lui, amava la sua casa, le sue piante e la vita intera.
<< Questo è il loro libro preferito, non se ne
trovano
molti in paradiso ma per fortuna le mie piante non sono troppo esigenti
>>
Si avvicinò all'angelo con un grosso tomo tra le mani, lo
aprì e quando l'angelo si trovò davanti la figura
di un
grosso serpente nero e rosso, dagli occhi gialli, non potè
fare
a meno che deglutire, quella era la storia del paradiso e della terra
che come tutti sapevano cominciava nel giardino dell'Eden. Il
saggiò lasciò il libro nelle mani di Azraphel che
con una
mano accarezzò la pagina dove era disegnato il serpente,
l'angelo tornò con la mente a quando era sulle mura
dell'Eden,
non era da solo, era sicuro ci fosse qualcuno con lui, si morse il
labbro tentando di non dare a vedere la sua frustrazione.
<< Crawley >> disse il saggio.
Ad Azraphel cadde il libro dalle mani, si affrettò a
raccoglierlo scusandosi con l'anziao che non sembrava per niente
turbato dalla sua reazione.
<< Come ha detto? >> domandò
l'angelo con la gola
secca per l'emozione, voleva essere certo di aver sentito bene.
<< Il nome del serpente dell'Eden era Crawley
>> ripetè il saggio.
Il modo in cui guardava Azraphel gli fece intendere che sapeva tutto di
lui, della sua storia, anche delle parti che lui stesso non ricordava,
l'angelo già lo sapeva ma averne conferma e sapere che molto
probabilmente non gli avrebbe rivelato niente gli fece salire il magone
e pizzicare gli occhi.
<< Lei sa che fine ha fatto? >>
domandò l'angelo, le
labbra erano secche, ci passò la lingua nel tentativo di
inumidirle ma servì a poco.
Azraphel si rese conto che la sua era una domanda idiota, sapeva bene
che cosa era successo ai demoni o almeno credeva di saperlo,
tuttavia con la sua domanda sperava di saperne di più sul
serpente tentatore, magari era sparito prima che la guerra iniziasse o
qualcosa di simile.
<< Oh beh la sua storia è molto più
dannata di
quella di ogni altro demone >> cominciò a
parlare
indaffarato mentre nutriva le sue piante, tagliava qualche fogliolina e
sistemava i loro luccicanti petali.
<< Si innamorò di un angelo. >>
Ad Azraphel si gelò la linfa vitale che dava vita al suo
corpo
celeste, spalancò gli occhi sbigottito, -non poteva credere
che fosse davvero successa una cosa simile- si umettò le
labbra
guardando il vecchio in attesa che continuasse, ma dato che l'anziano
non sembrava intenzionato a proseguire pose lui una domanda che gli
era nata nel cuore.
<< E poi cosa... cosa successe? >>
L'anziano sorrise e nel suo sguardo c'era qualcosa che Azraphel
faticava a decifrare.
<< E' stato condannato a guardarlo senza poterlo mai
toccare >> rispose semplicemente l'anziano.
<< Ma l'angelo ne era a conoscenza? >>
domandò Azraphel con una punta di agitazione nella voce.
<< Tu che dici Azraphel? >>
Il modo in cui gli rivolse quella particolare domanda gli fece venire i
brividi, si sentiva come se fosse stato scoperto, come se
raccontando quella storia l'anziano si stesse riferendo proprio a
lui, ma questo non era possibile, o forse si?
<< I-io... io non lo so. Suppongo che se anche lo avesse
saputo
non avrebbe potuto fare niente per cambiare le cose. Erano un angelo e
un demone, non avevano futuro. >>
Per Azraphel fu difficile pronunciare quelle parole, non sapeva che
cosa
avrebbe fatto lui se si fosse trovato al posto di quell'angelo e avesse
saputo la verità e in più quella storia lo aveva
turbato
particolarmente, non per un possibile amore tra un angelo e un demone
ma perché sentiva che apparteneva a lui, non sapeva in che
modo
ma sentiva che era così.
Quando lasciò la casa dell'anziano Azraphel si
domandò se
in qualche modo il saggio gli avesse rivelato delle cose della sua vita
senza che glielo dicesse apertamente, magari quella storia che gli
aveva raccontato parlava di lui e gliel'aveva narrata con il
solo
scopo di aprirgli la mente, come sarebbe stato essere amato da un
demone si domandava, ma di risposte ancora non ne aveva e
più
andava avanti più sentiva la confusione aumentare. E poi
quel
nome, Crawley, lo sentiva battere dentro al suo petto, farsi strada e
prendere tutto il posto possibile, la cosa peggiore -o forse no- era
che non gli dava fastidio anzi tutto il contrario, era giusto per un
angelo farsi scaldare il cuore semplicemente sentendo il nome di un
demone? Avrebbe dovuto esserne disgustato e invece si ritrovava a
ripeterlo nella sua mente come se avesse paura di dimenticarlo.
L'angelo continuò a camminare fino a trovarsi di fronte a
un'alta
collina, la salita era ricoperta da uno strato lucido e probabilmente
scivoloso, simile allo scivolo per i bambini della terra, era
affiancato in tutta la sua altezza da cespugli di rose senza spine, un
cartello faceva mostra di sé all'inizio della salita, diceva:
"Ti mostrerò le tue debolezze e solo chi sarà
degno potra salire."
L'angelo sospirò, di debolezze ne aveva sempre avute, prima
di
tutte la sua bontà, lo aveva dimostrato nel giardino
dell'Eden
quando aveva dato via la sua spada di fuoco, non aveva mai pensato che
essere troppo gentili fosse una debolezza, anzi lui aveva sempre
ritenuto che dovesse essere la maggiore caratteristica di un angelo, e
invece la sua lunga vita sulla terra gli aveva dimostrato, in parte, il
contrario.
<< Dio dammi la forza >>
sussurrò e si mise in marcia.
Inizialmente procedere fu facile, tanto che i suoi passi lesti lo
spinsero a fare un sorriso di gioia e soddisfazione.
<< Oh è facile >>
squittì.
Forse, si disse, le aveva superate le sue debolezze ma proprio mentre
quel pensiero prendeva vita nella sua mente ai lati della collina
cominciò a vedere delle cose, bambini che piangevano in
difficoltà, persone che chiedevano aiuto, angeli in
ginocchio
con le ali ferite, angeli che stavano per cadere e gli tendevano la
mano, tutti guardavano lui e con lo sguardo lo supplicavano di
aiutarli. Il suo cuore troppo tenero vacillò di fronte a
quelle
brutalità, c'erano persino cuccioli sotto la pioggia
infreddoliti, ma dentro di sé sapeva che quelle erano solo
immagini,
non erano vere, se si fosse avvicinato sarebbero svanite e lui si
sarebbe ritrovato ai piedi della collina, senza più
possibilità di riprovare a salire. Lo sapeva, ne era certo
perché lo sentiva dentro al cuore, per quanto nel petto
sentisse
il bisogno di aiutare la sua determinazione fu più forte,
riuscì ad andare avanti ma i suoi piedi cominciarono ad
affondare
in quella lastra scivolosa che ora sembrava quasi melma.
Provò
ad alzare un piede ma cadde in avanti, si trascinò con le
mani,
raschiando con le unghie quel terreno color piombo e vischioso, nel
frattempo le immagini continuavano ad essere sempre più
terribili, tutta quella sofferenza mentre lui era costretto a
guardare, forse la sua determinazione non era poi così
forte.
Prese un respiro chiudendo gli occhi, ripensò a quel demone
dagli
occhi gialli rinchiuso nella teca, lo doveva a lui, non sapeva il
motivo ma era così, con uno sforzo enorme riuscì
a fare
il primo passo, seguirono gli altri, sempre faticosi ma almeno riusciva
a non fermarsi. Mentre saliva lo scenario cambiò di
colpo, un odorino stuzzicava le sue non più angeliche
narici,
era tornato a possedere un corpo umano, ne sentiva la vita, il calore,
sorrise commosso da quella sensazione, era passato così
tanto
tempo dall'ultima volta. Si guardò intorno in cerca di
quell'odore da favola, al posto delle rose erano comparse delle tazzine
da tea piene della sua bevanda preferita, calda e fumante, Azraphel
gemette mordendosi il labbro ma continuò a camminare, poco
più su l'odore si fece molto più forte
costringendolo ad
inspirare a pieni polmoni.
<< Crepe >> disse.
Lo stomaco iniziò a brontolargli come non mai, sembrava non
mangiasse da secoli e in effetti di tempo ne era passato da quando
aveva assaggiato l'ultimo boccone di cibo. Ce n'erano di ogni tipo e
qualità, decorate con quante più glasse uno si
potesse
immaginare, la cosa peggiore era che assomigliavano fin troppo a quelle
originali che aveva mangiato a Parigi. Gemette frustrato, forse un
pezzettino non mi farà niente, magari è un premio
per
aver superato la sfida di poco fa si disse, il suo stomaco
brontolò
insoddisfatto costringendolo ad allungare la mano, le sue dita stavano
per toccare la pasta della crepe quando le tirò indietro di
scatto.
<< No! Cattivo angelo >>
Si costrinse ad andare avanti venendo avvolto dall'odore e dalla
visione di ogni dolce possibile, tutti i suoi preferiti tra l'altro,
possibile che sulla terra era stato così goloso si
domandò, sperava che quella tortura finisse presto e
soprattutto
stava pregando di non trovarsi di fronte al...
<< Oh no >> gemette frustrato.
<< Sushi. >>
Quello era troppo persino per lui, capiva che arrivare al cospetto di
Dio non fosse una cosa da tutti e non dovesse essere una passeggiata ma
così si stava esagerando, quelle torture gratuite era sicuro
fossero stati Gabriele e Sandalphon ad architettarle, ben sapendo che a
loro non sarebbero toccate essendo arcangeli.
Si toccò la pancia che brontolava il suo disappunto.
<< Mi dispiace >> disse sospirando rivolto
a quello stomaco troppo vuoto per i suoi canoni.
<< Magari un giorno, se riesco ad arrivare vivo fino a
su, potrei di nuovo mangiare quelle prelibatezze. >>
Con un luccichio negli occhi tutto nuovo e l'acquolina in bocca al
pensiero di gustarsi ancora una volta del buon cibo cominciò
a
salire quella palude che tentava di trascinarlo verso il basso, mentre
procedeva iniziò a sentire un rumore che gli fece gelare il
sangue,
carta che veniva strappata, iniziò ad aumentare la
velocità e quando arrivò più in alto
si trovò
davanti una scena agghiacciante, libri che venivano strappati o
bruciati.
<< Ah! >> un grido gli si
soffocò a mezz'aria,
portò le mani davanti alla bocca sconvolto da quella scena.
Prime edizioni, libri antichi quanto il mondo che venivano addirittura
toccati senza guanti, era una scempio, tuttavia gli fornì la
giusta motivazione per andare avanti lasciandosi alle spalle quelle
atrocità.
Passo dopo passo si sentiva sempre più assetato, la gola
secca,
arsa dal calore e dalla fatica, avrebbe dato qualsiasi cosa per avere
dell'acqua in quel momento. Cadde di nuovo e quando alzò
gli occhi un calice dorato era comparso davanti a lui, si
chinò
per osservarne il contenuto, un liquido rosso e profumato lo invitava a
dissetarsi di lui, vino, dei più pregiati e di
qualità
faceva mostra del suo più splendido colore. Azraphel ne
rivivve
il sapore, lo sentiva scendere giù dalla gola, scaldarlo e
dissetarlo, si leccò le labbra, il dolce tepore che gli dava
una
bella bevuta gli fece sudare le mani, voleva prenderlo e berlo, solo un
sorso. Strinse forte gli occhi, si rialzò e con grande forza
d'animo si decise a lasciare perdere quella bevanda tentatrice
però senza preavviso delle immagini iniziarono a vorticargli
nella mente, una risata cristallina, dei capelli rossi, dei bicchieri
che si riempivano troppo facilmente e delle labbra che ebbre di vino
non riuscivano più a formulare una frase di senso compiuto.
Un
urlo gli squarciò il petto, cadde in ginocchio stringendosi
la
camicia in corrispondenza del cuore, gli occhi gli si inumidirono
mentre le
immagini continuavano, una panchina, un laghetto con le anatre, una di
esse che stava quasi per affogare e poi ancora una borsa di libri
miracolosamente sopravvissuta, un sorrisino sfacciato che lo liberava
da un paio di manette, qualcuno che gli urlava di partire insieme e
scappare.
La testa dell'angelo era piena di queste immagini, voci e urla,
portò le mani alle orecchie come se servisse a farle
smettere, si
strinse la testa arricciando gli occhi, basta, ti prego falle
smettere supplicava, era un dolore troppo forte e non un dolore
fisico ma dell'anima, lo aveva lasciato morire, era questo a cui
pensava mentre si accasciava con il viso che arrivava a un centimetro
da
terra, le lacrime cominciarono a scendergli dagli occhi, il sudore
colava
dalle tempie e la testa pulsava sempre più forte.
<< M-mi dis...piace >> riuscì ad
urlare singhiozzando e lo ripetè tenendo gli occhi chiusi.
Oramai era caduto in un limbo di dolore e ricordi, si
afferrò di
nuovo la camicia tirandola, il desiderio di strapparsela via era forte,
faceva male, troppo male, lo aveva tradito e ora non poteva
più salvarlo.
<< Cro... >> quell'inizio di nome gli
morì fra i
singhiozzi, non era degno di nominarlo, si accasciò del
tutto a
terra ranicchiandosi, non voleva più sentire né
vedere,
il suo corpo scosso ancora dal pianto lo costrinse a farsi sempre
più piccolo di modo che nessuno potesse vedere
quello che aveva fatto. Che lo lasciassero pure lì
pensò
l'angelo, era quello che si meritava in fondo, non ricordava
più
la persona a cui doveva la vita, la persona che aveva tradito lasciando
che venisse ucciso, non avrebbe mai dovuto incontrare quegli occhi
gialli il cui sorriso non aveva mai meritato.
Il freddo iniziava ad avvolgerlo, la sostanza appiccicosa sotto di lui
iniziò ad inglobare la sua figura partendo dai piedi, era
l'inizio della sua
fine pensò l'angelo, avrebbe potuto ancora lottare e
salvarsi,
sapeva che era tutto frutto della sua mente che sarebbe bastata un po'
di forza di
volontà ma Azraphel era caduto vittima della peggiore delle
sue
debolezze, il senso di colpa. Per questo rimase inerme in attesa del
suo destino, tra le lacrime che ancora scendevano e gli ultimi pensieri
che volavano all'unica creatura che era certo di aver amato davvero,
l'unico
rimpianto che aveva in quel momento era di non ricordarsi come era
fatta, piccoli dettagli, piccoli sprazzi non saranno mai come un vero e
proprio ricordo, ma sapeva che l'amore era grande, troppo grande da
sopportare per un piccolo angelo.
I pensieri che lo tenevano a galla erano scivolati via, l'angelo
iniziò a credere
davvero di star per morire, non c'erano più le prove per
arrivare da Lei, non esisteva più la volontà, il
suo corpo si
era rassegnato perché la sua mente lo aveva fatto e il cuore
era
una spugna gonfia di tristezza che lo annientava secondo dopo
secondo, aprì gli occhi lucidi e gonfi, l'ultima immagine
che
vide
davanti ai suoi occhi fu una sfera di luce che si schiantava sulla
creatura dai capelli arancioni mentre urlava il suo nome e allungava il
braccio verso di lui. Era morto. Chiuse gli occhi l'angelo e con
un'ultima lacrima che gli rigava il viso riuscì solo a
sperare
che
finisse presto.
Finì in un limbo dove tutti i suoni erano attutiti, dove non
c'erano
colori e forse nemmeno esisteva quel posto, d'improvviso una voce.
"Angelo, per l'amor di
qualcuno Azraphel apri gli occhi!"
"Se non ti alzi subito
giuro che me ne andrò in giro ad affogare tutte le anatre
che incontro."
La voce si fece più dolce.
"Avanti angioletto ci
sei quasi, fallo per le anatre... fallo per me."
Azraphel socchiuse gli occhi, dalla fessura delle palpebre vide un
volto sfocato, i capelli rossi e gli occhi gialli, è lui
pensò,
un sorriso gli nacque spontaneo sulle labbra, sentì il cuore
riempirsi e
straboccare di gioia, era vivo. Alzò la mano verso di lui,
desiderava
toccarlo, ne aveva bisogno ma impovvisamente qualcosa lo
tirò via da
lì, sentì il suo corpo venire strappato da quella
posizione, un gemito
gli morì in gola, aprì gli occhi di scatto.
<< CROWLEY! >> urlò e i suoi
occhi splancati incontrarono quelli di Gabriele.
L'arcangelo era chino su di lui, lo stava tenendo tra le braccia e lo
guardava con un senso di paura e panico, non aveva mai visto
quell'espressione sul volto del suo capo.
<< Stai bene? >> gli domandò
addirittura, la voce che tradiva quell'emozione che si era sempre
intestardito a
nascondere.
Azraphel annuì, non aveva la forza o il coraggio di
chiedergli
che cosa fosse successo ma Gabriele ovviamente non poteva evitare di
renderlo partecipe del suo disappunto.
<< L'hai rischiata grossa Azraphel. Sei impazzito
a venire fin qua
su da solo!? C'è un motivo per cui è concesso di
arrivarci solo a noi arcangeli. Ti ho trovato a terra che piangevi, ti
dimenavi e urlavi, non sai che cosa è successo agli altri
angeli che si sono cimentati nella tua stessa impresa? >>
Azraphel scosse solo la testa.
<< Non sono più stati gli stessi, la loro luce
si è spenta fino a svanire. >>
L'angelo sussultò colpito dalle parole serie e terribili di
Gabriele.
<< Perché? >> pigolò
Azraphel con la voglia di ricominciare a piangere.
<< Non tutti sono pronti ad arrivare a Dio
>> rispose
semplicemente Gabriele tirandosi su e allungando una mano verso di lui.
Azraphel la strinse subito, aveva disperatamente bisogno di aggrapparsi
a qualcuno e non importava se in quel momento quella persona fosse
Gabriele, era vero che non si sopportavano ma lo aveva appena salvato,
avrebbe potuto benissimo lasciarlo lì a contorcersi dal
dolore e
invece lo aveva portato via.
<< G-grazie, grazie davvero Gabriele >>
sorrise Azraphel.
L'arcangelo lo guardò, il suo sguardo per un attimo si
ammorbidì ma tornò subito quello severo a cui era
abituato, gli puntò un dito contro e gli disse:
<< Non osare mai più chiamarmi con il nome di
un demone >> detto questo prese a camminare dandogli le
spalle.
Azraphel sorrise in maniera più aperta, stava accettando la
sua
gratitudine ed era contento di averlo salvato solo che non l'avrebbe
mai ammesso ad alta voce.
Camminarono per diverso tempo l'uno a fianco all'altro, le ali che si
sfioravano, in un altro momento a Gabriele avrebbe dato fastidio quel
contatto ma in quel momento sapeva che Azraphel ne aveva bisogno; aveva
ideato lui quelle prove e sapeva benissimo quanto fosse facile
perdervisi, il
senso di gelo e vuoto che ti attanagliava, ti sentivi solo e senza
speranza, certo per ognuno si presentavano diverse ma in egual misura
terribili. Per questo concesse ad Azraphel quel lieve sfioramento di
piume, stava a dire "adesso ci sono io con te, dopo potremmo tornare a
detestarci."
Si fermarono a riposare in una piccola radura, la luce del paradiso era
ormai troppo flebile per continuare ed erano stanchi, soprattutto
Azraphel doveva riprendere le energie, aveva affrontato una salita
infernale e stava quasi per rimetterci la sanità mentale era
ovvio che fosse spossato. Una volta seduto stiracchiò le
ali, le
sentì scricchiolare, tutti i nervetti si distesero fino a
rilassarsi, prese un profondo respiro e guardò Gabriele.
<< Come mai sei venuto fin qui? Insomma avevi detto che
la mia era un'idea stupida. >>
L'arcangelo si voltò verso di lui come se fosse sorpreso di
sentirlo parlare.
<< E non ho cambiato opinione, la tua è
un'idea stupida, la più stupida che sia stata mai partorita.
>>
Azraphel arricciò le sopracciglia.
<< Allora cosa...- >>
<< Da solo non ce l'avresti fatta, saresti tornato senza
risposte
nel migliore dei casi e nel peggiore ti saresti scorporato. In due
invece abbiamo più possibilità anche se non credo
che Dio
ci ascolterà. >>
Azraphel si schiarì la voce.
<< Se sai che è così pericoloso
perché non le
hai mai cambiate quelle prove? >> glielo chiese con una
pena dentro lo
sguardo che fece tremare quello di Gabriele.
L'arcangelo sospirò.
<< Prima della ribellione a tutti era concesso arrivare
da Dio e
parlarLe, ma quando i caduti cominciarono a ribellarsi sempre
più
angeli pretendevano di arrivare da Lei con le loro domande, la loro
rabbia e frustrazione. Quelli che avevano iniziato a trasformarsi prima
di cadere mettevano la pulce nell'orecchio ad altri angeli, a quelli
più deboli e con già dei dubbi dentro al cuore e
così io e gli altri abbiamo deciso di creare quel ponte.
Qualche
angelo in procinto di cadere aveva provato a superarlo ma
finì
solo con il perdere se stesso ancora più di prima, purtroppo
anche gli angeli che non volevano cadere provarono ad attraversarlo e
come ti ho già detto non finì molto bene. Molti
di loro
sono stati aiutati mentre altri non ce l'hanno fatta, l'abbiamo
considerato un male necessario per proteggere Dio dalle continue
richieste piene solo di egoismo. >>
Azraphel ascoltò la storia di Gabriele a bocca aperta, non
aveva
mai saputo niente di tutto quello e solo ora si rendeva conto che a
volte l'egoismo dei suoi capi non era voluto per puro godimento
personale ma perché non avevano altra scelta.
<< I-io non... non sapevo niente. E' terribile ma... ora
non serve
più no? Potreste trovare un nuovo modo, meno traumatico
magari
>> ridacchiò tra sé.
<< Sei il solito Azraphel. Pensi sempre a proteggere il
prossimo
a qualsiasi costo >> disse Gabriele con l'accenno di un
sorriso.
<< Non è questo che dovrebbero fare gli
angeli? >>
domandò Azraphel, sapeva però che a quella
domanda non
avrebbe mai avuto risposta.
Gabriele lo guardò solamente, in effetti non aveva tutti i
torti
ma era tutto troppo complicato e adesso non avevano tempo per pensarci,
forse un giorno avrebbe potuto davvero riflettere sulla richiesta di
quell'angelo indisponente.
<< Prima hai detto un nome, è evidente che
fosse di un
demone quindi non disturbarti a mentire, lo conosci? Hai ricordato
qualcosa? >>
Azraphel arrossì poi scosse la testa.
<< Quello che ho visto erano solo immagini insensate,
sentivo un
forte sentimento nascere dentro di me e poi si è trasformato
in
senso di colpa, io ho lasciato morire qualcuno, qualcuno a cui tenevo.
>>
Gabriele alzò un momento gli occhi corrugando le
sopracciglia poi guardò di nuovo Azraphel.
<< Possibile che fosse questo Crowley quello di cui ti
ricordi? >>
L'angelo sussultò, aveva perfettamente senso altrimenti
perché urlare quel nome subito dopo aver avuto quelle
allucinazioni, Azraphel sentì del disagio nascergli nel
petto,
ammettere con Gabriele che con molta probabilità aveva
provato
una forta attrazione per un demone ed era in pena per lui lo faceva
sentire esposto, non sapeva come l'avrebbe presa Gabriele e ne aveva
paura. Deglutì. Aveva promesso a se stesso che non si
sarebbe
più tirato indietro, lo doveva a se stesso e soprattutto a
quel
demone che ancora per lui era sconosciuto.
<< S-sì può essere. E' del tutto
probabile che sia così >> disse Azraphel con
un fil di voce.
<< Magari è proprio con lui che ti sei alleato
per evitare l'apocalisse >> sentenziò
l'arcangelo.
Azrapehel rise, era una risata nervosa.
<< Non è... non è del tutto
impossibile >> balbettò l'angelo.
<< Avrei fatto qualsiasi cosa per fermarla.
>>
Gabriele alzò un sopracciglio.
<< Certo che sei proprio un gran bastardo
>> nella voce dell'arcangelo però non c'era
rabbia ma solo stupore.
<< Gli umani non meritavano di morire per una guerra
tutta nostra. Non
credi anche tu che quello che avevamo fosse sufficiente? Voglio dire i
demoni esistono o esistevano da migliaia di anni, gli umani anche e
ormai avevamo creato un equilibrio. Perché distruggere tutto
per
poi avere cosa? i canti celestiali? Io non dico che
ciò
che facevano i demoni fosse giusto o che gli umani fossero perfetti, ma
nemmeno noi lo siamo. E sono sicuro che come per gli umani anche tra i
demoni c'è qualcuno che si differenzia, che non ama fare del
male alla gente. >>
L'arcangelo sospirò, proprio non capiva come faceva
quell'angelo
ad essere così buono di cuore, ingenuo, c'era qualcosa
dentro di
lui che lo spingeva a prendersi a cuore tutti mentre lui non ne era
capace, non ne era mai stato in grado, conosceva il suo ruolo e fin dal
primo giorno aveva adempiuto ad esso. Poi era successo qualcosa che lo
aveva traformato dentro, facendo sbocciare una parte di sé
che
nemmeno lui sapeva di avere, spesso gli era persino capitato di
non sentirsi troppo diverso da quelli del piano di sotto, poi guardava
le sue splendide ali e tornava a sorridere come aveva imparato a fare.
Però dopo aver salvato Azraphel l'arcangelo sentiva che non
era
così sbagliato il pensiero dell'angelo, forse fin troppo
infiocchettato ma aveva iniziato a sembrargli giusto, non sapeva in
quale
momento avesse cambiato direzione di pensieri, forse era stata la
comparsa di quegli occhi azzurri che non lo lasciavano più
stare, si era ricordato di lei, Beelzebù il demone che
governava
l'intero inferno e che da tempo aveva iniziato a governare anche il
cuore di Gabriele.
<< Credo di star facendo questo solo per lei
>> disse Gabriele.
Azraphel lo guardò ma lui aveva lo sguardo totalmente
puntato in
avanti, forse provava vergogna o semplicemente non voleva sentirsi
giudicato visto che lui a sua volta aveva giudicato l'angelo.
<< Per il nostro signore? >>
domandò l'angelo.
Gabriele tirò un angolo della bocca in una smorfia che
somigliava ad un sorriso.
<< No >> deglutì.
<< Beelzebù >> si
accarezzò la sciarpa che improvvisamente si era fatta troppo
stretta.
L'angelo spalancò gli occhi riconoscendo in quel nome quello
di un demone, anche se non sapeva quale.
<< Io mi sono ricordato qualcosa Azraphel, quando ti ho
toccato prima. >>
L'angelo rimase stupito da quella rivelazione.
<< Quando mi hai salvato vuoi dire? >>
Gabriele annuì.
<< Ero... ero innamorato di lei >>
confessò.
Chiaramente Azraphel rimase scioccato, spalancò
ulteriormente
gli occhi e la mascella gli cadde in avanti, si affrettò a
ricomporsi ma pur provandoci non riusciva a dire niente che sembrasse
giusto. Il suo capo che era sempre stato ineccepibile e pignolo
innamorato di un demone, come era possibile? Eppure non gli sembrava
stesse mentendo, la sua voce era flebile e roca come se si fosse
liberato da un peso facendo uscire quella
confessione, chissà da quanto tempo se la portava dentro,
gli
occhi erano lucidi e tristi, non avrebbe mai permesso a se stesso di
piangere nemmeno se avesse potuto, Azraphel lo sapeva bene, nonostante
tutto non gli era mai sembrato così fragile e bisognoso di
aiuto.
<< Ma tu hai sempre detto e ripetuto che i sentimenti
erano cose
che non ti appartenevano, che erano faccende umane e le faccende umane
non...- >>
<< Non appartengono agli angeli >> concluse
Gabriele.
<< Lo so... ma non è stata una mia scelta,
è successo e basta senza che potessi oppormi.
>>
<< E lei? >> chiese candidamente Azraphel.
Gabriele sbuffò una risata.
<< Ti ho appena detto di aver provato qualcosa per un
demone, dovresti perlomeno essere...- >>
<< Lei cosa provava ? >> sorrise l'angelo.
<< Lo stesso, anche se ovviamente non me lo ha mai detto
apertamente >> rispose Gabriele con un sorriso
malinconico.
<< Ovviamente, era un demone dopotutto >>
ridacchò Azraphel.
<< A dire il vero non riesco ad immaginare nemmeno te
fare una confessione del genere >> aggiunse l'angelo.
<< Beh ero diverso un tempo e in realtà non
c'è
stato mai bisogno di dircelo apertamente >> disse
Gabriele
grattandosi la nuca.
<< E poi che cosa è successo te lo ricordi?
>>
<< Non lo immagini da solo? Lo hai detto tu stesso,
eravamo un
angelo e un demone ed io ai tempi ero un angelo che stava per essere
promosso ad arcangelo, non avrebbe mai potuto funzionare o andare
avanti prima, figuriamoci dopo la mia promozione. Se mi avessero
scoperto avrei gettato disonore sul paradiso intero. Ho deciso di
interrompere i contatti , le ho parlato e lei ha finto di non provare
niente, anzi sembrava addirittura sollevata ma lo sguardo che mi ha
rivolto, avresti dovuto vederlo. Beelzebù si era sentita
abbandonata da Dio immagina quando le ho detto che non volevo
più vederla che cosa posso averle causato dentro. Aveva lo
sguardo di chi è stato abbandonato al suo destino due volte,
se
una fa male allora la seconda come deve essere? Ti annienta ecco cosa.
E la cosa peggiore è che credo che non abbia mai smesso di
provare qualcosa per me, lo vedevo ogni volta che ci incontravamo per
qualche evenienza. >>
L'angelo era stupito ma anche molto triste per il racconto di Gabriele,
non aveva mai saputo né sospettato in tutto quel tempo che
potesse
essere successa una cosa simile, provava pena per lui e lo guardava
sotto una nuova luce.
<< Gabriele tutto questo è... terribile. Mi
dispiace davvero >>
L'arcangelo si girò verso Azraphel.
<< Voglio fare qualcosa per lei. Non voglio che si senta
o che si sia sentita abbandonata per una terza volta. >>
Azraphel annuì.
<< Faremo il possibile. Ora scusami ma ho bisogno di
sgranchirmi un po' le gambe >> disse l'angelo alzandosi.
<< Non finire nei guai però >>
disse Gabriele.
Azraphel lo guardò e gli sorrise, si stava forse
preoccupando per lui?
<< O altrimenti perderemo solo tempo prezioso
>> aggiunse.
Come non detto pensò l'angelo, anche se in cuor suo sapeva
che
Gabriele sotto quello strato di austerità e menefreghismo
nascondeva un cuore ancora funzionante.
Mentre passeggiava Azraphel si accorse di non essere solo, un fruscio
continuava a seguirlo passo dopo passo, ne era certo perché
ogni
qual volta si fermava anche quel rumore si quietava, fece finta di
nulla ma non appena udì di nuovo quel suono si
girò di
scatto, trovando davanti ai suoi occhi il piccolo merlino arancione che
era diventato amico di Werchiel molto tempo prima, sbattè le
palpebre guardandolo perplesso.
<< E tu cosa ci fai qui? >> disse l'angelo.
Il merlino di tutta risposta piegò la testolina di lato
guardandolo confuso, Azraphel si piegò sulle ginocchia e
allungò una mano, l'animaletto si avvicinò
cautamente
annusandolo per poi sbattere le piccole ali in segno di
felicità.
<< Quindi ti ricordi di me >> sorrise
Azraphel.
Lo prese in braccio e lo guardò attentamente, quegli occhi
gialli gli ricordavano esattamente quelli del demone, di Crowley, ora
aveva un nome con cui chiamarlo, gli accarezzò la testolina
pelosa passando le dita in mezzo alla elettrizante peluria.
<< Gli assomigli molto sai, penso che voi due sareste
andati molto d'accordo. Sarebbe divertente se fosse stato proprio lui a
mandarti ma...- >>
Il merlino guaì.
Azraphel corrugò le sopracciglia.
<< Ma non è... non è possibile.
>>
Strinse le labbra.
<< In effetti però tu sembri molto...
demoniaco
nell'aspetto, tutto di te farebbe pensare a un essere infernale
piuttosto che paradisiaco anche se poi il tuo carattere è
molto
dol... AHI! >>
Il merlino gli aveva appena morso l'indice.
Azraphel scuoteva la mano in modo da far passare quel lieve pizzicore.
<< Ma che ti è preso? Non ti piace che ti dica
che sei dolce? >>
Il merlino guaì di nuovo.
<< Bastava dirlo. Non c'è affatto bisogno di
assumere un atteggiamento così aggressivo. >>
Il merlino mugugnò.
<< Ad ogni modo tu verrai con me, potresti essermi
d'aiuto.
Azraphel tornò da Gabriele con il piccolo animaletto che
trotterellava al suo fianco, non appena Gabriele alzò gli
occhi
su di lui una smorfia si dipinse sul suo volto.
<< Che diav... cavolo è quella cosa?
>>
Azraphel sorrise entusiasta.
<< E' un merlino Gabriele >>
L'arcangelo agitò la mano.
<< So cos'è, quello che intendevo è
perché te lo sei portato appresso? >>
Il merlino aveva cominciato a ringhiare nell'esatto momento in cui
aveva visto Gabriele.
<< B-beh... come vedi è molto diverso dagli
altri e mi ha
seguito, ho ragione di pensare che potrebbe esserci utile nella nostra
ricerca. >>
Gabriele lo guardò di nuovo, alzò un sopracciglio
e lo indicò.
<< Quella palla di pelo? >>
Azraphel annuì ignaro di quello che stava per accadere.
Gabriele sospirò seccato.
<< Per l'amor del cielo è solo una palla al
piede. E mi sta ringhiando. >>
<< Ti assicuro che è b... >>
Il merlino lanciò un'occhiataccia ad Azraphel che si
corresse subito.
<< Docile. >>
<< Azraphel io credo che sia solo uno scherzo mal
riuscito, a volte anche a Lei capita di sbagliare. >>
A quel punto il merlino non ci vide più, partì
alla
carica fiondandosi dritto verso Gabriele che perse l'equilibrio
e cadde a terra mentre con le mani tentava di tenere fermo l'animaletto
che si dimenava allungando le zampette verso di lui.
<< Oh buon cielo! >>
Azraphel si affrettò a raggiungere i suoi due compagni di
viaggio impegnati nella zuffa, riuscì a prendere il merlino
prima che divorasse l'arcangelo -per quanto fosse impossibile farlo-
Gabriele si alzò su irato come non mai.
<< Quel coso è pericoloso! >>
urlò indicandolo.
<< M-ma tu lo hai offeso Gabriele >>
<< Che cosa? >>
Lo sguardo che l'arcangelo lanciò all'angelo era dei
più
minacciosi che aveva mai visto, deglutì e sentì
le gambe
cedergli per un minuto ma chissà come bastò una
carezza
sulla testa dell'animaletto a fargli tornare la forza.
<< Non sei stato gentile con lui e io voglio che venga
con noi,
lo terrò io a bada >> disse l'angelo sicuro di
sé.
Gabriele che non vedeva l'ora che tutta quella storia finisse decise di
dar corda all'angelo, sapeva bene quanto potesse essere testardo e
allora acconsentì a portare con loro il piccolo animale,
all'unica condizione che rimanesse molto, molto lontano da lui.
Dopo un altro lungo giorno di cammino i tre si fermarono per una sosta
lungo il fiume, il merlino dormiva beato acciambellato vicino alla
gamba di Azraphel e l'arcangelo si era seduto su un cumulo di nuvole
poco distante.
<< Quel coso è strano >> disse
improvvisamente Gabriele.
Azraphel lo ammonì con lo sguardo, non sapeva per quale
motivo
ma si sentiva molto protettivo nei confronti di quell'esserino.
<< Voglio dire sembra quasi che capisca quello che
diciamo, che
abbia un coscienza tutto sua >> spiegò
l'arcangelo.
<< Beh Gabriele... tutte le creature sono dotate di
intelletto e
hanno delle caratteristiche, non vedo come possa essere strano.
>>
<< Dai Azraphel lo vedi anche tu che
è diverso, l'ho
visto con i miei occhi lanciarti un'occhiataccia e poi non si sono mai
visti merlini come lui. >>
<< Tu che cosa pensi? >> domandò
l'angelo.
<< Niente. So solo che c'è qualcosa di strano,
non
può essere un caso che è comparso proprio dopo
che i
demoni sono stati sconfitti. >>
Azraphel deglutì, guardò Gabriele e poi il
piccolo
merlino, sfiorò le sue piccole ali arancioni con le dita,
lui
aprì gli occhi incontrando quelli dll'angelo che lo
guardava,
un'espressione di pena e consapevolezza sul volto.
<< C-Crowley... >> soffiò.
Non sapeva perché lo aveva detto, deglutì dandosi
dello
stupido ma il merlino alzò la testa di scatto guardando
ancora
più intensamente l'angelo.
<< Non... non può essere. >>
Azraphel si alzò di scatto e corse via, non udì
le parole
che gli rivolse Gabriele e nemmeno lo sbattere delle ali del merlino
che lo stava inseguendo, si fermò in mezzo al nulla con i
pugni
stretti e le braccia lungo i fianchi.
<< Non puoi essere tu. Non puoi essere tu.
>>
Continuava a ripetere. Non sapeva se a spaventarlo di più
era la
consapevolezza che quel piccolo animale potesse essere davvero il
demone di cui sperava di ricordarsi oppure che si stesse solo
illudendo. Aprì le labbra lasciando andare un sospiro, il
fiato
gli tremava così come tutto il suo essere, si
voltò
trovandosi di fronte quegli specchi dorati.
Il merlino si avvicinò a lui senza smettere di guardarlo,
l'angelo si chinò per essere almeno alla sua altezza,
l'animaletto si alzò sulle zampe posteriori e
appoggiò
quelle anteriori sul petto dell'angelo, avvicinò il muso al
suo
viso, l'angelo lo abbassò un poco e il nasino umido del
merlino
incontrò il suo, Azraphel chiuse gli occhi d'istinto.
"Angelo."
Azraphel aprì gi occhi di scatto guardandosi intorno, era
certo
di aver sentito la sua voce, il merlino guaì riportando
l'attenzione su di lui così l'angelo tornò nella
posizione di prima, forse era quella la chiave.
"Angelo speravo ci saresti arrivato prima ma forse tutte quelle
repliche di tutti insieme appassionatamente hanno annebbiato la tua
mente. Come vedi non me ne sono andato del tutto, prima di morire ho
fatto un piccolo miracolo demoniaco e ho fatto si che una parte di me
venisse trasferita in paradiso. Questo è il risultato e se
mi
chiedi perché l'ho fatto io volevo solo, solo rimanere con
te in
qualche modo, non azzardarti a dire che una cosa carina alrimenti io..."
Azraphel ridacchiò continuando a tenere gli occhi chiusi.
"Non so se funzionerà realmente questa cosa ma ho voluto
provarci comunque anche perché angelo c'è una
cosa che
avrei voluto dirti, avrei preferito farlo di persona sinceramente ma
non era mai il momento giusto, penso che questo anche se non lo
è lo deve diventare. Angelo io ti ho sempre a..."
<< Azraphel! >>
Le parole del demone vennero interrotte dalla voce allarmata di
Gabriele, l'angelo aprì gli occhi di scatto guardando
sconvolto
il merlino e subito dopo Gabriele che senza perdere tempo lo aveva
afferrato per un braccio e fatto alzare.
<< No, no lui mi stava dicendo una cosa! >>
strillò Azraphel.
<< Non c'è tempo Azraphel, ci stanno
inseguendo dobbiamo fare in fretta! >>
L'angelo lo guardò allarmato.
<< Chi ci sta inseguendo? >>
<< Te lo spiego dopo! >>
Detto questo i tre presero il volo, scuotevano le loro grandi e piccole
ali con quanta più forza potevano, volarono a lungo,
Azraphel voltò indietro lo sguardo e vide che il merlino
stava
come svanendo, i suoi contorni diventavano più chiari e
cominciava a perdere quota, si avvicinò a lui prendendolo
tra le
braccia.
<< Gabriele! >>
Volò a terra seguito dall'arcangelo, sul volto di uno si
poteva
vedere la proccupazione su quello dell'altro l'esasperazione.
<< Azraphel forse non hai capito che se gli altri
arcangeli ci prendono siamo finiti. >>
<< Anche tu sei uno di loro >>
strillò Azraphel puntanto lo sguardo su di lui.
<< Ma sono da solo, non posso fare niente di
più di quello
che potresti fare tu >> disse Gabriele con tono fermo.
<< Lui sta... sta... >>
Abbracciò il piccolo merlino, la fronte contro la sua
testolina pelosa, il piccolo chiuse gli occhi.
"Volevo solo ti arrivasse il messaggio angelo."
<< Ma non hai finito ciò che dovevi dire, ti
prego... >>
Le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi dell'angelo.
<< Non lasciarmi, non lasciarmi. Non di nuovo...
>>
Il merlino svanì definitivamente dalle braccia dell'angelo,
quello spazio occupato poco prima dall'animaletto ora era vuoto,
Azraphel scoppiò in un pianto sommesso, Gabriele
sospirò
e appoggiò una mano sulla spalla dell'angelo.
<< Dobbiamo andare ora. >>
Azraphel però non sentiva ragioni, continuava a piangere
tenendo
le braccia come se ancora lui ci fosse, Gabriele si chinò di
fronte cercando il suo sguardo..
<< Azraphel se non ci muoviamo oltre a perdere quel tuo
animaletto perderai anche la possibilità di salvare quel
demone,
sempre se ce ne sia una. >>
L'angelo alzò lo sguardo su quello di Gabriele, storse le
labbra
in una smorfia e si fiondò tra le sue braccia, l'arcangelo
rimase immobile, sorpreso da quel gesto, non sapeva proprio cosa fare,
poi lentamente chiuse le braccia intorno alla schiena dell'angelo
avvolgendolo in un abbraccio.
Azraphel annuì leggermente, si sentiva spossato come se
avesse
perso tutte le forze, un peso gli gravava nel petto, Gabriele lo
aiutò ad alzarsi ma nel momento in cui tentarono di volare
via una voce alle loro spalle li paralizzò.
<< Bene, bene chi abbiamo qui? >>
|
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Capitolo 3 *** Capitolo tre ***
Capitolo tre
Gabriele e Azraphel si
voltarono, di
fronte a loro Michele, Uriel e Sandalphon troneggiavano con le ali
aperte in tutta la loro larghezza, sembravano molto più
grandi e
dai loro corpi fuoriusciva una quantità di energia che
avrebbe
potuto distruggerli senza troppi sforzi, sui loro volti un sorriso
vittorioso, di chi finalmente ha ottenuto ciò che voleva.
<< Il traditore Azraphel e il novello traditore Gabriele
>> parlò Michele incrociando le braccia.
Gabriele si avvicinò di qualche passo, i pugni stretti e lo
sguardo colmo di rabbia.
<< Non osare parlarmi così, io sono un tuo
pari >> ringhiò.
<< Cesserai di esserlo quando avremo finito con voi due.
>>
A parlare era stata Uriel, sul volto l'espressione impassibile come
sempre ma il tono di voce era ricco di minaccia, una carica esplosiva e
vendicativa, schioccò le dita e improvvisamente Azraphel e
Gabriele si ritrovarono in ginocchio, un peso di più di
mille
tonnellate gravava sulle loro spalle, al centro delle ali.
<< Perché ci state facendo questo!?
>> gemette Azraphel.
<< Siamo venuti a conoscenza del vostro piano
>> rispose placido Sandalphon.
<< E non siamo assolutamente d'accordo, noi i demoni non
li rivogliamo >> disse Uriel.
Azraphel si chiese come potevano essere venuti a conoscenza di tutte
quelle informazioni così in fretta, Michele lo
guardò, un
sorrisetto ironico comparve sul suo volto.
<< Ringrazia il tuo amico >> disse lei
rivolgendosi a Gabriele.
Azraphel voltò la testa verso l'arcangelo che aveva ritenuto
suo
alleato, nel suo sguardo lo shock e poi la rabbia e la delusione,
Gabriele lo guardò a sua volta, gli chiese scusa con gli
occhi.
<< Non è come credi Azraphel, io dovevo sapere
e sono
andato da Michele solo per delle informazioni, non le ho detto niente.
>>
<< E come faccio a crederti adesso!? >>
urlò l'angelo.
Gli occhi di Azraphel si riempirono di lacrime, erano a un passo
dall'arrivare a Dio e porLe quella tanto agognata domanda, avrebbero
potuto sapere, avrebbero potuto aggiustare la situazione e forse, forse
avrebbe potuto salvare Crowley e riaverlo con sé.
<< Crowley >> gemette l'angelo a denti
stretti.
<< Ti prego Sandalphon occupatene in fretta, mi stanno
facendo venire la nausea >> disse Michele con noncuranza.
<< Non posso farlo da solo, un angelo non ne
può eliminare
un altro senza il fuoco infernale e quello è alquanto
carente
ultimamente. Uriel?. >>
Sandalphon si rivolse all'arcangelo vicino a sé, insieme
avrebbero
potuto creare qualcosa di veramente potente in grado di distruggere per
sempre due creature di luce, Gabriele li guardava ad occhi spalancati,
non credeva che sarebbero arrivati al punto di uccidere addirittura un
arcangelo, uno del loro stesso rango e invece si sbagliava. Doveva
trovare una soluzione in fretta o sarebbero entrambi morti, ma l'unica
soluzione che gli passò per la mente avrebbe ferito
Azraphel,
chiuse gli occhi, guardò per un attimo l'angelo che ancora
piangeva e si dimenava per liberarsi, sarebbe stato meglio e avrebbe
smesso di soffrire.
Con una forza inaudita riuscì a sollevarsi di poco,
attirando l'attenzione degli altri arcangeli.
<< Fermi! Non macchiatevi di questo proprio davanti a
Dio, non
sapete quali potrebbero essere le conseguenze. Io ho la soluzione per
voi. >>
<< Forse non ti è charo che non ci fidiamo di
te >> parlò Michele.
<< Voi siete tre, il vostro potere unito è
molto
più forte di noi due. Lasciatemi fare, non ve ne pentirete.
>>
Uriel guardò Michele che con evidente malcontento
annuì,
liberò Gabriele dal peso e lui non perse tempo, si
voltò
andando verso Azraphel, lo guardò con un'espressione
dispiaciuta
sul volto, quando l'angelo si accorse che Gabriele troneggiava su di
lui una ventata di terrore lo avvolse.
<< C-cosa vuoi fare? >> chiese con voce
flebile.
Gabriele gli appoggiò le mani sul viso.
<< Mi dispiace Azraphel ma è meglio
così, per tutti. >>
L'angelo in quell'istante capì, iniziò a
dimenarsi mentre
Gabriele lo teneva fermo, finì sdraiato per terra con
l'arcangelo sopra di lui, una mano sulla spalla e una sulla fronte
dell'angelo, più Azraphel lottava più Gabriele
acquistava
forza.
<< No, no ti prego non farlo >> lo
pregò l'angelo.
<< Ti supplico Gabriele... >>
<< Non... farl... >> Azraphel perse i
sensi, il braccio che
tentava di staccare quello di Gabriele dal suo corpo scivolò
a
terra privo di forze.
Gabriele deglutì, sentiva un peso nel petto e un nodo alla
gola
che gli avrebbe mozzato il respiro se lo avesse avuto, si
alzò e
guardò gli altri arcangeli che erano rimasti impassibili
davanti
alla scena, non avevano battuto ciglio nemmeno a vedere un loro simile
supplicare fino alla fine.
<< Molto bene, qualsiasi cosa ne farai non è
un nostro
problema ma vogliamo che te ne occupi >> disse Michele.
<< Ti terremo d'occhio >> lo
minacciò Uriel.
Dopodiché i tre arcangeli spiccarono il volo.
Gabriele si voltò verso l'angelo riverso a terra, si
avvicinò a lui e lo prese in braccio, la testa di Azraphel
era
posata contro il petto forte di Gabriele, la punta delle ali che
toccava terra, l'arcangelo si incamminò tenendo tra le
braccia l'angelo che si era fidato di lui, gli aveva consegnato le sue
speranze e lui lo aveva tradito, era la seconda volta che voltava le
spalle a qualcuno a cui teneva.
Lasciò l'angelo davanti alla porta di casa del vecchio
saggio,
ovviamente Gabriele lo conosceva e sapeva che non c'era bisogno di
raccontargli tutto, molto probabilmente sapeva che cosa sarebbe
accaduto ancora prima di loro, prima di andarsene lanciò
un'ultima occhiata sul volto di Azraphel, seppur dormisse si vedeva
bene che era inquieto, le
sopracciglia corrugate e un'espressione tesa gli macchiava il volto.
<< Mi dispiace >> mormorò prima
di volare via.
Quando l'angelo si svegliò si guardò presto
intorno, si
trovava in una stanza che non conosceva, adagiato sopra un letto che
non aveva mai visto prima, era spaventato e confuso, si alzò
da
quel giaciglio di scatto e uscì dalla stanza, era talmente
sconvolto che per un attimo non rischiò di andare a sbattere
contro qualcuno. L'anziano saggio dopo aver tranquillizzato l'angelo gli
spiegò che lo aveva trovato sulla porta di casa privo di
sensi,
ovviamente non poteva raccontargli la verità, non in modo
diretto ovviamente.
<< Io... io non so chi sono >> disse
Azraphel agitato.
L'anziano allungò le mani verso di lui.
<< Ora siediti e cerca di calmarti. >>
Una volta seduti l'uno di fronte all'altro il saggio guardò
profondamente negli occhi di Azraphel, come se volesse trasmettergli
tutto il suo sapere.
<< Se ci pensi bene io so che saprai dirmi il tuo nome.
>>
La voce del saggio era calma e calda, una carezza per l'animo
tormentato dell'angelo.
<< Azraphel >> disse dopo averci pensato un
po' su.
Il saggio sorrise in maniera rassicurante.
<< Lo vedi? Ora dimmi altre cose di te. >>
L'angelo si guardò un momento intorno, gli sembrava
familiare
quel posto ma non poteva essere o se lo sarebbe ricordato si disse.
<< Io sono un angelo e... e ho sempre vissuto in
paradiso, credo
di appartenere a un principato, non ne sono sicuro però
>>
alzò il viso verso il saggio come per cercare aiuto da lui.
<< Mi sembra ottimo Azraphel, sappiamo chi sei...-
>>
<< Ma io, io non so cosa ci faccio qui e che cosa mi
è successo. >>
Il saggio si alzò e avvicinandosi all'angelo gli
posò una mano sulla spalla.
<< Una cosa per volta d'accordo? Penso sia meglio tu
resti qui
per un po' di tempo >> disse in maniera gentile l'anziano.
Azraphel annuì anche se continuava a sentirsi irrequieto.
Passarono lunghi giorni prima che Azraphel ricominciasse ad
uscire, il saggio gli aveva raccomandato di non allontanarsi molto
viste le sue condizioni ancora delicate, l'angelo lo aveva rassicurato
ed era uscito per schiarirsi le idee, anche se non sapeva bene come
avrebbe fatto.
Al suo ritorno trovò la porta di casa semi aperta, delle
voci
provenivano dall'interno, entrò seguendo quei suoni e vide
l'anziano saggio, che aveva detto di chiamarsi Harael, in compagnia di
un altro angelo, alto, capelli grigi, viso quadrato e vestito grigio,
dall'aura che emanava, Azraphel aveva capito si trattasse di un
arcangelo, quando entrambi si girarono Azraphel notò che
quello
dal completo grigio aveva sgranato gli occhi, si era agitato per un
attimo ma presto aveva riottenuto la calma e si era congedato in fretta
e furia.
Azraphel non perse tempo e lo seguì fuori, anche se non
conosceva la ragione di quel suo gesto improvviso.
<< Scusa... ci conosciamo? >> gli chiese
titubante.
L'arcangelo si girò.
<< No. E tu non dovresti rivolgermi la parola se non sei
stato interpellato >> disse Gabriele in tono glaciale.
Gli era costato molto parlare così ad Azraphel, soprattutto
dopo
quello che gli aveva fatto ma era l'unico modo per tenerlo alla larga,
si era presentato lì per sapere delle sue condizioni e
ovviamente si era informato prima, non voleva rischiare di incontrarlo,
ma il fato aveva voluto che le loro strade si incrociassero di nuovo.
<< Mi, mi dispiace... scusami >>
abbassò il capo Azraphel.
Gabriele in quel momento odiò se stesso e odiava anche
Azraphel,
gli sembrava ancora più sottomesso di prima, forse era
dovuto al
fatto che non sapeva chi era realmente, non conosceva la sua reale
storia e forse lui si era rammollito perché proprio non
riusciva
ad andarsene lasciandolo in quelle condizioni.
<< Sono venuto per sapere di te >> disse
Gabriele.
Azraphel alzò di scatto la testa.
<< Tu conosci la mia storia? >>
<< So solo che Harael ti ha trovato privo di sensi e
nient'altro. >>
<< Oh >> sospirò Azraphel
sconfortato.
<< Speravo di sapere che cosa mi fosse successo
>> disse l'angelo.
<< Non pensarci troppo, l'importante è che sei
vivo no?
>> sorrise Gabriele, con il suo solito sorriso che di
allegro non
aveva niente.
<< Suppongo di sì >> rispose
Azraphel.
Gabriele si congedò presto dall'angelo il quale
tornò
dentro casa, si diresse in quella che adesso era la sua stanza e rimase
lì con il petto chiuso da una morsa d'acciaio, sentiva
dentro di
sé che quell'arcangelo gli nascondeva qualcosa, ma le sue
erano
tutte supposizioni e non sapeva come trovare una risposta.
Intanto Gabriele era tornato nella stanza dei demoni, non sapeva
esattamente il motivo che lo aveva spinto fin lì, l'angelo
invece si era seduto sul davanzale della finestra, guardava attraverso
il vetro i puntini luminosi che dipingevano il cielo serale del
paradiso, posò una mano sul vetro sospirando, Gabriele
davanti a
Beelzebù appoggiò una mano sopra la lastra che li
divideva e sospirò, entrambi sospirarono, l'angelo e
l'arcangelo.
<< Non guardarmi così, tu che cosa avresti
fatto al mio
posto? Se solo non fossi... se solo non fossi caduta. >>
Gabriele colpì la lastra di vetro con il pugno chiuso, era
frustrato e addolorato, aveva dovuto prendere una decisione e per
quanto non tollerasse di aver deciso anche per Azraphel era l'unico
modo per salvarlo e per salvarsi entrambi, solo che più
passavano i giorni più sentiva il senso di colpa crescergli
dentro e lei gli mancava terribilmente, la rivoleva indietro, poco
importava se avrebbero dovuto continuare a fingere di detestarsi,
l'importante era che fosse viva.
Improvvisamente mentre guardava gli occhi celesti del demone un'idea,
forse più una follia gli attraversò la mente,
ormai non
aveva più niente da perdere, vivere in quelle condizioni gli
era
diventato impossibile e in più non era l'unico a soffrire ma
aveva condannato a quel destino anche Azraphel che sin dall'inizio si
era dimostrato pronto a lottare, non sarebbe stato facile ma ne valeva
realmente la pena.
Doveva solo riuscire a mettere le mani sulla spada di Michele, la
teneva ben conservata, pronta e lucida per essere utilizzata nelle
occasioni speciali, era una spada potente e in teoria solo Michele era
in grado di usarla, ma nemmeno questo lo fece desistere, ci avrebbe
provato ad ogni costo, avrebbe lottato per una buona causa, finalmente
si sentiva davvero un angelo, o meglio un arcangelo, sentiva di star
seguendo il cuore e non solo la mente e le regole.
Nel mentre Gabriele tentava di attuare il suo piano le condizioni di
Azraphel peggioravano, era sempre più avvilito, la sua aura
di
luce stava diventando grigia e non c'era nulla che lo tirasse su di
morale, Harael aveva una brutta sensazione, sentiva che se non avesse
fatto qualcosa, quel povero angelo si sarebbe consumato come una
candela, per questo motivo decise di aiutarlo, pur andando contro le
regole.
Invitò Azraphel a sedersi, gli posò una mano
sulla
fronte, l'angelo chiuse gli occhi, il contatto con la mano tiepida di
Harael lo stava rilassando, i suoi muscoli si lasciarono andare e
l'angelo si abbandonò completamente a quel tocco, una volta
pronto il saggio lasciò fluire una parte di ricordi
dell'angelo,
in modo particolare gli rivelò l'identità del demone
Crowley,
gli fece rivivere tutti i momenti che avevano passato insieme, sapeva
che
stava rivelando troppo ma decise comunque di non fermarsi.
Azraphel aprì gli occhi di scatto, ansimava e subito gli
venne
da piangere, si portò una mano alla gola, cadde in ginocchio
e
cominciò a tossire, Harael si chinò di fronte a
lui, gli
prese entrambe le spalle con le mani e lo scosse lievemente.
<< Guardami Azraphel, guardami. Ora ti calmerai, va tutto
bene. >>
<< No, no che non va bene. Io devo... io devo. Che cosa
mi hanno fatto, che cosa mi hanno fatto? >>
Ansimava e si scostò dalla presa dell'altro angelo
trascinandosi
lontano da lui, se Harael non fosse riuscito a calmarlo avrebbe avuto
sulla coscienza un altro angelo innocente, non poteva permetterlo, si
avvicinò di nuovo e lo afferrò con più
forza
questa volta.
<< Voglio andare da Crowley, io devo salvarlo.
>>
Le pupille di Azraphel svettavano terrorizzate in ogni direzione.
<< E ci andrai ma è necessario che ti calmi,
ti
aiuterò io a trovare ciò che cerchi ma adesso
segui la
mia voce, guardami, così bravo... va tutto bene, tutto bene.
>>
Mentre pronunciava queste parole Harael muoveva una mano sul viso
dell'angelo, il quale chiuse gli occhi abbandonandosi a un sonno
leggero, il saggio adagiò Azraphel sul letto e si promise
che lo
avrebbe aiutato il mattino dopo, quando sarebbe stato più
calmo
e meno sconvolto da tutte quelle rivelazioni.
Quella stessa notte un arcangelo si introduceva nella sala riservata
all'apocalisse, in mano teneva una spada che emanava una forte luce
viola, si avvicinò alla lastra di vetro e la
colpì con la
lama tagliente dell'arma, un lampo viola illuminò la stanza,
si
sentì uno scricchiolio e una crepa cominciò a
formarsi
lungo tutta la lastra di vetro, dapprima era piccola ma si faceva via
via più ampia fino a raggiungere tutte le teche. Gabriele
osservava la scena con il fiato corto, non sapeva cosa aspettarsi e
l'ansia cresceva dentro di lui, i vetri si infransero sbriciolandosi in
mille pezzettini, all'arcangelo cadde la spada, ce l'aveva fatta. Ma
ora cominciava la parte più importante.
Si avvicinò a Beelzebù, gli posò una
mano sul viso
accarezzandogli la guancia fredda, si fermò sul capo e
chiuse
gli occhi, quel miracolo era vietato, solo Dio poteva compierlo nelle
occasioni che riteneva opportune e agli arcangeli era concesso
utilizzarlo solamente sugli umani, quando erano in procinto di morire
ma non era ancora giunta la loro ora. Stava per commettere un peccato,
Dio si sarebbe arrabbiata con lui e probabilmente lo avrebbe
trasformato in un demone, aveva paura ma ancora di più
desiderava salvare Beelzebù e concedere ad Azraphel quella
felicità che lui stesso gli aveva impedito di raggiungere.
Deglutì rumorosamente, lasciò andare l'aria dalla
bocca e
si concentrò, una luce azzurra si fece strada dalle sue mani
lungo tutto il corpo del demone, da fuori sembrava non star succedendo
nulla ma il corpo di Beelzebù stava cominciando a scaldarsi,
a
riempirsi nuovamente di vita, il ghiaccio che la ricopriva iniziava a
svanire e le sue pupille svettarono.
In un attimo Gabriele si ritrovò lanciato sul pavimento, il
demone sopra di lui che tentava di strozzarlo, l'arcangelo
agitò
le braccia cercando di respingerla, poi gli prese le spalle, la scosse.
<< Bel! Bel calmati sono io, sono Gabriele.
>>
Lei si fermò tenendo comunque le mani sul collo di lui, lo
guardò spaventata, non capiva che cosa stava succedendo,
Gabriele si tirò su leggermente, posò le mani sul
viso
del demone e sorrise.
<< Sei viva. >>
<< Sono... viva? >> ripetè
Beelzebù arricciando il naso in un'espressione di pura
confusione.
A Gabriele sfuggì una risata di tenerezza.
<< Che cosa ridi tu? Noi stavamo, stavamo combattendo no?
E dove
siamo finiti? >> chiese lei guardandolo molto irritata.
<< Ti spiegherò tutto, ora puoi lasciarmi il
collo
per favore? >> la voce di Gabriele sarebbe stata
irriconoscibile
per chiunque, era dolce.
<< Ho voglia di ucciderti sai? >> disse il
demone.
L'arcangelo rise ancora e la guardò negli occhi, persino a
lui era impossibile credere di amarla così tanto.
<< E ne avrai ancora di più dopo che
avrò fatto una cosa >> disse Gabriele.
Beelzebù alzò un sopracciglio.
<< Che cosa vuoi f...- >>
Gabriele prese il viso del demone tra le mani e la baciò
tirandola verso di sé, lei inizialmente oppose resistenza ma
alla fine cedette e si lasciò andare, anche lei lo amava e
non
avrebbe mai potuto resistere al richiamo delle sue labbra, aveva sempre
amato e desiderato quell'arcangelo pieno di sé e aveva
sofferto,
anche se non lo aveva mai ammesso, quando lui l'aveva rifiutata.
Beelzebù tentò di staccarsi, voleva pur sempre
delle
spiegazioni e aveva una dignità demoniaca da mantenere, lo
spinse dalle spalle ma i loro visi rimasero comunque vicini, troppo
vicini.
<< Dobbiamo... >> tentò di dire
lei.
<< Shh, shh >> posò di nuovo le
labbra sulle sue Gabriele, non riusciva a smettere di baciarla.
<< G-Gabriele >> si tirò di
nuovo indietro lei.
Lui la baciò di nuovo chiudendo gli occhi, prese le mani
piccole di lei tenendole delicatamente tra le sue.
<< Avremo tempo per parlare >>
soffiò sulle labbra del demone.
Beelzebù dopo un ultimo baciò posò la
fronte su quella dell'arcangelo, visto che non poteva usare le mani.
<< Se non la smetti ti do una testata >>
gli disse.
L'incanto svanì e lui si convinse ad aprire gli occhi ben
conscio
che il demone avrebbe benissimo potuto mantenere quella promessa, la
guardava ma non riusciva ad essere serio, era troppo felice di averla
di nuovo tra le sue braccia, annuì comunicandole che era
pronto
ad ascoltarla.
Lei si schiarì la voce.
<< Allora >> cominciò.
Essere seduta su di lui, sentire le mani forti dell'arcangelo che
stringevano i suoi fianchi non aiutava per niente, ma era pur sempre un
demone dal carattere forte, non poteva cedere così
facilmente,
non era mica una banale umana.
<< Devo ricordarti che tu stesso mi hai rifiutata? Hai
detto che
ero un demone e tu non potevi permetterti di macchiare la tua essenza
angelica per una come me. >>
Gabriele venne colpito sul fatto, spostò la testa di lato
guardando un momento a terra, le labbra serrate in un'espressione che
faceva intendere la sua consapevolezza, guardò di nuovo
Beelzebù ed esitò un momento prima di rispondere.
<< Io ho detto questo? >>
Il demone alzò gli occhi al cielo e poi lo guardò
dritto
negli occhi, non si sarebbe lasciata prendere in giro e non era
disposta a lasciar correre la vicenda.
<< D'accordo io... sono stato un idiota, non avrei dovuto
lasciarti andare così ma credimi è stato
difficile anche
per me. >>
Beelzebù incrociò le braccia al petto, era ancora
molto ferita.
<< Ah certo il povero arcangelo Gabriele che soffre per
un insulso demone, immagino quanto avrai pianto. >>
Lui le accarezzò il viso.
<< Bel... io temevo di cadere...->>
<< E di diventare un demone come me quindi.
>>
Gabriele sospirò.
<< Tu hai scelto di essere un demone, saresti egoista se
pensassi...- >>
Lei si tirò su di scatto.
<< Beh che sorpresa io sono egoista,
è nella mia natura! >>
Anche Gabriele si alzò, non voleva cominciare una
discussione proprio adesso che l'aveva ritrovata.
<< Non è questo il punto. Io non volevo
diventare un
demone ma desideravo stare con te, amo te come amo Dio ma sono due
sentimenti completamenti diversi, non posso rinunciare né
all'uno né all'altro. >>
<< Una scelta dovrai comunque farla >> gli
disse lei spostando lo sguardo.
<< Ti ho salvata. Sono andato contro tutti per riportarti
qui,
probabilmente verrò punito ma sai cosa? Non mi importa. E'
te
che voglio, ti desidero come non ho mai desiderato nessuno e mi
dispiace di non averti scelta molto tempo prima. Si può
sbagliare no? Tutti sbagliamo. Me lo puoi concedere un errore?
>>
Gabriele la guardava, il senso di colpa nel suo sguardo lo riusciva a
vedere anche Beelzebù, lei deglutì e lascio
cadere le
braccia lungo i fianchi, poi puntò un dito verso di lui.
<< Se mi rifiuterai di nuovo io giuro che...-
>>
Lui non la lasciò finire, la tirò a sé
baciandola ancora e ancora.
<< Ti amo, sciocco di un arcangelo >>
posò la fronte sul suo petto.
<< Dio, senti cosa mi hai fatto dire >>
fece una smorfia.
<< Ah di nuovo, mi fai pronunciare delle parole che io
non dovrei dire
>> si pulì la bocca come per lavarsi da un
peccato.
Gabriele la guardava divertito.
<< Risultano molto eccitanti dette dalle tue labbra.
>>
Disse con un sorriso malizioso avvicinandosi, lei
indietreggiò
ma calpestò qualcosa con un piede, erano i cocci dei vetri
che
si erano infranti, si girò e rimase scioccata di fronte a
tutti
quei demoni congelati.
<< Per satana >> disse.
<< Che cosa... che cosa... >>
Poi una rivelazione la colpì.
<< Anche io ero lì dentro? >>
Gabriele annuì.
<< Per questo ti ho detto che ti avrei spiegato tutto.
>>
Lei non lo ascoltava però.
<< Suppongo che loro non li salverai >> gli
disse.
<< Bel ci sono alcune cose che dobbiamo fare prima di
pensare a
loro, mi sono già messo abbastanza nei guai salvando te e
devo
ancora... Beh c'è un altro demone che devo riportare qui, lo
devo ad un angelo. >>
Lei lo guardò.
<< E da quando sei così caritatevole?
>> lo stava prendendo in giro.
Lui alzò solamente gli occhi al cielo.
<< Allora mi aiuterai? >>
Gabriele le raccontò tutta la storia e i dettagli che lo
avevano
portato sino a quel momento, ma quando nominò il demone che
aveva intenzione di liberare non si aspettava certo quella reazione da
parte di lei.
<< CHE COSA? Scordatelo, lui ci ha traditi, è
andato contro l'inferno per stare dalla parte di un angelo!
>>
Gabriele la guardò confuso, un sopracciglio alzato.
<< E noi che cosa abbiamo fatto? >>
<< Ma è diverso, noi la guerra la volevamo,
abbiamo
combattuto come era scritto >> tentò di
spiegarsi
Beelzebù, anche se la spiegazione poco convinceva anche lei
stessa.
<< Una guerra che ha segnato la vittoria di una sola
delle
fazioni e che ti ricordo, ci ha separati >> le disse
Gabriele.
Beelzebù sospirò, in effetti l'arcangelo non
aveva tutti i torti.
<< Poi che cosa succederà? >>
gli chiese.
<< Che intendi? >> domandò lui.
<< Voglio dire, dopo che avremo liberato lui e parlato
con...
con... beh con quella di sopra, se Lei ci concedesse di liberare anche
gli altri, poi torneremo a fare il nostro lavoro e ignorarci?
>>
Gabriele capiva le sue paure.
<< Bel io non ti abbandonerò più,
non so che cosa
succederà ma l'unica cosa che so con certezza è
che
nessuno sarà in grado di separarci. >>
Lei annuì ancora poco convinta ma decise di fidarsi,
desiderava con tutta se stessa quell'opportunità.
Anche l'altro demone, Crowley, una volta riacquistata la vita, la prima
cosa che fece fu fiondarsi verso Gabriele ma venne fermato prima di
saltargli al collo, fu sorpreso di vedere Beelzebù che
prendeva
le difese dell'arcangelo, i due gli spiegarono presto tutta quanta la
storia, il demone dai capelli rossi non sapeva se fidarsi ma che altra
scelta aveva?
I tre partirono subito dopo aver architettato un buon piano, Michele
non ci avrebbe messo molto a scoprire della scomparsa della sua spada,
per cui avevano poco tempo, volarono fino a raggiungere casa di Harael,
Gabriele bussò alla porta e quando il saggio andò
ad
aprire sul suo viso vi era un'espressione che non gli piaceva per
niente.
<< Dov'è Azraphel? >>
domandò ansioso Gabriele.
<< Lui è... andato da Dio >>
rispose il saggio.
<< Cosa!? Non può essere, perché
non lo hai fermato? >>
Il tono di Gabriele era allarmato, e i due demoni accanto a lui non
capivano esattamente il motivo.
<< Per un qualche motivo ho avuto l'informazione solo
dopo che se ne era andato >> si giustificò
l'anziano.
<< Scusate, scusate ma che c'è di male se
Azraphel
è andato dall'onnipotente? Fosse sceso all'inferno avrei
capito
ma...- >>
Gabriele interruppe Crowley puntandogli un dito contro.
<< Credi che sia tutto facile eh!? Tu non hai idea di
quello che si deve affrontare per arrivare da Lei. >>
<< Grazie! Sono un demone che cosa ti aspettavi eh?
>> Crowley ora si era innervosito.
<< Invece di farmi la paternale potresti semplicemente
spiegarmi...- >>
Beelzebù si mise in mezzo ai due.
<< Buoni, buoni bambini. Direi che non abbiamo tempo di
litigare. >>
<< Fareste meglio a trovare il vostro amico in fretta
>> disse il saggio.
I tre non se lo fecero ripetere due volte, con Gabriele davanti e i due
demoni che lo seguivano raggiunsero presto la collina ma di Azraphel
non vi era traccia.
<< Allora? Che dobbiamo fare adesso? Perché ti
sei fermato? >> domandò allarmato Crowley.
<< Possibile che... >> si
domandò l'arcangelo piegando l'indice sotto il mento.
<< Cosa!? Vuoi spiegarti, dobbiamo attraversare quest...-
>>
Gabriele afferrò Crowley per il braccio
impedendogli di salire.
<< Questa collina è necessaria per arrivare
lassù,
solo gli arcangeli possono attraversarla senza problemi, Azraphel ha
già tentato di superarla e l'ho salvato per miracolo.
>>
Crowley deglutì.
<< Che cosa succede se nessuno riuscisse a salvarlo?
>> domandò a Gabriele.
<< Potrebbe impazzire, nel peggiore dei casi la sua
essenza angelica svanirebbe. >>
<< Certo che quassù siete tutti matti.
>>
Era stata Beelzebù a parlare.
<< Questa volta mi ritrovo d'accordo con lei, che razza
di angeli
costruiscono una trappola mortale del genere! >>
sbraitò
Crowley.
<< C'è un motivo se abbiamo fatto questa
scelta e voi siete gli ultimi a poterla giudicare! >>
Gabriele si stava innervosendo, ma ora dovevano pensare all'angelo,
possibile che fosse riuscito a superare la salita da solo?
<< Va bene. Voi due rimanete qui, vado solo io
>> ordinò Gabriele.
<< Scordatelo! >> dissero in coro i due
demoni.
L'arcangelo sospirò tenendosi le tempie, se fosse stato
umano era sicuro gli sarebbe scoppiato un gran bel mal di testa.
<< D'accordo ma statemi vicino. >>
Gabriele allargò la sua aurea avvolgendo i due demoni,
cominciarono a salire, l'arcangelo sentiva che non gli era rimasta
molta forza, aveva già usato gran parte del suo potere per
riportarli in vita, e ora non sapeva se ce l'avrebbe fatta a
proteggerli entrambi, era diventato più pallido e
Beelzebù se ne accorse.
<< Che hai? >> gli domandò
<< Sto bene >> rispose Gabriele tra i denti.
<< Non mi pare proprio >> gli rispose lei.
<< Bel ti ho detto che sto bene! >>
<< Bel? >> Crowley li guardò
scioccato.
<< Chiudi il becco tu! >> rispose
accigliata Beelzebù.
Sul volto di Crowley si dipinse un sorrisetto sghembo, allora non era
stato l'unico ad andare contro la sua fazione.
L'arcangelo si accasciò trascinando anche gli altri due con
lui, una nube grigia cominciò ad avvicinarsi ai due
demoni.
<< Ehi, ehi non puoi mollarci ora! >>
strillò Crowley
<< Gabriele... >>
Beelzebù chiuse gli occhi, una strana sensazione l'avvolse,
si
sentiva trascinare verso il basso come se qualcosa volesse tirarla fino
alle viscere della terra.
<< Voi non dovreste essere qui >>
mugugnò l'arcangelo.
<< Bella scoperta >> disse Crowley, anche
lui cominciava a sentirsi debole.
<< Devo portarvi via al più presto.
>>
L'arcangelo con un ultimo, grande sforzo si rialzò emanando
quanta più luce possibile, i due demoni stretti al suo
fianco lo
seguirono fino alla fine della collina dove tutti e tre si lasciarono
cadere per terra, Gabriele era il più sfinito di tutti.
Beelzebù si chinò su di lui, gli toccò
il viso con una mano.
<< Dobbiamo lasciarlo riposare >> disse.
Crowley si alzò di scatto.
<< Non se ne parla, dobbiamo trovare Azraphel!
>>
<< Se non fosse stato per lui tu non saresti nemmeno qui
per
poterlo cercare >> lo rimproverò
Beelzebù.
<< Ah accidenti! >> ringhiò
Crowley tirando un calcio ad un sasso.
Il demone dagli occhi gialli si avvicinò a Gabriele,
posizionò le mani appena sopra al suo corpo.
<< Che cosa vuoi fare? >> gli chiese
confusa Beelzebù.
<< Guarirlo o infondergli nuova energia. >>
<< Non puoi farlo, sei un demone. >>
Beelzebù lo guardava con titubanza, Crowley aveva
un'espressione concentrata.
<< Gli angeli lo fanno, ed io un tempo ero uno di loro.
Posso almeno tentare. >>
Crowley si concentrò sulle sue mani, fece scorrere tutta
l'energia che possedeva attraverso di esse fino al corpo
dell'arcangelo, ci volle un po' di tempo ma Gabriele diede presto segni
di ripresa. D'altronde una delle doti principali del demone Crowley era
l'immaginazione, e in quel preciso momento aveva immaginato di essere
ancora un angelo e di possedere il potere della guarigione.
<< Per satana ce l'hai fatta! >>
Beelzebù lo guardò meravigliata.
<< Adesso possiamo andare? >>
Gabriele si alzò in piedi, guardò i due demoni e
poi si rivolse a Crowley.
<< Suppongo di doverti almeno un grazie. >>
<< Nah >> rispose Crowley.
Gabriele sorrise lievemente, poi guardò Beelzebù,
sembrava preoccupata.
<< Stai bene? >> le chiese.
<< Ora sì >> rispose guardandolo
negli occhi.
<< Eri preoccupata! >>
Il tono di Gabriele era fin troppo entusiasta e innervosì il
demone che già si sentiva troppo in imbarazzo.
<< Ah sta zitto, non è affatto vero
>> iniziò a camminare.
<< Andiamo!? >>
Urlò ai due che erano riamasti indietro, entrambi si
affrettarono, nel corpo di Crowley una strana ansia continuava a
imperversare, voleva trovare il suo angelo, sapere che stava bene, ci
sarebbe stato tempo per tutto dopo, ma adesso lo voleva tra le sue
braccia, sì perché avrebbe mandato al diavolo
ogni
principio, ogni regola e avrebbe abbracciato il suo angelo una volta
ritrovato.
Arrivarono nei pressi di un grande spazio aperto, davanti a loro una
porta luminosa, colma di una luce brillante, bianca, oltre quella porta
vi erano delle scale color crema, anch'esse molto luminose che
conducevano verso l'alto, dove un'enorme sfera di luce, piena di tutti
i colori, imperversava sul creato.
<< Q-Quella è...è Dio?
>> domandò Crowley sconvolto e anche
affascinato doveva ammetterlo.
<< No, è la porta che conduce a Lei
>> spiegò Gabriele.
<< E Azraphel è lì dentro?
>> chiese Crowley, si sentiva allarmato.
<< Io non lo...- >>
Gabriele aveva lo sguardo puntato su qualcosa, vicino alla porta
luminosa, adagiato a terra si trovava una figura, era l'angelo, Crowley
sussultò non appena lo vide.
<< Oh per l'amor di... >>
Crowley corse subito da lui incurante di quello che sarebbe potuto
accadere.
<< Fermo sciocco demone! La luce ti brucerà!
>>
E in effetti la luce forte e luminosa dell'entrata aveva iniziato a
corrodere la pelle di Crowley, cadde in ginocchio vicino all'angelo,
nonostante il dolore non voleva spostarsi, Gabriele volò da
lui
e gli fece scudo con le sue grandi ali, anche Beelzebù li
raggiunse, stando bene attenta a rimanere nell'ombra creata da Gabriele.
<< Adesso che si fa? >> domandò
lei?
<< Angelo... angelo apri gli occhi, sono qui, sono
Crowley mi senti? >>
Il demone scuoteva le spalle dell'angelo, gli accarezzava il viso ma
lui non accennava ad aprire gli occhi, alzò lo sguardo vero
Gabriele cercando aiuto proprio da colui che tempo prima aveva tentato
di distruggerlo, riuscendoci.
<< Che cosa devo fare? >> gli occhi del
demone erano umidi,
ricolmi di disperazione ma Gabriele non sapeva trovare risposta a
quella domanda.
Crowley ringhiò, si alzò di scatto e spostandosi
dall'ombra sicura delle ali di Gabriele si posizionò di
fronte
alla luce divina, nonostante il suo corpo avesse ripreso a bruciare e
fumare lui continuava ad avanzare imperterrito, gli occhi semi chiusi
per la troppa luminosità emanata dall'ingresso.
<< Dio mi senti!? Sono Crowley, sono il demone che hai
cacciato! >>
<< E' impazzito! >> sbuffò
Gabriele allarmato.
Stava per andare da lui nel tentativo di salvargli la pelle ma una mano
sul suo braccio lo fermò, era Beelzebù.
<< Lascialo fare, saprà quando fermarsi.
>>
<< Bel la sua essenza è a rischio
>> gli disse Gabriele.
<< Ma lui non si perdonerà mai se almeno non
ci prova e non perdonerà mai neanche te se lo fermi.
>>
Intanto Crowley continuava ad urlare, la sua voce era rotta dal dolore,
da un'emozione troppo a lungo trattenuta dentro di sé.
<< E' me che hai punito, lui non c'entra! Salvalo,
salvalo ti prego! >>
Cadde in ginocchio.
<< Ah! >> sul bracciò una nuova
ferita fumante.
Crowley continuava a guardare quella luce nonostante il dolore, non gli
importava di se stesso, voleva solo salvare il suo angelo.
<< Salva Azraphel... >> si chinò
con il viso verso
il basso, aveva cominciato a piangere e nei pugni stringeva la terra.
Improvvisamente una luce avvolse il suo intero corpo, ma questa volta
non era dolorosa anzi, era calda, avvolgente, si sentiva circondato e
protetto da quel calore amorevole che solo Lei poteva emanare, si
ritrovò nell'immensità, la luce era tutta intorno
a lui
ma vi erano anche molti colori, meravigliosi e speciali. Crowley si
commosse davanti a tutta quella meraviglia.
<< Demone
Crowley. >>
Crowley sussultò, riconosceva quella voce ma non poteva
credere alle sue orecchie. Deglutì.
<< D-Dio? >>
<< Ai demoni
è vietato arrivare fino a qui, eppure tu ci sei arrivato.
Perché? >>
<< I-io, so di non avere più il diritto di
domandarti
nulla ma, l'unica cosa che ti chiedo è di salvare Azraphel.
Non
importa se deciderai di eliminare me, posso anche tornare ad essere
morto ma l'angelo, quell'angelo merita di vivere più di
chiunque. >>
<< Mi stai
dicendo che sacrificheresti la tua vita per quella di un angelo.
>>
Crowley annuì, abbassò lo sguardo, si sentiva
piccolo
come si era sempre sentito di fronte a Lei, ma ora aveva un obbiettivo
ed era più importante di qualsiasi suo timore,
alzò lo
sguardo, nei suoi occhi non c'erano pretese o saccenza, era uno sguardo
pieno di amore e pena.
<< Sì e lo farei mille altre volte se fosse
necessario. Io
lo amo, amo quell'angelo più di ogni altra cosa,
più di
me stesso. >>
<<
E' curioso, lui mi ha detto la stessa cosa su di te. >>
Il demone in quell'attimo venne preso dal panico.
<< C-cosa? E tu lo hai, gli hai dato retta?
>>
Crowley ringhiò, possibile che quello stupido angelo doveva
sempre finire nei guai..
<< Dimmi che non lo hai assecondato. >>
Una sfera di luce si posizionò vicino al petto di Crowley,
continuò a muoversi fino a entrargli dentro, il demone
sentì il suo corpo inondato di una luce radiosa e tiepida.
<< Ora potete
tornare a casa. >>
Crowley si ritrovò nello stesso punto di prima,
la luce
non bruciava più, Gabriele e Beelzebù lo
guardavano increduli
e confusi su ciò che era appena accaduto, a dire il vero
nemmeno
Crowley aveva le idee così chiare, in particolar modo non
capiva
che cosa avesse voluto dire Dio con l'ultima frase, ma sapeva che lo
avrebbe scoperto presto.
<< Vi spiegherò tutto lungo il tragitto.
Dobbiamo fare presto. >>
Prese il suo angelo tra le braccia e lo tirò su, arrivarono
fino
alla casa di Harael, sistemarono Azraphel al piano di sopra e poi
Crowley scese a raccontare che cosa era successo, anche gli altri
rimasero confusi da quella frase, che cosa significava che potevano
tornare a casa? Ma erano troppo stanchi per pensarci in quel momento,
decisero che avrebbero rimandato il tutto all'indomani.
Crowley che temeva per la vita del suo angelo prese le sembianze di
serpente e si acciambellò sul suo corpo, lo avrebbe protetto
fino a che non si fosse ripreso e poi sarebbero tornati a casa insieme,
qualsiasi cosa significasse.
Il giorno dopo Gabriele salì nella stanza dell'angelo,
Crowley gli sibilò contro.
<< Calmati demone, c'è una cosa che devi
vedere, ora. >>
Crowley sibilò di nuovo e contro voglia scese dal giaciglio,
non
voleva lasciare solo Azraphel, avrebbe potuto svegliarsi da un momento
all'altro, prese la sua forma umana e seguì l'arcangelo fino
al
giardino dove vi erano già Harael e Belzeebù,
una
scala mobile che portava verso il basso faceva bella mostra di
sé stonando in mezzo a tutto quel verde.
<< Che di... paradiso significa? >>
domandò Crowley alzando un sopracciglio.
<< Suppongo sia un invito a tornarcene da dove siamo
venuti >> ronzò Beelzebù.
<< Ma Lei ha detto che potevamo tornare a casa
>> disse Crowley.
<< Appunto genio, noi da dove veniamo? >>
lo riprese il demone dai capelli neri.
<< Io credo che dovreste scendere queste scale tutti
insieme, senza specularci sopra >> disse il saggio.
...
Azraphel si era svegliato,
Dio gli aveva
restituito tutti quanti i ricordi, ma ovviamente lui non sapeva che
Gabriele era riuscito a liberare i due demoni, era all'oscuro della
presenza di Crowley, che ora si trovava proprio sotto il suo naso,
letteralmente. Una linguetta gli solleticò le narici,
Azraphel
tirò su mezzo busto di scatto, allarmato da quel contatto,
ma
poi lo vide, un grosso serpente arrotolato sul suo letto, gli occhi gli
si riempirono di lacrime, un sorriso nacque spontaneo sul suo volto
<< Crowley >> sussurrò posando
una mano sulla testa
del serpente.
Poi si ricordò che in teoria i demoni dovevano essere ancora
congelati, si mise seduto meglio e balbettò qualcosa.
<< Ma che.. tu dovresti... dovresti >> la
sua voce era un flebile sussurro.
Il serpente si tirò su fino ad avere gli occhi puntati in
quelli
dell'angelo, sibilò qualcosa ma poi vide Azraphel fare una
smorfia e lanciarsi verso di lui, si ritrovò stretto in un
abbraccio, le squame che venivano accarezzate dalle mani delicate
dell'angelo, il demone posò la testa sulla sua spalla e solo
in
quel momento riuscì a riprendere le sembianze umane.
Azraphel non parve accorgersi del cambiamento, solo quando
girò
la testa verso di lui e le sue labbra si trovarono a contatto con un
orecchio capì che cosa era successo, vi posò un
bacio
senza vergogna e senza imbarazzo, Crowley si spostò per
guardarlo negli occhi.
<< Angelo? >>
Azraphel sorrise e gli accarezzò il viso.
<< Tu non hai idea di quanto io, di quanto io abbia
desiderato
questo momento e adesso che sei qui non... >> si
torturò
le dita e poi lo guardò di nuovo << non voglio
aspettare
neanche un minuto. >>
Il demone pareva confuso.
<< Per cosa angelo? >>
<< Per dirti che mi sono innamorato di te e forse ti
sembrerà stupido, assurdo, ma è la pura
verità.
Puoi anche cacciarmi se vuoi, stare con un angelo non deve essere il
massimo per un demone, ma ciò non cambierà quello
che
provo. >>
Quando Azraphel finì di parlare sulle sue labbra era
spuntato un
sorriso che, oltre ad esprimere la verità di ciò
che
aveva detto, esprimeva anche il timore di essere rifiutato da colui che
amava.
<< Cacciarti angelo? E secondo te perché avrei
instillato
nel paradiso dei ricordi di me? Quel merlino così bizzarro,
questo vecchio ha una stanza piena di piante verdi e brillanti che
altro poteva significare secondo te!? >>
L'angelo fece una smorfia colpevole.
<< Io non ricordavo niente Crowley, solo dopo che mi hai
parlato
attraverso il merlino ho compreso che cosa avevi fatto. >>
<< E hai capito il motivo? >> gli
domandò il demone.
<< Solo in parte >> sorrise appena l'angelo.
Crowley gli prese le mani tra le sue.
<< Perché ti amo angelo, ti ho sempre amato e
hai ragione
è assurdo, un demone non dovrebbe essere capace di amare ma
io... ma tu hai fatto il miracolo angelo. E credimi quando ti ho visto
privo di sensi... >> interruppe la frase a
metà.
L'angelo gli accarezzo il viso.
<< Ho detto a Dio che avrei preferito essere morto che
perdere
te, e Lei mi ha detto che tu avevi fatto la stessa cosa.
>>
tirò su col naso prima di continuare.
<< Come può un angelo volersi sacrificare per
un demone ho pensato...- >>
<< E come può un demone volersi sacrificare
per un angelo.
Credo che Lei ci abbia concesso una seconda possibilità
proprio
per questo motivo >> disse l'angelo con un sorriso.
<< Perché siamo entrambi peccatori?
>> sorrise furbo Crowley, più per togliersi
dall'imbarazzo.
<< Perché ci amiamo e l'amore non è
mai un peccato >> disse l'angelo.
<< Ho creduto di star peccando ogni giorno della mia
vita, quano
ti pensavo, quando ti desideravo. La mia anima era già
bruciata
mi dicevo e così giustificavo le mie sensazioni, quello che
provavo verso di te >> gli spiegò Crowley con
un fil di
voce.
<< Non servono giustificazioni, non più ormai
>> gli
disse l'angelo prima di avvicinarsi e posare le labbra sulle sue.
Il demone chiuse gli occhi, con le mani prese il viso dell'angelo senza
mai staccare le labbra dalle sue, un colpo di tosse li interruppe.
<< Piccioncini se avete finito dovremmo andare.
>>
I due si staccarono, Azraphel sussultò nel vedere chi c'era
sulla porta.
<< Lei è.. lei è...
>> balbettò l'angelo.
<< Tranquillo angelo, anche lei se la fa con uno della
tua
fazione >> lo informò Crowley con un ghigno
stampato sul
volto.
Azraphel non capiva, arricciò le sopracciglia.
<< E chi è? >>
domandò.
Rischiò di soffocare quando al piano di sotto vide Gabriele.
<< Bentornato tra noi Azraphel >> disse
l'arcangelo con un sorriso che esprimeva sollievo.
<< Non... non può essere, Gabriele e... e
Beelzebù >> squittì l'angelo
scioccato.
Non poteva credere che proprio il suo capo, colui che aveva sempre
rifiutato tutti i sentimenti, che aveva combattuto per arrivare alla
guerra, aveva una storia con il principe dei demoni, Gabriele vedendo
l'espressione sconvolta dell'angeo alzò un sopracciglio.
<< Te ne avevo parlato mi pare >> gli disse.
L'angelo deglutì.
<< S-sì... sì in effetti
è vero, l'avevo
rimosso >> la sua voce era ancora acuta per la sorpresa.
Beelzebù alzò gli occhi al cielo irritata.
<< Possiamo andare adesso? >>
sbraitò.
<< Dovreste, quelle scale non rimarranno per sempre
>> disse loro il saggio.
Il quartetto si congedò dal vecchio, Azraphel lo
ringraziò e si commosse, anche Gabriele espresse la sua
gratitudine e i due demoni, beh loro ringraziarno a modo loro, con un
borbottio, raggiunsero presto le scale mobili.
<< Dove portano? >> chiese Azraphel.
<< Non lo sappiamo, ma possiamo scoprirlo insieme
>> gli
disse Crowley allungando una mano verso di lui, l'angelo sorrise e la
strinse.
Gabriele prese la mano di Beelzebù, lei girò il
viso di
lato in evidente imbarazzo, l'arcangelo sorrise e anche lei stava
sorridendo, sentiva che sarebbe stata felice qualsiasi cosa fosse
accaduta.
La coppia si avviò verso le scale, mani nelle mani, quelle
piccole di Beelzebù in quelle grandi di Gabriele, quelle
delicate di Azraphel in quelle più ruvide di Crowley, i
petti di
tutti erano in subbuglio, non sapevano che cosa aspettarsi e il timore
di separarsi da chi avevano appena ritrovato era forte. Crowley fece un
respiro profondo, si ricordò le parole di Dio e poi quelle
dell'angelo, in quell'istante capì che Lei non li avrebbe
mai
potuti separare.
Alla fine delle scale mobili vi era una luce, una volta superata quella
si ritrovarono a Londra, tutti e quattro si guardarono intorno.
<< Siamo sulla terra >> disse l'angelo
alquanto stupito.
<< Bella scoperta ali bianche >> lo
canzonò Beelzebù.
L'angelo alzò gli occhi al cielo.
<< Intendevo dire che... beh era stata distrutta e ora
noi siamo qui. >>
Crowley scosse la testa in evidente confusione.
<< Ngk >> si allungò verso un
passante, lo fermò afferrandolo per il braccio.
<< Sai dirmi che giorno è oggi e in che anno
siamo? >>
Il signore lo guardò scandalizzato, se lo scrollò
di
dosso e si allontanò a passo spedito borbottando un
<<
questi giovani d'oggi sono sempre più strafatti!
>>
Crowley ringhiò alzando gli occhi al cielo.
<< Ma per l'amor di... >>
Così fu l'angelo a prendere in mano la situazione, si
avvicinò ad una vecchina che stava ultimando di attraversare
la
strada, gli porse il braccio per aiutarla, lei ne approfittò
subito sorridendogli.
<< Oh ma che ragazzo gentile >> disse lei.
L'angelo sorrise.
<< Gentile signora, potrebbe cortesemente
>> e a quella
parola lanciò un'occhiata a Crowley che sbuffò
per poi
tornare a guardare la vecchina << dicevo potrebbe
gentilmente
dirmi che giorno è, sa io e i miei amici siamo appena
tornati da un lungo viaggio. >>
<< Un, un villaggio? >> chiese lei
sbattendo le palpebre.
Crowley emise un ringhio di esasperazione, guadagnadosi un'altra
occhiataccia da parte dell'angelo, il demone si avvicinò
alla
signora sforzandosi di sorridere.
<< Viaggio lui ha detto viaggio, può per...
per... ah
per favore darci quell'informazione >> il suo tono era
risultato
fin troppo gentile per i suoi standard.
<< Oh ma certo giovanotto! >>
La signora disse loro il giorno e riuscirono a farsi dire anche
l'anno, la salutarono e lei pizzicò le guance sia a Crowley
che
ad Azraphel dicendo che avrebbe fatto loro volentieri dei biscotti
se fossero andati a trovarla.
<< E' il giorno dopo l'apocalisse >> disse
l'angelo.
<< Che evidentemente non c'è stata
>> rispose Beelzebù.
<< E' chiaro quello che è successo, Lei ha
sistemato tutto
riportando le cose così com'erano >> disse
Gabriele
sollevato.
<< Chissà se all'inferno... se ci sono anche
loro, i demoni intendo >> si domandò
Beelzebù.
Crowley chinò la testa verso il basso, si
concentrò.
<< C'è un gran subbuglio lì sotto,
il che vuol dire
che anche l'inferno è tornato al suo posto >>
disse
Crowley.
<< Oh non me l'aspettavo >> disse
Beelzebù.
<< Beh allora io devo andare a dare una controllatina,
non so in
che condizioni sono di sotto, e sono pur sempre il loro principe.
>>
Gabriele si avvicinò a Beelzebù.
<< Anche io devo tornare di sopra e ristabilire un po'
d'ordine >> le disse.
Beelzebù si incupì. Gabriele le tirò
su il mento con l'indice.
<< Ma se sei d'accordo, dopo che avremo assolto ai nosri
compiti potremmo vederci qui. >>
Il demone sorrise, capì che Gabriele avrebbe mantenuto la
promessa.
<< Sono molto d'accordo. >>
E dopo avergli lasciato un bacio sparì, lui
guardò Azraphel e Crowley.
<< Bene, è giunto il tempo che io vada.
>>
L'angelo si avvicnò a lui.
<< Non ti ho nemmeno ringraziato per tutto quello che hai
fatto >> gli disse.
Gabriele storse il naso.
<< Non ce n'è bisogno >> e anche
lui svanì.
L'angelo si rivolse verso il suo demone, si avvicinò e lo
baciò sulle labbra.
<< Ora noi cosa facciamo? >> gli
domandò.
<< Cenetta al Ritz? >> propose Crowley.
Ad Azraphel si illuminò il viso.
<< Oh sì! >> rispose.
Il demone e l'angelo si allontanarono tenendosi a braccetto, era un
nuovo giorno, il giorno del resto delle loro vite e lo avrebbero
passato insieme, come tutti gli altri giorni a venire.
Fine.
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