Apocalypse

di ineffable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


I personaggi non mi appartengono e non scrivo per lucro. Buona lettura.




Apocalypse?



L'apocalisse alla fine era avvenuta, i demoni erano stati sconfitti, la terra con le sue forme di vita distrutta e nell'universo regnava solo il candore del paradiso, qualcuno però non era troppo felice di quel cambiamento. Era vero che aveva desiderato la fine del mondo da quando era stata annunciata e quando avevano vinto si era finalmente sentito liberato da un fardello, poteva finalmente riposarsi, godersi quei giorni tranquilli senza temere attacchi di alcun tipo, solo che di giorni ne erano passati fin troppi, non aveva idea di quanti, non li aveva certo contati ma li sentiva pesare uno per uno sopra le sue grandi ali bianche.
L'essere in questione era un arcangelo, uno dei più importanti o meglio uno tra quelli che venivano maggiormente conosciuti e ricordati dagli umani, l'arcangelo Gabriele.
Se ne stava a vagare da solo fra le nuvole rosa del paradiso, la luminosità che lo circondava gli faceva strizzare gli occhi e più volte si era ritrovato a pensare che in mezzo a quella matassa brillante ci sarebbe stato bene qualche sbuffo di colore più scuro, il nero per esempio. Ogni qualvolta aveva di questi pensieri scuoteva la testa infastidito come per scacciarli, si era sentito un idiota più di una volta in quei giorni e a lui non era MAI successo di sentirsi in quel modo, quella era un'emozione totalmente umana e non avrebbe dovuto permettere che lo inquinasse.
I corridoi bianchi, asettici del paradiso stavano cominciando a dargli la claustrofobia ogni qual volta si ritrovava a passarci, dall'alto non arrivavano ordini e sembrava proprio che a tutti gli angeli e arcangeli fosse concesso quel periodo di pace che tanto avevano bramato e che si erano meritati vincendo la guerra.
Tutta via Gabriele aveva cominciato a notare che non era l'unico a sentirsi così frustrato, un altro angelo se ne stava quasi sempre in disparte, lo aveva osservato vagare per il paradiso con le ali basse e la testa china, come se gli mancasse qualcosa, un pezzo importante della sua vita, inizialmente aveva pensato avesse solo nostalgia del pianeta su cui aveva vissuto per seimila anni, ma quella era sicuro gli sarebbe passata, così pian piano aveva capito che a quell'angelo era qualcos'altro che gli mancava.
Sotto l'influenza di questi pensieri l'arcangelo decise di chiedere spiegazioni proprio a lui, Azraphel, era sicuro fosse l'unico che poteva aiutarlo vista la maniera in cui sembrava mal tollerare quella situazione così paradisiaca, il problema era che l'angelo era diventato difficile da scovare e fu proprio per caso che se lo ritrovò davanti all'improvviso, vide la sua testa bionda immersa tra le tante ali che lo affiancavano dirigendosi chissà dove.
Era appena terminata l'ennesima replica di "Tutti insieme appassionatamente" e l'angelo stava uscendo dal salone riservato proprio all'emissione di quel musical, Gabriele storse il naso, non solo perché si stava abbassando a chiedere aiuto proprio all'angelo che aveva tentato di tradirli ma anche perché Azraphel, tutte le volte che dal paradiso lo avevano invitato a seguire il musical aveva sempre declinato l'invito con un sonoro "non è proprio il mio genere."
Grabriele si affrettò ad avvicinarsi all'angelo prima che fuggisse via di nuovo, gli mise una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, Azraphel sussultò prima di voltarsi, non aveva perso quelle caratteristiche che lo rendevano così simile agli umani.
<< Ciao Azraphel >> sorrise l'arcangelo.
Azraphel si esibì in un sorriso tirato, non riuscendo a nascondere troppo bene la sua espressione contrita.
<< Gabriele anche tu da queste parti >> squittì l'angelo pur mantenendo un tono pacato.
L'arcangelo si grattò il mento per poi agitare una mano.
<< Sì beh ero nei paraggi, ma sono sorpreso di vedere te gironzolare qui intorno. Non credevo ti piacesse questo genere di roba >> disse Gabriele studiando l'espressione dell'altro.
Azraphel deglutì colto sul fatto, si riprese però subito.
<< E' l'unica cosa che passano in paradiso, mi sono dovuto adattare >> fece un debole sorriso.
<< Come per il cibo sulla terra, come si chiamava quella cosa che ti piaceva tanto, susti? >>
<< Sushi >> lo corresse Azraphel.
L'arcangelo gli punto due dita contro esibendosi in un sorriso trionfale.
<< Già proprio quello! >> esclamò soddisfatto.
<< Non è esattamente la stessa cosa... >> borbottò l'angelo sperando di non essere sentito.
Gabriele capì presto che avevano esaurito gli argomenti di conversazione, l'angelo era diventato nervoso e moriva dalla voglia di andarsene ma Gabriele non poteva permetterlo, così gli avvolse un braccio intorno alle spalle tirandolo verso di sé.
<< Che ne dici di farci un giro? >> domandò sperando accettasse.
Azraphel gli lanciò uno sguardo interrogativo.
<< Non offenderti Gabriele ma perché dovresti aver voglia di fare un giro con me? >>
<< Ho tradito il paradiso ricordi? >> quest'ultima frase la bisbigliò.
Grabriele tuttavia non staccò la presa dalle sue spalle.
<< E' acqua passata ormai. Abbiamo vinto no? >>
L'angelo annuì sommesso.
<< Suppongo di sì >> rispose.
Gabriele senza aggiungere altro lo trascinò lontano da quel luogo fin troppo affollato, dovevano parlare ed era meglio che la loro conversazione rimanesse lontana da orecchie indiscrete. Raggiunsero una radura verde smeraldo, piena di fiori che luccicavano e uccellini che intonavano melodie celestiali.
<< Vogliamo sederci? >> domandò Gabriele con lieve disagio.
Azraphel fece come gli aveva detto e lui lo seguì, era una situazione assurda si ritrovò a pensare l'arcangelo e anche molto imbarazzante, decise di cominciare rompendo un po' il ghiaccio, avrebbe indagato senza dare troppo nell'occhio.
<< Era un po' che volevo domandartelo, perché non usi la tua forma angelica? Non esiste più un pianeta dove andare e qui la forma di un corpo umano non ti serve. >>
L'angelo sospirò punto sul vivo, sapeva che qualcuno presto gli avrebbe fatto domande ma una parte di lui sperava lo ignorassero, avevano ottenuto ciò che volevano, perché continuare a tormentarlo?
<< Gabriele io non credo che tu... con tutto il rispetto, n-non potresti mai...- >>
<< Lascia perdere i convenevoli! Fingi per un momento che io non sia il tuo superiore. >>
Lo sguardo scettico dell'angelo convinse Gabriele a dare una spiegazione a ciò che aveva detto.
<< Dio ci ha creati tutti uguali, o meglio con la stessa importanza. Abbiamo assunto dei ruoli perché... beh perché ci servivano ma ora, davanti a tutto questo >> allargò le braccia per indicare l'immensità di quello che avevano intorno, la vastità del paradiso che si diceva aver inglobato l'inferno.
<< Davanti a tutto questo noi siamo uguali. Sono veramente interessato a sapere Azraphel, cosa ti spinge a rimanere così? >> fece un gesto con la mano indicando la sua figura.
Azraphel annuì ancora poco convinto ma decise di assecondarlo, non voleva certo farlo arrabbiare.
<< D'accordo se proprio ci tieni. Non sono ancora pronto a riprendere le mie angeliche sembianze, sono stato così tanto sulla terra che mi sono abituato ad avere questa forma e riprendere le mie vecchie vesti significherebbe lasciarsi tutto alle spalle. >>
<< E tu non vuoi >> continuò per lui Gabriele.
Azraphel scosse la testa.
<< Anche tu però hai... voglio dire hai mantenuto le tue sembianze terrene, nonostante dopo la guerra fossi tornato ad essere te stesso. >>
Azraphel deglutì. Aveva fatto un azzardo a parlare così al suo capo? Gabriele gli lanciò uno sguardo criptico, dai suoi occhi viola non trapelava nulla che potesse definirsi positivo o negativo, l'angelo si sentì a disagio forse non avrebbe dovuto osare così tanto.
<< S-scusa non sono certo affari miei... >> si affrettò a dire prima che la situazione precipitasse.
<< No non scusarti. E' vero ciò che hai detto, ma a differenza tua non so perché l'ho fatto. Per questo volevo parlare con te. >>
L'angelo tirò su la testa attento e stupito da quelle parole, non poteva credere che fossero uscite proprio dalle labbra del superiore che più temeva e ancora di più non capiva perché volesse essere aiutato proprio da lui.
<< Sento delle cose >> confessò Gabriele.
<< Delle voci? >> chiese Azraphel.
<< Voci? >> chiese confuso l'arcangelo.
Se Azraphel avesse potuto ancora arrossire lo avrebbe fatto, aveva tanta voglia di sprofondare nelle viscere più profonde del paradiso tanto era l'imbarazzo che stava provando, dio come gli era venuto in mente si chiese, per poi scuotere la testa agitando una mano.
<< Lascia stare, era una cosa che a volte capitava agli umani. >>
Sorrise nostalgico al ricordo di quelle creature, ma il motivo per cui gli era uscita quella frase non era dovuto solo agli umani, in realtà voleva fare una battuta, forse mal riuscita, lui non era mai stato bravo, si rese conto che un'uscita del genere era proprio degna di... di qualcuno. Sì ma di chi?
Chi era quell'entità, quell'ombra, quella macchia che proprio non riusciva a ricordare; ricordava di essere stato mandato sulla terra, di aver avuto un compito, di aver tradito quel compito senza però riuscire ad evitare la guerra, ricordava bene che accanto a lui, in tutti quegli anni c'era stato qualcuno ma non ne ricordava né il nome né il volto.
<< Azraphel ci sei? >>
Una mano sventolava davanti agli occhi dell'angelo che si riscosse all'istante.
<< P-perdonami mi ero perso. Dicevi? >>
L'arcangelo alzò un sopracciglio.
<< Ti capita spesso? Di perderti. >>
Azraphel fece una piccola smorfia.
<< Solo da quando sono qui. Tu ricordi qualcosa dell'apocalisse? Voglio dire dell'ultimo giorno quando è avvenuta la guerra. >>
L'arcangelo sembrò pensarci su, quella domanda era strana ma non troppo, forse anche l'angelo aveva dei buchi come lui.
<< Ricordo che tu hai fatto di tutto per impedirlo. Ma non eri da solo c'erano degli umani... >>
Azraphel deglutì. Se anche Gabriele avesse avuto lo stesso suo ricordo, di qualcuno che non aveva volto, significava che non stava diventando pazzo e che aveva ancora una speranza di rimettere insieme i pezzi.
<< E poi c'era anche qualcun altro, non ricordo se fosse umano o meno ma ti eri alleato con... chiunque fosse ti eri alleato con lui, qualcuno con cui non avresti dovuto. >
L'angelo sussultò.
<< Hai detto che non avrei dovuto, perché sostieni questo? >>
Azraphel gli pose quella domanda forse con fin troppa agitazione, Gabriele sembrava essere messo nella sua stessa situazione e comunque c'era anche il caso che si sarebbe potuto stancare di tutte quelle domande da parte sua e dare un taglio alla conversazione.
Tuttavia l'arcangelo non sembrava affatto infastidito, arricciò le sopracciglia pensieroso.
<< Non lo so Azraphel, so solo che hai fatto uno sgarro veramente grosso al paradiso. Però c'era anche qualcun altro, è arrivato insieme a me sulla terra. >>
Nella testa dell'angelo avevano iniziato a vorticare delle idee già da tempo e quell'ammissione da parte di Gabriele le fece acuire, poteva essere, ed era solo un' ipotesi, che quelle figure che entrambi non ricordavano fossero proprio demoni? Azraphel non diede voce a questa domanda, ancora non sapeva quanto poteva fidarsi di Gabriele.
<< Q-quindi mi stai dicendo che allearmi con gli umani non è stata la cosa peggiore che ho fatto? >>
L'arcangelo annuì.
<< Per questo sei stato ulteriormente declassato >> disse fermo.
Ad Azraphel spuntò un sorriso sul volto, allora era vero, gli mancava un pezzo del puzzle ed era certo fosse un pezzo molto importante, probabilmente non avrebbe dovuto essere così contento di quella notizia, però diamine forse quella parte mancante era proprio la causa del suo malessere, era sicuro che una volta trovata tutto sarebbe tornato al suo posto.
<< Ti fa ridere? >>
Domandò Gabriele scuotendo la testa, certo che quell'angelo era proprio fuori dai canoni si ritrovò a pensare, di solito gli altri si dibattevano per avere un ruolo più alto mentre lui sembrava addirittura contento di avere meno doveri. Azraphel scosse la testa e preferì cambiare discorso, non voleva dare troppe spiegazioni a Gabriele, certo si era rivelato utile e predisposto ad aiutarlo ma quanto sarebbe durata?
<< Tu che cosa stavi per dirmi? Hai detto che sentivi delle cose. >>
<< Oh sì, ma non so se sia un bene parlare di questo. >>
Stava facendo marcia indietro? Perché? Di cosa aveva paura? L'angelo sorrise un po' beffardo.
<< Gabriele ormai cosa potrebbe succedere? Siamo immersi nella luce, abbiamo appena vinto la guerra, il peggio che potrebbe capitarci è essere rimproverati. Non credo che... che Lei abbia intenzione di creare un nuovo inferno. >>
Quella parola bruciò stranamente nel petto dell'angelo e anche l'arcangelo sembrava turbato.
<<  Non che prima lo avesse creato di proposito >> rispose Gabriele.
<< Lo so ma, forse, si è lasciata prendere un po' la mano >> tentò di spiegare il suo punto di vista Azraphel.
Di nuovo un colpo nel petto, quella frase gli suonava familiare.
<< Ad ogni modo non credo avrà da ridire se parliamo di come ci sentiamo. >>
Sorrise l'angelo cercando in qualche modo di rassicurare il suo capo.
<< Sì, forse non hai tutti i torti. Il punto è che sento come un grande vuoto dentro di me, come se fossi insoddisfatto il che è ridicolo se ci pensi. Sento queste cose... questi... questi...- >>
<< Sentimenti? >> lo aiutò Azraphel.
L'arcangelo fece una smorfia disgustato.
<< Sono cose così umane, non dovrei esserne inzozzato, non dovrei provare queste cose. Sono un arcangelo, l'arcangelo Gabriele per l'amor del cielo, che figura ci faccio!? >>
Gabriele aveva cominciato ad agitarsi, si era innervosito, non gli piaceva parlare di quelle cose, delle sue debolezze, non ne aveva mai avute e non aveva mai avuto il bisogno di tirare fuori dei sentimenti che nemmeno conosceva. Il paradiso era amore, l'amore era quello che avrebbe dovuto solo conoscere, poi erano arrivati i demoni, poi la terra e gli umani e tutto era piombato in una sfera roteante di caos.
<< Se loro non si fossero ribellati, Dio non avrebbe sentito il bisogno di creare quelle insulse creature degli umani e noi non saremmo qui a parlare di sentimenti come nelle sciocche storie scritte nei tuoi preziosi oggetti materiali >> sbottò Gabriele.
<< I libri >> disse l'angelo con una punta di nostalgia.
L'arcangelo fece un gesto di stizza con la mano.
<< Già quelli. >>
<< E la cosa peggiore sai qual è? >> continuò Gabriele con un sorriso amaro sulle labbra.
<< Che sto qui a parlarne con te come se potessi essermi di un qualche aiuto! >>
Sì alzo in piedi in uno scatto d'ira, l'angelo fece lo stesso preoccupato, non voleva essere in una posizione inferiore con Gabriele che fumava dalla rabbia.
<< G-Gabriele cerca di... >>
Ma l'angelo venne spinto dalle forti braccia dell'arcangelo che poi lo prese per il colletto.
<< Non dirmi di calmarmi. >>
L'angelo incontrò le pupille furiose di Gabriele, un tremolio gli passò lungo la spina dorsale, aveva paura, tutto a un tratto ebbe un flash di una situazione simile, solo che al posto di Gabriele c'era quell'ombra scura, ma ricordava che quella volta invece di paura non ne aveva avuta alcuna.
<< M-mi dispiace, hai ragione >> soffiò l'angelo, non voleva alterarlo ulteriormente, desiderava solo che lo lasciasse andare.
<< Lo vedi come sono diventato? Rabbia. Noi non conoscevamo la rabbia >> mugugnò irritato l'arcangelo ma c'era qualcosa nella sua voce che fece pena ad Azraphel.
<< Quello era prima. Dio sapeva che qualcuno di noi si sarebbe ribellato. Avanti! come si fa a sopportare tutto questo candore senza impazzire? >>
Lo disse con una punta di ironia e un sorrisino sul volto, voleva stemperare la situazione, a lui era sempre piaciuto il paradiso, ci stava bene e non capiva come alcuni angeli avessero scelto di ribellarsi per strisciare in un buco oscuro e puzzolente però poi aveva conosciuto gli umani, e la terra e quel qualcuno che non ricordava era certo avesse contribuito a cambiare i suoi pensieri. Tutto a un tratto il paradiso non era così idilliaco, certo era meglio dell'inferno ma lui si era reso conto di preferire di gran lunga la terra.
Era certo gli sarebbe arrivato un pugno sul suo visino angelico, strinse gli occhi preparandosi ma Gabriele lo lasciò esibendosi in una breve risata, scosse la testa e si portò il viso alle mani, una specie di singhiozzo lo scosse, non stava piangendo, anche volendo non avrebbe più potuto farlo senza un corpo umano, ma quel rantolo che gli uscì dalle labbra era la cosa più simile al pianto che Azraphel avesse mai sentito provenire da un corpo celeste.
<< I-io... f-forse è meglio che vada >> balbettò l'angelo incerto sul da farsi.
Vedere l'arcangelo in quelle condizioni non lo faceva stare bene, sentiva dentro di sé il desiderio di consolarlo, dirgli qualche parola di conforto ma qualcosa lo bloccava, forse perché Gabriele era talmente imprevedibile che avrebbe potuto persino irritarsi delle attenzioni dell'angelo, così decise di voltarsi e prendere la via di casa, anche se di vera casa non poteva parlare. Peccato che qualcosa lo bloccò o meglio lo congelò sul posto, non era la voce di Gabriele piuttosto quello che disse.
<< Angelo >>
Certo l'intonazione era diversa e sicuramente anche l'intenzione, lo aveva chiamato per ciò che era dopotutto, ma Gabriele lo aveva sempre chiamato per nome e perché poi quella semplice parola, che lo caratterizzava solamente lo aveva fatto sentire così sconvolto, aveva fatto sussultare il fantasma del suo cuore e le viscere che più non aveva si erano attorcigliate. Azraphel si girò, non voleva sembrare pazzo e nemmeno concedere quella parte così fragile di sé a Gabriele.
<< Come? >> rispose solamente.
<< Azraphel volevo solo dirti che... non volevo reagire in quel modo >> disse soltanto l'arcangelo.
Era il suo modo per scusarsi, Azraphel lo aveva intuito ed annuì senza aggiungere altro, si girò di nuovo sperando che le sue gambe lo reggessero, non era certo nemmeno di poter contare sulle sue ali in quel momento.
Una volta da solo l'angelo si appoggiò su uno dei rami più alti e resistenti di un albero dalle foglie dorate, sospirò cercando di placare il subbuglio che sentiva agitarsi dentro di sé.
Perché Gabriele lo aveva chiamato così e perché lui non riusciva a non pensarci? Inoltre sentiva che non era giusto, non dovevano essere le labbra dell'arcangelo a pronunciare quel nominativo ma quelle di qualcun altro, forse proprio quelle dell'ombra che non riusciva a ricordare.
Si tirò appena i capelli, gemette infastidito da tutta quella situazione, aveva pensato che parlando con Gabriele si sarebbe potuto tranquillizzare avendo conferma di non essere l'unico a sentirsi strano, invece si sentiva peggio di prima, ancora più domande gli affollavano la mente, aveva provato più volte a chiedere aiuto agli angeli della memoria ma loro rispondevano che non potevano aiutarlo per quella particolare richiesta.
Finì per addormentarsi sfinito dai troppi pensieri, non che ne avesse un reale bisogno ma era un'abitudine umana che aveva iniziato ad utilizzare più che altro da quando avevano vinto la guerra, come se lo aiutasse a far passare il tempo più in fretta e tutte le volte che succedeva, si risvegliava con un sorriso sulle labbra come se avesse fatto un bellissimo sogno dai contorni sfocati, si sentiva più vicino a qualcuno che forse più di una volta aveva usato il suo stesso metodo.
Si stiracchiò le ali e con un balzò scese a terra, alcuni piccoli angioletti gli corsero intorno per poi correre verso il laghetto, gli angeli bambini erano nuovi in paradiso, assomigliavano proprio ai piccoli umani, avevano ovviamente delle caratteristiche angeliche e Azraphel trovava le loro piccole alucce davvero tenere, come carattere invece erano proprio uguale ai bambini terrestri, a volte erano buoni e gentili mentre altre volte erano pestiferi e facevano i dispetti. Nessuno però aveva cuore di rimproverarli, venivano sempre trattati con indulgenza e spiegato loro il giusto modo in cui un angelo avrebbe dovuto comportarsi.
Per diverso tempo era stato anche lui la guida di un angelo bambino, lo aveva fatto più per passare il tempo si diceva, ma dentro di sé sentiva che la ragione era ben più profonda e complessa, l'angioletto in questione si chiamava Werchiel, aveva un caratterino piccato e Azraphel man mano che passava il tempo con lui si sentiva sempre di più il suo padrino. Purtroppo uno dei "difetti" dei piccoli angeli era che crescevano troppo in fretta, la loro crescita era legata all'apprendimento, più apprendevano più la loro natura angelica si ampliava facendoli diventare degli angeli adulti pronti ad assolvere ai loro compiti, Werchiel con profonda tristezza e ammirazione di Azraphel era uno di questi. Ci aveva messo la metà rispetto agli altri angioletti per crescere, Azraphel si era complimentato e anche commosso a dirla tutta e alla fine si era definito fortunato, sapeva di alcuni angeli bambini che ci avevano messo solo un giorno per imparare tutto, come fosse possibile non lo aveva mai capito ma in paradiso erano tante le cose che non capiva e che amava definire ineffabili.
Mentre si avviava verso la sua meta con il sorriso sulle labbra ad Azraphel venne in mente un ricordo legato proprio a quel piccolo angioletto che aveva accudito.
Si trovavano nei pressi della grande cascata cristallina, l'acqua era così limpida che nemmeno ti bagnava, gli piaceva portare lì Werchiel dopo le lezioni della giornata, trovava che il contatto con la parte più naturale del paradiso facesse bene alla giovane mente in espansione che era il nuovo angioletto. Lo osservava svolazzare tra un ramo e l'altro, inseguire i piccoli merlini azzuri che assomigliavano ai coniglietti terrestri, solo che risplendevano come se fossero coperti di brillantini, al posto delle orecchie avevano le ali e quando la luce del paradiso diveniva più tenue risplendevano come fossero fosforescenti.
Azraphel si divertiva a guardarlo, non risuciva mai a prenderne uno e sembrava che tra lui e quei piccoli animali fosse nata un'intesa, loro lo aspettavano per giocare insieme, inizialmente all'angelo non era sembrato possibile e invece si era dovuto ricredere. Una volta che tutti i merlini si erano infilati nelle loro tane il giovane angelo si accostò ad Azraphel con un tenero broncio sul viso.
<< Una volta di queste riuscirò a prenderli >> sbuffo con quell'adorabile vocina.
Azraphel sorrise intenerito.
<< Forse dovresti provare ad essere più gentile >> suggerì l'angelo adulto.
Il piccolo lo guardò scandalizzato.
<< Gentile!? >>
Azraphel rise, non credeva di aver detto un eresia.
<< Sì. Vedi invece di inseguirli la prossima volta siediti e aspetta che siano loro ad avvicinarsi >> gli spiegò l'angelo.
<< Sembra infinitamente noioso >> borbottò Werchiel.
<< Mmm però potresti provare. O temi di non esserne capace? >>
Lo sfidò Azraphel, sapeva come prendere quel piccolo, aveva come una predisposizione innata nel saper trattare con esseri dal caratterino irascibile e infatti la reazione che ottenne da Werchiel non lo stupì affatto. Strinse i piccoli pugni e lo guardò indignato.
<< Come osi? Certo che sono capace! >>
L'angelo rise e gli accarezzo la testa coperta da fili d'orati che si illuminavano ogni volta venivano toccati.
<< Dimostramelo. Ma domani, è ora di tornare a casa. >> disse con calma Azraphel.
<< Oh uffa! >>
Sbuffò il piccolo ma obbedì seguendo l'angelo lungo la strada maestra che li avrebbe riportati al centro del paradiso.
Il  giorno dopo Werchiel e Azraphel si ritrovarono nello stesso posto, il piccolo si era appostato seduto sotto un albero, con le ali chiuse e il più possibile ferme, stava seguendo i consigli del suo maestro e voleva decisamente dimostrargli di essere in grado di attirare a sé i suoi animaletti preferiti. Pochi minuti più tardi alcuni merlini cominciarono a guizzare fuori dalle loro tane, osservavano attenti il loro amichetto angelico aspettando che li rincorresse ma ciò non accadde lasciandoli estremamente confusi. Iniziarono a girargli intorno senza mai avvicinarsi troppo.
Werchiel stava cominciando a diventare impaziente e l'angelo che non voleva avesse una delusione stava per schioccare le dita e aiutare l'impresa con un piccolo miracolino, quando qualcosa si mosse da un cespuglio e ne uscì un merlino, molto diverso dagli altri. Questo particolare esemplare era più alto e longilineo rispetto agli altri che erano paffuti, aveva il pelo rosso e gli occhi dorati, sembrava meno pauroso e più curioso rispetto ai suoi simili. Azraphel arricciò le sopracciglia, non ne aveva mai visto uno così e anche il piccolo Werchiel sembrava sorpreso, per lui però non faceva differenza, l'importante era prenderne uno e riuscire ad accarezzarlo.
Il piccolo animale iniziò ad avvicinarsi lentamente, non prendeva una traiettoria dritta ma curvava come per essere certo di star facendo la cosa giusta, una volta vicino all'angioletto gli annusò prima le ali, poi la veste candida, i piedini e infine le mani, una volta appurato che non c'era pericolo si tuffò direttamente tra le sue braccia per la gioia del piccolo Werchiel che iniziò a lanciare gridolini di gioia accarezzando il pelo fulvo di quel merlino coraggioso.
I due sembravano già diventati amici, l'angioletto lanciò uno sguardo trionfale ad Azraphel che si avvicinò con un sorriso soddisfatto sul volto, gli accarezzò i capelli ma per poco non finì a terra perché Werchiel dalla gioia si era sollevato in aria alzando l'animaletto verso la faccia dell'angelo.
<< Ce l'ho fatta! >> strillò felice.
<< E' morbidissimo e pizzica! >>
Il cuore o presunto cuore di Azraphel si riempì di gioia e amore alla vista del sorriso felice del piccolo, il suo sguardo venne rapito dal merlino che lo stava fissando.
<< Maestro Azraphel vuole conoscerti, avanti fatti annusare! >> disse entusiasta con la sua vocina acuta.
L'angelo guardò dubbioso il piccolo animale, si sentiva a disagio sotto quello sguardo pungente, come se potesse leggergli dentro. I suoi pensieri vennero interrotti da Werchiel.
<< Non avrai mica paura? >>
L'angelo sussultò appena poi sorrise.
<< Oh no come potrei, è così tenero >>
Il merlino emise un flebile ringhio o così aveva creduto di vedere l'angelo, ma sicuramente se lo era solo immaginato. Avvicinò la mano alla testolina dell'animale che venne subito colpita da quel nasino umido ed elettrico, una volta che Azraphel ottenne il permesso lo accarezzò, era davvero una sensazione piacevole.
<< Ben fatto Werchiel >> sorrise compiaciuto l'angelo.
Fu il giorno successivo che il piccolo Werchiel si avvicinò ad Azraphel con dipinto sul viso un broncio interrogativo, aveva tra le braccia il suo nuovo amico merlino che si era da poco appisolato.
<< Maestro Azraphel. >>
<< Sì giovanotto? >>
<< Come si diventa dei bravi angeli? >>
Quella domanda intenerì l'angelo che sorrise.
<< Beh per esempio amando tutte le creature, trattandole con rispetto, compassione e gentilezza. >>
Rispose sincero Azraphel, il piccolo storse il nasino.
<< Proprio tutte? Voglio dire anche quelli che ti fanno i dispetti? >>
Azraphel rise della genuinità della domanda.
<< In quel caso bisogna capire il motivo, parlare e perdonare. Ma non devi rimanerci insieme per forza, se non siete fatti per essere amici allora puoi allontanarti altrimenti un modo per risolvere i problemi si trova. >>
<< Anche se quello è il tuo acerrimo nemico? >>
Chiese di nuovo e Azraphel si agitò, quella domanda lo aveva colpito particolarmente.
<< Gli angeli non hanno acerrimi nemici, non più almeno >> rispose guardando l'orizzonte.
<< Che vuoi dire? >>
Azraphel sospirò, di solito quella era una cosa che veniva spiegata quando gli angeli bambini erano pronti ed erano i maestri a capirlo, ma in questo caso sembrava che l'angioletto avvesse deciso da sé quando essere pronto, senza nemmeno saperlo.
<< Beh vedi prima avevamo dei nemici, i demoni... >>
Un nodo gli strise la gola quando pronunciò quella parola, non ne capì il motivo per cui si limitò a scacciare via quella sensazione e continuare la spiegazione, gli raccontò tutto quello che sapeva dal principio fino all'ultimo giorno della terra.
<< E tutti i demoni erano così cattivi? >> domandò ingenuamente il piccolo.
Avrebbe dovuto rispondere sì. Sapeva di dover dare una risposta affermativa ma non ci riusciva, qualcosa, una sensazione glielo impediva, chiuse gli occhi, prese un respiro e poi li riaprì tenendoli puntati nel vasto campo.
<< Io... io non lo so giovane Werchiel. Immagino che se raccontata da loro la storia risulterebbe un po' diversa. >>
<< Ciò non cambia che quello che hanno fatto è sbagliato >> corresse il tiro.
Non voleva mettere strane idee nella mente immatura dell'angelo più giovane, soprattutto se quelle idee non erano appurate ne accertate ed erano solo frutto di qualcosa che sentiva dentro, di un dubbio che continuava a coltivarsi nella sua mente. La paura di fare la cosa sbagliata lo aveva assalito di nuovo, ricordava che anche mentre era sulla terra molte volte aveva sentito quella sensazione, paura di far arrabbiare i suoi superiori o ancor peggio di far arrabbiare Dio e di cadere.
<< Tu lo hai mai conosciuto un demone? >> squittì quella domanda con una serenità degna soltanto di un essere pieno di purezza.
Stava per dirgli che faceva troppe domande ma non se la sentì di interrompere quella curiosità giovane e genuina, certo lo avrebbe tenuto d'occhio, non voleva che a causa della sua voglia di sapere si mettesse nei guai ma sarebbe intervenuto solo se strettamente necessario. Lo prese per mano e si avviarono pronti a tornare indietro, il merlino che ancora dormiva appoggiato alla spalla del giovane angelo.
<< Penso proprio di no >> rispose l'angelo alla domanda postagli prima da Werchiel, però qualcosa nella sua risposta lo faceva sentire strano, come se non avesse detto la verità. Era bizzarro, se avesse davvero conosciuto un demone se lo sarebbe certamente ricordato e invece ricordava solo la guerra e lì non aveva certo avuto tempo di guardarli in faccia, anche se non ricordava nemmeno di aver combattuto.
Azraphel si riscosse dai suoi pensieri quando si rese conto di essere arrivato alla sua destinazione, un edificio non troppo alto, colorato semplicemente di bianco, era dura arrivarci, lo avevano posizionato in un posto difficile da raggiungere di modo che solo gli angeli pronti a rivivere la storia e imparare qualcosa avrebbero potuto raggiungerlo.
Era l'equivalente di ciò che era un museo per gli umani. L'angelo si avvicinò a una delle due guardie, un angelo bellissimo, sopra la testa gli gravitava un cumulo di energia dove si potevano vedere delle immagini, era l'angelo della conoscenza. Azraphel si schiarì la voce, più per abitudine che per reale bisogno.
<< M-mi scusi io, io vorrei entrare a visitare l'epistème. >>
L'altro angelo lo guardò serio.
<< Motivo? >> gli chiese severo.
<< C-conoscenza suppongo >> si schiarì la voce, si stava impappinando e non andava bene.
<< S-so che tenete dei reperti riguardo la grande guerra, l'ultima guerra >> annuì deciso.
L'angelo di guardia si limitò ad aprirgli la porta, Azraphel ringraziò balbettando e mentre saliva per entrare inciampò sulle sue stesse ali, era nervoso e doveva assolutamente darsi una calmata, prese un grande respiro poi iniziò a leggere tutti i simboli per capire dove trovare ciò che cercava.
Aveva sentito parlare di quel posto, avevano costruito una sala apposta dopo l'apocalisse, dicevano che conteneva dei reperti ma nessuno gli aveva mai voluto dire di che tipo, questo perché era vietato parlarne.
Se un angelo voleva sapere di più riguardo l'ultima guerra avrebbe dovuto affrontare il cammino da solo, guardare con i suoi stessi occhi e non parlarne con nessuno se non voleva essere spedito al seminario gratuito "Tieni chiusa quella bocca per l'amor del cielo!" Azraphel rabbrividì al solo pensiero di essere spedito in quel posto, lo considerava peggio dell'inferno malgrado lui all'inferno non ci fosse mai stato.
Dovette seguire molti cartelli, pareti, corridoi e porte che davano su altre porte per arrivare finalmente a quella misteriosa stanza, un giovane angelo dall'aurea rosata e un sorriso gentile lo accolse davanti alla porta, gli chiese di identificarsi, quando Azrapehl disse il suo nome l'angelo rosa sussultò appena, poi sorrise di nuovo e disse qualcosa chiudendosi un orecchio. Ben presto due energumeni con delle ali enormi si affiancarono ad Azraphel, lo presero di peso per le braccia e incuranti delle sue urla di protesta lo portarono via sbattendolo fuori dal museo.
<< Ma cosa...!? >>
<< Non hai il permesso di stare qui >> dissero in coro i due per poi sparire senza dargli altre spiegazioni.
L'angelo si tirò su rassettandosi i vestiti, era sconvolto, scioccato, gli angeli non avrebbero dovuto comportarsi così pensò, corse verso la porta e iniziò a bussare, urlando di aprirgli, supplicò persino le guardie ma loro rimasero impassibili, Azraphel si accasciò a terra vicino alla porta, quel posto rappresentava l'unica speranza per dare un senso a quei vuoti che sentiva e guarda caso era l'unico posto da cui era bandito.
Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto lì a bussare, era allo stremo delle forze, scese gli scalini con la testa bassa, sconfitto, anche le ali erano piegate verso il basso, si sentiva una nullità, che cosa aveva fatto per meritare un trattamento simile si chiese mentre si avviava verso la via del ritorno. Sentiva di avere perso tutte le speranze, ora come avrebbe fatto a risolvere quel mistero che lo attanagliava? Non poteva chiedere a nessuno perché nessuno era in grado di aiutarlo e forse nessuno sarebbe stato disposto a farlo.
Si portò una mano sul viso a coprire le labbra, un singhiozzo gli uscì senza però essere accompagnato dalle lacrime, pianse comunque, quello che sentiva dentro era indescrivibile, tanti sentimenti gli vorticavano nel petto, non riusciva più a smettere di singhiozzare, il torace si alzava e si abbassava lesto senza dargli tregua, una mano si posò sulla sua spalla facendolo sussultare e voltarsi.
<< Gabriele >> sussurò portandosi una mano sul petto per lo spavento.
<< Che stai facendo qui Azraphel? >>
L'angelo scosse la testa.
<< Volevo solo dare un'occhiata ma... >> si interruppe.
<< Ma ? >> lo rimbeccò l'arcangelo.
Azraphel non sapeva se potersi fidare o meno, Gabriele era stato però l'unico a parlare con lui del dopo apocalisse, gli aveva detto come si sentiva e lo aveva ascoltato, forse rappresentava davvero l'unica sua speranza, forse proprio l'arcangelo avrebbe potuto aiutarlo. In ogni caso adesso da perdere non aveva proprio niente, quindi decise di fidarsi del suo istinto.
<< Non mi hanno permesso di entrare. O meglio non ho potuto entrare nella sala dedicata all'apocalisse. >>
L'arcangelo rise, una risata di scherno che fece innervosire l'angelo.
<< E ti stupisci pure? Credi che avrebbero permesso al traditore, a colui che ha tentato di fermare la guera di entrare proprio nella sala dedicata a quest'ultima, non è stato certo grazie a te se abbiamo vinto. >>
L'angelo sospirò, se avesse avuto una moneta per tutte le volte che aveva sospirato negli ultimi tempi sarebbe diventato talmente ricco da potersi comprare il paradiso intero, anche se forse questa idea non era proprio angelica ma chi in paradiso lo era veramente? Aveva cominciato da molto a interrogarsi su questo.
<< Ad ogni modo io posso aiutarti angelo Azraphel >> disse Gabriele con aria solenne.
L'angelo arricciò le sopracciglia, si torturò le dita in evidente disagio poi però decise di fidarsi.
<< In che modo? >>
Gabriele sorrise beffardo, con quel ghigno che gli aveva rivolto un sacco di volte quando era in servizio sulla terra.
<< Sono il fottuto arcangelo Gabriele, sta zitto e guarda >> pungolò con il dito l'incavo della spalla dell'angelo.
<< Seguimi forza >> lo chiamò l'arcangelo mentre si avviava di nuovo al museo.
<< M-ma...- >> tentò di balbettare qualcosa l'angelo ma venne ripreso da Gabriele così decise finalmente di seguirlo.
Passarono davanti alle guardie che aprirono loro semplicemente la porta senza dire una parola se non un cenno di saluto rivolto all'arcangelo, probabilmente pensavano che Gabriele lo avesse beccato e lo stesse portando lì per avere delle prove pensò l'angelo ancora stupito, comunque non importava poi molto, l'importante era che erano riusciti ad entrare.
Azraphel aveva la sensazione che entrare nella stanza in cui era bandito non sarebbe stato altrettanto semplice e in effetti una volta davanti alla guardia che aveva chiamato la sicurezza poco prima cominciarono i problemi. Iniziò a riempire l'arcangelo di domande riguardo la presenza di Azraphel, Gabriele riamase totalmente calmo rispondendo a ciascuna di esse, fu dopo l'ennessimo rifiuto che si inviperì mandando al diavolo la pazienza angelica che già in lui era poca.
<< Lo sai chi sono io vero? >>
<< Ma certo signore lei è l'arcangelo Gabriele, colui che...- >>
L'arcangelo fece cenno di tacere con un movimento delle dita.
<< Shh shh non ti ho chiesto di narrarmi le mie gesta. Voglio sapere quindi perché stai facendo tante storie. >>
<< M-ma signore ci sono arrivati precisi ordini riguardo l'angelo Azraphel >> balbettò lui.
<< E quegli ordini da dove sono arrivati!? >> alzò la voce Gabriele sbattendo il pugno contro il palmo della sua mano.
<< D-dall'alto suppongo >> rispose pigolando l'angelo dall'aurea rosata.
<< E in alto chi si trova? >> domandò stufo Gabriele.
<< Dio? >> rispose con un sorrisetto innocente l'angelo che stava di guardia, cosa che fece infumanire Gabriele.
<< E poi? >> domandò ulteriormente.
<< Ehm... suppongo gli arcangeli come, come lei >> annuì sperando di aver dato la risposta giusta.
Per un attimo Azraphel benedì il pessimo carattere di Gabriele e la sua fama arrivata ovunque.
<< Allora non capisco il motivo per cui siamo ancora fuori. Quindi ci fai entrare o preferisci che faccia rapporto sulla tua condotta al Metratron? >>
L'angelo guardia impallidì, la luce che lo circondava si affievolì per un attimo, il Metraton era la voce di Dio, parlava direttamente con lui e se qualcosa arrivava alle orecchie di quell'arcangelo allora significava essere davvero nei guai, Azraphel non aveva mai dato troppo peso a quella cosa, per lui parlare con Dio significava parlare direttamente con lui e non tramite qualcun altro, le cose riportate non arrivavano mai integre al mittente. Però in quel caso quel timore servì al loro scopo, l'angelo di guardia si spostò aprendo loro le porte e permettendogli di entrare, Azraphel entrò per primo seguito da Gabriele che lanciò un'occhiataccia alla guardia.
<< Vorremo stare soli >> gli disse.
<< Ma certo come desidera >> rispose il povero angelo fiondandosi fuori dalla porta, si asciugò il sudore fittizio e sperò che il suo turno finisse presto.
La stanza sembrava apparentemente vuota, i muri bianchi, il pavimento lucido che dava sul beige, sembrava quasi di marmo se non fosse che erano in paradiso e il marmo non esisteva, le due entità si guardarano un momento intorno poi notarono una colonna al centro del pavimento, si avvicinarono e sopra la colonna c'era un pulsante rosso con su scritto "non toccare."
Ad Azraphel venne quasi da ridere, gli sembrava di trovarsi dentro quei film d'azione che piacevano tanto agli umani, e poi era lui secondo Gabriele quello che si era lasciato influenzare troppo dall'umanità. L'angelo si stava torturando le dita indeciso sul da farsi, in quei film non era mai una buona idea premere il pulsante rosso, o qualsiasi pulsante.
<< F-forse non dovrem...- >>
Troppo tardi. Gabriele lo aveva già premuto e da sotto i muri cominciò ad alzarsi una nebbiolina che ben presto rese la visibilità quasi nulla.
<< Oh.... cazzo >> imprecò Azraphel per poi tapparsi la bocca colpevole.
L'arcangelo Gabriele invece se ne stava calmo, sapeva che non sarebbe successo nulla di male, nonostante fosse un arcangelo però nemmeno lui conosceva il segreto di quella stanza e mai gli era interessato a dire il vero, ma ora mentre la nebbiolina iniziava a dissolversi, nel petto dell'arcangelo cominciava ad agitarsi un'emozione di curiosa follia. Deglutì anche lui cercando di mantenere la calma anche se solo da uno sguardo si poteva capire che era visibilmente agitato.
Finalmente quella nebbia si dissolse rivelando il segreto celato dietro quelle pareti, all'angelo per poco non finì la mascella per terra talmente era scioccato, Gabriele spalancò la bocca guardandosi intorno, era incredibile, non poteva essere davvero reale quella cosa. Erano circondati da quelli che sembravano essere specchi, dei grandi, enormi specchi, entrambe le entità si guardarono confuse.
<< Davvero, tutto qui? >> domandò Gabriele.
<< E' così che vengono spesi i fondi del paradiso, bella roba >> borbottò tra sé.
Dentro il suo petto era però sicuro che dietro a quell'enorme fregatura ci fosse qualcosa di più grosso, si avvicinò al suo nuovo e impensabile alleato mettendogli una mano sulla spalla, Azraphel sembrava deluso e sul volto gli passarono tante di quelle emozioni che Gabriele faticò a decifrare
<< C'è un'espressione che usavano gli umani per descrivere una situazione come la nostra >> si mise due dita sotto il mento.
<< Un buco... ->>
<< Un buco nell'acqua >> rispose irritato Azraphel.
<< Sì esatto! Un buco nell'acqua >> esclamò divertito e felice di aver ottenuto la sua risposta.
<< Mi piace questa affermazione >> disse sorridendo.
Se non avesse rischiato le sue stesse ali e non fosse stato un essere pacifico Azraphel gli avrebbe tirato un bel pugno, che cosa aveva da sorridere tanto, non erano risuciti a combinare niente, forse l'arcangelo non voleva realmente aiutarlo, si era fidato di nuovo dei sui capi ed era rimasto fregato. Gabriele si avvicinò a lui sempre sorridendo.
<< Non sai che in paradiso niente è come sembra? Dobbiamo solo trovare la chiave per far spostare o svanire questi specchi. >>
<< Un altro pulsante? >> domandò l'angelo.
<< Non lo so ma cerchiamo. >>
Azraphel annuì ed entrambi presero due vie diverse, man mano che si avvicinavano agli specchi però notarono che la loro immagine riflessa scompariva per lasciare posto a dei vetri leggermenti annebbiati, si avvicinarono di più certi che erano vicini a risolvere il mistero ma quando si trovarono di fronte e molto vicini a quelle grandi teche entrambi inorridirono. L'angelo si portò le mani alle labbra, un suono di sgomento uscì da esse mentre Gabriele all'esterno rimase impassibile ma dentro qualcosa lo colpì talmente forte nel petto che se avesse avuto il fiato gli si sarebbe mozzato all'istante.
Le due entità angeliche fecero entrambe un passo indietro inorridite da ciò che avevano davanti, in quelle grandi teche erano comparsi dei corpi e dei volti, un cartello li informava che appartenevano ai demoni che erano stati sconfitti durante l'apocalisse, erano centinaia o migliaia ed erano fermi nell'ultima posizione che avevano assunto prima di morire o essere sconfitti, sembravano congelati, ad Azraphel quelle teche di vetro ricordavano molto i congelatori che usavano gli umani per tenere grandi quantità di cibo.
<< Congelatori >> sussurrò a se stesso trovando la parola che cercava, si era dimenticato però di non essere da solo.
<< Come? >>
Gabriele alzò un sopracciglio voltando il viso verso l'angelo che si riscosse dai suoi pensieri.
<< Erano utilizzati dagli umani per conservare gli alimenti. Queste cose, qualsiasi cosa siano sembrano prorpio essere simili a quelli >> rispose l'angelo senza staccare gli occhi dal vetro.
Nessuno dei due parlò più per diverso tempo, si mossero dentro quella stanza guardando quelle figure che avevano di fronte, demoni di ogni tipo, ovviamente potevano vedere bene solo quelli che si trovavano davanti al vetro, quelli dietro erano solo una massa di capelli, vestiti e quello che sembrava ghiaccio.
Non riconoscevano nessuno di loro nonostante li avessero affrontati, certo durante una guerra chi combatte, chi si difende e chi scappa non ha tempo di soffermarsi sui dettagli, ma Azraphel era certo che almeno il volto di qualcuno di essi avrebbe dovuto essergli familiare, come poteva essere possibile dimenticarsi totalmente di qualcuno che ha rischiato la vita nello stesso istante in cui lo hai fatto tu? Questo si chiedeva Azraphel, ma soprattutto si domandava il perché di quella cosa che avevano davanti, era sicuro che avendo vinto i demoni fossero definitivamente scomparsi, credeva che la loro stessa essenza avesse smesso di esistere ma a quanto pare si sbagliava.
Oltre ai suoi vuoti di memoria c'erano tante altre cose che gli erano state celate dopo la vittoria e davvero non ne capiva il motivo, perché i loro ricordi riguardo ai demoni e alla guerra erano stati cancellati o distorti? Cosa c'era sotto? Azraphel si avvicinò a Gabriele che stava davanti a una parte della teca, di fronte a lui si trovava un demone dai capelli neri, vestito di nero con la camicia bianca, una fascia rossa gli partiva dalla spalla e terminava alla vita con una coccarda, ai lati del colletto della giacca portava due spillette a forma di corona, il resto del corpo era troppo ricoperto di brina per poter identificarlo al meglio, la sua espressione era quasi neutra, come se si aspettasse ciò che stava per succedere.
L'angelo guardò Gabriele.
<< Sai chi è? >>
Agitò le mani in segno di confusione.
<< O chi era? >> si corresse.
A dire il vero non sapeva se fosse giusto usare il tempo passato o presente ma non faceva nemmeno tutta questa differenza in quella particolare situazione. Gabriele scosse la testa.
<< No. >> Rispose. Lo sguardo ancorato a quello del demone.
Non sembrava proprio che fosse così dall'espressione che aveva assunto, lo sguardo corrucciato, un'espressione triste che deformava quei lineamenti austeri che continuavano a incutere timore a tutti gli angeli che avevano la fortuna o meno di incontrare il suo cammino. Gabriele agli occhi di Azraphel sembrava triste e non riusciva a capirne il motivo, certo anche lui non provava emozioni positive a vedere quella scena, malgrado fossero demoni non si meritavano di essere rinchiusi come carne congelata in scatolette, però quello che vi lesse l'angelo sul volto del suo capo era qualcosa che andava oltre lo sgomento per il trattamento riservato ai loro ormai ex nemici.
Per non parlare poi del fatto che l'arcangelo l'aveva sempre voluta e desiderata quella guerra, ad Azraphel era sempre sembrato un tantino sadico e se glielo avvessero domandato diverso tempo addietro, avrebbe certamente detto che l'idea di chiudere i demoni in specie di celle frigorifere fosse stata un'idea proprio di Gabriele e se non fosse arrivata da lui certo non l'avrebbe disdegnata.
Ma ora guardare quel volto così afflitto gli faceva rimpiangere di aver anche solo pensato quelle cose, con un sospiro si allontanò dall'arcangelo continuando l'ispezione di quella grande stanza, osservava i volti di tutti i demoni, alcuni erano stati congelati con un'espressione di rabbia sul volto, quelli fecero particolarmente paura all'angelo, gli passò per la testa l'idea che se fossero uciti di lì avrebbero potuto fargli passare un brutto quarto d'ora. Deglutì scartando questa eventualità, passò in rassegna tutti gli altri quasi come se stesse cercando qualcuno, paura, tristezza, ira, fierezza, erano tante le emozioni che si leggevano su quei volti, arrivò nei pressi dell'ultima fila e per poco non cadde a terra nell'incontrare un paio di occhi gialli.











Note:
Salve a tutti, questo era un capitolo di transizione, mi serviva per anticipare quello che accadrà. Spero non sia risultato troppo noioso, a me ha divertito scriverlo, soprattutto la parte tra il piccolo angioletto con Azraphel e in particolar modo quando l'angelo si trova davanti a quei misteriosi occhi gialli.
A proposito dell'angelo bambino volevo trovare un nome che assomigliasse a Warlock così sono andata a cercare i nomi degli angeli,  l'unico che faceva al caso mio era Verchiel così ho preso questo modificandolo appena.
L'epistème ho letto che viene tradotto con conoscenza ed io volevo un nome per questo museo angelico che significasse proprio una cosa del genere.
Spero tanto che la storia fino a qui vi sia piaciuta e grazie a tutti.
Al prossimo capitolo. Un saluto, Ineffable.







































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Capitolo 2
*** Capitolo due ***



Capitolo due



Il demone che si trovò di fronte lo costrinse ad indietreggiare boccheggiando, il fiato iniziò a venirgli meno e fu come se il suo corpo umano si fosse risvegliato, il cuore iniziò a battere furiosamente nel petto, lo sentiva compresso come se una grossa mano gli si fosse appoggiata sopra impedendogli di respirare, sapeva che ciò non era possibile realmente, quello che sentiva era solo il fantasma delle sensazioni fisiche che avrebbe provato se fosse stato ancora avvolto dalla carne.
Deglutì per poi avvicinarsi lentamente alla teca, guardò quegli occhi dalle pupille così particolari, quasi serpentine e in effetti se guardati bene ricordavano proprio gli occhi di un serpente, ma questa considerazione non infastidì l'angelo, per quanto fossero non umani non erano neanche troppo demoniaci, come se quei due topazi fossero stati assemblati con lo scopo di riunire in essi i tre generi che componevano l'universo; gli angeli, i demoni e gli umani.
Lo sguardo di Azraphel studiò i lineamenti di quel particolare demone, aveva i capelli rossi, era vestito di nero con una cravatta grigia sul collo, era bloccato con un braccio in avanti e la mano aperta, sembrava essere stato congelato mentre tentava di raggiungere qualcosa o qualcuno, la bocca era aperta in quello che sembrava un grido di disperazione.
<< Angelo! >> sentì gridare nella sua mente Azraphel.
L'urlo malgrado presente solo nella sua testa scoppiò talmente forte nell'angelo che si ritrovò a sussultare e guardarsi intorno come per vedere se anche chi era con lui lo avesse sentito, quando i suoi occhi si posarono su Gabriele potè osservare che si trovava nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato e allora fu certo di aver sentito solo lui quel grido. Ma cos'era? Un ricordo forse? O la sua mente si era suggestionata a tal punto da cominciare a dargli allucinazioni?
Quella voce però gli sembrava così familiare anche se non riusciva a dargli un volto, sapeva che l'aveva già sentita, doveva essere così per forza, altrimenti tutte quelle sensazioni non avrebbero avuto senso di esistere, poi un ricordo gli attraversò la mente, quella volta che Gabriele lo aveva chiamato angelo aveva sentito che quella parola era sbagliata detta da quelle labbra, tuttavia se pensava alla voce appena sentita allora sì che il suo cuore si placava, trovandole finalmente il giusto posto.
Che appartenesse al demone dai capelli rossi quella voce? Azraphel si pose quella domanda e in effetti si ritrovò ad essere d'accordo con se stesso, quel grido era comparso non appena aveva incrociato quella figura mentre quando aveva guardato gli altri demoni non aveva sentito niente.
L'angelo che si era avvicinato ulteriormente alla teca ora aveva allungato la mano posandola sul vetro, in corrispondenza di quella allungata in avanti del demone, gli sembravano così giuste quelle due mani che corrispondevano l'una all'altra, perfette nonostante appartenessero a due fazioni rivali, Azraphel sentì che era quello il suo posto, accanto a quel demone sconosciuto e che era tanto sbagliato quel vetro che li divideva. Rimase immobile in quella posizione, il vetro freddo non gli dava fastidio, guardava il demone davanti a sé con una sensazione di pena nel cuore.
<< Azraphel allontanati! >>
Un altro urlo simile al precedente, Azraphel questa volta non resse, arricciò le labbra in una smorfia di dolore e un singhiozzo uscì dalla sua gola ormai in fiamme, iniziò a piangere, inizialmente con dei suoni simili a un pigolio che si facevano man mano più forti, scivolò con le ginocchia a terra tenendo comunque la mano attaccata al vetro e l'altra che gli copriva le labbra.
Stava piangendo per uno sconosciuto, per uno che avrebbe dovuto essere suo nemico ma che evidentemente non lo era, iniziò a farsi strada nella sua testa il pensiero che i ricordi che non aveva più fossero legati al demone che aveva davanti, probabilmente era successo qualcosa che non ricordava e forse era proprio lui il misterioso alleato di cui gli aveva parlato Gabriele.
Nel frattempo l'arcangelo allarmato da quei suoni si era avvicinato per poi scoprire che provenivano proprio dall'angelo che aveva portato con sé, si avvicinò lentamente dando un'occhiata prima a lui poi al demone dietro la teca, una strana sensazione si fece strada in lui ma non gli diede peso, tirò su per il braccio l'angelo cercando di trascinarlo via da quel posto.
<< Andiamo Azraphel. >>
<< No >> pigolò l'angelo opponendo resistenza.
<< N-non posso io devo...  >>
"Aiutarlo" pensò ma non ebbe coraggio di dirlo ad alta voce, aveva troppa paura di finire nei guai con Gabriele anche se non sapeva che cosa avrebbe potuto davvero fargli.
<< Sapere >> disse invece l'angelo dandosi del codardo, sentiva di star abbandonando quel demone che lo guardava dal vetro.
Singhiozzò quelle parole lanciando un'occhiata al demone come se volesse cercare aiuto proprio da lui, Gabriele lo strattonò e la mano dell'angelo scivolo lentamente via dalla parete di vetro, mentre veniva portato fuori Azraphel continuava a fissare il demone, gli sembrò quasi prendere vita, quegli occhi gialli apparirono pieni di disperazione e Azraphel  che stava continuando a singhiozzare allungò una mano verso di lui.
L'arcangelo premette nuovamente il pulsante rosso e mentre la stanza tornava normale lui spinse l'angelo fuori dalla porta, lo trascinò fino all'uscita del museo angelico e una volta fuori, lontani da sguardi indiscreti lo lasciò andare.
<< Si può sapere che cosa ti è preso? >> domandò Gabriele leggermente irritato.
Il respiro di Azraphel cominciò a placarsi e alzò lo sguardo sull'arcangelo che lo fissava con aria interogativa e stizzita.
<< I-io non lo so, non lo so davvero. Deve... deve essere successo qualcosa, sentivo dei... delle sensazioni e se fossi rimasto un po' di più forse ora avrei delle risposte! >>
Guardò il suo capo con amarezza, una nuova forza si stava facendo strada dentro di lui, non gli importava più se lo avesse redarguito, segnalato alle autorità angeliche o a Dio stesso, sentiva che avrebbe dovuto rimanere in quella sala e invece Gabriele lo aveva trascinato fuori.
<< Se ti avessi lasciato lì saresti impazzito. Qualunque cosa tu abbia sentito non era vera, abbiamo sbagliato ad andare lì, non avrei dovuto farti entrare e ora fammi il favore di smettere di piagnucolare e dimentica questa faccenda. >>
<< Dimenticarmene? Come puoi pensare che io possa farlo? Ti sembra logico ciò che abbiamo visto e perché, perché il paradiso ha fatto tutto questo? Che senso ha tenerli lì dentro... io non, non capisco >> soffiò infine l'angelo.
<< Sono stati puniti. E' ciò che meritano >> disse secco Gabriele.
Azraphel lo guardò scioccato.
<< Quindi tu lo sapevi. >>
L'arcangelo sbuffò aria dal naso, infastidito dalle continue polemiche dell'angelo.
<< No, altrimenti non ti avrei mai fatto entrare >> disse semplicemente distogliendo lo sguardo.
L'angelo strinse i pugni, serrò la mascella, guardò l'arcangelo come se lo avesse appena pugnalato alle spalle, si era fidato di lui, ne aveva visto un alleato e per poco tempo aveva creduto di poter affidarsi a lui, quanto si sbagliava.
<< Credevo che anche tu volessi delle risposte >> insistette l'angelo senza sapere il reale motivo.
<< A volte bisogna accettare di non averne >> rispose Gabriele spostando lo sguardo altrove.
La verità era che l'arcangelo aveva ottenuto la sua risposta nell'esatto momento in cui aveva posato lo sguardo su quel demone dai capelli neri e non gli era piaciuta affatto. Aveva provato qualcosa e non era solo pena, pietà o rabbia, nel suo petto si era accesa una lampadina che da tempo aveva deciso di tenere spenta, sapeva che era così perché si ricordava di aver provato un'emozione del genere molto prima della guerra, solo che non ricordava a chi era rivolta. Ed ora davanti a quel demone quell'emozione era riapparsa e lui non poteva permettersi di cedervi.
<< Non vuoi nemmeno sapere perché abbiamo cancellato i loro volti!? O perché abbiamo dei buchi...- >>
<< Ora basta mi hai stancato! Non me ne importa niente di quegli infidi esseri striscianti Azraphel mettitelo in testa! >> sbottò l'arcangelo stringendo i pugni.
Gabriele pronunciò quelle parole con una serietà e una durezza tali da scontrarsi con l'immagine contrita dal dolore di poco prima, proprio per questo l'angelo capì che qualcosa non andava e come prima della guerra aveva combattuto per fermarla adesso avrebbe lottato per riavere indietro quello che gli apparteneva, ma questa volta lo avrebbe fatto senza nessuna paura delle conseguenze.
<< Anche tu hai ricordato qualcosa non è vero? >> domandò sicuro di sé l'angelo.
<< Dacci un taglio Azraphel o questa volta mi assicurerò che tu non riceva solo un richiamo >> lo rimproverò l'arcangelo.
<< Fa pure. Se vuoi continuare ad esistere in queste condizioni sei libero di farlo, ma io non ho intenzione di lasciare perdere, preferisco morire o addirittura cadere diventando il primo demone della nuova era che vivere con questo... questo dolore. >>
Gabriele lo fulminò con lo sguardo, alle sue orecchie quelle erano come bestemmie e lui non poteva più tollerarlo.
<< Stai attento a come parli angelo, ricordati che sei al cospetto di un superiore. >>
Il viso di Azraphel si macchiò di un sorriso colmo di amarezza.
<< Sei tornato a sottolineare le nostre differenze. >>
<< Mandami pure un richiamo, mettimi alle calcagna chi vuoi ma io andrò a parlare con Dio e non c'è niente che tu possa fare per fermarmi. >>
Gabriele scoppiò in una risata fragorosa.
<< E che cosa pensi di risolvere eh? Dio nemmeno ti riceverà piccola nullità che non sei altro. Siamo solo noi arcangeli ad essere autorizzati ad arrivare fino a Lei. >>
L'angelo scosse la testa, davvero non aveva più timore di niente o meglio un pochino ne aveva, ma dentro di lui la voglia di sapere che cosa fosse successo, chi era quell'ombra che non ricordava erano più grandi di tutti i suoi timori.
<< Ci proverò comunque, con o senza la tua benedizione. >>
Azraphel deglutì e si voltò lasciandosi alle spalle Gabriele, un tumulto di sentimenti che si agitavano nel petto, le gambe gli tremavano come persino le mani, cercò di rallentare i respiri, la strada per arrivare da Dio era lunga e tortuosa, solo ad un arcangelo serviva un'enorme quantità di energia per raggiungerla, figuramoci ad un angelo come lui, non era abituato a sforzi fisici quando era umano e la cosa non era cambiata nemmeno adesso che non possedeva più un corpo.
L'arcangelo era rimasto fermo a guardare Azraphel allontanarsi, una parte di sé lo detestava, l'altra lo ammirava, stimava quell'angelo che aveva deciso per la seconda volta di andare contro di loro, infischiandosene delle regole e di quello che sarebbe potuto accadere, aveva fatto una scelta e la stava portando avanti mentre lui che durante la guerra aveva sguaniato la spada si era tirato indietro.
Non aveva smesso un secondo di pensare a quella situazione, lui per primo aveva sentito il bisogno di rivolgersi ad Azraphel, chiedergli aiuto perché sentiva che in tutto quello c'era qualcosa di sbagliato, la notte in paradiso non era poi diversa da quella della terra, solo che era molto meno buia e le strade erano comunque affollate, Gabriele decise di ritirarsi in un angolo tranquillo e con il passare del tempo, la testa gremita di pensieri, i suoi occhi si chiusero cullandolo in una specie di sogno morbido e semi reale.
Un volto si palesò davanti ai suoi occhi, era uguale a quello che aveva visto nella teca solo molto più vivo, quell'essere dagli occhi così azzurri da sembrare di ghiaccio e i capelli neri come il petrolio che facevano da contrasto lo osservava con un'espressione dispiacuta sul volto, gli passarono davanti molte immagini di loro due insieme, momenti congelati nel tempo e infine qualcosa che dall'alto arrivava scagliandosi porprio sul corpo di quell'essere, lui era lì e l'aveva vitsta morire.
Quell'ultima immagine costrinse l'arcangelo a svegliarsi con un principio di tachicardia nel petto, si passo una mano tra i capelli e dischiuse le labbra, tentò di calmarsi ma l'agitazione riprese possesso di lui quando si rese conto di aver sognato un demone, lo stesso che aveva visto nella teca
Stufo di quella situazione decise di recarsi negli uffici del paradiso, non si perse in convenevoli e andò dritto al punto con l'arcangelo Michele, era lei che si era sempre occupata di quelle cose.
<< Michele dove teniamo gli schedari con i nomi di tutti i demoni? >>
L'arcangelo guardò il suo collega come se avesse appena parlato una lingua sconosciuta, Gabriele alzò le sopracciglia in maniera eloquente.
<< Allora? >> la incalzò.
<< Sono stati distrutti dopo la guerra Gabriele. >>
L'arcangelo gemette dalla frustrazione, perché doveva essere tutto sempre così difficile.
<< Perché ? >> domandò solamente.
<< Non doveva rimanere alcuna traccia >> rispose inespressiva Michele.
Gabriele rise grattandosi la nuca, era ridicolo.
<< Nessuna traccia e che mi dici di tutti quei demoni congelati che... >>
<< Shh! Abbassa la voce Gabriele, quella è un'altra questione, sono solo corpi mentre con i nomi beh lo sai anche tu che si può risalire a tante cose tramite essi >> rispose Michele leggermente infastidita.
<< Posso sapere il motivo della tua ricerca? >> domandò Michele ma l'altro arcangelo non la stava più ascoltando, si era voltato e aveva preso la via d'uscita più vicina, aveva bisogno d'aria.
Si trovava in una situazione di stallo, gli unici documenti che avrebbero potuto aiutarlo erano stati distrutti, i ghiaccioli nel museo non potevano certo parlare e tutti, chiunque in paradiso era certo ne sapesse quanto lui, sapeva che Michele era stata in quella stanza ma non le aveva chiesto mai niente, primo perché non gliene importava e secondo perché era vietato fare domande, quindi si trovava al punto di partenza e non aveva più nemmeno quell'angelo testardo su cui contare perché lui si era messo in testa di parlare con...
<< Dio... >> bisbigliò tra sé.
Un sorriso genuino gli nacque sul volto, non avrebbe mai pensato di dirlo o di pensarlo ma aveva ragione Azraphel, l'unica soluzione era parlare con coLei che aveva dato il via a tutto e certo era una missione disperata e praticamente senza successo ma che altre alternative avevano?
Intanto l'angelo in questione si era ritrovato nella dimora di un angelo dalle fattezze di un anziano, era un saggio, uno degli angeli più importanti del paradiso persino di quelli della conoscenza, in lui risiedevano memorie antiche quanto l'universo ma non si limitava a questo il suo sapere, lui poteva conoscere i pensieri, la storia di ogni angelo o arcangelo persino di quelli che ancora dovevano venire al mondo.
Azraphel si era imbattuto in lui lungo la strada, aveva un'ala impigliata tra i rami di un Trisauro, un albero molto dispettoso che si divertiva a farsi burla di chiunque, era pacifico ma dotato di un carattere tutto suo.
<< Volevo solo dargli una spuntatina >> si era lamentato il saggio mentre Azraphel lo aiutava a districare l'ala.
<< Certo, immagino che le sue intenzioni fossero buone >> ridacchiò l'angelo.
Il saggio lo guardò con un sorrisino sul volto per poi spostare gli occhi arcobaleno sulla sua ala, la mosse per notare con sollievo che era tutto a posto.
<< Hanno un caratteraccio, bisogna saperli prendere per il verso giusto >> disse l'anziano.
<< Oh anch'io conoscevo qualcuno così >> ridacchiò.
Azraphel si rese conto di aver buttato fuori una confessione senza riflettere e la cosa peggiore era che non sapeva nemmeno di chi stesse parlando, il saggio lo guardò come se potesse leggere tutto il suo disagio e imbarazzo, l'angelo deglutì e spostò lo sguardo altrove, non sapeva cosa dire ma fu l'anziano a rompere il silenzio.
<< Vieni giovanotto, hai bisogno di ristorarti. >>
Azraphel esitò per un momento, aveva ancora molta strada da fare e non sapeva quanto tempo avesse prima di essere rintracciato dai galoppini di Gabriele, anche se non era molto sicuro che avesse mandato qualcuno a cercarlo, però qualcosa gli diceva di seguire quell'angelo dal sapere infinito e così fece.
Mentre entravano in casa l'angelo pensò che era un peccato non poter domandare all'anziano di aiutarlo con i suoi problemi di memoria, lui sicuramente sapeva che cosa fosse successo, sapeva anche il motivo dietro alla decisione di cancellare i loro ricordi sui demoni, avrebbe potuto connettersi con lui e riverargli finalmente l'identita di quell'ombra scura e magari avrebbe proprio combaciato con il demone dai capelli rossi - non lo disse a se stesso-  ma sperava fosse così.
Il problema era che vigeva un divieto, nessuno, nemmeno gli arcangeli più potenti, avevano il diritto di porre domande ai saggi, erano loro che in casi molto particolari potevano scegliere se rivelare qualcosa o meno, il problema risiedeva nel fatto che il futuro era volubile, poteva cambiare in un secondo, il passato invece non poteva essere cambiato, ed era per questi due motivi che molti angeli secoli e secoli prima della nascita della terra erano impazziti, per cui Dio decise che i saggi avrebbero deciso se fosse giusto parlare di ciò che vedevano. Ovviamente era stata messa una condizione, i saggi avrebbero potuto rivelare solo una piccola parte e non l'intera faccenda così che l'angelo in possesso di quell'informazione avrebbe potuto trovare da solo la strada per risolvere il suo problema.
Così Azraphel si era rassegnato fin da subito, certo nutriva la speranza che l'anziano gli rivelasse qualcosa di sua spontanea volontà ma dubitava sarebbe successo, si guardò intorno con un sorriso, quella casa gli trasmetteva delle vibrazioni così positive che avrebbe potuto dimorarci per sempre, si complimentò con il saggio e lui gli disse che poteva dare un'occhiatina in giro.
Ben presto Azraphel finì in una stanza piena di piante lussureggianti, le foglie erano incredibilmente verdi e i fiori brillavano in una maniera che non aveva mai visto, nemmeno  le piante che crescevano in paradiso erano così belle, ne accarezzò le foglie sorridendo.
<< Ti piacciono? >>
Chiese una voce dietro di lui, Azraphel si voltò e trovò l'anziano saggio che con le mani dietro alla schiena ammirava le sue creature, l'angelo annuì.
<< Me ne prendo cura ogni giorno, leggo per loro tutte le sere >> continuò l'angelo più vecchio.
Azraphel lo guardò stupito, sentiva un amore immenso provenire da dentro di lui, amava la sua casa, le sue piante e la vita intera.
<< Questo è il loro libro preferito, non se ne trovano molti in paradiso ma per fortuna le mie piante non sono troppo esigenti >>
Si avvicinò all'angelo con un grosso tomo tra le mani, lo aprì e quando l'angelo si trovò davanti la figura di un grosso serpente nero e rosso, dagli occhi gialli, non potè fare a meno che deglutire, quella era la storia del paradiso e della terra che come tutti sapevano cominciava nel giardino dell'Eden. Il saggiò lasciò il libro nelle mani di Azraphel che con una mano accarezzò la pagina dove era disegnato il serpente, l'angelo tornò con la mente a quando era sulle mura dell'Eden, non era da solo, era sicuro ci fosse qualcuno con lui, si morse il labbro tentando di non dare a vedere la sua frustrazione.
<< Crawley >> disse il saggio.
Ad Azraphel cadde il libro dalle mani, si affrettò a raccoglierlo scusandosi con l'anziao che non sembrava per niente turbato dalla sua reazione.
<< Come ha detto? >> domandò l'angelo con la gola secca per l'emozione, voleva essere certo di aver sentito bene.
<< Il nome del serpente dell'Eden era Crawley >> ripetè il saggio.
Il modo in cui guardava Azraphel gli fece intendere che sapeva tutto di lui, della sua storia, anche delle parti che lui stesso non ricordava, l'angelo già lo sapeva ma averne conferma e sapere che molto probabilmente non gli avrebbe rivelato niente gli fece salire il magone e pizzicare gli occhi.
<< Lei sa che fine ha fatto? >> domandò l'angelo, le labbra erano secche, ci passò la lingua nel tentativo di inumidirle ma servì a poco.
Azraphel si rese conto che la sua era una domanda idiota, sapeva bene che cosa era successo ai demoni o almeno credeva di saperlo, tuttavia con la sua domanda sperava di saperne di più sul serpente tentatore, magari era sparito prima che la guerra iniziasse o qualcosa di simile.
<< Oh beh la sua storia è molto più dannata di quella di ogni altro demone >> cominciò a parlare indaffarato mentre nutriva le sue piante, tagliava qualche fogliolina e sistemava i loro luccicanti petali.
<< Si innamorò di un angelo. >>
Ad Azraphel si gelò la linfa vitale che dava vita al suo corpo celeste, spalancò gli occhi sbigottito, -non poteva credere che fosse davvero successa una cosa simile- si umettò le labbra guardando il vecchio in attesa che continuasse, ma dato che l'anziano non sembrava intenzionato a proseguire pose lui una domanda che gli era nata nel cuore.
<< E poi cosa... cosa successe? >>
L'anziano sorrise e nel suo sguardo c'era qualcosa che Azraphel faticava a decifrare.
<< E' stato condannato a guardarlo senza poterlo mai toccare >> rispose semplicemente l'anziano.
<< Ma l'angelo ne era a conoscenza? >> domandò Azraphel con una punta di agitazione nella voce.
<< Tu che dici Azraphel? >>
Il modo in cui gli rivolse quella particolare domanda gli fece venire i brividi, si sentiva come se fosse stato scoperto, come se raccontando quella storia l'anziano si stesse riferendo proprio a lui, ma questo non era possibile, o forse si?
<< I-io... io non lo so. Suppongo che se anche lo avesse saputo non avrebbe potuto fare niente per cambiare le cose. Erano un angelo e un demone, non avevano futuro. >>
Per Azraphel fu difficile pronunciare quelle parole, non sapeva che cosa avrebbe fatto lui se si fosse trovato al posto di quell'angelo e avesse saputo la verità e in più quella storia lo aveva turbato particolarmente, non per un possibile amore tra un angelo e un demone ma perché sentiva che apparteneva a lui, non sapeva in che modo ma sentiva che era così.
Quando lasciò la casa dell'anziano Azraphel si domandò se in qualche modo il saggio gli avesse rivelato delle cose della sua vita senza che glielo dicesse apertamente, magari quella storia che gli aveva raccontato parlava di lui e gliel'aveva narrata con il solo scopo di aprirgli la mente, come sarebbe stato essere amato da un demone si domandava, ma di risposte ancora non ne aveva e più andava avanti più sentiva la confusione aumentare. E poi quel nome, Crawley, lo sentiva battere dentro al suo petto, farsi strada e prendere tutto il posto possibile, la cosa peggiore -o forse no- era che non gli dava fastidio anzi tutto il contrario, era giusto per un angelo farsi scaldare il cuore semplicemente sentendo il nome di un demone? Avrebbe dovuto esserne disgustato e invece si ritrovava a ripeterlo nella sua mente come se avesse paura di dimenticarlo.
L'angelo continuò a camminare fino a trovarsi di fronte a un'alta collina, la salita era ricoperta da uno strato lucido e probabilmente scivoloso, simile allo scivolo per i bambini della terra, era affiancato in tutta la sua altezza da cespugli di rose senza spine, un cartello faceva mostra di sé all'inizio della salita, diceva:
"Ti mostrerò le tue debolezze e solo chi sarà degno potra salire."
L'angelo sospirò, di debolezze ne aveva sempre avute, prima di tutte la sua bontà, lo aveva dimostrato nel giardino dell'Eden quando aveva dato via la sua spada di fuoco, non aveva mai pensato che essere troppo gentili fosse una debolezza, anzi lui aveva sempre ritenuto che dovesse essere la maggiore caratteristica di un angelo, e invece la sua lunga vita sulla terra gli aveva dimostrato, in parte, il contrario.
<< Dio dammi la forza >> sussurrò e si mise in marcia.
Inizialmente procedere fu facile, tanto che i suoi passi lesti lo spinsero a fare un sorriso di gioia e soddisfazione.
<< Oh è facile >> squittì.
Forse, si disse, le aveva superate le sue debolezze ma proprio mentre quel pensiero prendeva vita nella sua mente ai lati della collina cominciò a vedere delle cose, bambini che piangevano in difficoltà, persone che chiedevano aiuto, angeli in ginocchio con le ali ferite, angeli che stavano per cadere e gli tendevano la mano, tutti guardavano lui e con lo sguardo lo supplicavano di aiutarli. Il suo cuore troppo tenero vacillò di fronte a quelle brutalità, c'erano persino cuccioli sotto la pioggia infreddoliti, ma dentro di sé sapeva che quelle erano solo immagini, non erano vere, se si fosse avvicinato sarebbero svanite e lui si sarebbe ritrovato ai piedi della collina, senza più possibilità di riprovare a salire. Lo sapeva, ne era certo perché lo sentiva dentro al cuore, per quanto nel petto sentisse il bisogno di aiutare la sua determinazione fu più forte, riuscì ad andare avanti ma i suoi piedi cominciarono ad affondare in quella lastra scivolosa che ora sembrava quasi melma. Provò ad alzare un piede ma cadde in avanti, si trascinò con le mani, raschiando con le unghie quel terreno color piombo e vischioso, nel frattempo le immagini continuavano ad essere sempre più terribili, tutta quella sofferenza  mentre lui era costretto a guardare, forse la sua determinazione non era poi così forte. Prese un respiro chiudendo gli occhi, ripensò a quel demone dagli occhi gialli rinchiuso nella teca, lo doveva a lui, non sapeva il motivo ma era così, con uno sforzo enorme riuscì a fare il primo passo, seguirono gli altri, sempre faticosi ma almeno riusciva a non fermarsi. Mentre saliva lo scenario cambiò di colpo, un odorino stuzzicava le sue non più angeliche narici, era tornato a possedere un corpo umano, ne sentiva la vita, il calore, sorrise commosso da quella sensazione, era passato così tanto tempo dall'ultima volta. Si guardò intorno in cerca di quell'odore da favola, al posto delle rose erano comparse delle tazzine da tea piene della sua bevanda preferita, calda e fumante, Azraphel gemette mordendosi il labbro ma continuò a camminare, poco più su l'odore si fece molto più forte costringendolo ad inspirare a pieni polmoni.
<< Crepe >> disse.
Lo stomaco iniziò a brontolargli come non mai, sembrava non mangiasse da secoli e in effetti di tempo ne era passato da quando aveva assaggiato l'ultimo boccone di cibo. Ce n'erano di ogni tipo e qualità, decorate con quante più glasse uno si potesse immaginare, la cosa peggiore era che assomigliavano fin troppo a quelle originali che aveva mangiato a Parigi. Gemette frustrato, forse un pezzettino non mi farà niente, magari è un premio per aver superato la sfida di poco fa si disse, il suo stomaco brontolò insoddisfatto costringendolo ad allungare la mano, le sue dita stavano per toccare la pasta della crepe quando le tirò indietro di scatto.
<< No! Cattivo angelo >>
Si costrinse ad andare avanti venendo avvolto dall'odore e dalla visione di ogni dolce possibile, tutti i suoi preferiti tra l'altro, possibile che sulla terra era stato così goloso si domandò, sperava che quella tortura finisse presto e soprattutto stava pregando di non trovarsi di fronte al...
<< Oh no >> gemette frustrato.
<< Sushi. >>
Quello era troppo persino per lui, capiva che arrivare al cospetto di Dio non fosse una cosa da tutti e non dovesse essere una passeggiata ma così si stava esagerando, quelle torture gratuite era sicuro fossero stati Gabriele e Sandalphon ad architettarle, ben sapendo che a loro non sarebbero toccate essendo arcangeli.
Si toccò la pancia che brontolava il suo disappunto.
<< Mi dispiace >> disse sospirando rivolto a quello stomaco troppo vuoto per i suoi canoni.
<< Magari un giorno, se riesco ad arrivare vivo fino a su, potrei di nuovo mangiare quelle prelibatezze. >>
Con un luccichio negli occhi tutto nuovo e l'acquolina in bocca al pensiero di gustarsi ancora una volta del buon cibo cominciò a salire quella palude che tentava di trascinarlo verso il basso, mentre procedeva iniziò a sentire un rumore che gli fece gelare il sangue, carta che veniva strappata, iniziò ad aumentare la velocità e quando arrivò più in alto si trovò davanti una scena agghiacciante, libri che venivano strappati o bruciati.
<< Ah! >> un grido gli si soffocò a mezz'aria, portò le mani davanti alla bocca sconvolto da quella scena. Prime edizioni, libri antichi quanto il mondo che venivano addirittura toccati senza guanti, era una scempio, tuttavia gli fornì la giusta motivazione per andare avanti lasciandosi alle spalle quelle atrocità.
Passo dopo passo si sentiva sempre più assetato, la gola secca, arsa dal calore e dalla fatica, avrebbe dato qualsiasi cosa per avere dell'acqua in quel momento. Cadde di nuovo e quando alzò gli occhi un calice dorato era comparso davanti a lui, si chinò per osservarne il contenuto, un liquido rosso e profumato lo invitava a dissetarsi di lui, vino, dei più pregiati e di qualità faceva mostra del suo più splendido colore. Azraphel ne rivivve il sapore, lo sentiva scendere giù dalla gola, scaldarlo e dissetarlo, si leccò le labbra, il dolce tepore che gli dava una bella bevuta gli fece sudare le mani, voleva prenderlo e berlo, solo un sorso. Strinse forte gli occhi, si rialzò e con grande forza d'animo si decise a lasciare perdere quella bevanda tentatrice però senza preavviso delle immagini iniziarono a vorticargli nella mente, una risata cristallina, dei capelli rossi, dei bicchieri che si riempivano troppo facilmente e delle labbra che ebbre di vino non riuscivano più a formulare una frase di senso compiuto. Un urlo gli squarciò il petto, cadde in ginocchio stringendosi la camicia in corrispondenza del cuore, gli occhi gli si inumidirono mentre le immagini continuavano, una panchina, un laghetto con le anatre, una di esse che stava quasi per affogare e poi ancora una borsa di libri miracolosamente sopravvissuta, un sorrisino sfacciato che lo liberava da un paio di manette, qualcuno che gli urlava di partire insieme e scappare.
La testa dell'angelo era piena di queste immagini, voci e urla, portò le mani alle orecchie come se servisse a farle smettere, si strinse la testa arricciando gli occhi, basta, ti prego falle smettere supplicava, era un dolore troppo forte e non un dolore fisico ma dell'anima, lo aveva lasciato morire, era questo a cui pensava mentre si accasciava con il viso che arrivava a un centimetro da terra, le lacrime cominciarono a scendergli dagli occhi, il sudore colava dalle tempie e la testa pulsava sempre più forte.
<< M-mi dis...piace >> riuscì ad urlare singhiozzando e lo ripetè tenendo gli occhi chiusi.
Oramai era caduto in un limbo di dolore e ricordi, si afferrò di nuovo la camicia tirandola, il desiderio di strapparsela via era forte, faceva male, troppo male, lo aveva tradito e ora non poteva più salvarlo.
<< Cro... >> quell'inizio di nome gli morì fra i singhiozzi, non era degno di nominarlo, si accasciò del tutto a terra ranicchiandosi, non voleva più sentire né vedere, il suo corpo scosso ancora dal pianto lo costrinse a farsi sempre più piccolo di modo che nessuno potesse vedere quello che aveva fatto. Che lo lasciassero pure lì pensò l'angelo, era quello che si meritava in fondo, non ricordava più la persona a cui doveva la vita, la persona che aveva tradito lasciando che venisse ucciso, non avrebbe mai dovuto incontrare quegli occhi gialli il cui sorriso non aveva mai meritato.
Il freddo iniziava ad avvolgerlo, la sostanza appiccicosa sotto di lui iniziò ad inglobare la sua figura partendo dai piedi, era l'inizio della sua fine pensò l'angelo, avrebbe potuto ancora lottare e salvarsi, sapeva che era tutto frutto della sua mente che sarebbe bastata un po' di forza di volontà ma Azraphel era caduto vittima della peggiore delle sue debolezze, il senso di colpa. Per questo rimase inerme in attesa del suo destino, tra le lacrime che ancora scendevano e gli ultimi pensieri che volavano all'unica creatura che era certo di aver amato davvero, l'unico rimpianto che aveva in quel momento era di non ricordarsi come era fatta, piccoli dettagli, piccoli sprazzi non saranno mai come un vero e proprio ricordo, ma sapeva che l'amore era grande, troppo grande da sopportare per un piccolo angelo.
I pensieri che lo tenevano a galla erano scivolati via, l'angelo iniziò a credere davvero di star per morire, non c'erano più le prove per arrivare da Lei, non esisteva più la volontà, il suo corpo si era rassegnato perché la sua mente lo aveva fatto e il cuore era una spugna gonfia di tristezza che lo annientava secondo dopo secondo, aprì gli occhi lucidi e gonfi, l'ultima immagine che vide davanti ai suoi occhi fu una sfera di luce che si schiantava sulla creatura dai capelli arancioni mentre urlava il suo nome e allungava il braccio verso di lui. Era morto. Chiuse gli occhi l'angelo e con un'ultima lacrima che gli rigava il viso riuscì solo a sperare che finisse presto.
Finì in un limbo dove tutti i suoni erano attutiti, dove non c'erano colori e forse nemmeno esisteva quel posto, d'improvviso una voce.
"Angelo, per l'amor di qualcuno Azraphel apri gli occhi!"
"Se non ti alzi subito giuro che me ne andrò in giro ad affogare tutte le anatre che incontro."
La voce si fece più dolce.
"Avanti angioletto ci sei quasi, fallo per le anatre... fallo per me."
Azraphel socchiuse gli occhi, dalla fessura delle palpebre vide un volto sfocato, i capelli rossi e gli occhi gialli, è lui pensò, un sorriso gli nacque spontaneo sulle labbra, sentì il cuore riempirsi e straboccare di gioia, era vivo. Alzò la mano verso di lui, desiderava toccarlo, ne aveva bisogno ma impovvisamente qualcosa lo tirò via da lì, sentì il suo corpo venire strappato da quella posizione, un gemito gli morì in gola, aprì gli occhi di scatto.
<< CROWLEY! >> urlò e i suoi occhi splancati incontrarono quelli di Gabriele.
L'arcangelo era chino su di lui, lo stava tenendo tra le braccia e lo guardava con un senso di paura e panico, non aveva mai visto quell'espressione sul volto del suo capo.
<< Stai bene? >> gli domandò addirittura, la voce che tradiva quell'emozione che si era sempre intestardito a nascondere.
Azraphel annuì, non aveva la forza o il coraggio di chiedergli che cosa fosse successo ma Gabriele ovviamente non poteva evitare di renderlo partecipe del suo disappunto.
<< L'hai rischiata grossa Azraphel. Sei impazzito a venire fin qua su da solo!? C'è un motivo per cui è concesso di arrivarci solo a noi arcangeli. Ti ho trovato a terra che piangevi, ti dimenavi e urlavi, non sai che cosa è successo agli altri angeli che si sono cimentati nella tua stessa impresa? >>
Azraphel scosse solo la testa.
<< Non sono più stati gli stessi, la loro luce si è spenta fino a svanire. >>
L'angelo sussultò colpito dalle parole serie e terribili di Gabriele.
<< Perché? >> pigolò Azraphel con la voglia di ricominciare a piangere.
<< Non tutti sono pronti ad arrivare a Dio >> rispose semplicemente Gabriele tirandosi su e allungando una mano verso di lui.
Azraphel la strinse subito, aveva disperatamente bisogno di aggrapparsi a qualcuno e non importava se in quel momento quella persona fosse Gabriele, era vero che non si sopportavano ma lo aveva appena salvato, avrebbe potuto benissimo lasciarlo lì a contorcersi dal dolore e invece lo aveva portato via.
<< G-grazie, grazie davvero Gabriele >> sorrise Azraphel.
L'arcangelo lo guardò, il suo sguardo per un attimo si ammorbidì ma tornò subito quello severo a cui era abituato, gli puntò un dito contro e gli disse:
<< Non osare mai più chiamarmi con il nome di un demone >> detto questo prese a camminare dandogli le spalle.
Azraphel sorrise in maniera più aperta, stava accettando la sua gratitudine ed era contento di averlo salvato solo che non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Camminarono per diverso tempo l'uno a fianco all'altro, le ali che si sfioravano, in un altro momento a Gabriele avrebbe dato fastidio quel contatto ma in quel momento sapeva che Azraphel ne aveva bisogno; aveva ideato lui quelle prove e sapeva benissimo quanto fosse facile perdervisi, il senso di gelo e vuoto che ti attanagliava, ti sentivi solo e senza speranza, certo per ognuno si presentavano diverse ma in egual misura terribili. Per questo concesse ad Azraphel quel lieve sfioramento di piume, stava a dire "adesso ci sono io con te, dopo potremmo tornare a detestarci."
Si fermarono a riposare in una piccola radura, la luce del paradiso era ormai troppo flebile per continuare ed erano stanchi, soprattutto Azraphel doveva riprendere le energie, aveva affrontato una salita infernale e stava quasi per rimetterci la sanità mentale era ovvio che fosse spossato. Una volta seduto stiracchiò le ali, le sentì scricchiolare, tutti i nervetti si distesero fino a rilassarsi, prese un profondo respiro e guardò Gabriele.
<< Come mai sei venuto fin qui? Insomma avevi detto che la mia era un'idea stupida. >>
L'arcangelo si voltò verso di lui come se fosse sorpreso di sentirlo parlare.
<< E non ho cambiato opinione, la tua è un'idea stupida, la più stupida che sia stata mai partorita. >>
Azraphel arricciò le sopracciglia.
<< Allora cosa...- >>
<< Da solo non ce l'avresti fatta, saresti tornato senza risposte nel migliore dei casi e nel peggiore ti saresti scorporato. In due invece abbiamo più possibilità anche se non credo che Dio ci ascolterà. >>
Azraphel si schiarì la voce.
<< Se sai che è così pericoloso perché non le hai mai cambiate quelle prove? >> glielo chiese con una pena dentro lo sguardo che fece tremare quello di Gabriele.
L'arcangelo sospirò.
<< Prima della ribellione a tutti era concesso arrivare da Dio e parlarLe, ma quando i caduti cominciarono a ribellarsi sempre più angeli pretendevano di arrivare da Lei con le loro domande, la loro rabbia e frustrazione. Quelli che avevano iniziato a trasformarsi prima di cadere mettevano la pulce nell'orecchio ad altri angeli, a quelli più deboli e con già dei dubbi dentro al cuore e così io e gli altri abbiamo deciso di creare quel ponte. Qualche angelo in procinto di cadere aveva provato a superarlo ma finì solo con il perdere se stesso ancora più di prima, purtroppo anche gli angeli che non volevano cadere provarono ad attraversarlo e come ti ho già detto non finì molto bene. Molti di loro sono stati aiutati mentre altri non ce l'hanno fatta, l'abbiamo considerato un male necessario per proteggere Dio dalle continue richieste piene solo di egoismo. >>
Azraphel ascoltò la storia di Gabriele a bocca aperta, non aveva mai saputo niente di tutto quello e solo ora si rendeva conto che a volte l'egoismo dei suoi capi non era voluto per puro godimento personale ma perché non avevano altra scelta.
<< I-io non... non sapevo niente. E' terribile ma... ora non serve più no? Potreste trovare un nuovo modo, meno traumatico magari >> ridacchiò tra sé.
<< Sei il solito Azraphel. Pensi sempre a proteggere il prossimo a qualsiasi costo >> disse Gabriele con l'accenno di un sorriso.
<< Non è questo che dovrebbero fare gli angeli? >> domandò Azraphel, sapeva però che a quella domanda non avrebbe mai avuto risposta.
Gabriele lo guardò solamente, in effetti non aveva tutti i torti ma era tutto troppo complicato e adesso non avevano tempo per pensarci, forse un giorno avrebbe potuto davvero riflettere sulla richiesta di quell'angelo indisponente.
<< Prima hai detto un nome, è evidente che fosse di un demone quindi non disturbarti a mentire, lo conosci? Hai ricordato qualcosa? >>
Azraphel arrossì poi scosse la testa.
<< Quello che ho visto erano solo immagini insensate, sentivo un forte sentimento nascere dentro di me e poi si è trasformato in senso di colpa, io ho lasciato morire qualcuno, qualcuno a cui tenevo. >>
Gabriele alzò un momento gli occhi corrugando le sopracciglia poi guardò di nuovo Azraphel.
<< Possibile che fosse questo Crowley quello di cui ti ricordi? >>
L'angelo sussultò, aveva perfettamente senso altrimenti perché urlare quel nome subito dopo aver avuto quelle allucinazioni, Azraphel sentì del disagio nascergli nel petto, ammettere con Gabriele che con molta probabilità aveva provato una forta attrazione per un demone ed era in pena per lui lo faceva sentire esposto, non sapeva come l'avrebbe presa Gabriele e ne aveva paura. Deglutì. Aveva promesso a se stesso che non si sarebbe più tirato indietro, lo doveva a se stesso e soprattutto a quel demone che ancora per lui era sconosciuto.
<< S-sì può essere. E' del tutto probabile che sia così >> disse Azraphel con un fil di voce.
<< Magari è proprio con lui che ti sei alleato per evitare l'apocalisse >> sentenziò l'arcangelo.
Azrapehel rise, era una risata nervosa.
<< Non è... non è del tutto impossibile >> balbettò l'angelo.
<< Avrei fatto qualsiasi cosa per fermarla. >>
Gabriele alzò un sopracciglio.
<< Certo che sei proprio un gran bastardo >> nella voce dell'arcangelo però non c'era rabbia ma solo stupore.
<< Gli umani non meritavano di morire per una guerra tutta nostra. Non credi anche tu che quello che avevamo fosse sufficiente? Voglio dire i demoni esistono o esistevano da migliaia di anni, gli umani anche e ormai avevamo creato un equilibrio. Perché distruggere tutto per poi avere cosa? i canti celestiali?  Io non dico che ciò che facevano i demoni fosse giusto o che gli umani fossero perfetti, ma nemmeno noi lo siamo. E sono sicuro che come per gli umani anche tra i demoni c'è qualcuno che si differenzia, che non ama fare del male alla gente. >>
L'arcangelo sospirò, proprio non capiva come faceva quell'angelo ad essere così buono di cuore, ingenuo, c'era qualcosa dentro di lui che lo spingeva a prendersi a cuore tutti mentre lui non ne era capace, non ne era mai stato in grado, conosceva il suo ruolo e fin dal primo giorno aveva adempiuto ad esso. Poi era successo qualcosa che lo aveva traformato dentro, facendo sbocciare una parte di sé che nemmeno lui sapeva di avere, spesso gli era persino capitato di non sentirsi troppo diverso da quelli del piano di sotto, poi guardava le sue splendide ali e tornava a sorridere come aveva imparato a fare.
Però dopo aver salvato Azraphel l'arcangelo sentiva che non era così sbagliato il pensiero dell'angelo, forse fin troppo infiocchettato ma aveva iniziato a sembrargli giusto, non sapeva in quale momento avesse cambiato direzione di pensieri, forse era stata la comparsa di quegli occhi azzurri che non lo lasciavano più stare, si era ricordato di lei, Beelzebù il demone che governava l'intero inferno e che da tempo aveva iniziato a governare anche il cuore di Gabriele.
<< Credo di star facendo questo solo per lei >> disse Gabriele.
Azraphel lo guardò ma lui aveva lo sguardo totalmente puntato in avanti, forse provava vergogna o semplicemente non voleva sentirsi giudicato visto che lui a sua volta aveva giudicato l'angelo.
<< Per il nostro signore? >> domandò l'angelo.
Gabriele tirò un angolo della bocca in una smorfia che somigliava ad un sorriso.
<< No >> deglutì.
<< Beelzebù >> si accarezzò la sciarpa che improvvisamente si era fatta troppo stretta.
L'angelo spalancò gli occhi riconoscendo in quel nome quello di un demone, anche se non sapeva quale.
<< Io mi sono ricordato qualcosa Azraphel, quando ti ho toccato prima. >>
L'angelo rimase stupito da quella rivelazione.
<< Quando mi hai salvato vuoi dire? >>
Gabriele annuì.
<< Ero... ero innamorato di lei >> confessò.
Chiaramente Azraphel rimase scioccato, spalancò ulteriormente gli occhi e la mascella gli cadde in avanti, si affrettò a ricomporsi ma pur provandoci non riusciva a dire niente che sembrasse giusto. Il suo capo che era sempre stato ineccepibile e pignolo innamorato di un demone, come era possibile? Eppure non gli sembrava stesse mentendo, la sua voce era flebile e roca come se si fosse liberato da un peso facendo uscire quella confessione, chissà da quanto tempo se la portava dentro, gli occhi erano lucidi e tristi, non avrebbe mai permesso a se stesso di piangere nemmeno se avesse potuto, Azraphel lo sapeva bene, nonostante tutto non gli era mai sembrato così fragile e bisognoso di aiuto.
<< Ma tu hai sempre detto e ripetuto che i sentimenti erano cose che non ti appartenevano, che erano faccende umane e le faccende umane non...- >>
<< Non appartengono agli angeli >> concluse Gabriele.
<< Lo so... ma non è stata una mia scelta, è successo e basta senza che potessi oppormi. >>
<< E lei? >> chiese candidamente Azraphel.
Gabriele sbuffò una risata.
<< Ti ho appena detto di aver provato qualcosa per un demone, dovresti perlomeno essere...- >>
<< Lei cosa provava ? >> sorrise l'angelo.
<< Lo stesso, anche se ovviamente non me lo ha mai detto apertamente >> rispose Gabriele con un sorriso malinconico.
<< Ovviamente, era un demone dopotutto >> ridacchò Azraphel.
<< A dire il vero non riesco ad immaginare nemmeno te fare una confessione del genere >> aggiunse l'angelo.
<< Beh ero diverso un tempo e in realtà non c'è stato mai bisogno di dircelo apertamente >> disse Gabriele grattandosi la nuca.
<< E poi che cosa è successo te lo ricordi? >>
<< Non lo immagini da solo? Lo hai detto tu stesso, eravamo un angelo e un demone ed io ai tempi ero un angelo che stava per essere promosso ad arcangelo, non avrebbe mai potuto funzionare o andare avanti prima, figuriamoci dopo la mia promozione. Se mi avessero scoperto avrei gettato disonore sul paradiso intero. Ho deciso di interrompere i contatti , le ho parlato e lei ha finto di non provare niente, anzi sembrava addirittura sollevata ma lo sguardo che mi ha rivolto, avresti dovuto vederlo. Beelzebù si era sentita abbandonata da Dio immagina quando le ho detto che non volevo più vederla che cosa posso averle causato dentro. Aveva lo sguardo di chi è stato abbandonato al suo destino due volte, se una fa male allora la seconda come deve essere? Ti annienta ecco cosa. E la cosa peggiore è che credo che non abbia mai smesso di provare qualcosa per me, lo vedevo ogni volta che ci incontravamo per qualche evenienza. >>
L'angelo era stupito ma anche molto triste per il racconto di Gabriele, non aveva mai saputo né sospettato in tutto quel tempo che potesse essere successa una cosa simile, provava pena per lui e lo guardava sotto una nuova luce.
<< Gabriele tutto questo è... terribile. Mi dispiace davvero >>
L'arcangelo si girò verso Azraphel.
<< Voglio fare qualcosa per lei. Non voglio che si senta o che si sia sentita abbandonata per una terza volta. >>
Azraphel annuì.
<< Faremo il possibile. Ora scusami ma ho bisogno di sgranchirmi un po' le gambe >> disse l'angelo alzandosi.
<< Non finire nei guai però >> disse Gabriele.
Azraphel lo guardò e gli sorrise, si stava forse preoccupando per lui?
<< O altrimenti perderemo solo tempo prezioso >> aggiunse.
Come non detto pensò l'angelo, anche se in cuor suo sapeva che Gabriele sotto quello strato di austerità e menefreghismo nascondeva un cuore ancora funzionante.
Mentre passeggiava Azraphel si accorse di non essere solo, un fruscio continuava a seguirlo passo dopo passo, ne era certo perché ogni qual volta si fermava anche quel rumore si quietava, fece finta di nulla ma non appena udì di nuovo quel suono si girò di scatto, trovando davanti ai suoi occhi il piccolo merlino arancione che era diventato amico di Werchiel molto tempo prima, sbattè le palpebre guardandolo perplesso.
<< E tu cosa ci fai qui? >> disse l'angelo.
Il merlino di tutta risposta piegò la testolina di lato guardandolo confuso, Azraphel si piegò sulle ginocchia e allungò una mano, l'animaletto si avvicinò cautamente annusandolo per poi sbattere le piccole ali in segno di felicità.
<< Quindi ti ricordi di me >> sorrise Azraphel.
Lo prese in braccio e lo guardò attentamente, quegli occhi gialli gli ricordavano esattamente quelli del demone, di Crowley, ora aveva un nome con cui chiamarlo, gli accarezzò la testolina pelosa passando le dita in mezzo alla elettrizante peluria.
<< Gli assomigli molto sai, penso che voi due sareste andati molto d'accordo. Sarebbe divertente se fosse stato proprio lui a mandarti ma...- >>
Il merlino guaì.
Azraphel corrugò le sopracciglia.
<< Ma non è... non è possibile. >>
Strinse le labbra.
<< In effetti però tu sembri molto... demoniaco nell'aspetto, tutto di te farebbe pensare a un essere infernale piuttosto che paradisiaco anche se poi il tuo carattere è molto dol... AHI! >>
Il merlino gli aveva appena morso l'indice.
Azraphel scuoteva la mano in modo da far passare quel lieve pizzicore.
<< Ma che ti è preso? Non ti piace che ti dica che sei dolce? >>
Il merlino guaì di nuovo.
<< Bastava dirlo. Non c'è affatto bisogno di assumere un atteggiamento così aggressivo. >>
Il merlino mugugnò.
<< Ad ogni modo tu verrai con me, potresti essermi d'aiuto.
Azraphel tornò da Gabriele con il piccolo animaletto che trotterellava al suo fianco, non appena Gabriele alzò gli occhi su di lui una smorfia si dipinse sul suo volto.
<< Che diav... cavolo è quella cosa? >>
Azraphel sorrise entusiasta.
<< E' un merlino Gabriele >>
L'arcangelo agitò la mano.
<< So cos'è, quello che intendevo è perché te lo sei portato appresso? >>
Il merlino aveva cominciato a ringhiare nell'esatto momento in cui aveva visto Gabriele.
<< B-beh... come vedi è molto diverso dagli altri e mi ha seguito, ho ragione di pensare che potrebbe esserci utile nella nostra ricerca. >>
Gabriele lo guardò di nuovo, alzò un sopracciglio e lo indicò.
<< Quella palla di pelo? >>
Azraphel annuì ignaro di quello che stava per accadere.
Gabriele sospirò seccato.
<< Per l'amor del cielo è solo una palla al piede. E mi sta ringhiando. >>
<< Ti assicuro che è b... >>
Il merlino lanciò un'occhiataccia ad Azraphel che si corresse subito.
<< Docile. >>
<< Azraphel io credo che sia solo uno scherzo mal riuscito, a volte anche a Lei capita di sbagliare. >>
A quel punto il merlino non ci vide più, partì alla carica fiondandosi dritto verso Gabriele che perse l'equilibrio e cadde a terra mentre con le mani tentava di tenere fermo l'animaletto che si dimenava allungando le zampette verso di lui.
<< Oh buon cielo! >>
Azraphel si affrettò a raggiungere i suoi due compagni di viaggio impegnati nella zuffa, riuscì a prendere il merlino prima che divorasse l'arcangelo -per quanto fosse impossibile farlo- Gabriele si alzò su irato come non mai.
<< Quel coso è pericoloso! >> urlò indicandolo.
<< M-ma tu lo hai offeso Gabriele >>
<< Che cosa? >> 
Lo sguardo che l'arcangelo lanciò all'angelo era dei più minacciosi che aveva mai visto, deglutì e sentì le gambe cedergli per un minuto ma chissà come bastò una carezza sulla testa dell'animaletto a fargli tornare la forza.
<< Non sei stato gentile con lui e io voglio che venga con noi, lo terrò io a bada >> disse l'angelo sicuro di sé.
Gabriele che non vedeva l'ora che tutta quella storia finisse decise di dar corda all'angelo, sapeva bene quanto potesse essere testardo e allora acconsentì a portare con loro il piccolo animale, all'unica condizione che rimanesse molto, molto lontano da lui.
Dopo un altro lungo giorno di cammino i tre si fermarono per una sosta lungo il fiume, il merlino dormiva beato acciambellato vicino alla gamba di Azraphel e l'arcangelo si era seduto su un cumulo di nuvole poco distante.
<< Quel coso è strano >> disse improvvisamente Gabriele.
Azraphel lo ammonì con lo sguardo, non sapeva per quale motivo ma si sentiva molto protettivo nei confronti di quell'esserino.
<< Voglio dire sembra quasi che capisca quello che diciamo, che abbia un coscienza tutto sua >> spiegò l'arcangelo.
<< Beh Gabriele... tutte le creature sono dotate di intelletto e hanno delle caratteristiche, non vedo come possa essere strano. >>
<< Dai  Azraphel lo vedi anche tu che è diverso, l'ho visto con i miei occhi lanciarti un'occhiataccia e poi non si sono mai visti merlini come lui. >>
<< Tu che cosa pensi? >> domandò l'angelo.
<< Niente. So solo che c'è qualcosa di strano, non può essere un caso che è comparso proprio dopo che i demoni sono stati sconfitti. >>
Azraphel deglutì, guardò Gabriele e poi il piccolo merlino, sfiorò le sue piccole ali arancioni con le dita, lui aprì gli occhi incontrando quelli dll'angelo che lo guardava, un'espressione di pena e consapevolezza sul volto.
<< C-Crowley... >> soffiò.
Non sapeva perché lo aveva detto, deglutì dandosi dello stupido ma il merlino alzò la testa di scatto guardando ancora più intensamente l'angelo.
<< Non... non può essere. >>
Azraphel si alzò di scatto e corse via, non udì le parole che gli rivolse Gabriele e nemmeno lo sbattere delle ali del merlino che lo stava inseguendo, si fermò in mezzo al nulla con i pugni stretti e le braccia lungo i fianchi.
<< Non puoi essere tu. Non puoi essere tu. >>
Continuava a ripetere. Non sapeva se a spaventarlo di più era la consapevolezza che quel piccolo animale potesse essere davvero il demone di cui sperava di ricordarsi oppure che si stesse solo illudendo. Aprì le labbra lasciando andare un sospiro, il fiato gli tremava così come tutto il suo essere, si voltò trovandosi di fronte quegli specchi dorati.
Il merlino si avvicinò a lui senza smettere di guardarlo, l'angelo si chinò per essere almeno alla sua altezza, l'animaletto si alzò sulle zampe posteriori e appoggiò quelle anteriori sul petto dell'angelo, avvicinò il muso al suo viso, l'angelo lo abbassò un poco e il nasino umido del merlino incontrò il suo, Azraphel chiuse gli occhi d'istinto.
"Angelo."
Azraphel aprì gi occhi di scatto guardandosi intorno, era certo di aver sentito la sua voce, il merlino guaì riportando l'attenzione su di lui così l'angelo tornò nella posizione di prima, forse era quella la chiave.
"Angelo speravo ci saresti arrivato prima ma forse tutte quelle repliche di tutti insieme appassionatamente hanno annebbiato la tua mente. Come vedi non me ne sono andato del tutto, prima di morire ho fatto un piccolo miracolo demoniaco e ho fatto si che una parte di me venisse trasferita in paradiso. Questo è il risultato e se mi chiedi perché l'ho fatto io volevo solo, solo rimanere con te in qualche modo, non azzardarti a dire che una cosa carina alrimenti io..."
Azraphel ridacchiò continuando a tenere gli occhi chiusi.
"Non so se funzionerà realmente questa cosa ma ho voluto provarci comunque anche perché angelo c'è una cosa che avrei voluto dirti, avrei preferito farlo di persona sinceramente ma non era mai il momento giusto, penso che questo anche se non lo è lo deve diventare. Angelo io ti ho sempre a..."
<< Azraphel! >>
Le parole del demone vennero interrotte dalla voce allarmata di Gabriele, l'angelo aprì gli occhi di scatto guardando sconvolto il merlino e subito dopo Gabriele che senza perdere tempo lo aveva afferrato per un braccio e fatto alzare.
<< No, no lui mi stava dicendo una cosa! >> strillò Azraphel.
<< Non c'è tempo Azraphel, ci stanno inseguendo dobbiamo fare in fretta! >>
L'angelo lo guardò allarmato.
<< Chi ci sta inseguendo? >>
<< Te lo spiego dopo! >>
Detto questo i tre presero il volo, scuotevano le loro grandi e piccole ali con quanta più forza potevano, volarono a lungo, Azraphel voltò indietro lo sguardo e vide che il merlino stava come svanendo, i suoi contorni diventavano più chiari e cominciava a perdere quota, si avvicinò a lui prendendolo tra le braccia.
<< Gabriele! >>
Volò a terra seguito dall'arcangelo, sul volto di uno si poteva vedere la proccupazione su quello dell'altro l'esasperazione.
<< Azraphel forse non hai capito che se gli altri arcangeli ci prendono siamo finiti. >>
<< Anche tu sei uno di loro >> strillò Azraphel puntanto lo sguardo su di lui.
<< Ma sono da solo, non posso fare niente di più di quello che potresti fare tu >> disse Gabriele con tono fermo.
<< Lui sta... sta... >>
Abbracciò il piccolo merlino, la fronte contro la sua testolina pelosa, il piccolo chiuse gli occhi.
"Volevo solo ti arrivasse il messaggio angelo."
<< Ma non hai finito ciò che dovevi dire, ti prego... >>
Le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi dell'angelo.
<< Non lasciarmi, non lasciarmi. Non di nuovo... >>
Il merlino svanì definitivamente dalle braccia dell'angelo, quello spazio occupato poco prima dall'animaletto ora era vuoto, Azraphel scoppiò in un pianto sommesso, Gabriele sospirò e appoggiò una mano sulla spalla dell'angelo.
<< Dobbiamo andare ora. >>
Azraphel però non sentiva ragioni, continuava a piangere tenendo le braccia come se ancora lui ci fosse, Gabriele si chinò di fronte cercando il suo sguardo..
<< Azraphel se non ci muoviamo oltre a perdere quel tuo animaletto perderai anche la possibilità di salvare quel demone, sempre se ce ne sia una. >>
L'angelo alzò lo sguardo su quello di Gabriele, storse le labbra in una smorfia e si fiondò tra le sue braccia, l'arcangelo rimase immobile, sorpreso da quel gesto, non sapeva proprio cosa fare, poi lentamente chiuse le braccia intorno alla schiena dell'angelo avvolgendolo in un abbraccio.
Azraphel annuì leggermente, si sentiva spossato come se avesse perso tutte le forze, un peso gli gravava nel petto, Gabriele lo aiutò ad alzarsi ma nel momento in cui tentarono di volare via una voce alle loro spalle li paralizzò.
<< Bene, bene chi abbiamo qui? >>

















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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Capitolo tre



Gabriele e Azraphel si voltarono, di fronte a loro Michele, Uriel e Sandalphon troneggiavano con le ali aperte in tutta la loro larghezza, sembravano molto più grandi e dai loro corpi fuoriusciva una quantità di energia che avrebbe potuto distruggerli senza troppi sforzi, sui loro volti un sorriso vittorioso, di chi finalmente ha ottenuto ciò che voleva.
<< Il traditore Azraphel e il novello traditore Gabriele >> parlò Michele incrociando le braccia.
Gabriele si avvicinò di qualche passo, i pugni stretti e lo sguardo colmo di rabbia.
<< Non osare parlarmi così, io sono un tuo pari >> ringhiò.
<< Cesserai di esserlo quando avremo finito con voi due. >>
A parlare era stata Uriel, sul volto l'espressione impassibile come sempre ma il tono di voce era ricco di minaccia, una carica esplosiva e vendicativa, schioccò le dita e improvvisamente Azraphel e Gabriele si ritrovarono in ginocchio, un peso di più di mille tonnellate gravava sulle loro spalle, al centro delle ali.
<< Perché ci state facendo questo!? >> gemette Azraphel.
<< Siamo venuti a conoscenza del vostro piano >> rispose placido Sandalphon.
<< E non siamo assolutamente d'accordo, noi i demoni non li rivogliamo >> disse Uriel.
Azraphel si chiese come potevano essere venuti a conoscenza di tutte quelle informazioni così in fretta, Michele lo guardò, un sorrisetto ironico comparve sul suo volto.
<< Ringrazia il tuo amico >> disse lei rivolgendosi a Gabriele.
Azraphel voltò la testa verso l'arcangelo che aveva ritenuto suo alleato, nel suo sguardo lo shock e poi la rabbia e la delusione, Gabriele lo guardò a sua volta, gli chiese scusa con gli occhi.
<< Non è come credi Azraphel, io dovevo sapere e sono andato da Michele solo per delle informazioni, non le ho detto niente. >>
<< E come faccio a crederti adesso!? >> urlò l'angelo.
Gli occhi di Azraphel si riempirono di lacrime, erano a un passo dall'arrivare a Dio e porLe quella tanto agognata domanda, avrebbero potuto sapere, avrebbero potuto aggiustare la situazione e forse, forse avrebbe potuto salvare Crowley e riaverlo con sé.
<< Crowley >> gemette l'angelo a denti stretti.
<< Ti prego Sandalphon occupatene in fretta, mi stanno facendo venire la nausea >> disse Michele con noncuranza.
<< Non posso farlo da solo, un angelo non ne può eliminare un altro senza il fuoco infernale e quello è alquanto carente ultimamente. Uriel?. >>
Sandalphon si rivolse all'arcangelo vicino a sé, insieme avrebbero potuto creare qualcosa di veramente potente in grado di distruggere per sempre due creature di luce, Gabriele li guardava ad occhi spalancati, non credeva che sarebbero arrivati al punto di uccidere addirittura un arcangelo, uno del loro stesso rango e invece si sbagliava. Doveva trovare una soluzione in fretta o sarebbero entrambi morti, ma l'unica soluzione che gli passò per la mente avrebbe ferito Azraphel, chiuse gli occhi, guardò per un attimo l'angelo che ancora piangeva e si dimenava per liberarsi, sarebbe stato meglio e avrebbe smesso di soffrire.
Con una forza inaudita riuscì a sollevarsi di poco, attirando l'attenzione degli altri arcangeli.
<< Fermi! Non macchiatevi di questo proprio davanti a Dio, non sapete quali potrebbero essere le conseguenze. Io ho la soluzione per voi. >>
<< Forse non ti è charo che non ci fidiamo di te >> parlò Michele.
<< Voi siete tre, il vostro potere unito è molto più forte di noi due. Lasciatemi fare, non ve ne pentirete. >>
Uriel guardò Michele che con evidente malcontento annuì, liberò Gabriele dal peso e lui non perse tempo, si voltò andando verso Azraphel, lo guardò con un'espressione dispiaciuta sul volto, quando l'angelo si accorse che Gabriele troneggiava su di lui una ventata di terrore lo avvolse.
<< C-cosa vuoi fare? >> chiese con voce flebile.
Gabriele gli appoggiò le mani sul viso.
<< Mi dispiace Azraphel ma è meglio così, per tutti. >>
L'angelo in quell'istante capì, iniziò a dimenarsi mentre Gabriele lo teneva fermo, finì sdraiato per terra con l'arcangelo sopra di lui, una mano sulla spalla e una sulla fronte dell'angelo, più Azraphel lottava più Gabriele acquistava forza.
<< No, no ti prego non farlo >> lo pregò l'angelo.
<< Ti supplico Gabriele... >>
<< Non... farl... >> Azraphel perse i sensi, il braccio che tentava di staccare quello di Gabriele dal suo corpo scivolò a terra privo di forze.
Gabriele deglutì, sentiva un peso nel petto e un nodo alla gola che gli avrebbe mozzato il respiro se lo avesse avuto, si alzò e guardò gli altri arcangeli che erano rimasti impassibili davanti alla scena, non avevano battuto ciglio nemmeno a vedere un loro simile supplicare fino alla fine.
<< Molto bene, qualsiasi cosa ne farai non è un nostro problema ma vogliamo che te ne occupi >> disse Michele.
<< Ti terremo d'occhio >> lo minacciò Uriel.
Dopodiché i tre arcangeli spiccarono il volo.
Gabriele si voltò verso l'angelo riverso a terra, si avvicinò a lui e lo prese in braccio, la testa di Azraphel era posata contro il petto forte di Gabriele, la punta delle ali che toccava terra, l'arcangelo si incamminò tenendo tra le braccia l'angelo che si era fidato di lui, gli aveva consegnato le sue speranze e lui lo aveva tradito, era la seconda volta che voltava le spalle a qualcuno a cui teneva.
Lasciò l'angelo davanti alla porta di casa del vecchio saggio, ovviamente Gabriele lo conosceva e sapeva che non c'era bisogno di raccontargli tutto, molto probabilmente sapeva che cosa sarebbe accaduto ancora prima di loro, prima di andarsene lanciò un'ultima occhiata sul volto di Azraphel, seppur dormisse si vedeva bene che era inquieto, le sopracciglia corrugate e un'espressione tesa gli macchiava il volto.
<< Mi dispiace >> mormorò prima di volare via.
Quando l'angelo si svegliò si guardò presto intorno, si trovava in una stanza che non conosceva, adagiato sopra un letto che non aveva mai visto prima, era spaventato e confuso, si alzò da quel giaciglio di scatto e uscì dalla stanza, era talmente sconvolto che per un attimo non rischiò di andare a sbattere contro qualcuno. L'anziano saggio dopo aver tranquillizzato l'angelo gli spiegò che lo aveva trovato sulla porta di casa privo di sensi, ovviamente non poteva raccontargli la verità, non in modo diretto ovviamente.
<< Io... io non so chi sono >> disse Azraphel agitato.
L'anziano allungò le mani verso di lui.
<< Ora siediti e cerca di calmarti. >>
Una volta seduti l'uno di fronte all'altro il saggio guardò profondamente negli occhi di Azraphel, come se volesse trasmettergli tutto il suo sapere.
<< Se ci pensi bene io so che saprai dirmi il tuo nome. >>
La voce del saggio era calma e calda, una carezza per l'animo tormentato dell'angelo.
<< Azraphel >> disse dopo averci pensato un po' su.
Il saggio sorrise in maniera rassicurante.
<< Lo vedi? Ora dimmi altre cose di te. >>
L'angelo si guardò un momento intorno, gli sembrava familiare quel posto ma non poteva essere o se lo sarebbe ricordato si disse.
<< Io sono un angelo e... e ho sempre vissuto in paradiso, credo di appartenere a un principato, non ne sono sicuro però >> alzò il viso verso il saggio come per cercare aiuto da lui.
<< Mi sembra ottimo Azraphel, sappiamo chi sei...- >>
<< Ma io, io non so cosa ci faccio qui e che cosa mi è successo. >>
 Il saggio si alzò e avvicinandosi all'angelo gli posò una mano sulla spalla.
<< Una cosa per volta d'accordo? Penso sia meglio tu resti qui per un po' di tempo >> disse in maniera gentile l'anziano.
Azraphel annuì anche se continuava a sentirsi irrequieto.
Passarono lunghi giorni prima che Azraphel ricominciasse ad uscire, il saggio gli aveva raccomandato di non allontanarsi molto viste le sue condizioni ancora delicate, l'angelo lo aveva rassicurato ed era uscito per schiarirsi le idee, anche se non sapeva bene come avrebbe fatto.
Al suo ritorno trovò la porta di casa semi aperta, delle voci provenivano dall'interno, entrò seguendo quei suoni e vide l'anziano saggio, che aveva detto di chiamarsi Harael, in compagnia di un altro angelo, alto, capelli grigi, viso quadrato e vestito grigio, dall'aura che emanava, Azraphel aveva capito si trattasse di un arcangelo, quando entrambi si girarono Azraphel notò che quello dal completo grigio aveva sgranato gli occhi, si era agitato per un attimo ma presto aveva riottenuto la calma e si era congedato in fretta e furia.
Azraphel non perse tempo e lo seguì fuori, anche se non conosceva la ragione di quel suo gesto improvviso.
<< Scusa... ci conosciamo? >> gli chiese titubante.
L'arcangelo si girò.
<< No. E tu non dovresti rivolgermi la parola se non sei stato interpellato >> disse Gabriele in tono glaciale.
Gli era costato molto parlare così ad Azraphel, soprattutto dopo quello che gli aveva fatto ma era l'unico modo per tenerlo alla larga, si era presentato lì per sapere delle sue condizioni e ovviamente si era informato prima, non voleva rischiare di incontrarlo, ma il fato aveva voluto che le loro strade si incrociassero di nuovo.
<< Mi, mi dispiace... scusami >> abbassò il capo Azraphel.
Gabriele in quel momento odiò se stesso e odiava anche Azraphel, gli sembrava ancora più sottomesso di prima, forse era dovuto al fatto che non sapeva chi era realmente, non conosceva la sua reale storia e forse lui si era rammollito perché proprio non riusciva ad andarsene lasciandolo in quelle condizioni.
<< Sono venuto per sapere di te >> disse Gabriele.
Azraphel alzò di scatto la testa.
<< Tu conosci la mia storia? >>
<< So solo che Harael ti ha trovato privo di sensi e nient'altro. >>
<< Oh >> sospirò Azraphel sconfortato.
<< Speravo di sapere che cosa mi fosse successo >> disse l'angelo.
<< Non pensarci troppo, l'importante è che sei vivo no? >> sorrise Gabriele, con il suo solito sorriso che di allegro non aveva niente.
<< Suppongo di sì >> rispose Azraphel.
Gabriele si congedò presto dall'angelo il quale tornò dentro casa, si diresse in quella che adesso era la sua stanza e rimase lì con il petto chiuso da una morsa d'acciaio, sentiva dentro di sé che quell'arcangelo gli nascondeva qualcosa, ma le sue erano tutte supposizioni e non sapeva come trovare una risposta.
Intanto Gabriele era tornato nella stanza dei demoni, non sapeva esattamente il motivo che lo aveva spinto fin lì, l'angelo invece si era seduto sul davanzale della finestra, guardava attraverso il vetro i puntini luminosi che dipingevano il cielo serale del paradiso, posò una mano sul vetro sospirando, Gabriele davanti a Beelzebù appoggiò una mano sopra la lastra che li divideva e sospirò, entrambi sospirarono, l'angelo e l'arcangelo.
<< Non guardarmi così, tu che cosa avresti fatto al mio posto? Se solo non fossi... se solo non fossi caduta. >>
Gabriele colpì la lastra di vetro con il pugno chiuso, era frustrato e addolorato, aveva dovuto prendere una decisione e per quanto non tollerasse di aver deciso anche per Azraphel era l'unico modo per salvarlo e per salvarsi entrambi, solo che più passavano i giorni più sentiva il senso di colpa crescergli dentro e lei gli mancava terribilmente, la rivoleva indietro, poco importava se avrebbero dovuto continuare a fingere di detestarsi, l'importante era che fosse viva.
Improvvisamente mentre guardava gli occhi celesti del demone un'idea, forse più una follia gli attraversò la mente, ormai non aveva più niente da perdere, vivere in quelle condizioni gli era diventato impossibile e in più non era l'unico a soffrire ma aveva condannato a quel destino anche Azraphel che sin dall'inizio si era dimostrato pronto a lottare, non sarebbe stato facile ma ne valeva realmente la pena.
Doveva solo riuscire a mettere le mani sulla spada di Michele, la teneva ben conservata, pronta e lucida per essere utilizzata nelle occasioni speciali, era una spada potente e in teoria solo Michele era in grado di usarla, ma nemmeno questo lo fece desistere, ci avrebbe provato ad ogni costo, avrebbe lottato per una buona causa, finalmente si sentiva davvero un angelo, o meglio un arcangelo, sentiva di star seguendo il cuore e non solo la mente e le regole.
Nel mentre Gabriele tentava di attuare il suo piano le condizioni di Azraphel peggioravano, era sempre più avvilito, la sua aura di luce stava diventando grigia e non c'era nulla che lo tirasse su di morale, Harael aveva una brutta sensazione, sentiva che se non avesse fatto qualcosa, quel povero angelo si sarebbe consumato come una candela, per questo motivo decise di aiutarlo, pur andando contro le regole.
Invitò Azraphel a sedersi, gli posò una mano sulla fronte, l'angelo chiuse gli occhi, il contatto con la mano tiepida di Harael lo stava rilassando, i suoi muscoli si lasciarono andare e l'angelo si abbandonò completamente a quel tocco, una volta pronto il saggio lasciò fluire una parte di ricordi dell'angelo, in modo particolare gli rivelò l'identità del demone Crowley, gli fece rivivere tutti i momenti che avevano passato insieme, sapeva che stava rivelando troppo ma decise comunque di non fermarsi.
Azraphel aprì gli occhi di scatto, ansimava e subito gli venne da piangere, si portò una mano alla gola, cadde in ginocchio e cominciò a tossire, Harael si chinò di fronte a lui, gli prese entrambe le spalle con le mani e lo scosse lievemente.
<< Guardami Azraphel, guardami. Ora ti calmerai, va tutto bene. >>
<< No, no che non va bene. Io devo... io devo. Che cosa mi hanno fatto, che cosa mi hanno fatto? >>
Ansimava e si scostò dalla presa dell'altro angelo trascinandosi lontano da lui, se Harael non fosse riuscito a calmarlo avrebbe avuto sulla coscienza un altro angelo innocente, non poteva permetterlo, si avvicinò di nuovo e lo afferrò con più forza questa volta.
<< Voglio andare da Crowley, io devo salvarlo. >>
Le pupille di Azraphel svettavano terrorizzate in ogni direzione.
<< E ci andrai ma è necessario che ti calmi, ti aiuterò io a trovare ciò che cerchi ma adesso segui la mia voce, guardami, così bravo... va tutto bene, tutto bene. >>
Mentre pronunciava queste parole Harael muoveva una mano sul viso dell'angelo, il quale chiuse gli occhi abbandonandosi a un sonno leggero, il saggio adagiò Azraphel sul letto e si promise che lo avrebbe aiutato il mattino dopo, quando sarebbe stato più calmo e meno sconvolto da tutte quelle rivelazioni.
Quella stessa notte un arcangelo si introduceva nella sala riservata all'apocalisse, in mano teneva una spada che emanava una forte luce viola, si avvicinò alla lastra di vetro e la colpì con la lama tagliente dell'arma, un lampo viola illuminò la stanza, si sentì uno scricchiolio e una crepa cominciò a formarsi lungo tutta la lastra di vetro, dapprima era piccola ma si faceva via via più ampia fino a raggiungere tutte le teche. Gabriele osservava la scena con il fiato corto, non sapeva cosa aspettarsi e l'ansia cresceva dentro di lui, i vetri si infransero sbriciolandosi in mille pezzettini, all'arcangelo cadde la spada, ce l'aveva fatta. Ma ora cominciava la parte più importante.
Si avvicinò a Beelzebù, gli posò una mano sul viso accarezzandogli la guancia fredda, si fermò sul capo e chiuse gli occhi, quel miracolo era vietato, solo Dio poteva compierlo nelle occasioni che riteneva opportune e agli arcangeli era concesso utilizzarlo solamente sugli umani, quando erano in procinto di morire ma non era ancora giunta la loro ora. Stava per commettere un peccato, Dio si sarebbe arrabbiata con lui e probabilmente lo avrebbe trasformato in un demone, aveva paura ma ancora di più desiderava salvare Beelzebù e concedere ad Azraphel quella felicità che lui stesso gli aveva impedito di raggiungere.
Deglutì rumorosamente, lasciò andare l'aria dalla bocca e si concentrò, una luce azzurra si fece strada dalle sue mani lungo tutto il corpo del demone, da fuori sembrava non star succedendo nulla ma il corpo di Beelzebù stava cominciando a scaldarsi, a riempirsi nuovamente di vita, il ghiaccio che la ricopriva iniziava a svanire e le sue pupille svettarono.
In un attimo Gabriele si ritrovò lanciato sul pavimento, il demone sopra di lui che tentava di strozzarlo, l'arcangelo agitò le braccia cercando di respingerla, poi gli prese le spalle, la scosse.
<< Bel! Bel calmati sono io, sono Gabriele. >>
Lei si fermò tenendo comunque le mani sul collo di lui, lo guardò spaventata, non capiva che cosa stava succedendo, Gabriele si tirò su leggermente, posò le mani sul viso del demone e sorrise.
<< Sei viva. >>
<< Sono... viva? >> ripetè Beelzebù arricciando il naso in un'espressione di pura confusione.
A Gabriele sfuggì una risata di tenerezza.
<< Che cosa ridi tu? Noi stavamo, stavamo combattendo no? E dove siamo finiti? >> chiese lei guardandolo molto irritata.
<< Ti spiegherò tutto, ora puoi lasciarmi il collo per favore? >> la voce di Gabriele sarebbe stata irriconoscibile per chiunque, era dolce.
<< Ho voglia di ucciderti sai? >> disse il demone.
L'arcangelo rise ancora e la guardò negli occhi, persino a lui era impossibile credere di amarla così tanto.
<< E ne avrai ancora di più dopo che avrò fatto una cosa >> disse Gabriele.
Beelzebù alzò un sopracciglio.
<< Che cosa vuoi f...- >>
Gabriele prese il viso del demone tra le mani e la baciò tirandola verso di sé, lei inizialmente oppose resistenza ma alla fine cedette e si lasciò andare, anche lei lo amava e non avrebbe mai potuto resistere al richiamo delle sue labbra, aveva sempre amato e desiderato quell'arcangelo pieno di sé e aveva sofferto, anche se non lo aveva mai ammesso, quando lui l'aveva rifiutata.
Beelzebù tentò di staccarsi, voleva pur sempre delle spiegazioni e aveva una dignità demoniaca da mantenere, lo spinse dalle spalle ma i loro visi rimasero comunque vicini, troppo vicini.
<< Dobbiamo... >> tentò di dire lei.
<< Shh, shh >> posò di nuovo le labbra sulle sue Gabriele, non riusciva a smettere di baciarla.
<< G-Gabriele >> si tirò di nuovo indietro lei.
Lui la baciò di nuovo chiudendo gli occhi, prese le mani piccole di lei tenendole delicatamente tra le sue.
<< Avremo tempo per parlare >> soffiò sulle labbra del demone.
Beelzebù dopo un ultimo baciò posò la fronte su quella dell'arcangelo, visto che non poteva usare le mani.
<< Se non la smetti ti do una testata >> gli disse.
L'incanto svanì e lui si convinse ad aprire gli occhi ben conscio che il demone avrebbe benissimo potuto mantenere quella promessa, la guardava ma non riusciva ad essere serio, era troppo felice di averla di nuovo tra le sue braccia, annuì comunicandole che era pronto ad ascoltarla.
Lei si schiarì la voce.
<< Allora >> cominciò.
Essere seduta su di lui, sentire le mani forti dell'arcangelo che stringevano i suoi fianchi non aiutava per niente, ma era pur sempre un demone dal carattere forte, non poteva cedere così facilmente, non era mica una banale umana.
<< Devo ricordarti che tu stesso mi hai rifiutata? Hai detto che ero un demone e tu non potevi permetterti di macchiare la tua essenza angelica per una come me. >>
Gabriele venne colpito sul fatto, spostò la testa di lato guardando un momento a terra, le labbra serrate in un'espressione che faceva intendere la sua consapevolezza, guardò di nuovo Beelzebù ed esitò un momento prima di rispondere.
<< Io ho detto questo? >> 
Il demone alzò gli occhi al cielo e poi lo guardò dritto negli occhi, non si sarebbe lasciata prendere in giro e non era disposta a lasciar correre la vicenda.
<< D'accordo io... sono stato un idiota, non avrei dovuto lasciarti andare così ma credimi è stato difficile anche per me. >>
Beelzebù incrociò le braccia al petto, era ancora molto ferita.
<< Ah certo il povero arcangelo Gabriele che soffre per un insulso demone, immagino quanto avrai pianto. >>
Lui le accarezzò il viso.
<< Bel... io temevo di cadere...->>
<< E di diventare un demone come me quindi. >>
Gabriele sospirò.
<< Tu hai scelto di essere un demone, saresti egoista se pensassi...- >>
Lei si tirò su di scatto.
<< Beh che sorpresa io sono egoista, è nella mia natura! >>
Anche Gabriele si alzò, non voleva cominciare una discussione proprio adesso che l'aveva ritrovata.
<< Non è questo il punto. Io non volevo diventare un demone ma desideravo stare con te, amo te come amo Dio ma sono due sentimenti completamenti diversi, non posso rinunciare né all'uno né all'altro. >>
<< Una scelta dovrai comunque farla >> gli disse lei spostando lo sguardo.
<< Ti ho salvata. Sono andato contro tutti per riportarti qui, probabilmente verrò punito ma sai cosa? Non mi importa. E' te che voglio, ti desidero come non ho mai desiderato nessuno e mi dispiace di non averti scelta molto tempo prima. Si può sbagliare no? Tutti sbagliamo. Me lo puoi concedere un errore? >>
Gabriele la guardava, il senso di colpa nel suo sguardo lo riusciva a vedere anche Beelzebù, lei deglutì e lascio cadere le braccia lungo i fianchi, poi puntò un dito verso di lui.
<< Se mi rifiuterai di nuovo io giuro che...- >>
Lui non la lasciò finire, la tirò a sé baciandola ancora e ancora.
<< Ti amo, sciocco di un arcangelo >> posò la fronte sul suo petto.
<< Dio, senti cosa mi hai fatto dire >> fece una smorfia.
<< Ah di nuovo, mi fai pronunciare delle parole che io non dovrei dire >> si pulì la bocca come per lavarsi da un peccato.
Gabriele la guardava divertito.
<< Risultano molto eccitanti dette dalle tue labbra. >>
Disse con un sorriso malizioso avvicinandosi, lei indietreggiò ma calpestò qualcosa con un piede, erano i cocci dei vetri che si erano infranti, si girò e rimase scioccata di fronte a tutti quei demoni congelati.
<< Per satana >> disse.
<< Che cosa... che cosa... >>
Poi una rivelazione la colpì.
<< Anche io ero lì dentro? >>
Gabriele annuì.
<< Per questo ti ho detto che ti avrei spiegato tutto. >>
Lei non lo ascoltava però.
<< Suppongo che loro non li salverai >> gli disse.
<< Bel ci sono alcune cose che dobbiamo fare prima di pensare a loro, mi sono già messo abbastanza nei guai salvando te e devo ancora... Beh c'è un altro demone che devo riportare qui, lo devo ad un angelo. >>
Lei lo guardò.
<< E da quando sei così caritatevole? >> lo stava prendendo in giro.
Lui alzò solamente gli occhi al cielo.
<< Allora mi aiuterai? >>
Gabriele le raccontò tutta la storia e i dettagli che lo avevano portato sino a quel momento, ma quando nominò il demone che aveva intenzione di liberare non si aspettava certo quella reazione da parte di lei.
<< CHE COSA? Scordatelo, lui ci ha traditi, è andato contro l'inferno per stare dalla parte di un angelo! >>
Gabriele la guardò confuso, un sopracciglio alzato.
<< E noi che cosa abbiamo fatto? >>
<< Ma è diverso, noi la guerra la volevamo, abbiamo combattuto come era scritto >> tentò di spiegarsi Beelzebù, anche se la spiegazione poco convinceva anche lei stessa.
<< Una guerra che ha segnato la vittoria di una sola delle fazioni e che ti ricordo, ci ha separati >> le disse Gabriele.
Beelzebù sospirò, in effetti l'arcangelo non aveva tutti i torti.
<< Poi che cosa succederà? >> gli chiese.
<< Che intendi? >> domandò lui.
<< Voglio dire, dopo che avremo liberato lui e parlato con... con... beh con quella di sopra, se Lei ci concedesse di liberare anche gli altri, poi torneremo a fare il nostro lavoro e ignorarci? >>
Gabriele capiva le sue paure.
<< Bel io non ti abbandonerò più, non so che cosa succederà ma l'unica cosa che so con certezza è che nessuno sarà in grado di separarci. >>
Lei annuì ancora poco convinta ma decise di fidarsi, desiderava con tutta se stessa quell'opportunità.
Anche l'altro demone, Crowley, una volta riacquistata la vita, la prima cosa che fece fu fiondarsi verso Gabriele ma venne fermato prima di saltargli al collo, fu sorpreso di vedere Beelzebù che prendeva le difese dell'arcangelo, i due gli spiegarono presto tutta quanta la storia, il demone dai capelli rossi non sapeva se fidarsi ma che altra scelta aveva?
I tre partirono subito dopo aver architettato un buon piano, Michele non ci avrebbe messo molto a scoprire della scomparsa della sua spada, per cui avevano poco tempo, volarono fino a raggiungere casa di Harael, Gabriele bussò alla porta e quando il saggio andò ad aprire sul suo viso vi era un'espressione che non gli piaceva per niente.
<< Dov'è Azraphel? >> domandò ansioso Gabriele.
<< Lui è... andato da Dio >> rispose il saggio.
<< Cosa!? Non può essere, perché non lo hai fermato? >>
Il tono di Gabriele era allarmato, e i due demoni accanto a lui non capivano esattamente il motivo.
<< Per un qualche motivo ho avuto l'informazione solo dopo che se ne era andato >> si giustificò l'anziano.
<< Scusate, scusate ma che c'è di male se Azraphel è andato dall'onnipotente? Fosse sceso all'inferno avrei capito ma...- >>
Gabriele interruppe Crowley puntandogli un dito contro.
<< Credi che sia tutto facile eh!? Tu non hai idea di quello che si deve affrontare per arrivare da Lei. >>
<< Grazie! Sono un demone che cosa ti aspettavi eh? >> Crowley ora si era innervosito.
<< Invece di farmi la paternale potresti semplicemente spiegarmi...- >>
Beelzebù si mise in mezzo ai due.
<< Buoni, buoni bambini. Direi che non abbiamo tempo di litigare. >>
<< Fareste meglio a trovare il vostro amico in fretta >> disse il saggio.
I tre non se lo fecero ripetere due volte, con Gabriele davanti e i due demoni che lo seguivano raggiunsero presto la collina ma di Azraphel non vi era traccia.
<< Allora? Che dobbiamo fare adesso? Perché ti sei fermato? >> domandò allarmato Crowley.
<< Possibile che... >> si domandò l'arcangelo piegando l'indice sotto il mento.
<< Cosa!? Vuoi spiegarti, dobbiamo attraversare quest...- >>
Gabriele afferrò Crowley per il braccio impedendogli di salire.
<< Questa collina è necessaria per arrivare lassù, solo gli arcangeli possono attraversarla senza problemi, Azraphel ha già tentato di superarla e l'ho salvato per miracolo. >>
Crowley deglutì.
<< Che cosa succede se nessuno riuscisse a salvarlo? >> domandò a Gabriele.
<< Potrebbe impazzire, nel peggiore dei casi la sua essenza angelica svanirebbe. >>
<< Certo che quassù siete tutti matti. >>
Era stata Beelzebù a parlare.
<< Questa volta mi ritrovo d'accordo con lei, che razza di angeli costruiscono una trappola mortale del genere! >> sbraitò Crowley.
<< C'è un motivo se abbiamo fatto questa scelta e voi siete gli ultimi a poterla giudicare! >>
Gabriele si stava innervosendo, ma ora dovevano pensare all'angelo, possibile che fosse riuscito a superare la salita da solo?
<< Va bene. Voi due rimanete qui, vado solo io >> ordinò Gabriele.
<< Scordatelo! >> dissero in coro i due demoni.
L'arcangelo sospirò tenendosi le tempie, se fosse stato umano era sicuro gli sarebbe scoppiato un gran bel mal di testa.
<< D'accordo ma statemi vicino. >>
Gabriele allargò la sua aurea avvolgendo i due demoni, cominciarono a salire, l'arcangelo sentiva che non gli era rimasta molta forza, aveva già usato gran parte del suo potere per riportarli in vita, e ora non sapeva se ce l'avrebbe fatta a proteggerli entrambi, era diventato più pallido e Beelzebù se ne accorse.
<< Che hai? >> gli domandò
<< Sto bene >> rispose Gabriele tra i denti.
<< Non mi pare proprio >> gli rispose lei.
<< Bel ti ho detto che sto bene! >>
<< Bel? >> Crowley li guardò scioccato.
<< Chiudi il becco tu! >> rispose accigliata Beelzebù.
Sul volto di Crowley si dipinse un sorrisetto sghembo, allora non era stato l'unico ad andare contro la sua fazione.
L'arcangelo si accasciò trascinando anche gli altri due con lui, una nube grigia cominciò ad avvicinarsi ai due demoni.
<< Ehi, ehi non puoi mollarci ora! >> strillò Crowley
<< Gabriele... >>
Beelzebù chiuse gli occhi, una strana sensazione l'avvolse, si sentiva trascinare verso il basso come se qualcosa volesse tirarla fino alle viscere della terra.
<< Voi non dovreste essere qui >> mugugnò l'arcangelo.
<< Bella scoperta >> disse Crowley, anche lui cominciava a sentirsi debole.
<< Devo portarvi via al più presto. >>
L'arcangelo con un ultimo, grande sforzo si rialzò emanando quanta più luce possibile, i due demoni stretti al suo fianco lo seguirono fino alla fine della collina dove tutti e tre si lasciarono cadere per terra, Gabriele era il più sfinito di tutti.
Beelzebù si chinò su di lui, gli toccò il viso con una mano.
<< Dobbiamo lasciarlo riposare >> disse.
Crowley si alzò di scatto.
<< Non se ne parla, dobbiamo trovare Azraphel! >>
<< Se non fosse stato per lui tu non saresti nemmeno qui per poterlo cercare >> lo rimproverò Beelzebù.
<< Ah accidenti! >> ringhiò Crowley tirando un calcio ad un sasso.
Il demone dagli occhi gialli si avvicinò a Gabriele, posizionò le mani appena sopra al suo corpo.
<< Che cosa vuoi fare? >> gli chiese confusa Beelzebù.
<< Guarirlo o infondergli nuova energia. >>
<< Non puoi farlo, sei un demone. >>
Beelzebù lo guardava con titubanza, Crowley aveva un'espressione concentrata.
<< Gli angeli lo fanno, ed io un tempo ero uno di loro. Posso almeno tentare. >>
Crowley si concentrò sulle sue mani, fece scorrere tutta l'energia che possedeva attraverso di esse fino al corpo dell'arcangelo, ci volle un po' di tempo ma Gabriele diede presto segni di ripresa. D'altronde una delle doti principali del demone Crowley era l'immaginazione, e in quel preciso momento aveva immaginato di essere ancora un angelo e di possedere il potere della guarigione.
<< Per satana ce l'hai fatta! >> Beelzebù lo guardò meravigliata.
<< Adesso possiamo andare? >>
Gabriele si alzò in piedi, guardò i due demoni e poi si rivolse a Crowley.
<< Suppongo di doverti almeno un grazie. >>
<< Nah >> rispose Crowley.
Gabriele sorrise lievemente, poi guardò Beelzebù, sembrava preoccupata.
<< Stai bene? >> le chiese.
<< Ora sì >> rispose guardandolo negli occhi.
<< Eri preoccupata! >>
Il tono di Gabriele era fin troppo entusiasta e innervosì il demone che già si sentiva troppo in imbarazzo.
<< Ah sta zitto, non è affatto vero >> iniziò a camminare.
<< Andiamo!? >>
Urlò ai due che erano riamasti indietro, entrambi si affrettarono, nel corpo di Crowley una strana ansia continuava a imperversare, voleva trovare il suo angelo, sapere che stava bene, ci sarebbe stato tempo per tutto dopo, ma adesso lo voleva tra le sue braccia, sì perché avrebbe mandato al diavolo ogni principio, ogni regola e avrebbe abbracciato il suo angelo una volta ritrovato.
Arrivarono nei pressi di un grande spazio aperto, davanti a loro una porta luminosa, colma di una luce brillante, bianca, oltre quella porta vi erano delle scale color crema, anch'esse molto luminose che conducevano verso l'alto, dove un'enorme sfera di luce, piena di tutti i colori, imperversava sul creato.
<< Q-Quella è...è Dio? >> domandò Crowley sconvolto e anche affascinato doveva ammetterlo.
<< No, è la porta che conduce a Lei >> spiegò Gabriele.
<< E Azraphel è lì dentro? >> chiese Crowley, si sentiva allarmato.
<< Io non lo...- >>
Gabriele aveva lo sguardo puntato su qualcosa, vicino alla porta luminosa, adagiato a terra si trovava una figura, era l'angelo, Crowley sussultò non appena lo vide.
<< Oh per l'amor di... >>
Crowley corse subito da lui incurante di quello che sarebbe potuto accadere.
<< Fermo sciocco demone! La luce ti brucerà! >>
E in effetti la luce forte e luminosa dell'entrata aveva iniziato a corrodere la pelle di Crowley, cadde in ginocchio vicino all'angelo, nonostante il dolore non voleva spostarsi, Gabriele volò da lui e gli fece scudo con le sue grandi ali, anche Beelzebù li raggiunse, stando bene attenta a rimanere nell'ombra creata da Gabriele.
<< Adesso che si fa? >> domandò lei? 
<< Angelo... angelo apri gli occhi, sono qui, sono Crowley mi senti? >>
Il demone scuoteva le spalle dell'angelo, gli accarezzava il viso ma lui non accennava ad aprire gli occhi, alzò lo sguardo vero Gabriele cercando aiuto proprio da colui che tempo prima aveva tentato di distruggerlo, riuscendoci.
<< Che cosa devo fare? >> gli occhi del demone erano umidi, ricolmi di disperazione ma Gabriele non sapeva trovare risposta a quella domanda.
Crowley ringhiò, si alzò di scatto e spostandosi dall'ombra sicura delle ali di Gabriele si posizionò di fronte alla luce divina, nonostante il suo corpo avesse ripreso a bruciare e fumare lui continuava ad avanzare imperterrito, gli occhi semi chiusi per la troppa luminosità emanata dall'ingresso.
<< Dio mi senti!? Sono Crowley, sono il demone che hai cacciato! >>
<< E' impazzito! >> sbuffò Gabriele allarmato.
Stava per andare da lui nel tentativo di salvargli la pelle ma una mano sul suo braccio lo fermò, era Beelzebù.
<< Lascialo fare, saprà quando fermarsi. >>
<< Bel la sua essenza è a rischio >> gli disse Gabriele.
<< Ma lui non si perdonerà mai se almeno non ci prova e non perdonerà mai neanche te se lo fermi. >>
Intanto Crowley continuava ad urlare, la sua voce era rotta dal dolore, da un'emozione troppo a lungo trattenuta dentro di sé.
<< E' me che hai punito, lui non c'entra! Salvalo, salvalo ti prego! >>
Cadde in ginocchio.
<< Ah! >> sul bracciò una nuova ferita fumante.
Crowley continuava a guardare quella luce nonostante il dolore, non gli importava di se stesso, voleva solo salvare il suo angelo.
<< Salva Azraphel... >> si chinò con il viso verso il basso, aveva cominciato a piangere e nei pugni stringeva la terra.
Improvvisamente una luce avvolse il suo intero corpo, ma questa volta non era dolorosa anzi, era calda, avvolgente, si sentiva circondato e protetto da quel calore amorevole che solo Lei poteva emanare, si ritrovò nell'immensità, la luce era tutta intorno a lui ma vi erano anche molti colori, meravigliosi e speciali. Crowley si commosse davanti a tutta quella meraviglia.
<< Demone Crowley. >>
Crowley sussultò, riconosceva quella voce ma non poteva credere alle sue orecchie. Deglutì.
<< D-Dio? >>
<< Ai demoni è vietato arrivare fino a qui, eppure tu ci sei arrivato. Perché? >>
<< I-io, so di non avere più il diritto di domandarti nulla ma, l'unica cosa che ti chiedo è di salvare Azraphel. Non importa se deciderai di eliminare me, posso anche tornare ad essere morto ma l'angelo, quell'angelo merita di vivere più di chiunque. >>
<< Mi stai dicendo che sacrificheresti la tua vita per quella di un angelo. >>
Crowley annuì, abbassò lo sguardo, si sentiva piccolo come si era sempre sentito di fronte a Lei, ma ora aveva un obbiettivo ed era più importante di qualsiasi suo timore, alzò lo sguardo, nei suoi occhi non c'erano pretese o saccenza, era uno sguardo pieno di amore e pena.
<< Sì e lo farei mille altre volte se fosse necessario. Io lo amo, amo quell'angelo più di ogni altra cosa, più di me stesso. >>
<< E' curioso, lui mi ha detto la stessa cosa su di te. >>
Il demone in quell'attimo venne preso dal panico.
<< C-cosa? E tu lo hai, gli hai dato retta? >>
Crowley ringhiò, possibile che quello stupido angelo doveva sempre finire nei guai..
<< Dimmi che non lo hai assecondato. >>
Una sfera di luce si posizionò vicino al petto di Crowley, continuò a muoversi fino a entrargli dentro, il demone sentì il suo corpo inondato di una luce radiosa e tiepida.
<< Ora potete tornare a casa. >>
Crowley si ritrovò nello stesso punto di prima, la luce non bruciava più, Gabriele e Beelzebù lo guardavano increduli e confusi su ciò che era appena accaduto, a dire il vero nemmeno Crowley aveva le idee così chiare, in particolar modo non capiva che cosa avesse voluto dire Dio con l'ultima frase, ma sapeva che lo avrebbe scoperto presto.
<< Vi spiegherò tutto lungo il tragitto. Dobbiamo fare presto. >>
Prese il suo angelo tra le braccia e lo tirò su, arrivarono fino alla casa di Harael, sistemarono Azraphel al piano di sopra e poi Crowley scese a raccontare che cosa era successo, anche gli altri rimasero confusi da quella frase, che cosa significava che potevano tornare a casa? Ma erano troppo stanchi per pensarci in quel momento, decisero che avrebbero rimandato il tutto all'indomani.
Crowley che temeva per la vita del suo angelo prese le sembianze di serpente e si acciambellò sul suo corpo, lo avrebbe protetto fino a che non si fosse ripreso e poi sarebbero tornati a casa insieme, qualsiasi cosa significasse.
Il giorno dopo Gabriele salì nella stanza dell'angelo, Crowley gli sibilò contro.
<< Calmati demone, c'è una cosa che devi vedere, ora. >>
Crowley sibilò di nuovo e contro voglia scese dal giaciglio, non voleva lasciare solo Azraphel, avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro, prese la sua forma umana e seguì l'arcangelo fino al giardino dove vi erano già Harael e Belzeebù,  una scala mobile che portava verso il basso faceva bella mostra di sé stonando in mezzo a tutto quel verde.
<< Che di... paradiso significa? >> domandò Crowley alzando un sopracciglio.
<< Suppongo sia un invito a tornarcene da dove siamo venuti >> ronzò Beelzebù.
<< Ma Lei ha detto che potevamo tornare a casa >> disse Crowley.
<< Appunto genio, noi da dove veniamo? >> lo riprese il demone dai capelli neri.
<< Io credo che dovreste scendere queste scale tutti insieme, senza specularci sopra >> disse il saggio.





...




Azraphel si era svegliato, Dio gli aveva restituito tutti quanti i ricordi, ma ovviamente lui non sapeva che Gabriele era riuscito a liberare i due demoni, era all'oscuro della presenza di Crowley, che ora si trovava proprio sotto il suo naso, letteralmente. Una linguetta gli solleticò le narici, Azraphel tirò su mezzo busto di scatto, allarmato da quel contatto, ma poi lo vide, un grosso serpente arrotolato sul suo letto, gli occhi gli si riempirono di lacrime, un sorriso nacque spontaneo sul suo volto << Crowley >> sussurrò posando una mano sulla testa del serpente.
Poi si ricordò che in teoria i demoni dovevano essere ancora congelati, si mise seduto meglio e balbettò qualcosa.
<< Ma che.. tu dovresti... dovresti >> la sua voce era un flebile sussurro.
Il serpente si tirò su fino ad avere gli occhi puntati in quelli dell'angelo, sibilò qualcosa ma poi vide Azraphel fare una smorfia e lanciarsi verso di lui, si ritrovò stretto in un abbraccio, le squame che venivano accarezzate dalle mani delicate dell'angelo, il demone posò la testa sulla sua spalla e solo in quel momento riuscì a riprendere le sembianze umane.
Azraphel non parve accorgersi del cambiamento, solo quando girò la testa verso di lui e le sue labbra si trovarono a contatto con un orecchio capì che cosa era successo, vi posò un bacio senza vergogna e senza imbarazzo, Crowley si spostò per guardarlo negli occhi.
<< Angelo? >>
Azraphel sorrise e gli accarezzò il viso.
<< Tu non hai idea di quanto io, di quanto io abbia desiderato questo momento e adesso che sei qui non... >> si torturò le dita e poi lo guardò di nuovo << non voglio aspettare neanche un minuto. >>
Il demone pareva confuso.
<< Per cosa angelo? >>
<< Per dirti che mi sono innamorato di te e forse ti sembrerà stupido, assurdo, ma è la pura verità. Puoi anche cacciarmi se vuoi, stare con un angelo non deve essere il massimo per un demone, ma ciò non cambierà quello che provo. >>
Quando Azraphel finì di parlare sulle sue labbra era spuntato un sorriso che, oltre ad esprimere la verità di ciò che aveva detto, esprimeva anche il timore di essere rifiutato da colui che amava.
<< Cacciarti angelo? E secondo te perché avrei instillato nel paradiso dei ricordi di me? Quel merlino così bizzarro, questo vecchio ha una stanza piena di piante verdi e brillanti che altro poteva significare secondo te!? >>
L'angelo fece una smorfia colpevole.
<< Io non ricordavo niente Crowley, solo dopo che mi hai parlato attraverso il merlino ho compreso che cosa avevi fatto. >>
<< E hai capito il motivo? >> gli domandò il demone.
<< Solo in parte >> sorrise appena l'angelo.
Crowley gli prese le mani tra le sue.
<< Perché ti amo angelo, ti ho sempre amato e hai ragione è assurdo, un demone non dovrebbe essere capace di amare ma io... ma tu hai fatto il miracolo angelo. E credimi quando ti ho visto privo di sensi... >> interruppe la frase a metà.
L'angelo gli accarezzo il viso.
<< Ho detto a Dio che avrei preferito essere morto che perdere te, e Lei mi ha detto che tu avevi fatto la stessa cosa. >> tirò su col naso prima di continuare.
<< Come può un angelo volersi sacrificare per un demone ho pensato...- >>
<< E come può un demone volersi sacrificare per un angelo. Credo che Lei ci abbia concesso una seconda possibilità proprio per questo motivo >> disse l'angelo con un sorriso.
<< Perché siamo entrambi peccatori? >> sorrise furbo Crowley, più per togliersi dall'imbarazzo.
<< Perché ci amiamo e l'amore non è mai un peccato >> disse l'angelo.
<< Ho creduto di star peccando ogni giorno della mia vita, quano ti pensavo, quando ti desideravo. La mia anima era già bruciata mi dicevo e così giustificavo le mie sensazioni, quello che provavo verso di te >> gli spiegò Crowley con un fil di voce.
<< Non servono giustificazioni, non più ormai >> gli disse l'angelo prima di avvicinarsi e posare le labbra sulle sue.
Il demone chiuse gli occhi, con le mani prese il viso dell'angelo senza mai staccare le labbra dalle sue, un colpo di tosse li interruppe.
<< Piccioncini se avete finito dovremmo andare. >>
I due si staccarono, Azraphel sussultò nel vedere chi c'era sulla porta.
<< Lei è.. lei è... >> balbettò l'angelo.
<< Tranquillo angelo, anche lei se la fa con uno della tua fazione >> lo informò Crowley con un ghigno stampato sul volto.
Azraphel non capiva, arricciò le sopracciglia.
<< E chi è? >> domandò.
Rischiò di soffocare quando al piano di sotto vide Gabriele.
<< Bentornato tra noi Azraphel >> disse l'arcangelo con un sorriso che esprimeva sollievo.
<< Non... non può essere, Gabriele e... e Beelzebù >> squittì l'angelo scioccato.
Non poteva credere che proprio il suo capo, colui che aveva sempre rifiutato tutti i sentimenti, che aveva combattuto per arrivare alla guerra, aveva una storia con il principe dei demoni, Gabriele vedendo l'espressione sconvolta dell'angeo alzò un sopracciglio.
<< Te ne avevo parlato mi pare >> gli disse.
L'angelo deglutì.
<< S-sì... sì in effetti è vero, l'avevo rimosso >> la sua voce era ancora acuta per la sorpresa.
Beelzebù alzò gli occhi al cielo irritata.
<< Possiamo andare adesso? >> sbraitò.
<< Dovreste, quelle scale non rimarranno per sempre >> disse loro il saggio.
Il quartetto si congedò dal vecchio, Azraphel lo ringraziò e si commosse, anche Gabriele espresse la sua gratitudine e i due demoni, beh loro ringraziarno a modo loro, con un borbottio, raggiunsero presto le scale mobili.
<< Dove portano? >> chiese Azraphel.
<< Non lo sappiamo, ma possiamo scoprirlo insieme >> gli disse Crowley allungando una mano verso di lui, l'angelo sorrise e la strinse.
Gabriele prese la mano di Beelzebù, lei girò il viso di lato in evidente imbarazzo, l'arcangelo sorrise e anche lei stava sorridendo, sentiva che sarebbe stata felice qualsiasi cosa fosse accaduta.
La coppia si avviò verso le scale, mani nelle mani, quelle piccole di Beelzebù in quelle grandi di Gabriele, quelle delicate di Azraphel in quelle più ruvide di Crowley, i petti di tutti erano in subbuglio, non sapevano che cosa aspettarsi e il timore di separarsi da chi avevano appena ritrovato era forte. Crowley fece un respiro profondo, si ricordò le parole di Dio e poi quelle dell'angelo, in quell'istante capì che Lei non li avrebbe mai potuti separare.
Alla fine delle scale mobili vi era una luce, una volta superata quella si ritrovarono a Londra, tutti e quattro si guardarono intorno.
<< Siamo sulla terra >> disse l'angelo alquanto stupito.
<< Bella scoperta ali bianche >> lo canzonò Beelzebù.
L'angelo alzò gli occhi al cielo.
<< Intendevo dire che... beh era stata distrutta e ora noi siamo qui. >>
Crowley scosse la testa in evidente confusione.
<< Ngk >> si allungò verso un passante, lo fermò afferrandolo per il braccio.
<< Sai dirmi che giorno è oggi e in che anno siamo? >>
Il signore lo guardò scandalizzato, se lo scrollò di dosso e si allontanò a passo spedito borbottando un << questi giovani d'oggi sono sempre più strafatti! >>
Crowley ringhiò alzando gli occhi al cielo.
<< Ma per l'amor di... >>
Così fu l'angelo a prendere in mano la situazione, si avvicinò ad una vecchina che stava ultimando di attraversare la strada, gli porse il braccio per aiutarla, lei ne approfittò subito sorridendogli.
<< Oh ma che ragazzo gentile >> disse lei.
L'angelo sorrise.
<< Gentile signora, potrebbe cortesemente >> e a quella parola lanciò un'occhiata a Crowley che sbuffò per poi tornare a guardare la vecchina << dicevo potrebbe gentilmente dirmi che giorno è, sa io e i miei amici siamo appena tornati da un lungo viaggio. >>
<< Un, un villaggio? >> chiese lei sbattendo le palpebre.
Crowley emise un ringhio di esasperazione, guadagnadosi un'altra occhiataccia da parte dell'angelo, il demone si avvicinò alla signora sforzandosi di sorridere.
<< Viaggio lui ha detto viaggio, può per... per... ah per favore darci quell'informazione >> il suo tono era risultato fin troppo gentile per i suoi standard.
<< Oh ma certo giovanotto! >>
La signora disse loro il giorno e riuscirono a farsi dire anche l'anno, la salutarono e lei pizzicò le guance sia a Crowley che ad Azraphel dicendo che avrebbe fatto loro volentieri dei biscotti se fossero andati a trovarla.
<< E' il giorno dopo l'apocalisse >> disse l'angelo.
<< Che evidentemente non c'è stata >> rispose Beelzebù.
<< E' chiaro quello che è successo, Lei ha sistemato tutto riportando le cose così com'erano >> disse Gabriele sollevato.
<< Chissà se all'inferno... se ci sono anche loro, i demoni intendo >> si domandò Beelzebù.
Crowley chinò la testa verso il basso, si concentrò.
<< C'è un gran subbuglio lì sotto, il che vuol dire che anche l'inferno è tornato al suo posto >> disse Crowley.
<< Oh non me l'aspettavo >> disse Beelzebù.
<< Beh allora io devo andare a dare una controllatina, non so in che condizioni sono di sotto, e sono pur sempre il loro principe. >>
Gabriele si avvicinò a Beelzebù.
<< Anche io devo tornare di sopra e ristabilire un po' d'ordine >> le disse.
Beelzebù si incupì. Gabriele le tirò su il mento con l'indice.
<< Ma se sei d'accordo, dopo che avremo assolto ai nosri compiti potremmo vederci qui. >>
Il demone sorrise, capì che Gabriele avrebbe mantenuto la promessa.
<< Sono molto d'accordo. >>
E dopo avergli lasciato un bacio sparì, lui guardò Azraphel e Crowley.
<< Bene, è giunto il tempo che io vada. >>
L'angelo si avvicnò a lui.
<< Non ti ho nemmeno ringraziato per tutto quello che hai fatto >> gli disse.
Gabriele storse il naso.
<< Non ce n'è bisogno >> e anche lui svanì.
L'angelo si rivolse verso il suo demone, si avvicinò e lo baciò sulle labbra.
<< Ora noi cosa facciamo? >> gli domandò.
<< Cenetta al Ritz? >> propose Crowley.
Ad Azraphel si illuminò il viso.
<< Oh sì! >> rispose.
Il demone e l'angelo si allontanarono tenendosi a braccetto, era un nuovo giorno, il giorno del resto delle loro vite e lo avrebbero passato insieme, come tutti gli altri giorni a venire.



Fine.


















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