Anime affini

di Secotidiemori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. Capire l'amore ***
Capitolo 2: *** 1. Sentimenti ***
Capitolo 3: *** 3. Confronti ***



Capitolo 1
*** Prologo. Capire l'amore ***


Sara poteva dire il momento esatto in cui capí cos'era l'amore.
Se ci avesse riflettuto attentamente anche il giorno e l'ora.
Chi glielo aveva fatto capire portava una zazzera di capelli rossi disordinati, due occhi del colore dell'ambra e un sorriso che avrebbe potuto illuminare il mondo, che quel giorno era rivolto solo e unicamente ad un ragazzo dagli occhi blu, un sorriso che raramente mostrava agli altri e un grembiule con babbo natale, rosso e terribile, avvolto intorno ai fianchi.
Sara aveva conosciuto l'amore osservando quello di Hinata Shoyou e Kageyama Tobio.
Si era ritrovata nel mezzo di quella guerra di sguardi (perché di guerra si trattava, nessuna delle due parti voleva cedere per prima) , seduta sul divano del salotto, e anche se la sua vocina coscienziosa le aveva suggerito di lasciar loro un po' di spazio, la sua attenzione non riuscì ad abbandonarli un solo istante.
Fu testimone della nascita (o meglio dell'inizio) di qualcosa che in realtà era nato già da tempo ma che non era stato trattato come avrebbe dovuto, qualcosa che per tutti quegli anni era stato sprecato.
Sara vedeva solo gli occhi di Tobio diventare ancora più scuri, un mare in tempesta.
Shoyou era il faro nel porto e poi era il sole dopo la tempesta.
Tobio glielo aveva detto, durante i suoi lunghi racconti sul ragazzo: quando lo vedi non riesci distogliere lo sguardo.
Come tutte le guerre però ebbe un inizio e una fine, e quella giunse al termine quando la pentola in cucina esplose, spargendo ragù ovunque.
Alla fine avevano mangiato una carbonara a Trastevere, perché per festeggiare l'arrivo di Shoyou a Roma quello era il modo migliore.
Li aveva rassicurati che non aveva bisogno d'essere scortata fino al portone di casa, aveva fatto promettere a Tobio di non sforzare troppo il ginocchio che da qualche giorno gli faceva male (insomma oltre ad essere la sua migliore amica era anche la sua fisioterapista e preparatrice atletica! ) lasciando parecchie cose sottintese e poi li aveva osservati sparire dietro l'angolo, le mani che si congiungevano e due sonore risate.
Senza saperlo quel giorno c'era stato l'inizio di qualcosa anche per lei. 

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Capitolo 2
*** 1. Sentimenti ***


Sara avrebbe ucciso qualcuno prima della fine della giornata, magari uno dei ragazzi responsabili della palestra che, con l'espressione più innocente del mondo le avevano ripetutamente detto che no, non avevano visto da nessuna parte il suo borsone e nessuno tra loro lo aveva preso.
Poi maledice se stessa per la sua ancora troppo scarsa conoscenza del giapponese, che non le permette di esprimere per bene a parole le imprecazioni che le ronzano per la mente.
È al limite, e se solo qualcuno avesse osato sottolineare il suo ritardo allora sarebbe finita in prigione e non avrebbe provato alcun rimpianto.
Alla fine ha optato per prendere in prestito l’attrezzatura fornita dallo stabilimento, osservandola con disprezzo sempre crescente e tristezza verso i suoi attrezzi, dispersi chissà dove, presi da chissà chi.
Uno stronzo sicuramente.
La palestra nella quale si tengono gli allenamenti della nazionale giapponese di pallavolo è enorme, piena di persone e fuori dalla sua portata, ma Tobio aveva insistito per portarla lì, come i bambini quando fanno i capricci, perché lui non si sarebbe fatto toccare da nessuno se non da lei.
Nonostante la serietà del momento non era riuscita a trattenersi dal  sottolineare quanto quella frase suonasse ambigua, e alla fine aveva accettato di essere la sua fisioterapista ufficiale durante tutta la durata del ritiro della nazionale.
La fisioterapista più incapace e con meno esperienza tra tutti quelli forniti dalla nazionale stessa. (Il fatto che fosse anche preparatore atletico era completamente ignorato)
Da quando era arrivata era stata guardata con malizia, poi con crescente disgusto e diffidenza: le sue cose erano scomparse più volte, (felpe, il cellulare due volte, i vestiti dallo spogliatoio e, la più recente,la sua preziosissima borsa con gli attrezzi nuovi che Tobio le aveva regalato proprio per l’inizio di quel nuovo percorso).
Il ragazzo si era arrabbiato, molto arrabbiato, e aveva anche tentato di difenderla, sentendosi rispondere che non ci fossero prove su chi le avesse fatto quegli innocui scherzetti, ma la verità é che a nessuno  fregava nulla di una fisioterapista di venticinque anni italiana.
Non bastavano la sua intera famiglia e i suoi amici che, chi scherzosamente chi meno, le avevano rinfacciato che si era unita al nemico, andando a lavorare in Giappone, no, perché oltre ad essere una traditrice della patria era anche odiata da quella scelta.
Maledetto Tobio e i suoi occhi blu.
Quando lo cerca con lo sguardo lo trova al centro del campo a parlare con alcuni componenti della squadra, Bokuto Koutaro e Wakatoshi Ushijima, il casinista e quel bestione burbero che Sara non riesce proprio a decifrare.
Shoyou saltella poco più distante, schiacciando le alzate di Miya Atsumu, il secondo palleggiatore.
Kiyoomi Sakusa la raggiunge non appena la vede, la mascherina abbassata sul viso perfetto, contratto in un'espressione esasperata.
"Giuro che li uccido prima che finisca la giornata" 
Sara sa benissimo a chi si riferisce e ride divertita, prima di sospirare
"Non me ne parlare. Il mio borsone é sparito
Omi-kun, così aveva preso a chiamarlo anche lei, le poggia una mano sulla spalla stringendola teneramente.
A sorpresa di tutti Sakusa con Sara si era rivelato comportarsi in modo quasi normale nonostante la misofobia, sempre dietro l’angolo pronta a sorprenderlo con un attacco di panico;
Tutti (Miya in special modo) si erano dimostrati sconvolti, e dopo una serie di ‘Omi-Omi a me hai permesso di toccarti dopo mesi” “Omi perché da lei ti fai passare la bottiglietta dell'acqua e da me no? ”“Sakusa guarda che le relazioni tra giocatori e personale non sono permesse”, (regola inventata) tutte ad opera dello stesso Miya che per Sakusa era diventato peggio di una zavorra, un po’ per pena un po’ per esasperazione, Sara aveva dovuto svelare l’arcano: durante una delle prime conversazioni tra loro, aveva consigliato al centrale un prodotto per disinfettare ogni tipo di superficie (particolarmente potente ed efficace),e ne era rimasto così soddisfatto che Sara aveva surclassato tutti i gli amici e compagni diventando la persona preferita di Kiyoomi Sakusa.
Miya l’aveva odiata per un breve periodo, poi uno scappellotto da parte di Tobio lo aveva riportato alla sanità mentale (anche se Kageyama si premurava sempre di sottolineare che Atsumu non l'aveva mai avuta).
La squadra le piace, i ragazzi le stanno simpatici (chi più chi meno),Tokyo è come se lo è sempre immaginata, la cucina è fantastica,l'unica pecca é il rapporto con i colleghi.
"Sono solo invidiosi, lasciali perdere. Che c'era dentro?" 
"Gli attrezzi che mi ha regalato Tobio prima di venire qui. Mi dispiace principalmente per quello" 
Omi alza le spalle "È meglio che glielo dici prima che se ne accorga da solo. Sbraiterà un po' minacciando gente in giro e alla ti comprerà attrezzi più belli. Quel ragazzo ti vizia peggio di un genitore" 
Sara si ritrova suo malgrado ad annuire, poi le urla di Miya “Oomiii vieni a schiacciare le mie alzate” fanno ridere lei e sbuffare Sakusa,che raggiunge comunque il ragazzo.
Ad insegnarle cos'è l'amore furono anche Atsumu Miya e Sakusa Kiyomi.
La prima volta che lo aveva visto Sara aveva inserito Miya nell'elenco delle persone con cui non sarebbe mai potuta andata d’accordo.
Si era dimostrato presuntuoso, arrogante, egoista e un Dongiovanni al limite del ridicolo.
Tobio glielo aveva detto, prima di partire “Stai lontano da Miya, mi raccomando”; quando aveva chiesto spiegazioni a Shoyou il ragazzo ridendo le aveva rivelato che Tobio era solo geloso, principalmente perché era Miya ad alzargli la palla la maggior parte del tempo, e che in realtà l’altro era un ottimo alzatore e una bravissima persona; poi si era ricordata che Shoyou avrebbe trovare piacevole anche un suo ipotetico rapitore.
Da qualche parte aveva letto che solo gli stupidi non cambiano idea.
Erano al ristorante a festeggiare l’inizio del periodo di allenamenti, un ritrovo di amici ed ex compagni di squadra, poche persone ma decisamente casiniste, Sara era leggermente brilla e così il resto del gruppo, anche se tutta la confusione per via del l’alcool passó in un istante appena si rese conto delle condizioni di Sakusa, trasformandosi in terrore e adrenalina.
Il ragazzo era seduto accanto a lei, bianco come un lenzuolo,completamente sudato e il respiro affannato.
Le aveva parlato dei suoi attacchi di panico e di come solitamente li trattasse (e come aiutarlo nel caso gli fosse venuto in sua presenza), ma apprenderlo verbalmente e poi metterlo in pratica erano due cose diverse, così mentre cercava di fare mente locale, le mani immerse nella borsa alla ricerca di guanti e disinfettante per poterlo toccare e Omi che stava sempre peggio, Miya l’aveva spintonata di lato,facendola volare giù dalla panca, si era inginocchiato davanti a Sakusa e gli aveva stretto il viso tra le mani fasciate dai guanti da cui arrivava un forte odore di limone.
Omi ci sono qua io, è tutto ok respira, segui il mio ritmo, va bene?”
Poi le aveva fatto cenno di liberarsi del piatto sporco di fronte a Sakusa e lei aveva agito in fretta, Bokuto che urlava in sottofondo agitatissimo e Hinata che tra l’arrabbiato e il preoccupato le continuava a chiedere se stesse bene.
Fortunatamente Tobio era in bagno in quel momento, altrimenti sarebbe saltato al collo del biondo.
Solo il giorno dopo si sarebbe accorta del livido enorme che aveva sulla coscia, ma le era importato poco.
Sei come un bisonte in un negozio di cristalli Miya” aveva sussurrato Omi una volta ripreso, il viso un po’ più colorito e la presa di Atsumu sulle spalle, le dita che si muovevano in circolo.
I due avevano continuato a bisbigliare fitti tra di loro, Sara a guardarli incantati dalla panca su cui si era immobilizzata. 
Avevano un’intimità che la ragazza aveva già visto, ma che non ricordava dove.
Il giorno dopo Shoyou si fece male durante gli allenamenti e Tobio gli urlò addosso ogni insulto possibile, il tutto mentre lo portava correndo verso di lei a mo’ di principessa, il viso contratto dalla preoccupazione e il centrale che, rosso come i suoi capelli dall’imbarazzo, gli strillava di metterlo a terra
Ecco dove avevo già visto quel sentimento.


 

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Capitolo 3
*** 3. Confronti ***


" Sei sicura che non vuoi che stia con te? " 
" Tobio non ho cinque anni, posso anche stare a casa da sola "
Il ragazzo le lancia uno sguardo poco convinto
 
"Basta che non chiudi tutte le porte a chiave come l’ultima volta. Se succede qualcosa poi faccio fatica ad entrare "
"Va bene papi". Sara gli dà un bacio sulla guancia e scappa via prima che Tobio possa replicare a quel terribile nomignolo, salutando con ampi movimenti del braccio il resto del gruppo poco lontano.
Mentre i giocatori della nazionale alloggiano in una struttura riservata apposta per la squadra, Sara per i successivi quattro mesi avrebbe abitato nell’ appartamento di Tobio, acquistato anni prima e che serviva per le sue brevi soste in città quando andava a trovare la sorella. 
È a pochi minuti dalla palestra, ha un combini a due isolati di distanza e un parco dove va a correre quando vuole rilassarsi. Quel giorno è talmente stanca e demoralizzata che non appena mette piede in casa si fa una doccia, infila il pigiama e dopo un messaggio per la madre, sprofonda in un sonno indisturbato.

È Tobio a svegliarla il giorno dopo, un sacchetto bianco stretto in una mano, una tazza di caffè nell’altra.
Tobio osserva l’amica sforzarsi di tenere gli occhi aperti, i capelli castani arruffati in un nido, e l'espressione così  confusa da farlo sorridere leggermente.
" Ciao…che ore sono? "
"Le sette. Ho pensato che ti meritassi la colazione a letto "
Sara si gira a pancia in su, porta le braccia verso l’alto e si stiracchia lasciandosi andare ad un sonoro sbadiglio. 
" Tobio se non fossi gay portarti a letto diverrebbe la mia missione principale "
" Come se non ci avessi provato i primi mesi " borbotta imbarazzato, accarezzandole un braccio.
Sara ride, aprendo il sacchetto  bianco tirandone fuori una brioche al pistacchio. 
" Tobio sei il migliore "
 
" Non so…ogni tanto mi sento in colpa ad averti costretto a venire qui "
"mhff?" la ragazza manda giù un boccone della brioche prima di riuscire a rispondere " tralasciando il fatto che nessuno riesce a convincermi a fare qualcosa, forse solo mio padre ma per il semplice fatto che è più comodo fare quel che dice che starlo a sentire lamentarsi per ore… guarda che mi sto trovando bene, sono contenta di fare questo percorso insieme. E poi fa curriculum essere la fisioterapista di un campione olimpionico, sai? " scherza, facendolo ridere " anche se da quando sono qui non ho praticamente fatto niente"
 
" Sopporti Shoyou, Bokuto e Miya, questo non è niente "

Tobio aspetta che la ragazza si vesta e prenda le sue cose, ed insieme escono di casa. 
Durante la settimana i ragazzi hanno due giorni di pausa dall’allenamento, corrispondenti al giovedì e alla domenica. Se la domenica è dedicata alle effusioni di coppia,  il giovedì è la giornata con Sara, che passano un po’ a girare la città e un po’ ad allenarsi al parco.
" Quando non ci vediamo segui il piano di allenamento che ti ho dato? "
Tobio la guarda oltraggiato 
" Ovviamente, per chi mi hai preso? "

" Per uno che ha un nervo accavallato sulla spalla duro come una noce. Che cavolo hai fatto? "
Sarebbe stato meglio non chiedere; osserva l’amico arrossire, lo sguardo a vagare ovunque tranne che sul viso dell‘amica.
" Tobio! Oddio ok non voglio sapere… "
" …infatti non te lo racconto perché non sono cose che ti riguardano "
" In qualità di tua fisioterapista e preparatore si, dovrebbero, però so tu e Shoyou state lontano 10 mesi l’anno, per cui ti concedo di recuperare tutti i momenti persi "
" A proposito di questo… " Il ragazzo si fa serio, il labbro inferiore tra i denti e gli occhi che la fissano, come se fosse indeciso se affrontare quell’argomento in quel momento o aspettare. In effetti Tobio ha parlato senza pensare, perché non è pronto a parlare con Sara di come sarà la sua vita l’anno successivo.
Lei lo osserva attenta, gli occhi nocciola spalancati, grandi e dalla forma che gli ricordano quelli di un gatto. Era stata una delle prime cose che aveva notato nella ragazza quando l’aveva conosciuta, insieme ai vaporosi capelli castani.

" Ho fatto ufficialmente richiesta alla mia vecchia squadra a Tokyo…vorrei tornare finita la prossima stagione. Ormai è il momento, io e Shoyou siamo arrivati ai trent’anni e io ho bisogno di costruire qualcosa di solido con lui…non posso passare la vita ad un oceano di distanza, capisci? "
Sara sente il cuore in gola e le mani ghiacciate. 
" Perché me lo stai dicendo? " cerca di controllare il tremore nella voce, quindi tossisce leggermente. Tobio sospira pesantemente " Perché ho paura di come reagirai " ammette. 
Sara non sa se mettersi a ridere o a piangere " Non capisco proprio di cosa stai parlando. Mi mancherai, certo, ma ho vissuto una vita prima di te e la vivrò anche dopo senza di te " lo dice velocemente, un singhiozzo che si ferma in gola.
Sia lei che Tobio sanno benissimo com’era la sua vita prima di conoscersi. Un velo di pesantezza cala tra di loro, e Sara vuole scappare e andare il più lontano possibile.
" Non ti devi preoccupare per me. Me la so cavare. Se ti senti in colpa per qualsiasi motivo- "
" Non mi sento in colpa. Non è di colpa che sto parlando. Sono preoccupato perché ti ho lasciato avere troppo affidamento su di me. E io ci sarò sempre Sara, sempre, ma saremo lontani e non potrò essere lì in dieci minuti come è accaduto finora. Capisci? "
" Lo capisco " risponde lei con acidità, tutta la voglia di stare con lui scompare in pochi secondi " vado a casa, sono stanca "
Tobio vorrebbe afferrarle il braccio e riportala seduta sul prato e continuare quel discorso, ma la ragazza scappa ancor prima che riesca a fare alcun movimento. 


 

C’è qualcosa di strano.
Atsumu, il sorriso affascinante, il ciuffo biondo all’insù e la divisa a fasciargli il corpo scolpito, porge una tazza fumante di caffè a Sara.
La ragazza accetta, sorride al biondo che, come se fosse la cosa più naturale del mondo, le dà un bacio sulla guancia prima di raggiungere il campo e i suoi compagni.
Tobio osserva quella scena disgustato. 
Leggere la confusione anche sul viso dell’amica però lo rasserena, quindi decide di mettere da parte quell’episodio e concentrarsi sull’allenamento.
Durante la pausa l’episodio si ripete, Miya si fa fare un massaggio dalla sua fisioterapista e poi le dà di nuovo un bacio. 
Questa volta la confusione passa anche sul viso di Sakusa, che osserva prima Miya e poi Sara, una scrollata di spalle e poi il solito atteggiamento indifferente mentre torna ad allenarsi.
Quando la sera finiscono gli allenamenti Miya è il primo a fare la doccia ed uscire dallo spogliatoio.
" Tsum Tsum vieni a bere qualcosa con noi? "
" Bokkun scusa, devo accompagnare a casa Sara "
Shoyou osserva l’occhio destro di Tobio tremare.
" Non pensate che Miya sia strano oggi? " chiede Hoshiumi, la maglia al contrario e un asciugamano zuppo sotto al braccio che gocciola ovunque. Sakusa osserva la scena contrariato.
 
" Più del solito? " Motoya dà voce ai pensieri di tutti, poi Yaku ritorna al discorso dando ragione al compagno, " Effettivamente oggi era più agitato del solito. E poi avete visto come girava intorno a Sara-chan? " .
 
Tobio fa fatica a respirare. Shoyou gli tocca un braccio cercando di calmarlo. Quando anche quel gigante silenzioso di Yuudai si trova concorde, Tobio cede al panico.
" Quello stronzo ci sta provando con lei?! "
" Mmh, io non cre- "
" Beh Sara-san è una bella ragazza, quindi non lo escluderei ". Ora ci si mette anche Ushiwaka?
"
 Kageyama calmati "
" Sono calmo "
Shoyou lo guarda con le lacrime agli occhi.
" Allora perché mi stai stritolando un braccio? " 


 

Sara avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava appena Atsumu le aveva porto quella tazza. Certo, con lei era sempre gentile, (dopo che si erano chiariti sula questione Omi ovviamente) e a parte qualche battuta maliziosa che lancia praticamente a chiunque quando é in vena, Atsumu non si era mai dimostrato particolarmente attento a Sara. Un saluto la mattina, qualche battuta durante la giornata e un altro saluto la sera. 
Quella tazza era stato il primo segnale che qualcosa frullava per la testa di Atsumu, se poi ci si aggiungeva quel bacio dato all’improvviso, il dubbio trovava conferma.
Durante la pausa le aveva chiesto un massaggio, “Ho un forte dolore alla spalla Sara-chan” e lei glielo aveva fatto senza problemi, almeno a dimostrare che effettivamente lavorava e non veniva pagata per non far niente, soprattutto dato che lei e Tobio non parlavamo dal giorno prima ed era stata tutta la mattina il più lontano possibile da lui.
Poi il secondo bacio e la richiesta bisbigliata sottovoce “dopo gli allenamenti aspettami che ti accompagno a casa”
Sara si sta immaginando i peggiori scenari possibili mentre aspetta Atsumu fuori dalla palestra.
Può escludere una confessione, è così palese che Atsumu sia innamorato di Sakusa che si chiede come facciano i loro compagni di squadra, che li hanno intorno praticamente sempre a non accorgersene.
 
Forse vuole una mano proprio con quest’ultimo, perché non le viene in mente nient’altro che Atsumu possa volere da lei. 
Il ragazzo arriva da lei correndo, il borsone che gli sbatte sul fianco e il sorriso sul viso. I capelli sono leggermente umidi e si muovono al leggero soffio del vento.
" Eccomi, andiamo? "
Il primo tratto lo fanno in relativo silenzio, prendendo la strada più lunga che passa per il parco.
" Ecco Sara-chan…c’è un motivo se ti ho accompagnato a casa…è un po’ imbarazzante in effetti "
Sara alza un sopracciglio senza dire niente, aspettando che il ragazzo continui.
" Non so se lo sai, ma io ho un fratello, un gemello, si chiama Osamu, abita anche lui ad Osaka, ha un ristorante di onigiri fantastico, è uno chef molto bravo "
Sara inizia a chiedersi quale sia il punto della questione.
"La settimana scorsa c’è stato un incidente con il ristorante e dovrà chiudere per un po’, quindi gli ho proposto di venire qui per passare un po’ di tempo insieme, assistere agli allenamenti e rivedere gli amici…la verità è che mi manca e non stiamo quasi mai separati, però questo non glielo dirò mai " sottolinea, lanciandole un’occhiata diffidente, una leggera minaccia nel tono.
"Ok… e me lo stai dicendo per…? " 
"Perché domani mattina arriverà qui a Tokyo e gli avevo promesso che mi sarei occupato  dell’alloggio, solo che me ne sono dimenticato…quindi mi chiedevo se non lo  potessi ospitare nel tuo appartamento per un po’ " 
 
"Per me non c’è problema, ma la casa è di Tobio, dovresti chiedere a lui…e poi non potrebbe andare in un albergo?" 

Atsumu contrae il viso in un’espressione disperata 
"Samu odia gli alberghi, gli piace cucinare in casa e fa praticamente solo quello…e poi glielo avevo promesso, capisci?! Non voglio dargli validi motivi per prendermi in giro. Per quanto riguarda Tobio…mi odia, secondo te potrà mai darmi il via libera? Se glielo chiedi tu invece… "
" Io e Tobio al momento non ci parliamo " Atsumu aspetta che la ragazza continui, ma non lo fa, quindi la guarda solamente con un sopracciglio alzato. 
"Per me non ci sono problemi Tsumu…ma è per questo che hai fatto così il carino tutta la giornata? Mi hai messo i brividi "
 
Atsumu si gratta imbarazzato la testa, osservandola rosso in viso " Si beh in parte anche per questo "
"E l’altro motivo? " chiede curiosa.
Atsumu le lancia uno sguardo furbo, gli occhi che brillano di  malignità
"Hai visto la faccia di Omi oggi? Ad un certo punto mi ha quasi dato un ceffone, ed ero sudato. Faccio passi da gigante Sara-chan" 

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