Pathfinder: I Figli Della Regina dei Draghi

di Justice Gundam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I fuggiaschi di Svodia ***
Capitolo 2: *** La Fortezza del Voto dei Draghi ***
Capitolo 3: *** Aspiranti ***
Capitolo 4: *** L'inizio della strada ***
Capitolo 5: *** Una rivale per Lemina ***
Capitolo 6: *** Durante gli addestramenti ***
Capitolo 7: *** La Testa Rossa di Tiamat ***
Capitolo 8: *** Infiltrazione a Cantavena ***



Capitolo 1
*** I fuggiaschi di Svodia ***


Pathfinder: Children of the Dragon Queen

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Salve! Sono Justice Gundam, di ritorno con una storia dedicata al mio gioco da tavolo preferito, Pathfinder... e questa volta, affronto una tipologia di storia molto diversa dal mio solito. Questa, infatti, è in pratica una versione narrata di una campagna che sto scrivendo, pensata per personaggi di allineamento malvagio.

Sì, sì, lo so... molti pensano che le campagne per PG malvagi non funzionino. In effetti, ci sono diverse difficoltà che i normali PG di allineamento buono o neutrale non incontrano. Tuttavia, è possibile mettere assieme una campagna per PG malvagi che funziona... e Pathfinder lo ha dimostrato grazie alla campagna ufficiale "Hell's Vengeance" e al prodotto di terza parte "Way Of The Wicked" della defunta Fire Mountain Games. Quindi... ho raccolto la sfida e, mettendo assieme elementi sia di Pathfinder che delle vecchie edizioni di D&D (soprattutto la 3.5 e la quarta), ho deciso di fare anch'io il mio tentativo.

E da questo, ecco a voi questa storia, che seguirà due dei miei personaggi originali, Lemina Verusia e il suo amico/attendente Slayde, nella loro strada lastricata di buone intenzioni... che li porterà inevitabilmente verso un inferno. Spero comunque che sarà godibile... so che non è proprio facile scrivere una storia con protagonisti negativi.  Se si riesce bene, si ottengono personaggi indimenticabili come Light Yagami, Kratos, Diabolik e il duo Kriminal/Satanik, Yuri Nakamura di "Angel Beats"... altrimenti, si rischia di fare solo un pasticcio.

Comunque, lascio a voi il giudizio.

Pathfinder e tutti i marchi registrati ad esso legati sono proprietà della Paizo. Lemina Verusia, Slayde e gli altri personaggi che appaiono in questa storia sono invece di mia proprietà.

Bene, questo dovrebbe essere tutto. Vi lascio alla lettura! Grazie, e a presto! :)

 

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Prologo - I fuggiaschi di Svodia

La tensione era quasi palpabile, in quella giornata di tempo incerto.

Seduti al loro tavolo, in una piccola e anonima taverna in quella cittadina di confine, i due giovani stavano cercando di farsi notare il meno possibile, sollevando solo di tanto in tanto lo sguardo dalla zuppa che stavano mangiando per darsi un'occhiata attorno. Fino a quel momento, nessuno degli avventori aveva espresso interesse in loro - un buon segno, dal loro punto di vista. Sapevano che in ogni caso non avrebbero potuto smettere di guardarsi le spalle, ma se non altro, almeno lì non pareva esserci nessuno di coloro a cui volevano sfuggire. Dopo tanti giorni passati all'addiaccio, a sopravvivere come potevano e a doversi guardare da ogni persona che incontravano, almeno adesso potevano rilassarsi un pochino, e magari mettersi a cercare qualcuno che li potesse portare alla loro prossima meta.

"Sembra che... per adesso la strada sia sgombra, Slayde." sussurrò uno dei due ragazzi - una giovane di non più di diciotto anni, avvolta in un mantello color terra ormai consunto, con un cappuccio che nascondeva in parte il suo bel viso incorniciato da folti capelli di un tenue, inusuale colore rosato. I suoi occhi erano azzurri e penetranti, e in essi si leggeva uno strano misto di rabbia, amarezza e forza di volontà - lo sguardo di una persona con la quale la vita non era stata gentile, ma che ancora era decisa a non farsi sopraffare dagli eventi.

Il suo compagno, un ragazzo che doveva avere la stessa età, era vestito allo stesso modo, con i capelli biondi e gli occhi verdi,  ma i suoi lineamenti erano stranamente affilati e delicati, suggerendo che almeno un po' di sangue elfico scorresse nelle sue vene. Disse di sì con la testa e tornò per un attimo alla zuppa che stava mangiando - niente di eccezionale, in effetti doveva ammettere che era piuttosto insipida ed acquosa, ma se non altro, non aveva il sapore di quella sbobba a cui era abituato, un altro simbolo della schiavitù a cui era stato costretto fino a poco fa.

"Lady Lemina... che cosa avete intenzione di fare, adesso?" chiese il ragazzo biondo, e avvicinò un po' il viso alla sua compagna di viaggio. "Avete un'idea di come fare per superare il confine e raggiungere Epiros?"

La ragazza di nome Lemina riuscì a fare un sorriso, anche nella difficile situazione in cui si trovavano. "Slayde... ti ho già detto che non c'è più bisogno che tu mi chiami Lady. Adesso... adesso siamo pari, io e te. Siamo... entrambi ricercati, e qualsiasi titolo io potessi avere in precedenza non conta più niente."

"Non che davvero mi importasse, anche prima." pensò la giovane donna con rabbia mal celata, e si avvolse un po' di più nel mantello che nascondeva in gran parte il suo aspetto. "Fin da quando sono nata, il nome della mia famiglia è sempre stato un orpello, e niente più. Almeno adesso non devo più sottostare alle loro assurde regole e ai loro sguardi di compassione."

Il ragazzo di nome Slayde fece un gesto con la mano in segno di scusa. "Scusate... è che ormai sono abituato a chiamarvi così, e... credo che mi ci vorrà un po' per farmene una ragione."

"Non importa, Slayde. Non devi scusarti. Comunque, per rispondere alla tua domanda..." riprese la fanciulla, e per qualche secondo restò in silenzio, a pensare intensamente ad una risposta. In realtà, aveva già pensato a qualche possibilità, ma le sue aspettative erano state frustrate. I loro persecutori dovevano aver previsto le loro mosse. La sorveglianza era stata aumentata lungo le strade che conducevano al confine, verso Epiros. E le loro risorse erano quello che erano... avevano ben pochi mezzi per travestirsi o aggirare i posti di blocco che sicuramente sarebbero stati organizzati lungo le linee di confine.

Detto questo, Lemina non era decisa ad arrendersi così facilmente. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che farsi catturare e ritornare alla vita che si era lasciata alle spalle. O alla punizione che la aspettava. Quello che lei e Slayde avevano fatto non era cosa da poco. Un omicidio non era certo il tipo di reato a cui la gente era disposta a passare sopra. Per Slayde, non ci sarebbe stata alcuna possibilità. Nella migliore delle ipotesi, sarebbe stato condannato a morte e decapitato sulla pubblica piazza. Uno schiavo non aveva diritti. Men che mano un mezzelfo, un ibrido visto con raccapriccio e disgusto dalla cosiddetta "civiltà" di Svodia.

Lei, forse, se la sarebbe cavata. Forse la sua famiglia avrebbe fatto tacere le autorità con qualche ricca "donazione" e qualche favore ai piani alti. E avrebbe dovuto di nuovo sopportare Asselia, con quel suo volto da innocentina, quel suo nauseante buonismo e quel sorrisetto saccente, come se sapesse tutto lei. Piccola vipera... credeva forse di essere meglio di lei? Di poterla capire? Vissuta in quella gabbia dorata, servita in tutto e per tutto, la luce degli occhi di suo padre?

Oppure, altra possibilità, anche Lemina sarebbe stata sacrificata al "buon nome" della famiglia Verusia - del resto, lei era sempre stata una figlia illegittima, un errore nato dall'infedeltà di suo padre. E magari suo padre avrebbe pensato bene di consegnarla alle autorità per far vedere quanto lui tenesse all'ordine e alla legalità... Sinceramente, Lemina non era sicura di quale delle due opzioni fosse la peggiore.

La ragazza si impose di non perdersi in questi pensieri oscuri, e concentrarsi sulla cosa più importante - trovare un modo di superare il confine. "Per rispondere alla tua domanda, temo di non avere ancora idea di come fare. Se non altro, finchè restiamo qui siamo un po' più al sicuro. Per adesso, restiamo ad ascoltare. Magari troviamo qualche occasione." affermò, e Slayde disse di sì con la testa, tornando poi al suo pasto. 

Mentre i due compagni di viaggio riprendevano a  mangiare, finendo quello che avevano nel piatto senza dare l'impressione di provarci alcun gusto, il giovane di nome Slayde notò alcuni avventori dall'aspetto non troppo raccomandabile seduti ad un tavolo vicino al loro - probabilmente operai, bassa manovalanza, individui che vivevano la loro vita alla giornata, arrangiandosi e cogliendo ogni opportunità che si presentava loro. O almeno, questa era l'impressione che il ragazzo aveva avuto. Non poteva dire di avere molta esperienza nel loro ambiente... ma poteva almeno simpatizzare con loro, colpevoli soltanto di essere nati in una condizione sociale sfavorevole, e condannati a passare la loro vita a servire chi era più ricco e potente. Quante volte aveva desiderato poter fare di più per sè stesso, per loro e per Lemina, l'unica persona che - solo di recente se ne era reso conto - lo comprendeva veramente...

"Allora, porterai il carico dall'altra parte, ad Epiros?" chiese un uomo muscoloso e calvo, vestito di una giacca e un paio di pantaloni sudici, dopo aver bevuto un sorso di pessimo liquore.

Il tipo a cui stava parlando, un uomo smilzo, con la pelle bronzea e i segni sul volto di una vita difficile, alzò le spalle e sogghignò, mostrando diversi denti malconci e storti. "Come sempre, no? Se non altro, è un lavoro che mi permette di sopravvivere. E le truppe di confine si fidano di me." rispose con voce roca. Sputò per terra, e prese un sorso dal suo bicchiere, ignaro dei due giovani seduti lì vicino.

"Heh. Beato te... visto che si fidano di te, potresti fare un po' più di soldi spacciando un po' di roba illegale oltre il confine." rispose il primo individuo. "Ho sentito dire che quelli della Chiesa di Tiamat cercano armi e razioni. Stanno architettando qualcosa, te lo dico io."

"Baaah. Me ne frega ben poco delle loro beghe. Ma questa idea mi sembra buona. Se non altro, ci ricavo qualche soldo in più... almeno, quanto basta per andare a dormire con la pancia piena." affermò lo smilzo. "Basterebbe trovare qualcosa che possa passare oltre le guardie di confine..."

Slayde era riuscito a cogliere i punti fondamentali del discorso.  Un carico di merce che andava dall'altra parte del confine, fino all'interno di Epiros, e un corriere che aveva il desiderio di guadagnare qualcosa in più. Forse era quello il loro biglietto per la salvezza? Non era un'idea priva di rischi, ma se avesse funzionato...

"Ha... ha sentito, Lady Lemina?" sussurrò il ragazzo alla sua compagna, che mise da parte il piatto e rivolse la sua più totale attenzione al discorso del suo amico. "C'è qualcuno che porta merci oltre il confine, e potrebbe darci una mano."

"Dici? Beh, vediamo un po' se ci può aiutare... tieni le orecchie ben nascoste, Slayde, non abbiamo bisogno che quelli si accorgano delle tue... ehm... origini... e " rispose Lemina dopo un attimo di stupore. Senza farsi notare, frugò nei suoi vestiti e ne tirò fuori un piccolo sacchetto di raso, poi si scambiò uno sguardo di intesa con il giovane, e i due si avvicinarono al tavolo dove i due uomini stavano conversando.

"Chiedo scusa, signori." esordì Lemina con voce calma. Quando si trattava con gente come quella, che probabilmente sarebbe stata disposta a qualsiasi cosa per un po' di guadagno, o anche soltanto per trovare un po' di distrazione nelle loro vite grame, era meglio mostrarsi sicuri, e far credere di essere più forti di quanto in realtà non si fosse. Per fortuna, Lemina poteva vantare un certo carisma e presenza, e le espressioni che i due le rivolsero un attimo dopo le parvero quelle di persone disposte a trattare con lei in maniera adeguata. Per ogni evenienza, comunque, Lemina e Slayde avevano i loro pugnali, nascosti ma a portata di mano...

"Hm? Che c'è, ragazzina? Non siamo qui per comprare." grugnì il tizio più grande. Tappò la sua bottiglietta di alcol di infimo ordine con un gesto della mano, e scosse la testa, forse per tenersi sveglio malgrado i primi segni di una sbronza.

Lemina sorrise lievemente, divertita dall'ironia di quella frase. "Oh, state tranquilli, signori. Per voi ci potrebbe essere qualcosa da guadagnare, per dei rischi adeguati, si intende. Non sono il tipo di persona che fa qualcosa per niente." affermò, e per dimostrare che non mentiva, aprì con cura il borsello, e ne tirò fuori una moneta d'oro, per poi agitarla a pochi metri dall'uomo più magro con un sorriso tentatore. "Che ne dite? Uno di voi ci spaccia fino ad oltre il confine, e l'altro fa da guardia del corpo finchè non siamo dall'altra parte. In cambio, cinque zoti d'oro a ciascuno di voi. Che ve ne pare, signori?"

"Che cosa? Corpo della miseria, se ci sto! Dà qua, dolcezza!" rispose l'uomo più smilzo, la cui voce si era fatta di colpo più chiara e sicura. Lui e il suo compagno allungarono entrambe le mani verso la moneta che Lemina stava mostrando loro, ma la ragazza, senza mai perdere quel suo sorriso astuto, tirò indietro la moneta, e Slayde fissò i due con fare minaccioso.

"Ah, ah. Eh no, sarebbe troppo facile. Uno zoti d'oro a ciascuno ora, e gli altri se riuscirete a portarci oltre il confine senza farci prendere dalle guardie." continuò Lemina. "Altrimenti, cosa ci garantisce che non vi intascherete i soldi e non ci tradirete? Preferisco avere sempre qualcosa su cui ripiegare, signori, non so se mi spiego."

L'uomo più grosso grugnì a si grattò la testa con noncuranza. "Bah. La fiducia, a questo mondo, non esiste più, vero?"

"Sapete com'è, preferisco non correre rischi." rispose Lemina alzando le spalle. "Allora, signori, qual è la vostra risposta? Abbiamo un accordo?"

L'uomo più magro fece una risata roca e disse di sì con la testa. "Va bene, marmocchia, siamo d'accordo. Ma... ci stai chiedendo qualcosa di piuttosto pericoloso, lo sai? Se venissi scoperto a spacciare dei clandestini oltre la frontiera, non la passerei liscia." affermò. "Dieci  zoti per il servizio che mi chiedi."

"Anche per me!" rispose l'uomo più grosso.

Anzichè irritarsi, Lemina fece un sorrisetto arguto. "Sei un negoziatore piuttosto ostinato, eh?" chiese retoricamente. "Bene, mi hai convinto. Sette zoti."

"Nove! E' il minimo, per quello che mi chiedi."

Il sorriso di Lemina si fece minaccioso. "Otto. Ultima offerta. Prendere o lasciare."

I due individui restarono in silenzio per qualche istante, colti alla sprovvista. Non si aspettavano che una ragazza così giovane potesse avere un tale sangue freddo e tenacia. Per un attimo, l'uomo più grande ebbe la tentazione di prendersi i soldi con la forza... ma il suo sguardo colse la mano apparentemente libera di Lemina che si teneva vicina al fianco, sotto il mantello, ed ebbe paura che la ragazza nascondesse un'arma e fosse pronta ad usarla. Quello sguardo intenso non lasciava adito a dubbi... e con lei c'era quel ragazzo che sembrava armato anche lui. Qualcosa gli diceva che faceva meglio ad accettare l'ultima offerta e non chiedere altro...

"E va bene. Accetto." rispose infine. Sperò di non aver dato a vedere quello che aveva pensato.

Il suo compagno sospirò e alzò le spalle. "Anch'io. Vi portiamo oltre il confine e verso il centro abitato più vicino. Ma da lì ve la dovrete cavare da soli." affermò. "E con le tensioni che ci sono tra la Chiesa di Bahamut e quella di Tiamat, avrete una bella situazione per le mani, credetemi."

Lemina non si mostrò impressionata. "Mi prendete per una sciocca? So benissimo che cosa sta succedendo da quelle parti... allora, siete disposti a portarci lì, o mi devo rivolgere a qualcun altro? Non credo che farò fatica a trovare qualcuno disposto ad accettare anche meno di voi per questo semplice lavoretto."

Slayde sorrise lievemente e disse di sì con la testa, sentendosi fiero della determinazione mostrata dalla sua amica. Sperava soltanto di avere anche lui la stessa forza interiore, considerato quello che si apprestavano a fare...

"Tsk... e va bene, hai vinto tu, mocciosa." affermò l'uomo dal volto rugoso. Lemina non smise di sorridere, mentre gettava con noncuranza una moneta d'oro a lui, e poi un'altra al suo compagno. I due presero al volo il loro "anticipo", con l'espressione di chi riteneva di meritare di meglio.

"Il resto alla fine del viaggio." precisò Lemina. "E... se per qualche motivo doveste cercare di tradirci, non pensate che ve la faremo passare liscia. Non saremmo arrivati fin qui se fossimo degli sprovveduti."

Slayde fece un cenno di assenso alla sua compagna di viaggio. Esattamente come si aspettava da lei...

 

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Il viaggio era stato decisamente scomodo e spaventoso, nascosti in una sorta di scomparto ben nascosto sul fondo di un carro, con soltanto alcuni suoni soffocati dall'esterno a dare loro un'idea di dove potevano essere e cosa stesse accadendo. L'aria era viziata, e il calore li aveva ben presto lasciati madidi di sudore. Nel corso di quegli interminabili momenti, Lemina continuava a pensare alla prospettiva della nuova vita che aspettava lei e il suo compagno, e si faceva coraggio tenendo stretta la mano di Slayde, che reagiva stringendola a sua volta. Con l'altra mano, la ragazza stringeva il suo pugnale, pronta ad usarlo nel caso la botola che li nascondeva fosse stata aperta di colpo per rivelare un tradimento. Nessuno di loro diceva una parola, per paura di farsi scoprire...

Ormai avevano perso la cognizione del tempo quando sentirono il carro fermarsi, e la voce dell'uomo dal volto rugoso che dava loro un segnale dall'esterno. Lemina si tenne pronta ad ogni evenienza, mentre la botola si apriva con un cigolio sinistro, e una sciabola di luce del tramonto, accompagnata da un piacevole soffio di aria fresca. L'odore di terra, erba e concime che seguì mezzo secondo dopo, e l'assenza di altre persone che non fossero i loro due "accompagnatori", confermò loro che erano arrivati a destinazione... ma la prudenza non era mai troppa, e Lemina si tenne pronta a sfoderare il suo pugnale.

"Signori, siamo arrivati. Benvenuti ad Epiros." affermò l'uomo più alto e robusto, mostrando il panorama con un gesto della mano che sapeva di sarcasmo. Lemina e Slayde presero entrambi un bel respiro, increduli che una cosa così semplice come l'aria potesse farli sentire così eccitati, entusiasti per la libertà ritrovata.

Il paesaggio che Lemina e Slayde si trovarono davanti, una volta scesi dal carro, fu più o meno quello che entrambi si aspettavano. Una strada sassosa che si inoltrava nell'aperta campagna, affiancata da alcuni alberi radi, e campi coltivati che si alternavano a macchie di erba alta e piannte selvatiche. Qualche abitazione qua e là era l'unico segno di civiltà nelle vicinanze... ma non troppo lontano, lungo il pendio che scendeva dalla collina, i due amici videro un villaggio di edifici bianchi, circondato da un alto muro di palizzata. Non poteva essere a più di mezz'ora di cammino da lì... e anche se sembrava un posto modesto e tranquillo, era senz'ombra di dubbio il primo luogo in cui avrebbero potuto rilassarsi un po', appoggiare la testa su un cuscino senza la paura che qualcuno gliela staccasse.

"Ci siamo... grazie mille, avete fatto quello che vi ho chiesto... ed ora, ecco la vostra ricompensa. In tutto otto zoti a testa, come avevo promesso." disse Lemina dopo essersi presa il tempo di riempirsi i polmoni di aria fresca. Estrasse un po' di monete dal suo borsello, e ne diede sette a ciascuno dei loro "accompagnatori", che provvidero immediatamente a metterseli in tasca. Contenti di poter finalmente smettere di nascondersi, Lemina e Slayde si tolsero i cappucci, e il ragazzo rivelò, assieme ai suoi splendenti capelli biondi, anche un paio di orecchie leggermente appuntite - segno sicuro, assieme ai suoi lineamenti delicati e ai suoi occhi leggermente acquosi, che si trattava di un mezzelfo, un ibrido nato dall'incrocio tra un umano e un elfo.

I due uomini guardarono il ragazzo biondo con un misto di curiosità e disgusto. "Un... mezzosangue? Tsk... se avessi saputo che portavamo un elemento simile con noi, avrei chiesto anche di più." affermò l'uomo più alto. Il giovane mezzelfo non ci fece caso. Era talmente abituato a certi commenti sulla sua natura di mezzosangue, che ormai quasi tutti gli scivolavano addosso come acqua sulle piume di un'anatra.

Lemina gettò una rapida occhiataccia ai due individui, e si passò una mano delicata tra i capelli - voluminosi, leggermente arricciati e lunghi fino alle spalle, erano di un bizzarro colore rosato che dava un'impressione di eleganza e delicatezza... ma in quel momento, c'era ben poco di delicato e sottomesso nell'espressione di Lemina. Se non fosse stato per il fatto che non era il caso di attirare l'attenzione, anche ora che avevano passato il confine, avrebbe sicuramente cercato di dare una lezione a quei due.

"Due persone grette, volgari ed egoiste che giudicano tutto secondo il loro metro, e non sanno guardare oltre il proprio tornaconto personale. Tsk... ce ne sono fin troppe di persone del genere, a questo mondo." pensò tra sè la ragazza, e provò un moto di rabbia, rapidamente represso, al pensiero di ciò che lei e Slayde si erano lasciati indietro a Svodia. No, non avrebbe mai rimpianto di essersi lasciata alle spalle la sua vita precedente. Ora... soltanto ora... cominciava la sua vera vita assieme all'unica persona che aveva davvero cercato di capirla.

"Beh, a questo punto, direi che le nostre strade si dividono." disse infine l'uomo dal volto rugoso.  "Non so che cosa avete intenzione di fare, in questo paese, con la guerra alle porte... ma comunque, non sono affari miei, visto che mi avete già pagato. Godetevi il soggiorno."

Con un grugnito, l'individuo più grande salì nuovamente sul carro del suo collega, che sferzò i muli e cominciò ad allontanarsi con un lieve cigolio, lasciandosi dietro la ragazza e il mezzelfo che continuavano ad osservarli con attenzione, come se volessero essere sicuri che non potessero più costituire una minaccia per loro... e quando finalmente il carro fu scomparso, Lemina gettò indietro la testa, aprì le braccia ed emise una breve risata gioiosa, dando sfogo a tutta la tensione che aveva accumulato nel corso del viaggio.

Era questo, quello che chiamavano libertà? Sentire che finalmente non c'era più nessuno a controllarti, a guardarti dall'alto in basso, a considerarti come un essere inferiore soltanto perchè sei nata in un certo modo? Lemina sentiva che in quel momento, in realtà, non le importava molto di definizioni. Finalmente, lei e Slayde erano liberi. Era stato un viaggio faticoso e difficile... ma ne era valsa la pena.

Ma l'euforia per la ritrovata libertà non durò molto. La realtà era che... senza un piano riguardo cosa fare delle loo vite da quel momento in poi, non sarebbero andati molto lontano.

Per loro fortuna, Lemina e Slayde avevano un piano. E una volta passato il momento di euforia, la giovane abbassò le braccia e il suo sorriso si smorzò soltanto un po'. "Molto bene... da qui in poi, il nostro destino è nelle nostre mani, Slayde. Abbiamo ancora qualche giorno di cammino davanti, prima di giungere a Fort Wyrmpledge. Nel caso ci siano ancora dei ripensamenti o delle incertezze... è il caso che tu lo dica subito. Abbiamo bisogno di essere completamente sicuri di quello che stiamo per fare."

"Unirci alla Chiesa di Tiamat... un sacco di gente dice che Tiamat è una dea tirannica e crudele, che pretende obbedienza assoluta." affermò Slayde. Con l'aria di qualcuno che ha già visto tutto della vita e non può più essere sorpreso, il mezzelfo si sistemò una ciocca di capelli e proseguì. "Ma... questo è quello che dice la Chiesa di Bahamut, vero? E' chiaro che non possono essere obiettivi a riguardo."

"Anche quelli che ci hanno trattato come se fossimo degli esseri inferiori... erano anche loro gente timorata degli dei, che offriva regolarmente preghiere a Bahamut, vero?" rispose Lemina con acredine. "Tsk... la verità è che le persone non sono altro che  degli ammassi di egoismo, avidità e pregiudizi che si nascondono dietro delle maschere di virtù. Fanno tanta mostra di essere devoti e gentili, ma alla fine, l'unica cosa di cui a loro importa qualcosa è il loro tornaconto. E la Chiesa di Bahamut tollera tutto questo..."

"Con la scusa che dobbiamo accettare che gli uomini, i mortali sono imperfetti, e non può esistere un mondo dove non ci sia il male." continuò Slayde. In un momento di rabbia, il giovane mezzelfo tirò un calcio ad un sasso al lato della strada, e lo mandò a rotolare nell'erba alta. "Anche lì a Svodia... tutti quei sacerdoti, quei dotti e quei togati ci dicono... che bisogna avere fiducia negli uomini, e accettare che hanno i loro lati negativi assieme a quelli positivi."

Ci fu qualche istante di silenzio, mentre i due giovani viandanti riflettevano su quello che avevano detto, e l'ambiente al quale erano appena sfuggiti... poi, Lemina inccurvò nuovamente le labbra, e questa volta, c'era qualcosa di strano nel suo sorriso... 

"Ma... non è detto che debba per forza essere così, giusto?" continuò Lemina. "Lo sappiamo già come la pensa Tiamat. Non dobbiamo accettare che le cose stiano così. E non possiamo fidarci del cosiddetto buon cuore delle persone. Qualcuno deve prendere in mano la situazione e cambiare in meglio questo mondo, in cui tutti fanno il proprio interesse, e i potenti sfruttano chi non è un grado di proteggersi. E noi... sappiamo già a chi dare ascolto."

Slayde non cambiò espressione, ma nei suoi occhi verdi si accese una luce di decisione. "Sì... chiederemo alla Chiesa di Tiamat di unirci a loro." affermò. "Se dovessero accettarci... finalmente potremo fare la nostra parte per cambiare questo mondo."

"Esatto." disse Lemina, e una delle sue mani delicate si strinse in un pugno. "Abbiamo sentito sulla nostra pelle cosa significa essere discriminati per quello che siamo, e abbiamo visto come chi è più forte abusi dei propri privilegi. Gli uomini, gli elfi, i nani... si nascondono tutti dietro le loro maschere di virtù, per giustificare le loro azioni. Ma... c'è sicuramente un modo per migliorare le cose. E noi... faremo la nostra parte."

Slayde disse di sì con la testa, e dopo aver preso un altro respiro, godendosi l'aria fresca della campagna e la sensazione di libertà che dava, indicò il villaggio vicino, dove avrebbero potuto passare la notte. "Beh... per il momento, la nostra parte è raggiungere un posto dove dormire e sfamarci." affermò. "Dobbiamo ancora raggiungere Fort Wyrmpledge. E lì... dovremo presentare il nostro caso, e vedere se ci accetteranno come accoliti. Pensi che ci andrà bene? Che ci accetteranno?"

"Dicono che Tiamat accetta chiunque sia disposto a servirla e a diffondere il suo verbo..." rispose Lemina, ora più calma ma altrettanto convinta. "E sono sicura che i sacerdoti ci riterranno degni. Se tutto va bene, la nostra nuova vita comincerà tra pochi giorni, quando saremo arrivati a Fort Wyrmpledge."

La giovane dai capelli rosati porse la mano al biondo mezzelfo, per dirgli che qualunque cosa fosse accaduta da quel momento in poi, se non altro l'avrebbero affrontata assieme. Slayde sbattè gli occhi, esprimendo confusione ed indecisione. Era sempre stato ben consapevole dell'abisso che c'era tra loro dal punto di vista della classe sociale, e anche adesso, quell'ostacolo si ripresentava ad impedirgli di rapportarsi con completa naturalezza con Lemina. Per lui, lei restava ancora Lady Lemina Verusia...

Slayde mise da parte questi pensieri, e afferrò con esitazione la mano di Lemina, che gli diede una stretta gentile, e lo guardò negli occhi facendogli un cenno di assenso. Poi, animati dalla stessa determinazione e voglia di riscatto, Lemina e Slayde cominciarono il loro cammino verso il villaggio vicino.

La strada che avevano davanti si prospettava lunga, difficile e piena di ostacoli... ma erano sicuri che ne sarebbe valsa la pena, alla fine...

 

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CONTINUA...       

              

 

 

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Capitolo 2
*** La Fortezza del Voto dei Draghi ***


Pathfinder: Children of the Dragon Queen

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 1 - La Fortezza del Voto dei Draghi

Quello che Lemina e Slayde stavano vedendo in quel momento, era semplicemente quanto di più imponente i due fuggiaschi di Svodia avrebbero potuto immaginare. Dopo diversi giorni di cammino attraverso terre selvagge, passando attraverso piccoli villaggi e insediamenti, cercando di dare nell'occhio il meno posssibile... finalmente la giovane nobildonna dai capelli rosati e il suo attendente mezzelfo erano di fronte a Fort Wyrmpledge, il luogo che stavano cercando, e il luogo dove forse sarebbe cominciata la loro nuova vita.

"Avete mai visto una cosa simile, Lady Lemina?" chiese Slayde, gli occhi incollati alle alte mura della grande fortezza che si stagliava contro il cielo davanti a loro. Le mura erano fatte di solido granito, talmente lucide da sembrare che riflettessero la luce del sole. Finestre semicircolari dalle vetrate colorate, che rappresentavano figure di draghi, grifoni, chimere ed altre creature simili, facevano immaginare quanto grande e meraviglioso fosse l'interno. E la strada che portava verso l'interno del forte... una grande strada spianata, affiancata da file di alberi dalle fronde smeraldine, e che terminava di fronte ad un enorme portale simile ad un arco di trionfo. Ai lati dell'arco si trovavano due grandi statue che rappresentavano due grandi draghi alati - uno dei quali sembrava avere diverse teste. Altri due ingressi più piccoli erano piazzati ai lati della porta principale, e dalla loro posizione, Lemina e Slayde riuscivano a vedere un'ordinata fila di soldati che entravano attraverso essi, con l'ordine e la disciplina che ci si poteva aspettare da uomini ben addestrati.

Anche da quella posizione, Lemina non poteva fare a meno di ammirarli e di pensare a quanto sembrassero risoluti. L'ordine, l'abnegazione di uomini che combattevano per qualcosa di più grande di loro stessi, la consapevolezza che dietro le loro azioni, anche le più insignificanti, ci fosse un fine ultimo che li spronava... Lemina pensò che forse si stava facendo un'idea un po' romanzata della Chiesa di Tiamat, ma quelle erano le sensazioni che le venivano in mente guardando quella processione. Lì, in quel momento, stava osservando quello che avrebbe potuto essere il suo futuro...

"Siamo arrivati..." sussurrò finalmente Lemina. Quasi non osava credere alla sua fortuna. Finalmente, quello in cui lei aveva sperato stava per avverarsi. Se davvero la Chiesa di Tiamat fosse stata disposta ad accoglierli, anche loro due avrebbero potuto essere tra le fila di quei soldati. E se si fosse dimostrata abbastanza abile, avrebbe anche potuto ottenere una promozione, e diventaare lei stessa una comandante. Sarebbe stato perfetto... con il potere che le sarebbe derivato, avrebbe potuto finalmente portare un po' dell'ordine e dell'uguaglianza che Tiamat predicava in un mondo dominato dal caos e dall'egoismo... "Finalmente siamo a Fort Wyrmpledge... la più grande roccaforte della Chiesa di Tiamat su Epiros... Slayde, questo potrebbe essere il momento più importante delle nostre vite. Se riuscissimo ad entrare... non oso pensare alle possibilità che si aprirebbero davanti a noi!"

Slayde sospirò e sistemò una ciocca di capelli biondi dietro una delle sue orecchie leggermente appuntite. Quelle orecchie che erano state sempre motivo di vergogna per lui, adesso per la prima volta dopo tanto tempo poteva mostrarle senza avere paura dei dileggi delle persone. Non poteva biasimare la sua compagna per l'eccitazione che provava all'idea di entrare a far parte della Chiesa di Tiamat... ma per quanto anche lui fosse contento di avere questa possibilità, era abbastanza ancorato alla realtà da rendersi conto che per il momento si trattava soltanto di questo: una possibilità.

"Non voglio spegnere il suo entusiasmo, Lady Lemina..." esordì. "Ma non siamo ancora stati accettati. Non abbiamo ancora parlato con nessuno. Adesso, dovremmo trovare qualcuno a cui rivolgerci... per chiedere informazioni su cosa dobbiamo fare per farci accettare."

"Lo so, lo so." rispose la giovane nobildonna, ancora eccitata ma un po' più contenuta. "Credo che tutto quello che dobbiamo fare sia... chiedere, no? Ci sarà qualcuno disposto a darci indicazioni, da queste parti. Forza... seguimi, e vediamo di trovare qualcuno."

La ragazza prese un respiro profondo e si incamminò con trepidazione lungo la strada spianata, seguita a breve distanza dal suo fedele compagno. Dapprima lentamente, poi con sempre maggiore decisione, i due adolescenti cominciarono a coprire la distanza che li separava dalla loro meta. Il forte appariva sempre più grande, quasi fosse stato una città murata. Il rumore e le voci dei soldati che si avvicinavano sempre di più facevano eco ai battiti del cuore di Lemina... e finalmente, quando ormai l'arco di ingresso era ad appena qualche decina di metri di distanza, la ragazza vide una coppia di soldati che si dirigeva verso di loro, avendoli notati. Lemina e Slayde si fermarono, in modo da non dare l'impressione di essere troppo baldanzosi o aggressivi, e attesero che i soldati si avvicinassero abbastanza.

"Fermi dove siete. Chi va là?" chiese uno dei due soldati, una lancia di ferro ben stretta nelle mani. Era anche lui un ragazzo, notò Lemina. Doveva avere soltanto un paio di anni più di lei, ma il modo in cui impugnava la sua arma, la cura con cui indossava la cotta di maglia e la sicurezza con cui si portava lo facevano sembrare più grande ed esperto. Sia lui che il suo compagno portavano uno stemma sul torace - una sorta di stella a cinque punte, ognuna delle quali era di colore diverso: bianco, nero, verde, blu e rosso, i colori associati ai draghi cromatici. Quello era il simbolo sacro di Tiamat...

"Siamo... viaggiatori. Non abbiamo cattive intenzioni." Lemina cominciò a parlare, le mani tenute alzate e aperte per far vedere che non nascondeva niente. Slayde fece la stessa cosa, e il secondo soldato si avvicinò per fargli una breve perquisizione. "Se volete controllarci... ma le nostre armi sono legate. Siamo venuti per chiedere di unirci alla Chiesa di Tiamat. Voi siete... iniziati, vero?"

"Siete qui per unirvi a noi, quindi?" chiese il secondo soldato, con tono un po' più accomodante. Slayde percepiva che adesso i soldati si fidavano un po' di più di loro... ma non avevano abbassato del tutto la guardia. "Hm... capisco. Se davvero questa è la vostra intenzione, vi possiamo condurre da uno dei nostri chierici. Loro ascolteranno le vostre richieste, e vi diranno cosa fare. Vi avvertiamo. La nostra Chiesa non è in cerca di tagliagole o briganti da quattro soldi."

"Soltanto chi ha il potenziale per diventare un emissario di Tiamat nel mondo potrà avere accesso alla nostra Chiesa." rispose l'altro soldato. "Detto questo, se pensate di avere le qualità che vi servono... possiamo solo farvi i nostri migliori auguri."

Lemina si sistemò un po' i capelli, cercando di rendersi il più presentabile possibile. In tutti quei giorni di cammino, i suoi pratici abiti da viaggio avevano accumulato polvere e strappi, e i suoi stivali mostravano ormai segni di usura. Nel corso del viaggio, aveva avuto modo di lavarsi soltanto ad alcuni corsi d'acqua, e non era sicura che adesso il suo aspetto fosse quello che si addiceva per presentarsi a qualche esponente di un'istituzione così importante... sperava almeno che ci fosse la possibilità di rimettersi un po' a posto prima di parlare con chi di dovere.

"Siamo qui per aiutare Tiamat nella sua missione di portare ordine nel mondo." rispose Lemina. "Questo luogo è... sia per me che per il mio amico... la nostra migliore possibilità di cominciare una nuova vita. Siamo sicuri di avere le qualità che servono... serviremo Tiamat con la massima dediziione, come fate voi."

Dopo un breve momento di sorpresa davanti alla convinzione di una ragazza così giovane, i due soldati fecero una breve risata, che fece corrugare la fronte a Slayde. Si stavano prendendo gioco di loro? Per fortuna, i due uomini smisero quasi subito e uno di loro mosse la mano davanti a sè per chiedere scusa. "Okay, okay... mi spiace, non era certo mia intenzione prendervi in giro. Il vostro interesse sembra sincero. Ma... spero che gli ostacoli che vi troverete di fronte non vi spaventino. Molti aspiranti si tirano indietro non appena si rendono conto di con che cosa hanno a che fare."

"Beh, vuol dire che loro non avevano quello che serviva loro per essere dei veri soldati di Tiamat." rispose Slayde. I due ragazzi avevano cominciato a farsi guidare verso uno dei due ingressi più piccoli, e adesso Slayde stava dando un'occhiata più da vicino alle statue dei draghi che affiancavano il portale: come avevano immaginato, la statua che sembrava rappresentare un drago con più teste era in effetti una statua di Tiamat, rappresentata con le ali spiegate in tutta la sua terribile gloria. Era un drago imponente e maestoso, con cinque teste ognuna di forma diversa... e ogni testa aveva una configurazione diversa: ciascuna di esse assomigliava a quella di uno dei cinque tipi di draghi cromatici. Il tipico corno nasale dei draghi blu. Le corna ricurve dei draghi neri, e il muso un po' arrotondato dei draghi bianchi... anche soltanto quella rappresentazione statica esprimeva potenza, e al tempo stesso controllo e dignità.

"Heh... molti sono convinti di avere la stoffa, e poi si arrendono al primo ostacolo." ghignò il secondo soldato. "Credetemi, ragazzi, non sareste i primi a farsela sotto. Se credete che servire Tiamat sia un gioco da ragazzi, avete capito male."

"Con tutto il dovuto rispetto..." rispose Lemina, cercando di nascondere l'irritazione. "Siamo appena arrivati, e non abbiamo idea di cosa ci sia da fare. E poi, non ci avete ancora visti all'opera. Come fate ad essere sicuri che molleremo non appena le cose si faranno difficili?"

Resosi conto di essere stato poco diplomatico, il soldato tentò di fare marcia indietro. "Okay, okay, come non detto. Non era certo mia intenzione prendermi gioco di voi, ragazzi. Solo avvertirvi che non sarà una passeggiata, tutto qui."

"E abbiamo visto parecchi aspiranti essere respinti. Non che l'entusiasmo mancasse, anzi." continuò l'altro soldato. Ormai, il gruppo era passato attraverso l'ingresso ed era arrivato in una sorta di grande piazza, dove altri membri della Chiesa di Tiamat stavano passando quel po' di tempo libero che avevano. Lemina si accorse che il piazzale era costeggiato da una lunga fila di sottoportici, nella quale si trovavano degli spacci, degli uffici e altri servizi di questo tipo, rafforzando l'impressione che Fort Wyrmpledge fosse una vera e propria città. Non si sarebbe stupita se da qualche parte ci fosse stato anche un piccolo quartiere residenziale...

Era sorprendente, e al tempo stesso le faceva sorgere spontanee alcune domande. In quel momento erano nella zona di Epiros sotto il controllo della Chiesa di Tiamat, questo era chiaro. Ciò nonostante, era incredibile come Fort Wyrmpledge fosse riuscito a continuare ad esistere e non essere preso di mira dalle forze fedeli a Bahamut, la religione opposta a quella di Tiamat. Sicuramente, un posto così grande doveva costituire un bersaglio prioritario. Che cosa aveva dalla sua la Chiesa di Tiamat per evitare di essere attaccata direttamente?

"Molto bene, adesso siete dentro." affermò il primo soldato. "Continuate in quella direzione... lì, dove vedete quella specie di banco. Troverete uno dei nostri chierici che si occupano di coloro che vogliono fare richiesta di diventare iniziati. Parlate con lui... o con lei, visto che non so esattamente chi sia di turno adesso... e ditegli che siete qui per diventare iniziati. A questo punto, beh, è tutto nelle vostre mani e nella decisione dei nostri superiori. Buona fortuna." Resistette alla tentazione di dire loro che in effetti avrebbero avuto bisogno di un bel po' di fortuna.

E probabilmente, Lemina non si sarebbe scoraggiata nemmeno se lo avesse detto. Con un sorriso che esprimeva decisione e volontà, la ragazza dai capelli rosati si separò dalle loro guide e chinò la testa in segno di ringraziamento. "Bene. Vi ringraziamo comunque per averci condotto fin qui e per averci detto cosa fare." affermò. "Andiamo, Slayde. E' il momento di fare la nostra parte!"

"Certamente." rispose Slayde, e agitò lievemente la mano in direzione dei soldati, che ricambiarono il gesto un po' svogliatamente, e restarono ad osservare i due giovani che si affrettavano in direzione del chierico. C'era un misto di curiosità e incredulità nelle loro espressioni...

"Tu che ne dici, Mikhail? C'è qualche possibilità che entrino nella Chiesa di Tiamat?" chiese uno dei due non appena Lemina e Slayde si furono confusi tra la folla. "Mi sembravano entusiasti, ma non esattamente preparati."

Mikhail alzò le spalle con indifferenza. "Che vuoi che ti dica, Dimitri." rispose. "Ne ho visti tanti come loro. Vengono, credono di essere chissà chi, si scontrano con la realtà e poi spariscono. Sono pronto a scommettere una cena che tra una settimana nessuno si ricorderà più di loro."

 

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Il chierico seduto al banco stava compilando una serie di documenti, quando vide arrivare quei due ragazzi con tutta la decisione e l'entusiasmo tipici della gioventù. Erano passati accanto ad un gruppo di iniziati che non si erano ancora decisi a farsi avanti, e la ragazza con i capelli rosati si era piazzata davanti al banco e aveva cominciato a parlare.

"E' qui... è qui che si fa petizione per entrare nella Chiesa di Tiamat, vero?"

Il chierico, un individuo sulla trentina vestito delle tipiche vesti rosse e nere del culto di Tiamat, alzò lo sguardo con un'espressione di fastidio. Una ragazza umana con i capelli rosati, e il volto che esprimeva una certa arroganza da aristocratica; e un mezzelfo biondo, i cui occhi verdini ed acquosi avevano una strana luce... quella di una persona che aveva già visto il peggio della vita, e che ora era pronto a tutto. Non sembravano tanto diversi da coloro che quasi ogni giorno venivano a chiedere per unirsi alla loro Chiesa, forse spinti dalla prospettiva di soldi facili o di qualche brivido. Era stufo di vedere queste persone che si presentavano lì come niente fosse. Come se quella fosse una compagnia di mercenari o una volgare gilda di avventurieri...

"Voi chi sareste?" chiese il chierico, per nulla impressionato. "Quando ci si rivolge ad uno sconosciuto, sarebbe buona norma presentarsi e dire cosa siete venuti a fare qui."

Lemina si ritirò di un passo, imbarazzata e nervosa. Non era esattamente il modo migliore per fare una prima impressione. Cercò comunque di ricomporsi rapidamente, e si schiarì la voce, cercando di ricordare tutte le norme di galateo che era stata costretta ad imparare. "Chiedo... umilmente scusa per i miei modi ineducati." esordì nel tentativo di appianare almeno un po' la situazione.

"Il mio nome è Lemina... Lemina Verusia... e lui è il mio compagno, Slayde." La giovane ex-nobildonna presentò sè stessa e il suo accompagnatore, nella speranza di fare una buona impressione al potenziale reclutatore. "Noi... veniamo da Svodia... si può dire che siamo fuggiti da lì... ci siamo... lasciati dietro una situazione di cui preferiremmo non parlare, e in questo momento... pensiamo che la vostra chiesa possa darci la possibilità di ricostruire le nostre vite."

"Abbiamo sentito parlare di Tiamat... di quello che state cercando di fare e del nuovo ordine che state costruendo. Noi... pensiamo che sarebbe giusto aiutarvi. Siamo disposti a dedicare le nostre vite a Tiamat e alla sua causa. Se... se voleste accoglierci, noi eseguiremmo la volontà di Tiamat con la massima devozione." continuò Slayde. Le parole uscirono come un fiume in piena dopo un primo istante di esitazione; il mezzelfo stava dando un po' di sfogo a tutta la rabbia, la frustrazione e le speranze disilluse che aveva sperimentato in una vita intera da schiavo. La sensazione di poter parlare liberamente, senza la paura di essere picchiato o preso a cinghiate per aver semplicemente detto quello che pensava, era una sensazione a cui non si era ancora abituato.

Il chierico non cambiò espressione, e si limitò ad osservare attentamente i due giovani senza dire nè sì nè no. Del resto, era ancora troppo presto per formulare un giudizio. Ne aveva visti tanti, di giovanotti impulsivi come loro. Persone che credono di avere quello che serve, ma che alla prova dei fatti si rivelano mancanti. Avventurieri da quattro soldi che avevano scambiato la Chiesa di Tiamat per un luogo dove fare soldi facili. Anche qualche stupido galletto che credeva che unirsi al culto di una "dea malvagia" (come quegli sciocchi della Chiesa di Bahamut liquidavano la loro controparte) li rendesse in qualche modo affascinanti e carismatici. In tutti questi casi, la realtà provvedeva molto presto a far capire a questi stolti come stessero veramente le cose.

E finora, questi due non gli avevano dato motivo di credere che sarebbe andata diversamente. Ma il suo dovere gli imponeva di dare a tutti la possibilità di dare prova di sè, a prescindere dalle sue impressioni iniziali. Con un gesto distratto, prese una penna riposta accuratamente vicino a sè, la intinse nell'inchiostro e scrisse su un foglio i nomi dei due ragazzi.

"Slayde, hai detto? Nessun cognome?" chiese con indifferenza rivolto al mezzelfo biondo.

Quest'ultimo sorrise amaramente. "Sono stato uno schiavo fino a poco tempo fa. Non ho un cognome... so a malapena chi fosse mio padre." rispose.

L'esaminatore accolse questa rivelazione con completa indifferenza.  "D'accordo. E va bene, intanto accomodatevi. Vi faccio strada, e vado a riferire al Gran Sacerdote Cadrak Dragonsworn della vostra richiesta. Parlerete con lui direttamente... non appena vi sarete dati una ripulita. Non penserete certo che vi riceverà nelle vostre condizioni attuali, vero?"

"In effetti..." rispose Lemina imbarazzata. Un'occhiata ai suoi abiti da viaggio era sufficiente a far capire che non avrebbe avuto molto successo in interazioni sociali con persone di una certa levatura...

"Bene. Allora seguitemi, e non fate storie. Sappiate che questa è un'occasione che molto probabilmente non vi capiterà più. Quindi, giocatevela bene." continuò l'uomo. Si alzò dal suo banco, e con un cenno un po' brusco della mano, ingiunse ai due ragazzi di seguirlo verso un corridoio che, a partire da un'apertura poco lontana dal suo "ufficio", si addentrava in uno degli edifici principali del complesso. Il gruppetto che era arrivato prima cominciò a borbottare, seccati con loro stessi per non aver colto la possibilità che avevano ed essersi lasciati prevenire da Lemina e Slayde.

Si stava avvicinando il momento fatidico.  Dopo essersi guardati per un breve momento, i due fuggiaschi seguirono il sacerdote, incamminandosi lungo una serie di corridoi illuminati da qualche lanterna appesa alle pareti. I suoni provenienti dall'esterno vennero smorzati sempre di più, e ben presto, tutto quello che Lemina riuscì a sentire fu l'eco dei suoi passi e di quelli dei suoi accompagnatori mentre si addentravano nel complesso.

Il corridoio si allargò ben presto, e i tre passarono accanto a diverse stanze - anche se non c'era il tempo di fermarsi ed ammirare, Lemina fu in grado di gettare un'occhiata, e ammirare lo stile rigoroso e al tempo stesso elegante con cui tutto si presentava. I mobili disposti ordinatamente, i pavimenti in legno levigato o pietra ben lavorata, anche le decorazioni e le rappresentazioni della loro divinità patrona... la giovane nobildonna aveva l'impressione che tutto esprimesse forza e al tempo stesso controllo. Una forza che avrebbe potuto travolgere chiunque osasse ostacolarla, ma che era tenuta imbrigliata e contenuta, per essere liberata soltanto quando ce n'era davvero bisogno. Una sensazione di grandiosità, di un luogo in cui finalmente aveva trovato ciò che cercava...

Finalmente, la loro camminata terminò davanti ad una grande doppia porta di legno scuro, artisticamente decorata con le immagini di draghi rampanti che apparivano in procinto di scagliarsi l'uno sull'altro. Con una piccola spinta, il chierico aprì le porte, che si spalancarono con un cigolio e diedero accesso a quella che Lemina ipotizzò essere una sorta di sala d'attesa. Ad aggiungersi alla sua meraviglia fu il fatto che anche se era una stanza di dimensioni modeste, aveva anch'essa lo stesso fascino di quelle che Lemina aveva intravisto durante l'arrivo. Il pavimento era di marmo, di un colore ambrato scuro appariscente, ma allo stesso tempo sobrio, e le due finestre che guardavano verso l'esterno erano affiancate da tende di raso rosso, e in mezzo ad esse si trovava una strana lanterna che emanava una luce non troppo prorompente, ma sufficiente a rendere ben visibile ogni angolo della stanzina. Un tavolo in legno scuro finemente intagliato era stato posto al centro della stanza, assieme a quattro sedie della stessa fattura e materiale, e ad una delle pareti era appeso un drappo decorativo di color porpora, sul quale era stato intessuto il simbolo sacro di Tiamat con tessuti di vari colori, tutti ben visibili sulla superficie.

"Siete arrivati." disse il chierico con tono brusco. "Mettetevi comodi e aspettate. Quanto prima vi manderemo degli attendenti, per fare sì che siate presentabili per un incontro con il Reverendo."

"La... ringraziamo per la considerazione." rispose Lemina. Era ancora un po' in difficoltà per il distacco che quell'uomo mostrava nei loro confronti e per l'ambiente in cui si era trovata all'improvviso, e ci mise qualche secondo prima di riaversi abbastanza da dirigersi al tavolo e prendere il suo posto, subito imitata da Slayde. La loro guida si fermò appena il tempo di fare loro un cenno di assenso, poi voltò loro le spalle e si allontanò chiudendo lentamente la porta dietro di sè. I due giovani vennero lasciati da soli, l'uno con l'altra e con i loro pensieri."

Slayde si sedette, spostando appena un po' la sedia di legno raro. Poi, per diversi momenti, i due restarono in silenzio, guardandosi a vicenda come se volessero prendere sicurezza nella reciproca presenza - avevano fatto un passo dal quale non si poteva più tornare indietro, e adesso avevano soltanto sè stessi come punto di riferimento. Avevano fatto la loro scelta, erano arrivati fino a questo punto, e adesso era il momento di attendere, vendersi alla meglio, e sperare in bene.

"Ci siamo..." disse finalmente Lemina, la schiena appoggiata e le gambe allungate sotto il tavolo. Slayde appoggiò i gomiti sul tavolo e si rilassò, guardando intensamente la sua compagna di viaggio. "Siamo arrivati fin qui... e adesso stiamo per parlare con il Reverendo Cadrak Dragonsworn... te la senti? Pensi davvero che abbiamo qualche possibilità di distinguerci? Di fare qualcosa di noi stessi?"

Il biondino mezzelfo restò fermo per un attimo, a raccogliere i suoi pensieri per cercare una risposta che fosse onesta e al tempo stesso non desse a Lemina idea dei suoi dubbi. "Penso... che abbiamo le nostre possibilità." affermò infine. "Certo... sinceramente non mi aspettavo che fosse così... sono anch'io un po' spaesato. Ma se siamo arrivati fin qui, non possiamo fermarci proprio adesso, giusto?"

"Soprattutto se pensiamo che non abbiamo davvero un altro posto dove andare..." rispose Lemina con un sorriso cinico. "Qui almeno le autorità di Svodia non possono raggiungerci tanto facilmente. Ma... ora che ci penso, questo non impedisce loro di mandare qualcun altro. Qualche agente indipendente che non è ristretto nelle sue azioni. Almeno qui non dovremmo temere che vengano a cercarci, anche se dovessero scoprire dove siamo... ma se non dovesse funzionare?"

Slayde scosse la testa. "Non... non dobbiamo pensare a queste cose adesso, Lady Lemina." affermò, a sua volta tentando di mettere da parte le sue paure. "Pensiamo... a fare del nostro meglio per presentarci bene con il Reverendo... in fondo, le nostre intenzioni sono sincere. Credo che sia questa la cosa fondamentale, per il momento."

Lemina fece un cenno della testa, e la sala ripiombò in quel silenzio teso e carico di attesa che regnava fino a poco prima. I due giovani potevano solo aspettare, alzandosi di tanto in tanto per sgranchirsi le gambe, troppo tesi e carichi di speranze ed ansie per scambiare più di qualche parola alla volta. L'attesa si stava prolungando... prima dieci minuti... poi venti... poi mezz'ora...

Finalmente, l'attesa giunse alla fine. I due giovani si voltarono di scatto quando la doppia porta in legno si aprì di nuovo, e il sacerdote che li aveva guidati fin lì riapparve assieme a  quattro iniziati vestiti di anonime vesti grigie, ognuno dei quali portava al collo un piccolo medaglione colorato che, prevedibilmente, rappresentava il simbolo sacro della dea dei draghi. Lemina e Slayde si alzarono immediatamente e si misero sull'attenti in segno di rispetto, e i quattro chierici di rango inferiore si disposero su una fila ordinata lungo il muro della sala d'attesa. Il loro superiore, nel frattempo, si era piazzato davanti a tutti e guardava severamente i due ragazzi.

"Molto bene, aspiranti. Il Reverendo Cadrak Dragonsworn vi riceverà quanto prima. Nel frattempo, credo che sia il caso di rendervi presentabili." affermò dopo qualche istante di silenzio - senza dubbio, pensò Slayde, una studiata tecnica per far loro capire che avrebbero dovuto stare al loro posto. Senza attendere risposta dai due fuggitivi, si voltò verso gli iniziati in grigio e battè le mani per richiamarli all'ordine - un gesto superfluo, dal momento che i chierici di rango inferiore erano rimasti anche loro sull'attenti e con espressioni pronte, quasi tese, come soldati che attendevano ordini. "Iniziati. Questi due ragazzi dovranno presto incontrare Sua Eminenza, che deciderà se potranno unirsi alla nostra causa. Che siano resi adatti a presentarsi al colloquio. Siano lavati, ristorati e sia loro dato un cambio di vestiti, quanto prima possibile."

"Sarà fatto, signore." rispose uno degli iniziati, che sembrava essere il maggiore come età. "Prego, aspiranti... se voleste essere così gentili da seguirci, vi porteremo ai vostri alloggi momentanei, in attesa del vostro colloquio con Sua Eminenza il Reverendo Cadrak Dragonsworn."

"Grazie..." rispose Lemina, messa un po' a disagio dal comportamento del ragazzo in grigio e dei suoi colleghi. Non riusciva a capire se la sua cortesia fosse autentica, o se fosse semplicemente un'affettazione dettata dal bisogno di apparire efficiente e obbediente davanti al suo superiore. Decise comunque di non pensarci su più di tanto, mentre lei e Slayde iniziavano a seguire gli adepti lungo altri corridoi, e poi lungo una piccola rampa di scale scolpite nella nuda pietra, abbastanza strette da impedire di passare in più di due alla volta. Gli iniziati non erano interessati a parlare più di tanto, e si limitavano agettare ogni tanto qualche occhiata a Lemina e Slayde; al massimo, offrivano loro qualche sorriso incoraggiante mentre il gruppo si inoltrava tra le stanze e i passaggi di Fort Wyrmpledge.

Anche considerando quanto dubbia fosse la loro posizione, Lemina non poteva negare che in quel momento, un bagno caldo le appariva una tentazione irresistibile... e un piacere che dubitava avrebbe mai più potuto provare dopo essere fuggita dalla gabbia dorata che era il palazzo della famiglia Verusia. L'idea di un pasto come si deve era altrettanto attraente, qualcosa che fosse un po' più appetitoso delle razioni composte di gallette, frutta secca e carne salata che lei e Slayde avevano mangiato durante il lungo viaggio fin lì.

"Siamo arrivati, gentili ospiti." disse uno degli adepti all'improvviso, e Lemina si fermò di colpo con un'espressione sorpresa quando vide il giovane che mostrava loro due porte di legno scuro che quasi si perdevano nelle file di porte simili che punteggiavano la parete di quel corridoio. "Se vi fa piacere, queste sono le stanze che vi sono state assegnate, almeno temporaneamente."

"Ah... okay, credo che non ci saranno problemi..." rispose Lemina. "Va bene, Slayde... tanto vale accomodarci, a questo punto. Approfittiamo per ripulirci e rilassarci un po' prima che il Reverendo ci riceva..."

"Va bene... entro quanto tempo dovremmo... essere pronti?" chiese il biondo mezzelfo, con la comprensibile esitazione di qualcuno che fino a quel momento non aveva mai avuto la possibilità di dire liberamente quello che pensava.

Un altro accolito lo rassicurò con un cenno gentile della testa. "Non abbiate fretta. Sua Eminenza Cadrak Dragonsworn è una persona che deve sempre gestire molte responsabilità. Prendetevi pure un paio di ore di tempo per rilassarvi un po'. Nel frattempo, provvederemo anche affinchè vi venga servito un buon pasto, e vi siano dati dei vestiti adeguati." affermò. "Nel frattempo, se voleste dare un'occhiata e darci il vostro parere..."

Non si poteva negare che le stanze fossero accoglienti, anche per degli accomodamenti temporanei. Certo, erano piccole, e Lemina non poteva certo paragonarle alla grande camera che aveva per sè nel palazzo della sua famiglia. Però quanto meno era funzionale, pulita, e con tutto di cui lei avrebbe potuto avere bisogno. Ogni stanza aveva due piccole finestre dalle quali si vedeva una sezione della grande città-fortezza e che consentivano una buona illuminazione, e l'arredamento consisteva di un letto, un tavolo con una sedia, un armadio e un baule nel quale custodire tutto ciò che apparteneva loro. Sul tavolo era stata appoggiata una lanterna di vetro contenente una candela già un po' consumata, la cui cera bianca era sparsa sul fondo del contenitore, e un passaggio un po' angusto portava in una stanza da bagno, dove era già stata preparata dell'acqua calda in una vasca di pietra intagliata, un po' rozza ma perfettamente adatta allo scopo.

Per due fuggitivi come Lemina e Slayde, in quel momento non poteva sembrare una sistemazione migliore.

"Direi che è una stanza più che adeguata, grazie mille." affermò Lemina con un sorriso di sincera riconoscenza. "Io e il mio compagno provvederemo subito a prepararci e a renderci presentabili per il colloquio con Sua Eminenza."

"Ottimo. Nel frattempo, vi serviremo un po' di cibo, e vi forniremo degli abiti adatti." rispose l'accolito, chinando leggermente il capo con un sorriso. "Credete che avrete terminato di ripulirvi nel giro di mezz'ora?"

"Sì, ritengo che sia un tempo più che sufficiente." rispose prontamente Slayde. "Va bene... ci rivediamo tra poco. Grazie dell'assistenza."

Gli accoliti fecero tutti assieme un inchino e se ne andarono, lasciando i due aspiranti da soli davanti alle loro camere...

 

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Incredibile come un bagno in acqua calda con una buona sferzata di sapone, un pasto caldo a base di carne e patate, e un vestito pulito potessero far sentire una persona completamente rinnovata. Era da tempo che Lemina non si sentiva così soddisfatta, mentre dava un'occhiata al pratico ma grazioso vestito verde che le era stato preparato, con pantaloni grigi ben attillati e un paio di stivali alti fino a metà polpaccio. Sopra il vestito, portava un corpetto colorato di raso rosso senza maniche, e i suoi capelli erano ora tenuti fermi da un cerchietto nero che risaltava e la faceva sembrare più graziosa ed elegante. La ex-nobildonna non potè fare a meno di concedere un po' alla sua vanità, e ammirarsi per qualche istante, prima di dare un'occhiata fuori dalla finestra e vedere le ombre che cominciavano ad allungarsi.

Era quasi giunto il momento di presentarsi al Reverendo Cadrak Dragonsworn, e Lemina si schiarì la voce - non era il caso di lasciare che qualche esitazione o qualche tremore nella voce la tradissero proprio in un momento così importante della sua vita. Se voleva fare una buona impressione al Gran Sacerdote, avrebbe dovuto presentarsi con sicurezza, ma senza dare l'impressione di essere arrogante. Era il momento di vendersi bene. Tutto dipendeva dal suo modo di porsi, e da un po' di parlantina sciolta.

La giiovane donna passeggiò nel breve tratto che la sua stanza le permetteva, in modo da far sfogare un po' il nervosismo, e poi si sedette sul letto e prese una serie di rapidi respiri. Mormorò a sè stessa qualche parola di incoraggiamento, poi si alzò di nuovo e si passò una mano tra i capelli. Si sentiva pronta... almeno, tanto pronta quanto i suoi nervi le permettessero.

Finalmente, la snervante attesa si concluse. Alcuni leggeri colpi sulla porta annunciarono l'arrivo degli attendenti, e con entusiasmo trattenuto, Lemina andò ad aprire. Come immaginava, erano proprio quei ragazzi che li avevano condotti fin lì... e Slayde era già fuori dalla sua stanza, anche lui vestito per l'occasione. Il ragazzo mezzelfo era vestito di una camicia bianca con sopra una giacchetta scura, un paio di pantaloni lunghi di colore beige e un paio di stivali neri ben tirati a lucido, e stava armeggiando nervosamente con il colletto, nel tentativo di mettere a posto tutte le imperfezioni.

"Sono arrivata... e sono pronta ad incontrare Sua Eminenza." affermò Lemina. Diede un'occhiata al suo compagno e gli strizzò un occhio in segno di intesa. "Ti sta molto bene quel vestito, Slayde. Ti si addice molto."

"Ah... grazie, Lady Lemina. Anche... anche lei sta molto bene." rispose il ragazzo con evidente imbarazzo. "Allora... possiamo andare?"

"Certamente." rispose uno degli accoliti venuti ad accompagnarli. "Prego, seguiteci. Vi faremo strada fino a Sua Eminenza."

Lemina e Slayde fecero come era stato detto loro, riprendendo a seguire gli adepti vestiti di grigio attraverso il dedalo di corridoi e stanze, entrambi preparandosi mentalmente al momento dell'incontro. Dopo qualche minuto di cammino, dopo aver salito un'alta scalinata ed essere passati per un corridoio elegantemente decorato, sotto un grande lampadario di cristalli intagliati in modo da sembrare una pioggia di punte di ghiaccio, Lemina e Slayde si trovarono di fronte ad una grande porta di legno scuro, decorata con un vessillo che portava i colori di Tiamat e il suo simbolo sacro. Non c'era davvero modo di confondersi... e uno degli accoliti fece un cenno con la testa e confermò quello che i due ragazzi stavano pensando.

"Prego, accomodatevi. Sua Eminenza è qui, e vi sta aspettando."

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CONTINUA...       

              

 

 

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Capitolo 3
*** Aspiranti ***


Pathfinder: I Figli della Regina dei Draghi

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: JusticeGundam

 

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Capitolo 3 - Aspiranti

 

"Potete entrare." continuò la loro scorta. "Il Reverendo Cadrak Dragonsworn vi riceverà."

 

Lemina provò un brivido di eccitazione e timore reverenziale non appena ebbe recepito il significato di quelle parole. Erano riusciti a farsi dare udienza. Il sommo sacerdote della Chiesa di Tiamat di Epiros li avrebbe ricevuti. Ora, toccava a loro fare una buona impressione e farsi accettare. La parola del Reverendo Cadrak sarebbe stata definitiva, e da essa dipendeva il loro futuro.

 

Con uno sforzo, la giovane ex-nobildonna controllò le proprie emozioni e rispose all'adepto con un cenno della testa. "Sì, comprendiamo. Grazie... grazie per l'interessamento." affermò infine. Slayde si affiancò a lei, tenendole gentilmente la mano in modo da darle più fiducia, e Lemina strinse un po' la presa per fargli capire che lo stava ringraziando per essere sempre stato al suo fianco. "Ci presenteremo a lui immediatamente."

 

"Ottimo. Buona fortuna, e che la potente Tiamat guidi le vostre parole." L'adepto si mise da parte, permettendo ai due aspiranti di entrare nelle sale della guida spirituale della sua Chiesa. I due giovani vinsero l'esitazione e varcarono con calma la soglia, chiedendosi cosa li aspettasse dall'altra parte.

 

"Perfetto. Ora tocca a te, Lemina. Giocatela bene." pensò la ragazza.

I due compagni di viaggio oltrepassarono finalmente il breve tunnel che li separava dalle sale del Reverendo, e ai loro occhi si presentò uno degli spettacoli più impressionanti che avessero mai visti in vita loro. La sala era imponente, realizzata in un'architettura di altissimo livello che accentuava ancora di più l'effetto che poteva avere sui visitatori: il soffitto a volta, le arcate e i motivi circolari che ornavano le pareti, davano l'impressione che la stanza fosse ancora più grande di quanto non fosse in realtà. Non era molto illuminata, ma quella luce che c'era, proveniente da alcune candele appesa ai muri e da alcune pietre luminose appoggiate sul grande tavolo che percorreva quasi tutta la lunghezza della sala, era più che sufficiente a dare l'idea dell'imponenza e della maestà di quel luogo per lei così misterioso. I mobili erano anch'essi eleganti, fatti in legno duro in uno stile un po' antiquato che comunicava un senso di stabilità, orgoglio e devozione.

Sul lungo tavolo di marmo erano state spiegate delle mappe splendidamente disegnate, con delle figure di marmo ed avorio che probabilmente indicavano le posizioni di eserciti o di qualche altro elemento di interesse. Al capo opposto della sala si trovava una scrivania, sormontata da un drappo sul quale era stato ricamato il simbolo sacro di Tiamat, ormai familiare ai due ragazzi.

 

E seduto alla scrivania, apparentemente ignaro della loro presenza, si trovava il Reverendo CadrakDragonsworn, suprema guida spirituale della Chiesa di Tiamat di Epiros.

Lemina e Slayde si avvicinarono lentamente, accompagnati solo dal suono dei loro passi. Il Reverendo era seduto al suo posto, stoico e deciso come soltanto un nano era in grado di fare. Una piccola luce magica in forma di una sfera luminosa fluttuava accanto a lui e gli forniva l'illuminazione di cui aveva bisogno per il suo lavoro. Stava leggendo alcune pergamene piazzate ordinatamente sulla scrivania, e ancora non dava l'impressione di essersi accorto di loro...

 

"Benvenuti, aspiranti." La voce baritoneale del Reverendo li colse di sorpresa e smentì la loro impressione iniziale. Lemina provò un brivido quando l'alto sacerdote alzò lo sguardo e rivelò un volto duro, dagli occhi profondi, i lineamenti acuti e l'espressione severa, i baffi e la barba neri decorati con delle piccole bande di metallo che li tenevano in ordine. Il Reverendo CadrakDragonsworn era tarchiato e massiccio come la maggior parte dei nani che Lemina aveva visto - non che lei ne avesse visti molti, beninteso, ma quando la gente diceva che i nani erano stoici e solidi come la roccia e il metallo che amavano lavorare, era per un motivo ben preciso. Ma nel caso del sommo sacerdote di Tiamat, i tratti tipici dei nani sembravano essere stati portati addirittura ad un altro livello. Il suo elegante abito rosso non riusciva a nascondere il torace ampio e le braccia muscolose, sicuramente frutto di una vita di duro lavoro. Sopra i vestiti, indossava un robusto pettorale in acciaio, e quando si alzò in piedi per accoglierli, Lemina sentì un suono metallico, come se anche le suole dei suoi stivali fossero state rinforzate in ferro. Una massiccia arma simile ad un incrocio tra un piccone e un martello da guerra era appoggiata al fianco della scrivania ed emanava una fioca ma percettibile aura di energia.

 

Lemina e Slayde rabbrividirono. Malgrado lei fosse (soltanto un po') più alta del Reverendo, quest'ultimo emanava una tale presenza, carisma e forza di personalità che Lemina si sentiva piccola in confronto a lui. Entrambi restarono fermi al loro posto, mentre il massiccio nano li scrutava con attenzione.

"Inchinatevi dinnanzi a Tiamat, la nostra potente regina." ordinò Cadrak. La sua voce era calma, controllata e ben scandita, ma forse proprio per questo ebbe un effetto ancora maggiore sui due ragazzi, che si piegarono umilmente su un ginocchio e abbassarono la testa.

 

I due giovani aspiranti restarono fermi dov'erano per un po' di tempo, trattenendo il fiato. Sembrava che temessero che anche soltanto un movimento fuori posto avrebbe compromesso le loro possibilità.

 

"Alzatevi." li esortò Cadrak. Lentamente, sia Lemina che Slayde si rimisero in piedi e si misero a posto come potevano. "Molto bene. Ed ora, prego. Accomodatevi. Parliamo... della vostra petizione."

"Vostra Eminenza..." Slayde chinò la testa e si sedette su una sedia di legno scuro posta di fronte alla scrivania. Lemina prese un'altra sedia lì vicino, e si accomodò a sua volta, ma tenne comunque la schiena dritta e le mani ordinatamente appoggiate sulle ginocchia. Senza mai staccare da loro il suo sguardo arcigno, il possente nano ritornò dietro la sua scrivania e si sedette a sua volta. Attese qualche secondo prima di parlare di nuovo, una tecnica ben studiata per metterli in soggezione.

 

"Molto bene. E' stato posto alla mia attenzione che siete interessati ad unirvi alla nostra Chiesa." il Reverendo riassunse la loro situazione in una singola frase. "Ma l'interesse significa ben poco se non c'è autentica devozione. Quindi, quello di cui voglio assicurarmi è questo. Siete pronti a servire la Regina dei Draghi e diffondere il suo verbo di legge ed ordine nel mondo?"

 

Beh, questa era una domanda sulla quale Lemina non aveva dubbi.

 

"Lo siamo, Vostra Eminenza." rispose, sperando di non sembrare troppo smaniosa. "Se lei volesse concederci gentilmente qualche minuto del suo tempo, potremmo spiegarle quali sono le nostre intenzioni, e perchè siamo interessati a servire la potente Tiamat."

"Vorremmo... poter fare una differenza." continuò Slayde. "Aiutare a creare un mondo in cui tutti siano uguali di fronte alla legge della grande Tiamat."

 

L'alto sacerdote si sfregò il mento, lisciando la sua lunga barba ben curata. I due ragazzi avevano l'impressione che stesse cercando di guardare dritto nelle loro menti, per sincerarsi che quello che avevano detto corrispondesse alla verità. Finalmente, sembrò rilassarsi almeno un po', e con un cenno affermativo, diede loro il permesso di parlare.

 

"Molto bene. Cominciamo dunque con le dovute presentazioni." li esortò Cadrak. "Desidererei sapere un po' di più di voi, delle vostre origini, e di cosa vi spinge a cercare un posto tra i fedeli della nostra dea."

 

Lemina riuscì ad accennare un sorriso. "La ringraziamo, Vostra Eminenza." disse. Prese un bel respiro e organizzò rapidamente il discorso. "Il mio nome è Lemina Verusia. Sono nata in Svoda, diciassette anni fa, figlia illegittima di un nobile e di una donna che non ho mai conosciuto. E il mio compagno qui presente è Slayde, un mezzelfo che è... appartenuto... alla mia famiglia fin dalla nascita."

Il sommo sacerdote di Tiamat fece un cenno con la testa. Se stava esprimendo qualche giudizio riguardo la situazione di Slayde, non lo stava dando a vedere.

 

Incoraggiata dalla prima impressione, Lemina si schiarì la voce e andò avanti. "Siamo stato costretti a fuggire dal nostro paese. Non abbiamo più un posto a cui tornare. Se dovessimo essere catturati dalle autorità, Slayde verrebbe sicuramente condannato a morte, e anch'io avrei delle serie possibilità di fare la sua stessa fine. Abbiamo scelto... di ribellarci a questa ingiustizia, e di unirci alla vostra Chiesa per creare un mondo in cui tutti possano essere uguali."

"Io... sono sempre stato discriminato per le mie origini." spiegò Slayde. "Nel nostro paee, i mezzelfi sono considerati inferiori, e spesso diventano schiavi... o nel migliore dei casi, bassa manovalanza. Io... vorrei con tutte le mie forze veder nascere un paese dove tutti vengono trattati allo stesso modo... a prescindere dalle loro origini." Prese un bel respiro, poi proseguì. "I nobili... non possono capire cosa voglia dire essere discriminati... vivere la propria vita sapendo che non si potranno mai avere le stesse possibilità degli altri. Se... se potessi aiutare la Chiesa di Tiamat a fermare tutto questo... allora penso che la mia vita sarà servita a qualcosa."

 

Il Reverendo ascoltò con attenzione i loro discorsi, e rispose con un cenno affermativo della testa. "Molto bene. Vedo che la vostra convinzione è solida." affermò. "Riesco a sentire in voi la lealtà e la devozione che tutti noi dobbiamo avere nei confronti della nostra causa. Le persone parlano tanto di giustizia ed uguaglianza. Ma al momento del dunque, sono pronti ad uccidersi e ad odiarsi per i motivi più meschini. L'unico modo di impedire che questo accada... è costringere le persone a rispettare la legge e l'ordine. Ed è per questo che Tiamat ha fatto di me un suo umile servitore. Affinchè diffondessi il suo credo in questo mondo, e perchè lei diventasse un faro di luce in questi tempi bui."

 

Cadrak si alzò dal suo seggio e cominciò a camminare lentamente attorno ai due aspiranti, che mantennero la calma e attesero con pazienza che riprendesse a parlare. Sembrava essere quello il suo modo di fare - lasciare che il suo uditorio riflettesse su quello che avevano sentito prima di riprendere il discorso, assicurarsi che avessero compreso prima di andare avanti.

 

"Tiamat porta ordine." continuò Cadrak con monolitica certezza. "E noi portiamo nel mondo l'ordine di Tiamat. Questa è la nostra missione. Fare in modo che tutti siano sotto la protezione di Tiamat. In cambio, le persone dovranno rinunciare alle loro aspirazioni egoistiche e accettare di seguire le regole."

"Questa... è un'imposizione che la maggior parte delle persone non saranno disposte a seguire." continuò Lemina, con un sospiro rassegnato. "Alla fine, gli uomini... i nani, gli elfi... tutte le razze che vivono in questo mondo parlanotanto di pace, giustizia ed uguaglianza... ma alla fine, sono tutti animali guidati dall'istinto."

 

"E' per questo che il nostro scopo è quello di mostrare loro che esiste un'altra via... e che se vogliono vivere in pace e sicurezza, devono seguirla. Anche a costo di costringerli. Devono imparare che se continueranno ad agire spinti soltanto dall'egoismo, non ci sarà futuro. è per loro, nè per nessun altro." affermò Cadrak. "Non usiamo i guanti di velluto, questo è vero. Ma è così che bisogna agire affinchè le persone comprendano qual è il loro posto. Questa è la nostra missione. E per questo, ognuno di noi deve essere pronto a combattere e a versare sangue. Il nostro, e quello di tutti coloro che si oppongono al nostro ordine. Per questo, cerchiamo persone che siano devote, abbiano senso del dovere, e siano disposte ad affrontare avversità e autentici pericoli per la nostra missione. Io vi chiedo... ho trovato in voi queste qualità?"

 

Lemina e Slayde rimasero in silenzio, scossi dalle sue parole. Gli ideali che stava descrivendo erano audaci... grandiosi... sicuramente quello di cui parlava era uno sconvolgimento completo del'ordine sociale di Epiros, un tentativo che avrebbe lasciato il segno nei libri di storia anche se fosse fallito.

 

E se per qualche oscuro miracolo fosse riuscito... Lemina rabbrividì per un momento al pensiero di quale sarebbe stato il prezzo da pagare per un simile risultato. Migliaia di persone avrebbero perso la vita prima di raggiungere l'obiettivo che il Reverendo stava delineando. Una guerra che avrebbe sconvolto Epiros, seminando distruzione  morte...

 

Ma... un mondo di pace, sicurezza ed uguaglianza?     

 

Tutto aveva un prezzo, no? Per ottenere qualcosa, bisogna essere disposti a sacrificare qualcos'altro. E per fare in modo che tutti potessero vivere meglio... beh, era davvero un costo troppo alto sacrificare i pochi per il bene dei molti? Forse la gente li avrebbe maledetti nell'immediato futuro... ma una volta che si fossero resi conto che le azioni della Chiesa di Tiamat avevano dato inizio ad una nuova e migliore era... allora sarebbero stati convinti, oltre ogni ragionevole dubbio, che Tiamat aveva fatto la cosa giusta.

 

Lemina si fermò a riflettere. Nella sua vita, aveva diverse volte visitato i luoghi sacri dedicati alle divinità che la gente civilizzata venerava di solito. Heironeous, dio della giustizia. Pelor, dio del sole. Ehlonna, dea della natura... e le divinità dei pantheon dei nani, degli elfi, degli halfling...

Il verbo di Tiamat andava contro gli insegnamenti di tutti quelli che la gente comunemente considerava "gli dei del bene". Tutti loro, anche quelli che ponevano più enfasi sulla legge e sull'ordine... tutti loro parlavano del diritto di ogni essere senziente alla libertà, che nessuna legge poteva prevalere sulla compassione...

 

... Che ne sapevano, loro?

 

Era proprio perchè coloro che dicevano di servire il bene e la giustizia si rifiutavano di tagliare la testa al toro e fare quello che andava fatto, che Nexos era in questo stato disastroso, dove i ricchi e i potenti facevano quello che volevano a spese dei deboli. Come i suoi fratelli e sorelle di "sangue puro", che l'avevano sempre guardata dall'alto in basso solo perchè loro erano figli legittimi. Anche Asselia...

 

Lemina strinse una mano a pugno per la rabbia, ripensando alla sua sorellastra, la preferita di quel verme che voleva essere chiamato "padre" da lei. Con quel faccino innocente, quel sorrisetto ipocrita che trasformava tutti in idioti adoranti, e i suoi vuoti discorsi di carità... dov'era quando Slayde veniva tormentato e punito soltanto per essersi difeso da qualche sopruso? Dov'era quando lei era costretta a nascondersi per non portare "disonore" alla famigliaVerusia e a vivere la sua vita come un grazioso ornamento o un fardello?

 

Tutta quella gentilezza che lei mostrava... era soltanto vuoto compatimento, niente di più. Ma Lemina non aveva bisogno di essere compatita. Quello che lei e Slayde volevano... era la possibilità di risollevarsi e di cambiare questo mondo!

 

"Vostra Eminenza..." disse infine Lemina. "Se la cosa non le dà problemi... io e il mio compagno vorremmo discutere un attimo per conto nostro. Dobbiamo... essere sicuri della nostra decisione."

 

Il Reverendo si dimostrò accomodante, e aprì le mani per dire che avevao tutto il diritto di farlo. "Prego, fate pure. Ne avete tutto il diritto. La scelta di servire la nostra grande regina non è una che va fatta con leggerezza. E' una scelta che cambierà la vostra vita." affermò. "Siate sicuri di voler compiere questo passo, perchè non si potrà più tornare indietro."

 

Bene. Buono a sapersi. Questo era il momento giusto per tirare fuori, una volta per tutte, ogni incertezza ed ogni dubbio. Non sarebbero dovuti essercene, visto che erano arrivati fino a questo punto, ma...

"Slayde." disse Lemina, una volta che si furono appartati per parlare meglio. "Ci siamo. Da qui in poi, non possiamo più tornare indietro. Se hai dei dubbi, è meglio che lo dici adesso. Questa è la nostra ultima occasione di cambiare idea. Allora... sei sempre deciso ad entrare nella Chiesa di Tiamat?"

Il biondo mezzelfo non ebbe dubbi. I suoi occhi luccicarono di decisione, e fece un cenno affermativo con la testa, più deciso che mai a non farsi sfuggire quest'ultima occasione. "Sì, Lady Lemina. Questa è la mia decisione." affermò. "Non ho dubbi. Per troppo tempo i mezzisangue come me sono stati trattati come esseri inferiori. E io... non posso tornare indietro. Adesso, se voglio un futuro, la Chiesa di Tiamat è la mia unica possibilità."

 

Lemina prese un respiro profondo, un po' scocciata dalla decisione con cui il suo amico parlava. Quando erano a Svoda, nella grande villa della famiglia Verusia, Slayde non aveva il permesso di parlare se non quando veniva direttamente interpellato... e anche in quei casi, cercava di dire il meno possibile. Sentirlo esprimersi così, a ruota libera, senza più condizionamenti (o quasi, visto che la chiamava ancora Lady Lemina) era quasi strano...

 

Ma Lemina non restò lì ferma a lungo. "Sì... hai ragione. Sono d'accordo. La gente dice che i seguaci di Tiamat sono dei tiranni... ma loro che ne sanno? Questo mondo ha bisogno di ordine e pace, e se la gente non è in grado di impararlo da sola, allora è il momento di farglielo imparare!"

"Giusto... dicono che Tiamat toglie la libertà... ma a cosa serve la libertà, se la gente la usa soltanto per farsi del male a vicenda?" affermò il mezzelfo. "Se Tiamat può fargli capire qual è la strada giusta, che importa se lo fa con la forza? Qualcosa deve cambiare, e non si può aspettare oltre."

 

Lemina chiuse gli occhi, ripensando alla sua via fino a quel momento. Una vita passata all'ombra della sua famiglia, un orpello indesiderato che non poteva essere gettato via. Se la società di Svodia permetteva che accadessero cose simili... allora tutta questa società andava cambiata, a qualunque costo. Slayde aveva ragione, non si poteva aspettare. Il medico pietoso perde il paziente.

 

Ora era pronta, davvero pronta per il grande passo.

 

"Vostra Eminenza. Abbiamo preso la nostra decisione." affermò infine Lemina, staccandosi soltanto di due passi da Slayde e rivolgendosi all'alto sacerdote. Quando il Reverendo le fece un cenno per dirle che aveva il permesso di proseguire, Lemina e Slayde si misero su un ginocchio in segno di umiltà. "Siamo pronti a servire Tiamat, la nostra grande regina."

 

Per la prima volta da quando lo avevano visto, CadrakDragonsworn fece un accenno di un sorriso. La sua espressione era rimasta invariata, dura e decisa, da quando erano entrati, e Lemina stava cominciando a dubitare che il Reverendo fosse in grado di sorridere. "Avete scelto saggiamente, aspiranti. O meglio, iniziati. Da questo momento, voi fate ufficialmente parte della Chiesa di Tiamat. Servite fedelmente, siate orgogliosi e diffondete il verbo della nostra Regina ovunque andiate. Stiamo combattendo una guerra per inaugurare un'era di pace e prosperità per Epiros... e da qui, per l'umanità intera."

 

"Può contare su di noi, Vostra Eminenza." rispose Slayde, esternamente calmo e dignitoso, ma sentendosi tremare dentro per l'emozione. "Eseguiremo tutti i vostri ordini e la volontà della Regina Tiamat... con la massima devozione."

 

"Perfetto." rispose Cadrak con voce potente, gonfia di orgoglio e decisione. I suoi sensi acuti colsero un suono che proveniva dalla galleria di ingresso. Alcuni passi lenti, quasi ritmati, che si fermarono poco prima di entrare nella grande sala. "Bene. A quanto pare, qualcun altro è arrivato al momento giusto."

 

Incuriositi, Lemina e Slayde si guardarono a vicenda prima di voltarsi verso l'ingresso, e l'alto sacerdote di Tiamatbattè le mani un paio di volte per chiamare la persona che era arrivata in quel momento.

"Mi ha fatto chiamare, Vostra Eminenza." disse la persona che apparve in quel momento dall'ingresso, entrando nel salone accompagnato dal suono di passi metallici. Lemina fu un po' sorpresa di constatare che si trattava di un giovane, che non poteva avere più di due o tre anni più di lei. Tuttavia, il suo portamento era così posato e maturo che sulle prime avrebbe dato l'impressione di averne qualcuno in più. Capelli neri tagliati corti, occhi penetranti in un viso dai lineamenti eleganti, quasi aristocratici, con un tratto delicato che dava l'idea di qualche traccia di sangue elfico, il giovane indossava una corazza a piastre che portava inciso sul pettorale il simbolo di Tiamat, e che copriva parzialmente i suoi vestiti funzionali ma comunque ben tenuti. Portava guanti e stivali di ferro, e un grande scudo dalla forma allungata era assicurato sulla sua schiena, mentre al suo fianco era accuratamente rinfoderata una spada dalla lama larga - più lunga di una normale spada, ma più piccola di uno spadone a due mani, notò Slayde gettando una rapida occhiata all'arma. Anche la voce del ragazzo era intensa e al tempo stesso controllata, una manifestazione in più della disciplina che Tiamat instillava nei suoi fedeli.

 

"Arrivi al momento giusto, Brian." affermò Cadrak, lo sguardo che si spostava verso il nuovo arrivato solo quel tanto che bastava per rivolgergli la sua attenzione. "Questi due zelanti giovani sono stati appena accettati nei ranghi della nostra Chiesa. Li affido a te, in modo che tu li guidi attraverso questo posto e faccia in modo che si possano ambientare."

 

"Come desiderate, Vostra Eminenza." rispose il ragazzo in armatura, chinando umilmente il capo. Raggiunse i due iniziati, che lo stavano osservando come per prenderne le misure, e li salutò alzando una mano. "Vi do il benvenuto nella Chiesa di Tiamat, regina dei draghi e nostra guida. Il mio nome è Brian Spade, guerriero votato al servizio della nostra dea."

 

Lemina restò per un attimo ad osservarlo. Malgrado il suo tono distaccato ed impersonale, Brian le aveva fatto una buona prima impressione. Non esattamente amichevole ma neanche sgarbato, uno che andava al sodo e non sprecava tante parole. "Siamo onorati di conoscerti, Brian. Il mio nome è Lemina... Lemina Verusia... e vengo dal regno di Svoda. Sono qui perchè... credo in quello che Tiamat propugna, e voglio aiutarvi a realizzare la sua visione."

"Io mi chiamo Slayde." si presentò il biondo mezzelfo. "Anch'io vengo da Svoda... diciamo che ho accompagnato Lady Lemina fino a qui. Sia perchè anch'io credo che Tiamat sia la risposta ai problemi di questo mondo... sia perchè ho giurato di aiutare e proteggere Lady Lemina fin da quando lei mi ha salvato dalla schiavitù."

 

Il ragazzo moro di nome Brian anuì, senza dare l'impressione di voler commentare in alcun modo. "Capisco. In tal caso, sarà mia premura istruirvi su quello che facciamo qui a Fort Wyrmpledge, e fare in modo che voi possiate orientarvi. Vostra Eminenza, con il vostro permesso... prenderei congedo per fare da guida ai nostri due nuovi iniziati."

 

"Certamente. Ti ho chiamato per questo, in fondo." rispose il Reverendo, la cui voce dava un'evidente impressione di soddisfazione. "Molto bene. Iniziati Lemina e Slayde. Questo è quanto dovevate sapere da me, e adesso Brian vi informerà del resto. Il vostro servizio comincerà domani. La suprema Tiamat si aspetta molto da voi, giovani speranze."

 

Lemina, Slayde e Brian si inchinarono, e il Reverendo tornò al suo posto, seguendoli con estrema attenzione mentre si avviavano verso l'uscita. Quei due ragazzi erano un passo in più verso la rivincita della sua regina, verso la vittoria sui fedeli di Bahamut.

 

Soddisfatto, CadrakDragonsworn mise in ordine alcune delle sue carte e tornò al lavoro. C'era ancora molto da fare, e come alto sacerdote del culto di Tiamat di Epiros, doveva dare il buon esempio...

 

"Molto bene... ci vorrà ancora un bel po' di tempo prima che l'Artiglio possa essere completato." disse tra sè il nano, sfregandosi il mento. "Nel frattempo, meglio consolidare certe alleanze che abbiamo iniziato a costruire..."

 

 

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"Molto bene. Immagino che vi abbiano già dato delle stanze. Quindi, se voleste seguirmi, adesso vi mostrerò dove si tiene il grosso delle attività quotidiane della cittadella." spiegò Brian, mentre conduceva Lemina e Slayde verso un'arcata che dava su un grande piazzale. Dall'esterno, provenivano delle esclamazioni di battaglia, e il clangore assordante dell'acciaio che si scontrava con altro acciaio. Che si trattasse di una sorta di ginnasio o di cortile per gli allenamenti?

La loro ipotesi venne confermata quando uscirono dalla galleria, e videro che si trattava di un grande cortile racchiuso tra delle imponenti mura, all'interno del quale erano state allestite delle piccole arene in legno. Il rumore di combattimento che Lemina aveva sentito veniva dai cadetti che si stavano affrontando in scontri di allenamento - uomini e donne, per la maggior parte umani, ma era presente anche una notevole quantità di semi-umani e umanoidi: nani, elfi, mezzelfi, halfling, gnomi... in particolare, Lemina notò che c'erano molti mezzorchi, cosa che non la sorprese affatto. A causa delle loro origini, dovevano subire una discriminazione particolarmente feroce. Non accadeva spesso che l'unione tra un umano ed un orco fosse consensuale, soprattutto nei tempi passati, quando le guerre con gli orchi erano all'ordine del giorno.

 

"Altre persone che hanno avuto la sola colpa di essere nate in un modo che dispiace a qualcun altro." pensò la ex-nobildonna tra sè. Il suo sguardo cadde su un mezzorco dall'aspetto severo e deciso che stava addestrando alcune reclute in uno spiazzo a pochi metri da loro. Stavano addestrandosi con dei bastoni, e nonostante stesse affrontando tre reclute al tempo stesso, il mezzorco - un individuo alto e dal fisico robusto, la cui pelle verde, i capelli neri tagliati corti e i canini inferiori prominenti non lasciavano alcun dubbio riguardo alla sua razza - riusciva a cavarsela senza problemi, e anzi sembrava quasi trovare divertente l'addestramento. Con movimenti precisi e ben calcolati, il mezzorco ritorceva la forza dei suoi avversari contro di loro, usava il loro numero in modo che si ostacolassero a vicenda, e sfruttava ogni opportunità e ogni piccola apertura a suo vantaggio.

Slayde si fermò a guardare per qualche istante. C'era qualcosa di affascinante nel modo di combattere di quel mezzorco. Potenza, e al tempo stesso controllo. Fierezza e onore. Le sue impressioni sul culto di Tiamat stavano trovando sempre maggiore conferma.

 

"Questo è uno dei cortili dove ci alleniamo, come potete vedere voi stessi." spiegò Brian, fermatosi all'improvviso in un punto un po' meno affollato. "La tabella di marcia di ciascuno di noi prevede l'addestramento al combattimento, commisurato chiaramente alle abilità fisiche di ognuno."

 

"Sì... me ne rendo conto." rispose Lemina con un cenno della testa. "Quindi... ognuno di noiviene esaminato per comprendere quali sono i loro punti di forza, e i loro punti deboli. Questo permette di scegliere il tipo di allenamento più adatto a ciascuno, giusto?"

"E' esattamente questo il nostro ragionamento." rispose Brian, senza cambiare espressione. "Chiaramente, non tutti sono adatti per attività fisiche. Prima di assegnare un iniziato ad una sua unità, è necessario testarlo per renderci conto di ciò a cui ogni iniziato è più adatto. Cerchiamo, per quanto possibile, di fare in modo che ognuno massimizzi l'uso dei suoi talenti."

 

Lemina approvò dicendo di sì con la testa, poi strizzò un occhio nel momento in cui il mezzorco di poco prima sollevò di peso uno dei tizi con cui si stava allenando, e lo scaraventò contro gli altri due, facendo finire tutti e tre a terra come sacchi di patate! Il mezzorco sghignazzò e si avvicinò ai suoi avversari storditi, mettendo in mostra il suo fisico muscoloso e già segnato da diverse cicatrici.

 

"Hah! Ne dovete fare ancora di strada, prima di potervi definire del veri soldati di Tiamat, pivellini!" esclamò con aria vittoriosa. "Tornate in palestra ad allenarvi, e quando vi ripresenterete davanti a me, farete meglio a farmi sudare, o vi ci rispedirò a calci in culo! Forza, scattare!"

 

"S-sissignore, istruttore Thodur!" i tre individui si alzarono di scatto e chinarono frettolosamente il capo davanti al mezzorco, prima di dileguarsi come se avessero avuto le ali! L'istruttore li guardò con un sorrisetto di sufficienza, poi si voltò a colpo sicuro verso Lemina e Slayde, dimostrando loro che era consapevole della loro presenza - forse fin da quando si erano fermati a guardarlo.

 

"E allora? Piaciuto lo spettacolo?" esclamò Thodur, senza mai perdere quel ghigno affabile che per qualche motivo lo rendeva ancora più impressionante. "Voi sareste dei nuovi arrivati, eh? Bene... vedremo quanto durerete. Il nostro Brian vi sta facendo una visita guidata, e vi conviene ascoltarlo."

 

Brian non mostrò alcuna reazione davanti alle parole del mezzorco, e mantenne invece il suo tono tranquillo e formale. "Istruttore Thodur. Vostra Eminenza mi ha affidato il compito di illustrare a questi aspiranti il luogo in cui presteranno servizio. Vuole che siano preparati e che sappiano a cosa vanno incontro." affermò.

 

Thodur annuì lentamente, e l'espressione sul suo volto si fece più seria. Sembrava che quanto meno per Brian portasse un certo rispetto. "Comprendo. Va bene, allora non ti ruberò ulteriore tempo, ragazzo." rispose. "Godetevi il tour, iniziati. E quando ci incontreremo negli allenamenti... beh, spero per voi che siate pronti e che impariate presto. La regina Tiamat non sa che farsene, dei lavativi."

 

Slayde corrugò la fronte e fissò con astio il mezzorco, sentendosi insultato. C'era qualcosa nel tono della sua voce che dava terribilmente fastidio al mezzelfo, come se Thodur stesse deliberatamente cercando di provocarlo... ma Lemina gli fece cenno con la mano di non perdere la calma.

"Non siamo venuti qui con la convinzione di fare una vita comoda." rispose la ragazza con fermezza. "Avrà modo di constatarlo. Per il momento... le auguro un buon proseguimento."

Thodur annuì e sogghignò di nuovo. Doveva ammettere che quella ragazza gli aveva fatto una discreta prima impressione. Se non altro, non era il tipo di persona che perdeva la calma tanto facilmente. Chissà come se la sarebbe cavata negli allenamenti... se però la sua impressione era corretta, la forza di volontà di quella ragazza non era da sottovalutare.

 

E Thodur si vantava di avere un bel po' di esperienza nel valutare i cadetti...

 

"D'accordo. Istruttore Thodur, noi ci congederemmo e riprenderemmo le nostre attività. Buon proseguimento." salutò Brian. Il mezzorco fece un cenno con la testa e riprese ad allenarsi, eseguendo una serie di calci e pugni mentre i ragazzi si allontanavano e camminavano tra le piattaforme in legno su cui i cadetti si stavano allenando.

 

"Spero che l'istruttore Thodur non vi abbia spaventato più di tanto." esodì Brian mentre il terzetto si allontanava verso un'altra ala dell'enorme fortezza. "In realtà, è un ottimo addestratore, ma è piuttosto duro con gli iniziati. E' il suo modo per assicurarsi che solo i più resilienti resistano alle sue lezioni. Ve ne accorgerete quando sarà il vostro momento di misurarvi con lui."

"Da come ne parli, Brian... ho l'impressione che tu abbia già un po' di esperienza con lui." rispose Slayde. Il mezzelfo biondo sospirò e cercò di mettere da parte la cattiva impressione che si era fatto. Non era davvero consigliabile rischiare di inimicarsi qualche superiore.

 

"L'istruttore fa bene il suo lavoro, ed è una persona affidabile." commentò Brian. "Comunque, mettendo da parte queste questioni, riprendiamo il nostro giro. Adesso vi mostrerò la zona residenziale. Non credo che a voi interesserà, visto che noi soldati e voi iniziati alloggiamo entrambi nelle nostre stanze personali... ma lì abitano i congiunti e i parenti di molti di noi. E ci sono anche un po' di negozi in cui potrete comprare tutto ciò che può servirvi."   

Lemina sbattè gli occhi incuriosita. "Perdona la domanda un po' personale, Brian... ma anche tu hai dei parenti che vivono qui, nella zona residenziale?" chiese. Adesso quel giovane dal comportamento stoico cominciava davvero ad incuriosirla.

 

E con grande sorpresa sua e di Slayde, Brian abbozzò un sorriso. "Sì... in effetti sì, mia sorella Alice vive in una piccola casa che ho preso appositamente per lei. Sapete, non potevo lasciarla da sola. Non... non vi annoierò con i dettagli, ma sappiate che ho dei motivi personali per questa scelta." affermò. La sua voce normalmente dura e decisa mostrava adesso più che un accenno di calore umano, e Lemina non potè fare a meno di provare un po' di invidia. Brian dava l'impressione di essere molto legato a sua sorella, l'esatto contrario di quello che lei provava per Asselia... 

"Tranquillo... non andremo certo ad investigare.” Lo rassicurò Slayde. “Non è nostra abitudine indagare tanto sulle motivazioni degli altri. Lady Lemina… era solo curiosa di sapere, niente di più.”

“Esattamente.” Rispose Lemina con un sorriso accomodante. “Comunque, grazie per averne parlato con noi, Brian.”

 

Il giovane moro riprese la sua espressione distaccata. “Di niente. In fondo, anche questo fa parte del mio dovere.” Affermò. “Ma ora è meglio che vi faccia vedere la zona residenziale di cui vi parlavo… e con una certa rapidità, dal momento che abbiamo già un po' di ritardo sulla tabella di marcia.”

“Giusto. Ordine, precisione e rispetto delle regole prima di tutto.” risposela giovane ex-nobildonna, la cui ammirazione per il modo di porsi dei seguaci di Tiamat non faceva che aumentare ad ogni momento. Come poteva essere sbagliato il loro obiettivo? Già da quello che aveva visto, Lemina era giunta alla conclusione di non aver sbagliato. Era proprio quello il luogo a cui lei e Slayde potevano finalmente appartenere… e lei avrebbe fatto l'impossibile per mostrare che lei e Slayde ne erano degni.

 

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Quando Brian li aveva finalmente ricondotti alle loro stanze, era quasi arrivato il crepuscolo. Lemina e Slayde avevano avuto il tempo di vedere tutto quello di cui avevano bisogno, e adesso potevano dire con una certa sicurezza di essere in grado di orientarsi a Fort Wyrmpledge. Era stata una giornata intensa… ma era stata senza dubbio fruttuosa. Ora erano degli iniziati del culto di Tiamat a tutti gli effetti. E non avevano nessun rimpianto. La loro nuova vita poteva iniziare, a dispetto di tutti coloro che avevano cercato di ostacolarli.

 

“Bene. Credo di avervi fatto vedere tutto quello di cui c’era bisogno.” Affermò Brian con un cenno della testa. “Nel caso di fosse qualche altro dubbio, non esitate a chiedermi. Immagino che avremo l’occasione di vederci in altre occasioni mentre facciamo il nostro periodo di apprendistato. I miei migliori auguri, a proposito.”

 

“Ti ringraziamo, Brian. Sei stato di grande aiuto. E… sì, speriamo di vederci presto, e ti facciamo anche noi i nostri migliori auguri.” Rispose Slayde, contento di poter finalmente parlare con qualcun altro che non fosse Lemina o Asselia che non gli rinfacciasse il suo sangue misto. Sembrava davvero di essere in un altro mondo, e il giovane mezzelfo non si era ancora abituato a questa sensazione.

 

Il ragazzo moro chinò la testa mentre si apprestava ad allontanarsi. “Vi ringrazio. Ricordatevi che tra circa un’ora ci sarà la cena. La puntualità è una delle qualità di cui ci facciamo vanto. Con il vostro permesso, ora mi congedo.” Rispose, ricevendo in cambio un inchino da Lemina e Slayde. Poi, con calma e in tutta formalità, Brian si allontanò e lasciò i due fuggiaschi di Svoda davanti alle loro stanze, eccitati e soddisfatti.

 

“Ce l’abbiamo fatta, Lady Lemina.” Disse Slayde, quasi in un sospiro, come se stesse finalmente iniziando a dare sfogo a tutta la tensione e l’emozione che aveva tenuto a freno fino a quel momento. “Ce l’abbiamo fatta… non ne è orgogliosa? Finalmente… abbiamo trovato un posto dove possiamo essere liberi.”

 

“Già… questo è un obiettivo, per il momento…” disse Lemina, sorridendo con gioia sincera. “Ma è solo l’inizio. Ora… abbiamo un altro obiettivo, Slayde. Non c’è bisogno di ricordartelo, immagino. So che faremo entrambi del nostro meglio per raggiungerlo!”

 

Slayde disse di sì con la testa… e restò interdetto, quando Lemina si avvicinò e lo abbracciò affettuosamente. “Ora però andiamo a riposarci, Slayde. È stata una giornata lunga… edomani comincia il nostro addestramento. Dobbiamo fare del nostro meglio. Non saremo due soldati semplici. Saremo due campioni di Tiamat, e saremo padroni del nostro destino.”

 

Dopo un attimo di imbarazzo ed esitazione, Slayde chiuse gli occhi e ricambiò l’abbraccio. Finalmente era il momento di riscattarsi. E lo avrebbero fatto assieme.

 

 

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CONTINUA…       

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** L'inizio della strada ***


Pathfinder: I Figli della Regina dei Draghi

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 4 - L'inizio della strada

 

Il sole di quella mattinata era caldo ed abbagliante, e la giornata si preannunciava radiosa, rispecchiando quello che Lemina provava mentre attendeva che il suo addestramento iniziasse. Era stato un po' difficile prendere sonno quella notte, eccitata com'era all'idea di entrare finalmente diventata un'iniziata della dea-drago che ammirava, ma era stata in grado di riposarsi abbastanza da essere arzilla per il suo primo giorno.

In quel momento, gli iniziati si erano schierati in file ordinate in uno dei cortili della Fortezza del Voto dei Draghi, formando un quadrato davanti ad un grande palco di marmo bianco che sembrava quasi riflettere la luce del sole. In una delle file centrali, la ex-nobildonna restava in piedi in attesa di quello che sarebbe successo - in realtà, nè lei nè Slayde, che si trovava al suo fianco, sapevano di cosa si trattasse, ma Lemina era convinta che il Reverendo Cadrak Dragonsworn, o chi per lui, avrebbe tenuto un breve ma efficace discorso sui loro nuovi doveri come iniziati di Tiamat, e lei per prima non vedeva l'ora di sentirlo.

La ragazza dai capelli rosa si guardò attorno, cercando di imprimersi in mente alcuni volti tra la massa apparentemente anonima di iniziati. In effetti, erano un gruppo abbastanza eterogeneo: per la maggior parte, si trattava di umani, ma Lemina riusciva a vedere anche numerosi membri di qualche altra razza: elfi, nani, un paio di halfling, orchi, goblin...

 

...anzi, era una sua impressione, o uno degli iniziati era addirittura un dragonide?

 

Anche restando ferma al suo posto, Lemina non potè trattenere la curiosità e gettò un'occhiata a colui che più aveva attratto la sua attenzione. Era un umanoide alto quasi due metri che ricordava molto un drago in forma umanoide, ricoperto di scaglie marroncine-dorate con un muso arrotondato e una sorta di "collare" ai lati delle guance e lungo le orecchie. Dalla nuca spuntava una cresta di scaglie ossee di varia lunghezza, che potevano assomigliare ad una capigliatura lunga e folta, e aveva delle grandi mani artigliate con solo tre dita ed un pollice opponibile. Indossava degli abiti da viaggio che certamente avevano visto tempi migliori, e portava con sè una sfera di spesso vetro nero nel quale luccicavano delle strane stelline argentate che non stavano mai ferme.

 

"Un dragonide...? Questa sì che è una novità. Non mi sarei mai aspettata di vederne uno in mezzo agli iniziati di Tiamat." riflettè tra sè la ragazza. Se la memoria non la ingannava, i dragonidi erano per la stragrande maggioranza seguaci di Bahamut il Drago di Platino, la divinità draconica opposta a Tiamat. Che cosa aveva spinto quel particolare individuo a cambiare bandiera? Sicuramente, i dragonidi fedeli a Bahamut sarebbero rimasti inorriditi e sconvolti se avessero saputo di questo "voltafaccia".

"Forse quel dragonide ha subito qualche grave torto dai suoi compagni o dal resto dei fedeli di Bahamut, e adesso si è schierato con quelli che avrebbero dovuto essere i suoi nemici." pensò, notando con ironia che la sua esperienza le stava dando una prospettiva un po' particolare - adesso stava proiettando su un altro quello che aveva passato lei.

 

Il dragonide non sembrava essersi accorto dell'attenzione che Lemina gli stava rivolgendo, o forse se n'era accorto e non lo stava dando a vedere. Difficile dirlo, visto che quel volto da rettile non lasciava trasparire molto. Ma senza dubbio aveva solleticato la curiosità della ex-nobildonna, e la tentazione di presentarsi a lui e chiederlo era forte, ma in quel momento non le sembrava esattamente la cosa più saggia da fare, e non le andava di apparire informale soltanto per appagare una sua curiosità. Chissà se avrebbe avuto modo di scoprire qualcosa di più su di lui.

 

Lemina distolse la sua attenzione dal dragonide e guardò verso il suo compagno di avventura, in piedi accanto a lei con lo sguardo fisso verso il palco. Come tutti i presenti, anche Slayde attendeva, cercando di apparire quanto più stoico possibile... e ciò nonostante, il linguaggio del suo corpo era fin troppo chiaro per la sua amica e complice. Slayde era sempre stato piuttosto emotivo, anche se in quegli ultimi tempi era diventato più bravo a controllare i suoi primi impulsi, e ora che si stava avvicinando l'inizio del loro primo giorno di servizio alla Chiesa di Tiamat, era un fascio di nervi e di emozioni che riusciva appena a tenere a bada.

Lemina si guardò attorno, in modo da assicurarsi che nessuno prestasse attenzione a lei... e mosse un braccio per afferrare la mano a Slayde, in modo da dargli fiducia. Il biondino mezzelfo si rilassò almeno un po', grato per la presenza della sua compagna.

 

Appena in tempo, visto che un attimo dopo, il suono di un gong risuonò nella piazzetta, e tutti gli aspiranti scattarono sull'attenti e guardarono in direzione del palco in un momento di pura eccitazione. Seguì un secondo colpo, e poi un terzo, la cui eco non si era ancora esaurita prima che alcuni soldati che indossavano delle elaborate armature complete di colore argentato, talmente lucide da riflettere i raggi di sole, salissero sul palco, tenendo tra le mani delle alabarde dalle lame scarlatte. Stavano scortando una figura tozza e dall'aria possente, che Lemina e Slayde riconobbero subito come il Reverendo Cadrak Dragonsworn.

 

"E' venuto di persona... anche per lui, dev'essere un'occasione davvero importante..." pensò Lemina con un brivido di eccitazione. "Un momento, e quei due chi sono?"

Lemina notò che il Reverendo era accompagnato da altre due figure, entrambe più alte di lui, con un contegno altero e un'espressione distante che li faceva sembrare quasi alieni... c'era qualcosa di strano in quei due, come se avessero qualcosa di più che umano.

 

La figura più vicina al reverendo era un uomo, anche se il suo aspetto era stranamente delicato, quasi androgino. Alto, algido, vestito di una toga bianca quasi scintillante con una cintura dalla fibbia argentata alla cintola e un paio di sandali, teneva tra le mani un bastone ornato di eleganti borchie dorate, con la raffigurazione di un drago che spalancava le ali in cima ad esso. Era completamente calvo, cosa che rendeva il suo aspetto ancora più inusuale, e l'espressione del suo viso, malgrado l'apparente gioventù, sembrava quella di una statua, scolpita ed immutabile neel suo stoicismo.

 

La seconda figura era invece femminile: una donna splendida, talmente bella da risultare addirittura inquietante nella sua perfezione, con lunghi capelli argentati e ricci che scendevano dolcemente sulle spalle e lungo la schiena, e un vestito senza maniche disseminato di lumini iridati che scendeva lungo il suo corpo fino quasi alle caviglie. La sua espressione era diversa da quella dell'uomo, ma anche in lei c'era qualcosa di strano, distante ed incomprensibile. Il suo sorriso era appena accennato, e la sua carnagione pallida e i suoi occhi di un blu inquietante le davano un aspetto freddo, spietatamente razionale.

 

Lemina riuscì a distaccare lo sguardo dai due misteriosi individui, e si sentì girare la testa per la strana sensazione che l'aveva attanagliata per un breve istante. Rimproverandosi di essersi lasciata distrarre da così poco, la giovanissima ex-nobildonna si impose mentalmente di stare il più attenta e posata possibile. Il Reverendo aveva raggiunto il centro del palco, e le sue guardie avevano formato due ali perfettamente simmetriche ai suoi lati, le alabarde sollevate in modo da formare un'impressionante selva di lame. I due misteriosi individui si posero uno a ciascun lato del Reverendo, e l'uomo calvo alzò lo scettro dorato, per fare cenno ai presenti di prestare attenzione al discorso.

"Ascoltate!" esclamò. Anche la sua voce aveva qualcosa di strano... era una voce forte, autoritaria, quasi musicale. "Ascoltate dunque! La nostra guida, il reverendo Cadrak Dragonsworn, vi parlerà! Le sue parole sono quelle di Tiamat, nostra regina e dea!"

 

Il silenzio calò immediatamente sulla piazzetta d'armi, interrotto solo da qualche rumore di sottofondo appena percettibile. I soldati che accompagnavano il reverendo pestarono un piede a terra in sincronia quasi perfetta, mentre i due attendenti si inchinavano alla guida spirituale della Chiesa di Tiamat. Il possente nano si schiarì la voce, apparendo davanti agli aspiranti in tutta la sua autorità - la pesante armatura che indossava sopra i vestiti era accompagnata da un cerchio metallico rosso indossato attorno alla fronte, che a Lemina, dalla sua posizione, appariva come una corona. I suoi stivali metallici, la barba ben curata, lo sguardo aquilino... tutto contribuiva a farlo sembrare ancora più impressionante e carismatico. Legata alla schiena, portava con sè quella strana arma che Lemina aveva visto vicino a lui nel suo ufficio, soltanto il giorno prima.

 

Gli aspiranti fecero silenzio mentre Cadrak faceva scorrere il suo sguardo severo lungo la folla, e attesero con pazienza che iniziasse il suo discorso. Finalmente, dopo qualche secondo passato ad assicurarsi di avere l'attenzione di tutti, Cadrak Dragonsworn prese fiato e iniziò a parlare.

 

"A tutti coloro che sono arrivati fin qui, estendo le mie congratulazioni per essere riusciti a superare le vostre prime prove." esordì, per poi fare una pausa e dare un cenno di assenso. "Avete dimostrato determinazione, coraggio e coscienza di ciò che deve essere fatto, e di questo devo rendervi merito. Benvenuti quindi nella Chiesa di Tiamat, dove la nostra dea, la grande regina dei draghi, vi guiderà verso la realizzazione di una società veramente giusta ed equa."

 

Cadrak si fermò di nuovo, in modo da permettere alle sue parole di imprimersi nella mente dei suoi iniziati. "Tiamat si prenderà cura di tutti voi. Ma siate consapevoli che la grazia della nostra regina non è incondizionata. Ognuno di noi, a partire dal sottoscritto, ha il dovere di dimostrarsene degno, e di operare secondo le sue capacità per fare sì che la sua visione si realizzi. Perchè parlare di una società migliore senza fare nulla per realizzarla non è che fumo al vento. E perciò, come è mio dovere prendermi cura di voi e guidarvi, è vostro dovere adoperarvi con tutte le vostre forze per gli ideali della nostra regina."

Ancora una pausa, e l'uomo calvo che stava in piedi a fianco del reverendo mosse appena un po' la testa, in quello che Lemina interpretò come un segno di approvazione.

 

"Siate ben consapevoli dei vostri doveri." continuò Cadrak. "Io sono la vostra guida e il vostro protettore, ma sono anche colui che in questo paese lacerato dalle tensioni esegue la volontà della grande Tiamat. Sappiate che non saranno tollerate insubordinazioni, e ogni tentativo di ribellione verrà prontamente stroncato. Ricordatevi che io sono giusto, ma so anche essere spietato."

 

Lemina annuì tra sè, approvando questo sistema. "Ha ragione. Le regole devono valere per tutti. Dobbiamo mettere da parte i nostri egoismi e le nostre emozioni, se vogliamo fare quello che è veramente giusto per Epiros, e per Nexos. La disciplina prima di tutto."

 

"Ma con i vostri doveri, verranno anche i privilegi di cui dimostrerete di avere diritto." Il reverendo riprese il suo discorso. "Tiamat vi ricompenserà per quello che vi dimostrerete capaci di fare, sia in questa vita che in quella successiva. I nostri nemici, il governo di Epiros e la Chiesa di Bahamut, dispongono entrambi di grandi quantità di risorse, che dovranno essere poste a miglior uso; e parte di queste risorse andranno a voi, per premiarvi del vostro impegno e dei vostri successi. Chi di voi si dimostrerà capace potrà inoltre ottenere un grande potere, sia personale che temporale. Una volta che avremo sconfitto la Chiesa di Bahamut e rovesciato l'attuale governo di Epiros, sostituiremo l'ordine attuale con il nostro."

 

Cadrak fece un passo in avanti, e il suo sguardo si fece ancora più acuto. Qualcosa di oscuro brillò nelle sue iridi e fece correre un brivido lungo la schiena dei più vicini. "E per molti di voi, questa rappresenta anche l'opportunità di avere giustizia." affermò. "Quanti di voi hanno sofferto per le disparità di questa società che si autodefinisce giusta? Quanti di voi ancora anelano ad una giusta punizione per coloro che vi hanno sottratto qualcosa? Tiamat vi darà anche questa possibilità. Dunque siate fieri di quello per cui state combattendo. Servite con orgoglio e con onore. Spazzate via i nostri nemici, e fate sapere ad Epiros e al mondo intero che non potranno più crogiolarsi nel caos e nell'illegalità. Che la nostra regina è finalmente arrivata, e che nulla avrà il diritto di impedirle di portare il suo nuovo ordine. Questo è tutto. Auguro buona fortuna a tutti voi."

 

L'alto sacerdote terminò il suo discorso chinando la testa, e il suo uditorio lo accolse con un sentito applauso, a cui i suoi due attendenti e i suoi soldati si unirono pochi istanti dopo. Lemina sorrise fieramente, continuando ad applaudire con entusiasmo. Era il discorso che sperava di sentire. Quello che ci voleva per dare a lei e al suo compagno la giusta carica. Ora più che mai era decisa ad andare fino in fondo e servire Tiamat con tutte le sue forze.

 

Cadrak fece un cenno alla donna dai capelli argentati che si trovava accanto a lui, e quest'ultima sorrise velatamente prima di rivolgersi agli iniziati. Quando parlò, la sua voce aveva anch'essa un timbro un po' particolare - era una voce dolce ed armoniosa, ma c'era un sottofondo un po' strano... come se provenisse da più direzioni nello stesso momento, creando una suggestiva eco.    

 

"Permettetemi di presentarmi. Il mio nome è Lyzin, e questo che vedete con me è il mio... stimato collega... Zaltian." esordì la donna, indicando con una mano il giovane calvo vestito di bianco accanto a sè. Strano, pensò Lemina. Quando aveva detto 'stimato collega', la ragazza dai capelli rosa era sicura di aver sentito una punta di sarcasmo... ma forse era soltanto una sua impressione.

"Ora, cominceremo il vostro addestramento. Ognuno di voi verrà valutato in base alle sue capacità e ai suoi punti di forza." La voce suadente della donna ebbe un effetto rilassante, quasi ipnotico, sull'uditorio. Slayde ebbe l'impressione che anche i soldati che affiancavano il reverendo si fossero un po' rilassati. "Ovviamente, ci aspettiamo che tutti voi facciate del vostro meglio. Se lo farete, i nostri osservatori potranno valutarvi con maggiore obiettività. Prego, seguitemi. Reverendo Cadrak, con il suo permesso."

 

"Prego." rispose l'alto sacerdote, e con un gesto della mano diede a Lyzin il permesso di condurre gli iniziati verso le aree di addestramento. Con ordine, gli iniziati seguirono la misteriosa donna, e Lemina e Slayde si guardarono a vicenda per farsi un po' di coraggio. I due giovani si scambiarono un sorriso determinato, e cercarono di prepararsi mentalmente a quello che li aspettava, di qualunque cosa si trattasse.

 

oooooooooo

 

"Questo... non è esattamente quello che mi aspettavo come prima prova." commentò Slayde, con un'espressione di imbarazzo stampata sul volto. Lui e Lemina erano stati mandati in un'altra piazzetta, dove era stata loro consegnata loro una leggera uniforme grigia senza maniche, con un paio di pantaloni lunghi e una cintura legata in vita, accompagnata da un paio di leggere scarpe nere. Erano stati mandati in alcuni camerini privati per cambiarsi... e adesso, Slayde era stato chiamato per salire su una sorta di ring fatto di legno levigato, in piena vista del resto degli iniziati. "Ehm... e adesso, cosa dovremmo fare, esattamente?"

 

"Non... non ne ho la più pallida idea! Forse... ehm... si tratterà di un allenamento con qualche altro iniziato?" azzardò Lemina, un attimo prima che una figura massiccia e fiera si avvicinasse al ring. Con grande sorpresa dei due fuggiaschi, si trattava di qualcuno che avevano già visto in precedenza!

 

"Adesso sarò io il vostro esaminatore. Ti ricordi di me, vero, signorino?" esclamò Thodur, il mezzorco lottatore che Lemina e Slayde avevano visto il giorno prima, mentre Brian faceva loro una visita guidata del luogo. Vestito soltanto di un paio di pantaloni scuri sdruciti, i capelli neri legati dietro la nuca, il possente mezzorco salì sul quadrato con un'agilità sconcertante e strizzò l'occhio a Slayde con un'espressione allo stesso tempo amichevole e beffarda. "Ci siamo visti proprio ieri. E così, tu e la tua amichetta vi siete guadagnati un posto tra gli iniziati, eh? Questo vi da qualche punto, ve lo riconosco. Ma ora voglio vedere se saprete resistere."

 

Slayde restò a bocca aperta per un istante, poi deglutì involontariamente al pensiero di doversi misurare con un lottatore di quel calibro. Il mezzelfo biondo non era esattamente incapace in un combattimento fisico, ma quel Thodur era chiaramente più esperto di lui, oltre che fisicamente più forte. Cosa si aspettavano che facesse, di fronte ad un avversario così tanto più forte di lui?

 

"Molto bene." grugnì Thodur. Si sgranchì le articolazioni delle spalle con un movimento rotatorio delle braccia, poi si mise in una posizione di guardia e, facendosi improvvisamente serio, fece cenno a Slayde di farsi avanti. "Adesso, voglio saggiare la tua abilità in combattimento, ragazzo. Ora, ci battiamo in un combattimento senza armi. Attaccami con tutte le tue forze."

 

Dopo un breve istante di sorpresa, Slayde si mise in guardia e alzò le braccia davanti a sè in modo da proteggersi come poteva. Dal suo sguardo, si poteva capire che stava già sospettando qualche tranello... e il mezzorco sembrò capire al volo cosa stesse pensando.

"Heh... paura che ti giochi qualche scherzo, eh?" ribattè con una secca risata. "Tranquillo, ragazzo, qui ci stiamo allenando. Non ci sono gradi nè superiori, e anche se mi colpisci non ti succederà nulla. Forza, ragazzo, fai del tuo meglio per colpirmi."

 

Slayde si scoprì stranamente motivato da quelle parole. Cercando nella sua compagna un po' di supporto, guardò con la coda dell'occhio verso il bordo del quadrato, e vide che Lemina era ancora lì, a fargli da supporto. Sentendosi più sicuro, Slayde si fece avanti e cercò di accorciare le distanze con Thodur. A sua volta, il mezzorco tenne alta la guardia e sferrò qualche rapido colpo in modo da tenere Slayde sulla difensiva. Il mezzelfo deviò gli attacchi senza problemi, ma riusciva a percepire chiaramente che era soltanto perchè Thodur si stava trattenendo. Il mezzorco stava prendendo le misure del suo avversario, tentando di rendersi conto di come Slayde si sarebbe comportato. E finchè teneva quella posizione di guardia, Slayde non poteva attaccarlo senza esporsi.

 

"Se non mi attacchi, allora sarò io a farlo." commentò Thodur con un piccolo ghigno sul volto. Con dei movimenti rapidi e scattanti, sferrò una raffica di colpi che Slayde non ebbe altra scelta che parare - Thodur si muoveva con un'abilità sconcertante, come uno spadaccino che sferrava una serie di affondi precisi per logorare man mano la guardia del suo avversario, e Slayde si sentiva le braccia che cominciavano a tremare per lo sforzo di bloccare i colpi. Tra non molto, non sarebbe più stato in grado di tenere la guardia, e Thodur lo avrebbe colpito senza dubbio. Doveva tentare qualcosa, ma non aveva idea di cosa...

 

"Ugh... maledizione... questo tipo è tosto! Non so come fare per difendermi e contrattaccare, non ho una strategia... ma non posso restare qui ad esitare! Altrimenti, per quale motivo avrei chiesto di diventare un soldato di Tiamat?" pensò furiosamente il giovane mezzelfo, mentre i suoi occhi acuti cercavano un'apertura nella difesa di Thodur che non arrivava. "Okay, adesso devo rischiare... farò un tentativo, o la va o la spacca!"

Nel momento in cui Thodur sferrò un altro colpo che si esaurì sulla guardia di Slayde, il biondino scattò in avanti e sollevò un braccio per sferrare un pugno formidabile, diretto alla mascella del suo avversario! Il tempo sembrò rallentare, e il mezzelfo mise tutta la forza che aveva nel suo pugno, sperando di mettere a segno un attacco...

 

Troppo tardi, si rese conto di essere caduto in una trappola!

 

Un attimo prima che il suo pugno potesse raggiungere l'avversario, il ghigno di Thodur si allargò lievemente... e il mezzorco alzò un ginocchio e sferrò un colpo poderoso che raggiunse slayde alla bocca dello stomaco, appena sotto la gabbia toracica! Slayde spalancò gli occhi e si piegò in due, per poi cadere in ginocchio con il fiato corto, mentre Lemina sgranò gli occhi e chiamò il suo nome con evidente ansia.

 

"Slayde!" esclamò la ex-nobildonna.

 

Il ragazzo mezzelfo strinse i denti e si afferrò lo stomaco dolorante, per poi alzaare lo sguardo verso Thodur e fissarlo rabbiosamente. "Uuuuugh... questo... questo era un... colpo basso... non... vale..." mormorò, mentre il mezzorco faceva due passi indietro.

 

"Non vale, dici?" rispose Thodur, con un tono che sapeva di presa in giro. "Avevo detto che sarebbe stato un combattimento senza armi, e infatti non ho usato armi. Sei stato tu ad assumere che mi sarei limitato a usare i pugni."

 

Lottando contro il dolore, Slayde si rialzò sulla gambe tremanti e cercò di rimettersi in guardia. In quel momento, stava provando un impeto di rabbia... non verso Thodur, ma verso sè stesso. Per quanto gli seccasse ammetterlo, Thodur aveva ragione. Aveva soltanto detto che avrebbero combattuto senza armi... quindi non aveva infranto nessuna regola. Era stato lui a non aspettarsi un colpo simile...

 

"Allora, riesci ancora a combattere, o è tutto qui quello che sai fare?" Spronato dai dileggi del mezzorco, determinato a fargli vedere di cosa fosse capace, Slayde si rimise in guardia e cercò di stabilizzarsi. In tutto questo, Thodur non aveva mai abbandonato la posizione di guardia... e quando vide Slayde che si preparava al prossimo scontro, una lieve luce di rispetto brillò nei suoi piccoli occhi neri. "Heh. Bene. Ed ora, è il caso di sapere una cosa. Quando combatti, il momento migliore di attaccare è..."

 

Non finì la frase. Slayde scattò nuovamente in avanti, e questa volta, la reazione del mezzorco lottatore fu in ritardo di mezzo secondo. Thodur sgranò leggermente gli occhi e cercò di parare il colpo... ma il suo avversario superò la sua guardia e lo colpì alla mascella! Si sentì un colpo secco quando il pugno andò a segno... e Thodur emise un breve grugnito di dolore e indietreggiò ancora un po', mentre tutt'attorno si levavano delle esclamazioni di meraviglia! Lemina ghignò e strinse un pugno in segno di orgoglio, mentre Slayde scosse la mano con cui aveva sferrato il colpo. Quel mezzorco aveva una mascella solida come la pietra...

 

Slayde si rimise in guardia, e notò che Thodur si era già ripreso quasi del tutto e aveva preso la cosa con filosofia. Il mezzorco si passò un pollice sul labbro inferiore, che ora presentava un vistoso taglio, e diede un'occhiata al sangue che si era tolto... poi rivolse nuovamente la sua attenzione a Slayde e sfoderò un altro ghigno - ma questa volta, il mezzelfo riuscì a cogliere del rispetto nel modo di fare di Thodur!

"E' quando il tuo avversario è distratto per qualche motivo. Bravo, ragazzino, niente male come colpo." affermò. "Ci sono delle discrete possibilità che tu mi diventi simpatico."

 

"Lo... prenderò come un complimento, signore." rispose prontamente Slayde, la voce che tremava appena un po'. Si sentiva al tempo stesso spaventato ed eccitato... come se stesse davvero superando i propri limiti per avventurarsi in un territorio inesplorato. Ma nel momento in cui la sua vista acuta colse un movimento appena accennato di Thodur, si rimise in guardia e si preparò a ricevere l'attacco che partì un istante dopo. Slayde strinse i denti e parò un diretto... poi, mosse rapidamente le mani per deviare un calcio che stava per raggiungerlo al fianco!

"Non ti distrarre, ragazzo! La prova non è ancora finita!" esclamò il mezzorco, continuando a fare pressione sul ragazzo e logorando sempre più le sue difese. Slayde barcollò e cercò di concentrarsi sullo schivare i colpi e sul mettere un po' di distanza tra sè e il suo avversario, per poi attendere un altro momento per contrattaccare... Dopotutto, anche Thodur era fatto di carne e sangue, e come tale, avrebbe finito prima o poi per stancarsi e reagire in ritardo.

 

Finalmente, Slayde ebbe l'impressione che i pugni del mezzorco avessero rallentato appena un po'... e decise di iniziare a sferrare a sua volta un attacco. Con movimenti rapidi e decisi, il ragazzo sferrò alcuni pugni al torace e al costato di Thodur, che però non venne colto di sorpresa e riuscì a deviare i colpi, o a fare sì che colpissero le fasce muscolari più robuste. Thodur si spostò agilmente e colpì Slayde con un pugno sferrato con il dorso della mano destra, un colpo imprevedibile che fece barcollare il ragazzo e per poco non lo fece cadere a terra!

Pensando rapidamente, il giovane appoggiò le mani a terra per sostenersi, poi sferrò un calcio basso che spazzò il pavimento del ring e raggiunse il mezzorco alle caviglie! Thodur grugnì e perse l'equilibrio, per poi cadere pesantemente sul pavimento del ring... ma ancora una volta, si dimostrò un avversario scaltro. Un attimo prima di cadere, riuscì ad afferrare una gamba dei pantaloni di Slayde e tirò verso di sè con tutte le sue forze, in modo da trascinare giù il biondino e farlo cadere a sua volta sul pavimento di legno duro!

 

Slayde lanciò un'esclamazione di sorpresa e, troppo stupito per reagire, non riuscì a sfuggire quando Thodur gli fu addosso, afferrandogli un braccio con una delle sue possenti mani nodose. Slayde cercò di opporsi, ma la sua forza era ben poca cosa in confronto a quella del suo istruttore, che gli torse il braccio dietro la schiena e lo costrinse dolorosamente in ginocchio! Il mezzelfo biondo sgranò gli occhi e strinse i denti per il dolore bruciante che iniziò a percorrergli il braccio e la schiena. Si sentiva come se il suo braccio fosse in una morsa d'acciaio che glielo stringeva sempre di più...

 

"Non male, ragazzo, ma ci vuole ben altro per avere la meglio su di me!" esclamò Thodur con decisione. Mantenne salda la presa, in modo da costringere Slayde in ginocchio e fargli perdere le forze... e il mezzelfo, nonostante tutti i suoi tentativi, non riuscì a divincolarsi dalla presa. "Hai combattuto bene, te lo concedo. Adesso... ti arrendi?"

Slayde strinse i denti e prese fiato, quel tanto che bastava per dargli una rapida risposta.

 

"Non... mi arrendo!" ansimò Slayde, e fece un altro tentativo di sfuggire alla presa di Thodur. Per un attimo, il mezzorco sentì il suo avversario che gli scivolava via, ma non si scompose e fece semplicemente leva sul suo braccio in un altro senso, in modo da impedirgli di liberarsi. Ancora una volta, un dolore lancinante investì il suo braccio, e Slayde strabuzzò gli occhi in una smorfia... mentre ai lati del ring Lemina continuava a guardare, pregandolo di arrendersi prima di farsi male sul serio.

 

Slayde artigliò il terreno con la mano libera, in un tentativo di  farsi forza... ma era quasi giunto al limite, e farsi male proprio in quel momento, il primo giorno del suo addestramento... non gli sembrava certo un bel modo di cominciare!

 

Finalmente, il ragazzino mezzelfo si decise. Mise da parte l'orgoglio e battè con il palmo della mano libera sul pavimento del quadrato, per dire che si arrendeva. "Va... va bene! Basta... così! Mi arrendo!" esclamò.

Thodur mollò immediatamente la presa, e Slayde si afferrò il braccio dolorante, massaggiandolo per calmare il dolore. Con sua grande sorpresa, l'espressione sul volto del mezzorco era di approvazione - anche se Slayde aveva perso, doveva essersi comunque fatto onore.

"Hm. Hai fegato, ma conosci i tuoi limiti." affermò Thodur in tutta serietà. "Delle qualità molto utili in un soldato. Certo... sei ancora un diamante grezzo, ma sono sicuro che con il giusto addestramento, faremo di te un vero guerriero. Siine fiero, ragazzo."

"La ringrazio, signore..." rispose Slayde. Prese la mano che Thodur gli stava tendendo e si rimise in piedi, sorridendo nonostante tutto. Il mezzorco lo congedò con un cenno della testa, e Slayde tornò ai bordi del quadrato, dove Lemina lo aspettava.

 

"Slayde! Come va? Non sei ferito, vero?" chiese la giovane non appena il suo amico scese dal quadrato e le si avvicinò.

Slayde fece una smorfia e si massaggiò una spalla, per poi cercare di sgranchirsi le articolazioni. "Va tutto bene... è solo che non mi aspettavo di dovermi misurare con un guerriero come Thodur." affermò il ragazzo. "Ho fatto quello che potevo... e a quanto pare gli ho anche fatto una discreta impressione. Immagino... che tra un po' dovrai misurarti anche tu con lui..."

Lemina strizzò un occhio con espressione vagamente intimorita. "Cavolo... io non so fare a botte. Davvero dovrò combattere con lui...?" cominciò a chiedersi... un attimo prima che il muscoloso mezzorco rivolgesse la sua attenzione proprio a lei!

 

"Hey, signorina!" esclamò, un indice puntato contro di lei. "Se hai il tempo di chiacchierare, allora ce l'hai anche per prepararti e salire sul ring! Ho ancora abbastanza fiato da fare un po' a botte con almeno una decina di voi!"

 

"Ahia... adesso sì che c'è da divertirsi..." mormorò Lemina. Dopo un istante di esitazione, la giovane ex-nobildonna tirò un sospiro e si decise, salendo sul ring con tutta la decisione che riusciva a tirare fuori in quel momento. "E va bene! Del resto, non sono venuta qui pensando che sarebbe stata facile... Va bene, signor Thodur, io sono pronta! Cominciamo!"

"Ottimo, signorina. Fai in modo di essere pronta, perchè non sono il tipo che si trattiene soltanto perchè ha di fronte una donna." rispose il mezzorco, per poi scattare all'attacco e chiudere la distanza...

 

 

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"Uff! Hanf... hanf... Beh... in fondo... non è andata poi... tanto male, vero? Sono... sono riuscita... a tirargli... un pugnetto..." ansimò Lemina, letteralmente crollando sulla panchina di legno appena fuori dalla piazzetta. Aveva una vistosa ferita sul labbro superiore, il naso un po' schiacciato, una guancia gonfia e i capelli completamente spettinati... e anche quell'occhio, la mattina dopo, avrebbe avuto un colorito interessante.

"Lady... ehm, volevo dire... Lemina... senza offesa, ma quel colpo non ha neanche spostato l'istruttore." affermò Slayde, seduto accanto a lei mentre la ragazza cercava di riprendere fiato. "Stai bene? Non credi che dovresti prenderti un po' di pausa?"

 

Lemina ridacchiò brevemente. "No, no... se mi tiro indietro per questi graffietti, come farò a diventare una soldatessa di Tiamat?" rispose, cercando di ignorare il dolore. "Ow... ho solo bisogno di riposarmi un pochino, e poi sarò pronta a ricominciare..."

 

"Con calma, iniziata. Apprezziamo il tuo zelo, ma non dimenticare di prenderti cura di te stessa." la ammonì la voce severa di un sacerdote, vestito di abiti rossi e argentati con il simbolo di Tiamat disegnato sul petto. L'uomo in questione, un individuo sulla quarantina, con i capelli neri tagliati corti e un volto dall'espressione seria e dai lineamenti duri, si chinò accanto alla giovane donna, e alzò davanti a sè la mano destra, che riluceva di una tenue aura gialla. Mormorò alcune parole in una lingua che Lemina non conosceva, e toccò la fronte dell'iniziata, che sentì il dolore attenuarsi di colpo, e svanire del tutto dopo pochi secondi. E non si trattava soltanto di questo - la ragazzina sentì chiaramente che i tagli si erano rimarginati di colpo, e i lividi si stavano riassorbendo nel giro di alcuni istanti. Persino i capelli le tornarono a posto. Subito dopo, l'uomo fece la stessa cosa con Slayde, e i segni della lotta che aveva fatto con Thodur svanirono a loro volta.

 

"Ecco." continuò l'uomo, senza tradire alcuna emozione, e rimosse la mano dalla fronte di Lemina. "Ricordatevi che se siete troppo deboli per compiere il vostro dovere, non servite a nulla. Tenete in considerazione anche la vostra salute." Detto questo, se ne andò per assistere altri iniziati, che a quanto pareva erano usciti ancora peggio dai loro primi addestramenti.

 

"Beh... in effetti ha ragione. Se ci strapazziamo troppo, non possiamo combattere per la causa in cui crediamo." rispose Lemina, adesso un po' più calma e razionale. Si era lasciata prendere un po' troppo dall'entusiasmo, e si era dimenticata che non poteva spingersi oltre certi limiti. Si impose di non fare più questo errore. "Spero... che questo primo giorno non ti abbia fatto avere dei ripensamenti, Slayde. Abbiamo ancora una lunga giornata davanti..."

 

"Lo so, Lemina..." rispose Slayde, non ancora abituato a rivolgersi alla ex-nobildonna senza il titolo che le pertineva. Era anche questo un effetto della ritrovata libertà? "Nessun problema, sono più convinto che mai che possiamo farcela. Adesso... è meglio che ci riuniamo con il nostro gruppo. Tra non molto ci diranno quale sarà la prossima parte del nostro addestramento..."

 

La ragazzina annuì e si alzò di scatto, per poi guidare nuovamente il suo compagno verso la piazzetta, dove Thodur stava a sua volta ricevendo un incantesimo curativo da un adepto...

 

 

oooooooooo

 

 

La mattinata era stata intensa. Gli esercizi, gli addestramenti, gli insegnamenti sul culto di Tiamat, sui loro usi e sul dogma della loro dea-drago... quando il sole era alto nel cielo, Lemina e Slayde sentivano di avere bisogno di un attimo di pausa. Nonostante l'entusiasmo che mettevano nei loro addestramenti, le loro forze avevano un limite... e quindi, era stato un sollievo per loro quando finalmente era arrivato il momento del rancio. Tutti gli adepti si erano riuniti in una delle piazze più interne della Fortezza del Voto dei Draghi e adesso stavano consumando il pasto, seduti su delle panchine, senza tavoli nè altro che potesse essere una comodità di troppo. Un'organizzazione militarista come la Chiesa di Tiamat, in effetti, esigeva che i suoi uomini fossero ben temprati...

 

Slayde addentò un pezzo di pane nero, strappandone un bel pezzo e divorandolo con piacere. Era piuttosto insipido, e non certo morbido sotto i denti, ma in quel momento gli sembrava il cibo più appetitoso che avesse mangiato da un bel po' di tempo a quella parte. Certamente, era una porzione più che buona, se paragonata alle briciole che spesso era costretto a mangiare quando era un servitore (in realtà, uno schiavo di fatto e non di nome) nella grande villa della famiglia Verusia.

Lemina stessa si era subito adattata alla sua nuova situazione. Si era seduta accanto a Slayde, e si era messa a mangiare un piatto di brodo di carne, con dentro verdure e pezzi di carne bollita. Doveva essere pollo, o comunque qualcosa di facile da reperire. Certo non era nulla di raffinato, ma Lemina non si era esattamente aspettata nulla di diverso.

 

I due giovani stavano mangiando in silenzio, scambiandosi di tanto in tanto qualche occhiata di intesa. Ma mentre si guardava attorno, prendendosi un attimo di pausa tra un boccone e l'altro, Lemina ebbe la vaga, fastidiosa impressione che qualcuno la stesse osservando con interesse. Un po' irritata, la giovane iniziata rivolse un'occhiata obliqua nella direzione da cui veniva quella strana sensazione... ma nessuno le diede l'impressione di stare osservando lei in modo particolare. Lemina storse il naso e cercò tra la folla qualcuno che si distinguesse... senza risultati apprezzabili. L'unica persna un po' particolare che Lemina vide fu quel dragonide di prima, e anche lui sembrava concentrato sul suo rancio, mangiando lentamente e con un'eleganza che sembravaquasi fuori posto, in un rettile così possente.

 

"Perchè la mia attenzione continua ad andare a quel dragonide? D'accordo che è molto strano vederne uno tra i ranghi di Tiamat, ma..." riflettè tra sè la ragazza. Per un attimo, le sembrò che il dragonide si fosse accorto che lei lo stava osservando: interruppe il suo pasto e voltò la testa appena un po' nella direzione di Lemina... ma non abbastanza per poter dire con sicurezza che stesse osservando lei. Era un gioco un po' particolare... e se doveva essere sincera, Lemina era anche un po' irritata.

 

"Va... tutto bene?" chiese Slayde, un po' preoccupato. "C'è qualcosa che non va? Qualcuno di strano tra i nostri... ehm... commilitoni?"

"No, niente di tutto questo, Slayde..." rispose lei, e si mise a posto i capelli con un gesto distratto della mano. Forse, almeno per il momento, era meglio mettere da parte quel dragonide e quelle sensazioni senza conferme. Lemina non voleva distrazioni proprio il primo giorno di servizio. E in nessun altro, se era soltanto per quello. "Lasciamo perdere, per adesso. Se vengono fuori dei problemi, vediamo di risolverli, ma per adesso, dobbiamo semplicemente fare il nostro lavoro ed eseguire gli ordini."

 

"Sì, è vero... sono d'accordo, la nostra strada è solo all'inizio." rispose Slayde, per poi riportare l'attenzione di Lemina alla realtà. "Comunque, è meglio se finiamo il rancio. Non abbiamo tutto il tempo che vogliamo..."

 

Lemina sorrise e disse di sì con la testa, per poi riprendere il suo pasto. C'era ancora molto da fare...

 

 

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Il Reverendo Cadrak Dragonsworn fece un cenno di approvazione nel ricevere il rapporto dalla sua attendente dai capelli argentati. Come sempre, toccava a lui dare un'occhiata alle rilevazioni di Lyzin e Zaltian, e vedere quali dei cadetti fossero i più promettenti. Considerato il nuovo progetto che il Reverendo aveva in mente, i rapporti avevano assunto un'importanza ancora maggiore. Non potevano farsi sfuggire nessun particolare, e dovevano stare attenti a valutare bene il potenziale di ogni loro cadetto. Il piano che avevano in mente era quanto di più audace ed ambizioso Cadrak avesse mai concepito, e richiedeva che tutto andasse al suo posto. Un singolo errore avrebbe potuto rovinare tutto... e se fosse avvenuto, avrebbe potuto voler dire la rovina per la Chiesa di Tiamat di Epiros. Già in quel momento si trovavano in una situazione precaria...

 

"Questo è quello che finora abbiamo osservato, Vostra Eminenza." disse la donna dai capelli argentati, con un tono quasi gelido nel suo distacco. "Può vedere lei stesso che i nuovi accoliti dimostrano, per la maggior parte, un'attitudine almeno discreta."

 

"Molto bene." rispose il nano, ricevendo il rapporto e cominciando a leggerlo con attenzione. I suoi attendenti rimasero per diversi minuti fermi dov'erano, aspettando che il Reverendo desse la sua opinione.

Cadrak si fermò a leggere con ancora maggiore attenzione la sezione dedicata ai due iniziati che aveva accolto il giorno prima... Lemina Verusia e Slayde... aveva avuto fin dall'inizio l'impressione che quei due avessero un notevole potenziale, e le risposte che gli avevano dato durante l'incontro del giorno prima gli erano piaciute. Saranno stati anche soltanto i suoi istinti, o la sua esperienza come servitore di Tiamat, ma aveva l'impressione che, se istruiti bene, quei due sarebbero andati lontano.

 

"Abbiamo già sottoposto molti di essi ai test necessari." commentò Zaltian, interrompendo il silenzio. "Per quanto riguarda il dragonide, Ghedrin Urodar, lo abbiamo già sottoposto agli interrogatori di rito. Le sue intenzioni sono sincere, per quanto sorprendente possa sembrare. Ha davvero intenzione di unirsi a noi."  

"Hm. Un dragonide che si unisce alla Chiesa di Tiamat. Per me, è la prova che il nostro verbo si sta diffondendo... e che anche i dragonidi presto si renderanno conto che gli insegnamenti di Bahamut sono fallimentari." disse Cadrak con evidente soddisfazione. "Per quanto riguarda questi due giovani cadetti... sono già stati sottoposti ai test per rilevare il loro potenziale magico?"

 

"Ancora no, Reverendo. Non c'è stato il tempo, per oggi." rispose tranquillamente Lyzin. "Tuttavia, domani mattina possiamo provvedere, se desidera."

"Si tratta... del nostro nuovo piano, immagino." continuò Zaltian. "Ne devo arguire che anche l'Artiglio è quasi pronto."

Cadrak annuì soddisfatto. "La risposta è affermativa, per entrambe le domande." rispose, stringendo brevemente un medaglione che portava al collo. "Le forge su Acheron stanno lavorando a pieno ritmo. Ci vorrà ancora un po' di tempo, ma quanto ho sentito è promettente. E se tutto dovesse andare bene, Lemina Verusia sarà la persona che più di tutte spianerà alla Chiesa di Tiamat la strada verso il trionfo!"

"Certamente, reverendo. Comprendiamo perfettamente." rispose Lyzin. "Provvederemo a verificare se Lemina Verusia e Slayde sono dotati del potenziale magico che lei cerca. Contiamo di darle buone notizie entro breve."

 

"Ottimo." concluse Cadrak. "Fate quello che dovete. Mi aspetto grandi cose da questo nuovo gruppo di iniziati."

             

 

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CONTINUA...

 

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Capitolo 5
*** Una rivale per Lemina ***


Pathfinder: I Figli della Regina dei Draghi

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 5 – Una rivale per Lemina  

 

Lemina si passò una mano sul volto e si impose di stare più attenta, mentre ripassava la lezione della giornata. Appoggiato davanti a lei sulla sua scrivania si trovava un grande tomo dalle pagine ingiallite, un trattato sulla natura dei draghi, delle varie specie e delle loro caratteristiche - un argomento senza dubbio affascinante, e uno che la interessava molto personalmente, ma era già un po' che era rimasta curva a studiare, e la sua attenzione cominciava a venire meno.

 

"Hmm... immagino che abbiano ragione. Se si vuole diventare dei soldati della Regina Tiamat come si deve, bisogna anche prendersi un ragionevole riposo... altrimenti non la si può servire al massimo dell'efficienza." riflettè tra sè. "Beh, finisco questo capitolo, poi mi prendo qualche minuto di riposo."

La giovane nobildonna avvicinò appena un po' la candela accesa al libro - quel tanto che bastava per vedere bene senza correre il rischio di bruciare le pagine - e si concentrò sul nuovo paragrafo. L'introduzione consisteva di una rappresentazione terribilmente realistica di un drago alato ricoperto di robuste squame verdi, con quattro zampe vagamente simili come struttura a quelle di un felino, un muso affusolato con un grande corno ricurvo sulla punta, e acuti occhi di colore giallastro. Dagli appunti che aveva preso quella mattina, la ragazza non ebbe problemi ad identificarlo come un drago verde, una delle cinque specie di draghi cromatici.

 

"Drago Verde - Draco Viridis Chlorinium." Lemina lesse attentamente anche il nome scientifico della possente creatura. Anche soltanto a guardare l'illustrazione, dava la netta impressione di poter stritolare un essere umano con terrificante facilità. "Tra tutti i draghi devoti alla Regina Tiamat, i draghi verdi sono quelli che più frequentemente sono disposti ad interagire con gli umanoidi. Alcuni draghi verdi impongono la legge di Tiamat, proteggendo le comunità presenti nei loro territori in cambio di obbedienza e tributi. Altri sperimentano con i locali interessi politici e mercantili. Un drago verde può impiegare offerte e diplomazia per ottenere la cooperazione di membri selezionati di una comunità, ed esercitare la sua autorità tramite questi intermediari..."

 

Lemina interruppe per un attimo la sua lettura. Queste erano senz'altro nozioni utili, e se avesse mai avuto a che fare con un drago verde, avrebbe fatto bene a tenerle a mente. Tuttavia, in quel momento, c'era qualcos'altro che la interessava dei draghi verdi. Scorse rapidamente il resto dell'introduzione, in modo da raggiungere la sezione che voleva...

 

"Le varie tonalità delle scaglie di un drago verde gli consentono di mimetizzarsi più facilmente nel suo ambiente preferito, la foresta. Spesso, i draghi verdi adulti amplificano questa capacità lasciando che le loro squame si macchino, si graffino o addirittura di ricoprano di muschio. La corona di corna che spuntano dalla testa di un drago verde mantiene separati gli ostacoli che il drago ha spinto di lato con il suo corno nasale, in modo che possa spostarsi meglio tra gli alberi e gli arbusti."

 

"Il soffio di un drago verde è una nube di gas velenoso che il drago espelle davanti a sè in un'ampia zona. Le creature in quest'area subiscono gli effetti del veleno e dell'acido contenuto nel gas, perciò anche esseri immuni ai veleni come non morti e costrutti vengono danneggiati. Inoltre, il gas viene sia inalato che assorbito dalla pelle, perciò trattenere il fiato si dimostra inutile. Alcuni draghi verdi particolarmente astuti sono conosciuti per aver usato il loro soffio sulle piante e sull'erba circostanti la tana, in modo da impregnarle di acido velenoso. Chiunque voglia affrontare un drago verde con delle concrete possibilità di successo farà bene a dotarsi di sistemi per proteggersi dall'acido e dal veleno, e per muoversi con rapidità nelle zone innfestate di arbusti ed erba alta in cui questi draghi si muovono con disinvoltura."

 

A quel punto, a Lemina cominciavano a bruciare gli occhi, e la ragazza pensò che per il momento aveva fatto abbastanza. Tanto valeva prendersi un po' di riposo, e magari andare a fare un po' di pratica nell'area di allenamento. Avrebbe ripreso mano a quel trattato più tardi...

"Comunque, ammetto che è interessante." disse tra sè, mentre faceva un po' di movimenti per sgranchirsi le ossa. "Non immaginavo che ci fosse così tanto da imparare sui draghi, sulle loro origini e sulle loro abitudini. Ma del resto, avrei dovuto aspettarmelo. Chissà... forse, quando sarò diventata abbastanza abile, anch'io mi troverò a trattare con uno dei draghi fedeli a Tiamat, o a combattere uno dei draghi metallici di Bahamut. Hmm... ma non montiamoci troppo la testa, adesso. Sono ancora un'iniziata. E se posso evitare di affrontare un drago in combattimento... beh, non mi si può certo accusare di codardia."

 

Certamente, soltanto uno stolto completo avrebbe sottovalutato la potenza di un drago autentico. Anche senza contare la magia che avevano fin sulle punte degli artigli, e il devastante soffio che potevano scagliare dalle fauci, i draghi erano fatti per il combattimento. Ogni singola parte del loro corpo era un'arma mortale, dalle zanne affilate, alla coda che colpiva come un'ariete da sfondamento, alle sue ali potenti come martelli da guerra. E anche se i draghi metallici (d'argento, di bronzo, d'ottone, d'oro e di rame) erano devoti agli ideali di Bahamut - per quanto ingenui potessero essere - questo non li rendeva meno combattivi e sicuri di sè. Solo un gruppo dotato di grande potere, sia fisico che magico, di un'eccellente gioco di squadra e di un'ottima comprensione dei punti deboli di ciascun tipo di drago avrebbe potuto sperare di vincere contro un drago di una certa età.

 

Lemina scacciò quei pensieri e cercò di concentrarsi sul qui e adesso. La palestra era ancora aperta, e in effetti, c'erano ancora un bel po' di allievi che si stavano addestrando. Lemina entrò con passo sicuro e si guardò attorno, magari sperando di vedere qualche volto a lei noto. Magari Slayde, visto che era tutto il giorno che non lo vedeva. I rispettivi programmi di addestramento, almeno per quella giornata, li avevano tenuti impegnati.

 

Di sfuggita, vide Brian occupato ad addestrarsi con un compagno usando delle spade dalla lama smussata. Il misterioso ragazzo se la stava cavando bene, parando e rispondendo ai colpi del suo avversario con una precisione e una sicurezza data dall'esperienza. Lemina restò a guardare per qualche istante, affascinata dalla tecnica del ragazzo dai capelli neri. Magari, pensò, un giorno avrebbe potuto chiedere a Brian se voleva fare un po' di addestramento con lei o con Slayde. E a proposito di Slayde...

 

No, il mezzelfo non si vedeva da quelle parti. Lemina emise un sospiro malinconico e si promise di andare a fargli visita nella sua stanza, se avesse avuto un po' di tempo. Magari dopo il rancio della sera. La ragazza dai capelli rosa  mise da parte i suoi sentimenti e cercò un posto libero per fare pratica. Per sua fortuna, c'era un piccolo spiazzo rimasto libero ad un lato del ginnasio, e accanto ad esso, sul muro, era appoggiata una di quelle strane armi che Lemina aveva visto anche nell'ufficio del Reverendo Dragonsworn - una sorta di incrocio tra un piccone e un martello, di dimensioni abbastanza ridotte da poter essere usato con una mano sola, ma comunque un'arma che richiedeva una certa perizia per essere usata al meglio.

Lemina annuì e fece un piccolo sorriso. Era un'arma con la quale aveva già fatto un po' di pratica. Non era semplicissima da usare, ma era l'arma che più di tutte simboleggiava la Chiesa di Tiamat... visto che lei andava fiera di servire la Regina dei Draghi, a maggior ragione addestrarsi con l'arma da lei favorita sarebbe stato un modo per renderle onore.

 

Dopo essersi riscaldata un po', Lemina si mise a posto i capelli, tenendoli fermi con il suo solito cerchietto, e afferrò l'arma, soppesandola in una mano. Era abbastanza ben bilanciata, e sembrava abbastanza semplice da usare. Lemina sferrò un fendente in aria, in modo da rendersi conto di persona di come si usava. Nessun problema, fino a quel momento. Fece ancora qualche tentativo, eseguendo una serie di fendenti e cercando di imparare a colpire sia con la punta che con il lato contundente dell'arma.

 

"Hmm... niente male. Potrebbe diventare questa la mia arma preferita. Però dovrei trovare qualcuno che mi insegni ad usarla." disse tra sè la ragazza. "Mi piace pensare che me la caverei anche come autodidatta, ma... meglio non improvvisare troppo su queste cose."

"Hm? Che cosa abbiamo qui? Una nuova arrivata che crede di potersi misurare con i veri fedeli di Tiamat?" chiese una vocetta acuta e beffarda che arrivò in quel momento da una persona che si avvicinava lentamente. La sua armatura sollevava uno sgradevole rumore metallico ad ogni suo passo, e quando Lemina alzò lo sguardo, sorpresa ed irritata, si accorse che la persona che aveva parlato era una ragazza che doveva avere soltanto qualche anno più di lei. Alta, con un fisico allenato e un contegno aristocratico, aveva dei lunghi capelli neri tenuti legati con un nastrino rosa che sembrava terribilmente fuori posto nell'abbigliamento di una guerriera. L'armatura che indossava era un pettorale di acciaio nero di ottima fattura, con un paio di spalline, schinieri e piastre di protezione per gli avambracci, e il simbolo sacro di Tiamat era stato inciso all'altezza del cuore. Lemina resistette alla tentazione di scuotere la testa. Quella tipa si aspettava davvero di andare in missione per conto di Sua Eminenza senza attirare l'attenzione di tutti i seguaci di Bahamut? Era lo stesso che dipingersi addosso un gigantesco bersaglio o appendersi dietro alla schiena un cartello con scritto "tiratemi un calcio"!

 

Decidendo di procedere con un minimo di prudenza - non ci teneva a rischiare l'accusa di aver iniziato lei una rissa - Lemina fissò con diffidenza la nuova arrivata, come per chiederle che cosa volesse. Quest'ultima non raccolse la sfida, e si limitò a fissare Lemina con quell'espressione di sufficienza che cominciava già a dare sui nervi all'iniziata.

"Sei una dei nuovi arrivati, vero? Li riconosco a vista, i novellini!" continuò la giovane donna dai capelli neri, un indice puntato in maniera eccessivamente teatrale contro Lemina. "Fammi indovinare, una mercenaria che pensa che servire sotto Tiamat le procurerà onori, gloria... e soprattutto soldi!"

"Nulla di tutto questo!" rispose prontamente la giovane, sentendosi punta sul vivo. Come si permetteva, quella cretina, di presentarsi così davanti a lei e mettere in dubbio la sua devozione nei confronti della loro causa? Da dove le veniva, tutta questa arroganza? "Io sono... solo un'iniziata, e sto cercando di fare del mio meglio per dimostrarmi degna del favore della Regina Tiamat! Voglio anch'io fare la mia parte per costruire il mondo di uguaglianza che lei desidera."

"Dicono tutti così, poi alla prima occasione si spaventano e abbandonano." rispose l'altra beffardamente. "E comunque, non spererai di dimostrarti degna sferrando colpi all'aria! Ho visto gente che dimostrava una tecnica migliore... mentre usava una scopa per cacciare un pipistrello entrato dalla finestra!"

 

Lemina sentì un impulso soverchiante di saltarle addosso e prenderla a cazzotti, ma si impose di restare calma. Non doveva farsi menare per il naso dalla prima sgualdrina che le si presentava davanti soltanto per insultarla. "Davvero? E tu sei convinta di avere una tecnica migliore?" chiese, sfoderando un sorrisetto ironico a sua volta. "Forse, prima di fare simili illazioni, dovresti dimostrare che sei più brava di me. O sei brava soltanto ad insultare e a vantarti?"

La donna dai capelli neri continuò a sorridere, ma Lemina notò che stava stringendo gli occhi. Lemina sentiva che stava cercando di trovare una scusa per attaccare briga. "Si tratta forse di una sfida, ragazzina? Se è così, sono più che disposta ad accettare. Sempre che tu non abbia paura di misurarti con me... sembra che il Reverendo Cadrak Dragonsworn veda qualcosa di interessante in te, ma non vorrei che abbia soltanto avuto un'impressione."

 

"Metteresti in dubbio il giudizio di Sua Eminenza, dunque?" affermò Lemina, giocherellando pericolosamente con il suo piccone da guerra.

La donna dai capelli neri alzò le spalle. "Ho per il Reverendo il massimo rispetto. Ma il Reverendo è un mortale, non un dio. Non ci si può certo aspettare che faccia sempre la scelta giusta." rispose. "Tuttavia, tornando a noi... se vuoi batterti con me, io sono pronta anche adesso."

"Ottimo. Avevo giusto bisogno di un partner per addestrarmi. Posso farlo benissimo con te." continuò Lemina. "Si tratta di uno scontro di allenamento, giusto? Quindi non ci sarà niente di male."

"Hah! Su questo almeno siamo d'accordo." rispose l'avversaria. Impugnò anche lei un piccone da guerra, che sembrava essere un po' più pesante di quello di Lemina, sferrò un paio di fendenti in aria e si mise in guardia, incitando la sua avversaria a farsi avanti. "Se ti senti fortunata, carina... allora fatti sotto. Mostrami di cosa sei capace!"
"Prima permettimi di chiederti il tuo nome." rispose la ex-nobildonna. "Questo è uno scontro leale, no? E non sarebbe corretto un duello uno contro uno con una persona a cui non posso neanche rivolgermi."

"Hmph. Come preferisci." rispose la mora. "Il mio nome è Dafne Lokin. Discendente dalla famiglia Lokin, onorati servitori di Tiamat da generazioni. E tu sei Lemina, giusto?"

"Lemina Verusia, figlia illegittima della famiglia Verusia di Svodia." si presentò Lemina, non vedendo alcun motivo per cui avrebbe dovuto nascondere le proprie origini. Era il suo modo per far vedere alla sua arrogante avversaria che non si sentiva da meno soltanto perchè le sue origini erano state tutt'altro che fortunate. "E ti informo che farai bene a non sottovalutarmi. La mia devozione alla Regina Tiamat è forte quanto la tua, se non di più."

"Molto bene, Lemina Verusia." si vantò Dafne. "Fammi vedere quanto ti varrà la tua devozione, messa a confronto con la mia tecnica di combattimento."

 

Lemina ghignò leggermente e fece un passo in avanti... tutto parte di un trucco per far credere alla sua avversaria di aver abbassato la guardia. Dafne rispose con un sorrisetto maligno e una serie di affondi deboli, il cui scopo era semplicemente quello di studiare le difese della sua nemica e farsi un'idea delle sue capacità. Lemina tenne la guardia alzata e parò la maggior parte dei colpi, ma fece  finta di non essere riuscita a vedere arrivare l'ultimo degli affondi, e fece un piccolo balzo indietro con quella che sembrava essere un'esclamazione di sorpresa. Il sorrisetto arrogante di Dafne si allargò, e la giovane dai capelli neri si spostò in avanti per sferrare un attacco più pericoloso...

Era quello che Lemina sperava. Con uno scatto improvviso, la ragazzina dai capelli rosa si lanciò in avanti e sferrò un fendente circolare con il suo piccone da guerra... e l'arma descrisse un ampio arco in aria, e mancò di un'intera spanna l'avversaria, che si era gettata a terra all'improvviso.

 

Troppo tardi, Lemina si rese conto di essere caduta in una trappola. La sua avversaria aveva capito il suo gioco, e ora le stava rendendo pan per focaccia, colpendola ad una spalla con il manico della sua arma! Un dolore improvviso pervase il braccio sinistro di Lemina, più acuto di qualsiasi altra cosa avesse mai provato in vita sua, e la giovane accolita si accasciò a terra con un grido!

 

"Aaaaaargh!" Lemina si rigirò su un fianco e rotolò via per allontanarsi dalla sua avversaria prima che quest'ultima potesse aggredirla di nuovo. Per fortuna, Dafne non aveva cercato di incalzarla, forse perchè era così sicura di sè che credeva di poter vincere anche senza fare del suo meglio. Lemina imprecò tra i denti quando si rese conto di essere stata lei stessa troppo orgogliosa. Aveva raccolto la provocazione di quella dannata, convinta di poterla dare una lezione... e dimenticandosi che lei era un'iniziata, mentre quella Dafne... beh, non poteva dire che si trattasse di una veterana, ma aveva sicuramente visto più azione di Lemina.

 

"Allora? Tutto qui quello che sai fare?" la prese in giro Dafne. "Scommetto che credevi di avere una strategia vincente, ma per me... si è trattato solo di un trucchetto da bambini. Allora... credi ancora di avere un futuro, nella Chiesa di Tiamat?"

 

Lemina si rialzò, massaggiandosi la spalla dolorante e squadrando rabbiosamente la sua avversaria. Con l'altra mano, stringeva con tutte le sue forze il suo piccone da guerra. "Il Reverendo ha avuto fiducia in me. Ha visto il mio potenziale." ringhiò con acredine. "E tu credi di capirci più di lui? Non farmi ridere... se sei qui soltanto per ridicolizzarmi e sminuire i miei sforzi... significa che sei tu quella che non prende sul serio gli insegnamenti della Regina Tiamat!"

 

"Hmph. Hai la lingua lunga, marmocchia. Se continui così, qualcuno potrebbe tagliar... Ugh!" Dafne stava rispondendo a tono, e non riuscì a reagire in tempo quando Lemina le si scagliò contro con uno scatto improvviso e la gettò a terra con una poderosa spallata! La ragazza dai capelli neri finì a terra di schiena ed emise un lamento di rabbia e di dolore. Troppo sorpresa per reagire, Dafne sgranò gli occhi quando si rese conto che Lemina le stava puntando l'arma alla gola. Si era fatta ingannare come una novellina alle prime armi!

"Tagliarmela, dici? Intanto tieni a freno la tua." commentò Lemina.

 

Dafne si sentì pervadere da un accesso di rabbia e strinse le mani a pugno, ma si impose la calma. Non poteva farsi menare per il naso da questa novellina... e non poteva certo farle credere che le sue provocazioni stessero andando a segno. Si rialzò lentamente e si mise di nuovo in guardia, cercando di portarsi con grazia e dignità.

 

"Quindi adesso credi di essere una tipa tosta, vero? Una che ci sa fare?" chiese retoricamente. Lemina sentiva lo sguardo di Dafne su di lei, e sentiva che Dafne moriva dalla voglia di riempirla di cazzotti... doveva ammettere, c'era qualcosa di inebriante nella consapevolezza che stava facendo innervosire così tanto la sua avversaria. Poteva essere un'arma, se sfruttata correttamente.

"Sicuramente abbastanza sveglia da non distrarmi." continuò Lemina, tenendo la guardia in modo che la sua avversaria non riuscisse a rivoltarle contro la sua stessa trovata. Si spostò leggermente di lato, in modo che Dafne non potesse essere sicura di dove Lemina voleva spostarsi. Se non aveva la stessa esperienza della sua avversaria, quantomeno avrebbe potuto compensare con l'astuzia e la rapidità.

Le due avversarie ripresero a studiarsi per qualche istante, e Lemina sembrò tirarsi indietro, forse per poter studiare meglio la tecnica della sua avversaria. Quest'ultima, incoraggiata dalla reazione di Lemina, fece un passo in avanti e cercò poi di fare un rapido passo laterale per cogliere di sorpresa la sua nemica. Rapidamente, Lemina si mise in guardia e alzò la sua arma in una posizione difensiva, cercando di allontanare Dafne e impedirle di metterla con le spalle al muro. La sua avversaria tentò un altro affondo, anche a costo di scoprirsi, poi eseguì una raffica di affondi che avevano il solo scopo di distrarre Lemina in modo da renderla un bersaglio più facile.

 

La ragazza dai capelli rosati si tirò indietro, poi eseguì un ampio fendente con il suo piccone da guerra, in modo da cercare di agganciare l'arma di Dafne e strappargliela di mano. Dafne scansò l'attacco, poi tentò di avvicinarsi di nuovo e costringere Lemina alla difesa.

Fino a quel momento, nessuna delle due era riuscita a mandare a segno un attacco serio. Le due donne stavano mettendo alla prova i riflessi l'una dell'altra, cercando di combattere in maniera più ragionata e tentando di individuare dei punti deboli nella difesa dell'altra. Tuttavia, questo non impediva a Dafne di comportarsi come se stesse già vincendo.

 

"Lo sai, se hai intenzione di allenarti seriamente, dovresti almeno capire qual è lo scopo di una battaglia." esclamò dopo aver schivato un altro dei fendenti di Lemina. "Dovresti cercare di colpire il tuo avversario, non di agitare l'arma come se stessi cercando di pigliare le mosche!"

Lemina sferrò un altro fendente, protendendosi in avanti in modo da arrivare un po' più lontano. Ma non fu abbastanza per cogliere di sorpresa Dafne, che alzò di colpo la sua arma e si difese efficacemente. Con uno scatto, la mora ridusse la distanza e cercò di ripagare Lemina con la sua stessa moneta.

 

La parte uncinata del piccone di Dafne stava per agganciare l'arma di Lemina, ma quest'ultima riuscì a liberarla con un movimento rotatorio del polso. Cercando di approfittare dell'attimo di sbilanciamento dell'avversaria, Lemina scattò ed eseguì uno spettacolare fendente che strisciò il pettorale di Dafne e la costrinse ad indietreggiare.

"Ugh... smettila di prenderti gioco di me, razza di pezzente!" esclamò Dafne. "Non riuscirai a sfuggirmi a lungo!"

 

Cercò di accorciare la distanza con uno scatto improvviso e sferrò diversi fendenti in aria, alla ricerca di un'angolazione ideale dalla quale colpire la sua avversaria, ma Lemina riuscì ad intrufolarsi tra un colpo e l'altro e cominciò a spingerla via. Dafne usò un trucchetto per far credere a Lemina che avrebbe opposto resistenza, e all'ultimo momento si spostò in modo da far sbilanciare la sua avversaria. Ma Lemina si rese conto del trucco all'ultimo momento e riuscì a frenare la propria corsa e ad evitare di pochissimo un fendente. La combattente più giovane si abbassò di colpo e sferrò un calcio alle caviglie di Dafne, in modo da farle perdere l'equilibrio... ma quest'ultima saltò agiilmente ed evitò l'attacco, per poi sferrare un fendente dall'alto verso il basso che fece perdere l'equilibrio a Lemina e la fece sedere per terra in maniera alquanto inelegante.

 

"Hah! Devo ammettere che mi hai dato più filo da torcere di quanto pensassi." affermò Dafne, il piccone puntato alla gola di Lemina, che ora la stava guardando con rancore. "Ma dovresti imparare qual è il tuo posto nella gerarchia. Se credi davvero di poter fare carriera soltanto perchè credi nella Regina Tiamat, spero di averti fatto capire che non ce la puoi fare."

 

Lemina non rispose subito. Attese che Dafne le allontanasse l'arma dal collo, e fece per allontanarsi... ma un istante dopo, la ragazzina dai capelli rosati ebbe uno scatto improvviso, e il piccone da guerra volò via dalle mani di Dafne! La mora indietreggiò stupefatta vedendo la sua arma che volteggiava in aria e si piantava nel pavimento... e Lemina, con un sorrisetto ironico, era proprio lì davanti a lei, e le puntava contro la sua arma!

 

"E io, spero di averti fatto capire che hai cantato vittoria troppo presto." affermò Lemina. "Qui, quando ci alleniamo, abbiamo delle regole a cui dobbiamo sottostare. Ma in battaglia non esiste nessun regolamento."

Dafne strinse i denti, punta sul vivo dalla verità di quelle parole e dal fatto che si era lasciata prendere di sorpresa come una novellina. Era convinta che Lemina fosse stata umiliata al punto da non tentare più alcuna resistenza... invece, la sua avversaria non si era rassegnata e le aveva reso pan per focaccia. Questa non se l'aspettava davvero...

 

Un battito di mani improvviso colse di sorpresa le due contendenti, seguito da un brusco richiamo.

"Ora basta, Dafne! Non credi di averla provocata abbastanza?" esclamò una chiara voce maschile, che Lemina riconobbe quasi subito. Con sua grande sorpresa, la ex-nobildonna vide Brian avvicinarsi con espressione severa, lo sguardo fisso verso la donna dai capelli neri che aveva cercato di attaccare briga con lei. Dafne, da parte sua, grugnì e si voltò verso il giovane guerriero. Da come si comportavano l'uno con l'altra, Lemina capì molto presto che quei due si conoscevano già da diverso tempo, ma non era sicura se fossero amici o meno. Certamente, Brian non dava l'impressione di approvare il comportamento della ragazza.

 

"Brian... a che cosa devo questo... onore?" chiese Dafne con sarcasmo.

 

Brian non apprezzò la sfacciataggine della donna. "Lo sai anche tu, Dafne. Sono arrivato poco fa, e ho visto che stavate combattendo, tu e l'iniziata Lemina. Altri iniziati mi hanno detto che sei stata tu a provocarla, e che Lemina si stava semplicemente difendendo."

Dafne alzò le spalle, per nulla intimorita dalla situazione. "Oh, lo sai come sono fatta io. Volevo soltanto essere sicura che la nostra giovane iniziata avesse quello che le serve per essere una degna soldatessa della Regina Tiamat." affermò, con un fare del tutto insincero. Lemina la guardò male, ma trattenne la lingua. Non era il caso di dare ulteriore corda a quella stupida...

 

"E... per mettere alla prova la tua compagna, devi per forza attaccare briga con lei, come una marmocchia da strada?" ribattè Brian, senza perdere un colpo. "Ti ricordo, nel caso tu te ne sia dimenticata, che Lemina è una tua alleata, e che per quanto tu non sia obbligata a trovarla simpatica, le devi comunque rispetto. Chi può dirlo, un giorno potrebbe essere lei a dare ordini a te."

Lemina provò un brivido di cupa soddisfazione nel sentire Brian parlare in questo modo di lei. Diventare una comandante nell'esercito di Tiamat e guidare le sue forze per combattere quegli idioti che si opponevano ai suoi ideali... sarebbe stato un sogno per lei! Ma si impose ancora una volta di restare con i piedi per terra... probabilmente Brian lo diceva soltanto per fare un esempio a Dafne e farla riflettere sulle sue azioni. Restò ferma dov'era e rimase ad osservare lo scambio tra i due, incuriosita.

 

Dafne, da parte sua, non sembrò dare troppo peso alle parole di Brian. "Ooooh, non te la prendere troppo, Brian. Io e l'iniziata Lemina ci stavamo solo allenando, tutto qui." rispose con un sorriso falsamente gentile. "Nessuno si è fatto male, vero? Ci siamo solo sgranchite un po' i muscoli, nulla di più."

 

Lemina storse il naso e serrò gli occhi. Cosa aveva in mente Dafne? Aveva intenzione, tutt'a un tratto, di far finta di essere gentile? Beh, che facesse pure. Ma Lemina non aveva intenzione di concederle un centimetro... e a giudicare dall'espressione di Brian, anche lui non era per niente convinto della sceneggiata di Dafne.

"Hm. Vedi di non dimenticare che ci sono dei limiti oltre i quali non ti puoi spingere, Dafne." continuò Brian severamente. "Qui l'unica legge che conta è quella della nostra Regina... e l'autorità di tuo padre non può proteggerti che fino a un certo punto."

 

L'autorità di suo padre? Lemina sbattè gli occhi mentre rifletteva su quello che aveva appena sentito. Questo voleva dire per caso che Dafne era figlia di qualche personaggio importante nella gerarchia della Chiesa di Tiamat? In effetti, questi spiegava un bel po' del suo comportamento.

La donna dai capelli neri strisciò un piede sul terreno e squadrò prima Brian, poi Lemina, come se stesse pensando ad una buona risposta da dare. Non riuscendo a pensare a nulla che non potesse metterla nei guai, decise di mettere da parte l'orgoglio, e abbassò la testa in un gesto di scuse. "Va bene. Chiedo scusa, ho un po' esagerato. Ma le mie intenzioni erano buone, credetemi."

 

Lemina non ci credette neanche per un istante. La tentazione di risponderle male era forte, ma la ragazza dai capelli rosati si trattenne, e decise di lasciar perdere. Fece un cenno con la testa, quel tanto che poteva permettersi di fare senza apparire sgarbata, e disse di sì per accettare le scuse della sua avversaria, che prese la sua arma e si allontanò lentamente, sotto lo sguardo disapprovante di entrambi...

Una volta che Dafne fu abbastanza lontana, Brian scosse la testa e riprese il discorso. "Chiedo scusa a nome suo. Conosco Dafne da molto tempo... e in tutto questo tempo, ho avuto modo di conoscere bene i suoi modi di fare." affermò. "E' sempre stata una persona molto... anche troppo... autoritaria."

"Grazie per essere intervenuto, Brian." lo ringraziò Lemina. "Mi aveva sfidato... e io non ho resistito alla tentazione di rispondere ai suoi insulti."

Brian alzò le spalle. "Sì, capisco... non ti preoccupare, ho solo fatto quello che dovevo. E non è la prima volta che Dafne si comporta in questo modo provocatorio."

"Avevi detto che non avrebbe potuto contare molto più a lungo sull'autorità di suo padre..." affermò Lemina, ritornando con la mente a quello che Brian aveva detto poco prima. "Cosa volevi dire, esattamente?"

 

Brian non cambiò espressione, ma dentro di sè si rimproverò per aver detto troppo. Non erano questioni che un'iniziata come Lemina avrebbe dovuto conoscere. "In effetti... è vero che il padre di Dafne ricopre un rango importante nella gerarchia della Chiesa di Tiamat." spiegò con un pizzico di riluttanza. "Ma... temo di non avere il permesso di dire altro. Ti pregherei di non fare menzione di quello che hai sentito."

 

Lemina restò un po' spiazzata da quello che Brian aveva detto. Era la prima volta che vedeva il giovane spadaccino, normalmente serio e ligio al dovere, imbarazzato per qualcosa che aveva detto. Tuttavia, la ragazza aveva abbastanza buon senso da decidere di non indagare oltre. Probabilmente ci sarebbe stata occasione di scoprire di più in seguito, ammesso che davvero fosse riuscita a farsi promuovere.

 

"Va bene. Non preoccuparti, sarò mura come un pesce." rispose. "Grazie ancora per avermi aiutato."

Brian fece un breve cenno con la testa. "Di niente. Buon proseguimento." affermò. "Se vuoi scusarmi, adesso avrei un po' di lavoro da fare."

Attese che Lemina facesse un saluto con la mano, poi si voltò e si allontanò con passo lento e composto. La ragazza dai capelli rosati lo guardò allontanarsi, cercando di fare delle ipotesi su quello che aveva sentito riguardo a Dafne.

 

"Si conoscono da un po', è evidente. E non mi davano proprio l'impressione di essere amici." riflettè a bassa voce tra sè, mentre andava a riporre l'arma con la quale si stava addestrando. "E il padre di quella stronzetta è una figura importante nella Chiesa di Tiamat, eh? Che sia addirittura di rango più alto del Reverendo Cadrak? In effetti, questo vorrebbe dire che Sua Eminenza è stato più o meno costretto ad accettarla nei nostri ranghi. Chissà perchè... ho come l'impressione che qui si stia giocando a qualche gioco un po' contorto."

Dopo averci pensato su per qualche istante, Lemina decise che non aveva abbastanza informazioni per potersi fare un'idea abbastanza precisa. Tuttavia, si fece una nota mentale di fare qualche indagine in seguito. Chi poteva dirlo, magari in seguito si sarebbe trattato di un elemento importante...

 

"Hmm... adesso come adesso, non ho più una gran voglia di allenarmi..." disse tra sè, gettando un'occhiata al piccone da guerra che aveva lasciato lì. "Ma... se non lo faccio, rischio di restare indietro. Beh, meglio fare ancora un po' di pratica. Poi magari vado a vedere come va a Slayde. E spero di non imbattermi di nuovo in quella lì."

 

Mettendo da parte la stanchezza e quel vago senso di frustrazione, Lemina raccolse di nuovo la sua arma e si mise in guardia, per poi riprendere ad eseguire i suoi esercizi di addestramento. La strada che aveva davanti era ancora lunga e difficile... e più passi avanti avesse fatto nel tempo a sua disposizione, meglio sarebbe stato per lei e Slayde...

 

 

oooooooooo

 

"Molto bene, ragazzo. Ora concentrati. La disciplina mentale è importante."

Slayde si trattenne a stento dal fare un sorriso amaro. Se c'era una cosa che vivere in quella gabbia dorata che era la villa della famiglia Verusia gli aveva insegnato, era la disciplina. Non parlare se non sei interpellato. Non discutere quello che ti viene detto. Non farti vedere se i tuoi servigi non sono richiesti. Per quello che lo concerneva, aveva l'impressione che i suoi "padroni" avrebbero preferito di gran lunga che lui non esistesse nemmeno, se non fosse stato per il fatto che di tanti in tanto gli era utile...

 

Ma adesso, era ben felice di esercitare pazienza e disciplina, e di concentrarsi sul compito che gli era stato dato. Il suo istruttore rimase in piedi accanto a lui con espressione fredda ed arcigna, aspettando che il giovane mezzelfo facesse quello che gli era stato detto di fare.

Slayde chiuse gli occhi e strinse la presa sulla spada che teneva in mano, un'arma di ottima fattura, con l'elsa decorata d'argento e una lunga lama di quasi un metro, finemente affilata e lucente. Il ragazzo cercò di svuotare la sua mente e di concentrarsi sulla lama, sulla magia che - forse - scorreva in lui, di incanalarla attraverso il proprio braccio e riversarla nella spada come i suoi insegnanti gli avevano detto di fare. Era il suo primo tentativo, e doveva ammettere che non era sicuro di aver capito bene cosa volevano dire... ma immaginava che non fosse una cosa che si poteva spiegare tanto facilmente, in effetti. La magia era un argomento complesso e pieno di sottigliezze... e Slayde aveva ragione di credere che il modo migliore per impararla fosse di sperimentarla.

 

Per diversi secondi, non accadde nulla, e Slayde sentì lo sguardo severo dell'istruttore che continuava a fissarlo. Innervosito, il mezzelfo perse concentrazione e sentì una sgradevole sensazione di gelo che gli correva lungo la spina dorsale... ma riuscì a dominarsi e a tenere sotto controllo la sua apprensione. Doveva essere più forte di così... vincere la sua incertezza e dimostrare a tutti che avrebbe saputo essere un degno servitore di Tiamat. Solo così avrebbe potuto avere la sua rivincita... solo così avrebbe potuto realizzare il suo sogno.

Il biondo mezzelfo prese un breve respiro e pensò con tutte le sue forze a infondere la sua energia magica nella spada che teneva in mano. Cancellò dalla sua mente l'immagine dell'istruttore che lo fissava, il pensiero dei nobili di casa Verusia che lo maltrattavano, il volto sorridente di Asselia... per un attimo, cancellò anche la mano tesa che Lemina gli aveva teso. In quel momento, tutto ciò che contava era la spada e la magia. Doveva riuscirci. Era una questione d'orgoglio personale.

 

Finalmente, dopo alcuni estenuanti secondi, Slayde sentì che l'elsa della sua arma si riscaldava e che la lama cominciava a pulsare, pervasa dall'energia che il ragazzo stava incanalando in essa. Il mezzelfo si sentì pervadere per un istante da un moto di orgoglio ed entusiasmo, e per poco non perse la concentrazione... ma si impose di restare focalizzato e di non farsi prendere dall'emozione. Aprì con prudenza gli occhi per rendersi conto del risultato dei suoi sforzi... e vide che la lama era avvolta da una tenue luce azzurrina che variava continuamente di intensità! Se avesse prestato attenzione all'espressione dell'istruttore, avrebbe visto che si era appena un po' addolcita...

Tuttavia, lo sforzo di mantenere il flusso di energia magica finì per stancarlo... e Slayde fu costretto ad interrompere. Abbassò la spada, la cui lama perse luminosità, e si passò una mano sulla fronte, sentendola imperlata di sudore.

 

"Ce... ce l'ho fatta...?" mormorò. Si sentiva diviso tra due sentimenti opposti, la contentezza di essere riuscito nel compito, e la delusione per non essere riuscito a mantenere il flusso di energia più a lungo. Se non altro, l'istruttore mostrò almeno un po' di soddisfazione...

"Non male come primo tentativo, ma si può migliorare." disse, con voce appena un po' più morbida. "Eri distratto all'inizio, mi pare di capire."

Non ci fu molto che Slayde potè fare se non annuire.

"Bene, allora prova di nuovo, e questa volta, senza distrazioni." continuò l'istruttore. "Per quando la lezione sarà finita, dovrai essere già in grado di infondere i tuoi incantamenti di base nella tua arma."

Slayde non fece alcun commento e cercò di riprendere la concentrazione. Nonostante la fatica, trovava eccitante quella lezione. Forse aveva davvero trovato la sua strada. Un motivo in più per fare del suo meglio... per quanto lo riguardava, sarebbe stato disposto anche a saltare il rancio, pur di imparare.

Il ragazzo mezzelfo si concentrò di nuovo e cercò nuovamente di incanalare la sua energia magica all'interno della spada, questa volta con maggiore facilità. Questa volta, però, cercò di pensare a un altro modo di incantare la sua arma, e dopo alcuni secondi, la lama venne illuminata da una spettacolare aura blu, e cominciò a vibrare percorsa da una tenue scarica elettrica. Questa volta, Slayde si impose di non farsi prendere dall'entusiasmo, e si mantenne concentrato, in modo da conservare più a lungo l'incantamento sulla spada. Dieci secondi... quindici... venti...

 

Slayde strinse i denti e barcollò. Lo sforzo di concentrarsi sulla magia che scorreva nel suo corpo lo aveva stancato più di quanto immaginasse... e il giovane finì per allentare la presa sull'arma e barcollare di un passo in avanti, sotto lo sguardo impassibile dell'istruttore. Slayde si appoggiò una mano su un ginocchio, in modo da reggersi in piedi più agevolmente, e riprese fiato un paio di volte... ma si ricordò di essere di fronte ad un superiore e si rimise in piedi, tenendo la spada abbassata al proprio fianco. "Ehm... chiedo... chiedo scusa, signore. Non è stato molto dignitoso da parte mia..."

"Interessante. Il tuo potenziale è innegabile, ragazzo." affermò l'uomo dal volto severo. "Per essere il tuo primo tentativo, il risultato è decente."

Slayde sbattè gli occhi, un po' stupefatto. Doveva ammetterlo, non si aspettava che l'istruttore gli avrebbe fatto dei complimenti, per quanto moderati.

"Ma non montarti troppo la testa. Questo è soltanto l'inizio." continuò l'uomo. "Avanti, riprendi da capo. E questa volta, pensa ad un effetto diverso. Dovrai imparare a gestire molto bene la tua magia se vorrai diventare un magus degno di questo nome."

 

Un magus, eh? Un combattente che mescolava magia arcana con prodezza nel combattimento fisico. A quanto pareva, quelli della Chiesa di Tiamat si erano già fatti un'idea di ciò per cui era più portato e stavano cercando di addestrarlo per quello. Beh, a Slayde andava bene così. Dopotutto, questa volta era stato lui a scegliere questa strada. Per quanto non si illudesse che sarebbe stato facile, era qualcosa in cui poteva eccellere, e grazie a cui avrebbe potuto combattere per realizzare il mondo in cui lui e Lemina credevano...

 

"Grazie dei complimenti. Farò in modo di esserne degno, signore." rispose Slayde, un attimo prima che il suo sguardo si indurisse. Strinse nuovamente la spada nella mano destra, e cercò di concentrarsi di nuovo, questa volta immaginando una fiamma che avvolgeva la lama. L'acciaio della spada si riscaldò sotto l'effetto dell'energia magica, e una tenue luce arancione pulsò all'interno della lama...

 

oooooooooo

     

Quella sera, in una delle stanze private della Cittadella del Voto del Drago...

 

Brian sospirò stancamente mentre finiva di togliersi l'armatura e la riponeva con cura. Più tardi, si ripromise che l'avrebbe ispezionata per bene e avrebbe provveduto a dargli un po' di olio, ma al momento, dopo quella giornata intensa passata ad allenarsi e a fare attenzione che Dafne non si spingesse oltre certi limiti con gli iniziati, aveva soltanto voglia di rilassarsi un po', e magari mettere qualcosa nello stomaco.  Del resto, tra non molto sarebbe arrivata l'ora del rancio. Tanto valeva aspettare un po', e prendersi qualche momento di pausa... anche se aveva dedicato la sua vita agli ideali di Tiamat, non voleva dire che fosse instancabile nella sua crociata.

 

Il giovane restò qualche minuto disteso sul suo giaciglio, poi si alzò e si sfregò la faccia con una mano, in un tentativo di mantenersi sveglio. Posò lo sguardo sulla scrivania vicina al suo letto, e mnotò che qualcuno vi aveva appoggiato sopra una busta ingiallita, parzialmente segnata dalle intemperie. La cosa lasciò per un attimo dubbioso lo stoico guerriero, che non era abituato a ricevere corrispondenza... poi, con un moto di speranza che si trattasse davvero di una lettera che stava aspettando da diverso tempo, aprì la busta e ne tirò fuori il contenuto. Un tenue profumo si diffuse quasi subito nella stanza, e Brian si permise un piccolo sorriso, riconoscendo che quella era senza dubbio la "firma" della persona che stava aspettando.

 

"Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho avuto tua notizie, Alice..." disse tra sè, per poi sedersi alla sua scrivania per leggere la lettera con tutta calma.

 

Salute a te, caro fratello.

Spero con tutte le mie forze che tu sia in salute e che il tuo periodo di servizio presso il Reverendo Cadrak prosegua bene. Sappiamo che per voi mantenere l'ordine in un luogo selvaggio e senza legge come Epiros è un compito gravoso, ma ripongo fiducia nel tuo coraggio, nella tua abnegazione e nella protezione degli dei.

Per quanto riguarda la famiglia, ogni cosa sta procedendo bene. Nostra madre ha espresso grande soddisfazione nei tuoi confronti, e spera che tu possa raggiungere obiettivi ancora più alti. Nostro padre si augura che tu stia bene, e spera che il tuo nuovo incarico non ti esponga a troppi pericoli

La mia salute è buona, considerate le circostanze. Spero di non alimentare false speranze, ma se le mie condizioni lo permetteranno, mi unirò alla prossima spedizione verso Epiros. Spero di poterti raggiungere presto. Ti auguro la migliore delle fortune, e sono felice di poterti chiamare mio fratello.

Con affetto,

tua sorella Alice Spade.

 

Brian non era una persona avvezza a sentimentalismi, ma leggere una lettera di Alice e sapere che forse si sarebbero rivisti presto gli portava almeno un po' di sollievo e di gioia. Con un lieve sorriso, Brian appoggiò la lettera sulla scrivania davanti a sè e la osservò come un caro ricordo per diversi secondi.

"Adesso ho una ragione in più per impegnarmi." disse tra sè. "Grazie della tua lettera, Alice. E abbi pazienza. Faremo in modo che tu possa vivere in un mondo più giusto e più sicuro."      

 

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

Note dell'autore: Nel prossimo capitolo, ci saranno degli importanti sviluppi per Lemina e Slayde! Tra non molto, sarà il momento della loro prima missione... e di conoscere dei nuovi personaggi con cui la affronteranno. Il piano ambizioso della Chiesa di Tiamat sta prendendo forma...

 

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie mille, e alla prossima!

 

 

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Capitolo 6
*** Durante gli addestramenti ***


Pathfinder: I Figli della Regina dei Draghi

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 6 - Durante gli addestramenti

 

Nel complesso della Fortezza del Voto del Drago, in una grande biblioteca al piano terra di una delle sue costruzioni.

In quel momento, il posto non era più tanto frequentato. La maggior parte degli iniziati si stava ritirando per il rancio serale, e tra i banchi della libreria regnava un silenzio quasi perfetto. Le uniche fonti di suono erano gli inservienti che si aggiravano con calma da un tavolo all'altro, in modo da togliere quel po' di polvere che era rimasta o rimettere a posto alcuni volumi che gli iniziati un po' meno attenti avevano lasciato in giro. Come ogni cosa nell'organizzazione, tutto era adeguatamente scandito, come un meccanismo finemente oliato che operava al massimo dell'efficienza.

Tuttavia, alcuni iniziati, in particolare quelli che avevano la possibilità di usufruire di più tempo libero, si erano trattenuti più a lungo. Seduto ad uno dei tavoli più piccoli, con soltanto una candela accesa poggiata davanti a lui a fargli da luce, il dragonide Ghedrin stava continuando la sua lettura - un trattato che stuzzicava il suo interesse per la storia passata e le antiche leggende di Nexos. Il pesante volume dalle pagine ingiallite era aperto davanti a lui, e Ghedrin si stava prendendo il suo tempo per comprendere quante più informazioni possibili e integrarle con le sue conoscenze precedenti.

 

Per Ghedrin, non era soltanto una questione di sapere quanto più possibile per mettere poi in pratica la sua conoscenza, o usarla per scopi personali. Sì, era convinto che non ci fosse conoscenza che non fosse anche potere, e che tutto quello che avesse imparato qui, nel suo periodo di apprendistato, gli sarebbe poi tornato utile in futuro, quando fosse diventato un vero agente della regina Tiamat. Ma per Ghedrin, la conoscenza non era soltanto un mezzo. La conoscenza era un fine di e per sè stessa. C'era qualcosa che lo attraeva, nell'idea di sapere come andava il mondo attorno a lui, come si fosse formato, cosa avessero comportato gli eventi del passato... e magari, chissà, anche ipotizzare come sarebbero le cose adesso, se non fossero accaduti certi fatti, o se si fossero svolti in un altro modo.

 

Molti dei suoi compagni probabilmente lo consideravano pazzo. O addirittura un abominio. Nella società dei dragonidi, l'onore e la venerazione di Bahamut erano tra gli elementi più importanti. Nessun dragonide sano di mente avrebbe osato denigrare i valori di coraggio, onestà e fedeltà assoluta che ognuno di loro cominciava ad imparare dal momento in cui il suo uovo si schiudeva. Per i dragonidi, l'onore era tutto... ma per Ghedrin, era un inutile orpello che impediva alla sua gente di realizzarsi appieno. Restavano lì come tanti fossili, aggrappati a quei concetti ridicoli che non avevano alcuna applicazione alla vita reale, ad accettare supinamente il verbo di Bahamut.

 

Ma per Ghedrin, le cose stavano diversamente. Quando gli anziani e i veterani facevano i loro sermoni sull'importanza degli ideali di Bahamut, tutto quello che gli veniva da pensare era che gli insegnamenti di Tiamat fossero più sensati. Quando leggeva degli antichi miti in cui si raccontava di come Bahamut e Tiamat avessero combattuto contro i Primordiali all'alba dei tempi... si chiedeva come mai Bahamut non avesse compreso quello che Tiamat desiderava.

Ghedrin amava considerarsi una persona razionale, e soprattutto, uno che restava ancorato alla realtà, senza perdersi in inutili considerazioni su ideali astratti. Se i suoi compagni lo consideravano un folle o un sacrilego per queste sue convinzioni... beh, lui lo avrebbe preso come un complimento. Non aveva nessuna intenzione di negare quello che lui era in realtà.

 

Ghedrin voltò lentamente pagina, e il suo sguardo acuto si posò sulla rappresentazione che troneggiava sul retro della facciata che aveva appena letto. Una battaglia di cui aveva sentito parlare molte volte nei racconti dei veterani - due enormi draghi stavano combattendo fieramente contro una figura imponente e dall'aspetto mostruoso, che sembrava occultare il sole e far stendere una cappa di oscurità sulla pianura devastata che si estendeva sotto di loro. Tra le mani, la creatura più grande teneva un gigantesco maglio di pietra, abbastanza grande da dare l'impressione di poter stritolare la testa ai due draghi senza alcuna difficoltà.

 

Dei due draghi, il primo era agile e scattante, con grandi ali membranose e il corpo ricoperto di squame argentate che sembravano brillare di luce propria. Mentre l'altro aveva un aspetto più inquietante ed imperioso, con le sue cinque teste - ognuna ricoperta da squame di colore diverso - che si dipartivano dal collo.

 

"La Guerra dell'Alba..." grugnì il dragonide, le cui squame brune sembrarono per un attimo assorbire la luce delle candele davanti a lui. "Lo scontro tra gli dei e i Primordiali, per determinare chi dei due avrebbe plasmato questo mondo. Pensare che sono stati proprio Bahamut e Tiamat a dare la svolta decisiva... un momento, e questo che cos'è?"

Il suo sguardo acuto fu attratto da un'intestazione in fondo alla pagina, che Ghedrin lesse avidamente. "Hmm... sì, questo l'avevo già sentito da qualche parte... dicono che in realtà non ci furono veri e propri vincitori nella Guerra dell'Alba, e che gli dei e i Primordiali siano stati costretti alla resa da una terza fazione... ma questa non è una cosa che viene menzionata tanto spesso nei libri di storia. Come se gli dei cercassero di mettere in ombra i meriti degli Spiriti Primevi... heh, non posso dire che non comprenda le loro motivazioni. Non vogliono che si sappia che non hanno riportato una vittoria schiacciante, sminuirebbe i loro meriti."

 

Il dragonide continuò a leggere, sperando di trovare qualche menzione in più. Come immaginava, il volume faceva qualche menzione degli Spiriti Primevi... sicuramente ne parlava più di quanto non avessero fatto tutti i tomi che aveva letto sotto la tutela dei suoi superiori.

"Chiedo scusa. Voi siete uno degli iniziati, immagino." la voce di una delle inservienti distrasse Ghedrin dalla sua lettura, e il dragonide alzò lo sguardo per rivolgerla la sua attenzione. Non poteva nascondere di essere un po' infastidito per il fatto di essere stato interrotto, ma non lo diede a vedere e rimase ad ascoltare la giovane donna che si inchinava e faceva menzione dell'ora tarda. "Chiedo scusa, non volevo disturbare la sua lettura. Vedo che... l'argomento che lei ha scelto la affascina molto. Ma... temo che adesso la biblioteca chiuda agli iniziati."

 

"Hm? Aspetti un momento..." affermò il dragonide, per poi gettare un'occhiata alla pagina dopo. "Oh... sì... sì, chiedo scusa. Mi sono attardato un po' troppo, e questo argomento era davvero interessante, signorina. Non ha mai sentito parlare della Guerra dell'Alba, vero?"

L'inserviente, una ragazza abbastanza giovane, sulla ventina d'anni, con un viso pulito, un paio di occhiali e una tunica verdina che arrivava fino alle caviglie, fece un gesto di imbarazzo scuotendo la testa. "Temo... di non intendermi molto di quello di cui sta parlando, signore. Io... sono solo un'inserviente. Il mio lavoro è di tenere in ordine quanto più possibile questa biblioteca, ed è un lavoro che... per quanto non sia esattamente il più eclatante o il più prestigioso che ci possa essere... cerco di svolgere al meglio delle mie capacità."

"Certo, certo... è così che dev'essere, in fondo. Ognuno con le sue mansioni, e ognuno le svolge al meglio, secondo i suoi ordini." rispose Ghedrin grattandosi il mento. "Gli insegnamenti della regina Tiamat parlano chiaro. Il cosiddetto diritto alla libertà è diventato un alibi universale, e i bambini che crescono con questo insegnamento diventeranno soltanto degli egoisti, incapaci di vedere oltre il proprio gretto interesse."

 

Con un sorriso arguto, Ghedrin guardò nuovamente l'inserviente negli occhi, e la giovane donna indietreggiò imbarazzata. "Ehm... temo... di non sapere esattamente cosa risponderle, signore. Io... non credo di poter dare un'opinione competente su una questione così importante." rispose, cercando di non esporsi. Era un argomento sul quale sentiva di non avere l'esperienza e la cultura necessarie a dare a Ghedrin una risposta soddisfacente. "Quello che posso dirle è che... sono contenta che la regina Tiamat provveda per tutti noi e ci aiuti a comprendere il nostro percorso... e realizzare il nostro vero potenziale."

Parte di quella risposta era in effetti una tiritera imparata a memoria per accontentare i seguacci più istruiti o più zelanti, e Ghedrin se ne rese conto quasi subito. Tuttavia, non se la sentiva di sminuire la ragazza. Dopotutto, non era colpa sua se non aveva ancora avuto la possibilità di erudirsi su questi argomenti. Una volta che Tiamat avesse diffuso il suo credo ovunque, anche persone di umili natali come lei avrebbero avuto la possibilità di comprendere tutti i misteri e la filosofia della regina Tiamat.

 

"Vedo che hai compreso la volontà della grande Tiamat. Ma non voglio farti perdere troppo tempo." concluse Ghedrin con un sorriso rassicurante. "Quindi... ti lascio al tuo lavoro. Buona continuazione... e buona fortuna!"

"Grazie, signore." disse la ragazza, e ricambiò il sorriso mentre riceveva il volume e lo rimetteva al suo posto. Ghedrin fece un cenno con la testa e si allontanò lentamente dalla biblioteca, pensando distrattamente a quali altri segreti potesse celare l'antica Guerra dell'Alba... e a come sarebbe stato il rancio serale.

 

Anche un filosofo, in fondo, aveva bisogno di nutrire il corpo...

 

 

ooooooooooo

 

 

La tranquillità. L'idea di non doversi continuamente guardare le spalle. Di non avere sempre qualcuno alle spalle pronto a piantarti un paletto di legno nel cuore o di gettarti addosso dell'acqua santa nel tentativo di "esorcizzarti". Una sensazione poco familiare per lei, abituata com'era a vivere sulla strada e a guardarsi da pericoli di ogni tipo.

 

Per Cypro, questa sensazione era così inusuale che quasi la faceva sentire a disagio. Era qualcosa di assolutamente nuovo. Raramente aveva potuto godersi il privilegio di appoggiare la testa su un cuscino senza il timore che qualcuno le tagliasse la gola nel sonno.

 

Vivere per la strada non era mai stato sicuro per una bambina, e certo non per una bambina nata un mostro come lei.

Non era colpa sua se sua madre era morta dandola alla luce, e se suo padre - che lei non aveva mai visto nè conosciuto - era una sorta di predatore della notte che succhiava il sangue alle sue vittime. Non aveva chiesto lei di nascere in quel modo. Detto questo, la gente della sua cittadina si era convinta che lei fosse un abominio che non sarebbe mai dovuto nascere... e chi era lei, per discutere con loro, soprattutto quando erano armati di torce e forconi?

 

Si vede che per gente come lei, era questa la normalità.

 

Ma questo non voleva dire che Cypro si era rassegnata alla morte. Al contrario. Se il mondo aveva deciso che lei era un mostro, che non aveva il diritto di vivere... lei aveva deciso che sarebbe sopravvissuta, soltanto per disprezzo nei confronti delle cosiddette "persone per bene".

E giorno dopo giorno, lei era sopravvissuta. A costo di strisciare nelle vie più buie, di evitare la luce del sole che le irritava gli occhi e la pelle, di rubare quando poteva, di uccidere se necessario. Cypro era rimasta ostinatamente aggrappata a quella vita che tutti volevano negarle.

 

Poi, un giorno, tutto era cambiato.

 

Cypro aprì gli occhi e prese un bel respiro, poi guardò fuori dalla finestra della camera che solo da pochi giorni le era stata assegnata. Era stato un caso fortuito, quello che le aveva fatto incrociare la strada di alcuni uomini della Chiesa di Tiamat. Ed era stato uno dei più grandi colpi di fortuna della sua vita. Quando avevano visto quanto lei fosse abile a rubare, a combattere, a sfuggire alle trappole... le avevano fatto la proposta di unirsi a loro o essere consegnata alle autorità fedeli alla Chiesa di Bahamut.

La scelta era stata ovvia, e ora eccola lì, a far parte di qualcosa di più grande. A vivere per qualcosa di più che semplicemente trascinarsi giorno dopo giorno da un posto all'altro - quello non era vivere, era soltanto... non morire. Adesso lei aveva un altro scopo, e la possibilità di vivere meglio, con più soddisfazioni... e di prendersi una vera vendetta nei confronti di tutti coloro che l'avevano disprezzata e volevano negarle il diritto di essere...

 

Cypro si alzò dal suo letto con grazia felina, e si mise a posto la lunga treccia in cui erano legati i suoi lunghi capelli rossi. La giovane donna si avvicinò alla finestra, lo sguardo che puntava in lontananza, oltre le mura della Cittadella del Voto del Drago. I suoi occhi ambrati, abituati all'oscurità, riuscivano a vedere meglio di chiunque altro quel po' di attività che ancora si svolgeva nel complesso. Si trattava di servitori che si affaccendavano per mettere a posto un po' di strumenti, o di soldati che facevano la loro ronda notturna. La luce fioca di alcune lanterne era tutto ciò che rivelava la loro presenza... tranne che per Cypro, che meglio di chiunque altro era in grado di distinguere le loro figure e i loro movimenti.

 

Sicuramente un altro motivo per cui la Chiesa di Tiamat era stata così interessata a reclutarla, pensò la giovane donna, con un misto di rassegnazione ed orgoglio. A Tiamat non interessava il motivo per cui qualcuno combatteva, di che razza fosse, o quali fossero le sue inclinazioni. Tutto quello che interessava, era che fossero competenti e sapessero qual era il loro posto.

 

Cypro restò qualche minuto a guardare dalla finestra, cercando di pensare come sarebbe stata la sua vita da quel giorno in poi. Nonostante l'euforia e l'orgoglio di essere entrata a far parte di qualcosa di più che una semplice banda di strada, Cypro non era tipo da fidarsi completamente di nessuno, ed era consapevole che i suoi "benefattori" avrebbero preteso qualcosa in cambio da lei. Detto questo, la cosa non la spaventava minimamente.

 

"Saprò rendermi utile, in modo che non gli venga in mente di sostituirmi o ributtarmi sulla strada." riflettè tra sè Cypro, per poi distendersi sul suo letto, ancora vestita con i suoi abiti di tutti i giorni - una giacchetta di tessuto grigio scuro, con una mantellina gialla avvolta attorno alle spalle, e un paio di calzoni grigio-blu con stivali neri alti fino al ginocchio. Sul tavolo all'altro lato della stanza erano appoggiati alcuni pugnali, ben riposti nei loro foderi di cuoio, e alcuni strumenti da scasso, tutti ben curati e pronti all'uso. "E se poi, per qualche motivo, decidessero di tradirmi... beh, non sarebbero i primi a farlo. Riuscirò a cavarmela anche questa volta."

 

Detto questo, la giovane donna dalla carnagione pallida e dai capelli del colore del fuoco era sicura che non sarebbero arrivati a tanto. Non che sapesse molto della Chiesa di Tiamat... ma aveva sentito dire che a modo loro difendevano l'ordine e la pace. Cypro conosceva quel tipo di "clienti" - non erano certo degli stinchi di santi, ma pagavano bene e si prendevano cura dei loro seguaci, per motivi pragmatici se non altro. Se non altro, poteva contare su questo, anche se non avrebbe mai abbassato del tutto la guardia.

  

I pensieri di Cypro si rivolsero ad un'altra questione... era rimasta un po' sorpresa di scoprire che non sarebbe stata un'agente indipendente. Invece, si sarebbe trovata a far parte di un gruppo di agenti che sarebbero stati inviati in missioni importanti per conto della Chiesa. Da quanto aveva sentito, il reverendo Cadrak Dragonsworn aveva qualcosa di grosso in mente. Dei gruppi di agenti specializzati che si sarebbero occupati di importanti questioni.

 

Un'idea sicuramente interessante, ma Cypro non era del tutto convinta che le sarebbe piaciuta. Cypro non era mai stata tipo da fare gioco di squadra - non aveva abbastanza fiducia negli altri, ed era comunque abituata ad infiltrarsi nelle case e nei negozi da sola, attirando meno attenzione possibile. Essere in un gruppo voleva dire attirare più attenzione verso di lei... ma al tempo stesso, forse le avrebbe dato delle migliori possibilità di passare inosservata.

"Beh, potrei anche non fare del mio meglio, e magari non sarei scelta per far parte di uno di questi gruppi..." disse tra sè Cypro, ma scartò quell'idea quasi subito. Non era esattamente un'idealista, ma aveva un suo amor proprio, e non le piaceva l'idea di non impegnarsi al massimo ora che faceva parte della Chiesa di Tiamat. Era un questione di orgoglio personale. "Nah. Continuerò a fare come ho sempre fatto. E se verrò scelta per far parte di uno di questi gruppi... beh, sarà semplicemente un altro cambiamento a cui mi dovrò adattare. E poi... chissà, magari finirà anche per piacermi."

 

Le riflessioni di Cypro furono interrotte quando la giovane dhampir, inaspettatamente, spalancò la bocca ed emise un fragoroso sbadiglio. Spalancò gli occhi e chiuse di scatto la bocca, come meravigliata di sè stessa. Lei, Cypro, famosa per non essersi mai fatta cogliere di sorpresa, adesso si stava rilassando fino a questo punto? Era incredibile quanto più sicura e tranquilla si sentisse, e la cosa la rendeva al tempo stesso contenta e allarmata. Si impose di restare all'erta... soltanto perchè adesso le cose stavano girando per il verso giusto, non voleva dire che potesse addormentarsi. Anzi, doveva essere un motivo per aumentare la sua attenzione e impegnarsi ancora di più. Tutto quello che lei si era guadagnata lottando con le unghie e i denti... doveva restare suo!

 

"E va bene... aspettiamo di vedere cosa succederà... e nel frattempo, farò quello che faccio di solito. Solo, meglio del solito." decise infine Cypro. "Per adesso... tutto quello che voglio, è farmi una dormita. Domani devo essere ben riposata quando sarà il momento dell'addestramento..."

 

Dopo essersi alzata e sgranchita le spalle, Cypro cominciò a togliersi i vestiti e prepararsi per una lunga notte di riposo, come non ne aveva mai avute fino ad allora...

 

oooooooooo

 

Lemina fece un sospiro ansioso. Era una sua impressione, o l'aria nella stanza si era fatta più calda da quando il suo... compagno... si era accomodato a soltanto pochi passi da lei? Una cosa era certa, la sua presenza non la metteva per niente a suo agio. La sua statura ridotta non toglieva nulla al suo carisma e alla sua presenza minacciosa, che sembrava dominare la stanza senza che lui facesse alcun tentativo di imporsi.

 

Con un po' di riluttanza, la giovane ex-nobildonna controllò il piccone da guerra che teneva legato sulla schiena, passò una mano sul suo pettorale, e infine rivolse lo sguardo ancora una volta all'halfling ammantato che stava in piedi con nonchalance poco lontano da lei, la schiena appoggiata al muro.  Quel piccoletto non aveva davvero l'aspetto buffo e pacifico che normalmente verrebbe associato a quelli della sua razza - era magro e dai lineamenti affilati, il corpo avvolto da una tunica rossa orlata di giallo splendente, con delle ricamature gialle sulle maniche e sugli orli, con un cappuccio dello stesso colore che nascondeva in parte il suo volto. Aveva i capelli castani, e i suoi occhi emanavano una luce di intelligenza e feroce determinazione - un'espressione che era familiare a Lemina, visto che l'aveva riconosciuta tante volte sul volto di Slayde, ogni volta che tornava barcollante ed esausto dopo essere stato frustato per qualche mancanza reale o immaginaria.

 

Quell'halfling... non doveva avere avuto una vita facile, nemmeno lui.

 

Evidentemente, il minuto umanoide doveva essere a disagio quanto lei per quell'improvviso silenzio che era caduto sulla stanza. Con un sospiro, alzò lo sguardo verso la ragazza e la guardò negli occhi, pur restando voltato di tre quarti rispetto a lei - un modo per dire che non era lì per fare amicizia.

"C'è qualche problema, signorina?" chiese con voce calma. "Ho notato che mi sta osservando già da un po' di tempo."

 

Imbarazzata, Lemina si ritrasse di appena qualche centimetro, senza mai allentare l'attenzione. "Tutto... tutto a posto. Chiedo scusa se sono apparsa importuna." rispose rapidamente. "Mi stavo chiedendo... come mai ci abbiano convocato entrambi in questo momento. Non ricordo di averla conosciuta fino adesso."

Mentre parlava, Lemina continuava ad osservare l'halfling, notando quanti più particolari possibile. La veste rossa che indossava copriva quasi tutto il suo corpo, anche se Lemina riusciva comunque a vedere che non portava scarpe - un elemento in linea con la maggior parte degli halfling.

Detto questo, non aveva abbastanza elementi. Se quel piccoletto era lì, sicuramente doveva esserci un motivo più che valido. Ma quale potesse essere, Lemina non ne aveva la più pallida idea.

 

"Ho sentito parlare di lei." disse l'halfling, senza mai perdere il suo tono guardingo. "Lemina Verusia, immagino. Si è fatta una certa fama da queste parti... soprattutto per il fatto che ha avuto il coraggio di affrontare la famosa Dafne Lokin in un duello. Anche se si trattava di uno scontro d'allenamento."

 

Lemina non potè trattenere una breve risata a denti stretti. In effetti, non poteva dire di essere del tutto orgogliosa di come si era comportata in quell'occasione. Detto questo... a quanto pareva, non tutto il male era venuto per nuocere. Una piccola dose di popolarità in più non poteva certo farle male. "Diciamo che... me la sono cavata, in quell'occasione." rispose Lemina. "Ma... come ha detto, non ricordo di averla mai conosciuta."

"Giusto. Chiedo scusa per non essermi presentato." affermò l'halfling ammantato. Adesso aveva fatto un piccolo sorriso, che lo faceva apparire un attimo più avvicinabile. "Il mio nome è Anton Nunzio, e vengo da Tilea."

"Davvero, da Tilea? Parli bene la nostra lingua..." rispose Lemina, permettendosi di mostrare un pizzico di sorpresa. Di quel paese sì che aveva sentito parlare, e non certo in termini negativi. Da quello che aveva sentito, oppure letto nei suoi libri, Tilea era un luogo pittoresco e pieno di misteri... un paese che le sarebbe piaciuto un giorno visitare. Chissà, magari un giorno, dopo che lei avesse svolto il suo dovere nei confronti della regina Tiamat...

 

Anton alzò le spalle, e la sua espressione scostante e misteriosa tornò di colpo. "Diciamo che... quando sono emigrato qui ad Epiros, ho fatto in modo di studiare come si deve la lingua locale." affermò. Un modo di fare evasivo che poteva voler dire molte cose, notò Lemina. Ma questo non le dava esattamente una mano nel farsi un'idea della persona con cui aveva a che fare. Sicuramente, la sua impressione che fosse successo qualcosa di spiacevole nel suo passato, qualcosa di cui non voleva parlare, si era acuita... e Lemina non era così avventata da chiedere direttamente a lui.

 

Del resto, non era certo detto che avrebbero dovuto interagire ancora a lungo...

 

Un suono proveniente dalla porta più vicina a loro attirò l'attenzione di Lemina ed Anton - e da essa apparve una figura che entrambi avevano visto in precedenza. Zaltian, uno dei diretti collaboratori del Reverendo in persona, con la sua aria stranamente calma e serafica, e allo stesso tempo quello sguardo acuto che Lemina sentiva quasi penetrare nella sua mente per leggerne i segreti. Reprimendo un'espressione di timore nei confronti di un ufficiale così alto in grado (e per quale motivo, poi, uno del rango di Zaltian si prendeva la brigga di passare in rassegna due iniziati come loro?), Lemina si mise sull'attenti e si mise a posto i capelli con un rapido gesto del braccio, mentre Anton faceva la stessa cosa e cercava di appianare le pieghe della sua veste.

 

"Riposo, iniziati." disse Zaltian, tenendo gli occhi semichiusi, una mano alzata in un gesto pacificatore. Tuttavia, l'energia e l'autorità che stavano dietro quei gesti erano impossibili da ignorare, e trasparivano anche dal suo modo di fare apparentemente rassicurante. "Vi ringrazio per esservi presentati appena possibile. Immagino che vi chiediate il perchè di questo improvviso richiamo. Sarò lieto di chiarire ogni cosa. Il motivo è che voglio rendermi conto di persona delle vostre capacità magiche."

 

Lemina non fu in grado di nascondere una certa sorpresa. Capacità magiche? In quegli ultimi giorni, aveva fatto un po' di pratica sotto la guida attenta di alcuni sacerdoti di Tiamat - molti di loro avevano visto in lei il potenziale di utilizzare incantesimi divini oltre che attitudine per il combattimento, ed era anche riuscita a lanciare alcune magie basilari. Tuttavia, non si aspettava di avere già attirato l'attenzione di qualcuno così in alto nella gerarchia. Anton doveva pensarla allo stesso modo, visto che Lemina lo notò gesticolare nervosamente con le dita delle mani...

 

"Prego, signore." esordì educatamente Anton, sperando di non sembrare nè troppo baldanzoso, nè troppo servile. "Se si tratta di una prova, io posso dire di essere... relativamente preparato, almeno spero."            

 

Zaltian rassicurò immediatamente i due iniziati con un gesto della mano, e quella strana aura di calma inquietante che gli stava attorno non fece che aumentare di intensità. "Non si tratta di una valutazione. Chiedo solo di vedere cosa siete in grado di fare." affermò. "Nella nostra missione, affronterete senza dubbio vari tipi di minacce, sia magiche che mondane. E dovrete imparare ad affrontare entrambe. Come combatterle, quali sono i loro punti deboli, come prevedere le loro mosse e contrattaccare le loro strategie, se volete avere qualche possibilità di successo."

 

Si voltò verso Anton, che cercò di assumere una posizione ancora più eretta. "Il qui presente iniziato Anton Nunzio è uno stregone, già avviato nella difficile arte della magia arcana." affermò. L'halfling si mosse appena un po' per tenere a bada il suo nervosismo... ma prima che Zaltian potesse andare avanti, Lemina alzò una mano per fare una domanda.

"Chiedo scusa, signore... avrei una domanda da porle, una questione che non mi è mai stata molto chiara." chiese Lemina.

Zaltian non sembrò per nulla infastidito, e con un cenno della testa disse a Lemina di andare avanti. "Ecco... so che si tratta di una domanda sciocca, ma... che differenza c'è tra un mago e uno stregone?" chiese la ex-nobildonna.

 

Anton corrugò la fronte, ma l'espressione distaccata di Zaltian non cambiò di una virgola. "L'unica domanda sciocca è quella che non si fa quando si hanno dubbi, Lemina Verusia." affermò. "Detto questo... credo che il qui presente Anton potrà spiegarti in maniera concisa ed accurata in cosa consiste questa differenza."

"Certamente..." il misterioso halfling ebbe un piccolo scatto per la sorpresa, ma si ricompose immediatamente e si organizzò rapidamente il discorso. Non aveva certo voglia di sfigurare davanti al suo ufficiale... "La differenza è abbastanzaa semplice, in realtà. Un mago impara a lanciare incantesimi studiando i meccanismi della magia da libri, pergamene... in pratica, trattando la magia come una scienza che deve essere studiata e messa in pratica. Uno stregone, invece... beh, come posso dire... uno stregone lancia gli incantesimi in maniera totalmente istintiva, facendo semplicemente ricorso alla forza della sua personalità e al suo talento naturale. Io, giusto per fare un esempio, non so come funzionano gli incantesimi che lancio. Li uso e basta."

 

Lemina si sfregò il mento e annuì lentamente. "Capisco... quindi... questo vuol dire che uno stregone può lanciare più incantesimi, ma ha meno versatilità." affermò, comprendendo ora molto meglio come stessero le cose. Il cenno di assenso di Anton le confermò che, in effetti, aveva colto la distinzione. "Grazie per il chiarimento."

 

Zaltian riprese il discorso. "La signorina Lemina, d'altro canto... abbiamo sentito parlare, e con questo intendo me stesso, la mia collega e Sua Eminenza... del suo potenziale latente sia come incantatrica divina che come soldatessa." proseguì. "Un ottimo esempio di quello che potrebbe attendervi in futuro quando muoveremo battaglia ai nemici della nostra Chiesa. I sacerdoti di Bahamut si aspettano che i difensori della loro fede siano abili sia in combattimento che in questioni di magia divina, e questa combinazione di abilità si avvicina molto alla posizione per la quale l'iniziata Lemina ha la migliore attitudine."

 

Entrambi gli iniziati fecero dei movimenti con la testa per dire che era tutto chiaro. Zaltian si allontanò di alcuni passi, muovendosi con grazia quasi felina mentre osservava Lemina ed Anton come se volesse cercare di estrarre ogni loro segreto. In quel momento più che mai, Lemina ebbe la sgradevole sensazione che quell'uomo fosse qualcosa di più di quello che dava a vedere - c'era qualcosa di quasi soprannaturale nelle sue movenze e nel suo comportamento, anche se Lemina non era sicura di poter dire con esattezza che cosa fosse se qualcuno glielo avesse chiesto.

 

"Ora," continuò Zaltian, dopo una pausa probabilmente studiata per tenere sulle spine i suoi interlocutori. "vi chiedo di dare dimostrazione della vostra magia in uno scontro. Non vi preoccupate, non sarà uno scontro mortale. Non siamo così scriteriati da gettare al vento così dei potenziali agenti dotati della vostra abilità. Mi occuperò io stesso di curare entrambi voi alla fine dell'incontro. Prego, seguitemi... e poi procedete."

Senza neanche fermarsi a controllare che lo stessero seguendo, Zaltian tornò nella stanza da dove era venuto... e i due iniziati, ancora stupiti ed increduli, lo seguirono a breve distanza, come se fossero ipnotizzati dal suo carisma. Lemina deglutì, presa dal nervosismo... ma un istante dopo, si rimproverò per la sua esitazione. Si trattava di una prova alla quale i suoi superiori la stavano sottoponendo, assieme a quel suo confratello. E il suo dovere era fare del suo meglio.

 

La stanza in cui si trovavano adesso era un'ampia sala con il soffitto a forma di cupola, del tutto priva di arredamento a parte un paio di sedie e un tavolo posti ad un lato, e al cui centro si trovava una sorta di ring all'altezza di circa mezzo metro da terra. Ad un'occhiata distratta, Lemina stimò che misurasse circa quindici metri di lato. Non c'era bisogno di un genio per comprendere che era lì che lei ed Anton si sarebbero misurati, e senza porre ulteriori indugi, la giovane nobildonna salì sul quadrato e si voltò verso Anton, che ancora esitava.

"Beh? Cosa aspetta, signorino Anton?" chiese Lemina. "Ci hanno chiesto di dare una dimostrazione della nostra abilità."

 

"Precisamente. Più vi impegnerete, meglio saremo in grado di valutare le vostre prestazioni, e meglio sarà per la nostra organizzazione in generale." affermò Zaltian, in piedi a pochi metri dal ring con gli occhi semichiusi e le braccia abbandonate lungo i fianchi in un'espressione di apparente nonchalance. "Abbiamo in serbo qualche sorpresa per voi, quindi... fate del vostro meglio, e tutti ne godremo i benefici."

 

Anton sospirò e si massaggiò la fronte. Non poteva dire di essere convinto al cento per cento di quello che stava suggerendo Zaltian... ma visto che aveva accettato di sua spontanea volontà di unirsi alla chiesa di Tiamat, doveva anche seguirne le regole e obbedire ai suoi superiori. Così, dopo aver vinto la sua riluttanza, l'halfling stregone raggiunse il bordo del quadrato e si arrampicò su di esso, non senza un po' di difficoltà a causa della sua ridotta statura e mancanza di forza fisica. Si preparò e si mise in guardia, mentre le sue mani si illuminavano di una tenue aura azzurrina, segno che si apprestava a lanciare un incantesimo. Lemina prese un bel respiro ed estrasse l'arma che teneva assicurata sulla schiena - un piccone da guerra, come quello che aveva provato durante gli allenamenti. Certo non era un'arma molto comune, ma Lemina si trovava bene ad usarla, ed era una delle armifavorite dal clericato di Tiamat, in ogni caso.

 

"Iniziamo." disse Lemina. Si concentrò per un istante, e la sua arma venne avvolta da una luce dorata, ad indicare l'incantesimo di potenziamento che lei aveva rapidamente lanciato su di essa. Serrò gli occhi e si preparò alla battaglia... ma Anton si mosse prima di lei, e lanciò un incantesimo di attacco.

"Missile Magico!" esclamò l'halfling, la cui voce suonò per un attimo più profonda, come se stesse facendo l'eco. Tre dardi di energia argentata schizzarono via dall'indice puntato di Anton e sfrecciarono verso la sua avversaria, colpendola in pieno in punti non protetti dalla sua armatura. Lemina emise un breve grido di dolore e barcollò indietro, ma riuscì a tenersi in piedi e si preparò ad un contrattacco. Anton non perse tempo e lanciò un altro incantesimo, questa volta creando un campo di forza scintillante che assunse la forma di un pettorale sul proprio corpo.

"Armatura Magica!" Anton proclamò nuovamente il nome dell'incantesimo, poi cercò di tenersi lontano e di attaccare Lemina a distanza... ma quest'ultima non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta tanto facilmente.

 

"Hmm... quell'incantesimo gli permette di proteggersi senza sacrificare nulla della sua velocità. Io invece devo arrangiarmi con questo pettorale fatto di autentico ferro..." disse tra sè, passando la mano libera sulla sua armatura. "Detto questo... un incantesimo Armatura Magica non è la stessa cosa di una corazza autentica. Non offre la stessa protezione. Devo cercare di avvicinarmi e poi..."

 

"Raggio di Gelo!" Anton proseguì il suo attacco, ma questa volta Lemina fu preparata. La giovane ex-nobildonna si gettò di lato quando Anton non era arrivato ancora alla fine del nome dell'incantesimo, e il raggio azzurrino che scaturì dal dito di Anton la mancò di qualche centimetro e si esaurì dietro di lei. Poi, con tutta l'agilità di cui era capace con l'armatura che indossava, Lemina si avvicinò ad Anton e sferrò un fendente con la sua arma. Il colpo non ferì l'halfling, ma riuscì ad agganciargli la caviglia sinistra... e con un rapido movimento del braccio, Lemina sbilanciò l'avversario, che cadde a terra goffamente.

 

"La magia non basta da sola. Bisogna saper sfruttare ogni elemento a proprio favore." disse Lemina con un sorrisetto. Anton si gettò di lato e riuscì ad evitare il colpo con cui la ragazza stava cercando di incalzarlo... Ma Lemina si era aspettata questa mossa, e proseguì con un'improvvisata...

 

"Scintilla!" esclamò Lemina, puntando l'indice e il medio della mano libera verso l'orlo della veste di Anton. Improvvisamente, un esile filo di fumo si levò dall'abito... e una fiammella si accese di colpo, minacciando di consumare il tessuto!

"Ah! Ma che diavolo..." esclamò Anton. Agendo rapidamente, l'halfling stregone si gettò a terra e rotolò brevemente per estinguere il fuoco. "CHe razza di trucco è mai questo?"

"Tutta questione di avere fantasia. Anche un incantesimo molto semplice può essere utile, se viene utilizzato con un minimo di ingegno." rispose rapidamente Lemina. "Forza, alzati. Non mi dirai che è tutto qui, quello che sai fare!"

"Certo che no! Scossa!"

 

L'halfling non si prese nemmeno la briga di alzarsi, e invece allungò una mano per toccare la gamba destra di Lemina. Una frazione di secondo dopo, rilasciò una piccola scarica elettrica, e la ragazza strinse i denti per l'improvviso dolore, sentendo l'arto che si intorpidiva.  

 

Ai lati del quadrato, Zaltian sorrise compiaciuto e si produsse in un breve applauso. Entrambi stavano facendo un ottimo lavoro e si stavano impegnando a fondo. Entrambi erano due emarginati, due reietti che avevano visto nella chiesa di Tiamat la loro migliore possibilità per una vita migliore. Entrambi mostravano coraggio e creatività... forse quello che mancava nella ragazza era un po' di iniziativa, ma per quello sarebbe stata solo questione di farle acquisire maggiore sicurezza.

 

Tutto stava procedendo con passo spedito. Piccoli passi, certo, ma non c'era da avere fretta... ogni cosa sarebbe andata al suo posto col tempo e l'ordine e la vera giustizia avrebbero man mano preso il sopravvento, per la gloria di Tiamat e della specie dei draghi...

 

 

oooooooooo

 

La mazza si abbattè sul manichino di allenamento con potenza inaudita, frantumando il legno nuovo come se fosse stato quello di un relitto, e lasciando ben pochi dubbi su cosa sarebbe successo ad ossa umane che fossero state colpite da una tale arma. Ciò che rimaneva del fantoccio ormai diroccato si afflosciò al suolo, e Brian tirò un sospiro soddisfatto. I suoi allenamenti stavano dando frutto.

 

"Niente male, Brian. Davvero niente male." affermò Dafne, mentre si ritirava di due passi da un altro manichino di paglia ormai privo di braccia e di testa. "Ma se posso darti la mia opinione, prendere a fendenti questi pupazzi non potrà aiutarci che fino ad un certo punto. Che ne dici se facciamo un allenamento un po' più serio, adesso?"

 

Brian si sgranchì i muscoli e ripose la sua mazza nel fodero, per poi agguantare una lunga spada da allenamento dalla lama smussata. "Sì, immagino che tu abbia ragione." affermò. "Prendi la tua arma quando vuoi. Io sono pronto."

"Un momento. Aggiungiamo qualcosa a questo allenamento speciale." rispose Dafne. Con un movimento lento e deliberato, infilò una mano in una fessura del suo pettorale e ne estrasse un fazzoletto di tela,che piegò accuratamente e si legò attorno agli occhi in modo che facesse da benda.

 

"Hm. Ho capito. Non è male come idea." disse Brian. "Basta che tu sappia cosa stai facendo."

"Solo uno sciocco assume che in ogni combattimento avrà il vantaggio della vista o di condizioni ottimali." continuò Dafne. Tutto quello che riusciva a vedere era un cupo susseguirsi di rosso e nero che occupava tutto il suo campo visivo, e la costringeva a tendere al massimo i suoi sensi per orientarsi. Vicino a lei, Brian seguì il suo esempio e si legò a sua volta un fazzoletto di tela attorno agli occhi, in modo da restare completamente cieco. "Molto bene, Brian. Vediamo se riesci a trovarmi usando gli altri tuoi sensi."

 

Brian si concentrò, cercando di stimare la direzione da cui provenivano i passi della sua amica. Non era cosa facile, in effetti... doveva tendere l'orecchio e prestare la massima attenzione ai suoni che sentiva, per capire da dove venissero e farsi un'idea della distanza. Il vantaggio era che anche Dafne era nella stessa condizione...

 

Appena in tempo, Brian sentì qualcosa che si avvicinava e alzò la sua spada da addestramento, intercettando per miracolo un colpo che proveniva dalla sua destra, e che gli fece tremare la spada nella mano! Dando prova di presenza di spirito, il giovae soldato sferrò un fendente nel punto da cui gli sembrava che provenisse l'attacco... e riuscì a sentire, giusto per un momento, di aver colpito qualcosa, anche se non era nulla di solido e consistente. Forse aveva raggiunto i capelli di Dafne, o soltanto una piega del suo abito, ma se non altro si era avvicinato.

 

Brian riuscì a prevedere la mossa successiva dell'avversaria, che sferrò un fendente cercando di dirigerlo verso di lui. Per fortuna, il colpo non era stato sferrato con precisione, e Brian non ebbe difficoltà ad evitarlo basandosi semplicemente sulle sue sensazioni. Immaginando di avere la possibilità di colpire, il giovane sferrò un colpo, guidato unicamente dalla percezione di dove poteva trovarsi Dafne... e questa volta, sentì con chiarezza il colpo che raggiungeva l'avversaria al pettorale! Tuttavia, accecato com'era, finì per incespicare... e la sua avversaria colse l'occasione per sferrare un colpo che raggiunse Brian sopra la spalla destra.

Il giovane emise un breve grugnito di dolore e barcollò indietro di qualche passo. Il suo braccio destro rimase intorpidito per un istante, e la spada gli cadde di mano... e un attimo dopo, Dafne riuscì a chiudere le distanze, e costrinse il giovane con la schiena a terra.

 

"Attento a te! Anche se colpisci il nemico, potresti non riuscire ad ucciderlo subito." esclamò Dafne, il cui tono di voce si era fatto di colpo più scherzoso... anche se non aveva certo abbassato la guardia. "Assumi sempre che il nemico lotterà fino all'ultimo, anche se sa di essere spacciato. I seguaci di Bahamut venderanno a caro prezzo le loro vite, quando finiremo per confrontarci con loro."

"Heh... non posso darti torto, Dafne." rispose Brian, sentendo ora il peso della sua compagna di allenamento che lo costringeva a terra. Dafne aveva una forza enorme... quasi inumana... e per quanto Brian fosse un giovane robusto e prestante, anche lui aveva difficoltà a liberarsi dalla sua presa. "Ugh... so bene... che lotteranno con tutte le loro forze per difendersi. Ma non credi di esagerare un po'?"

 

Dafne rise brevemente. "Esagerare? Quando si combatte in una guerra, non c'è nulla di 'esagerato'. Alla fine, quello che conta è vincere o perdere." affermò, e con un rapido movimento della mano, si tolse la benda dagli occhi per parlare con più naturalezza al suo amico. "Come soldati di Tiamat, dobbiamo avere le capacità di superare qualsiasi ostacolo e compensare ogni singolo svantaggio potremmo trovarci ad avere, pur di portare a termine la nostra missione."

 

"In una battaglia tra eguali, la vittoria spetta a colui che è disposto a sopportare di più e resistere più a lungo, giusto?" chiese Brian, finalmente riuscendo a divincolarsi dalla presa di Dafne e scivolare via. Pur essendo ancora accecato dalla benda attorno agli occhi, riuscì ad afferrarla e a metterla con la schiena a terra, per poi tenerle stretto un polso. "Non importa quanto doloroso o degradante, vero?"

 

Dopo un istante di tempo passato a guardare stupita il suo amico dritto negli occhi, come se non si fosse aspettata che fosse diventato così abile, la giovane donna chiuse gli occhi e fece una breve risata a denti stretti, mentre Brian si toglieva a sua volta la benda dagli occhi. "Bene, Brian. Vedo che hai imparato bene le tue lezioni." affermò. "La compassione è una debolezza, una distrazione fatale. La rabbia non è che una perdita di controllo. E l'avidità, il desiderio di possesso offuscano la mente e intaccano la nostra devozione. Per vincere, bisogna essere pronti a sacrificare tutto ciò che non sia l'essenza della vittoria. Solo allora si avrà la necessaria chiarezza mentale."

 

"Lo so bene. Mia madre mi ha inculcato questo concetto... fin da quando ero piccolo." rispose il moro, la cui espressione di solito stoica e concentrata si fece per un attimo cupa. Era un ricordo sul quale non gli piaceva restare troppo a lungo... ma uno del quale non riusciva a liberarsi, non importa quanto ci provasse. E in effetti, c'era qualcosa che Brian non era in grado di sacrificare... questo cos'avrebbe voluto dire, per un antipaladino al servizio della Regina dei Draghi? Sarebbe stato in grado di fare il suo dovere fino in fondo, o si stava semplicemente incamminando verso un disastro?

 

Inutile starci tanto a pensare, decide infine. Se ci fosse stata anche soltanto mezza possibilità di cambiare strada... gli piaceva pensare che ne avrebbe approfittato. Ma alla fine, il suo percorso nella vita era già stato deciso, fin da prima che lui nascesse.

 

Dafne, tuttavia, non aspettò che il suo amico si risvegliasse dai suoi pensieri. Con un gesto agile e deciso, liberò il polso dalla presa di Brian, e si produsse in una spettacolare proiezione che fece cadere a terra di schiena il ragazzo e lo lasciò stordito per il tempo sufficiente a Dafne per salirgli sopra e tenerlo fermo dov'era! "E non restare ad ascoltare i discorsi del nemico, potrebbe usarli per distrarti e riprendersi il vantaggio!"

 

"Heh... lo ammetto, mi hai colto di sorpresa. Un punto per te." affermò Brian. Dafne si alzò e gli tese la mano per farlo rialzare. "Allora, che dici? Riproviamo? Questa volta, però, cerchiamo di tenere gli occhi chiusi un po' più a lungo."

 

"Per me va bene." rispose Dafne, e si legò nuovamente il fazzoletto sugli occhi...

 

 

oooooooooo

 

"Accidenti... non credevo che sarebbe stato così faticoso..." mormorò Slayde, mentre si dirigeva lentamente, strascicando i piedi, verso la sua camera. L'allenamento era stato particolarmente duro... e adesso, si sentiva come se avesse lavorato tutto il giorno. L'unica differenza era che questo allenamento, se non altro, non lo faceva sentire a terra e privo di valore... ma la fatica, quella si sentiva lo stesso, e Slayde non vedeva l'ora di lavarsi e poi buttarsi sul letto per qualcheora di meritato sonno.

I corridoi del dormitorio erano immersi in una semioscurità che dava a quel luogo un aspetto un po' più confortevole. Grazie alla sua visione crepuscolare, uno degli elementi del suo retaggio elfico di cui andava più fiero, Slayde era in grado di vedere bene anche ad una certa distanza, usando semplicemente una candela per farsi un po' di luce.

 

Il silenzio regnava sovrano, interrotto soltanto dal flebile suono dei suoi passi. Per certi versi, il biondo mezzelfo amava questa sensazione di calma e distensione - in una vita turbolenta e difficile come la sua, erano stati pochi i momenti che aveva potuto definire tranquilli, e ancora meno quelli felici, e quella sensazione di pace lo aiutava a distendere i nervi.

D'altro canto... era una sensazione talmente inusuale per lui, che quasi si sentiva a disagio, e sembrava aspettarsi un attacco da un momento all'altro. Era qualcosa di irrazionale, e il giovane mezzelfo lo sapeva bene... ma non riusciva a togliersi dalla testa quel condizionamento che lo aveva acompagnato praticamente tutta la vita.

 

Mentre si avvicinava alla sua stanza, il biondino si accorse di una figura dall'aspetto familiare che lo attendeva lì accanto, la schiena appoggiata al muro, vestita con l'uniforme degli iniziati. Vedere la familiare figura di Lemina, e ritrovare quel punto di riferimento, quell'ancora di salvezza che era sempre stata con lui, gli diede un'iniezione di fiducia, soprattutto quando la vide alzare una mano e salutare garbatamente.

 

"Hey, Slayde." disse Lemina, con voce calma ma stanca. Anche per lei, non doveva essere stata una giornata facile. "Com'è andata? Ti hanno fatto lavorare duro, immagino."

"Fanno bene. Dopo che ci hanno dato un posto che possiamo chiamare casa, questo è il minimo che possiamo fare per ripagarli. E quando avremo finito l'addestramento..." disse Slayde, tenendo la frase in sospeso.

 

Lemina guardò in lontananza, ripensando a quello che avrebbe voluto dire per loro. Ma ormai era decisa, e non sarebbe bastato un momento di riflessione a farla tornare indietro sui suoi passi. Quanto tempo ancora, prima che fossero pronti? Lemina sospettava che ci sarebbero volute alcune settimane, prima di essere pronta per una missione vera e propria.

 

"Lady Lemina... non si faccia problemi." disse Slayde, ancora troppo abituato a tenere le distanze e a ricordare il suo posto per mettere del tutto da parte i modi che gli erano stati inculcati. "Avevo detto che l'avrei seguita, vero? E' il momento di mantenere la promessa. Io sono disposto a seguirla ovunque, non importa dove le nostre scelte ci porteranno."

 

"E io ti ringrazio per questo, Slayde." rispose la ex-nobildonna, permettendosi un sorriso sollevato. Allungò gentilmente una mano verso Slayde, che arrossì di colpo ma ricambiò il gesto e strinse timidamente la mano della sua signora. Quando Lemina proseguì, il suo tono di voce era tranquillo ma convinto, come se cercasse di convincerlo a non arrendersi "Resisti, amico mio. So che non è facile. Anch'io faccio molta fatica, in certi giorni. Ma mi dico sempre che devo sopportare e poi... beh, senza fatica non c'è ricompensa, giusto?"

 

"Lo so..." rispose Slayde. Ripensando ai suoi primi passi, da quando da ragazzo aveva descritto, si sentiva emozionato e coinvolto all'idea che ci sarebbe sempre stato qualcuno a sostenerlo e ad affiancarlo. Aveva detto che avrebbe seguito Lemina in capo al mondo, contro chiunque si fosse messo contro di lei... e sarebbe andato avanti per questa strada. "Chissà quando finirà l'addestramento... e quando potremo cominciare ad andare in missione per il Reverendo."

 

"Neanch'io vedo l'ora..." affermò Lemina. "Ma sono sicura che alla fine, la nostra fatica sarà premiata."

"Se non altro, almeno qui so di stare lavorando per qualcosa di più che la comodità di qualche nobile dalle carni bianche." rispose Slayde. Temendo di aver detto senza volerlo qualcosa che avesse offeso la sua compagna, il giovane mezzelfo si corresse rapidamente. "Senza offesa."

"Nessuna offesa. Tanto, non mi sono mai riconosciuta nella famiglia Verusia." rispose lei.

Per un attimo, il giovane mezzelfo rimase in silenzio, pensando che senza dubbio le autorità di  Svodia stavano ancora dando loro la caccia, o magari stavano cercando di fare pressione per ottenere il permesso di entrare nel territorio di Epiros. Ma finchè erano lì, non c'era molto che Svodia o la famiglia Verusia potessero fare per riprenderli.

 

E se avessero cercato di fare qualche colpo di testa... Lemina e Slayde  dalla loro parte la Chiesa di Tiamat.

 

Ma a Slayde questo non bastava. Non voleva limitarsi ad essere protetto. Doveva diventare abbastanza forte da proteggersi da solo. No, non proteggere solo sè stesso. Anche Lemina... anche tutti coloro che si affidavano a Tiamat per avere un po' di ordine e giustizia nelle loro vite.

 

E magari, anche per avere la sua rivincita.

 

Questo pensiero accese un fuoco nell'animo del mezzelfo. Perchè no? Se fosse diventato abbastanza forte... perchè non mostrare a quei maiali che l'avevano schiavizzato, cosa si prova quando si passa da carnefici a vittime? Sicuramente, avrebbe fatto piacere anche a Lemina...

 

Ma per adesso, meglio mettere da parte simili idee. Quello che dovevano fare era completare il loro addestramento. Il resto sarebbe venuto più tardi.

 

"Ora è meglio che ti ritiri, Slayde. Domani sarà un'altra giornata dura." affermò Lemina, riuscendo a fare un sorriso rassicurante. "Mi raccomando, riposati bene."

 

Il mezzelfo fece un segno dell'okay. "Anche lei, Lady Lemina."

 

La giovane donna scosse la testa e ridacchiò. Ci sarebbe voluto del tempo, prima che Slayde si ricordasse di omettere quel titolo ormai insignificante...

 

 

oooooooooo

 

 

Due mesi dopo...

 

L'altare era in effetti abbastanza semplice, poco più di un blocco di marmo rosso finemente cesellato, con il volto di un drago scolpito sulla faccia frontale, e un candelabro di bronzo a tre braccia sul quale erano poste delle candele accese. In quella stanza semi-oscurata, il Reverendo Cadrak Dragonsworn, alto sacerdote di Tiamat in Epiros, era inginocchiato con la testa chinata, in un atteggiamento di preghiera, con addosso una robusta armatura. Il calore della stanza era notevole, e la fronte del nano era bagnata di sudore, ma Cadrak non mostrava alcun segno di sconforto... e i suoi due servitori, Lyzin e Zaltian, ognuno inginocchiato accanto al loro signore, sembravano addirittura non sentire nemmeno la temperatura.

 

Finalmente, dopo qualche minuto passato in silenziosa preghiera, Cadrak si alzò lentamente, tenendo la testa abbassata in segno di umiltà, e si avvicinò all'altare. Si sfilò uno dei suoi guanti di ferro, poi tirò fuori una piccola lama con la quale si inflisse un taglio sul palmo, e lasciò gocciolare un po' di sangue sulla testa di drago scolpita. Per un attimo, non accadde nulla... poi, gli occhi della statua si accesero come due luci rosse in quello scenario inquietante, e un rombo lontano riecheggiò nella sala, come un ruggito che proveniva dai più profondi abissi della terra. I due servitori aprirono di scatto gli occhi, ma le loro espressioni non cambiarono di una virgola, e si limitarono ad osservare il reverendo che si ritirava di un passo dall'altare. Con un suono inquietante, una fiammata si accese sopra l'altare... e prese la forma del volto di un drago che ruggì fragorosamente.

 

E il reverendo Cadrak Dragonsworn alzò lo sguardo, con un sorriso soddisfatto.

 

"Ammirate." affermò con voce possente. "Tiamat ci dà la sua benedizione. Possiamo cogliere i frutti del nostro operato."  

 

   

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

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Capitolo 7
*** La Testa Rossa di Tiamat ***


Pathfinder: I Figli della Regina dei Draghi

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 7 - La Testa Rossa di Tiamat

 

Il tempo era volato... o almeno, questa era l'impressione che Lemina Verusia aveva in quel momento, mentre attendeva con apparente calma di fronte ad un grande altare in quella che sembrava essere un'elegante cappella dall'alto soffitto a volta. Poco più di due mesi prima, lei e Slayde erano due fuggitivi, che cercavano disperatamente di seminare gli agenti che la loro nazione aveva mandato a catturarli. Adesso... il suo duro addestramento per diventare una sacerdotessa-guerriera era terminato, e la ragazza stava fieramente in piedi a pochi passi dall'altare, di fronte ad una grande e maestosa statua che rappresentava Tiamat in tutta la sua gloria. Le cinque teste della rappresentazione della Regina dei Draghi sembravano quasi guardarla con fierezza ed approvazione, come se la dea stessa fosse fiera di quello che Lemina aveva fatto per dimostrarsi degna di un tale onore. La statua dominava l'intera cappella con la sua presenza, e avrebbe sicuramente scioccato una persona dal cuore più debole - le ali spalancate e le teste fieramente alzate sottolineavano la potenza della dea e l'importanza del momento.

 

Lemina stessa si sentiva in qualche modo diversa. Si sentiva più forte, e non solo fisicamente. Il costante addestramento fisico l'aveva portata a sviluppare i muscoli e la coordinazione, e l'aveva temprata a resistere alla fatica, al dolore fisico. Sentiva che anche la sua forza di volontà era cresciuta. La giovane aveva l'impressione che il suo sguardo si fosse fatto più deciso, e il suo portamento più fiero. Ormai, la fragile nobildonna che lei era una volta era scomparsa, sostituita da una guerriera spietata e risoluta con i capelli tagliati corti e un pettorale d'acciaio temprato che copriva le sue forme. Un largo scudo d'acciaio, sul quale svettava il simbolo sacro di Tiamat, era legato sulla schiena di Lemina... e in una mano, la giovane stringeva quella che era l'arma sacra della Regina dei Draghi, un minaccioso piccone da guerra dalla punta affilata.

 

Lemina guardò in direzione del suo inseparabile compagno. Anche Slayde era visibilmente cambiato. Anche lui era diventato più forte e deciso, e non c'era più quell'espressione tranquilla, ingenua e sofferente nei suoi occhi. Ora il suo sguardo esprimeva freddezza e convinzione, anche mentre attendeva che il Reverendo Cadrak Dragonsworn arrivasse per officiare quell'importante rito. Il mezzelfo biondo indossava ora una cotta di maglia, e un mantello bianco era tenuto avvolto sulle sue spalle, dandogli un aspetto ancora più nobile e fiero di quanto già non sembrasse. La loro vita precedente sembrava essere niente più che un vago, triste ricordo... e di questo, Lemina era orgogliosa. Sentiva che anche se il loro passato fosse tornato a tormentarli, loro sarebbero stati più che pronti ad affrontarlo.

 

Anche se il passato si fosse presentato sotto forma di Asselia e di quei suoi ridicoli sicofanti... Lei e Slayde lo avrebbero affrontato assieme, come erano stati uniti fino a quel momento ed oltre.

 

Detto questo, Lemina non era proprio sicura di cosa pensare di quel gruppo che era con loro. Senza dubbio, anche loro si trovavano lì perchè avevano risposto alla chiamata del Reverendo, ma con una chiara eccezione, lei e Slayde non potevano dire di sapere molto di loro.

 

Brian Spade, lo spadaccino che avevano incontrato il loro primo giorno, era in piedi non troppo lontano da Lemina, e teneva il suo sguardo impassibile puntato verso la statua di Tiamat. Sembrava stoico e concentrato, con l'eccezione di un breve momento in cui si era voltato verso loro due e aveva rivolto loro un breve, educato sorriso. Lemina aveva avuto modo di tenersi informata sul tipo di addestramento che Brian aveva ricevuto in quei due mesi - il Reverendo lo aveva selezionato appositamente per diventare un antipaladino, un combattente il cui scopo era di contrastare gli agenti di Bahamut, sia quelli mortali come sacerdoti, paladini, inquisitori e draghi metallici... che quelli di origine ultraterrena come angeli, arconti o guardinal. Lemina doveva ammettere che provava un po' di invidia per l'importante compito che era stato affidato a Brian, ma si ricordò degli insegnamenti di Tiamat, e mise a tacere quell'accenno di risentimento. Tiamat insegnava che ognuno aveva il suo posto nel grande schema del mondo... e che cercare di infrangere questo schema avrebbe portato soltanto al caos.

 

E il caos, ormai Lemina lo sapeva bene, non portava a nulla di buono.

 

La giovane donna e il mezzelfo spostarono la loro attenzione alla donna dai capelli rossi e dalla carnagione mortalmente pallida che attendeva ai piedi di una bassa gradinata, la schiena appoggiata ad una delle colonne portanti della cappella. Vestita in maniera abbastanza anonima, con addosso un corpetto di cuoio nero aderente che le proteggeva il torso e al tempo stesso le consentiva agilità di movimento, pantaloni beige aderenti e un paio di stivali leggeri, aveva un'espressione attenta, e sembrava che anche in quel momento stesse prestando attenzione ad ogni minimo elemento... e al resto del gruppo.

 

Poco lontano dalla rossa, Lemina vide quel dragonide dalle squame brune-dorate che aveva già visto diverse volte in varie occasioni, in particolare nella biblioteca del forte o nei laboratori di magia. Era abbastanza robusto ed impressionante... però, se paragonato ad altri della sua specie, poteva sembrare relativamente gracile. Era vestito di abiti neutri, adatti all'occasione per cui erano stati convocati, ma comunque non troppo vistosi, e teneva un grosso tomo rilegato, che Lemina riconobbe quasi subito come un volume di magia, sotto il braccio destro. I suoi occhi gialli dalle pupille ellittiche si strinsero in un'espressione di soddisfazione mentre gettavano a Lemina uno sguardo di intesa.

Era un po' strano, si disse Lemina, avere un dragonide in squadra. Per la stragrande maggioranza, i dragonidi erano devoti di Bahamut, e Lemina in effetti non aveva mai sentito parlare di uno di essi che fosse al servizio di Tiamat. Si fece una nota mentale di fare un esame più attento al background di quel dragonide, visto che chiederglielo direttamente non gli sembrava una buona idea.

 

E poi, c'era quell'Anton, lo stregone halfling che Lemina aveva incontrato tempo prima per quell'allenamento magico. In quel momento, il piccoletto portava con sè una gabbia argentata simile a quelle usate per piccoli volatili... e al cui interno si trovava una minuscola figura umanoide alta non più di dieci centimetri, che assomigliava molto ad una sorta di demonietto alato... il cui corpo era formato da ombre solidificate, con gli occhi bianchi e luminosi, privi di pupille, e una bocca piena di denti aguzzi. I contorni della creatura erano irregolari, sfocati... come se il mostriciattolo non esistesse davvero nel mondo reale, ma fosse piuttosto solo un'illusione...

 

Anche se era venuta a sapere un po' di cose su Anton durante il loro incontro di allenamento, e aveva avuto modo di incontrarlo altre volte in seguito, Lemina non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che Anton volesse matenere un certo alone di mistero su di sè. E da quanto aveva sentito da Slayde, Anton non si era aperto neanche con lui. Non che la cosa la sorprendesse. Per quanto ne sapeva, i praticanti di magia arcana tendevano ad avere qualcosa di misterioso ed imperscrutabile...

 

Comunque, questa era la squadra con la quale avrebbe dovuto portare a termine la missione affidatale dal Reverendo Cadrak Dragonsworn. La giovane iniziata si aggiustò come meglio poteva i capelli e si mosse leggermente nella sua armatura, un robusto pettorale di ferro temprato che proteggeva egregiamente il torso, le spalle e le anche, completo di schinieri, guardie per le braccia e un elmetto. Controllò l'arma che teneva a portata di mano, assicurata sulla schiena - un piccone da guerra decorato in maniera semplice ma funzionale, quel tanto che bastava per essere impressionante senza apparire ridicolo. Se doveva presentarsi alla sua squadra, doveva fare la migliore impressione possibile.

 

Il gruppo sembrava attendere, ognuno restando in silenzio... e Lemina decise che era il momento di fare le dovute presentazioni e cercare di conoscersi un po' meglio. Fece un cenno di assenso a Slayde, che sorrise leggermente in modo da darle più fiducia. Era il momento di farsi valere, decise infine Lemina, e raggiunse finalmente l'altare per poi voltarsi verso il gruppo e attirare la loro attenzione su di sè. Quasi subito, tutti si voltarono per concederle la loro incondizionata attenzione.

 

Lemina si schiarì la voce. "Benvenuti. Mi fa piacere che siate arrivati tutti nel tempo previsto." esordì la giovane sacerdotessa-guerriera. "Non credo di dover fare un riassunto della motivazione di fondo che mi ha spinto ad unirmi alla crociata di Tiamat. E ognuno di noi ha le sue ragioni, sulle quali non vado ad indagare. Quello che importa è che siate disposti a fare tutto quello che deve essere fatto per sostenere la nostra fede... e portare un po' di civiltà in questo mondo che ormai sottosta completamente alla legge del più forte."

 

Tutti i presenti rimasero ad ascoltare senza dire nulla, e Lemina lo prese come un segno che, quanto meno, la rispettavano a sufficienza per darle la possibilità di dimostrare quanto valeva. "Adesso," continuò Lemina. "ritengo che sia importante per una squadra potersi conoscere a vicenda e iniziare fin da subito a costruire un rapporto di fiducia reciproca. Perciò, dal momento che questo è il nostro primo incontro, vi chiederei di parlare brevemente di voi stessi al resto della squadra." Fece un cenno di assenso a Slayde, e il biondo mezzelfo si schiarì la voce e cominciò a parlare.

 

"Molto bene... il mio nome è Slayde, e sono un mezzelfo... e uno straniero in questo paese." esordì. "Io... sono stato addestrato come magus, e sono qui per servire Tiamat, perchè voglio diffondere il suo verbo e aiutarla a creare un mondo in cui tutte le razze e tutte le persone siano uguali."

Slayde si guardò attorno, nella speranza di non aver detto troppo menzionando di essere un mezzelfo, abituato com'era alla discriminazione di cui erano vittime i non umani nel suo paese. Per fortuna, nessuno degli altri quattro sembrava stupito o irritato - il resto della squadra era piuttosto omogenea, quindi per Slayde essere un diverso tra i diversi era fonte di incoraggiamento.

 

"Il mio nome è Brian Spade." affermò il giovane dai capelli neri, attirando l'attenzione su di sè. "Sono stato addestrato come guerriero sacro di Tiamat, e la mia speranza è di essere utile a mia volta a questo gruppo."

 

Lemina annuì. Lei e Slayde conoscevano Brian meglio degli altri presenti, e avevano già avuto modo di vedere che si trattava di una persona calma e padrona di sè, concentrata sul suo dovere. E l'armatura nera che indossava, il suo scudo decorato con un drago rampante, e la sua grande spada di acciaio brunito, lo identificavano subito come un combattente abile ed esperto.

 

"Ottimo. E tu, cos'hai da dire?" afffermò Lemina, rivolta all'unica altra donna del gruppo - la donna alta dai capelli rossi e dalla carnagione pallida, che rispose senza tanti giri di parole e con una certa freddezza.

 

"Il mio nome è Cypro. Sono stata assegnata a questo team come esperta in infiltrazioni e furtività." disse semplicemente. "E visto che volete che siamo aperti gli uni con gli altri, vi dirò anche che sono una dhampir."

 

Questo fece sgranare gli occhi per mezzo secondo a Lemina, e la ragazza sperò che Cypro non se ne fosse accorta. I dhampir erano una delle razze che aveva la peggiore reputazione non solo nel Primo Continente, ma in tutto Nexos: creature a metà tra i viventi e i non morti, erano considerati figli dell'orrore e della tragedia, essendo nati da una donna umana e da un vampiro, e proprio per questo venivano spesso soppressi alla nascita - quei pochi che sopravvivevano, dovevano vedersela con un'esistenza segnata dal pregiudizio, dalla sfiducia e dalla persecuzione. Cosa doveva aver vissuto quella ragazza, prima di arrivare al culto di Tiamat? Se non altro Slayde, essendo in pratica uno schiavo della famiglia Verusia, non poteva essere ucciso impunemente. Lemina non si sarebbe stupita se qualcuno le avesse detto che l'uccisione di un dhampir non era nemmeno considerata un reato...

 

"Grazie per avercelo detto. E' importante la fiducia reciproca nel nostro gruppo... e mi assicurerò personalmente che anche tu venga trattata con giustizia e abbia la tua occasione di mostrare il tuo valore." affermò Lemina, sperando di non sembrare condiscendente. "Prego, andate pure avanti."

 

"Immagino che noi due ci conosciamo già... ma per chi non mi conoscesse, mi presento. Il mio nome è Anton, e sono uno stregone. Specializzato in magie distruttive." affermò, per poi sfoderare un sorriso un po' inquietante. "Palle di fuoco, esplosioni, fulmini, e altre cosette di questo tipo."

"Molto bene." disse Lemina. La giovane rivolse la sua attenzione alla creaturina d'ombra che Anton teneva con sè in quella strana gabbietta... a parte la sua strana composizione, le ricordava molto un imp o un gremlin, e si stava facendo l'idea che lo scopo di quella creatura non fosse molto dissimile - probabilmente faceva da messaggero o da famiglio per Anton, oppure da sabotatore per i suoi nemici. In ogni caso, era il caso di tenerlo d'occhio. Valeva la pena di sapere di più di quella creaturina.

    

"E per ultimo ci sono io." continuò il dragonide con un sottile sorriso su un volto dalle fattezze vagamente feline, nonostante il suo aspetto rettiloide. "Il mio nome è Ghedrin, sono un dragonide... come potete vedere... e sono un esperto di conoscenza arcana e arti magiche. Se c'è bisogno di sapere qualcosa su questioni di storia, geografia o questioni esoteriche, rivolgetevi pure a me. Sono qui per mettere le mie conoscenze e la mia magia al servizio della grande Tiamat."

 

"Posso fare una domanda, se non sono indiscreta?" chiese Lemina. Quando Ghedrin rispose con un cenno che esprimeva approvazione, la giovane donna proseguì. "I dragonidi sono conosciuti per la loro devozione a Bahamut, la fede nostra rivale. Come mai uno di loro ha deciso di... cambiare bandiera, per usare questo termine?"

 

"Ho sempre pensato che Bahamut raccontasse soltanto una parte della storia. E se c'è una cosa che non sopporto, è una conoscenza incompleta." spiegò Ghedrin, in una maniera che a Lemina suonò comunque piuttosto misteriosa. In effetti, doveva ammettere la giovane sacerdotessa-guerriera, quell'incontro non le aveva fatto scoprire molte cose nuove riguardo la squadra che avrebbe dovuto gestire... e non era sicura se sarebbero stati in grado di lavorare bene in squadra. Da un lato, la varietà di abilità e poteri a disposizione della squadra voleva dire che avrebbero avuto a disposizione molte opzioni per portare a termine le loro missioni... dall'altro, però, avrebbe potuto rendere la gestione più complicata. E i suoi compagni di squadra si sarebbero affidati a lei per risolvere i problemi, se le cose fossero volte al peggio. Lei era la loro leader, e avrebbe dovuto prendersene la responsabilità.

 

Prima che Lemina potesse porsi troppi dubbi sulle sue capacità, il gruppo sentì il suono di una pesante porta che si apriva cigolando... e i sei neofiti della Chiesa di Tiamat si misero immediatamente sull'attenti quando videro che ad entrare era stato proprio il Reverendo Cadrak Dragonsworn, accompagnato dai suoi due attendenti, Zaltian e Lyzin. Il nano in armatura era impossibile da confondere con chiunque altro: il suo portamento severo e marziale, il suo sguardo gelido e magnetico al tempo stesso, e soprattutto, la sua contagiosa devozione a Tiamat. Come Lemina si aspettava, indossava la sua armatura completa, e sul suo enorme scudo, assicurato sulla sua schiena, era dipinto il simbolo sacro di Tiamat. Tutti cercarono di mantenersi ben eretti mentre il Reverendo e i suoi attendenti si avvicinavano... e gli sguardi dei tre loro superiori li passarono tutti in rassegna, da capo a piedi.

 

"Vostra Eminenza." Lemina accolse l'alto sacerdote, inchinandosi con espressione attenta. "Siamo onorati di rispondere alla Vostra chiamata. Come potete vedere... siamo tutti presenti, e attendiamo le Vostre disposizioni."

 

Lyzin sorrise quasi sinistramente, mentre ammirava i membri del gruppo, e il suo sguardo si fissò in particolare su Brian. Ad un cenno del reverendo, la donna misteriosa riprese il suo tono distaccato e professionale, e si rimise sull'attenti... ma si ripromise di scoprire qualcosa di più su quel ragazzo. Dopotutto, lei le capacità le aveva...

 

"Molto bene, Lemina." esordì finalmente il reverendo, dopo essersi preso il tempo di dare un'occhiata a tutti quanti. "Mi fa piacere vedere che la tua squadra è presente ed è pronta all'azione."

La giovane ex-nobildonna sorrise, un po' nervosamente. "Sì, Vostra Eminenza. Stavo semplicemente familiarizzando con i miei compagni di squadra, in modo da rendermi conto delle loro capacità. Sono convinta che questa squadra abbia un ottimo potenziale e potrà servire bene la Regina Tiamat."

 

Zaltian annuì senza dire una parola, e Cadrak proseguì il discorso. "Bene. Queste notizie sono incoraggianti. Ho scelto questi membri per la squadra in quanto ritengo che la combinazione delle vostre abilità e dei vostri poteri sia la più efficace possibile. Voi sarete la mia squadra d'elite... la Testa Rossa di Tiamat!"

 

Lemina fece fatica a nascondere la sorpresa e l'orgoglio. Se il reverendo l'aveva scelta per una posizione di tale fiducia, voleva dire che era davvero convinto delle sue capacità. Certo, lei aveva sempre fatto del suo meglio durante gli allenamenti, e aveva sempre cercato di dare prova di sè, ma non si aspettava che sarebbe riuscita a farsi affidare un ruolo così importante così presto. Dietro di lei, Slayde fece un leggero sorriso, orgoglioso del successo della sua amica.

 

"Non La deluderò, Vostra Eminenza." disse infine Lemina, quando fu sicura che la voce non le avrebbe tremato. "Eseguirò i suoi ordini con la massima devozione, e guiderò la Testa Rossa di Tiamat al meglio delle mie capacità."

Ghedrin, il dragonide occultista, annuì tra sè mentre pensava al nome che il reverendo aveva dato alla loro squadra. Evidentemente, le squadre d'elite della Fortezza del Voto del Drago avrebbero avuto dei nomi che richiamavano le cinque teste della divinità a cui erano devoti. Una sistemazione che si addiceva alla loro organizzazione, pensò tra sè, incuriosito e desideroso di vedere come sarebbe andata in seguito.

 

"Vostra Eminenza ha molta fiducia nel potenziale di questa squadra." spiegò Zaltian. Il misterioso individuo fece un gesto con una mano... e un piccolo scrigno di legno scuro, con rinforzature in ottone, apparve nelle sue mani dopo un breve gioco di luci. "E' per questo che ha deciso di assegnarvi tale posizione."

 

"Ora, vi chiedo di radunarvi tutti attorno a me." continuò il possente nano. "Rendiamo ufficiale il vostro contratto con la nostra Chiesa. Zaltian."

"Sì, Vostra Eminenza." rispose il misterioso individuo. Lo scrigno di legno scuro che teneva tra le mani si aprì con uno scatto, e il coperchio si sollevò rivelandone i contenuti: diversi rotoli di pergamena accuratamente riposti e sigillati, uno per ogni membro della Testa Rossa di Tiamat. Cypro, la giovane donna dhampir, guardò incuriosita le pergamene che, ad un semplice gesto di Lyzin, si misero a fluttuare in aria, e ognuna di essa finì in mano ad uno dei sei membri della squadra speciale. La misteriosa attendente di Cadrak fece un altro gesto... e i sigilli che tenevano arrotolate le pergamene si ruppero, rivelando un testo scritto in caratteri fini ed eleganti, in cui ogni paragrafo era tenuto separato dagli altri in maniera chiara e leggibile. Le righe erano spaziate in modo da far stare tutto all'interno del foglio, e allo stesso tempo erano ordinate affinchè neanche una riga svettasse rispetto alle altre.

 

Il reverendo Cadrak produsse a sua volta una pergamena uguale alle altre sei e la srotolò con calma, tenendola davanti a sè. "Prego, signori." li esortò. "Leggete attentamente questo contratto, e fate in modo di comprenderne ogni parte. Firmando questo contratto, giurerete fedeltà alla Regina Tiamat e a tutte le parti menzionate."

 

Lemina cominciò a scorrere con attenzione i contenuti del documento, e cercò di non farsi vedere intimorita o troppo entusiasta. Era un momento critico. Accettare quel contratto sarebbe stato l'ultimo passo sulla sua strada per diventare una servitrice di Tiamat a tutti gli effetti... e il primo su una strada ancora più lunga e difficile per diffondere effettivamente il verbo di Tiamat in tutto Nexos.

 

Con trepidazione, Lemina lesse i termini del contratto...

 

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Si annuncia

che in questo giorno dell'anno 1045 dell'Era dell'Asse è stipulato un contratto perpetuo tra il Reverendo Cadrak Dragonsworn - da qui in poi indicato come il Padrone; e coloro che presteranno servizio come suoi agenti ed accoliti - da qui in poi indicati come i Vincolati. Sia il Padrone che i Vincolati si atterranno senza eccezioni ai dettami di tale contratto con effetto immediato, attraverso ogni difficoltà e tribolazione. Tramite vincolo di sangue e di anima, i Vincolati rispetteranno tale contratto e giurano che non sarà mai infranto.

 

I Vincolati comprenderanno e rispetteranno i seguenti quattro Giuramenti.

 

Il Primo Giuramento è nei confronti della loro Dea e Signora - l'onnipotente Tiamat, Prima tra i draghi, Portatrice di legge ed ordine, Nostra Madre e Protettrice. Essi faranno tutto ciò che è in loro potere per diffondere il Suo verbo e la Sua gloria.

 

Il Secondo Giuramento è nei confronti del loro Padrone - colui che è chiamato Reverendo Cadrak Dragonsworn, Alto Sacerdote di Tiamat in Epiros. Essi non arrecheranno danno al Padrone e obbediranno ad ogni suo ordine e direttiva al meglio delle loro possibilità, a condizione che tali ordini non contraddicano il Primo Giuramento.

 

Il Terzo Giuramento è nei confronti dei loro compagni - gli altri Vincolati che servono assieme a loro. I Vincolati tratteranno tra loro in modo equo ed onorevole, a condizione che tale trattamento non contraddica il Primo e/o il Secondo Giuramento. Ogni tipo di tesoro, bottino e ricompensa guadagnati in servizio dovrà essere condiviso equamente con tutti gli altri Vincolati che hanno contribuito all'acquisizione.

 

Il Quarto Giuramento è nei confronti di loro stessi - poichè Tiamat premia l'ambizione, e tutti coloro che servono la Sua volontà giustamente si adoperano per diventare grandi e potenti in Suo nome, a condizione che ciò non contraddica i precedenti Giuramenti. Dalla loro debolezza, si riconosceranno gli indegni.

 

I Vincolati si impegnano a rispettare i Quattro Giuramenti e si atterranno ad essi anche di fronte a morte e dannazione, da questo giorno fino all'ultimo delle loro vite.

 

Il Padrone giura che finchè i Quattro Giuramenti saranno rispettati, egli ricompenserà i Vincolati secondo il merito delle loro azioni.

 

Così è scritto, e così sia.

 

Nel pieno possesso delle nostre facoltà fisiche e mentali, accettiamo tale contratto. Ogni trasgressore conosca l'ira implacabile della Regina Tiamat.

 

Firmato,

 

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Lemina proseguì la lettura con estrema attenzione, curando di non trascurare alcun dettaglio e di stare attenta ad eventuali clausole vessatorie. Tuttavia, anche ad un esame attento, la giovane ex-nobildonna era sicura che non ci fosse nulla che non andasse. Il contratto era semplice, lineare, e soprattutto, chiaro nelle sue disposizioni. Era certamente un giuramento importante - il peso di ciò che era scritto su quella pergamena le faceva sentire la bocca asciutta, e Lemina deglutì un po' di saliva per darsi coraggio e fare in modo di essere nel giusto stato d'animo per accettare un compito così importante.

 

Questo era il suo obiettivo, servizio ad una dea che prometteva uguaglianza a tutti. Con metodi non certo gradevoli, senza dubbio... ma queste misure erano necessarie affinchè si potesse arrivare all'obiettivo di un mondo in cui tutti fossero soggetti alle stesse regole, allo stesso ordine.

 

"Questo è il mio futuro... e il mio destino." disse tra sè Lemina. Zaltian si avvicinò a lei, portando con sè una lunga penna ancora gocciolante di inchiostro... e la giovane donna la prese delicatamente e fece una firma alla fine del contratto, sentendo una sorta di brivido nell'apporre l'ultimo tratto di penna.

 

"E' fatta." disse tra sè. "Ho accettato. Ora sono ufficialmente... una soldatessa di Tiamat."

Ognuno dei cinque futuri compagni di squadra di Lemina stava a sua volta leggendo il contratto. Man mano che gli attendenti portavano la penna, prima Slayde, e poi tutti gli altri provvedettero ad apporre la loro firma, sempre percependo lo sguardo intenso del Reverendo su di loro.

 

Finalmente, una volta che l'ultima firma, quella di Ghedrin, venne posta sul contratto corrispondente, Lyzin e Zaltian raccolsero tutte le pergamene e le riposero nello scrigno da cui erano state tolte, per poi chiuderlo con cura. Il Reverendo restò ad osservare l'intera procedura, finchè tutto non fu compiuto, e lo scrigno non si richiuse sui contratti firmati.

Soddisfatto, il possente nano sorrise, un gesto che appariva al tempo stesso affabile ed inquietante. "Avete fatto bene, miei accoliti." dichiarò, e la sua voce baritoneale recava con sè una percettibile dose di orgoglio. "Avete dimostrato alla Regina Tiamat e a me la sincerità del vostro desiderio. Ed ora... dichiaro forgiato il gruppo d'elite conosciuto come la Testa Rossa di Tiamat." Con espressione solenne, alzò una mano guantata d'acciaio. "Servite bene, con devozione ed orgoglio."

 

Tutti e sei si inchinarono, ognuno con rispetto ed orgoglio. Cypro permise ad un lieve sorriso di increspare il suo volto normalmente gelido. Ovviamente, avrebbe dovuto guadagnarsi il diritto di fare parte della Testa Rossa di Tiamat... ma per la prima volta in vita sua, la dhampir fuorilegge aveva trovato un posto dove non era giudicata per quello che era, dove le sue azioni avevano importanza e le avrebbero consentito di guadagnarsi rispetto e potere.

 

Anche Slayde si sentiva allo stesso modo - da uno schiavo senza futuro in una casa nobiliare in cui a nessuno importava davvero di lui, ad un soldato della Chiesa di Tiamat, la dea che avrebbe presto riportato ordine e pace in quella terra turbolenta... e infine, in tutto Nexos!

 

"Concludo questa cerimonia con i miei migliori auguri di buona fortuna nelle vostre future missioni." continuò solennemente il reverendo Cadrak. "Ora, siete pronti ad iniziare il vostro servizio, e il vostro servizio inizia effettivamente ora." Il nano sorrise argutamente sotto la sua fitta barba ben curata, e osservò le reazioni tese dei membri della nuova squadra. Notò che Brian era stato l'unico la cui espressione non era cambiata per niente - si vedeva che quel ragazzo aveva imparato bene a mantenere la calma e a restare concentrato sulla sua missione. Se solo avesse avuto un po' più di iniziativa personale, sarebbe stato un ottimo leader... ma in ogni caso, Cadrak era sicuro che Lemina si sarebbe rivelata ancora migliore per un incarico così importante.

 

"E in effetti... ho già una missione in mente per voi." continuò il reverendo.

 

Ghedrin corrugò la fronte, e si permise un sorriso appena accennato. Sicuramente, il reverendo aveva organizzato tutto affinchè il loro esordio come squadra coincidesse con una missione importante per il piano della Chiesa di Tiamat. Un piano ben architettato... e se la missione avesse avuto successo, l'effetto positivo che questo avrebbe avuto sul morale degli altri agenti sarebbe stato innegabile.

L'idea di poter immediatamente partecipare ad una missione così importante era per Lemina eccitante ed inquietante al tempo stesso. Inconsciamente, la giovane donna si piegò in avanti, bramosa di sapere qualcosa di più sulla loro prima missione. Sperava che si trattasse di qualcosa di abbastanza importante, così che lei e i suoi compagni avessero la possibilità di mostrare le loro abilità e fare una buona impressione sul Reverendo. E magari, se si fosse trattato di qualcosa di avventuroso, lei avrebbe avuto la possibilità di vivere dei momenti emozionanti, invece che essere imprigionata tra le mura di quella fortezza, come una volta era imprigionata tra le mura della villa di suo padre...

 

Accanto a lei, anche Slayde si sentiva nello stesso modo, incuriosito, eccitato e nervoso al tempo stesso. L'idea di iniziare così presto lo impauriva un po', ma era deciso a dare prova di sè al reverendo e alla Chiesa di Tiamat. Voleva che tutti vedessero che anche un mezzosangue come lui era in grado di fare grandi cose. Nessuno lo avrebbe più guardato dall'alto in basso. Questa sarebbe stata la sua grande possibilità di avere successo e gloria malgrado le sue sfortunate origini.

 

"Voi giocherete un ruolo molto importante nella guerra che verrà." disse Cadrak, senza mai perdere quel sorriso acuto, come se fosse stato in grado di leggere nelle menti dei suoi accoliti - e considerando i suoi poteri, non era escluso che lo fosse davvero. "E per cominciare, avremo bisogno che ci procuriate dei degni alleati per la nostra causa. Ho già pensato ad un potenziale alleato. I miei ordini dunque sono questi - fare visita a Garkurz, un piccolo signore della guerra hobgoblin al comando di un esercito che sta man mano raccogliendo sempre più volontari."

 

Slayde non ebbe reazioni visibili, ma dentro d sè sussultò nel sentire quel nome. Sì, era un nome che stava diventando abbastanza famoso di recente, ad Epiros. Garkurz, un hobgoblin con delle aspirazioni decisamente più elevate che semplicemente una vita da predone - e a quanto dicevano molti, con l'intelligenza e le capacità di realizzare tali aspirazioni. Si raccontava che Garkurz fosse in realtà un discendente del potente generale Rakkarg il Conquistatore, un possente guerriero hobgoblin che, diversi secoli prima, aveva insanguinato la regione di Epiros per soddisfare la sua sete di conquista e dimostrare la sua devozione a Tiamat. Sicuramente, pensò il mezzelfo, Garkurz doveva aver ascoltato le storie che i suoi padri, e i padri dei suoi padri, raccontavano attorno ai fuochi degli accampamenti, ricordando i "tempi d'oro" in cui gli hobgoblin sembravano in procinto di diventare la razza dominante nel Primo Continente; in cui il terribile esercito di Rakkarg, la Legione delle Cinque Scaglie, stava scrivendo il proprio nome nella storia con sangue e cenere.

 

Adesso che era diventato adulto, Garkurz aspirava a diventare il successore di questa temuta leggenda... e sicuramente aveva bisogno di alleati per riuscire in tale impresa. Costruire un esercito degno di questo nome non era facile come i racconti tramandati attorno al fuoco potrebbero far credere. Questo voleva dire che lui e la Chiesa di Tiamat sarebbero stati degli alleati naturali... ovviamente, se fosse stato possibile portarlo dalla loro parte. E il giovane mezzelfo cominciava già a chiedersi come si potesse fare... cosa potevano offrire a Garkurz, che lui non avrebbe potuto procurarsi altrimenti?

 

"Per tale motivo," proseguì Cadrak, come se avesse letto nel pensiero a Slayde. "credo che sia giusto indicarvi un elemento molto importante per la riuscita di questa missione. C'è una città di nome Cantevena, nei pressi delle Montagne di Hilrial, che conserva alcuni trofei conquistati durante la guerra con la Legione delle Cinque Scaglie. Per ironia della sorte... o forse per spregio alla memoria del potente Rakkarg... tali trofei sono anch'essi cinque: un elmo a forma di testa di drago, una spada di platino cerimoniale, uno scudo d'acciaio sul quale è inciso il simbolo della Legione, due guanti d'acciaio ornati con filigrana dorata, e uno stendardo da battaglia che rappresenta il simbolo sacro di Hextor, alleato di Tiamat."

 

Lemina annuì, sperando di ricordarsi ogni cosa... e dietro di lei, Ghedrin sorrise compiaciuto. Il dragonide occultista sembrava capire meglio di chiunque altro della squadra quale fosse l'importanza simbolicadi quegli oggetti. In ogni caso, anche per Lemina e gli altri era evidente che il Reverendo stava dando loro delle direttive ben precise: recuperare quei trofei e restituirli agli hobgoblin, facilitandosi così l'appoggio di Garkurz e dei suoi uomini. Certamente, il valore di quegli oggetti doveva essere notevole, ma per il condottiero hobgoblin e i suoi fedeli, sarebbe stato senza dubbio un apporto ancora più prezioso per il morale delle truppe.

 

"Il vostro compito è prima di tutto raggiungere la fortificazione nel cuore dei Monti Hilrial dove Garkurz sta raccogliendo i primi volontari per il suo esercito." continuò Cadrak. "E' già riuscito ad attirare a sè una notevole quantità di alleati di vario tipo: goblin, orchi, gnoll... persino qualche troll e qualche gigante. Sicuramente, non è un luogo dove gli stranieri e i visitatori siano benvoluti. A meno che, ovviamente, non sappiano che venite da parte mia. Dite questo al potente Garkurz... e ovviamente, consegnategli questo, affinchè gli sia chiaro da parte di chi siete venuti."

 

Il possente alto chierico si avvicinò a Lemina e le consegnò un anello con sigillo, finemente scolpito in modo da ricordare come forma la testa di un drago, tempestata di piccoli cristalli rossi. "Questo è il nostro sigillo. Fatelo vedere alla legione di Garkurz e consegnatelo al comandante, in modo da farvi riconoscere. Questo vi permetterà di muovervi all'interno dell'accampamento senza problemi."

 

Cadrak fece una pausa, in modo da permettere ai suoi nuovi discepoli di assimilare le sue istruzioni. "Fatto questo, verrà il momento di pianificare un attacco furtivo a Cantevena. Ma è probabile che Garkurz vi metterà prima alla prova, magari con qualche missione che gli apporterà qualche beneficio. Voi eseguite i suoi ordini. Dobbiamo fare in modo di stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione tra noi e loro."

Tutti loro annuirono senza fare commenti... e il reverendo, soddisfatto, concluse il discorso. "Una volta che avrete pianificato a dovere, voi vi infiltrerete a Cantavena e ruberete i cinqe trofei, per poi consegnarli a Garkurz. Questo segnerà l'inizio ufficiale della nostra collaborazione. Se riuscirete in questa missione, sarete ricompensati ampiamente. Se doveste fallire, o peggio ancora tradirmi... invocherete la morte prima che io abbia finito con voi. Tutto chiaro?"

 

"Tutto chiaro, Vostra Eminenza." rispose Lemina senza esitazione, per poi gettare un'occhiata ai suoi compagni di squadra e assicurarsi che fossero tutti più o meno d'accordo. Le faceva piacere vedere che la Chiesa di Tiamat stava già pensando in grande, intraprendendo dei passi importanti che li avrebbero portati alla vittoria definitiva e ad una pace duratura su Epiros. "Stia pur certo che non la deluderemo. Porteremo a termine questa missione con il massimo dell'impegno e della devozione."

 

"Per la gloria della Regina Tiamat." affermò Brian, portandosi il pugno destro all'altezza del cuore.

 

Cadrak annuì lentamente, e un raro sorriso apparve sul suo volto indurito dalle battaglie e dalle avversità. "Ottimo." concluse. "Per oggi, questo è tutto. Approfittate della giornata per prepararvi, controllare il vostro equipaggiamento e i vostri cavalli, e assicurarvi che vi sia tutto chiaro. Partirete domattina all'alba. Che la Regina Tiamat vi guidi sulla nostra strada verso la grandezza."

 

Lemina sorrise con entusiasmo appena trattenuto. "Le sono immensamente grata, Vostra Eminenza. E le assicuro che sarà orgoglioso di noi."     

 

La sua prima missione importante, e sarebbe cominciata l'indomani... Lemina non era sicura se sarebbe riuscita a dormire quella notte.

 

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

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Capitolo 8
*** Infiltrazione a Cantavena ***


Pathfinder: I Figli della Regina dei Draghi

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 8 - Infiltrazione a Cantevena

 

La Testa Rossa di Tiamat si era preparata per la missione al meglio delle loro possibilità. Non appena il Reverendo Cadrak aveva dato loro le dovute indicazioni, Lemina aveva cominciato a fare i preparativi con il massimo scrupolo. L'importanza di questa missione era ben chiara alla giovane sacerdotessa-guerriera. Si trattava di negoziati importanti, che avrebbero potuto risultare nell'acquisizione di un nuovo alleato per la Chiesa di Tiamat, e Lemina sperava di non deludere nè il Reverendo nè il resto della sua squadra. Se fosse riuscita, si sarebbe procurata un bel po' di buona reputazione e di rispetto tra i ranghi, e il Reverendo le avrebbe affidato delle missioni più importanti in futuro.

 

Se avesse fallito... beh, questa era una possibilità alla quale non voleva fermarsi a pensare. E i suoi compagni, in particolare Slayde, si affidavano alla sua leadership. Questo era il momento decisivo. Doveva dimostrare a tutti, in particolare a sè stessa, che era in grado di compiere questa missione. A qualunque costo, doveva persuadere Garkurz, il comandante degli hobgoblin, che sarebbe valsa la pena unirsi alla loro causa.

 

Il viaggio era stato abbastanza privo di eventi, ad esclusione di un paio di incontri ravvicinati con della fauna selvatica. Dopo qualche giorno, la città di Cantavena, il luogo che era stato indicato loro dal Reverendo, cominciò a farsi vedere all'orizzonte, e gli agenti della Chiesa di Tiamat decisero che sarebbe stato il caso di fermarsi ed accamparsi abbastanza vicino alla città. Avevano legato i cavalli in una posizione sicura, dove sarebbe stato difficile che venissero aggrediti da qualche animale selvatico, dopodichè Slayde si era premurato di preparare un falò, e Ghedrin si era messo a preparare un po' di provviste, mentre Cypro ed Anton si erano messi ad esplorare i dintorni, e Brian faceva la guardia. Il gruppo di agenti si era seduto attorno al fuoco, mangiado un po' delle loro provviste e discutendo di ciò che avrebbero dovuto fare il giorno dopo.

 

Lemina diede un'occhiata attenta ai suoi compagni seduti attorno al fuoco. Brian stava parlando di quello che sapeva di Cantavena - ai tempi del grande esercito della Legione delle Cinque Scaglie, era stata una delle prime città a cadere di fronte alla potenza dell'esercito di Rakkarg, e al tempo stesso era stato da lì che era partito il contrattacco che aveva segnato la fine del temibile esercito hobgoblin. Gli ultimi decenni avevano portato una condizione di notevole prosperità a quella regione, disturbata soltanto dalla presenza di banditi e di qualche creatura vagante.

 

"La maggior parte degli abitanti di Cantavena sono umani, mezzelfi o nani." stava spiegando Brian in quel momento. "E la popolazione della città aumenta di qualche centinaio quando arrivano dei clan di halfling dalle regioni meridionali. Gli abitanti di Cantavena li chiamano "la gente del fiume". Tuttavia, la cosa che più ci interessa sapere è che da quando la Legione delle Cinque Scaglie è stata sconfitta, la gente di questa città ha conservato cinque tesori sottratti agli hobgoblin - un elmo a forma di testa di drago, una spada di platino cerimoniale, uno scudo d'acciaio sul quale è inciso il simbolo della Legione, due guanti d'acciaio ornati con filigrana dorata, e uno stendardo da battaglia che rappresenta il simbolo sacro di Hextor. Questi oggetti sono conservati in una volta ben sorvegliata, dalla quale sarà difficile recuperarli. Dobbiamo cominciare già a pensare ad uno stratagemma per trafugarli da lì e consegnarli al nostro alleato."

 

"Suona più facile a dirsi che a farsi... ma il Reverendo non ci avrebbe assegnato una missione come questa se non sapesse che siamo in grado di eseguirla." commentò Cypro con espressione pensierosa. "Io dico che la cosa migliore da fare sia infiltrarci in città senza destare sospetti. Da lì... io comincerò a fare qualche giro di esplorazione, e cercherò di scoprire dove tengono i loro preziosi trofei, e se la loro protezione ha qualche punto debole."

"Mi sembra una buona idea, Cypro." disse Lemina dopo averci pensato un po' su. "Però... prima di entrare in azione, credo che sarebbe una buona idea anche prepararci una via di fuga. Non appena avremo messo le mani sui trofei, dovremo darcela a gambe e cercare di far perdere le nostre tracce il prima possibile. Non ci vorrà molto prima che tutta la milizia cittadina ci sia addosso."

 

"Non affrettiamo troppo i tempi, ragazzi." disse Ghedrin, mantenendo un tono tranquillo che veniva accentuato dal timbro morbido della sua voce, simile a quello di un grande felino che faceva le fusa. "Prima i tutto, dobbiamo raggiungere Cantavena e renderci conto di persona delle sue caratteristiche. Poi potremo fare tutti i piani di cui avremo bisogno. In fondo, non abbiamo fretta."

"Giusto. Il Reverendo non ci ha dato un termine tanto stretto. L'importante è portare a termine questo compito in maniera soddisfacente." affermò la giovane sacerdotessa-guerriera, per poi addentare un pezzo di carne secca e salata. Dopo aver vissuto all'addiaccio per tanto tempo, anche un cibo così umile le sembrava delizioso, nonostante la sete che le faceva venire. "Va bene. Prendiamoci un po' di tempo per conoscere meglio Cantavena, trovare delle vie di fuga e pianificare un attacco. Dobbiamo essere sicuri di riuscire al primo tentativo, o la situazione si complicherà non poco."

 

Anton disse di sì con la testa e guardò pensieroso la gabbia che aveva appoggiato al proprio fianco, nella quale il suo famiglio, una sorta di demonietto alato il cui corpo sembrava composto di ombre solidificate, e che in quel momento sedeva con espressione cupa ad un angolo della gabbia, come se fosse disturbato dalla luce che il falò proiettava attorno a sè. Doveva ammettere che in quel momento gli sarebbe piaciuto aver fatto un po' più di pratica con i suoi poteri magici, e guardò Ghedrin con un pizzico di invidia. Come occultista, il dragonide non aveva bisogno di affidarsi unicamente all'istinto per dominare il suo potere magico. Aveva più tempo per studiare la sua magia, imparare a manipolarla e a gestirla per ottenere gli effetti che desiderava. Lui aveva sempre dovuto cavarsela con la sua abilità innata e affidarsi unicamente al suo istinto. Gli sarebbe piaciuto chiedere a Ghedrin qualche consiglio, ma aveva l'impressione che non sarebbe stato molto utile: le loro teorie magiche, pur simili, si basavano su presupposti molto diversi.

 

Anton scosse la testa. Inutile recriminare, tutto quello che poteva fare era cercare di usare al meglio gli incantesimi di cui disponeva... e magari, si disse, cercare di usarli in maniera abbastanza creativa. Altrimenti, a cosa sarebbero servite quelle lezioni che aveva fatto con i suoi superiori?

 

"Molto bene. Terminiamo la cena, poi andimo a riposare. Farò io il primo turno di guardia." disse Lemina, non sentendosi particolarmente stanca. Dopotutto, pensava che con tutti i pensieri che le frullavano per la testa, non sarebbe riuscita a chiudere occhio subito. "Voi pensate a rilassarvi... e a conservare le forze per quando sarà il momento di dare del nostro meglio. In questo momento, è la furtività la nostra migliore alleata."

"Va bene, comandante... voglio dire, Lemina." disse Slayde, ricordandosi solo in seguito che aveva il permesso di rivolgersi alla ragazza in maniera un po' più cordiale. Il gruppo si affrettò a terminare il pasto e seppellire i resti, per poi estinguere il fuoco e preparare i sacchi a pelo, mentre Lemina lanciava un semplice incantesimo per diffondere attorno a sè una tenue luce, in modo da poter vedere decentemente nell'oscurità. Dopo aver preso un bel respiro, Lemina si passò una mano tra i capelli, godendosi la sensazione della brezza tra i capelli... e guardò con un misto di determinazione e rimorso gli edifici di Cantavena, al limite estremo del suo campo visivo.

 

Inutile nascondersi la verità: la missione della Testa Rossa di Tiamat avrebbe finito per danneggiare non poco quella comunità pacifica. Non poteva escludere che sarebbero stati costretti ad uccidere due o tre soldati della milizia cittadina... per non parlare del fatto che una volta che Garkurz si fosse messo alla testa del suo esercito, non c'era bisogno di grande fantasia per immaginare quale sarebbe stato uno dei suoi primi obiettivi. Cantavena sarebbe stata la prima città di Epiros a cadere per mano della Chiesa di Tiamat e dei suoi alleati.

 

E in guerra c'erano sempre vittime, a prescindere dalla causa.       

 

Ma la giovane donna scosse la testa e si impose di non pensare a queste cose. Sapeva che avrebbe dobuto sacrificare delle vite per permettere alla visione di Tiamat... del Reverendo Cadrak... di realizzarsi... e sapeva che la loro causa era giusta e degna. Un po' di sacrifici erano necessari per quello che stavano facendo. Generazioni future avrebbero guardato a quello che stavano per fare, e avrebbero tratto le loro conclusioni, ma alla fine... Lemina era sicura che la giustizia sarebbe stata dalla loro parte.

 

La giovane donna alzò lo sguardo al cielo, nel quale già cominciavano ad apparire le prime stelle. Una volta che Epiros fosse stata completamente sotto il controllo di Tiamat, si disse, la gente comune avrebbe potuto godersi questi spettacoli della natura con la consapevolezza che Tiamat vegliava su di loro e li proteggeva.

 

E lei era un'agente della maestà di Tiamat...

 

 

oooooooooo

 

 

Il giorno dopo...

Come Lemina si era potuta già rendere conto da una prima occhiata, la cittadina di Cantavena era un luogo abbastanza pacifico. Certo, avevano pur sempre una milizia cittadina ben addestrata, ma per una città che era abituata a convivere con la minaccia di banditi ed hobgoblin, l'atmosfera che si respirava per le strade era relativamente tranquilla e distesa.La città stessa non era molto diversa da molti altri posti che Lemina e Slayde avevano visitato nei loro viaggi. Per la maggior parte, gli edifici erano ad un solo piano, con tetti spioventi

 

Il gruppo di agenti di Tiamat era stato scrupoloso prima di entrare in città, e aveva fatto in modo che qualunque simbolo o indizio della loro devozione alla Regina dei Draghi fosse ben nascosto. Come Lemina aveva immaginato, le guardie li avevano sottoposti ad un attento esame, ma le loro precauzioni si erano dimostrate sufficienti, e per il momento, non avevano dato l’impressione di essere niente più che un gruppo di avventurieri mercenari.

“Ci auguriamo che la nostra città sia di vostro gradimento.” Aveva detto una delle guardie, prima di lasciarli andare con un sorriso cortese. Lemina aveva risposto a sua volta con un saluto amichevole e un sorriso che, almeno in quel momento, era sincero.

 

Il gruppo si lasciò dietro la postazione di guardia e cominciò a dare un'occhiata alla città vera e propria. Il posto sembrava molto attivo, e numerosi cittadini passeggiavano per le vie di Cantavena, ognuno impegnato nei propri affari o nei loro mestieri. Il gruppo di agenti vedeva diversi negozi aperti, con articoli di vario genere in esposizione – vestiti, prodotti alimentari, attrezzi… aguzzando la vista, si potevano trovare anche alcuni prodotti alchemici e una manciata di modesti oggetti magici. Certo, al momento le finanze del gruppo non permettevano di spendere troppo, ma si trattava di un elemento in più da tenere presente e che forse avrebbe potuto essere utile.

 

“Heh… la gente di questo posto sembra passarsela abbastanza bene.” Commentò Cypro a bassa voce, con un pizzico di invidia, evidentemente paragonando la loro condizione con quello che aveva passato lei da ragazzina.Decise di mettere da parte queste considerazioni personali e si concentrò su quello che c'era da fare. “Molto bene… ora che siamo qui, quale dovrebbe essere la nostra prossima mossa?”

 

“Io dico che prima di tutto dovremmo scoprire dove si trovano i reperti della precedente guerra con gli hobgoblin.” Sussurrò Lemina, mentre il gruppo cercava di camminare con nonchalance e non attirare troppa attenzione. “Solo quando sapremo dove sono e quali sono le misure di sicurezza che hanno preso potremo organizzare un piano più completo.”

 

“Va bene. Allora, se permettete, io mi offro volontaria per andare a dare un'occhiata in giro.” Si offrì la dhampir, evidentemente desiderosa di mettere alla prova le sue capacità di infiltrarsi.

Lemina volle essere prudente. “Non che non mi fidi di te o delle tue capacità, Cypro… ma se qualcuno scoprisse che sei una dhampir, la situazione si complicherebbe non poco.” Rispose. “Immagino che tu sappia meglio di me quanto sono discriminati i dhampir. Così come i tiefling e i mezzorchi…”

 

Cypro storse il naso. Non poteva dare torto alla leader del suo gruppo, e la sua esperienza personale non le permetteva di essere ottimista riguardo le sue possibilità se la sua vera natura fosse stata rivelata agli “ignoranti” di quella città. Ma non aveva nessuna intenzione di lasciare che questo ostacolo le impedisse di dare prova di sé…

 

Per fortuna, Lemina proseguì subito con un'altra idea. “Ovviamente, ci sono sempre delle alternative per chi ha abbastanza fantasia.” Affermò. “Anton, ti va di dare una mano a Cypro?”

Lo stregone halfling guardò Lemina con espressione vagamente stupita. “Per me non sarebbe un problema. Vorrebbe che io usassi la mia magia per permettere a Cypro di mimetizzarsi meglio tra la popolazione, vero?”

 

Lemina annuì, contenta che uno dei suoi uomini avesse colto al volo la sua idea. “Esattamente. Non credo che sarà un problema per uno come te, dico bene?” chiese la sacerdotessa-guerriera.

 

Anton ghignò sinistramente. “Ooooh, adesso sì che questa missione si fa interessante!” rispose. "E va bene... vediamo un po' cosa si può fare. Aspettateci qui."

"D'accordo. Ma cercate di non attrarre troppa attenzione." disse Brian. Lo spadaccino in armatura si era già reso conto degli sguardi incuriositi di diversi abitanti della città, che tuttavia, almeno per il momento, sembravano pensare che non si trattasse di nessuno di sospetto. Meglio fare in modo che le cose restassero così fino al momento decisivo.

L'halfling e la dhampir si incamminarono lungo alcuni vicoli stretti e raggiunsero finalmente una piazzetta nascosta tra gli edifici, dove erano sicuri che non ci fossero sguardi indiscreti. Anton fece cenno alla sua compagna di squadra di abbassarsi e cominciò a lanciare un incantesimo, muovendo una mano ossuta davanti a sè e vicino al volto della giovane. Cypro chiuse gli occhi quando una pioggia di scintille luminose si dipartì dal palmo della mano estesa di Anton e cominciò a pioverle sul volto. Un attimo dopo, il suo aspetto cominciò a cambiare - i suoi lineamenti si fecero meno affilati, la pelle pallida si tinse di un bel colore rosato e i capelli rossi sbiadirono lentamente, fino a diventare biondi. Per quanto il suo aspetto non fosse cambiato radicalmente, adesso non sarebbe più stato possibile identificarla per una dhampir semplicemente guardandola.

 

"Hmm... un incantesimo niente male. Mi sarebbe piaciuto avere un trucchetto come quello quando ero più giovane." commentò, mentre si passava una mano tra i capelli ed osservava le sue nuove ciocche bionde. "Quanto durerà, più o meno?"

"Credo... circa una quarantina di minuti, quindi ti consiglierei di sfruttare il più possibile questa occasione." rispose Anton. "Fai quello che puoi per raccogliere quante più informazioni possibile. Ci troviamo nel posto in cui abbiamo lasciato i nostri compagni tra quaranta minuti, okay?"

 

"Certamente. Non vi deluderò." Cypro non perse tempo e fece un occhiolino al suo compagno, poi infilò un altro vicolo e si allontanò, mettendosi a cercare il luogo in cui erano custoditi i reperti della guerra precedente...

 

 

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Il gruppo si era temporaneamente separato, ognuno andando in una direzione diversa per cercare di esplorare meglio Cantavena prima di elaborare un piano. Brian, in particolare, aveva deciso di dare un'occhiata in giro per cercare una possibile via di fuga, e nel giro di quel breve intervallo di tempo, era anche riuscito a trovare qualcosa di interessante - alcuni punti in cui sarebbe stato possibile uscire rapidamente dal perimetro della città e far perdere le proprie tracce. Quando l'orario stabilito era arrivato, il gruppo si era ritrovato nello stesso punto in cui si erano lasciati... e come probabilmente c'era da aspettarsi, Lemina era stata la prima ad arrivare, mettendosi poi ad attendere i suoi compagni.

 

Slayde arrivò pochi minuti dopo, venendo accolto da Lemina con un abbraccio. "Ottimo tempismo, amico mio." disse la giovane leader della Testa Rossa di Tiamat. "Allora, hai scoperto qualcosa? Ci sono delle novità?"

"Credo di avere qualche notizia interessante, Lady... voglio dire, capitano Lemina." disse il biondino mezzelfo. "Per l'esattezza, ho trovato dei negozi che hanno un po' di equipaggiamento interessante. C'è anche un alchimista che vende pozioni ed oggetti magici minori... e questi, se non altro, sono perfettamente alla portata delle nostre finanze. Potrebbero aiutarci ad infiltrarci nel luogo dove tengono gli oggetti che dobbiamo trafugare."

"Ottimo lavoro, Slayde. Io invece ho trovato qualcos'altro." rispose Lemina. "Per l'esattezza, un posto dove possiamo comprare un carro e un paio di cavalli. Un mezzo più che sufficiente per allontanarci una volta che avremo preso quello che ci serve. Ora dobbiamo aspettare Cypro, Brian e gli altri, e da quel momento in poi potremo iniziare ad elaborare un piano."

 

Il mezzelfo annuì, e i due si misero ad aspettare in silenzio che arrivasse il resto del gruppo. Come da programma, Brian e Ghedrin si fecero vivi poco tempo dopo, e Lemina fece loro un cenno di riconoscimento per poi fare loro cenno di avvicinarsi.

"Sono andato a dare un'occhiata alla periferia di Cantavena." disse Brian. "Ci sono diversi punti dai quali possiamo allontanarci e far perdere le nostre tracce."

"Bene... e tra questi... ci sono anche posti dai quali potremmo dileguarci utilizzando un carro o cose del genere?" chiese Lemina.

 

Brian annuì rapidamente. "Sì, l'uscita a nord. Da lì dovremmo percorrere un altro po' di strada prima di raggiungere la foresta... e da lì non dovrebbe essere un problema raggiungere le montagne e trovare la fortezza nella quale i nostri alleati hobgoblin si sono arroccati." affermò. Lemina ebbe l'impressione che la voce di Brian avesse avuto una leggera inflessione verso la fine, ma pensò che si trattasse semplicemente di una sua impressione. "Tuttavia, dobbiamo essere sicuri di poter infilare quella via d'uscita rapidamente, altrimenti ci sono buone probabilità che la guardia cittadina ci tagli la strada."

"D'accordo, allora questo è un altro elemento da tenere presente." disse Lemina con un cenno della testa. "Ghedrin, tu ti terrai pronto con qualche incantesimo quando tenteremo la fuga. La tua magia e quella di Anton potrebbero davvero fare la differenza."

 

Il dragonide dalle squame dorate non ebbe esitazioni. "Certamente, comandante Lemina." affermò. "Può contare sempre su di me."

"Adesso mancherebbero soltanto Cypro ed Anton." disse Slayde, guardandosi attorno con discrezione. Fino a quel momento, nessuno aveva mostrato verso di loro interesse particolare, quindi poteva dire con sicurezza che non erano in pericolo di essere scoperti. Ma un po' di paranoia faceva sempre bene, in casi del genere. "Speriamo che non tardino troppo a lungo. Non vorrei mai che si siano imbattuti in qualche imprevisto."

"Gli imprevisti fanno parte dei rischi del mestiere, Slayde." rispose Lemina. "L'importante è reagire con efficacia e senza perdere tempo. Comunque, aspettiamo ancora. E' ancora troppo presto per saltare alle conclusioni."

 

Il gruppo rimase in silenzio ad attendere che i loro due compagni si riunissero a loro... e col passare del tempo, anche Lemina cominciò a temere che ci fosse stato qualche problema. Stava per chiedere a Ghedrin di andare a dare un'occhiata, quando percepì qualcuno che si muoveva dietro di lei, e vide una figura agile ed atletica con i capelli biondi legati in una lunga treccia che le arrivava vicino... accompagnata da un piccolo halfling in tunica rossa, con un'espressione arguta che la giovane ormai aveva imparato a riconoscere.

 

"Eccoci qui, comandante." disse Cypro con un sorrisetto. "Chiediamo scusa per il ritardo, ma avevamo un bel po' di cose da vedere." Anton volle confermare con un cenno della testa, e Lemina tirò tra sè e sè un sospiro di sollievo. Anche se si sentiva pronta ad affrontare eventuali imprevisti, temeva che se due dei suoi compagni di squadra si fossero fatti catturare così alla prima missione, non avrebbe fatto una gra figura con il Reverendo e i suoi fedeli.

"Siete un po' in ritardo. Cercate di essere più puntuali, la prossima volta." disse Lemina. "Comunque, prima di fare qualsiasi discorso, cerchiamo un posto dove possiamo parlare senza attirare l'attenzione. Ghedrin, tu hai trovato qualche luogo interessante? Del tipo, qualche taverna?"

 

"Ce ne sarebbe una, non troppo lontano da qui, che mi sembra abbastanza anonima." rispose il dragonide dorato. "Lì dovremmo essere in grado di parlare di quello che abbiamo scoperto senza attirare l'attenzione. Prego, seguitemi. Vi faccio vedere."

"Ottimo..." disse tra sè Lemina, compiaciuta del fatto che si fosse riuscit a fare già il primo giorno così tanto progresso...

 

 

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Come diceva Ghedrin, la piccola locanda conosciuta come "La Risata del Viaggiatore" era un luogo abbastanza vivace, dove un gruppo di viandanti non avrebbe avuto troppi problemi a nascondersi tra la folla e discutere di quello che dovevano senza attrarre troppa attenzione. Lemina aveva preso un tavolo abbastanza appartato in cui potessero stare lei e tutti i suoi compagni; e il locandiere, un uomo basso e dalla faccia appesantita, dall'aspetto ben poco attraente, non aveva fatto obiezioni, certamente pensando che si trattasse del classico gruppo di avventurieri in cerca di un po' di relax e divertimento dopo una spedizione stancante.

 

Dopo aver mangiato qualcosa, la Testa Rossa di Tiamat ebbe il tempo e la possibilità di discutere di un abbozzo di un piano d'attacco. Lemina appoggiò un foglio di carta sul tavolo davanti a sé e cominciò a fare uno schizzo della pianta della città, o quantomeno dei posti che a loro interessavano, affidandosi alle descrizioni fatte dai suoi compagni.

“Allora, stando a quello che mi dice Cypro, il museo nel quale sono custoditi i reperti che dobbiamo recuperare si trova… più o meno qui, rispetto al luogo in cui ci troviamo.” Disse la giovane, segnando un punto sulla mappa improvvisata. “E a partire dal museo… c'è un'uscita dalla quale possiamo fuggire usando un carro per trasportare la refurtiva. Questo è già un buon risultato.”

 

Cypro annuì lentamente. “Purtroppo non sono riuscita ad intrufolarmi nel museo e dare un'occhiata più da vicino. Non volevo sollevare sospetti.” Affermò.

Con un cenno della mano, Lemina disse alla sua compagna di non preoccuparsi. “Per adesso, è già abbastanza sapere dove si trovano i reperti ed esserci fatti una buona idea di come è strutturato questo posto. Per il resto si vedrà più avanti.” Rispose. “Come ho detto, non abbiamo uno stretto limite di tempo. Possiamo prenderci qualche giorno per pianificare ed assicurarci che quando ci muoveremo, avremo delle buone possibilità di riuscita.”

 

“Sì… mi sembra un'idea ragionevole.” Rispose Slayde. “Quindi… più avanti cercheremo di entrare nel museo e dare un'occhiata più da vicino a questi reperti, immagino.”

Brian annuì a sua volta. “Certamente. Una cosa alla volta.”

Lemina restò per qualche minuto a guardare la rappresentazione della città che aveva appena disegnato. Non sarà stata precisa al cento per cento, ma era sufficiente per farsi un'idea della situazione. “Va bene, credo che per oggi possa bastare.” Disse infine. “Per ora abbiamo già delineato un piano, e nei prossimi giorni ci occuperemo dei dettagli. Avete tempo libero fino a domattina.” Decise infine. “Sentitevi liberi di passare il tempo come volete fino ad allora. Mi basta che siate ben riposati. Domattina ci incontriamo qui alle otto, e vedremo il da farsi.”

“D’accordo, capo… saremo puntuali e svegli per domattina!” rispose Anton. “Per adesso… non mi dispiacerebbe un'altra pinta di birra. Cameriera!”

 

Malgrado la situazione in cui si trovavano, Lemina non potè fare a meno di fare una breve risata divertita davanti al piccolo halfling che sollevava un boccale così grande. In quel momento, Lemina stava pensando che dovevano davvero sembrare un gruppetto di vecchi amici…

 

 

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“Ma guarda, un cliente… era da un po' che nessuno era più interessato alle pozioni del mio negozio.” Commentò il proprietario del negozio, un robusto nano dalla barba nera, mentre osservava la graziosa ragazza dai lunghi capelli neri legati in una treccia che osservava le fialette ordinatamente disposte sugli scaffali, alla ricerca di qualcosa di interessante. “Fate per caso ricerca magica, signorina? Se è così, penso che abbiate soltanto l'imbarazzo della scelta.”

 

“Non sono esattamente io a fare ricerche magiche…” rispose tranquillamente Cypro, sicura che il suo travestimento magico l'avrebbe tenuta al sicuro per tutto il tempo che le serviva, mentre si rigirava attentamente in mano una fialetta di liquido blu che risplendeva lievemente. “Molto semplicemente, sono un'apprendista, e sto cercando delle pozioni per degli esperimenti che il miomaestro sta facendo con vari tipi di filtri.”

“Ah, certo. Capisco cosa volete dire.” Rispose il negoziante. Un po' troppo spesso, gli apprendisti maghi venivano trattati come servitori non pagati che si prodigavano a fare lavoretti di poco conto per i loro maestri nella speranza di ricevere in cambio un po' di conoscenza magica, e questaragazza sembrava essere proprio uno di quei casi. “In questo caso, credo di avere dei filtri che potrebbero essere molto interessanti per voi. Se voleste seguirmi…”

 

Con il passo lento ma sicuro tipico della sua razza, il negoziante raggiunse un altro scaffale, sul quale erano disposti dei contenitori di vetro contenenti altri liquidi di vari colori, e ne prese uno riempito fin quasi all'orlo di un liquido chiaro, quasi trasparente. “Questa è una delle mie pozioni più preziose. Una pozione di Invisibilità.” Affermò. “Di qualunque cosa si occupi la ricerca del vostro insegnante, credo proprio che ne sarà molto interessato.”

 

Cypro ebbe cura di non far vedere la sua contentezza quando l'alchimista le rivelò di cosa si trattava. “In effetti devo ammettere che è piuttosto interessante.” Rispose la ragazza dhampir. “Ma immagino che avrà un prezzo alquanto… proibitivo, non è così?"

"Beh, non è molto economico, questo lo devo ammettere." confessò l'alchimista arruffandosi la barba con una mano. "Ma una pozione di questo tipo può essere veramente utile per chi ha bisogno di intrufolarsi in qualche stanza in un dungeon, o sfuggire alla vista di qualche predatore! E dunque, non credi anche tu che valga tutti i suoi cento zoti?"

 

Una frazione non indifferente del denaro che il Reverendo aveva concesso loro come fondi per questa missione. Ma se il piano fosse andato bene, sicuramente avrebbero avuto modo di recuperare ampiamente quella somma. Forse valeva la pena di spendere un po'...

 

“Sì, lo penso anch'io.” Ammise Cypro, accingendosi a sborsare la somma richiesta, mentre cominciava a pensare a come sfruttare al massimo quella pozione…

 

 

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Brian fece un cenno di assenso mentre gli inservienti attaccavano un paio di cavalli da tiro al carro che lui ed Anton avevano appena preso a noleggio. Fatto qualche rapido calcolo, il giovane guerriero aveva determinato che sarebbe stato più conveniente per loro. Del resto, non avevano l'intenzione di tenere a lungo quel carro, e i cavalli non sarebbero stati loro utili nel territorio scosceso che avrebbero dovuto attraversare per raggiungere il campo base di Garkurz.

 

“Come potete vedere…” stava dicendo in quel momento il commerciante, accarezzando il fianco di uno dei possenti cavalli da tiro con un sorriso commerciale. “Queste bestie sono forti, ben addestrate e potranno trainare questo carro per una lunga distanza. Potete stare sicuri che faranno quello per cui vi servono in maniera impareggiabile.”

 

Anton si avvicinò ai cavalli e li guardò con attenzione. Per la verità, non gli interessava molto se davvero quelle bestie erano della qualità che il commerciante aveva assicurato, ma mostrare un po' di attenzione e scrupolo avrebbe dato una mano a mantenere la finzione. Bene, pensò tra sé l'halfling stregone. Adesso avevano il mezzo migliore per portare la refurtiva fuori da Cantavena. Più tardi avrebbero dovuto pensare ad un modo più pratico per trasportare i trofei, ma era più conveniente pensare ai problemi nell'ordine in cui si presentavano.

 

“Ottimo. Per quello che ci servono, questo carro e queste bestie sono perfetti.” Rispose Brian, senza mostrate troppa partecipazione. “Grazie mille. È stato un piacere fare affari con voi.”

“Oh, il piacere è tutto mio!” Il commerciante dal volto rugoso e dai radi capelli ingrigiti commentò mentre contava i soldi. “Per qualsiasi altra vostra richiesta, non esitate a rivolgervi a me! Per il prezzo giusto, si intende…”

 

Brian non ebbe alcuna reazione visibile, ma dentro di sè provò un certo disgusto per il modo di fare di quell'uomo. Per certa gente non contava altro che il denaro...

"Certo, anche queste persone hanno la loro utilità. Che se ne rendano conto o meno, anche loro svolgono la loro funzione nello schema del creato." pensò tra sè. "Tutto ha un suo equilibrio, si può dire. Comunque, per adesso pensiamo a svolgere la nostra missione, e a dopo i predicozzi."

 

Con un cenno della testa, Brian segnalò ad Anton che tutto era in regola, e l'halfling si arrampicò rapidamente sul carretto, mentre il giovane spadaccino si metteva alla guida e dava una piccola sferzata ai cavalli per farli muovere. Le bestie sbuffarono ma obbedirono, cominciando a trainare il veicolo a velocità sostenuta, per quanto non eccessiva.

"Bene, credo che per quello che dobbiamo fare, questo carro sia più che sufficiente." disse tra sè Anton dopo aver fatto qualche rapida valutazione. "Ora, tutto quello che ci serve è un buon piano d'attacco... e siamo a posto."

 

 

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Un paio di giorni dopo...

 

Il museo di Cantavena era piuttosto piccolo, e certo una cittadina come quella non poteva avere molte cose di cui fare mostra... ma la grande sala principale nella quale troneggiavano i trofei della guerracontro la Legione delle Cinque Scaglie era indubbiamente l'orgoglio e la gioia della città. Posti in bella mostra su dei piedistalli decorati, protetti da delle spesse vetrine e da alcune guardie che si davano regolarmente il cambio, i reperti erano stati schierati in  ordine lungo il muro più lungo della stanza, in modo da poter essere subito visibili per tutti coloro che entrassero.

 

Quella notte, i turni di guardia sembravano addirittura più noiosi del solito. Erano ormai mesi che non accadeva nulla di fuori dall'ordinario, e per le guardie assegnate a quella particolare stanza, era diventato un incarico quasi rilassante. Uno dei tre soldati a guardia della stanza, un uomo di mezza età con una corta ed ispida barba, si stiracchiò e soffocò uno sbadiglio, compredendo che quella notte sarebbe stata ancora più noiosa e riva di avvenimenti del previsto.

"Aaaaah, diavolo. E pensare che ero anche contento di fare questo turno... non c'è mai nessun pericolo, e puoi prendertela comoda quanto vuoi!" disse rivolto alle due reclute che erano con lui - un  uomo castano con una cicatrice sul setto nasale, e una donna sulla trentina con i capelli neri legati in una treccia. "Ma adesso mi sto addirittura annoiando. Mi viene quasi voglia che succeda qualcosa, giusto per spezzare questa monotonia."

"Bah. Per quello che mi riguarda, se le cose rimangono così monotone, vuol dire che è tutto a posto." rispose il giovane, per poi sgranocchiare una galletta. "Soprattutto se penso che la Chiesa di Tiamat potrebbe averne in mente qualcuna delle sue. E' da un po' che arrivano dei messaggi un po' ambigui da parte delle pattuglie di confine."

 

“Sinceramente, non vedo che motivi potrebbero avere per muovere contro di noi.” Affermò la donna. “Ci sono state delle schermaglie, è vero, ma nulla che faccia presagire un attacco imminente.”

“Sarà come dici tu, Tonja…” rispose l'uomo più giovane. “Comunque, meglio tenere gli occhi aperti e stare attenti a quello che accade. E nel nostro caso, questo significa fare il nostro dovere come reclute della milizia cittadina.”

L'uomo più anziano alzò le spalle. “In effetti, non hai torto. Ma resta il fatto che finora non è successo nulla di eclatante.” Rispose. “Adesso, vediamo di tirare fino a domattina in questo barboso turno di guardia…”

 

L'uomo aveva appena finito di parlare quando un ronzio inquietante iniziò a riecheggiare nella stanza… e uno strano insetto, uno scarabeo grande come un gatto, di colore rosso vivo con due organi luminosi sul suo carapace, scese improvvisamente dal soffitto e si aggrappò al volto della guardia più anziana, afferrandogli la testa e impedendogli di vedere ad un palmo dal naso! L'uomo emise un verso strozzato di rabbia e sorpresa, e lasciò cadere la sua lancia mentre cercava di strapparsi il mostruoso insetto dalla faccia… e i suoi due colleghi, dopo un attimo di confusione, cercarono di dargli una mano.

“Ah! E quello da dove diavolo salta fuori?” esclamò la donna, per poi chinarsi per afferrare lo scarabeo e toglierlo dalla faccia al suo collega. “Non ci sono scarabei di fuoco da queste parti!”

 

Non appena si sentì afferrare, lo scarabeo rosso emise uno stridio acuto ed aprì le elitre, rivelando un paio di delicate ali semi-trasparenti che cominciò immediatamente a vibrare per spiccare il volo. La donna si ritirò con un verso di disgusto…

E fu l'ultima cosa che fece in vita sua, prima che la lama acuta e sottile di un pugnale le affondasse  nella nuca. Riuscì appena a boccheggiare qualcosa prima di abbattersi a terra senza vita.

 

“Tonja! Ma che diavolo…” esclamò la guardia più giovane, un attimo prima che un'altra figura femminile apparisse accanto al corpo della sua compagna. Una figura alta, dai capelli rossi e dalla pelle mortalmente pallida, che teneva in una mano un pugnale gocciolante di sangue… il sangue della donna appena uccisa. L'altra guardia afferrò nuovamente la sua lancia per cercare di trafiggere il mostruoso scarabeo rosso che svolazzava attorno a loro… e nessuno dei due fece in tempo a reagire quando una finestra vicino alla teca venne infranta da una grossa pietra, dando ad altri malfattori la possibilità di entrare! Una giovane donna dai capelli rosati e un mezzelfo dai capelli biondi, ognuno con un'arma in mano.

 

“Ottimo lavoro, Cypro, Anton! Ora tocca a noi, facciamo in fretta!” esclamò la giovane, per poi lanciarsi all'attacco tenendo in mano il suo piccone da guerra. La guardia più giovane alzò la lancia per cercare di difendersi, ma la sorpresa lo aveva rallentato, e un colpo secco lo raggiunse ad un braccio, facendogli uscire uno schizzo di sangue.

“Aaargh!” la guardia ringhiò di dolore, mentre il suo collega cercava in qualche modo di tenere a bada sia Slayde che lo scarabeo gigante. “E voi… voi chi siete? Cosa diavolo… state facendo!”

 

“Lo sappiamo noi, e non vedo perché dovrei dirlo a te!” tagliò corto Lemina. Il guardiano, spinto dalla rabbia per la morte della sua collega, si scagliò contro Lemina e Cypro, e riuscì per un attimo a superare la guardia della dhampir e ferirla ad un braccio, ma Lemina si rese ben presto conto che il suo avversario era inesperto e nervoso rispetto a lei… e dopo essere riuscito a parare un paio di colpi, la sacerdotessa-guerriera riuscì a superare la sua guardia e sferrò un poderoso colpo che penetrò la protezione del miliziano, infranse alcune costole e trafisse il cuore. La guardia spalancò gli occhi in un'espressione di incredulità prima di accasciarsi al suolo accanto al corpo della sua compagna.

 

“No, Sergei!” esclamò la guardia superstite. “Maledetti, come avete potuto…”

“Ti consiglierei di concentrati su di me, se vuoi sopravvivere!” esclamò Slayde. Il mezzelfo sferrò un fendente con la sua spada, sfiorando il volto dell'avversario, poi si ritirò di due passi quando il miliziano cercò un paio di affondi con la sua lancia. Con notevole facilità, il giovane magus riuscì a deviare entrambi gli attacchi, e rispose con un micidiale fendente che il suo avversario riuscì ad evitare solo per un pelo. Con un ringhio inferocito, l'uomo cercò di attaccare di nuovo… ma lo scarabeo rosso, ancora in circolazione, gli atterrò sulla schiena e lo morse rabbiosamente ad una spalla. Con un ringhio di dolore, la guardia superstite cercò di ritirarsi di un passo... e questo diede a Slayde il tempo sufficiente per sferrare il colpo decisivo.

 

Il magus mezzelfo pronunciò una breve formula nella gutturale lingua dei draghi, e la lama della sua spada venne circondata da una scarica elettrica azzurra un attimo prima che lui sferrasse un fendente che colpì l'avversario al fianco. Non era una ferita troppo grave di per sè, ma la scarica elettrica penetrò istantaneamente nel corpo dell'uomo e lo investì! L'uomo lanciò un lacerante grido di dolore, e un odore di carne bruciata si diffuse nella stanza un attimo prima che la guardia crollasse al suolo e smettesse di respirare. Slayde si allontanò dal corpo del suo avversario e scrollò il sangue dalla lama, poi si girò verso la porta d'ingresso.

"Ottimo lavoro, Anton! Adesso portiamo via queste cose, e andiamocene!" esclamò il ragazo biondo, mentre dalla porta faceva il suo ingresso l'halfling stregone, spazzandosi le maniche della tunica, e lo scarabeo rosso scompariva in uno sbuffo di fumo ad un cenno di Anton. Cypro diede un'occhiata alla sua ferita e se la tamponò rapidamente, ricordando a sè stessa di medicarla meglio non appena avessero avuto un po' più di tempo.

 

Lemina non perse tempo e sferrò un poderoso colpo alla vetrata nella quale erano tenuti i reperti della guerra passata, mandandola in frantumi con un rumore assordante. Con un bagliore quasi sinistro negli occhi, Cypro si precipitò a raccogliere i preziosi oggetti e diede loro una rapida occhiata. Esattamente come aveva immaginato, erano degli oggetti d'arte davvero impressionanti... in particolare quella spada di platino luccicante e decorata, troppo pesante e troppo poco affilata per essere utile come arma, ma sicuramente di aspetto quasi maestoso. Chiunque l'avesse forgiata, pensò tra sè Cypro, doveva senz'altro essere un artigiano abile ed esperto. Non che gli altri artefatti fossero meno pregevoli, si intende: un elmo argentato, decorato in modo da assomigliare alla testa di un drago. Uno standardo scarlatto sul quale era stato ricamato un simbolo sacro che rappresentava un pugno metallico che teneva tre frecce dalla punta frastagliata; uno scudo di acciaio ancora lucido e ben tenuto, sul quale troneggiava un emblema che rappresentava una viverna rossa dalle ali spiegate; e un paio di guanti metallici le cui orlature erano decorate con della filigrana dorata che li faceva quasi risplendere anche nella fioca luce della stanza.

 

Se fosse stata quella di pochi anni fa, sicuramente non avrebbe resistito alla tentazione di portarli via e trovare un buon offerente a cui venderl, e se doveva essere sincera, la tentazione era ancora forte... ma no, Cypro sapeva che non poteva farsi trasportare dal desiderio di conquista e di ricchezza immediate, e che adesso lavorava per qualcosa di più che la mera sopravvivenza. Tra l'altro, la ricompensa per il completamento della missione era tale che Cypro ne era più che soddisfatta.

Senza perdere altro tempo, gli agenti della Chiesa di Tiamat provvidero a raccattare i preziosi oggetti. Ben presto sarebbero arrivate altre guardie, e Lemina non credeva davvero che avrebbero potuto cavarsela tanto facilmente contro numeri tanto superiori. E poi, riteneva che sarebbe comunque stato più efficiente completare la missione senza perdere tanto tempo.

 

"Molto bene. Ci siete tutti?" chiese Lemina raccogliendo l'elmo. Cypro aveva preso con sè la spada di platino, Anton aveva con sè lo standardo, e Slayde si era occupato di prendere lo scudo e i guanti metallici. "Dobbiamo andarcene ora. Brian e Ghedrin ci staranno già aspettando al punto convenuto. Non credo che Cantavena ci vedrà mai più."

"Ricevuto, capo!" rispose Anton con decisione. "Presto, prendiamo l'uscita principale!"

 

 

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Brian Spade e Ghedrin erano appena arrivati a fianco dell'edificio del museo, portando con sè i cavalli del gruppo, e guidando il carro sul quale avrebbero trasportato la refurtiva. A giudicare dai rumori che avevano sentito provenire da lì, Lemina e gli altri erano riusciti ad impadronirsi dei reperti... e adesso, Brian si teneva pronto a partire non appena fosse arrivato il momento giusto. Il giovane guerriero sacro corrugò la fronte quando i rumori provenienti dall'interno si smorzavano. Sperabilmente, quello voleva dire che il furto era stato eseguito con successo...

 

Pochi istanti dopo, l'apparizione di Lemina e del resto del gruppo, che recavano con sè i reperti trafugati, confermò a Brian e Ghedrin che l'operazione era andata a buon fine... almeno per il momento. "Comandante Lemina!" esclamò, attirando l'attenzione della giovane. "Presto, caricate tutto sul carro, e poi ce ne andiamo! Salite sui vostri cavalli!"

"Presto, non ci vorrà molto prima che le guardie cittadine ci siano addosso!" esclamò Ghedrin, un attimo prima che alcune luci cominciassero ad accendersi alle finestre delle abitazioni più vicine. Alcuni degli abitanti della città si stavano affacciando allarmati alle finestre, e la città si stava svegliando dalla sua situazione di calma per rendersi conto che stava accadendo qualcosa di serio. Lemina raggiunse il carro e infilò l'elmo sotto la massa di paglia, poi raggiunse il suo cavallo e lo spronò. Uno alla volta, in rapida successione, gli agenti della Chiesa di Tiamat raggiunsero il carro e infilarono i reperti trafugati sotto la paglia, poi come Lemina salirono sui loro cavalli (nel caso di Anton, chiaramente un pony) e si avviarono. Brian e Ghedrin non persero tempo e fecero partire i cavalli legati al carro... e un attimo dopo, il gruppo stava correndo di gran carriera verso l'uscita più vicina!

 

"Okay, la prima parte della missione è conclusa!" disse tra sè Lemina con un misto di orgoglio e tensione, mentre attorno a loro la situazione si faceva sempre più concitata. "Adesso però viene la parte difficile... consegnare tutto questo a Garkurz ed assicurarsi il suo appoggio! Presto, dobbiamo farcela! In nome della regina Tiamat e di tutto quello per cui combattiamo!"   

 

 

 

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CONTINUA...

 

 

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