Lotta per il cambiamento

di Freez shad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conflitto ***
Capitolo 2: *** Solita routine ***
Capitolo 3: *** Una dura battaglia - parte uno ***
Capitolo 4: *** Una dura battaglia - parte due ***
Capitolo 5: *** Una dura battaglia - parte tre ***
Capitolo 6: *** Una dura battaglia - parte quattro ***
Capitolo 7: *** Pronto ***
Capitolo 8: *** Incontri ***
Capitolo 9: *** Come tutto avrà inizio ***
Capitolo 10: *** Un duello a tre ***
Capitolo 11: *** Strane richieste ***
Capitolo 12: *** Gestione di problemi - parte uno - ***
Capitolo 13: *** Gestione di problemi - parte due - ***
Capitolo 14: *** Gestione di problemi - parte tre - ***
Capitolo 15: *** Prove ***
Capitolo 16: *** Prime lezioni ***
Capitolo 17: *** Angel Island e indagini ***



Capitolo 1
*** Conflitto ***


Buio e oscurità.
Questo era lo spettacolo predominante che si presentava quotidianamente ai suoi occhi, intervallato solo dai vari corpi luminosi che componevano il vasto cosmo e di cui l'invisibile materia oscura riusciva misteriosamente a mantenere uniti, legati e amalgamati per formare costellazioni, galassie, polveri e molto altro.
Un quadro che una qualsiasi creatura dotata di un minimo d'intelletto avrebbe potuto apprezzare, godendo di quella creazione che gli veniva così vividamente messa di fronte. O almeno questo era ciò che la più modesta logica avrebbe portato a credere per chiunque.
Però, in effetti, qualcuno era presente.


Una creatura, un lupo, di giovane aspetto e dalla regale figura, era intento con fare annoiato ad ammirare ciò che stava avvenendo intorno a lui. In piedi, posato sul vuoto.
Il suo corpo, rivestito da una semplice tunica bianca che gli cadeva dalle spalle, coprendogli solo la metà del busto, fino alla parte più alta della coscia e stretto con una fascia dorata in vita, era ricoperto da una folta peluria blu su cui erano inoltre presenti numerose e sottili striature bianche. Il fisico era massiccio, ma allenato e per niente appesantito da questo.
I suoi violacei occhi erano un continuo volgersi ovunque, alla ricerca di un qualcosa che potesse destare il proprio interesse, ma senza successo.
Ad un certo punto sbuffò, visibilmente frustrato, chiudendo gli occhi e assumendo un espressione seria e riflessiva; espressione che scomparve un attimo dopo lasciando il posto ad un ghigno malevolo, assieme ad un braccio steso davanti a sé col dito puntato in una direzione casuale mentre con l'altro palmo sembrava risucchiare parte dell'energia da un stella vicina, mantenendo sempre gli occhi rigorosamente chiusi.
Dalla sua estremità incominciò a formarsi una piccola e rossa sfera infuocata che, facendola roteare su se stessa, lanciò con assoluta disinvoltura.
Ad una velocità incredibile, il piccolo globo si portò in direzione di una cometa non troppo lontana che stava compiendo, come da sua millenaria natura, il suo ennesimo viaggio.
Subito l'immagine di un'enorme, ma sorda, esplosione si impossessò della mente del suo emissario che pregustò la visione di detriti e polveri, accompagnata dal sapore del dissolversi della gelida e azzurra scia che questa creava al suo passaggio come un saporito piatto prelibato. Ma questa sua aspettativa venne però subitamente delusa.
Portando la mano, in un semplice movimento, davanti a sé, un secondo individuo deviò l'arma in modo che si ricongiungesse al suo corpo originario, impedendole di centrare il bersaglio, avvicinandosi poi al lupo.
    
 
Quest'ultimo si mostrò essere assai diverso dal primo.
Dal singolare aspetto arboreo, richiamante la natura delle piante, l'identità si mostrava come una quercia dalla robusta e morfologica fattezza, sebbene un vecchio abito simile al saio che sembrava voler mantenere rigorosamente chiuso lo ricoprisse fino ai tridattili piedi
Il folto e giallo fogliame che gli faceva da chioma, assieme alle numerose venature che gli rigavano il volto, rivelavano in lui un'età ormai avanzata che comunque non deturpava l'immagine di una forza e maestà che, seppur in gioventù doveva risultare maggiore, risaltava la sua figura.
<< Siamo alle solite, vero Vinew? >> esclamò severa la pianta, avvicinandosi al lupo,
<< Potrei dire anch'io la stessa cosa, Ohl-dher! >>,
<< Ma a quanto pare stai continuando ad ignorare le mie parole...e sempre più spesso purtroppo >>,
<< Perché, ogni volta che intendo divertirmi, compari tu a disturbare con la tua morale? >> domandò schiettamente il lupo, con un certo disappunto trapelante dal suo tono, ignorando quanto detto dalla più anziana figura,
<< Perché il tuo divertimento è nocivo per quello che ci sta intorno! Ormai sono secoli che ne discutiamo, credevo che a questo punto tu avessi capito che non è una questione di morale, ma di regole >>,
<< Il problema, “vecchio” mio, è che ho una strana allergia che mi impedisce di rispettare queste regole. Non so tu, ma il dottore mi ha severamente prescritto di starci alla larga e sono certo che, nella tua enorme saggezza, non mi dirai il contrario >> rispose, sorridendo, con aria sinistramente ironica e divertita,
<< Probabilmente hai ragione a dire che sono vecchio, ma ciò non toglie come le tue parole risaltino una buffoneria che sta diventando sempre più eccessiva, in egual misura alla tua incoscienza >>,
<< Adulatore! L'ho sempre saputo che in fondo, ma parecchio in fondo, la mia era una qualità che non ti poteva passare inosservata >>,
<< Perché non riesci a rinsavire? Sai bene che l'universo ha degli equilibri che devono rimanere immutati, te l'ho insegnato e spiegato più e più volte. Quella cometa rientra proprio in questo concetto, ma tu stesso la volevi ugualmente cancellare! >>,
<< È solo un minuscolo sasso, un semplice granello di polvere, se paragonato al resto di questo antiquato cosmo >>,
<< Come tu voglia chiamarlo, non è un mio problema >>,
<< Se è così, che ne pensi se la chiamassi Dolly? >> fece giulivo, rivolgendosi poi al corpo celeste con continua ironia << Ciao Dolly, ti distruggerò al prossimo passaggio! Mi raccomando, ti aspetto qui fra tre millenni, non tardare! >>,
<< Ecco, proprio questo è ciò di cui stavo parlando, non prendi seriamente niente! Speravo davvero che saresti cambiato col tempo, ma a quanto pare la mia pazienza si sta rivelando vana >> fece deluso Ohl-dher, scrutando i violacei occhi del suo opposto che, a  sua volta, gli rivolse uno sguardo di strafottenza,
<< E l'hai compreso solo adesso o è un'idea che ti è venuta in mente qualche tempo fa e te ne ricordi solo ora? Sai...con l'età che avanza è difficile ricordarsi di tutto >>.


Questa volta la pianta preferì non rispondere, sorpreso dalle parole del giovane.
In tanti anni della loro coesistenza si erano varie volte trovati ad intraprendere conversazioni riguardanti la funzionalità del creato, persino nella sua infinitesimale parte, istruendo il lupo a come rapportarsi ad esso scoprendolo particolarmente interessato e sempre bramoso di nuove informazioni.
Purtroppo, sebbene questo fosse avvenuto col tempo, aveva inoltre compreso quali idee popolassero la sua mente e di come, nonostante gli insegnamenti ricevuti, si mostrasse restio a cambiarle, limitandosi a sopprimerle nel momentaneo, mantenendo sempre un rigoroso rispetto. Lo stesso che sembrava essere sparito in lui.
Non era mai successo che Vinew osasse schernirlo e a quell'ennesima derisione, la vecchia quercia dovette respirare profondamente per mantenere quella calma che, sapeva bene, il lupo stava tentando di fargli perdere.
C'era una strana forza in lui e qualcosa stava cambiando. O era già cambiato. E la faccenda non gli piaceva affatto anzi, un'improvviso tremore cominciò a scuoterlo nello spirito,
<< Cosa ti sta succedendo, amico mio? So che hai sempre nutrito questo ardore nelle tue ideologie, ma ti sei sempre dimostrato ragionevole e comprensivo sulle conseguenze, perché ora non più? >> domandò infine l'arborea entità, seriamente preoccupata,
<< Perché bisogna cambiare......ed è quello che voglio fare su larga scala! In fondo, dopo aver cambiato sé stessi, è giusto fare lo stesso anche con ciò che sta intorno >> esclamò euforico il lupo, divertito dalle sue stesse parole << Stella dopo stella! Pianeta dopo pianeta! Cosmo dopo cosmo! Galassia dopo galassia! Vedrai, non rimarrà niente di ciò che adesso vedi e tutto sarà rinnovato, senza regole e confini di sorta, secondo il mio proprio gusto.....che ne dici? >>,
<< Dico che ormai sei divenuto pazzo, Vinew, hai già avuto modo di vedere cosa hanno prodotto le tue azioni di recente. Avevo chiuso un occhio in quell'occasione, comprendendo l'ardore di un giovane, ma capisco che non sei più degno di proseguire >>,
<< Al contrario, mentore! Forse è invece arrivato per te il tempo....di lasciare il posto a qualcuno di migliore >>.


Appena ebbe terminato la frase, il lupo caricò il proprio pugno d'energia, proveniente dalla precedente fonte, e si scagliò con potenza contro il suo più anziano opposto che, nonostante fosse stato colto alla sprovvista, riuscì a retrocedere e a schivarlo,
<< Sei forse impazzito? >>,
<< Potrebbe essere, vogliamo scoprirlo insieme? >> domandò con ironia, accompagnando le parole con una folle espressione, ritentando il suo attacco.
Ma questa volta Ohl-dher, preparandosi a quel triste scontro, riuscì a deviare la traiettoria del gancio dell'avversario e infliggendogli con forza un colpo a palmo aperto sul fianco, nel punto dove termina l'ultima costola, riuscendo così a farlo indietreggiare con un guaito.
Dopo un primo momento di dolore, passato piagato sul punto leso, il lupo si erse nuovamente nella sua possente postura con un sorriso sul volto,
<< Che ti succede, maestro? Non riesci più a colpire come si deve un avversario? >>,
<< Sai bene che non riuscirei a ferirti, ma il mio scopo non è quello! Ti prego, non persistere nella tua arroganza, il potere che hai acquisito non deve farti credere di avere il diritto di cambiare le cose. Usalo piuttosto per il bene, secondo quello per cui sei stato chiamato! >>,
<< Cosa? Qualcuno mi ha chiamato? Probabilmente ero al bagno e non ho sentito! >> ironizzò nuovamente, prima di farsi serio << Oh, però adesso cominci a diventare melodrammatico, vecchio mio! Che ne dici di toglierti dai piedi prima che la cosa si trasformi in una tragedia? Ma non preoccuparti, ti prometto che dopo la tua dipartita distruggerò il primo pianeta a caso e lo ricreerò con il tuo nome, sei contento? >>,
<< Se così dovrà essere, che sia! >> concluse sconfortato Ohl-dher, preparandosi all'ennesimo e ultimo attacco.
Il lupo si portò più in alto della pianta, roteando a mulinello le braccia fino a creare attorno al suo corpo un campo verdognolo d'energia, richiamando a sé un incalcolabile numero di pietre e rocce che compattò rendendole, per effetto di compressione, incandescenti << Cosa ne pensi, Ohl-dher? È carino? Questo sarà il principio della mia creazione! >>
<< Inizierai la tua creazione tentando di eliminare qualcuno, allora! >> rispose severo l'anziano,
<< Che posso dirti? Nessuno è perfetto! >> esclamò, fintamente serio, per poi imporre le mani in direzione del suo opposto e lanciare con forza la sfera infuocata.
A sua volta Ohl-dher ne creò una seconda, composta della stessa psichica energia, che proiettò con la medesima forza contro quella del suo giovane avversario.
Un incredibile tremore invase l'universo allo scontro tra le due forze, completandosi in un improvviso e intenso fascio di luce che avvolse il palcoscenico di quello scontro nel suo intero. Un Armagheddon d'immani proporzioni. Infine, una calma irresistibile pervase il tutto.  
Questo finché una femminile voce, dal tono candido e gentile, echeggiò nel bianco vuoto venutosi subito a creare. Ma con un messaggio affatto piacevole:
<< Il tempo sta per scadere! Siamo in pericolo! Ti prego, devi aiutarci Knuckles! >>.



Sdraiato, nella maniera più comoda possibile, sulla corta sacra scalinata del piccolo tempio del Master Emerald, la guardiana echidna si destò improvvisamente.
Grondante di sudore, spaventata e confusa, guardò il cielo stellato alla ricerca di un qualcosa che nemmeno lei riusciva ad identificare.
Con ancora rimbombante nella testa quell'inspiegabile messaggio.



N.d.A.
Per chi non mi conoscesse, mi presento a voi.
Salve, sono Freez shad!
Tempo fa avevo dato parola, ad alcuni di coloro che mi avevano seguito nella serie precedente, che avrei incominciato una nuova storia a capitoli con una trama ben più complessa ed elaborata.
Ovviamente, per chi ha già avuto modo di vedere il mio stile, questo rimarrà lo stesso. L'ironia e la comicità saranno ugualmente presenti solo, come avete potuto osservare in questo primo capitolo, i toni saranno più evoluti e la scena sarà alquanto stravolta.
Inoltre voglio fare una comunicazione a cui tengo particolarmente.
Come avete potuto notare saranno presenti delle coppie, ma non ho ancora deciso in maniera definitiva quali. Deciderò con l'evolversi della storia che, sebbene ne abbia lo scheletro, mi permette di avere libertà sull'argomento.
Venendo al punto, dipendentemente da quali queste siano, gradirei non trovare nelle possibili recensioni delle aspre critiche per non aver inserito delle ship in particolare. Specialmente perché io non ne ho una in particolare e, a seconda di ciò che leggo, le accetto tutte se narrate bene e con una giusta trama.
Vi chiedo, per chi vorrà, di valutare la storia da un punto di vista oggettivo rispettando le scelte dell'autore, come farò anch'io se dovesse presentarmi l'occasione.
Detto questo, gli aggiornamenti varieranno a secondo del periodo lavorativo, ma saranno continui.

Un saluto finale a tutti coloro che leggeranno e un arrisentirci altrove!

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Capitolo 2
*** Solita routine ***



Un placido e assolato pomeriggio era quello che stava trascorrendo su Mobius.
I giovani fili d'erba, con prepotente volontà, avevano incominciato lentamente ad affiorare numerosi dal terreno; questi in contemporanea dei nuovi butti che, nella stessa maniera, stavano comparendo e rinfoltendo le variegate piante sparse sul territorio, erano il chiaro segnale di una semplice quanto lieta notizia. La primavera era tornata.
Il meraviglioso ed intenso colore smeraldo, che come sempre si estendeva come un immenso tappeto sull'intera superficie di Apotos, si presentava con una tonalità assai più chiara del solito.
Il pallido bianco della neve stava progressivamente lasciando il posto alla vita della natura nei suoi molteplici colori.
Il vento, divenuto più caldo dei giorni precedenti, soffiava dolce scontrandosi, di quando in quando, con le fronde degli alberi che si ergevano maestosi, nella loro ritrovata vitalità, come se volesse smuoverli dal lungo letargo a cui l'inverno li aveva costretti.
Ma in questo spettacolo della natura vi era inoltre un personaggio che, accarezzato e sospinto dallo stesso vento, sfrecciava ad una velocità impossibile da sostenere da un qualsiasi altro essere vivente e di cui solo la bluastra scia, dovuta alla proiezione del colore dei suoi aculei nell'aria, poteva segnalare la sua presenza.
Il respiro regolato al battito del cuore. Un passo dopo l'altro nel calcare ogni secondo più terreno possibile e creare così una distanza sempre maggiore dal suo punto di partenza. Parkour, salti e capriole su di ogni superficie, con cui si dilettava a sfoggiare un gran numero di esecuzione acrobazie rischiose ma, allo stesso tempo, magnifiche e spavalde. Gli occhi fissi dinanzi a sé, concentrati nel raggiungimento di un punto, una meta, reale solo nella sua mente e imperscrutabile persino all'osservatore più attento. Il tutto eseguito all'incredibile velocità del suono.
Comunque non era solo questa sua capacità ad aver conferito a Sonic the Hedgehog la fama di cui godeva quanto, in maniera assai maggiore e giusta, le gesta che lo avevano visto coinvolto in battaglie al limite dell'immaginazione, contro nemesi sempre più potenti e impensabili, per la difesa di un'ideale che racchiudeva in sé libertà e gioia d'esistere.
Questo ovviamente unito a quel sempre-presente beffardo sorriso che, se da una parte riusciva ad irritare grandemente i suoi avversari, ed in particolare il grasso scienziato Eggman, dall'altra donava nella sua figura quella fierezza e sicurezza di sé che lo caratterizzava al pari del resto.
Ma questa volta, come occasionalmente in realtà poteva accadere, era diverso.



Con il volto pregno di grondante sudore e crucciato in un'espressione impaurita, Sonic stava con insolita rapidità correndo per le varie boscaglie di Green Hill alla ricerca di una via di fuga sicura o, anche se con un certo imbarazzo, un salvifico nascondiglio da un pericolo che, nonostante la sua velocità, sentiva essere sempre più vicino a lui.
Con un semplice balzo, raggiunse il ramo di un albero che utilizzò come trampolino per sovrastare la verde macchia e ampliare così il suo raggio di ricerca che subito si scontrò, poco distante dalla sua posizione, con una piccola e bianca casetta rotondeggiante al cui fianco era presente un immenso garage che il riccio riconobbe con grande sollievo e sperò di trovare aperto con all'interno il suo proprietario; speranza che, grazie ad un immediato scatto eseguito una volta ritornato a terra e ad un po' di fortuna, poté subito constatare e scoprire come realtà.
<< Ehilà Tails, è da tempo che non ci vediamo >> esclamò Sonic rivolto al giallo volpino che, intuendo dai rumori metallici provenienti dal suo interno, sembrava come sempre intento a macchinare sul vecchio ma ben conservato biplano,
<< Oh, ciao Sonic! È una fortuna averti qui, volevo infatti un tuo parere sulle modifiche che sto.... >>,
<< Scusa fratellino, puoi aspettare un momento! >> lo interruppe però il blu, scomparendo prima che la volpe potesse fuoriuscire, sbucando dall'abitacolo, per poterlo vedere,
<< Certo, ma cosa...? Ehi, Sonic, dove sei finito? >>,
<< È quello che vorrei sapere anch'io! >> fece improvvisamente una squillante voce femminile, mostrandosi là dove prima doveva trovarsi il riccio blu, con tono particolarmente agitato.
Avanzando con passo spedito e punitivo Amy Rose si avvicinò ad un tremolante Tails che, visto il tristemente noto martello Piko-Piko impugnato dalla riccia rosa, cercò con diplomazia di evitare spiacevoli scontri di genere,
<< C-ciao Amy, che bello vederti! >>,
<< Taglia corto, Tails, dimmi piuttosto dov'è? >>,
<< D-dov'è chi, esattamente? >>,
<< Sai benissimo di chi sto parlando! Sonic era qua e stava parlando con te, vero? >>,
<< Bé sì, ma in verità non so dove sia! Se n'è andato prima ancora che riuscissi a vederlo >> spiegò con semplicità, riuscendo così a placare l'animo della rosa << Piuttosto, come mai lo stai cercando? >>,
<< Perché mi aveva promesso che oggi saremmo usciti insieme per un appuntamento romantico.... >> fece inizialmente, fantasticando con aria sognante, per poi circondarsi di un'aura minacciosa che scosse Tails dall'interno  << ….ma alla fine mi ha dato buca scappando via come al solito! Se questa volta lo trovo...gli romperò il mio martello in testa e ti assicuro che sarà una cosa molto lunga dato che è indistruttibile >>,
<< Bé a-allora ti auguro u-una b-buona ricerca! >> rispose a sua volta Tails, occultando allo stesso tempo il suo intento di allontanarla dato il pericoloso stato furente in cui questa si trovava,
<< Grazie, ma se dovesse capitarti di vederlo....fammi un fischio >> concluse infine Rose, allontanandosi rapidamente dal prezioso laboratorio.


Benché fosse anch'essa sua amica, sebbene non allo stesso livello del blu, e Tails sentisse in un certo senso garantita la propria immunità, lo stesso non poteva ugualmente dirsi per le proprie preziose invenzioni.
Non era difatti raro che Amy, in uno di quei momenti in cui manifestava in maniera maggiore il proprio furore, specie a causa di una delusione d'amore, trovasse sfogo tramite la distruzione di un qualsiasi oggetto che avesse di fronte. Doveva perciò stare attento e dosare molto bene le parole in modo tale da riuscire a non oltrepassare quella sottile linea che lo divideva tra l'incolumità dei propri marchingegni e la rottamazione d'essi,
<< Wow, questa volta me la sono vista proprio brutta! >>,
<< Tails, via libera? >> bisbigliò una voce, giungendo alle sensibili orecchie del volpino,
<< Sì, via libera! >> fu la scocciata risposta,
<< Finalmente! >> fece rincuorato il blu fuoriuscendo malamente da un piccolo e improbabile scomparto di un mobile, posto ad un angolo della stanza, particolarmente ricco di attrezzature da meccanico << Era da un po' che mi stava dietro, ho cominciato persino a temere che non ce l'avrei fatta a seminarla >>,
<< Già, ma questa volta, a detta sua, doveva averne tutte le ragioni! Potresti gentilmente spiegarmi qualcosa? È vero che le avevi promesso un appuntamento? >>,
<< Bé.....sì! >>,
<< E allora che motivo avevi di scappare? Capisco che a volte Amy possa risultare stressante, ma se questa volta le avevi dato la tua parola.... >> lo interruppe Tails, dando sfogo alla stizza dovuta alla tensione per il precedente pericolo corso,
<< Ma il punto è proprio questo! È vero che gliel'ho promesso, ma sono stato costretto a farlo altrimenti non mi avrebbe lasciato più libero >>,
<< Cioè? >> fece scioccato il volpino << Era riuscita a catturarti? Doveva aver elaborato un piano veramente complesso dato che neppure io, durante una delle nostre sfide, ci sono mai riuscito >>,
<< In verità...non era poi così complesso, però molto efficace >> precisò il riccio, grattandosi un orecchio imbarazzato, iniziando a spiegare << Ieri stavo come al solito correndo su di un tracciato che normalmente uso per passare da una parte all'altra di Apotos....dovevi esserci amico, stavo quasi per battere il mio record...... quando, sotto un albero, ho visto un piatto colmo di chili dog tutto solo e indifeso. Provai a chiamare nella....non speranza che fossero di qualcuno, ma visto che nessuno aveva risposto mi ci avvicinai. Proprio in quel momento, appena mi ero chinato per prenderne uno, mi sento afferrare e bloccare alle caviglie da due mani sbucate dal terreno. Non puoi minimamente immaginare lo spavento che mi sono preso quando subito dopo è comparsa Amy dal terreno, con uno sguardo....più maniacale del solito, urlando che non mi avrebbe più lasciato. Perciò ho dovuto prometterle un appuntamento per oggi, capisci? Non puoi certo biasimarmi se quindi non voglio mantenerla, specialmente ora che è arrabbiata >>.
Nonostante quella spiegazione, insolitamente logica,Tails non riuscì a sopprimere la fragorosa pacca che si dette sulla fronte, coprendosi poi gli occhi in un gesto vagamente incredulo, indeciso se provare compassione per il veloce amico, date le sventure che Amy gli provocava, o per la stessa riccia che cercava zelantemente di fare breccia nella sua sfuggente e desiderata metà.
<< Ma cambiando discorso, cosa stavi combinando questa volta lì dentro? >> domandò infine Sonic, indicando il giallo biplano, riaccendendo l'animo e l'entusiasmo dell'amico,
<< Stavo cercando di impiantare un dispositivo di mia invenzione che potrebbe tornarci utile se Eggman cercasse nuovamente di attaccarci >>,
<< Davvero? E di cosa si tratterebbe? >>  
<< Oh, di una cosa che sicuramente ti farà impazzire nella stessa maniera che ha fatto a me quando l'ho ideata >> fece entusiasta, avvicinandosi alla macchina e scoprendo uno dei due vani anteriori, mostrandogli quella che all'apparenza sembrava essere un'arma << Si tratta di una speciale mitraglia ad espulsione automatica che, al posto dei comuni proiettili di piombo, spara piccoli campi di energia che, al contatto con uno dei robot nemici, ne assorbe parte dell'energia per espandersi ed imprigionare lui e quelli che gli stanno vicino all'interno di una bolla elettro-magnetica concentrata che metterà fuori-uso le schede madri >>,
<< Fantastico......e questo cosa vorrebbe dire in parole povere? >> domandò Sonic palesemente confuso,
<< Che ci aiuterebbe molto nel caso il dottore comparisse con un esercito molto consistente e numeroso >> concluse soddisfatto, mostrando un sorrisetto compiaciuto che venne egualmente ricambiato dal blu,
<< Ora è molto più chiaro! Bravo fratellino, sei proprio un... >>,
<< ….bugiardo della peggiore specie >> tuonò infine la riccia rosa, comparendo alle sue spalle.




Il semplice suono della sua voce, con una carica di livore ben più alta della sua comune soglia, provocò in Sonic un improvviso brivido gelido che pervase la completa interezza del suo corpo, irrigidendolo e costringendolo all'immobilità.
Era una reazione che non era mai stato in grado di spiegare. Aveva combattuto antiche divinità, malvagi scienziati pazzi, mostruose creature provenienti da lontane galassie o dimensioni e molto altro ancora, ma niente era mai riuscito a creargli un turbamento simile come quello che gli causava Amy. In special modo quando era armata del pesante martello e pervasa da un'aura tetra d'ira funesta.
<< Oh, Amy! È da parecchio che ti cerco, che fine avevi fatto? >> esclamò il blu, improvvisando,
<< Stavo giusto per chiederti la stessa cosa! Ti sei forse dimenticato del nostro appuntamento romantico? >>,
<< C-certo che no, infatti ero proprio venuto qui da Tails per chiedergli consiglio su dove andare! Sai, non sono molto esperto per queste cose e siccome so quanto tu ci tenga, ho preferito informarmi prima >>,
<< Ma davvero? >> fece ironica Rose, affatto convinta della sua sincerità, rivolgendosi poi al più giovane amico chiamato suo malgrado in causa << E quale luogo ti avrebbe consigliato? >>,
<< Bè, ecco....v-veramente io >> balbettò il volpino, ritrovatosi alle strette.



Proprio in quel momento, per fortuna o sventura, un piccolo faro rosso comparve dal soffitto del garage, lampeggiando ad intermittenza, accompagnato da un'acuta sirena che mise il trio in allerta.
<< Che sta succedendo, Tails? Cos'è quell'affare? >> domandò allarmato Sonic,
<< È il mio sistema difensivo d'allerta! Si attiva quando da qualche parte c'è una situazione di pericolo >> spiegò rapidamente, avvicinandosi ad uno dei monitor del computer << A quanto pare Eggman sta attaccando la città di Soleanna >>
<< Di nuovo? >> esclamò contrariato il riccio,
<< Come di nuovo? >> fece confusa Amy,
<< Volevo dire...accidenti, ancora testa d'uovo! >> precisò il blu, dimentico dei passati avvenimenti in quella città che, per ancora confusi motivi, a lui solo potevano essere noti << Forza, dobbiamo intervenire! Tails, sei pronto a mostrare di cosa è capace la tua nuova arma? >>,
<< Dammi ancora un minuto per montarla e sarà operativa >>,
<< Perfetto! Amy, mi dispiace tantissimo, ma credo che dovremmo rimandar.... >>,
<< Non pensarci nemmeno, furbetto! >> esclamò la rosa, prendendo posto in uno dei sedili posteriori del Tornado << Verrò con Tails a darti una mano e poi, una volta che sarà tutto sistemato, potremmo avere il nostro appuntamento >>.
Conscio del pericolo ormai imminente e dall'inutilità di un qualsiasi tentativo nel far desistere Amy dal suo desiderio, Sonic non indugiò oltre e scattò a gran velocità fuori dal piccolo edificio lasciando dietro di sé solamente quella solita scia blu che sempre aveva tracciato il suo passaggio. Il corpo e la mente rivolti solo al prossimo scontro con la sua nemesi di sempre. Anche se in quest'ultima aveva abbastanza spazio per trovare una nuova scusa da usare per evitare il temuto ed estorto appuntamento.
Nel frattempo anche la giovane volpe, spronato dalla riccia, si era sveltamente mobilitato per ultimare la preparazione per la possibile battaglia,
<< Andiamo Tails, quanto ti manca ancora? Sonic potrebbe aver bisogno di un aiuto....e non vorrei che gli succedesse qualcosa proprio oggi! >>,
<< Già, posso immaginarne il motivo! >>,
<< Ma te lo immagini? Io e lui, soli, mentre passeggiamo in uno dei tanti artistici quartieri di Soleanna stretti l'uno all'altro! In fondo lo sai anche tu che Sonic è solo timido, ma sono sicura che con la giusta atmosfera riuscirebbe a sciogliersi e alla fine confessarmi il suo amore >> fece con tono dolce la riccia, fantasticando, con le gote che stavano lentamente assumendo un colorito sempre più arrossato << Oh, e se lo volesse fare con un bacio.....penso che morirei dalla felicità! Perciò datti una mossa e vediamo di partire >> concluse infine, cambiando improvvisamente la propria espressione, dapprima dolce e pura, con una particolarmente aggressiva,
<< Ok-ok, non ti arrabbiare! >> le rispose il volpino, chiudendo il portellone del vano per le armi << Ho finito, possiamo partire >>.
Con un roboante ruggito, il motore del vecchio biplano si mise in moto azionando di conseguenza la grande elica che aveva di fronte e, mettendo in mostra la piena potenza dei propri cavalli motore, con una rapida spinta si portò in avanti fino ad uscire dall'improvvisato hangar finché, una volta fuori, non si staccò da terra dando per l'ennesima volta prova della sua leggiadria nel vasto cielo.
Ma c'era un piccolo dettaglio che era però passato inosservato ai presenti in quella stanza, deviati dal frastornante grido della sirena; silenzioso e illuminato da una piccola ma intensa lucetta fosforescente, un dispositivo si era azionato per comunicare un particolare messaggio.




N.d.A
Salve a tutti voi, popolo di Efp.
Scusate per il mio solito ritardo, ma in questi ultimi giorni ho vissuto alcune vicissitudini che mi hanno rallentato nel completare questo capitolo.
Questi, inoltre, lo sto postando utilizzando un nuovo computer in quanto quello che avevo, obsoleto ma carico d'esperienze, ricordi di serate intere passate a scrivere e che mi ha per primo introdotto in questo mondo, mi ha lasciato.
Saluto e ringrazio coloro che mi stanno seguendo e in particolare quelli che hanno recensito il capitolo precedente (anch'essi miei apprezatissimi compagni in questo viaggio nel fandom).
Spero possiate trovare interessante o quantomeno piacevole questo nuovo scritto e come sempre.....


Arrisentirci

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Capitolo 3
*** Una dura battaglia - parte uno ***


Invasa da un grande e svariato esercito di robot, Soleanna era drasticamente precipitata nella paura.
I suoi abitanti, che fino a poco prima avevano occupato la grande piazza centrale per festeggiare il centenario della città, stavano ora fuggendo alla ricerca di un riparo o di un rifugio sicuro.
Al loro posto erano sopraggiunti repentinamente degli interi squadroni di soldati che, nel loro prendere posizione di fronte all'invasore, davano ulteriore prova della loro prontezza per la protezione dei cittadini e della stessa principessa Elise.
Quest'ultima in particolare, come da anni presente per ufficializzare l'inizio di tali eventi, stava dando ulteriore prova di coraggio avanzando decisa, allontanandosi da presso la propria guardia reale, per affrontare colui che era a capo del metallico esercito,
<< Dottor Eggman, perché siete qui? Come osa interrompere questa importante celebrazione? >>,
<< Oh, mia cara principessina Elise, è un gran piacere vederla! >> rispose educatamente il baffuto scienziato, da sopra la propria tonda navicella computerizzata, con forzata cordialità << Vede, stavo portando i miei piccoli fidati robot a sgranchirsi le giunture quando involontariamente mi sono imbattuto nella sua città! Mi creda è così imbarazzante, la prego di scusarmi! >>,
<< E allora perché sono tutti armati se si tratta di una semplice passeggiata? >> chiese ulteriormente la principessa, mantenendo comunque quel tono gentile che contraddistingueva sempre la sua stessa figura,
<< Per sicurezza! Purtroppo non abbiamo sempre a che fare con persone buone come lei e quindi, per salvaguardare la mia e la loro incolumità, mi vedo costretto a fornirli d'ogni tipo di arma >>,
<< Temo di trovare difficile crederle, specie per la sua cattiva fama! >>,
<< Ma le assicuro che sono sincero, perché mai dovrei mentirle? Non sono quella persona così malvagia che tutti credono! Come vede io ho cura dei miei robot e non c'è niente che venga prima di... >>,
<< Trovato! >> esclamò vittorioso Orbot, interrompendo il proprio padrone comparendogli alla destra, sollevando trionfante col proprio bionico braccio un piccolo schermo circolare,
<< Che cosa? >> domandò incuriosito Cubot, rivelandosi a sua volta alla sinistra del panzuto scienziato,
<< Lo smeraldo del Chaos che gli scanner del dottor Eggman avevano rinvenuto da queste parti >>,
<< Ah già, me ne ero completamente dimenticato! >>,
<< Credo che sia arrivato il momento che ti faccia dare una controllatina al chip della memoria, Cubot, è probabile che l'ultima punizione del dottore te lo abbia danneggiato >>,
<< Non credo, ricordo benissimo invece che l'operazione doveva rimanere un segreto >> concluse ingenuamente il cubico robottino, portando il proprio indice alla testa con aria intelligente.

 

 

 
Lo stesso però non valse per il pensiero di Eggman che, iracondo e rosso in volto, colpì violentemente la cibernetica calotta cranica dei suoi due sottoposti rintronandoli,
<< Infatti era così fino a poco fa, razza di rottami ambulanti incrostati dalla ruggine! Un giorno di questi vi smonterò e riutilizzerò i vostri pezzi per costruirci una macchina per il caffé a cialde....che poi dovrò rottamare perché sicuramente non funzionerà dato il vostro livello d'intelligenza >>,
<< Ci scusi capo, non volevamo! >> risposero impauriti all'unisono, massaggiandosi la parte lesa. Cosa molto strana dato che, essendo esseri meccanici, non avrebbero dovuto provare dolore.
<< Allora è per questo che è venuto qui, vero? >> esclamò lievemente alterata Elise, interrompendo quel così triste spettacolo,
<< A quanto pare, grazie ai miei due inutili assistenti, sono stato scoperto. Ebbene sì, cara principessa, sono venuto a ritirare il mio piccolo smeraldo del Chaos! Mi dica, non è che per caso sa dove posso trovarlo! >>,
<< Anche se lo sapessi, non credo sia saggio dirglielo! >> rispose con tono deciso << Adesso la invito ad andarsene e a lasciare in pace la mia gente! >>,
<< Capisco! >> fece riflessivo il baffuto dottore, esplodendo poi furibondo puntando imperativo il proprio indice verso di lei << In tal caso......mi vedo allora costretto a prendermelo con la forza >> infine, rivolgendosi al suo esercito che fino a quel momento era rimasto immobile e in attesa alle sue spalle, urlò << E voi state forse aspettando un invito formale? Andate all'attacco subito! >>.
Appena ricevuto l'ordine, immediatamente ogni singolo Egg-bot si mosse minaccioso in direzione della città.
Come una sinistra marea gialla, ben presto occuparono gran parte della piazza, pronti ad investire con il loro peso e le loro armi i coraggiosi soldati della città che, schierati in formazione di difesa, si strinsero come a formare una spessa barriera con i loro resistentissimi scudi.
Nel frattempo le guardie reali erano prontamente intervenute per sottrarre la principessa dalla furiosa avanzata meccanica che, altrimenti, l'avrebbe fatalmente investita.
Chiunque, direttamente coinvolto o meno, era ormai pronto allo scontro ed il clangore, in alcuni casi le esplosioni, delle armi era ormai prossimo ad echeggiare per la città.
Ma appena il tempo di un Egg-bot di tentare d'inferire il primo colpo della battaglia, una saetta blu passò all'altezza della sua testa, staccandogliela di netto, facendo così cadere il resto del corpo a terra dove emise delle piccole scariche elettriche accompagnate da del fumo di surriscaldamento.
<< Suvvia, testa d'uovo, devi essere più diplomatico! Se continui a rivolgerti con quel tono alle signore non riuscirai mai a trovare una ragazza e dammi retta, il tuo aspetto già non ti aiuta >> fece un noto riccio blu mentre, per accentuare la propria aria spavalda, palleggiava con la testa dell'Egg-bot,
<< Che battuta pungente! >> esclamò sorpreso Cubot,
<< Signore, credo che sia appena comparso Son... >>,
<< Lo so benissimo Orbot, cerca di startene zitto una buona volta >>,
<< Che cosa fai qui, Eggman? >>,
<< Oh sai, le solite cose! Costruisco robot, invado città......e cerco di eliminare sciocchi scocciatori in blu! >> rispose ironico, esibendo un agghiacciante sorrisetto sotto i suoi cespugliosi baffi << A tal proposito, vorrei presentarti la mia ultima creazione! Sonic, ecco a te Blu-bot1, l'arma definitiva! >>.

 

 

 

Il robot in questione, sorvolando il resto dei suoi simili che dalla comparsa del riccio sonico avevano interrotto la loro avanzata, si mostrò in tutta la sua potenza.
Dall'altezza simile a quella di Sonic, il suo corpo era costituito da un singolo blocco bluastro completamente ricoperto di strane venature fluorescenti, del medesimo colore, che si illuminavano ad intermittenza; le quattro articolazioni, apparentemente sottili e flebili, erano costituite da un'improbabile fusione di tungsteno e acciaio, così da divenire leggero e al contempo resistente, terminanti in altrettante palme fornite di artigli a punta di diamante; infine il suo volto, affatto intimidatorio, risultava essere simile al tronco, avente però l'unica differenza di essere più piccolo e di avere due piccoli fori da cui veniva emanata un'inquietante luce rossa.
<< E questa sarebbe la tua creazione migliore, uovo marcio? Prepara i pezzi di ricambio Eggman, prevedo che fra poco dovrai occuparti di alcune riparazioni per il tuo nuovo giocattolo >> esclamò il blu, preparandosi ad iniziare il suo attacco a folle velocità,
<< Ne sei proprio sicuro, Sonic? >> domandò retorico lo scienziato, rivolgendosi poi alla sua creazione << Blu-bot 1 accedi alla memoria, inizia l'operazione "camaleonte" e distruggi quel lurido porcospino guastafeste >>.
Un semplice suono di accensione seguì quell'ordine prima che lo strano robot, assumendo la stessa posa del riccio, azionò i propulsori posti sul retro della sua figura e scattò contro il suo avversario.
Sonic, sorpreso dall'inaspettata sveltezza del suo opponente, riuscì a malapena a schivarlo, poggiando la mano sulla piatta superfice cerebrale del robot, saltandolo con una capriola in orizzontale; prima però di poter fare una qualsiasi contromossa, Blu-bot roteò la testa e, puntando verso il riccio, sparò dagli occhi un raggio laser che per poco non centrò in pieno petto il suo bersaglio,
<< Wow, non male! Forse riuscirò a divertirmi dopotutto, ma se questo è tutto ciò che sa fare non ha niente a che vedere col caro vecchio Metal >>,
<< Oh-oh-oh! Metal Sonic è solamente un pezzo d'antiquariato se paragonato a lui, non per niente l'ho resettato e spento diversi mesi fa >> fece il dottore gongolante, rivolgendosi poi nuovamente al robot << Blu-bot1, mostra il tuo potenziale a questo appuntito scettico >>.
A quel punto il robot si arrestò, portò il braccio destro al cielo e, una volta caricata una sfera d'energia oscura sul palmo della mano, lo rilasciò in direzione di Sonic; questo riuscì nuovamente a schivarlo gettandosi di lato e, prima che lo sfidante potesse ripetere l'attacco, si lanciò con uno Spin Dash contro di lui centrandolo in pieno petto, riuscendo a scagliarlo verso l'alto, per poi raggiungerlo con un balzo e terminare il suo attacco con un calcio in rovesciata che lo proiettò nel fiume.
<< Come ci sei riuscito Eggman? >> fece inquisitorio il riccio, una volta atterrato,
<< A fare cosa? Non capisco a cosa ti stia riferendo? >> finse il dottore,
<< Non fare il furbo con me, hai capito benissimo! L'attacco del tuo robottino era identico al Chaos Blast di Shadow, ma è una cosa che solo lui può fare e quando ha con sé il suo smeraldo. Perciò spiegami come sei riuscito a farlo ripetere anche ad un ammasso di bulloni >>,
<< Oh, ma ti stai meravigliando per poco, mio caro e stupido Sonic! La partita non è ancora finita! >>.
Infatti, saltando agilmente fuori dall'acqua, il Blu-bot ricomparve avente questa volta un nuovo aspetto,
<< Che cos..? Vector? >>,
<< A quanto pare Blu-bot sta completando il suo apprendimento! Vedi Sonic, oltre a tutte le tue tattiche, ho immagazzinato nel suo server interno anche quelle dei tuoi cari amichetti che ho ripreso nel corso di tutti questi anni. Non solo, il suo corpo è stato costruito in modo tale che possa prendere persino l'aspetto fisico di coloro di cui intende imitare gli attacchi, divenendo in parole povere la massima espressione del mio genio >>,
<< E noi, capo? >> domandò Cubot, intervenendo con il suo braccino alzato,
<< Voi siete soltanto la prova che anche un genio può sbagliare >> fu la sua acida risposta << E adesso basta buffonate. Blu-bot1, attacca >>.

 

 

Lo scontro fra i due si riaccese, divenendo sempre più avvincente e difficoltoso ad ogni loro azione.
Dopo un primo tentativo di colpire il riccio con poderosi morsi e violenti colpi di coda, il Blu-bot cambiò nuovamente aspetto e tecnica divenendo simile a Knuckles; purtroppo per lui l'esito risultò essere sempre lo stesso in quanto Sonic, grazie alla sua impareggiabile velocità, riusciva ad anticipare e schivare ogni singolo pugno sferrato contro di lui arrivando persino a contrastarlo.
Infatti, appena il robot si portò in avanti con un violento gancio verso l'alto, il riccio accompagnò il braccio bionico alla sua destra, svincolandosi dalla traiettoria, sfruttando poi lo slancio donatogli per colpirlo con un calcio roteato alle spalle, seguito da un secondo attacco trivellante a piè pari,
<< Eh-eh, scommetto che questa mossa non l'avevi mai vista, vero? >> fece spaccone il blu, voltandosi nella direzione in cui era finito il suo opponente, scoprendo la sua scomparsa << Ma....dove sei finito? >>.
Ebbe appena il tempo di terminare la frase che un violento pugno a taglio lo investì nel costato, piegandolo da una parte e mozzandogli il fiato; a quel punto il robot si mostrò davanti a lui, ma questa volta con le fattezze dell'agile Espio,
<< Un trucchetto ninja, eh? Va bene, ammasso di latta, è ora di fare sul serio >>.

 

 

 

 

<< Ehm, padrone? >> fece timidamente Orbot, richiamando l'attenzione del dottore,
<< Non adesso, rottame! Non vedi che sto assistendo in diretta alla morte della mia nemesi? >>,
<< Ne sono pienamente consapevole, ma non crede che questa potrebbe essere l'occasione giusta per appropriarsi dello smeraldo del Chaos? In fondo il signor Sonic ora pare essere troppo occupato per... >>,
<< Lo so benissimo e infatti stavo giusto pensando che sarebbe uno spreco non sfruttare il mio esercito già che ormai è qui! >>,
<< Oh, ma questa è una bellissima idea dottore, ma come le vengono in mente idee così geniali? >> fece adulante Cubot,
<< Lo hai appena detto tu stesso, perché sono un tipo geniale! >> fece, rivolgendosi poi nuovamente agli Egg-bot << E adesso datevi una mossa e attaccate! >>.
Le truppe al comando del dottore si mossero nuovamente, dando così inizio alla battaglia.
La lotta si fece subito molto accesa e nonostante la superiorità numerica della fazione artificiale, l'orgoglio e la volontà nel proteggere Soleanna stavano donando ulteriore vigore ai soldati della città.
Questo però non sarebbe potuto bastare e la principessa Elise, avendo volutamente scelto di rimanere vicino alla zona di guerra, ne era consapevole,
<< Capitano Laarhon! >> fece al comandante della propria guardia,
<< Agli ordini, principessa! >>,
<< Portatemi subito al castello! Se consegnargli quello smeraldo farà cessare questo scontro, così sia! >>,
<< Ma...principessa! Sapete bene che cosa potrebbe succedere se il dottor Eggman entrasse in possesso con quella pietra, andremo incontro ad un rischio più grosso >> esclamò stupito il soldato,  
<< Lo so, ma non posso accettare che il mio popolo si sacrifichi per proteggere una semplice pietra colorata >>,
<< E così non sarà, mi creda! >> si aggiunse infine una terza voce proveniente dall'alto.
Tutti i presenti alzarono in alto lo sguardo rimanendo meravigliati, positivamente e non, alla vista di un ben noto giallo biplano con a bordo un giovane volpino e una riccia dallo sguardo a dir poco pietrificante,
<< Ehilà, Tails, era ora che ti facessi vivo! >> fece Sonic, felice per l'arrivo del suo compagno d'avventure,
<< Lo so! Scusa il ritardo, vedrò di rimediare >> rispose, facendo comparire da sotto il vano del velivolo la nuova arma, rivolgendosi poi alla rosa << E tu Amy sei pronta? >>,
<< Quando vuoi! >> disse, evocando un martello Piko più grande del solito << A quest'ora io e Sonic avremo già potuto essere in giro insieme da qualche parte e invece siamo qui a lottare, ma Eggman si pentirà per ogni minuto che ci sta facendo perdere, te lo assicuro >>.
E con quest'ultima minacciosa affermazione, la riccia rosa si tuffò in mezzo al campo di battaglia dove diede subito prova della sua ardente ira con poderose mazzate che riuscirono a frammentare ogni nemico che ebbe la sventurata sfortuna di capitargli vicino.
Nel frattempo anche Tails aveva incominciato il suo intervento, con manovre da esperto aviatore, azionando la sua speciale mitraglia che, gioiosamente persino per lui, risultò funzionare in maniera egregia; ad ogni proiettile sparato, una decina di Egg-bot venivano messi fuori combattimento dalle scariche elettromagnetiche delle bolle che venivano a crearsi all'impatto su ognuno di loro,
<< Questo non sarà sufficiente, Eggman ha fatto veramente le cose in grande questa volta >> constatò il volpino, notando come il numero dei nemici fosse comunque sempre troppo elevato e di come Sonic stesse avendo non poca difficoltà nel fronteggiare uno strano robot che, nel frattempo, aveva assunto le sembianze di Mighty << Credo che sia il caso di chiamare rinforzi >>.

 

 

 

 

 

Dalla scrivania dell'autore:
Salve a tutti e bentornati a questa storia.
Come avete potuto "vedere", nonostante non sia che all'inizio, il racconto incomincia già con delle buone batoste.
A tal proposito, scusatemi se le scene d'azione non risulteranno particolarmente avvincenti, ma spero possiate comunque trovarle piacevoli.
Detto questo, ringrazio chiunque voglia lasciare una recensione (o passi semplicemente a leggere) e vi saluto al prossimo capitolo.

 

Arrisentirci                          



P.S.
A proposito, mi è stata comunicato un problema riguardante la comprensione dello scorso capitolo che risultava scritto con una strana calligrafia.
Questo probabilmente era dovuto dal fatto che, normalmente, scrivo con un documento Word e, come ho scoperto, può fare questi tipi di scerzi.
Il problema non dovrebbe presentarsi più ma, nel caso così non fosse, vi prego di comunicarmelo.
Grazie per l'attenzione!

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Capitolo 4
*** Una dura battaglia - parte due ***


Mentre Soleanna era divenuta il palcoscenico di un cruciale e cruento scontro fra le forze robotiche del malvagio dottore e il sonico riccio blu con i suoi alleati, tutt'altra atmosfera stava invece godendo in quel momento la mistica regione del  Chu-nan. 
Qui infatti, come ogni mattino al sorgere dell'astro solare, l'umida e sottile nebbia della sera stava lentamente diradandosi per lasciare scoperte le verdeggianti radure e gli ondulati altopiani che fino a quel momento aveva tenuto nascosti. In special modo nelle zone situate sulle alture e poste ai piedi delle millenarie montagne, di cui quella terra era famosa, o proprio sulle sue cime. 
L'antica popolazione che vi si era insediata, non presente in grande numero e posta al di fuori dalle più comode e sfrenate realtà moderne, erano principalmente formata da saggi maestri, da anziani e da semplici contadini con le loro famiglie; questi, stanziati in piccoli villaggi sparsi un po' ovunque, vivevano accontentandosi della loro umile semplicità quotidiana dove persino il tempo, apparentemente inesistente in quei luoghi, veniva scandito dalle solite mutazioni stagionali. 
Questo paradiso terrestre, però, nascondeva una realtà ben diversa dall'apparenza mostrata. 
Infatti all'improvviso dei tremendi e frastornanti rimbombi, rimbalzando sulle dure pareti rocciose di quelle sacre montagne, incominciarono ad echeggiare su tutta la regione. Ritmici e scanditi tremolii, accompagnati da calde sferzate di vento, iniziarono di seguito a diramarsi su tutta la sua superfice creando delle sottili crepe d'assestamento che, per l'incredibile energia sprigionata, riuscirono persino a raggiungere quei villaggi situati nelle zone assai più limitrofe dal loro epicentro. 
Nonostante ciò, i mobiani del luogo si mostrarono principalmente attenti nel proseguire nella loro routine quotidiana, in un perpetuo affaccendarsi, privi di una qualunque preoccupazione per quanto stesse accadendo. 
La loro scarsa reazione comunque non era ovviamente da ricercarsi ad una semplice noncuranza e sottovalutazione del pericolo, ma all'abitudine dei fenomeni che stavano accadendo e, oltre alla consapevolezza di cosa li scatenasse, alla sicurezza della propria incolumità. 
 
 
 
Ciò era dovuto ad un racconto che, benché fosse ormai passato diverso tempo, tali eventi contribuivano a mantenere vivo nelle loro menti. 
Esso narrava del passaggio in quelle terre di un cupo individuo che, in solitaria compagnia, aveva agilmente percorso l'impervio sentiero del "Picco Celeste", dando prova di incredibile velocità e forza fisica, per raggiungere la valle posizionata alla sua cima dove, come gli abitanti di quei luoghi scoprirono in seguito, decise arrogantemente di stanziarsi. 
Questa, che sin dai tempi passati era conosciuta col nome di "Perla di giada sull'infinito", non era altro che un verdeggiante manto erboso, esposto completamente al sole e nascosto fra le catene montuose di "Gliphic Canyon", del tutto spoglio da un qualsiasi tipo vegetazione ma sottilmente irrigato da venature naturali d'acqua sgorganti dalle calcaree pareti circostanti. 
Data la straordinaria capacità fisica dello straniero inizialmente nessuno, probabilmente suggestionato da antiche storie raffiguranti entità simil-divine aventi le stesse medesime capacità, ebbe volontà e coraggio di cacciarlo; fino al giorno in cui tali tremendi avvenimenti iniziarono ad avere luogo, provocando non poco sconcerto e paure in chiunque si trovasse nelle più distanti vicinanze. 
A seguito di questo, dopo che i vari anziani e capi-villaggio si furono radunati per un consulto generale, un gruppo di giovani mobiani scelti si diressero al luogo dove lo straniero si era ritirato e dal quale quelle calamità pervenivano.  
Una volta raggiunta la cima, scorgendosi lentamente e silenziosamente oltre il costone di roccia che faceva da perimetro alla valle, si meravigliarono nello scoprire la mancanza della sua nera presenza su quel manto verde; come, del resto, fu altrettanto grande lo stupore e la fobia che li pervasero quando, al che si voltarono per ripercorrere i propri passi, si videro sbarrarsi la strada dall'oscuro individuo che, osservandoli minaccioso con le sue infernali iridi infuocate, li minacciò con una sfera d'energia creata e sospesa nel palmo della propria mano. 
Fortunatamente, dopo svariati inchini e suppliche di perdono che non sembravano comunque minimamente scalfire l'austero volto dello straniero, vennero infine lasciati liberi di fare ritorno per portare assieme a loro, come garanzia, la propria parola di non causare alcun danno alla popolazione locale. Giurando sul suo nome. Quello di Shadow the Hedgehog. 
Fu però solo in un secondo momento, quando alcuni ragazzini si avventurarono per osservare quel fantomatico riccio che tanta curiosità aveva instillato, che vennero a conoscenza della causa di quegli strani fenomeni. 
Essi non erano altro che la conseguente reazione agli allenamenti a cui il riccio striato si sottoponeva; questo costituiva in una serie di massi di roccia, che portava con sé ogni qualvolta si materializzava all'esterno, messi in un ordine di grandezza sempre crescente e posizionati in vari punti, accuratamente studiati, che gli permettessero una maggiore libertà e scelta di combo. A seconda di come venivano colpiti, venivano a crearsi piccoli terremoti o brevi sferzate di vento caldo che si ripercuotevano nei vari villaggi. Cosa a cui, alfine, quei mobiani si abituarono.  
 
 
 
Anche in quell'occasione il potente riccio, come da quotidiana routine, era intento ad ottimizzare le proprie tecniche, migliorandone di precisione e rapidità, quando il suono del suo recettore da polso iniziò ad emettere un insistente ed intervallato squillo, 
<< Dovrò decidermi a distruggerlo questo affare prima o poi >> commentò irritato, premendo il pulsante che avrebbe dato voce al povero malcapitato che aveva osato disturbarlo, 
<< Pronto, Shadow, mi ricevi? >> domandò la voce, che il riccio riconobbe come quella del giallo volpino, 
<< Affermativo! >> rispose col solito tono severo << Che succede? >>, 
<< Eggman ha invaso Soleanna con un gigantesco esercito di Egg-robot e non riusciamo a contenerlo! >> fece allarmato Tails, 
<< Che fine ha fatto Faker? Di solito non è lui ad occuparsi di queste sciocchezze? >>, 
<< Il dottore ha portato con sé un nuovo droide che gli impedisce d'intervenire! Io ed Amy stiamo aiutando i soldati della principessa, ma sono troppi per noi. Abbiamo bisogno d'aiu.... >>. 
Improvvisamente la comunicazione s'interruppe, lasciando nuovamente che il silenzio si ripristinasse nella valle. 
Shadow, sbuffando seccamente, estrasse da una chioma degli aculei il proprio smeraldo, 
<< La pace è un tesoro davvero molto grande, ma nessuno pare riesca ad apprezzarla >> esclamò con severità, prima di volgere lo sguardo e la pietra al cielo, tuonando << Chaos Control! >>.      
     
 
   
 





La battaglia si era ulteriormente infervorita ma, sfortunatamente, non stava avendo risvolti favorevoli per il team capeggiato da Sonic. 
Le armate di Soleanna, dopo aver resistito all'impetuoso assalto del nemico ed essere persino riuscita in un primo momento a riconquistare parte del territorio caduto nelle mani dello scienziato, dovettero lentamente arretrare sotto la schiacciante superiorità numerica del meccanico esercito che, nonostante le ampie perdite, sembrava non avere fine. Ciò, oltre a scoraggiare i loro attacchi, avevano cominciato a provocare una graduale ed inesorabile stanchezza fisica. 
Come in una giornata di scrosciante tempesta, similmente molti soldati caddero stremati a terra macchiando il terreno con le loro lacrime. Rese amare dalla consapevolezza di non essere riusciti a portare a termine lo scontro.  
Fu solo per eroico e sentito senso del dovere che i loro compagni, dando esempio del legame collettivo fra loro, riuscirono prontamente ad intervenire per recuperarli e portarli nelle più serrate retrovie. Un cameratismo puro, che stava però costando molto in termine di tempo ed energie. 
<< Comandante Laahron! >> fece un giovane e stremato soldato avvicinandosi, zoppicante e retto dalla spada, alle spalle del più anziano comandante << Signore, la prima fanteria di difesa è caduta e quelle di contenimento sono al limite, cosa dobbiamo fare? >>. Il comandante si voltò per mirare il campo da "gioco" e inspirare, come aveva dovuto sicuramente fare troppe volte, l'odore della battaglia, crucciando il volto in un modo tale da far arricciare i folti e bianchi baffi tirati all'insù, 
<< Signore? >> domandò nuovamente il soldato, caduto ormai in ginocchio, 
<< Dobbiamo resistere, giovane soldato. Resistere a tutti i costi >>, 
<< Ma, comandante... >>, 
<< Lo so, figliolo, è una situazione disperata e le scelte che siamo tenuti a prendere sono gravose non poco! Tuttavia non possiamo permettere ad Eggman di mettere le sue luride mani sullo smeraldo del Chaos. Se questo dovesse accadere, la sconfitta peserebbe sul nostro onore più della morte >> fece con augusta disinvoltura, posandosi il decorato elmo sul capo e brandendo infine la propria spada che portò energicamente sopra di sé << Ma prendo quella meravigliosa stella che ogni giorno brilla su Soleanna come mia testimone eterna, ti prometto che sopravvivremo. Noi insieme alla nostra città! >> concluse il vecchio combattente, aiutando il giovane soldato a rialzarsi, portandosi in direzione del campo di battaglia assieme all'ultima misera squadra di fanteria << E adesso suonate la carica! >>   
Come eroi dei tempi antichi, quei pochi soldati si fiondarono in mezzo all'assalto nemico, trafiggendolo come una punta di freccia. Quel pugno di uomini stavano mostrando una caparbietà e ostinatezza ineguagliabili, mossi solo dalla grinta del comandante che, avanti a loro, dava mostra di estrema grazia e precisione di scherma. Un piccolo segno che rinforzò l'animo degli altri soldati quel tanto per convincerli a proseguire.    
 


Amy e Tails, nonostante il vantaggio apportato alla città, non erano in una situazione migliore. 
Il volpino aveva ormai da tempo esaurito gli speciali proiettili magnetici, trovandosi ora costretto ad esibirsi in poderosi volteggi e serpentine per evitare gli attacchi dei volanti Buzz-bot e delle Flying-mine. Queste, in particolare, risultavano ben più pericolose delle api robotiche d'assalto in quanto, oltre ad essere sferiche e di una grandezza estremamente ridotta, esplodevano al semplice contatto con un agente esterno di cui seguivano la scia di calore. 
Inizialmente aveva sfruttato tale tecnologia facendosi seguire in rischiose picchiate ad una spanna dal terreno per poi, con l'ausilio di cablate parabole ascendenti, farle esplodere contro l'esercito avversario in una sorta di bombardamento a tappeto. Cosa che funzionò fino a quando Egg-man, innervosito da tale sfrontatezza, ne fece intervenire altre in supporto rendendo in questo modo impossibile ritentare le stesse manovre. 
Amy, d'altra parte, non sembrava risentire di particolari difficoltà, ancora infiammata dall'ira per aver dovuto ritardare il romantico appuntamento col blu sonico; le sue abilità e la maestria nell'uso del martello Piko, l'avevano resa una formidabile e micidiale arma di distruzione. 
Il suo stile non si limitava al semplice colpire i nemici con poderose mazzate sventolate ai lati, sebbene risultassero molto efficaci, ma anche a superbe schiacciate al terreno che contribuivano, per l'onda d'urto provocata, a far saltare in aria ogni avversario che osava avvicinarsi troppo al suo campo d'azione e che poi respingeva facendolo letteralmente volare grazie a delle piccole trombe d'aria che riusciva a creare, con precisi movimenti rotatori, sempre grazie all'ausilio dell'arma. 
Ogniqualvolta potevano, sia Sonic che Tails distoglievano l'attenzione dal proprio opponente per lanciare fugaci e preoccupati sguardi alla riccia rosa, certi che prima o poi avrebbe collassato sotto il peso di un corpo eccessivamente teso e stressato. Entrambi infatti sapevano come questa non fosse abituata ad un combattimento tanto duraturo e non aveva mai dovuto sfruttare al meglio le proprie forze che, a causa del suo impetuoso temperamento, stava malamente sperperando senza sosta.         
 
 
 
 
Preoccupazioni che purtroppo trovarono giustificate quando, all'ennesima schiacciata al suolo che accartocciò lo sfortunato Egg-bot e distrusse quelli a lui vicini, il suo martello si conficcò nel terreno; la riccia rosa provò più volte ad estrarlo con la stessa energia delle volte precedenti ma, improvvisamente, si accorse solo allora di come questo le stesse risultando impossibile. 
Le braccia avevano incominciato a pulsarle provocando, oltre che un'insostenibile pesantezza agli arti, un bruciore tale da renderla incapace di continuare ad insistere. 
In quell'istante un temerario robot le si accostò alle spalle ghermendola per i rosei aculei, 
<< Missione supplementare compiuta. Soggetto Amy Rose catturato >>, 
<< Ahi, come ti permetti? Non lo sai che non è così che si trattano le gentili signorine, brutto villano arrugginito? >> sentenziò a sua volta la riccia, staccando di netto il bionico braccio del robot con un calcio che poi utilizzò per piegarlo miseramente a terra << Cafone, la prossima volta pensaci due volte prima di aver a che fare con una ragazza sensibile come me >> concluse prima di incedere in un tremendo grido. 
Amy infatti, disarmata e impotente, era stata messa alle strette da altri Bot che l'avevano accerchiata e chiusa alla parete di uno degli edifici affacciati sulla piazza, 
<< SONIC, AIUTO! >> urlò impaurita, 
<< Accidenti, Amy! >> fece preoccupato il riccio blu, parando un maglio del Blu-bot dalle echidna sembianze e respingendolo con una capriola all'indietro che gli permise di colpirgli il mento con un calcio << Tails, va a prenderla! >> fece al volpino, tornando poi allo scontro, 
<< Subito! >> rispose prontamente il volpino, planando a gran velocità sulla zona in cui si trovava la compagna << Amy, sto arrivando! Tieniti pronta! >> . 
La rosa non se lo fece ripetere e, al momento giusto, riuscì a balzare abbastanza in alto da riuscire ad aggrapparsi ad una delle ali del Tornado, 
<< Grazie Tails >> sospirò << Caspita, questa volta è proprio dura! >>, 
<< Già, Eggman ha fatto davvero le cose in grande questa volta. Si deve essere dato veramente da fare in questi mesi se è riuscito a costruire un esercito così numeroso, non sarà facile sconfiggerlo! >>, 
<< Sonic ci riuscirà, lo ha sempre fatto >> esclamò la rosa, osservando il proprio eroe destreggiandosi in numerose combinazioni d'attacco ad alta velocità << Vedrai, lui.... >> ma un tremendo boato non le permise di continuare. 
<< Cosa è stato? >>, 
<< Questa non ci voleva! Una di quelle maledette mine deve aver colpito la coda del Tornado >> spiegò la volpe, tirando a sé con quanta forza in corpo il timone nel tentativo di mantenere in asse il piccolo biplano e farlo atterrare << E pensare che lo avevo da poco finito di riparare >>, 
<< Ehm...Tails, non credo che questo sia un problema adesso! >>, 
<< Cosa c'è? Un'altra mina in avvicinamento? >>,                                                     
<< No, un muro! >>. 
Aiutato dall'amica, il giallo volpino riuscì a virare in tempo per evitare il micidiale incidente; questo comunque, non impedì all'aereo di rovinare al suolo, provocando un largo solco del terreno che divise la piazza. 
Entrambi, grazie alla volante abilità di Tails, riuscirono ad abbandonare il velivolo poco prima ed a raggiungere, dopo vari slalom per evitare i numerosi assalti del nemico, forzatamente terra incolumi. 
Qui, sfiniti dalla disavventura e dallo sforzo sostenuto, persero i sensi venendo immediatamente catturati dagli Egg-bot vicini a loro. 
 
 
 
 
Nel frattempo Sonic aveva continuato a tenere testa al bionico muta-forma e alle sue estreme metamorfosi, 
<< Allora, "Testa d'uovo", a quanto pare siamo ancora qui! Mi pare di rivivere un dejà-vu ma, mi pare piuttosto fallimentare la tua invenzione, non credi? >> fece spavaldo il blu, schivando a gran velocità e facilità le simil-martellate Piko del Blu-bot, 
<< Oh, al contrario mio caro Sonic! In verità ha pienamente svolto il suo scopo >> gongolò il dottore, 
<< Cioè? Quello di mettere in luce il tuo evidente problema di adipe o che la vecchiaia ti sta friggendo il cervello? Perché, nel caso fosse, sono pienamente d'accordo con te >>, 
<< Molto divertente, ma sai cosa lo è ancora di più? Questo! >> fece, indicando alle sue spalle. 
Appena il riccio sonico si volse nella direzione indicata, vide un agghiacciante spettacolo; la piazza era ormai semidistrutta e quasi completamente ricoperta di un arancio colorito per il numero dei robot presenti in essa. In quel momento Sonic capì come quella sua lotta non aveva altro scopo che quella di fungere da diversivo per distrarlo il più possibile dalla vera battaglia. 
<< Ma devo ammettere che anche quel fumo non è niente male! >> continuò il dottore, ammirando la cinerea nube che si levava dal biplano, provocando nel riccio ulteriore angoscia, 
<< Tu, maledetto panzone! Come hai osato... >> esclamò adirato il riccio, scagliandosi contro l'egg-velivolo del dello scienziato, venendo però intercettato da un tremendo calcio dal Blu-bot che, dopo aver assunto le sembianze di Big, lo schiacciò a terra, 
<< Suvvia Sonic, non te la prendere! Non c'è niente di male a perdere ogni tanto >> lo canzonò Eggman, fingendo compassione, 
<< È vero! Guardi il dottor Eggman per esempio! >> intervenne Orbot, accompagnato dal suo collega cubico, 
<< Lui ha persino perso il conto delle volte che ha perso, eppure continua volerle prendere dopo tutti questi anni >>, 
<< State zitti, inutili ammassi di metallo vecchio! >> s'infuriò lo scienziato, accarezzandoli con sonori colpi sulla testa, 
<< Lasciali stare, uovo marcio >> s'intromise il riccio, afferrando la caviglia del suo opponente e piegandogli con il piede il ginocchio facendolo rovinare a terra, liberandosi << In fondo non hanno tutti i torti! Uova pazze come te non potranno mai vincere >> concluse, strofinandosi arrogantemente il naso << E adesso, se vuoi scusarmi devo aiutare i miei amici! Ho perso fin troppo tempo col tuo gioc... >>, 
<< Oh, ma perché tanta fretta! Te li porto io! >> lo interruppe il dottore, schiccando le dita, facendo portare i due compagni svenuti del blu stretti nella morsa delle tenaglie bioniche di due robot, 
<< Tails! Amy! >> urlò << Lasciali andare >>, 
<< Oh-oh-oh! E perché dovrei farlo? Vedi, sporco ammasso di aculei, se proprio non riesco ad eliminarti direttamente, almeno potrò ferirti eliminando i tuoi cari amichetti >> fece malignamente divertito, rivolgendosi poi ai suoi due sottoposti robotici che, nel frattempo, avevano attivato e concentrato una potente scarica elettrica nella tenaglia libera << Fulminateli! >>, 
<< NO! >>. 
 
 
Un accecante bagliore giallo illuminò la scena, rendendo impossibile un qualsiasi contatto visivo con quanto stesse succedendo.
Appena fu possibile riaprire gli occhi, dei due robot non vi era altro che qualche detrito accartocciato o ammaccato sparso un pò ovunque.
Al loro posto un riccio dal manto scuro si ergeva in tutta la sua potenza, tenendo sulle spalle i due mobiani, con il suo furioso sguardo indirizzato verso un sorpreso Eggman che salutò con mirata intimidazione,
<< Salve, dottore! >>.   
 
 
 
 
 
 
Dalla scrivania dell'autore: 
Salve gente di EFP! Scusate il ritardo col quale mi ripresento con questo aggiornamento, ma ho avuto diverse difficoltà nel continuare la storia. 
Spero che non riaccada con troppa frequenza perché, personalmente, mi sta appassionando scrivere questa avventura. 
Letteralmente, mentre scrivo, a volte mi lascio trasportare dagli eventi che accadono e che mi compaiono dirette in testa. 
Spero che il capitolo possa esservi piaciuto quanto è piaciuto scriverlo a me. 
Ringrazio chiunque si fermerà a leggere e mi farà il piacere di una recensione. 
Un saluto da Freez Shad e arrisentirci al prossimo capitolo.

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Capitolo 5
*** Una dura battaglia - parte tre ***


L’improvvisa comparsa del riccio nero aveva portato dei profondi cambiamenti nel campo di battaglia, mutando sensibilmente gli animi di coloro che, fino a quel momento, si erano mostrati come attori su cui vergeva un bellicoso spettacolo. 
Là dove prima grida di battaglia e urla agonizzanti, accompagnate dallo stridio emesso dal violento impatto delle armi, si erano miscelate fino ad elevarsi ad un solo e unico rimbombo che aveva riempito la piazza principale, propagandosi poi in ogni singola strada dell’intera città, un raggelante silenzio era sceso inesorabile.  
Non un occhio, mobiano o artificiale, ebbe la sfrontatezza di deviare la sua attenzione dall’augustea e ferma figura di Shadow; benché questo non avesse ancora aggiunto altro alle parole che avevano, inizialmente, sancito la sua ascesa sul terreno di guerra.  
Per i soldati di Soleanna la visione del riccio oscuro, per quanto non vi fosse ancora una sicura inclinazione nel fidarsi di lui a causa della traballante fama che sventuratamente si era creato nel periodo che lo aveva visto alleato del dottor Robotnik, riaccese in loro la mistica fiaccola della speranza.  
Improvvisamente sentirono una spropositata energia positiva sprigionarsi nei loro corpi, portando persino coloro che erano stati soccorsi e che giacevano feriti al suolo nella propria fazione a rialzarsi e prestarsi a riprendere il combattimento al minimo cenno del loro oscuro salvatore. 
Questo era il valore portato dalla sua sola presenza. 
 


Di tutt'altra sorta, però, fu l'effetto scaturito sul malvagio dottore che, pur mantenendo quella solita espressione gioviale e sicura di sé che aveva assunto da quando era subentrato nella piazza, si ritrovò impotente nel contrastare una crescente preoccupazione che aveva incominciato ad insidiarsi in lui. 
Piccole gocce di sudore iniziarono ad inumidire la sua liscia fronte, che prontamente eliminò con un rapido movimento del polso, seguite da un leggero fremito che scosse lievemente i lunghi baffi. Una conseguenza del tutto giustificata. 
Da quando il riccio nero gli si era ribellato, sottraendosi al suo comando e alla fiducia cieca che era riuscito così facilmente a conquistarsi, troppe volte aveva dovuto far fronte alle sventurate occasioni in cui quest’ultimo si era frapposto ai suoi piani di dominio del mondo. 
In realtà non era mai riuscito completamente a spiegarsi il motivo che, ogniqualvolta se ne presentava occasione, lo aveva spinto ad allearsi col malefico porcospino sonico, a cui aveva semplicemente negato qualsiasi tipo di affetto o di una benché minima simpatia, per salvaguardare la pace e la prosperità di un pianeta e un sistema a cui non aveva mai nascosto il suo odio tanto profondo. 
Era a conoscenza del suo tormentato passato, dall’incidente nella stazione spaziale ARK fino alla morte della propria defunta parente; l’unica spiegazione che aveva ritenuto possibile riguardava quella di una probabile, anche se minima, coscienza che Gerald doveva aver inserito nel codice di creazione di quella che si sarebbe rivelata come la sua più grande creatura. Questo, oltre ad un qualcosa che doveva avergliela in qualche modo attivata, premurandosi di mantenerla tale. 
<< Oh, Shadow, ma che bella sorpresa >> esordì infine il dottore, spalancando le braccia fingendo piacevole sorpresa, con tono garbato << È da parecchio che non ci vediamo, mi stavo giusto domandando dove fossi finito! >>, 
<< La risposta è semplice, Eggman! >> fu la pacata, quanto indifferente, risposta del suo nuovo opposto che, malamente posati a terra il volpino e la giovane riccia, agitò svogliatamente le dita in modo tale da scagliare una luminosa piccola biglia d’energia che, con un incredibile connubio di velocità e precisione, perforò perfettamente il centro dell’oculo di tre eggbot, che stavano avanzando alla sua sinistra, facendoli esplodere << Ero a perfezionarmi! >>. 
A quella dimostrazione Orbot e Cubot, presi da un improvviso quanto innaturale tremore, balzarono letteralmente fra le braccia del proprio costruttore che, di ovvia risposta, non esitò a tentare di scacciare accompagnandosi con veementi insulti riguardanti la negligente funzionalità cerebrale dei suoi due assistenti. 
 
 
 
 
 
 
 

<< Caspita, Shady.... >> esclamò d’un tratto Sonic, ripulendosi dai rimasugli delle polveri che le varie esplosioni gli avevano fatto piovere addosso, con un tono misto tra l’entusiasta e il derisorio << …..non avrei mai pensato che, dopo tutto questo tempo, fossi diventato un tipo da “entrate ad effetto”! >> fece, osservandolo con ghigno beffardo, una volta vicino a lui << Anche questo faceva parte del tuo perfezionamento? >>, 
<< Umpf! >> fu la contrariata e secca risposta, non scalfendo minimamente l’ironia del riccio blu che, di rimando, accentuò le sue provocazioni, 
<< Vedo che anche il tuo umore è nettamente migliorato dall’ultima volta, sono fiero di te! >>, 
<< Idiota! >> quasi sussurrò il riccio striato, inasprendo maggiormente il proprio tono, come ad invitare il proprio più giovane clone a non superare quella sottile linea che marcava chiaramente quel basso livello di sopportazione di cui era provvisto, 
<< Per non parlare del tuo vocabolo! >> continuò canzonatorio invece il blu appoggiandosi con il braccio alla spalla della sua controparte, che accolse con uno stizzito sguardo intimidatorio, asciugandosi teatralmente una finta lacrima << Sai, sono commosso! Il mio piccolo Shadino sta crescen... >>. 
Con un elegante misto di velocità e precisione, Shadow assestò tre semplici gomitate allo sterno del blu che, costretto a terra alla spasmodica ricerca d’ossigeno, non ebbe tempo e forza di concludere la sua ennesima ironia; ciò, comunque, non fu in grado di cancellare dal suo volto quel divertito ghigno spavaldo che, come poteva testimoniare la stessa espressione carica di stizza sul volto del riccio scuro, sanciva il raggiungimento del proprio scopo. 
Shadow, infatti, aveva perfettamente compreso l’insano piacere che la propria controparte in blu provava nel provocarlo, ogni qualvolta si presentava l’occasione di incontrarlo, al solo scopo di scaturirne una sua reazione. Di qualunque forma fosse. 
L'importante era riuscire a smuovere l’indifferente superiorità del suo oscuro alleato. 
Una sorta di silenziosa e continua sfida in cui il nero, nonostante la sua imprescindibile resistenza spinta dalla volontà di non concedere ulteriore soddisfazione all’odiato facker, irrimediabilmente finiva per incappare in una sconfitta che sanciva la vittoria del blu. Cosa che, ovviamente, non riusciva a tollerare per più di un motivo 
<< Pensi di andare avanti ancora per molto con questi tuoi stupidi giochetti? Lo sai che se solo lo volessi potrei farti veramente del male, vero? >> domandò severamente irritato a quel punto il nero, osservando con fare accigliato il rivale mentre, con ancora qualche refuso dal danno subito, si accingeva a rialzarsi da terra << Te lo confesso, a volte non riesco a capire se la tua idiozia sia dettata da insanità mentale...o da vero coraggio >>, 
<< Eh-eh! >> ridacchiò di risposta Sonic, strofinandosi il naso con aria spavalda, ammiccando l’occhio al suo eterno rivale << Potrei dirti un po' l’uno e un po' l’altra, ma in verità....è solo voglia di divertirsi! >>.  
 
 


<< Oh-oh-oh, buon per te, caro il mio sporco riccio blu...  >> esclamò divertito Eggman, dopo essere riuscito letteralmente a smontare i suoi due spaventati assistenti, liberandosi dalla loro opprimente presenza, elevandosi di scatto dal proprio abitacolo ed indicando entrambi gli avversari << ...perché questa sarà la tua ultima gioia! Miei fedeli robot, convergete verso il nuovo obbiettivo ed eliminate questa irritante palla di spine! >> urlò perentorio, ergendosi col proprio piccolo velivolo in una posizione più elevata in attesa di divenire spettatore di un macabro spettacolo, aggiungendo infine con tono fintamente innocente << Ah, vi raccomando di fare lo stesso col nostro caro nemico Shadow. Mi si rattristerebbe il cuore se scoprissi di averlo offeso per non averlo invitato....al suo funerale >>. 
Al suono dell’ordine ricevuto dal proprio malefico creatore l’intero squadrone cibernetico, dagli egg-bot utilizzati per la semplice fanteria ai più complessi per la funzione aerea, si schierarono in posizione di battaglia. Pronti a compiere l’ennesimo micidiale attacco ai due nuovi obbiettivi. 
Questo ebbe, di contrasto, l’eccezionale risultato di permettere ai prodi soldati di Soleanna di ritirarsi e convergere nella parte della piazza che, nonostante le gravi perdite e i grami tentativi di non concedere ulteriore terreno al nemico, era riuscito a proteggere. 
Il numero dei feriti era ancora sconosciuto, ma era ben visibile come questi avessero raggiunto la stragrande maggioranza dell’originale esercito; ciò che comunque riuscì a rinforzare lo spirito di coloro che avevano dettato, al seguito del proprio indomito ed esperto comandante, l’ultimo disperato assalto, fu lo scoprire come il loro gesto, assieme al presente avvenimento, aveva impedito che alcuno tra il proprio plotone di soldati venisse abbandonato. Di fatti, sebbene alcuni fossero gravemente compromessi fisicamente, nessuno risultò rispondere assente.      
 
 
 



<< Mia principessa! >> esclamò il comandante Laahron, giunto al cospetto di Elise, inginocchiandosi rispettosamente, 
<< Comandante, la prego, si alzi e mi dica cosa sta accadendo >> chiese gentilmente la regale ragazza, facendo armoniosamente il gesto al vecchio soldato di alzarsi, 
<< A quanto pare qualcun’altro si è aggiunto alla guerra! Uno strano riccio, apparentemente molto potente e dall’oscuro colorito, è comparso dal nulla e si è unito a Sonic >> spiegò il comandante, con quella calma e freddezza che potevano essere solo acquisiti dall’esperienza nei campi di battaglia, destando la mente della ragazza,   
<< Deve trattarsi di Shadow! >> quasi sussultò alla sola pronuncia del nome << Circolano molti racconti sulla sua figura, sulla sua indicibile potenza e su come sia stato più volte decisivo contro i molteplici piani del dottor Eggman. Storie che danno quella gloria e onore che dovrebbero accompagnare ogni guerriero, ma tuttavia.... >> s’interruppe, con fare riflessivo, cercando di scrutare la figura del riccio striato oltre la marea di robot << ….ve ne sono altrettanti che parlano delle terribili cose che ha compiuto......alcune di queste persino agli ordini di quello stesso vile scienziato. >> concluse Elise, con un comprensibile lieve tono di frustrazione nella voce, abbassando lo sguardo nel vano tentativo di nascondere l'angosciosa espressione di coloro che non sanno come agire.  
Il comandante Laahron le si affiancò. Aveva notato, ma soprattutto compreso quale cruccio si era impadronito della mente della giovane sovrana; pensiero che, in parte, poteva persino condividere. 
Attese per qualche istante in silenzio, rimirando davanti a sé la piazza che, ancora per pochi secondi, avrebbe potuto godere di una relativa pace, prima di rispondere alla domanda che Elise si stava mentalmente rivolgendo,  
  << Vostra altezza,... >> esclamò con tono quasi paterno, richiamando l’attenzione della ragazza << ….a causa della sua giovane età forse lei non ne è a conoscenza, ma sono anni che presto servizio nel corpo armato reale. Ho affrontato numerose battaglie, combattuto contro molti nemici, partecipato a gloriose battaglie sempre nel nome di questo regno! Non solo, ho anche visto personaggi emergere dalla folla e divenire per loro delle guide ed eroi. Del bene o del male! >> spiegò prima rivolgere il proprio sguardo nella parte più orientale della piazza, dove i robot si erano posizionati in modo tale da circondare i due sonici ricci << Ma creda alla mia esperienza, nessuno facente parte della seconda categoria avrebbe potuto suscitare un tale spirito di speranza nei miei uomini se non ne fosse portatore. Inoltre, se Sonic sembra mostrare così tanta fiducia in questo Shadow da non percepirlo come un pericolo, bhe.....perché dovrei farlo io? Non credete anche voi, altezza? >> domandò infine l’esperto comandante, arricciandosi delicatamente i pallidi baffi, senza distogliere il suo sguardo dal campo di battaglia. 
La giovane ragazza rimase colpita dalle sue parole. Nonostante le incertezze di cui lui stesso era nutrito, era ugualmente riuscita a percepire una fermezza eccezionale nella sua voce; il tono e la sua spiegazione, benché flebile e poggiata solo sulla sua esperienza, le fecero ritrovare quella calma e lucidità di cui aveva bisogno. 
Alzando lo sguardo nella stessa direzione di Laahron, non potè che rispondere, 
<< Assolutamente! Perché dovremmo farlo? >>. 
 
 
 



I saluti erano finiti.  
Le parti erano state prese. 
Gli occhi della totalità dei presenti erano fermamente indirizzati sul piccolo fazzoletto di piazza in cui i due caparbi e ultimi guerrieri, Sonic e Shadow, erano pronti allo scontro. 
La lotta poteva avere inizio 
 
 
 
 
 
 
 
 






Dalla scrivania dell’autore: 
Prima di tutto......salve a tutti e bentornati in questo nuovo capitolo! 
Chiedo formalmente scusa a tutti coloro che avevano cominciato a leggere/interessarsi alla mia storia e hanno dovuto attendere tanto per il continuo. 
Come unica giustificazione che posso utilizzare, informandovi, è che nel mio lavoro l’estate non è propriamente un periodo di riposo. Tutt’altro. 
Il tempo è stato veramente ridotto ai minimi termini e quel poco che avevo l’ho utilizzato per riposare e cercare di mantenere un minimo di vita sociale che mi è scarseggiata negli ultimi tre mesi e mezzo. 
Non garantisco che ogni settimana uscirà un nuovo aggiornamento (ho altre due storie ferme in cantiere), ma sicuramente saranno più rapidamente reperibili. 
 
Un arrisentirci a tutti quanti e alla prossima. 
 
 
 
P.S. dimenticavo! Grazie a tutti coloro che leggeranno e/o recensiranno in quanto, lo confesso, veder seguita questa piccola opera mi spinge volentieri a continuarla. 

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Capitolo 6
*** Una dura battaglia - parte quattro ***


Una fresca e lieve brezza proveniente dal mare, dal delicato odore di salmastro, aveva da poco incominciato a levarsi ed a spazzare quel sottile velo di polvere che era ricaduto sulla grande piazza. 
Il sole, ormai prossimo al suo picco, stava contribuendo a ricalcare la violenza della battaglia ancora in atto facendo tristemente brillare i vari ammassi di acciaio e ferro che, provenienti sia dalle armature cruentemente staccate dal corpo dei soldati della principessa che dagli acciaccati rivestimenti metallici degli Egg-bot, erano stati abbandonati e sparsi ovunque. 
Ciononostante, in quel mortifero e decadente spettacolo, quel vigore che aveva spronato ogni bellicosa azione stava ancora ardentemente scorrendo, saldamente incentrato là dove ora sarebbe iniziata la parte finale della guerra. 
Con il corpo fermo, i muscoli tesi e la concentrazione portata al limite, i due spinosi combattenti erano pronti e schierati l’uno alle spalle dell’altro. 
Sonic e Shadow. Il blu ed il nero. L’agilità e la potenza portata ad una velocità incomparabile.                 
Uniti, per l’ennesima volta, contro un male che si era nuovamente dimostrato avverso al mantenimento della pace e dell’equilibrio impersonato dalla deviata e geniale mente di Eggman. 
L’attesa aveva creato una battaglia di nervi fra i tre contendenti, dove il silenzio fungeva da unico accompagnamento dei loro pensieri e delle loro strategie, pronti a dare il meglio delle proprie risorse al minimo segnale. 
<< Allora...come ce li dividiamo? Io prendo i numeri pari e tu quelli dispari? >> intervenne d’un tratto il cobalto riccio, lanciando uno sguardo d’intesa allo scuro alleato che, non ricambiandone il gesto, rispose con uno scocciato sbuffo << Lo prenderò come un sì! >> concluse canzonatorio, 
<< Fa come vuoi, vedi solo di non intralciarmi o potresti farti male >> sentenziò grave invece il nero, portandosi in posizione, 
<< Il solito permaloso! >> ironizzò di risposta Sonic, copiando l’azione del riccio di rosso striato, preparandosi anch’esso ad uno dei suoi inconfondibili scatti sonici. 
<< Spero davvero di cuore che vi siate dati un pacifico addio, cari nemici miei! >> esclamò d’un tratto il grasso dottore, con tono affabile, prima di balzare fulmineo in piedi e puntare con grinta e furia il proprio guantato dito contro i due ricci << Perché queste saranno le vostre ultime parole! Eggbot, all’attac... >> ma prima che potesse terminare, un lamentoso gemito si levò vicino a loro, raggiungendo l’orecchio del blu. 
 
 
 
 
<< Un momento! >> proruppe infine Sonic, frapponendosi all’ordine di Eggman che, tra la sorpresa e la veemenza del gesto con cui stava accompagnando il comando, quasi rischiò di rovinare a terra cadendo dal piccolo eli-velivolo, 
<< Razza di insulso roditore, chi ti ha insegnato le buone maniere? Non si interrompe una persona mentre sta parlando, in special modo se questa persona sono io, chiaro? >> fece indispettito, con tono furibondo, venendo però ovviamente ignorato dal proprio opponente che, noncurante delle sue lamentele, si avvicinò preoccupato laddove i propri giovani compagni erano stati precedentemente deposti,  
<< Amy, tutto bene? E tu, Tails, riesci ad alzarti? >>, 
<< N-non credo, ho l-le gambe i-intorpidite! >> rispose ansimante il giallo volpino, mettendosi faticosamente in posizione seduta, dandosi dei colpetti agli arti lesi per stimolarne una reazione, 
<< S-sonic! C-cosa è successo? >> chiese con tono supplichevole la riccia rosa, aprendo lentamente gli occhi beandosi della vista del proprio amato, meravigliandosi nello scorgere l’imbronciato riccio oscuro alle sue spalle << Shadow?! E tu che ci fai qui? >>, 
<< Quello che, a quanto pare, non siete in grado di fare voi da soli! >> rispose severamente quest’ultimo, palesando il fastidio che la cosa gli comportava, 
<< Ah sì? Va bene, razza di zotico arrogante, ti faccio vedere io come si fa a dis... >> esclamò la rosa, evocando un nuovo e più grosso martello Piko, tentando inutilmente di alzarsi in un impeto d’orgoglio, 
<< Amy, basta così! Non puoi continuare a combattere, devi riposare adesso >> fece il blu, prendendola premurosamente in braccio, causandole un lieve rossore di piacere << E questo vale anche per te, amico mio! >> concluse rivolgendosi a Tails, 
<< Ma Sonic, io... >>, 
<< A-ah, non si discute! Non potrei perdonarmelo se vi capitasse qualcosa di brutto! >> spiegò, girandosi poi verso il nero compagno con fare fintamente vago << Se solo ci fosse qualcuno dall’animo gentile che potesse portarvi sedutastante lontani dalla battaglia utilizzando il proprio...non saprei, teletrasporto o qualcosa del genere? Shadow, tu conosci qualcuno? >>. 
Infastidito da quell’ironia che mai come in quei momenti riteneva fuori luogo, senza proferire alcuna parola se non un semplice sbuffo, il potente riccio striato raccolse burberamente tra le braccia la riccia rosa che, scossa e violentemente strappata dai propri romantici sogni, cominciò a lamentarsi ed a divincolarsi dalla fredda stretta del nero, sotto lo sguardo divertito di Sonic, 
<< Ehi, brutto maleducato, chi ti ha dato il permesso di prendermi in braccio? >>, 
<< Il tuo finto fidanzato e, puoi credermi, la cosa non entusiasma neanche me! >> rispose seccamente il nero, con aria particolarmente annoiata, 
<< Prima di tutto, lui “è” il mio fidanzato, chiaro? Secondo, dovresti invece sentirti onorato di trasportare un così raro esemplare di femminilità. Terzo, non è così che si parla a una ragazza >>, 
<< Io non vedo ragazze, solo una piagnucolante e fastidiosa mocciosetta isterica >> concluse volgendosi poi a Tails, che nel frattempo aveva raggiunto, senza darle tempo di obiettare << Tu aggrappati saldamente alla mia gamba e vedi di non lasciarla finché non te lo dirò io, se non vuoi perderti nel Chaos! >>. 
Una volta ricevuto un segno affermativo dal volpino, mostrando ed elevando sopra di sé il proprio smeraldo, pronunciò con voce tonante la formula che, come sempre, lo fece scomparire e poi ricomparire pochi secondi dopo, in un accecante fascio di luce d’energia. 
<< Non chiedermi mai più una cosa del genere! >> fece il nero una volta tornato, sistemandosi innervosito il bianco pelo sul petto che la riccia gli aveva evidentemente arruffato, 
<< Andiamo, non è stato così difficile! >>, 
<< Non parlo di difficoltà, ma di quanto possa essere esasperante quella specie di demonio >>, 
<< Sai, non è così male...una volta fatta l’abitudine! >>. 
<< Non vorrei risultare indiscreto... >> esordì d’un tratto Eggman, ben palesando la stizza causata da quelle inopportune interruzioni che lo avevano costretto ai margini di una scena di cui era intenzionato ad essere il solo protagonista << …ma avrei diverse cose da sbrigare più tardi. La conquista del mondo ha bisogno di duro lavoro, sapete? Perciò, se non vi dispiace, potremmo riprendere? >>, 
<< Giusto! >> rispose prontamente il blu, picchiettando allegramente la punta dei piedi sul terreno, volgendosi dunque al nero << Chi ne distrugge di più, vince! >> concluse, scattando lesto verso il più vicino robot facendolo esplodere, scatenando le ire del paffuto dottore che immediatamente comandò l’attacco. 
Erano rari i momenti in cui Shadow sorrideva; ma unici erano quelli che non utilizzava per incutere timore o rimarcare la propria superiorità, ma per semplice sintomo di apprezzamento. 
Quest’ultimo, per quanto comunque terribile, era quello che al momento era impresso nel suo volto. 
<< Non lanciare sfide che sai benissimo di non poter vincere, faker! >> esclamò il riccio striato creando istantaneamente una lancia del Chaos che scagliò, con potenza e precisione, perforando un considerevole numero di robot. 
A quel punto, maggiormente spronati dalla sfida tirata in ballo, i due combattenti cominciarono a dare il meglio del proprio repertorio. 
 
 
 
 
Sonic, sfruttando la sua innata rapidità, riuscì abilmente ad evitare i laser delle innumerevoli mitraglie dotate dai bot nemici che, come una ferrea e rossiccia muraglia, si erano levatati di fronte a lui; una volta posizionato nella maniera voluta, spiccò un repentino balzo che lo portò ad atterrare con estrema precisione su uno di loro che, sfruttando come appoggio il suo sferico capo, gli permise di spostarsi sulla testa di ognuno di quegli opponenti, esibendosi in eccelse e spavalde acrobazie, staccandogliela ad ogni slancio eseguito. 
Quando infine una fila veniva neutralizzata, utilizzava l’inerzia dello slancio per appallottolarsi e sfondare il busto dell’ennesimo assalitore, scansando nuovamente qualsiasi robotico tentativo di colpirlo, che esplodendo lo proiettava verso quelli più vicini, compresi quelli volanti, in un frenetico e continuo Dash in progressione di velocità e imprevedibilità mai visti. 
D’altra parte Shadow, benché condividesse la stessa potere sonico del rivale, era più propenso a tutt’altro approccio; grazie ai duri allenamenti a cui si era sottoposto, era divenuto in grado di controllare con maggior accuratezza l’enorme potere di cui era così tanto generosamente intrinseco.  
Prostrandosi col busto all’indietro, incrociando le braccia ed elevandole all’altezza delle spalle, concentrò il flusso del Chaos sulla punta delle mani fino a formare delle numerose piccole e lisce sfere, d’aspetto molto simile a quella utilizzata al suo arrivo, rimanendo comunque immobile e in attesa degli eggbot nemici; una volta che questi si furono avvicinati a sufficienza il riccio scuro, allargando di scatto le braccia e portandosi in avanti col busto per un maggior impeto all’azione, liberò intorno a sé l’energia accumulata.  
Prima che le sfere dorate esplodessero una volta raggiunto il massimo della loro traiettoria, portando con sé i bot stanziati nelle retrovie, tre file di questi vennero irrimediabilmente crivellati e fatti cadere a terra tra mille scintille ed esplosioni. 
<< E quello che diavolo era? >> domandò eggman, con un tono misto a curiosità, timore e rabbia, 
<< Explosive Chaos Bullet! >> rispose semplicemente il riccio nero << Una tecnica semplice appresa in allenamento, ma di enorme efficacia in mischia! >> concluse il nero, non mostrando alcun sentimento di boria o superbia nelle sue parole, prima di scattare nuovamente in mezzo al campo di battaglia e staccare con forza e crudeltà varie articolazioni dei robot che sventuratamente si erano ritrovati nella sua traiettoria, rendendoli così inutili allo scopo. 
Ben presto oltre un terzo dell’esercito originario fu completamente distrutto, ammaccato, o reso incapace di proseguire il combattimento, destando enorme sollievo e meraviglia nella fazione di Soleanna che, alla vista dell’incredibile operato dei due combattenti, sentirono crescere in loro nuova forza. 
<< Comandante Laarhon! >> chiamò un dei soldati, probabilmente d’un rango superiore a quello di altri data l’armatura arricchita da maggiori dettagli dorati, avvicinandosi al più anziano superiore e alla a lui vicina principessa, 
<< Dimmi pure, cavaliere Jarson! >>, 
<< Chiedo il permesso di poter intervenire con i miei uomini in aiuto di Sonic! >>, 
<< Mi dispiace, ma la richiesta è respinta >> fece pacatamente << In un simile frangente, con una simile forza messa in campo, rischiereste solo di essere d’intralcio o peggio...di divenire voi stessi involontariamente delle vittime assieme ai nemici >>, 
<< Ma...signore, noi... >> cercò d’insistere il giovane, 
<< Voi avete fatto abbastanza e vi siete già sacrificati più che a sufficienza! Vi prego riposatevi, curate i vostri uomini e lasciate che ci aiutino >> intervenne amorevolmente la principessa, posando la sua mano sulla spalla del cavaliere in segno d’approvazione, 
<< I-io...ai vostri ordini, altezza! >> rispose infine Jarson, inginocchiandosi, prima di allontanarsi con espressione amareggiata nel volto che, fortunatamente per lui, era nascosta dal robusto elmo. 
 
 
 
 
 
<< Ehm...pare che stia perdendo, Signore! >> esclamò timidamente Orbot, riuscitosi nel frattempo a ricomporre sé stesso e in parte il suo cubico collega, tentando timorosamente di avvicinarsi al suo creatore che, con furia, lo afferrò per la sferica calotta cerebrale portandoselo davanti al proprio ingrugnato muso. Per quanto fosse difficile crederlo, il povero robottino quasi collassò nell’essere riuscito ad intravedere, oltrepassando persino la propria immagine che ben si specchiava in quei piccoli occhiali dal colore della pece più nera, l’infuocato sguardo carico d’ira dello scienziato, 
<< Ti ringrazio infinitamente per avermi avvertito, caro assistente! >> fece a sua volta Eggman, nascondendo il suo reale stato d’animo con un’ancora più tremenda gentilezza << E c’è qualcos’altro che vuoi mettermi a conoscenza >>, 
<< Dice che è il momento di darsela a gambe?>> intervenne a quel punto Cubot, non afferrando la palese ironia del dottore, venendo anch’esso afferrato alla stessa maniera di Orbot, 
<< Affatto! Non ci sarà alcuna fuga, razza di idioti dalla testa piena di ruggine >> li rimproverò il baffuto scienziato, gettandosi alle spalle i due robottini, prima di premere una serie di tasti sul computer di bordo che, improvvisamente, fece attivare un luminoso sensore sull’antenna dei bot << Anzi, la vittoria sarà mia finalmente! >>. 
Arrestati dal proseguire qualsiasi attacco gli eggbot si schierarono compatti su più file, arretrando in esecuzione d’una procedura, fino a formare un perimetro circolare ove i due ricci, colti alla sprovvista dalla manovra, si ritrovarono isolati al centro, 
<< Che cosa pensi di fare, testa d’uovo? >> chiese il blu, senza abbandonare quell’aria beffarda che, contrariamente alle sue aspettative, non fece alcun effetto al paffuto avversario, 
<< Mi pare ovvio, mio piccolo e stupido puntaspilli! Mandarti una volta per tutte a far compagnia ai morti >> rispose, sprofondando in una grassa risata << E non ci andrai da solo infatti, grazie alla mia nuova tecnologia che hai già ben potuto ammirare nel Blu-bot, Shadow ti terrà per mano in questo eterno viaggio...per mezzo della sua stessa matrice energetica! >>. 
Nel mentre del suo gongolante assaporare di una vittoria ormai prossima, Sonic si avvicinò rapidamente alla sua controparte, 
<< Shadow, forse so come farlo smettere di ridere? >> gli sussurrò << Dimmi, quelle sfere che hai creato prima... >>, 
<< Le Explosive Chaos Bullet! >> lo corresse severamente il nero, 
<< Esattamente...sapresti ricrearne altre due, ma più grandi e potenti? >>, 
<< Ovvio, ma perché? Cos’hai in mente? >> domandò infine sospettoso Shadow, ottenendo solo un pollice alzato in segno positivo e uno sorriso divertito dal blu, 
<< Lo scoprirai, fidati! Solo allontanati al momento giusto, il resto sarà giochetto! >>. 
Il riccio striato sapeva bene quanto fosse inutile chiedere ulteriori spiegazioni; per lui tutto era vissuto come un gioco divertente di cui voleva godere ogni particolare e il non far sapere agli altri ciò che aveva in mente, o almeno nella maggioranza dei casi, rientrava in questa sua ottica. 
Preparando le due sfere come gli era stato richiesto, rimase in attesa del segnale che giunse appena il dottore, non curante di quanto stesse accadendo, ringhiò l’attacco. 
Appena gli Egg-bot, volanti o meno, furono sul punto di rilasciare il loro potente attacco Sonic, posizionatosi al centro dell’area sgomberata, si slanciò il più in alto possibile per poi rivolgersi al compagno, 
<< Adesso, Shadow, lanciamene una! >>, 
<< Non darmi ordini! >> rispose quest’ultimo, soddisfacendo alla richiesta, 
<< Cosa sperate di combinare voi due? Ormai siete morti, andatevene in pace...per favore >> sbottò Eggman, variando il tono da colmo di rabbia a supplichevole, sorpreso dalle manovre dei due ricci, 
<< Perfetto! Tieniti pronto con l’altra, che questa arriva subito! >>. 
Appena Sonic, voltandosi con un repentino colpo di reni, respinse in rovesciata la sfera d’energia scagliandola verso il terreno, il riccio striato capì le sue intenzioni. Un piano semplice in realtà, ma dovette ammettere di trovarlo stranamente geniale. 
Quando questa si trovò ad una certa distanza dal suolo Shadow, estraendo prima di tutto il proprio smeraldo, vi lanciò contro la seconda centrandola perfettamente con la prima; ovviamente in tempo da permettergli di teletrasportarsi, raggiungendo il rivale, fuori dal campo di fuoco. 
Similmente alle increspature formate da una goccia che spiove su un piatto letto d’acqua calma, l’impatto tra le due creò un’esplosione dirompente che divagò per l’intera area della piazza distruggendo o mandando fuori uso l’intero esercito robotico. 
Per un interminabile breve lasso di tempo, il silenzio fece da sovrano. 
 
 
 
 
Appena la polvere si fu diramata, un unico grande grido di gioia si alzò dalla fazione di Soleanna, ovviamente seguito da uno ben più furibondo di Eggman. 
Shadow si ergeva a braccia conserte nella sua augustea figura, senza mostrare la benché minima ferita o segno di spossatezza, intento a scrutare severo Sonic che, nelle stesse condizioni del nero, stava divertendosi a far roteare una delle teste dei robot, passandola da un dito all’altro. 
<< Scommetto che ADESSO è l’ora di darsela a gambe, vero capo? >> esclamò Cubot, venendo troppo tardi zittito dallo sferico collega, 
<< Stai zitto! E voi non illudetevi, questa non è la fine! Ci rincontreremo ancora, luridi parassiti puntuti, ma allora sarete voi a sparire >> sbottò il dottore, levandosi in alto con l’eli-velivolo, prima d’allontanarsi trasportando i miseri rimasugli di un Blu-bot rimasto coinvolto nell’ultima combo, 
<< Quando vuoi, uovo marcio, io sarò sempre qui pronto ad aspettarti! >> gli rispose il blu, calciando con potenza la testa robotica che aveva tenuto fra le mani, centrando la testa del malvagio scienziato << E non dimenticarti di riportare via la spazzatura, la prossima volta! >>. 
 
 
 
 
Una grande e concitata folla, composta da soldati e cittadini, si riversò in piazza. 
Padri poterono riabbracciare i propri figli. Figli ricongiungersi alle proprie madri. Famiglie intere si riunirono tra grida e pianti di gioia sotto gli occhi entusiasti di Elise che, accompagnata dall’anziano comandante, si apprestò a raggiungere i due prodi guerrieri, 
<< Sonic! Shadow! Vi sarò eternamente grata per ciò che avete fatto oggi! >>, 
<< Tutti noi lo siamo! L’intera città ve ne è riconoscente >> aggiunse Laahron, affiancandosi alla principessa, 
<< Col vostro intervento non solo siamo riusciti a vincere senza subire perdite umane, ma Eggman non ha potuto ottenere lo smeraldo che stiamo gelosamente custodendo al palazzo. Come potremo mai sdebitarci? >> proseguì la ragazza, 
<< Non serve, principessa, per noi è stato un piacere! Vero, Shady? >> esclamò il riccio sonico, grattandosi imbarazzato l’orecchio, dando dei buffetti col gomito al nero che, intento a rimirare la reggia, rispose con uno sbuffo infastidito,           
<< Io me ne vado! >> sentenziò all’improvviso il riccio, impugnando il prezioso verde minerale, 
<< Cosa? Perché? >> domandò sorpreso Sonic,, 
<< Per quanto mi riguarda, non ho più niente da fare qui! >>,  
<< Oh, andiamo Shady, resta ancora un po'! Almeno per festeggiare insieme >> propose il blu, posando amichevolmente una mano sulla spalla di Shadow che la adocchiò con cipiglio, 
<< Festeggiare cosa? Eggman è ancora libero e la battaglia ha danneggiato città e uomini, non vedo nessun motivo per fare festa >> fece, scansandogli il braccio, preferendo non insistere sul nomignolo datogli dal faker che sempre più lo irritava << Inoltre, state proteggendo un oggetto potenzialmente pericoloso senza la minima possibilità di riuscirci e per me, tutto questo, è altamente stupido! >>, 
<< Non essere così duro con loro, in fondo... >>, 
<< Sonic, Shadow ha ragione! >> esclamò Laharoon, indicando poi gli edifici distrutti che delineavano il perimetro intorno a loro << La lotta è stata dura e Soleanna ne è uscita con parecchi danni, ci vorrà del tempo perché le sue ferite si rimargino. Inoltre la nostra difesa è stata imbarazzante e forse dovremo riconsiderare l’idea di tenere sotto a nostra custodia uno di questi smeraldi! >>, 
<< Ciò è vero, comandante, ma allo stesso tempo è doveroso gioire per questo grande avvenimento e per rendere al meglio onore a tutti coloro che hanno così valorosamente dato le loro forze per il bene della città >> intervenne Elise, piegandosi poi in direzione dei due ricci << Perciò sarei onorate se anche voi, nostri eroi, partecipaste >>. 
Dopo un breve attimo passato ad un rapido scambio di sguardi fra i tre Shadow, stringendo a sé la pietra, esclamò seccamente, 
<< No! >> sparendo un attimo dopo, 
<< Scusatelo, non voleva essere maleducato...cioè, forse sì, ma lui non e proprio un tipo da festeggiamenti! >>, 
<< Capisco perfettamente, tranquillo! >> fece con tono benevolo la principessa, tornando ad assumere una posa più regale << E tu, Sonic, cosa hai intenzione di fare? >>, 
<< Bhe, io... >>. 
Prima che potesse rispondere una terza voce, accompagnata da un violento colpo a terra che lisciò di pochi centimetri la sua coda, causando un brusco colpo di vento che gli provocò tremendi brividi di paura per tutto il corpo e uno sguardo pressocché allibito, lo interruppe intromettendosi con vigore, 
<< Accetta e io verrò con lui! Dico bene, caro? >>, 
<< A-amy? C-che ci fai qui? Credevo che Shadow... >>, 
<< Ci ha allontanati dalla battaglia portandoci al sicuro nella zona periferica della città...ovviamente prima che Amy si intestardisse per ritornare indietro a tutti i costi! >> fece Tails, atterrando dolcemente vicino a loro, salutando con fare dispiaciuto il “fratello” << Ciao, Sonic! >>, 
<< E mi dica, principessa, sono in programma dei balli per questa festa? >> proseguì la riccia rosa, afferrando con forza il braccio del proprio adorato compagno, 
<< Balli? Oh, ma certamente! >>, 
<< Perfetto! Così potrò finalmente essere la tua madamigella per tutta la durata dell’appuntamento che mi avevi promesso e, ti garantisco, la cosa ti piacerà! >>, 
<< O-ovviamente! >> fece il blu, per poi sussurrare all’amico volpino facendolo sorridere << Anche perché non oso immaginare altrimenti! >>, 
<< Allora che si diano inizi ai preparativi per festeggiare la vittoria su Eggman >> dichiarò Elise, seguita da una fragorosa acclamazione del popolo che subito si mobilitò. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Intanto da tutt’altra parte, a vari chilometri di distanza, svolazzando comodamente in aria,  
<< Fidati, amico, li ho visti con i miei occhi! >> fece meravigliata una voce, 
<< No, non ci credo! Mi stai prendendo in giro, non può essere! >>, 
<< Ma sì, invece! C’erano un riccio blu velocissimo, uno nero potentissimo, una riccia rosa con un martello enorme e un caratterino tutto pepe, una piccola volpe volante, un grosso uovo vestito con i baffi e due eserciti in lotta fra loro! >>, 
<< Vedi, come posso credere ad una storia del genere? Ti rendi conto che è una cosa da matti? >>, 
<< Come parlare da solo, d’altronde! >>,
<< Mmh, non hai tutti i torti >> concluse il lupo, esplodendo in una fragorosa, acuta e spaventosa risata << Ci sarà da divertirsi, Vinew, ne sono sicuro! Ma dovresti smetterla di parlare da solo, o ti prenderanno veramente per matto >>.









Dalla scrivania dell'autore:

Bene, ora inizia la storia vera è propria con le sue trame, le sue vicende, i suoi intrighi e altro ancora.
Spero che il capitolo possa piacervi.
Un grazie a tutti quanti e un saluto a coloro che, fino ad ora, mi hanno così pazientemente atteso.
Arrisentirci! 

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Capitolo 7
*** Pronto ***


<< Meraviglioso! >> esclamò d’un tratto Elise, voltandosi d’ogni lato per assaporare meglio la propria città, rivolgendosi poi con tono gentile al saggio capitano che le faceva da accompagnatore << Non trova anche lei, comandante Laharoon? >>, 
<< Assolutamente, mia principessa! >>. 
Soleanna, seppur ancora ferita nei suoi edifici interni e nella sua struttura, era stata prontamente ripulita e resa sicura per ospitare le celebrazioni della vittoria che la sovrana aveva lietamente annunciato. 
Gli abitanti stavano lentamente, ma con sempre maggior afflusso ed entusiasmo, riversandosi nelle vie principali che, per l’occasione, presentavano lumi di variopinto colore e molteplici decorazioni, donando ancor più entusiasmo alla scena; questo fino al giungere nella grande piazza centrale, precedente luogo di scontro, a cui erano state tappate le zone occupate dall’acqua, rivestendone la superficie con una robusta e sicura impalcatura, così da poterne usufruire dello spazio nel suo intero. 
Qui, dove prima si ergeva una devastazione caratterizzata da macerie e rottami robotici, vistose e numerose bancarelle vi avevano preso possesso con i loro addobbi, tendaggi, giochi e il gran vociare dei loro mercanti, richiamando l’attenzione del popolo, sempre più presente, involontariamente invitandolo a prendere parte all’avvenimento. Le gondole, compresa quella reale, si mostrarono lustrate e agghindate con i drappi su cui erano stati ricamati il simbolo della città, pronte ad accogliere chiunque avesse desiderato usufruire del servizio offerto dei loro possessori e girovagare per gli innumerevoli e caratteristici canali diramanti ovunque alla romantica vista di un tramonto prossimo a concludersi. 
Inoltre ad accompagnare i programmi e i divertimenti previsti l’enorme fiaccola, che notoriamente veniva utilizzata durante la festa al Sole, era stata accesa personalmente da Elise ed ora illuminava l’intera area, scaldando il cuore di tutti coloro che volgevano il loro sguardo verso di essa.   
Da tempo la giovane sovrana aveva preso abitudine di percorrere quelle strade, mischiandosi alla folla, liberandosi dall’opprimente protezione dei soldati e avere così un contatto diretto con i propri cittadini. In special modo in un periodo di festa come quello che stava avendo inizio. 
Dovette lottare non poco per ottenere tale permesso in quanto, come la storia ha sempre insegnato, anche il sovrano più amato non può ritenersi al sicuro dai pericoli interni o esterni del proprio regno. 
Difatti questo risultato poté conquistarlo solo dopo un lungo scontro politico con i consiglieri, funzionari e ministri reali. 
Quest’ultimi in special modo, forse più che della salute di Elise, temevano la possibilità della nascita d’una crisi di governo, dettata dalla mancanza di un vero e proprio erede, in caso fosse accaduto qualcosa di tragico alla sovrana. Ciò, di conseguenza, sarebbe potuto sfociare in lotte civili tra i nobili per il potere che avrebbe, per loro disgrazia, danneggiato i propri affari economici e politici. 
Un rischio che accettarono a patto che lei venisse comunque rassicurata dalla presenza di un uomo meritevole di piena fiducia. Nel caso, il comandante Laharoon. 
Una realtà a cui dovette troppo presto rendere conto, riconoscendo come non sempre le attenzioni, gli atteggiamenti e i sorrisi di coloro che le stavano intorno erano dovuti al semplice e sincero interesse e amore nutrito da un puro sentimento; il denaro e gli affari personali avrebbero ancora per molto tempo fatto da padrone nei loro animi.    
Una pseudo-libertà, era stata quella concessa. Ma era sempre migliore rispetto alla precedente. 
Tanto più che per la principessa, dato il rapporto molto stretto verso quella che poteva quasi considerare come figura paterna, il vecchio uomo d’armi era stato accolto e accettato come una piacevole compagnia affatto invadente. Assai diverso nell’animo da coloro che lo avevano chiamato in causa. 
Anche adesso, nonostante il suo incarico, si mostrava accorto al farle piacere girovagando per le bancarelle e tra i passanti in un’atmosfera giuliva e parentale. 
 
 
 




Fra di questi vi era anche una riccia rosa, invitata speciale dalla stessa Elise, che non mostrava lo stesso sentimento nutrito dalla maggioranza dei presenti. 
Con un ciglio torvo d’impazienza e uno piagato dalla preoccupazione, Rose era in angosciosa attesa e al contempo alla ricerca di colui che le aveva promesso di farle da cavaliere per mantenere la parola così “altruisticamente” datale. 
Non aveva neppure tenuto il conto del tempo impiegato per trovare quel delizioso vestito, pagato non poco, che aveva acquistato per l’occasione e solo per apparire al meglio per lui; un abito dal delicato colore bordeaux, avente molti richiami ai sublimi capi ottocenteschi per quanto riguardava l’eleganza e le numerose ondulate pieghe della larga gonna, che lasciava libere le spalle cingendo il busto al petto; decorato con lavorati pizzi di colore nero, seguendo la forma della stessa gonna, che si accostavano di tonalità e tessuto ai lunghi guanti che le ricoprivano l’intero braccio. Un vestito semplice, come l’immagine che la riccia voleva risaltare di sé, ma allo stesso tempo tanto elegante e curato per centrare il cuore dell’amato 
Per anni gli aveva dato, letteralmente, la caccia. Dagli eventi di Little Big Planet era stata intenta nel seguirlo, stargli al passo, con scarni successi se non quelli raramente da lui concessi. 
Ognuno di questi erano occasioni da sfruttare. E lei non se ne era mai fatti scappare, desiderando con sempre maggior ardore di poter entrare nei suoi sentimenti. Ottenendo, purtroppo, gli stessi precedenti risultati. 
Da questi aveva però intuito di un qualcosa fra loro che poteva sbocciare, forse con la dovuta spinta, con la giusta cura. Come l’aiuto che si offre ad una pianta sofferente, per farla crescere forte e rigogliosa, permettendole di dare i suoi frutti. Non senza lottare contro le difficoltà che potevano mostrarsi nel tempo. 
Questa era la sua risoluzione, ciò per cui non demordeva mai. Cosa non molto condivisa dal suo sperato spasimante, sempre troppo sfuggente.       
Nonostante il velo d’insicurezza sulla sua venuta, data la conoscenza sull’eccellente capacità del blu di dileguarsi in situazioni simili, Amy continuava a sperare e seguire un percorso disegnato solo nella sua testa che l’avrebbe portata ad incontrarlo. Non sapendo quanto in realtà fosse vicino a lei. 
Effettivamente, dal tetto d’un edificio, Sonic se ne stava comodamente seduto a rimirare l’ambiente circostante.  
Ovviamente più di uno sguardo era caduto anche su di lei, meravigliandosi una volta di più della tenacia dimostrata e l’interesse che la sua persona esercitava sulla rosa. Cosa che, con un sorrisetto appena abbozzato, gli fece scendere una goccia di sudore freddo. 
 
 
 




<< Sonic! >> esclamò una vocina in avvicinamento, facendo sobbalzare dallo spavento il blu, rompendo il silenzio che aveva attorniato i suoi pensieri, 
<< Ciao, Tails! >> fece, ricambiando il saluto, rincuorato dall’innocua presenza del volpino << Vedo che ti sei rimesso in fretta >>, 
<< Già! Il dottore si è sincerato trattarsi solo di una paralisi dovuta al contatto troppo ravvicinato con gli scoppi elettrici dell’esplosione dei robot. È bastato un po' di riposo e qualche massaggio per ripristinare le mie funzioni motorie >>. 
Infatti, non appena venne risolto il conflitto, Tails fu tra i primi a poter usufruire dell’ennesima generosità della principessa che, nel suo desiderio di prestare il miglior aiuto possibile, mise a disposizione dei medici di campo l’aiuto e l’esperienza di quelli reali, ben più preparati e attrezzati, affinché potessero prestato soccorso ai numerosi feriti, 
<< E tu? >>, 
<< Io sto bene! Organi e ossa sono perfettamente al loro posto >> rispose scherzosamente il riccio, battendosi l’addome, 
<< Non intendevo questo! Quello che volevo sapere è perché sei qui mentre Amy è laggiù che ti sta aspettando? Ti ricordi che le dovevi un appuntamento, vero? >> domandò con tono misto al rimprovero e all’indagatore, avanzando con fare accusatorio, costringendo il blu ad indietreggiare sulla difensiva, 
<< ...sì, ma...vedi, non è così semplice! Sai bene come la prenderebbe Amy se io accettassi e già adesso non è facile da gestire >>, 
<< Può anche darsi, ma sappiamo entrambi anche quanto soffrirebbe se tu te ne andassi! >> aggiunse, con decisione, smuovendo l’animo sensibile dell’amico che ora rivolgeva nuovamente lo sguardo ad una riccia abbandonata allo sconforto << Andiamo! Consideralo come un premio per essere venuta ad aiutarti >>, 
<< Rischiando di rimetterci la pelle! >> completò Sonic, però persuaso e arreso di fronte alle parole del giallo volpino << E va bene, questa volta hai vinto tu! Ma che non diventi un vizio >>. 
Concluse, scambiando un pollice alzato con l’amico in cenno di saluto, prima di balzare a terra e dirigersi a passo calmo, ma fermo, verso Rose. 
Quest’ultima si stava allontanando, fuggendo a passo mesto da quell’aria festosa che non poteva miscelarsi con le emozioni che la stavano percuotendo dall’interno. Un senso di abbandono. Di un nuovo rifiuto che sentiva di non meritarsi. Uno spirito affranto e quasi arreso ad un’evidenza contrastata fino all’esasperazione. 
Questo finché non si sentì inaspettatamente toccare dolcemente sulla spalla viva. Un contatto leggero e gentile, come un invito a voltarsi. 
<< Amy, dove stai andando? Non vorrai abbandonare il tuo cavaliere il giorno del nostro appuntamento? >> esclamò Sonic con tono ironico, ma sincero, non appena lei gli concesse il volto. 
Quelle parole, accompagnate dalla sua presenza e da quel gesto che non avrebbe mai potuto aspettarsi, se non solo sognare, la meravigliarono. Come un potente soffio di vento, aveva d’improvviso spazzato lontane le nubi che avevano eclissato il sole della sua speranza, senza alcun preavviso. 
I suoi occhi dal color della verde giada, inumiditi per la tristezza, abbandonarono una lacrima di pura gioia di cui non era ancora riuscita a realizzare. Il suo corpo si abbandonò ad un piacevole calore, senza dare però nessuna risposta, rimanendo paralizzato ove si trovava. 
I muscoli si erano completamente scollegati dal cervello, colto alla sprovvista per una scena di cui aveva accettato l’irrealizzabilità, non volendo in alcun modo reagire o rispondere a quanto detto dal blu.  
<< Ehi, tutto bene? >> ritentò il riccio, optando per un qualcosa di più << A proposito di bene, devo dire che stasera ti sei veramente superata. Sei bellissima con quel vestito >>. 
Conclusa la frase, Sonic ebbe giusto il tempo di pentirsi di quel suo osare prima che Amy, cedendo a lacrime di gioia, si stringesse con fin troppa veemenza e vigore a lui, 
<< Sonic! Credevo...che non...saresti venuto! >> provò a parlare Rose, interrompendosi tra un singhiozzo ed un altro, 
<< Sarei stato uno stupido se lo avessi fatto! Però, ti prego Amy, non stringere così >> rispose lui, tentando di allentare la presa della riccia, riuscendo con non poca difficoltà, 
<< Scusami, è solo... Sono davvero contenta che tu sia qui! >>, 
<< Una ragazza bella come te non dovrebbe piangere così, soprattutto prima di un ballo >>, 
<< Grazie! >> esclamò la rosa, sensibilmente arrossata per il complimento << Allora...questo vuol dire...>> 
<< Esattamente! Piuttosto scusami se non sono elegante come te, ma...è più forte di me. Non riesco proprio ad indossare quei vestiti. >> spiegò il blu, accennando un sorrisetto ironico che divertì anche Amy << Ma adesso andiamo, stanno per iniziare! >> fece Sonic porgendo la mano a Rose, che cinse con la propria, avviandosi dove a breve si sarebbe tenuta l’apertura delle danze la quale, per l’occasione, venne celebrata illuminando e macchiando il cielo stellato tramite dei roboanti e colorati fuochi d’artificio. 
 
 
 
 
 
 
 
 




“Spettacolare!” commentò fra sé Vinew, osservando divertito dall’esibizione offerta dai festeggiamenti, comodamente sdraiato su di un fianco fluttuando a varie decine di metri da terra “Che mondo strano e...stravagante questo! Prima si massacrano, poi festeggiano come se nulla fosse. Qui la logica è di casa, a quanto pare” continuò, ridendo sguaiatamente “Avrò di che divertirmi prima che...bhe, noi già lo sappiamo! Dico bene, caro lettore?” concluse, prima di stiracchiarsi e fluttuare lontano dalla città verso una direzione ben precisa. 
 
 
 
 
 
 
 





Intanto, nella fluttuante Angel Island, un noto guardiano continuava imperterrito nell’assolvere il suo dovere di sorveglianza al gigantesco Smeraldo. 
Erano anni che svolgeva tale incarico, ma mai si era potuto udire dalle sue labbra alcun gemito di lamento o protesta per un compito che, da generazioni, era stato affidato alla sua specie. In effetti non era ancora tutt’oggi chiaro quale fosse il motivo di tale scelta. Era possibile solamente supporre che fosse stata dettata come condanna alle originarie primitive cattive intenzioni dei suoi antenati, ora costretti a rinunciare al godere pienamente la vita per proteggere una pietra tanto pericolosa quanto misteriosa, assolvendo una responsabilità assai grama e difficoltosa. 
Questo nonostante Chaos stesso, in quell’occasione, avesse deciso di fare subitamente giustizia punendo la stirpe delle echidne per un atteggiamento affatto meritevole della magnanimità dell’essere, rilegandone in una dimensione lontana. 
Ciononostante Knuckles era sempre stato deciso nel perpetuare questo rito facendoselo suo. Solo in rare, quanto sporadiche, eccezioni l’echidna si era per breve tempo allontanato dall’isola, mantenendo comunque al sicuro il Master Emerald grazie ad alcuni nascondigli, per affrontare guerre, calamità e...gustarsi della buona compagnia. Non però per molto tempo. Almeno fisicamente. 
Anche in quel momento infatti, con teutonica ed impassibile figura, il rosso si era posto ai piedi del piccolo tempio per garantirne più sicurezza ed intimidire i possibili avversari, ma la sua mente era ben lontana. Assorta nei suoi pensieri. 
“Il tempo sta per scadere!”  
Quelle parole continuavano a rimbalzargli nel cervello, spingendo oltre ogni limite le sue poco allenate sinapsi, senza però riuscire a capire cosa volesse intendere. 
<< Ti prego, Master Emerald, spiegati! >> esclamò infine, con un velo d’irritazione dovuta ad un indole affatto paziente, mantenendo al contempo un atteggiamento estremamente rispetto nonostante l’ormai capibile confidenza che mostrava nel rivolgergli tale parole << Come posso proteggerti se non ho idea di quale pericolo stai correndo? >>. 
Ma nessuna risposta parve provenire dal gigantesco minerale. 
Arreso all’evidenza di un insormontabile silenzio di cui il suo “interlocutore” sembrava essersi fatto scudo, il rosso guardiano sbuffò sonoramente tentando di trovare un posto comodo sulla piccola scalinata per riposarsi come al suo solito. 
Azione che però gli fu interrotta da un improvviso fascio di luce che si sprigionò dinanzi a lui e di cui, portandosi la mano guantata agli occhi, non riuscì a sostenerne la visione; un lampo tanto accecante quanto breve, dal quale prese forma una nota figura femminile. 
Essa non era altri che Tikal, ultimo componente scelto da Chaos dall’antico popolo echidna per sopravvivere, che si fece avanti in tutta la sua nobile, ma al contempo umile, figura, 
<< Knuckels! >> esclamò serrando la bocca del rosso, ironicamente ceduta per lo stupore assieme ad un’espressione di puro shock stampata sul volto, posandogli una mano sul volto << Tu sei un ottimo guardiano! Il migliore che sia mai succeduto al nostro popolo e sia io, che Chaos, siamo lieti del tuo impegno. Per questo ha deciso di comunicarti questo importante messaggio >> continuò, cominciando poco-a-poco a svanire << Non sappiamo la natura del pericolo, ma per poterlo affrontare dovrai essere pronto! >>, 
<< Pronto...per cosa? >> riuscì a domandare infine, senza però ottenere alcuna risposta se non un leggero tocco della mano della giovane echidna sulla propria che, subitamente, sparì. 
Knuckles si pietrificò, confuso in misura ancora più prepotente, interdetto su quell’ennesimo messaggio. 
A quanto pare nessuno, compreso Chaos, era al corrente di qualcosa di specifico, ma quel poco che sapeva doveva bastare per essere, come aveva detto Tikal, pronto ad affrontare qualsiasi nuova minaccia. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dalla scrivania dell’autore: 
Ora la storia può veramente avere inizio. 
Da qui ci saranno parecchi cambiamenti e spero che coloro che leggeranno possano essere in grado di capire ed apprezzare le mie decisioni future. 
Nel frattempo, ringrazio tutti coloro che hanno recensito i precedenti capitolo e coloro che hanno anche solo letto. 
Un saluto a tutti e vi auguro buon proseguimento. 
 
 
Arrisentirci!

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Capitolo 8
*** Incontri ***


Incoerente, ma con stile. 
 
 
 
Tra tutte, probabilmente poteva essere questa la definizione più appropriata per descrivere al meglio il luogo. Quel piccolo mondo, fatto a immagine e somiglianza del suo fautore. 
Il laboratorio di Ivo Julian “EggmanRobotnik. 
Freddo, con però picchi di calore impensabili. Oscuro ma, al contempo, incredibilmente ricco di luce dai variopinti colori. Votato ad opere di distruzione, tramite grandiose creazioni.  
Ogni cosa, metaforica o fisica che fosse, trovava una mutua convivenza con il suo opposto all’interno di quella dimensione dove la scienza, altamente venerata quasi alla pari di un dio, riusciva a trasformarsi in magia; o meglio, per rientrare nei gusti del proprietario di casa, dove qualcosa di inspiegabile, straordinario poteva uscire da una complessa e attenta serie di numeri e metallo battuto. 
La Egg-death, per dirne una, ne dimostrava di per sé un più che soddisfacente esempio. 
Tuttavia, per onor della giustizia, il vero genio del dottore non era mai stato rivelato da progetti o imprese simili, benché queste non fossero da meno, ma dai suoi più intimi assistenti.  
All’apparenza del più ingenuo erano delle semplici macchine, come Orbot e Cubot, mossi da impulsi cibernetici per assolvere gli incarichi loro programmati - subendo più ripercussioni che lodi per questo – che però, ad un occhio più attento, si dimostravano dei veri prodigi e miracoli dell’ingegneria. 
Forse lo stesso Robotnik se ne rendeva ignaro ma, da oggetti morti e senza spirito, era riuscito a riproporre ciò che maggiormente caratterizza un qualsiasi essere vivente: le emozioni. 
Paura, gioia, tristezza, terrore, con persino un senso dell’umorismo...poco umoristico. 
Fino a quanto un essere artificiale può essere definito tale, quando risulta in grado di esternare tanti sentimenti ed emozioni non programmate in totale autonomia?  
Il suo genio aveva da sempre avuto ben pochi sfidanti nell’eguagliarlo in brillantezza e, con questa sua qualità, avrebbe potuto intraprendere un futuro nettamente più roseo di quello attuale se, nel suo arrogante egoismo, non avesse scelto un destino più oscuro. Ricco di rimpianti, occasione perse e fallimenti. Come quello rimediato a Soleanna quel pomeriggio, giusto poche ore fa. 
 
 
 
<< Dottor Eggman, se posso darle un consiglio, non credo le facci bene continuare a guardare questo spettacolo! >> esordì timidamente Orbot, avvicinandosi cautamente alla postazione del panciuto scienziato, preoccupato per la possibile ripulsiva reazione. 
D'altronde non che avesse torto nel fare tale proposta dato che dal momento in cui erano rientrati, fatta eccezione per dei rapidi riesami della battaglia e l’ordine di un potenziato ri-assemblaggio del Blu-bot, Robotnik era prepotentemente sprofondato sulla sua poltrona, di fronte al gigantesco schermo che copriva la parete nella sua quasi totalità, per osservare ciò che stava avvenendo nella città mediante l’utilizzo di insetti robotici provvisti di micro-camere. Ma la visione non gli aveva procurato altro che ira e rancore. 
Durante i preparativi per la festa, oramai in corso, gli avevano sempre più montato la bile nel sangue. 
I canti e la musica, seguita dal coro e dai balli cittadini, risuonavano come beffe canzonatorie alle sue orecchie. 
I fuochi artificiali, che incorniciavano con i loro giochi di luce la luminosità della grande torcia cittadina, lo ferivano come sotto i colpi di taglienti pugnali avvelenati. 
Uno spettacolo disgustoso, adatto solo alla propria sofferenza. 
Ciononostante, per quanto il suo malumore avesse raggiunto profondità insondabili, a rendere il tutto veramente ignobile e doloroso era la consapevolezza della presenza di Sonic in quella celebrazione. 
Ogni suo momento di gioia gli infliggeva più danno di una poderosa serie di calci negli zebedei. Subiti inoltre a gambe aperte.  
<< Ehm...dottore? >> si ripropose timidamente lo sferico robot, usato similmente ad uno scudo da Cubot che, nel frattempo, si era avvicinato al suo collega << Perdoni l’insistenza, ma ha sentito la mia proposta? >>, 
<< Forse l’esplosione di oggi l’ha fatto diventare sordo! Sai quella che ha distrutto la sua intera armata, facendo fallire il pian... >> osò l’ingenuo robottino, venendo simultaneamente zittito dalle mani del primo, 
<< Lo scusi, dottor Eggman, non era sua intenz... >> provò a scusarsi Orbot, interrotto però da un vigoroso pugno, scagliato sulla parte metallica della scrivania, il cui tonfo secco echeggiò per tutta la sala, 
<< Voglio porgervi un indovinello, miei piccoli e dolci assistenti! >> fece d’un tratto Robotnik, voltandosi lentamente con fare quasi sinistro, mostrando al contempo un sorriso e un’espressione fin troppo tirata << Nella vita, qual’é la migliore delle virtù? >>, 
<< Io lo so-io lo so, è il saper darsi alla fuga al momento giusto...proprio come oggi, vero? >> azzardò entusiasta Cubot, ottenendo un cipiglio basito dai due, 
<< Secondo un antico detto, è la pazienza, signore >>, 
<< Molto bene, Orbot! Adesso ditemi... >> fece affabile, prima di mutare improvvisamente il proprio volto in un’espressione raccapricciante e furibonda << ...quanto pensate che ne abbia ancora a disposizione prima di decidermi a smontarvi e fare di voi, teste di latta, una macchina per il caffè a cialde? >>,   
<< Di nuovo io, lo so! >> esclamò nuovamente Cubot, ignaro della pericolosa ironia del suo creatore << Poca, giusto? >>, 
<< Esattamente, perciò vedete di smetterla con le vostre idiozie e cercate di rendervi utili in qualche modo, razza di succhia olio a sbafo >> sentenziò con vigore, 
<< Ma...signore...stavo solo cercando di darle un suggerimento per evitare ulteriore malumore >>, 
<< Non so che farmene di questi consigli, Orbot! >> rispose lo scienziato, accalorandosi con maggior forza << Che vada al diavolo il mio malumore, quello che voglio...quello che bramo...è sapere come eliminare per sempre quel dannato puntaspilli blu e la sua combriccola di amici. Ecco quello che voglio! >> proseguì, calciando con violenza lontano da sé la poltrona dove poco prima era seduto, per poi sbattere entrambi i pugni sulla tastiera del gigantesco computer << Cosa ancora non ho provato ad usare? Quale piano ancora non ho escogitato per potermelo togliere dai piedi? >>, 
<< Hai mai provato a bruciarlo con...non saprei, la benzina per esempio? Quella funziona sempre in casi simili! >>, 
<< Adesso piantala con queste battute pietose, Cubot! >> esclamò infine scocciato, Eggman, voltandosi in direzione del suo più sciocco ed intimorito assistente << Piuttosto, da dove proviene questo tuo umorismo così nero! >>, 
<< Non saprei, ma provi a chiederlo a lui! >> fece il robottino, indicando lo schermo-parete di fronte a loro. 
 
 
Con un largo, inquietante e strambo sorriso, accompagnato da un’espressione altrettanto eccentrica, un giovane e singolare lupo blu si mostrò loro. 
<< E tu chi diamine sei, adesso? >> domandò irritato il dottore, 
<< Che paroloni! Piuttosto, che bell’oggettino che ti sei costruito, strano signore! >> fu la risposta del canide, ignorando completamente la domanda rivoltagli, esaminando con improvvisa serietà l’oggetto che teneva fra le mani << Una piccola micro-camera a forma d’insetto, davvero... >>, 
<< Un momento, quel congegno non è provvisto di microfono o roba simile. Come fai a sentire quello che... >> provò a domandare Eggman, sorpreso da quella rivelazione, venendo però interrotto al momento in cui, con certa soddisfazione, il lupo schiacciò il microscopico robot << Ma che... >>. Prima che però potesse porsi ulteriori domande su quanto fosse accaduto, la figura di quella stessa creatura, iniziando dapprima dal volto, si manifestò gradualmente fuoriuscendo dallo schermo del computer, 
<< ...niente male! >> concluse il lupo per poi, posandosi maestosamente a terra, rivolgersi con tono superbo al suo interlocutore << Oh, ma dove sono finite le buone maniere?! Il mio nome è Vinew e... >> s’interruppe, mostrandosi nuovamente nella strana ed allegra espressione precedente, spingendo i due assistenti robotici a cercare riparo alle spalle del loro creatore << ...sono sicuro che ci divertiremo molto insieme! >>. 
 
 
 
Robotnik, per quanto la sua impassibilità fosse generalmente riconosciuta come da manuale in circostanze simili, un lieve velo di sorpresa e preoccupazione attraversò la sua figura; piccole gocce di sudore freddo fecero la loro comparsa sulla sua liscia fronte e un leggero tremore prese possesso del suo corpo, ma solo per un attimo. 
Prima di poter cedere ad un qualsiasi tipo di timore, fino a quel momento ancora possibilmente infondato, si obbligo ad assumere una postura più consona ed educata per accogliere quello strano ospite. Azione che gli permise inoltre di guadagnare abbastanza tempo per poter riordinare le idee e gestire l’incontro nella maniera più sicura possibile. 
<< Bene, signor Vinew, mi fa piacere fare la sua conoscenza! Mi permetta di presentarmi: io sono... >>, 
<< Il dottor Robotnik! Soprannominato occasionalmente anche Eggman dai nemici più stretti, vero? O almeno, da quelli che non hai ancora estirpato dal tuo grazioso giardino della vita >> lo precedette Vinew, sorprendendo ulteriormente l’adiposo scienziato << Ho avuto modo di vederti all’opera qualche ora fa con quei “strani” tipi appuntiti e, lasciatelo dire vecchio, mi hai fatto divertire come pochi altri. Tutti quei palazzi crollati, macchine esplose in mille pezzi, armature ammaccate e...oh, che meraviglia...quel combattimento finale così “energico”! Solo un pazzo amante della noia avrebbe perso uno spettacolo simile. >> concluse con una sonora risata che, diversamente dalle sue probabili aspettative, irritò il dottore, 
<< Non capisco tutta questa ilarità ma, tornando alle presentazioni, da dove viene lei? >>, 
<< Non saprei! C’è chi direbbe dalla parte più folle e malsana della mente del mio ideatore, ma sarebbe troppo riduttivo e ingiusto per lui! In verità sono il frutto nato dall’amore tra la consapevolezza e il desiderio >> spiegò infine il lupo, con un’espressione seria e meditabonda, lasciando al dottore un’intensa confusione di idee. 
La sola certezza che poteva osare di azzardare riguardava sulla vera provenienza di quell’insolita creatura che, diversamente da quello che voleva far credere il suo aspetto, non poteva essere mobiano. Non del tutto, almeno. 
<< Mi scusi, Dottor Eggman >> fece Orbot, con voce flebile, avvicinandosi a quest’ultimo, 
<< Che diavolo vuoi? >> fu la sua seccata, ma atona risposta, 
<< So che potrebbe sembrare un’ovvietà, ma non credo che il nostro “invitato” sia del tutto sano. Potrebbe essere in realtà molto pericoloso >>, 
<< Questo l’avevo dedotto anche da solo! Per quanto riguarda il pericolo...è tutto da vedersi! >>, 
<< In verità non sono pericoloso! Almeno, non meno di quanto potrebbe esserlo un asteroide in collisione con un pianeta >> sussurrò a sua volta Vinew, comparendo improvvisamente a mezz’aria alle spalle del robottino sferico, con fare confabulatore << Solo con chi non mi è a genio o la cui fine sarebbe estremamente spassosa, sia ben chiaro >>, 
<< E come dovrei considerare quindi la tua presenza? Amichevole o... >> si silenziò, creando una pausa per amplificare l’effetto desiderato, per poi schioccare le dite e far comparire alle proprie spalle un discreto quantitativo di egg-bot da combattimento e simili << ...devo pensare che sei in cerca di rogne, 
<< Oh, ma assolutamente no! >> fu la semplice risposta, levitando lentamente da terra con fare regale, accompagnata dal gesto ascendente della mano che, improvvisamente e con elevata rapidità, sollevò quelle macchine da terra per schiantarle e accartocciarle contro il soffitto << Altrimenti saresti finito così anche tu ancor prima della mia comparsa! >> concluse indicando la sottile lastra di metallo, ottenuta in quello schianto, posarsi pesantemente a terra. 
 
 
 
 
Spazientito per tutto quel lavoro finito in rottami in così poco tempo e frustrato dell’impotenza a cui si era dovuto arrendere, l’unica soluzione che balenò nella mente del paffuto scienziato era la sola che, in occasioni simili, avrebbe potuto dargli un leggero vantaggio. Oppure porre fine a tutto quel sproloquiare. 
<< Ora basta, ne ho abbastanza di tutto questo mistero, chiaro? Cosa vuoi da me? >>, 
<< Errato, mio caro signore, stai sbagliando >> esclamò Vinew, proiettandosi a gran velocità verso Eggman, arrestandosi a pochi centimetri dal suo volto << La domanda giusta è: cosa vuoi che faccia io per te? >>, 
<< Come? >> domandò ulteriormente, arretrando sorpreso dal gesto << Cosa vuoi dire con questo? >>, 
<< Da quel che ho potuto notare oggi, tu hai qualche piano in testa...magari per qualcosa di grosso...ma al momento ti trovi in difficoltà qualitativa contro i tuoi avversari! Potrei farmi avanti io per compensarla e superarla, non credi? >>, 
<< Potresti, ma non vedo il motivo per cui debba chiedertelo >>, 
<< Semplice, personalmente non sopporto la monotonia di un loop dove tutto scorre secondo un piano prestabilito senza reali pericoli di variazioni. La vostra non era la prima battaglia e scommetto che il processo di ognuna di queste è stato: sfidi, lotti, perdi. Più o meno velocemente! >>, 
<< E con ciò? >>, 
<< Le cose cambieranno, verranno modificate sin dalle loro fondamenta! Ho già fatto una cosa simile nel passato, ma su scala infinitamente più grande e la cosa...mi è un po' sfuggita di mano. Vorrei divertirmi un po' prima di mettermi al lavoro e il caso ha voluto portarmi qui. Saresti un pazzo a non accettare la mia proposta di farti aiutare >> spiegò, con un tono mite, porgendo pacificamente la mano al suo interlocutore. 
Quel discorso non era riuscito a convincere totalmente il dottore. In realtà lo aveva lasciato piuttosto confuso sulle reali intenzioni del lupo; sembrava quasi stesse parlando con sé stesso, volendo rispondere ad una domanda posta dal suo interno. Qualcosa di oscuro cospargeva quelle sue iridi viola che lo stavano osservando con un’aria così vaga e bonaria. 
Probabilmente, da quel momento, avrebbe dovuto stare attento ad ogni suo movimento e lavorare per prevenire qualsiasi ritorsione ma, cosa di cui era certo, non poteva passare per pazzo, 
<< Non ho mai detto questo, caro Vinew! >> fece infine il dottore, restituendo il gesto porto dal lupo, 
<< Bene, ma prima di iniziare...raccontami tutto di questo pianeta e di chi ci vive >>. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
<< Comandante Piks, venga a vedere, signore! >> urlò forte Yhors, un giovane orso dal tenue color ebano, richiamando l’attenzione del leone suo superiore, indicando un solco, profondo circa un metro, alla cui fine si trovava ora un’insolita figura stesa a pochi passi da lui << Ho trovato qualcosa nel luogo dello schianto! >> , 
<< Molto bene, soldato! >> fece con tono autorevole il leone, avvicinandosi al sottoposto << Cosa credi che sia? >>, 
<< Non saprei, signore, ma credo che non si tratti di un qualcosa >>, 
<< Cioè? Cosa vorresti dire? >>, 
<< Che respira e si muove! Probabilmente deve essere un individuo ferito, signore >> 
<< In tal caso, corri a chiamare il medico di campo e qualcuno che porti una barella! >> fece, accostandosi maggiormente al ferito per esaminarlo, 
<< Agli ordini! >> rispose il soldato, mossosi prontamente per eseguire il comando del suo comandante, venendo interrotto da uno successivo, 
<< Chiama anche qualcuno che faccia da scorta e delle corde molto resistenti >>, 
<< Perché, signore? Scusi la mia curiosità, ma al momento non sembra rappresentare una minaccia e... >>, 
<< Esatto, soldato, al momento sembra così! Comunque, a giudicare dal suono dello schianto e dalla profondità del solco che ha lasciato, non credo sarebbe sopravvissuto se fosse stato un individuo normale come me o te >> spiegò pazientemente il felino, chinandosi per esaminare meglio il soggetto in questione << Lo porteremo in città per curarlo meglio, ottemperando ai nostri doveri morali e civili, ma con la maggiore sicurezza possibile! Inoltre sono sicuro che avrà un’interessante storia da raccontarci, puoi starne certo! >>. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
Dalla scrivania dell’autore: 
Salve a tutti! 
Prima di chiudere il capitolo, vorrei un istante intrattenermi per spiegare meglio il concetto di tempo e del susseguirsi dei fatti. Inoltre, come avete potuto notare, ci saranno dei punti che probabilmente appariranno più noiosi a causa della mancanza di vere e proprie scene d’azione; questa però, a causa della lunghezza che andrebbe a crearsi, è necessaria in modo che tutti coloro che leggeranno possano comprendere appieno tutto ciò che accade e accadrà prossimamente.  
Considerando poi che, a parte una manciata di passaggi che personalmente considero come punti fermi dove la storia dovrà per forza passare, l’intera narrazione degli eventi e il suo susseguirsi è improvvisata un capitolo dopo l’altro. C’è una trama, ma il suo sviluppo è deciso al momento. 
 
Tornando al discorso del tempo, non sarà tanto rara la presenza di capitoli i cui fatti si intersecano nello stesso periodo di altri (per esempio, gli avvenimenti di questo, stanno succedendo nello stesso lasso di tempo di quello precedente). Quindi, al momento, abbiamo quattro scenari che stanno andando di pari passo. 
Se avete o avrete bisogno di delucidazioni, chiedete pure. 
Ringraziando coloro che leggeranno e recensiranno, vi saluto alla prossima. 
 
 
Arrisentirci!    

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Capitolo 9
*** Come tutto avrà inizio ***


  
<< Accidenti, dove sarà finita? >> bofonchiò tra sé il giovane e giallo volpino, chino sul banco di lavoro nel suo piccolo laboratorio, intento a setacciare nell’ennesima cassetta degli attrezzi << Eppure dovrebbe essere qui, da qualche parte! >>. 
  

Tails, nonostante la sua giovane età, era semplicemente un piccolo genio della meccanica, con un QI tanto elevato da poter essere in grado di competere per destrezza e inventiva contro quello del malvagio Eggman; non per niente, infatti, poteva essere considerato come la sua altra faccia della medaglia. 
Risultato che, ovviamente, riuscì finalmente a far brillare solo dopo anni di “gavetta”. 
Molti dei sapienti e dottori infatti, nelle loro decadi riservate alla conoscenza, potevano vantare la loro formazione deontologica presso i molteplici istituti e università sparse per Mobius; pochi però, o forse nessuno, avrebbe mai potuto raccontare le storie e le sfide che Miles dovette affrontare negli anni della sua crescita e di come queste, per quanto pericolose fossero, furono in grado d’incentivare lo sviluppo della sua mente per scovare la soluzione ad ogni problema presentato durante quelle missioni.    
Erano passate molte primavere da quando, solo e abbandonato in una piccola zona di Green Hill, aveva fatto la conoscenza del riccio che, da quel giorno, gli avrebbe fatto da genitore e amico. Fino a diventare, ironicamente a ben pensiero, una sorta di fratello più grande. 
Nonostante l’iniziale riluttanza, alla fine Sonic decise di prenderlo con sé; lo aveva reso suo aiutante e compagno d’avventure; gli fece esplorare il mondo, con tutte le sue gioie e i suoi pericoli. 
Forse fu proprio grazie a quelle esperienze che, da semplice spalla, era riuscito a risaltare individualmente per affrontare le minacce di turno con i suoi prodigiosi marchingegni. 
Per questo, sebbene un po' a malincuore, decise di abbandonare la vita movimentata e nomade del blu; si costruì una casa e accanto a questa, come suo orgoglio, quel piccolo laboratorio in cui passava giorni e notti intere. 
Un’officina delle idee; ridotta negli spazi, ma dai risultati impressionanti. 
Almeno quando, sebbene fosse un tipo ordinato, riusciva a trovare gli attrezzi necessari. 
  

<< Pappagallo, tenaglie, pinze, cacciavite a stella... >> elencò sbuffando, frustrato per la situazione << Uffa, quella chiave dell’11 non è nemmeno in questa! Dove l’avrò dimenticata, adesso? >>, 
<< Stai forse cercando questa? >> esclamò improvvisamente una voce al suo fianco, porgendogli nel mentre l’utensile desiderato, 
<< Oh...sì, esatto! Non hai idea da quanto tempo la stavo cercando, grazie! >> fu la cordiale risposta del volpino, dirigendosi verso il biplano una volta ricevuto l’attrezzo, notando solo in un secondo momento l’autore del gentile gesto << Un momento...Sonic, che bello vederti! >>, 
<< Ne sono felice anch’io, Tails, specie perché pensavo di essere diventato invisibile >> ironizzò il riccio, stringendogli fraternamente la mano, 
<< Hai ragione, scusami! Il fatto è che stamani mi sto dedicando alla riparazione del vecchio Tornado e sono un po' distratto >>, 
<< Ho capito! Ha subito gravi danni? >>, 
<< Fortunatamente niente di irreparabile! Solo qualche ammaccatura qua e là, uno turbina da cambiare e una piccola revisione al motore a completare il lavoro ma, una volta finito, il nostro caro amico tornerà più in forma che mai! >> spiegò lietamente Tails, dando affettuose pacche alla carrozzeria del velivolo << Ma cambiando discorso: come è andata ieri alla festa? >>, 
<< ...ecco... >> esitò il riccio, grattandosi nervosamente l’orecchio, colto alla sprovvista da quella domanda << Diciamo che non è andata poi così male, ma non penso che ripeterò l’esperienza tanto presto >>, 
<< E perché? Non vorrai dirmi che non ti sei divertito neanche un po'? >>, 
<< Tu credi, Tails? Se per te è un divertimento passare ore a ballare e passeggiare per la città con una ragazza che ti stringe fra le braccia in una morsa persino peggiore di quella di una trappola di Eggman , allora sì! Mi sono divertito davvero tanto, credimi! >> spiegò Sonic, contando con le dita della mano ogni passaggio,  
<< Andiamo, non può essere stato poi così male! >>, 
<< In effetti è vero! Credo sia già passata un’ora da quando ho recuperato la sensibilità a questo braccio, normalmente ci sarebbe voluto molto più tempo >> concluse il riccio, scuotendo l’arto interessato, scatenando l’ilarità di Tails << Mi fa piacere che la cosa ti faccia tanto ridere! Dico davvero, non mi sento affatto preso in giro! >>. 
Quello era il loro modo di scherzare. Sincero e genuino. 
Nel loro affetto reciproco, sebbene appartenessero a due specie diametralmente opposte, sembrava davvero impensabile che fra i due non vi fosse un reale e fraterno stato di parentela.  
<< Così mi fai sentire in colpa, però! A quanto pare Amy non si smentisce proprio mai, vero? >>, 
<< Già! >> fece ironico il riccio << Però, come mi hai ricordato tu, ha rischiato la vita per aiutarci durante lo scontro con testa d’uovo, anche se sono sicuro che l’abbia fatto solo perché così avrei potuto mantenerle la promessa. Ad ogni modo, devo dire che è stata davvero coraggiosa! >>, 
<< Questo ti fa davvero onore, amic... >>, 
<< E poi era davvero bella con quel vestito, avresti dovuto vederla! >> continuò Sonic, con un’aria vagamente serena << E aveva un sorriso così solare...ed era così rilassata e genuina...molto diversa rispetto alla Amy smielosa di tutti i giorni >>. 
  
 
<< Ehm...Sonic!? >> lo chiamò quindi il volpino << Mi senti? >>, 
<< C-come? Di che stavamo parlando? >> balbettò imbarazzato il blu, improvvisamente destato dai suoi rosati pensieri, 
<< Di quanto Amy ti fosse sembrata carina e... >>, 
<< Già, giusto! >> esclamò prontamente il riccio, interrompendo l’amico dal proseguire quell’imbarazzante argomento, per poi dirigersi a passo svelto in direzione dell’uscita << , ora devo andare, magari lo riesco a trovare in un momento buono! Ci risentiamo, Tails! >>, 
<< “Un momento buono”? Di chi stai parlando, Sonic? >> domandò preoccupato il piccolo canide, raggiungendolo, 
<< Di Shadow, ovviamente! Conosci forse qualcun’altro di cui bisogna augurarci una cosa simile? >>, 
<< In effetti, no! >>, 
<< Correndo qua e là, ho sentito delle voci raccontare storie su di un orrendo demonio rosso e nero che si è trasferito sulle montagne del Chu-nan! Ora, non dico che questa sia la descrizione perfetta di Shadow, ma...non ci va tanto lontana per quanto riguarda l’orrendo, no? >> chiese retorico il riccio sonico, con la sua solita ironia << Quel musone, dopo la battaglia, si è teletrasportato via senza darmi il tempo di ringraziarlo a dovere dell’aiuto e dato che oggi mi sento in vena di essere particolarmente riconoscente con tutti... >>, 
<< E vuoi andare da lui solo per quello? >> fece incredulo il volpino, dubbioso per le strane esigenze del fratello più grande, 
<< Certo, per quello...e per stuzzicarlo un po'. Sai, già che sono lì me ne vuoi privare? >> concluse il blu, lanciando un ultimo saluto prima di proiettarsi a sonica velocità verso la meta << Ci vediamo dopo, amico! >>. 
Tails, fermo con il palmo della mano aperto e il bracciio alzato in segno di saluto, rimase per qualche secondo a contemplare la cobaltica scia del riccio diventare sempre più sfocata finché non scomparve completamente alla sua vista; era il momento di rimettersi al lavoro. 
Prima, però, volle controllare che non mancasse nulla di strettamente necessario dalla cassetta del pronto soccorso; la fortuna aveva spesso e volentieri sorriso a Sonic, ma se l’augurio sul possibile minor cattivo umore di Shadow fosse stato disatteso, non era il caso di rimanere sprovvisti di bende e cerotti.       
 
 
 
 
 
 


Nel frattempo, nella valle sul “Picco Celeste”, il riccio nero e rosso si era posto perfettamente al centro di quel manto erboso, completamente esposto alla calura del Sole; immobile, con le braccia distese lungo il corpo e il capo chino, era in silenziosa contemplazione ormai da parecchio tempo. 
Ad un tratto, con gesti lenti e mirati, drizzò la testa e portò le braccia in posizione perpendicolare alle spalle; i palmi delle mani rigorosamente aperte e il busto leggermente incurvato, in modo da caricare al meglio le fasce muscolari del trapezio e del dorso.  
Raggiunta la posizione desiderata, ci vollero solo pochi attimi di secondo prima che numerose piccole sfere nere, avvolte da rapide scariche d’energia viola, si propagassero dal suo corpo per volteggiargli intorno. Come fossero lucciole oscure, si muovevano leggiadre nell’aria con andamento dolce ed ipnotico. 
Ad ogni semplice e ondeggiante movimento delle braccia, queste si espandevano così da riuscire a coprire un’area sempre più grande, aumentando inoltre di numero; uno spettacolo elegante, ma dal potenziale distruttivo nefasto. 
Un minimo ciottolo di ghiaia si staccò improvvisamente dal lato orientale del perimetrale costone di pietra. Shadow aprì di colpo gli occhi e, dopo un repentino movimento della mano, trasformò le sfere del Chaos in decine di mortali punte acuminate che scagliò con decisione sul punto da cui si era separato il sasso; le esplosioni, oltre alla nuvola di polvere che ne seguì, frantumarono completamente uno spesso strato di roccia, privando al contempo di luce l’intera zona. 
Il riccio rimase per un po' in silenzio, osservando attento il risultato dei suoi studi, prima di esclamare a gran voce << Avanti, fatti vedere! >> ottenendo in principio solo un imperativo silenzio << So per certo di non averti colpito! E so anche dove sei, perciò vedi di non farmi perdere tempo ed esci subito dal tuo nascondiglio >> alche, dopo una brevissima attesa, un’esuberante voce femminile rispose,  
<< Ok-ok, esco subito! Basta che non ti allabbi e non lanci quei...cosi spaventosi! >>. 
Sbucando da una fenditura del terreno nei pressi del colpo sferrato da Shadow, una giovane di panda rossa minore avanzò con fare sicuro in direzione del suo interlocutore, fermandosi proprio davanti a lui, 
<< Salve, il mio nome è Xin e vengo dal villaggio di Wu-Lang! Piacele di conoscella, signol Sonic! >> concluse con espressione lieta e gentile, che ben si accostava al suono deciso e al contempo dolce della sua voce, inchinandosi per eseguire il tradizionale gesto di saluto dei popoli orientali. 
La ragazza si mostrava di statura relativamente piccola, circa un palmo inferiore rispetto a quella del riccio, dal fisico snello e longilineo che metteva ben in risalto le sue graziose forme. Il manto della rossa pellliccia, alternato da chiazze bianche sul viso e da anelli di pelo più scuro sulla coda, era vaporoso e folto, risultando incredibilmente soffice persino alla semplice vista. 
Il Tangzhuang che indossava si presentava di una scura e lucida tonalità verdognola, chiusa per tutta la sua lunghezza da alamari neri, con le maniche tagliate a metà della spalla e due corte aperture laterali ai fianchi; una fascia rossa, legata ben stretta all’altezza della vita, armonizzava il tutto. I pantaloni invece, rigonfi per una maggiore abilità di movimento, erano d’un forte color ebano e venivano stretti alle caviglie da una seconda e terza fascia del medesimo colore della prima. Ad ultimarne il completo, due fini e scuri taijin come calzari. 
 

Di fronte al saluto della giovane, non una parola fuoriuscì dalla bocca di Shadow. 
Con animo contrariato, velatamente palesato da uno sguardo seccato e più torvo del solito, l’oscuro riccio si voltò per allontanarsi da colei che, a sua percezione, non era altro che l’ennesimo fastidio. 
<< Mi scusi, signol Sonic, non vollei lisultale antipatica, ma da queste palti è uso licambiare il saluto offelto! Salebbe una cosa da maleducati sottlalsi a questa folmalità! >> spiegò Xin, con lo stesso tono gentile e cordiale, alzando leggermente il capo per avere una migliore visione delle azioni del suo interlocutore, 
<< Prenditela con te stessa! >> fu la schietta e stranamente pacata risposta del nero, 
<< Non capisco, pelché? >>, 
<< Hai invaso il mio territorio! Non hai annunciato la tua presenza, preferendo nasconderti! >> spiegò secco Shadow, accorciando questa volta la distanza tra di loro << Infine, non sono certo in obbligo di ricambiare il saluto ad una ragazzina che non ha nemmeno idea di chi ha davanti >>, 
<< Come? Lei non è il famoso Sonic, l’eloe di Mobius? >>, 
<< Affatto, io non ho nulla da spartire con faker! Il mio nome è Shadow, la Forma di vita definitiva >>. 
 
 
 
<< Oh, ma che bella presentazione! E io che credevo fosse la mia quella troppo esaltata,...>> esclamò una terza figura, comparendo alle spalle del riccio << ...ma a quanto pare non è così >>, 
<< Chi diavolo sei? >> domandò rabbioso Shadow, voltandosi, scrutando il nuovo fluttuante intruso, 
<< Giusto, che sbadato, non ho ancora detto il mio nome! >> fece la creatura, gesticolando teatralmente per enfatizzare la falsa distrazione, discendendo lentamente a pochi passi dai due << Io sono Vinew, ma puoi anche chiamarmi “l’Innovatore Assoluto” >>, 
<< Cosa? >> domandò basito, 
<< Lo so, avrei potuto usare un titolo migliore! In realtà ero indeciso tra “Modificatore del tutto”, “Cacciatore di mondi” e questo. Secondo te ho fatto bene? Perché a me piaceva molto di più il primo! Sai, credo che farò così, lo userò al mio prossimo incontro, che ne dici? >>, 
<< Adesso ho capito! >>, 
<< Davvero? Non ci hai messo nemmeno troppo tempo, impressionante! >>, 
<< Sei solo un buffone! L’ennesimo di una lunga serie che ho avuto il dispiacere d’incontrare >> esclamò il riccio, con tono severo e sprezzante. 
<< Ehm...signol Shadow, mi peldoni,... >> gli sussurrò Xin, accostandosi a lui con fare ingenuo << ...ma folse con palole simili potlebbe offendele lo stlanielo >> 
<< Esatto, ragazza! Finalmente qualcuno dotato di un po' d’educazione e che non si ferma a giudicare dalle apparenze...e in possesso di un difetto di pronuncia notevole! >> fece ironico Vinew, ghignando divertito,  
<< Oh, ma il mio non è un difetto di plonuncia, piuttosto un... >>, 
<< Perché sei qui? Che cosa vuoi? >> domandò infine irritato il riccio scuro, interrompendo bruscamente la ragazza, 
<< Che maleducato, non l’hai lasciata finire! Comunque, sono qui per mettere alla prova e vedere personalmente il potere distruttore della “Sforma di vigna propositiva” >> fece divertito il canide assumendo uno sguardo malefico, ben diverso da quello precedentemente bonario << Mentre, per quel che riguarda il “cosa”...niente in particolare, solo qualcuno che mi aiuti ad ammazzare il tempo >>, 
<< Se è solo questo, accontenterò entrambe le tue richieste >> disse Shadow, con una calma disarmante, dando sui palmi delle mani due sfere oscure d’energia << Considerale come ultimo desiderio! >>. 
<< Allola paltecipelò anch’io! >> esclamò d’un tratto la giovane panda minore, accostandosi allo scuro e nuovo compagno, assumendo una delle tipiche pose da combattimento marziale, 
<< Assolutamente no! >>, 
<< Assolutamente sì! >> fece di rimando il lupo, con particolare entusiasmo, ridendo sguaiatamente << Più siamo e più ci divertiamo, non credete? >>, 
<< Io non salei tanto entusiasta, signol Vinew! >> lo rimbeccò dolcemente Xin, mentre dal suo corpo cominciava a fuoriuscire uno strano vapore azzurro << Potlebbe non piacelti così tanto >>. 
 
 
 
 
                 
          
 
Dalla scrivania dell’autore: 
Rieccoci tornati con un nuovo capitolo! 
Qui avete fatto la conoscenza di un nuovo personaggio, Xin; spero che possa, se al momento non lo avesse ancora fatto, piacervi ed incuriosirvi. Specialmente perché, essendo mia intenzione utilizzarlo più spesso, non vorrei che venisse preso come superfluo o da scartare. 
Con questo, vi auguro un buon proseguimento. 
 
State a casa. State sereni. Pensate positivo e viaggiate con la vostra fantasia.  
La quarantena finirà, ma dovete essere vivi per vederla. Un abbraccio a tutti voi e verso tutti coloro che, purtroppo, hanno perso qualcuno o lo hanno in ospedale. 
Fatevi coraggio. 
 
 
Arrisentirci! 


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Capitolo 10
*** Un duello a tre ***


Accompagnate da un pacifico silenzio, nel quale il dolce fischio del vento sembrava percorrere l’erba fresca della valle per donare a quell’ambiente un tono assai più spirituale e mistico, le due fazioni si mostravano ferme l’una dinanzi all’altra; in attesa, similmente ai soldati di trincea, di colui che per primo avesse azzardato un attacco. Intente nella preparazione di una qualsiasi vincente strategia, nel caso una dimostrazione di forza non fosse stata sufficiente. 
In questo gioco di nervi Shadow, pur mantenendo alta la guardia, sembrava avere il fuoco della propria concentrazione deviato. Con uno sguardo rivolto oltre la preparazione dell’imminente combattimento, verso la figura dell’improvvisa alleata che adesso lo affiancava. 
Sebbene l’intromissione di Xin continuasse a risultargli non più di un fastidio da arginare, dovette ammettere a sé stesso quanto la manifestazione del potere che quest’ultima sembrava celare avesse provocato una discreta curiosità in lui. 
Effetto che, inoltre, veniva alimentato da una tempra combattiva e sicura di sé che palesava sul volto della giovane panda minore; come se la figura di un avversario potenzialmente superiore non scalfisse l’istintiva preoccupazione che, in casi naturali, chiunque avrebbe provato. Atteggiamento, ad oggi, visto solo riflesso negli occhi di faker e dell’ottuso echidna. 


<< Allora... >> esordì d’un tratto Vinew, lanciando fugaci occhiate ai due suoi contendenti, fingendo perplessità << ...che vogliamo fare? Combattiamo o restiamo a guardarci nelle palle degli occhi? >>. 
<< Inizio io! >> esclamò prontamente ed entusiasta la ragazza, battendo le mani avanti a sé e concentrandovi nei palmi, ora intensamente illuminati, quel vapore d’energia azzurro che le aveva rivestito il corpo fino a quel momento, 
<< Ma certo, come ho fatto a non pensarci? D'altronde, come si suol dire, prima le signo.... >> ma le parole del lupo vennero d’un tratto mozzate. impedendogli di trovare una conclusione. 
Due robuste lastre di terra, formate dal suolo ai lati di Vinew e guidate dal movimento manuale di Xin, avevano impedito al lupo cosmico di ultimare la sua provocazione e costringerlo ad un improvviso sforzo per non venirne pressato al centro,    
<< Ehi, niente male! Devo ammettere che mi hai quasi colto di sorpresa >> esordì affabile, distanziando l’attacco subito facendo leva con la forza dalle sole braccia << Ma devi lavorarci un po' di più se vuoi ottenere dei risultati, bimba! >>, 
<< D’accoldo! >> rispose semplicemente la giovane, una volta sgretolata la precedente forma con una leggera vibrazione delle dita, rimodellando il materiale originario per racchiudere il suo opponente al centro di una nuova sfera compatta come la roccia << E adesso? >>.  
Domanda retorica. Senza la reale volontà di prestare attenzione ad una risposta. 
Con un deciso e inesorabile movimento ascensionale e discensionale delle braccia la ragazza, dopo averlo sollevato a qualche metro d’altezza, fece più volte precipitare rovinosamente al suolo l’involucro argilloso provocando, a dimostrazione della potenza sprigionata nell’impatto, un cratere sempre maggiore di quello precedente. Tutto questo senza che una sola espressione o gemito avesse minimamente sfiorato la sua figura. 
Shadow, d’altra parte, non sembrava ancora intenzionato ad intervenire; completamente assorto nello studio di quella singolare ragazza che sembrava risplendere nel suo elegante portamento. Dotata di un prezioso dono che, in alcune sfaccettature, gli ricordava quello assai tremendo e pericoloso di Silver. 
<< Cosa ne pensa, signol Shadow? >> domandò ingenuamente Xin, alla ricerca di un cenno positivo del riccio scuro, distogliendo lo sguardo dall’avversario << Non sto andando male, velo? >>, 
<< Non distrarti, ragazzina! >> fu la secca risposta del nero, rimproverandole la superficialità dimostrata << Pensi che sia davvero così facile? >>. 
<< Oh andiamo, cerca di essere un po' più incoraggiante, riccetto! Si sta dando tanto da fare, in fondo! >> esclamò beffardo Vinew, sdraiato comodamente ed incolume alle loro spalle, richiamando l’attenzione di entrambi << Comunque hai ragione, ma se vuoi insegnare bene qualcosa ti consiglio di passare... >> s’interruppe, portandosi in una frazione di secondo a pochi centimetri dal volto della panda, sfiorando la mano sul suo addome << ...alle lezioni corporali >>. 
La piccola onda d’energia, che il lupo aveva creato e posato con quel semplice contatto, ebbe lo straordinario effetto di sbalzarla contro un costone di roccia situato a pochi metri dietro di lei, incastonandola all’interno della sagoma da lei creata con l’urto. 
Un grido di dolore echeggiò nella valle. La mente presto in lotta per non cedere e svenire completamente, mentre i muscoli procedevano nel loro inconscio rilassarsi.


Uno sguardo ironico e sinistro la osservava da troppo vicino. 
<< Piccoletta, sveglia! Lo so che mi senti, perciò smettila di far finta di essere svenuta...o morta...o entrambe le cose! >> fece Vinew chinato con lo sguardo su di lei, schioccando le dita nel tentativo di farla rinvenire, per poi sollevarsi da terra e rivolgersi al nero << Secondo te può continuare? Io scommetto di no! >>, 
<< Se non sbaglio eri venuto qui per affrontare me, non è così? >> fece pacatamente Shadow, ignorando la domanda del lupo, 
<< Esatto! Diciamo che questo è stato solo un piccolo riscaldamento. Un antipasto, in attesa della portata principale...sperando che ne sia valsa la pena! >>. 
Accennando un compiaciuto ghigno, che mal si accompagnava al suo sguardo truce, il riccio oscuro caricò una Lancia del Chaos su entrambe le mani. Eseguendo una torsione precisa del bacino e concentrando al massimo le energie in modo da imbrigliarne l’elasticità del movimento con la sua massima espressione nella forza, scoccò entrambe le armi con una precisione millimetrica al petto del misterioso opponente; un attacco basilare, dall’esito tanto rapido quanto distruttivo, ma di cui lui stesso metteva in dubbio l’utilità in quel frangente. 
Difatti quest’ultimo, con una scioltezza e non curanza tali da oltrepassare di gran lunga le aspettative del riccio striato, deviò la prima lancia con un leggero tocco della mano, facendola impattare altrove; la seconda, una volta fermata poco prima che gli raggiungesse lo sterno, la utilizzò come stuzzicadenti, 
<< Scusa se uso il tuo bastoncino, ma mi era rimasta una foglia di alta aspettativa tra i denti! >> spiegò, prima di lanciarla via con le dita << Su-su, non fare il timido con me! Non spererai di impensierirmi con dei simili trucchetti, spero! >>, 
<< Per niente! >>, 
<< Allora perché... >>, 
<< Volevo vedere a quanto potevo spingermi con te >> fece Shadow, elevandosi anch’egli, raggiungendo lo stesso piano di Vinew << E adesso lo so! >>. 
Appena concluse di parlare il riccio scuro, caricate fra le dite un numeroso quantitativo di Explosive Bullet, scagliò il suo arsenale contro la figura del lupo che, senza accennare alcun movimento o segno di timore, contrastò con un sottile scudo d’energia evocato avanti a sé. Il contrasto fra quelle due forze generò uno sfolgorio abbagliante che permise al nero, sfruttando la funzionalità del Chaos Control, di tele-trasportarsi alle spalle dell’avversario e sfogare su di lui una combo di diretti al centro del tronco, impregnati dalla stessa potenza di cui erano costituiti i Chaos Blast; così da ottenere una piccola, ma intensa, esplosione al contatto. 
Una mossa strategica che Vinew, stretto in una smorfia di fastidiosa sofferenza, non si attendeva da una creatura descrittagli da Eggman come terribile per la brutalità e violenza. Una scoperta che lo esaltò più di quanto potesse pensare. 
Fendendo un colpo di taglio orizzontale con la mano, eseguito mediante una rotazione del busto, riuscì ad allontanare il nero e a prendere una posizione più consona al combattimento; pronto a rispondere all’offensiva. 
Azione che però scoprì futile in quanto, nel periodo intercorso fra un colpo e l’altro, Shadow aveva avuto modo di invadere lo spazio intorno a lui di un quantitativo incalcolabile di sfere elettriche del Chaos. Le stesse che ebbe il tempo di perfezionare pochi minuti prima del suo arrivo e che ora fluttuavano con leggiadri movimenti ipnotici; come a formare un mantello ondeggiante di oscurità alle spalle del loro creatore. 
<< So che potrebbero farmi male ma,...che figata! >> fece Vinew, piacevolmente impressionato, catturato dallo scenografico e terrificante spettacolo di cui era stato reso partecipe.  
Queste, appena il riccio incrociò i pugni al petto, si concentrarono a gran velocità sull'obbiettivo, investendolo di una cocente ed esplosiva scarica elettrica che, oltre a strappare un breve e sottile latrato dal lupo, illuminò l’intera area della valle.  
Infine, a conclusione del tutto, una coltre nera salì al cielo. Gli echi della lotta si attenuarono, divenendo sempre più flebili e lontani, mentre il silenzio si riappropriava del suo regno. Il respiro di Shadow, lievemente alterato, si placò mentre discese a terra.  
  
  
  


<< Complimenti, signol Shadow... >> fece Xin, con tono affannoso, avvicinandosi zoppicante con braccio posato sulla parte dell’addome dove aveva subito l’attacco << ...lei è davvelo folte! >>, 
<< Siediti! >> esclamò imperativo il riccio, accennando uno sguardo interessato << Sei ferita, non dovresti affaticarti >>, 
<< Ha lagione, ma è stato così incledibilmente glandioso! >> esclamò infine euforica, esplodendo di meraviglia << La plego, me lo potlebbe insegnale? >>. 
<< Piccola, prenditi il biglietto e aspetta il tuo turno! >> proruppe nuovamente il canide, comparendo dal fitto del fumo che andava diradandosi, accolto dal riccio nero di rosso striato con un’espressione crucciata di sorpresa e ferocia << Prima lo deve insegnare a me, visto il pizzicore che mi ha provocato >>. 
La sua figura era intatta. Niente abbozzava l’idea che avesse appena subito un qualsiasi attacco. 
<< Spero non ti dispiaccia vedermi ancora qui, ma ho pensato sarebbe stato per te umiliante se mi fossi finto ferito o dolorante dopo quei buffetti innocenti >> continuò ironico e provocatorio, spolverandosi la tunica dai residui di polvere, 
<< Come ti pelmetti? Adesso ti faccio... >>, 
<< Niente! >> la bloccò invece Shadow << È me che vuole, tu stanne fuori! >>, 
<< Ma vollei dale una mano anch’io! Folse l’elemento non è quello giusto, ma posso... >>, 
<< Qualunque esso sia, il tuo potere non è sufficiente adesso! Mettiti al riparo e riposa, se non vuoi rischiare di lasciarci la pelle >>, 
<< Ehi, io sto ancora aspettando! >> esordì di nuovo Vinew, portandosi le mani sui fianchi con fare stizzito << Non è per niente carino tutto questo e non sto scherzando! Avete idea quanto io abbia viaggiato per venire qui?...non che la cosa fosse per me importante...ma avere un po' di considerazione è chiedere forse troppo, eh? >>, 
<< Per uno come te, sì! >>. 
 

Con velocità sonica, il nero raggiunse istantaneamente il lupo; sfruttando l’inerzia dello scatto, roteò il corpo su sé stesso per assestare un calcio caricato laterale e sfondare la difesa dell’opponente, prima di passare ad un attacco più diretto e mirato. Probabilmente, la sola forza del Chaos non sarebbe bastata a sopraffarlo.  
Manovra che però non trovò successo, interrompendo bruscamente la pianificazione offensiva.  
Mosso alla medesima velocità Vinew, abbassatosi per schivare il rapido colpo, afferrò con entrambe le mani la caviglia della gamba d’appoggio di Shadow che, usandola per fare leva sul corpo e sollevarlo a disegnare una traiettoria a parabola sopra la propria testa, lo batté con violenza a terra con tutta la sua forza. Una seconda. Terza. Quarta volta. Con sempre maggiore irruenza. 
Alla fine, mollando la presa a mezz’aria, lo caricò a palmo aperto proiettandolo a qualche metro di distanza da lui. Un ringhio di rabbia sfuggì dalla bocca del riccio. 
Ferito più nell’orgoglio che nel corpo, Shadow si apprestò a sollevarsi per riprendere lo scontro; prima che potesse effettivamente mettersi in piedi, il canide piombò a piedi pari sopra di lui, schiacciandolo e costringendolo a rimanere sotto il peso del suo massiccio e potente corpo. 
<< Senti un po', visto che la faccenda mi sta annoiando, che ne diresti se ti scatenassi davvero? >> fece l’essere cosmico divertito, picchiettando poi le dita sugli anelli da polso dello striato << Ad esempio, potresti finalmente togliertiquesti e mostrarmi la tua intera forza! Dureresti poco, data l’energia che ti verrebbe richiesta, ma sarebbero minuti di pura gioia >>. 
Nonostante la proposta potesse apparentemente risultare vantaggiosa, concedendogli una maggiore opportunità di prevalere sul suo avversario, il riccio comprese la sua inutilità; accompagnata dalla realizzazione di una verità che, per un breve istante, lo disarmò.  
Non aveva nessuna possibilità di vincere, sebbene non avesse subito dei seri danni. 
Vinew era a conoscenza di quel suo potere, sapeva la maniera di sbloccarlo e probabilmente come poterlo annichilire. Fino ad ora lo aveva provocato, mostrando nella lotta l’inutilità dell’uso dell’energia Chaos nella sua forma controllata, solo per poterlo spingere a dare il massimo e soddisfare il capriccio di una migliore qualità di divertimento. Era tutto un gioco nella sua mente, con lui che doveva essere il suo giocattolo.  
Non poteva sopportarlo. 
 
 



<< Lascialo stale! >> irruppe Xin, nuovamente imbrigliata nell’ultimo flusso del suo dono, attaccando il corpo del lupo con una raffica di taglienti lame di pietra << Non hai ancola finito con me >>, 
<< “Allola limedio subito, signolina”! >> fu la canzonatoria risposta di Vinew che, sbattendo con forza le mani di fronte a lui, fermò e ridusse a nulla gli oggetti lanciatigli contro << Anche i tuoi sono dei bei giochetti, lo sai? >> fece ancora, creando una sfera verde luminescente, grande non più di una palla da tennis, che iniziò a palleggiare tra le mani << Però, vorrei mostratene uno prima io! >>, 
<< Fermo! >> intervenne Shadow, cercando di voltarsi e tentare una nuova offensiva, impedito a terra dal piede del canide << Sono io il tuo avversario, battiti con me! >>, 
<< Ma cos’è tutto questo sprone al sacrificio? Non temere, appena avrò sistemato “difetto di pronuncia” qui presente, toglierò gli anellini che porti addosso e riprenderemo il combattimento. Perciò stai buono e goditi lo spettacolo >> concluse, lanciando improvvisamente la sfera verso la panda minore. 
Quest’ultima, nonostante l’esigua figura provata dalla violenza delle ferite subite, la superò con una capriola che mise in evidenza la sua forma atletica e prontezza di riflessi, 
<< Come diceva semple mio nonno: “Liplova, magali salai più foltunato!” >> fece beffarda, assumendo una nuova posa marziale, 
<< Complimenti, bel salto! >> applaudì il lupo, impressionato dai riflessi mostrati << Ma non è mia abitudine sbagliare >> concluse, invitandola con un gesto a voltarsi. 
La sfera verde infatti, dopo aver evitato l’impatto con la roccia, puntò nuovamente contro il suo obbiettivo; Xin se ne accorse e seguitò a destreggiarsi in eleganti ed aggraziate schivate, con calcolate deviazioni dell’oggetto, evidenziando inoltre la propria resistenza. Tutto questo sotto lo sguardo divertito di Vinew e quello attento di Shadow che, nel frattempo, tentava di divincolarsi da quella posizione. 
Purtroppo, col tempismo peggiore che potesse esistere, la panda mise il piede in fallo rovinando a terra, mentre la sfera si stava nuovamente dirigendo verso di lei; non avrebbe fatto in tempo ad evitarla.  
Chiuse gli occhi, accettando il finale della sua lotta.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          
 
 
 
                                                                                                                                              




Dalla scrivania dell’autore: 
Come dicono dalle mie parti: Lo so, sono una bestia! 
A peggiorare la situazione direi che l’intenzione originaria sarebbe stata quella di procedere ancora con la narrazione, triste o gaia che fosse. Il dramma deve essere da qualche parte, dopotutto. 
Spero che il confronto possa essere risultato di vostro gradimento e soprattutto esaustivo. 
Detto questo, ringraziando chiunque leggerà e darà un suo parere, vi saluto alla prossima. 


Arrisentirci!

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Capitolo 11
*** Strane richieste ***


“Come pensi che sarà il giorno della tua morte?”.  
Questa era la domanda che, in quegli ultimi istanti, la giovane panda minore sentì echeggiare nella sua mente. Una rimembranza del passato, riaffiorante nel suo inconscio. 
Una domanda strana, che le era capitato più volte di udire durante i suoi relativi pochi anni di vita; come, d’altra parte, lo erano anche le risposte di coloro al quale il quesito veniva posto. Almeno dal suo punto di vista.    
Nella quasi totalità dei casi si faceva riferimento ad una silenziosa fine su un giaciglio comodo, nella pacifica compagnia di quei loro cari che li avrebbero accompagnati alla porta dell’ultimo viaggio della vita.  
Non era una prospettiva meritevole di biasimo, ma Xin aveva ideologie diverse. 
Sebbene non si fosse mai veramente soffermata su domande simili, la sua indole l’aveva portata ad immaginare la propria morte come quella dei guerrieri, suoi antenati; nel pieno fermento di una battaglia, per mano di un avversario tanto forte da non essere stata in grado di resistere o fuggire. Una fine gloriosa ed onorevole. 
Un sorrisetto ironico ed incredulo, anche nell’accettazione di un fato certo, le comparve sul volto; era riuscita a trovare qualcosa per cui ridere. 
Stava per essere accontentata, anche se in un’età che non si aspettava. 
 
 
 


La sfera aveva quasi completato totalmente il suo percorso quando all’improvviso, alla velocità di una folgore divina, un riccio sonico si parò a difesa della panda, puntando l’arma in rapido avvicinamento. 
Investita da un lampo di luce, lo stesso che il blu era solito provocare nei suoi slanci estremamente rapidi, Xin fu costretta ad un sussulto che la lasciò imbambolata e semisdraiata a terra; in preda ad un misto di sorpresa e meraviglia nello scoprire, una volta riaperti gli occhi, la comparsa di quella ricercata figura. 
Dopo aver rivolto un rapido e rassicurante cenno di saluto alla ragazza Sonic, sfruttando l’inerzia dello slancio e di una distanza prossima al limite dalla luminescente sfera, si scagliò con un salto contro il globo raccogliendolo fra i palmi delle mani; accompagnando inizialmente la direzione originaria del proiettile, il riccio si appallottolò con incredibile velocità su sé stesso modificandone la traiettoria.  
A quel punto, dopo averlo imbrigliato di una maggiore potenza ed energia dinamica grazie alla propria rotazione, lo scagliò contro il canide. 
La rapidità di quel contrattacco, oltre alla sorpresa nel trovare un nuovo contendente, colse impreparato Vinew. Quest’ultimo, colpito al volto ed accecato dall’esplosione dell’impatto, dovette indietreggiare di qualche passo a causa dell’onda d’urto, liberando involontariamente Shadow dal suo opprimente peso. 
Approfittando di quella occasione il riccio striato, senza rialzarsi, sorprese l’avversario con un violento calcio a taglio eseguito a rasoterra, lasciandolo sospeso a mezz’aria, per poi investirlo all’altezza dello sterno con un calcio d’asino a piedi uniti, flettendo con le braccia al suolo per un maggiore effetto di spinta. 
Il canide, questa volta, risentì dell’assalto; col fiato mozzato e intontito, fu scaraventato inerme al lato opposto della valle, venendo sommerso dal folto manto d’erba. 
 
 
<< Bel colpo, Shad... >> esclamò d’un tratto Sonic, avvicinatosi all’ombroso riccio con fare ironico << ...per poco non era un fuoricampo! >>, 
<< Che ci fai qui? >> domandò Shadow, sorvolando la battuta e l’odiato nomignolo affibbiatogli, senza abbandonare totalmente l’attenzione dal luogo in cui era finito Vinew. Sicuro che, per quanto violento, la forza che aveva sprigionato non sarebbe certo bastata a sopraffarlo.  
<< Ehi, ti sembra questo il modo di trattare un amico? >> lo rimbrottò l’altro, fingendosi offeso << E pensare che sono venuto fin quassù per ringraziarti dell’aiuto che ci hai dato ieri! >>, 
<< Per quello che importa, potevi farne a meno! >> sentenziò il nero, incrociando le braccia al petto, 
<< Lo so, infatti avevo pensato di mandarti una lettera,...però poi mi sono detto: “Perché non dirglielo di persona? Sono sicuro che a un tipo così socievole, gli farà piacere un po' di compagnia!” >> continuò beffardo << Inoltre, ad essere onesti, non ero sicuro che l’avresti realmente letta quella lettera...o ricevuta...o che avresti lasciato incolume il postino. >>, 
<< Come hai fatto a scoprire dove fossi? >> chiese ulteriormente il riccio striato, senza soddisfare le aspettative della solare controparte di una sua reazione, mantenendo una compostezza severa e autorevole, 
<< Non ci sono poi tanti luoghi sul pianeta, così solitari e impervi, in grado di soddisfare la tua masochistica voglia di depressione >> fece il blu, lanciandogli dei fugaci sguardi e carpire la minima variazione per il suo insano divertimento. 
Anche se non aveva tutti i torti; non era certo un mistero per nessuno il fatto che Shadow, per propria indole, scegliesse luoghi simili per appartarsi ed avere meno fastidi possibili. Specialmente se questi provenivano dal blu o dallo scienziato a forma d’uovo che, spesso e volentieri, si presentavano l’uno accodato all’altro.  
<< Anche se, lo ammetto, a facilitarmi la ricerca sono state le voci riguardanti una timida, gentile e discreta creatura, dal colorito nero e rosso, girovagante sulle alte cime del Chu-nan >> concluse, sogghignando divertito.  
Sapeva che non era mai un bene tormentarlo, considerati i rischi che simili tentativi comportavano, ma il gusto di alterare la sua aurea superiore per abbassarlo ad un livello più infantile e terreno ne valeva l’azzardo. 
Tuttavia, quel giorno, Shadow sembrava totalmente lontano dal rivolgere anche una minima attenzione alle sue provocazioni. Il motivo era chiaro e, ripensando a ciò che aveva intravisto al suo arrivo, non poteva che trovarsi d’accordo. 
Poche erano le volte che gli era capitato di vederlo in difficoltà; ancora meno quelle in cui lo aveva visto sopraffatto o, come in quel caso, immobilizzato a terra e apparentemente incapace di reagire. 
Probabilmente creature dotate di una tale capacità potevano essere numerate sulle dita di una mano. 
<< Chi è quel tizio? >> domandò infine, assumendo un atteggiamento più serio, volgendo anch’egli la propria attenzione dove era precipitato il canide, 
<< Non lo so! >> fu la secca risposta del nero << Ha detto di chiamarsi Vinew >>, 
<< E cosa vuole? >>, 
<< Lottare per divertirsi, ma non credo sia quello il suo scopo principale. Un’entità simile non può essere giunta fin qui solo per combattere per puro piacere! >>, 
<< “Entità”? Cosa te lo fa pensare? >>, 
<< L’ho affrontato poco prima che tu arrivassi! Non un singolo attacco è stato in grado di danneggiarlo veramente >> fece, serrando i pugni in un moto di stizza << Nemmeno l’uso del Chaos è stato d’aiuto anzi, per quanto lo usassi, riusciva a resistergli o a neutralizzarlo con il suo potere! Nessuno, tra coloro che abbiamo affrontato, è mai stato in grado di questo con una tale semplicità >>, 
<< , questo non vuol dire che... >> provò a controbattere il blu, insicuro lui stesso sul cosa dire data la relativa poca esperienza con quella fonte, 
<< Sonic, per quanto tu possa ignorare molte cose, sai perfettamente che il Chaos è l’energia fondatrice del mondo e che pochi sono quelli che riescono a controllarla, anche se imbrigliata dentro di sé! Chiunque possegga un potere persino superiore a questo, con una capacità di gestirla in modo così incredibile, non può essere definita una creatura normale >>, 
<< Capisco! >> borbottò il riccio sonico, osservando lo sguardo cupo della sua controparte scura, per poi spezzare i toni con ironia << Quindi la tua non è solo una scusa per giustificare il fatto che ti ha trasformato nel suo tappetino, giusto? >>, 
<< No! >> rispose a denti stretti Shadow, cercando di mantenere una giusta calma di fronte all’idiozia del blu << Non è solo per questo! >>, 
<< Ah, quindi potrebbe essere anche qualcos’altro! Mi domando cosa possa essere? >>. 
<< Ehm...signol Sonic! >> fece timidamente e con lo sguardo abbassato Xin, una volta ripresasi dallo shock iniziale, afferrando con la punta delle dita uno degli aculei sulla schiena del riccio per accertarsi di riuscire a richiamare la sua attenzione << Non saplei...pelò...potlebbe essele pelché è stato anche chiamato “Sfolma di vigna plopositiva? >>. 
 
 
Un infinito attimo di silenzio piombò sui tre. 
Lo sguardo sbigottito del nero, lanciato in direzione della panda, andava ad accompagnarsi a quello assai incredulo di Sonic. 
<< Scusa...cosa hai detto? >> fece infatti quest’ultimo, squadrando Xin alle sue spalle, 
<< H-ho d-detto “Sfolma di vigna p-plopositiva! >> balbettò lei, lievemente intimorita per l’inaspettata reazione. 
Una volta ottenuta conferma, realizzando al tempo stesso a chi corrispondesse nella forma originaria, uno sguaiato scoppio d’ilarità piegò il riccio blu che, per poco, non si accasciò a terra. 
Effetto tutt’altro che condiviso da Shadow il cui orgoglio, già mestamente provato, stava ora subendo un ulteriore colpo basso proprio dal suo rivale di sempre. La persona meno indicata a cui rivelare tale pericolosa informazione nell’intera Mobius 
In simili frangenti, poteva quasi comprendere la profonda motivazione che continuava a spingere Eggman a cercare una soluzione definitiva da apportare alla vita del riccio. 
<< Oh, Chaos...non ce la faccio...più... >> tentò di parlare il blu, intento nella ricerca d’ossigeno, appoggiando con fare amichevole la mano sulla spalle di Xin per reggersi e favorire la respirazione. 
Atto che sorprese la panda minore, data la confidenza che comportava un simile gesto, colta da un nuovo e maggiore imbarazzo per un contatto inaspettato. Il volto prontamente si arrossì, venendo lievemente celato dal colore del proprio vaporoso manto, mentre un leggero tremolio si impossessò di lei. 
<< Hai finito di fare il buffone? >> sentenziò con severità Shadow, cercando di interrompere un umorismo affatto gradito, 
<< Scusa, Shad, ma non ho saputo resistere! >> si giustificò il riccio sonico, ritrovata una più consona compostezza << A proposito, chi dovrei ringraziare per avermi fatto divertire tanto? >> domandò infine, rivolgendo uno sguardo semplice e solare alla panda, 
<< P-piacele, i-il mio n-nome è Xin e vengo da Wu-Lang, un v-villaggio a nord-est del Chu-nan >> si presentò timidamente, porgendo lo stesso medesimo inchino che aveva fatto in precedenza a Shadow; anche se la forma e il temperamento assunto in quel frangente ora sembrava completamente sparito, lasciando il posto ad uno più insicuro e timido. 
Difatti, nonostante il forte temperamento e l’ostentata sicurezza di sé, le era sempre stata fonte di grande imbarazzo il momento di presentarsi agli estranei. Sentimento amplificato se questi era il suo eroe.  
Proprio la mancanza di coraggio, come principale ragione, l'aveva spinta inizialmente a nascondersi al suo arrivo, per poi venire costretta a raccoglierne quanto più possibile solo quando Shadow, scambiatolo per il blu, l’aveva “gentilmente” invitata a rivelarsi.  
<< Hai un simpatico modo di parlare, sai! >> esclamò con tono genuino il riccio, acquietando la palese agitazione della ragazza << Piacere, Xin, io sono Sonic! >>. 
 
 
 
Conclusa quella frase, una nuova agghiacciante risata pervase lo spazio intorno a loro.  
Vinew, una volta rialzatosi da terra e mostratosi nel pieno della forma, spiccò un balzo tale da annullare l’intera distanza che li separava, atterrando a pochi passi dal trio. 
I due ricci, con il blu a fare da scudo ad una panda minore ancora debilitata, si posizionarono per affrontare un eventuale nuovo scontro. 
<< Scusate se vi interrompo, ma mentre ero disteso...a proposito, avete mai provato a guardare il cielo in quella posizione? È uno spettacolo da lasciarti “veramente” senza fiato... >> fece il canide, ironizzando sullo scarso risultato ottenuto dal contrattacco di Shadow << Comunque...stavo dicendo?...ah, sì, mentre ero disteso, non ho potuto fare a meno di ascoltarvi e...devo dire che ci hai quasi preso su di me, caro Shadsy!>> esclamò, ammiccando un complimento con lo sguardo in direzione del nero << Ora però non è il momento di parlare del sottoscritto. Non vorrei sbagliarmi, ma le mie orecchie hanno per caso sentito che fra noi è arrivato il grande Sonic? >>, 
<< Esatto! >> rispose seccamento il riccio in questione, facendosi avanti, 
<< Che piacere vederti, carissimo! >> fece canzonatorio il lupo << So che non sono cose da dirsi al primo incontro ma...dal racconto di Eggy mi aspettavo qualcosa di un po' più...più! Voglio dire, per me va benissimo anche così...non sono schizzignoso sull’aspetto delle mie vittime...però anche l'occhio vuole la sua parte, ecco! >>, 
<< Tranquillo, me lo sono sentito dire spesso >> fu la pronta risposta, che provocò una sorniona ilarità nell’avversario, 
<< Davvero? Che sollievo! A quanto pare è un pensiero condiviso! >>, 
<< Già, da tutti quelli che poi ho battuto, ovviamente >> continuò il blu, rivolgendogli un ghigno sornione << E questo accade sempre! >>, 
<< Sei davvero simpatico, molto più di quel tipo imbronciato! >> fece il lupo, reagendo in maniera inaspettatamente positiva a quella velata sfida << Credo che mi dispiacerà quando ti eliminerò...o forse no, chi lo sa? In fondo i sentimentalismi sono così superati di questi tempi >>, 
<< Non ci resta che provare! >> fece Sonic, protrando il corpo in avanti per eseguire uno scatto, 
<< Giusto, ma non ora! Ho già violato il mio accordo personale con me stesso affrontando muso serio e batuffolina insieme...non vorrei risentirmi o mi toccherà farmi una bella ramanzina >> chiarì con una serietà fuori contesto, data l’assurdità del ragionamento, per poi lanciare un amichevole saluto mentre cominciò a levitare da terra << Tranquillo, la prossima volta saremmo solo noi due...perciò tieni pronti dei fiori per il nostro appuntamento! >>.  
Al fine, con una rapidità tale da competere con quella dei due ricci, Vinew si allontanò scomparendo in breve tempo dal loro campo visivo. 
 
 
 


I tre rimasero fermi per qualche secondo, con lo sguardo rivolto al punto in cui il lupo se ne era andato. 
Numerosi pensieri, frutto di quell’incontro, pervasero le loro menti; per quanto fossero numerosi ed importanti le informazioni tratte, erano sicuri di non aver ancora potuto saggiarne la vera e profonda sostanza.  
<< Cosa pensi di fare? >> chiese improvvisamente Shadow, rompendo il silenzio creatosi, 
<< Mi sembra ovvio! Ho come l’impressione che sarà lui a farsi vivo, perciò lo aspetterò pronto per affrontarlo >> rispose il blu, con una pacatezza e semplicità disarmante, 
<< Hai qualche idea? >>, 
<< Per niente! >> fece, notando lo sguardo sorpreso del nero << Mi toccherà improvvisare >>, 
<< Come se fosse un problema per te >> esclamò infine Shadow. 
Non riusciva a capacitarsi della leggerezza con cui la sua controparte riusciva ad affrontare le cose; per meglio dire, non era in grado di concepire l’idea di avvalersi del caso, della fortuna o di qualche evento favorevole in occasioni in cui, nella logica comune, una preparazione accurata avrebbe funzionato meglio.  
Del resto conosceva perfettamente il modo di agire di Sonic; della sua straordinaria velocità di calcolo e pensiero, che sminuiva adottando un atteggiamento snervante ed infantile. Almeno con lui. 
La sua estrosità, accompagnata dalle sue capacità naturali, lo avevano reso in grado di poter competere contro forze ben superiori alle proprie. 
Lui stesso rientrava tra queste, essendo letteralmente un concentrato di energia Chaos, eppure in diverse occasioni dovette arrendersi alla superiorità mostrata dal blu nel saper reagire agli attacchi in modi impensabili. Anche se, in altre circostanze ben più serie, difficilmente quest’ultimo avrebbe potuto resistere ad un assalto eseguito al suo massimo potenziale.  
Forse era questo che maggiormente lo infastidiva di Sonic; una testarda ed impulsiva attitudine al rischio, che sfruttava per dare completo sfogo di sé stesso e delle sue abilità. Una qualità innata, ammirevole per certi versi, ma di cui era totalmente contrario. In fondo, non per niente era il loro solo aspetto esteriore ad accomunarli. 
<< Tornando al discorso, come mai eri in compagnia di questa simpatica ragazza, Shad? >> chiese il blu, lanciando qualche sguardo malizioso al compagno e alla panda << È stato interrotto qualcosa di riservato? >>, 
<< Per niente, idiota! Stava cercando te, ma ci ha confusi >> rispose seccamente il nero << A quanto pare la sindrome della mocciosa rosa deve essersi diffuso nell’aria >>,               
<< Ah, è così allora! >> fece Sonic, grattandosi l’orecchio in evidente disagio per l’equivoco, rivolgendo la sua attenzione alla giovane << Dunque...Xin, se non sbaglio...perché mi cercavi? >>, 
<< Bhé...ecco...io vollei...insomma... >> tentò la panda minore, colta da un improvviso imbarazzo per quell’attenzione, 
<< Tranquilla, sei tra amici! Parla liberamente, senza paure >> la spronò quindi il riccio. 
Quelle semplici e rassicuranti parole riuscirono ad infonderle coraggio. 
<< Signol Sonic... >> esclamò Xin, con gli occhi per un lungo istante fissi su quelli smeraldini del suo interlocutore, prima di prostrarsi poggiando la fronte a terra << ...la plego di plendelmi con sé e di lendelmi sua allieva! >>.  
 
 
 
 
La frase spiazzò completamente il riccio sonico, lasciandolo basito ed interdetto per quell’improvvisa richiesta. 
<< C-come scusa? >>, 
<< Mi peldoni, folse non mi sono esplessa bene! V-vollei che si p-plendesse cula di me come mio maestlo >> ripeté Xin, una volta sollevato il capo per rivolgere nuovamente lo sguardo su Sonic,  
<< Quello l’avevo capito! Intendevo dire, come ti è venuta in mente una richiesta simile!? >>, 
<< Fin da quando elo piccola ho sentito stolie che nallavano le implese che un piccolo liccio, poco più glande di me, afflontava con la sua supel velocità e agilità, pel sconfiggele il cattivo e salvale Mobius. Col tempo questi lacconti aumentavano, insieme alla volontà di potel anch’io lendelmi utile...come lei. La mia è una famiglia di stilpe guelliela e glazie a lolo ho appleso l’alte del combattimento, ma non hanno potuto aiutalmi col mio potele >>, 
<< Potere? Quale potere? >> domandò incuriosito Sonic, dando al contempo voce allo stesso interesse di Shadow, 
<< Sono nata con la capacità di contlollale gli elementi plincipali natulali che tocco con le mani, qualsiasi esso sia! Nessun'altlo della mia famiglia o del villaggio ne è plovvisto ! >>, 
<< Wow, fico! >>, 
<< Ho dovuto allontanalmi da tutti cololo a cui volevo bene pel paula che la mia inespelienza potesse felile qualcuno. Pel questo mi sono messa alla licelca dell’unica pelsona che conoscessi in possesso di un potele stlaoldinalio come il mio! Mi sono allenata pel tanto tempo da sola, impalando tecniche per dale foma e muovele quegli elementi, ma... >>, 
<< Ho capito! Non riesci a controllarlo completamente, giusto? >>, 
<< Quelle stolie mi hanno poltato a confidale in quel liccio che adesso ho davanti! Pelciò, la plego, mi accetti come allieva e si plenda cula di me! >> concluse infine la panda, dando fondo a tutto il suo forte spirito, tornando a capo chino.  
Una rivelazione che ebbe il potere di scuotere l’animo di Sonic; in due modi però completamente opposti infatti, sebbene avesse potuto percepire la vasta gamma di sofferenza e stress che la panda doveva aver patito in quegli anni di dure scelte, si era anche accorto di un fattore sentimentale, rivolto alla sua persona, di cui non voleva fare parte.  
Una noia pericolosa, per motivi vari, che sarebbero andati ad aggiungersi a quelli già presenti e caratterizzati da Amy che, sempre in suo agguato, occupava una buona fetta di preoccupazione in quell’ambito; nonostante le vaghe eccezioni in cui riusciva ad apprezzarla, godendo della sua compagnia.  
<< Per favore, alzati! >> esclamò serio il blu, dopo averla osservata per qualche istante. 
Xin si alzò, liberandosi dalla polvere che le aveva coperto gli indumenti, con le mani congiunte al petto in un lieve stato di timore per quell’atmosfera venutasi a creare. La paura di un rifiuto era divenuta forte. 
<< Ho ascoltato il tuo racconto e le tue parole mi hanno toccato il cuore! Comprendo la tua angoscia ed hai tutta la mia compassione >> fece il blu, fissando intensamente il grigio delle sue iridi << Ma purtroppo non posso! Conosco i miei limiti e per questo ti lascio alle cure di Shady, molto più bravo di me >> esclamò sorridente d’un fiato, per poi scattare via lasciando la propria sagoma di polvere nel punto in cui si trovava << Tenetemi informato sugli allenamenti, ciao! >>. 
 
 
 
 
 


Come un vetro di cristallo gettato a terra, in quel momento le speranze della ragazza s’infransero; le aspettative che si era creata, forse ingiustamente, caddero sotto il peso di una realtà schiacciante. 
Mille pensieri affiorarono, accavallandosi l’uno su l’altro, senza dar modo di seguire un filo logico che potesse permetterle di evadere da quel presente.  
Le sue scelte erano state tutte indirizzate in quella scommessa, di cui confidava nella riuscita positiva; i tarli del dubbio erano nati troppo tardi per poterla convincere a tirarsi indietro.     
<< Un eroe d’altri tempi, vero? >> fece con sarcasmo Shadow, destando una Xin rimasta attonita dalla risposta ricevuta, 
<< La colpa è mia, folse ho voluto pletendele tloppo >> rispose mesta la panda,  
<< Non hai preteso niente! >> esclamò d’un tratto e inaspettatamente duro il nero << La volontà di crescere e migliorarsi può prendere molte strade, anche quelle indirizzate da qualcun’altro! >>, 
<< Quindi...salà lei ad insegnalmi? >> chiese confusa << Ho visto che anche lei ha dei poteli, magali potlebbe... >>, 
<< No! >> la interruppe prontamente << Non ho tempo né interesse a farti da insegnante! >> spiegò calmo, 
<< Ma...allora, come... >>, 
<< Sarà lui a farlo, che lo voglia o meno! >> continuò, estraendo dalla folta chioma puntuta il proprio brillante smeraldo mentre afferrava la mano della panda << La tua è stata una richiesta, ma la mia sarà un obbligo! >>. 
Alzata la pietra al cielo e al suono della formula, i due scomparvero. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Dalla scrivania dell’autore: 
Salve a tutti! 
Voglio scusarmi, innanzitutto, per un fatto piuttosto importante per me. 
Come avevo detto a qualcuno, i capitoli sarebbero stati aggiornati più regolarmente...questo capitolo, però, mi ha imbrogliato. Chi tra voi scrive, saprà per certo che la cosa peggiore che possa capitare quando si deve buttare giù delle righe è il blocco dello scrittore, giusto? Lo credevo anch’io! Almeno fin quando, dopo tre-quattro giorni passati a pensare come andare avanti, non ho ripreso il racconto riuscendo in breve tempo a compilare 5 pagine...che poi ho cancellato per motivi di trama e stile. Ora, se considerate che il testo sopra copre poco più di 6 pagine di World, quanto lavoro ho buttato bellamente nel ces...tino? Bravi, un fottio. Codesto è il motivo del ritardo e, credetemi, non avete idea del tanfo sudicio che mi ha permeato il naso questa faccenda. Una roba da battere il capo sull’angolo della scrivania. 
Tralasciando cavolate simili, spero che la storia continui a piacere. 
Ringrazio chiunque si fermerà a leggere o a lasciare un’opinione e vi saluto al prossimo capitolo. 
 
 
Arrisentirci!

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Capitolo 12
*** Gestione di problemi - parte uno - ***


Per Amy era di fatto una cosa incredibile come, ovunque posasse gli occhi, non riuscisse a trovare alcuna che fosse minimamente fuori posto.  
Non che la sua intenzione fosse quella, essendo un intento contro la propria natura; solo le era difficile considerare la cosa diversamente da una meraviglia. 
Questo benché non vi fosse al suo interno, ed esterno, niente di più che il semplice essenziale, se messe al confronto di quelle realtà il cui sfarzo era solito attirare l’occhio superficiale della maggior parte delle persone. 
Comunque, nonostante questa “mancanza”, nessuna di queste ultime riusciva nella loro estrosità a raggiungere quella classe che Amy era riuscita a trovare solo lì. 
Infatti, che si trattasse dell’arredo o di vari oggetti, statuine e altri ninnoli posizionati su mensole o d’altre parti, tutto trasmetteva un profondo senso di cura e calore.  
Le pareti stesse, con quella delicata tinta simil-crema dalle soffici sfumature a pastello, donava un senso di quiete immane; specie se vi era stato abbinato un mobilio dalle vivaci e chiare tonalità di colore.  
Come le due coppie di vetrine posizionate sui lati opposti della stanza, sul cui vetro era possibile notare un sottile accenno turchese, le quali ben fungevano allo scopo di elegante riempitivo che al contempo imbrogliava l’occhio per dare una prospettiva più allungata di una stanza comunque piccola. 
Nella fattispecie, un semplice salotto dedito all’accoglienza dell’ospite di turno; il luogo ideale ove poter assaporare una delle tante miscele, sempre gentilmente offerte, il cui aroma era diffuso nell’aria similmente a quello dei fiori di campo in primavera. Un toccasana per rasserenare anche l’animo più irrequieto o sfiduciato. Come spesso era quello della riccia. 
Agli inizi aveva persino provato ad esaminare nel dettaglio ogni sfaccettatura che le era capitato di notare, per poi doversi infine dare per vinta all'impossibilità del tutto.    
Ciononostante, era riuscita a comprendere come questa delineasse perfettamente lo spirito del padrone di casa. O meglio, della padrona. 
Infatti, pochi altri mobiani potevano permettersi il lusso, se questo poteva considerarsi tale, di trasmettere così chiaramente simili sensazioni meglio di Vanilla 




Una creatura in grado di incarnare con eleganza sia l’essenza del puro amore materno, con tutto ciò che esso comportava, che la fermezza e risolutezza di un’adulta. Assieme ad una forza di volontà per niente trascurabile, considerando l’enorme responsabilità che doveva essere gravato su di lei nel crescere da sola la propria figlia. 
Un connubio perfetto di donna e madre. Capace a volte di scatenare nella riccia rosa una profonda ammirazione fino a considerarla, in vista del futuro, anche un modello di riferimento di femminilità. 
Qualità che sapeva di non possedere totalmente, per quanto si incaponisse nel negarlo, limitandosi nell’estraniarlo nel semplice buon gusto quotidiano e nei lavoretti domestici che il senso comune delineava come femminili.  
D’altronde quello non era di certo il tempo di estenderlo oltre dato che, nel suo continuo inseguimento dell’amato, un atteggiamento più mascolino le era imposto. Soprattutto se considerati gli incontri, o scontri, in cui si era imbattuta e che non sarebbe stata capace di affrontare senza la giusta dose di virilità. 
<< Ne gradisci ancora? >> domandò d’un tratto Vanilla, con quella dolcezza e gentilezza scaturita dal cuore, proponendole un nuovo bicchiere di the fresco ai fiori di mandorlo e caramello. Uno dei tanti di cui si deliziava nella composizione e che si gustavano volentieri in quei giorni estivi. 
<< C-come? >> si destò di conseguenza Amy << Oh, ma certo. Grazie! >>, 
<< Tutto bene, cara? Qualcosa ti preoccupa? >>, 
<< No-no! >> fece imbarazzata la riccia, concentrando lo sguardo sul liquido che le veniva versato << Va tutto perfettamente! >>,    
<< Ti prego, finisci il racconto, Amy! >> esclamò eccitata Cream, non nascondendo una certa impazienza, ammirando estasiata la sua giovane eroina. 
La piccola, esteriormente, era il perfetto ritratto della madre nella sua versione infantile. 
Stesse lunghe orecchie dal chiaro color mandorla, le cui estremità terminavano con un più scuro castano; due ciuffi di pelo che sporgevano al termine della nuca e un musetto che, seppur vivace e sveglio, comunicava una grande dolcezza.  
Se le premesse erano quelle, era logico aspettarsi che anche il corpo avrebbe seguito la stessa filosofia, abbandonando quello bambinesco per raggiungere quello più sinuoso e nobile del genitore.   
Il comportamento estremamente educato e rispettoso, frutto ovviamente dello sforzo materno, l’aveva portata ben presto ad entrare nelle grazie dell’intera compagnia. Ottenendo, con sorpresa generale, lo stesso medesimo trattamento di risposta anche dallo stesso Eggman. Cosa in realtà comprensibile se considerato il debole che quest’ultimo aveva verso le buone maniere, pur non essendone sempre un ottimo esempio.         
Il carattere generoso ed energico, dovuto non solo alla giovanissima età, l’aveva trascinata ad intraprendere numerose avventure in compagnia di Amy, maturando un’esperienza e duttilità invidiabile. Sempre e comunque a malincuore della madre la quale, pur non volendo privare la figlia di certe libertà, non si mostrava mai favorevole quando certe situazioni raggiungevano indici di pericolosità tali da mettere a repentaglio la sua salute senza che ne venisse, involontariamente o per impossibilità del momento, totalmente a conoscenza.   
Atteggiamento comprensibile dato che Cream era ancora una bambina e la sua ben conosciuta ingenuità, unita ad un atteggiamento a volte troppo fiducioso verso gli estranei, avrebbe potuto nuocerle non poco in certe circostanze. 
<< Il racconto? >> la rimirò perplessa, cogliendo un attimo dopo a cosa stesse alludendo << Ah, giusto! Dove ero rimasta? >>, 
<< Al punto in cui stavi per andartene dalla festa, mi pare. >> fece Vanilla, accomodatasi accanto alla figlia, non nascondendo un discreto interesse nel suo racconto. In fondo le visite della rosa ne erano sempre state ricche e non poteva certo negare di trovarli interessanti. 
Specie quando comprese di essere divenuta per lei, assieme alla sua casa, una sorta di salvifico porto dove poter essere rincuorata quando subiva, quasi sempre purtroppo, delle tristi delusioni di natura romantica. 
<< Giusto! Dunque...stavo per andarmene, convinta che ormai non sarebbe più venuto quando...d’un tratto mi sento toccare sulla spalla e...indovinate chi era!? >> propose infine, comunicando con gli occhi il medesimo stupore che l’aveva colta quella sera, 
<< Non posso crederci! Era davvero... >> fece la piccola, anch’ella tanto stupita da titubare un’opzione, 
<< Sì, era Sonic! >> confermò Amy, ridacchiando divertita con acuti squittii << Avreste dovuto esserci. Mi ha afferrato per le spalle, guardata intensamente negli occhi...che emozione... e poi... >>, 
<< Ti ha baciata? >> propose nuovamente Cream, eccitata per il racconto, provocando un terribile rossore nella riccia, 
<< N-no, cosa vai a pensare? Forse è ancora troppo presto per quello...anche se... >> fece la rosa, con uno strano sorrisetto inebetito e poco rassicurante, 
<< Amy, potresti gentilmente tornare al racconto? >> domandò infine Vanilla, visibilmente preoccupata su quali pensieri ammorbassero la mente della ragazza, 
<< Oh, giusto! No, mi ha detto che ero bellissima...la più bella di tutte le altre invitate...e mi ha chiesto di poter essere la sua dama per l’intera durata della festa >> concluse con fare sognante << Mi ha persino tenuto stretta per mano, come una vera coppietta d’innamorati. >>, 
<< Che cosa romantica! >> le fece eco Cream, con la sua stessa espressione, 
<< Sono davvero tanto contenta per te, mia cara! >> fece sincera a sua volta Vanilla, senza palesare il dubbio sorto sulla veridicità del racconto. Non che la riccia fosse menzognera, ma sapeva per esperienza quanto la mente e i ricordi, specie durante i periodi giovanili in cui si è innamorati, giochino nell’amplificare a dismisura il significato di ciò che viene detto o fatto così da apportare modifiche secondo la propria percezione. Senza inoltre considerare che conosceva a sufficienza Sonic da sapere bene come certi modi di fare, oltre alle parole, non fossero proprio nelle sue corde. 
In pratica, senza alcuna cattiveria, racconti simili dovevano essere dimezzati del loro valore.    






<< Quindi tu e il signor Sonic siete fidanzati adesso? >> domandò con innocenza la coniglietta, speranzosa di una risposta affermativa benché, per ovvia ragione, non realizzasse cosa questo comportasse. Dopotutto, il concetto di fidanzamento non è ancora ben delineato a quell’età.  
Cosa che non poteva dirsi di Amy che si apprestò a negare con vigore, nuovamente imbarazzata, 
<< Oh, no! A-assolutamente no! Cioè, non che mi dispiacerebbe, ma al momento non lo siamo...“ancora”! >> fece, puntualizzando l’ultima parte. 
<< Allora cosa siete? >> la incalzò nuovamente lei,  
<< Due buoni amici che si vogliono bene >> intervenne la madre, giungendo in soccorso della riccia << Piuttosto, signorina, non credi di essere un po' troppo curiosa? In fondo queste sono cose private, non è vero? >> la rimbrottò con dolcezza, rivolgendosi poi ad Amy, 
<< ...sì, a dirla tutta! >>, 
<< Oh, scusa! Non voleva metterti in imbarazzo >> si mortificò Cream, attaccandosi con le mani alla fine gonna del completo turchese estivo della madre, ricevendo da quest’ultima una rincuorante carezza fra le orecchie, 
<< Non preoccuparti, non è niente! >> fece, per poi esclamare con una certa preoccupazione << Piuttosto, ora ho un grosso problema >>, 
<< Quale? >> domandarono entrambe, 
<< Non so come comportarmi adesso! Voglio dire...è diventata una faccenda delicata...non vorrei fare qualcosa che lo allontani di nuovo..., ma non vorrei comunque che mi scappasse ora che ci siamo avvicinati. Cosa mi consiglia, Vanilla? >> domandò infine, cogliendo di sorpresa la leporide, 
<< I-io? >>, 
<< Lei ha sicuramente più esperienza di me, in questo campo! Cosa dovrei fare adesso? >>, 
<< Ecco, non saprei, ma se fossi in te proverei a comunicargli la stessa gioia che hai avuto mentre ci narravi. Anche se, da quel che ho potuto osservare, è un tipo un po' riservato, sono sicura che gli farebbe piacere saperlo! >>, 
<< Ma se provo ad avvicinarmi, lui scappa! Forse dovrei preparargli una nuova trappola!? >> esclamò la riccia, 
<< U-una trappola? >>, 
<< Certamente, non c’è altro modo visto che si accorge subito se sono nei paraggi. Ho provato anche a rincorrerlo, ma è troppo veloce per me >>. 
Una rivelazione che lasciò tanto basita la coniglia, da causarle un leggero fremito sulle spalle, lasciate scoperte a causa dell’alta temperatura stagionale, arruffandone leggermente il pelo. Sapeva dell’affetto che Amy provava per il riccio, ma non era pienamente a conoscenza degli stratagemmi che questa era solita preparare per potersi garantire la compagnia del blu; inoltre, il fatto che quest’ultimo sembrava aver sviluppato una sorta di sesto senso solo per lei, non fece altro che accrescere il suo stupore. 
<< Hai mai provato ad avvicinarti con calma? >> intervenne con semplicità Cream che, contrariamente alla madre, era abituata a certe idee dell’amica 
<< Intendi silenziosamente? >>, 
<< No, nel senso senza rincorrerlo o dare l’impressione di volerlo catturare. >> spiegò << Quando voglio avvinarmi ad un uccellino, faccio in modo che non mi veda come un cacciatore ma come un’amica. Molte volte funziona e spesso sono loro che tornano a trovarmi. >>, 
<< Capisco, ma non penso che questo modo funzioni con Sonic. >>, 
<< Non ne sarei tanto sicura, mia cara, la gentilezza mostrata con affetto attira chiunque! Perché non ci provi? Sono certa che i risultati potrebbero sorprenderti >> concluse Vanilla, incoraggiandola ad accettare il consiglio della figlia. 
Il suo intento era lungi dal volersi intromettere in una storia simil-romantica, badando bene di rimanere nel suo ruolo di semplice spettatrice/confortatrice, ma la tenacia della riccia non poteva esserle indifferente. Inoltre, avrebbe di conseguenza evitato continue fughe al povero Sonic. 
<< D’accordo, mi hai convinta! Del resto, provare non costa nulla >> fece, alzandosi dalla sedia per assumere una posa sicura sul nuovo ideale << Lo prometto, la prossima volta che vorrò avvicinarmi a Sonic lo farò con cura, senza rinco... >>.






Proprio in quel momento una scia blu comparve in lontananza, percorrendo a super velocità l’intera lunghezza della vetrata di una delle finestre che, dal salotto, si affacciavano sul floreale giardino dai mille colori. Impossibile sbagliarsi su chi fosse il fautore di tale portento. 
Prima di poter concludere la frase Amy, dopo un doveroso inchino di gratitudine ed una veloce richiesta di scuse per la sua improvvisa partenza, si avviò di gran carriera per guadagnare la porta d’ingresso e potersi così portare all’inseguimento del riccio sonico. 
<< Spero che si ricordi dei suoi buoni propositi! >> fece Vanilla, appoggiandosi con le braccia al davanzale della finestra assieme alla figlia, dando voce alle sue perplessità << Mi dispiacerebbe vederla triste ancora! >>, 
<< Amy! >> urlò quindi Cream, sperando di raggiungere la riccia già lontana << Non dimenticare la promessa! >>. 
Quelle parole riuscirono effettivamente a raggiungerla, ma non destarono nessun effetto. 
Amy non si era affatto dimenticata del suo nuovo proposito, ma se avesse voluto metterlo subito in pratica, doveva correre. Almeno fino a raggiungere la giusta distanza da lui, dopodiché non ci sarebbero stati altri impedimenti.  
In realtà, in quella circostanza, poteva benissimo rallentare e cominciare a meditare le prossime mosse, da poter dare la migliore impressione possibile, e le migliori parole. Tanto sapeva perfettamente dove il riccio si stesse dirigendo; non si avventurava mai in quella zona di Green Hill, se non per un motivo specifico.


















Tra un balzo e un altro, Sonic lanciò una fugace occhiata alle sue spalle.  
Per un infinitesimale istante gli era quasi parso di notare un inseguitore dal preoccupante colore rosato, ma a quanto pare dovevano essere i postumi di un possibile trauma a fargli un brutto scherzo. 
La compagnia eccessivamente prolungata con Amy, si era accorto, poteva dare certi effetti collaterali. 
Proseguì con ulteriore energia verso la propria destinazione, saettando con vigore. L’effetto del vento che si rompeva al suo passaggio punzecchiandoli le punte degli aculei era sempre una sensazione meravigliosa, da godere ogni volta che ne aveva la possibilità. 
Goduria che durava sempre poco, per motivi affatto sconosciuti; la sua meta ormai era davanti a lui. 
Slittando sull’erba, frenò proprio di fronte a quella piccola costruzione a cupola che solitamente considerava casa. 
Non erano molti a sapere della sua esistenza, dato che era sempre facile vederlo sfrecciare da una zona all’altra del globo. Anche perché si trovava in una radura aperta, nascosta però nel fitto di una boscaglia limitrofa dove neppure i robot di Eggman si spingevano per visitarla.   
Molti persino pensavano che nemmeno ne avesse una, preferendo immaginarlo addormentato sotto il cielo stellato che più gradisse. Di fatto l’intuizione non era sbagliata dato che, nel suo girovagare, era più facile che questo accadesse; ma un luogo dove poter tornare sapendo che esiste per te, gli dava un senso di dolce tepore nel cuore. 
Certo, non che fosse una villa dal numero inqualificabile di stanze, ma la cosa non era importante. Anzi, a dirla tutta, se escluso il bagno, di stanze ne aveva due e comprendevano una cucina mai utilizzata e una camera da letto, perennemente in disordine e contenente un varietà infinita di souvenir su luoghi visitati e battaglie affrontate, dove nemmeno c’era un letto. Di solito dormiva sul tetto, sempre al cospetto delle stelle, o su di un’amaca che non necessitava di particolari cure se non quella di una lavata ogni tanto.  
Non per nulla il fatto stesso di non possedere alcuna ricchezza, se non questi ricordi dal dubbio valore, oltre alla già citata distanza da chiunque, gli aveva persino evitato d’introdurre una qualsiasi vera serratura di sicurezza; insomma, completamente aperto ad un pubblico che mai c’era stato. 
A parte qualche occasionale circostanza nel passato ove un più giovane Tails ne condivideva le mura, o altre di cui nemmeno si ricordava.                  
La rimirò, come ogni volta, per un breve istante.  
Le pareti, una volta bianche, si erano stinte col passare del tempo; le persiane di legno cominciavano a presentare quel seccume tipico del materiale ormai pronto ad essere cambiato, oltre che ad una colorazione che, dal blu intenso originario, ora rasentava l’azzurro; la porta ad arco era quella messa meglio in quanto, essendo riparata da una tettoia che ne fungeva da cornice, aveva subito meno danni dovuti al tempo. 
In generale aveva davvero bisogno di una sistemata, anche se l’idea del proprietario non era in linea con questo.




<< “Casa, dolce casa” diceva qualcuno! >> fece soddisfatto, facendo il suo ingresso nella stanza, 
<< Qualcuno che aveva un concetto di casa diversa dal tuo, inutile! >> bofonchiò una voce. 
Seduto su di una sedia, al fianco del tavolino dalla circolare forma, Shadow si ergeva nella sua ferma figura. Sebbene non rientrasse fra le sue amicizie più attaccate, a suo tempo Sonic pensò di mettere al corrente anche il suo più grande rivale dell’esistenza di quella costruzione nel caso fosse accaduto un qualsiasi evento che avesse richiesto un luogo sicuro e lontano da qualsiasi occhio indiscreto o nemico. 
Non avrebbe però mai immaginato che si sarebbe fatto veramente vivo, in un tempo di relativa pace per di più. 
<<Shady, ma che bella sorpresa! Come mai da queste parti? >> fece il blu, richiudendo la porta dietro di sé << Non che mi dispiaccia una tua visita, ci mancherebbe, solo che non ho niente al momento da offrirti! >>, 
<< Hai mai realmente avuto qualcosa qui? >> fece con tono severo il riccio striato, percependo l’ironia della sua controparte << A parte le ragnatele, s’intende! >>, 
<< Aspetta, hai appena fatto del sarcasmo? >> lo punzecchiò il blu, 
<< No! >>, 
<< Allora ti sei messo a rovistare in giro? Che vergogna, non me lo sarei mai aspettato da te! >> continuò col suo fare canzonatorio, 
<< Come se m’importasse qualcosa! Xin era assetata, ma a parte qualche ragno, non abbiamo trovato nulla. >> spiegò Shadow, con una smorfia di disgusto nella voce. 
Se c’era una cosa che aveva imparato durante il suo periodo vissuto sull’ARK con Maria e nelle varie sezioni della GUN quando veniva designato per qualche missione, l’ordine e la pulizia dovevano essere sempre ottimali. Non solo per il decoro e la dignità stessa della persona, ma anche per l’ottimale funzionamento delle armi di cui doveva fare utilizzo. 
Concetti pressocché inesistenti in quella casa. 
<< Dell’altra stanza, invece, non ne voglio nemmeno parlare. Mi chiedo solo come tu faccia a stare lì dentro? >> concluse, accennando uno sguardo di giudizio che punse in parte l’orgoglio del blu, 
<< Ehi, chi ti ha dato il permesso di curiosare in giro? >> domanda a cui il nero non poteva dare risposta dato che, nella sua figura, non poteva certo ammettere di aver nutrito quella curiosità che non era mai stata da lui << Soprattutto, se Xin è ancora su quel cucuzzolo sperduto, perché sei venuto fin qui solo per un po' d’a... >> si interruppe, realizzando una scomoda realtà << Un attimo, non mi dirai... >>, 
<< Ehm...salve di nuovo, signol Sonic! >>.        
                   
  
  
  
  
 






Dalla scrivania dell’autore: 
Come avevo detto in precedenza, nei capitoli non ci sarà sempre posto per le scene d’azione. 
Questo ne è un esempio. Un capitolo un po' più introspettivo e centrato sugli aspetti quotidiani della vita dei nostri protagonisti, in modo da fare una panoramica delle loro sensazioni.  
Con l’aggiunta di qualche particolare per arricchire la narrazione futura (vedasi la casa di Sonic). 
Il prossimo capitolo sarà un po' più interessante, ma spero comunque che questo non vi abbia annoiato. 
Soprattutto perché non è stato facile doverlo spezzare proprio qui :) 
 
 
Un saluto e un ringraziamento a chiunque continua a leggere. 
Arrisentirci!

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Capitolo 13
*** Gestione di problemi - parte due - ***


 

L’intuizione del blu si rivelò esatta. 
Dal punto da cui provenne quella gentile voce, un piccolo e verde divano posto di spalle alla porta d’ingresso, due folte orecchie fecero timidamente capolino, elevandosi lentamente fino a mostrare il volto di Xin nella sua interezza. 
Nonostante le poche e ferme parole rivoltale dal nero al loro arrivo, o la sicurezza che trasmetteva quel suo atteggiamento caparbio nell’introdursi in casa del più gioviale riccio, la giovane panda non si era mai mostrata particolarmente convinta della decisione impostale. Difatti, non appena aveva udito il giungere dell’eroe sonico nelle vicinanze dell’abitazione tentò, rivelando una certa ingenuità, di nascondere la sua presenza rannicchiandosi dietro lo schienale del mobilio; mentre uno sguardo scettico le veniva riservato da Shadow, rimasto impassibile nella sua posizione. In evidente contrasto al comportamento assunto dalla giovane, benché naturale. 
Del resto, se questo fosse stato il motivo, non avrebbe potuto certo dire di poter vantare la stessa confidenza che il riccio scuro sembrava avere nei confronti del blu. Anche se, per sua cultura di provenienza e natura, non avrebbe lo stesso mai azzardato un atto tanto audace; mentre ora, nella sua condizione di estranea, non si sarebbe nemmeno sognata di giungere fin lì.            
<< Xin?! >> esclamò basito il blu << Che ci fai qui? >>, 
<< Vede...ecco, io... >> balbettò lei, in evidente stato d’imbarazzo, 
<< Un momento! >> la interruppe con tono affabile, accortosi della sua difficoltà, per poi tornare a rivolgersi al nero con tono secco << Sei stato tu, vero? >>. Reazione particolarmente dura, raramente manifestata al di fuori delle lotte più crude; non dovuta alla presenza effettiva della panda, quanto piuttosto alla consapevolezza di un segreto violato. Quella riguardante un’abitazione riservata ai più intimi e vicini a lui, oltre che luogo che sentiva veramente suo.  
Anche se non grave nella sua essenza, l’aveva percepito come una sorta di tradimento da parte del nero. 
<< Esatto! >> fu l’altrettanto secca risposta di Shadow,  
<< Senti, come ti ho detto, non mi dispiace una tua visita...anche se sei entrato in casa mia mentre ero assente e la cosa non è carina di suo... >> proseguì Sonic, cercando di mantenere un atteggiamento più sereno << ...ma perché hai portato anche lei? >>, 
<< Il fatto è... >> si propose nuovamente la panda, venendo per la seconda volta zittita, 
<< Prova ad usare quella testa vuota, una volta tanto! >> fece Shadow, con un velo di sufficienza. 
<< Conoscendoti...scommetto che non volevi averla tra i piedi lassù, sul cucuzzolo della depressione! >> chiosò il blu, stuzzicando il rivale con la solita ironia, 
<< Questo è solo l’effetto secondario del mio intento! >> spiegò il riccio striato, una volta alzato dalla sedia, portandosi faccia a faccia col rivale << Addestrala! >>, 
<< C-cosa? >>, 
<< Hai sentito bene! >> chiosò serio << Ha chiesto di essere addestrata e, benché non ne capisca il motivo, vuole che sia tu a farlo >>, 
<< Mi sembra di essere stato chiaro anch’io, o sbaglio? >>, 
<< N-no-no! Lei è stato chialissimo, signol Sonic, solo che... >>, 
<< Xin, stai al tuo posto! >> la rimbrottò con severità Shadow, mantenendo lo sguardo puntato sul blu << Oggi la volontà del singolo non conta! Nelle difficoltà, tutti devono essere disposti ad evolversi e fare anche ciò per cui non è portato. >>, 
<< Cosa vuoi dire? >> fece Sonic, allarmato da quelle strane parole << E comunque, perché non lo fai tu? Saresti sicuramente più bravo di me e... >>, 
<< Ha bisogno dell’aiuto di qualcuno che sia stato capace di sviluppare il suo potere da solo...proprio come hai fatto tu! Io sono sempre stato monitorato, osservato da scienziati e preparatori che mettevano quotidianamente alla prova le mie abilità con esami di ogni tipo. Non potrei fare lo stesso con Xin, è di una realtà completamente opposta >> spiegò Shadow << Per questo il compito spetta a te... >>, 
<< Ma ho già detto... >>. Prima che potesse finire la frase, il fiato del blu si mozzò. 
Shadow, fulmineo, colpì con violenza la zona appena sotto lo sterno di Sonic che, colto impreparato e privato dall’aria, si accasciò sulla spalla del riccio striato privo di sensi. 
<< ...Che la cosa ti piaccia o no! >>. 
 
 


La discussione poteva considerarsi conclusa. 
Con passo deciso, una volta posato a terra il rivale, Shadow guadagnò la porta di casa raggiungendo il prato dinanzi.  
Benché fosse possibile percepire un velo di soddisfazione nel suo sguardo, non trovava comunque piacevole l’essere ricorso a quella soluzione. Soprattutto perché piombata sul riccio blu. 
Non era un amante della diplomazia, forse nemmeno lo era mai stato, ma ne riconosceva il valore e l’utilità che poteva avere in vari frangenti. Specie perché era consapevole di come la sola forza non sempre può garantire la vittoria; anche se così fosse, non significherebbe lo stesso essere stati superiori all’avversario. 
Come in questo caso. Il suo obbiettivo non era stato interamente raggiunto in quanto, con la sua imposizione, era certo che Sonic non avrebbe compreso pienamente il valore e l’importanza del compito assegnatogli. 
<< Folse è stato tloppo dulo con lui, signol Shadow! >> esclamò Xin, sopraggiunta all’esterno assieme al riccio nero << Non cledo avlemmo dovuto insistele! >>, 
<< Non dispiacertene troppo! >> rispose con tono secco, voltandosi con sguardo severo << Piuttosto, preoccupati di migliorare e di seguire ciò che ti insegnerà da qui in avanti. >>, 
<< Ma...dopo questo, non cledo che mi pelmettelà di limanele. >>, 
<< Lo farà! Conosco bene quello sciocco, tanto da dire che non rifiuterà la tua permanenza >>. 
<< Aspetti! >> fece di nuovo la panda minore, notato lo smeraldo verde che, per la seconda volta, aveva visto estrarre dalla folta chioma puntuta del riccio << Mi pelmetta un’ultima domanda! >>, 
<< Cosa c’è? >>. Un leggero fremito scosse il corpo della giovane. 
Era relativamente da poco tempo, forse più di un’ora, che conosceva Shadow, ma tanto le era bastato per comprendere di essersi messa in contatto con una sorta di autorità. 
Il modo in cui aveva parlato, se così poteva essere definita la discussione, con il blu ne era una dimostrazione. Per questo il suo timore l’aveva spinta fino a quel momento a trattenere una curiosità che, ora più di prima, sentiva di dover soddisfare; mossa dal pensiero nell’aver visto nelle sue decisioni qualcosa che sembrava andare oltre ciò che le era possibile vedere.             
<< Pelché lo sta facendo, signol Shadow? >> chiese infine Xin << Pelché vuole aiutalmi? >>, 
<< Non lo sto facendo per te! >> rispose con tono pacato << Faker passa il suo tempo a divertirsi, senza prendere mai le cose veramente sul serio, ma ora non è più il momento! Qualcosa di grave sta accadendo e non si tratta dei soliti piani di Eggman. Chissà se questa volta... >>. 
Per un breve ed intenso istante il gelo calò nella radura. Lo sguardo pensieroso di Shadow si mostrava pesante, ma fisso sullo smeraldo che teneva stretto nella mano.  
Dopodiché, pronunciata la formula, scomparve. 
 
 


Xin rimase ferma dove il riccio nero l’aveva abbandonata, con lo sguardo rivolto verso il vuoto dinanzi a sé, colta da un improvviso senso di smarrimento. 
In effetti, riflettendo su quanto le era successo in quel breve lasso di tempo che a malapena ricopriva lo spazio di un’ora, la reazione risultava quanto mai giustificata. 
Il mix di emozioni che aveva provato, miscelata all’adrenalina di un combattimento ove la sua stessa vita era divenuta prossima al trapasso, si stavano lentamente attenuando mentre un accenno di nausea, dovuta alla percezione di una ritrovata quiete che le permise di rilasciare la tensione accumulata, la raggiunse. Una sensazione in realtà agrodolce, che le riportava alla mente i bei momenti, ancora inconscia dei poteri, passati con la sua gente durante il periodo della pesca; quando le sottili e lunghe imbarcazioni a vela, frangendosi contro i flutti per raggiungere il largo dalla costa, venivano sballottate dalle correnti dal vento che spesso sferzavano contro, provocandole sintomi simili a quelli attuali.  
Ricordi venuti prontamente sostituiti da fitti pensieri che la riportarono alla realtà. In special modo per quanto riferito da Shadow prima di sparire; quella breve figura di riferimento l’aveva lasciata con una frase inconclusa, dove parve auspicare una qualche speranza per un futuro incerto e, da quel che aveva potuto percepire, forse persino letale. 
Il suo ponderare venne infine interrotto da un gemito proveniente alle sue spalle. 
Sonic, barcollante e in evidente stato di difficoltà, aveva ripreso conoscenza e stava ora tentando di rialzarsi in piedi.  
Combattendo il lieve imbarazzo che l’aveva colta per una confidenza non ancora maturata, la giovane si premurò di prestargli soccorso cingendogli il fianco mentre, fungendo da sostegno, passò il braccio del riccio intorno alle spalle. 
A quel punto il blu, trovato un punto d’appoggio migliore della sola parete, raddrizzò il tronco del corpo al massimo che gli fu possibile cosicché, dopo aver subito dopo sputato qualche colpo di tosse, recuperare la piena funzionalità dei polmoni. Nel frattempo, anche la testa, dal principio annebbiata per la mancanza d’aria e per il dolore inatteso, andò a recuperare nitidezza. 
<< Wow, che botta! >> fece con voce fievole, stringendo i denti per la fitta che sentì di risposta ai suoi movimenti << Questa gliela dovrò mettere in conto! >>, 
<< Tutto bene, signol Sonic? >> chiese Xin, rimproverandosi silenziosamente per quella domanda banale e, molto probabilmente, persino stupida, ma che il riccio trovò cortese, 
<< Ho sentito di peggio, non preoccuparti! >> fece, approfittando nuovamente della gentilezza della panda per drizzarsi nuovamente e con ancor più vigore << Dammi solo il tempo di stiracchiarmi un po', tirare il fiato e... >>. Prima che il riccio potesse finire la frase e i movimenti, un tremendo colpo di martello piombò con straordinaria forza contro il suo volto.  
Un lancio perfetto, di precisione millimetrica, che costrinse Sonic nuovamente al suolo. 
<< Cosa sta succedendo qui? >> fu la rabbiosa domanda che ne seguì. Con volto accigliato, i denti serrati in una grintosa espressione di stizza e le braccia arcuate sui fianchi protesi all’indietro, Amy si palesò di fronte a loro. 
 
 
 
 
Nel suo rincorrere l’amato blu, la riccia aveva deciso di attardarsi una volta raggiunto il margine della boscaglia. Remore della promessa fatta, oltre che dell’ubicazione precisa della casa, preferì continuare la sua ricerca con un andamento calmo e tranquillo; come un semplice passeggiare nella più totale disinvoltura, premurandosi al contempo di aggiustare il suo aspetto baruffato, causato dalla frenetica corsa, per così apparire al meglio agli occhi di Sonic. 
Cosa che in realtà aveva sempre cercato di badare, ma a cui aveva cominciato a dare molta più importanza dal giorno prima. 
Difatti si era accorta con quale espressione di meraviglia il riccio l’aveva osservata durante la festa passata insieme, nonostante quest’ultimo avesse provato a celarlo con qualche stratagemma male eseguito, maturando la speranza di essere riuscita a fare breccia nel suo cuore; assieme alla consapevolezza che, accordando la stessa applicazione metodica anche nel suo atteggiamento, tale speranza si sarebbe potuta tramutare in certezza. 
Cura che venne meno al suo arrivo nella raduna quando, inconsapevole di quanto avvenuto poco prima, lo sguardo le si posò su Sonic e sulla giovane panda minore che quest’ultimo teneva stretta a sé con fare confidenziale. 
A quella vista un profondo livore cominciò a farsi strada nel suo corpo. Una rabbia dettata dalla sensazione di una minaccia sentimentale, miscelata assieme ad un profondo attacco di gelosia per una vicinanza mai a lei concessa se non in sporadiche ed eccezionali occasioni. 
Ciò portò come naturale conseguenza l’evocazione del fidato martello e, benché andasse contro i suoi nuovi propositi, del suo immediato utilizzo dalla distanza. 
Dopo aver sistemato il principale indiziato, la sua attenzione si concentrò sulla giovane divorandola con lo sguardo. Xin, di risposta ad un primo momento di sorpresa, la rimirò con confusa curiosità. 
Nonostante l’ingresso bellicoso, non percepiva una reale minaccia che giustificasse la preparazione ad uno scontro. 
<< E tu chi saresti? >> le domandò a quel punto Amy, 
<< Lei si chiama Xin ed è... >> fece il blu con voce ovattata, tentando di rimuovere il martello con scarsi risultati, 
<< Zitto, non sto parlando con te! >> lo rimbeccò prontamente lei, tornando a posare gli occhi sulla panda << Allora? >>. 
<< Il mio nome è Xin e plovengo da un piccolo villaggio costielo del Chu-nan, molto piacele! >> fece con tono gentile la giovane porgendo il suo saluto, senza trovare particolare addolcimento nella rosa che, incrociando le braccia, proseguì nelle sue domande con fare sospetto, 
<< Sei per caso una sua amica? >> fece, puntando il riccio ancora a terra, 
<< No...o almeno, non ancola, ma... >>, 
<< Allora come facevi a sapere di questo posto? >> chiosò, sovrastandola con fare inquisitorio, 
<< Mi ha poltato il signol Shadow! >>, 
<< Shadow!? >> le fece eco la riccia, sorpresa e incuriosita da questa rivelazione << Non sapevo che lo avesse detto anche a lui...e comunque, perché lo avrebbe fatto? >>, 
<< Pelché vuole che... >>. 
<< Nessun motivo in particolare! >> si apprestò ad intromettersi Sonic, finalmente riuscito a liberarsi dal pesante attrezzo, frapponendosi fra la panda e la riccia << Sai com’è fatto, Shadow. Scontroso, silenzioso, pragmatico...a volte persino strano...è probabile che abbia le idee un po' confuse in questo periodo. >>, 
<< Velamente il signol Shadow semblava essele molto siculo di sé >> intervenne con ingenuità Xin, non cogliendo il tentativo del riccio volto a nascondere la verità alla rosa << Infatti ha...invitato caldamente il signol Sonic ad accoglelmi nella sua casa pel addestlalmi >>. Una smorfia di dolore si manifestò nel volto del riccio, mentre un’accigliata espressione di sorpresa colse un’incredula Amy. 
Se la confidenza che aveva potuto osservare tra i due al suo arrivo era per lei stata un più che valido motivo di gelosia, tanto più lo era adesso a quella nuova rivelazione.          
<< A-accoglierti?! Intendi dire che...vivrai qui...a casa sua? Con lui? Da soli? >> fece ancora la rosa, incredula, 
<< Esatto! >>. 
 


Sonic, che aveva evitato di assistere alla scena nascondendo il viso fra le mani, spiò lentamente le due tramite lo spazio che si creò distanziando leggermente le dita. Azione di cui prontamente si pentì. 
Lo sguardo che Amy gli rivolse, dopo un primo attimo di scombussolamento, adottò ogni singola sembianza demoniaca, riuscendo a tramutarle terribilmente il viso. Un’ardente aura maligna comparve, rivestendole come un largo manto il corpo, mentre il rosato della pelle si accese in una pigmentazione più simile al cremisi e gli aculei si rizzarono scompigliandosi. 
Con passo lento, pregno del suo focoso stato d’animo, la riccia gli si avvicinò, sussurrando ad una tonalità inquietantemente baritonale, 
<< Sonic! >>. 
Il blu del riccio scolorì, divenendo di un azzurro pallido e, nel suo caso, cadaverico.  
Molte volte era stato testimone, o vittima, delle rimostranze che spesso e volentieri palesava la rosa.  
Difatti, il martello che gli era piombato contro lo aveva vissuto quasi come una normalità; stessa cosa per quanto riguardava la stizza dimostrata e, benché in questo caso non fossero pervenuti, degli urli di rabbia che era solita esternare come valvola di sfogo alla rabbia. 
Ma quella era una reazione tutta nuova, diversa da ciò che aveva mai potuto vedere prima; qualcosa che, nel bene o nel male, non sarebbe forse mai scomparsa dalla sua testa. 
Rimasto imbambolato da quella visione maligna, al riccio fu necessario un secondo flebile richiamo e l’evocazione di un grosso martello puntuto per convincerlo ad intraprendere una pronta azione di fuga. L’inseguimento potè avere inizio. 
 
 

<< Signol Sonic! >> lo chiamò la panda, cercando di raggiungere il riccio con la voce << Cosa devo fale? Posso limanele? >>. Una risposta, troppo lontana e deformata dai boati provocati dall’impatto a terra del martello, giunse confusa. 
Era la seconda volta in pochi minuti che Xin rimaneva sola ed isolata in un angolo di mondo a lei sconosciuto e la cosa cominciava ad infastidirla. Il senso di abbandono la riaccolse, dandole una sgradevole sensazione di essere troppo marginale per quel piccolo mondo che non le apparteneva. 
L’idea di andarsene però venne bruscamente interrotta dal rimembrare le parole che gli aveva rivelato Shadow. 
Qualcosa di grande e pericoloso si stava muovendo e ogni aiuto poteva risultare fondamentale, persino prezioso. Inoltre, aveva ricevuto rassicurante certezza di venire accolta e di potersi allenare, migliorandosi a vicenda, col suo eroe. 
Un nuovo ardore la investì, con rinnovata energia e forza, 
<< Non fale la sciocca, Xin! >> si disse << Tu hai scelto questo mondo e se ne vuoi essele una plotagonista devi limboccalti le maniche e dimostlale quello che sai fale e che puoi fale >> fece, voltandosi verso la fatiscente abitazione del blu << Magali...cominciando con qualche lavoletto qui e là! >>.           
                    
 
 
 
 
 
Dalla scrivania dell’autore: 
Niente da dire! 
No, davvero. Non ho niente da dire...a parte scusate per il ritardo. Per il resto... 
Ringrazio solo per la pazienza  di coloro che stanno seguendo questa storia e che hanno letto questo capitolo, comunicandomi se è stato gradevole. 
 Per il resto...arrisentirci? Posso dirlo? Spero di sì!

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Capitolo 14
*** Gestione di problemi - parte tre - ***


 
Ormai era da parecchio che il riccio blu stava correndo. O meglio, fuggiva a perdifiato. 
Il sole aveva già oltrepassato da tempo il suo punto di zenit, entrando di fatto nella propria fase calante dove, a poco a poco, lievi striature dorate miste ad arancio avevano cominciato a tingere i piccoli ammassi di cumulonembi, comparsi con l’arrivo della prima brezza che antecedeva la sera. 
Sebbene al riccio non fosse mai dispiaciuto dilungarsi nella corsa, dovette ammettere che un certo senso di spossatezza stava iniziando a coglierlo; la mancanza di un pasto in quel pomeriggio, e di conseguenza di un apporto di sostanze nutritive che il proprio rapido metabolismo necessitava, stava mettendo a dura prova la sua resistenza. Inoltre, lo scemarsi dell’adrenalina scaturita dall’ira della sua inseguitrice non lo stava certamente aiutando nel mantenersi attivo. 
Specie da quando il roboante rumore delle mazzate che andavano a schiantarsi al suolo, ogni volta che si trovava a tiro del martello della rosa, aveva smesso di minacciarlo. 
In quei frangenti Sonic aveva persino avuto la malaugurata idea di fermarsi e approfittare di qualche pianta da frutto trovata nel suo percorso per rifocillarsi, speranzoso nella resa della riccia, solo per scontrarsi contro un’inevitabile realtà. Amy non aveva affatto preso bene tutte quelle informazioni e sembrava essere particolarmente desiderosa di comunicarglielo con tutta sé stessa.  
Inoltre, a creargli ulteriore fretta, vi era la piacevole scoperta di un notevole incremento della velocità che la rosa, nonostante il peso del martello Piko, aveva sviluppato; sapere della possibilità di un ulteriore corridore con cui confrontarsi lo ringalluzziva, come unica nota positiva in tutto questo, sebbene non gli rappresentasse attualmente una reale sfida. Al momento, almeno.         
Comunque, ora era davvero tempo di fermarsi, anche solo per un singolo istante, per dare al proprio organismo ciò che l’incessante brontolio allo stomaco richiedeva. 
Diede un’ultima occhiata alle sue spalle, cercando di lanciare lo sguardo oltre l’orizzonte delineato dalle fronde d’erba alta, accertandosi di aver finalmente raggiunto una distanza rassicurante da lei o, ancora meglio, di non averla più al suo inseguimento; grazie ad un poderoso slancio, il blu balzò in aria fino a raggiungere la cima di una palma, pianta sempre presente sulle coste di Green Hill, ed afferrare un intero casco di banane. 
Non sarebbero state corroboranti e gustosi quanto un fumante chili-dog, ma abbastanza nutrienti da permettergli di quietare i morsi della fame. Lo divorò ad una rapidità quasi paragonabile a quella raggiunta nella corsa, prima di spiegarsi alla base della stessa pianta e godersi di quel breve momento di relax per riposare e lasciare che la digestione facesse il suo corso. 
Un piccolo pensiero volò in ultimo su Amy e sulla sua improvvisa rinuncia, avvenuta in totale assenza delle solite veementi minacce o rimproveri di sorta urlati alla sua persona che normalmente ne seguivano, che lo lasciò interdetto sul dove si trovasse al momento. 
Il suo ultimo ricordo, infatti, s’interrompeva ai ringhi emessi dal lei al momento in cui si ritrovarono a passare per una certa vallata, non troppo lontana da dove adesso si trovava lui, che lo aveva raggiunto e convinto ad aumentare ulteriormente la velocità. 
 
 
 

A Sonic, però, erano sfuggite diverse cose. Di molte altre, invece, ne era completamente ignaro. 
La rosa, infatti, passando proprio per quello spazio, aveva scorto in lontananza la casa di Vanilla e Cream. 
La promessa che aveva fatta loro, ma principalmente a sé stessa, le ritornò alla mente per la seconda volta, ma in un modo tremendamente più violento rispetto a prima; il pensiero di essere vista da loro in quello stato, dopo i sentimenti messi in campo nell’esprimere il suo forte desiderio di cambiamento, le fecero provare un tremendo senso di vergogna che la costrinse a mettere fine a quella che si stava rivelando una autentica e patetica caccia. 
Molto probabilmente persino insensata in quanto, ricordando in quei brevissimi istanti la maniera in cui si era annunciata al suo arrivo e il momento che aveva deciso di lasciare che la rabbia prendesse il sopravvento su di lei, non aveva dato modo al blu di spiegare la situazione che le si era palesata così chiara ai suoi occhi e il motivo che aveva portato quella panda minore al doversi fermare nella sua casa. 
Ragazza che oltretutto, ripensando all’accento e al suo approccio così particolare nella sua formalità, doveva venire da lontano e alla quale dovette ammettere di non aver mostrato il minimo interesse se non quello puramente egoistico. Sicuramente, peggiore prima impressione di quella era difficile da lasciare. 
Per l’ennesima volta, non poteva meravigliarsi su quali motivi spingessero ogni volta Sonic a non volersi relazionare in modo più intimo con lei; come dargli torto. 
Le braccia le caddero lungo i fianchi mentre il grosso martello, così come era apparso, scomparve lasciando una nuvola di vapore rosato; un profondo sconforto la rivestì come un’ombra, mentre una leggera e amara lacrima le scalfì il volto. Una ferita di frustrazione e delusione. 
<< Amy... >> la chiamò una voce gentile, prendendole con delicatezza la sua mano con le proprie, 
<< Cosa c’è, Cream? >> fece la rosa, sollevando leggermente la testa per sbirciare il volto preoccupato, ma al contempo dolce, della piccola coniglietta, 
<< Mamma ha fatto della buona tisana, vuoi venire un po' con noi? >>. 
La riccia sollevò completamente il capo, aggiustandosi i rosati aculei con la mano, mentre una seconda lacrima le scivolò sulla guancia opposta. Molto più dolce rispetto alla prima. 
<< Molto volentieri! >> rispose, ricambiando la stretta della più piccola amica. 
<< Senti, Cream... >> fece nuovamente Amy, dopo qualche passo, mostrando una scintilla di risolutezza nel suo sguardo << ...pensi che tua madre possa.... >>. 
 
 
 
 
 
 
 
 

La brezza iniziale cominciò lentamente a trasformarsi in quel tiepido vento di tramontana che, spesso e volentieri, percorreva le distese verdi delle valli smuovendone la vegetazione. 
Alcuni fili d’erba, seguendo tale movimento, andarono a solleticare il corpo rilassato di Sonic, risvegliandolo da quel riposino che stava iniziando a durare forse troppo. 
Il suo nome lo aveva portato ad avere nemici d’ogni genere, con l’uovo baffuto in primis su tutti, perciò non era mai bene fermarsi troppo tempo, con la guardia abbassata come in quei frangenti, in uno spazio all’aperto e completamente alla mercè di chiunque. 
Con un colpo di reni, si rimise in piedi con uno scatto e si stiracchiò per permettere al sangue di rifluire lungo tutta la muscolatura; ispirò profondamente, accogliendo dentro di sé l’odore della natura che il vento rapiva nel suo girovagare. 
Si volse, guardandosi intorno; nella fretta di cibarsi e concedersi a quel riposo, non aveva fatto minimo caso a dove si trovasse in quel momento. 
Rimase perciò sorpreso nello scoprire come, dopo tutto quel correre, fosse giunto proprio lì dove la sua fuga era incominciata.  
Dopo un breve pensiero, dalla durata di un lampo nel cielo, il riccio blu cominciò nuovamente a correre in direzione proprio di quel boschetto per raggiungere quella fatiscente casetta nascosta che, fin dal principio, era stata la sua meta prefissata. 
Non perse nemmeno tempo in parkour tra rami e grosse radici contorte fuoriuscenti dal terreno, con conseguenti piroette giostrate a mezz’aria in esibizione delle sue numerose pose, tanta era la volontà di giungere a destinazione. 
Cosa che trovò persino strana; non aveva mai nutrito particolare attaccamento alle cose, preferendo di gran lunga quello riservato agli amici o ai compagni d’avventura più cari, ma il pensiero di poter tornare a contatto con qualcosa di privato e personale gli stava facendo provare un desiderio che mai avrebbe pensato di provare per un qualcosa di inanimato. Persino nostalgico. 
Ciò lo spinse ad accorciare ulteriormente e con ancora più energia la distanza che li separava, aumentando il ritmo dei suoi passi con una nuova accelerazione.             
Fortuna volle però che, oltre alla velocità, la natura aveva donato al riccio anche una sorprendente prontezza di riflessi. Infatti, fra i tanti pensieri che lo avevano tenuto occupato in quelle ore, si era totalmente dimenticato della possibile presenza di Xin nei pressi dell’abitazione e ciò lo costrinse, una volta che questa comparve improvvisamente nella sua traiettoria, ad una repentina decelerazione per evitare un rocambolesco e rovinoso scontro con lei. La frenata lasciò due lunghe strisce di erba sradicata dietro di sé, ma fu sufficiente a permettergli d’arrestarsi proprio dinanzi alla giovane. 
 
 
<< Oh! >> sussultò la ragazza, sorpresa per quel rapido e turbolento arrivo alle sue spalle da parte del riccio, per poi salutare con la stessa gioviale espressione che aveva riservato alla presenza del blu << Bentolnato a casa, signol Sonic! >>, 
<< Cos...? Xin?! >> esclamò meravigliato Sonic << Cosa stai... >>, 
<< È allivato giusto in tempo, sa? << lo interruppe entusiasta la panda, mostrando il secchiello di legno colmo d’acqua << Ho appena finito di laccogliele l’acqua pel plepalale la cena. >>, 
<< “Preparare la cena”? >> domandò nuovamente il riccio << Di quale cena stai parlando? >>. Essendo da che aveva memoria uno spirito errante, non si era mai particolarmente preoccupato di quale alimento gli avrebbe riempito lo stomaco durante i suoi viaggi. Si era sempre accontentato della frutta che le varie piante sparse per il mondo gli garantivano; dei pasti che amici d’ogni dove gli offrivano al suo passaggio. Mentre, in quei frangenti che desiderava soddisfare uno sfizio acquistando qualcosa, gli anelli dorati che solitamente trovava sparsi lungo i vari percorsi gli erano sempre stati sufficienti allo scopo. D'altronde, i chili-dog non costavano nemmeno tanto. 
Perciò, il sentire che qualcosa gli era stato preparato proprio per quello scopo e in casa sua, lo aveva lasciato vagamente confuso. Un qualcosa di nuovo a cui non era proprio abituato. 
<< Di quella che mangelemo stasela! >> fece contenta lei, facendo nuovamente ingresso nella casa << Olmai non manca molto, giusto il tempo pelché i noodles siano plonti >>, 
<< Senti, Xin, come mai sei... >> provò a parlare nuovamente il blu, seguendo la panda minore. 
Ad interromperlo questa volta però, non fu lei, ma ciò che trovò al suo ingresso.  
La stanza che aveva lasciato qualche ora prima, era stata completamente cambiata. La polvere e le ragnatele che vi regnavano erano state completamente rimosse, riportando la colorazione delle pareti ad uno stato più ottimale; quel poco mobilio presente e messo alla rinfusa, aveva ripreso lustro ed ora si trovava in una posizione definita e ben studiata; la muffa che ricopriva la sommità della cupola era stata rimossa; le finestre, dal legno secco e dal quale non era più nemmeno possibile vedere l’esterno a causa dell’incuria e dal vento carico di salmastro, erano state portate al loro stato originale. Persino i cigolii provenienti dal pavimento in legno e che risuonavano ad ogni singolo passo, avevano lasciato il posto al caratteristico rimbombo sordo che andava annullandosi nell’area della stanza. In definitiva, tutto aveva subito un cambiamento o una miglioria. 
 
 
 

Un leggero stato d’irritazione scese sul volto del blu.  
Tutto quel cambiamento così improvviso e non richiesto gli aveva destato un senso di fastidio, come d’orgoglio ferito verso un qualcosa a cui aveva riservato la sua gelosia.      
Comunque, quel risultato non poté allo stesso tempo impedire che un sonoro fischio compiaciuto fuoriuscisse dalla sua bocca; aveva in sé come una lotta interna che si contrapponeva fra i suoi sentimenti e la consapevolezza di un lavoro bene eseguito e a cui doveva essere grato. 
<< Mi scusi se mi sono pelmessa di mettele mano alla sua casa... >> fece un po' titubante Xin, richiamata da quel fischiettio, torturandosi le dita con fare impacciato ed innocente << ...ma ha visto come è bella adesso? Mentle sistemavo, sono liuscita a tlovale anche delle lampadine. Mi semblava un peccato lasciale a liposo un così bel lampadalio >> spiegò con fierezza la panda, indicando l’oggetto che, aprendosi a fiore su gran parte del soffitto, proiettava una calda luce arancione da ognuno dei suoi larghi e sottili petali. 
In effetti non aveva per nulla torto. In tutti quegli anni, benché avesse fatto ritorno diverse volte, il blu non aveva mai quasi nemmeno notato la sua presenza. 
<< Cosa ne pensa? >> domandò quindi Xin, speranzosa in una risposta positiva, 
<< Penso che, da qualsiasi luogo uno provenga, nessuno si sarebbe permesso di entrare in casa d’altri e cambiare completamente tutto senza permesso! >> fece con severità il riccio, colpendo col suo tono il cuore della panda, incrociando al petto le braccia e battendo con fare piccato il piede al suolo in un atteggiamento che non era però propriamente suo << E penso che la cosa valga anche per te. Però... >> 
<< Ha lagione, sono plofondamente dispiaciuta! >> esordì subito Xin << Spelavo che potesse considelale questo come un modo pel linglazialla e lipagale la sua gentilezza nell’ospitalmi e a falmi da maestlo. >> fece, volgendo in basso il volto per non mostrare l’umidità che lentamente stava raccogliendosi negli occhi, cercando di mostrare una maggiore forza d’animo << Se le ho mancato di lispetto...vuole punilmi mandandomi via, lo saplò accettale....solo le chiedo di... >> continuò, cercando di conformarsi allo stato più formale a cui era stata istruita, 
<< ...Farmi finire di parlare! >> esclamò questa volta il blu, cogliendo i sentimenti della giovane << È vero che hai agito di tua iniziativa, ma hai fatto veramente un bel lavoro...quindi credo che debba essere io a ringraziare te. >> fece con semplicità Sonic, ridestando serenità nel volto della panda << Per quanto riguarda il discorso di ospitare e del maestro... >> sospirò, grattandosi la guancia con fare pensieroso << ...credo che dovrò accontentarti. >> 
 Sebbene l’idea non gli piacesse e tutt‘ora volesse evitare una responsabilità di cui non aveva intenzione di farsi carico, le parole che Shadow gli aveva rivolto, espresse con un tono ed un’espressione di una serietà diversa rispetto a quella che lo contraddistingueva, lo avevano portato a riflettere tanto fino alla resa. Se una creatura potente e oltremodo sicura di sé come il nero aveva mostrato tanta insistenza verso quell’incarico, non poteva essere senza un obbiettivo specifico. Probabilmente, l’avversario incontrato quel mattino doveva esserne un motivo più valido di quel che pensava.                 


<< Davvelo? >> domandò incredula, prima di balzare per la gioia << Evviva, glazie-glazie-glazie! Allola il signol Shadow aveva lagione! >>, 
<< Su cosa? >>, 
<< Sul fatto che alla fine mi avlebbe lasciato limanele e mi avlebbe fatto da insegnante. >>, 
<< Credimi, pur di evitare un altro cazzotto dei suoi, avrei fatto questo e altro. >> fece con un ghigno che mal celava il dolore che quel colpo risvegliava, massaggiandosi il punto sull‘addome che il riccio di rosso striato gli aveva leso, 
<< Già, mi scusi anche pel quello che è successo oggi! >>. 
<< Allora, visto che dovremo passare del tempo insieme, mettiamo subito in chiaro un paio di cosette. >> esclamò a quel punto il blu, con un atteggiamento più autoritario e che si confaceva a quel suo nuovo ruolo, senza abbandonare la sua solita leggerezza << Prima di tutto non devi scusarti per cose che non hai fatto o che non sono dipesi da te. Conosco bene Shady e sono certo che non avrebbe insistito se non si fosse trattata di una faccenda importante >>. Cosa che, infatti, Shadow le aveva rivelato sebbene con fare criptico. 
<< Come seconda cosa, smettila di chiamarmi signor Sonic e dammi del tu. Quanti anni hai? >>, 
<< 14! >> rispose prontamente lei, 
<< Visto? Non sono tanto più grande di te, di quattro anni appena, perciò non hai bisogno di tutta questa formalità. Non sono mica uno Shadow qualunque, da pretendere tutto questo rispetto per far felice tutto quanto il mio ego. >> continuò ridacchiando, divertendo la stessa Xin << In ultimo...Quanto manca ancora per la cena? Avevi detto che non ci voleva molto! >>. 
 
 

Dopo un primo attimo di sorpresa, la panda si rinvenne, 
<< Ha lag...volevo dile, hai lagione! >> esclamò allarmata, balzando in piedi per dirigersi al piccolo fornello e concludere la preparazione del pasto. 
Dopo qualche minuto, i due si ritrovarono al tavolo. 
<< Folse non è una cucina a cui sei abituato ma...com’è? >> domandò la panda, preoccupata ed ansiosa di sapere il parere del suo eroe, 
<< Al contrario, sono passato molte volte nella vostra regione ed ho assaggiato diversi piatti della zona! >> spiegò semplice il blu, ricevendo una nuova porzione della pietanza << Devo dire però che non ho mai sentito una zuppa migliore di questa, complimenti davvero! >>, 
<< Ne sono contenta! Si tlatta di una licetta segleta che...mi ha insegnato…mia nonna...quindi è nolmale tu non l’abbia mai assaggiata! Ho usato della falina di liso...che mi polto semple dietlo pel fale i noodles...mentle le veldule le ho laccolte...celcandole qua in gilo. >> spiegò la panda, dimenandosi un po' sulla sedia, 
<< Capisco, allora complimenti anche la nonna! >> disse Sonic, per poi aggiungere con fare curioso << Tu, piuttosto, tutto bene? >>, 
<< Sì, è che sono abituata a mangiale in ginocchio e quindi usale la sedia mi tolna... >>, 
<< E dove sarebbe il problema? >> sentenziò quindi il blu, allontanando con un colpetto del tacco la sedia dietro di sé, per portarsi più distante dal tavolo ed accomodarsi a terra. 
Gesto che, se Sonic aveva eseguito con una sorniona noncuranza e semplicità, aveva scaturito sorpresa ed incredulità in Xin. Trovava incredibile la capacità mostrata dal riccio nell’accettare tutto quelle diversità, adeguandosi ad esse, senza mostrare la minima rimostranza o accigliamento di sorta. 
Probabilmente ciò doveva essere frutto del suo continuo spostarsi fra le terre di Mobius, o frutto della sua stessa natura amichevole e gioviale. Risposta che avrebbe trovato col tempo. 
<< Allora? Tu non vieni? Qui ce n’è di posto! >> la invitò infine Sonic, notando la sua sorpresa, mostrando canzonatorio l’intera area del pavimento.   
 
 


Il pasto duro a lungo, passato tra racconti e informazioni riguardanti principalmente il potere di lei e della sua manifestazione; furono solo i primi segnali di stanchezza comparsi nel volto della ragazza che convinsero il blu ad interrompere la conversazione e lasciare che il sonno prendesse il sopravvento. D’altronde, doveva ammettere di sentire anche lui una certa spossatezza. 
<< Credo sia arrivata l’ora di andare a dormire! >> fece quindi Sonic, alzandosi da terra, per poi dirigersi nella sua stanza accennando un saluto con la mano << Buonanotte! >>. 
Il suo camminare però si interruppe allorché si accorse di essere seguito, 
<< Ehi-ehi! Dove credi di andare tu? >> domandò preoccupato, voltandosi in direzione di Xin che gli stava alle spalle, 
<< A dolmile! >>, 
<< Certo, ma quella è la mia stanza e, a meno che tu non l’abbia stravolta, c’è solo un letto...cioè un’amaca! >>, 
<< Lo so! >>, 
<< Allora...dove vorresti metterti? >>, 
<< Sull’amaca con lei! >> chiosò serenamente, come se la cosa fosse del tutto normale, 
<< Cosa? Starai scherzando, spero! >>, 
<< Assolutamente no! Da noi capita spesso che l’allievo dolma nella stessa stanza del suo maestlo e...visto che semblavi accettale le mie usanze, cledevo... >>, 
<< Fino ad un certo punto, però! >>, 
<< Pelché? Che male c’è? >> chiese con una semplicità disarmante, da spiazzare il blu, 
<< C’è che io sono un maschio e tu una femmina...capisci cosa intendo? Vorrei evitare situazioni spiacevoli, ecco! >> spiegò con imbarazzo il riccio, gesticolando nell’intento di far capire l’impossibilità della proposta mossa dalla panda, 
<< Intendi...situazioni come quella con la signolina Amy? >>, 
<< Soprattutto quella! Se lei venisse a sapere una cosa simile, non avrei luogo dove nascondermi! >>, 
<< Bastelebbe non dilglielo! >>, 
<< Sì, però...ascolta! Non possiamo dormire insieme, se vuoi puoi usare il divano, oppure facciamo al contrario e lo uso io. Diversamente è impossibile! >>, 
<< Capisco, ma il divano non è consigliabile! >>, 
<< Perché? >> chiese,  
<< I gambi di legno sono malci e non cledo possano leggele del peso pel tanto tempo >> spiegò mortificata << Me ne elo accolta già quando sono allivata qui con il signol Shadow, ma mi sono dimenticata di lipallo dulante il pomeliggio! Chiedo scusa! >>, 
<< Ti ho già detto che non devi scusarti! >> fece il blu, passandosi il palmo della mano sul viso con fare frustrato e stanco << Comunque, per stasera ti cedo la mia stanza. Domani vedremo di trovare una soluzione per questa faccenda, d’accordo? >>, 
<< D’accordo, ma...tu? >>, 
<< Farò come faccio sempre in ogni dove... >> disse Sonic, uscendo di casa, prima di balzare sopra la cupola del tetto azzurro << ...dormirò sotto le stelle! >>. 
 
 


La luce si spense. 
A discapito della stanchezza, il riccio rimase per parecchio tempo a contemplare il cielo; osservare la moltitudine di quei globi luminosi e lontani lo aiutavano a rilassarsi. 
La sua mente vagò, soffermandosi su quanto era accaduto quel giorno. Molti cambiamenti erano accaduti e un qualcosa di minaccioso, dall’improbabile nome di Vinew, sembrava essere comparso dal nulla. 
Comunque, niente che potesse destargli troppa preoccupazione. Alla fine, era sicuro, sarebbe riuscito a far fronte a quel suo nuovo incarico e tutto si sarebbe risolto nel nulla più assoluto. 
Come al solito. 
 
 
 
 
 
 


Nel frattempo, altrove, il volpino era ancora alzato e chiuso nel suo laboratorio. 
Lo scontro avvenuto il giorno precedente a Soleanna aveva procurato al suo tornado danni ben più numerosi di quello che pensava. 
<< Allora, vecchio mio... >> fece a quel punto Tails, fuoriuscendo dalla cabina di pilotaggio, ancora sporco di polvere ed olio nero << ...dovresti cominciare a stare meglio adesso! Che ne dici? >>. 
Tutto quel passare del tempo da solo, lo aveva portato spesso a parlare con le proprie macchine; aveva come creato un legame con loro, non considerandole solo del freddo metallo ma la materializzazione delle sue idee di cui andava sempre estremamente fiero. Sia quando funzionavano, utilizzandole ogni volta che Mobius o Sonic ne aveva bisogno, che quando scoppiavano in un mare di bulloni e fumo nero. 
<< Coraggio, fammi sentire se sei guarito! >> esclamò speranzoso, girando la chiave nel quadro, ottenendo solo uno sbuffo spompato << Accipicchia, come mai non parti? Eppure, il tuo motore a ioni stabilizzanti sembrava a posto! >> concluse, planando a terra con l’aiuto delle sue code << Forse hai qualche otturazione nello scarico d’energia? >>. 
<< O forse sei tu quello ad essere scarico, mio caro Tails Prower! >>esordì con tono canzonatorio una voce, 
<< Chi è? C’è qualcuno qui? >> domandò il volpino, guardando in direzione dell’entrata del garage, 
<< Certo, ci sono io e ci sei tu... >> rispose la voce, seguita da una fragorosa e stridula risata, prima che un lupo comparisse di fronte a lui << ...ma presto non ci sarai più! >> fece, colpendolo con un leggero e scherzoso buffetto sulla fronte. Un gesto innocuo, normalmente persino simpatico, ma da cui si sprigionò una forza tale da scaraventare il giallo volpino contro una delle pareti, lasciandolo semi-tramortito. 
<< Vedrai, passeremo una bella serata di divertimento insieme! >> continuò quest’ultimo a parlare, avvicinandosi con balzelli spensierati e risatine divertite << Ah, a proposito...piacere, il mio nome è Vinew...così tanto per fartelo sapere! >>. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dalla scrivania dell’autore: 
Finalmente! 
Il nuovo capitolo è finalmente concluso e adesso vediamo di entrare un nel vivo della situazione. 
Non l’ho detto in precedenza, ma in questa storia sono passati 3 anni rispetto all’età canonica dei personaggi. Ciò non comporterà sconvolgimenti di sorta riguardo al carattere dei personaggi, ma risulterà più chiaro il futuro svolgimento della storia. 
Ringrazio tutti coloro che, con pazienza stanno continuando a seguire questo racconto. 
Detto questo, vi auguro un buon proseguimento. 
 
Arrisentirci!

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Capitolo 15
*** Prove ***


La luna sembrava risplendere più del solito quella notte. 
La sua pallida e malinconica luce oscurava le miriadi stelle che la attorniavano; come facenti parte di un sottile velo, adatto solo a risaltare il volto di quel luminoso astro, sempre dedito ad errare attorno al suo pianeta. Nella sua perfetta geometria sferica, con le crepe e venature, appariva come una preziosa perla fuoriuscita dal mare di quel cielo così simile all’oceano.   
Il lupo blu, come spettatore ad un’opera, ne era affascinato. 
Rispettando la quiete che si era da poco venuta a creare in quel teatro a cielo aperto, era silenziosamente contemplativo nel rimirare quel lontano ammasso roccioso che tanto lo incantava. 
Quella non era la prima volta che vedeva un satellite naturale fluttuare intorno ad un pianeta, e i tanti rimasugli di alcuni di questi che aveva distrutto durante la sua millenaria esistenza lo confermavano, come non lo era il fatto di averlo visto durante la sua fase di piena luce. Ciononostante, vi era qualcosa che profondamente lo attirava, spingendolo quasi a richiamarla da lontano. 
Probabilmente un refuso degli istinti primordiali da ricercare nella sua specie.                    
Vinew si volse indietro, con tono amichevole, chiamando dall’entrata dell’officina situata alle sue spalle, 
<< Ehi, perché non vieni fuori, volpino? Guarda che ti stai perdendo uno spettacolo di madre natura...e ti dirò, è addirittura quasi commovente! >> fece, fingendo di asciugarsi una lacrima, per poi proseguire con tono un poco irritato << Oh, ma sentitelo, neanche risponde più adesso! Un vero maleducato, mio caro giovanotto, senza scherzi! >> proseguì voltandosi di nuovo davanti a sé, dopo un vano tentativo di trattenersi, prima di scoppiare in una chiassosa e stridula risata << Ma in fondo va bene anche così, vuol dire che ci siamo divertiti davvero tanto e che io ho concluso il mio lavoretto! Ciao-ciao...e su con la vita! >> concluse infine, elevandosi da terra, allontanandosi in volo al suono delle sue sinistre risa. 
 
 
Dietro di sé non vi era più quel garage, adibito ad officina, col suo ordine e la sua peculiarità che il volpino gli aveva dato con tanto sforzo.  
Solo disordine, macchine distrutte, attrezzature sfasciate ed un autentico caos. 
Non uno spiffero vi era possibile udire nell’antro di oscurità in cui quella fucina delle idee era piombata; cosa quantomai ironica a pensare di come era possibile scorgere da quel luogo, anche nelle ore più buie, la luce provocata dagli attrezzi che il volpino era solito utilizzare durante il suo periodo d’ispirazione. 
Adesso, non vi era più nulla che potesse anche solo portare alla mente quel ricordo.  
Nella penombra illuminata dalla luna, era possibile scorgere tetri schizzi di un opaco colore rosso che imbrattavano alcune zone del pavimento e delle pareti. Le immagini che ricostruivano di quello che doveva essere successo avevano dell’agghiacciante, un vero spettacolo dell’orrore che mal presagiva un esito migliore per la volpe gialla. 
In quell‘istante una mano guantata, malconcia e sporca non solo di olio nero, apparve da un lato della stanza trascinando dietro un corpo distrutto che ancora aveva la forza di stringere a sé un vaso con un arbusto spezzato. 
In lacrime, più per quella piccola pianta che per l’immane strazio che stava provando, Tails si trascinò fino a quello che rimaneva di una scrivania; divelta dal suo posto originario e piegata dalla forza distruttiva di quell‘essere folle, bastò sfiorare la maniglia di un cassetto per poterlo vedere aprirsi e sfasciarsi una volta uscito dalle guide. 
Il dolore lo pervadeva in ogni singolo osso, ferendolo anche al solo respirare; la mano stessa che aveva utilizzato per muoversi ed arrivare fino a quel punto non doveva essere del tutto intera, e i vari schiocchi sordi che sentiva ogni volta che la muoveva gli confermava sempre di più la sua impressione. 
Annaspando con fatica tra il vario fogliame di progetti e scartoffie, riuscì finalmente a trovare l’oggetto che cercava: un piccolo e sferico telefonino. Uno dei tre esemplari che la sua creatrice aveva messo a disposizione dei suoi più stretti compagni. 
L’osso del pollice fece un triste rumore quando premette il pulsante per la chiamata. 
<< Ehilà, Tails, da quanto tempo, come stai? >> fece una decisa, ma al contempo dolce, voce femminile dall’altra parte << L’ora è un po' tarda, lasciatelo dire, ma al solito sarai al lavoro in qualche tuo progetto, vero? Che mi racconti? >>. Un sottile rantolio fuoriuscì dalla bocca del volpino. 
<< Tails, tutto bene? >> provò nuovamente la ragazza, preoccupata per i rumori che sentiva provenire dal suo amico << Non mi pare un bello scherzo, che succede? >>. Il rantolio, però, si fece più profondo. 
Per quanto si sforzasse, non una parola sembrava voler fuoriuscire dalla sua bocca. 
<< Non spegnere il dispositivo, qualsiasi cosa accada, arrivo subito con una scorta! >>. 
A quel punto, benché sentisse altre istruzioni o raccomandazioni, le orecchie non riuscirono più ben a distinguere la distinzione fra suono e parole; lentamente la volpe si lasciò andare, varcando la soglia di un vuoto abisso. 
 
 
 
 
 
 
 



Il viaggio del lupo durò assai poco. 
Come un proiettile fendente nell’aria Vinew arrivò ben presto alla base dello scienziato baffuto. 
Questo, seduto sul proprio piccolo velivolo dalla forma ovale, non prestò particolare attenzione al suo arrivo, preso com’era dal calcolo di complicate operazione e dalla direzione dei lavori per l’assemblamento di un grande macchinario. Ulteriore frutto scaturito dalla sua mirabolante mente. 
Ovviamente, assistito da Orbot e Cubot, oltre che da alcuni degli eggbot operatori di cui l’edificio era stracolmo. 
Il lupo lo guardò con un sorriso divertito ma, al contempo, poco rassicurante; studio e faccende simili non si presentavano fra i suoi punti di forza, declassandoli ad un livello più infimo per coloro che possedevano capacità come le proprie, e il fatto di vedere qualcuno che si adoperava in tal senso mettendo in mostra quello che molto probabilmente era l’unica dote che poteva avere lo divertiva parecchio. Specie perché, il frutto di cotanto lavoro sarebbe stato per lui solo un minuto scarso di divertimento fra esplosioni e quant’altro. 
<< Ehilà, dottorino, neanche un ciao per il tuo caro amico? >> esclamò a gran voce Vinew, per sopperire al gran rumore dovuto alla costruzione della macchina, 
<< Guarda che ti sento, non c’è bisogno di urlare! >> bofonchiò Eggman, rispondendogli ironicamente e a suo scredito con lo stesso tono di voce << E comunque ci conosciamo solo da un giorno, amico è una parola ancora troppo grossa per noi! >>, 
<< Ma come? Ed io che credevo che fossimo fatti l’uno per l’altro. >> fece scherzosamente il lupo blu fingendo commozione, prima di scoppiare a ridere divertito << Che razza strana che siete voi mobiani! >>, 
<< Io non sono un mobiano! >> sussurrò tra sé il dottore, 
<< Uno vi fa un regalo togliendo di torno uno dei vostri nemici, e voi neanche volete essere chiamati amico. >> lo brontolò Vinew, lanciandogli poi uno sguardo di sufficienza misto a fastidio << Nemmeno un grazie? >>. A quel punto, mosso anche dalla preoccupazione dei suoi due assistenti che avevano visto in quell’ultimo sguardo un potenziale messaggio di pericolo e che lo stavano richiamando con leggeri buffetti sulle spalle, il dottore pensò bene di acconsentire a quella giusta richiesta. 
<< Hai ragione, ma dove ho la testa? Scusami tantissimo, mio prezioso...alleato! >> esclamò con fare teatrale << Grazie infinite per il favore che mi hai fatto, sei veramente grandioso! >>, 
<< Oh, smettila! Così mi farai diventare...che colore viene se unisci il rosso e il blu? >>, 
<< Bian... >>, 
<< Credo che sia il viola, signor Vinew! >> fece prontamente Orbot, zittendo il collega cubico, 
<< Giusto! Così mi farai diventare viola! >> concluse quindi, fingendo imbarazzo. 
 
 
<< Ma sarebbe veramente bellissimo! >> intervenne ancora Cubot, senza accorgersi delle occhiate minacciose di Eggman e del robottino sferico << Sono sicuro che un colore simile le starebbe d’incanto, un tocco chic che mai guasta ad un malvagio come lei! >>, 
<< Davvero? >> domandò retorico il lupo astrale, prima di diventare improvvisamente serio << Peccato che io odii il viola! >>, 
<< Non dargli retta! Quando l’ho costruito, deve aver fuso qualche circuito all’interno del suo chip di... >>. 
Proiettandosi davanti al suo viso, elargendo un sorriso tanto minaccioso quanto inquietante, il lupo ebbe la straordinaria facoltà di destabilizzare Eggman quel tanto da interromperne la parola. 
A parte quei momenti in cui la collera prendeva il sopravvento su di lui, la lucidità di cui era dotato gli garantiva il mantenimento del sangue freddo anche nelle situazioni più complicate.  
Arte che dovette imparare a fare sua date le continue disfatte dei suoi piani a causa della solita peste puntuta blu e dei suoi amici. Tuttavia, non era affatto preparato ad un essere simile.  
<< Se posso darti un consiglio, mio caro amico... >> fece il lupo, con tono pacato << ...non darmi ordini! Quello che faccio è perché lo voglio io, che la cosa sia a tuo vantaggio o meno, chiaro? >>, 
<< Trasparente! >> rispose il dottore, quasi a denti stretti. 
<< Perfetto! Ora che ci siamo chiariti, vado a farmi un riposino. >> disse allontanandosi, tornato al suo solito fare giulivo << Non che ne abbia bisogno, ma è così piacevole chiudere gli occhi e ronfare dopo tutta quella...fatica! Ma lo sai benissimo anche tu, giusto? >>. 
Lasciati soli, un ringhio sordo provocò un rantolio nella gola di Eggman che accrebbe ancora di più la preoccupazione dei suoi due assistenti, 
<< Mamma, che paura! >> esclamò un tremante Cubot, 
<< Dottore, non vorrei sembrarle pessimista, ma è sicuro che sia un bene avere a che fare con una creatura simile? >> domandò Orbot. 
Una domanda lecita. Mossa, non solo a motivo della palese instabilità mostrata dal lupo, ma anche per quello che avevano avuto modo di vedere attraverso l’insetto-camera e a cui quest’ultimo sembrava alludere. 
Una registrazione che, attraverso il piccolo schermo che il velivolo aveva incorporato, il dottore stava nuovamente visionando e che mostrava quanto fatto da Vinew alla giovane volpe.                              
Un video raccapricciante, crudele, che smosse persino la sua coscienza per un massacro evitabile. 
Non pronunciò alcuna risposta, poiché non poteva averne una sicura da dare. 
                                                           
                                                                   
 
 
 
 




Alla fine, anche quella notte si concluse. 
Leggere sfumature rosate cominciarono ad ascendere dall’estremità orientale del cielo; le prime luci dell’alba illuminavano sempre più l’altopiano ad est, annunciando il giungere del sole. 
Alcuni raggi, una volta raggiunta una certa altezza, riuscirono a penetrare all’interno del bosco dove sorgeva l’abitazione del riccio blu. I canti dei passeri, il profumo dell’erba fresca leggermente inumidita dalle perle di rugiada e il frusciare degli alberi mossi dal leggero e fresco vento proveniente dal mare rendevano ancora più gentile l’inizio del nuovo giorno. 
Comunque, questa volta non fu l’insieme di questi fattori a destare Sonic dal sonno, bensì una strana sensazione di peso che sentì gravargli sull’addome. Nel dormiveglia lo paragonò quasi al senso che provava quelle volte in cui si dovette trovare, molti anni addietro, a trattenere il respiro per superare dei percorsi sommersi nell’acqua. Quando ancora non aveva imparato ad utilizzare la propria velocità per sfruttarne la superficie come i normali sentieri battuti di terra. 
Quell’impressione così negativa lo irrigidì, portandolo a sollevare il busto. 
<< Ahi! >> seguitò una voce,  
<< Oh, eri tu, Xin! Scusa, non ti avevo visto. >> fece Sonic, rassicurato nell’aver trovato la causa di quella sensazione, prima di lasciarsi andare ad un’espressione attonita e sconvolta << Un momento...Xin? Che ci fai qui? Non ti avevo lasciato la mia stanza, ieri sera? >>, 
<< Buongiolno, Sonic! Dolmito bene? >> rispose gentilmente lei, elargendole un caldo sorriso, ignorando la preoccupazione mostrata da quest’ultimo, 
<< Non cambiare discorso e rispondi alla mia domanda. Che ci facevi quassù con me? Pensavo di essere stato chiaro quando ti ho detto che non è bene che un maschio e una femmina dormano insieme. >>, 
<< Hai lagione, chiedo umilmente scusa! Il fatto è che avevo paula a stale da sola...in un posto che non conosco. Non mi ela mai capitato di allontanalmi tloppo...anche dopo avel lasciato il mio villaggio...invece ola, non sono più nemmeno a Chu-nan... >> confessò la ragazza, pizzicandosi le mani, con fare turbato.  
Reazione comprensibile; per quanta forza e coraggio avesse dimostrato durante il combattimento contro Vinew, questa era pur sempre un’arte su cui aveva ricevuto un addestramento sin da molto giovane.  
La distanza da ciò che più è famigliare, invece, può rivelare fragilità nascoste persino a sé stessi e a cui non tutti si dimostrano in grado di affrontare. 
<< Quanti anni hai detto di avere, Xin? >>, 
<< Quattordici! >>, 
<< Sai...alla tua età avevo girato il mondo decine di volte. Ho visto luoghi meravigliosi e conosciuto persone fantastiche, oltre ad affrontare numerosi nemici...ma questo già lo sai. Quello che voglio dire è che, a parte questo mucchietto di mattoni... >> fece con un sorriso, picchiettando con la mano la superficie del tetto << ...non ho mai avuto una vera e propria casa e l’ho avuta ovunque mi trovassi! >>. 
 
 

La panda rimase affascinata da quelle poche e semplici parole. 
La sicurezza che il blu riusciva a trasmettere anche solo raccontando quelle che potevano essere definite piccolezze la lasciarono disarmata, in special modo per la naturalezza che aveva mostrato; come se quello non fosse stato nemmeno il suo scopo. 
Al contempo però, scaturì in lei un profondo dispiacere. 
Senza volerlo, il riccio aveva eretto un muro cui la panda sentiva di non poter nemmeno scalfire; un paragone impossibile da avvicinare, che la costrinse a ridimensionarsi ad un livello troppo inferiore da poter sperare di raggiungere.  
<< Ehi, non devi abbatterti così! >> le fece quindi Sonic, accortosi della sua reazione << Non devi prendere questo come un rimprovero...non ne avrei motivo...volevo solo farti capire che devi allargare i tuoi orizzonti in tutti i campi della vita. Soprattutto se il tuo intento è migliorarti! >>, 
<< Hai lagione, solo che non è facile andalsene via e lasciale tutto ciò che si conosce pel andale...ovunque! >> fece la ragazza, asciugandosi l’accenno di commozione che voleva evitare di lasciar trasparire di fronte a lui, 
<< Nessuno ha detto che sia facile. Anzi, ti confesso che anch’io ho provato quello che stai provando tu verso mia madre e i miei fratelli, ma sono andato avanti tenendo a mente i miei obiettivi. Ed ora eccomi qua in tutto il mio splendore! >> affermò fieramente il riccio, destando la curiosità dell’allieva per motivi però diversi da quelli sperati, 
<< Tu hai dei flatelli? >>, 
<< Come? Oh, certo! >> confermò lui, grattandosi l’orecchio con fare colpevole << Sorella e fratello, in realtà, Sonia e Manic! >>, 
<< E dove si tlovano? Mi falebbe davvelo piacele conoscelli! >> fece Xin, entusiasta da quella rivelazione, 
<< Magari un giorno te li presenterò! >> esclamò Sonic, sollevato nel rivedere sollevato l’animo della panda, prima di balzare a terra e fare dello stretching << Ora però basta parlare e diamo inizio al primo giorno di allenamento. >>. 
<< Ma Sonic...non vuoi fale colazione? Se mi dai tempo, potlei plepalale... >> fece allarmata Xin, raggiungendo il riccio, 
<< Niente! Voglio vederti in azione nelle cose pratiche di tutti i giorni. Perciò mangeremo quello che provvederai tu con i tuoi poteri! >>, 
<< Cos-? Io? >> domandò incredula mentre il riccio blu, riserbandole un sorrisetto divertito, scattò alla sua solita velocità, 
<< Ti aspetto alla fine del bosco! Non metterci troppo che ho già lo stomaco che brontola >>.                                               
                             
 
 
 
 
La proposta avanzata da quello che a giudicare dagli sviluppi era diventato a tutti gli effetti il suo maestro, creò uno strano senso stupore in Xin che, ancora attonita, restò a guardare la scia di polvere alzata dal passaggio di Sonic. 
Solitamente, quando si parlava di allenamento, era stata abituata a schemi che comprendevano specifiche situazioni; combattimento per attaccare, per difendere, strategie di sopravvivenza e tattiche da guerra per affinare l’acume e l’ingegno erano fra quelle cui aveva sempre fatto affidamento per migliorarsi. 
Quello che le aveva invece richiesto il blu le suonava molto al difuori dai parametri a lei conosciuti. Inoltre, non aveva la benché minima idea di quale beneficio potesse essergli nell’immediato per raggiungerlo nel più breve tempo possibile. 
Il suo potere non era in grado d’influire sui di lei e i suoi movimenti, per permetterle così di agire diversamente da qualsiasi altro mobiano non dotato di particolari doti; intorno a lei, per giunta, non si trovava alcunché da manipolare per incrementare la velocità. 
Per ciò, anche se risultò banale persino per lei, non poté che optare sulla sua normale velocità nella corsa, certa dell’espressione crucciata che avrebbe avuto Sonic, sicuramente già in attesa, al suo arrivo. 
Almeno avrebbe utilizzato quel tempo che la separava dalla meta per pensare a come soddisfare la seconda richiesta del blu e riuscire a superare quello che, ai suoi occhi, era una vera e propria prova. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






Nel frattempo, sola in una delle sale d’aspetto del Central Recovery Hospital di Mobotropolis, Sally era in fremente attesa di notizie; in compagnia del robotico ed imponente capo della sua scorta che invece, freddo nella sua compostezza, si limitava a stare in piedi e vigile presso l’entrata della stanza. 
Aveva passato la notte completamente sveglia, in balia del timore per l’annuncio della più terribile delle notizie; Sebbene avesse richiesto a Nicole, sua fidata e sicura assistente digitale, di assistere il primario che si era preso incarico del malcapitato, non poteva cancellare l’orrenda scena che le si era palesata dinanzi al suo arrivo nel laboratorio di Miles. 
Era da parecchio che non si vedevano, ma l’affetto che provava per lui e per tutto il suo vecchio gruppo, non era stato minimamente intaccato. 
<< Parametri vitali nella media. Capacità cognitiva debole e in continua diminuzione. Energia debole. >>, 
<< Va bene, Omega, ho capito! Sono stanca, giusto? >>,  
<< Affermativo. Consiglio immediato riposo >>, 
<< Lo farò, te lo prometto, ma non prima di assicurarmi della salute di Tails! >>, 
<< Richiesta acconsentita. Procedura di vigilanza attivata. Omega resta in attesa del dottore. >>. 
<< Grazie! >> fece la giovane cipmunk, accennando un sorrisetto. Trovava divertente il modo complicato che il robot utilizzava ogni volta per comunicarle qualcosa semplice, elencando ciò che rilevava grazie ai suoi sensori; probabilmente avrebbe anche riso, se non fosse stata per la situazione poco felice. Comunque, era grata per l’attenzione che aveva nei suoi riguardi. 
In tutta onestà, conoscendolo per la fama che si era creato durante il periodo precedente al loro incontro, non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe avuto proprio una delle più pericolose armi di Eggman per la propria salvaguardia. 
Proprio in momenti simili le tornava in mente il giorno in cui, risanando una delle zone riconquistate ai danni del dottore, lo aveva ritrovato appoggiato alla parete di una grotta crollata; i suoi sensori erano stati danneggiati e l’alimentatore aveva subito un grave guasto, a seguito di una sicura dura lotta, che non permetteva più la fusione dell’energia Chaos che lo manteneva sempre operativo. Le occorsero diverse settimane di duro lavoro, con l’aiuto di Nicole e occasionalmente di Rotor, per poterlo riattivare. 
Fortunatamente aveva preso anche la precauzione di rendergli inaccessibili tutte le armi dato che, una volta avviato, aveva subito provato ad utilizzare alcune parti del suo immenso arsenale per la procedura di difesa. 
Il tempo, la pazienza e la riconoscenza che quest’ultimo aveva improvvisamente iniziato a mostrare, specie dopo aver messo mano al suo driver nel momento della riaccensione, lo aveva spinto a rimanere nel suo regno e a proporsi come vigile per la sua sicurezza. Sebbene questo venisse meno ogni qualvolta un eggbot riusciva a penetrare i confini così che, grazie al sensore di localizzazione, il suo primario obbiettivo di distruzione si riattivava a discapito del robot in questione. 
Tutto sommato, era lieta di averlo al suo di fianco, piuttosto che a quello del nemico. 
<< Principessa Sally! >> fece improvvisamente un vecchio tasso, richiamando l’attenzione della ragazza e della sua guardia, entrando nella sala, 
<< Mi dica, dottore, come sta? >> domandò preoccupata, 
<< Non bene! Le sue ferite erano profonde e non ha quasi un osso ancora intero. Comunque, non è questo a preoccuparmi, quanto il danno agli organi e a livello cerebrale. Noi abbiamo fatto il possibile, ma non ho mai visto nessuno ridotto in quello stato nei miei 40 anni di medicina. >>, 
<< Vuole dire...che... >> provò a singhiozzi e cono le prime lacrime la giovane, timorosa persino di terminare la frase. Conosceva il volpino da quando non era che un cucciolo e il dolore che stava provando diveniva sempre più straziante ad ogni parola pronunciata del dottore. 
Mille pensieri cominciarono a riempirle la testa, assieme a ricordi sembrati perduti, mentre la stanchezza maturata iniziava a prendere il sopravvento per le forti emozioni.      
<< No, non morirà! Al momento è quello che posso dire, almeno! >>, 
<< Cioè? >>, 
<< Vede, è in uno stato di coma a causa delle condizioni in cui versa! Tutto dipenderà dal suo livello di guarigione. Noi...io, come medico, non posso fare altro. Mi spiace! >>. 
 
 
 
Dopo aver provato a rincuorarla, il medico si allontanò. 
Sally aveva passato molte difficoltà e diverse volte, specie nel passato, aveva dovuto subire terribili notizie che nemmeno lei avrebbe creduto di poter sopportare. Quella le superava tutte. 
Con gli occhi arrossati ed ora fissi nel vuoto, la ragazza si era accasciata su una delle sedie che delineavano il perimetro della sala. Il suo stato, tanto d’animo quanto esteriore, aveva ricevuto un colpo tale da farle abbandonare ogni apparente senso di sicurezza che la sua presenza esercitava sugli altri. 
<< Principessa Sally! >> fece il robot, avvicinandosi a lei, 
<< Va bene, Omega, andiamo! >> rispose Sally, acconsentendo alla sua silenziosa richiesta, ritrovando il quel momento la forza per un ultimo ordine << Omega, ho un incarico per te! >>.              
 
                                                                                 
                                                                 
 
 
 
Dalla scrivania dell’autore: 
 
Rieccomi qua!  
Che dire? Un capitolo particolare, per come stava andando la situazione finora. 
Questa volta non ho trovato posto a quell’ironia che mi piace mettere in ogni mio scritto, ma avrete visto anche voi che gli argomenti non me lo hanno permesso più di quel tanto. 
Ho davvero messo molta carne sul fuoco con tutti i personaggi che ho citato/aggiunto...e ce ne sono anche altri in arrivo. Temo di stare scrivendo qualcosa di veramente grosso per la quantità dei personaggi che sono prossimi ad entrare in azione. 
Per ovvi motivi non potrò introdurre tutti quelli che sono stati creati dalle serie animate/archie comic/videogiochi, ma quelli che potrò incastrare fra loro in una storia...ce li metterò. 
Probabilmente dovrò aspettarmi delle critiche per quanto riguarda alcuni di questi, ma spero che possano essere ben argomentate :)                             
Mi auguro che possiate trovarlo di vostro gradimento. 
 
Arrisentirci

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Capitolo 16
*** Prime lezioni ***


<< Sonic! >> squittì la riccia rosa, con quel suo solito entusiasmo che sprigionava ogni qualvolta riusciva a trovarsi di fronte al suo amato dagli aculei blu << Finalmente sono riuscita a trovarti! >>, 

<< Oh, ciao Amy! >> fu la pronta risposta del suo interlocutore che, d'altra parte, non pareva mostrare alcuna variazione di tono o d'espressione << Mi stavi cercando? >>, 

<< Beh, sì...in realtà  sì! >> fece, con una leggera titubanza nella voce. 

Benchè la sua coscienza la rassicurasse sul fatto di trovarsi nella più assoluta ragione, il ricordo del comportamento tenuto solo il giorno prima nei suoi riguardi le faceva sentire come nullo quel flebile vantaggio di cui millantava a sè stessa di possedere; non solo per la profanazione riguardante il vincolo autoimposto, ma anche per la prima impressione che il proprio comportamento doveva aver dato alla giovane panda alla quale, a ben pensarci, non aveva inizialmente concesso nemmeno il benestare del dubbio sulle motivazioni della sua presenza presso la casa del blu sonico. 

L'imbarazzo la portò a torturarsi goffamente le dita, talvolta incrociandole con quelle dell'altra mano, in altre stringendole leggermente alle estremità  all'altezza dell'ultima falange. 

<< Dimmi pure! >>fece il blu, senza modificare minimamente il suo normale tono, 

<< Vedi...ecco... >> osò lei, presa inizialmente da un lieve balbettio << Quello che volevo dirti è che...mi dispiace di come mi sono comportata. Non volevo farti del male, né inseguirti come un'ossessa, né tantomeno mettere in difficoltà quella ragazza. Ti prego di perdonarmi! >> similmente ad una cascata, Amy rilasciò completamente tutto ciò che sentiva aver lasciato in sospeso, chinando lievemente il capo in segno di profondo rimorso e richiesta di un qualche perdono, 

<< Ma certo! Non preoccuparti, è tutto acqua passata. >>, 

<< Davvero? >> domandò, alzando il capo con espressione giuliva, 

<< Assolutamente! >>, 

<< Oh, Sonic! >>. 

Presa da un irresistibile impulso, la riccia si fiondò incontro al suo amato, rovinandogli addosso con violento impeto. Con tutto l'amore che sentiva riversarsi nel cuore, la riccia comincò a stringerlo fra le sue braccia. Ma un sinistro e secco suono di rottura risuonò infausto. Probabilmente, si era appena rotto qualcosa. 

 

 

<< Amy! Amy, fermati! >> la richiamò con urgenza la dolce Cream, scrollandola leggermente le spalle, cercando di riportare alla realtà l'amica rosa, 

<< Un attimo ancora, Cream! >> fece la riccia, tentando di dissuadere la coniglietta dal farla allontanare, ignorando la situazione reale << Non mi capiterà  più di trovarmi in questa situazione. >>. 

<< Tesoro, capisco cosa vuol dire provare certe emozioni, ma devo insistere! >> sentenziò a quel punto Vanilla, sfilandole con agilità  il prezioso oggetto che Amy stava con forza tenendo a sé << Questo è l'ultimo manichino che mi resta e non posso permettermi di farlo finire come gli altri! >>. 

Dicendo questo, la coniglia adulta stava riferendosi alla pila di manichini di varia grandezza e fattura che in quel momento era tristemente ammucchiata ad occupare l'angolo della stanza; piegati, schiacciati, spezzati o persino mutilati, di fatto resi ormai inutili al loro scopo. Specie quelli a forma di riccio. 

Infatti, assieme alla vendita di unguenti medicamentosi e altri prodotti di drogheria, la giovane madre era anche una eccellente maestra di sartoria; non vi era quindi meraviglia il suo possedere molti manichini in grado di soddisfare la richiesta di una clientela che si faceva sempre maggiore in numero. Specie quelle relative al gentil sesso, che non voleva certo sfigurare tra le loro reciproche prime impressioni quando capitava d'incontrarsi. Oltre, ovviamente, l'utilizzo che ne faceva per sé stessa e la figlia. 

Comunque, benché non fosse così gravosa la perdita, la situazione aveva comunque raggiunto un limite che era meglio, per il buon costume, non varcare. 

<< Che è successo? >> domandò la riccia, ritrovatasi improvvisamente espropriata del fantomatico amato, 

<< Amy...di nuovo. >> la informò Cream, 

<< Di nuovo?! >> le fece eco la rosa, alzandosi in piedi, elargendo poi un mesto e tristo sorriso << Mi spiace Vanilla, forse mi sono fatta ancora trasportare con la fantasia. >>, 

<< Questo non è un male, mia cara. La fantasia è un dono che deve essere preservato nonostante tutto, perché è quello che ci dà la facoltà di sognare. >> la rassicurò la coniglia, prima di approcciarsi con fare più severo << Ciò che mi preoccupa è però questo tuo incontrollabile impulso che non riesci ad addomesticare, ma che devi sapere controllare...se vuoi raggiungere il tuo scopo. >>, 

<< Ha ragione! >> affermò la riccia, abbassando lo sguardo mortificata << Io...non riesco a capirlo, ma lo sento più forte di me. Ogni volta che vedo Sonic, sento ogni muscolo del mio corpo muoversi per cercare di afferrarlo...stringerlo...fermarlo prima che scappi via. Ancora, come sempre! Eppure, lo conosco da anni e so perfettamente come sia fatto, i suoi modi di fare e il suo carattere...eppure provo sempre quella sensazione di poterlo perdere per sempre. So tutte queste cose, ma non ci riesco...e probabilmente, agli occhi di tutti, dovrò sembrare una causa pers... >>, 

<< Assolutamente no! E non ti permetto nemmeno di pensarla una cosa simile! >> la bloccò Vanilla, posandole le mani sulle spalle, scrollandola senza arrecarle male. 

<< Mamma! >> esclamò meravigliata Cream, con il suo Chao nascosto dietro di lei. 

Nonostante le molte avventure che aveva intrapreso e i pericoli che aveva corso alla quale la madre non si era mai mostrata particolarmente consenziente le risultava difficile, frugando nella sua giovane memoria, trovare una situazione in cui aveva avuto modo di vedere la genitrice così imperativa. 

<< Amy, tu sei una brava ragazza! Strabocchi di emozioni, passioni e sentimenti...e mi ha fatto male vederti tornare in uno stato così abbattuto, ma allo stesso tempo così grintoso e volenteroso d'impegnarsi per migliorare. Sei stata tu a chiedermi di aiutarti a crescere e di avere una mano più forte con te, per maturare i tuoi modi...e benché non sia il mio carattere, ho voluto accettare perché Amy Rose non è una causa persa. >> concluse, accarezzandole la gota con l'affettuosità  di una madre. 

 

 

Con una ritrovata luce negli occhi della rosa, la coniglia si rimise in piedi; posizionato nuovamente il manichino là dove si trovava prima, esclamò decisa << E adesso basta piangersi addosso! Una vera signorina, in assenza di un compagno, deve saper tirare fuori la grinta...senza dimenticare un po' di grazia, ovviamente >> fece, strizzando l'occhio in direzione della ragazza << Perciò, se vuoi almeno una volta rivedere il tuo caro Sonic, dovrai riuscire ad imparare come approcciarsi dopo una lite senza perdere il controllo! Cream, hai lo spartito? >>, 

<< Assolutamente sì! >> fece la coniglietta, mostrando il foglio di carta, rivolgendosi quindi ad Amy, << Coraggio, Amy, puoi farcela! >>, 

<< Sei pronta? >>, 

<< Sì! >>, 

<< Allora ricominciamo! >>. 

 

 

                                                                                                                                    

                                                                               

   

Nel frattempo, non troppo lontano, Xin continuava la sua corsa a passo svelto per raggiungere il più in fretta possibile il riccio blu al di fuori della boscaglia. 

Ogni slancio era seguito da un'occhiata vigile e attenta. Sempre più rapida, sempre più ansiosa di scoprire quello che la natura le poteva offrire. 

Ci teneva fortemente a non deludere le aspettative che il suo eroe doveva star nutrendo in lei dopo le sue brillanti parole riguardanti il proprio potere. L'interesse che di fatti questo ultimo aveva mostrato a quella rivelazione, non poteva certo farle credere di poter dare meno di quelle che erano le sue potenzialità. 

Eppure, in tutto il suo arrovellarsi, non era ancora riuscita a capire il da farsi. 

Di idee ne aveva avute diverse, sia estreme che di scena, ma tutte avevano finito per passare con un voto negativo sotto il proprio irreprensibile giudizio, forgiato dalle ligie regole della propria tribù. 

Per esempio, aveva pensato di piegare verso di sé un alto albero che poi, una volta afferratene la punta più estrema della fronda sulla cima, utilizzarlo come una sorta di catapulta che l'avrebbe scagliata verso la meta. Un piano semplice ed ingegnoso, ma che difettava su due parti: nel centrare precisamente il punto in cui Sonic la stava aspettando e soprattutto sul come sarebbe riuscita ad atterrare senza subire danni. In breve, la prima idea fu da scartare. 

Una seconda invece prevedeva la costruzione intorno a sé di un esoscheletro, costituito da terra e roccia, che le avrebbe permesso di elevare la sua statura e lanciarsi in falcate assai più rispetto al normale. Oltretutto, era sicurissima che un'entrata in scena simile il caro Sonic non se la sarebbe mai aspettata. 

Purtroppo, anche questa idea dovette essere bollata con una bocciatura a causa del fatto che, per raggiungere tale scopo e sorreggerne il peso generale, la mole dell'armatura doveva essere assai robusta e voluminosa, compromettendone il fattore agilità e rallentandone i movimenti là dove la boscaglia non le garantiva sufficiente spazio. 

Dopo quella, altre soluzioni ricevettero lo stesso trattamento, facendole giungere quindi al triste risultato dell'essere ormai prossima al traguardo, sudata e col fiatone per una lunga corsa. Più di tutto questo, ciò che veramente la stava abbatteva, era il pensiero di ritrovarsi di fronte al blu nella stessa maniera in cui l'aveva lasciata.  

Riusciva ad immaginare lo sguardo sprezzante, di sufficienza, che l'avrebbe accolta al suo arrivo. Probabilmente, a ragione, persino accompagnato da parole come "è tutto qui quello che sai fare?", o anche "e io dovrei perdermi ad insegnare a qualcuno che non sa fare una cosa tanto semplice?". 

Una vergogna indescrivibile la stava assalendo, ma ormai il tempo era scaduto ed era ora di accettare le conseguenze. 

 

 

 

Con questa ultima consapevolezza in mente, Xin posò il suo ultimo pesante passò al di fuori del bosco. Una velata occhiata la indirizzò alla ricerca del blu, ora appoggiato ad un grosso masso con aria quasi scansonata. 

China in avanti, reggendosi con le braccia alle ginocchia, la giovane panda si piegò alla ricerca di un po' di ossigeno; la corsa era stata lunga, forsennata, alla ricerca di un tempo accettevole. 

La luce del sole, vista a tratti, finalmente la raggiunse nella sua interezza dandole un tepore di sollievo. Giusto in tempo prima dell'umiliante ramanzina. 

<< Tieni! >> fece con gentilezza il riccio, porgendole fazzoletto dal delicato color lilla << Hai fatto una bella corsa! Sei sudata e anche se non sembra, da queste parti il vento non manca...potresti buscarti un raffreddore. >>. 

Xin rimase basita. Prese il fazzoletto con un'espressione di stupore tale che lasciò perplesso persino Sonic, 

<< Tutto bene? >>, 

<< Eh? Oh, sì...glazie della plemula! >> fece infine la panda, asciugandosi il viso << Glielo falò liavele pulito, plomesso! >>, 

<< Nessun problema. Piuttosto, come mai quell'espressione così sorpresa? >> domandò,  

<< Ecco...pelché non mi aspettavo tutta questa gentilezza. >> fece, con timidezza nella voce, 

<< Cioé? Ti aspettavi forse di trovarmi...non so...con le mani appoggiate sui fianchi, il tipico colpetto ripetuto del piede a terra...e magari con uno sguardo severo e stizzito? >> domandò con ironia lui, sogghignando all'immagine che si era ricreato nella testa, 

<< Bhe...in un celto senso...è così! >> fece lei semplicemente. 

Al riccio si gelò il sorriso. 

<< Senti, non conosco i metodi di chi ti ha...addestrata, suppongo? ...ma per mio conto, mortificare l'allievo, o allieva nel tuo caso, con questi atteggiamenti da bulletto fastidioso, lo trovo parecchio antipatico >>, 

<< Ma nel mio villaggio... >>, 

<< Noi siamo al più lontano possibile dal tuo villaggio. Quindi, "posto mio-regole mie"...e non contraddire il tuo insegnante, chiaro? >> esclamò infine, con un forzato atteggiamento duro che mise ben in riga la giovane panda, 

<< Sì, maestlo! >>. 

 

 

<< Bene! E ora passiamo all'esito di questa lezione. >> fece, cominciando a girarle intorno << Immagino tu avessi capito che la natura di questa lezione serviva a spronare la tua inventiva per trovare una soluzione al problema nel più breve tempo possibile, vero? >>, 

<< Affelmativo! >>, 

<< Non ti nascondo che non stavo nella pelle di vedere il tuo potere in azione, ma così non è stato. Sai darmene una spiegazione? >>, 

<< Sì! >>, 

<< Allora sentiamo! >>, 

<< La plima cosa che ho fatto è stato gualdalmi intolno pel tlovale qualcosa che potesse dalmi lo spunto pel costluile qualcosa e pelmettelmi di sovlastale dilettamente il bosco, ma non avendo tlovato niente ho plefelito affidalmi all'inizio alla colsa e diligelmi nella sua stessa dilezione >>, 

<< Interessante! >> fece il riccio, passandosi la mano sul mento con fare meditabondo << E poi? >>, 

<< Poi ho continuato ad elabolale piani che mi pelmettesselo di laggiungella più in fletta possibile, ma ognuno di questi plesentava un ploblema che non salei stata in glado di lisolvele da sola e pelciò ho dovuto linuncialci! >>, 

<< Davvero non hai trovato niente di meglio? >> domandò di nuovo Sonic, fermandosi davanti a lei con tono investigativo, 

<< N-no, mi spiace! >>. 

<< Ok, sono soddisfatto! >> concluse compiaciuto, battendole una calorosa pacca sulla spalla. 

A quel punto potrà  sembrare quantomai facile immaginare l'espressione stranita, disorientata, che Xin assunse immediatamente dopo quel gesto. 

<< Vedi... >> si apprestò a spiegare il riccio, percependo la confusione che aleggiava sul suo volto << ...il fatto che tu sia riuscita a studiare dei piani, arrivando a bocciarli prima di scoprire la loro inefficacia, ha comunque raggiunto in parte lo scopo che io mi ero prefisso nei tuoi riguardi. Hai ragionato e non ti sei fatta prendere dalla furia di raggiungere la meta, rischiando di compromettere la tua salute o di mettere in difficoltà altri. Quindi, anche se la lezione non è superata, ho appurato che hai consapevolezza dei limiti dei tuoi poteri e questo è un grande passo in avanti. >>. 

Xin ascoltò tutta la spiegazione con espressione ammaliata. 

Non aveva minimamente riflettuto a questo lato del percorso, focalizzata come era stata al semplice trovare una soluzione al problema. Certo, lei era assolutamente consapevole cosa il suo potere fosse in grado o meno di fare, ma non aveva mai visto i limiti in cui poteva incedere e il fatto di essere stata capace di analizzarli in modo così naturale la rinfrancava dal negativo esito della lezione. 

Ora era una volta di più convinta di aver fatto una scelta saggia, condita da un po' di nera fortuna striata di rosso, nel volersi unire al riccio sonico nella sua crescita. E lui si stava dimostrando oltre le sue più rosee aspettative. 

 

 

 

<< Comunque, devo chiederti scusa anch'io! >> fece improvvisamente il blu, invitandola a seguirlo << Non sono proprio riuscito a rimanere con le mani in mano e così ho raccolto della frutta qui intorno per colazione >> fece rivelando, da dietro una grossa roccia, un discreto mucchio di frutti di varie forme e dimensioni << Spero non ti dispiaccia il tipico pasto frugale! >>, 

<< No, anzi...adolo la flutta dolce pel colazione >> rispose Xin, mentre addentava soddisfatta una succosa papaya, 

<< Ne sono contento! >> le fece eco Sonic, divertito dalla buffa espressione giuliva e piena della panda, accompagnandola nel pasto << E dimmi una cosa, Xin, tu sai manipolare l'acqua rendendola...tipo solido o dandole delle forme? >>, 

<< Celtamente! >>, 

<< Perfetto! Allora, oggi ti porterò a conoscere un amico che saprà darti delle dritte sul menare le mani! >>.      

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

 

 

 

  

 

 

TOC-TOC! 

 

<< Avanti! La porta è aperta! >>.  

 

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Capitolo 17
*** Angel Island e indagini ***


Le Mystic Ruins erano state da sempre una meta turistica particolarmente ambita.
Non solo da archeologi e vari studiosi di storia antica provenienti da varie nazioni di Mobius, ma anche di molte famiglie e amanti in generale delle bellezze artistiche sparse un po' ovunque in quella terra.
Opere non solo strutturalmente artistiche, ma spesso e volentieri possessori di una funzione eterna che trascendeva i secoli.
Un esempio molto conosciuto era la Dragon Road che, spaziando da occidente verso oriente, divideva per la sua intera lunghezza la nazione di Chu-nan.
Questo non era altro che lungo e largo percorso in pietra e roccia modellata, usato in antichità per lo spostamento rapido e diretto degli eserciti e vettovaglie, ripristinata come comoda linea principale per gli scambi commerciali e simili.
 

Ciononostante, fra tutte queste opere maestose, non vi era alcuna che fosse in grado di competere col vasto territorio del fu popolo echidna; un’antica e potente nazione, temuta fra le genti del tempo, che avevano lasciato un’eredità immensa.
Eredità ancora irrimediabilmente celata alla conoscenza del mondo, nascosti dal roboante silenzio che solo gli inferi, luogo in cui erano misteriosamente piombati, potevano soffocare.
La loro scomparsa, secondo la narrazione delle leggende tramandate dal passato, pareva essere avvenuta con la stessa rapidità di un fulmine squarciante la volta tersa di nubi, similmente ad una punizione piovuta dalla volontà divina per la loro avida ricerca di potere. Uno sterminio completo.
Comunque, la loro presenza poteva essere comprovata dalle meraviglie delle Mystic Ruins.
Con le loro vallate e alture, sormontate da costruzioni la cui funzione erano ancora oggetto di studio, le rovine mistiche superavano ogni sorta d’immaginazione.
Quelle situate nel continente non erano però altro che una minima parte del loro reale valore. Difatti, se si fosse lanciato un leggero e fugace sguardo in alto, abbandonando la mera essenza terrestre, sarebbe stato possibile vedere il paradiso.
Nascoste dalle nuvole perenni, gigantesche strutture sospese fluttuavano leggere oltre il chiarore dei cumulonembi, sfacciate dal rispettare una qualsiasi legge fisica.
Solo questo però era consentito sapere, poiché una forza misteriosa pareva impedire a chiunque l’accesso in quel mondo ammantato di favole; secondo alcune teorie e voci, alcuni parlavano di templi, portali e vie al di fuori delle dimensioni che permettevano di superare quell’invisibile ostacolo, ma di questo non vi era stata ancora trovata una realtà certa.
Una delle poche cose di cui tutti erano concordi, riguardava la presenza di almeno un guardiano in quelle terre celesti dal nome di Angel Island.
 

Il guardiano in questione, abitante dell’unica zona accessibile a chiunque fosse di suo gradimento, non era un personaggio sconosciuto alla gran parte di Mobius che ormai aveva ben imparato il suo nome: Knuckles l’echidna.
Dal temperamento duro, il rosso risultava essere discendente di quel potente popolo di cui ora proteggeva le terre.
A differenza degli altri e delle loro supposizioni, Knuckles era ben conscio del passato della sua gente e di come le loro azioni avessero avuto ripercussioni fin nel presente.
In piedi come una statua di un guerriero possente, dal fisico che trasmetteva tutto il potere e ferocia dello spirito d’un combattente, si stagliava sulla cima del piccolo altare dove era conservato la fonte e la causa di tutto.
Quello Smeraldo Gigante, o Master Emerald, che racchiudeva al suo interno un potere incommensurabile e dove risiedeva l’entità divina conosciuta col nome di Chaos.
La stessa che aveva adempiuta la sua giustizia con uno sterminio. Lo stesso che aveva risparmiato la famiglia che aveva portato alla sua nascita. Lo stesso che aveva dato uno scopo a quella famiglia e che si tramandavano da generazioni.
La protezione di quelle terre e, in maniera assai maggiore, dello smeraldo stesso.
La più potente nazione del tempo, punita per aver cercato un potere che non li apparteneva; adesso, i discendenti di quella famiglia ormai divenuti i più deboli fra le altre specie, aveva ricevuto il compito di proteggere quel potere da chiunque volesse appropriarsene.
A volte, persino le divinità sembravano possedere una certa dose d’ironia.
Nella sua solitudine, Knuckels aveva spesso pensato come quella sua situazione non fosse altro che una maledizione millantata da benedizione. Oppure viceversa.
Non poteva che essere grato nell’essere ancora vivo a testimoniare l’esistenza della sua razza, colpevole di molti crimini per la sua ferocia, e di sapere di avere uno scopo nella vita a differenza di molti altri; allo stesso tempo, se la vita che aveva ottenuto doveva essere al servizio di una volontà che operava una giustizia senza benignità e che non gli concedeva di scegliere per sé stesso altro scopo se non quello, valeva davvero la pena continuare a viverla?
Pensieri tristi, che preferiva scacciare condizionando tutto sé stesso sulla sicurezza che il suo ruolo aveva per salvaguardare il pianeta. Anche se, qualche fugace avventura non la disdegnava.
Nello scorrere del tempo, aveva infatti avuto modo di esplorare l’isola galleggiante, scoprendo quei teorizzati portali che gli concedevano di visitare il resto delle strutture fluttuanti; qui aveva trovato, fra le altre cose, ulteriori templi e altari nascosti dove poter spostare il Master Emerald in caso di bisogno. Oltre al meccanismo che fungeva da protezione e che impediva, per l’appunto, l’accesso a quelle terre tramite il continente. Insomma, una sorta di deterrente per i curiosi dove persino Eggman stentava ad arrivare.
Cosa che gli aveva permesso di stringere amicizie, alleanze e rivalità con molti di coloro con cui aveva avuto modo di passare del tempo nei suoi viaggi. Persino dei rischi non da poco, come con i Chaotix.
Più di tutti, sicuramente non poteva non essere segretamente grato a Sonic che, insieme a Tails, gli aveva dato modo di accrescere la sua comprensione sulla protezione della pace mediante azioni sul campo, senza dover attendere per tutta una vita. Cosa che ovviamente non avrebbe mai ammesso, visti il rapporto che aveva creato di perenne sfida col blu e il relativo ruolo di sua spalla che, a volte, sentiva essersi dato.
 Grazie a questo, aveva ricevuto in cambio avventure e conoscenze che, fortunatamente, potevano dare risposta positiva ogni volta che quei tristi pensieri giungevano prepotenti.
Pensieri che, aveva avuto modo di comprovare, stavano comparendo sempre più di rado negli ultimi tre anni.


Difatti, questo era il tempo passato da quando alla sua solitudine aveva aggiunto la compagnia di qualcuno con cui condividere questo carico; il soultouch glielo aveva garantito durante una delle sue missioni e il passare degli anni lo avevano assicurato a riguardo.
Lei era giunta dal cielo, atterrandogli davanti alla base dell’altare con sicura fermezza; i suoi occhi, dall’intenso colore viola, lo avevano fissato senza distogliere mai l’attenzione; la frangia e i capelli rosati, ad eccezione dell’unica parte cibernetica, erano mossi dal vento.
Con passo sicuro e quasi militare, come mostravano anche i pantaloncini mimetici e il top nero, aveva annullato la distanza che li separava salendo sulla cima della struttura.
Si mise al suo fianco, incrociando l’arto robotico con quello ancora naturale, scrutando attenta l’avvicinarsi di un qualche pericolo. Non una parola da entrambe le parti.
Troppo orgoglio per mostrare un sintomo di titubante imbarazzo e chiarirsi sulla ragione che li aveva portati a stare l’uno accanto all’altra
Stettero così fino a sera, quando l’echidna rosa, prendendo la parola e probabilmente quel coraggio mancante, si voltò verso il rosso urlando con foga il giurando di voler stare eternamente in compagnia sua. A quella dichiarazione, Knuckles non ricordò bene cosa accadde; si ritrovò a terra con una guancia dolorante, un leggero capogiro e l’echidna rosa sopra di lui che lo guardava con uno sguardo allo stesso tempo aggressivo e imbarazzato.
Questa era ed è tutt’oggi Julie-su e non l’avrebbe cambiata per nessun’altra al mondo.
Erano simili, ma anche all’opposto; non disdegnavano il “menar le mani” per risolvere le loro diatribe ma, comunque finissero, al termine la loro vicinanza cresceva sempre di più.
Knuckles aveva trovato ciò che gli mancava. Anche se dovette, per ovvi motivi, regolare la sua vita fin troppo rurale con la costruzione di una piccola capanna nel quale poter stare e la fabbricazione di alcune comodità che, soprattutto provati in certi momenti particolari, scoprì utilissimi allo scopo.
 
 
Era matura, forte, esperta nel combattimento e tanto affidabile da poterle lasciare la guardia del Master Emerald quando doveva allontanarsi.
Per tale motivo, al giungere di Sonic e Xin, era lei la guardiana pronta ad intervenire.
Poche cose potevano meravigliarla, ma quando scorse in lontananza un imponente muro d’acqua alzarsi e posare una delle sue estremità sulla pianura circostante, non poté che rimanerne allibita. Specie se dalla stretta base sulla cima giungeva, a gran velocità, il riccio sonico con in spalla un’altra creatura. Una panda minore, per l’esattezza.
<< Ehilà, July! Quanto tempo. >> fece il blu, fermandosi a pochi passi da lei, permettendo a Xin di scendere,
<< Guarda un po' chi c’è! >> rispose di rimando l’echidna rosa, battendo la mano al riccio << Sonic, sempre in giro a girovagare? >>,
<< Perché smettere? C’è sempre qualcosa da vedere per il mondo! >>,
<< Dici bene, amico mio! >>.
Una peculiarità che differiva le due echidne era proprio la familiarità che sapevano mostrare con i loro cari. Se per Knuckles il suo essere burbero non era cambiato nel tempo, Julie sapeva al contrario essere più amichevole e aperta.
<< Quindi oggi che sei venuto a vedere in questo...” pezzetto di mondo”? >> domandò quindi incuriosita,
<< Una lezione! >> sentenziò infine, puntando in alto l’indice come a precisare la serietà delle sue parole,
<< Una lezione? Una lezione di cosa? >>,
<< Prima le presentazioni. >> fece divertito, conscio dello stupore provocato, scostandosi per presentare la giovane panda minore << Lei è Xin e proviene da un villaggio di Chu-nan! >>,
<< Molto piacere, Xin, io mi chiamo Julie-su, ma puoi chiamarmi July! >> fece lei porgendole la mano, ricevendo dalla panda l’inchino cerimoniale di saluto,
<> fece Sonic, grattandosi leggermente l’orecchio.
 
Era difatti consapevole, data la conoscenza di lunga data con il rosso, di come potesse risultare sgarbato per le echidne il rifiuto a certe pacifiche dimostrazioni d’accoglienza.
Anche se a certe volte si era chiesto se tale comportamento, richiamante un po' l’orgoglio, non fosse tutta farina del carattere ostico di Knuckles.
 
<< Nessun problema, conosco abbastanza usanze da capire chi ho davanti! >> fece lei comprensiva, dando ulteriore conferma ai sospetti del blu << Piuttosto, che significa quello “stiamo”? Sei diventato un’insegnante di buone maniere? >> domandò divertita, rivolgendosi poi alla ragazza, fingendo discrezione con un sussurro particolarmente alto rivolto alla giovane << Senti, probabilmente avrai i tuoi motivi, ma posso assicurarti che il tipo qui non è proprio il più adatto allo scopo! Sapessi quante volte l’ho trovato… >>.
<< Ah-ah, molto divertente! Il tuo umorismo compete col tuo degno compagno, lo sai? >> intervenne ironico Sonic, interrompendo in tempo una qualsiasi poco discreta rivelazione di Julie-su << Comunque, ci sei andata vicina! La nostra amica ha un potere straordinario che però non riesce a sfruttare e gestire al meglio e così… >>,
<< Sono andata alla sua licelca pel chiedegli di falmi da maestlo e…mi ha fatto l’onole di plendelmi sotto la sua custodia >> concluse Xin, prendendo finalmente parola, sebbene mostrasse ancora tutto il suo imbarazzo nel fare questo in presenza della femmina echidna,
<< Ah, ma allora sai parlare! Quindi quella cosa che ho visto prima è opera tua, giusto? >> domandò, ricevendo un segno affermativo con la testa da Xin << E cos’altro sai fare? >>,
<< Posso manipolale qualsiasi elemento natulale con cui liesco a mettelmi in contatto >>,
<< Capisci, July, noe è un potere grandioso? >> esclamò entusiasta Sonic, poggiandosi sulla spalla dell’amica rosa << Se riuscisse ad unire le sue capacità alla potenza degli elementi, con quella piccola dose sfacciata fantasia, sarebbe una guerriera difficile da buttare giù! >>.
<< Concordo…ehi, aspetta un secondo! Perché ne dovresti fare una guerriera? >> chiosò, avvicinandosi alla panda minore per osservarla meglio, facendo quasi cadere il riccio << Una ragazza così carina e per bene, non dovrebbe combattere! >>,
<< Vede, nella mia tlibù siamo tutti dei combattenti espelti…solo che nessuno ha le mie capacità e… >>,
<< E nessuno saprebbe insegnarti a controllare qualcosa che nemmeno comprendo, ovvio! >>,
<< Inoltre, per quello che è accaduto di recente, avremo bisogno anche del suo massimo aiuto! >> sentenziò quindi Sonic, divenendo subitamente serio << E forse non solo del suo! >>,
<< Che cosa vuoi dire? >> chiese la rosa, volgendo al contemplo lo sguardo alla panda il cui volto si era annuvolato.
      
 
 
 
 







Nel frattempo, da tutt'altra parte, qualcuno aveva cominciato a muovere i suoi primi passi nella faccenda.



 
 
 
<< Ehi, posso entrare anch’io adesso? >>,
<< No, Charmy! Il tuo compito è stare di vedetta e controllare che non si avvicini nessuno al perimetro, te l’ho già ripetuto una marea di volte! >> urlò il coccodrillo, tentando di tenere la più giovane ape lontano dal macabro spettacolo che si era parato davanti ai loro occhi.
Da quando alla loro porta si era presentato Omega per conto della principessa e sentito i motivi del loro incarico, ossia la ricerca di una qualsiasi cosa che potesse portarla dal colpevole dell’orrenda tragedia, i due più maturi del gruppo Chaotix sapevano che qualcosa di spiacevole li stava aspettando.
Certo, mai si sarebbero immaginati uno spettacolo tanto raccapricciante quanto il laboratorio del loro amico volpe.
<< Deve essere stato un massacro! >> esclamò Espio, osservando le macchie dall’inquietante rossore sparse un po' ovunque. Troppe persino per qualcuno abituato alle battaglie come lui. << Hai preso una saggia decisione nel volerlo lasciare fuori. >>,
<< Già, non credo che una vista del genere gli avrebbe fatto bene! >>,
<< Avete finito con le indagini? E dov’è Tails? >> domandò di nuovo l’ape dall’esterno, inconsapevole di tutto in quanto, alla comparsa del robot, fu mandato a fare delle commissioni per allontanarla,
<< Stiamo ancora cercando e probabilmente il nostro amico deve essere in giro con Sonic da qualche parte! >> gli rispose Vector,
<< Allora meno male che non era qui quando è stato commesso il furto! Chissà come avrebbe preso la notizia? >> fece ridacchiando ingenuamente.
Intanto il duo stava continuando la loro indagine, spostando con delicatezza qualsiasi ostacolo che trovavano durante la ricerca. Anche se questo serviva a ben poco.
Di salvo era rimasto davvero ben poco e nemmeno quello poteva considerarsi pienamente intatto.

<< Qui non c’è niente, Vector! Stiamo perdendo tempo in questo cumulo di…non saprei come definirlo >>,
<< Uhm, Tails è sempre stato un tipo preciso e teneva alle sue attrezzature o invenzioni come fossero esseri viventi. Potrebbe avuto qualche telecamera da qualche parte per tenere d’occhio la sua officina ogni volta che si doveva allontanare da qui…magari nascosta qui da qualche parte! >> disse meditabondo il coccodrillo, guardandosi attorno << Ma dove potrebbe essere? Abbiamo guardato d’dappertutto ormai >>,
<< A volte, il miglior nascondiglio è quello che si trova sotto gli occhi di tutti… >> fece Espio, puntando una particolare spilla sul muro che si mostrava diversa da tutte le altre e stranamente piazzata sopra la lavagna di legno su cui il volpino appuntava delle annotazioni << …e che possa vedere tutto! >>.
<< Complimenti, vecchio mio! Cerchiamo dove è collegata, portiamolo alla principessa e vediamo chi è quel figlio di buona… >>,
<< Vector, ti sento! Non si dicono le parolacce! >> concluse Charmy.
 
 
 
 
 
 
 
N.d.A.
È da un po' che manco. Ne sono consapevole, ma vorrei cercare di finire questa storia che ormai è da tanto che mi porto dietro.
Alcune fasi si stanno muovendo e personaggi si aggiungono…ma non sono ancora finiti.
I più attenti ricorderanno che la storia si è divisa e qualcuno dovrà pur ritornare.
Inoltre, probabilmente l’ho già detto ma voglio ripeterlo, alcuni di loro provengono da vari universi narrativi canonici e persino più estesi di quelli del videogioco. Julie-su ne è un esempio.
Non riuscirò sicuramente a metterli o citarli tutti perché sarebbe un lavoro che mi porterebbe via mesi di ricerche, ma sarà un mio piacevole sforzo.
Inoltre, altra ripetizione, le coppie sono a mia discrezione in base a come si evolve la storia o, come in questo caso, si è evoluta nei tre anni che ho deciso di fare trascorrere.
Detto questo, mi auguro che sia stata per voi una buona lettura e se me lo farete sapere, ve ne sarò grato.
 
Arrisentirci!

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