Cattive ragazze

di Dreamer In Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Tigre rossa ***
Capitolo 3: *** 3. Il Carma ***
Capitolo 4: *** 4. Palloni ***
Capitolo 5: *** 5. Ripetizioni di aritmetica ***
Capitolo 6: *** 6. Lombrichi gommosi ***
Capitolo 7: *** 7. La gallina ***
Capitolo 8: *** 8. Un pessimo lunedì ***
Capitolo 9: *** 9. Rottura ***
Capitolo 10: *** 10. Equilibrio precario ***
Capitolo 11: *** 11. Tinte di rosso ***
Capitolo 12: *** 12. Armistizio ***
Capitolo 13: *** 13. Biblioteca ***
Capitolo 14: *** 14. Piscina ***
Capitolo 15: *** 15. Degli amici non ci si può fidare ***
Capitolo 16: *** 16. Galeotto fu l’alcool e chi lo offrì ***
Capitolo 17: *** 17. Operazione SST ***
Capitolo 18: *** 18. Preparativi ***
Capitolo 19: *** 19. Il compleanno ***
Capitolo 20: *** 20. Stelle ***
Capitolo 21: *** 21. Tra il nero e il bianco ***
Capitolo 22: *** 22. Incontri e scontri ***
Capitolo 23: *** 23. Frasi fatte ***
Capitolo 24: *** 24. Disintossicazione ***
Capitolo 25: *** 25. Il branco ***
Capitolo 26: *** 26. Gita al mare ***
Capitolo 27: *** 27. Testa a testa ***
Capitolo 28: *** 28. L’appuntamento ***
Capitolo 29: *** 29. Innamorati ***
Capitolo 30: *** 30. Gossip ***
Capitolo 31: *** 31. Chiarimenti ***
Capitolo 32: *** 32. Fantasmi ***
Capitolo 33: *** 33. Noi ***
Capitolo 34: *** 34. Orizzonte ***
Capitolo 35: *** 35. Halloween party ***
Capitolo 36: *** 36. Sospetto ***
Capitolo 37: *** 37. Pranzo ***
Capitolo 38: *** 38. Semifinale ***
Capitolo 39: *** 39. Riflesso ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


1.
Prologo
 
La porta si spalancò. Il ragazzo ci impiegò un attimo a capire cosa stava succedendo. La giovane, legata malamente a una sedia, aveva il viso deformato dalla stretta dell’uomo sulle sue guance.
- Shade… -, sussurrò la rossa in un verso strozzato.
- Ehi! Giù le mani dalla mia ragazza! –
Il cobalto si avvicinò a grandi falcate alla coppia e piazzò un bel pugno sullo zigomo dell’uomo che si portò all’istante una mano sul viso.
- Figlio di puttana! – urlò quello.
 
Come me, ora, vi starete chiedendo che cosa ci faccio in una situazione del genere: è una storia molto lunga da spiegare e non posso fare altro che raccontarvela dall’inizio…




Sorpresina! 
Visto che l'esame di oggi è andato bene, oggi ho deciso che meritavate di avere un'anticipazione dei nuovi capitoli. Pubblicherò la metà di quello che vi avevo promesso in modo da farvi cominciare ad abituare alla nuova storia. 
Godetevelo. 
Non vedo l'ora di ricevere i vostri feedback. 
Dreamer In Love


 

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Capitolo 2
*** 2. Tigre rossa ***


2.
Tigre rossa

- Galline e nuove amicizie -
 
Un ragazzo dai capelli e dagli occhi cobalto camminava per il viale alberato. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni scuri, rigidi e stirati; la cravatta era sistemata di tutto punto e ciò gli conferiva un'aria distinta.
Una leggera brezza primaverile muoveva le chiome dei ciliegi in fiore e trasportava nel cielo petali rosa. Accanto a lui, altri ragazzi e ragazze con la stessa uniforme si avviavano verso l’imponente struttura della scuola che sovrastava il quartiere dalla cima di una collina.
 
Ecco, quello sono io: Shade Moon, nuovo studente dell’istituto superiore Keonguk di Osaka. Era venerdì mattina, per fortuna. La prima settimana di scuola era finita ed era stata fin troppo stressante per i miei gusti: avevo dovuto affrontare nuovi compagni e professori a quadrimestre già iniziato. La mia speranza a quel punto era di sopravvivere indenne all’ultimo anno senza farmi troppo notare e prepararmi a dovere agli esami per l’università.
 
Sbadigliò. Il trasferimento e il cambiamento che volente o nolente aveva subito non gli permettevano di riposare bene durante la notte dove continuava a girarsi nel letto per rimuginare su ciò che aveva lasciato: Tokyo era stata la sua città negli ultimi cinque anni e recidere per l’ennesima volta i legami creati non era stato piacevole; soprattutto non così all’improvviso. A stento era riuscito a salutare i compagni di scuola: ragazzi con cui era cresciuto e che avevano ascoltato la sua storia e accolto il suo dolore; con cui aveva condiviso i giorni belli e quelli brutti della vita quotidiana; con cui aveva fatto le sue prime esperienze. Avrebbe voluto concludere con loro il terzo anno, non certo con un branco di sconosciuti. In più non brillava in esuberanza. Avrebbe faticato a farsi dei nuovi amici.
Un suono acuto proveniente dalla tasca dei pantaloni gli fece prendere in mano il telefono e controllare il display. I messaggi d’incoraggiamento erano divertenti e spensierati, un tentativo di tirargli su il morale. Sorrise triste allo schermo. Sapeva che con il passare dei giorni anche loro si sarebbero dimenticati di lui e i contatti sarebbero stati sempre più radi.
Una folata di vento gli investì improvvisamente il volto, insieme a un volantino ingiallito che per un attimo lo soffocò. Lo allontanò con fatica dalla faccia e lo incenerì con lo sguardo; poi, esasperato, lo buttò a terra ringhiando. A quel gesto, una risata cristallina vibrò nell’aria e lo fece sobbalzare. Guardò nella direzione da cui era venuta.
Una ragazza, seduta mollemente su un muretto qualche metro più avanti, lo stava guardando divertita e non si preoccupò dell’essere stata scoperta nel prendersi gioco di lui. I suoi occhi rubini incontrarono fieri e divertiti quelli blu del ragazzo.
 
Era la ragazza più bella che avessi mai visto.
 
Un’improvvisa ondata d’imbarazzo – per la sorpresa, la sua bellezza e lo sguardo sfrontato che lei gli aveva rivolto – obbligò Shade a nascondersi dietro lo schermo del cellulare. Dopo pochi secondi, però, tornò di nascosto a fissarla: la ragazza non gli stava già più prestando attenzione. I capelli rossi le ricadevano morbidi sulle spalle ed erano raccolti in due codine basse; le labbra rosee erano incurvate in un’espressione annoiata, malinconica, e a intervalli regolari si serravano attorno al filtro di una sigaretta. La vide chiudere per un attimo gli occhi per godere di un leggero venticello che le accarezzava il viso pallido ed elegante. Poi, le iridi cremisi, illuminate dai raggi del sole, si misero ad osservare il rivolo di fumo che rilasciava il tabacco bruciato e che si disperdeva nell’atmosfera. Il cobalto constatò che portava la sua stessa divisa. La gonna corta color cachi mostrava gambe perfette e lunghe, accavallate l’una sull’altra, e la camicetta bianca era slacciata nei primi bottoni lasciando intravedere l’attaccatura del collo sottile...
All'improvviso la giovane si alzò dal suo rude scanno: un pensiero fugace aveva trasformato la sua espressione rilassata in un cipiglio nervoso. Buttò a terra il rimanente della sigaretta e con il tacco delle scarpe spense il piccolo focolare. Notando che Shade non si era ancora spostato dalla sua posizione, gli sorrise mollemente. Si portò una ciocca dietro all’orecchio e gli passò accanto senza cedere nel guardarlo apertamente; stavolta, il cobalto tenne il suo sguardò finché lei non lo superò. Seguì la sua figura ancora per un attimo; lei estrasse dalla tasca il telefonino e selezionò un numero.
- Lio… -, la sentì dire.
La rossa si allontanò a passo deciso continuando a parlare.
 
 Peccato che la scuola fosse dall’altra parte.
 
Shade continuò per la sua strada; si rese conto di essere in ritardo e accelerò il passo per arrivare il prima possibile ai cancelli della scuola. Andò sicuro verso la sua sezione, e si sedette al banco che il professor Ban Jo gli aveva assegnato qualche giorno prima. Attorno a lui, si erano creati gruppetti rumorosi che chiacchieravano in attesa dell’inizio della lezione. Come sempre, nessuno l’aveva salutato e nessuno aveva cercato di intavolare una conversazione con lui. Sapeva di avere un carattere spigoloso: Shade era restio a dare confidenza agli altri, non gli piaceva essere al centro dell’attenzione e determinato nei suoi obiettivi. Estrasse gli appunti della lezione e si mise a leggerli, giusto per far passare il tempo. Una mano che sbatteva improvvisa sul suo banco lo fece sobbalzare. Alzò lentamente lo sguardo sulla fonte di disturbo: un biondino dagli occhi rubino lo guardava accigliato. Era un bel ragazzo, ben piazzato e dal viso pulito: sicuramente era molto popolare tra le ragazze.
- Sei il nuovo arrivato, giusto? Il ragazzo di Tokyo? –
Shade non ritenne necessario rispondere visto che il ragazzo sembrava già abbastanza informato su di lui. Tornò a fissare il foglio.
- Quindi? –
- C’è qualche problema? -, chiese allora con uno sbuffo scocciato.
Si era reso ben conto che il resto della classe stava osservando in religioso silenzio tutta la conversazione. Era infastidito dall’attenzione distaccata dei suoi compagni e dal tono calzante e predominante del suo interlocutore.
- Vedi di non dare fastidio a nessuno e di comportarti come si deve altrimenti te la vedrai con noi. –
In quel momento comparve da dietro la schiena del giovane un altro studente -alto, spalle larghe e lunghi capelli azzurri -, che in quella scenetta aveva il compito di incutere timore.
- Come volete. -, si limitò a rispondere Shade tornando a concentrarsi sul quaderno.
Una vocina acuta e snervante fece capolino nell’aula, seguita subito dopo da una figura minuta che si fece largo passando in mezzo ai due uomini.
- Via, via. Non è questo il modo di accogliere i nuovi arrivati Bright. Shade Moon, giusto? –
Una bella ragazza bionda si fermò quindi davanti a lui e gli sorrise caldamente. Qualcosa in quei modi accomodanti inquietò il cobalto che si limitò ad annuire.
- Ti volevamo dare il benvenuto nella nostra scuola. Scusa il ritardo ma abbiamo avuto un po’ da fare in questi giorni. –
Quello che doveva essere Bright incrociò le braccia al petto, seccato, mentre il volto dell’azzurro alla presenza della ragazza si era visibilmente addolcito andando a incrinare la sua aura da duro.
- Sono Altezza Jewel. Il bruto qua affianco è mio fratello Bright. -, e indicò il primo che aveva parlato. – Mentre lui è Auler Air. Se dovessi avere problemi o ti servisse qualcosa rivolgiti pure a noi. –
- Siete del consiglio studentesco? –
La giovane alzò le spalle noncurante.
- Certo che no. Come mai ti sei trasferito ad anno già iniziato? –
La domanda a bruciapelo fece impallidire Shade che rimase a guardare la ragazza, imbambolato. Altezza manteneva l’espressione rilassata e sorniona in attesa. Quando dopo diversi secondi non ricevette risposta, ridacchiò nervosa.
- Sei un ragazzo riservato immagino. -, congiunse le mani facendole schioccare. – Spero che ti troverai bene qui. Ognuno di noi farà del proprio meglio per farti sentire come a casa. –
Il tono era fin troppo alto e Shade dubitò che quelle parole fossero rivolte davvero a lui: sembrava un monito per i suoi compagni di classe.
- Io vado. Tra poco inizia la lezione. –
Veloce come era arrivata, Altezza sparì oltre la porta scorrevole seguita da Auler. Bright si sedette a qualche banco di distanza non mancando di lanciare uno sguardo sprezzante al cobalto. Qualche minuto dopo iniziò la lezione.
 
 
Quando suonò la campanella della ricreazione, Shade si ritrovò improvvisamente circondato dai suoi compagni di classe che cercavano di fare amicizia con lui. Non dubitò che quella gentilezza fosse dovuta all’intervento di Altezza e ne rimase infastidito. Infatti, rispose a monosillabi alle domande che gli venivano rivolte e uscì nel cortile alla ricerca di un po’ di calma. Come era possibile che un gruppetto di studenti potesse avere una tale influenza sul resto del corpo studentesco? Svoltò l’angolo per dirigersi verso il campo da calcio. Gli sembrava una buona idea sedersi sugli spalti a mangiucchiare e a godere del sole di quella mattina primaverile. Aveva portato con sé anche un libro.
La sua attenzione venne attratta da una figura che svettava al centro del vialetto. A qualche metro di distanza c’era una piccola gallina rossa che beccava tra i ciottoli. Rimase sorpreso da quella presenza ma immaginò che la scuola tenesse un piccolo allevamento. Si ricordò che nel suo vecchio istituto a Tokyo il club di giardinaggio aveva allestito una serra sul tetto e con la produzione contribuiva ai rifornimenti per il menù della mensa; si occupavano anche di conigli e pulcini. Proseguì ancora di qualche passo e la gallina tirò su la testa, ora vigile, e cominciò a fissarlo impettita.
 
Sembrava decisamente minacciosa…
 
- Non andrei oltre se fossi in te. –
La voce lo fece sobbalzare e alzò la testa per capire chi era stato a parlare. Bright, con un sorriso sornione, era affacciato alla finestra del secondo piano. Auler era accanto a lui e sembrava annoiato. Sugli altri davanzali, invece, stavano appollaiati parecchi studenti che seguivano con attenzione ogni spostamento del nuovo arrivato e passavano lo sguardo tra lui, Bright e il pennuto.
- Perché? E’ solo una gallina. -, si azzardò a chiedere il cobalto.
– Non è una semplice gallina. E’ la Tigre rossa. -,
Proprio in quel momento, l’uccello prese a zampettare velocemente verso di lui. Gli occhi blu del ragazzo incontrarono quelli neri della gallina. Quella, gli becco la gamba per poi cominciare a correre intorno a lui. Stupito, si accucciò su se stesso per sfregarsi la ferita e in quel momento la Tigre rossa riprese ad attaccarlo. Shade riuscì ad evitare il colpo solo grazie a una buona presenza di spirito e a uno scatto veloce.
Cazzo! -, imprecò non sapendo bene come comportarsi.
Fuggire voleva dire farsi rincorrere e rischiare di essere attaccato di nuovo. Doveva togliersi da quell’impiccio al più presto. Non gli piaceva dare spettacolo e a stento sopportava il ghigno di trionfo sul volto di Bright. Notò allora che a qualche metro di distanza c’era il pollaio da cui sicuramente la bestia assatanata era scappata e senza pensarci troppo seguì il suo istinto. Corse nella gabbia e accostò la porticina per impedire che la gallina potesse seguirlo. Quella, infatti, gli era andata dietro e, trovandosi chiusa fuori dalla sua stessa casa, si era messa a starnazzare agitata. Il ragazzo di Tokyo prese un po’ di mangime per spargendolo sull’entrata del recinto. Poi, trovato un telo cerato, si sistemò su un secchio rovesciato e aprì la porticina. La gallina si chetò improvvisamente fissando sconcertata l’aia vuota: l’intruso sembrava sparito. La sua attenzione fu poi attirata dal mangime e si avvicinò cauta. Prima di abbassarsi e mangiare si guardò ancora furtivamente attorno ma non vedendo minacce si concesse quella pausa. Proprio in quel momento incombette su di lei il telo e Shade ebbe il tempo di uscire dalla gabbia e chiudere l’ingresso. Si assicurò più volte che il lucchetto fosse ben chiuso. L’animale all’interno comunque sembrava troppo stordito per avere una reazione.
Il cobalto alzò lo sguardo sui suoi spettatori che lo fissavano basiti. Improvvisò un inchino infastidito; era soddisfatto di averli stupiti e, dopotutto, anche di aver risolto alla svelta il problema con la gallina. Qualcuno si azzardò ad applaudire ma venne subito fermato. Si soffermò sul suo compagno di classe dai capelli biondi e lo trovò che, insieme ad Auler, lo scrutava meravigliato.
– Quanto ci ha impiegato? -, chiese sottovoce il biondo all’amico.
– Tre minuti e trentacinque secondi -, rispose l’altro, guardando l’orologio. - E’ un nuovo record. -, aggiunse poi sovrappensiero.
Il biondo scoppiò in una risata nervosa e si sporse ulteriormente dal davanzale.
- Complimenti Shade Moon. Mi hai stupito. –
Il cobalto si domandò distrattamente per cosa si stesse complimentando Bright.
- Benvenuto alla Keonguk. Ti andrebbe di mangiare con noi in mensa? –
Il corpo studentesco presente cominciò improvvisamente a mormorare il proprio stupore per quella richiesta. Shade non riuscì a capire come mai tanto clamore. Si limitò ad annuire, contento che finalmente il biondino gli avesse rivolto parole quantomeno gentili e di non dover mangiare nuovamente da solo. Avrebbe valutato poi se ritenere quelle persone interessanti o meno.
 

Bright spalancò le porte della stanza dove gli studenti stavano già mangiando seduti a tavoli rotondi disposti a intervalli regolari. In un canto, una bacheca era tappezzata di avvisi e volantini e Shade ne intravide uno molto simile a quello che l’aveva aggredito la mattina. Fece una smorfia di disgusto che si trasformò presto in un mezzo sorriso ricordando la bella rossa che aveva incontrato. Seguì Bright e Auler che si avvicinavano ad essa con in mano un pennarello. Un foglio citava la gara della cattura alla Tigre rossa e il suo nome fu aggiunto in cima alla lista. Shade notò soddisfatto di aver superato una certa Fine che aveva impiegato tre minuti e cinquanta secondi. Tra i nomi che seguivano, riconobbe quelli di Auler, Bright e Altezza, anche se la lista non era lunga.
Su un intero lato si trovava il bancone, dove inservienti con retine alla testa servivano il cibo. Sembrava tutto delizioso ma Shade scoprì di non avere abbastanza soldi da permettersi anche solo un panino.
Il biondino intercettò l’incertezza del nuovo arrivato e gli mise una mano sulla spalla.
- Non preoccuparti. –, commentò solo.
Si avvicinò alla responsabile della cucina e le disse qualcosa nell’orecchio indicando, poi, il cobalto. Tornò con un vassoio pieno di ogni bene e lo spiattellò tra le mani di Shade.
- Prego. -, lo stuzzicò Bright con un sorriso caldo e invitandolo a seguirli.
Il ragazzo sentì Auler ridacchiare mentre lo precedeva verso il tavolo.
Le cose stavano diventando sempre più strane e assurde, per non parlare del fatto che prima di entrare in mensa Bright si era scusato per essere stato scortese durante la mattinata. Si erano chiariti brevemente; Shade non portava certo rancore per così poco e i ragazzi si erano azzardati a fargli qualche domanda sulla sua vita privata. Dopotutto li aveva trovati persino simpatici e si era sentito a suo agio.
Si accomodarono a un tavolo centrale rimasto stranamente vuoto. Auler chiese una sedia agli studenti vicini e l’aggiunse alle altre. Il cobalto lo guardò incuriosito ma capì che non sarebbero stati gli unici a sedersi.
L’attenzione di tutta la scuola era rivolta a lui: il ragazzo di Tokyo che in una sola settimana era riuscito a diventare amico di Bright e Auler e a battere il record indiscusso della Tigre Rossa.
 
Non avrei mai potuto immaginare che l’inconto fortuito con una gallina impazzita mi avrebbe permesso di accedere alla congrega dei ragazzi più popolari della scuola. La contentezza di aver finalmente rotto il guscio di solitudine a cui il trasferimento mi aveva condannato non riusciva però a superare l’ansia inconscia che quell’incontro aveva in me generato. C’era qualcosa che non mi tornava…
 
Vennero poi raggiunti dal resto del gruppo: quattro stupende ragazze fecero il loro ingresso nella mensa che per qualche secondo era calata in un silenzio surreale; c’era un’elettricità palpabile nell’aria.
- Accudiamo i cani randagi? -, sbottò Altezza calando sulla sedia di fronte a Shade.
Quel tono era così contrastante con l’espressione gentile della mattina.
 
Il mio cervello classificò immediatamente Altezza come nana scorbutica.
 
- L’ho invitato io. -, tagliò corto Bright, più concentrato sul suo piatto che non sulla sorella.
- Sii carina con il nuovo arrivato. –, la riprese una voce gentile.
Una ragazza dai lunghi capelli arancio inchinò leggera la testa come saluto e rivolse al cobalto un sorriso dolce prima di sedersi accanto a lui.
- Sono Lione Fire, terza E. Scusa la mia amica antipatica. –
L’interessata rizzò le spalle e arricciò le labbra, infastidita.
- Sono tutti molto più rilassati quando non c’è in giro Fine. –, sentenziò la terza studentessa, mentre si guardava attorno stralunata.
Si era sistemata tra Bright e Altezza e la bionda, alle sue parole, aveva alzato gli occhi al cielo, sbuffando.
- Io sono Sophie, comunque. -, aggiunse poi la ragazza incrociando lo sguardo di Shade.
- Sono nella terza B e Auler è mio fratello. –
Il cobalto ebbe giusto il tempo di sorriderle e ringraziarla che Sophie aveva già assunto un’espressione ebete e distratta.
- A proposito, dov’è Fine? -, chiese Bright agganciando la frase della sorella di Auler.
Lione e Altezza si scambiarono un’occhiata. 
- Aveva altro da fare. Comunque, stasera c’è. –
 
Era abbastanza chiaro che Altezza e Lione stessero tenendo nascosto qualcosa a proposito di questa Fine.
 
- Al Carma? –
Quella domanda appena sussurrata ricordò a Shade che c’era anche una quarta ragazza seduta al tavolo. Era rimasta nascosta dietro la figura di Lione e fino a quel momento non si era azzardata a parlare.
 
Mirlo Water aveva un viso rotondo e due occhi viola zuccherosi. Adorabilmente letale, come avrei imparato a mie spese.
 
- Nessuno ti ha invitata. -, borbottò Altezza maligna.
Un movimento veloce di Lione e il lamento di conseguenza della bionda, indicarono che le era stato dato un calcio nelle gambe.
- Ovviamente andiamo al Carma, Mirlo. Ci troviamo lì alle dieci. -, continuò la bionda per fare contenta l’amica dai capelli arancio.
Poi, si voltò nuovamente verso il ragazzo di Tokyo.
- Tutti parlano di te, Shade. È raro che uno studente del terzo anno si trasferisca, soprattutto due settimane dopo l’inizio delle lezioni.  –
- E’ stata un’esigenza di mia madre. -
- Non le rispondere, Shade. Ti metterà sul suo blog. -, lo interruppe Bright allungandosi sul tavolo per intercettare lo sguardo del nuovo amico.
- Blog? –
- Altezza tiene un sito di pettegolezzi sulla scuola. Il suo prossimo post sarà sicuramente su di te. -
Shade fece segno di tapparsi la bocca con una zip. Tutti scoppiarono a ridere e Altezza, un po’ offesa, digitò sul cellulare le poche informazioni che aveva recuperato.
- Ti andrebbe di unirti a noi, stasera? –, intervenne Lione rivolgendogli un sorriso dolce.
I presenti lo guardarono speranzosi, soprattutto una certa ragazzina dagli occhi viola.
- Dovrò chiedere a mia madre ma va bene. –
Si scambiarono il numero di cellulare con la promessa di mettersi d’accordo per quella sera.
Sophie si mise a ridere da sola.
 - Fine non sarà molto felice che facciamo nuove amicizie… -
 
Io quella battuta proprio non la capii. E, soprattutto, chi era questa Fine?
 





Ed ecco il nostro caro Shade che incontra per la prima volta Fine. Dopotutto, mi sono attenuta alla versione originale ma il contorno è nettamente cambiato, soprattutto le dinamiche con cui il cobalto interagisce con il resto della truppa. Altezza, come sempre nelle mie FF, rappresenterà la voce del popolo per cui ci darà grandi soddisfazioni. 
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Capitolo 3
*** 3. Il Carma ***


3.
Il Carma

- Ape regina e cola -
 
Shade arrivò puntuale all’appuntamento con Bright e Auler. Indossava un paio di jeans chiari e una camicia bianca; i capelli, ancora bagnati per la doccia, erano sistemati alla bell'e meglio. Si salutarono brevemente per poi dirigersi verso il locale.
- Dove sono le ragazze? –, chiese il cobalto con noncuranza.
- Sono già dentro. Fine non sa che ti abbiamo portato con noi. –, ammise Bright con un sorriso tirato.
Shade si fermò, costringendo gli altri due a fare lo stesso.
 - Chi è questa Fine? –
Bright sospirò mentre Auler diede un calcio al vuoto, tenendo le mani in tasca.
- Vedrai… -, dissero all’unisono per poi scambiarsi un’occhiata.
 
Ero più confuso di prima…
 
Davanti al Carma, c’era una lunga fila accostata al muro di un vecchio edificio in disuso a cui passarono accanto ricevendo parecchie occhiate accigliate e ammirate. Una scala interrata portava all’ingresso, dove un enorme buttafuori con gli occhiali a specchio si guardava attorno circospetto. Dall’esterno la musica ritmica arrivava ovattata. Bright si diresse sicuro verso la porta illuminata e sovrastata da un’insegna colorata lampeggiante che ne indicava il nome. Diede una pacca all’omaccione che gli sorrise e lo salutò con un cenno. Anche Shade stava superando la soglia indisturbato, quando l’uomo gli mise una mano sulla spalla.
- E tu dove credi di andare? – disse rivelando una voce acuta, in contrasto con il suo aspetto ruvido.
- Sammy, lui è con noi. Ricordati la sua faccia, si chiama Shade Moon. –, lo presentò Bright.
Quello si tolse gli occhiali da sole rivelando due occhi porcini. Squadrò il cobalto da cima a fondo.
- Mi sembra uno apposto. Io sono Sammy, amico. Vedi di non farmi arrabbiare. –
Shade non ebbe niente da ridire e sorrise mesto all’uomo; poi, si avviarono all’interno del locale.
Attraversarono un corridoio buio, illuminato da un’insulsa lampadina sfavillante, dove alcuni gradini portavano verso il basso rivelando uno spazio molto grande e illuminato da luci colorate.
Vicino al bancone del bar vi erano alcuni tavolini che presto lasciavano il posto a una pista piastrellata dove giovani di tutte le età si muovevano in un’onda. In un angolo il dj, con le cuffie alle orecchie, mixava i pezzi e animava la serata. Vicino a lui alcune ragazze ballavano sui cubi. Auler gli mise una mano sulla spalla.
- Di qua! -, urlò cercando di sovrastare la musica che rimbalzava da una parete all’altra. Arrivarono a una scalinata che portava a un soppalco di legno affacciato sulla pista. Era arredato con divanetti rossi e tavolini bianchi e molto più illuminato rispetto al resto del locale. Sedute nei vani centrali, Shade vide le quattro ragazze che chiacchieravano e sorseggiavano drink di vari colori. Altezza si alzò per andare loro incontro e li salutò contenta; le guance erano già rosse per l’alcool. Bright e Shade la superarono per salutare le altre e Auler le si accostò con un sorriso dolce.
- Sei bellissima. -, le disse stringendola tra le braccia e si scambiarono un bacio.
Shade rimase interdetto mentre Bright assumeva un’espressione scandalizzata.
 – Prendetevi una stanza! –, gli urlò.
I due risero e si appartarono sui divanetti, continuando a scambiarsi effusioni. Bright rivolse a Shade un sorriso di circostanza.
– Sono il mio migliore amico e mia sorella: non mi abituerò mai. –
Lione e Sophie, che stavano ballando tra loro, salutarono i due ragazzi con un gran sorriso sfoggiando i loro abitini corti e i gioielli scintillanti; il biondino fece fare ad entrambe qualche piroetta e scoppiarono a ridere. Mirlo, invece, era ancora seduta sulla poltroncina e si sistemava il vestitino a balze blu legato sul collo. Shade non potè fare a meno di notare che era bella quanto le altre, solo più timida. La castana si accorse dello sguardo di Shade e, arrossendo, lo invitò ad accomodarsi accanto a lei.
- Altezza, dove è Fine? –, chiese Bright alla sorella, guardandosi distrattamente attorno.
Altezza alzò un sopracciglio, infastidita dell’essere stata interrotta in compagnia di Auler.
- Dovresti conoscerla meglio di noi. -, rispose comunque. - E’ giù a ballare. –
Bright si dileguò velocemente. Intanto, Shade, poco interessato alla discussione famigliare, parlava con Mirlo.
- Vuoi qualcosa da bere? –
- No, grazie. Non bevo alcool. –, rispose la castana sorridendo debolmente.
Sophie si avvicinò a loro.
- Allora ti conviene nascondere il bicchiere del mojito. –
Mirlo arrossì.
- Non è il mio. –
- Sì, come no! –, sbuffò l’acquamarina prima di tornare da Lione che le diede amorevolmente uno scappellotto.
- Che fai? –, sbraitò contrariata.
- Li hai interrotti. -, cercò di farle capire l’amica.
Sophie puntò gli occhi al cielo.
- Non voglio che Shade sia la sua prossima vittima. Mi sta simpatico! E c’è un motivo se Fine non sopporta quella sgualdrina. –
- Ti ricordo che è mia cugina. –
- Lo so bene Lio. Ed è l’unica ragione per cui è dei nostri. -
Intanto, Shade si era alzato per andare a prendere da bere e, dopo essere sceso per le scale, si avvicinò al bancone del bar. Un ragazzo sulla ventina lo servì sorridendo.
- Una cola e una caipiroska, grazie. –
- Ehi Carl! Anch’io una caipiroska, grazie. -, urlò una ragazza nell’orecchio di Shade.
Il barman sorrise alla nuova arrivata che ricambiò, prendendo fiato. Shade si girò, scocciato, verso di lei.
- Spero te la pagherai tu quella… -
Appena la vide le parole gli morirono in gola. La ragazza che aveva visto quella mattina si sventolava una mano davanti alla faccia in cerca di frescura. Shade si sorprese nuovamente ad arrossire: era davvero bella, con un viso d’angelo e un corpo dalle forme morbide. Indossava un vestito verde che le aderiva sui fianchi e aperto in una generosa scollatura sul seno.  I capelli rossi, liberi da ogni acconciatura, erano scompigliati per il ballo. La ragazza lo guardò di sottecchi; anche lei lo riconobbe all’istante.
- Non ce ne sarà bisogno. –, rispose al ragazzo, sorridendo divertita.
 
Aveva ragione.
 
Carl mise i bicchieri sul bancone.
- Offre la casa, Fine. –, le disse con un occhiolino.
La rossa sorrise afferrando il drink. Mandò un bacio al barman e, prima di volatilizzarsi nella massa, mimò un ciao a Shade ancora imbambolato.
 
Che la ragazza fosse Fine, quella Fine?
 
- Che bomba! –, borbottò tra sé Carl mentre versava la cola per Shade.
Il cobalto, intanto, seguì con lo sguardo la ragazza finché non venne inghiottita dalla folla.
- Vederla ballare è qualcosa d’impareggiabile… -
Il giovane appoggiò il bicchiere sul bancone e passò distrattamente lo straccio.
 – Sai che ti dico ragazzo? Stasera sono di buon umore. Offro io! –
Shade, senza esitazione, afferrò i bicchieri e si fece strada tra le persone per raggiungere la pista. Mirlo poteva aspettare; perché dopo quell'incontro e le parole del barman, si era convinto di voler andare a dare un'occhiata.
Dopo diversi minuti sbucò vicino al dj e lei era lì, sotto le casse, che ballava.
 
… ballava divinamente…
 
Si muoveva seguendo il ritmo della musica e ondeggiava i fianchi scatenata, libera, vitale. Tutti la stavano guardavano ammaliati e gli uomini cercavano di avvicinarsi a lei per ballare; nessuno comunque osava toccarla come se si trattasse di un miraggio, un'apparizione divina.
La rossa alzò lo sguardo e vide il ragazzo dai capelli cobalto che la studiava a qualche metro di distanza. Gli sorrise scanzonata e si avvicinò a lui con una camminata studiata e provocatoria. Alcuni dei gorilla che la circondavano rivolsero a Shade grugniti di sfida ma non ci fece troppo caso. Era imbambolato a guardarla.
- Ciao. –, cominciò.
Il giovane non rispose. La gola si era fatta all'improvviso secca.
- Non c’era bisogno di un altro drink. -, disse lei alzando il bicchiere. – Ma se ho fatto colpo, lo accetto volentieri. -
Quel tono infastidì il cobalto che finalmente fu liberato dall'incantesimo in cui lei lo aveva soggiogato. Le rivolse un mezzo sorriso.
 
Per essere bella era bella, ma che arroganza!
 
- È per una ragazza. –, rispose, tenendole testa.
Fine si morse un labbro, delusa, e Shade ebbe un improvviso senso di vertigine. Poi, l’attenzione di lei si abbassò sul bicchiere che il cobalto aveva in mano.
- Cola? –, chiese scettica.
Il ragazzo fece spallucce.
- Dice che è astemia. –
- Non perdere tempo dietro ad una così. Non ne vale la pena. -, lo rimproverò docile.
Fece un altro passo avanti e cominciò a giocare con il colletto della camicia del giovane, distratta.
- Scommetto che è una di quelle che sta seduta sui divanetti per tutto il tempo a guardare il telefono come se avesse una vita più interessante rispetto al passare una serata in discoteca. –
- E tu invece come sei? -, le chiese Shade, di nuovo vittima di quegli occhi chiari.
La ragazza scoppiò a ridere.
- Sono una che sa come divertirsi. E poi con me saresti già a buon punto. -
Nonostante la pressione a livello del cavallo dei pantaloni, resistette alla proposta e allontanò gentilmente la mano della ragazza dal suo petto.
 - Il problema è che preferisco ragazze coscienti e tu mi sembri sul punto di vomitare. Magari facciamo un’altra volta. -, rispose fintamente dispiaciuto.
Fine alzò elegantemente un sopracciglio.
– Mi stai chiedendo un appuntamento? –
- No, -, disse lui e prese tempo sorseggiando la sua caipiroska. - sei tu che lo stai chiedendo a me. -
Fine la guardò stupita. Poi, ghignò.
- Che cosa te lo fa pensare? -
- Sei stata tu ad attaccar bottone. -, cominciò Shade con tono saccente. – Ne deduco che sei attratta da me e quindi dovresti essere tu a chiedermi un appuntamento. -
La rossa rise, producendo quel suono trasparente e cristallino che Shade aveva già avuto modo di conoscere; comunque, lei non rispose.
- Come ti chiami? –
- Shade Moon. –
- Ti ho visto stamattina. Frequenti la Keonguk. –, affermò sicura.
- Sì. Sono qui con i tuoi amici. –
- Che cosa? -, sbraitò a mezza voce lei, incredula.
Poi, tornò a sorridere mesta.
– Dovevo immaginarlo. Avevo notato che mi stavano nascondendo qualcosa. Quindi la cola è per Mirlo… -
Stavolta, fu Shade a stupirsi e lei gli diede una pacca sulla spalla, accondiscendente.
- Pensavo proprio a lei prima ed è l’unica che finge di non bere. -, spiegò breve. - Ho visto Bright in giro. Ah, eccolo! -
La rossa gli fece un cenno con la mano e il biondino si avvicinò.
 - Fine! Finalmente sono riuscito a raggiungerti. –, annunciò rosso in viso per aver marciato nella folla.
La ragazza lo guardò corrucciata.
 
Facendo finta che io non ci fossi, vorrei puntualizzare.
 
Bright alzò le mani in segno di difesa.
- Sono state le tue amiche a invitarlo! -, poi, mise fiero una mano sulla spalla del nuovo arrivato. – Tre minuti e trentacinque secondi. -, annunciò.
Fine strabuzzò gli occhi.
– Mi ha battuto? -, chiese, stupita.
Il biondino si limitò a fissarla compiaciuto. La rossa scosse la testa sovrappensiero, sorridendo tra sè.
Poi, si voltò verso Shade.
- I numeri parlano al posto tuo. Benvenuto nella compagnia, Shade. Io sono Fine Sun, terza B. -, disse gentile, allungando una mano.
Il cobalto, stranito dalla presentazione inusuale, non tardò comunque a stringerla.
Era piccola e calda per il movimento ma quel contatto gli lasciò un brivido lungo la schiena. Si avviarono insieme verso le poltroncine e Fine, che aveva rubato il bicchiere della cola dalle mani di Shade, sorseggiò la bevanda con una smorfia. Arrivati in cima, le ragazze li guardarono imbarazzate.
Fine cinse con un braccio le spalle di Shade che alzò infastidito un sopracciglio.
– Ho incontrato un giovanotto della nostra scuola. Voi lo conoscete? –
- Fine, noi… -, cominciò Lione.
Intanto, la rossa aspettava la risposta con un sorriso falso sulle labbra.
- Ci sembrava carino invitalo a uscire con noi. E’ un ragazzo interessante! -, finì Altezza, sperando di aver detto la cosa giusta.
- Oh! Questo lo penso anch’io. –, sentenziò Fine annuendo convinta.
Lione, Altezza e Sophie scoppiarono in una risata mentre Auler e Bright sorrisero contenti di avere un altro uomo nella compagnia. Poi, la biondina scattò velocemente una foto a Shade che rimase folgorato dal flash e cominciò a digitare veloce con i tasti.
 
Quella sarebbe stata la prima foto di una galleria a me unicamente dedicata sul blog della scuola. La dicitura era: “Shade Moon, il Ragazzo di Tokyo”, e quel nomignolo non sarei mai più riuscito a togliermelo, ve lo garantisco.
 
L’unica che non si muoveva dal suo scanno e non alzava lo sguardo era Mirlo. La rossa si avvicinò a lei lentamente.
- Mirlo, cara. Ti stai annoiando per caso? – chiese, cantilenante.
Si buttò, poi, sul divanetto accanto a lei, accavallando le gambe, e si avvicinò con un sorriso ironico al suo viso. 
- Ti diverti a fare la sgualdrina con i nuovi arrivati? –, le sussurrò all’orecchio.
- Io… -, balbettò la castana.
- Ebbene? -, insistette la rossa
Mirlo le rivolse un sorriso tirato.
 - Sei interessata al ragazzo di Tokyo? -
- Vedi di non rovinare tutto. Sembra un bravo ragazzo. –, le rispose seria.
Poi, porse alla castana il suo bicchiere. 
- Tieni tesoro. Te ne ho rubato un sorso. -
Mirlo afferrò la cola e la portò alle labbra; ringraziò Shade, dall’altra parte del tavolino, con un cenno e uno sguardo dolce.
- E ci ho sputato dentro. –, finì la frase Fine, ridacchiando.
Mirlo arricciò le labbra e serrò la mascella. Shade, che le stava ancora guardando, aveva notato fin troppo bene la tensione tra loro.
- Mirlo, tutto bene? -
Fine alzò gli occhi al cielo, seccata che la sua amica aveva fatto colpo. Sorseggiò dal proprio bicchiere e osservò attentamente il nuovo arrivato. Sorrise. Era proprio carino.
 
 
Quella sera ci salutammo che era l’una di notte. Era stata una serata piacevole in cui avevo avuto modo di conoscere meglio quelli che, poi, sarebbero diventati i miei migliori amici. Fine era stata al centro dell’attenzione. Gli occhi erano inesorabilmente sempre puntati su di lei. Era bella come poche e celava un’aura di mistero che intrigava e allo stesso tempo innervosiva. Nonostante i drink che aveva bevuto, ed erano stati parecchi, ogni volta che le avevo rivolto una domanda aveva sviato bellamente il discorso. Nascondeva qualcosa che non vedevo l’ora di scoprire.
Mirlo si era rivelata silenziosa alla presenza di quella che, ormai, avevo classificato come la ‘reginetta’ e mi ero chiesto più volte come mai ci fosse quell’antipatia.
Decisi di accompagnarla a casa e sotto il cielo stellato di quell’autunno, cominciammo a conoscerci un po’ meglio. Sarebbe scontato parlarvi dello sguardo di Fine che avrebbe intimorito anche un bufalo alla carica, quando avevo annunciato il mio proposito con Mirlo; era stato glaciale. 
 
 
La ragazza dai capelli rossi girò piano la chiave nella serratura. L’uscio cigolò ugualmente e la giovane borbottò diverse imprecazioni. Si tolse i tacchi e attraversò il piccolo salotto a piedi nudi. S’infilo nel bagno per uscirne, qualche minuto dopo, struccata e con addosso il suo pigiama: una canottiera larga rosa e mutandoni. Si diresse verso la sua stanza in punta di piedi ma non resistette a fermarsi davanti alla sua porta. Aprì il legno e infilò dentro la testa.
Per fortuna sta dormendo, pensò.
Si avvicinò piano al letto e si chinò su quel fagotto di lenzuola. Scostò una ciocca turchese dal suo volto e le lasciò un lieve bacio sulla fronte. Sorrise dolcemente.




Eccomi! Anche qui, il capitolo è rimasto pressochè invariato e abbiamo il secondo incontro tra Fine e Shade che, diciamocelo, non se le risparmiano. Ma è ciò che ci piace di loro. Scopriamo anche perà che il nostro amato protagonista è interessato a Mirlo... putroppo per noi sarà una presenza costante nei prossimi capitoli! So già che mi amerete! 
Continuo con il prossimo, 
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Capitolo 4
*** 4. Palloni ***


4.
Palloni

- Maiali e famiglia -
 
Shade, Bright e Auler si stavano avviando con passo tranquillo verso la mensa. Il primo era esaltato dalla presenza della pizza nel menù e preoccupato di non riuscire ad accaparrarsene una fetta. Bright lo rassicurò.
- Ci terranno da parte una teglia. -
- Comincio a pensare che siate raccomandati. -, borbottò il cobalto.
I due giovani che gli camminavano accanto si misero a ridere.
- Le cuoche hanno un debole per i bei ragazzi. E, soprattutto, stravedono per Fine. –, gli spiegò l’azzurro con una pacca sulla spalla.
 
Il weekend era passato tranquillamente ed eravamo già a metà settimana. Frequentavo quei ragazzi ormai da qualche giorno e certe dinamiche del gruppo mi erano diventate conosciute, come le schermaglie tra Bright, Altezza e Auler e l’antipatia nei confronti di Mirlo sedata solo da Lione. Rimanevo ancora all'oscuro di questo fascino che Fine aveva sulle persone. Non lo comprendevo. Oltre a mangiare e a tenere il broncio, la ragazza non portava traccia di quella spensieratezza che l'aveva animata il venerdì sera. A me direttamente poi aveva rivolto poche parole. Sospettavo fosse ancora arrabbiata con me per aver accompagnato a casa Mirlo.
 
Entrarono passando per il bancone dove l’inserviente strizzò l’occhio a Bright.
- Tieni dolcezza. -, lo apostrofò mentre allungava tre piatti ricolmi di pizza.
Il biondo si fermò, appoggiandosi malamente al legno con un sorriso sghembo.
- Siete fantastiche voi ragazze a cucinare. -, le adulò, facendo un cenno anche alle altre signore sui fornelli che arrossirono ridacchiando lusingate e dandosi gomitate nelle costole l’una con l’altra.
Shade alzò gli occhi al cielo, sbuffando divertito: erano donne in pensione; Bright aveva coraggio a chiamarle ragazze. Comunque, il cobalto si era ormai abituato a quel teatrino che si ripeteva ogni giorno. Si sedettero, poi, al solito posto, dove Fine, Altezza, Sophie e Lione stavano già mangiando. La rossa aveva preso l’abitudine di sedersi tra Bright e Shade con la scusa di dover mettere in riga il nuovo arrivato e di volerlo tenere d’occhio.
- Dov’è Mirlo? –, chiese noncurante, ricevendo uno sguardo infastidito da parte della ragazza. 
- Credimi, non vuoi saperlo. -, gli suggerì e il cobalto arricciò le labbra, infastidito.
- Che cosa vorresti insinuare? -
Fine sbuffò e si voltò dall’altra parte, ignorandolo.
 
Ecco, appunto…
 
Lione, accanto a lui, gli posò docilmente una mano sul braccio.
- Si è fermata a parlare con un professore. Non credo ci raggiungerà per pranzo. -, gli comunicò in un sussurro.
La rossa si schiarì la voce, attirando l’attenzione dell’amica, e le rivolse un’espressione seccata. L’arancio sobbalzò leggermente, per poi tornare a discutere con le altre.
- Devo trovare dei cosmetici adatti allo sport. Quando sudo, mi si scioglie il mascara e divento un panda. -, si stava lamentando Altezza, tirandosi con le dita le gote verso il basso per accentuare le occhiaie.
Tutti i presenti scoppiarono a ridere tranne la ragazza alla destra di Shade. Il cobalto, dando il primo morso alla sua adorata pizza, la osservò di bieco.
Fine trangugiava inarrestabile il cibo nel piatto, emettendo un rumore animalesco, ma le iridi cremisi erano pensierose.
- Che cosa hai da guardare? –, chiese Fine notando l’attenzione del Ragazzo di Tokyo.
Shade avvicinò piano il viso all’altezza della bocca di Fine, tornata, indaffarata, a masticare la pietanza.
- Non avevo mai visto da vicino un maiale mentre mangia… è impressionante. –, constatò come se fosse stato in un documentario.
Fine gli lanciò un’occhiata furente. 
- Vuoi veramente vedere qualcosa d’impressionante? –, e alzò il medio sventolandolo di qua e di là minacciosa. – Questo è impressionante! –
Shade alzò gli occhi al cielo.
- Se sono queste le tue armi di seduzione, non avrai molti spasimanti. -, la punzecchiò ancora.
La rossa lo squadrò stranita e offesa. Poi, scoppiò a ridere.
 
Dovetti ammettere che sentire quel suono cristallino e spensierato uscire dalle sue labbra mi stupì come la prima volta.
Avevo la sensazione che quello fosse un raro momento di leggerezza che si era concessa tra le fatiche e i pensieri che l’assillavano.
 
- Ti devo ricordare che mi hai seguito, venerdì sera, dopo avermi vista al bar? –, lo rimbeccò, ripresasi dai singulti.
- Il barista mi aveva mandato a riscuotere il tuo conto. Null’altro. -, protesto ancora, scherzoso.
– Povero, Carl. -, concordò Fine, decisamente divertita.
- Hai di nuovo circuito quel ragazzo? -, domandò Lione, unendosi alla discussione che, ora, era seguita da tutto il tavolo.
 
Mi accorsi che tutti stavano sorridendo nel vederla rilassata, godendosi quel momento di serenità che probabilmente non le apparteneva spesso.
 
 

Shade e Bright, al suono della campanella, uscirono dalla struttura camminando a fianco. Poco più avanti, Auler e Altezza, abbracciati l’uno all’altro, si salutavano con qualche bacio e delle tenere carezze. Il biondino sbuffò contrariato.
- Il tuo arrivo è stato una benedizione. Non ne potevo più di fare il terzo incomodo. -, ammise passandosi rassegnato una mano nei capelli fini.
- Da quanto sono insieme? -, domandò l’amico allentandosi il nodo della cravatta.
- Quarantacinque giorni. –
Il cobalto si voltò verso Bright con un sorriso tirato e stupito. Il biondino capì che la sua risposta risultava ambigua.
– Mia sorella tiene il conto sul calendario della cucina. –, si giustificò quindi.
I due ragazzi si trovarono a ridere di gusto.
L’attenzione di Shade, però, andò a due ragazze che camminavano spedite verso il retro della scuola. Salutò sbrigativo Bright per poi allontanarsi a passo di marcia cercando di raggiungere le amiche.
- Lione, hai visto Mirlo? –
La giovane si voltò appena verso di lui, troppo impegnata a discutere con Sophie dell’ultimo paio di scarpe che avevano comprato. Alzò scettica un sopracciglio e si sistemò meglio la sacca che portava sulla schiena.
- Che cosa ti serve da mia cugina? –
Il cobalto scosse le spalle, noncurante e anche un po’ infastidito da quel tono quasi sprezzante.
- Volevo parlarle. –
- Di cosa?-, tentò di nuovo Lione di investigare, scambiandosi con l’amica uno sguardo d’intesa.
Sophie sfoderò uno dei suoi sorrisi ebeti ma che nascondeva una certa malizia. Il ragazzo si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia.
– Allora? –, le incitò, senza rispondere.
 
Non volevo certo essere scortese ma erano troppo curiose. Con il passare del tempo avrei capito che il loro era un interesse dato dalla preoccupazione.
 
L’arancio lanciò uno sbuffo ironico.
– E’ sul retro della scuola. Puoi venire con noi, se vuoi. -
Le due ragazze ripresero a camminare e Shade domandò quale impegno avessero. Lione gli rivolse uno dei suoi sorrisi più gentili, forse anche per farsi perdonare per poco prima.
- Abbiamo l’allenamento di calcio. -, spiegò.
– La nostra squadra è la migliore della città. L’anno scorso siamo riuscite a vincere il torneo grazie a Fine. –, proseguì Sophie con un’espressione trasognata, come se stesse rivivendo i momenti della vittoria.
Passarono davanti al pollaio della Tigre rossa e le giovani si abbassarono in un inchino. Shade le osservò stralunato, notando che alcune studentesse dietro di loro facevano la stessa cosa.
 
Che alla Keonguk fossero tutti pazzi l’avevo intuito da un po’ ma che venerassero una gallina era assurdo.
 
Continuarono su un viottolo in ghiaia, fino a spuntare su un campo di calcio contornato da una spessa rete. Una decina di allieve, vestite con pantaloncini e casacca rossa, riscaldavano i muscoli prima di cominciare. Il professor Ban Jo, fuori dall’area di gioco, discuteva animatamente con Fine. 
- Mirlo è lì. -, gli indicò Lione prima di salutare con un cenno della mano.
Il cobalto seguì lo sguardo dell’arancio e vide la castana trascinare malamente i palloni dell’allenamento. La raggiunse con una breve corsa.
- Posso aiutarti? –
Mirlo alzò gli occhi viola su Shade, arrossendo al suono della sua voce.
- Grazie. Sarebbe fantastico. -, accettò.
Senza fatica, il ragazzo afferrò la rete e se la caricò sulla schiena. Camminarono l’uno affianco all’altra verso i margini del campo e, arrivati, una marmaglia di donne si accalcò per prendere i bolidi rotondi.
- Sbrigati con l’acqua. -, la riprese Fine, mentre iniziava a correre con la palla ai piedi sull’erba sintetica.
Shade osservò la castana sbuffare mentre, rassegnata, tornava agli spogliatoi per procurare ciò che le era stato chiesto. La seguì.
- Tu non giochi? –
Mirlo arricciò le dita dietro la schiena.
- Come te, sono nuova in questa scuola. Mi sono trasferita all’inizio del secondo semestre della seconda. Fine non si fida ancora abbastanza di me da farmi giocare. –
Il ragazzo guardò ammirato la giovane che si sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Non dovrebbe decidere l’allenatore? –, domandò, stranito.
Il viso corrucciato della castana era ironico e deluso.
- Lei è il capitano: colei che ha fatto vincere per la prima volta al torneo misto della città una squadra prettamente femminile. E’ adorata da tutti e contraddirla vuol dire mettersi contro non solo le sue amiche ma tutta la scuola. –
Shade si morsicò il labbro, meditabondo.
- E tu non sei una sua amica? –
La ragazza si fermò davanti alla porta degli spogliatoi, estraendo la chiave per inserirla nella toppa.
- Finché crederà che abbia qualcosa da nascondere non sarò mai integrata nel gruppo. Esco con loro solo perché Lione è mia cugina e lei è troppo dolce perché mi escluda del tutto; ma sono anche convinta che se Fine le chiedesse di farlo, Lione non esiterebbe un secondo. Tutte loro si sacrificherebbero per lei. –
Il cobalto sfiorò delicato il braccio di Mirlo, per confortarla.
- Beh! Sono loro a perderci. -, sentenziò e, finalmente, la giovane gli rivolse un dolce sorriso.
 
Quelle parole mi avevano dato molto a cui pensare. Fine era davvero popolare a scuola e rispettata: era bella, dal carattere forte e l’eroina dell’istituto grazie alla sua abilità nel calcio. Eppure, sapevo che quelli non potevano essere gli unici elementi che legavano Altezza, Lione e Sophie a Fine. Mirlo aveva lasciato intendere che Fine era molto autoritaria con tutte loro. Avevo l’amaro in bocca: certo, era un peperino ma non avrei mai potuto credere che potesse essere cattiva.
 
Shade salutò Mirlo mentre distribuiva le borracce alle giocatrici. Si fermò per qualche minuto dietro la rete di ferro che delimitava il campo per osservare l’allenamento. Stavano svolgendo una partita amichevole, divise in due squadre riconoscibili dalle pettorine dai colori cangianti. Lione cercava di passare la palla alle sue compagne ma Altezza continuava a pressarla: le due erano decisamente impegnate ma le sentiva che si stuzzicavano.
- Se continui a tirarmi la maglia, dovrai accompagnarmi a fare shopping, amica mia. -, diceva la prima mentre la seconda sorrideva divertita.
- Io mi preoccuperei, piuttosto, del tuo orgoglio. Come farai a mettere insieme i pezzi dopo l’ennesimo gol che ti farò? –
Il cobalto scosse la testa alzando gli occhi al cielo a quelle parole. Si volevano molto bene, pensò. Alla fine, la bionda riuscì a fregare la palla all’amica e partì a tutta velocità verso la porta avversaria, dove Sophie si sistemava i guanti, pronta a parare. Ben Jo ordinava a destra e a manca, sbraitando dal bordo campo, ma c’era una voce che si sovrapponeva sulle altre. Le iridi cobalto del ragazzo trovarono la fonte di quelle imprecazioni in una figura a metà campo che correva a tutta velocità verso l’area di rigore.
- Lemon la difesa! -, riprendeva Fine una matricola che sobbalzò.
- Altezza! -, urlò ancora e l’amica le passò prontamente la palla con un tiro alto.
La giovane saltò e a mezz’aria colpì in rovesciata il bolide che finì in rete.
Le studentesse esplosero in un’ovazione avvicinandosi a Fine per abbracciarla e complimentarsi. Era stata brava, fenomenale, e Shade dovette ammettere che la sua fama a scuola era ben conquistata.
Vide poi la rossa togliersi la casacca e apprestarsi a uscire dal campo. Ben Jo la bloccò per un braccio.
- Se non ti alleni, non giochi. Ricordatelo. -, la avvisò con un cipiglio serio.
Fine annuì mesta e si avviò verso gli spogliatoi. Incrociò a metà strada Shade a cui rivolse un sorriso tirato.
- Pensavo che fosse un gioco da ragazzi per te conquistare una donna. -, lo apostrofò facendo riferimento a Mirlo.
- Sono un cacciatore paziente. –
Tutti i ragazzi della compagnia avevano ormai capito l’interesse che provava per Mirlo e con Fine non valeva nemmeno la pena nasconderlo; anzi, non voleva, sapendo d’infastidita.
- Beh! Potrebbe sembrare che questo ti fa onore ma, in realtà, conoscendo Mirlo, vuol dire che non sei poi così in gamba. –
- Che intendi? –
La rossa sfoderò un ghigno ironico.
- Lo sanno tutti che è una facile. –
 
Quella frase mi aveva irritato ma il tono di Fine non era solo canzonatorio: c'era un briciolo di tristezza forse?
 
- E’ per questo che non le permetti di entrare in squadra? -, domandò il cobalto, rabbioso.
- Ti ha detto che è colpa mia?-
La ragazza incrociò le braccia al petto, sbuffando con sarcasmo.
– Credimi, sa difendersi anche da sola. Comunque, la cosa non ti riguarda e non dovresti parlare di cose che non conosci. –
Superò Shade di qualche passo, prima di fermarsi nuovamente e rivolgergli la parola.
- Sai Shade. In pochi hanno l’opportunità di entrare nel nostro gruppo. Non siamo solo amici, siamo una famiglia. -, calcò quella parola con estremo affetto. – Io ci rifletterei due volte prima di accusare un membro della mia famiglia, di schierarmi da una parte piuttosto che dall’altra. -, concluse, lasciando il cobalto solo con i suoi pensieri.




Ed ecco che cominciamo a discostarci dalla versione precedente della storia. Alcune dinamiche saranno molto più lente ma ho ritenuto fondamentale sviluppare in maniera diversa gli avvenimenti per dare più spessore ai personaggi. Trattandosi di una AU con delle condizioni particolare, era fondamentale motivare e spiegare al meglio ogni punto. Soffrirete, lo so già, ma sappiate che ne varrà la pena. Quando raggiungerete la cima, la soddisfazione sarà ancora più enorme (semicit. di non so bene cosa nemmeno io, tipo... zootropolis?!). 
Vi invito, come sempre, a lasciare delle recensioncine sul vostro cammino, per capire come sta procedendo questa nuova avventura. 
Grazie, 

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Capitolo 5
*** 5. Ripetizioni di aritmetica ***


5.
Ripetizioni di aritmetica

- Asini e qualche domanda -
 
- Il professore ce l’ha di sicuro con me. -, inveì una certa rossa mugugnando sul piatto di pasta che aveva davanti agli occhi.
- Non credo Fine. Fai davvero schifo in matematica. -, la corresse Sophie.
La ragazza ricevette un’occhiataccia da Lione e Altezza mentre Fine sospirava afflitta. La pacca improvvisa che ricevette sulla spalla la fece scattare e si voltò, nervosa, verso il suo proprietario. Shade trasalì di conseguenza.
– Ah, sei tu. -, disse pigramente rilassandosi subito dopo.
- Ho saputo del pessimo voto che hai avuto nel test. -, puntualizzò il cobalto crollando nel posto accanto a lei con il vassoio pieno di cibo. – Non volevo spaventarti. –, si scusò mesto.
- Mi hai colto di sorpresa. E non mi piace. -, ammise asciutta Fine.
Shade infilò le bacchette nel piatto e portò un po’ di noodles alla bocca.
– Me lo ricorderò. -, biascicò masticando.
 
Dopo la discussione del giorno prima, tra noi era rimasto un certo imbarazzo, soprattutto da parte mia. Sapevo di stare simpatico a tutti a quel tavolo e che pian piano stavo guadagnando la loro fiducia ma la mia limitata presenza in quella scuola non mi permetteva ancora di capire il legame indissolubile che legava quei ragazzi a Fine e la loro lealtà. Le parole della rossa mi avevano permesso di scorgerne uno stralcio ed ero rimasto sorpreso dal fatto che li considerasse la sua famiglia. Il messaggio era stato chiaro: “O sei con me, o sei contro di me”, e Mirlo, in quel frangente, rappresentava il contro. Se da una parte volevo approfondire la conoscenza con la castana, dall’altra ero inesorabilmente attratto dall’esclusività che doveva essere il rapporto con Fine.
 
Il cobalto salutò, poi, tutto il presente e si scambiò un sorriso dolce con Mirlo. Fine se ne accorse: diede una possente gomitata nella costola del nuovo arrivato per attirare la sua attenzione.
– E tu come sei andato? –
- Il nostro amico, -, intervenne Auler puntando Shade con la bacchetta, mentre l’altra mano era occupata ad accarezzare le dita sottili di Altezza. - è stato il migliore della classe. Ha preso il punteggio massimo. –, continuò fiero.
La rossa alzò un sopracciglio, scettica.
– Quanto fa sette per sette? –, lo sfidò.
- Fine, le tabelline s’imparano alle elementari. Pure mia sorella che ha sei anni le conosce. -, le rispose il cobalto.
- Ebbene?–
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo esasperato.
– Quarantanove. –
La rossa lo guardò stupita.
– Sei proprio bravo. -, disse gongolando con la testa.
Dal tavolo si alzò uno sbuffo ironico ma la ragazza non ci fece caso.
– Dammi ripetizioni. –
- Se vuoi, ti do una mano io, Fine. -, intervenne Bright che venne fermato con un gesto di stizza.
- Non dire sciocchezze. -, gli rispose la rossa. – Sei nelle mie stesse condizioni quando si tratta di matematica. Anzi, forse è meglio se ti aggreghi a noi. –
- Guarda che sono riuscito a superare il test. -, tentò ancora il giovane.
- Sì, -, intervenne Altezza, - giusto per un punto. –
- Ma voi che ne sapete? -, sbottò il biondino guardando la coppia.
Altezza fece vedere distrattamente il telefono per fargli capire di essere stata informata da terzi. Fratello e sorella si cambiarono una linguaccia.
- Prima di tutto, non mi hai chiesto per favore. -, s’intromise nella disputa il vero interessato. – E poi, non sono molto bravo a spiegare. –, aggiunse voltandosi verso Fine.
A quel punto le labbra del cobalto si dischiusero stupite scorgendo il viso della rossa.
 
Era una strega! Dovevo aspettarmelo! Sfoderare così le sue armi! Mi guardava sbattendo le sopracciglia su iridi cremisi lucide di lacrime mentre le labbra erano increspate in un dolce broncio e sussurrava un ‘per favore’ strozzato.
 
Il cobalto sospirò alzando gli occhi al cielo e la rossa si prodigò in un’esultanza di vittoria.
 
 
- Pronto a essere un sensei? -, domandò il biondino a Shade mentre l’allegra comitiva si avviava verso casa Jewel.
Altezza e Fine, qualche passo davanti a loro, camminavano a braccetto cantando uno spot pubblicitario di dolcetti.
- Non mi sembra di avere scelta. –
Bright sospirò appena.
– Fine sa essere molto convincente quando vuole. –
- Non si tratta solo di quello Bright. E’ una tiranna. –
L’amico sbuffò a quelle parole.
– Ha degli occhi molto persuasivi. -, convenne, infine, il biondo nonostante fosse rimasto infastidito dalle parole di Shade.
Questo non potè fare a meno di annuire.
 
Avrei dovuto stare più attento a quelle battute.
 
 

La casa di Altezza e Bright era una villetta singola su due piani con un ampio giardino. La porta venne loro aperta da una deliziosa signora dal sorriso gentile. Camelia era una mamma premurosa e accogliente. Salutò Fine con un abbraccio caloroso e per un momento Shade scorse del rossore sulle sue gote che non riuscì a spiegarsi. Lui, invece, venne presentato dal figlio maggiore e la donna lo salutò con un breve inchino. Dopo aver abbandonato le scarpe all’ingresso, si avviarono verso la stanza di Bright che si trovava al secondo piano e si accomodarono al basso tavolino che occupava il centro del rettangolo. Altezza si era rintanata nella sua stanza, non avendo particolare difficoltà nell’aritmetica. Comunque, era una camera pulita, spaziosa e ordinata, addobbata di letto, scrivania, libreria e armadio. Una foto di gruppo era in bella mostra sul comodino accanto al giaciglio: mancavano lui e Mirlo, ovviamente.
- L’abbiamo fatta nel Luglio tra la prima e la seconda. -, prese in mano la cornice Bright, notando l’attenzione del cobalto.
La allungò all’amico che l’afferrò incuriosito. Tutti guardavano verso la fotocamera, entusiasti: Auler e Bright sfoggiavano due pesci appena catturati dal ruscello che s’intravedeva nel paesaggio, mentre le sue nuove amiche sfoggiavano i loro bikini e gli occhiali da sole. Non potè non notare l’espressione serena di Fine: il suo sorriso luminoso e gioioso era straordinario, niente a che fare con i ghigni che lui conosceva. Si domandò distrattamente cosa aveva causato quel drastico cambiamento, cosa aveva reso una ragazza normale il piccolo sgorbietto incattivito che aveva accanto.
La rossa in questione si era improvvisamente irrigidita, mentre estraeva dalla cartella il suo quaderno.
- Dove eravate? -, chiese il cobalto, cercando di non badare al malumore che cominciava ad aleggiare nell’aria.
- Gita in campagna. Potremmo tornarci quest’estate, così vedi anche tu il posto. Ti piace pescare? Ci sono di quei pesci… Auler ogni ann-. -
- Possiamo concentrarci per favore? -, lo bloccò la ragazza, scocciata.
Lei e Bright si guardarono per qualche istante: Fine gli lanciò un’occhiata di monito che obbligò il biondo, inizialmente confuso, ad abbassare gli occhi a terra e rimettere la foto al suo posto. Poi, Shade lo vide sorriderle timidamente, in segno di scusa.
 
L’unico pensiero che avevo in mente in quel momento? Che Bright era un debole. Ero deluso nel constatare che non erano solo le ragazze ad obbedire a Fine ma anche il biondino e, immaginai, Auler. Eppure li ritenevo entrambi persone intelligenti e forti.
 
Shade decise di sorvolare sull’accaduto e non fare domande. Da bravo insegnante quale era, prese in mano la situazione.
- Forza, ragazzi. Fatemi vedere il test. -, ordinò loro e i due, improvvisamente con un ghigno da cane bastonato, mostrarono i campi di battaglia che erano le loro verifiche.
Il cobalto dovette trattenersi dal vomitare alla vista di quegli errori orripilanti, soprattutto da parte della rossa che aveva una conoscenza della matematica da bambina dell’asilo. Sospirò, rassegnato al fatto che quel pomeriggio sarebbe stato molto lungo e il suo proposito di finire a un orario decente, solo un’illusione. Decise che, prima di tutto, ci voleva una lavata di capo ai due babbei.
- Siete di un’ignoranza sconcertante nella matematica. No, Bright. -, stoppò subito il biondino che voleva protestare. – Hai superato il compito solo perché hai copiato da me e alcuni di questi errori… -, e sventolò il foglio tempestato di rosso che aveva in mano. – Sono un insulto a secoli di civilizzazione. Soprattutto te, Fine, mi domando cosa hai fatto fino ad ora. –
Un colpo allo stinco lo obbligò a finire quello sproloquio. Guardò sorpreso e arrabbiato Bright che faceva cenni di smetterla. Shade notò distrattamente che il volto di Fine era contratto dal nervoso e i suoi occhi erano leggermente lucidi.
- Vado in bagno. -, sentenziò solo la ragazza, scattando in piedi e allontanandosi.
- Ma che ti salta in mente? -, sbottò subito il biondo quando la porta venne chiusa.
- Che cosa ho fatto? –
- Fine ha da poco ricominciato a frequentare la scuola. E’ un tasto dolente per lei. –
- Se quello che fa ora è frequentare… -
Lo sbuffò di Bright obbligò nuovamente il ragazzo di Tokyo a smorzare il suo sarcasmo.
- È vero, spesso è assente ma per noi è abbastanza. L’anno scorso ha rischiato di perdere l’anno: non si è presentata a scuola per quasi quattro mesi e nessuno riusciva a contattarla. –
- Cosa? -, stavolta il cobalto era davvero sorpreso. – Nemmeno la scuola? –
L’amico riuscì solamente a scuotere la testa, perché la porta venne nuovamente aperta. Fine sembrava più tranquilla rispetto a prima e sforzava le labbra in un sorriso entusiasta.
- Fino ad ora sei stato pessimo. -, accusò malamente Shade. – Muoviti a spiegarmi qualcosa e fai meno lo sbruffone, Ragazzo di Tokyo. -
 
Quelle parole mi distolsero dall’indagare oltre ma ormai la mia curiosità era stuzzicata.
Ora potevo almeno capire da cosa derivassero quelle lacune catastrofiche su una materia che, comunque, probabilmente non era mai stata amata dalla rossa. Chissà cosa era successo? Dove era stata Fine? Forse trovare una risposta a quelle domande mi avrebbe aiutato ulteriormente a comprendere i miei nuovi amici…
Il caso volle che, dopo un intero pomeriggio a cercare di far entrare qualcosa in testa a quei due beoti, incontrassi Auler all’uscita di casa Jewel.
 
- Ah, ciao! -, cominciò la voce cordiale di Auler nel corridoio, mentre Shade cercava di infilare le scarpe all’ingresso.
- Eri con Altezza? -, chiese.
Il ragazzo dai capelli azzurri annuì.
- Fine è già andata?-, chiese e raggiunse il cobalto sulla porta.
- No. Ho dato loro degli esercizi da svolgere prima di andare. Ne avranno ancora per mezzora. –
- Facciamo un pezzo di strada insieme? -, domandò Auler con un sorriso gentile e Shade accettò volentieri.
Quando uscirono sulla strada, i due ragazzi si strinsero nelle giacche per la frescura serale. Camminarono per un po’ silenziosamente, a proprio agio l’uno con l’altro ma ognuno preso dai propri pensieri. Alla fine, il ragazzo di Tokyo diede voce ai suoi machiavellismi.
- Posso farti una domanda? –
- Giuro che Altezza non è così male… -, iniziò a giustificarsi Auler con un ghigno divertito.
Il cobalto scoppiò a ridere.
- Non volevo sapere questo ma, effettivamente, non me ne capacito. Mi dovrai spiegare cosa ci trovi. –
L’amico diede un’alzata di spalle.
- E’ adorabile. -, commentò solo e scoppiò a ridere dalla smorfia disgustata di Shade.
- Quindi? Cosa c’è? –, decise di sorvolare e incitare il nuovo amico.
Nonostante lo considerasse un ragazzo timido, Shade rimase stupito dalla facilità con cui riusciva a interagire con Auler. La sua tranquillità lo faceva sentire a proprio agio; nulla a che fare con il chiacchiericcio nervoso di Bright.
- Ascolta, Bright prima mi ha detto una cosa stranissima: Fine è mancata da scuola per quattro mesi. Che cosa è successo? –
L’amico lo guardò di sottecchi per qualche secondo, stupito dalla domanda diretta e indeciso su cosa fare. Forse anche lui stava valutando se tradire la lealtà nei confronti di Fine. Poi, Shade lo vide sospirare pesantemente.
- Quanto tempo hai? E’ una storia lunga… -
- Quello che serve. Non ho fretta e, sinceramente, tutti questi segreti e non detti mi stanno uccidendo. –
Auler gli posò una mano sulla spalla.
- La tua curiosità allora non farà che peggiorare. La storia di Fine è un vero e proprio mistero. Ci mangiamo qualcosa intanto? –





E per oggi, l'anticipazione è conclusa: perchè si, sono sadica e voglio, comunque, tenervi un po' sulle spina dai! Posso solo promettervi che il resto della serata verrà sapientemente dedicata a continuare questa storia per darvi, stavolta, una fine che sia degna. Aspetto le vostre recensioni e grazie per la pazienza che avete avuto in questi anni. Nonostante gli alti e bassi, la mia vita senza la scrittura non avrebbe senso e fa sempre piacere condividere le mie turbe mentali con qualcuno che possa apprezzarle. 
A presto quindi, ci vediamo il 15 febbraio (o in quei giorni insomma)!
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Capitolo 6
*** 6. Lombrichi gommosi ***


6.
Lombrichi gommosi

- Rivelazioni e aspettative -
 
Dopo aver fatto acquisti in un kombini, Auler e Shade trovarono una panchina in un parco per sedersi.
- Adoro questi cosi. -, commentò affamato Auler aprendo un pacchetto di lombrichi gommosi e agguantandone il più possibile.
Li infilò tutti in bocca: le caramelle gli penzolavano dalle labbra e Shade scoppiò a ridere prima di imitarlo a sua volta. L’azzurro deglutì rumorosamente poi cominciò a raccontare.
- Dirti che fino a un anno fa Fine era una ragazzina normale come tutte mi sembra superfluo. Faccio quasi fatica a ricordarmi che era diversa; ormai mi sono abituato a quel suo malumore perenne. Come biasimarla, poi? Nell’estate tra la prima e la seconda superiore ha perso entrambi i genitori in un incidente stradale. –
- Come? –
L’azzurro annuì con una smorfia dispiaciuta sul viso.
- Il giorno del suo compleanno per giunta. –
- Ho visto una foto di gruppo in camera di Bright… -
- Pensa che è stata fatta il giorno prima l’incidente. Eravamo andati a fare un picnic proprio per festeggiarla. –
- E come era Fine prima? –
La curiosità lo stava letteralmente divorando. Aveva mille domande da fare ad Auler ma cercava di rispettare la cronologia degli avvenimenti.
Auler sorrise dolcemente.
- Ci conosciamo tutti da quando eravamo piccoli. Abbiamo sempre studiato nelle stesse scuole e Fine ha un legame speciale con tutti noi. E’ una forza della natura, letteralmente, ed è grazie a lei se ci siamo uniti nel nostro strampalato gruppo. Mi ricordo ancora quando alle elementari obbligava tutti a diventare suoi amici: cantava filastrocche e distribuiva caramelle, anche se a malincuore per via della sua golosità. Era molto goffa, cadeva in continuazione e s’imbarazzava per qualsiasi cosa. Aveva una fiducia sconsiderata nella bontà delle persone e nella loro generosità. Riusciva a fare amicizia con chiunque: ha sempre avuto il potere di far sorridere gli altri, di prendersi cura di loro con semplicità e affetto. Se ti serviva qualcosa, lei era sempre disposta ad aiutarti e si faceva in quattro per te. Beh, forse su questo è ancora la stessa ma la sua serenità è sfumata totalmente. La luce nei suoi occhi si è spenta. –
 
Mi ricordo che a quelle parole provai un’estrema gelosia nei confronti di Auler. Ero invidioso del privilegio, a me negato, di aver potuto conoscere una Fine felice. Forse era quello che mi dava tanto fastidio di lei: vedere sul suo viso quel velo di tristezza e arroganza non faceva assolutamente parte della sua natura; era una maschera dietro cui si nascondeva ma che stonava totalmente; era un pungo allo stomaco, un fastidio costante che ti faceva venir voglia di scuoterla.
 
- E dopo l’incidente che è successo? –
Auler si rabbuiò di colpo, in contrasto con l’entusiasmo nelle parole precedenti.
- Ci furono i funerali, ovviamente. Le fummo accanto in quei momenti difficili, prendendoci cura di lei e sua sorella. Non avevano parenti diretti e per un po’ venne pure ospitata a casa dei Jewel, amici di lunga data dei suoi genitori. I problemi nacquero una quindicina di giorni dopo. Fine avrebbe potuto vivere da sola, era abbastanza grande da cavarsela, ma per sua sorella la faccenda era diversa: gli assistenti sociali volevano affidarla a una casa famiglia nella speranza di trovarle una nuova sistemazione. Non avevano tutori legali e i Jewel non potevano prendersi un carico simile sulle spalle. Fine non ha voluto saperne di essere separata da sua sorella. Se n’è andata senza dire nulla. Ha mandato un messaggio ad Altezza a distanza di qualche giorno per dire che andava tutto bene e di non cercarla; che si sarebbe presa cura lei di sua sorella e di rispettare la sua scelta. Poi, è scomparsa, letteralmente volatilizzata, per quattro mesi. –
 
Non oso immaginare cosa abbiano passato. Inutile dire che non avrei mai più guardato i miei amici con gli stessi occhi: ragazzi che ora ridevano e scherzavano, chiacchieravano di tutto e di niente, avevano dovuto affrontare problemi inimmaginabili. Potevo benissimo capire come l’attaccamento a Fine fosse diventato così indissolubile. Dopotutto, almeno una parte della storia la sapevo: era tornata e la gioia per tutti loro deve essere stata indescrivibile. Il mio giudizio su Fine era di tutt’altro avviso. Era stata un’egoista a sparire così. Aveva tradito la fiducia di persone che contavano totalmente su di lei.
 
Auler fece una pausa aprendo una lattina di coca e mangiò altre caramelle. Shade ne approfittò per fare lo stesso. La storia si era fatta davvero interessante. L’azzurro si schiarì la voce e ricominciò.
- Andammo dalla polizia per denunciare la scomparsa, girammo nei quartieri malfamati a chiedere notizie ma le ricerche non sortirono alcun effetto: nessuno l’aveva vista. Ciò in realtà ci tranquillizzava perché voleva dire che non era morta e che non viveva per strada. Dopotutto, Fine non è così sprovveduta come sembra: ipotizzammo che usasse un nome falso e che avesse messo sua sorella al sicuro, visto che una bambina così piccola non sarebbe comunque passata inosservata. Più il tempo passava senza notizie, più eravamo preoccupati ma allo stesso tempo speranzosi di rivederla.
E’ ricomparsa dal nulla quando il secondo semestre era già iniziato. Ha ricominciato a frequentare le lezioni ed è riuscita a recuperare gli argomenti. Gli inseganti le sono andati incontro e anche noi l’abbiamo aiutata perché non venisse bocciata. Ci ha detto di aver trovato una tutrice per lei e sua sorella e ci ha chiesto di non domandarle mai dove fosse stata e cosa avesse fatto in quei mesi. Eravamo felicissimi che fosse tornata ma ben presto ci accorgemmo che non era più la stessa: aveva perso il suo sorriso, stava sempre all’erta, come se aspettasse da un momento all’altro di essere attaccata e nelle sue parole si leggeva una nota di sarcasmo e malizia che non le era mai appartenuta. Inoltre, dopo le lezioni tornava subito a casa e non ci permetteva di accompagnarla.
Un giorno davanti alla scuola si presenta un gruppo di teppisti, molto probabilmente appartenenti a una banda, e chiedevano di lei. –
- Fine è stata una criminale in quei mesi?-, ironizzò il cobalto ma l’espressione seria di Auler lo fece zittire.
- Quella gente cominciò ad azzuffarsi con alcuni ragazzi del terzo anno che volevano proteggere la scuola. Eravamo tutti con lei quando Fine si presentò in cortile: quelli di terza cercarono di allontanarla, dicendole che era in pericolo. Lei disse di spostarsi e che erano loro quelli in pericolo. E’ stata la prima volta che le ho visto quell’espressione seria, sicura di sé, come se avesse la situazione in mano e senza alcuna traccia di timore o dubbio. Il capo della banda, vedendola, smise subito di infastidire i senpai e chiese di parlarle. Le disse che non poteva semplicemente “decidere di uscirne e andarsene”, che li aveva lasciati nel caos più totale e che avevano bisogno di lei. Fine obbiettò che il patto fatto con loro era sciolto e di arrangiarsi. Il gruppo se ne andò abbastanza contrariato, giurando di ritornare. E così fecero, per diversi giorni; e più il tempo passava e Fine li evitava, più loro cominciavano a dare fastidio agli altri studenti. Dopo una lunga serie di lamentele, i professori decisero di chiederle spiegazioni: visto l’episodio della rissa, pensavano fosse invischiata con quella gente. Fine supplicò di non coinvolgere la polizia e promise di risolvere la situazione.
Quando il giorno dopo la banda si ripresentò ai cancelli della scuola, c’era Fine ad aspettarli. Li fece fuori uno a uno. –
Auler, notando lo sguardo terrorizzato del cobalto, scoppiò a ridere e puntualizzò.
- Non li ha uccisi. Fine ha sempre fatto karate nella palestra di suo padre per cui è una buonissima lottatrice. Comunque, ha giurato di denunciarli alla polizia se solo si fossero fatti di nuovo vedere e di non molestare nessuno studente o professore, perché la scuola e il quartiere erano suoi.  –
- “Suoi” nel senso che erano suo territorio?–
Auler annuì compiaciuto.
- Non si sono più fatti vedere. Penso che siamo una delle poche scuole in cui non c’è violenza o bullismo, non girano sostanze stupefacenti, nemmeno il tabacco. –
- Lei fuma, l’ho vista fuori da scuola. –, lo interruppe Shade infastidito.
 
Predicava bene ma poi era la prima a non rispettare le sue stesse regole?
 
- Si concede una sigaretta ogni tanto, quando è nervosa, e cerca di non farsi vedere dagli altri. Comunque, gli studenti sono molto solidali gli uni con gli altri. Tutto questo grazie a Fine. In un’altra occasione è stata molto dura con alcuni studenti che avevano dato fastidio a un loro compagno di classe. Il concetto è semplice: se sei aggressivo o non rispetti le regole, te la devi vedere con lei. E ti garantisco che dopo lo spettacolo nel cortile in pochi hanno avuto il coraggio di sfidarla. Perfino i professori tollerano questa situazione perché Fine è un coercitivo migliore di qualsiasi nota o espulsione. –
- Quindi la sua è una dittatura fondata sul terrore. -, commentò sarcastico Shade.
L’azzurro sorrise mesto; Bright l’avrebbe invece bruciato con uno sguardo.
- Non esattamente. Per quanto nella matematica non sia un genio, nelle altre materie Fine è molto brava, mostrando di essere intelligente e di impegnarsi nello studio. Puoi ben immaginare che è anche un’ottima atleta. Come ti dicevo, ha la tendenza a cercare di aiutare chi ha bisogno senza risparmiarsi. Tutti l’ascoltano non perché hanno paura ma perché la rispettano. –
- Vi siete fatti un’idea, ora, di cosa è successo in quei mesi? –
- Io no. Penso che abbia vissuto in strada e che si sia dovuta scontrare con realtà molto diverse rispetto ai soliti problemi adolescenziali, alla noia e alla monotonia delle scuole superiori. Lione e Altezza sono riuscite a estorcerle altre informazioni ma non ci hanno mai rivelato ciò che sanno: forse per richiesta di Fine o forse per tutelarci da situazioni impensabili che, sicuramente, ci avrebbero messo a disagio. Altezza è molto scossa da tutta questa storia. Non le faccio domande per non metterla in imbarazzo ma il pensiero che Fine abbia vissuto certe esperienze la tormenta. Pensa di non essere stata all’altezza e si sente in colpa per averla lasciata sola. Lione è nello stesso limbo. Si sono lasciate trascinare da questa nuova Fine, più oscura e disincantata. Rimangono le stesse brave ragazze di sempre ma sono disposte a tutto per accontentare Fine, aiutarla a mantenere la pace a scuola e tenere segreto ciò che è successo. –
Per un po’ tra i due ragazzi calò il silenzio.
- Ti ho sconvolto? -, domandò infine Auler.
Il sacchetto dei lombrichi gommosi era ormai abbandonato vuoto sulla panchina. Shade si mosse nervoso, incrociando le braccia.
- Mi domando solo come mai hai deciso di raccontarmelo quando tutti gli altri evitano le mie domande e fanno i misteriosi. –
- Lo fanno perché sei quello nuovo… -, tentò l’azzurro.
Shade alzò un sopracciglio, scettico.
- Lo fanno per Mirlo? –
Auler sbuffò divertito.
- Perspicace. -, commentò solo. – Comunque non ti ho raccontato nulla di più di quello che avresti potuto scoprire da solo chiedendo a scuola. Molti degli studenti conoscono Fine da tempo e hanno vissuto tutti gli eventi. I nostri amici, invece, sono solo prudenti. –
- Ma che ha fatto Mirlo? –
Auler si spettinò i capelli, indeciso se parlare.
- Queste sono informazioni confidenziali, eh. -
Shade sbuffò, leggermente offeso da quella precisazione.
- A quanto pare Fine e Mirlo si conoscevano già. –
- Ovvio, è cugina di Lione. –
- No, Mirlo non è mai uscita con noi, né ci sono state occasioni in cui si potessero incontrare. Ha sempre abitato in città ma snobbava Lione quando le chiedeva di unirsi a noi. Certo, forse aveva altre compagnie e uscire con sua cugina non era proprio la sua ambizione ma, quando Fine è tornata a frequentare la scuola, Mirlo ha deciso di cambiare istituto e venire alla Keonguk. Inoltre, sembra che Fine l’abbia vista in luoghi poco raccomandabili durante quei mesi misteriosi. Ovviamente non ha mai detto nulla di più, anche per non ferire la sensibilità di Lione che, nonostante tutto, vuole bene a sua cugina. Infine, Mirlo sembra essere molto… -, l’azzurrò pensò attentamente alla parola da usare. - … disponibile nei confronti del genere maschile. La cosa da fastidio a tutte le ragazze; a Fine soprattutto.  –
- Quindi sono solo gelose? –
Auler allungò il braccio sul retro della panchina e guardò l’amico.
- Ascolta Shade. Ti credo abbastanza intelligente da cavartela da solo ma ti darò due consigli: -, alzò il pollice per segnare con le dita. – uno, mai mettersi in mezzo a una guerra tra donne e, due, -, l’indice si alzò in contemporanea, – Mirlo ha dimostrato più volte di essere più furba di quello che fa sembrare e di saper usare le sue armi; stai attento. –
- Me ne ricorderò. –
 
Errore mio non aver preso sul serio quei consigli.
In un secondo momento avrei pensato a quelle parole come a preziose perle di saggezza e mi sarei dato dello stupido per non averle ascoltate.
 
- In ogni caso, se hai davvero intenzione di unirti a noi devi essere disposto a fare qualsiasi cosa per Fine. –
- Quest’obbedienza cieca non mi convince. –
Auler squadrò il cobalto, infastidito.
- Ci hai preso per delle marionette senz’anima? Non ti sto dicendo che facciamo tutto ciò che Fine dice senza riflettere ma che siamo disposti a tutto per proteggerla e farla tornare quella di un tempo. Fine ha la tendenza, tra le altre cose, di non condividere problemi e dolori per paura di far soffrire gli altri. Quest’atteggiamento prima o poi la porterà all’autodistruzione. –
- E cosa fate esattamente? –
- Lione, Altezza e Sophie si prendono cura di lei da buone amiche, cercando di calmare i suoi malumori e di aiutarla quando qualcosa non va. Ma non sempre i problemi di Fine sono emotivi. Soprattutto nel primo periodo dopo il suo ritorno, non sono stati rari i casi in cui abbiamo dovuto vedercela faccia a faccia con gente poco raccomandabile. Io e Bright ci teniamo ben allenati per questo. Dovresti unirti alla squadra di basket con noi, Shade. –
L’azzurrò gli diede una vigorosa pacca sulla spalla, per incitare il ragazzo di Tokyo e scuoterlo dal turbinio di pensieri in cui era stato risucchiato.
 
Ammiravo il coraggio dei miei nuovi amici, la loro tenacia nell’affrontare una situazione tanto critica, nel voler stare accanto a tutti i costi a un’amica in difficoltà. Il problema ero io. Ero davvero così affezionato a Fine da dedicare tutte le mie attenzioni e premure a lei e soprattutto da mettere a repentaglio persino la mia incolumità?
 
- Sai, mi sei piaciuto fin dall’inizio; tenere testa, anche se con incoscienza, a Bright non è da tutti e hai guadagnato velocemente la nostra fiducia, quella di Fine per prima. Immagino che per te non sia facile affrontare tutto questo, soprattutto quando non sei stato tu a chiedere di far parte del gruppo e di diventare nostro amico. E forse è proprio quello che ci serve. Ultimamente mi viene da pensare che stiamo assecondando troppo i capricci di Fine, che ci vorrebbe qualcosa, o qualcuno, che finalmente riesca a scuoterla, che ci riporti indietro la nostra amata amica. Ci manca troppo quella ragazzina spensierata che riusciva a farci sorridere semplicemente con la sua presenza. E’ stato sorprendente per tutti noi vedere come con te sia riuscita ad abbassare la guardia e rilassarsi. Non voglio addossarti il carico delle nostre aspettative ma ormai contiamo su di te. –
 
Per me è ancora sorprendente, invece, come un discorso che doveva essere un invito al libero arbitrio sia diventato un mettere sulle spalle di un povero disgraziato – il sottoscritto per la precisione – una carico pieno e intenso di aspettative. Ero nella merda, letteralmente. Il mio fantastico proposito di farmi i fatti miei e di vivere una normale vita scolastica era totalmente andato in fumo. Avevo ancora la possibilità di allontanarmi da quelle persone ma avrei dovuto farlo immediatamente, prima di rimanere coinvolto sul serio. Eppure la curiosità mi dilaniava e sapevo che finché non fossi arrivato fino in fondo a quella storia non sarei stato soddisfatto.
 
Shade non rispose volontariamente alle parole dell’amico. Doveva rifletterci e sapeva che Auler non gli avrebbe messo fretta. Era contento di aver trovato il coraggio di chiedergli qualche informazione in più e di aver trovato dall’altra parte una persona loquace e disposta al confronto. Pensò che, dopotutto, Auler sarebbe diventato un ottimo amico. C’era però ancora una cosa che lo assillava.
- Ho ancora una domanda: che cosa c’entra la gallina? –




Eccomi di nuovo qui. 
Sapendo che mettermi a pubblicare tutto il 15 sarà impegnativo, sto distribuendo gli aggiornamenti. Seppur senza recensioni, noto che comunque siete tornati a leggere questa storia e ne posso essere solo felice. Quindi, grazie. 
Auler è un chiacchierone: spiattella a Shade tutta la storia (dal suo punto di vista, ovviamente) di Fine, avendo notato che la nostra amata protagonista si è affezionata alla svelta al Ragazzo di Tokyo. Pian piano scopriremo ogni cosa: non aspettatevi un capitolo pappardone dove viene ricostruito tutto; ci saranno vari momenti in cui Fine racconterà la sua storia e starà a voi (e a Shade) mettere insieme i pezzi. La grande modifica di questa ff, e suo fulcro, sta proprio in questo. Nulla è come sembra, ricordatevelo. 
Ora aggiorno anche il capitolo 7 e poi vi saluto, 
Dreamer In Love

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Capitolo 7
*** 7. La gallina ***


7.
La gallina

- Partite di calcio e fast food -
 
Erano ufficialmente passate due settimane dal mio debutto alla Keonguk e i miei nuovi amici avevano deciso di festeggiare l’avvenimento. Fortunatamente avevo schivato un sabato sera al Carma che sarebbe stato senz’altro movimentato. Per questo dovevo ringraziare la prima partita del campionato fissata per quella domenica mattina: per vincere ed essere in forma non era permesso alle ragazze di fare le ore piccole e bere alcolici. Fine non transigeva sul calcio. Avevamo quindi deciso di accontentarci di pranzare tutti insieme.
 
Shade sbadigliò rumorosamente varcando i cancelli della scuola. Era troppo presto per i suoi canoni: avrebbero dovuto rendere illegali le partite di calcio prima delle undici. Comunque, trovò velocemente Auler e Bright seduti sugli spalti, stipati già di studenti di ogni anno.
- Stanno per cominciare. -, lo informò Bright in fermento.
L’amico biondo osservava entusiasta le ragazze che si scaldavano in campo. La squadra avversaria era formata per lo più da uomini ma Fine e le altre non sembravano spaventate. Mirlo era come sempre in panchina e appena scorse Shade nella folla lo salutò con un gesto timido. La rossa, nonostante il fischio d’inizio non fosse ancora stato udito, stava già dando istruzioni alle compagne. Come Shade potè cogliere dai discorsi dei vicini, la squadra femminile della scuola era molto amata e riceveva un totale sostegno non solo per la bellezza delle sue giocatrici ma anche per la loro bravura.
Al via dell’arbitro la partita si fece subito molto dinamica e avvincente. Vedere Fine giocare era entusiasmante: era energia pura e capace di guidare la squadra al gol senza troppa difficoltà. Se inizialmente Shade si aspettava che fosse Fine a dominare la partita, si accorse presto che le sue doti di leader permettevano più alle compagne di tirare in porta: gli avversari, infatti, per via della sua fama pressavano principalmente lei che, ben contenta di lasciare la difesa nemica scoperta avendo l’attenzione su di sè, giostrava il gioco delle altre. In allenamento, il Ragazzo di Tokyo l’aveva vista giocare a briglie sciolte ma ora Fine cercava di mantenere la concentrazione e accantonare la propria bramosia per vincere. 
Alla fine del primo tempo ci furono quindici minuti di pausa in cui Ban Jo incitò a dovere le sue allieve; comunque, la voce che emergeva era quella di Fine che riprendeva gli sbagli delle compagne e dava loro consigli su come migliorarsi. Alcuni ragazzi della squadra avversaria cercarono di istigare e provocare la Keonguk ma nessuna delle ragazze rispose loro, anche sotto lo sguardo severo di Fine, Lione e Altezza che mantenevano la calma. Auler e Bright, intanto, si erano concessi una sostanziosa merenda con bibite, patatine e panini confezionati a casa.
- Non dovreste cercare di stare in linea? –
Auler sorrise malizioso al cobalto.
- Noi facciamo sport: non dobbiamo stare attenti a cosa mangiamo. –
Shade incassò il colpo: messo alle strette da quelle battutine aveva infine accettato di unirsi al club di basket. L’indomani ci sarebbe stato il primo allenamento e il cobalto non era così sicuro di riuscire a sopravvivere.
Durante il secondo tempo, la situazione era di due a zero per le padrone di casa quando l’arbitro fischiò il fallo. Era successo tutto molto velocemente e Shade dovette farsi spiegare da Bright e Auler cosa era successo. Lione aveva superato la linea di metà campo e aveva passato la palla a Chiffon, una nuova leva. La ragazzina si era trovata accerchiata dagli avversari e aveva aspettato troppo a tirare a Fine che aveva dovuto fare una corsa sfrenata per recuperarla, andando a scontrarsi con il capitano dell’altra squadra. Fine era volata a terra e il gioco si era fermato. Anche il rigore divenne un gol e nel giro di una ventina di minuti la partita ebbe fine.
I tre ragazzi dovettero aspettare una quarantina di minuti prima di vedere le loro amiche uscire dagli spogliatoi accolte dalle ovazioni dei compagni di scuola.
- Siete state bravissime. -, cominciò Bright stringendo Lione e Fine tra le braccia mentre Auler salutava la sua fidanzata con un lungo bacio.
Shade sorrise a Sophie e si rivolse a Mirlo.
- E’ stata una partita fenomenale. –
La comitiva aveva già cominciato a spostarsi verso il luogo designato per i festeggiamenti, un fast food che si trovava nella zona.
Mirlo storse il naso e Shade le si fece accanto mentre camminavano.
- Mi sarebbe piaciuto dare maggior contributo. –
- Anche distribuire le borracce, è importante. -, la stuzzicò il cobalto e Mirlo non potè fare altro che scoppiare a ridere.
Sophie, davanti a loro e a braccetto con Bright e Altezza, si voltò.
- Ma hai fatto molto di più. Hai distratto i nostri avversari durante la partita. Sedersi con le gambe aperte è stato un colpo di genio. –
La castana arrossì di colpo mentre delle risatine nascoste provenivano dai compagni davanti. Infatti, Mirlo non si era nemmeno cambiata sapendo di dover stare in panchina e le sue mutande avevano dato spettacolo in campo. Fine mimò un grazie a Sophie che, nonostante tutto, non capiva la situazione e si godette l’imbarazzo della cugina di Lione, a maggior ragione perché era in compagnia di Shade.
Arrivati al locale, si sedettero ad un lungo tavolo circondato da panche e ordinarono bibite e panini.
- Prima di mangiare vorrei dire due parole. -, cominciò Fine alzando il bicchiere di cola dal tavolo.
– Shade benvenuto ufficialmente alla Keonguk. -, e si rivolse al cobalto con un sorriso divertito.
 
Non amo troppo stare al centro dell’attenzione anche se quelli, di fatto, erano i miei amici e lei lo sapeva fin troppo bene…. Che strega!
 
- Speriamo che ti troverai bene e che t’impegnerai negli studi… -, s’interruppe pensierosa mentre i suoi amici ridacchiavano a quelle parole. – Non so bene nemmeno io cosa sto dicendo. Hai fatto la conoscenza delle persone migliori all’interno della scuola, direi che la tua strada è solo in discesa. Vedi di non deluderci, di fare il bravo e di dare ripetizioni quando servono. –
- Se la metti su questo piano, sarò schiavizzato per un intero anno. L’aritmetica è il tuo tallone d’Achille, Fine. –
- E’ il minimo. -, potè solo obiettare la rossa, ridendo. – In ogni caso, è ora di festeggiare. A Shade e alla vittoria di oggi! -, urlò infine, seguita dai suoi compagni.
Le bibite tintinnarono tra loro, qualcuna venne leggermente versata sul tavolo ma tutti ridevano ed erano contenti.
 
Il discorso si spostò velocemente sulle dinamiche della partita, sulle azioni e gli errori sia degli avversari sia delle compagne di squadra. Fine era un fiume in piena di commenti e critiche e il suo buonumore era travolgente. Intanto, io riuscii a dedicarmi a Mirlo e a scoprire qualcosa di più su di lei.
 
- Giuro che non mi sono accorta… ma se è servito a vincere, alla fine, sono soddisfatta. –
Mirlo si stava giustificando per la faccenda delle mutande ma Shade non sembrava poi così sconvolto. Infatti, ridacchiò e si strinse nelle spalle.
- Non preoccuparti. Piuttosto, vi scontrerete anche con quelli della tua vecchia scuola? –
- Sì, verso metà campionato. Fino all’anno scorso non riuscivano nemmeno a vincere una partita ma le mie vecchie compagne mi hanno raccontato che un ragazzo ha preso in mano le redini della squadra. –
- Ti tieni ancora in contatto con loro? –
Mirlo arricciò la faccia.
- Una o due. Il nuovo capitano, invece, lo conosco di vista. –
- E stai uscendo con qualcuno? –
La domanda di Shade fece strabuzzare gli occhi a Mirlo. Sophie, che stava tenendo d’occhio la situazione, stava per commentare ma la gomitata di Lione nelle costole l’obbligò a zittirsi.
- N-no, nessuno. Non sono pratica di queste cose. –
Di nuovo, Sophie fece per parlare ma Lione le mise direttamente una mano sulla bocca. Quell’ultimo movimento, però, non passò inosservato alla rossa.
- Di che state parlando voi due? -, interruppe direttamente Shade e Mirlo.
La castana, paonazza, scivolò piano sulla sedia mentre il ragazzo di Tokyo si voltò a rispondere.
- Del tempo. Ma che stavi dicendo sulla gallina? –
- La Tigre rossa non è una banale gallina. -, lo rimbeccò immediatamente Fine.
Shade riuscì a voltarsi verso Mirlo per strizzarle l’occhio e gioire dello scampato pericolo. Distrarre la rossa si era rivelato più facile del previsto e la castana ridacchiò.
 
Comunque, la storia della gallina m’interessava. Auler non aveva saputo darmi molte informazioni e dovevo approfittare della situazione per curiosare.
 
- A me sembra proprio una gallina. -, la punzecchiò ancora.
- La gallina, come la chiami tu, stamattina ha predetto che avremmo vinto la partita. –
- Come? –
Intervenne Lione.
- Fin da quando è arrivata, se la mattina della partita canta tre volte, vuol dire che vinceremo. Non ne ha mai sbagliata una. –
- Ti sembra una comune gallina questa? -, sottolineò Fine, come se quella della Tigre Rossa fosse davvero un’abilità miracolosa.
Shade scossa la testa, rassegnato.
- E come è diventata la vostra mascotte? –
- Nemmeno noi sappiamo questa storia. -, convenne Bright. – Semplicemente, una mattina ce la siamo trovata nel pollaio e cercava di beccare chiunque le si avvicinasse. -
Tutti si voltarono verso Fine che, contenta di avere tutta l’attenzione a sé, finse di pensare se rispondere e tenerli sulle spine.
- Non so se meritate di sapere come sono andate le cose. –
Un dai cantilenato da tutti obbligò la ragazza a desistere.
- Va bene, va bene… Stavo perlustrando il quartiere. –
 
Ovviamente, il verbo perlustrare mi fece storcere il naso. Apriva molti scenari sul passato di Fine e la sua esperienza per strada.
 
- Svolto in una via abbastanza isolata e vedo dei bambini rannicchiati in cerchio che ridono. Scorgo in mezzo alle loro gambe questa gallinella impaurita. Le stavano dando fastidio e con dei bastoni le punzecchiavano le ali. A un tratto, quella si mette ad attaccarli e beccarli tutti sulle gambe. I bambini corrono via, spaventati e piangenti. Rimaste sole, la Tigre rossa si accorge della mia presenza. Dal fondo della via comincia a correre e a venirmi incontro. Capisco subito che vuole attaccare anche me e me la do a gambe. –
Scoppiano tutti a ridere: Altezza e Lione addirittura piangevano, tenendosi lo stomaco dalle convulsioni.
 
Quel racconto contrastava così tanto con ciò che mi aveva raccontato Auler e forse era proprio quello che lo rendeva così assurdo: la ragazzina che aveva sfidato una banda di teppisti scappava alla vista di una gallina inacidita.
 
- Il primo luogo sicuro che trovo è la scuola e correndo nel cortile scorgo il vecchio pollaio. Non so bene nemmeno io come ho fatto a farla entrare: le ho messo del mangime sull’entrata e mentre beccava l’ho spinta dentro e ho chiuso la porta. Si è agitata parecchio prima di addormentarsi improvvisamente sul fieno. Doveva essere stanchissima, poveretta. Beh, il resto lo sapete. –
- Cosa è successo? -, chiese invece Shade.
- Abbiamo dovuto chiedere l’autorizzazione alla scuola per tenerla. Ormai Fine le era affezionata e, dopotutto, è una brava gallina. -, spiegò Altezza. – Mentre risistemavamo il pollaio, è riuscita a scappare. –
- Continuava a correre come una forsennata e a beccare chiunque incontrasse. -, aggiunse Bright.
- Ma non si allontanava mai oltre una ventina di metri e abbiamo capito che, nonostante il suo cattivo umore, era contenta di aver trovato finalmente una casa. In ogni caso dovevamo nuovamente catturarla e abbiamo pensato al gioco a tempo a cui anche tu hai partecipato. –
Auler diede qualche pacca sulla spalla al cobalto mentre parlava.
- La prima a riuscire a catturarla è stata Fine e il suo è rimasto il record imbattuto. –
- Fino al tuo arrivo. -, sottolineò Sophie indicando il cobalto che, intanto, si era voltato verso Fine per rivolgerle un ghigno arrogante; la rossa gli rispose con il medio.
- A turno le diamo da mangiare e le cambiamo la paglia e, quando scappa, dobbiamo recuperarla. -, aggiunse Lione con un tono dolce. – Ha cominciato a spargersi la voce per la scuola e ogni volta si crea una generosa folla di curiosi che vogliono assistere alla cattura. Ci sono persino delle scommesse sui tempi. Comunque pian piano tutti hanno cominciato ad affezionarsi. –
- Infine, alla prima partita di campionato che si è svolta dal suo arrivo, la Tigre rossa ha cominciato a cantare e noi siamo riuscite a vincere. Queste non sono solo coincidenze. -, chiuse il discorso Fine con un’espressione soddisfatta.
- Perché si chiama Tigre rossa? -, l’ultima domanda di Shade ebbe il potere di gelare l’atmosfera.
Fine aveva piegato in un istante le labbra verso il basso, infastidita e distaccata; ragazzi si guardavano l’uno con l’altro, intimoriti da quel cambio di umore.
- Mi piaceva. -, rispose solo e Lione ebbe l’accuratezza di cambiare argomento e tornare su temi neutri.
Shade cercò lo sguardo di Mirlo per una spiegazione ma la castana diede un’alzata di spalle per fargli capire che non ne sapeva nulla.
 
Ormai mi ero rassegnato al fatto che anche quello rientrava tra i misteri di Fine e del suo gruppo. Probabilmente se avessi chiesto ad Auler mi avrebbe dato una risposta ma non potevo metterlo ulteriormente in difficoltà con gli altri: se fosse saltato fuori che era lui il mio informatore, Fine si sarebbe di sicuro arrabbiata. Solo il tempo mi avrebbe permesso di unire tutti i pezzi e capire, finalmente, cosa era successo. All'epoca, però, avevo un problema più incombente…
 



Chissà che problema Shade avrà... stiamo per entrare nel vivo della storia! Uhuhuh, sono gasatissima!
Preparatevi che ci saranno un po' di casini. Soffrirete, lo so già. E siate clementi con Mirlo... no, non è vero. Odiatela, come è giusto che sia. 
Intanto vi ringrazio di esserci e ci vediamo al prossimo aggiornamento. 
Dreamer In Love

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Capitolo 8
*** 8. Un pessimo lunedì ***


8.
Un pessimo lunedì

- Vittima e carnefice -
 
Shade non metteva in dubbio che il basket fosse uno sport entusiasmante, che incentivasse il lavoro di squadra e altre belle cose ma porca miseria! Che fatica. Inoltre, come se essere quello nuovo non fosse abbastanza, Auler e Bright si divertivano a fare nonnismo. L’ultimo antipatico lavoro che gli avevano affidato era stato sistemare i palloni a fine allenamento e, con un passo dolorante alternato ad un verso disperato, il Ragazzo di Tokyo si apprestava a raggiungere il magazzino della scuola.
 
Un ottimo inizio settimana insomma…
 
Quando svoltò l’angolo dell’edificio, però, dovette fermarsi di colpo e ripararsi nuovamente dietro il muro. Due studentesse, ancora in divisa da calcio e sudate per colpa degli allenamenti, si stavano fronteggiando dietro gli spogliatoi. Riuscì a stento a cogliere di cosa stavano parlando.
- Hai capito cosa ti ho detto? Non meriti di stare nella stessa squadra della senpai. Hai messo in imbarazzo Fine con il tuo errore. –
La bionda teneva contro il muro Chiffon – così l’avevano chiamata Auler e Bright durante la partita del giorno prima – e con una mano le tirava i capelli. Il viso era a pochi centimetri da quello dell’altra che, nonostante tutto, manteneva fiera lo sguardo.
- Hai capito? Rispondimi. –
Chiffon mugolò di dolore ma non accontentò la compagna di squadra.
- Sei gelosa? -, riuscì solo a farfugliare con tono di sfida.
Lo schiaffo arrivò qualche secondo dopo.
 
Non ci impiegai molto a capire che si riferiva al fallo dato alla squadra avversaria perché Fine era caduta a terra. Si era solo sbucciata un ginocchio, di sicuro non metteva a repentaglio la sua carriera; per cui quell’accanimento era insensato.
 
Shade fece un passo avanti, deciso a intervenire e la ragazza bionda, accortasi della sua presenza, scappò a gambe levate. Il ragazzo si avvicinò a Chiffon, crollata a terra quando la compagna l’aveva lasciata andare. Le porse una mano.
- Stai bene? –
La ragazzina alzò gli occhi verso di lui e mostrò un’espressione furibonda.
- Non sono affari tuoi. -, sbottò solo, prima di fuggire anche lei.
 
Ci rimasi male. Venir accolta la mia offerta di aiuto a quel modo mi aveva destabilizzato. Rimasi lì impalato per diversi minuti…
 
- Shade? -, una voce lo riscosse dai suoi pensieri.
Il Ragazzo di Tokyo si voltò lentamente sforzando un sorriso.
- Ciao Mirlo. –
- Che cosa succede? -, la ragazza si avvicinò, appoggiandogli una mano calda sull’avambraccio.
- Stavo andando a prendere la cesta dei palloni e… -, non riuscì a finire.
Il sorriso dolce di Mirlo arrivò immediato e lo rincuorò leggermente.
- Anch’io sono diretta al magazzino. Andiamo. –
S’incamminarono silenziosamente verso la pesante porta chiusa a chiave. Mirlo tirò fuori la sua copia ed entrò senza esitazioni. Accese una traballante luce sul lato destro della parete.
- La cesta è lì. -, indicò pratica a Shade un angolo del magazzino.
Mirlo intanto stava rovistando in mezzo a degli scatoloni. La gonna troppo corta…
 
Quanto adoro quelle gonne…
 
…mostrava generosa le gambe di Mirlo chinata in avanti. Il volto era rosso dallo sforzo e la camicetta sbottonata lasciava intravedere il solco dei seni. La temperatura si alzò di colpo e Shade allargò il colletto della maglia per cercare di prendere aria.
- Cosa ci facevi dietro gli spogliatoi? -, cominciò la castana voltandosi verso di lui con uno sguardo divertito. – Stavi facendo il guardone per caso? –
Il ricordo dell’episodio di bullismo lo riportò alla realtà. Vide dei tappetini ammassati e ci si buttò sopra di peso, con un sospiro. Mirlo gli prestò, allora, totale attenzione.
- C’erano due ragazze della squadra di calcio. Una è Chiffon e l’altra ha i capelli biondi. –
- Lemon. -, disse sicura la castana.
- Ecco, stavano discutendo ma Lemon era molto aggressiva. Ha persino schiaffeggiato Chiffon. –
La ragazza si portò una mano alla bocca, sorpresa e disgustata. Shade si limitò ad annuire.
- L’argomento era Fine. Secondo Lemon è colpa di Chiffon se si è fatta male. –
- Ma grazie a quel fallo è riuscita persino a fare gol. -, precisò Mirlo e Shade non potè che dare una scrollata di spalle.
- Lo so anch’io. Quando mi sono avvicinato, Lemon è scappata e anche Chiffon ha snobbato il mio aiuto. –
- Oh, Shade! -, cantilenò la castana sedendosi accanto a lui sui tappetini e prendendo le sue mani tra le proprie. – Mi dispiace che hai dovuto assistere a tutto questo. La situazione in squadra è molto tesa. Non tutte sono contente dell’atteggiamento di Fine. E’ stata designata come capitano ma partecipa solo a metà degli allenamenti. Altri, invece, la difendono strenuamente, tipo Lemon. -
- Pensavo che Fine fosse molto amata. –
La risata di Mirlo arrivò in tono ironico.
- E questa chi te l’ha detta? Certo, i suoi amici non si accorgono davvero di quello che accade attorno a loro. Le sono tutti molto riconoscenti a scuola ma questo non vuol dire che non sia considerata una teppista e che tutto quello che faccia sia giusto. –
Lo sguardo stupito del Ragazzo di Tokyo la obbligò a precisare.
- Anche tu sei ormai incastrato nella sua rete, vedo. –
Il cobalto drizzò immediatamente le spalle, offeso.
- Non esattamente. –
Mirlo ritirò le mani e si strinse nelle spalle, rendendosi conto di aver esagerato.
- Scusami, sono solo gelosa. Ormai avrai capito che sono interessata a te e vederti coinvolto nel gruppo, andare d’accordo con Fine, mi ha fatto pensare che, di nuovo, per me non ci fossero speranze. Lei è così bella, piena di energia e carismatica. –
- Sei interessata a me? -, la voce di Shade si era alzata di qualche ottava dalla sorpresa.
La castana spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, intimidita.
- Sì… Comunque è meglio che non dici a nessuno quello che è successo. Cercherò di parlare con Lemon e Chiffon e risolvere la situazione. –
- Non spetta a te farlo. –
 
Ero sconvolto da quella dichiarazione inaspettata, ma la questione di Lemon e Chiffon mi coinvolgeva parecchio.
 
Lo sbuffo della castana era ironico.
- Non posso permettere che sua maestà venga disturbata per cose di così poco conto. Io e Fine non andiamo molto d’accordo ma dopotutto faccio anch’io parte del gruppo. Meglio che non sappia che succedono queste cose: il suo intervento potrebbe essere fin troppo drastico e l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che l’attenzione venga rivolta a Lemon e Chiffon. –
- A mondo tuo, quindi, la proteggi anche tu. -, commentò Shade.
- Che lei non mi coinvolga e non mi racconti nulla non vuol dire che non so le cose. Sono arrivata qualche settimana dopo il suo ritorno e i pettegolezzi su di lei erano all’ordine del giorno; dubito che proprio tutti fossero inventati. Mantenere l’equilibrio a scuola è la cosa più importante. –
Shade si passò una mano nei capelli, meditabondo.
- In ogni caso, non rimanerci troppo male per Chiffon. E’ normale che ti abbia rifiutato. Quando sei vittima di certi comportamenti, è più facile pensare di essere solo e di dover affrontare tutto con le proprie forze che non di poter contare su qualcuno. –
- Sembra tu sappia di cosa stai parlando. –
Mirlo si alzò dal suo scanno e si sistemò la gonna. Guardò Shade con un sorriso triste.
- Me ne sono andata dalla vecchia scuola proprio per quello, pensando, anche per via dei racconti di mia cugina, che alla Keonguk avrei trovato la pace. Alla fine, non è cambiato poi tanto e la persona che viene considerata l’eroina della scuola è in realtà la mia unica carnefice. –
Mentre Shade a fatica realizzava le ultime parole della castana, questa con un cenno se ne andò dal magazzino. Con un lungo sospiro, il ragazzo si lasciò andare all’indietro sui materassi. La faccenda si stava facendo davvero troppo complicata.




Ciao a tutti!
Con questo nuovo aggiornamento entriamo ufficialmente nel vivo della storia. Se prima i ragazzi si stavano annusando tra di loro (Ma che siamo? Dei cani? n.d. Shade e Fine) ora le cose cominceranno a cambiare, soprattutto il rapporto tra Fine e Shade. 
Cosa ne pensate di questo episodio violento? Shade ha fatto bene ad intervenire? 
Ora pubblico il prossimo capitolo, attendo vostre recensioni e feedback. Dopo di chè, sabato pubblicherò fino al capitolo 12, dando il via agli aggiornamenti con cadenza quindicinale. 
Dreamer In Love

 

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Capitolo 9
*** 9. Rottura ***


9.
Rottura

- Idioti e lacrime -
 
Era passato qualche giorno dalla chiacchierata con Mirlo e la mia mente si soffermava sempre sugli stessi particolari:
primo, le piacevo;
secondo, a suo parere Fine non era così amata a scuola e gli episodi successi poco dopo il suo ritorno l’avevano screditata agli occhi di molti. Proprio per questo, Mirlo riteneva non fosse il caso di coinvolgerla per Lemon e Chiffon, con il timore di peggiorare solo la situazione;
le piacevo (il concetto appariva nella  mia mente fin troppo spesso e mi rendeva euforico);
infine, e non meno rilevante, Mirlo non si considerava appartenente al gruppo, consapevole che fosse invitata ad uscire con loro solo grazie a Lione; e Fine la trattava male.
Non mi ero reso conto fino in fondo di quell’antipatia. Avevo captato dei segnali ma mi era sembrato che Mirlo, comunque, riuscisse a tenerle testa. Immaginavo il loro rapporto un po’ come quello che avevo io con Fine: fatto di provocazioni e frecciatine. Evidentemente mi sbagliato. Sapevo anche che Fine non poteva averle fatto nulla di davvero brutto perché Lione voleva bene a Mirlo e avrebbe impedito qualsiasi schermaglia tra loro. Perciò non sapevo come schierarmi. Da una parte, Mirlo era molto addolorata dalla situazione e il mio affetto nei suoi confronti cresceva ogni giorno di più. Dall’altra parte, i miei nuovi amici non mi sembravano persone tanto orribili. Mi avevano dimostrato di essere socievoli, accoglienti, attenti alle esigenze degli altri. Alla fine sarebbe successo qualcosa che mi avrebbe fatto capire come stavano davvero le cose. Non potevo immaginare, però, che arrivasse così presto.
 
Era giovedì e nell’aria si respirava una leggera elettricità dovuta all’euforia dell’avvicinarsi del fine settimana. Inoltre, stranamente Fine era presente in mensa e, come sempre da quando era arrivato il ragazzo nuovo, era di ottimo umore. Al tavolo centrale i discorsi erano accesi.
- Ieri agli allenamenti c’era parecchia gente a guardare. –
- "Shade! Sei così figo!”–
Bright che mimava le spettatrici femminili era terrificante e tutti scoppiarono a ridere. L’interessato, comunque, alzò gli occhi al cielo mentre, indeciso, meditava se cercare di afferrare la forchetta o no.
- Dopo un po’ è noioso sentirle gridare. -, stava finendo di dire il biondino e Shade sbuffò rumorosamente.
- Sei solo geloso. Il tuo fan club si è dimezzato dal mio arrivo. Molte delle tue ammiratrici hanno cambiato schieramento. –
- E’ vero, il team Shade è molto in voga al momento. -, confermò Altezza che stava giusto controllando i commenti dal telefonino.
- Come faccio a essere geloso di uno che non riesce più nemmeno a usare le braccia. –
L’ultima frecciatina di Bright andò a segno e il biondino sfoderò un’espressione fin troppo vittoriosa. A Shade non restò che ammettere la sconfitta.
- Va bene, lo ammetto, non riesco ad afferrare la forchetta. Contento? Voi e le vostre stupide flessioni. –
Le risate degli altri arrivarono immediatamente.
- Siamo degli ottimi allenatori. Ci ringrazierai. -, convenne l’amico, fiero, e ricominciò a mangiare il suo riso.
- Ti devo dare una mano? -, chiese ironica la rossa seduta tra loro.
Il tono canzonatorio fece solo irritare ulteriormente Shade che le rivolse una linguaccia.
- Non fare il timido. -, continuò imperterrita l’amica.
Afferrò la posata e preparò il boccone. Con un’allegra canzoncina e mimando un aereoplanino tentò di imboccarlo. Shade, effettivamente inabile e provato, dovette acconsentire a quello stupido gioco. Al terzo tentativo…
 
… e volutamente Fine fingeva di sbagliare mira e mi colpiva la guancia…
 
… afferrò con un verso contrariato la forchetta e mangiò da solo, scatenando una risata generale e commenti puntigliosi.
- Ammetti che faccio miracoli. -, gli sussurrò divertita la rossa mentre tornava al proprio piatto.
Per diversi minuti i suoi borbottii e insulti furono da sottofondo ai commenti e alle chiacchiere dei compagni. Il ragazzo di Tokyo rimase ulteriormente offeso quando notò che anche Mirlo si era unita alle prese in giro.
A un tratto, una ragazzina di prima si avvicinò velocemente al tavolo e si accostò all’orecchio di Altezza. La bionda ascoltò attentamente e congedò con un gesto la studentessa; il tutto sotto lo sguardo curioso degli amici. Fine si era bloccata con la posata a metà tragitto verso la bocca.
- Che succede? –
- Chiffon e Lemon stanno litigando nei bagni del secondo piano. -, commentò brevemente mentre si alzava e afferrava la sua borsa.
All’istante anche le amiche – Lione, Fine e Sophie – la imitarono. Stavano per dileguarsi quando Shade parlò.
- Le ho viste anche lunedì dietro gli spogliatoi. –
Le giovani si pietrificarono mentre Mirlo cercava di lanciargli segnali di chiudere immediatamente la bocca. Il cobalto diede una scrollata di spalle.
- Lemon è stata molto aggressiva e ha schiaffeggiato Chiffon. –
- Che cosa? -, sbottò Fine incavolata, sbattendo la mano sulla superficie del tavolo.
Per un secondo, l’intera mensa fu nel silenzio più assoluto e il suono rimbombò più forte di quanto non fosse necessario.
 
Come c’era da aspettarsi, tutti gli studenti tenevano d’occhio il tavolo centrale e quello scatto d’ira di Fine era stato una sorpresa. Erano anche bravi, però, a fare finta di niente e tornò il solito chiacchiericcio di sottofondo.
 
- Perché non mi hai detto nulla? -, la voce della rossa si era alzata di qualche ottava.
- Non pensavo fosse importante. -, rispose semplicemente Shade e l’occhiata di Fine avrebbe potuto ucciderlo da quanto era minacciosa.
- Avremmo potuto evitare che la situazione degenerasse se ci avessi avvisato. Idiota. -, concluse la ragazza con cattiveria prima di allontanarsi con le altre.
Anche Lione, Altezza e Sophie salutarono Shade con uno sguardo deluso.
- Non facciamo niente? -, chiese il Ragazzo di Tokyo una volta che rimasero soli.
Auler e Bright scossero la testa.
- Non sta a noi intervenire sulle cose tra ragazze. -, e a testa bassa ripresero a mangiare.
Shade intercettò lo sguardo di Mirlo.
- Non dovevi pensarci tu? -, chiese silenzioso.
La ragazza alzò le spalle e afferrò la borsa.
- Dove vai? -, chiese il cobalto, ora ad alta voce.
- Magari gli serve una mano. -, spiegò brevemente la castana prima di allontanarsi a sua volta.
Shade sospirò piano: cominciava a pensare di essere davvero un idiota.
 
 
Chiedere di andare in bagno durante la lezione era stata una necessità. Shade avrebbe preferito fosse solo una questione di vescica perché gli sguardi accusatori di Bright erano diventati davvero insistenti. Le ragazze non si erano fatte vedere per tutta la pausa pranzo e non sapevano se erano tornate in classe in tempo o cosa fosse successo nei bagni. Avevano captato dagli altri studenti che nessuno poteva avvicinarsi al secondo piano e che si sentivano versi orribili provenire dalla toilette delle signore. Nemmeno dopo l’inizio delle lezioni del pomeriggio i sussurri e i pettegolezzi erano diminuiti e Bright non aiutava certo ad alleviare il senso di colpa. Gli serviva una boccata d’aria.
Si chiuse la porta dell’aula alle spalle e camminò lentamente nei corridoi, godendosi gli spazi vuoti dalla marmaglia di studenti e la solitudine.
Avrebbe dovuto dare ascolto a Mirlo e non interferire, ma quando aveva visto l’espressione seria di Fine alla notizia su Lemon e Chiffon si era sentito in dovere di avvisarla che c’erano stati dei trascorsi. Ora, sia Mirlo sia Fine erano arrabbiate con lui.
Decise di prendere le scale e cercare la salvezza sul tetto della scuola: la lezione sarebbe comunque stata compromessa visto i pensieri che lo assillavano, tanto valeva cercare di rilassarsi ed evitare lo sguardo severo dei professori. Era a metà rampa verso il terzo piano quando scorse una sagoma raggomitolata in un angolo. Il viso era nascosto tra le braccia ed emetteva singulti a intervalli regolari. La riconobbe subito e cauto si avvicinò.
- Lemon. -, la chiamò piano ma la ragazza alzò il capo velocemente, con gli occhi sbarrati e ricolmi di pianto.
Shade poteva ora notare i capelli bagnati e il viso incrostato di lacrime. Cercò nelle tasche il suo fazzoletto e lo porse alla compagna di scuola.
- Grazie senpai. Siete tutti così gentili con me. Non me lo merito. -, il tono si fece acuto prima che le sfuggisse un singhiozzo. – Non me lo merito. -, ripeté sofferente.
- Che cosa è successo? –
- Ho ricevuto lo stesso trattamento che ho riservato a Chiffon. Era il minimo. Ma poi la senpai Fine mi ha sgridata. E’ stata così severa. -, riuscì solo a dire prima di scoppiare nuovamente in lacrime.
L’unica cosa che Shade poteva fare era consolarla, così le si sedette accanto aspettando che si calmasse. I pensieri, intanto, lo tormentavano e, infuriato per la situazione in cui aveva cacciato quella ragazzina, decise che avrebbe affrontato Fine una volta per tutte.
 
 
Trovarla era stato più facile del previsto. Alla fine delle lezioni c’era l’allenamento di calcio e Shade si posizionò dietro la rete del campo in attesa. Come al solito, dopo mezzoretta Fine si allontanò per andare a cambiarsi e il cobalto la intercettò proprio vicino al pollaio della Tigre rossa.
- Shade?-
Il volto sorpreso e sorridente della rossa per un attimo fecero desistere il cobalto dal suo proposito.
- Come hai potuto fare una cosa simile a Lemon? -, cominciò il ragazzo, i pugni ben stretti contro i fianchi.
Il sorriso di Fine si spense in un attimo.
- Come, scusa? –
- La violenza non era l’unico modo per risolvere la situazione. Avresti potuto rivolgerti ai professori o al preside e invece hai voluto fare di testa tua. Hai aggredito una ragazzina che, per quanto possa aver sbagliato, non meritava di essere trattata così. –
La ragazza dai capelli rossi incrociò le braccia al petto e si strinse nelle spalle.
- Che cosa le avrei fatto esattamente, secondo te? –
- Mi ha raccontato di aver subito lo stesso trattamento fatto a Chiffon. Era bagnata fradicia. Le hai infilato davvero la testa nel water? Sei stata violenta e aggressiva proprio come lei. Mi avete propinato di essere i protettori della scuola quando in realtà non fate altro che dettar legge e incutere timore sugli altri. Non metto in dubbio che tu abbia dovuto fare e vedere cose orribili nel periodo che hai passato in strada, ma ora sei tornata a vivere tra quattro mura e hai ritrovato i tuoi amici. Qui non vige la legge del più forte ma i diritti, il rispetto, la giustizia. Ti credi tanto diversa dai teppisti da cui ti sei allontanata, ma alla fine ti sei dimostrata tale e quale a loro. –
- Chi ti ha raccontato queste cose? –, sibilò lei.
Gli occhi lucidi di pianto e il viso rosso per la frustrazione erano un chiaro segnale che Fine si stava trattenendo dall’urlargli contro. Shade colse la palla al balzo per continuare.
 
Non sapevo nemmeno io con che coraggio continuavo ad aggredirla. Mi si attorcigliava lo stomaco a pensare di farla piangere. Dannazione, dovevo concentrarmi.
 
- Non è importante. Fatto sta che i tuoi amici non fanno altro che compatirti e accettare i tuoi assurdi atteggiamenti solo per farti contenta. Io non riesco a stare zitto nel vederti agire in questo modo. Qualche giorno fa mi hai detto che dovevo scegliere se essere con te o contro di te. Mi ha fatto ben capire che fai terra bruciata con chiunque non sia d’accordo con te. E’ così che ti comporti con gli altri studenti, è così che ti comporti con Mirlo. –
Ecco che piccole lacrime iniziarono a solcare le guance di Fine. Se le asciugò con i polsi, stizzita. Poi sfoderò un ghigno sarcastico.
- La questione è semplice: hai deciso di vedere solo quello che volevi vedere. Hai deciso di credere a Mirlo, hai deciso di giudicare la mia storia senza nemmeno degnarti di venire a chiedermi, hai deciso di giudicare i miei amici e la loro lealtà; hai deciso di credere che io sia aggressiva e irragionevole: chissà cosa ho fatto a quelle povere ragazzine, vero?
Per quanto riguarda quello che ti hanno raccontato, non vado fiera di quello che ho fatto, ma non ho mai avuto l’intenzione di essere compatita e non lo voglio adesso. Ho le mie ragioni per fare ciò che faccio e non devo venire certo a spiegarle a te. Ti pensavo una persona diversa ma di uno come te non me ne faccio niente. Per me puoi scomparire insieme alla tua sgualdrina. –
Accompagnò le ultime parole con un cenno alla testa dietro di lui. Shade si accorse solo in quel momento che anche Mirlo aveva assistito a tutta la scena.
Fine approfittò di quel momento di distrazione per allontanarsi velocemente con passo nervoso. Anche da lontano, si poteva ancora vedere che si asciugava convulsamente le lacrime.




Sento già telepaticamente le vostre lamentele per questo capitolo: state soffrendo carissime, lo so; anche io, davvero. Shade è stupido, non ci sono altre spiegazioni, ma anche Fine non è stata corretta nei confronti di Chiffon e Lemon. Voi che dite? Si meritava la ramanzina? Povera cucciola che piange, però... 
Vi lascio e ci rivediamo sabato. Probabilmente, se il wii-fii non impazzisce come al solito, pubblicherò in mattinata. Intanto, buon San Valentino e San Faustino. 

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Capitolo 10
*** 10. Equilibrio precario ***


10.
Equilibrio precario

- Frittelle e indifferenza -
 
La mensa era gremita come il solito e Shade passò rapidamente lo sguardo tra i tavoli. Quello centrale era dimezzato: Bright, Auler e Altezza parlavano sommessamente tra loro, rannicchiati sopra i vassoi. Il ragazzo sospirò rumorosamente.
- Quella scema non si fa vedere da una settimana. Guarda come sono provati. -
Mirlo bevve un sorso d’acqua ed egli posò una mano sul gomito per riportarlo alla realtà. Pranzavano da soli in un angolo della grande stanza già da qualche giorno ma gli occhi di tutti erano comunque sempre su di loro, a chiedersi il perché di quella rottura tra il nuovo arrivato e il gruppo di Fine.
- Se lo meritava. –
- Forse non dovevo essere così duro. –
- Quelle cose non le pensavi davvero? –
Shade si scompigliò i capelli.
- Certo che le pensavo ma comincio a credere di essere stato po’ troppo precipitoso nel mio giudizio. –
Inoltre, i ragazzi non l’avevano presa troppo bene. Inizialmente, per non mettere nessuno in difficoltà, Shade si era allontanato e aveva cominciato a evitarli. Quando Auler e Bright avevano chiesto spiegazioni, il cobalto aveva compreso che Fine non aveva raccontato a nessuno di loro del litigio. Era toccato a lui il compito di dire cosa fosse successo e i suoi amici non ne erano stati entusiasti. Gli avevano gentilmente fatto capire che non si sarebbero più fatti sentire e vedere. Auler, in più, era furibondo che Shade avesse utilizzato le informazioni che gli aveva rivelato per attaccare Fine. Non se la stavano passando quindi troppo bene: oltre alla delusione per il suo comportamento, l’intero gruppo era sconfortato dal silenzio prolungato di Fine.
 
Insomma, sapevo che era colpa mia ma se Fine non aveva il coraggio di affrontare la situazione e farsi vedere a scuola andava solo a confermare i motivi della mia rabbia. Come poteva isolarsi nuovamente, dopo quello che aveva fatto passare a tutti loro?
 
- Dove andiamo oggi pomeriggio?-
Alla domanda di Mirlo il ragazzo tornò finalmente a guardare la compagna con attenzione. Le sorrise, ammirando la sua bellezza delicata e i dolci occhi viola.
- Ti va una passeggiata in centro? Magari poi prendiamo del caffè… -
La giovane annuì di rimando, raggiante.
 
 
Shade aspettava paziente Mirlo vicino al cancello della scuola. Scorse Lione, Altezza e Sophie avvicinarsi all’uscita e le salutò con un cenno della testa. La bionda si voltò dall’altra parte, Lione accennò un gesto della mano mentre Sophie gli sorrise, come sempre persa nelle nuvole. Le prime due si misero a parlottare animatamente tra loro e alla fine Lione si staccò dal gruppo per andargli incontro.
- Lascia perdere, Lio. -, tentò di fermarla Altezza, arrestando il passo con Sophie.
La ragazza dai capelli arancio si fermò a pochi centimetri da Shade.
- Le cose non sono andate come pensi. -, andò dritta al punto la giovane con un’espressione determinata ma gentile. - Fine ha sgridato Lemon, è vero, ma noi eravamo comunque arrivate troppo tardi. Chiffon…-
- Ciao cugina. -, il saluto di Mirlo interruppe il racconto di Lione che si bloccò a metà frase.
L’arancio guardò Mirlo con un’espressione rassegnata e delusa.
- Cosa stavi finendo di dire? -, domandò Shade, stupito e curioso da quell’atteggiamento di Lione.
Da quel poco che aveva colto, la ragazza voleva puntualizzare e spiegare a Shade cosa fosse davvero successo nei bagni. Non capiva come mai, però, si fosse interrotta con l’arrivo di Mirlo.
- Niente. Buona giornata, Shade. Mirlo. -, salutò la parente con tono cordiale prima di allontanarsi e riunirsi ad Altezza e Sophie.
Il cobalto vide la biondina circondare le spalle dell’amica con il braccio nel tentativo di consolarla mentre quella scuoteva la testa, frustrata.
- Vogliamo andare? –
Di nuovo, l’espressione serena di Mirlo e il suo luminoso sorriso distrassero Shade dal farsi più domande del necessario, prima tra tutte cosa Lione avesse cercato di dirgli.
 
 
Shade pagò il rivenditore e afferrò i dolci che l’uomo gli aveva preparato. Mirlo, a pochi passi di distanza, rideva ancora sotto i baffi. La raggiunse in poche falcate e le porse la sua frittella zuccherata.
- Cosa c’è di così divertente? -, la punzecchiò lui, offeso dell’essere preso in giro.
- Hai insistito talmente tanto a offrirmi che non mi aspettavo ti mettessi a contrattare il prezzo. -, spiegò la castana con una luce divertita negli occhi.
- Scusami se non sono un ricco imprenditore milionario. -, borbottò il ragazzo di Tokyo.
Mirlo gli accarezzò una guancia, obbligandolo a guardarla.
- Mi vai benissimo così come sei. –
Fece scivolare la mano per tutta la lunghezza del braccio fino ad afferrare quella di Shade e incrociare le loro dita. Il giovane arrossì vistosamente e le sorrise.
Cominciarono a camminare lungo le vie del fiume, dove le prime luci serali si riflettevano sull’acqua.
 
Il sapore della frittella, la brezza fresca serale che portava aria di estate, il paesaggio colorato e poi quella piccola mano calda intrecciata alla mia mi fecero sentire bene.
 
- Come era vivere a Tokyo?-
Shade rivolse un’espressione schifata alla ragazza.
- Ma è la capitale! -, lo rimbeccò Mirlo, sconcertata da quella reazione.
- Non fraintendere. La città è stupenda, piena di luci, negozi, persone. Forse un po’ troppo caotica per i miei gusti ma, in ogni caso, non ho fatto nemmeno in tempo ad abituarmici. –
- Non sei nato lì? –
Il tono era stridulo per la sorpresa.
- No, ci siamo trasferiti molte volte prima di arrivare qua a Osaka. Sono di Wakayama. –
Mirlo lo guardò incuriosita: gli occhi dolci notarono la vena di tristezza della sua voce quando aveva nominato la sua città natale.
- Bene, Ragazzo di Wakayama. Ora, sono ancor più curiosa. –
Lui scoppiò a ridere sentendola storpiare il soprannome che ormai tutta la scuola gli aveva affibbiato.
- Cosa vuoi sapere? –
- Come mai così tanti spostamenti? –
- Dopo la morte di mio padre, mia mamma… non riusciva a darsi pace, diciamo così. –
A quelle parole, Mirlo s’incupì improvvisamente e la stretta alla mano del ragazzo s’intensificò.
- Mi dispiace, Shade. –
- Sono passati sei anni ormai. Almeno ho avuto la fortuna di conoscerlo. Mia sorella, invece, è cresciuta senza un padre. E tu, hai fratelli? -, cercò di sviare l’argomento Shade.
- Anch’io ho un fratello più piccolo e si chiama Narlo. E’ una vera peste. -, disse Mirlo cogliendo il tentativo. - Avrai lasciato giovani donne con il cuore spezzato per mezzo paese, quindi. -
Il cobalto scoppiò a ridere, imbarazzato.
- No, davvero. L’unica che posso davvero chiamare fidanzata è stata una mia compagna di scuola di Tokyo. Mi sono trasferito prima che le cose si potessero fare serie e lei non voleva mantenere una relazione a distanza. –
Mirlo si fermò per poterlo guardare in volto.
- Deve essere stata dura. Sei riuscito a voltare pagina? –
- Penso di sì. Qualcuno, però, potrebbe avermi aiutato a metterci definitivamente una pietra sopra. –
Lei sorrise capendo che si riferiva a lei.
- Mi metto a disposizione per qualsiasi altra esigenza. -, buttò lì, scherzosa.
Shade rimase sorpreso e le sorrise a sua volta.
- Ne approfitto subito allora. –
Si abbassò su di lei e calò dolcemente sulle sue labbra.
 
 
Vedere, il giorno dopo, Fine seduta in mensa destabilizzò sia Mirlo che Shade. Le occhiate provenienti dall’intero tavolo e rivolte a lui erano di diversa natura: Bright e Auler di delusione; Altezza di disprezzo e Lione di dispiacere. Solo Sophie gli aveva sorriso ma aveva ricevuto di rimando una gomitata dalla biondina. In realtà, Fine non lo aveva nemmeno degnato di uno sguardo e Shade non capì bene come interpretare quell’indifferenza.
 
Sinceramente ne rimasi deluso. Preferivo essere l’oggetto del suo odio che rendermi conto che per lei, alla fine, non valevo proprio niente. Mi confermava solo il fatto che quelle settimane a cercare di capirla non erano servite a niente, che non ero riuscito a conoscerla davvero. Ma, insomma, che pretendevo, visto che ero stato il primo a non darle una possibilità? La delusione fu ancora maggiore quando, dopo una decina di giorni in quelle condizioni, finalmente riuscii a scoprire cosa era successo in quel cavolo di bagno. Dire che mi sentii un idiota totale è ancora riduttivo.

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Capitolo 11
*** 11. Tinte di rosso ***


11.
Tinte di rosso

- Chiarimenti e videogiochi -
 
Era venerdì. Un ragazzo dai capelli e dagli occhi cobalto camminava per il viale alberato. La camicia bianca metteva in risalto quel poco di muscolatura che il basket gli stava donando e, dietro di lui, delle ragazzine con la sua stessa uniforme sospiravano sognanti. Shade masticava meditabondo una brioches comprata alla stazione degli autobus. Quella mattina Mirlo gli aveva mandato un messaggio per avvisarlo che non sarebbe andata a scuola e a lui toccava fare la solita noiosa strada da solo. Ormai si era abituato alla presenza continua della castana accanto e ne sentiva la mancanza.
La notò ancor prima che lei potesse scorgerlo. Una ragazza dai lunghi capelli rossi, seduta mollemente su un muretto, serrava le labbra piene attorno al filtro di una lunga sigaretta. Che fosse bella Shade lo sapeva ma, ora che conosceva Fine, poteva facilmente notare quei segnali che rivelavano il suo nervosismo. In una decina di metri lui le sarebbe passato davanti e la rossa avrebbe, come ormai consuetudine, fatto finta di niente. Non l’avrebbe più sentita ridere spensierata come il giorno in cui per la prima volta i loro occhi si erano incontrati e uno stupido volantino lo aveva aggredito. Fine si era dimenticata di lui, era scomparso dalla sua vita in un attimo, come lei stessa aveva suggerito durante il loro litigio. 
Poi, la vide sgranare gli occhi e alzarsi velocemente dal suo scanno per afferrare malamente una studentessa che camminava davanti a lui. Ci impiegò qualche secondo a riconoscerla per colpa della chioma rossa che sfoggiava, fin troppo accesa perché fosse naturale. Lemon sorrise raggiante alla senpai prima che questa la trascinasse, furibonda, oltre i cancelli della scuola.
Shade non ci pensò due volte e le seguì senza farsi notare. Se Fine aveva di nuovo preso di mira Lemon, stavolta per il suo nuovo strambo look, doveva essere presente nell’eventualità fosse stato necessario intervenire.
 
Morivo dalla voglia di togliermi di dosso quell’assidua sensazione di aver fatto la cosa sbagliata nell’aggredirla così duramente; cercavo una prova che giustificasse la mia diffidenza nei confronti di Fine. Soprattutto, cercavo un motivo valido per continuare a stare lontano alle splendide persone che aveva conosciuto – Bright e Auler, soprattutto - e che mi mancavano terribilmente.
 
Le vide entrare nei bagni degli spogliatoi con passo trafelato e chiudersi la porta alle spalle; Fine non mancò di controllare che nel cortile nessuno le avesse viste. Shade mantenne una certa distanza per non destare sospetti, poi, si accostò all’ingresso per capire cosa stesse succedendo.
 
Stavolta non avevo scusanti: sembravo davvero un guardone pervertito.
 
Sentì l’acqua che si apriva e Lemon lamentarsi.
- Ti prego senpai. Ci ho impiegato una vita ieri a farmeli. –
- Non lo metto in dubbio. Che scema che sei. Non hai pensato a cosa diranno i tuoi compagni e i professori. Così sembri una teppista. –
- A guardarci, non ho comunque azzeccato il colore giusto. La tua tonalità è molto più scura. –
Fine sospirò sopra il rumore del rubinetto.
- Lemon, sul serio. Smettila con questa storia. Ti metterai solo nei casini. Che senso ha voler assomigliare a una persona violenta e aggressiva come me? –
A Shade non sfuggì la descrizione che ripeteva le uguali parole che lui aveva usato. E poi, Lemon voleva assomigliare a Fine? Non era arrabbiata per essere stata maltrattata?
- Aggressiva? -, il tono della ragazzina era sbalordito. – Senpai tu sei fantastica. Non c’è persona in questa scuola che non ti adori per la tua gentilezza e dolcezza. –
- Non tutti la pensano così. –
- Dimmi di chi si tratta che lo vado a pestare come si deve. –
Fine doveva aver sfoderato una delle sue occhiatacce perché Lemon tornò subito a scusarsi.
- Lo so, non devo alzare le mani su nessuno ma, insomma, Chiffon aveva proprio esagerato. –
- Santo cielo, Lemon. Mi sono solo sbucciata un ginocchio ed è subito venuta a scusarsi. Non so chi di voi due mi sia più devota. –
- Ovviamente, io. –
- Certo, certo. Trovarvi che vi schizzavate addosso l’acqua è stato davvero assurdo. –
- Oh, beh! E’ un gioco che facevamo anche quando eravamo bambine. Ma quando Mirlo mi ha detto che Chiffon aveva cominciato a sparlare di te alle tue spalle non ci ho più visto. Scoprire che non centrava nulla è stata una sorpresa. Avrei dovuto fidarmi della mia migliore amica. –
- Migliore amica, eh? –
Il tono della rossa era fin troppo ironico e Shade immaginò Lemon che arrossiva vistosamente.
- Ci sto ancora lavorando. –
- Forse aggredirla non è stato il miglior modo per conquistarla. –
- Ma lei ha aggredito me, penso di avere una speranza. E poi mi ha chiesto se ero gelosa. Magari l’ha fatto solo per attirare la mia attenzione. –
 
Mi ricordavo distrattamente quello stralcio di conversazione tra Chiffon e Lemon. Non potevo certo immaginare che si trattasse del loro modo per… corteggiarsi? Bah! Le donne!
 
Fine sbuffò divertita.
- Siete strane voi due. –
- Comunque, senpai, dovresti trovare un modo per vendicarti. –
- Non ho intenzione di mettermi allo stesso livello di quella sgualdrina. Inoltre, ha ottenuto ciò che voleva. Penso e spero che non mi darà più fastidio. –
- Il senpai Shade è proprio un bravo ragazzo. Anch’io avrei smosso mari e monti per separarvi. –
La rossa rise sommessamente.
- E’ fin troppo ottuso per i miei gusti ma hai ragione. -
Shade sorrise tristemente a quelle parole. Aveva molto su cui riflettere. Si sentiva un totale idiota e i sensi di colpa che aveva cercato di far tacere fino a quel momento scoppiarono. Fece per allontanarsi quando si accorse che di fronte a lui c’era una figura. Sobbalzò silenziosamente e sfoderò il suo ghigno sghembo.
- Con me non attacca. -, borbottò la ragazza di fronte a lui.
Altezza teneva le mani sui fianchi e lo guardava in cagnesco; il barattolo di tinta per sistemare i capelli di Lemon era in una borsina penzolante tra le dita.
- Ti prego, non dirle niente. -, sussurrò Shade supplicante.
La bionda gli mimò malamente di sparire ed entrò nel bagno. Shade sospirò per averla scampata.
 
 
Appena Mirlo vede il ragazzo venire nella sua direzione sorrise raggiante.
- Shade! -, lo salutò quando fu vicino e gli lasciò un bacio sulle labbra.
Notò subito che c’era qualcosa che non andava. Lui non aveva ricambiato il saluto e la guardava stralunato.
- Che cosa succede? –, chiese preoccupata.
- Dobbiamo parlare. –
La giovane si fece subito seria. Non lo aveva mai visto tanto deluso e abbacchiato.
- Certo, ho casa libera se vuoi. –
Avrebbe dovuto sospettare qualcosa ancora durante la mattinata quando lui non l’aveva aspettata per andare a scuola. Certo, Mirlo si era dimenticata di avvisarlo che sarebbe tornata a frequentare dopo due giorni di malattia. Quindi, non vedendolo al solito posto, gli aveva mandato un messaggio per tornare insieme a casa. Non si aspettava quell’accoglienza. Era sicuramente arrabbiato con lei e non riusciva a capirne il motivo.
Sospirò mentre inseriva le chiavi nella toppa e si spostava per farlo entrare. Erano passati una decina di giorni dal loro primo bacio e le cose tra loro stavano procedendo bene e velocemente. Avevano scoperto di avere molto in comune e Mirlo gli aveva persino fatto conoscere i suoi genitori. Studiavano quasi tutti i pomeriggi insieme e nei fine settimana si erano dedicati allo shopping e a gite fuori porta. Shade era sempre stato cordiale, dolce, così in contrasto con i mentecatti che aveva frequentato fino a quel momento. Si era innegabilmente affezionata a lui e vederlo così la confondeva.
Lo guidò verso la sua camera e lasciò che si sedesse sul tappeto al centro della stanza prima di chiudere la porta. Si sistemò di fronte a lui, dall’altro lato del tavolo.
- Mi stai facendo impazzire. Mi dici che cosa hai? –
Ci fu qualche minuto di silenzio in cui Shade sembrava meditabondo. Poi, il ragazzo alzò lo sguardo e lo puntò nelle iridi viola della giovane.
- Sei stata tu a istigare Lemon contro Chiffon. –
Non era una domanda e Mirlo se ne accorse fin troppo bene. Per qualche secondo pensò di mentire ma si arrese velocemente a quei brillanti occhi cobalto. Era giunto il momento di essere sincera.
- Sì, è vero. –
 
Rimasi incantato dalla velocità in cui la sua espressione si trasformò da dolce e mortificata a determinata e fiera. Ero abituato a una Mirlo più accondiscendente ma anche questo suo lato di lei, dopotutto, mi affascinava.
 
- Sapevi anche che Fine non ha aggredito nessuno nei bagni. Perché non mi hai detto nulla? –
- E renderla ancora migliore ai tuoi occhi? No, grazie. –
Il tono sarcastico era irritante. Infatti, il cobalto batté il palmo della mano sul tavolo, facendo sobbalzare la ragazza.
- Ti rendi conto che ho litigato con tutti per colpa di questa cosa? Pensavo almeno di avere ragione invece hai girato i fatti a tuo vantaggio per vendicarti di Fine. Per dimostrare cosa, poi? Che sei riuscita a conquistarmi? -
La castana si strinse nelle spalle.
- Ti ho deluso Shade? –
- Certo che sì. -, le rispose lui, inchiodandola con lo sguardo infuriato.
- Mi dispiace non poter essere la ragazza dolce e timida che ti aspettavi. Io sono anche questo: sono gelosa di Fine, della sua vita, dei suoi amici, del rapporto che è riuscita a creare con te in poco tempo, della sua bellezza. Toglierle almeno un trofeo mi allettava e tu ci sei cascato fin troppo velocemente. –
- Ne è valsa la pena, almeno? –
- Penso di sì. L’hai umiliata e tradita. La soddisfazione è stata enorme. –
- Scommetto, però, che è durata un secondo. -, la provocò.
Ci fu qualche minuto di silenzio in cui Shade scrutava serio la giovane davanti a lui che si ostinava a mantenere lo sguardo fiero e ottuso. Poi, sospirò.
- Credi sul serio che me ne freghi qualcosa di questa faida aperta tra te e Fine? –
La castana sgranò gli occhi, stupita.
- In che senso? Non sei arrabbiato perché ti ho usato? –
- Certo, mi ferisce ma mi preme più sapere se provi qualcosa per me o se questi giorni insieme sono stati solo l’ennesima commedia per dare fastidio a Fine. –
Mirlo rimase basita per qualche istante. Poi, scoppiò a ridere.
- Mi stai davvero chiedendo se sono innamorata di te? Non t’interessa che ti abbia mentito? Che ti abbia allontanato dai tuoi amici? –
Shade rizzò le spalle.
- Non puoi aver mentito per tutto questo tempo, Mirlo. E avevo già notato che tra te e Fine non scorreva buon sangue. Certo, non mi aspettavo una mossa tanto meschina ma da una parte sono contento che finalmente ti sia mostrata a me per quella che sei. –
La castana si era aspettata di tutto – e che se ne andasse per tornare da Fine era tra le ipotesi più papabili – ma non quell’atteggiamento di onniscienza, come di uno che aveva già previsto tutto: gli occhi fieri e strafottenti indagavano qualsiasi sua indecisione e mostravano spavaldi tutta la soddisfazione nell’averla smascherata e nella certezza che, dopotutto, lei provava qualcosa. Un battito accelerato del cuore la fece fremere. Aveva sbagliato a sottovalutarlo, a pensare che potesse essere malleabile tra le sue mani, la chiave giusta per vendicarsi di quella stronza di Fine e compiere la sua missione. Non aveva messo in conto che potesse succedere: Shade l’aveva conquistata e ora era lei la preda e lui il cacciatore.
- Provo qualcosa per te, sì. –
Non era in grado di mentire a quegli occhi, non più, almeno.
- Se ti garantissi che Fine non m’interessa? Se ti promettessi che voglio stare insieme a te e che del resto non mi importa, la smetteresti con questa storia? –
In un attimo la giovane azzerò le distanze tra loro. Baciò Shade con intensità e ben presto i sospiri si fecero corti e smorzati da gemiti.
- Sì. -, riuscì a dire in un sussurro strozzato Mirlo.
Poi, affondò le mani nei capelli cobalto e riavvicinò con forza il viso al suo. Le dita di Shade, intanto, stavano già slacciando i primi bottoni della camicetta.
 
 
Quando Auler e Bright, dopo l’allenamento di basket, l’avevano messo in un angolo con la richiesta di parlare la sua immaginazione aveva vagliato varie possibilità: erano due settimane ormai che si degnavano giusto di salutarlo, ancora arrabbiati per la faccenda con Fine, e che volessero malmenarlo era tra le opzioni più papabili. Shade era rimasto stupito, quindi, nel sentirsi invitare a casa di Auler per una sessione di videogiochi. Era da un’ora abbondante che si scambiavano i joystick in sfide a coppia per vedere chi fosse il più forte in un gioco di lotta e tutto era come prima del fattaccio: mangiavano e bevevano schifezze, mentre Bright faceva le sue battute stupide e raccontava le sue avventure con il genere femminile; Auler e Shade lo ascoltavano divertiti, filtrando quelle che erano palesemente balle colossali e cercando di capire cosa fosse vero. Il biondino, infatti, aveva una certa reputazione da dongiovanni. Con il suo fare educato e principesco, non solo aveva una fiorente stola di ammiratrici ma si divertiva anche a fare strage di cuori. Le signorine coinvolte cedevano volentieri alle sue lusinghe, credendo di essere uniche e speciali per lui. Poi, venivano gentilmente scaricate. Nessuna di loro, però, provava un minimo di risentimento. Bright era un amatore e, soprattutto, un bravissimo ciarlatano. Le sue vittime finivano, inevitabilmente, a unirsi al suo fan club ufficiale.
- C’è una ragazza del club di giardinaggio che non mi toglie gli occhi di dosso. Credo sarà il mio prossimo obiettivo. –
- Sei un mascalzone, sul serio. -, lo rimproverò malizioso Shade, guardando sullo schermo la sfida tra l’azzurro e Bright. – Tua sorella non è in casa? -, chiese all’altro amico, curioso.
Auler mise in pausa il gioco e lo guardo direttamente.
- Sono tutte a fare un pigiama party da Lione. –, spiegò.
- Pigiama party? –
- Passano tutto il tempo ad abbuffarsi di dolci di ogni tipo e a spettegolare. -, commentò Bright con un’alzata di spalle.
- In sostanza quello che stiamo facendo noi. -, rispose Shade, ridendo.
Poi, mise insieme i pezzi.
- E’ per questo che mi avete invitato. –
Auler sorrise mesto.
- Senti, per noi la faccenda è già chiusa. Cavoli tuoi cosa fai con Mirlo e se hai litigato con Fine. –
- Tecnicamente ci importa ma sappiamo anche che ti sei reso conto di aver sbagliato a giudicarla. A noi basta questo. -, puntualizzò il biondino, incrociando le braccia al petto, comunque ancora un po’ scocciato dalla faccenda.
- Altezza non è stata zitta, eh? –
Entrambi annuirono.
- Il problema sono le ragazze. Non vogliono che ti parliamo. –, borbottò Bright, dispiaciuto come un bambino sgridato dalla mamma.
- In realtà, la diretta interessata non si è nemmeno espressa. –, disse Auler meditabondo. – Ma le altre vogliono proteggerla e di conseguenza tutti noi dobbiamo evitarti. Anche Lione è del nostro parere… -
- Ma mia sorella è un arpia e entrambi sappiamo quanto possa essere fastidiosa e vendicativa. –
L’azzurrò rabbrividì alla sola idea di subire ripercussioni da parte di Altezza.
- Oggi stiamo rischiando parecchio. –
Shade non riuscì a trattenere un sorriso, comunque contento. Diede pacche sulle spalle ai due amici che, nonostante tutto, volevano passare del tempo con lui. Anche a lui erano mancati molto.
- Grazie ragazzi. -
 

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Capitolo 12
*** 12. Armistizio ***


12.
Armistizio

- Opossum e altre avventure -
 
Fine alzò un istante lo sguardo dal tavolo per posarlo su un angolo della mensa. Shade stava mangiando degli involtini. Erano di spinaci, li aveva presi anche lei, ma sapeva che Shade odiava quel vegetale: infatti, masticava con un’espressione di disgusto. Le venne da ridere e una leggera morsa allo stomaco le suggerì di non pensare troppo a lui perché la delusione e la sofferenza per quel legame reciso erano sempre dietro l’angolo. Poi, i suoi occhi cremisi calarono casualmente su un dettaglio che la fece rabbrividire. L’inutile essere che gli era seduto accanto aveva leziosamente allungato una mano sotto il tavolo e accarezzava l’interno coscia del giovane. E se le intenzioni di quella sgualdrina non erano chiare, appoggiata sul piano lasciava intravedere il seno dai bottoni slacciati della camicia. Il cobalto rise per una battuta della ragazza e le dita maliziose di lei vennero fermate gentilmente da quelle di lui; rimasero mano nella mano. Quel gesto finale la scosse profondamente. Non poteva credere che quei due facessero sul serio. Ovviamente Mirlo era riuscita a comprare la sua fedeltà con la sensualità; sapere Shade così manipolabile e superficiale la feriva.
- Sinceramente mi aspettavo che tornasse da noi strisciando ancora la settimana scorsa. –
La voce stridula di Altezza, che aveva notato dove fosse rivolto lo sguardo della rossa, riportò l’attenzione di Fine al tavolo. L’amica, infatti, la ringraziò mentalmente di averla salvata da quella visione.
- Dopo averti sentito parlare con Lemon avrebbe dovuto chiudere con quella stronzetta.  –, continuò la bionda.
Fine si accertò che solo la parte femminile del gruppo stesse ascoltando; Bright e Auler stavano discutendo di basket, nulla li avrebbe potuti distrarre.
- E’ chiara l’opinione che ha di me e ciò che ha sentito non mi scagiona totalmente. Rimane il mio passato, quello che ho fatto… -
Lione allungò una mano per posarla sul braccio dell’amica, cercando di confortarla.
- E’ stato tutto un malinteso. Sicuramente verrà a scusarsi. Sta solo aspettando il momento giusto. –
- A me sembra che senza noi tra i paraggi le cose gli stiano andando abbastanza bene. -, commentò Sophie accennando ai due ragazzi nell’angolo che ora si stavano baciando passionalmente.
La gomitata di Lione non tardò ad arrivare nelle costole dell’azzurra.
- Che ho fatto? -, chiese quella ingenuamente e nemmeno l’occhiataccia di Altezza ebbe alcun effetto.
Fine, intanto, era tornata a guardare con un’espressione afflitta i due innamorati.
- Gli uomini sono tutti così. Cercano solo il sesso. Sinceramente faccio anche a meno di avere accanto uno così. –
- Oh, dai! Sappiamo tutte che è stato circuito da mia cugina. –
Le tre amiche guardarono Lione sorprese per quel momento di fredda consapevolezza nei confronti di Mirlo; era un’assoluta novità visto che la sua opinione era sempre offuscata dallo sforzo di volerle bene.
- Shade sa cosa sta facendo. –
L’improvviso intervento di Auler fece sobbalzare tutte e quattro, scoperte nel discutere di un argomento che era considerato tra loro tabù ormai da un mese.
- Che intendi? Gli avete parlato? Non dovevate mantenere le distanze? -, lo incalzò la biondina parlando anche per le altre.
Bright, accanto all’azzurro, diede un’alzata di spalle.
- E’ nostro amico. Ci siamo già chiariti con lui. -, spiegò solo.
- Comunque, non è entrato troppo nei dettagli ma dice che sa che Mirlo non è un angelo. -, continuò il fidanzato di Altezza. - Nonostante questo ha deciso di frequentarla lo stesso e le cose tra loro si stanno facendo abbastanza serie. –
Le ragazze si mossero tutte insieme: Fine sbuffò e tornò al suo piatto, Altezza lanciò uno sguardo incazzato al fratello e al fidanzato che trasalirono all’istante, Lione guardò distrattamente Shade e Mirlo che ora stavano chiacchierando tranquillamente e Sophie diede un’alzata di spalle, gongolando contenta non sapendo nemmeno lei di cosa.
Poi, le porte della mensa si spalancarono. Un ragazzino del primo anno con la divisa sgualcita e una guancia rossa si avvicinò correndo al loro tavolo. Aveva una corporatura esile con lineamenti dolci, capelli grigi e occhi ambra. Lione si alzò all’istante e gli andò incontro reggendolo prima che ciondolasse a terra.
- Tio! Che cos’è successo? –
Attorno a loro si accerchiarono i membri del gruppo, impedendo la visuale sul giovinetto. Mirlo si alzò dalla sedia riconoscendo il cugino e Shade la guardò apprensivo.
Il ragazzino ansimava mentre si teneva alla sorella.
- Fine, fuori... –, farfugliò.
- Prendi fiato… -, rassicurò l’arancio il fratello, accarezzandogli gentile la botta sulla guancia.
Bright gli porse del ghiaccio recuperato dalle inservienti mentre tutti rimanevano in attesa di sentirlo parlare. Alcuni studenti si erano fatti avanti per vedere meglio e assistere in caso di bisogno. Gli altri aspettavano pazienti e all’erta che accadesse qualcosa.
 
C’era aria di bufera…
 
Ma soprattutto, aspettavano che Fine facesse qualcosa e lei si limitava a guardare di sfuggita la scena e a divorare il suo pranzo.
- Fuori ci sono alcuni ragazzi della Sendagaja che vogliono parlare con la Tigre Rossa…-, disse in un sussurro Tio.
A quelle parole, la rossa s’irrigidì, sbiancò e rivolse un’occhiataccia a Mirlo che sobbalzò dalla sorpresa. Tutto accadde in pochi secondi perché Fine tornò a indossare la sua maschera d’indifferenza; Shade non se ne sarebbe nemmeno accorto se non avesse notato il cambiamento d’umore improvviso della sua ragazza a sentir nominare la Sendagaja. Avrebbe voluto fare a entrambe delle domande ma sapeva che non avrebbe ricevuto risposta: la castana era evasiva quando si trattava di Fine e Fine non lo degnava di uno sguardo da settimane ormai.
 
Cosa potevano nascondere le due ragazze? Fine non solo aveva guardato male Mirlo ma le aveva rivolto anche una richiesta di spiegazione e di complicità. Sapevano entrambe cosa implicavano le parole di Tio.
 
La ragazza ingurgitò con una lentezza esasperante l’ultimo pezzettino di hamburger e si tamponò la bocca con un tovagliolo, pulendosi dai residui di cibo. Poi, si portò un bicchiere d’acqua alle labbra e sorseggiò.
 
Il suo atteggiamento posato era snervante ma sortiva l'effetto sperato: mantenere la calma in tutto il corpo studentesco.
Mi chiesi quanto doveva essere difficile per lei avere un tale ruolo e responsabilità.
 
- Bene. –, affermò, posandolo sul tavolo dove tintinnò leggermente. - Tio, dove sono questi ragazzi? –, continuò, sicura.
- In cortile, davanti al cancello principale. –, rispose il ragazzino.
Fine si alzò e con passo tranquillo uscì dalla mensa, seguita dai suoi amici e in seguito dalla marmaglia di ragazzi incuriositi.
 
 
- Posso aiutarvi? –
La rossa aveva usato un tono molto gentile e pacato, mentre si rigirava tra le dita una ciocca dei suoi bei capelli rossi. Guardava quasi annoiata il ragazzo davanti a lei, il quale capeggiava un gruppo di studenti ben piazzati. Questo sfoderò un sorriso che non contagiò, però, gli occhi chiari e con un gesto nervoso mosse la sua chioma grigia.
- Devo parlare con la Tigre Rossa. -, disse sicuro.
Tra gli studenti della scuola, affacciati alle finestre dei piani alti o accalcati nel cortile, si diffuse un basso mormorio. Bright, Auler, Altezza, Lione e Sophie, invece, stavano a qualche passo di distanza dalla rossa.
 
Io me ne ero rimasto in disparte e avevo notato solo distrattamente che Mirlo era sparita…
 
- Chi sei? –, disse Fine tranquilla.
L’ospite fece grandi falcate verso la ragazza che nonostante la vicinanza non si mosse di un millimetro.
- Sono Toma, terzo anno della Sendagaja. –, prese il viso di Fine tra le mani. – Sei proprio bella. Se non fossi così impegnato, sono sicuro che saprei farti divertire. –, disse, ammiccante.
Fine si scostò pacatamente da quel contatto indesiderato. Lui rimase un po’ deluso di non aver fatto colpo ma sfoderò un ghigno sornione.
- Quindi dove posso trovarlo? -, continuò.
- Ce l’hai proprio davanti a te. E’ da molto tempo che qualcuno non mi chiama così. –, spiegò brevemente Fine.
Di scatto Toma mise una mano intorno al colletto della camicia della ragazza e cominciò a parlare a pochi centimetri dal suo viso. Fine continuò a guardarlo impassibile. Shade notò che aveva fatto segno con la mano agli altri di non avvicinarsi; Bright, infatti, non riusciva a stare fermo dalla frustrazione.
- Non ho tempo per giocare. Dimmi dove si trova e ti lascerò stare. Mi dispiacerebbe rovinare un viso come il tuo. -
- Sei proprio stupido allora… Ti disturba di più sapere che la Tigre Rossa è una ragazza o che, in ogni caso, ti farò il culo? –
Era stato un sussurro, sarcastico e provocatore, ma udibile da buona parte del cortile per il silenzio assoluto che regnava. Quel cambiamento repentino dell’espressione del suo volto ebbe la capacità di gelare Shade sul posto: stava mostrando una fiera e latente cattiveria che, il ragazzo non dubitava, Fine avrebbe sfoggiato nell’eventualità il nemico avesse fatto qualcosa di azzardato.
 
Per rendervi l’idea: avete presente i documentari in cui degli sventurati escursionisti incontrano un’orsa con i cuccioli? I più intelligenti sanno di dover mantenere le distanze e si godono le tenerezze e i giochi tra la madre e gli orsacchiotti; quelli che invece si azzardano ad avvicinarsi, se la vedono davvero brutta: l’orsa tira fuori i denti e non si fa tanti problemi ad attaccare. La sopravvivenza e il senso di pericolo cancellano ogni traccia di umanità e civiltà. Fine, infatti, era irriconoscibile; Auler mi aveva avvisato.
Ma la cosa che davvero mi rendeva terrorizzato era l’improvvisa consapevolezza di aver già sentito il nome Tigre Rossa. Il lavoro di mia madre mi permetteva di essere sempre ben informato e, fino a un anno fa, nei suoi uffici e tra le prime pagine dei giornali non si faceva altro che parlare di lei: capo di una numerosa banda di teppisti aveva tenuto ben impegnata la polizia con atti vandalici e spaccio… poi era scomparsa improvvisamente nel nulla. Le coincidenze erano troppe per essere ignorate: Fine era la Tigre Rossa, quella Tigre Rossa. Nessuno avrebbe mai potuto pensare che si trattasse di una ragazzina ma quella ragazzina era riuscita a mettere a soqquadro metà città.
Dannazione, perché non potevo avere una normale vita da adolescente?
 
Toma sfoderò un ghigno schifato, mentre caricava il braccio per colpire la giovane. Shade si mosse ancor prima di mettere insieme un pensiero logico, seppur confuso dalla nuova rivelazione. La sua mano si frappose tra i due e fermò l’attacco.
- Lasciala stare… -
Il grigio si voltò verso di lui, sorpreso: abbassò il pugno ma non lasciò la presa su Fine. 
- Shade, non immischiarti. -, lo sgridò la rossa, impettita.
Il ragazzo di Tokyo, semplicemente, la ignorò.
- Ti porterò la Tigre Rossa ma ora smettila di dare fastidio a Fine. -, sussurrò il cobalto, furibondo e non sapeva bene se con se stesso, la rossa o il ragazzo della Sendagaja.
Toma lasciò la giovane. I due si studiarono per qualche secondo mentre la ragazza, esclusa dal silenzioso duello, rivolgeva a Shade una serie infinita d’insulti.
- Aspetta qui. –
Il cobalto si allontanò con passo di marcia mentre Fine borbottava ancora e lo seguiva con lo sguardo, sconcertata. Le fu subito accanto Bright per proteggerla nell’eventualità che lo sconosciuto cercasse nuovamente di importunarla. L’attenzione di tutti, comunque, era sul Ragazzo di Tokyo che, quando arrivò al limitare del cerchio creato dagli studenti, vide la massa aprirsi per farlo passare. Si avviò verso il pollaio e, cogliendo la gallina di sorpresa, la acciuffò con un telo cerato. Il sacco improvvisato si muoveva imbizzarrito e Shade faticò parecchio a tenerlo tra le braccia, per non parlare delle beccate che la Tigre Rossa riusciva a dargli attraverso la plastica. Tornò velocemente verso l’ingresso. A qualche metro di distanza, lasciò che la gallina cadesse a terra; quella cominciò a correre nel cortile come una forsennata creando il panico. Gli studenti correvano al riparo all’interno dell’edificio mentre Toma e Fine guardavano scioccati il pennuto che scorrazzava incattivito. Quella puntò subito sull’intruso – sembrava almeno riconoscere le persone che l’avevano salvata e le avevano dato un tetto sulla testa – e cominciò a rincorrerlo, impazzita.
- Eccoti la Tigre Rossa! -, spiegò Shade, a distanza di sicurezza.
Fine si accostò al cobalto e cercò di richiamare la sua attenzione.
- Ma che stai facendo? Sei impazzito per caso? –
Il ragazzo di Tokyo abbassò gli occhi su di lei, scocciato da quel tono petulante quando avrebbe dovuto solo ringraziarlo.
- Sei tu che sei impazzita ad esporti così. Pensi che se sapessero che sei davvero tu non chiederebbero l’intervento della polizia? –
Quelle parole, che lasciavano intendere fin troppo bene quanto Shade avesse chiara la situazione, obbligarono la ragazza a zittirsi.
- E’ la mascotte della scuola. Mi dispiace deluderti ma lei è l’unica Tigre Rossa che conosciamo. Se vuoi sfidare qualcuno, fallo con la nostra squadra di calcio che, comunque, ti farà il culo. Aspettiamo di vederti al torneo. -, urlò il cobalto in direzione dello studente della Sendagaja che, ormai, correva a perdifiato in direzione dell’uscita seguito dai suoi scagnozzi e dalla Tigre Rossa che continuava inviperita la sua caccia.
Altezza, ovviamente, stava video registrando tutto con il suo telefonino.
- Questo va sul mio blog. -, annunciò contenta mentre smanettava con i tasti.
Lione, Sophie e Bright fecero entrare in classe il rimanente degli studenti, visto che la campanella delle lezioni era suonata, mentre Auler sistemò il telo cerato e andò a recuperare un po’ di mangime per catturare nuovamente la gallina.
Shade e Fine guardavano quei movimenti da un angolo del cortile, il primo soddisfatto ma irritato, la seconda dispiaciuta, risentita e incazzata. Entrambi erano a braccia conserte uno accanto all'altro.
- Non dovevi intervenire. -, trovò alla fine la ragazza il coraggio di parlare e il tono era fin troppo acido.
- Se non fossi intervenuto sarebbe scoppiato il finimondo. Quella stupida gallina ha fatto il lavoro sporco per noi. -
Finalmente la ragazza lo guardò negli occhi.
- Avevo tutto sotto controllo. Prima di tutto c’è da proteggere la scuola. -
- Prima di tutto hai fa proteggere te stessa. Dannazione, vuoi finire in qualche riformatorio per caso? -
L'ira che la ragazza aveva negli occhi svanì in un secondo, sostituita dalla preoccupazione.
- Cosa sai esattamente di m-… della Tigre Rossa? -
- Non so cosa facciano gli studenti nel tempo libero ma sembra sia l’unico a leggere i giornali. Mi domando come sei riuscita fino ad ora a mantenere l'anonimato. E proteggersi con una gallina è una cosa così… stupida. Dannazione, Fine! Ti credi così intoccabile e onnipotente? Dobbiamo trovare un modo più efficace. –
Fine rimase qualche secondo a guardare il Ragazzo di Tokyo, interdetta. Shade aveva collegato egregiamente ogni tessera del puzzle, ogni indizio che per sbadataggine o orgoglio lei aveva lasciato scorgere. Nemmeno i suoi amici – e Lione e Altezza erano un’eccezione ma comunque non sapevano tutto – erano riusciti a intuire la situazione. Non sapeva ancora, però, se Shade era dalla sua parte. Certo, dopo un intervento simile non poteva più considerarlo un nemico ma rimaneva in ogni caso coinvolto con Mirlo e si era dimostrato contrariato dal suo modo di fare.
- Sbaglio o avevi detto che sono solo una persona violenta e aggressiva e che non volevi più avere nulla a che fare con me? -
Shade si scompigliò i capelli in un gesto nervoso.
- L'ultima parte l'hai detta tu per essere precisi. E, anche se non ci sono andato così lontano, ti chiedo scusa. Sono giunto a conclusioni affrettate. Forse vale la pena avere a che fare con te, con voi. -, e accennò agli amici che girovagavano nel cortile indaffarati.
Ovviamente, il cobalto sapeva fin troppo bene che li stavano tenendo d’occhio e che alla prima mossa falsa sarebbero intervenuti per proteggere Fine.
- Perché ti scusi? Hai ragione, no? Chi vorrebbe avere una criminale come amica? -
- A quanto pare, mi devo comunque mettere in fila: penso dipenda dall'ebbrezza dell'infrangere le regole e dall'adrenalina. -
Shade accompagnò quelle parole a uno dei suoi sorrisi sghembi e maliziosi che avrebbero fatto arrossire anche un opossum. Puntualmente, Fine diventò paonazza per l’imbarazzo e gli diede un pugno sul braccio, stizzita.
- Che idiota che sei. –, gli disse con una risata sulle labbra.
Poi, si fece di nuovo seria.
- Non pensare che sia così facile riguadagnare la mia fiducia. –
- Certo, certo. -, l’assecondò lui sbrigativo, avendo notato il tono divertito che Fine aveva usato.
- E l’idea della gallina è geniale. –
- E’ un’idiozia totale. -
Erano entrambi entusiasti di aver ritrovato la loro amicizia, di poter tornare alla piacevole routine di un mese prima, di scherzare insieme e di punzecchiarsi. Lui sapeva che l’aveva delusa, che avrebbe dovuto davvero riscattarsi e giurò a se stesso che non l’avrebbe mai più giudicata.
 
 Certo, ora che sapevo con chi avevo a che fare e intuivo cosa fosse successo in quei mesi di vita per strada, le cose non si sarebbero fatte semplici. Forse avrei dovuto dire tutto a mia madre, forse avrei dovuto denunciarla ai professori, ma mi ostinavo a pensare che ci fosse una spiegazione, che si trattava di un malinteso e che fosse impossibile che quella ragazza potesse essere pericolosa. Anzi, visti gli attentati che aveva subito nel corso del tempo doveva essere in una situazione molto scomoda…
Non osavo nemmeno immaginare il dolore e la sofferenza che provava, che l'avevano resa tanto diffidente e orgogliosa. Ormai avevo deciso di rimanere al suo fianco. Volente o nolente, quella ragazza mi era entrata nel cuore, piano e discretamente.  Non c’erano stati giuramenti di amicizia eclatanti o dimostrazioni d’affetto, anzi, il nostro rapporto era sempre stato litigioso e maldestro, ma ogni suo piccolo gesto era riuscito, nel bene e nel male, a rendermi suo amico. E chissà se un giorno la nostra amicizia non avrebbe anche potuto ricompensarmi…
 
- Cosa devo fare, quindi? –
La rossa gli sorrise maliziosa e il ragazzo non potè fare altro che prepararsi al peggio.
- Ho una sola condizione. -
- Se si tratta di lasciare Mirlo te lo scordi. -, prevenne il cobalto per evitare di essere convolto nella guerra tra quelle due.
Fine schioccò la lingua, infastidita.
- Dopotutto, quella sgualdrina è un problema tuo. Cercherò di sforzarmi a essere civile con lei. -
 
Ero stupito da quel momento di magnanimità e sperai con tutto me stesso che fosse vero.
 
- Quindi di che si tratta? -
- Non sono l'unica a cui devi chiedere scusa. -
La ragazza indicò con un dito la combriccola che, finito di sistemare, si era avvicinata per sentire come si stesse concludendo l’armistizio tra Fine e Shade.
Shade annuì.
- Hai ragione. -
Porse la mano alla ragazza per sigillare l’accordo; lei la strinse energicamente, sorridendo divertita.
 
Fu un enorme errore abbassare la guardia.
 
Successe tutto in meno di qualche secondo. Fine si chinò facendogli uno sgambetto e, mentre il ragazzo stava ancora cadendo, la rossa fece leva sul braccio. Il giovane finì in aria girando a cento ottanta gradi su se stesso. Nell’impatto con la terra si alzò un gran polverone attorno a loro. Shade si riprese a fatica, tra lamenti e parolacce, mentre il resto del gruppo se la rideva di gusto. Guardò scioccato la ragazza che torreggiava su di lui con le mani ai fianchi e un ghigno trionfante.
- Giusto per ricordarti che so difendermi da sola. -, commentò.
Si sistemò la gonnellina e la camicetta che si erano sgualcite con i movimenti esperti e si allontanò pavoneggiandosi con le amiche, ancora ridacchianti.
- Anche questo va sul blog. -, stava dicendo Altezza mostrando a tutte il video appena creato in cui il cobalto era l’indiscusso protagonista.
 
Quel video girò per settimane, ve lo garantisco.
 
Auler e Bright rimasero ad assistere la vittima che rantolava a terra. L’azzurro gli porse una mano per alzarsi. Shade fece per afferrarla.
- Chi ha liberato la Tigre Rossa deve anche ricatturarla. -, decretò il biondino ghignante.
Shade strabuzzò gli occhi e con un verso melodrammatico tornò ad accasciarsi a terra. I due scoppiarono a ridere.
- Bentornato. –
 
 
La ragazza li aspettava nervosa dietro l’angolo. Era stato azzardato allontanarsi così ma era stata una sorpresa sentire quel nome e lo sguardo che Fine le aveva lanciato era stato fin troppo eloquente. Quei ceffi provenivano dalla sua vecchia scuola ed entrambe sapevano cosa significava. Finalmente, vide il gruppo venire nella sua direzione, concitati e furibondi di come si erano svolte le cose. Mirlo aveva tenuto d’occhio il tutto attraverso il blog di Altezza, sempre aggiornato in tempo reale. Non aveva resistito a sghignazzare per la figuraccia che Shade gli aveva fatto fare. Sospirò. Forse si stava facendo prendere un po’ troppo da lui.
Prima che potessero superarla senza notarla, la castana si piazzò nella traiettoria dei tre che, trovandosela davanti, si pietrificarono.
- Mirlo?-
- Ciao, Toma. Mi ha stupito vedervi alla Keonguk. Non mi erano giunte notizie dal quartier generale. –
Il grigio, se inizialmente sorpreso, tirò su le spalle e sfoderò un ghigno.
- Che ti aspettavi, cara? Lui non si fida più di te. –
- Dovevo solo tenere d’occhio la situazione. –
- Non ti fai sentire da mesi, ormai. Ha dovuto mandare noi per controllare la situazione. –
Mirlo lo zitti con un gesto stizzito.
- Che sciocchezze, come se non sapesse che ci vuole tempo per queste cose. -
Toma incrociò le braccia al petto e sorrise divertito.
- Perché non vieni a dirglielo di persona. Dovrebbe avere ancora qualche lavoretto per te. Gli manchi, dopotutto. -
Il ragazzo si fece più vicino e le dita accarezzarono lentamente il braccio scoperto di Mirlo.
- E manchi anche a me, ragazzina. –
- Toglimi le mani di dosso. -, pronunciò acida, discostandosi da quel tocco viscido.
- Quindi che fai? –
- Vengo con voi ma tu stammi lontano. –
Toma alzò le mani in segno di resa, ghignante, e insieme ripresero il cammino.




Ed eccoci all'ultimo aggiornamento della settimana! Puntuale come un orologio, ho mantenuto la mia promessa... 
So che rispetto alla storia precedente le cose vi sembreranno procedere più lentamente ma ne varrà la pena. Le incomprensioni sono state chiarite e Shade sembra essere molto informato su ciò che significa essere la "Tigre rossa"... e Mirlo cosa centra in tutto ciò?
La relazione tra Shade e Mirlo vi fa palpitare il cuore, vero? Ahahaha 
Altezza voce del popolo non molla mai. 
Aspetto el vostre recensioni e vi ringrazio per le visualizzazioni. 
Ci vediamo a fine febbraio, 

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Capitolo 13
*** 13. Biblioteca ***


13.
Biblioteca

 - Ripetizioni (di nuovo) e vergogna -
 
Il verso di lamento e il suono dello schianto contro il terreno arrivarono nuovamente alle orecchie del ragazzo. Alzò gli occhi al cielo e si mise a fissare sfinito Altezza, Sophie e Fine che ridevano al video sul telefono. Era la decima volta che lo guardavano e ogni volta si divertivano come la prima.
- Non ne avete abbastanza? -, domandò esasperato Shade e con una pacca sulla spalla Auler cercò di consolarlo.
Anche Bright gli aveva sorriso solidale ma i suoi occhi erano inevitabilmente caduti sullo schermo di fronte a lui. Persino Lione si era allungata per dare una sbirciatina.
- Non ne avremo mai abbastanza. -, rispose Fine mentre per l’ennesima volta premeva play.
Altezza ridacchiò.
- Hai una faccia così buffa. Comunque grazie a te il mio blog ha spopolato. Il video viene continuamente postato dagli utenti. –
- E’ passato un mese, dannazione. Dovrebbe aver perso il suo fascino, no? –
L’arrivo di Mirlo, però, concentrò l’attenzione del cobalto; sorrise raggiante alla giovane che si sedette accanto a lui.
 
Sapendo che Fine non avrebbe mai accettato di stare vicino a Mirlo durante la mensa mi ero spostato io, facendo scalare di conseguenza tutti. La cosa non era stata vista di buon occhio, soprattutto dalla mia amica dai capelli rossi a cui non piacevano i cambiamenti.
 
Poi, si scambiarono un veloce bacio sulle labbra. Fine e Altezza sbuffarono visibilmente e si concentrarono sul cellulare; gli altri almeno facevano finta di nulla.
- Come mai hai fatto tardi? –
- Dovevo consegnare un compito supplementare. Non pensavo che i test per le università fossero così impegnativi. –
Dall’altra parte del tavolo provenne un verso strozzato che li fece voltare. Fine li guardava con gli occhi sbarrati.
- Test dell’università? -, domandò balbettante.
Lione le rivolse un sorriso dolce.
- Sì, Fine. Dobbiamo cominciare a preparare gli esami di fine anno e di ammissione. Il professore ha proposto qualche giorno fa di assegnare compiti aggiuntivi per chi ambisce a università più prestigiose. –
Mirlo annuì di conseguenza.
- L’università di Tokyo ha il test a febbraio, devo già cominciare a prepararmi. -
Shade la guardò ammirato.
- Tokyo, eh? –
- Ma siamo a giugno! -, brontolò la rossa.
- E’ uno dei più difficili della nazione. E’ necessario che mi porti avanti con gli argomenti e a studiare. -, spiegò sbrigativa la castana.
- Ed io non so nemmeno le tabelline! -, si lamentò ancora Fine, accasciandosi sul tavolo.
Poi, un lampo le attraversò gli occhi chiari. Non appena il cobalto notò che lo guardava concentrata, capì cosa aveva in mente la ragazza. Cominciò a scuotere la testa.
- No, non di nuovo. -
- Ti prego! –
- Sei un caso disperato, Fine! –
- Per questo mi devi aiutare. –
Fine sbatteva le sopracciglia su iridi cremisi lucide di lacrime mentre le labbra erano increspate in un dolce broncio; sussurrava un per favore strozzato dalla disperazione.
 
Quanto odiavo quello sguardo da cerbiatta ferita. Era impossibile resistere.
 
A Shade non rimase infatti altro che capitolare.
 
 
- No! Ma che diavolo hai fatto? –
- Non aggredirmi! –
- Non hai capito nulla di quello che ti ho spiegato! -
- Infatti, non fai altro che sgridarmi! –
- Perché non ne azzecchi una! –
I due erano a muso a muso uno di fronte all’altro e s’insultavano a vicenda da diversi minuti. La bibliotecaria sfoderò uno “Sss!” urlato e dovettero abbassare i toni. Shade sospirò tutta la sua frustrazione e cercò di calmarsi. Guardò analitico il foglio degli esercizi e segnò alcuni errori con la biro rossa. Fine lo guardava concentrata, aspettando il verdetto.
- Questo è l’unico passaggio giusto ma almeno lo hai capito, visto che l’hai utilizzato in tutte le espressioni. Prova a fare questi calcoli così. –
Scrisse velocemente le formule accanto alle correzioni in modo da mostrarle come fare. Fine annuì di rimando. Prese un nuovo foglio e, copiando dal primo, cercò di utilizzare i nuovi consigli per risolvere il problema. Shade, intanto, le compilava alcune schede riassuntive. Rimasero così per una ventina di minuti: ogni tanto il cobalto controllava la sua alunna e le indicava cosa modificare. Poi, la voce di Fine ruppe il silenzio.
- Come va con Mirlo? –
Il ragazzo alzò elegantemente un sopracciglio e si mise a scrutare l’amica, scettico. Fine faceva finta di concentrarsi sul foglio.
- Come mai questa domanda così all’improvviso? –
- Per sapere! -, sbottò Fine incrociando le braccia al petto, offesa da quella diffidenza. – Siamo amici o sbaglio? –
Shade sfoderò un ghigno sarcastico.
- Sbaglio o secondo te la mia ragazza è tua nemica?-
Lei sbuffò.
- E’ così ma mi hanno anche insegnato che è bene tenersi stretti gli amici ma ancora di più
i nemici. Comunque ti ho chiesto come va solo per fare un po’ di conversazione. -, rimase
sulla difensiva.
 
Quell’improvviso interessamento era strano ma nella mia mente si era immediatamente formata l’idea che Fine avesse colto qualcosa di cui io avevo solo il sentore. Non mi ritenevo ancora innamorato, la scintilla tardava ad arrivare, ma tutto sommato stavamo bene insieme. Mirlo aveva anche preso in maniera positiva il ricongiungimento con il gruppo dopo l’episodio della banda della Sendagaja e si sforzava di andare d’accordo con tutti senza lasciarsi trascinare dalle sue gelosie.
Nonostante questo, c’era una nota storta, un piccolo dettaglio fuori posto che non mi faceva sentire totalmente tranquillo nei suoi confronti.
 
Il giovane appoggiò il viso al palmo della mano, ora interessato e, improvvisamente, accondiscendente.
- Sono molto affezionato a lei. -, rispose sbrigativo. – E sempre per fare un po’ di conversazione: perché sei così prevenuta nei suoi confronti? –
- Perché dovrei raccontarlo al ragazzo della mia nemica? -, lo rimbeccò lei utilizzando le sue parole.
Shade alzò gli occhi al cielo, divertito.
- I segreti non fanno altro che allontanarti dalle persone, soprattutto da chi vuole starti invece vicino. Perché non hai detto nulla ai ragazzi della Tigre Rossa? -
La rossa si guardò attorno, guardinga, controllando che nessuno avesse sentito quelle parole. La biblioteca era quasi deserta in quel periodo dell’anno e loro si trovavano in un angolino isolato, ma preferiva comunque fare attenzione.
- Non è così semplice. –
- Hai fatto davvero tutte quelle cose? Rissa, spaccio… -, cominciò a elencare Shade, quasi noncurante.
Fine rimase qualche secondo a fissarlo, agghiacciata.
- E anche se fosse così? –
Il Ragazzo di Tokyo non riuscì bene a capire se si trattava dell’ennesima provocazione o di una domanda apprensiva.
 
Sotto quegli occhi cremisi così limpidi e trasparenti, comunque, non potevo fare altro che dire quello che davvero pensavo. Mi ero ripromesso ormai da tempo che non l’avrei mai più delusa.
 
- Mi sorprenderebbe che un’adolescente abbia creato tanto scompiglio sia in città sia nella società criminale. Di sicuro ti sarai ritrovata a fare cose spiacevoli ma non sei cattiva. Stento a credere che sia tutto vero. –
Fine scoprì di aver trattenuto il respiro solo quando Shade finì di parlare. Chiacchierare con lui, discutere, ridere, confrontarsi era così semplice da non poterne più fare a meno. Si era affezionata e il Ragazzo di Tokyo era diventato talmente importante da farle desiderare di essere una persona migliore; che lui la pensasse una persona migliore.
- Come hai detto tu, non vado fiera di tutto quello che ho dovuto fare. Ho conosciuto persone orribili ma anche gente che non ha esitato ad aiutarmi, a offrirmi del cibo o un tetto sulla testa. Ho impiegato poco tempo a capire come muovermi in quegli ambienti e la prima cosa che ho imparato è che la reputazione è tutto. Più i giornali parlavano di me, più gli altri mi temevano e più mi lasciavano in pace. Non potevo immaginare che avrei anche attirato l’attenzione… -
La rossa s’interruppe colta dalla consapevolezza di aver detto più di ciò che era sua intenzione. Le iridi cobalto di Shade la scrutavano con preoccupazione.
- Hai paura. –
Non era una domanda.
- Non posso coinvolgere nessun altro in questa storia, men che meno te o i ragazzi. Non voglio mettervi in pericolo. –
- Lo siamo già Fine. I teppisti del mese scorso ne sono la prova, anche se non ho ben capito che intenzioni avessero. Comunque, pensi che ti abbandoneremmo se le cose dovessero peggiorare? Ti devo ricordare che Lione, Altezza, Sophie, Bright e Auler ti hanno cercata per mesi nella speranza di saperti viva? –
- Lo so ma… -
La giovane si rigirò una ciocca tra le dita, nervosa. Shade attese paziente che trovasse le parole giuste.
- Sapevo che mi stavano cercando e non hai idea di quante volte sono stata tentata di ricontattarli, anche solo per fargli sapere che stavo bene. –, ammise.
La ragazza sospirò rumorosamente e le iridi cremisi cercarono la finestra aperta che dava sul cortile. Chiuse per un secondo le palpebre, godendosi la brezza leggera che riusciva ad entrare nell’edificio. Spostò la ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Mi domandavo se sarebbero mai riusciti ad accettare quello che ero diventata e la vita che avevo deciso di vivere. Mi vergognavo e mi vergogno ancora oggi di ciò che ho dovuto fare ma è stato necessario per sopravvivere e ritrovare una serenità che mi permettesse di tornare. Mi sarei persa se non mi fossi aggrappata al loro ricordo e al desiderio di tenere al sicuro mia sorella. –
- Anche se sei tornata, sei però inevitabilmente cambiata. Non puoi più fingere di essere quella che non sei. –
Fine tornò a guardare il Ragazzo di Tokyo che le rivolgeva un’espressione dolce. Lui allungò il braccio e le prese una mano, stringendola teneramente per infonderle coraggio.
- Se sono stati così importanti in quei giorni così bui e difficili perché non possono esserlo ora che sei tornata ad una vita normale? Loro vorrebbero esserti ancora più vicino, vorrebbero che ti fidassi ulteriormente di loro. –
Le iridi cobalto la incatenavano. Non aveva via di fuga da quegli occhi e il suo tocco caldo era confortante. Fine sapeva che stava per sciogliersi, lo suggeriva il battito del cuore accelerato. Shade era sempre riuscito a trasmetterle serenità e senso di protezione, sensazioni rare nella sua vita anche se era sempre stata circondata da amici, amici veri. Si era accorta fin da subito che lui era diverso e che le cose sarebbero cambiate. Forse era davvero giunto il momento di fidarsi e lasciarsi andare, tornare a godersi una spensierata libertà e smettere di avere segreti.
- Ci penserò. -, promise solo e le sue labbra si aprirono un sorriso.
Shade sorrise a sua volta.
- Ciao ragazzi. –
La voce di Lione li fece sobbalzare entrambi e subito le loro mani si separarono. Lei e Mirlo si avvicinarono velocemente al tavolo. Bright procedeva un passo dietro di loro e salutò con un cenno. Mirlo scrutava guardinga, invece, i due e Shade le rivolse un ghigno imbarazzato.
- Come procedono le cose? -, chiese il biondino accostandosi a Fine e guardando cosa aveva scritto sui fogli.
La rossa gli mise una mano tra i capelli e gli diede uno scossone.
- Non pensare di copiare i miei appunti, signorino. –
Bright rise di rimando.
- Mi hai beccato. –
- Fine è la solita alunna disattenta ma pian piano sta cominciando a capire le cose. -, spiegò invece Shade rivolto alle due ragazze.
- Mentre vi raggiungevamo abbiamo pensato una cosa. -, annunciò Lione entusiasta.
- Sentiamo. –
Il tono scettico di Fine fece sorridere tutti. Lione drizzò le spalle un po’ offesa. La ragazza dai capelli arancio era famosa per le sue proposte assurde che si rivelavano dei buchi nell’acqua. Bright si divertiva spesso a raccontare della volta che erano finiti in un parco di divertimenti a tema sessuale per colpa sua.
- Questa domenica andiamo in piscina! -, dichiarò ad alta voce e lo “Sss” urlato della bibliotecaria arrivò puntuale.
 





Ah, so bene di avervi fatto venire voglia di estate ora! 
Questo è un capitolo forse un po' poco significativo, sicuramente di passaggio, ma che non manca di darci parecchie informazioni, sulla sua storia. Che idea vi siete fatte?
Il legame tra Fine e Shade si rinsalda ogni giorno di più, mentre il nostro protagonista comincia ad avere dubbi su Mirlo. Che centri qualcosa l'incontro fatto con i ragazzi della Sendagaja? 
Comunque giusto per darvi qualche informazione in più: i nomi che ho scelto delle scuole fanno riferimento ad istituti realmente esistenti ad Osaka. Mi sono divertita molto a spulciare da google maps le strade e la conformazione della città per dare maggior realtà alla storia. 
Il prossimo capitolo sarà ambientato in piscina per cui preparatevi a farvi parecchie risate. 
Fiera della mia puntualità e eccitata per il futuro aggiornamento, vi saluto. 
Ci vediamo a metà marzo e mi raccomando, lasciate una recensione. 

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Capitolo 14
*** 14. Piscina ***


14.
Piscina

- Scivoli e scivoloni -
 
Auler, Bright e Shade guardavano estasiati le giovani che uscivano una dopo l'altra dagli spogliatoi.
Il biondino circondò le spalle degli amici e sospirò contento.
- Siamo proprio fortunati. -
Gli altri due annuirono di rimando, non riuscendo a distogliere l'attenzione dalle loro compagne di scuola. Tra i volant e i colori sgargianti dei costumi c'era, però, una piccola sbavatura: Fine portava il pezzo intero fornito della scuola e andava ad incrinare quel magnifico quadro di bellezza femminile.
 
Non che non fosse comunque stupenda.
 
Le ragazze andarono loro incontro giusto commentando che poteva scegliere un outfit migliore.
- Sapete benissimo che non ho soldi per queste sciocchezze. -, le stoppò subito la rossa.
- Chiudete le bocche, idioti. Potreste riempire la piscina con la vostra bava. -, commentò invece Altezza notando i sorrisi ebeti dei giovani uomini.
Auler le diede un bacio sulle labbra e l'avvolse in un abbraccio.
- Sei stupenda. -, le disse tenero e lei avvampò di conseguenza.
Lo spintonò per sciogliere quel contatto e prese sottobraccio Fine allontanandosi a grandi falcate. Sophie e Lione le andarono subito dietro.
L'azzurro sospirò afflitto sotto lo sguardo degli amici. Bright gli diede una pacca sulla spalla e con un’occhiata suggerì a Shade di non domandare nulla.
Il cobalto, allora, si voltò verso la sua fidanzata e le rivolse un sorriso.
- Questo costume ti sta molto bene. -, le disse mentre si abbassava a sfiorarle le labbra.
- Sto meglio senza, no? -, gli rispose maliziosa lei.
Il Ragazzo di Tokyo non potè fare altro che arrossire e scuotere la testa, divertito. La prese per mano e raggiunsero il resto del gruppo che stava scegliendo quali ombrelloni occupare.
Buona parte della città aveva avuto la loro stessa brillante idea e il parco esterno era pressoché pieno. La fortuna volle che la bellezza delle loro amiche fece desistere un gruppo di ragazzini delle medie che, da veri cavalieri, ripiegarono ad occupare degli appezzamenti in erba. Ricevettero in cambio un bacio sulla guancia da Lione e la promessa di una menzione sul blog di Altezza. Alla fine avevano a disposizione tre ombrelloni. Appoggiarono le borse e i teloni: Altezza, Lione e Mirlo orientarono le sdraio al sole, mentre gli altri discutevano da quale piscina cominciare il giro.
- Tu non vieni sugli scivoli? -, donando il cobalto a Mirlo.
Questa gli passò la crema da spalmarle sulla schiena. Mentre lui massaggiava, la giovane rispose.
- È una cosa così infantile. Preferisco prendere il sole, grazie. -
- Ci vediamo dopo allora. -, le disse con fare prudente. – Buona… abbronzatura? -
La castana rise e gli sfiorò con le dita il petto nudo.
- Shade andiamo! -
L'urlo di Fine li fece separare con un sobbalzo spaventato. Il cobalto sorrise imbarazzato alla castana che rivolse uno sguardo omicida alla Tigre rossa. Le lasciò un bacio sulla guancia, scusandosi, e raggiunse la comitiva degli avventurieri. Aprivano la strada Fine, Bright e Sophie.
Shade colse l'occasione per parlare con Auler che sembrava afflitto.
- Sembrate così in confidenza. -, cominciò, infatti, l'azzurro desideroso di sfogarsi.
- Intendi io e Mirlo? Beh, è normale. Sono due mesi che ci frequentiamo. -
- Si certo. Anch’io e Altezza andiamo d'accordo ma intendo anche fisicamente. Non sei imbarazzato quando la tocchi? E lei è così a suo agio… -
Si era accostato a loro anche Bright; le ragazze avevano deciso di fare incursione nella piscina dei bambini e intanto le osservavano divertirsi tra scivoli, fontane e secchielli.
Shade, intanto, produsse una risata nervosa.
- È niente in confronto a quando siamo soli a casa sua. -
Gli amici sgranarono gli occhi e lo guardarono basiti.
- Avete già… -, cominciò Bright curioso, cogliendo la malizia in quelle parole.
Il cobalto annuì appena.
- Abbiamo entrambi esperienza, per cui Mirlo non si è indietro. Vederla in costume è ancora sopportabile, insomma, anche se l'agitazione c'è comunque. -
Auler lo guardò con un misto di ammirazione e invidia. Bright si prodigò in vivaci pacche sulla schiena.
- E bravo il nostro Ragazzo di Tokyo! Pensavo di essere l’unico ad avere il primato. Auler dovrà faticare per raggiungerci. E da una parte sono contento, eh. Rimane comunque mia sorella. –
Il dito puntato e lo sguardo accigliato del fratello di Altezza volevano sembrare minacciosi. L’azzurro alzò gli occhi al cielo, abituato a quelle scaramucce.
- Sei riuscito a conquistare anche la ragazza-giardinaggio? –, chiese Shade.
Il biondino ammiccò con fare soddisfatto.
- Prima o poi toccherà anche a te cominciare a mettere la testa apposto. -
Il diretto interessato scoppiò a ridere e scosse la testa, poco intenzionato ad abbandonare i piaceri di quelle relazioni superficiali.
Shade, rassegnato, cambiò subito argomento: sapeva bene che quando Bright si metteva a raccontare delle sue avventure amorose poteva diventare logorroico.
- Quindi cosa c’è che non va con Altezza? -
Auler si passò una mano tra i capelli, nervoso.
- Ho cercato di metterla a suo agio. Non volevo forzarla. Insomma… mi sono dedicato a lei ma ora non mi guarda più in faccia. Vorrei che si sentisse più sicura di sé, di noi. –
- Mia sorella è innamorata di te dalla seconda elementare. Ha già organizzato il matrimonio. Non penso proprio che sia una questione d’insicurezza. -, sbottò Bright con un’espressione schifata sul volto per quelle informazioni.
- Sono d’accordo con Bright. Forse hai solo forzato i tempi. Oppure, lei vorrebbe andare oltre e tutte queste tue premure sono di troppo. -
Il biondino, accanto al cobalto, annuiva di rimando a ogni parola dell’amico. Poi, cominciò a scuotere la testa: non poteva aizzare il suo futuro cognato a togliere la verginità ad Altezza.
- Ti mostri troppo sicuro di te e, probabilmente, non la fai sentire desiderata e amata. Anzi, penserà di essere l’unica in imbarazzo, quella inesperta e a disagio. –
Auler guardò per un secondo Shade e Bright che si spalleggiavano, soddisfatti di quell’analisi.
- Sei proprio un esperto. -, disse l’azzurro.
- In realtà sono più idiota di quanto sembro. -, minimizzò il cobalto.
- È proprio vero. Sei un idiota. -, convenne Fine, dietro di loro.
Tutti e tre sobbalzarono dalla sorpresa. Poi, il cobalto si riprese e si accigliò per l’insulto che la rossa gli aveva rivolto.
- Ecco il genio della matematica. –
- Non vale! Oggi non si parla di scuola. -
- Fai proprio schifo in matematica. -, ridacchiò Sophie.
- Se vogliamo dirla tutta, Sophie, nemmeno tu sei particolarmente brillante. -, le rispose piccata l’amica.
L’azzurra diede un’alzata di spalle.
- Anch’io ti voglio bene Fine. –
Entrambe scoppiarono a ridere
- C’è solo un modo per decidere chi ha ragione. -, cominciò la rossa con un’espressione furba.
Guardò ognuno dei suoi compagni e alla fine urlò.
- Chi arriva ultimo è un idiota! -, decretò veloce, cominciando a correre per il ciottolato che separava le vasche.
Tutti gli altri la seguirono a ruota, ridendo e lamentandosi di quello stupido gioco.
 
 
- Allora… con Shade fai sul serio, eh? –
Altezza la guardava con un sorriso sornione sulle labbra. Gli enormi occhiali da sole riflettevano la figura di Mirlo, accanto a lei, che alzò infastidita gli occhi dalla sua rivista di moda.
- A quanto pare… -, le rispose evasiva.
- State molto bene insieme. -, la incoraggiò Lione, seduta sulla terza sdraio.
La castana sorrise alla cugina che, nonostante tutto, faceva di tutto per farla integrare nel gruppo e farla sentire a suo agio.
- Grazie. –
- Non pensavo che potesse funzionare. Sei stata con talmente tanti uomini e nessuno è durato più di qualche settimana. -
Altezza era famosa per le sue frasi taglienti. L’occhiataccia di Lione le fece solo dare un’alzata di spalle. Mirlo accavallò le gambe con fare nervoso e, fingendosi noncurante, girò pagina.
- Shade è un ragazzo molto dolce e protettivo. Sono rimasta affascinata dal suo modo di fare ma non so se possa dire altrettanto di me. Ho un carattere difficile, dopotutto. –
- È l’unica cosa che hai di difficile. –
- Altezza! -, la riprese subito la ragazza dai capelli arancio per quella battuta infelice.
La bionda schioccò le labbra, infastidita nell’essere sgridata.
- Comunque, sono ancora più strabiliata. Da predatrice sei diventata una preda. Hai perso la maggior parte del tuo fascino ora, amica mia. –
- Di cosa state parlando, ragazze? -, domandò Sophie, la prima ad avvicinarsi agli ombrelloni.
Dietro di lei, Fine prese tremante un telo, ancora bagnata fradicia dall’ultimo scivolo. Si asciugò sbrigativa il viso e tamponò un po’ i capelli, sedendosi ai piedi di Altezza.
- Dove sono i maschietti? -, domandò Lione.
- Sono ancora in ammollo. -
- Comunque, Mirlo ci stava raccontando di Shade. –, disse subito la bionda, non mancando di fare l’occhiolino alla rossa.
Fine la ignorò.
- Mi ha detto di essere molto affezionato a te. Spero non lo deluderai. -, disse invece la ragazza rivolgendo a Mirlo occhi cremisi prudenti ma sinceri.
La castana rimase basita.
- Sei ubriaca per caso? -, chiese malamente.
La rossa minimizzò con un gesto stizzito quello sbotto. Per una volta che cercava di essere carina…
- Ho riflettuto. Per il bene di Shade forse è meglio che la smettiamo di metterci i bastoni tra le ruote a vicenda. –
- Come? -, inveì Altezza, delusa da quel cambio repentino di strategia; si era impegnata tanto a stuzzicare Mirlo.
Anche Sophie non era molto convinta. Lione, invece, sorrideva estasiata a quelle parole.
- Dopotutto è merito tuo se il nostro legame è più forte di prima. Devo solo ringraziarti. –, continuò la rossa, seria.
Mentre Mirlo sgranava gli occhi e spalancava le labbra, stupita dalla bandiera bianca spiegata e sventolata da Fine, Altezza nascondeva un sorriso malizioso dietro gli enormi occhiali da sole. Che Fine l’avesse detto ingenuamente o di proposito non importava, il serpente era stato istigato e inviperito avrebbe attaccato alla cieca chiunque gli stava accanto.
 
 
Avevano mangiato sotto il sole caldo di quella splendida giornata. Il pranzo era stato preparato da Lione che si era offerta di cucinare per tutti. Giusto il tempo, poi, di digerire e fare qualche partita a carte che Fine aveva di nuovo trascinato gli amici in acqua.
 
Ero stato la sua cavia prediletta. Mi aveva costretto a fare tutti gli scivoli possibili, tuffi da trampolini di varie altezze, sfide di apnea e gare di nuovo. Ero sfinito, sul serio. E non ero riuscito a stare da solo con Mirlo nemmeno per cinque minuti.
Non che non mi stessi divertendo. Mi riempiva il cuore vedere Fine così spensierata, quando fino a qualche giorno prima le si leggeva negli occhi la paura e l'ansia per la sua situazione.
 
Verso l'orario di chiusura, però, si erano riuniti alle amanti del sole e ora si stavano godendo la piscina quasi vuota. Avevano recuperato un pallone dal bagnino e facevano qualche passaggio a mezz'acqua, improvvisando un torneo a coppie. Shade era con Fine e stavano sfidando Lione e Sophie. Mirlo e Bright facevano il tifo mentre Altezza e Auler si erano ritirati in un angolino.
Durante la giornata, la bionda era riuscita a rilassarsi e a non pensare troppo ai suoi problemi amorosi. Auler, d'altro canto, aveva mantenuto le distanze - fisiche - senza mancarle le attenzioni che era solito dispensare. Erano ora abbracciati nell’acqua, parlando del più e del meno. Shade sperò con tutto se stesso che per loro le cose si sistemassero.
Il cobalto alzò la palla a Fine, che schiacciò nel campo avversario. Lione si buttò in acqua ma non riuscì a salvarla. Segnarono l’ultimo punto.
- Abbiamo vinto! -, esultò Fine dando un cinque al suo compagno.
Shade l’abbracciò di rimando, ridendo. Poi, l’afferrò per i fianchi e, alzandola con facilità, la lanciò dall’altra parte della piscina. Fine diede un urlo che s’interruppe quando entrò in contatto con l’acqua. Tutti scoppiarono a ridere e la ragazza riemerse qualche secondo dopo, imbestialita.
- Che diavolo fai? –
Velocemente si arrampicò sulla sua schiena nel tentativo di farlo affogare. Shade riusciva a rimanere con tenacia con i piedi a terra ma intervenne Bright che, con uno sgambetto, lo fece vacillare ed entrambi finirono di nuovo in acqua. Ricomparirono tra schiamazzi, insulti e schizzi. Fine era già pronta ad attaccare con un’ondata e sommergerlo.
- Shade. –
Quel richiamo, quasi un lamento, obbligò il ragazzo a prestare attenzione alla castana che era uscita dalla piscina e tremava.
- Che cosa c’è? –
- Mi accompagneresti all’ombrellone? Non mi sento bene… -
Mentre Shade con poche bracciate raggiunse il bordo e uscì dalla vasca per raggiungerla, anche Fine si avvicinò preoccupata.
- Che cosa hai? -
- È solo un po’ di nausea. Volevo provare a sdraiarmi. -, spiegò breve la castana.
Shade la strinse a sé apprensivo e insieme si avviarono verso il loro appostamento. Lì la fece sedere e si preoccupò di coprirla con gli asciugamani perché stesse al caldo. Si sistemò, poi, accanto a lei.
- Mi dispiace averti costretto ad assistermi. Ti stavi divertendo così tanto. -, cominciò lei, osservando i dettagli del telo per non incrociare gli occhi cobalto.
- È stata una bella giornata, sì. Forse sarei dovuto stare più con te. -, buttò lì Shade, notando lo strano tono che Mirlo aveva assunto.
 
Avevo uno strano presentimento: meglio andare ai ripari.
 
Mirlo minimizzò con un gesto nervoso.
- Lascia stare! Mi sono rilassata in compagnia di Altezza e Lione. Non amo nuotare, era inevitabile che ci separassimo. –
Shade le sorrise ma si accorse che era ancora irrequieta. Ci volle qualche minuto prima che la castana trovasse le parole giuste per esprimersi e continuare.
- Mi ha chiesto una tregua. –
Non fu necessario dire a chi si riferiva, entrambi sapevano che si trattava di Fine. Il cobalto era sorpreso ma sorrise dolcemente, fiero della sua amica e di quel piccolo passo. La cosa non mancò di essere notata da Mirlo.
- Ha detto che è per il tuo bene. Non pensavo che foste così in confidenza voi due. –
- Siamo amici. Parliamo. -, spiegò Shade con ovvietà.
- Di cosa? –
- Non posso... dirtelo. –
 
Sapevo che era una pessima mossa ma non potevo tradire di nuovo la fiducia di Fine.
 
La castana alzò un sopracciglio, seccata.
- Perché? –
Shade sbuffò.
 
Era sempre la solita storia: Mirlo era gelosa di Fine. Probabilmente era una cazzata anche il fatto che si fosse sentita male.
 
- Riguardano la vita di Fine. Non la mia. Non spetta a me raccontartele. –
La ragazza incrociò le braccia al petto con un’espressione contrita sul viso. Era arrabbiata e cercava di trattenere le lacrime.
Il cobalto sospirò rumorosamente.
- Ti devi fidare di me Mirlo. –
- Come faccio a fidarmi di te se non fai altro che stare con lei e parlare di lei. -
- Sei tu che parli continuamente di lei. –
Era troppo: quante volte Shade avrebbe dovuto sentire ripetere quelle cose? O placare l’insicurezza immotivata della sua ragazza?
- Ma io ti piaccio Shade, vero? –
 
Appunto, come dicevo…
 
Il giovane si mise in piedi e guardò furibondo Mirlo.
- Ho fatto di tutto per dimostrartelo e tranquillizzarti ma tu non capisci, non vuoi capire. Sei ossessionata da Fine, dal fatto che possa allontanarmi da te, ma non ti rendi conto che sei l’unica che lo sta facendo. Ci stai distruggendo con queste tue paranoie e sono stufo di starti a sentire. Fine, al contrario, sta cercando di essere migliore, di darti un’altra possibilità. Forse dovresti cominciare a farlo anche tu. –
Poi, si allontanò a grandi falcate.
- Dove vai? -, chiese la castana in un sussurro.
Ormai piangeva disperata per le parole che Shade le aveva rivolto.
- Visto che stai meglio raggiungo gli altri. Ci vediamo dopo e spero che in questo tempo tu capisca quello che ti ho detto. –
 
Era vero, ero stato un po’ duro ma anche la mia pazienza aveva un limite. Dopo settimane che mi sentivo ripetere sempre le stesse domande non potevo fare a meno di sbottare.
Le avevo rivolto parole cattive; parole che, sapevo, l’avrebbero più ferita perché l’avevo messa a confronto con Fine, cosa che lei odiava.
Stranamente, quando decidemmo di andare a casa e la raggiungemmo all’ombrellone, Mirlo sembrava comunque tranquilla nei miei confronti. Anzi, si era dimostrata persino cordiale con Fine.
Nell’accompagnarla a casa avevamo chiarito e le avevo giurato di essere molto coinvolto da lei; che Fine era solo un’amica. Lei aveva sorriso, mi aveva fatto entrare a casa sua e avevamo passato la serata insieme mangiando cibo d’asporto e guardando – più o meno – un film.
Mi domando ancora, quindi, cosa davvero le passasse per la testa perché da quel momento il rapporto fra noi divenne ancor più complicato.





 
Angolo dell'autrice!
Ah, come vi avevo promesso: problemi in paradisoo??
Che soddisfazione. Muahahha
Potevo evitare che Shade e Mirlo si mettessero insieme fin da principio.... ma sono sadica ragazze, mi piace soffrire e farvi soffrire. Non si sono ancora lasciati, sia chiaro, e tutto questo ha un fine, uno scopo ben preciso, credetemi. La fatica di leggere ciò è finalizzata a farvi godere appieno di quando finalmente leggerete cose belle e sensate. E non vedo l'ora di pubblicare i prossimi due capitoli di cui vado particolarmente fiera e sono i miei due piccoli capolavori di questa prima parte di ff. Quando non so cosa fare, me li vado a rileggere perchè si, sono stata brava, a volte c'è anche da dirselo. 
Modestia a parte, comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto, vi abbia fatto assaporare un po' di aria fresca e voglia di estate visto che l'unica cosa che possiamo fare è stare a casa. E, gente,
STATE A CASA! Putroppo il coronavirus è una cosa seria. So che è faticoso, anche io a volte vorrei mettermi a scorrazzare nei prati, ma approfittate di questo tempo per rilassarvi, e perchè no, leggere o scrivere ff che va sempre bene. 
Io, d'altro canto, mi impegnerò in queste settimane a sfronare più materiale possibile. Pubblicherò settimana prossima, senza aspettare le due settimane. Vista l'emergenza, ognuno deve fare il suo e farvi passare anche solo mezzora di lettura è comunque un buon risultato. 
Quindi ci vediamo giovedì prossimo. Fatemi sapere cosa ne pensate e a presto, 
Dreamer In love

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Capitolo 15
*** 15. Degli amici non ci si può fidare ***


15.
Degli amici non ci si può fidare

- I don’t care, i love it -
 
- Come è andata la lezione? –
Shade guardava con pazienza la sua ragazza che stava smanettando con il telefono. Non ricevette risposta e sospirò sottile. Passò distrattamente lo sguardo sui loro amici che stavano ascoltando gli ultimi pettegolezzi da Altezza. Fine mancava da qualche giorno e Lione aveva giustificato la sua assenza con una brutta influenza.
 
A inizio estate? Non ero così babbeo da crederci ma ero anche abbastanza tranquillo. Fine saltava frequentemente le lezioni per degli “impegni” e, prima che cominciasse ad assentarsi, mi era sembrata serena. Inoltre, non mancava di messaggiare con tutti noi per sapere come andavano le cose e a chiedermi esercizi per allenarsi nella matematica.
 
Nonostante il clima fosse rilassato, Shade si sentiva nervoso; comunque, sapeva che i ragazzi facevano solo finta di non prestare attenzione alla loro conversazione.
Allungò una mano e accarezzò il ginocchio a Mirlo sotto il tavolo.
- Mirlo. –
La castana si riscosse e finalmente lo guardò negli occhi. Le iridi violette lo osservavano sospette e infastidite; lo stomaco del cobalto si attorcigliò.
 
Si era spezzato qualcosa tra noi da quel giorno in piscina – erano passate due settimane -  ma, a pensarci bene, i problemi erano comunque nati da prima.
 
- Che cosa succede? -, le chiese accennando all’aggeggio elettronico che la giovane teneva ancora tra le mani.
- Nulla. Mia madre mi ha chiesto di fare delle commissioni dopo la scuola. Dovrai tornare da solo. –
- Come sempre negli ultimi giorni. –
Mirlo sbuffò.
- Ti ho già spiegato che le cose sono diventate complicate a casa. Mio padre ha perso il lavoro. –
- Certo. Rimani comunque una studentessa del liceo. A maggior ragione, dovresti svagarti un po’. Venerdì sera usciamo solo tu ed io, che dici? –
- Venerdì sera non posso. –
Shade si allontanò da lei, stringendosi sulla sedia. Cominciò a giocare con gli avanzi di cibo che aveva nel piatto.
- Come mai? –
La castana lo guardò dispiaciuta, rendendosi conto di aver esagerato. Fece per allungare una mano e ristabilire un contatto ma non trovò la forza per farlo. Lei e Shade si erano inesorabilmente allontanati, se ne rendeva conto, ma azzerare quella distanza stava diventando sempre più difficile e, di rimando, quella aumentava sempre di più.
- Ho promesso ai miei genitori che sarei stata a casa. -, spiegò brevemente.
- Posso farti compagnia. –
Mirlo scosse la testa.
- Meglio di no. Devo occuparmi anche di Narlo e non sarebbe male riuscire pure a concentrarmi sullo studio. –
Lui la guardò di sbieco.
- Se non vuoi stare con me dillo chiaramente, Mirlo. –
Lei sobbalzò dalla sorpresa per quell’accusa improvvisa.
- Lo pensi solo perché non ti aspetto più dopo gli allenamenti o preferisco studiare invece che uscire? Come sei egocentrico… e comunque anche tu hai i tuoi impegni o sbaglio? –
 
Sapevo fin troppo bene a cosa si riferiva. Avevo cominciato a dare ripetizioni a Fine due volte a settimana. Ovviamente la cosa non le era piaciuta. Certo, erano diventate più civili l’una con l’altra ma sapevo che Mirlo avrebbe sempre covato una cieca gelosia nei suoi confronti. Ed io rimanevo del pensiero che Fine non fosse l’unica causa dei nostri problemi di coppia, cosa di cui lei, invece, era convinta.
 
- Appunto perché sta diventando difficile trovare momenti per stare insieme, dobbiamo sforzarci. Sembra io sia l’unico a tenerci, in ogni caso. -, suggerì Shade.
Mirlo sbuffò e fece per replicare. Poi, un messaggino fece illuminare il suo telefono e catturò la sua attenzione, di nuovo. Lesse velocemente; dopo qualche secondo, accumulò le sue cose e si alzò.
- Devo andare. -, disse solo e sparì oltre la porta della mensa. 
 
 
I tre ragazzi attraversarono il cortile della scuola con la pesante sacca del basket che penzolava da una spalla. Parlavano concitati e bisbiglianti, non curandosi di chi stava loro intorno né, tanto meno, delle ragazzine che li seguivano sognanti.
- Non capisco cosa le sia preso. –, stava dicendo Shade ai due amici che lo ascoltavano attenti.
- Hai provato a parlarle? –
- Certo che sì ma è irragionevole. Le nostre discussioni tornano sempre sullo stesso punto: Fine. Che poi, questa gelosia è immotivata. –
Bright annuì di rimando e diede vigorose pacche sulla schiena del cobalto; Auler si limitò ad alzare gli occhi al cielo, scocciato da certe affermazioni.
- Tu e Fine andate molto d’accordo, soprattutto da quando siamo andati in piscina. Forse anche Mirlo se n’è accorta. –
Shade si bloccò a metà strada dalla palestra e guardò accigliato l’azzurro.
- Certo che passo più tempo con Fine se lei diventa antipatica e irascibile senza un motivo. I nostri problemi vanno oltre la mia amicizia con Fine ma lei sembra non capirlo. –
- Prova a metterti nei suoi panni, Shade. Magari vuole solo metterti alla prova, capire quanto ci tieni a lei. Ti allontana perché ti desidera. –
- Sono stufo di questi giochetti. Le ho persino perdonato di avermi fatto litigare con tutti voi: non dovrebbe essere già questa una dimostrazione di fiducia? Invece, è come se fossimo tornati all’inizio della nostra relazione: è di nuovo sfuggente, enigmatica e timida. Tranne sul sesso, quello non manca mai. –
- E allora di cosa ti lamenti? -, sbottò Bright, non capendo fino in fondo quale fosse il problema dell’amico.
Shade lo liquidò con un gesto di stizza.
- Lei lo utilizza per stordirmi, non pensare, per farmi cedere sulle mie convinzioni. Sa usare le sue armi dannatamente bene ma io voglio di più da lei. Invece di andare avanti, di creare una relazione stabile e serena siamo regrediti. –
Ripresero a camminare e arrivarono agli spogliatoi, ognuno di loro con i propri pensieri.
- Cosa provi per Mirlo? -, domandò infine il biondino, aprendo il suo armadietto e cominciando a spogliarsi.
In quel momento, il rumore sordo del metallo chiuso di scatto li fece trasalire. Si voltarono a guardare Solo, un compagno di squadra che, come loro, si stava cambiando. Il ragazzo, rosso in volto e nervoso, si scusò. Finì di cambiarsi veloce e tremolante per poi raggiungere la palestra.
- Che cosa gli è preso? -, chiese Auler.
Gli altri due alzarono le spalle e continuarono la conversazione.
- Non saprei. Abbiamo molto in comune e le sono affezionato. –
- Ti rendi conto che la tua risposta, nonostante siano passati due mesi e mezzo, è sempre la stessa? A questo punto dovresti sapere se la ami o no. -, sbottò l’amico.
Il cobalto si accasciò sulla panca e cominciò a massaggiarsi le tempie. Auler gli si mise accanto mentre Bright, ora in divisa, gli prestava totale attenzione.
- Non lo so ragazzi. C’è qualcosa che non mi convince in tutta questa storia. Mirlo ha fatto di tutto per riuscire a mettersi insieme a me; che lo abbia fatto per far arrabbiare Fine e allontanarmi da voi è palese ma penso che ci fosse dietro del vero interesse. Sono convinto che lei provi qualcosa per me e che sia in difficoltà a sapermi così vicino a Fine. Penso, però, che ci sia sotto anche dell’altro. E non riesco a togliermi dalla testa che Fine non si fida di lei. Sa qualcosa che noi non sappiamo, io non so, e ho paura di chiederle davvero perché non la sopporta. –
- L’opinione di Fine conta di più del sentimento che provi per Mirlo? –
- O forse non riesco a rilassarmi e decidermi a provare davvero qualcosa per lei proprio perché anch’io ho un brutto presentimento su di lei. Inconsciamente ho paura ad andare oltre perché so che poi ci rimarrò male. –
Calò il silenzio.
- Questa cosa è tosta. -, disse infine Auler.
Bright mise una mano sulla testa del cobalto e gli scompigliò i capelli.
- So io cosa ti ci vuole. –
Shade guardò scettico l’amico.
- Sentiamo. –
- Una serata tra uomini. –
Tutti e tre sorrisero immediatamente a quella proposta.
- Per me va bene. Una cosa ancora: mi raccomando di non dire nulla alle ragazze. Ci manca solo che Fine o l’intera scuola… -, e il Ragazzo di Tokyo si voltò verso Auler, sapendo quanto la sua fidanzata potesse essere pettegola. – venga a sapere di questa storia. –
I due amici annuirono. Poi, finirono tutti di prepararsi e scesero in campo.
 
 
Shade guardava basito le quattro donne davanti a lui che lo salutarono con un sorriso. Prese per il coppino Auler e Bright e li guardò accigliato.
- Non doveva essere una serata tra uomini? –, bisbigliò.
Bright sorrise noncurante.
- Hanno saputo che eri triste e volevano tirarti su il morale. –
- Era un segreto, dannazione. –
- Ma come si fa a resistere a quegli occhi e ai loro sorrisi smaglianti. –
- Siete deboli, amici miei. Deboli! –
Auler sorrise imbarazzato: sapeva che quell’accusa era rivolta più a lui.
- In più non potevamo lasciarle uscire da sole. Dobbiamo proteggerle. –, tentò di giustificarsi.
- Credimi, sono gli altri a essere in pericolo, soprattutto se si tratta di Altezza e Fine. –
Sia Bright che Auler non poterono far altro che annuire, concordando.
- Allora? Andiamo? -, sbottò Fine, avendo sentito le ultime battute della conversazione maschile.
L’azzurro e il biondino guardarono interrogativi il Ragazzo di Tokyo. Lui sospirò.
- Ormai siamo qui. -, acconsentì infine.
I due amici esultarono visibilmente.
- Siete senza pudore. -, commentò offeso.
Scoppiarono tutti a ridere e iniziarono ad avviarsi verso il Carma.
Auler incrociò le dita con quelle di Altezza mentre Bright prese a braccetto Lione e Sophie. Fine si accostò a Shade che stava, ora, smanettando con il telefono. Informò Mirlo del cambio di programma; dopotutto, ci teneva a fare la cosa giusta.
- Tutto bene? -, chiese premurosa.
Il cobalto le rivolse un sorriso pieno e genuino.
- Sono felice di vederti. Ti è passata l’influenza? -
- Sono sopravvissuta. –, rispose asciutta
Lui ridacchiò, sapendo di averla colta in fallo.
- Quindi ti hanno raccontato delle mie sventure. –
Fine unì le mani dietro la schiena: indossava pantaloncini a vita alta e un top giallo aderente. Nella sua semplicità rimaneva di una bellezza sconvolgente.
- Mi piace rimanere aggiornata. A maggior ragione, comunque, ti meriti una serata di svago. Prometto di fare la brava e non stuzzicarti troppo. –
- È generoso da parte tua. Dove sta l’inghippo? –
- Non ti fidi proprio di me, eh. – , disse scherzosa.
Passarono accanto alla fila che attendeva di entrare e salutarono calorosamente il buttafuori. La rossa gli diede persino un bacio sulla guancia e Sammy che gongolò soddisfatto.
- Un’altra donna che non esita a illudere un povero uomo e a stordirlo con la sua bellezza. -, commentò fintamente schifato Shade mentre superavano il corridoio buio che portava nel cuore del locale. Sotto la luce del neon, Fine gli sorrise accattivante.
- Ma noi vi diamo solo quello che voi volete: è per questo che siete così inesorabilmente e irrimediabilmente innamorati di noi. E tu Shade non sei esente da questa legge universale. –
- Pensi che ci piaccia essere presi in giro, usati e poi buttati nella spazzatura? –
- Sai anche tu che non siamo tutte così. Quel tono inacidito non ti dona. –
Lui arricciò i muscoli facciali e la guardò torvo. La risata di Fine fu inghiottita dal suono martellante della musica elettronica sparata dalle casse del dj mentre sbucavano sulla pista. Si diressero senza esitazione verso la saletta privata, dove un tavolo era sempre libero per loro. Mentre superavano in fila indiana la calca di persone che ballavano, Fine dovette urlare per farsi sentire.
- Il vero amore è così difficile da trovare Shade. Rimanere delusi e addolorati è brutto ma non per forza è un male, no? -, lo guardò per capire cosa ne pensasse ma la sua attenzione venne catturata da altro. – Adoro questa canzone! –, gridò entusiasta.
Prese il Ragazzo di Tokyo per mano e lo trascinò in mezzo alla folla, accennando a Lione, davanti a loro nella fila, che si sarebbero fermati. Trovarono un buco sotto le casse e Fine cominciò a ballare.
 
Di sicuro in quel momento i miei problemi furono dimenticati. Come potevo concentrarmi su altro che non fosse Fine, la sua bellezza smisurata e quei movimenti scatenati e liberi? I suoi occhi erano incatenati ai miei, divertiti, estasiati, nel tacito invito di unirmi a lei e lasciarmi andare. Mi resi conto di come con lei le cose erano sempre state semplici, pulite, trasparenti, anche quando i miei pregiudizi avevano offuscato la nostra amicizia. Con Fine stavo bene, le nostre anime erano affini e non potevo fare altro che fidarmi di lei. 
 
Anche Shade provò qualche passo, decisamente impacciato rispetto alla Tigre rossa e la ragazza scoppiò a ridere, cantando, nel frattempo, le parole della canzone. Improvvisamente, il cobalto si trovò tra le mani un cocktail e davanti alla faccia il viso paonazzo di Bright che urlava a sua volta il ritornello. Bevve avidamente il contenuto, assetato, e la botta di calore gli suggerì che l’alcool avrebbe fatto velocemente effetto.
- Che roba è? -, chiese, non riconoscendo il sapore.
Bright gli diede una vigorosa pacca sulla spalla.
- Non lo vuoi sapere e, in teoria, domani mattina non ricorderai più nulla; avrai solo la sensazione di aver passato una bella serata. –
Il Ragazzo di Tokyo scoppiò a ridere. Fine si accostò a loro, senza mancare di tenere il ritmo, e prese dalle mani di Shade il bicchiere. Tirò un lungo sorso con la cannuccia. Fece una smorfia per il mix di gusti vivaci e intensi.
- Buono. -, urlò sulla musica con scarsi risultati.
Poi, tutti e tre, si rimisero a ballare con la testa e il corpo un po’ più leggeri.





 
Angolo dell'autrice
Eccomi come promesso puntuale come un orologio. Nuovo capitolo per allietare la reclusione. Sapete che ci stiamo addentrando in zone pericolose.... ma Shade è un uomo di principi, non si lascerà distrarre troppo. 
In ogni caso questa sarà una serata divertente e di svago. Si sa mai che finalmente Shade prenda una decisione definitiva su Mirlo. Bah, non si sa. 
Fatemi sapere cosa ne pensate e buona giornata. 
Dreamer In Love

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Capitolo 16
*** 16. Galeotto fu l’alcool e chi lo offrì ***


16.
Galeotto fu l’alcool e chi lo offrì

- Come annegare in una valanga di concime -
 
Il rumore della musica arrivava attutito alle loro orecchie ma Fine non mancava di muovere la testa a ritmo dell’ennesima canzone della serata. Shade le sorrise dall’altra parte del tavolino; la vista era leggermente annebbiata ma, nel complesso, era ancora fresco. Bright, accanto a lui, gli diede una pacca sulla spalla. Era stato la prima vittima di Fine e, sconfitto, aveva deciso di tifare per il suo amico dai capelli cobalto.
- Tocca a te. –
Studiò le carte che teneva in mano con occhio clinico, valutando la situazione. Poi, alzò lo sguardo sui presenti che attendevano pazienti la sua mossa. Oltre ai loro amici, attorno a loro si era creata una discreta folla: uomini allupati e ragazze irriverenti aspettavano entusiasti di vedere ci avrebbe vinto la partita e intanto si godevano i loro battibecchi e le loro provocazioni. Non si ricordava esattamente come fossero arrivati a fare quella stupida scommessa e forse aveva sottovalutato la situazione. Perché quello che dei due stava inesorabilmente perdendo ogni partita era lui e un suo indumento, a ogni mance, era finito a terra. Non che fosse un male: il beverone di Bright aveva fatto il suo dovere ma come effetto collaterale si era presentata una sensazione di caldo ancestrale. Dopotutto rimanere smutandato non sarebbe stato così male. Fine, invece, nella delusione generale, si era solo dovuta togliere solo la maglietta, rimanendo in reggiseno. Da quel punto il gioco era diventato decisamente più difficile per il cobalto; era impossibile toglierle gli occhi di dosso.
- Rilancio. Se vinco io, indipendentemente da cosa indossi ancora, dovrai rimanere in mutande. –
Un’ovazione si alzò dal loro pubblico e Fine scoppiò a ridere.
- Se vinco io, giù anche le mutande Ragazzo di Tokyo. -, gli fece l’occhiolino lei.
Shade si sentì avvampare.
 
Porca miseria…
 
La pressione al cavallo dei pantaloni si fece sempre più insistente; un motivo in più per non perdere.
- Se volevi vedermi nudo non c’era bisogno di questo teatrino. –
- Che sfacciato che sei. E dire che non hai ancora trovato il coraggio di chiedermi quel famoso appuntamento.  –
La giovane si riferiva al loro secondo incontro, avvenuto proprio lì al Carma, e alle prime parole che si erano scambiati. Ovviamente, il cobalto reagì subito.
- Sei tu quella che voleva un appuntamento! –
- Giocate o no? -, chiese una voce alle loro spalle, spazientita.
I due si guardarono per un’istante. Poi, misero le carte sul banco in contemporanea per mostrarle. Immediatamente, il loro pubblico di prodigò in un verso di delusione mentre Shade si metteva le mani nei capelli. Fine l’aveva fregato ed era riuscita a vincere anche quella partita.
La rossa si allungò sul divanetto, incrociando le gambe e guardando Shade soddisfatta.
- Devi mantenere la tua parola. –
Il Ragazzo di Tokyo arricciò le labbra; poi, batté i palmi delle mani sulle ginocchia.
- Va bene. Una scommessa è una scommessa. –
Si alzò dal suo scanno e cominciò ad armeggiare con la chiusura dei pantaloni. Puntò gli occhi in quelli cremisi di Fine con espressione di sfida.
- Goditelo. -, le suggerì solo.
Lei, d’altro canto, seguì il consiglio posando gli occhi sui muscoli asciutti e gli addominali che aveva apprezzato già per buona parte della partita. Seguì i movimenti delle mani che calavano sui fianchi liberando la vista su boxer scuri che mettevano in risalto una presenza abbastanza ingombrante. I loro spettatori urlarono gioiosi e ridenti. Bright diede vigorose pacche sulla schiena dell’amico, incitandolo a non vergognarsi.
- Potrebbero arrestarmi per atti osceni in luogo pubblico. -, commentò lui asciutto ma continuando a fissare Fine; lei diede un’alzata di spalle e si mordicchiò un labbro: non era intenzionata a cedere.
 
Era come se gli altri non esistessero, come se ci fossimo stati solo noi due…
 
Shade mise i pollici nell’elastico delle mutande e forzò per farlo calare sull’inguine. La ragazza divenne immediatamente paonazza, sgranando gli occhi per la sorpresa. Lui sorrise soddisfatto e continuò imperterrito. A metà strada, una voce emerse dall’eccitazione della folla.
- Fermati! -, lo apostrofò lei prima che potesse davvero denudarsi.
Ci fu un verso di delusione e la rossa scoppiò a ridere.
- Va bene così! Lascia stare! -, spiegò. – Sei senza vergogna. –
Share rise a sua volta e tornò ad indossare i pantaloni, sbrigativo.
- Ho vinto io. -, proclamò lui e Fine alzò le mani in segno di resa, scuotendo la testa e ridacchiando.
Il loro pubblico si sciolse e Bright si accasciò abbacchiato sul divanetto.
- Peccato. -, commentò solo.
Shade alzò un sopracciglio nella sua direzione e il biondino si strinse nelle spalle.
- Sarebbe stato un bell’aneddoto da raccontare. Fine che riesce a fare spogliare due poveri uomini in un’unica sera. –
La ragazza ghignò mentre recuperava la maglia gialla e se la infilava. Poi, si sporse in avanti e ammiccò al biondino.
- Queste cose preferisco farle nell’intimità. -, disse.
- Dimmi quando e noi siamo a tua disposizione. –
Il cobalto, intanto, stava chiudendo i bottoni della camicia.
- Ti ricordo che lui è occupato. –
- Così occupato che la mia ragazza non si è nemmeno degnata di rispondere al mio messaggio. -, sbottò inacidito Shade.
- Io continuo ad essere a tua disposizione. -, intervenne ancora Bright facendo l’occhiolino a Fine che sorrise mesta.
- Lascio questo onore alle tante ragazze che non hanno ancora avuto la fortuna di provare le tue abilità. –
Shade si sedette di peso accanto a Bright e guardò entrambi stranito.
- Perché tu hai già avuto l’onore? –, si rivolse alla rossa, divertito.
Entrambi annuirono di rimando e il cobalto si sentì il sangue gelare.
 
Non pensavo dicessero sul serio.
 
- Siamo stati insieme per qualche mese prima che… Insomma, sono stata la sua prima cavia. –
Il biondino allungò un braccio sul tavolino e afferrò una mano della giovane. Le baciò il dorso con fare seducente.
- E l’onore è stato tutto mio. –
Shade li fissava ancora sconvolto.
 
Provai un leggero fastidio alla bocca dello stomaco al pensiero di Bright che toccava Fine, le rubava il suo primo bacio ed esplorava il suo corpo… 
 
Shade afferrò il bicchiere abbandonato sul tavolino e buttò giù un lungo sorso di alcool.
- Come mai vi siete lasciati? -
Sentiva che quell'informazione sarebbe stata di vitale importanza.
I due si guardarono per un attimo.
 
Da quando Bright e Fine avevano quello sguardo d'intesa? Non lo avevo mai notato prima - prima pensavo che Fine lo avesse solo con me -.
 
- Siamo come fratello e sorella... -
- Allora siamo colpevoli di incesto. -, scherzò il biondo e la rossa scoppio a ridere, buttando la testa indietro.
- Non esagerare. -, lo riprese, ghignante.
- Eravate molto carini insieme. -, intervenne Lione e Sophie, accanto a lei, annuì di rimando; arrivavano in quel momento dal rifornimento al bar e avevano sentito l’ultimo estratto di conversazione.
- Non per me. Troppo zuccherosi. -, disse Altezza, riemergendo da qualche divanetto di distanza con una faccia disgustata; Auler tornò subito a pretendere le sue labbra.
Scoppiarono tutti a ridere e Shade vide Bright fare l'occhiolino alla rossa.
 
Nell'aria era cambiato qualcosa, lo sentivo distintamente, si era fatta più frizzante, elettrica. Non mi piaceva…
 
- Zuccherosi? Loro due? -, chiese il cobalto, sempre più scioccato.
- Eravamo giovani e inesperti. Sembra sia passato un secolo. -
- In più Bright è sempre stato molto romantico. Mi trattava da principessa. -, confermò la rossa stringendosi nelle spalle e con un sorriso dolce sulle labbra nato dal ricordo di quei momenti.
- Beh, - sbottò, infine, sovrappensiero. – Chissà che finalmente non trovi una degna regina a cui dedicare i tuoi servigi. -
Bright produsse una risata nervosa e si irrigidì accanto a Shade. Il cobalto lo guardò incuriosito: il biondino sembrava deluso da quel cambio di rotta nella conversazione.
 
Quella situazione non permetteva nulla di buono. C'era qualcosa di sbagliato nell’atteggiamento di Bright, qualcosa che apriva nuovi possibili scenari. Ma soprattutto c'era qualcosa si sbagliato in me che, lo sapevo, ero geloso marcio per quella nuova scoperta. Faticavo a ricordarmi che avevo una fidanzata perché il pensiero di Bright con Fine era più insistente nella mia mente dei problemi con Mirlo. Ce l'avevano fatta, erano riusciti a farmi distrarre ma forse piangermi addosso tutta sera per Mirlo sarebbe stato meglio che avere quella nuova consapevolezza. Era stato un pensiero balenato all’improvviso e che mi lasciava sgomento: avevo sbagliato tutto; mi ero concentrato sulla ragazza sbagliata e ora rischiavo di vedere la donna che mi interessava davvero tra le braccia di un altro uomo, per di più il mio migliore amico.
Merda, ero in una situazione di merda.
 
 
 
Fine e Shade camminavano a braccetto, ciondolando per i passi incerti del ragazzo che, ubriaco, continuava a raccontare cavolate. Avevano salutato i loro amici mezz’ora prima, alle prime luci dell’alba di quel sabato mattina. Fine si era proposta di portare il Ragazzo di Tokyo a casa, scoprendo che abitavano in due quartieri vicini.
La risata della rossa scoppiò dalle sue labbra e rimbombò nella via deserta.
- Continuava a correre senza pannolino e io e mia madre le andavamo dietro per cercare di fermarla. Ha lasciato bisognini in tutta la casa. -
- Tua sorella è adorabile. -, commentò divertita Fine.
- Si, peccato che quando uscii con la mia ragazza scoprii che mi aveva macchiato anche le scarpe. La puzza era terribile. -
- Avevi una ragazza a Tokyo? -
Shade annuì concitato.
– Non era una storia poi così seria. Ci siamo lasciati non appena ha saputo che mi sarei trasferito. -
- Comunque, mi dispiace. -
Shade diede una vigorosa alzata di spalle.
- Di tutte le persone che conosciamo nel corso della vita, poche sono quelle che contano davvero; e se si tratta di amore la situazione è ancora più critica. Nel mio caso, la stupidità e la sfiga lavorano in simbiosi. Mirlo ne è l’esempio più lampante. –
- No, non capiscono quanto tu sia fantastico. -, buttò lì Fine per rincuorarlo; non riuscì a trattenere un ghigno soddisfatto per come la faccenda si stava evolvendo: Mirlo si era rovinata con le sue stesse mani.
Lui la ringraziò con lo sguardo per quelle parole. Poi, si fece improvvisamente serio.
- Quindi tu e Bright, eh? –
 
Ero ubriaco, non avevo il minimo controllo dei miei pensieri, men che meno delle mie parole. Ma quella storia mi incuriosiva più del dovuto. Volevo sapere ogni cosa, capire come era il loro rapporto anche per scoprire come doveva essere Fine da innamorata. Anche di quello ero geloso, si.
 
La rossa alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
- Cosa vuoi sapere Shade? –
- Come vi siete messi insieme? –
- Eravamo dei ragazzini: io gli piacevo, lui mi piaceva ma eravamo troppo in imbarazzo per confessarcelo. Altezza l'ha saputo e ha orchestrato un appuntamento in cui, alla fine, come lei aveva progettato, ci siamo baciati. –
- Quella donna è terribile. –
Fine rise di gusto.
- È vero. Ci ha fatto un favore, in ogni caso. Ci siamo frequentati per qualche mese e abbiamo sperimentato qualcosina… -, confessò, poi.
Si portò una ciocca dietro l’orecchio in un gesto imbarazzato.
- Lui voleva di più e io non ero pronta. Ho iniziato ad evitarlo e Bright a mettere in dubbio il mio affetto, quando in realtà ero innamorata persa. –
 
Non sapevo se essere davvero felice di quelle confessioni. Fino a qualche ora prima ne sarei stato contento, le avrei considerate confidenze tra amici ma le cose per me erano già cambiate.
 
- Ero molto ingenua una volta e non capivo che mi chiedeva solo delle certezze in più nel nostro rapporto. Non volevo deluderò, così l’ho lasciato. –
- Non ha senso. -, commentò stizzito il cobalto.
Lei annuì di rimando e rise.
- Ti ho detto che ero stupida. In ogni caso, poco dopo sono cominciati i miei guai. Lui mi è stato molto vicino e qualcosa è comunque cambiato da parte mia. Ora, lo vedo davvero solo come un fratello. –
- Non penso che per lui valga lo stesso. –
Fine si voltò a guardarlo, incuriosita.
- Che intendi? –
- Sei indimenticabile. Se ti amava può darsi che non gli sia ancora passata del tutto. -, le disse con tono leggero e un sorriso sfuggente sulle labbra.
La ragazza sobbalzò a quelle parole e rimase a fissarlo stupita. Shade, invece, realizzò dove si trovava.
- Oh! Ma questa è casa mia! –
 
Avrei dovuto stare più attento a ciò che dicevo e impicciarmi meno in quella storia. Dopotutto, che diritto avevo di mettermi in mezzo? Forse sarebbero stati la felicità l’uno dell’altra.
 
La rossa si riscosse dai suoi pensieri.
- Ti ho accompagnato, come ti ho già spiegato una decina di volte. -
Arrivarono davanti alla porta e Shade estrasse il mazzo di chiavi. Fine lo vide armeggiare per diversi minuti tentando di aprire e, alla decima risatina per aver sbagliato, la ragazza perse la pazienza.
- Dammi qui. Ci penso io. -
Le ci volle un po’ per individuare la chiave giusta ma almeno centrò immediatamente la toppa. Di sicuro reggeva meglio l’alcool rispetto a lui. Comunque, era contenta di essere riuscita, insieme agli altri ragazzi, a distrarlo dai suoi problemi. Mirlo non si meritava Shade; era un dato di fatto.  Si domandò, comunque, se quella crisi di coppia fosse anche colpa sua. Aveva cercato di rimanere il più possibile fuori dalla loro storia ed essere una buona amica. Dopotutto, vedere il cobalto felice rendeva lei felice. Invece, vederlo in quelle condizioni per una sciocca sgualdrina che non si rendeva conto della fortuna che aveva e che non si meritava tutto quell’affetto era patetico.
- Riesci ad arrivare nella tua camera? -
Shade si appoggiò malamente alla porta, provando ad assumere una posizione da figo. Fine trattenne a stento le risate. Le ammiccava spudoratamente.
- Vuoi salire? –
- Per fare cosa esattamente? In queste condizioni crolleresti dopo cinque minuti. -, lo provocò lei con le braccia incrociate al petto e un ghigno malizioso. – E io sono una ragazza esigente. -
- Però non stai rifiutando la mia offerta. -, osservò Shade con una luce brillante negli occhi. – E comunque sono sano come un pesce. -, incespicò sulle ultime parole e Fine scoppiò a ridere.
Gli diede, poi, una pacca sulla spalla.
- Meglio che me ne torni a casa. -
- Non posso permettere che torni sola a quest'ora della notte. Ci sono dei malintenzionati in giro. -, sbraitò lui e Fine dovette tappargli la bocca con le mani per riuscire a zittirlo.
- Abbassa la voce. Non vorrai che ti scoprano in queste condizioni. -
Shade mimo di tenere le labbra serrate, chiudendole con una immaginaria zip. Fine lo studiò per qualche secondo e lo vide annuire per cercare di convincerla che era serio. Non appena lasciò la presa, lui ricominciò a parlare con lo stesso volume.
- Mia mamma mi ucciderebbe. -, riuscì a dire, prima che Fine lo bloccasse di nuovo.
Ridacchiarono entrambi per un bel po’, divertiti da quella situazione assurda: Shade faticava a trovare un modo per sussurrare, come se si fosse dimenticato come si facesse, e provava le varie intonazioni della voce; la rossa si ostinava a tenergli le labbra tappate, avvinghiata a lui per non farlo allontanare, e gli dava suggerimenti. Alla fine riuscirono a calmarsi.
- Comunque, l'unico malintenzionato che vedo sei tu. Ci hai provato con me tutta la sera Ragazzo di Tokyo. –
Non resistette all'impulso di stuzzicarlo. Lui sbuffò platealmente.
- Sei tu quella che ha fatto di tutto per spogliarmi. -
- Ti ho lasciato in mutande per la precisione. -
Il cobalto sorrise sghembo.
- Non riuscivi a togliermi gli occhi di dosso, ammettilo. -
Fine si strinse nelle spalle, colta da uno strano imbarazzo.
- Potrei dire lo stesso si te. -
- Era impossibile non guardarti. Sei esageratamente bella. -
Il tono serio che assunse così all'improvviso fece arrossire la rossa. Era un vero complimento, per niente velato e senza un briciolo di malizia. Le iridi cobalto sincere e tenere la guardavano languide. Si, Fine si sentiva ora decisamente in pericolo. Era ancora troppo vicina a lui e sentì lo stomaco che si attorcigliava.
- Se fossi la tua ragazza non ti permetterei di dire certe cose a un’altra donna; soprattutto con quell’espressione. –
 
‘Se fossi la tua ragazza…’ aveva un suono così dolce detto dalle sue labbra: labbra che avevano già scoperto quelle di un altro; labbra che non avrei mai potuto assaggiare perché ero occupato con una che, invece, mi sottovalutava.
 
Lui accorciò le distanze.
- Quale espressione? –
La rossa schioccò la lingua, tenendo il tono di sfida.
- Sembri affamato. –
Shade rise di gusto.
- Allora è decisamente uno sbaglio della mia ragazza aver deciso di lasciarmi solo questa notte. -
Fu un attimo e azzerò la distanza tra loro con un bacio. Le labbra morbide di Fine si scontrarono con quelle calde e alcoliche di Shade. L’invidia per Bright e la rabbia nei confronti di Mirlo che lo aveva spinto ad agire per vendicarsi, svanirono in meno di dieci secondi. Perché quella che stava baciando era Fine, il resto non importava.
La ragazza, d'altra parte, si era accorta immediatamente del cambiamento repentino di intenzione che aveva lasciato il posto ad un'estrema dolcezza. Per quello non ebbe la forza di allontanarlo e, anzi, lo afferrò per i capelli e lo strinse di più contro di sè.
 
Merda, merda, merda.
 
Si separarono ansimanti, arrossati e confusi. Le iridi cobalto non riuscivano a non fissare le sue labbra gonfie e rosse di baci. Poi, percorsero la linea del naso e s’incontrarono per un attimo con gli occhi cremisi di Fine.
 
Sapevo di star sbagliando ma, gente, capitemi. Lei è così bella e straordinaria. È conforto, speranza, amore e passione. Quella che stavo baciando era Fine, il resto non importava. Non per quella sera almeno.
 
Tanto bastò per farli ricapitolare e cercare l'uno la bocca dell'altro.
 
Ri-merda, stra-merda, super-merda.
 
Una mano dietro alla nuca e l’altra che avvolgeva la sua vita minuta non le davano via di scampo. Fine finì presto contro la porta d’ingresso che le diede brividi di piacere, soprattutto in contrasto con il calore avvolgente, al desiderio struggente di Shade. Le stava risucchiando ogni energia, ogni tentativo di combattere l’istinto e l’alcool che avevano permesso loro di concedersi quel piccolo peccato. La ragazza sapeva che poi ne avrebbero pagato le conseguenze, che non era giusto, che mandava in fumo i suoi buoni propositi; che lui, dopotutto, era fidanzato dannazione; che lei non poteva permettersi quell’abbandono perché ora che aveva assaggiato il suo sapore sapeva che non ne avrebbe più fatto a meno. Shade era diventato importante, importante davvero, e non solo da amico come aveva cercato di autoconvincersi per mesi.
Con un'estrema forza di volontà, facendo violenza a sè stessa, Fine alla fine riuscì ad allontanarsi. Lo fissò qualche istante, le mani di lui ancora sul suo corpo; le iridi cobalto che la guardavano con meraviglia, come se tra le braccia Shade tenesse la cosa più preziosa al mondo. Fu troppo per il suo povero cuore appassito. Un colpo secco riempì il silenzio della notte. Il cobalto si portò una mano alla guancia che pulsava per il dolore dello schiaffo. Fine incrociò le braccia al petto e con passo spedito se ne andò senza dire nulla.
Shade rimase a guardarla finché non scomparve dietro l’angolo della via.
 
Merda.



 
Angolo dell'autrice!
Eccomi qui puntuale con un super capitolo...era ciò che stavate aspettando, lo so, e sono fiera di quel che ho scritto. Che ne pensate di questo colpo di scena? E della relazione tra Fine e Bright? Secodo voi quali saranno le conseguenze di questo bacio?
Vi do un abbraccio a distanza e aspetto le vostre recensioni. 
Dreamer In Love
 

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Capitolo 17
*** 17. Operazione SST ***


17.
Operazione SST

- Fotografie, grandi casini e Principe della Luna -
 
Fine portava avidamente alla bocca la sigaretta accesa, inspirando corte e frequenti boccate di tabacco. Era nervosa, non era una novità in quei giorni, ma la lontananza da scuola e dai suoi amici non l’aiutava certo a calmare i pensieri. Camelot l’aveva riempita di lavoro e i contatti con loro si erano drasticamente ridotti. Comunque, Altezza l’avrebbe raggiunta a momenti per portarle le ultime novità e mentre aspettava, si concesse di scervellarsi sull’evento scatenante delle sue angosce.
Lei e Shade si erano baciati, quello era un dato di fatto; chi fosse stato il primo ad avvicinarsi, quali erano le intenzioni che li avevano spinti non importava: si erano baciati. E le conseguenze di quel gesto, che tanto l’aveva fatta arrabbiare e patire, non riuscivano comunque a smorzare l’emozione calda e rassicurante che era nata in lei. Che ci fosse sempre stata una grande attrazione fisica tra loro era innegabile ma la loro relazione si era evoluta nella direzione di una tenera amicizia, non certo di un sentimento più romantico. Un altro dato di fatto era che Shade era fidanzato e per quanto sopportasse poco Mirlo, non le avrebbe mai fatto un torto simile se fosse stata più lucida. Quel bacio doveva rimanere la trasgressione di una sera, un momento fugace a sancire ciò che non sarebbe mai potuto essere. Sperò che il beverone di Bright avesse fatto effetto su Shade; rimanere l’unica superstite dell’incidente le avrebbe permesso di non offuscare un ricordo tanto bello con la paura di un confronto con lui; le avrebbe permesso di conservare quel prezioso tesoro nel suo cuore e lasciarlo immacolato. Non avrebbe mai dimenticato le sue labbra, le sue mani su di lei, il suo sapore e il profumo di bagnoschiuma sbiadito dagli eccessi della serata.
Tirò sul filtro, inspirando rumorosamente. Sospirò e appoggiò la schiena al muro dietro di sé. Nei messaggi che si era scambiata in quei giorni con le sue amiche per carpire informazioni non era mai saltato fuori nulla; anzi, le avevano detto che Shade era dispiaciuto della sua assenza ma che si comportava normalmente. Anche con Mirlo non c’erano stati cambiamenti se non che, come sempre in sua assenza, lei sembrava più rilassata. Forse davvero il Ragazzo di Tokyo non si ricordava nulla.
Altezza svoltò nella via che dava sul retro dell’edificio e si salutarono con un cenno mentre si avvicinava. Fine guardò con invidia la divisa scolastica e il sorriso sognante – sintomo che si era da poco separata da Auler - che la sua amica sfoggiava.
- Camelot si è sbizzarrita oggi. -, commentò la bionda fermandosi di fronte a lei con un ghigno divertito.
Fine guardò schifata il costume della giornata – uno stretto e corto yukata per festeggiare l’inizio dell’estate - e le fece un gesto di stizza.
- Odio saltare tanti giorni di scuola di seguito. –
La bionda frugò nella borsa e ne estrasse dei quaderni.
- Questi sono gli ultimi appunti. Consegnameli pure mercoledì quando torni. –
- Tutto bene? –
L’amica si strinse nelle spalle e sfoderò un sorrisetto divertito.
- Shade sta bene. Nulla di strano. È successo qualcosa per caso? –
Fine scosse la testa e lasciò cadere l’argomento.
- Il resto? –
Altezza si fece subito seria.
- Stamattina una ragazzina di prima mi ha mandato questa foto. –
Tirò fuori il telefono dalla tasca della gonna e caricò l’immagine. Fine prese in mano l’aggeggio e scrutò attentamente lo schermo.
- È lei, non ci sono dubbi. –
- Ma cosa ci fa sul retro della scuola con quei ragazzi? –
- Per non parlare di sabato sera. –
Altezza incrociò le braccia al petto.
Durante la serata al Carma era stata avvicinata da una sua conoscente che le aveva mostrato un video in cui Mirlo veniva ripresa nei pressi di un altro famoso locale della città; tutti avevano sentito quando la ragazza in mensa aveva giustificato la sua assenza perché doveva fare la babysitter.
- Cosa ne pensi? -, domandò alla rossa che prese un lungo respiro dalla sigaretta.
- Sicuramente gli sta mentendo. Forse lo tradisce ma penso che ci sia anche dell’altro. Quella zona appartiene alla mia vecchia banda e non è una casualità. –
- Cosa vuoi fare? –
Fine arricciò una ciocca di capelli, distratta.
- Se le cose stanno come penso, Mirlo è solo una pedina ma bisogna comunque procedere con cautela. Comunque, Shade ormai è uno di noi e dobbiamo proteggerlo. –
- Finalmente ti sei decisa. –
La ragazza guardò brevemente Altezza negli occhi. Poi, sorrise.
- Non posso più fare finta di nulla. –
La bionda si aprì in un’espressione vittoriosa.
- Aspettavo questo momento da mesi ormai! Quella sgualdrina è un parassita. –
Fine scoppiò a ridere e le fece l’occhiolino. Tirò l’ultimo respiro di nicotina e buttò la stecca a terra, spegnendola con il tacco dell’elegante scarpa.
- Spero che Lione sia d’accordo. In ogni caso, prima bisogna capire che cosa sta succedendo poi valuteremo cosa fare. –
- La chiamo immediatamente. -
Altezza adorava la sua migliore amica per tanti motivi ma se c’era una cosa che non rimpiangeva della vecchia Fine, era l’ingenuità. Fine aveva deciso di giocare le sue carte e non vedeva l’ora di scoprire come sarebbero andate a finire le cose. Ovviamente, faceva il tifo per lei.
 
 
Una figura incappucciata stava seguendo due ragazzi che passeggiavano mano nella mano. Si teneva a una distanza di una decina di metri, mimetizzandosi in mezzo alla folla. Li vide scambiarsi qualche battuta: lei si distraeva facilmente, soprattutto guardando il telefono ma lui richiamava insistente la sua attenzione.
Fine sospirò sul filtro della sigaretta che non aveva resistito ad accendere. Non amava spiare le persone, soprattutto quando si trattava di un suo amico, ma la situazione era critica.
Era tornata a scuola quella mattina e Shade non aveva mostrato particolari segni di disagio nei suoi confronti, sintomo che il tanto trastullato bacio era stato invece da lui dimenticato. Fine si era sentita sollevata, ma aveva il sentore che comunque c’era qualcosa che non andava.
A primo impatto tra Mirlo e Shade sembrava non essere cambiato nulla ma aveva notato distintamente che lui non sembrava più così interessato a lei; non era semplice rassegnazione allo strano atteggiamento della castana ma anche indifferenza. Era incredula al pensiero che Mirlo si fosse giocata la sua occasione con Shade; si era messa a ridere ripensando a quanto quella sgualdrina avesse faticato ad allontanarlo da lei. Comunque, la rossa si era sentita meno in colpa nel cominciare a tenerla d’occhio nell’attesa di coglierla con le mani nel sacco.
L’operazione SST – Sgualdrina Sotto Tiro, come aveva deciso di nominarla Altezza - era cominciata subito dopo la visita della biondina al locale di Camelot e ognuna di loro aveva dato il proprio meglio. Lione e Sophie si erano ingegniate per cercare di mettere insieme le abitudini di Mirlo e un prospetto dei suoi impegni dopo la scuola. Erano riuscite a spiare la sua agenda e Lione aveva notato che quel mercoledì sua cugina avrebbe avuto un incontro dal parrucchiere. Sapendo fin troppo bene che Mirlo si faceva tagliare i capelli solo da sua zia, aveva allarmato le amiche. Altre note erano segnate e non trovavano riscontro, per cui la loro attenzione si era spostata su quelle incongruenze. Altezza aveva, poi, sguinzagliato le sue fedeli informatrici che attraverso il blog l’aggiornavano sugli spostamenti di Mirlo. Fine, approfittando della settimana di pausa concessa da Camelot dopo la sgobbata che l’aveva tenuta lontana da scuola, si era data disponibile per pedinarla direttamente quel mercoledì.
Mirlo si allungò per dare un bacio sulle labbra a Shade e gli rivolse un sorriso dolce, convincendosi a mettere via il cellulare che aveva guardato fino a quel momento. Lui sembrò rilassarsi appena. Le avvolse le spalle in un abbraccio impacciato. Camminarono così ancora per qualche isolato, fino a separarsi davanti a casa di lei. Li vide scambiarsi qualche battuta e un saluto. Poi, il ragazzo sparì, proseguendo oltre. Lei entrò in casa.
Fine seguì la figura di Shade che si allontanava lungo la via: le mani erano nelle tasche dei pantaloni e le spalle basse, date dai pensieri e dall’ennesima delusione che doveva aver ricevuto. Le si strinse il cuore.
Per una buona mezz’ora non successe nulla. Fine sapeva però di dover essere paziente. Infatti, Mirlo ricomparve sulla soglia di casa, vestita con una comoda tuta e un cappellino. Cominciò a correre e la rossa la seguì con passo veloce tra le vie del quartiere. Alla fine, arrivarono nei pressi di una scuola, in una via isolata dietro ai campi da gioco abbandonati e circondati da una rete. Un cancello era accostato. La ragazza vi entrò senza esitazione, sintomo che non era la prima volta che accadeva. La vide proseguire verso gli spogliatoi e bussare. Sulla porta comparve un ragazzo e Fine lo riconobbe all’istante. Sentì il respiro accelerare. Si appiattì contro il muro dietro cui era nascosta e con mani tremanti si sfregò il viso, sconvolta. Cercò di riprendere fiato mentre i ricordi, invece, tornavano fastidiosi nella sua mente. Non riusciva a capire come potessero conoscersi, ma il loro incontro significava una cosa sola e non era ciò che si aspettava di scoprire. Con un minimo di lucidità, estrasse il telefono dalla tasca e aprì l’applicazione per scattare le foto. Il giovane si spostò dall’ingresso per permettere a Mirlo di entrare. Poi, la porta si chiuse alle loro spalle.
Rimase ad aspettare sperando che ricomparissero ma dopotutto aveva raccolto abbastanza prove e aveva decisamente bisogno di calmarsi. Aggredì la sigaretta con le labbra trovando, comunque, poco conforto a quello che aveva scoperto – dall’averlo rivisto -. Fece scorrere le immagini nella galleria, dubbiosa e amareggiata. Era un gran casino.
Uscì dal suo nascondiglio e dopo diversi minuto di cammino ritornò sulla via principale della città. Si tolse il cappuccio dello spolverino nero che aveva indossato per non farsi riconoscere. I suoi lunghi capelli rossi le ricaddero sulle spalle e alcuni ragazzi si voltarono a guardarla; le lanciarono un fischio di approvazione. Fine si girò e lanciò loro un medio. Poi, prese il cellulare e selezionò con dita tremanti il solito numero.
- Lio, a casa di Altezza tra dieci minuti. Chiama anche Sophie. –
Le riattaccò il telefono senza lasciarle il tempo di parlare e si diresse con passo svelto verso casa Jewel.
 
 
Shade camminava tranquillo e pensieroso in una delle vie parallele in mezzo alle abitazioni. Era una zona poco raccomandata della città ma andando in quella direzione accorciava la strada per tornare a casa. Aveva bisogno di una bibita fresca, di un condizionatore contro il caldo infernale di fine giugno e di riflettere nella solitudine e nella pace della sua camera. Un enorme tarlo stava mangiando le sinapsi del suo cervello, ingrandendosi a vista d’occhio. Aveva baciato Fine ed era l’unico pensiero sensato e casto che riusciva a formulare. Diede un mezzo urlo, trovandosi solo in un vecchio parco giochi. Le altalene oscillavano alla spinta di un leggero venticello estivo che rinfrescò il viso del cobalto. Aveva combinato un casino. Eppure, il pensiero di dover affrontare le conseguenze di quel gesto l’aveva fatto desistere nell’alimentare la minima speranza che era nata in lui, soprattutto quando Fine aveva ricambiato il bacio. Era meglio per tutti fare finta di niente. Primo, faticava ancora a realizzare di avere una cotta per Fine. L’aveva baciata per tanti motivi ma la sensazione che aveva provato era stata unica; era un sintomo fin troppo chiaro. Secondo, sospettava che Bright fosse ancora innamorato di lei e non voleva deludere il suo migliore amico. Terzo, era fidanzato e quel bacio rientrava nella categoria ‘tradimenti’; e come se non bastasse, aveva tradito la sua ragazza con quella che Mirlo considerava il diavolo in terra, la tentazione fatta a persona, la causa dei mali del mondo (soprattutto per la loro coppia). Effettivamente, le labbra di Fine lo avevano condotto sulla via del peccato perché ora non sapeva proprio più come tornare indietro, come cancellare quel ricordo. Forse avrebbe fatto meglio a bere di più. Meglio vomitare che fare cazzate.
 
E poi, perché diavolo mi ricordavo ogni cosa?
Sarebbe stato più semplice se il beverone di Bright avesse fatto effetto come promesso.
Stupido Bright.
 
Infine, la sopracitata fidanzata continuava a essere distaccata e fredda nei suoi confronti. Ciò andava a fomentare la rabbia che provava, il desiderio di chiudere definitivamente la loro relazione, e smorzava il senso di colpa su quel bacio che, davvero, gli era piaciuto molto.
Un singhiozzo ruppe le sue turbe mentali e il ragazzo si guardò attorno per capire da dove provenisse. Al centro di una sabbionaia c’era un enorme scivolo di legno e sotto di esso era accucciata una bambina che tracciava con le esili dita dei ghirigori sulla sabbia. Gli enormi occhi azzurri producevano piccole lacrime che si asciugava con gesti di stizza nervosi, tirando su con il naso. Shade decise di avvicinarsi.
- Ehi... -, pronunciò candidamente, per non spaventarla. – Cosa succede? Stai bene? –
La piccola alzò lo sguardo sul ragazzo, sorpresa. Fu solo un secondo perché la sua espressione si tramutò in sospettosa. Aveva smesso di piangere.
 
Era una bambina davvero graziosa. Portava lunghi capelli turchesi legati in una coda alta e indossava una divisa alla marinara blu e bianca. Aveva circa sette anni, come mia sorella Milky. Qualcosa in quello sguardo determinato e fiero m’incuriosiva. Provai subito simpatia per lei.
 
- Sei una persona cattiva? Non ho nulla da darti. Lasciami stare. –
 
Certo non erano parole comuni da sentire sulla bocca di una bambina.
 
- Certo che no! -, spiegò subito il cobalto. – Ti ho visto piangere e pensavo ti fossi fatta male. Ti serve una mano? -
A quelle parole, le sue labbra sottili s’incurvarono in un sorriso gioioso. Scattò in piedi e buttò le braccia al collo di Shade.
- Sei un principe vero? È da tanto che ti aspettavo! –
 
Che cambiamento…
 
Shade allontanò gentilmente la piccola.
- Di che stai parlando? –
La bambina gli diede una gomitata affettuosa sulla spalla.
- Sei il mio principe! Ti ho sognato stanotte! Mi hai detto che saresti arrivato! –, affermava sicura e con troppo entusiasmo la turchina.
Shade si mise a ridere.
- Fammi capire. Stanotte hai sognato il tuo principe azzurro… –
La bimba annuì concentrata, contenta che qualcuno la prendesse sul serio.
- … e ti ha detto di venire in questo parchetto isolato? È un posto un po’ pericoloso, non trovi?-
- No, mi hai solo detto che mi avresti raggiunto ovunque fossi andata. Mi trovo qui perché ho litigato con la mia sorellona. Le avevo detto che saresti arrivato e lei non mi ha creduto. Non vedo l’ora di andare nel tuo regno. Ho anche portato la macchina fotografica per fare vedere a quell’antipatica che ho ragione. –, e mostrò l’aggeggio, ben nascosto in una tracolla abbandonata sulla schiena.
- Il mio regno? –
- Il Regno della Luna! –, rispose con ovvietà la piccola. – So tutto di te principe… Non so come ti chiami. –
Il cobalto le sorrise teneramente.
- Shade. –
La bimba gli ributtò le braccia al collo.
- Sei più bello di persona che nei miei sogni! –
Shade ridacchiò.
- E qual è il tuo nome principessa?-
- Rein! –
- Principessa Rein, è ora che ti porti a casa. –
Il ragazzo si alzò e le fece un profondo inchino, porgendole la mano. Rein l’afferrò all’istante e cominciò a guidarlo per uscire dal parco e andare verso casa.
- Quindi non andiamo nel tuo regno? -, chiese un po’ delusa.
- Non ancora, mi spiace. Prima devo chiedere il permesso ai tuoi genitori. –
La bambina si rabbuiò.
- I miei genitori sono molto lontani. –, e guardò verso il cielo. – Però c’è la mia Onee-chan! Anche se abbiamo litigato, vedendoti non potrà fare altro che ammettere che ho ragione e darci il permesso. –
- Va bene, appena arriviamo a casa tua le parlerò. –
 
La mia vera intenzione era sgridarla.
Era un’incosciente a lasciare da sola in un parchetto una bambina di sette anni.
Chissà che le sarebbe successo se non fossi intervenuto!
 
- Di qui, Principe! – urlò, tirandolo in un vicolo buio.
Sbucarono in una stradina periferica su cui si affacciavano vecchie machiya, le case tradizionali giapponesi. Fuori da uno strano locale, un’anziana donna dai capelli cotonati e vestiti eleganti si guardava attorno preoccupata. Appena vide la bambina mano nella mano con Shade, sorrise e si portò una mano al petto, sospirando sollevata.
- Dov’eri finta? –, sbraitò.
- Ho trovato il principe, Cam! –, lasciò il ragazzo e corse incontro all’anziana che la prese in braccio.
Shade le raggiunse e sorrise alla signora. La bimba lo indicò con un ditino, tutta impettita.
- Lui è il Principe della Luna. –
- Principe Shade al vostro servizio. –, e prese la mano dell’anziana lasciandole un casto bacio sul dorso.
La donna rise di gusto.
- Beh, bambina mia, sei stata proprio fortunata a trovare questo bel giovanotto! –
L’azzurra sorrise.
- Non me lo rubare, mi raccomando! È arrivata la sorellona? –
Rein infilò la testa oltre la tenda che dominava l'ingresso. Non c’erano finestre sull’esterno e l’insegna sulla porta dichiarava che era un maid cafè.
 
Come si può crescere una bambina in un maid cafè?
Forse sua sorella era una maid?
 
La bambina scomparve all’interno del locale, mentre la donna lo ringraziava.
- Grazie per avermi riportato la bambina. Ogni tanto scompare e non riusciamo più a trovarla. Fa venire degli attacchi di cuore sia a me che a sua sorella. È sempre nel mondo nelle nuvole. Ma credo che sia normale per la sua età. –
- Si figuri signora. Stava piangendo in un parchetto abbandonato. Non potevo passarle accanto e far finta di niente. Poi ho una sorella della stessa età, sono abituato a questo genere di giochi. -
 
Anche se per Milky ero più un mostro o un cavallo che un principe.
 
Rein uscì dall’edificio con una smorfia di delusione.
- Onee-chan non c’è! –
- Su Rein, arriverà presto! Le ho chiesto di fare un turno extra e dovrebbe cominciare tra poco. -
 
 Come immaginavo.
 
Rein sorrise.
- Tanto ora c’è il principe Shade che mi farà compagnia. –
- In realtà ora dovrei andare. –
La piccola mise il broncio e lo guardò con i suoi occhioni azzurri.
- Però verrai a trovarmi? –
- Certo. -
Rein esplose in un urlo selvaggio coinvolgendo anche un vecchio signore che usciva dal locale.
- Ehi, che succede? –
- Signor Omendo! Il principe mi verrà a trovare! –
- Ma che notizia stupenda, cara! –, lanciò uno sguardo complice alla vecchia signora.
– Arrivederci Camelot, a domani. Ciao Rein. –, e si allontanò fischiettando.
- Ora è meglio che vada anch’io. A presto principessa Rein. -
I due si salutarono e Shade si allontanò sorridendo, sollevato. Quell’incontro gli aveva fatto bene. Finalmente qualcuno che lo considerava come si meritava: un principe.
 
E forse era anche giunta l’ora di scollarmi di dosso chi non mi rendeva felice e non mi apprezzava.






 
Angolo dell'autrice!
Eccomi qua, in ritardo perchè mi ero proprio dimenticata di aggiornate... non so, questa settimana è volata! Ho ripreso a lavorare in modalità a distanza e ho avuto delle pratiche da fare: cose noiose da donna adulta insomma! Ahahha Giovedì prossimo vedrò di essere puntualissima.
Allora, vi pongo all'attenzione questo capitolo che sembra banale, già letto quasi per chi aveva conosciuto la versione precedente, ma fondamentale. 
Nonostante il famoso bacio, che mi sono divertita da morire a scrivere, finiamo nel clichè del "io ricordo, lui ricorda?". Si, anche Shade ricorda ma è troppo codardo per affrontare le conseguenze e Fine non si vuole illudere più del dovuto; la capisco dopotutto. Devo dire che inserire questo elemento non era fondamentale ai fini della trama che avrebbe potuto decollare senza un tale inconveiente ma per voi (spoiler alert!) voleva dire aspettare ancora dieci capitoli prima di vedere dei cambiamenti nel loro rapporto. Mi avreste ucciso, altrimenti. No, beh, ci stava sto bacio eh, ci fa sognare un po' a tutte ma non aspettatevi grandi rivoluzioni... godetevi il momento, le loro turbe mentali e basta ahahah 
Quanto sono cariucci, però? Per ora è stata una questione di attrazione fisica che, innegabilmente c'è sempre stata tra di loro, e forse Shade provicchia qualcosa ma è un sentimento tiepido. Voi cosa ne pensate?
La seconda nota che mi sento di fare è sull'Operazione SST: da qui ci discostiamo dalla trama originaria in maniera definitivia e si comincia a fare sul serio. Accanto alla vita scolastica e agli amori adolescenziali, Mirlo darà parecchio da fare alla nostra girl squad preferita. Cosa pensate abbia combinato? E chi è il misterioso ragazzo che anche Fine conosce? 
Infine, praticamente intatto dalla versione originale, rimane il primo incontro tra Rein e Shade: quella bambina riuscirà dove la sorella manca cioè palpare Shade, abbracciarlo, spaparanzarselo e adorarlo. Anche questo incontro era fondamentale ai fini della trama. 
Vi lascio e spero abbiate voglia di lasciarmi qualche recensione.
Un abbraccio,
Dreamer In Love 

 

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Capitolo 18
*** 18. Preparativi ***


18.
Preparativi

- Un pessimo manuale di sopravvivenza -
 
L’ennesimo messaggio produsse una vibrazione che in contatto con il comodino risultava un rumore antipatico e sgraziato. Shade si rigirò nel letto, seccato, e allungò un braccio per afferrare il cellulare. La luce del sole di quel lunedì mattina che filtrava dalle finestre non rese troppo fastidiosa l’accensione dello schermo. Le notifiche provenivano dalla chat di gruppo; Mirlo non si era nemmeno degnata di mandargli la buonanotte la sera prima. Aprì i messaggi per capire di cosa si trattasse. Lione stava organizzando una gita in montagna per il compleanno di Fine, il 4 luglio. Volevano andare nello stesso luogo in cui l’anno prima avevano festeggiato e dormire in tenda sotto le stelle. Fine tentava di convincere gli amici che non era necessario fare qualcosa per il suo compleanno ma ovviamente nessuno le dava retta. In un’altra chat, Altezza cercava di capire cosa regalare alla ragazza dai capelli rossi: ognuno diceva la sua, non si riusciva a trovare un accordo e il budget era limitato. Scrisse velocemente cosa pensava. Indugiò sul contatto di Mirlo, nel dubbio se scriverle qualcosa o lasciare stare. Decise di essere sincero: aveva bisogno di parlarle e le dava appuntamento. Si alzò per andare a fare colazione. Scese le scale trascinando i piedi. I rumori provenienti dal piano terra indicavano che la casa era già in fermento.
Una bambina dai capelli rosa era seduta in cucina a mangiare i suoi cereali mentre la madre armeggiava con le padelle.
- Buongiorno a tutti. –, bofonchiò il cobalto con uno sbadiglio.
Maria gli rivolse un dolce sorriso.
- Stavo per venire a chiamarti tesoro. Non hai sentito la sveglia? -
Sua sorella, invece, gli fece una linguaccia.
- Ti sembra questa l’ora di alzarti? –
- Sei la solita maestrina. -, le disse il ragazzo posandogli un bacio umido sulla guancia.
Milky si strofinò il viso con un verso disgustato, guardando accigliata il fratello che salutava con un abbraccio la madre.
- Devo averla spenta nel dormiveglia. Ho fatto fatica a dormire. -
- Ultimamente stai sveglio fino a tardi. –, costatò la più grande e il figlio si sedette sullo sgabello della penisola. 
- Pensieri. -, rispose asciutto Shade e fece una smorfia guardando l’orologio che segnava le otto: effettivamente si era svegliato in ritardo rispetto al solito; diede un’alzata di spalle.
- Ah! Problemi di cuore… -, commentò con volto sognante Maria e il cobalto la liquidò con un gesto di stizza, facendola scoppiare a ridere.
Rubò la tazza dei cereali alla sorella e cominciò a sgranocchiare. Le proteste di Milky arrivarono immediate.
- Orco terribile! Non rubare il mio cibo. -
 
Che esserino fastidioso la mia sorellina adorata. Com’era possibile essere così energici la mattina?!
 
A un tratto sgranò gli occhi.
- Milky… dove hai trovato quella divisa? –
La piccola mise il broncio.
- Non l’ho trovata da nessuna parte. È la mia divisa scolastica! –
Maria s’intromise nella discussione.
- Come mai l’hai chiesto Shade? –
Shade immerse il viso nei cereali, pensieroso.
- Ho conosciuto una bambina settimana scorsa che portava proprio quei vestiti. -
A Milky s’illuminarono gli occhi.
- Magari è una mia compagnia! Come si chiama? –
- Rein. –
La bambina dai capelli rosa sorrise raggiante.
 
 
Shade sospirò infastidito masticando avidamente la sua seconda colazione. Il croissant caldo alla cioccolata alleviò la delusione ma il pensiero lucido che tutto stava andando a rotoli non trovava nessun conforto. Di nuovo, Mirlo non si era fatta vedere all’appuntamento che le aveva dato, lasciandolo solo sulla strada verso la scuola. Lo stava platealmente evitando, a maggior ragione ora che aveva mostrato l’intenzione di lasciarla. Non capiva il senso di prolungare la loro squallida relazione, l’agonia di quell’equilibrio precario che era diventata la loro storia. Sbuffò.
 
In quel momento non riuscivo proprio a capire cosa ci avessi trovato in lei.
 
- Dovresti smetterla di mangiare porcherie. Tutti gli sforzi di Auler e Bright saranno vani altrimenti. -, lo rimbeccò all’improvviso una voce fin troppo conosciuta.
Shade notò la compagna di scuola seduta sul solito muretto e gli nacque spontaneo un sorriso sulle labbra.
 
Era straordinario il potere che aveva su di me la sua sola presenza.
 
Accelerò il passo per andarle incontro e Fine si alzò per proseguire insieme la strada.
- Anche tu dovresti smetterla con quella porcheria. -, l’apostrofò il cobalto.
Fine si tolse la sigaretta dalle labbra e guardò distrattamente la stecca. Poi, alzò le spalle.
- Sono nervosa. –
- Un po’ troppo spesso ultimamente. Che esempio dai agli altri studenti? –
Lei sorrise apertamente, una punta di malizia le attraversò le iridi chiare.
- Forse hai ragione ma la mia indole da cattiva ragazza è difficile da sopire. –
- La sigaretta è sopravvalutata. Vuoi mettere con un orsacchiotto e un lecca-lecca? –
Shade aveva scoperto dai loro amici che Fine aveva l’abitudine, quando frequentava l’asilo, di trascinarsi dietro un piccolo coniglio di pezza di nome Poomo e che non mancava mai di portarsi un lecca-lecca. Lione gli aveva anche promesso, segretamente, di fargli vedere una foto in cui era ritratta in quel modo.
La rossa roteò gli occhi spazientita, e gli diede una gomitata.
- Dovresti prendermi più sul serio. Devo darti una rinfrescata su quanto sia pericolosa? –
Lui alzò le mani in segno di resa.
- I ragazzi devono smetterla di raccontarti queste cose. -, borbottò ancora seccata la giovane.
- Quindi questo fine settimana è il tuo compleanno, eh? –, cambiò argomento Shade, sorridendo divertito.
Fine scosse la testa, afflitta.
- Non ricordarmelo per favore. Chissà cosa stanno architettando quelli là. –
Shade rise.
- Puoi biasimarli? Ti vogliono bene. –
La ragazza assunse un cipiglio saccente e lo guardò attenta.
- So che sei loro complice. L’anno scorso mi hanno portata al luna park e mi hanno costretta a fare la foto in braccio alla mascotte del parco. Sento che stavolta, grazie al tuo contributo, sarà ancora peggiore. –
A Shade brillarono gli occhi.
- Voglio subito vedere quella foto. –
Tirò fuori il telefono e cominciò a digitare sul gruppo; la ragazza cercava di prendergli l’aggeggio dalle mani per impedirlo, insultando e picchiando. Riuscì ad afferrare la sua preda e, soddisfatta, nascose il cellulare nella tasca della gonna. Shade sospirò alzando gli occhi al cielo.
- Va bene, mi arrendo. Avevi in mente qualcosa di meglio per caso? -, riprese la discussione Shade. – Un rave party o il calumet della pace? –
- Una semplice serata al karaoke? -, tentò la rossa ignorando con uno sbuffo il tono ironico del ragazzo.
Il cobalto sgranò gli occhi e scoppiò a ridere.
- Questa non me l’aspettavo da te Tigre rossa. Adesso sono troppo curioso di sentirti cantare. Datemi un microfono!  –
Il calcio nel ginocchio per aver usato quel nome e averla presa nuovamente in giro arrivò immediato e per poco il giovane non si ritrovò con il naso spiattellato sull’asfalto. Stavano attraversarono in quel momento i cancelli della scuola e si diressero verso gli armadietti delle scarpe.
- Come mai hai chiesto di tornare durante la mattinata domenica? Bright mi aveva già sfidato a chi pescava più trote… -
 
Non resistetti a chiederlo.
Durante la conversazione avvenuta tramite messaggio, Fine aveva chiaramente fatto capire che nel pomeriggio doveva essere a casa.
Oltre a sapere che si occupava di sua sorella, la vita di Fine al di fuori della scuola era ancora un mistero per me.
Avevo provato a più riprese a chiedere notizie a Lione e ad Altezza ma non avevano mai voluto sbilanciarsi. Per quanto riguarda Bright, Auler e Sophie ero giunto alla conclusione che di molte cose non venissero nemmeno informati.
 
Fine abbassò immediatamente lo sguardo a quella domanda e si passò una ciocca dietro l’orecchio.
- Devo andare al cimitero. -, rispose laconica e accelerò il passo fino allo scompartimento con il suo nome.
Il volto di Fine era irrigidito e i movimenti nervosi; nel tragitto, buttò la sigaretta a terra per spegnerla con il tacco della scarpa da ginnastica e raccolse la cicca per buttarla nel cestino.
Shade, invece, si ritrovò a tossire sull’ultimo pezzo di croissant che gli si era fermato in gola alle parole della giovane.
 
Pensavo di essere un genio dello spionaggio e invece ero solo il solito idiota patentato.
 
Shade la seguì immediatamente – ancora livido dalla mancanza di ossigeno - e appoggiandosi all’armadio guardò apprensivo la compagna che si sfilava le scarpe.
- Scusami. -, disse solo. – Non ci ho pensato. –
La rossa alzò le spalle ma non si azzardò a guardarlo. Il Ragazzo di Tokyo le si fece più vicino e le sfiorò il braccio con le dita. Le accarezzò la mano e l’afferrò saldamente. La giovane non potè fare altro che prestargli attenzione. I loro occhi s’incrociarono: quelli cremisi erano lucidi di pianto ma l’espressione tradiva la sorpresa per quel contatto che, nonostante tutto, le faceva effetto.
 
E io non avevo valutato quanto potesse essere pericoloso e azzardato quel gesto.
Come potevo anche solo aver pensato che fare finta di niente, barricare i miei sentimenti per lei dietro le solite schermaglie, potesse bastare ad archiviare la portata di quel bacio: descriverlo come uno tsunami che aveva devastato ogni mia certezza e smosso la mia anima non era sufficiente.
 
Trasalirono entrambi, allontanandosi come se avessero preso la scossa. Rimasero per diversi secondi a fissarsi: lui non sapeva mettere insieme una frase sensata che non tradisse il suo imbarazzo e il desiderio struggente che lo dilaniava di baciarla ancora; lei era combattuta tra la necessità di sapere se quelle sensazioni erano solo a senso unico – se lui ricordava quel bacio - e la voglia di fuggire in un posto sicuro, lontano da quei pericolosi occhi cobalto.
 
Come insegnava ogni buon manuale di sopravvivenza, nel dubbio su cosa fare bisognava crollare a terra e fingersi morti…
 
- Ma la foto che dicevi prima l’hai fatta con la mascotte del parco a tema sesso? –
Fine sgranò gli occhi e diventò paonazza. Chiuse il suo armadietto delle scarpe con forza - il rumore fece girare diverse teste – e ancora più impettita si avviò velocemente verso la sua classe. Tutto questo non prima di aver dichiarato con tono chiaro e perentorio: “Idiota!” al suo interlocutore.
 
 
Shade annuiva concitato a tutto quello che la sua fidanzata gli diceva, cercando di non prestare attenzione al resto del tavolo e soprattutto a una certa ragazza dai capelli rossi che, fortunatamente, sedeva nel lato opposto al loro.
 
Per la prima volta in quei giorni ero contento che Mirlo si fosse fatta viva. Mi aveva evitato un pranzo in mensa imbarazzante.
 
- Mi dispiace Shade ma oggi sono impegnata. Di che cosa volevi parlarmi? –
- Sarebbe meglio essere da soli, Mirlo. Vorrà dire che rimanderemo a settimana prossima. Che cosa hai da fare questa volta? –
La castana sbuffò a quelle parole ma un leggero sorriso tradiva il suo sollievo per aver rimandato la famosa chiacchierata. Era ancora in tempo per rimediare. Aveva capito fin troppo bene le intenzioni di Shade e non voleva dare la soddisfazione a Fine di averlo di nuovo sentimentalmente disponibile. Poi, come il resto del tavolo, aveva notato che tra quei due c'era della tensione. Decise che non le importava troppo sapere cosa fosse successo e godersi quel clima lugubre tra Shade e Fine. Ovviamente, sarebbe andato a suo vantaggio.
- Devo studiare e occuparmi di mio fratello. In più mi sono messa d’accordo con le mie compagne della Sendagaja. Ci vediamo per una merenda in centro. –
Quelle parole furono intercettate da quattro paia di orecchie e Altezza si schiarì tatticamente la voce.
- Ti senti ancora con loro? –
Mirlo si voltò con un cipiglio scocciato verso la sua interlocutrice.
- Certo, ho qualche amica con cui sono rimasta in contatto. Andiamo nel nuovo locale vicino alla stazione. Abbiamo sentito dire che i butler sono davvero carini. –
Fine si strozzò con l’acqua che stava bevendo; cominciò a tossire rumorosamente mentre Bright cercava di aiutarla dandole pacche sulla schiena. Lione le lanciò un’occhiata preoccupata ma sorrise alla cugina.
- È un locale originale. Noi ci siamo state ieri pomeriggio, vero ragazze? –
La bionda annuì concitata e Sophie congiunse le mani al petto.
- Sono vestiti così elegantemente. Ci siamo sentite delle vere principesse. –
Una mano batté sul tavolo.
- Sono meglio i maid cafè. -, dichiarò la rossa con la voce ancora affaticata.
Lione e Altezza scoppiarono a ridere mentre i loro amici non capivano cosa ci fosse di così divertente.
- Cosa sarebbero i butler? -, domandò Auler, ancora confuso.
- Sono camerieri maschi. I butler’s cafè sono pensati per una clientela prettamente femminile. -, spiegò Mirlo agli uomini del tavolo che non s’intendevano di quelle cose.
 
Mi finsi stupito, ma la mia conoscenza sul tema era dipesa da una dettagliata pagina web che mi aveva rivelato tutti i segreti di quel mondo.
Avevo visto giusto: il giorno prima la piccola Rein mi aveva raccontato che c’era agitazione tra le cameriere e Camelot proprio per l’apertura del nuovo locale che avrebbe fatto loro concorrenza. La signora in questione, quando avevo riportato a casa la bambina, mi aveva detto di aver già provveduto ad informarsi sulla natura del nuovo maid. Quelle informazioni, unite allo strano atteggiamento della rossa e alle coincidenze di quel discorso, mi fecero riflettere. 
 
Il rumore stridulo della sedia trascinata sul pavimento li fece girare tutti verso la ragazza dai capelli rossi che si alzava trafelata. Il cellulare nella mano destra aveva lo schermo illuminato per una chiamata in arrivo. Si fiondò fuori dalla mensa afferrando la borsa con i libri. Lione e Altezza le andarono subito dietro.
Nel corridoio vuoto, Fine portò l’apparecchio elettronico all’orecchio e rimase in silenzio ad ascoltare la voce dall’altra parte del ricevitore. La rossa scambiò poche battute sotto lo sguardo preoccupato delle amiche.
- Devo andare. -, dichiarò nel riattaccare. – Riuscite a coprirmi? –
- Certo, Fine. Non preoccuparti. -, la tranquillizzò Lione.
- Hai deciso cosa fare con Mirlo? -, l’apostrofò invece Altezza, impaziente.
Fine alzò un sopracciglio e guardò scocciata l’amica.
- Avete sentito anche voi: lui vuole parlarle. Sono sicura voglia lasciarla. –
- Cosa te lo fa pensare? L’ha detto lui? –
La giovane distolse lo sguardo e si appoggiò alla parete dietro di lei, cominciando a giocare con una ciocca di capelli.
Lione e Altezza si scambiarono un’occhiata eloquente e si fecero più vicine.
- È successo qualcosa tra te e Shade? –
- No! -, rispose subito ma sotto le espressioni attente delle compagne si strinse nelle spalle. – Non lo so… Ma non centra nulla con quello che sappiamo. Non voglio essere io la causa della loro separazione. Mirlo non merita Shade, è vero, ma ha rovinato tutto da sola. Se invece intervenissimo, troverebbe il modo per incolparci. Aspetteremo ancora qualche giorno. –
Altezza sospirò rumorosamente e sorrise all’amica.
- Hai ragione. C’è il rischio che Shade se la prenda anche con noi. E noi non vogliamo che Shade si arrabbi, vero? -, la punzecchio la bionda.
Anche la ragazza dai capelli rossi si sciolse appena. Le diede uno spintone scherzoso.
- Ora vado, altrimenti quella strega troverà qualcosa di cui lamentarsi. –
- Saluta Camelot. -, le disse Lione prima di stringerla in un abbraccio.
Fine si rilassò tra le braccia dell’arancio. Sapevano sempre cosa dirle, come farla sentire meglio, rispettando però i suoi spazi. Si sentiva così fortunata ad avere accanto quelle due splendide donne. Si congedò con un sorriso sincero per poi avviarsi verso la sala professori.
 






Eccomi! 
Questa volta mi sono ricordata di pubblicare puntualissima! Sono davvero contenta che stiate seguendo così in tanti questa storia; mi piacerebbe rivecere anche qualche recensione, giusto per capire cosa ne pensate. Fate questo piccolo sforzo, plz! 
Comuqnue non c'è molto da dichiarare. Shade si è stufato di Mirlo e stacercando il modo migliore di lasciarla. Con Fine ormai la chimica è alle stelle ma tutti e due sono timorosi dei propri sentimenti. In più non sono giorni troppo felici per la nostra amata protagonista perchè, vi ricordo, che i genitori sono morti proprio il giorno del suo compleanno. Nonostante ciò, i ragazzi vogliono festeggiare e nel prossimo capitolo entreremo nel merito della gita in montagna. 
A giovedì prossimo e un bacione enorme, 
Dreamer In Love

 

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Capitolo 19
*** 19. Il compleanno ***


19.
Il compleanno

- Vorrei e potrei -
 
Si trovarono alla stazione dei pullman all’alba di un afoso sabato mattina. Tutti avevano con sé uno zainetto per il cambio e gli uomini tenevano sulle spalle anche l’attrezzatura da pesca e le tende. Solo Altezza aveva pensato che per un’escursione in montagna ci volesse un pratico trolley ma il suo moroso si era incaricato di occuparsene. Shade guardò distrattamente Mirlo che gli si era incollata al braccio e sbuffò, cercando di ascoltare la conversazione degli altri. Dopo diversi minuti salirono sul bus e occuparono gli ultimi posti in fondo per un viaggio di due ore. Da quando le aveva detto che avrebbero dovuto parlare, la sua ragazza aveva evitato in tutti i modi di rimanere soli ed era stata più carina del solito.
 
Gli esperti avrebbero definito quel comportamento come l’ultimo canto del cigno.
 
Fine, invece, sembrava distratta e gli amici cercavano in tutti i modi di tenerle la mente occupata, immaginando fin troppo bene quali fossero i suoi pensieri.
Quella settimana era stata intensa, a partire dalla chiamata di Camelot che l’aveva obbligata  a tornare a casa da scuola. I professori erano talmente abituati alle sue bugie che non insistevano nemmeno più a capire il vero motivo delle sue assenze. Sua sorella, poi, complice il periodo critico, aveva cominciato a fare domande a cui lei stessa faticava ancora a dare una risposta. Sospirò e vagò lo sguardo sui ragazzi che cercavano di far passare il tempo con giochi e chiacchiere. Si soffermò su Shade e Mirlo, seduti nei posti a due, che parlavano sommessamente. Anche con lui le cose non erano migliorate: nonostante sentisse nelle viscere che qualcosa era cambiato, che ci fosse una nuova intimità tra loro, l’imbarazzo continuava a fagocitare quelle nuove sensazioni lasciandoli in una sorta di limbo. Vagò sui capelli scuri sempre spettinati, la mascella ben piazzata e il naso dritto; l’espressione attenta e le labbra sottili tirate in un mezzo sorriso gli conferivano un’aria distinta e misteriosa; notò il colore brillante delle iridi cobalto spezzate da un raggio di sole mattutino che le facevano risultare più chiare, di un caldo e avvolgente azzurro. Immaginò di averlo accanto, proprio come Mirlo ora lo stringeva, di sentire la sua voce sottile e dolce – quel tono, però, ne era certa, lo usava solo con lei – pronunciare parole e segreti che sarebbero stati solo loro; di sentire di nuovo le sue labbra sulle proprie in un tocco semplice, timido e che poi si sarebbe trasformato in un bacio da mozzare il fiato, come già era stato. Le si strinse lo stomaco in un nodo torturatore e sospirò silenziosamente. I suoi sentimenti stavano degenerando e ne era terrorizzata. Appoggiò la testa sul sedile e chiuse gli occhi; non prima di notare però che quegli occhi la stavano fissando.
 
 
La camminata lungo il sentiero non durava più di un’ora ma c'era chi cominciava a dare segni di cedimento. Bright apriva la fila sfoggiando una cartina del luogo, una bussola e i suoi attrezzi da pescatore che non vedeva l'ora si utilizzare. Dietro di lui Lione e Sophie ricordavano gli avvenimenti dell’anno prima e davano consigli precisi al biondino sulla strada da percorrere.
Shade interveniva nella discussione con domande di topografia e prendeva in giro il migliore amico che aveva un pessimo senso dell’orientamento, cercando di staccarsi di dosso la sanguisuga che era diventata la sua fidanzata. Fine e Altezza procedevano a braccetto parlottando tra loro e chiudeva la carovana Auler che trascinava i bagagli ingombranti e inutili della sua fidanzata.
La bionda sbuffò rumorosamente sulle risposte laconiche che l’amica dai capelli rossi le propinava ormai da una ventina di minuti.
- Ti decidi a raccontarmi come stanno davvero le cose? -
- Che intendi? -
- Pensi che non abbia notato gli sguardi che vi scambiate? Dio, sono così intensi. È come se ti mangiasse con gli occhi e tu non sei da meno mia cara. -
Fine ebbe un brivido lungo la schiena. Insomma, allora non se lo era immaginato; qualcun altro aveva notato quella stranezza tra di loro. Continuò a fare finta di nulla.
- Di chi stai parlando? -
- Di Bright, ovviamente. -, dichiarò Altezza impettita e delusa dall’ennesimo tentativo di eludere le sue domande.
Fine sgranò gli occhi e la guardò confusa. La bionda scoppiò a ridere.
- Sai benissimo di chi sto parlando! Comunque vedi di stare attenta a quel cretino di mio fratello. I suoi ormoni ballerini vogliono rispolverare vecchie conoscenze. -, e ammiccò verso di lei.
Proprio in quel momento il diretto interessato la chiamò.
- Speriamo di trovare qualche scoiattolo, vero Fine? -
La rossa gli sorrise poco convinta per poi voltarsi vero l’amica e fare un'espressione disgustata.
- Ma che gli salta in mente? Non sono interessata a lui. -
- Lo sa fin troppo bene, credimi. L’ho sentito borbottare qualcosa riguardo a una certa teoria dell’evoluzione, il maschio alfa e la legge del più forte, insieme ai soliti grugniti tipici della sua specie. –
La ragazza non potè fare a meno di ridere alla descrizione di Altezza.
- Puoi biasimarlo? -, continuò quella. - Tu sei così bella e qualcun altro è riuscito ad attirare la tua attenzione. -
- Sì ma è fidanzato. -
Altezza sorrise apertamente e la rossa capì di essere stata fregata. Fine sospirò sconfitta guardando con un cipiglio dubbioso l’amica. La biondina, d’altro canto, assomigliava a un barboncino in attesa dell’osso. Si fidava di lei, era una delle sue migliori amiche dopotutto, ma cosa aveva davvero da raccontare? Di un bacio sbiadito dall’alcool? Di un tenero sentimento che si era annidato nel suo stomaco e che sapeva di non poter ambire a più che a un’amicizia? Della delusione di saperlo insieme a una sgualdrina che non lo meritava? O di quegli sguardi che non sapeva nemmeno lei se li immaginava o fossero reali?
Quando nessuna parola riuscì a uscire dalle sue labbra, Altezza capì che era inutile continuare a forzare Fine. Sapeva che l’amica aveva i propri tempi: per una volta si era azzardata a forzarli e il risultato non era stato dei migliori. Si strinse nelle spalle e avvicinò di più a sé la rossa che teneva ancora a braccetto.
- Ascolta Fine, so che questi non sono giorni felici per te. Festeggiare il tuo compleanno è una scusa come un’altra per starti attorno e assicurarci che tu stia bene. Ciò non toglie che dovresti provare davvero a divertirti, a svagare la mente e rilassarti. Non so cosa sia successo con Shade e men che meno come mai le cose tra voi si siano raffreddate. Sappi che tutto si può risolvere e che, in ogni caso, noi siamo qui per aiutarti e supportarti. –
Le iridi smeraldo guardavano Fine con sincero affetto e la rossa dovette contrarre i muscoli facciali per riuscire a trattenere le lacrime a quelle parole. Poi, Altezza scoppiò a ridere.
- Ah! Non sono proprio abituata. Di solito è Lione quella dei discorsi strappalacrime. –
Fine annuì di rimando e un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra.
- Lione è più brava, sì. –, la prese in giro.
Immediato le arrivò uno spintone nei fianchi ma entrambe erano ormai scoppiate a ridere.
 
 
Non mancava molto all’appezzamento dove avevano deciso di sistemarsi, ma la salita finale aveva fatto le sue vittime. Se Auler era perito sotto il peso del trolley di Altezza già da una decina di minuti e abbandonato in un angolo del sentiero con la speranza che qualcuno andasse a recuperarlo, altre due figure si erano ritrovate in fondo alla fila, arrancando senza fiato.
Fine guardò distrattamente Shade, qualche passo davanti a lei, respirando affannosamente, e si sventolò una mano davanti al viso paonazzo. Eppure era sempre stata una buona atleta: doveva aver esagerato con la nicotina.
- Hai mangiato troppi dolci Ragazzo di Tokyo. -, non resistette a stuzzicarlo.
La rossa se ne pentì subito dopo: era stata così brava quella settimana a tenere le distanze e fare la sua miglior espressione indifferente. Lui si voltò a guardarla, stupito nel sentire la sua voce. Poi, sorrise; era il suo sorriso sghembo, quello che le piaceva tanto e le faceva battere il cuore.
- Vale anche per te, ti avevo detto di smetterla con il fumo. –
Lei sbuffò.
- Comunque non pensavo di essere messo così male. Tutta colpa della mancanza d’affetto. –
Fine si ritrovò a ridacchiare.
- La cioccolata è sempre stata una buona soluzione, confermo. Forse dovrei cominciare anch’io con quella. –
- Non lo so sai. Si tratta di un club esclusivo; non facciamo entrare chiunque. –
Dopo quello scambio di battute, il cobalto si era però fermato in totale mancanza di fiato. Fine gli si fece accanto e lo guardò divertita.
- Non ti supplicherò ma avresti un’amica con cui rotolare lungo i pendii delle montagne. –
Il ragazzo rise e allungò una mano a Fine.
- Compagni di cioccolata? –
La rossa afferrò la mano di Shade e la strinse. Nonostante il sudore e il caldo, il contatto tra loro era fin troppo piacevole. Cercò di non pensarci.
- Compagni di cioccolata. -, confermò con un sorriso.
 
 
Era stata una giornata piacevole e divertente: per tutto il pomeriggio Auler, Bright e Shade si erano rilassati all’ombra degli alberi con una canna da pesca in mano e avevano chiacchierato del più e del meno. Le ragazze, invece, avevano subito sfoggiato i loro costumi e si erano azzardate a fare il bagno nell’acqua fredda del torrente. Inutile dire che era partita una disputa tra i pescatori e le tuffatrici, accusate di spaventare i pesci. Il tutto era finito con i tre uomini spinti nell’acqua e inzuppati fradici. Avevano poi acceso un grande falò per scaldarsi e con le braci stavano cucinando un po’ di carne e delle verdure.
Seduto su un ceppo traballante, Shade vagava lo sguardo sul resto della truppa mentre Mirlo, avvinghiata e seduta accanto a lui, blaterava nel suo orecchio racconti inutili. Auler, Bright e Lione stavano controllando che le ultime porzioni fossero cotte per servirle ai loro ospiti. I due uomini, in particolare, facevano a gara su chi metteva più legna ad ardere e l’arancio li guardava spazientita. Altezza stava intervenendo per difendere il suo fidanzato, ovviamente. Accanto a lei era seduta Fine che ascoltava distrattamente i vaneggiamenti di Sophie. La vide, poi, sorridere dolcemente all’amica che le stava mostrando il segno dell’abbronzatura e stringerla in un abbraccio spontaneo. L’azzurra era un po’ confusa ma con un’alzata di spalle la strinse a sua volta a sé. Poi, scoppiarono tutti a ridere guardando Bright che cercava di spegnere delle scintille, rischiando di dare fuoco al bosco.
Il ragazzo aveva notato come l’amica dai capelli rossi si fosse sforzata per essere allegra e non far preoccupare gli altri; ora, però, sembrava che anche lei credesse che tutto sarebbe andato per il meglio e si stava godendo la loro compagnia. Si morse il labbro, pensieroso, mentre osservava quel quadretto idilliaco con una certa invidia. In quel momento, gli unici che stonavano erano lui e Mirlo: la presenza asfissiante della sua ragazza lo allontanava di conseguenza dal resto del gruppo. Certo, era riuscito a rimediare quella mattina sancendo una sorta di pace tra lui e Fine,
 
… era tutto così ambiguo tra noi…
 
ma la castana non gli aveva più dato modo di parlarle: quando la rossa si avvicinava, Mirlo si stringeva a lui ancor più convulsamente. Sospirò.
Avrebbe potuto essere lui quello seduto accanto a Fine a parlottare del più e del meno, quello che si prendeva un abbraccio spontaneo o che la stuzzicava con le solite battutine.
 
Avrei visto il suo viso allungarsi dalla sorpresa e irrigidirsi per l’offesa scherzosa delle mie parole. L’avrei vista arrossire, leggermente imbarazzata, e rispondere orgogliosa. Oppure sarebbe scoppiata a ridere, dandomi una gomitata o uno spintone, divertita.
 
Avrebbe potuto esserci lui a confortarla dai dispiaceri che la vita le aveva dato e dai ricordi che in quei giorni la tormentavano; avrebbe potuto proteggerla da un mondo a volte ostile e oscuro.
La vide sistemarsi una ciocca dietro l’orecchio, gesto che faceva quando era in imbarazzo, alla richiesta di Bright di imboccarla con un pezzo di carne. Acconsentì. Le iridi cremisi brillarono per la delizia che i sensi del palato le avevano trasmesso. Poi, arrossì per l’espressione soddisfatta del biondino e dell’occhiolino che lui le aveva segretamente rivolto.
- … Pensavo di andare all’acquario sabato prossimo così finalmente potrò vedere il cucciolo di delfino. –
Shade focalizzò in quel momento il discorso di Mirlo, prima offuscato dal tumulto di pensieri.
- No. -, gli scappò dalle labbra e la ragazza lo guardò stralunata.
- Hai un impegno? –
- No, non voglio più stare insieme a te. –
La castana si staccò dal suo braccio, pietrificata. Poi, si assicurò che i loro amici non avessero sentito nulla e si mise a sussurrare.
- Se hai bisogno di una pausa posso capirlo, sono stata odiosa ultimamente. –
Lui le puntò le iridi scure negli occhi.
- Non m’interessa più cercare di rimediare e sono stanco di far finta che vada tutto bene. Ti sei allontanata ed io ho perso interesse nei tuoi confronti. Per me è finita. –
Parlò sommessamente ma in modo chiaro.
 
Ero stato troppo duro? Sicuramente, ma ero al limite della sopportazione e il mio cuore ormai apparteneva a qualcun’altra. Non che i problemi fossero finiti ma almeno potevo togliere Mirlo dalla lista.
 
La ragazza lo guardò per qualche secondo smarrita, poi, abbassò lo sguardo sullo spazio del tronco che ora li separava. Si erano allontanati inconsapevolmente.
- Sapevo che questo momento sarebbe arrivato. –
- Hai cercato di rimandarlo anche troppo. –
Tornò a fissarlo e sorrise impercettibilmente.
- Ho rovinato tutto eh? –
- Sì. –
Il cobalto decise di dire la verità. Non valeva più la pena mentire e Mirlo per la prima volta dopo tanto tempo era sincera.
- Mi dispiace. Ti ho solo fatto perdere tempo. Ed io mi sono illusa che con te potesse essere diverso, che io potessi essere diversa. -
- Non ti ho mai chiesto di essere diversa. Colpa mia che non ti ho mai fatto capire apertamente quanto ti trovassi fantastica ed unica. –
Lei sbuffò.
- Non stai parlando di me. Alla fine torna sempre tutto a lei. –
Si alzò, le braccia strette al petto e un ghigno deluso sul volto.
- Questo tuo tentativo di indorare la pillola è patetico. –
Aveva ovviamente alzato la voce e ora tutti i loro amici li guardavano sorpresi.
– Tu non mi hai mai amato. –, concluse in un verso acuto.
Una piccola lacrima rigò la guancia di Mirlo che se l’asciugò con un gesto stizzito. Era in attesa di una qualsiasi frase, cenno, espressione che potesse smentire quell’ultima consapevolezza.
Il cobalto si alzò con lei per essere alla stessa altezza ma non rispose. La castana trattenne un singhiozzo e si voltò verso il fuoco. Poi, si diresse a passo veloce nella tenda che avrebbe condiviso con Lione. Il ragazzo fisso per qualche secondo la struttura e sospirò sottile. Si accorse solo in quel momento che cinque paia di occhi lo stavano fissando. Bright intercettò la richiesta di aiuto di Shade che non sapeva come uscire da quel silenzio imbarazzato.
- Apriamo i regali? -





Angolo dell'autrice!
Piano, piano, frenate i festeggiamenti. Giù le trombette! Ascoltate un attimo almeno prima: ho delle cose da dire. Poi giuro che non vi disturbo più. *sente un boato* Addirittura i fuochi d'artificio eh?

Volevo solo fare due appunti. 
Primo, quanto è bono Shade visto con gli occhi di Fine... la prima parte del capitolo dovrebbe dare l'idea di quanto Fine vorrebbe stare con lui. 
Secondo, quanto è tenero Shade che è consapevole che potrebbe essere lui con Fine ma che per colpa di Mirlo tra i piedi non può. 
Insomma, i condizionali sono importanti ahahah
I lettori più attenti avranno notato che comunque non è tutto rose e fiori... ci stiamo per immergere nella seconda fase della storia che vi farà comunque patire ma che secondo me vi darà grandi soddisfazioni. In ogni caso, dopo la terribile gaff di Shade, hanno fatto pace e sono tornati ad essere amici per cui aumenteranno sicuramente i momenti insieme. Non vedo l'ora di farvi leggere quel che ho scritto uhuhuh. 
Vi informo, che vista la velocità di pubblicazione, non riesco a stare dietro alla stesura degli ultimi capitoli. Non voglio fare errori precedentemente commessi in cui mi ritrovo a scrivere cavolate e di fretta solo per pubblicare. Per cui gli aggiornamenti torneranno come all'inizio ogni 10 giorni / 2 settimane in base ai miei impegni. L'obbiettivo è riuscire a concludere anche The rebel e, chi la segue, si troverà una bella sorpresa dopo anni di silenzio. 
* un botto* Cos-? *raffica di botti* Ok, ho capito, volete continuare i festeggiamenti! 
Vi lascio con un super bacio (a distanza) e qualche pomodoro da lanciare contro Mirlo, 
Dreamer In Love

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Capitolo 20
*** 20. Stelle ***


20.
Stelle

- One step at a time, just you and i -
 
Avevano aperto i regali in un clima imbarazzato. Mirlo era uscita dalla tenda grazie alle suppliche di Lione solo per assistere alla consegna dei doni a Fine. Comunque, era rimasta in un angolo, come se sapesse di non appartenere più alla loro compagnia ormai.
Bright aveva tenuto occupato Shade in qualsiasi tipo di scherzo, discorso, battura per salvarlo dal peso della sua decisione e della scenata della sua ormai ex-ragazza.
La rossa aveva, invece, perseverato nel far finta di nulla e aveva cercato di godersi il più possibile il momento. Sospirò soddisfatta mentre osservava il pacco incartato davanti a lei. Finalmente si erano lasciati; non c’era da aggiungere altro a quella giornata. Quando aveva saputo dell’idea di festeggiare il suo compleanno, non ne era stata entusiasta ma dopotutto si era divertita, aveva apprezzato le cure e l’affetto dei suoi amici più cari e si era crogiolata nelle loro attenzioni. Inoltre non riusciva più a trattenere un sorriso per quell’ultima notizia che avevano udito per caso. Voleva mostrarsi dispiaciuta ma, insomma, le risultava impossibile.
- Forza! Che cosa stai aspettando? –
Bright irruppe nei suoi pensieri e le scappò un sorriso aperto. Scartò freneticamente la carta colorata e aprì la scatola. Tra imballaggi e festoni erano nascosti un costume da bagno, un mp3, delle biro colorate con un quadernino e alcune buste sigillate. Man mano che tirava fuori gli oggetti, Lione spiegava.
- Quello devi provarlo che eventualmente andiamo a cambiarlo in negozio. –
- È molto carino. –
- L’mp3 ha già su delle canzoni. Ognuno di noi te ne ha dedicata una o più, sta a te capire di chi si tratta. –
Fine accarezzò distrattamente la tecnologia, già pregustando il suono della musica nelle orecchie.
- Il quaderno e le biro puoi usarle come vuoi e le buste contengono una lettera che ciascuno ti ha scritto. Non è molto ma speriamo ti piaccia. –
La rossa li squadrò tutti, scandalizzata.
- “Non è molto”? Scherzate? Grazie mille ragazzi. Il solo fatto che siate miei amici mi rende la ragazza più ricca e fortunata al mondo. –
Sophie abbracciò di slancio l’amica mentre Altezza appoggiò fiera una mano sulla sua spalla.
- E ora i marshmallow. -, dichiarò trepidante Bright mentre Auler tirava fuori da una borsa il dolce da campeggio.  
 
 
C’erano volute ancore un paio di ore prima che tutti andassero a dormire. Mirlo si era subito ritirata nel sacco a pelo dopo i regali ma gli altri erano rimasti a chiacchierare e festeggiare. Bright non aveva mollato Shade un attimo e Fine si era messa vicino al fuoco per leggere le lettere. Man mano che i suoi occhi scorrevano sulle parole, commentava con il diretto interessato ciò che c’era scritto. Auler e Altezza si erano appartati per coccolarsi, mentre Lione aveva tirato fuori la chitarra e canticchiava insieme a Sophie alcuni ritornelli.
Quando Fine chiamò Bright per chiedergli di tradurre alcune parole dalla sua scrittura minuta e caotica, Shade ne approfittò per allontanarsi e andare a fare una passeggiata. Prese un sentiero che s’inoltrava nel bosco. Impiegò diversi minuti prima che i suoi occhi si abituassero al buio, ma da quel momento riuscì a muoversi tranquillamente tra gli alberi.
Era stato un vero idiota a lasciare Mirlo in quel modo e in quel contesto, ma la rabbia per le parole che lei aveva detto non gli permettevano davvero di sentirsi totalmente responsabile. Come sempre, la ragazza aveva dimostrato di focalizzarsi su problemi futili e di non cogliere la questione principale: aveva rovinato tutto con le sue stesse mani ma continuava a incolpare Fine delle loro incomprensioni.
A quel punto, Shade si chiese che cosa lo aveva colpito tanto di lei. Inizialmente si era mostrata timida, dal carattere docile e semplice. Poi, era uscito il suo lato malizioso, misterioso, che tanto l'avevo conquistato. Eppure, l'ombra della sua diffidenza e dell’insicurezza avevano sempre aleggiato sulla loro storia non permettendo a nessuno dei due di mostrarsi davvero e fidarsi.
Forse nemmeno lui aveva dato il meglio di sè, di sicuro aveva le sue colpe, e gli ultimi giorni, invece di cercare di recuperare il rapporto con lei, non aveva fatto altro che pensare a Fine.
Si era domandato molto da cosa era scaturito quel bacio. L'alcool l'aveva reso certo più audace ma ormai si era rassegnato all'idea che, pian piano, l'amicizia e l'affetto si fossero trasformati in qualcosa di più. L'attrazione fisica era innegabile - c'era stata fin dal loro incontro al Carma: una donna simile non passava inosservata - ma era stato il suo spirito intrigante a stuzzicarlo. Non poteva essere, comunque, l'unica spiegazione anche perché a primo impatto aveva diffidato di quelle caratteristiche. Aveva pensato il peggio di lei e, anche per mano di Mirlo, si era allontanato. Eppure una strana forza di gravità non gli aveva mai permesso di staccarsi davvero da Fine.
Era rimasto a osservarla da lontano nel tentativo di capirla. Scoprirla una ragazza dolce e premurosa, l’aveva costretto a ritrattare le sue convinzioni. A quel punto, nemmeno quando aveva scoperto la vera natura del suo passato, era stato in grado di giudicarla e l’istinto di proteggerla aveva spadroneggiato su ogni altro pensiero.
 
Va bene, forse la gelosia di Mirlo alla fine era motivata.
 
Aveva pensato che il loro fosse un legame speciale e quell’amicizia potesse essere abbastanza. Sapere che anche Bright ne aveva goduto, invece, l’aveva mandato fuori di testa. Come se non bastasse, Mirlo era diventata sfuggente e fredda. L’orgoglio di qualsiasi uomo ne sarebbe rimasto profondamente ferito.
Aveva baciato Fine perché si sentiva sminuito da Mirlo; Fine al contrario aveva sempre una buona parola per lui e un sorriso di conforto. Era diventato il suo confidente, mentre con la castana i segreti non avevano fatto altro che aumentare. Aveva baciato Fine perché stava bene con lei e gli sembrava la cosa più giusta da fare. L’aveva baciata perché era stata una necessità, come il respirare, dormire e mangiare. Aveva baciato Fine per farle capire che lui voleva essere l’unico. L’aveva baciata perché ne era innamorato ma prendere consapevolezza di quell’ultima motivazione non era stato facile. A quel punto, di Mirlo non gli era fregato più nulla.
Sospirò e mise le mani nelle tasche dei pantaloncini meditando su che direzione prendere. Sbucò in riva al ruscello e riconobbe la roccia piatta da cui le ragazze si erano divertite a tuffarsi.
Si sedette a guardare le stelle per diversi minuti, cercando di rilassarsi e trovare un modo per uscire da quella situazione. Dopo poco un rumore ovattato ridestò la sua attenzione. A pochi metri da lui una figura scura era in piedi sulla sponda. Si riconobbero subito.
- Fine. -
- Shade. -
La ragazza si strinse nel maglioncino leggero che aveva indossato per proteggersi dalla frescura serale e fece qualche passo verso di lui. Poi, si fermò, esitante.
- Volevi stare da solo? –
 
L’ultima cosa che volevo era rimanere solo, soprattutto se l’altra possibilità era rimanere solo con lei.
 
Shade sorrise amaramente, sapendo che comunque Fine non lo avrebbe visto.
- Quindi avete sentito tutto. -
- Eravamo a qualche metro, Shade. E non sei proprio la persona più discreta del mondo. -
Il cobalto sbuffò, esasperato.
- Parli tu. -
Anche lei sbuffò.
- Mi dispiace. Ti ho rovinato il compleanno. –, continuò il Ragazzo di Tokyo.
La ragazza si decise ad avvicinarsi ma con un’espressione stranita sul volto.
- Non è certo la notizia che ti sei lasciato con Mirlo a rendermi triste, credimi. –
Shade ghignò.
- Che cosa ti turba allora? Gli altri sono andati a dormire?-
- Sei stato in giro per quasi un’ora. Abbiamo immaginato ti avesse mangiato un cinghiale e abbiamo deciso di chiuderci nelle tende sperando di non essere attaccati anche noi. –
- Molto gentili.  –
- Abbiamo sacrificato il più debole. -, confermò Fine con tono divertito.
Sperava che le solite baruffe tra loro potessero tirargli su il morale.
Shade si accorse comunque fin troppo bene che la rossa aveva evitato di rispondere alla sua prima domanda. Attese che lei parlasse ancora. Dopo qualche secondo di silenzio, infatti, Fine sospirò.
- I pensieri non mi lasciano dormire ma forse un po’ di compagnia mi farebbe bene. Sentire i tuoi monologhi noiosi mi allieterà sicuramente il sonno. -
Shade allungò una mano e le afferrò il braccio. La strattonò leggermente per farla sedere accanto a sè. Lei ridacchiò appena.
- Se volevi chiacchierare, bastava dirlo. Tutta questa ricerca di attenzione non è elegante… hai perso il tuo fascino, Ragazzo di Tokyo. -
- Smettila scema. -
Fine si abbracciò le ginocchia, rimanendo a pochi centimetri di distanza: lui guardava le stelle, lei davanti a sè nel buio della vegetazione.
- Non è mai facile chiudere una relazione. Come stai? –
- Sono sollevato sinceramente. Non aveva più senso stare insieme; lei non è ancora pronta a dare tutta se stessa a qualcuno, ad avere una storia spensierata e libera da ogni segreto o bugia. Non è abituata a essere se stessa. –
- Ciò non vuol dire che non le vuoi bene. Sei sicuro di aver fatto la scelta giusta? A volte ne vale la pena lo stesso, se ami una persona. –
La voce della ragazza era stata solo un sussurro, un lamento strozzato ed esitante. Lui la guadò di sbieco incuriosito.
- Da che parte stai esattamente? Ti devo ricordare che ti sta antipatica? –
Fine si strinse nelle spalle.
- Mi rivedo in lei in un certo senso. Anch’io ho molti segreti. Le persone che ho accanto meriterebbero di saperli, mi fido di loro – di voi -, ma sono io che non sono in grado di conviverci, che mi vergogno. Meglio tenervi fuori da quella parte della mia vita. –
Stavolta il cobalto si voltò verso di lei.
- La differenza è abissale, credimi. Tu rimani comunque te stessa, non indossi una maschera solo per piacere agli altri. -
- Mi sopravvaluti Shade; e hai il dente avvelenato. –, disse sarcastica la rossa.
Lui alzò le sopracciglia e assunse un’espressione scettica.
- Mi biasimi per questo? Ci ho provato davvero, non mi pento di questo, ma fin da subito è stata un’enorme delusione. E non ho mai trovato molto sostegno da parte vostra, comunque. –
- L’hai lasciata per colpa mia, quindi? –
- Sì, circa per il sessanta percento. -, proferì sicuro Shade ma gli sfuggì un sorriso e Fine, dopo lo stupore iniziale, gli diede una gomitata.
 
In realtà era vero, uno dei motivi principali era lei ma non per quello che pensava.
 
Poi, la ragazza si fece di nuovo seria.
- Seriamente, centro qualcosa in questa tua decisione? Hai ragione, non ne sono mai stata entusiasta ma, insomma, l’importante è che tu sia felice. –
- L’unica cosa che hai fatto è mettermi in guardia sul suo carattere. Devo dire che non sono mai riuscito a fidarmi completamente per questo, ma le mie motivazioni vanno oltre ciò che mi hai detto. Vorrei solo sapere, questa volta davvero, da dove è nata la tua sfiducia. –
Fine tornò a guardare di fronte a sè, meditabonda. Poi, schioccò la lingua.
- Non è ancora giunto il tempo che tu lo sappia: non adesso, non qui. Voglio solo godermi questo momento, prima che arrivi la mezzanotte, prima che la vita mi ricordi quanto sia ingiusta e che i miei genitori non ci sono più. –
Shade allungò un braccio e avvolse le spalle della ragazza. Dopo un attimo d’indecisione, Fine si lasciò tirare contro il suo petto e appoggiò la testa nell’incavo della spalla. Si sentiva le guance in fiamme e il cuore batteva a un ritmo irregolare. Si chiese se anche per lui valesse lo stesso, ma l'oscurità non gli permetteva di vedere il viso del ragazzo e capire cosa provasse. Inspirò profondamente, godendo del suo profumo. Rimasero in silenzio per molti minuti, ognuno con i propri pensieri.
- A proposito, -, sbottò all’improvviso la rossa facendo trasalire Shade. – la tua lettera? –
Lei si distaccò leggermente per guardarlo meglio e il cobalto sfoderò un sorriso intimidito.
- L’ho dimenticata. -, si giustificò semplicemente.
 
Non era vero, la lettera c’era ma era talmente compromettente che avevo preferito lasciar perdere. Non ero nemmeno stato in grado di inventarmi bugie, giusto per accontentare quella semplice richiesta – un biglietto con scritto: “Buon compleanno!” con tanto di disegnini sarebbe stato un insulto al flusso di pensieri che nonostante le buone intenzioni finivano su carta ogni volta che pensavo a lei -.
 
- Oh, dai! Persino Mirlo me ne ha scritta una. -
Lui diede un’alzata di spalle, non sapendo cosa dire.
- Però ho scelto la canzone. -, buttò lì, per cercare di distrarla.
La rossa lo guardò divertita. Poi, cominciò a frugare nelle tasche e tirò fuori il lettore musicale.
- Sentiamo allora. –
Porse una cuffietta al Ragazzo di Tokyo e s’infilò l’altra nell’orecchio. Shade era imbarazzato.
- La regola non cambia: devi indovinare. –, se ne tirò fuori.
Fine sbuffò, spazientita.
- Ma sono curiosa! –
- Sappi che le tue amiche si sono sbizzarrite. -, l’avvisò il cobalto.
La giovane fece passare le canzoni sul display. Ce n’erano una settantina e sgranò gli occhi.
- Sarà impossibile trovarla. -, dichiarò ancora, delusa.
Shade rise e aspettò che la prima melodia partisse nell’orecchio. Le Space Girl cominciarono a cantare e Fine sorrise apertamente.
- Questa è sicuramente di Altezza. -
- Ovvio. Guarda, si vede la cintura di Orione. –
Rimasero così diverse ore, a guardare le stelle e commentare le canzoni, stretti in un timido abbraccio che sapeva di speranza e aria di montagna.






Angolo dell'autrice!
Ho un giorno di anticipo: dovete ringraziare gli anime super fluff (se avete tempo e siete appassionati guardate Tsukigakirei, è vita) che ho guardato in questi giorni e che mi hanno fatto venire voglia di scrivere. Inoltre la stesura degli ultimi capitoli procede abbastanza bene, di idee ce ne sono a volontà e ho dovuto fare violenza a me stessa per non pubblicare ancora settimana scorsa. Perchè Fine e Shade sono di un amore infinito, soprattutto in questo capitolo. 
Si, gente, le cose stanno pian piano cambiando in quel di Osaka... qualcuno ha finalmente preso una decisione e le cose da qui saranno solo in discesa (forse ahahaha). Non succede nulla di eclatante, lo so, ma solo l'idea di quei due che guardano le stelle insieme mi fa stare bene. I discorsi sono abbastanza impegnativi eh, e vi rendete bene conto che Fine è disposta a mettere da parte i propri sentimenti per la felicità di Shade. Sbaglio o la Tigre rossa sta pian piano tornando IC? Voi che ne pensate?
Questione lettera e canzone: vi dimenticherete che esistono nel corso dei prossimi capitoli ma avranno un ruolo fondamentale. Il brano non è quello del sottotitolo, che se qualcuno l'ha riconosciuto, si tratta di Just you and I di Tom Walker che adoro alla pazzia e che sta benissimo in questo contesto. Consigliatissimo leggere il capitolo con quella in sottofondo.
La musica è una parte fondamentale della mia vita, vivo con le cuffiette nelle orecchie, e diversi brani sono stati fonte di ispirazione in questa storia. Mi sembrava giusto mettervene qualcuno: qualche capitolo fa c'era anche I don't care, i love it di IconaPop.
Vi lascio con i nostri due protagonisti abbracciati e sognanti e ci vediamo tra due settimane,
Dreamer In Love 

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Capitolo 21
*** 21. Tra il nero e il bianco ***


21.
Tra il nero e il bianco
- Lotta dei galli -
 
Shade guardò con la coda dell’occhio in direzione della ragazza seduta in un angolo della mensa intenta a mangiucchiare distratta dal piatto. La sua attenzione, infatti, era totalmente sul cellulare che teneva nella mano libera: con il pollice scriveva brevi messaggi di cui riceveva risposta immediata. Il caschetto castano le copriva il volto ma sapeva che non stava sorridendo; glielo suggeriva il resto del corpo, incurvato sul tavolo. Mirlo era stata isolata dal resto del gruppo. Solo Lione osava avvicinarsi a lei ma quel giorno aveva deciso di passare la pausa pranzo con loro invece di fare compagnia alla cugina. Una mano posata cautamente sul suo avambraccio lo riportò alla realtà. Guardò la sua vicina di posto che gli sorrideva mesta.
- Lione ti ha detto che sta bene. -, cercò di consolarlo.
Nonostante non credesse davvero a quelle parole, Shade si sentì meglio; sicuramente centravano anche il fatto che Fine fosse accanto a lui e quel tocco tenero sulla sua pelle. Sospirò. La ragazza dai capelli rossi era finalmente tornata a scuola dopo una settimana di assenza. Lione e Altezza gli avevano spiegato che aveva avuto dei problemi con la sorella e l’anniversario della morte dei genitori non aveva aiutato. Alla fine, si sciolse anche lui in un sorriso tirato.
- Mi sento un po’ in colpa. –
Fine schioccò la lingua e scosse la testa, delusa. Shade rizzò la schiena, sorpreso.
- Non sei dispiaciuta a vederla seduta al tavolo da sola? –
- Non che quando era con noi fosse di molta compagnia. Non la trovo diversa. –
Shade arricciò la fronte pensieroso.
- È normale comunque che ti senta così. Non vi siete lasciati molto bene. –
- Dici che dovrei andare a parlarle per chiarire? –
La ragazza diede un’alzata di spalle.
- Non penso che ti direbbe cose diverse, soprattutto se è convinta che non le hai mai voluto bene. –
- Su questo si sbaglia. –
- Ed è proprio quello che ti fa incazzare e che ti ha spinto a lasciarla, no? Non avete molto di cui parlare quindi. –, concluse Fine con ovvietà tornando a mangiare.
Intercettò casualmente lo sguardo di Altezza che era stata attenta a ogni loro parola e che le ammiccava soddisfatta. Ghignò nascosta dai movimenti della masticazione. Sapeva cosa stava pensando e non poteva darle torto. Non avrebbe mai rimesso Shade nelle mani di Mirlo e aveva una lunga lista a giustificare quella scelta.
 
 
Shade aspettava trepidante, appoggiato al muro di fronte al cancello. Il suono della campanella e il vociare dei bambini che si era fatto di conseguenza più alto ed eccitato lo fecero sorridere. Le prime testoline spuntarono dalla porta principale e attraversarono velocemente il cortile dei giochi, andando incontro ai genitori con un’espressione serena e le mani impiastricciate dai pennarelli. Poi, apparve una figura dai capelli rosa che teneva per mano un’altra bambina. Il ragazzo guardò le sue due ospiti incespicare tra i giochi, cercandolo con lo sguardo. Le salutò da lontano per farsi riconoscere ed entrambe gli corsero incontro.
- Onii-chan! -, urlò la prima abbracciando di slancio le sue gambe e sorridendogli contenta.
Il cobalto si accorse troppo tardi che gli aveva anche sporcato i pantaloni di tempera.
- Quante volte devo dirtelo! Lavati le mani! -, sbottò inacidito mentre la sorella rideva divertita e correva di qua e di là per fuggire alla sua ira.
L’altra bambina rimase in disparte a guardarli divertita.
- Principe! -, urlò, poi.
Shade dovette fermarsi e si voltò incuriosito.
- È questo il modo in cui si saluta una principessa? –
L’azzurra aveva le spalle dritte e un’espressione composta poco affine alla sua età. Il tutto lo fece ridere a crepapelle. La bambina rimase un po’ offesa ma non si scompose – il sangue nobile non si abbassa a certi populismi -, aspettando la sua mossa. Alla fine, il cobalto s’inginocchiò e fece il baciamano.
- Buongiorno anche a te, Principessa Rein. –
A Rein luccicavano gli occhi e guardò sognante il suo cavaliere. Estrasse velocemente dalla tracolla la macchina fotografica.
- Andiamo nel tuo regno? –
Shade sorrise sornione.
- Che dici se cominciamo con una granita? –
L’ovazione di entrambe le bambine gli diede la risposta.
 
 
La ragazza, cercò la salvezza entrando dalla porta sul retro. Forse se la sarebbe cavata e lei non sarebbe venuta a sapere di quel ritardo. Appena s’infilo nello spogliatoio, però, trovò proprio l’anziana signora con le braccia sui fianchi che la guardava accigliata. La rossa sospirò.
- Scusa il ritardo, Camelot. –, sussurrò colpevole avviandosi a passo svelto verso l’armadietto.
Inserì il codice e il metallo si aprì cigolando. Estrasse la sua divisa da maid nera, addobbata di pizzi e merletti in puro stile vittoriano, e cominciò a cambiarsi.
Camelot alzò gli occhi al cielo e con fare disperato cominciò a massaggiarsi le tempie.
- Che cosa devo fare con te Fine? Se fossi una mia normale dipendente, ti avrei già licenziato in tronco. -
La rossa, ora vestita di tutto punto, si voltò dispiaciuta verso la donna che, comunque, continuò imperterrita la ramanzina.
- Quante volte devo dirti che la puntualità è fondamentale: i clienti ripongono totale fiducia in voi e hanno delle aspettative. –
- Lo so. Per me questo lavoro è fondamentale. –
- Non è vero. –
- Se non fosse per te, saremmo in mezzo a una strada. Il minimo che possa fare è lavorare per te. –
- Nessuno te l’ha mai domandato. –
- Mi fa sentire meno in debito nei tuoi confronti. –
Camelot sospirò rassegnata.
- Non c’è proprio verso di farti cambiare idea. –
Fine  sorrise vittoriosa.
- È il motivo per cui mi adori. –
- E perché mi porti un sacco di clienti con quel tuo bel visino, sfacciata di una ragazza. -, si lamentò l’altra rilassando i muscoli facciali e stando alle battute della più giovane.
Le si avvicinò per sistemarle il colletto della divisa.
- Quindi dove sei stata? –
- Ho incrociato Shade lungo la strada. Ho dovuto nascondermi per non farmi scoprire. –
- Quel ragazzo non è stupido. –
- Lo so fin troppo bene; è per quello che mi sono nascosta. –
- Hai intenzione di dirglielo? –
- Avrà sicuramente già capito tutto ma non mi sento ancora pronta a parlargliene. È già tanto se permetto a Lione e ad Altezza di venire. –
Camelot sorrise alla giovane e le accarezzò tenera le guance. Poi posò le mani sulle sue spalle.
- Ragazza mia, un uomo simile non è facile da trovare. Dovresti avere più fiducia in lui. –
- Ho totale fiducia in lui. È questo il problema. -, ammise piccata la rossa.
L’anziana non riuscì a trattenere una risata gracchiante. Le diede un buffetto sul fianco e cominciò ad avviarsi verso l’uscita dello spogliatoio.
- Eliza è in gran forma oggi. Non vedeva l’ora di approfittare del tuo ritardo per farsi nuovi affezionati clienti. –
Fine fece un gesto di stizza e s’infilò i tacchi, completando il suo outfit.
- Non ha occhi che per Fango. –
- Tra te e lei mi toccherà trovarmi nuove dipendenti. L’amore vi da alla testa. –
La ragazza si gelò appena sul posto. Poi, scoppiò a ridere.
- Mi sa che hai ragione. -
Camelot si appoggiò noncurante allo stipite della porta, aspettando l’ultima domanda che, sapeva, le sarebbe stata rivolta a momenti. Era contenta, comunque, di vedere la sua protetta così spensierata e allegra. Quel ragazzo l’aveva cambiata profondamente.
- Rein? –
Appunto.
- È in camera sua a fare i compiti. Ha detto che la prossima volta vorrebbe invitare la sua compagna a giocare e che a casa di Shade si è divertita molto. Il ragazzo è stato molto dolce e premuroso; e aggiungerei puntualissimo, a differenza tua. –
Fine sorrise leggermente.
- Ed io che dubitavo dell’esistenza dei principi azzurri. Finalmente l’ha trovato. –
- Anche tu. –
E con quell’ultima battuta maliziosa, l’anziana padrona del locale si dileguò nel corridoio lasciando Fine sola con i suoi pensieri.
 
 
Shade aveva da poco riportato a casa Rein e passeggiava svogliato e accaldato per le vie principali della città. Era stato un pomeriggio intenso in compagnia di sua sorella e dell’adorabile bambina che aveva conosciuto solo qualche settimana prima. Era stato un incontro programmato dal destino, ne era assolutamente certo, perché ciò che aveva scoperto grazie a lei era fondamentale: aveva perso vent’anni di vita quando aveva sentito pronunciare a Rein il nome di sua sorella ma ora tutti i tasselli erano andati al loro posto. Comunque, ora si ritrovava con un gran mal di testa per le chiacchiere stridule di quelle due.
Guardò distrattamente l’orologio. Era ancora presto e decise di passare a casa Jewel per chiedere come fosse andato l’allenamento; per stare con le bambine aveva, infatti, saltato il basket. Inoltre, sperava di riuscire a intercettare Altezza per farle qualche domanda e avere delle conferme sulle informazioni che aveva ricavato. Doveva stare attento però: sapeva quando la bionda potesse essere perspicace.
Venne accolto dalla signora Jewel che gli fece strada per la camera di Bright. Bussò poi alla porta e trovò l’amico in compagnia di Auler, intenti a giocare ai videogiochi.
- Potevate invitarmi! -, protestò subito sedendosi su un cuscino e guardando interessato lo schermo dove i due si stavano sfidando.
- Vi porto qualcosa ragazzi? –
- Da bere, grazie mamma. -, rispose subito Bright senza distogliere gli occhi dalla televisione.  – Non eri impegnato oggi pomeriggio? -, chiese subito dopo a Shade.
- Dettagli. L’allenamento? –
- Devi recuperare il test sulla resistenza. -, spiegò Auler.
Shade produsse un verso sconfortato e si accasciò a terra. Camelia entrò subito dopo portando l’acqua e il ragazzo si allungò sul tavolino per servirsi. Mentre beveva, sbirciò tra gli scaffali della libreria, annoiato nell’aspettare che i due finissero la partita, e scorse l’annuario scolastico delle elementari. Lo estrasse divertito e cominciò a sfogliare le pagine. Dopo la copertina dedicata a Bright e a momenti in cui veniva immortalato in diverse attività, arrivò la foto di classe. La sua attenzione fu subito richiamata da un’adorabile bambina dai capelli rossi legati in due codine e Poomo nascosto nella giacca della divisa; sorrideva smagliante, contenta di essere circondata da amici e di farsi fotografare. Teneva le dita con il segno della vittoria. Scorse distrattamente anche gli altri ragazzi e qualche compagno di scuola: Altezza e Lione erano accanto a Fine mentre Auler, Bright e Sophie, più alti, stavano in ultima fila, stretti in un abbraccio.
La faccia di Bright spuntò dalla sua spalla e Shade sobbalzò. Il biondo prese il libro dalle sue mani e si voltò sorridente verso l’amico dai capelli azzurri.
- Guarda questa! –
Mise sotto il naso di Auler la foto e indicò le loro figure da bambini, ridendo.
- Che capelli assurdi che avevi. –
Anche l’altro ragazzo mise in pausa il gioco e ghignò, indicando Altezza.
- Era adorabile anche a quei tempi. –
Una spinta lo fece vacillare.
- Smettila, dai. -, lo rimbeccò Shade.
- Lione, Sophie, -, continuò Bright scorgendo le facce conosciute. – ed ecco Fine: che imbranata. –
- Imbranata? –
Auler e Bright risero e si apprestarono a dare una spiegazione all’amico.
- Vedi che la maestra e alcuni compagni indossano la tuta da ginnastica? –
- Anch’io, se vogliamo dirla tutta. -, intervenne l’azzurro indicandosi sul foglio.
- Stavamo facendo scienze e abbiamo provato il solito esperimento dell’aceto e del bicarbonato. Fine ha inserito un reagente sbagliato ed è esploso tutto, imbrattandoci. –
- Scoppiò a ridere a crepapelle: disse che era molto dispiaciuta ma che eravamo troppo buffi tutti sporchi in quel modo. –
- Adorabile. -, sospirò pensieroso Bright.
Shade e Auler lo guardarono stralunati e il biondino ridacchiò nervoso.
- Ragazzi ho una cosa da dirvi. -, comunicò poi, chiudendo di schianto l’annuario.
L’azzurro alzo gli occhi al cielo, mentre Shade sentì un brivido freddo attraversargli la schiena.
 
Presagivo il peggio.
 
- Penso di essere innamorato di Fine. –
 
Mai parole furano tanto scontate e terribili. Mi si seccò la gola, non riuscivo più a parlare e, intanto, Bright mi guardava speranzoso, convinto del mio supporto.
 
- Non dire stronzate. –
La voce di Auler sorprese entrambi gli amici: Bright si rabbuiò immediatamente mentre Shade tornò, quantomeno, a respirare.
- Perché? -, sbottò alla fine il biondo.
- Sai benissimo che Fine non è interessata a te. –
Le iridi chiare del ragazzo si fermarono eloquenti sul cobalto che, invece, cercava un qualsiasi appiglio per fuggire dalla conversazione. Scoperto nel tentativo di scappare, scosse impercettibilmente la testa per supplicare Auler di non coinvolgerlo. Sapeva che l’amico tifava per lui e che in un qualche modo aveva colto il suo interesse per Fine, ma non era intenzionato a farlo sapere a Bright. L’azzurro, d’altro canto, si aspettava sicuramente un atteggiamento più coraggioso; l’aveva sopravvalutato.
- A chi è interessata allora? In ogni caso sapete che sono un ottimo corteggiatore. –
- Perché devi arrivare a umiliarti così. Lascia stare Bright. –
Il biondino si alzò impettito, deluso di non avere il sostegno di Auler.
- Pensi che io non sia alla sua altezza? –
- Quante volte ti dovrà dire che ti vede come un fratello prima che tu lo capisca davvero? –
- Ci siamo lasciati per colpa di quello che è successo. Magari lei prova ancora qualcosa. –
- Vi siete lasciati prima e non puoi negarlo. Anche tu non eri più così convinto. Non sei innamorato di lei, sei solo geloso. –
Bright strabuzzò gli occhi, ora furibondo. Auler, temerario nel tenere quel testa a testa, incrociò le braccia al petto, soddisfatto, dopotutto, di aver detto quello che pensava.
- Geloso di chi? –, sbottò il biondo.
Il fidanzato di Altezza alzò elegantemente un sopracciglio e con un sorriso tristemente divertito si voltò a guardare la terza persona presente della stanza che fingeva di interessarsi al telefono, rannicchiato in un angolo e nascosto da una tenda. Bright batté le palpebre più volte, stralunato.
- Quando i galli hanno finito di litigare… -
La voce femminile e acuta li fece sobbalzare tutti e tre. Appoggiata allo stipite della porta, vestita di un corto abitino blu, Altezza osservava spazientita la scena.
– Auler potresti raggiungermi di là? –
L’azzurrò si passò una mano tra i lunghi ciuffi, spettinandosi e sospirando.
- Tanto è inutile parlare con chi non vuole ascoltare. –
L’amico biondo si ridestò appena, offeso, mentre Auler lanciava un ultimo sguardo deluso al patetico essere che aveva sostituito Shade negli ultimi dieci minuti. Lasciò la stanza in compagnia della sua ragazza che lo condusse con sè prendendolo teneramente per mano.
Solo quando il legno venne chiuso, Bright si sedette con un sospiro sul letto, tenendosi la testa tra le mani. Rimase così per diversi minuti.
 
E io sperai di riuscire a sgattaiolare fuori dalla stanza senza essere notato.
 
Poi, il ragazzo lasciò andare l’aria che tratteneva nei polmoni e parlò.
- Ha ragione sai? Sono geloso di te. Ma non centra nulla con quello che provo per Fine. –
Il tono e l’atteggiamento di sconfitta obbligarono il cobalto ad avvicinarsi. Gli si sedette accanto, dandogli una vigorosa pacca sulla spalla.
- Perché? –, si azzardò a chiedere.
- Non è facile da spiegare. Sono geloso del rapporto che sei riuscito a costruire con lei in così poco tempo. Prima ero io il suo migliore amico, ma è stata proprio la tua presenza ad aiutarmi a fare chiarezza nei miei sentimenti. –
- Non volevo sostituirti. -, tentò di giustificarsi Shade non sapendo bene cosa dire.
Il biondo lo guardò con un sorriso tirato.
- Chi se lo aspettava che il nuovo arrivato conquistasse Fine? Sono convinto che il fatto che tu non sapessi nulla di lei l’ha aiutata ad aprirsi di più. Grazie a te sembra più rilassata, sorride spesso e riesci persino a farla ridere Con noi, invece, dopo essere tornata, era sempre diffidente, all’erta, e si sentiva costantemente in pericolo; abbiamo faticato a farla riabituare ai ritmi di una vita tranquilla e ordinaria. –
- Ho fatto comunque degli errori: l’episodio di Lemon e Chiffon, Mirlo; non ho fatto altro che deluderla. –
- Tutti noi, però, stiamo ancora aspettando che possa tornare come prima ed è una colpa ancor più grave rispetto all’aver fatto degli sbagli e avere avuto il coraggio di chiedere scusa. –
- Beh, Fine si vergogna molto per quello che ha vissuto e si sente in difetto nei vostri confronti. Non ho avuto la fortuna di conoscerla prima della morte dei suoi genitori ma penso che sia proprio il suo passato a renderla così speciale. –
- Visto? Con te ha avuto il coraggio di parlare di quello che è successo. Come darle torto? Quando non hai la possibilità di essere diverso rispetto a quello che gli altri si aspettano da te, è normale cominciare a nascondere le cose. –
Shade appoggiò le spalle al muro dietro di loro.
- Le aspettative delle persone che ci circondano non dovrebbero frenarci. –, continuò il ragionamento, stando sulla linea del biondino.
Bright finalmente alzò la testa e studiò per qualche secondo il volto del compagno.
- Se ti senti rispondere: “Non dire stronzate”, quando finalmente riesci a confessare ai tuoi migliori amici di essere innamorato di una ragazza, non ti senti molto sostenuto. –, lo rimbecco con tono sarcastico.
- Auler vuole solo proteggerti. –
- No, vuole proteggere Fine. Gli altri non mi ritengono alla sua altezza; sono superficiale, impulsivo e non agisco con alti ideali. Loro dividono il mondo in bianco e nero, buoni e cattivi, e non capiscono che spesso il fine giustifica i mezzi. –
- Bisogna sempre cercare di fare del proprio meglio ma non è per niente semplice. –
- Esatto. Quando io e Fine ci siamo lasciati, mi sono sentito dire che era schifoso cercare di convincerla a fare l'amore con me. Non capivano quanto potesse essere importante per me, per noi. Forse sbagliavo a pensare che risolvesse tutti i nostri problemi, ma perché dovevo vergognarmi di quel che provavo e desideravo? Forse avremmo dovuto vivere un amore come quello di Auler e Altezza, nato da un colpo di fulmine e costruito sul per sempre felici e contenti a guardarsi negli occhi e tenersi per mano. –
- Altezza e Auler non sono poi così platonici, eh. –
- A maggior ragione, non avevano il diritto di puntare il dito contro. La relazione era tra me e Fine, non la loro. Siamo tutti diversi e bisogna rispettare le idee degli altri.
L'esperienza di Fine, comunque, li ha costretti a trovare un compromesso tra le loro credenze e la realtà che li circonda. Io sono invece più consapevole di ciò che voglio, e non mi farò fermare dalla testardaggine di Auler. -
- E cosa vuoi? -
- Fine. Sai, non mi ha mai condannato per quel che è successo. Anzi, si è presa la colpa della fine della nostra storia. Fa parte del suo essere e del suo fascino, dopotutto: vede solo il bianco nella vita, nella convinzione che ogni persona dia sempre il meglio. Piuttosto è lei quella che sbaglia; è lei quella nel torto che non si è impegnata abbastanza. –
- Infatti, Fine mi ha detto che aveva solo paura di deluderti, di non riuscire ad accontentarti. –
Bright fece una smorfia disgustata.
- Avete parlato anche di questo? –
Il cobalto si ritrovò a sorridere.
- È capitato. Non essere geloso. -, scherzò e finalmente anche il biondino si sciolse un attimo.
Rilassò le spalle e incrociò i piedi sul copriletto.
- Quando è tornata, è stato difficile per tutti noi scoprire che aveva perso la sua ingenuità, il suo sguardo incantato sul mondo. Eppure, non so in che modo, è riuscita a rimanere intatta, trasparente. È questo il motivo per cui mi sento così vicino a Fine: prima l’amavo per la sua innocenza; ora l’ammiro perché continua a vedere il bianco nonostante sia sprofondata nel nero.  –
 
Non riuscivo a condividere appieno quell’ultima affermazione di Bright. Nonostante avesse appena accusato i nostri amici di non riuscire a lasciar andare il fantasma di Fine, anche lui non ne era esente.
Fine non ere pura; men che meno intatta o trasparente.
Per come avevo imparato a conoscerla, Fine era dominata dal senso di colpa, dalla vergogna e dalla paura per una vita che era stata fin troppo crudele con lei. Puntualmente, tendeva ad autocommiserarsi e a pensare di essere sola; era narcisista in questo. Cocciuta, schietta e a tratti arrogante, nascondeva dietro una maschera una grande vulnerabilità. Fine era fragile e insicura; era stata spezzata e ricompattata velocemente, e più volte, negli stessi punti.
I rimasugli di una vita precedente vivevano ancora in lei, certo: l'attitudine alla gioia e alla generosità erano dure da cancellare; ma si trattava di blandi momenti di spensieratezza ed erano quei deboli raggi di luce a rendere il nero che la circondava ancora più cupo. O era proprio quel nero cupo a rendere così prezioso e smagliante ogni suo sorriso? 
Fine era vigile e timorosa delle tenebre che puntualmente le attanagliano il cuore ma non per questo il calore che emanava era meno sconvolgente.
Mozzava il fiato con la sua sola presenza.
 
Bright si allungò per guardare l’amico negli occhi e gli rivolse un sorriso affabile.
- So che Auler non mi sostiene ma tu non mi abbandonerai vero? Mi aiuterai con Fine? –
 
Mi sarebbe bastato dirgli la verità: che non avevo intenzione di aiutarlo visto che ero innamorato di lei.
Eppure, non mi sentivo in grado di giudicare il sentimento di Bright e per questo non seppi fare altro che dargli l’unica risposta che voleva sentirsi dire.
 
- Certo che ti do una mano, amico. -




Angolo dell'autrice!
Sono contentissima di avere un giorno d'anticipo. Giusto per uccidere, demolire, fare a brandelli, ventiquattro ore prima la vostra felicità per gli scorsi capitoli. Pensavate che sarebbe stato semplice e invece no ahahahah. Non odiatemi, dai. 
Che dire, Bright ha semplicemente un pessimo tempismo e un'interessante visione delle cose. Badate bene, vi da una giusta proporzione di come venga vissuta da tutto il gruppo la storia di Fine. Capite anche perchè ha così tanti segreti. 
Shade, in ogni caso, non si fa troppi problemi a ficcanasare nella sua vita, complice una Rein affamata di granita. Adoro scrivere di questo lato paterno di Shade, che si diverte a stare con quelle due adorabili bambine. 
Vediamo anche i risvolti sul gruppo della rottura con Mirlo e conosciamo un nuovo personaggio. Preparatevi, perchè Camelot è tosta. Scoprite anche perchè Fine lavora per lei. Piu avanti tutta la sua storia vi sarà chiara. 
Questo, alla fine, era un capitolo di transito che vi da tante informazioni ma non giunge da nessuna parte. I prossimi due/tre/quattro -ma anche cinque- li ametere, ne sono convinta. 
Ci vediamo tra due settimane e grazie per il supporto. Se volete lasciare una recensione a me fa solo piacere. 
Dreamer In Love

 

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Capitolo 22
*** 22. Incontri e scontri ***


22.
Incontri e scontri

- “Cioccolata. Ne avremo bisogno.” -
 
Shade camminava tranquillo per il cortile della scuola. Le lezioni erano finite e quel mercoledì pomeriggio, strano ma vero, sarebbe riuscito a tornare a casa presto, non avendo impegni. Una voce lo richiamò all’attenzione.
- Shade. –
Si voltò e riconobbe subito il suo interlocutore. Si avvicinò.
- Ciao Auler. –
L’azzurro gli rivolse un sorriso tirato.
- Eh dai! Non fare quella faccia. -, lo riprese subito l’amico, sapendo il perché di quell’atteggiamento.
- Dovevi dirgli la verità. –
- E tu tenerti per te quelle cose. Non ero ancora pronto. –
- E quando lo sarai? –
Il Ragazzo di Tokyo arricciò le labbra, offeso.
- Non sta a te deciderlo. Comunque non dovresti sottovalutare i sentimenti di Bright. Siete riusciti a chiarirvi? -
Auler si strinse nelle spalle.
- Stavolta sta ponendo un po’ di resistenza. Ho pensato di procurare della nuova attrezzatura alla squadra per farmi perdonare ma tra gli allenamenti e Altezza sono sempre occupato. –
Shade diede una pacca sulla schiena al ragazzo.
- Se vuoi, posso andare io. Oggi sono libero. –
L’azzurro ciondolò, titubante.
- Non è necessario, davvero. –
L’altro rise imbarazzato.
- Dopotutto è anche colpa mia se avete discusso. È il minimo. –
Immediatamente, Auler si aprì in un sorriso smagliante ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un bigliettino scarabocchiato.
- Questo è l’indirizzo. -
 
 
Ovviamente, il negozio di articoli sportivi era dall’altra parte della città e, come se non bastasse, non conosceva quella zona: per Shade perdersi era stato fin troppo facile. Cominciò a guardarsi attorno per cercare di orientarsi. Sbucò in una strada trafficata e fu tentato di chiedere indicazioni ad alcuni passanti. Studiò i volti delle persone per individuare quella più affidabile; fu solo grazie a quel motivo che la notò: enormi occhiali da sole coprivano la maggior parte del viso, una maglia più larga di tre taglie nascondeva il corpo esile e un berretto cercava di mascherare il lampante color rosso fuoco dei suoi capelli. Il travestimento era anche riuscito ma la tradì la camminata sinuosa e leggera che Shade aveva ammirato tante volte: si trattava di Fine.
Osservò attento la figura che si aggirava agile tra la folla e fu tentato di chiamarla per fermarla, ma il suo atteggiamento era sospetto e il Ragazzo di Tokyo curioso. Stava chiaramente nascondendo qualcosa e non vedeva l’ora di scoprire di cosa si trattava. Senza esitazione, rimandò lo shopping sportivo.
 
Sapevo che non era corretto seguirla ma cercate di capirmi. Lo facevo per lei, per essere sicuro che stesse bene e aiutare Bright…
Va bene! Lo facevo solo per essere un passo avanti a lei, sapere qualcosa di più, qualcosa che nessun altro poteva sapere. Certo Rein mi aveva dato una bella mano in quello ma coglierla con le mani nel sacco era molto più appetitoso. Lei era appetitosa… Dannazione. Mi stavo distraendo di nuovo.
 
Procedette, rimanendo una ventina di passi indietro; ci vollero almeno dieci minuti prima che Fine si fermasse davanti a un negozio di articoli sportivi.
 
Proprio il negozio di articoli sportivi che stavo cercando. Coincidenze?
 
La vide nascondersi dietro un cespuglio e fissare la vetrina da cui si poteva scrutare l’interno. Shade le si accostò, aspettando di essere riconosciuto, ma Fine era concentrata.
- Ciao. -, azzardò allora.
Lei trasalì e si voltò immediatamente a guardarlo. Le gradazioni delle sue guance andarono dal paonazzo al verdognolo, mentre un’espressione scioccata le si dipingeva sul volto.
- Che cosa ci fai tu qui? -, sbottò inacidita.
Il cobalto rimase deluso dal tono e si finse disinteressato.
- Shopping. Ti ho vista girovagare in modo losco. Chi stai spiando esattamente? –
Fine sgranò gli occhi e per un attimo rimase a fissarlo. Poi, incrociò le braccia sul petto e cominciò a muoversi avanti e indietro borbottando insulti e lamenti.
- Così non va bene; non-va-bene. –
- Che cosa: “Non va bene” ? –
- Non dovevi seguirmi. Potevi farti gli affari tuoi una buona volta! -, lo rimproverò lei con un cipiglio seccato e un dito a puntellargli il petto.
- Ma sono qui. –
- Vattene. Non ti riguarda, non ne devi sapere niente. -
 
Le sue parole non fecero altro che stuzzicare la mia curiosità. E poi, insomma, non vedevo di nuovo l’ora di stare solo con lei.
Per Bright, ovviamente.
 
Il rumore del campanello che indicava le porte del negozio che si aprivano, però, fecero riscuotere la ragazza e l’obbligarono a lasciar perdere quella discussione inutile. Trascinò malamente il ragazzo in mezzo all’aiuola e gli intimò con un gesto di fare silenzio.
Se inizialmente il cobalto le diede retta, un’occhiata verso il marciapiede gli fece capire cosa stava succedendo. La mano di Fine avvinghiata al suo polso gli diede fastidio, in contrasto con il piacere che aveva, invece, provato poco prima. I suoi neuroni riuscirono a produrre un’unica reazione dettata dall’adrenalina e dalla rabbia. Uscì dal suo nascondiglio, scatenando le proteste di Fine, che a stento riusciva a trattenerlo e che di conseguenza lo seguì in mezzo alla strada, e si piazzò davanti a Mirlo e al ragazzo magro e pallido che l’accompagnava.
La castana lo guardò stralunata.
- Shade? –
- Non sono nemmeno due settimane che ci siamo lasciati e già ti vedi con un altro? Poi mi vieni ad accusare che non ti ho mai amata per cercare di farmi sentire in colpa? Mi fai profondamente schifo. Da quanto va avanti questa storia con lui? È per colpa sua se ti sei allontanata, vero? –
Le parole gli erano uscite come un fiume in piena lasciando la ragazza basita. Alcuni passanti rallentarono, incuriositi dalla scena.
- Andiamo via. -, borbottò Fine poco convinta e ancora nascosta dietro di lui.
- Non è come pensi! -, reagì intanto Mirlo.
A quelle parole, però, la ragazza dai capelli rossi non resistette.
- Infatti, è anche peggio. –, sbottò.
Il cobalto la guardò stranito.
- Ne eri a conoscenza e non mi hai detto nulla? –
Fine s’incassò nelle spalle non sapendo cosa rispondere ma una quarta voce si unì alla discussione.
- Fine? È da molto che non ci vediamo. Come stai? –
Gli occhi quasi trasparenti del ragazzo accanto a Mirlo rimanevano fissi su di lei e inconsapevolmente Fine arretrò. Le iridi cremisi della ragazza fuggivano in ogni direzione ma tornavano sempre a guardare il suo interlocutore che le sorrideva affabile. Shade non l’aveva mai vista così confusa, eccitata e intimorita – soprattutto intimorita - e la mano che era rimasta attaccata al suo braccio stringeva ora più convulsamente.
 
Mi dava la sensazione che, nonostante il pericolo, Fine avesse voluto comunque avvicinarsi al suo predatore, in una sorta di attrazione fatale.
 
- E tu saresti? –
Shade aveva drizzato le spalle e aveva nascosto dietro di sé l’amica. Aveva sentito la necessità di proteggerla e spostare l’attenzione su se stesso era stata l’opzione migliore.
Il giovane passò le dita tra i capelli chiari e guardò divertito il cobalto. Poi, sfoderò un sorriso e allungò una mano per presentarsi.
- Noche, piacere. –
A quel gesto, il sangue del cobalto si gelò. Non era la prima volta che qualcuno gli si presentava a quel modo e quel qualcuno era proprio accanto a lui. Passò lo sguardo più volte tra Fine e Noche, in cerca di un nesso.
- Sapevi di me o Mirlo ha illuso anche te? –, lo provocò, infine, ignorando il saluto.
Noche abbassò il braccio, noncurante, scrutò di sbieco la castana accanto a lui e ghignò.
- Credevi davvero di essere l’unico? -, schernì il cobalto.
Shade gonfiò il petto, offeso.
 
Ero indeciso se sfogare la mia rabbia su Mirlo o sullo sconosciuto, ma le unghie di Fine nella mia pelle mi ricordavano che non dovevo difendere solo me stesso.
 
- Quindi è vero? Mi hai tradito? –
- Non ti ho tradito. –, gli rispose esasperata la castana. – Noche è un amico. Piuttosto, che ci fate insieme voi due? –
- Uno spacciatore, vorrai dire. -, bofonchiò Fine sulle sue.
Il Ragazzo di Tokyo si voltò verso di lei stralunato, mentre la risata di Noche riempiva sarcastica l’aria attorno a loro. Shade rimase profondamente infastidito da quella risata.
- Pensi davvero così male di me Fine? –
Il modo con cui pronunciò il suo nome era lascivo, viscido, e il dolore sul polso di Shade divenne ancora più acuto.
La ragazza, stavolta, riuscì a guardare negli occhi il ragazzo dai capelli chiari, sfidandolo.
- Anche peggio. –
- Eppure in passato hai avuto modo di apprezzare le mie qualità. –
Fine arrossì all’istante ma fu solo grazie a quelle parole che si riscosse. Anche per lei, ogni emozione si era trasformata in una rabbia incondizionata.
- Questo era prima che tu mi tradissi. –
Noche alzò gli occhi al cielo.
- Il tradimento è un concetto così estremo. Diciamo che ti ho solo ricordato come va il mondo. –
La ragazza sbuffò, sarcastica.
- Come se fossi stato tu a decidere. –
Un guizzo di mascella del giovane indicò che le parole erano andate a segno e sorrise soddisfatta. Poi, la sua espressione si addolcì brevemente e continuò.
- Non ero l’unica che pensava che il mondo potesse essere diverso. –
Noche e Fine si studiarono per un lungo istante mentre i ricordi che condividevano passavano nelle loro menti. Shade rimane basito nel cogliere quell’alchimia tra loro.
- Eravamo degli illusi. -, convenne il ragazzo dai capelli chiari.
- Quell’illusione non è così lontana dalla mia realtà. –
L’altro si strinse nelle spalle.
- Non tutti hanno la tua forza e il tuo coraggio. –
- Eppure ora puoi fare la differenza. Non voglio più quella roba nella mia scuola. -
- Non sei nella posizione di avanzare richieste. Ti devo ricordare con chi hai a che fare? –
Era stata Mirlo a parlare e, dal tono cattivo che aveva usato, Shade capì che la situazione era molto più grave di quanto avesse pensato. Lui non centrava nulla, si era illuso di essere più importante di quanto in realtà non fosse. Fine li stava spiando per altri motivi; quello che c’era in ballo era molto più grande, più pericoloso.
La Tigre rossa non le diede nemmeno attenzione, concentrata a tenere la sfida di sguardi con Noche.
- Non sto parlando con te, sgualdrina. Che cosa credete che stessi facendo prima che Shade m’interrompesse? Non siete gli unici ad avere informazioni. -
- Ci stai minacciando? –
La rossa scrutò brevemente Mirlo.
- Non sono io quella che si gioca la borsa di studio all’università se questa cosa dovesse saltare fuori. Voglio la lista dei tuoi acquirenti e che tu sparisca dalla mia vista. –
 
Vi ricordate tutti quei segreti, quei silenzi, quella freddezza nei miei confronti che mi aveva fatto dubitare di me e della nostra relazione?
Il pensiero di essere stato tradito era più confortante di quello che la mia ex ragazza fosse una spacciatrice, sul serio.
 
- Non sei migliore di me. Anche tu hai i tuoi scheletri nell’armadio. –
La ragazza alzò elegante le sopracciglia.
- Non ho nulla da perdere. Ed è il motivo per cui mi avete lasciato in pace fino ad ora. Continuate a farlo e nessuno si farà male. –
A quelle parole Noche sorrise brevemente.
- Come sta tua sorella? –
Di nuovo, la presa di Fine si fece ancor più stretta e Shade dovette trattenere un gemito di dolore. Quella strana atmosfera che si era creata tra lei e Noche si era spenta in un istante ed era tornata sul viso della rossa un’espressione insicura e addolorata. Si morse il labbro e non rispose.
Noche ghignò. Poi, diede un lungo sospiro e guardò sorridente la castana accanto a lui che rimase stranita dal suo cambiamento d’umore.
- Bene, cara. È ora di andare. Le motivazioni di Fine sono state convincenti, non trovi? –
- Cosa? -, sbottò questa, confusa.
- Smetteremo di darti fastidio. A presto, Fine. Shade. -, salutò cordiale e prese a braccetto Mirlo trascinandola via con sé.
Fine si rilassò. Le iridi cremisi seguivano le due figure che procedevano in mezzo alla folla; le sue unghie, però, erano ancora conficcate nella pelle di Shade. Il cobalto avvolse le dita nella sua mano calda e si abbassò all’altezza della ragazza per intercettare il suo sguardo.
- Stai bene? -, azzardò, docile.
La rossa impiegò un attimo a riscuotersi ma alla fine riuscì ad accennargli un sorriso. Sospirò.
- Se così si può dire. –
- Andiamo. -, le ordinò semplicemente Shade e Fine si lasciò guidare tra le vie della città.
 
 
Un cubetto di ghiaccio si spezzò nel bicchiere e produsse un debole tintinnio. Fine mescolò velocemente la bevanda gasata con la cannuccia, distratta, e prese un sorso.
- Hai intenzione di parlare o questo silenzio durerà ancora per molto? –
La rossa arricciò le labbra e guardò Shade, spazientita.
- Potrebbe essere dura per te da reggere. -, spiegò poi.
Il cobalto incrociò le braccia al petto e appoggiò la schiena sul divanetto. Si erano rifugiati in un cafè alla ricerca di una pausa dal caldo estivo e, Shade sperava, di un po’ di calma per parlare.
- Ho appena saputo che la mia ex ragazza è una spacciatrice. Il fondo è stato toccato, credimi. –
L’amica azzardò un sorriso e appoggiò i gomiti al tavolo che li separava.
- Va bene. Da dove vuoi cominciare? –
- Dall’inizio. Dove hai conosciuto Mirlo? –
- Parlarti di lei vuol dire parlarti anche di me. –
Un dito giocava ora nervoso con una ciocca di capelli rossa.
Shade si allungò sul piano per accorciare la distanza tra loro. Le rubò il ciuffo che stava trastullando e se lo arricciò tra le dita. Fine sgranò gli occhi per il gesto e al suo viso così vicino. Le iridi cobalto l’avevano inchiodata con fermezza e dolcezza.
- Me lo devi. -, le disse sottovoce.
Fine sospirò e annuì; dopotutto non avrebbe potuto fare altro sotto quello sguardo.
Lui si rimise a sedere composto e le rivolse un sorriso vittorioso, attendendo che cominciasse a parlare.
- Non avevo mai parlato con Mirlo prima che si iscrivesse alla nostra scuola ma l’avevo vista. Al contrario, lei all’epoca non mi aveva notato per cui non ha mai sospettato che io sapessi chi fosse e cosa stesse facendo. –
- Quindi pensava che tu non la conoscessi? –
- Esatto. Il nostro incontro risale a un mese dopo la morte dei miei genitori. Lui… mi aveva appena salvata da una brutta situazione. –
Shade assottigliò lo sguardo.
- Lui? –
Fine vagò gli occhi fuori dalla finestra, imbarazzata.
- Noche. –
Il ragazzo sobbalzò sul divanetto.
- Noche. -, ripeté laconico.
 
Avevo notato fin troppo bene la tensione tra loro e l’imbarazzo di Fine alle sue parole. Non riuscivo però a capire in che rapporti fossero.
 
- Sì. E mi portò in un club per farmi conoscere alcune persone… -
- Sai vero che tutto questo è assurdo? Mi sembra di sentirti raccontare un film americano sui gangster. –
La rossa lo guardò piccata.
- Hai colto esattamente il concetto. –
- Ma in che casini ti sei messa? –
- TI ho già detto che per sopravvivere ho dovuto fare cose di cui non vado fiera. –
Shade sbuffò.
- Hai ragione, ho sbagliato domanda. Contro chi ti sei messa? –
Di nuovo, la ragazza abbassò le iridi chiare sul bicchiere e girò la cannuccia.
Il Ragazzo di Tokyo sospirò
- Vi porto ancora qualcosa, ragazzi? –, domandò la cameriera spuntando in quel momento davanti al loro tavolo.
Il cobalto si voltò verso di lei sorridendo tirato.
- Qualsiasi cosa abbiate con della cioccolata. –
- Gelato? Crepes? Torta? Pasticcini? –
Il giovane ci pensò su.
- Tutto. –
- Tutto? -, gli fecero il coro le due donne.
- Ne avremo bisogno. -
 




Angolo dell'autrice
Hola! Puntuale ed estasiata... che capitolo impegnativo questo, da scrivere e da leggere, ma direi che ci ha dato grandi soddisfazioni.
La relazione tra Shade e Fine è sempre più salda e tra due settimane riprenderemo proprio da qui, dal "Cioccolata. Ne avremo bisogno", e scoprirete molte altre cose. In generale, comunque, non è un capitolo privo di spunti: scopriamo con chi si vedeva Mirlo, cioè Noche, con cui Fine ha avuto, apparentemente dei trascorsi; Mirlo spacciava a scuola ahahah adoro tutto ciò, altro che tradimento come immaginava Shade! Sembra che Fine se la sia sbrigata abbastanza celermente con loro, ma sarà davvero così? E la minaccia velata di Noche a Rein? Ecco, quindi, che effettivamente ci spostiamo dalla trama originaria e entriamo in questa nuova versione molto più complessa. Spero che comunque non vi abbia deluso; fatemi sapere che ne pensate plz!
Un bacio, 
Dreamer In Love

 

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Capitolo 23
*** 23. Frasi fatte ***


23. 
Frasi fatte

- Prima riunione ufficiale della Compagnia del cioccolato -
 
Il tavolo era imbandito di ogni ben di dio. La cameriera era stata abbondante nelle porzioni, cogliendo la gravità della situazione. Shade si era subito fiondato su delle crepes e Fine aveva avvinghiato la coppa di gelato.
- Effettivamente è meglio della nicotina ma così ingrasserò. –, convenne la ragazza riferendosi alla discussione che avevano avuto qualche giorno prima.
- Dovrai pur riempire con qualcosa i reggiseni. -, borbottò il cobalto mettendo in bocca l’ennesima forchettata.
Il calcio allo stico sotto il tavolo arrivò immediato e mugolò di dolore.
 
Ero trepidante di sentire la sua storia e l’ansia mi faceva dire cose stupide.
 
- Quindi, siete entrati nel club… -, la invitò Shade a continuare.
La rossa ingoiò rumorosamente il boccone e si schiarì la voce.
- Mi portò da… una persona che mi offrì protezione in cambio di alcuni lavoretti. Dalla stanza in cui eravamo, si scorgeva la pista da ballo e la vidi. Portava abiti aderenti e scollati e stava seduta sulle gambe di uno studente della Sendagaja. Nel frattempo ne baciava un altro. Mi ricordo chiaramente la scena: era volgare ed io ero molto imbarazzata. Non pensavo che una donna potesse arrivare a tanto; e si capiva chiaramente che non lo faceva per soldi. –
- Ora capisco perché la chiamavi sgualdrina. –
Fine schioccò la lingua.
- All’epoca ero molto ingenua. Ora, con il senno di poi, non me la sento di condannarla. Anche perché quando ha trovato la persona giusta, alla fine, è riuscita anche a essere fedele. –
Shade rizzò le spalle.
- Stai parlando di me? Quindi non mi ha tradito. –
Lei scosse la testa.
- No. Lo sospettavo, inizialmente, ma a quanto pare Mirlo aveva altro per la testa. –
- La droga? –
La ragazza si appoggiò malamente al tavolo, portando distratta il cucchiaio alla bocca.
- C’è ancora molto che non mi torna, in realtà. Non capisco cosa abbia fatto cambiare idea a Mirlo. -
- Su cosa? –
- Sapevo che aveva cambiato scuola solo per tenermi d’occhio e la sua parentela con Lione le permetteva di girarmi attorno senza destare troppi sospetti. –
- Quindi l’hanno mandata per controllarti? –
La giovane annuì e con lei, i capelli raccolti in uno chignon disordinato, dondolarono. Il cappellino che li aveva trattenuti e ben nascosti era abbandonato sul tavolo.
- Per questo ho dovuto mettere in guardia i ragazzi. Non potevo fidarmi di lei, soprattutto sapendo da dove veniva e per chi lavorava. Nonostante la quantità immane di uomini con cui è stata, comunque, ha sempre tenuto un comportamento esemplare; forse per non farmi insospettire, penso. Eppure quando poi vi siete messi insieme, lei sembrava quasi felice, rilassata, come se si fosse dimenticata del suo compito. Cosa è stato a farla ritornare in guardia? Il periodo coincide con la visita dei ragazzi della Sendagaja. –
Shade convenne di aver notato anche lui un cambiamento.
- Deve essere allora che ha conosciuto Noche. –
- Ma chi è questo Noche? -, sbottò il ragazzo.
Le guance di Fine s’imporporarono immediatamente mentre cercava di mettere più gelato possibile in bocca e rimanere impossibilitata nel parlare.
Il cobalto si fece più vicino, studiandola attentamene e allontanandole la coppa.
- Ehi! -, protestò leggermente.
- In che rapporti eri con lui? –
La rossa si morse un labbro e cominciò a guardarsi le unghie delle mani.
- Se non me lo dici tu, lo scoprirò da solo. –
- E come faresti, di grazia? –
- Apprendo dalla mia maestra. -, le disse accennando al cappellino e sfoderando un ghigno di sfida. – Mi metterò a seguire Mirlo e prima o poi arriverò anche a lui. –
Le mani della rossa che sbattevano sul tavolo lo fecero sobbalzare. Si era alzata in piedi e lo guardava paonazza.
- È pericoloso, Shade. Non puoi farlo. –
- Ma se è uno smilzo in confronto a me. Gli allenamenti di basket hanno dato i loro frutti. –
- Prima di tutto, non vuol dire che tu sappia difenderti in caso di lotta. Secondo, non è lui il problema ma chi lo protegge. –
- Allora ti conviene dirmi tu chi è, non trovi? –
La ragazza si sedette sconfitta sulla sua sedia e lo guardò torva.
- Come mai finisco sempre per raccontarti di più di quello che vorrei? –
- È il mio fascino. -, le ammiccò Shade sfoderando uno dei suoi sorrisi sghembi.
Per l’ennesima volta quel giorno, Fine si ritrovò ad arrossire; niente a che fare con le sensazioni che aveva provato alla presenza di Noche – un misto tra nostalgia, imbarazzo e rabbia -: stavolta il tutto era accompagnato da farfalle nello stomaco e un avvolgente senso di calore. Sbuffò, fingendosi contrariata.
- E va bene: stavamo insieme. –
Le iridi cobalto rimasero a fissare la loro interlocutrice, interdette.
- Come? -, sussurrò.
Il tono stridulo era sintomo di un principio d’infarto.
- Te l’ho detto: mi ha salvata da una brutta situazione. –
- Cioè? –
Fine si strinse nelle spalle. A Shade venne una gran voglia di abbracciarla e di salvarla dalle cose brutte che aveva visto e provato.
- Scusami, non sei obbligata a parlarne. –
La ragazza produsse un mezzo sorriso.
- È giunta l’ora che qualcun altro conosca questa storia. Le cose stanno diventando sempre più pericolose. Soprattutto vista la comparsa di Noche. –
Il cobalto allungò un braccio sul tavolo, scansando i piatti vuoti di cibo, e le afferrò una mano. La strinse dolcemente, accarezzando con il pollice il dorso, e incontrò le sue iridi cremisi.
- Sarò sempre al tuo fianco. –
Fine sapeva che si trattava di semplici parole; che era una frase fatta e suonava così superficiale. Eppure, detto da Shade, aveva il profumo di una promessa sincera e affettuosa che, di nuovo, le fece avere una lunga fitta allo stomaco. Sì, si sarebbe potuta perdere in quegli occhi blu. Inspirò profondamente e poi cominciò a raccontare.
- I primi giorni che fuggii con mia sorella dormivamo nei parchi, sulle panchine, e vagavamo per la città alla ricerca di un posto sicuro. Finii in un quartiere, dove alcune prostitute, intenerite per lo più da Rein, decisero di aiutarmi. Ci ospitarono in casa loro e fu davvero una benedizione per me. Non sapevo ancora bene cosa fare, come comportarmi, cosa ci avrebbe riservato il futuro. Nella foga di fuggire non avevo ideato un piano e non potevo permettere che una bambina di sei anni vivesse per strada. Fu una delle ragazze a darmi l’idea. Come loro si erano adattate a pagare l’affitto con quel che avevano, forse anch’io me la sarei cavata bene. Mi avevano detto che essendo minorenne avrei potuto avere clienti migliori e guadagnare più soldi. –
 
Per il bene di Fine riuscii solo a sbiancare e a mantenere una faccia irrigidita ma rilassata. Non mi azzardai a proferir parola. Se avessi aperto bocca, probabilmente avrei vomitato.
 
Lei esitò, fissando il suo volto per cercare di cogliere una reazione. Il silenzio prolungato in cui Shade era entrato la preoccupava e sapeva che, comunque, lui non l’avrebbe più guardata con gli stessi occhi. Era la storia della sua vita: il passato sarebbe sempre tornato a saldare i conti. Perdere Shade rientrava tra le possibilità. Sperava solo che il legame che li univa avrebbe vinto. Dopotutto era stato il primo a capire che era davvero lei la Tigre Rossa, e poteva immaginare meglio di chiunque altro cosa fosse successo in quel periodo. Comunque, la stretta di mano rimaneva calda e ferma.
- Non ero entusiasta all’idea ma cercavo di mettermi in testa che era per il bene di Rein. –
- Ti prego dimmi che nessuno ti ha torto un capello. –
La voce che interruppe il suo racconto era un sussurro strozzato, rotto da una profonda collera che fece fremere la ragazza. Il suo basso ventre ebbe una strana sensazione: era possessività quella che aveva sentito nel suo tono o si trattava solo di preoccupazione? Continuò senza rispondergli.
- Avevo deciso di provarci e quella sera mi misi per strada. Le altre ragazze mi avevano dato parecchi consigli e mi avevano suggerito di cominciare con piccole cose, giusto per capire come funzionava. Non arrivai mai alla postazione che mi avevano assegnato. Andai a sbattere contro questo ragazzo – Noche – che si era perso e doveva trovare un certo locale. Gli diedi indicazioni precise ma insistette per essere accompagnato – aveva paura di camminare in quel quartiere pericoloso da solo - e lungo la strada ci mettemmo a parlare. Rimanemmo tutta notte in un parchetto a confrontarci sulle nostre esperienze. Eravamo entrambi molto soli e spaventati. Nonostante tutto, sembrava un bravo ragazzo, era dolce, e rimase stupito quando gli raccontai di mia sorella e della situazione che stavamo vivendo. Si offrì di ospitarci a casa sua: avevano una stanza che non usavano più e suo padre era sempre fuori per lavoro. La madre era morta e da allora avevano licenziato anche i domestici. Nessuno si sarebbe accorto della nostra presenza se solo fossimo state attente. Accettai senza pensarci troppo. Andai a recuperare mia sorella e i nostri pochi averi e ci trasferimmo. Sono stati giorni tutto sommato felici Shade e l’affetto per il nostro benefattore cresceva ogni giorno di più. –
Intanto, Shade era almeno tornato di un colore normale e respirava a intervalli regolari.
- Una notte, dopo circa due settimane che abitavamo lì, sento dei rumori in casa. Sapevo che non dovevo uscire dalla nostra stanza ma ero curiosa. Nascosta sul pianerottolo delle scale, sentii chiaramente tutta la discussione tra Noche e suo padre. Scoprii che Noche era figlio di un trafficante di droga e che era a servizio di… un uomo molto potente. Voleva che anche Noche entrasse nel giro e lavorasse per lui. Quando l’avevo incrociato la prima volta, stava giusto andando a conoscerlo. Non essendosi presentato all’incontro, lui era molto arrabbiato. –
- Fatico a credere che tutto ciò sia vero. -, borbottò il cobalto più a se stesso che alla ragazza.
- Sapendo di aver messo io nei casini Noche, mi offrii di aiutarlo. Andai con lui all’incontro con quell’uomo per testimoniare il perché della sua assenza e scusarci. Avevo pensato che potesse bastare, che l’avrebbe lasciato in pace e perdonato. Quanto ero sciocca! -, cantilenò con una risata ironica la ragazza.
Shade strinse appena la presa sulla sua mano.
- Coinvolse anche me nei suoi affari. Era rimasto divertito dalla mia sfacciataggine e stupidità, mi disse, e considerava uno spreco uccidere una ragazza tanto bella. Mi promise di proteggermi in cambio di alcuni lavoretti. Accettai senza sapere a cosa sarei andata incontro. Più io e Noche lavoravamo per lui, più entravamo in un mondo oscuro, selvaggio. Più stavamo insieme, più dipendevamo l’uno dall’altra. Era inevitabile che ci innamorassimo. –
Il Ragazzo si Tokyo granò gli occhi e guardò stranito Fine. La giovane gli sorrise mesta.
- È così difficile credere che qualcuno possa innamorarsi di me, Shade? -, lo provocò leggera, così in contrasto con il discorso e il tono di un momento prima.
Lui si scompigliò i capelli con la mano libera e ghignò.
- Sorprendentemente, è la prima cosa normale che sento uscire dalle tue labbra. –
La rossa rise amara.
- Perché allora eri così tesa e preoccupata? E quel discorso su un mondo diverso? –
Lei mollò la presa e piegò le braccia sul tavolo, appoggiandovi il viso, un po’ sconfortata e con un senso di soffocamento che le impediva di respirare regolarmente. I ricordi avevano portato la sua mente a vagare lontano da quel cafè, da quel tavolo, da Shade.
Shade chiuse le dita sul vuoto e ritirò il braccio.
- Ti risparmio i particolari su cosa abbiamo combinato; i giornali di quel periodo te ne possono dare un’idea. Quando mi accorsi di essere stata risucchiata in quel vortice di violenza era ormai troppo tardi. Dopo soli due mesi, il mio nome era tra i più rispettati della banda e lui aveva cominciato a tenermi in grande considerazione. Vedeva del potenziale in me e voleva insegnarmi i trucchi del mestiere. Iniziai a partecipare alle riunioni strategiche e alle sue serate esclusive. Avevo cominciato a ragionare come loro e a pensare che la mia vita potesse essere davvero così, di aver trovato il mio posto nel mondo. Rein sarebbe stata al sicuro: che altro mi serviva?
Noche, invece, non era mai stato affine a quella vita. Sognava di diventare un musicista e aveva concordato con il padre di poter continuare a frequentare il conservatorio a patto di partecipare a quei loschi affari. Quando il padre capì che ero una minaccia nel suo piano di potere e di scalata del figlio, cercò in tutti i modi di farmi fuori. Costrinse Noche, che era soggiogato al suo volere, a rivelargli quale fosse il mio punto debole. Ancora non sapeva che per tutto quel tempo avevamo abitato in casa loro e, quando venne a sapere che Rein era proprio sotto il suo stesso tetto, capii che eravamo davvero in pericolo. Riuscimmo a scappare appena in tempo. Non sapendo a chi rivolgermi andai da… quell’uomo per avere un aiuto. Mi disse che mia sorella sarebbe sempre stata un problema se volevo perseguire quella vita. Mi suggerì di abbandonarla davanti a qualche tempio e salutarla per sempre. Mi ricordai solo in quel momento qual era stato il vero motivo per cui ero scappata e avevo abbandonato i miei amici: lasciare Rein avrebbe reso vano ogni sforzo che avevo fatto. Lo ringraziai per l’aiuto che mi aveva dato in quei mesi e la fiducia che aveva riposto in me, gli spiegai che non potevo venire meno ai miei doveri perché che avrei tradito la fiducia dei miei genitori. Mi congedai da lui e mi avventurai nuovamente da sola per strada. Lui mi concesse una tregua, pensando a un momento di ribellione e che, successivamente, sarei tornata. Grazie a questa storia, in ogni caso, è diventato ancora più potente perché è stato Noche a ereditare l’impero del padre. E si è lasciato soggiogare anche da lui. –
- E suo padre? -
- È morto in un tragico incidente. Per colpa mia, Noche ha dovuto abbandonare il suo sogno da musicista e, soprattutto, non mi ha mai perdonato di essermi lasciata tutto alle spalle e di non aver salvato anche lui da quell’ambiente. –
- Ma se questa persona ti rispettava, perché ora ti sta dando fastidio? -
- Nonostante i suoi pronostici, non sono ancora tornata da lui e, anzi, ho ripreso alla mia vecchia vita. Ha paura che ciò che so possa far crollare il mondo che con fatica si è creato. Per questo aveva mandato i suoi scagnozzi per convincermi a tornare indietro; per questo ha ingaggiato Mirlo. –
Dopo un racconto simile, Shade sentì il bisogno di bere avidamente dal suo bicchiere. Poi, portò alla bocca gli ultimi bocconi di crepes ingoiandoli tutti insieme. Fine ridacchiò.
- Stai bene? -, chiese prudente.
Il ragazzo batté convulsamente le ciglia.
- Lo stai chiedendo a me? Fine sei tu quella a cui dovrei chiedere se sta bene. –
Lei diede un’alzata di spalle ma riuscì a sorridere sincera.
- Ora sì, sto bene. E il merito è anche il tuo. –
Il Ragazzo di Tokyo s’indicò stranito il petto.
- Io? –
- Sì, insomma… avresti dovuto correre via a gambe levate già da almeno una ventina di minuti. Ma che dico? Da quando ci siamo parlati al Carma la prima sera. Sono stata un po’ antipatica quella volta. Eppure, nonostante tutto, gli alti e bassi, sei rimasto davvero al mio fianco. Mi fai sentire più normale di quanto in realtà non sia. E non me lo merito. –
- Tu pensi davvero di meritare di non essere felice. –
Quella frase colpì Fine per tante cose: prima di tutto, era un’affermazione e non una domanda; secondo, Shade aveva colto davvero bene ogni sfaccettatura del suo carattere, da quella più sciocca e arrogante fino all’insicurezza recondita che non le permetteva mai di godere appieno di quello che di buono le dava la vita. Era ufficiale: un’esistenza senza Shade al suo fianco si prospettava qualcosa di terribile e la sola idea le faceva perdere diversi battiti di cuore e il respiro. Cosa aveva fatto per meritarsi uno come lui? Che dio, spirito o divinità doveva ringraziare? Le avrebbe adorate tutte se necessario.
Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, le iridi cobalto si addolcirono in quel modo che Fine amava tanto e sulle labbra del ragazzo nacque un sorriso pulito, irritante ma mozzafiato.
- Sappi che te lo impedirò. –
- Che cosa? -, riuscì a chiedere Fine, balbettante.
Era riuscita ad avvampare in mezzo secondo: un nuovo record!
- Di autodistruggerti e isolarti. Il destino ha voluto che ci incontrassimo Fine e farò di tutto per aiutarti a trovare la felicità. –
Le era sparita la terra sotto i piedi, aveva giramenti di testa e lo stomaco si era improvvisamente fatto vuoto, borbottante, nervoso. C’erano solo quegli occhi scuri, avvolgenti e rassicuranti.
- Pensi che tua sorella rischi davvero qualcosa? –
Quella domanda ebbe la capacità di catapultarla alla velocità della luce - con tanto di schianto meteoritico - al suolo. Fine dovette aprire e chiudere gli occhi un paio di volte per tornare ad orientarsi. Shade era, ora, preoccupato.
- Ehi. -, l’apostrofò premuroso e tornò ad allungare una mano sul tavolo per sfiorarle il braccio.
La ragazza accennò un sorriso e si riscosse.
- Rein è al sicuro. Ma la droga a scuola è un chiaro tentativo di stuzzicarmi e vedere fino a che punto ho la situazione sotto controllo. –
- Sai vero che dovrai raccontare agli altri cosa è successo? –
- Sai vero che dovrai pagare tu tutta questa roba? -, lo punzecchiò lei senza rispondergli.
Shade guardò stranito i piatti vuoti sul tavolo.
- Mi vuoi mandare sul lastrico per caso? –
Fine rise producendo quel tintinnio armonico che Shade ormai conosceva e sapeva sintomo di serenità. Impercettibilmente, si rilassò sulla sedia e godette nel guardarla cambiare espressione e mordersi distrattamente il labbro, divertita.
- Come presidente della Compagnia del cioccolato, spetta a te questo onore. –




Angolo dell'autrice!
Complimenti a chi è sopravvissuto ed è giunto alla fine. Questo capitolo è lunghissimo e tosto. Sono fiera di alcune dinamiche descritte e dell'impatto che avrà questo cap sul resto della storia. E' un passaggio davvero fondamentale e notate che per qualcuno di nostra conoscenza (*cof* Fine *cof*) i sentimenti sono diventati molto più chiari e difficili da gestire. Sicuramente l'incontro con Noche, dopo la storia che ha rivelato a Shade, si rivela essere di una certa pesantezza emotiva ma la nostra principessa preferita sta volando ormai in altre direzioni. In ogni caso, spero che questa versione del suo passato vi piaccia. Ci sarà occasione di parlare su chi sia Lui ma mi piacerebbe sapere che opinione vi siete fatti. E Shade riuscirà a mantenere la promessa di starle accanto? 
So che ci siete e che mi leggete: vi chiedo di lasciarmi una recensioncina per capire cosa ne pensate e se questa storia vi sta piacendo. 
Grazie, 
Dreamer In Love

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Capitolo 24
*** 24. Disintossicazione ***


24.
Disintossicazione

- Un conto è la droga ma l’amore è un’altra storia -
 
Fine camminava a passo spedito lungo il corridoio. Alcuni studenti la salutarono e ricambiò con un’espressione tirata del volto. Quella mattina, dopo una settimana di attesa, Mirlo si era finalmente degnata di inviare i nomi dei suoi acquirenti che non solo consumavano le dosi, ma le rivendevano ad altri studenti a prezzi vantaggiosi. Nel giro di due mesi, si era quindi creato un proficuo giro di spaccio che sarebbe stato difficile da debellare.
Aveva fatto un veloce meeting strategico con i ragazzi per decidere il da farsi e stavolta l’unica possibilità che si presentava loro era di rivolgersi ad adulti competenti. Sperava che il preside, uomo gioviale e buono, le accordasse comunque il piano che avevano escogitato. L’idea che Shade aveva proposto era drastica ma, speravano, efficace e avrebbe aiutato a ristabilire l’ordine a scuola. Quando durante la riunione il giovane dai capelli cobalto aveva parlato, si era sentita rinfrancata, fiduciosa che tutto sarebbe andato per il meglio. Ripensandoci, le si addolci lo sguardo e sorrise timidamente. Con la coda dell’occhio, però, notò che Altezza, accanto a lei, la scrutava incuriosita e con un cipiglio da vera pettegola. Sbuffò.
- Cosa c’è Altezza? –
La bionda, contenta di avere finalmente la sua attenzione, rizzò la schiena e sospirò raggiante.
- Allora? –
Fine alzò gli occhi al cielo.
- Cosa? –
- Vi siete incrociati al negozio sportivo? –
La rossa spalancò le palpebre, pietrificandosi. Si voltò furibonda verso di lei.
- Altezza! –
Altezza incrociò le braccia al petto, offesa di essere sgridata, e cominciò a giocare distratta con un riccio ribelle.
- Doveva sapere di Mirlo. -, si giustificò.
- Ma come hai fatto? –
- Ho detto ad Auler di mandarlo a fare acquisti per la squadra. -, spiegò semplice, con un’alzata di spalle.
Fine diede un verso di frustrazione.
- Altezza, dai! –
Riprese a camminare nervosa in direzione dell’ufficio del preside con l’amica che la seguiva a stento.
- Si è arrabbiato? –
- Certo che si è arrabbiato. –
- Ti prego dimmi che ha fatto una sfuriata a Mirlo. –
- Ha fatto una sfuriata a Mirlo, sì. –
Finita la frase, la ragazza si bloccò di nuovo e guardò incazzata la bionda.
- Ci è rimasto male, Altezza. Si è arrabbiato con me perché non gli ho detto nulla e non sono nemmeno riuscita a raccogliere tutte le informazioni che volevo. Dovevamo aspettare ancora ma, no, tu hai voluto fare di testa tua. E per cosa? Per farmi passare un pomeriggio con lui. –
- Avete passato il pomeriggio insieme? –, ripeté l’altra con tono stridulo per colpa dell’eccitazione a quella notizia.
- Non è questo il punto. –
- E quale sarebbe il punto allora? Vi siete baciati per caso?  -
La gomitata ammiccante dell’amica nelle costole ebbe il potere di far arrabbiare Fine a livelli mai visti. Il viso le si fece paonazzo e il respiro irregolare. Faticò a mantenere un tono di voce calmo nel pronunciare la risposta.
- Il punto è che non so che informazioni hanno loro su di me, su mia sorella. -
Altezza si zittì, meditabonda. Poi, sfoderò un sorrisetto.
- Shade ti ha protetta vero? –
Fine si lasciò andare a un urlo isterico: a volte era proprio impossibile parlare con la sua amica. Si zittì e proseguì per la sua strada mentre Altezza continuava a fare domande.
 
 
Il preside aveva dato piena fiducia a Fine e ai suoi amici, aggiungendo al piano prestabilito un supporto psicologico per gli studenti coinvolti. Quel venerdì Fine e Altezza erano andate poi, di classe in classe, a prelevare spacciatori e compratori: aveva fatto a tutti loro un lungo discorso, li aveva fatti perquisire e aveva predisposto la palestra per una prima fase di disintossicazione assistita.
Al resto della scuola non era stato rivelato il motivo di quella rastrellata ma era bastata per gettare l’allarmismo, soprattutto in contemporanea con la scomparsa di Mirlo e dei test prima delle vacanze estive. I più ipotizzavano che Fine avesse fatto fuori la castana e ora stesse punendo i suoi complici: si sbizzarrivano poi a indovinare quali crimini avessero commesso.
I ragazzi, invece, e pochi altri volontari selezionati, erano stati costretti a partecipare all’iniziativa e ad assistere le vittime dello spaccio. Sarebbe stato un lungo fine settimana.
Shade strinse i denti e produsse un’espressione disgustata mentre i suoni che venivano dal gabinetto lasciavano ben intendere cosa vi stesse succedendo. L’istinto di unirsi al coro e abbracciare a sua volta il water era alto ma una bottiglietta d’acqua gli si parò davanti agli occhi. Auler gli stava porgendo la poltiglia a base di limone che serviva per gli appestati, ma senza troppi rimorsi ne bevve un sorso. Almeno il senso di vomito gli passò. Lo ringraziò con un mezzo sorriso e si apprestò a bussare alla porta del bagno per accertarsi che il suo paziente stesse bene. Era Solo, il loro compagno di squadra. L’ennesimo conato, comunque, gli diede la riposta che cercava.
- Siamo messi bene insomma. –
- Deve essere stato uno dei primi a usarla. Gli altri ragazzi stanno già meglio. –
Tre primini erano crollati in un angolo dello spogliatoio sui tappetini degli allenamenti. Bright li stava coprendo con delle coperte per tenerli al caldo.
- Come mai anche noi dobbiamo rimanere reclusi con loro? –
- Ti ricordo che è stata una tua idea Shade. –, schioccò la lingua Auler. – Quindi assumiti le tue responsabilità. –
Il Ragazzo di Tokyo sospirò e fu costretto ad alzare le mani in segno di resa. Meno parlava, meno gli veniva da vomitare.
- Fine ti tiene in grande considerazione. -, sbottò all’improvviso l’azzurro.
Shade alzò gli occhi al cielo.
- Non è il posto giusto per fare questo discorso. –
- Hai deciso cosa fare? –
- Riguardo a cosa? –
- Riguardo a Fine. -
- Ho promesso a Bright che lo avrei aiutato. –
- Allora sei proprio un idiota. -, sbottò l’azzurro spazientito.
Il cobalto gli si fece più vicino.
- Bright è la persona giusta per lei. –
L’azzurro gli rivolse un sorriso mesto.
- È commovente come tu stia tentando in tutti i modi di autoconvincerti di questa cosa. Solo Fine può dirti chi è la persona giusta per lei. Non puoi decidere tu. –
In quel momento, Bright si avvicinò e i due deviarono il discorso su argomenti più neutri. Shade, però, aveva molto a cui pensare.
 
 
Si chiuse la porta alle spalle e prese un lungo respiro di aria fresca. Una brillante alba sanciva l’inizio di quel sabato di fine luglio e la scuola vuota e silenziosa sembrava accogliente sotto la luce rosata che filtrava tra le nuvole. Infilò le mani nelle tasche e decise di sgranchirsi le gambe.
Era stata una notte orribile: avevano dormito sui tappetini e avevano dovuto assistere chi nel sonno tremava e stava male. Presagiva, quindi di passare tutto il pomeriggio a dormire: la reclusione sarebbe termina a mezzogiorno; poi, gli studenti sarebbero stati affidati alle famiglie. L’inizio delle vacanze estive calzava a pennello per far si che il resto della scuola rimanesse all’oscuro dei fatti. Quando, infatti, gli studenti fossero tornati a frequentare le lezioni, la fase più critica della disintossicazione sarebbe passata. Intanto, loro li avevano aiutati per quella prima difficile notte. Passeggiò per qualche minuto rimanendo sul fianco dell’edificio fino a sbucare sul cortile d’ingresso. Lo spiazzo era deserto ma vide subito la testa rossa della ragazza appoggiata a un albero nell’angolo del giardino. Si avvicinò di soppiatto: era distratta e stava frugando nelle tasche in cerca di qualcosa.
- Buongiorno. –, le disse quando era ormai dietro di lei e nel vederla sobbalzare ghignò divertito.
Fine si mise una mano al cuore e si volto spaventata.
- Sei tu! -, lo riconobbe, rilassandosi all’istante.
Poi, assunse un’espressione pensierosa, fissandolo.
- Hai un aspetto orribile. –, proclamò.
Shade le prese il volto tra le mani, critico, e con i pollici le tirò le occhiaie.
- Lo stesso vale per te. Niente Carma stasera; riposo assoluto. Non puoi sciupare la tua bellezza: è l’unica cosa che hai. –
- L’unica cosa che ho? -, la rabbia delle sue parole era però scalfita dal contatto fisico che Shade non era ancora riuscito ad abbandonare.
Il cobalto la fissava, in silenzio, assorto nei suoi pensieri. Le accarezzò gentile le guance, apprezzando la pelle liscia sotto i polpastrelli e il calore per l’imbarazzo di quei gesti; ripercorse il profilo del mento rotondo e risalì per sfiorare le labbra piene e rosse. Gli occhi proseguirono sulla linea del naso fino a incrociare le iridi cremisi che lo scrutavano attente, curiose, agitate, dolci.
 
Non potete nemmeno immaginare la quantità di cose che avrei voluto fare in quel momento e lei, senza timore, mi guardava in attesa di una mia mossa. Era abbandonata tra le mie mani, fiduciosa, vulnerabile. Avrei potuto spezzarla, farle del male e non avrebbe opposto la minima resistenza.
Non mi ero mai davvero reso conto di questo mio potere; avevo sempre pensato di essere io quello in balia di Fine, del suo umore, delle sue azioni.
Le parole di Auler il giorno prima mi avevano fatto riflettere.
Non osavo pensare, però, che lei potesse provare qualcosa per me.
 
- Shade. –
La sua voce sottile e tenera lo riportò alla realtà. Lasciò che le braccia ricadessero lungo i fianchi e le sorrise imbarazzato, consapevole di essersi lasciato andare un po’ troppo.
- Scusami, sono stanco. –
Lei sfoggiò un sorriso caloroso.
- Ho io la soluzione. –
Si rimise a frugare nelle tasche ed estrasse un cioccolatino. Lo porse a Shade, imbarazzata.
- Sto cercando di ascoltare il tuo consiglio: niente più sigarette. La cioccolata è un buon sostituto per quando sono nervosa. –
Il cobalto lo prese e lo scartò. Si fermò un attimo.
- Lo volevi mangiare tu? Possiamo fare metà. –
Fine si strinse nelle spalle.
- Non preoccuparti. Sto bene. –
Si appoggiò all’albero e lo guardò mentre masticava soddisfatto: godette della sua bellezza e del calore che le si irradiava in ogni parte del corpo solo con la sua presenza. Sorrise. Lui la faceva stare bene.
- Ascolta… -
Shade cominciò a parlare ma quel tono incerto non gli apparteneva. Fine si ritrovò a fissarlo preoccupata.
- Hai avuto altre storie oltre a Bright e Noche? –
 
Solo una buona dose d’idiozia e coraggio mi aveva permesso di intraprendere con Fine quella discussione. Non so bene cosa volessi ottenere: conferme per Bright? Sedare la gelosia che mi ribolliva nelle vene? Una speranza a cui appigliarmi? Una delusione tale da smettere di sperare?
 
La ragazza rimase basita per diversi secondi. Poi, incrociò le braccia al petto e diede un’alzata di spalle. Un campanello dall’arme le suggeriva che se avesse detto qualcosa di sbagliato le cose sarebbero degenerate tra loro: era da un po’ che si trovavano sulla linea sottile che divideva l’amicizia e il romanticismo ed era ben lungi dal volersi sbilanciare.
- Perché me lo chiedi? –
Lui infilò le mani nelle tasche – le stesse mani che fino a poco prima avevano osato toccarla ora erano così lontane -.
- Una come te dovrebbe avere una fila di ammiratori che aspettano solo di saperti libera per provarci. –
- Non so se prenderlo come un complimento o un insulto. –, disse piccata la rossa.
Shade si ritrovò a scuotere la testa per tranquillizzarla: l’ultima cosa che voleva era litigare con lei.
- Pensavo solo che avessi più esperienza e mi domandavo se non ci fosse stato qualcun altro. –
Fine si rilassò appena.
- Sono giunta alla conclusione che gli uomini hanno paura di me: oltre a Bright, non ho mai avuto un vero appuntamento. Nessuno osa chiedermelo. –
- Come darci torto? Sei molto pericolosa. –
Il pugno nelle costole arrivò immediato. Dopo la dovuta parolaccia per sfogare il dolore, Shade riprese l’argomento.
- Può essere anche la donna a fare la prima mossa.  –
- Non sono abbastanza sicura di me per osare tanto. –
- A me lo hai chiesto. –
Quell’improvviso riferimento alla loro prima chiacchierata al Carma avrebbe avuto il potere di farla scoppiare a ridere all’istante se non fosse stato per il tono serio che Shade aveva assunto. La conversazione si era fatta troppo ambigua per i suoi gusti. Lui, comunque, attendeva una risposta con un’espressione contrita e concentrata che Fine non sapeva come interpretare.
- Tu sei un caso a parte. -, rispose decidendo di stare sul vago.
- Perché? –
- Mi scoccia dirlo, - scherzò, - ma sei un bel ragazzo e hai lo strano potere di mettermi a mio agio. Quella sera mi sono solo lasciata andare. –
- Non è stata l’unica volta. –
Il tono era laconico, asciutto ed entrambi sapevano a cosa quelle parole facevano riferimento ma nessuno dei due osava dirlo. Fine si sentì mancare la terra sotto i piedi, soprattutto per colpa dello sguardo intenso che lui le stava rivolgendo. Era paralizzata da quegli occhi cobalto, smarrita e inerme. Poi, l’espressione di Shade si ammorbidì di colpo.
- E sei interessata a qualcuno? –
Il repentino cambio di umore e argomento la mandarono ancor di più in confusione. Non ragionò prima di parlare.
- Sì. -, confessò docile.
- E questo qualcuno è un certo biondino di nostra conoscenza? –
- Cosa? –
La doccia di acqua fredda l’aveva almeno riportata alla realtà. Che cosa diavolo centrava Bright?
- Che cosa diavolo centra Bright? –
- Andate parecchio d’accordo ultimamente. –
- Come sempre e come amici; non provo nulla per lui. –
Fine era ormai spazientita da quelle domande a bruciapelo, dai sottintesi e stremata dagli sguardi indagatori di Shade che la facevano fremere e agitare. La notte insonne a occuparsi delle studentesse coinvolte nel giro di spaccio, poi, non l’aiutava.
Comunque, Shade si lasciò sfuggire un sorriso storto, incerto ma euforico e potè immaginare che il peggio di quell’interrogatorio fosse passato.
- E quindi chi ti piace? –
Come non detto…
Il ragazzo era ora trepidante, curioso, eccitato. Nulla a che vedere con la serietà e lo sforzo che lo avevano coinvolto poco prima. Fine era sempre più confusa ma percependo un clima più disteso riuscì a ribattere a tono a quella sfacciataggine.
- Critichi tanto Altezza ma anche tu sei un pettegolo di prima categoria. Piuttosto, dimmi di te. C’è qualcuna che ti piace? –
Shade diede un’alzata di spalle e la guardò affabile.
- Dopo Mirlo, direi che mi conviene prendermi una pausa. –
Fine si ritrovò a sorridergli con le labbra tirate per lo sforzo: non era proprio quello che voleva sentirsi dire.



Angolo dell'autrice!
Che dire di questo capitolo? Non è tra i miei preferiti ma è una fase importante nella relazione tra Fine e Shade. Le cose tra loro si stanno facendo sempre più ambigue... Shade si è lasciato troppo andare con quella carezza? E le domande inopportune? Ha fatto bene a mettere Fine alle strette? 
Beh, Fine ormai non oppone nessun tipo di resistenza se non per salvaguardare il suo orgoglio. Questi due ragazzi mi faranno impazzire prima o poi. 
Come noterete, i commenti di Shade saranno sempre di meno, visto che ci avviciniamo a questioni importanti e che lo riguardano direttamente e aumenteranno i momenti di Fine... ormai abbiamo scoperto quasi tutto sulla sua vita, la mediazione di Shade non è più necessaria e anche Fine ha una sua pesantezza, ecco. Come sempre Fine e Altezza insieme mi fanno sganasciare. 
Fatemi sapere che ne pensate e a presto, 
Dreamer In Love

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Capitolo 25
*** 25. Il branco ***


25.
Il branco
- Istinto e autoconservazione -
 
- Lione…-
Il suo nome detto con quel tono ebbe il potere di far trasalire la ragazza in questione. Si voltò preoccupata verso l’amica che aveva appena chiuso la manopola dell'acqua e si era avvolta nell’accappatoio.
Si stavano dando una rinfrescata dopo l'allenamento di calcio. Per colpa delle vacanze estive, in poche avevano partecipato - Altezza e Sophie erano partite con i loro genitori per qualche giorno di ferie - e le poche rimaste avevano preferito tornare subito a casa; quindi Fine e Lione erano sole nello spogliatoio.
La rossa, comunque, fissava il pavimento bagnato della doccia, indecisa.
- Che cosa c’è? -, chiese dolcemente l’altra.
Quell’atteggiamento presagiva il voler affrontare una questione spinosa e, Lione ci scommetteva, riguardava Shade.
- Ti devo chiedere una cosa ma mi prometti che rimarrà tra noi due? Sai quanto può essere fastidiosa Altezza e ho bisogno di rifletterci con calma. -
- Certamente. -, la confortò con voce tenera e sicura.
Si passò le dita tra i capelli bagnati per sciacquarli bene sotto il getto e infine spense la doccia. Poi, prese la sua salvietta e la legò sul petto. Sapeva bene che la Tigre rossa aveva i suoi tempi nel trovare il coraggio e le parole giuste per esprimere quello che la tormentava, per cui compì quei gesti meccanicamente in attesa che cominciasse a parlare. Non passò molto tempo.
- Shade mi ha chiesto se mi piace qualcuno e ha ipotizzato potesse trattarsi di Bright. -
Intanto, si avviarono verso gli appendini per asciugarsi e vestirsi.
- Pensi che io possa aver incoraggiato in qualche modo Bright? O che abbia mostrato qualche inclinazione nei suoi confronti? -, finì il discorso Fine mentre indossava pantaloni e maglietta.
Lione, seduta sulla panchina intenta a infilarsi le calze, si appoggiò meditabonda al muro dietro di sè.
- No. Anzi, con l'arrivo di Shade ti sei un po’ allontanata da Bright. Hai mantenuto il solito rapporto di amicizia e c'è ancora molta intesa fra voi ma di sicuro non l’hai incoraggiato. -
- Ma perché Shade avrebbe dovuto chiedermi una cosa simile?-
L’amica si legò i capelli arancio nella solita coda e guardò la rossa un po’ storta.
- Shade non ti conosce da molto tempo. Può aver interpretato male certi tuoi comportamenti. -
- Avevamo già parlato del legame che ho con Bright e ho sottolineato che è come un fratello per me. -
- Magari è stato Bright a chiedergli di investigare. -
- In ogni caso, perché mai dovrei confidarmi con lui su certe cose? -, sbottò la Tigre irritata.
- Non è il tuo migliore amico? -
A Lione quella domanda era sfuggita, ma era da molto che non riusciva a capire di che natura fosse il rapporto tra Shade e Fine.
- Oddio, no. È l'ultima cosa che voglio. -, disse l'altra sedendosi di peso, sconfortata. - O almeno penso. -, continuò voltandosi verso Lione in cerca di una risposta.
La ragazza si limitò ad alzare le sopracciglia, altrettanto confusa.
- Sei innamorata di Shade? -
La rossa si mise a fissare il pavimento mordicchiandosi il labbro.
- Vorrei risponderti di sì. Sarebbe tutto più semplice. Potrei abbandonarmi ai sentimenti che provo. Non mi sono mai sentita tanto coinvolta da una persona e ha la capacità di farmi sentire speciale. -
- Ma? -
Fine sospirò rumorosamente. Alzò gli occhi al soffitto, dove la luce al neon sbarellava in maniera irregolare.
- Sono terrorizzata. -
- Da cosa? -
- Dall’intensità di ciò che provo; dalla paura di essere rifiutata; dalla possibilità che non funzioni e di perderlo. Shade è diventato troppo importante per me. E stare insieme a me potrebbe anche essere pericoloso. -
- E se dovesse funzionare? Se lui ricambiasse? -
- Sono sicura che riuscirei a rovinare tutto. Preferisco rimanere amici. -
Lione scoppiò a ridere a quelle parole e Fine la fissò un po’ offesa.
- Che cosa c’è? -
- Hai appena detto che non vuoi che sia il tuo migliore amico. -
Pure l’amica colse l'ironia e si lasciò andare a uno sbuffo divertito. Lione si rilassò sulla panca e guardò Fine con un sorriso sincero.
- Posso darti un consiglio? -
Fine la invitò con un cenno a parlare.
- Non pensare troppo e lasciati andare. Il tuo istinto ti ha aiutato in molti casi e anche stavolta potrebbe rivelarti quale sia la strada migliore. -
La rossa abbracciò di slancio l’amica. Era proprio quello di cui aveva bisogno.
 
 
Il suo istinto l’aveva portata a presentarsi all’appuntamento a casa di Shade un’ora prima rispetto all’arrivo degli altri amici, con la banale scusa di farsi spiegare matematica. La settimana passata senza vederlo era stata dura e i dubbi sulla loro ultima chiacchierata non le davano pace. Guardò il proprio riflesso nel vetro della porta, studiando critica la sua figura avvolta da un abitino verde acqua. Diede un sospiro per trovare il coraggio e suonò il campanello.
Per qualche minuto le rispose solo il silenzio, tanto che Fine dubitò che l’amico fosse in casa. Poi, la porta venne aperta all’improvviso e comparve la faccia sorpresa di Shade.
- Fine? –
Il giovane aveva i capelli bagnati ed era a petto nudo, sintomo che era appena uscito dalla doccia. Le iridi cremisi calarono sugli addominali ed esitarono sulla linea degli shorts. Shade intercettò lo sguardo, avvampò e si fece da parte per permettere alla ragazza di entrare.
- Come mai sei già qui? –
La rossa alzò lievemente la borsa per mostrare che conteneva dei quaderni.
- Speravo in un ripassino. So che settimana prossima parti per Tokyo. Se devo passare il resto dell’estate senza insegnante tanto vale che chieda ora delucidazioni. –
Shade si rilassò appena e le rivolse un sorriso malizioso.
- Non puoi fare a meno di me. –
Fine allungò il braccio per dargli un pugno sul fianco. Lui si lamentò di dolore e scoppiò a ridere.
- I tuoi sono già partiti? –
Il cobalto annuì distrattamente mentre la conduceva verso il salotto.
- Giovedì vado a Tokyo a trovare i miei vecchi amici. Poi, raggiungo mia mamma e mia sorella dai parenti fino alla fine delle vacanze. Ecco, accomodati qui. -, concluse mentre sbucavano nel moderno open space.
- Wow. -, si lasciò sfuggire l’amica. – Ehi, quello era un gatto? -, chiese di una figura che era scappata via velocemente oltre la porta finestra aperta che dava sul giardino.
Shade annuì appena.
- Sì, si chiama Regina. È un po’ timida. -
Nonostante l’ordine e il profumo di pulito, si respirava un’aria calorosa e accogliente. Sulle mensole erano riposti oggetti di uso comune, giocattoli e foto di famiglia. Fine si avvicinò con passo reverenziale a una cornice e scrutò divertita le facce sorridenti di Shade, Milky ancora in fasce e i loro genitori. Lui era ancora un bambino: fisicamente acerbo aveva però già in se qualche tratto dell’adolescenza; lo sguardo era calmo, rilassato, sereno. Si voltò per prendere in giro il diretto interessato ma si accorse di essere rimasta da sola nella stanza. Si ricordò di aver udito un borbottio tipo: “Vado a vestirmi”, e colse l’occasione per tirare fuori il cellulare e fare qualche foto. Trovò anche immagini del cobalto da neonato e con la divisa dell’asilo. Era adorabile. Riaprì l’applicazione della fotocamera.
- Non ci provare con quell’aggeggio. –
Il Ragazzo di Tokyo indossava ora la maglietta e con una mossa agile rubò la tecnologia a Fine. Lei lo seguì protestando fino alla cucina. Iniziò a dargli pizzicotti ai fianchi ma Shade, nettamente più alto, teneva l’oggetto fuori dalla sua portata. Si lamentava per il dolore, certo, ma non era intenzionato a cedere. Alla fine, la rossa si parò frustrata davanti a lui con le mani ai fianchi e un ghigno orgoglioso.
- Mi vuoi costringere a usare le maniere forti? –
Shade si appoggiò con un sorriso beffardo al piano dell’isola dietro di lui e diede uno sbuffo.
- Non sono più il ragazzo mingherlino di una volta. In ogni caso, ti stavi appropriando in maniera indebita di dati personali. Era doveroso impedirtelo. –
- Ogni tanto parli come un dizionario. E poi, se dovessimo tirare in causa la quantità di foto che ti hanno passato i nostri amici, saresti tu da incriminare. –
Shade schioccò la lingua. Durante la discussione si erano inevitabilmente avvicinati l’uno all’altra per non cedere a quel faccia a faccia.
- Sono liberi di fare ciò che vogliono con le tue foto. La diffusione a terze parti è prevista in molte informative. –
- Non ho mica fatto la tessera fedeltà al supermercato eh. Che te ne fai, poi, delle mie foto? –
- Sei così carina. -, pronunciò lui a pochi centimetri dal suo volto.
Fine avvampò immediatamente e distolse lo sguardo.
 
Avevo esagerato e non potevo permettermelo: le battutine e gli scherzi ultimamente portavano solo a quei momenti imbarazzanti che faticavo ancora a interpretare. Per il mio stesso bene e per l’amicizia con Bright, dovevo fare un passo indietro, allontanarmi.
 
- Allora oggi è il grande giorno? –
Quel cambio repentino di argomento destabilizzò la ragazza. Shade, intanto, era scivolato di lato e si era messo a frugare nel frigorifero. Le diede il tempo di decomprimere le palpitazioni e il nervosismo per la vicinanza e la domanda che le aveva rivolto. Infatti, un brivido di freddo le attraversò la schiena: sì, si era finalmente decisa a raccontare ai ragazzi di Mirlo e Noche e ne era terrorizzata. Shade, appoggiati bottiglia e bicchieri sul marmo, guardò di sbieco Fine mentre versava da bere.
- Non sei obbligata a dire tutto. –
Fine alzò gli occhi al cielo, scettica.
- E se mi fanno domande? –
Il cobalto le allungò l’acqua.
- Puoi dire di non voler rispondere. –
- Sono stanca di mentire. –
La rossa bevve un sorso per poi appoggiare il vetro sul piano. Si mise a gingillare il bordo liscio e bagnato.
- Con me è stato facile, no? Ti basterà ripetere ciò che mi hai detto. –
Fine gli rivolse un sorriso timido.
- È diverso. Tu non sai com’ero prima. Le poche volte che mi è capitato di raccontare qualcosa a Lione, Altezza e Bright mi hanno guardato con pietà, orrore e hanno sminuito ciò che dicevo, banalizzando le mie ansie e le mie paure. So che obbiettivamente si rendono conto di quanto sia reale la mia situazione, ma, di fatto, cercano di evitare di pensarci. –
- Stavolta ci sono io a sostenerti, dovranno capire quanto sia concreto il rischio che corri. –
La rossa rilassò le spalle e si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, confortata.
- Grazie Shade. -
 
 
In fila uno accanto all’altro sull’enorme divano di casa Moon, i ragazzi saltavano a intervalli regolari non appena l’orribile mostro tumefatto del film compariva all’improvviso.
- Chi cavolo ha avuto l’idea di vedere questo coso? –, sbottò inacidita Fine.
- Shade! -, le risposero in coro Auler, Bright, Lione, Sophie e Altezza, nelle sue stesse condizioni.
- Stupido cretino. -, brontolò più tra sè che ad altri, ma il suo vicino di posto era il diretto interessato.
Shade, stravaccato comodamente, ridacchiò soddisfatto e guardò di sottecchi la ragazza che si premeva le mani contro la faccia per prevenire qualsiasi spavento. La cosa, in realtà, non sortiva nessun effetto e il film guardato attraverso gli spazi delle dita, agitava Fine ancor di più. Infatti, sobbalzò, grugnì l’ennesimo insulto e nascose il viso nell’incavo della spalla del cobalto.
Fu questione di pochi secondi ma tanto bastò per dare il via a una catena di eventi degenerante: la rossa potè constatare, soddisfatta, la durezza dei pettorali di Shade che aveva solo potuto ammirare da lontano qualche ora prima; Shade arrossì di colpo ormai più che consapevole che il contatto fisico con Fine – una volta così disinvolto – aveva ora il potere di mandarlo in visibilio; Bright, seduto dall’altro lato della ragazza, aveva assistito a tutta la scena e incrociato lo sguardo del cobalto con un cipiglio scocciato.
 
Dovevo togliermi da quel pasticcio.
 
- Sei una cacasotto. –
 
Lo dissi in tono cattivo, pungente, e Fine alzò lo sguardo su di me smarrita e offesa.
Avevo cercato di non trovarmi più in situazioni simili, sì, soprattutto alla presenza di Bright, ma mi ero anche ripromesso di renderla felice, di essere sempre al suo fianco e di non deluderla mai più. Avevo commesso l’ennesimo errore.
E non fu il solo quella sera.
Mi tenevo a distanza, evitando di farmi coinvolgere nei suoi scherzi e la mettevo sempre nella situazione di essere vicino a Bright. Quando Fine, mentre mangiavamo, decise di raccontare la sua storia io non la sostenni. La lasciai in balia delle domande, delle emozioni e dello sguardo giudicante che, come aveva previsto, tutti i nostri amici avevano assunto inevitabilmente. Disse l’essenziale, quello che le permetteva di essere credibile ma non trovò la serenità per esporsi totalmente come aveva fatto con me.
Rimanevo la persona di cui si fidava di più e, invece, io l’avevo abbandonata

 

Angolo dell'autrice!
Hola! Chiedo scusa peril ritardo ma stavo preparando un esame abastanza tosto che ho risolto giusto ieri per cui non avevo tempo per aggiornare. In ogni caso settimana prossima ci sarà il prossimo aggiornamento come stabilito, e che aggiornamento! Stay tuned! 
So che questo cap è un po' lento ma necessario per un'evoluzione appropriata dei personaggi. Insomma, la Tigre rossa che si confida con Lione, il colpo di testa di andare a trovare Shade prima degli altri. La ragazza si sta lasciando pian piano andare. Eppure per ogni passo avanti fatto, ce ne sono sette indietro. Shade è scemo, ormai lo avrete capito ma abbate fiducia negli unici due neuroni che ha. Bright è un'ostacolo non da poco da superare: il migliore amico di entrambi, l'ex, il fratello... Fatemi sapere che ne pensate. 
Quanto è *sbav* il mio Shade appena uscito dalla doccia? 
A settimana prossima miei cari e un lungo abbraccio, 
Dreamer In Love

 

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Capitolo 26
*** 26. Gita al mare ***


26. 
Gita al mare

- Come mosche sulla cacca -
 
L’urlo di Altezza lo incitò a muoversi per correre incontro alla palla. I piedi si alternavano faticosamente sulla sabbia che, insidiosa, s’infilava tra le dita e gli dava un leggero prurito. Si buttò a terra e con un bagher rimandò il colpo al mittente. Dall’altra parte della rete Auler, Lione e Sophie si preparavano a ricevere. Il primo fu agile a colpire e passare ma la seconda s’inciampò in una duna e rovinò a terra - Sophie si era distratta, ovviamente - lasciando il punto agli avversari. Shade si voltò entusiasta verso la sua compagna di squadra che gli rivolse, comunque, una linguaccia.
- Sei intrattabile. -, la rimbeccò riprendendo posizione per ricevere.
Lei gli si fece più vicino.
- Ho capito il tuo gioco. Non otterrai nulla così. Sei un idiota. -, lo informò inviperita e Shade la guardò stranito, fingendo di non sapere a cosa si riferisse.
Lo sguardo di entrambi cadde sulla coppia a bordo campo che doveva segnare i punti e arbitrare.
Bright, appoggiato al palo della rete, con disinvoltura raccontava concitato qualche cavolata a Fine. Nello stesso tempo, con una scusa o l'altra, le sfiorava distratto il braccio, le accarezzava la schiena o le spalle esili e nude. Stava cacciando e Shade ne era profondamente infastidito. Doveva continuare a ripetersi che era il suo migliore amico, che lo faceva per il suo bene e non deluderlo. Cercava di autoconvincersi che fosse giusto così. Eppure quei contatti disinvolti riuscivano solo a fargli rivoltare le budella, in un nodo di gelosia che lo dilaniava e gli dava acidità di stomaco. Aveva visto in azione Bright tante volte, ma mai come in quelle ore lo urtava l’affabilità lasciva che stava propinano alla rossa.
Fine non poteva essere considerata una delle sue solite prede; lei meritava di essere riverita come una dea.
Per tutto il giorno, Shade si era limitato a osservarla da lontano e a godere della sua figura asciutta, avvolta nel costume nero e fucsia regalato al compleanno. L’aveva evitata come la peste per non ostacolare Bright. Aveva schivato le sue frecciatine e ogni richiesta di attenzione: per vedersela scivolare via dalle mani, per saperla in compagnia di un altro che non era lui. Lei, d'altra parte, dopo la delusione di qualche sera prima, sembrava essersi adattata alla sua lontananza. Forse Shade non era così fondamentale nella sua vita come credeva di essere.
Strinse i pugni. Le unghie gli ferirono leggermente il palmo. Sentì chiamare la palla da Lione che la stava per rimettere in gioco. Tornò a concentrarsi sul campo. Altezza, ancora accanto a lui, lo fissò pensierosa.
- Rettifico: non avevo capito nulla ma confermo che sei proprio un idiota. -
 
Questa volta non potei fare altro che darle ragione.
 
 
 
La tempesta di sabbia arrivò all’improvviso, insieme ai nuvoloni carichi di pioggia e ai fulmini che illuminavano il cielo rabbuiato.
Il meteo quella mattina non era stato molto incoraggiante ma avevano voluto azzardare lo stesso la gita al mare, speranzosi di un raggio di sole benigno e con la voglia di rinfrescarsi dal caldo soffocante della città. Sarebbe stata l'ultima gita di gruppo per le vacanze estive della scuola superiore: Shade sarebbe partito il giorno dopo per Tokyo per cui era di vitale importanza festeggiare.
Il temporale li aveva colti quindi impreparati, proprio mentre mangiucchiavano dei dolcetti e brindavano all'inizio di un nuovo semestre.
Raccolsero i loro averi il più velocemente possibile. Muri di granelli di sabbia erano in ogni direzione e, caricati alla rinfusa i bagagli, la compagnia cominciò a correre verso i bar in cerca di un riparo.
Shade era dietro ai ragazzi, già sulle scale, quando tutto divenne improvvisamente nero. Qualcosa lo aveva assalito, impedendogli di proseguire e facendogli perdere il senso dell'orientamento. Rimase per qualche momento in balia delle intemperie, sotto la sabbia e la pioggia che sferzavano a tutta velocità e soffocato da quello che il suo cervello aveva codificato come un telo mare volante. Cercò di togliersi quell’affare dalla faccia ma la forza del vento lo sovrastava. Come se non bastasse, il rumore assordante di un fulmine lo fece sobbalzare dallo spavento e cominciò a bestemmiare pesantemente. Trasalì quando una mano lo acciuffò per il polso e lo trascinò di qualche passo. Il fracasso del temporale si attutì di colpo e l’asciugamano gli scivolò dalla faccia cadendo sul pavimento di una cabina cigolante; era finalmente al sicuro. La risata cristallina della ragazza di fronte a lui lo obbligò a considerare diversamente la cosa: forse sarebbe stato meglio rimanere in balia degli elementi naturali e farsi colpire da un fulmine. Ed eccone la prova: Fine si aprì in un sorriso caloroso che gli fece perdere qualche battito del cuore, la ragione e fece risvegliare il suo coinquilino che abitava nelle zone del costume.
- Ho avuto un déjà-vu sul nostro primo incontro. -
- Non è colpa mia se sono troppo bello e le cose mi si appiccicano in faccia. -
La giovane scoppiò di nuovo a ridere e scosse la testa, fintamente sconfortata. Intanto, con l’asciugamano che teneva stretto tra le braccia, si tamponò i capelli bagnati e si tolse un po’ di sabbia dal viso.
- È vero: sei proprio irresistibile. –
La suoneria del suo telefono fece capolino dalla borsa che aveva abbandonato a terra, attirando l’attenzione di entrambi. Fine si abbassò per cercare di recuperarlo. Il corpo generosamente scoperto e la posizione equivoca costrinsero Shade a spiaccicarsi contro la porta chiusa. Il fresco della struttura gli diede un po’ di sollievo al basso ventre. Quella giornata era stata complicata fin dall'inizio ma rimanere chiuso con lei in uno spazio ristretto metteva a dura prova tutti i suoi buoni proposti e la pazienza di qualunque uomo.
 
A maggior ragione un adolescente in piena crisi ormonale e con una cotta stratosferica per la ragazza lì presente.
 
Raccolse esitante la salvietta che lo aveva aggredito e la buttò sgraziatamente sulle spalle della rossa. Lei riemerse dalla ricerca e guardò storta il ragazzo.
- Magari sentivi freddo. -, si giustificò lui stringendosi all'angolo per non rischiare di sfiorarla.
Fine gli mostrò con fare confuso di avere il proprio. Comunque, teneva finalmente in mano l’apparecchiatura elettronica e sforando lo schermo con le dita rispose.
- Lio. –
L’audio era molto alto quindi Shade riuscì a sentire tutta la conversazione.
- Che fine avete fatto? –
La ragazza studiò per un attimo il suo vicino, aprendosi poi in un ghigno divertito.
- Shade ha avuto delle complicazioni. Ci siamo riparati in spiaggia. –
- Dobbiamo venire a recuperarvi? –
- Non preoccuparti, stiamo bene. Appena il temporale passa vi raggiungiamo. –
- Quindi? Dove sono? -, si sentiva di sottofondo la voce di Bright.
- Vi aspettiamo qui al chiosco allora. Ci riaggiorniamo più tardi. –
Entrambe le ragazze chiusero la conversazione.
- Mi sa che per un po’ rimarremo soli. -, comunicò la rossa rivolgendo un sorriso timido a Shade.
Prese la salvietta che aveva sulle spalle, probabilmente appartenuta a un bambino che non era riuscito a trattenerla per colpa del vento, e la stese sulla panchina. Si sedette stringendo le ginocchia al petto e alzò lo sguardo sul compagno di cabina.
- Allora? Siediti. –, gli ordinò vacua.
Il giovane non potè fare altro che obbedire.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, ognuno con i propri pensieri e ascoltando un po’ preoccupati le assi che cigolavano attorno a loro.
 
Non mi ricordo esattamente cosa mi ronzasse per la testa ma so che cercavo disperatamente di rimanere concentrato su altro che non fosse Fine e il tocco impercettibile delle nostre spalle che si sfioravano.
 
- Mi stai evitando? –
- Come? –
Il cobalto trasalì alla voce della giovane e al quesito che gli era stato rivolto. Si voltò immediatamente per guardarla e la trovò con le guance imporporate, gli occhi lucidi per l’ansia di quella domanda che aveva avuto il coraggio di fare. Era deliziosa.
- È dall’inizio delle vacanze estive che sei strano: mi fai domande strane, mi guardi in modo strano, ti comporti in modo strano. E l’altro giorno a casa tua sei diventato improvvisamente così freddo… Cosa c’è che non va? Ho fatto qualcosa che ti ha infastidito? –
Shade si rese conto per l'ennesima volta che quando si trattava di Fine non capiva mai un cazzo. Quella patina d’indifferenza e distacco che lei aveva assunto negli ultimi giorni, che si adattava perfettamente alla lontananza che lui le aveva imposto, oscurava tutta la frustrazione e l'insofferenza che provava per la situazione.
- Fine. –
Lei s’interruppe e osò incontrare le iridi cobalto che la fissavano attente e caute.
- L’ultima cosa che voglio è deluderti. –
- Perché mai dovresti farlo? -, contrastò subito non capendo cosa c’entrasse quella frase con il discorso che gli aveva fatto.
- Ho sbagliato in passato e ora voglio fare le cose come si deve ma trovare il coraggio non è così facile. –
- Se ti riferisci a Lemon e Chiffon ormai ti ho perdonato. Per Mirlo è un’altra storia: io per prima ti dovrei chiedere scusa. –
Shade sospirò e si massaggiò distrattamente le tempie.
- Non mi sto riferendo a quello. –
La ragazza strabuzzò gli occhi, smarrita.
- A cosa ti stai riferendo allora? –
- Bright è innamorato di te. -, confessò il cobalto esasperato e messo alle strette.
 
Non sopportavo l’idea che avesse mal interpretato le mie intenzioni: avevo fatto violenza a me stesso per stargli lontano e lasciare campo libero a Bright.
Pensare di deluderla di nuovo, di averla fatta sentire sola e abbandonata, spezzava ogni mia buona volontà, soprattutto perché volevo stare al suo fianco.
 
Fine s’irrigidì accanto a lui e fissò per qualche secondo la parete della cabina. Poi, schioccò le labbra e scrutò il Ragazzo di Tokyo con un’espressione dubbiosa.
- Questo che cosa centra? –
- Centra che ho una gran voglia di baciarti ogni volta che ti vedo; e di stringerti, di abbracciarti e di baciarti ancora. -, confessò lui concitato.
Lei arrossì di colpo e si aprì in un sorriso meravigliato per quelle parole; poi, tornò subito seria.
- Non sarebbe la prima volta che lo fai. –
- Infatti, sapendo quanto mi è piaciuto, non riuscirei più a controllarmi. Manderei a puttane tutto: deluderei te e uno dei miei più cari amici. –
- Anche a me è piaciuto. –
 
Non so cosa mi aspettassi dalle mie confessioni: forse di trovare della resistenza da parte sua, un’alleata per continuare a perseverare nel non cedere alla tentazione.
Invece, Fine mi stava invitando a lasciarmi andare e le sue parole ebbero il potere di farmi perdere la testa: finalmente si era sbilanciata e potevo sperare in qualcosa di più. 
Merda, stavo perdendo il controllo.
 
- Ovviamente ti è piaciuto. -
Mentre Fine allungava un braccio per cercare di colpirlo violentemente, Shade le afferrò veloce la mano tirandola verso di sé. Doveva guardarla negli occhi; doveva capire cosa pensava: se avesse scorto un minimo di esitazione sarebbe tornato indietro sui suoi passi. La ragazza trasalì a quel contatto, soprattutto quando le dita di Shade scivolarono sulla lunghezza per arrivare dietro la sua schiena. Con una mossa secca, la obbligò ad aprire le gambe ancora sigillate contro il petto e a sedersi cavalcioni su di lui. Fine smise di respirare. Erano vicinissimi, intimi e quella posizione così compromettente… l’agonia che provava nell’attesa di sentire le prossime parole di Shade - o di non sentirle proprio, sperando in qualcosa di più fisico e coinvolgente - la rendeva fragile, vulnerabile; spezzava la sua anima in una miriade di se e ma che non vedevano l’ora di ricongiungersi in un'unica lampante certezza.
- Fine se ti bacio, cambierà tutto tra di noi. –
La rossa trovò la forza di dare un’alzata di spalle. Non si poteva più tornare indietro; e non ci sarebbe riuscita neppure volendo, visto quel contatto possessivo, sensuale e a suo modo dolce in cui lui la stava avvolgendo. Era totalmente persa di Shade, con Shade e per Shade.
- È da un po’ che le cose sono cambiate tra di noi. -, sussurrò con voce tremolante.
Le iridi cremisi fissarono le labbra del Ragazzo di Tokyo, inesorabilmente attratte. Poi, tornavano a studiare il profilo della mascella e l’incurvatura delle sopracciglia. Si morse il labbro, godendo del petto muscoloso sotto le sue dita, nel sentire il calore del suo corpo contro il proprio. Infine, incrociò gli occhi di Shade scoprendoli belli, languidi, affamati, affettuosi.
 
Merda, ci stavamo consapevolmente ricascando.
Ero una mosca che tornava sempre sulla stessa cagata.
Ma che colpa ne avevo se era deliziosa?
 
Lui le passò una mano dietro la nuca e, con lentezza, l’avvicinò per azzerare la distanza. Bastò il tocco leggero e tutto scomparve. C’era solo quel bacio; c’era Fine e c’era Shade. C’era che finalmente si erano riuniti ed erano innamorati. E come già era stato, entrambi riscoprirono che tutto il resto non importava.
 
 
La suoneria del cellulare di Fine era diventata ormai un fastidioso sottofondo alla moltitudine di ansiti, schiocchi di baci e carezze che i due si stavano scambiando da venti minuti. La sentivano entrambi chiaramente e si erano accorti che il rumore tamburellante della pioggia sul tetto della cabina era calato da almeno cinque minuti ma preferivano fare finta di nulla. Ricordarsi che c’era un mondo fuori da quella porta che li attendeva, non era un’idea allettante, soprattutto se voleva dire smettere di baciarsi e stringersi. Fu Fine a trovare il coraggio.
- Shade. –, sussurrò poco convinta tra un bacio e l’altro.
Lui cercava le sue labbra, ipnotizzato e convinto di non voler sentire la sua voce se non per gemiti di piacere. Le morse con fermezza il labbro, lasciando poi scivolare i denti sulla carne. Fine rabbrividì tra le sue mani.
- Shade, dobbiamo andare. –, riuscì a borbottare ancora mentre la bocca del ragazzo scendeva lungo il mento, fino alla linea della spalla, inumidendo la pelle di baci.
La mano destra, che insieme alla gemella teneva stretta Fine contro di sè a far collidere i loro bacini, si trasferì sul davanti. Avvolse un seno e andò ad accarezzare il capezzolo che si sentiva attraverso il tessuto del costume. La sorpresa e l’agitazione fecero ridestare la fermezza della ragazza che riuscì a bloccare Shade, di nuovo catapultato sulla sua bocca, mettendogli le mani in faccia.
- Che cosa c’è? -, protestò lamentoso con il viso deformato dalle dita sottili.
La rossa lo fissò accigliata: i capelli spettinati, il viso arrossato e luminoso contrastavano con il tentativo di rimanere seria.
- Dobbiamo andare. –
Il compagno mugolò tutto il suo dolore per quella notizia. Ritentò di baciare Fine ma la ragazza riuscì a mantenere le distanze. Sospirò sconfitto.
- Va bene. –
Lei gli lasciò libero il volto e fece per alzarsi ma si accorse di un piccolo particolare.
- Shade? –
- Mm? –
- La mano. –
Lui arricciò le labbra, mise il broncio, e fece cadere le dita ancora leziose. Finalmente in piedi, la rossa si diede una sistemata e cercò il telefono che nuovamente stava squillando. Rispose a Lione, scusandosi per aver messo la suoneria in silenzioso e dicendo che stavano arrivando. Aprì uno spiraglio della cabina per vedere il cielo e costatò che almeno la tempesta di sabbia era scomparsa. Avrebbero usato i teli mare per ripararsi dalla pioggia. Si voltò con fare sbrigativo verso Shade che nel frattempo si era avvinghiato alla sua vita per abbracciarla da dietro. Il calore del suo corpo era così invitante che per un momento si rilassò tra le sue braccia e affondò la faccia sul suo petto nudo. Avrebbe voluto godersi di più quel momento, gioire nel sentirlo così vicino, di essere così intima con lui. Cosa significava però davvero quel bacio? Stavano insieme? O era una sbandata come il primo bacio che si erano dati? Uscire significava tornare alla realtà e trovare una risposta a quelle domande, e Fine era terrorizzata delle possibili risposte.
- Fine. –
La voce roca di Shade ruppe il silenzio intenso che era calato su di loro. Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi cobalto. Lui la baciò brevemente ma con una dolcezza che ebbe il potere di farle spezzare il fiato. Poi, parlò in un sussurro.
- Prima devo risolvere la situazione. –
Le si attorcigliò lo stomaco: quanto ci avrebbe impiegato? Nel frattempo, sarebbero potuti stare insieme o dovevano fare come se nulla fosse successo? E se Bright non avesse accettato la loro relazione, lui avrebbe rinunciato a stare con lei?
Fine tornò a fissare il suo petto, sconcertata e confusa. Il cobalto richiamò la sua attenzione sfiorandole il mento con un dito.
- Fidati di me. -, le promise solo posando le labbra calde sulla sua fronte.
La ragazza si crogiolò in quel tempore: si sarebbe fidata ancora una volta, non le restava altro da fare.



Angolo dell'autrice entusiasta!
Ciao a tutti! Mi rendo conto che farvi aspettare 26 capitoli per un limone fatto bene è stato impegnativo ma spero che ne sia valsa l'attesa. Con questo entriamo nella terza fase della storia che, credetemi, seppur ancora con qualche difficoltà, vi darà grandi soddisfazioni. Devo mettermi sotto a sistemare i capitoli però perchè ne ho pronti ancora solo una decina e non vorrei rientrare nel vortice degli aggiornamenti infiniti. 
Per chi voleva vedere più RedMoon in questo cap trionfano alla grande. Shade spinto dalla gelosia e dall'esasperazione alla fine si confessa (più o meno) e Fine lo lascia proprio fare su tutti i fronti? Mica dovevano solo rimanere amici? Eeeh ma chi sa resistere a uno così. 
Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie mille per il sostegno, 
Dreamer In Love

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Capitolo 27
*** 27. Testa a testa ***


27.
Testa a testa

- Discorsi tra uomini –
 
La ragazza sorseggiava distratta la sua caipiroska, appoggiata alla balaustra del soppalco. Sotto di lei, un centinaio di persone si muovevano in sincrono al suono della musica del dj. Quella sera non era in vena di ballare e anche l’umore del resto della compagnia non era migliore: era il primo fine settimana che passavano senza Shade che era stato invitato a Tokyo dai suoi vecchi compagni. Tutti ne sentivano la mancanza ma chi sembrava subirla di più erano Bright e Fine. Il primo era stato abbandonato dal compagno per la solita avventura alcolica - Auler veniva infatti sempre monopolizzato da Altezza nei fine settimana - e vagava smarrito tra la pista da ballo e i divanetti dell'area privata; la seconda si trovava ormai da qualche giorno in stato confusionale per colpa del ragazzo dagli occhi e dai capelli cobalto: la paura di rimanere delusa e l’ottusa speranza di credere in quel debole noi che era nato continuavano a scontrarsi; inoltre, le mancava terribilmente non averlo accanto a sé, sentirlo ridere e scherzarci.
Il biondino le si fece accanto.
- Che serataccia, eh? -
Fine guardò di sbieco Bright e fece girare il ghiaccio nel bicchiere che penzolava nel vuoto.
- Il tuo fidanzato ti ha abbandonato. Sarai triste. -, gli rispose inacidita.
Era assurdo essere gelosa di Bright per quel titolo – affibbiato in maniera goliardica – che lo legava a Shade?
Bright ghignò.
- L’unica cosa che mi consola è sapere che anche lui non se la sta passando bene. -
La rossa diede le spalle alla ringhiera e sorseggiò con la cannuccia il drink.
- Ah si? -
Il giovane triò fuori il cellulare dalla tasca e mostrò lo schermo illuminato all'amica. La conversazione era fitta. Lei, invece, di messaggi non ne aveva ancora ricevuto nessuno.
 
“Come te la passi?”
 
“Serata karaoke. Una palla totale.
Vecchi amici ok ma la mia ex è una zavorra.”
 
“Avrà bisogno di una rispolverata.”
 
“Ci penserò. Tu, invece, finalmente hai il campo libero.
Approfitta della mia assenza che poi le ragazze guarderanno solo me.”
 
“Ti sopravvaluti, come sempre.”
 
“Gli altri tutti bene?”
 
“Auler e Altezza sono due aspirapolveri.
Le ragazze tranquille ma annoiate.
Metti una buona parola per me con le tue amiche.”

La conversazione degenerava poi in allusioni sessuali e parolacce. Fine scoprì di star trattenendo il respiro solo quando Bright le tolse lo schermo da sotto il naso. La sua ex era tornata alla ribalta: forse Shade avrebbe davvero ceduto alle sue lusinghe; dai messaggi sembrava considerare quella possibilità. Solo il pensiero la rendeva delusa e amareggiata.
- Se continua a messaggiare, evidentemente, non è così entusiasta. -, commento ad alta voce Bright riportando la ragazza alla realtà.
Era una magra consolazione ma effettivamente le dava un po’ di speranza.
- Ormai ha poco a che fare con Tokyo. Non vede l’ora di tornare. -
A quelle parole, Fine non riuscì a trattenere un sorriso.
- Comunque, io devo davvero approfittare della sua assenza per fare conquiste. Shade di solito mi rende il lavoro difficile. Ti unisci a me per un giro di valzer? -
I modi galanti, il sorriso affabile e il volto pulito erano sicuramente una tentazione per qualunque fanciulla si imbattesse in Bright. Eppure, lei aveva già avuto modo di conoscere quelle blande sensazioni, piccole lusinghe che facevano cedere la sventurata vittima al predatore. Ci stava provando con lei, di nuovo. Era stufa di quella situazione. Non solo era ritornato alla ribalta quando era ben chiaro che il legame tra loro non andava oltre un’amicizia ma ora la sua ottusità stava anche ostacolando la nascita dell’amore con Shade.
 - Per stasera passo. –
Lo disse con tono acido, visibilmente infastidita e dovette scontrarsi, di conseguenza, con la faccia delusa e stupita di lui. Invece di rimediare all’errore, complice anche la frustrazione della situazione spinosa con il cobalto, rincarò la dose.
- Hai ragione: Shade ha un certo fascino. Non tieni la competizione. -
Bright incassò il colpo e si strinse nelle spalle.
- Nemmeno la mia ex ragazza mi difende. -, le rispose sarcastico.
Le fece poi uno scherzoso inchino e proseguì sulle scale che portavano al piano inferiore. Fine seguì la sua figura che si perdeva nella folla della pista. Poi, portò il bicchiere alla bocca e tracannò in un solo sorso quel che rimaneva. Estrasse il telefono dalla pochette e accese il display: non c’era alcuna notifica di messaggio. La botta di delusione, frustrazione e calore dovuta all’alcool la colsero impreparata. Con un gesto nervoso, rimise il cellulare nella borsetta.  
 
 
Shade diede l’ennesimo sbadiglio, mentre i piedi si alternavano veloci sull’asfalto già caldo. Era l'ultimo giorno di vacanza prima del rientro alle lezioni. Era tornato la sera precedente, timoroso ma trepidante di rivedere i suoi amici ma soprattutto Fine. Certo, doveva ancora studiare come comunicare a Bright quella novità, ma gli sarebbe venuto in mente qualcosa.
Guardò di sbieco il diretto interessato, accanto a lui. L’occasione gli si presentava ora troppo in anticipo rispetto a ciò che aveva pensato e non era sicuro che fosse il momento più idoneo.
Bright l’aveva letteralmente tirato giù dal letto per una corsetta mattutina, con la scusa di accertarsi delle sue condizioni fisiche dopo aver fatto baldoria per due settimane a Tokyo. Dopo l'entusiasmo iniziale per essersi ritrovati, però, il biondino aveva assunto un cipiglio cupo e malmostoso che non gli apparteneva. Ciò preoccupava particolarmente Shade, che a questo punto era ben lungi dallo sbilanciarsi: se lo conosceva bene, Bright stava covando qualcosa e il cobalto era più che intenzionato ad attendere la sua prima mossa.
Intanto, svoltarono in un sottopassaggio ed entrarono nel parco vicino alla scuola. Alcuni bambini giocavano sugli attrezzi e correvano a destra e a manca sotto la supervisione dei genitori. Superarono l'area scivoli e proseguirono sul sentiero, nel boschetto che costeggiava un laghetto.
- Shade… -
Il suo nome detto in quel modo mise subito in guardia il cobalto. Era stato un verso strozzato, una cantilena.
- È successo qualcosa tra te e Fine? -
 
Un fulmine a ciel sereno. Questa davvero non me l'aspettavo.
 
Shade si fermò a riprendere fiato, appoggiando per un attimo le mani sulle ginocchia. Poi si mise dritto e guardò l’amico negli occhi.
- In che senso? -
L’altro si terse il sudore dalla fronte scompigliandosi i capelli. Sembrava ora imbarazzato.
- Nel senso… che cazzo ne so! Tipo di sentimentale. -
Shade rimase in silenzio, indeciso se sganciare la bomba o meno. Bright lesse quell’incertezza come sconcerto. Decise di puntualizzare.
- Ho apprezzato il tuo tentativo di avvicinarci, sai? Il farti da parte per darmi una possibilità. Ma mi sono reso conto che Fine stravede per te, ti cerca e avete un intesa davvero speciale. Poi, dopo la gita al mare e la tua partenza ha cominciato a comportarsi in modo strano. Pensavo che come tutti sentisse la tua mancanza ma c’era qualcosa di diverso. In varie occasioni mi ha risposto davvero male, come se fosse arrabbiata con me. -
- Non capisco dove vuoi arrivare. -
- Pensavo, - continuò, infatti, il biondino la sua linea di pensiero, - Se fosse innamorata di te e avesse capito che la tua lontananza sia dipesa da me? -
 
Rimasi colpito dalla fiducia incondizionata di Bright nei miei confronti.
Ero io che lo avevo tradito. L'unica cosa che potevo fare in quel momento era dirgli la verità.
 
- Bright, ascolta, è colpa mia. La situazione mi è sfuggita di mano. -
Lui spalancò gli occhi confuso.
- Come? -
- Volevo dirtelo in un altro modo e soprattutto in un altro momento ma -, Shade prese un lungo respiro e si strinse nelle spalle, - sono innamorato di Fine e anche lei ricambia i miei sentimenti. Penso, almeno. -, aggiunse meditabondo, rendendosi conto di non aver avuto una vera e propria dichiarazione.
Bright lo fissava sconcertato, boccheggiando e balbettando parole sconnesse.
- Sei una merda. -, riuscì a pronunciare alla fine.
- Mi spiace davvero Bright. Ho fatto di tutto per evitare questa situazione. -
Quelle parole ebbero il potere di far arrabbiare l'amico ancora di più.
- Da quanto va avanti questa storia? Da quanto ve la fate alle mie spalle ridendo di me? -, sbottò alzando la voce.
- Non è come pensi. Non sapevo cosa provavo per Fine fino alla sera dello strip poker. -
L’altro alzò le sopracciglia, confuso.
- Ero arrabbiato e deluso per il comportamento di Mirlo e lei era fantastica quella sera: ci siamo lasciati andare e l’ho baciata. Lei ha ricambiato ma poi mi ha dato uno schiaffo e se n’è andata. -
- Non ho notato nulla di strano tra di voi. -
Shade annuì sovrappensiero, trafelato nel raccontare e nel voler spiegare a Bright ogni cosa.
- Eravamo un po’ ubriachi. Ho preferito giustificare quel mio comportamento come un colpo di testa. Mi sono pentito di quel che ho fatto: avevo tradito Mirlo e cominciavo a sospettare che tu fossi preso da Fine. Era meglio fare finta di nulla, fingere di non ricordarmi piuttosto che affrontare le conseguenze. Lei, comunque, non disse nulla ed io pensai che non ricordasse quel che era accaduto.
Poi, tu mi hai chiesto una mano per conquistarla. -
- Dovevi dirmelo! -
Shade lo bloccò all'istante con un gesto della mano.
- Avevo già deciso di farmi da parte. Perché dirti cosa era successo se non aveva rilevanza? -
- Non aveva rilevanza? -, ripeté l’altro con tono sarcastico.
- Pensavo di no. Ero convinto che Fine meritasse di essere felice e che io non potessi renderla tale. Ero convinto che tu meritassi una seconda possibilità. Chi ero io per giudicare il tuo sentimento? -
Il biondino sospirò pesantemente.
- Cosa ti ha fatto cambiare idea? -
- Mi sono allontanato da lei, ho cercato di mettere dei paletti e farti pubblicità. L'ultimo giorno di scuola stavo cercando di capire se fosse interessata a te. Ero stanco per la notte insonne e Fine è stata molto carina con me. Ho capito di essere importante per lei e ha reagito a una mia allusione al bacio di quella famosa sera. Non ero sicuro che ricordasse ma mi domandai perché se lo fosse tenuto per sé, perché non mi avesse affrontato o allontanato. -
- Fine non era messa così male. Regge meglio di te. -
- Io, comunque, ormai avevo capito cosa provavo per lei e cercai di allontanarmi ancora di più per non ostacolarvi. Durante la gita al mare le cose sono degenerate. Quando siamo rimasti chiusi in quella cabina, lei ha voluto sapere come mai la stessi evitando. Non volevo deluderà Bright. Le ho detto semplicemente la verità: che volevo baciarla ma che avevo paura di come lei avrebbe reagito e che tu eri innamorato di lei. -
Il pugno sullo zigomo di Shade arrivò tanto all’improvviso quanto scontato.
Il cobalto, d'altro canto, lo incassò con eleganza, senza cercare di evitarlo e con la sicurezza di meritarlo. Barcollò indietro di qualche passo e portò subito le dita alla guancia in cerca di un po’ di sollievo. L'amico, intanto, scuoteva la mano per far passare il fastidio alle nocche.
Rimasero in silenzio a lungo, concentrati più sul dolore fisico che non su altri pensieri.
Poi, Shade ebbe il coraggio di parlare.
- Stai meglio ora? -
Sulle labbra di Bright comparve un sorrisetto tirato. Incrociò lo sguardo con il suo interlocutore.
- Tu che dici? -
Fece una lunga pausa e poi continuò.
- Quindi vi siete di nuovo baciati. Lei ricambia i tuoi sentimenti. -
Shade diede un’alzata di spalle.
- Penso di sì. Sono due settimane che non la sento ma non vedo l'ora di rincontrarla. Bright? -, lo richiamò all'attenzione e l’altro lo guardò seccato.
- Non posso più farmi da parte ormai ma se ti serve del tempo, aspetterò. Non voglio perdere la tua amicizia. -
- Mi stai chiedendo di darti la mia benedizione? È dura da digerire amico. -
Shade si strinse nelle spalle.
- Sì, che cosa devo fare? -
Bright sospirò.
- Non stava a noi decidere fin dall’inizio. Aveva ragione Auler: ho sempre fatto finta di non sentire e vedere quello che Fine voleva. -
Shade spostava il peso da un piede all’altro impaziente, in attesa del verdetto. La guancia cominciava a pulsargli per il dolore e aveva un leggero senso di vertigine, ma l’adrenalina gli permetteva ancora di reggere.
- Non voglio impedire a Fine di essere felice. Fai come credi. Lasciami in pace per qualche giorno però. Devo sbollire prima. -
Per Shade fu automatico buttarsi sull’amico per avvolgerlo in un abbraccio. Sentiva che tutto sarebbe andato per il meglio e non vedeva l'ora di stringere di nuovo a sé Fine.



Angolo dell'autrice!
Scusate il leggero ritardo ma non avevo cinque minuti liberi per aggiornare. Meglio tardi che mai, comunque, ed eccoci qui con un'altro capitolo. 
Shade è stupido e non è una novità; mi imbarazza questo silenzio in cui si è chiuso per due settimane ma, nella sua ottica, prima deve risolvere le cose con Bright. Bright, che invece, mostra di avere un po' di sale in zucca e di capire la situazione. Non sarà facile per lui digerire la notizia di una relazione tra Fine e Shade ma sopravviverà, ne sono sicura. Relazione che, comunque, non è per nulla avviata: è abbastanza qualche limone? Bah... 
Lasciatemi una recensione se vi fa piacere. Ci vediamo tra due settimane. 
Dreamer In Love 

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Capitolo 28
*** 28. L’appuntamento ***


28.
L’appuntamento

 - Gattini e fusa -
 
Una figura si avvicinò con passo spedito alla ragazza seduta sotto la finestra. Si fermò accanto a lei e la fissò per qualche istante, aspettando una reazione che però non arrivò. Sapeva che si era accorta di lui: si era irrigidita nel sentire che alcuni compagni lo avevano salutato, ma rimaneva comunque noncurante appoggiata alla superficie del banco, scorrendo distrattamente il dito sullo schermo del telefono.
- Ciao. -, cominciò il cobalto in un sussurro.
Gli occhi dell’intera classe erano puntati su di loro e non si perdevano una sillaba. Shade avrebbe preferito evitare di dare spettacolo ma sapeva che quando si trattava di Fine si era sempre al centro dell’attenzione. Lei, ovviamente, non gli rispose nemmeno.
 
Non avevo resistito alla voglia di vederla e, come un vero idiota, mi ero precipitato da lei non appena la campanella della ricreazione era suonata.
Non mi aspettavo grandi dimostrazioni d’affetto; ero scomparso per due settimane e conoscevo bene il mio destino: avrei presto subito tutta la sua ira.
 
- Pensavo di trovarti con Lione, Altezza e Sophie. –
- Ho altro da fare. -
Sentire la sua voce lo colse di sorpresa: Fine era brava a fingere indifferenza e, se si fosse ostinata, avrebbe potuto evitarlo per settimane. Eppure aveva ottenuto una reazione e non potè fare altro che gioire. In ogni caso, per il momento, i gattini a cui metteva like su Facebook continuavano ad avere la priorità rispetto alla loro conversazione.
 
Mi rendevo conto di essere un po’ patetico, lì, nell’attesa di un segnale che confermasse il nuovo legame che, nel bene e nel male, avevamo deciso di affrontare.
 
Poi, Fine spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e Shade tornò a respirare a pieni polmoni: anche lei era nervosa; era un gesto che faceva spesso e che tradiva l’incertezza e l’agitazione che tentava di nascondere.
Ecco quello che cercava: lo specchio del proprio tumulto interiore, e ciò lo rendeva eccitato e smanioso.
Lei parlò prima che potesse farlo lui.
- Tutto bene con i tuoi? –
- Sì. –
- Ti sei divertito a Tokyo? –
Quell’ultima domanda fu quasi un lamento e Shade dovette chinarsi leggermente su di lei per sentirla.
- Mi ha fatto piacere rivedere i miei compagni ma nulla di eccezionale. –
- Rispolverare le vecchie amicizie è importante. –
La citazione per nulla casuale e pronunciata in modo sarcastico e freddo fece rabbrividire il ragazzo. Ora capiva cosa c’era che non andava e maledì Bright per avergli complicato le cose. Comunque, ghignò.
Appoggiò la mano sul banco, spostandole malamente il telefono da sotto il naso, e fissò intestardito la testa di Fine che, invece di alzarsi per guardarlo, si ostinava a rimanere bassa.
- Sei gelosa. -, la provocò platealmente sperando di riuscire a catturare la sua attenzione, di smuoverla da quel muro che aveva eretto per proteggersi da una possibile delusione.
La rossa sbuffò e incrociò le braccia al petto: le iridi cremisi continuavano a osservare un punto indefinito di fronte a sé.
- Ti dirò di più: sei gelosa perché hai saputo che c’era la mia ex e non sopporti l’idea che ci abbia provato con me. –
Fine strabuzzò gli occhi.
- Ci ha provato con te? –, sbottò inacidita alzando lo sguardo su Shade in cerca di una spiegazione.
Era furibonda ma, finalmente, i loro occhi s’incrociarono. Lui sfoderò uno dei suoi sorrisi irritanti che le facevano palpitare il cuore. Vederla immediatamente arrossire fu un lusso che il Ragazzo di Tokyo non si aspettava e ne gioì sfacciatamente.
- Allora ho indovinato. –
Rossa per l’imbarazzo, per l’agitazione e per averlo di nuovo lì di fronte a sé, Fine si ritrovò a balbettare qualche insulto. Si riprese a fatica.
- Che diavolo hai fatto alla faccia? -
Shade si passò distrattamente un dito sulla botta ormai verdognola che svettava sul suo zigomo. Si strinse nelle spalle.
- Mi da un’aria da duro, vero? -
Lei storse un po’ il naso, pensierosa.
- Stai bene? -
- Sei gelosa e ti preoccupi per me. Mi vien da pensare che ti piaccia. -, la provocò ancora.
Lei sbuffò sempre più seccata.
Con un verso esasperato, si alzò di scatto dal banco, trascinando rumorosamente la sedia indietro. Afferrò il telefono e fece per andarsene. Shade le si piazzò davanti. Rimasero faccia a faccia per qualche istante: lui sicuro e sfacciato; lei imbufalita e delusa.
- Devo andare. -, disse asciutta.
- È da giorni che non ci vediamo e mi tratti così? -
- Cosa vuoi da me, Shade? -, sibilò infine Fine iraconda, il viso a pochi centimetri dal suo e gli occhi chiari ricolmi di sconforto.
 
Mi faceva male vederla così insicura. Avrei voluto spezzare i suoi dubbi azzerando semplicemente la distanza. La tentazione era forte ma sapevo che non era la soluzione.
 
Il cobalto infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e si abbassò leggermente all'altezza del suo orecchio.
- Tutto. -, rispose semplicemente.
Si rimise dritto e si lasciò sfuggire un sorriso dolce, guardando incuriosito la ragazza che era caduta ormai in uno stato di trans. Era abbastanza sicuro che stesse trattenendo il fiato. Non resistette: prese uno dei codini e ci giocò distrattamente; poi, in una carezza leggera, portò il solito ciuffo ribelle dietro al suo orecchio.
Fine era ormai un pomodoro maturo.
- Ci vediamo in mensa più tardi e tieniti libera domenica pomeriggio. -
Shade fece qualche passo all'indietro, restio a darle le spalle per andarsene.
 
Come potevo lasciarla lì, inerme e fragile, così vulnerabile a me, combattuta nel credere o meno che ci sarebbe stata una possibilità per noi e nel sentimento che era nato?
Sapere di avere quest’ascendente su di lei mi rendeva euforico ma ero consapevole che valeva pure il contrario.
L'avevo presa in contropiede con quella visita mattutina, non era preparata a vedermi, ma ero sicuro che presto anche lei mi avrebbe tirato un brutto colpo.
 
- Fine? -
La ragazza si riscosse e mugolò un verso per invitarlo a continuare.
- Guarda che quello di domenica è un appuntamento. -
Detto ciò, il cobalto si allontanò senza lasciarle il tempo di replicare.
Fine rimase bloccata per qualche secondo. Aveva troppe cose da metabolizzare ma l'ultima frase la lasciava forse ancora più basita.
Si catapultò in corridoio, convinta di non aver capito. Il ragazzo era già lontano. Si muoveva agile tra gli studenti che si godevano gli ultimi minuti della ricreazione.
- In che senso un appuntamento? -, chiese urlando.
Tutti i presenti si voltarono verso di lei con gli occhi sgranati. La rossa non ci fece troppo caso, concentrata nell’attendere una risposta da Shade.
Il cobalto si fermò e si voltò leggermente.
- Cerca di farti carina e fidati di me. –
Le regalò un altro sorriso prima di continuare per la sua strada.
Fine rimase a fissare la sua figura che si allontanava finché non svoltò l'angolo del corridoio. Poi, accaldata e frastornata, se ne tornò in classe.
 
 
Fidati di me.
Shade le aveva detto quella frase una miriade di volte e ogni volta, nonostante tutto, aveva mantenuto la parola. Si sarebbe fidata ancora una volta, lo sapeva fin troppo bene, le statistiche erano chiare ma, nonostante ciò, l'ansia e la sua naturale indole a essere scettica non le permettevano di godere appieno della sensazione di calore che le era nata alla base dello stomaco da quando lo aveva rivisto. Shade aveva davvero risolto il problema con Bright? La botta sullo zigomo era indice di colluttazione: poteva anche darsi che non si fossero concluse bene le cose tra i due amici. Si sentiva in colpa per aver messo zizzania tra loro.
In ogni caso, il Ragazzo di Tokyo non era mai stato davvero chiaro sui sentimenti che provava per lei. Non che Fine si fosse sbilanciata, era troppo timorosa di un rifiuto, ma la richiesta di un appuntamento non per forza aveva lo stesso significato che lei attribuiva. Fine s’immaginava una passeggiata romantica, una bella chiacchierata su come dare forma ai loro sentimenti e, perché no, una piacevole e reciproca esplorazione. Le era piaciuto tanto baciarlo: chissà come sarebbe stato farlo anche in altre parti del corpo?
Arrossì di colpo e si guardò attorno per assicurarsi che nessuno avesse notato il suo imbarazzo. La lezione procedeva tranquilla. Solo Lione sembrava aver colto il suo sussulto e la guardava con fare interrogativo. Le sorrise timidamente e tornò a guardare fuori dalla finestra.
L'attrazione fisica era sempre stata innegabile tra loro eppure forse era giunto il momento di dirsi chiaramente le cose come stavano.
Resisteva anche una punta di rabbia a dilaniarle il fegato. Come si permetteva di farsi vedere come se nulla fosse e pretendere che lei fosse a disposizione? Non si era fatto sentire per due cavolo di settimane: aveva idea dei patimenti che le aveva fatto provare? Della frustrazione per non sapere cosa sarebbe successo, per non avere il controllo della situazione?
Sicuramente quella mattina l’aveva colta impreparata. Si rendeva conto di essere stata patetica, totalmente soggiogata dalle sue parole. Gli aveva dato quello voleva: vederla reagire e arrossire per ogni sua mossa. Ora, però, era pronta a riscattarsi e a ribaltare la situazione. Gli avrebbe fatto patire ogni ora di silenzio delle vacanze estive e la sua faccia tosta. L’appuntamento, ovviamente, era l’occasione giusta. Tanto valeva andarci.
 
 
Appena Lione e Fine erano uscite dall’aula per andare in mensa, si erano ritrovate davanti Altezza e Sophie trepidanti e curiose. Le notizie giravano alla svelta a scuola e in tanti avevano assistito al siparietto in corridoio tra Shade e la rossa. Vortice e fulcro dell'informazione era il blog di Altezza che era stato bombardato di segnalazioni e la reginetta del gossip non vedeva l'ora di approfondire l'argomento.
- È vero? –, chiese la bionda in estasi.
- Cosa? –
- È vero che Shade ti ha chiesto di uscire? –
- Quando è successo? -, sbottò Lione stupita.
Fine sentì le guance andare a fuoco ma si finse noncurante e alzò gli occhi al cielo.
- Altezza ho fame. Lasciami in pace. -
La notizia era troppo ghiotta per far demordere una curiosa cronica. Cominciarono a procedere lungo il corridoio. L’amica la prese sotto braccio con fare civettuolo, mentre Lione e Sophie cercavano di stare loro dietro e di carpire ogni possibile indizio.
- Questa volta me lo devi Fine. Pretendo che tu mi dica cosa è successo. -
- Su che basi lo pretendi? -
- Chi l’ha mandato a comprare articoli sportivi per il basket? -
- Guarda che quella volta non è successo nulla. -
Altezza sorrise raggiante e fece cenno alle altre due, soddisfatta del suo operato. Tornò ad ammiccare spudoratamente a Fine.
- Quindi è successo qualcosa! -
La rossa dovette ammette di essere stata incastrata. La guardò di sbieco, imbarazzata e dubbiosa.
- Non finirà sul tuo blog? -
La più bassa si discostò da lei per mettersi una mano sul cuore.
- Lo prometto. -
Si allontanarono dal flusso di studenti che si stava dirigendo verso la mensa e trovarono un angolo appartato.
- Non ho idea di che intenzioni abbia con me. Io, comunque, voglio provare a vedere come va. Nulla è ufficiale quindi vi chiedo di tenervelo per voi, anche con Auler e Bright. Soprattutto con Bright. -
Le tre ragazze sfoggiarono i loro sorrisi a trentadue denti che non permisero alla rossa di assumere il cipiglio minaccioso che avrebbe desiderato. Si ritrovò a sbuffare divertita e con un verso esasperato riprese a camminare, lasciando Altezza, Lione e Sophie all’estasi per quella rivelazione.
- Non ci dici nient'altro? Vi siete già baciati vero? -
- Andiamo ora. -, ordinò, cambiando volutamente argomento e lasciandole in balia delle congetture.
Varcarono le porte della mensa e Fine sapeva di avere gli occhi di tutti addosso. Vagò lo sguardo fino al loro tavolo, dove Shade e Bright parlavano civilmente in compagnia di Auler. Non le sembrò di costatare nulla di strano. Recuperò il suo piatto e si sedette come al solito tra loro. Mai come in quel momento sentiva il peso di quelle due presenze accanto a sé e che si rivelarono una pesante e tenebrosa, l’altra magnetica e invitante. Il biondo, infatti, le rivolse un ghigno triste e tornò a concentrarsi sul piatto. Il cobalto, invece, fece un cenno alle altre giovani che si stavano sedendo.
- Finalmente siete arrivate. -
- Non siamo mica come voi che vi fiondate a mangiare appena finisce la lezione. Abbiamo anche altro da fare. -, gli rispose asciutta Fine.
Lui si voltò a guardarla e le rivolse un sorriso candido.
- Stavi piangendo sull’ennesimo votaccio in matematica? -
Agli occhi di chiunque quel battibecco rientrava nella normalità e anche Fine ebbe per un attimo la sensazione che nulla fosse successo: le palpitazioni di cuore, i baci e le carezze, l'ansia e la rabbia dell'attesa di un suo segnale, la sorpresa nel vederlo quella mattina e riscoprire la loro intesa… sembravano far parte di un sogno lontano, di quelli che ti svegli la mattina e hai solo vagamente la sensazione di aver vissuto. Poi, ci furono un movimento e il tocco leggero di una scarpa sul dorso del piede. La ragazza ci impiegò un attimo a capire che era stato intenzionale e si ritrovò ad arrossire di colpo. Cercando di rimanere calma, allungò la gamba sinistra per avvicinarsi a lui. A metà strada trovò ciò che cercava. Le ginocchia si sfiorarono. Quel contatto era nascosto e impacciato ma una dimostrazione che il legame con Shade era reale.





Angolo dell'autrice!
Mi scuso per il leggero ritardo.... ero al mare gente, le uniche ferie di quest'anno per cui ne ho approfittato per rilassarmi come si deve. 
Con questo capitolo, comunque, torniamo già in carreggiata. Lo scontro a muso duro tra i nostri due ometti preferiti era necessario ma ora i protagonisti indiscussi saranno Shade e Fine: vederli interagire, stuzzicarsi, fare cose... è bellissimo! Ahahha 
Non ne potrete più a un certo punto di tutto questo zucchero, ve lo garantisco. 
Siamo agli inizi, sono piccini e innamorati, e seppur ancora incespicando in questo capitolo, prossimamente vi daranno grandi soddisfazioni. 
Fatemi sapere che ne pensate e a presto, 
Dreamer In Love

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Capitolo 29
*** 29. Innamorati ***


29.
Innamorati

- Quella esigente e quello sano come un pesce -
 
Il fine settimana era arrivato. Appoggiato alla ringhiera, con le mani in tasca e un piede puntellato al muretto dietro di lui, Shade attendeva ansiosamente la sua ospite. La musica nelle orecchie era un vano tentativo di distrarsi dai pensieri che lo tormentavano. Aveva mandato un messaggio a Fine il giorno prima per avvisarla dell'ora e del luogo dell'incontro. Lei gli aveva risposto con una emoji.
 
Bah, non riuscivo a capire cosa le fosse preso…
 
Era stata dura fare finta di nulla, tenere la distanza, limitarsi a rubarle qualche bacio nei corridoi vuoti e accarezzarle la mano sotto il tavolo. Aveva lasciato a Bright il tempo che gli serviva: sei giorni erano più che sufficienti. Aveva detto chiaro e tondo all’amico che da quel momento non si sarebbe più trattenuto.
Si strinse nella giacca di jeans e guardò distrattamente l’orologio.
Erano le quindici e venti e di Fine neanche l'ombra. Era in ritardo. Sbuffò divertito. Razionalmente sapeva che lo faceva per tenerlo sulle spine ma Shade non stava nella pelle all'idea di vederla e l'attesa lo stava uccidendo. Decise di concentrarsi sulle parole della canzone che stava ascoltando ma, immancabilmente, l’occhio veniva attratto da un rumore, un passante, una voce.
Guardò per l'ennesima volta l'ora sullo schermo del cellulare e ne approfittò per cambiare brano. Nella sua visuale si fermò un paio di stivaletti. Sapendo già chi aveva davanti, alzò piano gli occhi per godere meglio di quella visione: era bellissima, avvolta in un abitino turchese, e il viso serio, quasi indifferente, era tradito da occhi cremisi luminosi e gioiosi. Shade non l'aveva mai vista tanto eccitata e il suo cuore ebbe un sussulto: poteva davvero renderla felice; aveva una grossa responsabilità e non vedeva l'ora di assumersela.
- Ciao. -, lo salutò Fine con tono prudente.
Il ragazzo si drizzò e si tolse in tutta fretta le cuffie dalle orecchie, infilando il telefono malamente in tasca.
- Scusa il ritardo. Le ragazze hanno insistito per prepararmi a questo appuntamento. -, continuò lei flettendo indici e medi per mimare le virgolette ed enfatizzare l'ultima parola.
Il cobalto alzò gli occhi al cielo, spazientito del tentativo di banalizzare la loro uscita.
- Beh, dovrò ringraziarle. Hanno fatto davvero un ottimo lavoro. -
La rossa avvampò di colpo e abbassò lo sguardo, sfuggente: doveva concentrarsi, tenergli testa.
- Sul serio, sei stupenda. –, continuò il Ragazzo di Tokyo imperterrito.
La ragazza si strinse nelle spalle e lo ringraziò balbettante.
Shade le sorrise sghembo.
Fine smise direttamente di respirare.
Ne fu consapevole all'istante: i suoi propositi erano già andati in fumo perché le era impossibile resistergli. Non le era mai capitato che un ragazzo le facesse perdere la testa a quel modo. Era infastidita dal potere che aveva su di lei e una vocina nel cervello le suggeriva di stare attenta ai suoi magnetici occhi blu. Un'altra, invece, che in quelle chiacchierate coinvolgeva stomaco, cuore e basso ventre, le diceva di fregarsene e abbandonarsi totalmente.
Doveva riprendere in mano la situazione; il suo orgoglio pretendeva, almeno, che non cedesse subito.
- Quindi… cosa avevi in mente? Andiamo in qualche sala giochi? A bere un tè freddo? -, chiese la rossa con un sorrisetto sarcastico.
Il ragazzo era, ora, spazientito.
- Fine, guarda che non scherzavo quando parlavo di appuntamento. –, le spiegò con tono docile, come se stesse parlando a una bambina. - Ormai, - continuò serio, - per me non sei più solo un'amica. –
Fine rimase a fissarlo basita.
Lui schioccò le labbra ancor più scocciato.
- Scusa ma cosa pensavi? Che ti baciassi così, tanto per fare? Hai proprio una bella opinione di me… -
 
Mi stavo incazzando… davvero dubitava che facessi sul serio con lei?
 
- Secondo te mi faccio prendere a pugni dal mio migliore amico solo per avere un limone ogni tanto? -
La rossa sembrò riscuotersi dal piacevole torpore in cui si stava crogiolando per via della dichiarazione. Nel corso della settimana si era fatta delle aspettative ma, insomma, non aveva tenuto conto della possibilità di una confessione, almeno non così presto.
- Non prendertela con me. Non sei mai stato chiaro al riguardo! -
Il Ragazzo di Tokyo si massaggiò infastidito le tempie. Poi, tornò a guardare Fine con cipiglio serio.
- Ascoltami bene: sono innamorato di te e spero proprio di essere ricambiato a questo punto perché altrimenti sei tu che hai approfittato di me. -
Lei spalancò la bocca, incredula. Poi, le sfuggì un sorriso. E, ancora, s’imbronciò.
- Certo che sono innamorata di te! -, sbottò, confusa dal tono accusatorio.
Non ebbe nemmeno modo di finire la frase che aveva già le labbra di Shade sulle sue. Il viso era tenuto tra le mani grandi e calde che la vincolavano contro di lui senza nemmeno darle il tempo di prendere fiato. Bastò quel desiderio struggente e quasi disperato, quell'aggrapparsi a lei come se ne valesse della sua vita a riaccendere in un istante il corpo di Fine. Le sensazioni si amplificarono; ogni respiro e ogni carezza le lasciavano una scia di piacere. Esistevano solo loro due in quella bolla d’intimità e passione che spesso in passato li aveva colti impreparati da quanto fosse dirompente. La ragazza ci scommetteva: stavano dando spettacolo; certo erano in una via del quartiere della scuola, dove non passava molta gente, ma sicuramente i pochi avventori li avrebbero fissati basiti e sconvolti. Doveva dire a Shade di smetterla; doveva dirglielo ma non ci riusciva perché in realtà non le fregava poi molto. Shade era innamorato di lei: solo questo le bastava. Anzi, no, voleva ancora di più. Voleva che Shade l'amasse; voleva averlo accanto a sé, sentirlo ridere, parlare, cantare, arrabbiarsi. Voleva conoscerlo come nessuno aveva mai fatto, sapere i suoi segreti, condividere sogni, speranze, paure. Voleva che le loro anime si toccassero. Voleva averlo sopra di sè, sentire il suo calore; voleva che la passione che insistente sfregava contro il suo ventre le desse quel senso di completezza e piacere che ora dilaniava.
- Ti voglio. -, gli sfuggì tra gli sciocchi di baci.
Tanto bastò per mandare il ragazzo in tilt. Si pietrificò per un attimo, faticando a metabolizzare le parole che Fine gli aveva detto. Si allontanò leggermente per studiarne il volto, cercando di capire che significato dava al suono che aveva pronunciato.
E lei… Shade era senza parole. Come si poteva descrivere una tale creatura? La scintilla della passione nelle sue iridi chiare era tutto ciò che al ragazzo servì per prendere una decisione.
 
Per la miseria, come si fa a non mandare tutto a quel paese per lei?
 
La prese per mano e la trascinò a passo spedito per le vie della città.
- Dove stiamo andando? -, chiese lei incespicando un passo dietro a lui.
- A casa mia. -
Non solo si era dichiarato, e già solo per questo Fine sarebbe potuta svenire sul posto, ma la stava anche portando - mano nella mano, per giunta - a casa sua a fare l'amore. Quella supplica le era proprio sfuggita dalle labbra e non era sicura che fosse la cosa giusta da fare. Non che non lo desiderasse davvero – si era concessa di pensare alle sue mani su di sé fin troppe volte nelle ultime settimane prima di andare a dormire – ma si chiese se non fosse tutto troppo affrettato. Poi, la presa sulle sue dita si fece più stretta e una piccola scossa le attraversò il braccio. La schiena dritta e il passo affrettato di Shade le ricordarono che non era la sola a essere travolta da nuove sensazioni, a porsi domande.
Sorrise nervosa. Dubitava di meritare anche un solo attimo di felicità, soprattutto non dopo ciò che aveva fatto, ma decise, per una volta, di concedere semplicemente al proprio cuore di godersi il momento. Perché poi la felicità sarebbe scemata, ne era certa, ma avrebbe potuto costudirne il ricordo per sempre.
 
 
Arrivarono davanti all'ingresso e Shade estrasse il mazzo di chiavi.
- I tuoi non ci sono? -
Shade guardò la ragazza di sbieco e sorrise mesto, distratto quasi.
- Sono in gita al parco. È un'uscita tra donne: sono stato escluso a priori. -
Mentre parlava, armeggiava con la serratura; le mani tremavano leggermente. Quando finalmente la porta si aprì, Shade si appoggiò malamente allo stipite e le ammiccò spudorato.
- Vuoi salire? –
Fine scoppiò immediatamente a ridere, ricordandosi la richiesta patetica che le aveva fatto quella famosa sera del Carma. Sentì la tensione alleggerirsi e apprezzò il tentativo di metterla a suo agio. Dopotutto non era la prima volta che si spingevano fino a quel punto. La differenza era che non aveva mai davvero osato varcare la soglia.
- Stai tranquilla ragazza esigente. Oggi sono davvero sano come un pesce. -
- Ora ho delle alte aspettative… -, tentò di tenerlo sulle spine lei.
Il Ragazzo di Tokyo alzò elegante un sopracciglio.
- Non ti resta che scoprire se corrispondono alla realtà. Credi davvero che stavolta ti farò andare via? -
La rossa si sentì avvampare e Shade approfittò di quel momento per prenderla nuovamente per mano e farla entrare. Si tolsero le scarpe e la trascinò su per le scale. Aprì la porta della sua camera che era semplice e ordinata: c'era un letto, una libreria (che occupava un'intera parete), una scrivania sotto la finestra e un tappeto scuro con le costellazioni copriva il pavimento della stanza.
- Carina. -, commentò Fine muovendosi impacciata tra i mobili.
Ecco un altro livello d’intimità che non si aspettava di raggiungere così presto. Lui la fissava, ancora sull'ingresso, con un'espressione soddisfatta.
- Che ti prende? -, gli chiese giocando con il ciuffo della treccia che le cadeva sulla spalla.
- Non pensavo mi sarebbe piaciuto tanto vederti qui dentro. -
La ragazza rise leggera. Si avvicinò, poi, lentamente e allungò il braccio per afferrare la mano di Shade e invitarlo verso di sé. Il cobalto incespicò appena sul tappeto e le finì addosso. Ne approfittò per avvolgerle la vita in un abbraccio dolce e impacciato. Rimasero così a fissarsi per diversi minuti, fronte contro fronte, e con i nasi che sfregavano tra loro. I sorrisi sulle labbra non riuscivano a svanire: un bacio leggero di Fine sulla mascella di Shade; una carezza distratta di Shade al fianco di Fine; la mano che risale la schiena e il suo sorriso dovuto al solletico; le dita di Fine che si intrecciano dietro la nuca di Shade, attorcigliando distratte i suoi capelli; una stretta delle braccia di Shade che la obbliga ancora di più verso di lui; le labbra di Fine che azzerano la distanza e la passione che si riaccende.
 
 
- Com’è successo tutto questo? -
Fine, appoggiata sul petto nudo di Shade, si era lasciata sfuggire quei machiavellismi che il suo cervello elaborava da un'ora e mezza ormai e a cui non aveva ancora trovato risposta. Il cobalto, che la teneva avvolta in un tenero abbraccio, si discostò appena per guardarla in viso.
- Beh, pensavo che questo discorso te lo avessero già fatto ma di solito succede quando due persone provano attrazione fisica tra loro. -
Lei sbuffò spazientita ma non riuscì a trattenere, comunque, un sorriso.
- Non sto parlando di sesso, Shade. -
- Di ottimo sesso, vorrai dire. -
- Che sbruffone. -, lo spintonò.
Si girò a pancia in giù e si mise sui gomiti per guardarlo meglio.
- Prima di tutto, se abbiamo fatto dell'ottimo sesso, è solo grazie a me. -
- Ma se non hai fatto altro che gemere ed ansimare. -, la prese in giro il ragazzo allungando le mani per toccarla ovunque.
La Tigre rossa si divincolava ridendo e insultando.
- Pensandoci bene, mi piacerebbe risentire di nuovo il mio nome detto in quel modo. -
Si tirò su per baciarla ma una mano spiaccicata sulla sua faccia lo obbligò di nuovo al cuscino dietro di lui. Fine, ovviamente, era diventata paonazza ma era ben lungi dal dargliela vinta: sì, le era piaciuto da matti fare l'amore con lui e sì, si meritava una menzione d'onore per certe attenzioni che le aveva riservato ma, insomma, stava cercando di fare un discorso serio.
- Comunque, sta succedendo tutto così velocemente. E se qualcosa dovesse andare storto? Se non ci piacessimo più? Se uno dei due si stufasse? -
- Come potresti mai stufarti di tutto questo? -, pronunciò plateale il Ragazzo di Tokyo indicandosi.
- Mi stuferò alla svelta se non la smetti di fare il cretino. -, borbottò inacidita lei.
- Eppure mi adori. -, continuò imperterrito.
Fine non seppe come contraddirlo: aveva ragione. Shade ne approfittò per anticiparla.
- Come sempre ti fai più problemi del dovuto. Non ho intenzione di lasciarti andare e sono determinato a voler godere di ogni parte di te; almeno finché me lo permetterai. -
Una mano lasciva cominciò ad accarezzare il fianco della giovane che si rilassò appena, concentrata però più sulla discussione.
- Non ho mai permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto a me, Shade. Ora parli così ma potresti arrivare a calpestare quei pochi pezzi che sono rimasti del mio cuore. E te lo lascerei anche fare. Per me sei troppo importante. -
- Che dici invece di permettermi di rimettere insieme quei pezzettini e pensare un po' meno? -, la punzecchiò cantilenante picchiettandole infine la fronte con il dito.
Fine corrugò le labbra, pensierosa e ancora poco incline a lasciar correre.
- Stiamo insieme da poco meno di due ore e già stai pensando a quando ci lasceremo… non ti sembra eccessivo? -
Le labbra della giovane si aprirono in un sorriso dolce e divertito.
- Quando avremmo deciso di stare insieme? -, lo provocò.
Il Ragazzo di Tokyo diede un'alzata di spalle.
- Ora, se tu vuoi. -
- E con Bright? -
- Gli ho dato il tempo che gli serviva per metabolizzare e l'ho informato delle mie intenzioni. Certo, scommetteva che non me l'avresti data vinta così alla svelta ma, insomma, non sarà una sorpresa per lui scoprire che si è sbagliato. -
La rossa si rizzò leggermente, impettita.
- Non te l'ho data vinta! -
Quando si accorse che gli occhi di Shade erano inevitabilmente puntati sul suo seno, tornò a sdraiarsi in un improvviso senso di pudore. L’altro scoppiò a ridere. Era stata nuda davanti a lui fino a quel momento e non se ne era quasi accorta. Il potere che aveva quel ragazzo di farla sentire a suo agio era sconvolgente. Decise di cambiare argomento.
- Tra voi tutto bene quindi? -, chiese indicando di sfuggita il livido sullo zigomo che ormai s’intravedeva solamente.
- Ha dovuto ingoiare un gran bel rospo ma tutto sommato pensavo peggio. Poi, da domani, si vedrà quanto davvero sarà in grado di sopportare la situazione. -
- Stai di nuovo dando per scontato che per me vada bene stare insieme. -
Era l'ennesima provocazione che le era sfuggita dalle labbra, ma con Shade era sempre stato così. Pensava che il loro rapporto sarebbe cambiato e invece le dava la conferma che tra loro era sempre stato tutto semplice, trasparente e sincero.
- Beh, insomma, da quando te ne ho parlato non sei ancora scappata. Vuol dire che dopotutto sei d'accordo. -
Lei assunse un’espressione dolce.
- Sono d'accordo. -
Si chinò sul ragazzo per lasciargli un bacio sulle labbra ancora calde e sorridenti. Voleva sprofondare, farsi totalmente avvolgere da quel calore, dall'affetto che lui le stava donando.
- Ora che facciamo? -, domandò Fine allontanandosi con fatica.
Shade la guardava con un cipiglio divertito.
- Non vorrai mica sprecare quel delizioso abito. Mi è quasi dispiaciuto toglietelo di dosso. -
La rossa lo guardò stupita.
- Vuoi ancora uscire? -
- Certo che sì. Il nostro appuntamento non è nemmeno iniziato. Sono un ragazzo all'antica, io. -
Fine scoppiò a ridere. Era stupido domandarsi come avesse fatto a vivere prima di Shade? Se avesse mai riso davvero per qualcosa prima di incontrarlo? Sul serio, non si era mai sentita tanto felice.




Angolo dell'autrice!
Come sono contenta di lasciarvi in mano questo bocconcino delizioso che mi fa emozionare ogni volta che lo rileggo. So che è stata lunga, che vi ho fatto soffrire, ma vi avevo anche promesso che ne sarebbe valsa la pena e ora eccoli qui, innamorati e passionali, a briglia sciolta nel godersi il loro amore. Che ne pensate di questi due piccini?
Sapete che ormai non ci vado per il sottile e che amo il rating rosso: purtroppo ho dovuto rispettare quello arancione e spero comunque di aver reso il tutto romantico e ben contestualizzato. Spero che non sia sembrato tutto troppo frettoloso e che si capisca la tensione emotiva e sessuale che questi due ragazzi provano l'uno per l'altra. 
Insomma, fatemi avere una recensione se vi va e alla prossima. 
Dreamer In Love

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Capitolo 30
*** 30. Gossip ***


30.
Gossip

- Baciati dalla fortuna -
 
Era un venerdì mattina di fine settembre. Un ragazzo dai capelli e dagli occhi cobalto camminava per il viale alberato. Una leggera brezza autunnale muoveva le chiome dei ciliegi le cui foglie cominciavano ad assumere i colori caldi del giallo, del rosso e del marrone. Davanti a lui alcune studentesse camminavano chiacchierando verso la scuola. Notò che lo stavano fissando e, appena intercettò i loro sguardi, finsero di interessarsi ad altro. Shade alzò gli occhi al cielo e sbadigliò. I pettegolezzi su di lui non si erano ancora chetati.
Dopo l'appuntamento di due settimane prima, lui e Fine avevano deciso di tenere ancora segreta la loro relazione: volevano godersi i loro sentimenti senza dover spiegare nulla a nessuno. La rossa, poi, sarebbe dovuta assentarsi da scuola per alcuni impegni. Inoltre, Shade aveva intuito che Bright avesse bisogno di più tempo. Infatti, lo aveva subito avvisato dell’inizio della relazione con Fine, ma l’unica risposta ricevuta era stata l'emoji dal pollice in su. Gli sfuggì un sospiro, sentendosi più stanco del solto.
Aveva dovuto affrontare il malumore di Bright, la curiosità dei loro amici e dell’intero corpo studentesco che per tutto il fine settimana aveva fatto illazioni sul loro appuntamento. L’#RedMoon del blog di Altezza era stato in trend tra i più famosi social network e c’era chi giurava di averli avvistati mano nella mano a passeggiare per le vie del centro.
Quando, però, il lunedì Shade si era presentato a scuola da solo, i più avevano concluso che fosse finita male. L’assenza prolungata di Fine, poi, aveva fomentato l’idea che il Ragazzo di Tokyo l’avesse talmente delusa da farla ammalare gravemente.
Altezza per prima aveva fomentato quelle voci, piccata di non aver ricevuto risposte alle sue domande. Fine, infatti, si era limitata a raccontarle che l’appuntamento era stato piacevole ma che non fosse successo nulla di rilevante; che Shade era un buon amico. Anche il cobalto, seppur tamponato con insistenza e vittima di agguati tattici, si era astenuto da un qualsiasi commento. Alla fine, Altezza si era arresa chiudendosi in un silenzio iracondo e rifiutandosi di rivolgere la parola a Shade. Il cobalto, d’altro canto, contento di non dover più sentire la voce isterica della bionda, aveva piuttosto cercato un confronto con Bright. L’amico grugniva ogni qual volta nominava Fine ma aveva chiarito ogni dubbio a Shade: con una vigorosa pacca sulla spalla, aveva chiuso qualsiasi supplica di perdono dicendogli che era felice per loro; era ancora arrabbiato, certo, ma non li avrebbe ostacolati. 
Il resto della compagnia si era accontentato delle parole di Fine e non aveva insistito nel voler sapere come fosse andata.
Shade, inizialmente, era stato felice di farsi carico di quelle accuse e l’euforia per la relazione con Fine gli aveva fatto sopportare il dover stare al centro dell’attenzione. Più i giorni passavano senza vederla, però, più veniva travolto da ondate di nostalgia al ricordo del calore del suo corpo, della sua risata, dei suoi occhi dolci. Sentire la sua voce tramite il cellulare non era paragonabile ad averla davvero accanto a sé. Sbadigliò di nuovo e si sfregò distratto un occhio.
Per questo non aveva dormito molto. Fine sarebbe tornata a scuola quella mattina e aveva riflettuto tutta la notte su come sarebbe stato il loro incontro.
Non avrebbe sopportato di scorgere sul suo volto la minima traccia di dubbio, incertezza, e sperava che finalmente si fosse messa il cuore in pace perché sì, stavano insieme e non l’avrebbe lasciata andare per nulla al mondo. I machiavellismi della Tigre rossa erano proseguiti nel corso di quelle settimane e aveva dovuto riconfermare, ogni giorno, i suoi sentimenti per lei. La distanza non era stata d’aiuto e sperava che la sua ragazza
 
Quanto era bello anche solo pensare quel concetto.
 
… non si fosse fatta prendere nuovamente dall’ansia. Poi, finalmente la vide.
Fine era seduta sul solito muretto qualche metro più avanti. I capelli rossi le ricadevano morbidi sulle spalle; le labbra rosee erano incurvate in un’espressione annoiata mentre lo sguardo era sullo schermo del telefono. Digitò sulla tastiera e Shade sentì la tasca vibrare. Aumentò il passo per raggiungerla: sicuramente gli aveva chiesto dove fosse finito. Si fermò di fronte a lei che alzò le iridi chiare sulla sua figura fino a incontrare occhi cobalto dolci e avvolgenti e un sorriso incontaminato.
Non riuscì a trattenersi dal sorridere pure lei.
- Ciao. –, lo salutò docile.
- Sei stata tu a mandarmi un messaggio? –
- Sì, sei in ritardo. –
Il tono voleva essere più canzonatorio ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e a smettere di sorridere come una cretina. Le era mancato terribilmente e avrebbe voluto solo buttargli le braccia al collo e baciarlo.
Si morse distratta un labbro, nel tentativo di trattenere la felicità che provava.
Shade sbuffò agitato.
- Ti prego non fare così. Sto cercando di resistere. Dovresti sforzarti di collaborare. -
La giovane scosse la testa, sorpresa.
- Che cosa ho fatto? -, chiese, stringendosi nelle spalle.
Non lo aveva detto con malizia, anzi, e fu proprio il tono candido e innocente a mandare in visibilio Shade. Si guardò velocemente attorno per assicurarsi che nessuno stesse prestando loro attenzione. Poi, con una mano dietro la nuca, obbligò la ragazza verso di se per baciarla. Solo quando sentì l’umidità della sua lingua e un gemito sfuggirle dalla gola si sentì soddisfatto.
Si separarono: lei scompigliata e divertita, lui irrequieto e ancora affamato della sua bocca.
- Dobbiamo proprio andare a lezione? -, sussurrò cantilenante.
Fine scoppiò a ridere e, prendendolo per mano, lo trascinò verso la scuola.
- Certo che sì. Non vorrai farmi fare un’altra assenza? –
Il Ragazzo di Tokyo borbottò contrariato.
Bastò un brusio dietro di loro per far scoppiare la bolla d’intimità che si era creata. La stretta sulle dita suggerì a Shade che anche Fine se ne era accorta. Alcuni studenti li stavano fissando basiti, altri si davano tanto di gomitate o smanettavano con i cellulari per mandare messaggi e scattare foto.
- Hanno già cominciato. -, commentò laconica la ragazza ma Shade colse un pizzico di nervosismo.
- E noi diamogli materiale su cui chiacchierare, forza. –
Le circondò la vita con un braccio per tenerla più vicino a sé.  
Fine si sentiva, comunque, inquieta. Certo, non amava concedersi certe leggerezze in pubblico ma non le era mai interessato di cosa pensasse la gente di lei. La questione era un’altra.
Shade le sorrise affabile e lei si rilassò appena.
La gioia di averlo di nuovo accanto a sé stava offuscando tutte le sue paure e le sue angosce. Sentiva di essere al sicuro con lui, che tutto sarebbe andato per il meglio, ma sapeva anche bene che quel sentimento che condividevano l’avrebbe potuta anche rendere cieca di fronte al pericolo. Per questo spesso dubitava, si tormentava… non in quel momento, però: in quel momento, sarebbe andata anche in capo al mondo con Shade.
- Quindi per un po' non scomparirai, giusto? -, cominciò lui.
La Tigre rossa lo guardò di sbieco.
- No, infatti. Almeno per un mese dovrei riuscire a frequentare senza problemi. -
- Finalmente ti avrò tutta per me. -
- Sì, tua e di altre settecento persone che ci terranno d'occhio in ogni istante. -
Il cobalto rise.
- Come dare loro torto? Siamo così carini insieme. –
Sfregò il viso sulla sua guancia per poi lasciarle un bacio umido. A Fine sfuggì un sorriso divertito ma non si fece corrompere. Il Ragazzo di Tokyo cambiò allora argomento.
- Hai pensato a cosa dire a Lione, Altezza e Sophie? -
Lei diede un’alzata di spalle.
- Hanno deciso che saresti diventato il mio ragazzo già il giorno dopo la tua prima serata al Carma. -
- Così presto? Quindi Altezza potrebbe benissimo aver pilotato ogni cosa e noi siamo solo dei burattini nelle sue mani. -
La ragazza ridacchiò.
- Non essere paranoico. Pensi che mi lascerei manipolare così facilmente? -
Shade le rispose con il suo sorriso sghembo.
- Quindi mi stavi puntando da un bel pezzo. -
Fine divenne immediatamente paonazza e cercò di spintonare via il giovane che, invece, la tratteneva irremovibile.
- Allora? -
- Non ti interessa. -, protestò lei borbottando.
- Oh, sì che mi interessa. -
Le circondò le spalle e la scosse.
- Forza! –, continuò il cobalto.
Fine, nonostante cercasse in tutti i modi di fare resistenza, pian piano tornò a farsi stringere da lui in quell'abbraccio protettivo che tanto la mandava in estasi. Si arrese.
- Beh, pensaci. Non dico che ero innamorata ma già quella sera metà del lavoro era stato fatto. -
Shade si fermò per un attimo a meditare e guardò concentrato la rossa. Poi, le rivolse un ghigno malizioso.
- A volte mi dimentico della tua scena patetica: mi supplicavi di uscire con te in modo così lascivo. -, le sussurrò le ultime parole nell'orecchio, in un ansito profondo.
Fine fremette ma non si fece distrarre.
- Allora perché ti sei concentrato su un'altra? -
Shade smise di infastidirla e le sorrise mesto. Per la prima volta, Fine lo scopriva autenticamente imbarazzato e la cosa la sorprese. Mirlo era un tabù tra loro o c'era dell'altro?
- Non riuscivo a capire se fossi davvero interessata a me o se sarei stato la tua ennesima preda. Dio, Fine, sembravi così sicura di te che avresti intimorito anche un cinghiale solo con lo sguardo. -
- Non sono per nulla sicura di me. -
- Ora lo so ma, come mi hai detto proprio tu una volta: conta quello che fai credere agli altri, non se lo sei davvero. Ed io ho creduto fossi irraggiungibile. -
Le iridi chiare di Fine lo fissavano attente, curiose e sorprese. Lei aveva avuto le stesse sensazioni ma all'opposto: un ragazzo del genere - serio, intelligente e determinato - non poteva essere interessato a lei.
- Comunque, -, aggiunse noncurante. - Lo penso ancora oggi. Sono incredulo del fatto che tu sia qui accanto a me così. Non pensavo di meritare di stare al tuo fianco. -
La ragazza gli rivolse un'espressione dolce, accarezzandogli piano una guancia.
In quel momento, però, varcarono i cancelli della scuola. Con un sospiro, rizzò le spalle e cominciò a guardarsi attorno.
- Dobbiamo ripassare il piano d'attacco. -, cambiò argomento.
Anche il Ragazzo di Tokyo si ricompose, limitandosi a tenerla per mano, e ripeté ad alta voce i punti salienti.
- Prima di tutto dobbiamo evitare di essere troppo sdolcinati davanti a Bright. -
- Fattibile. -, commentò la rossa.
Shade ne rimase deluso.
- Ma cosa dici? Per me è impossibile pensare di non sfiorarti. -
- Problema tuo. -
- Fine… -, la sgridò cantilenante e supplichevole lui.
La ragazza cercava di rimanere seria ma le sfuggì un sorrisino. Lui che la stava fissando, se ne accorse e sbuffò.
- Verrai a cercare il mio meraviglioso corpo e le mie abilità da amatore… -
Una gomitata ben piazzata nelle costole lo costrinse a piegarsi su se stesso; non era stata fatta, comunque, con la solita violenza.
 
Era sembrato un gesto quasi tenero...
 
- Poi, -, si riprese alla svelta. - Evitare di rispondere alle domande di Altezza fino alla pausa pranzo dove informeremo tutti della nostra relazione. -
Entrarono nell'edificio grigio e si tolsero le scarpe per metterle negli appositi armadietti. Salirono le scale e sbucarono nel corridoio. La maggior parte degli studenti era già in classe. Prima di separarsi in direzioni diverse, Shade avvolse la sua ragazza in un abbraccio.
- Ce la farai a resistere senza di me per qualche ora? -
- Sopporterò. -, gli rispose sbrigativa lei, anche se non avrebbe mai abbandonato volutamente quel calore.
Shade le lasciò un bacio umido sulla fronte.
- Ci vediamo dopo. -, la salutò solo e si allontanò lungo il corridoio.
 
 
 
Fine e Shade stavano tenendo un lungo e comunicativo scambio di pacche nascosti sotto il tavolo, accompagnato da eloquenti occhiatacce, il cui significato più o meno era:
Forza parla!, uno sguardo di lui a lei.
Muoviti!, un calcio di lei a lui.
Sono i tuoi amici, una boccaccia di lui a lei.
Fine alzò gli occhi al cielo e sospirò. Fissò per un attimo il piatto mezzo pieno da cui stava mangiando e giocò distrattamente con un pisellino. Presagendo il peggio, il volto era già dello stesso dolore dei capelli.
- Ah, ragazzi. Io e Shade ci siamo messi insieme. -, pronunciò asciutta, prima di accalappiare una buona quantità di riso e infilarsela in bocca.
Lei lo sforzo lo aveva fatto. Toccava a Shade rispondere alle domande. Al ragazzo scappò un sorriso vittorioso e allungò una mano per trovare quella della rossa e stringerla teneramente. Era fiero di lei.
Il resto del tavolo, intanto, si era interrotto nel bel mezzo di un interessante discorso su quanto fossero carini i panda e fissava ora sbigottito i due amanti, passando lo sguardo da uno all'altro. Gli unici che non sembravano sorpresi erano Bright - che comunque stava tossendo paonazzo, vittima di un chicco di riso che gli era andato di traverso per la sorpresa della notizia detta a quel modo e, soprattutto, da Fine - e Altezza che li scrutava con un cipiglio rabbioso. In realtà, la biondina aveva mantenuto quell’ira glaciale già dall'inizio del pranzo ma era riuscita a trattenersi; sì, fino a quel momento però.
- Voi due, siete proprio degli stronzi. -, sbottò, infatti, allungandosi furibonda sul tavolo e cercando di mantenere un tono basso.
Shade alzò elegante le sopracciglia.
- Che cosa abbiamo fatto? -
Fine intanto cercava di sprofondare nel piatto: più di Altezza pettegola, non le piaceva Altezza arrabbiata da pettegolezzo e, anche se sapeva che quel momento sarebbe arrivato, scoprì di non essere davvero pronta. La mano di Shade nella sua era l'unica cosa che le impediva di scappare.
- È da stamattina che mi arrivano messaggi privati in cui mi chiedono se voi due state insieme. Non riuscivo a capire da dove fosse saltata fuori questa voce; poi mi hanno inviato questa. -
Smanettò sbrigativa con il telefonino per mostrare ai due interessati una loro foto mentre camminavano mano nella mano verso la scuola. Se Fine riuscì ad avvampare ulteriormente, raggiungendo tonalità di rosso mai viste, Shade la studiò, per nulla sorpreso, e sorrise dolcemente.
- Me la inoltri? -
Bastò quel poco a scatenare Altezza.
- Cioè, voi vi fate vedere in giro mentre amoreggiate prima di dire a noi che state insieme? Ripeto, siete proprio degli stronzi. -
Il cobalto ghignò a quelle parole.
- Scusami ma cosa pretendevi dopo avermi sputtanato per due settimane e accusato pubblicamente di aver distrutto il cuore di Fine? -
- Avrei anche evitato di dare credito a quelle dicerie se avessi saputo la verità. -
- Avevamo i nostri motivi per tenere la cosa privata. Soprattutto se dirla a te, voleva dire finire sul tuo blog. -
- E quali sarebbero, di grazia, i motivi? -
- Continuano a non essere affari tuoi. -, le rispose piccato il cobalto, allungando un braccio sullo schienale di Fine.
La ragazza, che continuava imperterrita a mangiare, si era anche lei involontariamente spostata verso il cobalto. Altezza sgranò gli occhi: quella ricerca di vicinanza era così naturale; quei due facevano sul serio e le scappò un sorrisetto soddisfatto. Un battito di mano sulla superficie del tavolo la portò alla realtà.
- È colpa mia se non vi hanno detto nulla. -, se ne uscì Bright ripresosi dal soffocamento.
- Tu lo sapevi? -, lo rimbeccò inacidita Altezza.
Stavolta, però, anche Lione si lasciò andare a un verso di disagio. Il biondino si limitò ad annuire.
- Da due settimane, più o meno. Ho chiesto loro di darmi ancora qualche giorno per metabolizzare la cosa. Ormai lo sapete tutti che sono cotto di Fine. Shade è stato un vero amico a darmi spazio. -
Fine smise direttamente di respirare, desiderando con tutta se stessa di morire in quell'istante. Doveva assolutamente andarsene... stupido Shade! Perché non le lasciava la mano?
Le ragazze e Auler intanto vagavano lo sguardo sui tre interessati non riuscendo a trovare qualcosa da dire.
- Comunque, Altezza, -, riprese il cobalto approfittando del momento di silenzio. - l'abbiamo fatto per te. -
- Che cosa? -, chiese confusa la bionda.
- Sapevamo che ci avrebbero tenuto d'occhio stamattina e ci siamo fatti vedere volutamente così. -, spiegò alludendo alla fotografia. - Fine ha pensato che avresti perdonato il nostro silenzio solo se ti avessimo dato del buon materiale su cui lavorare. Abbiamo innestato la curiosità: ora sta a te pubblicare la notizia. -
Altezza si aprì in un sorriso sincero tanto che Shade pensò di aver finalmente capito cosa piacesse tanto ad Auler della loro amica bionda: senza il cipiglio arrabbiato e il tono stridulo riusciva a sembrare carina.
- Quindi posso scriverlo sul blog? Avete idea di quante visualizzazioni avrò? -, cominciò entusiasta. - Com’è successo? Vi siete già baciati? Cosa è avvenuto durante l'appuntamento? -
Mentre Shade dava alla mancata reporter la versione concordata, schivando abilmente domande indesiderate, Fine si rilassò sulla sedia. Alzò il viso dal piatto e scrutò i loro amici; il peggio era passato. Intercettò lo sguardo di Lione che le stava sorridendo.
- Siamo contenti per voi. -, le disse l'arancio a mezza voce allungando un braccio per superare Shade e darle una stretta di mano.
Fine le sorrise. Si sentiva fortunata. Che altro poteva chiedere di più?
 



Angolo dell'autrice!
Scusate per il leggero ritardo... che dire, la RedMoon regna sovrana anche in questo capitolo! I nostri amati hanno dovuto dare la comunicazione ai loro amici: come ci si aspetta da ragazzi così al centro del ciclone, la cosa è stata abbastanza movimentata ma si è conclusa con un'Altezza felice, per cui per il momento siamo apposto. 
Fatemi sapere che ne pensate e al prossimo aggiornameto, 
Dreamer In Love

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Capitolo 31
*** 31. Chiarimenti ***


31.
Chiarimenti

- Biondi alla riscossa -
 
Era sorprendente come Fine riuscisse, nonostante avesse già condiviso con lei un'intimità, a stuzzicare la sua fantasia e a eccitarlo in maniera così devastante. La sua immaginazione galoppava nella voglia irrefrenabile di toglierle i vestiti di dosso e diventare una cosa sola. Si muoveva sinuosa tra le sue braccia, scatenata e libera da ogni pensiero; ballava come aveva sempre ballato ma ora ballava con lui e per lui. Vederla poi ridere tra le sue braccia, cogliere un bagliore nelle sue iridi cremisi, stuzzicarlo con una carezza e allontanarsi per tornare a scatenarsi con la musica… Shade era colto da un’emozione che gli mozzava il respiro: era un misto tra desiderio, tenerezza ed estasi che non aveva mai provato. Al centro della pista quella sera, non c'era spazio per gli sguardi della folla e la sorpresa di vederli insieme: come sempre, c'erano solo loro due, Shade e Fine; il resto non importava. La strattonò verso di sé per avvolgerla in un abbraccio e trovare le sue labbra. Respirò profondamente per cogliere il suo profumo, l'odore di chiuso e di alcool che aleggiava nell'aria e che lo inebriava. Lo sapeva da tanto e lo sapeva fin troppo bene: l'amava.
 
 
Dopo quasi un'ora in pista, Shade si sentiva stordito e confuso. Eppure c'erano quelle dita piccole e calde nella sua mano che riuscivano a tranquillizzarlo e lo guidavano sicure in mezzo alla folla. Lei si voltò di sfuggita per guardarlo e sorridergli dolce, gioiosa. Shade si trovò a ricambiare con un sospiro trasognato e la ragazza aggrottò le sopracciglia, preoccupata. Lui si chinò sul suo orecchio.
- Sei bellissima. -
Fine scosse la testa divertita, procedendo di nuovo spedita per raggiungere le scale della saletta privata. Appena arrivati in cima, i suoni si fecero più tenui permettendo al cobalto di rilassarsi del tutto. Sorseggiò il suo drink e circondò la vita della giovane accanto a lui per fermarla e, tolta la cannuccia di bocca, darle un bacio a fior di labbra. Lei si abbandonò subito a quel contatto, stringendolo di più a sé.
- Prendetevi una stanza. -, lì canzonò la voce di Auler seduto sul divanetto lì vicino.
I due si scostarono e Shade gli rivolse un’occhiata di rimprovero. L'azzurrò ghignò.
- Devo pur vendicarmi di tutte le prese in giro. -, spiegò breve.
- Tu e Altezza però siete estremamente appiccicosi. -
La diretta interessata, seduta sulle gambe del suo fidanzato, sbuffò.
- Ma noi dobbiamo recuperare. Se devo pensare a tutti gli anni che abbiamo passato innamorati l'uno dell'altro ma credendo di non essere corrisposti... Per voi, invece, si tratta di qualche mese e nel frattempo Shade ti sei anche fatto un'altra. -
L'intera compagnia s’irrigidì all'istante e sei paia di occhi si misero a fissare la Tigre rossa per cogliere una sua reazione. Fine, infatti, si era paralizzata dalla sorpresa. Inspirò profondamente.
- Vado a prendere una boccata d'aria. -
Con passo rigido e le braccia strette al petto, attraversò la saletta fino ad arrivare alla porta d'emergenza che dava sulla terrazza. Con la spinta del fianco, aprì l'uscio; nel frattempo stava ravanando nella pochette. Bright si alzò immediatamente dal suo scanno e la seguì fuori.
Il cobalto si voltò seccato a guardare la sua amica.
- Grazie Altezza. -, la rimbeccò con tono sarcastico.
Quella diede un'alzata di spalle.
- Ho solo detto la verità. -
- Sei stata inappropriata. -, cominciò Lione cercando di far capire alla bionda cosa avesse sbagliato.
- Scusa? -, protestò indignata l'altra.
Il cobalto sospirò pesantemente.
- Ascolta Altezza, sai bene anche tu che Fine è molto insicura. Così non fai che fomentare le sue paure. -
- Se sei stato uno stronzo, non è colpa mia. -
- Ho fatto molti errori con lei ma ho sempre cercato di rimediare. Su questo non puoi avere nulla da ridire. -
La bionda schioccò la lingua, piccata.
- Come potevo accorgermi che era innamorata di me se io ero il primo a non ammettere i miei sentimenti? Non che Fine dimostrasse qualcosa. Forse per voi che la conoscete meglio era più chiaro ma per me no. -
- Beh, non ne eravamo sicuri nemmeno noi. -, intervenne Lione.
- In ogni caso, Altezza, se vuoi punirmi per ciò che ho fatto, con chi sono stato, fai pure ma non coinvolgere Fine. -
Questa incrociò le braccia al petto in imbarazzo: forse aveva esagerato ma era ben lungi dal chiedere scusa. Auler, che aveva colto il suo malumore, le lanciò un'occhiata di rimprovero. S’incassò ancor di più nelle spalle.
Non ricevendo risposta, il Ragazzo di Tokyo continuò.
- In ogni caso, ragazzi, che siate con noi o contro di noi, io e Fine facciamo sul serio. Non ho intenzione di perderla in alcun modo e vi prometto che mi prenderò cura di lei. -
- Ma certo che siamo con voi, Shade! -, intervenne subito l'arancio, commossa da quel discorso.
Sophie e Auler le fecero subito il coro. Altezza ciondolava ancora titubante: avevano la sua totale benedizione ma era sempre difficile ammettere di aver sbagliato.
- Scusami Shade. -, decise di dire infine. - Sono davvero contenta per voi. -, e gli rivolse un sorriso genuino.
 
Per la seconda volta, quel giorno, scoprii che Altezza non era poi così male.
Anzi, ci assomigliavamo persino: entrambi testardi, convinti delle nostre idee e di avere ragione; entrambi dai modi schietti e a volte brutali; entrambi determinati a proteggere chi amavamo.
 
Shade strinse la spalla dell'amica in un gesto di ringraziamento. Poi, tornò a fissare la porta chiusa del terrazzo. Auler allungò un braccio per chiamare la sua attenzione.
- Non sei preoccupato? -
- Aveva solo bisogno di una pausa. Oggi è stata una giornata impegnativa. -
L'amico annuì di rimando.
- Per Fine non deve essere stato semplice darci la notizia a quel modo, sì. Comunque mi riferivo a Bright. -
Il cobalto si passò nervoso una mano nei capelli e prese un lungo sorso dal suo bicchiere.
- È giunta l'ora che quei due chiariscano. -
 
 
- Pensavo che avessi smesso di fumare. -
Fine tolse il filtro dalla bocca lasciando nell'aria un rivolo di fumo. Guardò seccata Bright.
- Credimi: l'unico motivo per cui vado ancora in giro con le sigarette in borsa è tua sorella. -
L'amico rise di gusto e con le mani nelle tasche si appoggiò al muro dietro di lui. La terrazza del Carma era un lastricato in cemento circondato da alti palazzi; gli dava un leggero senso di claustrofobia ma l'aria fredda di fine settembre gli permetteva di essere particolarmente lucido.
- Lo fa per il tuo bene, lo sai. -
- Pensavo che fosse contenta per me. -
- Lo è. -
- Eppure il suo scopo nella vita è tormentarmi. -
- Voleva tormentare Shade. -
- Ma non si fa troppi problemi a colpire anche me. -
Fine, con uno sbuffo, iniziò a fare avanti e indietro sulle mattonelle.
Bright, intanto, si era stretto nelle spalle.
- Ha davvero fatto centro? -
- È sempre stata brava a individuare i miei punti deboli. -
- E quali sarebbero? -
- Che Shade non mi ami? Che stiamo facendo tutto troppo in fretta? Come se non mi facessi già abbastanza paranoie da sola. So che Mirlo è acqua passata ormai ma fa ancora male. -
- Shade è profondamente innamorato di te. -
La ragazza si fermò, sconcertata nel sentire dire quelle parole proprio da Bright. Lo osservò per un attimo, cercando di capire se la stava prendendo in giro o se fossero i primi segni di pazzia del suo amico. Si rese conto, poi, di non essere stata molto carina nei suoi confronti, soprattutto nel parlare con lui di Shade. Doveva averlo ferito molto la scoperta della loro relazione. Si ripromise di essere più cauta e di chiedergli scusa.
Il biondo, intanto, si era lasciato sfuggire un triste sorriso.
- Ha messo a rischio la nostra amicizia per te. Ci avrà pure impiegato parecchio a capire cosa provava (e penso che Mirlo sia stata fondamentale in questo) ma ora le sue intenzioni sono serie. E se non lo fossero, dovrà vedersela con me. -
- Bright… -
- Se mai dovesse farti soffrire, Fine, io sarò qui a proteggerti e confortati, non dimenticarlo. -
Lei si avvicinò piano, tormentata da quelle parole.
- Non posso chiederti di essere al mio fianco anche in questo Bright. Ti abbiamo fatto soffrire, siamo stati egoisti: io, soprattutto. -
- Rimango prima di tutto il tuo migliore amico; il vostro migliore amico. -, puntualizzò, correggendo se stesso. - Voglio la vostra felicità e se per questo devo rinunciare ai miei sentimenti per te, sono disposto a farmi da parte. Fine tu meriti di essere felice. -
Una lacrima sfuggì dall'angolo dell'occhio della giovane che, tirando su con il naso, cercava di non piangere. Riuscì a rivolgere un sorriso imbarazzato al suo amico.
- Non sei il primo che me lo dice. -
Bright rise con tono amaro.
- Il mio errore è stato accorgermene per secondo. -
Poi, le braccia di Fine lo circondarono in un abbraccio impacciato ma caldo. Da tanto tempo non riusciva a parlare così con Bright. Le era mancato terribilmente e si rendeva conto di avere comunque bisogno di lui nella sua vita. Quella consapevolezza bastò a farle sciogliere il groppo che aveva in gola. Sentì che anche lui respirava affannosamente e immaginò gli fosse sfuggita qualche lacrima.
- Sul serio Fine… -, riprese lui con voce più stridula del dovuto. - Se hai bisogno di picchiare Shade io sono disponibile. -
La rossa, ormai abbandonata in un pianto di sfogo, riuscì solo ad annuire con un sorriso.
 
 
Shade e Fine, abbracciati e nudi sotto le coperte, fissavano silenziosi il soffitto della camera illuminato dalla luce fioca del lampione fuori dalla finestra. Ogni tanto, un’ombra passava nel fascio creando strani arabeschi. Le dita del cobalto percorrevano distratte l'avambraccio della ragazza. Si fermarono. Poi, ricominciarono a muoversi.
La Tigre rossa si mise improvvisamente a sedere, lasciando la mano di Shade a mezz'aria.
- Io vado. -, sentenziò mentre lanciava un'occhiata all'orologio sul comodino.
Erano le tre di notte. Scostò le coperte e appoggiò i piedi al pavimento. Il braccio del ragazzo le circondò la vita per impedirle di alzarsi.
- Sei sicura di non voler rimanere a dormire? -
Lei lo guardò di sbieco e sbuffò divertita.
- Come lo spiegherai domani mattina a tua mamma che hai una ragazza nel letto? -
Shade finse di pensarci per poi sbottare.
- Qualcosa tipo: "Ehi, mamma, questa è la mia ragazza e si chiama Fine". -
Questa sorrise brevemente. Si voltò per osservarlo un'espressione attenta sul volto. Gli accarezzò con la punta delle dita i ciuffi di capelli che gli coprivano la fronte. Passò al profilo del viso, fino alla mascella. Arricciò le labbra pensierosa. Aprì la bocca come per parlare e poi la richiuse.
- Che cosa c'è Fine? -, le chiese il cobalto sorpreso da quell'atteggiamento.
La ragazza ridacchiò nervosa, scuotendo la testa e spostando una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
 
Quello era un brutto segno…
 
- Non mi sembra appropriato presentarmi così alla tua famiglia. Facciamo per un'altra volta. -
- Sul serio Fine, che succede? -
La Tigre rossa si alzò dal letto per iniziare ad accumulare i suoi vestiti. S’infilò mutante e reggiseno.
- Cosa vi siete detti tu e Bright? -
La giovane guardò con un sorriso distratto Shade, prima di cominciare ad armeggiare con la zip dell'abito che aveva messo quella sera.
- Mi ha detto che aspetta solo una tua mossa falsa per avere una scusa e venire a picchiarti. -
Il cobalto scoppiò a ridere.
- Mi sembra un buon compromesso. -
- E tu con Altezza invece? -
- Le ho chiesto di darsi una regolata. Non dovrebbe più darci fastidio. -
- Il dare fastidio è il minore dei suoi mali. -
Fine si lisciò il tubino e infilò il cappotto.
- Mi accompagni? -, gli domandò sbrigativa.
Il ragazzo indossò velocemente mutande e maglia e le fece strada. Sentiva che c'era qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Se con Altezza e Bright avevano chiarito, cosa tormentava ancora la sua fidanzata? Scesero le scale facendo meno rumore possibile e con la torcia del cellulare Fine individuò velocemente le sue scarpe nel buio del corridoio.
- Ci vediamo domani? -
La ragazza scosse la testa, concentrata nell'allacciare le calzature.
- Domenica c'è la partita, mi devo allenare. -
Shade le aprì la porta per accompagnarla fuori. La ragazza, si voltò ancora una volta prima di andare.
- Buonanotte Shade. -
Lui si chinò per lasciarle un bacio sulle labbra.
- Buonanotte Fine. -
E la guardò allontanarsi sul vialetto di casa.
 
Sì, decisamente c'era qualcosa che non andava…





 
Angolo dell'autrice!
Di nuovo un leggero ritardo ma giuro che nei prossimi mesi ho finito con le vacanze e gli esami e sono a vostra totale disposizione. 
Problemi in paradiso? Ahahah non c'è pace per questi due... chissà cosa è venuto in mente a Fine!
Vi è piaciuto il chiarimento con Bright?
Fatemi sapere e a presto, 
Dreamer In Love 

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Capitolo 32
*** 32. Fantasmi ***


32.
Fantasmi
- La scelta di Shade - 
 
Era mercoledì pomeriggio e Fine aveva appena varcato il cancello della scuola, quella linea invisibile che ogni mattina sanciva la reclusione nelle mura scolastiche e che invece nella direzione opposta, come in quel momento, le dava un senso di libertà. Finalmente poteva tornare a casa. Un brivido le attraversò la schiena. 
Si accese una stecca bianca e la infilò tra le labbra. Le giornate avevano cominciato a essere particolarmente fredde e il fumo del tabacco le dava una tenue sensazione di calore. Era giunto il momento di passare alla divisa invernale e magari mettersi anche della calzamaglia. Passò il filtro alle dita, espirando una nuvoletta grigia, e guardò corrucciata la sigaretta. Si sentiva in colpa per aver ceduto, negli ultimi giorni, a quel vizio che si era sforzata di lasciare, ma i pensieri non le avevano dato pace. Fulcro dei suoi tormenti era ovviamente Shade e non sapeva come affrontare con lui la situazione. Come spiegargli la gelosia immotivata che le stava dilaniando lo stomaco? Quella sensazione d’inferiorità che non le permetteva di godersi appieno la loro relazione? 
Da brava pessimista cronica qual era, lo stava, inoltre, evitando apertamente. Era stata una fortuna riuscire ad andarsene da scuola senza incrociarlo. 
- Potevi anche aspettarmi sai? - 
La rossa trasalì all'istante e si voltò rigida verso il suo interlocutore. Come diavolo aveva fatto a raggiungerla? 
Cercò di darsi un contegno e gli rivolse un sorriso. 
- Sapevo che avevi il test di lettere. Ed io ho un impegno tra poco per cui non potevo. - 
Shade alzò sospettoso un sopracciglio. 
- Pensavo avessi smesso con quelle. - 
Fine si limitò a dare un'alzata di spalle, imbarazzata, e portò di nuovo la sigaretta alle labbra. Si rese conto che lo stava facendo più per dargli fastidio che non perché si sentisse nervosa. Era consapevole che era un atteggiamento infantile ma Shade aveva sempre avuto il potere di renderla particolarmente irrazionale. 
- Non hai anche l'allenamento di basket? - 
- Sbaglio o stai facendo di tutto per irritarmi e allontanarmi? - 
Con un'altra alzata di spalle, la giovane proseguì con passo sicuro e disinvolto per la sua strada. Il rumore dei passi dietro di lei le suggeriva però che Shade non si era ancora arreso. In un attimo fu di nuovo accanto a lei. 
- Posso sapere che cosa hai in questi giorni? - 
- Che cosa volevi Shade? -, tergiversò Fine la domanda diretta del suo fidanzato. 
Lo sentì sospirare pesantemente. 
- Volevo accompagnarti a casa. - 
A quelle parole, si fermò sorpresa e seccata. Puntò, poi, i suoi occhi chiari in quelli del Ragazzo di Tokyo. Le iridi cobalto erano tormentate, confuse, e per un attimo la Tigre rossa si sentì in colpa per quello che stava facendo. Non voleva farlo soffrire così… Eppure qualcosa non le tornava. Finché non fosse stato totalmente sincero, non avrebbe ceduto. 
- Non puoi accompagnarmi a casa. -, ebbe il coraggio di pronunciare con tono perentorio e categorico. 
Shade si pietrificò immediatamente e la ragazza riuscì a proseguire da sola. 
 
Che diavolo avevo combinato per farla incazzare a quel modo? 
 
 
 
Shade fissava basito la via alberata che poco prima la sua ragazza aveva percorso da sola. Non sapeva più che cosa fare. Non riusciva a capire, dove avesse sbagliato e Fine non gli aveva dato nessun indizio per fargli comprendere cose le passasse per la testa. Inoltre, continuava a provocarlo, ad avere comportamenti ostili nei suoi confronti, a fare battutine taglienti e a offenderlo. Stentava a sopportare quel lato del suo carattere: la continua ricerca di attenzione, nel bene o nel male, che in questo caso si manifestava con la sua lampante e irritante assenza; e poi l'area di mistero in cui adorava crogiolarsi per sentirsi importante… come se fosse la sola ad avere degli impegni! 
Si passò entrambe le mani sul viso come per svegliarsi. No, non poteva cedere a quei pensieri. Aveva sempre saputo che Fine era così - si era innamorato di lei anche per questo - e che non sarebbe stato semplice raggiungere una vera intimità. Per un giorno di gioia e fiducia, Fine ne aveva cinque di dubbio e paura. Arrivare a farle vivere serenamente la loro relazione richiedeva pazienza e costanza. 
Proprio in quel momento gli sfilarono accanto Lione, Altezza e Sophie. 
- Shade? Tutto bene? –, gli chiese l'arancio arrestando per un attimo il passo. 
Questo ci pensò su un attimo. Era giusto coinvolgerle nella guerra alla conquista del cuore di Fine? Non che la rossa gli avesse dato altra scelta: doveva coglierla alla sprovvista. 
- Che strada fa Fine per tornare a casa? –
Le tre ragazze strabuzzarono gli occhi, sorprese dalla richiesta, e si scambiarono uno sguardo di intesa.
- Non lo sappiamo. -, sbottò Altezza ricominciando a camminare a braccetto con le amiche.
Il cobalto alzò seccato gli occhi al cielo e gli fu subito dietro.
 
Mi credevano uno stupido? 
 
Si parò davanti a loro per bloccarle.
- Aiutatemi, per favore. –
Altezza arricciò il naso infastidita.
- Se lei non ha voluto dirtelo perché dovremmo farlo noi? –
- Fine ha molti segreti. -, puntualizzò Sophie ricevendo di rimando una gomitata nel fianco dalla bionda. 
Il cobalto sospirò pesantemente. Parlò scandendo bene le parole e sperando che le amiche cogliessero il vero senso della frase che stava per pronunciare. 
- Non voglio andare a casa sua. Voglio raggiungerla prima che ci arrivi. - 
Lione e Altezza aggrottarono subito le sopracciglia, stupite di quella richiesta e sospettose su ciò che lasciava intendere. Sophie, invece, era confusa e basta. 
Alla fine, Lione si arrese. 
- Cambia sempre strada ma spesso passa per un vecchio parchetto del suo quartiere. - 
Al cobalto bastarono quelle poche informazioni per sfoggiare un sorriso. 
- Grazie Lione! -, e abbracciò di slancio la ragazza che si ritrovò ad arrossire di colpo. 
Si mise poi a correre lungo il viale, lasciando le tre amiche sole. 
Altezza sbuffò pesantemente mentre tirava fuori il cellulare dalla borsa. 
- Sei troppo buona, Lio. - 
 
 
Il cobalto arrivò trafelato al cancello del parco e con una breve occhiata, costatò che di Fine non c'era traccia. C'era la possibilità che fosse già passata… Eppure Shade ne dubitava. Decise di attendere per qualche minuto nella speranza di incrociarla. Si avviò verso lo scivolo, dove qualche mese prima aveva incontrato Rein. Passò distrattamente il palmo della mano sulla superficie. 
- Non è carino seguire. -, pronunciò una voce alle sue spalle. 
Trasalì all'istante e la risata di Fine arrivo di conseguenza. 
- Come hai fatto ad anticiparmi? - 
- In realtà oggi non avevo intenzione di passare di qui ma Altezza mi ha detto che hai cercato di carpire da loro informazioni e ho pensato fosse giusto farti una bella ramanzina. - 
Shade ghignò. 
- Hanno parlato di loro spontanea volontà. Ed io avevo la necessità di chiarire con te la situazione. - 
Fine alzò le sopracciglia, fingendosi stupita. 
- Quale situazione? - 
- Mi stai evitando da venerdì notte Fine. Perché? - 
La ragazza rivolse le iridi cremisi a terra, combattuta sul rispondere o meno. Certo, di nuovo Shade le dimostrava di tenerci davvero a lei e forse meritava una spiegazione. Per diversi minuti calò il silenzio tra i due, l'uno di attesa e l'altro d'imbarazzo e indecisione. La rossa, poi, si strinse nel maglione scuro e allungò le maniche per riparare le mani: non sapeva se era dipeso dal sole che stava tramontano o dall'abisso che improvvisamente separava lei e Shade, ma le sentiva gelide. Le portò al viso e iniziò a soffiarci sopra aria calda per scaldarle.
 
I capelli ribelli gonfi dall’umidità autunnale; 
gli occhi cremisi sfuggenti; 
le gote imporporate; 
le labbra rosse e morbide che attendevano solo di essere baciate…
Nonostante la delusione e la rabbia per l'atteggiamento che aveva avuto nei miei confronti, non potevo fare a meno di amarla e di volerla proteggere. 
Non avrei mai permesso a nessuno - nemmeno a me stesso - di allontanarla da me. 
 
Shade si tolse la sciarpa che aveva al collo e la mise attorno a quello della rossa. Il calore del tessuto morbido e il profumo di lavanda inebriarono i sensi di Fine che gli sorrise dolcemente per quel gesto.
- Per favore… –, la supplicò lui, prendendo tempo nel sistemarla e alla disperata ricerca di un contatto. 
E Fine non lo aveva mai visto tanto affranto e vulnerabile come in quel momento. Ma cosa le era saltato in mente di metterlo così alle strette? 
Sospirò rumorosa e decise di andare a sedersi su una panchina in un angolo. Shade la seguì. 
- Sono gelosa di Mirlo. -, ammise in un sussurro. 
Shade sgranò gli occhi, confuso. 
- Come? - 
- Mi hai detto che ti sei concentrato su di lei perché pensavi di non avere speranze con me, giusto? -
Il cobalto si limitò ad annuire. 
- Ma quando hai scoperto che era stata Mirlo a metterci l'uno contro l'altro hai deciso comunque di stare insieme a lei. Anzi, hai detto a Bright e Auler di esserne molto coinvolto. - 
- Beh, sì. Ci ha sabotato perché lei ti temeva. Pensavo comunque che meritasse una possibilità. - 
- E come la mettiamo allora con il bacio? Ti ho ricambiato immediatamente. Non puoi non essertene accorto. Eppure, hai fatto finta che non fosse successo nulla e hai continuato a stare con lei. - 
- Certo, Mirlo mi piaceva molto ma quando ho capito cosa provavo per te l'ho lasciata. - 
Fine guardò con cipiglio critico e deluso il giovane seduto accanto a lei. 
- Ti ho mostrato molte volte ciò che provavo per te ma hai sempre scelto di rimanere insieme a lei. - 
Il cobalto abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole e capendo dove la ragazza volesse andare a parare. 
- Shade, mi hai fatto credere di essere irraggiungibile ai tuoi occhi ma in realtà, semplicemente, i tuoi occhi non guardavano me. Io sono la tua seconda scelta. Mi hai mentito. - 
- No… -, pronunciò lui diverse volte  in una cantilena. 
Le prese una mano e fece incrociare le loro dita. Fissò in trans quell'immagine per diversi minuti. Poi, strinse la presa e sospirò. 
- Mirlo, a suo modo, è stata importante per me. All'epoca del nostro primo incontro ero un ragazzo riservato e diffidente e tu avevi un pessimo carattere. - 
- L'ho tuttora. -, scherzò la rossa cercando di alleggerire la tensione tra loro. 
A Shade scappò un sorriso. 
- Lo hai tuttora, sì. Ma fortunatamente non è più rivolto verso di me; non sempre almeno. Comunque Mirlo è stata dolce con me, mi ha fatto sentire accolto e mi ha aiutato a capire meglio sia me stesso sia voi. Forse non vi rendete conto ma tu, Altezza, Bright, Lione, Auler e Sophie siete un muro compatto difficile da valicare. Per qualche strano motivo, avete messo gli occhi su di me ma ciò non vuol dire che mi abbiate permesso fin da subito di far parte della famiglia. Mirlo, poi, era esclusa a prescindere e tu rasentavi la crudeltà. È stato facile sbilanciarmi verso di lei; facile e bello. Le ho raccontato cose che non avevo mai detto a nessuno e mi ha, semplicemente, ascoltato. Le volevo davvero molto bene. Non so se fosse amore. Non so dirtelo. Ma ero felice quando ero in sua compagnia. - 
- Anche lei era crudele. -, borbottò Fine contrariata da quel discorso. 
Certo, finalmente Shade le stava dicendo la verità ma era dura da digerire. Il cobalto, comunque, le rispose con una risata nervosa. 
- Sì, hai ragione. Eppure ha voluto rivelarmi anche questo lato di lei. A suo modo, anche Mirlo si è aperta con me. Penso che, per quanto l'ossessione per te fosse forte, mi volesse bene. - 
- Sono stata un rimpiazzo? -, chiese Fine a bruciapelo non capendo cosa avesse fatto cambiare idea a Shade. 
Se, nonostante ciò che Mirlo gli aveva fatto, parlava ancora in quei termini, forse le era ancora affezionato e lei, Fine, non così importante. 
Shade alzò un sopracciglio, con disappunto. 
- No. Fammi finire Fine. - 
La ragazza si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e annuì. 
- Nonostante la crisi che stavamo vivendo, data dalla gelosia nei tuoi confronti, ero intenzionato a portare avanti la nostra relazione. 
Poi, c'è stato il nostro primo bacio. Non ti nascondo che è stato un colpo di testa, un gesto stupido. Ero arrabbiato con Mirlo e mi sono scoperto geloso della tua relazione con Bright. Eppure ha cambiato qualcosa in me. Mi è rimasto impresso come un marchio. Ho cominciato a pensarti non più solo come amica ma non sapevo come gestire la situazione, quei nuovi sentimenti. Ho cominciato a sperare che tu potessi provare qualcosa per me; poi, mi è stato suggerito che per te fossi diventato importante e mi sono chiesto cosa potesse significare: ero un amico, un confidente, sì, ma avrei potuto essere davvero qualcosa di più? Mirlo, intanto, si era allontanata da me e non riuscivo a capirne il motivo: nei momenti in cui era disposta a rilassarsi e a stare insieme, tornava a essere la solita ragazza a cui avevo imparato a voler bene. E mi accontentavo di ciò. Sei stata tu a farmi capire che non potevo più accontentarmi. - 
Fine arricciò le labbra dubbiosa
- In che senso scusa? - 
- Non sarai stata la mia prima scelta, su questo hai ragione, ma sei stata la mia scelta consapevole. - 
La rossa non riuscì a trattenere un sorriso che contagiò anche Shade. Il ragazzo si fece più vicino sulla panchina e coprì le loro dita intrecciate con l'alta mano, facendone una coperta che proteggeva, scaldava, rinsaldava. 
- Ho imparato a volerti bene con il tempo, prima come amico e ora come fidanzato. Può sembrarti poco romantico, immagino, e non ha niente a che fare con il colpo di fulmine, ma ciò che provo per te è reale e cresce ogni giorno di più. - 
Fine lo guardava con attenzione, commossa da quelle parole.
- Non posso rinnegare il passato, lo sai meglio di me, ma Mirlo non deve essere un fantasma che ti perseguita. Perché tu sei il mio presente e il mio futuro. - 
La ragazza non resistette più: sciolse la stretta delle mani e prese il viso di Shade per avvicinarlo al proprio. Si baciarono lentamente, con dolcezza e con il cuore leggero. Quando si separarono, avevano i respiri un po' affannati. 
- Scusami se ho dubitato di te. - 
Il giovane si passò una mano nei capelli, imbarazzato. 
- L'avevo messo in conto fin dall'inizio che non sarebbe stato semplice guadagnare la tua fiducia. - 
- Io mi fido di te! -, protestò la Tigre rossa. 
- Sei sospettosa, Fine, ma non è per forza un male. - 
Lei incrociò le braccia al petto. 
- Comunque stavolta avevo ragione. -, borbottò contrariata. 
Shade si limitò a ridere. Poi, tornò improvvisamente serio. 
- Dobbiamo prometterci di essere sempre sinceri l'uno con l'altro. - 
- Sì, hai ragione. - 
I due si guardarono teneramente per qualche minuto. Poi, la vibrazione del telefono riportò Fine alla realtà. 
- Ora devo andare. -, congedò sbrigativa Shade alzandosi dalla panchina. 
Lui la trattenne per un braccio. 
- Perché non posso accompagnarti a casa? - 
La ragazza dondolò sui piedi per qualche secondo. 
- Lo sai. - 
- So solo quello che mi ha detto tua sorella. -, precisò Shade studiando l'espressione della rossa. 
Lei fece un mezzo sorriso. Da una parte era sollevata che finalmente Shade avesse affrontato l'argomento ma per l’ennesima volta accedeva a una parte della sua vita che non se la sentiva ancora di condividere con lui… Oppure sì? 
Di nuovo sentì il ronzio della chiamata in arrivo attraverso la tasca dei pantaloni. 
- Venerdì dopo la scuola sono libera. Possiamo rimandare? Mi potrai fare tutte le domande che vuoi. - 
La mano di Shade scivolò sulle sue dita e si portò il palmo alla bocca, vezzeggiandolo dolcemente. 
- Preparati perché sono parecchie. -, l'avvisò sorridendo furbo. 
Fine si chinò su di lui per guardarlo negli occhi. 
- Non vedo l'ora. -, e gli lasciò un caldo bacio sulla fronte. 
Poi, veloce com’era arrivata, scomparì dal parchetto. 

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Capitolo 33
*** 33. Noi ***


33.
Noi

 - Camelot e il maid café -
 
Quando la cameriera li vide, si aprì in un sorriso luminoso.
- Oh! Siete voi due! È un piacere rivedervi. Avete di nuovo intenzione di ordinare l'intero menù di dolci? -
Shade e Fine, dopo un breve sguardo d'intesa, scoppiarono a ridere, ricordando quel pomeriggio di due mesi prima.
- Ci accontenteremo di due frappè stavolta. Grazie. -, le rispose cortese il ragazzo che, noncurante aveva allungato il braccio sullo schienale di Fine, seduta accanto a lui.
Le loro dita, poi, erano ben incrociate e si accarezzavano in delicati ghirigori.
La donna rivolse loro un occhiolino divertito.
- Arrivano subito, piccioncini. -, e sparì verso il bancone.
Rimasti soli, Fine appoggiò la testa all'indietro sull'avambraccio di Shade per guardarlo meglio. Gli rivolse un’espressione buffa.
- Siamo dei piccioncini adesso. -
- Effettivamente passiamo tutto il tempo a beccare briciole e baciarci. Gru-gru. -, imitò il verso del piccione lui, chinandosi sulla giovane per riempirla di piccoli baci.
Continuarono a coccolarsi e scherzare finché non arrivò il loro ordine.
A quel punto, Shade agguantò bicchiere e cannuccia e con uno sguardo invitò la ragazza a parlare.
- Mi hai promesso che arrivati i nostri frappè, mi avresti finalmente raccontato tutto. Forza. -
Anche Fine sorseggiò distratta, sentendosi comunque un po' nervosa. Una mano del cobalto rimaneva intrecciata alla sua e riusciva a infonderle il calore necessario per avere coraggio e finire di raccontare la sua storia. Dopotutto, era di Shade che si stava parlando.
- Tu che cosa sai? -
- Solo ciò che sono riuscito a estorcere a una bambina di sette anni: la sua mitica sorellona lavora in un maid cafè e la diverte da pazzi vederti vestita in modi stravaganti. -
- Sono delusa dal fatto che si sia fatta ingannare da te in questo modo. Le ho insegnato a essere più prudente. -
- Chi non si lascerebbe corrompere da una granita? -, sbottò il cobalto come se fosse la cosa più logica del mondo.
Fine ridacchiò.
- Perché non mi hai detto nulla Fine? -
La domanda di Shade aveva una punta di dispiacere che fece torcere lo stomaco alla Tigre rossa.
- Rein era così entusiasta di te che non me la sono sentita di impedirle di vederti. Immaginavo che mia sorella si lasciasse sfuggire qualche informazione ma non pensavo potessi capire subito che si trattava di me. Quando poi tu per primo non hai affrontato l'argomento, ho preferito fare finta di nulla. È un'altra parte della mia vita che mi mette a disagio e meno persone sanno del maid meglio è. -
- Come siete finite da Camelot? -
- Dopo che siamo scappate da casa di Noche, abbiamo vagato per qualche giorno senza una meta: l'obiettivo era far perdere le nostre tracce; sapevo che il mio… benefattore ci stava cercando.
L'unico posto sicuro che mi era venuto in mente era il dojo di mio padre, che era stato venduto al vecchio custode. Fortunatamente, l'edificio era rimasto abbandonato e nel magazzino c'erano ancora materassi e coperte che io e Rein utilizzavamo per dormire. Sapevo, però, che era una soluzione temporanea e di notte andavo in perlustrazione per trovare una nuova sistemazione. Una mattina, nel tornare alla palestra, scoprii che Rein non era più lì. Immaginando che qualcuno l'avesse trovata, andai a controllare alla casa del custode e, infatti, era in compagnia del signor Omendo. -
- Questo nome l'ho già sentito… -, la interruppe Shade sovrappensiero.
Fine continuò imperterrita.
- Quella tonta di mia sorella, mi vide mentre spiavo e disse a Omendo che la sua Onee-chan era proprio fuori dalla finestra. -
Il cobalto scoppiò a ridere.
- Adoro quella piccoletta. -
- Quindi mi rivelai al signor Omendo che mi riconobbe e capì la situazione. Ci ospitò per qualche giorno ma ci disse che era sconveniente che due signorine vivessero con un uomo anziano e che conosceva qualcuno che se ne intendeva di ragazzine. -
- Camelot? -
Fine annuì semplicemente.
- Immagina la mia faccia quando ci ha portato al maid cafè. E Camelot, beh, si prese cura di noi come se fossimo state figlie sue. Lo fa tuttora in realtà. Le raccontai ogni cosa e mi garantì che con lei saremmo state al sicuro, che nel quartiere era molto rispettata e che nessuno osava darle fastidio. Non so esattamente come mai, ma è così. -
- Che idea ti sei fatta? -
- Non si è mostrata molto sorpresa mentre le spiegavo la mia esperienza, per cui penso abbia vissuto qualcosa di simile. Forse era a capo di qualche banda. -
Shade sorrise sovrappensiero.
- Effettivamente ha un’aura minacciosa. -
- È una donna dura e spigolosa ma ha un gran cuore. Ancora non capisco cosa l'abbia spinta ad accoglierci in casa sua, senza se e senza ma. Le sono debitrice ed è per questo che lavoro per lei al maid cafè. All'inizio Camelot non era d'accordo; acconsentì solo a patto che tornassi a scuola. Ero terrorizzata all'idea di tornare visibile agli occhi della società: dopo essermi nascosta per quattro mesi, avrei dovuto affrontare le conseguenze della mia fuga, scontrarmi con gli assistenti sociali e incontrare amici che avevo lasciato senza una spiegazione. Camelot mi convinse che non sarei potuta rimanere nell'anonimato ancora, che ne andava del mio futuro e che i miei genitori non avrebbero mai voluto questo per noi. Si propose di adottare me e Rein e, dopo aver sistemato tutti i documenti, riuscì a reinserirci a scuola. Ovviamente, informò il preside (che è un suo vecchio amico) della mia situazione e, anche se minorenne, mi fu permesso di continuare a lavorare. Il resto della storia la sai. -, finì Fine con tono un po' canzonatorio.
Shade sospirò.
- Non è colpa mia se i tuoi amici sono dei chiacchieroni. -
- Auler l'ha fatto in buona fede. Dopotutto, avresti potuto scoprire quelle cose anche da solo. -
- Com’è stato ritrovarti con loro dopo tanto tempo? -
La ragazza s’incassò nelle spalle, alla ricerca delle parole giuste e in preda a quei ricordi. Shade le circondò la vita con un braccio e la strinse a sè, per confortarla.
- Non sapevo bene come farmi nuovamente viva. Mandare un messaggio mi sembrava riduttivo, e presentarmi a scuola senza dire niente a nessuno poco rispettoso. Decisi di andare a casa Jewel e citofonare. Era una domenica pomeriggio e loro erano tutti lì, a festeggiare il compleanno di Sophie. Ad Altezza, che aprì la porta, venne un mezzo infarto. -
Rise.
- Dopo lacrime e lunghi abbracci, venne il momento delle domande. Con che coraggio avrei potuto raccontargli tutto quello che avevo vissuto? Rovinare la loro spensieratezza con la mia triste storia? Terrorizzarli con l'idea che qualcuno voleva farmi del male? Metterli al corrente che la vita può essere davvero uno schifo a volte? -
- Sono più forti di quanto credi. E poi, quante volte devo dirtelo che non puoi portarti il peso di tutto sulle spalle? -
Fine si allontanò per guardare Shade negli occhi.
- Sono forti ma non sanno davvero con cosa hanno a che fare. Per questo rimangono superficiali e continuano a illudersi che nulla potrà andare storto. E forse è meglio così: è giusto che sia la sola ad assumermi la responsabilità delle mie scelte. -
- Non sei sola. Oltre ai ragazzi, c'è Camelot, Rein. Ci sono io. Tu ed io siamo un noi ormai. E non ho intenzione di rimanere in disparte. -
Lei si ritrovò a sorridere, confortata da quelle parole, mentre le iridi cobalto la guardavano con premura e determinazione. Shade strinse la presa sulle sue dita e le portò alla bocca, per lasciare sui polpastrelli un bacio leggero. Fine arrossì di colpo e, con la mano libera, si portò una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
- E se noi andassimo a casa mia? -
Il cobalto sgranò gli occhi dalla sorpresa; poi sfoderò un ghigno sghembo.
 
Non aspettavo altro.
 
 
 
Si erano separati nel parco vicino al maid cafè. Fine gli aveva spiegato che aveva l'abitudine di cambiare sempre strada per evitare che qualcuno scoprisse dove abitava. Per quel motivo Shade non poteva accompagnarla a casa dopo la scuola: in due avrebbero attirato ancor più l'attenzione. Inoltre, evitava anche di farsi vedere con Rein anche se la bambina si era lamentata più volte per questo; non andava nemmeno a prenderla a scuola. Se da una parte il cobalto pensava che tanta prudenza fosse eccessiva, dall'altra capiva che era necessario. Quindi aveva acconsentito ad arrivare al locale individualmente. Fine lo avrebbe aspettato sul retro.
Svoltò l'angolo su una via larga poco più di due metri, agghindata di cassonetti e scatoloni. Lì, la ragazza lo stava aspettando appoggiata al muro, con un sorriso luminoso che lo commosse. Era agitata, certo, si capiva dai movimenti nervosi che compiva involontariamente, ma contenta di condividere con lui anche quella parte della sua vita. E Shade ne era onorato, davvero.
La raggiunse con poche falcate e intrecciò subito le loro mani, per invitarla a guidarlo in quei nuovi ambienti. Mentre Fine apriva la porta in metallo con la chiave, gli rivolse un sorriso tirato.
- Ti avviso che entreremo direttamente nello spogliatoio. Spero non ci sia nessuna che si stia cambiando. Cerca di non farti incantare da quelle arpie; da Eliza soprattutto. Farebbe sicuramente la smorfiosa. -
Shade le rivolse un sorriso rassicurante.
- Lo sai che ho occhi solo per te. -
La rossa abbassò la maniglia e infilò la testa.
- Tutto libero. -, pronunciò in un sussurro prima di entrare.
Trascinò velocemente Shade dietro di sè e richiuse l'ingresso. Il ragazzo non aveva nemmeno il tempo di guardarsi attorno da quanto velocemente Fine lo strattonava da una parte all'altra. Sbucarono in un corridoio, dove si affacciavano la cucina e la sala principale, il cui accesso era nascosto da delle tende e da cui provenivano voci e risate. In fondo, c'erano le scale che portavano all'appartamento di Camelot. Procedettero con passo spedito. Quando finalmente Fine si chiuse la porta alle spalle, tirò un sospiro di sollievo. Shade, intanto, aveva già iniziato a vagare nella stanza, incuriosito.
Fine lo seguì con lo sguardo, mentre un sorriso nasceva dolce sulle sue labbra. Non aveva mai permesso a nessuno di entrare in casa sua. Lione e Altezza sapevano del maid cafè e dove abitava ma si era sempre sentita in imbarazzo a mostrare quella nuova sistemazione. Prima viveva in una reggia in confronto; i suoi genitori avevano comprato una villetta nello stesso quartiere dei Jewel che subito dopo la loro morte era stata venduta. I suoi amici erano sempre stati abituati a un certo agio e non avrebbero mai compreso quanto, invece, quelle quattro mura ben curate fossero significative per lei. Per Fine, che aveva scoperto cosa volesse dire non avere una casa, l'appartamento di Camelot rappresentava un porto sicuro: i mobili antichi racchiudevano le loro storie, i disegni di Rein alle pareti erano come delle fotografie e la cucina portava con sé momenti di convivialità che le ricordavano cosa volesse dire avere una famiglia. Camelot era la loro nuova famiglia e, per quanto la memoria dei suoi genitori fosse indelebile nella sua mente, lei le aveva riportare a una quotidianità e a una serenità che non pensava più di meritare. E Shade era lì, a completare il quadro.
- Non è niente di che in confronto a casa tua. -
Il cobalto si voltò a guardarla, divertito.
- Scherzi? La adoro. Mi ricorda la mia vecchia casa. Oddio, ma questo sono io! -, si distrasse subito dopo, prendendo un foglio sul frigorifero.
La rossa si avvicinò e lo circondò da dietro, sbucando dalla sua schiena per guardare cosa avesse in mano. Ghignò.
- È il primo disegno che Rein ha fatto di te. Pensa alla mia sorpresa quando mi sono ritrovata il Principe Shade in cucina. Sono corsa da lei in camera per chiedere spiegazioni e Rein mi ha mostrato una tua foto fatta di nascosto con la macchinetta digitale. -
Lui la guardò stranito.
- Mi ha fatto delle foto? -
Fine rise annuendo.
- Tua sorella è pazza. -
- Ne sono sempre più convinta anch’io. -
- Dov'è ora? -
- Da un amichetto della scuola. -
- Amico maschio? -
La ragazza piegò la testa, guardandolo dubbiosa.
- Non sarai geloso spero. -
Shade sbuffò e sul viso della sua fidanzata si aprì un'espressione divertita.
- Ti faccio vedere la mia camera. -, gli disse poi precedendolo.
Shade rimise il disegno al suo posto e la seguì in un piccolo corridoio su cui si affacciavano quattro porte e il bagno. Quella di Rein era aperta e sbirciò di sfuggita: giocattoli, disegni, peluche e libri illustrati erano sparpagliati sul tavolo e sul pavimento in maniera caotica.
Fine si fermò davanti alla stanza accanto e aprì la camera facendogli segno di entrare.
- È un po' in disordine. -, si scusò subito e Shade ghignò.
- Siete proprio sorelle. -
Posò le iridi scure sul futon dal copriletto colorato, dove il piccolo Poomo riposava inanimato, l'armadio tappezzato di poster di cantanti e la libreria su cui erano appoggiati volumi scolastici e foto di famiglia. Per la prima volta, Shade vide Elsa e Toulouse che stringevano sorridenti Fine e Rein; giocavano con loro, facevano un picnic insieme, indossavano buffi cerchietti con le orecchie. Sfiorò distratto una delle cornici e guardò Fine che lo stava fissando, concentrata.
- Sembrate molto affiatati. -, commentò prudente.
- Lo eravamo, sì. -, rispose asciutta la ragazza.
- Assomigli a tua madre. –
- È vero. –
Shade la guardò di sbieco e la studiò. Non era sicuro di quello che stava per dire.
- Cosa è successo quel giorno? –
Sorprendentemente, Fine si strinse nelle spalle e rispose.
- Stavano andando a prendere la torta dal pasticcere per festeggiare tutti insieme. Io e Rein siamo nate lo stesso giorno sai? –
Shade si avvicinò piano, con un’espressione premurosa ma stupita sul volto.
- Che coincidenza. -, commentò pacato.
La rossa sbuffò.
- Assurdo, vero? Una ragazza che guidava nella corsia opposta ha preso una macchia di olio. La macchina ha slittato ed è entrata nella carreggiata, dove procedevano i miei genitori. Si sono scontrati frontalmente; non avrebbero potuto evitarla. –
Un sospiro.
- Lei ne è uscita illesa. Al funerale ci ha fatto recapitare dei soldi e una lunga lettera di scuse. Alla fine, è stato solo un incidente. –
- Un incidente che ha cambiato per sempre la vostra vita. –
- Anche la sua. Non riesco nemmeno a essere più arrabbiata. –
- Se sei riuscita a perdonare lei, perché non perdoni anche te stessa? –
Fine fissò Shade, smarrita.
- In che senso? –
- Mi sembra abbastanza ovvio che la tua mente contorta in un qualche modo ti faccia sentire in colpa per quello che è successo. -, le suggerì con fare analitico.
Se l’argomento non fosse stato tanto critico per lei, forse si sarebbe pure messa a ridere. Come diavolo faceva quel ragazzo a leggere così bene nella sua anima?
- La mia mente non è contorta. –
Un sopracciglio alzato e uno schiocco di labbra l’obbligarono a rettificare.
- Forse un pochino ma per buoni motivi. –
- Sentiamoli. –
La ragazza incrociò le braccia al petto.
- Più che altro, per quel che è successo dopo. Ho lasciato che mia sorella vivesse per strada, Shade. –
Il ragazzo con un passo le fu di fronte. Afferrò delicato le sue dita per sciogliere la posa sulla difensiva. Le strinse in una morsa calda ma dolce.
- Pensavi fosse la cosa migliore. Cosa avresti fatti se l’avessero allontanata da te? –
- Forse Rein sarebbe felice, con una famiglia che le vuole bene. –
- Sei tu la sua famiglia. E hai trovato qualcuno che si prende cura di voi. –
- Siamo solo un peso per Camelot. –
- Non vi avrebbe mai adottate se vi avesse ritenuto davvero un peso. –
- Hai intenzione di contraddire ogni mia parola? –, protestò alla fine Fine, sentendosi sconfitta.
- Una a una se sarà necessario. -, le disse in tono scherzoso Shade.
Lui azzerò le distanze e le diede un bacio sulle labbra: era lento, dolce e confortante. Era come se Shade riuscisse, con la sola presenza, a mettere dei cerotti sulle sue ferite. E a distanza di un anno, seppur con tanta nostalgia e una punta di amarezza, riusciva a pensare ai suoi genitori senza spezzarsi in due. Perché c'era Shade a tenerla insieme e a reggerla. Rispose al suo tocco con un nodo di passione e affetto che le attanagliava il petto. Gli ansiti, i respiri accelerati e le carezze riempirono presto la stanza. Fine accompagnò Shade a sdraiarsi sul letto e, cavalcioni su di lui, si tolse velocemente la camicetta. Il Ragazzo di Tokyo fu subito sul suo seno.
 
 
- Fine? -
La voce pietrificò all'istante entrambi i ragazzi che stavano attraversando di soppiatto il corridoio. Camelot era apparsa in quel momento dalle tende del salone del maid cafè e guardava confusa la sua protetta che la fissava, ora, con fare imbarazzato. Le lanciò uno sguardo glaciale a cui Fine trasalì, passò le iridi castane sulle mani dei due ragazzi intrecciate e, infine, rivolse al suo ospite un sorriso affabile.
- Ciao Shade, è un piacere vederti. -
Lui, rosso in viso fino alla punta delle orecchie, accennò un inchino.
- Anche per me, signora. -
- Che ci fate voi qui? Pensavo foste in centro. -
- Gli ho fatto vedere la casa. -
Camelot lì guardò sorpresa.
- Sul serio? -
- È tornata quella buona a nulla? -
Una seconda voce lì interruppe e una testa spuntò dagli spogliatoi. Eliza aveva addosso solo l'intimo e studiava con le braccia incrociate al petto la scena di fronte a sé. Alzò un sopracciglio, scettica.
- Questo è il tuo fidanzato? -, sbottò mentre con fare analitico scannerizzata la figura di Shade, diventato ora paonazzo. - Tesoro ma cosa ci trovi in una così? -, decretò infine con l'intento di irritare la ragazza dai capelli rossi.
Una terza persona si presentò nel corridoio, curiosa da tutto quel vociare. Una donna piccola e morbida con capelli biondi e occhi chiari sorrise loro in modo accomodante.
- Finalmente ti conosciamo Shade. -, gli disse cordiale. - Io sono Perla, la cuoca. -
- Ok, basta così. -, intervenne alla fine la Tigre rossa, seccata da tutte quelle attenzioni sul suo ragazzo.
E poi, doveva mettere più spazio possibile tra sé e l'ira funesta di Camelot.
- Noi ora ce ne andiamo. -
Trascinò Shade oltre la porta dello spogliatoio, scansando malamente Eliza e invitando il cobalto a non guardare le altre colleghe che si stavano cambiando. Superarono la soglia, accompagnati da un coro di saluti e risatine. Quando l'uscita sul retro venne richiusa, Perla si permise di fare un occhiolino alla sua capa.
- Che cambiamento che ha fatto la tua figlioccia. -
L'anziana donna arricciò le labbra, pensierosa.
- Non me l'aspettavo nemmeno io. -
- Ah, cosa è in grado di fare l'amore! -, cominciò la cuoca congiungendo le mani sul cuore, sognante.
Camelot la guardò disgustata. Poi, si massaggiò pesantemente le tempie con fare disperato e se ne andò senza rispondere.




Angolo dell'autrice!
Ciao a tutti e scusate il ritardo... penso che abbia saltato due aggiornamenti quindi è circa un mese che non ci vediamo. Ehi, come va?
Come sempre, ho una buona scusa e tra la non voglia di accendere il computer e la mia nuova fissa (leggete Sei di Corvi e Il Regno Corrotto di Leigh Bardugo e non ve ne pentirete) non sono più venuta su EFP. 
Questo capitolo per me è estremamente rilassante: sia da scrivere che da leggere. Chiudiamo (finalmente!) la storia di Fine, scopriamo cosa è successo ai suoi genitori e come sono arrivate a Camelot. Non so se può sembrarvi plausibile come ma, lavorando nel sociale, posso garantirvi che di persone che adottano "gatti randagi" (#scarti <3) ce ne sono a bizzeffe. Camelot è così: disinteressata e accogliente. Bisogna avere fiducia nelle persone.
Tra Fine e Shade va tutto bene e si amano da impazzire... ora, sono sicura che vi starate chiedendo in che direzione andrà questa storia, qual è il vero mistero visto che, dopo questo capitolo, è chiaro che la morte dei genitori di Fine è tragica, importante ma non fondamentale. Beh, per qualche altro capitolo godetevi questa situazione. La storia ha un po' rallentato e sappiate che d'ora in poi i tempi tra i vari episodi i tempi saranno più lunghi. Ogni cosa avrà una logica alla fine. 
A presto quindi e come sempre, vi supplico, vi chiedo, vi scongiuro, di recensire e farmi sapere che ne pensate. So che ci siete e siete tanti o.o (i see you). 
Dreamer In Love

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Capitolo 34
*** 34. Orizzonte ***


34.
Orizzonte

- Orchi, proposte di matrimonio, miracoli e apparizioni -
 
Shade sorseggiò avidamente dal bicchiere, svuotandolo velocemente. Auler, invece, era direttamente attaccato alla bottiglia. Perché stare dietro a quelle due adorabili bestiole, era peggio di un allenamento intensivo di basket.
Appoggiò il vetro al ripiano che produsse un tonfo sordo e sospirò, sollevato. Poi, lanciò uno sguardo torvo a Bright che correva da una parte all'altra del salotto cercando di non farsi prendere da Milky.
 
Come diavolo faceva ad avere ancora energia?
 
Rein, invece, aveva trovato un nascondiglio dietro al divano e stava smanettando con la macchina fotografica. Shade la vide scattare qualche foto.
- Se avessi saputo che fosse stato così impegnativo fare i babysitter, ti avrei dato buca. -, lo apostrofò Auler richiamando la sua attenzione.
Il cobalto guardò con un sopracciglio alzato l’amico che si stava ora tergendo il sudore dalla fronte con la manica della maglietta.
- Tanto non avevi nulla di meglio da fare. -
- Potevo stare con la mia ragazza. -
- Se sei qui, è perché ti sei reso conto che era più pericolosa del solito. -
All’azzurro sfuggì un’espressione colpevole, colto in fallo.
- È stato un duro colpo per lei scoprire che doveva fare i corsi di recupero. Persino Fine ha passato indenne gli esami di metà trimestre. -
Il tono di Auler era strano e Shade, incuriosito, con un salto si sedette sul ripiano dell’isola per poterlo guardare in volto.
- Come va? -
Capendo l'insinuazione alla loro vita amorosa, Auler si aprì in un lungo sorriso.
- Siamo passati all'ultima base. -, dichiarò fiero.
- Com’è stato? -
- Stiamo provando a capire come incastrarci. Non male, comunque. -
Il cobalto gli lasciò qualche pacca sulla spalla.
- Bene. Sono contento per voi. Bright lo sa? –
Vide l’amico scuotere convulsamente la testa.
Shade rise.
- Hai ragione. Meglio non dirgli nulla. Non lo dà a vedere ma tiene davvero ad Altezza.  –
- E tu invece? -, cambiò argomento l’altro.
- Io cosa? -
- Da quando ti occupi della sorella di Fine? -
Il cobalto diede un’alzata di spalle.
- Lo faccio volentieri. -
- Non sei solo riuscito a fare breccia nel suo cuore: Fine si fida di te e, devo ammettere, di essere davvero impressionato. –
Il ragazzo in questione non potè fare a meno di sorridere, gongolante di quelle parole.
 
Stare insieme a Fine era la cosa migliore che mi fosse capitata nella vita.
 
- In realtà, ho conosciuto Rein prima di sapere che fosse la sorella di Fine. Essendo una sua compagna di classe, Milky l’ha invitata spesso a giocare da noi. Ormai ci ho preso gusto a stare insieme a loro. Quando mai ti capita di essere considerato un principe? -
Auler rise di rimando.
- Quindi lei non sa che tu e Fine state insieme? -
Shade scosse la testa, ora dubbioso.
- Pensi che la prenderà bene? -
Il Ragazzo di Tokyo si trovò all’improvviso la diretta interessata avvinghiata alle gambe. Lo implorava di aiutarla e di salvarla dalle grinfie di Bright che stava arrivando di corsa per farle il solletico.
Sua sorella spuntò dai cuscini del divano sotto cui si era nascosta.
- Scappa: quelli sono degli orchi! -, le consigliò con un urlo disumano.
Rein fissò per un attimo il Principe della Luna e scoppiò in un ultrasuono.
- Aiuto! Un orco orribile! -
Nel correre via, le cadde la macchina fotografica che Auler raccolse e appoggiò sul ripiano, ridendo.
- Tu non dovevi essere un principe? -, lo prese in giro anche lui.
L’amico però non gli prestò attenzione: era occupato a osservare l'ultima l'immagine sul display dell'apparecchio elettrico. Sospirò.
- Come sospettavo. -, esordì mostrando anche all’azzurro la sua scoperta. - I miei giorni da principe sono già giunti al termine. Le sue attenzioni si sono spostate su Bright. -
Quest’ultimo comparve tra di loro ammirando soddisfatto il suo ritratto digitale.
- Sono uscito molto bene. -, annunciò soddisfatto.
Shade e Auler trasalirono e lo fissarono: il primo con il volto storto e seccato dall’amara scoperta, il secondo divertito e in attesa della discussione che ne sarebbe nata.
- Non ti montare la testa. Rein cambia velocemente idea. –
- Oh, ma stavolta sarà diverso. -, il tono estasiato e l’espressione trasognata non lasciavano presagire nulla di nuovo.
Infatti, Bright continuò con il suo classico: “Ragazzi vi devo dire una cosa”.
I due amici rimasero in attesa.
- Mi sono innamorato. -, esordì fiero.
Auler sbuffò.
- E di chi stavolta? -
Le iridi chiare si posarono sulla bambina dai capelli azzurri che stava, ora, facendo le capriole sul divano.
- Di Rein, ovviamente. –
- Sai che ha solo sette anni, vero? –
- L’età non conta quando c’è in gioco l’amore. –
Shade si massaggiò le tempie, sfinito.
- L’amore non conta se si tratta di pedofilia. È illegale Bright. -
Mentre Auler seguiva ridendo sotto i baffi il loro botta e risposta, il biondino apriva la bocca offeso.
- Per chi mi hai preso? Ovviamente aspetterò che diventi maggiorenne. –
- E se lei dovesse innamorarsi di un ragazzo della sua età, invece dell’uomo di mezza età che sarai diventato? –
L’altro ci pensò su e fece velocemente i calcoli.
- Ne avrò solo ventotto, dai. Sarò nel fiore degli anni. –
- Quindi abbandonerai tutte le tue amanti? –
Bright lo guardò indignato.
- Non esagerare. Nel frattempo continuerò ad essere uno spirito libero. -
Il cobalto si limitò a scuotere la testa con fare esasperato.
- Però, Shade, non hai tutti i torti. Meglio portarsi avanti. –
Il ragazzo in questione lo fissò con fare interrogativo, non sapendo cosa aspettarsi ma sicuro che sarebbe stata un’altra delle cafonate di Bright.
- Fatemi gli auguri. -, disse loro stringendo a entrambi una spalla, prima di avvicinarsi alle bambine.
- Rein. -, chiamò l’azzurra con tono dolce.
S’inginocchiò davanti a lei e le afferrò con fare galante una manina. La bambina sgranò gli occhi e arrossì vistosamente, già vittima del suo fascino.
- Mia principessa, accetterai di sposarmi quando diventerai grande? –
La fanciulla si aprì in un sorriso luminoso e cominciò ad annuire convulsamente, prima di gettare le braccia al collo del suo amato.
Auler e Shade si fissarono per un attimo. Poi, scoppiarono entrambi a ridere.
- Fine mi ucciderà. -, decretò il cobalto.
L’amico gli lasciò qualche pacca sulla schiena mentre Bright li guardava entusiasta e soddisfatto della risposta positiva di Rein.
 
 
La ragazza guardava ammirata la propria immagine riflessa, sorpresa nello scoprirsi così elegante e bella. Prese i capelli rossi e li alzò sulla nuca, per capire quale acconciatura sarebbe stato più consono avere.
- Come va? –
La voce pacata di Lione le arrivò dall’altra parte della tenda. Lei e Sophie erano in attesa del verdetto e desiderose di scorgere come le stava l’abito scelto. Fine si fece largo nel piccolo antro dei camerini. Entrambe le amiche si aprirono in un sorriso, girandole attorno per analizzarla meglio.
- Shade ci rimarrà secco. -, decretò infine Sophie con un’espressione trasognata.
Fine si limitò ad annuire.
- Lo penso anch’io. –
- Che fai, lo compri? –
La Tigre Rossa mosse la gonna, ancora impegnata a rimirarsi.
- Lo noleggio. Costa troppo. –
- Eppure Camelot ti paga bene e i tuoi clienti sono generosi con le mance. –
Fine fulminò con lo sguardo Lione che si zittì all’istante. Sophie, comunque, sembrava non aver colto il succo del discorso, distratta, in quel momento, nello scegliere gli accessori per l’amica.
- Sto risparmiando. –
- Per cosa? –
- L’università. –
L’arancio strabuzzò gli occhi.
- Ho capito bene? –
L’altra la liquidò con un gesto della mano, annoiata dalla sua reazione.
- Non rimarrò una studentessa delle superiori per sempre Lione. –
- Certo ma non ti eri mai nemmeno azzardata a pensare davvero al tuo futuro. –
- Camelot mi ha detto che la mia presenza al cafè non è indispensabile. –
- Non lo era fin dall’inizio ma hai sempre voluto fare di testa tua. -, la stoppò l’arancio che, poi, incrociò le braccia al petto, pensierosa.
- È per Shade, vero? -, concluse infine, studiando attenta il viso di Fine in cerca della risposta.
La rossa si ritrovò ad avvampare e cercò, trafelata, rifugio nel camerino. Chiuse con uno strappo secco la tenda e iniziò a togliersi l’abito.
La faccia tonda di Lione spuntò dall’angolo.
- Un po’ di privacy, per favore. –
- Eh no! Ora mi spieghi cosa ti ha fatto cambiare idea. –
- Sembri Altezza a volte. –
Lo schiocco scocciato delle labbra e l’espressione infastidita di Lione fecero ghignare la Tigre rossa.
- Credimi, se ci fosse qui Altezza, non avresti vita facile in questo momento. –
Quelle parole bastarono per far morire il sorriso sulle labbra di Fine. Convenne che aveva ragione e con un sospiro decise di risponderle.
- Ho visto un dépliant sulla sua scrivania. –
- Shade ha già deciso che università vuole fare? –
- No, so solo che gli interessa medicina e ha già cominciato a studiare per riuscire a superare il test. –
- E a te cosa piacerebbe fare? –
- Non lo so ancora, -, ammise cantilenante. - ma lui si sta impegnando per raggiungere il suo sogno e mi è venuto naturale domandarmi come sarà il mio futuro. Intanto, tenermi aperta la possibilità di studiare mi sembra una cosa sensata. –
- Come farai con Rein? -
- Camelot ci ha adottate per un motivo no? Posso contare su di lei. E, poi, anche a Shade piace stare con mia sorella. –
Lione la fissava attraverso lo specchio della cabina.
Fine, che si era velocemente rivestita mentre parlava, cercò sul suo viso una reazione che tardava ad arrivare.
- Lione, stai bene? –
- Avrei dovuto lasciare che mia cugina si buttasse sotto quel treno. –
Gli occhi fermi e il tono freddo stonavano con l’indole dolce di Lione. L’amica si preoccupò sul serio, pensando a una crisi psicotica.
- Che cosa stai blaterando? –
Lione le sorrise come se niente fosse.
- È un episodio che risale a quando eravamo bambine. Sto solo pensando che se non ci fosse stata Mirlo, avresti ritrovato la serenità molto prima. Shade sta facendo miracoli. –
Fine annuì divertita.
- Lo penso anch’io. –
 
 
Aveva salutato Lione e Sophie fuori dal negozio e, trascinandosi la borsina degli acquisti, stava procedendo tranquilla per le vie. L’inverno era ormai alle porte e sulla città aleggiava un’aria di festa: i negozianti avevano addobbato le vetrine con fantasmi, zucche e ragnatele. Per la prima volta da molto tempo, Fine riusciva a godersi quell’atmosfera. Si strinse nel cappottino colta da un’improvvisa folata fredda. Inabissò il collo nella sciarpa di Shade che, nonostante fossero passate tre settimane, non aveva ancora avuto la forza di restituirgli. Ormai aveva perso il suo odore ma ogni tanto tornava una zaffata del profumo del ragazzo che la coglieva impreparata e le faceva salire le farfalle allo stomaco.
Lione aveva ragione: Shade stava facendo dei veri miracoli nella sua vita. Il primo merito era sicuramente il sorriso ebete che non riusciva a togliersi dalle labbra. Il senso di malinconia che dalla morte dei suoi genitori le era sempre appartenuto, era sbiadito in un dolce torpore dato dalla certezza di avere al proprio fianco qualcuno di cui fidarsi davvero, che si prendeva cura di lei e che l’amava. Beh, lui non le aveva ancora detto le due famose parole ma non ce n’era bisogno quando erano i gesti a parlare. L’attenzione ai dettagli, le carezze attente, il tono premuroso della voce erano dei chiari segnali e Fine era contenta così. Shade aveva spalancato il suo orizzonte, era riuscito a farle scoprire altro al di là della semplice sopravvivenza: il futuro e dei sogni da realizzare. Era bastato un ragazzo proveniente da una nuova città, svogliato nel fare amicizia e disinteressato nel conoscerla, a farle credere di avere sempre una possibilità di scelta, di poter avere speranza e che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Ci credeva davvero ora e il mondo le sembrava meno oscuro e vile, più colorato e vispo.
Notò oltre un vetro, un oggetto dall’aspetto curioso. Le comparve nel frattempo il viso sorridente di Shade nella mente e senza pensarci troppo entrò nel negozio e lo comprò. Non sapeva quando glielo avrebbe dato, ma se lo fece impacchettare, desiderosa di regalarglielo. Poi, tornò sulla via principale, controllò il telefono e aumentò il passo. Altezza la stava aspettando.
Arrivò a casa Jewel una ventina di minuti dopo, già preoccupata di cosa si sarebbe trovata davanti. Altezza non aveva digerito il suo tradimento: Shade era anche riuscito a far migliorare i suoi voti in matematica e quell’anno, per la prima volta, non aveva dovuto aderire alla settimana delle ripetizioni. Altezza, che era solita condividere con lei quei giorni per colpa delle materie scientifiche, era rimasta indignata nel constatare di essere l’unica a dovervi partecipare e aveva dichiarato guerra alla scuola per aver complottato contro di lei. Aveva giurato che avrebbe recuperato tutte le materie per non essere più esclusa e aveva bandito Auler e ogni svago da casa sua.
Fine era dispiaciuta della situazione ma tra la matematica con Altezza e il pomeriggio di shopping appena passato non aveva più dubbi: avrebbe cercato di tenere alti i suoi voti. Passare a salutare l’amica, comunque, era doveroso.
Le aprì la porta una bionda spettinata e trafelata.
- Finalmente sei arrivata. –
- Mi fermo poco. So che devi studiare. –
Una mano l’afferrò e la trascinò in casa.
- Ma che dici? Sto cominciando a discutere da sola con gli oggetti. Ho bisogno di parlare con qualcuno di reale. –
Fine rise a quelle parole non dubitando che fosse la verità e sentendosi sollevata nel fatto che Sophie e Lione non l’avessero accompagnata. Lei era l’unica a riuscire a gestire le battutine sprezzanti e il nervosismo di Altezza: spesso le altre due erano vittime della sua cattiveria e Sophie, in particolare, riusciva a rendere la bionda ancor più arcigna per colpa dei suoi modi distratti. Rimbambita era l’epiteto più carino che le rivolgeva.
La seguì quindi in corridoio, accennando un saluto ai genitori che guardavano la TV in salotto.
- Bright è ancora da Shade? –
- Sì, ha chiamato prima per avvisare che si fermerà da lui a dormire. –
- Oh! Un pigiama party tra uomini… -
- Si faranno la messa in piega e si metteranno lo smalto sulle unghie. –
Entrarono nella stanza di Altezza e questa si buttò con un verso sfinito sul letto. Fine studiò con fare distratto la tana, dove il tavolo e il pavimento erano ricoperti di fogli e libri.  Lasciò le borse in un angolo e, facendo con attenzione lo slalom, le si sdraiò accanto. Rimasero tutte e due a fissare per un po’ il soffitto in silenzio.
- Io e Auler abbiamo fatto l’amore. –
La rossa sgranò gli occhi, stupita. Poi, si mise di fianco per guardarla in volto.
- Come stai? –
- Pensavo che mi sarei sentirmi diversa. –
L’altra non le disse nulla, aspettando che trovasse il modo giusto di esprimersi.
- Invece no, sono sempre la stessa Altezza. È stato imbarazzante a dirla tutta e per nulla divertente. –
Cercò gli occhi chiari di Fine per capire che ne pensasse. Questa schioccò le labbra e sfoggiò un’espressione maliziosa.
- Beh, quello arriverà con il tempo. Ci vuole un po’ di dimestichezza. –
- Tu e Shade vi date un gran da fare eh? –
L’amica ghignò e si ributtò accanto a lei sul letto.
- Non che abbia chissà che esperienza ma non l’ho mai fatto così con Noche. –
- Com’era? –
- Impacciato e umido. -, si limitò a descrivere con tono schifato.
Dopo un attimo, infatti, scoppiarono entrambe a ridere.
- Shade, invece, -, riprese Fine. - riesce a coinvolgermi davvero e non provo alcuna vergogna. –
- Avete sempre avuto una forte attrazione fisica. –
- È vero ma non si tratta solo di quello. Deve prenderti anche qui… -, s’indicò la testa, - e qui. -, accennò al cuore.
Un sospiro da parte di Altezza.
- Sono sicura che anch’io e Auler riusciremo a fare le cose per bene. –
- Dovrete continuare a provare. –
- Mi sacrificherò per la causa e sicuramente anche lui sarà d’accordo. –
Fine si lasciò a una risata rumorosa e abbracciò Altezza.
- Andrà tutto bene. -, le sussurrò rimanendo accoccolata accanto a lei.
 
 
Il cobalto camminava tranquillo per la via. Il rumore di un messaggio lo portò a tirare il cellulare fuori dalla tasca e sorrise nel vedere il nome di Fine sul display. Lo ringraziava per essersi preso cura di Rein. La bambina aveva raccontato di essersi divertita molto. Infine, lo aggiornava sul pomeriggio con le amiche.
Le rispose brevemente che era stato un piacere occuparsi di sua sorella.
Stavolta, però, Maria Moon non era stata dello stesso avviso: quando un’ora prima era rincasata dal lavoro, aveva avuto un senso di mancamento nel vedere le condizioni del salotto e della cucina dopo la giornata di giochi. Shade ghignò tra sé: non aveva potuto fargli una scenata vista la presenza dei suoi amici che, a dirla tutta, erano i veri artefici di quel casino. Invitare a dormire Bright e Auler era stato necessario per evitare in maniera definitiva una punizione.
Avevano poi accompagnato a casa la bambina e si erano momentaneamente divisi: Bright si era fermato a casa per recuperare pigiama e spazzolino mentre Auler lo aveva seguito per salutare velocemente Altezza e farsi portare da sua sorella il necessario per la serata uomini.
Imboccò il vialetto di casa e tirò fuori le chiavi per aprire la porta. Si paralizzò nello scorgere la figura che era seduta sul gradino dell’ingresso. Sbatté diverse volte gli occhi per essere sicuro di chi aveva davanti. 
La ragazza si alzò, pulendosi con la mano i pantaloni e aprendosi in un sorriso imbarazzato.
- Ciao Shade. –
- Che cosa ci fai qui Mirlo? -


Angolo dell'autrice!
Non ho nulla da dire se non che mi diverte immaginarmi le vostre facce mentre leggete l'ultimo nome che è stato scritto. 
Ah Fine non è mai stata così spensierata ma la sua felicità è destinata già ad esaurirsi... o no?
A presto, 
Dreamer In Love
 

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Capitolo 35
*** 35. Halloween party ***


35.
Halloween party
- Tra principesse, tigri e surfisti -
 
Che Fine fosse bella non era una novità ma Shade era certo che quella sera surclassasse ogni donna presente nel locale: indossava un incantevole abito in seta color cipria con un corpetto ricamato che le stringeva la vita; si apriva, poi, in una lunga gonna che le cadeva morbida sui fianchi e che seguiva, audace e maliziosa, i suoi movimenti mentre ballava. I capelli erano raccolti in due lunghe trecce, adornate con nastri e fiori, e sulla fronte pendeva un piccolo diadema. Era la Principessa del Regno Solare, come si era presentata a lui qualche ora prima; la sua principessa. Era stato un caso che il cobalto avesse avuto la stessa idea. Si era limitato a comprare un mantello e la corona, ma anche lui faceva la sua bella figura come principe.
Quando lo aveva visto, Fine aveva sorriso candidamente e si era avvicinata con passo studiato.
- Sei molto affascinante. -, gli aveva sussurrato sul collo, per poi lasciargli un bacio sulla guancia.
Tutti erano scoppiati a ridere nel vedervi stampate le labbra della ragazza con il rossetto.
Il premio per il costume migliore, però, era stato dato a Sophie che interpretava uno zombie: il sangue finto che le colava dalle narici e i vestiti sapientemente strappati erano davvero terrificanti. La ragazza, quindi, si stava godendo i drink offerti dal resto del gruppo seduta sul divanetto, tenendo il ritmo della musica con la testa. Lione la controllava con fare critico, presagendo che presto o tardi sarebbe finita a tenerle la testa in bagno.
Shade non aveva mia festeggiato davvero Halloween ma per l’intera compagnia era una tradizione molto attesa. Inoltre, il Carma dava una delle migliori feste della città e, come sempre, avevano avuto un posto privilegiato nel privé.
Prese una mano della sua ragazza e la invitò con una mossa a piroettare su se stessa. Fine scoppiò a ridere. La tirò a sé e la baciò leggero. Rimasero abbracciati, dondolando senza seguire la melodia.
- Altezza e Auler sono già spariti. -, commentò con fare sagace nel suo orecchio.
La rossa si aprì in un’espressione furba.
- Non li vedremo per un po’. Hanno da recuperare per colpa della sessione di studio di Tessa. –
- Anche noi avremmo da recuperare. –
Gli rispose una risata fragorosa.
- Sei insaziabile Shade. –
Il Ragazzo di Tokyo corrucciò le labbra, piccato.
- E poi, -, continuò la giovane. – Era da parecchio che non passavamo una serata decente tutti insieme. Abbiamo fatto fin troppo i piccioncini. –
All’improvviso, un paio di braccia circondò entrambi e il viso affabile di Bright comparve sulla spalla di Shade.
- Miei cari, ho portato i rifornimenti. -, annunciò mostrando i bicchieri ricolmi che teneva in bilico.
Il cobalto mollò la sua fidanzata per spintonarlo via da sé.
- Non mi stare appiccicato. –
Il biondo mise il broncio.
- Che cosa ha Fine che io non ho? -
Shade lo guardò per un attimo storto. Gli avrebbe anche risposto ma non voleva essere volgare.
- Devi dare attenzione anche a me. –, continuò Bright supplichevole.
- Hai ragione. -, convenne infine l’altro.
Gli prese i drink dalle mani, li allungò a Fine e lo abbracciò di slancio per cominciare un valzer.
Le tre ragazze presenti scoppiarono a ridere.
- Scaricata per un surfista. -, commentò ironica la Tigre rossa, osservando lo strano duo.
Il biondo gli rivolse uno sguardo si sfida, calò sulle iridi chiare gli occhiali da sole fosforescenti e sculettò per mettere in mostra il costume floreale. Anche Shade rincarò la dose: strinse Bright di più a sé e azzardò una mano sul suo fondoschiena.
- Siete davvero una bella coppia. –, convenne allora, scuotendo fintamente rassegnata la testa.
Appoggiò uno dei bicchieri al tavolino e sorseggiò il liquido dolce dell’altro. Si mise, poi, a ballare con Lione.
Non passò nemmeno mezzo minuto che un picchiettio sulla spalla la fece voltare. Era pronta a fare muso duro con Shade: avrebbe dovuto supplicarla per tornare a ballare con lei ma, al contrario di quel che pensava, si trattava di Carl, il barman.
Il volto tirato e il respiro affannoso la fecero subito preoccupare.
- Che succede? -, gli chiese.
Il resto della compagnia si era avvicinato per sentire.
- C’è un tizio qua fuori che chiede di te. Sammy l’ha fatto allontanare ma si è messo a distribuire roba all’angolo della via e infastidisce i clienti. –
- Cosa? -, inveì con espressione sorpresa.
Il più grande continuò
- I titolari ti stanno cercando. –
L’attimo di sconforto durò poco. Il viso di Fine s’indurì di colpo.
 
Rimasi stupito dalla velocità con cui quegli occhi, che tanto amavo, da divertiti e dolci erano tornati diffidenti e prudenti.
Capii quanto fosse facile per la Tigre rossa riprendere il sopravvento sulla vita di Fine.
Una differenza c’era però: poco prima della mutazione, le iridi cremisi erano corse a cercare le mie, in una richiesta di aiuto.
Ed io non l’avrei certo lasciata sola.
 
- Andiamo. -, ordinò a Carl che le fece strada, seguita da tutti gli altri.
Scesero le scale e raggiunsero la pista che attraversarono facendosi a fatica largo tra la gente. Oltrepassarono il bancone, dove i barman distribuivano le bevande, ed entrarono nel magazzino. Subito dopo, una porta li introdusse nell’ufficio del titolare.
Un uomo di mezza età, con delle imbarazzanti orecchie da maiale e il naso sporgente, e una donna sulla trentina vestita da strega, parlottavano preoccupati seduti a una scrivania. L’ambiente era scarno, minimale, se non per un ampio tappeto arabo che copriva il pavimento di cemento e alcune insegne al neon vintage.
Appena videro Fine, la donna si alzò e le andò incontro.
- Finalmente sei arrivata. –
- Bibi. Edward. -, li salutò lei laconica.
- Non pensavamo si azzardasse a fare una mossa simile. -, cominciò il più grande. – E non possiamo nemmeno chiamare la polizia. –
- Eravamo appena riusciti a uscirne. -, gli fece eco Bibi rivolgendo alla Tigre rossa uno sguardo supplichevole.
La giovane li liquidò con un gesto spazientito.
 
Dava l’impressione di avere tutto sotto controllo ma io sapevo bene che non era così.
 
- Vuole solo infastidirmi. Non è qui per voi. Ne sono sicura. –
- Cosa ci consigli di fare? –
- Andrò a vedere cosa vuole questo tizio. Per ora, non preoccupatevi. –
Fece per uscire e, finalmente, si accorse della fila che l’aveva seguita, Shade per primo.
- Andrò da sola. -, sentenzio minacciosa.
Il cobalto alzò elegante un sopracciglio, con le braccia incrociate al petto e con fare ugualmente imperturbabile. Era ben lungi dal temerla ormai.
- Non ci pensare nemmeno. -
Bright e Lione gli fecero eco. Sophie, nonostante le pessime condizioni, riuscì a scuotere anche lei la testa.
La ragazza dai capelli rossi arricciò seccata le labbra. Poi, sospirò.
- Va bene. Verrete tu e Bright. Lione, cerca di capire da chi ha comprato di cosa si tratta e a che prezzo. –
Tutti e tre annuirono. Fine si azzardò a posare uno sguardo divertito sulla quarta amica che si guardava attorno con fare distratto. Si voltò verso la titolare.
- Potreste tenerla d’occhio per un attimo? -, chiese premurosa.
Bibi si avvicinò a Sophie e la prese per le spalle. La ragazza la fissò dubbiosa. Infine, si aprì in un sorriso.
- Ciao. -, allungò l’ultima lettera. – Tu chi sei? –
Fine non attese oltre e uscì insieme al resto della compagnia.
Lione fu inghiottita dalla folla, già all’opera nel fare domande, mente la rossa, Shade e Bright andarono a recuperare i cappotti.
- Che intendeva quella donna? –
La ragazza guardò di sbieco Shade, continuando a camminare verso l’uscita.
- Perché credi che abbiamo sempre un tavolo a disposizione? –, gli rispose sbrigativa.
Il cobalto si fermò nel corridoio illuminato dai neon, guardando confuso Bright che sembrava altrettanto smarrito da tutta quella storia. La Tigre rossa sospirò sottile.
- Li ho conosciuti quando ancora… andavo in giro con Noche. –
- Cioè? –
- Gli ho fatto alcuni favori e, quando mi sono allontanata dalla mia vecchia banda, hanno deciso di essere fedeli solo a me. Il fatto che io frequenti il Carma li tutela da alcune situazioni spiacevoli. Tutto qui. –
Bright corrucciò la faccia.
- Che genere di favori? –
Fine incontrò le iridi cobalto che attendevano anche loro una risposta, attente, ma liquidò entrambi con un gesto di stizza.
- Non v’interessa. –
Proseguì verso l’uscita e Shade e Bright, seppur insoddisfatti, la seguirono. Furono finalmente fuori e vennero investiti da un’aria fredda. Si strinsero nei cappotti. Sammy li salutò con un cenno.
- Dovrebbe essere là infondo. -, e indicò la direzione da seguire.
Lo trovarono facilmente: era un ragazzo della loro età, scompigliato e dagli occhi furbi, che nascosto dal cappuccio scuro, contrattava con dei clienti del Carma vestiti da vampiri. Appena videro il trio avvicinarsi, però, si defilarono alla svelta e lo spacciatore si voltò verso di loro con un sorriso sornione.
- La Tigre rossa in persona. -, la salutò con un inchino.
Scrutò attentamente anche gli accompagnatori e si soffermò su Shade.
- E vedo che sei in buona compagnia. –
Shade era abbastanza sicuro che si trattasse di uno degli studenti della Sendagaja che avevano accompagnato Toma nell’attacco alla Keonguk sei mesi prima.
- Che cosa vuoi? -, arrivò dritta al punto Fine.
- Vendere. -, affermò tranquillo l’altro.
- Sei nel mio territorio. –
Il ragazzo diede un’alzata di spalle.
– Va bene, ho capito. La mia presenza non è gradita. Non voglio problemi. –
- Ti manda Noche? –
- Ho già detto che me ne vado. -, le rispose lui sbrigativo.
Sembrava però stranito da quell’ultima domanda. Comunque se ne andò con passo spedito e i tre ragazzi rimasero a guardarlo mentre si allontanava.
Decisero di accertarsi che non ci fosse qualcun altro nei paraggi e fecero un giro veloce nelle vie adiacenti al locale. Poi, si apprestarono a rientrare. Lione li raggiunse sulla soglia.
- Bassa qualità e prezzi stracciati. -, informò pratica l’amica.
Fine scosse pensierosa la testa.
- Questa cosa mi puzza. -, commentò cercando complicità nello sguardo di Shade.
Il cobalto annuì di rimando.
- Anche a me. -
 
 
- Incredibile. -, era sbottata Altezza quando Fine aveva finito di raccontarle gli ultimi sviluppi. – Mi dispiace non essere stata presente. –
Stavano passeggiando a braccetto tra le vie deserte della città addormentata. Il passo era veloce e cadenzato, un tentativo di scaldarsi dal freddo di quella sera, e per la voglia di infilarsi il prima possibile nel proprio letto e riposare. Dietro di loro il resto della combriccola trascinava una Sophie nauseata e più sfasata del solito.
- Fortunatamente le cose si sono risolte senza problemi. Spero che almeno per te sia stata una bella serata. –, insinuò maliziosa la rossa.
- Oh, sì. Ma i bagni del Carma sono scomodissimi. –
Scoppiarono entrambe a ridere.
Avevano ormai raggiunto il solito incrocio e si salutarono con un abbraccio, attendendo l’arrivo dagli altri. Videro Lione staccarsi dal gruppo, accelerare il passo e raggiungerle. Il volto era segnato da un’espressione grave e Fine si sentì inquieta.
- Ti devo parlare. –
- Dimmi. –
- Da sole. -, precisò l’arancio.
La Tigre rossa le annuì. Altezza, accanto a loro, alzò elegante un sopracciglio e corrugò la fronte, seccata di essere esclusa.
Arrivò anche Sophie scortata dai ragazzi e fecero per separarsi: Bright e Altezza da una parte, Sophie, Auler e Lione da un'altra e Shade e Fine sulla terza e quarta strada.
Il cobalto esitò, rivolgendo a Fine un sorriso dolce.
- Ti accompagno un pezzo? -
La rossa scosse la testa.
- Vado con Lione. -, rispose imperativa, anche se un po’ dispiaciuta dalla delusione che leggeva nei suoi occhi. – Ti chiamo domani. -, aggiunse con tono morbido nel tentativo di rimediare.
- Va bene. -, la salutò quindi Shade lasciandole un bacio a fior di labbra.
Si allontanò lungo la via illuminata dai lampioni e le due ragazze rimasero a guardarlo finché non svoltò l’angolo. Anche gli altri avevano ormai preso la via di casa.
A quel punto, Fine decise di prestare totale attenzione a Lione.
- Che ti prende? -, le chiese. – Qualcosa non va? –
L’altra le sfiorò il braccio con una mano e sfoderò una delle sue espressioni concilianti.
- Non ti arrabbiare, ok? –
- Vedi di parlare però perché mi sto preoccupando. –
Lione sospirò brevemente prima di svuotare il sacco con un solo fiato.
- Mirlo e Shade si sono visti. –
La Tigre rossa batte un paio di volte le palpebre, sicura di aver capito male.
- Come scusa? –
- Ci siamo sentite qualche giorno fa. Mi ha chiamato lei in realtà. Dopo che le avevo chiesto spiegazioni sul perché frequentasse Noche, aveva smesso di rispondere ai miei messaggi e io non ho certo insistito. Si è comportata male con te e, soprattutto, con Shade. –
- Va dritta al punto Lio. –
- Mi ha detto che sentiva l’esigenza di chiarire con lui alcune cose e che sperava di avere una seconda possibilità, di trovare un modo per essere amici. È andata a casa sua e hanno parlato per quasi un’ora. Non sono riuscita a cavarle altro. –
Fine si sentì gelare il sangue. Un moto di delusione e rabbia la colse impreparata.
- Shade non mi ha detto nulla. –
- Lo immaginavo. Non sapevo se darti questa notizia ma era giusto che lo sapessi. –
- Quando è successo? –
- Il giorno che siamo andate per negozi, due settimane fa circa. –
La rossa arricciò le labbra, ancor più contrariata.
- Stai bene? -, le chiese Lione con fare preoccupato.
- Sì, ci devo riflettere un attimo. Grazie Lione. Buonanotte. –
Senza tante cerimonie lasciò l’amica da sola sulla via, scomparendo tra i vicoli bui della città.
 
 
Fine infilò la chiave nella toppa e aprì piano la porta. Fu accolta dal buio caldo e dal ronzio della televisione accesa che rischiarava il viso addormentato di Camelot. Era in una posizione scomposta sul divano e la ragazza ghignò pensando ai dolori alle ossa che avrebbe lamentato nei giorni a venire. Le si avvicinò piano. La svegliò chiamandola in un sussurro e la donna spalancò gli occhi in uno scatto.
- Sei tornata. -, le disse con tono assonnato.
Controllò l’orologio alla parete che dava le quattro e le rivolse un’occhiata eloquente.
- Più tardi del solito. -, commentò.
Fine le si sedette accanto e sospirò pesantemente.
- È stata una lunga festa. –
- Hai avuto rogne? –
La giovane si limitò ad annuire.
Camelot l’abbracciò brevemente, per confortarla, e con una pacca sulle ginocchia le ordinò di alzarsi.
- Dai che andiamo a letto. Domani mi racconti. –
Fine seguì la tutrice lungo il piccolo corridoio. La camera di Rein era chiusa; probabilmente stava dormendo già da un pezzo. Fu tentata di entrare per darle il bacio della buonanotte. Era un gesto che non mancava di fare da quando i loro genitori erano morti: soprattutto nel periodo che avevano errato per strada, l’aiutava a ripulirsi per qualche ora dai suoi peccati e dormire serena.
Eppure, quella sera c’era qualcosa che non andava. Le parole di Lione l’avevano colta impreparata e il pensiero di Mirlo e Shade non le dava pace.
- Camelot. -, chiamò l’anziana donna che stava per chiudere la porta della propria stanza. – Io devo andare da Shade. –
Lei la guardò trasognata.
- Non puoi aspettare domani mattina? –
Fine si limitò a scuotere la testa.
- È davvero tardi Fine. –
- Lo so ma ne ho bisogno. –
Camelot studiò attentamente la ragazza per cercare di decifrare i suoi pensieri e il tumulto che leggeva nei suoi occhi. Alla fine sospirò.
- Va bene. Vedi di non dare fastidio alla sua famiglia. –
- Grazie. –
Prese la giacca e la borsa che aveva abbandonato all’ingresso e uscì velocemente passando dalla porta sul retro. Non avrebbe rifatto lo stesso errore: Shade meritava la sua fiducia ed era sicura che lui non le avesse detto nulla per un motivo preciso. Non aveva voglia di montarsi la testa e passare una notte insonne quando poteva chiedere al diretto interessato e risolvere tutto. Doveva vederlo.

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Capitolo 36
*** 36. Sospetto ***


Ehi! 
Sono stati pubblicati contemporaneamente due capitoli quindi per leggere in maniera corretta l'ultimo aggiornamento vai al cap 35. 


36.
Sospetto
- Parole e spinaci -
 
Il display s’illuminò e la vibrazione cominciò a muovere il telefono sul comodino. Shade si rigirò nel letto, infastidito. Aprì un occhio per capire che ore fossero e trovò la camera ancora avvolta nel buio. Preoccupato, afferrò la tecnologia e riconobbe il nome sullo schermo. Rispose.
- Fine? –
- Sono qui fuori. Mi apri? –
Il ragazzo rizzò il busto, confuso.
- In che senso? -, chiese in un sussurro.
Il sorriso di lei attraversò l’apparecchio.
- Che sono fuori dalla porta di casa tua. Ti devo parlare. –
Il cobalto sbirciò l’ora dalla sveglia e sgranò gli occhi nel costatare che erano le quattro passate. Si era addormentato sì e no da quaranta minuti.
- Adesso? -
- Sì, sbrigati. –
Si alzò trafelato, incastrandosi con le coperte e finendo con la faccia sul tappeto. Sperò che il tonfo non fosse giunto alle orecchie di sua madre. Fine era sempre stata molto prudente nell’andare e venire di notte da casa sua. Doveva essere una questione seria se lo disturbava. Con gesti nervosi, si liberò dal lenzuolo e s’infilò i pantaloni della tuta. Aprì la porta della camera e scese di soppiatto le scale. Girò piano la chiave nella toppa ma lo scatto della serratura sembrò rimbombare in tutta l’abitazione. Abbassò la maniglia e si trovò davanti la sua fidanzata, ancora vestita con l’abito della festa e con il volto segnato dalla stanchezza.
- Che succede? -, le sussurrò mentre lei entrava e si toglieva le scarpe.
Fine non rispose.
La condusse quindi fino alla sua stanza, dove la ragazza si sedette sul letto con un lungo sospiro. Le fu subito accanto.
- Stai bene? -, le chiese lui con un nodo alla gola dato dall’ansia e dalla bocca impastata di sonno.
Lei si limitò ad annuire.
- Sei rimasta chiusa fuori di casa? Ti hanno aggredito? –
La rossa si decise a guardarlo e gli rivolse un’espressione divertita.
- Sto bene, ti ho detto. Non essere paranoico. –
- Allora che c’è? –
- Mi avevi promesso che saremmo sempre stati sinceri l’uno con l’altro. –
Tanto bastò per far capire a Shade quale fosse il succo della questione.
- Ah, ecco cosa ti doveva dire Lione. –
Il mezzo sorriso di Fine fu più che eloquente.
- Posso spiegarti. –
- Sono qui apposta. –
La giovane incrociò i piedi sul copriletto e appoggiò le spalle al muro dietro di lei. Rivolse le iridi chiare al soffitto. Le erano salite le lacrime agli occhi e non aveva la forza e la voglia di mostrarsi fragile a Shade.
- Ti sto dando la possibilità di dirmi tutta la verità. Non hai idea di quanto sia stato difficile venire. Quanto fossi tentata di… -
- Dare fuoco a casa mia? Tendermi un agguato per uccidermi dopo una lunga tortura? –
Lei tornò a guardarlo con fare annoiato, offesa da quell’interruzione.
- Vedo che hai ancora voglia di scherzare. –
Shade tenne la sfida.
- Vedo che non perdi la tua vena catastrofica. –
- Mi sono aperta con te Shade. Ti ho dato tutto. –
- Fidarti di me però è ancora difficile. –
La Tigre rossa scattò.
- No, non sarei nemmeno venuta qui se non mi fidassi di te. –
Sospirò.
- Sarebbe stato più facile per me mandarti un messaggio e ignorarti da qui alla fine dell’anno. –
Lui le prese una mano, abbandonata sui polpacci, e le strinse piano le dita.
- Volevo parlartene nel tornare, stasera, ma Lione mi ha anticipato. –
- Davvero? –
- Davvero. –
- Quindi che voleva? -
- Ho trovato Mirlo sulla porta di casa, dopo che ho accompagnato Rein a casa due settimane fa. Mi ha chiesto di parlare e all’inizio l’ho mandata via malamente. È diventata insistente e per evitare di dare spettacolo siamo andati in una caffetteria vicino alla stazione. Mi ha supplicato di perdonarla, che si era comportata male con me ma che il sentimento che provava nei miei confronti era sincero. L’ho rifiutata ma faceva finta di non capire. A quel punto le ho detto che tu ed io stiamo insieme. Non ha mancato di farmi notare che, se ci siamo messi insieme dopo che l’ho lasciata, alla fine le sue supposizioni non erano poi così infondate. –
- Era proprio dispiaciuta. -, commentò ironica la ragazza.
- Già. Mi ha detto di aver preso le distanze da Noche per non compromettere il suo futuro ma che non è stato facile; che stava rischiando la vita pur di vedermi ma che era sicura che ne valesse la pena. –
- Certo. Una storia strappalacrime davvero troppo simile alla mia.-
- Le ho detto la stessa cosa e ha attaccato con solita lamentela sul fatto che io ti abbia sempre considerata superiore a lei. –
- Non è così? -
A Shade scappò uno sbuffò ironico. Evitò di risponderle.
- È stata davvero patetica se devo dirla tutta. Comunque, ho cercato di liquidarla alla svelta e le ho detto che poteva tornarsene da dove era venuta. –
Per qualche minuto calò il silenzio. Le dita di Fine erano passate ad accarezzare il palmo del ragazzo, sintomo che era contenta di avergli dato la possibilità di spiegarsi.
- Mi ha raccontato alcuni dettagli della tua storia e della tua relazione con Noche. –
Lei sgranò gli occhi, sorpresa.
- Cioè? –
- Delle notti in strada e delle amicizie poco raccomandabili che ti sei fatta. Dell’incontro con Noche, del fatto che vivessi in casa sua e che avete avuto una relazione. Beh, anche che siete andati ben oltre i baci. –
Fine si trovò a fissare con fare divertito il suo fidanzato.
- Sono cose che sapevi già. Non sarai mica geloso Shade? –
- Certo che sono geloso. -, le rispose lui piccato. – Che cosa ci avrai visto in quel tipo? –
Alla ragazza sfuggì un’espressione ironica.
- Comunque, era come se Mirlo volesse dimostrarmi di essere… informata. Mi è suonata come una minaccia, ecco. –
- Sono cose che può avergli raccontato solo Noche effettivamente. Mi stupisce che si sia lasciato andare a certi particolari; con Mirlo, poi. –
- E se fosse un tentativo di dividerci? –
- Beh, ci stavano riuscendo. -, decretò infine lei con ovvietà.
- Eppure è proprio per questo che non ti ho raccontato nulla. Non volevo dare importanza alle sue parole. –
- A maggior ragione dovevi essere sincero con me. –
Shade si strinse nelle spalle.
- Volevo capire prima quale sarebbe stata la loro prossima mossa. Mettere in mezzo Lione è stato un chiaro segno che le intenzioni di Mirlo erano tutt’altro che buone. Pure il tizio di stanotte era sospetto. –
- Che intendi? –
- Perché esporsi tanto per poi accontentarsi di essere mandato via con un semplice monito? –
- È quello che mi chiedo anch’io. –
- Non hai notato che mi ha guardato attentamente? Sapeva che non saresti stata sola. –
- Per non parlare del fatto che sembrava non sapere chi fosse Noche. –
- Non me lo sono immaginato allora.
- Ti sei fatto qualche idea? –
Il cobalto rivolse un sorriso arrogante alla sua ragazza.
- Certo. Volevano verificare che stessimo ancora insieme. –
L’espressione stralunata della giovane gli fece continuare la spiegazione.
- Probabilmente si aspettavano che Lione ti avesse già rivelato di me e Mirlo. E la Fine di una volta, come hai detto tu, non avrebbe esitato a cancellarmi dalla sua vita. -
- Perché non dirmelo? –, chiese ancora stranita lei.
- Informarti delle mie indagini ne avrebbe compromesso il risultato. –
- Aspetta, -, cominciò la Tigre rossa cogliendo il filo del discorso. – mi hai usata per capire cosa avevano in mente? –
- Sei stata tu a dire di non sottovalutarli. –
Fine rimase paralizzata per un attimo. Poi, si ritrovò a ridere accasciata sul letto e soffocando il suono sulla coperta.
- Che stronzo! -, borbottò tra i crampi, sollevata che la situazione si fosse risolta nel migliore dei modi.
Aveva fatto davvero bene ad andare da lui. Ne era felice.
- Ehi! -, protestò debolmente il cobalto a quell’offesa.
- Pensavo che mi avessi tradito e invece… -
Si rimise seduta a fatica.
- Tradita? Sul serio Fine? –
La ragazza diede un’alzata di spalle.
- Da te non so mai cosa aspettarmi. -, lo liquidò sbrigativa, alzandosi.
Shade decise di prendere quelle parole come un complimento ma la fermò per un braccio.
- Dove pensi di andare? –
- A casa. -, rispose concisa.
Lui dissentì con un lento movimento di testa.
- Devi farti perdonare ora. –
- Io? –
Il cobalto incrociò il suo sguardo incatenandolo. Si sporse sul limite del letto e obbligò la ragazza tra le sue gambe, per averla più vicina.
- Mi hai svegliato per accusarmi ingiustamente, hai dubitato di me, mi hai insultato e ora vorresti andartene via come se nulla fosse? –
- Sono stanca Shade. –
- Sei comunque esageratamente bella. –
Fine storse la bocca, contrariata e imbarazzata. Quelle parole non erano nuove sulle labbra di Shade ma avevano sempre il potere di risuonare nel suo cuore, scendere lungo la colonna vertebrale e fermarsi nel basso ventre. Puntualmente, lei cedeva alla lusinga che aveva il sapore di una promessa di piacere; lo diceva con una vena possessiva e affamata che non le dava scampo. Infatti, le sue mani si appoggiarono d’istinto sulle spalle del ragazzo e le dita si misero a giocare distratte con i ciuffi sulla nuca.
Le iridi chiare erano perse nel cobalto liquido e dolce dei suoi occhi.
- Ti amo Fine. Non dimenticarlo mai. –
La rossa lo fissò basita per qualche secondo.
- Me lo hai detto davvero? –
Shade sbuffò divertito.
- Sì. –
- Puoi ripeterlo? –
- Ti amo. –
Gli prese il viso tra le mani, commossa e con il cuore palpitante.
- Anch’io ti amo Shade. –
Poi, calò sulle sue labbra.
 
 
Fine aprì di scatto le iridi chiare, colta nel dormiveglia dalla consapevolezza che la luce nella stanza si era fatta più chiara. Troppo chiara.
Si mise subito a sedere, scostando le coperte che si piegarono malamente sul ragazzo accanto a lei. Lo guardò distrattamente, frugando sul pavimento i propri vestiti. Shade dormiva beato, bello come un dio greco e virile nella sua nudità.
Il prurito al basso ventre si presentò all'istante e il volto le divenne paonazzo. Il suo corpo, ormai, era divento dipendente dal piacere che quelle mani e quelle labbra sapevano darle. La nottata insieme era stata fantastica e il solo ricordo delle parole che Shade le aveva rivolto la mandava in estasi. Lui l’amava e non poteva sperare in nulla di meglio. Sorrise tra sé mentre le punte delle dita osavano accarezzare il viso addormentato del cobalto. Poi il collo, il petto e la linea degli addominali… si fermò e gli lasciò un bacio tenero sulle labbra. Il giovane si mosse nel sonno, voltandosi supino e allargandosi anche nella parte di letto ormai libera.
Fine ridacchiò e si decise, infine, a guardare la sveglia. Sgranò gli occhi. Erano le otto.  Non ci voleva proprio. Le era capitato altre volte di addormentarsi dopo aver fatto l’amore con lui ma tra le sveglie o il calore del corpo di Shade addosso si era sempre svegliata prima che la casa prendesse vita. A quell'ora, invece, avrebbe avuto più possibilità di incontrare sua madre o sua sorella. Shade aveva avvisato Maria di avere una relazione ma il fatto che la sua fidanzata sgattaiolasse in camera sua a ogni ora della notte non era proprio una comunicazione da dare a un genitore. Era pur sempre una sconosciuta. Fine, poi, si sentì raggelare il sangue pensando alla sua tutrice che non la trovava nel letto. Anche lei si sarebbe svegliata a momenti e non aveva voglia di sentire l’ennesima ramanzina: Camelot sapeva essere davvero pesante a volte. Doveva andarsene subito, quindi, e pregò con tutta se stessa di riuscirci senza inconvenienti.
Si vestì alla svelta e acciuffò la borsa abbandonata ai piedi del letto. Poi, aprì piano la porta e sbirciò in corridoio. Era tutto silenzioso. Richiuse dietro di sé l'uscio e scese le scale trovandosi già all'uscita. Infilò le scarpe e fece per aprire l'ingresso.
- Chi sei? –
La vocina acuta e assonnata proveniva da una bambina di sette anni dai capelli rosa che Fine aveva visto solo in foto. Non sapeva se scappare senza dire una parola o osare risponderle e cercare di uscire da quella situazione imbarazzante: non le andava certo di passare per una ladra.
- Sei una principessa. -, commentò Milky fregando un occhio con la manina.
L’altra era occupata a stringere una stella di peluche.
Era l’appiglio che cercava per non scatenare il putiferio. Ringraziò gli dei, gli spiriti o chicchessia per non essersi cambiata prima di andare da Shade. Effettivamente, poteva avere l’aspetto di una principessa. Approfittò dell’ingenuità della bambina.
- Sì, sono la principessa Fine del Regno Solare. –
Si diede subito della stupida per aver usato il proprio nome ma non le era venuto in mente nulla di meglio.
- Mi ha chiesto di venire la tua mamma. -, continuò. - Ho saputo che mangi troppi dolci. –
Milky s’imbronciò all’istante.
- Che cosa vuoi da me? –, chiese allarmata la piccola.
Fine capì di aver esagerato e, per compensare, assunse un’espressione gentile.
- I dolci sono buoni, ne mangio anch’io in abbondanza, ma dovresti assaggiare anche qualche verdura. È importante per crescere forti e sani. –
- Me lo dice sempre la mia mamma. –
- Ecco, ascolta di più la tua mamma e prova a fare uno sforzo. Io ora devo andare. –
La salutò con un inchino e ringraziò sua sorella per essere così fissata con il galateo. Aprì la porta d’ingresso e se la richiuse alle spalle, non prima di rivolgere un sorriso rassicurante a Milky che la fissava ancora stranita.
 
 
Era ora di pranzo a casa Moon e la famiglia seduta sugli sgabelli dell’isola della cucina era intenta a masticare pigramente il cibo d’asporto che avevano ordinato.
- Ti hanno chiamato stanotte Shade. Chi era? –
Il ragazzo si strozzò con un pezzo di carne e dovette attingere al bicchiere per riuscire a deglutire. Rivolse un sorriso imbarazzato alla madre che attendeva una risposta.
- Sì, era Bright che mi avvisava di essere arrivato a casa. –
- Non bastava un messaggino? –
- Doveva raccontarmi delle cose. -, disse sperando che la questione fosse chiusa alla svelta.
- Sicuro che non riguardasse la tua ragazza? Ho sentito una voce femminile… -
Avvampò di colpo, colto in flagrante, e preferì non rispondere lasciandole intendere di aver indovinato. Maria, infatti, sorrise maliziosa.
- Le cose si stanno facendo serie. –
Shade rivolse una smorfia alla madre.
- Invitala a pranzo domenica prossima. –
Il figlio si ficcò in bocca diversi bocconi per non dover rispondere subito. Certo, le cose tra loro si erano fatte serie davvero: ancora gli venivano le farfalle allo stomaco per la nottata passata insieme. Si ritrovò subito accaldato, rendendosi conto che Fine gli aveva dato del filo da torcere stavolta. Non era stato il solito sesso; erano stati colti da una passione travolgente che li aveva lasciati entrambi sfiniti e con il fiato corto. Gli sfuggì un’espressione trasognata che non mancò di essere notata da Maria che ghignò di rimando, immaginando più un amore platonico però.
 
No, non mi sarei lasciato sfuggire una ragazza così e sì, era giunto il momento di presentarla alla mia famiglia.
 
- Ci penserò. -, lasciò la madre sulle spine per non darle troppa soddisfazione.
Poi, gli occhi di Maria misero a fuoco il piatto della figlia che mangiava accanto a lei.
- Tesoro, da quando mangi gli spinaci? –
La bambina diede un’alzata di spalle.
- C’era una principessa stamattina all’ingresso. Mi ha detto di mangiare più verdure così posso diventare forte e bella. –
Maria e Shade sgranarono gli occhi, pensando al peggio.
- Quale principessa? –
- La principessa Fine. –
La testa di sua madre si voltò istantanea verso il figlio maggiore con un sorriso sornione sulle labbra.
- Non è sospetto? –
Il suono della sua voce voleva sembrare docile ma aveva una punta di rabbia che gli non sfuggì. Shade sentì un lungo brivido percorrergli la schiena: le gambe gli tremarono e deglutì a fatica.
 
Ero nella merda…


 
Angolo dell'autrice!
Visto il ritardo ho deciso di pubblicare due capitoli... ammetto di aver quasi esaurito il materiale già pronto per cui dovrò darci dentro con le stesure. Spero di non avere ulteriori prolungamenti ma considerando il periodo e la sessione d'esami non garantisco puntualità. 
In ogni caso spero di avervi fatto sorpresa gradita, soprattutto con quest'ultimo capitolo. Fine non fa la scema, e direi che è già un ottimo traguardo; i ragazzi capiscono che tira aria di tempesta ma, per il momento, nulla di eclatante... chissà che cosa hanno in mente i loro nemici e se davvero Noche centra qualcosa con tutta ste storia; infine, vediamo qualche estratto di quotidianità dei rapporti madre-figli. Camelot e Maria sono dei personaggi forti e positivi e saranno sempre più presenti nelle prossime fasi. 
Inoltre Shade confessa a Fine di amarla e io tipo con gli occhi a cuoricino per questa scena. Se riesco nei prossimi giorni pubblicherò un Missing moment di questo cap con i due pulcini che fanno cosacce poco da pulcini. Vi avevo promesso una one shot hot e l'avrete. 
Eccola:
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3956302&i=1
Fatemi sapere che ne pensate e a presto, 
Dreamer In Love.

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Capitolo 37
*** 37. Pranzo ***


7
37.
Pranzo

- Maria e Milky -
 
La porta fu aperta con cautela e dallo spiraglio spuntò la faccia di una bambina.
- Chi è? -, chiese titubante.
Fine le sorrise imbarazzata.
Milky studiò attentamente la sua ospite: le sopracciglia si aggrottarono per la concentrazione e il disappunto. La principessa Fine era tornata e, ne era sicura, voleva controllare se stesse mangiando le verdure. Quando riconobbe la bambina accanto a lei, però, si aprì in un sorriso. Spalancò l’ingresso e le buttò le braccia al collo.
- Rein! –
L’azzurra la abbraccio di rimando.
Poi, Milky si staccò e le rivolse un’occhiata d’intesa. Cominciò a sussurrarle all’orecchio.
- Lei è tua sorella? –
L’amichetta annuì.
- Ed è una principessa? –
- Come lo sono io, no? -, rispose con ovvietà Rein e Milky si portò un dito alla bocca riflettendo sulle informazioni raccolte.
Intanto le aveva raggiunte anche Shade che si era aperto in un sorriso a trentadue denti nel vedere Fine: era estasiato all’idea di avere nella stessa stanza tutte le sue donne.
 
E lei, come sempre, era stupenda.
 
La giovane non ricambiò il suo sguardo, concentrata a capire se aveva l’approvazione della sua sorellina. Dopotutto l’aveva ingannata con quella storia della principessa.
Milky e Rein, infatti, si stavano confrontando su tutta la faccenda.
- Ma ti obbliga a mangiare le verdure? –
- A volte. Non sono così male alla fine. –
La rosa ci pensò qualche secondo.
- Sì, è vero. –
- Comunque anche lei fa i capricci quando ci sono i broccoli. –
- I broccoli fanno proprio schifo. Quindi non è poi così principesca. –
- Oh… -, la guardò dispiaciuta Rein. – Non come me, no. Ho ancora tanto da insegnarle. –
Shade scoppiò a ridere sotto i baffi mentre Fine strabuzzava gli occhi, sconvolta: nemmeno sua sorella era dalla sua parte!
Milky prese l’amica ancor di più sotto braccio.
- Lo sai che si bacia con mio fratello? –
La Tigre rossa guardò smarrita il suo fidanzato che ormai non riusciva più a trattenere gli spasmi dal divertimento.
Chi le aveva detto una cosa simile?
Rein rizzò le spalle, orgogliosa.
- Certo che lo so. –
Quella era una bugia.
- Se si vogliono bene, non c’è nulla di male, no? –
Milky cominciò ad annuire come se tutto fosse finalmente chiaro.
Fine potè tirare un lungo sospiro di sollievo.
Il giorno prima, quando le aveva rivelato di avere una relazione con Shade, Rein l’aveva stupita: le aveva detto che non le importava perché era già promessa sposa a qualcuno (non era riuscita a estorcerle il nome del nuovo amante) e che il Principe della Luna le chiedeva sempre di lei per cui immaginava ci fosse qualcosa tra di loro.
Comunque, era ora pronta per il suo asso nella manica e dare il colpo di grazia a Milky.
La bambina, dal canto suo, la guardava ancora con un cipiglio un po’ diffidente.
Si accucciò alla sua altezza e la chiamò a sé.
- Mi dispiace di averti spaventato settimana scorsa. Questo è per te. –
Le porse un pacchetto ricoperto di carta colorata e luccicante. La sorella di Shade sorrise raggiante.
- Davvero? –
- Sì. –
- Posso aprirlo? –
- Certo. –
Scartò l’involucro e ci trovò un piccolo peluche e dei cioccolatini. Si mise a ridere estasiata e posò un bacio sulla guancia di Fine. Guardò l’amichetta e le mostrò fiera il sul trofeo.
- L’ho scelto io, sai? -, spiegò Rein prima di seguire Milky che voleva far vedere alla madre quello che aveva ricevuto.
Si misero a correre urlando e, appena imboccarono l’entrata della sala, Fine sentì la sorellina salutare informale Maria. Si ritrovò a invidiare Rein per la confidenza che aveva con quella casa e i suoi abitanti, mentre per lei sarebbe stata una dura prova da superare.
- Questa si chiama corruzione. -, commentò il suo fidanzato divertito.
Fine gli rivolse un sorriso tirato.
- Mi avevi avvisato che tua sorella era un osso duro. Sono venuta preparata. –
Lui le fece cenno di entrare finalmente in casa e aspettò che si togliesse le scarpe. La prese poi per mano e la condusse lungo il corridoio.
Fine si mise a giocare con una ciocca di capelli.
- Stai tranquilla. -, le sussurrò notando il suo nervosismo. - Mia madre non vede l’ora di conoscerti. –
La ragazza non gli rispose e svoltarono l’angolo.
Fine si trovò davanti alla cucina ingombra di ogni bene, il tavolo apparecchiato e una bellissima donna in tailleur e dai lunghi capelli color cobalto. L’espressione dolce e il sorriso gentile ebbero subito il potere di far rilassare la rossa.
Maria la studiò brevemente prima di aprirsi in un sorriso.
- Wow… Shade non mi avevi detto fosse tanto bella. –
La Tigre rossa avvampò mentre la mamma di Shade si avvicinava con passo elegante e aggraziato a lei.
Fine le porse la mano per presentarsi.
- È un piacere conoscerla signora. –
Maria fissò per un attimo il braccio della giovane a mezz’aria e rivolse al figlio uno sguardo eloquente.
 
Sapevo bene cosa passava per la mente di mia madre perché era lo stesso pensiero che avevo avuto io quando avevo conosciuto Fine…
 
Poi, ricambiò disinvolta il saluto adeguandosi al gesto così atipico nella loro cultura.
- Il piacere è tutto mio Fine. E dammi pure del tu: non sono ancora tanto vecchia. -, le disse ridendo tra sé. – Il pranzo è già pronto. Accomodati pure. Dove sono finite quelle due pesti? –
Dalla vetrata che dava sul giardino, videro le due bambine correre dietro al gatto che scappava terrorizzato. Scoppiarono tutti e tre a ridere.
- Ci sarà da divertirsi. -
 
 
- Deve essere stato duro per voi quest’anno. –
Fine e Maria stavano preparando il tè, mentre Shade e le bambine giocavano a carte seduti per terra davanti al divano.
Era stato un pranzo piacevole e la signora Moon era riuscita a mettere a suo agio la sua nuova ospite facendo domande sulla scuola e sui loro amici. Bright e Auler erano ormai di casa e Maria aveva persino dato loro alcuni consigli su questioni amorose. Fine aveva voluto sapere ogni dettaglio e aveva raccontato alla madre di Shade delle sue amiche. Si era creata una certa intesa, una confidenza civettuola tra due donne che si stavano studiando ma che si andavano a genio. Per questo, il figlio maggiore non si era fatto troppi problemi a lasciarle sole. Non poteva immaginare, però, che la madre avesse intenzione fin da subito di superare la soglia di una conoscenza cortese.
La sua fidanzata, infatti, boccheggiava appoggiata al marmo della cucina chiedendosi cosa quella donna sapesse di lei.
Maria interpretò il suo silenzio come imbarazzo.
- Mi dispiace, sono stata indiscreta. –
- No, figurati. Non parlo quasi mai della nostra situazione. –
- Perdere i genitori non è qualcosa che si supera velocemente. –
Le parole dolci e il tono affabile riuscirono a far abbassare un pochino la guardia a Fine.
La cobalto sospirò, avvicinandosi cautamente a lei.
- Io e Shade abbiamo sempre avuto molta confidenza. Mi parla spesso di te e sono contenta che si sia trovato una ragazza tanto in gamba. –
La rossa si limitò a sorridere e Maria si strinse nelle spalle. Aveva capito di aver esagerato e voleva cercare di rimediare.
- Certo, ora che è un adolescente innamorato ha anche molti segreti. O almeno ci tenta. Come se non capissi cosa gli passa per la testa: sono una donna e sono sua madre dopotutto. –
Sospirò.
- Shade in realtà è sempre stato introverso. Dopo la morte di mio marito, poi, quel lato del suo carattere si è accentuato. -
Fine sgranò gli occhi e Maria colse la sua sorpresa.
- Shade te lo aveva detto? –
Era stato Bright a informarla di quel particolare ma, per una volta, l’amico aveva anche colto che fosse meglio non insistere sull’argomento. Shade, comunque, non ne aveva mai fatto parola e lei non si era mai azzardata a chiedere, conoscendo il suo dolore e volendo rispettare la sua riservatezza. Non si aspettava, quindi, quell’uscita della signora Moon.
- Non ne parla volentieri. –, rispose asciutta.
- No, infatti. Dubitavo che riuscisse a farsi degli amici per cui è stata una vera sorpresa scoprire che, dopo una settimana nella nuova scuola, dovesse uscire con dei compagni. Quando poi il giorno dopo mi ha raccontato come era andata, aveva il viso luminoso. È bastato che ti nominasse perché capissi che era opera tua. –
La ragazza si strinse nelle spalle, imbarazzata.
- In realtà, non ci siamo andati subito a genio e poi c’era… -
La cobalto la liquidò con un gesto d’impazienza.
- Quell’altra ragazza era insignificante. Credimi, non era il suo nome che continuava a ripetere. Sono sicura che sia stata la tua amicizia a farlo cambiare. -
- In che senso? –
La più grande controllò il bollitore sul gas e prese delle tazzine dalla credenza.
- Quando ci siamo trasferiti a Tokyo, poco dopo la morte di mio marito, Shade era sconvolto. Milky era molto piccola, dovevo occuparmi di lei, e l’ho lasciato solo a rielaborare il lutto. -
Fine capì da chi Shade aveva preso quel modo di parlare così ricercato.
Dopo aver sistemato la tavola, la donna dai capelli cobalto le si mise accanto.
- Io per prima non mi davo pace per quello che era successo. Forse l’ho coinvolto troppo e gli ho dato responsabilità non adatte a un bambino. Era diventato taciturno, solitario, poco incline a stare con gli altri. –
Guardarono entrambe Shade che era scoppiato in un gesto di vittoria dopo aver sconfitto le bambine che, invece, recriminavano la rivincita. Il ragazzo rise di gusto e le due donne si trovarono a sorridere.
- Ha faticato a fare conoscenza, a costruirsi una vita, e di nuovo l’ho costretto a trasferirsi qui a Osaka. Pensavo non si riprendesse più stavolta. –
Maria rivolse un’espressione dolce alla Tigre rossa.
- Invece, sono bastati pochi giorni con voi perché potessi scorgere uno stralcio del bambino gentile, seppur timido, di un tempo. Ora che siete insieme, poi, si è lasciato proprio andare. Non posso fare altro che ringraziarti. –
La ragazza abbassò le iridi chiare e, con una piegatura tenera delle labbra, cominciò a giocare con una ciocca di capelli.
- Sono io a doverlo ringraziare. È un ragazzo splendido, onesto e premuroso. Mi ha aiutato molto in questi mesi e ha cambiato radicalmente la mia vita. Sono fortunata ad avere il suo amore. –
Poi, rendendosi conto di ciò che aveva detto, per lo più davanti alla madre di Shade, Fine esplose in un’accesa tonalità di rosso. Guardò costernata la donna accanto a lei che la studiava con fare divertito.
- Non mi aspettavo foste già a questo punto. -, decretò, infatti, sorpresa.
La signora Moon la avvolse, poi, in un’occhiata affabile.
- Sono sempre più convinta, allora, che mio figlio è in buone mani. Ero proprio curiosa di conoscere la ragazza che aveva rubato il suo cuore. E poi, -, fissò con un’espressione maliziosa la più giovane. – finalmente la smetterai di entrare in casa mia di soppiatto. Pretendo di essere salutata d’ora in poi. –
Fine smise direttamente di respirare: si sentiva il volto in fiamme e le gambe tremolanti. Notando la sua reazione, Maria scoppiò a ridere e richiamò l’attenzione del figlio, che analizzate per un attimo le due donne, capì la situazione. Lasciò le bambine e si avvicinò a loro, circondando la sua ragazza in un abbraccio confortante.
- Scommetto che mia madre ti ha messo in imbarazzo. -, le disse facendosi sentire dalla diretta interessata.
La cobalto alzò elegante un sopracciglio e lo liquidò con un gesto di stizza.
- Erano discorsi nostri, Shade. Vattene. –
- Non preoccuparti. -, lo tranquillizzò anche Fine, ripresasi a fatica dal colpo basso di Maria.
Lo aveva detto in maniera scherzosa ma non dubitava che fosse un monito veritiero. Come darle torto dopotutto?
Il giovane non si fece, però, fregare.
- Ti conosco bene mamma. Sei terribile quando ti ci metti. Fine ha bisogno di una pausa. Chiamaci quando è pronto il tè. –
La afferrò per una mano e si avviò verso le scale.
- Non c’è bisogno che vi dica dov’è la tua stanza, Shade. -, rincarò la dose la signora.
Il Ragazzo di Tokyo proseguì sconsolato, scuotendo la testa. Fine, invece, era di nuovo paonazza.
- Mi raccomando usate le dovute protezioni. –
Accompagnati da quelle parole, i due innamorati scomparirono al piano superiore e Maria scoppiò a ridere allegra.
Poi, sospirò soddisfatta.
Una testolina rosa e una azzurra spuntarono dal ripiano dell’isola.
- Sono andati a baciarsi vero? -, chiese Milky con fare sospetto alla madre.
- Non lo puoi dire! -, la riprese subito l’amica.
Rein era arrossita solo al pensiero.
Maria si allungò sul piano di lavoro e rivolse un’espressione civettuola alle bambine.
- Certo che si può dire. Fine e Shade si baciano. –
- L’importante è usare le protezioni. -, le fece eco la figlia.
- Quindi se si usano le protezioni ci si può baciare? -, domandò Rein dubbiosa.
Le altre due annuirono all’unisono.
- Ma in che senso le protezioni? -
 
 
- Mia madre è pessima. –
- Non dire così. Dovevo aspettarmelo e ha ragione. Sono finiti i giorni nella clandestinità. -, scherzò Fine seduta sulla sedia della scrivania.
Con una biro, scarabocchiava gli angoli dei quaderni di Shade con cuoricini e ghirigori. Il ragazzo, invece, era sdraiato sul letto e studiava annoiato il soffitto giocando con l’orlo della maglietta.
La rossa intravide il profilo degli addominali e la linea dei boxer sotto i jeans scuri e un brivido le attraversò la spina dorsale. Poi, il commento di Maria tornò prepotente alle orecchie e si ritrovò ad arrossire. Si accucciò meglio sulla sedia. Per quel giorno era meglio mantenere le distanze.
Il Ragazzo di Tokyo, comunque, aveva appena sospirato per le sue parole.
- Mi mancherà farti entrare in casa di soppiatto. –
- Però potrò venire a casa tua tutte le volte che vorrò. Avvisa le tue amanti di questo cambiamento. Non vorrei che, nel farti una sorpresa, scopra i tuoi giri. –
Lui si aprì in un’espressione divertita.
- Ottimo consiglio. Stasera le chiamo. Quindi cosa ti ha raccontato? –, tornò al discorso iniziale.
Fine si strinse nelle spalle.
- Che ti vuole bene, degli anni a Tokyo, del tuo pessimo carattere. –
- Solo? –
- Penso di andargli a genio, dopotutto. -, convenne la Tigre rossa, abbastanza soddisfatta.
- Perché non dovresti? –, le chiese lui sorridente.
- Mi ha parlato anche di tuo padre. -, confessò infine e le labbra di Shade tornarono a essere serie, in una linea dritta e inespressiva.
La ragazza sospirò e si alzò dal suo scanno per raggiungere il cobalto sul letto. Gli accarezzò piano i capelli e il profilo del viso. Incrociò le sue iridi scure e Fine vi scorse un’enorme sofferenza.  Era un sentimento che conosceva anche lei: la malinconia dovuta al ricordo di qualcuno che non c’era più. Decise di non insistere oltre; prima o poi Shade avrebbe trovato la forza di parlarne.
Poi, un bussare leggero fece voltare entrambi verso la porta. Comparve il visino di Milky che li scrutava curiosa.
- È pronto il tè. -, spiegò breve.
Rein, dietro di lei, scalciava per vedere cosa succedeva all’interno.
- Si stanno baciano? -, chiese in un sussurro.
- Va bene, arriviamo. -, rispose Shade sbrigativo.
Le due bambine scomparirono, scendendo le scale con tonfi rumorosi e consultandosi su cosa avessero scorto nella stanza.
I due ragazzi si guardarono per un breve istante. Poi, scoppiarono a ridere.
 
 
Una ragazza dai capelli rossi teneva per mano una bambina dai capelli turchini. Stavano discutendo animatamente: Rein aveva chiesto alla sorella se poteva baciare anche lei (con le dovute precazioni, ovviamente) il suo principe, ma insisteva a non voler rivelarle il nome. Fine, d’altro canto, non le avrebbe permesso un simile gesto finché non avesse conosciuto il suo promesso.
- Dimmi almeno il nome. –
- No. –
- Lo conosco? –
La piccola alzò il visino, orgogliosa, e serrò teatralmente le labbra.
- Allora lo conosco. -, decretò Fine sicura.
In pochi metri raggiunsero l’insegna del maid cafè, colorata e luminosa come sempre, e non esitarono un attimo ad entrare.
- Camelot, mi devi aiutare. -, stava dicendo la ragazza scorgendo la tutrice sull’ingresso.
Rein saltò in braccio alla signora e cominciò a strofinare la guancia rugosa con il suo naso.
- Non dire nulla! -, supplicava.
Quella tenera scena familiare, però, non era passata inosservata.
Il ragazzo diede una gomitata all’amico accanto a sè.
- Ma quella non è la Tigre rossa? –
 


Angolo dell'autrice!
Mi sono presa qualche giorno in più per pubblicare. Come già detto sono ancora in sessione d'esame e ammetto che non sono più andata avanti a scrivere la storia: i tempi potrebbero diventare un pochino più lunghi. Alcune parti sono già state fatte ma mancano parecchie connessioni... insomma, mi ci vorrà del tempo per sistemarle. Cercherò comunque di impegnarmi e essere puntuale. 
Questo capitolo non è nulla di chè, abbastanza divertente (e solo il mio gatto sa quanto mi diverta a mettere in imbarazzo Fine) e cominciamo ad approfondire una questione che sarà al fulcro di quest'ultima parte della storia. Sì gente, ci stiamo avvicinando a una fine. Sono previsti ancora una decina di capitoli e finalmente tutta la faccenda verrà risolta, anche se non sapete ancora di che faccenda si tratti ahahah
Fine e Shade sono super avviati e carucci. E' difficile scrivere di loro come coppia che funziona eh, è più facile farli corteggiareo litigare, ma nel complesso sono soddisfatta del risultato. 
Se vi fa piacere, fatemi sapere che ne pensate e a presto, 
Dreamer In Love

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Capitolo 38
*** 38. Semifinale ***


38.
Semifinale

- Ospiti indesiderati -
 
Shade arrivò sugli spalti già gremiti. L’atmosfera era tesa: c’erano molti studenti della Keonguk ma diverse file erano occupate dalla tifoseria degli avversari. Le due fazioni si lanciavano sguardi nervosi e occhiatacce. 
Individuò i suoi amici tra la folla e sedette accanto a loro producendo un sospiro sconsolato.
- Che succede? -, gli chiese Auler.
- Quella maledetta gallina mi ha dato problemi. –
Mostrò le mani massacrate dalle beccate che la Tigre Rossa gli aveva riservato e, accortosi che una ferita aveva iniziato a sanguinare, portò il dito alla bocca per succhiarlo.
Gli altri due iniziarono a sghignazzare senza ritegno.
- Il trucco del telo non funziona più eh. –
- Quella bestia è astuta. –
- Quanto ci hai messo? -, volle sapere Bright.
Il cobalto alzò gli occhi al cielo.
 
Era assurdo come fosse attaccato a quella gara e, ogni settimana, non mancasse di aggiornare la classifica. Il record che avevo fatto all’inizio dell’anno rimaneva imbattuto ma non ero più riuscito a replicare un tale successo.
 
- Quindi? -, insistette l’altro.
- Quasi dieci minuti. -, ammise sconfortato.
I ragazzi produssero un verso di delusione.
- La mia teoria è confermata: hai solo avuto la fortuna del pivello. –, concluse Bright.
Shade gli rivolse una linguaccia. Poi, lo vide tirare fuori il telefono e digitare velocemente sulla tastiera.
- Che stai facendo? –
- Avviso mia sorella. Dopo la partita deve aggiornare il blog. –
L’amico sbuffò: era proprio fissato.
Auler si limitò a un’alzata di spalle e rivolse un sorriso imbarazzato a Shade, come per scusare il comportamento del biondino.
- Non toccava a Fine oggi? –, tentò di salvarlo cambiando argomento.
Shade annuì con la testa mentre frugava nelle tasche alla ricerca di un fazzoletto.
- L’ho sostituita. Ha chiesto alle ragazze di fare un riscaldamento supplementare. Mentre si allenavano, io mi sono occupato dell’uccellaccio infernale. –
Gli amici lo fissarono per un attimo, pensierosi.
- È preoccupata? –
Il cobalto diede un’alzata di spalle e tamponò il dito.
- Non più del solito. Sono questi avversari che la rendono nervosa. –
Auler si sistemò meglio sulla seduta e incrociò le braccia al petto.
- Beh, la Sendagaja ci ha dato parecchi problemi quest’anno. –
- Ma la Tigre rossa ha cantato? -, chiese invece Bright.
Gli altri due lo fissarono stralunati.
- Sì, certo. Ma non è questo il punto. -, gli rispose il cobalto, controvoglia.
La faccia del biondino si aprì in un’espressione confusa.
- Il capitano della squadra è lo stesso tizio che ha cercato Fine all’inizio della scuola. –
Il ragazzo produsse un ‘ah’ strascicato.
- Infatti, Fine ci ha chiesto di tenere d’occhio gli studenti. Non esclude che ci possa essere un traffico sospetto o che la Sendagaja cerchi rogne. –
Auler e Bright annuirono di rimando, seri.
- Stanno per cominciare. -, aggiunse poi l’azzurro notando che le due squadre stavano prendendo posizione.
L’attenzione di tutti andò sul campo da gioco.
- Sono splendide come sempre. -, commentò Bright ammirato.
Shade passò lo sguardo sulla fila di ragazze in divisa blu e shorts che s’inchinava educata agli avversari: riconobbe Lemon, Chiffon, Lione, Altezza, Sophie e altre cinque studentesse, fino ad arrivare a Fine; la sua Fine. La giovane donna dai capelli rossi aveva appena stretto la mano a Toma, il capitano della Sendagaja, non mancando di sfoggiare una delle sue espressioni guardinghe. L’avversario si aprì in un ghigno sfrontato.
Ci fu il fischio d’inizio e i giocatori cominciarono a muoversi in campo.
Concentrato sulla prima azione, allungò distratto una mano verso Auler che, subito, frugò nella borsa che portava ai piedi e ne estrasse dei panini. Li consegnò agli amici che li scartarono famelici. Poi, scoperchiò il termos e versò in tre bicchieri del tè caldo, un toccasana per le due ore previste seduti al freddo di inizio dicembre. Esitò un attimo prima di distribuirli ai ragazzi.
- Siamo alla semifinale. -, disse laconico.
Bright e Shade lo fissarono straniti, in attesa della bevanda.
- Sono le ultime partite che guarderemo insieme così… -, e fece un cenno della mano per indicare quello che li circondava.
La voce aveva tradito una nota malinconica.
Bright gli diede una lunga pacca sulla spalla.
Shade, invece, sorrise tristemente.
- Allora vediamo di godercela. -
 
 
La Keonguk era riuscita a stento a segnare un goal. Per la prima volta le ragazze erano in difficoltà con degli avversari. Era stata solo la pronta reazione di Fine a un assist della Sendagaja a permettere quel piccolo vantaggio.
Era appena iniziato il secondo tempo, quando Shade scorse tra la folla dei tifosi un caschetto castano che conosceva fin troppo bene.
- Non ci credo. -, sussurrò più a se stesso che ai due amici.
In ogni caso, questi si erano accorti del suo cambio di umore.
- Che succede? –
Indicò a Bright e Auler la figura di Mirlo, seduta in un angolo degli spalti, che li stava fissando.
- Ha davvero avuto il coraggio di presentarsi oggi? -, sbottò Shade.
- Non sapevo stesse frequentando la Sendagaja. -, commentò Auler.
- Lo finisci quello? -, chiese Bright indicando il panino mangiucchiato del cobalto.
Shade alzò gli occhi al cielo e lo schiaffò sul petto del biondino.
- Vado a parlarle. Se Fine la vede, scoppia il finimondo. –
Si alzò dalla tribuna mentre Auler gli annuiva serio e Bright mordeva vorace e soddisfatto il cibo appena conquistato.
 
 
In campo l’atmosfera era tesa e non erano mancati i fischi dell’arbitro per sedare gli animi e riprendere i giocatori da comportamenti scorretti; soprattutto da parte della Sendagaja.
La palla era tra i piedi di Toma che, dall’inizio della partita, non si era ancora tolto dalle labbra quel ghigno strafottente che stava mandando in bestia Fine. Corse senza esitazione verso di lui e tentò di scartarlo. Con un affondo di gamba riuscì a rubargli il pallone ma prima che potesse allontanarsi, lui l’agguantò per un braccio e la tirò a sé.
- Devi stare lontana dai Moon. –
Fine sgranò gli occhi, confusa, e subito lo sguardo corse alle tribune, dove aveva visto Shade in compagnia di Auler e Bright.
Il ragazzo non era più lì ma il movimento di una zazzera cobalto che si avviava verso il retro degli spogliatoi non gli sfuggì: e non era solo.
Il corpo si fece improvvisamente pesante, impossibile da muovere, e Toma approfittò della situazione per sfilarle la palla. Proseguì verso la porta della Keonguk.
- Fine! -, la chiamò Altezza avendola vista in difficoltà.
La ragazza tentò di concentrarsi nuovamente sul gioco: si doveva fidare di Shade. Ebbe però bisogno di ripeterselo parecchie volte.
Vide Chiffon e Lemon cercare di fermare l’avversario ma questo fu abile e le superò facilmente. Con un tiro secco riuscì a fare goal.
 
 
Alla fine erano riuscite a vincere lo stesso. La prontezza di spirito delle sue compagne aveva ribaltato il risultato a pochi minuti dalla fine.
Per festeggiare degnamente, era ormai consuetudine concludere la giornata nel fast food della zona.
Si sedettero a un lungo tavolo e ordinarono da mangiare.
Mentre Auler, Bright e Sophie andavano a recuperare i vassoi, Lione e Altezza si preoccuparono di lasciare Fine e Shade da soli. La loro amica dai capelli rossi era di umore nero da metà partita e non riuscivano a capirne il perché. Avevano tentato di chiederle cosa fosse successo ma la ragazza non aveva risposto. Il suo atteggiamento distaccato era troppo simile a quello di un anno prima ed erano in difficoltà nell’affrontarla. Speravano nel miracolo di Shade.
In quel momento, erano seduti l’uno accanto all’altra e il cobalto stava giocando distrattamente con la carta della cannuccia.  
Dedicò alla sua ragazza un’occhiata di sbieco.
Fine lo fissava con le braccia incrociate e in un ostinato silenzio.
Alzò gli occhi al cielo e decise, rinunciando a malincuore al suo orgoglio, di andarle incontro.
- Sei strana –, tentò di approcciarla.
La rossa non potè fare altro che dargli ragione: le parole di Toma le stavano dando da pensare. Era davvero preoccupata per la situazione che si stava andando a creare. Soprattutto perché quello stronzo non aveva parlato unicamente di Shade ma dei Moon, in generale. Non riusciva a capire cosa centrassero e l’idea di averli messi in mezzo in quella folle faida la spaventava davvero. Non voleva che Maria o Milky pagassero delle azioni che lei aveva compiuto in passato. E non voleva che per colpa di ciò, la sua relazione con Shade potesse andare a rotoli. La paura di perderlo si era fatta di nuovo tenacemente viva nella sua mente.
In più c’era Mirlo.
Come se le avesse letto nel pensiero, Shade spezzò di nuovo il silenzio tra loro.
- Le ho solo chiesto di allontanarsi, Fine: non è successo nulla. –
Non c’era bisogno di specificare di chi stesse parlando.
Fine si mosse agitata sulla panchina.
- Che cavolo ci faceva a scuola? Le avevo detto chiaro e tondo di non avvicinarsi più a noi, a te. –
- A quanto pare era in vena di minacce. –
La ragazza alzò sorpresa un sopracciglio.
- Tipo? –
- Di stare lontano da te e Rein. –
Lei si strinse nelle spalle.
- Toma mi ha detto parole simili e ha coinvolto la tua famiglia. –
Stavolta fu il cobalto a stranirsi alle sue parole. Assunse un’espressione seria e meditabonda.
- Si stanno facendo sempre più audaci e questo vuol dire solo una cosa: che hanno un asso nella manica. –, continuò la Tigre Rossa.
- Che cosa pensi di fare? –, le chiese Shade con tono distratto.
Fine parve non farci troppo caso.
- Non lo so. Ma sono davvero stanca. –
- Ci vorrebbe proprio una bella vacanza. -, le disse il cobalto con un sorriso furbo sulle labbra.
Lei aggrottò la fronte, guardinga.
- Che cosa stai architettando? -
- Io e Lione stavamo pensando a cosa fare a Natale. -, li interruppe Altezza arrivando in quel momento dal distributore delle bevande.
- Che dite di festeggiare insieme la Vigilia? -, continuò Lione.
Entrambe le amiche avevano già notato il cambio di umore di Fine: era ancora turbata ma più rilassata. Shade si confermava nel suo primato.
Li raggiunsero anche gli altri e si sedettero tutti al tavolo. Distribuirono gli ordini e cominciarono a mangiare.
- Io e Fine non ci siamo. -, annunciò allora Shade.
Dal tavolo si alzò un’ovazione maliziosa mentre la ragazza in questione si voltava verso il cobalto, stupita.
- Eri serio? –
Lui diede un’alzata di spalle, noncurante.
- Perché no? –
- Perché non ho soldi da spendere per certe frivolezze. –
Tutti i loro amici, compreso Shade, alzarono gli occhi al cielo, esasperati da quella storia. Altezza aveva già aperto la bocca per dirle di smetterla di essere così taccagna ma il cobalto l’anticipò.
- Mia mamma mi ha chiesto di invitarti a passare il Natale con noi. Zero spese: sarà tutto offerto da lei. –
- Dove? -, chiese con tono acido, ancora restia a dargliela vinta.
L’idea di allontanarsi da Osaka, soprattutto con i loro nemici che cominciavano a esporsi, non la faceva impazzire.
- Wakaiama. -, rispose Shade con una nota dolce ma ansiosa della voce.
Quel dettaglio colpì Fine e le fece torcere lo stomaco: era raro vederlo nervoso.
- Wakaiama? -, intervenne Lione, confusa.
- Sì, è la mia città natale. –
Bright quasi cadde dalla panca.
- Quindi non sei originario di Tokyo? –
- Ho vissuto lì solo cinque anni in realtà. –
- Quindi la nostra amicizia è basata su una menzogna? –
Shade lo liquidò con un gesto di stizza.
- Non me lo avete mai chiesto. –
Auler si voltò verso la Tigre rossa.
- Tu lo sapevi? –
La giovane raggiunse tonalità di rosso mai viste.
- In realtà, no. –
Il diretto interessato scoppiò a ridere.
- Tu sai tutto di noi ma noi non sappiamo quasi nulla di te. -, intervenne Sophie con sguardo trasognato.
L’intero tavolo la fissò sbigottito: come sempre quando si trattava di lei, riusciva ad avere attimi di lucidità e dire cose tanto sensate da essere scomode.
Bright si strinse nelle spalle e rivolse al ragazzo un sorriso imbarazzato.
- Come sempre, Sophie ha ragione. –
- Immagino sia anche colpa del mio carattere. -, convenne Shade rivolgendo ai loro amici uno sguardo di scusa.
Poi, tornò su Fine.
- Ora non puoi più rifiutare. È la tua occasione per scoprire tutti i miei segreti. –
- Odio questi favoritismi. -, sbottò il biondino, contrariato.
Mentre tutti scoppiavano a ridere, il suono delle notifiche del cellulare li riportò all’attenzione.
Shade controllò il display per poi alzare lo sguardo su Altezza; come lui, anche gli altri la stavano fissando.
La ragazza li guardò con fare scontroso.
- Che cosa c’è? I miei fan adorano le notizie in tempo reale. -


 



Angolo dell'autrice...
scusate il ritardo. Probabilmente ce ne saranno altri ma insomma, sto procedendo a scrivere, dovete solo essere pazienti. Sapete che ne vale la pena, mantengo sempre la parola, e a dimostrazione sono qui dopo anni che questa storia era inconclusa in un angolo di EFP. 
Questo capitolo è piccino ma carino, sembra insulsino ma è pieno di indizi su come procederà la storia. Forse non vi aspettate quello che scoprirete, forse invece era chiaro fin dall'inizio ma spero che questi ultimi colpi di scena vi siano graditi. Non oso dirvi di più, sicura che altrimenti farei capire troppo. Ci aspettano dei momenti intensi, spero di trovarvi ancora qui a leggere, numerosi come siete. 
Un bacione, 
Dreamer In Love

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Capitolo 39
*** 39. Riflesso ***


39.
Riflesso

- Il mondo di Shade -
 
I want you.
Yeah, i want you
and nothing comes close…
 
Fine buttò la lunga treccia dietro la schiena e, con un sospiro seccato, sistemò meglio la borsa che aveva a tracolla. Diavolo se pesava.
Sua sorella era partita il giorno prima con Maria e Milky alla volta di Wakaiama e l’aveva chiamata quella mattina per farsi portare tutto ciò che aveva dimenticato: compiti, vestiti e il caricatore per la macchinetta digitale. In mezza giornata aveva già esaurito la batteria: c’erano troppe cose da fotografare, le aveva urlato al telefono.
Sorrise tra sé ripensando alla sua vocina squillante.
Se all’inizio non era impazzita all’idea di quel viaggio, ora, complice anche l’entusiasmo di Rein, non vedeva l’ora di partire.
Si era svegliata di ottimo umore e la prospettiva di passare qualche giorno in compagnia di Shade e la sua famiglia non faceva altro che renderla ancor più contenta. In più, durante il periodo delle feste, il maid cafè brulicava di clienti e c’era sempre un sacco di lavoro da fare. Una pausa da quel caos era doverosa. Aveva proprio bisogno di rilassarsi.
Lo vide in quel momento: la stava aspettando davanti alla stazione con un trolley alla mano. Era bello, divino, e, anche se il suo fisico asciutto era nascosto da un abbondante cappotto, lo trovò dannatamente sexy.
Come sempre, le farfalle che avevano trovato casa nel suo stomaco cominciarono a fare le capriole, impazzite. Pensò che non si sarebbe mai abituata all’idea che fosse il suo ragazzo. Eppure erano già quasi quattro mesi che avevano una relazione e, nonostante inizialmente fosse stata dubbiosa, le cose tra loro funzionavano davvero.
Gli fece un cenno con la mano per farsi riconoscere e lui le andò incontro con un sorriso sghembo che ebbe il potere di mozzarle il fiato; dio, riusciva a mandarla in confusione con così poco.
Su insistenza di Shade fecero cambio valigia.
La spalla del ragazzo crollò sotto il peso della borsa.
- Che diavolo hai messo qua dentro? –
Lei gli rispose con un’espressione maliziosa, contenta di essere alleggerita.
- Cose da donna. -, minimizzò precedendolo di qualche passo.
Il cobalto le riservò un’espressione sconfitta.
– Allora, dove si va? –, lo rimbeccò ancora lei.
Shade sbuffò e le prese, un po’ spazientito, una mano per trascinarla all’interno della stazione. Parlò con alcuni addetti per capire a che binario dirigersi.
Le sue dita, grandi e calde, erano intrecciate a quelle della ragazza in una ferma stretta che le trasmetteva brividi di piacere. Quel contatto era così confortante che la inebriava; si ritrovò a sorridere.
- Che hai? –
- Niente. -, rispose con tono strascicato.
Lui scosse la testa e sorrise di rimando.
 
To the way that I need you.
I wish I could feel your skin
and I want you
from somewhere within.
 
Presto poterono sedersi sui comodi sedili di un treno: poco dopo l'altoparlante lo annunciava diretto a Wakaiama.
Fine guardò fuori dal finestrino fino alla partenza: le piaceva assistere al via vai delle persone sulla banchina ma, soprattutto, poteva scorgere nel riflesso del vetro il profilo rilassato di Shade. Le sue sopracciglia spesse erano aggrottate in un pensiero fugace; gli occhi scuri seguivano avide le parole di un libro tascabile che si era portato per il viaggio; le labbra erano tirate in una linea sottile.
Era come spiarlo di nascosto, poter scorgere una parte di lui inedita. Il vetro la separava dalla realtà, la trasportava in un’altra dimensione, rendendo la distanza tra loro flebile ma allo stesso tempo enorme.
 
It feels like there's oceans
between me and you once again.
 
Guardò se stessa allungare il braccio per prendergli una mano.
Quell’immagine le sembrava estranea, apparteneva alla Fine riflessa nel vetro, ma allo stesso tempo sentiva il calore di Shade sulla sua pelle.
Lui non alzò lo sguardo ma la sua bocca s’incurvò in un sorriso sereno. Ricambiò la stretta.
Il treno cominciò a muoversi e la ragazza dovette abbandonare il suo svago, tornando all’interno del vagone.
- Quanto dura il viaggio? –, chiese curiosa.
- Circa due ore. -, rispose il cobalto ancora assorto nella narrazione.
Fine sbuffò. Ormai era abituata a quell’atteggiamento e si era rassegnata alla svelta al fatto di essere bellamente ignorata quando usciva un nuovo libro del suo autore preferito. Anche se non lo dava a vedere, Shade era in realtà un accanito lettore e non mancava di avere sempre con sè qualcosa da leggere. Dopo lo stupore iniziale per quella scoperta, la Tigre rossa era rimasta affascinata dalla sua passione.
Era diventata la quotidianità nei loro pomeriggi insieme: mentre lei ripassava matematica o faceva i compiti, lui s’intratteneva nella lettura; spesso la interrompeva per leggerle dei passaggi che lo avevano colpito o per raccontarle la storia. La sua voce profonda pronunciava sicura ed elegante le frasi scritte sul foglio, cullandola e guidandola nella trama: il modo in cui si soffermava su certe parole, divertito dal loro suono o ammirato dalla bravura dello scrittore, le permetteva di capire cosa gli piacesse o lo entusiasmasse; le permetteva di scorgere il mondo di Shade.
Eppure non riusciva a smettere di domandarsi se Sophie avesse avuto ragione il giorno della semifinale.
Se Shade aveva sempre avuto il potere di scavare a fondo nella sua anima, al contrario Fine non era più tanto sicura che l’intimità che avevano costruito in quei mesi potesse bastare a colmare il vuoto di informazioni sul passato del suo ragazzo.
Desiderava fare un successivo passo, scoprire la vulnerabilità di Shade e custodirla gelosamente nel suo cuore.
Lei si era lasciata andare con lui ma aveva la sensazione che per lui non era stato lo stesso; non fino in fondo almeno.
 
We hide our emotions
under the surface and try to pretend
but it feels like there's oceans
between you and me.
 
- Vuoi ascoltare un po’ di musica? -, chiese il cobalto interrompendo i suoi pensieri.
Fine annuì distratta.
Shade gli porse un’auricolare e fece partire dal telefono la riproduzione casuale.
Si rilassò sul sedile e appoggiò la testa alla spalla del ragazzo, lasciando che la melodia la avvolgesse.
Passarono diversi minuti, forse un’ora, e per un momento la Tigre rossa fu sicura di essersi pure addormentata, ma le prime note della canzone che era partita erano riuscite a destarla. Era una delle sue preferite. Canticchiò le prime strofe, assorta.
Poi, spalancò gli occhi, ora sveglia e vigile.
D’altra parte, notò che Shade si era irrigidito sul sedile.
Si rimise seduta e lo guardò stupita.
- Questa…-, cominciò confusa.
Il cobalto la fissava imbarazzato.
- Questa canzone la conosco. -, concluse, un po’ più sicura. – È sul mio mp3. –
Lui sorrise mesto.
- L’ho scelta io. -, ammise.
- Pensavo fosse di Sophie. Ascolta delle band stranissime. Tu, invece, ami i Linkin Park. –
- Ho scelto anche quelli. -, disse con ovvietà.
Fine aggrottò la fronte.
- Ma è così… sdolcinata. E cupa. –
Shade rise forte, poi, prese un respiro e si passò una mano nei capelli scuri, scompigliandoli.
- Ero sdolcinato e cupo, sì. Lo sono ancora in realtà. Dovevamo dedicarti delle canzoni, giusto? –
- Stavi insieme a Mirlo. –
- Hai ragione ma ciò non ha mai impedito che m’innamorassi di te. -
La rossa rimase immobile, basita.
Lui alzò un sopracciglio, in attesa, ma dopo qualche minuto di silenzio cominciò a preoccuparsi.
- Tutto bene? –
- Come fai a dire certe cose con tanta disinvoltura? –
- È la verità. -
Un’emozione tenera, deliziosa, risalì lo stomaco, passando tra le farfalle impazzite, e si annidò nel suo cuore. Le labbra di Fine si curvarono in un sorriso dolce e pieno di amore.
Stavolta fu Shade ad arrossire.
Poi, gli diede un bacio leggero e si accoccolò di nuovo sulla sua spalla.
 
I want you
and I always will.
 
 
 
Shade suonò il campanello. Subito dopo, sentirono versi e urla avvicinarsi all’ingresso.
I due ragazzi si sorrisero complici.
La porta fu spalancata e spuntarono due visini paffuti.
Milky e Rein analizzarono per un secondo i visitatori. Riconosciuti, le bocce si aprirono in sorrisi smaglianti e grida di entusiasmo.
- Sono arrivati! -, dissero all’unisono, cominciando a strattonarli nel vestibolo.
Fine si lasciò trascinare all’interno mentre il cobalto, dietro di lei, chiudeva la porta.
- Sono tornato. -, lo sentì sussurrare a bassa voce.
Sul volto aveva una strana espressione. La ragazza non era sicura su come interpretarla: nostalgia forse, una punta di commozione pure, ma negli occhi cobalto aveva scorto calore e intimità.
Shade doveva essere molto legato a quel luogo.
Si estraniò dalle chiacchiere infinite delle bambine per guardarsi attorno.
La casa era davvero adorabile. Il pavimento in tatami e le porte scorrevoli richiamavano lo stile tradizionale ma il mobilio era per lo più moderno, in uno strano ma equilibrato contrasto. Era molto simile alla casa di Camelot, se non per la grandezza dell’edificio: doveva essere almeno il triplo, senza contare il giardino che costeggiava tre quarti dell’abitazione.
In quel momento, nel suo campo visivo comparve un’anziana donna dai tratti gentili.
- Ah, ecco il mio ragazzo! -, esordì avvicinandosi al giovane e stringendolo in un caloroso abbraccio.
- Ciao nonna. -, sbiascicò un po’ imbarazzato.
Pure quella era una nuova espressione e Fine non si trattenne dal ridacchiare.
Lui intercettò il suo sguardo e le fece una linguaccia.
- E tu devi essere Fine. -, si rivolse infine a lei la signora.
- Piacere di conoscerla. La ringrazio per l’ospitalità. –, la salutò inchinandosi.
- Sei proprio adorabile. Vieni qua. -, e travolse pure la ragazza in un impacciato abbraccio.
La Tigre Rossa divenne paonazza e stavolta fu Shade a ridere.
- E’ andato bene il viaggio? –
- Tutto bene. La mamma? -, chiese poi.
- Maria è andata a fare la spesa per stasera. -, rispose la signora. – Forza, entrate. -, li esortò.
Fine cominciò a togliersi le scarpe.
Intanto, Rein e Milky si erano messe a frugare nel borsone per cercare il caricatore e un gioco.
Shade, invece, parve riflettere per qualche secondo sul da farsi. Infine, rizzò le spalle.
- Noi usciamo. -, comunicò, un po’ nervoso. – Torneremo per la cena. -
La rossa lo fissò stranita mentre le bambine assunsero un’espressione delusa.
- Veniamo con voi. -, sbottarono all’unisono attaccandosi alle mani del ragazzo.
Lui scosse leggermente la testa.
- Su, bambine. Lasciateli andare. -, intervenne la nonna scambiando con il nipote un lungo sguardo d’intesa.
Tra le lamentele generali, le convinse a tornare in cucina.
- Grazie. -, le disse Shade.
La signora si aprì in un piccolo, triste, sorriso.
Fine si riallacciò le stringhe e insieme uscirono sulla strada.
Nell’aria c’era odore di salsedine portato da un vento freddo e secco, tipico dell’inverno. Si strinse nel cappotto e rivolse a Shade uno sguardo confuso.
- Dove andiamo? -
- Ti porto a conoscere mio padre. –, le rivelò, laconico.
La prese per mano e la condusse lungo il sentiero che si abbarbicava in cima alla collina.
 
It feels like there's oceans
between you and me.
 

Angolo dell'autrice
Se non ci speravate più, si vede che non mi conoscete. Sono come un boomerang, sembra che mi allontani, che me ne vada, ma poi ritorno, sempre. 
Non ho promesse sui prossimi aggiornamenti ma intanto questo ve lo lasciò qui. Magari avete ancora voglia di leggerla la conclusione di questa ff.
Mi agita molto il prossimo capitolo, si svela quello che è il vero pretesto dell'intera storia. Forse vi sembrerà una cavolata. E sono stata davvero brava a lasciare indizi ma a non rivelare nulla. Sono come Shade: pragmatica. Ma è il momento di rivelare a Fine il suo mondo, il suo passato, il senso della sua esistenza. 
Un'altro capitolo di transito ma spero che sia abbastanza puccioso da perdonare i precedenti e i futuri ritardi. 
La nonnina di Shade è proprio caruccia. Milky e Rein sono carucce. 
Fine con le farfalle allo stomaco è caruccia. 
E poi la canzone. Adoro questa canzone. Sono i Seafret con Oceans. Pure la song-fic vi ho fatto. 
Dai, sono perdonata, vero?
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