Fighting Darkness

di Sunny
(/viewuser.php?uid=91)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 2: *** Obbligo o verità? ***
Capitolo 3: *** Io e te... ***
Capitolo 4: *** Il mio pensiero felice ***
Capitolo 5: *** A come amore ***
Capitolo 6: *** Come babbani ***
Capitolo 7: *** Buon Natale, amore mio ***
Capitolo 8: *** Come corre il tempo ***
Capitolo 9: *** Che ti succede, Harry? ***
Capitolo 10: *** Schegge di paura ***
Capitolo 11: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 12: *** Capitano Potter a rapporto, signore! ***



Capitolo 1
*** Di nuovo insieme ***


Di nuovo insieme

                                   FIGHTING DARKNESS

 

NOTA DELL’AUTRICE

 

Ok,ed eccomi alla mia prima fanfiction di Harry Potter (che non possiedo assolutamente, purtroppo!) A me piace molto,ma ovviamente io non faccio testo…Un po’ di avvertimenti per chi vuole leggere:

1)      Sono una romanticona, chi non lo è può non gradire,perciò…

2)      Recensite la mia fic! Mi aiuterà a capire i gusti del pubblico!

3)      Siate indulgenti! All’inizio non è proprio il massimo,si fa più bella andando avanti coi capitoli! Ci ho messo molta più avventura nel finale!

 

Buona lettura!

 

 

 

DI NUOVO INSIEME

 

Harry tirò un sospiro e staccò gli occhi per un attimo dal suo libro, fissando la finestra. Era ancora giorno, ma ormai mancava pochissimo, Hermione stava a momenti per arrivare a Hogwarts.

 

Nell’ultima settimana –la prima di scuola- ne aveva sentite di tutti i colori su quello che le era successo, ma lui e Ron la verità l’avevano sentita direttamente dalla Mc Granitt la sera del loro arrivo. La famiglia di Hermione era stata attaccata da Voldemort: i suoi genitori erano morti,lei era sopravvissuta per miracolo.

Sia Harry che Ron avrebbero voluto andarla a prendere alla stazione, ma Silente preferì mandarci Hagrid.

“Assurdo, a 18 anni ancora non siamo liberi di fare quello che vogliamo!” fu il commento infuriato di Ron.

 

Harry ricordava esattamente il sorriso di Hermione quando si erano salutati a giugno. Gli aveva fatto arrivare la pressione ai limiti. Era così bella…i suoi capelli mossi e lunghi…la sua pelle liscia e delicata…i suoi occhi grandi color cioccolato così profondi…le sue labbra così carnose…le sue curve tutte al posto giusto…le sue gambe così lunghe…diamine,si era reso conto di volerla solo poco prima di separarsi per le vacanze…e gli ci era voluto un anno intero per capirlo!

 

“Ehi Harry” lo richiamò Ron,che guardava fuori dalla finestra. “E’ la moto di Hagrid.”

 

“Muoviamoci.” Harry balzò in piedi ed entrambi corsero nel parco fuori la scuola.Il sole stava ormai tramontando.

 

Hermione scese dalla moto,tirandosi lo zaino sulle spalle.Non indossava la solita divisa della scuola, ma un jeans e una camicia. Aveva la mano destra ancora bendata e un piccolo cerotto su una tempia. Aveva l’aria visibilmente pallida e stanca,e gli occhi rossi e gonfi.

 

“Tutto bene,piccola?” le chiese dolcemente Hagrid, poggiandole una manona sulla spalla. Lei sussultò.

 

“Si,grazie Hagrid.”

 

“Ascolta,io adesso vado a portare di sopra le tue valigie, poi avverto Silente che sei qui. Nel frattempo tu puoi rilassarti ancora un po’ qui fuori all’aria aperta. E poi…” indicò il portone della scuola, da cui uscivano di corsa Harry e Ron. “…c’è qualcuno che non vede l’ora di riabbracciarti.”

 

Hermione annuì, accennando a un debole sorriso, e tirò su col naso. Hagrid le scoccò un’ultima occhiata preoccupata, poi si avviò verso il castello.

 

Harry e Ron raggiunsero la loro amica rallentando un po’ la corsa. Lei non alzò lo sguardo da terra.

 

“Ehi” provò ad attirare la sua attenzione Ron. Non sapeva cosa dirle. Si aspettava qualunque reazione ma non quel silenzio terribile. Aveva un significato più tetro di mille parole piagnucolate.

 

“Per quanto scontato possa sembrarti…come stai?” azzardò Harry, preoccupato. Hermione si morse le labbra, ma non sollevò lo sguardo da terra. I due ragazzi si scambiarono un’occhiata tesa.

 

“Hermione, noi ti vogliamo bene, vogliamo fare tutto il possibile per aiutarti. Ti prego, lasciati aiutare.” Mormorò Ron il più dolcemente possibile.

 

Le guance di Hermione si inumidirono, e quando alzò gli occhi i suoi amici glieli videro colmi di lacrime. Un pianto nervoso, quasi isterico, fatto di soli singhiozzi. Harry tirò un grosso sospiro, poi le si avvicinò e l’abbracciò. “Vieni qua.”

 

Stretta fra le braccia di Harry, col calore del suo corpo e la sicurezza che infondeva, Hermione riuscì a rilassarsi e a mutare il suo pianto da nervoso a disperato, fatto di grosse lacrime amare. Ron prese ad accarezzarle amorevolmente i capelli. “Va tutto bene adesso, ci siamo noi qui con te.”

 

Hermione pianse moltissimo. Voleva farlo. Nascondeva il proprio dolore da troppo tempo. Harry e Ron le stavano offrendo l’aiuto di cui più aveva bisogno; e ora che era con loro sapeva che in qualche modo col tempo ce l’avrebbe fatta.

 

Harry stringeva a sé Hermione così forte che per un momento ebbe paura di farle male. Era così spaventata, così disorientata, così fragile forse per la prima volta in vita sua. E anche così manteneva intatta la sua bellezza e la sua semplicità. I suoi occhi…così tristi e lontani…qualcuno aveva tentato di portarle via la felicità, e in parte c’era riuscito. Non c’era nulla da fare per il passato ormai, ma si poteva ancora correre ai ripari per il futuro. Finalmente dopo almeno dieci minuti Hermione si calmò, e tutti e tre si sedettero sull’erba del parco di Hogwarts.

 

“Mi dispiace di non aver risposto alle vostre lettere” esordì lei. “ma in un ospedale babbano è difficile far entrare un gufo.”

 

“Volevamo raggiungerti,ma Silente ce l’ha proibito.” Aggiunse Ron.

 

“Come stai ora? Voglio dire, sei ferita?”

 

“Qualche graffio.”

 

“Ascolta…voglio…voglio chiederti scusa.” Azzardò Harry,pallido.

 

“E di cosa?” Hermione si voltò a guardarlo.

 

“E’ chiaro che se Voldemort ha coinvolto te e la tua famiglia è stato per colpire me, perché sa che sei la mia migliore amica.”

 

Hermione scosse la testa. “Non voglio nemmeno che lo pensi. E poi…non è stato Voldemort.”

 

“Cosa?” Ron spalancò gli occhi.

 

“Credi davvero che il grande signore oscuro si sarebbe scomodato per degli insignificanti babbani? No… il lavoro sporco lo ha eseguito uno dei suoi mangiamorte.”

 

“Lo hai riconosciuto?” incalzò Harry.

 

“Era incappucciato. Credeva di avermi finita, mentre non si è accorto di aver lanciato l’Avada Kevadra a mio padre e non a me.” A questo punto si coprì gli occhi con le mani.

 

“Sei stata molto coraggiosa. Non devi più avere paura adesso, ci siamo noi con te.” Harry le prese la mano dolcemente, lei gliene fu grata.

 

“Certo, per non parlare di Silente! Siamo al sicuro con lui, no?” disse Ron.

 

Harry annuì, poco convinto.

 

“E’ stato orribile.” Esordì inaspettatamente Hermione, con lo sguardo perso nel vuoto.

 

“Ne vuoi parlare?” chiese Harry.

 

“No.” rispose brevemente lei. “Vorrei solo poter dimenticare…”

 

“Col tempo ci riuscirai.” la incoraggiò Ron.

 

La grossa ombra di Hagrid richiamò l’attenzione dei tre ragazzi. “Ehm…mi dispiace interrompervi, ma Silente vuole parlare con te, Hermione.”

 

Hermione annuì, e tutti e tre si alzarono in piedi. “Vuoi che ti accompagniamo?” fece Harry.

“No, grazie. Ce la faccio. Ci vediamo dopo.” Fu la risposta della ragazza, che scomparve oltre la porta d’ingresso assieme ad Hagrid.

 

“Accidenti, è decisamente giù di morale.”

 

“Ehi Ron.”

 

“Mh?”

 

“Non ti sembra …diversa?”

 

“In che senso, scusa?”

 

“Non lo so…è più bella…e poi…è più…più…”

 

“Più donna?”

 

“Eh.”

 

Ron inarcò un sopracciglio e abbozzò a un mezzo sorrisetto alquanto odioso. “Harry Potter…stai dicendo che ti piace la tua migliore amica? Ti sei innamorato di lei?”

 

Harry divenne più rosso di un peperone. “Come al solito non capisci mai niente! Ho detto solo che è cresciuta, tutto qui!”

 

“Ho capito. Stai iniziando a vedere Hermione in modo diverso, ma hai bisogno di capire se è solo attrazione fisica o se è proprio amore.”

 

“Complimenti signor in-materia-di-donne-io-so-tutto, allora sentiamo un po’ come vanno le cose fra te e Padma!” lo punzecchiò Harry.

 

Ron ridacchiò. “Alla grande,grazie!”

 

Harry rise,scuotendo la testa. “Dai, muoviamoci.”

 

**********

 

In due mesi quasi nulla era cambiato; la scuola era ricominciata a pieno ritmo, gli studenti si davano tutti un gran da fare. Hermione aveva ricominciato piano piano a vivere, circondata dall’affetto di Harry, Ron, Ginny, Padma e le altre sue amiche.

 

*********

 

Harry non riusciva proprio a dormire. Nel suo dormitorio russavano tutti, lui era l’unico a sembrare troppo teso per addormentarsi. Girandosi e rigirandosi nel letto, il giovane mago alla fine prese la decisione di scendere nella sala comune di Grifondoro, alla ricerca di qualcosa di estremamente noioso che gli stuzzicasse il sonno. Ma trovò qualcosa che, al contrario, lo svegliò del tutto.

 

Hermione.

 

Harry trasalì nel vederla, e si nascose per poterla osservare meglio. Stava seduta sulla panchetta sotto la finestra, con la testa appoggiata al vetro e lo sguardo perso nel vuoto. La luce della luna piena le illuminava il viso pallido e i bei capelli non più crespi, ma mossi e lunghi oltre i reni. Indossava una camicia da notte che mostrava ancora di più quanto non fosse più una bambina ma una donna, e Harry dovette sforzarsi di distogliere gli occhi da certe parti del suo corpo che gli avrebbero fatto certamente perdere il controllo. Finalmente, dopo un buon quarto d’ora di intensa riflessione, Harry la raggiunse e le si sedette accanto, senza dire nulla.

 

“Ehi” gli sorrise lei. “Non riesci a dormire?”

 

“Niente da fare. Nemmeno tu?”

 

Hermione scosse la testa.

 

“E’ tutto a posto?” chiese lui.

 

“Si, beh…stavo solo pensando.”

 

“A qualcosa in particolare?”

 

Alla mia vita,e a come cambierà.” Si interruppe un attimo. “Sai, ora che sto cercando di ripartire da zero ci sono tante cose con cui devo fare i conti.”

 

“Per esempio?” Harry era davvero interessato.

 

“Beh, tanto per cominciare non abiterò più qui in Inghilterra,sai?”

 

“Che cosa?” fece lui, allarmato. “E dove andrai?” Hermione notò il suo sguardo teso e gli sorrise dolcemente.

 

“A casa di mio zio in Irlanda. Ha una fattoria molto grande, e anche molto bella. Passerò da lui questo natale, vuoi venirci con me? Sarebbe bello.”

 

“Certo che si!” sorrise lui, visibilmente sollevato.L’Irlanda non era una gran distanza.

 

“Sono sicura che il posto ti piacerà, ho passato un sacco di bei momenti lì, e ho un sacco di bei ricordi.”

 

Harry notò che Hermione si stava lentamente rilassando. Ottimo, pensò fra sé e sé. “Dai, raccontamene qualcuno.”

 

“Allora…innanzitutto tutte le volte che ho partecipato alla pigiatura dell’uva mi sono sempre ubriacata!” disse lei, scoppiando a ridere insieme a lui.

 

“Posso immaginare la scena!”

 

“Oh no, non credo proprio che sia possibile!” sorrise maliziosamente Hermione. “E poi… tutte le cadute che ho preso prima di imparare ad andare a cavallo.”

 

“Tu sai cavalcare?” chiese lui, inarcando le sopracciglia per lo stupore.

 

“E anche discretamente bene!” disse fiera lei. “Anche se devo ammetter che molte cadute hanno lasciato il segno. Guarda questa, per esempio…” Hermione si scoprì la spalla destra e mostrò a Harry una piccola cicatrice. “Avevo sette anni. Mi ruppi la spalla.” Aggiunse sorridendo. Ovviamente Harry tutto guardava fuorchè la cicatrice. Non arrossire, idiota!!, continuava a ripetersi.

 

“E’ un bene che ami già la tua nuova casa, no?”

 

“Si,si certo…” sospirò lei.

 

“…ma?” incalzò lui. Domanda inutile, immaginava già la risposta. Poteva leggergliela negli occhi.

 

“Mi mancano. I miei genitori, voglio dire.” Harry la fissò senza parlare. La capiva, la capiva fino in fondo, ed era contento di sentirla sfogare un po’. “Mi manca il bacio della buonanotte di mia mamma e gli abbracci di papà.” Aggiunse tirando su col naso. “Quando ero piccola e mi sentivo triste mi rifugiavo sulle ginocchia di mio padre, e lui mi nascondeva fra le sue braccia. Sapessi quanto mi manca.” E stavolta riuscì solo ad abbassare lo sguardo.

 

Harry sentì una morsa allo stomaco. “Lo so…che non sarà mai la stessa cosa, però…se vuoi…” timidamente il ragazzo le fece cenno di sedersi sulle sue gambe. Hermione lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e gratitudine insieme, e dopo un debole sorriso gli si sedette in braccio, e nascose il viso nel suo petto, mentre sentiva le sue braccia circondarla e stringerla teneramente.

 

“Grazie…” mormorò lei, con la voce rotta dal pianto.

 

Harry strinse a sé Hermione, accarezzandole premurosamente la schiena e appoggiando il mento sulla sua testa; la sentiva fragile, forse per la prima volta in vita sua.

 

“Lo so come ti senti, ci sono passato anch’io in un modo o nell’altro. Sono tante le persone che sono rimaste coinvolte nella lotta tra me e Voldemort, inclusi i miei genitori, e ancora mi sveglio di notte per i sensi di colpa. Certe cose ti lasciano nell’anima più di una semplice cicatrice.” Aggiunse lui, con un gran sospiro.

 

“E come riesci ad andare avanti se non puoi dimenticare?” sussurrò Hermione.

 

“Impari a convivere col dolore. E cerchi rifugio nelle cose che ti fanno sentire bene. Ad esempio, per me tu e Ron siete importantissimi, è a voi che penso sempre quando devo evocare un patronus.”

 

Hermione si staccò da lui per poterlo guardare negli occhi. “Oh, Harry…tu ci riesci perché sei forte, e hai un coraggio da leoni…”

 

Harry sorrise. “Penso lo stesso di te. Ci riuscirai anche tu, ne sono sicurissimo. Sei la ragazza più in gamba che conosco, non ti lascerai fermare così facilmente.”

 

Hermione gli gettò di nuovo le braccia al collo. “Tu non hai idea di quanto tutto questo significhi per me.” Gli disse, commossa. “Ti voglio bene, te ne voglio davvero tanto.”

 

“Anch’io te ne voglio” disse Harry, arrossendo. Quando lei si rimise seduta sul divanetto, lui la lasciò andare malvolentieri.

 

“Cambiando discorso, ci vieni domani a Hogsmeade?”

 

“Si, Ginny e Padma vogliono comprare i vestiti per il ballo di Halloween di domani sera. Spero decisamente che non ci mettano tre ore come l’ultima volta!” sorrise lei.

 

“E io mi auguro che Ron quest’anno si compri qualcosa di più virile!” tutti e due scoppiarono a ridere. Il vecchio orologio della sala comune suonò la mezzanotte.

 

“Accidenti, si è fatto tardi. Sarà meglio andare prima che qualcuno ci scopra” Harry annuì e i due ragazzi si alzarono in piedi.

 

“Grazie di tutto, Harry. Davvero.”

 

“Ehi, io sarò sempre qui per te. E’ quello che tu hai fatto tante volte per me.” Con un ultimo sorriso ognuno si diresse verso il proprio dormitorio.

 

Ma Hermione non raggiunse la porta: dopo pochi passi si fermò, stringendosi forte una mano sul petto e serrando gli occhi per il dolore. Harry le fu in un lampo accanto, sorreggendola con un braccio attorno alla vita, mentre dalla gola di lei scappò un piccolo lamento.

 

“Hermione!” Harry sembrava molto preoccupato. “Che cos’hai?”

 

Lei non riuscì a rispondere, mentre l’affanno le impediva ogni movimento.

 

“Tieni duro, ti porto subito in infermeria!” fece Harry, al massimo della tensione.

 

“No, non preoccuparti.” Lo interruppe Hermione, aprendo gli occhi e riprendendo a respirare con regolarità. “E’ passato, ora sto bene.”

 

“Sei sicura? Forse faremmo meglio a…”

 

“Davvero, Harry, ora va molto meglio!” tagliò corto lei. “Non è la prima volta che mi succede. E’ una fitta che viene, dura un secondo e se ne va, ma non è grave.”

 

“Ti sei fatta visitare? Da quant’è che ti succede?”

 

“Dalla morte dei miei genitori.Il medico ha detto che è una cosa nervosa, andrà via col tempo. E’ tutto normale.” Aggiunse pacata lei.

 

“D’accordo, allora…se lo dici tu.”

 

“Ehm…Harry…” la voce di lei gli fece realizzare che la teneva ancora abbracciata. “Penso che forse dovremmo andare ora.” Sembrava arrossita anche lei, comunque.

 

Lui ritirò subito le braccia, diventando del colore dei capelli di Ron. “Certo, è vero. Ehi, allora a domani mattina.”

 

“Ok. Buonanotte.” Hermione si sollevò sulle punte dei piedi e gli diede un piccolo bacio sulla guancia, per poi correre via e chiudersi alle spalle la porta del dormitorio femminile. Harry, paonazzo, riuscì a malapena a balbettare “Buonanotte anche a te.”, sfiorandosi la guancia dove lei lo aveva baciato.

 

                                                                       ******************

 

 

 

Primo capitolo finito! Nel prossimo: “Obbligo o verità?”

State ancora con me, please! E recensite!

 

P.S.: Lo so che Padma non stava con Ron e manco stava a Grifondoro, ma Calì mi sta antipatica e Lavanda è un nome orribile e troppo lungo,perciò…

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Obbligo o verità? ***


Obbligo o verità?

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…        

 

                        FIGHTING DARKNESS

 

 

OBBLIGO O VERITA’?

 

Harry, Ron, Dean e Seamus stavano davanti allo specchio del negozio di Hogsmeade, tutti e quattro intenti a misurarsi i vestiti da sera per la festa di Halloween, a cui non mancavano che poche ore. Harry e Dean stavano cercando inutilmente di farsi il nodo della cravatta, Ron ringhiava contro i suoi pantaloni e Seamus si stava strozzando col cravattino.

 

“Ma come diavolo le hanno fatte queste cuciture?!” sbottò Ron.

 

“Ragazzi, come vanno le cose qui?” esordì Ginny Weasley facendo capolino nella stanza, assieme a Hermione, Padma e Lavanda.

 

“Ah ah ah!!! Ma che combini con quel cravattino, Seamus?” Lavanda gli scoppiò a ridere in faccia. Seamus arrossì violentemente e si strappò il cravattino dal collo in tutta fretta.

 

“Dean, se vuoi che venga alla festa con te farai meglio a vestirti civilmente!” puntualizzò fra le risate Ginny.

 

Ron continuava a tentare di tirarsi su la lampo inceppata dei pantaloni. Padma gli si avvicinò maliziosamente e, schioccandogli un’occhiolino, gli bisbigliò all’orecchio “Non è così importante che li tiri su, baby…” Ron, color peperone, ridacchiò.

 

Harry, che aveva sentito perfettamente, scosse la testa e si accorse che Hermione lo stava guardando col sorriso sulle labbra. “Che c’è?”

 

“C’è che quel nodo è pessimo, Harry.” Rise lei. “Lascia, ci penso io.” Con notevole maestria, le dita di Hermione ottennero in poco tempo un risultato perfetto. “Ecco fatto.” Sorrise soddisfatta lei.

 

“Wow, sei stata grande.” Balbettò lui. “Grazie.”

 

“Hermione, andiamo a vedere quel negozio laggiù!” la tirò Padma, trascinandola verso l’uscita.

 

“Forza, muoviti Lavanda!” la richiamò Ginny, mentre indicava un’altra vetrina sul marciapiede opposto.

 

“Si preannuncia una giornata lunga.” Sospirò Seamus.

 

************

 

Padma continuava a rimirarsi il vestito nello specchio: era lungo fino alle ginocchia, verde smeraldo, con un vertiginoso scollo a V. Harry e Ron stavano seduti sul divanetto della stanzetta d’attesa, dove anche altre ragazze si stavano specchiando.

 

“Vuoi rimetterti gli occhi nelle orbite?” esclamò ridendo Harry.

 

“Porca vacca…” Ron non riusciva a staccare gli occhi da Padma.

 

“Che dici, Ron? Ti piace?” chiese Padma.

 

“Comprato!” esclamò sorridente lui. Anche Padma sorrise, poi si voltò verso la porta dello spogliatoio.

 

“Hermione, ti sei infilata quel benedetto vestito o no? E’ un’ora che sei là dentro!”

 

“Appunto.” Aggiunse Ron, dando un’occhiata all’orologio.

 

Finalmente Hermione si decise a uscire, e fu accolta da un sorriso di Padma.

 

La mascella di Harry sprofondò a terra.

 

Il vestito che aveva addosso era azzurro molto chiaro, corto poco sopra le ginocchia, aderentissimo, con le spalle scoperte. I boccoli castani le incorniciavano il viso, piuttosto tirato dall’evidente timidezza. Scontata, dal momento che Hermione aveva ceduto al consiglio di Padma ma aveva bisogno di familiarizzare con un vestito che metteva ancora in evidenza ogni singola curva del suo corpo.

 

“Sei bellissima, Hermione!” la incoraggiò Padma, invitandola a guardarsi allo specchio.

 

“Si, ehm…però…” balbettò lei.

 

“Ragazzi,che ne dite?”

 

“Da 1 a 10, 11!” esclamò festoso Ron.

 

Harry esitò un momento di troppo, e Ron gli mollò un pestone che lo riportò alla realtà. “ E’ perfetto, ti sta benissimo.”

 

“Non lo so…voglio dire, è molto bello, ma non sarà un po’…”

 

“In effetti una piccola modifica da fare c’è.” Fece Ron, andandole vicino e sbottonandole un altro bottone sullo scollo. “Ecco, adesso va molto meglio.” Ridacchiò.

 

“Oh, dai Ron!” Hermione se lo riabbottonò subito, arrossendo leggermente. “Così equivocheranno!”

 

“E tu lasciali equivocare!” rise Padma, sbottonandoglielo di nuovo. Hermione si arrese, sorrise anche lei e si guardò allo specchio, verificando la decenza del suo abito da sera.

 

“Vuoi un fazzoletto? Stai macchiando di bava tutta la felpa.” Mormorò sottovoce Ron a Harry, che improvvisamente si rese conto di avere la punta delle orecchie in fiamme.

 

E non solo quelle.

 

************

 

Tutti gli studenti di Hogwarts aspettavano di poter salire sull’espresso diretto alla scuola da Hogsmeade, e Ron e Padma impiegavano l’attesa in un modo alquanto piacevole.

 

Hermione stava frugando nello zaino freneticamente, mentre Harry glielo reggeva. All’improvviso dietro di loro fece capolino il paffuto faccione di Neville Paciock. “Ehi ragazzi.”

 

“Ciao Neville.” lo salutò Harry.

 

“Hermione scusami, posso chiederti con chi vai al ballo stasera?”

 

“Ma Neville…stasera non è obbligatorio andare alla festa in coppia.” Hermione aveva capito perfettamente dove voleva arrivare il suo goffo amico.

 

“Si, ma quasi tutti gli studenti dell’ultimo anno vanno con un partner.” Spiegò Neville. “Perciò visto che tu ci vai da sola, mi chiedevo se ti andava…di venirci con me.” Disse, tutto rosso.

 

Hermione aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito. Non poteva dire a Neville che non aveva alcuna intenzione di andarci con lui, ci sarebbe rimasto troppo male. Si passò velocemente una mano tra i capelli, e le spuntò sul viso un sorriso nervoso. Harry posava gli occhi ora su di lei, ora sul ragazzo grassoccio.

 

“Vedi Neville…beh, ecco…io…veramente…”

 

Prima che potesse rendersi conto di cosa stesse facendo, Harry s’intromise nel discorso. “Mi dispiace, Neville, ma Hermione ci viene con me alla festa.”

 

Lei spalancò gli occhi ma fu abbastanza rapida a cancellarsi dalla faccia l’aria di sorpresa e annuì vigorosamente. “Ti ringrazio, magari sarà per un’altra volta.”

 

“Oh, va bene, non importa. Ci vediamo dopo.” Neville salutò i suoi amici e si rinfilò nella folla di studenti. Nel frattempo il treno fece il suo ingresso nella stazione, e i primi passeggeri presero a salirci.

 

“Grazie per l’aiuto, non mi andava di ferirlo e nemmeno di fargli da partner.” Squittì Hermione, voltandosi verso Harry con un sorriso.

 

“Figurati, ma mi sa che ho combinato lo stesso un pasticcio. Ora dovrai per forza venirci con me alla festa.”

 

“Beh, non sarà poi così male” concluse lei, afferrando lo zaino e mettendoselo in spalla. “Ma ci andremo insieme a una sola condizione.” aggiunse, mettendo un piede sul primo scalino del treno.

 

“E quale?”

 

“Il nodo della cravatta lo farò io, signor Potter” scherzò Hermione, salendo sul vagone.

 

“Come vuole lei, signorina Granger.” Rise Harry, mentre la raggiungeva sul treno.

 

************

 

Harry, Ron, Dean, Seamus e le ragazze si misero tutti nello stesso scompartimento; la prima mezzora di viaggio la trascorsero tra divertenti partite di spara-schiocco e ricche abbuffate di cioccorane e dolcetti comprati poco prima a Mielandia., poi si misero a cantare, finchè dallo scompartimento vicino non arrivarono fischi di disapprovazione.

 

“Ehi, vi manca del tutto il senso della musica!” ribbattè ridendo Seamus.

 

“Ragazzi, vi va un bel giro a obbligo-verità?” propose Ginny.

 

“Non siamo un po’ troppo grandi per queste cose?” fece Harry, incrociando lo sguardo ghignante di Ron.

 

“Da quando sei così pesante tu?” lo stuzzicò l’amico. Nessuno dei due aveva bisogno di parlare, si erano capiti al volo con uno sguardo.

 

“Beh, allora?” s’intromise Padma. “Chi comincia?”

 

“Io!” esclamò Ron.

 

“Perché proprio tu?” ribbattè Harry.

 

“Ragazzi, si può sapere perché vi comportate come due bambini dell’asilo?” li interruppe drasticamente Hermione.

 

“Dai Ron, inizia tu.” Tagliò corto Dean.

 

“Ok, allora…” Ron guardò Harry con un crudele sorriso. “Harry? Obbligo o verità?”

 

Scontato, pensò Harry. Rapidamente scartò verità, perché certamente Ron lo avrebbe messo in imbarazzo con Hermione. “Obbligo” sbuffò alla fine.

 

“Allora…devi baciare Hermione per trenta secondi.” concluse soddisfatto Ron.

 

“COSA??” gli chiesero Harry e Hermione contemporaneamente.

 

“Un bacio decente, però!” infierì Padma.

 

“Ma…” esitò Harry.

 

“Ehi, non siate sleali però: trenta secondi.” fu la sorprendente risposta di Hermione. Harry la guardò, e lei alzò spallucce, quindi anche lui annuì concorde.

 

“Datevi una mossa o li faccio diventare trenta minuti.” rise Ron.

 

Seamus si alzò, cedendo a Harry il suo posto vicino a Hermione, non senza un sorrisetto diabolico. “Tengo io il conto.” Disse, gettando un occhio al suo orologio.

 

Harry tirò un piccolo e profondo sospiro, poi lentamente prese a chinare il viso su quello di Hermione, senza staccare un attimo lo sguardo dai suoi occhi; quando le loro bocche si sfiorarono leggermente lei chiuse gli occhi, li chiuse anche lui, e ogni forma di dubbio o incertezza svanì all’istante: in un secondo il bacio divenne più fiero e profondo, la tipica espressione di qualcosa che aspettava solo il momento giusto per uscire fuori. Harry le circondò i fianchi con un braccio, con l’altra mano le accarezzava una guancia; Hermione gli fece scivolare entrambe le mani dietro al collo, giocherellando timidamente con le dita fra i suoi capelli.

 

“Ehm…ragazzi…” mormorò titubante Lavanda. “…il tempo sarebbe scaduto…tecnicamente…”

 

Harry e Hermione si separarono colti di sorpresa ma lentamente, spaesati dopo la sensazione di totale fuga dal mondo circostante che li aveva travolti. E non aveva fatto notare loro gli sguardi languidi degli altri ragazzi.

 

“Wow.” sospirò Harry, un po’ arrossito, con la faccia di chi ha appena fatto un mega giro sulle montagne russe.

 

“Già…wow.” sorrise Hermione.

 

“Mica male, avete fatto un minuto e dieci secondi.” Ron aveva un sorriso che toccava tutte e due le orecchie.

 

“Che carini che siete!” mormorò Ginny.

 

“Davvero, siete una gran bella coppia.” incitò Lavanda, mollando un pestone a Dean che continuava a ridacchiare.

 

“Allora, sbaglio o tocca a me decidere?” ghignò Harry.

 

“Fagliela pagare, Harry.” gli fece l’occhiolino Hermione. Lui glielo ricambiò. “Ron?”

 

“Uh, devo essere spaventato?” lo provocò Ron, ridendo. “E va bene, non c’è pegno che preferirei di più al mondo.” aggiunse, sorridendo a Padma. “Obbligo.”

 

“Bene. Fai ballare Seamus.”

 

“CHE COSA???”

 

“Avanti! Per trenta secondi!” infierì ridendo Harry. L’intero scompartimento si reggeva la pancia dalle risate.

 

“Ehi, un momento!” s’intromise Seamus.

 

“Eh no, tu non puoi negarti!” lo schernì Dean, tra una risata e l’altra.

 

“Ok, e va bene, ma bada che poi tu e io faremo i conti.” intimò Ron a Harry.

 

************

 

Nel dormitorio maschile i ragazzi stavano finendo di vestirsi con gli abiti eleganti comprati la mattina ad Hogsmeade. Ormai mancava davvero poco alla festa, e gli studenti cominciavano già a lasciare le rispettive stanze per raggiungere i propri partner.

 

Harry, davanti allo specchio, continuava a modificare il nodo della cravatta: lo voleva perfetto come glielo aveva fatto Hermione poche ore prima. Alle sue spalle arrivò il suo migliore amico, alle prese con la giacca.

 

“Allora, sei pronto?”

 

“Quasi.”

 

“Dì un po’, Harry: ti è servita a qualcosa la giornata di oggi?” chiese Ron, sorridendo.

 

“In che senso?”

 

“Voglio dire, baciare Hermione ti ha aiutato a capire cosa provi per lei?”

 

“Ehm…” Harry si sistemò finalmente la cravatta in modo definitivo.

 

“Ho capito, serve il mio aiuto.”  disse calmo Ron, sedendosi sul bordo del suo letto, di fronte a Harry. “Allora, ti è piaciuto almeno?”

 

“Altrochè. Bacia da dio.”

 

“Ok. E cosa hai provato mentre la baciavi?”

 

“Innanzitutto non mi sentivo più i piedi a terra. Poi… ovviamente pensavo solo a lei, a quanto è bella e intelligente, e forte, e coraggiosa, e…” Harry abbassò lo sguardo.

 

“E?” incalzò Ron.

 

“E incredibilmente sexy.” mormorò Harry. Ron inarcò le sopracciglia e lo guardò con aria provocatoria. “Credi che io sia proprio cotto perso, eh?” chiese Harry.

 

“Beh, da 1 a 10, direi…15.”

 

“Già, ma non credo proprio che avrò il coraggio di dirglielo.

 

“Perché?”

 

“Ma perché…ecco…insomma, sono il suo migliore amico, ci resterebbe solo confusa!”

 

“Io non credo proprio.”

 

Harry lo fissò. “Sai qualcosa che io non so?”

 

“Forse si, forse no.” sorrise Ron. “In ogni caso, se ti piace glielo devi dire, non sei l’unico ragazzo a vederla in questa luce, potresti anche perderla se non le parli subito. Muoviti, e non partire scoraggiato.” Ron si alzò e gli diede una pacca sulle spalle. Harry annuì e si alzò a sua volta. “Dai, è ora di andare. Mi gioco le mutande che questa sarà la tua serata.” lo incoraggiò Ron.

 

************

 

Padma era ormai pronta, vestita e truccata, e stava cercando di sistemare i capelli di Hermione –anche lei già vestita e truccata- in un’ elegante acconciatura che le faceva scivolare i bei boccoli sopra le spalle.

 

“Sarai bellissima stasera” squittì emozionata Padma. “Voglio proprio vedere cosa succederà.”

 

“Non lo so, Padma…secondo me tu la vedi troppo rosa, dovresti essere più realista.”

 

“Più realista? Aspetta, fammi pensare…ma certo, allora deve essere stata la mia contorta immaginazione di adolescente che si è immaginata la mia migliore amica mentre il ragazzo dei suoi sogni se la divorava praticamente, prima con la bocca e poi con gli occhi!” fece Padma, marcando il sarcasmo. “Hermione, dico, ti sembrava il bacio di un amico quello?”

 

“No,ma…” Hermione arrossì leggermente, e sorrise. “Diamine se bacia bene…”

 

“Eravate stupendi. La passione si tagliava col coltello. Per non parlare degli sguardi che ti ha lanciato nel negozio di abiti da sera, lì giuro che se Ron e io non ci fossimo stati, ti sarebbe saltato addosso.”

 

“Tu dici?”

 

“Certo.” Padma ultimò l’acconciatura e la rimirò soddisfatta. “Ti dirò, al  99% mi sento di dire che Ron l’ha fatto apposta. L’obbligo, voglio dire. Hai notato come l’ha guardato Harry? A momenti lo sbranava!”

 

“…sarà meglio andare, non voglio far tardi.” tagliò corto Hermione, alzandosi in piedi.

 

“E va bene, andiamo. Ma rilassati, però!” Padma aveva perfettamente capito quanto la sua amica si sentisse nervosa. “Sei una ragazza fantastica, e stai uscendo con un ragazzo meraviglioso, goditi la serata e stai tranquilla!” la rincuorò.

 

“Grazie di tutto, Padma.” le due ragazze si abbracciarono amichevolmente.

 

************

 

Nella sala grande ormai la folla era notevole, e quasi tutti gli allievi di Hogwarts erano presenti; ovviamente solo i più grandi si erano presentati in coppia. Harry e Ron, ai piedi delle scale della torre di Grifondoro, erano in attesa delle loro rispettive compagne.

 

Ron si girò quasi all’istante al suono della voce della sua partner. “Ehi baby, stasera sei incredibile.” le sussurrò.

 

“Questo vestito ti fa incredibilmente sexy.” gli bisbigliò provocantemente in un orecchio lei.

 

“Ehi Padma, hai visto Hermione?” chiese Harry.

 

“Se ti giri la vedi anche tu.” sorrise la ragazza.

 

Harry si voltò e vide Hermione, elegantissima e sorridente. “Wow” disse, spalancando gli occhi. “Stai benissimo… sei davvero stupenda.”

 

Hermione arrossì. “Grazie, anche tu non stai proprio niente male.”

 

“Vogliamo andare?” le disse Harry, porgendole il braccio. Hermione accolse l’invito con un sorriso, sentendosi immediatamente a suo agio con lui, e gli si mise sottobraccio.

 

“Andiamo.”

 

                                               ********************************

 

 

Allora, com’è andata? Piaciuto questo capitolo? Recensite!

Alimentiamo un po’ la suspence…il prossimo capitolo è “Io e te…” …tutto è ancora da giocarsi! E i nostri amici non avranno vita facile! Non affezionatevi ai capitoli così privi d’avventura e suspence…! Oops, forse ho detto troppo…sono peggio di Hagrid!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Io e te... ***


Io e te...

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…

 

                                               FIGHTING DARKNESS

 

IO E TE…

 

La festa di Halloween di Hogwarts iniziò con un banchetto spaziale, che rese tutti gli studenti molto felici. Per l’occasione Silente tenne un discorso augurale in cui avvertiva, tra le altre cose, che presto si sarebbe tenuta una partita di quidditch con Durmstrang. Dopo le dieci gli studenti dei primi tre anni furono obbligati a tornare nei loro dormitori; i più grandi andarono invece nel salone delle feste, a ballare.

 

Draco Malfoy e Pansy Parkinson furono i primi studenti di Serpeverde ad iniziare a ballare; la professoressa Mc Granitt richiese una coppia da ogni casa per aprire le danze. I quattro ragazzi di Corvonero e Tassorosso raggiunsero subito l’insegnante; la Mc Granitt lanciò un’occhiata omicida a Harry, facendogli cenno di avvicinarsi. Alquanto imbarazzati, Harry e Hermione andarono verso il centro della sala con gli altri.

Timidamente alla prime note del valzer Harry porse a Hermione la mano e gli otto ragazzi cominciarono a ballare.

 

“Diamine, l’ho sempre visto fare il valzer, ma non l’ho mai ballato.” sussurrò preoccupata Hermione a Harry.

 

“Tranquilla, non è difficile. Lasciati portare.” la rassicurò lui.

 

“Mi dici dove hai imparato?”

 

“Se te lo dico scoppi a ridere.”

 

“Dai” lo incitò sorridendo lei.

 

“E’ tutto il pomeriggio che Ron mi fa provare nel nostro dormitorio, voleva impressionare Padma.” rise Harry. Hermione scoppiò a ridere ed entrambi colsero uno sguardo indiavolato della Mc Granitt.

 

“Oh oh, forse ballare parlando non è permesso.” Constatò lei. “Abbiamo di nuovo infranto una regola.”

 

“Capirai, sono sette anni che lo facciamo. Devo ammettere che non ha più il gusto di una volta.” Commentò ironico lui.

 

Hermione rise, cercando di trattenersi e continuare a ballare.

 

“Stai andando bene” la incoraggiò lui.

 

“E’ merito tuo.” la ragazza notò lo sguardo di Harry su di lei e arrossì leggermente. “Che c’è? Perché quella faccia?”

 

“Stavo solo notando quanto sei bella.” rispose schiettamente lui, facendola arrossire di più, ma anche sorridere timidamente. Nessuno dei due si accorse che tutti gli occhi erano fissi su di loro.

 

************

 

La stanzona, attrezzata a pista da ballo, si gremì di ragazzi fino a oltre mezzanotte: eccezionalmente Silente concesse agli studenti del 6° e del 7° anno un’ora di spasso in più.

 

Ron e Padma si erano dati a una canzone sfrenata insieme ad altri ragazzi di Corvonero; Harry e Hermione li osservavano da lontano, al tavolo delle bibite.

 

“E questo quante volte lo avete provato?” osservò divertita lei, prendendo il bicchiere che lui le porgeva.

 

“Lasciamo perdere.” sorrise ironico lui.

 

La risata sul volto di Hermione si spense e il suo viso impallidì vistosamente.Harry la vide portarsi una mano al petto e chiudere gli occhi. Preoccupatissimo, le posò il bicchiere che aveva in mano.

 

“Ehi, che ti succede? Ancora quel dolore?”

 

“Perché proprio ora…” mormorò impercettibilmente Hermione. Involontariamente barcollò a destra, ma Harry le impedì di cadere circondandole la vita con le braccia.

 

“Hermione!”

 

“…sto bene…” sussurrò lei ancora con gli occhi chiusi, mentre cercava di regolarizzare il respiro.

 

“No, affatto! Perciò adesso ti porto subito in infermeria!” fece lui, severo.

 

“No, ti prego” lo implorò lei, aprendo gli occhi. “Non è successo niente, davvero.”

 

“Veramente sei quasi svenuta!” puntualizzò lui, senza liberarle i fianchi dalla sua presa.

 

“E’ stato solo un giramento di testa, e comunque è passato adesso. Non c’è motivo di rovinarsi la festa così.”

 

Harry la fissò negli occhi imploranti e tirò un grosso sospiro. “Avanti, andiamo un po’ fuori, l’aria fresca ti farà bene.” Hermione annuì sorridente ed entrambi lasciarono la stanza, assicurandosi che nessuno li notasse, e soprattutto ancora abbracciati. Si diressero verso il pergolato fuori al giardino e rimasero lì a guardare il cielo. Per quanto fosse novembre era una notte bellissima, fresca e stellata.

 

“Va meglio adesso?” chiese Harry.

 

“Decisamente.” Hermione si stiracchiò.

 

“Comunque secondo me dovresti farti dare un’occhiata da Madama Chips.”

 

“Lo sai, quando ero piccola i miei genitori dovevano trascinarmi per portarmi dal dottore.”

 

Harry ridacchiò. “Paura delle punture?”

 

“Più o meno” sorrise lei. “Anche papà era così, detestava tutti i dottori, inclusi i dentisti come lui e mamma.”

 

“A chi assomigli di più, a tua madre o a tuo padre?” chiese lui.

 

“Beh…il carattere è quello di mio padre, ma fisicamente assomiglio di più a mamma.”

 

“Sirius dice che io assomiglio di più a papà.”

 

“Ma gli occhi verdi sono di tua mamma.”

 

“Già”

 

“Devi esserne molto fiero, sono bellissimi e molto espressivi.” Sorrise dolcemente lei.

 

“Grazie.” Le sorrise timidamente lui.

 

“Harry…” annunciò esitante Hermione.

 

“Si?” la incoraggiò lui.

 

“Grazie.”

 

“Per che cosa?”

 

“Per essermi stato così vicino. Per essere il mio migliore amico che abbia mai avuto. Per avermi aiutato tanto.” lei alzò lo sguardo, fissandolo coi suoi grandi occhi color cioccolato. “Per essere così speciale.”

 

Harry quasi non si sentiva più il cuore battere. Istintivamente la mano si mosse per accarezzarle una guancia dolcemente, mentre gli occhi non riuscivano a staccarsi dalle sue labbra. “Io sarò sempre qui per te, piccola.” Quasi senza rendersene conto, senza pensarci su, dalla bocca cominciò a uscirgli un discorso. “Hermione, io e te dobbiamo parlare.” Disse, estremamente serio. Lei fece per rispondere, ma non potè proseguire: le sue labbra erano state catturate da quelle di lui.

 

Harry non volle pensare a nulla, e per una volta diede ascolto al suo istinto: afferrò Hermione per le braccia, la strinse a sé e la baciò. Fu un bacio pieno di passione, eppure dolcissimo. Pochi secondi dopo, malvolentieri, si staccò da lei per poterla guardare negli occhi. Sembrava molto confusa. Harry si fece coraggio.

 

“La..la verità è questa, Hermione” iniziò, guardandola negli occhi. “Sono innamorato di te.” pronunciò tutto in una volta. “Anzi, sono pazzo di te. Ti prego, perdonami se…ecco, lo so che tu ora avresti bisogno di un amico, mi dispiace, dovrei starti vicino come ho fatto finora, ma…ecco, non ce l’ho fatta… e così…” tirò un grosso sopiro. “E’ che non riesco quasi a respirare quando ti tengo fra le braccia…sei così bella, così speciale, così…oddio, Hermione, perdonami…ti ho confuso ancora di più…” Harry sembrava impacciatissimo.

 

Ti prego, non guardarmi con quegli occhi…se mi guardi così mi farai perdere di nuovo il controllo… se ti bacio stavolta non ti lascio andare… come faccio a dirti che ormai abbracciarti o accarezzarti da amico non mi basta più?

 

Lo sguardo di puro panico sul viso di Harry era la prova evidente che aveva male interpretato le lacrime di Hermione. Lei scosse la testa sorridendo, e gli si avvicinò.

 

“E’ tutta la vita che sogno di sentirti dire questo, Harry…ma finora questo è successo solo nei miei sogni…avevo così tanta paura… di dirti cosa provo per te…” mormorò commossa.

 

Harry sorrise, e si sentì un’ondata di gioia invadergli il cuore. Ancora una volta le fece scivolare le braccia attorno ai fianchi e la strinse a sé, avviluppandola in un bacio stracarico di passione travolgente. Hermione rispose immediatamente al bacio stavolta, carezzandogli sensibilmente la nuca con le sue dita sottili, il che spinse Harry a rendere ancora più profondo il bacio. Quando- per respirare- si staccarono, i due ragazzi si guardarono intensamente negli occhi sorridendo, per poi riprendere a baciarsi con più foga di prima.

 

************

 

Affacciata a uno dei finestroni, Padma si lasciò sfuggire un sorriso da un orecchio all’altro. Ron la raggiunse alle spalle e le stampò un bacio sulla nuca; poi, seguendo il suo sguardo, notò la coppia in giardino e anche lui sorrise soddisfatto.

 

“Finalmente!” esclamò allegramente. “Ehi Seamus, mi devi 10 galeoni!”

 

Padma scherzosamente lo colpì al braccio con uno schiaffetto. “Ma sei proprio incorreggibile! Hai scommesso sui sentimenti dei tuoi migliori amici!”

 

“Perché lo sapevo che stasera sarebbe stata la grande serata di Harry! Fai baciare a un uomo la donna che ama e vedrai che non riuscirà più a pensare ad altro.”

 

“Evviva l’esperto.” commentò Padma.

 

“No,dico davvero. E’ successo anche a me.” le disse con un sorriso meno spavaldo e più dolce. Padma gli sorrise e lo abbracciò.

 

************

 

All’incirca una decina di minuti dopo, Harry e Hermione rientrarono nel salone mano nella mano, felici e sereni. Mentre in sottofondo sfumava una canzone, i due ragazzi raggiunsero il tavolo di Padma e Ron, che nel vederli sorrisero, largamente compiaciuti. Padma e Hermione si abbracciarono amichevolmente, mentre Harry e Ron si stringevano la mano in segno di vittoria.

 

“Te l’avevo detto che questa sarebbe stata la tua serata.” esclamò Ron.

 

“Ti devo un favore, amico.” rispose allegro Harry, e Ron gli strizzò l’occhio con un sorriso. Anche Hermione gli sorrise, e lui la abbracciò fraternamente.

 

“E se ti fa arrabbiare, vienimelo subito a dire che gli spacco il muso, ok?” scherzò Ron, e tutti e quattro risero. Nell’aria risuonarono le note dell’ultima canzone della festa, un lento dolcissimo, e in pochi istanti le coppie rimaste si diressero al centro della sala. Anche Padma e Ron fecero lo stesso, seguiti da Harry e Hermione.

 

Fu il ballo più fantastico della serata. Harry e Hermione non smisero neppure per un secondo di guardarsi negli occhi sorridendo, persi nell’emozione dell’avventura che avevano appena incominciato insieme. A malapena erano consapevoli della musica in sottofondo, e sulle note finali della canzone si fermarono e Harry si chinò a baciare Hermione ancora una volta, davanti agli occhi di tutti –che tanto sorpresi poi non erano. L’unica a spalancare gli occhi fu la professoressa Mc Granitt, che subito guardò Silente con aria interrogativa; ma il buon vecchio preside aveva stampato in faccia un sorriso di approvazione e tenerezza che zittì qualunque possibile predica.

 

***********

 

Hermione si sforzava di concentrarsi sul suo saggio di Pozioni, ma con Harry che continuava a sbaciucchiarle il collo la concentrazione non era proprio il massimo.

 

“Harry…non potremmo rimandare?” provò dolcemente lei.

 

“Perché? Lo so che ti piace.” Harry sembrò non afferrare il messaggio.

 

“Si, però dobbiamo fare il saggio per Piton…” le difese di Hermione vacillavano pericolosamente mentre lottava per tenere gli occhi aperti. Crudelmente consapevole di questo, Harry sorrise e intensificò la sua opera di persuasione.

 

“Harry…” sussurrò Hermione. “...ti prego...”

 

“Si?” mormorò lui, senza interrompersi. “…mi preghi di farti cosa?”

 

Il momento magico fu rotto dall’arrivo di un Ron in corsa, con un libro e una pergamena scarabbocchiata in mano. Il ragazzo saltò atleticamente una panca e si sedette di fronte ai due amici.

 

“Hermione, ho un bisogno disperato di te!” le disse, ancora affannando. “Ti scongiuro, devo ancora finire l’assegno di Vitious e non riesco a trovare una conclusione per il saggio di Piton.” aggiunse, porgendole la pergamena.

 

“Si, ho capito, da’ qua.” Hermione non riusciva ad afferrare il foglio con Harry che aveva praticamente catturato tutta la parte destra del suo collo. Ron, spazientitosi, si sporse in avanti e spinse indietro Harry.

 

“Ma la lasci in pace un momento, razza di maiale?!”

 

“Senti chi parla! E poi sei tu che devi lasciarla in pace! Stavamo facendo di meglio prima che arrivassi tu!” ribbattè Harry.

 

“Ragazzi!!” li interruppe Hermione. “Ok Ron, al tuo saggio ci penso io, poi finisco il mio e io e te torniamo a fare quello che stavamo facendo prima.” concluse sorridendo a Harry.

 

Harry sbuffò. “Va bene, però sbrigati, eh?” Lei annuì e si rituffò con la testa sui libri.

 

“Partitone?” chiese Ron. Harry annuì e lo seguì verso il loro dormitorio. Quella era la domanda rituale di Harry e Ron per sfidarsi a scacchi. Hermione scosse la testa con un sorriso, poi riprese a concentrarsi sui suoi libri.

 

************

 

Harry e Ron stavano nella stanza comune di Grifondoro davanti alla scacchiera quasi vuota. Il re di Harry era quasi sotto scacco dell’alfiere di Ron.

 

“Scacco.” disse trionfante Ron.

 

“Non cantare vittoria così presto.” esclamò Harry senza perdersi d’animo.

 

“Senti un po’ Harry, tra 15 giorni è natale. Hai deciso dove passerai le vacanze? Perché sai, non mi va di lasciarti solo, però Padma e io…”

 

“Tranquillo, vai pure con lei.” sorrise Harry. “Vado con Hermione nella fattoria dei suoi zii.”

 

“Benone.” sorrise anche Ron. “E comunque sei sempre sotto scacco.”

 

“Ancora per poco.” fece Harry con aria di sfida.

 

In quel momento entrò nella sala Neville. “Harry, la Mc Granitt ti manda a dire di raggiungere subito Silente.”

 

Harry malvolentieri abbandonò la partita. “La finiamo più tardi, ok?” Ron annuì.

 

************

 

“Avanti” mormorò Silente, sentendo bussare alla porta. Harry entrò, e lui smise di guardare fuori al finestrone per sedersi sulla sua poltrona, facendo cenno al ragazzo di sedersi. “Oh, Harry. Siediti pure.”

 

“Buonasera, professor Silente. Mi hanno detto che voleva vedermi.”

 

“Si, infatti. Innanzitutto volevo confermare al capitano della squadra di quidditch di Grifondoro la partita contro Durmstrang tra una settimana esatta.” Silente si fermò un attimo. “Siete la squadra campione da due anni, ci aspettiamo grandi cose.”

 

“Non la deluderemo, signore.” Esclamò convinto Harry. Silente annuì.

 

“Sarò felice di poter finalmente vedere uno scontro tra te e il campione bulgaro, Viktor Krum.”

 

“Viktor Krum?” Harry strinse i pugni. Quel bastardo che due anni prima gli aveva portato via Hermione per poi mollarla solo perché si era rifiutata di andare a letto con lui. Finalmente gli si presentava un’occasione per fargliela pagare. “Bene.”

 

Silente si schiarì la gola ed estrasse da un cassetto della sua scrivania un foglietto mezzo bruciacchiato e stracciato. “Poi volevo parlare con te, Harry. Figliolo, dove hai intenzione di passare il natale?”

 

“…con Hermione dai suoi zii in campagna.” rispose confuso Harry. “Perché?”

 

Il vecchio preside gli passò il foglietto. Harry aggrottò le sopracciglia.

 

                                               TUTTO QUELLO CHE E’ TUO SARA’ MIO

                                                                       /\/\/

 

“Che cosa significa?”

 

“L’ha trovata Fanny. Harry, è un messaggio di Voldemort. Per te.”

 

Harry deglutì. E’ tornato, un’altra volta.

 

“Perché ha detto una cosa simile? A che si riferisce? Sono io che gli interesso, che altro può volere?” chiese, angosciato.

 

“Io credo che sarebbe più prudente per te restare qui dove possiamo aiutarti.”

 

“Sta dicendo che non posso andare dagli zii di Hermione?” Silente annuì. “Non se ne parla.”

 

“Mi rendo conto che hai promesso alla signorina Granger di andare con lei, ma è meglio per entrambi se…”

 

“No, mi dispiace professor Silente.” tagliò corto Harry. “Questo è il primo natale per Hermione senza i suoi genitori, ed è anche…beh, il nostro primo natale insieme. In entrambi i casi non intendo lasciarla da sola. E’ così emozionata all’idea che passeremo un po’ di tempo da soli…io voglio andare. Non la renderò infelice.”

 

Silente sorrise inaspettatamente. “Mi sembri proprio tuo padre, lo sai? Hai il suo stesso coraggio e il suo stesso ardore. E nei tuoi occhi c’è lo stesso amore che James aveva per Lily.” Harry sorrise a sua volta. Nessuno glielo aveva mai detto prima.

 

“Va bene, Harry. Mi fido di te.”

 

“Grazie, signore.”

 

“Ma ricordati che devo sempre essere avvertito di tutto quello che succede, sono stato chiaro?” Harry annuì. “Buona fortuna, signor Potter.” Concluse l’anziano preside, sorridendo.

 

************

 

“Allora, che voleva Silente?” chiese Ron, l’unico presente nella sala di Grifondoro.

 

“Grifondoro – Durmstrang sabato mattina.”

 

“Contro Krum? Ah, bene!” ghignò Ron.

 

“Ci alleneremo ogni giorno da domani, gli voglio sfondare il culo.”

 

“Ricevuto, capitano.”

 

In quel momento entrò Hermione sorridente, porgendo la pergamena a Ron.

 

“Ecco qui, te l’ho un po’ modificato, ma nel complesso andava bene.”

 

“Grazie, bel musetto, ti devo un favore.” Ron fece scorrere rapidamente gli occhi lungo la pergamena.

 

“Allora, sei libera adesso?” sorrise Harry.

 

Hermione aprì la bocca per rispondere, ma ne uscì un singulto strano e immediatamente chiuse gli occhi forte, stringendosi una mano al petto. Harry balzò in piedi, riconoscendo il suo solito dolore, ma questa volta le cose andarono diversamente: Hermione, pallidissima, si portò entrambe le mani alle tempie e cominciò a gridare.

 

“No!!! Non voglio, noo!!!”

 

“Hermione!!”

 

“Che le succede?!” Ron le corse accanto appena in tempo per afferrarle le spalle e impedirle di cadere.

 

“Hermione, che cos’hai??” Harry la scosse.

 

“No!!! Lasciami in pace!!!!” Hermione continuava ad agitarsi ed affannare senza aprire gli occhi.

 

“Hermione, sono io, sono Harry!! Apri gli occhi, non c’è nessuno che vuole farti del male!!!” stavolta gli scossoni di Harry furono più vigorosi.

 

Hermione, affannando, lentamente aprì gli occhi; ma non li tenne aperti per molto, perché il buio la avvolse e non comprese più niente. Crollando in avanti, Harry la afferrò prima che potesse cadere.

 

“Hermione!!”

 

Mentre lui la prendeva in braccio, Ron si sforzò di mantenere un minimo di autocontrollo e le sentì il polso: era debole. “Presto, portiamola in infermeria!”

 

Harry annuì, e i due ragazzi corsero a tutta velocità nello stanzone-ospedale di Hogwarts. Mentre Ron cercava Madama Chips, Harry stese Hermione su uno dei letti vuoti e la coprì con le coperte: era pallida e fredda, e respirava a stento. Lui prese ad accarezzarle freneticamente le guance gelate. “Andrà tutto bene, tesoro, io sono qui con te, svegliati Hermione, ti prego, apri gli occhi…” le sussurrò angosciato.

 

Madama Chips entrò di corsa seguita da Ron, e subito si chinò su Hermione per sentirle il battito. Poi alzò lo sguardo verso Harry. “Signor Potter, è meglio che aspetti fuori. Penserò io a lei, è in buone mani.”

 

Harry aprì la bocca per dire di no, ma Ron gli poggiò amichevolmente una mano sulla spalla. “Dai Harry, vieni.”

 

Malvolentieri i due ragazzi uscirono dall’infermeria e l’ultima cosa che videro prima di chiudere la porta fu Madama Chips che sfilava la cravatta di Grifondoro a Hermione e le sbottonava rapidamente la camicia.

 

************

 

Il successivo quarto d’ora Harry lo passò seduto sulla panca fuori l’infermeria con la testa tra le mani, e Ron stava seduto vicino a lui. Altrettanto preoccupato, gli poggiò amichevolmente una mano sulla spalla. “Andrà tutto bene, vedrai. E’ la ragazza più in gamba di tutta Hogwarts, se la caverà alla grande.” Harry annuì e cercò di darsi coraggio.

 

Dopo quella che sembrò un’eternità Madama Chips uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Harry e Ron balzarono subito in piedi.

 

“Come sta Hermione?” chiese Harry.

 

“Adesso sta meglio, ma voglio che la veda il professor Silente, sto appunto andando a chiamarlo.”

 

“Possiamo vederla? Per favore.” supplicò Ron.

 

Madama Chips inarcò le sopracciglia: lasciare una ragazza svenuta e in camicia da notte da sola con due ragazzi non le sembrava esattamente una buona idea, ma d’altro canto gli occhi imploranti di Harry erano davvero troppo da sostenere. “E va bene, ma non disturbatela in alcun modo.” I due Grifondoro annuirono, ed entrarono nell’infermeria.

 

Hermione stava stesa nel suo letto, con i capelli sciolti e una camicia da notte. Aveva un’aria sfinita e allo stesso tempo angelica. I suoi vestiti erano tutti accuratamente piegati sopra il letto vicino. Harry si sedette sul bordo del letto e le prese una mano fra le sue: era ancora fredda, ma non come prima. Ron si sedette sul letto accanto.

 

“Che cosa le sarà successo?” fece Ron, a bassa voce.

 

“Non lo so, so solo che non ho mai avuto una paura così.” rispose Harry senza staccare gli occhi dal viso ancora pallido di Hermione.

 

Pochi minuti dopo arrivò Silente, con un viso alquanto serio. Il vecchio preside posò una mano sulla fronte di Hermione, poi annuì. “Madama Chips, penso che sarebbe una buona idea prepararle una pozione rinforzante.” La donna annuì ed uscì, mentre Silente riportava la sua attenzione a Hermione. “E’ opera di Voldemort.”

 

Ron si alzò dal letto, Harry aggrottò le sopracciglia e aprì e chiuse la bocca nervosamente prima di riuscire a parlare. “Che cosa?”

 

“Conosco questo tipo di incantesimo. Mi chiedo solo come Voldemort sia riuscito a farlo alla signorina Granger, dal momento che è una magia realizzabile solo da vicino.” continuò Silente.

 

Harry ingoiò il groppo che gli si era formato nella gola. “Non è…non è la prima volta che Hermione si sente male.” Ron spalancò gli occhi, Silente inclinò la testa. “Anche se non le è mai capitato di svenire, è da quando è tornata a scuola che ogni tanto ha questo strano dolore.” Continuò Harry, senza alzare gli occhi dal pavimento.

 

                                               ************************************

 

 

Wow…capitolo intenso, eh? Come andranno le cose? Che è successo a Hermione? Potrà riprendersi?

Restate sintonizzati: tutto questo e anche di più nel prossimo capitolo…” Il mio pensiero felice”.

RECENSITE!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il mio pensiero felice ***


Il mio pensiero felice

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…

 

                                               FIGHTING DARKNESS

 

IL MIO PENSIERO FELICE

 

Ron fissò infuriato Harry. “Stai dicendo che sono quasi tre mesi che Hermione sta male e tu lo sapevi e non hai fatto niente?!?”

 

Harry si alzò, essendo alla stessa altezza di Ron, altrettanto arrabbiato. “Non stava male, ogni tanto aveva uno strano dolore ma diceva che era solo un problema di nervi per via dei suoi genitori!!”

 

“Volete calmarvi tutti e due o devo farvi uscire? Nel caso ve lo foste dimenticato, questa è un’infermeria.” la voce ferma e calma di Silente fece sì che i due ragazzi si calmassero davvero e tornassero a sedersi. “Harry, non è colpa tua. Questo è un incantesimo di alta magia nera, in pochi riescono a riconoscerlo.”

 

“In che consiste? Cioè, cosa le ha fatto?” incalzò Ron.

 

Silente sospirò. “Quando Hermione sente dolore, lui le entra nella testa, le crea il vuoto attorno e cerca di portarla nella sua dimensione di tenebre.” I due ragazzi avevano un’espressione di pura angoscia mista a rabbia e voglia di vendetta. “E’ stata davvero molto forte a resistere a un attacco così violento, è per questo che ora è sfinita.” Il vecchio preside sollevò la mano dalla fronte di Hermione. “E’ meglio lasciarla riposare.”

 

“Professore…come…possiamo aiutarla?”

 

“Harry, non è così semplice. Per risolvere il problema definitivamente dovremmo eliminare chi le ha fatto questo incantesimo. E visto che con molta probabilità si tratta di Voldemort, le cose potrebbero andare per le lunghe. Ma nel frattempo possiamo correre a dei ripari.”

 

“Del tipo?”

 

“Devi insegnare a questa signorina come creare un Patronus. Questo l’aiuterà a tenere alla larga Voldemort. E poi devi cercare di essere sempre presente in momenti come questo, per parlarle,trattenerla, strapparla alle tenebre.” concluse Silente.

 

“Lo farò.” Harry strinse i pugni. “Ma se per salvarla devo uccidere Voldemort, lo farò anche a costo della vita.”

 

“Aspettate un minuto” s’intromise Ron. “Hermione non h mai detto di essere stata attaccata da Tu-Sai-Chi.” Harry e Silente lo fissarono, confusi. “Ma certo, non ti ricordi? Gliel’abbiamo chiesto, e lei ha detto che era stato un mangiamorte incappucciato a uccidere i suoi genitori!”

 

“Un mangiamorte incappucciato?” ripetè Silente.

 

“Mi dia una lista dei mangiamorte in circolazione.” esclamò Harry, con un impulso omicida negli occhi.

 

“Calmati Harry, non possiamo agire così sconsideratamente. Capisco cosa provi, ma non devi temere per la vita di Hermione, i metodi che ti ho suggerito la terranno fuori dai guai. Nel frattempo noi studieremo la cosa attentamente, ma con calma e razionalizzando qualunque decisione, perché stiamo parlando di Voldemort, e non è un gioco; senza contare che la mancanza di prudenza potrebbe costare caro alla vostra amica prima che a chiunque altro.”

 

“Va bene.” mormorò poco convinto Harry.

 

“Perfetto. Adesso andiamo, la signorina Granger ha bisogno di riposo.” Silente si diresse verso la porta; Ron tirò un sospirone e lo seguì. Harry si chinò per dare un piccolo bacio sulla fronte di Hermione, poi li raggiunse e uscì.

 

************

 

Quando Hermione riaprì gli occhi ci mise un momento a mettere a fuoco le immagini, ma riconobbe subito la sagoma accanto a sé: Harry le stava seduto accanto, tenendole la mano.

 

“Ehi” sorrise lui, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte. “Buongiorno, dormigliona.” le sussurrò amorevolmente. Hermione sulle prime sorrise, poi sul suo viso comparve un’ondata di panico e immediatamente si raddrizzò nel letto, gettando le braccia al collo di Harry.

 

“Harry, aiutami!! Ho visto Voldemort!! Vuole che vada con lui!! Dice che devo andare per forza!!” strillò, terrorizzata. Harry la strinse fra le braccia, e con una mano prese ad accarezzarle i capelli.

 

“Ssh, è tutto a posto ora.” la rassicurò. “Sei stata bravissima, l’hai respinto, ma ti è costato parecchio e hai passato la notte in infermeria. Ron, Padma e Ginny sono stati qui fino a qualche minuto fa. Ci hai fatti preoccupare tutti, sai?”

 

“E’ stato terribile.” aggiunse lei in un soffio, nascondendo la testa nel collo di lui. “Era tutto completamente buio, e c’era la sua voce metallica…e ripeteva sempre la stessa cosa…devi venire, non hai scampo…lui non potrà salvarti…oddio Harry, ero così sola e infreddolita…”

 

Harry la strinse ancora di più fra le sue braccia, mentre la sentiva tremare per i singhiozzi. Sapeva bene quanto spaventoso potesse essere affrontare Voldemort direttamente, e lei lo aveva fatto per la prima volta da sola. “Può aver detto tutte le stupidaggini del mondo, ma hai vinto tu. L’hai cacciato, Hermione. E ora ti insegnerò come fare ogni volta che tornerà.”

 

Anche Hermione strinse le braccia attorno al collo di Harry. “Ah, e c’è un’altra cosa.” aggiunse lui. “Finchè io sarò vivo tu non sarai mai sola.”

 

“Lo so.” sussurrò lei in risposta, rilassandosi in quell’abbraccio che la faceva sentire davvero al sicuro.

 

************

 

Silente spiegò a Harry e Hermione che il modo migliore per fronteggiare il problema era quello di allenare Hermione a cacciare un dissennatore creando un patronus, e questo sarebbe stato compito di Harry, cui Silente avrebbe ‘prestato’ un dissennatore per un’ora al giorno per almeno una settimana o due.

 

Dal canto suo Harry, in quanto capitano di Grifondoro, continuava gli allenamenti di quidditch ogni pomeriggio. Ron, Seamus e Dean erano i cercatori, Bob e Roger i battitori; le ragazze avevano il permesso di assistere agli allenamenti, anche perché buona parte di loro –e soprattutto Hermione- pensava a svolgere l’assegno anche per i ragazzi.

 

***

 

Hermione alzò un po’ lo sguardo dal libro di Pozioni. Era un bellissimo pomeriggio di sole, e stava seduta sull’erba del bordocampo di quidditch, ma i ragazzi non erano ancora arrivati, e il bello dello stare lì da sola era di potersi togliere il mantello nero dell’uniforme scolastica e rimanere in jeans e maglione di lana.

 

Ma…di chi è questo piede?

 

“Guarda un po’ chi abbiamo qui, la bella mezzosangue che aspetta il suo fidanzato, l’eroe dei boccini d’oro.”

 

Lei riconobbe subito quella voce e s’incupì. “Che diavolo vuoi stavolta, Malfoy?”

 

“Come siamo imbronciate. Che è successo, Potter ha tentato di saltarti addosso e ha fatto cilecca?”

 

Gli occhi color cioccolato di Hermione, furiosi, incontrarono quelli color ghiaccio fieri e sicuri di Draco Malfoy. “Ti diverte così tanto offendere Harry? Oh, strano, dovrebbe mortificarti notare quanto ti è superiore.”

 

“Siamo sulla difensiva, eh Granger?” Malfoy ghignò sensualmente. Era ritenuto uno dei ragazzi più sexy di tutta Hogwarts e questo lo faceva sentire molto pieno di sé. Hermione si alzò in piedi seccata. “Che fai, te ne vai già?”

 

“Non mi piacciono i seccatori.”

 

“Oh, andiamo, allora perché te ne stai sempre con Potter e Weasley?”

 

“Draco Malfoy, non so perché tu creda il contrario, ma sei così viscido che rischio di ungermi vicino a te. Perciò preferisco andarmene.”

 

“Caratterino peperino, non staresti male tra i Serpeverde. E poi…” e qui il tono del ragazzo si fece suadente. “…quella lingua potresti usarla in un modo ben più gradevole con me.”

 

“Per esempio? Sono un po’ troppo grande per farti le boccacce, non credi?” Hermione aveva capito benissimo le intenzioni di Draco.

 

“Sarà, ma non sei più nemmeno tanto piccola per usufruire di un mio atto di bontà…” e con questo Malfoy motivò lo sguardo di pura lussuria con cui stava squadrando a vista Hermione, dalle spalle ai piedi. Lei arretrò di qualche passo, disgustata e infuriata allo stesso tempo. Lui si inumidì le labbra con la lingua e fece un passo avanti verso di lei.

 

“C’è qualcosa che non va qui?”

 

Hermione tirò un sospiro di sollievo. Harry e Ron –tenendo il bauletto delle palle di quidditch- li raggiunsero in pochi passi. Malfoy non sembrò sconvolgersi più di tanto alla vista di Harry che si avvicinava a Hermione, mentre Ron, appoggiando le mani sui fianchi, lo guardava come se stesse per sbranarlo.

 

“Beh, che diavolo ci fai tu qui?”

 

“Stavo giusto proponendo alla tua ragazza una notte bollente in mia compagnia. Bisognerà pure che qualcuno le mostri cos’è il sesso, è uno spreco lasciare una così ancora vergine alla sua età.” Malfoy rise.

 

Hermione fece del suo meglio per arpionare il braccio di Harry prima che potesse balzargli praticamente addosso. Ron fece un passo avanti, furioso, ma non osò oltre: Harry aveva più diritto di lui a spaccargli il muso.

 

“La mia vita sessuale non è affar tuo, Malfoy!!” strillò paonazza Hermione.

 

Harry e Malfoy si fissavano a denti stretti. “Perché non lo fai, Potter, lo so che muori dalla voglia di darmi un pugno. Avanti, fallo. Non c’è nessuno che ti possa fermare.” lo sfidò Draco.

 

“Harry, lascialo perdere! Non vorrai cacciarti in qualche guaio per colpa sua, vero? Lo sai che non ne vale la pena, no?” la tensione si tagliava col coltello.

 

“Facciamo così” lo stuzzicò oltre Malfoy. “Ce la giochiamo da veri uomini. E chi resta in piedi se la spassa con lei per tutta la notte.” concluse con aria di sfida, senza interrompere il contatto visivo con Harry.

 

“Che cosa?!?” strillò Hermione, disgustata.

 

Harry fece un passo avanti, minaccioso. “Toccala con un dito e ti pianto su una sedia a rotelle a vita!!” ringhiò. “Hermione è mia, tu non devi nemmeno guardarla!!”

 

Hermione si sentì gelare il sangue nelle vene. Quasi senza pensare, s’intromise bruscamente fra i due ragazzi –entrambi ovviamente più alti e robusti di lei- e si voltò verso Harry, paonazza e furiosa. “Come ti permetti?! Una cosa del genere me la aspetto da Malfoy, non da te!!” gridò.

 

“Ma sei impazzita?!” Harry spalancò gli occhi.

 

“Come osi trattarmi come un oggetto?! Io sono una persona e non appartengo a nessuno, chiaro?!!” continuò a strillare lei.

 

“Ma come puoi essere così ottusa?!” le rispose confuso Harry, alzando la voce.

 

“Qui l’unico ottuso sei tu!!” Hermione si guardò bene dal lasciar intravedere le lacrime che stavano per uscirle dagli occhi, girò sui tacchi e corse via. Ron scosse la testa, Harry serrò i pugni.

 

“Eh no, stavolta non te la cavi così!” disse, e prese a correrle dietro. Malfoy li guardò e si lasciò scappare una risatina crudele, mentre si allontanava. Ron gli diresse un’occhiata di puro odio, poi cercò con lo sguardo i suoi migliori amici, che però sembravano lontani.

 

************

 

Harry afferrò Hermione per un braccio e finalmente riuscì a fermarla. Ansimavano tutti e due per la gran corsa.

 

“Si può sapere che ti ha preso?!” le chiese lui, infuriato.

 

“E me lo chiedi anche?! Mi tratti come un oggetto e poi ti meravigli se ti mando a quel paese?” strillò lei. Ora le lacrime erano molto vicine.

 

“Io ancora non riesco a capire che male ho fatto! E’ poi così grave che un ragazzo parli della sua ragazza come di una cosa propria?” ribbattè furioso lui.

 

“Appunto, vedi? Tutti, incluso te, mi vedete come la ragazza di Harry Potter e basta!”

 

“Ma questo è ridicolo!” Harry sembrava cadere dalle nuvole. “Io non ho mai detto né pensato una cosa del genere, che oltretutto non è neanche vera!”

 

“Ma lo dai a vedere perfettamente, perché altrimenti Malfoy sarebbe improvvisamente intenzionato a portarmi a letto? Per fare un dispetto a te, non perché si attraente io!” nel momento stesso in cui le parole le uscirono dalla bocca le fece male comprenderne il significato. Le prime lacrime fecero capolino sulle sue guance.

 

Harry, a bocca aperta, scosse la testa. “Come puoi dire una sciocchezza simile? Hermione, tu non sei attraente? Dico, sei pazza?”

 

“Lo sai anche tu che ho ragione.” lei cercò di autocontrollarsi. “E’ difficle essere vista per quello che sei quando sei la ragazza del mago che ha combattuto contro Voldemort.” stavolta le parole non erano sparate fuori dalla rabbia, ma dalla tristezza.

 

 Harry si passò nervosamente una mano tra i capelli. “Tu hai frainteso tutto. Prima di tutto, io ti stimo moltissimo, sei una strega in gamba, forse la migliore che sia in circolazione, e questo lo sanno tutti. Secondo: Malfoy è un verme schifoso, è chiaro che tutto quanto possa fare per farmi incazzare lo fa, incluso dare fastidio alla persona a cui tengo più al mondo.”

 

Hermione alzò lo sguardo, insicura.

 

“E terzo” continuò Harry. “non voglio mai più sentirti dire una stronzata come quella di prima. Hermione, tu sei bellissima e oltretutto sei incredibilmente sexy, voglio dire, certe volte io mi sento delle fitte allo stomaco quando sei fra le mie braccia o quando ti bacio, e non sarei un maschio se non desiderassi di…” a questo punto dovette distogliere lo sguardo da lei, mentre le orecchie gli si coloravano di rosso. “Io non mi sognerei mai e poi mai di soffocare la tua personalità, e nemmeno potrei se anche volessi, solo che al pensiero che quello schifoso ti mettesse le mani addosso, quando io non proverei mai a forzarti se non sei pronta, ecco…io…io…”

 

Gli occhi smeraldo di Harry incontrarono quelli cioccolato di Hermione: uno sguardo intenso, profondo, sconvolgente…finchè lui non eliminò in pochi passi la distanza tra loro e la baciò.

 

Era il bacio più profondo, passionale e famelico che Harry le avesse mai dato. Hermione quasi non riusciva a trovare la forza di rispondere al bacio, dal momento che la bocca di lui, che incalzava pressantemente sulle sue labbra, e la sua lingua affamata nella sua bocca la facevano a stento respirare. Fu grata al braccio che lui le aveva fatto scivolare attorno ai fianchi che la reggeva in piedi, mentre la mano che le aveva tuffato tra i capelli le faceva letteralmente sentire le farfalle nello stomaco. Eh si, ora il suo punto era molto chiaro.

 

Un’eternità dopo, Harry fu costretto a terminare il bacio per riprendere fiato (dannate esigenze umane!) e la lasciò andare riluttante. Hermione ci mise qualche secondo ad aprire gli occhi e realizzare di essere ancora sulla terra. Lui, vedendola in quello stato, sorrise teneramente.

 

“Ehm…scusa.” si limitò a dire.

 

“Di che cosa?” Harry la guardò negli occhi: sembrava tranquilla, rasserenata, e lo confermò sorridendo. Anche lui sorrise.

 

“Dove…cosa stavamo dicendo?”

 

“Non me lo ricordo più.” sussurrò lei, prima di sollevarsi sulle punte, prendendergli il viso tra le mani e baciarlo, mentre lui la stringeva di nuovo fra le sue braccia forti.

 

************

 

“Visto? Lo sapevo che avrebbero fatto pace in cinque minuti.” esclamò soddisfatto Seamus, mentre Dean lo scansava dalla visuale, già difficile in un cespuglio.

 

“Wow, sei forte capitano!” ridacchiò Dean.

 

“Ok, avanti, basta fare i guardoni!” tagliò corto Ron, mentre trascinava per i colletti i suoi amici verso il campo di quidditch.

 

“Guarda che razza di ipocrita! Ti ricordo che l’idea di spiarli è stata tua!”

 

“Si, Seamus, ma io volevo solo essere sicuro che facessero pace, non volevo certo assistere al seguito!”

 

“Peccato, era la parte più divertente.” aggiunse deluso Dean.

 

“Pervertiti.” concluse Ron, scuotendo la testa.

 

************

 

Il dissennatore stava chiuso nell’armadio dell’ufficio di Silente, mentre Harry e Hermione stavano in piedi, al centro della stanza, senza bacchette. Silente aveva dato il permesso a entrambi di esercitarsi a respingere Voldemort; Harry posò sulla scrivania un sacchetto pieno zeppo di tavolette di cioccolato.

 

“E quello che significa?” disse Hermione sorridendo. “Vuoi vedermi diventare come Milllicent Bullstrode?”

 

“Vuol dire che dovrai imparare in fretta, così non ti ingozzerai di cioccolato.” sorrise lui.

 

“E va bene, vediamo un po’.”

 

“Allora, per prima cosa voglio che ti rilassi. Sgombra la mente, non pensare a niente, tantomeno a quell’affare là dentro. Chiudi gli occhi.”

 

“Niente bacchetta?”

 

“Non serve, il tuo sarà un patronus mentale, cioè si materializzerà solo nella dimensione in cui compare Voldemort, quindi…”

 

“Cavolo, Harry, questa è magia nera avanzata.”

 

Harry annuì, amaro. “Già.”

 

Hermione annuì dolcemente, cercando di rimetterlo a suo agio. “Ok, allora. Io sono pronta.”

 

“Ok. Chiudi gli occhi, mente sgombra.” Hermione gli obbedì. “Adesso faccio uscire il dissennatore, potresti vedere qualcosa di molto brutto. Non avere paura, è passato e non tornerà.” Harry sapeva bene cosa diceva. Ricordava esattamente le sue prime lezioni con Lupin, quando aveva imparato a difendersi dai dissennatori. “Ricordati quello che ti ho detto.”

 

Detto questo, Harry aprì l’armadio. Hermione sentì un freddo percorrerle le ossa e insinuarsi nel cervello e nel cuore.

 

“HERMIONE, DEVI FUGGIRE!! PER ME E MAMMA NON C’E’ PIU’ NULLA DA FARE, MA TU PUOI FARCELA!!”

 

…papà…

 

“NON VOLTARTI INDIETRO, CORRI!!!”

 

…mamma, papà…no, perché…

 

Hermione si sentì scuotere violentemente e aprì gli occhi a fatica. Davanti a lei c’era Harry, che la stava tenendo tra le braccia con una espressione visibilmente preoccupata. Davanti a loro c’era una sagoma trasparente che assomigliava molto a Harry. Hermione capì che doveva essere James Potter, il patronus di Harry, invocato evidentemente da lui per fermare il dissennatore.

 

“Come va?” chiese lui, preoccupato.

 

Hermione comprese di stare piangendo.

 

“Ho visto…ho visto…”

 

“Si, lo so.” disse lui, abbracciandola. “Lo so cosa hai visto.”

 

“E’ orribile.”

 

“Vuoi fermarti per oggi? Possiamo continuare domani.”

 

“No, assolutamente.” tagliò corto lei. “Non ho intenzione di mollare così presto.”

 

Lui le sorrise con ammirazione e le porse un pezzo di cioccolato. “Allora sentimi bene. Ora sai come ci si sente a contatto con un dissennatore; adesso devi provare a respingerlo. Devi contrapporgli un pensiero felice, una cosa che ti fa provare una sensazione piacevole, allegra.”

 

“Va bene, ci provo.”

 

“Ok. Niente paura, ricordati che è già tutto passato e non ritornerà.” Harry la fece rialzare e le strinse la mano ancora una volta prima di liberare nuovamente il dissennatore.

 

“MAMMA!!! PAPA’!!!”

 

“CORRI, HERMIONE!!! SCAPPA, NON TI VOLTARE!!!”

 

…no, papà…mamma…

 

“NON FARGLI DEL MALE!!! TI PREGO, LASCIALI ANDARE!!!”

 

…non c’è più nulla che io possa fare?…è davvero…solo un brutto ricordo?…passato?

 

“AAAHHH!!!”

 

“MAMMA!!!”

 

…non può ritornare…è solo un brutto ricordo passato…Harry…

 

“NOOOO!!!!!”

 

“PAPAAA’!!!!”

 

…no, no…qualcuno mi aiuti…qualcuno deve aiutarmi, per favore…

 

“BASTAAA!!!”

 

…basta…Harry….HARRY!!…

 

Hermione stavolta nell’aprire gli occhi notò la soddisfazione dipinta sul volto di Harry.

 

“Hermione! Ci sei riuscita, lo sai? Ce l’hai quasi fatta!” esclamò. “Tieni, prendi subito del cioccolato.”

 

Questa volta la fatica doveva essere stata superiore, perché lei ci mise un attimo prima di realizzare cosa era successo.

 

“Quando il dissennatore ti si è avvicinato ha fatto tre passi indietro. Per essere solo il secondo tentativo sei stata a dir poco fantastica.” commentò esaltato Harry. Hermione gli sorrise.

 

“Sono pronta, richiamalo.” disse lei, buttando giù l’ultimo pezzo di cioccolato.

 

“Va bene, ma solo un altro tentativo. Poi devi riposarti.”

 

James Potter scomparve per la terza volta.

 

“HERMIONE, SALVATI!!! CORRI, NON FERMARTI!!!”

 

…papà…

 

“AAAHHH!!!”

 

…no, mamma…

 

“QUALCUNO MI AIUTI, PRESTO!!! VI PREGO, AIUTATEMI!!!”

 

…appartiene al mio passato…non può succedere un’altra volta…

 

“FERMATI, PICCOLA SCHIFOSA MEZZOSANGUE!!!”

 

…Harry…aiutami, ti prego…

 

“FINCHE’ IO SARO’ VIVO, TU NON SARAI MAI SOLA.”

 

…Harry…sei tu…sei qui…

 

“AVADA KEDAVRA!!”

 

…no…non può ricapitare…Harry, tu sei qui…sei qui per me…

 

“IL FATTO E’ CHE SONO INNAMORATO DI TE. ANZI, PER DIRLA TUTTA SONO PROPRIO COTTO DI TE, HERMIONE.”

 

…Harry…allora se tu sei davvero qui con me…io non sono sola…

 

…non sono sola…

 

…non devo avere paura se tu sei qui con me…

 

…e tu ci sei…

 

“Hermione, ce l’hai fatta!!”

 

Anche questa volta Hermione si risvegliò tra le braccia di Harry.

 

“Il dissennatore non è scomparso, ma ha fatto un volo contro il muro e non si è mosso! Sei stata fantastica!”

 

Harry porse a Hermione l’ennesimo pezzo di cioccolato, poi fece cenno al suo patronus di scacciare definitivamente il dissennatore. “Eccezionale, e solo al terzo tentativo!”

 

“Sei stato un buon maestro.” gli sorrise stanca lei.

 

“Sei riuscita a immaginare un pensiero che ti portasse allegria?”

 

“L’ho solo sentito…non sono riuscita a vederlo…”

 

“E’ chiaro, sei solo all’inizio, di questo passo arriverai a creare un tuo proprio patronus in un paio di giorni.” fece contento Harry.

 

“Basta che smetti di riempirmi di cioccolato.”

 

Harry rise, poi si fece serio. “Hermione…posso chiederti, ehm…qual’era il tuo pensiero felice?”

 

Hermione gli sorrise, e gli accarezzò una guancia. “Tu.”

 

Harry non riuscì a dire nulla, solo la fissò negli occhi per qualche secondo, prima di chinarsi su di lei e baciarla.

                                               ************************************

 

 

 

Siete ancora con me? Che ne pensate? Per chi sta disperatamente aspettando l’avventura, ci sarà…ma prima è necessario ancora qualche particolare da rifinire…per esempio, c’è qualcosa che Harry vorrebbe dire a Hermione e che non si è ancora fatto uscire?

La prossima volta: “A come Amore”.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** A come amore ***


A come amore

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…

 

                                      FIGHTING DARKNESS

 

A COME AMORE

 

Harry, già con la casacca della squadra di Grifondoro, corse su per la scalinata assieme a Hermione: tanto per cambiare erano in ritardo per la partita. I due ragazzi arrivarono in cima quasi senza fiato.

 

“Wow, appena in tempo.”

 

“Mi raccomando, vai e spacca tutto! E se ti riesce di buttare giù dalla scopa Viktor Krum…beh, fallo liberamente!”

 

Harry rise. “Agli ordini, mia signora.”

 

“Ok, io vado, altrimenti niente posto.”

 

Harry la trattenne per un braccio. “E non mi dai il bacio portafortuna?” Hermione sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia. Harry inarcò le sopracciglia, visibilmente contrariato.

 

“Che c’è? Sono 7 anni che lo faccio così.”

 

“E ora lo fai così.” esclamò Harry, baciandola sulle labbra.

 

“Vai campione, distruggili.” gli sorrise lei. Lui le rispose con un occhiolino prima di stringerle la mano un’ultima volta e correre verso l’entrata del campo di quidditch. Hermione sorrise,poi fece due passi verso la scala per tornare fuori al castello.

 

“E’ VENUTO IL MOMENTO CHE TU VENGA CON ME.”

 

Hermione spalancò gli occhi. “Oddio…non ora…” il suo primo istinto fu di guardarsi indietro e cercare Harry, ma invano. Non c’era nessuno. Era davvero sola.

 

“ORA VERRAI CON ME.”

 

Cercando di mantenere la calma, Hermione si precipitò nel bagno delle ragazze, si chiuse la porta alle spalle e ci si appoggiò di schiena. Affannava e cominciava già a vedere nero.

 

“AVANTI, SEGUIMI.”

 

“Ok…va bene…il mio pensiero felice…” immediatamente cominciò a pensare a Harry e a tutti i bei momenti trascorsi insieme. La sua voce, tutte le belle cose che le aveva sempre detto. Il calore dei suoi baci, la dolcezza dei suoi occhi. La voce di Voldemort si fece sempre più lontana.

 

“FINCHE’ CI SARO’ IO TU NON SARAI MAI SOLA.”

 

Harry

 

“NESSUNO POTRA’ SALVARTI QUESTA VOLTA. TU VERRAI CON ME.”

 

Improvvisamente Hermione sentì come una spada trapassarle il petto e si portò una mano laddove il dolore si stava facendo sempre più forte. Serrò gli occhi e si morse le labbra, la sua concentrazione si stava disperdendo sempre di più.

 

“Harry…” mormorò Hermione prima di cadere sulle ginocchia e sbattere a terra. “Mi dispiace…” le lacrime le scesero calde dagli occhi, che le si chiusero in pochi istanti.

 

************

 

Prendi quel maledetto boccino!!, si gridò in mente Harry mentre, a cavallo della sua Firebolt, rincorreva il dispettoso pallino spalla a spalla con Viktor Krum. Il cercatore bulgaro sembrava molto sicuro del fatto suo ed era già pronto a tendere la mano verso il boccino d’oro.

 

150 a 140 per Durmstrang. Un occhio nero per Seamus e un taglio sul sopracciglio sinistro per Ron.

 

Harry focalizzò la sua attenzione sul boccino. Doveva assolutamente arrivarci per primo. Krum e il suo ego bastardo dovevano a tuttii costi restarci feriti. All’improvviso il malefico boccino sembrò aver sentito le parole di Harry e curvò proprio sotto di lui. Senza pensarci due volte Harry inarcò all’indietro la schiena e allungò la mano mentre il pubblico dava per scontato che stesse per cadere dalla scopa, e afferrò il boccino con grande rapidità. Nel risalire all’indietro, poi, mantenne il braccio nella stessa posizione e così colpì in pieno viso Krum, che cadde dalla scopa. Nello stesso istante tutta Hogwarts balzò in piedi gridando di gioia, mentre lo speaker tentava di far risuonare alta la voce nel leggere il risultato della partita- Grifondoro 290/ Durmstrang 150- tra le grida dei giocatori.

 

************

 

Harry cercò di farsi spazio nella folla nella sala grande, facendo di tutto per evitare tutti i suoi fan e le sue ammiratrici, e finalmente raggiunse Ginny, che stava saltellando assieme a Dean.

 

“Ginny!”

 

“Harry, complimenti! Sei stato grande!”

 

“Frena un attimo, Gin! Hai visto Hermione?”

 

“Qui no, forse è con Padma!”

 

Harry non si attardò oltre e raggiunse sgomitando Padma, che stava seduta in braccio a Ron (con un cerottone sull’occhio) e teneva in mano un bicchiere colmo di burrobirra.

 

“Oh, Harry! Gran bel match!”

 

“Padma, non trovo Hermione da nessuna parte, tu l’hai vista?”

 

“Credevo fosse con te, è da prima della partita che non la vedo.” esclamò confusa la ragazza.

 

Harry e Ron si scambiarono uno sguardo preoccupato. “Vado a cercarla.” disse Harry, rituffandosi nella folla.

 

Ron si alzò in piedi. “Vado con lui.”

 

Padma gli afferrò il braccio. “Non pensare di andare senza di me.”

 

************

 

Harry si girò tutti  due i dormitori di Grifondoro –quello femminile con addosso il mantello dell’invisibilità-, Ron setacciò la biblioteca, Padma la sala comune e il pian terreno, il tutto senza risultati.

 

“Allora?” chiese Harry, che ormai cominciava a essere seriamente preoccupato.

 

“Niente.” rispose Padma, Ron scosse la testa.

 

“Che cosa diamine può essere successo? Non si sarebbe persa questa partita per nulla al mondo.” fece Harry, allarmato.

 

“Ragioniamo: dove l’hai vista l’ultima volta?” chiese Ron.

 

“Al terzo piano, mi ha accompagnato alla rampa.”

 

“Ok, allora andiamo a vedere lì.” Esclamò decisa Padma.

 

I tre ragazzi furono di sopra in un minuto. Ovviamente il piano era deserto. Padma adocchiò la porta del bagno delle ragazze e si diresse di filato in quella direzione. Harry e Ron si guardarono intorno, ed entrambi sobbalzarono e spalancarono gli occhi nel sentire Padma gridare. Si buttarono a capofitto nel bagno, ma lo spettacolo che si presentò ai loro occhi fu dolorosissimo.

 

Hermione stava a terra a pancia all’aria, bianca come un cencio, con le guance ancora umide di lacrime. Harry si sentì come se qualcuno lo avesse colpito con un pugno in pieno stomaco. Quasi senza capire si gettò in ginocchio accanto a lei, la prese tra le braccia e cercò di scuoterla un po’.

 

“Hermione!! Hermione!! …oddio…non respira…”

 

Padma singhiozzava incontrollabilmente contro il muro, Ron aveva un’espressione di puro panico sul viso. “Muoviti, vai a cercare Silente!!” gli gridò Harry, e subito il ragazzo si lanciò a tutta velocità fuori dal bagno.

 

Harry stringeva a sé Hermione e la cullava quasi come una bambina; il cuore stava per esplodergli, la mente si rifiutava di capire. O meglio, di accettare.

 

“Hermione…svegliati, apri gli occhi…coraggio, devi farcela…ti prego, tesoro, io sono qui con te…lo so che puoi riuscirci…non mi lasciare, ti supplico…” continuava a mormorarle senza la minima quantità di saliva in gola, mentre le strofinava le braccia vigorosamente per trasmetterle un po’ di calore.

 

“Il tuo pensiero felice, usalo, ti salverà…ti scongiuro, Hermione…reagisci, torna a combattere, tu sei più forte di lui, sei la strega più in gamba che ci sia, non arrenderti proprio ora…per favore…” Harry prese ad accarezzarle freneticamente i capelli mentre la voce iniziava a venirgli progressivamente meno.

 

No. Non lei. Non ora che siamo così felici.

 

Oddio. Per favore, no…

 

In quel momento tornò di corsa Ron, pallidissimo, seguito da Silente, dalla McGranitt e da Madama Chips.

 

“Professor Silente, la prego, faccia qualcosa, Hermione non respira più!!” gridò in totale panico Harry. Silente, alquanto teso e preoccupato, le strinse un polso, poi le appoggiò una mano sulla fronte. La ritirò pochi secondi dopo, e il suo volto si contrasse in un’espressione di profondo rammarico. “Harry…”

 

“No!!!” gridò il ragazzo, interrompendolo. “Non lo dica nemmeno!! Lei è viva e ora si sveglierà e poi andremo tutti a festeggiare la nostra vittoria!!” le lacrime erano ormai sempre più vicine.

 

Ron, dietro di lui, invece non riuscì a trattenerle oltre, mentre stringeva a sé una singhiozzante Padma. La McGranitt stava in piedi con una mano sulla bocca, commossa e addolorata, come del resto Madama Chips.

 

Harry strinse ancora di più a sé Hermione e prese ad accarezzarle le guance, disperato. “Tesoro, ti prego, apri gli occhi e sorridimi…non posso vivere senza il tuo sorriso…c’è una cosa che devo ancora dirti…torna da me, Hermione…lo so che puoi sentirmi, puoi farcela, tieniti stretta il tuo pensiero felice e ce la farai…lo so che sei tu la più forte, non potrà mai batterti…coraggio, non mi lasciare, apri gli occhi!!!” le gridò disperato fra le lacrime.

 

Madama Chips provò a tirarlo leggermente indietro, ma lui le si rivoltò contro con gli occhi infuocati, gridando. “Non ci provi neanche!!!”  Silente le fece cenno di restare ferma.

 

“Hermione ascoltami, devi tornare da me…perché noi siamo troppo felici insieme, e ci sono ancora tante di quelle cose che dobbiamo fare…abbiamo una vita davanti…e dannazione, io devo ancora dirti la cosa più importante…ti amo, Hermione…adesso lo sai…” piangendo senza più controllo, Harry le baciò le labbra fredde con quanto più amore e disperazione possibili, poi singhiozzando appoggiò la fronte alla sua, bagnandole il viso con le sue lacrime. “…svegliati, amore mio…”

 

Nessuno dei presenti osava dire o fare qualcosa, il dolore di Harry li tagliava completamente fuori, e nessuno riusciva più a trattenere le lacrime. Ron nascosa il viso tra i capelli di Padma. I suoi migliori amici…piccola Hermione…così ossessiva, così fissata coi libri e con i doveri…con quel suo cuore più grande di tutto il mondo…Harry…grande mago, il coraggio personificato…niente sarebbe stato più come prima senza di lei.

 

Harry tirò un respiro profondo senza allontanare la fronte da quella di Hermione. Ma per un attimo sentì il cuore fermarsi: poteva giurare di essersi sentito sfiorare la bocca da un leggerissimo soffio d’aria. Confuso e agitato, si spostò leggermente indietro per poter guardare il viso di Hermione: le vide socchiudersi le labbra leggermente e ne udì uscire un debolissimo soffio. “…Harry…”

 

Lui sentì la bocca distendersi da un orecchio all’altro. “E’ viva!!!” gridò. Ron e Padma si voltarono all’istante. Silente subito le passò la solita mano sulla fronte, poi sorrise. “Non so come tu abbia fatto, ma l’hai salvata, Harry. E’ ancora viva.” gli disse.

 

Ron si lasciò scappare un’esclamazione di pura gioia mentre Padma gli balzava al collo, festosa. La McGranitt non smise di piangere –ma stavolta di gioia- e la Chips si asciugò gli occhi.

 

Harry coprì di baci il viso di Hermione, stringendola ancora di più a sé. “Sei stata bravissima, lo sapevo che avresti vinto tu, sei stata grande, ti amo, ti amo tanto!” Incredibile. Quelle due parole che in tre mesi continuavano a risalirgli su per la gola per poi sprofondare giù nello stomaco, ora gli davano una sensazione di gioia infinita, e le avrebbe ripetute anche tutta la giornata.

 

“Ascolta Harry” lo interruppe un Silente sorridente. “Adesso dobbiamo portare Hermione in infermeria.”

 

Harry annuì e si alzò in piedi, tenendo la sua ragazza tra le braccia. Silente lo guardò un attimo. “Madama Chips, credo che non ci saranno problemi se Harry resta con la signorina Granger per stanotte. Sono certo che la sua presenza non potrà che farle bene, e oltretutto…” aggiunse sorridendo “non credo che riusciremmo a far uscire il signor Potter dall’infermeria.”

 

Madama Chips annuì, poi fece cenno a Harry di seguirla. “Coraggio, andiamo.”

 

Quando furono nell’infermeria Harry stese Hermione su uno dei letti vuoti, le diede un bacio sulla fronte e le scansò alcuni capelli che le finivano sul viso. Madama Chips rientrò in pochi minuti porgendo un bicchiere a Harry, e cominciò a sfilare il maglione a Hermione. Harry guardò il bicchiere perplesso. “Avanti, bevilo tutto.”

 

“Io?” fece lui, confuso.

 

“Si, è una pozione che ti aiuterà a calmarti un po’. E’ stata una giornata dura, ti farà bene. E se non la bevi fino all’ultima goccia puoi scordarti di restare qui con lei stanotte.” disse severa la donna mentre sbottonava la camicetta a Hermione. Prima di mostrare troppo, però, si fermò e guardò storto Harry. “Ti vuoi voltare una buona volta?”

 

Harry arrossito si girò verso il muro e bevve tutto di un fiato la pozione.

 

************

 

I successivi due giorni Harry li passò in infermeria assieme a Hermione; Madama Chips lo tranquillizzava continuamente dicendogli che mancava poco al suo risveglio. Ron, Padma e Ginny avevano praticamente fatto un sit-in giornaliero fuori all’infermeria per essere aggiornati sulle novità e Madama Chips stava iniziando davvero a perdere la pazienza.

 

**

 

Quella mattina Harry, aprendo gli occhi, si rese conto di essersi addormentato di nuovo sulla sedia. Si stiracchiò gambe e braccia e poi si sedette sul bordo del letto di Hermione, accarezzandole una guancia. Lei mosse leggermente la testa, poi lentamente aprì gli occhi, quasi come se la troppa luce la disturbasse. Harry le diede un bacio sull fronte e le sorrise. “Ehi.” le sussurrò. “Bentornata, amore mio.”

 

Hermione sorrise dolcemente e allungò la mano per accarezzargli la guancia, ma sentì le forze venirle meno e riuscì solo a sfiorargli il mento. Harry le prese la mano e gliela baciò.

 

“Ho creduto di perderti. E ho creduto di impazzire.” mormorò.

 

“…Harry…” sospirò lei, raccogliendo le forze. “…anch’io ti amo…”

 

Lui le sorrise ancora, poi si chinò a baciarla dolcemente.

 

************

 

Harry e Hermione aspettavano il treno alla stazione babbana di Londra, pronti a dirigersi alla fattoria dello zio di lei. C’era voluto del bello e del buono a convincere i professori di Hogwarts a lasciarli andare solo tre giorni dopo l’attacco di Voldemort, ma tutti e due non avevano battuto ciglio. E ora erano lì, con aria felice e innamorata, a tenersi per mano. Harry vestiva completamente babbano: jeans, maglione e giaccone. Anche Hermione era in jeans, maglione a collo alto, giaccone e capelli raccolti in una coda di cavallo. Niente bauli, niente uniformi, solo due zaini: il più possibile mimetizzati al mondo babbano, il che non era una cosa difficile, dato che entrambi provenivano in qualche modo da quel mondo.

 

I due ragazzi salirono sul treno e si scelsero uno scompartimento vuoto, così da potersene restare abbracciati a guardare il panorama innevato fuori dal finestrino.

 

“Non vedo l’ora di presentarti a mio zio e ai miei cugini.” disse lei, con la testa appoggiata sulla spalla di lui. “Zio Frank è un simpaticone, e poi è molto socievole. Mia cugina Magda ha 25 anni e tra qualche mese si sposerà. Io prenderò la sua stanza. Eddie, invece, ha 21 anni ed è tipo Fred e George. Sai, ti aspettano tutti con ansia.”

 

“Perché sono il tuo ragazzo?”

 

“Già, ma anche perché sei Harry Potter. Vedi, loro sono babbani, ma da me si fanno raccontare molto sul mondo della magia.”

 

“Wow, sembrano tipi interessanti. Sono molto curioso di conoscerli.” mormorò lui, mentre giocherellava con un ricciolo dei capelli di lei.

 

“Sai, la domenica si fa sempre tutti a palle di neve d’inverno, mentre d’estate zio ci porta al lago e facciamo il bagno lì, è molto bello.”

 

“Hermione…” cominciò lui, esitante. “…perdonami.”

 

Lei si raddrizzò e lo fissò negli occhi, preoccupata. “Perché? Cosa hai fatto?”

 

“Ti ho reso la vita impossibile, ti ho messo in pericolo.” mormorò lui, fissando il pavimento. “Se io non fossi il ‘grande’ Harry Potter ma solo Harry, tu vivresti una vita molto più spensierata e serena.”

 

“Tutto qui?” chiese lei, sorridendo. Lui inarcò un sopracciglio e la guardò confuso.

 

“Allora, non pensare mai quello che hai appena detto.” cominciò lei. “Harry, io ti amo. Ti amo perché sei tu, perché sei speciale per quello che sei. Amo il tuo eroismo e la tua modestia, il tuo coraggio e la tua timidezza. Ti amo per quello che sei, non per quello che non dovresti essere.” e a questo punto gli scansò i capelli dalla fronte e gli baciò la cicatrice. “Qualunque cosa sia parte di te, io la amo. Anche questa. E se sono o meno in pericolo, questa è una mia scelta. Non hai il diritto di fermarmi se ho deciso di rischiare la mia vita per il ragazzo di cui sono innamorata.” concluse sorridendo.

 

Harry le sollevò il mento con un dito e lo avvicinò al suo. “Che cosa ho fatto per meritarti?” lei sorrise e poi si diedero a un dolce bacio.

 

Un brusco TOC-TOC li interruppe, e malvolentieri dovettero dividersi. Entrò un contriollore babbano, con un blocchetto tra le mani.

 

“Scusatemi signori, ma abbiamo trovato questo cane accovacciato fuori a questo scompartimento e abbiamo dedotto che è vostro.” e così dicendo l’uomo lasciò entrare uno scodinzolante e grosso cane nero. Harry e Hermione spalancarono gli occhi.

 

“Sirius!” fecero insieme, stupiti. Il cane abbaiò allegramente in risposta.

 

“Deduco che abbiamo dedotto bene. Ma come mai era fuori e non dentro lo scompartimento?” insistette il noioso babbano.

 

“Ehm…si, ma…noi non sapevamo che…”

 

“Deve averci seguito alla stazione di Londra” s’intromise Hermione. “Credevamo di averlo lasciato coi nostri amici.”

 

“Capisco. Ma in ogni caso dovete pagare la multa. E ovviamente il biglietto.”

 

“Uhm. Si, ok.” disse Harry annoiato, sfilandosi il portafoglio di tasca. Quando finalmente il controllore uscì, Hermione chiuse la porta e le tendine dello scompartimento e Sirius riprese la sua forma umana.

 

“E’ un piacere rivederti, ma…che ci fai qui?” chiese Harry, leggermente contrariato dal fatto che ora lui e Hermione dovevano rinunciare a un viaggio da soli, in intimità.

 

“Veramente vi sto seguendo da quando siete usciti da Hogwarts.” disse lui, sorridendo. “E ve ne sareste anche accorti se oltre a baciarvi vi foste girati indietro.”

 

Harry e Hermione arrossirono violentemente, Sirius scoppiò a ridere.

 

“Beh, non è troppo tardi per farvi i complimenti, no?”

 

“Si…uhm…” fece Harry impacciato. “Come mai sei qui, Sirius?”

 

“Beh, dal momento che Voldemort è in circolazione, Silente e io abbiamo concordato che un po’ di protezione vi avrebbe fatto comodo. Ma non vi preoccupate, non rovinerò la vostra vacanza. Io sono solo Sirius, il cagnone di Harry.”

 

“Quando porteremo a casa di mio zio un cane come te, i miei cugini dedicheranno più attenzione a te che non a noi.” sorrise Hermione.

 

“Sarà un piacere.” le rispose dolcemente Sirius.

 

“Hai mangiato qualcosa?” gli chiese Harry.

 

“Non stamattina.”

 

“Vado a cercarti qualcosa nel vagone-ristorante.” Hermione si alzò.

 

“Grazie, sei molto gentile.”

 

“Vuoi che ti accompagni?”

 

“Harry!” esclamò ironica Hermione prima di uscire.

 

“E’ diventata bellissima.” fece Sirius paternamente. “E tu sei cotto perso.”

 

“Davvero? Voglio dire…è così evidente?”

 

“Diciamo che ce l’hai scritto in fronte a caratteri cubitali.”

 

Harry sorrise e abbassò lo sguardo.”E’ la cosa più speciale che mi sia mai capitata.”

 

“Posso immaginarlo. Harry, scusami se ho fatto irruzione così nella vostra vacanza, non volevo privarvi della vostra privacy, ma vedi…” e qui tirò un respiro profondo. “Tu e Hermione mi ricordate tanto James e Lily… e loro li ho lasciati soli una volta di troppo…non voglio che questo capiti a voi.”

 

“Sirius, è ok, non c’è alcun problema.” lo rassicurò il ragazzo. “La tua presenza rassicura anche me, e poi sono felice di vederti dopo tanto tempo. Davvero.”

 

“In ogni caso non temere, non ho intenzione di dormire ai piedi del tuo letto o fuori la porta della tua stanza. Sei liberissimo di comportarti da uomo quando vuoi.” lo punzecchiò Sirius.

 

Harry si fece di tutti i colori. “Ehi, ma che dici?!”

 

Sirius si fece una grossa risata.

 

******************************

 

E sto sprofondando nel romanticismo più sfrenato…beh, io vi avevo avvertito però che se il miele vi fa allergia la mia storia non è roba x voi!

Se c’è ancora qualche romanticone che mi sta seguendo, recensisse!

Alla prossima con “Come babbani”

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Come babbani ***


Come babbani

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…(ma la famiglia di Hermione in questo e nei prossimi capitoli è mia ^^)

 

                                      FIGHTING DARKNESS

 

COME BABBANI

 

Harry, Hermione e Sirius –in versione animagus- scesero dal treno e si guardarono intorno nella confusione della stazione di Dublino. Poi, finalmente, Hermione cominciò a smanettare in direzione di un terzetto che pure prese a salutare nella loro direzione. Il più alto dei tre era un uomo dai capelli biondi, e dello stesso colore erano i capelli della ragazza che corse incontro a Hermione e l’abbracciò maternamente, infine c’era un ragazzo castano con l’aria allegra.

 

“Hermy, tesoro!” esclamò eccitatissima la ragazza bionda.

 

“Come stai, Magda?” finalmente le due ragazze si divisero ed Hermione fu in grado di abbracciare prima lo zio e poi il cugino, che le strapazzò amorevolmente i capelli.

 

“Bentornata, zuccotto!”

 

“Stai benissimo, tesoro.” Notò sorridente lo zio.

 

“Grazie, anche voi state una meraviglia.” fece allegramente lei. “E lui è Harry. Harry, loro sono zio Frank, Magda e Eddie.”

 

Harry e lo zio Frank si strinsero la mano. “E’ un piacere conoscerla. Hermione parla sempre di voi.”

 

“Oh, il piacere è tutto mio, Harry.” esclamò  sorridendo l’uomo. Eddie gli diede un’amichevole pacca sulle spalle.

 

“Ehi Harry, io sono Eddie. E così sei tu la povera vittima…ehm…il fortunato ragazzo di Hermione?” disse ridacchiando. Anche Harry sorrise.

 

“In carne e ossa.”

 

“E’ un vero onore conoscerti, grande mago.” gli porse dolcemente la mano Magda. “”La tua fama ti precede.” anche lui le ricambiò la stretta.

 

“Se il nuovo nome di Hermione è fama…”

 

“Incominci già, Ed?!” lo guardò storto Hermione.

 

“Ehi, che bel cagnone.” disse lo zio Frank, accarezzando Sirius sul muso. “E’ tuo, Harry?”

 

“Uhm, si. Hermione mi ha detto che potevo portarlo.”

 

“Altrochè, figliolo. Noi ne abbiamo 12 di questi cucciolotti.” rispose l’uomo, mentre anche Eddie prendeva ad accarezzare Sirius.

 

“Beh, sarà meglio andare, sarete stanchi.” Esclamò Magda accennando all’uscita della stazione.

 

************

 

Harry osservava quasi senza parole dal finestrino della macchina le enormi distese di terra appartenenti allo zio di Hermione. Era uno spettacolo incantevole, tutto coperto di neve. Giunti a casa Eddie gli mostrò la sua stanza, mentre Hermione si trasferiva insieme a Magda al piano di sopra.

Circa un’ora dopo si ritrovarono tutti in cucina; Hermione si era cambiata, ora indossava un jeans mezzo strappato, un maglione che le andava largo almeno due volte e teneva i capelli raccolti in due lunghe trecce spettinate.

 

“Adesso riconosco la mia nipotina!” esclamò soddisfatto lo zio Frank.

 

“Lei si veste sempre così quando vuole dare una mano qui.” spiegò Magda a Harry.

 

“Harry, voglio farti vedere Jordy. Dai, vieni con me!” fece allegramente Hermione, tirandolo per una mano.

 

“Chi è Jordy?” chiese lui, alzandosi.

 

“E’ il mio cavallo.”

 

“Che cosa pensate di fare dopo? Noi dovremmo andare a fare un po’ di legna nel bosco.” disse Eddie.

 

“Veniamo con voi, vi diamo una mano.” rispose Harry, emozionato all’idea.

 

“Bene, io intanto faccio un salto in paese a fare un po’ di spesa. Harry, ti piace il ragù?” chiese lo zio Frank mentre prendeva il cappotto.

 

“Altrochè!” esclamò contento il ragazzo.

 

“Allora è deciso, ci rivediamo tutti all’ora di pranzo.”

 

************

 

Harry ed Eddie si davano da fare con le asce come due boscaioli; Hermione e Magda, intanto, raccoglievano rami e rametti ovunque, sistemandoli sulle carrucole.

 

“Uff, però…” Harry si asciugò il sudore sulla fronte con una manica del maglione. “E io che pensavo che il quidditch fosse uno sport faticoso.”

 

“Non è proprio semplice la vita di campagna.” ridacchiò Eddie.

 

“Vuoi una mano?” fece vispa Hermione.

 

“Ehi, come sarebbe?! E il mio orgoglio di maschio?!” la prese in giro Harry.

 

“Non farci caso, zuccotto ha l’argento vivo addosso quando sta qui.” puntualizzò Eddie.

 

“Ed, io ho un nome!”

 

“Scusa, zuccotto.”

 

“Ma perché poi ‘zuccotto’?” chiese incuriosito Harry.

 

“Perché quando era piccola è rimasta con la testa incastrata in una zucca!” rise Eddie.

 

Harry scoppiò a ridere, Magda tentò a fatica di contenersi. Hermione rapidamente fece una palla di neve e centrò in pieno viso il cugino.

 

“Adesso ti faccio vedere io!” lo minacciò ridendo.

 

“Vuoi la guerra? Allora l’avrai!” Eddie non si preoccupò nemmeno di pulirsi il viso, ma subitò prese a preparare la sua vendetta.

 

In pochi istanti cominciò una vera e propria battaglia a palle di neve, a cui presto si unirono anche Magda e Harry. Un’ora dopo, stanchi ma al massimo dell’allegria, i quattro ragazzi tornarono a casa.

 

************

 

“Oggi potremmo portare Harry a cavallo? Vorrei insegnargli.” propose Hermione, sdraiata sul divano della camera da pranzo, con la testa sulle ginocchia di Harry.

 

“Sicuro, sarà interessante.” fece Magda.

 

“Ehi Harry, lo sai ce la tua ragazza è una grande cavallerizza?” esclamò Eddie.

 

“Si, me l’ha detto. Sono ansioso di vedere com’è cavalcare. Voglio dire, una scopa non è un cavallo, deve senz’altro essere diverso.”

 

“Tu non sai cosa darei per volare come fai tu. Com’è quel gioco che praticate?…”

 

“Quidditch. Si, devo dire che è il massimo.”

 

“Zuccotto, tu non voli mai?”

 

“No, zuccotto si dedica ad altre attività.” fece Harry serio, ma non potè trattenere una risata nel vedere lo sguardo ingrugnito di Hermione.

 

“Ragazzi, sono pronte le crostate!” risuonò dalla cucina la voce di zio Frank.

 

“Evviva!” e tutti e quattro balzarono in fretta in piedi.

 

************

 

Magda e Eddie spiegarono a Harry un paio di volte come comportarsi con un cavallo, poi finalmente furono in grado di salire sui quattro destrieri e cominciare con una passeggiata lenta e tranquilla.

 

“Allora, come va?” chiese Magda a Harry, rallentando l’andatura della sua galoppata.

 

“Direi bene, è molto rilassante.” esclamò soddisfatto lui. Anche Hermione lo affiancò dall’altro lato.

 

“Te la stai cavando alla grande, lo sai che io la prima volta non ero già al tuo livello?”

 

“Già, ma hai imparato benissimo, vedo.”

 

“Tra qualche giorno sarai in grado anche di correre, e allora ti sfiderò.” rispose allegramente lei.

 

“Senti un po’, tu…” fece Harry con un sorrisetto maligno. “Che ne hai fatto della mia ragazza?”

 

Hermione ridacchiò, poi si sollevò un po’ sulla sella per stampargli un bacio sulle labbra.

 

“Direi che è in ottima salute.” scherzò Magda.

 

“Ehi zuccotto, una gara fino alla quercia?” propose Eddie, indicando un grosso albero oltre la vallata in cui stavano passeggiando. Harry inarcò le sopracciglia, Hermione gli fece l’occhiolino, poi incitò il cavallo e si diede a una spericolata corsa, seguita a pochi millimetri dal cugino.

 

Harry sorrise e scosse la testa. Chi l’avrebbe mai detto che Hermione sotto sotto è una piccola selvaggia?… dovrebbe mostrarsi più spesso così libera, è ancora più bella…

 

“Yuhu? Terra a Harry!” scherzò Magda.

 

“Come dici, scusa?” disse Harry, cadendo dalle nuvole.

 

“Sei proprio cotto perso, eh?”

 

“Eh si. E adesso ancora di più.”

 

“Sai, devo proprio dirti grazie.”

 

“Di che cosa?” le chiese Harry, un po’ confuso.

 

“Perché era tanto che non vedevo Hermione così felice. Temevo che dopo la morte dei genitori non si sarebbe più ripresa.”

 

“Beh, in effetti non ha passato un bel periodo, ma ne è uscita con grande coraggio e determinazione. E’ la ragazza più forte che conosca.”

 

“E’ bello che tu la stimi tanto. Lo sai, lei ci parla sempre di te, è molto innamorata.”

 

“Io la adoro.”

 

“Me ne sono accorta.” annuì lei, sorridendo.

 

“Vorrei vederla sempre così felice.”

 

“Credimi, Harry, lei lo è sempre ogni volta che è con te.” Harry le sorrise in risposta, mentre in lontananza risuonavano gli strillini acuti di una vittoriosa Hermione.

 

************

 

Quella sera  la neve scese con maggiore insistenza e perciò i ragazzi decisero di restare a casa. A tavola Harry vide Magda e Hermione parlottare tra loro, e dopo cena i tre uomini furono letteralmente buttati fuori dalla cucina. Lo zio Frank ed Eddie non si diedero per vinti: tutti e tre si trasferirono nella stanza da pranzo, sdraiati sul divano, a guardare una partita di calcio- sport babbano che Harry sembrò apprezzare molto.

 

“Grande partita, eh?” esclamò lo zio Frank, alzandosi in piedi e stiracchiandosi, a partita finita.

 

“Sport interessante il calcio, mi piace.” fece entusiasta Harry. Eddie buttò un’occhiata all’orologio.

 

“Beh, signori…io vado.”

 

“E dove?”

 

“Ehi Harry, non sei l’unico ad avere una dolce metà.” rise Eddie.

 

“Ok, quindi con te ci rivediamo domani.” fece ironico lo zio Frank. Eddie salutò entrambi e poi, prendendo la giacca, uscì. Quindi fecero il loro ingresso nella stanza Magda e Hermione, ridacchiando, e la più giovane delle due teneva le mani dietro la schiena, visibilmente emozionata.

 

“Papy, perché non ce ne andiamo a letto? Domani dobbiamo alzarci presto.”

 

“Uhm, e va bene. Buona notte, Harry. Buona notte, piccola.” disse lo zio Frank, dando un bacio a Hermione.

 

“Buona notte, ciao Magda.”

 

Uscendo Magda fece l’occhiolino a Hermione. “’Notte, Harry.”

 

“Ehi, cosa nascondi là dietro?” disse Harry, sorridendo.

 

“Per favore, siediti e chiudi gli occhi.”  lui inarcò le sopracciglia. “Ti prego!”

 

“E va bene.” e così si sedette sul divanetto. Hermione prese posto sul tavolino proprio davanti a lui.

 

“Ascolta, ti ricordi cosa mi hai detto sul treno?”

 

“A proposito di cosa?” s’incuriosì lui, con gli occhi sempre chiusi.

 

“Stavamo parlando dei nostri genitori, e tu mi hai detto che ti sarebbe tanto piaciuto avere una torta di mele fatta da tua madre per natale. Beh, ecco…non sarà mai la stessa cosa…e oltretutto io non so cucinare, però…” e così dicendo gli mise tra le mani un vassoio con sopra una piccola torta. Harry aprì gli occhi e restò a bocca aperta.

 

“Oh…Hermione, tu…” gli scappò un sorriso colmo di stupore.

 

“Lo so, lo so, si è un po’ bruciacchiata mentre pensavo a pulire…”

 

“Tesoro, è bellissima!” la interruppe lui. “E ha un aspetto molto appetitoso.”

 

Hermione sorrise timidamente. “Davvero?”

 

“Altrochè. E se anche fosse immangiabile mi sarebbe cara infinitamente. Oltre la madre di Ron, sei la prima che mi fa un dolce.”

 

Lei posò sul tavolino il vassoio, lui le accarezzò una guancia e poi le loro labbra si incontrarono in un bacio dolce e pieno di amore. Quindi, dopo essersi separati, Harry staccò un pezzetto di torta e se lo mise in bocca.

 

“Com’è?” chiese Hermione ansiosa. “Però dimmi la verità, non voglio il contentino, oltretutto le critiche sono costruttive.”

 

“Uhm…cavoli, è buonissimo!”

 

“Dici sul serio?” e un sorriso splendente le si spiaccicò sul viso.

 

“Si, amore. Se non ci credi, assaggia tu stessa.” e così dicendo le passò un pezzo di dolce.

 

“…uhm…in effetti…non c’è male…”

 

“Complimenti allo chef.” le sorrise lui, stampandole un bacio sulla fronte.

 

************

 

Il mattino seguente la neve ricopriva tutto il panorama e lo zio Frank suggerì ai ragazzi di andare in collina con gli slittini. Harry non ci mise che mezzo secondo a imparare a pilotarne uno, trovando il metodo molto simile a quello che usava per pilotare la sua scopa, e per tutta la mattina lui ed Eddie si sfidarono in gare mozzafiato, vinte una volta da uno e una volta da un altro. E nel pomeriggio l’intera famigliola si diede a un serratissimo torneo di poker, ma stavolta a stravincere furono Magda e suo padre.

 

**

 

Harry uscì dalla sua stanza strofinandosi i capelli con un asciugamano, nel tentativo di asciugarli; sia lui che Eddie avevano passato una buona mezzora a mollo nella vasca da bagno, parlando del più e del meno, poi, una volta fuori, Eddie si era ricordato di aver lasciato il pettine in bagno e gentilmente Harry si era offerto di andarlo a recuperare, e non perse tempo a vestirsi –dal momento che addosso aveva solo un asciugamani legato sui fianchi. Ma nello stesso momento in cui mise la mano sulla maniglia, dalla porta del bagno uscì un’altra figura, con i capelli bagnati e un asciugamani annodato sul petto.

 

Hermione. Seminuda.

 

Tutti e due i ragazzi si bloccarono all’istante, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, leggermente arrossiti.

 

Hermione studiò attentamente con lo sguardo le spalle larghe e i muscoli discretamente scolpiti del suo ragazzo. Cazzo! Non lo facevo così in forma! , pensò, arrossendo inevitabilmente mentre notava che i capelli totalmente scompigliati erano un’altra nota di virilità che attirava la sua attenzione.

 

Harry non sapeva con precisione quale fosse la parte del corpo di Hermione che più gli faceva venire le farfalle nello stomaco; la pelle liscia delle spalle, su cui sgocciolavano i capelli umidi; la piccola porzione di seno che usciva fuori dall’asciugamani; le gambe lunghe e slanciate; Oh.Mio.Dio.Oddio.Oddio.Oddio.

 

Lentamente Hermione alzò gli occhi fino a incontrare i suoi. “Ehm…cercavi qualcosa?”

 

“S-si, uhm…il pet-pettine.”

 

Hermione ridacchiò. “Santo cielo, Harry, mi sembri proprio Raptor.”

 

Anche lui si fece una piccola risata. “Mi auguro che non ti stia riferendo anche al mio aspetto fisico.”

 

“Su questo puoi stare tranquillo.”

 

“Già, ehm…” l’imbarazzo era sempre alle stelle.

 

“Forse dovremmo…” disse Hermione, contorcendosi nervosamente le dita. Poi all’improvviso si mosse per uscire dal corridoio, ma Harry la trattenne per un polso.

 

“No, aspetta…”

 

E prima di poter pensare oltre lui l’attirò a sé e la baciò. Immediatamente le fece scivolare un braccio attorno ai fianchi e un altro dietro alle spalle, cercando di stringerla a sé il più possibile, di sentire i loro due corpi fondersi in un solo contatto. Hermione si aggrappò alle sue spalle e rispose al bacio con la stessa devastante passione che quasi sorprese entrambi. Il bacio divenne sempre più profondo, mentre le mani dell’uno si perdevano nei capelli dell’altra, e gli asciugamani non sembravano più così saldamente arpionati ai loro corpi.

Probabilmente era la prima volta che i loro baci erano così colmi di desiderio. Questa volta il brivido che percorreva le schiene di entrambi  era amplificato di almeno un centinaio di volte. Quasi d’istinto rientrarono nel bagno senza staccarsi, e continuarono a baciarsi con ancora maggiore impeto. Harry chiuse la porta alle sue spalle con un piede, poi ruppe il bacio per far scivolare la bocca sul collo di Hermione, mentre lei lo inclinava per lasciargli più spazio e lo stuzzicava accarezzandogli la nuca con le sue dita sottili.

 

KNOCK! KNOCK! KNOCK!

 

“Harry, allora, questo pettine?!” fece eco la voce di Eddie.

 

I due ragazzi si separarono a malincuore, cercando di risistemarsi gli asciugamani e riprendendo a respirare regolarmente. Hermione si passò una mano tra i capelli, poi prese il pettine dal lavandino e lo porse a Harry. Lui lo prese e si avviò alla porta per uscire.

 

“Harry?”

 

“Mh?”

 

“Ti amo.” disse lei timidamente.

 

Lui sorrise. “Io di più.” e chiudendosi la porta alle spalle le fece un ultimo occhiolino.

 

************

 

A notte fonda Harry non riusciva a prendere sonno, mentre davanti agli occhi gli balenava senza sosta l’immagine di Hermione coperta da un semplice asciugamano.Coperta è una parola un po’ grossa… Quando praticamente cominciava già ad albeggiare, nella stanza entrò quatto quatto Eddie, che tentava di essere il più silenzioso possibile, tenendosi perfino le scarpe in mano.

 

“ Tu che ci fai ancora in piedi a quest’ora?”

 

“E tu, allora?”

 

“Beh, io sono grande abbastanza per andare a letto con la mia ragazza fino alle quattro della mattina.” fece tranquillo Eddie mentre posava le scarpe e si toglieva il giaccone. “E anche tu.”

 

Harry arrossì ferocemente. “Che c’è, ho toccato un tasto dolente?” infierì Eddie con un ghigno soddisfatto, mentre si sedeva sul letto.

 

“…uhm…”

 

“Ehi, non farti problemi solo perché Hermione è la mia cuginetta, dopotutto sono un maschio, e ti assicuro che so riconoscere una bella ragazza quando la vedo, e zuccotto è decisamente a posto con tutto.”

 

“Si, è bellissima.” Harry fissava la porta con aria malinconica.

 

“E tu vorresti fare l’amore con lei.”

 

“Oh?” lo guardò storto un imbarazzatissimo Harry; per lui non era certo la prima volta, aveva già avuto altre esperienze di sesso, ma mai con nessuna di cui fosse veramente innamorato, e parlare di Hermione con suo cugino lo faceva sentire discretamente a disagio. Eddie sorrise malignamente.

 

“Harry Potter, tu sarai anche un grande mago, ma io sono uno stregone in fatto di sesso e donne. Tu vuoi lei, lei vuole te. E’ molto semplice.”

 

“Ma non ti sembra di correre un po’ troppo?”

 

“No, affatto. E…lo sai, domani notte nessuno di noi sarà a casa. Io e la mia ragazza ci daremo ai fumi del veglione giù in città, Magda passerà la serata col suo fidanzato, papà parteciperà alla festa che hanno organizzato in paese e ovviamente finirà ubriaco coi suoi amici a cantare Jingle Bells sul divano del salone delle feste. Tu e Hermione dovreste andare con lui, ma nessuno vi obbliga a restare lì tutta la notte…”

 

“Grazie dell’aiuto, Ed, ma non credo di voler programmare il sesso con Hermione. Voglio dire, non sarei un maschio a posto se ti dicessi che non vorrei fare l’amore con lei esattamente in questo istante…” e qui tutti e due sorrisero. “…ma ci tengo davvero alla nostra storia, e se lei non se la sente ancora, beh…aspetterò.”

 

“Che ragazzo premuroso, zuccotto è fortunata.” commentò Eddie. “Comunque sta di fatto che tu domani passerai la notte con lei da solo qui. E io mi gioco le mutande che finirete a letto insieme prima ancora di rendervene conto. Fidati dell’esperto.”

 

“Magari.” fece Harry con lo sguardo sognante. Eddie rise e gli tirò in faccia il cuscino.

 

                                                           ****************

 

Ok, ammetto che si può fare di meglio…ma in fondo non è possibile che tutta la vita di Harry e Hermione è un eterno problema…hanno diritto anche loro a un po’ di relax disimpegnato! E, come penso sia chiaro, io adoro la campagna e lo trovo il posto più rilassante del mondo!

Ammetto anche che in certi momenti ci vado giù pesante con il romanticume…ma io vi ho avvertiti tutti!

Ancora un paio di capitoli – forse meno- e il grande match Potter vs Riddle riprenderà a grandi colpi…e allora sarà più chiaro il perché della R del rating…^^

Beh, rimanete sintonizzati per il chap.7 “Buon natale, amore mio”

RECENSITE!!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Buon Natale, amore mio ***


Buon Natale, amore mio

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…(ma la famiglia di Hermione in questo e negli altri capitoli è mia ^^)

 

                                      FIGHTING DARKNESS

 

BUON NATALE, AMORE MIO

 

La mattina del 24 Dicembre si presentò meno fredda dei giorni precedenti; Harry scese in cucina allegramente, e ci trovò lo zio Frank intento a preparare la colazione per tutti.

 

“Buongiorno.”

 

“Buongiorno a te, Harry. Sei molto mattiniero oggi.”

 

“Mh?…ma…”incuriosito, il ragazzo si affacciò alla finestra della stanza: fuori, in piedi vicino a un albero, stava Hermione, in lacrime.

 

“Ha nostalgia dei suoi genitori.” afferrò al volo lo zio. “Tutte le mattine della vigilia di Natale suo padre la portava in paese e le comprava lo zucchero filato, lo ha fatto fin da quando era molto piccola. Era una specie di tradizione per loro.”

 

Harry sospirò profondamente. “Vado da lei.”

 

“Si, vai. Tu sei l’unico che possa farla sentire meglio.”

 

Il ragazzo annuì ed uscì di casa.

 

************

 

Hermione continuava a fissare il ramo più alto della grossa quercia che stava davanti alla casa. Quando era piccola era il suo albero preferito, non aveva rivali. Quando era piccola…

 

“Hermione, scendi!! Vuoi romperti la testa, scendi subito!!!”

 

“Ma no, mamma, non posso cadere, guarda!” la piccola si sospese al ramo frondoso con le gambe.

 

“Oddio!!” la donna si chiuse gli occhi, mentre la bambina continuava a ridere.

 

“Che sta succedendo qui?” chiese un uomo, avvicinandosi con un gran sorriso.

 

“Guardami, papà! Guarda come sono in alto!”

 

“Ti vedo, amore, forse sei un po’ troppo in alto, no?”

 

“Per l’amor di Dio, Ewan, falla scendere!” fece sfinita la donna.

 

“Hermione, perché non vieni giù, tesoro? Stai facendo venire un attacco di cuore a tua madre.” esclamò divertito l’uomo.

 

“Vieni su tu!”

 

“E va bene, arrivo.” fece rassegnato lui, apprestandosi alla scalata.

 

“Ewan! Oh, santa pazienza!!”

 

L’uomo risalì l’albero in poco tempo e si sedette accanto alla figlia sorridendo. “Oh, eccoci qua! E adesso senti se ti va il mio programma: manda un bacio alla montagna, scendiamo giù, ce ne andiamo in paese e ci compriamo lo zucchero filato e le caramelle candite! Ti va?”

 

“Siii! Evviva!!!” la bambina battè le mani entusiasta.

 

“Forza, allora!”

 

Una zaffata di vento gelò le lacrime sulle guance di Hermione; erano solo ricordi, eppure così nitidi che per un attimo si era sentita la bambina spericolata di tanti anni prima, che scalava gli alberi e faceva spaventare sua madre…sembrano secoli fa…

 

Mentre si asciugava le lacrime con la manica della giacca, Hermione si sentì avviluppare alle spalle da due braccia forti e sicure e ne riconobbe subito il possessore, rilassandosi nell’abbraccio.

 

“C’è qualcosa che posso fare per te?” le sussurrò Harry in un orecchio.

 

“Tienimi stretta a te.” Hermione si girò e nascose la faccia nel petto di Harry, mentre lui la stringeva a sé, accarezzandole i capelli.

 

“Scusami, non è il massimo piangere quando questo è il nostro primo Natale insieme.”

 

“Sshh, non dirlo nemmeno.” mormorò lui, baciandole una tempia. “Io sono qui per te.”

 

“Mi mancano così tanto, Harry…”

 

“Lo so, ed è normale. Non devi sentirti in colpa, sarebbe strano il contrario. Loro sono parte di te, ed è ovvio che ti manchino tanto. Piangi, non ti cambierà le cose ma ti farà sentire un po’ meglio.”

 

Lei non disse nulla, ma lui la sentì tremare tra le sue braccia.

 

************

 

Quando Magda scese la scala tutta tirata a lucido per la serata, erano appena le sei del pomeriggio. Harry e Hermione stavano giocando a carte sul pavimento vicino al caminetto.

 

“Wow, sei uno schianto!” esclamò festosa Hermione.

 

“Vero, stai molto bene.” aggiunse Harry.

 

“Grazie ragazzi, siete molto gentili.”

 

Qualcuno bussò alla porta e Hermione si affrettò ad aprire: era un ragazzo biondo, molto alto, vestito con un elegante smocking e con un mazzo di fiori in mano. “Ciao Jeff.”

 

“La piccola Hermione?” spalancò gli occhi quello. “Accipicchia, quanto sei cresciuta!”

 

“Visto quanto è bella?” esordì Magda, abbracciandola.

 

“Altrochè, avrà preso da te.”

 

“Che galante.” gli fece l’occhiolino lei. “A domani, ragazzi, e auguroni di cuore.” fece Magda, dando un baio a Hermione.

 

“Divertitevi.” le rispose sorridente lei, e Harry la salutò con la mano. Anche Jeff li salutò, poi si chiuse la porta alle spalle.

 

“Bene, bene…a quanto pare siamo rimasti solo noi due…” fece Harry con un ghigno furbesco.

 

“No, tesoro, adesso rimani solo tu, io devo andare a vestirmi.”

 

“Come?…di già?”

 

“Teoricamente dovresti prepararti anche tu. Abbiamo appuntamento con mio zio tra un’ora giù in paese.”

 

“Ok, hai vinto.” disse Harry rassegnato, alzandosi. “Andiamo a vestirci.”

 

“Bravo, così mi piaci.” esclamò soddisfatta Hermione.

 

Una buona mezzora dopo Harry raggiunse la camera da pranzo, vestito di tutto punto e perfino pettinato. (!!)

Pochi minuti più tardi scese anche Hermione, con un elegante vestito rosso lungo allacciato dietro al collo.

 

“Wow, sei bellissima.” esclamò lui.

 

“E tu non sei affatto male, bellezza.” gli sorrise lei.

 

Entrambi si infilarono i cappotti e uscirono, raggiungendo lo zio Frank alla sala da ballo del paese in festa.

 

************

 

La grande sala dove l’intero paesino stava festeggiando era estremamente natalizia e calda. Dopo una gustosissima cena, tutti si spostarono in una coloratissima stanza con un grosso albero multicolore, pronti a darsi alle danza per tutta la notte. Il primo disco messo su era un lento, perfettamente coerente con l’atmosfera che si era creata tra i presenti, e specie tra i più giovani. Anche Harry e Hermione raggiunsero la pista per ballare.

 

“Lo sai” esordì lei “stavo pensando all’ultima volta che abbiamo ballato insieme.”

 

“La sera che ci siamo messi insieme.” mormorò lui.

 

“Si. Non sapevo ballare il valzer, eppure con te tutto sembrava facile. E poi lo è stato davvero.” Lui le sorrise. “E’ incredibile come sto bene con te.”

 

“Ehi, ricordati che dobbiamo andarcene presto, voglio darti il mio regalo a mezzanotte precisa.”

 

“Certo, anch’io ci tengo.”

 

“Stavo pensando che mi piacerebbe restare qui con te per sempre.”

 

Lei lo guardò incuriosita. “Davvero?”

 

“Si, beh…vedi…” arricciò il naso lui. “Prima di tutto qui tu sei felice, sei spensierata, sei come una bambina semplice e serena. Qui ci siamo solo tu e io, non esiste nient’altro…nessun Voldemort e nessun’altra minaccia, solo noi…e finalmente posso guardarti negli occhi senza odiarmi per averti messo in pericolo.”

 

“Harry…”

 

“Finalmente quando cammino nessuno mi ferma per chiedere un autografo a Harry Potter, qui io sono solo Harry, il tuo ragazzo, punto e basta.” sorrise amaramente lui. “Adoro questo posto, è un’oasi di pace.”

 

“Potremo tornarci sempre, tesoro.”

 

“Non è proprio quello che intendo io.”

 

“Lo so.” annuì lei. “Non credere che anche per me non sia la stessa cosa. Ma non mi interessa quanto tu possa essere famoso o pericoloso, ti amo e questo mi basta.”

 

Harry le accarezzò il viso. “Hermione, non è che voglio cambiare argomento, ma c’è un biondo che continua a guardarmi con uno sguardo assassino, per caso lo conosci?”

 

Hermione si voltò leggermente. “Ah, certo, quello si chiama Darius.E’ quello che l’estate scorsa voleva a tutti i costi portarmi a letto al primo appuntamento.”

 

“E’ lui quel porco?” chiese lui, irrigidendosi un po’.

 

“Lascialo perdere, mi avrà chiesto scusa un centinaio di volte, e poi Ron gli ha già rotto il naso, ti ricordi?”

 

“Se la smettesse di sbavare per te, magari…senti, ti dispiace se ci avviamo a casa? Ho un’incredibile voglia di cavargli gli occhi.”

 

Lei ridacchiò. “Va bene, come vuoi.”

 

Lo zio Frank salutò i ragazzi e diede loro le chiavi di casa, dando appuntamento a entrambi la mattina dopo ancora lì per il pranzo di Natale.

 

Harry e Hermione raggiunsero il giardino fuori di casa dopo una bella camminata nella neve. Prima di entrare si fermarono fuori a guardare la luna piena.

 

Hermione si stiracchiò gambe e braccia. “E’ una notte bellissima, eh?”

 

“Altrochè.”

 

“E tu sei uno schianto con questo vestito.”

 

“Secondo me tu sei stupenda anche senza.” fece lui maliziosamente, mentre lei, un po’ arrossita, sorrise.

 

“Harry.”

 

“Mh?”

 

E prima che potesse chiederle il perché di quel sorriso furbetto si ritrovò spiaccicata sul viso na palla di neve. Hermione scoppiò a ridere.

 

“Ah, è così, eh?” rise anche lui, e due secondi dopo le tirò contro la sua palla di neve. In breve la sfida si fece agguerrita, e i loro cappotti si inzupparono progressivamente. Quindi, come due bambini, si misero a rincorrersi finchè non caddero ridendo nella neve.

 

Hermione, bloccata sotto il peso del corpo di Harry, affondò leggermente nella neve, e il freddo la fece tremare un po’. Fu il colpo di grazia per il self-control di Harry: i due si guardarono negli occhi per un lungo momento, poi lui le sfiorò le labbra lievemente, per poi baciarla con un strana urgenza di stringerla a sé e abbracciarla, accarezzarla, toccarla…amarla in tutti i modi possibili. Qualche istante dopo, però, a malincuore, Harry dovette staccarsi da lei e alzarsi in piedi: Hermione stava tremando come una foglia, e i vestiti di entrambi erano tutti bagnati.

 

“Scusami.” le disse lui mentre l’aiutava ad alzarsi.

 

Lei scosse la testa sorridendo e aprì la porta per entrare. Non appena dentro, Harry diede un’occhiata all’orologio.

 

“Senti, visto che manca ancora qualche minuto a mezzanotte, perché non andiamo a metterci qualcosa di asciutto addosso?”

 

“Ok, faccio in fretta.” promise lei.

 

Quando Hermione tornò nella stanza del camino Harry lo aveva già acceso, e ci stava seduto accanto per terra. Aveva addosso un pantalone felpato e una maglietta, e sembrava ancora più in forma del solito. Hermione gli si inginocchiò davanti, sorridendo. Si era struccata e indossava solo un top a bretelline e un paio di pantaloncini corti, mentre i lunghi capelli castani le ricoprivano buona parte delle spalle.

 

“Eccomi qui, puntualissima.”

 

Anche lui le sorrise. “Ok, chi comincia?”

 

“Io, ecco qua.” esclamò contenta, porgendogli un pacchetto quadrato. “Buon Natale, Harry.”

 

Lui le sorrise, poi prese il pacchetto e iniziò a scartarlo con una certa impazienza. Quando finalmente riuscì ad aprirlo gli sembrò una specie di diario rilegato, ma la scritta sulla copertina lo fece trasalire:

 

            TUTTO QUELLO CHE SERVE A UNA FIREBOLT PER DIVENTARE DELUXE

 

Harry quasi inconsapevolmente sorrise emozionato, e lo aprì per scoprire una specie di indice che indicava una lunga serie di incantesimi da poter usare sul suo manico di scopa per migliorarne qualità e prestazioni.

 

“Oddio, è fantastico!…ma come…?”

 

Hermione rise divertita: visto così smbrava un bambino in attesa di babbo natale, piuttosto che il grande mago che tutti conoscevano. “Ho cercato un po’ per tutte le librerie di Hogsmeade, e quando credevo che non avrei trovato nulla…beh…ti piace?”

 

“Se mi piace? Hermione, è semplicemente stupendo! Guarda qui! Non credevo si potesse modificare fino a tanto una firebolt!” esclamò eccitato.

 

“Guarda un po’ la fine del libro.” suggerì lei.

 

Le ultime quattro pagine erano piene di disegni di giocatori di quidditch con le loro scope e le loro mosse migliori. Harry spalancò occhi e bocca e guardò incredulo Hermione. “Le mosse speciali dei Cannoni di Chudley! Ma dove le hai trovate?” lei gli fece un occhiolino. Lui non potè trattenersi oltre: posò il libro, le prese il viso tra le mani e la trascinò in un bacio che la lasciò senza fiato.

 

“Grazie.” le mormorò dolcemente mentre riprendevano fiato. “Adesso tocca a me.”

 

Hermione si sedette meglio, emozionata. Lui sorridendo le porse un pacchetto grossomodo delle stesse dimensioni di quello precedente. “Buon natale, Hermione.”

 

La carta del regalo scivolò delicatamente via in pochi istanti, e Hermione si coprì la bocca con una mano.

 

Fra le sue mani c’era un libro rosso con sopra una foto di lei neonata in braccio a suo padre e sua madre, che la accarezzavano e la facevano giocare con un sonaglio. Con le mani che le tremavano, Hermione lo aprì: era un album di fotografie animate magicamente. Nelle foto successive potè vedersi ancora piccolissima davanti alla sua prima torta di compleanno con sua madre che le baciava le guanciotte paffute, o ancora a 5 anni, penzolante dal ramo di un albero mentre la madre le strillava di scendere ed Eddie si sbellicava dalle risate; un’altra foto la ritraeva tutta sporca e spettinata fra i maiali sotto gli occhi divertiti di suo padre; e in un’altra ancora tutti e due i suoi genitori stavano tirando le briglie di un pony su cui stava lei. Quindi ce n’era un’altra di lei appena un po’ più grandicella, Eddie e Magda con i grembiulini della scuola (il suo a quadretti rosa e bianco, quello di Magda bianco con un fiocco rosa e quello di Eddie azzurro), con Eddie che le stava tirando i capelli e Magda che lo stava strattonando. Ce n’erano ancora molte altre, poi l’ultima pagina era colmata da un’unica foto più grande di lei (adulta) e dei suoi genitori vestiti elegantemente e sorridenti, mentre si mettevano in posa.

Hermione era solo marginalmente consapevole delle lacrime che le rigavano le guance, mentre continuava a scorrere le pagine e sorrideva alle foto più buffe. 

 

“Harry…” sussurrò in un soffio lei.

 

“Una volta qualcuno ha fatto questo per me e mi ha aiutato molto.” sorrise brevemente lui.

 

“E’ la cosa più bella che potessi regalarmi…” riuscì a rispondergli lei. “Come…?”

 

“Due settimane fa ho mandato qui Edvige e ho chiesto a Magda di mandarmi tutte le foto più belle che aveva di te e dei tuoi genitori. Colin Canon ha fatto il resto.” e qui gli scappò una risatina. “Avresti dovuto vedere la sua faccia quando gli ho chiesto di aiutarmi.”

 

Hermione sorrise, e messo giù l’album gattonò fino da Harry, gettandogli le braccia al collo.

 

Lui la strinse fra le braccia. “E’ il natale più bello della mia vita, dico sul serio.”

 

I due ragazzi rimasero abbracciati per un tempo interminabile, poi lui si chinò su di lei e la baciò, proprio come l’aveva baciata il giorno prima in bagno, mentre erano entrambi seminudi. Anche lei rispose al bacio con la stessa intensità e la stessa urgenza, finchè tutti e due non finirono sdraiati a terra, lui sopra di lei, senza interrompere il bacio. Ormai per quanto fossero vicini non lo erano abbastanza, quella sarebbe stata una notte magica, la notte in cui ‘ti amo’ non sarebbero state solo parole. Hermione si strinse ancora di più alle spalle di Harry, che prese a baciarle il collo, e lui non potè trattenere le mani, che scivolarono sotto la maglietta di lei. Hermione si sentì mozzare il fiato in gola mentre le mani di Harry le accarezzavano il seno, e si strinse ancora di più a lui. Harry, dal canto suo, si sentiva le farfalle nello stomaco; aveva desiderato di poterla amare in quel modo da sempre, e la sensazione di lei lì, sotto di lui, gli faceva venire voglia di di strapparle i vestiti di dosso e prenderla immediatamente, ma prima di dare ascolto al suo corpo doveva obbedire al suo cuore: per lei era la prima volta, era sicuramente nervosa, per di più avrebbe sentito dolore. Voleva metterla completamente a suo agio, anche se questo voleva dire fermarsi e aspettare. L’avrebbe fatto – a malincuore – se lei lo avesse voluto. Ma fortunatamente lei non sembrava intenzionata a lasciar perdere.

 

All’improvviso Hermione ruppe il bacio per respirare, Harry si fermò un attimo e la guardò negli occhi, tutti e due col fiato corto, naso a naso. “Qualcosa non va?”

 

“No, è solo…sai…per me…ecco, è la prima volta che…” mormorò a bassa voce lei, arrossendo. Lui le baciò la fronte. 

 

“Lo faremo solo se te la senti, non voglio farti pressioni. Posso aspettare.” sussurrò lui ansimando un po’. Hermione sapeva bene quanto gli costasse dire una cosa del genere.

 

“Lo voglio tanto, Harry…è solo…” e qui abbassò lo sguardo. “…paura, credo…”

 

Lui le sorrise dolcemente. “Andrà tutto bene, vedrai, sarà bellissimo.”

 

Lei sembrò riprendere coraggio, e lo guardò negli occhi un istante prima di baciarlo di nuovo. Lui rispose immediatamente al bacio e le sue mani ripresero ad accarezzarla dove si era fermato.

 

************

 

Quando aprì gli occhi, Harry ci mise un  attimo prima di capire che la stanza era ancora quasi del tutto al buio perché il sole stava a momenti per sorgere. Si sollevò un po’ sui gomiti: stava sdraiato nel suo letto, nudo, coperto col piumone fino alla vita. Quello che lo disorientò un attimo fu l’altra metà del letto vuota. Subito inforcò gli occhiali in cerca di lei: avevano passato una notte bellissima insieme, il solo ricordo di aver fatto l’amore con lei gli faceva sentire il bisogno di farlo ancora. E ancora. E ancora. Con lo stesso amore, la stessa passione, la stessa voglia instancabile.

 

Hermione stava rannicchiata contro la finestra sul piccolo divanetto sotto di essa, con addosso l’accappatoio di Harry – che ovviamente le andava ben più grande – e i capelli mossi tutti cascanti dal lato destro del collo.

 

Harry si annodò un asciugamani ai fianchi e si inginocchiò sul divanetto alle sue spalle, circondandola con le sue braccia forti e attirandola a sé. “Buongiorno.” le mormorò dolcemente, dopo averle dato un bacio sul collo.

 

Lei sorrise e voltò il viso per dargli un piccolo bacio sulle labbra. “Buongiorno a te.”

 

“Tutto bene?”

 

“Si.” rispose lei, accarezzandogli un braccio. “Volevo vedere l’alba. L’alba di natale è più bella delle altre. Mia madre mi diceva sempre che se vedi l’alba del giorno di natale e pensi a un ragazzo, lui sarà tuo per sempre.”

 

“Davvero?” Harry la stava ascoltando, ma non per questo aveva smesso di di darle piccoli baci sul collo e dietro l’orecchio. Il suo profumo, esattamente come il suo sapore ore prima, lo mandavano in estasi. “Dieci galeoni che indovino chi è il fortunato.”

 

Lei sorrise e si voltò, cambiando la loro posizione in modo che Harry stava seduto con le spalle alla finestra, e Hermione stava rannicchiata fra le sue braccia, con la testa sul suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli. Rimasero così in silenzio per un lungo momento.

 

“Ricordami di rompere il naso a Ron quando torniamo a Hogwarts.”

 

“Perché?” chiese lei incuriosita, mentre con un dito disegnava piccoli cerchietti sul petto di lui.

 

“Perché lui e quell’altro pervertito di Seamus ti hanno inserita al primo posto nella lista delle ragazze che vorrebbero vedere nude.”

 

Hermione ridacchiò. “Ma che bravi, così è questo che fate nel dormitorio dei maschi, eh?”

 

“E voi santarelline, mh, cosa fate invece?” la prese in giro Harry.

 

“La classifica del più sexy.” rise lei.

 

“Ma non mi dire.” anche lui rise. “E?”

 

“E cosa?” lo punzecchiò Hermione. “Vuoi conoscere la hit-parade?”

 

“Se me la vuoi proprio dire…”

 

“E va bene, signor sto-morendo-dalla-curiosità-ma-non-lo-ammetterò-mai…” lei si rimise seduta. “Terzo Dean, secondo Ron e primi a pari merito tu e Malfoy.” e detto questo gli sfiorò le labbra con le sue.

 

Harry rimase a bocca aperta. “MALFOY? Draco Malfoy?”

 

“Tesoro, quanti Malfoy ci sono a Hogwarts?”

 

“Andiamo, è un viscido serpente! Come può essere sexy quello là?!”

 

“E’ uno sporco bastardo, ma oggettivamente ha un bel fisico.”

 

“Per me è solo una gran testa di cazzo.”

 

“Anche per me.” annuì lei, scostandogli un ciocca di capelli sul viso. All’improvviso lui si portò una mano alla cicatrice e strinse gli occhi. “Che c’è, che succede?” chiese lei preoccupatissima.

 

“Niente, niente…” ma una smorfia di dolore lo tradì.

 

“Non è vero, ti fa ancora male!”

 

“…tranquilla, ora va meglio…” piano piano, Harry si distese.

 

“Pensi…che lui sia qui vicino?”

 

“No, è ben più forte il dolore quando è nei paraggi. Questo voleva essere sol un avvertimento.” Harry riflettè un attimo sulle sue stesse parole, poi si alzò in piedi e prese a camminare nervosamente avanti e indietro. “Sono un idiota egoista.”

 

“Perché dici così?” Hermione non ci stava capendo più molto.

 

“Ti sto esponendo a un pericolo enorme, ormai ha capito che tu sei tutto il mio mondo. Per colpa mia forse vuole farti del male.”

 

“Ehi” esordì lei, balzando in piedi. “Non è colpa tua, ne abbiamo già parlato, mi sembra.”

 

“Si, invece. Ti amo, ma se volessi davvero il tuo bene dovrei lasciarti andare con qualcuno che con cui saresti al sicuro. Solo che è dannatamente difficile…”concluse amareggiato Harry, guardando a terra.

 

“Stammi a sentire, Harry, è una mia scelta se sono al tuo fianco, perché ti amo, e se voglio starti vicino, se voglio aiutarti nella tua lotta, perfino se voglio dare la mia vita per te, beh tu non hai il diritto di impedirmelo!” esclamò vivacemente Hermione.

 

“Con me non sei al sicuro.” aggiunse nervosamente lui, passandosi una mano tra i capelli spettinati.

 

“Sei diventato sordo, Harry James Potter? Non hai sentito quello che ho appena detto?!”

 

“Hermione, una cosa è combattere rischiando la mia vita, un’altra è giocare con la tua! Non potrei vivere se ti portasse via da me, lo capisci o no?!” anche lui sembrava alterato.

 

“Io non vivrei lo stesso se tu te ne andassi via, vuoi capirlo?!” gridò lei. “Mi sei rimasto solo tu per cui vivere, cosa farei senza di te? E’ così difficile da accettare?!”

 

Lui scosse la testa, cercando di convincersi del suo punto di vista. “Che devo fare?” chiese alla fine confuso, con occhi supplichevoli.

 

Hermione sospirò profondamente e gli accarezzò una guancia. “I problemi dobbiamo affrontarli insieme, sennò saranno più forti di noi.”

 

“Dimmi cosa vuoi. Qualunque cosa.”

 

“…solo te.” rispose lei, abbassando lo sguardo. “Vorrei che mi amassi come se fossimo le uniche due persone sulla terra.”

 

Lui con un dito le sollevò il mento per poterla guardare negli occhi. “Non lo siamo?”

 

I loro sguardi rimasero bloccati ancora per qualche secondo, poi Harry le si avvicinò e chinò le labbra sulle sue. Senza interrompere il bacio, la prese in braccio e dolcemente la rimise sul letto, sciogliendo il nodo della cinta dell’accappatoio.

 

                                                           ****************

 

Beh, è giusto così, no?…eh eh…

Continuate a recensire!

Prossimo capitolo: “Come corre il tempo”

Si accettano scommesse su cosa succederà! A chi si avvicina di più darò una piccola anticipazione sulla storia!

^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Come corre il tempo ***


Come corre il tempo

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…

 

                                              FIGHTING DARKNESS

 

COME CORRE IL TEMPO

 

Non furono gli uccellini né un bel raggio di sole a svegliare Harry dalla notte più bella della sua vita. Fu una sensazione di calore sotto il suo braccio e contro il suo petto che lo portò ad aprire gli occhi. Contro il suo petto era schiacciata la fronte di Hermione, sotto il suo braccio stavano i suoi fianchi. Harry la fissò teneramente mentre dormiva rannicchiata contro di lui; cominciò ad accarezzarle con dolcezza i capelli, poi le sfiorò una tempia con le labbra.

 

Era calda. Stranamente troppo.

 

Lui aggrottò le sopracciglia e la guardò un attimo: affannava, e molto. Harry si raddrizzò nel letto e le appoggiò una mano sulla fronte. Santo cielo, Hermione…ma tu scotti… Rapidamente si alzò dal letto e cercò le mutande per infilarsele, quindi saltellò da un piede all’altro per entrare nei pantaloni felpati.

 

“…no…”

 

Il ragazzo si fermò di colpo e si avvicinò al letto. Hermione si girava e si rigirava senza sosta sul cuscino, affannando. Il suo bel viso era contratto in un espressione di dolore.

 

“…ti supplico, non farlo…”

 

“Hermione?” lui provò a sfiorarle una guancia. Era tutta sudata.

 

“…qualsiasi cosa, ma non fargli del male…ti supplico…” si lamentò lei, mentre le lacrime le scendevano dagli occhi ancora chiusi. Harry pensò che la cosa migliore per farle scendere quel febbrone fosse di rinfrescarla con un po’ d’acqua, e corse fuori in direzione del bagno, ma sbattè letteralmente contro Sirius, a cui cadde di mano la tazzina di caffè che stava bevendo.

 

“Harry! Che ti prende?”

 

“Hermione ha un improvviso attacco di febbre, sembra grave, sta delirando!” buttò fuori tutto di un fiato Harry, preoccupatissimo.

 

“Posso andare a dare un’occhiata?” Harry annuì mentre correva in bagno.

 

Hermione continuava ad agitarsi nel letto, bollente, sudata, ansimante, mentre stringeva dolorante i lembi del piumone che la ricopriva dal seno in giù. Sirius le si avvicinò con l’espressione di chi sospetta qualcosa.

 

“…ti prego…non farlo…”

 

“Hermione, riesci a sentirmi?” provò a chiamarla.

 

In quel momento rientrò Harry con un asciugamani in mano, e balzato in ginocchio sul letto prese ad asciugarle il sudore in più punti. “Ma com’è possibile, stavamo benissimo fino a qualche ora fa!” fece esasperato mentre cercava di soccorrerla.

 

“…farò qualsiasi cosa, te lo giuro…ma lascialo stare…”mormorò piangendo Hermione.

 

“Ehi, Hermione, svagliati! E’ solo un incubo, non avere paura!” le disse lui, accarezzandola.

 

“Harry, non è febbre. E’ Voldemort.” annunciò cupo Sirius, alzandosi in piedi e chinandosi su Hermione. Harry lo guardò come chi scopre che gli asini volano.

 

“Cosa?”

 

“Sta cercando di trascinarla nella dimensione oscura, e viste le sue condizioni, direi che ci sta riuscendo benissimo.” aggiunse l’uomo, teso.

 

“Ma non è possibile!” esclamò Harry, stravolto. “Sono stato sempre con lei stavolta, non può esserci riuscito di nuovo!!”

 

“Calmati, Harry. Lo so, ma purtroppo è già successo. Ora dobbiamo solo pensare a riprenderci Hermione.” Sirius cercò di controllarsi visto che il suo pupillo sembrava sconvolto. Harry si passò nervosamente le mani tra i capelli spettinati.

 

“…lasciami andare, ti scongiuro…no…” mormorò debolmente Hermione. Harry si chinò su di lei, accarezzandole il viso.

 

“Hermione, mi senti? Quello che vedi è un’illusione! Apri gli occhi, io sono qui!!” le disse scuotendola leggermente.

 

“Non può più sentirti” fece Sirius, appoggiandole due dita sulla fronte bollente. “Ormai l’ha quasi presa, è troppo tardi.”

 

“Che cosa devo fare?!” gridò Harry, disperato.

 

“Devi farle male, Harry, e molto.” esordì all’improvviso Sirius.

 

Harry lo guardò a bocca aperta. “Che hai detto?”

 

“Soltanto un dolore fisico tremendo può richiamarla nella nostra dimensione.” Sirius stava cominciando ad agitarsi. “Conosco questo incantesimo  e credimi, per quanto orribile ti possa sembrare, questa è l’unica possibilità che abbiamo.”

 

“Stai scherzando?! Già sta soffrendo, deve provare altro dolore ancora??” Harry era fuori di sé.

 

“La vuoi salvare o no?!?” gridò Sirius.

 

“…vattene, lasciami…Harry…” ormai i lamenti di Hermione erano ridotti a deboli sussurri.

 

“Stammi a sentire, Harry, Hermione è allo stremo delle forze ormai, non resisterà ancora per molto! E’ un controsenso, ma se la ami davvero devi farle male,ora!”

 

Harry scosse la testa, inorridito. “No…tu non puoi chiedermi questo…io non…non posso farlo.”

 

Sirius serrò la mascella. “Sei l’unico che possa tener testa a un incantesimo di Voldemort, altrimenti non te l’avrei mai chiesto.”

 

Hermione inarcò la schiena, lasciandosi scappare un debole lamento. Harry la guardò terrorizzato, ora anche lui affannava.

 

“Harry” riprese Sirius, porgendogli la sua bacchetta. “Non c’è più tempo. O intervieni subito, o la perderai per sempre.”

 

Harry si sentì il cuore spaccato in due parti; il cervello era completamente annebbiato alla vista di Hermione che si contorceva spasmodicamente fra le lenzuola. Quelle stesse lenzuola che solo poche ore prima li avevano visti felici e innamorati. Chiuse gli occhi forte, si morse le labbra, poi si chinò su di lei lentamente, cercando di non farsi schizzare il cuore fuori dal petto. Con le mani tremanti prese la bacchetta che gli porgeva Sirius e la puntò contro di lei. “Perdonami, amore mio.” mormorò con la voce strozzata, chiudendo gli occhi e tirando un grosso sospiro.

 

“Crucio.”

 

Immediatamente Hermione s’irrigidì e inarcò ancora di più la schiena, quasi strappando le coperte fra le dita; gli occhi le si serrarono ancora di più e dalla bocca le uscì un lamento muto di puro dolore. Pochi secondi dopo, comunque, la ragazza si rilasciò nel letto, pallidissima, coperta di sudore ma non più ansimante. Sirius le sentì il battito, poi tirò un sospiro di sollievo chiudendo gli occhi, e annuì in silenzio al suo pupillo.

 

Harry, sudato e bianco come un cencio, si risedette sul letto e si coprì la faccia con le mani.

 

“Sta bene adesso, è soltanto svenuta.” iniziò Sirius, piano. “Se è viva è solo merito tuo.”

 

“Perché?” mormorò Harry, mettendosi le mani fra i capelli. “Perché tutto questo deve succedere a me? Perché non posso essere felice come qualunque altro essere umano?”

 

Sirius inspirò profondamente, lo sfogo di Harry era più che leggittimo.

 

“Da che ho memoria ho sempre dovuto lottare per poter vivere. Ho accettato di combattere Voldemort. Ho vissuto senza nemmeno conoscere i miei genitori. Sono stato sempre il ragazzo con la cicatrice. Il bambino sopravvissuto.” e qui sospirò dolorosamente. “Ma tutto questo è diventato sopportabile col tempo, e addirittura non ci faccio più caso da quando sto con Hermione. Lei è la prima cosa bella che mi sia mai capitata, per la prima volta sento di essere davvero felice, e adesso mi accorgo di essere un bastardo egoista.”

 

Sirius lo fissò dubbioso. “Che vuoi dire?”

 

Harry scosse la testa. “Stanotte abbiamo fatto l’amore insieme per la prima volta. E’ stata una cosa unica. Stamattina avremmo dovuto svegliarci allegramente, stare ancora insieme, parlare, scherzare, anche rifarlo. Se avesse fatto sesso con un altro a quest’ora starebbe bene, felice e serena. E invece guarda come ha pagato il fatto di essere stata con me. Se io avessi le palle dovrei lasciarla andare con qualcuno con cui sarebbe fuori dal pericolo…ma come faccio…la amo così tanto…il solo pensiero di un altro che possa toccarla, o anche solo guardarla mi fa impazzire…” mormorò sconfortato, chiudendo gli occhi forte.

 

Sirius annuì, serio. “Si, capisco quello che intendi. Ma posso assicurarti che non risolveresti nulla separandoti da lei. Nessuno di voi due smetterebbe di amare l’altro, e questo Voldemort lo sa.”

 

“Finchè era la mia vita a essere in ballo sapevo cosa dovevo fare. Combattere fino allo stremo, resistere, osare. Ma non posso giocare con la vita di Hermione.” disse serissimo, coprendosi il viso con le mani. “Non posso.”

 

“Il punto è, Harry, che tu sei il ragazzo più coraggioso che si sia mai visto in giro negli ultimi tempi. Voldemort ha trovato l’unica cosa che ti fa paura, ma questo non deve suggerirti di gettare la spugna, anzi. Ora devi lottare ancora di più, per proteggere Hermione.”

 

“Ti rendi conto che ho usato l’incantesimo più doloroso che conosco sulla ragazza che amo?”

 

“E tu ti rendi conto che le hai salvato la vita?” Il ragazzo sospirò profondamente. “Lo capisco che ti senti costretto, e che vorresti essere libero di vivere la tua vita. Posso solo dirti di andare avanti come stai facendo, affrontando anche questa paura come hai sempre fatto, col tuo solito coraggio.”

 

Harry annuì, poco convinto e molto stanco.

 

“Ascolta, io vado a preparare Edvige e la mando da Silente, credo che dovremmo tornare a Hogwarts domani stesso.”

 

“Domani? Ma…”

 

“Non possiamo rischiare, Harry. Con Silente sarete più al sicuro.”

 

“…era così felice di stare qui…”

 

Sirius gli appoggiò paternamente una mano sulla spalla. “Lo so. Mi dispiace tanto.”

 

“Quando finirà tutto questo…” fece sconfortato Harry, passandosi una mano fra i capelli.

 

Sirius non fu in grado di aggiungere altro, e uscì mestamente dalla stanza. Harry rimase ancora un attimo con la testa fra le mani, poi prese l’asciugamani e asciugò il sudore a Hermione, quindi si stese sul letto e la prese tra le braccia, appoggiando il mento alla sua testa. La sentì singultare nel sonno, spaventata, e la strinse di più a sé, accarezzandole i capelli.

 

************

 

Hermione sentì una fitta di dolore attraversarle entrambe le tempie e con una smorfia di dolore aprì gli occhi. Comprese subito di stare abbracciata a Harry, tra le sue braccia forti.

 

“…Harry…” mormorò debolmente, realizzando di sentirsi come se avesse corso una maratona per giorni. Lui subito abbassò lo sguardo per incrociare i suoi occhi.

 

“Ehi, come stai?” le disse dolcemente.

 

“Che…che è successo? Noi stavamo…”

 

Lui sospirò. “Voldemort.”

 

Lei serrò gli occhi. “Anche qui?” Lui annuì, amareggiato. “…certo…adesso ricordo…tutto quello che ho visto…”

 

“Mi dispiace, perdonami. Non sono riuscito a proteggerti.” si scusò lui, baciandole la fronte.

 

Lei si strinse ancora di più a lui. “Non dirlo nemmeno.”

 

Rimasero così ancora per qualche minuto, poi entrò Sirius, sorridente, con un vassoio e due tazze fumanti fra le mani. “Buongiorno e ben svegliata, piccola.”

 

Lei gli sorrise in risposta e cercò di mettersi seduta, tenendosi coperta dal seno in giù con il piumone. Anche Harry si sedette. “Un po’ di latte caldo farà bene a entrambi.” continuò Sirius, porgendo a ognuno la sua tazza. “Come ti senti?”

 

Hermione non riuscì a rispondere per via di una fitta dolorosa alla testa; si portò una mano alla tempia, lasciandosi scappare un piccolo gemito. Harry in un istante le fu accanto, circondandole le spalle con le braccia.

 

“Cos’hai, ti senti male??” le chiese, in panico totale. Sirius gli fece cenno di calmarsi.

 

“Tranquillo, è normale, sono i postumi di quell’incantesimo. Va meglio ora?”

 

Hermione annuì, sollevando la testa. “Si, sto bene.” e prese la sua tazza di latte.

 

“Ho mandato Edvige da Silente, con un po’ di fortuna avremo oggi stesso la risposta.” Harry annuì, continuando a bere. “Hermione, mi dispiace, ma penso che sarebbe meglio tornare a Hogwarts domani stesso. Con Silente sarete più al sicuro, e avremo meno possibilità di coinvolgere i tuoi familiari in questa faccenda.” concluse Sirius.

 

“Va bene.” rispose senza esitare lei. Harry la fissò. “Non voglio che zio Frank e i ragazzi rischino quello che è successo a mamma e papà. Andiamocene al più presto.” finì, triste.

 

Sirius annuì, ammirando il coraggio della ragazza. “Non preoccuparti, loro saranno al sicuro una volta che noi ce ne saremo andati.”

 

“Ok, li avvertirò io del perché ce ne andiamo, inventerò qualcosa che riguardi la scuola. Anzi, raggiungiamo zio Frank in paese e cominciamo ad avvisare almeno lui.” fece risoluta lei, dando un’occhiata all’ora sulla sveglia babbana sul comodino.

 

“Sei sicura di sentirtela? In fondo sei ancora debole, forse dovresti riposare un altro po’.” le disse Harry, preoccupato. Hermione gli sorrise.

 

“Stai tranquillo, sto bene adesso. Basta con le attenzioni speciali, in fondo non sono di cristallo.”

 

Sirius sorrise. “Ok, allora vi aspetto di sotto.” disse uscendo.

 

Harry e Hermione si alzarono e cominciarono a rivestirsi. Lui s’infilò il maglione, mentre lei ripescava gli shorts e la canotta da terra.

 

“Non doveva andare proprio così.” le mormorò lui, prendendole la mano prima che potesse uscire.

 

“Tra di noi non poteva andare meglio.” gli sorrise lei, baciandogli le labbra. Harry colse l’occasione per rendere il bacio più profondo, circondandole la vita con le braccia. Qualche istante dopo lei lo respinse dolcemente. “Qualunque cosa sia successa, questa notte per me resterà sempre indimenticabile.” e con un ultimo sorriso lei uscì dalla stanza, lasciando lui con un sorriso sulle labbra.

 

************

 

Le vacanze di natale volarono presto, e gli alunni di Hogwarts furono richiamati alle loro materie, in particolar modo gli studenti del 7° anno.

 

Ron sbuffò, mordicchiando la sua penna. “Niente, questo maledettissimo saggio non mi esce. Al diavolo Piton e le sue erbacce, che diavolo ne so io di come fanno a crescere a temperatura ambiente degli esemplari di digitalis purpurea?!” fece, imitando alla perfezione la voce di Piton nel leggere il titolo del saggio assegnatogli e facendo ridere di cuore Harry e Hermione.

 

“Prova a smettere di mangiarti la penna, magari qualcosina uscirà.” commentò lei.

 

“Allora perché non mi dai una mano e la facciamo finita?”

 

“Harry non mi ha chiesto aiuto, per giustizia non ne posso dare a te.” rispose lei seria, col suo solito contegno da studentessa modello.

 

“Grazie di cuore, Hermione, ricordami quand’è il tuo compleanno; per allora mi sarò fatto dare l’indirizzo di tutti i fantasmi più noiosi che esistono e te li regalerò volentieri.”

 

Hermione fece per rispondergli, ma fu interrotta dall’arrivo improvviso di una Padma in corsa e con le braccia stracariche di giornali e riviste, che depositò rumorosamente sul tavolo con un gran sorriso.

 

“Guardate qui!” squittì emozionata.

 

“Uhm…fammi indovinare, sono i ritagli di giornale in cui si parla della mitica squadra di Grifondoro?”

 

“No, Ron, è molto meglio. Leggete!” fece lei, indicando un piccolo articolo sul fondo della prima pagina. “Un po’ fuori Hogsmeade, a JudyRoad, affittano una villetta a due piani, con giardino e tutto il resto!”

 

“E allora?”

 

“Ma come, non capite? Potremmo prenderla noi.”

 

I tre ragazzi la guardarono, piuttosto confusi.

 

“Scusa, non ti seguo.” fece Hermione.

 

“Ma si!” esclamò eccitatissima Padma. “Dal momento che abbiamo ricevuto tutti e quattro la lettera che ci invita a lavorare presso il Ministero della Magia dopo il diploma, e tenendo conto che la sede del Ministero è poco distante da Lutherford, una casetta lì ci converrebbe proprio, senza contare che ci darebbe la possibilità di vivere tutti e quattro insieme! E per l’affitto non ci dovrebbero essere problemi, in quattro dovremmo farcela più che largamente.”

 

In effetti buona parte dei Grifondoro del 7° anno avevano ricevuto una lettera che li invitava a prendere servizio presso il Ministero appena terminati i G.U.F.O. finali, cosa che Hermione e Padma avevano accolto con maggiore entusiasmo di Harry e Ron, a cui quel tipo di lavoro sembrava una vera noia.

 

Hermione sorrise radiosa. “Hai ragione, sarebbe bellissimo.”

 

Harry e Ron si scambiarono uno sguardo allegro e soddisfatto. “Vivere tutti insieme? Wow!”

 

“Solo se non cucina Hermione, però.” scherzò Ron. Tutti e tre scoppiarono a ridere, Hermione gli tirò in faccia un cuscino, ma ridendo anche lei.

 

“Ok, mando subito un gufo alla proprietaria, le dico che sabato andiamo a vedere la casa.” commentò entusiasta Padma, con gli occhi sognanti. “La nostra bella casetta.”

 

**

 

Padma aveva davvero un buon naso per gli affari, dovettero concordare i tre ragazzi. La casa a JudyRoad era grande e molto bella, circondata da un magnifico giardino degnomizzato. Dopo averla visitata i ragazzi non persero tempo e firmarono il contratto di affitto; la mensilità era discreta, ma con quattro stipendi da impiegati al ministero ce l’avrebbero senza dubbio fatta. Per evitare di destare inutili e gratuiti pettegolezzi sulla loro convivenza, decisero di comune accordo di tenersi per loro la faccenda della casa nuova, ma decisero anche che le stanze da letto dei padroni di casa avrebbero avuto due bei letti a due piazze.

 

************

 

Harry, Ron e Hermione bussarono alla porta della stanza di Silente dove erano stati chiamati, e nel vedere oltre al vecchio preside anche Sirius Black rimasero a bocca aperta.

 

“Sirius!” esclamarono a una voce.

 

“Ehi, salve ragazzi! Vi trovo benissimo!” rispose allegramente lui.

 

“Cosa ci fai da queste parti?” chiese Harry.

 

“Sirius è qui per parlarvi di qualcosa che credo vi interesserà non poco.”  esordì Silente, con la sua solita serenità. “Sedetevi pure, sarà un discorso un po’ lungo.”

 

I tre ragazzi si sedettero sulle tre sedie davanti alla scrivania di Silente, confusi e curiosi.

 

Sirius si schiarì la voce. “Allora, cercherò di spiegarmi il più chiaramente possibile. Dunque, voi sapete che esiste la polizia ministeriale degli Auror nel nostro mondo di maghi, vero?” i ragazzi annuirono. “Bene. Oltre a loro esiste un corpo di agenti scelti, agenti segreti, auror speciali che lavorano per fornire informazioni segretissime di cui perfino al ministero non conoscono i dettagli. Il nome in codice di questa polizia alternativa è AU, che sta appunto per Universo Alternativo.”

 

“E’ strano” constatò Ron. “Né papà né Percy ne hanno mai parlato.”

 

“Questo perché sono in pochissimi a conoscere l’AU e hanno il dovere di mantenere a tutti i costi  segreta qualsisasi notizia in merito. Tuo padre e tuo fratello sono persone serie, signor Weasley.” rispose tranquillamente Silente.

 

“In altre parole” s’intromise Hermione. “Stiamo parlando di spie, giusto?"

 

Sirius ridacchiò. “Come sempre hai fatto centro, Hermione. Si, spie, grazie alle quali tutti noi dormiamo sonni tranquilli.” e qui fece un sorriso. “Io sono il colonnello Black.”

 

I tre ragazzi spalancarono occhi e bocche.

 

“Ma…perché non me lo hai mai detto?” titubò Harry.

 

“Mi dispiace, ma nessuno di noi può tradire il segreto nemmeno con chi più ama, siamo votati al silenzio.”

 

“Che senso ha dirlo adesso, allora?” fece Hermione.

 

Silente si alzò in piedi e si mise accanto a Sirius. “L’AU vi ha scelti tutti e tre come nuove reclute. In altre parole, vi si offre la possibilità di lavorare presso i servizi segreti del Ministero della Magia. Sapete, è un grande onore per voi e per la nostra scuola.”

 

“Perché noi?” azzardò Harry.

 

“Siete stati selezionati per il vostro coraggio, la vostra intelligenza, la vostra preparazione e la vostra esperienza in fatto di magia nera. In altre parole, siete sempre stati validissimi combattenti fin da quando eravate bambini, addestrati sarete degli auror perfetti.” precisò Sirius.

 

“E in cosa consisterebbe questo lavoro?” chiese Ron.

 

“E’ il lavoro di un auror, ma più impegnativo. Dunque, se accetterete, per prima cosa verrete con me fin da domani, perché con questa situazione di negatività e allerta è più sicuro per tutti tenersi pronti a qualunque evenienza, incluso un improvviso attacco di Voldemort.”

 

“Domani? E la scuola? Gli esami?”

 

“Di questo non preoccuparti, signorina Granger.” la rassicurò Silente.

 

“Verrete sottoposti a tre mesi di addestramento, vi insegneremo a difendervi con e senza la bacchetta, quindi sosterrete degli esami e se li passerete diventerete parte dell’ AU.”

 

“Sembra interessante.” disse Ron.

 

“Oh, lo è e molto, Ron.” gli rispose Sirius. “E’ un lavoro abbastanza rischioso, ma anche coinvolgente ed eccitante.”

“Di sicuro meglio che scartabellare su una scrivania al Ministero.” commentò Harry, e Ron annuì vigorosamente. “Io ci sto.”

 

“Pure io.” automaticamente i due ragazzi si voltarono verso Hermione, che teneva lo sguardo fisso a terra.

 

“Vuoi pensarci un po’ su, Hermione? Puoi darmi la tua risposta domani mattina.” fece Sirius.

 

Lei, invece, alzò gli occhi decisa. “Per me va bene.”

 

“Molto bene, sarà una festa all’AU.” Sirius sorrise soddisfatto, e anche Silente.

 

“Ovviamente la vostra partenza sarà motivata in un altro modo.” precisò il vecchio preside. “Ricordatevi che siete tenuti al silenzio. Si dirà che siete stati scelti per un gemellaggio con un’altra prestigiosa scuola di magia qui in Europa.”

 

Sperando che Padma capisca, pensò Ron fra sè e sé.

 

“Bene, allora andate a preparare le valigie.” li esortò Sirius. “Domani si parte all’alba.”

 

“Buona fortuna, signori.” fece cordialmente Silente.

 

**************

 

Harry e Hermione stavano seduti a terra nella sala comune, accanto al camino, a notte tarda. Stavano abbracciati l’uno all’altra, ed entrambi avevano ancora negli occhi l’immagine di Padma che con le lacrime agli occhi abbracciava Ron, che a sua volta la stringeva forte a sé.

 

“Come sei silenziosa stasera.” le sussurrò lui.

 

“Stavo pensando…che tenendo conto che staremo via tutto questo tempo, questa è una delle ultime volte che ce ne stiamo qui…” mormorò lei, fissando il fuoco. Lui sospirò.

 

“Certo che il tempo vola. Ti ricordi quando ci siamo visti la prima volta, da bambini? Dio, sembra una vita fa.”

 

“Io me lo ricordo perfettamente. Sul treno per il nostro primo giorno a Hogwarts, io cercavo il ranocchio di Neville e tu stavi con Ron.”

 

Lui sorrise. “E tu facesti la tua graziosa entrata e ci mettesti mezzo secondo a mortificare Ron perché aveva il naso sporco.”

 

“Ehi, però in quell’occasione io ti ho anche riparato gli occhiali e tu non mi hai nemmeno ringraziato.”

 

“Onestamente in quel momento non ti sopportavo un granchè. Mi sembravi piuttosto una saputella viziata.”

 

“E tu più che altro avevi un’aria spaesata che mi dava ai nervi.”

 

Tutti e due scoppiarono a ridere.

 

“Niente male come inizio, eh?” fece lui.

 

“Già…ne sono successe di cose, eh?”

 

“Eh si.”

 

“Questo posto mi mancherà molto.”

 

“Hogwarts è stata tutta la mia vita. Qui ho veramente incominciato a capire cosa vuol dire vivere al di fuori di uno scantinato buio. Ho incontrato te, Ron, Hagrid, Silente, Sirius e tutti gli altri. Sono diventato un mago. Ho scoperto il quidditch. E adesso sto per diventare una spia.”

 

“Lo sai, l’anno scorso, quando mi sono resa conto di essermi innamorata di te, tutte le notti pregavo perché potessimo restare insieme anche dopo il diploma. Avevo paura che ci saremmo potuti perdere.” e così dicendo Hermione si raddrizzò portandosi alla stessa altezza di Harry, che stava seduto.

 

“Beh, ti hanno ascoltato lassù.” sorrise lui.

 

Lei ridacchiò, poi smise e lo guardò negli occhi. “Harry…io…ho un po’ paura. Sai, di questa nuova realtà, dell’AU e tutto il resto…”

 

Lui le accarezzò una guancia. “Vedrai, andrà tutto bene. Sei in gamba, te la caverai alla grande. E poi non sarai sola, ci saremo io e Ron con te.”

 

Lei gli sorrise, e lo baciò. E in quel bacio entrambi misero tutti i loro sentimenti e le loro sensazioni, inclusi i timori dell’improvviso e radicale cambiamento. Il bacio progredì abbondantemente, finchè non finirono tutti e due sdraiati a terra, mentre le mani di Harry si davano da fare con i bottoni della camicia di Hermione.

 

Sarebbe stata la loro ultima notte a Hogwarts, e risultò quasi un tacito accordo passarla in quel modo.

 

 

**********************

 

Voilà! Un altro capitolo…tante novità e un cambio di scena!

Nel prossimo capitolo faremo vecchie e nuove conoscenze…una realtà tutta nuova si prefigura per i nostri eroi!

Nubi all’orizzonte, però…

Restate sintonizzati per  il capitolo 9, “Che ti succede, Harry?”

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Che ti succede, Harry? ***


Che ti succede, Harry?

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…

 

                                               FIGHTING DARKNESS

 

 

CHE TI SUCCEDE, HARRY?

 

Harry, Ron e Hermione seguivano Sirius nel gigantesco palazzo dell’AU, sperduto in una campagna scozzese a nord di una foresta piuttosto fitta. Sirius aveva nostrato loro come eludere le difese segrete del castello, e ben presto entrarono in una grande sala piena zeppa di libri dove c’erano parecchi uomini intenti alla consultazione di libri e computer, ma uno in particolare attirò l’attenzione del gruppetto appena entrato.

 

“Professor Lupin!!” esclamarono tutti e tre i ragazzi, a metà tra il confuso e l’emozionato. L’uomo venne loro incontro sorridendo.

 

“Ehi, ragazzi! E’ un piacere rivedervi! Accidenti se siete cresciuti!”

 

“Che cosa ci fa lei qui, professore?” chiese Ron.

 

“Vi presento il colonnello Remus Lupin.” fece allegramente Sirius.

 

“E visto che ormai siamo colleghi, niente più professor Lupin ma Remus, intesi?”

 

Harry, Ron e Hermione annuirono con un gran sorriso.

 

“Devo portare i ragazzi da Dorian, sai dov’è?”

 

“Credo sia nel suo ufficio. Attenzione, oggi è nera.” rise Remus.

 

“Tanto per cambiare.” alzò spallucce Sirius.

 

“Chi è Dorian?” chiese Harry.

 

“Il generale Dorian Pennyworth è il capo in persona.” spiegò Sirius. “Un tipo un po’…precisino.”

 

“Diciamo pure una bella rompiscatole!” rise Remus.

 

Andiamo bene, pensò Ron.

 

In quel momento un ragazzo castano, di vent’anni al massimo, alto più o meno quanto Ron e Harry raggiunse Remus senza alzare lo sguardo dai fogli che aveva in mano. “Ehi Remus, ho trovato quegli incartamenti che cercavamo ieri e beh, avevi decisamente ragione tu: il vecchio Shy non è per niente pulito…” e così dicendo per scansarsi un ciuffo di capelli che gli cadeva sugli occhi alzò la testa e notò i tre ragazzi. “Ciao.” disse subito con un sorriso guardando Hermione. Anche lei gli sorrise.

 

“Ehilà Jordan.” lo salutò Sirius.

 

“Bentornato, Sirius.” rispose cordialmente il ragazzo. “Allora sono loro i nuovi arrivati.”

 

“Esatto, ti presento Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley, da Hogwarts.” Remus fece le presentazioni. “Ragazzi, lui è il vicecapitano Jordan Pennyworth. E’ qui già da un anno, quindi vi potrà dare una mano  per ambientarvi il prima possibile.”

 

“Sarà un piacere lavorare con voi, ho sentito molto parlare delle vostre imprese e del vostro coraggio.” disse Jordan, sempre guardando Hermione.

 

“Jordan, Dorian è nel suo ufficio, giusto?” lo interruppe Sirius.

 

“Si. Ma non devi portarli anche da Jeffry? Ce li posso accompagnare io da lui, tanto mi sta aspettando.”

 

“Prima Dorian vuole vederli, ha chiesto espressamente di loro appena arrivati. Piuttosto, vuoi farmi un piacere? Passa giù in sartoria e fatti preparare le loro tute e le loro uniformi.”

 

“Ok. A dopo, allora.” rispose il ragazzo, e uscì dallo stanzone.

 

“Mi pare abbastanza sveglio.” commentò Ron.

 

“Si, è in gamba. Si è guadagnato il suo grado meritatamente. Forse un po’ troppo sicuro di sé, ma è molto simpatico. Vedrete, andrete d’accordo con lui.” sorrise Remus.

 

“Mh…hai detto che si chiama Pennyworth di cognome…” osservò Hermione.

 

“Infatti, è il fratello minore di Dorian. Ma non crediate che sia un favorito: vi accorgerete presto che tipo è la cara Dorian.” Puntualizzò Sirius.

 

“Anzi, vi conviene andare perché sennò sono dolori.” li esortò Remus.

 

“Appunto, evitiamo di farla aspettare. Forza, andiamo.”

 

************

 

Quando Sirius e Remus li condussero nell’ufficio del generale Pennyworth, i tre ragazzi rimasero molto sorpresi nel vederla. Era una donna sui trentacinque, castana, alta, estremamente energica nei movimenti, un vero militare. Nel vederli entrare, Dorian congedò un soldato con cui stava parlando e concentrò la sua attenzione sui tre nuovi arrivati.

 

“Bene, così loro sono le nuove reclute.” iniziò. “Io sono il generale Dorian Pennyworth e, come vi avranno spiegato, sono a capo dell’AU. Immagino che abbiate capito che una volta coinvolti nei nostri progetti per la società diventerete dei fantasmi. Per diventare agenti segreti dell’AU, comunque, dovrete sostenere degli esami fra 4 mesi esatti. Il vostro addestramento qui durerà tre mesi, e vi garantisco che saranno i più duri della vostra vita, ma alla fine sarete in grado di difendervi e attaccare con e senza l’uso della magia, saprete introdurvi come spie e imparerete alla perfezione a fronteggiare il nemico senza la minima esitazione. Tutto chiaro?”

 

Harry, Ron e Hermione annuirono.

 

“Benissimo. L’addestramento comincerà da subito, perciò adesso vi porteranno a conoscere il vostro momentaneo diretto superiore, Jeffry Spencer. Lui si occuperà di voi per tutto il tempo che rimarrete qui come reclute, e mi terrà informata sui vostri livelli e progressi. Da voi tre ci aspettiamo grandi cose.”

 

“Vedrai che saranno all’altezza.” fece Sirius.

 

“In tal caso sarà un vero piacere lavorare tutti insieme.” detto questo si voltò leggermente. “Squaffle. Jordan.”

 

I tre ragazzi rimasero un attimo stupiti: nell’aria comparve una specie di quadrato trasparente giallo, in cui si materializzò l’immagine del ragazzo di prima.

 

“Ehi, serve qualcosa?” chiese lui.

 

“Vieni a prendere i tre nuovi arrivati di Hogwarts, portali da Jeffry, fai fare loro un giro del castello e poi cominciate subito in palestra.”

 

“Ok, faccio in un attimo.” e con questo il quadrato scomparve.

 

“Quello è uno dei nostri migliori metodi per comunicare.” spiegò Remus ai ragazzi. “Avete anche voi la vostra Squaffle, e vi sarà sufficiente dire il nome della persona che cercate e la vedrete comparire in quel quadrato.”

 

“Wow.” commentò a volo Ron.

 

“Sirius, Remus, ho bisogno di scambiare due parole con voi.” aggiunse Dorian, tornando alla sua scrivania. Un minuto dopo si sentì bussare alla porta ed antrò Jordan.

 

“Eccomi qua.”

 

“Va bene, potete andare, signori. E buona fortuna.”

 

Harry, Ron e Hermione fecero un cenno di saluto con la testa e uscirono dalla stanza.

 

“Bene, e ora finalmente ci possiamo conoscere.” esclamò cordialmente Jordan. “Non sono in molti ad avere la nostra età qui.” e così dicendo si avviarono lungo un corridoio.

 

“Da quanto tempo sei qui?” chiese Hermione.

 

“Un anno e mezzo.”

 

“E com’è lavorare per l’AU?” continuò Harry.

 

“Beh, posso assicurarti che è il lavoro più coinvolgente e completo che conosca. Se siete abituati all’intrigo e al mistero, vi piacerà da morire.”

 

“Dove stiamo andando adesso?” aggiunse Ron.

 

“A prendere le vostre divise. Noi dell’AU abbiamo una tuta per gli allenamenti e un’uniforme per le missioni. Vi serviranno da subito, o meglio…a voi sarebbero necessarie solo le tute per il momento, ma non si sa mai.”

 

“Perché, noi non possiamo uscire in missione?”

 

“Tecnicamente no, Harry. Alle reclute non è permesso. Ma penso che forse per voi qualche scappatella sarà in programma.” aggiunse, con un sorriso.

 

“Perché?” chiese incuriosita Hermione.

 

“Innanzitutto Dorian non ha mai detto a una recluta di ritirare un’uniforme. E poi, in teoria, i mesi di addestramento sono sei.” disse, voltandosi verso Hermione. “Ergo, siete un caso speciale.”

 

Harry e Ron si scambiarono una veloce occhiata.

 

Quando furono giunti nella segreteria una signora porse due vestiti ciascuno ai ragazzi. Il primo era un completo blu pantaloni-giacca con un mantello azzurro e le cinture dello stesso colore. Il secondo era una tuta blu, con un pantalone felpato e una felpina con lo zip e due strisce azzurre sulle spalle e il cappuccio.

 

I ragazzi presero a esaminare i loro nuovi completi con entusiasmo. Hermione, davanti allo specchio, si guardava tenendosi davanti l’elegante e misteriosa uniforme blu.

 

“Sono proprio belle.” commentò con un sorriso.

 

“Ti sta bene questo colore.” Le disse Jordan, avvicinandosi con le mani in tasca. La guardò un attimo, poi sul viso gli comparve un mezzo sorrisetto. “Chi era, tua madre che aveva gli occhi come i tuoi?”

 

Hermione sorrise timidamente, e riprese a guardarsi allo specchio.

 

************

 

“Avanti.” fece un vocione oltre la porta.

 

I quattro ragazzi entrarono. C’era un omone piuttosto alto e robusto, che nel vederli sorrise cordialmente, sprofondato nella sua sedia dietro alla scrivania.

 

“Ehilà Jordan.”

 

“Ciao Jeff, ti ho portato un po’ di aria nuova.” rispose amichevolmente il ragazzo, appoggiandosi con le braccia conserte al muro e facendo un cenno con la testa verso Harry, Ron e Hermione.

 

“Ah, gli studenti di Hogwarts, benone.” esclamò l’uomo. “Molto piacere, io sono Jeffry Spencer e mi occuperò di voi finchè non avrete passato gli esami di ammissione.”

 

“Mi sa che non ci metteranno molto, sai?” fece Jordan.

 

“Già, parlano tutti molto bene di voi.” aggiunse Jeffry. “Coraggio da vendere…intelligenza a morire…nessuna voglia di arrendersi… e mai una volta che non abbiate infranto una ventina di regole tutte insieme.”

 

Harry, Ron e Hermione abbassarono lo sguardo, in imbarazzo. Jeffry si fece una ricca risata e si alzò dalla sedia per venire a sedersi sulla sua scrivania, di fronte ai ragazzi.

 

“Non vi preoccupate, io alla vostra età ero anche peggio.” e così dicendo li vide più a loro agio. “Sentiamo un po’, dal momento che io sarò il vostro insegnante di difesa personale…avete mai fatto a pugni?”

 

Harry e Ron ridacchiarono. “Da sempre.” fece Ron. Hermione arricciò il naso.

 

“Bene, sarà più semplice con voi, allora.” ma a Jeffry non sfuggì lo sguardo preoccupato di Hermione. “Ehi, signorinella! Cos’è quel muso lungo, mh? E’ piuttosto scontato che tu non abbia alle tue spalle un passato da rissaiola, ma non per questo non raggiungerai il livello dei tuoi amici. E poi guarda, lui è un esperto.” le disse, indicando Jordan. “Jordan, tu darai una mano a questa bella signorina, d’accordo?”

 

Jordan fece un gran sorriso. “Sarà un piacere.” Harry gli lanciò un’occhiataccia.

 

“Bene. Ora vi serve la vostra Squaffle. Sapete già cos’è, oppure…”

 

“Ne abbiamo vista una nell’ufficio del generale Dorian.” rispose Harry.

 

“Ok. Allora, immagino che il leggendario Harry Potter sia tu.” Harry annuì. “Vieni, vieni.” Harry lo raggiunse. “Alza la mano destra, per favore, e chiudi gli occhi.” Jeffry si concentrò un attimo, poi sotto la mano di Harry comparve un quadrato semi-trasparente blu. “Questa è tua. Per chiamarla devi solo dire ‘Squaffle’ e pronunciare il nome di chi stai cercando.”

 

“Sembra facile.”

 

“Oh, lo è.” La squaffle svanì. “Ora tocca a te, giovanotto. Tu sei Ron, giusto? Ron…?”

 

“Weasley.” completò Ron, raggiungendolo.

 

“Ok Ron, chiudi gli occhi e alza la destra.”

 

La squaffle di Ron, ovviamente, era rossa. Il ragazzo rise sconfortato nel vederla.

 

“Non ti avvilire, non è affatto patetico come credi tu.” Jeffry gli diede una pacca sulle spalle. Ron tornò dov’era, ridendo e scuotendo la testa. Anche Harry stava ridacchiando.

 

“Tocca a te, signorina. Hermione, no?”

 

“Hermione Granger.” disse lei annuendo, e subito chiuse gli occhi e alzò la mano. La sua squaffle era rosa carne.

 

“Bel colore, complimenti.” commentò Jeffry. “Ok Jordan, fagli fare un giretto e poi ci vediamo tra un’ora in palestra.”

 

“Ricevuto.” Jordan si mosse verso la porta, poi si voltò verso i ragazzi. “Andiamo?”

 

************

 

Harry e Ron, nella loro stanza, avevano finito di indossare le tute e si stavano allacciando le scarpe da ginnastica.

 

“Beh, direi che non è niente male.” esordì Ron, sistemandosi i lacci.

 

“Si, mi piace.” Gli rispose Harry. “Solo che…”

 

“Solo che?”

 

“Quel Jordan…”

 

“A me non è antipatico. Si, forse se la tira un po’, ma non mi pare tanto diverso da mio fratello Charlie.”

 

“Non è male, anzi, sembra anche forte. Solo non mi piace come guarda Hermione.”

 

“Uh, adesso anche geloso sei diventato.” rise Ron, sedendosi sul letto.

 

“Non fare l’idiota.” ribbattè Harry, finendo di allacciarsi le scarpe. “Non sono convinto che ti farebbe piacere lavorare con uno che guarda la tua ragazza con la tipica espressione da oddio-se-vestita-è-così-bella-figurati-nuda.”

 

“Mmh, se la metti così…no. Ma io non mi preoccuperei più di tanto,comunque.”

 

Qualcuno bussò alla porta, impedendo a Harry di replicare. “Avanti.” ad entrare fu Jordan.

 

“Ehi, tutto a posto? Voglio dire, avete tutto quello che vi serve, la stanza va bene?”

 

“Si, grazie. E siamo anche pronti per la nostra prima lezione.” disse Ron, alzandosi in piedi e avviandosi fuori la stanza, seguito da Harry. “Consigli da ultimo minuto?”

 

“Si. Tenete duro.” i tre ragazzi si fecero una risata., poi si avviarono verso la palestra. “Sentite un po’, vorrei chiedervi una cosa.”

 

“Spara.”

 

“La vostra amica…”

 

“Mh?” lo guardò storto Harry.

 

“Beh, è molto carina. Sapete se è territorio di caccia, o se ha un ragazzo?”

 

“Ce l’ha eccome.” rispose Harry, serio. “Sono io.”

 

“Davvero?” Jordan si fece una risatina incredula. “Ok, come non detto.”

 

“Ti sarei grato se evitassi di spogliarla con gli occhi ogni volta che ti passa davanti.” Continuò Harry.

 

“Per quanto sia difficile, hai ragione. Anche a me darebbe fastidio se fossi il suo ragazzo. Puoi stare tranquillo, Harry.” Jordan alzò spallucce. Ron soppresse una risata.

 

“Grazie, lo apprezzo.” Harry sembrava molto più tranquillo adesso.

 

“Diamoci una mossa, Jeff non ama i ritardatari.”

 

Una volta giù in palestra i due nuovi arrivati osservarono quasi increduli quanto fosse fornita. Sicuramente sarebbe stato faticoso usare anche solo la metà degli attrezzi che stava in quella stanzona.

 

Harry si sentì picchiettare sulla spalla e si voltò: era Hermione, anche lei con la tuta- anche se la sua felpa era più corta e per buona parte scollata- e teneva i capelli raccolti in una coda di cavallo. “Scusate il ritardo.” disse con un sorriso.

 

Harry le stampò un piccolo bacio sulle labbra in risposta. “Sei molto bella così, lo sai?”

 

“Eccoci qua.” fece Jeffry, entrando e chiudendosi la porta alle spalle. “Bene, truppa. Cominciamo con 5 giri della palestra, poi venite qui e vi fate 20 flessioni; Hermione, tu ne farai 10. Quindi vi alzate in piedi e vi fate 50 saltelli a piedi uniti. Ok?”

 

“Nient’altro?” chiese ironico Ron.

 

“Per il momento mi servite vivi.” Jeffry curvò le labbra in un sorriso furbesco.

 

************

 

Harry, Ron e Hermione stavano seduti dull’erba del prato nel parco del quartier generale dell’AU, al sole; Remus Lupin stava davanti a loro, appollaiato su un tronco d’albero che stava a terra.

 

“Sapete cos’è un incantesimo Illusio?”

 

“E’ un sortilegio che ci mostra le cose che più temiamo.” disse Hermione.

 

“Precisamente. Ne avete mai affronato uno?” i ragazzi scossero la testa. “Ok, ora imparerete come si fa a non essere travolti da un Illusio. Harry, vuoi provare tu per primo?”

 

“Va bene.” il ragazzo si alzò in piedi, e lo fece anche Remus.

 

“Allora, ora ti si presenteranno immagini orribili, ma tu dovrai tenere i piedi per terra e ricordare che è tutta un’illusione.”

 

Harry annuì. “C’è qualche controincantesimo?”

 

“No.” scosse la testa Lupin. “Puoi solo rafforzare il tuo cervello finchè non sarai capace di opporti all’illusione. Te la senti di tentare?”

 

“Si, ok.”

 

“Bene. E ricordati che al primo tentativo non devi pretendere troppo da te stesso.” Harry annuì. Remus alzò la bacchetta.

 

“Illusio!”

 

Harry sentì un freddo immenso e profondo che lo avvolgeva, tutto si fece buio intorno a lui, mentre sullo sfondo udiva distintamente delle grida disperate.

 

“Harry!!!”

 

…questa voce…

 

“Harry, aiutami!!”

 

…Hermione!!

 

“HERMIONE, DOVE SEI?”

 

“Harry!!  Ti prego, vieni a salvarmi!!”

 

“DOVE SEI, NON RIESCO A VEDERTI!!”

 

…e poi una risata, la più spaventosa e agghiacciante che si fosse mai sentita…

 

“AAAAAHHHHH!!!!!”

 

“HERMIONE!!!!”

 

Harry prese a correre nell’oscurità alla cieca, nel disperato tentativo di trovarla, e poi sentì una voce che gli fece gelare il sangue nelle vene.

 

“ORA CHE LEI NON C’E’ PIU’ NON HAI PIU’ NULLA PER CUI VIVERE! IL TUO AMORE L’HA UCCISA, ESATTAMENTE COME HA UCCISO I TUOI GENITORI!!”

 

…e ancora quella tremenda risata…

 

…no, no, no…non può essere vero…

 

“HERMIONE!!!!”

 

“Harry!!”

 

Quando Harry aprì gli occhi comprese di stare in ginocchio a terra, con la testa fra le mani. Remus Lupin lo stava scuotendo vigorosamente, alla sua destra stava un preoccupatissimo Ron e a pochi centimetri da lui stava Hermione, terrorizzata.

 

“Harry!! Harry, basta!! E’ un’illusione!! Niente di quello che vedi è vero!!” continuava a ripetere fermamente Lupin.

 

Harry alzò la testa e appena vide Hermione le gettò le braccia al collo e la strinse a sé così forte che lei quasi non respirava; ma non le importava, e non pensò neanche lontanamente di fargli allentare la presa: lui era troppo spaventato, chissà cosa aveva dovuto vedere. Perciò prese ad accarezzargli dolcemente la nuca.

 

“E’ tutto ok, hai solo capito cos’è un Illusio.” fece piano Remus. “Ora sei tornato alla realtà.”

 

Lentamente Harry lasciò andare Hermione, ansimando ancora.

 

“E’ passato. Come va?”

 

“Va meglio?” chiese anche Ron. Harry annuì, poco convinto. Hermione non osava chiedergli cosa avesse visto.

 

“Ecco, adesso avete capito perché dovete imparare a riconoscere e a respingere un incantesimo Illusio; perché su un campo di battaglia è letale, e il nemico sa bene come usarlo.” concluse Lupin, calmo.

 

“E’ peggio che avere a che fare con un dissennatore?” chiese timidamente Hermione.

 

Remus annuì. “Harry, per oggi basta così. Riproverai domani. Ron, tocca a te.”

 

Ron fece una smorfia di disapprovazione e si alzò in piedi.

 

************

 

I primi due mesi all’AU volarono. Harry, Ron e Hermione appresero un sacco di nuovi incantesimi e nozioni di difesa babbana, sviluppando anche non pochi muscoli, e ormai sapevano fare tutto, dalle arti marziali a cavalcare una scopa col malocchio, dal disarmare un uomo armato di pistola a nuotare in valanghe di molliccio.

 

Ma una cosa era decisamente ostica a Harry: gli incantesimi di autocontrollo mentale.

 

Tutte le volte che doveva affrontarne uno, vedeva e sentiva sempre la stessa cosa. E alla fine gli risuonava nelle orecchie una frase pronunciata da una voce agghiacciante.

 

“LEI E’ MORTA, E’ STATO IL TUO AMORE A UCCIDERLA, PROPRIO COME HA UCCISO I TUOI GENITORI!!”

 

Harry strinse i pugni, poi si appoggiò al divano sotto il finestrone della biblioteca vuota.

 

No, io non voglio che questo accada. Non posso perdere Hermione. Non la prenderà mai, mai finchè io sarò vivo. Mai, a costo della vita.

 

“Harry?”

 

Lui scese praticamente dalle nuvole, e davanti a sé vide Hermione preoccupata, in ginocchio. Aveva appena finito la sua lezione con Jeffry, perché aveva addosso la tuta e teneva appoggiato attorno al collo un asciugamani.

 

“Stai bene?”

 

“Si, non preoccuparti.” si affrettò a risponderle.

 

“Bene, perché ho una bella notizia per te!” squittì lei. “Jeff ci ha dato il permesso di andare alla Tana a festeggiare il compleanno del signor Weasley stasera! Finalmente un po’ di tempo per stare insieme…è da un po’ che io e te non ci dedichiamo qualche minuto, eh?” gli disse, con un sorriso.

 

Harry abbassò lo sguardo. “Senti…preferirei non muovermi. Vai con Ron, per favore.” e nello stesso momento in cui le parole gli uscirono dalla bocca, si sentì la gola in fiamme.

 

Hermione lo fissò, confusa. “…va bene, se non ti va di andare d’accordo, resto con te e magari potremmo…”

 

“Non è questo che intendevo.” la interruppe bruscamente lui.

 

“Va bene. Adesso basta, che diavolo c’è?! Sono gioni, anzi, settimane che mi eviti, mi vuoi spiegare qual è il problema?!” gli chiese, alterata.

 

O adesso o mai più. Devo farlo per il suo bene. Avanti, Potter.

 

“Hermione, non è colpa tua, ma io…” tirò un forte sospiro e poi riprese. “Senti, non lo so. Ma per il momento forse sarebbe meglio che ci lasciassimo.” 

 

Hermione s’irrigidì, impallidendo. “Come?”

 

“Non farne una ragione personale, è che…”

 

“Non vedo come potrei non farne un fatto personale.” gli rispose lei, con un filo di voce tremante. “Posso chiederti almeno perché?” Le prime lacrime cominciarono a farle capolino negli occhi.

 

Harry sentì lo stomaco che gli si contorceva fino a fargli male. Vederla soffrire e non poterla stringere tra le braccia era una tortura atroce.

 

“Ho bisogno di tempo, e non voglio costringerti ad aspettarmi. Non è giusto.” Provò a dirle.

 

“Non puoi decidere tu quello che è o non è giusto per me!!” gli gridò Hermione. “E poi tempo per che cosa? Deve essere successo qualcosa di grave se ci lasciamo da un giorno all’altro senza nemmeno provare a risolvere le cose parlando!!”

 

“Ci ho pensato molto, non credere che mi  sia svegliato stamattina con questo pensiero in testa.” replicò lui.

 

Lei si passò le mani tra i capelli e si sforzò di assumere un tono duro senza gridare. “C’è qualcun’altra?”

 

“Come?!” Harry la guardò come se avesse appena ammesso che il sole è un pianeta.

 

“Voglio sapere se hai un’altra!”

 

“E’ una stronzata bella e buona questa!”

 

“Ah, è una stronzata? Allora se non è per un’altra…evidentemente non ti piaccio più io!!”

 

Harry l’afferrò per gli avambracci e la scosse brutalmente, quasi dimenticando cosa stesse facendo. “Non dire e non pensare mai nemmeno per un secondo un’idiozia simile!!”

 

“E allora togliti quella maschera ipocrita dalla faccia e dimmi perché vuoi troncare con me!!”

 

“Perché ho bisogno di starmene da solo per un po’, è tanto difficile da accettare questo?!” anche lui urlò stavolta.

 

Calò un silenzio terribile.

 

“Ho capito.” aggiunse lentamente Hermione, alzandosi in piedi. “Non ho intenzione di supplicarti per sapere cosa diavolo ti ha preso. Ma è chiaro che qualunque cosa sia, è ben più forte del tuo amore per me. E questa…come spiegazione mi basta molto più delle tue bugie.” mormorò lei, senza più trattenere le lacrime, che presero a rigarle le guance rosse. “Forse un giorno mi dirai perché. E forse io potrò capirti, perché ora non ci riesco proprio.” riuscì ad aggiungere tra i singulti, poi se ne uscì dalla biblioteca chiudendosi la porta alle spalle.

 

Harry si morse il labbro e serrò i pugni così forte che si lasciò i segni delle unghie nelle mani. Sentì un dolore lancicnante opprimergli il cuore e la mente, senza quasi realizzare quello che aveva appena fatto.

 

Non importa quanto possa far male a me…tu devi essere al sicuro, amore mio…ti prego, perdonami…

 

                                                                                  ***************

 

Che crudele che sono, eh? Eh beh…la vita va così…o no?

Continuate a recensire! Vi adoro tutti quando lo fate! ^_^

Qualche anticipazione per il prossimo capitolo visto che sono stata proprio spietata:

il gioco sta cominciando a farsi duro, e a questo punto uno scontro corpo a corpo è inevitabile…ma saranno pronti i nostri eroi? O tutte queste divergenze personali causeranno dei problemi ai tre aspiranti auror? Voldemort sta tornando più forte che mai…che cosa ha in mente per attirare Harry in trappola?

Questo ed altro nel capitolo 10, “Schegge di paura”!

Un bacio a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Schegge di paura ***


Schegge di paura

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…

 

 

                                            FIGHTING DARKNESS

 

 

SCHEGGE DI PAURA

 

 

Hermione corse lungo il corridoio vuoto a più non posso, finchè non crollò in ginocchio in un angolino, con la faccia tra le mani.

 

Perché?! PERCHE’!!!!!!!!

 

Mentre le lacrime le scivolavano giù incontrollabilmente sentì due braccia forti circondarla e stringerla teneramente. Riconobbe quell’abbraccio, e vi si nascose con tutta la sua disperazione.

 

“Ehi, bel musetto…” le sussurrò dolcemente lui. “Che ti è successo?”

 

Hermione riuscì a calmarsi un po’, per poter parlare.

 

“Harry…mi ha lasciato, Ron…”

 

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, e aprì e chiuse ritmicamente la bocca prima di riuscire a parlare. La notizia lo aveva colto del tutto impreparato.

 

“Harry che cosa?!…ma…perché?”

 

“Non lo so…” singhiozzò lei. “Non mi ha dato un motivo, ha detto…che voleva stare da solo…e che aveva bisogno di tempo…per riflettere…”

 

“E’ una grandissima e colossale stronzata, lui ti adora, perché mai dovrebbe fare una cosa simile?!” disse Ron, innervosito. Tutto questo non aveva alcun senso.

 

“…è evidente che si è accorto…di non provare più niente per me…e magari…va dietro a una più bella…”

 

Ron la strinse a sé, accarezzandole i capelli. “Ehi, tu sei bellissima, Hermione…e guarda, io sono il suo migliore amico, tra maschi si parla di queste cose, e ti posso assicurare che a Harry brillano gli occhi quando parla di te.”

 

“Allora…perché?” pianse disperata lei.

 

“Questo non lo so…” Ron scosse la testa. “…né lo capisco.”

 

************

 

Ron entrò nella biblioteca vuota come un pazzo e puntò subito verso Harry, che stava seduto su una sedia con l’aria da cane bastonato.

 

“Perché la stai facendo soffrire in questo modo, eh?! Perché la stai facendo piangere?!” gli urlò contrò.

 

L’attenzione di Harry fu richiamata dalle parole ‘soffrire e piangere’ connesse a Hermione.

 

“Io non ci credo alla puttanata del tempo.” continuò Ron. “E non credo proprio che non la ami più. Allora perché devi farle tanto male senza un motivo? E perché devi farne tanto anche a te stesso? Che ci nascondi, Harry? Che ti ha preso in queste ultime settimane?”

 

“Ho le mie buone ragioni.” mormorò con gli occhi bassi Harry.

 

“Oh, bene, perché sai…Hermione ha passato l’ultimo quarto d’ora a farsi l’esame di coscienza per capire dove aveva sbagliato, ma ovviamente sappiamo entrambi bene che lei non c’entra, che il problema sei tu, vero?” Ron era decisamente furioso. “Ma che diamine c’è, Harry?”

 

“Ti ho detto che c’è un buon motivo.” Si sforzò di restare calmo lui.

 

“Al diavolo le tue fottutissime motivazioni segrete!! Siamo i tuoi migliori amici, abbiamo condiviso tutto in questi 7 anni, e tu ora te ne vieni col segretuccio da quattro soldi che non puoi rivelarci!!”

 

“Mi dispiace, ma le cose stanno così.” Harry cercò di dare alla sua voce un’impronta del tipo la-questione-è-chiusa-qui.

 

“Bene. Benissimo. Spero che manterrai il tuo stato di vegetale anche quando si diffonderà la notizia che tu e Hermione vi siete lasciati. Sai, Jordan non ci metterà molto a rimpiazzarti, ci sa fare con le ragazze. Scommetto che riuscirà a portarsela a letto in poco meno di una settimana.”

 

Harry sentì un’ondata di rabbia scorrergli nelle vene al pensiero di Jordan con Hermione. Serrò i pugni forte e si alzò si scatto, perdendo tutto il suo autocontrollo.

 

“Se le mette anche solo un dito addosso lo riduco in pezzi!! Hermione è mia!!” ruggì.

 

“No, amico mio, è più di mezzora che non è più tua, e per tua scelta ti ricordo!!” gli strillò dietro Ron.

 

“Si, accidenti, e credi che ne sia felice?!”

 

“E perché diavolo l’hai fatto?!”

 

“La vuoi viva o con me, Ron?! Rispondi!!”

 

“Che cazzo dici?!”

 

“Ma come fai a non capire? Tutti quelli che ho amato, o che avrei potuto amare, io li ho persi! Non ho intenzione di perdere anche lei, anche se questo significa lasciarla andare! Io la amo davvero, Ron, e non voglio vederla soffrire!”

 

“Ma sta già soffrendo!”

 

“Le passerà, è una ragazza forte. E forse un giorno passerà anche a me.”

 

“Harry, l’amore che vi tiene uniti vi rende anche più forti, se te ne privi sarai sicuramente più vulnerabile!” Ron cercò di pungerlo sul nocciolo della questione. “Non risolverai niente allontanandoti da lei!”

 

“E invece si! Almeno lei sarà fuori pericolo!”

 

“E come lo spiegherai a Hermione? Lo sai meglio di me che non te la lascerebbe passare questa spiegazione, e non puoi darle torto anche se ti sei ostinato a fare l’eroe del cazzo!”

 

“Cercherò…di darle una spiegazione diversa, qualcosa che accetterà.”

 

Ron scosse la testa. Aveva smesso di gridare, ma si sentiva ugualmente arrabbiato e frustrato. “Harry, non è giusto né per te né per lei. Così farai solo male ad entrambi.”

 

Harry sospirò e chiuse gli occhi. “Sei il mio migliore amico, solo tu puoi aiutarmi. Vuoi farlo?”

 

“Ci sto provando, ma tu non vuoi ragionare.”

 

“No, ormai ho deciso. Ma c’è qualcos’altro che puoi fare per me. Sta vicino a Hermione, non lasciarla da sola. Falle capire che non è affatto colpa sua. Guardale le spalle, in questo momento sarà confusa, e sarebbe una facile preda per i bastardi che vogliono approfittarne. Per favore.”

 

Ron annuì. “Certo che lo farò. Però…sappi che stai commettendo un errore, il più grosso della tua vita. Pensaci bene, è il mio consiglio.”

 

Ron non disse altro e lasciò la stanza. Harry si risedette sulla sedia, con la testa tra le mani, e finalmente si lasciò libero di sfogare un po’ il proprio dolore. Ma non si accorse di una sagoma in piedi tra gli scaffali, con un libro in mano.

 

Sirius Black.

 

************

 

Harry stava sdraiato sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto; fu richiamato alla realtà da Ron, che entrava nella stanza in quel momento con la sua scopa in mano. Non era vestito elegante, aveva addosso solo un jeans e un maglione verde scuro.

 

“Ehm…noi stiamo andando dai miei. Sono riuscito a convincere Hermione a venire con me. Penso che tu…”

 

“No, andate pure senza di me, e scusami coi tuoi genitori.”

 

Ron annuì. “Ok, allora…ci vediamo più tardi, ok?”

 

Anche Harry annuì.  Ron si avvicinò alla porta.

 

“Ehi Ron.”

 

“Mh?”

 

“Non andare troppo veloce. Non le piace, ha paura.”

 

Ron scosse la testa, sorridendo. “Tranquillo, non la lascerò cadere. Ti ho promesso che mi prenderò cura di lei, puoi fidarti.”

 

Harry abbozzò a un debole sorriso mentre il suo amico usciva. Con molta fatica si alzò e si affacciò al finestrone, e pochi minuti dopo vide scendere nel parco Ron –con la scopa- e Hermione. Nemmeno lei era vestita in modo sofisticato, indossava solo un jeans e un maglioncino rosso corto.

 

Dio, se le sta bene il rosso.

 

Lo stesso colore del suo vestito preferito, quello scollato che aveva indossato durante un weekend a Hogsmeade passato insieme a lui. Quella notte avevano fatto l’amore sotto il mantello dell’invisibilità, ridendo, nella sala comune di Grifondoro. Harry strinse i pugni al solo pensiero di non poterla più abbracciare, stringere, toccare. Per un attimo aveva quasi dimenticato che ora non avrebbero più potuto fare l’amore insieme, il che non era una notizia piacevole. E il sesso con lei era solo una delle tante cose a cui avrebbe dovuto rinunciare.

 

“VORREI NON AVERE QUESTA DANNATA CICATRICE!!!!!” strillò, colpendo il muro con un pugno.

 

“Ehi” fece una voce adulta calma alle sue spalle. “Attento, potresti far crollare il muro.”

 

Harry si voltò: Sirius, appoggiato al muro con le braccia conserte, gli sorrise amabilmente. Harry si sedette sul letto, cupo. Sirius prese posto di fronte a lui, sul letto di Ron.

 

“Scusami se sono entrato senza bussare, ma eri parecchio assorto nei tuoi pensieri.”

 

“Non importa.” Rispose semplicemente lui.

 

“Ehm… senti, Harry… mi sono reso conto che c’è qualcosa che non va, e mi piacerebbe poterti aiutare. Che ne dici? Ti va di parlare?”

 

Harry rimase per un attimo in silenzio, poi lo guardò. “Ho lasciato Hermione.”

 

“Mh. E perché qualcosa mi dice che non è una situazione che resterà così ancora per molto?”

 

“Deve restare così. Devo resistere per forza.”

 

“Perché?” chiese piano l’uomo.

 

“Perché più me la tengo stretta, più la metto in pericolo. Non importa quanto male possa farmi tutto questo, ora sono certo che lei è al sicuro.”

 

“Ah.” Sirius annuì, sorridendo. Harry lo guardò torvo.

 

“Lo trovi divertente?”

 

“No, per niente. Solo mi fa ridere il fatto che tuo padre e io abbiamo fatto un discorso analogo più di vent’anni fa.”

 

“Davvero?” Harry lo fissò interessato.

 

“Si, beh, vedi…l’ultimo anno a Hogwarts Lily e James si misero insieme e rimasero una coppia fissa per quasi sei mesi. Poi un giorno trovai tuo padre nel campo di Quidditch con la testa spaccata: era caduto dalla scopa e aveva battuto forte la testa. Non eravamo sicuri che ce l’avrebbe fatta, e così Lily, Remus e io passammo la notte con lui in infermeria, aspettando che si svegliasse. E ti assicuro che sono state ore terribili, soprattutto per tua madre.”

 

“E com’è andata?” chiese Harry, sempre più attento.

 

“Dunque” fece Sirius, mettendosi più comodo. “Entrammo di soppiatto in infermeria e rimanemmo svegli fino a notte inoltrata, poi Remus cedette e si addormentò. Lily, invece, scoppiò in lacrime e io la tenni abbracciata a me finchè non si fu calmata, poi crollò anche lei. E qualche ora dopo, James si svegliò. Quando si voltò e vide in che stato era la sua Lily pensò di essere l’ultimo essere umano ad aver diritto a una persona speciale come lei.”

 

“Ma…perché? Voglio dire, non l’aveva fatto apposta a cadere dalla scopa, no?”

 

“No, ma tu non sai cos’era tuo padre su una scopa.” ridacchiò Sirius. “Tu voli come lui, ma sei molto più prudente. Lui era un vero demonio, pericoloso per se stesso e per gli altri. Una volta per fare il pazzo fece cadere Remus, che si spezzò una gamba. Disse che aveva imparato la lezione, che sarebbe stato attento, e noi gli credemmo perché sembrava mortificato sul serio. E una settimana dopo fece un volo di 20 metri, fracassandosi le ginocchia. Non ti dico cosa gli urlò dietro tua madre…” rise lui.

 

Harry sorrise. Gli piaceva sentire Sirius parlare dei suoi genitori. Non erano ‘i Potter, assassinati da Voldemort, i famosi genitori del Bambino Sopravvissuto’, ma semplicemente Lily e James, due ragazzi, due amici, due innamorati.

 

“Perciò, quando si svegliò, James si rese conto di averla fatta piangere una volta di troppo, capì che ci aveva spaventati davvero con la sua ennesima bravata, e capì che mentre con noi poteva cavarsela con una semplice scusa, con lei sarebbe stato diverso. Oltretutto Lily era un tipo a cui piaceva rispettare le regole e studiare in santa pace senza creare problemi ai professori.”

 

Harry ridacchiò. “Mi suona familiare.”

 

“Già.” Sorrise anche Sirius.

 

“E papà? Che cosa ha fatto dopo?”

 

“Fece un discorso idiota come il tuo. Disse che lei meritava un ragazzo con la testa a posto, ed era disposto a lasciarla e a soffrire pur di saperla serena, anche se con qualcun altro.”

 

Harry pendeva dalle sue labbra. “Cos’è che gli ha fatto cambiare idea?”

 

“Potrei dirti io, ma non sarebbe esatto. Io l’ho fatto ragionare, ma la risposta lui ce l’aveva già dentro il suo cuore.” disse Sirius, sorridendo dolcemente. “Adesso ti faccio la stessa domanda che ho fatto a tua padre tanti anni fa, Harry: credi davvero che lasciandola la vedrai felice? Credi davvero di poterla difendere di più da lontano?”

 

Harry si morse il labbro.

 

“Credi veramente che Voldemort si baserà sul fatto che non è più la tua ragazza per escluderla dalla sua lista nera? Pensi che non capirà che l’ami ancora?”

 

Il ragazzo serrò i pugni.

 

“Te la senti di lasciarla andare col primo ragazzo che la troverà attraente e approfitterà del suo momento difficile per usarla?”

 

Harry sembrava sempre più sulle spine.

 

“Hai valutato il fatto che nel tuo futuro ora lei non c’è? Sei consapevole del fatto che non potrai più baciarla, stringerla fra le tue braccia, amarla come vorresti?”

 

Il giovane mago si passò nervosamente una mano fra i capelli, scuotendo la testa.

 

Vedi Harry, è questa la realtà a cui stai andando incontro. James giurò che sarebbe impazzito prima di perdere Lily. E tu?”

 

“Potrei morire se passassi un solo giorno senza baciare Hermione.” Si lasciò uscire tutto d’un fiato Harry. “Ma se è l’unico modo che ho per salvarla…”

 

“Stai sbagliando, figliolo.” lo interruppe Sirius. “Amarla, starle vicino, farla sorridere, asciugare le sue lacrime, tenerla stretta a te, farla sentire sempre importante…questo è proteggere la donna che ami dai pericoli del mondo. Harry, la vita è piena di insidie per tutti, e non per questo isolandoci riusciamo a salvare quelli che amiamo. E’ l’amore che ci dà la forza necessaria ad andare avanti, a combattere e a non arrenedrci mai. Se sai che devi vivere perché a casa ti aspetta la donna per cui saresti pronto a morire, combatterai con gli artigli e con le unghie, perché l’ultima cosa che vorrai vedere la sera prima di addormentarti sarà lei, sdraiata accanto a te, al sicuro fra le tue braccia, che sorride felice.”

 

Harry rimase in silenzio per qualche secondo, con lo sguardo a terra. Poi finalmente trovò il coraggio di guardare Sirius negli occhi. “Che cosa ho fatto…” mormorò a bassa voce.” L’ho fatta piangere…”

 

“Non è mai troppo tardi per rimediare a un errore.” esclamò soddisfatto Sirius, porgendogli la sua Firebolt. “Muoviti, va’ a riprendertela. Corri, le donne adorano questo genere di cose.”

 

Harry sorrise, alzandosi in piedi e prendendo la sua scopa. “Come ho fatto a essere così pazzo…stavo per dare un calcio alla cosa più bella che mi sia mai capitata.”

 

“Adesso che hai capito, tienitela stretta. Anche Harry Potter ha diritto alla sua felicità.” Fece paternamente Sirius, alzandosi.

 

“Grazie, Sirius. E’ bello avere un padre.” Harry sorrise, e Sirius, quasi commosso, lo abbracciò.

 

“E adesso vai, la tua ragazza ti aspetta.”

 

Harry annuì, aprì il finestrone e si mise a cavalcioni sulla sua Firebolt, pronto a spiccare il volo, ma prima che potesse farlo un FLOP risuonò nell’aria e comparve la Squaffle verde oliva di Sirius. Ne uscì l’immagine di Dorian, piuttosto corrucciata.

 

“Sirius, riunione immediata nel mio ufficio. E porta con te Harry Potter.”

 

Harry e Sirius si scambiarono uno sguardo preoccupato. “Che è successo, Dorian?”

 

“Voldemort ha attaccato Hogwarts.”

 

************

 

Ron e Hermione erano gli unici rimasti seduti a tavola, tutti gli altri Weasley si erano dati a un ballo sfrenato. Avevano fatto una bella cena all’aperto, in giardino, e poi avevano acceso la radio a tutto volume e si stavano sfrenando al massimo. I più allegri di tutti erano Fred e Angelina, che si erano fidanzati ufficialmente poche ore prima; la notizia, ovviamente, rese felice l’intera famigliola. Hermione e Ron rimasero delusi nel non trovare Ginny e Padma, ma capirono che evidentemente non avevano avuto il permesso di lasciare Hogwarts. Ma a Ron dispiacque davvero molto.

 

“Ehi bellezza” fece Fred, prendendo una mano di Hermione. “Solo perché il tuo ragazzo non è qui non significa che non ti devi divertire lo stesso!”

 

“Grazie, Fred, ma io…”

 

“Niente ma!” esclamò Fred, trascinandola in mezzo alla pista da ballo. Hermione si sforzò di sorridere, come aveva fatto per tutto il resto della serata.

 

“E tu credi di passarla liscia?” Angelina ammiccò amichevolmente a Ron, tirandolo per un braccio. “Avanti, che stasera sembrate due mummie!”

 

I due ragazzi rimasero a ballare per ben tre canzoni consecutive, ma a Ron non sfuggì lo sguardo estremamente tirato di Hermione. Prima che iniziasse un’altra canzone, Ron la afferrò per un polso, sottraendola a George. “Ehi, è il mio turno adesso.” Esclamò. Ma appena la musica fu cominciata, le fece l’occhiolino e sgattaiolarono nel retro del giardino, in un angolo silenzioso e deserto. C’era un dondolo in mezzo agli alberi, e vi si sedettero.

 

“Scusami, casa mia non è il posto ideale se vuoi stare per conto tuo.” fece lui.

 

“Scherzi? Io adoro la tua famiglia.” Rispose Hermione dolcemente. “E’ solo che…” ma non riuscì a continuare, e si accorse di stare piangendo.

 

“Vieni qua.” fece semplicemente Ron, prendendola tra le braccia.

 

“Perché?” sussurrò lei, tra i singulti.

 

Tieni la bocca chiusa, Ron. Non puoi tradire il tuo migliore amico.

 

“Sai, a volte…succede di passare un brutto momento e non capirci più niente.”

 

“Ma allora perché non è venuto da me a parlare? Insieme avremmo potuto risolvere…”

 

“Hai ragione, ma…”

 

“Ho capito cosa c’è sotto, sai… evidentemente ha un’altra.”

 

Ron a momenti scoppiava a ridere. “Chi, Harry? Stiamo parlando della stessa persona?”

 

“E’ inutile negarlo. Meglio guardare la realtà in faccia così com’è.” Aggiunse lei, mesta.

 

“Hermione, stammi bene a sentire: Harry è innamorato di te, solo di te. Lui le altre nemmeno le vede. Diamine, puoi fidarti di me? Vi conosco bene tutti e due, no?”

 

“Si, ma non eri tu a parlarci oggi pomeriggio!” strillò disperata. “Non li hai visti tu i suoi occhi com’erano freddi mentre mi diceva di uscire per sempre dalla sua vita!…mi chiedo…forse non è più il caso che andiamo ad abitare tutti insieme.”

 

Io Harry lo ammazzo. “Ascolta, io sono più che sicuro di quello che ti dico. Non pensare nemmeno per un istante al contrario. Vuoi fidarti di me? Vuoi darmi ascolto, bel musetto?”

 

Hermione si accoccolò tra le braccia di Ron. Il suo migliore amico, lo adorava. Adorava sentirsi chiamare ‘bel musetto’ da lui. Lentamente annuì, con la testa nella sua spalla.

 

“Ok.” Disse lui rassicurato. “Allora adesso ce ne torniamo all’AU e andiamo a cercare quella testa di cazzo del tuo ragazzo, così tu puoi parlarci. E se prova a svignarsela gli spezzo le gambe. Va bene?” sorrise lui.

 

Lei si raddrizzò sorridendo debolmente e si asciugò gli occhi. “Andiamo.”

 

************

 

Nell’ufficio di Dorian c’erano i capi dell’AU al gran completo. Sirius, Remus, Jeffry, Jordan, altri 5 personaggi in alta uniforme e due pari grado di Dorian che Harry non conosceva.

 

“E’ accaduto quanto temevamo.” Esordì Dorian. “Voldemort e i mangiamorte hanno preso Hogwarts qualche ora fa, ci è arrivato un gufo dalla vicepreside. I mangiamorte li stanno tenendo sotto chiave.”

 

“Che ne è dei ragazzi?” chiese Lupin.

 

“Per il momento non sono stati toccati, o almeno così sembra dalla lettera, ma la tensione è alta.”

 

“Silente?” domandò cupo Sirius.

 

“Inspiegabilmente, di lui non c’è traccia.”

 

“Pensi che sia stato eliminato?” chiese uno dei maggiori, calvo e robusto.

 

“Non abbiamo elementi che lo provino, Bj. Per il momento dobbiamo pensare ai mangiamorte.”

 

“Perché proprio Hogwarts?” fece Jordan, pensieroso. “Voglio dire, non vi sembra strano? Sanno che gli stiamo alle calcagna e si butta nel fuoco così sfacciatamente?”

 

“Non è sfacciato, Voldemort è convinto di farcela. Crede di poter prendere facilmente quello che vuole.” Gli rispose Remus.

 

“Ma che diavolo cercava a Hogwarts?” s’intromise un colonnello.

 

“Harry, è ovvio.” Fece Sirius, molto serio e preoccupato. “Evidentemente pensava di trovarlo lì.”

 

“Ma come ha fatto a sbagliarsi? In fondo…”

 

“Non è questo il momento di dare giudizi sul modo di fare di Voldemort, Jordan.” Lo interruppe bruscamente Dorian. “Questa volta ci andiamo tutti, lo voglio prendere quel bastardo.”

 

Tutti si alzarono in piedi, pronti a lasciare la stanza, ma Dorian non s’interruppe.

 

“Harry, di regola non ammetteremmo reclute in una missione esterna, ma sappiamo tutti bene quanto tu sia immischiato in questa lotta. Se ti senti pronto, ci farebbe molto comodo anche il tuo aiuto.”

 

“Per me va benissimo.” Rispose prontamente lui.

 

“Ottimo. Voglio tutti pronti in sala grande tra 5 minuti.”

 

** 2 ore dopo **

 

Dorian dispose le truppe –ampiamente schierate- tutto intorno al parco di Hogwarts. Era mezzanotte passata e normalmente gli studenti avrebbero dovuto dormire, e in ogni caso le luci erano tutte spente.

 

Sirius e Harry, insieme a un gran numero di soldati, stavano appostati fuori la sala dei professori. Remus e Jordan, con altri agenti, erano sullo stesso piano. Dorian, due colonnelli e un mucchio di uomini si aggiravano con estrema prudenza nel pian terreno. Altri auror col maggiore Bj pattugliavano il terzo piano. L’atmosfera era talmente carica di pathos che ormai si aspettava solo il segnale di Dorian per attaccare. FLOP. La squaffle di Sirius comparve nel buio del corridoio. Dorian fece cenno a lui e a Lupin di fare irruzione nella sala professori. I due colonnelli si scambiarono un’occhiata e tesero ancora di più le bacchette fra le mani, come tutti gli altri, il più silenziosamente possibile. Sirius lanciò uno sguardo a Harry, che annuì sicuro. Quindi puntò la bacchetta contro la porta e la fece saltare in aria, e in un lampo furono tutti dentro, con le bacchette puntate.

 

La McGranitt fece un salto colossale, la professoressa Cooman ricadde indietro cacciando un grido, Piton si voltò furioso verso Sirius, mentre gli altri professori arretravano spaventati di fronte alla massa di maghi armati e piuttosto minacciosi.

 

“Sei impazzito, Black?!” tuonò Piton.

 

“Sirius, Remus! Che succede?” fece la McGranitt, ancora ansimante per lo spavento.

 

“Dove sono i mangiamorte?!” fece Sirius.

 

“Quali mangiamorte?!” il professor Vector sembrava cadere dalle nuvole.

 

“Quelli che hanno attaccato Hogwarts!” esclamò Remus, seriamente preoccupato.

 

“Ma qui non ha attaccato nessuno!” ribbattè stridulamente una tremante Sprite.

 

“Si può sapere cosa diavolo sta succedendo qui?! Che fanno questi pazzi qua dentro a quest’ora?!?” Piton, avendo una scusa per gridare contro Lupin e Black, ci dava dentro.

 

“Ma che…?!” Jordan, come gli altri, abbassò la bacchetta, confuso. Harry guardò Sirius, mentre i professori cercavano di ricomporsi.

 

“Squaffle. Dorian.” Fece prontamente Remus. “Dorian, che diamine succede? Qui non c’è nessuno!” sembrava molto più teso ora.

 

“Niente nemmeno qua!” strillò nervosissima Dorian.

 

“Squaffle. Bj.” Esclamò Sirius. L’altro auror fu più veloce di lui.

 

“Sirius, non c’è un solo mangiamorte in tutta Hogwarts!”

 

“Ma che succede?” provò a chiedere la McGranitt a Remus, a cui non sfuggì un velato ghigno di soddisfazione di Piton.

 

Jordan non sembrava convinto. “Che sia una trappola?”

 

Harry non riusciva a capire. Nessun dolore alla cicatrice, dunque nessun Voldemort. Eppure aveva un brutto presentimento…

 

“Avanti, diamo un’altra occhiata in giro.” Intimò Sirius.

 

************

 

Ron e Hermione atterrarono appena fuori al castello dell’AU, e scesero dalla scopa con un balzo.

 

“E mi raccomando, questa volta non ti arrendere alla prima balla che ti racconta, insisti. Gioca duro.” Le suggerì lui, prima di aprire il portone.

 

Lei sorrise. “Sei un grande amico, Ron.”

 

“Ma quale grande. Sono unico.”

 

I due ragazzi aprirono la porta e si ritrovarono nell’ingresso enorme del palazzo dell’AU.  Ma, con loro grande sorpresa, in penombra e senza guardie alla porta.

 

“Ma che succede?” mormorò tesa Hermione.

 

Nessuno dei due ebbe il tempo di pensare o capire. Ron la sentì gridare e dopo un attimo la luce tornò netta nel vasto ambiente. Le scale e lo spiazzo erano pieni di uomini incappucciati con le bacchette ben tese fra le mani, alcune puntate su dei corpi a terra (auror dell’AU). Ron notò immediatamente che uno di loro stava tenendo Hermione per un braccio dietro la schiena, e le stava puntando la bacchetta alla tempia (quella della ragazza era a terra, ben lontana). Hermione sembrava piuttosto spaventata, ma anche sofferente. Ron si sforzò di mantenere la calma, o le avrebbero fatto del male.

 

“Getta la bacchetta.” Sibilò gelido il mangiamorte che la teneva prigioniera.

 

“D’accordo, stai calmo.” Ron subito gettò la bacchetta, che raggiunse quella della sua amica. “Ora lasciala andare.”

 

L’uomo rise forte, ma Ron non si mosse. Hermione era in serio pericolo, e lui non le sarebbe stato certo d’aiuto provocando quel mangiamorte.

 

“Ma guarda un po’ cosa abbiamo qui.”

 

La voce gelida fece voltare sia Hermione che Ron. Riconobbero immediatamente l’uomo che scendeva lungo la larga scalinata con un ghigno di puro piacere sul viso.

 

“Lucius Malfoy.” fece Ron, disgustato.

 

“Guarda guarda…” Lucius si avvicinò. “Il bastardo di Arthur Weasley e la puttanella mezzosangue di Potter. Bene.”

 

Ron dovette trattenersi dal colpirlo in faccia. Avevano Hermione. Malfoy sembrò leggergli il pensiero, ed estese ancora di più il suo sorriso mellifluo e malizioso.

 

“Tutto secondo i piani, benissimo. Siete stati molto bravi a cadere nella nostra trappola così bene. Il mio signore non poteva sperare di meglio.” Disse lentamente, camminando intorno a Ron, che restava immobile, col viso contratto dalla rabbia e dallo schifo. Lui e Hermione si scambiarono una veloce occhiata. Nessuno dei due aveva il respiro regolare.

 

“E adesso” continuò Malfoy, andando lentamente verso Hermione. “Il nostro piano sta andando di bene in meglio. Povero Potter, resterà solo un’altra volta.” Il suo tono fece rabbrividire i due giovani auror. “Adesso che prenderemo il suo migliore amico e la sua fidanzatina, cosa pensi che farà, eh Weasley?”

 

Ron serrò i pugni e la mascella, ma non si mosse.

 

Malfoy si avvicinò ancora di più a Hermione. “Che peccato che tu sia una sporca mezzosangue…” le sibilò con un sorrisetto ambiguo. “Avrei avuto altri progetti per te…” e così facendo tentò di sfiorarle il viso con la mano, ma Hermione si voltò dall’altra parte, disgustata.

 

Ron fece un passo avanti, furioso. “Non osare toccarla, lurido mangiamorte!!” gli gridò.

 

Lucius si voltò, col ghigno ancora piazzato sul volto. “Sennò che mi fai, eh moccioso? Chiami tuo padre? E lui che farà? Non sarà un po’ troppo impegnato a salvare i suoi preziosi babbani?”

 

Ormai Ron era al limite. Ansimava e stringeva i pugni fino a lacerarsi la pelle con le unghie.

 

“E dimmi, Weasley, dov’era tuo padre quando ho tolto di mezzo i genitori della tua amichetta mezzosangue? Che cosa faceva mentre io le facevo quel bell’incantesimo che l’ha tormentata tutto l’anno?” aggiunse fiero Malfoy.

 

Ron rimase per un attimo senza respirare, poi i suoi occhi caddero su Hermione: non aveva una sola goccia di colore in viso, ansimava, tremava, sembrava fuori di sé.

 

“Tu…” mormorò sconvolta. “…tu sei l’assassino di mio padre e mia madre?”

 

Malfoy non si preoccupò nemmeno di voltarsi verso di lei. “Proprio così.”

 

Ron impallidì ancora di più. Conosceva quello sguardo di Hermione: stava per scoppiare. E in effetti la sua reazione non tardò a farsi vedere: la ragazza, furibonda, assestò una gomitata nello stomaco del mangiamorte che la tratteneva e si liberò.Malfoy si voltò, ma Hermione fu più veloce di lui e lo colpì duro con un calcio prima allo stomaco e poi al viso, facendolo cadere all’indietro a terra. Subito due mangiamorte la afferrarono per le braccia, ma lei non smise di dimenarsi. Ron cercò di correrle in aiuto, ma due robusti mangiamorte lo trattennero vigorosamente.

 

Malfoy si rialzò con un labbro e il naso sanguinante. “Piccola pazza, hai forse dimenticato il potere che ho su di te, l’incantesimo che ti ho fatto?!” le urlò contro. “Beh, lascia che te lo ricordi!”

 

Fu un attimo. Lucius schioccò le dita e Hermione crollò sulle ginocchia, tenendosi la testa fra le mani e gridando di dolore. Ron diede due strattoni micidiali ai due uomini che lo tenevano fermo. “Hermione, no!!!”

 

La ragazza rimase ancora qualche istante in quelle condizioni, poi il dolore ebbe la meglio e crollò a terra, svenuta. Lucius Malfoy osservò compiaciuto la sua opera, poi fece un cenno a un mangiamorte, che subito si chinò su di lei e la prese in braccio.

 

“BASTARDO VIGLIACCO!!! Te la prendi con una ragazza!!! Lasciala andare, e veditela con me!!!” gli gridò Ron al culmine della rabbia. Malfoy gli si avvicinò.

 

“Lo sai qual è il tuo problema, ragazzo mio? Tu ti sopravvaluti, proprio come il tuo vecchio.” E detto questo sguainò la spada. “Dì al tuo amico Potter che ha tempo fino all’alba.”

 

Quello che Malfoy disse dopo, Ron non lo sentì; l’unica cosa che riuscì a capire perfettamente fu che gli aveva trapassato la spalla con la spada. I due uomini lo lasciarono e lui cadde a terra, tenendosi la ferita che sanguinava abbondantemente; attorno a sé la stanza prese a girare, i colori a mescolarsi, le voci a sfumare sempre di più. L’ultima cosa che vide furono Malfoy e il mangiamorte che portava Hermione uscire dal castello seguiti dagli altri incappucciati, quindi tutto divenne buio.

 

                                                           *******************

 

Fiùù…questo è stato difficile da scrivere! Mi è venuta l’ispirazione tutta in una volta…infatti è un capitolo più lungo degli altri, notato? Com’è venuto? Non mi pare malaccio, ma ditemelo voi! Amo i commenti!

Beh, siamo agli sgoccioli ormai…credo che ora sia piuttosto chiaro che il nostro Harry non ha scelta, lo scontro con Voldemort è diventato inevitabile…si accettano scommesse ^_^ !!

Prossima fermata, capitolo 11: “Faccia a faccia”

Recensite!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Faccia a faccia ***


Faccia a faccia

…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla Rowling!…(tranne l’AU e tutti i suoi personaggi, che sono frutto della mia mente malata ^^)          

 

                     FIGHTING DARKNESS

 

FACCIA A FACCIA

 

Harry e Jordan stavano volando a una velocità ai limiti del consentito. Gli altri dell’AU si erano smaterializzati per raggiungere la base, ma Harry non sapeva ancora farlo, e Jordan decise di non lasciarlo tornare da solo, così entrambi si lanciarono sulle proprie scope. Ovviamente il tragitto non fu esattamente brevissimo, così quando i due ragazzi giunsero a destinazione si trovarono di fronte solo ai residui dello spettacolo a cui avevano assistito gli altri: agenti dell’AU andavano e venivano nervosamente dalle stanze semidistrutte per rimediare ai danni, medimaghi e altri soldati recuperavano morti e feriti un po’ dovunque, sangue sparso quasi in ogni angolo.

 

“Che diavolo è successo qui?” mormorò Jordan nelle vedere quelle scene. Harry scosse la testa, incredulo.

 

Si sentì un FLOP e comparve la squaffle di Harry, chiamata da Sirius.

 

“Harry, ci siete?”

 

“Sirius, ma che è successo?”

 

“Raggiungimi fuori l’infermeria.” FLOP.

 

Jordan e Harry corsero a più non posso; fuori dal piccolo ospedale speciale dell’AU –da cui entravano e uscivano continuamente medimaghi e barelle volanti- stavano in piedi Sirius, Remus e Jeffry. Dorian uscì quasi nello stesso istante dall’infermeria e fece cenno a Jeffry di seguirla. Sembrava imbufalita.

 

“L’AU è stata attaccata.” Spiegò Remus ai due ragazzi sconvolti. “Sono stati i mangiamorte.”

 

Jordan strinse i pugni. “Siamo caduti in trappola come degli idioti!” ringhiò.

 

Harry gettò un occhio all’orologio: l’una e mezza di notte. “Sirius, Ron e Hermione avevano la serata libera. Sono già tornati?”

 

Sirius e Remus si scambiarono un’occhiata di profondo rammarico. “Harry…”

 

“Che c’è? Che è successo?” incalzò il ragazzo, visibilmente impallidito.

 

“Ron è stato ferito. E’ piuttosto grave, ma se la caverà.” Sirius si fermò un attimo, cercando il modo meno crudo di dirgli la verità. “Di Hermione nessuna traccia. Alcuni agenti feriti hanno detto che l’hanno presa i mangiamorte.”

 

Harry scosse la testa, aprendo la bocca per cercare di respirare. Per un attimo Sirius lo vide annaspare vistosamente.

 

“Hermione è in mano a quei bastardi?!” ruggì Jordan, rosso in faccia. “Ma come hanno osato?? Che vogliono quei porci da lei?”

 

“Non ci arrivi, Jordan?” gli rispose piano Remus. “E’ la persona più cara a Harry.”

 

Harry nervosamente si passò una mano tra i capelli, poi si diresse verso l’infermeria.

 

“Che fai?” domandò cupo Sirius.

 

“Voglio vedere Ron.”

 

L’infermeria era davvero un trambusto. Quasi tutti i letti erano occupati, e tutti i medimaghi si davano un gran da fare tra i pazienti già in cura e quelli che arrivavano, tanto che nessuno di loro si preoccupò di fermare Harry, che raggiunse indisturbato il suo amico.

 

Non era un bello spettacolo. “Ron stava nel suo letto con tutto il torace fasciato e una specie di tubicino per l’ossigeno nel naso; era molto pallido, aveva l’aria stanca e gli occhi socchiusi. Harry rabbrividì: gli fece male vederlo in quelle condizioni.

 

“Ehi.” Gli mormorò dolcemente mentre si sedeva sulla sedia vicina al suo letto. Ron mosse solo gli occhi per guardarlo, ma lo riconobbe subito. Harry gli abbozzò un sorriso breve e amaro. “Come stai?”

 

“Dicono che vivrò.” Sorrise lui, parlando però molto piano. Sembrava facesse fatica.

 

“Te la caverai alla grande, come sempre.” Cercò di rassicurarlo Harry. “E magari ci scappa una bella cicatrice da esibire con Padma.” I loro sorrisi erano amari e forzati.

 

“Mi dispiace, Harry.”

 

“Di che cosa?”

 

“Ti avevo promesso…che avrei protetto Hermione…”

 

“Da quello che vedo hai fatto il possibile. Non è colpa tua.” Ron si lasciò scappare una smorfia di dolore. “Chi è stato?”

 

“Malfoy…c’erano almeno un centinaio di mangiamorte…con tanto di cappuccio…”

 

“Lucius Malfoy…quel bastardo…” Harry serrò i pugni.

 

“E’ stato lui a uccidere i Granger…è lui che ha preso Hermione…” anche in quello stato Ron sembrava seriamente infuriato. Ma questo gli costò una fitta più dolorosa alla spalla.

 

“Cerca di non agitarti, devi restare calmo.” Harry non pensava affatto quello che diceva, non c’era da essere calmi. Ma Ron era ferito gravemente, doveva restare tranquillo.

 

“Senti…” mormorò a fatica Ron. “…Malfoy…prima di portarla via…ha detto di dirti…che hai tempo fino all’alba…”

 

“Tempo? Per che cosa?”

 

“…è tutto quello che ha detto…”

 

“Tu adesso devi pensare solo a riprenderti.” Fece Harry, risoluto. “Mi occuperò io di tutto il resto.”

 

In quel momento un’infermiera con un calice in mano si avvicinò al letto di Ron. “Ecco, con questo andrà molto meglio.” Poi si voltò verso Harry. “Mi dispiace, ma non puoi restare qui.”

 

Harry annuì e si alzò in piedi, lanciando un occhiolino a Ron, e se ne uscì. Ron lo guardò andare via.

 

“Buona fortuna, Harry.”

 

***************

 

Sirius stava appoggiato al muro, Remus stava in piedi con lo sguardo basso e Jordan sedeva su una panca; quando videro uscire Harry con quello sguardo di rabbia e odio sul viso, trasalirono.

 

“E adesso che hai intenzione di fare?” chiese sospettoso Remus, anche se poteva ben immaginare la risposta.

 

“Vado a riprendermi Hermione.” Raramente Harry si arrabbiava, ma quando era così furioso faceva addirittura paura. Come fece un passo avanti Sirius e Remus gli si misero davanti.

 

“Aspetta un attimo.” Fece allarmato Lupin.

 

Harry sfoderò la bacchetta. “Non mettetevi sulla mia strada.” Disse, scandendo ogni singola parola.

 

“Harry, capisco quello che stai provando, ma dobbiamo cercare di agire usando il cervello, o metteremo in pericolo Hermione.” Esclamò Sirius.

 

“E’ già in pericolo, Sirius, è in mano a Voldemort.” Harry sembrava un vulcano sul punto di esplodere. “Malfoy ha detto che ho tempo fino all’alba.”

 

“All’alba? E perché?” chiese Remus, confuso.

 

“Non ne ho la più pallida idea, ma non ho intenzione di sprecare un solo minuto di più. Hermione è sola e indifesa, possono torturarla, violentarla, ferirla e perfino ucciderla quando vogliono. Io vado a riprendermela.” Harry non era più così calmo, quasi gridava.

 

“Harry, gli sarà molto più utile viva che morta.” Cercò di controbbattere Sirius. “E non possiamo gettarci a capofitto senza sapere né come agire né dove andare.” Replicò deciso.

 

“Io sono d’accordo con Harry.” Fece Jordan, alzandosi in piedi. “Dobbiamo muoverci adesso se vogliamo salvarla.”

 

Un FLOP interruppe la discussione, e da una squaffle uscì la voce di Dorian. “Immediatamente nel mio ufficio, forse c’è una pista.” FLOP.

 

I quattro uomini si scambiarono una veloce occhiata e corsero in direzione del 3° piano del castello. Harry, però, a un certo punto si fermò tenendosi la tempia destra tra le mani: la cicatrice gli stava bruciando! Gli altri tre continuarono la loro corsa senza accorgersi di nulla, lui, invece, quasi istintivamente guardò fuori dal finestrone vicino al quale si era fermato, e nell’oscurità della notte, attraverso gli alberi del bosco, intravide una specie di bagliore argenteo. Senza perdere altro tempo corse giù all’ingresso principale, uscì fuori dal castello dell’AU e raggiunse in fretta il bosco.

 

Il bagliore argentato si rivelò un grosso disco galleggiante a mezzaria, che a Harry diede subito l’idea di un varco dimensionale. Tipico momento in cui bisogna passare tre giorni a studiare il fenomeno, pensò. Tirò un grosso sospiro, poi vi si gettò dentro.

 

***************

 

Nel riaprire gli occhi Harry ci mise un attimo a mettere a fuoco ciò che lo circondava: innanzitutto capì di trovarsi in uno stanzone murato –forse in un castello- e muovendo le mani si rese conto di essere incatenato al muro. Alzando lo sguardo vide 7 sagome: una piuttosto bassa e curva, una piuttosto robusta e 5 incappucciate. Non gli ci vollero che pochi secondi per riconoscere Codaliscia, i mangiamorte più fidati e Tom Riddle, alias Voldemort.

 

“Ben arrivato, Harry Potter.” Fece piano Voldemort. “Ci hai messo un po’ più del previsto stavolta.”

 

“La prossima volta fammi avere un biglietto d’invito più chiaro se vai di fretta.” Fece Harry acido. Voldemort fece un irritante sorrisetto ironico.

 

“Mi fa piacere rivederti, è un po’ che ti stavo cercando.”

 

“Non posso dire lo stesso di te.”

 

Voldemort inarcò un sopracciglio, ma a intervenire fu un irruento ometto curvo sulla sua schiena.

 

“Come osi rivolgerti in questo modo al nostro eccelso signore?”

 

“Codaliscia, sta’ zitto.” Disse calmo Voldemort. “Lascialo parlare.”

 

“Che cosa vuoi da me, Voldemort?”

 

“Uno scontro.” Fu la ferma risposta. “Quello definitivo.”

 

“D’accordo.” Fece Harry, per nulla intimorito. “Ma prima devi liberare Hermione. So che l’hai fatta catturare tu.”

 

Sul volto di Ton Riddle comparve un ghigno di piacere. “Ma certamente, amico mio. E’ un tuo diritto. Eccola qui la tua bella fidanzata.” E così dicendo con una mano si tirò via il mantello dietro alle spalle, e scansandosi rivelò a terra una sagoma. Harry sentì il sangue gelarsi nelle vene.

 

Era Hermione.

 

Stava a terra, apparentemente senza vita, senza il minimo movimento, pallidissima e disrtutta. Aveva un abbondante rivolo di sangue che le colava giù dalla tempia destra fin nel collo, un’altra grossa macchia di sangue stava in pieno petto sul maglione, e un’altra serie di macchie rosse si estendevano lungo gambe e braccia.

 

Dio mio…no…

 

Non c’era un goccio di saliva nella gola di Harry, dove l’aria non saliva né scendeva. Il suo incubo peggiore nonché più frequente era divenuto realtà. La ragazza che amava con tutto il suo cuore…solo fino a qualche giorno prima l’aveva stretta a sé nel più intimo dei modi, ripromettendosi di difenderla anche dall’aria. E ora eccola lì…in una pozza di sangue, col viso contratto dal dolore e dalla sofferenza, e le guance ancora solcate dalle lacrime.

 

Harry diede uno strattone così forte alle catene che le pietre nel muro rumoreggiarono. “Che cosa le hai fatto, maledetto bastardo?!?” gridò, con tutta la rabbia che aveva in cuore.

 

“I miei mangiamorte alle volte si dimenticano la buona educazione quando si tratta di babbani e mezzosangue.” Gli incappucciati ghignarono silenziosamente. “Oh, ma che fai, Codaliscia? Libera il nostro giovane amico.”

 

Mentre Peter Minus lo liberava dalle catene, Harry in qualche angolo remoto della mente capì che così Voldemort avrebbe avuto la sua concentrazione su un piatto d’argento, ma non gli importò minimamente, e appena fu libero corse verso Hermione e le si inginocchiò affianco.

 

Nel prenderla fra le braccia Harry ebbe quasi paura di romperla, tanto era fragile. Il ragazzo annaspava vistosamente, cercando tra gli affanni l’ossigeno per continuare a respirare. La strinse teneramente a sé  sostenendole la testa, che le ricadde debolmente all’indietro. L’ultimo briciolo di razionalità rimasta nel cervello di Harry lo indusse a dare un’occhiata alle sue ferite, ancora perfettamente aperte e sanguinanti. Dolcemente prese ad accarezzarle una guancia, e chiudendo gli occhi appoggiò la fronte alla sua.

 

“Sai qual è la cosa più strana, Harry?” fece crudelmente Voldemort, avvicinandosi lentamente ai due ragazzi. “Mentre i mangiamorte infierivano su di lei coi loro colpi, la tua amichetta continuava a piangere in silenzio, e quando gliel’ho chiesto io ha piagnucolato che tu non provavi assolutamente niente per lei, e mi illudevo se pensavo che saresti venuto. Curioso che abbia pensato di giocarmi così, no?”

 

Un fulmine a ciel sereno attraversò la mente di Harry: non l’aveva detto per depistare Voldemort, Hermione credeva davvero quello che diceva, perché non avevano più parlato dopo che lui l’aveva allontanata così bruscamente quella mattina!

 

Oddio…ha sopportato tutto questo credendo che io non l’amassi più…no, questo è un incubo…

 

Harry sollevò lentamente gli occhi e incontrò lo sguardo di Tom Riddle: i suoi occhi verdi emanavano odio e livore, digrignava i denti e ansimava dalla rabbia. “Perché. Dimmi perché lei.” Ringhiò.

 

“Per risvegliare la belva che c’è in te. Perché voglio dimostrare al mondo una volta e per tutte che io ti sono superiore. Ma per farlo ho bisogno di sconfiggerti mentre sei al 100%, con tutte le potenzialità che probabiolmente nemmeno tu immagini di possedere, ma che quando perdi il controllo si manifestano chiaramente.”

 

Harry non riuscì a capire bene il significato di quelle parole; sentì la sua bacchetta volargli via dalla tasca e fluttuare in un angolo dello stanzone.

 

“Queste non ci serviranno.” Fece Voldemort, e gettò via anche la sua bacchetta. “Saremo solo io e te, essenza contro essenza, fino alla morte.” E così dicendo nella mano gli si materializzò una spada.

 

Harry mise giù Hermione il più dolcemente possibile, e prima di rialzarsi le fece una carezza sul viso e le bisbigliò all’orecchio “Tieni duro, piccola, tra un minuto ti porto fuori di qui.”

 

Quando Harry e Riddle furono faccia a faccia l’intera atmosfera sembrò percorsa da una tempesta d’energia. I loro occhi erano inondati di odio, e in pochi secondi gli altri presenti si allontanarono per lasciare libero il campo.

 

“Sai, mi chiedo se anche questa volta riuscirai a cavartela, visto che non c’è nessuno a morire per te.”

 

“Vuol dire che stavolta toccherà a te.”

 

“Dì un po’, come farai a uccidermi, Potter? Tu sei buono.” Disse Riddle, marcando con sdegno l’ultima parola. “Non sai uccidere.”

 

“Ti sbagli di grosso. Tu hai ucciso i miei genitori, hai reso la mia vita un inferno, hai fatto del male al mio migliore amico e ti sei accanito contro la ragazza che amo. Mi hai tormentato per una vita intera, per colpa tua ho paura di amare per timore di causare pericolo e guai. Sono stanco del tuo sadico giochetto, Voldemort. Mi hai provocato una volta di troppo.”

 

All’improvviso nella sua mano si materializzò una spada; Harry la sollevò, visibilmente stupito, e la riconobbe: la spada di Godric Grifondoro.

 

Voldemort alzò la sua lama e si mise in posizione per combattere. “Bene. Ora sei pronto. Posso finalmente annientarti.”

 

Harry roteò la spada nella mano con abilità e sicurezza, finalmente soddisfatto di aver partecipato a tutte quelle lezioni di scherma all’AU, e si tenne pronto. “Lo vedremo.”

 

Il duello cominciò subito senza esclusione di colpi. Voldemort attaccò per primo, ma Harry si difese con sicurezza; le due lame presero a fare scintille in pochi istanti, ogni colpo vibrava sonoramente duro nell’aria. Harry sopportò bene il primo assalto per poi passare al contrattacco, e affondò anche bene, ma il suo avversario non si lasciò cogliere impraparato.

 

“Devo farti i complimenti, Harry.” Fece Riddle, brandendo la spada. “L’ultima volta che ti ho visto usare quella spada ti puzzava la bocca di latte e a malapena riuscivi a tenerla in mano.”

 

“Parla poco e combatti.” Ruggì Harry, attaccando di nuovo con furia travolgente.

 

Lo scontro proseguì con grande violenza, Voldemort riuscì a costringere spalle al muro Harry, che però con un buon colpo si liberò di nuovo.

 

“Non credere che sia così facile.” Sibilò tra i denti, buttandosi indietro un ciuffo di capelli sudati dalla fronte con uno sbuffo.

 

“Ho detto che sei migliorato, non che sei il migliore.” Mormorò Tom Riddle, affannando impercettibilmente. “Vediamo se sei già all’altezza di questo.” Voldemort spalancò il palmo della mano in direzione di Harry, che fu come scaraventato da un colpo di vento violentissimo, e finì a sbattere di schiena contro il muro alle sue spalle. Voldemort rise, Harry si rialzò dopo un attimo, all’inizio un po’ intontito ma poi subito pronto.

 

“Credi che sia sufficiente un trucchetto come questo a mettermi fuori gioco?”

 

“No, ma vederti in ginocchio è sempre un piacere.”

 

“Non ti ci abituare, resterai deluso.” Esclamò Harry, attaccando di nuovo.

 

Mentre il rumore dell’acciaio che cozzava furiosamente si susseguiva, quasi tutti contemporaneamente i mangiamorte alzarono la testa dopo aver udito un rumore piuttosto violento: Malfoy fece loro un cenno, e uscirono tutti precipitosamente dalla stanzona.

 

***************

 

Nell’irrompere a passo svelto nello stanzone in cui stava l’uscita del passaggio segreto (quello usato da Harry per raggiungere Voldemort), Malfoy e gli altri mangiamorte si bloccarono all’istante. Era in corso una vera e propria battaglia tra incappucciati e agenti dell’AU. I mangiamorte sembravano in difficoltà, dato che stavano retrocedendo di fronte all’avanzata degli auror guidati da Sirius, Remus, Jeffry e gli altri. I cinque ritardatari si gettarono subito nella mischia, e Malfoy ci mise un secondo a puntare la bacchetta contro Jordan, ma un calcio sotto il mento gli fece fare un bel muro contro il muro alle sua spalle.

 

“Ehilà Lucius, vecchio mio” esclamò ironico Remus Lupin, puntandogli contro la sua bacchetta. “Sono secoli che non ci si vede.”

 

“Tsk, dovevo aspettarmelo da un lupo mannaro.” Commentò acido Malfoy mentre si rialzava in piedi. “Cos’hai fatto, Lupin, annusato il terreno fin qui per trovarci?”

 

“Si fa quel che si può.” Fece brevemente Remus, inarcando per un secondo un sopracciglio. E nel trambusto della lotta a malapena l’uno sentì l’altro attaccare.

 

“Expelliarmus!!!”

 

“Crucio!!!”

 

*************

 

Con un colpo netto Harry centrò il mantello di Voldemort e lo lacerò.

 

“Lo sai, inizio a scocciarmi di te.”

 

“Avresti potuto smettere di rompermi le scatole anni fa, ti bastava rassegnarti alla sconfitta.” Mormorò Harry, con un po’ più di fiatone.

 

“Sconfitta?” ringhiò stupito Tom Riddle.

 

“Non sono io che ho perso il corpo 18 anni fa.” Lo stuzzicò il ragazzo, riposizionandosi la spada fra le mani.

 

“Devo ricordarti che fine hanno fatto i tuoi genitori?” fece acido Voldemort.

 

“E infatti ora la pagherai anche per loro!”

 

“Chi ti ha fatto credere così tanto in te stesso, Potter? Da dove viene tanta sicurezza? Lo sai che questa volta non sarai fortunato come quando eri un moccioso?”

 

“Nemmeno tu sarai altrettanto fortunato.” Sibilò Harry con aria di sfida. “Non perderai solo il corpo oggi.”

 

Voldemort non si soffermò a rispondere a parole, preferì sollevare la spada e scagliarla sul suo avversario con tutta la violenza, sfruttando l’effetto sorpresa. Harry parò il primo colpo ma non il secondo, che gli procurò una ferita al braccio sinistro. Senza perdersi d’animo nemmeno per un istante, il giovane mago con un calcio dritto allo stomaco del nemico guadagnò abbastanza tempo per rialzarsi e gettare una veloce occhiata alla ferita, fortunatamente non troppo profonda. Voldemort riprese lo scontro, ma Harry fu più veloce e gli procurò un bel taglio sul sopracciglio destro colpendogli l’occhio con un pugno, ma Riddle lo servì con un trucchetto sporco: finse di colpirlo allo stomaco con un semplice pugno, ma all’ultimo momento spalancò la mano e lo centrò con una zaffata d’energia, che lo fece sbattere contro il muro così forte che Harry per un attimo vide nero. Sotto gli occhi eccitati di Peter Minus, Voldemort incalzò l’attacco ma Harry si difese, anche se più debolmente.

 

“E’ finita, Potter. Rassegnati.” Sibilò Riddle.

 

“Mai!!” esclamò furioso Harry, che dopo essersi parzialmente ripresosi era lanciato nuovamente all’attacco, colpendo Riddle violentemente al viso con l’elsa della spada. Voldemort cadde a terra, ma Harry non riuscì a sfruttare la situazione in pieno: una nuvola di polvere –lanciata da Codaliscia- non gli fece vedere l’obbiettivo da colpire, in compenso finì anche lui a terra per quello che riconobbe come un calcio del suo avversario. Tutti e due si rialzarono subito, ansimanti ma sorretti dall’odio.

 

“Se non dovessi ucciderti ti direi di unirti ai miei mangiamorte.” Sibilò Voldemort. “E saresti il migliore, ne sono convinto.”

 

“Dovrei essere lusingato?” ruggì Harry, disgustato.

 

“Attento, Harry Potter. Io non gioco mai secondo le regole.” E così dicendo fece un cenno con la testa che incitò Harry a guardare alle sue spalle. Codaliscia, ghignando perfidamente, stava in piedi vicino a Hermione, puntandole la bacchetta al petto. “Mi sono stancato di perdere tempo con te.”

 

Harry digrignò i denti. “Non doveva essere uno scontro tra te e me, per provare ai tuoi leccapiedi chi è il più forte? Cos’è, siccome ora non ti vede nessuno ti senti autorizzato a giocare sporco?”

 

Voldemort brandì la spada contro di lui. “Fai molta attenzione, la tua amichetta sta facendo l’equilibrista sull’orlo della fossa. Basterebbe anche solo un colpetto per mandarla all’altro mondo nelle condizioni in cui è.”

 

Harry sentì il sangua ribbolirgli nelle vene. “Lasciala fuori da questa storia!!” gridò.

 

“Modera i toni.” Sibilò Codaliscia, avvicinando sempre più la bacchetta al corpo martoriato di Hermione, sotto lo sguardo soddisfatto di Voldemort.

 

E quella fu la goccia che fece trabboccare il vaso.

 

“Non osare nemmeno toccarla, lurido bastardo!!” gridò Harry contro il viscido ometto, e subito una zaffata violentissima di vento colpì in pieno Codaliscia, che andò a sbattere così forte contro la parete che la testa prese a sanguinargli. Harry rimase sorpreso: era davvero opera sua?

 

Voldemort ghignò. “Sono sorpreso, ci hai messo meno del previsto a imparare a usare i tuoi poteri.”

 

“Quali poteri?” chiese Harry, confuso.

 

“Per chi mi hai preso, non sono uno dei tuoi dannatissimi professori!” fece Voldemort, e senza ulteriori indugi sollevò la spada e il combattimento riprese.

 

*************

 

Sirius colpì con un pugno in pieno viso un mangiamorte, poi se ne sbarazzò con un colpo di bacchetta, ma subito fu attaccato da un altro.

 

Jordan aveva un brutto taglio sull’occhio e il naso sanguinante, ma lottava come un leone.

 

Remus Lupin, invece, se la stava vedendo con un osso parecchio duro, Lucius Malfoy. Lupin si teneva un braccio insanguinato ma non smetteva di duellare con Malfoy, che, dal canto suo, aveva la faccia piena di lividi e si teneva lo stomaco.

 

“Avanti, dimmi dov’è Harry Potter!” ruggì Remus.

 

“Non sono affari tuoi!” sibilò Malfoy.

 

“Non ho bisogno di chiedertelo una seconda volta, Malfoy, ti faccio secco e lo scopro da me! Ti decidi a parlare??!!”

 

“Scordatelo!!” Lucius rapidamente puntò la bacchetta contro il suo avversario. “Avada Kedavra!”

 

Sirius diede un calcio a un mangiamorte e si voltò di scatto. “Remus!!”

 

Lupin stava a terra e perdeva sangue da un fianco. Sirius corse dalla sua parte, saltò al volo un mangiamorte a terra e scivolò fino a che non fu al fianco del suo amico.

 

“Ehi” fece, dandogli un’occhiata alla ferita. “Sei ancora tutto intero?”

 

“Si” si lamentò Remus, non riuscendo a muoversi più di tanto; era facilmente intuibile che era riuscito ad evitare l’attacco mortale, ma solo parzialmente.

 

Sirius si rialzò, furioso. “Ora te la vedrai con me, Malfoy!!”

 

“Vediamo che sai fare, Black!!” lo sfidò quello.

 

**************

 

Tom Riddle era decisamente un ottimo spadaccino, e Harry si dimostrò all’altezza del suo nemico, ma era più di un’ora che lo scontro andava avanti e i fiatoni di entrambi erano la prova che ormai la battaglia doveva volgere alla fine in poco tempo.

 

L’attacco finale di Voldemort non si fece attendere: con un balzo felino attaccò Harry con una specie di sfera traslucida d’energia che lo fece sbattere a terra contro il muro. Harry non ebbe il tempo di rendersi conto che la spada l’aveva persa durante il ‘volo’, ma fu subito consapevole di Riddle che troneggiava in piedi su di lui, con la spada puntata e un ghigno soddisfatto.

 

“Hai visto, Potter?” sibilò, affannando. “Te l’avevo detto che avrestio fatto la fine di tuo padre. Avresti dovuto credermi fin dall’inizio.” Aggiunse, leggendo la furia negli occhi del ragazzo. Quindi sollevò la spada. “Muori!!”

 

Avvenne tutto così in fretta che fu difficile capire. Nel vedere la spada calarsi contro di lui a velocità vertiginosa, Harry si appoggiò indietro sulle mani e bloccò la lama fra i piedi; con uno strattone la strappò di mano a Voldemort e la lanciò in aria. Preoccupato solo di recuperare la spada, Riddle non si accorse della velocità con cui Harry balzò in piedi, gli sferrò un calcio in faccia che lo disorientò, afferrò al volo la spada e gli trafisse il fianco sinistro. Due gocce di sangue caddero sul pavimento, e in un istante Voldemort comprese di essere ferito molto seriamente. Harry, bianco e sudatissimo, lo teneva ancora sotto tiro, con la spada puntata.

 

“A quanto pare non hai sempre ragione.” Sibilò Harry, ancora affannando. “Te l’avevo detto che mi hai provocato una volta di troppo.”

 

“Mio signore!” supplicò Codaliscia, e Harry lo vide con la coda dell’occhio trasformarsi in topo e scivolare fra i piedi del suo padrone.

 

Voldemort sembrava più provato di quanto non volesse sembrare: la ferita impressagli era mortale.

“Non finisce così, Harry Potter.” Ruggì. “Io ti perseguiterò finchè non ti avrò fatto fuori.”

 

“Hai perso, Voldemort. Non ti resta che rassegnarti all’idea.” La risposta di Harry fu altrettanto astiosa.

 

“No, non prenderai di nuovo il mio corpo, non ci riuscirai.” Annaspò Voldemort, tirandosi addosso il mantello. “E’ solo questione di tempo, Potter, tienilo a mente.” Copertosi del tutto con il suo mantello, il demone sparì nel nulla.

 

Harry rimase ancora qualche istante con i muscoli tesissimi, poi finalmente lasciò cadere la spada e tirò un sospiro di sollievo. Un sollievo che durò solo pochi istanti: il dolore al braccio lo riportò alla realtà, e la prima cosa che fece fu correre verso Hermione e inginocchiarsi accanto a lei, prendendola fra le braccia.

 

Era terribilmente fredda e le macchie di sangue si erano estese ancora. Lui l’attirò dolcemente a sé e cercò il battito: era lentissimo. Harry scosse la testa, terrorizzato.

 

“No…Hermione, non mi lasciare…amore, mi senti?…non andartene, ti supplico!…” le disse con la voce rotta da lacrime che non riuscivano a uscire, mentre la cullava come una bambina. “Perdonami…per colpa mia ti è capitato tutto questo…per colpa mia hai sofferto da morire…ti prego, Hermione, perdonami…” Il battito di Hermione si fece sempre più impercettibile. “No, questo non è giusto, non è giusto che sia lei a pagare per i miei errori!!” gridò Harry allo stanzone vuoto.

 

Falle sentire il tuo cuore battere.

 

Il giovane mago si guardò in giro confuso: aveva appena sentito una voce femminile sconosciuta, eppure in qualche modo familiare…

 

Puoi rompere questo maleficio, Harry. Hai la forza per farlo.

 

“Chi sei?” fece stavolta Harry, guardandosi nervosamente attorno.

 

Puoi salvarla solo tu, Harry. Hai questo potere. Fidati delle tue capacità.

 

Il ragazzo continuò a cercare con gli occhi la donna che gli stava parlando. “Quale potere? Io non so di cosa parli! Non conosco l’incantesimo che le hanno fatto, come faccio a salvarla?”

 

L’amore, Harry. Fa’ presto, sei l’unico forte abbastanza per spezzare questa maledizione.

 

Harry aggrottò un attimo le sopracciglia, poi spalancò gli occhi: aveva capito perfettamente a chi appartenesse quella voce. E cosa ancora più importante, aveva recepito il messaggio. Quindi si chinò dolcemente su Hermione e la baciò. Fu il bacio più lungo, lento e doloroso che le avesse mai dato. Quelle labbra che aveva catturato con le sue tante volte, così morbide e calde, erano gelide e sapevano di sangue. Quel corpo che aveva stretto a sé e toccato con tanta passione stava debole fra le sue braccia, freddo e martoriato. Quei vestiti che amava così tanto sfilarle di dosso erano inzuppati di sangue. Ma tutto questo non era importante, perché quella era sempre la sua adorata Hermione, l’amava e l’avrebbe amata sempre e comunque. Dopo un’infinità Harry si staccò da lei e in pochi istanti, con la gioia più grande mai provata, le vide stringere gli occhi; piano piano Hermione li aprì leggermente, anche se non riusciva a vedere bene quasi nulla.

 

Harry sentì una vampata di felicità riempirgli il cuore, e sul viso gli comparve un sorriso da un orecchio all’altro. “Bentornata.” Le mormorò dolcemente, accarezzandole la testa.

 

“…Harry?…” sussurrò lei in un soffio a stensto udibile, senza aprire del tutto gli occhi.

 

“Sshh” disse lui, baciandole la fronte. “E’ tutto finito, ti riprenderai presto. Pensa solo a riposare.”

 

Con uno sforzo Hermione gli sfiorò il braccio con una mano. “…sei…sei venuto…” riuscì a mormorare, con un sorriso sfinito.

 

“Pensavi che sarei stato capace di lasciarti nelle loro mani?” fece dolcemente lui, accarezzandole una guancia col dorso della mano. “…perdonami, non sarebbe dovuto succedere tutto questo.”

 

Pur non vedendolo bene, lei riuscì a prendergli una mano. “…ti amo…” gli sussurrò pianissimo, un secondo prima di perdere conoscenza di nuovo. Harry si portò la sua mano alla bocca e la baciò.

 

************

 

Sirius aiutò Remus ad alzarsi e a reggersi in piedi, mentre Jordan, piuttosto ammaccato, li raggiungeva. Nello spazio attorno a loro la battaglia scemava progressivamente, con la resa dei mangiamorte agli agenti dell’AU.

 

“Tutto bene?” chiese il ragazzo, evitando il cadavere di Lucius Malfoy a terra.

 

“Ce la fai a resistere ancora un po’?” fece Sirius, aiutando il suo amico. “Dobbiamo ancora trovare Harry e Hermione.”

 

“Certo, muoviamoci.” Rispose Remus, non senza una smorfia di dolore.

 

“Non sarà necessario.”

 

Tutti si voltarono verso lo scalone da cui proveniva la voce: era Harry, che teneva tra le braccia Hermione.

 

“Harry!” esclamò Sirius con un sorriso misto di gioia e preoccupazione allo stesso tempo. Anche il malconcio Remus abbozzò a un sorriso. “Dov’è Voldemort?” Il sorriso di Harry fu molto eloquente come spiegazione.

 

Jordan sorrise solo brevemente, poi si lanciò da Harry, fissando Hermione inorridito. “Oh mio Dio…Hermione …è…”

 

“No, sta’ tranquillo, è soltanto svenuta.” Lo interruppe Harry, intuendo la sua paura. “Ha bisogno di cure urgenti, ma è viva.”

 

“E tu come stai, sei ferito?” chiese ansioso Sirius.

 

“E’ solo un graffio.” Minimizzò il ragazzo.

 

“Ce la fai, posso portarla io.” Propose Jordan, con un cenno del capo verso Hermione.

 

“No, ce la faccio benissimo.” Harry si strinse al petto la ragazza.

 

“Andiamo, siamo tutti messi male, dobbiamo sbrigarci.” Fece Sirius, aiutando Remus.

 

**************

 

Ron si girò verso la porta quando la vide aprirsi. Le pozioni medicinali che gli avevano dato lo avevano rimesso abbastanza in forze da permettergli di appoggiarsi sui gomiti per tirarsi su nel letto, così fu subito in grado di vedere la combriccola di feriti entrare nell’infermeria alle prime luci dell’alba.

 

Quando riconobbe i suoi amici inizialmente sorrise, poi nel vedere Harry e soprattutto Hermione in quelle condizioni sbiancò all’istante, ma Harry lo rassicurò con un occhiolino mentre stendeva Hermione sul letto accanto al suo. Un medico e due infermiere le furono accanto in un baleno, mentre anche altri medimaghi si occupavano degli altri feriti.

 

“Santo cielo, finiranno mai i feriti stanotte?” fece il medico, esasperato, mentre controllava Hermione. Poi si rivolse a Harry. “Ci pensiamo noi qui, tu va’ a farti medicare.”

 

Il giovane mago fece un’espressione di disappunto quando una delle infermiere lo esortò a seguirla, ma Ron lo tranquillizzò facendogli cenno che avrebbe dato un’occhiata lui a Hermione. Malvolentieri, Harry raggiunse Sirius, Jordan e Jeffry, che si stavano facendo dare un’occhiata ai ‘graffi’.

 

“L’hai eliminato, Harry?” chiese piano Jordan, mentre un medimago gli fasciava la fronte.

 

“…credo proprio di si, Jordan.” Rispose lentamente Harry, poi le labbra gli si curvarono in un piccolo sorriso. “Si. L’ho battuto per sempre.”

 

***********************

 

Wow!! La mia fic volge ormai al termine…manca l’ultimo capitolo, quello dei chiarimenti finali e degli sguardi al futuro…beh, a proposito di futuro, potrebbe anche esserci una sequel a questa storia, chi lo sa…ditemi cosa ne pensate! Le recensioni favoriscono la fantasia!

Ultimo capitolo: “Capitano Potter a rapporto, signore!”

 

P.S.: alcune ragazze che hanno recensito la mia fic sono state così carine da mandarmi delle e-mail in cui mi chiedevano di scrivere qualcosa sulla coppia Ron/Hermione…beh, alla fine mi hanno fatto venire l’ispirazione, perciò…se andate a cliccare sulla storia “Being a War Mage” mi direte che ne pensate! Anche questa sarà una fic a capitoli, e sicuramente sarà molto diversa rispetto alle aspettative…Sara Lee, te la dedico con molto piacere! Visto che ti ho accontentato, alla fine? ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitano Potter a rapporto, signore! ***


Capitano Potter a rapporto, signore!

                                               FIGHTING DARKNESS

 

CAPITANO POTTER A RAPPORTO, SIGNORE!

 

Quando tutti ebbero riferito la propria versione dei fatti, Harry alzò gli occhi e notò che Dorian, per quanto cercasse di mascherarlo, sembrava estremamente soddisfatta.

 

Era appena il tramonto successivo a quella terribile notte, e tutti gli agenti avevano riportato ferite più o meno gravi, tanto che alla riunione immediata voluta da Dorian non ce n’era uno senza almeno una decina di bende e cerotti.

 

“Bene.” Esordì Dorian, seria. “Mi sembra chiaro che la dinamica delle cose deve farci riflettere. Abbiamo scoperto il fianco una volta di troppo, non dovremo commettere lo stesso errore un’altra volta.”

 

“Non credo che rincontreremo il vecchio Voldemort. E comunque, non tanto presto.” Fece Jeffry soddisfatto. “Se non l’ha eliminato, Harry l’ha conciato per le feste.”

 

“A proposito di questo.” S’intromise il generale, avvicinandosi a Harry. “Potter, ti rendi conto dell’imprudenza di cui sei stato capace allontanandoti da solo e senza avvertire nessuno? Hai individuato un passaggio segreto, e senza né consultarci né controllarlo preventivamente ci sei entrato. Poteva finire molto male.”

 

“Si, lo so, e me ne dispiace, ma…” cercò di giustificarsi Harry, ma lei lo interruppe.

 

“So che eri emotivamente coinvolto, ma qui all’AU le cose non funzionano così. Non vogliamo pazzi né eroi, noi lavoriamo in gruppo, per garantire a ognuno la possibilità di tornare a casa la sera tutto intero. Non ne esci vivo se non usi prudenza e freddezza, Harry. E’ la prima regola se vuoi lavorare qui.”

 

“Non volevo che qualcun altro restasse coinvolto.” Spiegò piano Harry. “Era me che voleva Voldemort, in questo modo non avrebbe coinvolto altri innocenti.”

 

Dorian scosse la testa. “Chiunque cercasse, o qualunque cosa volesse, Voldemort ha chiaramente dimostrato di essere un pericolo per l’umanità intera, e quindi è competenza dell’AU al completo.” Disse con fermezza. “Ora fai parte di una squadra, vedi di ricordartelo. Non devi fare da mamma chioccia a tutti, non sei più a Hogwarts, non siamo studenti indifesi, Harry. Siamo soldati, siamo qui per nostra scelta e sappiamo quali sono i pericoli a cui andiamo incontro. E ognuno è responsabile di se stesso, chiaro?”

 

Harry annuì, mentre Sirius gli dava una piccola e paterna pacca sulle spalle.

 

“Bene, allora se siamo tutti d’accordo,” continuò Dorian. “direi che l’agente Potter ha già sostenuto il suo esame combattendo direttamente sul campo di battaglia piuttosto che sul simulatore, salvando la sua vita e le nostre.” Gli altri presento annuirono con sorrisi di approvazione e stima. “Benvenuto a bordo, capitano Potter.” Gli disse con un gran sorriso Dorian, porgendogli la mano.

 

Harry rimase a bocca aperta, poi il viso il suo viso si distese in un largo sorriso felice, e subito strinse la mano che gli stava davanti. “Grazie, signor generale.” Fece, emozionato. Jordan gli diede un’amichevole pacca sulle spalle e anche Jeffry gli fece un occhiolino, mentre Remus alzava entrambi i pollici in segno di soddisfazione.

 

***************

 

Quando Harry raggiunse l’infermeria andò dritto dai suoi amici. Ron non aveva già più i tubicini nel naso e stava dormendo placidamente rivolto verso Hermione, e sembrava stare già molto meglio. Hermione, invece, piuttosto pallida, riposava nel suo letto coperta di fasciature e coi tubicini per respirare nel naso. Harry sedette sulla sedia che stava accanto al suo letto e le prese una mano fra le sue. Rimase a guardarla dormire per una buona ora, poi finalmente le vide stringere gli occhi e poi aprirli piano.

 

“Ehi.” Le mormorò dolcemente.

 

“Ehi.” Fece lei, sorridendo debolmente.

 

“Come ti senti?”

 

“Mmh…lasciamo stare.” Gli rispose con una smorfia.

 

Lui annuì. “Ho parlato con il medico, ti rimetteranno in piedi in un paio di giorni.” Cercò di rassicurarla.

 

“Come sono arrivata qui?” chiese in un soffio lei, guardandosi in giro senza girare troppo la testa.

 

“Sono venuto a riprenderti.” Le spiegò lui. “Ho avuto un duello con Voldemort e l’ho battuto. Con un pizzico di fortuna, non ce lo ritroveremo più davanti. Adesso sei nell’infermeria.”

 

Hermione notò che lui le stava tenendo la mano. “Stai…bene?”

 

Harry fece una risata ironica. “Come fai a preoccuparti per me se sei tu a stare in quel letto?”

 

Lei evitò il suo sguardo. “Sto bene, ora.”

 

Lui le accarezzò la mano. “Ho avuto davvero paura di perderti.”

 

Lei si morse un labbro. “Adesso puoi anche andare, davvero. Sto molto meglio.”

 

Harry abbassò lo sguardo e annuì. “Noi dobbiamo parlare.”

 

Lei lo guardò con gli occhi gonfi di tristezza. “Risparmiati il discorso.” Riuscì a dire, ansimando leggermente. “Mi hai già detto tutto quello che dovevo sapere.”

 

Harry scosse la testa e le si avvicinò di più, stringendole la mano fra le sue. “Ti prego, ascoltami. Credevo che allontanandoti ti avrei tenuta lontano dai guai, volevo proteggerti. Ho fatto il più idiota degli errori.”

 

“Mi hai fatto molto più male tu di tutti loro.” Sussurrò Hermione, mentre gli occhi le si stavano già riempiendo di lacrime.

 

“Lo so, e vorrei poter tornare indietro e non ripetere lo stesso errore.” Gli occhi di lui erano sinceramente tristi e supplici. “Devi credermi, amore, ho detto solo stronzate sensa senso, sapevo che se ti avessi detto la verità tu non mi avresti mai permesso una cosa simile.”

 

“Harry…perché pensi sempre che il mondo ruoti attorno a te…” disse stanca lei. “…perché non smetti di essere il ragazzo prodigio per un po’, e vivi normalmente…come un qualunque diciottenne?…”

 

“Se potessi essere un ragazzo normale sarei molto più felice, credimi.” Commentò lui. “Che devo farci se i guai mi inseguono dovunque vado?”

 

Hermione raccolse le energie e con la mano gli sfiorò il mento. “Fidarti di chi ti ama…”

 

Lui le prese la mano e gliela baciò. “Hai ragione tu, adesso lo so. Ti va di ricominciare? Vuoi darmi un’altra possibilità?…”

 

Lei lo guardò negli occhi e sorrise. “Se non altro hai imparato la lezione.”

 

Lui sorrise e si chinò a baciarle dolcemente le labbra, leggermente, per non farle alcun male; ma in pochi istanti dovette staccarsi, sentendo una gola che si schiariva alle sue spalle.

 

“Ehm!” fece seccata una grassa infermiera. “Capitano, la signorina ha bisogno di riposo!”

 

“Capitano?” chiese confusa Hermione.

 

“Un piccolo regalo per aver tolto di mezzo Voldemort.” Le rispose lui, con un occhiolino.

 

“Capitano, lei è richiesto dal generale nel suo ufficio.” S’intromise sbrigativamente la donnona.

 

“Ok, ok, ho capito.” Si arrese Harry, dando un bacio sulla fronte a Hermione.

 

Hermione chiuse gli occhi e sorrise. “Sono la ragazza del capitano Potter…” disse in un soffio; Harry le sorrise, e appena realizzò che si era addormentata di nuovo uscì dall’infermeria, accompagnato dallo sguardo omicida dell’infermiera.

 

**************

 

“Volevi vedermi, Dorian?” chiese timidamente Harry, entrando nell’ufficio.

 

Dorian stava seduta comodamente dietro la sua scrivania. “Oh, si Harry. C’è qualcuno che vorrebbe scambiare due parole con te.” Gli disse, indicando una poltrona alle sue spalle. Voltandosi, Harry vide una figura sorridente che non si aspettava di incontrare, ma che fu felicissimo di vedere.

 

“Professor Silente!” esclamò.

 

“Ciao Harry, è un piacere rivederti, figliolo. O forse dovrei dire signor capitano?”

 

“Mi fa piacere vederla qui.”

 

“Il professor Silente è qui perché riteniamo giusto rispondere alle tue domande, Harry.” Gli spiegò Dorian. “Siediti pure.”

 

“Domande?” fece Harry un po’ confuso, sedendosi.

 

“Ormai sei grande abbastanza perché ti venga detta la verità sul tuo conto, figliolo.” Proseguì calmo Silente. “Anche sul tuo potenziale nascosto.”

 

Harry spalancò gli occhi. “Voldemort ha detto la stessa cosa…” Silente annuì. “…e poi…quelle cose strane che ho fatto laggiù…”

 

“Cosa hai fatto?”

 

“Codaliscia stava per colpire Hermione, io mi sono arrabbiato da morire, l’ho guardato e lui ha fatto un volo contro il muro, come se l’avessero spinto i miei occhi.”

 

“Capisco.” Annuì Silente.

 

“E poi…dopo, quando sono rimasto da solo con Hermione e lei stava morendo, io…eravamo soli, ma sono sicuro di aver sentito la voce di una donna che mi ha detto come fare per salvarla. Non avevo mai sentito la sua voce, prima…però mi è suonata familiare…non lo so, forse è solo la mia immaginazione, però ho pensato…che forse poteva essere…”

 

“…tua madre.” Completò Silente.

 

“Si.” Rispose Harry. “Professore, che significa tutto questo?”

 

“Vedi Harry, quello che sto per dirti farai bene a giurarmi che non uscirà da questa stanza. Soltanto io, Dorian, Remus e Sirius sappiamo di te.” Esordì sereno l’anziano preside.

 

Harry annuì teso. “Sapete che cosa, esattamente?”

 

“Per quanto strana e assurda possa sembrarti, la tua storia non è poi così difficile da raccontarsi. Tua madre era una strega dall’intelligenza fuori dal comune, tuo padre un mago tra i più in gamba, e per giunta fra gli antenati di tua madre c’era una creatura speciale, un mago fuori dal comune. L’ultimo discendente di una dinastia di Magus.”

 

“Magus?” mormorò ancora più confuso Harry.

 

“Si. Stregoni, maghi molto più potenti degli altri. In grado di compiere magie senza bacchetta e magia nera.” Precisò Silente. “Magus è il nome che li contraddistingue. Ne nasce uno ogni secolo, e comandavano nel mondo della magia molti anni fa, prima che si estinguessero quasi completamente. Il nonno di tua madre era un Magus. Tu sei nato lo stesso giorno in cui lui è morto, solo anni dopo.”

 

“Quindi io sarei…uno di questi tizi?”

 

Silente annuì calmo. “Esatto, figliolo. Tu sei un Magus.”

 

Harry deglutì a fatica. “Ma questo cosa vuol dire?”

 

“Vuol dire che sei uno dei maghi più potenti della terra, e che puoi imparare a fare magie senza bacchetta e perfino magia nera, il tutto amplificato rispetto a un mago normale.” S’intromise Dorian.

 

“Voldemort sa di questa cosa?”

 

“Altrochè. Sono 18 anni che cerca di eliminarti e non gli riesce. E’ un Magus anche lui, e si allena da anni per diventare il mago più potente e invincibile del mondo. Ma non potrà mai riuscirci se ci sarà un altro Magus in circolazione. Specie se poi questo rivale è tanto forte da riuscire a usare i suoi poteri senza nemmeno conoscerli.” Gli disse Silente con un sorriso piuttosto fiero.

 

“Cosa succede ora che lo so?” Harry sembrava temere la risposta.

 

“Succede che ora comincerai a prendere lezioni in gran segreto per poter controllare i tuoi poteri. Dorian provvederà a questo, cosicchè presto diventerai abile abbastanza da poterti controllare.” E qui Silente gli fece un sorriso confortante. “Ma per il resto continui a vivere come un qualsiasi essere umano, tenendo solo presente che queste tue capacità speciali devono restare nascoste il più possibile. Devi usarle solo per leggittima difesa, e se è possibile difenderti in modo, diciamo così, ortodosso, allora ne farai a meno. In altre parole, a parte i tuoi allenamenti segreti, non cambia nulla.”

 

“Questo, però, chiaramente vuol dire mantenere il segreto.” Fece Dorian, con la sua solita tonalità inflessibile. “Nessuno deve sapere. E quando dico nessuno, includo anche il signor Weasley e la signorina Granger. E’ per la loro sicurezza innanzitutto.”

 

Harry ci pensò un attimo, poi annuì. Non amava tenere segreti a Ron e Hermione –a dire il vero, non ne aveva mai avuti- ma se così sarebbero rimasti fuori dai guai, allora si sarebbe fatto forza e si sarebbe abituato.

 

“Bene.” Proseguì Silente. “Ora io penso proprio di dover tornare a Hogwarts. Harry, tu, il signor Weasley e la signorina Granger siete molto attesi al ballo di fine anno e alla cerimonia per la consegna dei diplomi, tra un mese esatto.”

 

“E gli esami?” chiese Harry a occhi sbarrati.

 

“T’è andata bene anche stavolta, capitano.” Fece Dorian con un mezzo sorrisetto. “Beh, grazie di tutto, Albus. Ci è stato di grande aiuto, qui.”

 

“E’ stato un vero piacere, mia cara. Capitano, stammi bene.” Aggiunse con un occhiolino, alzandosi in piedi.

 

Harry sorrise. “Stia bene anche lei, professore. E grazie davvero.”

 

“A presto, allora.” L’anziano preside li salutò con la mano e poi si smaterializzò con un POP.

 

Dorian girò la sedia in direzione di Harry. “Bene, capitano. Puoi anche tornare dai tuoi amici.”

 

“Grazie.” La salutò lui.

 

“Quando staranno meglio, tu e Jordan avrete il compito di aiutare Hermione e Ron a superare gli esami per entrare a far parte della squadra. Hanno un mese di tempo.”

 

Harry fece un sorrisetto sicuro e mise la mano sulla maniglia della porta. “Contaci che saranno dei nostri, generale.” Dorian annuì con un sorriso, e lui uscì.

 

**************

 

Il mese successivo fu il più pesante per tutti i nuovi arrivati all’AU. Harry e Jordan dedicarono tutto il tempo possibile ad aiutare Ron e Hermione ad ultimare il loro addestramento in vista dei loro esami, e il giorno che Harry si sentì dire da Dorian che anche i tenenti Granger e Weasley facevano parte della sua divisione, per lui fu una gioia immensa. E così lui, Hermione, Ron e Jordan finirono a festeggiare alzando un po’ il gomito, il che divertì non poco Jeffry, che li ritrovò a cantare allegramente in piedi sulla sua scrivania.

 

Harry, Ron e Hermione tornarono a Hogwarts la mattina del tanto atteso ultimo giorno a Hogwarts, e ricevettero un’accoglienza trionfale. Il più contento fu senz’altro Ron, che si vide saltare al collo una Padma elettrizzata e felice, mentre tutto il settimo anno di Grifondoro si dava ad applausi e grida d’incoraggiamento. Anche Ginny fu più che felice di rivedere suo fratello e gli altri, e passò tutto il pomeriggio nel dormitorio con Hermione a farsi raccontare per bene i dettagli della sua storia.

 

Le ore passarono piuttosto in fretta, e fu così che ebbe luogo la consegna dei diplomi agli studenti dell’ultimo anno, durante la quale venne assegnata la coppa delle case a Corvonero, fu dichiarata studentessa modello Hermione, che ricevette la targa visibilmente emozionata, mentre Harry e gli altri membri della squadra di quidditch di Grifondoro ottennero un riconoscimento speciale per le ottime prestazioni sul campo, e perfino a Neville Paciock spettò il premio speciale volontà –un regalo di Silente; infine ebbe luogo l’attesissimo ballo di fine anno.

 

La sala da ballo era agghindata a festa, ed era piena di studenti del sesto e del settimo anno delle quattro case, mentre sulla pista si alternavano coppie di studenti e professori.

 

“E così si conclude la nostra avventura a Hogwarts.” Sussurrò Harry a Hermione, mentre ballavano abbracciati una canzone più lenta.

 

“Mi mancherà tutto questo.” Fece lei piano.

 

“Già, beh…anche a me. Anche se mi eccita parecchio il nuovo lavoro.”

 

“E’ naturale, sembra il lavoro che più calza a pennello per uno come te.” Sorrise Hermione. “Mi mancherà molto questo essere noi così, voglio dire…da domani non saremo più il capitano della miglior squadra della scuola e la studentessa modello, ma il capitano Potter e il tenente Granger, auror speciali del ministero.”

 

Harry colse al volo. “Paura?”

 

Lei lo guardò negli occhi per un istante, poi abbassò lo sguardo e annuì. “Un po’, si.”

 

Harry sorrise, con un dito le sollevò il mento per poterla guardare negli occhi. “Ehi, è normale avere paura prima di iniziare qualcosa di nuovo, non ti devi preoccupare. Ne avevamo anche noi prima di metterci insieme, giusto? Però adesso, rispetto a prima, abbiamo un vantaggio.”

 

“Quale?”

 

“Siamo insieme. E una persona fantastica una volta mi ha detto che quando ami qualcuno e dividi con lui gioie e dolori, poi tutto diventa più facile.”

 

Lei sorrise. “Lo sai, sono davvero una donna fortunata. Non capita tutti i giorni di trovare un ragazzo bello e intelligente e dolcissimo allo stesso tempo.”

 

“Mi stai pericolosamente adulando, bellezza.” Ridacchiò Harry, mentre la canzone terminava. Lui e Hermione raggiunsero Padma e Ron a un tavolino.

 

“Stasera la musica è fantastica.” Fece sorridente Hermione.

 

“Dovremo inserire nella nostra lista di cose da comprare per la casa nuova anche un apparecchio che riproduca bella musica.” Esordì entusiasta Padma.

 

“Ci penso io, conosco un posto dove ne vendono di buoni a prezzi convenienti.” Disse Ron.

 

“Stavo pensando che forse dovremmo prendere un paio di elfi domestici; la casa è grande, e noi staremo fuori la maggior parte della giornata a lavoro.” Continuò tranquillamente Padma. Hermione la fulminò con lo sguardo, mentre Harry e Ron scoppiavano a ridere di gusto. “Ehi, calma!” si affrettò ad aggiungere Padma. “Ovviamente li paghiamo!”

 

Le note di una nuova canzone risuonarono nella stanza. Padma balzò in piedi e prese Ron per la mano. “Ti prego! Questa è bellissima!”

 

“Va bene, va bene…” acconsentì lui, seguendola al centro della pista da ballo.

 

“Ehi Harry.” Fece un ragazzo biondo dagli occhi vispi, sedendosi accanto a lui. “E così te ne vai, eh? Ci mancherai molto.”

 

“Immagino, Colin.” Fece Harry con un sorrisetto. “Pensa a quanti rullini risparmierai da domani.”

 

“Oh, beh, ti ho scattato tante di quelle foto negli ultimi sei anni…” disse fiero il biondino. “Ho fatto anche un sacco di belle foto di te e Hermione insieme, lo sai?”

 

Harry incrociò lo sguardo di Hermione con un lampo di insofferenza; lei stava facendo del suo meglio per non scoppiare a ridere.

 

“Ehm, senti…posso chiederti un ultimo favore,Harry? Posso ballare con Hermione?” gli disse tutto d’un fiato Colin Canon. “Sai, sarebbe un onore per me poter dire che la fidanzata di Harry Potter ha ballato una volta con me.”

 

Harry guardò Hermione, che fu costretta a mascherare la risata che le scappò voltandosi verso la pista da ballo.

 

“…e va bene, Colin, puoi ballare con Hermione, se lei vuole.” Colin mostrò tutti e 32 i denti in un colpo solo. “Mani e occhi a posto, ti controllo.” Aggiunse Harry, in tono più minaccioso.

 

Colin annuì, si alzò in piedi e porse la mano a Hermione. “Vuole concedermi l’onore di questo ballo, signorina?”

 

“Volentieri.” Rispose lei con un sorriso, e accettando l’invito si avviò con Colin verso la pista da ballo, scoccando a Harry un ultimo occhiolino divertito.

 

“Ehi Harry!”

 

Harry si passò una mano in faccia, sconsolato. “Dimmi, Dennis.”

 

“Me la fai un’ultima dedica su questa tua foto?” fece il ragazzino, con un sorriso identico al fratello maggiore.

 

Harry prese foto e penna e gli fece l’autografo a tempo di record, pur di levarselo dai piedi.

“Ecco qua, Dennis.” Sperando caldamente che  i Canon vadano a fare i giornalisti in America o in India.

 

***************

 

La villetta era ancora piena di scatoloni che volavano qua e là ora vuoti ora pieni, e scope e stracci andavano su e giù per le scale. Harry afferrò casualmente uno scatolone che si stava facendo il giro della stanza levitando, ci frugò dentro per un istante per rendersi conto di cosa contenesse, ma alzando la testa starnutì in una nuvola di polvere.

 

“Hermione?” tossì. “Dov’è lo straccio per la polvere?”

 

“Cosa?” strillò lei dall’altra stanza.

 

“Ho detto…” ma non concluse la frase: una scopa spolverò vigorosamente per terra sollevando un’altra nuvola di polvere, che lo fece tossire.

 

Hermione comparve sulla porta: aveva una salopette di jeans mezza stracciata e i capelli raccolti disordinatamente in una coda; in mano aveva uno spazzolone, e Grattastinchi le stava facendo le fusa tra le gambe. “Che c’è?”

 

“Scusa, ma non trovo lo straccio per la polvere.”

 

Hermione schioccò le dita e un panno, svolazzando, atterrò fra le mani di Harry. “Soddisfatto?”

 

“In realtà lo sarei molto di più se venissi qui da me.” Le disse lui con un sorriso furbesco. Lei gli fece un occhiolino, ma un rumore improvviso li fece sobbalzare entrambi. Subito corsero nel corridoio e trovarono, alla fine della scalinata centrale, Ron impolverato fino ai capelli, coperto di scope animate che continuavano la loro opera di pulizia incuranti della sua presenza. Harry e Hermione scoppiarono a ridere nel momento stesso in cui capirono che era rotolato giù.

 

“Voglio sapere chi diavolo ha incantato quelle fottute scope!!” strillò Ron, incavolato nero, mentre cercava di rialzarsi. Harry, ridendo, gli diede una mano.

 

Padma arrivò di corsa; anche lei aveva addosso un jeans sporco, ma si era legata i capelli allìinterno di un fazzoletto. “Oh tesoro, scusa! Devo aver sbagliato qualcosa!” Neanche un secondo dopo tutti e quattro si ritrovarono a ridere a crepapelle.

 

“Oddio, questa casa è sporchissima, non finiremo mai di pulirla.” Fece stanca Padma.

 

“Se ci mettiamo d’impegno, ci riusciremo.” Esclamò una Hermione piena di vita. “Dai, Padma e io pensiamo al piano di sopra, e voi ragazzi vi occupate del piano terra.”

 

“E il giardino?”

 

“Oh, beh. Dove sta?” fece Hermione, ridacchiando.

 

“Qua sotto, perché?” chiese confuso Ron.

 

“Allora è affare vostro!” scoppiò a ridere Padma, e lei e Hermione salirono di corsa le scale.

 

“Eh si! Non è affatto giusto!” sbottò Ron, sopprimendo con difficoltà una risata.

 

“Ma poi noi cuciniamo!” cercò di convincerlo Hermione, sempre ridendo.

 

Ron inarcò un sopracciglio. “Harry, dov’è un buon ristorante qui a JudyRoad?”

 

“Ehi, ma come sarebbe?!” esclamò Padma, fingendosi offesa. I quattro ragazzi scoppiarono a ridere per la milionesima volta in pochi minuti.

 

“Forza, diamoci da fare o stasera non saremo in grado né di mangiare né di dormire.” Concluse Hermione, mentre lei e Padma si voltavano e si avviavano al piano di sopra.

 

Harry riprese a seguire gli scatoloni fluttuanti, usando la sua bacchetta per mettere tutto in ordine nel più breve tempo possibile. Alzando gli occhi per constatare il suo lavoro, notò lo spettacolo bellissimo del tramonto sulla piccola baia di JudyRoad, con la luce del sole calante che si specchiava in riva al mare di lì a pochi metri dalla loro villa. Era uno spettacolo stupendo, e sapere di poterlo vedere ogni giorno da casa sua lo faceva sentire estremamente bene.

 

Sono un mago. Sono innamorato di una ragazza fantastica. Ho una bella casa insieme al mio migliore amico. Ho un lavoro che è il massimo. I Dursley sono solo un brutto ricordo. Voldemort è fuori dai piedi. Dio, se sono felice…

 

“Ron, no!!! Di là ho appena lavato!!!”

 

Harry fu riportato al presente dagli strilli di Hermione dal piano di sopra, e dalle risate di Ron. Anche lui sorrise, scuotendo la testa.

 

E’ bello essere felice.

 

                                                        ********************  THE END ********************

 

Sob!! La mia prima storia è finita…oh, mi mancherà! Devo ammetterlo…

Ok, basta con le depressioni. Vero, Fighting Darkness è finita, ma non è detto che non mi verrà l’ispirazione per un seguito. Per il momento voglio dedicarmi all’altra storia che sto scrivendo, Being a War Mage. Ditemi un po’ voi se volete che scriva una sequel a questa storia, e sentitevi liberi di dare suggerimenti e idee; io leggerò le recensioni che mi lascerete e aspetterò che nella mia mente si senta quel POP che indica che la mia ispirazione è on-line… Nel frattempo, chi ama la coppia Ron/Hermione dia un’occhiata all’altra mia fic!

Grazie a tutti per le bellissime recensioni finora ricevute, mi hanno ispirato tantissimo! Continuate a recensire!

Kisses,

Sunny

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4002