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Ok,ed eccomi alla mia prima
fanfiction di Harry Potter (che non possiedo assolutamente, purtroppo!) A me
piace molto,ma ovviamente io non faccio testo…Un po’ di avvertimenti per chi
vuole leggere:
1)Sono una romanticona, chi non lo è può non gradire,perciò…
2)Recensite la mia fic! Mi aiuterà a capire i gusti del
pubblico!
3)Siate indulgenti! All’inizio non è proprio il massimo,si fa
più bella andando avanti coi capitoli! Ci ho messo molta più avventura nel
finale!
Buona lettura!
DI NUOVO INSIEME
Harry
tirò un sospiro e staccò gli occhi per un attimo dal suo libro, fissando la
finestra. Era ancora giorno, ma ormai mancava pochissimo, Hermione stava a
momenti per arrivare a Hogwarts.
Nell’ultima settimana –la
prima di scuola- ne aveva sentite di tutti i colori su quello che le era
successo, ma lui e Ron la verità l’avevano sentita direttamente dalla Mc
Granitt la sera del loro arrivo. La famiglia di Hermione era stata attaccata da
Voldemort: i suoi genitori erano morti,lei era sopravvissuta per miracolo.
Sia Harry che Ron avrebbero
voluto andarla a prendere alla stazione, ma Silente preferì mandarci Hagrid.
“Assurdo, a 18 anni ancora non
siamo liberi di fare quello che vogliamo!” fu il commento infuriato di Ron.
Harry ricordava esattamente il
sorriso di Hermione quando si erano salutati a giugno. Gli aveva fatto arrivare
la pressione ai limiti. Era così bella…i suoi capelli mossi e lunghi…la sua
pelle liscia e delicata…i suoi occhi grandi color cioccolato così profondi…le
sue labbra così carnose…le sue curve tutte al posto giusto…le sue gambe così
lunghe…diamine,si era reso conto di volerla solo poco prima di separarsi per le
vacanze…e gli ci era voluto un anno intero per capirlo!
“Ehi Harry” lo richiamò
Ron,che guardava fuori dalla finestra. “E’ la moto di Hagrid.”
“Muoviamoci.” Harry balzò in
piedi ed entrambi corsero nel parco fuori la scuola.Il sole stava ormai
tramontando.
Hermione scese dalla
moto,tirandosi lo zaino sulle spalle.Non indossava la solita divisa della
scuola, ma un jeans e una camicia. Aveva la mano destra ancora bendata e un
piccolo cerotto su una tempia. Aveva l’aria visibilmente pallida e stanca,e gli
occhi rossi e gonfi.
“Tutto bene,piccola?” le
chiese dolcemente Hagrid, poggiandole una manona sulla spalla. Lei sussultò.
“Si,grazie Hagrid.”
“Ascolta,io adesso vado a
portare di sopra le tue valigie, poi avverto Silente che sei qui. Nel frattempo
tu puoi rilassarti ancora un po’ qui fuori all’aria aperta. E poi…” indicò il
portone della scuola, da cui uscivano di corsa Harry e Ron. “…c’è qualcuno che
non vede l’ora di riabbracciarti.”
Hermione annuì, accennando a
un debole sorriso, e tirò su col naso. Hagrid le scoccò un’ultima occhiata
preoccupata, poi si avviò verso il castello.
Harry e Ron raggiunsero la
loro amica rallentando un po’ la corsa. Lei non alzò lo sguardo da terra.
“Ehi” provò ad attirare la sua
attenzione Ron. Non sapeva cosa dirle. Si aspettava qualunque reazione ma non
quel silenzio terribile. Aveva un significato più tetro di mille parole
piagnucolate.
“Per quanto scontato possa
sembrarti…come stai?” azzardò Harry, preoccupato. Hermione si morse le labbra,
ma non sollevò lo sguardo da terra. I due ragazzi si scambiarono un’occhiata
tesa.
“Hermione, noi ti vogliamo
bene, vogliamo fare tutto il possibile per aiutarti. Ti prego, lasciati
aiutare.” Mormorò Ron il più dolcemente possibile.
Le guance di Hermione si
inumidirono, e quando alzò gli occhi i suoi amici glieli videro colmi di lacrime.
Un pianto nervoso, quasi isterico, fatto di soli singhiozzi. Harry tirò un
grosso sospiro, poi le si avvicinò e l’abbracciò. “Vieni qua.”
Stretta fra le braccia di
Harry, col calore del suo corpo e la sicurezza che infondeva, Hermione riuscì a
rilassarsi e a mutare il suo pianto da nervoso a disperato, fatto di grosse
lacrime amare. Ron prese ad accarezzarle amorevolmente i capelli. “Va tutto
bene adesso, ci siamo noi qui con te.”
Hermione pianse moltissimo.
Voleva farlo. Nascondeva il proprio dolore da troppo tempo. Harry e Ron le
stavano offrendo l’aiuto di cui più aveva bisogno; e ora che era con loro
sapeva che in qualche modo col tempo ce l’avrebbe fatta.
Harry stringeva a sé Hermione
così forte che per un momento ebbe paura di farle male. Era così spaventata,
così disorientata, così fragile forse per la prima volta in vita sua. E anche
così manteneva intatta la sua bellezza e la sua semplicità. I suoi occhi…così
tristi e lontani…qualcuno aveva tentato di portarle via la felicità, e in parte
c’era riuscito. Non c’era nulla da fare per il passato ormai, ma si poteva
ancora correre ai ripari per il futuro. Finalmente dopo almeno dieci minuti
Hermione si calmò, e tutti e tre si sedettero sull’erba del parco di Hogwarts.
“Mi dispiace di non aver risposto
alle vostre lettere” esordì lei. “ma in un ospedale babbano è difficile far
entrare un gufo.”
“Volevamo raggiungerti,ma
Silente ce l’ha proibito.” Aggiunse Ron.
“E’ chiaro che se Voldemort ha
coinvolto te e la tua famiglia è stato per colpire me, perché sa che sei la mia
migliore amica.”
Hermione scosse la testa. “Non
voglio nemmeno che lo pensi. E poi…non è stato Voldemort.”
“Cosa?” Ron spalancò gli
occhi.
“Credi davvero che il grande
signore oscuro si sarebbe scomodato per degli insignificanti babbani? No… il
lavoro sporco lo ha eseguito uno dei suoi mangiamorte.”
“Lo hai riconosciuto?” incalzò
Harry.
“Era incappucciato. Credeva di
avermi finita, mentre non si è accorto di aver lanciato l’Avada Kevadra a mio
padre e non a me.” A questo punto si coprì gli occhi con le mani.
“Sei stata molto coraggiosa.
Non devi più avere paura adesso, ci siamo noi con te.” Harry le prese la mano
dolcemente, lei gliene fu grata.
“Certo, per non parlare di
Silente! Siamo al sicuro con lui, no?” disse Ron.
Harry annuì, poco convinto.
“E’ stato orribile.” Esordì
inaspettatamente Hermione, con lo sguardo perso nel vuoto.
“Ne vuoi parlare?” chiese
Harry.
“No.” rispose brevemente lei.
“Vorrei solo poter dimenticare…”
“Col tempo ci riuscirai.” la
incoraggiò Ron.
La grossa ombra di Hagrid
richiamò l’attenzione dei tre ragazzi. “Ehm…mi dispiace interrompervi, ma
Silente vuole parlare con te, Hermione.”
Hermione annuì, e tutti e tre
si alzarono in piedi. “Vuoi che ti accompagniamo?” fece Harry.
“No, grazie. Ce la faccio. Ci
vediamo dopo.” Fu la risposta della ragazza, che scomparve oltre la porta
d’ingresso assieme ad Hagrid.
“Accidenti, è decisamente giù
di morale.”
“Ehi Ron.”
“Mh?”
“Non ti sembra …diversa?”
“In che senso, scusa?”
“Non lo so…è più bella…e poi…è
più…più…”
“Più donna?”
“Eh.”
Ron inarcò un sopracciglio e
abbozzò a un mezzo sorrisetto alquanto odioso. “Harry Potter…stai dicendo che
ti piace la tua migliore amica? Ti sei innamorato di lei?”
Harry divenne più rosso di un
peperone. “Come al solito non capisci mai niente! Ho detto solo che è
cresciuta, tutto qui!”
“Ho capito. Stai iniziando a
vedere Hermione in modo diverso, ma hai bisogno di capire se è solo attrazione
fisica o se è proprio amore.”
“Complimenti signor
in-materia-di-donne-io-so-tutto, allora sentiamo un po’ come vanno le cose fra
te e Padma!” lo punzecchiò Harry.
Ron ridacchiò. “Alla
grande,grazie!”
Harry rise,scuotendo la testa.
“Dai, muoviamoci.”
**********
In due mesi quasi nulla era
cambiato; la scuola era ricominciata a pieno ritmo, gli studenti si davano
tutti un gran da fare. Hermione aveva ricominciato piano piano a vivere,
circondata dall’affetto di Harry, Ron, Ginny, Padma e le altre sue amiche.
*********
Harry non riusciva proprio a
dormire. Nel suo dormitorio russavano tutti, lui era l’unico a sembrare troppo
teso per addormentarsi. Girandosi e rigirandosi nel letto, il giovane mago alla
fine prese la decisione di scendere nella sala comune di Grifondoro, alla
ricerca di qualcosa di estremamente noioso che gli stuzzicasse il sonno. Ma
trovò qualcosa che, al contrario, lo svegliò del tutto.
Hermione.
Harry trasalì nel vederla, e
si nascose per poterla osservare meglio. Stava seduta sulla panchetta sotto la
finestra, con la testa appoggiata al vetro e lo sguardo perso nel vuoto. La
luce della luna piena le illuminava il viso pallido e i bei capelli non più
crespi, ma mossi e lunghi oltre i reni. Indossava una camicia da notte che
mostrava ancora di più quanto non fosse più una bambina ma una donna, e Harry
dovette sforzarsi di distogliere gli occhi da certe parti del suo corpo che gli
avrebbero fatto certamente perdere il controllo. Finalmente, dopo un buon
quarto d’ora di intensa riflessione, Harry la raggiunse e le si sedette
accanto, senza dire nulla.
“Ehi” gli sorrise lei. “Non
riesci a dormire?”
“Niente da fare. Nemmeno tu?”
Hermione scosse la testa.
“E’ tutto a posto?” chiese
lui.
“Si, beh…stavo solo pensando.”
“A qualcosa in particolare?”
Alla mia vita,e a come
cambierà.” Si interruppe un attimo. “Sai, ora che sto cercando di ripartire da
zero ci sono tante cose con cui devo fare i conti.”
“Per esempio?” Harry era
davvero interessato.
“Beh, tanto per cominciare non
abiterò più qui in Inghilterra,sai?”
“Che cosa?” fece lui,
allarmato. “E dove andrai?” Hermione notò il suo sguardo teso e gli sorrise
dolcemente.
“A casa di mio zio in Irlanda.
Ha una fattoria molto grande, e anche molto bella. Passerò da lui questo
natale, vuoi venirci con me? Sarebbe bello.”
“Certo che si!” sorrise lui,
visibilmente sollevato.L’Irlanda non era una gran distanza.
“Sono sicura che il posto ti
piacerà, ho passato un sacco di bei momenti lì, e ho un sacco di bei ricordi.”
Harry notò che Hermione si
stava lentamente rilassando. Ottimo, pensò fra sé e sé. “Dai, raccontamene
qualcuno.”
“Allora…innanzitutto tutte le
volte che ho partecipato alla pigiatura dell’uva mi sono sempre ubriacata!”
disse lei, scoppiando a ridere insieme a lui.
“Posso immaginare la scena!”
“Oh no, non credo proprio che
sia possibile!” sorrise maliziosamente Hermione. “E poi… tutte le cadute che ho
preso prima di imparare ad andare a cavallo.”
“Tu sai cavalcare?” chiese
lui, inarcando le sopracciglia per lo stupore.
“E anche discretamente bene!”
disse fiera lei. “Anche se devo ammetter che molte cadute hanno lasciato il
segno. Guarda questa, per esempio…” Hermione si scoprì la spalla destra e
mostrò a Harry una piccola cicatrice. “Avevo sette anni. Mi ruppi la spalla.”
Aggiunse sorridendo. Ovviamente Harry tutto guardava fuorchè la cicatrice. Non
arrossire, idiota!!, continuava a ripetersi.
“E’ un bene che ami già la tua
nuova casa, no?”
“Si,si certo…” sospirò lei.
“…ma?” incalzò lui. Domanda
inutile, immaginava già la risposta. Poteva leggergliela negli occhi.
“Mi mancano. I miei genitori,
voglio dire.” Harry la fissò senza parlare. La capiva, la capiva fino in fondo,
ed era contento di sentirla sfogare un po’. “Mi manca il bacio della buonanotte
di mia mamma e gli abbracci di papà.” Aggiunse tirando su col naso. “Quando ero
piccola e mi sentivo triste mi rifugiavo sulle ginocchia di mio padre, e lui mi
nascondeva fra le sue braccia. Sapessi quanto mi manca.” E stavolta riuscì solo
ad abbassare lo sguardo.
Harry sentì una morsa allo
stomaco. “Lo so…che non sarà mai la stessa cosa, però…se vuoi…” timidamente il
ragazzo le fece cenno di sedersi sulle sue gambe. Hermione lo guardò con gli
occhi pieni di lacrime e gratitudine insieme, e dopo un debole sorriso gli si
sedette in braccio, e nascose il viso nel suo petto, mentre sentiva le sue
braccia circondarla e stringerla teneramente.
“Grazie…” mormorò lei, con la
voce rotta dal pianto.
Harry strinse a sé Hermione,
accarezzandole premurosamente la schiena e appoggiando il mento sulla sua
testa; la sentiva fragile, forse per la prima volta in vita sua.
“Lo so come ti senti, ci sono
passato anch’io in un modo o nell’altro. Sono tante le persone che sono rimaste
coinvolte nella lotta tra me e Voldemort, inclusi i miei genitori, e ancora mi
sveglio di notte per i sensi di colpa. Certe cose ti lasciano nell’anima più di
una semplice cicatrice.” Aggiunse lui, con un gran sospiro.
“E come riesci ad andare
avanti se non puoi dimenticare?” sussurrò Hermione.
“Impari a convivere col
dolore. E cerchi rifugio nelle cose che ti fanno sentire bene. Ad esempio, per
me tu e Ron siete importantissimi, è a voi che penso sempre quando devo evocare
un patronus.”
Hermione si staccò da lui per
poterlo guardare negli occhi. “Oh, Harry…tu ci riesci perché sei forte, e hai
un coraggio da leoni…”
Harry sorrise. “Penso lo
stesso di te. Ci riuscirai anche tu, ne sono sicurissimo. Sei la ragazza più in
gamba che conosco, non ti lascerai fermare così facilmente.”
Hermione gli gettò di nuovo le
braccia al collo. “Tu non hai idea di quanto tutto questo significhi per me.”
Gli disse, commossa. “Ti voglio bene, te ne voglio davvero tanto.”
“Anch’io te ne voglio” disse
Harry, arrossendo. Quando lei si rimise seduta sul divanetto, lui la lasciò
andare malvolentieri.
“Cambiando discorso, ci vieni
domani a Hogsmeade?”
“Si, Ginny e Padma vogliono
comprare i vestiti per il ballo di Halloween di domani sera. Spero decisamente
che non ci mettano tre ore come l’ultima volta!” sorrise lei.
“E io mi auguro che Ron
quest’anno si compri qualcosa di più virile!” tutti e due scoppiarono a ridere.
Il vecchio orologio della sala comune suonò la mezzanotte.
“Accidenti, si è fatto tardi.
Sarà meglio andare prima che qualcuno ci scopra” Harry annuì e i due ragazzi si
alzarono in piedi.
“Grazie di tutto, Harry.
Davvero.”
“Ehi, io sarò sempre qui per
te. E’ quello che tu hai fatto tante volte per me.” Con un ultimo sorriso
ognuno si diresse verso il proprio dormitorio.
Ma Hermione non raggiunse la
porta: dopo pochi passi si fermò, stringendosi forte una mano sul petto e
serrando gli occhi per il dolore. Harry le fu in un lampo accanto,
sorreggendola con un braccio attorno alla vita, mentre dalla gola di lei scappò
un piccolo lamento.
“Hermione!” Harry sembrava
molto preoccupato. “Che cos’hai?”
Lei non riuscì a rispondere,
mentre l’affanno le impediva ogni movimento.
“Tieni duro, ti porto subito
in infermeria!” fece Harry, al massimo della tensione.
“No, non preoccuparti.” Lo
interruppe Hermione, aprendo gli occhi e riprendendo a respirare con
regolarità. “E’ passato, ora sto bene.”
“Sei sicura? Forse faremmo
meglio a…”
“Davvero, Harry, ora va molto
meglio!” tagliò corto lei. “Non è la prima volta che mi succede. E’ una fitta
che viene, dura un secondo e se ne va, ma non è grave.”
“Ti sei fatta visitare? Da
quant’è che ti succede?”
“Dalla morte dei miei
genitori.Il medico ha detto che è una cosa nervosa, andrà via col tempo. E’
tutto normale.” Aggiunse pacata lei.
“D’accordo, allora…se lo dici
tu.”
“Ehm…Harry…” la voce di lei
gli fece realizzare che la teneva ancora abbracciata. “Penso che forse dovremmo
andare ora.” Sembrava arrossita anche lei, comunque.
Lui ritirò subito le braccia,
diventando del colore dei capelli di Ron. “Certo, è vero. Ehi, allora a domani
mattina.”
“Ok. Buonanotte.” Hermione si
sollevò sulle punte dei piedi e gli diede un piccolo bacio sulla guancia, per
poi correre via e chiudersi alle spalle la porta del dormitorio femminile.
Harry, paonazzo, riuscì a malapena a balbettare “Buonanotte anche a te.”,
sfiorandosi la guancia dove lei lo aveva baciato.
******************
Primo capitolo finito! Nel
prossimo: “Obbligo o verità?”
State ancora con me, please! E
recensite!
P.S.: Lo so che Padma non
stava con Ron e manco stava a Grifondoro, ma Calì mi sta antipatica e Lavanda è
un nome orribile e troppo lungo,perciò…
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…
FIGHTING
DARKNESS
OBBLIGO O VERITA’?
Harry, Ron, Dean e Seamus
stavano davanti allo specchio del negozio di Hogsmeade, tutti e quattro intenti
a misurarsi i vestiti da sera per la festa di Halloween, a cui non mancavano
che poche ore. Harry e Dean stavano cercando inutilmente di farsi il nodo della
cravatta, Ron ringhiava contro i suoi pantaloni e Seamus si stava strozzando
col cravattino.
“Ma come diavolo le hanno fatte queste cuciture?!” sbottò
Ron.
“Ragazzi, come vanno le cose qui?” esordì Ginny Weasley
facendo capolino nella stanza, assieme a Hermione, Padma e Lavanda.
“Ah ah ah!!! Ma che combini con quel cravattino, Seamus?”
Lavanda gli scoppiò a ridere in faccia. Seamus arrossì violentemente e si
strappò il cravattino dal collo in tutta fretta.
“Dean, se vuoi che venga alla festa con te farai meglio a
vestirti civilmente!” puntualizzò fra le risate Ginny.
Ron continuava a tentare di tirarsi su la lampo inceppata
dei pantaloni. Padma gli si avvicinò maliziosamente e, schioccandogli
un’occhiolino, gli bisbigliò all’orecchio “Non è così importante che li tiri
su, baby…” Ron, color peperone, ridacchiò.
Harry, che aveva sentito perfettamente, scosse la testa e si
accorse che Hermione lo stava guardando col sorriso sulle labbra. “Che c’è?”
“C’è che quel nodo è pessimo, Harry.” Rise lei. “Lascia, ci
penso io.” Con notevole maestria, le dita di Hermione ottennero in poco tempo
un risultato perfetto. “Ecco fatto.” Sorrise soddisfatta lei.
“Wow, sei stata grande.” Balbettò lui. “Grazie.”
“Hermione, andiamo a vedere quel negozio laggiù!” la tirò
Padma, trascinandola verso l’uscita.
“Forza, muoviti Lavanda!” la richiamò Ginny, mentre indicava
un’altra vetrina sul marciapiede opposto.
“Si preannuncia una giornata lunga.” Sospirò Seamus.
************
Padma continuava a rimirarsi il vestito nello specchio: era
lungo fino alle ginocchia, verde smeraldo, con un vertiginoso scollo a V. Harry
e Ron stavano seduti sul divanetto della stanzetta d’attesa, dove anche altre
ragazze si stavano specchiando.
“Vuoi rimetterti gli occhi nelle orbite?” esclamò ridendo
Harry.
“Porca vacca…” Ron non riusciva a staccare gli occhi da
Padma.
“Che dici, Ron? Ti piace?” chiese Padma.
“Comprato!” esclamò sorridente lui. Anche Padma sorrise, poi
si voltò verso la porta dello spogliatoio.
“Hermione, ti sei infilata quel benedetto vestito o no? E’
un’ora che sei là dentro!”
Finalmente Hermione si decise a uscire, e fu accolta da un
sorriso di Padma.
La mascella di Harry sprofondò a terra.
Il vestito che aveva addosso era azzurro molto chiaro, corto
poco sopra le ginocchia, aderentissimo, con le spalle scoperte. I boccoli
castani le incorniciavano il viso, piuttosto tirato dall’evidente timidezza.
Scontata, dal momento che Hermione aveva ceduto al consiglio di Padma ma aveva
bisogno di familiarizzare con un vestito che metteva ancora in evidenza ogni
singola curva del suo corpo.
“Sei bellissima, Hermione!” la incoraggiò Padma, invitandola
a guardarsi allo specchio.
“Si, ehm…però…” balbettò lei.
“Ragazzi,che ne dite?”
“Da 1 a 10, 11!” esclamò festoso Ron.
Harry esitò un momento di troppo, e Ron gli mollò un pestone
che lo riportò alla realtà. “ E’ perfetto, ti sta benissimo.”
“Non lo so…voglio dire, è molto bello, ma non sarà un po’…”
“In effetti una piccola modifica da fare c’è.” Fece Ron,
andandole vicino e sbottonandole un altro bottone sullo scollo. “Ecco, adesso
va molto meglio.” Ridacchiò.
“Oh, dai Ron!” Hermione se lo riabbottonò subito, arrossendo
leggermente. “Così equivocheranno!”
“E tu lasciali equivocare!” rise Padma, sbottonandoglielo di
nuovo. Hermione si arrese, sorrise anche lei e si guardò allo specchio,
verificando la decenza del suo abito da sera.
“Vuoi un fazzoletto? Stai macchiando di bava tutta la
felpa.” Mormorò sottovoce Ron a Harry, che improvvisamente si rese conto di
avere la punta delle orecchie in fiamme.
E non solo quelle.
************
Tutti gli studenti di Hogwarts aspettavano di poter salire
sull’espresso diretto alla scuola da Hogsmeade, e Ron e Padma impiegavano
l’attesa in un modo alquanto piacevole.
Hermione stava frugando nello zaino freneticamente, mentre
Harry glielo reggeva. All’improvviso dietro di loro fece capolino il paffuto
faccione di Neville Paciock. “Ehi ragazzi.”
“Ciao Neville.” lo salutò Harry.
“Hermione scusami, posso chiederti con chi vai al ballo
stasera?”
“Ma Neville…stasera non è obbligatorio andare alla festa in
coppia.” Hermione aveva capito perfettamente dove voleva arrivare il suo goffo
amico.
“Si, ma quasi tutti gli studenti dell’ultimo anno vanno con
un partner.” Spiegò Neville. “Perciò visto che tu ci vai da sola, mi chiedevo
se ti andava…di venirci con me.” Disse, tutto rosso.
Hermione aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito.
Non poteva dire a Neville che non aveva alcuna intenzione di andarci con lui,
ci sarebbe rimasto troppo male. Si passò velocemente una mano tra i capelli, e
le spuntò sul viso un sorriso nervoso. Harry posava gli occhi ora su di lei,
ora sul ragazzo grassoccio.
“Vedi Neville…beh, ecco…io…veramente…”
Prima che potesse rendersi conto di cosa stesse facendo,
Harry s’intromise nel discorso. “Mi dispiace, Neville, ma Hermione ci viene con
me alla festa.”
Lei spalancò gli occhi ma fu abbastanza rapida a cancellarsi
dalla faccia l’aria di sorpresa e annuì vigorosamente. “Ti ringrazio, magari
sarà per un’altra volta.”
“Oh, va bene, non importa. Ci vediamo dopo.” Neville salutò
i suoi amici e si rinfilò nella folla di studenti. Nel frattempo il treno fece
il suo ingresso nella stazione, e i primi passeggeri presero a salirci.
“Grazie per l’aiuto, non mi andava di ferirlo e nemmeno di
fargli da partner.” Squittì Hermione, voltandosi verso Harry con un sorriso.
“Figurati, ma mi sa che ho combinato lo stesso un pasticcio.
Ora dovrai per forza venirci con me alla festa.”
“Beh, non sarà poi così male” concluse lei, afferrando lo
zaino e mettendoselo in spalla. “Ma ci andremo insieme a una sola condizione.”
aggiunse, mettendo un piede sul primo scalino del treno.
“E quale?”
“Il nodo della cravatta lo farò io, signor Potter” scherzò
Hermione, salendo sul vagone.
“Come vuole lei, signorina Granger.” Rise Harry, mentre la
raggiungeva sul treno.
************
Harry, Ron, Dean, Seamus e le ragazze si misero tutti nello
stesso scompartimento; la prima mezzora di viaggio la trascorsero tra
divertenti partite di spara-schiocco e ricche abbuffate di cioccorane e
dolcetti comprati poco prima a Mielandia., poi si misero a cantare, finchè
dallo scompartimento vicino non arrivarono fischi di disapprovazione.
“Ehi, vi manca del tutto il senso della musica!” ribbattè
ridendo Seamus.
“Ragazzi, vi va un bel giro a obbligo-verità?” propose
Ginny.
“Non siamo un po’ troppo grandi per queste cose?” fece
Harry, incrociando lo sguardo ghignante di Ron.
“Da quando sei così pesante tu?” lo stuzzicò l’amico.
Nessuno dei due aveva bisogno di parlare, si erano capiti al volo con uno
sguardo.
“Beh, allora?” s’intromise Padma. “Chi comincia?”
“Io!” esclamò Ron.
“Perché proprio tu?” ribbattè Harry.
“Ragazzi, si può sapere perché vi comportate come due
bambini dell’asilo?” li interruppe drasticamente Hermione.
“Dai Ron, inizia tu.” Tagliò corto Dean.
“Ok, allora…” Ron guardò Harry con un crudele sorriso.
“Harry? Obbligo o verità?”
Scontato, pensò Harry. Rapidamente scartò verità,
perché certamente Ron lo avrebbe messo in imbarazzo con Hermione. “Obbligo”
sbuffò alla fine.
“Allora…devi baciare Hermione per trenta secondi.” concluse
soddisfatto Ron.
“COSA??” gli chiesero Harry e Hermione contemporaneamente.
“Un bacio decente, però!” infierì Padma.
“Ma…” esitò Harry.
“Ehi, non siate sleali però: trenta secondi.” fu la
sorprendente risposta di Hermione. Harry la guardò, e lei alzò spallucce,
quindi anche lui annuì concorde.
“Datevi una mossa o li faccio diventare trenta minuti.” rise
Ron.
Seamus si alzò, cedendo a Harry il suo posto vicino a
Hermione, non senza un sorrisetto diabolico. “Tengo io il conto.” Disse,
gettando un occhio al suo orologio.
Harry tirò un piccolo e profondo sospiro, poi lentamente
prese a chinare il viso su quello di Hermione, senza staccare un attimo lo
sguardo dai suoi occhi; quando le loro bocche si sfiorarono leggermente lei
chiuse gli occhi, li chiuse anche lui, e ogni forma di dubbio o incertezza
svanì all’istante: in un secondo il bacio divenne più fiero e profondo, la
tipica espressione di qualcosa che aspettava solo il momento giusto per uscire
fuori. Harry le circondò i fianchi con un braccio, con l’altra mano le
accarezzava una guancia; Hermione gli fece scivolare entrambe le mani dietro al
collo, giocherellando timidamente con le dita fra i suoi capelli.
“Ehm…ragazzi…” mormorò titubante Lavanda. “…il tempo sarebbe
scaduto…tecnicamente…”
Harry e Hermione si separarono colti di sorpresa ma
lentamente, spaesati dopo la sensazione di totale fuga dal mondo circostante
che li aveva travolti. E non aveva fatto notare loro gli sguardi languidi degli
altri ragazzi.
“Wow.” sospirò Harry, un po’ arrossito, con la faccia di chi
ha appena fatto un mega giro sulle montagne russe.
“Già…wow.” sorrise Hermione.
“Mica male, avete fatto un minuto e dieci secondi.” Ron
aveva un sorriso che toccava tutte e due le orecchie.
“Che carini che siete!” mormorò Ginny.
“Davvero, siete una gran bella coppia.” incitò Lavanda,
mollando un pestone a Dean che continuava a ridacchiare.
“Allora, sbaglio o tocca a me decidere?” ghignò Harry.
“Fagliela pagare, Harry.” gli fece l’occhiolino Hermione.
Lui glielo ricambiò. “Ron?”
“Uh, devo essere spaventato?” lo provocò Ron, ridendo. “E va
bene, non c’è pegno che preferirei di più al mondo.” aggiunse, sorridendo a
Padma. “Obbligo.”
“Bene. Fai ballare Seamus.”
“CHE COSA???”
“Avanti! Per trenta secondi!” infierì ridendo Harry.
L’intero scompartimento si reggeva la pancia dalle risate.
“Ehi, un momento!” s’intromise Seamus.
“Eh no, tu non puoi negarti!” lo schernì Dean, tra una
risata e l’altra.
“Ok, e va bene, ma bada che poi tu e io faremo i conti.”
intimò Ron a Harry.
************
Nel dormitorio maschile i ragazzi stavano finendo di
vestirsi con gli abiti eleganti comprati la mattina ad Hogsmeade. Ormai mancava
davvero poco alla festa, e gli studenti cominciavano già a lasciare le
rispettive stanze per raggiungere i propri partner.
Harry, davanti allo specchio, continuava a modificare il
nodo della cravatta: lo voleva perfetto come glielo aveva fatto Hermione poche
ore prima. Alle sue spalle arrivò il suo migliore amico, alle prese con la
giacca.
“Allora, sei pronto?”
“Quasi.”
“Dì un po’, Harry: ti è servita a qualcosa la giornata di
oggi?” chiese Ron, sorridendo.
“In che senso?”
“Voglio dire, baciare Hermione ti ha aiutato a capire cosa
provi per lei?”
“Ehm…” Harry si sistemò finalmente la cravatta in modo
definitivo.
“Ho capito, serve il mio aiuto.”disse calmo Ron, sedendosi sul bordo del suo letto, di fronte a
Harry. “Allora, ti è piaciuto almeno?”
“Altrochè. Bacia da dio.”
“Ok. E cosa hai provato mentre la baciavi?”
“Innanzitutto non mi sentivo più i piedi a terra. Poi…
ovviamente pensavo solo a lei, a quanto è bella e intelligente, e forte, e
coraggiosa, e…” Harry abbassò lo sguardo.
“E?” incalzò Ron.
“E incredibilmente sexy.” mormorò Harry. Ron inarcò le
sopracciglia e lo guardò con aria provocatoria. “Credi che io sia proprio cotto
perso, eh?” chiese Harry.
“Beh, da 1 a 10, direi…15.”
“Già, ma non credo proprio che avrò il coraggio di
dirglielo.
“Perché?”
“Ma perché…ecco…insomma, sono il suo migliore amico, ci
resterebbe solo confusa!”
“Io non credo proprio.”
Harry lo
fissò. “Sai qualcosa che io non so?”
“Forse si, forse no.” sorrise Ron. “In ogni caso, se ti
piace glielo devi dire, non sei l’unico ragazzo a vederla in questa luce,
potresti anche perderla se non le parli subito. Muoviti, e non partire
scoraggiato.” Ron si alzò e gli diede una pacca sulle spalle. Harry annuì e si
alzò a sua volta. “Dai, è ora di andare. Mi gioco le mutande che questa sarà la
tua serata.” lo incoraggiò Ron.
************
Padma era ormai pronta, vestita e truccata, e stava cercando
di sistemare i capelli di Hermione –anche lei già vestita e truccata- in un’
elegante acconciatura che le faceva scivolare i bei boccoli sopra le spalle.
“Sarai bellissima stasera” squittì emozionata Padma. “Voglio
proprio vedere cosa succederà.”
“Non lo so, Padma…secondo me tu la vedi troppo rosa,
dovresti essere più realista.”
“Più realista? Aspetta, fammi pensare…ma certo, allora deve essere
stata la mia contorta immaginazione di adolescente che si è immaginata la mia
migliore amica mentre il ragazzo dei suoi sogni se la divorava praticamente,
prima con la bocca e poi con gli occhi!” fece Padma, marcando il sarcasmo.
“Hermione, dico, ti sembrava il bacio di un amico quello?”
“No,ma…” Hermione arrossì leggermente, e sorrise. “Diamine
se bacia bene…”
“Eravate stupendi. La passione si tagliava col coltello. Per
non parlare degli sguardi che ti ha lanciato nel negozio di abiti da sera, lì giuro
che se Ron e io non ci fossimo stati, ti sarebbe saltato addosso.”
“Tu dici?”
“Certo.” Padma ultimò l’acconciatura e la rimirò
soddisfatta. “Ti dirò, al99% mi sento
di dire che Ron l’ha fatto apposta. L’obbligo, voglio dire. Hai notato come
l’ha guardato Harry? A momenti lo sbranava!”
“…sarà meglio andare, non voglio far tardi.” tagliò corto
Hermione, alzandosi in piedi.
“E va bene, andiamo. Ma rilassati, però!” Padma aveva
perfettamente capito quanto la sua amica si sentisse nervosa. “Sei una ragazza
fantastica, e stai uscendo con un ragazzo meraviglioso, goditi la serata e stai
tranquilla!” la rincuorò.
“Grazie di tutto, Padma.” le due ragazze si abbracciarono
amichevolmente.
************
Nella sala grande ormai la folla era notevole, e quasi tutti
gli allievi di Hogwarts erano presenti; ovviamente solo i più grandi si erano
presentati in coppia. Harry e Ron, ai piedi delle scale della torre di
Grifondoro, erano in attesa delle loro rispettive compagne.
Ron si girò quasi all’istante al suono della voce della sua
partner. “Ehi baby, stasera sei incredibile.” le sussurrò.
“Questo vestito ti fa incredibilmente sexy.” gli bisbigliò
provocantemente in un orecchio lei.
“Ehi Padma, hai visto Hermione?” chiese Harry.
“Se ti giri la vedi anche tu.” sorrise la ragazza.
Harry si voltò e vide Hermione, elegantissima e sorridente.
“Wow” disse, spalancando gli occhi. “Stai benissimo… sei davvero stupenda.”
Hermione arrossì. “Grazie, anche tu non stai proprio niente
male.”
“Vogliamo andare?” le disse Harry, porgendole il braccio.
Hermione accolse l’invito con un sorriso, sentendosi immediatamente a suo agio
con lui, e gli si mise sottobraccio.
“Andiamo.”
********************************
Allora, com’è andata? Piaciuto questo capitolo? Recensite!
Alimentiamo un po’ la suspence…il prossimo capitolo è “Io e
te…” …tutto è ancora da giocarsi! E i nostri amici non avranno vita facile! Non
affezionatevi ai capitoli così privi d’avventura e suspence…! Oops, forse ho
detto troppo…sono peggio di Hagrid!
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…
FIGHTING
DARKNESS
IO E TE…
La festa di Halloween di
Hogwarts iniziò con un banchetto spaziale, che rese tutti gli studenti molto
felici. Per l’occasione Silente tenne un discorso augurale in cui avvertiva, tra
le altre cose, che presto si sarebbe tenuta una partita di quidditch con
Durmstrang. Dopo le dieci gli studenti dei primi tre anni furono obbligati a
tornare nei loro dormitori; i più grandi andarono invece nel salone delle
feste, a ballare.
Draco Malfoy e Pansy Parkinson furono i primi studenti di
Serpeverde ad iniziare a ballare; la professoressa Mc Granitt richiese una
coppia da ogni casa per aprire le danze. I quattro ragazzi di Corvonero e
Tassorosso raggiunsero subito l’insegnante; la Mc Granitt lanciò un’occhiata
omicida a Harry, facendogli cenno di avvicinarsi. Alquanto imbarazzati, Harry e
Hermione andarono verso il centro della sala con gli altri.
Timidamente alla prime note del valzer Harry porse a
Hermione la mano e gli otto ragazzi cominciarono a ballare.
“Diamine, l’ho sempre visto fare il valzer, ma non l’ho mai
ballato.” sussurrò preoccupata Hermione a Harry.
“Tranquilla, non è difficile. Lasciati portare.” la
rassicurò lui.
“Mi dici dove hai imparato?”
“Se te lo dico scoppi a ridere.”
“Dai” lo incitò sorridendo lei.
“E’ tutto il pomeriggio che Ron mi fa provare nel nostro
dormitorio, voleva impressionare Padma.” rise Harry. Hermione scoppiò a ridere
ed entrambi colsero uno sguardo indiavolato della Mc Granitt.
“Oh oh, forse ballare parlando non è permesso.” Constatò
lei. “Abbiamo di nuovo infranto una regola.”
“Capirai, sono sette anni che lo facciamo. Devo ammettere
che non ha più il gusto di una volta.” Commentò ironico lui.
Hermione rise, cercando di trattenersi e continuare a ballare.
“Stai andando bene” la incoraggiò lui.
“E’ merito tuo.” la ragazza notò lo sguardo di Harry su di
lei e arrossì leggermente. “Che c’è? Perché quella faccia?”
“Stavo solo notando quanto sei bella.” rispose schiettamente
lui, facendola arrossire di più, ma anche sorridere timidamente. Nessuno dei
due si accorse che tutti gli occhi erano fissi su di loro.
************
La stanzona, attrezzata a pista da ballo, si gremì di
ragazzi fino a oltre mezzanotte: eccezionalmente Silente concesse agli studenti
del 6° e del 7° anno un’ora di spasso in più.
Ron e Padma si erano dati a una canzone sfrenata insieme ad
altri ragazzi di Corvonero; Harry e Hermione li osservavano da lontano, al
tavolo delle bibite.
“E questo quante volte lo avete provato?” osservò divertita
lei, prendendo il bicchiere che lui le porgeva.
“Lasciamo perdere.” sorrise ironico lui.
La risata sul volto di Hermione si spense e il suo viso
impallidì vistosamente.Harry la vide portarsi una mano al petto e chiudere gli
occhi. Preoccupatissimo, le posò il bicchiere che aveva in mano.
“Ehi, che ti succede? Ancora quel dolore?”
“Perché proprio ora…” mormorò impercettibilmente Hermione.
Involontariamente barcollò a destra, ma Harry le impedì di cadere circondandole
la vita con le braccia.
“Hermione!”
“…sto bene…” sussurrò lei ancora con gli occhi chiusi,
mentre cercava di regolarizzare il respiro.
“No, affatto! Perciò adesso ti porto subito in infermeria!”
fece lui, severo.
“No, ti prego” lo implorò lei, aprendo gli occhi. “Non è
successo niente, davvero.”
“Veramente sei quasi svenuta!” puntualizzò lui, senza
liberarle i fianchi dalla sua presa.
“E’ stato solo un giramento di testa, e comunque è passato
adesso. Non c’è motivo di rovinarsi la festa così.”
Harry la fissò negli occhi imploranti e tirò un grosso
sospiro. “Avanti, andiamo un po’ fuori, l’aria fresca ti farà bene.” Hermione
annuì sorridente ed entrambi lasciarono la stanza, assicurandosi che nessuno li
notasse, e soprattutto ancora abbracciati. Si diressero verso il pergolato
fuori al giardino e rimasero lì a guardare il cielo. Per quanto fosse novembre
era una notte bellissima, fresca e stellata.
“Va meglio adesso?” chiese Harry.
“Decisamente.” Hermione si stiracchiò.
“Comunque secondo me dovresti farti dare un’occhiata da
Madama Chips.”
“Lo sai, quando ero piccola i miei genitori dovevano
trascinarmi per portarmi dal dottore.”
Harry ridacchiò. “Paura delle punture?”
“Più o meno” sorrise lei. “Anche papà era così, detestava
tutti i dottori, inclusi i dentisti come lui e mamma.”
“A chi assomigli di più, a tua madre o a tuo padre?” chiese
lui.
“Beh…il carattere è quello di mio padre, ma fisicamente
assomiglio di più a mamma.”
“Sirius dice che io assomiglio di più a papà.”
“Ma gli occhi verdi sono di tua mamma.”
“Già”
“Devi esserne molto fiero, sono bellissimi e molto
espressivi.” Sorrise dolcemente lei.
“Grazie.” Le sorrise timidamente lui.
“Harry…” annunciò esitante Hermione.
“Si?” la incoraggiò lui.
“Grazie.”
“Per che cosa?”
“Per essermi stato così vicino. Per essere il mio migliore
amico che abbia mai avuto. Per avermi aiutato tanto.” lei alzò lo sguardo,
fissandolo coi suoi grandi occhi color cioccolato. “Per essere così speciale.”
Harry quasi non si sentiva più il cuore battere.
Istintivamente la mano si mosse per accarezzarle una guancia dolcemente, mentre
gli occhi non riuscivano a staccarsi dalle sue labbra. “Io sarò sempre qui per
te, piccola.” Quasi senza rendersene conto, senza pensarci su, dalla bocca
cominciò a uscirgli un discorso. “Hermione, io e te dobbiamo parlare.” Disse,
estremamente serio. Lei fece per rispondere, ma non potè proseguire: le sue
labbra erano state catturate da quelle di lui.
Harry non volle pensare a nulla, e per una volta diede
ascolto al suo istinto: afferrò Hermione per le braccia, la strinse a sé e la
baciò. Fu un bacio pieno di passione, eppure dolcissimo. Pochi secondi dopo,
malvolentieri, si staccò da lei per poterla guardare negli occhi. Sembrava
molto confusa. Harry si fece coraggio.
“La..la verità è questa, Hermione” iniziò, guardandola negli
occhi. “Sono innamorato di te.” pronunciò tutto in una volta. “Anzi, sono pazzo
di te. Ti prego, perdonami se…ecco, lo so che tu ora avresti bisogno di un
amico, mi dispiace, dovrei starti vicino come ho fatto finora, ma…ecco, non ce
l’ho fatta… e così…” tirò un grosso sopiro. “E’ che non riesco quasi a
respirare quando ti tengo fra le braccia…sei così bella, così speciale,
così…oddio, Hermione, perdonami…ti ho confuso ancora di più…” Harry sembrava
impacciatissimo.
Ti prego, non guardarmi con
quegli occhi…se mi guardi così mi farai perdere di nuovo il controllo… se ti
bacio stavolta non ti lascio andare… come faccio a dirti che ormai abbracciarti
o accarezzarti da amico non mi basta più?
Lo sguardo di puro panico
sul viso di Harry era la prova evidente che aveva male interpretato le lacrime
di Hermione. Lei scosse la testa sorridendo, e gli si avvicinò.
“E’ tutta la vita che sogno di sentirti dire questo,
Harry…ma finora questo è successo solo nei miei sogni…avevo così tanta paura…
di dirti cosa provo per te…” mormorò commossa.
Harry sorrise, e si sentì un’ondata di gioia invadergli il
cuore. Ancora una volta le fece scivolare le braccia attorno ai fianchi e la
strinse a sé, avviluppandola in un bacio stracarico di passione travolgente.
Hermione rispose immediatamente al bacio stavolta, carezzandogli sensibilmente
la nuca con le sue dita sottili, il che spinse Harry a rendere ancora più
profondo il bacio. Quando- per respirare- si staccarono, i due ragazzi si
guardarono intensamente negli occhi sorridendo, per poi riprendere a baciarsi
con più foga di prima.
************
Affacciata a uno dei finestroni, Padma si lasciò sfuggire un
sorriso da un orecchio all’altro. Ron la raggiunse alle spalle e le stampò un
bacio sulla nuca; poi, seguendo il suo sguardo, notò la coppia in giardino e
anche lui sorrise soddisfatto.
“Finalmente!” esclamò allegramente. “Ehi Seamus, mi devi 10
galeoni!”
Padma scherzosamente lo colpì al braccio con uno
schiaffetto. “Ma sei proprio incorreggibile! Hai scommesso sui sentimenti dei
tuoi migliori amici!”
“Perché lo sapevo che stasera sarebbe stata la grande serata
di Harry! Fai baciare a un uomo la donna che ama e vedrai che non riuscirà più
a pensare ad altro.”
“Evviva l’esperto.” commentò Padma.
“No,dico davvero. E’ successo anche a me.” le disse con un
sorriso meno spavaldo e più dolce. Padma gli sorrise e lo abbracciò.
************
All’incirca una decina di minuti dopo, Harry e Hermione
rientrarono nel salone mano nella mano, felici e sereni. Mentre in sottofondo
sfumava una canzone, i due ragazzi raggiunsero il tavolo di Padma e Ron, che
nel vederli sorrisero, largamente compiaciuti. Padma e Hermione si
abbracciarono amichevolmente, mentre Harry e Ron si stringevano la mano in
segno di vittoria.
“Te l’avevo detto che questa sarebbe stata la tua serata.”
esclamò Ron.
“Ti devo un favore, amico.” rispose allegro Harry, e Ron gli
strizzò l’occhio con un sorriso. Anche Hermione gli sorrise, e lui la abbracciò
fraternamente.
“E se ti fa arrabbiare, vienimelo subito a dire che gli
spacco il muso, ok?” scherzò Ron, e tutti e quattro risero. Nell’aria
risuonarono le note dell’ultima canzone della festa, un lento dolcissimo, e in
pochi istanti le coppie rimaste si diressero al centro della sala. Anche Padma
e Ron fecero lo stesso, seguiti da Harry e Hermione.
Fu il ballo più fantastico della serata. Harry e Hermione
non smisero neppure per un secondo di guardarsi negli occhi sorridendo, persi
nell’emozione dell’avventura che avevano appena incominciato insieme. A
malapena erano consapevoli della musica in sottofondo, e sulle note finali
della canzone si fermarono e Harry si chinò a baciare Hermione ancora una volta,
davanti agli occhi di tutti –che tanto sorpresi poi non erano. L’unica a
spalancare gli occhi fu la professoressa Mc Granitt, che subito guardò Silente
con aria interrogativa; ma il buon vecchio preside aveva stampato in faccia un
sorriso di approvazione e tenerezza che zittì qualunque possibile predica.
***********
Hermione si sforzava di concentrarsi sul suo saggio di
Pozioni, ma con Harry che continuava a sbaciucchiarle il collo la
concentrazione non era proprio il massimo.
“Perché? Lo so che ti piace.” Harry sembrò non afferrare il
messaggio.
“Si, però dobbiamo fare il saggio per Piton…” le difese di
Hermione vacillavano pericolosamente mentre lottava per tenere gli occhi aperti.
Crudelmente consapevole di questo, Harry sorrise e intensificò la sua opera di
persuasione.
“Harry…”
sussurrò Hermione. “...ti prego...”
“Si?” mormorò lui, senza interrompersi. “…mi preghi di farti
cosa?”
Il momento magico fu rotto dall’arrivo di un Ron in corsa,
con un libro e una pergamena scarabbocchiata in mano. Il ragazzo saltò
atleticamente una panca e si sedette di fronte ai due amici.
“Hermione, ho un bisogno disperato di te!” le disse, ancora
affannando. “Ti scongiuro, devo ancora finire l’assegno di Vitious e non riesco
a trovare una conclusione per il saggio di Piton.” aggiunse, porgendole la
pergamena.
“Si, ho capito, da’ qua.” Hermione non riusciva ad afferrare
il foglio con Harry che aveva praticamente catturato tutta la parte destra del
suo collo. Ron, spazientitosi, si sporse in avanti e spinse indietro Harry.
“Ma la lasci in pace un momento, razza di maiale?!”
“Senti chi parla! E poi sei tu che devi lasciarla in pace!
Stavamo facendo di meglio prima che arrivassi tu!” ribbattè Harry.
“Ragazzi!!” li interruppe Hermione. “Ok Ron, al tuo saggio
ci penso io, poi finisco il mio e io e te torniamo a fare quello che stavamo
facendo prima.” concluse sorridendo a Harry.
Harry sbuffò. “Va bene, però sbrigati, eh?” Lei annuì e si
rituffò con la testa sui libri.
“Partitone?” chiese Ron. Harry annuì e lo seguì verso il
loro dormitorio. Quella era la domanda rituale di Harry e Ron per sfidarsi a
scacchi. Hermione scosse la testa con un sorriso, poi riprese a concentrarsi
sui suoi libri.
************
Harry e Ron stavano nella stanza comune di Grifondoro
davanti alla scacchiera quasi vuota. Il re di Harry era quasi sotto scacco
dell’alfiere di Ron.
“Scacco.” disse trionfante Ron.
“Non cantare vittoria così presto.” esclamò Harry senza perdersi
d’animo.
“Senti un po’ Harry, tra 15 giorni è natale. Hai deciso dove
passerai le vacanze? Perché sai, non mi va di lasciarti solo, però Padma e io…”
“Tranquillo, vai pure con lei.” sorrise Harry. “Vado con
Hermione nella fattoria dei suoi zii.”
“Benone.” sorrise anche Ron. “E comunque sei sempre sotto
scacco.”
“Ancora per poco.” fece Harry con aria di sfida.
In quel momento entrò nella sala Neville. “Harry, la Mc
Granitt ti manda a dire di raggiungere subito Silente.”
Harry malvolentieri abbandonò la partita. “La finiamo più
tardi, ok?” Ron annuì.
************
“Avanti” mormorò Silente, sentendo bussare alla porta. Harry
entrò, e lui smise di guardare fuori al finestrone per sedersi sulla sua
poltrona, facendo cenno al ragazzo di sedersi. “Oh, Harry. Siediti pure.”
“Buonasera, professor Silente. Mi hanno detto che voleva
vedermi.”
“Si, infatti. Innanzitutto volevo confermare al capitano
della squadra di quidditch di Grifondoro la partita contro Durmstrang tra una
settimana esatta.” Silente si fermò un attimo. “Siete la squadra campione da
due anni, ci aspettiamo grandi cose.”
“Non la deluderemo, signore.” Esclamò convinto Harry.
Silente annuì.
“Sarò felice di poter finalmente vedere uno scontro tra te e
il campione bulgaro, Viktor Krum.”
“Viktor
Krum?” Harry strinse i pugni. Quel bastardo che due anni prima gli aveva
portato via Hermione per poi mollarla solo perché si era rifiutata di andare a
letto con lui. Finalmente gli si presentava un’occasione per fargliela pagare.
“Bene.”
Silente si schiarì la gola ed estrasse da un cassetto della
sua scrivania un foglietto mezzo bruciacchiato e stracciato. “Poi volevo
parlare con te, Harry. Figliolo, dove hai intenzione di passare il natale?”
“…con Hermione dai suoi zii in campagna.” rispose confuso
Harry. “Perché?”
Il vecchio preside gli passò il foglietto. Harry aggrottò le
sopracciglia.
TUTTO
QUELLO CHE E’ TUO SARA’ MIO
/\/\/
“Che cosa significa?”
“L’ha trovata Fanny. Harry, è un messaggio di Voldemort. Per te.”
Harry deglutì.
E’ tornato, un’altra volta.
“Perché ha detto una cosa simile? A che si riferisce? Sono
io che gli interesso, che altro può volere?” chiese, angosciato.
“Io credo che sarebbe più prudente per te restare qui dove
possiamo aiutarti.”
“Sta dicendo che non posso andare dagli zii di Hermione?”
Silente annuì. “Non se ne parla.”
“Mi rendo conto che hai promesso alla signorina Granger di
andare con lei, ma è meglio per entrambi se…”
“No, mi dispiace professor Silente.” tagliò corto Harry.
“Questo è il primo natale per Hermione senza i suoi genitori, ed è anche…beh,
il nostro primo natale insieme. In entrambi i casi non intendo lasciarla da
sola. E’ così emozionata all’idea che passeremo un po’ di tempo da soli…io
voglio andare. Non la renderò infelice.”
Silente sorrise inaspettatamente. “Mi sembri proprio tuo
padre, lo sai? Hai il suo stesso coraggio e il suo stesso ardore. E nei tuoi
occhi c’è lo stesso amore che James aveva per Lily.” Harry sorrise a sua volta.
Nessuno glielo aveva mai detto prima.
“Va bene, Harry. Mi fido di te.”
“Grazie, signore.”
“Ma ricordati che devo sempre essere avvertito di tutto
quello che succede, sono stato chiaro?” Harry annuì. “Buona fortuna, signor
Potter.” Concluse l’anziano preside, sorridendo.
************
“Allora, che voleva Silente?” chiese Ron, l’unico presente
nella sala di Grifondoro.
“Grifondoro – Durmstrang sabato mattina.”
“Contro Krum? Ah, bene!” ghignò Ron.
“Ci alleneremo ogni giorno da domani, gli voglio sfondare il
culo.”
“Ricevuto, capitano.”
In quel momento entrò Hermione sorridente, porgendo la
pergamena a Ron.
“Ecco qui, te l’ho un po’ modificato, ma nel complesso
andava bene.”
“Grazie, bel musetto, ti devo un favore.” Ron fece scorrere
rapidamente gli occhi lungo la pergamena.
“Allora, sei libera adesso?” sorrise Harry.
Hermione aprì la bocca per rispondere, ma ne uscì un
singulto strano e immediatamente chiuse gli occhi forte, stringendosi una mano
al petto. Harry balzò in piedi, riconoscendo il suo solito dolore, ma questa
volta le cose andarono diversamente: Hermione, pallidissima, si portò entrambe
le mani alle tempie e cominciò a gridare.
“No!!! Non voglio, noo!!!”
“Hermione!!”
“Che le succede?!” Ron le corse accanto appena in tempo per afferrarle
le spalle e impedirle di cadere.
“Hermione, che cos’hai??” Harry la scosse.
“No!!! Lasciami in pace!!!!” Hermione continuava ad agitarsi
ed affannare senza aprire gli occhi.
“Hermione, sono io, sono Harry!! Apri gli occhi, non c’è
nessuno che vuole farti del male!!!” stavolta gli scossoni di Harry furono più
vigorosi.
Hermione, affannando, lentamente aprì gli occhi; ma non li
tenne aperti per molto, perché il buio la avvolse e non comprese più niente.
Crollando in avanti, Harry la afferrò prima che potesse cadere.
“Hermione!!”
Mentre lui la prendeva in braccio, Ron si sforzò di
mantenere un minimo di autocontrollo e le sentì il polso: era debole. “Presto,
portiamola in infermeria!”
Harry annuì, e i due ragazzi corsero a tutta velocità nello
stanzone-ospedale di Hogwarts. Mentre Ron cercava Madama Chips, Harry stese
Hermione su uno dei letti vuoti e la coprì con le coperte: era pallida e
fredda, e respirava a stento. Lui prese ad accarezzarle freneticamente le
guance gelate. “Andrà tutto bene, tesoro, io sono qui con te, svegliati
Hermione, ti prego, apri gli occhi…” le sussurrò angosciato.
Madama Chips entrò di corsa seguita da Ron, e subito si
chinò su Hermione per sentirle il battito. Poi alzò lo sguardo verso Harry.
“Signor Potter, è meglio che aspetti fuori. Penserò io a lei, è in buone mani.”
Harry aprì la bocca per dire di no, ma Ron gli poggiò
amichevolmente una mano sulla spalla. “Dai Harry, vieni.”
Malvolentieri i due ragazzi uscirono dall’infermeria e
l’ultima cosa che videro prima di chiudere la porta fu Madama Chips che sfilava
la cravatta di Grifondoro a Hermione e le sbottonava rapidamente la camicia.
************
Il successivo quarto d’ora Harry lo passò seduto sulla panca
fuori l’infermeria con la testa tra le mani, e Ron stava seduto vicino a lui.
Altrettanto preoccupato, gli poggiò amichevolmente una mano sulla spalla.
“Andrà tutto bene, vedrai. E’ la ragazza più in gamba di tutta Hogwarts, se la
caverà alla grande.” Harry annuì e cercò di darsi coraggio.
Dopo quella che sembrò un’eternità Madama Chips uscì dalla
stanza chiudendosi la porta alle spalle. Harry e Ron balzarono subito in piedi.
“Come sta Hermione?” chiese Harry.
“Adesso sta meglio, ma voglio che la veda il professor
Silente, sto appunto andando a chiamarlo.”
“Possiamo vederla? Per favore.” supplicò Ron.
Madama Chips inarcò le sopracciglia: lasciare una ragazza
svenuta e in camicia da notte da sola con due ragazzi non le sembrava
esattamente una buona idea, ma d’altro canto gli occhi imploranti di Harry
erano davvero troppo da sostenere. “E va bene, ma non disturbatela in alcun
modo.” I due Grifondoro annuirono, ed entrarono nell’infermeria.
Hermione stava stesa nel suo letto, con i capelli sciolti e
una camicia da notte. Aveva un’aria sfinita e allo stesso tempo angelica. I
suoi vestiti erano tutti accuratamente piegati sopra il letto vicino. Harry si
sedette sul bordo del letto e le prese una mano fra le sue: era ancora fredda,
ma non come prima. Ron si sedette sul letto accanto.
“Che cosa le sarà successo?” fece Ron, a bassa voce.
“Non lo so, so solo che non ho mai avuto una paura così.”
rispose Harry senza staccare gli occhi dal viso ancora pallido di Hermione.
Pochi minuti dopo arrivò Silente, con un viso alquanto serio.
Il vecchio preside posò una mano sulla fronte di Hermione, poi annuì. “Madama
Chips, penso che sarebbe una buona idea prepararle una pozione rinforzante.” La
donna annuì ed uscì, mentre Silente riportava la sua attenzione a Hermione. “E’
opera di Voldemort.”
Ron si alzò dal letto, Harry aggrottò le sopracciglia e aprì
e chiuse la bocca nervosamente prima di riuscire a parlare. “Che cosa?”
“Conosco questo tipo di incantesimo. Mi chiedo solo come
Voldemort sia riuscito a farlo alla signorina Granger, dal momento che è una
magia realizzabile solo da vicino.” continuò Silente.
Harry ingoiò il groppo che gli si era formato nella gola.
“Non è…non è la prima volta che Hermione si sente male.” Ron spalancò gli
occhi, Silente inclinò la testa. “Anche se non le è mai capitato di svenire, è
da quando è tornata a scuola che ogni tanto ha questo strano dolore.” Continuò
Harry, senza alzare gli occhi dal pavimento.
************************************
Wow…capitolo intenso, eh? Come andranno le cose? Che è successo
a Hermione? Potrà riprendersi?
Restate sintonizzati: tutto questo e anche di più nel
prossimo capitolo…” Il mio pensiero felice”.
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…
FIGHTING
DARKNESS
IL MIO PENSIERO FELICE
Ron fissò
infuriato Harry. “Stai dicendo che sono quasi tre mesi che Hermione sta
male e tu lo sapevi e non hai fatto niente?!?”
Harry si alzò, essendo alla stessa altezza di Ron, altrettanto
arrabbiato. “Non stava male, ogni tanto aveva uno strano dolore ma diceva che
era solo un problema di nervi per via dei suoi genitori!!”
“Volete calmarvi tutti e due o devo farvi uscire? Nel caso
ve lo foste dimenticato, questa è un’infermeria.” la voce ferma e calma di
Silente fece sì che i due ragazzi si calmassero davvero e tornassero a sedersi.
“Harry, non è colpa tua. Questo è un incantesimo di alta magia nera, in pochi
riescono a riconoscerlo.”
“In che consiste? Cioè, cosa le ha fatto?” incalzò Ron.
Silente sospirò. “Quando Hermione sente dolore, lui le entra
nella testa, le crea il vuoto attorno e cerca di portarla nella sua dimensione
di tenebre.” I due ragazzi avevano un’espressione di pura angoscia mista a
rabbia e voglia di vendetta. “E’ stata davvero molto forte a resistere a un
attacco così violento, è per questo che ora è sfinita.” Il vecchio preside
sollevò la mano dalla fronte di Hermione. “E’ meglio lasciarla riposare.”
“Professore…come…possiamo aiutarla?”
“Harry, non è così semplice. Per risolvere il problema
definitivamente dovremmo eliminare chi le ha fatto questo incantesimo. E visto
che con molta probabilità si tratta di Voldemort, le cose potrebbero andare per
le lunghe. Ma nel frattempo possiamo correre a dei ripari.”
“Del tipo?”
“Devi insegnare a questa signorina come creare un Patronus.
Questo l’aiuterà a tenere alla larga Voldemort. E poi devi cercare di essere
sempre presente in momenti come questo, per parlarle,trattenerla, strapparla
alle tenebre.” concluse Silente.
“Lo farò.” Harry strinse i pugni. “Ma se per salvarla devo
uccidere Voldemort, lo farò anche a costo della vita.”
“Aspettate un minuto” s’intromise Ron. “Hermione non h mai
detto di essere stata attaccata da Tu-Sai-Chi.” Harry e Silente lo fissarono,
confusi. “Ma certo, non ti ricordi? Gliel’abbiamo chiesto, e lei ha detto che
era stato un mangiamorte incappucciato a uccidere i suoi genitori!”
“Un mangiamorte incappucciato?” ripetè Silente.
“Mi dia una lista dei mangiamorte in circolazione.” esclamò
Harry, con un impulso omicida negli occhi.
“Calmati Harry, non possiamo agire così sconsideratamente.
Capisco cosa provi, ma non devi temere per la vita di Hermione, i metodi che ti
ho suggerito la terranno fuori dai guai. Nel frattempo noi studieremo la cosa
attentamente, ma con calma e razionalizzando qualunque decisione, perché stiamo
parlando di Voldemort, e non è un gioco; senza contare che la mancanza di
prudenza potrebbe costare caro alla vostra amica prima che a chiunque altro.”
“Va bene.” mormorò poco convinto Harry.
“Perfetto. Adesso andiamo, la signorina Granger ha bisogno
di riposo.” Silente si diresse verso la porta; Ron tirò un sospirone e lo
seguì. Harry si chinò per dare un piccolo bacio sulla fronte di Hermione, poi
li raggiunse e uscì.
************
Quando Hermione riaprì gli occhi ci mise un momento a
mettere a fuoco le immagini, ma riconobbe subito la sagoma accanto a sé: Harry
le stava seduto accanto, tenendole la mano.
“Ehi” sorrise lui, scostandole una ciocca di capelli dalla
fronte. “Buongiorno, dormigliona.” le sussurrò amorevolmente. Hermione sulle
prime sorrise, poi sul suo viso comparve un’ondata di panico e immediatamente
si raddrizzò nel letto, gettando le braccia al collo di Harry.
“Harry, aiutami!! Ho visto Voldemort!! Vuole che vada con
lui!! Dice che devo andare per forza!!” strillò, terrorizzata. Harry la strinse
fra le braccia, e con una mano prese ad accarezzarle i capelli.
“Ssh, è tutto a posto ora.” la rassicurò. “Sei stata
bravissima, l’hai respinto, ma ti è costato parecchio e hai passato la notte in
infermeria. Ron, Padma e Ginny sono stati qui fino a qualche minuto fa. Ci hai
fatti preoccupare tutti, sai?”
“E’ stato terribile.” aggiunse lei in un soffio, nascondendo
la testa nel collo di lui. “Era tutto completamente buio, e c’era la sua voce
metallica…e ripeteva sempre la stessa cosa…devi venire, non hai scampo…lui non
potrà salvarti…oddio Harry, ero così sola e infreddolita…”
Harry la strinse ancora di più fra le sue braccia, mentre la
sentiva tremare per i singhiozzi. Sapeva bene quanto spaventoso potesse essere
affrontare Voldemort direttamente, e lei lo aveva fatto per la prima volta da
sola. “Può aver detto tutte le stupidaggini del mondo, ma hai vinto tu. L’hai
cacciato, Hermione. E ora ti insegnerò come fare ogni volta che tornerà.”
Anche Hermione strinse le braccia attorno al collo di Harry.
“Ah, e c’è un’altra cosa.” aggiunse lui. “Finchè io sarò vivo tu non sarai mai
sola.”
“Lo so.” sussurrò lei in risposta, rilassandosi in
quell’abbraccio che la faceva sentire davvero al sicuro.
************
Silente spiegò a Harry e Hermione che il modo migliore per
fronteggiare il problema era quello di allenare Hermione a cacciare un dissennatore
creando un patronus, e questo sarebbe stato compito di Harry, cui Silente
avrebbe ‘prestato’ un dissennatore per un’ora al giorno per almeno una
settimana o due.
Dal canto suo Harry, in quanto capitano di Grifondoro, continuava
gli allenamenti di quidditch ogni pomeriggio. Ron, Seamus e Dean erano i
cercatori, Bob e Roger i battitori; le ragazze avevano il permesso di assistere
agli allenamenti, anche perché buona parte di loro –e soprattutto Hermione-
pensava a svolgere l’assegno anche per i ragazzi.
***
Hermione alzò un po’ lo sguardo dal libro di Pozioni. Era un
bellissimo pomeriggio di sole, e stava seduta sull’erba del bordocampo di
quidditch, ma i ragazzi non erano ancora arrivati, e il bello dello stare lì da
sola era di potersi togliere il mantello nero dell’uniforme scolastica e
rimanere in jeans e maglione di lana.
Ma…di chi è questo piede?
“Guarda un po’ chi abbiamo qui, la bella mezzosangue che
aspetta il suo fidanzato, l’eroe dei boccini d’oro.”
Lei riconobbe subito quella voce e s’incupì. “Che diavolo
vuoi stavolta, Malfoy?”
“Come siamo imbronciate. Che è successo, Potter ha tentato
di saltarti addosso e ha fatto cilecca?”
Gli occhi color cioccolato di Hermione, furiosi,
incontrarono quelli color ghiaccio fieri e sicuri di Draco Malfoy. “Ti diverte
così tanto offendere Harry? Oh, strano, dovrebbe mortificarti notare quanto ti
è superiore.”
“Siamo sulla difensiva, eh Granger?” Malfoy ghignò
sensualmente. Era ritenuto uno dei ragazzi più sexy di tutta Hogwarts e questo
lo faceva sentire molto pieno di sé. Hermione si alzò in piedi seccata. “Che
fai, te ne vai già?”
“Non mi piacciono i seccatori.”
“Oh, andiamo, allora perché te ne stai sempre con Potter e
Weasley?”
“Draco Malfoy, non so perché tu creda il contrario, ma sei
così viscido che rischio di ungermi vicino a te. Perciò preferisco andarmene.”
“Caratterino peperino, non staresti male tra i Serpeverde. E
poi…” e qui il tono del ragazzo si fece suadente. “…quella lingua potresti
usarla in un modo ben più gradevole con me.”
“Per esempio? Sono un po’ troppo grande per farti le
boccacce, non credi?” Hermione aveva capito benissimo le intenzioni di Draco.
“Sarà, ma non sei più nemmeno tanto piccola per usufruire di
un mio atto di bontà…” e con questo Malfoy motivò lo sguardo di pura lussuria
con cui stava squadrando a vista Hermione, dalle spalle ai piedi. Lei arretrò
di qualche passo, disgustata e infuriata allo stesso tempo. Lui si inumidì le
labbra con la lingua e fece un passo avanti verso di lei.
“C’è qualcosa che non va qui?”
Hermione tirò un sospiro di sollievo. Harry e Ron –tenendo
il bauletto delle palle di quidditch- li raggiunsero in pochi passi. Malfoy non
sembrò sconvolgersi più di tanto alla vista di Harry che si avvicinava a Hermione,
mentre Ron, appoggiando le mani sui fianchi, lo guardava come se stesse per
sbranarlo.
“Beh, che diavolo ci fai tu qui?”
“Stavo giusto proponendo alla tua ragazza una notte bollente
in mia compagnia. Bisognerà pure che qualcuno le mostri cos’è il sesso, è uno
spreco lasciare una così ancora vergine alla sua età.” Malfoy rise.
Hermione fece del suo meglio per arpionare il braccio di
Harry prima che potesse balzargli praticamente addosso. Ron fece un passo
avanti, furioso, ma non osò oltre: Harry aveva più diritto di lui a spaccargli
il muso.
“La mia vita sessuale non è affar tuo, Malfoy!!” strillò
paonazza Hermione.
Harry e Malfoy si fissavano a denti stretti. “Perché non lo
fai, Potter, lo so che muori dalla voglia di darmi un pugno. Avanti, fallo. Non
c’è nessuno che ti possa fermare.” lo sfidò Draco.
“Harry, lascialo perdere! Non vorrai cacciarti in qualche
guaio per colpa sua, vero? Lo sai che non ne vale la pena, no?” la tensione si
tagliava col coltello.
“Facciamo così” lo stuzzicò oltre Malfoy. “Ce la giochiamo
da veri uomini. E chi resta in piedi se la spassa con lei per tutta la notte.”
concluse con aria di sfida, senza interrompere il contatto visivo con Harry.
“Che cosa?!?” strillò Hermione, disgustata.
Harry fece un passo avanti, minaccioso. “Toccala con un dito
e ti pianto su una sedia a rotelle a vita!!” ringhiò. “Hermione è mia, tu non
devi nemmeno guardarla!!”
Hermione si sentì gelare il sangue nelle vene. Quasi senza
pensare, s’intromise bruscamente fra i due ragazzi –entrambi ovviamente più
alti e robusti di lei- e si voltò verso Harry, paonazza e furiosa. “Come ti
permetti?! Una cosa del genere me la aspetto da Malfoy, non da te!!” gridò.
“Ma sei impazzita?!” Harry spalancò gli occhi.
“Come osi trattarmi come un oggetto?! Io sono una persona e
non appartengo a nessuno, chiaro?!!” continuò a strillare lei.
“Ma come puoi essere così ottusa?!” le rispose confuso
Harry, alzando la voce.
“Qui l’unico ottuso sei tu!!” Hermione si guardò bene dal lasciar
intravedere le lacrime che stavano per uscirle dagli occhi, girò sui tacchi e
corse via. Ron scosse la testa, Harry serrò i pugni.
“Eh no, stavolta non te la cavi così!” disse, e prese a
correrle dietro. Malfoy li guardò e si lasciò scappare una risatina crudele,
mentre si allontanava. Ron gli diresse un’occhiata di puro odio, poi cercò con
lo sguardo i suoi migliori amici, che però sembravano lontani.
************
Harry afferrò Hermione per un braccio e finalmente riuscì a
fermarla. Ansimavano tutti e due per la gran corsa.
“Si può sapere che ti ha preso?!” le chiese lui, infuriato.
“E me lo chiedi anche?! Mi tratti come un oggetto e poi ti
meravigli se ti mando a quel paese?” strillò lei. Ora le lacrime erano molto
vicine.
“Io ancora non riesco a capire che male ho fatto! E’ poi
così grave che un ragazzo parli della sua ragazza come di una cosa propria?”
ribbattè furioso lui.
“Appunto, vedi? Tutti, incluso te, mi vedete come la ragazza
di Harry Potter e basta!”
“Ma questo è ridicolo!” Harry sembrava cadere dalle nuvole.
“Io non ho mai detto né pensato una cosa del genere, che oltretutto non è
neanche vera!”
“Ma lo dai a vedere perfettamente, perché altrimenti Malfoy
sarebbe improvvisamente intenzionato a portarmi a letto? Per fare un dispetto a
te, non perché si attraente io!” nel momento stesso in cui le parole le
uscirono dalla bocca le fece male comprenderne il significato. Le prime lacrime
fecero capolino sulle sue guance.
Harry, a bocca aperta, scosse la testa. “Come puoi dire una
sciocchezza simile? Hermione, tu non sei attraente? Dico, sei pazza?”
“Lo sai anche tu che ho ragione.” lei cercò di
autocontrollarsi. “E’ difficle essere vista per quello che sei quando sei la
ragazza del mago che ha combattuto contro Voldemort.” stavolta le parole non
erano sparate fuori dalla rabbia, ma dalla tristezza.
Harry si passò
nervosamente una mano tra i capelli. “Tu hai frainteso tutto. Prima di tutto,
io ti stimo moltissimo, sei una strega in gamba, forse la migliore che sia in
circolazione, e questo lo sanno tutti. Secondo: Malfoy è un verme schifoso, è
chiaro che tutto quanto possa fare per farmi incazzare lo fa, incluso dare
fastidio alla persona a cui tengo più al mondo.”
Hermione alzò lo sguardo, insicura.
“E terzo” continuò Harry. “non voglio mai più sentirti dire
una stronzata come quella di prima. Hermione, tu sei bellissima e oltretutto
sei incredibilmente sexy, voglio dire, certe volte io mi sento delle fitte allo
stomaco quando sei fra le mie braccia o quando ti bacio, e non sarei un maschio
se non desiderassi di…” a questo punto dovette distogliere lo sguardo da lei,
mentre le orecchie gli si coloravano di rosso. “Io non mi sognerei mai e poi
mai di soffocare la tua personalità, e nemmeno potrei se anche volessi, solo
che al pensiero che quello schifoso ti mettesse le mani addosso, quando io non
proverei mai a forzarti se non sei pronta, ecco…io…io…”
Gli occhi smeraldo di Harry incontrarono quelli cioccolato
di Hermione: uno sguardo intenso, profondo, sconvolgente…finchè lui non eliminò
in pochi passi la distanza tra loro e la baciò.
Era il bacio più profondo, passionale e famelico che Harry
le avesse mai dato. Hermione quasi non riusciva a trovare la forza di
rispondere al bacio, dal momento che la bocca di lui, che incalzava
pressantemente sulle sue labbra, e la sua lingua affamata nella sua bocca la
facevano a stento respirare. Fu grata al braccio che lui le aveva fatto
scivolare attorno ai fianchi che la reggeva in piedi, mentre la mano che le aveva
tuffato tra i capelli le faceva letteralmente sentire le farfalle nello
stomaco. Eh si, ora il suo punto era molto chiaro.
Un’eternità dopo, Harry fu costretto a terminare il bacio
per riprendere fiato (dannate esigenze umane!) e la lasciò andare riluttante.
Hermione ci mise qualche secondo ad aprire gli occhi e realizzare di essere
ancora sulla terra. Lui, vedendola in quello stato, sorrise teneramente.
“Ehm…scusa.” si limitò a dire.
“Di che cosa?” Harry la guardò negli occhi: sembrava
tranquilla, rasserenata, e lo confermò sorridendo. Anche lui sorrise.
“Dove…cosa stavamo dicendo?”
“Non me lo ricordo più.” sussurrò lei, prima di sollevarsi
sulle punte, prendendergli il viso tra le mani e baciarlo, mentre lui la
stringeva di nuovo fra le sue braccia forti.
************
“Visto? Lo sapevo che avrebbero fatto pace in cinque
minuti.” esclamò soddisfatto Seamus, mentre Dean lo scansava dalla visuale, già
difficile in un cespuglio.
“Wow, sei forte capitano!” ridacchiò Dean.
“Ok, avanti, basta fare i guardoni!” tagliò corto Ron,
mentre trascinava per i colletti i suoi amici verso il campo di quidditch.
“Guarda che razza di ipocrita! Ti ricordo che l’idea di
spiarli è stata tua!”
“Si, Seamus, ma io volevo solo essere sicuro che facessero
pace, non volevo certo assistere al seguito!”
“Peccato, era la parte più divertente.” aggiunse deluso
Dean.
“Pervertiti.” concluse Ron, scuotendo la testa.
************
Il dissennatore stava chiuso nell’armadio dell’ufficio di Silente,
mentre Harry e Hermione stavano in piedi, al centro della stanza, senza
bacchette. Silente aveva dato il permesso a entrambi di esercitarsi a
respingere Voldemort; Harry posò sulla scrivania un sacchetto pieno zeppo di
tavolette di cioccolato.
“E quello che significa?” disse Hermione sorridendo. “Vuoi
vedermi diventare come Milllicent Bullstrode?”
“Vuol dire che dovrai imparare in fretta, così non ti
ingozzerai di cioccolato.” sorrise lui.
“E va bene, vediamo un po’.”
“Allora, per prima cosa voglio che ti rilassi. Sgombra la
mente, non pensare a niente, tantomeno a quell’affare là dentro. Chiudi gli
occhi.”
“Niente bacchetta?”
“Non serve, il tuo sarà un patronus mentale, cioè si
materializzerà solo nella dimensione in cui compare Voldemort, quindi…”
“Cavolo, Harry, questa è magia nera avanzata.”
Harry
annuì, amaro. “Già.”
Hermione annuì dolcemente, cercando di rimetterlo a suo
agio. “Ok, allora. Io sono pronta.”
“Ok. Chiudi gli occhi, mente sgombra.” Hermione gli obbedì.
“Adesso faccio uscire il dissennatore, potresti vedere qualcosa di molto
brutto. Non avere paura, è passato e non tornerà.” Harry sapeva bene cosa
diceva. Ricordava esattamente le sue prime lezioni con Lupin, quando aveva
imparato a difendersi dai dissennatori. “Ricordati quello che ti ho detto.”
Detto questo, Harry aprì l’armadio. Hermione sentì un freddo
percorrerle le ossa e insinuarsi nel cervello e nel cuore.
“HERMIONE, DEVI FUGGIRE!! PER ME E MAMMA NON C’E’ PIU’ NULLA
DA FARE, MA TU PUOI FARCELA!!”
…papà…
“NON VOLTARTI INDIETRO, CORRI!!!”
…mamma, papà…no, perché…
Hermione si sentì scuotere
violentemente e aprì gli occhi a fatica. Davanti a lei c’era Harry, che la
stava tenendo tra le braccia con una espressione visibilmente preoccupata.
Davanti a loro c’era una sagoma trasparente che assomigliava molto a Harry.
Hermione capì che doveva essere James Potter, il patronus di Harry, invocato
evidentemente da lui per fermare il dissennatore.
“Come va?” chiese lui, preoccupato.
Hermione comprese di stare piangendo.
“Ho visto…ho visto…”
“Si, lo so.” disse lui, abbracciandola. “Lo so cosa hai
visto.”
“E’ orribile.”
“Vuoi fermarti per oggi? Possiamo continuare domani.”
“No, assolutamente.” tagliò corto lei. “Non ho intenzione di
mollare così presto.”
Lui le sorrise con ammirazione e le porse un pezzo di
cioccolato. “Allora sentimi bene. Ora sai come ci si sente a contatto con un
dissennatore; adesso devi provare a respingerlo. Devi contrapporgli un pensiero
felice, una cosa che ti fa provare una sensazione piacevole, allegra.”
“Va bene, ci provo.”
“Ok. Niente paura, ricordati che è già tutto passato e non
ritornerà.” Harry la fece rialzare e le strinse la mano ancora una volta prima
di liberare nuovamente il dissennatore.
“MAMMA!!! PAPA’!!!”
“CORRI, HERMIONE!!! SCAPPA, NON TI VOLTARE!!!”
…no, papà…mamma…
“NON FARGLI DEL MALE!!! TI
PREGO, LASCIALI ANDARE!!!”
…non c’è più nulla che io possa fare?…è davvero…solo un
brutto ricordo?…passato?
“AAAHHH!!!”
“MAMMA!!!”
…non può ritornare…è solo un brutto ricordo
passato…Harry…
“NOOOO!!!!!”
“PAPAAA’!!!!”
…no, no…qualcuno mi aiuti…qualcuno deve aiutarmi, per
favore…
“BASTAAA!!!”
…basta…Harry….HARRY!!…
Hermione stavolta
nell’aprire gli occhi notò la soddisfazione dipinta sul volto di Harry.
“Hermione! Ci sei riuscita, lo sai? Ce l’hai quasi fatta!”
esclamò. “Tieni, prendi subito del cioccolato.”
Questa volta la fatica doveva essere stata superiore, perché
lei ci mise un attimo prima di realizzare cosa era successo.
“Quando il dissennatore ti si è avvicinato ha fatto tre
passi indietro. Per essere solo il secondo tentativo sei stata a dir poco
fantastica.” commentò esaltato Harry. Hermione gli sorrise.
“Sono pronta, richiamalo.” disse lei, buttando giù l’ultimo
pezzo di cioccolato.
“Va bene, ma solo un altro tentativo. Poi devi riposarti.”
James Potter scomparve per la terza volta.
“HERMIONE, SALVATI!!! CORRI, NON FERMARTI!!!”
…papà…
“AAAHHH!!!”
…no, mamma…
“QUALCUNO MI AIUTI,
PRESTO!!! VI PREGO, AIUTATEMI!!!”
…appartiene al mio passato…non può succedere un’altra
volta…
“FERMATI, PICCOLA SCHIFOSA
MEZZOSANGUE!!!”
…Harry…aiutami, ti prego…
“FINCHE’ IO SARO’ VIVO, TU NON SARAI MAI SOLA.”
…Harry…sei tu…sei qui…
“AVADA KEDAVRA!!”
…no…non può ricapitare…Harry, tu sei qui…sei qui per me…
“IL FATTO E’ CHE SONO INNAMORATO DI TE. ANZI, PER DIRLA
TUTTA SONO PROPRIO COTTO DI TE, HERMIONE.”
…Harry…allora se tu sei davvero qui con me…io non sono
sola…
…non sono sola…
…non devo avere paura se tu sei qui con me…
…e tu ci sei…
“Hermione, ce l’hai fatta!!”
Anche questa volta Hermione si risvegliò tra le braccia di
Harry.
“Il dissennatore non è scomparso, ma ha fatto un volo contro
il muro e non si è mosso! Sei stata fantastica!”
Harry porse a Hermione l’ennesimo pezzo di cioccolato, poi
fece cenno al suo patronus di scacciare definitivamente il dissennatore.
“Eccezionale, e solo al terzo tentativo!”
“Sei stato un buon maestro.” gli sorrise stanca lei.
“Sei riuscita a immaginare un pensiero che ti portasse
allegria?”
“L’ho solo sentito…non sono riuscita a vederlo…”
“E’ chiaro, sei solo all’inizio, di questo passo arriverai a
creare un tuo proprio patronus in un paio di giorni.” fece contento Harry.
“Basta che smetti di riempirmi di cioccolato.”
Harry rise, poi si fece serio. “Hermione…posso chiederti,
ehm…qual’era il tuo pensiero felice?”
Hermione gli sorrise, e gli accarezzò una guancia. “Tu.”
Harry non riuscì a dire nulla, solo la fissò negli occhi per
qualche secondo, prima di chinarsi su di lei e baciarla.
************************************
Siete ancora con me? Che ne pensate? Per chi sta
disperatamente aspettando l’avventura, ci sarà…ma prima è necessario ancora
qualche particolare da rifinire…per esempio, c’è qualcosa che Harry vorrebbe
dire a Hermione e che non si è ancora fatto uscire?
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…
FIGHTING
DARKNESS
A COME AMORE
Harry, già con la casacca della squadra di Grifondoro, corse
su per la scalinata assieme a Hermione: tanto per cambiare erano in ritardo per
la partita. I due ragazzi arrivarono in cima quasi senza fiato.
“Wow, appena in tempo.”
“Mi raccomando, vai e spacca tutto! E se ti riesce di
buttare giù dalla scopa Viktor Krum…beh, fallo liberamente!”
Harry rise. “Agli ordini, mia signora.”
“Ok, io vado, altrimenti niente posto.”
Harry la trattenne per un braccio. “E non mi dai il bacio
portafortuna?” Hermione sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia. Harry
inarcò le sopracciglia, visibilmente contrariato.
“Che c’è? Sono 7 anni che lo faccio così.”
“E ora lo fai così.” esclamò Harry, baciandola sulle labbra.
“Vai campione, distruggili.” gli sorrise lei. Lui le rispose
con un occhiolino prima di stringerle la mano un’ultima volta e correre verso
l’entrata del campo di quidditch. Hermione sorrise,poi fece due passi verso la
scala per tornare fuori al castello.
“E’ VENUTO IL MOMENTO CHE TU VENGA CON ME.”
Hermione spalancò gli occhi. “Oddio…non ora…” il suo primo
istinto fu di guardarsi indietro e cercare Harry, ma invano. Non c’era nessuno.
Era davvero sola.
“ORA VERRAI CON ME.”
Cercando di mantenere la calma, Hermione si precipitò nel
bagno delle ragazze, si chiuse la porta alle spalle e ci si appoggiò di
schiena. Affannava e cominciava già a vedere nero.
“AVANTI, SEGUIMI.”
“Ok…va bene…il mio pensiero felice…” immediatamente cominciò
a pensare a Harry e a tutti i bei momenti trascorsi insieme. La sua voce, tutte
le belle cose che le aveva sempre detto. Il calore dei suoi baci, la dolcezza
dei suoi occhi. La voce di Voldemort si fece sempre più lontana.
“FINCHE’ CI SARO’ IO TU NON SARAI MAI SOLA.”
…Harry…
“NESSUNO POTRA’ SALVARTI QUESTA VOLTA. TU VERRAI CON ME.”
Improvvisamente Hermione sentì come una spada trapassarle il
petto e si portò una mano laddove il dolore si stava facendo sempre più forte.
Serrò gli occhi e si morse le labbra, la sua concentrazione si stava
disperdendo sempre di più.
“Harry…” mormorò Hermione prima di cadere sulle ginocchia e
sbattere a terra. “Mi dispiace…” le lacrime le scesero calde dagli occhi, che
le si chiusero in pochi istanti.
************
Prendi quel maledetto boccino!!, si gridò in mente
Harry mentre, a cavallo della sua Firebolt, rincorreva il dispettoso pallino
spalla a spalla con Viktor Krum. Il cercatore bulgaro sembrava molto sicuro del
fatto suo ed era già pronto a tendere la mano verso il boccino d’oro.
150 a 140 per Durmstrang. Un occhio nero per Seamus e un
taglio sul sopracciglio sinistro per Ron.
Harry focalizzò la sua attenzione sul boccino. Doveva
assolutamente arrivarci per primo. Krum e il suo ego bastardo dovevano a tuttii
costi restarci feriti. All’improvviso il malefico boccino sembrò aver sentito
le parole di Harry e curvò proprio sotto di lui. Senza pensarci due volte Harry
inarcò all’indietro la schiena e allungò la mano mentre il pubblico dava per
scontato che stesse per cadere dalla scopa, e afferrò il boccino con grande
rapidità. Nel risalire all’indietro, poi, mantenne il braccio nella stessa
posizione e così colpì in pieno viso Krum, che cadde dalla scopa. Nello stesso
istante tutta Hogwarts balzò in piedi gridando di gioia, mentre lo speaker
tentava di far risuonare alta la voce nel leggere il risultato della partita-
Grifondoro 290/ Durmstrang 150- tra le grida dei giocatori.
************
Harry cercò di farsi spazio nella folla nella sala grande,
facendo di tutto per evitare tutti i suoi fan e le sue ammiratrici, e
finalmente raggiunse Ginny, che stava saltellando assieme a Dean.
“Ginny!”
“Harry, complimenti! Sei stato grande!”
“Frena un attimo, Gin! Hai visto Hermione?”
“Qui no, forse è con Padma!”
Harry non si attardò oltre e raggiunse sgomitando Padma, che
stava seduta in braccio a Ron (con un cerottone sull’occhio) e teneva in mano
un bicchiere colmo di burrobirra.
“Oh, Harry!
Gran bel match!”
“Padma, non trovo Hermione da nessuna parte, tu l’hai
vista?”
“Credevo fosse con te, è da prima della partita che non la
vedo.” esclamò confusa la ragazza.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo preoccupato. “Vado a
cercarla.” disse Harry, rituffandosi nella folla.
Ron si alzò in piedi. “Vado con lui.”
Padma gli afferrò il braccio. “Non pensare di andare senza
di me.”
************
Harry si girò tuttidue i dormitori di Grifondoro –quello femminile con addosso il mantello
dell’invisibilità-, Ron setacciò la biblioteca, Padma la sala comune e il pian
terreno, il tutto senza risultati.
“Allora?” chiese Harry, che ormai cominciava a essere
seriamente preoccupato.
“Niente.” rispose Padma, Ron scosse la testa.
“Che cosa diamine può essere successo? Non si sarebbe persa
questa partita per nulla al mondo.” fece Harry, allarmato.
“Ragioniamo: dove l’hai vista l’ultima volta?” chiese Ron.
“Al terzo piano, mi ha accompagnato alla rampa.”
“Ok, allora andiamo a vedere lì.” Esclamò decisa Padma.
I tre ragazzi furono di sopra in un minuto. Ovviamente il
piano era deserto. Padma adocchiò la porta del bagno delle ragazze e si diresse
di filato in quella direzione. Harry e Ron si guardarono intorno, ed entrambi
sobbalzarono e spalancarono gli occhi nel sentire Padma gridare. Si buttarono a
capofitto nel bagno, ma lo spettacolo che si presentò ai loro occhi fu
dolorosissimo.
Hermione stava a terra a pancia all’aria, bianca come un
cencio, con le guance ancora umide di lacrime. Harry si sentì come se qualcuno
lo avesse colpito con un pugno in pieno stomaco. Quasi senza capire si gettò in
ginocchio accanto a lei, la prese tra le braccia e cercò di scuoterla un po’.
“Hermione!! Hermione!! …oddio…non respira…”
Padma singhiozzava incontrollabilmente contro il muro, Ron
aveva un’espressione di puro panico sul viso. “Muoviti, vai a cercare
Silente!!” gli gridò Harry, e subito il ragazzo si lanciò a tutta velocità
fuori dal bagno.
Harry stringeva a sé Hermione e la cullava quasi come una
bambina; il cuore stava per esplodergli, la mente si rifiutava di capire. O
meglio, di accettare.
“Hermione…svegliati, apri gli occhi…coraggio, devi
farcela…ti prego, tesoro, io sono qui con te…lo so che puoi riuscirci…non mi
lasciare, ti supplico…” continuava a mormorarle senza la minima quantità di
saliva in gola, mentre le strofinava le braccia vigorosamente per trasmetterle
un po’ di calore.
“Il tuo pensiero felice, usalo, ti salverà…ti scongiuro,
Hermione…reagisci, torna a combattere, tu sei più forte di lui, sei la strega
più in gamba che ci sia, non arrenderti proprio ora…per favore…” Harry prese ad
accarezzarle freneticamente i capelli mentre la voce iniziava a venirgli
progressivamente meno.
No. Non lei. Non ora che siamo così felici.
Oddio. Per favore, no…
In quel momento tornò di corsa Ron, pallidissimo, seguito da
Silente, dalla McGranitt e da Madama Chips.
“Professor Silente, la prego, faccia qualcosa, Hermione non respira
più!!” gridò in totale panico Harry. Silente, alquanto teso e preoccupato, le
strinse un polso, poi le appoggiò una mano sulla fronte. La ritirò pochi
secondi dopo, e il suo volto si contrasse in un’espressione di profondo
rammarico. “Harry…”
“No!!!” gridò il ragazzo, interrompendolo. “Non lo dica
nemmeno!! Lei è viva e ora si sveglierà e poi andremo tutti a festeggiare la
nostra vittoria!!” le lacrime erano ormai sempre più vicine.
Ron, dietro di lui, invece non riuscì a trattenerle oltre,
mentre stringeva a sé una singhiozzante Padma. La McGranitt stava in piedi con
una mano sulla bocca, commossa e addolorata, come del resto Madama Chips.
Harry strinse ancora di più a sé Hermione e prese ad
accarezzarle le guance, disperato. “Tesoro, ti prego, apri gli occhi e
sorridimi…non posso vivere senza il tuo sorriso…c’è una cosa che devo ancora
dirti…torna da me, Hermione…lo so che puoi sentirmi, puoi farcela, tieniti
stretta il tuo pensiero felice e ce la farai…lo so che sei tu la più forte, non
potrà mai batterti…coraggio, non mi lasciare, apri gli occhi!!!” le gridò
disperato fra le lacrime.
Madama Chips provò a tirarlo leggermente indietro, ma lui le
si rivoltò contro con gli occhi infuocati, gridando. “Non ci provi
neanche!!!”Silente le fece cenno di
restare ferma.
“Hermione ascoltami, devi tornare da me…perché noi siamo
troppo felici insieme, e ci sono ancora tante di quelle cose che dobbiamo
fare…abbiamo una vita davanti…e dannazione, io devo ancora dirti la cosa più
importante…ti amo, Hermione…adesso lo sai…” piangendo senza più controllo,
Harry le baciò le labbra fredde con quanto più amore e disperazione possibili,
poi singhiozzando appoggiò la fronte alla sua, bagnandole il viso con le sue
lacrime. “…svegliati, amore mio…”
Nessuno dei presenti osava dire o fare qualcosa, il dolore
di Harry li tagliava completamente fuori, e nessuno riusciva più a trattenere
le lacrime. Ron nascosa il viso tra i capelli di Padma. I suoi migliori
amici…piccola Hermione…così ossessiva, così fissata coi libri e con i
doveri…con quel suo cuore più grande di tutto il mondo…Harry…grande mago, il
coraggio personificato…niente sarebbe stato più come prima senza di lei.
Harry tirò un respiro profondo senza allontanare la fronte
da quella di Hermione. Ma per un attimo sentì il cuore fermarsi: poteva giurare
di essersi sentito sfiorare la bocca da un leggerissimo soffio d’aria. Confuso
e agitato, si spostò leggermente indietro per poter guardare il viso di
Hermione: le vide socchiudersi le labbra leggermente e ne udì uscire un
debolissimo soffio. “…Harry…”
Lui sentì la bocca distendersi da un orecchio all’altro. “E’
viva!!!” gridò. Ron e Padma si voltarono all’istante. Silente subito le passò
la solita mano sulla fronte, poi sorrise. “Non so come tu abbia fatto, ma l’hai
salvata, Harry. E’ ancora viva.” gli disse.
Ron si lasciò scappare un’esclamazione di pura gioia mentre
Padma gli balzava al collo, festosa. La McGranitt non smise di piangere –ma
stavolta di gioia- e la Chips si asciugò gli occhi.
Harry coprì di baci il viso di Hermione, stringendola ancora
di più a sé. “Sei stata bravissima, lo sapevo che avresti vinto tu, sei stata
grande, ti amo, ti amo tanto!” Incredibile. Quelle due parole che in tre mesi
continuavano a risalirgli su per la gola per poi sprofondare giù nello stomaco,
ora gli davano una sensazione di gioia infinita, e le avrebbe ripetute anche
tutta la giornata.
“Ascolta Harry” lo interruppe un Silente sorridente. “Adesso
dobbiamo portare Hermione in infermeria.”
Harry annuì e si alzò in piedi, tenendo la sua ragazza tra
le braccia. Silente lo guardò un attimo. “Madama Chips, credo che non ci
saranno problemi se Harry resta con la signorina Granger per stanotte. Sono
certo che la sua presenza non potrà che farle bene, e oltretutto…” aggiunse
sorridendo “non credo che riusciremmo a far uscire il signor Potter
dall’infermeria.”
Madama Chips annuì, poi fece cenno a Harry di seguirla.
“Coraggio, andiamo.”
Quando furono nell’infermeria Harry stese Hermione su uno
dei letti vuoti, le diede un bacio sulla fronte e le scansò alcuni capelli che
le finivano sul viso. Madama Chips rientrò in pochi minuti porgendo un
bicchiere a Harry, e cominciò a sfilare il maglione a Hermione. Harry guardò il
bicchiere perplesso. “Avanti, bevilo tutto.”
“Io?” fece lui, confuso.
“Si, è una pozione che ti aiuterà a calmarti un po’. E’
stata una giornata dura, ti farà bene. E se non la bevi fino all’ultima goccia
puoi scordarti di restare qui con lei stanotte.” disse severa la donna mentre
sbottonava la camicetta a Hermione. Prima di mostrare troppo, però, si fermò e
guardò storto Harry. “Ti vuoi voltare una buona volta?”
Harry arrossito si girò verso il muro e bevve tutto di un
fiato la pozione.
************
I successivi due giorni Harry li passò in infermeria assieme
a Hermione; Madama Chips lo tranquillizzava continuamente dicendogli che
mancava poco al suo risveglio. Ron, Padma e Ginny avevano praticamente fatto un
sit-in giornaliero fuori all’infermeria per essere aggiornati sulle novità e
Madama Chips stava iniziando davvero a perdere la pazienza.
**
Quella mattina Harry, aprendo gli occhi, si rese conto di
essersi addormentato di nuovo sulla sedia. Si stiracchiò gambe e braccia e poi
si sedette sul bordo del letto di Hermione, accarezzandole una guancia. Lei
mosse leggermente la testa, poi lentamente aprì gli occhi, quasi come se la
troppa luce la disturbasse. Harry le diede un bacio sull fronte e le sorrise.
“Ehi.” le sussurrò. “Bentornata, amore mio.”
Hermione sorrise dolcemente e allungò la mano per
accarezzargli la guancia, ma sentì le forze venirle meno e riuscì solo a
sfiorargli il mento. Harry le prese la mano e gliela baciò.
“Ho creduto di perderti. E ho creduto di impazzire.”
mormorò.
“…Harry…” sospirò lei, raccogliendo le forze. “…anch’io ti
amo…”
Lui le sorrise ancora, poi si chinò a baciarla dolcemente.
************
Harry e Hermione aspettavano il treno alla stazione babbana
di Londra, pronti a dirigersi alla fattoria dello zio di lei. C’era voluto del
bello e del buono a convincere i professori di Hogwarts a lasciarli andare solo
tre giorni dopo l’attacco di Voldemort, ma tutti e due non avevano battuto
ciglio. E ora erano lì, con aria felice e innamorata, a tenersi per mano. Harry
vestiva completamente babbano: jeans, maglione e giaccone. Anche Hermione era
in jeans, maglione a collo alto, giaccone e capelli raccolti in una coda di
cavallo. Niente bauli, niente uniformi, solo due zaini: il più possibile
mimetizzati al mondo babbano, il che non era una cosa difficile, dato che
entrambi provenivano in qualche modo da quel mondo.
I due ragazzi salirono sul treno e si scelsero uno scompartimento
vuoto, così da potersene restare abbracciati a guardare il panorama innevato
fuori dal finestrino.
“Non vedo l’ora di presentarti a mio zio e ai miei cugini.”
disse lei, con la testa appoggiata sulla spalla di lui. “Zio Frank è un
simpaticone, e poi è molto socievole. Mia cugina Magda ha 25 anni e tra qualche
mese si sposerà. Io prenderò la sua stanza. Eddie, invece, ha 21 anni ed è tipo
Fred e George. Sai, ti aspettano tutti con ansia.”
“Perché sono il tuo ragazzo?”
“Già, ma anche perché sei Harry Potter. Vedi, loro sono
babbani, ma da me si fanno raccontare molto sul mondo della magia.”
“Wow, sembrano tipi interessanti. Sono molto curioso di
conoscerli.” mormorò lui, mentre giocherellava con un ricciolo dei capelli di
lei.
“Sai, la domenica si fa sempre tutti a palle di neve
d’inverno, mentre d’estate zio ci porta al lago e facciamo il bagno lì, è molto
bello.”
“Hermione…” cominciò lui, esitante. “…perdonami.”
Lei si raddrizzò e lo fissò negli occhi, preoccupata.
“Perché? Cosa hai fatto?”
“Ti ho reso la vita impossibile, ti ho messo in pericolo.”
mormorò lui, fissando il pavimento. “Se io non fossi il ‘grande’ Harry Potter
ma solo Harry, tu vivresti una vita molto più spensierata e serena.”
“Tutto qui?” chiese lei, sorridendo. Lui inarcò un
sopracciglio e la guardò confuso.
“Allora, non pensare mai quello che hai appena detto.”
cominciò lei. “Harry, io ti amo. Ti amo perché sei tu, perché sei speciale per
quello che sei. Amo il tuo eroismo e la tua modestia, il tuo coraggio e la tua
timidezza. Ti amo per quello che sei, non per quello che non dovresti essere.”
e a questo punto gli scansò i capelli dalla fronte e gli baciò la cicatrice.
“Qualunque cosa sia parte di te, io la amo. Anche questa. E se sono o meno in
pericolo, questa è una mia scelta. Non hai il diritto di fermarmi se ho deciso
di rischiare la mia vita per il ragazzo di cui sono innamorata.” concluse
sorridendo.
Harry le sollevò il mento con un dito e lo avvicinò al suo.
“Che cosa ho fatto per meritarti?” lei sorrise e poi si diedero a un dolce
bacio.
Un brusco TOC-TOC li interruppe, e malvolentieri dovettero
dividersi. Entrò un contriollore babbano, con un blocchetto tra le mani.
“Scusatemi signori, ma abbiamo trovato questo cane
accovacciato fuori a questo scompartimento e abbiamo dedotto che è vostro.” e
così dicendo l’uomo lasciò entrare uno scodinzolante e grosso cane nero. Harry
e Hermione spalancarono gli occhi.
“Sirius!” fecero insieme, stupiti. Il cane abbaiò
allegramente in risposta.
“Deduco che abbiamo dedotto bene. Ma come mai era fuori e
non dentro lo scompartimento?” insistette il noioso babbano.
“Ehm…si, ma…noi non sapevamo che…”
“Deve averci seguito alla stazione di Londra” s’intromise
Hermione. “Credevamo di averlo lasciato coi nostri amici.”
“Capisco. Ma in ogni caso dovete pagare la multa. E
ovviamente il biglietto.”
“Uhm. Si, ok.” disse Harry annoiato, sfilandosi il
portafoglio di tasca. Quando finalmente il controllore uscì, Hermione chiuse la
porta e le tendine dello scompartimento e Sirius riprese la sua forma umana.
“E’ un piacere rivederti, ma…che ci fai qui?” chiese Harry,
leggermente contrariato dal fatto che ora lui e Hermione dovevano rinunciare a
un viaggio da soli, in intimità.
“Veramente vi sto seguendo da quando siete usciti da
Hogwarts.” disse lui, sorridendo. “E ve ne sareste anche accorti se oltre a
baciarvi vi foste girati indietro.”
Harry e Hermione arrossirono violentemente, Sirius scoppiò a
ridere.
“Beh, non è troppo tardi per farvi i complimenti, no?”
“Si…uhm…” fece Harry impacciato. “Come mai sei qui, Sirius?”
“Beh, dal momento che Voldemort è in circolazione, Silente e
io abbiamo concordato che un po’ di protezione vi avrebbe fatto comodo. Ma non
vi preoccupate, non rovinerò la vostra vacanza. Io sono solo Sirius, il cagnone
di Harry.”
“Quando porteremo a casa di mio zio un cane come te, i miei
cugini dedicheranno più attenzione a te che non a noi.” sorrise Hermione.
“Sarà un piacere.” le rispose dolcemente Sirius.
“Hai mangiato qualcosa?” gli chiese Harry.
“Non stamattina.”
“Vado a cercarti qualcosa nel vagone-ristorante.” Hermione
si alzò.
“Grazie, sei molto gentile.”
“Vuoi che ti accompagni?”
“Harry!” esclamò ironica Hermione prima di uscire.
“E’ diventata bellissima.” fece Sirius paternamente. “E tu
sei cotto perso.”
“Davvero? Voglio dire…è così evidente?”
“Diciamo che ce l’hai scritto in fronte a caratteri
cubitali.”
Harry sorrise e abbassò lo sguardo.”E’ la cosa più speciale
che mi sia mai capitata.”
“Posso immaginarlo. Harry, scusami se ho fatto irruzione
così nella vostra vacanza, non volevo privarvi della vostra privacy, ma vedi…”
e qui tirò un respiro profondo. “Tu e Hermione mi ricordate tanto James e Lily…
e loro li ho lasciati soli una volta di troppo…non voglio che questo capiti a
voi.”
“Sirius, è ok, non c’è alcun problema.” lo rassicurò il
ragazzo. “La tua presenza rassicura anche me, e poi sono felice di vederti dopo
tanto tempo. Davvero.”
“In ogni caso non temere, non ho intenzione di dormire ai
piedi del tuo letto o fuori la porta della tua stanza. Sei liberissimo di
comportarti da uomo quando vuoi.” lo punzecchiò Sirius.
Harry si fece di tutti i colori. “Ehi, ma che dici?!”
Sirius si fece una grossa risata.
******************************
E sto sprofondando nel
romanticismo più sfrenato…beh, io vi avevo avvertito però che se il miele vi fa
allergia la mia storia non è roba x voi!
Se c’è ancora qualche romanticone
che mi sta seguendo, recensisse!
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…(ma la famiglia di Hermione in questo e nei prossimi capitoli è mia
^^)
FIGHTING DARKNESS
COME BABBANI
Harry, Hermione e Sirius –in
versione animagus- scesero dal treno e si guardarono intorno nella confusione
della stazione di Dublino. Poi, finalmente, Hermione cominciò a smanettare in direzione
di un terzetto che pure prese a salutare nella loro direzione. Il più alto dei
tre era un uomo dai capelli biondi, e dello stesso colore erano i capelli della
ragazza che corse incontro a Hermione e l’abbracciò maternamente, infine c’era
un ragazzo castano con l’aria allegra.
“Hermy, tesoro!” esclamò eccitatissima la ragazza bionda.
“Come stai, Magda?” finalmente le due ragazze si divisero ed
Hermione fu in grado di abbracciare prima lo zio e poi il cugino, che le
strapazzò amorevolmente i capelli.
“Bentornata, zuccotto!”
“Stai benissimo, tesoro.” Notò sorridente lo zio.
“Grazie, anche voi state una meraviglia.” fece allegramente
lei. “E lui è Harry. Harry, loro sono zio Frank, Magda e Eddie.”
Harry e lo zio Frank si strinsero la mano. “E’ un piacere
conoscerla. Hermione parla sempre di voi.”
“Oh, il piacere è tutto mio, Harry.” esclamòsorridendo l’uomo. Eddie gli diede
un’amichevole pacca sulle spalle.
“Ehi Harry, io sono Eddie. E così sei tu la povera
vittima…ehm…il fortunato ragazzo di Hermione?” disse ridacchiando. Anche Harry
sorrise.
“In carne e ossa.”
“E’ un vero onore conoscerti, grande mago.” gli porse
dolcemente la mano Magda. “”La tua fama ti precede.” anche lui le ricambiò la
stretta.
“Se il nuovo nome di Hermione è fama…”
“Incominci già, Ed?!” lo guardò storto Hermione.
“Ehi, che bel cagnone.” disse lo zio Frank, accarezzando
Sirius sul muso. “E’ tuo, Harry?”
“Uhm, si. Hermione mi ha detto che potevo portarlo.”
“Altrochè, figliolo. Noi ne abbiamo 12 di questi cucciolotti.”
rispose l’uomo, mentre anche Eddie prendeva ad accarezzare Sirius.
“Beh, sarà meglio andare, sarete stanchi.” Esclamò Magda
accennando all’uscita della stazione.
************
Harry osservava quasi senza parole dal finestrino della
macchina le enormi distese di terra appartenenti allo zio di Hermione. Era uno
spettacolo incantevole, tutto coperto di neve. Giunti a casa Eddie gli mostrò
la sua stanza, mentre Hermione si trasferiva insieme a Magda al piano di sopra.
Circa un’ora dopo si ritrovarono tutti in cucina; Hermione
si era cambiata, ora indossava un jeans mezzo strappato, un maglione che le
andava largo almeno due volte e teneva i capelli raccolti in due lunghe trecce
spettinate.
“Adesso riconosco la mia nipotina!” esclamò soddisfatto lo
zio Frank.
“Lei si veste sempre così quando vuole dare una mano qui.”
spiegò Magda a Harry.
“Harry, voglio farti vedere Jordy. Dai, vieni con me!” fece
allegramente Hermione, tirandolo per una mano.
“Chi è Jordy?” chiese lui, alzandosi.
“E’ il mio cavallo.”
“Che cosa pensate di fare dopo? Noi dovremmo andare a fare
un po’ di legna nel bosco.” disse Eddie.
“Veniamo con voi, vi diamo una mano.” rispose Harry,
emozionato all’idea.
“Bene, io intanto faccio un salto in paese a fare un po’ di
spesa. Harry, ti piace il ragù?” chiese lo zio Frank mentre prendeva il
cappotto.
“Altrochè!” esclamò contento il ragazzo.
“Allora è deciso, ci rivediamo tutti all’ora di pranzo.”
************
Harry ed Eddie si davano da fare con le asce come due boscaioli;
Hermione e Magda, intanto, raccoglievano rami e rametti ovunque, sistemandoli
sulle carrucole.
“Uff, però…” Harry si asciugò il sudore sulla fronte con una
manica del maglione. “E io che pensavo che il quidditch fosse uno sport
faticoso.”
“Non è proprio semplice la vita di campagna.” ridacchiò
Eddie.
“Vuoi una mano?” fece vispa Hermione.
“Ehi, come sarebbe?! E il mio orgoglio di maschio?!” la
prese in giro Harry.
“Non farci caso, zuccotto ha l’argento vivo addosso quando
sta qui.” puntualizzò Eddie.
“Ed, io ho un nome!”
“Scusa, zuccotto.”
“Ma perché poi ‘zuccotto’?” chiese incuriosito Harry.
“Perché quando era piccola è rimasta con la testa incastrata
in una zucca!” rise Eddie.
Harry scoppiò a ridere, Magda tentò a fatica di contenersi. Hermione
rapidamente fece una palla di neve e centrò in pieno viso il cugino.
“Adesso ti faccio vedere io!” lo minacciò ridendo.
“Vuoi la guerra? Allora l’avrai!” Eddie non si preoccupò nemmeno
di pulirsi il viso, ma subitò prese a preparare la sua vendetta.
In pochi istanti cominciò una vera e propria battaglia a
palle di neve, a cui presto si unirono anche Magda e Harry. Un’ora dopo,
stanchi ma al massimo dell’allegria, i quattro ragazzi tornarono a casa.
************
“Oggi potremmo portare Harry a cavallo? Vorrei insegnargli.”
propose Hermione, sdraiata sul divano della camera da pranzo, con la testa
sulle ginocchia di Harry.
“Sicuro, sarà interessante.” fece Magda.
“Ehi Harry, lo sai ce la tua ragazza è una grande
cavallerizza?” esclamò Eddie.
“Si, me l’ha detto. Sono ansioso di vedere com’è cavalcare.
Voglio dire, una scopa non è un cavallo, deve senz’altro essere diverso.”
“Tu non sai cosa darei per volare come fai tu. Com’è quel
gioco che praticate?…”
“Quidditch. Si, devo dire che è il massimo.”
“Zuccotto, tu non voli mai?”
“No, zuccotto si dedica ad altre attività.” fece Harry
serio, ma non potè trattenere una risata nel vedere lo sguardo ingrugnito di
Hermione.
“Ragazzi, sono pronte le crostate!” risuonò dalla cucina la
voce di zio Frank.
“Evviva!” e tutti e quattro balzarono in fretta in piedi.
************
Magda e Eddie spiegarono a Harry un paio di volte come comportarsi
con un cavallo, poi finalmente furono in grado di salire sui quattro destrieri
e cominciare con una passeggiata lenta e tranquilla.
“Allora, come va?” chiese Magda a Harry, rallentando
l’andatura della sua galoppata.
“Direi bene, è molto rilassante.” esclamò soddisfatto lui.
Anche Hermione lo affiancò dall’altro lato.
“Te la stai cavando alla grande, lo sai che io la prima
volta non ero già al tuo livello?”
“Già, ma hai imparato benissimo, vedo.”
“Tra qualche giorno sarai in grado anche di correre, e
allora ti sfiderò.” rispose allegramente lei.
“Senti un po’, tu…” fece Harry con un sorrisetto maligno.
“Che ne hai fatto della mia ragazza?”
Hermione ridacchiò, poi si sollevò un po’ sulla sella per
stampargli un bacio sulle labbra.
“Direi che è in ottima salute.” scherzò Magda.
“Ehi zuccotto, una gara fino alla quercia?” propose Eddie,
indicando un grosso albero oltre la vallata in cui stavano passeggiando. Harry
inarcò le sopracciglia, Hermione gli fece l’occhiolino, poi incitò il cavallo e
si diede a una spericolata corsa, seguita a pochi millimetri dal cugino.
Harry sorrise e scosse la testa. Chi l’avrebbe mai detto
che Hermione sotto sotto è una piccola selvaggia?… dovrebbe mostrarsi più
spesso così libera, è ancora più bella…
“Yuhu? Terra a Harry!”
scherzò Magda.
“Come dici, scusa?” disse Harry, cadendo dalle nuvole.
“Sei proprio cotto perso, eh?”
“Eh si. E adesso ancora di più.”
“Sai, devo proprio dirti grazie.”
“Di che cosa?” le chiese Harry, un po’ confuso.
“Perché era tanto che non vedevo Hermione così felice.
Temevo che dopo la morte dei genitori non si sarebbe più ripresa.”
“Beh, in effetti non ha passato un bel periodo, ma ne è
uscita con grande coraggio e determinazione. E’ la ragazza più forte che conosca.”
“E’ bello che tu la stimi tanto. Lo sai, lei ci parla sempre
di te, è molto innamorata.”
“Io la adoro.”
“Me ne sono accorta.” annuì lei, sorridendo.
“Vorrei vederla sempre così felice.”
“Credimi, Harry, lei lo è sempre ogni volta che è con te.” Harry
le sorrise in risposta, mentre in lontananza risuonavano gli strillini acuti di
una vittoriosa Hermione.
************
Quella serala neve
scese con maggiore insistenza e perciò i ragazzi decisero di restare a casa. A
tavola Harry vide Magda e Hermione parlottare tra loro, e dopo cena i tre
uomini furono letteralmente buttati fuori dalla cucina. Lo zio Frank ed Eddie
non si diedero per vinti: tutti e tre si trasferirono nella stanza da pranzo,
sdraiati sul divano, a guardare una partita di calcio- sport babbano che Harry
sembrò apprezzare molto.
“Grande partita, eh?” esclamò lo zio Frank, alzandosi in
piedi e stiracchiandosi, a partita finita.
“Sport interessante il calcio, mi piace.” fece entusiasta
Harry. Eddie buttò un’occhiata all’orologio.
“Beh, signori…io vado.”
“E dove?”
“Ehi Harry, non sei l’unico ad avere una dolce metà.” rise
Eddie.
“Ok, quindi con te ci rivediamo domani.” fece ironico lo zio
Frank. Eddie salutò entrambi e poi, prendendo la giacca, uscì. Quindi fecero il
loro ingresso nella stanza Magda e Hermione, ridacchiando, e la più giovane
delle due teneva le mani dietro la schiena, visibilmente emozionata.
“Papy, perché non ce ne andiamo a letto? Domani dobbiamo
alzarci presto.”
“Uhm, e va bene. Buona notte, Harry. Buona notte, piccola.”
disse lo zio Frank, dando un bacio a Hermione.
“Buona notte, ciao Magda.”
Uscendo Magda fece l’occhiolino a Hermione. “’Notte, Harry.”
“Ehi, cosa nascondi là dietro?” disse Harry, sorridendo.
“Per favore, siediti e chiudi gli occhi.”lui inarcò le sopracciglia. “Ti prego!”
“E va bene.” e così si sedette sul divanetto. Hermione prese
posto sul tavolino proprio davanti a lui.
“Ascolta, ti ricordi cosa mi hai detto sul treno?”
“A proposito di cosa?” s’incuriosì lui, con gli occhi sempre
chiusi.
“Stavamo parlando dei nostri genitori, e tu mi hai detto che
ti sarebbe tanto piaciuto avere una torta di mele fatta da tua madre per
natale. Beh, ecco…non sarà mai la stessa cosa…e oltretutto io non so cucinare,
però…” e così dicendo gli mise tra le mani un vassoio con sopra una piccola
torta. Harry aprì gli occhi e restò a bocca aperta.
“Oh…Hermione, tu…” gli scappò un sorriso colmo di stupore.
“Lo so, lo so, si è un po’ bruciacchiata mentre pensavo a
pulire…”
“Tesoro, è bellissima!” la interruppe lui. “E ha un aspetto
molto appetitoso.”
Hermione sorrise timidamente. “Davvero?”
“Altrochè. E se anche fosse immangiabile mi sarebbe cara
infinitamente. Oltre la madre di Ron, sei la prima che mi fa un dolce.”
Lei posò sul tavolino il vassoio, lui le accarezzò una
guancia e poi le loro labbra si incontrarono in un bacio dolce e pieno di
amore. Quindi, dopo essersi separati, Harry staccò un pezzetto di torta e se lo
mise in bocca.
“Com’è?” chiese Hermione ansiosa. “Però dimmi la verità, non
voglio il contentino, oltretutto le critiche sono costruttive.”
“Uhm…cavoli, è buonissimo!”
“Dici sul serio?” e un sorriso splendente le si spiaccicò
sul viso.
“Si, amore. Se non ci credi, assaggia tu stessa.” e così
dicendo le passò un pezzo di dolce.
“…uhm…in effetti…non c’è male…”
“Complimenti allo chef.” le sorrise lui, stampandole un
bacio sulla fronte.
************
Il mattino seguente la neve ricopriva tutto il panorama e lo
zio Frank suggerì ai ragazzi di andare in collina con gli slittini. Harry non
ci mise che mezzo secondo a imparare a pilotarne uno, trovando il metodo molto
simile a quello che usava per pilotare la sua scopa, e per tutta la mattina lui
ed Eddie si sfidarono in gare mozzafiato, vinte una volta da uno e una volta da
un altro. E nel pomeriggio l’intera famigliola si diede a un serratissimo
torneo di poker, ma stavolta a stravincere furono Magda e suo padre.
**
Harry uscì dalla sua stanza strofinandosi i capelli con un asciugamano,
nel tentativo di asciugarli; sia lui che Eddie avevano passato una buona
mezzora a mollo nella vasca da bagno, parlando del più e del meno, poi, una
volta fuori, Eddie si era ricordato di aver lasciato il pettine in bagno e
gentilmente Harry si era offerto di andarlo a recuperare, e non perse tempo a
vestirsi –dal momento che addosso aveva solo un asciugamani legato sui fianchi.
Ma nello stesso momento in cui mise la mano sulla maniglia, dalla porta del
bagno uscì un’altra figura, con i capelli bagnati e un asciugamani annodato sul
petto.
Hermione. Seminuda.
Tutti e due i ragazzi si bloccarono all’istante, con gli
occhi spalancati e la bocca aperta, leggermente arrossiti.
Hermione studiò attentamente con lo sguardo le spalle larghe
e i muscoli discretamente scolpiti del suo ragazzo. Cazzo! Non lo facevo
così in forma! , pensò, arrossendo inevitabilmente mentre notava che i
capelli totalmente scompigliati erano un’altra nota di virilità che attirava la
sua attenzione.
Harry non sapeva con precisione quale fosse la parte del
corpo di Hermione che più gli faceva venire le farfalle nello stomaco; la pelle
liscia delle spalle, su cui sgocciolavano i capelli umidi; la piccola porzione
di seno che usciva fuori dall’asciugamani; le gambe lunghe e slanciate; Oh.Mio.Dio.Oddio.Oddio.Oddio.
Lentamente Hermione alzò gli
occhi fino a incontrare i suoi. “Ehm…cercavi qualcosa?”
“S-si, uhm…il pet-pettine.”
Hermione ridacchiò. “Santo cielo, Harry, mi sembri proprio
Raptor.”
Anche lui si fece una piccola risata. “Mi auguro che non ti
stia riferendo anche al mio aspetto fisico.”
“Su questo puoi stare tranquillo.”
“Già, ehm…” l’imbarazzo era sempre alle stelle.
“Forse dovremmo…” disse Hermione, contorcendosi nervosamente
le dita. Poi all’improvviso si mosse per uscire dal corridoio, ma Harry la
trattenne per un polso.
“No, aspetta…”
E prima di poter pensare oltre lui l’attirò a sé e la baciò.
Immediatamente le fece scivolare un braccio attorno ai fianchi e un altro
dietro alle spalle, cercando di stringerla a sé il più possibile, di sentire i
loro due corpi fondersi in un solo contatto. Hermione si aggrappò alle sue
spalle e rispose al bacio con la stessa devastante passione che quasi sorprese
entrambi. Il bacio divenne sempre più profondo, mentre le mani dell’uno si
perdevano nei capelli dell’altra, e gli asciugamani non sembravano più così
saldamente arpionati ai loro corpi.
Probabilmente era la prima volta che i loro baci erano così
colmi di desiderio. Questa volta il brivido che percorreva le schiene di entrambiera amplificato di almeno un centinaio di
volte. Quasi d’istinto rientrarono nel bagno senza staccarsi, e continuarono a
baciarsi con ancora maggiore impeto. Harry chiuse la porta alle sue spalle con
un piede, poi ruppe il bacio per far scivolare la bocca sul collo di Hermione,
mentre lei lo inclinava per lasciargli più spazio e lo stuzzicava
accarezzandogli la nuca con le sue dita sottili.
KNOCK!
KNOCK! KNOCK!
“Harry, allora, questo pettine?!” fece eco la voce di Eddie.
I due ragazzi si separarono a malincuore, cercando di
risistemarsi gli asciugamani e riprendendo a respirare regolarmente. Hermione
si passò una mano tra i capelli, poi prese il pettine dal lavandino e lo porse
a Harry. Lui lo prese e si avviò alla porta per uscire.
“Harry?”
“Mh?”
“Ti amo.” disse lei timidamente.
Lui sorrise. “Io di più.” e chiudendosi la porta alle spalle
le fece un ultimo occhiolino.
************
A notte fonda Harry non riusciva a prendere sonno, mentre
davanti agli occhi gli balenava senza sosta l’immagine di Hermione coperta da
un semplice asciugamano.Coperta è una parola un po’ grossa… Quando praticamente
cominciava già ad albeggiare, nella stanza entrò quatto quatto Eddie, che
tentava di essere il più silenzioso possibile, tenendosi perfino le scarpe in
mano.
“ Tu che ci fai ancora in piedi a quest’ora?”
“E tu, allora?”
“Beh, io sono grande abbastanza per andare a letto con la
mia ragazza fino alle quattro della mattina.” fece tranquillo Eddie mentre
posava le scarpe e si toglieva il giaccone. “E anche tu.”
Harry
arrossì ferocemente. “Che c’è, ho toccato un tasto dolente?” infierì
Eddie con un ghigno soddisfatto, mentre si sedeva sul letto.
“…uhm…”
“Ehi, non farti problemi solo perché Hermione è la mia cuginetta,
dopotutto sono un maschio, e ti assicuro che so riconoscere una bella ragazza
quando la vedo, e zuccotto è decisamente a posto con tutto.”
“Si, è bellissima.” Harry fissava la porta con aria
malinconica.
“E tu vorresti fare l’amore con lei.”
“Oh?” lo guardò storto un imbarazzatissimo Harry; per lui
non era certo la prima volta, aveva già avuto altre esperienze di sesso, ma mai
con nessuna di cui fosse veramente innamorato, e parlare di Hermione con suo
cugino lo faceva sentire discretamente a disagio. Eddie sorrise malignamente.
“Harry Potter, tu sarai anche un grande mago, ma io sono uno
stregone in fatto di sesso e donne. Tu vuoi lei, lei vuole te. E’ molto
semplice.”
“Ma non ti sembra di correre un po’ troppo?”
“No, affatto. E…lo sai, domani notte nessuno di noi sarà a
casa. Io e la mia ragazza ci daremo ai fumi del veglione giù in città, Magda
passerà la serata col suo fidanzato, papà parteciperà alla festa che hanno
organizzato in paese e ovviamente finirà ubriaco coi suoi amici a cantare
Jingle Bells sul divano del salone delle feste. Tu e Hermione dovreste andare
con lui, ma nessuno vi obbliga a restare lì tutta la notte…”
“Grazie dell’aiuto, Ed, ma non credo di voler programmare il
sesso con Hermione. Voglio dire, non sarei un maschio a posto se ti dicessi che
non vorrei fare l’amore con lei esattamente in questo istante…” e qui tutti e
due sorrisero. “…ma ci tengo davvero alla nostra storia, e se lei non se la
sente ancora, beh…aspetterò.”
“Che ragazzo premuroso, zuccotto è fortunata.” commentò
Eddie. “Comunque sta di fatto che tu domani passerai la notte con lei da solo
qui. E io mi gioco le mutande che finirete a letto insieme prima ancora di
rendervene conto. Fidati dell’esperto.”
“Magari.” fece Harry con lo sguardo sognante. Eddie rise e
gli tirò in faccia il cuscino.
****************
Ok, ammetto che si può fare di meglio…ma in fondo non è
possibile che tutta la vita di Harry e Hermione è un eterno problema…hanno
diritto anche loro a un po’ di relax disimpegnato! E, come penso sia chiaro, io
adoro la campagna e lo trovo il posto più rilassante del mondo!
Ammetto anche che in certi momenti ci vado giù pesante con
il romanticume…ma io vi ho avvertiti tutti!
Ancora un paio di capitoli – forse meno- e il grande match
Potter vs Riddle riprenderà a grandi colpi…e allora sarà più chiaro il perché
della R del rating…^^
Beh, rimanete sintonizzati per il chap.7 “Buon natale, amore
mio”
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono
alla Rowling!…(ma la famiglia di Hermione in questo e negli altri capitoli è
mia ^^)
FIGHTING DARKNESS
BUON NATALE, AMORE MIO
La
mattina del 24 Dicembre si presentò meno fredda dei giorni precedenti; Harry
scese in cucina allegramente, e ci trovò lo zio Frank intento a preparare la
colazione per tutti.
“Buongiorno.”
“Buongiorno
a te, Harry. Sei molto mattiniero oggi.”
“Mh?…ma…”incuriosito,
il ragazzo si affacciò alla finestra della stanza: fuori, in piedi vicino a un
albero, stava Hermione, in lacrime.
“Ha
nostalgia dei suoi genitori.” afferrò al volo lo zio. “Tutte le mattine della
vigilia di Natale suo padre la portava in paese e le comprava lo zucchero
filato, lo ha fatto fin da quando era molto piccola. Era una specie di
tradizione per loro.”
Harry
sospirò profondamente. “Vado da lei.”
“Si,
vai. Tu sei l’unico che possa farla sentire meglio.”
Il
ragazzo annuì ed uscì di casa.
************
Hermione
continuava a fissare il ramo più alto della grossa quercia che stava davanti
alla casa. Quando era piccola era il suo albero preferito, non aveva rivali.
Quando era piccola…
“Hermione, scendi!! Vuoi
romperti la testa, scendi subito!!!”
“Ma no, mamma, non posso
cadere, guarda!” la piccola si sospese al ramo frondoso con le gambe.
“Oddio!!” la donna si chiuse
gli occhi, mentre la bambina continuava a ridere.
“Che sta succedendo qui?”
chiese un uomo, avvicinandosi con un gran sorriso.
“Guardami, papà! Guarda come
sono in alto!”
“Ti vedo, amore, forse sei
un po’ troppo in alto, no?”
“Per l’amor di Dio, Ewan,
falla scendere!” fece sfinita la donna.
“Hermione, perché non vieni
giù, tesoro? Stai facendo venire un attacco di cuore a tua madre.” esclamò
divertito l’uomo.
“Vieni su tu!”
“E va bene, arrivo.” fece
rassegnato lui, apprestandosi alla scalata.
“Ewan! Oh, santa pazienza!!”
L’uomo risalì l’albero in poco
tempo e si sedette accanto alla figlia sorridendo. “Oh, eccoci qua! E adesso
senti se ti va il mio programma: manda un bacio alla montagna, scendiamo giù,
ce ne andiamo in paese e ci compriamo lo zucchero filato e le caramelle
candite! Ti va?”
“Siii! Evviva!!!” la bambina
battè le mani entusiasta.
“Forza, allora!”
Una
zaffata di vento gelò le lacrime sulle guance di Hermione; erano solo ricordi,
eppure così nitidi che per un attimo si era sentita la bambina spericolata di
tanti anni prima, che scalava gli alberi e faceva spaventare sua madre…sembrano secoli fa…
Mentre
si asciugava le lacrime con la manica della giacca, Hermione si sentì
avviluppare alle spalle da due braccia forti e sicure e ne riconobbe subito il
possessore, rilassandosi nell’abbraccio.
“C’è
qualcosa che posso fare per te?” le sussurrò Harry in un orecchio.
“Tienimi
stretta a te.” Hermione si girò e nascose la faccia nel petto di Harry, mentre
lui la stringeva a sé, accarezzandole i capelli.
“Scusami,
non è il massimo piangere quando questo è il nostro primo Natale insieme.”
“Sshh,
non dirlo nemmeno.” mormorò lui, baciandole una tempia. “Io sono qui per te.”
“Mi
mancano così tanto, Harry…”
“Lo
so, ed è normale. Non devi sentirti in colpa, sarebbe strano il contrario. Loro
sono parte di te, ed è ovvio che ti manchino tanto. Piangi, non ti cambierà le
cose ma ti farà sentire un po’ meglio.”
Lei
non disse nulla, ma lui la sentì tremare tra le sue braccia.
************
Quando
Magda scese la scala tutta tirata a lucido per la serata, erano appena le sei
del pomeriggio. Harry e Hermione stavano giocando a carte sul pavimento vicino
al caminetto.
“Wow,
sei uno schianto!” esclamò festosa Hermione.
“Vero,
stai molto bene.” aggiunse Harry.
“Grazie
ragazzi, siete molto gentili.”
Qualcuno
bussò alla porta e Hermione si affrettò ad aprire: era un ragazzo biondo, molto
alto, vestito con un elegante smocking e con un mazzo di fiori in mano. “Ciao
Jeff.”
“La
piccola Hermione?” spalancò gli occhi quello. “Accipicchia, quanto sei
cresciuta!”
“Visto
quanto è bella?” esordì Magda, abbracciandola.
“Altrochè,
avrà preso da te.”
“Che
galante.” gli fece l’occhiolino lei. “A domani, ragazzi, e auguroni di cuore.”
fece Magda, dando un baio a Hermione.
“Divertitevi.”
le rispose sorridente lei, e Harry la salutò con la mano. Anche Jeff li salutò,
poi si chiuse la porta alle spalle.
“Bene,
bene…a quanto pare siamo rimasti solo noi due…” fece Harry con un ghigno
furbesco.
“No,
tesoro, adesso rimani solo tu, io devo andare a vestirmi.”
“Come?…di
già?”
“Teoricamente
dovresti prepararti anche tu. Abbiamo appuntamento con mio zio tra un’ora giù
in paese.”
“Ok,
hai vinto.” disse Harry rassegnato, alzandosi. “Andiamo a vestirci.”
“Bravo,
così mi piaci.” esclamò soddisfatta Hermione.
Una
buona mezzora dopo Harry raggiunse la camera da pranzo, vestito di tutto punto
e perfino pettinato. (!!)
Pochi
minuti più tardi scese anche Hermione, con un elegante vestito rosso lungo
allacciato dietro al collo.
“Wow,
sei bellissima.” esclamò lui.
“E
tu non sei affatto male, bellezza.” gli sorrise lei.
Entrambi
si infilarono i cappotti e uscirono, raggiungendo lo zio Frank alla sala da
ballo del paese in festa.
************
La grande
sala dove l’intero paesino stava festeggiando era estremamente natalizia e
calda. Dopo una gustosissima cena, tutti si spostarono in una coloratissima
stanza con un grosso albero multicolore, pronti a darsi alle danza per tutta la
notte. Il primo disco messo su era un lento, perfettamente coerente con
l’atmosfera che si era creata tra i presenti, e specie tra i più giovani. Anche
Harry e Hermione raggiunsero la pista per ballare.
“Lo
sai” esordì lei “stavo pensando all’ultima volta che abbiamo ballato insieme.”
“La
sera che ci siamo messi insieme.” mormorò lui.
“Si.
Non sapevo ballare il valzer, eppure con te tutto sembrava facile. E poi lo è
stato davvero.” Lui le sorrise. “E’ incredibile come sto bene con te.”
“Ehi,
ricordati che dobbiamo andarcene presto, voglio darti il mio regalo a
mezzanotte precisa.”
“Certo,
anch’io ci tengo.”
“Stavo
pensando che mi piacerebbe restare qui con te per sempre.”
Lei
lo guardò incuriosita. “Davvero?”
“Si,
beh…vedi…” arricciò il naso lui. “Prima di tutto qui tu sei felice, sei
spensierata, sei come una bambina semplice e serena. Qui ci siamo solo tu e io,
non esiste nient’altro…nessun Voldemort e nessun’altra minaccia, solo noi…e
finalmente posso guardarti negli occhi senza odiarmi per averti messo in
pericolo.”
“Harry…”
“Finalmente
quando cammino nessuno mi ferma per chiedere un autografo a Harry Potter, qui
io sono solo Harry, il tuo ragazzo, punto e basta.” sorrise amaramente lui.
“Adoro questo posto, è un’oasi di pace.”
“Potremo
tornarci sempre, tesoro.”
“Non
è proprio quello che intendo io.”
“Lo
so.” annuì lei. “Non credere che anche per me non sia la stessa cosa. Ma non mi
interessa quanto tu possa essere famoso o pericoloso, ti amo e questo mi
basta.”
Harry
le accarezzò il viso. “Hermione, non è che voglio cambiare argomento, ma c’è un
biondo che continua a guardarmi con uno sguardo assassino, per caso lo
conosci?”
Hermione
si voltò leggermente. “Ah, certo, quello si chiama Darius.E’ quello che l’estate
scorsa voleva a tutti i costi portarmi a letto al primo appuntamento.”
“E’
lui quel porco?” chiese lui, irrigidendosi un po’.
“Lascialo
perdere, mi avrà chiesto scusa un centinaio di volte, e poi Ron gli ha già
rotto il naso, ti ricordi?”
“Se
la smettesse di sbavare per te, magari…senti, ti dispiace se ci avviamo a casa?
Ho un’incredibile voglia di cavargli gli occhi.”
Lei
ridacchiò. “Va bene, come vuoi.”
Lo
zio Frank salutò i ragazzi e diede loro le chiavi di casa, dando appuntamento a
entrambi la mattina dopo ancora lì per il pranzo di Natale.
Harry
e Hermione raggiunsero il giardino fuori di casa dopo una bella camminata nella
neve. Prima di entrare si fermarono fuori a guardare la luna piena.
Hermione
si stiracchiò gambe e braccia. “E’ una notte bellissima, eh?”
“Altrochè.”
“E
tu sei uno schianto con questo vestito.”
“Secondo
me tu sei stupenda anche senza.” fece lui maliziosamente, mentre lei, un po’
arrossita, sorrise.
“Harry.”
“Mh?”
E
prima che potesse chiederle il perché di quel sorriso furbetto si ritrovò
spiaccicata sul viso na palla di neve. Hermione scoppiò a ridere.
“Ah,
è così, eh?” rise anche lui, e due secondi dopo le tirò contro la sua palla di
neve. In breve la sfida si fece agguerrita, e i loro cappotti si inzupparono
progressivamente. Quindi, come due bambini, si misero a rincorrersi finchè non
caddero ridendo nella neve.
Hermione,
bloccata sotto il peso del corpo di Harry, affondò leggermente nella neve, e il
freddo la fece tremare un po’. Fu il colpo di grazia per il self-control di
Harry: i due si guardarono negli occhi per un lungo momento, poi lui le sfiorò
le labbra lievemente, per poi baciarla con un strana urgenza di stringerla a sé
e abbracciarla, accarezzarla, toccarla…amarla in tutti i modi possibili. Qualche
istante dopo, però, a malincuore, Harry dovette staccarsi da lei e alzarsi in
piedi: Hermione stava tremando come una foglia, e i vestiti di entrambi erano
tutti bagnati.
“Scusami.”
le disse lui mentre l’aiutava ad alzarsi.
Lei
scosse la testa sorridendo e aprì la porta per entrare. Non appena dentro,
Harry diede un’occhiata all’orologio.
“Senti,
visto che manca ancora qualche minuto a mezzanotte, perché non andiamo a
metterci qualcosa di asciutto addosso?”
“Ok,
faccio in fretta.” promise lei.
Quando
Hermione tornò nella stanza del camino Harry lo aveva già acceso, e ci stava
seduto accanto per terra. Aveva addosso un pantalone felpato e una maglietta, e
sembrava ancora più in forma del solito. Hermione gli si inginocchiò davanti,
sorridendo. Si era struccata e indossava solo un top a bretelline e un paio di
pantaloncini corti, mentre i lunghi capelli castani le ricoprivano buona parte
delle spalle.
Lui
le sorrise, poi prese il pacchetto e iniziò a scartarlo con una certa
impazienza. Quando finalmente riuscì ad aprirlo gli sembrò una specie di diario
rilegato, ma la scritta sulla copertina lo fece trasalire:
TUTTO
QUELLO CHE SERVE A UNA FIREBOLT PER DIVENTARE DELUXE
Harry
quasi inconsapevolmente sorrise emozionato, e lo aprì per scoprire una specie
di indice che indicava una lunga serie di incantesimi da poter usare sul suo
manico di scopa per migliorarne qualità e prestazioni.
“Oddio,
è fantastico!…ma come…?”
Hermione
rise divertita: visto così smbrava un bambino in attesa di babbo natale,
piuttosto che il grande mago che tutti conoscevano. “Ho cercato un po’ per
tutte le librerie di Hogsmeade, e quando credevo che non avrei trovato
nulla…beh…ti piace?”
“Se
mi piace? Hermione, è semplicemente stupendo! Guarda qui! Non credevo si
potesse modificare fino a tanto una firebolt!” esclamò eccitato.
“Guarda
un po’ la fine del libro.” suggerì lei.
Le
ultime quattro pagine erano piene di disegni di giocatori di quidditch con le
loro scope e le loro mosse migliori. Harry spalancò occhi e bocca e guardò
incredulo Hermione. “Le mosse speciali dei Cannoni di Chudley! Ma dove le hai
trovate?” lei gli fece un occhiolino. Lui non potè trattenersi oltre: posò il
libro, le prese il viso tra le mani e la trascinò in un bacio che la lasciò
senza fiato.
“Grazie.”
le mormorò dolcemente mentre riprendevano fiato. “Adesso tocca a me.”
Hermione
si sedette meglio, emozionata. Lui sorridendo le porse un pacchetto grossomodo
delle stesse dimensioni di quello precedente. “Buon natale, Hermione.”
La
carta del regalo scivolò delicatamente via in pochi istanti, e Hermione si
coprì la bocca con una mano.
Fra
le sue mani c’era un libro rosso con sopra una foto di lei neonata in braccio a
suo padre e sua madre, che la accarezzavano e la facevano giocare con un
sonaglio. Con le mani che le tremavano, Hermione lo aprì: era un album di fotografie
animate magicamente. Nelle foto successive potè vedersi ancora piccolissima
davanti alla sua prima torta di compleanno con sua madre che le baciava le
guanciotte paffute, o ancora a 5 anni, penzolante dal ramo di un albero mentre
la madre le strillava di scendere ed Eddie si sbellicava dalle risate; un’altra
foto la ritraeva tutta sporca e spettinata fra i maiali sotto gli occhi
divertiti di suo padre; e in un’altra ancora tutti e due i suoi genitori
stavano tirando le briglie di un pony su cui stava lei. Quindi ce n’era
un’altra di lei appena un po’ più grandicella, Eddie e Magda con i grembiulini
della scuola (il suo a quadretti rosa e bianco, quello di Magda bianco con un
fiocco rosa e quello di Eddie azzurro), con Eddie che le stava tirando i capelli
e Magda che lo stava strattonando. Ce n’erano ancora molte altre, poi l’ultima
pagina era colmata da un’unica foto più grande di lei (adulta) e dei suoi
genitori vestiti elegantemente e sorridenti, mentre si mettevano in posa.
Hermione
era solo marginalmente consapevole delle lacrime che le rigavano le guance,
mentre continuava a scorrere le pagine e sorrideva alle foto più buffe.
“Harry…”
sussurrò in un soffio lei.
“Una
volta qualcuno ha fatto questo per me e mi ha aiutato molto.” sorrise brevemente
lui.
“E’
la cosa più bella che potessi regalarmi…” riuscì a rispondergli lei. “Come…?”
“Due
settimane fa ho mandato qui Edvige e ho chiesto a Magda di mandarmi tutte le
foto più belle che aveva di te e dei tuoi genitori. Colin Canon ha fatto il
resto.” e qui gli scappò una risatina. “Avresti dovuto vedere la sua faccia
quando gli ho chiesto di aiutarmi.”
Hermione
sorrise, e messo giù l’album gattonò fino da Harry, gettandogli le braccia al
collo.
Lui
la strinse fra le braccia. “E’ il natale più bello della mia vita, dico sul
serio.”
I
due ragazzi rimasero abbracciati per un tempo interminabile, poi lui si chinò
su di lei e la baciò, proprio come l’aveva baciata il giorno prima in bagno,
mentre erano entrambi seminudi. Anche lei rispose al bacio con la stessa
intensità e la stessa urgenza, finchè tutti e due non finirono sdraiati a
terra, lui sopra di lei, senza interrompere il bacio. Ormai per quanto fossero
vicini non lo erano abbastanza, quella sarebbe stata una notte magica, la notte
in cui ‘ti amo’ non sarebbero state solo parole. Hermione si strinse ancora di
più alle spalle di Harry, che prese a baciarle il collo, e lui non potè
trattenere le mani, che scivolarono sotto la maglietta di lei. Hermione si
sentì mozzare il fiato in gola mentre le mani di Harry le accarezzavano il
seno, e si strinse ancora di più a lui. Harry, dal canto suo, si sentiva le
farfalle nello stomaco; aveva desiderato di poterla amare in quel modo da
sempre, e la sensazione di lei lì, sotto di lui, gli faceva venire voglia di di
strapparle i vestiti di dosso e prenderla immediatamente, ma prima di dare
ascolto al suo corpo doveva obbedire al suo cuore: per lei era la prima volta,
era sicuramente nervosa, per di più avrebbe sentito dolore. Voleva metterla
completamente a suo agio, anche se questo voleva dire fermarsi e aspettare.
L’avrebbe fatto – a malincuore – se lei lo avesse voluto. Ma fortunatamente lei
non sembrava intenzionata a lasciar perdere.
All’improvviso
Hermione ruppe il bacio per respirare, Harry si fermò un attimo e la guardò
negli occhi, tutti e due col fiato corto, naso a naso. “Qualcosa non va?”
“No,
è solo…sai…per me…ecco, è la prima volta che…” mormorò a bassa voce lei,
arrossendo. Lui le baciò la fronte.
“Lo
faremo solo se te la senti, non voglio farti pressioni. Posso aspettare.”
sussurrò lui ansimando un po’. Hermione sapeva bene quanto gli costasse dire
una cosa del genere.
“Lo
voglio tanto, Harry…è solo…” e qui abbassò lo sguardo. “…paura, credo…”
Lui
le sorrise dolcemente. “Andrà tutto bene, vedrai, sarà bellissimo.”
Lei
sembrò riprendere coraggio, e lo guardò negli occhi un istante prima di
baciarlo di nuovo. Lui rispose immediatamente al bacio e le sue mani ripresero
ad accarezzarla dove si era fermato.
************
Quando
aprì gli occhi, Harry ci mise unattimo
prima di capire che la stanza era ancora quasi del tutto al buio perché il sole
stava a momenti per sorgere. Si sollevò un po’ sui gomiti: stava sdraiato nel
suo letto, nudo, coperto col piumone fino alla vita. Quello che lo disorientò
un attimo fu l’altra metà del letto vuota. Subito inforcò gli occhiali in cerca
di lei: avevano passato una notte bellissima insieme, il solo ricordo di aver
fatto l’amore con lei gli faceva sentire il bisogno di farlo ancora. E ancora.
E ancora. Con lo stesso amore, la stessa passione, la stessa voglia
instancabile.
Hermione
stava rannicchiata contro la finestra sul piccolo divanetto sotto di essa, con
addosso l’accappatoio di Harry – che ovviamente le andava ben più grande – e i
capelli mossi tutti cascanti dal lato destro del collo.
Harry
si annodò un asciugamani ai fianchi e si inginocchiò sul divanetto alle sue
spalle, circondandola con le sue braccia forti e attirandola a sé.
“Buongiorno.” le mormorò dolcemente, dopo averle dato un bacio sul collo.
Lei
sorrise e voltò il viso per dargli un piccolo bacio sulle labbra. “Buongiorno a
te.”
“Tutto
bene?”
“Si.”
rispose lei, accarezzandogli un braccio. “Volevo vedere l’alba. L’alba di
natale è più bella delle altre. Mia madre mi diceva sempre che se vedi l’alba
del giorno di natale e pensi a un ragazzo, lui sarà tuo per sempre.”
“Davvero?”
Harry la stava ascoltando, ma non per questo aveva smesso di di darle piccoli
baci sul collo e dietro l’orecchio. Il suo profumo, esattamente come il suo
sapore ore prima, lo mandavano in estasi. “Dieci galeoni che indovino chi è il
fortunato.”
Lei
sorrise e si voltò, cambiando la loro posizione in modo che Harry stava seduto con
le spalle alla finestra, e Hermione stava rannicchiata fra le sue braccia, con
la testa sul suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli. Rimasero così in
silenzio per un lungo momento.
“Ricordami
di rompere il naso a Ron quando torniamo a Hogwarts.”
“Perché?”
chiese lei incuriosita, mentre con un dito disegnava piccoli cerchietti sul
petto di lui.
“Perché
lui e quell’altro pervertito di Seamus ti hanno inserita al primo posto nella
lista delle ragazze che vorrebbero vedere nude.”
Hermione
ridacchiò. “Ma che bravi, così è questo che fate nel dormitorio dei maschi,
eh?”
“E
voi santarelline, mh, cosa fate invece?” la prese in giro Harry.
“La
classifica del più sexy.” rise lei.
“Ma
non mi dire.” anche lui rise. “E?”
“E
cosa?” lo punzecchiò Hermione. “Vuoi conoscere la hit-parade?”
“Se
me la vuoi proprio dire…”
“E
va bene, signor sto-morendo-dalla-curiosità-ma-non-lo-ammetterò-mai…” lei si
rimise seduta. “Terzo Dean, secondo Ron e primi a pari merito tu e Malfoy.” e
detto questo gli sfiorò le labbra con le sue.
Harry
rimase a bocca aperta. “MALFOY? Draco Malfoy?”
“Tesoro,
quanti Malfoy ci sono a Hogwarts?”
“Andiamo,
è un viscido serpente! Come può essere sexy quello là?!”
“E’
uno sporco bastardo, ma oggettivamente ha un bel fisico.”
“Per
me è solo una gran testa di cazzo.”
“Anche
per me.” annuì lei, scostandogli un ciocca di capelli sul viso. All’improvviso
lui si portò una mano alla cicatrice e strinse gli occhi. “Che c’è, che
succede?” chiese lei preoccupatissima.
“Niente,
niente…” ma una smorfia di dolore lo tradì.
“Non
è vero, ti fa ancora male!”
“…tranquilla,
ora va meglio…” piano piano, Harry si distese.
“Pensi…che
lui sia qui vicino?”
“No,
è ben più forte il dolore quando è nei paraggi. Questo voleva essere sol un
avvertimento.” Harry riflettè un attimo sulle sue stesse parole, poi si alzò in
piedi e prese a camminare nervosamente avanti e indietro. “Sono un idiota
egoista.”
“Perché
dici così?” Hermione non ci stava capendo più molto.
“Ti
sto esponendo a un pericolo enorme, ormai ha capito che tu sei tutto il mio
mondo. Per colpa mia forse vuole farti del male.”
“Ehi”
esordì lei, balzando in piedi. “Non è colpa tua, ne abbiamo già parlato, mi
sembra.”
“Si,
invece. Ti amo, ma se volessi davvero il tuo bene dovrei lasciarti andare con
qualcuno che con cui saresti al sicuro. Solo che è dannatamente
difficile…”concluse amareggiato Harry, guardando a terra.
“Stammi
a sentire, Harry, è una mia scelta se sono al tuo fianco, perché ti amo, e se
voglio starti vicino, se voglio aiutarti nella tua lotta, perfino se voglio
dare la mia vita per te, beh tu non hai il diritto di impedirmelo!” esclamò
vivacemente Hermione.
“Con
me non sei al sicuro.” aggiunse nervosamente lui, passandosi una mano tra i
capelli spettinati.
“Sei
diventato sordo, Harry James Potter? Non hai sentito quello che ho appena
detto?!”
“Hermione,
una cosa è combattere rischiando la mia vita, un’altra è giocare con la tua!
Non potrei vivere se ti portasse via da me, lo capisci o no?!” anche lui
sembrava alterato.
“Io
non vivrei lo stesso se tu te ne
andassi via, vuoi capirlo?!” gridò lei. “Mi sei rimasto solo tu per cui vivere,
cosa farei senza di te? E’ così difficile da accettare?!”
Lui
scosse la testa, cercando di convincersi del suo punto di vista. “Che devo
fare?” chiese alla fine confuso, con occhi supplichevoli.
Hermione
sospirò profondamente e gli accarezzò una guancia. “I problemi dobbiamo
affrontarli insieme, sennò saranno più forti di noi.”
“Dimmi
cosa vuoi. Qualunque cosa.”
“…solo
te.” rispose lei, abbassando lo sguardo. “Vorrei che mi amassi come se fossimo
le uniche due persone sulla terra.”
Lui
con un dito le sollevò il mento per poterla guardare negli occhi. “Non lo
siamo?”
I
loro sguardi rimasero bloccati ancora per qualche secondo, poi Harry le si
avvicinò e chinò le labbra sulle sue. Senza interrompere il bacio, la prese in
braccio e dolcemente la rimise sul letto, sciogliendo il nodo della cinta
dell’accappatoio.
****************
Beh,
è giusto così, no?…eh eh…
Continuate
a recensire!
Prossimo
capitolo: “Come corre il tempo”
Si
accettano scommesse su cosa succederà! A chi si avvicina di più darò una
piccola anticipazione sulla storia!
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…
FIGHTING
DARKNESS
COME
CORRE IL TEMPO
Non furono gli uccellini né un bel raggio di sole a
svegliare Harry dalla notte più bella della sua vita. Fu una sensazione di calore
sotto il suo braccio e contro il suo petto che lo portò ad aprire gli occhi.
Contro il suo petto era schiacciata la fronte di Hermione, sotto il suo braccio
stavano i suoi fianchi. Harry la fissò teneramente mentre dormiva rannicchiata
contro di lui; cominciò ad accarezzarle con dolcezza i capelli, poi le sfiorò
una tempia con le labbra.
Era calda. Stranamente troppo.
Lui aggrottò le sopracciglia e la guardò un attimo:
affannava, e molto. Harry si raddrizzò nel letto e le appoggiò una mano sulla fronte.
Santo cielo, Hermione…ma tu scotti… Rapidamente si alzò dal letto e
cercò le mutande per infilarsele, quindi saltellò da un piede all’altro per
entrare nei pantaloni felpati.
“…no…”
Il ragazzo si fermò di colpo e si avvicinò al letto.
Hermione si girava e si rigirava senza sosta sul cuscino, affannando. Il suo
bel viso era contratto in un espressione di dolore.
“…ti supplico, non farlo…”
“Hermione?” lui provò a sfiorarle una guancia. Era tutta
sudata.
“…qualsiasi cosa, ma non fargli del male…ti supplico…” si
lamentò lei, mentre le lacrime le scendevano dagli occhi ancora chiusi. Harry
pensò che la cosa migliore per farle scendere quel febbrone fosse di
rinfrescarla con un po’ d’acqua, e corse fuori in direzione del bagno, ma
sbattè letteralmente contro Sirius, a cui cadde di mano la tazzina di caffè che
stava bevendo.
“Harry! Che ti prende?”
“Hermione ha un improvviso attacco di febbre, sembra grave,
sta delirando!” buttò fuori tutto di un fiato Harry, preoccupatissimo.
“Posso andare a dare un’occhiata?” Harry annuì mentre
correva in bagno.
Hermione continuava ad agitarsi nel letto, bollente, sudata,
ansimante, mentre stringeva dolorante i lembi del piumone che la ricopriva dal
seno in giù. Sirius le si avvicinò con l’espressione di chi sospetta qualcosa.
“…ti prego…non farlo…”
“Hermione, riesci a sentirmi?” provò a chiamarla.
In quel momento rientrò Harry con un asciugamani in mano, e
balzato in ginocchio sul letto prese ad asciugarle il sudore in più punti. “Ma com’è
possibile, stavamo benissimo fino a qualche ora fa!” fece esasperato mentre
cercava di soccorrerla.
“…farò qualsiasi cosa, te lo giuro…ma lascialo
stare…”mormorò piangendo Hermione.
“Ehi, Hermione, svagliati! E’ solo un incubo, non avere
paura!” le disse lui, accarezzandola.
“Harry, non è febbre. E’ Voldemort.” annunciò cupo Sirius,
alzandosi in piedi e chinandosi su Hermione. Harry lo guardò come chi scopre
che gli asini volano.
“Cosa?”
“Sta cercando di trascinarla nella dimensione oscura, e viste
le sue condizioni, direi che ci sta riuscendo benissimo.” aggiunse l’uomo,
teso.
“Ma non è possibile!” esclamò Harry, stravolto. “Sono stato
sempre con lei stavolta, non può esserci riuscito di nuovo!!”
“Calmati, Harry. Lo so, ma purtroppo è già successo. Ora
dobbiamo solo pensare a riprenderci Hermione.” Sirius cercò di controllarsi
visto che il suo pupillo sembrava sconvolto. Harry si passò nervosamente le
mani tra i capelli spettinati.
“…lasciami andare, ti scongiuro…no…” mormorò debolmente
Hermione. Harry si chinò su di lei, accarezzandole il viso.
“Hermione, mi senti? Quello che vedi è un’illusione! Apri
gli occhi, io sono qui!!” le disse scuotendola leggermente.
“Non può più sentirti” fece Sirius, appoggiandole due dita
sulla fronte bollente. “Ormai l’ha quasi presa, è troppo tardi.”
“Che cosa devo fare?!” gridò Harry, disperato.
“Devi farle male, Harry, e molto.” esordì all’improvviso
Sirius.
Harry lo guardò a bocca aperta. “Che hai detto?”
“Soltanto un dolore fisico tremendo può richiamarla nella
nostra dimensione.” Sirius stava cominciando ad agitarsi. “Conosco questo
incantesimoe credimi, per quanto
orribile ti possa sembrare, questa è l’unica possibilità che abbiamo.”
“Stai scherzando?! Già sta soffrendo, deve provare altro
dolore ancora??” Harry era fuori di sé.
“La vuoi salvare o no?!?” gridò Sirius.
“…vattene, lasciami…Harry…” ormai i lamenti di Hermione
erano ridotti a deboli sussurri.
“Stammi a sentire, Harry, Hermione è allo stremo delle forze
ormai, non resisterà ancora per molto! E’ un controsenso, ma se la ami davvero
devi farle male,ora!”
Harry scosse la testa, inorridito. “No…tu non puoi chiedermi
questo…io non…non posso farlo.”
Sirius serrò la mascella. “Sei l’unico che possa tener testa
a un incantesimo di Voldemort, altrimenti non te l’avrei mai chiesto.”
Hermione inarcò la schiena, lasciandosi scappare un debole
lamento. Harry la guardò terrorizzato, ora anche lui affannava.
“Harry” riprese Sirius, porgendogli la sua bacchetta. “Non
c’è più tempo. O intervieni subito, o la perderai per sempre.”
Harry si sentì il cuore spaccato in due parti; il cervello
era completamente annebbiato alla vista di Hermione che si contorceva
spasmodicamente fra le lenzuola. Quelle stesse lenzuola che solo poche ore
prima li avevano visti felici e innamorati. Chiuse gli occhi forte, si morse le
labbra, poi si chinò su di lei lentamente, cercando di non farsi schizzare il
cuore fuori dal petto. Con le mani tremanti prese la bacchetta che gli porgeva
Sirius e la puntò contro di lei. “Perdonami, amore mio.” mormorò con la voce
strozzata, chiudendo gli occhi e tirando un grosso sospiro.
“Crucio.”
Immediatamente Hermione s’irrigidì e inarcò ancora di più la
schiena, quasi strappando le coperte fra le dita; gli occhi le si serrarono
ancora di più e dalla bocca le uscì un lamento muto di puro dolore. Pochi
secondi dopo, comunque, la ragazza si rilasciò nel letto, pallidissima, coperta
di sudore ma non più ansimante. Sirius le sentì il battito, poi tirò un sospiro
di sollievo chiudendo gli occhi, e annuì in silenzio al suo pupillo.
Harry, sudato e bianco come un cencio, si risedette sul
letto e si coprì la faccia con le mani.
“Sta bene adesso, è soltanto svenuta.” iniziò Sirius, piano.
“Se è viva è solo merito tuo.”
“Perché?” mormorò Harry, mettendosi le mani fra i capelli.
“Perché tutto questo deve succedere a me? Perché non posso essere felice come
qualunque altro essere umano?”
Sirius inspirò profondamente, lo sfogo di Harry era più che
leggittimo.
“Da che ho memoria ho sempre dovuto lottare per poter
vivere. Ho accettato di combattere Voldemort. Ho vissuto senza nemmeno
conoscere i miei genitori. Sono stato sempre il ragazzo con la cicatrice. Il
bambino sopravvissuto.” e qui sospirò dolorosamente. “Ma tutto questo è
diventato sopportabile col tempo, e addirittura non ci faccio più caso da
quando sto con Hermione. Lei è la prima cosa bella che mi sia mai capitata, per
la prima volta sento di essere davvero felice, e adesso mi accorgo di essere un
bastardo egoista.”
Sirius lo fissò dubbioso. “Che vuoi dire?”
Harry scosse la testa. “Stanotte abbiamo fatto l’amore
insieme per la prima volta. E’ stata una cosa unica. Stamattina avremmo dovuto
svegliarci allegramente, stare ancora insieme, parlare, scherzare, anche
rifarlo. Se avesse fatto sesso con un altro a quest’ora starebbe bene, felice e
serena. E invece guarda come ha pagato il fatto di essere stata con me. Se io
avessi le palle dovrei lasciarla andare con qualcuno con cui sarebbe fuori dal
pericolo…ma come faccio…la amo così tanto…il solo pensiero di un altro che
possa toccarla, o anche solo guardarla mi fa impazzire…” mormorò sconfortato,
chiudendo gli occhi forte.
Sirius annuì, serio. “Si, capisco quello che intendi. Ma
posso assicurarti che non risolveresti nulla separandoti da lei. Nessuno di voi
due smetterebbe di amare l’altro, e questo Voldemort lo sa.”
“Finchè era la mia vita a essere in ballo sapevo cosa dovevo
fare. Combattere fino allo stremo, resistere, osare. Ma non posso giocare con
la vita di Hermione.” disse serissimo, coprendosi il viso con le mani. “Non
posso.”
“Il punto è, Harry, che tu sei il ragazzo più coraggioso che
si sia mai visto in giro negli ultimi tempi. Voldemort ha trovato l’unica cosa
che ti fa paura, ma questo non deve suggerirti di gettare la spugna, anzi. Ora
devi lottare ancora di più, per proteggere Hermione.”
“Ti rendi conto che ho usato l’incantesimo più doloroso che
conosco sulla ragazza che amo?”
“E tu ti rendi conto che le hai salvato la vita?” Il ragazzo
sospirò profondamente. “Lo capisco che ti senti costretto, e che vorresti
essere libero di vivere la tua vita. Posso solo dirti di andare avanti come
stai facendo, affrontando anche questa paura come hai sempre fatto, col tuo
solito coraggio.”
Harry annuì, poco convinto e molto stanco.
“Ascolta, io vado a preparare Edvige e la mando da Silente,
credo che dovremmo tornare a Hogwarts domani stesso.”
“Domani? Ma…”
“Non possiamo rischiare, Harry. Con Silente sarete più al
sicuro.”
“…era così felice di stare qui…”
Sirius gli appoggiò paternamente una mano sulla spalla. “Lo
so. Mi dispiace tanto.”
“Quando finirà tutto questo…” fece sconfortato Harry,
passandosi una mano fra i capelli.
Sirius non fu in grado di aggiungere altro, e uscì
mestamente dalla stanza. Harry rimase ancora un attimo con la testa fra le
mani, poi prese l’asciugamani e asciugò il sudore a Hermione, quindi si stese
sul letto e la prese tra le braccia, appoggiando il mento alla sua testa. La
sentì singultare nel sonno, spaventata, e la strinse di più a sé,
accarezzandole i capelli.
************
Hermione sentì una fitta di dolore attraversarle entrambe le
tempie e con una smorfia di dolore aprì gli occhi. Comprese subito di stare
abbracciata a Harry, tra le sue braccia forti.
“…Harry…” mormorò debolmente, realizzando di sentirsi come
se avesse corso una maratona per giorni. Lui subito abbassò lo sguardo per
incrociare i suoi occhi.
“Ehi, come stai?” le disse dolcemente.
“Che…che è successo? Noi stavamo…”
Lui sospirò. “Voldemort.”
Lei serrò gli occhi. “Anche qui?” Lui annuì, amareggiato.
“…certo…adesso ricordo…tutto quello che ho visto…”
“Mi dispiace, perdonami. Non sono riuscito a proteggerti.”
si scusò lui, baciandole la fronte.
Lei si strinse ancora di più a lui. “Non dirlo nemmeno.”
Rimasero così ancora per qualche minuto, poi entrò Sirius,
sorridente, con un vassoio e due tazze fumanti fra le mani. “Buongiorno e ben
svegliata, piccola.”
Lei gli sorrise in risposta e cercò di mettersi seduta, tenendosi
coperta dal seno in giù con il piumone. Anche Harry si sedette. “Un po’ di
latte caldo farà bene a entrambi.” continuò Sirius, porgendo a ognuno la sua
tazza. “Come ti senti?”
Hermione non riuscì a rispondere per via di una fitta
dolorosa alla testa; si portò una mano alla tempia, lasciandosi scappare un
piccolo gemito. Harry in un istante le fu accanto, circondandole le spalle con
le braccia.
“Cos’hai, ti senti male??” le chiese, in panico totale.
Sirius gli fece cenno di calmarsi.
“Tranquillo, è normale, sono i postumi di quell’incantesimo.
Va meglio ora?”
Hermione annuì, sollevando la testa. “Si, sto bene.” e prese
la sua tazza di latte.
“Ho mandato Edvige da Silente, con un po’ di fortuna avremo
oggi stesso la risposta.” Harry annuì, continuando a bere. “Hermione, mi
dispiace, ma penso che sarebbe meglio tornare a Hogwarts domani stesso. Con
Silente sarete più al sicuro, e avremo meno possibilità di coinvolgere i tuoi
familiari in questa faccenda.” concluse Sirius.
“Va bene.” rispose senza esitare lei. Harry la fissò. “Non voglio che zio
Frank e i ragazzi rischino quello che è successo a mamma e papà. Andiamocene al
più presto.” finì, triste.
Sirius annuì, ammirando il coraggio della ragazza. “Non
preoccuparti, loro saranno al sicuro una volta che noi ce ne saremo andati.”
“Ok, li avvertirò io del perché ce ne andiamo, inventerò
qualcosa che riguardi la scuola. Anzi, raggiungiamo zio Frank in paese e
cominciamo ad avvisare almeno lui.” fece risoluta lei, dando un’occhiata
all’ora sulla sveglia babbana sul comodino.
“Sei sicura di sentirtela? In fondo sei ancora debole, forse
dovresti riposare un altro po’.” le disse Harry, preoccupato. Hermione gli
sorrise.
“Stai tranquillo, sto bene adesso. Basta con le attenzioni
speciali, in fondo non sono di cristallo.”
Sirius sorrise. “Ok, allora vi aspetto di sotto.” disse
uscendo.
Harry e Hermione si alzarono e cominciarono a rivestirsi.
Lui s’infilò il maglione, mentre lei ripescava gli shorts e la canotta da
terra.
“Non doveva andare proprio così.” le mormorò lui,
prendendole la mano prima che potesse uscire.
“Tra di noi non poteva andare meglio.” gli sorrise lei,
baciandogli le labbra. Harry colse l’occasione per rendere il bacio più
profondo, circondandole la vita con le braccia. Qualche istante dopo lei lo
respinse dolcemente. “Qualunque cosa sia successa, questa notte per me resterà
sempre indimenticabile.” e con un ultimo sorriso lei uscì dalla stanza,
lasciando lui con un sorriso sulle labbra.
************
Le vacanze di natale volarono presto, e gli alunni di
Hogwarts furono richiamati alle loro materie, in particolar modo gli studenti
del 7° anno.
Ron sbuffò, mordicchiando la sua penna. “Niente, questo
maledettissimo saggio non mi esce. Al diavolo Piton e le sue erbacce, che
diavolo ne so io di come fanno a crescere a temperatura ambiente degli
esemplari di digitalis purpurea?!” fece, imitando alla perfezione la voce
di Piton nel leggere il titolo del saggio assegnatogli e facendo ridere di
cuore Harry e Hermione.
“Prova a smettere di mangiarti la penna, magari qualcosina
uscirà.” commentò lei.
“Allora perché non mi dai una mano e la facciamo finita?”
“Harry non mi ha chiesto aiuto, per giustizia non ne posso
dare a te.” rispose lei seria, col suo solito contegno da studentessa modello.
“Grazie di cuore, Hermione, ricordami quand’è il tuo
compleanno; per allora mi sarò fatto dare l’indirizzo di tutti i fantasmi più
noiosi che esistono e te li regalerò volentieri.”
Hermione fece per rispondergli, ma fu interrotta dall’arrivo
improvviso di una Padma in corsa e con le braccia stracariche di giornali e
riviste, che depositò rumorosamente sul tavolo con un gran sorriso.
“Guardate qui!” squittì emozionata.
“Uhm…fammi indovinare, sono i ritagli di giornale in cui si
parla della mitica squadra di Grifondoro?”
“No, Ron, è molto meglio. Leggete!” fece lei, indicando un
piccolo articolo sul fondo della prima pagina. “Un po’ fuori Hogsmeade, a
JudyRoad, affittano una villetta a due piani, con giardino e tutto il resto!”
“E allora?”
“Ma come, non capite? Potremmo prenderla noi.”
I tre ragazzi la guardarono, piuttosto confusi.
“Scusa, non ti seguo.” fece Hermione.
“Ma si!” esclamò eccitatissima Padma. “Dal momento che abbiamo
ricevuto tutti e quattro la lettera che ci invita a lavorare presso il
Ministero della Magia dopo il diploma, e tenendo conto che la sede del
Ministero è poco distante da Lutherford, una casetta lì ci converrebbe proprio,
senza contare che ci darebbe la possibilità di vivere tutti e quattro insieme!
E per l’affitto non ci dovrebbero essere problemi, in quattro dovremmo farcela
più che largamente.”
In effetti buona parte dei Grifondoro del 7° anno avevano
ricevuto una lettera che li invitava a prendere servizio presso il Ministero
appena terminati i G.U.F.O. finali, cosa che Hermione e Padma avevano accolto
con maggiore entusiasmo di Harry e Ron, a cui quel tipo di lavoro sembrava una
vera noia.
Hermione sorrise radiosa. “Hai ragione, sarebbe bellissimo.”
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo allegro e
soddisfatto. “Vivere tutti insieme? Wow!”
“Solo se non cucina Hermione, però.” scherzò Ron. Tutti e
tre scoppiarono a ridere, Hermione gli tirò in faccia un cuscino, ma ridendo
anche lei.
“Ok, mando subito un gufo alla proprietaria, le dico che
sabato andiamo a vedere la casa.” commentò entusiasta Padma, con gli occhi
sognanti. “La nostra bella casetta.”
**
Padma aveva davvero un buon naso per gli affari, dovettero
concordare i tre ragazzi. La casa a JudyRoad era grande e molto bella,
circondata da un magnifico giardino degnomizzato. Dopo averla visitata i
ragazzi non persero tempo e firmarono il contratto di affitto; la mensilità era
discreta, ma con quattro stipendi da impiegati al ministero ce l’avrebbero
senza dubbio fatta. Per evitare di destare inutili e gratuiti pettegolezzi
sulla loro convivenza, decisero di comune accordo di tenersi per loro la
faccenda della casa nuova, ma decisero anche che le stanze da letto dei padroni
di casa avrebbero avuto due bei letti a due piazze.
************
Harry, Ron e Hermione bussarono alla porta della stanza di
Silente dove erano stati chiamati, e nel vedere oltre al vecchio preside anche
Sirius Black rimasero a bocca aperta.
“Sirius!” esclamarono a una voce.
“Ehi, salve ragazzi! Vi trovo benissimo!” rispose
allegramente lui.
“Cosa ci fai da queste parti?” chiese Harry.
“Sirius è qui per parlarvi di qualcosa che credo vi
interesserà non poco.”esordì Silente,
con la sua solita serenità. “Sedetevi pure, sarà un discorso un po’ lungo.”
I tre ragazzi si sedettero sulle tre sedie davanti alla
scrivania di Silente, confusi e curiosi.
Sirius si schiarì la voce. “Allora, cercherò di spiegarmi il
più chiaramente possibile. Dunque, voi sapete che esiste la polizia
ministeriale degli Auror nel nostro mondo di maghi, vero?” i ragazzi annuirono.
“Bene. Oltre a loro esiste un corpo di agenti scelti, agenti segreti, auror
speciali che lavorano per fornire informazioni segretissime di cui perfino al
ministero non conoscono i dettagli. Il nome in codice di questa polizia
alternativa è AU, che sta appunto per Universo Alternativo.”
“E’ strano” constatò Ron. “Né papà né Percy ne hanno mai
parlato.”
“Questo perché sono in pochissimi a conoscere l’AU e hanno
il dovere di mantenere a tutti i costisegreta qualsisasi notizia in merito. Tuo padre e tuo fratello sono
persone serie, signor Weasley.” rispose tranquillamente Silente.
“In altre parole” s’intromise Hermione. “Stiamo parlando di
spie, giusto?"
Sirius ridacchiò. “Come sempre hai fatto centro, Hermione.
Si, spie, grazie alle quali tutti noi dormiamo sonni tranquilli.” e qui fece un
sorriso. “Io sono il colonnello Black.”
I tre ragazzi spalancarono occhi e bocche.
“Ma…perché non me lo hai mai detto?” titubò Harry.
“Mi dispiace, ma nessuno di noi può tradire il segreto
nemmeno con chi più ama, siamo votati al silenzio.”
“Che senso ha dirlo adesso, allora?” fece Hermione.
Silente si alzò in piedi e si mise accanto a Sirius. “L’AU
vi ha scelti tutti e tre come nuove reclute. In altre parole, vi si offre la
possibilità di lavorare presso i servizi segreti del Ministero della Magia.
Sapete, è un grande onore per voi e per la nostra scuola.”
“Perché noi?” azzardò Harry.
“Siete stati selezionati per il vostro coraggio, la vostra
intelligenza, la vostra preparazione e la vostra esperienza in fatto di magia
nera. In altre parole, siete sempre stati validissimi combattenti fin da quando
eravate bambini, addestrati sarete degli auror perfetti.” precisò Sirius.
“E in cosa consisterebbe questo lavoro?” chiese Ron.
“E’ il lavoro di un auror, ma più impegnativo. Dunque, se
accetterete, per prima cosa verrete con me fin da domani, perché con questa situazione
di negatività e allerta è più sicuro per tutti tenersi pronti a qualunque
evenienza, incluso un improvviso attacco di Voldemort.”
“Domani? E la scuola? Gli esami?”
“Di questo non preoccuparti, signorina Granger.” la
rassicurò Silente.
“Verrete sottoposti a tre mesi di addestramento, vi
insegneremo a difendervi con e senza la bacchetta, quindi sosterrete degli
esami e se li passerete diventerete parte dell’ AU.”
“Sembra interessante.” disse Ron.
“Oh, lo è e molto, Ron.” gli rispose Sirius. “E’ un lavoro
abbastanza rischioso, ma anche coinvolgente ed eccitante.”
“Di sicuro meglio che scartabellare su una scrivania al
Ministero.” commentò Harry, e Ron annuì vigorosamente. “Io ci sto.”
“Pure io.” automaticamente i due ragazzi si voltarono verso Hermione,
che teneva lo sguardo fisso a terra.
“Vuoi pensarci un po’ su, Hermione? Puoi darmi la tua
risposta domani mattina.” fece Sirius.
Lei, invece, alzò gli occhi decisa. “Per me va bene.”
“Molto bene, sarà una festa all’AU.” Sirius sorrise soddisfatto,
e anche Silente.
“Ovviamente la vostra partenza sarà motivata in un altro
modo.” precisò il vecchio preside. “Ricordatevi che siete tenuti al silenzio.
Si dirà che siete stati scelti per un gemellaggio con un’altra prestigiosa
scuola di magia qui in Europa.”
Sperando che Padma capisca, pensò Ron fra sè e sé.
“Bene, allora andate a preparare le valigie.” li esortò
Sirius. “Domani si parte all’alba.”
“Buona fortuna, signori.” fece cordialmente Silente.
**************
Harry e Hermione stavano seduti a terra nella sala comune,
accanto al camino, a notte tarda. Stavano abbracciati l’uno all’altra, ed
entrambi avevano ancora negli occhi l’immagine di Padma che con le lacrime agli
occhi abbracciava Ron, che a sua volta la stringeva forte a sé.
“Come sei silenziosa stasera.” le sussurrò lui.
“Stavo pensando…che tenendo conto che staremo via tutto
questo tempo, questa è una delle ultime volte che ce ne stiamo qui…” mormorò
lei, fissando il fuoco. Lui sospirò.
“Certo che il tempo vola. Ti ricordi quando ci siamo visti
la prima volta, da bambini? Dio, sembra una vita fa.”
“Io me lo ricordo perfettamente. Sul treno per il nostro
primo giorno a Hogwarts, io cercavo il ranocchio di Neville e tu stavi con
Ron.”
Lui sorrise. “E tu facesti la tua graziosa entrata e ci
mettesti mezzo secondo a mortificare Ron perché aveva il naso sporco.”
“Ehi, però in quell’occasione io ti ho anche riparato gli
occhiali e tu non mi hai nemmeno ringraziato.”
“Onestamente in quel momento non ti sopportavo un granchè.
Mi sembravi piuttosto una saputella viziata.”
“E tu più che altro avevi un’aria spaesata che mi dava ai
nervi.”
Tutti e due scoppiarono a ridere.
“Niente male come inizio, eh?” fece lui.
“Già…ne sono successe di cose, eh?”
“Eh si.”
“Questo posto mi mancherà molto.”
“Hogwarts è stata tutta la mia vita. Qui ho veramente
incominciato a capire cosa vuol dire vivere al di fuori di uno scantinato buio.
Ho incontrato te, Ron, Hagrid, Silente, Sirius e tutti gli altri. Sono diventato
un mago. Ho scoperto il quidditch. E adesso sto per diventare una spia.”
“Lo sai, l’anno scorso, quando mi sono resa conto di essermi
innamorata di te, tutte le notti pregavo perché potessimo restare insieme anche
dopo il diploma. Avevo paura che ci saremmo potuti perdere.” e così dicendo
Hermione si raddrizzò portandosi alla stessa altezza di Harry, che stava
seduto.
“Beh, ti hanno ascoltato lassù.” sorrise lui.
Lei ridacchiò, poi smise e lo guardò negli occhi.
“Harry…io…ho un po’ paura. Sai, di questa nuova realtà, dell’AU e tutto il
resto…”
Lui le accarezzò una guancia. “Vedrai, andrà tutto bene. Sei
in gamba, te la caverai alla grande. E poi non sarai sola, ci saremo io e Ron
con te.”
Lei gli sorrise, e lo baciò. E in quel bacio entrambi misero
tutti i loro sentimenti e le loro sensazioni, inclusi i timori dell’improvviso
e radicale cambiamento. Il bacio progredì abbondantemente, finchè non finirono
tutti e due sdraiati a terra, mentre le mani di Harry si davano da fare con i
bottoni della camicia di Hermione.
Sarebbe stata la loro ultima notte a Hogwarts, e risultò
quasi un tacito accordo passarla in quel modo.
**********************
Voilà! Un altro capitolo…tante novità e un cambio di scena!
Nel prossimo capitolo faremo vecchie e nuove conoscenze…una
realtà tutta nuova si prefigura per i nostri eroi!
Nubi all’orizzonte, però…
Restate sintonizzati peril capitolo 9, “Che ti succede, Harry?”
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…
FIGHTING DARKNESS
CHE TI
SUCCEDE, HARRY?
Harry, Ron e Hermione
seguivano Sirius nel gigantesco palazzo dell’AU, sperduto in una campagna
scozzese a nord di una foresta piuttosto fitta. Sirius aveva nostrato loro come
eludere le difese segrete del castello, e ben presto entrarono in una grande
sala piena zeppa di libri dove c’erano parecchi uomini intenti alla
consultazione di libri e computer, ma uno in particolare attirò l’attenzione
del gruppetto appena entrato.
“Professor Lupin!!” esclamarono tutti e tre i ragazzi, a
metà tra il confuso e l’emozionato. L’uomo venne loro incontro sorridendo.
“Ehi, ragazzi! E’ un piacere rivedervi! Accidenti se siete
cresciuti!”
“Che cosa ci fa lei qui, professore?” chiese Ron.
“Vi presento il colonnello Remus Lupin.” fece allegramente
Sirius.
“E visto che ormai siamo colleghi, niente più professor
Lupin ma Remus, intesi?”
Harry, Ron e Hermione annuirono con un gran sorriso.
“Devo portare i ragazzi da Dorian, sai dov’è?”
“Credo sia nel suo ufficio. Attenzione, oggi è nera.” rise
Remus.
“Tanto per cambiare.” alzò spallucce Sirius.
“Chi è Dorian?” chiese Harry.
“Il generale Dorian Pennyworth è il capo in persona.” spiegò
Sirius. “Un tipo un po’…precisino.”
“Diciamo pure una bella rompiscatole!” rise Remus.
Andiamo bene, pensò Ron.
In quel momento un ragazzo castano, di vent’anni al massimo,
alto più o meno quanto Ron e Harry raggiunse Remus senza alzare lo sguardo dai
fogli che aveva in mano. “Ehi Remus, ho trovato quegli incartamenti che
cercavamo ieri e beh, avevi decisamente ragione tu: il vecchio Shy non è per
niente pulito…” e così dicendo per scansarsi un ciuffo di capelli che gli
cadeva sugli occhi alzò la testa e notò i tre ragazzi. “Ciao.” disse subito con
un sorriso guardando Hermione. Anche lei gli sorrise.
“Ehilà Jordan.” lo salutò Sirius.
“Bentornato, Sirius.” rispose cordialmente il ragazzo.
“Allora sono loro i nuovi arrivati.”
“Esatto, ti presento Harry Potter, Hermione Granger e Ron
Weasley, da Hogwarts.” Remus fece le presentazioni. “Ragazzi, lui è il
vicecapitano Jordan Pennyworth. E’ qui già da un anno, quindi vi potrà dare una
manoper ambientarvi il prima
possibile.”
“Sarà un piacere lavorare con voi, ho sentito molto parlare
delle vostre imprese e del vostro coraggio.” disse Jordan, sempre guardando
Hermione.
“Jordan, Dorian è nel suo ufficio, giusto?” lo interruppe
Sirius.
“Si. Ma non devi portarli anche da Jeffry? Ce li posso
accompagnare io da lui, tanto mi sta aspettando.”
“Prima Dorian vuole vederli, ha chiesto espressamente di
loro appena arrivati. Piuttosto, vuoi farmi un piacere? Passa giù in sartoria e
fatti preparare le loro tute e le loro uniformi.”
“Ok. A dopo, allora.” rispose il ragazzo, e uscì dallo
stanzone.
“Mi pare abbastanza sveglio.” commentò Ron.
“Si, è in gamba. Si è guadagnato il suo grado meritatamente.
Forse un po’ troppo sicuro di sé, ma è molto simpatico. Vedrete, andrete
d’accordo con lui.” sorrise Remus.
“Mh…hai detto che si chiama Pennyworth di cognome…” osservò
Hermione.
“Infatti, è il fratello minore di Dorian. Ma non crediate
che sia un favorito: vi accorgerete presto che tipo è la cara Dorian.”
Puntualizzò Sirius.
“Anzi, vi conviene andare perché sennò sono dolori.” li
esortò Remus.
“Appunto, evitiamo di farla aspettare. Forza, andiamo.”
************
Quando Sirius e Remus li condussero nell’ufficio del
generale Pennyworth, i tre ragazzi rimasero molto sorpresi nel vederla. Era una
donna sui trentacinque, castana, alta, estremamente energica nei movimenti, un
vero militare. Nel vederli entrare, Dorian congedò un soldato con cui stava
parlando e concentrò la sua attenzione sui tre nuovi arrivati.
“Bene, così loro sono le nuove reclute.” iniziò. “Io sono il
generale Dorian Pennyworth e, come vi avranno spiegato, sono a capo dell’AU.
Immagino che abbiate capito che una volta coinvolti nei nostri progetti per la
società diventerete dei fantasmi. Per diventare agenti segreti dell’AU,
comunque, dovrete sostenere degli esami fra 4 mesi esatti. Il vostro
addestramento qui durerà tre mesi, e vi garantisco che saranno i più duri della
vostra vita, ma alla fine sarete in grado di difendervi e attaccare con e senza
l’uso della magia, saprete introdurvi come spie e imparerete alla perfezione a
fronteggiare il nemico senza la minima esitazione. Tutto chiaro?”
Harry, Ron e Hermione annuirono.
“Benissimo. L’addestramento comincerà da subito, perciò
adesso vi porteranno a conoscere il vostro momentaneo diretto superiore, Jeffry
Spencer. Lui si occuperà di voi per tutto il tempo che rimarrete qui come
reclute, e mi terrà informata sui vostri livelli e progressi. Da voi tre ci
aspettiamo grandi cose.”
“Vedrai che saranno all’altezza.” fece Sirius.
“In tal caso sarà un vero piacere lavorare tutti insieme.”
detto questo si voltò leggermente. “Squaffle. Jordan.”
I tre ragazzi rimasero un attimo stupiti: nell’aria comparve
una specie di quadrato trasparente giallo, in cui si materializzò l’immagine
del ragazzo di prima.
“Ehi, serve qualcosa?” chiese lui.
“Vieni a prendere i tre nuovi arrivati di Hogwarts, portali
da Jeffry, fai fare loro un giro del castello e poi cominciate subito in
palestra.”
“Ok, faccio in un attimo.” e con questo il quadrato
scomparve.
“Quello è uno dei nostri migliori metodi per comunicare.”
spiegò Remus ai ragazzi. “Avete anche voi la vostra Squaffle, e vi sarà
sufficiente dire il nome della persona che cercate e la vedrete comparire in
quel quadrato.”
“Wow.” commentò a volo Ron.
“Sirius, Remus, ho bisogno di scambiare due parole con voi.”
aggiunse Dorian, tornando alla sua scrivania. Un minuto dopo si sentì bussare
alla porta ed antrò Jordan.
“Eccomi qua.”
“Va bene, potete andare, signori. E buona fortuna.”
Harry, Ron e Hermione fecero un cenno di saluto con la testa
e uscirono dalla stanza.
“Bene, e ora finalmente ci possiamo conoscere.” esclamò
cordialmente Jordan. “Non sono in molti ad avere la nostra età qui.” e così
dicendo si avviarono lungo un corridoio.
“Da quanto tempo sei qui?” chiese Hermione.
“Un anno e mezzo.”
“E com’è lavorare per l’AU?” continuò Harry.
“Beh, posso assicurarti che è il lavoro più coinvolgente e
completo che conosca. Se siete abituati all’intrigo e al mistero, vi piacerà da
morire.”
“Dove stiamo andando adesso?” aggiunse Ron.
“A prendere le vostre divise. Noi dell’AU abbiamo una tuta
per gli allenamenti e un’uniforme per le missioni. Vi serviranno da subito, o
meglio…a voi sarebbero necessarie solo le tute per il momento, ma non si sa
mai.”
“Perché, noi non possiamo uscire in missione?”
“Tecnicamente no, Harry. Alle reclute non è permesso. Ma
penso che forse per voi qualche scappatella sarà in programma.” aggiunse, con
un sorriso.
“Perché?” chiese incuriosita Hermione.
“Innanzitutto Dorian non ha mai detto a una recluta di
ritirare un’uniforme. E poi, in teoria, i mesi di addestramento sono sei.”
disse, voltandosi verso Hermione. “Ergo, siete un caso speciale.”
Harry e Ron si scambiarono una veloce occhiata.
Quando furono giunti nella segreteria una signora porse due
vestiti ciascuno ai ragazzi. Il primo era un completo blu pantaloni-giacca con
un mantello azzurro e le cinture dello stesso colore. Il secondo era una tuta
blu, con un pantalone felpato e una felpina con lo zip e due strisce azzurre
sulle spalle e il cappuccio.
I ragazzi presero a esaminare i loro nuovi completi con
entusiasmo. Hermione, davanti allo specchio, si guardava tenendosi davanti
l’elegante e misteriosa uniforme blu.
“Sono proprio belle.” commentò con un sorriso.
“Ti sta bene questo colore.” Le disse Jordan, avvicinandosi
con le mani in tasca. La guardò un attimo, poi sul viso gli comparve un mezzo
sorrisetto. “Chi era, tua madre che aveva gli occhi come i tuoi?”
Hermione sorrise timidamente, e riprese a guardarsi allo
specchio.
************
“Avanti.” fece un vocione oltre la porta.
I quattro ragazzi entrarono. C’era un omone piuttosto alto e
robusto, che nel vederli sorrise cordialmente, sprofondato nella sua sedia
dietro alla scrivania.
“Ehilà Jordan.”
“Ciao Jeff, ti ho portato un po’ di aria nuova.” rispose
amichevolmente il ragazzo, appoggiandosi con le braccia conserte al muro e
facendo un cenno con la testa verso Harry, Ron e Hermione.
“Ah, gli studenti di Hogwarts, benone.” esclamò l’uomo.
“Molto piacere, io sono Jeffry Spencer e mi occuperò di voi finchè non avrete
passato gli esami di ammissione.”
“Mi sa che non ci metteranno molto, sai?” fece Jordan.
“Già, parlano tutti molto bene di voi.” aggiunse Jeffry. “Coraggio
da vendere…intelligenza a morire…nessuna voglia di arrendersi… e mai una volta
che non abbiate infranto una ventina di regole tutte insieme.”
Harry, Ron e Hermione abbassarono lo sguardo, in imbarazzo.
Jeffry si fece una ricca risata e si alzò dalla sedia per venire a sedersi
sulla sua scrivania, di fronte ai ragazzi.
“Non vi preoccupate, io alla vostra età ero anche peggio.” e
così dicendo li vide più a loro agio. “Sentiamo un po’, dal momento che io sarò
il vostro insegnante di difesa personale…avete mai fatto a pugni?”
Harry e Ron ridacchiarono. “Da sempre.” fece Ron. Hermione
arricciò il naso.
“Bene, sarà più semplice con voi, allora.” ma a Jeffry non
sfuggì lo sguardo preoccupato di Hermione. “Ehi, signorinella! Cos’è quel muso
lungo, mh? E’ piuttosto scontato che tu non abbia alle tue spalle un passato da
rissaiola, ma non per questo non raggiungerai il livello dei tuoi amici. E poi
guarda, lui è un esperto.” le disse, indicando Jordan. “Jordan, tu darai una
mano a questa bella signorina, d’accordo?”
Jordan fece un gran sorriso. “Sarà un piacere.” Harry gli
lanciò un’occhiataccia.
“Bene. Ora vi serve la vostra Squaffle. Sapete già cos’è,
oppure…”
“Ne abbiamo vista una nell’ufficio del generale Dorian.”
rispose Harry.
“Ok. Allora, immagino che il leggendario Harry Potter sia
tu.” Harry annuì. “Vieni, vieni.” Harry lo raggiunse. “Alza la mano destra, per
favore, e chiudi gli occhi.” Jeffry si concentrò un attimo, poi sotto la mano
di Harry comparve un quadrato semi-trasparente blu. “Questa è tua. Per
chiamarla devi solo dire ‘Squaffle’ e pronunciare il nome di chi stai
cercando.”
“Sembra facile.”
“Oh, lo è.” La squaffle svanì. “Ora tocca a te, giovanotto.
Tu sei Ron, giusto? Ron…?”
“Weasley.” completò Ron, raggiungendolo.
“Ok Ron, chiudi gli occhi e alza la destra.”
La squaffle di Ron, ovviamente, era rossa. Il ragazzo rise
sconfortato nel vederla.
“Non ti avvilire, non è affatto patetico come credi tu.”
Jeffry gli diede una pacca sulle spalle. Ron tornò dov’era, ridendo e scuotendo
la testa. Anche Harry stava ridacchiando.
“Tocca a te, signorina. Hermione, no?”
“Hermione Granger.” disse lei annuendo, e subito chiuse gli
occhi e alzò la mano. La sua squaffle era rosa carne.
“Bel colore, complimenti.” commentò Jeffry. “Ok Jordan, fagli
fare un giretto e poi ci vediamo tra un’ora in palestra.”
“Ricevuto.” Jordan si mosse verso la porta, poi si voltò
verso i ragazzi. “Andiamo?”
************
Harry e Ron, nella loro stanza, avevano finito di indossare
le tute e si stavano allacciando le scarpe da ginnastica.
“Beh, direi che non è niente male.” esordì Ron, sistemandosi
i lacci.
“Si, mi piace.” Gli rispose Harry. “Solo che…”
“Solo che?”
“Quel Jordan…”
“A me non è antipatico. Si, forse se la tira un po’, ma non
mi pare tanto diverso da mio fratello Charlie.”
“Non è male, anzi, sembra anche forte. Solo non mi piace
come guarda Hermione.”
“Uh, adesso anche geloso sei diventato.” rise Ron, sedendosi
sul letto.
“Non fare l’idiota.” ribbattè Harry, finendo di allacciarsi
le scarpe. “Non sono convinto che ti farebbe piacere lavorare con uno che
guarda la tua ragazza con la tipica espressione da
oddio-se-vestita-è-così-bella-figurati-nuda.”
“Mmh, se la metti così…no. Ma io non mi preoccuperei più di
tanto,comunque.”
Qualcuno bussò alla porta, impedendo a Harry di replicare.
“Avanti.” ad entrare fu Jordan.
“Ehi, tutto a posto? Voglio dire, avete tutto quello che vi
serve, la stanza va bene?”
“Si, grazie. E siamo anche pronti per la nostra prima
lezione.” disse Ron, alzandosi in piedi e avviandosi fuori la stanza, seguito
da Harry. “Consigli da ultimo minuto?”
“Si. Tenete duro.” i tre ragazzi si fecero una risata., poi
si avviarono verso la palestra. “Sentite un po’, vorrei chiedervi una cosa.”
“Spara.”
“La vostra amica…”
“Mh?” lo guardò storto Harry.
“Beh, è molto carina. Sapete se è territorio di caccia, o se
ha un ragazzo?”
“Davvero?” Jordan si fece una risatina incredula. “Ok, come
non detto.”
“Ti sarei grato se evitassi di spogliarla con gli occhi ogni
volta che ti passa davanti.” Continuò Harry.
“Per quanto sia difficile, hai ragione. Anche a me darebbe
fastidio se fossi il suo ragazzo. Puoi stare tranquillo, Harry.” Jordan alzò
spallucce. Ron soppresse una risata.
“Grazie, lo apprezzo.” Harry sembrava molto più tranquillo
adesso.
“Diamoci una mossa, Jeff non ama i ritardatari.”
Una volta giù in palestra i due nuovi arrivati osservarono quasi
increduli quanto fosse fornita. Sicuramente sarebbe stato faticoso usare anche
solo la metà degli attrezzi che stava in quella stanzona.
Harry si sentì picchiettare sulla spalla e si voltò: era
Hermione, anche lei con la tuta- anche se la sua felpa era più corta e per
buona parte scollata- e teneva i capelli raccolti in una coda di cavallo.
“Scusate il ritardo.” disse con un sorriso.
Harry le stampò un piccolo bacio sulle labbra in risposta.
“Sei molto bella così, lo sai?”
“Eccoci qua.” fece Jeffry, entrando e chiudendosi la porta
alle spalle. “Bene, truppa. Cominciamo con 5 giri della palestra, poi venite
qui e vi fate 20 flessioni; Hermione, tu ne farai 10. Quindi vi alzate in piedi
e vi fate 50 saltelli a piedi uniti. Ok?”
“Nient’altro?” chiese ironico Ron.
“Per il momento mi servite vivi.” Jeffry curvò le labbra in
un sorriso furbesco.
************
Harry, Ron e Hermione stavano seduti dull’erba del prato nel
parco del quartier generale dell’AU, al sole; Remus Lupin stava davanti a loro,
appollaiato su un tronco d’albero che stava a terra.
“Sapete cos’è un incantesimo Illusio?”
“E’ un sortilegio che ci mostra le cose che più temiamo.”
disse Hermione.
“Precisamente. Ne avete mai affronato uno?” i ragazzi
scossero la testa. “Ok, ora imparerete come si fa a non essere travolti da un
Illusio. Harry, vuoi provare tu per primo?”
“Va bene.” il ragazzo si alzò in piedi, e lo fece anche
Remus.
“Allora, ora ti si presenteranno immagini orribili, ma tu
dovrai tenere i piedi per terra e ricordare che è tutta un’illusione.”
Harry annuì. “C’è qualche controincantesimo?”
“No.” scosse la testa Lupin. “Puoi solo rafforzare il tuo
cervello finchè non sarai capace di opporti all’illusione. Te la senti di
tentare?”
“Si, ok.”
“Bene. E ricordati che al primo tentativo non devi
pretendere troppo da te stesso.” Harry annuì. Remus alzò la bacchetta.
“Illusio!”
Harry sentì un freddo
immenso e profondo che lo avvolgeva, tutto si fece buio intorno a lui, mentre
sullo sfondo udiva distintamente delle grida disperate.
“Harry!!!”
…questa voce…
“Harry, aiutami!!”
…Hermione!!
“HERMIONE, DOVE SEI?”
“Harry!!Ti
prego, vieni a salvarmi!!”
“DOVE SEI, NON RIESCO A VEDERTI!!”
…e poi una risata, la più spaventosa e agghiacciante che si fosse
mai sentita…
“AAAAAHHHHH!!!!!”
“HERMIONE!!!!”
Harry prese a correre
nell’oscurità alla cieca, nel disperato tentativo di trovarla, e poi sentì una
voce che gli fece gelare il sangue nelle vene.
“ORA CHE LEI NON C’E’ PIU’ NON
HAI PIU’ NULLA PER CUI VIVERE! IL TUO AMORE L’HA UCCISA, ESATTAMENTE COME HA
UCCISO I TUOI GENITORI!!”
…e ancora quella tremenda risata…
…no, no, no…non può essere vero…
“HERMIONE!!!!”
“Harry!!”
Quando Harry aprì gli occhi comprese di stare in ginocchio a
terra, con la testa fra le mani. Remus Lupin lo stava scuotendo vigorosamente,
alla sua destra stava un preoccupatissimo Ron e a pochi centimetri da lui stava
Hermione, terrorizzata.
“Harry!!
Harry, basta!! E’ un’illusione!! Niente di quello che vedi è vero!!”
continuava a ripetere fermamente Lupin.
Harry alzò la testa e appena vide Hermione le gettò le
braccia al collo e la strinse a sé così forte che lei quasi non respirava; ma
non le importava, e non pensò neanche lontanamente di fargli allentare la
presa: lui era troppo spaventato, chissà cosa aveva dovuto vedere. Perciò prese
ad accarezzargli dolcemente la nuca.
“E’ tutto ok, hai solo capito cos’è un Illusio.” fece piano
Remus. “Ora sei tornato alla realtà.”
Lentamente Harry lasciò andare Hermione, ansimando ancora.
“E’ passato. Come va?”
“Va meglio?” chiese anche Ron. Harry annuì, poco convinto.
Hermione non osava chiedergli cosa avesse visto.
“Ecco, adesso avete capito perché dovete imparare a riconoscere
e a respingere un incantesimo Illusio; perché su un campo di battaglia è
letale, e il nemico sa bene come usarlo.” concluse Lupin, calmo.
“E’ peggio che avere a che fare con un dissennatore?” chiese
timidamente Hermione.
Remus annuì. “Harry, per oggi basta così. Riproverai domani.
Ron, tocca a te.”
Ron fece una smorfia di disapprovazione e si alzò in piedi.
************
I primi due mesi all’AU volarono. Harry, Ron e Hermione
appresero un sacco di nuovi incantesimi e nozioni di difesa babbana,
sviluppando anche non pochi muscoli, e ormai sapevano fare tutto, dalle arti
marziali a cavalcare una scopa col malocchio, dal disarmare un uomo armato di
pistola a nuotare in valanghe di molliccio.
Ma una cosa era decisamente ostica a Harry: gli incantesimi
di autocontrollo mentale.
Tutte le volte che doveva affrontarne uno, vedeva e sentiva
sempre la stessa cosa. E alla fine gli risuonava nelle orecchie una frase
pronunciata da una voce agghiacciante.
“LEI E’ MORTA, E’ STATO IL TUO AMORE A UCCIDERLA, PROPRIO
COME HA UCCISO I TUOI GENITORI!!”
Harry strinse i pugni, poi si appoggiò al divano sotto il
finestrone della biblioteca vuota.
No, io non voglio che
questo accada. Non posso perdere Hermione. Non la prenderà mai, mai finchè io
sarò vivo. Mai, a costo della vita.
“Harry?”
Lui scese praticamente dalle nuvole, e davanti a sé vide
Hermione preoccupata, in ginocchio. Aveva appena finito la sua lezione con
Jeffry, perché aveva addosso la tuta e teneva appoggiato attorno al collo un
asciugamani.
“Stai bene?”
“Si, non preoccuparti.” si affrettò a risponderle.
“Bene, perché ho una bella notizia per te!” squittì lei.
“Jeff ci ha dato il permesso di andare alla Tana a festeggiare il compleanno del
signor Weasley stasera! Finalmente un po’ di tempo per stare insieme…è da un
po’ che io e te non ci dedichiamo qualche minuto, eh?” gli disse, con un
sorriso.
Harry abbassò lo sguardo. “Senti…preferirei non muovermi.
Vai con Ron, per favore.” e nello stesso momento in cui le parole gli uscirono
dalla bocca, si sentì la gola in fiamme.
Hermione lo fissò, confusa. “…va bene, se non ti va di
andare d’accordo, resto con te e magari potremmo…”
“Non è questo che intendevo.” la interruppe bruscamente lui.
“Va bene. Adesso basta, che diavolo c’è?! Sono gioni, anzi,
settimane che mi eviti, mi vuoi spiegare qual è il problema?!” gli chiese,
alterata.
O adesso o mai più. Devo
farlo per il suo bene. Avanti, Potter.
“Hermione, non è colpa tua, ma io…” tirò un forte sospiro e
poi riprese. “Senti, non lo so. Ma per il momento forse sarebbe meglio che ci
lasciassimo.”
Hermione s’irrigidì, impallidendo. “Come?”
“Non farne una ragione personale, è che…”
“Non vedo come potrei non farne un fatto personale.” gli rispose
lei, con un filo di voce tremante. “Posso chiederti almeno perché?” Le prime
lacrime cominciarono a farle capolino negli occhi.
Harry sentì lo stomaco che gli si contorceva fino a fargli
male. Vederla soffrire e non poterla stringere tra le braccia era una tortura
atroce.
“Ho bisogno di tempo, e non voglio costringerti ad
aspettarmi. Non è giusto.” Provò a dirle.
“Non puoi decidere tu quello che è o non è giusto per me!!”
gli gridò Hermione. “E poi tempo per che cosa? Deve essere successo qualcosa di
grave se ci lasciamo da un giorno all’altro senza nemmeno provare a risolvere
le cose parlando!!”
“Ci ho pensato molto, non credere che misia svegliato stamattina con questo pensiero
in testa.” replicò lui.
Lei si passò le mani tra i capelli e si sforzò di assumere
un tono duro senza gridare. “C’è qualcun’altra?”
“Come?!” Harry la guardò come se avesse appena ammesso che
il sole è un pianeta.
“Voglio sapere se hai un’altra!”
“E’ una stronzata bella e buona questa!”
“Ah, è una stronzata? Allora se non è per
un’altra…evidentemente non ti piaccio più io!!”
Harry l’afferrò per gli avambracci e la scosse brutalmente,
quasi dimenticando cosa stesse facendo. “Non dire e non pensare mai nemmeno per
un secondo un’idiozia simile!!”
“E allora togliti quella maschera ipocrita dalla faccia e
dimmi perché vuoi troncare con me!!”
“Perché ho bisogno di starmene da solo per un po’, è tanto
difficile da accettare questo?!” anche lui urlò stavolta.
Calò un silenzio terribile.
“Ho capito.” aggiunse lentamente Hermione, alzandosi in
piedi. “Non ho intenzione di supplicarti per sapere cosa diavolo ti ha preso.
Ma è chiaro che qualunque cosa sia, è ben più forte del tuo amore per me. E
questa…come spiegazione mi basta molto più delle tue bugie.” mormorò lei, senza
più trattenere le lacrime, che presero a rigarle le guance rosse. “Forse un
giorno mi dirai perché. E forse io potrò capirti, perché ora non ci riesco
proprio.” riuscì ad aggiungere tra i singulti, poi se ne uscì dalla biblioteca
chiudendosi la porta alle spalle.
Harry si morse il labbro e serrò i pugni così forte che si
lasciò i segni delle unghie nelle mani. Sentì un dolore lancicnante opprimergli
il cuore e la mente, senza quasi realizzare quello che aveva appena fatto.
Non importa quanto possa far male a me…tu devi
essere al sicuro, amore mio…ti prego, perdonami…
***************
Che crudele che sono, eh? Eh beh…la vita va così…o no?
Continuate a recensire! Vi adoro tutti quando lo fate! ^_^
Qualche anticipazione per il prossimo capitolo visto che
sono stata proprio spietata:
il gioco sta cominciando a farsi duro, e a questo punto uno
scontro corpo a corpo è inevitabile…ma saranno pronti i nostri eroi? O tutte
queste divergenze personali causeranno dei problemi ai tre aspiranti auror?
Voldemort sta tornando più forte che mai…che cosa ha in mente per attirare
Harry in trappola?
Questo ed altro nel capitolo 10, “Schegge di paura”!
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…
FIGHTING DARKNESS
SCHEGGE
DI PAURA
Hermione corse lungo il
corridoio vuoto a più non posso, finchè non crollò in ginocchio in un angolino,
con la faccia tra le mani.
Perché?! PERCHE’!!!!!!!!
Mentre le lacrime le scivolavano
giù incontrollabilmente sentì due braccia forti circondarla e stringerla
teneramente. Riconobbe quell’abbraccio, e vi si nascose con tutta la sua
disperazione.
“Ehi, bel musetto…” le sussurrò dolcemente lui. “Che ti è
successo?”
Hermione riuscì a calmarsi un po’, per poter parlare.
“Harry…mi ha lasciato, Ron…”
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, e aprì e chiuse
ritmicamente la bocca prima di riuscire a parlare. La notizia lo aveva colto
del tutto impreparato.
“Harry che cosa?!…ma…perché?”
“Non lo so…” singhiozzò lei. “Non mi ha dato un motivo, ha
detto…che voleva stare da solo…e che aveva bisogno di tempo…per riflettere…”
“E’ una grandissima e colossale stronzata, lui ti adora,
perché mai dovrebbe fare una cosa simile?!” disse Ron, innervosito. Tutto
questo non aveva alcun senso.
“…è evidente che si è accorto…di non provare più niente per
me…e magari…va dietro a una più bella…”
Ron la strinse a sé, accarezzandole i capelli. “Ehi, tu sei bellissima,
Hermione…e guarda, io sono il suo migliore amico, tra maschi si parla di queste
cose, e ti posso assicurare che a Harry brillano gli occhi quando parla di te.”
“Allora…perché?” pianse disperata lei.
“Questo non lo so…” Ron scosse la testa. “…né lo capisco.”
************
Ron entrò nella biblioteca vuota come un pazzo e puntò
subito verso Harry, che stava seduto su una sedia con l’aria da cane bastonato.
“Perché la stai facendo soffrire in questo modo, eh?! Perché
la stai facendo piangere?!” gli urlò contrò.
L’attenzione di Harry fu richiamata dalle parole ‘soffrire e
piangere’ connesse a Hermione.
“Io non ci credo alla puttanata del tempo.” continuò Ron. “E
non credo proprio che non la ami più. Allora perché devi farle tanto male senza
un motivo? E perché devi farne tanto anche a te stesso? Che ci nascondi, Harry?
Che ti ha preso in queste ultime settimane?”
“Ho le mie buone ragioni.” mormorò con gli occhi bassi
Harry.
“Oh, bene, perché sai…Hermione ha passato l’ultimo quarto
d’ora a farsi l’esame di coscienza per capire dove aveva sbagliato, ma
ovviamente sappiamo entrambi bene che lei non c’entra, che il problema sei tu,
vero?” Ron era decisamente furioso. “Ma che diamine c’è, Harry?”
“Ti ho detto che c’è un buon motivo.” Si sforzò di restare
calmo lui.
“Al diavolo le tue fottutissime motivazioni segrete!! Siamo
i tuoi migliori amici, abbiamo condiviso tutto in questi 7 anni, e tu ora te ne
vieni col segretuccio da quattro soldi che non puoi rivelarci!!”
“Mi dispiace, ma le cose stanno così.” Harry cercò di dare
alla sua voce un’impronta del tipo la-questione-è-chiusa-qui.
“Bene. Benissimo. Spero che manterrai il tuo stato di
vegetale anche quando si diffonderà la notizia che tu e Hermione vi siete
lasciati. Sai, Jordan non ci metterà molto a rimpiazzarti, ci sa fare con le
ragazze. Scommetto che riuscirà a portarsela a letto in poco meno di una
settimana.”
Harry sentì un’ondata di rabbia scorrergli nelle vene al
pensiero di Jordan con Hermione. Serrò i pugni forte e si alzò si scatto, perdendo
tutto il suo autocontrollo.
“Se le mette anche solo un dito addosso lo riduco in pezzi!!
Hermione è mia!!” ruggì.
“No, amico mio, è più di mezzora che non è più tua, e per
tua scelta ti ricordo!!” gli strillò dietro Ron.
“Si, accidenti, e credi che ne sia felice?!”
“E perché diavolo l’hai fatto?!”
“La vuoi viva o con me, Ron?! Rispondi!!”
“Che cazzo dici?!”
“Ma come fai a non capire? Tutti quelli che ho amato, o che
avrei potuto amare, io li ho persi! Non ho intenzione di perdere anche lei,
anche se questo significa lasciarla andare! Io la amo davvero, Ron, e non
voglio vederla soffrire!”
“Ma sta già soffrendo!”
“Le passerà, è una ragazza forte. E forse un giorno passerà
anche a me.”
“Harry, l’amore che vi tiene uniti vi rende anche più forti,
se te ne privi sarai sicuramente più vulnerabile!” Ron cercò di pungerlo sul
nocciolo della questione. “Non risolverai niente allontanandoti da lei!”
“E invece si! Almeno lei sarà fuori pericolo!”
“E come lo spiegherai a Hermione? Lo sai meglio di me che
non te la lascerebbe passare questa spiegazione, e non puoi darle torto anche
se ti sei ostinato a fare l’eroe del cazzo!”
“Cercherò…di darle una spiegazione diversa, qualcosa che
accetterà.”
Ron scosse la testa. Aveva smesso di gridare, ma si sentiva
ugualmente arrabbiato e frustrato. “Harry, non è giusto né per te né per lei.
Così farai solo male ad entrambi.”
Harry sospirò e chiuse gli occhi. “Sei il mio migliore
amico, solo tu puoi aiutarmi. Vuoi farlo?”
“Ci sto provando, ma tu non vuoi ragionare.”
“No, ormai ho deciso. Ma c’è qualcos’altro che puoi fare per
me. Sta vicino a Hermione, non lasciarla da sola. Falle capire che non è
affatto colpa sua. Guardale le spalle, in questo momento sarà confusa, e sarebbe
una facile preda per i bastardi che vogliono approfittarne. Per favore.”
Ron annuì. “Certo che lo farò. Però…sappi che stai
commettendo un errore, il più grosso della tua vita. Pensaci bene, è il mio
consiglio.”
Ron non disse altro e lasciò la stanza. Harry si risedette
sulla sedia, con la testa tra le mani, e finalmente si lasciò libero di sfogare
un po’ il proprio dolore. Ma non si accorse di una sagoma in piedi tra gli
scaffali, con un libro in mano.
Sirius Black.
************
Harry stava sdraiato sul letto, con lo sguardo perso nel
vuoto; fu richiamato alla realtà da Ron, che entrava nella stanza in quel
momento con la sua scopa in mano. Non era vestito elegante, aveva addosso solo
un jeans e un maglione verde scuro.
“Ehm…noi stiamo andando dai miei. Sono riuscito a convincere
Hermione a venire con me. Penso che tu…”
“No, andate pure senza di me, e scusami coi tuoi genitori.”
Ron annuì. “Ok, allora…ci vediamo più tardi, ok?”
Anche Harry
annuì.Ron si avvicinò alla
porta.
“Ehi Ron.”
“Mh?”
“Non andare troppo veloce. Non le piace, ha paura.”
Ron scosse la testa, sorridendo. “Tranquillo, non la lascerò
cadere. Ti ho promesso che mi prenderò cura di lei, puoi fidarti.”
Harry abbozzò a un debole sorriso mentre il suo amico usciva.
Con molta fatica si alzò e si affacciò al finestrone, e pochi minuti dopo vide
scendere nel parco Ron –con la scopa- e Hermione. Nemmeno lei era vestita in
modo sofisticato, indossava solo un jeans e un maglioncino rosso corto.
Dio, se le sta bene il rosso.
Lo stesso colore del suo
vestito preferito, quello scollato che aveva indossato durante un weekend a
Hogsmeade passato insieme a lui. Quella notte avevano fatto l’amore sotto il
mantello dell’invisibilità, ridendo, nella sala comune di Grifondoro. Harry
strinse i pugni al solo pensiero di non poterla più abbracciare, stringere,
toccare. Per un attimo aveva quasi dimenticato che ora non avrebbero più potuto
fare l’amore insieme, il che non era una notizia piacevole. E il sesso con lei
era solo una delle tante cose a cui avrebbe dovuto rinunciare.
“VORREI NON AVERE QUESTA DANNATA CICATRICE!!!!!” strillò,
colpendo il muro con un pugno.
“Ehi” fece una voce adulta calma alle sue spalle. “Attento,
potresti far crollare il muro.”
Harry si voltò: Sirius, appoggiato al muro con le braccia
conserte, gli sorrise amabilmente. Harry si sedette sul letto, cupo. Sirius
prese posto di fronte a lui, sul letto di Ron.
“Scusami se sono entrato senza bussare, ma eri parecchio
assorto nei tuoi pensieri.”
“Non importa.” Rispose semplicemente lui.
“Ehm… senti, Harry… mi sono reso conto che c’è qualcosa che
non va, e mi piacerebbe poterti aiutare. Che ne dici? Ti va di parlare?”
Harry rimase per un attimo in silenzio, poi lo guardò. “Ho
lasciato Hermione.”
“Mh. E perché qualcosa mi dice che non è una situazione che
resterà così ancora per molto?”
“Deve restare così. Devo resistere per forza.”
“Perché?” chiese piano l’uomo.
“Perché più me la tengo stretta, più la metto in pericolo. Non
importa quanto male possa farmi tutto questo, ora sono certo che lei è al
sicuro.”
“Ah.” Sirius annuì, sorridendo. Harry lo guardò torvo.
“Lo trovi divertente?”
“No, per niente. Solo mi fa ridere il fatto che tuo padre e
io abbiamo fatto un discorso analogo più di vent’anni fa.”
“Davvero?” Harry lo fissò interessato.
“Si, beh, vedi…l’ultimo anno a Hogwarts Lily e James si
misero insieme e rimasero una coppia fissa per quasi sei mesi. Poi un giorno
trovai tuo padre nel campo di Quidditch con la testa spaccata: era caduto dalla
scopa e aveva battuto forte la testa. Non eravamo sicuri che ce l’avrebbe
fatta, e così Lily, Remus e io passammo la notte con lui in infermeria,
aspettando che si svegliasse. E ti assicuro che sono state ore terribili, soprattutto
per tua madre.”
“E com’è andata?” chiese Harry, sempre più attento.
“Dunque” fece Sirius, mettendosi più comodo. “Entrammo di
soppiatto in infermeria e rimanemmo svegli fino a notte inoltrata, poi Remus
cedette e si addormentò. Lily, invece, scoppiò in lacrime e io la tenni
abbracciata a me finchè non si fu calmata, poi crollò anche lei. E qualche ora
dopo, James si svegliò. Quando si voltò e vide in che stato era la sua Lily
pensò di essere l’ultimo essere umano ad aver diritto a una persona speciale
come lei.”
“Ma…perché? Voglio dire, non l’aveva fatto apposta a cadere
dalla scopa, no?”
“No, ma tu non sai cos’era tuo padre su una scopa.”
ridacchiò Sirius. “Tu voli come lui, ma sei molto più prudente. Lui era un vero
demonio, pericoloso per se stesso e per gli altri. Una volta per fare il pazzo
fece cadere Remus, che si spezzò una gamba. Disse che aveva imparato la
lezione, che sarebbe stato attento, e noi gli credemmo perché sembrava
mortificato sul serio. E una settimana dopo fece un volo di 20 metri,
fracassandosi le ginocchia. Non ti dico cosa gli urlò dietro tua madre…” rise
lui.
Harry sorrise. Gli piaceva sentire Sirius parlare dei suoi
genitori. Non erano ‘i Potter, assassinati da Voldemort, i famosi genitori del
Bambino Sopravvissuto’, ma semplicemente Lily e James, due ragazzi, due amici,
due innamorati.
“Perciò, quando si svegliò, James si rese conto di averla
fatta piangere una volta di troppo, capì che ci aveva spaventati davvero con la
sua ennesima bravata, e capì che mentre con noi poteva cavarsela con una
semplice scusa, con lei sarebbe stato diverso. Oltretutto Lily era un tipo a
cui piaceva rispettare le regole e studiare in santa pace senza creare problemi
ai professori.”
Harry ridacchiò. “Mi suona familiare.”
“Già.” Sorrise anche Sirius.
“E papà? Che cosa ha fatto dopo?”
“Fece un discorso idiota come il tuo. Disse che lei meritava
un ragazzo con la testa a posto, ed era disposto a lasciarla e a soffrire pur
di saperla serena, anche se con qualcun altro.”
Harry pendeva dalle sue labbra. “Cos’è che gli ha fatto
cambiare idea?”
“Potrei dirti io, ma non sarebbe esatto. Io l’ho fatto
ragionare, ma la risposta lui ce l’aveva già dentro il suo cuore.” disse
Sirius, sorridendo dolcemente. “Adesso ti faccio la stessa domanda che ho fatto
a tua padre tanti anni fa, Harry: credi davvero che lasciandola la vedrai
felice? Credi davvero di poterla difendere di più da lontano?”
Harry si morse il labbro.
“Credi veramente che Voldemort si baserà sul fatto che non è
più la tua ragazza per escluderla dalla sua lista nera? Pensi che non capirà
che l’ami ancora?”
Il ragazzo serrò i pugni.
“Te la senti di lasciarla andare col primo ragazzo che la
troverà attraente e approfitterà del suo momento difficile per usarla?”
Harry sembrava sempre più sulle spine.
“Hai valutato il fatto che nel tuo futuro ora lei non c’è?
Sei consapevole del fatto che non potrai più baciarla, stringerla fra le tue
braccia, amarla come vorresti?”
Il giovane mago si passò nervosamente una mano fra i capelli,
scuotendo la testa.
Vedi Harry, è questa la realtà a cui stai andando incontro.
James giurò che sarebbe impazzito prima di perdere Lily. E tu?”
“Potrei morire se passassi un solo giorno senza baciare
Hermione.” Si lasciò uscire tutto d’un fiato Harry. “Ma se è l’unico modo che
ho per salvarla…”
“Stai sbagliando, figliolo.” lo interruppe Sirius. “Amarla,
starle vicino, farla sorridere, asciugare le sue lacrime, tenerla stretta a te,
farla sentire sempre importante…questo è proteggere la donna che ami dai
pericoli del mondo. Harry, la vita è piena di insidie per tutti, e non per
questo isolandoci riusciamo a salvare quelli che amiamo. E’ l’amore che ci dà
la forza necessaria ad andare avanti, a combattere e a non arrenedrci mai. Se
sai che devi vivere perché a casa ti aspetta la donna per cui saresti pronto a
morire, combatterai con gli artigli e con le unghie, perché l’ultima cosa che
vorrai vedere la sera prima di addormentarti sarà lei, sdraiata accanto a te,
al sicuro fra le tue braccia, che sorride felice.”
Harry rimase in silenzio per qualche secondo, con lo sguardo
a terra. Poi finalmente trovò il coraggio di guardare Sirius negli occhi. “Che
cosa ho fatto…” mormorò a bassa voce.” L’ho fatta piangere…”
“Non è mai troppo tardi per rimediare a un errore.” esclamò
soddisfatto Sirius, porgendogli la sua Firebolt. “Muoviti, va’ a riprendertela.
Corri, le donne adorano questo genere di cose.”
Harry sorrise, alzandosi in piedi e prendendo la sua scopa.
“Come ho fatto a essere così pazzo…stavo per dare un calcio alla cosa più bella
che mi sia mai capitata.”
“Adesso che hai capito, tienitela stretta. Anche Harry
Potter ha diritto alla sua felicità.” Fece paternamente Sirius, alzandosi.
“Grazie, Sirius. E’ bello avere un padre.” Harry sorrise, e
Sirius, quasi commosso, lo abbracciò.
“E adesso vai, la tua ragazza ti aspetta.”
Harry annuì, aprì il finestrone e si mise a cavalcioni sulla
sua Firebolt, pronto a spiccare il volo, ma prima che potesse farlo un FLOP risuonò
nell’aria e comparve la Squaffle verde oliva di Sirius. Ne uscì l’immagine di
Dorian, piuttosto corrucciata.
“Sirius, riunione immediata nel mio ufficio. E porta con te
Harry Potter.”
Harry e Sirius si scambiarono uno sguardo preoccupato. “Che
è successo, Dorian?”
“Voldemort ha attaccato Hogwarts.”
************
Ron e Hermione erano gli unici rimasti seduti a tavola,
tutti gli altri Weasley si erano dati a un ballo sfrenato. Avevano fatto una
bella cena all’aperto, in giardino, e poi avevano acceso la radio a tutto
volume e si stavano sfrenando al massimo. I più allegri di tutti erano Fred e
Angelina, che si erano fidanzati ufficialmente poche ore prima; la notizia,
ovviamente, rese felice l’intera famigliola. Hermione e Ron rimasero delusi nel
non trovare Ginny e Padma, ma capirono che evidentemente non avevano avuto il
permesso di lasciare Hogwarts. Ma a Ron dispiacque davvero molto.
“Ehi bellezza” fece Fred, prendendo una mano di Hermione.
“Solo perché il tuo ragazzo non è qui non significa che non ti devi divertire
lo stesso!”
“Grazie, Fred, ma io…”
“Niente ma!” esclamò Fred, trascinandola in mezzo alla pista
da ballo. Hermione si sforzò di sorridere, come aveva fatto per tutto il resto
della serata.
“E tu credi di passarla liscia?” Angelina ammiccò
amichevolmente a Ron, tirandolo per un braccio. “Avanti, che stasera sembrate
due mummie!”
I due ragazzi rimasero a ballare per ben tre canzoni
consecutive, ma a Ron non sfuggì lo sguardo estremamente tirato di Hermione.
Prima che iniziasse un’altra canzone, Ron la afferrò per un polso, sottraendola
a George. “Ehi, è il mio turno adesso.” Esclamò. Ma appena la musica fu
cominciata, le fece l’occhiolino e sgattaiolarono nel retro del giardino, in un
angolo silenzioso e deserto. C’era un dondolo in mezzo agli alberi, e vi si
sedettero.
“Scusami, casa mia non è il posto ideale se vuoi stare per
conto tuo.” fece lui.
“Scherzi? Io adoro la tua famiglia.” Rispose Hermione
dolcemente. “E’ solo che…” ma non riuscì a continuare, e si accorse di stare
piangendo.
“Vieni qua.” fece semplicemente Ron, prendendola tra le
braccia.
“Perché?” sussurrò lei, tra i singulti.
Tieni la bocca chiusa, Ron. Non puoi tradire il tuo
migliore amico.
“Sai, a volte…succede di
passare un brutto momento e non capirci più niente.”
“Ma allora perché non è venuto da me a parlare? Insieme
avremmo potuto risolvere…”
“Hai ragione, ma…”
“Ho capito cosa c’è sotto, sai… evidentemente ha un’altra.”
Ron a momenti scoppiava a ridere. “Chi, Harry? Stiamo
parlando della stessa persona?”
“E’ inutile negarlo. Meglio guardare la realtà in faccia
così com’è.” Aggiunse lei, mesta.
“Hermione, stammi bene a sentire: Harry è innamorato di te,
solo di te. Lui le altre nemmeno le vede. Diamine, puoi fidarti di me? Vi
conosco bene tutti e due, no?”
“Si, ma non eri tu a parlarci oggi pomeriggio!” strillò
disperata. “Non li hai visti tu i suoi occhi com’erano freddi mentre mi diceva di
uscire per sempre dalla sua vita!…mi chiedo…forse non è più il caso che andiamo
ad abitare tutti insieme.”
Io Harry lo ammazzo. “Ascolta, io sono più che sicuro
di quello che ti dico. Non pensare nemmeno per un istante al contrario. Vuoi
fidarti di me? Vuoi darmi ascolto, bel musetto?”
Hermione si accoccolò tra le braccia di Ron. Il suo migliore
amico, lo adorava. Adorava sentirsi chiamare ‘bel musetto’ da lui. Lentamente
annuì, con la testa nella sua spalla.
“Ok.” Disse lui rassicurato. “Allora adesso ce ne torniamo
all’AU e andiamo a cercare quella testa di cazzo del tuo ragazzo, così tu puoi
parlarci. E se prova a svignarsela gli spezzo le gambe. Va bene?” sorrise lui.
Lei si raddrizzò sorridendo debolmente e si asciugò gli
occhi. “Andiamo.”
************
Nell’ufficio di Dorian c’erano i capi dell’AU al gran
completo. Sirius, Remus, Jeffry, Jordan, altri 5 personaggi in alta uniforme e
due pari grado di Dorian che Harry non conosceva.
“E’ accaduto quanto temevamo.” Esordì Dorian. “Voldemort e i
mangiamorte hanno preso Hogwarts qualche ora fa, ci è arrivato un gufo dalla
vicepreside. I mangiamorte li stanno tenendo sotto chiave.”
“Che ne è dei ragazzi?” chiese Lupin.
“Per il momento non sono stati toccati, o almeno così sembra
dalla lettera, ma la tensione è alta.”
“Silente?” domandò cupo Sirius.
“Inspiegabilmente, di lui non c’è traccia.”
“Pensi che sia stato eliminato?” chiese uno dei maggiori,
calvo e robusto.
“Non abbiamo elementi che lo provino, Bj. Per il momento
dobbiamo pensare ai mangiamorte.”
“Perché proprio Hogwarts?” fece Jordan, pensieroso. “Voglio
dire, non vi sembra strano? Sanno che gli stiamo alle calcagna e si butta nel
fuoco così sfacciatamente?”
“Non è sfacciato, Voldemort è convinto di farcela. Crede di poter
prendere facilmente quello che vuole.” Gli rispose Remus.
“Ma che diavolo cercava a Hogwarts?” s’intromise un
colonnello.
“Harry, è ovvio.” Fece Sirius, molto serio e preoccupato.
“Evidentemente pensava di trovarlo lì.”
“Ma come ha fatto a sbagliarsi? In fondo…”
“Non è questo il momento di dare giudizi sul modo di fare di
Voldemort, Jordan.” Lo interruppe bruscamente Dorian. “Questa volta ci andiamo
tutti, lo voglio prendere quel bastardo.”
Tutti si alzarono in piedi, pronti a lasciare la stanza, ma
Dorian non s’interruppe.
“Harry, di regola non ammetteremmo reclute in una missione
esterna, ma sappiamo tutti bene quanto tu sia immischiato in questa lotta. Se
ti senti pronto, ci farebbe molto comodo anche il tuo aiuto.”
“Per me va benissimo.” Rispose prontamente lui.
“Ottimo. Voglio tutti pronti in sala grande tra 5 minuti.”
** 2 ore dopo **
Dorian dispose le truppe –ampiamente schierate- tutto
intorno al parco di Hogwarts. Era mezzanotte passata e normalmente gli studenti
avrebbero dovuto dormire, e in ogni caso le luci erano tutte spente.
Sirius e Harry, insieme a un gran numero di soldati, stavano
appostati fuori la sala dei professori. Remus e Jordan, con altri agenti, erano
sullo stesso piano. Dorian, due colonnelli e un mucchio di uomini si aggiravano
con estrema prudenza nel pian terreno. Altri auror col maggiore Bj
pattugliavano il terzo piano. L’atmosfera era talmente carica di pathos che
ormai si aspettava solo il segnale di Dorian per attaccare. FLOP. La squaffle
di Sirius comparve nel buio del corridoio. Dorian fece cenno a lui e a Lupin di
fare irruzione nella sala professori. I due colonnelli si scambiarono
un’occhiata e tesero ancora di più le bacchette fra le mani, come tutti gli
altri, il più silenziosamente possibile. Sirius lanciò uno sguardo a Harry, che
annuì sicuro. Quindi puntò la bacchetta contro la porta e la fece saltare in
aria, e in un lampo furono tutti dentro, con le bacchette puntate.
La McGranitt fece un salto colossale, la professoressa
Cooman ricadde indietro cacciando un grido, Piton si voltò furioso verso
Sirius, mentre gli altri professori arretravano spaventati di fronte alla massa
di maghi armati e piuttosto minacciosi.
“Sei impazzito, Black?!” tuonò Piton.
“Sirius, Remus! Che succede?” fece la McGranitt, ancora
ansimante per lo spavento.
“Dove sono i mangiamorte?!” fece Sirius.
“Quali mangiamorte?!” il professor Vector sembrava cadere
dalle nuvole.
“Quelli che hanno attaccato Hogwarts!” esclamò Remus, seriamente
preoccupato.
“Ma qui non ha attaccato nessuno!” ribbattè stridulamente
una tremante Sprite.
“Si può sapere cosa diavolo sta succedendo qui?! Che fanno
questi pazzi qua dentro a quest’ora?!?” Piton, avendo una scusa per gridare
contro Lupin e Black, ci dava dentro.
“Ma che…?!” Jordan, come gli altri, abbassò la bacchetta,
confuso. Harry guardò Sirius, mentre i professori cercavano di ricomporsi.
“Squaffle. Dorian.” Fece prontamente Remus. “Dorian, che
diamine succede? Qui non c’è nessuno!” sembrava molto più teso ora.
“Squaffle. Bj.” Esclamò Sirius. L’altro auror fu più veloce
di lui.
“Sirius, non c’è un solo mangiamorte in tutta Hogwarts!”
“Ma che succede?” provò a chiedere la McGranitt a Remus, a
cui non sfuggì un velato ghigno di soddisfazione di Piton.
Jordan non sembrava convinto. “Che sia una trappola?”
Harry non riusciva a capire. Nessun dolore alla cicatrice,
dunque nessun Voldemort. Eppure aveva un brutto presentimento…
“Avanti, diamo un’altra occhiata in giro.” Intimò Sirius.
************
Ron e Hermione atterrarono appena fuori al castello dell’AU,
e scesero dalla scopa con un balzo.
“E mi raccomando, questa volta non ti arrendere alla prima balla
che ti racconta, insisti. Gioca duro.” Le suggerì lui, prima di aprire il
portone.
Lei sorrise. “Sei un grande amico, Ron.”
“Ma quale grande. Sono unico.”
I due ragazzi aprirono la porta e si ritrovarono
nell’ingresso enorme del palazzo dell’AU.Ma, con loro grande sorpresa, in penombra e senza guardie alla porta.
“Ma che succede?” mormorò tesa Hermione.
Nessuno dei due ebbe il tempo di pensare o capire. Ron la
sentì gridare e dopo un attimo la luce tornò netta nel vasto ambiente. Le scale
e lo spiazzo erano pieni di uomini incappucciati con le bacchette ben tese fra
le mani, alcune puntate su dei corpi a terra (auror dell’AU). Ron notò
immediatamente che uno di loro stava tenendo Hermione per un braccio dietro la
schiena, e le stava puntando la bacchetta alla tempia (quella della ragazza era
a terra, ben lontana). Hermione sembrava piuttosto spaventata, ma anche
sofferente. Ron si sforzò di mantenere la calma, o le avrebbero fatto del male.
“Getta la bacchetta.” Sibilò gelido il mangiamorte che la
teneva prigioniera.
“D’accordo, stai calmo.” Ron subito gettò la bacchetta, che
raggiunse quella della sua amica. “Ora lasciala andare.”
L’uomo rise forte, ma Ron non si mosse. Hermione era in
serio pericolo, e lui non le sarebbe stato certo d’aiuto provocando quel
mangiamorte.
“Ma guarda un po’ cosa abbiamo qui.”
La voce gelida fece voltare sia Hermione che Ron.
Riconobbero immediatamente l’uomo che scendeva lungo la larga scalinata con un
ghigno di puro piacere sul viso.
“Lucius Malfoy.” fece Ron, disgustato.
“Guarda guarda…” Lucius si avvicinò. “Il bastardo di Arthur
Weasley e la puttanella mezzosangue di Potter. Bene.”
Ron dovette trattenersi dal colpirlo in faccia. Avevano Hermione.
Malfoy sembrò leggergli il pensiero, ed estese ancora di più il suo sorriso
mellifluo e malizioso.
“Tutto secondo i piani, benissimo. Siete stati molto bravi a
cadere nella nostra trappola così bene. Il mio signore non poteva sperare di
meglio.” Disse lentamente, camminando intorno a Ron, che restava immobile, col
viso contratto dalla rabbia e dallo schifo. Lui e Hermione si scambiarono una
veloce occhiata. Nessuno dei due aveva il respiro regolare.
“E adesso” continuò Malfoy, andando lentamente verso
Hermione. “Il nostro piano sta andando di bene in meglio. Povero Potter,
resterà solo un’altra volta.” Il suo tono fece rabbrividire i due giovani
auror. “Adesso che prenderemo il suo migliore amico e la sua fidanzatina, cosa
pensi che farà, eh Weasley?”
Ron serrò i pugni e la mascella, ma non si mosse.
Malfoy si avvicinò ancora di più a Hermione. “Che peccato
che tu sia una sporca mezzosangue…” le sibilò con un sorrisetto ambiguo. “Avrei
avuto altri progetti per te…” e così facendo tentò di sfiorarle il viso con la
mano, ma Hermione si voltò dall’altra parte, disgustata.
Ron fece un passo avanti, furioso. “Non osare toccarla,
lurido mangiamorte!!” gli gridò.
Lucius si voltò, col ghigno ancora piazzato sul volto.
“Sennò che mi fai, eh moccioso? Chiami tuo padre? E lui che farà? Non sarà un
po’ troppo impegnato a salvare i suoi preziosi babbani?”
Ormai Ron era al limite. Ansimava e stringeva i pugni fino a
lacerarsi la pelle con le unghie.
“E dimmi, Weasley, dov’era tuo padre quando ho tolto di mezzo
i genitori della tua amichetta mezzosangue? Che cosa faceva mentre io le facevo
quel bell’incantesimo che l’ha tormentata tutto l’anno?” aggiunse fiero Malfoy.
Ron rimase per un attimo senza respirare, poi i suoi occhi
caddero su Hermione: non aveva una sola goccia di colore in viso, ansimava,
tremava, sembrava fuori di sé.
“Tu…” mormorò sconvolta. “…tu sei l’assassino di mio padre e
mia madre?”
Malfoy non si preoccupò nemmeno di voltarsi verso di lei.
“Proprio così.”
Ron impallidì ancora di più. Conosceva quello sguardo di
Hermione: stava per scoppiare. E in effetti la sua reazione non tardò a farsi
vedere: la ragazza, furibonda, assestò una gomitata nello stomaco del
mangiamorte che la tratteneva e si liberò.Malfoy si voltò, ma Hermione fu più
veloce di lui e lo colpì duro con un calcio prima allo stomaco e poi al viso,
facendolo cadere all’indietro a terra. Subito due mangiamorte la afferrarono
per le braccia, ma lei non smise di dimenarsi. Ron cercò di correrle in aiuto,
ma due robusti mangiamorte lo trattennero vigorosamente.
Malfoy si rialzò con un labbro e il naso sanguinante.
“Piccola pazza, hai forse dimenticato il potere che ho su di te, l’incantesimo
che ti ho fatto?!” le urlò contro. “Beh, lascia che te lo ricordi!”
Fu un attimo. Lucius schioccò le dita e Hermione crollò
sulle ginocchia, tenendosi la testa fra le mani e gridando di dolore. Ron diede
due strattoni micidiali ai due uomini che lo tenevano fermo. “Hermione, no!!!”
La ragazza rimase ancora qualche istante in quelle
condizioni, poi il dolore ebbe la meglio e crollò a terra, svenuta. Lucius
Malfoy osservò compiaciuto la sua opera, poi fece un cenno a un mangiamorte,
che subito si chinò su di lei e la prese in braccio.
“BASTARDO VIGLIACCO!!! Te la prendi con una ragazza!!!
Lasciala andare, e veditela con me!!!” gli gridò Ron al culmine della rabbia.
Malfoy gli si avvicinò.
“Lo sai qual è il tuo problema, ragazzo mio? Tu ti
sopravvaluti, proprio come il tuo vecchio.” E detto questo sguainò la spada.
“Dì al tuo amico Potter che ha tempo fino all’alba.”
Quello che Malfoy disse dopo, Ron non lo sentì; l’unica cosa
che riuscì a capire perfettamente fu che gli aveva trapassato la spalla con la
spada. I due uomini lo lasciarono e lui cadde a terra, tenendosi la ferita che
sanguinava abbondantemente; attorno a sé la stanza prese a girare, i colori a
mescolarsi, le voci a sfumare sempre di più. L’ultima cosa che vide furono
Malfoy e il mangiamorte che portava Hermione uscire dal castello seguiti dagli
altri incappucciati, quindi tutto divenne buio.
*******************
Fiùù…questo è stato difficile da scrivere! Mi è venuta
l’ispirazione tutta in una volta…infatti è un capitolo più lungo degli altri,
notato? Com’è venuto? Non mi pare malaccio, ma ditemelo voi! Amo i commenti!
Beh, siamo agli sgoccioli ormai…credo che ora sia piuttosto
chiaro che il nostro Harry non ha scelta, lo scontro con Voldemort è diventato
inevitabile…si accettano scommesse ^_^ !!
…ovviamente Harry Potter e tutto lo staff appartengono alla
Rowling!…(tranne l’AU e tutti i suoi personaggi, che sono frutto della mia
mente malata ^^)
FIGHTING
DARKNESS
FACCIA A FACCIA
Harry e Jordan stavano volando a una velocità ai limiti del
consentito. Gli altri dell’AU si erano smaterializzati per raggiungere la base,
ma Harry non sapeva ancora farlo, e Jordan decise di non lasciarlo tornare da
solo, così entrambi si lanciarono sulle proprie scope. Ovviamente il tragitto
non fu esattamente brevissimo, così quando i due ragazzi giunsero a
destinazione si trovarono di fronte solo ai residui dello spettacolo a cui
avevano assistito gli altri: agenti dell’AU andavano e venivano nervosamente
dalle stanze semidistrutte per rimediare ai danni, medimaghi e altri soldati
recuperavano morti e feriti un po’ dovunque, sangue sparso quasi in ogni
angolo.
“Che diavolo è successo qui?” mormorò Jordan nelle vedere
quelle scene. Harry scosse la testa, incredulo.
Si sentì un FLOP e comparve la squaffle di Harry, chiamata
da Sirius.
“Harry, ci siete?”
“Sirius, ma che è successo?”
“Raggiungimi fuori l’infermeria.” FLOP.
Jordan e Harry corsero a più non posso; fuori dal piccolo
ospedale speciale dell’AU –da cui entravano e uscivano continuamente medimaghi
e barelle volanti- stavano in piedi Sirius, Remus e Jeffry. Dorian uscì quasi
nello stesso istante dall’infermeria e fece cenno a Jeffry di seguirla.
Sembrava imbufalita.
“L’AU è stata attaccata.” Spiegò Remus ai due ragazzi
sconvolti. “Sono stati i mangiamorte.”
Jordan strinse i pugni. “Siamo caduti in trappola come degli
idioti!” ringhiò.
Harry gettò un occhio all’orologio: l’una e mezza di notte.
“Sirius, Ron e Hermione avevano la serata libera. Sono già tornati?”
Sirius e Remus si scambiarono un’occhiata di profondo
rammarico. “Harry…”
“Che c’è? Che
è successo?” incalzò il ragazzo, visibilmente impallidito.
“Ron è stato ferito. E’ piuttosto grave, ma se la caverà.” Sirius
si fermò un attimo, cercando il modo meno crudo di dirgli la verità. “Di
Hermione nessuna traccia. Alcuni agenti feriti hanno detto che l’hanno presa i
mangiamorte.”
Harry scosse la testa, aprendo la bocca per cercare di
respirare. Per un attimo Sirius lo vide annaspare vistosamente.
“Hermione è in mano a quei bastardi?!” ruggì Jordan, rosso
in faccia. “Ma come hanno osato?? Che vogliono quei porci da lei?”
“Non ci arrivi, Jordan?” gli rispose piano Remus. “E’ la
persona più cara a Harry.”
Harry nervosamente si passò una mano tra i capelli, poi si
diresse verso l’infermeria.
“Che fai?” domandò cupo Sirius.
“Voglio vedere Ron.”
L’infermeria era davvero un trambusto. Quasi tutti i letti
erano occupati, e tutti i medimaghi si davano un gran da fare tra i pazienti
già in cura e quelli che arrivavano, tanto che nessuno di loro si preoccupò di
fermare Harry, che raggiunse indisturbato il suo amico.
Non era un bello spettacolo. “Ron stava nel suo letto con
tutto il torace fasciato e una specie di tubicino per l’ossigeno nel naso; era
molto pallido, aveva l’aria stanca e gli occhi socchiusi. Harry rabbrividì: gli
fece male vederlo in quelle condizioni.
“Ehi.” Gli mormorò dolcemente mentre si sedeva sulla sedia
vicina al suo letto. Ron mosse solo gli occhi per guardarlo, ma lo riconobbe
subito. Harry gli abbozzò un sorriso breve e amaro. “Come stai?”
“Dicono che vivrò.” Sorrise lui, parlando però molto piano.
Sembrava facesse fatica.
“Te la caverai alla grande, come sempre.” Cercò di
rassicurarlo Harry. “E magari ci scappa una bella cicatrice da esibire con
Padma.” I loro sorrisi erano amari e forzati.
“Mi dispiace, Harry.”
“Di che cosa?”
“Ti avevo promesso…che avrei protetto Hermione…”
“Da quello che vedo hai fatto il possibile. Non è colpa tua.”
Ron si lasciò scappare una smorfia di dolore. “Chi è stato?”
“Malfoy…c’erano almeno un centinaio di mangiamorte…con tanto
di cappuccio…”
“Lucius Malfoy…quel bastardo…” Harry serrò i pugni.
“E’ stato lui a uccidere i Granger…è lui che ha preso Hermione…”
anche in quello stato Ron sembrava seriamente infuriato. Ma questo gli costò
una fitta più dolorosa alla spalla.
“Cerca di non agitarti, devi restare calmo.” Harry non
pensava affatto quello che diceva, non c’era da essere calmi. Ma Ron era ferito
gravemente, doveva restare tranquillo.
“Senti…” mormorò a fatica Ron. “…Malfoy…prima di portarla
via…ha detto di dirti…che hai tempo fino all’alba…”
“Tempo? Per che cosa?”
“…è tutto quello che ha detto…”
“Tu adesso devi pensare solo a riprenderti.” Fece Harry,
risoluto. “Mi occuperò io di tutto il resto.”
In quel momento un’infermiera con un calice in mano si
avvicinò al letto di Ron. “Ecco, con questo andrà molto meglio.” Poi si voltò
verso Harry. “Mi dispiace, ma non puoi restare qui.”
Harry annuì e si alzò in piedi, lanciando un occhiolino a
Ron, e se ne uscì. Ron lo guardò andare via.
“Buona fortuna, Harry.”
***************
Sirius stava appoggiato al muro, Remus stava in piedi con lo
sguardo basso e Jordan sedeva su una panca; quando videro uscire Harry con
quello sguardo di rabbia e odio sul viso, trasalirono.
“E adesso che hai intenzione di fare?” chiese sospettoso
Remus, anche se poteva ben immaginare la risposta.
“Vado a riprendermi Hermione.” Raramente Harry si arrabbiava,
ma quando era così furioso faceva addirittura paura. Come fece un passo avanti
Sirius e Remus gli si misero davanti.
“Aspetta un attimo.” Fece allarmato Lupin.
Harry sfoderò la bacchetta. “Non mettetevi sulla mia
strada.” Disse, scandendo ogni singola parola.
“Harry, capisco quello che stai provando, ma dobbiamo
cercare di agire usando il cervello, o metteremo in pericolo Hermione.” Esclamò
Sirius.
“E’ già in pericolo, Sirius, è in mano a Voldemort.” Harry
sembrava un vulcano sul punto di esplodere. “Malfoy ha detto che ho tempo fino
all’alba.”
“All’alba? E perché?” chiese Remus, confuso.
“Non ne ho la più pallida idea, ma non ho intenzione di
sprecare un solo minuto di più. Hermione è sola e indifesa, possono torturarla,
violentarla, ferirla e perfino ucciderla quando vogliono. Io vado a
riprendermela.” Harry non era più così calmo, quasi gridava.
“Harry, gli sarà molto più utile viva che morta.” Cercò di
controbbattere Sirius. “E non possiamo gettarci a capofitto senza sapere né
come agire né dove andare.” Replicò deciso.
“Io sono d’accordo con Harry.” Fece Jordan, alzandosi in
piedi. “Dobbiamo muoverci adesso se vogliamo salvarla.”
Un FLOP interruppe la discussione, e da una squaffle uscì la
voce di Dorian. “Immediatamente nel mio ufficio, forse c’è una pista.” FLOP.
I quattro uomini si scambiarono una veloce occhiata e
corsero in direzione del 3° piano del castello. Harry, però, a un certo punto
si fermò tenendosi la tempia destra tra le mani: la cicatrice gli stava
bruciando! Gli altri tre continuarono la loro corsa senza accorgersi di nulla,
lui, invece, quasi istintivamente guardò fuori dal finestrone vicino al quale
si era fermato, e nell’oscurità della notte, attraverso gli alberi del bosco,
intravide una specie di bagliore argenteo. Senza perdere altro tempo corse giù
all’ingresso principale, uscì fuori dal castello dell’AU e raggiunse in fretta
il bosco.
Il bagliore argentato si rivelò un grosso disco galleggiante
a mezzaria, che a Harry diede subito l’idea di un varco dimensionale. Tipico
momento in cui bisogna passare tre giorni a studiare il fenomeno, pensò.
Tirò un grosso sospiro, poi vi si gettò dentro.
***************
Nel riaprire gli occhi Harry ci mise un attimo a mettere a fuoco
ciò che lo circondava: innanzitutto capì di trovarsi in uno stanzone murato
–forse in un castello- e muovendo le mani si rese conto di essere incatenato al
muro. Alzando lo sguardo vide 7 sagome: una piuttosto bassa e curva, una
piuttosto robusta e 5 incappucciate. Non gli ci vollero che pochi secondi per
riconoscere Codaliscia, i mangiamorte più fidati e Tom Riddle, alias Voldemort.
“Ben arrivato, Harry Potter.” Fece piano Voldemort. “Ci hai
messo un po’ più del previsto stavolta.”
“La prossima volta fammi avere un biglietto d’invito più
chiaro se vai di fretta.” Fece
Harry acido. Voldemort fece un irritante sorrisetto ironico.
“Mi fa piacere rivederti, è un po’ che ti stavo cercando.”
“Non posso dire lo stesso di te.”
Voldemort inarcò un sopracciglio, ma a intervenire fu un
irruento ometto curvo sulla sua schiena.
“Come osi rivolgerti in questo modo al nostro eccelso
signore?”
“Codaliscia, sta’ zitto.” Disse calmo Voldemort. “Lascialo
parlare.”
“Che cosa vuoi da me, Voldemort?”
“Uno scontro.” Fu la ferma risposta. “Quello definitivo.”
“D’accordo.” Fece Harry, per nulla intimorito. “Ma prima
devi liberare Hermione. So che l’hai fatta catturare tu.”
Sul volto di Ton Riddle comparve un ghigno di piacere. “Ma
certamente, amico mio. E’ un tuo diritto. Eccola qui la tua bella fidanzata.” E
così dicendo con una mano si tirò via il mantello dietro alle spalle, e
scansandosi rivelò a terra una sagoma. Harry sentì il sangue gelarsi nelle
vene.
Era Hermione.
Stava a terra, apparentemente senza vita, senza il minimo
movimento, pallidissima e disrtutta. Aveva un abbondante rivolo di sangue che
le colava giù dalla tempia destra fin nel collo, un’altra grossa macchia di
sangue stava in pieno petto sul maglione, e un’altra serie di macchie rosse si
estendevano lungo gambe e braccia.
Dio mio…no…
Non c’era un goccio di
saliva nella gola di Harry, dove l’aria non saliva né scendeva. Il suo incubo
peggiore nonché più frequente era divenuto realtà. La ragazza che amava con tutto
il suo cuore…solo fino a qualche giorno prima l’aveva stretta a sé nel più
intimo dei modi, ripromettendosi di difenderla anche dall’aria. E ora eccola
lì…in una pozza di sangue, col viso contratto dal dolore e dalla sofferenza, e
le guance ancora solcate dalle lacrime.
Harry diede uno strattone così forte alle catene che le
pietre nel muro rumoreggiarono. “Che cosa le hai fatto, maledetto bastardo?!?”
gridò, con tutta la rabbia che aveva in cuore.
“I miei mangiamorte alle volte si dimenticano la buona
educazione quando si tratta di babbani e mezzosangue.” Gli incappucciati
ghignarono silenziosamente. “Oh, ma che fai, Codaliscia? Libera il nostro
giovane amico.”
Mentre Peter Minus lo liberava dalle catene, Harry in
qualche angolo remoto della mente capì che così Voldemort avrebbe avuto la sua
concentrazione su un piatto d’argento, ma non gli importò minimamente, e appena
fu libero corse verso Hermione e le si inginocchiò affianco.
Nel prenderla fra le braccia Harry ebbe quasi paura di
romperla, tanto era fragile. Il ragazzo annaspava vistosamente, cercando tra
gli affanni l’ossigeno per continuare a respirare. La strinse teneramente a
sésostenendole la testa, che le
ricadde debolmente all’indietro. L’ultimo briciolo di razionalità rimasta nel
cervello di Harry lo indusse a dare un’occhiata alle sue ferite, ancora
perfettamente aperte e sanguinanti. Dolcemente prese ad accarezzarle una
guancia, e chiudendo gli occhi appoggiò la fronte alla sua.
“Sai qual è la cosa più strana, Harry?” fece crudelmente
Voldemort, avvicinandosi lentamente ai due ragazzi. “Mentre i mangiamorte
infierivano su di lei coi loro colpi, la tua amichetta continuava a piangere in
silenzio, e quando gliel’ho chiesto io ha piagnucolato che tu non provavi
assolutamente niente per lei, e mi illudevo se pensavo che saresti venuto.
Curioso che abbia pensato di giocarmi così, no?”
Un fulmine a ciel sereno attraversò la mente di Harry: non
l’aveva detto per depistare Voldemort, Hermione credeva davvero quello che
diceva, perché non avevano più parlato dopo che lui l’aveva allontanata così
bruscamente quella mattina!
Oddio…ha sopportato tutto questo credendo che io
non l’amassi più…no, questo è un incubo…
Harry sollevò lentamente gli occhi e incontrò lo sguardo di
Tom Riddle: i suoi occhi verdi emanavano odio e livore, digrignava i denti e
ansimava dalla rabbia. “Perché. Dimmi perché lei.” Ringhiò.
“Per risvegliare la belva che c’è in te. Perché voglio
dimostrare al mondo una volta e per tutte che io ti sono superiore. Ma per
farlo ho bisogno di sconfiggerti mentre sei al 100%, con tutte le potenzialità
che probabiolmente nemmeno tu immagini di possedere, ma che quando perdi il
controllo si manifestano chiaramente.”
Harry non riuscì a capire bene il significato di quelle
parole; sentì la sua bacchetta volargli via dalla tasca e fluttuare in un
angolo dello stanzone.
“Queste non ci serviranno.” Fece Voldemort, e gettò via
anche la sua bacchetta. “Saremo solo io e te, essenza contro essenza, fino alla
morte.” E così dicendo nella mano gli si materializzò una spada.
Harry mise giù Hermione il più dolcemente possibile, e prima
di rialzarsi le fece una carezza sul viso e le bisbigliò all’orecchio “Tieni
duro, piccola, tra un minuto ti porto fuori di qui.”
Quando Harry e Riddle furono faccia a faccia l’intera
atmosfera sembrò percorsa da una tempesta d’energia. I loro occhi erano
inondati di odio, e in pochi secondi gli altri presenti si allontanarono per
lasciare libero il campo.
“Sai, mi chiedo se anche questa volta riuscirai a cavartela,
visto che non c’è nessuno a morire per te.”
“Vuol dire che stavolta toccherà a te.”
“Dì un po’, come farai a uccidermi, Potter? Tu sei buono.”
Disse Riddle, marcando con sdegno l’ultima parola. “Non sai uccidere.”
“Ti sbagli di grosso. Tu hai ucciso i miei genitori, hai
reso la mia vita un inferno, hai fatto del male al mio migliore amico e ti sei
accanito contro la ragazza che amo. Mi hai tormentato per una vita intera, per
colpa tua ho paura di amare per timore di causare pericolo e guai. Sono stanco del
tuo sadico giochetto, Voldemort. Mi hai provocato una volta di troppo.”
All’improvviso nella sua mano si materializzò una spada;
Harry la sollevò, visibilmente stupito, e la riconobbe: la spada di Godric
Grifondoro.
Voldemort alzò la sua lama e si mise in posizione per
combattere. “Bene. Ora sei pronto. Posso finalmente annientarti.”
Harry roteò la spada nella mano con abilità e sicurezza,
finalmente soddisfatto di aver partecipato a tutte quelle lezioni di scherma
all’AU, e si tenne pronto. “Lo vedremo.”
Il duello cominciò subito senza esclusione di colpi.
Voldemort attaccò per primo, ma Harry si difese con sicurezza; le due lame
presero a fare scintille in pochi istanti, ogni colpo vibrava sonoramente duro
nell’aria. Harry sopportò bene il primo assalto per poi passare al
contrattacco, e affondò anche bene, ma il suo avversario non si lasciò cogliere
impraparato.
“Devo farti i complimenti, Harry.” Fece Riddle, brandendo la
spada. “L’ultima volta che ti ho visto usare quella spada ti puzzava la bocca
di latte e a malapena riuscivi a tenerla in mano.”
“Parla poco e combatti.” Ruggì Harry, attaccando di nuovo
con furia travolgente.
Lo scontro proseguì con grande violenza, Voldemort riuscì a
costringere spalle al muro Harry, che però con un buon colpo si liberò di
nuovo.
“Non credere che sia così facile.” Sibilò tra i denti,
buttandosi indietro un ciuffo di capelli sudati dalla fronte con uno sbuffo.
“Ho detto che sei migliorato, non che sei il migliore.”
Mormorò Tom Riddle, affannando impercettibilmente. “Vediamo se sei già
all’altezza di questo.” Voldemort spalancò il palmo della mano in direzione di
Harry, che fu come scaraventato da un colpo di vento violentissimo, e finì a
sbattere di schiena contro il muro alle sue spalle. Voldemort rise, Harry si
rialzò dopo un attimo, all’inizio un po’ intontito ma poi subito pronto.
“Credi che sia sufficiente un trucchetto come questo a
mettermi fuori gioco?”
“No, ma vederti in ginocchio è sempre un piacere.”
“Non ti ci abituare, resterai deluso.” Esclamò Harry,
attaccando di nuovo.
Mentre il rumore dell’acciaio che cozzava furiosamente si
susseguiva, quasi tutti contemporaneamente i mangiamorte alzarono la testa dopo
aver udito un rumore piuttosto violento: Malfoy fece loro un cenno, e uscirono
tutti precipitosamente dalla stanzona.
***************
Nell’irrompere a passo svelto nello stanzone in cui stava
l’uscita del passaggio segreto (quello usato da Harry per raggiungere
Voldemort), Malfoy e gli altri mangiamorte si bloccarono all’istante. Era in
corso una vera e propria battaglia tra incappucciati e agenti dell’AU. I
mangiamorte sembravano in difficoltà, dato che stavano retrocedendo di fronte
all’avanzata degli auror guidati da Sirius, Remus, Jeffry e gli altri. I cinque
ritardatari si gettarono subito nella mischia, e Malfoy ci mise un secondo a
puntare la bacchetta contro Jordan, ma un calcio sotto il mento gli fece fare
un bel muro contro il muro alle sua spalle.
“Ehilà Lucius, vecchio mio” esclamò ironico Remus Lupin,
puntandogli contro la sua bacchetta. “Sono secoli che non ci si vede.”
“Tsk, dovevo aspettarmelo da un lupo mannaro.” Commentò
acido Malfoy mentre si rialzava in piedi. “Cos’hai fatto, Lupin, annusato il
terreno fin qui per trovarci?”
“Si fa quel che si può.” Fece brevemente Remus, inarcando
per un secondo un sopracciglio. E nel trambusto della lotta a malapena l’uno
sentì l’altro attaccare.
“Expelliarmus!!!”
“Crucio!!!”
*************
Con un colpo netto Harry centrò il mantello di Voldemort e
lo lacerò.
“Lo sai, inizio a scocciarmi di te.”
“Avresti potuto smettere di rompermi le scatole anni fa, ti
bastava rassegnarti alla sconfitta.” Mormorò Harry, con un po’ più di fiatone.
“Sconfitta?” ringhiò stupito Tom Riddle.
“Non sono io che ho perso il corpo 18 anni fa.” Lo stuzzicò
il ragazzo, riposizionandosi la spada fra le mani.
“Devo ricordarti che fine hanno fatto i tuoi genitori?” fece
acido Voldemort.
“E infatti ora la pagherai anche per loro!”
“Chi ti ha fatto credere così tanto in te stesso, Potter? Da
dove viene tanta sicurezza? Lo sai che questa volta non sarai fortunato come
quando eri un moccioso?”
“Nemmeno tu sarai altrettanto fortunato.” Sibilò Harry con
aria di sfida. “Non perderai solo il corpo oggi.”
Voldemort non si soffermò a rispondere a parole, preferì
sollevare la spada e scagliarla sul suo avversario con tutta la violenza,
sfruttando l’effetto sorpresa. Harry parò il primo colpo ma non il secondo, che
gli procurò una ferita al braccio sinistro. Senza perdersi d’animo nemmeno per
un istante, il giovane mago con un calcio dritto allo stomaco del nemico
guadagnò abbastanza tempo per rialzarsi e gettare una veloce occhiata alla
ferita, fortunatamente non troppo profonda. Voldemort riprese lo scontro, ma
Harry fu più veloce e gli procurò un bel taglio sul sopracciglio destro
colpendogli l’occhio con un pugno, ma Riddle lo servì con un trucchetto sporco:
finse di colpirlo allo stomaco con un semplice pugno, ma all’ultimo momento
spalancò la mano e lo centrò con una zaffata d’energia, che lo fece sbattere
contro il muro così forte che Harry per un attimo vide nero. Sotto gli occhi
eccitati di Peter Minus, Voldemort incalzò l’attacco ma Harry si difese, anche
se più debolmente.
“E’ finita, Potter. Rassegnati.” Sibilò Riddle.
“Mai!!” esclamò furioso Harry, che dopo essersi parzialmente
ripresosi era lanciato nuovamente all’attacco, colpendo Riddle violentemente al
viso con l’elsa della spada. Voldemort cadde a terra, ma Harry non riuscì a
sfruttare la situazione in pieno: una nuvola di polvere –lanciata da
Codaliscia- non gli fece vedere l’obbiettivo da colpire, in compenso finì anche
lui a terra per quello che riconobbe come un calcio del suo avversario. Tutti e
due si rialzarono subito, ansimanti ma sorretti dall’odio.
“Se non dovessi ucciderti ti direi di unirti ai miei
mangiamorte.” Sibilò Voldemort. “E saresti il migliore, ne sono convinto.”
“Dovrei essere lusingato?” ruggì Harry, disgustato.
“Attento,
Harry Potter. Io non gioco mai secondo le regole.” E così dicendo fece
un cenno con la testa che incitò Harry a guardare alle sue spalle. Codaliscia,
ghignando perfidamente, stava in piedi vicino a Hermione, puntandole la
bacchetta al petto. “Mi sono stancato di perdere tempo con te.”
Harry
digrignò i denti. “Non doveva essere uno scontro tra te e me, per
provare ai tuoi leccapiedi chi è il più forte? Cos’è, siccome ora non ti vede
nessuno ti senti autorizzato a giocare sporco?”
Voldemort brandì la spada contro di lui. “Fai molta
attenzione, la tua amichetta sta facendo l’equilibrista sull’orlo della fossa.
Basterebbe anche solo un colpetto per mandarla all’altro mondo nelle condizioni
in cui è.”
Harry sentì il sangua ribbolirgli nelle vene. “Lasciala
fuori da questa storia!!” gridò.
“Modera i toni.” Sibilò Codaliscia, avvicinando sempre più
la bacchetta al corpo martoriato di Hermione, sotto lo sguardo soddisfatto di
Voldemort.
E quella fu la goccia che fece trabboccare il vaso.
“Non osare nemmeno toccarla, lurido bastardo!!” gridò Harry
contro il viscido ometto, e subito una zaffata violentissima di vento colpì in
pieno Codaliscia, che andò a sbattere così forte contro la parete che la testa
prese a sanguinargli. Harry rimase sorpreso: era davvero opera sua?
Voldemort ghignò. “Sono sorpreso, ci hai messo meno del
previsto a imparare a usare i tuoi poteri.”
“Quali poteri?” chiese Harry, confuso.
“Per chi mi hai preso, non sono uno dei tuoi dannatissimi
professori!” fece Voldemort, e senza ulteriori indugi sollevò la spada e il combattimento
riprese.
*************
Sirius colpì con un pugno in pieno viso un mangiamorte, poi
se ne sbarazzò con un colpo di bacchetta, ma subito fu attaccato da un altro.
Jordan aveva un brutto taglio sull’occhio e il naso
sanguinante, ma lottava come un leone.
Remus Lupin, invece, se la stava vedendo con un osso
parecchio duro, Lucius Malfoy. Lupin si teneva un braccio insanguinato ma non
smetteva di duellare con Malfoy, che, dal canto suo, aveva la faccia piena di
lividi e si teneva lo stomaco.
“Avanti, dimmi dov’è Harry Potter!” ruggì Remus.
“Non sono affari tuoi!” sibilò Malfoy.
“Non ho bisogno di chiedertelo una seconda volta, Malfoy, ti
faccio secco e lo scopro da me! Ti decidi a parlare??!!”
“Scordatelo!!” Lucius rapidamente puntò la bacchetta contro
il suo avversario. “Avada Kedavra!”
Sirius diede un calcio a un mangiamorte e si voltò di
scatto. “Remus!!”
Lupin stava a terra e perdeva sangue da un fianco. Sirius
corse dalla sua parte, saltò al volo un mangiamorte a terra e scivolò fino a che
non fu al fianco del suo amico.
“Ehi” fece, dandogli un’occhiata alla ferita. “Sei ancora
tutto intero?”
“Si” si lamentò Remus, non riuscendo a muoversi più di
tanto; era facilmente intuibile che era riuscito ad evitare l’attacco mortale,
ma solo parzialmente.
Sirius si rialzò, furioso. “Ora te la vedrai con me,
Malfoy!!”
“Vediamo che sai fare, Black!!” lo sfidò quello.
**************
Tom Riddle era decisamente un ottimo spadaccino, e Harry si
dimostrò all’altezza del suo nemico, ma era più di un’ora che lo scontro andava
avanti e i fiatoni di entrambi erano la prova che ormai la battaglia doveva
volgere alla fine in poco tempo.
L’attacco finale di Voldemort non si fece attendere: con un
balzo felino attaccò Harry con una specie di sfera traslucida d’energia che lo
fece sbattere a terra contro il muro. Harry non ebbe il tempo di rendersi conto
che la spada l’aveva persa durante il ‘volo’, ma fu subito consapevole di
Riddle che troneggiava in piedi su di lui, con la spada puntata e un ghigno
soddisfatto.
“Hai visto, Potter?” sibilò, affannando. “Te l’avevo detto
che avrestio fatto la fine di tuo padre. Avresti dovuto credermi fin
dall’inizio.” Aggiunse, leggendo la furia negli occhi del ragazzo. Quindi
sollevò la spada. “Muori!!”
Avvenne tutto così in fretta che fu difficile capire. Nel
vedere la spada calarsi contro di lui a velocità vertiginosa, Harry si appoggiò
indietro sulle mani e bloccò la lama fra i piedi; con uno strattone la strappò
di mano a Voldemort e la lanciò in aria. Preoccupato solo di recuperare la
spada, Riddle non si accorse della velocità con cui Harry balzò in piedi, gli
sferrò un calcio in faccia che lo disorientò, afferrò al volo la spada e gli
trafisse il fianco sinistro. Due gocce di sangue caddero sul pavimento, e in un
istante Voldemort comprese di essere ferito molto seriamente. Harry, bianco e
sudatissimo, lo teneva ancora sotto tiro, con la spada puntata.
“A quanto pare non hai sempre ragione.” Sibilò Harry, ancora
affannando. “Te l’avevo detto che mi hai provocato una volta di troppo.”
“Mio signore!” supplicò Codaliscia, e Harry lo vide con la
coda dell’occhio trasformarsi in topo e scivolare fra i piedi del suo padrone.
Voldemort sembrava più provato di quanto non volesse
sembrare: la ferita impressagli era mortale.
“Non finisce così, Harry Potter.” Ruggì. “Io ti perseguiterò
finchè non ti avrò fatto fuori.”
“Hai perso, Voldemort. Non ti resta che rassegnarti
all’idea.” La risposta di Harry fu altrettanto astiosa.
“No, non prenderai di nuovo il mio corpo, non ci riuscirai.”
Annaspò Voldemort, tirandosi addosso il mantello. “E’ solo questione di tempo,
Potter, tienilo a mente.” Copertosi del tutto con il suo mantello, il demone
sparì nel nulla.
Harry rimase ancora qualche istante con i muscoli tesissimi,
poi finalmente lasciò cadere la spada e tirò un sospiro di sollievo. Un
sollievo che durò solo pochi istanti: il dolore al braccio lo riportò alla
realtà, e la prima cosa che fece fu correre verso Hermione e inginocchiarsi
accanto a lei, prendendola fra le braccia.
Era terribilmente fredda e le macchie di sangue si erano
estese ancora. Lui l’attirò dolcemente a sé e cercò il battito: era lentissimo.
Harry scosse la testa, terrorizzato.
“No…Hermione, non mi lasciare…amore, mi senti?…non
andartene, ti supplico!…” le disse con la voce rotta da lacrime che non
riuscivano a uscire, mentre la cullava come una bambina. “Perdonami…per colpa
mia ti è capitato tutto questo…per colpa mia hai sofferto da morire…ti prego,
Hermione, perdonami…” Il battito di Hermione si fece sempre più impercettibile.
“No, questo non è giusto, non è giusto che sia lei a pagare per i miei
errori!!” gridò Harry allo stanzone vuoto.
Falle sentire il tuo cuore battere.
Il giovane mago si guardò in
giro confuso: aveva appena sentito una voce femminile sconosciuta, eppure in
qualche modo familiare…
Puoi rompere questo maleficio, Harry. Hai la forza per
farlo.
“Chi sei?” fece stavolta
Harry, guardandosi nervosamente attorno.
Puoi salvarla solo tu, Harry. Hai questo potere. Fidati
delle tue capacità.
Il ragazzo continuò a
cercare con gli occhi la donna che gli stava parlando. “Quale potere? Io non so
di cosa parli! Non conosco l’incantesimo che le hanno fatto, come faccio a
salvarla?”
L’amore, Harry. Fa’ presto, sei l’unico forte abbastanza
per spezzare questa maledizione.
Harry aggrottò un attimo le
sopracciglia, poi spalancò gli occhi: aveva capito perfettamente a chi
appartenesse quella voce. E cosa ancora più importante, aveva recepito il
messaggio. Quindi si chinò dolcemente su Hermione e la baciò. Fu il bacio più
lungo, lento e doloroso che le avesse mai dato. Quelle labbra che aveva
catturato con le sue tante volte, così morbide e calde, erano gelide e sapevano
di sangue. Quel corpo che aveva stretto a sé e toccato con tanta passione stava
debole fra le sue braccia, freddo e martoriato. Quei vestiti che amava così
tanto sfilarle di dosso erano inzuppati di sangue. Ma tutto questo non era
importante, perché quella era sempre la sua adorata Hermione, l’amava e
l’avrebbe amata sempre e comunque. Dopo un’infinità Harry si staccò da lei e in
pochi istanti, con la gioia più grande mai provata, le vide stringere gli
occhi; piano piano Hermione li aprì leggermente, anche se non riusciva a vedere
bene quasi nulla.
Harry sentì una vampata di felicità riempirgli il cuore, e
sul viso gli comparve un sorriso da un orecchio all’altro. “Bentornata.” Le
mormorò dolcemente, accarezzandole la testa.
“…Harry?…” sussurrò lei in un soffio a stensto udibile,
senza aprire del tutto gli occhi.
“Sshh” disse lui, baciandole la fronte. “E’ tutto finito, ti
riprenderai presto. Pensa solo a riposare.”
Con uno sforzo Hermione gli sfiorò il braccio con una mano.
“…sei…sei venuto…” riuscì a mormorare, con un sorriso sfinito.
“Pensavi che sarei stato capace di lasciarti nelle loro
mani?” fece dolcemente lui, accarezzandole una guancia col dorso della mano.
“…perdonami, non sarebbe dovuto succedere tutto questo.”
Pur non vedendolo bene, lei riuscì a prendergli una mano.
“…ti amo…” gli sussurrò pianissimo, un secondo prima di perdere conoscenza di
nuovo. Harry si portò la sua mano alla bocca e la baciò.
************
Sirius aiutò Remus ad alzarsi e a reggersi in piedi, mentre
Jordan, piuttosto ammaccato, li raggiungeva. Nello spazio attorno a loro la
battaglia scemava progressivamente, con la resa dei mangiamorte agli agenti
dell’AU.
“Tutto bene?” chiese il ragazzo, evitando il cadavere di
Lucius Malfoy a terra.
“Ce la fai a resistere ancora un po’?” fece Sirius, aiutando
il suo amico. “Dobbiamo ancora trovare Harry e Hermione.”
“Certo, muoviamoci.” Rispose Remus, non senza una smorfia di
dolore.
“Non sarà necessario.”
Tutti si voltarono verso lo scalone da cui proveniva la
voce: era Harry, che teneva tra le braccia Hermione.
“Harry!” esclamò Sirius con un sorriso misto di gioia e
preoccupazione allo stesso tempo. Anche il malconcio Remus abbozzò a un
sorriso. “Dov’è Voldemort?” Il sorriso di Harry fu molto eloquente come
spiegazione.
Jordan sorrise solo brevemente, poi si lanciò da Harry,
fissando Hermione inorridito. “Oh mio Dio…Hermione …è…”
“No, sta’ tranquillo, è soltanto svenuta.” Lo interruppe
Harry, intuendo la sua paura. “Ha bisogno di cure urgenti, ma è viva.”
“E tu come stai, sei ferito?” chiese ansioso Sirius.
“E’ solo un graffio.” Minimizzò il ragazzo.
“Ce la fai, posso portarla io.” Propose Jordan, con un cenno
del capo verso Hermione.
“No, ce la faccio benissimo.” Harry si strinse al petto la
ragazza.
“Andiamo, siamo tutti messi male, dobbiamo sbrigarci.” Fece
Sirius, aiutando Remus.
**************
Ron si girò verso la porta quando la vide aprirsi. Le
pozioni medicinali che gli avevano dato lo avevano rimesso abbastanza in forze
da permettergli di appoggiarsi sui gomiti per tirarsi su nel letto, così fu subito
in grado di vedere la combriccola di feriti entrare nell’infermeria alle prime
luci dell’alba.
Quando riconobbe i suoi amici inizialmente sorrise, poi nel
vedere Harry e soprattutto Hermione in quelle condizioni sbiancò all’istante,
ma Harry lo rassicurò con un occhiolino mentre stendeva Hermione sul letto
accanto al suo. Un medico e due infermiere le furono accanto in un baleno,
mentre anche altri medimaghi si occupavano degli altri feriti.
“Santo cielo, finiranno mai i feriti stanotte?” fece il medico,
esasperato, mentre controllava Hermione. Poi si rivolse a Harry. “Ci pensiamo
noi qui, tu va’ a farti medicare.”
Il giovane mago fece un’espressione di disappunto quando una
delle infermiere lo esortò a seguirla, ma Ron lo tranquillizzò facendogli cenno
che avrebbe dato un’occhiata lui a Hermione. Malvolentieri, Harry raggiunse
Sirius, Jordan e Jeffry, che si stavano facendo dare un’occhiata ai ‘graffi’.
“L’hai eliminato, Harry?” chiese piano Jordan, mentre un
medimago gli fasciava la fronte.
“…credo proprio di si, Jordan.” Rispose lentamente Harry,
poi le labbra gli si curvarono in un piccolo sorriso. “Si. L’ho battuto per
sempre.”
***********************
Wow!! La mia fic volge ormai
al termine…manca l’ultimo capitolo, quello dei chiarimenti finali e degli
sguardi al futuro…beh, a proposito di futuro, potrebbe anche esserci una sequel
a questa storia, chi lo sa…ditemi cosa ne pensate! Le recensioni favoriscono la
fantasia!
Ultimo capitolo: “Capitano Potter a rapporto, signore!”
P.S.: alcune ragazze che hanno recensito la mia fic sono
state così carine da mandarmi delle e-mail in cui mi chiedevano di scrivere
qualcosa sulla coppia Ron/Hermione…beh, alla fine mi hanno fatto venire
l’ispirazione, perciò…se andate a cliccare sulla storia “Being a War Mage” mi
direte che ne pensate! Anche questa sarà una fic a capitoli, e sicuramente sarà
molto diversa rispetto alle aspettative…Sara Lee, te la dedico con molto
piacere! Visto che ti ho accontentato, alla fine? ;)
Capitolo 12 *** Capitano Potter a rapporto, signore! ***
Capitano Potter a rapporto, signore!
FIGHTING DARKNESS
CAPITANO POTTER A RAPPORTO, SIGNORE!
Quando tutti ebbero riferito la
propria versione dei fatti, Harry alzò gli occhi e notò che Dorian, per quanto
cercasse di mascherarlo, sembrava estremamente soddisfatta.
Era appena il tramonto
successivo a quella terribile notte, e tutti gli agenti avevano riportato
ferite più o meno gravi, tanto che alla riunione immediata voluta da Dorian non
ce n’era uno senza almeno una decina di bende e cerotti.
“Bene.” Esordì Dorian, seria.
“Mi sembra chiaro che la dinamica delle cose deve farci riflettere. Abbiamo
scoperto il fianco una volta di troppo, non dovremo commettere lo stesso errore
un’altra volta.”
“Non credo che rincontreremo il
vecchio Voldemort. E comunque, non tanto presto.” Fece Jeffry soddisfatto. “Se
non l’ha eliminato, Harry l’ha conciato per le feste.”
“A proposito di questo.”
S’intromise il generale, avvicinandosi a Harry. “Potter, ti rendi conto
dell’imprudenza di cui sei stato capace allontanandoti da solo e senza
avvertire nessuno? Hai individuato un passaggio segreto, e senza né consultarci
né controllarlo preventivamente ci sei entrato. Poteva finire molto male.”
“Si, lo so, e me ne dispiace,
ma…” cercò di giustificarsi Harry, ma lei lo interruppe.
“So che eri emotivamente
coinvolto, ma qui all’AU le cose non funzionano così. Non vogliamo pazzi né
eroi, noi lavoriamo in gruppo, per garantire a ognuno la possibilità di tornare
a casa la sera tutto intero. Non ne esci vivo se non usi prudenza e freddezza, Harry.
E’ la prima regola se vuoi lavorare qui.”
“Non volevo che qualcun altro
restasse coinvolto.” Spiegò piano Harry. “Era me che voleva Voldemort, in
questo modo non avrebbe coinvolto altri innocenti.”
Dorian scosse la testa.
“Chiunque cercasse, o qualunque cosa volesse, Voldemort ha chiaramente
dimostrato di essere un pericolo per l’umanità intera, e quindi è competenza
dell’AU al completo.” Disse con fermezza. “Ora fai parte di una squadra, vedi
di ricordartelo. Non devi fare da mamma chioccia a tutti, non sei più a
Hogwarts, non siamo studenti indifesi, Harry. Siamo soldati, siamo qui per
nostra scelta e sappiamo quali sono i pericoli a cui andiamo incontro. E ognuno
è responsabile di se stesso, chiaro?”
Harry annuì, mentre Sirius gli
dava una piccola e paterna pacca sulle spalle.
“Bene, allora se siamo tutti
d’accordo,” continuò Dorian. “direi che l’agente Potter ha già sostenuto il suo
esame combattendo direttamente sul campo di battaglia piuttosto che sul
simulatore, salvando la sua vita e le nostre.” Gli altri presento annuirono con
sorrisi di approvazione e stima. “Benvenuto a bordo, capitano Potter.” Gli
disse con un gran sorriso Dorian, porgendogli la mano.
Harry rimase a bocca aperta,
poi il viso il suo viso si distese in un largo sorriso felice, e subito strinse
la mano che gli stava davanti. “Grazie, signor generale.” Fece, emozionato.
Jordan gli diede un’amichevole pacca sulle spalle e anche Jeffry gli fece un
occhiolino, mentre Remus alzava entrambi i pollici in segno di soddisfazione.
***************
Quando Harry raggiunse
l’infermeria andò dritto dai suoi amici. Ron non aveva già più i tubicini nel
naso e stava dormendo placidamente rivolto verso Hermione, e sembrava stare già
molto meglio. Hermione, invece, piuttosto pallida, riposava nel suo letto
coperta di fasciature e coi tubicini per respirare nel naso. Harry sedette
sulla sedia che stava accanto al suo letto e le prese una mano fra le sue.
Rimase a guardarla dormire per una buona ora, poi finalmente le vide stringere
gli occhi e poi aprirli piano.
“Ehi.” Le mormorò dolcemente.
“Ehi.” Fece lei, sorridendo
debolmente.
“Come ti senti?”
“Mmh…lasciamo stare.” Gli
rispose con una smorfia.
Lui annuì. “Ho parlato con il
medico, ti rimetteranno in piedi in un paio di giorni.” Cercò di rassicurarla.
“Come sono arrivata qui?”
chiese in un soffio lei, guardandosi in giro senza girare troppo la testa.
“Sono venuto a riprenderti.” Le
spiegò lui. “Ho avuto un duello con Voldemort e l’ho battuto. Con un pizzico di
fortuna, non ce lo ritroveremo più davanti. Adesso sei nell’infermeria.”
Hermione notò che lui le stava
tenendo la mano. “Stai…bene?”
Harry fece una risata ironica.
“Come fai a preoccuparti per me se sei tu a stare in quel letto?”
Lei evitò il suo sguardo. “Sto
bene, ora.”
Lui le accarezzò la mano. “Ho
avuto davvero paura di perderti.”
Lei si morse un labbro. “Adesso
puoi anche andare, davvero. Sto molto meglio.”
Harry abbassò lo sguardo e
annuì. “Noi dobbiamo parlare.”
Lei lo guardò con gli occhi gonfi
di tristezza. “Risparmiati il discorso.” Riuscì a dire, ansimando leggermente.
“Mi hai già detto tutto quello che dovevo sapere.”
Harry scosse la testa e le si
avvicinò di più, stringendole la mano fra le sue. “Ti prego, ascoltami. Credevo
che allontanandoti ti avrei tenuta lontano dai guai, volevo proteggerti. Ho
fatto il più idiota degli errori.”
“Mi hai fatto molto più male tu
di tutti loro.” Sussurrò Hermione, mentre gli occhi le si stavano già
riempiendo di lacrime.
“Lo so, e vorrei poter tornare
indietro e non ripetere lo stesso errore.” Gli occhi di lui erano sinceramente
tristi e supplici. “Devi credermi, amore, ho detto solo stronzate sensa senso,
sapevo che se ti avessi detto la verità tu non mi avresti mai permesso una cosa
simile.”
“Harry…perché pensi sempre che
il mondo ruoti attorno a te…” disse stanca lei. “…perché non smetti di essere
il ragazzo prodigio per un po’, e vivi normalmente…come un qualunque
diciottenne?…”
“Se potessi essere un ragazzo
normale sarei molto più felice, credimi.” Commentò lui. “Che devo farci se i
guai mi inseguono dovunque vado?”
Hermione raccolse le energie e
con la mano gli sfiorò il mento. “Fidarti di chi ti ama…”
Lui le prese la mano e gliela
baciò. “Hai ragione tu, adesso lo so. Ti va di ricominciare? Vuoi darmi
un’altra possibilità?…”
Lei lo guardò negli occhi e
sorrise. “Se non altro hai imparato la lezione.”
Lui sorrise e si chinò a
baciarle dolcemente le labbra, leggermente, per non farle alcun male; ma in
pochi istanti dovette staccarsi, sentendo una gola che si schiariva alle sue
spalle.
“Ehm!” fece seccata una grassa
infermiera. “Capitano, la signorina ha bisogno di riposo!”
“Capitano?” chiese confusa
Hermione.
“Un piccolo regalo per aver
tolto di mezzo Voldemort.” Le rispose lui, con un occhiolino.
“Capitano, lei è richiesto dal
generale nel suo ufficio.” S’intromise sbrigativamente la donnona.
“Ok, ok, ho capito.” Si arrese
Harry, dando un bacio sulla fronte a Hermione.
Hermione chiuse gli occhi e sorrise.
“Sono la ragazza del capitano Potter…” disse in un soffio; Harry le sorrise, e
appena realizzò che si era addormentata di nuovo uscì dall’infermeria,
accompagnato dallo sguardo omicida dell’infermiera.
Dorian stava seduta comodamente
dietro la sua scrivania. “Oh,
si Harry. C’è qualcuno che vorrebbe scambiare due parole con te.” Gli
disse, indicando una poltrona alle sue spalle. Voltandosi, Harry vide una figura
sorridente che non si aspettava di incontrare, ma che fu felicissimo di vedere.
“Professor Silente!” esclamò.
“Ciao Harry, è un piacere
rivederti, figliolo. O forse dovrei dire signor capitano?”
“Mi fa piacere vederla qui.”
“Il professor Silente è qui
perché riteniamo giusto rispondere alle tue domande, Harry.” Gli spiegò Dorian.
“Siediti pure.”
“Domande?” fece Harry un po’
confuso, sedendosi.
“Ormai sei grande abbastanza
perché ti venga detta la verità sul tuo conto, figliolo.” Proseguì calmo Silente.
“Anche sul tuo potenziale nascosto.”
Harry spalancò gli occhi.
“Voldemort ha detto la stessa cosa…” Silente annuì. “…e poi…quelle cose strane
che ho fatto laggiù…”
“Cosa hai fatto?”
“Codaliscia stava per colpire
Hermione, io mi sono arrabbiato da morire, l’ho guardato e lui ha fatto un volo
contro il muro, come se l’avessero spinto i miei occhi.”
“Capisco.” Annuì Silente.
“E poi…dopo, quando sono
rimasto da solo con Hermione e lei stava morendo, io…eravamo soli, ma sono
sicuro di aver sentito la voce di una donna che mi ha detto come fare per
salvarla. Non avevo mai sentito la sua voce, prima…però mi è suonata
familiare…non lo so, forse è solo la mia immaginazione, però ho pensato…che
forse poteva essere…”
“…tua madre.” Completò Silente.
“Si.” Rispose Harry.
“Professore, che significa tutto questo?”
“Vedi Harry, quello che sto per
dirti farai bene a giurarmi che non uscirà da questa stanza. Soltanto io,
Dorian, Remus e Sirius sappiamo di te.” Esordì sereno l’anziano preside.
Harry annuì teso. “Sapete che cosa,
esattamente?”
“Per quanto strana e assurda
possa sembrarti, la tua storia non è poi così difficile da raccontarsi. Tua
madre era una strega dall’intelligenza fuori dal comune, tuo padre un mago tra
i più in gamba, e per giunta fra gli antenati di tua madre c’era una creatura
speciale, un mago fuori dal comune. L’ultimo discendente di una dinastia di
Magus.”
“Magus?” mormorò ancora più
confuso Harry.
“Si. Stregoni, maghi molto più
potenti degli altri. In grado di compiere magie senza bacchetta e magia nera.”
Precisò Silente. “Magus è il nome che li contraddistingue. Ne nasce uno ogni
secolo, e comandavano nel mondo della magia molti anni fa, prima che si
estinguessero quasi completamente. Il nonno di tua madre era un Magus. Tu sei
nato lo stesso giorno in cui lui è morto, solo anni dopo.”
“Quindi io sarei…uno di questi
tizi?”
Silente annuì calmo. “Esatto,
figliolo. Tu sei un Magus.”
Harry deglutì a fatica. “Ma
questo cosa vuol dire?”
“Vuol dire che sei uno dei
maghi più potenti della terra, e che puoi imparare a fare magie senza bacchetta
e perfino magia nera, il tutto amplificato rispetto a un mago normale.”
S’intromise Dorian.
“Voldemort sa di questa cosa?”
“Altrochè. Sono 18 anni che
cerca di eliminarti e non gli riesce. E’ un Magus anche lui, e si allena da
anni per diventare il mago più potente e invincibile del mondo. Ma non potrà
mai riuscirci se ci sarà un altro Magus in circolazione. Specie se poi questo
rivale è tanto forte da riuscire a usare i suoi poteri senza nemmeno
conoscerli.” Gli disse Silente con un sorriso piuttosto fiero.
“Cosa succede ora che lo so?”
Harry sembrava temere la risposta.
“Succede che ora comincerai a
prendere lezioni in gran segreto per poter controllare i tuoi poteri. Dorian provvederà
a questo, cosicchè presto diventerai abile abbastanza da poterti controllare.”
E qui Silente gli fece un sorriso confortante. “Ma per il resto continui a
vivere come un qualsiasi essere umano, tenendo solo presente che queste tue
capacità speciali devono restare nascoste il più possibile. Devi usarle solo
per leggittima difesa, e se è possibile difenderti in modo, diciamo così,
ortodosso, allora ne farai a meno. In altre parole, a parte i tuoi allenamenti
segreti, non cambia nulla.”
“Questo, però, chiaramente vuol
dire mantenere il segreto.” Fece Dorian, con la sua solita tonalità
inflessibile. “Nessuno deve sapere. E quando dico nessuno, includo anche il
signor Weasley e la signorina Granger. E’ per la loro sicurezza innanzitutto.”
Harry ci pensò un attimo, poi
annuì. Non amava tenere segreti a Ron e Hermione –a dire il vero, non ne aveva
mai avuti- ma se così sarebbero rimasti fuori dai guai, allora si sarebbe fatto
forza e si sarebbe abituato.
“Bene.” Proseguì Silente. “Ora
io penso proprio di dover tornare a Hogwarts. Harry, tu, il signor Weasley e la
signorina Granger siete molto attesi al ballo di fine anno e alla cerimonia per
la consegna dei diplomi, tra un mese esatto.”
“E gli esami?” chiese Harry a
occhi sbarrati.
“T’è andata bene anche
stavolta, capitano.” Fece Dorian con un mezzo sorrisetto. “Beh, grazie di
tutto, Albus. Ci è stato di grande aiuto, qui.”
“E’ stato un vero piacere, mia
cara. Capitano, stammi bene.” Aggiunse con un occhiolino, alzandosi in piedi.
Harry sorrise. “Stia bene anche
lei, professore. E grazie davvero.”
“A presto, allora.” L’anziano
preside li salutò con la mano e poi si smaterializzò con un POP.
Dorian girò la sedia in
direzione di Harry. “Bene, capitano. Puoi anche tornare dai tuoi amici.”
“Grazie.” La salutò lui.
“Quando staranno meglio, tu e
Jordan avrete il compito di aiutare Hermione e Ron a superare gli esami per
entrare a far parte della squadra. Hanno un mese di tempo.”
Harry fece un sorrisetto sicuro
e mise la mano sulla maniglia della porta. “Contaci che saranno dei nostri,
generale.” Dorian annuì con un sorriso, e lui uscì.
**************
Il mese successivo fu il più
pesante per tutti i nuovi arrivati all’AU. Harry e Jordan dedicarono tutto il
tempo possibile ad aiutare Ron e Hermione ad ultimare il loro addestramento in
vista dei loro esami, e il giorno che Harry si sentì dire da Dorian che anche i
tenenti Granger e Weasley facevano parte della sua divisione, per lui fu una
gioia immensa. E così lui, Hermione, Ron e Jordan finirono a festeggiare
alzando un po’ il gomito, il che divertì non poco Jeffry, che li ritrovò a
cantare allegramente in piedi sulla sua scrivania.
Harry, Ron e Hermione tornarono
a Hogwarts la mattina del tanto atteso ultimo giorno a Hogwarts, e ricevettero
un’accoglienza trionfale. Il più contento fu senz’altro Ron, che si vide
saltare al collo una Padma elettrizzata e felice, mentre tutto il settimo anno
di Grifondoro si dava ad applausi e grida d’incoraggiamento. Anche Ginny fu più
che felice di rivedere suo fratello e gli altri, e passò tutto il pomeriggio
nel dormitorio con Hermione a farsi raccontare per bene i dettagli della sua
storia.
Le ore passarono piuttosto in
fretta, e fu così che ebbe luogo la consegna dei diplomi agli studenti
dell’ultimo anno, durante la quale venne assegnata la coppa delle case a
Corvonero, fu dichiarata studentessa modello Hermione, che ricevette la targa
visibilmente emozionata, mentre Harry e gli altri membri della squadra di
quidditch di Grifondoro ottennero un riconoscimento speciale per le ottime
prestazioni sul campo, e perfino a Neville Paciock spettò il premio speciale
volontà –un regalo di Silente; infine ebbe luogo l’attesissimo ballo di fine
anno.
La sala da ballo era agghindata
a festa, ed era piena di studenti del sesto e del settimo anno delle quattro
case, mentre sulla pista si alternavano coppie di studenti e professori.
“E così si conclude la nostra
avventura a Hogwarts.” Sussurrò Harry a Hermione, mentre ballavano abbracciati
una canzone più lenta.
“Mi mancherà tutto questo.”
Fece lei piano.
“Già, beh…anche a me. Anche se
mi eccita parecchio il nuovo lavoro.”
“E’ naturale, sembra il lavoro
che più calza a pennello per uno come te.” Sorrise Hermione. “Mi mancherà molto
questo essere noi così, voglio dire…da domani non saremo più il capitano della
miglior squadra della scuola e la studentessa modello, ma il capitano Potter e
il tenente Granger, auror speciali del ministero.”
Harry colse al volo. “Paura?”
Lei lo guardò negli occhi per
un istante, poi abbassò lo sguardo e annuì. “Un po’, si.”
Harry sorrise, con un dito le
sollevò il mento per poterla guardare negli occhi. “Ehi, è normale avere paura
prima di iniziare qualcosa di nuovo, non ti devi preoccupare. Ne avevamo anche
noi prima di metterci insieme, giusto? Però adesso, rispetto a prima, abbiamo
un vantaggio.”
“Quale?”
“Siamo insieme. E una persona
fantastica una volta mi ha detto che quando ami qualcuno e dividi con lui gioie
e dolori, poi tutto diventa più facile.”
Lei sorrise. “Lo sai, sono
davvero una donna fortunata. Non capita tutti i giorni di trovare un ragazzo
bello e intelligente e dolcissimo allo stesso tempo.”
“Mi stai pericolosamente
adulando, bellezza.” Ridacchiò Harry, mentre la canzone terminava. Lui e Hermione
raggiunsero Padma e Ron a un tavolino.
“Stasera la musica è
fantastica.” Fece sorridente Hermione.
“Dovremo inserire nella nostra
lista di cose da comprare per la casa nuova anche un apparecchio che riproduca
bella musica.” Esordì entusiasta Padma.
“Ci penso io, conosco un posto
dove ne vendono di buoni a prezzi convenienti.” Disse Ron.
“Stavo pensando che forse
dovremmo prendere un paio di elfi domestici; la casa è grande, e noi staremo
fuori la maggior parte della giornata a lavoro.” Continuò tranquillamente
Padma. Hermione la fulminò con lo sguardo, mentre Harry e Ron scoppiavano a
ridere di gusto. “Ehi, calma!” si affrettò ad aggiungere Padma. “Ovviamente li
paghiamo!”
Le note di una nuova canzone
risuonarono nella stanza. Padma balzò in piedi e prese Ron per la mano. “Ti
prego! Questa è bellissima!”
“Va bene, va bene…” acconsentì
lui, seguendola al centro della pista da ballo.
“Ehi Harry.” Fece un ragazzo
biondo dagli occhi vispi, sedendosi accanto a lui. “E così te ne vai, eh? Ci
mancherai molto.”
“Immagino, Colin.” Fece Harry
con un sorrisetto. “Pensa a quanti rullini risparmierai da domani.”
“Oh, beh, ti ho scattato tante
di quelle foto negli ultimi sei anni…” disse fiero il biondino. “Ho fatto anche
un sacco di belle foto di te e Hermione insieme, lo sai?”
Harry incrociò lo sguardo di
Hermione con un lampo di insofferenza; lei stava facendo del suo meglio per non
scoppiare a ridere.
“Ehm, senti…posso chiederti un
ultimo favore,Harry? Posso ballare con Hermione?” gli disse tutto d’un fiato
Colin Canon. “Sai, sarebbe un onore per me poter dire che la fidanzata di Harry
Potter ha ballato una volta con me.”
Harry guardò Hermione, che fu
costretta a mascherare la risata che le scappò voltandosi verso la pista da
ballo.
“…e va bene, Colin, puoi
ballare con Hermione, se lei vuole.” Colin mostrò tutti e 32 i denti in un
colpo solo. “Mani e occhi a posto, ti controllo.” Aggiunse Harry, in tono più
minaccioso.
Colin annuì, si alzò in piedi e
porse la mano a Hermione. “Vuole concedermi l’onore di questo ballo,
signorina?”
“Volentieri.” Rispose lei con
un sorriso, e accettando l’invito si avviò con Colin verso la pista da ballo,
scoccando a Harry un ultimo occhiolino divertito.
“Ehi Harry!”
Harry si passò una mano in faccia,
sconsolato. “Dimmi, Dennis.”
“Me la fai un’ultima dedica su
questa tua foto?” fece il ragazzino, con un sorriso identico al fratello
maggiore.
Harry prese foto e penna e gli
fece l’autografo a tempo di record, pur di levarselo dai piedi.
“Ecco qua, Dennis.” Sperando
caldamente chei Canon vadano a fare i
giornalisti in America o in India.
***************
La villetta era ancora piena di
scatoloni che volavano qua e là ora vuoti ora pieni, e scope e stracci andavano
su e giù per le scale. Harry afferrò casualmente uno scatolone che si stava
facendo il giro della stanza levitando, ci frugò dentro per un istante per
rendersi conto di cosa contenesse, ma alzando la testa starnutì in una nuvola
di polvere.
“Hermione?” tossì. “Dov’è lo
straccio per la polvere?”
“Cosa?” strillò lei dall’altra
stanza.
“Ho detto…” ma non concluse la
frase: una scopa spolverò vigorosamente per terra sollevando un’altra nuvola di
polvere, che lo fece tossire.
Hermione comparve sulla porta:
aveva una salopette di jeans mezza stracciata e i capelli raccolti
disordinatamente in una coda; in mano aveva uno spazzolone, e Grattastinchi le
stava facendo le fusa tra le gambe. “Che c’è?”
“Scusa, ma non trovo lo
straccio per la polvere.”
Hermione schioccò le dita e un
panno, svolazzando, atterrò fra le mani di Harry. “Soddisfatto?”
“In realtà lo sarei molto di
più se venissi qui da me.” Le disse lui con un sorriso furbesco. Lei gli fece
un occhiolino, ma un rumore improvviso li fece sobbalzare entrambi. Subito
corsero nel corridoio e trovarono, alla fine della scalinata centrale, Ron
impolverato fino ai capelli, coperto di scope animate che continuavano la loro
opera di pulizia incuranti della sua presenza. Harry e Hermione scoppiarono a
ridere nel momento stesso in cui capirono che era rotolato giù.
“Voglio sapere chi diavolo ha
incantato quelle fottute scope!!” strillò Ron, incavolato nero, mentre cercava
di rialzarsi. Harry, ridendo, gli diede una mano.
Padma arrivò di corsa; anche lei
aveva addosso un jeans sporco, ma si era legata i capelli allìinterno di un
fazzoletto. “Oh tesoro, scusa! Devo aver sbagliato qualcosa!” Neanche un
secondo dopo tutti e quattro si ritrovarono a ridere a crepapelle.
“Oddio, questa casa è
sporchissima, non finiremo mai di pulirla.” Fece stanca Padma.
“Se ci mettiamo d’impegno, ci
riusciremo.” Esclamò una Hermione piena di vita. “Dai, Padma e io pensiamo al
piano di sopra, e voi ragazzi vi occupate del piano terra.”
“E il giardino?”
“Oh, beh. Dove sta?” fece
Hermione, ridacchiando.
“Qua sotto, perché?” chiese
confuso Ron.
“Allora è affare vostro!”
scoppiò a ridere Padma, e lei e Hermione salirono di corsa le scale.
“Eh si! Non è affatto giusto!”
sbottò Ron, sopprimendo con difficoltà una risata.
“Ma poi noi cuciniamo!” cercò
di convincerlo Hermione, sempre ridendo.
Ron inarcò un sopracciglio.
“Harry, dov’è un buon ristorante qui a JudyRoad?”
“Ehi, ma come sarebbe?!”
esclamò Padma, fingendosi offesa. I quattro ragazzi scoppiarono a ridere per la
milionesima volta in pochi minuti.
“Forza, diamoci da fare o
stasera non saremo in grado né di mangiare né di dormire.” Concluse Hermione,
mentre lei e Padma si voltavano e si avviavano al piano di sopra.
Harry riprese a seguire gli
scatoloni fluttuanti, usando la sua bacchetta per mettere tutto in ordine nel
più breve tempo possibile. Alzando gli occhi per constatare il suo lavoro, notò
lo spettacolo bellissimo del tramonto sulla piccola baia di JudyRoad, con la
luce del sole calante che si specchiava in riva al mare di lì a pochi metri
dalla loro villa. Era uno spettacolo stupendo, e sapere di poterlo vedere ogni
giorno da casa sua lo faceva sentire estremamente bene.
Sono un mago. Sono innamorato
di una ragazza fantastica. Ho una bella casa insieme al mio migliore amico. Ho
un lavoro che è il massimo. I Dursley sono solo un brutto ricordo. Voldemort è
fuori dai piedi. Dio, se sono felice…
“Ron, no!!! Di là ho appena
lavato!!!”
Harry fu riportato al presente
dagli strilli di Hermione dal piano di sopra, e dalle risate di Ron. Anche lui
sorrise, scuotendo la testa.
E’ bello essere felice.
********************THE END
********************
Sob!! La mia prima storia è finita…oh,
mi mancherà! Devo ammetterlo…
Ok, basta con le depressioni.
Vero, Fighting Darkness è finita, ma non è detto che non mi verrà l’ispirazione
per un seguito. Per il momento voglio dedicarmi all’altra storia che sto
scrivendo, Being a War Mage. Ditemi un po’ voi se volete che scriva una sequel
a questa storia, e sentitevi liberi di dare suggerimenti e idee; io leggerò le
recensioni che mi lascerete e aspetterò che nella mia mente si senta quel POP
che indica che la mia ispirazione è on-line… Nel frattempo, chi ama la coppia
Ron/Hermione dia un’occhiata all’altra mia fic!
Grazie a tutti per le
bellissime recensioni finora ricevute, mi hanno ispirato tantissimo! Continuate
a recensire!