Runaway 3.5 -Ritorno fatale-

di Epic JP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Colui che cerca è stato trovato ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Triangolo sentimentale ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Colui che cerca è stato trovato ***


Capitolo 1: Colui che cerca è stato trovato

 

Era passato un anno da quella fatidica notte: un anno da quando, tutto in una volta, era stato mandato all'aria il piano di quella psicopatica di Tarantola e dei suoi due scagnozzi, il nome di Brian Basco era stato riabilitato, una coppia di innamorati si era ricongiunta e la suddetta coppia aveva soffiato con un abile inganno 10 milioni di dollari alla famiglia Sandretti.

 

Le settimane subito successive alla serie di eventi non erano state del tutto rilassanti, i due erano dovuti scappare a gambe levate dall'appartamento dove aveva avuto luogo il finto scambio mentre un mafioso italiano infuriato si accaniva contro la porta e la fuga non aveva avuto pause finché, dopo un rapido cambio di abiti, la coppia non aveva lasciato New York in un treno diretto verso OVEST. Lasciare la città non sarebbe stato sufficiente ma per fortuna Brian poteva contare sui suoi amici di Douglasville. Dopo aver contattato Sushi da una stazione di servizio, i due fuggitivi si erano diretti verso l'Arizona per incontrare la sopracitata miliardaria esperta di computer e maneggiamenti informatici.

 

Non si era subito parlato di problemi ed eventuali risoluzioni perché, dopo un gigantesco saluto di gruppo, era stato necessario raccontare tutti i fatti ignoti alla suddetta e ai suoi due concittadini. Rutger e Saturno avevano poi fatto a gara per mostrare a Brian quanto fossero felici di rivederlo con invenzioni e... infusi di erbe tradizionali più o meno sballanti. Alla fine fu chiaro che il solo modo per far perdere definitivamente le proprie tracce alla mafia fosse di creare due nuove identità per le due persone in fuga. Grazie alle sue abilità da hacker, la sindaca della città fece una delle sue magie: non solo creò nuove carte d'identità con relative informazioni negli archivi anagrafici dello Stato ma indirizzò gli spostamenti di due persone, ora non più esistenti, verso il Texas. Se qualcuno legato ai Sandretti si fosse inserito nel sistema dei trasporti per scoprire che fine avessero fatto si sarebbe diretto verso la direzione sbagliata per poi perdersi in un metaforico deserto privo di impronte.

 

Finalmente non c'era più nessuno a tenere il fiato sul collo della coppia e, dopo aver passato buona parte della serata a festeggiare e a fare viaggi da sballo grazie agli infusi di un certo Giamaicano, l'alba del terzo giorno dopo il ritorno di Brian e Gina a Douglasville fu quello della loro partenza verso mete lontane. Almeno dal Texas.

 

Il loro viaggiare, sostenuto dalle loro sostanziose finanze, li aveva infine portati in un'altra parte degli Stati Uniti ideale per scaricare tensione e stress e ricaricare le batterie con del sano rilassamento: la California.

 

Usando senza timore le loro nuove identità, avevano affittato una lussuosa camera d'albergo di Miami Beach a poche centinaia di metri dalla spiaggia e, come ci si poteva aspettare dopo aver fatto un lungo e stancante viaggio, avevano deciso di passare la prima serata 'rilassandosi' prima in doccia e poi in una delle 3 camere da letto. I giorni seguenti passarono con un'intensa calma: ogni giorno si godevano sole, mare, gelati e ghiaccioli, windsurf, bagni di sole, drink e shopping ma nessuna di queste attività si rivelava troppo stancante. Si stavano semplicemente godendo la vita che si erano guadagnati per la seconda volta.

 

In alcuni casi non condividevano le esperienze, alcune mattine lui si alzava prima per fare una passeggiata e goderli la lieve linea di luce che precedeva l'alba e certe volte la ragazza usciva a fare compere mentre il maschio era ancora addormentato sotto le lenzuola. Tutti i loro problemi sembravano essersi risolti una volta per tutte ma il passato non viene mai seppellito completamente. Le persone che vengono lasciate indietro tornano sempre prima o poi, tutto dipende dal tempo che gli serve per tornare sulla cresta dell'onda e i personaggi incontrati precedentemente da lui o da lei non erano tutti finiti in una cassa rettangolare o in una tana di orso o in una casa di cura o in galera. C'era chi era stato lasciato indietro a causa di forze superiori ma che non aveva ancora concluso la propria storia.

 

Una di queste era arrivata da poco in città e, facendo un paio di domande ad un paio di persone in un paio di posti, aveva confrontato le nuove informazioni ricevuto con quelle già in suo possesso e aveva trovato l'attuale residenza del soggetto che cercava. Adesso era solo questione di tempo prima che un fatidico incontro avesse luogo.

 

Quella mattina era iniziata come tutte quella a cui si era ormai abituato: si era svegliato con poco o niente addosso a fianco della ragazza, altrettanto poco vestita, che gli piaceva, avevano fatto colazione e, dopo essere passati in bagno per lavarsi e mettersi il costume, erano andati in spiaggia a divertirsi un po'. Il tempo era passato in fretta e avevano pranzato con una pizza in un bar coperto da gigantesche foglie di banano e palma. Si erano poi diretti di nuovo in albergo ma la femmina aveva dichiarato che si sarebbe lavata e vestita per uscire nuovamente. Aveva voglia di trovare un cinema per guardare un film come spettacolo serale e non era necessario che Brian andasse con lei, se non altro per mantenere l'effetto sorpresa. Non avendo niente in contrario, l'ex signor Basco l'aveva presa con filosofia aprendosi una birra e mettendosi a guardare la televisione.

 

Un paio d'ore dopo stava dormendo sulla poltrona mentre il canale su cui si era sintonizzato trasmetteva un documentario sui pinguini quando il suono del campanello interruppe la sua pennichella. Grugnendo mentre si strofinava gli occhi si chiese chi fosse, Gina aveva le chiavi ovviamente, quindi chi c'era oltre la porta? Alzandosi in piedi spense il televisore e si diresse verso l'uscio. Forse avrebbe potuto dare un'occhiata dallo spioncino per scoprire chi fosse la nuova entità ma, forse perché non ancora del tutto sveglio, agì d'istinto aprendo la porta. E la nuova visione fece dissipare gli ultimi frammenti di incoscienza ancora presenti nel suo cervello: davanti a lui si trovava una ragazza che aveva conosciuto abbastanza bene dopo essere uscito dalla giungla dell'isola Mala. Non sembrava cambiata molto anche se, per ovvi motivi, non aveva lo stesso abbigliamento che le aveva visto addosso mentre lavorava a quel chiosco. In quell'occasione indossava solo un bikini rosa, una fascia azzurra fra i capelli e una gonna semitrasparente. Ora invece, oltre alla stessa fascia, aveva una camicetta azzurra con i primi 2 bottoni aperti, una gonna scura che le arrivava solo a metà coscia e degli infradito dello stesso colore. Si era fermata con le mani sui fianchi in attesa di essere ricevuta e non si era mossa neppure dopo essersi trovata davanti all'uomo che stava muovendo debolmente le labbra nel tentativo di pronunciare il suo nome: “Lo-Lokelani? Che... che ci fai qui?”

La nuova arrivata sfoderò un largo sorriso focalizzando i suoi occhi color turchese sulla faccia dell'uomo che aveva truccato: “Aloha Kaimi, è da un bel pezzo che non ci vediamo.”

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Note d'Autore: Eccomi qui con il primo di... X capitoli di questa nuova cosa che ha iniziato a frullarmi in testa! Non ho abbandonato la fanfiction "Missione Vacanziera" ma è ferma per problemi vari, mancanza di ispirazione, assenza di opinioni da parte dei lettori... tutta una serie di motivi che non sto qui ad elencare. Spero che questo primo capitolo sia piaciuto e che il colpo di scena che ho cercato di creare alla fine abbia creato un buon Cliffhanger. Se non sapete chi è la tipa che si è presentata davanti a Brian... date un'occhiata a qualche walkthrough di Runaway 2 su YouTube (se ne trovano anche in italiano e senza commenti) perché spiegarlo su 2 piedi sarebbe troppo complicato ed insoddisfacente. Cosa succederà nel prossimo capitolo? Lo scopriremo quando lo caricherò XD! CIAO!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Triangolo sentimentale ***


Capitolo 2: Triangolo sentimentale

 

Per i primi 3 secondi dopo il saluto fu incapace di formulare un pensiero coerente. Grazie a... qualcosa o qualcuno di superiore o inferiore, da quando era rientrato si era messo una maglietta e quindi non era arrossito per l'imbarazzo ma la situazione cambiava poco. Non che non fosse contento di vederla ma era passato parecchio tempo da quando si erano separati ed erano successe ancora più cose. Tra l'altro, come aveva fatto a trovarlo? L'hawaiana non apparteneva al gruppo mafioso che lui e Gina avevano cercato di seminare in tutti i modi ma credeva che, tranne Sushi e il suo gruppo, nessuno sapesse dove si trovassero. E perché quella visita a sorpresa? E come aveva fatto a sfuggire dalle grinfie di Kordsmeier?

 

Mentre questi quesiti scorrevano nella mente di Brian, la ragazza di fronte a lui attese con serena pazienza che il suo input ricevesse un adeguato output. Anche lei aveva avuto la sua piccola dose di avventure prima di trovarsi dove si trovava ora e aveva tutta l'intenzione di esporle tramite un dialogo con l'uomo che aveva di fronte. Ma per fare un dialogo bisogna essere in due e il secondo componente sembrava necessitare ancora di qualche momento.

 

Finalmente il dono della parola venne riacquisito dall'occupante dell'appartamento pur essendo evidente che le sue idee fossero ancora confuse: “Ti... ti trovo bene!”

 

A lei sfuggì una piccola ed innocente risata: “Grazie, vedo che tu invece hai fatto ricrescere i capelli. E hai anche un po' di barba.”

 

Istintivamente si toccò come a confermare quanto sentito: “Ah... sì. Cioè... non ho avuto molte occasioni per... curare il mio aspetto e... quando mi sono guardato... ho pensato di stare bene anche in questo modo.”

 

“Posso entrare?”

 

La domanda lo sorprese: “Eh?”

 

Ci fu un'altra risata, un po' più forte: “Ti ricordi dove siamo, vero? Ho suonato, tu mi hai aperto e abbiamo scambiato quattro chiacchiere ma siamo rimasti fermi davanti alla porta.”

 

Lui reagì di conseguenza facendosi indietro e stendendo un braccio a mo' di invito: “Ah, scusa. Accomodati pure.”

 

L'appartamento non era in disordine e non c'erano odori spiacevoli nell'aria, quindi la mente di Brian non venne assalita da altre preoccupazioni, in fondo ne aveva già abbastanza. La nuova arrivata diede uno sguardo incuriosito intorno a sé prima di rivolgersi di nuovo a lui: “È qui che vivi adesso?”

 

Rispose con educazione e sincerità: “Sì, almeno per il momento. Non è casa mia, il posto è solo affitto. Non saprei nemmeno dire per quanto resteremo qui.”

 

“Resteremo? Non sei da solo?”

 

“No, c'è anche Gina qui con me.”

 

Il nome attirò l'interesse della truccatrice: “Ah, Gina! La tua amica ai tempi dell'isola Mala! Alla fine sei riuscito a trovarla o no?”

 

Al maschio sfuggì una risatina nervosa: “Ehhh... sì. Alla fine ci siamo riuniti anche se la situazione in cui ci siamo trovati si è rivelata più complicata di quanto avessi creduto ai tempi.”

 

Lokelani aveva annuito un paio di volte ascoltando le sue parole e intanto si era avvicinata al divano su cui si trovava lui solo pochi minuti prima. Si era accomodata e, senza staccargli gli occhi di dosso, aveva iniziato a picchiettare delicatamente la mano sul cuscino che aveva di fianco: “Perché non mi racconti tutto? Sono certa che sia una storia avvincente.”

 

Forse era stato il tono ammaliante della sua voce o forse il fatto che aveva avuto a che fare con alieni, assassine, pazzi psicopatici, mercenari ed altre cose che preferiva non ricordare ma accettò l'offerta mantenendosi vigile. C'erano delle domande che esigevano delle risposte e lui era intenzionato a capire in che situazione si stava infilando. Si sedette a breve distanza dall'ospite e, contrariamente da quello che lei si aspettava, non iniziò a narrare i fatti accaduti: “Prima di raccontarti di nuovo la mia storia, vorrei sentire la tua. L'ultima volta che ci siamo visti ti ho lasciata alla tua capanna, poi ho ricevuto un tuo messaggio a proposito di Pignon e dopo quello... più niente. Non che non mi faccia piacere rivederti ma... come sei arrivata qui?”

 

Un po' contrariata e dispiaciuta che ci fosse della distanza fra loro, Lokelani velò il suo lieve rammarico mettendosi comoda sul divano: poggiò del tutto la schiena e le braccia sul tessuto dietro di sé distendendosi bene. E sporgendo di più il petto in fuori. Sapeva bene che Kaimi non fosse come la maggior parte degli uomini che aveva conosciuto ma, appartenendo al grande gruppo maschile della sua specie, non era comunque immune a certe tentazioni. Magari si sarebbe fatto lui più vicino o l'avrebbe invitata ad avvicinarsi a mano a mano che il racconto procedeva: “Tutto è iniziato poco dopo averti mandato l'anello di Pignon, gruppi di soldati sono apparsi da tutte le parti ed hanno iniziato a rivoltare l'area come un guanto. Ho intuito che fosse accaduto qualcosa e che ciò che cercavano fosse addormentato nella mia capanna. Così gli sono andata incontro e, dopo aver chiesto cosa stesse succedendo, spiegai che avevo offerto ristoro al professore che cercavano senza sapere che la sua presenza al loro campo fosse attesa con l'urgenza che mi stavano mostrando.”

 

Dentro di sé, il newyorchese tirò un sospiro di sollievo. Dopo aver recuperato la trantonite dal relitto nel Pacifico, si era chiesto cosa potesse essere successo alle persone rimaste sull'isola dopo la sua partenza in motoscafo con Joshua e aveva preferito non immaginare scenari troppo negativi. Tuttavia sapeva che quello che aveva sentito finora non era che l'inizio della storia dell'amica: “Quindi non ti hanno fatto nulla?”

 

“Beh, sul momento no. Ma poi dovetti passare alcune spiacevoli ore d'interrogatorio in compagnia del colonnello e di un paio di suoi sgherri. Preferirei non ripensare a quei momenti se per te va bene.”

 

“Certo, non ci sono problemi.”

 

“In ogni caso, all'arrivo della nave, io e tutti gli altri siamo stati imbarcati con molto poco garbo dalle truppe. Avresti dovuto vedere la scenata che ha fatto Knife quando lo hanno tirato giù dal toro meccanico, è stato quasi divertente.”

 

Immaginando chissà quale titanico scontro, Brian emise una sonora risata prima di replicare: “E come hanno gestito il figlio? Ho avuto a che farci per recuperare un GPS e non è stato facile ammansire quel bambino. Spero che i soldati non gli abbiano fatto male.”

 

L'altra scosse la mano con noncuranza: “Nono, per fortuna Knife si è dimostrato abbastanza ragionevole e si è occupato lui del piccolo. Stranamente c'era anche un lemure in sua compagnia. Mi chiedo dove lo abbia trovato.”

 

“Ehhh... e chi lo sa! Magari era un esemplare che si è staccato dal branco che ha attaccato il tuo chiosco e ha stretto amicizia col bambino. Adesso che ci penso... che fine ha fatto quell'adorabile cacatua di Aolani?”

 

La domanda la sorprese: “Oh, ti ricordi di lui?”

 

“Beh, certo che me ne ricordo, come potrei dimenticarmi di quel simpatico uccello?”

 

“Attualmente si trova da mia sorella.”

 

“Hai una sorella?”

 

“Sì, è l'unica della famiglia a non aver mai lasciato le Hawaii. La nave ci ha portati tutti a Honolulu ed è stato lì che mi sono riunita con lei.”

 

“Mi chiedo se anche lei segue la tradizione di famiglia truccando attori e comparse.”

 

“No, lei gestisce una catena di alberghi sulla spiaggia. È già un miracolo che riesca a truccarsi in modo ordinario la faccia da sola, figuriamoci cosa accadrebbe se dovesse dipingere una ferita sanguinolenta sulla faccia di qualcun altro...”

 

“Non so perché ma non credo che tu abbia tanta voglia di parlare di questo argomento. Quindi torniamo al filone principale, da Mala sei finita ad Honolulu. E poi? Come sei arrivata qui?”

 

La donna sfoggiò un sorriso velato da una lieve tristezza: “In tutta sincerità, mi sono sempre chiesta cosa ti fosse successo ma non ho mai avuto novità finché non hanno parlato al telegiornale del processo nei tuoi confronti.”

 

“Ah, sì. Quel processo...”

 

“Se ti può consolare, non ho mai pensato neanche per un secondo che tu potessi aver ucciso qualcuno. La storia della pazzia era una farsa o un espediente inventato per incastrarti?”

 

Alla domanda, la coscienza di Brian Basco dovette mettersi sotto esame da sola. Come si supponeva che dovesse reagire: raccontare la verità o evitare di rispondere? Fidarsi totalmente di chi aveva davanti e confessare tutto o censurare gli eventi meno credibili? Era sinceramente più incline a non nascondere nulla perché, in fin dei conti, Lokelani lo aveva aiutato ad assumere l'identità di Pignon senza neanche saperne la ragione e, anche dopo averlo truccato, si era impegnata per fargli arrivare l'oggetto che gli aveva permesso di aprire l'A.M.E.B.A. Rilasciò l'aria che aveva iniziato a trattenere: “Credo che, per farti capire tutto, debba fare anch'io un riassunto degli eventi che ti sei persa. Vedi, quando sono arrivato all'accampamento...”

 

- - -

 

“...e così siamo arrivati qui con delle nuove identità.”

 

Non si era risparmiato. Aveva raccontato, sintetizzando dove possibile, tutta la sua storia includendo Alpha, Tarantola, il periodo in manicomio, il contributo di Gina, la questione della trantonite e tutte le peripezie che li avevano infine portati dove si trovavano ora. L'intera narrazione aveva richiesto una trentina abbondante di minuti e l'attenzione dell'hawaiana non si era attenuata nemmeno per un secondo. Brian allargò le mani con finalità conclusiva: “Potrei capirti se credi a poco o niente di tutto quello che ho detto.”

 

L'altra scosse il capo: “Al contrario, Kaimi. Ti credo su tutta la linea. Devo ammettere che è un'avventura fuori dall'ordinario ma mi hai dimostrato di essere un ragazzo affidabile, perciò non ho nessun motivo per credere che tu menta.”

 

Lui sorrise sollevato, erano poche le persone di cui lui e Gina potevano davvero fidarsi e Lokelani era una di queste. C'era però ancora una questione da risolvere: “Beh, ci siamo detti cosa ci è successo dopo esserci separati ma... non mi hai ancora spiegato come sei arrivata qui. Ti ho detto che ho cambiato identità, quindi come hai fatto a trovarmi?”

 

“Oh, è stato grazie ad un mio ex fidanzato.”

 

La sorpresa per lui fu totale: “Un altro?!? Ho perso il conto di quanti fidanzati hai avuto, questo di che nazionalità è? Coreano o Argentino?”

 

La donna ridacchiò divertita: “No, Kaimi, prova ancora.”

 

“Allora... Canadese. No, Italiano!”

 

“Di nuovo sbagliato. Vive in Arizona.”

 

“Arizona? E cosa ci sei andata a fare in Arizona? Oppure no... fammi indovinare. Si tratta di un indiano Hopi che è venuto alle Hawaii per fare un viaggio iniziatorio respirando l'aria di zone naturali ed incontaminate ma, non conoscendo il posto, è capitato che si rivolgesse a te e durante una passeggiata su una spiaggia bianca è scoccata la scintilla!”

 

Le risate femminili risuonarono nella stanza e ci volle quasi un minuto prima che tale suono cessasse: “Kaimi, la tua fantasia non ha confini. Ci siamo incontrati circa tre mesi fa ad un convegno della Scienza. Io mi trovavo lì come spettatrice e lui invece come inventore.”

 

Scienza. Inventore. Queste parole iniziarono a far girare gli ingranaggi mentali di Brian, quante possibilità c'erano che conoscesse la sua identità? Intanto l'hawaiana stava continuando a parlare: “Si è presentato con uno strumento che dovrebbe aiutare la gente a mangiare con più calma per evitare l'ingozzamento durante i pasti e sono rimasta colpita dalla sua genialità.”

 

“Uno strumento... che dovrebbe aiutare la gente a mangiare... con più calma...?”

 

“Sì, credo che abbia chiamato la sua invenzione...”

 

“Orologio-forchetta, vero?”

 

Gli occhi azzurri della ragazza si illuminarono: “Esatto, come lo sai?”

 

“Ti rispondo con una domanda: questo inventore... ha capelli blu?”

 

“Sì!”

 

“E porta sempre delle lenti scure sugli occhi?”

 

“Credo di sì, per lo meno ogni volta che l'ho visto le ha sempre avute.”

 

“...Il suo nome è Saturno, vero?”

 

“Giusto di nuovo, Kaimi!”

 

“Inizio a capire come mi hai localizzato.”

 

“Siamo stati insieme per un paio di mesi. Mi aveva elevato a sua musa e mi ha dedicato una statua con le mie sembianze in grado di rimodellarsi in una dozzina di modi diversi. Mi ha anche parlato di te e si è sorpreso quando gli ho detto di conoscerti già.”

 

“Heheheh... immagino di sì. Ti ha anche detto come mi chiama?”

 

“B.B. Mi ha spiegato che ciò è dovuto alle tue iniziali. Io, da parte mia, gli ho spiegato come mai ti ho soprannominato Kaimi.”

 

Con gocce di sudore visibili sulla tempia, Brian si tolse un sassolino dalla scarpa: “Se eri la sua musa, come mai vi siete lasciati? Se posso chiedere, ovviamente!”

 

Le sfuggì uno sbuffo dalle labbra: “La sua genialità lo ha allontanato da me. Ero la sua musa, e questo mi stava bene, ma aveva preso col passare più tempo con i suoi appunti e le sue creazioni che con me. Ad un certo punto, l'ho preso da parte e ho messo le carte in tavola. Ci siamo lasciati da buoni amici, nessuno dei due ha sofferto troppo.”

 

“E...?”

 

“E... cosa?”

 

“Poi cos'è successo? Cioè... sei venuta qui dopo averlo lasciato? Ti sei fatta dire dove fossi e sei venuta a Miami?”

 

“Oh, no. Almeno non subito. Sono tornata a casa, dovevo sbrigare alcune faccende e passare un po' di tempo con Aolani. Inoltre non sapevo dove fossi di preciso, ho dovuto fare un po' di ricerche... ed eccomi qui.”

 

Aveva concluso la frase distendendo le braccia e facendo un mezzo inchino, come se avesse appena offerto i suoi servigi a qualche capo di Stato o simili. Questo aveva lasciato l'altro interdetto:-'Ed eccomi qui'? Cosa si aspetta adesso, che usciamo tutti insieme o che le offra ospitalità? Ha anche lei prenotato una suite oppure si è presentata con l'intento di fermarsi e stare con noi?-

 

Doveva essere rimasto fermo abbastanza per essere notato perché Lokelani prese le redini per portare il cavallo dove voleva lei. Iniziò a farsi vento con una mano: “Sai, Kaimi, tutto questo rimembrare mi ha fatto venire caldo. Non è che avresti qualcosa da offrire ad una vecchia amica che è venuta a trovarti?”

 

Era vero che sentiva caldo e sete ma aveva anche altro in mente. Forse parlare del passato gli aveva tenuto la mente impegnata, ma ci sono più strategie per ottenere ciò che si vuole. Lui si alzò per puro riflesso: “Certo, scusami. Avrei dovuto chiederti se volessi qualcosa fin dall'inizio. Cosa gradisci? Una birra oppure un succo di frutta o magari qualcosa di più forte?”

 

“Fai tu, basta che sia qualcosa di fresco.”

 

“Heheh, non ci sono problemi per questi dettagli. Il nostro frigobar funziona bene ed è anche molto ben fornito.”

 

Non essendo un cavallo, non poteva vedere cosa accadeva alle sue spalle. Quindi, dopo aver tirato fuori dal suddetto frigobar un'altra birra, averla aperta ed essersi voltato per consegnarla, ciò che intravide lo fece paralizzare di nuovo: l'altra occupante della stanza si era alzata ed era arrivata a pochi passi da lui ma, forse per il caldo, aveva finito di aprirsi la camicetta esponendo ciò che c'era sotto: parte del top di un bikini verde inteso per coprire la minima quantità di pelle possibile. Come se niente fosse, lei gli prese la birra dalle mani ringraziandolo e ne bevve un lungo sorso. Inclinando la testa all'indietro. Chiudendo gli occhi. E lasciando che una goccia del liquido scivolasse giù dal labbro disegnando una irregolare linea che giunse quasi fino al seno. I neuroni maschili andarono momentaneamente in sciopero. E ci rimasero finché, dopo aver finito di bere un abbondante sorso, l'altro essere umano non si rivolse di nuovo a lui: “Ci voleva proprio per rinfrescarsi, ti ringrazio Kaimi.”

 

“Ah... ce-certo. Figurati. S-se posso fare ancora qualcosa... ma-magari...”

 

La distanza che li separava si assottigliò: “Sì?”

 

“C-cioè... se ti serve altro s-sono a tua...”

 

Non terminò la frase perché, proprio in quel momento, la porta si aprì nuovamente. Gina era tornata: “Brian, sono qui e... oh.”

 

Due cose in quello che vide la incuriosirono sospettosamente: la presenza di un'altra ragazza e la vicinanza dei due. Non ebbe molto tempo per ipotizzare qualcosa perché il nuovo elemento si voltò sorridendo verso la sua direzione e le andò incontro stendendo una mano: “Tu devi essere Gina. Io sono un'amica di Brian, mi chiamo Lokelani. È un piacere conoscerti.”

 

La mano venne stretta con moderazione mentre lo sguardo della nuova arrivata vagava da una figura all'altra: “Il piacere... è tutto mio.”

 

Fu in quel momento che Brian Basco comprese di trovarsi ancora una volta in una situazione anomala. Ma qual'era la cosa peggiore che gli sarebbe potuta capitare questa volta?
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Note d'Autore: Secondo capitolo della storia! Non saprei bene cosa scrivere a questo punto. Da un lato mi ero detto di separarlo in due parti così da separare il mega riassunto fra i due "amici" ritrovati e l'arrivo di Gina ma poi ho lasciato solo l'arrivo del terzo lato del triangolo. Nel prossimo capitolo si vedrà (metaforicamente si intende XD) cosa accadrà al nostro beato fra le donne. Come sempre, invito a commentare per farmi sapere cosa ne pensate o cosa non capite e... ci scriviamo al prossimo upload. CIAO!

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