The Show Must Go On

di thewhitetiger1994
(/viewuser.php?uid=1202034)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Glass Bridge ***
Capitolo 2: *** Dreamin' Out Loud ***
Capitolo 3: *** Survival ***
Capitolo 4: *** Lost My Mind ***
Capitolo 5: *** Slow Down ***
Capitolo 6: *** Easy To Please ***
Capitolo 7: *** Right As Rain ***



Capitolo 1
*** Glass Bridge ***


Vi è un detto, antico quanto il mondo, che rivela le persone quali figlie della Luna, un lato sempre nascosto ed uno illuminato contro la sua volontà e che, per questo, si ricopre di favole e rifiuta il vero racconto.

La persona si fa maschera.

È un'azione inevitabile che tutti sono costretti a compiere. Non è indolore. Non è giusta. Nonostante ciò passa inosservata ai molti, questo strato infinito che copre la verità ridotto a meno del più infimo granello di polvere in un gesto di pericolosa noncuranza.

È meno nascosta di quanto dovrebbe, punto focale dell'orgoglio e dell'umanità dell'individuo. Ma chi mai la strapperebbe?

Mancherebbe il coraggio.

Serve per sopravvivere, ognuna di esse cibo per l'anima degli altri individui.

Ma arriverà un giorno, sporco di pioggia di dolore, che ospiterà un nuovo inizio: sarà per mano di uno sfruttatore. Questa persona non avrà coraggio, né vedrà il lato celato dell'individuo sin dal primo momento. A vicenda si nasconderanno e scompariranno l'uno nelle ombre dell'altro.

L'infante collassato nei recessi più profondi dell'anima, incatenato dal buon vivere della società umana, verrà finalmente abbracciato e curato.

Il ponte di vetro s'infrangerà, il fardello delle due anime coniugate troppo arduo da gestire su un così sottile strato di verità; saranno loro a doverne comporre uno di diamanti, che non possa essere nemmeno scalfito; e se anche ciò non bastasse, creeranno l'adamantio solo in virtù della protezione l'uno dell'altro e, dietro quelle mura indistruttibili, potranno incontrarsi nella loro realtà, unici attimi di verità nella finzione della vita.

I figli della luna avranno così un legame che i più confonderanno con l'amore e, forse, vi sarà anch'esso a protezione di questa fusione di anime.

Ma la vera base di partenza, ciò che li renderà indissolubilmente legati sarà qualcos'altro. Qualcosa di potente e antico quanto l'uomo: la sopravvivenza. E non un semplice sentimento di fuga ed omicidio, bensì un altro tipo di legamento; la sopravvivenza di sé stessi in un mondo di finzione.

Il legame più forte che possa essere concesso all'anima umana.






 

Sappiamo quanto può essere pericolosa una maschera.

Tutti diventiamo quello che facciamo finta di essere.

(Patrick Rothfuss)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Dreamin' Out Loud ***


"Non è possibile!!".

Guardo sconvolta la scena che mi si apre davanti: non sono gli unicorni volanti, né le mie caramelle preferite che spuntano dal terreno come piccole erbette magiche a turbarmi. E nemmeno la frase scabrosa appena detta da Legolas ad Aragorn.

No, il mio problema è su un altro livello, molto più personale e doloroso: i miei occhi, ora, non possono fare a meno di continuare a guardare questa scena, uno pseudo bacio alla Hayez solo molto meno romantico e con molta più lingua. Ho dimenticato, forse, di aggiungere disgustoso.

Perché quello è il mio ragazzo, dei sogni, e la faccia di quella tipa gli è attaccata alla bocca manco fosse una ventosa ambulante. Non avere idea di chi sia la ventosa non mi preclude quella sensazione di tradimento che mi affligge la mente per causa sua.

Il mio ragazzo, poi...

Ok, forse non sarà proprio mio mio. Ho scoperto che, purtroppo, in una relazione entrambe le parti devono quantomeno... conoscersi, ecco. Ed io posso elencare non so quante cose su di lui, ma è abbastanza sicuro che questo soggetto traditore invece non sappia niente di me.

O forse immaginerà che in un paesino sperduto nei pressi di Verona ci possa essere una tra le sue tante fan. Ma il punto non è questo: nonostante io stessa sappia che tutto ciò fa parte di un sogno ben congegnato dalla mia stupida ed autolesionista mente, sopratutto perché stargli così vicino sarebbe davvero un miracolo se accadesse nella realtà, è comunque triste vederlo con un'altra, beatamente inconsapevole anche solo della mia esistenza, figuriamoci dei miei sentimenti.

Se proprio non saprà mai chi sono io, almeno vorrei che fosse gay... o asessuato ancora meglio... o forse così perderebbe un po' del suo sexy charm? No, no sognatrice che non sei altro, non ci pensare nemmeno. Blocca all'istante ogni riferimento ai suoi addominali.

Ma il problema rimane. La mia testa bacata lo sta immaginando con quella sconosciuta senza volto.

Mi avvicino a loro, e ad ogni mio passo quel giardino un tempo felice e scabroso si trasforma in un bianchissimo yacht di lusso; sarebbe un sogno da favola se non fosse per quei due guastafeste. Siamo immersi nel nero, unico puntino luminoso in un mare ondeggiante di oscurità, manco stessi impersonando Alina è questo fosse il Nonmare; e lo chiamerei un puntino abbastanza tremolante, perché lo yacht traballa a tal punto da sembrare che si stia spaccando a metà. I miei passi diventano pesanti, il pavimento sembra fatto di gelatina ed inizio a sentire uno strano ronzio.

Sono quasi arrivata alla sua spalla, finalmente la sfioro e lui si gira a guardarmi affranto. Proprio in quel momento lo yacht si spacca a metà. Ora, dovevo aspettarmelo: la mia fortuna non ha mai fatto molti punti contro la squadra di Sfortuna. Anzi diciamo che forse ha vinto una volta contro un milione.

Quindi perché mi sorprendo tanto di star vivendo una versione horror del Titanic?

Mi aggrappo alla prima cosa che trovo tenendomi stretta più che posso, ma un grido mi fa girare violentemente la testa, giusto in tempo per vedere il mio amato affondare con una mano alzata ancora verso il cielo, verso di me, ad invocare il mio aiuto.











 

SBAM.

La luce artificiale accesa da un qualche demonio del regno terreno mi colpisce forte, insieme all'infernale cigolio degli scuri che pian piano si aprono, rivelando un mattino ancora chiaro e mite.

"Tesoro, buongiorno! Ti ricordi, vero, che è l'ultimo giorno delle vacanze invernali? Muoversi, su!". Io odio mio padre; lo adoro, ma la mattina presto lo odio con tutto il cuore. Così come al momento nutro un profondo risentimento per la scuola, i miei amici ed una nuova giornata da affrontare, che mi fanno allontanare da queste belle coperte calde.

L'unica nota positiva è l'essermi svegliata da quell'incubo; dovrò riferirlo al più presto a Gaia e trascriverlo nel quadernetto. Sarebbe da dimenticare ma chissà, forse vuol dire qualcosa di confortante. Ecco, forse questa è un po' un'esagerazione, ma lei probabilmente mi dirà un sacco di cose assurde che mi faranno venire in mente un possibile allaccio con la realtà ed io mi illuminerò con nuove teorie; si vedrà.

Ora, però, mi devo concentrare sull'unico obiettivo che conti davvero: non perdere il bus. La corsa contro il tempo che fanno nella maggior parte degli Indiana Jones che hanno girato? Io la faccio ogni santo giorno.

Mi vesto in fretta e furia dopo aver ingurgitato latte e biscotti per colazione, lavata di denti, sistemata ai capelli, prova allo specchio di sorrisi e occhiatacce e voilà! Pronta. Ok, forse mia madre mi sta minacciando da quindici minuti di buttare giù la porta del bagno se non esco subito per concedere anche a lei il tempo di prepararsi, dunque potrei averci messo un po'; però insomma lavoro compiuto!

I taralli come mia adorata merenda ed unico mezzo di sostentamento per la giornata, e pront... ho dimenticato qualcosa. Lo sento. Lo percepisco.

L'acqua! Corro a riempire la borraccia e, già che ci sono, prendo un altro pacchetto di taralli. Insomma, conoscendo Sara, probabilmente l'avrà dimenticata di nuovo e verrà ad elemosinare dalla sottoscritta. E visto che anche io ho uno stomaco da mantenere, non voglio morire di fame dandola tutta a lei, quindi direi che la soluzione migliore è aumentare la scorta.

Esco di casa urlando un saluto, che probabilmente avrà sentito tutto il vicinato ma non loro, e ricordandomi a stento la mascherina; la ruba-merende ha detto che è in ritardo e prenderà il bus successivo, dunque oggi sono sola. In questi rari momenti, mentre maledico dentro di me mia sorella perché può svegliarsi più tardi visto che ha la scuola vicina, trovo anche il tempo di sfoltire le liste su youtube piene di video ancora da guardare.

Con Gaia ho imparato che esistono due tipi di persone: quelle come me, normali, che cercano di smaltire le montagne di cose che mettono in lista e che ne aggiungono ogni giorno di nuove; poi ci sono le pazze, tipo lei. Quelle persone che non cercano di finire una lista, ma di aggiungere sempre più cose per vedere se c'è una fine. Lo fa con quelle di Amazon, YouTube, Wattpad e non so cos'altro.

Io credo di aver perlomeno sfiorato più e più volte il limite di questa sezione di video. Non avere mai tempo è una buona scusa in realtà, ma non ho giustificazioni per la montagna di video di attori che sommergono tale lista.

Mi diverto un mondo ad ascoltare le storie sulle figuracce dei miei interpreti preferiti, le loro battute, le bonarie prese in giro e i finti spoiler... forse anche troppo.

Quando alzo gli occhi per vedere la strada, sono arrivata molte più fermate avanti di quanto pensassi; siamo fermi vicino ad una piazzetta di marmo bianco, contornata ai lati da alberi e spiazzi d'erba. Dovrebbe essere... oddio! È piazza Isolo! Scendo al volo e cerco disperatamente di risolvere la situazione. Ormai sono ad almeno una decina e passa di minuti di camminata da scuola e anche prendendo un ipotetico bus che ipoteticamente dovrebbe passare in questo esatto momento farei tardi; mancano meno di tre minuti alla campanella ed ormai si staranno chiedendo dove sono.

Scrivo sul nostro gruppo dal nome strambo, informando i miei amici del ritardo ed evitando così la sfilza di messaggi che mi sarebbe arrivata per sapere se sono ancora viva e cosa sia successo.

Bene, Mary! Gambe in spalla e su con la vita: lato positivo, perdi un'ora di matematica. Oh, che dispiacere immenso.

Mi giro per iniziare una forsennata corsa verso scuola, già sapendo che entro duecento metri avrò il fiatone e inizierò a camminare a passo più lento del solito. Al massimo farò i restanti arrancando; l'importante è provarci, no? Il risultato è solo un dettaglietto di poco conto.

Oggi, però, sembra che la signora Sfortuna, mia grande amicona di vecchia data, voglia lavorare a tempo pieno e fare pure gli straordinari. La paga: grasse risate a spese delle mie disavventure e della mia sanità mentale.

Sono sulla linea di partenza, l'arbitro immaginario nella mia testa è pronto a dare il via e... proprio in quel momento, sento una mano toccarmi la spalla. Sono colta di sorpresa e faccio un improvviso scatto indietro, sbilanciandomi e cadendo di botto.

Auch. Il mio povero fondoschiena. Il mio povero zaino pieno del peso del mondo. La mia povera schiena! Preparo un'occhiataccia da professionista, pronta a dirne quattro alla persona che mi ha fatto prendere quello spavento, per poi scapparmene di corsa, quando vedo chi è stato.

Davanti a me c'è un ragazzo bruno, con occhi che catturano subito ed il resto del volto coperto dalla mascherina. Ad essere figo, lo sembra anche senza togliersi la mascherina.

Ma belloccio o meno, se mi becco il Covid chi lo dice a mia mamma? Sarebbe capace di prendersela anche con la persona più tenera del mondo, in quel caso. Altro che Elinor; Merida non avrebbe avuto modo di lamentarsi in quel modo di sua madre, se avesse mai assistito ad una sfuriata della mia.

"Ma che fai? Distanziamento! La conosci questa parola??". Gli urlo contro e lui mi guarda completamente spaesato, per poi iniziare a fissare altre persone come se volesse andarsene al più presto da me.

Ma non sarà uno di quei pazzi che vanno in giro a diffondere il Covid? O un negazionista? Oddio mi ha già contagiata? Ora so come si sente una bomba batteriologica, e non è bello, non è per niente bello!

Appena si allontana verso un altro passante prendo il telefono e chiamo la polizia, avvertendoli della situazione. Mi ci vogliono attimi infiniti per ricordare che il numero è statale ed è a tre cifre, 113; a detta dell'operatore telefonico, dovrebbero arrivare in pochi minuti, e io dovrei avvertire le altre persone di allontanarsi dal soggetto.

Io? Cosa devo fare per avvertire gli altri, scusa? Mettermi ad urlare?

Lo vedo toccare la spalla ad un'altra persona, che come me inizia a dirgli di stare lontano.

Bene, se vuole la guerra, che guerra sia. Ai combattenti non è mai importato di salvaguardare la propria dignità.

"Tutti via da quel tizio! Allontanatevi da lui! Sta cercando di contagiare tutti!! Via via via!". Le persone intorno a me iniziano a rendersi conto della situazione e scappano via dalle vicinanze del ragazzo, mentre il signore che è stato appena toccato sembra essersi pietrificato.

Io resto vicino al fiume, non mi azzardo ad attraversare la strada e portare via il signore. Sento già le sirene della polizia in lontananza, stanno per arrivare.

Ma proprio in quel momento il ragazzo sembra rendersi conto della situazione e si dirige infuriato verso di me, gli occhi che mi avevano affascinato poco fa che sembrano emanare scintille di rabbia.

"What did you shout? What's going on? I just wanted to know which way the Arena is!"-ah, non è italiano, ma un turista- "You didn't have to do that! If you have recognised me, just ask for a picture!"

Riconoscerlo? Non è che per caso è un personaggio famoso? Lo guardo meglio. I pochi tratti del viso che riesco a notare mi fanno tornare alla mente un volto, ma i miei neuroni sono troppo sconvolti e non riesco a fare bene il paragone; inoltre, sono troppo distratta da quegli occhi e riesco a vedere appena sotto ad essi, per quanto la mascherina è alzata.

Un attimo. Wait a minute.

La mascherina!

Ah!

Non la porterebbe se volesse contagiare tutti, giusto?

Doppio ah: la polizia è arrivata.

Le persone intorno a noi iniziano ad indicare il poveretto che ho appena scoperto essere vittima dei miei vaneggiamenti, ed io inizio a raccogliere le forze per spiegare tutto il pasticcio appena combinato.

"Sentite, in realtà ho commesso un terribile errore...". Comincio, mettendo le mani avanti con un risolino imbarazzato.

"Sei tu la ragazza che ci ha avvertiti?". Chiedono loro, ignorando il mio tentativo di spiegazione.

"Si, ma...".

"Bene, vieni con noi". Io li guardo, e adesso so che è la paura a colorarmi lo sguardo. Cos'ho fatto? È un personaggio così influente nel suo Paese che l'hanno già riconosciuto e vogliono portarmi via dalla sua vista per non fargli perdere altro tempo? Mi farà chiudere in prigione a vita per così poco? Oddio oddio oddio. Perché non ho preso la fermata giusta?

"Anche tu ragazzo. Hai un po' di cose da spiegare". Uh. Almeno è nella mia stessa situazione.

Potrebbe passare per un pensiero sadico, oh angioletto che vive nella mia testa e prende punti per la mia vita nell'aldilà, ma non lo è. Sono solo contenta che nessuno dei due è solo in questa faccenda, ecco. Segnatelo, prego.

Ci scortano verso due macchine della polizia diverse- almeno questo, e se fosse davvero un pazzo?!- ma ciò non mi salva dall'occhiataccia che il ragazzo mi lancia prima che possa entrare nel veicolo.

Ripeto, vuole la guerra? In parte questa situazione è colpa sua. Più o meno. E guerra sia.

Gli lancio anch'io un'occhiataccia, sorprendendolo. Sarà pure uno straniero, ma gli sguardi sono un linguaggio universale: beccati questa sconosciuto, beccati questa sfortuna!

Una volta dentro la macchina della polizia però l'inquietudine si fa strada nel mio cuore. Guardo i poliziotti seduti davanti.

Ecco. Ora sì che mamma mi uccide.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Survival ***


Non so come ma sono ancora viva. Almeno finché i genitori dello sconosciuto non manderanno qualche agente segreto a rapirmi e torturarmi.

Non sarò ancora morta, ma scocciata di sicuro: ci hanno messo quattro ore alla centrale. Quattro! Hanno relegato il nostro come caso di minore importanza a quanto pare. Non dico che sia stata un'emergenza d'importanza nazionale, ma altri due minuti e sarebbe diventata emergenza cittadina, comunale o come caspio si chiami; avrei raso al suolo quel posto, più asettico di un ospedale.

Ma la vita è ingiusta e mia madre è arrivata proprio quando le idee che avevo in testa si facevano sempre più pericolose ed interessanti. La mente di una persona abituata a sognare ad occhi aperti può immaginare di costruire un bazooka partendo da delle forbici e un estintore.

Se poi sia realizzabile o meno, beh, è l'intenzione che conta. Sopratutto dopo aver incrociato per cinque secondi il mio "compare". La nostra conversazione si traduce in un infuriato:

"You, you are fucking crazy! Get out of here and leave me alone, now!".

E nella mia sarcastica quanto brillante risposta altrettanto infuriata:

"And you... how can I say... you do puffete! Sparisci, if you prefer. Adios, desconocido! Bye bye!". Non so, forse ho assunto della droga senza saperlo, stamattina.

Ovviamente alla fine ho saltato completamente il giorno di scuola, mi sono comunque arrivati un'infinità di messaggi per sapere cosa sia successo e mia madre mi ha quasi uccisa. Ma l'importante è il quasi, no?

Si è portata dietro la mia sorellina, che ora gongola fastidiosamente. Potrà usare questa vicenda come termine di paragone per tutti i prossimi guai che combinerà; già la vedo farsi i calcoli in quella sua testa da pallavolista. Non potrà combinarne una più grossa della mia, almeno non subito, dunque non vede l'ora di testare la scusa: "Ma vogliamo parlare di quello che ha fatto quella lì la settimana scorsa?!".

Uff. Visto che le piace tanto la pallavolo perché non è andata ad allenamento, che ha subito dopo scuola?!

Il suo sorrisetto mi da la risposta più che scontata. Un'ora e mezza di sudore che non ha voglia di fare nonostante oggi sia anche uscita prima dalle lezioni, oppure vedere la sorella perfetta alla polizia per un ragazzo?

Non c'è nemmeno bisogno di rispondere.

Il silenzio della mamma invece mi inquieta molto; tra pochi giorni festeggio il diciottesimo, quindi non so se si stia contenendo o se stia solo risparmiando le forze per quando supereremo la porta di casa.

Ma anche una volta arrivate lì, scena muta; va in camera e chiude la porta.

"Mi sa che l'hai davvero combinata grossa. In caso te ne debba andare di casa, che tanto sei maggiorenne ormai, con enorme dispiacere accoglierò la tua camera!".

"Serpe".

"Verde, lol. Fammi sapere quando inizia la sfuriata, così mi appunto i vantaggi che potrò trarne. Baci!". Vola anche lei in camera lanciandomi un occhiolino ed io le rispondo con l'ennesima occhiataccia. Dopo aver guardato male tutta la mattinata tutte le persone che mi stavano intorno, credo che sortiscano un po' meno effetto.

Non saranno più letali e da "non trovarsi sulla loro traiettoria per nulla al mondo", come le descrivono Gaia e Mig, però ormai sono entrata nel mood.

Mentre sono persa nei miei pensieri, il rumore della porta di casa che si apre mi fa sobbalzare. Allo stesso tempo, proprio mentre papà mette piede in casa, mamma si degna di uscire dalla stanza.

La regina di ghiaccio e di fuoco- perché quando è arrabbiata nulla è impossibile per lei-, colei che mi ha tramandato il gene occhiatacce, la suprema, è uscita. Ed è entrato anche lo zuccherino che è papà, ma su di lui conto semplicemente per una sfuriata più leggera.

Da come preannuncia, sta arrivando una vera tempesta, non credo che potrà fare molto stavolta.

"Mariachiara... vieni qui, siediti". Mamma non ha ancora parlato, e ciò mi mette ancora più paura.

"Ok, eccomi".

"Allora... credo che dobbiamo parlare di...". E viene subito interrotto.

"Chi è questo ragazzo? È una cattiva influenza? Perché questo gioco così stupido in un momento di pandemia? Insomma, ti immaginavo più responsabile! Tra pochi giorni diventi maggiorenne! Un'adulta!". Eeeeed ecco lo scoppio. Mi aspettavo di peggio. Però non ho ben capito di cosa stiamo parlando...

"Gioco? Credevo foste così per la questione della centrale".

"Non fare la finta tonta signorina! Non ti azzardare. Ma ti pare il momento di metterti a fare scherzi con i tuoi amici, del genere poi... spaventare le persone in quel modo!". Mentre la guardo cerco di dare un senso alle sue parole: gioco, scherzi, spavento. Ma di che stiamo parlando?!

"Non ho ancora ben capito di ch-".

"Dello stupidissimo scherzo che tu e quel tuo amichetto avete organizzato oggi facendo finta di voler contagiare la gente! O almeno spero fosse una finta! Non so più cosa aspettarmi da te". Pian piano sto capendo quello che lei ha pensato sia successo, o la ricostruzione degli agenti che le è stata riferita.

"Ma io non ho fatto niente! Non lo conosco nemmeno quello lì, hai visto che è straniero?".

"E allora mi spieghi che diavolo è successo? Perché è questo ciò che la polizia ha dedotto". Appunto, ecco qua. Ci vorrebbe l'emoticon della ragazza che si sbatte la mano in faccia per la frustrazione.

"Sono l'orgoglio della polizia italiana quelli lì-borbotto alla maniera sparrowiana- È ovvio che non è così. Mi conosci, farei mai una cosa del genere? O perderei appositamente un giorno di scuola per questo? Forse per altre cose, tipo vedere uno dei miei idoli da vicino-"

"Coff coff Tom! Coff". La mia adorata, da uccidere, sorellina si è unita alla conversazione. Mi sono stancata delle occhiatacce, così alzo gli occhi al cielo.

"Ma per questo no, ovviamente".

"Allora dimmi subito cosa è successo. ORA". Ok, la sua voce glaciale batte mille a uno- o zero?- le mie occhiatacce; del resto, né è la maestra.

"Io mi stavo facendo i fatti miei è arrivato questo tizio all'improvviso che tra l'altro mi ha toccato la spalla e io dovevo andarmene perché ero in ritardo e avevo perso la fermata ma questa è un'altra storia e allora questo qui mi fissa senza dire niente e se ne va a toccare qualcun altro in realtà potrei aver reagito esageratamente al tocco però questo sconosciuto vedo che va a toccare un'altra persona e allora penso che sia un negazionista anche se indossa la mascherina e avrei dovuto capirlo prima ma non ci sono arrivata e ho chiamato la polizia che ha creduto fosse tutto uno scherzo ho saltato scuola ho il telefono pieno di mess preoccupati e mia sorella fa sempre la pallavolista peste e questo dovrebbe essere tutto". Prendo un respiro profondo e mi accorgo di aver fatto un poema, una frase più lunga di quelle di Tucidide dove il punto lo trovi alla fine della versione- forse.

"Una perfetta forma di mon-". Papà viene nuovamente interrotto da mamma.

"Per favore, metti da parte un attimo il tuo lato da insegnante! Così non mi aiuti!"

"Se fosse stato scritto, sarebbe stato un buon testo come monologo interiore, converrai con me". Ma mamma si è concentrata su di me, e lo lascia perdere; ci hai provato papà, augurami buona morte.

"Allora, se ho capito bene, tu hai pensato che quello fosse uno di quelli che diffondono apposta il Covid?- faccio si con la testa, finalmente ha cap- Ma allora che cavolo fai? Non ti muovi da lì e anzi aspetti che quello ti si avvicini? Ti facevo più intelligente!". Oh, ma andiamo!

"Ma dai, mamma! Insomma!".

"Va bene, ora vai in camera tua... e comunque ti aspetta una punizione. Per questa tua... bricconata!".

Uffaaaaaaaa.

"Niente telefono per una settimana".

"Mi serve per andare a scuola, chissà cosa potrebbe succedermi e tu non lo sapresti!". Faccia scandalizzata, fatto.

"Allora computer".

"Sto seguendo il progetto PCTO della prof di arte. Mi serve". Boom.

"Allora non ti vedi il film su Disney Plus con i tuoi amici, questo sabato!".

Non si è ricordata della polaroid, dell'opzione parental control che può mettere sul telefono, e delle altre milioni di cose che avrebbe potuto togliermi... direi che è un buon compromesso.

"Va bene!".

"Benissimo!".

"Ok".

"Vai, Mariachiara. Per favore, vai". Ah, bene. L'ha finita lei, sennò non so per quanto avremmo continuato.

Mi sa che ora servirebbe a lei l'emoticon della ragazza con la mano spalmata sulla faccia.

Me ne torno in camera mia; nonostante le ore passate in centrale e la sfuriata-conversazione molto più leggera del previsto, non è molto tardi. Sono le due, quindi mentre aspetto che preparino il pranzo direi che mi sono meritata un po' di riposo. Ovviamente sulla pagina Insta di Tom. E quella della sua nuova fiamma. E dei suoi amici.

Non lo chiamerei stalkerare, è più un seguire appassionatamente le vicende di questo bellissimo, atletico e fantastico attore.

Il fatto che sappia dove viva, quante pasticcerie, negozi ed edifici col suo stesso nome- omonime o omaggi?- ci siano nel mondo, tutte le relazioni che ha avuto, e segua anche i suoi fratelli, non è di rilevale importanza.

E poi è lui a diffonderle nel mondo. Quindi la morale è che è solo colpa sua.

Scorro alcuni post più vecchi; quello in cui prende amorevolmente in giro la ragazza di turno è così cute. Ma davvero!

Inizio a farmi un giro nelle sue storie e scopro che è partito per una destinazione sconosciuta. C'è una foto dell'aereo e una del sedile di fianco a lui, vuoto. Vuol dire che sta andando da qualche parte nel mondo e che è da solo? Proprio solo?

Inizio a farmi i calcoli di quante probabilità ci siano che venga proprio in Italia, e scrivo la notizia sul gruppo degli Impuri. Non è così che l'abbiamo nominato in realtà, ma per quante volte usiamo quella parola, dovrebbe essere il suo secondo nome. Non faccio in tempo a vedere le risposte che mamma mi chiama per mangiare; a voce abbastanza alta. E un filino ancora arrabbiata.

Lancio un'ultima occhiata al telefono. I miei amici stanno parlando di una notizia appena trovata, che sperano sia vera, su Tom.

"Mariachiara!".

Beh, credo che la vedrò dopo. E spero che questa notizia includa anche nuove foto di lui a torso nudo.

Ora, dedichiamoci al cibo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lost My Mind ***


Ok. Va bene. No panik! Mariachiara, stai calma. Anche se fosse, sarebbe una bella cosa, no?

Ma che dico? Altro che bella cosa. Sono inondata da felicità e ansia miste, e mi sembra di essere sotto l'effetto di una droga pesante; mamma stamattina ha anche detto che avevo lo sguardo stralunato prima che uscissi di casa.

Un malandrino, due malandrini, tre malandrini... respira Mary, respira.

Ieri, appena ho ripreso il telefono in mano, sono stata inondata di messaggi. Dopo averne scorsi più di cento, ho chiesto che mi riassumessero il contenuto della conversazione, un po' troppo lunga da leggere tutta.

E me l'hanno detto. Ecco spiegato in quattro parole lo stato di degrado in cui mi ritrovo adesso.

In realtà quello che mi hanno riportato è solo una voce, quindi non saprei cosa pensare... ma ora me l'hanno detto! E il seme infimo della speranza si è insinuato dentro di me, manco fossi il vaso di Pandora e questa fosse l'ultima emozione che mi restasse.

Insomma, alcune fonti hanno visto Tom in Europa. In Italia. In Veneto. Ora, finendo con la processione di luoghi geografici, direi che nutro il forte desiderio che il mio idolo nonché ragazzo perfetto si mostri in pubblico; finalmente lo potrei vedere dal vivo! Certo, circondata da circa un triliardo di fan che esulteranno ugualmente al suo nome, ma vabbé. Dettaglietti.

Inoltre le fonti sono anche abbastanza attendibili; dunque l'asticella della speranza si alza sempre di più, facendomi gioire e allo stesso tempo sbeffeggiandomi.

Però insomma... se fosse davvero davvero davvero reale? Se fosse una notizia vera?

Premettendo questo, non definirei quindi così stupido il mio comportamento attuale. Fare lo scanner con gli occhi ad ogni ragazzo che mi ritrovo davanti, ad esempio, o cercare di capire quanti anni abbia.

Non sono stupida io, però.

Durante la videochiamata ho messo al corrente Gaia, Mig e Sara di quello che è successo durante la giornata e loro hanno fatto subito il collegamento. Perché non potrebbe essere proprio quel tizio che, lo ammetto, ho fatto finire nei guai io?

Straniero, bello, di altezza media e abbastanza grande. Tralasciando il mio desiderio di diventare una talpa ed abbandonare per sempre la mia vita per l'imbarazzo, se si trattasse davvero di lui, il problema è un altro: gli occhi. I suoi sono blu, palesemente non come quelli di Tom.

Per placare i miei amici, ho riferito subito il particolare. Sospiro generale, ipotesi di lenti a contatto, negazione generale e dunque non si fa niente di questa teoria. Non che ne avessimo altre da discutere, per il momento.

Inoltre, aveva la mascherina a filo con gli occhi, dunque ho potuto vedere solo quelle bellissimi iridi e me le ricordo benissimo. Blu. Quindi scartata anche la possibilità che mi sia sbagliata io.

Ma anche il mio esperimento per strada non ha grandi risultati, anzi. Ci sono ben troppi ragazzi che vanno a scuola, a quest'ora, e con tutte queste mascherine che mi vorticano intorno non riesco a capire davvero di chi siano i volti coperti. Anche se questo mi aiuta, perché posso scartare tutti i maschi con uno zaino ed i libri tra le mani.

Stamattina mi sono premunita di santa pazienza, svegliata prima e preso l'autobus precedente. Giusto per non fare la fine di ieri. Ma a quanto pare quando è destino è destino; anzi direi che quando è sfortuna è sfortuna tripla.

Vedo il ragazzo di ieri con una mappa in mano e l'aria piuttosto infastidita, seduto ad un bar, e mi siedo subito su una panchina dietro un albero. Sporgendomi un po' ho una bella visuale dei suoi movimenti, ma se dovesse girare la testa da questa parte, mi basterebbe fare uno scatto indietro per non essere vista.

Lo sconosciuto, anche da questa distanza, rimane belloccio come ieri. I capelli gli sono scompigliati dal vento mentre beve una tazzina di caffè e sembra un modello in posizione per la copertina di Vogue; dopo aver pagato riprende in mano la mappa e inizia a guardare le persone intorno a sé, ma anche una volta alzato ed andatosene non si permette di sfiorarle nemmeno con un dito.

Almeno gli ho tolto una brutta abitudine, che dire.

Però la δίκη a quanto pare in questi giorni ce l'ha con me in particolare: proprio mentre mi alzo, vedo Stranger iniziare ad incamminarsi proprio per la strada che devo prendere io.

Alzo le mani al cielo.

"Oh, ma dai!". Borbotto sottovoce.

Do un'occhiata all'orario sullo schermo del telefono. Sono in orario, ma devo evitare imprevisti sennò farò tardi anche oggi. M'incammino a passo svelto e con la testa girata da un'altra parte; sembra non accorgersi di me.

Insomma dai, come posso anche solo pensare che si ricordi della persona che l'ha fatto finire in centrale di polizia e gli ha fatto perdere metà mattinata di turismo, nonché guadagnare ore di noia e frustrazione?

"Hey! You, hey you!". Ed ho parlato troppo presto; a quanto pare questo qui ha una memoria di ferro ed una vista d'aquila.

Però...

Io non mi sono ancora girata. Solo fermata casualmente proprio al grido dello straniero. E poi forse si rivolge a qualcun altro. Do una sbirciatina dietro, e lo vedo dirigersi svelto verso di me. Ok, no, credo stesse parlando proprio con me.

Forse. Dunque...

Passo veloce e ciao ciao! M'incammino ancora più svelta di prima ma il ragazzo ha gambe lunghe. Si catapulta davanti a me con le mani alzate e gridando:

"I didn't touch you, so don't yell!". Accidenti, adesso sono io che faccio la figura di quella matta, che si metterebbe a gridare per tutto. Cosa che è effettivamente successa, ma questo è un dettaglio.

"Cosa vuo- ah right. What do you want?".

"You- inizia con sguardo affannato- owe me a favour, girl".

"And you, visto che ti piace tanto ripetere la seconda persona singolare, you're crazy!".

"You owe me a favour". Ripete, convinto, e io in tutta risposta riprendo a camminare.

Pazzo. Matto da legare. Che favore gli dovrei mai io? Pfui.

"Ehi". Mi richiama lui, ma io non mi fermo.

"Really, Stranger. You're out of your mind! If you want I'll take you to the psychiatry department". Vedo la scuola in lontananza, finalmente.

"No, you're gonna help me now. I want to visit this town without the help of my family or my... everyone else!"

"Family? Ohhh, I understand. The little guy got out of mom's protective wing!".

"Oh, come on!".

"You said you don't need any help, did you?".

"You're stubborn! If you knew who I am...".

"Look at me. I understand that you're someone famous in your country, but for me, unless you're Tom Holland, Orlando Bloom or some other actor on my list, I don't think we have something else to say". Finalmente, sono davanti scuola, giusto in tempo per sentire la prima campanella; vedo Mig farmi un cenno e aspettarmi all'entrata, mentre Gaia inizia a fare la scema scuotendo la mano davanti il volto e indicando il ragazzo davanti a me.

Emoticon della ragazza frustata che si sbatte la mano in faccia, diventa realtà e impersonami!

Intanto, sembra che sia riuscita finalmente a zittire questo tizio. Mi giro di nuovo verso di lui e, nonostante la mascherina, vedo quanto fatichi a trattenere le risate. Ok, forse zittire non è il termine più giusto.

"What? You've never seen a fangirl?".

"No, no, but...". Mi guarda e porta le mani al volto, in un gesto strano che solo lui può aver capito, poi alza ancora di più la mascherina e lascia cadere le mani sui fianchi. Intanto, un urto improvviso mi sconvolge e le mie spalle vengono contornate dal braccio della mia irruente amica.

"Ehi, ciao! Sei tu che stai infastidendo la nostra Mary?". Ecco arrivata Gaia... perché ho l'impressione che dovrebbe usare un tono più arrabbiato e molto meno gioioso nel dire queste parole? Ah, giusto. Perché dovrebbe aiutarmi!

"Finiscila! E non conosce l'italiano, è straniero".

"Un... poco si". Ribatte invece Stranger. Oddio. Poco quanto?! Molto poco o quel poco poco che mi fa fare figure di niente?

"Bene. Se lo conosci, sappi che sei molto bello. Lei non te l'ha detto, ma lo ha di sicuro pensato". Il ghigno sul volto del ragazzo cresce, così come il divertimento di Gaia.

Io. La. Uccido. Con. Le. Mie. Mani.

"You know... questo è my number. Aspetto you at two thirty... fuori questa scuola". Lo ammetto, lo sforzo che fa per dire qualcosa in italiano è notevole; ma visto che è già a questo livello nella parte di 'dialogo', non oso pensare quanto possa realmente capire. Disastro!

"Uhh". Fa quella stupida della mia amica ed io alzo gli occhi al cielo. La situazione già è abbastanza catastrofica, senza che ci metta pure lei lo zampino.

"Noi mang...". Si stoppa alla ricerca della parola giusta.

"Mangiamo! Si dice mangiamo!". Lo aiuta Gaia; cos'è tutto questo altruismo alle otto di mattina? Le do uno spintone ma lei non smette di ridere ed intanto anche Miguel sta arrivando per unirsi alla nostra strampalata combriccola, che non vedo l'ora che si sciolga. Prima di tornare a concentrarmi sulla questione principale, il mio sguardo viene attirato dalla maglietta del mio amico e subito sorrido. La Marvel regna, da queste parti.

"Right! Noi mangiamo together... insieme! See you later". Aspetta, cosa mi sono persa? Ah, giusto mi aveva proposto di mangiare e... no, un minuto!

Con un sorriso sornione che si trasmette nei suoi occhi se ne va, lasciando un foglietto di carta alla mia amica. Ha capito che lei non straccerà subito il numero. Pure furbo.

"So che non sarà così, ma l'ultima frase unita al suo ghigno sembrava proprio una proposta sconcia!". Afferma lei mentre fa svelta una foto al bigliettino e poi me lo passa. Tradotto: non avrò scuse per dire di averlo perso, casualmente mangiato o dato in pasto alle anatre.

"Cosa sarebbe sconcio e impuro?". Ed ecco Miguel, arrivato con il suo passo lento e calmo proprio al momento giusto.

Oh dei santissimi, tranne Era, per favore aiutatemi voi ad uscirne. Non credo che sopravvivrò a tutto questo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Slow Down ***


"Spero che tu sappia che il tuo momento sta per giungere. E che non arriverai viva a fine giornata". Dire che ce l'ho con questa traditrice è dire poco; e questa si farebbe chiamare l'AntiCupido in persona? Semmai l'Agnese! Questa, in realtà, è una sottospecie di ragazza con una doppia faccia: al momento del bisogno si trasforma in cuori e amori, guardala!

"Shhh, va tutto bene gattino, non brontolare". Mi fa lei, completamente tranquilla. Un Mjolnir! O, per dirla in termini terrestri, un corno, tranquilla, un corno! Anche se il primo è il martello di Thor, e non ha alcuna similitudine con un corno, comunque... un corno!

"Oh, ma andiamo!". Alzo le mani in un gesto di frustrazione.

"Alzare mani, occhi e tutto ciò che si può alzare senza che la situazione diventi scabrosa e sconcia, è una mia prerogativa cara". Le lancio una vera occhiataccia. Una di quelle che fucilano, stendono e ti fanno risorgere per stordirti nuovamente.

Lei porta le mani al cuore e si finge morta; di certo le risate di Sara non aiutano. Per niente.

"Tesoro, le tue occhiatacce funzionano solo quando non vorresti interiormente ringraziarmi di cuore. Prego, comunque". Finisce, imitando con la mano una di quelle tante spocchiose ragazze che fanno vedere nelle serie tv. Ah!

"La mia interiorità mi sta dicendo di ucciderti, al momento". Lei mi liquida con una sventolata di mano e un sospiro che la dice lunga. Uno di quelli da -prima o poi se ne dovrà pur rendere conto-.

Sara intanto ha finalmente smesso di ridere, e non le risparmio le mie occhiatacce.

"Cosa farai quindi?". Mi chiede divertita.

"Non ci andrò!". Piuttosto salverei Thanos. Che è tutto dire.

"Ma sbaglio o ti ha detto che ti aspetta qua fuori?".

"Si, l'ha detto eccome". Afferma Gaia. Ho capito che il suo nome vuol dire letteralmente gaio, gioioso, ma lo deve essere proprio in questa situazione?! Ed in questo modo? Tenga la sua esagerazione napoletana a casa, grazie!

"Tu, smettila! E lui non sa da quale parte esca, no?- Gaia prende il telefono- Ferma! Non ci provare, tu non glielo dirai. Io davvero non voglio uscire con lui, non lo conosco nemmeno!".

"Carissima, si chiamano appuntamenti proprio perché ti da una data e un'ora in cui uscite e una volta andata lì parlate, vi ascoltate e iniziate a conoscervi". Spiega lei, con una logica quasi imbattibile. Quasi.

"Ma è questo il punto! Io non voglio conoscerlo!". Sara si avvicina e mi mette una mano sulla spalla.

"Come dice lei, carissima, continua a ripetertelo...". Inizia la traditrice.

"... ma mentre ti scervelli prendi a braccetto il destino e vai a mangiare con questo tizio!". Finisce la compare. Ora sono due le vittime nella mia testa.

"Tizio! Appunto! Non so nemmeno come si chiami". Cerco di sottolineare l'ovvio, rendendo ancora più giuste le mie ragioni; come se ce ne fosse bisogno. Dovrebbero essere a tutti palesi.

"Questo potrebbe essere, lo ammetto, un po' sinistro e troppo strano... quindi perché non accompagnarla?". Guarda Sara in cerca di sostegno, ma lei alza subito le mani in alto, fermando le sue pericolose idee.

"Ah, non cercare aiuto da questa parte. Questa ragazza ha un appuntamento con lo studio e poi deve andare a kick". Dice, indicandosi. Io, invece, guardando gli occhi sogghignanti della mia amica capisco che questo era il suo piano sin dall'inizio: non è così sprovveduta da mandarmi da sola incontro ad uno sconosciuto senza un minimo di indagine. Sui social, quantomeno.

D'altra parte, però, questo ragazzo sembra aver passato appieno i primi step di Gaia alla prima occhiata, in quanto a fisico e first impression. Dunque per lei va già bene che io provi ad uscirci una volta o due. Ed intanto, se esce con noi, potrà vedere se supera altre fasi. Quant'è preoccupante che riesca a capire così bene la sua mente contorta?

Le do un'occhiata. Come lei riesce a capire la mia. Quindi tanto.

"Beh, allora... Mig!- agguanta il poveretto per una spalla- Ti va di fingere di fare da cavaliere a due povere, indifese ragazze?".

"Indifese?". Esclamiamo in coro io e Sara.

"Oh, a volte i secoli di patriarcato che abbiamo alle spalle sono utili a noi povere donne. Dunque? Vuoi farci l'onore di essere il nostro Agilulfo?". Continua, ponendo la mano sul cuore. Dalla parte sbagliata. Appena se ne accorge, la sua mano fa un salto sul lato sinistro, comunque abbastanza centrale; dai, per una che pensa di iscriversi a medicina, almeno sa dove si trova uno dei suoi organi fondamentali.

"Quello poi scompare". Le fa notare Sara.

"Rambaldo?". Si corregge lei. Ma la situazione può diventare più assurda di così?

"Certo care donzelle, ne sarei più che onorato. Non ho neanche impegni di vendetta. A quando l'incontro?".

Ecco. Non dovevo dirlo. Sapevo che non dovevo dirlo. Quando si dice, gli ultimi pensieri famosi...

"Al volger del tramonto della scuola, sul piazzale qui dinanzi oh cavalier dalla scintillante... maglietta Avengers". Per quanto continuerà questa pazzia? Per quanto?

"Tradotto: subito dopo scuola qui fuori e devi avere i soldi per il pranzo". Ribatte Sara.

"Ma qui qualcuno vuole sapere la mia opinione al riguardo?!". Alzo nuovamente le mani al cielo, ringraziando al contempo la mascherina che non mostra il mio divertimento. Facciamo mezzo. Un quarto di divertimento per questa situazione.

"Ripeto, quelle sono una mia prerogativa. E, carissima, ti vedo muovere le labbra, ma non sento niente. Nella mia testa c'è solo il modo in cui lo guardavi stamattina".

"Quindi, quella è la tua opinione". Continua Mig.

"Oh, ma ti ci metti pure tu?". Lui alza le spalle.

"Beh, se si deve giocare...". Suona la campanella di fine ricreazione; finalmente una materia che adoro: la storia.

"Meglio farlo in una casa materasso, ma anche a pranzo va bene!". Urla Gaia e poi i tre scappano ognuno al proprio posto sotto il mio sguardo infuriato.

"Usare i miei sogni contro di me non ti aiuterà ad uscire viva da qui, oggi!". Esclamo e mi siedo sbuffando.

Appena mi giro, però, vedo il professore sull'ingresso della porta, che mi guarda abbastanza confuso.

"Questa tua dote omicida mi era sconosciuta". E giù la classe a ridere.

Ah ah ah. Proprio divertente. Quei tre, poi, non la finiscono più e stanno quasi ululando dal ridere.

Rendendosi conto di essere appena entrato ed aver già fatto scalmanare la classe intera, però, il professore cerca di riportarli all'ordine. Loro. Io sono quella più calma, qui.

"Ecco... Sai chi era accompagnata da una leggenda nera nella Francia del sedicesimo secolo? Caterina de Medici. La consorte di re Enrico II non fu ben accetta alla corte francese, perché di rango inferiore. Perché fu . Fu il massacro della notte di San Bartolomeo ad alimentare però la leggenda nera che perseguì il suo personaggio nei secoli a venire...". Ringrazio mentalmente il professore di aver lasciato perdere le mie parole ed aver iniziato a spiegare. Un'ottima deviazione dal momento di imbarazzo.

Sia Gaia che Sara sono felicissime, perché questa è una delle tante parti della storia che tanto adorano. A Miguel e il resto della classe non sembra importare così tanto invece, ma piano piano iniziano ad interessarsi all'argomento, anche tramite i pettegolezzi di corte tramandati sino a noi che il nostro professore ama mettere nelle sue lezioni. Tra pochi sbuffi e molte riflessioni e domande, le due ore con il nostro appassionato di storia passano piuttosto in fretta, con mio grande dispiacere.

Credo che questa sia davvero la materia che preferisco. Non è solo il modo di spiegare dell'insegnante, che coinvolge con il suo entusiasmo molti di noi: sono proprio gli avvenimenti. Insomma, senza la storia non si avrebbe un passato su cui riflettere e un futuro cui aspirare; mi piace vedere come tutto riesca a collegarsi, alla fine. E poi è bellissimo pensare che personaggi grandiosi come Cesare fossero semplici umani; insomma, sono noi! Ed chissà, se l'epoca fosse stata differente saremmo potuti essere noi.

E se tra qualche secolo ci fosse qualcuno che penserà di essere la reincarnazione di Tom Holland, Johnny Deep o del neo presidente americano Biden? Chi lo può sapere, in fondo?

"A cosa stai pensando?". Il mio compagno di banco si sarà scocciato di rimanere in silenzio; a causa del Covid, possiamo alzarci dal posto solo per andare in bagno o durante la ricreazione. Ed io alla toilette ci vado davvero poco, vista la mia pigrizia nel compilare il modulo aggiuntivo che hanno messo su tutte le cattedre della scuola, in vista di questi nuovi tempi pandemici. Insomma, solo perché mi scappa dovrei anche arrivare fino alla cattedra, addirittura fare lo sforzo di piegarmi e con la mia penna tra le mani mettere una firma che contrassegni la mia uscita? Troppo lontano, troppa fatica e nah, grazie.

Oltre la ricreazione non abbiamo altre pause significative; nel cambio dell'ora siamo costretti qui, e per sua sfortuna la maggior parte del tempo disegno sul diario o do il via a riflessioni mentali particolarmente ardue.

Stranamente stavolta non comprendevano muscoli né una parola che inizia con T e finisce con 'omizazzione'. Forse la sua interruzione non me ne ha dato il tempo.

"Alla storia. In generale, sai... quanto mi piaccia insomma". Gli rispondo, prendendo come spunto i pensieri di poco fa. Si, meglio non comunicargli della mia fissazione per un certo attore.

"Ti piace la storia?".

Ma. Sarò stupida io, eh. Non l'ho appena detto?

"Si. Si, mi piace la storia". Gli do la conferma che tanto aspettava e lui s'illumina.

"Hai mai visto Monuments Man? È un film sulla seconda guerra mondiale con-".

"George Clooney che interpreta Frank Stokes! Raffaele, scherzi? È uno dei film che preferisco, è fantastico! Accuratezza storica, anche se non al cento per cento ovviamente, musiche belle, effetti speciali fantastici e non esagerati". Elenco sulle dita.

"Si, è vero. A volte fanno film solo per mostrare effetti speciali, o almeno così sembra". Fa una piccola smorfia per dimostrare il suo dissenso e io scoppio a ridere.

"Infatti! Qui no, invece. Anche la trama, avvincente e allo stesso tempo profonda. Non ti lascia il tempo di staccarti dallo schermo, è semplicemente... wow".

"Deduco che ti piaccia- ride lui- Sai, non ti facevo così appassionata di storia... né di cinematografia".

"Beh, forse non mi conosci così bene come credi". Alzo le spalle. In effetti neanche io lo conosco molto per essere un mio compagno di classe.

"Sai che avevo sentito dell'uscita di un nuovo film ambientato durante il... se non sbaglio nel periodo Romano, ma potrei ricordare male- gli faccio segno di non sapere di cosa stia parlando- Beh, comunque lo ritrovo e ti mando il titolo. Se ti piace potremmo andare a vederlo appena esce".

Faccio nuovamente spallucce.

"Vediamo prima di cosa si tratta. Nel caso, per me andrebbe bene. Adoro quel periodo".

"Ah, fantastico!". Riesco a vedere il sorrisone nonostante la mascherina e in quel momento, anche se un po' in ritardo, la professoressa di inglese arriva.

Le sue lezioni in generale mi annoiano, ma oggi sembra volare manco fosse Trilli. Una fatina con vestiti abbastanza stravaganti ed un'età tutta da immaginare, ma comunque. Sarà perché sono un poco in ansia per l'appuntamento di dopo, o le lancette dell'orologio hanno davvero messo il turbo?

Sono troppo veloci. Davvero, davvero troppo veloci.

In men che non si dica arriva la fatidica ora finale di arte, l'ultima campanella suona e Gaia si fionda al mio banco, seguita da un Mig un po' assonnato.

Ci scommetto che avrà dormito durante il filmino sulla mostra di Ariosto e i pittori del cinquecento. La combina-appuntamenti qui presente invece sembra in fribillazione: non riesce a stare ferma un attimo.

"Dai dai! Su, dai. Dai!". Il suo tono passa da alti e bassi in continuazione mentre ci incita a darci una mossa e, appena finisco di mettere la roba nello zaino, a stento me lo lascia chiudere che subito inizia a trascinarmi verso l'uscita.

Oh grande Grogu, proteggimi tu. Dovresti bastare, in teoria.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Easy To Please ***


Stiamo aspettando da almeno mezz'ora ed io ho tentato di filarmela un considerevole numero di volte.

Visto che sono ancora qui, si può ben capire come sia finita per ognuno di questi tentativi.

"È ovvio, ormai. Non verrà!". Esclamo, alzando le mani al cielo.

"Shhh ti ha dato appuntamento qui di fronte, vedi che viene".

"Non lo conosciamo nemmeno! Potrebbe essere stato tutto uno scherzo". In realtà, anche io ne dubito. Dopo tutto quello che ha fatto solo per rincorrermi stamattina, forse davvero gli serve e vuole solamente che qualcuno l'aiuti, facendogli da guida turistica.

Stamattina ha detto che se la vuole cavare da solo; non dovrei giudicare dalle apparenze, me lo insegnano tutti i libri che leggo o le serie che vedo. Però ho come l'impressione che sia vissuto sino ad ora in una gabbia dorata; insomma, sembra essere un uccellino sperduto ma al contempo mantiene negli occhi quell'aria un po' presuntuosa, come se sapesse di essere un passo avanti a te. Oltre all'invadenza, è ciò che più m'infastidisce.

Due difetti trovati e non conosco ancora il suo nome. E se si chiamasse Goffredo?!Con tutto il rispetto per i medievali e per i Goffredo, spero di no; e poi già ne conosco uno, che viene effettivamente da una famiglia di conti.

"Forse la scuola finisce più tardi da dove viene lui". Osserva Mig.

"E a che ora mangiano? Alle quattro?!". Faccio io. SOS persona affamata in circolazione; potrebbe apportare seri danni all'eco sistema, se non nutrita immantinente.

"Devi avere solo un po' di pazienza...".

Forse però mi potrei abituare ad un altro Goffredo, seppur straniero e non conte. Ma aspetta, quanto sarà diffuso come nome all'estero? Non credo molto e...

No, no. Basta con queste riflessioni che non servono a niente. E poi, perché mai mi dovrei abituare al suo nome? Ah! Come se ci dovessimo vedere ancora per molto tempo.

"Ma non è lui quello che cammina tutto scocciato vicino al fiume?". Miguel lo indica e giro subito la testa in quella direzione.

Si, dovrebbe essere proprio lui. Nonostante il cappellino, riuscirei a riconoscere dovunque il tipo con cui sono finita in centrale di polizia.

Si ferma ed inizia a guardare il fiume; non riesco a vedere la sua espressione da qui, ma mi sembra piuttosto giù di morale.

Strano come mi ricordi... nah. Impossibile. Sarà pure bello e figo, ma Tom lo é molto di più. Starà semplicemente facendo un'espressione molto simile a quella del mio amato attore, con le labbra che imbroncia in continuazione per poi passarci la lingua sopra.

Chissà se è un gesto così comune tra i ragazzi inglesi.

"Non sarà giornata. Ci abbiamo provato, meglio lasciarlo solo". Inizio ad incamminarmi verso la fermata dell'autobus ma, secondo un tacito e diabolico accordo, i miei cosiddetti amici mi prendono da entrambi i lati e mi trascinano verso il Lungadige.

"Nooooo, lasciatemi! Posso minacciarvi entrambi di svariate cose! Gaia e se rivelassi quella tua cotta dell'anno scorso? Oppure dicessi cos'ha fatto Miguel l'altro giorno?  Dai!!". Prima che abbia il tempo di continuare a lamentarmi, arriviamo dinanzi a Stranger.

Lui non sembra nemmeno averci notato, completamente assorto dai propri pensieri.

"Ah!".

O almeno era assorto nei suoi pensieri e inconscio della nostra presenza prima che Gaia lo facesse spaventare a morte toccandogli la spalla per chiamarlo. Beccati la tua stessa medicina.

Comunque, sembra essere un vizio di fin troppe persone, questo; so già , però, che per lei la polizia non avrebbe sorbito nessun effetto curativo. Meglio lasciar stare, per il momento.

"Hey, you're here!-Esclama, sorpreso- È... presto!".

Quei due mi guardano con espressioni che urlano "visto? Te l'avevamo detto!"., fissandomi intensamente. Poi però Miguel si mette davanti a me, le mani sui fianchi ed uno sguardo strano.

"Sure, she- we're here!". Commenta, guardandolo. Lato protettivo amico: attivato.

"Ehm, and our... pranzo?".

"Si, il nostro pranzo. Where do you want to go?". S'intromette di nuovo Mig, mettendo le mani sulle spalle di entrambe.

"Our?". Chiede allora lo sconosciuto, un po' confuso.

"Our". Sospiro io; non so se esserne contenta o meno.

Ma che penso? Ovvio che ne sono contenta! Potrebbe essere un maniaco, un pervertito, un necrofilo o peggio. Non dimentichiamo che l'Inghilterra ha avuto assassini come Jack lo Squartatore... interpretato da un bellissimo Johnny Deep nel film, ma la mia vita non è una storia cinematografica quindi un serial killer sarebbe semplicemente un mostruoso e spaventoso serial killer. Insomma, potrebbe essere davvero chiunque.

Che sia collegato con la nave che affondava nel mio sogno in stile Titanic?

Faccio un passo indietro e Stranger mi guarda perplesso.

"Lascia stare il suo comportamento, non era poi così strana prima di conoscerci. Poi però l'abbiamo trasformata, quindi devi tenertela così". Lui la guarda confuso ma annuendo. A quanto pare le sue doti di traduttore non sono così evolute da tenere il passo con la parlantina di Gaia.

"Sure, sure". Ma è intelligente. Darle ragione a prescindere é una bella mossa.

Si alza una leggera brezza e decide di togliersi il cappello per scuotere i capelli con la mano e godersi un po' di fresco.

"Ma...!". Esclamo. Anche Gaia e Miguel stanno guardando sconvolti il ragazzo.

I suoi capelli...

"Blu!". Riesce ad articolare Gaia.

"Azzurro!". Continuo io.

"Yes! Cool, right?". Uno scintillio divertito gli colora-cioè... gli accende gli occhi.

Stamattina deve essere andato dal parrucchiere dei maschi, che dovrebbe essere il barbiere. O per farseli colorare deve semplicemente andare dal parrucchiere?

Autoschiaffo mentale. Mariachiara, concentrati!

Si è fatto colorare i capelli di blu! In realtà, non solo di quel colore. Sono pieni di sfumature che creano un bellissimo effetto; blu, azzurro, viola, nero. Sembra un quadro e, mentre molti sembrerebbero ridicoli, a lui sta benissimo.

Forse anche perché sembra completamente a suo agio con la nuova acconciatura.

"Well... yes, of course... you're fine like this. I mean, it's just... strange".

"No, è da Percy Jackson. Guarda quanto blu!! Sposatelo, ora". Mi sussurra Gaia.

"Sai che aspetto Tom, io". Scherzo, ma lei lancia una strana occhiata verso Stranger.

"Già... beh, comunque, al massimo divorzi e ti sposi Tom".

"Uffa, ma non eri contraria al matrimonio?".

"Per me! Per te, fammi fare un test psicologico a questo qui, vediamo quanto resiste a cinque minuti di pazzia pura, scopriamo il suo nome che sennò la cerimonia non si può celebrare e il gioco è fatto".

"Direi che il nome viene prima". Continuo sottovoce.

"Beh, il programma è da farsi per bene. Mi ero anche dimenticata lo stalkeraggio su Insta".

Uh, vero, possiamo anche stalkerarlo. Un attimo.

"Ok, no, stop. Sto iniziando a pensare come te!".

"E non è fantastico? Arrenditi al lato oscuro, Luke... beh, nel tuo caso più Leila". Scoppio a ridere, ma in quel momento sento la voce di Stranger che cerca di parlare a bassa voce dietro di noi.

"Is it always like this with them?". Entrambe ci giriamo con angelici sorrisetti.

"Yes- sospira Mig- Always".

"Allora? Dove andiamo a magnare?" Gaia svia abilmente il discorso, meglio non far sapere agli ingenui maschietti dei nostri diabolici piani.

Anche perché cercarlo su Instagram sarà una cosa che farò di sicuro, mettendo per alcuni minuti la mia dignità da parte.

"Beh, abbiamo tutti fame e a quest'ora di sabato ci saranno file lunghissime in tutti i ristoranti in centro".

"Potremmo andare a quel bar che vende anche primi e secondi...". Propone Miguel.

"Nah, non ne ho voglia". Dico io. Ho fame, ma voglio anche qualcosa di semplice e da portare in giro per la città mentre mangiamo. "Che ne dite di fare al mood classicisti disperati?".

"Oddio! Perché non ci abbiamo pensato prima?! Genius".

Guardiamo Stranger, che intanto ci ha guardato come se stesse assistendo ad una partita di Ping pong, seguendo il movimento delle battute e ribattute. Adesso se il suo volto fosse un'emoticon sarebbe un grande punto interrogativo rosso.

"I hope that you like the... come si dice focacce?". Lo guardo per vedere se ha capito, ma lui scuote la testa.

Ti pareva. Proprio questa parola non doveva sapere.

Guardo gli altri in cerca di aiuto, ma nessuno di noi è messo davvero così bene in inglese. Forse dopo questi giorni comprenderemo di più i discorsi della professoressa sull'importanza of being Ern- voglio dire, sull'importanza dell'inglese.

"Vabbé, lo scoprirà, no?". Osserva Gaia. Ha ragione, e poi, a chi non piacciono le focacce?

Di sicuro lui non è uno dei rari casi che confermano la regola, perché invece di fare smorfie disgustate alla loro vista si mette a sorridere contento.

"Flatbread!".

"Yes, that's. Do you like it?".

"Are you kidding me? Of course! It's fantastic!".

Gli sorrido e poi mi chiede di decidere per lui. A quanto pare c'è troppa scelta, e non ne conosce alcune.

Gli prendo le stesse mie: una con salsa e origano, e un'altra rigorosamente classica. Quanto mi mancano le focacce genovesi.

Lui le guarda, poi dice alla commessa di raddoppiare la sua porzione. Beh, quei muscoli si dovranno pur mantenere con qualcosa.

Ok, Mariachiara, è giunto il momento di calmare i pensieri.

Dopo aver preso tutti da mangiare e da bere, ce ne andiamo sulle panchine del Lungadige. Avrei voluto camminare e mangiare, anche per fare prima, ma Stranger è un po' ingombro di focacce e farebbe fatica.

Si è preso una birra, facendo una smorfia al tè in bottiglia super zuccherino. Ha spiegato dicendo che da vero inglese preferisce un tè fatto sul momento senza coloranti nè cose del genere. Poi ha accennato al suo fratellino, dicendo che si sarebbe fatto uccidere piuttosto che bere una di quelle bottigliette.

Proprio come farebbe il fratello di Tom. È così strano che ogni cosa che sento mi rimandi con i pensieri a lui, ma ormai la mia è una malattia incurabile.

"So, how is Verona?".

"What do you knowing about this city?".

"I don't know so much...".

"Anything!". Esclama Gaia, curiosa. Ragazza incontenibile.

"Well, Shakespeare wrote about Romeo and Juliet, doesn't he?".

"E facendomi vincere la scommessa grazie agli stereotipi degli stranieri, hai acquisito molti punti Stranger". Dice Gaia tutta contenta, rivolgendosi in realtà specialmente a Miguel.

Non ci credo. Avevano scommesso. Gli lancio un'occhiataccia ma sembra che m'ignorino completamente.

"Ok, would you like to play a game?".

"Se ora dice quello che penso, Miguel mi dovrai due foto imbarazzanti e lui acquisterà ancora più punti!". Stranger ci guarda alzando il sopracciglio mentre io rivolgo gli occhi al cielo. Quando vede che stiamo aspettando solo che lui continui, prende in mano la situazione.

"If I don't wrong you're calling that... Obblivo o verità?".

"Si!". L'urlo di Gaia ci fa sobbalzare entrambi, mentre il Mig guarda male Stranger.

"Proprio stereotipato". Lo sento borbottare e sorrido.

"Yes, we're calling that Obbligo o verità. Obbligo, con la g. Try!".

Lui prova ad articolare la parola e scoppio a ridere. Gaia e Miguel stanno ancora discutendo su come la prima può riscuotere la vincita.

"It's so strange".

"For us, strange is talk English". Gli faccio l'occhiolino e subito mi stupisco della scioltezza con cui sto iniziando a parlargli.

"Well, do you want to play?".

"Ecco, questa mi sembra proprio una proposta sconcia". Mi sussurra Gaia, che come sempre ha un tempismo perfetto nell'ascoltare le cose e dire battutine.

"Ma zitta tu! Allora, giochiamo?".

"Non vedo l'ora". Si strofina le mani con fare birichino e lancia una nuova occhiata strana a Stranger. È come se stesse cercando di decifrarne i suoi segreti, e di solito ci riesce abbastanza bene. In caso, mi farebbe davvero un favore.

Giusto per capire se ho a che fare con un maniaco o meno.

"Ok, use my bottle. Let's the game begin!".

"Ha citato Sherlock. Ti rendi conto? Sposatelo, davvero".

"Buona ragazza, buona. È una frase detta in chissà quanti film".

"Sai vero quale sarà la prima domanda che gli faremo appena toccherà a lui?".

"Certo".

"Un passo importante- le lancio uno sguardo stranito, alla fin fine è solo un nome- E non guardarmi così! La paura di un nome non fa che incrementare la paura stessa. E, signorina, non so se tu sia più diffidente o più timorosa nei suoi confronti, ma appena scoperto il nome forse allenterai un po' la corda".

"Quando citi la suprema Granger non si può facilmente controbattere".

"Tranquilla, forse tra qualche ora ti verrà in mente una risposta opportuna ma sarà passato troppo tempo e avrai perso l'opportunità. A me succede un sacco di volte, uff".

Rido, mentre guardo la bottiglia girare sulla panca di marmo, fino a finire su Stranger.

È stato Miguel a farla girare.

Entrambe lo guardiamo, in attesa della fatidica domanda.

"Allora, cosa potrò chiederti... ah giusto. Primo: obbligo o verità?".

"Mmm, obbligo". Articola bene la parola, guardandomi dritto negli occhi.

"Ah, ok...". È in difficoltà. Sperava che uscisse verità e di chiedergli il nome come noi altre, ma ha sviato.

Gaia gli sussurra qualcosa, i due discutono sottovoce poi sembrano raggiungere un accordo.

"I'll... obbligo? to tell me your name".

Come riporta uno sticker con lo sfondo della faccia di Alberto Angela, una mossa meschina, codarda, ma che darà inizio all'età dell'oro.

Guardiamo Stranger pieni di aspettativa.

"Il mio nome- articola per bene in italiano, non distogliendo lo sguardo da me e continuando a tenere il sopracciglio alzato- è Stanley".

"Stanley?". Ripeto io. Non sembra uno con la faccia da Stanley.

"Yes. Stanley".

E, come direbbe Saffo, apre il volto ad un grandioso sorriso.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Right As Rain ***


Sono nella melma. Muovo passi pesanti per cercare di raggiungere la terra ferma, ma sprofondo sempre di più. Sopra di me frecce argentate volano nella battaglia tra Legolas e un nemico senza volto.

Dall'alto della sponda i miei amici mi guardano affondare, senza battere ciglio, ed io vado giù, sempre di più.

C'è solo buio intorno a me e la melma si trasforma presto in acqua. Non so cosa stia succedendo, dove mi trovi o cosa stia facendo.

Sono completamente persa.

La superficie è ora ghiacciata, non mi lascia nessuna via di fuga. E io affondo, affondo sempre di più, arrivando quasi sul fondale. Non sembra che mi serva respirare, ma l'oscurità diviene man mano più avvolgente e il freddo inizia a stordirmi.

Poi la vedo. Giù, giù sul fondo un puntino che luccica e s'ingigantisce man mano che mi abbandono al buio.

È una maschera, e diviene il mio unico motivo di vita. Inizio ad accettare la situazione, a nuotare verso il mio destino, ma ora l'acqua si oppone e mi ributta fuori.














 

Quando mi risveglio, ricordo ben poco del sogno fatto. La maschera è l'immagine che domina la mia mente mentre mi preparo e per tutto il tragitto che faccio andando a scuola.

Ed anche oggi sono salva! Da quando è scoppiato quel putiferio per essere scesa alla fermata sbagliata, cerco sempre di stare più che attenta a non sbagliare nuovamente. Come dice il detto, errare è umano, perseverare è diabolico.

La maschera.

Eccola che ritorna ad inondare i miei pensieri, la vigliacca senza spiegazione. Ma i miei sogni potrebbero essere più vaghi di così? Altro che premonizioni, come li chiamano i miei amici! Se la pizia di Apollo avesse avuto precognizioni così poco chiare il lavoro le sarebbe diventato snervante in molto poco tempo ed avrebbe iniziato a dare profezie a caso. Cosa che probabilmente faceva comunque, ma la versione del mito mi piace di più.

Il punto è che in ogni caso non sono una pizia e se anche lo fossi i miei sogni nell'ultimo periodo mi urtano non poco.

Tutti dominati sempre, perennemente, da alcuni giorni da questa luccicante cosa sul fondale di un lago. Gaia si è offesa dicendo che il mare sarebbe meglio, ma mica li domino io i sogni.

E poi stanotte la bomba. Una maschera.

Qualcuno mi sta mentendo o sono io a mentire? Non sono sincera con me stessa? E su cosa? O è semplicemente un'idea che potrei usare per il travestimento di Carnevale?

Sirena d'ombra con maschera bianca. O un avvincino! Anche se questi sono più da film horror, un buon costume per Halloween; inoltre, credo che il risultato mi farebbe assomigliare molto poco alle creature potteriane e anche troppo ad un polipo.

Ah! Ora vorrei avere ancora la curiositas di scoprire cosa sia quel puntino luccicante sul fondale, piuttosto che saperlo senza avere la minima idea del suo significato.

Arrivo a scuola mezza addormentata, con il solito formicolio allo stomaco che accompagna tutte le mie mattine da una settimana a questa parte. È il tempo trascorso dall'ultima volta che ho visto Stranger... o, per meglio dire, Stanley.

Non ha proprio la faccia da Stanley, ma che posso dire io che non gliel'ho nemmeno mai vista tutta?

Ok, così suona male, ma il concetto è quello.

Ad ogni modo, alla fine sabato pomeriggio è stato uno spasso. Ci siamo divertiti tutti moltissimo e i miei due amici hanno trovato qualunque scusa per allontanarsi ed entrare nei locali più disparati, sostenendo che noi non dovessimo perdere tempo con loro al chiuso ma invece respirare la bella aria fresca di Verona. Intanto avrebbero soddisfatto i loro di vedere le ultime uscite in libreria, tutti i gusti di svariate gelaterie e negozi di moda che sono abbastanza sicura non interessassero a nessuno dei due; sono entrati addirittura nel museo di Castelvecchio, e ci hanno cacciato dicendo che . Stanley, però, venendo a sapere del museo si è interessato ed ha voluto entrare comunque. Un patito di storia dell'arte come noi? Immagino che non lo saprò mai.

Comunque, il risultato: ogni volta che ci vedevano arrivare nella sala che stavano visitando iniziava un fuggi fuggi che li portava a sparire in quella successiva in un battito di baleno.

Un modo intelligente, insomma, per tenerci sotto controllo nel caso Stran-Stanley si fosse rivelato un vero omicida belloccio, ma al contempo lasciarci un po' di spazio. Alla fin fine è a me che ha chiesto una mano non a tutta la congrega.

O aveva.

Perché dopo il bel pomeriggio, in cui ci ha anche offerto una cioccolata con panna- ed estrema felicità di Gaia che per l'ennesima volta mi ha elencato tutti i vantaggi che avrei avuto nello sposare lo straniero- è semplicemente scomparso. Puff puffete, sparito.

E non sono neanche valse a molto le ore di videocall di gruppo in cui tutti abbiamo cercato di stalkerarlo sui social. L'unico prerequisito dello stalkeraggio-social è che il tipo in questione deve avere un account... e tu devi conoscere abbastanza bene l'altra metà del suo volto!

Direi che non servirebbe continuare a cercare per l'etere.

La giornata scorre in fretta con mia scarsa attenzione... non so nemmeno se abbiamo fatto prima filosofia o storia, ma sono abbastanza sicura che i discorsi filosofici abbiano prevalso nuovamente. Il nostro professore adora quella materia.

"Qualcuno qui è molto distratto". Dice Sara a merenda, schioccando le dita davanti al mio viso come per risvegliarmi.

"Infatti, e si vede". Anche il Mig ora ridacchia, divertito dalla situazione.

"Chissà se c'entra un certo e fascinoso straniero...".

"No, cioè si". Brava Mariachiara, bella risposta.

Intelligentissima.

"Uh uh. Qui qualcuno è già cotto!". Esclama Miguel.

"No, no. Non è così". Cicerone la definirebbe una difesa scialba, Cesare mi chiederebbe di tornare a studiare oratoria. Andiamo proprio bene, oggi riesco a cacciare solo risposte di basso livello!

"Non è un po' presto? Vi siete visti solo... tre volte? Una delle quali sei finita in polizia per colpa sua". Continua Sara, completamente indifferente alle mie proteste.

"Non sono cotta di nessuno!- esclamo finalmente e alcune persone si voltano a fissarmi, mentre io immagino gli oratori latini che mi incoraggiano a continuare, dopo quest'esordio ex abrupto- Anzi, un po' sono contenta che se ne sia andato. Era una situazione molto strana. Nessuno dei due conosceva l'altro, ci siamo incontrati in circostanze... non proprio buone ed è finita con io che avrei dovuto fargli da guida. Non credo che le persone normali inizino relazioni così". Continuo abbassando la voce.

"Relazioni?". Fa il Mig con un ghigno dipinto sul volto.

"D'amicizia! Hai presente, l'amicizia che abbiamo noi? Iniziata tra i banchi di scuola? O quella che ho con altri ragazzi del paese, conosciuti sin dall'asilo o nei campi animatori? O altri ancora, amici di famiglia, amici di amici, eccetera. Solo una relazione di amicizia! Non c'è altro!". Ribatto, frustata. Davvero credono che possa innamorarmi di qualcuno in così poco tempo? Di un estraneo, poi?

Uno di cui ho conosciuto il nome l'ultimo giorno che ci siamo visti?

La nostra relazione - d'amicizia! O presunta tale - è iniziata al contrario. Ho scoperto alla fine il suo nome, e all'inizio un suo difetto. Avrò pure esagerato io, ma quello di toccare le persone sulla spalla per chiamarle, persone che non conosci, in pieno periodo di pandemia, non credo sia un soluzione molto accurata.

"Ma...?". Fa il Mig. Oggi è scatenato!!

"C'è sempre un ma!". Dice Sara.

"Merlino!". Esclamo io, cogliendo al volo l'occasione di cambiare argomento.

I film Disney regnano.

"E per ogni su...". Miguel sta al gioco e continua la mia citazione, mentre Sara, che ha inconsapevolmente dato il via al tutto, ci guarda spaesata.

"C'è sempre un giù!". Finisco io. Ah, che bello quel cartone.

"Ragazzi, ragazzi, torniamo all'argomento centrale- ora la voglio strozzare o trasformarla in svariati animali finché non implora di smetterla, proprio come fa Maga Magò con il bambino. Ero quasi riuscita a deviare l'attenzione!- Allora, questo ?".

Io alzo le spalle.

"Non ho avuto nemmeno tempo di affezionarmi, se è questo che volete sapere. Semplicemente... non so, è come se mi sfuggisse qualcosa".

Guardo Gaia, che sta parlando con un altro gruppo di persone. Lei si è comportata in modo strano ultimamente.

Ha iniziato a seguire molto di più Tom e continua a chiedermi informazioni su di lui. Che l'abbia contagiata troppo?

O sta rimuginando più del dovuto; potrebbe essere così, visto il personaggio. Ho già previsto alcune teorie impossibili che potrebbe pormi, manco Stranger fosse un enigma marveliano.

Ma probabilmente al contrario sono proprio io ad aver messo troppo in moto i pensieri.

"Vedi? L'ha fatto di nuovo".

Ritorno in me e alla conversazione del presente. Inutile continuare a pensarci, ormai è andata. Cos'altro potrei fare?

"Chi ha fatto che cosa?".

"Direi te che ti estranei ancora e non ascolti i tuoi poveri umili amici, ma la notizia vera è più succosa". Fa Miguel, scuotendo il telefono.

"In che senso?". Aggrotto la fronte.

"Secondo te? Qui sempre di Tom si parla". Sbuffa Sara contemporaneamente a Miguel che mi prende in giro:

"Non so se voglio dirtelo".

"Sai vero che ora che so che si tratta di Tom mi basta andare sul suo profilo?". Incrocio le braccia. Comunque ho vinto.

"Uffa! Ecco". Finalmente mi passa il telefono e sposta il dito per togliere il blocco alla storia, che ha tenuto in stop fino ad ora.

C'è di nuovo la foto di un'aereo, poi la veduta dall'alto di una città marittima, che non sembra proprio simile a quelle della penisola. Non sono così sorpresa, era abbastanza ovvio che non sarebbe rimasto molto a lungo in Italia.

Alzo le sopracciglia, mi aspettavo di più, ma Miguel mi fa segno di andare avanti.

Solo ora noto che ci sono un bel po' di storie.

Le scorro, accorgendomi che lo schema usato è lo stesso. Foto di un aereo, veduta di una città e scritta della località. Tutte dell'Italia, tranne la prima. Non mette la città specifica, solo la regione.

La prima è del Veneto.

Poi Emilia Romagna, Abruzzo, Campania e Sardegna.

Alla fine, la scritta gigante bicolore su sfondo nero: "Two Beautiful Weeks! Only three days to love each of these places! I can't wait to get back!!".

Un ps, più in piccolo, scritto sotto recita invece: "In particular in Veneto! Just one day for a bad booking!" e una faccina triste d'accompagnamento.

"Gliel'ha fatto Zen, no? È palesemente ovvio, secondo me gli gestisce tutto l'account Insta". Dice Mig con gli occhi che brillano.

Se io sono una appassionata hollandiana, per lui il mondo di Zendaya non ha segreti. La adora, arrivando anche a preferirla alla sua crush di vecchia data Emma Watson.

Cioè preferisce MJ più di Hermione, per metterla in fandomiano.

A me piace, ma ho la streghetta nel cuore.

Autoschiaffati mentalmente e non perdere la concentrazione! Suvvia Mary.

La situazione è abbastanza ovvia.

Se Tom ha visitato nelle ultime due settimane così tanti posti, ed in Veneto c'è stato solo un giorno...

Non è di sicuro Stranger.

Dentro di me si spegne anche quell'ultima fioca speranza che mantenevo, seppur inconsapevolmente.

Bene, e anche questo strano capitolo è chiuso. Ora, concentriamoci sulla bellissima interrogazione di greco di domani!

Baby Groot, aiutami con il tuo essere cute a superarla!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4002166