Infinity Nexus Saga: the Elidon Chronicles

di stardust94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Elementi naturali ***
Capitolo 3: *** eroi emergenti ***
Capitolo 4: *** oltre i dolci ricordi una nuova alba ***
Capitolo 5: *** Tutto inizia da qualcosa...questo è il nostro qualcosa. ***
Capitolo 6: *** Le avventure del trio: la grande fuga ***
Capitolo 7: *** le avventure del trio: Belecthor il sovrano della burrasca! ***
Capitolo 8: *** il valore dell'amicizia e il torneo ***
Capitolo 9: *** Shadowsight ***
Capitolo 10: *** l'orgoglio del arciere e il segreto della ragazza ***
Capitolo 11: *** la tigre scarlatta vs la signora dei prismi ***
Capitolo 12: *** la finale: l'avventore del fulmine e la spada perfetta degli Arken ***
Capitolo 13: *** verità svelate, tradimento, amicizia ***
Capitolo 14: *** Puntare verso il cielo: la rivalsa del guerriero! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Infinity Nexus Saga
Prologo

Armonya capitale del regno di Albion, era il genere di città che viveva di commercio e naturalmente della magia. Ovunque ci si girasse, si potevano notare bancarelle con la merce più disparata. 

Le strade lastricate da ciottoli bianchi, conducevano alle diverse zone della città. L'antico borgo che ospitava la libreria Biancospino, le case del popolo in mattoni bianche e argento e sulla sommità della collina, il palazzo di cristallo, chiamato così per via del materiale cristallino con il quale era stato costruito.

Esso era il luogo di appartenenza del nobile casato degli Hearts la famiglia reale che governava con giustizia e bontà l'antico regno.

Da secoli il regno era stato in ottimi rapporti sia con Clockwork sia con Arkana, non si poteva assolutamente dire lo stesso dei rapporti burrascosi con lo stato militare di Umbral. A causa della forte concentrazione di mana elementare infatti il florido regno di Albion era soggetto a continue incursioni da parte delle milizie di Umbral che bruciavano villaggi e si appropriavano di sempre più terre senza che nessuno osasse opporsi alla loro tirannia.

Ma la nostra storia inizia in un piccolo villaggio lontano dalla capitale. Ad Albabianca un Villaggio di pochi abitanti per lo più contadini e mercanti di basso borgo, un luogo quasi completamente sperduto dove la guerra sembrava un lontano ricordo, viveva una bambina la protagonista delle vicende narrate.

Ma andiamo con ordine. Prima di conoscere la nostra protagonista, dovete sapere che il villaggio di Albabianca aveva una particolarità. Era infatti nei pressi di quel luogo che si trovava il santuario elementare della luce. Esso era presidiato dal custode conosciuto per il suo buon cuore e la purezza del suo animo e quì nei meandri della struttura in pietra e mattonelle bianche, vive la protagonista di questa storia, una ragazzina di nome Hope.


La ragazzina in questione, quella mattina di primavera era sveglia da circa un ora. Quello era un giorno molto importante e lei, non stava più nella pelle.

Scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e raccolse alcuni libri che le erano caduti a causa della sua solita fretta. La giovane dai lunghi capelli biondi e vivaci occhi blu che osservavano impazienti, quel giorno avrebbe ufficialmente compiuto dieci anni e come da tradizione, com'era stato per le fanciulle del casato venute prima di lei, avrebbe dovuto eseguire il rituale della purificazione. Questo, la rendeva eccitata ma anche un po nervosa al idea di dover rendere conto a tante persone che l'avrebbero guardata.

Ma si sa, la fretta è una cattiva consigliera e Hope che non rifletteva mai troppo prima di fare qualcosa, si era già avvicinata alle due persone che stavano conversando bevendo del tè.

- Alion, Seyra! - chiamò la vivace bambina in tono allegro.

I due interpellati si voltarono verso di lei. Erano seduti a un tavolo di cristallo nel grande salone, la luce delle vetrate alle loro spalle donava loro un non che di etereo e una bellezza celestiale.

- Principessa, se siete così chiassosa di prima mattina, dovreste spendere queste energie per le prove della cerimonia - la rimproverò Seyra.

La donna dai lunghi capelli rosa, raccolti in una elaborata acconciatura, indossava un abito formale bianco con degli intarsi elaborati color oro e un leggero strascico. Socchiuse i penetranti e intensi occhi e con una mano poggiata sulla guancia, si lasciò sfuggire un sospiro tirato.

- Inoltre, dovresti portare molto più rispetto al nobile Alion! - la rimproverò la donna severa.

Hope roteò gli occhi, davvero ogni volta che la bambina si trovava davanti quella donna, veniva aspramente rimproverata e nulla di quello che faceva, sembrava mai abbastanza per Seyra. La bionda abbassò lo sguardo ma improvvisamente, una carezza sul suo capo glielo fece alzare nuovamente.

- Seyra non dovreste essere così dura con la principessa. Sono certo che questa sera ci renderà orgogliosi - disse l'uomo dai capelli blu scuro sorridendole.
- Certo che lo farò! Puoi contare su di me Alion, anche perché mi sono allenata tutto il giorno! - affermò determinata facendolo sorridere.
- Molto bene. Allora direi che oggi dal momento che è il vostro compleanno, si potrebbe... -
- Non così in fretta. Sapete benissimo nobile Alion che gli attacchi dei sicari sono aumentati ultimamente. È troppo pericoloso per milady Hope lasciare il santuario. - 

Spiegò sottovoce la donna al uomo che sospirando leggermente annuì per poi con un sorriso deciso e allegro esclamare:
- Basterà che la guardia del corpo la accompagni. Dopo tutto è questo il suo lavoro! -

Seyra ben poco convinta sembrò riflettere allungo ma alla fine, acconsentì e Hope, venne guidata da una delle ancelle nella sala della servitù.

Il piano della fanciulla però era tutt'altro che quello. Una volta uscita avrebbe misteriosamente fatto perdere le sue tracce allontanandosi lungo i sentieri che ormai conosceva a memoria.

Quando raggiunse gli alloggi della servitù, un complesso di piccole case nel villaggio non troppo distante dal percorso che conduceva al santuario. La biondina si guardò subito attorno curiosa. Non c'era poi così tanta gente, ma uno in particolare attirò la sua attenzione.

Un ragazzino forse un po più grande di lei dai capelli azzurri, leggermente più lunghi sul davanti. La osservava seduto sulla paglia, sembrava intento a maneggiare una freccia e avvolgerla in un filo sottile.

Hope ne fu abbastanza incuriosita, tanto che si avvicinò al ragazzino e con le mani dietro la schiena si piegò a osservare con interesse la freccia tra le sue mani.

- Perché mi guardi così? -

La voce del ragazzino, era calma come un imperturbabile fiume che scorreva lungo la valle. Le cui acque venivano increspate dal vento primaverile che soffiando, muoveva incessantemente le fronde degli alberi.

Una voce così le dava assolutamente l'impressione, di appartenere a una persona calma e cordiale, descrizione che ben si sposava con l'atteggiamento di Takeshi che tranquillo, continuava a trafficare con le frecce e l'arco che aveva estratto dalla faretra.

- Mi chiedevo solamente, se fossi tu la tanto chiacchierata guardia del corpo - disse Hope osservando Takeshi riporre l'arco sulla spalla e prendere altre frecce.
- No. È mio padre ma mi annoiavo mentre i grandi parlavano - le rispose l'azzurro passando il filo lungo il bordo della freccia e intrecciandolo, con rami e foglie.

Hope notò quasi immediatamente che le frecce non erano tutte uguali. Una parte era stata intrecciata mentre l'altra, quella già posizionata nella faretra presentava frecce normali. La ragazzina che non se ne intendeva, ne fu sorpresa e incuriosita, prese una delle frecce rigirandosela tra le mani.

- La mia è solo curiosità ma...Come mai stai intrecciando solo queste? - domandò indicando la freccia che Takeshi teneva in mano.

L'azzurro, socchiuse gli occhi e si alzò dal pagliericcio dove era seduto poi delicatamente, prese la freccia dalle mani della fanciulla e la incoccò nel arco tendendo il filo ma senza scoccarla ancora.

- Normalmente, nella foresta ci sono animali selvatici in grado di riconoscere i rumori, odori e movimenti che non appartengono al loro schema di vita - spiegò il ragazzino
- Se le ricopro invece...Assumono il profumo ad esempio delle bacche e gli animali, non si spaventano me l'ha spiegato mio padre. - aggiunse sorridendole calmo
- Wow! In pratica, simuli qualcosa che ricorda loro il loro ambiente così non si spaventano, giusto? -
- Si. È più facile cacciare, se la preda è in una condizione di calma e abbassa la guardia -

Hope annuì. Non le piaceva molto che il ragazzino o che il padre, ferissero gli animali ma in fondo lo sapeva, al mondo non cerano solo persone che erano in grado di vivere senza fare del male al prossimo.

Era necessario...Era necessario per sopravvivere in un ambiente ostile.

La piccola principessa, si strinse appena nelle spalle, tutti quei discorsi di morte e caccia, le risultavano molto spiacevoli, tanto che la sua espressione da prima curiosa ora si era fatta triste e a disagio.

Takeshi se ne accorse e sollevando la mano la poggiò sul capo della bionda, le sue dita dal tocco deciso le scompigliarono i capelli e lei, chiuse gli occhi leggermente colpita da quel gesto così famigliare e spontaneo.

- Tranquilla. Io e papà non prendiamo mai in eccesso. La foresta dona quello che ci serve per sopravvivere. Ma non è necessario abusarne ne sarebbe giusto farlo - 

Spiegò nel tentativo di tranquillizzare Hope. La biondina, annuì poi si sedette sul pagliericcio e sorridendo prese una delle frecce in mano.

- Mi fai vedere? - domandò.

Takeshi annuii e puntò l'arco verso una parete. Pizzicò leggermente la corda tendendola indietro e prese la mira.
- Dimmi tu quando partire. Farò sicuramente centro - disse sicuro di se, rivolgendosi alla bambina.

Hope annuii e si preparò a dare il via, osservando attentamente Takeshi che ora, aveva iniziato a respirare lentamente tendendo l'arco con decisione e sicurezza.

- Via! - disse Hope a un certo punto.

La freccia scoccata seguì la perfetta traiettoria e si conficcò nel muro al centro di una macchia di umidità che il ragazzo, aveva scelto come bersaglio. Hope si lasciò sfuggire un cinguettio di sorpresa mentre sul suo volto, si allargava un sorriso allegro ed entusiasta.

- Fantastico! Fallo di nuovo tiii prego! - 

Lo incalzò la bambina facendolo sorridere. Takeshi stavolta puntò molto più lontano, verso un contenitore pieno di latte.

- Adesso farò un centro perfetto senza rovesciare una sola goccia -

Disse il ragazzino scoccando una freccia che tagliò l'aia muovendo leggermente il contenitore e conficcandosi sulla parete alla quale era appoggiato.

- Okay...Non sempre funziona -

Takeshi scrollò le spalle disinteressato dal fallimento. Quando improvvisamente un piccolo foro si formò sul contenitore, era abbastanza grande da essere visibile ma non abbastanza da far uscire il latte. L'azzurro si fece una risata e facendo l'occhiolino ad Hope sorrise.

- Che ti avevo detto? Un centro perfetto -
- Quasi perfetto - ci tenne a precisare lei.

- Dettagli! L'importante è l'aver mantenuto ciò che ho detto. Ricorda il metodo può essere anche inaspettatamente inadatto, ma ciò che realmente conta è il risultato - le disse accarezzandole la testa.


Hope passò il resto del pomeriggio nella foresta che circondava il santuario. Takeshi le mostrò molte cose che aveva imparato dal padre, come riconoscere le bacche commestibili da quelle velenose, seguire le tracce lasciate dagli animali, imparare a determinare da che parte soffiasse il vento. Si divertiva molto con quel ragazzino, era poco più grande di lei eppure, non la trattava come una bambina.

- Dovremmo tornare al santuario, si sta facendo buio. Papà avrà sicuramente finito di parlare con gli altri grandi. - disse l'azzurro osservando il cielo che lentamente, veniva puntellato di stelle brillanti. 

Hope era leggermente distante da lui, si era chinata a sfiorare con due dita un fiore bianco, quando udendo le parole del ragazzino, aveva alzato il capo voltandosi verso di lui con le ginocchia strette al petto. Takeshi si era avvicinato porgendole la mano, quando un fischio molto forte e stridulo, lo aveva messo su l'attenti.

Improvvisamente, dai cespugli era emersa una strana creatura dalle sembianze di enorme insetto.
Era alto quasi tre metri ma agli occhi dei due ragazzini sembrava un gigante. Dalle sembianze di un cervo volante con un lungo corno sulla testa, l'essere li fissava con i meschini e cattivi occhi rosso sangue.
Takeshi afferrò la mano di Hope mentre puntava l'arco verso l'enorme coleottero di colore blu intenso.

- N-non preoccuparti! Ti proteggerò io -

Disse il ragazzino deglutendo e incoccando la freccia pronto a scoccarla. Quando la freccia volò verso l'insetto colpì la sua corazza durissima e rimbalzò senza fargli un graffio. Il coleottero si alzò sulle zampe posteriori e allungo quelle anteriori provviste di una sorta di lama.

L'unica cosa che Hope riuscì a vedere da dietro Takeshi, fu lo spruzzo di sangue che sgorgò quando una delle lame del coleottero tranciò la carne della spalla di Takeshi. Il ragazzino gridò di dolore e si strinse la spalla sporca di sangue che picchiettò in parte sul terreno.

- Take, Takeshi! -

Gridò Hope preoccupata afferrando il braccio sano del ragazzino. Lacrime si erano formate agli angoli dei suoi occhi e ora scendevano lungo le sue guance rigandole. La bambina singhiozzò preoccupata, vedendo Takeshi soffrire per la ferita.

- S-scappa...scappa! -

Urlò Takeshi di colpo scattando con un urlo verso il mostro, afferrò l'arco e inizio a tempestare la creatura con una pioggia di frecce. Nei suoi occhi sconvolti vi era disperazione mentre cercava di sconfiggere il mostro o almeno, di far scappare Hope.

Lei, era in ginocchio, pietrificata dalla paura. Deglutendo a forza strinse il grembiule azzurro e bianco e alzandosi debolmente e impacciata, guardò Takeshi insicura su cosa fare. Non voleva lasciarlo indietro, non voleva. Il ragazzino si voltò e le sorrise gentilmente con i capelli e parte del viso sporchi di sangue.

Hope sgranò gli occhi e si guardò attorno notando una caverna, anche Takeshi doveva averla vista, perché annuì alla ragazzina prima di prendere un bastone e usarlo contro i fendenti del mostro che lo tagliarono come burro.

- Adesso! -

Urlò il ragazzo facendo incastrare le zampe della creatura in un tronco per poi allontanarsi raggiungendo e prendendo la mano di Hope, correndo verso la grotta.

Aveva il respiro corto, sentiva i sensi venir meno a ogni passo che i due facevano verso la grotta, fino a quando non si lanciarono nella fenditura abbastanza larga perché lo passassero ma troppo stretta per il coleottero.

Con un ultimo sforzo i due riuscirono a entrare e seminare il mostro che dopo qualche tentativo di aprire la fenditura, si allontanò lasciandosi dietro uno stridio. Takeshi si appoggiò al muro tossendo. Subito Hope fu al suo fianco, si sfilò il grembiule bianco e lo usò per pulire il volto del ragazzino, aveva una espressione talmente preoccupata che Takeshi, temette sarebbe scoppiata a piangere disperata.

Il ragazzino si lasciò sfuggire un gemito di dolore, mentre si guardava attorno per quanto lo permettesse il buio della caverna.

Improvvisamente, dal fondo della grotta, un bagliore molto forte. Sembrava che quella luce pulsasse richiamando la loro attenzione. Takeshi provò ad alzarsi ma non riuscì a fare nulla. Sentiva le palpebre pesanti e aveva tanto freddo, come se un artiglio di ghiaccio, stesse cercando di ghermirlo.

Sto morendo? È davvero così?

Improvvisamente sentì la mano di Hope stringere piano la sua e la ragazzina parlare...no stava...cantando?

Hope aveva cominciato a cantare e sembrava quasi che la luce, stesse seguendo la sua melodia pulsando allo stesso ritmo di quella canzone. Senza accorgersene, Takeshi sorrise mentre chiudendo gli occhi si addormentava profondamente. La biondina lo chiamò disperata, quando un suono lieve giunse alle sue orecchie insieme a una voce.

- ...Sei stata...tu? Tu mi stai chiamando? Chi sei? - domandò la voce

era una voce più profonda di quella di Takeshi, sembrava la voce di un ragazzo più grande. Hope deglutì singhiozzando senza rispondere a quella domanda.

- Perché stai piangendo?...Oh...Non avere paura. Io sono...qui - disse nuovamente con dolcezza la voce.

Hope guardò Takeshi, pensò immediatamente che se l'avesse lasciato così sarebbe morto. Quel pensiero la spaventò terribilmente, afferrò la testa tra le mani e strinse gli occhi tremando.

Qualche minuto dopo, la ragazzina, cercò di calmarsi. Takeshi si stava agitando per le ferite molto gravi. Lui che poco prima aveva rischiato la vita per proteggerla, ora era sdraiato contro il muro della grotta e sofferente si rigirava in continuazione mentre il sangue, colava dal profondo squarcio sulla spalla.

Hope vedendo che le condizioni del amico non miglioravano, fece un profondo respiro e pese una decisione.
A chiunque appartenesse quella voce, la bambina avrebbe risposto. 
Si slegò i capelli e legò il nastro al polso di Takeshi prima di avviarsi a piccoli passi verso il fondo della grotta.

Nonostante la quasi completa oscurità, la bambina era guidata dalla luce che si faceva più forte man mano lei si inoltrava nelle profondità della caverna. Dopo aver camminato per molto tempo, la ragazzina raggiunse quelle che parevano le profondità del dungeon sotterraneo.

Il luogo che le apparve davanti, la lasciò senza parole. I suoi occhi lucidi ma pieni di stupore, osservarono le pareti cosparse da cristalli colorati tutti per poi guardare e cristalli di fronte a se.

Erano quattro e racchiudevano quasi come un fiore un cristallo più grande dal quale sembrava provenire la luce. Hope si fece coraggio e deglutendo, fece qualche passo allungando la mano. Il cristallo iniziò lentamente a frantumarsi rivelando al suo interno qualcosa o meglio...Qualcuno.

Il fumo si diradò lentamente, svelando la figura di un ragazzo appoggiato su un ginocchio. Aveva gli occhi ancora chiusi ed era completamente nudo. La luce dei cristalli creava riflessi color arcobaleno sul pavimento. Il ragazzo, alzò lentamente la testa e puntò i suoi occhi oro chiaro in quelli blu di Hope.

Il ragazzo posando la mano sulla sua guancia, le asciugò una lacrima con il pollice facendo sgranare gli occhi di Hope decisamente sorpresa da quel gesto. Poi si passò la mano tra la zazzera di capelli verdi scuro tendenti al verde acqua e si guardò attorno un po confuso.

- Dove siamo? - domandò il giovane

Hope fece per rispondere, quando uno straziante grido d'aiuto, la fece alzare di scatto. il rumore di ronzio si fece sempre più forte, tanto da far tremare le pareti della grotta. 

La ragazzina si mise a correre a perdifiato per tornare da Takeshi, quando le mascelle di un grosso scarabeo rosso, sbucarono dal terreno. Hope gridò quando si ritrovò tra le braccia dello strano ragazzo che per sembrare ancora di più strano, aveva trasformato parte del braccio, in un artiglio ricoperto da una sostanza cristallina di colore viola- nero.
Con un movimento fluido del braccio, il ragazzo tranciò in due la creatura. Il sangue nero schizzò in ogni direzione e Hope, sgranando gli occhi, fu costretta a chiuderli, sentendo il forte e metallico odore di sangue.

Quando il ragazzo atterrò al sicuro, posò la bionda e si guardò attorno. Dal terreno sbucò un altra di quelle creature che aprendo le ali, fece un suono, un ronzio molto minaccioso verso il giovane. Quest'ultimo si voltò verso la bionda allungando il braccio mutato per impedirle di avvicinarsi.

- Vai. Quì ci penso io - disse quasi ordinandole di allontanarsi. 

Hope annuì e si voltò con l'intenzione di raggiungere Takeshi. Era preoccupata per l'amico. La ragazzina strinse il bordo della veste bianca con le dita poi abbassò lo sguardo e si more il labbro inferiore nervosamente.

- G-grazie! -disse Hope prima di correre via lasciando il ragazzo alle prese con l'insetto mostruoso.

*******

Hope correva per i corridoi della caverna, continuava a sperare che a Takeshi, non fosse successo qualcosa di terribile, quando nel suo campo visivo, vide proprio il piccolo arciere, rannicchiato contro una parete che cercava con il suo arco spezzato, di tenere alla larga la creatura mostruosa.

- L-lascialo stare! - urlò la bionda, raccogliendo poi un sasso da terra che lanciò verso la testa dello scarabeo.

L'essere scosse il capo e puntò i suoi occhi rossi sulla ragazzina che indietreggiando deglutì. Takeshi ne Approfittò e affondò la parte scheggiata del arco nel occhio della creatura, restando appeso dal altro lato.

- Take! Attento! - gridò la ragazzina
- N-non mi faccio battere, da un insetto troppo cresciuto! - replicò il ragazzino dandosi lo slancio e atterrando sul pavimento sbattendo il sedere. 

L'insetto continuava a dimenarsi a causa del dolore prodotto dal arco incastrato nella sua pupilla sanguinante. Takeshi si tenne il fianco tossendo ma sorriso cercando di sembrare forte davanti ad Hope che l'aveva stretto a se.

- Tu sei pazza... - aveva sussurrato l'arciere
- Mai quanto te! - aveva risposto lei sbuffando per poi lasciarsi scappare una breve risata.
- Almeno se moriamo...siamo insieme - dissero in coro stringendosi forte in un abbraccio e chiudendo gli occhi, certi di essere ormai spacciati.

- Come osi prendertela con mio figlio?! -

Un uomo dai corti capelli azzurri, come una saetta, fece irruzione nella caverna, spedì il cervo volante contro una parete con un pugno devastante per poi colpirlo ripetutamente con una grossa katana e fendenti talmente potenti da far vibrare l'aria intorno a loro. 
Il sangue nero della creatura, schizzo sul kimono del uomo mentre con piccoli spasmi delle zampe, lo scarabeo non diventava polvere nera.

- P...papà...-

Riuscì a sussurrare uno spaventato Takeshi, mentre l'uomo si avvicinava verso i bambini sospirando leggermente ma facendo loro un sorriso rassicurante.

- Ne riparliamo fuori di quì. La principessa deve tornare al santuario - disse l'uomo

Improvvisamente, delle forti scosse, fecero tremare la caverna. Ronan Felgrand, afferrò i due ragazzini e si mise a correre verso l'uscita della caverna. Dietro di loro erano già franate le prime rocce, quando Hope preoccupata allungò la mano verso il buio pensando al ragazzo miterioso, rimasto indietro per combattere contro gli insetti.

- A-aspetta! Aspetti signore...! -

Gridò la ragazzina, ma Ronan non si fermò e con un ultimo disperato scatto, riuscì a uscire prima che la grotta franasse, sotto lo sguardo impotente di Hope.

 
ANGOLO DELLA LOCANDA

SALVE! ecco che non so già che cosa dire...Inanzitutto vi sono grata per aver letto/recensito/messo in preferite, ricordate e scelte questa storia. Lasciate che vi dica due o tre cosette prima di lasciarvi ad un divertente dietro le quinte.
Questa storia in originale era già stata pubblicata, ma non mi soddisfaceva a pieno. Quindi prendendomi il mio tempo ho analizzato e riscritto il tutto. In originale la storia si sarebbe dovuta fermare a questo mondo, ma la nuova versione sarà ambientata in quattro mondi. Questa infatti sarà solo una delle storie che saranno presente nella Infinity Nexus Saga.

Non vi anticipo quali saranno, lo scoprirete più avanti, ma è d'obbligo ringraziare qualche centinaio di persone. Per non fare favoritismi dirò tutti gli amici che mi hanno sostenuta e affiancata e naturalmente, i miei genitori che hanno sopportato domande come: quale titolo scelgo? che colore di capelli faccio?. Ma sopratutto alcune persone che contribuiranno a rendere fantastica questa storia con versioni alternative dei loro personaggi e forse più avanti, qualche disegno.

Partiamo dai proprietari di molti personaggi che vedrete. (essendo molti pg ho deciso di dirvi i nomi in generale e a nome ufficiale di dirvi a chi appartiene un determinato pg che apparirà)

Dragun95, Giulia_Dragon, DiasproInmay e Teemo Omegasquad

Mi raccomando andate a leggere le loro storie che sono bellissime e tifate per tutti noi che con grande impegno, passione e  sacrifici, ogni giorno diamo il massimo per scrivere delle storie che possano appassionare, commuovere e divertire le persone.

Molto bene. Non mi resta che lasciarvi al piccolo dietro le quinte, sperando che vi strappi un sorriso e darvi appuntamento, al prossimo capitolo presto online.
 
Speciale dietro le quinte 1
Di raffreddori e biscotti.

Dietro le quinte, Hope cercava il ragazzo misterioso ( obbligata da me a chiamarlo così) e Takeshi. Avevano appena finito di presenziare in una delle scene più importanti del prologo. La ragazzina era un po preoccupata per i due amici che trovò nella sala dei pg.

Mistery Boy continuava a starnutire tutto avvolto in una pesante coperta di lana. Takeshi invece faceva ondeggiare l'ennesimo arco rotto.

- Quanti ne hai rotti? - domandò Hope porgendo ad entrambi una tazza di cioccolata calda.
- Abbastanza da rompere la testa alla nostra autrice! - rispose Takeshi.
- Non lamentarti, io ero nudo e non hanno nemmeno detto il mio nome. - Disse il ragazzo sorseggiando la cioccolata. 

Quando improvvisamente, nella stanza fece capolino la sottoscritta con un sorriso di angelica crudeltà.

- Era necessario per empatizare e sopratutto... -

I tre pg mi gurdarono pensando che stessi per dire qualcosa di inteligente e sensato, ma non ne avevo di certo intenzione.

- Era necessario per vendere tue gigantografie! le donne amano i muscoli! -

Takeshi, il mistery boy e Hope mi guardarono in cagnesco mentre il verdino continuava a starnutire.

- Ohi non osare ammalarti o niente stipendio! - dissi io
- NON CI PAGHI NEMMENO! - risposero loro in coro.

Fu allora che mi venne un altra idea geniale. presi una scatola di biscotti porgendola al trio.

- Vi ripago con i biscotti e la promessa solenne...Che forse prima o poi vi andrà bene qualcosa! - 
Dissi scoppiando a ridere. I tre presero la scatola di biscotti divorandoli e sbuffando dissero:
- Forse? autrice malata e sadica! -

Fu così che risolsi la crisi del raffreddore con una pratica e semplice mossa. Fine

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Capitolo 2
*** Elementi naturali ***


Capitolo uno
Elementi naturali

 

La casa di Takeshi non era tanto grande. Hope era seduta su un paio di cuscini che a occhio e croce, dovevano sostituire in qualche modo un divano. Ronan era seduto a terra a gambe incrociate, la testa chinata leggermente verso il basso, gli occhi chiusi e le braccia serrate al petto.
Takeshi era stato medicato poco dopo il loro ritorno dalla grotta. Sotto alla semplice tunica del ragazzo, si potevano notare le bende che fasciavano il corpo fino al collo.

- Siete stati in un luogo sacro e per di più proibito, avete deliberatamente disubbidito alle regole del Santuario. Potevate morire ve ne rendete conto stupidi incoscienti!? -

Tuonò l'uomo guardando i due con uno sguardo duro e arrabbiato. Takeshi rabbrividendo gesticolò con le mani cercando di spiegare la situazione.

Raccontò per filo e per segno cosa fosse successo, di come fossero stati attaccati da quelle creature e di come si fossero rifugiati nella caverna per trovare scampo.
L'uomo da prima abbastanza furioso annuì e abbracciò il figlio accarezzandogli la testa.

- Per fortuna stai bene. Sei stato molto coraggioso...hai difeso la principessa da solo. Bel lavoro figliolo! - disse l'uomo

Takeshi provò un moto di orgoglio misto a imbarazzo per come il padre si stesse vantando di lui e delle sue abilità. Hope al contrario nonostante tentasse di sembrare allegra e spensierata, continuava a pensare al ragazzo che l'aveva aiutata nella grotta. Non sapere se, se la fosse cavata o meno, la rendeva preoccupata e triste.

- Sarà meglio che vi riporti al Santuario signorina. Se non sbaglio questa sera ci sarà la Festa delle Luci - disse l'uomo osservando Hope che annuì.
- Sarete nervosa signorina, ma non dovete pensarci troppo! Fate del vostro meglio e vedrete, andrà tutto bene - disse Ronan sorridendole

Hope ricambiò il sorriso grata delle parole del uomo ma il suo sguardo passò da allegro e tranquillo ha preoccupato, quando un forte rumore di esplosioni, raggiunse la casa facendo saltare in piedi Ronan.

- Andate verso il Santuario dopo che sarà andato via! - disse l'uomo andando verso la porta.

Takeshi si avvicinò preoccupato al padre porgendogli la sua arma, o almeno provando, dato che sollevarla era quasi impossibile. l'uomo percependo quanto preoccupato fosse il figlio, posò la grossa mano sulla testolina del azzurro e scompigliò i suoi capelli con fare affettuoso e di certo meno rude del solito.

- Ti fidi di tuo padre? - domandò al ragazzino

Takeshi annuì deciso e lo abbracciò forte, sprofondò il volto contro il petto del uomo. La presenza del padre accanto a se, era un simbolo di rassicurazioni per il ragazzino che sorridendo si era passato il braccio su gli occhi. Ronan fece una risata rumorosa e prese un pugnale dal fodero che teneva attaccato al bordo della cintura. Si inginocchiò porgendolo al ragazzino che con occhi sgranati e sorpresi, lo prese lentamente stringendone il manico con decisione.

- Ascoltami Takeshi, mentre non sono a casa, sei tu l'uomo. Usa questo solo in caso di assoluto bisogno, sarebbe meglio se tornaste al Santuario della Luce molto velocemente - gli raccomandò

il ragazzino annuì osservando il pugnale, aveva una lama che sembrava scintillare nella luce delle candele poste sul tavolo, il manico era intarsiato da disegni di turbini verdi come il tatuaggio che l'uomo aveva fatto comparire.

Il suo braccio scintillò e il disegno di turbini divenne verde come se pulsasse, improvvisamente un turbinio mosse lo scaccia sogni di conchiglie azzurre che era stato appeso alla porta e un essere si presentò sulla spalle di Ronan. Aveva l'aspetto di un mustelide dal manto verde con dei disegni tribali di colore azzurro, fece una capriola sulla spalla del uomo, proprio mentre Hope si avvicinava curiosa alla creaturina dagli occhi rossi e vivaci.

- Kaze saluta mio figlio e la sacerdotessa dell' Infinity -

disse Ronan mentre lo spiritello ridacchiando faceva il solletico ai due bambini passando prima sulla testa di Takeshi e facendo ondeggiare la coda sul suo naso per poi balzare in braccio ad Hope e leccarle la guancia battendo allegro le zampine.

- Wow è un Famyr vero padre? - domandò il ragazzino sbalordito. L'uomo accarezzò la bestiola e la fece posare sulla sua spalla.

- Esattamente. Lui è il mio prezioso compagno il mio Famyr - disse l'uomo accarezzando con un dito il mento della donnola magica.

- i Famyr sono spiriti protettori me l'ha spiegato il sommo Alion. È corretto? - domandò Hope.
- corretto. Quando tornerò ne parleremo meglio, ora devo andare. Ricordate andate al Santuario e per nessuna ragione, uscite dal villaggio -

Li raccomandò uscendo poi dalla porta e lasciando i due da soli. Hope si sedette accanto alla finestra molto pensierosa mentre Takeshi accanto a lei, giocava con il pugnale anche lui perso in pensieri sebbene diversi da quelli della ragazzina.

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Ronan era arrivato sul luogo del esplosione. Cera una grande folla che non comprendeva solamente cittadini ma anche il comandante dell'ordine di Nexus.

L'azzurro si lisciò i capelli con la mano, era abbastanza sporco e impolverato e si sentì parecchio impacciato di fronte alla bellezza del comandante Ariel. La donna dai lunghi capelli viola sferzati dal vento gelido, si voltò e lo gelò con lo sguardo.

- Ronan non adesso. Come vedi sono molto occupata a risolvere una faccenda - tagliò corto la donna
- comandante, suvvia sono venuto solo a controllare. Casa mia è da queste parti e come sa... -

La donna sollevò la mano come a interromperlo e socchiuse gli occhi dorati dimostrando quanta poca pazienza, avesse in quel momento

- La tua famiglia viene sempre prima. Ne ero al corrente come ero al corrente del crollo della grotta sacra a opera di tuo figlio - lo rimbeccò con lo sguardo tagliente e il tono severo.

- è solo un ragazzo, l'ho rimproverato a sufficienza, non ce bisogno di farne un caso di stato. Inoltre Takeshi ha protetto magistralmente la sacerdotessa. - disse l'uomo vantandosi del figlio e incrociando poi le braccia al petto.

- Un ragazzo simile sarebbe un ottimo acquisto nella vostra accademia non trovi comandante? -
Domandò strizzandole un occhio con fare divertito. Ariel ignorò il commento e l'atteggiamento del uomo e a braccia conserte guardò il sito del incidente.

- Il responsabile è un maestro nella manipolazione del fuoco. Probabilmente è in possesso di un Famyr di livello molto alto o a conoscenza di un arte superiore del fuoco - spiegò la donna.


Ronan fece un lungo sospiro e si concentrò sulla devastazione davanti a lui. L'edificio era letteralmente esploso in poco tempo, l'uomo si avvicinò chinandosi e sfiorò il terreno come in cerca di qualcosa.

- L'esplosione è stata contenuta da una barriera. Deve essere avvenuta a occhio e croce circa due o tre ore fa al massimo - disse per poi rimettersi dritto annusando l'aria.
- Questo odore...nettare dei fiori di Alchirea. Il responsabile è un elfo o una elfa dal profumo propendo su una donna - aggiunse

La donna dai capelli viola fece un lieve sorriso guardando l'azzurro. Portò la mano sul mento e lo osservò.

- Ecco l'intuito del Fulmine Azzurro di Rakun. La tua fama è ben meritata - disse la donna
- è un complimento questo? Perché se lo è da parte di una donna eccezionale come il Fiore del millennio, beh vi ringrazio - rispose Ronan ridendo divertito.
- Chiamatemi Ariel. E ditemi è vostro parere che l'elfa in questione si aggiri ancora in questa zona? -

Domandò poi passando una mano dalla spada tra i capelli, scostandoli con un gesto elegante. La donna aveva un portamento fiero e deciso e Ronan, si chiese per un instante, se avesse mai indossato un abito da sera.

- Dunque...credo che abbia lasciato questa zona. Proseguito poi probabilmente fino al torrente - disse indicando con il dito la linea del orizzonte verso il fiume.
- Se fate accampare delle truppe al avamposto nord, le taglierete la strada - terminò abbastanza sicuro l'uomo.

Ariel annuì allungò il braccio e diede gli ordini al suo plotone che subito si mosse per raggiungere l'avamposto Nord. Il comandante si voltò verso Ronan con sguardo serio.

- Ti ringrazio per la collaborazione. Parlando del accademia, anche tu saresti un ottimo insegnante - disse la donna.
- Nah. Non voglio rievocare il passato, io ho fatto il mio tempo. Il futuro è dei giovani! - rispose l'azzurro in una risata allegra e chiassosa.

Ariel si lasciò sfuggire un sospiro e rassegnata al ostinazione di Ronan annuì guardando un ultima volta verso l'orizzonte.

- Parlane con tuo figlio...e se vorrà ancora iscriversi al corso matricole...lo aspetto a Loyality - disse la donna

Ronan annuì e porgendole la mano la guardò con uno sguardo deciso facendole un sorriso. Ariel strinse la mano di Ronan con uno sguardo altrettanto forte. Dopo di che si allontanò per raggiungere il suo plotone.

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Takeshi e Hope avevano deciso di tornare verso il Santuario dal momento che la ragazzina, si doveva preparare per il rituale che si sarebbe tenuto quella sera.

- quindi in cosa consiste il rituale? - domandò il ragazzino con una punta di curiosità.

Hope che stava camminando accanto a lui nella piazza dell' villaggio si voltò per rispondergli.
- non ne ho idea. So solo che è una cerimonia che dovrebbe servire a purificare - spiegò la ragazzina
- purificare? Purificare le persone o il mondo? - domandò per tutta risposta Takeshi confuso.
- tutto. Secondo Seyra e il Sommo Alion, la cerimonia purificherà lo spirito di chi assisterà e risanerà il mondo. Almeno loro dicono così - rispose Hope

Takeshi, non riusciva proprio a immaginare come una cerimonia, potesse purificare tutto quello che cera intorno a loro, figuriamoci lo spirito delle persone.

I due ragazzini continuarono a camminare in silenzio, fino a raggiungere una scalinata che conduceva a un complesso di edifici.
Colonne bianche e affusolate aprivano su una entrata che procedeva in due edifici separati da un bellissimo giardino pieno di fiori colorati. Al centro di due vie laterali di ciottoli bianchi, vi era una maestosa fontana con la statua di un drago dalla quale sgorgava acqua cristallina.

- Quest'acqua sembra così trasparente! - disse sbalordito Takeshi facendo ridacchiare Hope.

La ragazzina si sedette sul bordo della fontana e con un tocco delicato sfiorò la superficie del acqua con le dita. Takeshi la guardò affascinato da come il vento le scostava i capelli dal volto e increspava l'acqua della fontana che sembrava quasi luccicare.

- Quest'acqua è talmente pura che basterebbe una goccia di caos per contaminarla - disse una voce alle spalle dei due.

Takeshi si voltò e incontrò il sorriso pacato di un uomo dai capelli scuri. Indossava una tunica molto elegante di colore oro con degli intarsi bianchi. I sandali ai suoi piedi facevano un particolare rumore mentre camminava verso i due ragazzini senza smettere di sorridere loro.

Takeshi non se ne sapeva spiegare il motivo, ma sentiva un tepore caldo e rassicurante, provenire da quel uomo dai modi gentili e il portamento elegante.

Hope sorrise e si buttò letteralmente tra le braccia del Sommo Alion, stringendosi al uomo come una bimba con il proprio genitore.

- Bentornata a casa Hope - le disse l'uomo per poi rivolgere a entrambi l'ennesimo sorriso gentile.
- Entrate, avrete appetito. So che avete passato ore difficili - disse l'uomo accogliendoli e invitandoli a entrare nel' santuario della luce.

Il luogo dove si trovavano ora, era una sala ornata da pietre colorate e molto lussuosa. I colori predominanti del oro e del bianco erano visibili in tutto l'arredamento.

Takeshi si era seduto su un grosso cuscino quasi affondando in esso. L'aveva tastato con le mani stupito e meravigliato, di quanto esso sembrasse morbido come una nuvola. Hope era poco distante seduta su un cuscino bianco con la testa reclinata indietro e gli occhi chiusi.


Alion li raggiunse poco dopo con un vassoio argenteo in mano. Su di esso vi era della semplice frutta, un barattolo contenete degli zuccherini dalla forma di piccole stelle e due bicchieri, uno contenente semplice latte e l'altro una sostanza rosa dal profumo dolce.

- Ecco a voi. Ci sono anche dei confetti di Zucchero Stellato - disse il corvino

Hope alle sue parole, scattò con la manina e aprì il barattolo. Raccolse nel palmo della mano qualcuna di quelle stelline che finirono in pochi secondi nella sua bocca. Si portò le mani sulle guance e sorrise

- Fantastico! Amo lo Zucchero Stellato. Dai Takeshi provane uno - lo incitò la biondina

Takeshi un po riluttante raccolse un singolo confetto e lo mise in bocca. Il frammento di zucchero si sciolse immediatamente sulla lingua del ragazzino. Aveva un sapore molto dolce forse troppo perché prese subito a bere il latte.

- Troppo dolce! -

Disse appoggiando il bicchiere, mentre Hope prendeva l'ennesima manciata di stelline che andavano a raggiungere le compagne cadute nello stomaco della ragazzina.

Alion poggiò il vassoio sul tavolino di cristallo e fece per sistemarsi accanto ai due ragazzini, quando le porte si aprirono di scatto e una donna dai lunghi capelli come una cascata color fucsia acceso fece capolino nella stanza.

Hope alla vista della dama, deglutendo cercò di nascondersi, sperando davvero di sprofondare nel cuscino piuttosto che sorbirsi la ramanzina che stava per scaraventarle addosso Seyra.

- Signorina Hope... - iniziò la donna quando Alion le prese il polso e le fece fare una giravolta improvvisata per interromperla.
- La principessa è tornata sana. Per cui Seyra...credo che sia il caso di non perdersi in rimproveri, vero? - domandò con un sorriso allegro

Seyra al contrario abbastanza stupita e incavolata, lo gelò con uno sguardo tagliente e si aggiustò il vestito, fingendo di non avere il cuore a mille per il gesto di Alion.

- Ebbene...ci sarà tempo più tardi dopo la cerimonia. Seguitemi altezza dovete prepararvi - disse la donna socchiudendo leggermente gli occhi viola

Hope si alzò di controvoglia salvo poi mettersi su l'attenti a un occhiataccia della donna che procedette verso la porta. Prima di scomparire dal altra parte, Hope si voltò a mimare un grazie ad Alion per il salvataggio di poco prima. l'uomo ridacchiò e le fece segno di andare, salutandola con la mano. Takeshi le fece un sorriso augurandole buona fortuna mentalmente e decise di appuntarsi di non far mai arrabbiare la dama dai capelli rosati.


Lasciati soli, tra Alion e Takeshi nacque quasi subito un silenzio imbarazzante. Il giovane arciere tentò di parlare per rompere il ghiaccio ma chiuse meccanicamente la bocca pensando che quello che stava per dire, fosse stupido. Alion lo osservò incuriosito sorseggiando il suo nettare di ambrosia e solo in seguito, posato il bicchiere poggiò le mani sulle ginocchia e sorrise al ragazzino.

- Dimmi Takeshi...sei il figlio di Ronan Felgrand vero? - domandò l'uomo
- S...si. È mio padre...immagino che sia molto famoso da queste parti. Anche se lui non parla mai molto della città da quando... -

Takeshi si fermò improvvisamente strinse le mani a pugno e abbassò la testa triste e sconsolato. Alion che chiaramente era a conoscenza della ragione, cercò di consolarlo con una carezza gentile e amorevole.

- Sono certo che la tua mamma sia stata molto orgogliosa oggi - disse Alion in merito al salvataggio di Hope da parte del ragazzino che bazzicando un sorriso incerto annuì.

- Sommo Alion...chi è esattamente la sacerdotessa dell'Infinity, e perché questo rituale della purificazione è così importante?- domandò subito dopo curioso il giovane Takeshi
Alion sorrise e prese alcuni confetti dal barattolo, uno lo dispose al centro mentre altri sei ai lati.

- Dunque avrai sicuramente sentito parlare dell'Infinity...l'essenza stessa del Mana elementare sulla terra e nostra guida universale - disse l'uomo
- il Rituale della Purificazione è necessario per proteggere il potere dell'Infinity e risanare il Mana che scorre in ogni cosa tramite una sorta di...preghiera. -

Takeshi annuì osservando i confetti di zucchero stellato disposti sul tavolino di cristallo. L'uomo vedendo confusione nel suo sguardo, sorrise e cercò di spiegare a parole sue l'intera faccenda, perché anche Takeshi potesse comprenderla. Prese il confetto di zucchero stellato rosso mostrandolo a Takeshi con un sorriso.

- L'elemento del fuoco - disse spostando più avanti il confetto per poi prendere quelli azzurro e verde.
- L'elemento del acqua e del aria? - domandò Takeshi. Alion annuì e prese gli ultimi tre confetti
- L'elemento della Terra, dell'oscurità e della luce - disse prima di far saltare il confetto giallo nella bocca ridacchiando subito dopo.

- Ogni elemento è subordinato al Infinity e alla sua diciamo...controparte umana. Che ha due compiti ben precisi. - spiegò l'uomo alzando poi un dito

- Il primo è di proteggere l'equilibrio del mondo. Un compito affidato alla discendenza del casato Hearts. Ogni ragazza del casato infatti viene scelto come tramite dell' Infinity -

Continuò prendendo un confetto bianco, accostandolo accanto a quello multicolore che rappresentava simbolicamente l'infinity.

- Il nome di questo tramite è sacerdotessa dell'infinity - disse Alion

Takeshi annuì osservando i confetti e mettendone un altro giallo al posto di quello che Alion aveva mangiato. L'uomo sorrise e per tutta risposta prese il confetto bianco e lo mise al centro degli altri colorati.

- Il secondo compito che viene ereditato dalla sacerdotessa è quello di gestire e controllare gli Elementari ovvero i guardiani dei vari santuari - disse Alion indicando il confetto giallo con un lieve sorriso.

- Lei Sommo Alion è l'Elementare della luce, vero? - domandò il ragazzino

Alion annuì e prese gli altri sei confetti mostrandoli uno a uno a Takeshi.
- L'elementare del Fuoco è Ivanhoe, l'elementare della Terra è Doyle, quello del vento è Rygon mentre l'elementare del acqua è Nahida -

Disse l'uomo mettendo i confetti nella mano per poi far fare a loro, il destino toccato a quello di poco prima, facendoli saltare tutti in bocca leccandosi poi le labbra soddisfatto.

- Mentre per l'oscurità? - domandò timidamente Takeshi

Per qualche secondo un ombra passò sul volto sempre allegro e sereno di Alion che raccolto il confetto viola e nero, sembrò osservarlo con una certa malinconia.

- L'elementare dell'oscurità è... -

Improvvisamente la porta della stanza venne spalancata da un ragazzino al incirca del età di Takeshi.

- Maestro Alion siamo nella merda! - gridò il ragazzino
- Cosa succede? - domandò Alion un po allarmato dal tono preoccupato del ragazzino dai capelli rossicci. Anche Takeshi si mise subito su l'attenti.

- Ecco... Madama Seyra sta affrontando qualcuno nel roseto del giardino! Non sembrava riuscire a cavarsela bene però... - rispose il nuovo arrivato.

Alion dopo aver sentito le seguenti parole, sgranò gli occhi e il confetto che teneva in mano cadde sul pavimento. Con uno scatto l'uomo si gettò verso la porta, quando la terra tremò e dovette appoggiarsi al muro per non cadere.


- Lasci fare a me sommo Alion! -

Disse Takeshi afferrando l'arco appoggiato al muro per poi lanciarsi verso il roseto nel giardino dal quale provenivano le esplosioni. Si sorprese vedendo il ragazzino dai capelli rossi che lo seguiva e si voltò.


- Dove vai? Guarda che è pericoloso! - gli disse il giovane arciere.

Ma il rosso sollevò le spalle noncurante per poi evocare una lancia facendola roteare con un sorriso sicuro di se, forse fin troppo arrogante.

- Tranquillo so cavarmela, andiamo a prendere a calci l'intruso ah io sono Tristan, Tristan Seido e voglio diventare un cavaliere! - affermò il rosso entusiasta e spavaldo.
- Io sono Takeshi Felgrand e se fosse possibile...vorrei vivere un altro giorno, grazie. - rispose il turchino sospirando


Mentre raggiungevano il giardino centrale dove si trovava il roseto, i due non si resero conto che una figura li stava seguendo nel oscurità osservandoli con i suoi occhi dorati

 
ANGOLO DELLA LOCANDA

 
Ehiiiii! Rieccoci al angolo della locanda. Che poi io non sono in una locanda...
Boh è per far scena alla fine. Dunque in questo capitolo sono apparsi un sacco di personaggi molti dei quali erano già apparsi ma hanno avuto più spazio. Innanzitutto i miei ringraziamenti vanno alla creatrice dell' Elementare della Luce ovvero DiasproInmay la ringrazio per aver permesso questo crossover delle nostre storie.
Ora per il Trivia di questo capitolo ho deciso di presentarvi Hope.

Hope Yaegashi in arte la Sacerdotessa dell'Infinity.

È una ragazzina come avete visto vivace e allegra. Attualmente è sconosciuto il suo livello di potenza e anche se possiede qualche abilità
ama cantare, cacciarsi nei guai come avete visto e sopratutto il Latte alla Fragola e i Confetti di Zucchero Stellato. Per qualche ragione è stata capace di sentire la "misteriosa" Voce della Grotta di Cristallo e di risvegliare uno strano ragazzo.

Ecco a voi il suo PV ufficiale. Barbara Genshin Impact 
 (Hope)



Bene che dire? Seguite le sue avventure nei prossimi capitoli e ringrazio tutti quelli che seguono, recensiscono e amano questa storia. Senza il vostro continuo sostegno per me, non avrebbe quasi senso scrivere. Vi ringrazio

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Capitolo 3
*** eroi emergenti ***


 
Capitolo due
eroi emergenti

Seyra percorse il corridoio accertandosi ogni tanto di essere seguita da Hope, poco dietro di lei, assorta in chissà quale pensiero.

La donna si fermò davanti a una porta e con un colpo di tosse, attirò l'attenzione della biondina che alzando il capo, la raggiunse quasi immediatamente.

Le due entrarono in una stanza da letto molto lussuosa, Seyra si sedette subito sul letto e accavallò le gambe una su l'altra socchiudendo gli occhi.

- Non voglio sentire scuse inutili. Ora levati quella veste lurida, devi prepararti per la cerimonia e non abbiamo tempo - dal tono della donna trasparì tutto il suo fastidio e la sua fretta.

Hope sospirò e fece scivolare la veste a terra mentre sentiva entrare alcune accolite. Esse vestivano i colori del santuario e si presero cura della giovane iniziando a pettinarla e lavarla con l'acqua sacra.

Hope si sentiva sempre in soggezione quando doveva essere preparata per uno dei rituali. Avrebbe tranquillamente fatto a meno di tutte quelle attenzioni ma farlo, avrebbe significato far indispettire Seyra.

Quindi rimase in silenzio godendosi il fresco del acqua sulla sua pelle e il tocco delle dita delicate tra i suoi capelli.
" Chissà se mamma me li pettinava così quando ero piccola? "

Si ritrovò a chiedersi socchiudendo gli occhi e rilassandosi più che poteva.
Sentì il rumore dei passi di Seyra e del ticchettio dei suoi tacchi, mentre la donna raggiungeva l'armadio aprendolo e prendendo qualcosa da esso.

- Oggi è un grande giorno. Immagino che non ci sia bisogno di aggiungere quanto sia importante per il regno, no che dico per il mondo intero - disse la donna.

La ragazzina cominciava a sentire la pressione di tutte quelle aspettative su di lei, se non fosse stata in grado di eseguire il rituale? La sola idea di fallire di deludere tutti quanti, le fece venire un nodo alla bocca dello stomaco.

Annuì semplicemente abbassando la testa, restando ferma e in silenzio ma stringendo con forza i pugni.

Seyra vedendola in quello stato, si avvicinò e fece segno alle accolite di lasciarla sola con la giovane principessa. Quando furono sole nella stanza, Seyra aiutò Hope a cambiarsi poi la fece mettere davanti allo specchio. Le carezzò una ciocca che sfuggiva dalla sua elaborata acconciatura e guardò dritta davanti a se.

- Hope che cosa vedi? - le chiese

La ragazzina alzò il capo e guardò il riflesso nello specchio. Era lei, era sempre lei solo con un elegante abito bianco dai ricami dorati, bracciali dorati hai polsi e una cavigliera dorata sulla gamba destra, una corda pendeva lungo la vita a mo di cintura. La ragazzina sfiorò la stoffa del abito con le dita leggermente a disagio vestita in quel modo che la faceva sentire come qualcosa di così...divino.
Era decisamente molto lontano dal suo vero stato d'animo confuso e preoccupato in quel momento.

- Vedo me stessa vestita come una sacerdotessa - sospirò la ragazza

Hope sentì le mani di Seyra sulle spalle cingerla con più dolcezza del solito. In effetti era sorpresa dal tono calmo della donna che se avesse potuto, poco prima l'avrebbe chiusa a chiave in una stanza per evitare che si desse alla fuga come era solita fare.


- Vuoi sapere cosa vedo io? -

Domandò la rosa con tono gentile e delicato quasi in un sussurro. Hope si limitò ad annuire senza aggiungere altro. Seyra le sistemò i capelli con una forcina a forma di stella di cristallo che rifletteva i colori del arcobaleno e fece un lieve sorriso delicato.

- Vedo una forte, bella e intelligente giovane donna che ci renderà tutti orgogliosi -

- Hope non ne hai solo l'aspetto, tu sei a tutti gli effetti una degna sacerdotessa dell'Infinity che ci guiderà e proteggerà questo mondo - aggiunse poi Seyra.

Hope sgranò gli occhi evitandosi in tutti i modi di scoppiare a piangere. Si voltò e abbracciò Seyra con forza, cercando d'imprimersi le parole della donna nella mente. Seyra un po sorpresa le diede qualche lieve colpetto sulla schiena per farla staccare.

- Su ora non piangere...cerca di mantenere calma e compostezza - la rimproverò ma stavolta con un tono più dolce.

- Ricevuto! Però ecco...prima di andare alla Sala degli Elementi, non è che possiamo passare dal roseto? - chiese Hope

- Perché mai? - domandò la donna curiosa

- Voglio lasciare dei fiori alle tombe - rispose Hope un po impacciata.

Seyra annuì acconsentendo alla richiesta della ragazzina che con un sorriso si precipitò fuori dalla stanza, seguita subito dopo dalla dama.

Il roseto era situato dietro al santuario, un luogo tranquillo con diverse fontane e naturalmente cespugli di rose dai colori più disparati. Hope raccolse parecchie rose in un mazzo e iniziò a camminare sollevando un lembo della veste con una mano, perché non si sporcasse, tenendo il bouquet di rose con l'altra, mentre camminando sulla strada di ciottoli bianchi, la ragazzina raggiungeva un giardino splendido e un cerchio di pietre con al suo centro, due tombe in marmo.

Esse erano in marmo bianco e avevano due statue hai lati, a destra un uomo in ginocchio e con lo sguardo proteso verso la sua destra.

L'uomo raffigurato dalla statua aveva un volto serio ma anche nobile e indossava una armatura leggera. L'Incisione nella pietra era così precisa che sembrava quasi che la statua potesse sollevare da un momento al altro il corpo e impugnare la spada. Mentre a sinistra vi era la statua di una splendida donna alata. I capelli sembravano pronti ad animarsi da un momento al altro, il suo volto delicato e le mani che erano protese in una preghiera. La statua era rivolta in modo da guardare verso quella dell' uomo come se i due fossero legati in tutto e per tutto.

Hope si fermò quando vide la figura di fronte alle due statue.

Il vento gli mosse indietro il cappuccio e svelò il volto dalla carnagione chiara e la zazzera di capelli scuri tendenti al verde muschio. Il ragazzo sentiti i passi della bionda, si voltò lentamente e la guardò calmo con i suoi indecifrabili occhi dorati.

- Ciao - le disse semplicemente

Hope sgranò gli occhi sorpresa di rivederlo vivo, dal momento che la grotta era crollata intrappolando anche lui in quella tetra oscurità. Ma in qualche modo, sembrava che il ragazzo se la fosse cavata con qualche graffio sul viso. La ragazzina, si asciugò le lacrime che meditavano di uscire e rigarle le guance, dopo di che corse dal ragazzo e si buttò ad abbracciarlo facendolo barcollare e cadere sul sedere.

- Credevo che fossi morto! Stai bene sei ferito? - domandò la ragazzina preoccupata.

Il giovane la osservò scuotendo la testa, dopo di che osservò intorno a se il giardino dove si trovavano, quando improvvisamente, avvertì una forte aura negativa. Scostò delicatamente la biondina e si alzò guardandosi attorno nuovamente, cercando di capire da dove provenisse quell'aura oscura.

Seyra nel frattempo aveva raggiunto i due correndo e con uno scatto aveva strattonato Hope per un braccio.

- Tu chi sei?! Questo è un luogo sacro, cosa volevi fare?! -

Ringhiò la donna al ragazzo ignorando le proteste di Hope che cercava inutilmente di ribellarsi alla presa della tutrice.


- Seyra aspetta! Lui non è cattivo mi ha salvata nella grotta! - cercò di dire la ragazzina

La donna con lo sguardo gelido le strinse il polso con forza. La guardò seria quasi arrabbiata poi si rivolse allo sconosciuto, osservandolo.

Vestiva con una giacca senza maniche e cappuccio. Piuttosto leggera nonostante fossero quasi in inverno, era aperta e mostrava la canottiera bianca. Pantaloni lunghi marroni e stivali lunghi che calzava ai piedi. Le bende ricoprivano le braccia fino alle mani. Ne aveva anche al collo e si intravedevano sotto i vestiti

Improvvisamente dei passi pesanti e vicini, fecero drizzare la testa di Seyra verso l'entrata del roseto.

Un uomo dal fisico decisamente muscolo e slanciato, le stava fissando e puntò gli occhi argentei in quelli del ragazzo per poi fissare Hope, lasciandosi sfuggire un ringhio rendendo ben visibili la lunga fila di denti più affilati del normale, soprattutto i canini che sembravano quelli di una bestia famelica.

Il giovane fece per avanzare ma si ritrovò davanti Seyra che scosse il capo e prese un ventaglio aprendolo con uno scatto.

Una barriera magica dal aspetto di una aurora boreale bloccò i due ragazzi dal altra parte, lasciando la rosa da sola con lo sconosciuto.

- Seyra! Ti prego...stai attenta. -

Hope fece un passo avanti con le mani giunte in una disperata preghiera. La donna le rivolse un semplice sorriso poi fece qualche passo in avanti.

Osservando l'uomo la donna si accorse di quanto la sua carnagione fosse più scura quasi di un bel color cioccolato. Probabilmente a segnare che venisse dal Est, forse dalla città della Terra.

I simboli rossi simili a radici di un albero che ricoprivano tutto il suo corpo fino alla fronte si illuminarono improvvisamente, mentre l'uomo puntava la sua mannaia di ossa verso la donna.

Seyra aprì il secondo ventaglio pronta alla lotta.

A scattare per primo fu l'uomo che con un ruggito feroce si lanciò verso la donna cercando di colpirla con un fendente diretto allo stomaco, ma Seyra balzò indietro compiendo una mezza giravolta cercando di colpire a sua volta gli occhi del nemico con le lame fuoriuscite dai ventagli. Ma l'uomo ben coscio della mossa che la rosa stava provando a eseguire, portò la spada davanti a se. Le lame cozzarono su l'osso dell'arma e scintille divamparono mentre Seyra veniva sbattuta indietro dalla forza del impatto.

La donna alzò la testa con uno sguardo calmo e serio, tradiva in realtà il timore che provava nel vedere una tale forza. Seyra sollevò la mano lanciando il ventaglio verso l'uomo dai capelli rosso cremisi, questo si scansò facilmente evitando il ventaglio con un ghigno, quando sgranò gli occhi sentendo qualcosa di conficcato nella sua schiena.

- Non avresti dovuto farlo. Te ne pentirai credimi. -

Le ringhiò contro staccando il ventaglio per poi distruggerlo con la mano facendolo in briciole che caddero sul terreno. Seyra portò l'altro ventaglio davanti al volto, fece scattare le lame nascondendo la preoccupazione dietro uno sguardo glaciale.

- Quel ventaglio costava più di quanto tu possa anche solo permetterti. Rozza bestia -

Sputò la donna velenosa scattando verso di lui, con un movimento fluido e gli puntò il braccio ma la spada si conficcò nel ventaglio ferendola al viso. Seyra trattenne un gemito di dolore e indietreggiò senza più difese.

L'uomo al contrario, seccato dal cercare di liberare la spada dal ventaglio che la teneva prigioniera, decise di gettarla in un angolo e leccandosi gli artigli guardò Seyra come un predatore guarda la preda, pronto ad affondare gli artigli nelle sue delicate carni.

E così fece poco dopo. Con un balzò afferrò il collo di Seyra sbattendola a terra e con una artigliata le lacerò la spalla e il braccio facendo schizzare sangue sulla barriera. Le urla di Seyra che echeggiavano ormai nel giardino, fecero correre Hope verso la donna al di là della maledetta barriera, facendole cadere il mazzo di rose che teneva in grembo.

La ragazzina iniziò a battere con forza sulla barriera, quasi in lacrime, cercò in tutti i modi di spezzarla non riuscendovi. Seyra nel vedere quella scena, scansò l'ennesima unghiata e con un calcio basso fece inciampare l'uomo allontanandosi, cercando poi di sforzarsi per rialzarsi e continuare la battaglia, la donna indietreggiò. Dal braccio ferito colava sangue che picchiettò lentamente a terra.

- Dobbiamo fare qualcosa! Se continua cosi Seyra sarà... -

Hope strinse le mani in preghiera e strizzò gli occhi ormai arrossati e lucidi per le lacrime versate. Il ragazzo misterioso che stava assistendo alla battaglia, proprio come lei, le si avvicinò posò le proprie mani sulle spalle esili della fanciulla facendole alzare il capo. Quando Hope incontrò lo sguardo calmo e in un certo senso impassibile del giovane, il suo corpo si rilassò abbastanza da smettere di tremare come una foglia.

Senza nemmeno aggiungere molto, il ragazzo si avvicinò alla barriera, sollevò il braccio teso e dalle bende emerse una lama abbastanza lunga che colpì con forza la barriera, una, due, tre volte, ogni volta che l'artiglio di cristallo, cozzava contro la barriera, scintille venivano emanate intorno a loro. Quattro colpi, bastarono per incrinarne la superficie che si riempì di crepe per poi infrangersi come vetro al quarto colpo del ragazzo lasciando Seyra sbalordita.

La donna si tenne il braccio ferito sporcandosi la mano di sangue, si poggiò con la schiena contro la barriera e incredula quasi stupefatta, osservò il corvino entrare nel suo campo visivo. Seyra ebbe la prontezza di riflessi di arpionare Hope per un braccio e tirarla indietro. Ammonendola con lo sguardo, tentò di farle capire di non avvicinarsi, dal momento che la situazione, si era fatta pericolosa.

Nel frattempo l'uomo sconosciuto, si era posizionato davanti al ragazzo.

- Il mio nome è Xue! -

Ringhiò con sguardo felino mentre osservava il ragazzo che si stava sistemando le bende stringendole con forza. Notando che non lo stava considerando troppo, Xue scattò in avanti abbassandosi tentando un fendente verso le sue gambe. L'avversario fece un salto poggiando la mano sulla testa del uomo per poi passare alle sue spalle schivando il fendente.
Si voltò di scatto e trasformò le mani e le braccia, ricoprendoli con il cristallo, parando l'ennesimo colpo di spada bloccandola con gli artigli.

Xue fece un ringhio e si allontanò per poi scattare nuovamente verso il verde che con un balzo agile, saltò indietro per poi generale con il solo movimento della mano, delle fauci di cristallo simili a una trappola per orsi che afferrarono le gambe di Xue cercando di farlo cadere.
Xue ringhiò ferocemente irritato e staccò di netto la trappola spezzando il cristallo, dalle gambe lacerate uscì un fiotto di sangue che macchiò il terreno facendo sfuggire ad Hope un sussulto.


Seyra allungò il braccio sano e strinse forte la ragazza facendole voltare lo sguardo perché non assistesse al combattimento. Anche lei era inorridita da quello spargimento di sangue che si allungava lentamente sul terreno macchiando le vicine rose bianche.

- Ora basta! State disonorando questo luogo sacro, smettetela di combattere! -

Gridò la rosa con sguardo serio e freddo quasi minaccioso. Ma i due troppo occupati a combattere, non le davano minimamente ascolto.

Mentre Xue era passato dalla spada a pugni e calci, il ragazzo dai capelli verdi si destreggiava a modellare il cristallo per potersi difendere dai colpi e attaccare lacerando con una artigliata il petto di Xue che con un ringhio feroce indietreggiò.

Improvvisamente da un portale creatosi alle spalle del uomo, si materializzarono degli esseri dalle sembianze di grossi e feroci lupi. Il loro corpo sembrava fatto di tormalina nera ed era percorso da venature viola. Gli occhi rossi e spiritati osservavano con insistenza Seyra, Hope e il giovane che si mise davanti alle due quasi per proteggerle.

- Mi ricorderò di te! Te la farò pagare cara, la prossima volta sei carne da macello! -

Ringhiò Xue furente toccando il portale misterioso evocato probabilmente da una seconda persona alleata del uomo e quasi affondando in esso, scomparve dal altra parte.
Le bestie ringhiarono emettendo suoni spaventosi e partirono al attacco. Improvvisamente, una freccia prese una delle bestie nel occhio e 

Dall'entrata del roseto sbucarono due ragazzi uno dei quali, venne subito riconosciuto da Hope e dal ragazzo misterioso.

- Takeshi! Per fortuna stai bene - disse la ragazza staccandosi da Seyra e correndo ad abbracciare l'arciere.

- Si. Adesso sei al sicuro tranquilla. Dama Seyra, quì possiamo pensarci noi in attesa dei cavalieri -

Disse il ragazzino stringendo forte Hope annuendo deciso. Poi staccandosi, incoccò una freccia nel arco e la scoccò contro uno dei lupi.

- Niente male. Ehi signorina resta indietro, adesso ci pensano gli eroi! -

A rivolgersi ad Hope, era stato un ragazzino non troppo più grande di lei. Aveva i capelli rossi e gli occhi svegli e grintosi. Sguainò una spada da cavaliere, fece l'occhiolino alla bionda e si gettò subito in avanti. Con una zappata fece cadere uno dei lupi poi affondò la spada nella schiena della creatura che esplose.

Con un sorriso deciso, il ragazzino si voltò e sferrò un fendente verso un altro dei lupi, ma questo più veloce riuscì quasi a ferirlo al petto con una unghiata. Tristan schivò al ultimo secondo e barcollò indietro guardando Takeshi.

- Una mano? - domandò ironico.

Il ragazzino dai capelli azzurri fece un sospiro tirato, portò una freccia tra i denti e ne incoccò un altra scoccandola qualche secondo dopo. La freccia si diresse verso uno dei lupi che con un balzo la disintegrò tra le fauci. Takeshi deglutì schivando come pote un balzo di una delle belve, ma cadde sul sedere con il rischio di diventare un ottimo pasto per quei mostri.

Quando improvvisamente un guaito riempì l'aria e davanti a Takeshi, si stagliò la figura del giovane sconosciuto che aveva salvato lui e Hope nella Grotta Sacra. Il suo braccio era diventato un grosso artiglio fatto di una sostanza simile a cristallo. Proprio come quando aveva sconfitto lo scarabeo, il mostro colpito divenne polvere esplodendo a causa del colpo potente.

- G-grazie ehm...grazie per avermi salvato! - tentò di dire il ragazzino un po spaventato dalla crudeltà di quelle belve feroci.
- Dobbiamo collaborare per proteggere Hope. Il mio nome è... - aggiunse poi.

Il ragazzo misterioso scosse appena il capo e guardò Tristan combattere.Takeshi si rialzò lentamente e incoccò l'arco pronto al secondo round con quelle bestie.

- Se solo riuscissimo a sfruttare le nostre abilità e intrappolarli da qualche parte -

Hope si avvicinò al ragazzo seguita a ruota da Seyra. La ragazzina sembrò pensare poi afferrò il braccio dell' azzurro per attirare la sua attenzione.

- Il gazebo! C'è un gazebo da quella parte, possiamo usarlo in qualche modo? - domandò Hope indicando con il dito una direzione.

- Magari il nostro misterioso aiutante può creare una gabbia per rinchiudere quelle bestie immonde -

Aggiunse Seyra passandosi la mano tra i capelli ormai sciolti lungo le spalle.

- Può funzionare. Tristan li attirerà nel gazebo che verrà chiuso come gabbia dal tipo dei cristalli e alla fine io utilizzerò una tecnica per abbatterli tutti in un solo colpo -

Disse infine l'arciere sollevando con un gesto deciso il cappuccio della mantella per poi saltare con un balzo, su una colonna mezza distrutta, attirando l'attenzione dei due ragazzi che stavano ancora combattendo con le creature.

- Tristan attira quelle creature verso il gazebo...mentre tu... Quale è il tuo nome?-

Si rivolse al giovane sconosciuto che lo guardò per poi annuire senza aggiungere altro e corse verso il gazebo.

- Devi creare una sorta di gabbia per intrappolarli! -

Gli gridò l'azzurro nella speranza che capisse, speranza raccolta da un gesto affermativo che il ragazzo, fece con la testa. Senza pensarci su due volte, schivò alcuni attacchi senza risparmiare i mostri troppo vicini che esplosero grazie ai colpi dei suoi artigli. Una volta raggiunto il luogo, rimase in attesa.

Tristan nel frattempo corse a perdifiato, inseguito dal branco di lupi oscuri che ululando cercavano di azzannarlo.

- Maledette bestiacce! Cavolo signor "arciere delle meraviglie" spero che il tuo piano funzioni o siamo fregati! -

Disse il ragazzino notando il gazebo e la figura del altro giovane al centro di esso.

- Forza sassi senza cervello! Venite a prendermi! - li provocò prima di saltare nel gazebo rotolando fuori dal altro lato.

L'altro lo seguì subito dopo e poggiò la mano sulla struttura, generando del cristallo che espandendosi, ricoprì il gazebo quasi completamente creando una gabbia inespugnabile nella quale rimasero Imprigionati i mostri.

- Adesso Takeshi! Vedi di distruggerli tutti mi raccomando! - disse Tristan con un ghigno spavaldo. L'arciere al contrario tirò un sospiro esasperato e prese le frecce.


- Padre...dammi la forza per proteggere i miei amici...Vento secondo livello! -

In un attimo declamò un incantesimo e un turbine lo avvolse trasferendosi nel arco e le frecce che assunsero una colorazione verde.

- Vento diventa il ciclone punitivo che disintegra i miei nemici: Emerald Storm! -

Il giovane arciere incoccò e scoccò le frecce una dietro l'altra. Esse, generarono un turbine a mano a mano che si avvicinavano al bersaglio e quando colpirono il gazebo, la tempesta che generarono fece esplodere tutti i nemici. Lo sconosciuto e Tristan vennero sbalzati via, mentre un sorridente Takeshi, cadeva dalla colonna di pietra, stanco per lo sforzo di aver eseguito un incantesimo di livello superiore.

Accorsi finalmente per soccorrere il gruppo, arrivarono Ronan, Ariel e Alion. Proprio l'uomo detto il Fulmine di Rakun si avvicinò prendendo il figlio quasi del tutto incosciente.

- P...padre...sono riuscito a usare un incantesimo...intermedio...hai visto? - domandò Takeshi al genitore.

- Sei stato bravo hai protetto i tuoi amici. Sono fiero di te, ora riposa - lo raccomandò l'uomo con tenerezza, stringendolo forte.

Alion invitò tutti i presenti a rientrare visto che erano stanchi e affaticati. Ma il ragazzo misterioso era distante dal gruppo. Fu Hope a raggiungerlo.

- Grazie. È la seconda volta che mi salvi - disse la ragazzina.

- è stata la tua voce...la tua voce mi ha risvegliato -

A quelle parole la bionda sgranò gli occhi sorpresa rivolgendosi poi al ragazzo. Cercava di non pensare al combattimento ne alle ferite che tutti avevano riportato.

- Ti riferisci a quando ho cantato nella grotta? a ogni modo io sono Hope, tu come ti chiami? - domandò la ragazzina.


- Kylar... Kylar. e sono nato per proteggerti. - 

Il giovane si inginocchiò davanti a lei, alzò il capo e la trafisse con lo sguardo dorato e deciso, mentre il vento si faceva più forte, muovendo la chioma bionda della ragazza che colta dallo stupore, era rimasta a bocca aperta e in silenzio. Ancora non era a conoscenza, di quello che avrebbe innescato quel fatidico incontro.
 
----

Xue barcollò verso la sua stanza. Aveva riportato delle pesanti ferite al petto, la schiena e gli arti inferiori. Cadde a terra e soffocò la frustrazione di essere stato sconfitto da un manipolo di esseri deboli con un ringhio

- Sei ridotto peggio di un animale da macello, disgustoso...stai sporcando il tappeto -

A parlare o meglio a insultarlo per lo stato in cui versava, fu una voce femminile e infantile. Aveva un timbro freddo e quasi spento e apatico e apparteneva a una ragazzina vestita con pregiati abiti viola e neri con intarsi e ricami bianchi. La ragazzina si passò la mano tra i capelli osservando il guerriero a terra.

- Alzati Xue...stai macchiando il pavimento e il mio nuovo tappeto con il tuo sangue - disse la ragazzina dai lunghi capelli color del grano

L'uomo si mise in ginocchio e tenne la testa bassa sussultando quando ella passò le dita tra i suoi capelli in una carezza leggera.

- Ora fatti un bagno e pensa a guarire...quegli stupidi potranno anche aver vinto la battaglia...ma la guerra è lunga -

Disse la giovane con un sorriso sibillino, mentre le tenebre avvolgevano nuovamente la stanza. Una nuova alba oscura sarebbe sorta da lì a poco.


 
SPECIALE TRIVIA: A LEZIONE DA Mr. MIAO

" Un gattino nero, vestito in toga e cappello da professore, appare dal nulla"

Miao: salve a tutti cultori della cultura. Il mio nome è Mr Miao e sono un illustre professore della sacra arte della magia. nya...oggi vi spiegherò i fondamentali della magia di questo mondo. " Si lecca la zampa"

" Appare una lavagna e lui disegna un grosso cerchio con la scritta magia, due cerchi più piccoli e tre sotto"

Miao: cominciamo dalle basi. La magia di questo mondo è basata su due personali tipi d'interazione. La magia di manipolazione che ha effetto su l'ambiente modellando il mana partendo dalla sua forma grezza. E la magia di equipaggiamento che passa le statistiche di un determinato tipo di mana su una persona o un oggetto, dando a quest'ultimo proprietà uniche. Ad esempio la magia di Kylar è di manipolazione.

" Appare il video di Kylar che modella il cristallo per combattere e creare la gabbia"

Miao: mentre per l'altro tipo di magia, ne abbiamo un esempio con Takeshi.

" Appare video di Takeshi che infonde l'elemento vento alle frecce per usare la sua mossa finale"

Miao: in ultimo lasciate che vi spieghi in cosa consiste il sistema di livelli.

" Prende il pennarello e scrivere parole nei cerchi"

Miao: livello base, livello intermedio e livello superiore. Gli incantesimi di livello base richiedono un dispendio minore di mana per funzionare e sono incantesimi tutto sommato deboli. Ad esempio la creazione di un fuoco fatuo rientra in questa categoria.

" Evidenzia la seconda parola"

Miao: il livello intermedio al contrario permette degli incantesimi più potenti ma a un consumo di Mana decisamente più elevato, ne Abbiamo avuta dimostrazione da Takeshi.

" Evidenzia l'ultima parola con un altro pennarello"

Miao: infine c'è il livello superiore, in pochi sono in grado di eseguire incantesimi a questo livello che si dice, essere perfino proibito. " Mangia un po di croccantini si lecca le labbra e fa un colpo di tosse"

Miao: in conclusione, questo è lo schema della magia di questo mondo. Spero che vi sia stato d'aiuto e vi aspetto alla prossima lezione nya.


 
ANGOLO DELLA LOCANDA

Eccoci al terzo appuntamento di questa storia! Dalla regia mi dicono che sebbene sia il secondo, viene contato come terzo effettivo capitolo su efp. Oh dettagli!
dunque in questo capitolo il trivia era poco prima di quest'angolo ho preferito fare così per stavolta. Ditemi se vorrete qualche altra lezione dal professore Mr. Miao. Ora voglio ringraziare una persona, creatore ufficiale di Xue.

Dragun95 per il pericoloso e maestoso Xue. Vi invito a leggere qualcuna delle sue storie perché sono molto belle e interessanti e lo ringrazio per la sua partecipazione alla Nexus Saga.

Che dire?

Questo capitolo è stato abbastanza difficile da scrivere, almeno per me. Non me la cavo con i combattimenti ma ho cercato di fare del mio meglio, spero apprezzerete.

In conclusione vi invito a continuare questa storia e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

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Capitolo 4
*** oltre i dolci ricordi una nuova alba ***


Capitolo tre
Oltre i dolci ricordi una nuova alba
 

Hope era rimasta senza parole. Quel ragazzo così misterioso che ora sedeva sul divano del santuario, aveva detto pochi secondi prima, di essere nato per proteggere lei...era sbalordita.
Sulle prime aveva pensato potesse trattarsi di uno scherzo, ma più osservava Kylar più si rendeva conto che uno così, difficilmente scherzava su cose serie.

Il ragazzo era occupato a osservare una mela con una strana curiosità. Hope prese il frutto dalle sue mani e gli fece un piccolo sorriso gentile.

- Non ne hai mai mangiata una? - domandò ingenuamente la ragazzina.

Il giovane, abbassò lo sguardo osservandosi per qualche minuto le mani, come se la sua memoria cercasse di processare qualche momento in cui aveva tenuto in mano il suddetto frutto. Dopo qualche secondo scosse il capo in silenzio.

Hope prese un coltello e iniziò a pelare la mela creando poi delle forme simili a coniglietti. La ragazzina, era persa nei suoi pensieri e stava cercando di rimettere ordine a quanto era successo nelle ore precedenti.

L'attacco di un misterioso guerriero che aveva sconfitto Seyra ora nell'infermeria sotto l'ala protettiva di Alion che si stava prendendo cura di lei. La violenta battaglia tra Xue e Kylar, l'incredibile abilità di quest'ultimo nel manipolare il mana tramutandolo in cristallo uno degli elementi più rari nella magia. E infine l'arrivo di strane creature di pietra che li avevano attaccati uscendo da una sorta di portale.

Quando la ragazzina aveva provato a percepire in loro il mana, non vi aveva trovato nulla. Come se quelle creature fossero sprovviste della scintilla vitale.

Socchiuse gli occhi e finì con il ferirsi ed emettere un sottile mugolio di dolore, mentre lasciando il frutto e il coltello, si guardava il dito graffiato dal quale stava uscendo un po di sangue.

Kylar alzò la testa a quel mugolio e prese di scatto il polso di Hope facendola sussultare, ma poi la sua presa salda, si fece più leggera e il ragazzo, passò l'altra mano sulla ferita della bionda. Una pattina di sottile sostanza cristallina ricoprì il taglio e Hope gli fece un sorriso in segno di riconoscenza.

- Come ci riesci? Il cristallo è uno degli elementi più complessi da controllare - disse la voce di Seyra davanti alla porta.

La donna era in piedi, si era cambiata indossando una veste lavanda che si intonava con i suoi occhi ora più calmi ma di certo non meno seri. Aveva sciolto i capelli che le ricadevano sulle spalle una delle quali ancora bendata e bloccata da una fascia. Alion sopraggiunto qualche secondo dopo, le scostò una ciocca dietro l'orecchio posandole una mano sulla spalla sana.

- Dovresti riposare Seyra. Possiamo pensare più tardi al resto. Ti prego -

Disse l'uomo dallo sguardo preoccupato e parecchio stanco. Seyra scosse il capo, si avvicinò a Kylar guardandolo con il gelo negli occhi.

- Chi sei? Perché ti trovavi alla tomba dei sovrani? - domandò quasi in tono inquisitore.

Hope si alzò di scatto ma Kylar la guardò quasi come se i suoi occhi le stessero dicendo di stare calma. La ragazzina abbassò lo sguardo annuendo e si sedette nuovamente lasciando che fosse Kylar a sbrigarsela con Seyra.

- Non ne ho idea. Ho solo sentito che dovevo raggiungere quel luogo - rispose secco il ragazzo con un tono calmo.

- E il cristallo? Come può un ragazzo poco più grande della principessa, conoscere una tecnica di manipolazione del mana che sfugge, perfino a chi la studia da anni? - domandò allora la donna per tutta risposta.

Kylar scosse il capo, cosa che fece irritare Seyra ancora di più.

- Come sarebbe che non lo sai?! Utilizzi un incantesimo senza sapere come l'hai appreso?! - replicò la rosa furiosa-

Kylar annuì silenzioso.

Fu in quel momento che dalla porta del soggiorno, uscirono Takeshi e Tristan con in mano il vassoio pieno di cibarie per tutti. Alion ne approfittò e accarezzando il fianco di Seyra le fece un sorriso dolce.

- Che ne dici di mangiare qualcosa e poi...continuare questo inter...questa allegra chiacchierata? -

Si corresse l'uomo, lasciandosi sfuggire una lieve risatina, divertito dallo sguardo furente della rosa che a poco a poco, divenne più calma ma sempre in allerta.

- Va bene. Ma questa discussione non è certo finita. Per quanto riguarda voi due...vi siete comportati bene in battaglia -

Disse infine Seyra rivolgendosi al giovane arciere che sorrise timidamente abbassando la testa e al lanciere che gonfiò il petto orgoglioso ridendo.

- è stata una bazzecola. Ma che cosa erano quei mostri? Sono usciti da un portale e spuntavano come funghi -

Domandò Tristan sedendosi a gambe incrociate, passando una mano tra i capelli, impaziente della risposta. Anche Takeshi sembrava curioso. Si sedette con una mela tra le mani e ci giocherellò un po preoccupato, grazie alle cure di Alion era riuscito a riprendersi relativamente in fretta e in poche ore.

Gli incantesimi di guarigione di livello superiore, erano davvero qualcosa d'incredibile e Alion, ne era il maestro indiscusso.

- Si chiamano creature del Void e sono mostri generati dal potere del caos -

Disse proprio quest'ultimo rivolgendo un fugace sguardo verso la rosa che a quelle parole aveva sussultato.

- M...ma come può essere possibile? Quelle creature non erano state sconfitte dalla regina? - domandò una sconvolta Seyra.

- Da mamma? -

La voce di Hope fece calare il silenzio.
La ragazzina aveva istantaneamente portato una mano al ciondolo che aveva al collo, stringendolo con forza. Stava guardando Seyra e Alion con uno sguardo confuso e sorpreso.

Nessuno infatti le aveva mai raccontato molto dei genitori meno che fossero sovrani del regno di Albion e che la madre, era stata la sacerdotessa prima di lei.

Alion abbassò lo sguardo e restò in silenzio. Stesso fece Seyra prima di prendere la parola ammonendo con lo sguardo Hope.

- Non sono cose che voglio affrontare ora. - disse la donna

Hope scosse il capo e strinse ancora di più il ciondolo. Sentì la rabbia montarle dentro a tutti quei segreti e cose che aveva il diritto di sapere, ma le venivano costantemente celate per motivi che nemmeno le venivano spiegati. Era stanca di dover solo stare zitta e fare quello che il suo ruolo comprendeva.

Alion allungò una mano ma Hope si ritrasse dalla sua affettuosa e tenera carezza.
Era arrabbiata, delusa e amareggiata e quando si sentiva così, solo un posto riusciva a farla stare meglio.

In uno scatto lasciò la stanza correndo fuori dal santuario diretta verso il roseto. Seyra fece per inseguirla ma Alion la fermò scuotendo il capo.

- Lasciamola da sola. Farò comunque disporre delle guardie in caso di bisogno, ma credo che dovremmo lasciarle il tempo di riprendersi -

Disse l'uomo, evocando degli spiriti con sembianze di bellissimi gatti dorati e bianchi che si diressero fuori per fare da guardia alla sacerdotessa.


Hope era corsa al roseto e si era diretta verso le tombe. A ogni passo sentiva il suo cuore farsi pesante e le lacrime bagnarle le guance facendole bruciare gli occhi.

Si fermò quando vide i fiori abbandonati dal combattimento avvenuto poche ore prima.
Chinandosi li raccolse aggiustandoli come poteva dato che erano stati schiacciati da Xue. Alla fine li posò un po su una e un po su l'altra tomba. Si inginocchiò con le mani strette in preghiera e chiuse gli occhi in silenzio per qualche minuto.

Quando sentì dei passi non troppo lontani da lei, la ragazza aprì lentamente gli occhi. Ci passò il braccio cercando di scacciare le amare lacrime e si alzò lentamente con il vento gelido che facendola rabbrividire, la costrinse suo malgrado a stringersi nella mantella nera.

Quando lentamente si voltò si ritrovò davanti a Takeshi. Il ragazzino le fece un piccolo sorriso e si avvicinò a lei ma Hope non lo guardò riportando il suo sguardo sulle tombe in silenzio.

- Mio padre vuole che divento un cavaliere. Me ne stava parlando così tanto in questi giorni...che non ne potevo più -

Disse l'azzurro ma non vedendo particolari relazioni da parte di Hope continuò a parlare con la ragazzina.

- Insomma credo che non sia il nostro ruolo a determinare chi siamo. Mi dispiace per la storia dei tuoi genitori...quindi se vuoi sfogarti puoi farlo. -

Aggiunse impacciato abbassando lo sguardo, calciando un sassolino con la scarpa. Hope si voltò del tutto, lo raggiunse e scosse piano la testa.

- Sto bene. Ti ringrazio ma...sto bene davvero. Vorrei soltanto sapere la verità. Chi erano i miei genitori, dove sono finiti? Sono davvero morti? -

Si chiese la ragazza ma quando vide arrivare Kylar e Tristan abbassò lo sguardo.
Fu proprio il ragazzo dai capelli rossi, ad avvicinarsi mettendosi in ginocchio prendendo poi la mano della ragazzina sorridendo.

- Mia adorata fanciulla! Il mio nome è Tristan Seido e sono disponibile per qualsiasi cosa! Perfino un appuntamento se servisse a toglierti questa tristezza! -

Disse il giovane convinto, sfoderandole un espressione decisamente sensuale per la sua età.
Takeshi tirò un sospiro seccato dal comportamento del rosso, decisamente fuori luogo. Afferrò il polso di Tristan tirandoselo dietro.

- Vieni cascamorto, andiamo ad avvertire dama Seyra e il sommo Alion - si limitò a dire l'arciere ignorando le numerose proteste del futuro cavaliere


Lasciati soli Hope e Kylar erano entrambi con lo sguardo rivolto alle tombe. La ragazzina non sembrava ancora in forma. Aveva lo sguardo triste e malinconico, mentre a causa di una folata gelida, finiva per incassare la testa nelle spalle.

- Quindi...non ti ricordi davvero nulla? -

Domandò dopo qualche minuto di silenzio la bionda. Kylar scosse semplicemente il capo silenzioso ma le restò accanto. Hope lentamente fece poggiare la testa contro la spalla del ragazzo, alcune ciocche di capelli oscuravano il suo sguardo.

Kylar ne fu leggermente sorpreso ma restò immobile e la lasciò appoggiarsi così a lui sentendo dentro di se che quello ora era ciò che serviva alla ragazza e tutto ciò che chiedeva da lui. Il ragazzo però, non pote fare a meno di pensare alle parole che qualcuno dall'aspetto di ombra, gli aveva sussurrato al suo risveglio.

 
" Tu sei l'inizio della fine"
 
----

Qualche ora dopo tutti vennero raccolti in una grande sala, ove era stato allestito un palco forse in funzione della cerimonia.

Alion e Seyra erano in piedi e sembravano attendere qualcosa.
Takeshi e Tristan stavano chiacchierando animatamente o meglio, il ragazzino rosso, parlava delle sue conquiste in campo romantico e Takeshi fingeva di credergli con un sorriso. Kylar era poggiato al muro con la schiena e in silenzio.

Improvvisamente, il palco venne illuminato da delle sfere di luce magica. Tutti gli sguardi caddero su Hope che superata una tenda salì sul palco.

La fanciulla indossava un nuovo abito dal momento che la sua veste era rovinata. Esso comprendeva una lunga gonna in un leggiadro tessuto azzurro con dei delicati ricami dorati.
La parte superiore era un top con degli sbuffi in tessuto trasparente sui lati anch esso come la gonna era azzurro con ricami dorati e lasciava scoperto l'ombelico della fanciulla legandosi dietro il collo di quest ultima, Impreziosito da gioielli dorati e preziosi.

La ragazza aveva legato i capelli in una coda con una sorta di copricapo che presentava una fila di perle e dei fiori bianchi.

Hope aggiustò la gonna e subito fu visibile che anche le gambe della fanciulla, erano adornate con una cavigliera e delle decorazioni dorate alle caviglie. Calzava dei tacchi bianchi e dorati che la slanciavano parecchio rispetto al solito.

Seyra avanzò al fianco di Alion, con passo elegante salirono entrambi sul palco e presero posto accanto alla fanciulla.

- Popolo di Albion! Siamo tutti riuniti qui, in questo giorno propizio per ricevere la benedizione del sacro Infinity! -

Declamò la donna con un tono sempre serio ma carico di forza che smosse la folla di abitanti facendoli applaudire. Alion sorrise e fece un passo in avanti tenendo Hope per mano.

- Oggi nascerà una nuova speranza, una speranza che ci condurrà a un luminoso avvenire -

Continuò Seyra ordinando ad Hope di avanzare. La ragazzina si staccò da Alion e fece qualche passo fino a raggiungere il centro del cerchio di luce, ritrovandosi da sola davanti a una platea di gente.

Tra di loro, riconobbe Takeshi che le sorrise, Tristan che fece un fischio di ammirazione e Kylar che restando fermo la stava guardando intensamente.

La ragazzina alzò il capo ricordandosi di assumere la giusta postura, prese i ventagli per cominciare il sacro rituale.

Fece un giro su se stessa e aprì i ventagli, trovarsi alle spalle la folla vedere il volto gentile di Alion che la incoraggiava, riuscì a calmarla abbastanza da iniziare il rituale.

Eseguendo la danza, la ragazza si mosse sul palco, movimenti scanditi da passi eleganti e soffici, mentre muoveva le braccia e i ventagli fendendo l'aria come una lama che tagliava il buio.

La musica dei flauti accompagnava quella danza sempre più decisa quasi più frenetica mentre con giravolte delicate, il mana emanato dal corpo della ragazza, si cristallizzava intorno ad Hope in piccole sfere luminose di colori differenti.

Hope si voltò verso la folla dopo l'ennesima lenta giravolta e terminò in ginocchio con la testa protesa verso il basso, gli occhi chiusi e le mani che avevano lasciato a terra i ventagli strette in preghiera.

Improvvisamente tutte le gemme di mana iniziarono a emanare dei fasci di luce che colpirono la ragazza. Dalla schiena di quest'ultima, si levarono infine grandi e maestose, quattro ali. Esse, erano simili a cristallo di color arcobaleno. La ragazzina le guardò stupita e sorpresa mentre la folla estasiata applaudiva la nascita di una nuova sacerdotessa dell' Infinity.

Kylar proprio in quel momento, si portò una mano alla tempia, un fischio parecchio forte gli stava spaccando le orecchie costringendolo in ginocchio.

Subito Takeshi si avvicinò ma non appena provò a sfiorare la spalla del giovane, questo lo allontanò cercando di ricacciare indietro il forte dolore alla testa.

Hope notò subito che qualcosa non andava nel nuovo amico, anche se la sua sensazione fu più che altro dettata dal istinto, la ragazzina scese al palco, si fece strada tra la folla stupita, ignorando i rimproveri di Seyra e raggiunse il trio di amici.

Kylar alzò la testa incontrando lo sguardo della bionda, cercò di parlare ma poi il forte dolore gli fece perdere i sensi.

Strane immagini passarono nella sua testa a una velocità incredibile.

Camminava in una stanza grande ma tristemente decadente. Le tende che dovevano coprire le vetrate di cristallo, erano strappate e lacerate in più punti. Mentre camminava verso quel trono ormai vuoto, udiva solo il suono dei suoi passi e il tintinnio metallico della sua armatura.
Si fermò e sembrò che con lui, si fermasse il tempo stesso. La neve che cadeva nella stanza, attraverso il grosso buco sul soffitto ormai distrutto, imbiancava il pavimento di marmo come una coltre gelida che in qualche modo, sembrava dissolvere anche il pensiero che tutto, fosse finito.
Riprese a camminare e raggiunse il trono. L'aria fredda lo fece trasalire mentre sfiorava il bracciale levigato dello scrano con la malinconia di un cielo in una notte senza stelle.


- Ormai è tutto finito. Rimpiangi ancora la nostra scelta? -

Una voce delicata e femminile accarezzò il suo orecchio, come una folata di vento. il giovane abbassò il capo e socchiuse gli occhi in completo silenzio, senza rispondere a quella domanda.

Kylar si destò da quello strano stato di incoscienza, soltanto poche ore dopo. Il ragazzo era sdraiato in un comodo e caldo letto. Tastò le lenzuola con le dita poi tentò di mettersi seduto.

Intorno a lui vide uno scaffale con dei libri, un lettino simile ad una brandina e un altro scaffale che conteneva parecchi medicinali probabilmente.

- Ti senti meglio? sei svenuto davanti a tutti, la principessa era preoccupata - disse Alion entrando dalla porta.

Kylar si guardò le mani. Quella visione era stata reale? se ci pensava, poteva sentire ancora la neve tra i capelli mentre li sfiorava con le dita quasi cercando di afferrare qualche fiocco di neve che naturalmente non cera.

- Cosa mi è successo? - domandò il ragazzo accettando un bicchiere d'acqua. Aveva la gola secca e la testa ancora dolorante.

Alion aprì lo sportello delle medicine e prese alcuni barattoli. Li poggiò sul tavolo e iniziò a mischiare in un bicchiere le varie sostanze colorate, fino a consegnare a Kylar il bicchiere, con al suo interno la sostanza color verde chiaro.

Kylar osservò il bicchiere ma incoraggiato dal sorriso di Alion, lo bevette tutto dun'sorso. La sostanza era piuttosto amara ma a poco a poco, il suo mal di testa smise.

- Sei svenuto di colpo. Tristan è venuto da me con te sulle spalle per fortuna non sembra nulla di grave - spiegò l'uomo.

Kylar annuì e si sdraiò nuovamente. Chiuse gli occhi mentre ripensava alle visioni che aveva avuto, alla voce femminile e al luogo dove si trovava.

- Tu cosa ricordi? - gli chiese Alion mentre cambiava i fiori nel vaso accanto alla finestra.

Il ragazzo aprì gli occhi e fissò il soffitto, come se cercasse di scorgere lo stesso panorama della sua visione.

- Il volto di Hope, una canzone...e poi...tu sei l'inizio della fine. solo questo - disse.

Alion sgranò gli occhi, si avvicinò e posò la mano sulla testa di Kylar, il suo toccò carezzò con dolcezza il capo del ragazzo.

- Capisco. è probabile che la tua amnesia sia collegata ad eventi o traumi subiti in passato. Ascolta Kylar...puoi farmi una promessa? - domandò Alion.

Il ragazzo si mise seduto fece un cenno di assenso con il capo e rimasto in silenzio, attese di sapere che genere di promessa Alion stava per chiedergli di fare.


Takeshi era appoggiato con la schiena al muro. Tra le mani teneva una lettera che stava leggendo da almeno dieci minuti. Il ragazzino aveva una espressione decisamente stupita e incredula mentre leggeva.

Egregio signor Takeshi Felgrand, con la presente lettera, le diamo il benvenuto nell' accademia reale di Loyality.
È stato scelto tra duecentosettantasei candidati per prendere parte al esame di ammissione come recluta del primo ordine dei cavalieri di Nexus.
Se accetta dovrà presentarsi il giorno X alle ore XX presso l'accademia reale di Loyality

Gentili saluti
Akurein Shinichi direttore del accademia.



Takeshi sospirò e iniziò a camminare tenendo lo sguardo sulla lettera. Cosa avrebbe dovuto fare? Il padre era fiero di lui e lui stesso si sentiva incredibilmente fortunato, eppure si chiedeva se fosse all'altezza, di diventare un cavaliere di Nexus.

Ci stava ancora pensando quando qualcuno gli batte con forza sulla spalla facendolo sbilanciare e saltare spaventato. Quando si voltò si vide davanti Tristan sorridente e Hope.

- Ciao ragazzi...state andando da Kylar? - domandò il giovane arciere.
- Già! Come mai tu te ne stavi tutto in disparte? Successo qualcosa per caso? -

Domandò il rosso camminando accanto alla ragazzina bionda con le mani poggiate dietro la testa. Hope non aveva più le ali splendide che erano apparse durante la cerimonia, vestita con abiti decisamente più normali, la ragazzina camminava accanto agli amici.

- Nulla di così straordinario...sono stato accettato in accademia -

Disse Takeshi un po imbarazzato, grattandosi impacciato la guancia. Hope sorrise e batte le mani contenta mentre Tristan, afferrando la testa di Takeshi rideva.

- Fantastico! Quindi sarai anche tu un novellino eh? Sappi che il qui presente cavaliere non ti farà alcuno sconto - disse il rosso.

- Non che ne volessi! E poi sei un aspirante cavaliere, non montarti la testa. - rispose l'azzurro con un lieve sorrisetto derisorio.

- è fantastico, sono molto contenta per te Take...Quindi partirai presto? - domandò a quel punto Hope con un improvviso velo di tristezza negli occhi.

Tristan sembrò pensare quando vide Takeshi annuire triste. Si stiracchiò poi batte con forza la mano sulla spalla dell'azzurro.

- Allora festeggiamo come si deve! Andiamo a recuperare il bel tenebroso che vi porto in un posto pazzesco! - disse il rosso.

Hope lo guardò curiosa. Si chiedette subito dove Tristan, volesse portali e la curiosità prese il sopravvento su tutto il resto.

Quando i tre ragazzi raggiunsero il quarto, lo trovarono a parlare con Alion. Tristan lo raggiunse e spiegandogli brevemente di voler portare lui e gli altri due da qualche parte, si avviò verso l'uscita del santuario.
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Il quartetto raggiunse la foresta a Est del Santuario. Era un luogo florido e pieno di vita. Hope sgranò gli occhi entusiasta alla vista di alcune creature che brucavano poco distante.

Erano grandi bestie simili a cervi dalla folta pelliccia arancione sul collo e zampe. Sulla testa sfoggiavano delle corna ramificate di un color verde azzurro che brillavano come i loro occhi. Mentre sul petto presentavano un simbolo blu acqua molto complesso.

- Sono un branco di Cherack. Significa che l'aria è pulita. I Cherack non possono vivere se c'è del inquinamento - spiegò Takeshi.

- Sono davvero belli. Take tu sai un sacco di cose sulla Flora e la Fauna, un po ti invidio devi aver viaggiato un sacco! -
Disse Hope provando ad avvicinarsi a uno dei Cherack che guardandola restò immobile.

- In realtà non più di tanto. E per il resto, il merito è di mio padre, è stato lui a farmi conoscere tante cose delle foreste. Stai tranquilla, queste sono creature docili. Gradiscono abbastanza la presenza di altre creature -

Spiegò il ragazzo mentre Hope, annuendo passava la mano sulla pelliccia del cervo che sembrò gradire le sue attenzioni.

- Il posto non è distante. Dobbiamo camminare ancora un po -

disse Tristan che stava camminando davanti a loro con Kylar. Takeshi annuì e fece segno ad Hope di riprendere il cammino. La ragazza annuì a sua volta e lo seguì su per la ripida scarpata.


Finalmente dopo qualche ora il gruppo vide in lontananza un complesso di rovine.
Esse erano semi distrutte, molte colonne e archi erano invasi da rampicanti ed edera, addirittura al centro di un edificio un enorme albero ne sfondava il soffitto.

I ragazzini entrarono nel edificio più grande e si ritrovarono in una strana stanza. Essa era quasi del tutto vuota tranne che per una statua, un enorme creatura dal aspetto di drago troneggiava su di loro.

Hope si avvicinò passò la mano sulla targa e provò a leggere.

- Colui che incarna il Vento: Rygon. Rygon? - domandò la ragazza.

Tristan, si appoggiò appena alla statua annuendo con le mani dietro la testa e lo sguardo divertito.

- Ho deciso che sarei diventato cavaliere quando ho trovato questo posto. Credo che siano delle rovine dedicate al dio del Vento - spiegò il ragazzo guardando poi la statua

- Il dio del Vento...sarebbe quello? Un drago? Avrebbe senso in effetti. I draghi dopo tutto sono bestie leggendarie -

Riflettendo su questo, Takeshi osservò la statua con curiosità mentre Kylar e Hope seduti l'uno accanto al altro rimanevano in silenzio aspettando che Tristan, prendesse la parola.

- Ragazzi...facciamoci una promessa! -

Esordì il rosso staccando la schiena dalla statua e guardando i tre con un ghigno deciso.
Kylar guardò Hope che scosse la testa come se cercasse di fargli capire che non aveva assolutamente idea di cosa il rosso avesse in mente.

- Che genere di promessa? - domandò Takeshi a quel punto passando la mano tra i capelli.

- Da oggi faremo del nostro meglio per realizzare i nostri sogni! E una volta cresciuti, una volta che saremo riusciti a raggiungere i nostri rispettivi obbiettivi ci rivedremo qui. Ci state? - disse il rosso allungando la mano verso gli amici con un sorriso deciso.

Takeshi fu il primo ad avvicinarsi. Osservò la mano di Tristan protesa verso di lui poi tese la sua appoggiandola su quella del rosso, lasciandosi però sfuggire un sospiro.

- Voglio diventare un arciere straordinario e voglio sfruttare queste abilità per proteggere la natura, quindi voglio diventare un cavaliere di Nexus - disse l'azzurro.

- Voglio diventare il più grande, meraviglioso, potente e fantastico dei cavalieri! Avrò uno stuolo di ragazze che mi adoreranno e diventerò una leggenda! -

Disse Tristan con gli occhi che brillavano di entusiasmo per poi guardare Hope e Kylar.

- Ehi tocca a voi due adesso. Dai ragazzi! - li incoraggiò il rosso.

Kylar si alzò da terra e si avvicinò, osservò le mani dei due ragazzi e guardò subito dopo la sua. Lui non aveva particolari sogni ma un obbiettivo. Posò la mano su quella dei due ragazzi e alzò lo sguardo.

- Voglio...voglio ricordare il mio passato. Sapere chi sono e quale è il mio obbiettivo -

Disse per poi restare silenzioso, ignorando le espressioni dubbiose di Tristan e Takeshi. Infine, fu il turno di Hope che affiancò Kylar poggiando la mano sulla sua, gli fece un piccolo sorriso gentile che il ragazzo ricambiò appena poi fece un profondo respiro.

- Io...io un giorno voglio creare una gilda di avventurieri e vorrei che tutti voi ne faceste parte - disse la bionda.

I tre ragazzi erano abbastanza colpiti e stupiti. Fu Tristan che ridendo spazzò via ogni dubbio. Si portò la mano contro il petto e provò a fare un buffo inchino.

- Agli ordini! Ogni gilda deve avere un affascinante cavaliere - disse il ragazzo facendo ridacchiare Hope.
- E anche un arciere! E poi qualcuno dovrà pure controllarti oggi come in futuro - disse Takeshi incrociando le braccia molto serio.

Tristan sbuffò seccato sollevando un sopracciglio come se stesse chiedendo a Takeshi, se stesse scherzando.

Hope ridacchiò per lo scambio di battute tra i due poi guardò Kylar. Era rimasta molto colpita dal fatto che il ragazzo non avesse più ricordi la prima volta ma ora che ne aveva l'effettiva certezza, ne era triste e dispiaciuta.

- Tu entrerai nella mia gilda? - Gli domandò la ragazzina.
Il giovane restò in silenzio ma poi annuì semplicemente facendole sfuggire un sorriso.

 
 
Quel giorno senza saperlo, quattro ragazzi ignari del loro destino avevano legato per sempre le loro vite.
In futuro coloro che avevano stretto quel patto credendo nei loro sogni...sarebbero diventati leggenda.



 

ANGOLO DELLA LOCANDA
Ed ecco che il prologo è finito!
Questo capitolo si è rivelato molto più complicato di quello che pensavo. Abbiamo finalmente visto la cerimonia della purificazione con Hope che è stata riconosciuta come sacerdotessa. Tutti hanno preso la loro decisione, Takeshi e Tristan partiranno per Loyality per diventare cavalieri di Nexus, mentre Hope ha espresso il desiderio di creare una gilda.

Kylar inoltre ha avuto un momento molto intenso dove è stato rassicurato da Alion. E infine il gruppo si è fatto una promessa con comune denominatore: realizzare i loro sogni e obbiettivi.

Il prossimo capitolo vedrà quindi un time-skip per i personaggi che vedremo cresciuti. Inoltre dal prossimo capitolo inizierà la trama principale. Non ho nulla da dire se non che stavolta non c'è uno speciale.

Bene. Direi che questo capitolo è finito e non vedo l'ora di sentire i vostri pareri e dubbi. Tante domande si sono aperte e tante risposte le chiuderanno. Vi ringrazio per avermi continuato a dare il vostro supporto e vi do l'appuntamento al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 5
*** Tutto inizia da qualcosa...questo è il nostro qualcosa. ***


Capitolo quattro
Tutto inizia da qualcosa...questo è il nostro qualcosa.

 

Il regno di Albion una terra florida, un luogo pacifico che si stava difficilmente riprendendo dalla guerra. Un luogo ove regnava l'armonia e dove si tramandavano la magia e la saggezza della civiltà antica.

Sette anni erano passati dall'investitura a sacerdotessa dell'infinity della giovane principessa Hope.

La ragazza ormai sedicenne era prossima al inizio del suo viaggio e con la speranza nel cuore, la fanciulla si avviava come ogni mattina al mercato del villaggio di Alabianca, lasciando il santuario della luce, la sua casa e scuola di vita eppure...anche una inesorabile gabbia dorata.

Affamata com'era di avventure e di nuove scoperte, la ragazzina cominciava a sentire quel luogo stretto e questa sensazione, non era assolutamente sfuggita a Kylar.

Il ragazzo che le camminava accanto era rimasto con lei per tutto quel tempo.
Nonostante non sapesse nulla del suo passato aveva reso il santuario la sua casa. 

Era diventato la guardia del corpo di Hope e passava le giornate in quel luogo tranquillo e paradisiaco, accanto alla fanciulla al sommo sacerdote del santuario della luce, un uomo di nome Alion e una donna che si chiamava Seyra, una sorta di tutrice di Hope.

Il ragazzo però era tormentato dagli incubi che lo costringevano a passare notti insonni. Incubi o visioni che non sapeva spiegarsi e che sembravano appartenere a un remoto passato, un tempo indefinito che non riusciva a riconoscere come suo.

- Quindi tra poco ci sarà il torneo. Chissà magari rivedremo Takeshi e Tristan! - disse la biondina sorridente.

Kylar in quel momento distratto dai suoi pensieri, si voltò inclinò la testa di lato ma poco dopo fece un cenno di assenso ricordando gli amici. 

Takeshi un timido e un po insicuro arciere ma gentile e un abile stratega e Tristan una impulsiva testa calda abile con la spada e abbastanza presuntuoso da farsi chiamare eroe da tutti. 

Erano partiti da molto tempo ormai per raggiungere la lontana città di Loyaility nel Sud del continente. Kylar si chiedeva spesso cosa stessero facendo in accademia e anche come fossero le terre e i luoghi al di là del santuario della luce.

- Se li rivediamo...mi piacerebbe vedere quanto sono diventati abili - disse il ragazzo.

- Ci siamo allenati tutti un sacco, anch'io sono diventata più brava con la magia! Adesso mi riescono bene gli incantesimi di primo livello -

Rispose Hope con un moto di orgoglio nel pensare alle ore spese per imparare ad accendere un fuoco o a far levitare un foglio con un soffio di vento.


Kylar annuì e si avvicinò a uno dei mercanti al fianco della ragazzina che si rivolse al uomo dietro il bancone.

Era un signore di mezz'età un po attempato si sistemò gli occhiali sul naso e scrutò i due ragazzi davanti a lui con occhio critico ma poi sorrise amichevolmente.

- Cosa posso fare per voi divina sacerdotessa? - domandò l'uomo.

Hope fece un colpo di tosse intravedendo un sorriso da parte di Kylar, divertito da come Hope aveva sperato e pregato tutto il tempo che l'uomo, non le parlasse in tono formale. Eppure era successo di nuovo.

Odiava la sensazione di essere vista come qualcosa di unico e di divino, lei in fin dei conti era un essere umano, niente più di un tramite tra gli esseri viventi e qualcosa di superiore e lontano che facendosi beffa dei suoi desideri l'aveva scelta.

- Dovremmo comprare queste cose -

Disse la ragazza porgendo al uomo una lista di vari ingredienti. Il commerciante la visionò qualche secondo poi prese alcune casse e iniziò a poggiare sul banchetto diversi contenitori e ampolle.

- Venti pozioni di guarigione, diciotto anti-veleno, diciassette antidoti contro paralisi, ipnosi e afrodisiaci. Quaranta barattoli di Olpyha...il sommo Alion sta proprio facendo scorta eh? -

Domandò l'uomo passando una mano sulla pelata. Sembrava preoccupato e controllava la lista di continuo. Alla fine si voltò verso i ragazzi.

- C'è qualche problema? - domandò Hope

- Si. Ho trovato molte delle cose che sono segnate sulla lista, il resto lo potete acquistare dal erborista...ma c'è un ingrediente che sfortunatamente è difficile reperire - disse l'uomo.

- Che ingrediente? - chiese stavolta Kylar

il mercante sospirò. Sembrava indeciso se parlare oppure tacere. Alla fine annuì e prese un vecchio libro mostrando ai due ragazzi una raffigurazione di una sorta di buffa e strana creatura: 

dalla forma allungata come quella di una freccia piumata di colore azzurro con una lunga coda e delle antenne sulla testa.
Nella raffigurazione le creature sembravano volteggiare nell'aria generando dei turbini. Hope rimase affascinata da quel disegno e sorrise.

- l'ultimo ingrediente è una piuma di Flywind. Normalmente si trovano sulle cime delle montagne dove soffia molto vento. Nidificano spesso sul monte Tajfun. Ma di recente se ne trovano sempre meno -

Spiegò il commerciante mentre sistemava alcune cassette a terra, riempiendole di prodotti appena arrivati.

Kylar e Hope si guardarono qualche secondo, la ragazza aveva qualcosa in mente e lui l'aveva pure capito. Alla fine ringraziarono il commerciante e si avviarono verso l'erboristeria.


l'edificio non era molto grande e circondato da piante dei tipi differenti. I due entrarono subito e si guardarono attorno. Hope scorse una chioma di disordinati capelli bianchi sbucare da dietro il bancone con la cassa stracolmo di erbe officinali e intrugli vari. 

L'uomo appena vide Hope si tirò indietro quasi sbattendo contro lo scaffale alle sue spalle.

- Non avete letto il cartello? Vietato entrare alle donne - specificò il giovane uomo.


Kylar inclinò la testa di lato, confuso da tale affermazione. Hope al contrario gonfiò le guance come uno scoiattolino con la bocca piena di ghiande e noci.

- Ehi! Non sei affatto carino! - disse offesa.

- Non mi importa, ora muovetevi e ditemi cosa vi serve - disse il bianco.


Hope per niente di buono umore, incrociò le braccia al petto sbuffando. Non le piaceva tanto quell'uomo più scontroso del necessario e che sembrava guardarla solo con astio. La ragazzina inclinò la testa osservandolo.

- Ci serve la roba scritta qui - disse mostrando il foglio.

L'uomo dai capelli bianchi fece segno a Kylar di porgergli il pezzo di carta. Naturalmente Hope trovò questo ennesimo gesto per lei incomprensibile davvero fastidioso. 

Kylar prese da lei la lista e si avvicinò all'uomo con uno sguardo calmo come sempre, nonostante non potesse fare a meno di osservarlo incuriosito.

- Dunque...accidenti! Alion mi sta svaligiando l'erboristeria giorno per giorno! A volte, solo a volte mi domando se lo faccia apposta -

Disse il bianco grattandosi la testa leggermente nervoso. Poi prese delle ampolle contenenti liquidi differenti ed etichettate con attenzione e ordine.

- Dato che lo chiami Alion senza "sommo" presumo che siate amici - disse Hope

- in un certo senso signorina. Comunque ecco tutto quello che vi serve - disse l'uomo.

Fece un grande sforzo e si avvicinò porgendo direttamente alla biondina la scatola contenente le risorse che aveva comprato.

Fu in quel momento che il cuore di Hope accelerò i battiti. Le sue guance si colorarono di leggero imbarazzo, mentre la bionda cominciava a balbettare per poi restare a bocca aperta senza riuscire a calmare la sensazione di calore che avvolgeva il suo corpo partendo dalla punta delle dita ed espandendosi come un incendio.


Hope serrò gli occhi sopraffatta da tutte quelle emozioni. Ma li riaprì di scatto, sentendo il tocco della mano di Kylar prendere e stringere la sua.

Voltò lo sguardo verso il ragazzo e fu grata della sua presenza. Quella sensazione di disagio scomparve lentamente e fece sgranare gli occhi del bianco che coprendosi con il cappuccio della mantella diede le spalle ai due.

- Andate ora. Mi state...mi state distraendo - disse l'uomo pensieroso.

Kylar fece un cenno di assenso, recuperò la cassa tenendola sotto braccio e sempre stringendo la mano di Hope, uscì dal' edificio.


Rilas diede uno sguardo verso la porta. Sospirò lungamente e si lasciò cadere sulla sedia, la testa ripiegata indietro gli occhi stanchi che guardavano il soffitto.

Era la prima volta che una donna riusciva a resistere alla sua "malia" e quello che lo rese ancora più pensieroso, era che la ragazza era riuscita a resistere, proprio grazie al aiuto di quello strano individuo che era in sua compagnia. Rilas chiuse gli occhi.

- Quindi è così...lei potrebbe essere davvero la mia...salvezza. Quell'uomo non mentiva - sussurrò l'erborista.



Hope e Kylar tornarono verso il santuario della luce, quando la ragazza si fermò.

- Per la piuma...perché non andiamo noi a recuperarla? - domandò al amico

Kylar ci pensò qualche minuto. In effetti, avrebbero tranquillamente potuto recuperare loro l'ingrediente mancante. Senza bisogno di coinvolgere nessun altro. Alla fine il ragazzo si rivolse ad Hope con un lieve sorriso.

- D'accordo. Ma restami vicino. Il monte Tajfun è un luogo pieno di pericoli -

La ammonì venendo spiazzato, quando la ragazza si gettò tra le sue braccia sfregando la testa contro il suo petto. Lui, preso in contropiede le diede qualche pacca sulla schiena fino a quando la bionda non si staccò sorridendo.

- Forza team Hope! Troveremo la piuma così Seyra e Alion saranno fieri di noi! -

Disse la ragazza sollevando il pugno al cielo piena di entusiasmo. Kylar dal canto suo, si limitò ad annuire.


Senza più aspettare altro tempo, i due ragazzi si incamminarono verso il monte Tajfun, superarono senza problemi la foresta raggiungendo il monte nel tardo pomeriggio. 

La vetta che spiccava nel panorama, era un luogo quasi del tutto inesplorato. Molti avventurieri lo raggiungevano ogni giorno ed era nel tempo stata la meta di alcuni dei cavalieri di Nexus. 


I due ragazzi si accamparono alle sue pendici e mentre Kylar era andato a raccogliere la legna, Hope era rimasta al campo preparando il fuoco.

- Basta una scintilla. Fiamma sorgi e riscalda! -

Disse la ragazzina portando le mani ad x davanti al viso. Un aura rossa la avvolse e venne rilasciata sotto forma di una piccola fiamma che riscaldò quasi subito il corpo della bionda, appena in tempo per il ritorno di Kylar carico di legna.

- La legna basterà per riscaldarci fino a domani. Partiamo presto quindi cerca di riposare stanotte -

Disse il ragazzo poggiando la catasta di legno a terra sedendosi vicino al fuoco. Hope si sedette dalla parte opposta e lasciò che quel tepore riscaldasse le sue mani e il corpo infreddolito.


Il mattino seguente i due ragazzi si misero subito in marcia e iniziarono a scalare il monte. Ovunque guardassero, vedevano la fitta vegetazione che sembrava sovrastare qualsiasi cosa. 

Il rumore di animali selvatici e del vicino ruscello, era tutto ciò che sentivano. L'astro prismatico era ormai al centro del cielo quando raggiunsero una vallata che proseguiva verso una salita molto ripida.


Kylar osservò la salita con sguardo preoccupato per poi gettarne uno verso la bionda. Hope era sdraiata sul manto erboso, stanca e accaldata stava riprendendo fiato. Il ragazzo prese la borraccia e la porse alla biondina che guardandolo si mise seduta accettando l'acqua.

- è freschissima! Ci voleva proprio. Ti ringrazio -

Disse porgendo al amico la borraccia perché anche lui potesse dissetarsi. Ma Kylar scosse il capo facendole segno di stare bene.

- La scalata si sta facendo più faticosa. Sicura di non volerti fermare? -

Domandò il ragazzo sedendosi a gambe incrociate. Ma la ragazza scosse il capo con decisione e dopo un respiro profondo si rimise in piedi.

- Scherzi vero?! Siamo arrivati fin qui...voglio andare fino in fondo. Questa è la nostra prima avventura! - disse Hope determinata.


Kylar si alzò a sua volta annuendo. Osservò la salita poi allungò la mano, un filamento di cristallo si arpionò a una delle rocce.

Passò il braccio non trasformato attorno alla vita di Hope che si ritrovò la guancia contro quella del ragazzo.

- Tieniti forte -

Le disse il giovane facendo uno scatto in avanti lasciando che l'arpione facesse il resto. Hope si strinse di scatto a Kylar chiudendo gli occhi fino a quando, non sentì i piedi per terra su una delle rocce più grandi.

- è il momento migliore...per dirti che non ho mai scalato una parete rocciosa? -

Domandò Hope ridendo impacciata e nervosa all'idea di essere così in alto. Kylar che nel mentre era aggrappato a una delle rocce scese accanto a lei, la guardò un instante poi se la caricò come un sacco di patate su una spalla, balzando alla prossima roccia con una agilità incredibile.

- Kylar fermati! -

Strillò la ragazza spaventata stringendo la giacca del giovane con le mani fino a quasi affondarci le unghie. Ma lui non sembrò risentire particolarmente di quel leggero dolore e sceso su una roccia molto in alto, fece scendere Hope che crollando sulle ginocchia si strinse nelle spalle.

- Ma che ti è preso?! E se fossi caduta!? Brutto stupido! - si sfogò la bionda.


Kylar la guardò inclinando la testa. Non capiva perché la bionda si stesse allarmando tanto e le poggiò una mano sulla testa.

- Se tu fossi caduta io ti avrei afferrata - provò a dirle.

Hope alzò la testa e lo guardò negli occhi poi si alzò lentamente appoggiandosi a lui per non cadere. Il ragazzo le poggiò una mano sulla schiena e aspettò che fosse lei a stringerlo passando le mani dietro il suo collo. 

La sollevò con una facilità incredibile posandole l'altra mano sulle cosce, tenendola in braccio come una sposa.

- Pronta? Cerca di non sbilanciarti. Non ci vorrà molto ad arrivare lassù - la rassicurò il ragazzo.

Hope annuì e si strinse a lui serrando gli occhi per non avere la stupida tentazione di guardare verso il basso.

In un instante Kylar balzò verso l'alto. I suoi piedi si staccarono da terra e Hope sentì il vento sferzarle il viso. Nella sua testa, la ragazza si ripeteva di tenere chiusi gli occhi e di stringersi al ragazzo il più possibile.

Quando toccarono terra, i due erano a metà strada. Hope aprì lentamente gli occhi ma li tenne appiccicati verso il volto di Kylar pur di non guardare in basso.

- Cosa succede? Perché ti sei fermato? - domandò la ragazza.

Lui alzò la testa e chiuse gli occhi per qualche instante. La sua stretta su Hope si fece più forte e quando avvertì un rumore non troppo lontano, il ragazzo balzò improvvisamente su una piattaforma rocciosa alla sua destra, schivando un masso che si schiantò sulla roccia dove erano prima facendola franare.

Il ragazzo posò Hope accanto a se e guardò in alto scorgendo alcune figure. Esse erano basse e di colore verde, agitavano le braccia arrabbiati facendo dei versi incomprensibili agitando dei bastoni di ossa. 

Camminavano in posizione verticale anche se le loro braccia quasi raggiungevano le ginocchia.
I loro occhi furiosi che osservavano i due ragazzi, erano rossi e opachi. Naso largo, faccia piatta con orecchie appuntite e una bocca larga piena di zanne piccole, ma taglienti.

- Goblin... -

Disse il ragazzo mentre i filamenti di cristallo uscivano dal braccio e dalla mano generando una spada di cristallo che sferzò lateralmente provocando le bestie.

- Dobbiamo continuare a salire. Metti un piede davanti al altro e non guardare mai giù -

Ordinò ad Hope spingendola a iniziare la salita. La ragazza un po preoccupata annuì e afferrò una roccia iniziando a scalare faticosamente la parete di pietra.

Un passo dopo l'altro, Hope si spinse con il corpo verso l'alto, mentre l'orda di goblin aveva iniziato a scendere balzando dalle rocce e urlando per cercare d'intimidire Kylar che rimasto a terra aveva guardato l'orda con uno sguardo gelido e calmo.

I primi goblin gli furono subito addosso ma il ragazzo li trafisse facendo spruzzare sangue cremisi dalla testa di uno di loro che gli sporcò parte del viso e dei vestiti. 

Calciò un altro addosso al suo compagno per poi con uno scatto trafiggerli insieme. Si voltò e uno dei mostri gli salì sulle spalle, allora il ragazzo chiuse gli occhi e dalla sua schiena, emersero delle punte di cristallo che impalarono il malcapitato.

Il corpo del mostro verde, cadde dalla roccia e rotolò giù dal dirupo mentre Kylar, alzando lo sguardo lo portava sui diciotto goblin davanti a lui.

- Fatevi avanti...che aspettate? - domandò quasi beffardo.

Uno di loro si avventò azzannando il braccio non trasformato del ragazzo. Kylar soffocò un verso e lo calciò via facendolo ruzzolare contro la parete, scattò verso di lui e affondò la spada nel suo corpo senza pietà.

Le orecchie di Hope furono riempite dalle grida dei goblin sottostanti e dai loro versi di dolore, mentre la spada di Kylar affondava nelle loro carni facendo schizzare sangue ovunque.

La ragazza si fece coraggio e stringendo i denti continuò a salire, vide una roccia alla sua destra, allungò il braccio ma quella sottostante al suo piede franò lasciandola appesa solo per le mani.

- Aiuto! Aiuto Kylar! - gridò la ragazza.

Terrorizzata cercando di tenersi alla roccia più che poteva.

Perse la presa e sgranando gli occhi precipitò verso il basso. Con grande coraggio tentò di aggrapparsi nuovamente alla parete e pur scivolando verso il basso, riuscì ad afferrare una roccia restando a mezz'aria. 

Strinse gli occhi per il dolore sentendo il sangue colarle dal ginocchio ferito.

Kylar vide la scena e fece per aiutare la ragazza quando uno dei goblin balzò alle sue spalle colpendolo alla nuca con il suo bastone d'osso. Il ragazzo barcollò indietro e poggiò la mano sul capo per poi alzare la testa e gelare con lo sguardo il goblin prima di affondare la stessa mano trasformandola in artiglio facendo letteralmente trapassare il corpo del nemico, sentendolo urlare e fare versi fino a spirare portando indietro la testa.

Il ragazzo lasciò cadere il corpo del goblin e osservò il comportamento di quelli rimasti che indietreggiando si diedero immediatamente alla fuga, come se quello davanti a loro, fosse tutto...meno che un ragazzo normale. Terrore si percepiva, negli occhi dei goblin che si stavano dando alla fuga urlando mentre Kylar, dopo aver spiccato un balzo aveva recuperato Hope portandola al sicuro in cima al monte.


La cima di quel luogo era quanto di più bello Hope avesse mai visto, non che al di fuori del santuario e la valle che dava sul villaggio di Alabianca, la ragazza avesse mai visto nulla di che.

Il luogo era un mare immenso di fiori rosa, il cielo solcato da nuvole vaporose e bianche era terso e l'aria fresca. La ragazza sgranò gli occhi sorpresa ed entusiasta.


Hope fece qualche passo in avanti, ignorò il dolore al ginocchio e scivolò seduta accarezzando i petali dei fiori. Kylar si avvicinò e abbassandosi, le poggiò la mano sul ginocchio creando una patina di cristallo sulla sua ferita esattamente come aveva fatto con il suo dito quando si era tagliata.

- Ti ringrazio. Però anche tu ti sei ferito -

Notò la ragazza osservando la spalla del giovane, un morso era chiaramente visibile. Si potevano vedere i segni dei denti che avevano penetrato con forza la sua giacca lacerandola.

Il ragazzo si rialzò e scosse la testa poggiando la mano sulla propria spalla per generare altro cristallo e curarsi la ferita.

- Non credo che dovresti lasciarla così. Il taglio sembra molto profondo, potrebbe infettarsi -

Disse la ragazza alzandosi da terra per poi avvicinarsi a Kylar. Posò delicatamente la mano sulla spalla del giovane. Lo sentì sussultare leggermente al suo tocco e delicatamente la ragazza, osservò la sua ferita per poi guardarsi attorno alla ricerca di un qualche stagno o laghetto per prendere dell'acqua.

Vide un piccolo laghetto e vi si avvicinò inginocchiandosi poi prendendo la borraccia d'acqua ormai vuota, la riempì e tornò dal ragazzo.

- Dovresti toglierti la giacca e la maglietta. Bisogna disinfettare il taglio - spiegò la bionda.

- Da quando sei diventata una esperta? -

La prese leggermente in giro il ragazzo per poi levarsi giacca e maglietta rivelando un petto allenato e muscoloso anche se non eccessivamente.

- Alion mi ha detto cosa fare se mai mi fossi ferita. Da piccola...giocavo spesso in giardino e capitava che tornassi a casa con qualche graffio -

Spiegò Hope osservando senza parole il ragazzo mentre le sue guance si coloravano di leggero imbarazzo rendendola impacciata.

La ragazza prese un fazzoletto e imbevendolo di acqua si avvicinò a Kylar che nel frattempo si era seduto a terra. Hope si sporse in avanti e cominciò a lavare la ferita con delicatezza per togliere quanto meno la maggior parte del sangue.

- Non faccio fatica a crederci. Sei abbastanza imbranata tu - ridacchiò il ragazzo.

- Ehi! Non è essere imbranata è...ecco inesperienza! - replicò la bionda.


Kylar sollevò le mani come a settare la resa ma gli sfuggì l'ennesimo sorrisetto. Hope mise il broncio e cercò nella sua sacca qualcosa per fasciare la spalla del ragazzo ma questo più veloce le fece segno di non preoccuparsi più di tanto.

- Guarirà da solo. Ti ringrazio ma non c'è bisogno di fasciarlo - le disse il ragazzo.

- D'accordo. Secondo te, dove sono i Flywind? -

Domandò la ragazza osservandosi attorno, quando qualcosa le saettò accanto sferzando e scompigliandole i capelli.

Un esserino di piccole dimensioni ricoperto completamente da piume azzurre volteggiò nell'aria ricongiungendosi a uno stormo di creature simili a lei.

Essi, fecero capolino da dietro le nuvole circondando l'esserino loro simile e volteggiando emettendo un suono stridulo.

- Sembra che li abbiamo trovati. Adesso dobbiamo trovare il modo di prendere una piuma. Come facciamo? - domandò Hope.

Kylar sembrò pensarci su qualche minuto valutando come catturare qualcosa di così veloce. Quando improvvisamente con uno scatto afferrò Hope e le fece abbassare la testa rotolando a terra tenendola tra le braccia e schivando l'enorme ascia che si conficcò a due centimetri dai loro visi.

Una risata forte e chiassosa proruppe nell'aria, i Flywind iniziarono a saettare avanti e indietro ma una rete elettrica li avvolse, la stessa rete tentò di catturare anche Hope e Kylar, ma il ragazzo la tagliò in due per poi alzarsi stringendo Hope al petto.

Kylar si ritrovò a guardare un orco o forse un mezz'orco a giudicare dalla folta chioma corvina che l'essere dalla carnagione verde si scostò con la mano da davanti gli occhi gialli.

L'orco fece un ghigno esibendo le zanne e iniziò a camminare fino a raggiungere l'ascia a pochi metri dai due ragazzi sollevandola con una sola mano con grande facilità.

- Quindi ho preso nella mia rete altri pesciolini eh! Chi siete voi, umani? Dal odore lo sembrate! - 

Disse il nuovo arrivato, tuonando con la sua voce forte e possente.

Kylar portò Hope alle sue spalle e si preparò nuovamente a combattere. Osservando il nemico, pote notare due cose: l'orco era ben vestito e aveva delle armi da taglio oltre all'ascia. Infatti, indossava una giacca azzurra con maniche bianche ben pulita. Guanti marroni ricoprivano le mani una delle quasi aveva stretto il manico dell'ascia portandola su una spalla. 

Kylar notò subito che due cinture intrecciate circondavano la vita del orco reggendo due spade.
Hope, subito si precipitò verso la rete e con un coltello cercò di tagliarla ma venne colpita lei stessa dalla scossa elettrica che le fece scappare un grido di dolore.

- Ehi umana! Io non lo rifarei quei Flywind sono miei. Mi daranno modo di raccogliere un bel gruzzoletto -.

Ghignò l'orco grattandosi l'orecchio decisamente lungo per uno della sua specie. I suoi occhi erano pieni di avarizia la stessa che mostrava, mentre sfregava le mani immaginando la montagna di monete d'oro che avrebbe guadagnato.

- Non sono tuoi! n-non puoi tenerli prigionieri...hanno diritto a essere liberi - disse a quel punto Hope.


Kylar che la pensava esattamente come lei, annuì scattando verso l'orco che nonostante la sua stazza, mollò l'ascia e afferrando i pugnali fece due fendenti a Komuri. Il primo all'altezza del petto il secondo sulla gamba.

- Sei svelto umano! Ma non abbastanza - 

Disse il nemico fiondandosi su Kylar, afferrò le sue braccia dandogli una testata che lo stordì poi sollevandolo lo lanciò verso un albero facendogli battere la schiena.

Il ragazzo sentendo i polmoni svuotarsi d'aria quando impattò contro l'albero tossi cadendo a terra, fece perno sulle braccia spingendo con le mani e si rimise in piedi generando dei pugnali con il cristallo, subito li lanciò contro l'orco. 

Questo schivò i primi due per poi afferrare il terzo spezzandolo con le sue forti zanne. Dopodiché prese l'ascia e con la sua grande forza, la lanciò verso il ragazzo.


- Attento Kylar! - gridò Hope al amico.

Il ragazzo ruzzolò di lato e generò un bastone di cristallo per poi correre verso l'orco sentendo alle sue spalle l'ascia lacerare i busti degli alberi facendoli cadere uno dietro l'altro per poi conficcarsi in un enorme pietra.

Il bastone impattò sulla spalla e lo stomaco del nemico con colpi molto forti ma l'orco lo afferrò con le braccia e lo sollevò sollevando con esso anche Kylar che approfittando del blocco delle mani del avversario, scese a terra, generò un pugnale e lo affondò nel fianco del avversario che ringhiando di dolore, gettò il bastone tirando un calcio al ragazzo facendolo cadere indietro.

Kylar ruzzolò indietro ma si rialzò quasi subito. Aveva il fiato corto, la ferita che gli aveva provocato il goblin aveva cominciato a sanguinare e bruciare. Il ragazzo trasformò il braccio in artiglio e guardò verso Hope che era riuscita a tagliare la rete.

La ragazza era coperta da ferite, con i capelli scompigliati e tremante aveva sopportato le scariche riuscendo a liberare i Flywind. 

Era in ginocchio e guardava le creaturine azzurre che fluttuavano intorno a lei, con un piccolo sorriso.

Kylar guardò verso l'orco che si era estratto il pugnale ringhiando seccato.

- Non avresti dovuto farlo. Di te umana mi occuperò più tardi...prima è il turno del tuo amichetto - 

Disse l'orco allungando la mano
l'ascia vibrò e si distaccò dalla roccia volando nella mano del orco che la rilanciò verso Kylar.


Il ragazzo chiuse gli occhi e quando li riaprì, spiccò un salto, poggiò i piedi sul manico dell'arma e dandosi la spinta allungò l'artiglio afferrando il collo del nemico per poi bloccarlo a terra. 

Kylar, trasformò poi anche l'altra mano in artiglio e fece per colpire l'orco.

- Ohi ohi umano sta calmo! -

Disse quest'ultimo alzando le braccia in segno di resa. Una goccia di sudore scivolò dal suo collo mentre deglutendo pensava a ogni possibile modo per liberarsi.

- K... Kylar fermati ti prego. Basta combattere! -

Quando il ragazzo sentì la voce della bionda, si voltò verso di lei. La ragazza era in piedi circondata dai Flywind che sembravano quasi giocare con lei.

- Ti prego...non ucciderlo. -

Implorò la bionda con uno sguardo triste e debole. Kylar guardò l'orco poi scostò l'artiglio di cristallo tenendo comunque la guardia alta.

- Perché volevi catturare i Flywind? E poi tu...chi sei? - domandò la ragazza al orco.

Questo si alzò e si spazzò i vestiti dalla polvere e dalla terra poi guardò verso la bionda, sorpreso che lui avesse evitato la sua morte.

- Mi chiamo Gart sono un mezz'orco. Volevo catturare i Flywind per guadagnare qualcosa al mercato nero, ovviamente! - 

Disse il verde incrociando le braccia, osservando prima Kylar poi Hope.

- E voi mocciosi umani me lo avete impedito. - ringhiò.

Improvvisamente, i Flywind circondarono Gart e un turbine lo fece sollevare nonostante le sue innumerevoli lamentele.

- Fermi! Stupidi pennuti odiosi! Mettetemi giù! - 

Si dimenò l'orco mentre ruzzolava nel vento generato dalle creature. Hope tirò un sospiro e affiancando Kylar guardò l'orco.

- Se prometti di rigare dritto e non infastidire più i Flywind, allora sarai libero - disse la ragazza.

- E come faccio a pagare la birra, la casa e le donne!? Umana non ci penso...ok ok mi arrendo va bene! - urlò Gart stanco di girare come una trottola.

Hope guardò i Flywind e questi dispersero il vento facendo cadere l'orco di faccia. Il primo Flywind che avevano incontrato sfregò il musetto sulla guancia della bionda che lo accarezzò ridacchiando, facendo sfuggire un sorriso sollevato a Kylar.

- Maledizione...voi umani portate solo guai! - 

Ringhiò l'orco passando la mano dietro la nuca e alzandosi da terra. Hope gli si avvicinò le era venuta una buona idea.

- Invece di fare il bracconiere...non vorresti vivere grandi avventure? Io voglio creare una gilda e credo che sarebbe il posto perfetto per uno con le tue abilità. Che ne dici? - 

Domandò la biondina portando le mani incrociate dietro la schiena. Gart ci pensò qualche secondo poi la guardò annuendo.

- Così potrei evitarmi di dover pagare l'affitto...e va bene! Ma voglio birra e rum! E deve sempre esserci un cosciotto di Bulfago a cena! -

Disse l'orco porgendo la mano verso Hope.

- Affare fatto! Benvenuto in squadra -

Rispose la bionda stringendo la grossa mano di Gart con la sua più piccola e delicata.

- Il mio nome è Gart signorina! - disse l'orco ghignando.

- Io sono Hope e lui Kylar - rispose la bionda sorridendo.



Il trio si avviò verso il sentiero che portava alle pendici del monte. Quando Hope notò cadere qualcosa poco più indietro. Si avvicinò notando cosa fosse: era una piuma azzurra.

La ragazza la raccolse e con un sorriso carico di gratitudine, raggiunse Kylar e Gart.

 
----

Quando il ragazzo prese la lettera tra le mani, gli sfuggì un piccolo sorriso. Aprì la busta e si appoggiò a un albero iniziando a leggere quando di colpo, venne raggiunto dal amico dai capelli rossi.

- Alla fine è arrivato il momento. Il torneo inizia domani, come ti senti? - domandò quest'ultimo.

Takeshi sorrise mostrando la lettera a Tristan che rispose con un fischio di stupore.

- è arrivata...la lettera...la sua lettera. Dice che ha intrapreso la sua prima esplorazione - spiegò il giovane.

- Allora dobbiamo fare del nostro meglio per mantenere la promessa! - rispose Tristan.

Takeshi annuì e guardando il sole tramontare, seguì l'amico dentro l'accademia pronto a fare del suo meglio al torneo di Loyality.

 
ANGOLO DELLA LOCANDA
 
Ma salve amici carissimi! Ed è finito un altro capitolo. Questo capitolo è iniziato con un time skip di sette anni. Abbiamo visto cosa è successo ad Hope e Kylar, assistendo alla loro prima avventura che è terminata niente meno che con un nuovo membro per la gilda di Hope. 

Ed è così che il mezz'orco Gart si unisce al duo. Infine ecco tornare in scena il duo Takeshi e Tristan che rivedremo presto alle prese con il torneo di Loyality.

Detto ciò non mi resta che darvi il benvenuto al prossimo capitolo. Si ringrazia DiasproInmay per il personaggio di Rilas.

Gart 

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Capitolo 6
*** Le avventure del trio: la grande fuga ***


Capitolo cinque
Le avventure del trio: la grande fuga

Tristan affondò la lancia contro il manichino che venne trapassato da parte a parte scomparendo in uno sbuffo di fumo magico. Dichiarando così finito il suo allenamento, almeno per quella mattina.

Loyality era in festa per l'imminente torneo dell'accademia. Visitatori giungevano a flotte dagli angoli più sperduti del continente per vedere la maestria degli allievi e dei cavalieri di Nexus.
Tristan si arrampicò agilmente su uno degli alberi del meleto e prese un frutto assaggiandolo, ancora appeso con un braccio al ramo.

Il ragazzo sembrava pensieroso a causa del imminente torneo.
Quando vide alcune ragazze passare però, si riprese immediatamente.
Fece uno scatto balzando davanti al trio e con un sorriso, prese la mano di una di loro riservandole un bacio a mano sorridendo.
La ragazza in questione aveva le guance rosse e si lasciò sfuggire una risatina imbarazzata guardando le amiche.

- sul serio ragazze...potreste tornare dopo? Dobbiamo allenarci -

A rompere quell'idillio di fanciulle che ammiravano Tristan, arrivò Takeshi.
Il giovane arciere aveva arco e faretra a tracolla i suoi abiti erano sporchi di fango, probabilmente perché era di ritorno da una delle sue passeggiate nel bosco che circondava l'accademia.

Le ragazze che stavano letteralmente mangiando Tristan con gli occhi, sembravano infastidite dalle parole di Takeshi. Tanto da andarsene parlottando tra di loro. Il rosso, si passò la mano tra i capelli voltandosi verso il compare.

- Ehi! La smetti di farmi terra bruciata attorno? - domandò seccato
- Dobbiamo allenarci, ALLENARCI Tristan, non fare il filo a tutte le oche dell'accademia -

Replicò l'arciere appoggiando sul muretto che costeggiava il meleto, la faretra e l'arco e iniziando a controllare le frecce.

- devi assolutamente migliorare le tue esperienze sociali amico! Andiamo stiamo per diventare cavalieri di Nexus! - si lamentò come un bambino Tristan
- se supereremo l'esame e ci piazzeremo bene al torneo. Ricorda...SE Tristan -

Lo rimproverò quasi immediatamente Takeshi sedendosi e iniziando a estrarre le frecce, controllandone la punta per poi farla sfregare a una roccia.

- per me non è un se ma piuttosto, un quando. Andiamo, potresti anche cercare di essere più amichevole. - si lamentò il rosso sedendosi accanto al amico
- in tempi di guerra, non bisogna esserlo. Galecia ci avrà anche risparmiato ma torneranno...secondo te perché hanno reclutato così tante persone? -
domandò l'arciere distraendosi dal suo lavoro, stringendo la freccia e la pietra con forza.

Tristan portò indietro la testa guardando il cielo limpido e privo di nuvole.
- Lo so. Vogliono mettere insieme un esercito secondario...l'ho sentito da alcuni cadetti del quarto anno. - iniziò il rosso.
La sua espressione irritata era più fredda e seria. Si stiracchiò portando le mani dietro il collo senza distogliere lo sguardo dal cielo.

- Inizierà vero? Una nuova guerra comincerà presto -

stavolta Tristan sorrise deciso e quasi felice. Il contrario di Takeshi che incassando la testa nelle spalle si limitò ad annuire.
- allora dobbiamo diventare cavalieri! Oggi dobbiamo fare del nostro meglio! -
disse Tristan alzandosi di scatto per poi porgere il pugno a Takeshi.

L'arciere sollevò la testa e osservò il pugno del amico e il suo sorriso grintoso. Tristan era una testa calda eppure, Takeshi invidiava il suo coraggio e la sua schiettezza. Certe volte, avrebbe voluto essere più deciso come l'amico.

- d'accordo. Farò del mio meglio - disse l'arciere
- eh no! Devi dire farò tutto ciò che c'è da fare per diventare cavaliere! - lo rimproverò scherzosamente l'amico.

Takeshi si lasciò sfuggire un sospiro ma vedendo l'insistenza di Tristan, si alzò e batte il pugno contro quello del compare.

- va bene! Io Takeshi Felgrand diventerò un cavaliere! -

gridò pensando che fossero da soli, ma ben presto Takeshi, si rese conto che il meleto si era riempito di persone che ora, lo fissavano ridacchiando e parlando l'uno al orecchio del altro.
Il ragazzo sprofondò nell'imbarazzo, raccolse la faretra e si mise a correre, seguito a ruota da un divertito Tristan che non smetteva di ridere del imbarazzo del giovane arciere.

La sala comune, era affollata dalle matricole tra le quali Tristan, riconobbe due reclute del terzo anno come lui.

La prima aveva i capelli rossi che risaltavano sulla carnagione ambrata, se li stava stuzzicando nervosamente con due dita mentre parlava con un altro ragazzo.
Questo era decisamente più alto e massiccio con degli scombinati capelli neri. Si poteva riconoscere non solo perché era un omaccione dal fisico ben costituito, ma anche per l'enorme ascia che teneva sulla spalla e il tono della voce decisamente rumoroso.

- ehi Kara, Garan - li salutò Tristan

la ragazza dai capelli rossi, fece un cenno e si appoggiò con le braccia conserte alla bacheca alle sue spalle, osservando i due con gli occhi rosso pallido.

- avete sentito? C'è stata un altra esplosione nella zona della cascata. I mentori vogliono sospendere il torneo - disse Kara
- cosa?! No! E che cavolo! -

si allarmò subito il neo-lanciere con le mani nei capelli. Takeshi al contrario era come immobile, pietrificato stringeva i pugni con forza.

- esplosioni...di che tipo? - domandò quasi sussurrando l'arciere.
- le esplosioni si sono concentrate nel perimetro antistante alla cascata. Chi era presente, ha descritto grosse sfere nere che hanno toccato il terreno per poi esplodere -
disse una voce alle spalle del gruppo di apprendisti.

Quando questi si voltarono, videro alle loro spalle un giovane uomo di bell'aspetto che indossava una armatura da cavaliere tirata a lucido, sul fianco pendeva una frusta. Lo sguardo blu del uomo, si fece affilato quando vide Takeshi digrignare i denti.

- i cadetti sono tenuti a rispettare le regole. Restate nelle vostre stanze, risolveremo noi cavalieri la situazione - disse l'uomo
- dove...dove si trova quella maledetta?! -

l'urlo inaspettato di Takeshi finì per sorprendere tutti quanti. Tristan per primo che poggiando una mano sulla spalla del amico cercò subito di calmarlo. Il giovane arciere, sgranò gli occhi abbassando la testa dispiaciuto di quella reazione.

- sia chiaro a tutti quanti! Non vi sarà permesso di lasciare le camerate e fino a nuovo ordine. Il torneo di quest'anno è annullato! -
disse il cavaliere prima di lasciare la stanza attorniato dai brusii dei cadetti che si lamentavano della sospensione del torneo.

- Marek Scale cavaliere di Nexus del primo ordine. Viene soprannominato la serpe ingannevole per via della sua furbizia - disse Kara socchiudendo gli occhi

Tristan ammirando l'accurata analisi tecnica di Kara, fece un sorrisetto divertito ma poi cercò subito di dire qualcosa a Takeshi nella speranza di calmarlo. Ma questo, gli gettò un occhiata sconfortata per poi lasciare a sua volta la sala comune. Il rosso sospirò grattandosi la testa con aria Altrettanto dispiaciuta.


- che è preso al tuo amico? Di solito è sempre imbranato e impacciato! - disse Garan
Tristan lo fulminò con lo sguardo per quella ennesima mancanza di rispetto verso Takeshi.
- non sarà un cuor di leone ma è l'arciere migliore che conosco! - lo difese il rosso.
- allora non ne conosci molti - replicò Garan con un ghigno.


Il giovane lancere, ringhiò e scattò cercando di tirare un pugno al ragazzo più grosso che intercettando il colpo, strinse il pugno di Tristan nella sua mano.

- cosa pensi di fare tu? Debole come sei non mi fai un graffio! -
disse Garan tirando un pugno al volto di Tristan che barcollò cercando subito di sferrare un pugno altrettanto forte, contro il volto del altro ragazzo. Questo prima che Kara si mettesse in mezzo tra i due.

- adesso finitela! Tutti e due, se volete risolvere le vostre dispute, fatelo sul campo d'addestramento e durante il torneo - li ammonì la ragazza

Garan si passò seccato la mano dietro la nuca sistemandosi i capelli, mentre Tristan si asciugava il bordo della bocca sporco di sangue.

- Kara mica è colpa mia! È questo vermiciattolo che si agita TROPPO per i miei gusti - disse poi il corvino
- non mi interessa. Non è il momento di una stupida prova di forza. -

rispose la giovane guardandolo con uno sguardo infuocato che non avrebbe ammesso ulteriori repliche o lamentele da parte di Garan.

- quando vuoi...ti darò una lezione sul campo di battaglia anzi...io e Takeshi vinceremo il torneo e batteremo la vostra squadra! - annuncio indicandoli Tristan

Garan e Kara così come il resto delle matricole restarono da prima in silenzio per poi scoppiare a ridere, deridendo Tristan che con l'orgoglio a pezzi, il morale sotto i piedi e la rabbia nel cuore, corse fuori dalla sala comune, raggiungendo la sua stanza.
***

Quando Tristan varcò l'ingresso della stanza che condividevano, Takeshi quasi sobbalzò.
Il rosso, aveva sbattuto la porta con forza e si era buttato nel suo letto letteralmente di faccia, esprimendo con un ringhio tutta la sua frustrazione.

- che succede a tutti?! Accidenti! - disse sospirando per poi mettersi seduto guardando Takeshi.  - anche tu! Potevi dire qualcosa, invece di scappare come un fifone! - aggiunse poi sprofondando il volto contro il cuscino.

Takeshi deglutì abbassando la testa e afferrando il proprio per poi gettarlo contro il compare.

- non sono scappato! Ma non posso andare nella foresta o verresti sospeso anche tu! - replicò l'arciere.
- pensi che mi importi di essere sospeso? Il torneo è stato annullato. -
rispose allora Tristan alzando la testa per poi mettersi a pancia in su.

- Tristan mi dispiace aver perso il controllo ma...conosco perfettamente chi ha generato quelle esplosioni e il solo pensare che sia viva...mi fa ribollire il sangue - disse il ragazzo con un ringhio secco.

Tristan fece un sospiro tirato, afferrò un cuscino tirandolo addosso al arciere.

- allora che stiamo aspettando? Andiamo a cercare quella tipa e facciamo in modo che non crei più problemi, no? -  disse il rosso sorridendo, facendo l'occhiolino a Takeshi.

L'arciere socchiuse gli occhi molto più tranquillo e alzandosi afferrò faretra e arco.
Tristan si alzò a sua volta e prendendo la sua fedele lancia, seguì l'amico.

- c'è solo un piccolo, microscopico e trascurabile problema. Come facciamo a uscire, senza farci beccare? - domandò il rosso

- a questo posso pensare io! -

i due sobbalzarono, quando una testa dalla folta chioma castana e i vivaci occhi gialli, fecero capolino dalla porta.

- Amber! Nessuno, ti ha insegnato il significato della parola privacy?! -

gridò un quasi sconvolto Takeshi, gettandole contro lo zaino che la ragazza, afferrò al volo con un salto.

- uffa! Ho sentito che eravate stati massacrati da Kara e il suo energumeno. Volevo accertarmi che steste bene! - si difese la castana.

Tristan passò la mano dietro la testa, accarezzandosi i capelli impacciato. In effetti non se l'era passata molto bene e la guancia ancora gli faceva male.

- è stato un incidente di percorso. E comunque la nostra squadra li batterà al torneo! - replicò poi sicuro di se.
- comunque, Amber dicevi di poterci aiutare a uscire, senza che nessuno ci vedesse. Come? - domandò Takeshi

la ragazza sorrise. battè le mani e si passò con decisione la mano tra i capelli prima d'indicarsi con il pollice gonfiando il petto orgogliosa.

- modestamente...sono una esperta, della fuga senza essere scoperti! Conosco tutti i passaggi segreti dell'accademia. -
affermò con sicurezza come se fosse davvero, una esperta delle uscite non autorizzate dall' edificio scolastico.

- non fatico a crederci...praticamente non sei mai a lezione. - ridacchiò Tristan

Amber, gonfiò le guance indispettita. A Tristan, ricordò molto uno scoiattolino con la bocca, piena di ghiande e noci.

- perché le lezioni, si imparano con la pratica e l'esperienza diretta. Non certo leggendo dei mattoni o ascoltando dei vecchi! - replicò la castana sbuffando - volete o non volete che vi aiuto?! - sbottò poi leggermente irritata.

- va bene va bene. Non ti scaldare dai! - rise Tristan alzando le mani in segno di resa.

Il trio uscì dalla stanza e lentamente si avviò verso il corridoio. Come previsto agli angoli del portone principale, stavano due guardie in armatura leggera e elmi, a forma di testa di leone.

Amber fece segno ai due di restare in attesa dopo di che si avvicinò da sola verso le due guardie con passo deciso ancheggiando leggermente.

- salve gentili soldati, belli e affascinanti! - esordì la castana

i due soldati di costituzione abbastanza esile, sembravano più che altro le ultime ruote di scorta del carro.

- gli ordini delle matricole, sono di restare nelle proprie stanze, signorina! - disse la guardia dai corti capelli neri.

Amber strisciò la punta del piede a terra e sbatte le ciglia, mostrando loro uno sguardo da finta fanciulla innocente.
- oh davvero non lo sapevo! Ero andata in bagno...sapete no? "Cose da donna" - disse la ragazza

Tristan si poggiò la mano sulla bocca per soffocare una risata. Takeshi si fece sfuggire un sorrisetto divertito, pensando a quanto Amber, fosse furba e a quanto provasse pietà per le due guardie che al "cose da donne" pronunciato dalla ragazza, erano diventati paonazzi.

- v-va bene signorina! Per questa volta è giustificata. Ma si rechi immediatamente nella sua stanza - balbettò la guardia bionda

- oh mille grazie! È merito di voi soldati fieri e coraggiosi, se possiamo vivere con serenità la nostra vita scolastica! - disse la castana intrecciando le dita delle mani come in una preghiera.

I due si ringalluzzirono tutti gonfiando il petto e mettendosi su l'attenti.
Non potevano immaginare che quella sviolinata, era un semplice sotterfugio per guadagnare tempo, mentre Takeshi e Tristan raggiungevano le cucine, sfruttando il montavivande per uscire inosservati.

- bene! Io tornerei nella mia stanza. Continuate a fare un ottimo lavoro mi raccomando! -
disse Amber alle due guardie allontanandosi verso le cucine con la scusa di andare nella propria camera.

La ragazza, raggiunse quasi subito gli amici e dopo aver preso anche lei la via del passaggio segreto, arrivò nel magazzino dove i due l'aspettavano.

- sei stata grande! Per un attimo, c'ho creduto pure io alla storia che ti sei inventata! -
disse Tristan senza riuscire a trattenere le risate, pensando alle povere guardie che avevano creduto per filo e per segno, alle scuse della ragazza.

- l'arte di saper ingannare il prossimo, sebbene per una nobile causa, non è per tutti. - disse ridacchiando Amber
- ora però come usciamo? Da qui si può accedere soltanto al tetto. -

un sorriso furbo, si dipinse sul volto della fanciulla a quella improvvisa domanda di Takeshi. Amber si avvicinò e facendo forza con un legno, riuscì ad aprire la finestra per poi voltarsi verso il duo.

- ovviamente non stai suggerendo di gettarci dalla finestra, vero? - domandò un preoccupato Takeshi
- assolutamente no. Solo di usare la magia del vento, planare verso il terrazzo che da sulla presidenza, scendere lungo il cornicione, arrivando fino al giardino delle rose - rispose la castana.
- già che ci siamo, chiedere al preside di aprire la finestra lasciandoci entrare e perché no, anche darci un passaggio per raggiungere la foresta, già che ci siamo? - disse Takeshi con tono parecchio ironico

Amber sbuffò facendo spallucce, mentre Tristan, ridacchiando poggiò la mano sulla spalla del amico arciere.

- mai contraddire una donna. Ergo...fa ciò che vuole e vivi sereno. - replicò Tristan
- grazie del consiglio decisamente INUTILE! Se non ti spiace, non voglio morire! - sbottò l'azzurro.
- o questo oppure non puoi uscire. Scegli tu quale preferisci - gli rispose la ragazza

Takeshi incrociò le braccia al petto e batte nervosamente il piede. Sembrò pensare qualche istante poi anche se con una espressione seccata, annuì.

- va bene! Va bene avete vinto voi - disse infine Takeshi per poi allungare la mano verso la finestra.

Sulle punte delle dita, cominciarono ad apparire alcune particelle di color verde acceso.
Il ragazzo chiuse a pugno la mano portandola al petto e successivamente verso i due amici per poi socchiudere gli occhi, cercando di concentrare l'energia delle particelle tutta nella mano.

- userò l'Incantesimo di levitazione. Uno di voi scenderà e aprirà la porta esterna del giardino dal altro lato. - disse il ragazzo
- perfetto! Vado io che sono più leggera - si offrì immediatamente Amber alzando la mano.

Takeshi annuì e fece un gesto secco come se cercasse di afferrare qualcosa con la mano.
Improvvisamente, una folata di vento avvolse la castana che levitando a mezz'aria, fece una capriola per poi dirigersi fuori dalla finestra scendendo lentamente di quota, fino a posarsi nel giardino.

Amber guardò gli amici che si erano affacciati alla finestra, esibendo un sorriso. dopodiché senza fare rumore, nascondendosi dietro le siepi, fece il giro del giardino, raggiungendo la porta chiusa.

- ottimo ma...come la apro senza chiavi? -

si domandò la ragazza con una mano a pugno sotto il mento, inclinando la testa a destra e sinistra con aria pensierosa. Alla fine la castana fece spallucce e sollevò la gamba piegandola leggermente, portando avanti le mani che chiuse a pugno per poi aprire di scatto.

- fuoco primo livello! Fiamma che divampa gloriosa, dai hai miei pugni l'ardore del fuoco! -
declamò, avvolgendo la gamba con lingue di fuoco vorticanti per poi con un calcio ben assestato, fare esplodere suddetta porta.

- oh! È stato veramente molto facile -

disse sorridendo serafica, affacciandosi appena in tempo per vedere, Tristan e Takeshi correre verso di lei trafelati e con l'aria tra il preoccupato e lo sbalordito.

- tu sei pazza! Ti hanno mai insegnato il concetto di non farsi notare?! - gridò l'arciere

Tristan afferrò il polso di Amber e con uno scattò si gettò in avanti guardando verso Takeshi.
- muoviti lumaca o ti lasciamo qui! - gli gridò il lancere correndo con Amber che era nel frattempo scoppiata a ridere per la situazione che trovava parecchio divertente.

Lo sguardo del uomo seguì il trio di cadetti fino a quando, questi non saltarono il grande cancello usando la magia del vento e non si diressero verso la foresta.

Akurein sorrise voltandosi verso Marek che arrivando davanti alla porta del ufficio sembrava parecchio furioso.

- signore ho una notizia da comunicarle che non le piacerà. Nonostante... -

il cavaliere venne interrotto dal uomo dai capelli blu acqua che sollevando la mano sorrise nuovamente.

- tre reclute hanno appena lasciato l'edificio. Lo so già Marek. Chi sono? -

domandò al contrario Akurein, sedendosi a fumare la sua pipa, osservando l'esterno, dalla finestra della presidenza.

- si tratta di Takeshi Felgrand, Tristan Seido e Amber Edison. Appartengono tutti e tre alla squadra Bronzo signore - disse Scale osservando una cartellina che teneva in mano con aria, piuttosto nervosa.

La risata di Akurein echeggiò nel ufficio, mentre qualcuno, disattivava l'allarme che fino a quel momento, aveva continuato a rimbombare nelle orecchie dei presenti.

- signore vuole che vada a riprenderli? Suggerisco una punizione esemplare - disse freddo Merek. L'uomo si passò la mano tra i capelli mentre l'altro respirò il fumo denso della pipa per poi sorridere quasi allegro.

- che i cattivi ragazzi e ragazze vengano fatti viaggiare. Marek ci sono lezioni che si possono imparare, solo con l'esperienza diretta - disse Akurein

- vediamo che cosa, saranno capaci di fare da soli. Per il momento, non interveniamo - aggiunse infine espirando il fumo denso e scuro.


ANGOLO DELLA LOCANDA

salve a tutti! Questo è il primo di quattro capitoli sulle peripezie di Tristan e Takeshi. Per questioni di lunghezza, ho deciso di dividere le loro peripezie in quattro capitoli. Spero che Abbiate gradito questo.

Come abbiamo visto, sono stati presentati tantissimi personaggi, tipo che ero indecisa su chi mostrarvi e alla fine, ho optato per Amber.
Dunque abbiamo primi fra tutti il duo Kara e Garan. La prima è una cadetta logica e un po fredda, nonostante i suoi capelli rossi. Il secondo è un bestione dalla risata chiassosa e l'ascia pesante che ha una forte rivalità con Tristan, come avete visto.

Chissà cosa è successo in passato al nostro arciere per farlo reagire così male con questa misteriosa bombarola? Lo saprete in seguito, prima devo torturarli ancora un po.

Poi abbiamo Marek Scale. Il caro cavaliere soprannominato serpe ingannevole per motivi che si possono intuire e infine Akurein il preside dell' accademia che si mostra un incallito fumatore e un tipo piuttosto particolare nei confronti dei suoi cadetti.

Vi invito a recensire e vi ringrazio. È solo merito vostro, se ho raggiunto il traguardo delle 20 recensioni! Grazie, grazie di cuore a tutti quelli che mi seguono, leggono e recensiscono è grazie al vostro sostegno, se riesco a scrivere con sempre più determinazione e voglia, di mostrarvi le peripezie dei miei personaggi sventurati.

Per il resto volevo scusarmi per il ritardo a pubblicare ma ho ri-traslocato e sono stata purtroppo senza wi-fi per un tempo prossimo all'eternità.  quindi mi scuso per eventuali errori, verranno corretti quando non dovrò litigare con il telefono e il pc...(sono troppo melodrammatica forse...) comunque meglio tardi che mai e ora, vi lascio allo speciale di questo capitolo un omake sul nostro Tristan

 
Speciale dietro le quinte 2
la freccia colpisce sempre il bersaglio...o quasi.

All' accademia reale di Loyality era una tranquilla giornata. Tutti i cadetti si stavano allenando con impegno e solizia.
Takeshi Felgrand, era al poligono di tiro e si stava esercitando, colpendo con le sue frecce alcuni bersagli, quando sentì echeggiare un vociare di ragazze decisamente allegre ed entusiaste per qualcosa. L'azzurro portò l mano alla faretra cercando do concentrarsi, incoccò la freccia puntando il bersaglio e tese la corda attendendo di essere completamente rilassato per poter centrare il bersaglio con maggior facilità.
Era un tiro semplice e in linea retta. Nemmeno un principiante poteva sbagliarlo. Takeshi tirava con l'arco da praticamente quando era piccolo, nulla poteva andare storto, nessuno poteva distrarlo...o quasi nessuno?

- BHOOU! -

con un grido di terrore Takeshi sollevò l'arco verso l'alto lasciando la presa dal filo. La freccia scoccata volò verso una delle finestre del secondo piano infrangendone il vetro.
Le urla di Merek Scale in quel momento occupato a costruire un complicato castello con le carte, si propagarono agli angoli remoti del globo, almeno così raccontano gli sventurati che hanno avuto a che fare con il cavaliere in quel breve minuto che scandiva, una sfuriata dal altra.

Takeshi ancora voltato di spalle, strinse la faretra e voltandosi lentamente, con sguardo funereo guardò Tristan che ridacchiava.

- Tristan...comincia a correre - sussurrò il ragazzo
- come mai? - domandò un Ignaro e confuso Tristan
- perché...se ti prendo...ti ammazzo! -

E così con un lancere dai capelli rossi inseguito da un arciere dai capelli azzurri, finì un altra tranquilla (si fa per dire) giornata scolastica a Loyality.

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Capitolo 7
*** le avventure del trio: Belecthor il sovrano della burrasca! ***


Capitolo sei
le avventure del trio: Belecthor il sovrano della burrasca!

- ci siamo persi -

Tristan si guardò attorno per la quarta volta consecutiva. Si stiracchiò sbadigliando e osservò Takeshi che camminava avanti prima di scambiarsi uno sguardo con Amber.

- non ci siamo persi. So perfettamente dove siamo - replicò l'azzurro serio
- dove allora? - domandò di colpo Amber

Takeshi si fermò si voltò lentamente verso i due e portò le braccia conserte.

- non so precisamente dove siamo, ma...non ci siamo persi! - sbottò seccato cercando di difendersi.
- non sapere dove sei, significa esserti perso eh! - disse a quel punto Tristan trattenendo le risate.

Takeshi esasperato roteò gli occhi. In tutto quel tempo che avevano girato per la foresta, una cosa era certa: si erano persi. Poco importava se era a causa sua, del panorama sempre uguale o delle continue battute di Tristan, a questo punto veritiere. Si erano...persi.

- qui ogni strada è uguale! Non ho punti di riferimento ma questo, non significa che mi sia perso chiaro! - tentò di discolparsi a modo suo l'arciere.

Improvvisamente, il suono di una esplosione in lontananza, attirò l'attenzione del trio che mettendosi a correre, superò la foresta. Oltre di essa vi trovò un panorama completamente differente.

Se prima l'ambientazione, era caratterizzata da arbusti verdi e una fitta vegetazione. Ora al contrario la facevano da padrone dei grossi e profondi crateri dai quali si levavano colonne di fumo.

Al centro di uno di essi, vi era una ragazza che dimostrava al incirca diciotto anni. Indossava una uniforme color cenere e aveva raccolto i capelli argentei in una fluente coda di cavallo.
Appena vide Takeshi, un malizioso e divertito sorriso, si fece largo sul volto dai lineamenti delicati.

- ma guarda chi si vede! Il figlio del codardo -

la voce della ragazza aveva un tono divertito e derisorio, mentre alzandosi da terra faceva sbattere le grandi ali da farfalla poste dietro la sua schiena.

L'Elves oscura, concentrò completamente la sua attenzione al giovane arciere che furioso fece un passo avanti, venendo però fermato da Tristan che scosse il capo, poggiando sulla spalla del azzurro la mano.

- non lasciarti provocare Take. Non vale la pena cedere alle sue provocazioni stupide - gli disse il lancere
- tu...sei la responsabile delle esplosioni e dei disordini, vero? - domandò Amber facendo apparire un paio di pugnali che si rigirò con abilità in mano.

L'Elves posò la mano sulla guancia e si esibì in una espressione finto-innocente.
- io? Credete che potrei davvero arrecare danno a qualcuno o qualcosa? - domandò con un tono abbastanza ironico e quasi sfidando il trio

- tu Cantarella puoi fare questo e altro! - gridò improvvisamente Takeshi ringhiando, furioso come mai prima d'ora era stato.

Cantarella ridacchiò come a dargli ragione. Passò la mano dalla guancia fino al fianco e sorridendo li sfidò nuovamente con lo sguardo.

- anche se fosse...dovreste essere voi tre, delle insulse reclute a fermarmi? - domandò l'argentea

Takeshi non se lo fece ripetere un altra volta e tendendo l'arco scoccò una freccia verso L'Elves che con una incredibile rapidità la afferrò spezzandola.

- non è carino colpire una signora con qualcosa di così volgare come arco e frecce - disse quest'ultima

Amber le lanciò contro i pugnali puntando al braccio destro e alle ali. Ma Cantarella portò in avanti la mano creando una barriera a forma di fiore sulla quale i pugnali si scontrarono cadendo ai piedi del Elves oscura che ridacchiando, fece l'occhiolino alla castana per poi mandarle contro un raggio di luce nera che la spedì contro una delle pareti di roccia disintegrandola.

- Amber! Non mi piacciono le belle ragazze manesche sai? -

replicò deglutendo Tristan prima di evocare la lancia e scattare per infilzare l'ala del Elves che leggiadra, schivò il colpo per poi colpire Tristan mirando allo stomaco del ragazzo che tenendosi la pancia, barcollò indietro tossendo.

Cantarella ne approfittò e afferrando la testa di Tristan, generò una piccola esplosione, sufficientemente forte da far crollare il ragazzo a terra facendolo battere di faccia.

Takeshi vide Amber schiena a quello che restava della parete. La testa piegata in avanti, lo sguardo basso e il corpo, coperto di polvere e graffi.
La ragazza, sembrava priva di sensi quanto Tristan che sdraiato a pancia in giù, non emetteva un suono. Il suo corpo era coperto di tagli e ustioni piuttosto gravi derivate dalle esplosioni.

" Siamo deboli...troppo deboli"

pensò Takeshi stringendo con forza l'arco, quasi tremando davanti al divario che li separava da Cantarella. Improvvisamente, una luce iniziò a risplendere dal petto del ragazzo che provò una sensazione nostalgica di tepore.

I ricordi del passato lo investirono. Ricordi del padre, delle camminate nella foresta, dei suoi insegnamenti...Takeshi venne proiettato nuovamente in quel luogo.

Una collina con un grande albero ormai spoglio delle sue foglie.
A terra in una pozza di sangue...un soldato in armatura bianca, lurida e piena di graffi.
Portava ancora l'elmo a forma di testa di leone, spaccato sulla parte destra dove si poteva vedere l'orbita ormai assente del bulbo oculare, completamente cava e sporca dal sangue che sgorgava incessantemente dalla ferita.


Takeshi si guardò le mani, ora piccole come quelle di un bambino. Era tornato a quel giorno quando a causa della sua troppa curiosità aveva distrutto tutto ciò che amava.

Il ragazzino si afferrò la testa ed emise un urlo debole, uguale al lamento di una bestiola sofferente.
Cadde sulle ginocchia sentendo bruciare gli occhi e guardò nuovamente verso l'albero dove le radici, stavano trascinando il corpo del padre senza vita.

" No! Aspetta! Ti prego non portarmelo via! "

Avrebbe voluto gridare l'arciere. Ma la voce non usciva, nemmeno un sussurro disperato lasciava le sue labbra tremanti mentre, cercava di arrancare verso il corpo del uomo, facendo del suo meglio per schivare le sferzate di rami che lo colpivano al volto e schiena, facendogli sanguinare la fronte e la guancia.

" Aspetta! Ti prego...padre! "

Takeshi allungò la mano, ma proprio quando era a pochi passi dal genitore, sentì la terra sotto i suoi piedi scomparire. Sgranò gli occhi e venne risucchiato nel vuoto.

- smettila di piagnucolare come un bastardello qualsiasi. Abbi un po di onore! -

Takeshi aprì gli occhi quando una folata di vento lo avvolse facendolo schiantare su una piattaforma di pietra e li sgranò di fronte a una sorta di creatura.

Essa, aveva l'aspetto di una colossale aquila dal piumaggio smeraldino. Era racchiusa in una sorta d'intricato bozzolo di fili verdi che ne impediva i movimenti.
Il rapace, fissava Takeshi con i suoi occhi piccoli e rossi come delle gocce di sangue.

- co-co-co... -

il ragazzo cercò di articolare una frase di senso compiuto, vedendo la bestia che si contorceva.

- coccodè! Si sono un Famyr aquila di grande potere e prestigio. Adesso se hai smesso di sorprenderti per ogni cosa, fammi uscire da qui! - sbraitò il volatile

Takeshi sollevò le mani in segno di resa, cercando di stare calmo di ragionare per quanto ne fosse in grado, con logica e lucidità.

- dove sono e tu che cosa diavolo sei?! Per l'Infinity sembri un pollo gigante! -
disse il ragazzo afferrandosi la testa con le mani, quando sentì una fitta forte al capo, come se una spada, lo stesse trapassando da parte a parte.

- smettila di agitarti come un Cardellino! Stupido moccioso! Pensa piuttosto a liberarmi! -
disse l'aquila contorcendosi nuovamente facendo si che i fili, si aggrovigliassero ancora di più al suo corpo.

- tu...chi sei? - cercò di chiedere Takeshi con più calma.
- sono il grande e possente Belecthor! Sono il PADRONE delle tempeste, il lord del vento, il signore dei tornadi il guardiano delle burrasche e... -
- ho capito ho capito sei un pollo famoso! -

una folata di vento sferzò contro Takeshi che dovette portare le braccia davanti al volto per sopportare quel forte vento, piantando i piedi a terra per non essere sbalzato via.

- ti sembro forse una gallina!? Che insulto al grande e potente Belecthor! Dovrei spedirti agli angoli sperduti di questo mondo per una tale mancanza di rispetto! - disse Belecthor agitandosi nei fili

- dovresti...eppure non lo stai facendo. Questo perché IO ti servo! - replicò Takeshi serio

Belecthor restò in silenzio come a dare ragione al ragazzo che lentamente, si avvicinò al volatile.
- perché sei bloccato qui? Cosa ti è successo ed esattamente...dove siamo qui? - domandò il ragazzo.

Belecthor tentò di muoversi nuovamente ma gli sfuggì un cinguettio di dolore quando i fili gli strinsero il collo e si aggrovigliarono alle sue ali lacerandole.

- accadde molti anni fa ragazzo. I dodici Guardiani, i vassalli dei draghi ancestrali combatterono contro il Void...e con l'aiuto della sacerdotessa dell' Infinity e di noi Famyr, riuscirono ad arginare il suo potere del Vuoto usando un sigillo - disse l'aquila
- ma...come ultimo regalo d'addio, il nemico maledisse i Guardiani e i loro Famyr. Tutto ciò che vedi è nato, al seguito di quella maledizione. - spiegò Belecthor

Takeshi dispiaciuto annuì avvicinandosi fino a quasi poter toccare i fili costrittori che bloccavano il volatile.

- ...tu eri uno di quei Famyr...eri il compagno del guardiano del Vento...di mio... - il ragazzo abbassò la testa restando in silenzio.

- Ronan mi parlava spesso di un ragazzino...suo figlio. Mi diceva che lui che Takeshi, era il suo tesoro più prezioso e che avrebbe dato la vita per proteggerti - disse lo spirito del vento

Takeshi strinse i pugni con forza fino a sbiancarsi le nocche. Non osava alzare lo sguardo e si mordeva il labbro per ricacciare le lacrime il più possibile.
- è...è stata colpa mia. Quel giorno mi sono intrufolato in una delle basi dei Galeciani. Ero arrabbiato perché avevano distrutto una parte della foresta. - sussurrò Takeshi

Belecthor alzò la testa per quanto gli fosse possibile in quel momento e i suoi occhi da prima rossi e furiosi, si puntarono sul ragazzino e divennero verdi.

- i soldati...non gradirono la mia intrusione. Mio padre accorse per proteggermi e affrontò dieci di loro...uno riuscì a colpirlo alle spalle con la sua spada...quel soldato era una Elves oscura di nome...Cantarella. Lei era il generale di quel plotone ed è...l'assassina di mio padre. -

man mano che Takeshi raccontava gli ultimi momenti del padre, la sua voce si andava ad affievolire sempre di più.

- è stata tutta colpa mia...è morto perché ho lasciato che la vendetta mi rendesse cieco. Cosa darei per tornare indietro... -

lentamente il ragazzo cadde sulle ginocchia, mentre dai suoi occhi, cominciarono a scendere le lacrime che picchiettarono a terra.
Belecthor nel sentire Takeshi singhiozzare, emise un suono simile al gracchiare di un corvo e tentò di allungare l'ala bloccata dai fili. Ma non riuscendoci ripiegò la testa e con il becco si staccò una piuma dal ala piegata facendola scivolare di fronte a Takeshi.

- non puoi. Non si può tornare indietro ne si può porre rimedio a uno sbaglio fatto in passato. Puoi solo andare avanti, combattere e dimenarti tra i fili del fato. Camminare nella luce a testa alta, cercando di onorare la memoria di tuo padre. - disse lo spirito del vento

Takeshi alzò lentamente la testa e raccolse la piuma dai riflessi tra il verde e il verde acqua. Era affascinato e allo stesso tempo incuriosito dal potere che sembrava emanare.

- Belecthor...al momento, nella realtà sto affrontando un nemico davvero forte. I miei amici hanno bisogno di me...e io ho bisogno del potere per proteggerli - disse il ragazzo stringendo la piuma per poi rialzarsi, lentamente da terra.

Takeshi, si passò il braccio su gli occhi per asciugarli dalle ultime lacrime e guardò Belecthor con uno sguardo differente.

Serio, concentrato e solenne. Di fronte allo spirito non vi era più un bambino spaventato ma un arciere preoccupato per l'incolumità dei suoi amici.
Certo era lontano dal suo ideale di guerriero, nemmeno arrivava vicino all'ombra del guardiano del vento... Ma Takeshi, aveva compiuto un passo sebbene piccolo, verso la grandezza che lo aspettava.

- Takeshi Felgrand...tu vorresti quel potere? Non basta volerlo a parole! Devi desiderare, devi bramare la grandezza, devi scatenare la furia del vento dentro di te! - tuonò Belecthor

Takeshi annuì e con uno scattò balzò urlando verso i fili afferrandoli con le mani fino a sentire la carne dei palmi rigarsi facendo uscire un filo di sangue che macchiò gli stessi fili. Il ragazzo strinse i denti e la presa sui fili guardando dritto negli occhi verdi dello spirito.

- lo voglio! Dammi quella forza, dammi il potere per proteggere tutti! - gridò
- così sia. Ti donerò il potere delle burrasche, la forza di un tornado distruttore e la potenza del vento! Da oggi noi siamo compagni - rispose a quel punto Belecthor
- ripeti con me: il mio cuore è il tuo cuore, la mia anima è la tua anima. Lo spirito diventi vincolo della sacra parola - disse il volatile
- il mio cuore è il tuo cuore, la mia anima è la tua anima. Lo spirito diventi vincolo della sacra parola! - gridò Takeshi a sua volta restando appeso come poteva al bozzolo di fili.

Una luce verde, iniziò a pulsare tra i due diventando sempre più forte sempre più luminosa e grande.

- io Belecthor sovrano del vento e signore delle burrasche, ti dono il potere di trasformare il vento dentro di te, in una tempesta inarrestabile! Sarò la freccia che trapasserà il cielo! - gracchiò l'aquila

la luce ormai fortissima avvolse ogni cosa facendola sparire in un bagliore smeraldino.
Quando Takeshi aprì gli occhi, si ritrovò nuovamente di fronte a Cantarella.

L'Elves Galeciana aveva portato il pollice vicino alla bocca e si stava mordendo nervosamente l'unghia, nel vedere l'aura di mana del vento che circondava il ragazzo.

- Cantarella! Ora...pagherai per ciò che hai fatto - disse Takeshi sollevando l'arco

dall'arma di Takeshi si levò una luce verde mentre il corpo di quest'ultimo venne ricoperto da tatuaggi tribali dello stesso colore. Essi, partivano da sotto gli occhi creando un intricato disegno sul petto e lungo i fianchi per terminare sulla schiena dove ora, era visibile il tribale di un paio di ali di aquila del medesimo verde.

Alle spalle del ragazzo, si manifestarono prima un paio di grandi ali di colore verde scuro che sfumava in chiaro sulle punte. Poi fu il turno del corpo e delle zampe possenti munite di artigli. E infine la testa.
L'aquila puntò i suoi occhi verdi sull' elves e gracchiando aprì le ali.

- Belecthor padrone delle tempeste, lord del vento, signore dei tornadi e guardiano delle burrasche, risorgi in tutto il tuo splendore e diventa il vento che sorregge le mie ali! -

disse il ragazzo mentre i suoi abiti cambiavano aspetto illuminati da quella luce e avvolti, dalle potenti e inarrestabili folate di vento.
La sua casacca divenne verde muschio con i bordi dorati. Sulla schiena, apparve un disegno di ali che racchiudevano una spada, anch esso dorato.
Il cappuccio copriva la testa del ragazzo lasciando delle ciocche verdi, che sbordavano dal cappuccio.
Sulla spalla destra, il ragazzo aveva uno spallaccio dorato con bordi verdi a forma di testa di aquila che andava a legarsi al braccio con delle cinghie nere, le stesse che tenevano bloccate su polso la balestra d'argento.
L'altra mano stringeva l'arco pervaso dal potere del mana del vento.

Amber aprì lentamente gli occhi e fu in quel momento che vide la trasformazione di Takeshi, restando senza parole davanti al volatile gigante alle sue spalle. La ragazza cercò di alzarsi e barcollando raggiunse Tristan che ripresosi, si era messo seduto con la mano sulla fronte, ancora un po dolorante.

- ragazzi state indietro. Ci penso io a lei - disse Takeshi
- NOI al massimo...ragazzino! Non dimenticarti che senza di me, saresti ancora un moccioso piagnucoloso e debole! - gracchiò Belecthor
- v-va bene! Ci pensiamo noi. Sei contento ora? Che poi senza il mio aiuto, saresti stato ancora rinchiuso! - sbuffò l'azzurro.
Belecthor gracchiò seccato mordicchiandosi l'ala. Come se fosse irritato dalla precisazione del ragazzo arciere.
- dettagli ragazzo, dettagli. - rispose il rapace

Tristan fece un sorrisetto e aiutato da Amber si rimise in piedi ridendo.
- ok. L'Uccellino mi sta simpatico! - disse il rosso
- uccellino?! Chiami uccellino il possente Belecthor padrone delle tempeste, lord del vento, signore dei tornadi e guardiano delle burrasche?! -

Takeshi fece un sospiro esasperato sentendo l'ennesima risata di Tristan. Per lo meno, si rallegrò l'arciere nel vedere l'amico malconcio ma vivo.

- di questo possiamo parlarne dopo. Adesso...Tristan proteggi Amber -
disse il ragazzo nel vedere apparire, evocate da Cantarella delle grosse falene nere e viola.

Tristan annuì e afferrò la lancia, facendola roteare per poi guardare l'amica con tra le mani i pugnali elettrici.
- non preoccuparti per me! Ti do manforte Tris! - disse la ragazza lanciando verso una delle falene i pugnali che la bloccarono in una gabbia elettrica.
- bella mossa, bambolina! - disse il lancere scattando in avanti, trapassando un altra falena che esplose in mille frammenti di pietra.

Amber fece un sorriso allegro e con un salto schivò una delle falene che la stava caricando. La ragazza fece una capovolta e lanciò uno dei pugnali che si conficcò nel occhio del insetto gigante.
Questo, iniziò ad agitarsi come se fosse stato colpito da una scossa elettrica, contorcendosi emettendo un ronzio dolorante.

Takeshi incoccò la freccia e attivando la balestra, iniziò a sparare a raffica una pioggia di devastanti frecce che puntarono a Cantarella. L'elfa oscura, schivò con degli eleganti volteggi per poi chiudere le mani a pugno portandole verso l'alto.

Delle sfere nere apparvero tutte intorno al giovane arciere per poi dirigersi verso di lui come attirate da una calamita. Il ragazzo saltò al ultimo secondo per poi scoccare una freccia verso l'alto.

- vento diventa il ciclone punitivo che disintegra i miei nemici: Emerald Storm! -

le frecce sparate verso l'alto, vennero avvolte dal mana del vento che le trasformò in potenti fasci di luce verde. Quando ricaddero al suolo generarono dei piccoli crateri, ogni volta che colpivano il terreno.

Cantarella tentò di difendersi con una barriera magica ma questa, si infranse di colpo e la fece volare contro una delle falene che esplose a causa di una freccia volante.

- ragazzi per il colpo finale, ho bisogno del vostro aiuto - disse l'arciere, voltandosi verso i due.

Amber e Tristan non si fecero attendere e subito furono accanto al amico per dargli man forte.

- attacco combinato. Formazione Fuoco - Vento - fulmine! -
disse l'azzurro mentre a causa di una folata di vento, il cappuccio della sua casacca cadde indietro, liberando la sua chioma selvaggia.

- non ve lo lascerò fare! - disse L'Elves oscura evocando uno sciame di grosse falene che si fusero in una mostruosa falena gigantesca.

Takeshi afferrò una freccia e la incoccò nel arco, attivò la balestra e caricò anch essa mettendosi in ginocchio su una gamba. Amber lanciò i suoi pugnali che bloccarono la falena in una rete di fuoco.

- non la tratteranno allungo! Dovete fare in fretta ragazzi - disse loro la castana

Tristan e Takeshi si scambiarono uno sguardo d'intesa. Il rosso fece roteare la lancia e fece segno al arciere, di fare in fretta, qualsiasi cosa volesse fare in quel momento.

- va bene...Belecthor dammi tutta la forza! Un colpo preciso senza sbagliare - disse il ragazzo

Belecthor aprì le ali sferzando una folata di vento che accarezzò il corpo e i capelli di Takeshi poi con un gracchiare acuto, il rapace generò una sfera verde che si caricò lentamente di energia.

- ragazzo...questo è un incantesimo davvero potente. Non sono responsabile di ciò che potrebbe accadere dopo che l'avrò lanciato - avvertì il famyr del vento

Takeshi strinse l'arco con forza mentre slacciando la balestra si sistemava il cappuccio sulla testa.

- lo immaginavo. Ma ora come ora è l'unica cosa che possiamo fare. Quindi non esiterò - disse il ragazzo

Belecthor fece un semplice cenno di assenso poi fece sollevare la sfera luminosa fin sopra la testa di Takeshi e guardò prima lui poi Amber e Tristan.

- il colpo ha bisogno di tempo per caricarsi...quanto potete farmi guadagnare? - domandò l'arciere al duo.

Tristan si passò il dito sotto il naso e fece un ghigno deciso. Amber con le mani dietro la schiena, fece un sorriso.

- lascia fare a noi due! Terremo occupato quel insettone! - disse il rosso
- puoi contare su di noi Take-Take! - aggiunse la castana.

L'arciere sorrise poi abbassò la testa e fece per parlare ma Tristan rise interrompendolo.

- staremo bene. Vedi di fare tutto il possibile o lei di certo non ti perdonerà. -

lo raccomandò prima di scattare velocemente verso la falena che si stava liberando dai pugnali, sbattendo le ali.

Amber annuì alle parole di Tristan e chiuse gli occhi, al posto dei suoi pugnali apparve uno stocco ricoperto da energia elettrica. Raccolse tutto il suo coraggio e corse verso la falena, saltando alcuni detriti a terra, la ragazza, trafisse l'ala destra del mostro con la sua arma, facendola ustionare

Tristan al contrario affondò la punta della lancia su l'addome molle della falena e si diede lo slancio a due mani, colpendo il muso della creatura con un calcio a piedi uniti per poi estrarre la lancia, facendo spruzzare il sangue viola della creatura dal buco.

- i tuoi amici sono forti - disse Belecthor
- sono incredibili eh? Ma noi...non saremo certo da meno! Forza Belecthor sconfiggiamolo! - disse

Takeshi puntando l'arco verso la sfera verde che pulsava energia. Il ragazzo cercò di concentrarsi più che poteva. Fece una serie di respiri per calmarsi e tese il filo lentamente.

- puoi farcela. Fai vedere a tutti di che pasta sei fatto figlio mio...e sappi che sono incredibilmente orgoglioso di te -

Takeshi sgranò gli occhi percependo la presenza di un uomo accanto a se. Il ragazzo strinse gli occhi il più possibile ma le lacrime, scesero ugualmente lungo le sue guance. In pochi secondi, si ritrovò a piangere come un bambino.

Ronan accanto a lui sembrava scintillare, il suo corpo era trasparente come il cristallo. L'uomo poggiò la mano sulla spalla del ragazzo e l'altra sulla mano di lui che teneva l'arco.

- se hai deciso di fare qualcosa, va fino in fondo figlio mio. Questo è il tuo onore! - disse l'uomo.

Takeshi strinse la presa su l'arco e scoccò la freccia mentre il suo urlo si propagava nel aria.
- Vento terzo livello: Requiem del guerriero! -

la freccia salì verso l'alto e fendendo l'aria venne scagliata contro la sfera che esplose rilasciando un onda d'urto che investì i presenti mentre la luce smeraldina, inghiottì tutto.

 
ANGOLO DELLA LOCANDA
 
ed ecco che finisce un altro capitolo. In questo capitolo ci sono stati degli stravolgimenti pazzeschi. Vi dico soltanto che in origine al posto di Amber ci sarebbe dovuto essere un altro personaggio. Dunque abbiamo un sacco di cose di cui parlare. A cominciare da mr. Aquilotto incavolato con il mondo.
Che dire? Il finale di questo capitolo è stato dolce-amaro. Da una parte la dolcezza del padre e del figlio dal altra la mia assoluta cattiveria.
Per chi se lo stesse chiedendo, Ronan è felice e sta prendendo il caffè nel ala riservata per i pg morti e usciti di scena. Belecthor è uno dei pg che mi ha divertito di più creare. Ufficialmente è un aquila ma potete immaginarlo come un grosso pollo incazzato con il mondo. XD amatemi!
Detto ciò vi lascio ci vediamo al prossimo capitolo.


Takeshi Felgrand ( PV Razor Genshin Impact)

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Capitolo 8
*** il valore dell'amicizia e il torneo ***


Capitolo sette
il valore dell'amicizia e il torneo

Quando Tristan aprì gli occhi, si stupì di trovarsi in un comodo e caldo letto dalle lenzuola bianche, Anziché a terra in una radura spoglia e piena di crateri.

Chiuse gli occhi due o tre volte cercando di rimettere ordine nella testa, pesante e dolorante. Gli altri non erano con lui, la stanza infatti era completamente vuota.
Una fila di letti tra i quali il suo, una grande finestra dalle tende bianche che svolazzavano a causa di un vento leggero. Accanto al suo letto, un comodino con una lampada bombata che il ragazzo, trovò parecchio sgradevole e inadatta a una camera come quella.

- Che botta pazzesca... - sussurrò Tristan poggiando il braccio su gli occhi e la testa, contro il cuscino.

- Siete vivo per miracolo signorino Seido -

La voce dolce e dal timbro chiaro che sorprese il ragazzo, apparteneva a una graziosa fanciulla dagli argentei capelli e il sorriso gentile in piedi ai piedi del letto.

- Oh...si sono decisamente morto e ora, sono nel paradiso degli eroi caduti, belli e coraggiosi. Ciao angelo - sorrise Tristan

La fanciulla inclinò la testa di lato sbattendo le ciglia con fare calmo ma piuttosto confuso.
Vestiva un abito con un ampia gonna e parti di armatura su un braccio uno spallaccio romboidale. Un colletto dal quale scendeva un piccolo bavero color magenta, uguale al fiocco laterale e al tessuto della gonna da cameriera.

La parte superiore, presentava un corpetto bianco con decorazioni dorate. Ma quello che saltava più agli occhi di Tristan, erano le protesi meccaniche che la ragazza, presentava al posto di gambe e braccia.

- Salve signorino Seido. Il mio nome è Arwen, sono onorata di poterla assistere nel periodo di degenza -

Disse la giovane esibendosi in una graziosa riverenza molto elegante, mentre una ciocca dei suoi argentei capelli, scivolava davanti agli occhi verdi. Arwen la scostò con un delicato gesto della mano, rivolgendo la sua più totale attenzione, al giovane lanciere.

- Questa si che è una bella notizia, finalmente! -

Rispose Tristan ammirando la bellezza di Arwen. Si era completamente dimenticato di Amber e Takeshi e molto probabilmente, anche del dolore.

- Padron Akurein desidera che non appena vi siate ripreso, lo raggiungiate nel suo ufficio -

Disse la ragazza con tono calmo e controllato. Proprio grazie a quelle parole, un campanello d'allarme suonò nella testa del rosso.

- Dove sono Amber e Takeshi!? -

Domandò improvvisamente, ma una fitta al fianco lo fece piegare dal dolore.Tristan, si accorse allora che tutto il suo petto era ricoperto da uno strato di bende, le stesse che fasciavano la sua fronte.

- Che male cane! Mi sento come se mi fosse passata sopra una mandria di Bulfaghi... - si lamentò il ragazzo

- Avete diverse costole rotte, contusioni in tutto il corpo e un leggero trauma cranico, ma non preoccupatevi signorino. Non siete in pericolo di vita - disse tranquilla Arwen

- Oh questo mi rallegra proprio. Arwen ero con altri due ragazzi ne sai qualcosa? Una ha i capelli castani e un bel culo. L'altro capelli azzurri e saputello -

Tristan, descrisse i due a suo modo. Mentre l'argentea pensava con la mano a pugno sotto il mento e l'aria concentrata, il rosso ne approfittò per alzarsi sebbene lentamente per poi cercare la sua lancia e la sua giacca.

- La vostra arma è stata confiscata signorino. Comunque credo che i due giovani che mi avete segnalato, al momento si trovino già in presenza del padrone. Vogliamo andare, dal momento che vi siete ripreso? - domandò Arwen

Tristan si mise la giacca costatando che l'indumento aveva non pochi problemi. Buchi e bruciature un po ovunque intaccavano, il tessuto della giacca ormai da buttare. Fece una smorfia sconfortato, ma annuì alla domanda e seguì la ragazza fuori dalla stanza.

Il lungo corridoio sembrava non finire mai, conduceva nella zona est dell'accademia. Alle pareti vi erano appesi quadri dei precedenti presidi fino ad Akurein. L'uomo non dimostrava più di quarantanni nonostante probabilmente ne avesse molti di più, almeno questo pensavano i professori e i cadetti, naturalmente senza dirlo apertamente. Questo aveva lunghi capelli color verde acqua scuro e occhi rossi che nel ritratto, emanavano forza e coraggio, una ferrea volontà di non arrendersi mai.

Arwen si fermò davanti alla porta bussando e quando sentì la voce di un uomo invitarli a entrare, fece una riverenza lasciando che a varcare l'ingresso, fosse Tristan.

Il ragazzo con le mani nelle tasche di quella che era stata una volta la sua giacca, entrò nel ufficio guardandosi attorno e vide subito Amber e Takeshi seduti davanti alla scrivania.

- Finalmente ti sei degnato di raggiungerci, signor Seido - sputò acido Marek Scale a braccia incrociate al petto.
- Mi scusi signore ma ero semi incosciente - si limitò a borbottare Tristan

Il ragazzo si avvicinò agli amici e venne piacevolmente travolto dal abbraccio di Amber. La castana sorrise e grata che il rosso stesse bene si sedette nuovamente al suo posto.

- Sono lieto che stai meglio giovane Tristan! Eravamo preoccupati per te ma come vedi amico mio, il ragazzo era in ottime mani - la risata chiassosa, apparteneva niente meno che ad Akurein in persona.

L'uomo era seduto alla scrivania e stava fumando un pipa con grande sdegno del collega dai capelli color lavanda. Akurein indossava un kimono rosso con dei dettagli neri. L'abito, era leggermente aperto sul petto muscoloso del uomo che sorridendo, invitò Tristan a sedersi accanto a Takeshi al momento in silenzio.

Anche l'arciere era stato medicato e ora il cappuccio della sua casacca, era abbassato indietro a svelare i capelli azzurri molto più lunghi. Amber al contrario aveva la gamba fasciata e la fronte come Tristan.

- Dunque...veniamo ai capi d'accusa - disse Marek
- Su amico mio, i ragazzi sono ragazzi non certo criminali! - lo interruppe Akurein
- Signore! Questi...cadetti hanno infranto le regole dell'accademia! Senza un minimo di riguardo hanno infangato l'onore di anni di tradizioni e ...! -

Akurein sollevò la mano per zittire il cavaliere che con un occhiata glaciale verso il trio, ringhiò seccato ma restò in silenzio.

- Voglio sentire la loro versione dei fatti. Ebbene ragazzi? - domandò l'azzurro

Takeshi alzò la testa sostenendo lo sguardo del uomo. Amber tentò di parlare e dire qualcosa ma l'arciere scosse il capo.

- Signore è colpa mia. Tristan e Amber mi hanno seguito per fermarmi. Era una questione personale signore. Mi assumo tutte le colpe delle mie azioni - disse il ragazzo

- Capisco...quindi voi avete agito perché spinti dal signor Felgrand? - domandò Akurein ad Amber e Tristan

- Affatto signore! Abbiamo fatto ciò che ritenevamo giusto! - disse Amber

Takeshi le afferrò il polso e scosse la testa, ma sussultò quando sentì la mano di Tristan sulla spalla e vide lui stesso, scuotere il capo con un piccolo sorriso.

- Guarda che fare l'eroe è un lavoro serio. Inoltre noi siamo venuti con te perché lo volevamo - disse il rosso
- Ma era un mio problema, non è giusto coinvolgere anche voi. - rispose Takeshi stringendo i pugni.
- Ti sbagli! Sei nostro amico è un problema di tutti! - replicò Amber seria

La risata di Akurein interruppe il trio. L'uomo si era alzato dalla sedia e avvicinandosi li aveva guardati dritti negli occhi.

- Siete rimasti fedeli al vostro amico, pur sapendo delle conseguenze che vi aspettavano. Non l'avete tradito ne avete fatto del vostro meglio per difendervi a suo de scapito - iniziò l'uomo

- Questo vi fa onore. Pur tuttavia, devo ammettere che potevate correre un grande pericolo. Avete agito avventatamente e senza pensare alle conseguenze delle vostre azioni - aggiunse Akurein molto più critico e severo.

- Quindi dovete essere espulsi, non possiamo permettere che certe mele marce girino tra i cadetti della nostra prestigiosa accademia! - ringhiò Marek a quel punto.

- Questo è decisamente troppo. Non nego che i ragazzi debbano essere puniti, ma l'espulsione è sicuramente troppo - decreto perentorio Akurein

Il trio tirò un sospiro di sollievo con grande disapprovazione di Marek che con un borbottio distolse lo sguardo.

- Bene. La vostra punizione sarà...riordinare per due settimane la biblioteca della scuola. Potete andare - disse il preside.

I tre ragazzi fecero un inchino e uscirono dall'ufficio di Akurein. Dopo aver salutato Arwen, percorsero nuovamente il corridoio.

- Fantastico! Non siamo stati espulsi che bello! - esultò Amber abbracciando i due amici da dietro.

Takeshi annuì con i capelli a oscurare gli occhi, sembrava un cucciolo ferito. Sussultò quando Tristan gli pizzicò in malo modo la guancia.

- Ehi! Era necessario? - domandò l'arciere massaggiando la guancia arrossata. Tristan fece un sorriso allegro con le mani dietro la testa e annuì deciso.

- Ovviamente! Tu ti deprimi quindi io ho il dovere morale di svegliarti - cantilenò poi il ragazzo

il giovane arciere mise il broncio ma fu rallegrato, nel sapere di avere dei veri amici al suo fianco.

Quando il trio raggiunse la biblioteca, si rese conto in cosa veramente consisteva la loro " punizione" montagne di libri disposti su alti scaffali, regnavano sovrani nel silezio di quella stanza. Una vera e propria giungla letteraria si estendeva in ogni direzione. Metri di scaffali fecero irrigidire immediatamente i due ragazzi, mentre Amber, cercava una scala con lo sguardo.

- Il vecchio è riuscito a fregarci. Scommetto che sapeva, sapeva tutto! -
Si lamentò Tristan mettendosi le mani tra i capelli, al contrario Takeshi cercò di vedere il bicchiere mezzo pieno.

- Chi comincia è a metà del opera - sospirò l'azzurro iniziando a prendere i libri nei carrelli e a disporli secondo l'ordine giusto nei piani più bassi degli scaffali.

- A metà del opera un cavolo! Questa non è una punizione è lavoro minorile bello e buono! Scommetto che il vecchio gongola e fuma la pipa tutto soddisfatto! -

Continuò a lamentarsi Tristan, quando un grosso libro dalla copertina in cuoio finemente rilegata gli precipitò sulla testa.

- Smettila di lamentarti e lavora. Prima finiamo prima potrai concentrarti sul torneo - lo rimproverò Takeshi in piedi su una delle scale.

- Ahio...ora sento il peso della cultura - disse infine il lanciere rosso di capelli prendendo alcuni libri.

Amber nell'frattempo era svincolata in una delle sezioni della libreria quella sulle leggende e le tradizioni antiche. La castana, appoggiata a uno degli scaffali, stava leggendo un libro con tutta la calma del mondo.

- Cosa leggi? - domandò una voce accanto a lei.
- La leggenda de Draghi Ancestrali Divini - rispose Amber, accorgendosi solo in quel momento, della presenza di un uomo.

I capelli erano piuttosto lunghi e venivano tenuti liberi, in una acconciatura selvaggia color rosso intenso. Osservava con estrema curiosità Amber come se la ragazza, fosse una preda di qualche tipo.

- Oh conosco la leggenda... Molto bene - disse l'uomo con voce forte e grave.

Amber sentì un brivido lungo la spina dorsale, quando incontrò gli occhi arancioni dai riflessi rossi del uomo che per qualche secondo, mutarono diventando simili a quelli di un rettile dalla pupilla allungata.

- Già...è interessante. Mi domando da quando sono piccola, se sia o meno vero. Lei cosa ne pensa? - domandò la ragazza per cambiare discorso e alleggerire la tensione che sembrava tagliarsi con un coltello.

L'uomo, si accarezzò il mento quasi stesse riflettendo sulle parole da lei pronunciate. Raramente aveva a che fare, con esseri umani desiderosi di conoscere qualcosa di lui.

- Chissà. Sapere già se un leggenda è o meno veritiera, rovina la sorpresa. Non ti pare ragazza? - domandò l'uomo
- Amber non ragazza. - precisò la castana
- Fa lo stesso - replicò l'uomo grugnendo appena e scrocchiandosi il collo con una mano.

Amber ripose il libro e quando si voltò per chiedere il nome del uomo, questo era scomparso senza lasciare traccia. La ragazza decise di non pensarci troppo, Poteva benissimo essere uno dei docenti vista la quantità di classi e studenti oppure un visitatore. La scuola infatti era meta di turismo letterario da parte di molte persone, interessate come lei alle leggende della regione.

- Amber che stai facendo? - domandò Tristan sbucando da l'angolo che portava agli altri scaffali.

La ragazza sobbalzò battendo la schiena contro lo scaffale, facendo cadere qualche libro che schivò con una rapidità impressionante.

- Tristan! Volevi uccidermi? - domandò ironica
- Io le donne le uccido solo...con lo sguardo. Comunque noi abbiamo deciso di metterci a leggere un po su gli Elves e il saputello ha scoperto robe. - replicò il rosso facendole l'occhiolino.

- Gli Elves oscuri? È per via di quella Cantarella? Ma come ha fatto poi Takeshi a usare quella tecnica? Dietro di lui per un attimo è apparso un grosso tacchino - rispose la ragazza

- Tacchino?! Giammai vi fu offesa grande e grave come questa, signorinella! -

A parlare fu Belecthor sulla spalla di Takeshi che fece molta fatica, a trattenere le risate visto come l'amica, aveva apostrofato il famyr divino.
Quest'ultimo, era appolaiato sulla spalla del azzurro in una forma "portatile" che del suo vero aspetto, conservava semplicemente la voce e il tono forbito.

- Oh che carino! Da quando hai un piccione domestico Take-Take? - domandò la ragazza con gli occhi vivaci che osservavano il Famyr gonfiarsi e Arruffare le piume seccato.

- Questa giovincella, dovrebbe solo ringraziare il grande e potente Belecthor! - si lamentò il diretto interessato.

- Magari, se il grande e potente Belecthor, la smettesse di rivolgersi a se stesso in terza persona, magari non lo chiamerebbero pennuto o piccione o tacchino... - disse Takeshi sghignazzando

- Sbarbatello arrogante! Tu ti diverti molto vero? Voglio vedere quanto riderai, la prossima volta che verserai in una condizione critica e mi supplicherai, di salvare la tua misera vita umana! -

Takeshi rabbrividì ma decise che non avrebbe dato al Famyr la possibilità di spaventarlo. Si mise dritto e passò la mano dietro i capelli, da quando si erano allungati aveva preso a passarci le dita in modo distratto o quando come in quel caso, era nervoso.

- Possiamo parlare di possessione? Diciamo solo che Belecthor è un Famyr...particolare - si limitò a dire l'azzurro
- Si, si molto divertente. Ora andiamo? Voglio iscrivermi presto al torneo! -

Disse a quel punto Tristan impazziente, afferrando il polso di Amber senza darle il tempo di rispondergli, trascinandola per il corridoio.

- Alla fine il torneo si fa? - domandò la ragazza stupita

Tristan annuì entusiasta fingendo di tirare qualche pugno al aria. Il ragazzo era decisamente carico e fece sorridere la castana che alzando il pugno al cielo, si lasciò sfuggire un Esclamazione di felicità- al duetto, si unì presto Takeshi con arco e faretra a tracolla.

- Non cantate vittoria troppo presto ragazzi. Quest'anno è un torneo a squadre da quattro - fece notare l'arciere.

Tristan sentendo le sue parole sgranò gli occhi incredulo e si fece scappare un ringhio Insoddisfatto.

- Mi stai dicendo che non posso partecipare da solo?! Stai scherzando vero Takeshi?! È sicuramente opera di quel serpente di Marek! -

Tristan era alquanto seccato dal cambio di regole e Takeshi, conosceva bene l'impazienza e il desiderio di mettersi alla prova del amico.
Ma anche Amber non sembrava aver recepito bene la notizia, perché mettendo il broncio, la castana si era poggiata al muro a braccia incrociate.

- Vi devo un favore per quello che avete fatto oggi e soprattutto nella foresta, quindi se vi serve una mano...contate pure su di me -

Disse l'arciere deciso annuendo con Belecthor che no disse nulla ma nemmeno si intromise rifiutandosi di assecondare il desiderio del suo partner.

Tristan nel sentire quelle esatte parole, sembrò riprendere il buono umore e si gettò letteralmente ad abbracciare Takeshi, saltellando sul posto tutto entusiasta mentre Amber sorridendo si avvicinava al azzurro, dandogli un bacetto sulla guancia per ringraziarlo, facendolo arrossire dalla testa fino alla punta dei piedi che imbarazzato, stava continuando a guardare.

- Adesso smettetela! Dobbiamo ancora trovare il quarto della nostra squadra - fece notare l'arciere
- Io conosco la persona giusta! Che ne dite di Sophia? - domandò Amber

I due ragazzi sembrarono riflettere su chi fosse questa Sophia. Amber roteò gli occhi sospirando rassegnata, se non si trattava di belle fan, Tristan perdeva completamente Interesse mentre Takeshi non era interessato alle ragazze di principio a meno che quest'ultima non fosse utile per imparare qualche nuova tecnica, l'azzurro sembrava parecchio impacciato con il gentil sesso.

- Sophia Arken. È del secondo anno una spadaccina - disse la castana

I due risposero con un "aaah" per poi seguire l'amica. Nel corridoio però incrociarono Kara e Garan, i due erano in compagnia di altri due ragazzi. Il primo aveva i capelli color lavanda piuttosto lunghi e un viso leggermente affilato dallo sguardo viola e furbo. L'altra aveva i capelli biondi e si stava stuzzicando uno dei boccoli socchiudendo gli intensi occhi blu al passaggio del trio.

- La spazzatura dovrebbe essere buttata. Non credete amici miei che certe mele marce affondino il livello? - domandò il viola ghignando

La biondina nascose il volto con il ventaglio e ridacchiò alla battuta del suo leader, battuta che fece fermare di scatto Tristan.

- Ehi grazie tante...adesso ho ancora più voglia di vincere il torneo, fighetto - replicò Tristan con un sorriso beffardo.

Il ragazzo dai capelli viola si soffermò per un secondo su Amber che aveva abbassato la testa in silenzio. Sorrise e si rivolse nuovamente verso Tristan.

- Non esiste che dei "difettosi" come voi ci battano. Tristan Seido verrete polverizzati! - decretò il giovane puntando il dito contro il rosso
- Non vedo l'ora Julian! Ti farò sputare le tue scuse in ginocchio! - replicò Tristan ringhiando

- Molto bene. Garan, Kara e Bella guardateli bene perché dopo il torneo...di loro resterà solo un ricordo! - disse il viola ghignando

La bionda chiuse il ventaglio guardando verso Amber con un sorrisetto.

- Non credo di essermi presentata a voi nullità. Il mio nome è Bellatrix Heather, maga e nobile contessa. Al momento non ho nulla da spartire con voi...verrete sconfitti così non darete più noia al nobile Arken. - disse Bellatrix facendosi aria con il ventaglio.

- Noi non saremo da meno! Il mio nome è Amber e non ho alcuna paura di te! - replicò la castana ringhiando seccata dalla bionda altezzosa

Anche Garan si fece avanti portando la fedele ascia su una spalla guardando Takeshi e Tristan.

- Avanti fatevi sotto! Non è necessario che Julian si sporchi le mani con dei patetici insetti! - disse il bestione dai capelli neri.

Soltanto Kara era rimasta in silenzio, ferma senza replicare ne sfidare il trio. Aprì gli occhi e alzò la testa, solamente quando vide arrivare una ragazza dal altra parte del corridoio.

- Incredibilmente, non mi sorprende questo atteggiamento da parte tua, fratello. -

La ragazza che aveva parlato rivolgendosi a Julian, era una giovane dalla bellezza modesta, pelle chiara e capelli viola legati in due code svolazzanti che sulla parte superiore della testa, erano simili a orecchie da gatto triangolari.

La ragazza portava una spada al fianco e indossava un abito molto lavorato e grazioso con calze nere. Nessuna armatura, al contrario del fratello. Julian infatti indossava l'uniforme della scuola e sopra un mantello bianco.

- Sorella cosa vorresti insinuare? Se uno eccelle, dovrebbe anzi ha il dovere d'insegnare agli scarafaggi difettosi, a stare al loro posto - replicò sicuro di se Julian.

Sophia fece un ghigno socchiudendo gli occhi qualche secondo per poi riaprirli e incrociare le braccia al petto.

- Si...se quella persona valesse quanto dice. E l'unico modo che hai di dimostrare che sei veramente eccellente...è sul campo durante il torneo. - replicò Sophia

Julian fece un ringhio seccato alle parole della sorella. dopodiché con uno schiocco di dita, si ritirò assieme al suo team.

- Ecco bravo! Fai bene a scappare con la coda tra le gambe stronzo! - gli urlò dietro Tristan

Takeshi si avvicinò a Sophia per ringraziarla del aiuto ma la ragazza con passo elegante divise i pochi centimetri che la separavano da Tristan, ignorando l'arciere.

- Quindi vorresti sul serio affrontare mio fratello? - domandò la ragazza
- Certo che si! L'ho già detto: io Tristan Seido vincerò il torneo! - rispose sicuro il rosso
- Ti servirà una buona strategia. Non puoi vincere solo con determinazione ed entusiasmo. Garan e la sua forza bruta, Kara e la sua abilità, Bellatrix e i suoi trucchetti magici...e Julian mi duole Ammetterlo...è un ottimo stratega - continuò Sophia sospirando.

Tristan ringhiò seccato. Lo smacco del ultima volta con Garan, ancora si faceva sentire così come le parole che Julian, aveva rivolto loro. Li aveva definiti insetti e peggio ancora...difettosi.
Amber si avvicinò poggiando la mano sulla spalla del amico quasi a volerlo sostenere. Tristan la guardò poi abbassò lo sguardo stringendo i pugni

- Io...no. Noi dobbiamo dare loro una lezione! Siete con me? - domandò il ragazzo ad Amber e Takeshi che annuirono entrambi
- Molto bene. In questo caso, se non avete ancora scelto un quarto membro...vorrei far parte del vostro team - decretò Sophia porgendo la mano a Tristan

il ragazzo sorrise stringendo la mano della spadaccina con decisione mentre Amber e Takeshi li osservavano alle spalle del rosso.

- In realtà, stavamo per venire noi a chiederti una mano. Io sono Amber, loro Tristan e Takeshi-

Si presentò la castana poggiando la propria mano su quella di Tristan e Sophia, obbligando lo stesso Takeshi a fare la stessa cosa.

- Io sono Takeshi Felgrand. Ti ringrazio per l'aiuto - disse l'arciere fulminando la vivace Amber con lo sguardo.
- Sophia Arken, facciamo del nostro meglio durante il torneo - disse la viola seria

 
***
 
Il giorno seguente, tutte le matricole vennero radunate nell'arena dietro l'accademia. Cerano diverse squadre tra le quali alcuni studenti del primo e secondo anno. Naturalmente Amber, Sophia e Takeshi erano stati puntuali. Lo stesso, non si poteva dire di Tristan.

- Dove accidenti si è cacciato? E dire che è stato proprio lui a insistere per partecipare! - si lamentò un irritato Takeshi
- Eccolo! Ma cosa... -

I tre restarono senza parole. Tristan era completamente ricoperto da fango, ferite e graffi. L'uniforme era a brandelli ma il ragazzo, sorrideva allegro come se nulla fosse.

- Scusate il ritardo ragazzi! Cosa c'è? perché quelle facce? -

domandò il rosso scompigliandosi i capelli con una mano, mentre prendeva la sua fedele lancia coperta sulla parte del manico con un drappo rosso che nascondeva i segni del usura.

- E lo chiedi pure idiota!? Sei coperto da ferite e fango e la tua uniforme è in uno stato pietoso! Si può sapere che cosa è successo? - domandò uno sconvolto Takeshi.

- Oh...non preoccupatevi. Volevo fare un piccolo allenamento extra. Sto benone anzi sono super carico! - replicò Tristan ridendo

Sophia ignorò lo sbraitare di Takeshi e avvicinandosi, osservò la lancia di Tristan che presentava la classica usura di chi non passava giorno senza usarla. La ragazza meravigliata sfiorò il manico avvertendo le macchie di sangue che lo ricoprivano e i graffi poi socchiudendo gli occhi la porse al ragazzo.

- Ora non ha importanza. Sebbene sia piacevolmente colpita dalla tua dedizione, vorrei evitassi di farci squalificare Seido. - lo rimproverò la ragazza
- Va bene. Scusate ancora per il ritardo. -

Disse nuovamente Tristan abbassandosi in un inchino. Alla fine Amber ridacchiando gli sorrise dopo avergli scompigliato i capelli.

- Andiamo! È tutto apposto dai. Alla fine sei arrivato in tempo, stanno per cominciare a spiegare le regole - lo rassicurò la castana

Il quartetto si voltò verso la folla dove videro non solo il team di Julian, ma anche Marek Scale e il preside Akurein che facendosi largo, si avvicinarono alla bacheca osservando gli studenti.

- Molto bene! Nonostante i disordini degli ultimi giorni sono felice di vedervi in molti. Come sapete la nostra accademia, ogni anno organizza questo torneo per saggiare le abilità delle reclute - iniziò l'uomo

- Quest'anno però, abbiamo voluto aggiungere alcuni cambiamenti. Il primo è naturalmente il cambiamento da singoli partecipanti a squadre da quattro componenti. - disse poi Akurein

- Dei 500 cadetti di quest'anno, si sono distinte ben 20 squadre - annunciò Marek serio

La folla di studenti applaudì fragorosamente ma quando l'uomo chiese l'attenzione da parte di tutti, calò un silenzio di tomba.

- Queste venti squadre si scontreranno nei prossimi due giorni e le quattro più abili si misureranno in semi finale. Solo le due squadre più forti potranno aspirare a vincere il torneo! - spiegò il cavaliere.

Un brusio si diffuse tra i vari cadetti. Alcuni sembravano molto preoccupati. Marek chiese nuovamente il silenzio e si rivolse agli studenti con il suo sguardo serio e gelido.

- Inoltre su consiglio del nostro stimato preside...quest'anno i componenti della squadra che vincerà il torneo, riceveranno l'onorificenza di adepti di uno dei cavalieri di Nexus. - aggiunse poi l'uomo quasi sputando quelle parole.

La folla esplose immediatamente. Cera chi dissentiva con le regole del torneo chi si lamentava di come si fosse deciso di dare un titolo così prestigioso attraverso il torneo e chi invece non vedeva l'ora di partecipare.

- Silenzio! Le cose stanno così! Vedete d'impegnarvi e non arrecate disonore alle vostre famiglie e la nostra preziosa accademia! - disse Marek seccato non ammettendo ulteriori repliche.

- Ora, vi lascio alle sagge e sempre inestimabili parole del nostro preside - aggiunse poi l'uomo mettendosi in un angolo in completo silenzio.

- Come avete sentito dal professor Scale, impegnatevi e ricordate, un vero cavaliere è colui che nel momento del azione, si distingue per avere un cuore leale, un animo nobile e desideroso di sacrificarsi per il bene del prossimo. Fate tesoro di queste parole e buona fortuna a tutti! - terminò Akurei sorridendo

Tristan sorrise grintoso e avvicinandosi agli amici portò la mano in avanti.
- Dobbiamo fare del nostro meglio. Siete con me? - domandò entusiasta

Sophia annuì semplicemente, mentre Amber sembrava al contrario molto pensierosa. Takeshi scosse il capo rassegnato.

- Vuoi scherzare? Non farò una cosa così imbarazzante. Basta la parola - disse l'azzurro

- Ma che cavolo! Takeshi sei anti climatico così! Amber, Sophia forza! - tentò di esortare il rosso. Ma entrambe le ragazze non sembrarono del umore.

- Non serve. Vi sto aiutando solamente perché voglio dare una lezione di umiltà a mio fratello - disse la viola

- Amber almeno tu! - la incitò Tristan prendendola per le spalle. La castana però sembrò sussultare a quel gesto e si scansò dalla presa del rosso irruento.

- Scusatemi ragazzi...credo di essere un po stanca. - si scusò subito la ragazza dirigendosi verso la sua stanza.

- Che le prende? - domandò allora il rosso
- Sei stato troppo irruento! L'hai sicuramente messa a disagio brutto stupido! - lo rimproverò l'arciere duramente colpendolo dietro la nuca.


Amber camminava verso la sua stanza a testa bassa. Sembrava persa in chissà che pensieri dopo che lei e i suoi amici si erano recati nel arena per il discorso del preside per il torneo.

Improvvisamente un fendente di energia viola si abbatte verso di lei. La ragazza saltò indietro agilmente e alzando la testa si ritrovò davanti Bellatrix.
La ragazza dai capelli biondi si stagliava davanti a lei con il solito sorriso beffardo e vanitoso. Osservava la castana con aria di chi crede di essere al centro del mondo.

- Ragazza difettosa. La tua sola presenza in questa accademia...è un errore madornale - disse Bella.

Amber strinse forte i pugni ma tenne lo sguardo basso senza osare aprir bocca e replicare a tali insinuazioni. La bionda sorrise e con un passo elegante si portò accanto ad Amber per poi avvicinare le labbra al suo orecchio ridacchiando.

- Molto bene. Se resterai al tuo posto e farai quello che devi...non racconterò il tuo piccolo segreto ai tuoi patetici amichetti - sussurrò la bionda.

Quando vide Amber sussultare a quelle parole, fece un ghigno soddisfatto e tirò dritto andandosene, lasciando l'altra ragazza da sola.

Amber strinse forte i pugni soffocando le lacrime che scivolarono da lì a poco sulle sue candide guance, mentre la ragazza cadeva in ginocchio coprendosi il volto con le mani lasciandosi di lì a poco andare a un singhiozzo continuo.



ANGOLO DELLA LOCANDA

hooola! Ecco un altro capitolo. Finalmente vediamo le conseguenze per il nostro trio e dopo una interessante dimostrazione di vera amicizia, il nostro trio decide di partecipare al torneo come una squadra anche grazie alla bella Sophia.

Tristan sembra avere più di un conto in sospeso sia con Garan che l'ha umiliato nei capitoli precedenti sia e soprattutto, con Julian un ragazzo che ha definito il quartetto come difettoso e fratello della spadaccina Sophia.

Takeshi nel frattempo può contare su Belecthor e tra un rimprovero e l'altro al povero Tristan, anche l'arciere decide di sostenere l'amico.

Amber in ultimo, dopo aver incontrato un individuo misterioso nella biblioteca sembrava molto motivata ma nella parte finale del capitolo, la vediamo minacciata da Bellatrix del team di Julian.

Chissà cosa nasconde la castana, di quale tremendo segreto è a conoscenza Bellatrix e soprattutto, riuscirà il quartetto a sconfiggere i loro rivali?
Per saperlo vi invito a leggere il prossimo capitolo.


Vi lascio con il quartetto del Team Julian. Garan e Kara dietro e Bellatrix e Julian davanti (i pv sono tutti e quattro di Fire Emblem si tratta dei lupi Cinerei)



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Capitolo 9
*** Shadowsight ***


Capitolo otto
Shadowsight

 

In due giorni il gruppetto capitanato da Tristan, riuscì a superare indenne i quarti di finale e a raggiungere quello che come tutti si aspettavano, era il gruppo di Julian.

Il giorno del primo round della semifinale, era arrivato senza che i ragazzi se ne accorgessero.
Tristan e Takeshi avevano proposto d'incontrarsi per pranzare insieme tutti e quattro. Ma quando raggiunsero lo spiazzo adibito a giardino, i due ragazzi trovarono solamente Sophia intenta a bere del tè.

- Ehi. E Amber? - domandò uno scoraggiato Takeshi molto preoccupato per l'amica.

Sophia alzò la testa scuotendola leggermente per far capire al arciere che non aveva avuto modo di parlare o anche solo vedere la castana. Tristan nel frattempo, si sdraiò su l'erba smeraldina con le mani dietro la testa osservò le nuvole bianche e vaporose che passavano lentamente nel cielo terso.

- Amber ha qualcosa che non va. Sembra sempre evitarci e dubito che il motivo sia che era stanca - riflette Tristan chiudendo gli occhi
- Era nervosa e agitata anche ieri. Vorrei parlarle ma non saprei cosa dirle. - aggiunse poi Takeshi sedendosi.

Sophia ancora in silenzio socchiuse qualche secondo gli occhi riflettendo. Posò la tazzina e si rivolse verso il giovane arciere.

- Potrebbe essere controproducente parlarle ora. Al momento la priorità principale è vincere i nostri scontri. - iniziò la viola
- Le cose si sistemeranno vedrete. Quando sarà lei a sentirsela, verrà a parlarci. Forzarla non è una buona idea e potrebbe condurre al effetto opposto - aggiunse la ragazza.

I due giovani annuirono a quelle parole, quando videro avvicinarsi la bibbiotecaria della scuola.
Helena Hamilton, era una donna dai lunghi capelli castani che era solita tenere sciolti. Il suo corpo maturo presentava curve generose su fianchi e seno. Indossava un lungo abito viola e sorrideva al trio con gentilezza.

- Buongiorno ragazzi. State aspettando tutti insieme? Che bravi! - si complimentò con loro la donna sorridendo.
- Ricordatevi di raggiungere l'arena quando sentite il segnale - li raccomandò quando le caddero i libri che teneva in grembo

Tristan scattò in piedi, ma fu Sophia a raccogliere i volumi porgendoli alla donna che le fece un sorriso di ringraziamento.

- Buona fortuna per oggi Sophia. Mi raccomando cerca di non farti male - le disse Helena.
- Non si preoccupi signora. Farò attenzione a non esagerare - la rassicurò la spadaccina

- Molto bene. Adesso però devo proprio andare. Questi libri rischiano di rovinarsi, se restano fuori dalla biblioteca allungo - spiegò la donna salutando i ragazzi e avviandosi verso l'edificio principale.

Improvvisamente un suono molto forte, richiamò l'attenzione dei tre che alzandosi guardarono verso l'arena.

- è arrivato il momento. Forza ragazzi, andiamo - disse Tristan avviandosi con gli amici verso il primo turno delle semifinali.

Quando il trio raggiunse l'arena la trovarono piena di persone. Nella folla non cerano soltanto le squadre che erano state eliminate, ma anche gli altri cadetti, professori e perfino le famiglie.

Un uomo dai capelli rosso scuro e una donna mora fecero segno a Tristan di avvicinarsi a loro. Erano vestiti con abiti piuttosto modesti rispetto a quelli degli altri visitatori. Quelli del uomo presentavano diverse macchie di lerciume dovute al suo lavoro nei campi e nelle stalle mentre la donna, indossava un grembiule bianco sopra a un abito di flanella a quadretti azzurri. I capelli erano trattenuti in una crocchia dalla quale sfuggivano alcuni ciuffi.

Tristan fece segno di aspettare agli amici che annuirono e andò ad abbracciare i genitori.
Una parte di lui era felice di vederli ma l'altra, era preoccupata al idea di quanto avessero speso per raggiungere Loyality.

- Perché non mi avete detto nulla? Andiamo una lettera potevate mandarla! -

Si imbarazzò il ragazzo passando un dito sotto il naso e arrossendo quando la donna lo attirò con la testa contro il suo petto abbracciandolo.

- Abbiamo preferito farti una sorpresa! Il mio bambino che gareggia al prestigioso torneo di Loyality! Sono così orgogliosa - disse Anika abbracciando il figlio.

Shingo al contrario era in piedi a braccia incrociate e sguardo come sempre severo.
Tristan si staccò con fatica dalle grinfie della madre e si avvicinò al padre.
In un attimo il tempo sembrò tornare indietro a quando il ragazzo viveva nella fattoria di famiglia a quando si ammazzava di fatica nei campi o spalava il letame dei cavalli, tutto per un tozzo di pane, quando gli andava bene e guadagnava abbastanza.

- Quindi in due anni che sei qui, non sei ancora riuscito a combinare nulla? - domandò l'uomo
- In verità sono tre anni e sarei riuscito ad arrivare in finale, padre -

Replicò Tristan stringendo i pugni con rabbia per il tono del padre così saccente, come se lui per realizzare il suo obbiettivo, non avesse sputato sangue.

l'uomo fece una risata di scherno e rimase in silenzio. Anika al contrario cercò di calmare gli animi notando Sophia e Takeshi.

- Vedo che ti sei fatto dei buoni amici tesoro. Ne sono felice, sai pensavamo io e tuo padre che una volta diplomato...potresti tornare alla fattoria - disse la donna cercando di pesare le parole il più possibile.

Tristan sgranò gli occhi stringendo i pugni. Si rese conto dallo sguardo del uomo che i due erano lì nella bieca speranza di convincerlo a tornare sui suoi passi. Questo rese Tristan furioso ma il ragazzo, tentò di restare calmo e sostenere con forza la strada che aveva scelto.
Poggiò le mani sulle spalle della donna e scosse serio la testa.

- Madre...questa è la strada che ho scelto. Non ho alcuna intenzione di rinunciare al mio sogno - disse calmo il ragazzo
- Sogno?! Credi di diventare un cavaliere?! Non farmi ridere! - replicò il padre con parole dure che colpirono Tristan nel profondo.
- Non importa che cosa possiate pensare padre. Ho intenzione di continuare su questa strada, so che non approvate ma non mi importa! - gridò il ragazzo
- Tristan...tesoro... - sussurrò preoccupata Anika.

Tristan si staccò lentamente dalla donna e alzò il capo sostenendo lo sguardo furioso del padre.

- Ho sbagliato a scappare dalla fattoria. Ma non ho intenzione di rinunciare al mio sogno! So che forse per voi è solo un capriccio da bambino infantile ma...restate e guardatemi combattere! - disse il giovane lanciere

L'uomo si limitò a farsi sfuggire un grugnito per poi guidare la moglie verso la città dando le spalle al ragazzo che stringendo i denti sospirò per poi ricongiungersi ai compagni.

Quando Julian raggiunse la stanza che Bellatrix e Kara condividevano, trovò la seconda seduta a gambe incrociate in meditazione. La rossa, aveva gli occhi chiusi e respirava lentamente.

- Sei pronta per oggi? Sarai la prima a gareggiare, non trattenerti con quei vermi - le disse Julian in malo modo
- Lo so. Non devi chiedermelo ne ordinarmelo...però ti prenderai le responsabilità per tua sorella? - disse lei

Improvvisamente, al seguito di quelle parole, l'atmosfera cambiò completamente. L'aria divenne gelida e sembrò quasi vibrare. Julian restò come paralizzato e deglutì guardando Kara. Gli occhi di lei erano freddi quasi spenti e privi di vita.

Il ragazzo indietreggiò come se fosse dinanzi a una bestia e non a una ragazzina. Strinse i pugni ringhiando e fece dietro front verso la porta.

- Vedi di non deludermi. Nessuna pietà per chi si mette tra noi e il nostro obbiettivo. L'eccellenza è qualcosa che loro non hanno - replicò duramente il giovane

Kara socchiuse gli occhi e tornò a concentrarsi mentre l'atmosfera intorno a lei sembrava calmarsi.

- Naturalmente. Eseguirò il mio compito, reciterò il ruolo che mi hai cucito addosso alla perfezione - disse la ragazza
****
 
Quando Sophia raggiunse nuovamente l'arena, si ritrovò davanti Kara. Le due ragazze si guardarono qualche secondo, prima di avanzare al interno del arena dal corridoio. Quando raggiunsero il campo di battaglia, le due vennero travolte dall' applauso della folla felice ed entusiasta per il torneo.

Sugli spalti, vi erano anche gli amici e compagni delle due ragazze. Sophia alzò la testa e rivolse lo sguardo al uomo e la donna che si erano appena seduti.

La prima, aveva un aspetto elegante e raffinato. Indossava un lungo abito di stoffa pregiata color lavanda. La donna dai lunghi capelli del medesimo colore, si sollevò delicatamente l'ampia gonna per poi sedersi accanto al uomo.
Questo vestiva una uniforme altrettanto elegante sulla quale si potevano notare intarsi dorati e medaglie al valore a testimoniare, la sua appartenenza in una posizione elevata al interno del esercito.

L'uomo dallo sguardo duro, salutò il figlio per poi osservare Sophia nel arena anche se solo per qualche secondo.

La ragazza estrasse la sua spada dal fodero con un gesto quasi meccanico, poggiò la fronte sulla lama e chiuse gli occhi.

Kara rimase ferma in silenzio rigirandosi i pugnali tra le mani con grande abilità. Mentre dagli spalti, Marek Scale si avvicinava sfoderando verso l'alto la sua spada rivolgendosi alla folla di persone e alle due contendenti nel arena

- Sophia Arken e Kara Aishan Portate onore e orgoglio alla vostra casata e alla nostra prestigiosa accademia! - disse l'uomo solenne
- Si dia inizio al cinquantesimo gran torneo dell' accademia reale di Loyality! -

Quando si sentì lo squillo di tromba, le due contendenti scattarono in avanti.

Kara lanciò i pugnali che vennero intercettati dalla spada di Sophia e bloccati con una abile parata. La rossa allora si avvicinò con un veloce scatto facendo compiere a Sophia un rapido movimento verso destra e verso l'alto per affondare la spada nella sua spalla, ma la rossa schivò rotolando e posò la mano sul fianco di Sophia.

La spadaccina saltò indietro e sferzò una decine di fendenti contro la rivale che rimase immobile prendendo su di se, la forza del impatto. I vestiti così come la carne vennero lacerati facendo fuoriuscire qualche rivolo di sangue che picchiettò sul terreno ma la ragazza non emise un solo suono, come se stesse ignorando completamente il dolore.
Si limitò ad alzare la mano tirando fuori un pugnale dalla manica che volò verso Sophia ma ancora una volta, la spadaccina lo allontanò con un fendente rapido e preciso.

- Sophia è in gran forma! Il colpo di poco fa l'ha portata in vantaggio! -

Disse Tristan entusiasta seduto accanto a Takeshi che osservava critico proprio la ragazza dai capelli rossi.

- Forse... Ma deve essere prudente. Dubito che quello sia il vero potenziale di Kara - decretò cupo l'arciere
- Oh andiamo! Sophia è chiaramente in grado di replicare. Non hai visto la mossa di prima? -

Gli disse Tristan sbuffando contrariato dai timori del arciere. Ma quest'ultimo, si limitò a sospirare incrociando le braccia al petto osservando stavolta la spadaccina nel arena.

Sophia continua a respingere i pugnali di Kara e al col tempo a menare fendenti che la rossa sembrava lasciarsi scivolare Addosso. La ragazza era abbastanza stupita dallo stile di combattimento della sua avversaria.

Kara semplicemente si lasciava colpire arretrando senza attaccare se non con sporadici lanci di pugnali che si conficcavano nel terreno.

- D'accordo. Se non vuoi fare la prima mossa...allora la farò io! - decretò la spadaccina

Un aura azzurra la avvolse improvvisamente. La giovane Arken, toccò la lama con la mano e su di essa, apparvero alcune rune dorate. l'aura si ingrandì fino a quasi far splendere la lama e Sophia la conficcò nel terreno generando una colonna di luce talmente potente, da frantumare il terreno mentre inesorabilmente, avanzava verso Kara.

- Il Frantumatore di Stelle è impossibile da schivare. Se lo prenderà in pieno Kara avrà perso - affermò Tristan sicuro di se
- ...C'è qualcosa che non va. Kara è immobile - gli fece subito notare Takeshi per poi ricordarsi di colpo qualcosa e sbiancare.

Kara nel frattempo, osservava la colonna di luce sempre più vicina. Il suo sguardo era spento quasi vuoto. La rossa, sollevò la mano mentre un aura nera la avvolgeva completamente muovendole i capelli.

- Sophia togliti da lì! - gridò Takeshi in quel momento ma ormai, era troppo tardi.

Quando l'aura oscura venne a contatto con la colonna di luce, questa divenne viola e il doppio più potente tornando indietro a una velocità impressionante e sbalzando Sophia contro gli spalti del arena distruggendone una parte. La ragazza tossì con forza cadendo in ginocchio e improvvisamente, iniziò a rigettare grandi quantità di sangue con il fiato corto e tutto il corpo completamente paralizzato.

Julian dagli spalti scoppiò a ridere nel silenzio creatasi dallo stupore della folla decisamente attonita a quella scena. nonostante il dolore infatti, Sophia continuava a menare fendenti alla cieca. la ragazza aveva lo sguardo appannato e i sensi stavano venendo meno mentre sentiva il sapore del suo stesso sangue, impastarle la bocca.

- Mi dispiace per te cara sorellina. Kara procedi a concludere questo indegno gioco - disse il Julian sotto voce.

Kara annuì e sollevò nuovamente la mano chiudendola a pugno. In quel momento Sophia sgranò gli occhi e portò le mani alla gola, facendo cadere la spada a terra e piegandosi dal dolore.

- Shadowsight... - sussurrò uno sconvolto e spaventato Takeshi stringendo i pugni.
- Come? Che significa?! - domandò a quel punto Tristan
- Gli Shadowsight sono un gruppo di sicari...si dice che al prezzo di non provare più alcuna emozione...ottengano un grande e pericoloso potere. Sono addestrati a uccidere fin da piccoli...e hanno una strana e micidiale abilità - sussurrò l'arciere
- Che abilità?! Takeshi parla! - Tristan afferrò le spalle del amico scuotendolo in cerca di risposte.
- Possono...loro sono in grado di...di controllare il sangue del nemico - riuscì solamente a sussurrare l'azzurro.

Sophia nel arena, continuava a contorcerci dal dolore tossendo sangue e gridando stremata mentre il suo corpo sembrava riempirsi di ferite terribili.

- Lo scontro è terminato! -

La voce di Akurein risuonò forte nel arena. L'uomo in piedi aveva sollevato la mano e ora, guardava Kara.

La ragazza aprì la mano rilasciando il suo potere un ultima volta. Sophia sgranò gli occhi dal dolore e cadde a terra di faccia senza riuscire a muoversi mentre Julian, esultava della vittoria seguito a ruota dagli altri due suoi compari.

- Sophia! -

Takeshi e Tristan urlarono il nome del amica correndo entrambi verso l'arena ma Marek sbarrò loro la strada.

- Vedete di stare calmi. La signorina Arken sarà portata in infermeria e le verranno prestate le necessarie cure. Ma se lasciate l'arena la vostra squadra verrà squalificata - disse Scale

- Sai che me ne frega?! perché avete permesso tutto questo?! -

Tristan furioso continuò a dimenarsi cercando di ribellarsi agli uomini di Marek che lo tenevano fermo. a intervenire, fu nuovamente Akurein che si avvicinò posando una mano sulla spalla del ragazzo.

- Marek...presta le cure necessarie alla signorina Arken. Per quanto riguarda il prossimo scontro è rimandato a domani - disse freddo e serio l'uomo per poi rivolgersi a Takeshi e Tristan

- Andate dalla vostra amica adesso. Ha bisogno di avervi accanto. Vedrete che si riprenderà - disse loro Akurein

I due ragazzi liberi dalle guardie, annuirono e corsero subito nel infermeria per sincerarsi delle condizioni della loro compagna.

Nel frattempo, Kara era uscita a passo lento dal arena, coperta di sangue e con numerose ferite, la rossa si era appoggiata con una mano alla parete, quando era stata raggiunta dai suoi compagni.

- Niente male! Come sempre sei spaventosa - le disse con la sua solita risata Garan appoggiandosi alla parete con la schiena e le braccia incrociate al petto.

- Tesoro sei ridotta uno straccio. Davvero un aspetto deplorevole, un topolino che si rotola nella polvere sarebbe più elegante di te - aggiunse Bellatrix aprendo il suo ventaglio e coprendosi la bocca quasi con disgusto.

- Adesso finitela! Kara hai fatto un buon lavoro. Con questo, credo che si sia capito il divario tra noi eccellenze di questa accademia e loro, esseri difettosi - disse Julian avvicinandosi alla rossa ancora in silenzio.

Amber li osservò restando in un angolo ma quando vide lo sguardo gelido e meschino del viola, cominciò a tremare stringendosi nelle spalle. Lei aveva assistito al combattimento di Sophia e si sentiva in colpa per non essere stata al fianco di Takeshi e Tristan.

Fece per allontanarsi e raggiungere i due ragazzi al capezzale di Sophia, quando Julian le tirò i capelli con forza e la guardò gelido.

- Cosa pensi di fare?! Noi abbiamo un accordo o forse te lo sei dimenticata? - domandò ironico beandosi del piccolo cinguettio di dolore della castana e del suo sguardo spaventato.

- Si lo so! Lo so manterrò ciò che vi ho promesso ma lasciate...lasciate che vada da lei! - disse Amber quasi supplicando il viola

Julian fece per parlare quando improvvisamente, si ritrovò a terra proiettato di faccia battendola al terreno con forza. Dietro le sue spalle, era apparso un uomo che Amber, aveva già visto.

Era l'uomo che aveva incontrato in biblioteca, avrebbe riconosciuto i suoi occhi e capelli come il fuoco, anche in capo al mondo. Solo che ora, l'uomo indossava una armatura rosso cremisi con riflessi neri e sembrava molto più forte e minaccioso.

- Come ti permetti?! Hai idea di chi sia IO?! - ringhiò Julian
- No. E non mi interessa. Per quanto mi riguarda, sei un ragazzino con il moccio al naso che ama prendersela con i più deboli. Indegno per un cavaliere o presunto tale -

Disse il rosso guardando Julian quasi infastidito come se suddetto giovane, non fosse che un insetto.

- Te ne pentirai! Garan! - chiamò il viola

Subito il corvino si scagliò verso il cavaliere in rosso ma questo con una rapidità pazzesca gli assestò un singolo pugno allo stomaco e facendogli cadere l'ascia, lo fece piegare con le braccia a stringere lo stomaco tossendo la sua stessa saliva.

- Inutile incompetente! Bellatrix fai pentire quest'uomo di avermi mancato di rispetto! - le ordinò allora Julian indicando il rosso.

La bionda guardò l'uomo e al suo sguardo minaccioso, non pote che deglutire tirandosi indietro. Julian allora le ringhiò contro ed estrasse sicuro di se la sua lancia puntandola al cavaliere sconosciuto.

- Se vuoi una cosa fatta bene, devi sempre fartela da solo! -

Si lamentò il viola scattando verso l'uomo con l'intento di ferirlo al petto, ma questo, bloccò la lancia a mani nude e sollevando l'arma, gettò il ragazzo contro la parete con una facilità quasi noiosa.

Amber alla vista del team di Julian così umiliato, cadde sulle ginocchia, spalancò gli occhi pieni di lacrime e premete la mano alla bocca, nel tentativo di non piangere

- Ragazza alzati. A meno che tu non voglia restare a terra, devi fare altro. Mi sembra di aver visto i tuoi amici andare in infermeria - disse l'uomo gelido osservando la castana stavolta con uno sguardo meno irritato.

Amber tentò di annuire lentamente e si alzò correndo verso l'infermeria ma si voltò un ultima volta osservando lo sconosciuto

- Chi...chi devo ringraziare? - chiese la ragazza
- Nessuno. Il fuoco non sopporta le ingiustizie, ragazza - disse l'uomo

Amber portò una mano contro il petto e scosse la testa. Poi asciugandosi una lacrima sfuggita per la tensione, mostrò uno splendido sorriso allo sconosciuto.

- Intendo come ti chiami...quale è il nome del mio salvatore? - domandò nuovamente

L'uomo assottigliò lo sguardo qualche secondo poi sospirando si eresse con il suo portamento fiero da guerriero e incrociò le braccia al petto. Era abbastanza stupito. Nuovamente quella insulsa ragazzina, aveva l'ardire di chiedergli qualcosa.

Lei che nemmeno era al altezza o degna di conoscere il suo nome, debole come era, stava sorridendo stupidamente e osava pure contraddirlo.

- Se proprio desideri saperlo...Ivanhoe. Ora vai dai tuoi amici prima che decida di mostrarti come divento quando mi arrabbio - le disse quasi in una minaccia

Amber si avvicinò annullando la distanza che li separava e mettendosi sulle punte scoccò un bacio sulla guancia del rosso per poi sussurrare qualcosa al suo orecchio

Ivanhoe da prima seccato e sorpreso per quel suo gesto, quando sentì le parole da lei sussurrate, sembrò rilassare completamente il corpo e guardò la strana umana allontanarsi


ANGOLO DELLA LOCANDA

Ed ecco che il primo scontro finisce. Andando con ordine i punti cardine del capitolo sono due. Prima tra tutti la povera Sophia.
Il primo scontro si è concluso con la sua sconfitta e la vittoria della spaventosa Kara che si rivela essere niente meno che una Shadowsight!

Nel prossimo capitolo vedremo qualcosa in più su questi sicari lo prometto e anche sulle conseguenze fisiche e mentali di questo combattimento sia per Sophia che sopratutto per i due amici. Tristan e Takeshi sono rimasti abbastanza traumatizzati dall'esito dello scontro ma avranno la forza di rialzarsi?

In ultima abbiamo la povera Amber ancora nel mirino del gruppo di Julian.
Ma a sorpresa a evitarle di nuovo guai, appare un nuovo personaggio già intravisto nello scorso capitolo il bel tenebroso Ivanhoe. Questo personaggio appartiene alla mia amica Diaspro e ha dato il ben servito sia a Garan sia a Julian che sicuramente adesso si starà rodendo il fegato.

Ivanhoe è un personaggio molto speciale scoprirete la sua vera identità molto presto se non addirittura tra due capitoli. Posso solo dirvi che è un personaggio molto figo e sono contenta che sia potuto comparire in questa storia. Ringrazio Diaspro per avermelo prestato.

Che dire? Niente extra ma dato che voglio essere generosa vi lascio un Aneddoto interessante sugli Shadowsight.
I vista d'ombra (quanto suona meglio in Inglese) sono dei sicari eccezionali che come spiegato da Takeshi, rinunciano al provare emozioni in cambio di un non ancora ben specificato aumento di potere. Come avrete capito vedendo Kara in azione, gli Shadowsight sono spesso molto giovani.

Ecco l'aneddoto è da dove vengono. Infatti questo gruppo di sicari è originario di Galecia, non è un caso infatti che gli Arken, la famiglia di Julian e Sophia, venga proprio dallo stato militare di Galecia.

Fatemi sapere se volete un approfondimento magari proprio sui rapporti tra nobili e Shadowsight o anche qualcosa in più proprio su Sophia e gli Arken

detto questo, vi aspetto al prossimo capitolo e vi lascio il pv di Sophia e Tristan

Sophia

Tristan

 

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Capitolo 10
*** l'orgoglio del arciere e il segreto della ragazza ***


Capitolo nove
l'orgoglio del arciere e il segreto della ragazza

Tristan e Takeshi erano rimasti al capezzale di Sophia tutto il giorno. L'arciere era seduto accanto al letto della giovane che stava dormendo profondamente con il corpo fasciato in vari punti e un respiratore sulla bocca. La fanciulla, era stata messa in un letto simile a una teca di cristallo che fungeva da centro curativo.
Tristan era in piedi e camminava avanti e indietro per la stanza. Era nervoso tanto che teneva lo sguardo basso e stringeva con forza tale i pugni da sbiancarsi le nocche.

- Se non la finisci...farai un buco nel pavimento - lo rimproverò Takeshi
- Ma che spiritoso che sei. È che non riesco a non pensare che avremmo potuto fermare tutto questo e che Kara abbia esagerato! - replicò Tristan frustrato

Takeshi osservò per qualche secondo Sophia e sospirando ripensò alla battaglia appena terminata.

- Non è in pericolo di vita hanno detto i curatori. Deve soltanto riposare ma per almeno qualche mese non riuscirà a prendere la spada - spiegò l'arciere
- Sembra che Kara l'abbia avvelenata con un potente paralizzante. Deve essere successo quando schivando il suo primo attacco, le ha toccato il fianco - aggiunse il ragazzo

- E questo non lo chiami barare?! - sbraitò Tristan a quel punto tirando un pugno al muro

- Sfortunatamente, questo genere di tecniche viene elogiato come astuzia. Inoltre i genitori di Sophia non hanno sporto denuncia contro l'accademia. Per loro si è trattato di uno scontro perso a causa d'inadeguatezza da parte di Sophia - disse Takeshi lapidario abbassando la testa.

- Inadeguatezza?! La loro figlia poteva morire e se ne fregano?! Che razza di... -

Tristan si morse la lingua per non gettare i peggiori insulti addosso ai genitori di Sophia. Incrociò le braccia e cercò di calmarsi come poteva anche se in realtà, avrebbe solo voluto prendere a calci Kara e Julian e perfino i coniugi Arken che trattavano la figlia quasi come spazzatura.

Improvvisamente il suono di qualcuno che bussava alla porta, sorprese i due ragazzi che voltandosi, si ritrovarono a incontrare per due secondi lo sguardo di Amber.

- Ah...adesso ti fai viva? wow contiamo davvero un sacco per te! - sputò velenoso il lanciere.
- Calmati Tristan. Amber deve avere dei buoni motivi per non essersi presentata prima -

Subito Takeshi tentò di alleggerire la tensione. Con il risultato che Tristan, gli rifilò una terribile occhiataccia per poi sedersi a braccia incrociate voltando lo sguardo verso la finestra.

Amber sospirando si avvicinò alla teca dove l'amica riposava. Il suo sguardo triste e il lieve singhiozzo che le scappò fecero sospirare Takeshi che alzandosi le poggiò una sulla spalla.

- Amber se è successo qualcosa se Julian ti ha fatto qualcosa, allora dovresti parlarne con noi. Siamo amici e non ti giudicheremo vero Tristan? - domandò l'azzurro

Il lancere sbuffò ma annuì mugugnando senza però guardare la castana, ancora piuttosto di cattivo umore per la sua presunta codardia

- Non è così! Julian non mi ha fatto niente. Semplicemente io...non posso combattere. Mi dispiace! - disse la ragazza stringendo gli occhi

Takeshi preoccupato provò a sfiorarle la spalla nuovamente ma Amber si tirò indietro e alzando la testa la scosse con forza.

- Mi dispiace. Mi dispiace tanto...io non posso dirvi cosa succede ma...non posso più combattere con voi - sussurrò la castana

Tristan si alzò di scatto e furioso le si avvicinò strattonandola per una spalla.
- Cosa significa che non puoi?! Ci volti le spalle? Non te ne frega nulla se Sophia è in questo stato?! Non hai un po di orgoglio?! -

Domandò incredulo e furioso alzando la voce lasciando la ragazza, solo quando si accorse di stare stringendo troppo la sua spalla fino a quasi farle male.

Amber lo allontanò bruscamente e in lacrime, corse fuori dalla porta andando a sbattere contro Ivanhoe.

- Fa più attenzione ragazza. Non guardi dove stai andando quando cammini? - domandò irritato il rosso

Amber tirò su con il naso. Aveva gli occhi pieni di lacrime e arrossati. L'uomo la guardò gelido come se non riuscisse a comprendere quelle lacrime o il suo sguardo sofferente e incrociò le braccia.

- Cosa pensi di fare? Scapperai di nuovo, continuerai a fuggire come una mocciosa debole e spaventata? - le chiese serio

La ragazza abbassò la testa stringendo i pugni.
Una parte di lei, avrebbe semplicemente voluto essere se stessa e lottare con ancora più coraggio e forza di prima. Ma l'altra...era terrorizzata al idea che il segreto che serbava nel suo cuore da tanto tempo, venisse rivelato.
Le conseguenze sarebbero state terribili e non poteva assolutamente permetterlo. Eppure, la ragazza sapeva che così facendo, avrebbe finito per restare sola.

Ivanhoe non sentendo risposta da parte sua, la superò non degnandola di alcuno sguardo se non quello freddo, critico e severo quasi...deluso.

- Ho sentito che affermi di essere una manipolatrice del fuoco. Il fuoco non è un elemento per tutti...e di certo ora come ora...non sei degna di possedere il suo potere - le disse

Quelle parole colpirono Amber come una doccia gelata.
Lei non era degna? Già...lei non meritava la fiducia di Tristan, Sophia e Takeshi ne la loro amicizia e Ivanhoe aveva perfettamente ragione, lei non meritava di essere chiamata utilizzatrice del fuoco perché per proteggere se stessa e il suo segreto, non aveva fatto altro se non scappare.

Si voltò e stava per parlare replicando le fredde e dure sebbene giuste parole del uomo, quando Takeshi si avvicinò a quest'ultimo guardando però lei.

- Adesso tocca a me. Amber...non so cosa ti stia succedendo ma...ti prego di guardare attentamente la mia battaglia -

Disse il ragazzo prima di superarla senza lasciarla parlare e andarsene verso l'arena.
Amber colpita dalle parole del arciere restò in silenzio e si allontanò verso la sua stanza senza sapere se si sarebbe o meno presentata al arena.
***
 
Takeshi prese la faretra e le frecce e guardò verso l'arena. Tra pochi minuti sarebbe sceso in campo. Tristan si avvicinò a lui sbuffando.

- Sei sicuro di volerlo fare? Se si...cerca di non fare cagate non mi va di dover fare da infermiera anche a te - tentò sebbene molto freddamente di scherzare il rosso

- Stai tranquillo. Tristan io vincerò questa battaglia. Quindi non sarà necessario che tu mi faccia da infermiere - replicò l'azzurro tirando un pugno scherzoso sulla spalla del amico.
- Sai ho...ho chiesto ad Amber di assistere al mio scontro. - rivelò poi

- Come mai? -

Tristan sembrò piuttosto stupito dal gesto del amico certo aveva litigato con la ragazza ma se ne era pentito quasi subito e in fondo quello che lo faceva arrabbiare, era stata la sua totale incapacità come leader non certo la decisione di Amber di non combattere.

- Voglio che lo veda con i suoi occhi e ne capisca il significato - disse Takeshi criptico
- Il significato di cosa? - domandò confuso il rosso ricevendo da Takeshi un mezzo sorriso e un sospiro.

Alla fine, i due ragazzi troncarono la discussione a metà e mentre Tristan raggiungeva sugli spalti Amber, piuttosto sorpreso di trovarla lì e sentendosi ancora in colpa per la brutta discussione, Takeshi entrava nel arena con l'arco e la faretra a tracolla e lo sguardo deciso.
Ad attenderlo che giocherellava con la sua grossa ascia, vi era Garan.

- Ehi microbo! Fai ancora in tempo a ritirarti - lo avvertì il colosso con una risata di scherno

Takeshi non si fece spaventare, alzò la testa osservandosi attorno. Il rumore delle persone sugli spalti, gli rimbombava nella testa. Il ragazzo stava cercando tra la folla Tristan quando vide Amber seduta accanto a lui.

- Quando vuoi cominciare, sono pronto - disse l'azzurro al corvino

Nuovamente suonò la tromba ma l'unico a muoversi, fu proprio Takeshi che scattando verso Garan lo bersagliò di frecce incoccando e scoccando molto velocemente. Ma Garan, non fece una grinza e con un ruggito quasi animalesco, conficcò la sua ascia nel terreno, generando un onda di energia sismica che fece tremare l'arena.

- Sei sicuro giovane, di non aver bisogno del mio potere? -

Domandò Belecthor apparendo sulla spalla del arciere che scosse la testa cercando di tenersi in piedi e in equilibrio mentre a causa di una strana forza di gravità, porzioni di terreno si sollevavano dal arena.

- Ha il controllo sulla gravità! d'accordo. Allora ti sconfiggerò dando tutto me stesso perché questo...è il mio orgoglio -

Disse l'arciere rivolgendo un occhiata fugace ad Amber che sussultò stringendo una mano a pugno contro il petto.

-Takeshi... -

La castana sussurrò il nome del amico poi osservò attentamente l'arena. Tristan facendo caso al gesto della ragazza sembrò per un instante sorridere.

Takeshi nel frattempo, era balzato con agilità su una delle rocce sospese in aria e schivando l'ascia di Garan aveva scagliato delle frecce imbevute del potere del vento che ne raddoppiava la velocità.

- Stupido insetto! Puoi essere veloce quanto vuoi, ma resti debole! -

Aveva gridato il corvino recuperando l'ascia che era tornata verso di lui come un boomerang per poi saltare su una delle rocce e manovrare la gravità facendo spianare a terra Takeshi.

- Non puoi nulla contro la gravità sei semplicemente inerme! - aveva detto Garan

Takeshi aveva fatto perno con le mani sul terreno mentre l'aura verde del vento lo ricopriva e iniziavano a vedersi i tatuaggi tribali color smeraldo sul suo corpo.

- Ragazzo...non puoi utilizzare il mio pieno potere anche questa volta. Il tuo corpo fisico non reggerebbe una tale potenza - lo ammonì Belecthor.
- Lo so. Sono perfettamente cosciente di non poterlo fare...si Garan hai ragione! -

Gridò Takeshi osservando il nemico e cercando di alzarsi, lottando come poteva contro la gravità che lo teneva costretto a pancia in giù sulla roccia. Strinse i denti serrò gli occhi e nella sua mente apparvero la battaglia contro Cantarella e le parole del padre che risuonarono fulgide nel suo cuore.

Grazie a quelle parole e grazie alla fiducia degli amici che sentiva risuonare nel cuore come in tutto il corpo, Takeshi riuscì a strisciare una mano afferrando l'arco che strinse con forza.

- Si. Sono debole, insicuro e probabilmente lontano dal guerriero che voglio essere ma...ho qualcosa che tu non hai! - gridò
- Ho degli amici e un sogno! E so che nonostante cada, nonostante possa sentirmi sconfitto...i miei amici sono lì ad aiutarmi e il mio sogno è la mia forza! -

La voce del giovane arciere risuonò nel arena mentre l'aria sembrava quasi fremere e lui, lentamente alzava la testa per poi farsi forza mettendosi in piedi con qualche difficoltà.

Sugli spalti il cuore di Amber cominciò a battere al impazzata mentre Tristan alzandosi metteva le mani a megafono urlando a più non posso.

- Si cazzo! Sei grande Takeshi! - lo incoraggiò il rosso con gli occhi che sembravano luccicare dallo stupore e l'emozione.

Amber si fece coraggio e ignorando lo sguardo d'odio che le stava facendo Bellatrix, si alzò dal suo posto urlando con tutto il fiato che aveva stringendo i pugni

- Takeshi battilo puoi farcela! -

Quando Tristan vide l'amica fare quel gesto, sorrise continuando a incitare l'amico arciere.
Takeshi alzò la testa e si lasciò avvolgere da quel vento così forte ma anche generoso poi incoccò una freccia.

- Silenzio! Silenzio marmocchio! - gridò Garan che aveva ormai perso la pazienza.

Stringendo l'ascia, il corvino, saltò di roccia in roccia avvolgendosi con un aura oscura e scagliandosi di forza contro Takeshi.

Il ragazzo arciere, aprì gli occhi lentamente e quando Garan fu abbastanza vicino, con un balzo saltò poggiando una mano sulla sua testa.

- Turbine del vento furioso! -

Disse Takeshi avvolgendo Garan con un vero e proprio tornado di vento smeraldo che lo fece precipitare mentre Takeshi scendeva a terra.
Garan cadde di faccia ma rialzandosi ruggì furioso e di nuovo con il sangue che gli colava dalla fronte, si scagliò furente e con gli occhi Iniettati di sangue, contro Takeshi menando un colpo verso di lui con la sua ascia.

Takeshi aspettò e intercettò il colpo balzando su l'arma di Garan per poi tirargli un calcio sul volto e sfruttando il rinculo del balzo scoccare l'ultima freccia.
Questa acquistò una velocità incredibile e divenne un dardo verde che trapassò la spalla di Garan e generò un esplosione di media Intensità che alzò subito un polverone.

Quando il fumo lentamente si sollevò, Garan era in ginocchio, il suo braccio destro era trafitto e l'ascia era a terra, spezzata. Vi fu un silenzio di tomba per qualche secondo ma poi la folla, esplose in un fragoroso applauso e Takeshi, sollevando il braccio chiuso a pugno sorrise.

La battaglia era finita e la vittoria era del arciere. Il giovane, si avvicinò lentamente a Garan e ha sorpresa gli tese la mano.

Il corvino incredulo esitò qualche instante ma alla fine, accettò l'aiuto stringendo la mano del azzurro con il braccio buono, ghigno e riconobbe la sua forza.

Amber e Tristan si precipitarono immediatamente ad abbracciare l'amico felici della sua vittoria.

- Sei stato eccezionale! Fantastico Takeshi! -
Si congratulò Tristan. Amber annuì e subito dopo il rosso, fu lei ad abbracciare forte l'arciere.

- Ora ho capito. È l'orgoglio vero? L'orgoglio è quella cosa che non puoi perdere giusto? - chiese la castana
- Si. L'Orgoglio che rende tale un guerriero è diverso per ognuno...il mio è il mio sogno - spiegò Takeshi riprendendo fiato

Amber annuì asciugandosi una fugace lacrima e sorrise verso Ivanhoe comprendendo finalmente le sue dure parole.

- Ragazzi andiamo da Sophia. Sicuramente vorrà sapere della tua vittoria e poi...voglio parlarvi -

Si decise finalmente a dire la ragazza. I due amici annuirono, mentre Garan si avvicinava a un furioso Julian e una seccata Bellatrix.

- Sei inutile! Come hai potuto farti battere?! -

Lo rimproverò duramente il viola. Garan sbuffò e guardò Kara che si fece avanti ma restò in silenzio.

- Julian smettila ora. Il microbo è degno del mio rispetto. Concordi con me, Kara? -

Domandò il corvino alla giovane che annuì con grande disappunto di Bellatrix e Julian. Proprio quest ultimo, tentò di colpire Garan, ma la rossa si mise in mezzo e lo gelò con lo sguardo.

- Adesso smettila. Garan ha ragione. Takeshi e anche tua sorella...si sono battuti con onore. Una cosa che credevo avessi anche tu Julian - disse sospirando Kara

- Sta zitta! Sei solo una bambola difettosa che esiste per servire gli Arken! Tu sei MIA! -

Gridò il viola andandosene, seguito a ruota da Bellatrix. Lasciando che Kara lo aiutasse, Garan si fece accompagnare in infermeria.
***
 
Sophia era sveglia. Aveva dolori in tutto il corpo e le mani, tremavano ancora. Tanto da non permetterle d'impugnare la spada.
I genitori si erano presentati poco prima nel infermeria e mentre la madre era rimasta in silenzio, il padre non aveva perso tempo a inveire contro la giovane fanciulla per la sua sconfitta al torneo.

Sophia con il morale sotto i piedi e l'orgoglio in frantumi, non aveva replicato, limitandosi ad annuire prendendosi pure lo schiaffo del padre.
Forse per tale ragione, quando vide i volti dei tre amici entrare dalla porta, la viola fece un lieve sorriso venendo con sua grande sorpresa, travolta dal abbraccio di Amber.

- Ehi...piano Amber. - disse Takeshi sorridendo

Tristan si appoggiò al bordo del letto con un sorriso altrettanto felice, mentre Sophia ricambiava la stretta della castana anche se con un po di fatica.

- Come è andata? Mi dispiace di non aver potuto assistere alla tua battaglia, Takeshi - si scusò Sophia.
- Non preoccuparti. Devi solo pensare a riprenderti. Comunque...ho vinto anche per te eh - disse l'arciere

Sophia a quelle parole fece un sorriso molto più sereno, mentre Amber, si staccava piano da lei.

- Ragazzi mi dispiace. Non ho fatto che nascondervi le cose e scappare. - disse la ragazza alzando la testa con decisione.
- Ma non voglio più essere una codarda! Takeshi e...un altra persona mi hanno fatto capire che cosa davvero è importante. Quindi io...vi racconterò la verità -

Aggiunse pensando a come spiegare agli amici, il seguito di quel discorso. Alla fine fece un respiro profondo e osservò i tre.

- Il mio...il mio vero nome è Karen. Amber è mia sorella maggiore e io sono entrata in accademia spacciandomi per lei! - disse tutto d'un fiato facendo sgranare gli occhi dei tre ragazzi.

- Mia sorella è sempre stata molto malata. Per questo motivo, sfruttando il fatto che nessuno conosceva il suo reale aspetto...i miei genitori mi ordinarono di entrare in accademia - spiegò Karen.

- Quindi è per questo motivo che ci evitavi? perché non ne hai parlato con noi? - domandò Tristan
- Non sapevo come l'avreste presa e perché non volevo che ad andarci di mezzo fosse mia sorella - spiegò la castana

- E come avrebbe potuto? Non riesco a capire - disse Takeshi scuotendo la testa
- La famiglia che paga le sue cure... - Karen spostò lo sguardo verso Sophia che si limitò ad Annuire.
- Se ti fossi rifiutata di ubbidire...Julian te l'avrebbe fatta pagare. È così vero? - domandò Sophia trovando in un Assenso di Karen, la sua risposta.

- Dovevo rifiutarmi di combattere e far vincere Bellatrix a tavolino. Altrimenti lei avrebbe rivelato a tutti il mio segreto per conto di Julian - disse infine Karen sospirando

Tristan ringhiò stringendo i pugni ma annuì e le scompigliò i capelli. Takeshi le poggiò una mano sulla spalla per darle sostegno.

- Ascolta...Amber, Karen...qualsiasi sia il tuo nome. Non lascerò impunito quel bastardo e vile verme! - affermò Tristan
- Si. Da adesso non devi più avere paura. Ti proteggeremo noi da lui - aggiunse Takeshi

Karen a quelle parole, non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere disperata, sfogando tutto ciò che aveva sempre tenuto dentro di se in un pianto liberatorio, sapendo che ora, poteva contare su amici preziosi che la accettavano e amavano per quello che era.

Più tardi la ragazza notò Ivanhoe con abiti molto più modesti, nel giardino del accademia in procinto di riprendere il suo viaggio

- Buon pomeriggio - disse facendo un cenno

Ivanhoe la osservò quasi curioso. La ragazza sembrava diversa quasi più radiosa e naturalmente meno insicura. In effetti, era rimasto stupito quando l'aveva vista unirsi allo stupido ragazzino per fare il tifo e incoraggiare il moccioso arciere.

L'uomo non le rispose si limitò a farla scivolare con la schiena contro un albero e ad avvicinare il volto al suo. Karen trattenne il fiato irrigidendosi, quando i denti di Ivanhoe, sfiorarono il suo orecchio mordendolo con discreta forza. Un cinguettio, sfuggì dalle labbra della castana rossa come un peperone per quelle attenzioni piacevoli sebbene inaspettate.

- Ho cambiato idea. Ti sei rivelata piuttosto interessante -

le disse l'uomo portando una mano tra i capelli rossi, tirandoli indietro con un gesto sensuale quanto la sua voce roca e forte che sussurrò al orecchio di Karen

- Ma non sei ancora degna di ricevere il resto. Sei ancora una mocciosa inesperta - le disse incurvando le labbra in un ghigno beffardo

- A...allora...se vinco il duello domani...tu mi darai un vero bacio? - domandò la ragazza

Ivanhoe tornò ad accarezzare e bagnare con la sua saliva l'orecchio della ragazza che sussultò, quando la mano del rosso le graffiò la pelle della gamba

- Bisognerà vedere l'esito. Se sarai finalmente degna...potrei darti ciò che chiedi -

Le sussurrò respirandole nel orecchio, sentendola rabbrividire leggermente. Si tirò indietro e le fece l'ennesimo sorriso beffardo più simile a un ghigno in realtà.

- D'accordo! Non sai quanto sono motivata ora! - gli rispose la castana

Ivanhoe annuì e la lasciò sola ben conscio che da lì in avanti, avrebbe avuto ben più di un problema a resistere dal saltarle addosso. Si passò la mano sul collo facendola scrocchiare consapevole che i suoi problemi a controllarsi ora avevano un nome: Karen

ANGOLO DELLA LOCANDA

Nuovo capitolo terminato! Abbiamo visto tutto il fegato di Takeshi che non solo ha vinto contro Garan ma è riuscito a far comprendere ad Amber cosa significhi veramente essere orgogliosi guerrieri.

Così veniamo a conoscenza delle ragioni di Amber o meglio di Karen che dopo essersi riappacificata con i suoi amici ha incontrato nuovamente Ivanhoe e su di lui ci torno dopo

Parliamo ora di Garan e Kara. I due prendono finalmente l distanze da Julian riconoscendo la forza di Sophia e Takeshi. La ragazza è in via di guarigione e nonostante il brutto trattamento da parte dei genitori la viola sembra più serena

Veniamo ora a Ivanhoe che fa una sorta di scommessa con Karen dopo averle dato parecchie attenzioni piacevoli (brighella lui XD) il rosso svela inoltre un indole molto più selvaggia e sfrontata sebbene si renda conto di aver iniziato una sequela di casini che gli impediranno di mantenere il controllo forse.

Non mi resta che darvi il solito appuntamento al prossimo capitolo e lasciarvi con ben due pv perché sono felice

Karen ( Amber di Genshin Impact)



Ivanhoe ( Percival di Granblue fantasy)



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Capitolo 11
*** la tigre scarlatta vs la signora dei prismi ***


Capitolo dieci
la tigre scarlatta vs la signora dei prismi

Quando Karen aprì la finestra, fu accolta da uno spettacolo a dir poco meraviglioso. Il panorama presentava neve e ghiaccio a perdita d'occhio. La castana rabbrividendo balzò fuori dalla finestra lasciando dormire la sua compagna di stanza, correndo poi verso il campo di addestramento.

Mancavano poche ore al suo combattimento e la ragazza, voleva allenarsi ancora un po.
Afferrò il suo bastone e lo piantò a terra volteggiando in avanti con un balzo, atterrando sulla coltre bianca e sferrando un colpo deciso per poi far roteare con classe la sua arma.

Quando sentì l'applauso di Tristan e la sua risata allegra, risuonare nel aria, la ragazza si voltò e fece il segno della vittoria con le dita sorridendo allegra.

- Ti alleni da sola? - domandò il lancere stiracchiandosi per poi fare dei rapidi piegamenti.
- Si! Volevo riscaldarmi prima della battaglia. Non ho resistito quando ho visto che aveva nevicato - ridacchiò la ragazza.

Tristan prese un bastone di allenamento e si mise in posizione di battaglia con le gambe leggermente aperte, teneva il bastone come fosse una lancia.

- Allora se non ti spiace, ti faccio compagnia. anch io ho bisogno di perfezionare un po le mie tecniche. - le disse il rosso
- Certo che non mi dispiace! Ma non mi farò sicuramente battere da te, Tristan! -

Affermò la castana, facendo passare il bastone dietro la schiena e afferrandolo con una ruota nel altra mano.

- Wow non credevo che fosse arrivato il circo - ridacchiò il ragazzo per poi scattare in avanti puntando alla castana.

Questa fece dei saltelli al indietro e portò in avanti il bastone cercando di colpire la spalla di Tristan che schivando a sua volta, saltando indietro fece girare il bastone-lancia per deviare i continui colpi di Karen che si facevano via via più potenti e rapidi.

- Niente male! Sei forte! -

Le fece i complimenti il rosso stringendo appena la sua arma e indietreggiando di qualche passo per poi sferzare il bastone lateralmente facendolo scontrare con quello del amica.

- Anche tu sei forte Tristan! Ma non mi arrendo per così poco! - affermò la ragazza ritrovando immediatamente l'equilibrio.

Karen, accortasi del fatto che la neve stava rallentando i loro movimenti, decise di Approfittare della sua naturale velocità. Tentò una finta e quando Tristan esitò proteggendo il braccio destro, la ragazza si abbassò rapida e colpì con decisione lo stomaco del altro ragazzo che tossendo cadde di sedere lasciando la sua arma.

Karen gli puntò il bastone riprendendo fiato e sorrise vittoriosa, mentre Tristan si scompigliava i capelli per togliere la neve.

- Ehi vacci piano tigrotta. -

Rise il ragazzo osservando l'amica tutta entusiasta di quella piccola vittoria. Karen era in piedi con il bastone proteso in avanti, puntandolo verso Tristan che di accettare la sconfitta proprio non ne voleva sapere.

- Secondo round, vediamo che fai! -

Disse dando un calcio al bastone riuscendo così a sbilanciare la ragazza anche grazie alla neve che le rendeva i movimenti molto più lenti. Quando Karen indietreggiò, Tristan si rialzò con uno scatto e puntò verso la castana per cercare di colpirla con un pugno ma questa, schivò al ultimo secondo gettandosi di lato.

- Uffi non vale! -

Si lamentò Karen sputando un po di neve. Rabbrividì sentendo i vestiti bagnati e freddi e si rimise in piedi, cercando il bastone con lo sguardo. Questo, era finito nelle mani di Tristan che ghignando si era avvicinato alla ragazza porgendoglielo.

- In battaglia, un cavaliere di Nexus, deve essere in grado di difendersi in più modi. Non devi fare affidamento solo su un arma - disse il ragazzo soffocando l'ennesimo ghigno beffardo e divertito.
- Ehi che cosa state facendo? - domandò la voce di Takeshi.

L'arciere era alle loro spalle e con il sopracciglio sollevato e lo sguardo interrogativo, li stava osservando.

Karen si rialzò e recuperò il suo bastone abbracciandolo come fosse un tesoro prezioso.
Tristan invece lo poggiò sulla spalla, quasi quello fosse un riflesso di quando utilizzava la sua fedele lancia. l'altra mano scivolò su un fianco.

- Ci stavamo allenando bello addormentato - lo prese in giro il lanciere.

Takeshi divenne rosso come un peperone e balbettò imbarazzato. Dopo il grande dispendio di mana eseguito durante il torneo, il giovane era crollato tra le braccia di Aryx l'entità dei sogni e del sonno. In altre parole aveva dormito fino al ora di pranzo come un sasso.

- è per via del combattimento! ho usato un sacco di energie ero...stanco! -
Cercò di giustificarsi Takeshi facendo ridere gli amici e beccandosi poco dopo una palla di neve in faccia da parte di Karen che sorrise.

- Karen! Non è divertente! -
Sbuffò l'azzurro beccandosi l'ennesima palla di neve stavolta sulla schiena. Alle sue spalle Tristan se la rideva.

- E invece si! Andiamo fiiifone -

Lo prese in giro il lanciere non aspettandosi che l'arciere avesse un asso nella manica. Incoccò alcune frecce nelle quali, erano state conficcate delle palle di neve e le scoccò colpendo Tristan in faccia e sul petto e spalla.

- Ehi! Se vuoi metterla così allora... -

Disse Tristan prendendo la sua lancia che conficcò nel terreno, generando uno sbuffo di neve che ricoprì completamente l'altro ragazzo.
Vedere Takeshi ridotto a un pupazzo di neve vivente, fece scoppiare Karen a ridere. La ragazza si teneva la mano sulla pancia senza smettere di ridere a crepapelle.

Qualcun altro che li stava osservando appoggiato a un albero, si fece scappare un ghigno. Si trattava d'Ivanhoe che dopo essere andato a comunicare al preside di voler restare fino al termine del torneo, stava osservando i mocciosetti giocare e allenarsi.

Karen lo notò e gli mostrò un sorriso con le mani incrociate dietro la schiena. L'uomo le fece un semplice cenno quando a causa della "slavina" creata da Tristan per difendersi dal ennesimo attacco di Takeshi, un po della neve su l'albero cadde sulla testa d'Ivanhoe facendo ridacchiare sotto i baffi proprio la castana.

L'uomo dalla folta chioma rossa, fece riscaldare il suo corpo fino a sciogliere la coltre bianca poi si sedette e togliendosi la maglietta mostrò il suo petto scolpito.

- Non ti piace l'inverno eh? - domandò Karen avvicinandosi.

Era ancora un po emozionata e tutte le volte che vedeva l'uomo, le tornava in mente come lui si era comportato nei suoi confronti il giorno prima. Una sola domanda le frullava in testa: Ivanhoe stava facendo sul serio o si prendeva gioco di lei?

- è solo neve. Non dovresti tornare a giocare con i tuoi amici? - domandò l'uomo.

Karen si sedette accanto a lui portando le ginocchia contro il petto e sorrise scuotendo appena la testa.

- In realtà adesso, credo di avere troppo freddo per continuare, mi dichiaro un ghiacciolo vivente - disse ridendo la castana

Ivanhoe, avvicinò le labbra al suo orecchio e dopo averci lasciato un piccolo morso, le sussurrò con la voce bassa e roca decisamente sensuale.

- Posso scaldarti io se vuoi mocciosa -

Karen sgranò gli occhi lasciandosi sfuggire un mugolio a quel morso. Aveva le guance tutte rosse per l'imbarazzo e poggiò la testa contro la spalla d'Ivanhoe.

- Tu mi vuoi uccidere? Non fanno bene tutte queste emozioni! - gli disse la ragazza quasi facendo sembrare le sue parole un rimprovero.

Ivanhoe compiaciuto dal effetto che le stava facendo, avvicinò la bocca al suo collo e lo mordicchiò leggermente per poi al suo piccolo sussulto, staccarsi e portare le mani dietro la testa appoggiandosi al albero.

- Sei pronta per la battaglia di oggi? - le chiese l'uomo
- Si. Ho rispolverato un po le mie tecniche grazie al aiuto di Tristan. - disse la ragazza annuendo guardando i due amici che giocavano con la neve.

Ivanhoe si alzò annuendo a sua volta e incrociando le braccia al petto la osservò. Karen incatenata dal suo sguardo forte e orgoglioso, si alzò a sua volta.

-Tu...ti ricordi la nostra sfida vero? -

domandò lei. Ivanhoe fece finta di pensarci ma poi si esibì in un ghigno molto divertito e al tempo stesso, seducente.

- Si. Manterrò la parola e farò quello che ho detto. Ovviamente...se vincerai -

Quella sua provocazione, voleva essere un incoraggiamento. Karen annuì decisa e tornò di filato dagli amici abbracciando Tristan con uno scatto.

Ivanhoe li osservò ancora per un po poi si avviò verso la sua stanza incrociando nel corridoio Akurein.

- Salve amico mio. Hai visto qualche studente che fa al caso tuo? - domandò il preside sorridendo.

Ivanhoe gelido, incrociò le braccia al petto ripensando alla conversazione che solo poche ore prima, aveva avuto proprio con il preside dell' accademia reale di Royality.



Quando Ivanhoe sentì bussare alla porta della sua stanza, non si stupì troppo se nel aprire si ritrovò davanti Arwen. La ragazza sorrideva appena con quel suo viso d'angelo talmente perfetto, da sembrare quasi finto.

- Posso fare qualcosa per te? - aveva chiesto il rosso poggiandosi con le spalle alla porta.
- Siete stato convocato dal padrone. Lord Akurein vorrebbe conferire con lei signor Ivanhoe -

Fu a quelle parole e quando, avvertì una leggera aura avvolgerla che Ivanhoe, capì che Arwen era talmente perfetta da non essere umana... proprio perché non lo era.

- Ma tu...sei una Famyr? - domandò l'uomo.

Arwen smise di camminare, si voltò molto lentamente con le mani strette in grembo e gli mostrò un sorriso neutro quasi...vuoto.

- Si esattamente. Il mio padrone Akurein vi attende. Entrate pure - disse l'argentea facendo una elegante riverenza.

Ivanhoe annuì serio entrando nel ufficio, ritrovandosi a osservare Akurein intento a leggere un tomo che pareva molto antico. Il rosso fece un colpo di tosse secco per attirare l'attenzione del uomo che sorridendo chiuse il tomo.

- Amico mio è bello vederti! Dimmi come ti trovi in accademia? - domandò il preside sedendosi e prendendo una bottiglia da uno scaffale
- Se mi stai offrendo del Soffio di Draka, significa che hai un favore da chiedermi. Quindi sputa il rospo, Akurein - disse il rosso incrociando le braccia.

Akurein sorrise. Versò anche nel proprio bicchiere la suddetta sostanza dal valore alcolico elevato e un mite retrogusto dolciastro e si sedette di fronte a Ivanhoe.

- Amico mio...così mi ferisci. Potrei mai ingannare un amico di vecchia data? - domandò l'uomo mettendo su la sua faccia da finto innocente.

Ivanhoe tracanno senza ritegno il contenuto del bicchiere e lo fulminò con lo sguardo, prima di versarne altro.

- Diciamo che ti conosco. Avanti che cosa vuoi veramente Akurein? - domandò il rosso

Il preside si accarezzò il mento dopo di che guardò qualche instante fuori dalla finestra per poi riportare la sua completa attenzione verso l'uomo che nel frattempo, si era seduto scompostamente con le gambe aperte e le braccia incrociate al petto.

- Va bene non "scaldarti". Il motivo è molto semplice in verità. Vorrei che al termine del torneo...scegliessi un adepto. - disse ridacchiando l'uomo.
- Un adepto? Quindi...è vero? - domandò piuttosto stupito Ivanhoe per poi farsi incredibilmente serio.

Akurein si limitò ad annuire poi poggiò la testa indietro e chiuse gli occhi.

- Ci resta un mese Ivanhoe. Ne ho trovato uno ma... non è conscio di ciò che è...non ancora - disse l'uomo restando parecchio criptico

- Quindi hai approfittato del torneo per la selezione? E vuoi che sia io a fare la scelta finale...perché? -

- Perché chi meglio di te, può sentire la forza del "fuoco"? Ti chiedo solo di dirmi chi è più portato per controllare l'elemento e di addestrarlo in vista del evento principale. Puoi farlo? - domandò allora il blu intrecciando le mani davanti al volto.

Il rosso abbassò lo sguardo e restò in silenzio per qualche minuto. Stava cercando di capire dove volesse andare a parare l'altro uomo.
Il torneo e l'evento che si sarebbe avverato da lì a qualche mese e poi la scelta di un adepto del fuoco? Troppi misteri e soprattutto troppe domande irrisolte.

- Va bene. Posso provarci ma ho una condizione da porre - disse infine
- Di che genere? Chiedi e vedrò cosa posso fare - rispose allora Akurein molto curioso
- Sei settimane. Se in sei settimane l'adepto non avrà risvegliato il suo potere...lo rimanderò indietro. Siamo d'accordo? -

Akurein ponderò ogni singola parola detta dal rosso e infine si ritrovò ad accettare quella condizione.

- Molto bene. Sono d'accordo ma...lascia che ti dica una cosa amico mio. La persona che sceglierai non sarà soltanto il tuo adepto e soprattutto, farà la differenza in futuro. - gli disse il preside con un sorriso criptico.

Ivanhoe si limitò ad annuire a quelle indecifrabili parole dopodiché, bevendo tutto d'un fiato il liquido contenuto nel bicchiere, fece un cenno di saluto e lasciò la stanza.

- è saggio lasciare che sia lui a scegliere? -

La voce di Arwen raggiunse le orecchie di Akurein che voltandosi verso la giovane, annuì e tentò di farle un sorriso rassicurante. Nessuno più di lui, sapeva quanto la situazione fosse grave.

- Andrà tutto bene. Ivanhoe sa il fatto suo...dopo tutto stiamo parlando del Imperatore del fuoco. - le disse Akurein

Arwen annuì con le mani giunte davanti al petto in una posa graziosa ma elegante. Si avvicinò al uomo.

- Ho piena fiducia in voi nobile Akurein. Ciò che temo però... -

Nonostante l'espressione della ragazza, non fosse in alcun modo variata, mentre parlava si poteva notare nelle sue parole, una sfumatura di disagio che Akurein riuscì a cogliere immediatamente.

- Lo so. Temi che quei ragazzi non siano all'altezza. Inoltre...manca la "Stella" che li guiderà. - disse l'uomo sospirando.

Akurein si passò la mano dietro la testa grattandola un po sconfortato, ma quando Arwen gli carezzò il braccio, l'uomo sembrò calmarsi abbastanza per farle un sorriso dolce.

- Arwen sono grato che tu sia al mio fianco. -

Le disse lui poggiando la mano grande e forte su quella piccola e delicata della fanciulla che ricambiando il suo sorriso, socchiuse gli occhi.

- Io sarò sempre accanto a voi. Dobbiamo solo attendere mio padrone, al termine del torneo tutto avrà luogo. - disse la fanciulla.

Akurein annuì, le carezzò delicatamente la guancia e le baciò la fronte.

- Che la benevolenza del Astro Prismatico, possa guidare il tuo cammino -

Dopo aver ascoltato le ultime parole del uomo. Arwen fece una riverenza e si congedò lasciando l'azzurro da solo con i suoi pensieri. L'uomo si sedette e osservando alcuni nomi su un monitor, prese a fumar la sua pipa lasciando che la stanza, piombasse nel silenzio.

 
***

Karen fece una capovolta e roteò il bastone evitando le frecce di Takeshi. Poi con una notevole agilità, balzò su un ramo e concentrandosi, lanciò un fulmine verso Tristan che roteando a sua volta la lancia, deviò il fulmine.
Takeshi nel frattempo, aveva trovato una posizione a lui congeniale. Era in ginocchio e tendendo la corda del suo arco, scoccava frecce contro la ragazza. Ma Karen, le schivò tutte quante sfruttando la sua agilità per portarsi davanti a Tristan, sferrando un pugno infuocato contro la lancia del ragazzo che indietreggiò appena.

- Secondo me sei pronta. Tu che dici cervellone? - domandò Tristan portando la lancia su una spalla.

L'arciere si rialzò da terra, accarezzò le piume arruffate del suo Famyr appollaiato sulla sua spalla e annuì aggiustandosi il cappuccio della casacca.

Karen con un grande slancio abbracciò i due ragazzi sorridendo. Si sentiva ormai capace di affrontare qualsiasi cosa, carica e determinata.

- Secondo voi...Sophia sta bene? -

domandò in quel momento Tristan, facendo calare il silenzio tra i tre amici.
Takeshi si era piegato a raccogliere le frecce a quella domanda, aveva semplicemente abbassato lo sguardo. Al contrario, Karen aveva cercato di rallegrare gli amici con un sorriso deciso.

- Certo! Dopo tutto, sta solo andando a parlare con i suoi genitori. Mica finirà per essere divorata da una bestia no? - domandò inclinando la testa.

Tristan forzò un sorriso mentre Takeshi, rimase chiuso nel suo solito silenzio.

Quella mattina, mentre i quattro amici facevano colazione, Sophia era stata convocata dal casato Arken. Non era un segreto che la famiglia della ragazza, aveva insistito molto per farle cambiare squadra. Ma la fanciulla spadaccina si era categoricamente opposta alla decisione dei suoi genitori, ritenendola sbagliata e Inammissibile.
Questo però, non aveva fatto altro che alimentare il fuoco della vendetta che bruciava nel team di Julian.

Dopo la sconfitta di Garan infatti, Julian e Bellatrix avevano cominciato a tormentare quest'ultimo e Kara che si erano rifiutati di stare nuovamente agli ordini di Julian.

- Ehi mocciosi! Pronti per lo scontro? -

Proprio la voce chiassosa del giovane armato di ascia, raggiunse il trio. Il corvino era accompagnato da Kara che quando vide il trio, abbassò la testa in silenzio.

- Garan...prima o poi imparerai i nostri nomi? - scherzò Tristan stringendo la mano del corvino mentre anche Takeshi di avvicinava sorridendogli.

Solo Karen, sembrava ancora restia a fidarsi dei due. Era nascosta alle spalle di Takeshi e Osserva intimorita Kara che accortasi di essere osservata, alzò la testa rivolgendo il suo sguardo vacuo, verso Karen.

- Ciao - disse la rossa.

Karen sussultò senza riuscire a parlare ma poi prese coraggio. Deglutendo si avvicinò e posò le mani su quelle del altra ragazza.

- Ciao! v-vuoi essere mia amica!? - domandò con la voce che uscì forse un po troppo forte, facendo indietreggiare Kara.

- Non vi capisco. Dopo quello che ho fatto alla vostra amica...volete lo stesso che io stia vicino a voi? - domandò la ragazza.

Tristan si passò il dito sotto il naso e scoppiò a ridere. Poi avvicinandosi le tese la mano.

- Ovviamente! Fuori dal torneo dovremmo aiutarci a vicenda. Una volta diplomati, ci capiterà di combattere l'uno al fianco del altro quindi credo dovremmo collaborare - disse il rosso lanciere sorridendole

Kara restò colpita dalle sue parole, si scansò appena abbassando lo sguardo. Quando Garan le si avvicinò poggiandole la mano sulla spalla e le fece un piccolo sorriso.

- il mocc...Seido ha ragione. Quello che diceva Julian... Forse lui, Kara si sbagliava. - disse il corvino.

La ragazza meditò qualche istante sulle parole del compagno poi alzò il capo rivolgendo la sua attenzione a Karen.

- Dovresti andare a prepararti per il tuo scontro. Comunque sulla cosa di essere amiche...ci penserò su - le disse prima di allontanarsi seguita a ruota da Garan.

La castana, si rallegrò di quelle parole e correndo verso l'arena, si voltò sorridendo agli amici. Finalmente era arrivato il suo momento e il segnale che indicava l'inizio del terzo round del torneo, fece sorridere la ragazza e gli amici.

Quando il trio raggiunse l'arena, l'applauso del pubblico li travolse come un onda in piena. Al contrario delle prime volte, ora cerano degli striscioni e incoraggiamenti anche per loro.

Cera chi tra la folla, sopratutto ragazze, chiamava Tristan a gran voce. Chi invece urlava incoraggiamenti verso Karen e chi faceva il tifo naturalmente per Takeshi e Sophia.

Bellatrix entrò dalla parte opposta ma senza Julian. Probabilmente come Sophia, anche lui era stato chiamato dalla sua famiglia, ipotizzò Takeshi.

- Forza! Come si dice? Ah si! Uno per tutti, tutti per Tristan! - disse il lanciere
- Non è esattamente così. Ma fa niente. In bocca al lupo Karen -

Fece notare Takeshi sospirando, mentre avvicinava la mano un po controvoglia, a quella di Tristan

- Che il lupo corra con me allora! Vi prometto che vincerò ragazzi -

Disse la castana poggiando la mano su quella degli altri due, prima di fare qualche passo dentro l'arena raggiungendo Bellatrix.

- Mi stupisce che tu non solo non sia scappata, ma hai osato pure sfidare Julian. Ci penserò io a farti abbassare la cresta - la provocò la bionda giocherellando con un boccolo.

Karen chiuse gli occhi cercando di non ascoltare nulla, se non il battito del suo cuore. Quando li riaprì, il suo sguardo vagò da prima a Tristan e Takeshi poi a Ivanhoe.

L'uomo sembrava comunicare una cosa sola con i suoi occhi: lotta

Karen annuì e quando la sirena Annunciò l'inizio della sfida, si gettò in avanti cercando immediatamente di colpire il fianco di Bellatrix con il bastone. La castana, sperava di avere un vantaggio fin da subito, ma Bellatrix allungò la mano generando uno scudo di energia viola che fece indietreggiare Karen, mentre fluttuando grazie alla stessa energia, la bionda generò dei prismi magici che spedì immediatamente verso Karen.

I prismi di luce magica, iniziarono a roteare tutti intorno a Karen, bloccandone i movimenti e avvicinandosi a lei sempre di più. La castana per levarsi dal impiccio, batte il bastone a terra e si diede lo slancio facendo una capovolta al indietro e facendo scontrare tra di loro i prismi di energia, riuscendo a liberarsi.

- Niente male! È riuscita a spostarsi sfruttando la sua agilità. Adesso è fuori dal raggio d'azione dei prismi di energia - disse Takeshi sorridendo.
- Si. Ora può provare a contrattaccare! Forza Karen! - fece il tifo Tristan.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte e correndo verso Bella, schivò dei fulmini viola poi raggiunta la bionda, la colpì al mento e la sbalzò indietro.

L'altra ragazza, si girò a mezz'aria e bersagliò il punto dove si trovava Karen, di spine viola che generò grazie alla sua magia.

Karen portò in avanti il bastone e cercò di parare la maggior parte delle spine, ma una le si conficcò nella gamba facendole sfuggire un gemito molto lieve.

Bellatrix sfruttò l'occasione e fece uscire altre spine dal terreno generando una scia che si fece largo da sotto terra verso la sfidante. Karen saltò al ultimo secondo e rotolò indietro ma la gamba ferita che aveva cominciato a corrompersi a causa della magia oscura, era leggermente intorpidita e la fece scivolare su un ginocchio trattenendo un ringhio.

- Ma perché i movimenti di Karen sono più lenti? Che diavolo succede?! - si allarmò Tristan.

Takeshi osservò con sguardo preoccupato l'amica. Aveva già notato che la gamba della ragazza, era ferita e ricoperta dall' oscurità.

- Di questo passo non si mette bene. I trucchi magici di Bellatrix fiaccheranno Karen. Accidenti... Deve reagire - disse l'arciere.

- Non è così semplice. La vostra amica è nei guai. Il potere di Bellatrix l'ha iniziata a corrompere. In pochi minuti quella sorta di veleno, la corroderà fino a paralizzarla - spiegò Kara.

Triatan strinse i denti e cadde seduto osservando l'arena dove Karen, facendosi forza si era rialzata anche se sembrava un po impacciata nei movimenti a causa del dolore alla gamba.

- Cosa pensi di fare? Il mio veleno è già entrato in circolo...non puoi vincere - ridacchiò divertita Bellatrix.

- N-non posso saperlo...se non ci provo. Non credi? -

Rispose Karen alzandosi in piedi con un grande sforzo e gettandosi verso la bionda, cercando di colpirla con il bastone al ventre, ma l'altra creò nuovamente la barriera e schivò l'attacco.

- è inutile! Più cerchi di resistere di lottare. Più il veleno entra in circolo rapidamente. Tra qualche minuto non riuscirai nemmeno a stare in piedi! Arrenditi! - le disse Bella con un ringhio insoddisfatto.

- Mai! I miei amici contano su di me! -

Replicò coraggiosa Karen schivando dei raggi di energia, e colpendo in scivolata il ventre della bionda per poi rialzarsi e sferrare un colpo verso la sua schiena facendola finire a gambe al aria.

Karen sentì le mani intorpidirsi per qualche instante, ma testarda gettò il bastone e si scagliò contro Bellatrix a mani nude. Avvolse nel fuoco il pugno destro e tentò di colpire con un montante la bionda, ma questa, si ricoprì di spine viola che allungò perforando Karen su una spalla.

Bellatrix barcollò indietro con la testa bassa e quando la alzò, si pulì il sangue dalla bocca con uno sguardo gelido e tagliente.

- Piccola stronzetta...nessuno...nessuno si è mai permesso di ferirmi in un combattimento. Questa me la paghi! -

Ringhiò Bellatrix generando dei raggi di energia dalle mani che cercarono di andare a segno contro Karen.
Ma la castana utilizzando il suo bastone, lo fece roteare deviando la maggior parte dei raggi per poi avvolgere l'intero corpo nel fuoco, scagliarsi contro Bella e riempirla di calci e pugni perfettamente sincronizzati.

Bellatrix cercò di proteggersi con le braccia ma finì sbalzata indietro mentre Karen esaurito il fuoco cadeva nuovamente in ginocchio. La ragazza non sentiva più la gamba destra, era come se fosse letteralmente paralizzata.

Si fece coraggio e graffiò la terra con le unghie rialzandosi ma sgranò gli occhi quando il suo stesso peso le fu impossibile da gestire e cadde sul sedere. Si sforzò di rialzarsi ma uno spuntone le trafisse nuovamente la spalla ferita, facendola gridare di dolore.


Ivanhoe che stava osservando la sua battaglia, socchiuse gli occhi, pensando che forse la ragazza era arrivata al suo limite, ma fu costretto a riaprirli, quando sentì Karen scoppiare in una risata.

La folla nel arena ammutolì e la risata di Karen, fu l'unica cosa udibile in quel luogo. Perfino Bellatrix sgranò gli occhi e furente si scagliò con forza contro la castana, passandole le braccia e le gambe da parte a parte con gli spuntoni.

Karen rigettò una quantità non indifferente di sangue tossendo, ma poi alzò determinata lo sguardo concedendosi un altra risata stavolta di scherno e un sorrisetto spavaldo che proprio, non voleva saperne di lasciare il suo volto.

- Cosa ci trovi di così divertente?! Smettila immediatamente! - la minacciò Bella.

Karen però sorrise nuovamente e lasciò scivolare qualche goccia di sangue a terra, piegando in avanti la testa.

- Cosa...cosa c'è da ridere? e-eri così occupata ad attaccare...che non hai fatto attenzione a un insignificante dettaglio che però...ti costerà la vittoria - disse la castana ridacchiando.

- Che dettaglio?! Stai solo cercando di prendere tempo! Non mi incanti è solo una strategia da difettosa quale sei! -

Ringhiò Bella facendo si che altri spuntoni colpissero il corpo di Karen, con una autentica furia.
L'altra ragazza, tossì sangue nuovamente ma trovò la forza di alzare la testa guardando la bionda.

- Hai sprecato tutto il mana per...continuare a colpirmi e non hai fatto caso, a quello che avevi sotto i piedi...scacco...matto - disse Karen.

Improvvisamente, sotto i piedi delle due, si formò un cerchio magico di colore rosso acceso che ricordava, l'immagine della testa di una tigre con la bocca spalancata. Il cerchio magico iniziò a pulsare di luce e un vero e proprio incendio, divampò intorno a loro insieme alla figura di una grossa ombra dalle fattezze di tigre, alle spalle di Karen.

- Cosa stai facendo?! -

gridò Bella, cercando inutilmente di spegnere il fuoco, ma questo le si avviluppò addosso e stesso accadde a Karen che sorridendo socchiuse lentamente gli occhi.
Il suo corpo non rispondeva più era completamente paralizzato e macchie del veleno ora lo ricoprivano.

- Io vincerò...io DEVO vincere. Sophia è finita in ospedale...Takeshi ha dato tutto se stesso...io...io vincerò per i miei amici questa...questa è la mia scelta! FURIA DELLA TIGRE FIAMMEGGIANTE! -

Gridò la castana, aprendo gli occhi dorati di scatto e guardando verso la folla e più nello specifico, guardando Ivanhoe per poi sorridere.

Il fuoco divampò ancora più fiero e avvolse Bellatrix facendola urlare di dolore. Quando le fiamme si spensero, agli occhi della folla si videro solo due figure.

Karen ancora trafitta dagli spuntoni aveva il corpo completamente corrotto dal veleno e aveva perso i sensi. A terra in posizione fetale, giaceva con i vestiti semi- strappati e il corpo ancora leggermente fumante, Bellatrix.

Marek Scale si alzò e urlò alla folla sconvolta di fare silenzio.

- Dichiaro il terzo round del torneo di Loyality terminato in un...pareggio! - decretò l'uomo.

Ivanhoe restò per la prima e forse ultima volta, senza parole. E mentre la squadra medica si prendeva cura delle due guerriere, l'uomo si ritrovò ad ammirare l'orgoglio di quella giovane fiamma che per ribaltare la situazione, aveva dato tutto.

 
***
 
La notte scese in fretta sulla città di Loyality. Tristan e Takeshi si erano dati il turno per vegliare sul riposo di Karen. La ragazza era stata trasferita in una stanza del infermeria e ora, riposava sul letto vegliata da Arwen e naturalmente, dagli amici che non avevano chiuso occhio per starle vicino.

- Quindi è un pareggio. Abbiamo vinto lo stesso numero di scontri - sussurrò Takeshi

Tristan appoggiato alla parete annuì. Sophia aveva perso dando il massimo per vincere, Takeshi aveva vinto permettendo alla squadra di assaggiare il gusto della vittoria e Karen, aveva strappato un importante pareggio che ora rimescolava le carte in tavolo.

Adesso toccava a Tristan vincere e accettare il testimone passatogli dagli amici.

Il giovane lanciere cominciava a sentirsi un po sotto pressione, ma non poteva dirlo agli amici non dopo che Karen aveva fatto così tanto pur di ribaltare lo sfavore nei loro confronti.

- Mi toccherà pulire il pavimento del arena, con la faccia di quella fighetta di Julian - provò a sdrammatizzare Tristan

Takeshi guardò l'amico e annuì per poi notare Arwen raggiungerli e invitarli ad andare a riposare. I due ragazzi annuirono e lasciarono la famyr a prendersi cura di Karen.

Improvvisamente, una folata di vento caldo avvolse la stanza e la figura d'Ivanhoe, si scagliò imponente e gloriosa davanti alla finestra. Arwen si limitò ad annuire, capendo le intenzioni del uomo e socchiudendo gli occhi lasciò la stanza.

Ivanhoe si avvicinò al letto osservando la figura dormiente di Karen. Una benda le copriva la fronte ma a giudicare dalle ferite riportate, anche sotto la semplice veste bianca, indossava altre bende. L'uomo osservò la sua espressione calma e serena, mentre allungando una mano, sfiorava quella di lei.

- I...Ivanhoe...m-mi dispiace tanto. Con la mia attuale forza, sono riuscita soltanto a pareggiare. Mi dispiace...non sono così meritevole di quel bacio dopo tutto -

Si scusò la fanciulla sussurrando con la voce impastata dalla debolezza causata dagli antidolorifici. L'uomo, si chinò a quel punto sul suo volto e afferrandolo le ficcò la lingua in gola baciandola con foga e irruenza.

Karen sgranò gli occhi ma poi li socchiuse e ricambiò quel bacio impacciata. Quando l'uomo si staccò lei provò a parlare ma lui la zittì immediatamente con lo sguardo.

- Aver lottato fino alla fine con coraggio e orgoglio...al momento non potevi sperare di vincere sei ancora inesperta...ma è sufficiente per ora. - le disse l'uomo stupendola

Karen, si toccò le labbra arrossendo poi annuì semplicemente. Ivanhoe l'aveva baciata nonostante non avesse vinto e ora, stava elogiando il suo coraggio, non poteva essere più che felice.

- Naturalmente, non sei ancora una utilizzatrice del fuoco abbastanza abile, sei passabile. Ancora troppo debole, troppo superficiale -

Le disse l'uomo facendole una lavata di capo elencandole tutti gli sbagli commessi durante il suo scontro ma quando vide che la ragazza sembrava esausta, incrociò le braccia al petto.

- Abbiamo sei mesi...vedrò di darti una raddrizzata quando guarirai - le disse
- In che senso sei mesi? -

Domandò a quel punto la castana alzando la testa, ma Ivanhoe era di nuovo scomparso, lasciando dietro di se, solo il ricordo di quel bacio e un vento rovente che riscaldò l'animo di Karen.
***
 
Tristan non riusciva proprio a dormire. Il suo incontro, era stato fissato per dopodomani e il ragazzo, cominciava a sentirsi un po teso.

Si levò la giacca e la maglia restando a torso nudo e lasciò che l'acqua del lago, curasse le sue insicurezze. Le gocce scivolavano sul suo corpo scolpito dagli anni di allenamento e fatiche, mentre cercava di svuotare la testa da ogni pensiero, ogni timore che cercava d'insidiarsi nel suo cuore.

Il ragazzo non aveva notato che qualcuno lo stava spiando da dietro un albero. Era una delle ragazze dell' accademia. Aveva lunghi capelli castani che prese ad arricciare su un dito, mordendosi il labbro inferiore imbarazzata e nervosa.

I suoi occhi castani erano fissi sulla schiena di Tristan che passava le mani tra i capelli, sospirando di sollievo per quel bagno rilassante mentre i raggi di luna, sembravano quasi illuminare la sua figura, la ragazza castana fece un passo indietro e pestò un ramoscello facendo rumore.

- Oh...chi è là?! Esci avanti! -

Disse il giovane pronto a difendersi da possibili animali selvatici in agguato nel boschetto che costeggiava il lago dell'accademia. Con sua grande sorpresa, non fu un animale selvatico a uscie da dietro un cespuglio, ma bensì, una ragazza.

- E io che credevo ci fosse una belva in Agguato, invece è solo una ragazza che vuole mangiarmi...con gli occhi - le disse facendole un occhiolino.

La ragazza divenne rossa fino alle orecchie e chiuse la mano a pugno contro il petto, abbassando lo sguardo sui suoi piedi.

- Quindi...spiare i ragazzi mentre fanno il bagno è il tuo hobby? - la prese ironicamente in giro Tristan, prendendo i vestiti appoggiati su l'albero.

- Non è affatto vero! Stavo passando di qui per caso. Non sono interessata a uno che ci prova con tutte le ragazze che vede! - provò a replicare la castana.

- Oh interessante. Qualcuno qui fa i compiti a casa. Complimenti detective - rise per tutta risposta lui

La castana, gli diede le spalle arrossendo ancora di più. Aveva incrociato le braccia sotto il seno ed era quasi intenzionata ad andarsene, quando guardando con la coda del occhio il ragazzo, notò la sua espressione pensierosa e si voltò nuovamente.

- V-va tutto bene? Sembri un po preoccupato - trovò il coraggio di dirgli.

Tristan concentrò la sua attenzione sulla ragazza. Era abbastanza stupito da quella domanda, soprattutto perché lei sembrava volersene andare e invece era ancora lì. Il ragazzo si mise la giacca e si lasciò cadere su l'erba smeraldina.

- Diciamo...che ho paura di deludere i miei compagni. Contano su di me per vincere il torneo ma io...non so se sono abbastanza abile - confessò il ragazzo.

La ragazza prese coraggio e si avvicinò posando la schiena a contatto con la corteccia del albero, sedendosi accanto a Tristan.

- Devi solo fare del tuo meglio. A volte, non dovresti pretendere troppo da te stesso ma cercare solo di combattere fino alla fine - gli disse la ragazza.

- è un consiglio strano ma non è male. Come ti chiami? - le domandò lui poggiando il gomito sul ginocchio e sostenendo la testa con il pugno chiuso.

- F-Faith Malone - balbettò la ragazza voltando lo sguardo imbarazzata.

- Bene Faith. Allora spero che verrai dopodomani a fare il tifo per me - disse Tristan sorridendole

Faith lo guardò e si alzò di colpo, finse di spolverare della polvere da sopra i vestiti cercando di mascherare quanto fosse impacciata poi lo guardò e annuì.

Tristan si alzò a sua volta e chinandosi per raggiungere l'altezza della castana, le scoccò un bacio sulla guancia ridacchiando. Quando si distanziò, la ragazza poggiò la mano sulla guancia e balbettò qualcosa, notando che Tristan, si stava avviando lungo il sentiero, lasciandola indietro.

Il giovane lanciere, si fermò in prossimità dell' accademia. Alzò la testa e rivolse il suo sguardo alla volta celeste.

- Dopodomani vincerò, sconfiggerò Julian e sarò di un passo più vicino al mio sogno -

Sussurrò il ragazzo, allungando una mano aperta protesa verso il cielo per poi chiuderla a pugno, con lo sguardo determinato.


 
ANGOLO DELLA LOCANDA

Ed ecco che ho finalmente terminato un altro capitolo. Nonostante il freddo e la neve, ecco che il capitolo dedicato a Karen è finito.

Ma andiamo con ordine. Iniziamo a parlare della struttura di questo capitolo. Al inizio vediamo Karen e Tristan che si riscaldano tra la neve con un piccolo allenamento. Apprendiamo poi che Akurein è più furbo di quello che sembra e ha chiesto ad Ivanhoe di scegliere un adepto.

Abbiamo poi i bambini (Takeshi, Karen e Tristan) che giocano spensierati, guardati a vista da papà Ivanhoe.

E infine arriva il gran finale. La battaglia tra Bellatrix la signora dei Prismi con la sua magia di manipolazione che mette in seria difficoltà Karen. Ma la tigrotta riesce a scatenare una tecnica speciale al ultimo e lo scontro finisce in parità.

Abbiamo poi un Ivanhoe che sembra aver deciso il suo adepto (mi domando quanto ci metterà Karen a capirlo XD) e ha sorpresa il nostro rosso preferito, bacia Karen per poi smazzarla di rimproveri dovuti alla sua scarsa capacità. Di sicuro il rosso sa come gestire bene bastone e carota.

E infine ecco fare la sua comparsa, la timida Faith. Questo pg appartiene alla mia amica Diaspro (vi consiglio di leggere la sua storia la sacerdotessa di Ariadonne dove Faith è l'assoluta protagonista) ed ecco che proprio con Faith, emerge un dettaglio di Tristan che forse non avevate mai notato e proprio il nostro lanciere, nervoso e preoccupato riforgia la sua convinzione di realizzare il suo sogno e vincere il torneo.

Ci riuscirà? Chi lo sa. Vi aspetto nel prossimo...

Mr Miao: solo un attimo " vestito da fiocco di neve"
io: che c'è? Ah si! Me ne stavo dimenticando. Dai pure l'annuncio

Mr Miao: a partire dal prossimo capitolo si aprono le Interviste a tutti i personaggi già apparsi nella storia. Ci sono poche regole da seguire

1) nelle recensioni dovete elencare il nome del personaggio e una domanda da fargli si possono scegliere unicamente i pg già svelati al interno della storia
2) non si possono domandare cose inerenti al proseguimento della trama o non ancora svelate (esempio non potete chiedere ad Ivanhoe chi sarà il suo adepto o a Kylar cosa gli ha detto Alion)
3) il personaggio più votato nel corso dei prossimi capitoli (a partire da questo) sarà l'ospite speciale della intervista.

Detto ciò vi lascio e vi ricordo che il 24 Dicembre, salvo problemi personali uscirà lo speciale Natalizio di Nexus Saga
buona giornata e ci vediamo presto.


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Capitolo 12
*** la finale: l'avventore del fulmine e la spada perfetta degli Arken ***


Capitolo undici
la finale: l'avventore del fulmine e la spada perfetta degli Arken


Tutto ciò che attirava lo sguardo di Karen in quella piazza, erano le miriade di bancarelle ricolme di oggetti e pietanze. Erano esposte ordinatamente e venivano da ogni angolo del globo.
La ragazza dai capelli castani, sembrava al culmine della felicità e agli occhi del rosso Ivanhoe che suo malgrado, non era Avvezzo a questo genere di feste e celebrazioni. A meno che non si parlasse di venerare lui ovviamente. Tutto questo sembrava assurdo o comunque fuori contesto visti gli ultimi scontri del torneo ben più crudi, di quello che l'uomo si immaginava.


Aveva accettato di accompagnare Karen e amici in giro per bancarelle, solo per distrarli dalla crudezza di quei combattimenti e anche perché infondo, era curioso di assistere alla festa delle Luci d'inverno.


- cerca di rallentare...ti stai comportando proprio come una bambina -
l'uomo si fece sfuggire un ghigno beffardo cercando però di non darlo a vedere. Quando la ragazza, gonfiando le guance gli tirò un occhiataccia portando le braccia incrociate sotto il seno.
- non sono una bambina! Mi sto solo facendo prendere dallo spirito della festa! - replicò offesa la castana.


Ivanhoe scrocchiò il collo disinteressato guardando il trio che camminava davanti a loro.
Tristan aveva l'aria allegra. Camminava con le mani in tasca e rideva e sorrideva, attirando involontariamente o forse volontariamente le attenzioni del pubblico femminile nella piazza. Il giovane lanciere, sembrava calmo nonostante il giorno seguente avrebbe dovuto disputare l'ultima fase del torneo e dalla sua sconfitta o vittoria avrebbe dipeso la vittoria stessa della sua squadra. Accanto a lui, Sophia Arken e Takeshi Felgrand ripresi in parte dalla loro convalescenza, chiacchieravano del più e del meno.


- quindi quello che diceva il mentore Scale è vero? - domandò a quel punto Karen, voltandosi verso gli amici.
- intendi la partecipazione, della sacerdotessa dell'Infinity, durante l'ultimo giorno del torneo? - domandò a quel punto Sophia
Karen annuì notando uno sguardo diverso dai due ragazzi.Tristan e Takeshi avevano l'aria improvvisamente nostalgica.
- se così sarà...assisteremo a una bella rimpatriata - esordì il lanciere con un sorrisetto quasi divertito.


Sophia lo guardò con aria interrogativa e colpita dalle sue parole, si rivolse a Takeshi. L'arciere fece un lieve sorriso guardando la viola.
- stai tranquilla. Vedi...io e Tristan, come dire? Abbiamo già incontrato la sacerdotessa -


rivelò Takeshi passando la mano tra i capelli azzurri. Aveva deciso di non accorciarli dopo che al suo "risveglio" come Guardian del Famyr Belechtor erano cresciuti. Il ragazzo ci pensava dal loro arrivo in accademia a cosa l'amica stesse facendo a cosa stesse pensando. Chissà se il suo sogno si era realizzato oppure no?


- è stato davvero interessante. - ridacchiò Tristan osservando alcune bancarelle di gioielli.


Takeshi annuì e si affacciò osservando i piccoli oggetti in vetroresina che sembravano scintillare alla luce del astro prismatico, quando venivano sollevati verso i suoi raggi color del arcobaleno.


- dite che le farebbe piacere un regalo? - domandò l'arciere alle due ragazze. Karen ridacchiò con le mani dietro la testa.
- a qualsiasi ragazza farebbe piacere un regalo, stupidone! - rispose la castana


Takeshi mise su il suo miglior broncio che sembrava davvero dire: che ne so di cosa piace alle ragazze?!
Tristan al contrario, si lasciò sfuggire una risata allegra e rivolse la sua attenzione alla bancarella, alla ricerca di qualcosa che potesse far piacere alla sacerdotessa. Sophia gli si avvicinò osservando a sua volta la bancarella.


- che tipo di persona è sua altezza? -

domandò con una certa curiosità nascosta dal suo solito tono calmo e quasi reverenziale nei confronti della carica rivestita da suddetta fanciulla.
Tristan si passò la mano davanti alla bocca e pensò a ciò che ricordava di Hope.


La sua gentilezza, la sua allegria e voglia di avventure e il suo sorriso radioso.


- è...una ragazza ok. Non è la solita principessa fissata con cosmesi e vestiti è piuttosto...atipica - ridacchiò il rosso


Sophia osservò i gingilli sulla bancarella poi prese una piuma di cristallo. Era un ornamento grazioso e di colore blu che sfumava via via in un azzurro più chiaro.
Tristan osservò l'oggetto e sollevando i pollici sorrise.


- è perfetto! Che ne dici Takeshi? -


l'arciere sembrò pensarci qualche secondo prima di annuire anche lui sorridendo.
La piuma era difatti uno dei simboli di libertà per eccellenza e ben calzava a una ragazza come Hope e al suo sogno di girare il mondo come avventuriera, nonostante le rigide regole che le vietavano perfino di uscire dal suo stesso santuario.

- chissà come se la passano dama Seyra e lord Alion? -

si trovò a domandarsi il ragazzo osservando una conchiglia di cristallo contenente una perla di zaffiro purissimo.

- probabilmente Alion starà facendo il tè anche in questo momento. È tipo fissato! - rise Tristan

- un momento...avete conosciuto il guardiano del santuario della luce, il drago ancestrale divino Alion?! - domandò una stupita Sophia


a intervenire con uno sbuffo, fu Ivanhoe poco distante dai due ragazzi e con le braccia incrociate al petto e lo sguardo tra il serio e l'annoiato.

- Alion è l'eccezione che conferma la regola tra i draghi ancestrali divini. Gli piace avere contatto diretto con gli abitanti del regno che protegge - spiegò l'uomo dai capelli rossi

Tristan si era nel frattempo avvicinato a una bancarella che vendeva oggetti di diverso genere tra cui armi. Stava osservando con gli occhi di un critico d'arte un paio di lance esposte, quando Sophia si gettò verso la bancarella a occhi sgranati.


- è perfetta! Manico in cristallo Alderys, lama leggermente arcuata per potenziare l'affondo e quelli sono intagli rituali! -
le parole entusiaste della viola, erano riferite a una spada, uno stiletto per la precisione.


Esso aveva un manico di cristallo Alderys un particolare cristallo molto commercializzato e ricercato ad Arkana. Era bianco con lievi sfumature d'argento. Lungo tutto il manico erano state create delle scalanature che disegnavano intrecci simili a quelli delle radici delle piante.


- grazie a quelle scanalature il mana che viene accumulato sulla punta della lama è maggiore e scorre con una velocità più elevata - spiegò la viola
- te ne intendi signorina! Esatto. Quest'arma è stata creata appositamente per tecniche magiche combinate alla forza dello spadaccino -

concluse per lei il commerciante, un uomo che indossava un ampia veste simile a uno yukata bianco con disegni di draghi azzurri.
Sophia gli sorrise e prese delicatamente l'arma in questione. Ne saggiò il peso con attenzione e si esibì in una serie di eleganti fendenti e stoccate come una schermista provetta.


- dovresti comprarlo! - le disse Karen sorridendo allegra, mentre osservava i movimenti del amica talmente eleganti, da attirare in poco tempo una gran folla.


- la vostra amica ha perfettamente ragione. Non è lo spadaccino che sceglie la sua spada. È la spada che lo sceglie e questa ha fatto la sua scelta - disse il commerciante.


Sophia osservò con attenzione il fioretto poi chiuse gli occhi e un aura di mana elettrico che si presentava in scintille viola, la ricoprì. Quando la ragazza sferrò un fendente contro l'albero vicino, questo venne avvolto dalle scintille viola che scoppiettavano tutte intorno a esso.


- ho deciso. Lo prendo! - disse la spadaccina sorridendo, porgendo suddetta arma al commerciante insieme a qualche moneta di cristallo giallo.

- ottima scelta, questa lama non la deluderà! - disse l'uomo porgendole nuovamente l'arma stavolta dentro un fodero di stoffa per proteggerla.
- la ringrazio. Molto bene ora le serve un nome - disse Sophia

- io la chiamerei "Queen of Thunder" - ridacchiò una voce sconosciuta alle spalle di Sophia.

Quando la ragazza si voltò, si ritrovò davanti un ragazzo dai capelli biondi, legati in una treccia. Vestiva abiti da avventuriero e al fianco portava una spada talmente grande da superarlo in altezza. Il ragazzo dagli occhi dorati e furbi, osservò Sophia con attenzione. Prima squadrando lei poi concentrandosi sulle spade al suo fianco.

- è un nome interessante...ma voi siete? - domandò la ragazza
- solo un modesto ma interessante avventuriero vagabondo - le disse il giovane quasi con un sorriso
- ...capisco. Penserò al nome che mi avete gentilmente suggerito. Ora se volete scusarmi, devo raggiungere i miei compagni - disse la ragazza sbrigativa, guardandosi attorno, non vedendo più gli amici allontanatisi forse per vedere altre bancarelle.


L'avventuriero la osservava divertito. Sapeva perfettamente chi era la ragazza: Sophia Arken il bersaglio della sua missione.
Sophia al contrario, sembrava ignara della sua presenza, dal momento che si era fermata ad ammirare altre spade con gli occhi, luccicanti per via della bellezza di tali armi. Oberon le si avvicinò e le fece un sorriso che venne ignorato puntualmente dalla giovane spadaccina, troppo impegnata a contrattare il prezzo per alcuni pugnali.

- una domanda signorina, questo umile avventuriero può conoscere il vostro nome? - domandò il ragazzo.

Sophia in quel momento si voltò di scatto e lo guardò fisso negli occhi annuendo appena.
- Sophia...Sophia, Eleonora Arken - pronunciò il suo nome completo senza perdere di vista il biondo, studiandolo.
- oh! La rampolla del casato delle "Belve del Fulmine" ora capisco. Il mio nome è Oberon Arakan -


Oberon notò immediatamente come lo sguardo di Sophia, si fosse affilato, al nominare il soprannome non molto lusinghiero del suo casato. Ma notò anche un sorrisetto nascere sulla bocca della fanciulla che voltatasi, stava guardando uno stiletto in ossidiana con il manico in alabastro. Esso, presentava degli intagli che andavano a disegnare sulla superficie delle rose.


- ditemi ser Arakan...quella gigantesca spada...è solo di bellezza? - lo schernì la viola stuzzicandosi la punta di un codino con il dito.


Oberon scoppiò a ridere divertito. Di certo, la ragazza aveva fegato per prenderlo in giro in quel modo. Ma probabilmente, pensò il ragazzo, doveva essere tutta apparenza. Come un gattino che drizzava il proprio pelo al fine di sembrare più minaccioso.


- oltre che un fiore di rara bellezza, siete anche simpatica signorina. - disse il giovane estraendo la propria arma. si trattava di una gigantesca claymore che il ragazzo teneva con una sola mano come se ne ignorasse il peso mastodontico. Era stata forgiata con ossidiana purissima segno che doveva essere parecchio costosa come arma

- ero seria. Ma vedo...che la forza non vi manca. Anche se vi taglierei quella lingua insolente, sapete? - disse Sophia seria
- in questo caso...cosa ne dite di una sfida amichevole? - domandò il ragazzo portando la spada sulla spalla.


Sophia sgranò gli occhi piuttosto seccata. Quello sbarbatello impudente, non solo le stava facendo saltare i nervi ma si permetteva anche, di sfidarla?
È troppo, merita davvero una bella lezione! Pensò la ragazza.


- siete certo ser Arakan che non vi pentirete di questa sfida? - domandò ironica prendendo lo stiletto che aveva appena comprato
- oh mi state sottovalutando? Usare un arma appena Acquistata...mi spezza il cuore tutto ciò - ridacchiò il biondo con un sorrisetto e un tono finto drammatico.
- un arma è sempre un arma. Poco conta se sia o meno nuova. È la bravura dello spadaccino che importa - replicò Sophia


Oberon scrollò le spalle e si guardò attorno individuando uno spiazzo adatto al loro confronto.
I due si avvicinarono alla zona spoglia notata da Oberon. Era un rettangolo di sterrato probabilmente un ex orto o qualcosa del genere, non che al ragazzo Interessasse scoprirne le origini.


- potrei chiedere un premio in questa...sfida amichevole? - azzardò il biondo


Sophia fece una lieve risata. Non aveva nemmeno cominciato e già voleva un premio per una vittoria non certa?


- dipende da ciò che desiderate e naturalmente...dovete vincere Ser Arakan - ricordò la ragazza saggiando nuovamente il peso del suo nuovo fioretto.
- naturalmente. Dunque...vorrei chiedere un appuntamento con voi. Solo noi due - affermò il biondo con un sorrisetto.
- un appuntamento? Vi credete alla mia altezza, ma che simpatico. - replicò la viola mettendosi in posizione per cominciare lo scontro.
- posso sempre provarci. Inoltre pensavo di trascorrere con voi questa giornata. Cosa ne pensate? - chiese nuovamente lui mettendosi in posizione con la claymore davanti a se tnendola a due mani.


Sophia socchiuse gli occhi e quando li riaprì, portò una mano dietro la schiena e il fioretto davanti a se facendo un lieve ed elegante passo in avanti.


- vedremo...dovete prima vincere. - si limitò a dire.
- allora è il caso che mi dia da fare! -


le rispose il ragazzo sollevando la spada per poi sfruttare la forza centrifuga, facendola girare per colpire le gambe della ragazza. Questa con uno scatto compì un balzo agile ed evitato il colpo tentò un affondo parato dalla claymor che Oberon, aveva portato davanti al volto per non farsi colpire dal affondo del fioretto.


Quando Sophia, indietreggiò tentando un secondo affondo, il ragazzo mantenne la posizione tenendo la spada con due mani. Incassò i continui fendenti dell'avversaria senza indietreggiare e aspettò l'occasione che colse immediatamente al volo. Quando Sophia indietreggiò per poter attaccare nuovamente, il ragazzo strinse il manico con entrambe le mani e con un fendente sollevò una folata d'aria che spazzò indietro la ragazza facendole volare via il fioretto. Con uno scatto rapido che Sophia non riuscì ad anticipare, il ragazzo le puntò la lama al collo con un sorriso beffardo e divertito dallo sgomento dipintosi sul volto di lei.

Sophia era incredula. Credeva di aver la vittoria in pugno e invece al ultimo secondo, il ragazzo era riuscito a ribaltare la situazione.

- ho vinto io sembrerebbe. Quindi a quando il nostro appuntamento, lady Arken? -
avrebbe tanto voluto togliergli quel sorriso fastidioso dalle labbra. Ma Sophia era tante cose e di certo, non era una bugiarda.


- ...non al momento. Abbiamo un torneo in corso - disse la ragazza in risposta alla domanda di Oberon che abbassando la spada, la ripose nel fodero alle sue spalle.
- quindi...mi siete debitrice, non è così? - domandò il biondo con un ghigno.


Sophia strinse i pugni cercando di non manifestare esteriormente il proprio fastidio nel essere debitrice di quel giovane. Si limitò a rinfoderare la propria spada annuendo a malapena. Oberon sorrise e con la mani dietro la testa le si avvicinò.


- ora vogliate scusarmi, ma devo tornare indietro. -


si fermò, passò una mano sul manico della spada tenuta bloccata da cinghie sulla sua schiena. Il suo sorriso allegro e di facciata, scomparve lasciando posto a uno molto più amaro mentre guardava la ragazza allontanarsi in silenzio.


- Sophia Arken...ti scorterò personalmente all'inferno - sussurrò prima d'imboccare un vicolo scomparendo.
***

Era in piedi davanti a una incredibile colonna di luce che emanava fulmini di colore oro giallo. Si passò la mano tra i capelli e con un fischio di ammirazione, si avvicinò alla colonna.
a ogni passo che il ragazzo faceva, l'aria sembrava stridere come il suono di un grosso rapace. Si fermò davanti alla colonna di luce, immerso in un deserto dove batteva un sole cuocente.

" Tu che cerchi la forza per combattere le tue battaglie...il tuo cuore è puro abbastanza? La tua volontà è salda abbastanza? "

Quelle parole come eco lontano di un passato che non riusciva a ricordare, lo colpirono come una stilettata rovente dritto al petto.


- certo che si! Voglio quel potere! - gridò


improvvisamente la terra cominciò a tremare e la colonna di luce esplose costringendo il giovane, a coprirsi gli occhi per non restare accecato dalla luce abbagliante.
"Che diavolo sta succedendo?!" Pensò il ragazzo


dal nulla però, mentre la luce andava ad affievolirsi, si delinearono due figure equine. Davanti al ragazzo ancora incredulo, apparvero quelli che potevano sembrare giganteschi cavalli con barba bianca sottostante al muso. Il primo, era di color oro ma per tutto il corpo aveva tatuati dei segni tribali di colore nero. Il suo corpo era pervaso da scintille elettriche e i suoi occhi, erano rossi come il sangue. Il secondo invece aveva un manto color ghiaccio con una sorta di mantello che sembrava fatto di nuvole temporalesche. Nitrì e sollevando il capo fisso i suoi occhi azzurri in quelli del ragazzo decisamente sbalordito. Come quello dorato, anche quello Azzurro presentava dei tribali neri su tutto il corpo. Il cavallo dorato, nitrì e scalciò con lo zoccolo della zampa destra, colpendo ripetutamente il terreno.

- tu che cerchi il potere per combattere, tu che cerchi la forza ne sei degno? - domandarono i due equini in perfetta sincronia



Tristan si alzò di soprassalto. La fronte, madida di sudore lo stesso che percorreva la sua schiena nuda. Si passò li dorso della mano sulla fronte e si gettò sdraiato sul letto. Respirava affannosamente a causa di quel incubo fin troppo reale.
I peli delle braccia si erano drizzati come se fosse stato a contatto con una forte corrente statica. Cercò di ritrovare la calma respirando lentamente e pochi istanti dopo riuscì a calmarsi del tutto.


- mai più ordinare carne di Bulfalgo prima di una battaglia -

disse tra se e se chiudendo gli occhi, l'indomani avrebbe combattuto contro Julian, sarebbe stato l'ago della bilancia nel torneo.
Doveva vincere per i suoi amici. Doveva vincere per dimostrare al padre che aveva ragione ma soprattutto...lo doveva a se stesso.
Quello era il primo passo verso il suo sogno di diventare cavaliere.

Il ragazzo prese la brocca versandosi un po di acqua. Quando improvvisamente, sentì bussare alla porta della sua stanza.
Si voltò notando tre figure che non stava almeno al momento riconoscendo. Ma quando, la figura più bassa corse ad abbracciarlo, sentì salire su per il naso un profumo famigliare.


- non dirmi che tu sei...! -


la figura Incappucciata si staccò da lui, fece qualche passo indietro e si sollevò il cappuccio svelando una cascata di capelli biondi che scivolò lungo le sue spalle esili di fanciulla. Gli occhi blu, profondi si scontrarono immediatamente con quelli stupefatti e increduli di Tristan.


- alla fine cel'hai fatta a entrare in accademia - disse la seconda figura

- www adesso riesci a spiccicare una frase di senso compiuto! Prima sembravi uno zombie -sorrise il ragazzo pizzicando la base del naso e ridacchiando abbracciò Hope per poi sorridere.


Kylar abbassò indietro il cappuccio della mantella scura.
I suoi occhi dorati trafissero immediatamente Tristan. Nonostante lo sguardo serio, sulle sue labbra, quasi Impercettibile si vide un piccolo ghigno forse divertito alla battuta del amico d'infanzia.


- crescendo si migliora. Ma alcune persone restano comunque un disastro -


scherzò il giovane avvicinandosi per poi stringere la mano a Tristan per poi far battere il pugno contro il suo. Come se quello, fosse un saluto speciale loro e in effetti era proprio così. Era una sorta di stretta di mano segreta che Tristan, Takeshi e Kylar si davano ogni volta che si vedevano.


Hope guardò l'ultima figura, quella più alta che avvicinandosi a sua volta, aveva abbassato il cappuccio.
Tristan fu abbastanza sorpreso nel rendersi conto che l'Imponente figura apparteneva a un mezzo orco a giudicare dalla zazzera di capelli scuri e i lineamenti che pur essendo orcheschi avevano qualcosa nella fisionomia di umano. Gart osservò i tre poi si aggiustò con una mano il ciuffo e fece un semplice cenno di saluto.


- per tutti i draghi ancestrali! Adesso avete il bodygard sua altezza reale? -


scherzò Tristan notando quanto Gart fosse effettivamente possente. Uno di quelli che sicuramente avrebbe potuto buttarti fuori da un locale a calci nel sedere e Tristan, era quasi certo che quel tipo l'avesse fatto almeno una volta nella vita.


Hope mise un broncio sbuffando a quel suo apostrofarla come "altezza" visto che dei presenti era la più bassa. La bionda incrociò le braccia dopo aver dato un piccolo pugno al fianco di Tristan che ridendo, sollevò le mani in segno di resa.


- ho capito ho capito! Non ti arrabbiare dai! Comunque sono felice di rivedervi. Ah mi chiamo Tristan comunque signor mezz orco -
si presentò quasi come se la presenza degli amici che non vedeva da tempo, l'avesse distratto dalle buone maniere che sua madre gli aveva sempre cercato d'inculcare a forza.


- Gart - grugnì semplicemente il mezz orco
- Gart. Okay. - ripete Tristan annuendo
- quindi la tua squadra è arrivata in finale. Domani dovrai combattere contro la Lancia Perfetta -
- Lancia Perfetta? - domandò Tristan


Kylar annuì. Si era appoggiato con la schiena contro la parete. Guardava l'amico con leggera preoccupazione per la battaglia del indomani.
- secondo le dicerie...pare che i figli del casato Arken, vengano chiamati la Spada e la Lancia perfetta. Sembra che nessuno sia in grado di superare la loro abilità - disse il ragazzo
- ma Sophia è stata sconfitta da Kara... -


Tristan portò una mano tra i capelli. Che Sophia stesse semplicemente ingannando tutti? Che avesse o meno perso di proposito la sfida, quella ragazza era piena di misteri. Si era avvicinata a loro in amicizia o almeno, così avevano sempre pensato. Per un instante il ragazzo guardò fuori dalla finestra, l'Astro Prismatico aveva i colori delle viole selvatiche e questo non fece che ricordare a Tristan, il volto di Sophia.




Percorreva quel corridoio per l'ennesima volta. I suoi passi erano l'unico suono che udiva mentre gli stivali, ticchettavano sul marmo viola di quel lungo percorso che l'avrebbe portata al cospetto dei sovrani.
Si fermò davanti a una enorme porta in cristallo color lavanda che si aprì rivelando la sala del trono.


Sophia esitò qualche minuto prima di entrare nella stanza inginocchiandosi dinanzi al padre e la madre. La donna guardò la figlia con severità per poi alzarsi dal trono in ametista, leggermente più basso di quello del suo consorte.


- Sophia...il tuo fallimento durante il torneo, ha gettato l'ombra del disonore sulla nostra famiglia. Come pensi di rimediare? -


aveva i nervi a fior di pelle mentre sentiva parlare la madre. Il tono gelido della donna, la fece sussultare ma strinse gli occhi tenendo la testa bassa.

- M-madre... -

cominciò con la voce che le tremava in gola, incrinata da quello che pareva puro terrore. Ma non fece in tempo ad aggiungere una sola parola, perché una potente scarica elettrica, la prese in pieno facendola gridare dal dolore.
Era stato suo padre a colpirla.


Sophia strinse forte gli occhi a quel dolore. Una scarica simile avrebbe steso tranquillamente un adulto, figuriamoci una ragazzina. Ma ammettere di provare dolore era inammissibile


" una spada non soffre, una spada non prova...emozioni"


si ripeteva continuamente per ricordare che lei, era la Spada Perfetta. La lama inscalfibile che lacerava e spezzava la vita dei nemici della sua famiglia.
Non doveva provare nulla...eppure sentiva di voler essere amica di Takeshi, di Karen e Tristan. Il tempo che passava con loro la faceva sentire felice. Ora erano riusciti a raggiungere la finale non poteva ne tanto meno voleva allontanarsi da loro.


- madre...padre...sono perfettamente conscia del mio fallimento - disse la ragazza alzandosi lentamente, stringendo i denti mentre muoveva la mano per superare la paralisi.
- vi chiedo di concedermi un altra possibilità! Vincerò...vincerò il torneo per l'onore del clan Arken - disse Sophia
- eh sia. Avrai un altra possibilità...dovrai accertarti che tuo fratello vinca. A qualsiasi costo - decretò il capo clan


quelle parole, colpirono Sophia come una secchiata di acqua gelida. Suo padre le stava ordinando di barrare? Come poteva farlo come poteva tradire i suoi compagni? Era Inammissibile.


In quel preciso istante, a entrare nella stanza spalancando il portone, fu Julian Arken.
Il ragazzo era visibilmente seccato e adirato. Si avvicinò ha falcate senza inginocchiarsi e fronteggiò lo sguardo del padre, quasi fosse indignato.


- cosa significa?! Non ho bisogno del aiuto di questa "difettosa" per vincere contro un popolano! - gridò il ragazzo
- è soltanto una precauzione. Sarà anche un popolano ma la Ka'hari che tuo padre ha consultato afferma che è molto più pericoloso di quello che pensiamo - gli disse la madre cercando di mantenerlo calmo.


Julian era decisamente fuori di se dalla rabbia. Come potevano i suoi genitori, pensare che una volgare strega avesse ragione? Come potevano dubitare della sua forza al punto da chiedere a sua sorella di aiutarlo con qualche mezzuccio?


- ora finitela! Vi state comportando come normali plebei non come nobili! -
la voce possente e dura del padre risuonò nella stanza. L'uomo si alzò e gettò a terra Sophia colpendo sia lei che Julian con una scossa che li fece gridare entrambi.
- siete una delusione. Julian stai provando dolore? - domandò guardando il figlio


Julian si sforzò di sollevare il capo ma fu costretto a piegarlo verso destra a causa di uno schiaffo che gli colpì con forza la guancia. Sophia sgranò gli occhi e cercò di alzarsi per soccorrere il fratello.


- padre vi prego! Julian...lui vincerà. Farò in modo che accada -


avrebbe tanto voluto sprofondare nella più profonda delle fosse. Ma una cosa era chiara, se Julian avesse fallito di nuovo, il ragazzo sarebbe stato punito nel modo più doloroso che il padre avesse pensato di usare. Non poteva permetterlo, non voleva permettere che suo fratello soffrisse perché nonostante le ferite che era in grado di aprire con la sua lingua velenosa, era il solo che aveva sopportato tutto quello che succedeva in quella casa insieme a lei.
La madre si rifiutava perfino di guardarli, anche lei profondamente disgustata e succube del desiderio di grandezza che ormai annebbiava i loro cuori da tempo.

- padre...vi prego. Vi do la mia parola che domani il clan Arken vincerà assolutamente! - disse la ragazza


l'uomo la osservò qualche secondo e aggiustandosi i polsini della pregiata camicia in marsina viola, annuì osservando gelidamente i figli prima di ordinare che venissero chiusi nelle loro stanze.


- sei sicura di riuscire a tradire i tuoi amichetti? - domandò Julian alla sorella mentre si allontanavano scortati dalle guardie verso le loro rispettive stanze.

Sophia raccolse tutto il coraggio che aveva e prese la mano del fratello, era fredda e molto più grande. Sembrava quasi che la mano di Julian racchiudesse perfettamente quella di Sophia che si cullò al ricordo di quando da piccoli, prima che i genitori iniziassero a trattarli come armi, erano semplicemente due fratelli che si volevano bene e non competevano per un trono.


- io farò tutto ciò che è necessario. -


Sussurrò la ragazza. Ma il panico la assalì quando Julian, si staccò da lei e il gelo la avvolse, mentre stringendosi nelle spalle, guardava la schiena del fratello allontanarsi sempre di più fino a scomparire dietro la porta della sua stanza.

 
***


Era arrivato il momento. Tristan era nello spogliatoio e si stava preparando per entrare nell' arena. Si guardò riflesso nello specchio e ci posò la mano disegnando una faccina sorridente come a darsi la carica.


- puoi sul serio farcela...credo. -
- Take guarda che dire a qualcuno che "credi" possa farcela...non è incoraggiante -

rise il ragazzo voltandosi verso l'amico in piedi davanti alla porta. Belecthor era appollaiato sulla spalla di Takeshi che gli stava dando qualche carezza gentile sulla testa.

- scusami. Non sono bravo a incoraggiare gli altri. E a dire la verità...non credo imparerò mai - ridacchiò Takeshi


Tristan fece un gesto sbrigativo con la mano e prese qualcosa legato in un involto rosso, avvicinandosi al amico.


- tanto preferisco gli incoraggiamenti delle belle ragazze - gli fece l'occhiolino il ragazzo ridendo mentre suddette ragazze entravano nella stanza.


Hope indossava un pregiato abito bianco con dei ricami dorati. Aveva sciolto i capelli dalla sua solita acconciatura e portava una coroncina d'argento sul capo, coroncina che venne afferrata prontamente da Kylar, quando le cadde mentre raggiungeva Tristan sorridendo. Il ragazzo la poggiò su un tavolino poi si avvicinò a Gart e Karen. Proprio quest ultima sorridendo porse un pacchetto a Tristan.


- ho pensato ti sarebbero stati utili! Buona fortuna Tris - gli disse la ragazza


Tristan aprì curioso il pacchetto che conteneva un paio di guanti senza dita. erano di pelle e avevano ricamato il simbolo dei Guardian di Nexus i cavalieri che proteggevano il mondo secondo le dicerie che correvano tra le persone.


- www è fantastico! - esclamò il ragazzo indossandoli e mettendosi subito in un buffa posa, come cercasse d'imitare gli eroi dei racconti che aveva sentito mentre viaggiava per raggiungere Loyality.
- sei perfetto direi. Tristan cerca solo di non farti male...va bene? -


il ragazzo sorrise a Hope e le scompigliò affettuosamente i capelli.


- non ti devi preoccupare principessa! Non temo nessuna sfida nemmeno la Lancia Perfetta! - rispose il ragazzo con un sorriso


Takeshi roteò gli occhi poi si appoggiò alla parete a braccia incrociate, mentre Gart dava una manata piuttosto forte sulla spalla di Tristan facendo un ghigno.


- questo mi piace! Ehi Crystal Boy dovresti prendere esempio! - disse il mezz orco a Kylar con un ghigno quasi strafottente.


Quest'ultimo socchiuse gli occhi prima di riaprirli e puntarli sul verde con un sorrisetto altrettanto beffardo e arrogante
- non ho bisogno di ricordarti come tremavi di paura davanti al custode del Altopiano di Origin...vero? -


Gart lo fulminò con lo sguardo e divenne ancora più verde per la rabbia e l'umiliazione, nel ripensare a quel suo momento non esattamente da guerriero.


- perché non ti avvicini? Così uso la mia ascia per tagliare la tua testa, insieme a quella lingua insolente! - ringhiò


Kylar fece una risata e scrollò le spalle con un lieve sorriso.
- scusa ma vorrei mantenere la mia testa, attaccata al corpo. Non ci penso mica a morire - rispose


Hope osservò i due bisticciare poi si avvicinò a loro con un piccolo sospiro. Non avevano fatto altro se non litigare da quando erano arrivati a Loyality, in realtà le scaramucce erano cominciate molto prima. Ma la ragazza, sperava che avrebbero imparato a convivere per il loro e sopratutto per il bene della gilda.


- adesso basta, dai...non ce bisogno di litigare per queste stupidaggini. E poi scommetto che anche tu hai paura di qualcosa Kylar -


il ragazzo osservò per un instante la bionda. La luce lieve che entrava dalla finestra, sembrava far luccicare i suoi dolci occhi blu, sempre ricolmi di speranza come lo erano stati quando lui stesso stava per arrendersi. Lo aveva notato solo in quel momento, ma Hope aveva sciolto i capelli e ora, sembrava quasi più grande. Kylar si ritrovò a pensare che la preferiva con i codini ma poi si distrasse da quei pensieri.


- paura eh? Forse...o forse no. Chi può saperlo? - disse, ma ironicamente lo pensava sul serio.


Cos'era la paura? L'aveva mai provata?
Si ritrovò a chiedersi queste cose, mentre osservava i presenti in quella stanza. Erano tutti differenti tra di loro, pensavano, parlavano e agivano in maniera diversa l'uno dal altro e perfino da lui. Eppure qualcosa li accumulava e li rendeva diversi da lui.


Tutti i presenti in quella stanza avevano un passato, una famiglia, ricordi di quando erano stati bambini...sapevano con certezza chi erano...a differenza sua.
Quando sentì il tocco delicato di una mano sulla guancia, il ragazzo sembrò riscuotersi da tutti quei pensieri e domande e finì con ritrovarsi il volto di Hope vicino al suo.


- va tutto bene? Sei diventato scuro in volto...la ferita ti fa di nuovo male? - domandò la ragazza


Kylar poggiò la mano sulla sua, era più piccola, più delicata. Proprio come lo era lei. Nonostante avesse qualche anno in meno di lui, nonostante a volte potesse sembrare "grande" e molto matura per la sua età. Restava una ragazzina che aveva appena cominciato a viaggiare e vedere il mondo...forse era proprio questo che lo preoccupava. Un piccolo sorriso gli nacque spontaneo e cercò di rassicurarla sfiorandosi il fianco dove si trovava la ferita ormai quasi cicatrizzata di qualche giorno prima.


- va tutto bene. Stai tranquilla Hope. Stavo solo pensando che per Tristan non sarà facile - mentì il ragazzo
- può farcela no? Deve solo fare del suo meglio fino alla fine. Tristan è un ragazzo molto forte e si impegna tantissimo - iniziò a dire la bionda allontanandosi appena da lui con le mani dietro la schiena e un sorriso stampato sul volto.
- sono sicura che i suoi sforzi saranno premiati. E se così non fosse...gli tireremo su il morale noi - Aggiunse poi


Kylar le sorrise appena. Era quello il suo modo per dirle che concordava con lei.


- ehi ma Sophia? Non viene a fare il tifo per me? - domandò in quel momento Tristan guardandosi attorno alla ricerca della ragazza.

Karen scosse il capo facendo penzolare i piedi. Era seduta sul tavolo, ed era occupata a rigirarsi la coroncina di Hope tra le mani.


- andava a casa dai suoi e poi veniva qui. Non so perché ci stia mettendo tanto. Ma Hoppy tu indossi sempre questo genere di gioielli? - le domandò la castana
- s-si. A volte sono davvero scomodi, ma devo metterli per forza insieme a questi...vestiti -


Disse la bionda raccogliendo delicatamente un bordo del abito con le dita. Calzava delle ballerine d'argento quindi i piedi non le stavano facendo malissimo. La maledizione dei tacchi alti non si era abbattuta su di lei per poco. Aveva convinto Seyra che non era il caso indossarli se doveva recarsi in una città molto affollata. L'aveva convinta dicendole che sarebbero stati scomodi per camminare e Seyra aveva accettato di lasciarle indossare delle scarpe basse, ma non aveva voluto sentire ragione per quanto riguardava per il vestito.


- io trovo che ti doni molto! - le disse Karen sorridendo.
- ti ringrazio davvero tanto! Ma preferirei indossare abiti come i tuoi. Ti fanno sembrare una esploratrice fantastica! - le rispose Hope


Le due ragazze continuarono a chiacchierare fino a quando non fu il momento di recarsi all' arena per la battaglia.

Quando il camerino fu completamente vuoto, una figura Incappucciata ci fece capolino. Sophia si avvicinò alla lancia di Tristan, passò una mano sul manico osservando i graffi, la ruggine e le gocce di sangue che la incrostavano appena.


- mi dispiace...mi dispiace - disse prima di prendere un coltello rituale e iniziare a incidere qualcosa sul manico. Aveva le mani tremanti ma si impose di essere precisa, avrebbe fatto quello che doveva per proteggere Julian per proteggere l'unica famiglia che aveva. Di sicuro, si...Tristan avrebbe capito.

Julian e Tristan entrarono dai rispettivi angoli del arena. Il ragazzo dai capelli viola, indossava l'uniforme in modo impeccabile. i capelli erano legati in una coda bassa per facilitare i movimenti. Gli occhi gelidi scrutarono i presenti per poi fissarsi su Tristan di fronte a lui.


- sei ancora in tempo a ritirarti. Così i tuoi amichetti non ti vedranno perdere ben più che l'orgoglio - sussurrò gelido il viola


Tristan stinse con forza il manico della sua lancia e con la mano libera si grattò disinteressato il capo.


- scusami ma ci sarà solo un perdente e...non sarò io. Inoltre ho dato la mia parola e un cavaliere non tradirebbe mai una promessa -

alle parole di Tristan, Julian fece una risata di scherno. stinse il manico della propria arma una lancia con la punta nera e fece un ghigno spavaldo e arrogante.


- peccato che qui...non veda nessun cavaliere solo una bestia difettosa che si atteggia a tale e che non ha ben chiaro...il nostro livello di differenza -
Julian Arken sputò quelle frasi come fossero veleno ma Tristan si limitò a una piccola risata portando la lancia sulla spalla.


- allora fammelo vedere...fammi vedere questa differenza della quale parli tanto. Ma poi non lamentarti, se questo difettoso ti dà una sonora lezione! - disse deciso.


Marek Scale si mise in mezzo tra i due ragazzi parlando a gran voce al pubblico del arena. Tra gli spalti erano presenti sia parenti dei ragazzi, sia altri studenti e naturalmente i rispettivi Team. Garan e Kara stavano in disparte, lontani da Bellatrix e osservavano l'arena sapendo già quanto quella sfida sarebbe stata dura.
Karen, Takeshi e Gart facevano il tifo per Tristan seduti tutti insieme. Poco distante Faith osservava il ragazzo preoccupata ma anche ammirata da vederlo combattere.


Hope e Kylar erano accanto al preside e in silenzio non proferivano parole alcune, ma speravano che il loro amico riuscisse a vincere quella sfida. Akurein con la fedele Arwen e Ivanhoe erano in silenzio e attendevano l'esito dello scontro.


Poco distante in uno dei corridoi che portavano dentro l'arena, Sophia osservava. Aveva una fitta al cuore al pensiero di quello che aveva fatto...osservava i due ma sopratutto osservava Tristan. L'amico avrebbe avuto il coraggio e la forza di perdonarla dopo quello che aveva fatto? Quel pensiero le fece stringere lo stomaco e cominciò a provare terribili sensi di colpa, ma ormai era troppo tardi.


- benvenuti a tutti i presenti! Questa sarà l'ultima giornata del torneo. Due squadre sono arrivate in finale contendendosi il diritto a diventare soldati, cavalieri degni di questa importante accademia - iniziò Scale


- ormai siamo giunti alla fine. Julian Arker la Lancia Perfetta e Tristan Seido che contrariamente alle aspettative è riuscito a raggiungere la finale -


Scale fece un lieve ringhio mentre osservava un Tristan piuttosto divertito da tutta quella scarsa fiducia nei suoi confronti.


- ora questi due promettenti o...fortunati giovani si scontreranno per decretare il migliore. Che lo scontro abbia inizio! -


al suono della sirena, partì la battaglia. I due ragazzi corsero uno contro l'altro e le loro lance sfregarono colpendo l'una l'altra emanando scintille elettriche che fecero stridere l'aria intorno a loro.

Indietreggiarono entrambi poi Julian chiuse la mano a pugno e gettò verso Tristan una serie di fulmini. Con grande rapidità, il ragazzo li schivò agilmente e ne parò alcuni roteando la lancia davanti a lui.
Julian non si fece cogliere impreparato e sferrò un attacco diretto per destabilizzare i movimenti di Tristan che schivò roteando di lato. Piantò a terra la lancia e tenendosi al manico con due mani, sferrò un calcio a piedi uniti contro il petto di Julian che ne Approfitto per afferrare le gambe del ragazzo e folgorarlo al instante, sopportando come poteva il colpo subito dalla pedata dell'avversario.


Tristan si staccò e scosse la testa ansimando leggermente con qualche scarica che passava ancora tra i suoi capelli. Afferrò la lancia provando a colpire Julian, con il risultato che nuovamente le due armi cozzarono più e più volte l'una contro l'altra.
Per l'ennesima volta, i due ragazzi si allontanarono l'uno dal altro ma quando Tristan, provò a generare un fulmine, si accorse che qualcosa non andava. Con suo grande stupore le rune che avevano il compito di veicolare l'energia del mana Elementale non stavano facendo correttamente il loro lavoro.

Tristan non ebbe il tempo di ragionarci troppo, perché il minerale Vetrix del quale era composto il suo armamento, cominciò a surriscaldarsi e gli ustionò il palmo della mano costringendolo a lasciare l'arma e venendo così preso in pieno petto da un fulmine e sbalzato con una notevole forza contro la parete del arena, battendo la schiena e sputando saliva mista a sangue. Quel colpo gli aveva svuotato d'aria i polmoni e l'aveva fatto crollare in ginocchio.


Sophia strinse forte i pugni, Impotente davanti a quella scena che ella stessa aveva causato. Al contrario Julian ringhiò furente riconoscendo la manomissione e si avvicinò afferrando la lancia di Tristan che incapace di reagire, la vide spezzarsi davanti agli occhi per mano di Julian.


Una rabbia incontenibile cominciarono a farsi largo nel cuore del ragazzo. Quella non era una semplice arma, non era spazzatura...era stato l'unico regalo dei suoi genitori.


Il ragazzo artigliò la polvere e con un colpo di reni si mise in piedi caricando a testa bassa Julian per poi cominciare a riempirlo di pugni nello stomaco e sul volto.
Karen e Takeshi così come Hope erano senza parole. L'intera folla a quella dimostrazione di violenza inaspettata si ammutolì mentre Julian anch esso sorpreso dalla furia negli occhi del suo avversario, era incapace di resistere e si limitava a incassare dolorosamente i colpi.


Sophia davanti a quella scena restò pietrificata. Portò la mano stretta contro il petto e strinse gli occhi lucidi che minacciavano lacrime imminenti.
" Che cosa ho fatto? " Si chiese impossibilitata ad alzare il volto e guardare Tristan trasformatosi in quella bestia violenta.


- perché ti sorprende? È stata tua la colpa. -


a parlare con sua grande sorpresa era stata Kara. La ragazza aveva le braccia incrociate al petto e la stava guardando gelidamente. Era scesa dagli spalti dopo averla notata e adesso, la stava fronteggiando con il suo solito sguardo freddo quasi apatico.


- non so di che cosa stai parlando. Non ho fatto niente io - provò a giustificarsi Sophia a bassa voce, ma finì solo per non riuscire a reggere lo sguardo della rossa e abbassare il proprio mortificata.

- puoi ancora fermarlo. Se davvero non volevi farlo. Sei migliore di così Sophia Arken -
- che cosa ne vuoi sapere tu?! Te ne stai lì con lo sguardo vuoto a dirmi che ho sbagliato...sai almeno che cosa significa essere considerati un arma?! -
le gridò la viola che a quelle parole di Kara, non pote farne più a meno.


Tutti erano convinti che essere la "Spada Perfetta" fosse facile. Ciechi nella loro ignoranza la guardavano come se la sua vita fosse una passeggiata. Come se i pesanti e quasi diabolici allenamenti ai quali lei e il fratello si sottoponevano, non fossero nulla come se la violenza che il padre perpetrava ne loro confronti non fosse nulla.

Certo niente di tutto quello che succedeva era mai stato di dominio pubblico, Sophia non l'aveva mai reso tale. Era troppo spaventata al idea di spezzare la sua famiglia di distruggere quella falsa armonia che si vedeva da fuori e di essere abbandonata.


Stringere i denti e andare avanti essere perfetta, questo aveva sempre fatto per sopravvivere in quella famiglia che ormai, di famiglia aveva soltanto il titolo, maschera di una situazione che non aveva nulla di famigliare.


- stai accampando scuse ridicole. Tu sola non vuoi vedere il marcio della casata Arken-


le parole di Kara erano dure e inflessibili. Eppure erano veritiere. Sophia guardò verso l'arena una lacrima fugace, forse l'unica che si era mai permessa di lasciar trapelare in tutta la sua vita, le rigò la guancia.


- cosa posso fare? Se intervengo...entrambi perderanno qualcosa. Non voglio...distruggere la loro vita - sussurrò la ragazza coprendosi il volto con le mani.

Le sue spalle che al apparenza sembravano grandi adesso erano piccole e fragili, incapaci di sostenere il peso di una scelta che poteva rovinare la vita di suo fratello e il sogno di Tristan.


Kara si lasciò andare a un lungo sospiro dopodiché si avvicinò e cinse delicatamente la spalla di Sophia con il proprio braccio lasciando che ella premesse a sua volta il volto, contro il petto del amica, singhiozzando.


- non posso dirti cosa fare...ma posso dirti che essere "Difettosi" significa essere brave persone. - le disse Kara poggiando la mano libera dietro la testa di Sophia e facendole qualche lieve e parecchio impacciata carezza tra i capelli color lavanda.


- personalmente...piuttosto che vivere la vita secondo i dettami di decisioni che fanno soffrire...preferisco essere considerata un difetto del mondo e vivere come ho scelto. - Aggiunse, restando nuovamente in silenzio qualche secondo successivo.


- vivere...come ho scelto...secondo le mie scelte e decisioni? - sussurrò Sophia sollevando il capo e guardando dritta negli occhi di Kara che si limitò ad annuire.


La viola guardò nuovamente l'arena e staccandosi da Kara si passò il braccio su gli occhi per poi correre verso l'arena impugnando la spada. Con un balzo Sophia si frappose tra Tristan e Julian e puntò la spada verso il ragazzo impazzito.


- questo è tutto sbagliato! Non è questo che volevi! Tu sei un cavaliere non sei un mostro violento Seido! -

la voce di Sophia risuonò nel arena, la folla ammutolita, il vento lieve che faceva danzare i codini della ragazza mentre fronteggiava lo sguardo folle di Tristan.


- levati di mezzo Sophia! Posso farcela da solo, non ho bisogno che intervieni...non farlo -

la voce di Julian si era affievolita, il ragazzo sanguinava dal labbro e aveva un occhio pesto. Stava guardando in direzione degli spalti verso i genitori e la sua espressione era di puro terrore.

La ragazza ripose la spada e si avvicinò decisa a Tristan. Lui la superava di una spanna abbondante e lei non pote fare a meno di provare un senso di nausea quando vide il sangue di Julian sulla guancia e i vestiti di Tristan. Si impose d'ignorare la sensazione ricordando come il ragazzo fosse sempre allegro e positivo come avesse aiutato Takeshi con gli allenamenti e Karen con il suo problema.. Sophia fece cadere la spada e con uno scatto avvolse le braccia intorno alla vita del ragazzo stringendolo.

- il Tristan che conosco non fa del male vuole realizzare il suo sogno e si impegna per renderlo realtà con le sue sole forze! Questo non sei TU! - gridò rafforzando più che poteva la stretta.


A quel gesto Tristan sbarrò gli occhi. Sentiva il volto di Sophia umido e quando abbassò lo sguardo incontrando quello di lei, vide le sue guance rigate da fredde e inaspettate lacrime.

Fu come svegliarsi da un lungo sonno e lentamente Tristan prese coscienza di cosa fosse accaduto realmente.
Julian aveva spezzato la sua lancia e in quel momento pieno di rabbia e di odio, Tristan aveva infranto la promessa che aveva fatto alla sua maestra.


- mi dispiace...mi dispiace tanto -

riuscì semplicemente a sussurrare mentre le sue gambe, non riuscivano più a sostenere il peso del dolore e stancamente crollava in ginocchio stringendo la vita di Sophia che a sua volta, gli fece poggiare la testa sul petto.


- va tutto bene. Adesso è finita... - sussurrò a sua volta lei cominciando a passare le dita tra i capelli di lui cercando di calmarlo.


La folla in silenzio, tutti quanti li stavano guardando. Nessuno osava parlare per rompere quel momento nessuno meno che Julian.


- basta cosi. -


il ragazzo si alzò lentamente da terra, recuperò la sua lancia e sotto lo sguardo della platea e dei due ragazzi, scomparve oltre il corridoio d'entrata del arena.
Scale fece per dire qualcosa ma Akurein sollevò la mano e si alzò dalla sedia osservando i due ragazzi che nel frattempo, avevano sciolto l'abbraccio.


- sono successe molte cose...ammetto che non mi aspettavo un simile finale - iniziò a dire l'uomo.
- non si può dire che i ragazzi di oggi non riservino sempre qualche sorpresa! Direi che adesso dobbiamo tutti prenderci qualche ora di calma. Discuterò il da farsi con gli altri mentori. Potete andare -
***

Non le capitavano incarichi particolarmente soddisfacenti da un bel po.
Quando il "serpente" le aveva passato quell'informazione, era rimasta piacevolmente colpita e sorpresa. Si passò la mano tra i capelli osservando le persone al interno del locale.

Il suo bersaglio era seduto a un tavolo non troppo distante da lei. Scarlett, teneva una mano sulla guancia e aveva accavallato le gambe l'una su l'altra mentre osservava il ragazzo decisamente nervoso. Aveva fatto una chiamata e teneva il telefono praticamente appiccicato al orecchio. Dal tono concitato, Scarlett dedusse che il ragazzo, doveva starsi scusando con qualcuno.


Si alzò dal suo tavolo. Alla fioca luce delle lanterne di carta che spandevano ombre sui muri e sulla sua armatura di Ossidiana, la ragazza sembrava molto più giovane di quello che era in realtà. Si passò la mano tra i capelli scuri arricciando una ciocca sul dito e si avvicinò al tavolo del suo bersaglio. Gli occhi, rossi come gocce di sangue, luccicarono.

- buonasera Aseth Ornet -


ANGOLO DELLA LOCANDA

ehilà è passato un infinità di tempo dal ultimo angolo della locanda! Ma non sono morta solo in procinto di ri- trasferirmi e con poca volontà di fare le cose.
Dettagli di vita personale a parte questo è forse uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto. Vi chiedo di perdonare piccoli errori di noncuranza ma non è un periodo facile e sto scrivendo più perché lo desidero che altro. Per quanto riguarda lo speciale promesso ce stato un evidente cambio di programma si farà ma su l'estate. (era anche ovvio forse)
che dire? Nonostante il tempo passato spero che apprezzerete il mio ritorno e buon estate a tutti XD

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Capitolo 13
*** verità svelate, tradimento, amicizia ***


Capitolo dodici
verità svelate, tradimento, amicizia

(qualche giorno prima della reunion...)

 

Gart osservò la ragazza bionda tentare di prendere qualche frutto. Hope era parecchio buffa nel cercare saltando, di afferrare uno dei rami più bassi, con scarso successo.
Il mezz'orco, fu tentato di alzarsi e darle una mano, quando Kylar fece un movimento deciso con la mano, creando una scheggia di cristallo che staccò suddetto frutto, preso al volo dalla bionda.
- grazie. Ne volete un po anche voi? - domandò la ragazza con il frutto blu tra le mani.

Kylar era sdraiato sotto un albero con schiena e testa contro il tronco. Scosse la testa e chiuse gli occhi, rilassandosi.
Gart al contrario si alzò dal sasso dove era seduto, si avvicinò prendendo un coltellino e il frutto per poi sedersi in modo ben poco elegante, a gambe incrociate su l'erba.

- lo taglio io, così non ti fai male - disse quasi divertito cominciando a tagliare il frutto in spicchi.

Hope, si sedette su l'erba smeraldina e cercò nella casacca dei nastri, con i quali si legò i capelli in due code svolazzanti.
L'aria era calda e piacevole e il clima mite. Le radure di Selethis, erano uno dei luoghi più tranquilli del altopiano di Origin.
Il trio aveva deciso di fare la strada panoramica per raggiungere Loyality e ora, si godeva un tranquillo pic-nic all' aria aperta.

- Oggi si sta proprio bene! Dovremmo portare con noi qualche fiore, sono sicura che Seyra apprezzerebbe -
Disse la bionda raccogliendo dei piccoli fiori dallo stelo sottile e i petali rosa che cominciò a intrecciare tra di loro delicatamente.

- questa Seyra è tua madre o qualcosa del genere? -

domandò Gart poggiando su un fazzoletto alcuni pezzi del frutto tagliato, mentre ne prendeva un altro.
- no. È la mia tutrice. Lei e il sommo Alion, si prendono cura di me, da quando ero piccola -

spiegò Hope socchiudendo gli occhi mentre le sue dita sottili, intrecciavano i fili d'erba con i fiori creando delle piccole coroncine. Il vento le muoveva delicatamente i capelli mentre sceglieva accuratamente i fiori per la sua creazione.
Gart annuì facendosi scappare un grugnito, mentre le porgeva un pezzo di frutto. La ragazza sorrise grata e lo portò alla bocca addentandolo. Il frutto aveva un sapore particolarmente dolce e la fece sorridere poggiando una mano sulla guancia.

- è delizioso! Kylar provane uno, dai! -

lo incoraggiò Hope porgendogli un pezzo di frutto. Il ragazzo lo esaminò attentamente ma poi anche lui lo assaggiò. Per le sue papille gustative, era fin troppo dolce ma non era un sapore sgradevole.

- è troppo dolce. Ma è buono - si limitò a dire il ragazzo.
- ti lamenti troppo! Dove sono cresciuto io, rarità del genere erano quasi un regalo. Dovesti essere grato, pivello! - disse Gart appoggiandosi con un gomito al ginocchio.
- dove sei cresciuto? - domandò a quel punto curiosa la ragazza.

Gart le gettò un occhiata fugace posando il coltello e il frutto che stava spelando poi sospirando, si buttò indietro e si sdraiò su l'erba osservando il cielo terso.

- vengo da Galecia dalla città di Gladion una delle città più grandi e vicine alla capitale. Sono cresciuto lì con la mia famiglia e quando il vecchio è morto, ho deciso di partire - spiegò il mezzorco passando una mano dietro la testa.
- quindi...che cosa ti porta fin qui? A Galecia è facile sopravvivere, almeno da ciò che so - disse in quel momento Kylar

Gart tirò l'ennesimo sospiro seccato poi si mise di colpo seduto, portando le mani sulle cosce. Era seduto a gambe incrociate.

- diciamo solo...che ho avuto diversi problemi a Galecia. Sei soddisfatto? - domandò con un leggero fastidio nella voce

Kylar socchiuse gli occhi e si alzò da terra. Osservò il luogo dove si trovavano, come se qualcosa lo stesse preoccupando, dopodiché annuì alla domanda di Gart.
Hope si alzò a sua volta. Preoccupata portò una mano contro il petto chiudendola a pugno.
Il vento aveva cominciato a soffiare intorno a loro e in un men che non si dica, i tre erano stati avvolti da un vero e proprio tornado. Il cielo da prima terso e sereno, si era riempito di nuvoloni scuri e aveva iniziato a piovere ha dirotto.

- accidenti! Sarà anche vero che il tempo in montagna cambia al improvviso ma così è troppo! -

si lamentò il mezzorco alzandosi e iniziando a mettere nella casacca le sue cose molto velocemente, allarmato dall' improvviso cambio climatico.
Kylar al contrario, sembrava fiutare il pericolo ancor prima che si materializzasse. Si avvicinò ad Hope e le prese la mano facendole segno di non allontanarsi troppo da lui.
La ragazza annuì e un po spaventata rabbrividì. Sussultò quando si ritrovò la giacca di Kylar sulle spalle e lo vide avanzare, osservando un punto preciso dove le nuvole, si stavano raggruppando.

- questo vento...e la pioggia...non sono naturali. Meglio cercare un riparo e proseguire quando si sarà placata la pioggia -

disse il ragazzo trovando un segno di assenso dagli altri due amici. Ma quando un fulmine colpì il terreno molto vicino ad Hope, facendola piegare sulle ginocchia con le mani sulle orecchie, il ragazzo scattò subito in allarme e le si accovacciò accanto.

- va tutto bene? - domandò Gart scompigliandosi i capelli bagnati con una mano

Kylar poggiò la mano sulla testa della ragazza per attirare la sua attenzione. Quando ebbe il contatto visivo con Hope, le fece un piccolo sorriso rassicurante e lasciò che lei, si appoggiasse a lui mentre seguivano l'orco verso un riparo di fortuna, rappresentato da un grosso tronco d'albero cavo.

Hope si rannicchiò al suo interno con le ginocchia contro il petto. La ragazza, sussultava a ogni rumore troppo forte, prodotto dai tuoni e alla luce delle saette che passavano nel cielo, squarciando le nuvole. Kylar era in piedi a braccia incrociate e osservava a sua volta fuori da quel rifugio di fortuna.

- abbiamo avuto culo che alcuni alberi qui sono parecchio grossi -
provò a sdrammatizzare Gart seduto a terra mentre, era intento a levarsi i pesanti scarponi pieni d'acqua.
- non la chiamerei fortuna. Sta diventando una tempesta, se ci muoviamo ora, probabilmente finiremo per perderci - disse Kylar
- che propone il nostro "Navigatore" quindi? -

le parole del mezz'orco, erano suonate quasi canzonatorie ma lui, sembrò non darvi peso e osservò per qualche secondo la superficie del albero cavo.
Era un esemplare molto antico, un grande tronco cavo protetto da una spessa corteccia rossiccia. Ne aveva visti solo nei disegni di così grandi. Tastò la corteccia per assicurarsi non fosse marcia poi guardò Hope.

- ehi... -

cercò immediatamente di richiamare l'attenzione della ragazza. Ma questa sembrava non sentirlo, troppo spaventata e scossa dal violento temporale.
Kylar allora le sedette accanto e afferrandole la testa le tappò le orecchie, facendo in modo che i loro occhi si incontrassero.

- ehi... - ripete con un tono calmo
stavolta Hope fece un debole cenno con il capo. Sembrava che la ragazzina, si stesse un po calmando.

- voi piuttosto...da dove venite? - domandò a quel punto il mezzorco.
- da Albion dal villaggio di Albabianca. -
spiegò Hope ormai più calma e tranquilla rispetto a qualche minuto prima. Si era seduta e prendendo il libro che si portava sempre dietro, cominciò a sfogliarlo.
- l'altopiano di Origin è noto per diverse cose tra cui il suo Guardiano - spiegò la ragazza
- nel profondo della Foresta Antica, si trova il Santuario del Drago Ancestrale divino del vento. Secondo le leggende quel luogo è pervaso dalla forza stessa del vento -

disse la giovane mostrando l'illustrazione raffigurante un colossale drago che sembrava in procinto di sbattere le sue vigorose ali.

- quindi, sarebbe opera sua, del drago intendo? -
domandò Gart stappandosi le orecchie come se fossero piene d'acqua. Kylar restò in silenzio mentre Hope, continuava a spiegare.

- in realtà questo vento ha qualcosa di...maligno. Non so bene spiegarlo, ma sembra pervaso da una sorta di...forza negativa - disse la ragazza
- malvagità eh? Senti Scricciolo, se per ipotesi fosse accaduto qualcosa al santuario del drago, cosa succederebbe al altopiano? - domandò il mezzorco

Hope socchiuse gli occhi riflettendo allungo prima di rispondere a quella domanda quasi in un sussurro.

- i santuari dei draghi sono il centro della loro forza e i draghi a loro volta, sono i custodi degli elementi. È solo una mia ipotesi ma...se per qualche ragione il santuario perdesse il suo equilibrio allora, credo che lo stesso accadrebbe al elemento naturale governato dal drago - disse infine la bionda visibilmente preoccupata dalla cosa.

Gart si passò la mano sul mento. Se davvero era successo quello che Hope stava ipotizzando, allora era davvero un problema non indifferente.
Il mezzorco si soffermò sullo sguardo di Kylar. Poteva anche sembrare un ragazzo qualsiasi ma quello sguardo, quel gelo e quella sorta di preoccupazione che sembrava celare, prima o poi lo avrebbero schiacciato.

Gart si alzò e si avvicinò al ragazzo poggiando una mano sulla sua spalla.
- dobbiamo controllare. Il santuario dovrebbe essere nelle profondità della Foresta di Archan, giusto Hope? - domandò Kylar
- si. Ma secondo la leggenda c'è un terribile e potente guardiano a guardia della foresta e a protezione di questo luogo -
cercò di dire la bionda ma strizzò gli occhi quando la mano del mezzorco le scompigliò i capelli. Gart rise con la sua voce forte e molto profonda.

- forza scricciolo! Non sarai da sola ci sarò io e naturalmente il moccioso - disse con un ghigno
anche Kylar annuì come a dare ragione a Gart anche se il suo sguardo, non pote non tradire un pizzico di fastidio per l'appellativo usato da quest'ultimo. Hope si alzò lentamente richiudendo il diario che si mise legato al fianco.
- bene abbiamo deciso. Prossima fermata Foresta di Archan - disse Gart con un ghigno deciso

Il trio camminò allungo sotto la pioggia. Per grande sollievo di Hope, i tuoni e fulmini erano diminuiti d'intensità e le lasciavano un attimo di tregua. La ragazzina osservava la foresta con molta curiosità.

Il vento, appena più fresco per via del temporale appena giunto le solleticava il viso, mentre si fermava a osservare alcuni fiori dal profumo inebriante, Hope notò una ragnatela e una farfalla dai colori azzurri che vi era rimasta impigliata. L'esserino si dimenava restando impigliato a quella sostanza vischiosa mentre un grosso ragno usciva dalla sua tana pronto a divorarla. Hope allungò delicatamente il dito e raccolse la farfalla liberandola dalla ragnatela.

- ecco...ora sei libera - sussurrò lasciando volare via la farfalla nel cielo plumbeo.

L'altopiano era un luogo così tranquillo e brulicante di vita che la ragazza, non si sorprese in modo eccessivo, quando vide una maestosa creatura fissarla al di là di alcuni cespugli. Hope sorrise e si avvicinò al unicorno dal manto d'argento che nitrendo abbassò la testa facendosi accarezzare dalla giovane.

- Hope che fai? Non restare indietro -

Kylar fece capolino alle sue spalle ma rimase senza parole, nel vedere quella scena davanti i suoi occhi.

Hope era in piedi e stava accarezzando un maestoso ed elegante unicorno. I capelli della ragazza parevano raggi di luce che danzavano nel vento, il suo abito bianco svolazzava leggermente e la ragazza guardava l'unicorno con dolcezza. Si voltò verso Kylar e gli sorrise

- non è bellissimo? - domandò al amico

Kylar annuì e prese una mela dalla sacca che portava al fianco. Si avvicinò cauto e porgendo la mela al equino lo osservò attentamente studiandone i movimenti, nel caso l'animale si fosse spaventato o avesse attaccato.

Al contrario la nobile creatura diede un morso alla mela con molta soddisfazione. Hope tornò ad accarezzarlo in silenzio. Era fin troppo pensierosa e Kylar sapeva che questo non era un bene.

- cosa ti preoccupa? È da quando siamo partiti che sembri pensierosa - ruppe il ghiaccio lui

Hope socchiuse gli occhi e riaprendoli qualche instante si lasciò sfuggire un lungo sospiro decisamente preoccupata.

- se davvero è successo qualcosa al santuario...potremmo essere costretti a combattere. Io...finirei per essere soltanto un peso - sussurrò la ragazza

Kylar rimase in silenzio qualche minuto poi poggiò la mano su quella della ragazza che ancora stava accarezzando l'unicorno. Il ragazzo incontrò i suoi dolci occhi blu e scosse il capo stringendo nella propria la mano piccola e fragile della bionda.

- tu non sei un peso. E io ti proteggerò. Inoltre non è detto che si arrivi a combattere per forza, combattere è l'ultima risorsa - le disse lui

Hope annuì finalmente rassicurata dalle parole del amico. Guardò un ultima volta l'unicorno prima che esso, scomparisse tra la folta vegetazione, dopodiché seguì Kylar
Il fresco che percepiva mentre stringeva la sua mano la faceva sentire bene. Il ragazzo le dava sicurezza e coraggio, abbastanza da riuscire ad allontanare la paura di un possibile combattimento.

I due raggiunsero Gart al interno di una radura nel folto della foresta di Archan. Al centro di essa, svettava una struttura usurata dal tempo, con il tetto che era stato sfondato da quello che pareva un enorme, colossale albero i cui rami che si estendevano per kilometri verso l'alto, sembravano voler toccare il cielo come tante mani protese verso l'astro prismatico.
Le foglie però a differenza di quelle di un albero normale, riflettevano i mille colori del iride in uno spettacolo meraviglioso.

- questo deve essere il Santuario della Foresta. - sussurrò Hope soffermandosi a osservare l'albero estasiata.
- mi domando...quanto ci farei vendendo quelle foglie? - si chiese il mezzorco
- dubito che vendere le foglie di un albero sacro, sia ben visto dalle divinità - scherzò Kylar
- le divinità non devono pagare l'affitto di casa -

fece notare il verde passando la mano tra la zazzera di capelli scuri, ancora impegnato a pensare, a come guadagnare da quella scoperta.

- oh! Gart non vorrai davvero vendere le foglie del albero sacro?! - domandò Hope
- assolutamente...si! Tanto cadranno comunque! Risparmio il lavoro al giardiniere - ghignò il mezzorco.
- ma...ma no! Non dovresti farlo. Intanto perché appartiene a una divinità e poi perché non è coretto - disse la ragazza.

Gart scrollò le spalle disinteressato mentre entravano nel santuario.
L'aria che inizialmente sembrava fresca era diventata molto pesante da sopportare, quasi stagnante man mano che il trio si inoltrava nelle profondità del dedalo sotterraneo composto da infiniti tunnel.

- accidenti! Queste gallerie sembrano tutte dannatamente uguali! - si lamentò Gart

la pazienza del mezzorco stava raggiungendo il limite. Erano ore che il gruppetto camminava tra gli svariati corridoi, senza riuscire a trovare alcuna uscita cominciavano a sentirsi in trappola.

- aspettate, siamo già passati da questo tunnel - disse Kylar fermando i due dal proseguire.
- come fai a essere sicuro che stiamo girando in cerchio? A me queste gallerie sembrano tutte identiche, maledizione! -

fece notare a Gart dei solchi lasciati dai suoi artigli su una delle pareti.

- avevo lasciato questi segni nel caso fosse servito tornare indietro. È anche un modo per essere sicuri della strada...ma qualcosa non va - spiegò

Hope nel frattempo si era fermata e si era avvicinata a una delle pareti poggiandoci la mano a occhi chiusi.

- sento...qualcosa. È come se le rocce fossero infuse di potere...ed energia - disse la bionda
- che genere di energia? potrebbe centrare con il fatto che stiamo girando intorno? - domandò serio Kylar alla fanciulla che aprendo gli occhi annuì.
- è molto probabile. Il sommo Alion mi ha insegnato che molto spesso gli occhi possono ingannare e che bisogna usare gli altri sensi per trovare la soluzione -
disse la ragazza per poi chiudere nuovamente gli occhi e concentrarsi il più possibile, sfruttando gli altri sensi per identificare qualsiasi cosa fosse strana o fuori posto.

Inizialmente non udì alcun suono se non quello del gocciolare dell'acqua dal soffitto.
La ragazza rimase concentrata respirando lentamente e ascoltando in silenzio l'ambiente intorno a lei.
Quando, improvvisamente, un lieve venticello le soffiò sul volto. Hope, aprì gli occhi e cercò da dove provenisse tastando le pareti con la mano fino a trovare uno spiraglio nella roccia.

- qui! Ragazzi da questo buco sento il vento è possibile che ci sia un altra galleria o un uscita - disse la ragazza

Kylar annuì e Gart, prese immediatamente la sua ascia. Fece segno ai compagni di stare indietro e con un colpo poderoso, ridusse in frantumi la parete svelando una galleria secondaria con una luce alla fine.
- è stata un ottima intuizione Scricciolo! Finalmente possiamo uscire al esterno -

disse Gart entusiasta correndo verso il fondo del tunnel lasciando indietro Hope e Kylar.
Proprio quest ultimo si avvicinò alla fanciulla e le fece un lieve sorriso.

- visto? Non sei un peso. Se non fosse stato per te, staremmo ancora girando in cerchio. -

le disse il ragazzo. Hope a quelle parole, sentì crescere un moto di gratitudine misto a soddisfazione e orgoglio dentro di lei.

Era felice.
Felice di averli aiutati e di aver contribuito per quanto poteva alla riuscita della loro impresa. Le nacque un sorriso spontaneo sulle labbra mentre arrossiva un po sorpresa da quel complimento ma immensamente felice.

- n-non ho fatto nulla di speciale. Chiunque poteva riuscirci - disse la bionda
- è vero. Chiunque ma adesso sei stata tu a pensarci e tu a farlo. Non chiunque, Hope -
le disse il ragazzo facendole l'occhiolino mentre uscivano dal tunnel respirando finalmente un po di aria fresca.

Davanti a loro si estendeva una zona piena di colline e cascate, Hope poteva sentire il rumore invadere le sue orecchie.
Al centro una sorta di arcipelago di spiazzi di terra in mezzo a un lago dalle acque cristalline.

Sullo spiazzo più grande, sorgeva un complesso di edifici molto antico, probabilmente della stessa epoca del portone d'ingresso, pensò affascinata la bionda. Soprattutto, vista l'oscurità del tempo che aveva ingiallito le pareti sulle quali crescevano senza sosta, radici ed edere.

- wow...quindi il vero santuario è questo? Che spettacolo - disse la ragazza senza parole.
- una anticamera sotterranea che solo chi può avvertire la magia è in grado di raggiungere. Ingegnoso - pensò Kylar

il trio attraversò uno dei ponti di collegamento tra un isoletta e l'altra, raggiunsero l'edificio principale entrando.
Le stanza, erano affrescate con disegni del epoca antica che ritraevano quella che sembrava, la storia di una catastrofe e lasciavano sbalordito il trio.

- gli elementi sfuggiti al controllo crearono catastrofi. Nubifragi, incendi devastanti, si susseguirono nel mondo portando ovunque la sciagura - disse Hope osservando gli affreschi
- oh interessante e poi? - domandò in quel momento Gart.

Il mezzorco sembrava non prestare tanta attenzione al racconto di Hope che riprese da dove si era interrotta.

- in mezzo a tutta quella disperazione e caos...mentre la furia degli elementi divampava in questo mondo...una speranza nacque. Un drago che possedeva ali dei colori del iride e una saggezza quasi millenaria discese nel nostro mondo -
spiegò fermandosi davanti al murale che rappresentava i draghi ancestrali uno dei quali presentava ali color del iride nelle quali, erano incastonate gemme di mille colori.

- il suo potere riuscì a domare gli elementi impazziti e riportò ordine e armonia trasformando quegli stessi elementi in draghi - concluse la ragazzina

- ed è vero? -

La voce di Kylar la fece voltare. Il ragazzo stava osservando un altro affresco che mostrava suddetto drago nel atto di domare i fratelli elementari. il suo sguardo, pareva confuso ma al tempo stesso, incuriosito da quella rappresentazione e la leggenda in generale.
Hope scosse la testa come a far comprendere di non conoscere la risposta al quesito. Kylar si limitò a raggiungerla osservando l'affresco.

- quando ci penso...mi domando sempre che cosa l'abbia spinto ad agire per fermare i draghi elementari - si chiese il ragazzo
- forse...voleva dare speranza al resto delle creature - azzardò la bionda

Kylar la guardò dritta negli occhi. Quella poteva anche non essere la risposta giusta ma era l'unica che avevano trovato e la più soddisfacente.

Ripresero a camminare e ovunque intorno a loro si accorsero di come i colori fossero cambiati.
L'oro sbiadito e rovinato dal tempo, aveva lasciato posto al verde bosco intenso nelle sue più variegate sfumature.

- wow che spettacolo! È tutto quanto verde! - esclamò Hope meravigliata, mentre entravano in una nuova stanza, forse l'ultima del santuario.
- Gart ti senti a casa? - scherzò Kylar ridendo

il mezzorco sbuffò seccato e portò l'ascia sulla spalla mentre si guardava attorno. Non era tranquillo e sembrava quasi seccato.

Il vento si era fatto più forte, l'aria però non era più fresca. Per le narici gli salì un forte odore, quasi nauseante di qualcosa putrescente.

- che odore schifoso! Qualcuno ha ucciso un Topide?! - domandò il mezzorco stringendo il naso con due dita.

Kylar sembrava non risentire particolarmente di quello strano odore, al contrario dei due amici.
Hope si era fatta molto più pallida e l'entusiasmo per la scoperta di quella stanza, era scomparso quando erano entrati e si erano accorti di essere avvolti da una sorta di nebbia nera e densa.

- non respirate! - ordinò Kylar

il ragazzo si strappò una manica e la premette contro la bocca e il naso di Hope coprendola per non farle respirare quel miasma. La ragazza si sentì quasi svenire e dovette poggiare la schiena contro il petto del corvino, mentre questo si guardava attorno cercando un punto, dove la nebbia non vi fosse.

Individuò l'unica apertura e guardando Hope la spinse delicatamente ad avanzare, come temeva sia Gart sia lui avevano cominciato a risentire a loro volta del miasma. Dovevano fare in fretta e togliersi dalla sua portata.

Continuarono a camminare fino a uscire da quella nebbia ma ciò che più avevano temuto si presentò davanti i loro occhi increduli.
La vegetazione che fuori dal santuario era verde e rigogliosa, ora sembrava morente.

Piante, fiori e alberi erano macchiati da una sostanza liquida di colore nero che sembrava le stesse bruciando e corrodendo.

Hope sbarrò gli occhi a quella vista. Si tolse il pezzo di stoffa dalla bocca e si lasciò scivolare in ginocchio allungando una mano per sfiorare una foglia che divenne cenere al suo tocco facendola sussultare.

- che diavolo è successo qui? - domandò il mezzorco guardandosi attorno.

Non si percepiva alcun suono, l'acqua nello stagno era cristallina in netto contrasto con l'aria stagnante e la vegetazione morente.
Improvvisamente, Hope si piegò dal dolore lasciandosi sfuggire un grido soffocato, la ragazza portò le mani sulle orecchie strizzando dolorosamente gli occhi.

- le sento...le loro voci - sussurrò la ragazza
- le voci di chi Hope? -
domandò Kylar andando al suo fianco, poggiandole una mano sulla schiena preoccupato per l'amica.
Ehi Scricciola?! Che ti succede? Che STA succedendo? -
domandò a sua volta uno sconvolto Gart che non capiva nulla della situazione, figuriamoci capire cosa stesse provocando il malore della ragazza.

Ma non ebbero il tempo di pensarci, perché improvvisamente sentirono un gracchiare assordante e dalle fronde degli alberi, fece capolino una creatura avvolta da una sottile nebbia nera.
Quando riuscirono a vederlo nella sua interezza, si resero ben presto conto che la creatura, non era altro che un gigantesco grifone di colore grigio nero. Sbatteva le possenti ali gracchiando e sollevando folate di funesto vento contro il trio.

Per non essere spazzati via, Kylar e Gart puntarono i piedi. Kylar strinse la vita di Hope con un braccio mentre resistendo alle folate stava già trasformando il braccio in cristallo, era pronto a combattere e non era il solo. Anche Gart aveva sfoderato la sua ascia ed era corso urlando verso il nemico con il solo risultato di essere spazzato indietro verso alcuni alberi che si spezzarono al impatto con la sua "prestanza fisica" molto imponente.

- cavolo per tutti i Kudaz! Quel coso adesso che diavolo è?! - gridò il mezzorco

Kylar scosse la testa non conoscendo la risposta. Posò il proprio sguardo su Hope tra le sue braccia e allungò l'artiglio di cristallo ancorandosi al terreno.

- Hope! Guardami Hope! - la chiamò il ragazzo

la bionda alzò la testa, aveva una piccola ferita sulla guancia dalla quale scendeva un rivolo di sangue. Il vento sempre più forte, le aveva sciolto i capelli lungo le spalle.

- è...temo che quello sia il guardiano di cui parla la leggenda - spiegò

Kylar annuì. Adesso sapeva cosa doveva fare. Rafforzò la stretta sulla vita della ragazza e guardò verso il grifone.
- Hope tieniti forte, appena te lo dico...corri -

la ragazza annuì e si strinse a lui portando le mani dietro il suo collo. Kylar poteva sentire il suo respiro sulla pelle e il pizzico lieve dei capelli di lei che gli facevano il solletico.
Improvvisamente, il ragazzo sentì una voce nella testa, come l'eco di un ricordo lontano che diceva solo una cosa: non lasciare la sua mano

Kylar si fece coraggio e con uno scatto balzò oltre il grifone, atterrando su un ramo con Hope al sicuro tra le sue braccia, mentre Il grifone scagliava una serie di fendenti di vento verso i due.

- Hope corri! - la incitò il ragazzo portando le braccia davanti al volto per farsi da scudo.

Hope a quelle parole, si staccò dal giovane e cominciò a correre a perdifiato schivando con ben poca grazia le folate di vento che minacciarono più volte di farle perdere l'equilibrio tra un ramo e l'altro.
Non sapeva dove andare quando sentì un profumo di rosa e una voce dolce echeggiare nella sua mente quanto nel suo cuore.

" Un uccellino deve spiccare il volo. Se non puoi opporti al vento...forse dovresti accettarlo"

si fermò. Portando una mano a pugno stretta contro il petto, la ragazza alzò il capo. Si voltò lentamente, i capelli erano diventati un groviglio scompigliato a causa del fortissimo tifone scatenato dal grifone che gracchiando stava guardando verso la ragazza.

Hope si fece coraggio guardando un instante alle sue spalle. Era salita molto in alto e vedeva unicamente grovigli di rami sotto di lei. Deglutendo le mancò per un instante il respiro ma si rese conto di non poter tornare indietro. Si voltò verso il grifone e iniziò a indietreggiare sotto lo sguardo di Kylar e Gart, decisamente allibiti.

- se non posso oppormi al vento...allora... - sussurrò Hope ormai al bordo del ramo.

Kylar scattò in piedi ma non fece in tempo ad allungare la mano verso la ragazza per cercare di fermarla. perché Hope si era lasciata cadere nel vuoto spalancando le braccia e chiudendo gli occhi.

- HOPE! -

l'urlo di Kylar fu l'ultima cosa che Hope udì mentre stava precipitando probabilmente verso la morte.
Improvvisamente a riempirle le orecchie, fu il fragore assordante del vento. Le sembrava una bestia pronta a divorarla da un momento al altro...che la voce le avesse mentito?

No. Qualcosa le diceva che doveva fidarsi di quella voce.
Proprio quando pensava di essere spacciata, sentì quello che sembrava un respiro e un vento caldo la avvolse. Sgranò gli occhi sorpresa e si lasciò avvolgere da quella sensazione. Era come essere senza peso e fu allora che si accorse, di stare risalendo, stava cavalcando il vento!

" Non lo temi? Non temi il vento, il ciclone distruttivo? " Domandò una voce

essa era diversa da quella che le aveva chiesto di buttarsi. Era una voce più forte e dal timbro un po stanco e quasi spento. La ragazza scosse la testa e allungò le mani verso l'alto.

- no. perché so che il vento non è solo questo. Il vento è anche in grado di trasportare i semi per far crescere piante e fiori - disse in un sorriso

una risata proruppe allora. Poi di nuovo lo stesso "respiro" spinse Hope ancora più in alto.
" E sia. Se accetti il mio vento...allora diventerò le tue ali! "

Improvvisamente intorno ad Hope, apparvero cristalli dalle diverse sfumature di verde. La ragazza allungò una mano e i cristalli alle sue spalle affondarono nella sua schiena.
Urlò per il forte dolore e si strinse nelle spalle stringendo gli occhi, mentre i cristalli affondavano nella sua carne e si legavano al suo corpo fino a risplendere di una tenue luce verde.

- ora va! Vola più in alto di chiunque altro, cavalca il vento figlia del drago! -
le disse nuovamente la voce. Adesso la sentiva così vicina che poteva giurare di avere il suo interlocutore a pochi passi.

Hope annuì e sbatté le sue nuove ali di cristallo cavalcando le folate di vento verso l'alto.
***
 
Kylar e Gart non avevano potuto fare nulla. Hope era caduta o meglio, si era lasciata cadere dal ramo. Il primo a reagire era stato il mezzorco che prendendo la sua ascia, si era gettato contro il grifone tentando di colpirlo con tutta la sua forza.
Ma il volatile aveva sollevato gli artigli affilati come rasoi, cercando di colpire la stessa arma di Gart che aveva parato con il manico salvandosi in extremis dal farsi staccare gli occhi dalle artigliate.

- moccioso vedi di riprenderti! Kylar accidenti dammi una mano, cretino! -

a nulla valevano le grida e gli insulti del mezzorco. Kylar era inginocchiato a terra. La testa in avanti gli occhi, leggermente celati dai capelli corvini. Il ragazzo non emetteva un solo suono, si lasciava colpire dalle folate di vento che sferzando l'avevano riempito di graffi.

Lei che era davanti a lui fino a un momento fa, ora era scomparsa.
Nessuno sarebbe sopravvissuto a una simile caduta...era andata, era morta per sempre e quel che era peggio...era tutta colpa sua. Aveva fatto esattamente l'opposto che gli aveva detto la voce.
Aveva lasciato la sua mano.

Lentamente piegò il corpo fino a essere quasi rasoterra e stringendo i denti serrò i pugni colpendo con forza il terreno. Un urlo di frustrazione lasciò le sue labbra mentre malediceva quel grifone e il vento stesso che aveva strappato la vita della sua amica.

Una rabbia cieca lo investì. Si alzò circondato da cristalli acuminati che sparò contro il grifone.
L'animale ancora impegnato contro Gart, non si accorse del attacco e venne trapassato sul fianco e le ali. Il sangue schizzò dalle ferite mentre il grifone gracchiava sofferente sbattendo le ali che sgocciolavano a terra.

Kylar barcollò, inclinò la testa di lato prima a destra poi a sinistra. Era ebro di quella strana rabbia e adrenalina che lo pervadeva. Era come se non sentisse la voce di Gart che lo chiamava inutilmente cercando di raggiungerlo per impedirgli di uccidere il guardiano.

Kylar non stava ascoltando. Era avvolto da una sorta di aura oscura e a ogni suo passo si lasciava dietro una scia di cristallo.
Era arrivato quasi davanti al grifone quando una figura si frappose tra lui e l'oggetto della sua rabbia.

Hope era davanti a Kylar, le ali di cristallo scintillavano delicatamente alle sue spalle. La ragazza aveva allargato le braccia e stava guardando dritta verso di lui.

- fermati.. Kylar non è da te. Ti prego ascoltami! Il Guardiano non ha colpe! Guardami! -

tentò di dire la ragazza ma lui sembrava non vedere nemmeno Hope perché scattò in avanti mentre sul suo volto, faceva capolino un ghigno di malvagia crudeltà.

Hope vedendo che il suo amico sembrava completamente ubriaco di tutta quella rabbia, lo lasciò avvicinare poi con uno scatto deciso lo strinse forte tra le braccia.

- basta! Kylar... Kylar questo non sei tu! -

urlò la bionda affondando le dita nella giacca del amico e sprofondando il volto contro la sua spalla impedendogli di spostarsi come poteva.
Kylar spalancò gli occhi e la bocca. Il labbro inferiore tremolò mentre stringendo i denti strizzava gli occhi cercando di riprendere il controllo delle proprie azioni.

Allungò le braccia mentre gli artigli di cristallo, lentamente si andavano a sfaldare sbriciolandosi e il ragazzo ricambiava l'abbraccio della bionda, stringendola forte.

- Hope...Hope io...non volevo. - le sussurrò al orecchio.
- lo so. Va tutto bene, sono viva visto? Non devi più combattere - gli disse lei con un piccolo sorriso.

Kylar annuì mentre l'aura oscura diminuiva fino a scomparire. Tirò il fiato si sentiva stanco come se avesse corso per una lunghissima distanza senza mai fermarsi.

Hope guardò verso Gart e il grifone ferito che si era accasciato a terra. Subito la ragazza corse da lui.
L'animale alzò debolmente la testa emettendo un bagliore simile a quello delle ali della ragazza che si era inginocchiata accanto al volatile.

- cosa è successo? Ti sei buttata nel vuoto e poi? E cosa intendevi dire con "il guardiano non ha colpe?" - domandò Gart avvicinandosi
- che non è colpa sua tutto questo. Vi spiegherò meglio dopo...adesso dobbiamo curarlo. - spiegò la ragazza ai due compagni che annuirono.

Kylar si avvicinò e tentò di sfiorare l'ala del grifone, ma questo memore del attacco di prima, si agitò gracchiando, muovendo freneticamente la testa e le ali.

- va tutto bene. Va tutto bene Odyn...lui è un amico - sussurrò Hope accarezzando delicatamente il collo della creatura.
- Odyn? - domandò Gart piegando la testa lateralmente.
- si. È il suo nome. Quando sono caduta ho sentito una voce. E mentre risalivo mi ha detto che Odyn è uno dei Guardiani le creature che proteggono i Santuari - spiegò la ragazza.
- a chi apparteneva la voce? - domandò allora Kylar.

La ragazza fasciò con alcune foglie e dei rametti flessibili l'ala ferita dopo che Kylar bloccò il sangue usando il suo cristallo che si espanse sulla ferita cicatrizzandola.

- credo che fosse la voce di Rygon il Drago Ancestrale del Vento - aggiunse la bionda

i due amici restarono senza parole, mentre il grifone si alzava lentamente e apriva le ali illuminandosi di una tenue luce verde, facendo sorridere Hope.

- dice che sta meglio e ci ringrazia - Aggiunse la ragazza.
- tu riesci a capire che cosa dice Scricciolo? - domandò un abbastanza sconvolto Gart.

Il mezzorco si era portato l'ascia sulla spalla e ora stava osservando il grifone e la ragazza ancora inginocchiata al suo fianco.

- si. Riesco a comprendere quello che dice. Gli dispiace di averci attaccato ma credeva fossimo degli intrusi - spiegò Hope
- qualcuno si è introdotto nel Santuario...dice che il Drago Ancestrale ha provato a respingerlo ma è scomparso dopo la battaglia e il santuario ha cominciato a corrompersi - aggiunse poi traducendo il gracchiare del volatile
- lui è rimasto da solo a combattere ma non c'è riuscito ed ha finito per farsi a sua volta corrompere. - terminò con un sospiro triste
- non si può fare nulla per il santuario e il Guardiano? - domandò allora Kylar comprendendo finalmente la situazione, almeno in parte.
- quello che possiamo fare per ora...è incontrare Rygon. È nelle profondità di questo santuario. Se lo incontriamo dovrei poterlo purificare con i miei poteri di Sacerdotessa - spiegò la ragazza

Kylar rimase in silenzio. Si stava chiedendo se la voce che aveva udito fosse la stessa che Hope aveva sentito e se anche lui, fosse stato o meno guidato dal drago ancestrale.
Al contrario, Gart sembrava parecchio confuso. Gli ci volle ben più di un minuto per processare la valanga d'informazioni che Hope gli aveva gettato addosso.
Il mezzorco camminò avanti e indietro pensieroso, accarezzandosi il mento poi si lasciò cadere seduto accanto al grifone e poggiò le mani sulle cosce seduto a gambe incrociate.

- d'accordo! Non so se tutto quello che hai detto possa essere o meno vero. Ma sono un uomo che si convince unicamente, vedendo con i suoi occhi -
affermò Gart per poi rialzarsi con uno scatto deciso picchiando la mano sul pugno chiuso con uno sguardo sicuro di se.
- dato che siamo arrivati fin qui...andiamo a incontrare questo Drago Ancestrale ho giusto due parole da dirgli! - ghignò il verde

- grazie Gart! - esclamò sorridendo Hope per poi guardare verso Kylar
- non devi nemmeno chiederlo. - si limitò a dire facendole l'occhiolino

Hope sorrise a sua volta mentre le ali di cristallo verde emettevano un bagliore smeraldino che proiettò una sorta di fascio di luce verso l'alto sulla vetta di quel groviglio di rami.
Kylar si avvicinò alla bionda e osservò le ali di cristallo così simile a quello usato da lui per combattere.

- immagino che con quelle, non ti serva più il Kylar Express - scherzò
- spiritoso! Quindi non sono strane o brutte? - domandò ridacchiando la ragazza facendo una giravolta.
- affatto. Ti donano - le rispose lui ridendo
- ehi! Se non interrompo nulla, direi di andare lassù no? - domandò a quel punto Gart prima di saltare e ancorarsi a uno dei rami con la sua ascia.
- se non vi date una mossa vi lascio qui, piccioncini! - li prese in giro il mezzorco

Kylar roteò gli occhi mentre Hope si librava leggiadra a qualche metro da terra osservandolo. Il ragazzo ghignò e con un balzo atterrò su un ramo leggermente più alto di quello di Gart.
Hope allora si spinse verso l'alto cavalcando il forte vento e con dei piccoli saltelli, quasi stesse danzando continuò a salire di ramo in ramo. Il vento giocava con i suoi capelli e lei ridendo si lasciava avvolgere da esso quasi stesse danzando con il vento stesso.

Davanti a quello spettacolo grazioso e quasi magico i due ragazzi restarono senza parole.
Raggiunsero l'amica quasi subito, Kylar usando l'artiglio di cristallo come un rampino per darsi lo slancio necessario a raggiungere gli altri rami. Mentre Gart saltava in modo decisamente meno aggraziato e bloccava l'ascia usandola per sollevarsi con una spinta, atterrare e saltare al ramo successivo.

I tre arrivarono finalmente sulla cima e restarono senza parole, di fronte a quello che sembrava un trono finemente lavorato. Il metallo o il materiale che ne imitava la composizione, era di colore verde e al centro dello scranno sul dietro vi era incisa l'effige di un drago di smeraldo con lapislazzuli al posto degli occhi.

- wow...ma niente drago - fece notare Gart incrociando le braccia.
- lui...è qui. Lo sento - sussurrò allora Hope

- Sono colui che vive sulle cime lontane...il Fragore del vento di Burrasca...il tiepido battito delle ali. Sono colui che incarna il Vento -

la ragazza si mise a intonare una sorta di nenia le cui parole, sembravano parlare proprio del drago. In quel momento quattro folate di vento avvolsero le ali di Hope che brillando, proiettarono a loro volta dei raggi di luce verde verso una statua poco più avanti.

La statua rappresentava un enorme, colossale drago dalle fattezze serpentine con immense ali piumate e una gemma verde sul capo. sotto gli occhi del trio, riprese colore e gli occhi del drago si illuminarono come smeraldi mentre la roccia si sgretolava e lasciava il posto a un delicato piumaggio dalle più splendide sfumature di verde.
Il Drago Ancestrale del Vento, si erse in tutta la sua magnificenza ruggendo verso il cielo.

- wow! Pazzesco è un drago un vero drago! -
disse Gart lasciando scivolare l'ascia che con un rumore sordo cadde conficcandosi nel ramo. Anche Kylar e Hope erano senza parole osservando la creatura dinanzi a loro.

- vi ringrazio. La Corruzione è stata placata grazie a voi Sacerdotessa dell' Infinity e coraggiosi guerrieri. -
la voce di Rygon rimbombò con un tono forte e solenne nelle teste dei tre ragazzi. La creatura si mise seduta e osservò attentamente la fanciulla
- noi? Siamo stati noi a liberarti? come e stato possibile? - domandò Hope
- avete combattuto dimostrando tutto il vostro coraggio. Avete sconfitto l'odio dentro di voi e avete ascoltato la voce del vento nel vostro cuore - disse Rygon

Kylar pensò a tutto quello che era successo. Che Rygon li stesse sul serio mettendo alla prova? E se era così...lui l'aveva davvero passata?
Si portò una mano al petto stringendo il tessuto della maglietta. Non era certo di aver sconfitto il suo odio...lo aveva ancora dentro di lui ma si era placato e a farlo placare era stata Hope.

- non temete figli del Vento, il santuario non è ancora crollato. Possiamo ancora ripristinare l'equilibrio e salvare l'altopiano - spiegò il drago
- come? Ci dica come fare per mettere apposto le cose - chiese allora Hope.

Rygon protese il capo verso quello che sembrava un piccolo altare e guardò nuovamente Hope.

- prega al tempietto, allontana ogni esitazione e recita il Cantico del Vento. Solo così il Santuario sarà purificato. Resisti al dolore e sprigiona la tua voce, oh nobile sacerdotessa - disse il drago

Hope deglutì afferrando i bordi della sua veste. Il momento tanto atteso era arrivato. Ora stava a lei sprigionare il potere della sacerdotessa.
Kylar e Gart si avvicinarono mettendole ognuno una mano su una spalla come a dirle di non avere paura e di credere in se stessa quanto loro credevano in lei.

- vai. Puoi farcela Hope...noi saremo qui - le disse Kylar
- forza Scricciolo è il tuo momento! Fammi vedere di che pasta sei fatta! - la incitò poi Gart

Hope annuì e fece un sorriso agli amici. Poi a piccoli passi raggiunse l'altare. Si inginocchiò davanti a esso e congiunse le mani stringendole in preghiera chiuse gli occhi.
Le parole del cantico uscirono quasi spontaneamente dalle sue labbra, come se quella canzone, la conoscesse da sempre.

Su gli irti colli...
Sulle verdi vallate...
Increspando l'acqua e trasportando la vita...
Il cantico del fiero guerriero
oh Vento che porti l'eterna promessa
viaggia oltre il tempo e lo spazio
e porta la mia eterna promessa.


Quando ebbe cantato l'ultima strofa, intorno a loro una luce verde si sprigionò partendo dalle ali di Hope che mutarono il loro aspetto. Il cristallo si sgretolò e la grandezza delle ali aumentò. Ora erano piumate e sfumavano dal verde più scuro a quello più chiaro sulle punte.

Hope aprì gli occhi, anch essi erano verdi sfumati. improvvisamente si strinse nelle spalle, un dolore terribile la avvolse mentre il suo intero corpo, sprigionò un bagliore e l'aria stagnante cominciò a scomparire mentre un calmo vento accarezzava ora le fronde degli alberi.

La ragazza si voltò verso i compagni ma improvvisamente perse i sensi e scivolò in avanti. Kylar scattò e la prese prima che cadesse a terra. Quando il ragazzo le sfiorò la fronte e la guancia con una carezza, si rese conto di quanto Hope priva di sensi fosse gelida come il ghiaccio.

- che cosa le è successo?! - ringhiò Gart al drago
- non temete. È Avvelenamento da Mana. Domattina starà meglio. Macota! - chiamò Rygon

proprio in quel momento, dalle fronde di un albero spuntò una zazzera di capelli di colore verde chiaro. La fanciulla che era scesa dal albero, imbracciava un arco e aveva una espressione di stupore dipinta sul viso.

- Sommo Rygon! Oh...il Santuario è tornato al suo antico splendore...loro chi sono? -

domandò quasi d' un fiato la ragazza spostando una ciocca di capelli e rendendo visibili le orecchie leggermente a punta, tipiche della sua razza.

- loro sono ospiti e i salvatori del santuario. Voglio che ti prenda cura di loro fino a quando ne avranno bisogno. La ragazza è la Sacerdotessa del Infinity, necessita di cure e riposo - disse il drago alla ragazza Elves che prontamente si avvicinò al trio.
- farò tutto quello che posso Sommo Rygon. Saluti a voi viaggiatori, il mio nome è Macota vi ringrazio infinitamente di aver salvato il Santuario del Vento. Seguitemi - esordì la elves

Kylar prese Hope in braccio e fece segno a Gart, ancora perso a osservare la ragazza Elves, di seguirlo. Il mezzorco annuì evitando ulteriori distrazioni e con l'ascia sulla spalla seguì Hope e la loro nuova e misteriosa guida.
****
 
Kylar rimase a vegliare su Hope tutta la notte. La ragazza era stata coricata su un letto dl aspetto di un bocciolo aperto. Macota le aveva prestato le cure del caso per poi andare a prendere qualcosa da mangiare. Nonostante tutto Kylar non aveva lasciato la mano del amica nemmeno un attimo, nemmeno quando Gart si era offerto di vegliarla al suo posto. Lui, aveva semplicemente detto di non aver bisogno di riposo e non l'aveva lasciata.

- non è stanco? dovrebbe riposarsi -

Gart guardò verso la porta attirato dalla voce di Macota. La ragazza aveva con se un vassoio con della frutta e delle bacche che appoggiò su un comodino.
La stanza che avevano predisposto, era molto semplice e i mobili erano stati creati attraverso la lavorazione di fibre vegetali e fiori. C'era un piacevole profumo e le pareti erano composte da radici e rami intrecciati tra loro con una parte circolare che fungeva da finestra.

Macota accese una luce creata usando degli insetti luminosi in un barattolo e si avvicinò al letto di Hope.

- quindi che ci fa una elves così lontana dalle foreste a Est? - domandò Gart
- è una storia lunga. Ma in sintesi si rende utile in questi giorni difficili. E quindi... I vostri nomi quali sono? - domandò Macota a quel punto
- io mi chiamo Gart, il moccioso è Kylar e la ragazzina è Hope - le disse il mezzorco

Macota registrò le informazioni per poi passare alle altre domande. Le premeva molto conoscere di più dei viaggiatori che aveva davanti. Non riusciva proprio a porre un freno alla sua curiosità.

- il Sommo Rygon ha detto che avete salvato voi il santuario...come ci siete riusciti? - domandò la elves
- è stata opera dello Scricciolo. Io e il moccioso non abbiamo fatto poi molto. Hope ha "purificato" il santuario. Almeno il drago ha detto così no moccioso? -

Kylar annuì e prese posto sedendosi accanto al mezzorco. Sembrava molto stanco nonostante avesse negato più volte di avere bisogno di riposo, anche il ragazzo era provato dalla giornata appena passata.

- capisco. Stupefacente! Nessuno cera mai riuscito prima. Oh quasi me lo stavo dimenticando...ho fatto preparare a Faye una stanza anche per voi due. Resterò io con la sacerdotessa non preoccupatevi e riposate pure - disse loro Macota con un sorriso gentile e amichevole
- fantastico! dai! moccioso lascia che Macota, giusto? - domandò a quel punto Gart alla elves
- s-si. Macota, esatto - rispose lei
- bene. Kylar lascia che Macota si occupi di Hope. È in buone mani e tu sei esausto. -
aggiunse Gart picchiando una pacca lieve sulla spalla di Kylar che sussultando si strofinò gli occhi sbadigliando.

- ...d'accordo. Ehi se Hope si dovesse svegliare prima...avvertimi per favore -
raccomandò a Macota prima di uscire rassicurato in parte dal segno di assenso della elves.

Il giorno seguente, Kylar raggiunse fiducioso la stanza di Hope e pote tirare un sospiro di sollievo, quando la vide chiacchierare con Macota.

- buongiorno Kylar - disse la biondina
- giorno Hope. Come ti senti? -

le chiese il ragazzo avvicinandosi al letto della ragazza che sorridendo gli mostrò il pollice alzato come a rassicurarlo delle sue condizioni facendogli tirare un sospiro di sollievo.

- ehilà! Scricciolo sono contento che stai bene. Macota le tue erbe sono fenomenali, adesso mi sento decisamente meglio - esclamò Gart facendo arrossire lievemente la elves che annuì imbarazzata ma contenta di essere stata d'aiuto

- Hope quando vuoi possiamo ripartire. Ci aspettano ancora diverse ore di cammino per raggiungere Loyality. -
disse Kylar agguantando una mela. Trasformò la mano in artiglio e la spelò senza pochi problemi per poi tagliarla a spicchi davanti a una sorpresa Macota.

- quindi state per ripartire? Loyality eh? Se volete possiamo fare un pezzo di strada insieme, io sono diretta al altopiano per controllare la situazione. - disse la elves alzandosi e mangiucchiando qualche chicco d'uva nel mentre.
- per me va bene! E potresti vendermi qualcuna delle tue erbe curative o anche regalarmele se vuoi. Mi vanno bene entrambe! - rise rumorosamente il mezzorco facendole un ghigno

Kylar roteò gli occhi e si appoggiò alla parete mentre Hope ridendo annuiva.
- anche io sono daccordo. Mi farebbe piacere parlare ancora un po con te, Macota - disse la bionda sorridendole

la elves si esibì in un goffo inchino e saluto militare, non ben conscia di quale fosse più coretto fare in quella situazione.
- fantastico! Conosco anche una scorciatoia che vi farà guadagnare un sacco di tempo! - disse loro la elves.
- prima però...vorrei parlare con il sommo Rygon, posso? - domandò Hope
- certo! È nella sala del trono, ti accompagno io mentre voi due finite di prendere quello che vi serve per il viaggio? - domandò Macota ai due ragazzi che annuirono entrambi.

Così mentre Gart e Kylar andavano a fare gli ultimi preparativi, Macota guidì Hope fino alla sala del trono.
Seduto su di esso, adesso non vi era più un drago ma bensì un uomo dai capelli d'argento parecchio lunghi che indossava una veste simile a quelle cinesi, di colore verde acqua. Guardò Hope con uno sguardo gentile, i suoi occhi erano di un profondo verde, come il bosco.

- benvenuta principessa Hope. Avete riposato bene? - domandò Rygon
- certamente! Grazie per esservi presi cura di me, sono molto felice che le cose si siano risolte -
rispose Hope facendo una piccola riverenza rispettosa al drago ancestrale del vento che sorrise calorosamente.
- è stato merito dei vostri poteri. Ma la situazione sebbene qui si sia sistemata...è ancora molto problematica negli altri Santuari. Mi è giunta voce che andrete a Loyality...vorrei chiedervi successivamente di raggiungere Nevaria. - spiegò Rygon.
- Nevaria? La città dei ghiacci? - domandò sorpresa Hope.
- si, esatto. Sento che i santuari del ghiaccio e del acqua che si trovano a Nord nella regione Gelida, stanno soffrendo quanto il mio. È a causa della Corruzione - spiegò l'argenteo con un sospiro
- daccordo. Partiremo non appena finirà il torneo - lo rassicurò Hope poggiando una mano su quella del uomo che stringeva con forza uno dei braccioli del trono.
- non temete Sommo Rygon. Farò quello che è in mio potere per risolvere questa crisi -
gli disse a quel punto Hope annuendo. L'uomo a sua volta sorrise rassicurato dalle parole della sacerdotessa.
- principessa Hope, dovete essere prudente. Il potere del Void è infimo come il Drago che lo rappresenta. Confidate nella vostra forza e in quella dei vostri compagni e non perdete la speranza -
le disse Rygon abbracciandola con gentilezza per poi baciarle lievemente la fronte avvolgendola con un vento delicato.
- che lo splendore dell' Astro Prismatico vi protegga giovane sacerdotessa. A voi dono la forza del Vento e la mia eterna amicizia e fedeltà - disse l'uomo

Hope annuì e fece una riverenza prima di raggiungere il trio fuori dal santuario e partire con loro verso Loyality. Ormai mancava poco e lei, era impaziente di rivedere Takeshi e Tristan. Ma allo stesso tempo, era preoccupata per il potere del Void che si stava accrescendo ogni minuto di più

 
****

Tristan raggiunse gli amici e subito venne travolto dal abbraccio prima di Karen poi di Takeshi. Sophia al contrario era rimasta in disparte e quando lui era entrato, aveva abbassato la testa, conscia che nel apprendere del suo tradimento nei confronti del amico, questo avrebbe avuto più di una ragione per odiarla.

Tristan le si avvicinò percependo che qualcosa non andava, ma la ragazza corse verso la porta e solo quando si sentì afferrare il polso proprio da Tristan, si voltò verso di lui.

- ehi...grazie per avermi fatto tornare in me. Mi dispiace per avervi fatto preoccupare. -

le disse il ragazzo credendo erroneamente che fosse quella la ragione per la quale la ragazza stava cercando di scappare. Sophia scosse il capo, si morse il labbro inferiore e staccò lentamente la mano di Tristan dal suo polso, senza però scappare stavolta.

- Tristan...la lancia ha avuto qualche problema vero? - gli chiese non sapendo come iniziare
- si. A un tratto gli incantesimi di assimilazione del mana non funzionavano più. Ma tu come fai a saperlo? - domandò lui confuso
- lo so...lo so perché è colpa mia. Ho cancellato una parte delle rune per creare un malfunzionamento -
ammise infine la viola con molto sconforto e altrettanto dispiacere. Conscia che a quella rivelazione, avrebbe perso gli amici adesso silenziosi.

- co...cosa? perché l'hai fatto?! Credevo fossimo amici! - disse Tristan stringendo i pugni.

Il lanciere era arrabbiato con la ragazza e sopratutto non riusciva a capire il perché di un tale colpo basso. Ma quando, guardando Sophia notò le lacrime che le rigavano le guance, il ragazzo tentò invano di calmarsi. Fu Takeshi che intervenne poggiando una mano sulla spalla di Tristan.

- Sophia...perché l'hai fatto? È stato Julian a obbligarti? - domandò comprensivo l'azzurro
- no! Non è così. Julian non voleva lo facessi. Ma mio padre...avrebbe fatto del male a mio fratello, era l'unico modo per proteggerlo! Tristan mi dispiace! Me ne sono resa conto soltanto dopo averlo fatto, di quanto fosse stato sbagliato e meschino e...mi...mi dispiace tanto, potrai mai perdonarmi? -

domandò la ragazza praticamente in lacrime. Takeshi e Karen guardarono Tristan che era rimasto per tutto il tempo in silenzio.

- Sophia...quello che hai fatto è imperdonabile. Ma...l'hai fatto per il bene di tuo fratello. Al tuo posto, se Margareth fosse stata in una simile situazione... - cominciò il ragazzo passando la mano dietro la testa tra i capelli, facendo un piccolo sospiro tirato non sapendo bene come continuare.

- insomma io avrei fatto lo stesso! Quindi...ti perdono. Ma la prossima volta, invece di fare di testa tua...vieni da noi. Altrimenti che squadra siamo? Abbi fiducia in me, Karen e anche in Takeshi - le disse Tristan asciugandole con il pollice una lacrima fugace.

- come sarebbe "anche"? Non fare lo spiritoso, non sono io ad aver perso la calma! - sbottò l'arciere risentito, facendo scoppiare Tristan in una grossa risata.

Sophia colpita dalle parole del lanciere e dal fatto di essere stata perdonata, tirò su con il naso per ricacciare le lacrime e rise a sua volta anche se tra i singhiozzi.

- Tristan...amici miei...g-grazie. Sono fortunata ad avervi incontrati - disse la giovane
- ovviamente! Chiunque è mio amico, ha il 30% di fortuna in più - le fece l'occhiolino Tristan, gonfiando d'orgoglio il petto.

Sophia annuì contenta di essersi riappacificata con il ragazzo che sorrise e le fece un buffetto sulla guancia.

- ragazzi la cerimonia di premiazione sta per cominciare! - disse Karen in quel momento
- cavolo! Meglio sbrigarsi allora, andiamo a prenderci il premio! - rispose Tristan correndo verso la porta seguito a ruota da Takeshi e Sophia.


 
ANGOLO DELLA LOCANDA

 
ed eccomi! Ne il trasloco ne il mal di denti possono fermarmi, okay forse un po...
Ma nonostante tutto eccomi! Questo capitolo è praticamente un enorme flashback che mostra le avventure di Gart, Hope e Kylar prima di raggiungere Loyality.

Partiamo quindi con loro che affrontando mille peripezie, incontrano il Drago Ancestrale del Vento. Rygon così come Macota la giovane Elves, appartengono alla mia amica Diaspro (proprietaria di Rilas e Faith) sono versioni alternative di suoi personaggi che si muoveranno in questa storia. Se voleste vedere le loro versioni originali, potete trovarle nella sua storia. La sacerdotessa di Ariadonne. Vi consiglio di leggerla è molto bella e interessante.

Ma torniamo a noi, finalmente Hope scopre cosa sta succedendo. Una forza denominata Void sta invadendo e corrompendo i santuari dei draghi. Ma come abbiamo visto, il potere della sacerdotessa può purificarli, anche se questa cosa non è esattamente senza conseguenze come avete potuto vedere.

Successivamente Sophia finalmente riesce a raccontare a Tristan quello che ha fatto. E anche se in un primo momento il ragazzo si arrabbia, comprende le ragioni dietro al gesto estremo della amica e i due si riappacificano.

Sophia ha imparato una importante lezione: bisogna sempre fidarsi dei propri amici
ora chissà cosa li attenderà? Dovrete aspettare un po per saperlo, ci vediamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 14
*** Puntare verso il cielo: la rivalsa del guerriero! ***


Capitolo tredici

Puntare verso il cielo: la rivalsa del guerriero!




Tristan varcò l’enorme portone che portava al salone principale dell’accademia, pieno di entusiasmo e speranzoso nella vittoria della propria squadra. Le bende che si intravedevano sotto l’elegante abito per i festeggiamenti, erano però un ricordo amaro del finale di quella battaglia.

Ricordava ancora cos'era successo, sebbene quelle memorie si dissolsero velocemente lasciando il posto a un pensiero fisso, una domanda che lo attanagliava dalla fine del suo scontro con Julian.

- ero davvero io quello che l’ha aggredito?-

Scosse con fermezza il capo cercando di non pensarci, mentre entrava nel salone, con gli occhi colmi di stupore che vagavano nella sala addobbata con festoni eleganti di colore bianco e oro.

Un lampadario di cristallo pendeva dal soffitto della Sala delle Feste, mentre già alcune delle reclute, avevano cominciato a ballare nelle loro vesti eleganti.

Il ragazzo si aggiustò la cravatta due volte, prima di decidere di sfilarsela dal completo bianco e portando una mano tra i capelli con aria nervosa, individuò nella folla i suoi amici.

Karen con il suo svolazzante abito rosso, volteggiava sulla pista da ballo coinvolgendo anche Hope nella danza.

La ragazza aveva un sorriso radioso sul volto, mentre staccandosi dalla sacerdotessa, aveva comincio a danzare muovendo i piedi con le mani sui fianchi, in una danza frenetica, battendo le mani e facendo una rapida giravolta per poi ripetere la coreografia una seconda volta. L’abito era molto più semplice ma impreziosito da ricami di fiamme e piume rosse e gialle, come uno spruzzo di luce su l’intenso rosso del corpetto e la gonna ampia.

Hope applaudì la danza della da poco divenuta nuova amica. Indossava un abitino bianco con dettagli neri anch’esso con una ampia gonna. Ai lati delle decorazioni di fiocchi azzurri che riprendevano il dettaglio sulle ballerine e il colletto anch’esso nei medesimi colori bianco e nero. Le gambe fasciate da calze bianche e le mani ricoperte da guanti bianchi con decori neri in pizzo. Per quella serata, aveva deciso di sciogliere i suoi lunghi capelli e fermarli sul retro con un delicato fermaglio a forma di nota musicale.

Molto impacciata nei movimenti aveva preferito restare in disparte anziché ballare. La ragazza continuava a pensare e ripensare a quanto accaduto a Tristan durante la sfida contro il rampollo del casato Arken. La bionda non l’aveva detto al inizio, ma durante quella scena violenta, era certa di aver percepito una forza maligna nell’ arena. L’incertezza di non sapere cosa fosse però, l’aveva convinta a non riferire i suoi dubbi agli altri. Non voleva rovinare la festa per un dubbio che poteva rivelarsi anche errato.

-Ehi campione, bel…aspetta! Perché indossi i soliti quattro stracci Coso? -

Domandò uno stupito e perplesso Tristan a Takeshi mentre si avvicinava al compare che sbuffò decisamente seccato. Era appoggiato alla parete con le braccia incrociate e al commento del amico lanciere, si era ben guardato da dire qualcosa sul fatto che quest’ultimo, fosse in ritardo di due ore.

- Non mi andava di vestirmi come un pinguino! - replicò l’azzurro

Tristan si lasciò sfuggire una risata, era divertito dal broncio che Takeshi gli stava mostrando. Il ragazzo si guardò attorno notando che al appello, mancavano sia Sophia che Julian.

Bellatrix stava ballando con un giovane ben vestito poco distante da loro. Le si avvicinò osservandola attentamente indeciso se rivolgerle o meno la parola, chiedendole dell’assenza dei due fratelli Arken.

La ragazza indossava un elaborato e pomposo abito argenteo con dettagli neri di rose sulla parte inferiore della gonna, si stava lamentando di quanto il suo attuale partner di danza, un ragazzo del primo anno stesse ballando male pestandole i piedi.

Kara e Garan l’uno accanto al altro avevano gli occhi puntati sulla scena.

-Che divertimento! Guarda Kara, Bella si è arrabbiata un sacco! -

Il ragazzo che era scoppiato in una rumorosa risata, indossava semplicemente una camicia, leggermente aperta sul petto e un paio di pantaloni neri eleganti.

- Non tutti sono adatti al ballo. Non voglio essere nei panni di quel tipo -

Kara invece portava con inaspettata disinvoltura, un abito viola con dei riflessi color lampone e uno spacco sensuale alla gamba destra.

Si avvicinò al duo e sorrise appena. Nonostante i rapporti tra le due squadre sembravano essere migliorati, Tristan era ancora abbastanza lontano da perdonarli per ciò che avevano dovuto patire i suoi amici a causa loro.

- Non vedo il vostro boss…oggi non ce? - domandò il rosso sbuffando.

- Julian è dovuto assentarsi - gli rispose Kara pacata

Tristan ipotizzò da quella risposta che il ragazzo fosse in compagnia di Sophia.

Il giorno prima, la ragazza li aveva informati che avrebbe dovuto lasciare l’accademia per una convocazione improvvisa da parte della sua famiglia e Galecia non era esattamente dietro l’angolo.

In quel momento, notò una presenza nascosta dietro una colonna.

Faith lo stava osservando da un po’, sembrava che la castana fosse indecisa se o meno parlargli. Indossava un grazioso ma elegante abito rosa pesca con qualche dettaglio bianco che Tristan trovò semplice eppure perfetto per la sua esile figura.

Il ragazzo le sorrise facendole un cenno di saluto. Faith ricambiò con un sorriso timido ma gentile.

Quando lui le si avvicinò, la ragazza per poco non perse l’equilibrio a causa dei malefici tacchi che l’amica Lory l’aveva costretta a indossare. Per fortuna Tristan era scattato verso di lei e cingendole la vita, le aveva impedito di capitolare.

- Ehi lo so che le donne cadono tutte ai miei piedi, ma non ti sembra di esagerare? - scherzò il ragazzo ridacchiando.

- N-non stavo cadendo ai tuoi piedi! -

Si difese Faith rossa come un peperone e desiderosa di levarsi da quella situazione spinosa e dal sorriso suadente di Tristan.

- Ma dai stavo scherzando. Sei Faith Malone no? - domandò mentre la rimetteva in una posizione eretta osservandole poi i piedi.

- Non sembrano molto comode quelle - disse il lanciere indicando le scarpe

Faith prese i lembi del ampia gonna e la sollevò leggermente guardandosi i piedi, annuì abbassando lo sguardo.

- Non lo sono. In effetti sono proprio scomode - disse la ragazza

- Allora dovresti levarle! Perché torturarti i piedi? - rise Tristan divertito.

- Per essere belli bisogna soffrire. Almeno così ho sentito dire -

Faith portò la mano a pugno contro la bocca ridendo a sua volta. Si appoggiò a una colonna per non perdere l’equilibrio e liberò i piedi dalle scarpe scomode appoggiandole a terra.

- Adesso va meglio? -

La domanda di Tristan le fece scappare un piccolo sorriso. La castana annuì e poggiò la schiena alla colonna, con una mano a stuzzicare nervosamente una ciocca di capelli. Tristan al contrario era piuttosto calmo e rilassato, anche se pensava sicuramente a qualcosa visto come si era fatto concentrato tutto dun'tratto.

- Quindi…che cosa farai adesso che è finito il torneo? - domandò la ragazza

- Oh! In realtà pensavo di addestrarmi con qualche vecchio cavaliere, sai non credo di essere poi così forte quanto pensavo -

La risata allegra di Tristan adesso non lo sembrava più così tanto.
Faith inclinò la testa di lato curiosa di questo improvviso cambio di tono. Probabilmente il ragazzo stava pensando ancora a quello che era successo nel arena quando aveva perso il controllo. In quel momento, lei sugli spalti lo aveva trovato spaventoso e diverso dal ragazzo gentile e allegro che conosceva.

- Ce qualcosa che ti preoccupa Tristan? Con me puoi parlarne…intendo se ti va! -

Si corresse quasi subito in preda al imbarazzo nel stare vicina al ragazzo che da sempre aveva rapito il suo cuore. Tristan alzò lo sguardo verso il soffitto e si lasciò sfuggire un sospiro tirato poi guardò nuovamente verso la ragazza mostrandole un piccolo sorriso gentile.

- in realtà…è per via della mia famiglia. Fin da quando ero piccolo, ho sempre desiderato essere un cavaliere - esordì il ragazzo

- Ammiravo il loro coraggio e il modo in cui tutti li rispettavano e i nemici li temevano. Volevo essere come loro…fare parte di quel mondo ed essere rispettato - aggiunse grattandosi la testa quasi fosse un po in imbarazzo.

- Mio padre però…non ha mai appoggiato il mio sogno. Secondo lui i cavalieri sono dei falliti che dovrebbero stare al loro posto -

Un ringhio sfuggì improvvisamente dalle labbra del giovane mentre ricordava l’astio del padre quando si erano incontrati prima del ultimo scontro. Serrò i pugni talmente stretti da sbiancarsi le nocche e abbassò lo sguardo.

- Non capirà mai. Io non ho nulla contro il lavoro che fa, lo rispetto. Ma non voglio essere come lui. Ho un sogno e non riesco a immaginare di vivere in uno scenario sempre uguale, accontentandomi del poco che la vita mi offre! Io voglio essere un cavaliere -

Faith rimase colpita sia dal tono deciso che dallo sguardo serio che ora il ragazzo mostrava. Era abituata al Tristan allegro e spensierato e vederlo così per lei era una novità. La ragazza abbassò la testa e cominciò a fare cerchi con la punta del piede.

- dovresti parlare con lui. Anche se non servisse almeno non avrai il rimpianto di non avergli detto come ti sentivi veramente - sussurrò Faith un po’ insicura.

- Se non altro tu avrai provato a farglielo capire di nuovo! E se non capisce…non sarà colpa tua - aggiunse senza alzare lo sguardo dalle punte delle sue scarpe

- Forse hai ragione. Può darsi che non otterrò nulla ma almeno avrò tentato di nuovo. …grazie Faith. Non so se mio padre capirà ma…almeno potrò dire di averci provato fino al ultimo -

Quando Faith alzò il capo, sentì le guance arrossarsi al sorriso allegro e dolce che le stava mostrando Tristan. La ragazza balbettò qualche instante per poi tentare di ricomporsi mostrando a sua volta un sorriso deciso. Fece l’occhiolino e diede una piccola pacca alla spalla del rosso.

- Sono sempre a tua disposizione! Insomma a cosa servono gli amici se non a questo tipo di cose? -

“Bugiarda, bugiarda, bugiarda. Tu non vuoi essere solo una amica per lui! Lo sai…lo conosci dal inizio del anno non è più soltanto un idolo per te “

-Hai ragione! Sono contento che la vediamo allo stesso modo. Ora vado le mie fan mi reclamano! Mi verranno i piedi quadri da quanto ballerò questa sera mi sa –

Scherzò il ragazzo salutandola e allontanandosi.

Faith strinse i pugni e di scatto in avanti dopodiché, afferrò il suo braccio stringendo il tessuto della giacca.

-A-aspetta! Tristan devo…io devo dirti una cosa! -

Riuscì a stento a parlare ma attirò l’attenzione del ragazzo che voltandosi la osservò curioso. Faith impacciata ricominciò a fare scena muta ma prendendo coraggio e consapevole che quella era la sua unica possibilità, la ragazza alzò lo sguardo.

- Tu mi…tu mi piaci! -

Passarono alcuni secondi nei quali Tristan processò quello che Faith stava dicendo. La ragazza si era stretta nelle spalle esili, aveva le guance arrossate dal imbarazzo e stringeva gli occhi quasi tremando.

- Faith…sei…tu sei davvero una brava ragazza. -

A quelle parole la giovane aprì gli occhi. Sentì la mano di Tristan accarezzarle la guancia, un tocco così dolce e delicato che non si aspettava proprio. Senza rendersene conto, la ragazza iniziò a singhiozzare. Tristan sgranò gli occhi e la strinse tra le braccia accarezzandole delicatamente la schiena. Non si dissero nulla e mentre Faith in lacrime si strinse più forte a Tristan, quest ultimo incapace di darle una vera risposta rimase immobile accarezzandole i capelli e la schiena con un tocco gentile e piuttosto impacciato per lui sempre sicuro di se.

-Mi…mi dispiace. Ma l’accademia sta per terminare…io dovevo dirtelo! -
- Lo so. Non è colpa tua Faith. È che…mi hai colto di sorpresa. -

Tristan era arrossito, teneva una mano davanti alla bocca distogliendo lo sguardo dalla ragazza stupita nel vederlo così impacciato.

- Non ricevi sempre inviti e dichiarazioni da parte delle ragazze? - domandò la ragazza
- …non esattamente. O meglio si, ma non sono mai sincere e si stufano dopo qualche giorno… Non ho mai ricevuto una dichiarazione vera…non come lo è stata la tua. Per questo sono sorpreso di piacerti -

Spiegò il ragazzo liberandola dal abbraccio per poi passare una mano tra i capelli ancora un po imbarazzato.

- Scommetto che adesso mi trovi sfigato. Ora che sai che non sono affatto figo…scommetto che hai cambiato idea -

Faith scosse il capo e abbracciò la vita del giovane sprofondando il volto contro il suo petto. Tristan preso in contropiede la strinse in silenzio beandosi del suo calore gentile e del contatto tra i loro corpi.

- Tu sei il più figo di tutti Tristan. Mi piaci così come sei - sussurrò la ragazza
- Grazie Faith. Significa molto per me che tu l’abbia detto e che lo pensi -

Le sussurrò al orecchio facendola sussultare per la sorpresa. Rimasero stretti in quel abbraccio senza dirsi altro solamente stringendosi l’uno al altro con dolcezza.

Poco dopo Tristan si riunì agli amici e Faith lo seguì andando poi a parlare con Karen e Hope. Tutti erano vicino al palco dove Akurein e Marek stavano salendo insieme a Ivanhoe.


- Grazie per averci atteso mentre deliberavamo la decisione riguardo il torneo - esordì Marek sempre stoico e freddo
- Abbiamo ponderato abbastanza in separata sede. Quindi…siamo giunti a un verdetto unanime. Tristan Seido, alla luce del tuo comportamento durante l’ultima fase del torneo… -

Tristan non era mai stato agitato come in quel momento, ogni centimetro del suo corpo stava tremando, era proprio come se fosse paralizzato. Stava trattenendo il fiato così allungo che Takeshi preoccupato gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, facendoglielo rilasciare tutto d’un colpo. La folla era ammutolita e in quella stanza non volava una mosca.

- La tua squadra è squalificata! -

In un attimo tutto il mondo di Tristan era crollato. Sentiva le gambe tremare mentre Takeshi lo teneva in piedi a forza per non farlo cadere. Si guardò attorno barcollando mentre quelle parole riempivano la sua mente quasi dolorosamente.

- Ehi Tri…Tristan! -

Sentiva tutto ovattato, mentre cercava un attimo di respiro guardando la folla che lo stava fissando. Si sentiva in trappola si sentiva perso ma soprattutto…si sentiva colpevole di aver rovinato la vita dei suoi compagni sprecando i loro sforzi.

Scosse la testa, strinse le nocche talmente forte da sbiancarle e al culmine di quella follia, scappò via dalla sala, ignorando le voci alle sue spalle, compagni che lo chiamavano ma ormai lui era troppo deluso e arrabbiato con se stesso per rispondere.



La città di sera sembrava più spettrale. Le prime luci dei lampioni di cristallo si stavano già accendendo lanciando bagliori tenui un po su tutto, anche sulla figura seduta sul bordo della fontana.

Testa bassa, mani strette a pugno sulle ginocchia e occhi vuoti e spenti. Tristan era da solo in quella oscurità, aveva percorso pochi metri dall’edificio dell’accademia e ora se ne stava lì in silenzio con la testa piena di pensieri e il cuore in frantumi.

Sollevò la testa facendola ricadere indietro e osservò la volta celeste puntellata di piccole stelle, contorno del Astro Prismatico che in quell’orario, assumeva i colori della notte. Una sfumatura di blu che finiva per trasformarsi in grigio e nero. Il ragazzo si dondolò leggermente prima di alzarsi e voltarsi verso la fontana. Lo sciabordio dell’acqua riempì le sue orecchie, quando con la coda dell’ occhio vide qualcosa uscire da un vicolo.

Da prima credette di avere le allucinazioni, ma si rese ben presto conto che l’essere apparso nel suo campo visivo, era una gigantesca viverna nera con gli occhi rossi. La creatura strusciò la coda al terreno e si scosse per poi arpionare il terreno con gli artigli e librarsi con uno scatto che sollevò una nuvola di polvere, verso l’alto.

Quando Tristan guardò verso il cielo, si rese conto che la bestia stava puntando proprio al edificio dell’accademia.

Il ragazzo portò quasi istantaneamente la mano verso la sua lancia, non ricordando di aver perso l’arma, se non quando la sua mano afferrò l’aria invece del manico di suddetta arma.

- Accidenti! Che diavolo ci fa una simile creatura in città!? Perché le guardie non hanno fatto nulla!?-

Si chiese il ragazzo, ma a rispondere alle sue domande, fu una risatina divertita e piuttosto stridula.

Una figura emerse dalle tenebre di un portale oscuro, andando a sedersi sulla schiena del enorme creatura. Tristan avrebbe riconosciuto quella risata ovunque, anche senza vedere le gigantesche ali di falena e i capelli d’argento che coronavano un volto così delicato e piacevole eppure dallo sguardo tagliente e la lingua più velenosa della Bella Donna.

- Che diavolo…! Cantarella! –

- Oh che sgradevole sorpresa. Uno dei mocciosetti che hanno osato intralciare i miei piani! Brucialo vivo! –

La malvagia Elves accortasi della presenza di Tristan, ordinò alla viverna di attaccare immediatamente il ragazzo. La creatura si fermò sbattendo le possenti ali e puntò i suoi occhi rosso sangue verso il ragazzo. Il petto della viverna si illuminò come se qualcosa stesse crescendo d'intensità dentro di lei. La bestia aprì la bocca e una sfera di fuoco emerse da essa dritta verso il giovane che riuscì per un soffio a evitare la sfera rovente, rotolando di lato.

- Maledetta sei ancora viva! Ma non ti eri volatilizzata? – domandò ironicamente

- Zitto moccioso! Pagherai il tuo affronto e come te anche quei tuoi amichetti e in particolare…quel piccolo arciere! Dove si trova?! – lo minacciò la Elves

- Spiacente per te, ma Takeshi non è disponibile. Però non ti preoccupare, ci sono io a intrattenere te e la tua lucertola!-

La provocò nuovamente il ragazzo, costretto a continuare a muoversi per schivare le sfere di fiamme lanciate dalla viverna. Cercò immediatamente un posto per nascondersi quando una delle sfere distrusse la carrozza dove si era nascosto e lo spedì contro una parete. Tossì cadendo violentemente a terra a faccia in giù ferendosi il volto che cominciò a sanguinare.

-Ma tu guarda…d’accordo. –

Il ragazzo si irrigidì per il forte dolore alle braccia e la schiena, sentiva caldo, segno che quei punti erano ormai vittima delle ustioni del fuoco della viverna. Si rimise in piedi barcollando leggermente e guardò verso la bestia alata.

- Non credere di avermi già giocato, strega! Io sono Tristan Seido sono un cavaliere! – disse il ragazzo per poi afferrare un bastone di legno scheggiato.

- Oh un cavaliere! Ma non farmi ridere! Cosa pensi di fare con quel ridicolo bastone? –

La Elves accarezzò appena il fianco della sua cavalcatura e la viverna, cominciò a ruttare sfere di fiamme contro Tristan per poi partire in picchiata verso di lui. Il ragazzo schivò le fiamme continuando a muoversi e bloccò come poteva gli artigli della belva, portando in avanti il bastone per bloccarlo nelle fauci della bestia, dandole poi un calcio nel muso per farla indietreggiare.

- Che diavolo! Che hai fatto?! –

Ringhiò Cantarella osservando la viverna, cercare inutilmente di chiudere la bocca bloccata dal bastone ma questo, da legno sembrava essersi trasformato in acciaio vero e proprio.

- Magia di modifica elementare base. Anche un bambino saprebbe farlo! –

La canzonò il giovane lanciere pur sapendo che quel incantesimo sarebbe durato davvero poco. Difatti la viverna riuscì dopo qualche tentativo a liberarsi e fece a pezzi il bastone per poi sparare una fiammata ravvicinata contro il ragazzo.

Tristan portò avanti le braccia per farsi da scudo, era certo che quelli sarebbero stati i suoi ultimi momenti di vita. Quando una sferzata di vento dissolse il fuoco e qualcuno, lanciò dei pugnali infuocati verso Cantarella che li schivò di un soffio ringhiando.

- Razza di scemo! Si può sapere perché sei scappato così?! –

Un alquanto irritato Takeshi raggiunse Tristan. Con lui ovviamente vi erano anche Karen armata di pugnali infuocati, Kylar che aveva trasformato le mani in pericolosi e letali artigli e poco distante Hope e Gart. Macota era in equilibrio su un ramo di un albero e osservava a occhi spalancati la viverna.

- Che cavolo Takeshi! Potevi anche salvarmi in modo più gentile eh! – finse di mettere il broncio il rosso.

- Hai anche il coraggio di… - cominciò Takeshi per replicare

- Ehm ragazzi…propongo di tralasciare questo discorso e occuparci prima della minaccia. Voi che dite? – tentò subito di riportarli al ordine Karen.

I due ragazzi che si stavano reciprocamente tenendo il muso annuirono. Gart afferrò la sua preziosa ascia e facendola roteare se la portò sulla spalla con un ghigno beffardo.

- Macota ti lascio lo scricciolo! –

Urlò prima di caricare verso la viverna per poi spiccare un balzo colpendo il terreno, l’onda d’energia che si propagò colpì in pieno la viverna e fece precipitare sia la bestia che la sua conducente. Il rettile volante si rimise in piedi e spalancando le poderose ali, emise un suono raccapricciante e stridulo che costrinse i presenti a tapparsi le orecchie.

Stavolta ad attaccare furono Karen e Kylar. La prima usando i suoi pugnali che colpito il terreno, generarono una sorta di rete di elettricità e fuoco che stordì la bestia facendole scuotere la testa. Kylar approfittò della situazione per scagliare una serie di colpi potenti, le artigliate però non riuscivano a penetrare la spessa corazza che ricopriva la schiena della bestia. Gli artigli di cristallo si infransero costringendo il ragazzo a saltare indietro e schivare a sua volta una pedata della belva, ferendosi il volto e ritrovandosi i vestiti lacerati dagli artigli della viverna.

Takeshi afferrò il suo arco avvolgendolo con il mana del vento. Generò delle frecce e iniziò a bersagliare la creatura, ma questa con un colpo di coda dissolse l’attacco e spedì una sfera di fuoco verso il ragazzo che volò contro un carretto distruggendolo.

-Accidenti! È troppo forte! –

Disse Karen poco prima di essere colpita da una codata allo stomaco finendo a ruzzolare a terra di qualche metro.

Hope vedendo gli amici nei guai, sentì il terrore avvolgerla. Portò le mani chiuse in preghiera e chiudendo gli occhi, restò immobile e in silenzio. Lei non sarebbe stata altro che un ostacolo se fosse intervenuta, ma almeno di pregare per i propri compagni le era concesso.

Kylar si passò la mano sulla guancia ferita e osservando le sue dita, vide il rosso del sangue. Strinse la mano a pugno e la ricoprì di cristallo rigenerando l’artiglio.

-Bloccate le sue gambe, fatela cadere – disse solamente il ragazzo
-Ricevuto moccioso! Ehi ragazza fiammeggiante riesci a bloccare quella cosa abbastanza allungo? – domandò Gart
- Posso provarci. Esattamente che cosa devo bloccare? Zampe, testa o ali? – domandò Karen generando una frusta di fiamme ed elettricità combinate tra loro.
- Le zampe. Se riusciamo a tenerla a terra avremo un vantaggio. Io penserò alle ali. Gart tu puoi controllare un elemento? – domandò Takeshi.
- Oh oh certo che si! Che cosa ti serve ragazzo? – ghignò il mezzorco
- Mi serve un piano rialzato da dove poter colpire il nemico. Puoi fare qualcosa? –

Gart non se lo fece ripetere due volte, con un colpo d’ascia fece emergere un pilastro di terra dal terreno. Takeshi ci salì immediatamente mentre il pilastro si sollevava a una certa altezza per permettergli, di attaccare il nemico da una posizione sopraelevata come voleva.

- Qualcuno deve distrarre Cantarella e tenerla lontana dalla viverna. Dividi e conquista! –
Aggiunse l’arciere portandosi in posizione e sollevando il cappuccio della casacca sopra la testa per potersi a sua detta, concentrare meglio.
- Va bene. Lo faccio io –
Disse Macota alzando la mano. era accanto ad Hope che stava guardando gli amici preoccupata per la riuscita di quel difficile combattimento.


- No. Lo faccio io! –a parlare era stato Tristan. Stringendo i pugni stava mostrando uno sguardo più che sicuro di se e determinato.

-Sei sicuro? Quelle ustioni mi sembrano poco da sottovalutare Tristan – gli disse Karen preoccupata.

Stavolta a farsi avanti, fu Hope.
La ragazza si avvicinò a Tristan e lo guardò dritto negli occhi. Sapeva che la squalifica aveva lasciato nel cuore del ragazzo una ferita difficile da rimarginare ma si fece coraggio.

- Ti curo io! Così…così puoi combattere al meglio. Voglio poter essere anch’io d’aiuto. Per favore Tristan lasciamelo fare! – disse la bionda molto più determinata.


Il giovane lanciere si lasciò sfuggire un ghigno lieve annuendo e mostrando le mani graffiate la guardò dritta negli occhi.
-Sono letteralmente nelle tue mani principessa – scherzò
-Ma ti pare che abbiamo tempo per le tue sviolinate da donnaiolo? – lo rimproverò Takeshi. Ma Tristan si limitò a ridacchiare facendo spallucce.

Hope dal canto suo, fece un piccolo sorriso prima di prendere le mani del giovane nelle proprie e chiudere gli occhi.

- Oh luce guida, bagliore della vita, guida i miei passi lungo la strada del infinito. Luce della speranza allevia dolore e sofferenza di questa anima pura! –

Hope declamò con voce decisa le parole del incantesimo curativo a man a mano che sentiva la sua voce risuonare nel aria, sentì anche il mana scintillare intorno a lei come quasi a generare una sorta di sfera luminosa che avvolgeva lei e il ragazzo. Illuminate da un lieve bagliore dorato, le ferite del ragazzo scomparvero improvvisamente e la sua debolezze con esse. La ragazza ansimò Leggermente per la stanchezza e barcollò quasi indietro sentendosi però afferrare prontamente da Karen che le sorrise.

-forza! Adesso tocca a noi! Dobbiamo ricambiare il favore della principessa – disse la castana sollevando l’arco appena generato verso l’alto.
-si! Forza fermiamo di nuovo quella strega e la sua lucertola!- esclamò con ritrovato entusiasmo Tristan prima di concentrarsi e creare una lancia di mana elettrico.

Fu proprio il ragazzo il primo a scattare contro il nemico. Schivò una sfera di fiamme e mulinando la sua lancia sferrò dei potenti fulmini che deviarono le sfere di fuoco sparate contro di lui. Il ragazzo lacerò una grossa sfera di fiamme e affondò la lancia nel fianco della belva che ruggendo tentò di colpirlo con le grosse zampe, ma il ragazzo saltando indietro schivò prontamente l’attacco.

-Gart tocca a te! Avanti bestiaccia vieni a prendermi! –
Tristan provocò la viverna in modo da attirare l’attenzione del nemico completamente su di se

Nel frattempo, Gart aveva appoggiato le mani al terreno, un bagliore lieve lo stava avvolgendo e si stava diffondendo come un onda d’energia attraverso il terreno.
Tristan corse verso Gart sentendo alle spalle un calore terribile e insopportabile a causa del avere la viverna alle calcagna. Si lanciò in avanti rotolando per schivare una fiammata e portarsi lontano dalla bestia mentre dal terreno di fronte a Gart, si generarono dei pilastri di roccia che apparendo in sequenza, colpirono lo stomaco della viverna facendola ruggire di dolore e indietreggiare stordita lasciando a Karen, salita su uno dei pilastri più indietro il tempo materiale per lanciare i suoi pugnali verso di essa. Ma la belva scosse la testa riprendendosi dal colpo inflittole dal mezzorco, e con una mezza giravolta sferrò un colpo di coda contro il pilastro che infrangendosi, fece cadere a terra Karen.

La ragazza si trovò davanti alle fauci della viverna aperte e pronte, a sferrare l’ennesimo attacco di fuoco. A salvarla sopraggiunse una pioggia di frecce di mana del vento sferrate da Takeshi che portatosi su un altro dei pilastri aveva sferrato un attacco dal alto squarciando di netto le ali della bestia che con un ruggito feroce schizzò puntando a testa bassa contro Gart.
Il mezzorco aspettò fino al ultimo secondo per poi afferrare con forza la bocca della belva tenendola bloccata senza indietreggiare. Karen a quel punto si unì alla seconda pioggia di frecce, raffiche di vento, saette viola e fiamme roventi, raggiunsero la viverna colpendola con forza generando una piccola esplosione che sollevò una nuvola di polvere.
Quando essa si diradò il gruppetto vide la viverna a terra esanime. Ma non potevano ancora tirare un sospiro di sollievo, poco lontano infatti Kylar e Macota stavano affrontando da soli Cantarella.

La Elves dai capelli verdi forniva supporto al ragazzo continuando a sparare frecce in sequenza che avvolte dal mana del vento e della luce riuscivano a neutralizzare le sfere esplosive della nemica. Kylar invece attaccava direttamente con la sua velocità e i suoi artigli di cristallo che lacerarono una delle ali della Elves nemica facendola gridare di dolore.

- maledetti mocciosi! Vi pentirete di avermi provocata e di esservi messi in mezzo ai miei piani! -

Ringhiò furiosa la ragazza allargando le braccia verso l’alto. La terra cominciò a tremare e il vento a sollevarsi in terribili raffiche oscure. Hope si abbassò di scatto la gonna rendendosi conto che intorno a lei e agli amici, i sassi avevano iniziato a levitare e l’aria si era fatta gelida. Kylar invece sembrava aver compreso perfettamente il piano del nemico e corse in avanti verso le Elves generando la sua spada. Intorno a loro l’atmosfera cambiò completamente una forte pressione li teneva tutti bloccati a terra mentre la natura circostante si piegava alla potenza di quel attacco.

-È una tecnica di terzo livello! Giovane dovete ritirarvi - avvertì Belechtor sbattendo le ali

- Non possiamo! Deve pur esserci un modo per batterla! Qualcosa qualunque cosa! - disse l’arciere cercando con tutte le sue forze di alzarsi.

Tristan sembrava pensieroso mentre osservava con rabbia e sconforto gli amici tentare di alzarsi, perfino Kylar era a terra schiacciato dalla gravità. Se anche uno come lui era caduto lui che cosa poteva fare?
Fu allora che una voce famigliare echeggiò nella sua testa

“ vuoi il potere? Perché lo vuoi?”

Le due voci sovrapposte erano quelle delle due creature che gli erano apparse in sogno. Il ragazzo strinse i denti e afferrò il terreno con le unghie poi con tutta la forza che ancora gli restava urlò al cielo.

- Voglio la forza per proteggere ciò che amo!-

Il volto sorridente di Faith fece capolino come un raggio di sole dietro una nuvola. Lei così dolce così semplice e sincera lei che aveva riscaldato il suo cuore pieno di dubbi, paure e incertezze e che dietro la maschera di sicurezza e spavalderia, aveva trovato il vero Tristan…per un solo secondo la vide in ginocchio, il volto rigato dalle lacrime sapendo che lui era morto. Non poteva farle questo non poteva perire non in quel modo non per mano di Cantarella.

Improvvisamente, Tristan sgranò gli occhi era come se sentisse battere il cuore a mille il suo corpo da prima pervaso da scariche elettriche che lo fecero urlare di dolore, sembrò quasi avvolto da fasci di acqua fresca e limpida. Quando riuscì ad aprire gli occhi vide nuovamente le due creature equine del suo sogno ma esse erano imprigionate e si dimenavano bloccate da catene nere pervase da un potere maligno.

Il ragazzo si avvicinò lentamente e accarezzò con dolcezza il fianco dei due cavalli. La sua mano destra era intorpidita dal manto di saette la sinistra invece bagnata dal manto d’acqua.

- Va tutto bene. Va tutto bene- ripeté in tono più dolce e gentile facendo calmare i due animali.

Improvvisamente una luce avvolse il ragazzo che sentì nella propria testa, risuonare due voci distinte che ogni tanto si sovrapponevano.

“Tu custode di una volontà furiosa come il lampo…” Disse la voce decisa
“ E generosa come l’acqua della vita…” Aggiunse la seconda più delicata
“Per che cosa desideri il potere? “ Terminarono in perfetta armonia le due voci.
-Io…voglio aiutare i miei amici. Non voglio più vedere persone a me care soffrire. Non voglio più sentire di non aver fatto abbastanza! - Disse il ragazzo.
- Magari non sarò il perfetto cavaliere, magari sono debole, stupido e arrogante…ma voglio veramente proteggere i miei amici! -

Aggiunse poi determinato inginocchiandosi lentamente e chinando il capo verso le due creature equine.

- Vi prego vi supplico prestatemi la vostra forza! - urlò infine il ragazzo.

I due equini si guardarono negli occhi qualche secondo che a Tristan sembrò interminabile, dopodiché si voltarono entrambi verso il ragazzo e scalciando fecero segno di assenso con la testa. Pochi secondi dopo, la loro voce risuonò nuovamente nella testa del ragazzo.

“ Abbiamo compreso i tuoi sentimenti…adesso spezza le catene del fato e libera la forza del tuo indomito coraggio Tristan Seido!”

Dissero in coro mentre due luci una blu intenso e una dorata esplosero in concomitanza con lo scatto fatto da Tristan per afferrare le catene che tenevano bloccati i due equini spezzandole con un grido di coraggio e determinazione.

“ Ripeti queste sacre parole: il mio cuore è il tuo cuore, la mia anima è la tua anima. Lo spirito diventi vincolo della sacra parola” dissero in coro le due voci.

- Il mio cuore è il tuo cuore, la mia anima è la tua anima. Lo spirito diventi vincolo della sacra parola! - Ripeté con forza e fierezza il giovane alzandosi lentamente da terra.

“ Io Idroques sovrano del oceano e signore delle maree, ti dono il potere di trasformare la calma del oceano dentro di te, in un uragano travolgente! Sarò la tua lancia che si infrange sui nemici come un onda punitiva! “ Disse il primo cavallo
“ Io Thunderques sovrano del violento fulmine e signore delle saette, ti dono il potere di trasformare il lampo di volontà e ardore che dimora nel tuo animo in un attacco fulmineo che squarcia le nuvole! Sarò la lancia che saettando abbatterà i tuoi nemici!” Aggiunse subito dopo l’altro.

Sotto gli occhi stupefatti del ragazzo, i due Famyr assunsero le loro reali sembianze che il ragazzo aveva già avuto modo di vedere in sogno.
Mentre la luce andava ad affievolirsi, si delinearono le due figure equine.

I giganteschi cavalli nitrirono scatenando fulmini e un acquazzone. Erano come li ricordava dal suo sogno.
Il primo, di color oro ma per tutto il corpo aveva tatuati dei segni tribali di colore nero. Il suo corpo era pervaso da scintille elettriche e i suoi occhi, erano rossi come il sangue. Il secondo invece di manto color ghiaccio con una sorta di mantello che sembrava fatto di nuvole temporalesche.
Nitrì e sollevando il capo fisso i suoi occhi azzurri in quelli del ragazzo che annuì quasi solenne a quello sguardo che sembrava dire “sei pronto.”
Come quello dorato, anche quello Azzurro, presentava dei tribali neri su tutto il corpo.

Ormai Tristan aveva chiara la natura dei due esseri erano come Belechtor dei Famyr.. si avvicinò accarezzandoli entrambi in segno di ringraziamento, ma quando riaprì gli occhi acciecati da una improvvisa luce, il ragazzo si ritrovò nuovamente sul campo di battaglia. Solo che stavolta sentiva il corpo leggero.

Sul braccio destro aveva uno spallaccio a forma di testa di cavallo che sembrava fatto di elettricità pura. Dal altro lato invece il suo braccio era stato ricoperto da una sorta di guanto lungo fino a metà e che sembrava fatto completamente d’acqua e dava l’idea di essere avvolto da una nuvola temporalesca. I capelli del ragazzo erano cosparsi da scariche elettriche ma seppur fosse bagnato dalla testa ai piedi, il giovane non subiva gli effetti del elettricità come se acqua e fulmini fossero in armonia perfetta.

-Tristan ma che cosa…che ti è successo?! - Domandò Karen stupita e meravigliata non solo alla vista del ragazzo ma anche a quella dei due Famyr al suo fianco.

- È una storia lunga. Adesso dobbiamo fermare Cantarella! Avrò bisogno del vostro aiuto siete con me?- Domandò il ragazzo

Gli amici non se lo fecero ripetere due volte e lentamente con un po’ fatica, riuscirono ad alzarsi pronti agli ordini del loro compare.


- Gart crea un cerchio di rocce intorno a Cantarella, servirà a destabilizzare il terreno e il suo equilibrio! - Ordinò il lanciere forte di un rinnovato coraggio e determinazione.

Il mezzorco non se lo fece ripetere due volte e poggiate le mani sul terreno, generò un onda gialla di mana della Terra verso Cantarella.
Intorno alla Elves, emersero delle grosse rocce e il terreno iniziò a spaccarsi facendola barcollare con un ringhio.

- grande! Karen tu e Kylar state pronti, attaccheremo insieme. Macota, Takeshi vi apriremo la strada sferrate un attacco insieme, il più potente che avete! .

Disse Tristan guardando poi i due Famyr al suo fianco. Essi nitrendo si impennarono verso l’alto trasformandosi poi in due lance tra le mani del ragazzo. La prima sembrava una folgore pura di colore viola e dalla parte della lama a forma di saetta là dove la seconda invece sembrava cosparsa di fasci d’acqua e dalla lama più regolare.

- ma Tristan a parte il Requiem del Guerriero non ho altre tecniche di livello superiore! -

Takeshi abbassò lo sguardo, sembrava preoccupato ma quando Macota, scesa dal albero, si avvicinò poggiando una mano sulla sua spalla, sembrò calmarsi pur restando parecchio preoccupato.

- non ti preoccupare Takeshi! Tu e Macota riuscirete a cavarvela ne sono sicuro. Pensa a tutte le persone che quella vipera ha fatto soffrire, pensa a tuo padre!- tentò di spronarlo il lanciere

Takeshi strinse l’arco mentre un moto di rabbia e rancore sembrò pervadere ogni fibra del suo corpo e dargli nuovo coraggio e nuova forza.
Cantarella vedendo quello sguardo, ringhiò seccata e aprendo le ali, lanciò verso il gruppo delle sfere di energia oscura molto più veloci. Subito Karen sferrò i suoi pugnali e ne fece esplodere alcune sollevando una nuvola di polvere e fumo che nascose la corsa in avanti di Kylar e Tristan.

Il corvino iniziò ad artigliare tutto ciò che vedeva nel suo spazio visivo, facendo altresì esplodere altre sfere di energia oscura dirette verso di loro per poi lanciarsi verso Cantarella e con un fendente, lacerarle una delle ali facendola urlare e dolore.

La Elves in difficoltà, generò una piccola esplosione che Kylar schivò appena in tempo saltando indietro. Cantarella si alzò da terra tenendosi la spalla sporca di sangue mentre quello che restava della sua alla destra, si dissolse come fumo. Gli occhi della ragazza da sempre dallo sguardo beffardo erano ora iniettati di sangue e rabbia per l’arto perduto.

- Voi…voi come avete osato?! vi ridurrò come quel patetico cavaliere e la sua dolce e stupida mogliettina! -

Le urla della nemica sembrarono risuonare come il ruggito feroce di una bestia, mentre una luce nera avvolgeva suddetta e l’aria sembrava riempirsi di miasma negativo che fece avvizzire i fiori e perdere le foglie agli alberi.

- Che diavolo sta succedendo?! - Domandò un confuso e allarmato Gart.

Hope sentendo tutta quella energia oscura e negativa, portò le mani contro il petto come se facesse difficoltà a respirare. Cominciò a tossire dolorante tenendosi il petto e crollò in ginocchio.

- Principessa! Fatevi forza Lady Hope! -

Macota andò immediatamente al suo fianco e tentò di aiutarla ad alzarsi percependo ella stessa che qualcosa di terribile stava influendo sulla natura uccidendola.

Il gruppetto si voltò immediatamente verso Cantarella ancora avvolta dal miasma negativo e quando questo si diradò, ad apparire non fu più la Elves ma bensì una creatura mostruosa dalle fattezze di un enorme insetto a metà tra una falena e una sorta di ammasso di miasma solidificato a creare una spezza corazza. La bestia ronzò e l’onda di energia mefitica colpì tutti i presenti che vennero spazzati indietro.

Tristan riuscì a stento ad alzarsi ma determinato guardò i compagni.

- Non importa! Può diventare qualsiasi cosa ma non dobbiamo arrenderci!- Cercò di spronarli
- E che cosa facciamo? Non credo che i miei pugnali possano spezzare quella corazza - disse Karen stringendo i denti e abbassando lo sguardo sconsolata.
- I tuoi pugnali no. Ma le mie lance si! Andrò al attacco prima di voi e spezzerò la corazza dopodiché attaccate tutti insieme con tutto quello che avete! -

Tristan non aspettò altro, si mise a correre stringendo con forza le due lance e liberò un urlò mentre le due lance iniziavano a ricoprirsi di mana del fulmine e del acqua. Il primo affondo generò una scarica elettrica che fece dimenare la mostruosa creatura. Schivò una sfera esplosiva saltando verso l’alto mentre la luce della sua lancia sembrava diventare sempre più intensa.


- Questo è per il padre di Takeshi e tutte le persone che hai ferito! Secondo livello: Perfora-stelle! -

Gridò il ragazzo scagliandosi con la lancia in avanti verso il centro della creatura, quando l’arma raggiunse l’obbiettivo si scatenò una tempesta elettrica potentissima e la placca che ricopriva la creatura si infranse in mille pezzi. Tristan atterrò davanti a essa, ansimante e accaldato per lo sforzo ormai senza energia. Barcollò indietro e guardò verso i compagni prima di cadere a terra perdendo i sensi affidando a loro la fine della battaglia.

Kylar scattò verso il compagno e rotolando lo portò via dalla traiettoria del colpo che Takeshi stava per sferrare.
Il ragazzo aiutato da Macota, stava caricando un’unica e ultima freccia di mana. Nella sua mente rivide il villaggio nel quale era nato, il sorriso del padre e della principessa e infine vide Cantarella sovrastare l’uomo e dargli il colpo di grazia. La rabbia esplose attraverso quel ultima freccia scoccata.

- Secondo livello: Requiem del Guerriero! -

Il colpo che man mano che avanzava acquisiva velocità, raggiunse il bersaglio perforando da parte a parte la creatura che esplose rilasciando il potere mefitico intorno a loro. Macota però riuscì quasi al ultimo momento a sollevare una barriera di vento per proteggere tutti quanti dal colpo.

La battaglia era finita, Cantarella era stata sconfitta. Takeshi barcollò per la stanchezza mentre una lacrima scivolava lungo la sua guancia ma stavolta, il ragazzo si concesse un sorriso soddisfatto.

- Questo era per voi...madre, padre, adesso potete riposare in pace -

 
****

Quando Tristan aprì gli occhi il giorno seguente, vide il soffitto familiare dell’infermeria dell’accademia. Non provava più così tanto dolore anche se si sentiva ancora un po’ intontito. Improvvisamente, vide la testolina castana e familiare di Faith appoggiata al letto. Il ragazzo allungò la mano e lentamente le carezzò i capelli facendola destare dal suo sonno.

- Buongiorno bella addormentata- la salutò il ragazzo come se nulla fosse

Faith gli gettò le braccia al collo per la felicità di vederlo in salute e quando si rese conto di ciò che aveva fatto, la ragazza si staccò con le mani sulle ginocchia, i capelli scompigliati e gli occhi arrossati e gonfi a causa delle lacrime.

- Tristan per fortuna stai bene! Ero…eravamo tutti molto preoccupati per te - disse la ragazza
- mi dispiace. Ma ora sto bene. Scusa non volevo farti piangere -

Il ragazzo la strinse a se e le carezzò lentamente i capelli e la schiena baciandole la testa. Faith affondò il volto contro il suo petto e circondò la vita del ragazzo con le braccia. Annuì cercando di non piangere nuovamente, stavolta di gioia.

Poco dopo tutti vennero condotti dal preside del Accademia di Loyality che venuto a conoscenza del coraggioso combattimento, volle congratularsi personalmente con i ragazzi. Il resto della giornata passò tra gente che omaggiava il coraggio degli eroi e tra festeggiamenti per la fine del Accademia.

Poco dopo, Tristan passeggiava tranquillo per la città insieme agli amici e Faith al suo fianco. Non aveva che pensieri per la testa eppure stare con lei e con gli amici lo rendeva felice. Ovunque, tutti facevano loro i complimenti e questo, faceva sentire il ragazzo, pieno di orgoglio.

- Io e Kylar andremo a Nord. Il saggio Rygon drago ancestrale del vento ci ha affidato una nuova missione - esordì Hope al fianco di Kylar, rompendo il silenzio creatosi intorno a loro.
- Davvero? Le terre di Nevarya sono molto distanti da qui. Sarà davvero un lungo viaggio per voi- disse Macota
- È vero. Voi che cosa volete fare? -

Domandò nuovamente Hope guardando gli amici e le bastarono i loro sguardi per renderla consapevole delle rispettive decisioni. Suo malgrado, la ragazza annuì e sorrise. Una parte di lei ne era dispiaciuta, ma sapeva che ognuno ha il proprio cammino. E sebbene odiasse l'idea di doversi separare dagli amici così presto, nel suo cuore la ragazza, sapeva che si sarebbero rivisti.


- Ci rivedremo vero? - domandò con voce flebile.
- Certo! Io andrò con Ivanhoe per l’apprendistato di sacerdotessa, ma non preoccupatevi principessa, ci vedremo ancora! È una promessa - sorrise Karen prendendole le mani nelle sue.

- io tornerò ad Albion per far visita alla tomba di mio padre…anche se Cantarella è stata sconfitta, molte cose mi sono oscure. Perché ha ucciso mio padre? e come conosceva mia madre? Devo scoprirlo- disse Takeshi stringendo i pugni con forza.
- D’accordo ma sii prudente e ti prego scrivimi appena puoi. Che la luce del Astro Prismatico possa darti forza e coraggio Take -

Hope abbracciò l’azzurro che ricambiando il gesto la strinse forte prima di fare pugno contro pugno a Tristan. il suo sguardo era più maturo e Belechtor sulla sua spalla sembrò testimoniarlo. Takeshi sembrava più forte, come se si fosse tolto un peso enorme.

- cerca di non metterti nei guai, Arciere dei Miracoli- Scherzò l'altro ragazzo ridendo.
- solitamente sei tu a cacciarti nei guai! Comunque...E tu Mr Cavaliere, adesso che farai?- Domandò Takeshi al amico.
- Resterò qui a Loyality e penso che cercherò di realizzare il mio sogno. Ho perso di vista la strada, sono scappato dalla sconfitta ma…qualcuno mi ha ricordato quanto per me, sia importante aiutare gli altri- disse il ragazzo guardando Faith che arrossendo lo abbracciò.
- Ti auguro di realizzare il tuo sogno Tristan. E che l’astro prismatico possa vegliare su entrambi - disse Hope abbracciando prima Tristan poi Faith.
 -me lo auguro. Quindi restate solo tu e Gart - 

disse il giovane osservando con curiosità Macota e il mezzorco. La Elves sembrò subito sicura di ciò che voleva fare. Si voltò verso Hope con un lieve sorriso.

- se mi è concesso vorrei seguirvi nel pellegrinaggio rituale, vostra altezza -disse la verde
- Lo stesso vale per me! Non sono mai andato a Nord e sicuramente, ci sarà occasione per trovare qualcosa da vendere di valore - ghignò Gart

Hope ridacchiando sorrise nuovamente e annuì guardando Kylar che fece un semplice segno di assenso, trovandosi d’accordo con l’amica.

- Sarà un lungo viaggio ma confido in voi. Benvenuti a bordo - disse Hope

Così gli amici ritrovati andarono ognuno per la sua strada. Hope, Kylar, Gart e Macota partirono alla volta di Nevarya e del grande Nord, Karen raggiunse Ivanhoe diretta verso Arkana a Est, mentre Tristan rimasto al fianco di Faith vedeva una nuova alba sorgere e si incamminava con la ragazza verso un nuovo cammino.



ANGOLO DELLA LOCANDA

E ho finito il nuovo capitolo! Finalmente! Questo capitolo è probabilmente il più complesso che ho scritto fino adesso. Sia per contenuto che lunghezza. Perdonatemi eventuali errori di battitura o di ortografia. Non sono perfetta ma credo che con questo capitolo ho segnato un ulteriore tassello soprattutto per i combattimenti. Mi sono impegnata tantissimo e spero ne sia valsa la pena.

Questo capitolo segna una piccola pausa estiva per Elidon che tornerà probabilmente in inverno ma non escludo capitoli ogni tanto o piccoli missing Moments. Per il momento è tutto.

PS: il nuovo capitolo il giorno del mio compleanno non l’avrei mai detto XD

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