La strega di Wychford

di eddiefrancesco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12 Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14 Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15 Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16 Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17 Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18 Capitolo ***
Capitolo 19: *** 19 Capitolo ***
Capitolo 20: *** 20 Capitolo ***
Capitolo 21: *** 21 Capitolo ***
Capitolo 22: *** 22 Capitolo ***
Capitolo 23: *** 23 Capitolo ***
Capitolo 24: *** 24 Capitolo ***
Capitolo 25: *** 25 Capitolo ***
Capitolo 26: *** 26 Capitolo ***
Capitolo 27: *** 27 Capitolo ***
Capitolo 28: *** 28 Capitolo ***
Capitolo 29: *** 29 Capitolo ***
Capitolo 30: *** 30 Capitolo ***
Capitolo 31: *** 31 Capitolo ***
Capitolo 32: *** 32 Capitolo ***
Capitolo 33: *** 33 Capitolo ***
Capitolo 34: *** 34 Capitolo ***
Capitolo 35: *** 35 Capitolo ***
Capitolo 36: *** 36 Capitolo ***
Capitolo 37: *** 37 Capitolo ***
Capitolo 38: *** 38 Capitolo ***
Capitolo 39: *** 39 Capitolo ***
Capitolo 40: *** 40 Capitolo ***
Capitolo 41: *** 41 Capitolo ***
Capitolo 42: *** 42 Capitolo ***
Capitolo 43: *** 43 Capitolo ***
Capitolo 44: *** 44 Capitolo ***
Capitolo 45: *** 45 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


Inghilterra, 1820 Alto, bruno, largo di spalle e dal passo deciso, Edward Barraclough non passava di certo inosservato, mentre attraversava il Green Park diretto in North Audley Street. Pur essendo vestito in modo sobrio, la fine giacca verde scuro, il bastone da passeggio con il pomolo d'argento, i guanti di daino, data la loro raffinatezza, lo qualificavano come un uomo ricco e distinto. Un osservatore attento avrebbe potuto chiedersi che cosa ci facesse a Londra un gentiluomo di tale livello, dato che era la stagione dell'anno in cui l'alta società abbandonava la città per i piaceri della campagna. Pertanto, quando il Visconte Trenton vide Barraclough uscire dal parco e prepararsi ad attraversare Piccadilly, lo chiamò piacevolmente sorpreso. «Ned! Cosa ci fate in città?» «Quel che ci fate vuoi, immagino. Affari.» rispose Barraclough. «Pensavo che il Ministero degli Esteri avesse sospeso le attività fino al mese prossimo.» «Difatti. Si trattava di una questione di famiglia. Banchieri giunti da Vienna.» «Ah! Che noia, vecchio mio.» Barraclough lanciò al conoscente un'occhiata divertita. «Tutt'altro! Mi interessa parlare con i banchieri.» Per il Visconte Trenton gli affari erano cose da evitare a ogni costo, ma sapeva che Ned Barraclough non soffriva della stessa riluttanza. E ne aveva motivo. I Barraclough erano immensamente ricchi, con tenute nelle Indie Occidentali e interessi finanziari in tutto il mondo. Anche se poteva apparire insolito, Edward Barraclough aveva una strana propensione per il lavoro. Non solo controllava personalmente le fortune di famiglia, ma passava anche molto tempo a beneficiare il Ministero degli Esteri della sua notevole esperienza nelle Americhe. Tutto questo d'altra parte non gli impediva di essere un popolare membro dell'alta società londinese, accolto con entusiasmo ovunque decidesse di recarsi. Jack Trenton lo trovava simpatico. Mentre risalivano Clarges Street verso Grosvenor Square, lanciò un'occhiata maliziosa a Edward. «Anche Louise è in città?» «Non potrebbe essere altrove» replicò Barraclough. «Detesta la campagna. Anche se continua a dirmi che non sarebbe contraria a un viaggetto a Brighton.» «Ce la porterete?» «Forse.» «Non perdete d'occhio quell'uccello del paradiso, Ned. Louise Kerrall è una creatura deliziosa. Siete un fortunato mortale a poter gustare un simile bocconcino. Non sono pochi i gentiluomini di Londra che la vorrebbero tutta per sé, se voi deste loro la benché minima possibilità di farlo.» I denti di Barraclough scintillarono in un sorriso ironico. «Siete uno di loro, Jack? Non vi consiglio di provarci. Non ho alcuna intenzione di lasciar libera Louise per il momento.» «Oh, cielo, Ned! Non intendevo... Non occorre che vi preoccupiate per me. Non potrei permettermela! E poi, sono certo che vi è devota.» «Devota?» Barraclough ebbe un sorrisetto ironico. «La devozione di Louise è direttamente proporzionale al valore dell'ultimo gioiellino ricevuto in regalo. Specialmente se si tratta di diamanti, per i quali ha un vero debole. Ma non preoccupatevi, Jack. Non è 'devozione' quella che cerco quando sono con Louise. Nulla di tanto astratto.» Pensando ai capelli scuri e ai languidi occhi castani di Louise Kerrall, alla sua pelle lattea e alle sue curve generose, Jack disse con fervore: «Lo immagino». «Perciò, se non intendete portarmi via la mia amante, Jack, non parliamo più di lei. Ditemi piuttosto perché voi siete in città.» L'espressione di Lord Trenton si fece cupa. «Una sorta di questione d'affari anche per me. Devo consultare i miei legali.» «Vostro padre ha finalmente deciso di diseredarvi?» «No, no! Al contrario. Ho capitolato e ho fatto un'offerta per Cynthia Paston.» «Oh, perbacco! E quale delle due sarebbe? Quella con i dentoni o quella con il nasone?» «Quella con i dentoni e una dote di trentamila sterline.» «E lei vi ha accettato?» «Eccome. Io non sarò granché, ma il titolo è una bella attrattiva. I Paston gradiscono l'idea di avere una futura viscontessa in famiglia.» Barraclough guardò l'espressione che si era dipinta sulla faccia di Lord Trenton e scoppiò a ridere. «E ovvio che siete il più felice dei mortali! Le mie congratulazioni!» «Ridete pure, Ned! Non sapete quanto siete fortunato. Nessuno fa pressione su di voi perché vi sposiate. Nessuno vi ricorda giorno dopo giorno che siete figlio unico e che spetta a voi tramandare il dannato titolo. Non ho due fratelli maggiori, io!» «Purtroppo me ne resta solo uno, Jack. Il primogenito è mancato all'inizio dell'anno. Insieme a sua moglie. Credevo lo sapeste?» «Non ci pensavo più. Scusate, Ned!» «Non importa. Antigua è tanto lontana. Perché avreste dovuto ricordarlo?» «Sono desolato lo stesso. Un incidente in carrozza, vero? L'altro vostro fratello si trova ancora nelle Indie Occidentali? «Non più. Lui e Julia sono in viaggio per Londra. Dovrebbero arrivare da un giorno all'altro.» «Si fermeranno a lungo?» «Sino all'estate prossima. Hanno le mie due nipoti con loro, le figlie di mio fratello deceduto. Lisette, la maggiore, farà il suo debutto in primavera. È deliziosa, per cui non dubito che avrà successo. Ma non aspetto con impazienza il loro arrivo. Sono affezionato a mio fratello. E Lisette e Pip sono amabilissime. Ma Julia, la moglie di Henry... Credetemi, Jack, è il migliore argomento a favore del celibato!» «Vecchio mio, quale mancanza di tatto!» «Perché? Che cosa ho detto?» «Siete stato poco caritatevole nei confronti di un uomo che ha appena infilato la testa nel cappio.» «Se vi sembra una tale condanna, perché l'avete fatto?» «Ve l'ho detto! Noblesse oblige. Non guardatemi così, non avete idea di cosa voglia dire avere la famiglia che vi sta addosso perché facciate il vostro dovere, generiate un erede, e tutto il resto. Alla fine ho ceduto. È una cosa sufficiente a spingere un uomo a bere.» «Vi offro un bicchierino allora» rise Barraclough. «Gli avvocati aspetteranno.» Lord Trenton incontrò alcuni amici da White's e dopo un po' riuscì ad annegare i dispiaceri in modo tanto efficace che Barraclough si sentì di lasciarlo. Tornò a incamminarsi verso la sua casa di North Audley Street. La brezza del pomeriggio era piacevolmente fresca e mentre passeggiava riflette' su quanto fosse fortunato. Era libero, ricco e, a trent'anni, ancora relativamente giovane. Aveva un'amante che rappresentava tutto ciò che un uomo potesse desiderare: era bella, appassionata e molto disponibile. E, a differenza di una moglie, non poteva vantare alcun diritto su di lui. Era libero di andare e venire a suo piacimento e, quando fosse stato stanco di lei, Louise si sarebbe trovata un altro senza alcuno sforzo da parte sua. Sì, la sua vita era particolarmente soddisfacente. Al contrario del povero Trenton, lui non subiva pressioni perché si sistemasse. Sarebbe rimasto celibe finché lo avesse desiderato. L'unica ombra all'orizzonte era l'imminente arrivo di sua cognata. Si rabbuio'. Lui e Julia si detestavano cordialmente. Quando, con grande dispiacere di lei, lui aveva ereditato la fortuna di suo zio, Julia non aveva tenuto segreta la propria opinione sul fatto che avrebbe fatto meglio a restare nelle Indie Occidentali invece di viaggiare per il mondo come aveva fatto. La sua successiva decisione di vivere in Inghilterra era stata un'altra fonte di discussione. Ma Edward sospettava che ciò che la irritava in realtà fosse il fatto che, a differenza del suo povero fratello Henry, lui non le dava la minima retta.

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


'Pazienza', pensò Edward, mentre attraversava Berkeley Square e svoltava in Mount Street. Tanto non c'era modo di accontentarla. Lungi dal trascurare le responsabilità di famiglia, lui aveva permesso che queste lo tenessero lontano dall'Inghilterra per buona parte della stagione della caccia dell'anno prima e per quasi tutta la primavera. Quella che era iniziata come una semplice visita ad Antigua si era trasformata in una serie di crisi. Improvvisamente, le due figlie del fratello maggiore erano rimaste orfane. Lui ne era diventato tutore insieme a Henry, ed era convinto di aver fatto ben più del suo dovere a riguardo. Ora toccava a Henry e a Julia occuparsi delle ragazze. Edward aveva tutte le intenzioni di compensare i sacrifici di quest'ultimo anno. Forse avrebbe trascorso qualche giorno a Brighton con Louise, dopo di che avrebbe accettato una serie di inviti da parte di amici per trascorrere l'autunno nelle loro tenute di campagna. Quindi sarebbe tornato a Londra per godersi di nuovo la vita di città. Una prospettiva molto allettante e ben meritata, checché ne dicesse Julia! Rinfrancato da quel pensiero, salì di corsa i gradini di casa sua, salutò con un allegro cenno del capo il valletto tendendogli bastone e cappello, entrò nell'atrio e si avviò verso le scale. Ma sul primo gradino fu fermato dal maggiordomo. «Sir! Mr. Barraclough!» Edward non aveva mai visto Harbin tanto turbato. «Di cosa si tratta?» domandò. «Avete delle visite, sir.» Harbin tese un vassoio sul quale era posato un biglietto. Edward lo lesse. «Lady Penkridge...? Cosa vuole?» «Non lo so, sir. Ha due giovanette con sé.» Edward si acciglio'. «Meglio che vada da loro, immagino. Dove sono?» «Le ho fatte accomodare in biblioteca, sir.» Harbin si avviò verso la porta, la aprì e annunciò Edward. Poi si ritirò. «Edward!» Lui fu travolto da un piccolo turbine. «Sono secoli che vi aspettiamo! Dove siete stato?» Edward rise, prese la ragazzina tra le braccia e la fece girare vorticosamente. «Non credevo che sareste arrivati a Londra tanto presto, Pip! Avreste dovuto avvertirmi.» Mise giù la nipote e andò ad abbracciare l'altra ragazza. «Lisette, sei più graziosa che mai.» Poi si girò a guardare le altre persone presenti nella stanza. Una vestita di nero e stava dritta come un fuso. Aveva dipinta sul viso quella che sembrava una permanente espressione di disapprovazione. Dal brutto cappellino che portava in testa sporgevano quelli che sembravano aculei di porcospino. Non Lady Penkridge. Edward si girò con sollievo verso l'altra donna, che era ovviamente in attesa di parlargli. «Lady Penkridge? Non credo che ci siamo mai incontrati.» «No, Mr. Barraclough. Ma conosco molto bene vostro fratello e sua moglie.» «Henry?» domandò. «Si. E la cara Julia. Sono sua amica da anni.» «Davvero? Allora sono lieto di fare la vostra conoscenza, Lady Penkridge. Ma... Ma non capisco. Mio fratello e sua moglie non sono qui?» «Julia è ancora ad Antigua. E così vostro fratello.» Edward la guardò sbalordito. Godendosi il dramma del momento, Lady Penkridge annuì solennemente. «Non erano in grado di viaggiare, Mr. Barraclough. Julia si è rotta una gamba il giorno prima di imbarcarsi e Henry è rimasto a prendersi cura di lei.» «Ma...» Allibito, Edward si informò sull'incidente. Lady Penkridge gli raccontò tutto, con frequenti interruzioni da parte della bambina, che sembrava trovare i truculenti dettagli più eccitanti che dolorosi. La conclusione era ovvia. Sarebbe passato del tempo prima che Julia Barraclough potesse camminare, e ancora di più prima che potesse mettersi in viaggio per l'Inghilterra. «Ma ancora non capisco» disse Edward alla fine. «Perché, in questo caso, le mie nipoti sono a Londra?» «Edward! Non dite che non ci volete qui! Credevo che sareste stato contento di vederci!» esclamò la bambina che l'aveva salutato con tanto entusiasmo pochi minuti prima. Edward le sorrise rassicurante. «Lo sono, piccolina! La notizia mi ha colto di sorpresa, nient'altro. Come farete qui in Inghilterra senza vostra zia?» «È tutto organizzato! Avremo miss Froom come istitutrice. E tu ci accompagnerai a Wychford per prenderti cura di noi.» Il sorriso di Edward svani' di colpo. «Cosa?» Lady Penkridge guardò Pip, accigliata. «Philippa, vorrei che ti ricordassi che una bambina non deve parlare finché non le viene rivolta la parola! Devi consentirmi di esporre i fatti a tuo zio.» «Sarebbe cosa utile. In questo momento, non riesco a credere alle mie orecchie.» Osservò Edward cupo. «Per prima cosa, posso presentarvi miss Froom, Mr. Barraclough?» Edward voleva bene alle sue nipoti e l'ultima cosa che desiderava era turbarle. Ma non intendeva rinunciare ai suoi progetti autunnali per occuparsi di loro, specialmente non in un luogo fuori mano come Wychford! Perciò, mentre salutava con un cenno del capo il drago di donna che stava accanto a Lady Penkridge, propose: «Forse miss Froom potrebbe accompagnare le ragazze in salone mentre voi mi spiegate, signora? Sono sicuro che Harbin farà preparare loro una merenda.» Pip stava per protestare, ma un'occhiata dello zio la mise a tacere, così seguì l'istitutrice insieme a Lisette. Edward aspetto' che fossero uscite, poi disse: «Dev'esserci un malinteso. Non posso aver capito bene. Vorreste avere la cortesia di sedervi e di raccontarmi tutto, Lady Penkridge? Lentamente.» La gentildonna si accomodo' e iniziò: «Potete immaginare, Mr. Barraclough, la confusione causata dall'incidente accorso a Julia, così inaspettato e subito prima che la nave lasciasse Antigua. I Barraclough erano profondamente preoccupati. Non sapevano come fare. Così, dato che io rientravo in Inghilterra sulla stessa nave, mi sono offerta di portare le ragazze con me. È stato un grande sollievo per loro, come potete immaginare. Julia è impossibilitata a prendersi cura delle nipoti finché non tornerà a camminare. Così, la soluzione ideale è parsa che io portassi qui le ragazze e le affidassi a voi.» Edward riflette' per un attimo. Poi chiese con calma: «Intendete dire che avrò 'io' la responsabilità delle mie nipoti? Io solo? Senza alcun aiuto da parte di mio fratello o di sua moglie?» «Avrete miss Froom.» «Miss Froom!» Ci fu un breve silenzio durante il quale Edward cercò di esprimere quello che pensava in parole accettabili alle orecchie di una gentildonna. Non ci riuscì. Lady Penkridge continuò in tono incoraggiante: «Julia è in buona salute. Non ci vorrà molto perché la sua gamba guarisca. Forse solo sei o sette settimane». «Sei o sette settimane! Solo sei o sette!» Edward non riuscì a trattenersi oltre. «Questo, come potete vedere, è un appartamento da scapolo, Lady Penkridge. Come fate a pensare che potrei tenerci Lisette e Pip anche solo per sei giorni? Mi rifiuto! Mi rifiuto categoricamente.» Lady Penkridge replicò con freddezza: «Vostra cognata nutriva seri dubbi riguardo alla vostra disponibilità, Mr. Barraclough. Ma confesso che la vostra mancanza di solidarietà umana mi sorprende. Ovviamente, è fuori questione che Lisette e Philippa rimangano qui. Ho preso una suite al Poultney per conto di Julia e le vostre nipoti resteranno là, affidate alle cure di miss Froom, finché non avrete organizzato il trasferimento nella casa di campagna nella quale dovranno alloggiare. La tenuta si chiama Wychford, credo.» «Si, si, la conosco. Abbiamo concluso una locazione di sei mesi recentemente. Ma si trova in piena campagna, a oltre venti miglia da Londra. Ho altri impegni, inviti che ho accettato, doveri che non mi permettono di passare l'autunno a Wychford. Dovrete prendere altre decisioni, Lady Penkridge.» «Io, sir? Temo che ci sia un malinteso. Ho accompagnato le ragazze a Londra per fare un favore a vostra cognata, ma ora devo occuparmi di questioni personali. Dovrete annullare questi vostri impegni. Io lascerò Londra tra due giorni per il nord.» Edward la fissò vacuo. «Non potete!» «Posso e lo farò. Ho accettato di portare le ragazze in Inghilterra, ma il mio compito termina qui. Come mi ha garantito Julia, adesso sono una vostra responsabilità.» «Una mia responsabilità! Oh, sì, posso immaginare che Julia abbia detto questo! È tutta colpa sua!» «Mr. Barraclough! Siete del tutto privo di sensibilità? Vostra cognata in questo momento giace in un letto di dolore...» «È 'niente' in confronto a quello che ha fatto a me! E perché Henry non è intervenuto? Non poteva trovare una soluzione migliore? Dannazione, è lui il tutore delle ragazze!» «Vostro fratello era comprensibilmente più preoccupato per la moglie. Comunque, se ho capito bene, la tutela legale l'avete voi.» «Sì, ma c'è una sostanziale differenza tra di noi. Henry è sposato e io sono scapolo!» «Ecco il motivo della presenza di miss Froom, Mr. Barraclough. Per una fortunata coincidenza, Julia le aveva scritto tempo fa per assumerla...» «Fortunata! Non c'è nulla di fortunato in questa catastrofe!» Sbotto' Edward. Lady Penkridge lo ignoro'. «E io sono andata a prenderla ieri. Sono sicura che potete affidarle tranquillamente le ragazze. Ha ottime referenze. Tutto quello che si richiede da voi sarà prendervi carico della casa di Wychford.» «Ma io vivo a Londra, perbacco!» Edward aveva alzato la voce. «Ho già dei progetti per l'autunno! Perché diavolo Henry ha acconsentito a questa demenziale idea? Se non fosse mio fratello, giuro che...» Lady Penkridge si alzò. «Mi spiace che abbiate preso in modo tanto sfavorevole la notizia, Mr. Barraclough. Soprattutto dato che vi esprimete in termini privi di moderazione. Non c'è nulla che io possa fare per aiutarvi. Lascio Londra tra due giorni, perciò disponete di questo tempo per organizzare le cose. Ora, se non vi dispiace, riporto le ragazze al Poultney Hotel. Buon pomeriggio.» affermò in tono glaciali. Radunò le proprie cose e attese rigida che lui chiamasse Harbin perché la accompagnasse alla porta. Con un considerevole sforzo, Edward si ricompose. Non sarebbe stato un bene per le ragazze se lui si fosse messo in contrasto con quella donna. Lisette doveva debuttare la primavera successiva e Lady Penkridge poteva avere una considerevole influenza nella buona società londinese. Inspiro' profondamente e le rivolse un sorriso affascinante. «Vi prego di perdonarmi. Ho avuto torto. È solo che...»Tirò un altro respiro. «Sono rimasto un po' turbato all'idea che avrei dovuto abbandonare tutti i miei amici, venir meno a promesse fatte, lasciare Londra e seppellirmi in campagna per otto o nove settimane almeno, con solo le mie nipoti e la loro istitutrice per compagnia. E tutto entro quarantotto ore. Per quanto possa parervi assurdo, è stato un piccolo trauma.» Tirò un altro respiro e si costrinse a sorridere di nuovo. «Ma voi siete stata molto gentile. Sono certo che Julia vorrebbe che vi mostrassi la nostra gratitudine. Posso passare a trovarvi al Poultney questa sera? Vorrei offrire la cena a voi e alle mie nipoti, se me lo concedete.» Il fascino di Edward era infallibile, quando decideva di esercitarlo, e Lady Penkridge lo avvertì come molte altre signore in passato. I suoi modi erano percettibilmente più caldi quando disse: «Grazie. Sono certa che le ragazze lo gradiranno molto. E anch'io. A che ora?» Quella sera Edward si sforzo' di cancellare l'impressione sfavorevole che aveva prodotto su Lady Penkridge con tale successo che la gentildonna cominciò a chiedersi se Julia non si fosse sbagliata sul conto del cognato. Si separarono nei migliori dei termini e dopo due estenuanti giorni di preparativi, appuntamenti, biglietti di scuse e giustificazioni, Edward salutò Lady Penkridge che partiva per il nord, poi si mise in viaggio alla volta di Wychford accompagnato dalle sue nipoti e da miss Froom. Mentre si lasciavano Londra alle spalle, Edward si rese conto che il suo umore cupo aveva contagiato le sue compagne di viaggio. Lisette guardava con mestizia dal finestrino, e miss Froom teneva gli occhi severi su Pip, la quale era stranamente quieta. Edward si riscosse. Non era colpa delle nipoti se lui era stato costretto all'esilio. Le povere ragazze avevano passato momenti terribili in quest'ultimo anno, prima a causa della perdita dei genitori, poi per la questione tra Lisette e Arandez. E ora questo... «Scommetto che volete sapere qualcosa sulla casa di Wychford» esordì. «La zia Julia l'ha comprata?» chiese Pip. «Non dite sciocchezze, Philippa. Vostra zia l'avrà affittata tramite un agente. Sarebbe inutile comprarla quando la occuperete per così poco tempo.» intervenne miss Froom. Edward guardò la donna. Non era la prima volta che stroncava la bambina, e senza che ce ne fosse la necessità. Avrebbe dovuto tenerla d'occhio. Il vivace interesse di Pip per il mondo che la circondava era uno dei suoi pregi, e lui non voleva che venisse represso. Sorrise con calore alla nipote. « Temo che vi sbagliate entrambe. La storia non è così semplice.» Il faccino di Pip si illumino'. «Una storia? Raccontatecela, Edward!» «Bene. La prima volta che sentimmo parlare di Wychford apparteneva a Thomas Carstairs. Thomas possedeva delle piantagioni nelle Indie Occidentali, e lui e sua moglie fecero amicizia con vostro nonno. Alcuni anni dopo, all'incirca nel periodo in cui nascesti tu, Pip, Mrs. Carstairs rimase vedova e venne a trovarci. Fu allora che promise a tuo padre che saremmo potuti restare tutti con lei a Wychford quando tu e Lisette sareste state abbastanza grandi da vivere in Inghilterra.» «Come una buona fata madrina!» Edward sorrise. «Più o meno. Anche se sembrava più una strega che una fata buona.» «Vivrà con noi, ora?» «No. È mancata non molto tempo fa...» «E ha lasciato la casa a noi!» «Non proprio.» «Philippa, quante volte devo dirvi che non bisogna interrompere chi sta parlando? E tornate a sedervi composta, per favore!» Edward provò un moto di irritazione. Pip si era alzata, appoggiandosi un po' contro di lui e un po' contro la portiera della carrozza. Era pericoloso, e miss Froom aveva ragione a obbiettare, ma gli aveva fatto piacere quel moto di vivacità di Pip. Ignoro' la istitutrice e riprese: «Non sarebbe stato giusto. Mrs. Carstairs non aveva figli, ma altri parenti sì. Ha lasciato la casa a sua nipote.» «Una nipote? Come noi?» «Mrs. Carstairs aveva circa ottant'anni, perciò sua nipote dev'essere un po' più grande, non trovi? Forse anche più vecchia di me.» «L'avete mai incontrata?» «No, ho trattato soltanto con il suo agente, un certo Mr. Walters. Ma devi lasciarmi finire la mia storia, Pip. Ho fatto visita a Mrs. Carstairs in diverse occasioni a Wychford, e l'ultima volta che l'ho vista, in cui le comunicai che sareste venuti tutti a Londra quest'anno, lei ha ricordato la promessa fatta a tuo padre.» «Ma è morta!» rispose la ragazzina. «È vero, ma ha lasciato scritto nel suo testamento che Wychford sarebbe dovuta essere a disposizione dei Barraclough per sei mesi dopo il vostro arrivo.» «È una condizione ben strana, Edward» osservò Lisette. «Mrs. Carstairs era una persona eccentrica, tuttavia mi piaceva.» Lui rimase in silenzio per un po', ricordando l'ultima volta che aveva visto l'anziana signora. Era avvolta in scialli e curva sulla sua poltrona, già molto malata. Ma i suoi occhi neri da zingara erano vivacissimi. Lo aveva guardato intensamente, poi s'era riscossa come se avesse preso una decisione e aveva detto: «Sì, potete andare. Alla casa piacete, e piacerete anche a lei». Perplesso, Edward aveva chiesto: Lei 'chi,' signora?» A quel punto Mrs. Carstairs era scoppiata in una risatina rauca e aveva detto: «Non pensateci. Vedrete che con il tempo... Vi raccomando solo di tornare qui! Ma che sciocca. So che lo farete.» Edward era stato tentato di liquidare quelle parole come le divagazioni di un'anziana signora prossima alla dipartita. Ma gli erano rimaste in mente, e ora stava tornando a Wychford, proprio come aveva detto lei.

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***


A una trentina di miglia di distanza, Mrs. Carstairs e la sua casa erano argomento di conversazione anche tra Rupert, quarto conte di Warnham, e sua figlia, la Contessina Octavia Petrie. Era una giornata fresca e Lord Warnham, che aveva passato la settantina e pativa il freddo, si strinse nello scialle e guardò la figlia, angustiato. «Vorrei che tua zia Carstairs non ti avesse lasciato Wychford, Octavia. Che atto sconsiderato da parte sua. Sapevo che sarebbe stato un fastidio!» «Ma, padre, vi assicuro che non lo reputo affatto un fastidio.» «E come può essere? Mi dici che dovrai andare a controllare la proprietà la settimana prossima. Un viaggio così lungo su strade di campagna per vedere una casa che non può esserti di alcuna utilità! Certo che è un fardello. Se tua zia mi avesse consultato in materia, le avrei dato parere contrario. Non può aver riflettuto su quale preoccupazione sarebbe stata per te possedere una casa simile.» «Papà, non è affatto una preoccupazione! Credimi, sono molto felice di essere la proprietaria di Wychford.» «Ma non ti sarà possibile tenerla. Non hai la minima idea di cosa significhi occuparsi di una grande casa.» «Mi occupo di questa, padre.» «È tutta un'altra questione, mia cara. Questa è la casa in cui sei nata, e ci sono io a proteggerti.» Octavia Petrie si concesse un sorrisetto. Poteva anche essere la casa in cui era nata, ma oramai era suo padre ad aver bisogno di protezione. Persino il più banale dei problemi rappresentava un cruccio per lui. Per quanto amasse il suo anziano genitore, Octavia trovava il fatto di evitargli inutili tensioni più estenuante che occuparsi della gestione domestica. Cercò di rassicurarlo. «Wychford non mi causerà alcun problema, padre. Lo sapete anche voi. I Barraclough occuperanno la casa per sei mesi, secondo il desiderio della zia Carstairs. Il contratto è già firmato, e finora non ho dovuto fare ancora nulla. Si è occupato di tutto Mr. Walters.» «Walters è una brava persona. Un ottimo legale e uomo d'affari! Ma ha fatto soltanto il suo lavoro. Sarebbe disdicevole che una signora trattasse contratti e simili questioni. Comunque, resto del mio parere. Tua zia Carstairs avrebbe dovuto lasciare la tenuta a qualcun altro. Tu faresti molto meglio a restare qui con me, martedì prossimo, e lasciare che Walters ti liberi da questo impiccio.» Octavia sorrise. Suo padre era unico. Nessun altro si sarebbe angustiato tanto perché la più giovane dei suoi otto figli, ventiduenne e ancora nubile, aveva ereditato una grande tenuta, casa compresa, dalla sua madrina. Ma la ben nota diffidenza di Lord Warnham verso qualunque cosa potesse minacciare la abitudinaria quiete delle sue giornate lo rendeva cieco anche di fronte ai vantaggi di una eredità. «Non sono più una bambina, padre. Compirò ventitré anni la settimana prossima. E non mi pesa affatto fare una semplice visita a Wychford. Desidero vedere la casa prima che arrivino i Barraclough. Ci vorrà meno di una giornata.» «Una giornata! Non essere sciocca. Saranno almeno dieci miglia.» Protesto' ancora suo padre. «Quindici. Ma c'è luce fino a tardi, la sera, e le strade sono buone...» «Ti sottoporresti a un viaggio di trenta miglia in un giorno! Non voglio nemmeno sentirne parlare. Anche con una carrozza chiusa...» «Oh, prenderei il calesse. Mi piace guidarlo personalmente. Will Gifford mi accompagnerà, naturalmente.» Quell'idea contrario' il conte al punto che ci volle tutta la capacità di convincimento di Octavia per indurlo a rassegnarsi alla sua assenza. Alla fine, l'anziano signore cedette. «Immagino che tu debba andare, ma mi mancherai.» «Ne dubito, padre. Avete scordato che domani arriverà la cugina Marjorie? La trovate simpatica, no?» «È una persona molto gradevole, certamente, e gioca a whist e a cribbage meglio di te. Temo che a volte tu sia un po' impaziente, mia cara. Sì, Marjorie mi piace.» Il conte sospirò. «Vedo che sei proprio decisa a fare questa gitarella. Octavia, perciò lascerò cadere il discorso. Ma continuo a rimpiangere che Mrs. Carstairs abbia lasciato a te la sua casa. Non riesco a capire perché l'abbia fatto!» «Neanch'io, padre. Anche se... L'ultima volta che è stata qui ha detto che a Wychford sarei piaciuta.» Lo scialle scivolo' dalle spalle del conte, quando si raddrizzo' fissandola. «A Wychford saresti piaciuta? Una persona che piace a una casa? Che cosa strana da dirsi! Ma del resto, quella donna ha sempre detto cose strane. Non assomigliava affatto alla tua povera mamma.» «No davvero! Harry e io avevamo paura di lei quando eravamo bambini. Pensate che la chiamavamo la strega di Wychford. Ma ho imparato a conoscerla meglio quando è stata qui, la primavera scorsa, non molto prima che morisse. Lei... sembrava capire...» Octavia tacque. Era vero che la sorellastra di sua madre aveva avuto in sé delle qualità da strega. Anche se nulla era stato detto, solo lei, in tutta la famiglia, era parsa indovinare la crescente inquietudine di Octavia e intuire quanto la annoiasse la vita ad Ashcombe. Octavia aveva trovato puntati su di sé più di una volta i neri occhi da zingara di Mrs. Carstairs e s'era chiesta che cosa pensasse. Certamente, non le era venuto in mente che la sua madrina potesse lasciarle Wychford. «Capire? Cosa c'è da capire?» «Nulla padre. Proprio nulla.» «Una persona molto singolare. Perché ha dovuto lasciare a te la sua casa?» Lui stava ancora sforzandosi di comprendere. «A cosa ti serve una casa? Sei felice qui, no?» Sono annoiata, padre. A volte, mi sembra di impazzire dalla noia, avrebbe voluto rispondere Octavia. Ma era una ragazza di buon cuore e voleva bene al conte, perciò si limitò a dire: «Naturalmente. E non ho alcuna intenzione di vivere a Wychford, padre. In ogni caso non potrei. I Barraclough prenderanno possesso della casa tra poche settimane.» «Chi sono questi Barraclough? Li conosci?» «Il vecchio Mr. Barraclough era un amico dello zio Carstairs. Si conobbero ad Antigua. Ora sono morti entrambi, naturalmente, ma gli attuali Barraclough hanno una figlia che verrà presentata in società l'anno prossimo.» «Uno strano accordo davvero. Ma questi Barraclough sembrano abbastanza rispettabili?» «Sono estremamente rispettabili, padre. Mr. Walters ha avuto referenze eccellenti sulla loro situazione ad Antigua, e Mr. Barraclough attualmente vive a Londra e funge da consigliere temporaneo per il Ministero degli Esteri. È molto improbabile che io li incontri. Sicuramente non questa volta, perché non saranno là.» «Be', suppongo che tu debba proprio andare. Io me la cavero' come posso con Marjorie.» Octavia rise a quel tono rassegnato. «Starete benissimo, padre.» «Devi assicurarti che lei abbia la stanza degli arazzi. Le piace.» «Lo so. L'ha occupata ogni volta che ci ha fatto visita in questi ultimi vent'anni!» Octavia scosse la testa con affettuosa esasperazione. «Davvero, padre! Cosa pensate di me? La stanza è pronta da due giorni, ormai. Mancano solo i fiori freschi, e li metterò domani mattina prima del suo arrivo.» «E uno scaldino per il letto, Octavia! Ricorda alla governante di assicurarsi che il materasso sia ben arieggiato.» «Non farò niente del genere! Non intendo offendere la povera Mrs. Dewey. Se la conosco bene, nel letto c'è già un mattone bollente, che sarà rinnovato domani. Potete stare tranquillo.» Appena suo padre fu sistemato per il suo sonnellino pomeridiano, Octavia si cambiò e si avviò silenziosa verso le scuderie. Prese la sua giumenta e, accompagnata da Will Gifford, il palafreniere, partì verso i campi. Un buon galoppo forse l'avrebbe liberata dai sentimenti di impazienza, noia, stanchezza. Per quanto amasse suo padre, a volte provava l'irresistibile impulso di fuggire da tutto e da tutti. Il fatto che si fosse messa in trappola da sola, che avesse scelto di sua spontanea volontà di restare ad Ashcombe, le era di scarsa consolazione, ora. Ma come poteva lasciare da solo suo padre?

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***


Ma Octavia attendeva con impazienza la settimana successiva, quando avrebbe visto la tenuta di Wychford per la prima volta. Il suo umore cominciò a migliorare. Anche la visita di Marjorie rappresentava un piacevole diversivo. Pur appartenendo a un'altra generazione, la cugina era ancora giovane in spirito e una buona ascoltatrice. La cugina Marjorie, vedova di Lord Dorney, viveva a una certa distanza, nella dipendenza di una grande tenuta che ora apparteneva al figlio. Lei e Lord Warnham erano sempre stati buoni amici e, dopo la morte di Lord Dorney, un paio d'anni prima, Marjorie aveva preso a frequentare assiduamente Ashcombe. Passava molto tempo a conversare con il conte o a sfidarlo a Whist e a tutti i giochi di carte che gli piacevano. Lord Warnham apprezzava la sua compagnia e le sue visite si rivelavano sempre un successo. Octavia sapeva di affidare il padre in buone mani. Quando Lady Dorney arrivò il giorno successivo, Lord Warnham stava riposando, così, dopo averla salutata con calore, Octavia la fece accomodare nel suo salottino personale. Per un po' si scambiarono notizia delle due famiglie, poi Lady Dorney osservò: «Sembri preoccupata, Octavia. Cosa c'è che non va? È per quella casa che ti ha lasciato la sorella di tua madre? Wychford?» «Non cominciate anche voi!» Lady Dorney inarco' un sopracciglio cogliendo l'esasperazione nella sua voce, e Octavia fu costretta a spiegare. «Papà si rammarica che la casa sia stata lasciata a me. La ritiene una responsabilità eccessiva. Non ditemi che la pensate anche voi allo stesso modo!» Lady Dorney rise. «Non sono apprensiva al pari di tuo padre, temo. No, sono lieta per te. Ma, se non si tratta di ansia per questa eredità, perché quell'espressione sul tuo viso? È ovvio che stai vivendo un momento di tensione.» «Speravo che non fosse così evidente!» «Forse non agli altri. Ma io ti conosco troppo bene. Cosa c'è, cara?» Octavia esitò. «Avete ragione, è la casa. Quando ho saputo di averla ereditata, mi è parsa una via di fuga. Ma non ho tardato a rendermi conto che mi è impossibile imboccarla.» «Non mi sorprende affatto che desideri fuggire! La vita che conduci ad Ashcombe non è fatta per una ragazza giovane e graziosa. Avresti dovuto sposarti anni fa. Non ho mai capito perché tu non l'abbia fatto.» «È presto detto. Non ho mai incontrato un uomo che desiderassi sposare!» «Sei mai stata innamorata?» «Non proprio.» «Mai?» Octavia fece un sorrisetto. «Quando ero più giovane, credevo di esserlo. Di un giovane soldato di nome Tom Payne, alto, biondo, spiritoso e con gli occhi azzurri. Venne qui in licenza con mio fratello nell'estate del milleottocentododici, e lui e Stephen ne combinarono tante che non smisi di ridere per tutt'e due le settimane. Non l'ho mai dimenticato.» «Non direi che si avvicini alla mia idea di innamoramento. Ti ha corteggiata?» «Certo che no. Avevo solo quattordici anni! Non credo che ci abbia nemmeno pensato. Ma se fosse vissuto... forse avrei potuto rivederlo.» «Fu ucciso?» Octavia annuì. «A Waterloo. Entrambi. Lui e Stephen, insieme.» Una pausa. «Ho superato il dispiacere, ovviamente. La nostra frequentazione era stata troppo breve perché ne avessi un crepacuore. Quando andai a Londra per il mio debutto, ero tornata me stessa. Ma... non ho mai ricevuto un'offerta che desiderassi accettare.» «Oh, andiamo! È assurdo. Non solo sei molto bella. Sei ricca e imparentata con metà delle migliori famiglie d'Inghilterra. Devi aver attratto molti giovani uomini.» «Forse. Ma nessuno di loro ha attratto me.» «Non è possibile che stessi ancora pensando a Tom Payne.» «Oh, no! Non esattamente, ma... ma lui ha sempre rappresentato il mio ideale. Biondo, con gli occhi azzurri e divertente. E nessuno ha retto il confronto con Tom. Mi sembravano tutti così noiosi. Non me la sentivo proprio di passare la vita con uno di loro. E Londra era sporca, rumorosa, e piena di scandali...» «Poi la tua mamma morì e tu lasciasti la città.» «Senza rimpianti.» «E decidesti di restare ad Ashcombe e di rinviare il matrimonio finché tuo padre non fosse riuscito a cavarsela senza di te. Te l'avevo detto, allora, che era un errore, se ricordi bene.» «Ma non c'erano alternative! Harry non poteva restare qui, era nell'esercito, e gli altri erano già sposati e vivevano altrove. Papà avrebbe dovuto lasciare questa casa per andare a stare con uno di loro, e sapete quanto lui detesti i cambiamenti. Si era persino rifiutato di trasferirsi al castello di Warnham quando morì il nonno.» «Così tuo fratello Arthur si è preso la magione di famiglia. Devo dire, comunque, che il castello gli si addice. Come sta?» «Come sempre. Pomposo, borioso e tedioso! Sarah è in attesa di un altro bimbo e Arthur spera che finalmente lei gli darà un figlio maschio.» «Quante figliole ha?» «Quattro.» «E neanche un maschio. Poveretta. Non avrà molta comprensione da parte del marito se lo delude di nuovo. Capisco perché tuo padre non abbia voluto vivere al castello con Arthur! Ma ancora non comprendo perché sia stata tu a volerti sacrificare.» «Vi assicuro che non fu affatto un sacrificio, allora. Ma adesso... mi sento in trappola.» Fece una risatina nervosa. «A volte sono davvero disperata.» «Hai bisogno di allontanarti per un po'. Non potresti andare a far visita a una delle tue sorelle?» «Cosa? E fare da balia ai loro figli invece che a mio p...» Si Interruppe. «Invece che gestire Ashcombe per mio padre? Qui, almeno, devo rispondere solo a lui. Ma con il vostro aiuto avrò una breve vacanza. Di undici o dodici ore.» Si alzò e si mise a camminare per la stanza. Dopo un po' ebbe un gesto impaziente. «Oh, non fate caso a quello che dico! Nessuno mi ha costretto a fare questa vita. L'ho scelta io. Il matrimonio non sarebbe una via di uscita. A giudicare dai mariti delle mie sorelle, cambierei semplicemente una forma di noia per un'altra.» «Non hai ancora incontrato l'uomo giusto» commento' Lady Dorney con un sorriso. «Prima o poi arriverà, vedrai.» «Sono illusioni sentimentali! Forse a quattordici anni credevo alle favole, ma a ventidue ci ho rinunciato. No, quando non dovrò più occuparmi di papà, diventerò un'anziana zitella e vivrò a Wychford tra cani e cavalli. E i bambini mi crederanno una strega, come io facevo con la zia Carstairs!» «Certamente ne aveva tutta l'aria. Aveva un modo di guardare le persone... L'ho incontrata una sola volta, ma ho avuto la sensazione che sapesse quel che stavo pensando ancora prima di me. Com'è Wychford?» «Non l'ho mai vista. Mia zia non invitava nessuno di noi là, era una specie di reclusa. La vedrò per la prima volta martedì prossimo. È un tale sollievo sapere che voi sarete qui a prendervi cura di papà. So quanto può essere noioso...» Lady Dorney guardò Octavia, sbalordita. «Mia cara ragazza, ti sbagli! Sarà un piacere.» Rise vedendo la sua espressione. «Non occorre che tu mi guardi così. Sono molto seria. Mi piace prendermi cura delle persone, soprattutto se sono dolci e gentili come il tuo papà.» «Davvero?» Lady Dorney prese la mano di Octavia. «Da quando Dorney è morto, c'è stato un tale... vuoto nella mia vita che a volte mi pare di non sapere cosa fare. Venire qui può sembrare noioso a te, ma per me è una vera gioia. Sarei lieta di tener compagnia a tuo padre anche più a lungo di un giorno, se tu lo volessi. Ora, dimmi come intendi viaggiare. Quanto hai detto che è lontana Wychford? E conosci questi Barraclough? Possibile che ci sia un biondo Mr. Barraclough dagli occhi azzurri che riuscirà a divertirti?» Octavia rise. «Se solo fosse così! Ma, secondo Mr. Walters, i Barraclough sono una famiglia sobria, retta e altamente rispettabile. E dato che hanno soltanto due figlie femmine, temo proprio che non ci sia nessun buon partito per me. In ogni caso, non li incontrerò. I Barraclough non sono attesi a Wychford prima di un'altra settimana almeno.» Nel frattempo, a tre miglia da Wychford, il sobrio, retto e altamente rispettabile Mr. Barraclough, la faccia truce, smontava dalla carrozza, che si era inclinata di lato, esaminava il perno rotto della ruota e imprecava profusamente. Tre teste sbucarono dal finestrino, una interessata, una nervosa e la terza coperta da un cappellino nero le cui piume tremolavano oltraggiate. «Mr. Barraclough! Sir! Ritrovate il controllo» lo redargui' il cappellino nero. «Lisette! Philippa! Tornate immediatamente a sedervi e copritevi le orecchie con le mani.» «Fareste meglio a dir liro di smontare in tutta fretta, miss Froom» ribatte' Edward brutalmente. «Non posso assicurarvi che questa dannata carrozza non si capovolga da un momento all'altro. Giù tutte, presto!» «Ma c'è troppo fango sulla strada.» «Meglio scarpe infangate che lividi i posti innominabili! Scendete. Prima tu, Pip!» Ignorando l'ansito della istitutrice per il suo linguaggio, Edward sollevò la più giovane delle tre viaggiatrici e la deposito' sul ciglio della strada. «E ora tu, Lisette. Non irrigidirti, non ti succederà niente.» Lisette venne presa in braccio e posata accanto alla sorella. «Miss Froom?» «Grazie, Mr. Barraclough, faccio da sola» rispose l'istitutrice con dignità. «Come preferite» annuì Edward ironico. Ma quando miss Froom atterro' in una pozza di fango e rischiò di scivolare, la afferrò per la vita e la deposito' sull'erba accanto alle nipoti, dove lei si ricompose, fremente di indignazione. Edward tornò a esaminare il danno alla ruota e Pip approfittò della situazione per arrampicarsi sul più vicino albero e appollaiarsi su uno dei rami. Quando Lisette alzò gli occhi e la vide, le due sorelle si sorrisero. «Cosa credete di fare, signorina!» esplose l'istitutrice. «Scendete immediatamente. Scendete, ho detto! Mr. Barraclough, ordinate alla bambina di calarsi dall'albero. Guardatela! Devo protestare...» «Protestate pure quanto volete, miss Froom. Non servirà a nulla» la interruppe lui con impazienza. «Ho cose più urgenti di cui occuparmi che darvi ascolto, in questo momento. Se non riuscite a controllare la bambina, allora vi suggerisco di lasciarla lassù. È perfettamente al sicuro.» Poi, voltandole le spalle, si mise a urlare: «Jem! Jem! Dove diavolo siete finito? Si può riparare?» Le guance paonazze, miss Froom tirò un bel respiro, contrasse le labbra e si sedette su un tronco d'albero. «Venite qui con me, Lisette. E toglietevi quel sorrisetto sciocco dalla faccia. Non trovo affatto divertente la disubbidienza di vostra sorella.» ordinò gelida. «Non è disubbidienza, miss Froom. Pip cerca sempre qualcosa su cui appollaiarsi. Le piace stare in altro. Papà la chiamava il suo uccellino... Rideva.» Spiegò Lisette con semplicità. «Sarà, ma se devo essere responsabile della sua incolumità, quella bambina dovrà comportarsi come una signorina, non come una scimmietta di un saltimbanco da strada. La mia precedente allieva, la marchesina Araminta, era più giovane di Philippa quando ho cominciato a occuparmi di lei. Mai sarebbe salita su un albero, ed era un modello di buone maniere, come del resto tutti i suoi fratelli. La marchesa, loro madre...» Entrambe le ragazze sospirarono. Conoscevano miss Froom solo da tre giorni, ma sapevano già tutto sulla Marchesa di Ledbury e la sua famiglia perfetta. Quando miss Froom ebbe finito di decantare i Ledbury, tornò a rivolgere la sua attenzione su Lisette. «Sforzatevi di comportarvi come una signorina, Lisette! Unite i piedi e raddrizzate la schiena. Così va meglio. E ora, potete cominciare a elencare i re e le regine d'Inghilterra nell'ordine in cui salirono al trono. Non occorre che perdiamo tempo, mentre aspettiamo di proseguire il viaggio.» «Io... io non li so.» «Non li sapete?!» «Non così. Non in fila.» «Guglielmo il Conquistatore! Tirò una freccia nell'occhio di Harold!» urlò Pip. Miss Froom la ignoro'. «Allora dovrete impararli. Ditemi i profeti del Vecchio Testamento.» «I profeti? Ehm, Geremia...» «Nell'ordine, prego!» «Io... non sono in grado di farlo, miss Froom. Non è così che ci ha insegnato la mamma.» «Capisco.» Il tono di miss Froom era un' aperta critica nei confronti del sistema della madre. «Le sue lezioni erano divertenti e imparavamo molto!» proruppe una voce aggressiva dall'alto. «I miei metodi di insegnamento sono orientati verso l'acquisizione della conoscenza, non il divertimento. Lady Ledbury li approvava in pieno. All'età di dieci anni, la marchesina Araminta sapeva elencare tutti i...» «La marchesina Araminta mi ha già annoiato. E così la Marchesa di Ledbury.» borbotto' Pip ribelle. «Cosa avete detto, Philippa?» «Guardate, miss Froom. Sta arrivando Edward! Credo che la carrozza sia pronta» intervenne Lisette in fretta. «Scendi, Pip, cara. Stiamo per ripartire.» Mr. Barraclough riferì che il perno era stato sostituito e che potevano percorrere le tre miglia che ancora li separavano da Wychford. Risalirono in carrozza, ma il silenzio era pesante. Edward passò lo sguardo dalle labbra serrate dell'istitutrice a Pip. «C'è qualcosa che non va?» chiese. «Philippa è una bambina molto scortese, indisciplinata e ineducata» dichiarò miss Froom seccamente. Pip si irrigidi', pronta a ribattere, ma Lisette le posò una mano sul braccio. «Mia sorella non intendeva essere scortese. È stanca, Edward. È stata una giornata molto lunga. Sono sicura che è pentita. Vi prego, perdonatela, miss Froom.» Silenzio. Mr. Barraclough la sollecito'. «Miss Froom?» «Non è una questione personale, anche se non sono abituata a certi comportamenti. Ma quando una bambinetta ignorante critica un casato nobile quanto quello del Marchese di Ledbury, la cui genealogia...» Anche Mr. Barraclough ne aveva abbastanza di sentire decantare i Ledbury. Era sua personale opinione che la marchesa avrebbe fatto meglio a dedicare meno attenzione ai figli e a occuparsi di più del marito. Gli amours di Ledbury erano sulla bocca di tutta Londra. «Si, si, è assurdo. Non fateci caso, miss Froom. In futuro, devi cercare di badare a come parli, Philippa. Ora, vediamo chi scorge per primo la casa.» Avevano appena varcato un cancello. Davanti a loro c'era un lungo viale che serpeggiava intorno a un lago. Pip si sporse pericolosamente e lanciò un urlo eccitato: «La vedo, la vedo! Edward, è bellissima! Ha delle buffe finestrelle. E guardate! Camini di zucchero d'orzo e una torre! Posso avere una stanza nella torre? Per favore, lasciatemi avere una stanza nella torre!» Lisette allungò il collo. «Che magnifico colore alla luce del tramonto. E gli alberi! Verdi, scarlatti, marroni e dorati! Credo che sarà un incanto vivere qui. Che cosa ne pensate, miss Froom?» Miss Froom era ancora di malumore. Lanciò un'occhiata alla casa. «Dubito fortemente che mi piacerà. Conosco queste vecchie magioni, anche se per fortuna non ci ho mai abitato. Questa sembra come tutte le altre, buia, umida e piena di spifferi.» Guardò con disapprovazione la gonna macchiata di licheni e i riccioli arruffati di Pip, poi fissò Lisette, accigliata. «Vedo anche che non sarà facile raggiungere i parametri che mi aspetto dalle mie allieve.» Barraclough osservò l'eccitazione del visetto di Pip spegnersi lentamente. Guardò le ombre negli occhi di Lisette e disse brusco: «Mi spiace che troviate talmente scoraggiante la prospettiva di insegnare alle mie nipoti, miss Froom. Hanno avuto, tutti noi abbiamo avuto, dei momenti difficili ultimamente. Siete stata assunta per occuparvi della loro educazione, ma finché i loro zii non arriveranno dalle Indie Occidentali avevo sperato che vi curaste anche della loro felicità e del loro benessere.» «La disciplina e il duro lavoro portano alla felicità, sir. Questa è sempre stata la mia filosofia.» Dichiarò donna. Barraclough la guardò con fiero cipiglio, ma non fece commenti

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


La carrozza dei Barraclough si stava fermando davanti a una scalinata che portava a un massiccio portone in quercia. Nel grande atrio di pietra Mrs. Dutton, la governante, era pronta a riceverli. La donna accompagnò miss Froom e le ragazze a fare un giro della casa mentre Edward si ritirava in biblioteca, ma dopo un po' le sue nipoti lo raggiunsero sole. «Avete fatto in fretta. Dov'è miss Froom?» «Ha detto che si sarebbe coricata per un po'» spiegò Lisette. «Ha l'emicrania.» Pip corse dallo zio e gli afferrò un braccio. «Edward! Edward, vi prego, mandatela via. Non mi piace. È una donna orribile!» «Cos'è successo? Sei stata ancora scortese con miss Froom?» chiese Edward severo. «Se lo è meritato! Ha detto che dovevo dormire in una brutta stanzetta accanto alla sua così poteva tenermi d'occhio. Ma io voglio la camera d'angolo. Quella nella torre. Perché non posso dormire nella torre?» Edward parve costernato. «Non sta a me deciderlo, Pip. Comunque, non mi sembra un buon motivo per fare questa scenata. Né per essere scortese.» «Non lo sono stata! Non lo sono stata affatto! Lei è...crudele!» Pip si buttò sul divano e scoppiò in lacrime. Edward impreco' tra i denti e guardò accigliato Lisette prendere la sorellina tra le braccia per confortarla. Cosa diavolo aveva fatto per meritare tutto questo? Era sempre andato fiero della facilità con cui sapeva prendere le donne in qualunque situazione. Ma con quella bambina stanca e smarrita non sapeva come comportarmi. Accidenti a Julia! Cosa le era venuto in mente di rompersi una gamba proprio in un momento simile! E Henry, perché aveva mandato a Londra le ragazze con Lady Penkridge? Guardò le nipoti e gli si inteneri' il cuore. Con un sospiro rassegnato, si sedette accanto a loro. «Cos'è successo, Lisette? Raccontami tutto. È vero che miss Froom è stata tanto sgradevole?» Lisette annuì con calma. «Temo proprio di sì. Miss Froom non è una persona di animo dolce. Quando ha negato a Pip la camera d'angolo, la mia sorellina ha detto che la mamma gliel'avrebbe lasciata. Miss Froom ha ribattuto... ha ribattuto che non ne dubitava. Che Philippa era una bambina viziata e prima avesse imparato la disciplina meglio sarebbe stato.» «Miss Froom è stanca per il viaggio. Pip a volte può essere esasperante...» «Non ha detto solo questo, Edward. Ha detto che nostra madre... ha detto che nostra madre era morta e non sarebbe tornata. E che se Pip avesse continuato a essere una bambina così dispettosa, non sarebbe mai andata in cielo a rivedere la mamma.» «Cosa ha detto?» «Che la mamma era morta. È vero, naturalmente.» Lisette abbassò lo sguardo sulla bambina che teneva tra le braccia. «Fa male sentirselo ricordare, però.» Edward Barraclough si rabbuio' e disse con calma letale: «La questione è chiusa. Vostra zia e io abbiamo commesso un errore. Accompagna Pip nel salotto del mattino, Lisette, e resta lì con lei. Una delle cameriere vi porterà qualcosa da bere. Non occorre che vi preoccupiate più per miss Froom.» Marcio' verso la porta. «Cosa intendete fare?» «La carrozza ha ancora i cavalli attaccati. Farò portare l'istitutrice a Kingston questa sera stessa, così domani potrà prendere la diligenza per Londra.» «Ma Edward, non potete cacciarla di casa di notte.» «Posso e lo farò! Quella donna se ne andrà di qui prima di poter dire un'altra parola velenosa a qualcuno.» «Ma è troppo tardi. Non può passare la notte da sola in una locanda. Resterà qui. Fatela partire domani.» Edward si acciglio'. «Sei come tua mamma. Hai il cuore troppo tenero.» «Per favore, Edward!» Lui stava per rifiutare, ma guardò il viso di Lisette e la sua espressione si addolci'. «E va bene. Resterà qui questa notte. E ora, andate. Voglio parlare con miss Froom.» Miss Froom partì il mattino dopo con le labbra serrate, un mese di salario in tasca e una lettera molto diplomatica per la sua agenzia. Pip era fuori di sé dalla gioia, ma suo zio era molto meno felice. «Smetti la danza di guerra Pip, e cerca di pensare a come possiamo fare ora. Ci troviamo in un bel guaio! Chi si occuperà di voi, ora che miss Froom se n'è andata? Non posso lasciarvi da sole qui, ma sarò costretto a recarmi a Londra occasionalmente.» «Per vedere quella signora?» Edward avvampo'. In quegli ultimi due frenetici giorni, c'era stato un increscioso momento in cui Pip lo aveva visto accidentalmente con Louise. E quel che era peggio, aveva sentito il commento di un valletto su di lei. Non sarebbe dovuto succedere, e lui era stato allo stesso tempo furioso e pieno di vergogna. «Ti ho detto di scordarti di quella signora, Pip» ingiunse severo. «Non avresti dovuto vederla. Se la sentirò nominare di nuovo, ci saranno conseguenze serie. Ci siamo intesi?» «Si. Tanto, non mi era simpatica. Allora, perché dovete andare a Londra?» «Affari» tagliò corto lui. Lisette, la pacificatrice, si accorse che la pazienza di suo zio si stava esaurendo, perciò si rivolse alla sorella: «Edward si occupa del nostro denaro, Pip. Non solo del suo, ma di quello di tutta la famiglia. E ha colloqui con persone importanti del Ministero degli Esteri. Ha necessità di andare a Londra qualche volta.» Pip si strinse nelle spalle esili. «Va bene, Edward. Dovrete assumere un'altra istitutrice, allora. Ma sceglietene una giovane! E carina.» Edward scosse la testa con decisione. «Neanche per sogno! Sei troppo discola, piccolina. Sceglierò una persona seria e laboriosa, non una graziosa farfalletta il cui unico scopo è accalappiare il primo buon partito che le capiti a tiro.» Sospirò. «Scriverò all'agenzia oggi stesso ma ci vorrà almeno una settimana prima di avere una risposta. E poi ci saranno i colloqui di selezione... Questo significa che dovrò rimandare alcuni importanti appuntamenti, ma non si può evitare.» Lisette lo seguì fuori della stanza. «Edward, mi dispiace che siamo un tale peso per voi. Sono sicura che potremo fare a meno di un'istitutrice per un po'. Badero' io a Pip.» L'espressione tipicamente sardonica di Edward si addolci' in un raro sorriso. Era affezionato alle sue nipoti. La tristezza di Lisette lo preoccupava. Era troppo giovane per essere tanto seria. «Pip ha bisogno di una mano ferma e di molte attenzioni. E non voglio che tu abbia delle responsabilità eccessive.» «Pip dà sempre ascolto alle persone che le piacciono. Le mancano ancora mamma e papà. Ha bisogno di dolcezza oltre che di fermezza, Edward.» «Lascia che ci pensi io, Lisette. Troverò qualcuno che saprà prenderla per il verso giusto. Non un'altra miss Froom, promesso.» Disse gentilmente. Il martedì seguente, totalmente ignara del fatto che i Barraclough avevano già preso possesso della casa, la Contessina Octavia Petrie si congedo' dal padre e dalla cugina Marjorie, e con un palafreniere partì alla volta di Wychford con un senso di eccitazione totalmente sproporzionato all'evento. A eccezione di una fermata per far riposare i cavalli, non perse tempo e quando arrivò ai cancelli della tenuta era ancora relativamente presto. Guardò il viale che si snodava tra gli alberi. Era molto strano. Provava allo stesso tempo un senso di familiarità e il fremito dell'avventura. Era come se la casa la chiamasse... «Portate il calesse alla locanda del villaggio, Will» disse, prendendo una decisione. «La casa non è lontana ed è una magnifica giornata. Proseguiro' a piedi. Potrete passare a prendermi tra un paio d'ore.» Vedendo che il palafreniere esitava, Octavia ebbe uno scatto di impazienza. «Non correrò alcun pericolo! Mr. Walters ha assunto uno staff completo di domestici per la casa, inclusa una governante. Su, andate!» Octavia guardò la figura familiare dell'uomo sparire in distanza, poi varco' a piedi i cancelli. La stanchezza che la opprimeva da mesi sembrava svanita e aveva lasciato il posto a un senso di liberazione e all'impressione di entrare in un mondo incantato. Sorrise. Forse era un sortilegio della strega di Wychford!

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo ***


Ai due lati del viale si alzavano imponenti alberi secolari, tra le cui foglie dorate, scarlatte e marroni si intravedevano sprazzi di cielo blu e lampi di sole. Octavia si guardò attorno deliziata. Era come se avesse bevuto un bicchiere di champagne o fosse stata trasportata nel paese delle fiabe... Trasali' violentemente quando una voce dall'alto esclamò: «Non vi assumerà mai!» Octavia si fermò e alzò gli occhi. Il sole la abbagliava e impiegò un attimo a scorgere una figuretta da elfo appollaiata su uno dei rami. «Prego?» «Non vi prenderà. Siete troppo giovane e carina.» «Gentile da parte vostra dirlo!» «Ha detto che procurereste solo grattacapi.» «Davvero? E come fa a dirlo? Anche se non sono sicura di capire bene...» «Sta cercando un'altra miss Froom, ma io preferirei che prendesse voi. Sembrate molto più interessante.» «Ehm... grazie di nuovo.» Octavia si riscosse e fece uno sforzo per iniziare una conversazione più sensata. «Perdonatemi, ma posso chiedervi chi siete?» «Sono Pip. Philippa Barraclough.» «Cosa?» «È maleducato dire 'cosa'. Miss Froom era molto contrariata se lo dicevo.» «Ma... ma che ci fate lassù?» balbetto' Octavia. «Non dovreste...» «Volete dire che dovrei stare chiusa in casa? Con una giornata bella come questa?» «Oh, no! Nessuna persona di buon senso vorrebbe stare al chiuso in una giornata così. Non è questo che intendevo...» «Sto esplorando. Siamo qui solo da pochi giorni e ieri ho esplorato l'altro lato del parco. La casa è bellissima. Avete visto i camini?» Octavia rinunciò a essere logica. Si stava godendo quella bizzarra conversazione. Sembrava far parte della follia della giornata. «No. Volete mostrarmela?» Una bambina piovve dall'albero. Aveva il visetto a punta incorniciato da riccioli neri. Era magrissima, ma vibrava di spirito e vivacità. Grandi occhi grigi, scintillanti di vita, la esaminarono con critico interesse. Ciò che vide parve soddisfarla. «Venite!» ordinò, partendo. Octavia rise. «Subito.» E la seguì. Pip si fermò di scatto. «Guardate!» Octavia ubbidi', ed ebbe un ansito di piacere. Sulla sponda opposta di un laghetto, tra prati e alberi, sorgeva Wychford, una casa di mattoni rosati dalle finestre che riflettevano il sole. I suoi travi un po' storti e la piccola torre tonda su un lato le davano un aspetto asimmetrico molto singolare. Una casa amichevole, una casa seducente... magica. E sul tetto: «Stecche di zucchero d'orzo!» esclamò. Pip parve enormemente compiaciuta. «Sapevo che avreste detto così. Oh, quanto vorrei che Edward vi prendesse! È in preda all'ansia, sapete?» «Mi spiace sentirlo. Come mai?» si informò Octavia. «Perché abbiamo perso la nostra istitutrice. L'ultima. Ma io non sarei scortese con voi.» «Per questo se n'è andata? Perché siete stata scortese?» «No. Edward l'ha licenziata. Senza benservito» gongolo' Pip. «È stata poco gentile. Neanche a Lisette piaceva, e a lei di solito piacciono tutti» «Lisette è vostra sorella?» «Sì. È molto più grande di me. Io ho dieci anni. Voi credete nelle liste?» «Che genere di liste? Della spesa? Del bucato? Dei regali di Natale?» «No! Liste di nomi da imparare a memoria. Quelli dei re inglesi e dei profeti, per esempio.» «Decisamente no!» rispose Octavia con fermezza. «È un metodo noioso per imparare qualcosa.» «Sapevo che voi eravate la persona giusta! Vado a cercare Edward. Deve assolutamente assumervi!» «In che qualità?» «Come nostra istitutrice, naturalmente. Per questo siete qui, no?» «Oh, no! Io...» Ma Pip era sfrecciata via come una libellula. «Non dovete far caso a Pip.» Trasalendo di nuovo, Octavia si girò e cominciò a chiedersi se davvero non si trovasse in una fiaba e se quella non fosse la principessa. Accanto a lei c'era una ragazza con uno dei visi più belli che lei avesse mai visto. Aveva i capelli neri come la sorella, ma i suoi occhi erano di un intenso blu violaceo, del colore delle mammole. Ogni dettaglio era perfetto: la fronte alta, il naso diritto, gli zigomi delicatamente modellati, la carnagione vellutata, le labbra rosee. La ragazza sembrava timida, ed era circondata da un'aura di tristezza. L'impulso di confortarla fu quasi travolgente. Octavia la vide arrossire. «Non volevo spaventarvi. Perdonatemi. Sono certa che Pip non intendesse essere scortese. È solo che a volte scorda le buone maniere quando va di fretta. Io mi chiamo Lisette. Lisette Barraclough.» «Io sono Octavia Petrie. Come sta?» Si scambiarono delle frasi di cortesia. «Volete entrare?» domandò Lisette. «Non sono sicura che servirà, però. Edward sembra determinato a scegliere una persona più grande, e raramente cambia idea. Ma mi piacerebbe che vi conoscesse.» Octavia non avrebbe saputo dire cosa le impedì di chiarire il motivo della sua visita a Wychford. Ogni regola dell'educazione lo richiedeva, eppure si astenne, intrigata dalla situazione e incuriosita dalle due ragazze, una così vivace e piena di spirito, l'altra tanto bella e triste. Così non disse nulla e si incammino' con lei lungo il viale. «Immagino che vi starete chiedendo perché abbiamo bisogno di un'altra istitutrice. Mia zia ne aveva assunta una che le era stata caldamente raccomandata dalla Marchesa di Ledbury.» Spiegò Lisette. Octavia conosceva i Ledbury. Non c'era da stupirsi che Pip non fosse andata d'accordo con questa miss Froom, pensò. Nessuno che avesse l'approvazione di una cornamusa pomposa come Lady Ledbury poteva sperare di andare d'accordo con uno spirito libero come Philippa Barraclough! Lisette riprese: «Ma dopo neppure due giorni, è stato chiaro che Pip e miss Froom non sarebbero mai andate d'accordo, perciò Edward l'ha mandata via.» «Senza benservito, ho sentito.» «È questo che vi ha detto Pip? Temo che si sia lasciata trasportare. Edward le ha dato ottime referenze.» Octavia annuì. «Lo speravo. Ma cosa ha detto vostra zia al riguardo?» «Non è qui. Si è rotta una gamba ed è rimasta ad Antigua. Non sarà in grado di viaggiare per un po', perciò per il momento c'è solo Edward a occuparsi di noi, ed è un uomo pieno di impegni. Per questo abbiamo bisogno di un'altra istitutrice con tanta urgenza.» «Capisco. Ma se le cose stanno così, non è stato un po' avventato da parte di vostro zio congedare miss Froom?» «Forse. Ma una volta presa una decisione, Edward deve agire subito. Avrebbe mandato via miss Froom la sera in cui siamo arrivati qui, anche se era tardi. Può essere spietato a volte. Ma io l'ho convinto ad attendere il mattino dopo.» Octavia cominciava a trovare antipatico questo Edward. «Povera miss Froom! Essere licenziata in modo così sommario...» «Oh, no, era davvero una persona spiacevole, miss Petrie. Ma lui le ha dato un mese di salario e l'ha fatta riaccompagnare fino a Londra.» «Meno male. Ma ditemi, chi è Edward? Mr. Barraclough?» «Si. È nostro zio, ma ci ha chiesto anni fa di chiamarlo semplicemente Edward. Siamo un grande peso per lui. Almeno, lo saremo per le prossime otto o nove settimane, finché non arriverà la zia.» «Capisco.» Lisette tacque e Octavia venne lasciata ai propri pensieri. La situazione si stava facendo più chiara. Le due ragazze non erano le figlie di Barraclough, ma le loro nipoti, e un incidente aveva rinviato il rientro di Mrs. Barraclough in Inghilterra. Era stata assunta un'istitutrice, ma Edward Barraclough aveva deciso di sbarazzarsi di lei e ora cercava urgentemente qualcuno che si occupasse delle ragazze fino all'arrivo della moglie. Per un paio di mesi. Solo due mesi... Avevano raggiunto il prato davanti a casa. «Miss Petrie, volete aspettare un attimo qui? C'è una panchina all'ombra, laggiù. O preferite che vi accompagni dentro? Edward mi ha chiesto di portare un messaggio alla nostra governante, e devo farlo subito. Mi ci vorrà solo un minuto.» «Credo che aspetterò qui. È un posto tanto bello...» «Lo pensate anche voi? Miss Froom ha detto che la casa sembrava buia e umida.» «Davvero? Allora alla casa non piaceva» disse Octavia di istinto. «Per questo ha dovuto andarsene.»

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Capitolo 7
*** 7 Capitolo ***


Lisette lanciò un'occhiata perplessa ad Octavia, ma non si soffermo' a chiedere cosa intendesse. Attraverso' il prato di corsa e Octavia poté contemplare la sua eredità. Incredibile... Sembrava che Wychford sorridesse! Come poteva sorridere una casa? Che sciocchezza. Era solo il sole che si rifletteva sulle finestre. A un tratto Octavia ricordò gli occhi neri da zingara della sua madrina che la fissavano, la primavera precedente, e poi si posavano pensosi su suo padre e Lady Dorney. Cos'aveva pensata in quel momento la zia Carstairs? Lì a Wychford, per la prima volta, a Octavia venne in mente che sarebbe stata un'ottima cosa se suo padre e la cugina avessero deciso di sposarsi. Erano sempre andati d'accordo, e Lady Dorney era una donna dolce e affettuosa che aveva bisogno di compagnia e di prendersi cura di qualcuno. Sì, sarebbe stata una soluzione ideale. Ma non sarebbe mai successo. Papà era troppo abitudinario. Semplicemente, non gli sarebbe venuto in mente di chiederlo. Le finestre stavano ancora ammiccando, rammentandole quegli occhi neri. Che casa strana era! I pensieri di Octavia tornarono al padre. E se fosse riuscita a convincere Lady Dorney a prendere il suo posto per un po'... diciamo, un paio di mesi? Forse suo padre avrebbe cominciato a guardare con occhi diversi la cugina Marjorie... Due mesi. Sarebbero bastati? Lei era seriamente tentata. Le piacevano queste ragazze Barraclough, e sentiva che poteva fare qualcosa per loro, soprattutto visto che il loro zio sembrava un uomo burbero. E se avesse lasciato intendere di essere davvero un'aspirante istitutrice? Scosse il capo. Finestre che sorridono, occhi da zingara, matrimoni, fingere di essere un istitutrice... Dov'era finito il suo buonsenso? Era un'idea pazzesca. Quel giorno di libertà le aveva dato alla testa. Sarebbe entrata a conoscere Edward Barraclough e lo avrebbe informato della sua vera identità prima che l'equivoco andasse oltre. Mentre Lisette attraversava il prato verso di lei, il sole parve sparire e i vetri delle finestre di Wychford si spensero. La casa sembrava emanare un'aria di rimprovero e Octavia provò un assurdo senso di colpa. Lisette la procedette oltre il portone di quercia. Octavia cercò di tenere a freno l'immaginazione mentre si guardava attorno. L'atrio era ben proporzionato, non troppo grande, con un tavolo da refettorio al centro e un camino su ognuna delle due pareti laterali. Aveva un magnifico soffitto di stucco dal quale pendevano due pesanti, simmetrici, candelabri d'ottone. Una bella scala di quercia portava al piano superiore, ma Lisette la fece accomodare in una stanza sul fondo. Era una specie di salotto, dall'aria rassicurante. Un bel fuoco ardeva nel camino e i mobili erano stati ovviamente scelti più per la comodità che per lo stile. Octavia fu invitata a sedersi. «Ehm... non credo che lo farò. Non prima di aver visto vostro zio.» La porta si spalanco' e Pip fece irruzione nella stanza. «Eccola, Edward! Vi prego, dite che è adatta!» Un uomo alto dalle spalle larghe la seguì nella sala. Anche se era più giovane di quanto lei si fosse aspettata, sembrava... pericoloso. Era un bell'uomo, nonostante il suo naso fosse leggermente deviato, come se se lo fosse rotto in una rissa. Aveva il viso angoloso, la bocca dura, i capelli neri, chiari occhi grigi, la pelle abbronzata. Una piccola cicatrice sollevava l'estremità esterno di un sopracciglio, dandogli un'espressione vagamente diabolica. Oh, sì!, pensò Octavia. Se quella era una fiaba, ecco l'orco! Mr. Barraclough si fermò e la guardò per un lungo istante, valutandola con freddezza. Octavia si rese conto che il suo abito da viaggio era un po' impolverato e che un paio di riccioli biondo miele erano sfuggiti al cappellino e le scendevano sulle spalle. Avvampo' e si rammarico' di non aver pensato a rassettarsi. Lui venne avanti con passo atletico, l'espressione arrogante e impaziente allo stesso tempo. «Edward Barraclough» si presentò brevemente. «Posso sapere il vostro nome?» «Certamente, sir. Sono Octavia Petrie.» «Bene, miss Petrie. Non so come abbiate fatto a sapere tanto in fretta che sto cercando un'istitutrice, ma temo che il vostro viaggio sia stato inutile. Non siete affatto la persona che sto cercando.» «Voi avete frainteso...» «Davvero? Non so cosa abbiate detto per incantare mia nipote, ma datemi un solo motivo per cui dovrei assumere una donna che si presenta alla mia porta...» «Io non desidero... » Mr. Barraclough continuò come se lei non avesse parlato. «Che si presenta alla mia porta senza appuntamento, sperando di essere assunta all'istante.» Octavia scordo' l'imbarazzo. «Pensavo che fosse precisamente ciò che vi serviva, sir. A sentire le vostre nipoti, avete bisogno di una persona con una certa urgenza. O sbaglio?» disse asciutta. Barraclough si irrigidi'. La guardò di nuovo, questa volta con aria pensosa. «È vero che abbiamo bisogno di qualcuno...» Una pausa, poi concluse più lentamente: «Forse mi sono sbagliato. Forse lei non è la graziosa farfalletta che sembra. Ha l'aria piuttosto sicura di sé.» «Farfalletta!» Octavia ansimo'. «Vi assicuro, sir, che sono tutt'altro che una farfalletta! E per giunta, a differenza di altre persone di mia conoscenza, non sono una stupida. Permettetemi di dirvi...» Barraclough la interruppe di nuovo ma, con grande stupore di Octavia, invece di offendersi per quelle parole, rise e annuì con approvazione. «Il tono era abbastanza feroce e siete sveglia. Forse vi ho sottovalutata.» «So anche essere più feroce, vi assicuro, sir! Non che io desideri...» «Edward, dite che può restare! Vi prego!» imploro' Pip, appollaiata sul davanzale. «Non fa imparare a memoria le liste. Non avrebbe alcun bisogno di essere feroce con noi. Sono sicura che mi comporterei bene se fosse lei la mia istitutrice.» «Sarebbe solo per due mesi, Edward.» L'intervento di Lisette parve sconcertare Barraclough. «Anche tu vuoi che resti? Non è solo perché ti fa pena?» Lisette scosse la testa con enfasi. «Credo che sarebbe perfetta per noi.» Octavia capì che Mr. Barraclough era rimasto colpito dalle parole di Lisette, e decise che era ora di chiarire l'equivoco. «Sono desolata, ma devo dirvi...» «Quali sono le vostre qualifiche?» chiese lui. «Suppongo che ne abbiate qualcuna.» Quel tono tornò a irritare Octavia. Una lezione di buone maniere avrebbe fatto bene anche a lui, pensò. «Credo di poter affermare che sono qualificata a insegnare le nozioni di base» dichiarò con freddezza, ricordando i costosi precettori e le istitutrici selezionate con cura da sua madre, oltre al soggiorno in un esclusivo Collegio per Giovinette. «Ma non è questo il punto...» «A me basta che le teniate allegre, al sicuro e che non le perdiate d'occhio. Credete di poterlo fare? Non occorre che insegnate loro un gran che. Lisette debutterà l'anno prossimo in società.» «So qualcosa al riguardo...» «Qui si parla di alta società, miss Petrie. Non mi aspetto né pretendo che voi siate all'altezza del compito. Mrs. Barraclough non vorrebbe che insegnate a Lisette le maniere apprese in una scuoletta di paese.» Mentre Octavia deglutiva sentendo definire un collegio frequentato dal fior fiore dell'aristocrazia inglese come una 'scuoletta di paese', lui continuò: «Be', immagino che potrei mettervi alla prova. Se mi seguite in biblioteca, vi parlerò delle condizioni economiche. Troverete il salario generoso, ma si tratta solo di un incarico temporaneo, otto o nove settimane al massimo. Ve ne rendete conto, vero?» «Vostra nipote mi ha accennato a questo fatto. Ma non sono qui...» «Bene! È deciso, allora. Venite con me.» Mi sarà mai consentito di finire una frase? Si chiese Octavia. Questo Mr. Barraclough merita di essere ingannato. Guardò le due ragazze Barraclough, Pip che annuiva vigorosamente e per poco non cadeva giù dal davanzale per l'eccitazione, Lisette che sorrideva per la prima volta da quando si erano incontrate.

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Capitolo 8
*** 8 Capitolo ***


Alla fine del colloquio con Mr. Barraclough, ad Octavia le vennero in mente due occhi neri da zingara, delle finestre luccicanti... Sbalordita, si udì dire: Molto bene, sir.» E seguì 'l'orco' fuori della stanza. Octavia spero' con fervore che Lady Dorney fosse stata sincera quando le aveva assicurato che si sarebbe occupata volentieri di suo padre. Non avrebbe saputo dire se aveva capitolato davanti alla forza della personalità di Edward Barraclough o all'altrettanto potente attrazione esercitata da quella strana casa. Comunque fosse, aveva accettato di tornare dopo quattro giorni, munita di referenze, per assumere l'incarico di istitutrice e dama di compagnia delle ragazze Barraclough. L'orco si era rivelato più accomodante del previsto, o forse era solo disperato. Dopo avergli spiegato che voleva far visita a un anziano parente che viveva a una certa distanza, aveva ottenuto due giornate libere al mese, più l'uso del calesse. Tuttavia, Mr. Barraclough non aveva fatto mistero dei suoi dubbi riguardo al fatto che lei potesse farcela. La scarsa opinione che aveva di lei l'aveva irritata e, mentre si congedava dai Barraclough, Octavia giurò a se stessa che gli avrebbe dimostrato che si sbagliava, fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua! Rifiutò l'offerta delle ragazze di accompagnarla lungo il viale e partì in tempo utile per trovarsi ai cancelli all'orario convenuto. Dato che aveva deciso di interpretare quella parte, temeva che Will Gifford potesse tradirla. Era difficile che un'aspirante istitutrice potesse andarsene su un bel calesse, con un palafreniere che la trattava con la deferente familiarità di un vecchio servitore. Forse 'parte' non era la parola giusta. Sarebbe stato più appropriato dire 'scappatella'. Dopo tutto, non recitava alcun ruolo a aveva dato ai Barraclough il suo vero nome, se non il titolo. E anche se non aveva mai cercato un impiego di nessun tipo, era perfettamente in grado di prendersi cura delle due ragazze per un paio di mesi, checché ne pensasse il loro zio. Si sarebbe guadagnata ampiamente il generoso salario che le aveva promesso. Ma ancora non riusciva a capire perché aveva accettato! Quella casa doveva averla proprio stregata. Mentre camminava lungo il viale, pensò all'ultima volta in cui aveva visto la zia Carstairs. Si erano già salutate e il valletto si stava preparando ad aiutare l'anziana signora a salire in carrozza. Ma un attimo prima di montare, la zia si era girata a prendere la mano di Octavia. «Sii paziente, bambina. Presto la tua vita cambierà.» Poi si era affacciata dal finestrino e aveva aggiunto con una risata rauca: «C'è persino un principe azzurro in vista, anche se ti ci vorrà del tempo per riconoscerlo.» Octavia stava rimuginando su quelle parole, mentre si approssimava ai cancelli di Wychford. Un principe azzurro? Non tra i Barraclough, questo era certo! Edward Barraclough non solo era sposato, ma era l'opposto del suo ideale di uomo. Bruno, cupo di carattere, brusco... Non avrebbe potuto esserci una persona più dissimili dal solare Tom Payne! Nessun eroe biondo tra i Barraclough, dunque. E allora dove? Forse uno dei vicini aveva un figlio... Ma come poteva incontrarlo se a Wychford era una dipendente? Octavia sospirò. Sicuramente la zia Carstairs doveva aver fatto qualche piano! Quando vide apparire il calesse guidato da Will Gifford, scoppiò a ridere. Stava cominciando a credere davvero a quelle sciocchezze! Octavia arrivò ad Ashcombe che era ancora giorno e, senza perdere tempo, invitò Lady Dorney a prendere il tè con lei in privato. «È un secolo che non vedo papà così felice» iniziò, non appena si furono sedute. «La vostra presenza gli fa bene.» Lady Dorney la guardò divertita. «Mi fa piacere sentirlo. Ma credo di conoscerti troppo bene per pensare che questa sia un'osservazione casuale. Dimmi, quali piani stanno prendendo forma nella tua bella testolina? Dubito che tu mi abbia invitato qui solo per farmi dei complimenti. Per inciso, anche tu sembri più felici. Direi quasi eccitata. Cos'è successo oggi?» Octavia esitò, poi si lanciò in un racconto delle sue avventure. Quando raggiunse il punto in cui Edward Barraclough aveva detto che non era la farfalletta che pensava, Lady Dorney era così divertita da rischiare di lasciarsi sfuggire la tazza di mano. «Come ha reagito quando gli hai detto che, lungi dall'essere un'indigente istitutrice in cerca di un posto di lavoro, sei la figlia del Conte di Warnham e la proprietaria della casa che lui ha affittato?» «Non l'ho fatto.» « Che cosa?! E perché mai?» Octavia inspiro' a fondo e annunciò in tono di sfida: «Inizierò a lavorare per loro tra quattro giorni esatti!» «Ma come pensi di fare? Fingere di essere una persona che non sei. No, no! Non puoi, Octavia!» «Potrei. Con un piccolo aiuto da parte vostra.» «Tuo padre non acconsentira' mai!» «Non gli chiederei il permesso. Gli direi che è come lui aveva temuto, che Wychford ha bisogno della mia personale attenzione per un po'. Non è proprio del tutto una menzogna.» «Non è nemmeno la verità. Come pensi che si sentirebbe se venisse a sapere che sua figlia lavora come istitutrice?» «Dubito che lo scoprirà mai. Alla fine dei due mesi, io tornerò qui e riprenderò la mia solita vita. Vorrei trovare un modo per farvi capire... Quelle ragazze hanno bisogno di me.» «Anche tuo padre. Come lo convincerai a fare a meno di te?» «Ah! È per questo che mi è necessario un favore da parte vostra.» «Dimmi tutto.» «Bene, avete detto che non vi dispiacerebbe fermarvi più a lungo, questa volta. E se voi foste qui, papà sentirebbe meno la mia mancanza. La nostra governante è molto competente e i domestici hanno familiarità con la gestione della casa...» «Se stai suggerendo quello che penso io, la risposta è no, Octavia! Non lo farò. Assumermi la responsabilità di Ashcombe? Certamente no.» «Non dovreste proprio prendervi la responsabilità... Solo essere presente. Io tornerei regolarmente per assicurarmi che proceda tutto bene, anche se sono sicura che non sarà necessario. Vi prego, ditemi che accettate.» Lady Dorney la guardò con una certa freddezza. «Ti rendi conto, spero, di ciò che rischierei? Rupert e io siamo sempre stati buoni amici. Cosa penserebbe di me se scoprisse che ti ho aiutato a ingannarlo? Questo potrebbe segnare la fine del nostro rapporto.» «Non sarà così. Ve lo assicuro. Anzi, ho una certa sensazione. Cugina Marjorie, mi rendo conto di chiedervi molto. Non riesco nemmeno a spiegare perché sia tanto importante per me. Forse è la via di fuga che stavo cercando. Vi prego, aiutatemi!» Lady Dorney esitò, fece per parlare, si interruppe di nuovo. Octavia aspetto' in silenzio. Finalmente, sua cugina disse: «Ho cercato tante volte di convincerti a farti una vita tua che mi è difficile rifiutare di aiutarti ora. Non ho ancora programmi per l'autunno, e se per questo neanche per l'inverno. Nessuno sentirà la mia mancanza a Lutworth.» Sospirò, poi si raddrizzo' e sorrise con aria decisa: «Molto bene. Lo farò! Resterò per due mesi. Ma credo proprio di essere pazza quanto te!» Con l'aiuto di Lady Dorney, Octavia poté rimettersi in viaggio per Wychford pochi giorni dopo la prima, fatale visita. Will Gifford la accompagnò di nuovo, ma questa volta sarebbe tornato ad Ashcombe senza di lei. Sul retro del calesse c'era un piccolo baule con una scelta degli abiti più semplici di Octavia. I suoi capelli erano stati raccolti in una severa crocchia sotto il cappellino. La sua cappa era di un banale panno grigio, e scarpe e stivaletti erano stati scelti per la funzionalità che per l'eleganza. La contessina Octavia Petrie, ultimogenita di una delle più ricche famiglie del sud dell'Inghilterra, era diventata semplicemente miss Petrie, istitutrice e dama di compagnia delle signorine Barraclough. Un osservatore casuale non avrebbe capito quanto fosse nervosa. I suoi modi erano composti e sicuri. Ma lo spirito d'avventura non era sparito. Dentro di lei c'era uno strano miscuglio di anticipazione, ansia, sorpresa per la propria audacia, esultanza per quella fuga. Due mesi! Due mesi per scoprire cosa volesse realmente dalla vita. Wychford appariva più accogliente che mai. Era una giornata nuvolosa, ma all'avvicinarsi del calesse, un fuggevole raggio di sole si riflette' su quelle straordinarie finestre. La casa stava di nuovo sorridendo in quel suo misterioso modo. Lisette si trovava sul prato, chiaramente in attesa del suo arrivo. E quando Octavia smonto' dal calesse, Pip scese dall'albero più vicino. La presero in consegna, Pip attirandola in casa per una mano e Lisette dando ordini alla governante. «Vi abbiamo alloggiato nella stanza accanto alla mia. Non proprio nella torre, ma vicino. Lo sapevate che la vecchia signora che un tempo era la proprietaria di questa casa era una strega? Mrs. Dutton non lavorava qui allora, viveva in villaggio poco lontano, ma sostiene che tutti qui attorno avevano paura di Mrs. Carstairs.» le spiegò Pip. «Davvero?» Nel varcare il portone di quercia, Octavia ebbe di nuovo la strana sensazione che la casa la abbracciasse, accogliendola in sé. «Allora dev'essere stata una strega buona, Pip. Wychford è una casa amica. Non siete d'accordo?» commento' sorridendo. In quanto figlia del Conte di Warnham, Octavia era abituata alla deferenza dovuta al suo rango e alla sua ricchezza. Ma non le risultò difficile, ora, entrare nella parte. Non era né arrogante né presuntuosa, ed era di animo gentile. I suoi modi semplici, la sua naturalmente e la praticità le conquistarono tutti, a Wychford. Tutti, ovviamente, a parte il padrone di casa.

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Capitolo 9
*** 9 Capitolo ***


Octavia Petrie era ancora in prova per quanto riguardava lui e più di una volta, in occasione di una delle sue critiche, Octavia si trovò a ingoiare una risposta inadatta al proprio ruolo. Fortunatamente, lui era spesso assente a causa di frequenti, brevi viaggi a Londra. Octavia venne a sapere che c'erano stati tre fratelli Barraclough. John, il primogenito e padre di Lisette e Pip, aveva ereditato una grande piantagione ad Antigua. Anche Henry, il secondo figlio, aveva delle terre nelle Indie Occidentali e si trovava ancora laggiù. Ma Edward Barraclough, il più giovane, aveva poca propensione per la vita delle piantagioni e quando aveva ereditato un capitale finanziario da suo zio, aveva viaggiato in tutto il mondo. Ora, apparentemente, intendeva stabilirsi in permanenza in Inghilterra. Al momento, fungeva da consulente per il Ministero degli Esteri sulla situazione nelle Americhe. Si era ventilata la possibilità che Lisette sposasse il figlio di uno dei vicini di Antigua. Ma John Barraclough e sua moglie avevano cambiato idea all'improvviso e avevano deciso di portare entrambe le ragazze in Inghilterra, dove Lisette avrebbe debuttato in società. Stavano organizzando il viaggio quando entrambi erano rimasti uccisi in un incidente di carrozza, e le due ragazze erano rimaste orfane. I loro tutori, i fratelli superstiti, avevano deciso di portare avanti i desideri di John, e per questo ora le due ragazze si trovavano in Inghilterra. Ma il giorno prima di lasciare Antigua Mrs. Barraclough era scivolata e si era rotta una gamba, e Pip e Lisette erano dovute partite senza la zia. Perciò ora le ragazze dovevano vivere a Wychford affidate a una istitutrice e dama di compagnia finché Mrs. Barraclough non fosse stata in grado di raggiungerle. Octavia aveva messo insieme tutte queste informazioni nella sua prima settimana di permanenza a Wychford. Non dalle parole di Lisette, che era molto riservata, ma da sua sorella. Il termine discrezione non esisteva nel vocabolario di Pip. Una volta stabilito che miss Petrie era un'amica, si sentiva libera di confidarle gli affari di famiglia. Un bel pomeriggio d'autunno, dopo una mattinata di lavoro nella stanza adibita ad aula scolastica, Octavia e Pip stavano passeggiando nei boschi limitrofi. Lisette era rimasta in casa per finire un libro che stava leggendo. «Sapete, miss Petrie, credo che lo zio Henry sia stato contento quando la zia Julia si è rotta la gamba» annunciò Pip giuliva. Allibita per quell'affermazione, Octavia si fermò e si girò a guardarla. «Potete ripetere, prego?» «Ho detto che penso che lo zio Henry sia stato contento quando la zia Julia si è rotta la gamba» ripeté Pip paziente. «Ma è una cosa orribile, Pip! Perché mai?» «Così è dovuto restare a prendersi cura di lei. Lo zio Henry non voleva venire in Inghilterra, sapete.» «Ma... Non sono sicura di capire. Se vostro zio Henry era così riluttante a lasciare le Indie Occidentali, perché doveva venire per forza qui? Non sarebbero bastati vostra zia Julia e lo zio Edward?» «È ciò che desiderava lo zio Henry. Ma la zia Julia non ne ha voluto sentir parlare. Ha detto che era meglio che la famiglia tenesse d'occhio Edward.» «Ditemi, se chiamate vostro zio 'Edward', perché non chiamate vostra zia semplicemente Julia?» «Oh, non potremmo! È molto più anziana di lui. Sembra un po' miss Froom.» «Davvero?» Octavia era sorpresa. Più vecchia di lui e un po' come miss Froom? Che moglie singolare per un uomo come Edward Barraclough. Pip riprese: «Lei e Edward non vanno molto d'accordo. È facile capire quando le persone non si piacciono. Sono sempre estremamente cortesi l'uno con l'altro.» Octavia si riscosse e decise che un'istitutrice corretta avrebbe dovuto arginare quelle confidenze. «Philippa, non dovreste dirmi certe cose. Ciò che accade tra moglie e marito riguardo solo loro.» «Cosa intendete?» Pip parve perplessa per un attimo, poi si piegò in due in preda a una risata irrefrenabile. «Miss Petrie! Non starete pensando che la zia Julia sia sposata con Edward, vero?» «Certo che lo penso! Non è così?» Pip fu colta da un altro attacco di riso. «Preferirebbe morire. L'ha detto lui! La zia Julia è la moglie dello zio Henry! E una volta ho sentito Edward dire a papà che non capiva proprio perché Henry avesse sposato una tale prugna acida!» Octavia si morse un labbro e riuscì a dire con severità: «Philippa! Non dovete assolutamente ripetere cose del genere, soprattutto non con me! Sono sicura che vostro zio sarebbe molto dispiaciuto nel sapere che avete udito le sue parole, e anche irritato dal fatto che le ripetete! O anche solo che parlate di lui in sua assenza.» «Sul serio?» «Certamente.» «Allora non dirò più nulla. Edward mi piace. Ma lasciate che vi dica ancora una cosa. Non è sposato, miss Petrie. Lisette prova pena per lui. Pensa che abbia il cuore infranto, ma io credo che siano tutte sciocchezze. Alcune delle più graziose signore di Antigua lo hanno corteggiato invano. Io ero contenta che non badasse a loro, non mi piacevano. Voglio che sposi una persona carina.» Alzò gli occhi su Octavia. «Voi andreste molto bene, miss Petrie. Mi piacerebbe che Edward sposasse voi. Perché non lo accalappiate?» Octavia ansimo'. Non aveva proprio peli sulla lingua, quella bambina? Soffocando un'altra risata, proruppe in tono volutamente severo: «Basta! Non voglio più che usiate un'espressione così volgare, Philippa! Dove l'avete udita?» «Cos'ha che non va? L'ha detto Edward. Quando parlavamo di istitutrici, ha detto che non voleva una farfalletta il cui unico scopo era quello di accalappiare il primo buon partito che le fosse capitato a tiro. Non credo che intendesse se stesso, anche se è molto ricco, sapete. Molte signore lo hanno punt...» Pip vide il cipiglio di Octavia e si fermò in tempo. «Hanno cercato di entrare nelle sue grazie. Perché non ci provate anche voi?» Reprimendo l'impulso di dire alla bambina che Edward Barraclough era l'ultimo uomo che lei avrebbe mai considerato, Octavia si costrinse a pensare come una vera istitutrice. La capacità della bambina di riferire le conversazioni parola per parola era sorprendente, ma avrebbe dovuto insegnarle a tenere certe cose per sé. «Vedo che avete bisogno di una lezione, signorina. Oh, non mi guardate così. Non sono miss Froom. Ma dovrete imparare a non riferire pettegolezzi e conversazioni altrui. È la prima regola delle buone maniere.» Pip sospirò. «Cercherò di fare come dite, ma è molto difficile. Lisette ritiene che Edward abbia bisogno di una moglie, e voi sareste così adatta! Mi piacerebbe avervi come zia. Siete molto più carina della zia Julia.» «Philippa! Cosa vi ho appena detto?» «Che non devo spettegolare. Ma questo non è un pettegolezzo, è solo un'opinione! Sareste perfetta per Edward. Siete molto più carina di tutte quelle dame di Antigua. E anche più bella della signora che lui va a visitare a Londra. Anche se deve piacergli molto. Le fa un sacco di regali.» Octavia ansimo'. Cos'altro sarebbe uscito dalla bocca di quella bambina? E cos'era venuto in mente a Edward Barraclough di farsi vedere da lei con una donna che, a quanto pareva, doveva essere la sua amante? «Vi assicuro, Philippa, che non prenderei mai in considerazione l'idea di sposare vostro zio. Qualunque fosse la circostanza!» disse con enfasi. «E ora, chiuderemo questa conversazione e torneremo in aula, dove passeremo il resto del pomeriggio a fare i compiti. Venite!» Si voltarono per tornare verso casa. Edward Barraclough stava venendo verso di loro. Era a pochi metri di distanza, con l'aria più sardonica del solito. Non era possibile che non avesse sentito quello che lei aveva appena detto. «Mr. Barraclough!» Octavia si sentì avvampare. «Non vi avevamo visto, Sir...» «Edward!» Pip si lanciò tra le braccia dello zio. «Credevamo che foste a Londra! Cosa ci fate qui?» «Sto cercando Lisette. Sono arrivate delle lettere da Antigua per lei, ma non l'ho trovata in casa. Pensavo che fosse con voi, miss Petrie.»

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Capitolo 10
*** 10 Capitolo ***


Con un considerevole sforzo Octavia dominò la confusione e chiese amabilmente: «Lisette non è in camera sua, sir? L'abbiamo lasciata là che leggeva.» «Non c'è più. Vi suggerisco di trovarla il più rapidamente possibile. Quanto tempo fa l'avete abbandonata in balia di se stessa?» Octavia arrossi' di nuovo, questa volta di rabbia, ma rispose con calma. «Circa un'ora fa, sir. L'ho lasciata nella sua stanza con un libro che desiderava finire. Non mi è parsa un'occupazione molto rischiosa.» Barraclough annuì. «Se fosse nervosa rimasta là, ora non sarebbe necessario cercarla. Ma non c'è rimasta. Né ha risposto quando ho chiamato. Dove supponete che sia, miss Petrie? Mentre voi... scambiavate confidenze con Philippa, l'altra mia nipote è rimasta senza vigilanza per un'ora.» «Non rimproverate miss Petrie, Edward. Lisette è al sicuro. Immagino sia andata a sedersi al sole in cima alla torre. Le piace, lassù.» «In cima alla...» Octavia sollevò le gonne e si mise a correre verso casa. Barraclough la superò dopo pochi passi. Quando finalmente Octavia arrivò in fondo alle scale della torre, lui stava già scendendo, seguito da Lisette. «Perché siete così irritato, Edward?» stava dicendo la ragazza con voce perplessa. «Non c'è alcun pericolo lassù. Il parapetto è alto e il tetto solido.» «Ti ho chiamato. Perché non hai risposto?» «Non vi ho sentito» Lisette aveva raggiunto Octavia. «Miss Petrie, sono desolata. Non intendevo spaventarvi.» «Va tutto bene, Lisette. Sono stata in apprensione per un attimo, ma avrei dovuto sapere che siete troppo sensata per comportarvi in modo avventato. Vostro zio si è preoccupato quando non è riuscito a trovarvi. Avete finito il libro?» «Sì. Poi mi sono seduta al sole e mi sono addormentata. Non siate on collera con me, Edward, ve ne prego.» «Non sono affatto in collera» sbotto' lui. «Mi sono spaventato quando non sono riuscito a trovarti.» Lisette scosse la testa. «Non avreste dovuto. Sono al sicuro, qui. Perché mi stavate cercando?» «Ho delle lettere da Antigua per te e per tua sorella, compresa una di tua zia Julia. Se tu e Pip verrete da me tra pochi minuti, ve le consegnero'. Prima, però, vorrei poter scambiare due parole con miss Petrie.» Octavia notò il cipiglio di Barraclough. «Credo che fareste meglio a rassettarvi un po'» disse, sorridendo alle due ragazze. «La torre può anche essere sicura, Lisette, ma non è il posto più pulito del mondo. E gli abiti di Pip, vivace com'è, necessitano sempre di un po' di attenzione. Rinfrescatevi, prima di scendere.» Mentre seguiva Edward Barraclough in biblioteca, si chiedeva cosa le avrebbe detto. Non sarebbe stato un colloquio piacevole, questo era certo. Lui aveva quasi sicuramente udito le parole che lei aveva rivolto a Pip, e si preparò a scusarsene. Ma il suo atteggiamento riguardo alla sorveglianza di Lisette era inopportuno, e se l'avesse accusata un'altra volta di trascurare i propri doveri lei avrebbe faticato ad accettare la critica senza protestare. C'era un limite a tutto, buon Dio! Rimase sorpresa, quindi, quando Edward la invitò a sedersi. La fissò per un istante, poi si avvicinò alla finestra. Senza girarsi, disse bruciapelo: «Immagino pensiate che sono stato troppo duro con voi» «Riguardo a Lisette? Insomma...» «Non occorre che esitiate, miss Petrie. Credo di sapere cosa pensate di me. Ma il fatto non mi preoccupa. Vorrei spiegarvi perché stiamo tanto attenti a Lisette.» «Sir?» Lui tornò a sedersi alla scrivania. «Non so esattamente fino a che punto conosciate la storia della nostra famiglia, anche se immagino che a questo punto Pip vi abbia riferito tutto quel che sa. Pare proprio che vi abbia preso in simpatia.» Il tono di Barraclough lasciava intendere che non condivideva l'opinione della nipote. «Non è troppo irrequieta per voi?» «Non direi proprio, sir. È una ragazzina deliziosa. È intelligentissima.» «Mmh! A ogni modo, sembrate aver conquistato la sua fiducia. È più intelligente di Lisette, naturalmente.» «Più vivace, certo. Ma Lisette è una fanciulla adorabile. Riscuoterà un gran successo in società.» «E voi, come fate a saperlo?» chiese lui con tono ironico. Octavia si morse il labbro. Aveva parlato senza riflettere. Si spiegò con calma: «La sua bellezza, la sua dolcezza e l'attenzione che ha per gli altri conquistano inevitabilmente chiunque la conosca, qui o nel bel mondo.» «Avete letto troppi romanzi. Spero che non imbottirete la testa di Lisette con certe sciocchezze. Nella mia esperienza, la dolcezza e l'attenzione per gli altri non sono le qualità più apprezzate dalle signore in società. Né si trovano spesso...» Si interruppe, vedendo che Octavia si irrigidiva. «Volevate dire qualcosa? No? Allora continuo io. La bellezza di Lisette giocherà a suo favore, ma possiede una più sicura chiave per raggiungere il successo, quella più importante di tutte. La ricchezza, miss Petrie. Il denaro. È un'ereditiera. Questo determinerà il suo trionfo in società.» Octavia non poteva lasciargliela passare. «Non intendo imbottire la testa di nessuno di sciocchezze sentimentali, sir. Ma non mi sembra nemmeno giusto e tantomeno educativo dare a una giovanetta una visione del mondo cinica quanto quella che avete appena espresso.» «Si, si. Ma permettetemi di obbiettare che la vostra esperienza è alquanto limitata. E se vi dicessi che, giovane com'è, Lisette è già stata salvata da un fidanzamento sbagliato?» Questo la sorprese. Lisette non aveva accennato a nulla del genere. «Suppongo che dovrei credervi» rispose lentamente. «È accaduto ad Antigua, immagino.» «Naturalmente. Al figlio di un vicino venne la brillante idea che sposare mia nipote sarebbe stato un facile modo di arricchirsi. Ricardo Arandez era un uomo di fascino e Lisette, come forse avrete osservato, è troppo pronta a credere a quello che dicono le persone, a pensare sempre il meglio di loro. Suo padre era uguale. Arandez lo convinse ad acconsentire a un fidanzamento. Fortunatamente Lisette era ancora molto giovane, perciò John insistette che non venisse ufficializzato prima che lei compisse i sedici anni. A quel punto, John aveva aperto gli occhi sulla vera natura di Arandez.» Ebbe un sorriso cupo. «Me ne assicurai io. John ritirò il consenso e a Lisette fu risparmiato quello che sarebbe stato un matrimonio disastroso. Ricardo Arandez è una canaglia.» «Lei era innamorata di quest'uomo?» «No di certo! È troppo giovane per essere innamorata.» Octavia pensò a Tom Payne e sorrise. «C'è un'età per l'amore?» Mr. Barraclough la scruto'. «Proprio come temevo. Miss Froom avrebbe colto al volo la mia posizione, ma voi siete ancora avvolta da nuvolette di sentimentale idiozie. Miss Petrie, lasciate che vi chiarisca una cosa. Il vostro compito è di vigilare su Lisette, e questo include difenderla da conoscenze indesiderabili finché sua zia non sarà in grado di sostituirvi. È altamente improbabile che Arandez la trovi qui a Wychford, ma se lui o un altro potenziale cacciatore di dote apparissero sulla scena, voglio essere informato immediatamente.» «Il rischio in un luogo come questo è minimo, ma non ho difficoltà ad assicurarvi che lo farò. Tuttavia, spero che questo non preveda che io mi debba trasformare in una specie di carceriera sorvegliandola ventiquattr'ore su ventiquattro.» «No, no. Ammetto di aver avuto una reazione esagerata alla sua scomparsa, oggi pomeriggio. La mia giustificazione è che avevo appena avuto notizie di mia cognata, che è estremamente protettiva nei confronti delle nostre nipoti ed era già pronta ad accusarmi di non prendermi abbastanza cura di loro. Suppongo di essere stato ancora sotto l'influsso della sua lettera.» Tacque. Octavia attese un attimo, poi si informò: «È tutto, sir?» «Cosa? Oh, si. Chiedete alle ragazze di venire da me, per favore.» Lei andò alla porta. Mentre la apriva, lui aggiunse: «Mi rendo conto che è quasi impossibile far tacere Pip, ma preferirei che non discuteste i miei affari con lei. Tuttavia è un sollievo per me sapere che sono al sicuro dalle vostre attenzioni... Qualunque sia la circostanza.» Mentre lui si appoggiava all'indietro con un sorrisetto soddisfatto, lei arrossi' e fuggì dalla stanza. Ancora sogghignando, Edward allungò una mano e prese una lettera. Era quella di sua cognata. Come c'era da aspettarsi, era piena di critiche pungenti sul suo stile di vita, istruzione riguardo alle ragazze e ammonimenti. Edward non osava pensare alla reazione di sua cognata venendo a sapere che si era sbarazzato di miss Froom e l'aveva sostituita con una ragazza poco più grande di Lisette. Ma questa volta, almeno, Julia aveva qualche giustificazione per le proprie paure. Aveva scoperto che Ricardo Arandez aveva lasciato Antigua ed era in viaggio per l'Europa. Temeva che potesse rimettersi in contatto con Lisette. Edward sospirò. La vita a Wychford era meno tetra di quel che aveva tenuto. Anzi, aveva i suoi momenti piacevoli. Ma, per quanto bene volesse alle sue nipoti, avrebbe preferito mille volte non averne la totale responsabilità. Fare da balia a due ragazzine non era un compito adatto ad un uomo. Sembrava non ci fosse mai fine ai problemi, e nel frattempo la sua vita personale ne stava risentendo. Louise non era una donna che tollerasse di essere trascurata per lungo tempo, e il loro ultimo incontro era stato un fallimento. L'aveva trovata insopportabilmente possessiva. Perché mai le sarebbe dovuto interessare come lui occupava il tempo che trascorreva lontano da lei? Edward non le aveva detto che cosa faceva, naturalmente, ma anche se l'avesse fatto, lei non gli avrebbe creduto. Viveva in campagna con due ragazzine e una donna dai vestiti scialbi! Avrebbe trovato l'idea ridicola. E così era per lui! Ma la sua amante, la sua amante santo cielo! Non aveva alcun diritto di sapere dove lui andasse e cosa facesse quando non era con lei. Louise era bella, sì, ma la sua voce poteva assumere sgradevoli note stridule. Edward stava cominciando a perdere la pazienza anche con quei vecchi dinosauri del Ministero degli Esteri. Quando avrebbero capito che dovevano lasciarsi alle spalle la politica del diciottesimo secolo ed entrare nel diciannovesimo? C'era un solo elemento positivo in quella situazione. Anche se era un po' restio ad ammetterlo, la scelta di miss Petrie sembrava un successo. Edward sorrise di nuovo pensando alla sua confusione, quando pochi minuti prima si era divertito a rinfacciarle la frase detta a Pip. Era avvampata. Ben le stava! A nessun uomo faceva piacere sentir parlare di sé con evidente disprezzo, tanto più da una scialba istitutrice! Be', proprio scialba non era. Anzi. Una giovane donna interessante, questa miss Petrie. Le ragazze le si erano affezionate e i domestici la trattavano con sincero rispetto. Che storia aveva alle spalle? Gli aveva portato una lettera di referenze, ma lui vi aveva dato solo un'occhiata distratta. Aprì un cassetto, estrasse un fascicolo e lo aprì. La lettura era in cima. Cominciò a leggerla più attentamente. Era stata scritta da una certa Lady Dorney di Lutworth Court, che dava l'impressione di essere una donna intelligente e colta. Edward ricordava di aver incontrato Gerard Dorney alcuni anni addietro. Doveva essere sua madre. La lettera di Lady Dorney raccomandava Octavia Petrie senza riserve, lodandone la pazienza, l'efficienza, la cultura... La faceva sembrare troppo perfetta. Una miss Froom meno acida. Ma così noiosa... Eppure, lui aveva la netta impressione che miss Petrie fosse tutt'altro che noiosa. Non avrebbe saputo dire perché. Si vestiva in maniera semplice, senza alcun tentativo di attrarre l'attenzione. Se lui non avesse visto quei riccioli biondo miele che le si erano sciolti sulle spalle in occasione del loro primo incontro, non avrebbe mai saputo che esistevano. Miss Petrie portava i capelli raccolti in una crocchia severa, oppure nascosti da un cappellino. Non era particolarmente alta e la sua figura, da quel poco che si vedeva, era minuta. A parte gli occhi color fiordaliso, non c'era niente in lei che potesse interessare o attrarre un uomo i cui gusti tendevano verso donne come Louise Kerrall. Per un attimo Edward cercò di pensare a Louise come l'aveva vista l'ultima volta, petulante ma pur sempre seducente... Tuttavia l'immagine di miss Petrie continuava a mettersi di mezzo. Miss Petrie non era noiosa. Era una donna di spirito e divertente. E c'era qualcosa che colpiva in quella sua figuretta snella: il portamento imperioso della testa, la schiena eretta, il collo slanciato. Il suo passo era aggraziato, i modi pacati, ma miss Petrie non era né umile né rispettosa. Come Pip, aveva le proprie idee e, anche se era più abile nel dissimularle, non era disposta a cedere senza discutere. Edward Barraclough era intrigato. Forse avrebbe dovuto passare un po' più del tempo che era costretto a trascorrere a Wychford cercando di conoscere l'istitutrice delle sue nipoti. Si disse con un sogghigno che era perfettamente al sicuro. L'aveva udito dalla bocca della signorina stessa. Miss Petrie non lo aveva considerato come potenziale marito, in nessuna circostanza! Per un attimo, Edward Barraclough fu tentato di dimostrarle che si sbagliava, ma respinse immediatamente l'idea. Un gentiluomo non seduce l'istitutrice delle nipoti. In seguito a queste riflessioni, Edward Barraclough cominciò a prestare più attenzione ai progressi che le nipoti facevano a Wychford. Trovava i modi di insegnamento di miss Petrie non convenzionali, almeno secondo i parametri di miss Froom. Ma le ragazze stavano colmando lacune passate. Era vero che spesso arrivavano delle risate dalla stanza riservata alle lezioni mattutine ma, quando si fermava davanti alla porta in ascolto, le risate erano invariabilmente seguite da periodi di interessate discussioni, o da domande e risposte. A volte miss Petrie leggeva a voce alta. Aveva una bella voce, calda, pacata, un po' rauca. Quando il clima lo permetteva, il pomeriggio l'istitutrice portava le ragazze nel parco e, occasionalmente, Edward si univa a loro. Scoprì che le lezioni non erano confinate alle mattinate in aula. Quasi senza accorgersene, le ragazze imparavano molte cose mentre si divertivano all'aperto. Artisti, musica, aneddoti storici, confronti tra le piante delle Indie Occidentali e quelle che si trovavano a Wychford: questi e altri argomenti venivano sfiorati e, se si rivelavano interessanti, approfonditi il giorno seguente. Al principio miss Petrie sembrava inibita dalla sua presenza, ma poco alla volta Edward scoprì che lo usava per ampliare la portata delle loro conversazione, e lui si trovò a essere interrogato da tutt'e tre riguardo ai suoi viaggi. Ogni ragazza portava un albun. Lisette era appassionata di botanica. I suoi disegni a matita di foglie, alberi e fiori autunnali erano accuratamente datati e conservati in una cartella. Alcuni di essi erano stati trasformati in deliziosi acquerelli. Pip era più interessata ad animali ed edifici. Il suo taccuino era colmo di bizzarri schizzi di uccelli, topi, insetti, finestre, frontoni, gronde scolpite e foggia di mascheroni e, naturalmente, camini. Ma le misure e le note in calce erano ordinate, e controllate da miss Petrie. E sempre, a un certo punto della passeggiata, c'era un gioco o un'altra forma di esercito fisico. Pip non aveva bisogno di incoraggiamenti, ma persino Lisette si lasciava convincere a correre o saltare. Attratto da un coro di richiami e risate, un pomeriggio Edward uscì e le trovò sul retro della casa impegnate in un gioco con la palla particolarmente animato. Tutt'e tre, compresa miss Petrie, correvano sul prato. Lisette stava facendo del suo meglio per schivare l'istitutrice e lanciare la palla a Pip, ma quando miss Petrie lo vide avvicinarsi, lasciò che le ragazze continuassero da sole e si affretto' a ricomporsi. Si stava attorcigliando i capelli nella solita crocchia quando lui la raggiunse. Aveva le guance arrossate e il respiro ansante. Dimostrava la stessa età di Lisette. Lui fu divertito dal tono di sfida con cui gli si rivolse. «Buongiorno, signore. Ci avete sorpreso.» Edward la salutò con un cenno del capo. «Miss Petrie. Permettetemi di congratularmi con voi per la vostra velocità. Dubito che miss Froom avrebbe scartato tanto agilmente.» «Immagino che disapproviate, Mr. Barraclough.» «Cosa?» domandò lui. «Il nostro comportamento poco femminile.» Edward guardò le due nipoti e scosse la testa. «Non le avevo viste tanto allegre da quando sono arrivate in Inghilterra, in particolar modo Lisette. No, non disapprovo.» Rise, vedendo l'espressione di lei. «Le sembro un tale orco, miss Petrie?» «O... orco? No, no, sir. Certo che no! Scusatemi, devo richiamare in casa le ragazze. Non voglio che prendano freddo. Lisette! Pip!» Gli fece un piccolo cenno imbarazzato e si avviò verso le ragazze. Lui fu colpito nel vedere come loro correvano da lei, la prendevano a braccetto, una per parte, e cominciavano a tirarla verso di lui. Lo salutarono con il solito affetto, ma quando miss Petrie chiese loro di rientrare, ubbidirono subito. «Avete fatto un buon lavoro, miss Petrie» la gratifico', mentre seguivano le ragazze a un passo meno affrettato. «Credo di aver scelto l'istitutrice giusta, dopo tutto.» «Scelto, sir?» disse lei con un'occhiata scettica.«Avevo l'impressione che mi consideraste un ripiego.» «Eravate troppo graziosa. Ditemi, perché vi tirate i capelli in quell'orribile crocchia? Avete degli splendidi riccioli color miele.» Aveva parlato senza riflettere. Non appena quelle parole ebbero lasciato la sua bocca, le rimpianse. La giovane donna sarebbe stata imbarazzata da un'osservazione tanto personale da parte del suo datore di lavoro. Ma miss Petrie non arrossi' né perse la compostezza. I suoi occhi a un tratto non furono più color fiordaliso, ma di un blu glaciale. Lo raggelo' con un'occhiata che lui si sarebbe aspettato di ricevere da una duchessa in un salotto di Londra. «Ma inadatti a un'istitutrice» puntualizzo' con freddezza. «Scusatemi.» Accelero' il passo verso casa. Edward la raggiunse sulla porta. «È stata un'impertinenza imperdonabile. Vi prego, accettate le mie scuse.» Lei esitò, ancora ammantata di gelo. «Molto bene, sir. Ma se volete scusarmi, devo occuparmi delle vostre nipoti.» Accenno' una riverenza e si avviò verso le scale. Lui si chiuse in biblioteca e si lasciò cadere in poltrona. Che stupido era stato! Perché diavolo aveva fatto un commento così assurdo? Anche se... proprio assurdo non era. Miss Petrie stava davvero meglio con i capelli sciolti. Respinse il pensiero, infastidito. Miss Petrie era un'istitutrice. Non si facevano complimenti tanto personali alle dipendenti. Li si riservava alle dame dell'alta società o alla propria amante. Santi numi, perché era rimasto così turbato dall'episodio? Si era scusato, no? La ragazza non era nemmeno il suo tipo. Era ridotto proprio male, se una scialba istitutrice riusciva a farlo sentire in difetto per aver fatto un commento del tutto innocente sui suoi capelli! Chi diavolo si credeva di essere? Edward si alzò e si diresse fuori della stanza, chiamando a gran voce il suo stalliere. Era di pessimo umore.

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Capitolo 11
*** 11 Capitolo ***


Dall'alto della sua finestra, Octavia guardò Mr. Barraclough allontanarsi a cavallo. Sembrava irritato. Non c'era da stupirsene. La sua reazione al commento riguardo ai capelli era stata quella di Octavia, figlia del quarto Conte di Warnham, non quella che ci si sarebbe aspettata da miss Petrie, l'istitutrice. Miss Petrie avrebbe anche potuto esserne imbarazzata, ma sarebbe stata attenta a non offendere, visto che il suo datore di lavoro si era scusato quasi immediatamente. La verità consisteva nel fatto che lei era rimasta sorpresa dal piacere provato per quello che lui le aveva detto. Aveva ricevuto molti complimenti in vita sua, e fatto caso a ben pochi. Perché l'osservazione di Edward Barraclough l'aveva colpita tanto? Non era certo il tipo che lei ammirava. Né il complimento era stato espresso in modo particolarmente lusinghiero. Perché allora le aveva fatto così piacere? Non ne aveva la minima idea! Voltò le spalle alla finestra e si mise a passeggiare avanti e indietro per la stanza con nervosismo. Doveva essere più cauta. La situazione era esattamente quella che Edward Barraclough aveva temuto quando era stato riluttante ad assumerla. Troppo giovane e troppo graziosa... Queste erano state le sue obiezioni. Una farfalletta! Be', gli aveva dimostrato di non esserlo, ma probabilmente ora lui si pentiva di aver abbassato la guardia. Octavia ebbe un sospiro di frustrazione. Si era impegnata a fondo per smentire i pregiudizi di lui, e adesso era come se tutti i suoi sforzi fossero andati sprecati. Tornò a sedersi accanto alla finestra. Quelle ultime settimane erano state molto piacevoli. Le ragazze Barraclough erano affettuose, ricettive e, ciascuna a suo modo, fantasiose. Era un piacere essere la loro insegnante. E recentemente aveva visto un lato nuovo in Edward Barraclough. Non sembrava più l'orco che lei aveva creduto. Da quando aveva preso a unirsi a loro nelle passeggiate pomeridiane, le era parso più umano, con un senso dell'umorismo inaspettatamente spiccato, e a volte venato di ironia. Spesso, si era sorpresa ad apprezzare la sua compagnia. Si, Edward Barraclough era un uomo decisamente interessante. Gli aveva mostrato questo interesse troppo apertamente? Lui aveva cominciato a pensare che poteva trovare un piccolo diversivo, lì, per rendere più piacevole il tempo che era costretto a trascorrere a Wychford prima dell'arrivo della cognata? Un piccolo intrigo con l'istitutrice? Octavia si fermò al centro della stanza. Era un pensiero sgradevole. Se le cose stavano così, prima fosse riuscita a dimostrare a Mr. Edward Barraclough che si sbagliava, meglio sarebbe stato! Era ora di prendersi una pausa. L'indomani gli avrebbe chiesto le giornate libere che lui le aveva concesso e al ritorno si sarebbe controllata maggiormente. I suoi sospetti aumentarono quando Mr. Barraclough invitò lei e Lisette a cenare con lui. Sino a quel momento, ogni volta che era rimasto a casa la sera, a Wychford, si era sempre seduto a tavola da solo. Perché un tale cambiamento, quella sera? Lei era tentata di rifiutare, ma Lisette la imploro' di accompagnarla. «Dovete venire, miss Petrie! Non saprei cosa dire o fare senza il vostro aiuto.» «Sono sciocchezze, Lisette, e lo sapete. Ceniamo tutte le sere, e i vostri modi sono sempre perfetti.» «Sento che mi dimenticherò tutto se non ci sarete voi. Voglio bene a Edward, ma a volte mi intimidisce, soprattutto quando si mette a parlare di politica. E questa sarebbe la prima volta che ceno in sala da pranzo. Sarò così nervosa che non riuscirò a spiccicare una parola. No, dovete venire. Per favore, non rifiutate!» Così Octavia cedette, aiutò Lisette a scegliere l'abito, poi si ritirò in camera propria a prepararsi. Non aveva molti vestiti tra cui scegliere. Non le era stato difficile trovare nel suo guardaroba semplici abiti da giorno adatti a Wychford, ma la maggior parte dei suoi abiti formali era troppo frivola o troppo ovviamente costosa e nessuno era adatto a una istitutrice. Alla fine, si era portata un abito di mussola grigia che aveva indossato durante il lutto per sua madre. Era accollato, con maniche che arrivavano fino al gomito e uno strascico non troppo vistoso. Lo indossò, aggiungendo un ampio colletto di pizzo che era appartenuto a sua madre. Aveva legato i capelli nella solita crocchia, aggiungendo una piccola cuffia nello stesso pizzo e resistendo alla tentazione di lasciar cadere sulle spalle qualcuno dei suoi famosi riccioli. All'ora convenuta, passò a prendere Lisette e scese con lei. Edward Barraclough le aspettava in fondo alle scale. Per un attimo le fissò senza sorridere. Il primo pensiero di Octavia fu quanto stesse bene in abito da sera. Il secondo, che nessun abito poteva nascondere quello che era. Non ci sarebbe potuto essere maggior contrasto tra il suo primo amore, e quell'uomo. Le scale erano fiocamente illuminate, ed Edward non vide subito miss Petrie. Era nascosta dietro a Lisette e indossava un abito scuro. Poi lei si mosse e lui vide il tocco bianco alla sua gola. Le sue mani si alzarono per raddrizzare le spalle della ragazza, poi le due donne ripresero a scendere le scale insieme. Lisette era vestita di bianco, con gli occhi viola che scintillavano come stelle e le guance un po' arrossate per l'eccitazione. Edward la guardò con orgoglio e piacere. A parte la sua straordinaria bellezza, Lisette sembrava una normale, un po' emozionata, sedicenne. La tristezza che l'aveva oppressa dall'incidente occorso ai suoi genitori era quasi sparita. Spostò l'attenzione su miss Petrie. Indossava un abito grigio con il colletto di pizzo. I suoi capelli erano severamente raccolti sotto una piccola cuffia. L'effetto era di una modesta da quacchera, eppure aveva un'indefinibile aria di distinzione che mal si accordava con la sua immagine di scialba istitutrice. Che donna enigmatica! Edward si riscosse. L'invito a cena era stato a beneficio di Lisette. Voleva vedere come procedesse l'educazione sociale della nipote sotto la guida di miss Petrie, prima dell'arrivo della sua esigente cognata. Julia avrebbe protestato aspramente se le maniere di Lisette si fossero rilassate in sua assenza. E poi, dopo la gaff di quel pomeriggio, era curioso di vedere come se la sarebbe cavata anche miss Petrie in situazioni più formali. «Lisette, quell'abito ti dona moltissimo.» «Lo ha scelto miss Petrie, Edward, e mi ha consigliato anche gli accessori. Sono lieta che ti piaccia.» Edward si girò verso miss Petrie. «Diamo inizio alla cena?» Chiese freddamente. Non passò molto tempo prima che Edward si rendesse conto che i modi di Lisette erano impeccabili. Inoltre, gli stava venendo il sospetto che i criteri di giudizio di miss Petrie fossero elevati quanto quelli della sua rigorosa cognata, se non di più. Stentava a credere che le due eleganti creature che sedevano al suo tavolo fossero le stesse due donne che quel pomeriggio avevano inseguito il pallone sul prato! Al principio Lisette era innervosita da quella situazione nuova e formale e parlò poco. Ma Edward notò come miss Petrie gradualmente la stesse coinvolgendo nella conversazione, parlando di cose che la ragazza conosceva e chiedendole della vita ad Antigua. Dopo un po' Lisette acquisto' sicurezza e cominciò a parlare con spontaneità. Edward rivolse la sua attenzione all'istitutrice. Miss Petrie lo sconcertava sempre più a ogni incontro. Non era sorpreso dei suoi sforzi per far apparire Lisette sotto una buona luce, ma il modo in cui c'era riuscita, la pacatezza, la padronanza di sé, erano straordinari. E anche se era vestita con modestia, uno sguardo più attento gli aveva fatto capire che il pizzo che indossava doveva valere una fortuna. Da dove veniva quella donna? La lettera di Lady Dorney era entusiastica, ma a parte un accenno al fatto che miss Petrie si era presa cura di un parente malato, non conteneva informazioni riguardo alla sua famiglia. Quella era l'occasione giusta per saperne di più. In quel momento Lisette stava parlando del gioco del pomeriggio. «Sembrava che tu e Pip vi steste divertendo un mondo. Chi ve lo ha insegnato, Lisette?» «Miss Petrie. Conosce molti giochi. Li faceva con i suoi fratelli e le sue sorelle.» «La vostra è una famiglia numerosa, allora, miss Petrie?» «Si, signore. Io ero la più giovane.» «L'ottava, forse? Dato che il vostro nome è Octavia.» «Una volta eravamo in otto, si. Uno dei miei fratelli fu ucciso a Waterloo.» «Insieme a tantissimi altri. È stata davvero una vittoria conquistata a caro prezzo. In quale reggimento era?» «Il Cinquantaduesimo.» «Un reggimento d'assalto. Dovete essere fiera di lui. L'esercito è una tradizione di famiglia?» «Non direi. Stephen fu il primo dei miei fratelli ad arruolarsi» rispose lei brevemente. E prima che lui potesse farle altre domande, riprese: «Se ricordo bene, vi trovavate in India durante la campagna di Waterloo?» «Si, ho passato un certo periodo a Madras.» «Dev'essere stata un'esperienza interessante. La vita là è dura quanto si dice?» Con l'involontario aiuto di Lisette, che poneva molte domande, miss Petrie svio' la conversazione da se stessa alle esperienze di lui in India. Edward sospettava che non fosse un caso. Era stata molto abile, ma lui non era disposto a desistere. Non appena la conversazione langui', tornò alla carica. «Ditemi, miss Petrie, come avete incontrato Lady Dorney?» una breve pausa, poi lei rispose: «Conosce una persona per cui ho lavorato.» «Come istitutrice?» «No, credo di avervelo detto. Mi prendevo cura di un anziano gentiluomo.» «E perché avete deciso di lasciarlo?» «Non l'ho lasciato definitivamente, Mr. Barraclough. Avevamo bisogno tutti e due di un breve cambiamento. Ecco perché questo incarico a termine mi è parso ideale. Ora c'è un'altra persona accanto a lui.» «Capisco. E Lady Dorney è una sua amica, forse?» Lui la vide muoversi a disagio a quella domanda. «È una... una lontana parente» rispose dopo una pausa. «È anche amica vostra?» «Mi piace pensare così. È... è un po' più grande di me, e ha condotto una vita molto diversa dalla mia.» «Quanto diversa?» Miss Petrie lo guardò negli occhi. «Lady Dorney è una ricca vedova. E molto rispettata. È la prima persona alla quale ho pensato quando mi avete chiesto delle referenze. Non sono soddisfacenti, Mr. Barraclough? Posso procurarmene delle altre.» «Non sarà necessario. La lettera è molto esauriente. E io conosco i Dorney di fama.» «Bene!» Eccoli di nuovo, quel tono di asprezza, quella nota di sfida! Niente spaventava miss Petrie. «A proposito, Mr. Barraclough, vorrei che mi lasciaste libera per un giorno o due in un prossimo futuro, perché vorrei recarmi ad Ashcombe. Credo fossimo d'accordo sul fatto che avrei potuto visitare la mia famiglia occasionalmente, e non l'ho ancora fatto.» Anche se non avrebbe saputo spiegarne il motivo, Edward cercò una scusa per rifiutare e non la trovò. «Naturalmente. Mi rechero' a Londra domani, ma credo di potermi fermare qui per alcuni giorni, dopo. Il fine settimana vi starebbe bene?» «Miss Petrie! Perché dovete andare? A Pip e me mancherete tantissimo» esclamò Lisette. «Non starò assente a lungo.» Octavia sorrise. «Quarantotto ore al massimo. Il fine settimana andrà benissimo, Mr. Barraclough.» «Ma...» «Non cercare di dissuadere miss Petrie, Lisette. Potrebbe non avere soltanto un anziano parente a cui fare visita. Un corteggiatore, magari?» «È così, miss Petrie?» «Le istitutrici non hanno corteggiatori, Lisette. Sono riservati alle belle signorine che faranno il loro debutto in società la primavera prossima.» Lo aveva detto guardando Lisette con un sorriso affettuoso. Il sorriso svani' quando si rivolse a Edward. «Spero che l'infortunio occorso a Mrs. Barraclough non la costringerà a rimandare il viaggio per l'Inghilterra ancora per molto. Ci sono novità?» Edward decise di concederle la vittoria, per il momento. Sarebbe tornato a indagare sul passato di miss Petrie in un'altra occasione. «Per quanto ne so, tutto procede secondo i piani. Mia cognata è una donna forte e molto determinata. Verrà non appena potrà, ne sono sicuro. Siete tanto ansiosa di liberarvi di noi, miss Petrie?» «Per nulla, sir» replicò lei educatamente. «Ho accettato di restare per due mesi, e lo farò. Dopo questo periodo...» «Vedremo.» «Come dite voi, vedremo. E ora, credo che sia il momento di lasciarvi al vostro sigaro e al vostro porto, sir. Lisette?» «Non volete fare due chiacchiere in salotto finché non vi raggiungero'?» chiese lui con un sorriso ironico. «Credo di no.» Edward sentì la sfida nell'aria pacatamente decisa di lei e chiese: «E se io insistessi?» «In questo caso saremmo costrette ad accettare, naturalmente. Ma voi non sarete così irragionevole! Sono sicura che siete compiaciuto dalla condotta di Lisette, ma non è abituata a fare tardi.» Edward guardò Lisette e si accorse che faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Rise. «Avete ragione! E siete nel giusto anche riguardo ad un altra cosa. Sono davvero soddisfatto di Lisette. Mi congratulo con voi per come l'avete guidata, miss Petrie. Miss Froom non avrebbe saputo fare di meglio. Buonanotte.» Lisette andò dallo zio e lo abbraccio'. «Buonanotte, Edward» disse con voce assonnata. «E grazie per la bella serata.» Andò alla porta. La sua istitutrice accenno' a seguirla. «Miss Petrie!» «Sir?» «Dovrete parlarmi ancora di vostro fratello, un giorno o l'altro. O devo offrirmi di accompagnarvi ad Ashcombe?» Gli occhi di lei si dilatarono per un istante, poi gli rispose con grazia: «Non sarà necessario, Mr. Barraclough. Mi avete promesso l'uso del vostro calesse, e sono in grado di guidarlo da sola. Non mi sognerei mai di farvi perdere tempo. Buonanotte. Grazie per la bella serata.» Lui la accompagnò alla porta. Gli arrivava a mala pena alla spalla, ma il suo portamento era altero e pieno di spirito mentre cominciava a salire con eleganza le scale, seguita dal piccolo strascico. Una governante davvero insolita, questa miss Petrie! Octavia non ebbe vita facile con la sua allieva più giovane, il giorno dopo. Pip era offesissima per non essere stata inclusa nell'invito a cena di Edward, e nessuno dei tentativi di Octavia di consolarla ebbe effetto su di lei. E quando Lisette informò la sorellina che avrebbero perso la compagnia di Octavia per due interi giorni, prese la notizia davvero male. Fu scontrosa durante le lezioni del mattino, si rifiutò di pranzare e uscì nel parco il pomeriggio prima che le altre fossero pronte.

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Capitolo 12
*** 12 Capitolo ***


Octavia decise di non uscire a cercare Pip immediatamente. Lei era una bambina sensata e un breve periodo da sola le avrebbe fatto passare i malumori. Perciò trascorsero alcuni minuti prima che Octavia e Lisette cominciassero a fare il giro del lago. Le foglie stavano cambiando rapidamente colore e le chiome degli alberi erano più vive che mai. Lisette era incantata, e lei e Octavia passarono più tempo di quanto avessero stabilito raccogliendo esemplari da essiccare tra le pagine degli album. Era un pomeriggio sereno quando avevano lasciato la casa, ma ora in cielo si stavano addensando delle nubi e l'aria si era fatta decisamente più fredda. Le giacche leggere e gli abiti di mussola erano diventati insufficienti, e Octavia decise che Pip aveva avuto tempo sufficiente per sfogarsi. Era ora di trovarla e rientrare. Conoscevano troppo bene la bambina per cercarla lungo i sentieri o tra i cespugli. Pip amava arrampicarsi. Ma dopo qualche minuto passato a scrutare le chiome di tutti gli alberi preferiti da Pip, chiamandola a gran voce, fu chiaro che il diavoletto si stava deliberatamente nascondendo. Octavia si sentì crescere dentro irritazione e ansia. Cominciavano a cadere i primi goccioloni di pioggia e Lisette era scossa da brividi. Octavia si tolse la giacca e, ignorando le proteste della ragazza, gliela mise sulle spalle. Poi proseguirono, cercando sempre più lontano dalla casa. Finalmente, colsero un lampo rosso su un ramo che si protendeva sopra il versante più remoto del lago. Octavia si infurio'. Gli alberi sulla riva del lago erano stati proibiti, e così pure i rami alti di qualunque altro albero. Pip aveva violato due delle regole principali. Ma non era il momento di dar sfogo alla collera. La pioggia stava scendendo più fitta, e si stavano inzuppando tutt'e tre. Non bisognava innervosire Pip. La discesa dall'albero sarebbe già stata abbastanza difficile, in quelle condizioni. Octavia controllo' la voce. «Bene!» chiamò. «Mi chiedevo dove foste finita. Vi sentite meglio? Siete pronta a scendere? Vi bagnate tutta, lassù. Credo che sia meglio rientrare.» «Non siete in collera con me perché sono salita su quest'albero?» domandò Pip. «Ero sicura che lo sareste stata.» «E allora, perché lo avete fatto?» «Volevo punirvi! E non scendero' finché non avrete detto che non ve ne andrete!» gridò Pip in tono di sfida. «Miss Froom non ci avrebbe lasciate sole per due giorni, e non dovreste farlo neanche voi.» «Farmi arrabbiare non servirà. Potrei essere tentata di restare via più a lungo!» esclamò Octavia. «E poi, non saremo sole. Edward resterà con noi. Ti piace la sua compagnia, vero, Pip? » imploro' Lisette. «A Edward non piace la mia! Invita a cena altre persone, ma non me.» «Edward sta benissimo in tua compagnia! Guarda quanto tempo passa a Wychford, pur essendo un uomo così impegnato.» Pip scosse la testa ostinatamente. «Non è vero! Non ci voleva neanche portare qui.» Mettendo più autorità nella voce, Octavia intervenne. «Philippa, sono troppo bagnata per discutere e la povera Lisette ha freddo. Mi sta venendo il torcicollo a guardarvi da qua. Parliamone sulla terraferma.» «Non so dove sia!» «Sì che lo sapete. Scendete, Pip. Torniamo in casa a mangiarci delle focaccette tostate davanti al fuoco. Molto meglio di una noiosa cena.» Pip amava le focaccette. Esitò, poi cominciò ad avanzare lentamente lungo il ramo. Le scivolo' un piede sulla corteccia viscida e Octavia trattenne il fiato. Ma Pip si aggrappo' a una sporgenza e si tenne stretta. Guardò giù. «Non... non ce la faccio!» esclamò incerta. «Certo che ce la fate, Pip. Siete salita, no? Ora potete scendere.» Pip avanzò di qualche centimetro, poi, proprio mentre raggiungeva il tronco dell'albero, scivolo' di nuovo. Per un momento terribile, parve che questa volta cadesse davvero. Ma con quello che parve un enorme sforzo riuscì a girarsi e si sedette con la schiena contro il tronco. La sua voce si fece stridula. «Miss Petrie! Non ci riesco. È... è troppo scivoloso. Non ce la faccio.» Octavia ebbe una stretta al cuore. Era quello che aveva temuto. Pip era salita in preda alla rabbia, ma ora vedeva il pericolo. Non le mancava il coraggio, e in circostanze normali se la sarebbe cavata. Ma ora era infreddolita, bagnata e probabilmente anche affamata. Era letteralmente paralizzata dallo spavento. «Miss Petrie! Miss Petrie, cosa faccio? Ho paura!» Octavia si girò verso Lisette. «Correte in casa! Chiamate aiuto. Io resto qui. Presto!» Lisette lanciò un'occhiata ansiosa alla sorella. «Non dovrei restare io?» Octavia disse con decisione: «Siete più veloce di me. Andate!» Con suo profondo sollievo, Lisette si allontanò di corsa senza altre discussioni. Octavia aveva già deciso cosa fare. Lisette doveva girare tutt'intorno al lago per arrivare a casa, e nel frattempo Pip si sarebbe infreddolita e sarebbe diventata ancora più rigida. Lasciata sola lassù troppo a lungo, avrebbe potuto fare un altro tentativo di scendere. Un tentativo che si sarebbe potuto rivelare disastroso. Octavia esamino' l'albero. Ne aveva scalati di più difficili, da bambina. Era piccola di statura ma agile. Le gonne lunghe le sarebbero state di impaccio, ma... Si sfilò le calze e le usò per legarsi l'abito sopra le ginocchia. Mentre si rimetteva le scarpe, gridò: «Restate dove siete, Pip. Salgo su da voi» Poi tirò un bel respiro e cominciò ad arrampicarsi. La pioggia le colava lungo il viso e negli occhi, ma la ignoro', concentrandosi sul modo di raggiungere la bambina terrorizzata. Fu un enorme sollievo quando le arrivò vicino e si sentì sicura al punto di prendere Pip tra le braccia e di appoggiarsi con lei contro il tronco. Erano tutt'e due bagnate e intirizzite, ma avrebbero dovuto attendere gli aiuti. Octavia non poteva portare giù Pip da sola. Edward era rientrato inaspettatamente presto da Londra e si stava togliendo il mantello bagnato nell'atrio quando Lisette fece irruzione dal portone. Un'occhiata al suo viso sconvolto e ai suoi abiti inzuppati, e si irrigidi'. «Cos'è successo? Si tratta di Pip? Dov'è?» Lisette cominciò a singhiozzare parole incoerenti, ma non appena riuscì a descrivere dov'era Pip e l'istitutrice, Edward si girò verso il palafreniere e gli ordinò di correre verso il lago. Poi, fermandosi solo l'attimo necessario a dare istruzione alla governante e affidarle Lisette, lo seguì. Al principio, Edward pensò che Lisette gli avesse dato delle indicazioni sbagliate. A parte Jem, non c'era nessuno sotto l'albero. Poi udì un grido. Alzando gli occhi, vide quello che gli parve un mucchio di abiti bagnati nell'incavo tra il grosso tronco e uno dei rami principali. Era miss Petrie. Tra le braccia, si intravedevano una giacca rossa e un groviglio di ricci neri. «Correte e prendete una scala!» ordinò al palafreniere. «E coperte! E fate venire degli uomini.» Prima che il domestico avesse fatto dieci passi, Edward s'era tolto la giacca e stava scalando l'albero. La pioggia era ancora battente, e gli appigli insidiosi. Mentre saliva, si chiese come diavolo avesse fatto miss Petrie ad arrivare fin lassù da sola. Quando fu più vicino, la sentì dire: «Ecco Edward, Pip! Non siete contenta?» La voce era calma, ma il viso rivelava la sua tensione. Li sforzo di tenere in equilibrio se stessa e la bambina sul ramo doveva essere enorme. Erano inzuppate fino alle ossa e Pip rabbrividiva, il viso nascosto nel collo di miss Petrie. Stava aggrappata alle sue spalle in modo convulso, come se non volesse più lasciarla, ed era in un tale stato di panico che portarla a terra poteva essere un problema. La prima cosa da fare era rassicurarla. Edward si fermò, sorrise a entrambe e disse allegramente: «Posso unirmi a voi, signore, o vi scorto giù?» Sedette a cavalcioni sul ramo accanto a loro. Il viso di Pip era nascosto e la stretta delle sue mani si era fatta ancora più convulsa. Miss Petrie esordì dicendo: «Credo che prima dovrete scusarvi con Pip, Mr. Barraclough.» «Per cosa?» «L'avete esclusa dall'invito a cena, ieri sera.» «Oh, che strano. Credevo non le interessasse affatto! Credevo che avrebbe preferito di gran lunga un tè con le focaccette davanti al fuoco oggi pomeriggio. Per questo ero tornato a casa presto. Sono rimasto un po' deluso, ve lo assicuro, quando non ho trovato nessuna di voi tre.» Pip alzò la testa e mormorò con una vocina esile: «Davvero, Edward? Siete tornato a casa presto, per questo? Avrei proprio voglia di mangiare una focaccetta .» «Be', allora faresti meglio a scendere, piccolina! A Mrs. Dutton non piace aspettare. Passatela a me, miss Petrie, e la porterò giù in un baleno. Bene, così.» La profonda, rassicurante voce di Edward ebbe il suo effetto. Pip si lasciò trasferire da un braccio all'altro ed Edward rivolse a miss Petrie un sorriso solidale. «Voi dovrete attendere qui, temo» disse, scivolando lungo il ramo. «Ma tornerò presto. Guarda, Pip! C'è una scala che ti aspetta, ed è proprio qui sotto. Coraggio.» Edward un po' guidò e un po' trasporto' Pip lungo la scala che era stata portata da Jem e da uno dei giardinieri. Quando la bambina fu a terra, la passò al palafreniere. «Resta con Jem ora, piccolina!» le raccomando', avvolgendola in una delle coperte. «Ti porterà subito a casa per scaldarti. Lisette è già là. Devo aiutare miss Petrie.» Jem partì ed Edward tornò ad alzare in viso verso l'alto. Aveva un piede sull'ultimo piolo della scala quando vide che miss Petrie stava scendendo la scala da sola! «Non fate sciocchezze!» esclamò. «Aspettate!» Salì in fretta la scala e arrivò giusto in tempo per vederla scivolare sull'ultimo grosso ramo prima di raggiungere la sommità della scala. Per un istante mozzafiato, miss Petrie rimase appesa, aggrappata al ramo sopra la sua testa. Edward la afferrò proprio mentre le sue mani cominciavano a perdere la presa. Con un grugnito, la strinse contro di sé. «Mi sembrava di avervi detto di aspettare» ringhio'. «P...pensavo che la vostra p... priorità sarebbe stata accompagnare Pip a casa. Mr.Barraclough, e avevo troppo freddo per attendere il vostro ritorno.» Lui vedeva quale sforzo facesse per non battere i denti. «Non capisco proprio. Normalmente sarei p... perfettamente in grado di s... scendere da sola da un albero così.» «Siete una sciocca! In questo momento non siete nelle condizioni di fare ginnastica! Siete fradicia, intirizzita e rigida per la tensione. Devo portarvi subito a casa. Non voglio trovarmi con un istitutrice malata per le mani. Andiamo!» Si mosse verso il piolo più alto della scala. Miss Petrie guardò giù, degluti', poi scosse la testa. «Dovete darmi un po' di t... tempo. Non c... non credo di farcela in questo momento. Ho le braccia e le gambe che sembrano diventate di g... gelatina. È assurdo!» Lui la guardò meglio. Era pallidissima. I capelli, sciolti dal convulso abbraccio di Pip, le scendevano sulle spalle in un groviglio di riccioli bagnati. Aveva una stria di sporco su una guancia e lo scollo dell'abito era strappato su una spalla. Non che avesse importanza. Tanto il vestito era reso trasparente dalla pioggia. Quasi senza rendersene conto, lui notò che aveva delle caviglie sottili e polpacci ben modellati... E poi si rese conto turbato che si era alzata la gonna alle ginocchia e che le sue gambe erano nude! Dicendosi con fermezza che non era il momento di farsi distrarre, si schiari' la voce. «Se io scendo la scala per primo, ce la fate a seguirmi da vicino? Così, se cadete, potrei afferrarvi. Non dovrebbe essere difficile. Credete di potercela fare?» Lei guardò a terra dubbiosa, ma annuì.

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Capitolo 13
*** 13 Capitolo ***


Edward scese alcuni pioli, aspetto' che Octavia avesse raggiunto la scala, poi lentamente cominciarono a scendere insieme. Le braccia di lui erano ai due lati dei fianchi di Octavia, il viso poco sopra la sua vita. Era minuta, pensò, eppure aveva una splendida figura: il seno perfetto che lui aveva intravisto pochi minuti prima, la vita sottile proprio davanti ai suoi occhi, la rotondità dei fianchi tra le sue braccia, e quelle caviglie... Lui sperava che miss Petrie si sentisse al sicuro, ma se lei avesse potuto leggergli nella mente in quel momento sarebbe stata seriamente preoccupata, e non perché sarebbe potuta cadere dalla scala! L'ondeggiare dei suoi fianchi nella discesa e lo sfioramento del suo corpo avevano un effetto sorprendentemente forte su di lui. Si concentrò sulla scala e infine riuscì a toccare terra senza aver fatto nulla di cui in seguito si sarebbe potuto pentire. Aiutò miss Petrie a scendere l'ultimo gradino e la vide restare lì stordita, completamente ignara delle condizioni dei suoi abiti. Quando Edward si girò, Seth, il giardiniere, con un ampio sogghigno sulla faccia stava porgendo una coperta. Edward gliela strappò di mano e proruppe bruscamente: «Smettetela di stare lì come un allocco e riportate la scala nel granaio! Subito!» Si girò verso miss Petrie. «Mettetela sulle spalle. E abbassatevi le gonne!» Il tono era stato duro e lei lo guardò vacua, perché non capiva quella improvvisa rabbia. Con un'esclamazione di impazienza, lui la attirò verso di sé, sciolse i nodi fatti con le calze per liberarle le gonne, poi la avvolse nella coperta. Aveva un'aria così stanca e smarrita che, istintivamente, lui aumentò la stretta delle braccia e la bacio'. Per un attimo Octavia rimase lì come una bambina, accettando la pressione delle sue labbra su di sé. La sensazione di quella morbida, consenziente bocca sotto la sua fu magica. Le labbra di Edward si mossero e il bacio si trasformò. La coperta cadde e lui la strinse più vicina, in modo più intimo... Octavia rabbrividi', poi si aggrappo' a lui, forse cercando il suo calore vitale. «Octavia!» sussurro' Edward, e la bacio' di nuovo. Il suono di quella voce la strappò al suo torpore. Tornò alla realtà immediatamente, liberò le braccia e lo respinse. «No!» gridò, con un misto di orrore e vergogna. «No, non dovete. Mi spiace se vi ho dato l'impressione di... Oh, cosa dovete pensare di me? Ma non è così. Vi assicuro. No!» Cercò freneticamente la coperta, la raccolse e se la strinse addosso. «Do... dovete credermi, Mr. Barraclough» balbetto'. Non sono così... Niente affatto.» Edward era sbalordito quanto lei. Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui si era abbandonato così all'istinto. Di solito manteneva un completo controllo su se stesso. Doveva mettere le cose in chiaro immediatamente. «Miss Petrie, non intendevo... Sono io quello che è dispiaciuto!» si scuso', con una confusione che avrebbe sbalordito i suoi amici. «Non... non ho riflettuto, ho perso la testa... Mi scuso. Vi prego, credetemi, non accadrà più, ve lo assicuro. Mai!» Lei alzò gli occhi su di lui, dubbiosa, ma quel che vide sul suo viso parve rassicurarla. Dopo un attimo, distolse lo sguardo e annuì. Edward stava continuando a parlare, imbarazzato. «Posso suggerirvi di rientrare in casa al più presto? Vi ammalerete se non vi togliete di dosso quei panni bagnati. Avete... avete bisogno di appoggiarvi? O volete che vi porti io?» Il pensiero di portarla in braccio, di averla ancora contro di sé, lo turbo'. Era assurdo! Cosa gli stava capitando? Si comportava come un adolescente. Fu quasi un sollievo quando lei scosse la testa e si avviò da sola. Ma dopo alcuni passi, Octavia si fermò. Senza guardarlo, confessò rigida: «Temo di aver bisogno di un braccio a cui appoggiarmi, dopo tutto. Sono desolata.» Appariva così sfinita e nervosa che lui fu assalito dal rimorso. Scordando i propri turbamenti, le offrì il braccio. La pioggia era cessata. Insieme, tornarono verso casa. A metà strada, incontrarono Mrs. Dutton, che si era occupata di Lisette e Pip e ora veniva a cercare la loro istitutrice. Si offrì di sostituire Edward, ma lui rifiutò. La mano di miss Petrie era posata solo lievemente sul suo braccio, ma lui era fiero che si fosse fidata al punto di chiedere il suo aiuto. Inoltre, camminare accanto a lei gli dava uno strano senso di calore. Non voleva rinunciarci. Quando furono in vista della casa, un debole raggio di sole si riflette' sulle finestre di Wychford. A Edward parve che ammiccassero con sorprendente luminosità in quella luce tenue. Le focaccette vennero servite nel salottino davanti a un fuoco scoppiettante. Quando Octavia scese dopo essersi cambiata, gli altri erano riuniti intorno a un tavolino da tè carico di caffettiere, brocche di cioccolata e piatti di focaccette. Era una bella scena: la luce del fuoco che si rifletteva sull'argenteria, Pip seduta accanto allo zio, Lisette, ripresasi dallo spavento, che sorrideva loro con affetto. Octavia esitò sulla soglia, ma Edward Barraclough si alzò non appena la vide e la accompagnò al suo posto. Octavia trovò impossibile incontrare il suo sguardo. Poco prima, quando era arrivata in camera e aveva lasciato cadere la coperta, era rimasta inorridita dallo stato del suo vestito: strappato, quasi trasparente e, finché Mr. Barraclough non glielo aveva abbassato, legato sopra le ginocchia con le sue stesse calze! Non c'era da stupirsi che si fosse preso certe libertà con lei! Davanti allo specchio, si era portata le mani alle guance rosse di vergogna. Lui si era comportato da perfetto gentiluomo, dopo, assumendosi tutte le colpe e scusandosi in modo convincente. Era suonato sincero nella sua promessa che l'episodio non si sarebbe ripetuto. Ma questo non le era di conforto. Dentro di sé Octavia sapeva che aveva desiderato che lui la abbracciasse come aveva fatto, aveva desiderato che la baciasse. Che donna era? Non le piaceva nemmeno, quell'uomo! Ma neanche questo era vero. Mr. Barraclough poteva non essere l'eroe biondo dei suoi sogni, tuttavia le piaceva. Il modo in cui aveva trattato Pip quel pomeriggio era stato proprio quello giusto. Per un uomo così si poteva provare ben più che simpatia... Octavia si era irrigidita, allarmata. Doveva arginare quei pensieri. Mr. Barraclough poteva anche essere degno di ammirazione, ma lei non aveva alcuna intenzione di vedere in lui qualcosa di diverso dal suo datore di lavoro. Nell'assumere quell'incarico presso i Barraclough, si era posta deliberatamente in una sfera diversa rispetto alla loro, e la distanza tra Edward Barraclough e l'istitutrice doveva essere mantenuta finché fosse rimasta al suo servizio. Si era guardata allo specchio chiedendosi che cosa sarebbe successo in seguito, quando la farsa sarebbe finita. Se si fossero incontrati a Londra l'anno successivo, lo avrebbe attratto ancora, vedendola per quella che era in realtà, la più giovane figlia del Conte di Warnham e la proprietaria di Wychford? Edward era un bell'uomo e un buon partito. Non dovevano essere poche le dame, in società, che lo corteggiavano. Ma anche lei poteva essere carina quando non si tirava i capelli in quella crocchia severa... E la sua era un'ottima famiglia. Si era guardata nello specchio, ma ci aveva visto il volto scuro di un uomo. Quanto era forte! Si era arrampicato su quell'albero senza il minimo sforzo, ed era riuscito a portarla giù. Poi quando l'aveva presa tra le braccia, lei aveva sentito la potenza del suo corpo muscoloso... Era parso in collera con lei, ma il bacio non era stato affatto rude. Era stato dolce, tenero, confortante. L'opposto di quello che lei si sarebbe aspettata da un uomo come Edward Barraclough. Quel bacio aveva suscitato in lei sensazioni nuove che la spaventavano. Ma quanta passione! Ma cosa le era venuto in mente? Un solo bacio, ed era pronta ad abbandonare Tom Payne e i suoi simili, pronta a sostituire il suo angelo biondo con quell'orco dai capelli neri?

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Capitolo 14
*** 14 Capitolo ***


Mr. Barraclough non era nulla per lei. Nulla! Quanto avrebbe riso se l'avesse vista ora, a struggersi dopo aver evocato la sua immagine nello specchio! Per un uomo di mondo come Edward Barraclough, un bacio come quello non significava nulla. Non era neppure degno di essere ricordato. Octavia si era ricomposta con ferrea determinazione. Quel bacio aveva significato poco per lui e non doveva significare nulla per lei! Si trovava a Wychford da troppo tempo. Aveva decisamente bisogno di una pausa. E al suo ritorno si sarebbe assicurata che lui ricordasse chi era: miss Petrie, istitutrice stipendiata, decisamente non una persona con cui il padrone di casa potesse amoreggiare! Tuttavia, quando scese, il suo incontro con Mr. Barraclough andò meglio del previsto. Lui stava mangiando focaccette con le nipoti e, pur essendo cortesissimo, non c'era nulla nei suoi modi che suggerisse che la considerava qualcosa di diverso da una istitutrice. Octavia cominciò a pensare che l'episodio nel bosco potesse davvero essere dimenticato e si permise di rilassarsi. Ma quando Lisette e Pip si ritirarono per coricarsi, Edward le chiese di fermarsi, e lei ripiombo' nel panico. Quando lui se ne accorse, assunse un'espressione cupa. «Vedo che siete nervosa, miss Petrie. Quello che è accaduto oggi è stato un errore. Ne sono profondamente desolato, ma avevo sperato che potesse essere un capitolo chiuso. Non intendevo mancarvi di rispetto e, se continuate a essere l'istitutrice delle mie nipoti, dovremo comportarci come se nulla fosse successo. Cosa ne pensate? Potete perdonare e dimenticare? O preferite non far ritorno a Wychford una volta che sarete partita? Mi dispiacerebbe infinitamente, ma vi capirei se prendeste questa decisione.» Octavia ebbe un tuffo al cuore. Non tornare? No! Doveva! Non poteva lasciare Lisette e Pip ora! Si ricompose e disse con voce calma: «Sono certa di potermi lasciare l'episodio alle spalle, Mr. Barraclough. Eravamo entrambi sotto un'estrema tensione e credo che nessuno dei due si sia comportato normalmente.» Un rapido guizzo, subito represso, gli passò negli occhi. «Vero.» concordo'. A Octavia non piacque quel guizzo. Riprese con freddezza: «Forse questo breve distacco renderà più facile per entrambi scordare tutto.» «Lo spero. Bene! Ma non era l'unica questione che voleva discutere con voi.» Edward fece una pausa, si rabbuio', poi riprese: «Avete ottenuto risultati migliori di quanto sperassi con le ragazze. Stanno imparando molto e sono certamente più felici di quanto non sarebbero state con miss Froom. Ma questo pomeriggio Pip si è messa in pericolo. Il fatto che voi abbiate rischiato la vostra stessa incolumità per salvarla non cambia la realtà dei fatti.» Octavia aspetto'. Qualunque altro datore di lavoro l'avrebbe rimproverata ben prima di quel momento. Cercò di non abbassare gli occhi quando la voce di lui si fece sferzante. «Ditemi, miss Petrie, cosa diavolo vi è venuto in mente? Come avete fatto a lasciare sola la bambina in modo tanto irresponsabile? E non ci sono regole, nessuna precauzione per la sua sicurezza?» Octavia si rendeva perfettamente conto di essere in difetto. Aveva lasciato sola Pip troppo a lungo. Non era una giustificazione il fatto che non avrebbe mai immaginato che la bambina potesse essere così disubbidiente. «Mi... mi dispiace.» «Perché permettete a Pip di arrampicarsi sugli alberi quando e dove le pare?» «Non è così! È vero che non gliel'ho espressamente proibito. Ha tanta energia, e dà l'impressione di sentire l'esigenza di trovarsi un po' più in alto di tutti noi. È un'abitudine innocua, e sono sicura che le passerà...» «Innocua!» «Ma ho posto delle regole, Mr. Barraclough. Certi alberi sono banditi, e quello in particolare lo era. Tutti gli alberi i cui rami si protendono sul lago sono proibiti. E così o rami alti come quello su cui si è arrampicata oggi. Pip deve... deve essersene scordata.» «Scordata? O è stata una sfida? Ho saputo da Lisette che Pip aveva uno dei suoi momenti neri.» «È vero. Ma era pronta a ubbidirmi quando l'ho trovata. Sarebbe scesa se non si fosse fatta prendere dal panico.» «Se prima non fosse caduta nel lago.» «Si. Si, è vero. Mi dispiace. Ne parlerò con Pip...» «Lasciate perdere. Non volevo rovinare l'atmosfera del tè con le focaccette di questa sera, ma le parlerò personalmente domani e porrò un bando assoluto ai rami alti e agli alberi in riva al lago. Non lo farà più. Ma in futuro vorrei che la sorvegliaste maggiormente quando è fuori nel parco. Vostro compito è tenere le ragazze al sicuro, oltre che farle divertire. Quando Pip ha uno dei suoi malumori può essere molto ribelle. È allora che ha bisogno di una mano ferma.» Le rivolse un'occhiata penetrante. «Siete ancora sicura di poterla controllare?» «Si. Sarò pronta, se dovesse succedere di nuovo. Ma, vi prego, non siate troppo duro con lei. Continuo a credere che il modo migliore di prendere Pip sia con l'affetto, non con le minacce.» Lui parve esasperato. «Cosa credete che farò? Che la sottomettero' a furia di botte?» «Certo che no! Ma potete intimidire parecchio una persona, specialmente una bambina.» «Dubito moltissimo di intimidire voi, miss Petrie, minuta come siete.» Edward fece una piccola smorfia, e vedendo che lei stava per protestare, la prevenne alzando una mano. «Ma, come sicuramente stavate per farmi notare, non è questo il punto. Non ho nessuna intenzione di intimidire Pip. Per vostra informazione, amo le mie nipoti, entrambe, e farò quel che ritengo necessario per tenerle al sicuro, senza interferenze da parte vostra o di chiunque altro. È chiaro?» Era questo il vero Edward Barraclough, pensò Octavia. Un duro. Disse con freddezza: «Vi siete spiegato perfettamente, signore.» «Bene! In tal caso dimenticheremo questo episodio, insieme a tutto il resto. E ora, quando intendete partire? Mi assicurero' che il calesse e il palafreniere siano disponibili.» «Il calesse basterà, signore. Posso guidarlo personalmente.» «Come preferite. Buonanotte, miss Petrie.» Dopo che lei fu uscita, Edward Barraclough rimase seduto a fissare le carte sulla scrivania senza vederle. Anche se per nulla al mondo lo avrebbe ammesso, era profondamente lieto che miss Petrie se ne andasse per due giorni, o anche per una settimana, se lei l'avesse chiesta! Aveva bisogno di tempo per riprendersi. Da cosa? Cosa c'era da dimenticare? Dopo essersi concentrato per un attimo, decise che non ne aveva idea, solo che riguardava i suoi sentimenti nei confronti di miss Petrie! Erano, a dir poco, inappropriati! Poco prima aveva dovuto costringersi a dar voce a una critica perfettamente giustificabile sul modo in cui vigilava sulle sue nipoti. E quando lei era parsa tanto scossa, aveva dovuto fare uno sforzo su se stesso per non alzarsi e consolarla. Era assurdo! Ridicolo! Edward si mosse a disagio sulla sedia. Cosa diavolo gli era preso? Perché si sentiva confuso come mai gli era capitato in vita sua? Forse sarebbe stato meglio se quella dannata istitutrice avesse deciso di non tornare affatto. No! Respinse il pensiero non appena lo ebbe formulato. No! Sarebbe stato alquanto... scomodo per tutti loro. Quello era l'aggettivo giusto per definire la situazione: scomodo. Se miss Petrie non fosse tornata, sarebbe stato scomodo, scomodo, continuava a ripetersi per cercare di convincersi che le cose stavano proprio così e non altrimenti. Octavia tuttavia fu costretta a rimandare la sua visita ad Ashcombe. Durante il tè con le focaccette, Pip era stata insolitamente quieta. Il mattino dopo si sveglio' accaldata e tutta indolenzita. Edward mandò a chiamare il medico, che diagnostico' una febbre causata dall'esposizione alla pioggia. Raccomando' di tenere la paziente a letto per almeno una settimana.

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Capitolo 15
*** 15 Capitolo ***


Quando Edward si offrì di procurare una infermiera, Octavia scosse la testa. «Sono avvezza a prendermi cura di persone inferme. Se vi fidate di me, sono sicura di potercela fare.» «Non c'è dubbio sul fatto che Pip preferirebbe qualcuno che conosce» osservò Edward dubbioso. «Sarei più tranquillo se ci foste voi con lei. Ma non dovevate lasciarci per un paio di giorni?» «Posso rimandare. Preferirei restare finché Pip non starà meglio.» «È deciso, allora. Ma dovete dirmi se avete bisogno di aiuto.» Per i primi tre giorni, Pip ebbe la febbre molto alta. Una branda venne portata nella stanza della bambina e una delle cameriere vi dormi' di notte, pronta a chiamare Octavia in caso di necessità. Durante il giorno, Lisette e Octavia non la lasciavano mai sola, ed Edward si univa spesso a loro. Ma la terza sera Octavia alzò lo sguardo dal ricamo e vide che gli occhi di Pip erano aperti e ben vigili. Si alzò e andò da lei, portando la lampada con sé. «Salve» disse, posando la lampada sul tavolino accanto al letto. «Bentornata. Avete sete?» Pip fu aiutata a sedersi per sorseggiare un po' d'acqua dal bicchiere. «Non sono stata via» disse lentamente. «Ho avuto solo mala alla testa. Ma ora mi sento meglio.» «È un'ottima notizia.» «Dov'è Lisette?» «Dorme, credo. È stata qui buona parte della giornata ed era piuttosto stanca. Così l'ho mandata a letto.» «Ed Edward? Dov'è Edward?» «Anche lui è stato qui a lungo. Forse che passerà più tardi» «Posso alzarmi?» «Non ancora. Forse domani.» «Voi andrete via. Non sarete qui.» Octavia si sedette sul letto e prese la mano di Pip tra le proprie. La lampada le racchiudeva in un piccolo bozzolo di luce che lasciava nell'ombra il resto della stanza. «Resterò finché non sarete guarita, Pip cara.» «Non voglio che ve ne andiate affatto» protesto' Pip con calore. «Mamma e papà hanno detto che sarebbero stati via solo due giorni, e non sono più tornati.» «Io tornerò, Pip. Prometto.» «Ma perché dovete andare fino a Ashcombe? C'è solo un vecchio, laggiù!» «Non è solo un vecchio!» Octavia esitò, guardò le guance arrossate di Pip e disse gentilmente. «Non è un vecchio qualsiasi, Pip. È mio padre e io gli voglio bene. Devo andare a trovarlo, assicurarmi che sia sereno. Mi ha permesso di venire qui per occuparmi di voi e Lisette, ma rimarrebbe deluso se io non gli facessi visita di tanto in tanto. Potete capire questo, vero?» «Non sapevo che fosse vostro padre.» «L'ho detto soltanto a voi.» «Non potrebbe venire lui qui, invece? Mi piacerebbe conoscere il vostro papà.» Octavia sorrise. «È molto anziano. Non può viaggiare. Tornerò in un paio di giorni, vedrete.» «Immagino che abbiate anche molti fratelli e sorelle a casa» «Nessuno! Sono la più giovane e sono tutti sposati tranne uno. E lui è lontano, nell'esercito.» «Come si chiamano?» Pip si stava di nuovo appisolando. Non avrebbe fatto alcun danno parlarle un po' della sua famiglia. L'avrebbe accompagnata nel sonno. «Be', c'è Arthur. È il maggiore e ha quattro figlie.» «Della mia età?» «Due di loro sono più grandi di te. Poi, dopo Arthur, vengono le mie sorelle Gussie, Eleanor e Charlotte. Sono tutte sposate e hanno dei bambini.» «Qualcuno ha la mia età?» «Quelli di Gussie sono più grandi. Come pure tre di quelli di Eleanor e Charlotte. Gli altri sono tutti più giovani.» «Continuate. Chi c'è poi?» «Elizabeth. Era sposata, ma suo marito è morto. Vive in Francia, ma credo che presto tornerà in Inghilterra.» «Quanti bambini ha?» «Nessuno.» «Gussie, Eleanor, Charlotte, Elizabeth... Non avete altri fratelli?» «A parte Arthur? Ne avevo altri due, ma Stephen, quello più vecchio, era un soldato ed è morto a Waterloo. Ora mi resta solo un altro fratello, oltre a Arthur.» «Quattro sorelle e due fratelli. Sono tanti» disse Pip assonnata. «Edward verrà presto? Ho un po' sonno.» Octavia sorrise e la bacio'. «Sarà qui da un momento all'altro.» «È qui ora» disse una voce profonda nel buio. «Mr. Barraclough!» Octavia trasali'. «Non volevo disturbarvi» disse lui, avvicinandosi. «Mi interessa sapere della vostra famiglia, vedete. Sei fratelli e sorelle! Non mi stupisce che conosciate tanti giochi. Come ti senti questa sera, piccolina?» «Meglio, credo. Miss Petrie dice che non se ne andrà finché non sarò guarita. E ha promesso di tornare.» «Bene!» Gli occhi di Edward si posarono su Octavia. «Sono lieto che si senta di farlo.» Octavia si sentiva le guance calde e fu felice che l'illuminazione fosse fioca. «Se siete venuto per tenere un po' di compagnia a Pip, sir, andrò a controllare se Lisette si è addormentata. Era molto stanca.» Si chino' sul letto per baciare Pip. «Buonanotte, carissima. Buonanotte, signore.» Pip rimase a letto per altri due giorni, ma, con la capacità di recupero dei giovani, ritrovò ben presto il suo spiritaccio. Edward passava molto tempo con lei, e Lisette non era mai lontana. Dopo una settimana, Octavia sentì che poteva lasciarli senza problemi e partì alla volta di Ashcombe. Non avrebbe dovuto preoccuparsi per suo padre. Il marito di Lady Dorney aveva avuto una salute cagionevole e Lord Warnham stava godendo un mondo a paragonare i propri sintomi e le proprie cure con quelle del cugino. Sua figlia gli era mancata, ovviamente, ma non quanto aveva temuto. «La collezione di ricette e di tisane della cugina Marjorie è più ricca della mia» informò la figlia. «Credo che abbiano giovato moltissimo alla mia salute. Spero che riuscirai a convincerla a fermarsi ancora un po', Octavia. Non ne abbiamo provate neanche la metà.» «Ha accettato di fermarsi qui per almeno due mesi, padre. Potrebbe perfino prolungare il soggiorno, se voi lo desiderate. Non credo che abbia progetti per l'inverno.» «Eccellente, eccellente! Dobbiamo assicurarci che resti fino alla primavera. Ero molto depresso, sai, quando ho saputo della sfortuna del povero Arthur, ma la cugina Marjorie mi è stata di grande conforto.» «Cos'è successo ad Arthur, padre?» «Sua moglie ha avuto un'altra femmina, mia cara! Avevo avvertito Arthur, prima che la sposasse. I Dawson hanno solo delle figlie. Ma lui non mi ha dato retta. Ora i dottori dicono che Sarah non potrà avere altre gravidanze. Arthur ha cinque femmine e neanche un erede!» Octavia non era particolarmente affezionata al fratello maggiore, ma questo sarebbe stato un duro colpo per il suo orgoglio. «È molto triste, padre.» «Lo è davvero. Soffro per lui.» «È per Sarah che soffro io» disse Octavia. «Arthur non la perdonerà per questo.» «Ti rendi conto di cosa significhi, Octavia? Ora toccherà a Harry prendere il titolo, dopo che io e Arthur ce ne saremo andati. Cosa pensi di questo?» Harry, il più giovane dei maschi Petrie e uno scavezzacollo, era il fratello preferito di Octavia. Era tenente nelle Guardie, e anche celibe. «Significa che Harry dovrà rinunciare alla sua carriera?» «Naturalmente! Arthur gli ha già scritto. Ha un grande senso della responsabilità, lui. È molto preciso.» Octavia pensava che più che preciso il fratello maggiore fosse pedante, ma non lo disse. «Cosa ha scritto Arthur?» «Che Harry deve lasciare l'esercito e tornare a casa, naturalmente. Non c'è tempo da perdere. Deve sistemarsi e trovare una moglie.» «Povero Harry!» «Stephen non doveva arruolarsi. È troppo pericoloso. Harry non avrebbe dovuto lasciare l'esercito e cedere il suo grado di ufficiale se Stephen fosse vissuto.» l'uomo sospirò. «Non mi hai ancora detto come te la cavi a Wychford, mia cara. Hai una bella cera.» «Va tutto bene, padre. Mi pare finalmente di cominciare a fare qualche progresso, anche se c'è ancora molto da lavorare. Devo tornare là domani.» «Così presto?» «Temo di si, padre. Spero che non vi dispiaccia.» «Oh, non preoccuparti per me, mia cara. Ho la cugina Marjorie con cui parlare. Chiacchieriamo spesso dei vecchi tempi. E ha promesso di farmi un'altra tisana, domani.» Era chiaro che questo soggiorno di Lady Dorney si stava rivelando un grande successo.

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Capitolo 16
*** 16 Capitolo ***


Octavia non ricordava di aver mai visto Lord Warnham tanto contento, e quando arrivò il momento di lasciare Ashcombe poté farlo a cuor leggero. In realtà, Octavia era ben più preoccupata per quello che avrebbe trovato a Wychford, e si chiedeva se non fosse una sciocchezza farvi ritorno. Aveva riflettuto molto su come si era comportata il giorno dell'incidente occorso a Pip, e a come questo avrebbe influito sul suo rapporto con Edward Barraclough. Lui era parso sincero nelle sue scuse e nel desiderio di considerare il bacio una follia momentanea. Non si sarebbe ripetuto, di questo era certa. L'atteggiamento di Mr. Barraclough verso di lei nella settimana che era seguita era stato freddamente corretto. Le sarebbero mancate molte cose, se non fosse tornata a Wychford. Le sarebbero mancati il dolce fascino di Lisette e la vivacità di Pip. Le sarebbe mancata quella casa così particolare con le sue strane finestre, il suo lago e gli alberi secolari. Ma soprattutto, e questo la costernava, le sarebbe mancata la presenza inquietante di Edward Barraclough. Aveva deliberatamente sminuito l'importanza del bacio. Era stato un incidente, provocato da una situazione eccezionale, si era detta. Lei era sempre stata la persona più sensata e razionale di tutta la famiglia, per nulla propensa ai sentimentalismi. Battiti di cuore accelerati, respiri ansanti, i tormenti della passione erano per gli altri, non per Octavia Petrie. Era molto improbabile che perdesse di nuovo la testa. Ma il piacere che provava nel conversare con Edward Barraclough non era altrettanto facile da ignorare. Non uno dei giovani uomini che aveva incontrato durante la stagione londinese l'aveva interessata tanto. Un'altra questione la preoccupava. Lei e suo fratello Harry, i due Petrie più giovani, erano sempre stati molto uniti. Se non l'avesse trovata ad Ashcombe al suo ritorno in Inghilterra, sarebbe venuto a cercarla a Wychford. E sarebbe stato come lasciare libero un gatto tra i piccioni! Octavia si consolo' con il pensiero che ci sarebbe voluto del tempo prima che Harry potesse rientrare ad Ashcombe. Se lei non fosse già tornata a casa, lui avrebbe trovato un messaggio in cui gli chiedeva di non venire a cercarla. In passato erano stati spesso cospiratori. Lui non l'avrebbe tradita! Passò il resto del viaggio a rientrare nel proprio ruolo. Era sicura che quella assenza di due giorni l'avesse liberata dell'inappropriato ricordo del corpo caldo di Edward premuto contro il suo, dell'immagine del suo viso nello specchio. Era tornata la persona pratica e poco sentimentale che era sempre stata. Il suo dovere era verso Lisette e Philippa Barraclough, non il loro zio. Edward Barraclough scoprì irritato che l'assenza di miss Petrie non gli aveva giovato. Stava aspettando con irragionevole impazienza il ritorno di lei, e non perché fosse stato faticoso occuparsi delle ragazze. Quei due giorni si erano dimostrati abbastanza piacevoli. Ma in casa gli mancava qualcosa, e lui era arrivato alla triste conclusione che si trattava di miss Petrie. Aveva coscienziosamente tentato di togliersi dalla mente l'inaspettato piacere di quel bacio, come aveva promesso. Se lei doveva continuare a vivere a Wychford, certi pensieri erano proibiti. Se solo fosse stato possibile... Era strano che una donnina minuta come Octavia Petrie avesse prodotto su di lui un tale effetto. Prima di allora era sempre stato attratto da bellezze brune dagli occhi scuri ed esperte nei giochi amorosi. Né la loro mente né la loro conversazione lo avevano mai interessato. Fino a poco tempo prima gli sarebbe parso impossibile passare del tempo a parlare con una donna, godendo della sua compagnia, soprattutto se la donna in questione aveva i capelli tirati all'indietro e i lineamenti scialbi. Cosa lo attirava, in questa miss Petrie? Era il modo in cui il suo viso si trasformava quando rideva, il modo in cui stringeva gli occhi quando si concentrava, o come inarcava un sopracciglio per esprimere scetticismo o ironia? Era la sua capacità di sfidarlo pur restando perfettamente rispettosa? O l'irritante abitudine che aveva di chiarire il proprio punto di vista anche senza dire nulla? Comunque, non era affatto scialba. Il suo viso aveva una bellezza delicata, e anche se era piccola aveva uno splendido corpo... Edward Barraclough scattò su e scosse la testa. Doveva smetterla di pensare a miss Petrie e alle sue perfette proporzioni e fare qualcosa per guarire da quella follia. Occuparsi delle sue nipoti era una bella cosa, ma quella vita di castità non faceva bene a un uomo. Non c'era da stupirsi che gli fossero venute strane idee sull'istitutrice! Aveva bisogno di passare più tempo a Londra, e non appena miss Petrie sarebbe tornata lo avrebbe fatto. Avrebbe giocato a carte al circolo, bevuto con i suoi amici e si sarebbe goduto le grazie di Louise. E in men che non si dica si sarebbe liberato di quegli inappropriati pensieri riguardo a miss Petrie! Così, non appena Octavia Petrie mise piede a Wychford, Edward Barraclough fuggì a Londra, dove si lanciò con determinazione in un tour de force di svaghi. Durò una settimana. Aveva fatto quel che si era ripromesso: cercato il piacere dove e quando poteva trovarlo. Aveva giocato a carte, bevuto molto, e passato ore e ore in compagnia di Louise, che sembrava aver ritrovato il desiderio di compiacerlo. Ma dopo appena un paio di giorni aveva cominciato a essere irrequieto. Londra gli era parsa stantia e sporca, comportamenti e conversazioni vacui e noiosi. Si era trovato ad agognare la freschezza dei boschi attorno a Wychford, il suono delle giovani voci delle sue nipoti, le loro risate spontanee, la vivacità della loro conversazione, la vista di tre figure che passeggiavano nel parco, chiacchierando e osservando la natura. Anche i suoi incontri con Louise avevano cominciato ad annoiarlo. Era bella e abile come sempre nei suoi sforzi per dargli piacere, ma finito di fare l'amore cos'altro c'era nella sua compagnia che lo divertisse? I suoi occhi non scintillavano mai di rabbia o sfida, si illuminavano solo quando le veniva donato qualche prezioso gingillo. Il delicato arco del suo sopracciglio non si alzava mai incredulo o scettico per qualcosa che lui aveva detto. Metteva un broncio civettuolo, si, ma non la si vedeva mai fare una risata spontanea o rischiare una ruga sulla fronte in un vero cipiglio. Inoltre, e lui si chiedeva come avesse fatto a non accorgersene prima, Louise era priva di qualsiasi senso dell'umorismo. Tornò in una giornata cupa e fredda di fine ottobre, ma anche con la pioggia Wychford aveva un'aria accogliente. Le finestre del salottino erano illuminante dalla calda luce di un fuoco. Edward si avvicinò ai vetri e guardò dentro. Tre figure erano sedute vicine, concentrate in un gioco da tavolo. Come al solito, miss Petrie era vestita in modo semplice. I suoi capelli erano tirati all'indietro in quella brutta crocchia, ma la luce del fuoco li accendeva e lui si trovò a sorridere con piacere. Vide il suo viso illuminarsi di una risata mentre passava una pila di bottoni a Lisette e allargava le braccia con finta disperazione. «Lisette! Era tutto quello che mi rimaneva! Sono rovinata!» Lisette si unì alla risata, il bel viso trasformato. Ma Pip girò intorno al tavolo per abbracciare l'istitutrice. «Potete prendere qualcuno dei miei, miss Petrie! Ne ho in abbondanza.» «Siete un tesoro, Pip, ma no, grazie. Se non si può pagare, non si gioca. Me l'hanno insegnato i miei fratelli quando ero piccola. E poi, avrete bisogno di tutte le vostre risorse per battere Lisette. È al massimo della forma!» «Chi è?» Pip s'era voltata verso la finestra. Indicò Edward. Poi lo riconobbe. Con il suo solito urletto di piacere, si lanciò nell'atrio. La vista del suo datore di lavoro anniento' la convinzione di Octavia di essere una creatura sensata e razionale. Quello che provò quando scorse il suo viso scuro alla finestra non fu né freddo né controllato. Aveva il cuore che le martellava in petto e aveva trattenuto il fiato all'improvviso. Comunque, poiché aveva ancora un minimo di padronanza delle proprie emozioni, quando lui entrò, trascinato da una estasiata Pip, il suo atteggiamento fu più cortese che caloroso. «Avete fatto un viaggio con il freddo, immagino, signore. Vi faccio preparare un tè o qualcosa di caldo?» «Posso aspettare. Finite pure la partita. Non credo di aver mai visto questo gioco.» «Miss Petrie ne ha portati tanti da casa sua, Edward» spiegò Pip, attirandolo verso il tavolo. «Ci giocava con i suoi fratelli e le sue sorelle. Faceva troppo freddo per uscire, oggi, così li abbiamo tirati fuori. Guardate quanto ha vinto Lisette. Ha già rovinato miss Petrie!» Edward prese una tavoletta. Era vecchia e un po' sciupata, ma si capiva bene che era un oggetto di valore. La rimise sul tavolo. «Che sfortuna! Ti serva di lezione, piccoletta! Fatemi vedere come giocate.» Quando le due ragazze furono di nuovo assorbite dalla partita, attirò Octavia in disparte. «Come sta Pip? Sembra essersi ripresa.» lei annuì. «E così. Anche se occasionalmente si sveglia la notte gridando di paura, convinta di precipitare.» «Ancora? Ha avuto degli incubi anche mentre voi eravate ad Ashcombe, ma speravo che le sarebbero passati.» «Sono sicura che sarà così. Spero solo che il tempo migliori, per poterla portare fuori. Pip ha tante energie. Ha bisogno di sfogarle, ma non ho osato farla uscire di casa. Ho cercato di distrarla in altri modi. Insegnandole a giocare a scacchi, ad esempio.» Lui guardò le nipoti. «E a backgammon. Le pedine degli scacchi sono preziose quanto quelle dei backgammon?» Octavia lo fissò. «Cosa intendete?» «Semplicemente che mi interrogo su di voi. Queste pedine non sono quelle ordinarie con cui giocano i bambini, sono di avorio, e vedo dell'ebano e del legno di rosa nella tavoletta. Strani giochi per i figli di un povero parroco.» «Chi vi ha detto che mio padre è un parroco? Io certamente no.» «Credo sia stata una semplice deduzione. Siete ovviamente una donna colta, ma dovete guadagnarvi da vivere. Vi piace prendervi cura degli altri. Se foste stata la figlia di un parroco il quadro avrebbe avuto un senso. La vostra famiglia sembra altamente rispettabile.» «Lo è, signore» confermò Octavia. «Cos'è vostro padre, se non un parroco? Un maestro di scuola?» «No. È... è infermo da anni. Prima di ciò si... si occupava di una tenuta.» «Ah, un sovrintendente.» «Qualcosa del genere. I... i giochi ci furono dati da una famiglia di nobili locali.» Octavia si sentiva molto a disagio. Stava sprofondando sempre di più in una palude di mezze verità. Aveva portato i giochi da Ashcombe senza pensare al loro valore, semplicemente per intrattenere le ragazze quando il tempo fosse stato inclemente. Adesso Edward Barraclough la stava interrogando, e le sue domande stavano arrivando troppo vicino alla verità. Era ora di cambiare discorso. «Il vostro soggiorno a Londra è stato piacevole, sir?» «Per nulla» replicò lui. «Conoscete la città?» Eccolo di nuovo! «Io... ci ho vissuto per alcuni mesi, ma è stato tempo fa. Immagino che sia cambiata, da allora. Avete avuto notizie di vostra cognata, ultimamente?» Edward si acciglio'. Guardò le nipoti, che erano assorte nel gioco, e la attirò al lato opposto della stanza. «Credo che Julia potrebbe arrivare in Inghilterra prima del previsto» disse a bassa voce. «È molto in apprensione a causa di un nostro vicino. Credo di avervi parlato di lui: Ricardo Arandez. Pare che ci abbia seguito in Europa.» «Pensate lo abbia fatto per vedere Lisette? Forse ama vostra nipote più sinceramente di quanto pensate.» «Sono i suoi soldi che ama.» «Ma cosa può fare? Credevo aveste detto che vostro fratello ha ritirato il consenso. Quell'uomo deve pur sapere che Lisette non agirà mai contro l'autorità paterna! Pip potrebbe, ma Lisette no.» «Sarei d'accordo con voi, ma la situazione non è così semplice. Dopo la morte di mio fratello, Arandez riuscì a convincere Lisette che suo padre si era ricreduto e desiderava che il matrimonio avvenisse, dopo tutto.» «È non era vero?» «Certo che no! John arrivò alla conclusione che Arandez non era adatto, e basta. Non avrebbe mai cambiato idea.» «Allora... allora perché Lisette è convinta del contrario?» Edward sospirò. «Vedo che dovrò raccontarvi l'intera storia.» Lanciò un'occhiata alle due ragazze. «Ma non qui. Venite in biblioteca.» Una volta che furono soli, la invitò a sedersi e iniziò. «Ricardo Arandez è un uomo convincente. Mio fratello John si accorse che a Lisette piaceva, e le promise che se, crescendo, i suoi sentimenti non fossero cambiati, avrebbe dato il suo consenso. C'erano dei vantaggi nell'unione. Le proprietà degli Arandez confinano con le nostre. Tuttavia, John non tardo' a rendersi conto che Arandez non era il genero che lui desiderava e ritirò la promessa. Mi seguite?» Octavia annuì. «Poi John e sua moglie persero la vita. Non era passata nemmeno una settimana che Arandez si presentò a casa nostra, affermando che aveva parlato con John la sera prima della sua morte e che lui si era pentito di aver cambiato idea. La promessa di un matrimonio tra Lisette e lui era stata rinnovata. Noi non gli credemmo. Henry e io lo mandammo via e dicemmo a Lisette che doveva dimenticarlo.» «Non è stata una presa di posizione un po' dura? La povera ragazza stava già soffrendo per la perdita dei genitori. Questo Arandez avrebbe potuto confortarla.» «Confortarla! Ascoltatemi prima di giudicare, miss Petrie. Arandez aspetto' che io avessi lasciato Antigua e poi avvicinò Lisette. Lisette riferì a mia cognata che lui le aveva mostrato una lettera di John, il quale, pare, dava il suo assenso alle nozze con Arandez. Tutti pensammo che si trattasse di un falso, anche se l'aveva vista solo Lisette.

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Capitolo 17
*** 17 Capitolo ***


Edward Barraclough proseguì col suo racconto: «La lettera bastò a convincere mia nipote. Era pronta a sfidare la famiglia e a fuggire con lui. Per fortuna Henry li scoprì e cacciò Arandez.» «A qualcuno di voi è mai venuto in mente che Lisette potrebbe essere innamorata di quell'uomo?» Lui ebbe un'esclamazione di impazienza. «Ve l'ho già detto, miss Petrie! Lisette è troppo giovane per essere innamorata di qualcuno! Arandez approfittò del fatto che era sconvolta e vulnerabile dopo l'incidente occorso ai genitori. Lo vedeva come qualcuno a cui aggrapparsi, tutto qui! Non era innamorata di lui!» Vide l'espressione scettica di lei e continuò in tono più serio. «E non avrebbe avuto importanza neanche se lo fosse stata. Né Henry né io le avremmo mai permesso di sposare Arandez!» Octavia non era affatto convinta dell'indifferenza di Lisette, e aveva il cuore stretto dalla pena. La tristezza della ragazza poteva non essere dovuta solo alla morte dei genitori. Tuttavia, non vide l'utilità di insistere sull'argomento. Invece, disse: «Allora, pensate che vostra cognata possa arrivare prima del previsto?» «Si metterà in viaggio appena potrà. Temo che Mrs. Barraclough non abbia una grande opinione della mia capacità di vigilare sulle nostre nipoti, miss Petrie. E non ha tutti i torti, temo.» «Dissento. Vi ho visto con loro!» Lui parve sorpreso. «Sono commosso. Un complimento da parte vostra è davvero raro!» «Parlavo sul serio. Guardate come avete abbreviato il vostro soggiorno a Londra.» «Ehm... si. Si, è vero. Anche se devo confessare che Londra è molto noiosa durante i mesi invernali. Non mi è dispiaciuto affatto partire. La vita a Wychford può essere molto più interessante.» Era stata una frase innocente, ma Octavia si sentì avvampare e li guardò con aria accusatrice. Per un attimo lui non capì, poi ebbe un sorriso malizioso. «Non volevo fare allusioni, Octavia» mormorò. «Ho fatto del mio meglio per dimenticare, come avevo promesso. Non rendetelo più difficile.» «Non... non capisco a cosa alludete» disse lei coraggiosamente. «Intendevo, miss Petrie, che dobbiamo entrambi tenere a bada i nostri ricordi. Almeno, se dobbiamo continuare a vivere sotto lo stesso tetto senza il genere di scandalo che vorrei evitare.» Octavia era tesissima. I'improvviso arrivo di Edward, i suoi sforzi per sviare le domande di lui sulla sua famiglia, l'intenso moto di pena che aveva provato per Lisette, e ora la scoperta che l'attrazione tra loro era più forte che mai... Era troppo! Chiamò a raccolta tutta la propria dignità e disse con freddezza:« Non avete motivo di temere lo scandalo per colpa mia, sir.» Poi gli girò le spalle e tornò nell'altra stanza. La partita era finita. Aveva vinto Lisette. Octavia evito' Edward Barraclough per i due giorni successivi. Non le fu difficile. L'indomani lui portò le ragazze a far visita ad amici di Guildford, accettando prontamente le scuse di lei quando rifiutò il suo invito ad accompagnarli. Sembrava quasi sollevato. Il giorno dopo rimase barricato in biblioteca, e quando alla fine entrò nel salottino, stava guardando accigliato alcune carte che teneva in mano. Le ragazze giocavano a scacchi e Octavia cuciva, seduta accanto al fuoco. «Siete in collera, Edward?» chiese Lisette. «No, solo curioso, tutto qui.» «Riguardo a cosa?» «Questa casa. Sto esaminando i documenti relativi alla nostra locazione, e non riesco a trovare il nome del proprietario.» «Non è Mr. Walters?» «No, lui è semplicemente l'agente. La casa è stata lasciata a una nipote di Mrs. Carstairs, ma non ho idea di come si chiami. Abbiamo avuto rapporti solo con Walters, e sua è la firma su tutti i documenti. Credo che questa miss Carstairs, o comunque si chiami, debba essere molto timida. È un peccato. Mi sarebbe piaciuto parlarle di sua zia. Forse scriverò a Walters per chiedergli se sarebbe disposta a incontrarmi.» Octavia trasali'. Sapeva che Walters non avrebbe mai divulgato il suo nome senza permesso, ma quell'inaspettato annuncio la turbo'. «Qualcosa non va, miss Petrie?» «Nulla, Mr. Barraclough. Mi sono punta un dito, tutto qua.» Lui la stava fissando, e Octavia fu lieta di quella scusa che le permetteva di tenere la testa china. «Conoscete qualcosa riguardo alla casa, miss Petrie, o la nipote di Mrs. Carstairs? Ashcombe non è poi così lontano.» Tenendo la testa bassa, Octavia scelse le parole con cura. «Mrs. Carstairs era una specie di leggenda nella contea, ma nessuno di noi sapeva che avesse intenzione di lasciare Wychford a sua nipote. La nipote certamente non ha mai visitato la casa, per quanto io ne sappia.» «Capisco. Allora scriverò a Walters. A proposito, porterò di nuovo le ragazze a Guildford, domani. Mrs. Allardyce ha organizzato una lezione di ballo per le sue figlie e ha invitato Lisette e Pip a unirsi a loro. Volete venire anche voi?» Le domandò Edward. «Credo di no. Ho un po' trascurato le lezioni delle ragazze, ultimamente, e sarò lieta di questa opportunità per preparare degli esercizi per loro.» «Come preferite» disse Edward, voltandosi. Le ragazze protestarono, naturalmente, ma Octavia si rifiutò di cambiare idea. Una giornata da sola le avrebbe dato l'opportunità di parlare a se stessa con molta fermezza. Dopo che Edward Barraclough e le ragazze furono partite per Guildford, Octavia passò un po' di tempo a preparare il lavoro per la settimana seguente. Aveva il cuore pesante. Julia Barraclough poteva arrivare presto, e da quanto era stato detto, non era una persona facile da accontentare. Se non volevano che la formidabile Mrs. Barraclough rimanesse delusa dall'istitutrice scelta da suo cognato, allora avrebbero dovuto impegnarsi a fondo durante i giorni a venire. Altrimenti il suo arrivo sarebbe coinciso con la sua partenza di Octavia. In ogni caso, la sua permanenza a Wychford non si sarebbe protratta ancora per molto. Era già passato più di un mese. Lavorò intensamente per il resto della mattinata. Nel pomeriggio, indossò degli indumenti caldi e uscì nel parco. Forse una passeggiata l'avrebbe aiutata a cacciare la malinconia. L'aria era fresca e il terreno bagnato e molle sotto i suoi piedi, ma almeno la pioggia era cessata. Lei si avviò lungo il viale a passo spedito. Quando girò l'angolo, vide un cavaliere solitario venire verso di lei e lo riconobbe trasalendo. «Harrrry!» gridò Octavia.«Oh, misericordia! Cosa ci fai qui?» Il giovane dai capelli biondi smonto' e l'avviluppo' in un abbraccio. La cappa da equitazione si aprì per rivelare l'uniforme di tenente delle Guardie. «Che bel modo di salutare un fratello rimasto assente per anni, Tavy! Mi aspettavo un'accoglienza più calorosa, te lo assicuro!» «Ma... ma, da dove arrivi?» «Da Ashcombe, naturalmente. Pensavo di fermarmi qui con te per qualche giorno e dare un'occhiata alla tua casa. Che colpo di fortuna! Sembra un gran bel posto. Pensa un po'. La strega di Wychford che lo lascia a te.» «Ma cosa ti ha detto papà?» Suo fratello parve perplesso. «Che ti eri trasferita qui per mettere in ordine la casa, ovviamente. Non mi sono fermato a lungo, ero troppo seccato con lui. Sai che Arthur insiste perché lasci l'esercito?» «L'ho sentito dire, si.» «Ma perché diavolo si intromette?» «Sapevo che l'avresti presa male. Hai ragione. Arthur è un intrigante, del resto lo è sempre stato, ma ora papà ha preso l'abitudine di lasciar fare tutto a lui. È per la successione che si preoccupano, naturalmente. Hai saputo che Sarah ha avuto un'altra femmina?» «Al diavolo la successione! Cosa importa a me del titolo? Non ubbidisco agli ordini di Arthur, io. E se si trattasse solo di Arthur non sarebbe grave. Ma papà è d'accordo con lui. Si è persino rifiutato di ascoltare quello che avevo da dire, così ho pensato di venire da te. Speravo che saresti stata contenuta di vedermi, almeno tu!» Sembrava offeso. Octavia lo abbraccio' con affetto e lo bacio'. «Harry, certo che sono contenta! Sono felicissima di vederti. Come potrebbe essere altrimenti? Solo... dobbiamo parlare. Ho delle cose da dirti.» Lo tirò per una manica. «Togliamoci dal viale. Potrebbero tornare da un momento all'altro.» Suo fratello la guardò insospettito, ma non oppose resistenza. «Loro, chi? Sembri preoccupata, Tavy. Cos'hai combinato?» Octavia trascino' Harry e il cavallo lungo uno dei sentieri che si inoltravano nel bosco. Per fortuna, nessuno dei giardinieri era al lavoro in quella zona. In poche parole, riassunse la storia delle sue avventure a Wychford, omettendo soltanto alcuni dettagli superflui e personali. Harry non era mai stato duro di comprendonio. Colse la situazione al volo e ne fu estremamente divertito. Octavia lo guardò esasperata. «Sei impossibile, Harry! Perché ridi? Ti rendi conto di cosa accadrebbe se scoprissero la mia identità?» «Be', non conosco Barraclough, ma fossi io al suo posto, ti butterei fuori per un orecchio! Oh, no, che dico! Non può fare una cosa simile alla padrona di casa.» Harry tornò a piegarsi in due dal ridere. «Harry!» Octavia tentò di pestare un piede, ma il terreno era troppo molle e non ci riuscì. «Ma cosa ti è saltato in mente? Non sei un po' troppo adulta per certe stramberie?» «Te l'ho detto! Non è stato per fare una burla. Questa casa, le ragazze... Era una tentazione così forte restare qui. Non hai idea di quanto desiderassi allontanarmi da Ashcombe per un po'.» Octavia gli raccontò di quanto si fosse sentita irrequieta, della noia che l'aveva tormentata a casa. Harry la capiva, e glielo disse. «Ciononostante, doveva pur essersi un altro modo, Tavy. Ti sei messa in una posizione impossibile con i Barraclough. Come sono, a proposito?» Octavia si irrigidi', in ascolto. Udì un rumore di zoccoli in distanza, lo schiocco della frusta del cocchiere, lo scricchiolio della ghiaia sotto le ruote della carrozza. «Se siamo sfortunati, lo scoprirai prima di quanto pensi. Questa è la carrozza di Edward Barraclough che arriva da Guildford. Stringiti addosso il mantello. Questa uniforme scarlatta si vede a miglia di distanza. E sta' zitto. Non devono vederci insieme. Anzi, non devono vederti affatto!» Octavia aspetto' in preda alla tensione, poi tirò un sospiro di sollievo quando la carrozza li superò. Si girò verso il fratello «Mi spiace, Harry, ma devo andare. Se Pip non mi trova in casa, uscirà a cercarmi o manderà Lisette.» «Ma cosa faccio io? Non abbiamo neanche potuto passare un po' di tempo insieme. Ho tanto da raccontarti. Santo cielo, non ci vediamo da più di due anni! Sii ragionevole, Tavy! Non posso venire con te in casa?» «No! Cosa direi a Edward Barraclough? È un tipo sveglio. Gli verrebbero subito dei sospetti.» «Non ci assomigliamo molto. Potrei fingere di essere un amico.» «Non puoi avvicinarti a quella casa, Harry. Per favore, torna ad Ashcombe e aspettami là.» «Cosa? Restare ad Ashcombe per altre tre o quattro settimane? È escluso. Dovrò raggiungere il mio reggimento ben prima di allora. Senti, torno ad Ashcombe per questa sera, ma solo per togliermi l'uniforme e procurarmi abiti civili. Domani prenderò una stanza alla locanda del villaggio, e ci resterò per un paio di notti. Così potremmo vederci. Non preoccuparti! Non userò il mio vero nome. Sarò Harry... Harry Smith.» «Non molto fantasioso.» «Harry Smith è un eroe per tutti noi dell'esercito, ragazza mia! Le sue imprese, a Waterloo, sono leggendarie.» «Capisco» sussurro' Octavia, ma la sua mente era altrove. «Harry, se vuoi essere anche tu un eroe, il mio eroe, potresti fare qualcosa di assolutamente vitale per me. Ho un messaggio urgente per Mr. Walters, e sono giorni che mi arrovello per cercare il modo di farglielo pervenire. Se tu potessi consegnarglielo mentre torni ad Ashcombe, risolveresti il mio problema. Oppure portaglielo domani, se possibile. Il suo ufficio è a Guildford.» «Guildford! È una deviazione di parecchie miglia!» «Ti prego, Harry! Sarebbe un grande sollievo per me, se acconsentissi. Dubito che Mr. Walters prenderebbe iniziative senza consultarmi, ma devo assicurarmene. Mr. Barraclough sa essere molto pressante.» «Suppongo che potrei passare da Guildford mentre torno qui... Qual è il messaggio?» «Edward Barraclough vuole che Mr. Walters gli organizzi un incontro con la nipote di Mrs. Carstairs. Cioè con me, ovviamente. Ed è fuori questione! Devi raccomandare a Walters di non fare il mio nome, né di dire a Mr. Barraclough chi sono. Hai capito? Walters non deve tradirmi. Te lo ricorderai? Non c'è tempo di scriverlo.» «Mia cara sorella. Ho portato messaggi ben più lunghi, e anche molto più importanti.» «Non per me. Harry, sei un tesoro. E ora, devo proprio andare! Ci vediamo dopodomani. Ho lezione con le ragazze, il mattino, ma possiamo incontrarci qui alle tre. Non venire prima, però. Se il tempo sarà buono, potrei portar fuori le ragazze per una passeggiata. Se dovessimo incontrarci quando sono in loro compagnia, ti ignorero'.» Si affretto' a tornare in casa, combattuta da sentimenti contrastanti. Era fantastico rivedere Harry, ma non era affatto sicura di volerlo così vicino. Il villaggio di Wychford era piccolo, e ci sarebbero state inevitabilmente delle chiacchiere su cosa ci facesse lì tutto solo un giovanotto tanto attraente. Ma, grazie a Harry, se non altro aveva trovato il modo di avvertire Mr. Walters. Octavia sospirò. La vita a Wychford era iniziata così semplicemente... Ora, si faceva ogni giorno più complicata! Le ragazze erano eccitatissime per la lezione di ballo e insistettero per portare Octavia nella sala da musica e mostrarle i passi che avevano imparato. Persino Pip, che quel mattino era parsa scettica, si era appassionata. Giorni di confinamento in casa l'avevano lasciata con molte energia represse, e l'attività fisica le aveva fatto bene. «Edward, dovete aiutarmi a mostrare a miss Petrie le nostre prodezze!» esclamò. «Lisette, tu suona il piano.» Ridendo, suo zio si lasciò trascinare al centro della stanza, dove si inchino', prese la mano di Pip e cominciò a girare con lei al ritmo della musica. Erano, a dir poco, una coppia male assortita, dato che Pip era alta metà di suo zio e danzava con la grazia saltellante di un grillo. Ma lui la trattava con la deferenza dovuta all'esperta del ballo. Quello era Edward Barraclough al suo meglio, pensò Octavia, guardandoli pensosa. «Ora dovete provare voi, miss Petrie!» strillo' Pip. Portando suo zio da Octavia.

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Capitolo 18
*** 18 Capitolo ***


Pip, nella sala da musica, portò suo zio da Octavia e unì le loro mani. «Edward vi mostrerà come si fa.» «Io... credo di conoscere i passi, Pip. Tuo zio si sarà già stancato, ne sono certa.» «Ballate con Edward, miss Petrie!» la incito' Lisette. «Solo qualche passo... Mi piacerebbe vederlo fare bene.» «Miss Petrie?» chiese Mr. Barraclough, alzando un sopracciglio. «Potete concedermi questo onore?» Il contrasto tra quel sopracciglio e il tono eccessivamente formale fece ridere Octavia. Entrò nello spirito del gioco. «Oh, grazie, signore.» Fece una aggraziata riverenza. «Naturalmente.» Lui la condusse al centro della sala e si inchino' a lei. Lisette attaccò un'altra animata danza e loro cominciarono a girare vorticosamente, sotto gli occhi affascinati di Pip. Nessun ballo si sarebbe potuto svolgere in modo più decoroso, o sotto l'occhio di uno chaperon più attento. Non stavano ballando un valzer o una quadriglia, bensì un'innocente danza campestre con poco contatto ravvicinato. Non si scambiarono neppure un'occhiata allusiva. Ma a nessuno dei balli a cui aveva partecipato a Londra, Octavia si era mai sentita come nella sala da musica di Wychford, al suono del piano di Lisette: in armonia con il suo cavaliere, turbata dal suo tocco, pur lieve che fosse. Fecero un paio di danze, alla fine delle quali lei decise che era meglio smettere. Con una riverenza, disse: «Credo che Lisette possa essere soddisfatta, sir.» «Forse, ma io no» mormorò lui, inchinandosi. Octavia arrossi' e lo guardò con rimprovero. Fu un errore. Mr. Barraclough aveva una luce tanto malandrina negli occhi che lei era seriamente tentata di ricambiare il suo sorriso. Questo non poteva essere, perciò disse severamente: «Mi pare che Pip abbia avuto abbastanza eccitazione per oggi, Mr. Barraclough. Vado a vedere se Mr. Dutton ha qualcosa da suggerire per la cena.» Octavia non riuscì a dormire, quella notte. Dopo essersi rigirata per molto tempo, si alzò a sedere sul letto e fissò il cerchio di luce gettato dalla piccola lampada accanto alla porta. Era stata messa lì al tempo della malattia di Pip, e ora veniva accesa tutte le notti, in caso la bambina avesse un altro dei suoi incubi. Ma, al posto della stanza, vide un volto abbronzato, un sopracciglio un po' sollevato da una cicatrice, il fascinoso sorriso di un uomo, il luccichio dei suoi occhi... Octavia fece un profondo sospiro. Il sentimento che provava per Edward Barraclough non sembrava influenzato da argomenti razionali. Proprio quando credeva di averlo sotto controllo, tornava in vita al semplice tocco della mano di lui durante una danza campestre! Raramente Octavia si era sentita così viva, così conscia della presenza di un uomo... E ora, proprio quando aveva bisogno di tutta la sua forza per controllare queste nuove emozioni, era arrivato Harry a complicare il tutto. La sua presenza a Wychford avrebbe aumentato il rischio di essere scoperta. Doveva cercare di convincerlo a restare ad Ashcombe, anche se questo avesse voluto dire chiedere a Mr. Barraclough altri due giorni di permesso per incontrarlo là. E lei non voleva assolutamente lasciare Wychford, neppure per due giorni. Le era rimasto così poco tempo... Quei pensieri angosciosi furono interrotti da un grido di spavento proveniente dalla stanza accanto. Un grido seguito da un altro, e da un altro ancora. Octavia saltò giù dal letto e si buttò una vestaglia sulle spalle. Afferrò la lampada e corse nella stanza di Pip. La bambina dormiva, ma era profondamente turbata. Si rigirava nel letto, gemeva, agitava le braccia come se cercasse disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi. Era in preda a un altro dei suoi incubi. Octavia si affretto' a posare la lampada, si sedette sul letto e la prese tra le braccia. «Tranquilla, Pip, tranquilla! Vi ho presa. Sono qui, mia cara. Siete al sicuro.» Gli occhi di Pip si aprirono e fissarono Octavia senza vederla. Poi la bambina la riconobbe, nascose la testa nel suo petto e pianse. «Miss Petrie! Oh, miss Petrie, ho avuto tanta paura.» «Lo so» disse Octavia, stringendola ancora più forte. «Ma siete al sicuro ora. Si è trattato solo di un brutto sogno, Pip. Vedete? Siete qui, nella vostra piccola stanza nella torre, e io dormo nella camera accanto. Non avete nulla da temere, cara.» Pip rimase immobile per un istante, poi sollevò la testa e si guardò attorno. Quel che vide parve rassicurarla e sorrise. «È vero. Sono al sicuro nella mia stanza nella torre. E voi siete qui. Sono così lieta che Edward abbia scelto voi, miss Petrie.» Si rannicchio' meglio tra le braccia di Octavia, le sue palpebre si abbassarono e in meno di un minuto dormiva pacificamente. Octavia posò la guancia sui capelli di Pip. Era tanto facile amare quella bambina. Che dolore sarebbe stato per entrambe quando avrebbero dovuto separarsi! Si appoggiò contro i guanciali e chiuse gli occhi... Neanche Edward riusciva a dormire bene, ed era nel dormiveglia quando Pip urlò. La sua camera si trovava a una certa distanza e al principio lui pensò si trattasse di un gufo o di una creatura dei boschi. Solo dopo qualche minuto gli venne in mente che il richiamo potesse provenire dalla stanza di Pip. Rimase in ascolto, ma non udì nulla. La casa era immersa nel silenzio. Decise comunque che non sarebbe riuscito a riposare serenamente finché non si fosse assicurato che tutto andava bene. Prese la vestaglia e, stringendosela in vita, percorse il lungo corridoio che lo separava dalla stanza della nipote. Qui si fermò. La porta era socchiusa e attraverso la fessura poteva vedere il letto di Pip, nell'alone di luce di una piccola lampada. Octavia Petrie era appoggiata contro i cuscini e teneva Pip tra le braccia. Erano entrambe addormentate. Edward rimase immobile. Si trovava di fronte a un piccolo dilemma. Non voleva svegliare nessuna delle due, ma se Pip era per metà sotto le coperte, miss Petrie era seduta sopra, e in una posizione molto scomoda. Sarebbe stata infreddolita e tutta indolenzita al suo risveglio. Entrò in silenzio nella stanza e si fermò accanto al letto. La luce tenue si rifletteva su un viso incorniciato da riccioli biondo miele che si posavano dolcemente sui capelli neri di Pip. Miss Petrie respirava piano, e l'alzarsi e abbassarsi del suo seno era chiaramente visibile sotto la vestaglia leggera. Era una delle scene più toccanti e ricche di innocente seduzione che lui avesse mai visto... Distolse lo sguardo con determinazione e cercò nella stanza una trapunta da metterle addosso. Quando tornò a girarsi verso il letto, scoprì che lei aveva spalancato gli occhi e lo stava guardando. «Non preoccupatevi. Stavo soltanto cercando una coperta. Prenderete freddo.» sussurro'. Lei scosse la testa. «Pip è profondamente addormentata. Credo di poterla lasciare.» Si girò, coprì la bambina con delicatezza, poi cercò di alzarsi. Ebbe un ansito di dolore. «Cosa c'è?» le chiese. «La... gamba! Si è intorpidita.» «Permettetemi di aiutarvi.» Edward le porse la mano e l'aiuto' ad alzarsi. «Non avreste dovuto...» «Non parliamo qui! Non voglio che la bambina si svegli.» Tentò un passo verso la porta e trattenne il fiato. Barcollo'. Edward la prese in braccio e la portò fuori della stanza senza dire una parola. In corridoio la posò e con cura richiuse la porta di Pip. «Possiamo parlare qui?» le chiese a bassa voce. «Suppongo. Ma non c'è nulla da dire. A parte un grazie per avermi aiutata. Sarei stata tutta indolenzita, domani.» Alzò il viso verso di lui sorridendo. Edward non poté trattenersi. La cinse con le braccia e la attirò gentilmente a sé, stringendo la sua testa contro il petto. «Mia cara Octavia. Cosa devo fare?» sussurro'. Lei si concesse di restare così per un istante, poi si scosto' per guardarlo con espressione grave. Lui fu commosso nel vedere che non c'era traccia di paura nei suoi occhi. La carezza dei suoi capelli di seta e la fragilità del suo corpo lo stavano infiammando, ma non voleva tradire la sua fiducia.

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Capitolo 19
*** 19 Capitolo ***


Edward la teneva stretta a se. «Non avete idea di quanto desidererei portarvi con me nella mia stanza...» Le posò un dito sulle labbra, vedendo che Octavia stava per protestare. «Eppure, non ci proverò nemmeno. Non è cosa per noi.» «È un bene. Perché vi resisterei con tutta la forza che ho in corpo. Non sarò l'amante di nessuno, per quanto lo desi...» Si interruppe. «Continuate!» «No. Non lo farò! Non posso. È sbagliato.» Nell'istante in cui cercò di staccarsi dalle sue braccia, Edward la lasciò andare, anche se la tentazione di attirarla di nuovo a sé e di baciarla era quasi travolgente. «Buonanotte, Mr. Barraclough.» «Octavia!» «Il mio nome è miss Petrie, sir. Miss Petrie. Sono una istitutrice. Buonanotte!» Prima che lui potesse fermarla, era entrata nella stanza accanto e aveva chiuso la porta. Lui tornò in camera sua, e non si curò più neanche di mettersi a letto. Si sedette alla scrivania e scrisse delle lettere finché non arrivò il mattino. Edward tornò a Guildford il giorno dopo, ma questa volta lasciò a casa la carrozza e andò a cavallo. Desiderava, disse, discutere alcune questioni con il legale di Mrs. Carstairs, che aveva là i suoi uffici. In verità, una cavalcata in campagna era quasi più importante per lui che l'incontro con Mr. Walters. Era in un insolito stato di confusione e sperava che l'aria fresca e l'esercizio fisico contribuissero a schiarirgli la mente. Ma nel tragitto per Guildford, non si accorse nemmeno degli splendidi colori delle foglie, né dei braccianti che preparavano i campi per l'aratura autunnale. Stava lottando per controllare nuovi, sgraditi pensieri. Prima che le sue nipoti arrivassero in Inghilterra, aveva condotto la vita di un agiato scapolo, interessato al proprio lavoro, ma sempre libero di girare il mondo a suo piacimento, di stabilirsi a Londra, Parigi, Vienna, in città o in campagna, senza doverne rendere conto a nessuno. Alcuni avrebbero potuto considerarla una vita egocentrica, sua cognata certamente era tra questi, ma a Edward non era mai importato dell'opinione degli altri. Si era considerato fortunato di aver raggiunto l'età di trent'anni senza i soliti legami: moglie, figli, obblighi verso altri... Suo principale nemico era la noia. Poi, a causa dell'incidente occorso a Julia, era stato costretto ad assumersi la responsabilità di due giovani fanciulle orfane in un paese che non conoscevano. Anche se era sempre stato affezionato alle sue nipoti, aveva considerato il loro arrivo come un'imposizione, un'interferenza nella sua vita di piaceri. In queste ultime settimane, le ragazze lo avevano divertito, lo avevano fatto preoccupare, lo avevano esasperato e persino occasionalmente irritato. Ma aveva sentito la loro mancanza, a Londra, e quando sarebbe arrivato il momento le avrebbe consegnate a Julia con vero rammarico. Avevano portato nella sua vita Octavia Petrie, e questo stava diventando un grosso problema. Il punto era che lui non riusciva più a convincere se stesso che i suoi sentimenti fossero una momentanea aberrazione. Aveva il sospetto che avrebbero potuto rivelarsi una reale, permanente minaccia alla sua pace mentale. Che poteva fare al riguardo? Di una cosa era sicuro. Anche se fosse stato pronto a prendere in considerazione il matrimonio, non si sarebbe mai sognato di sposare Octavia Petrie! Non gli era mai piaciuta la fiaba di Cenerentola. Aveva conosciuto uomini che avevano sposato donne estranee alla loro sfera sociale, e queste unioni di solito erano risultate molto infelice. Octavia Petrie era l'ultima di una serie di figli nati a un rispettabile, probabilmente non molto agiato, professionista. Era cresciuta semplicemente, in un remoto villaggio di campagna. Come poteva adattarsi a una vita a Londra? No. Doveva pensare a lei solamente come l'istitutrice delle sue nipoti. In verità, se le ragazze non le si fossero affezionate tanto e se la fine del periodo che avrebbe passato con loro non fosse stata così vicino, l'avrebbe mandata via immediatamente. Ma farlo senza motivo, semplicemente perché aveva paura della tentazione, sarebbe stato ingiusto. Doveva essere forte e resistere fino a quando lei non se ne sarebbe andata. Certo di aver raggiunto l'unica possibile conclusione, Edward continuò con il cuore pesante verso gli uffici di Mr. Walters. Giunse in anticipo e fu lasciato in attesa per qualche minuto, mentre il legale finiva di occuparsi di un altro cliente. Quando questo cliente uscì, Edward fu sorpreso nel vedere che si trattava di un uomo giovane e di bell'aspetto, il cui portamento lo distingueva come un militare. Una presenza insolita nelle stanzette anguste di un avvocato di campagna! Ma il momentaneo interesse di Edward per il giovanotto venne scordato non appena fu in presenza del legale. Lo aspettava una delusione. Mr. Walters era un uomo estremamente amabile, tuttavia si rifiutò di divulgare il nome della sua cliente. «I familiari della signora si annoverano tra i miei più vecchi clienti, Mr. Barraclough. Sono molto protettivi nei confronti della proprietaria di Wychford, e se volete la verità neanch'io riesco a capire perché desideriate incontrarla. Dubito che abbia avuto molti contatti con Mrs. Carstairs, durante la vita di quest'ultima. Perciò dovete perdonarmi, ma non mi è proprio possibile accontentarvi.» Allargò le mani in un gesto di scusa e si appoggiò all'indietro. Edward si acciglio', poi strinse le spalle. «Sono deluso. Mi pareva un ben piccolo favore da chiedere. Tuttavia, immagino che dovrò accettare quello che dite, anche se ritengo che la famiglia si stia comportando in modo molto irragionevole. Se ne potrebbe dedurre che la donna in questione sia un'idiota.» L'avvocato ebbe una risatina. «Vi assicuro che non è proprio il caso. È una donna di grande intelligenza. Ma ditemi, cosa ve ne pare di Wychford? Ho sempre pensato che fosse una strana casa.» «È incantevole» ribatte' Edward. «Le mie nipoti la adorano. Saranno molto dispiaciute nel lasciarla, la primavera prossima. Ma immagino che mia cognata vorrà portarle a Londra poco dopo il suo arrivo. Hanno bisogno di familiarizzare con i modi di città.» «Davvero? Ebbene, se non c'è altro...» «Niente.» Il tono di Edward fu brusco. Aggiunse: «Se la vostra cliente dovesse ripensarci, sapete dove trovarmi. Buona giornata, Walters.» Uscì, con la sensazione che, sotto più di un aspetto, il mondo ultimamente non fosse affatto dalla sua parte! Fu un bene che Octavia non sapesse che Edward Barraclough aveva incrociato Harry nello studio dell'avvocato, anche se nessuno dei due aveva riconosciuto l'altro. Era sulle spine sin dal mattino, quando il suo datore di lavoro aveva annunciato l'intenzione di recarsi da Walters a Guildford. Le era difficile concentrarsi sulla grammatica francese o sul ripasso delle contee d'Inghilterra quando era così ansiosa, e di conseguenza le sue lezioni ne risentirono. Ma questa era la minore delle sue preoccupazioni. Il subbuglio della sua mente aveva una causa più profonda. A dispetto delle parole coraggiose della sera prima, erano stati gli scrupoli di Edward Barraclough, non i suoi, a salvarla. L'impulso di passargli le braccia intorno al collo e di attirare la sua bocca verso la propria era stato quasi irresistibili... Forse avrebbe dovuto ammettere la verità, almeno con se stessa. Octavia Petrie, finalmente, si era innamorata. E dell'uomo meno adatto. Inoltre, a causa di uno stupido, impulsivo comportamento al suo arrivo a Wychford, si era messa in una posizione falsa. Cosa sarebbe successo se Edward Barraclough avesse scoperto che lo aveva ingannato? Harry le aveva detto senza mezzi termini che l'avrebbe buttata fuori per un orecchio se fosse stato Edward Barraclough, e lei aveva il presentimento che Mr. Barraclough l'avrebbe pensata allo stesso modo. Poteva solo sperare di non essere smascherata finché viveva sotto il loro tetto.

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Capitolo 20
*** 20 Capitolo ***


Forse, pensò Octavia, l'anno seguente avrebbe potuto prendere parte alla Stagione e incontrare i Barraclough su un terreno di parità. E forse Edward l'avrebbe perdonata. Questa era, ovviamente, solo la metà della storia. Non aveva idea di cosa provasse Edward per lei, anche se era consapevole di quanto fosse contrario al matrimonio. Ma se avesse potuto confrontarsi con lui alla pari, era sicura di avere quanto meno una possibilità. C'era un'innegabile attrazioni tra loro... Octavia vide le ragazze guardarla incuriosite e tornò a parlare di castelli, corti e grandi case dell'aristocrazia inglese. Pip aveva voglia di uscire, quel pomeriggio, e fece notare giustamente che il tempo lo consentiva. Octavia fu costretta a convenirne, anche se fece promettere a Pip di non arrampicarsi da nessuna parte. Le tre ragazze si coprirono bene e uscirono sul retro della casa, lontano dal viale principale. Octavia voleva evitare di incrociare Mr. Barraclough al suo ritorno da Guildford! Pip era felice di ritrovarsi all'aria aperta e corse per un bel po' sotto lo sguardo attento della sua istitutrice. Ma poi cominciò a rabbrividire e non fece obiezioni quando Octavia suggerì di rientrare. Lisette, che era rimasta sempre con lei per aiutarla a intrattenere Pip, chiese se avrebbe potuto passare qualche minuto da sola, cercando degli esemplari da copiare nel suo album da disegno. Octavia esitò, poi cedette. C'era ancora luce e, a differenza di Pip, Lisette era di indole prudente. Non le sarebbe successo nulla. Così fece promettere alla giovane di seguirle in casa dopo un quarto d'ora e portò Pip a scaldare al fuoco del salotto. Lisette arrivò solo leggermente in ritardo, ma rientrò con le guance arrossate e gli occhi scintillanti, come se avesse corso. Octavia si chiese se la ragazza si rendesse conto di quanto fosse bella. Credeva di no. Lisette era timida e modesta, e non doveva avere idea dell'impatto che il suo aspetto avrebbe avuto in società. Forse non le sarebbe stato facile abituarsi all'ammirazione e alle attenzioni che avrebbe sicuramente suscitato. Fu in quel momento che Octavia prese la decisione che, qualunque cosa fosse successa tra lei e Edward Barraclough, sarebbe stata a Londra durante la Stagione successiva. Le porte delle casa più esclusive erano sempre aperte per la Contessina Octavia Petrie. Si sarebbe assicurata che Lisette avesse il successo e gli appoggi che meritava. Lisette fu anche più quieta del solito durante il tè e Octavia le chiese se ci fosse qualcosa che non andava. «Oh, no, miss Petrie! Stavo solo pensando a... a oggi pomeriggio.» «Avete raccolto molti esemplari?» «Come? Ehm, no... non molti. Le foglie cominciano a sbiadire e non ho trovato altro che valesse la pena di copiare. Forse sarò più fortunata domani.» «Vedremo. Spero che non abbiate in incubazione qualcosa, Lisette. Avete gli occhi un po' febbricitanti.» «Vi prego, non preoccupatevi per me. Mi sento molto bene, miss Petrie.» In realtà, Lisette avrebbe avuto difficoltà a descrivere cosa provava! Senso di colpa, nervosismo, eccitazione, ansia... E tutto a causa di un casuale incontro di dieci minuti con il più bel giovane che avesse mai visto. Avrebbe raccontato tutto a miss Petrie, prima o poi, ma per il momento voleva tenere l'episodio per sé. Fissò il fuoco, persa di nuovo nel ricordo di quel pomeriggio... Aveva girato intorno alla casa, lasciando il viale per inoltrarsi nel bosco lungo il sentiero. E a un tratto si trovò di fronte un uomo alto e biondo. Trasali', ma non era spaventata. Non sembrava un tipo pericoloso e, stranamente, appariva sbalordito quanto lei. Lisette ne fu rassicurata. Dopo un attimo in cui parve cercare la voce, lui balbetto': Mi... mi spiace. Non volevo spaventarvi. Stavo solo facendo una passeggiata nel bosco. Da dove... da dove siete spuntata?» Fu una domanda talmente ridicola che Lisette rise. «Io vivo qui.» «A Wychford?» «Si. Sono Lisette Barraclough. Questo è un bosco privato.» «Davvero? Si, naturalmente!» L'uomo sembrava un po' confuso e Lisette cominciò a chiedersi se fosse saggio restare lì. «Devo... devo tornare a casa. La mia istitutrice mi sta aspettando.» «No! Non andate! Dovete perdonarmi se vi sembro un po' attonito. È solo che non ho mai visto una persona bella quanto voi.» L'aveva detto in modo talmente schietto, senza fare il minimo accenno ad avvicinarsi, che Lisette fu allo stesso tempo disarmata e profondamente imbarazzata. «Vi prego, non dovete dire certe cose. Non so come prenderle.» Poi, vincendo la timidezza, chiese: «Ditemi piuttosto da dove venite. Vivete al villaggio? O siete un vicino?» «Sto al villaggio per qualche giorno. Sono venuto a visitare un... un amico. Mi chiamo Smith. Harry Smith.» «Come il famoso soldato?» «Avete sentito parlare di lui?» «Sì! Ho letto molto su di lui. Sulla sua audacia, su come salvò una giovane ragazza spagnola e poi la sposò... È una storia così affascinante. Oh, si, so molte cose riguardo a Harry Smith... L'altro, intendo.» «Straordinario! » Il giovane la guardò ammirato. «È uno dei miei eroi. Per questo...» Si interruppe. «Sentite, non voglio farvi credere qualcosa che non è. Non a voi. Io non mi chiamo affatto Smith, anche se il mio nome è Harry. C'è un buon motivo per quello che ho detto, ma non posso rivelarvelo ora. Vi prego, non me ne vogliate per questo.» Lisette li guardò dubbiosa, ma lui appariva così ansioso che gli sorrise.«Vi credo. Ma non posso restare lo stesso. Devo andare, davvero. Ho promesso che non mi sarei fermata a lungo.» «Rivediamoci domani!» «Non posso! Non sarebbe decoroso.» «Oh, tutte storie! No, non volevo dire proprio questo.» Scosse la testa, esasperato. «Non mi riconosco più. Penserete che sia un idiota! Vedete, non mi sono mai trovato in una situazione simile, prima d'ora. Ma devo rivedervi. Solo pochi minuti. Ve ne prego!» Lisette era fortemente tentata. La sua esperienza in fatto di giovanotti era limitata, ma Harry sembrava molto più carino di tutti quelli che aveva conosciuto. «Ci proverò. Ma dovrà essere di pomeriggio. Ho lezione, la mattina.» Disse alla fine. «Alle due?» «Qui?» «Qui. Verrete? È fantastico.» «Lisette!» Lisette tornò alla realtà con un sussulto. Miss Petrie appariva preoccupata. «Eravate a miglia di distanza. Credo che vi siate presa un malanno» osservò, e aggiunse in tono deciso: Niente più passeggiate finché non saremo certe che non vi siete ammalata.» «No, no, sto benissimo!» esclamò Lisette spaventata. E si diede da fare per convincere l'istitutrice, con tale successo che non si parlò più di restare in casa l'indomani. Il pomeriggio seguente, Lisette chiese il permesso di cercare di nuovo degli esemplari da copiare nel suo album. Miss Petrie acconsentì e suggerì che uscissero tutte insieme. «Dovrò essere di ritorno entro le tre meno un quarto. Ho delle faccende da sbrigare.» spiegò. «Posso andare da sola, se non avere tempo» suggerì Lisette. «Grazie, ma sono sicura che vostro zio non approverebbe se vi affidassi Pip mentre sono altrimenti impegnata.» Octavia sorrise.«No, Lisette, usciremo ora. C'è tutto il tempo.» Lisette non era abituata ai sotterfugi, ma l'ultima cosa che desiderava era avere attorno Pip quando doveva incontrare il suo nuovo conoscente. Era solo l'una e mezzo. Con un po' di fortuna, sarebbe riuscita ad avere un po' di tempo per sé. Fu più fortunata di quanto meritasse. Pip volle restare nei pressi della casa, dove le foglie erano già scolorite o si erano seccate. E quando miss Petrie vide Lisette guardare verso i boschi, le consentì di allontanarsi per dieci minuti da sola. «Non più di dieci, mi raccomando!» Lisette si avviò a passo spedito verso il punto in cui aveva incontrato Mr. Smith. Lui la stava aspettando. A un tratto lei fu assalita dalla timidezza. «Buongiorno. Sono felicissimo di vedervi. Non osavo sperare che veniste.» la salutò il giovane. «Io... non avrei dovuto. La mia istitutrice sarebbe così delusa dal mio comportamento, se sapesse che sono venuta qui per incontrarvi.» «Sciocchezze! Tavy è una ragazza comprensiva. Non le dispiacerebbe affatto» assicurò lui con conversazione. «Tavy? Vi riferite a miss Petrie? La conoscete?» «Oh, Ehm... Be', devo ammettere di sì. Anzi, è lei la persona che sono venuto a trovare a Wychford. Solo che non riesco a vederla.» «Siete un amico di miss Petrie? Per questo avete chiesto di incontrarmi di nuovo? Perché accettassi di portarle un messaggio, o qualcosa del genere?» Lisette era troppo giovane per nascondere la delusione. «Oh, cieli, no! Non è affatto così. Non dovete credere...» «Cos'altro dovrei credere?» Harry la fissò costernato, e Lisette provò l'improvviso bisogno di allontanarsi. «Meglio che vada. Mi staranno cercando» disse rigida. «No! Non andatevene cosi! Non è affatto come pensate. Sentite, vi dirò una cosa, ma dovete promettermi di mantenere il segreto.» «Di che cosa si tratta?» chiese Lisette, ancora rigida. «Il mio vero nome è Petrie. Harry Petrie. Tavy è mia sorella.» «Vostra sorella!?» Lisette sentì un sorriso distenderle il volto. «Davvero? Siete quello che è nell'esercito?» «Vi ha parlato di me?» «Solo un po'. Ma perché tanti misteri? Sono certa che mio zio non avrebbe nulla in contrario se veniste a trovarla in casa.» «Penso che sarà così, quando avremo chiarito un paio di cose. Ma per ora dovrete credermi sulla parola. Deve restare un segreto.» «Non vi trovate in qualche guaio, vero?» «No! No, ve lo assicuro. È che Tavy preferisce che lui non sappia di me. Per ora. È una situazione un po' delicata, credetemi. Pensate di poterlo fare? Manterrete il segreto?» «Oh, si. Anzi, è una cosa eccitante. Sono così contenta che me l'abbiate detto. Miss Petrie è l'istitutrice più carina che abbiamo mai avuto.» Harry si mise a ridacchiare. «Glielo dirò, le farà piacere. Ha avuto parecchie istitutrici anche lei.» «Come avete detto?» «Esperienze di istitutrice! Intendevo esperienze di istitutrice. Ehm... Quando potrò rivedervi? Riuscirete a uscire domani? Alla stessa ora?» «Ci proverò.» Lui la guardò, esitò, poi disse goffamente. «Vorrei conoscervi meglio, Lisette. Non ho mai incontrato nessuna come voi.» Lisette abbassò gli occhi. «Grazie. Anch'io non avevo mai conosciuto nessuno come voi. Forse, quando miss Petrie avrà detto a mio zio che siete suo fratello, potremo vederci apertamente. Ma credo di dovervi avvertire. Edward è molto severo. Non vuole che faccia nuove amicizie prima del mio debutto, l'anno prossimo.» «Allora, forse non dovrebbe sapere di me sino a primavera. A quel tempo io verrò a Londra e saremo ufficialmente presentati.» Lisette era dubbiosa. «Non so se frequenteremo gli stessi luoghi, a Londra» disse, un po' imbarazzata. Harry stava per dire qualcosa, ma poi si interruppe. «Potremmo.» Fece un sorrisetto malizioso. «Nel frattempo, accontentiamoci di quel che abbiamo. Siete d'accordo?» Lisette annuì. «Verrò domani allo stesso orario. Arrivederci» «Arrivederci, Lisette! Vi consiglio di lasciare che sia io a dire a Tavy che sapete di lei e me. Potrebbe essere un po' seccata, al principio.» Harry la guardò allontanarsi a passo spedito tra gli alberi. Si sentiva in colpa per aver tradito il segreto di Octavia con la sua allieva. Sua sorella avrebbe avuto tutti i diritti di essere in collera con lui. Ma non poteva lasciar pensare a Lisette che era interessato a un'altra donna. Era certo che lei avrebbe mantenuto il segreto. Che cara ragazza era! Se fosse stato sicuro di poter conquistare Lisette Barraclough, avrebbe potuto dare ascolto a suo padre e sistemarsi, dopo tutto. La tentazione di dirle chi era in realtà, il figlio del Conte di Warnham e bene accetto ovunque, a Londra, era stata forte. Ma si era fermato appena in tempo, ed era lieto di averlo fatto. Non poteva tradire Octavia fino a quel punto. E poi, lo divertiva l'idea di farsi passare per il fratello di una povera istitutrice. Gli era parso che non facesse alcuna differenza per Lisette. Forse le piaceva davvero. Per un attimo, Harry fu perso nella lieta contemplazione di un roseo futuro con Lisette Barraclough. Poi tornò al presente. Appena avesse visto Octavia, le avrebbe detto che Lisette sapeva che loro due erano fratello e sorella. Non poteva lasciarla all'oscuro. Si ritirò discretamente nel bosco in attesa delle tre. Ma le sue oneste intenzioni non si realizzarono. Octavia non si presentò alle tre. Harry aspetto' un'ora, poi dovette rassegnarsi al fatto che non sarebbe venuta e tornò alla locanda. Mentre Harry aspettava nei boschi, Octavia era in biblioteca con il datore di lavoro, che l'aveva convocata per informarla che Mrs. Barraclough sarebbe arrivata a Wychford il giorno seguente. Lei ricevette la notizia con un senso di premonizione. Niente di ciò che aveva sentito riguardo alla signora la incoraggiava a credere che avrebbe approvato la decisione di Edward Barraclough di congedare miss Froom per assumere un'istitutrice molto giovane. Octavia era certa che ci sarebbero stati cambiamenti, anche se era fiduciosa di aver fatto un buon lavoro con le ragazze. Malgrado la malattia di Pip, le due ragazze avevano appreso molte cose. Al punto che, quando si era resa conto di quanto Pip fosse interessata alle lezioni di ballo, aveva diradato le lezioni scolastiche per insegnare loro alcuni degli usi e dei modi della società. Questo era, ovviamente, in netto contrasto con le istruzioni ricevute da Edward Barraclough nel corso del loro colloquio. Ma lui non poteva sapere che nessuna ragazza aveva avuto una formazione più intensiva, o più d'elite, della Contessina Octavia Petrie! «Ho l'impressione di aver perso la vostra attenzione, miss Petrie.» Octavia trasali' e si strinse al petto la giacca di Pip, che aveva in mano quando Mr. Barraclough l'aveva chiamata. «Scu... scusate. Questa notizia mi coglie di sorpresa.» balbetto' confusa. «Non ne ero al corrente neppure io fino a un'ora fa.» «Stavo riflettendo sui cambiamenti che l'arrivo di Mrs. Barraclough apporterà alla mia routine con le vostre nipoti. Immagino che vorrà assumersi personalmente parte della loro formazione.» «Quale formazione? Intendete le loro lezioni? Mrs. Barraclough non vorrà certo occuparsi dell'insegnamento. Non conosco il suo stato di salute. Presumibilmente sta abbastanza bene da viaggiare, ma non ho ulteriori notizie al riguardo. A meno che non abbia problemi a muoversi, vorrà quasi certamente assumersi la gestione della casa, e la mia presenza qui sarà superflua. Dopo la fine della settimana, mi aspetto che passerò sempre meno tempo a Wychford.» Disse in tono freddo. Octavia abbassò gli occhi. Era meglio così, meglio per tutti!

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Capitolo 21
*** 21 Capitolo ***


I duri occhi grigi di Edward si posarono sulle mani di lei, dolorosamente contratte sulla giacca di Pip. Fece eco ai suoi pensieri. «Anche se l'improvviso arrivo di mia cognata è inoportuno sotto molti punti di vista, arriva in un buon momento per me. Per noi. Ho deciso che meno ci vediamo meglio è, Octavia» affermò con calma. Lei annuì. «Naturalmente. So che le cose possono essere... difficili tra noi. E non voglio mettervi in imbarazzo.» «Imbarazzo!» Lui si alzò e andò a guardare dalla finestra. «Non è una questione di imbarazzo. Non crediate che abbia rinunciato con leggerezza a ciò che provo per voi. Ma mi rifiuto di insultarvi chiedendovi di diventare la mia amante e qualunque altro rapporto tra noi è da escludersi. Intendo evitarvi il più possibile. È l'unica soluzione razionale.» Octavia provò un improvviso moto di rabbia. - Qualunque altro rapporto è da escludersi... Intendo evitarvi...- Fosse stata l'istitutrice che lui credeva, sarebbero state parole crudeli. Nessuna discussione, nessun rimpianto, nessun tentativo di confortare. Solo una calma, fredda decisione presa senza considerazione per i sentimenti che la povera creatura potesse avere. Quell'uomo era un mostro! Per un attimo, fu seriamente tentata di buttargli in faccia la sua 'soluzione razionale', rivelargli chi era in realtà, informarlo che era più che sua pari per rango, e che probabilmente aveva più familiarità di lui con l'aristocrazia! E se non bastasse, che era proprietaria della casa in cui lui viveva. Ma due pensieri la fermarono. In primo luogo, nonostante fosse fiera dei propri natali, non era nella sua natura vantarsene. Ma quello che in realtà più la trattenne fu l'idea che lui potesse fraintendere le sue motivazioni. Avrebbe potuto persino credere che lo stesse implorando nella speranza che, rimosso l'ostacolo del rango, lui le avrebbe dichiarato il suo amore. E questo sarebbe stato intollerabile! Non lo avrebbe fatto, per nessuno motivo! Avrebbe aspettato finché non si fossero incontrati a Londra e allora sì, lui si sarebbe prostrato! Il pensiero di Edward Barraclough che si prostrava davanti a qualcuno era così assurdo che le sue labbra ebbero l'involontario guizzo di un sorriso. Lui si era girato in tempo per vederlo. «La cosa vi diverte?» le chiese. «Per nulla, sir. Credo che siate molto... sensato.» Suo malgrado, non riuscì a togliere l'amarezza dalla voce. «Mia cara, vorrei...» «Non occorre pronunciare un'altra parola, sir. Posso andare?» chiese, raddrizzandosi con determinazione. Lui alzò le spalle e le lasciò ricadere. «Naturalmente.» Concesse serio. Octavia era tanto arrabbiata e infelice che ebbe difficoltà a non spazientirsi con le ragazze per il resto della giornata. A cena sedette quieta, attenendosi strettamente a ciò che ci si sarebbe aspettati da una istitutrice e nulla più. Non fu una situazione facile. La faccia di Edward era cupa come una nuvola foriera di temporale e nemmeno Lisette si comportava normalmente. Era sempre tranquilla, ma in lei c'era un'aria sognante che Octavia avrebbe trovato strana se non fosse stata tanto presa dai propri pensieri. A Pip era stato concesso di unirsi a loro, e anche lei era più silenziosa del solito. La prospettiva dell'arrivo della zia aveva smorzato anche la sua solita vivacità. Dopo cena, Octavia mise a letto Pip, poi si ritirò in camera propria con la scusa di un mal di testa. Pochi minuti dopo, bussarono alla porta ed entrò Lisette. «Mi spiace per la vostra emicrania. Ho chiesto a Mrs. Dutton di preparare una tisana. Eccola. Potrebbe giovarvi.» Octavia era seduta accanto alla finestra. Prese il vassoio e lo posò sul tavolo. «Grazie, cara. Siete una ragazza così premurosa, Lisette.» disse sforzandosi di sorridere. «Miss Petrie, devo parlarvi. Ho una confessione da farvi.» Octavia chiuse gli occhi. Non poteva essere nulla di serio, Lisette era troppo posata. Ma ne aveva già avute abbastanza, di crisi, quel giorno. «Di che si tratta?» chiese con dolcezza. «Vostro fratello mi piace molto. Troppo.» le confidò Lisette. Gli occhi di Octavia si spalancarono. «Cosa? Potete ripetere, Lisette? Credo di non aver capito bene. Vi piace...?» «Vostro fratello Harry. Mi piace. E non dovrebbe essere così» Octavia chiuse di nuovo gli occhi. Non voleva sapere! «Miss Petrie?» La voce di Lisette era preoccupata. Octavia si ricompose e aprì le palpebre. «Mio fratello Harry. Lo avete incontrato? Quando? Come?» disse lentamente. «Pensavo lo sapeste! Mi ha detto che vi avrebbe raccontato tutto, oggi pomeriggio.» «Non l'ho visto, oggi. Lisette, mi state dicendo che avete incontrato mio fratello e non ne avete fatto parola con me?» Chiese Octavia, cominciando ad arrabbiarsi sul serio. Aveva pensato di aver toccato il fondo, poco prima. E ora persino Harry l'aveva delusa. Era allibita. Come aveva osato rivolgere la parola a Lisette! E, dopo averlo fatto, come aveva potuto tradire sua sorella con lei! «L'ho incontrato ieri mentre raccoglievo foglie nel viale. È successo per caso. Non sapevo, allora, che si trattava di vostro fratello, ovviamente, ma mi è parso molto gentile» «Ho qualcosa da dire al mio caro fratellino» cominciò Octavia minacciosa. «No! Non ha alcuna colpa. È stato cortese e molto rispettoso. Anche se temo che Edward non approverebbe» «Io sono assolutamente certa che Mr. Barraclough non approverebbe! E, se bastasse, non approvo io, Lisette.» Lisette la guardò sbalordita. «Pensavo che a voi avrebbe fatto piacere! Mi state dicendo che non è alla mia altezza? Temevo che Edward potesse pensarla così, non voi.» «Il punto non è questo. Anche se Harry fosse il... il figlio di un Conte, continuerei a non approvare il fatto che vi incontriate così. Non è corretto.» «È proprio questo, miss Petrie. C'è una cosa che devo chiedervi. Una cosa che devo confessare.» «Intendete dire che non era questo che dovevate confessare?» Octavia si passò una mano sulla fronte. «Cos'altro c'è? Di che si tratta, Lisette?» «Credete che sia sbagliato da parte mia sentire attrazione per il tenente Petrie? O immorale desiderare di incontrarlo di nuovo quando sono fidanzata a un altro?» «Fidanzata a un altro? Cosa intendete?» Octavia scordo' il mal di testa. «Prima di venire qui ero promessa a un giovane di Antigua, miss Petrie. L'ultimo desiderio di mio padre fu che lo sposassi.» «Non capisco. Pensavo che i vostri genitori avessero voluto mandarvi in Inghilterra.» Disse Octavia, lentamente. «È vero. Nemmeno io lo capisco! Ma Ricardo mi assicurò che aveva parlato con mio padre la sera prima dell'incidente. Mi mostrò perfino una sua lettera. Credete che le ultime volontà di mio padre dovrebbero essere sacre? Ricardo ritiene che sia così.» «Credo... credo che vostro padre vorrebbe che voi foste felice, Lisette. Ve l'ha detto personalmente che voleva darvi moglie a questo Ricardo?» «No. Ero convinta che volesse mandarmi in Inghilterra, come avete detto voi. È ciò che sostengono Edward e lo zio Henry, e sono loro i miei tutori, ora. Solo quella lettera...» Octavia esitò. «Non credo che dovreste dare molta importanza a quella lettera» disse lentamente. «Avete solo la parola di Ricardo riguardo a quando fu scritta o a cosa fu detto quella notte. Se lui fosse stato disperatamente innamorato di voi, potrebbe aver falsato un po' la verità per convincervi a sfidare i vostri zii. Sapeva che non l'avreste sposato, altrimenti. Ma... che mi dite di voi? Cosa desiderate?» Lisette scosse la testa. «Non lo so! Avrei sposato Ricardo, ad Antigua. Ma ora non ne sono più sicura. È diverso qui. Pensate che io sia fidanzata?» «Questa è una risposta facile. Sono assolutamente sicura che non lo siate. Siete sotto la tutela dei vostri zii finché non compirete il ventunesimo anno, e non potete essere promessa a qualcuno senza il loro consenso.» Lisette si illumino'. «Allora non pensate che sia scorretta se desidero rivedere vostro fratello?» «No, non lo penso. Ma non penso nemmeno che dovreste incontrarlo.» Octavia si piegò in avanti.

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Capitolo 22
*** 22 Capitolo ***


Octavia si piegò in avanti, rispondendo a Lisette. «Avete chiesto la mia opinione, Lisette, e ve la darò. I vostri tutori hanno tutte le ragioni. Sarebbe un errore attaccarvi a chiunque, prima che abbiate avuto la possibilità di conoscere il mondo. Vi assicuro che non è una questione di ceto sociale, o di essere la persona adatta, o di precedenti promesse. Chiunque vi ami, farebbe di tutto per evitarvi di commettere un tale errore.» Lisette annuì e abbassò gli occhi. «Non vedrò più il tenente Petrie.» «Non prima che andiate a Londra. Quando sarete stata presentata in società, sarà diverso. Potrete incontrarlo, allora. Mancano solo pochi mesi.» «Ma non sarà molto probabile, vero? Non frequenteremo gli stessi ambienti.» Octavia prese la mano di Lisette tra le sue. «Sono sicura che incontrerete mio fratello a Londra! Fidatevi di me. Ma fino a quel momento, datemi la vostra parola che non cercherete più di vederlo qui. Me lo promettete?» Aspetto' finché Lisette non annuì riluttante, poi riprese: «Grazie. Riflettete, Lisette. Una volta mi avete detto che se vostro zio ha preso una decisione, di solito non torna indietro. Se dovesse sorprendervi con Harry in questo momento, sono certa che si arrabbierebbe al punto di cacciare Harry e proibirvi di rivederlo. È questo che volete?» Aspetto' che la ragazza ci avesse riflettuto, poi continuò. «Certo che non lo volete. Ma una volta che avrete fatto il vostro debutto in società, lui potrebbe essere più disposto ad ascoltarvi. Siate paziente, Lisette. Le cose potrebbero mettersi per il meglio.» «Non posso nemmeno dirgli arrivederci?» «Parlerò io con Harry e gli spiegherò tutto. È troppo rischioso, davvero, mia cara. Vostra zia potrebbe arrivare a qualunque ora, domani, e voi dovrete essere qui ad accoglierla. In mattinata cercherò di recarmi alla locanda e mi assicurero' che Harry capisca. Non fate quella faccia, Lisette. Ricordate la promessa.» Il giorno dopo, l'attività in casa era frenetica. Mrs. Dutton era in ansia per l'improvviso arrivo di Mrs. Barraclough e passò la mattinata a organizzare il personale, a discutere menù e ad assicurarsi che la stava migliore fosse pronta per la nuova padrona. Mentre usciva dalla propria camera, Octavia fu sorpresa nel trovare la governante seguire due uomini che portavano una grossa poltrona su per le scale. «Credo che appartenesse a Mrs. Carstairs, miss Petrie» spiegò la governante. «Mr. Barraclough dice che era nella stanza in cima alla torre la prima volta che venne a trovare Mrs. Carstairs, e vuole che sia riportata su. A quanto pare, la signora passava là la maggior parte del suo tempo, quando era ancora in salute. È solo una vecchia poltrona, ma lei ci era molto affezionata. L'aveva fatta portare nella sua stanza da letto, quando si era ammalata. Ma non può restare lì. Mrs. Barraclough userà quella camera, e il padrone non pensa che a sua cognata piacerebbe. Così la poltrona deve tornare su.» Dall'espressione di Mrs. Dutton traspariva chiaramente che avrebbe potuto fare benissimo a meno di quel lavoro in più. Allora, quella stanza all'ultimo piano della torre era stata la preferita di sua zia? Octavia non stentava a crederlo. Ci aveva dato solo una rapida occhiata, ed era rimasta molto incuriosita. Era uno strano locale con il soffitto a volta e finestre su tutti i lati. La vista era fantastica e tavoli e scaffali erano zeppi dei più svariati oggetti: libri, ritratti, soprammobili, souvenir... Si era ripromessa di tornarci a guardarla meglio, un giorno o l'altro, ma la stanza era tenuta quasi sempre chiusa, e la chiave si trovava in possesso di Edward Barraclough. Non le era mai venuta in mente una scusa per chiedergliela. Quella non era la giornata giusta. E poi, aveva anche lei delle cose da fare, inclusa una visita alla locanda per parlare con Harry. Era più tardi di quanto Octavia avesse sperato quando finalmente riuscì a raggiungere la locanda, dove chiese di Mr. Smith. Per fortuna non c'era nessuno e poté attendere da sola nel salottino l'arrivo del fratello. Era ovvio che Harry non aspettava visite. Scese infilandosi la giacca e tentando invano di allacciarsi la cravatta. Octavia scosse la testa. «Dov'è il tuo valletto? Dovrebbe farlo lui.» «Non essere sciocca, Tavy. Sono in incognita, ricordi? Ho rimandato Crocker ad Ashcombe. Cosa diavolo ci fai qui a quest'ora?» «Su, lascia fare a me» sbotto' lei, guardando con aria critica i suoi sforzi. «Non posso fermarmi a lungo. Aspettano Mrs. Barraclough, oggi, e devo esserci anch'io. Ma dovevo parlarti. Perché hai detto a Lisette che sei mio fratello?» «Pensava che fossi il tuo innamorato, o qualcosa del genere. Non potevo lasciarglielo credere, Tavy! Si sarebbe tirata indietro prima ancora di iniziare a conoscermi. Ero sicuro che avresti capito.» «Non avresti neanche dovuto rivolgerle la parola, Harry Petrie! Ma ormai è fatta. Ci sono cose più importanti di cui parlare. Sono venuta per impedirti di fare un grosso errore.» «Se intendi scoraggiarmi riguardo a Lisette, allora ti dico che stai perdendo il tuo tempo. È la donna più incantevole che abbia visto in vita mia, e intendo sposarla!» «E io ti auguro buona fortuna nell'impresa, perché temo che avrai dei concorrenti. Ma avrai lo stesso bisogno del consenso di suo zio... O pensi di fare una fuga d'amore?» «Certo che no, dannazione! Che suggerimento sconveniente!» «Allora farai meglio a darmi ascolto. Conosco Edward Barraclough. È molto protettivo nei confronti di Lisette e non ti prenderebbe mai in seria considerazione se scoprisse che hai degli incontri clandestini con lei. E non lo biasimerei per questo. La ragazza ha solo sedici anni, santo cielo! Non mi sarei mai aspettata una cosa simile da te. Ma cosa ti è venuto in mente?» «Ci siamo incontrati per caso la prima volta. E poi... era l'unico modo di conoscerla, Tavy!» «Sciocchezze! Se suo zio vi scoprisse, potresti dire addio a ogni speranza riguardo alla ragazza. Harry, parlo sul serio. Non devi più cercare di rivedere Lisette, non qui a Wychford. Lei è troppo giovane e troppo innocente per sapere cos'è meglio. Ma tu... tu sei abbastanza maturo da sapere quel che fai, ed è sbagliato! Per che tipo di uomo ti prenderebbe Edward Barraclough se dovesse scoprire che stai inducendo la sua preziosa nipotina a certi sotterfugi?» Harry, un po' contrito, disse che non ci aveva pensato. La voce di Octavia si addolci'. «Lo so. Ma se accetterai il mio consiglio, dovrai mostrarti paziente. Ho promesso a Lisette che farò in modo che vi incontriate, a Londra, e devi aspettare fino ad allora. Una volta che avrà fatto il suo debutto in società, allora potrai corteggiarla apertamente. Non prima.» «Ma è così bella! Tavy, non immagini cosa voglia dire essere innamorati. Rinuncerei all'esercito e mi sposerei subito, se fossi sicuro che è con Lisette Barraclough.» Questo era un nuovo Harry Petrie. Octavia fu intenerita a dispetto di tutto, perciò disse con calma: «Allora devi essere paziente e aspettare il momento giusto. Hai tutte le carte in regola per conquistarla. Non rovinare tutto corteggiandola ora.» «Cosa penserà? Le ho promesso che l'avrei incontrata questo pomeriggio.» «Mi sono assicurata che comprenda la situazione. Sa che sono venuta a parlare con te. Fidati di me, Harry!» «Suppongo di essere costretto a farlo» disse suo fratello imbronciato. «È chiaro che tu non vuoi che la veda ora.» «Con tutto il bene che ti voglio, non posso permettertelo. Ti fermerei, se ci provassi. E ora devo tornare subito a casa. Parti di qui appena puoi, Harry. Ci vedremo tra una settimana o due ad Ashcombe. Nel frattempo, comportati bene!» Lo abbraccio'. «Sorridi. Tre mesi non sono lunghi. Pensa a quello che dirà papà.» Lui storse la bocca in un sorriso. «Sarà sbalordito. L'ultima volta che lo visto, non volevo neanche sentir parlare di fermarmi qui, e ora...» Octavia rise e lo bacio'. «Prenditi cura di te stesso, carissimo. Andrà tutto per il meglio, vedrai. Per te, almeno. Arrivederci!» Si girò e lasciò la locanda in fretta. Lei e Harry erano stati così presi dalla loro conversazione che non avevano notato una carrozza dall'aria importante che si era fermata lì fuori brevemente, per permettere al cocchiere di chiedere indicazioni. Julia Barraclough stava arrivando a Wychford. Julia Barraclough aveva lineamenti affilati, e mani e piedi sottili di cui andava oltremodo orgogliosa. Li riteneva un segno di classe. Affettava un accento aristocratico, anche se i suoi commenti spesso erano taglienti come il suo naso. Guardò con sospetto a tutto ciò che aveva fatto il cognato, compresa la scelta dell'istitutrice e la libertà che le aveva concesso. Non tardo' a chiarire il proprio pensiero. «E questa miss Petrie?» domandò, dopo che Edward e le ragazze le ebbero dato il benvenuto. «Mi aspettavo che fosse qui a farmi un resoconto del lavoro svolto. Dov'è?» «Credo che miss Petrie sia uscita a fare una passeggiata, zia Julia» rispose Lisette timidamente. «Una passeggiata? La datrice di lavoro è attesa da un istante all'altro e l'istitutrice se ne va a passeggio? Tu ne eri al corrente, Edward?» «Non esattamente. Ma la cosa non mi preoccupa, Julia. Miss Petrie è molto coscienziosa. Sei arrivata prima del previsto, lo sai bene. Probabilmente ha pensato di darti la possibilità di riposare e di chiacchierare con le tue nipoti. Potrai parlarle a cena.» «A cena? Non permetterai al personale di servizio di cenare con la famiglia?» Una pausa impercettibile, poi Edward ribatte' in tono pacato: «Miss Petrie non è una domestica. E le ragazze beneficiano considerevolmente della sua conversazione a tavola.» «Le cose dovranno necessariamente cambiare, ora che sono qui. Non ho alcun desiderio di essere edificata dalla conversazione di una zucca campagnola!» «È davvero un peccato, Julia. Non so proprio come posso accontentarti. Perché finché io resterò a Wychford, miss Petrie continuerà a cenare con noi» la informò Edward con cortese fermezza. «Ebbene, non sarà ancora per molto, vero?» ribatte' la donna soavemente. «Ma... sbaglio o ti ho sentito dire 'ragazze'? Questo significa Lisette e Philippa? Mi auguro vivamente che tu non abbia permesso a Philippa di cenare con te! È troppo giovane per restare alzata fino a tardi la sera. Dovrebbe restare nella nursery con l'istitutrice. Miss Froom avrebbe compreso perfettamente. Una donna superiore sotto ogni punto di vista, lei. Ha lavorato per molti anni dai Ledbury, come saprai. La cara Daisy Ledbury era davvero sconvolta quando le ho detto che tu avevi congedato miss Froom.» «Hai mai incontrato di persona miss Froom, Julia?» «Certo che no! Ma ho conosciuto Lady Ledbury a Londra, prima di venire qui, anche se non ho avuto il piacere di essere presentata a suo marito. Lui stava da amici in campagna.» «Ebbene, miss Froom era, a mio parere, totalmente inadatta alle mie nipoti. È stato un sollievo per tutti vederla partire.» «È vero, zia Julia! Miss Froom era orribile!» Esclamò Pip, che non riusciva più a tenere la bocca chiusa. «E non dovete dire brutte cose riguardo a miss Petrie. Miss Petrie è la migliore istitutrice del mondo.» «Peccato che non sia riuscita a insegnarti a restare in silenzio finché non ti si rivolge la parola, Philippa.» «A miss Petrie fa sempre piacere sentire quello che ho da dire.» Lisette prese la sorella per mano. «Possiamo andare incontro a miss Petrie lungo il viale, Edward?» «Ottima idea!» approvò suo zio sollevato.«Vostra zia Julia avrà piacere di riposare un po'. Dimmi, Julia, la gamba è guarita perfettamente?» Lisette e Pip si affrettarono a uscire. «Sarà tremendo» commento' Pip con aria cupa. «Avevo scordato com'era la zia Julia. Non ha neppure portato con sé lo zio Henry. Non è un gran ché, ma sempre meglio di lei.» «Lo zio Henry voleva restare a Londra ancora per qualche giorno. Deve cercare una casa da affittare per la Stagione. E la zia Julia era preoccupata per noi, perciò ha deciso di lasciarlo là e di proseguire per Wychford da sola.» «Se io fossi lo zio Henry, vorrei restare a Londra per settimane! Edward ha detto che se ne sarebbe andato non appena fosse arrivato lo zio Henry, e non so proprio come sarà, qui, senza di lui!» «Neanch'io» sospirò Lisette. «Forse miss Petrie accetterà di fermarsi un po' di più?» «Lo vorrei tanto, ma dubito che zia Julia glielo proporrà. Non ci resta che aspettare e vedere, Pip. Tanto, presto dovremo partire tutti per Londra.» «Oh, ma perché le cose non potevano restare com'erano? Eravamo tanto felice a Wychford con Edward e miss Petrie! Io non voglio andare a Londra. Adoro questa casa!» «Anch'io. Tuttavia mi piacerebbe vedere la capitale. E le persone che ci abitano. Ma aspetta! Ecco miss Petrie, in fondo al viale. Pip, non devi ripetere le cose che zia Julia ha detto di lei, mi hai capito? La farebbero soffrire?» «Allora non lo farò. Miss Petrie! Miss Petrie!» E con il consueto entusiasmo, Pip le corse incontro. Octavia abbraccio' Pip, poi guardò verso Lisette che le stava aspettando. Ebbe una stretta al cuore. Le era tornato in mente il giorno in cui era arrivata a Wychford e aveva incontrato Pip, poi Lisette, quasi in quel punto. Guardò la casa. Si era come ripiegata su se stessa, sembrava remota... Era sbalorditivo quanto cambiasse. «Che benvenuto!» esclamò, raggiungendo Lisette con Pip appesa al braccio. «Dovrò fare passeggiate più spesso.» «È andato tutto bene?» chiese Lisette. Fu chiaro, a Octavia almeno, a cosa si riferisse. «È stato un successo, Lisette. Ho chiarito tutto.» rispose con un sorriso. Pip parve un po' perplessa, ma Lisette tirò un profondo sospiro di sollievo e disse: «Mentre eravate fuori è arrivata la zia Julia. La sua gamba va molto meglio di quanto pensassimo.» «Quindi, vostro zio partirà presto?» chiese Octavia, forzandosi di usare un tono casuale. «Non ancora. Lo zio Henry è rimasto a Londra e la zia Julia non può farcela da sola. Lui ci raggiungerà tra una settimana o poco più, ed Edward potrà andarsene allora.» Octavia non sapeva se essere lieta o dispiaciuta alla notizia. Ovviamente, le cose non sarebbero più state le stesse con Julia Barraclough in casa. «Devo affrettarmi. Vostra zia si sarà irritata non trovandomi, al suo arrivo.» disse Octavia. «Molto. Moltissimo.» annuì Pip con foga. Octavia vide Lisette accigliarsi e scuotere la testa, e rise. «Non preoccupatevi, Lisette. Merito la sua disapprovazione. Andiamo! Non dobbiamo far aspettare oltre Mrs. Barraclough.» si affretto' a dire Octavia e si avviò quasi di corsa e, ridendo e protestando, le ragazze cercarono di non restare indietro. L'atmosfera a cena, quella sera, fu di nuovo carica di tensione. Mrs. Barraclough chiari' la propria disapprovazione per la presenza di Octavia a tavola rivolgendosi unicamente al cognato e alla nipote maggiore. Lisette avvertiva la scortesia della zia anche più di Octavia e ne era chiaramente imbarazzata. Apriva a mala pena bocca. Octavia restò calma, e rispose alle frasi che le venivano rivolte da Edward Barraclough con perfetta padronanza di sé, ma non si sentiva ispirata a fare conversazione. Persino Pip era silenziosa. Quando si alzarono alla fine del pasto, Mrs. Barraclough disse con freddezza: «Vorrei che mi raggiungeste in biblioteca, miss Petrie. Tra dieci minuti, prego. Prima, vorrei avere qualche istante per parlare in privato con la mia famiglia.» «Certamente, signora. Tra dieci minuti.» Octavia lasciò la stanza. Se questo era un assaggio di cosa le riservasse la vita sotto il nuovo regime, non le dispiaceva più che fosse breve! Mrs. Barraclough era anche più arrogante di quanto avesse temuto. Una vera snob! Ma il peggio doveva ancora venire. In biblioteca, Mrs. Barraclough le fece un interrogatorio spietato, al quale Octavia non poté rispondere con il consueto candore. Alcune delle domande erano offensive, e Octavia replicò a queste come pensava meritasse, con freddo disprezzo, una reazione che la rese ancora più invisa alla sua datrice di lavoro. Ma proprio mentre cominciava a congratularsi con se stessa per aver evitato i trabocchetti dell'interrogatorio di Mrs. Barraclough, la sua sicurezza vacillo'. «Credo di avervi visto uscire dalla locanda del villaggio, questa mattina. Chi era il giovanotto?» Octavia fece del suo meglio, ma non riuscì a evitare che il colore le affluisse alle guance. «Davvero, signora?» Chiese, perdendo tempo. «Davvero, perciò non fate giochetti con me, signorina! Chi era? Mr. Barraclough è al corrente del fatto che avete uno spasimante nelle vicinanze? Io non penso proprio. È una cosa che non ho mai permesso tra i servi che vivono in casa mia.» «Mr. Barraclough non mi ha mai chiesto cosa faccio nel mio tempo libero, Mrs. Barraclough. Ma non occorre che vi preoccupiate più per il giovanotto in questione. Sono andata là per salutarlo. Se ne andrà oggi stesso.» «E da quando va avanti la vostra relazione?» «Non c'è stata nessuna relazione» disse Octavia, controllando la rabbia. «È qui solo da tre giorni. Vi assicuro, Mrs. Barraclough, che potete stare tranquilla.» «Questo lo deciderò io, miss Petrie! Insisto per conoscere il suo nome, prego!» Octavia esitò, poi disse: «Smith. Mr. Smith. È un vecchio amico della mia famiglia.» «Sul serio?» Il tono di Mrs. Barraclough esprimeva ciò che pensava a riguardo. «Ebbene, a differenza di Mr. Barraclough, io non permetto misteriose passeggiate o missioni segrete, miss Petrie. Durante ciò che resta della vostra assegnazione qui, vi prego di informarmi quando intendete lasciare la casa.» Octavia tirò un profondo sospiro. «Questo include le passeggiate pomeridiane con le ragazze?» «Si, certamente! Bene, credo di aver chiarito la mia posizione. Suppongo che, dato che mio cognato insiste, continuerete a sedere con noi a cena. Almeno, quando lui risiede a Wychford. Non in altre circostanze. Ma non mi aspetto che prendiate parte alla conversazione. Le vostre opinioni sono irrilevanti, almeno per me. Miss Froom avrebbe, ovviamente, compreso alla perfezione. Ma miss Froom è una domestica bene addestrata e sa stare al suo posto. È tutto, miss Petrie. Ci rivedremo domani o il giorno successivo, quando avrò avuto l'opportunità di valutare quello che avete fatto con le mie nipoti. Potete andare.» Octavia uscì dalla biblioteca tremando di rabbia repressa. Mai in vita sua le avevano parlato in toni simili! Peggio, era certa che sua madre non si sarebbe mai rivolta così a una delle sue istitutrici. Quella donna era una vipera. Una vipera arrogante e maleducata! Pensò che sarebbe esplosa se non avesse preso una boccata d'aria. Salì le scale rapidamente, scelse un pesante scialle e uscì dalla porta laterale sulla terrazza. Il cielo era plumbeo e soffiava un vento gelido. Nubi nere correvano davanti alla luna, mandando inquietanti ombre sulla terrazza.

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Capitolo 23
*** 23 Capitolo ***


Borbottando tra i denti, Octavia calcio' via un ramo portato dal vento. Il ramo era pesante e le scarpette da sera sottili. Lei impreco' di dolore, si fermò e si prese in mano il piede. Quando lo rimise a terra, aveva riacquistato abbastanza lucidità da mettersi a ridere di se stessa. Aveva sempre pensato di avere la minor dose di orgoglio e presunzione di tutti i Petrie. Lei e Harry avevano riso spesso delle arie che si dava Arthur. Ed eccola lì, in preda a un attacco di collera solo perché una donna delle Colonie aveva avuto l'ardire di insultarla. La Contessina Octavia Petrie al massimo dall'alterigia! «Se restate ferma ancora un po', prenderete freddo.» La voce proveniva dalle ombre ai margini della terrazza. Lei sbircio' in quella direzione e riuscì appena a distinguere la figura di un uomo. Edward. «È stato un bell'attacco di bile. Posso immaginare cosa, o piuttosto chi, lo abbia provato. Può essere una donna piuttosto sgradevole. Non fate caso a Julia, Octavia.» «E come? Comanda lei, qui.» Si interruppe e si controllo'. «E questa è una conversazione inappropriata. Voi non dovreste dirmi certe cose. Mr. Barraclough è vostra cognata.» «La storia delle mie battaglie con Julia è lunga. È perfettamente consapevole di ciò che penso di lei.» «Voi, almeno, siete nella fortunata posizione di poterle rispondere per le rime!» Lui venne avanti. Octavia vide che stava fumando un sigaro. «Cos'è successo? In passato vi siete trovata in evidente disaccordo con qualcosa che ho detto. Sono stato divertito dai vostri sforzi per non ribattere. Ma non ricordo che vi siete mai arrabbiata così.» «È perché voi non mi avete mai fatto sentire come una serva! Mrs. Barraclough si. Lo trovo intollerabile!» Lui abbozzo' un sorriso. «Questa vostra aria da duchessa è molto interessante, Octavia. Da dove vi deriva?» Octavia lo guardò dritto negli occhi. «Non so a cosa vi riferiate, sir.» Lui si strinse nelle spalle e gettò il sigaro. «Julia risulta esasperante a molte persone. È essenzialmente una donna fredda dotata di scarsa immaginazione. Spero che resterete con le ragazze il più a lungo possibile. Hanno bisogno di voi, del vostro affetto e del vostro calore.» Le stava molto vicino. Il suo corpo la riparava dal vento. La tentazione di appoggiarsi contro di lui fu fortissima... Octavia fece uno sforzo e si scosto'. «Non sono sicura...» balbetto'. «Non sono sicura di potere. I due mesi stanno per scadere.» Il momento di debolezza era passato. «No. Non posso fermarmi oltre. Anzi, dubito persino che resistero' fino a tale data. Non credo che vostra cognata mi approvi.» disse con voce più ferma. «È un dannato pasticcio» osservò lui amaramente. Senza saperlo, fece eco a ciò che Pip aveva espresso quel pomeriggio. «Perché tutto deve cambiare? Perché queste complicazioni? Era così piacevole al principio...» Tornò a girarsi verso di lei. «Domani partirò per Londra, dove mi fermero' un paio di giorni. Non accettate provocazioni, Octavia. Mi aspetto di trovarvi ancora qui al mio ritorno. E ora dovete entrare. Venite!» Julia aveva provato antipatia per miss Petrie sin dall'inizio. Non le piaceva l'evidente affetto che le sue nipoti avevano per la loro istitutrice. Non le piacevano la sua giovinezza e il suo fascino. E soprattutto non le piaceva il modo in cui aveva fatto sentire arrogante lei, Julia Barraclough, durante il loro colloquio. Dopo tutto, altro non era che una serva! Ci vollero parecchi minuti prima che si sentisse abbastanza composta da uscire dalla biblioteca e salire in camera sua. Lì, si guardò attorno con aria critica. Che luogo tetro quella casa! Mobili antiquati, camere buie, corridoi che sapevano di muffa... Impossibile da tenere pulita. Prima si fossero trasferiti a Londra, meglio sarebbe stato. Le cameriere erano state negligenti. Le tende della finestra che affacciava sulla terrazza non erano completamente accostate. Accigliata, Julia si avvicinò per chiuderle. La sua attenzione fu attratta da due persone sotto di lei, chiaramente visibili al chiaro di luna. Senza far rumore, Julia aprì la finestra per vedere meglio. Edward e miss Petrie molto vicini... Troppo. Bene, bene, bene! Ecco come si svagava Edward a Wychford. Ecco il motivo della sua insistenza per avere l'istitutrice al suo tavolo! Si sporse, mentre loro rientravano. Edward aveva persino passato il braccio attorno alla vita della donna. Julia storse la bocca in un sorrisetto. Tipico! Edward alle prese con i suoi soliti giochetti. E la signorina... Fece un salto indietro, ansimando e sputacchiando quando la grondaia sopra la finestra le rovescio' tutto il suo contenuto sulla testa. Che casa disgustosa! Ora era inzuppata di acqua puzzolente e cosparsa di foglie marce! Con i capelli che le gocciolavano sulle spalle, chiamò rabbiosamente la cameriera. La ragazza arrivo' di corsa e si fermò allibita alla vista della padrona. Le sue esclamazioni costernate vennero troncate di netto. Venne spedita a cercare aiuto, asciugamani e acqua calda. Dopo alcuni minuti di furiosa attività accompagnata da un fiume di comandi impazienti, le cameriere avevano fatto il bagno a Julia e l'avevano messa a letto con una tisana bollente. La stanza era tornata quieta. Julia si rilasso' contro i cuscini, scaldata da un senso di virtuosa rettitudine. Miss Petrie avrebbe dovuto andarsene. Appuntamenti alla locanda con Mr. Smith, in casa una tresca con Edward... Malgrado tutte le sue arie, la ragazza non era altro che una gonnella leggera! Julia sospirò. Non sarebbe stato facile sbarazzarsi di Octavia Petrie. Con ogni probabilità Edward avrebbe negato le accuse, e suo cognato poteva essere ostinato in modo irritante. Avrebbe potuto pretendere delle prove, se Julia gli avesse riferito l'incontro dell'istitutrice con Mr. Smith. Ebbene, le prove gliele avrebbe fornite, e la locanda era il luogo in cui iniziare a cercare! L'indomani ci avrebbe mandato la cameriera. Soffio' sulla candela e si compose per il sonno. L'indomani fu una giornata triste per Octavia. Edward Barraclough partì presto per Londra e Mrs. Barraclough trovò scusa dopo scusa per tenere le ragazze lontane da lei. Le lezioni vennero sospese e, per tenerla occupata, le vennero dati inventari di biancheria e conti da controllare. Quando si offrì di portare le ragazze a fare la solita passeggiata pomeridiana, Mrs. Barraclough le sorrise con freddezza e disse che il tempo non era clemente. Desiderava tenerle accanto a sé. Venne acceso un fuoco nel salone e le ragazze vi passarono il pomeriggio con la loro zia, mentre Octavia sedeva sola nel salottino. Non fu una consolazione per lei quando a un certo punto la porta del salone si aprì e si udì la voce di Pip alzata in una protesta. Fu seguita da un rabbioso ordine di Mrs. Barraclough, da un suono di piedi trascinati per terra, poi la porta venne sbattuta. Octavia aveva il cuore stretto per le sue allieve, ma si sentiva totalmente impotente. Era anche molto sconcertata. Aveva capito subito di non piacere a Mrs. Barraclough, ma ora quella donna la trattava come se avesse la peste! Cos'era successo? Lei e Pip cenarono nella stanza in cui si svolgevano le lezioni. Per Octavia non fu un sacrificio, ma poi passò buona parte della notte a rigirarsi nel letto e si alzò più stanca di quando si era coricata. L'indomani non fu una giornata migliore della precedente. Mrs. Barraclough annunciò a colazione che avrebbe accompagnato le nipoti a Guildford. «Bene!» esclamò Pip. «Possiamo portare miss Petrie con noi. Voglio farle conoscere la mia insegnante di ballo.» «Meglio di no» disse Mrs. Barraclough. «Faremo visita ad amici, in seguito, e dubito che possano essere interessati a conoscere la tua istitutrice, Philippa.» «Ma...» «Silenzio!» Mrs. Barraclough si girò verso Octavia. «Peccato che non siate riuscita a insegnare a Philippa come ci si comporta in società, miss Petrie. È sempre stata una bambina difficile, ma pare peggiorata sotto la vostra tutela.»

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Capitolo 24
*** 24 Capitolo ***


Mrs. Barraclough proseguì con i suoi rimproveri: «Bisognerà prendere provvedimenti prima che Pip diventi ingovernabile. Sono quasi tentata di lasciarla a casa, oggi.» «Oh, le fareste davvero? Vi prego, zia Julia!» Pip unì le mani in una supplica. «Miss Petrie e io potremmo avere la giornata per noi, e voi e Lisette visitereste Mrs. Allardyce in pace. Per favore, datemi il permesso!» Non era la reazione che Mrs. Barraclough si era aspettata o aveva desiderato. Dopo una pausa sorpresa, affermò: «Preferisco tenerti d'occhio personalmente, Philippa. Finisci di fare colazione e preparati.» Octavia seguì Pip in camera sua. «Pip, carissima, dovete essere giudiziosa, oggi. Vostra zia Julia è severa, ma sono certa che ha a cuore il vostro interesse. Mostratele che sono riuscita a insegnarvi qualcosa.» «Non vi sopporta. Vuole farvi del male.» «Pip!» Octavia si sedette sul letto e trattenne la bambina davanti a sé. «Se sarò sincera con voi, sarete tanto matura da capire e da non ripetere ciò che dico?» Pip annuì. «Bene! Credo che vostra zia mi disapprovi, anche se non so perché. Non c'è molto che possa fare a riguardo. Ma non è importante. Quello che importa è che vuol bene a voi. Vuole che cresciate nel modo giusto, e ha ragione. Dovrete vivere con lei dopo che io me ne sarò andata, ricordatelo, e sarete molto più felice se vi sforzerete di comprendere il suo punto di vista. Ci proverete? Mi darete un'enorme gioia se venissi a sapere quando tornerete, questa sera, che vostra zia è soddisfatta di voi.» Diede un bacio a Pip e la scosto' da sé. «E ora, andate! E non inciampate nelle gonne, alla lezione di ballo!» Pip corse alla porta, poi tornò indietro ad abbracciare Octavia. «Oh, miss Petrie, quanto vi voglio bene! E mi impegnerò.» «Brava!» approvò Octavia, e guardò Pip sfrecciare lungo il corridoio. «Piano, Pip. Piano!» la ammoni' sorridendo. I suoni della partenza si affievolirono e Octavia rimase sola nella grande casa. Persino i domestici sembravano nascondersi. Erano probabilmente nella cucina sul retro, dove faceva più caldo. Era una giornata gelida e presto sarebbe arrivato l'inverno. Lei si aggiro' per la casa come un'anima in pena finché non si trovò, non avrebbe nemmeno saputo dire come, in fondo alle scale che portavano alla torre. La stanza di Mrs. Carstairs sarebbe stata chiusa, naturalmente. Lo era sempre. Cominciò a salire lentamente i ripidi gradini e scoprì che aveva ragione... La porta era chiusa. A chiave? La spinse delicatamente e con sua sorpresa questa si aprì e lei entrò all'interno della stanza. Una lieve fragranza aleggiava nell'aria, un profumo di erbe. Secco, intrigante. La poltrona che aveva visto portare su per le scale era davanti al camino. C'era perfino un fuoco. Era quasi spento, ma le braci erano ancora rosse. Lo avevano acceso i domestici che avevano portato di sopra la poltrona? Mrs. Dutton aveva dato ordine di accederlo per togliere l'umidità dall'ambiente? Era durato molto a lungo, se era così. Non aveva importanza. Chiunque lo avesse acceso, gli era grata. Aveva lasciato la porta aperta. Octavia attizzo' il fuoco e aggiunse un paio di ciocchi presi dal cesto accanto al camino. Poi si avvicinò a un tavolo carico di soprammobili e notò un piccolo ritratto che la riproduceva perfettamente. La miniatura di una bambina aveva il posto d'onore. Lesse la scritta: Theophania Carstairs, nata nel 1770, morta nel 1778. Allora era questa la bimba della zia Carstairs, la sua unica figlia. L'anziana signora aveva lasciato Wychford a Octavia perché le ricordava la figlia che aveva perduto tanti anni prima? Un alito d'aria, simile a un sospiro, percorse la stanza. Octavia si guardò intorno. Le finestre sembravano ben chiuse, ma la stanza aveva una posizione esposta. Non c'era da stupirsi che ci fossero delle correnti... Si sedette in poltrona. Quanta tristezza. Con il cuore pesante, ripenso' a Julia Barraclough e a quello che il suo arrivo poteva significare per Lisette e Pip. Pip era una bambina davvero speciale, ma Julia Barraclough era il tipo di persona che faceva emergere il peggio in lei: critica, autoritaria, poco percettiva e con una particolare idea della disciplina. A Pip non sarebbe stato facile imparare a vivere con sua zia. E cosa sarebbe successo a tutta quella deliziosa spontaneità, quando ci fosse riuscita? E Lisette... Lisette non avrebbe mai rischiato la disapprovazione di sua zia, era sempre troppo ansiosa di evitare i conflitti, pronta a pensare il meglio di chiunque. Ma la freschezza, il fascino del suo spirito gentile, si sarebbero perduti, schiacciati dalla personalità dominante di Julia Barraclough. Lisette rischiava di diventare una mite nullità, magari di accettare un buon partito imposto da sua zia. Era un vero peccato. Ma non c'era molto che Octavia potesse fare al riguardo. Abbassò lo sguardo, sorpresa quando le cadde in grembo una lacrima. Lei non piangeva mai! Octavia Petrie era famosa per questo. Ma le lacrime non sembravano conoscere questo dettaglio di vita familiare. Scendevano sempre più veloci, e furono presto seguite da un singhiozzo. Confusa e vergognosa, Octavia cercò il fazzoletto. Non lo trovò! Era solo un ritaglio di tela finissima, probabilmente non le sarebbe servito un gran che, ma la sua perdita fu l'ultima goccia. Octavia si nascose il viso tra le mani, si rannicchio' in poltrona e si lasciò andare al pianto. Cosa importava che avesse le mani sporche? Che si sarebbe striata il viso di fuliggine? Chi c'era a vederla? Alla fine si calmo' e stranamente si sentì meglio. Il profumo di erbe della stanza era persino più forte... Chiuse gli occhi. L'immagine di un uomo bruno fluttuo' davanti a lei. Aveva sulle labbra quel suo sorriso speciale, teneva un sopracciglio appena inarcato e lo scintillio dei suoi occhi la invitava a condividere il divertimento... Poi lui tornò serio e le disse che la amava, che sarebbe andato tutto bene... Octavia si sentì di nuovo serena. E molto assonnata. Edward arrivò da Londra e trovò la casa deserta. Quando uno dei domestici lo informò che la famiglia era andata a Guildford per la giornata, fu irritato, più con se stesso che con chiunque altro. Avrebbe dovuto ignorare quello strano impulso di tornare che lo aveva assalito a metà mattina. Non c'era alcuna fretta, dopo tutto. Si aggiro' inquieto per casa, senza sapere neanche lui perché. C'era un'atmosfera di attesa che non riusciva a capire. Alla fine arrivò all'aula. Non c'era niente di interessante, dentro. I libri erano ordinatamente impilati, le carte sulla scrivania allineate. Le girò. Elenchi di biancheria? Conti di casa? Tutti accuratamente spuntati dalla ordinata calligrafia di Octavia. Edward li lasciò cadere sulla scrivania. Che donna meschina era Julia! Octavia l'aveva offesa per qualche misterioso motivo e lei si era vendicata dando all'istitutrice dei compiti da scrivana! Com'era stata trattata, quel giorno, Octavia? Una visita agli Allardyce avrebbe dato a Julia numerose opportunità di umiliarla. Lavonia Allardyce era snob quasi quanto Julia. Edward fissò nel vuoto. Cosa diavolo doveva fare? Octavia non era la sola che avrebbe sofferto sotto Julia. Sarebbe capitato anche a Pip e Lisette, soprattutto quando Octavia se ne sarebbe andata. Lei aveva fatto tanto per loro. Pip era tornata l'uccellino allegro che lui aveva conosciuto ai vecchi tempi, e l'espressione triste degli occhi di Lisette, che lo aveva tanto turbato, era quasi sparita. E lui... Edward impreco'. Non riusciva proprio a smettere di pensare a Octavia Petrie! Sapeva molto bene perché era rientrato in anticipo da Londra. Non era la prima volta che gli capitava. La verità era che non riusciva a restare lontano da Wychford finché sapeva che Octavia era lì. E ora, era tornato e lei non c'era. Che perdita di tempo! Una finestra sbatte', strappandolo a quei pensieri. Che si trattasse di un intruso? Edward uscì dall'aula e si guardò attorno, ma la casa era silenziosa.

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Capitolo 25
*** 25 Capitolo ***


Qualcosa gli diceva che il rumore proveniva dalla torre. Su in alto. Edward andò in fondo alle scale e rimase in ascolto. Niente. Eppure... Si tolse di tasca una mazzo di chiavi e ne scelse una. Poi in silenzio cominciò a salire. Scopri' che non c'era bisogno della chiave. La porta era socchiusa, e dalla fessura si vedeva il chiarore di un fuoco. Edward spinse un po' la porta, stringendo le chiavi in pugno. Se c'era un intruso, sapeva come comportarsi. Entrò in punta di piedi. Il fuoco era acceso, ma la stanza era vuota. Rimase fermo sulla soglia e la pungente fragranza che c'era nell'aria gli riportò alla mente una vivida immagine di Mrs. Carstairs, la prima volta che le aveva fatto visita in quella stessa stanza. Era sdraiata su quella poltrona accanto al fuoco e lui aveva esitato, fermo sulla porta come in quel momento. Gli occhi neri di lei lo avevano fissato con un guizzo malizioso. «Entrate, entrate!» gli aveva detto. «Non aspettatevi che mi alzi per accogliervi. Faccio già troppa fatica a salire fin quassù.» Era esile, ma non ancora minata dalla malattia, e il suo spirito era vivacissimo. «Avvicinatevi. Voglio guardarvi bene.» Lui aveva fatto qualche passo avanti. Lei aveva annuito. «Si. Potete andare. Stavo proprio pensando a qualcuno come voi. È un piacere rivedervi. Mr. Barraclough. Siete proprio quel che fa al caso mio!» Lui non aveva saputo come rispondere a quelle parole, e lei aveva continuato: «Non siete biondo, ovviamente, ma non importa. Personalmente, preferisco i bruni. Avete sempre intenzione di affittare Wychford quando il resto della famiglia vi raggiungerà in Inghilterra?» La sua conversazione era sempre stata un po' stramba, ma mai noiosa. Edward si era divertito. Le aveva fatto visita in diverse occasioni dopo quel giorno, e ogni volta lei gli era parsa più debole, finché non era più riuscita a salire nella stanza della torre, neanche con l'aiuto dei domestici. Era stato allora che si era fatta portare la poltrona in camera da letto. L'aveva fatta riportare al suo posto lui qualche giorno prima. Edward fece qualche passo avanti. Fu allora che si accorse che, dopo tutto, la stanza non era vuota. Octavia Petrie era sulla poltrona, profondamente addormentata. Era così minuta che lui non l'aveva notata, dalla porta. Perché non si era svegliata quando era sbattuta la finestra? Lui si fece più vicino... Era più o meno nella posizione in cui l'aveva vista quella notte in camera di Pip. Allora era stata in camicia da notte, con una leggera vestaglia. Quel giorno era vestita con un semplice abito blu abbottonato sino alla gola. Ma era sempre dolce e seducente. Lui si inginocchio' accanto a lei e vide delle lacrime ormai asciutte rigarle il viso. Gli si sciolse il cuore e le posò una mano sulla gancia. «Octavia!» sussurro'. Gli occhi di lei si aprirono, poi si sgranarono vedendolo. Sorrise e scosse la testa. «So che non siete davvero qui. È solo la mia immaginazione. Voi siete a Londra. Ma è bello avere il vostro fantasma a tenermi compagnia.» Disse sognante. Fuori dalla finestra un uccello, forse un corvo o un gabbiano, lanciò un richiamo che pareva una risata rauca. Ma loro non lo sentirono. «Sono qui, invece. In carne e ossa. Nessun fantasma potrebbe sentire quello che provo io in questo momento.» Edward si piegò in avanti e la bacio'. Lei era ancora assonnata, ma dopo una breve esitazione le sue labbra si ammorbidirono sotto quelle di lui. Edward le tenne il viso tra le mani e la bacio' di nuovo, in modo più esigente, e questa volta il fuoco gli percorse le vene quando sentì l'immediata, appassionata risposta di lei. Le coprì le guance, gli occhi, la punta del naso, il mento, di piccoli baci poi, slacciandole lentamente i bottoncini dell'abito con mani tremanti, le sfiorò con le labbra la gola, le spalle, l'ombra tra i seni... Non gli bastava ancora. La sollevò dalla poltrona e la prese in braccio. Era leggera, come se un soffio di vento potesse portarla via, e a un tratto lui fu preso dal timore di farle male o di spaventarla con l'intensità dei suoi sentimenti. Con grande riluttanza, la posò a terra e la scosto' da sé. Per un attimo lei lo fissò perplessa, poi sorrise quando vide quello che c'era nei suoi occhi. Gli passò le braccia intorno al collo e tornò ad attirarlo a sé ferocemente, premendo la bocca contro la sua. Mai una delle esperte avance di Louise lo aveva fatto sentire così uomo, così vibrante di vita, così conscio di ogni terminazione nervosa. Mai prima di quel momento aveva sentito un tale disperato bisogno di controllarsi, come sapeva che doveva fare. Mai prima di allora gli era risultato tanto difficile. Le sue braccia si strinsero intorno a lei e la premettero contro di sé. Il cielo lo perdonasse, doveva smettere subito! Doveva! O sarebbe stato troppo tardi. «Octavia» sussurro', la bocca asciutta. «Non parlate» mormorò lei, le labbra ancora premute contro le sue. «Parlare rovinerebbe tutto. Baciatemi di nuovo, Edward! Vi prego, baciatemi ancora.» Ancora avvinti nell'abbraccio, si lasciarono cadere davanti al fuoco, lontano da tutto e da tutti. Lui le scosto' l'abito dalle spalle, baciando la pelle di raso dei suoi seni... Un soffio d'aria percorse la stanza e Octavia rabbrividi' alla corrente fredda. Fu il più lieve dei movimenti, ma bastò a riportare Edward in sé. «No... non devo! Dio mi aiuti, non devo! Non sapete cosa state facendo, Octavia. Quanto mi rendete le cose difficili!» Si tolse le braccia di lei dal collo e le copri' le spalle con l'abito. Poi si alzò e la tirò in piedi, quasi rabbiosamente. Octavia lo fissò, trasognata. E a un tratto il suo viso cambiò: fu come se si fosse svegliata. Un'espressione inorridita le passò negli occhi e chino' la testa con un singhiozzo. Voltandogli la schiena, cominciò ad allacciarsi il vestito. «Octavia...» Lei scosse la testa, senza guardarlo. «Octavia!» ripeté lui. Lei si mise le mani sulle orecchie per non sentire. «No! Non dite nulla! È successo di nuovo! Non so cosa mi sia preso. Oh, Dio, mi vergogno tanto! Cosa dovete pensare di me? Come ho potuto permettervi... implorarvi di baciarmi così? Permettermi di... di toccarmi... Come una donna poco seria... Non guardatemi! Non lo sopporto. Non posso sopportarlo!» Fuggì dalla stanza e lungo le scale come se fosse inseguita da demoni. Lui sentì sbattere la porta della sua camera da letto. Si guardò intorno. Era stato tutto così innocente. Per nulla simile a una scena di seduzione. Eppure, ci era voluta tutta la sua forza per non far sua Octavia Petrie, sul pavimento. Si sentiva esausto, sfinito da una tempesta di emozioni conflittuali. Passò del tempo prima che si sentisse pronto a lasciare la stanza di Mrs. Carstairs, e anche allora non era in grado di pensare razionalmente a quello che era appena successo. Prima di spegnere il fuoco e di chiudere a chiave la stanza, fece il giro delle finestre, cercando serrature rotte o sganciate. Non trovò nulla. La finestra che sbatteva doveva essere altrove. Avrebbe chiesto a uno dei domestici di controllare le altre stanze. Ma... se era così, da dove era venuto quel provvidenziale soffio d'aria? Edward scosse la testa. Non fu una sorpresa quando miss Petrie mandò un messaggio per dire che aveva l'emicrania e sarebbe rimasta nella sua stanza per il resto della giornata. Julia, naturalmente, si congratulo' con se stessa per aver vinto la battaglia della sua presenza a cena. «Queste persone sono tutte uguali, Edward. Dai loro un dito e si prendono il braccio. Ma cedono subito davanti a un atteggiamento fermo. Miss Petrie ha avuto tutta la giornata per considerare la sua posizione, e si è resa conto che non può vincere. Sarei pronta a scommettere che non scenderà più a cena. Mrs. Allardyce ha avuto un'esperienza simile. Le istitutrici tendono a considerarsi al di sopra degli altri servi. Sapevi che Lavinia Allardyce è una lontana parente dei Ledbury?»

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Capitolo 26
*** 26 Capitolo ***


Julia esitò e lanciò un'occhiata alle nipoti. «Lisette, dato che miss Petrie ci informa che ha l'emicrania e che non può, pare, assolvere ai suoi doveri, vorrei che tu accompagnassi Philippa di sopra e la mettessi a letto. È stanca dopo la giornata passata fuori casa, e desidererei parlare con tuo zio. Non occorre che tu scenda più.» Edward intervenne. «Solo se non te la senti, Lisette. Vorrei sapere com'è andata la tua lezione di ballo.» «Forse domani, Edward?» La voce di Lisette era sommessa. «Preferirei restare con Pip finché non si addormenta. La zia Julia ha ragione, è molto stanca.» Mentre le due ragazze lasciavano la sala da pranzo e salivano le scale, Pip sussurro': «Posso vedere miss Petrie, Lisette? Sapevo che se lo avessi chiesto alla zia Julia avrebbe detto di no, perciò non l'ho fatto. Ma vorrei dirle che mi sono comportata bene.» «Vado a vedere se se la sente» disse Lisette con un sorriso. «Sono stata orgogliosa di te oggi, Pip, e credo che farà bene a miss Petrie saperlo.» Miss Petrie non era a letto, come loro si aspettavano. La lampada sul comodino era accesa, ma lei era seduta su una poltrona accanto alla finestra e fissava nel buio. Si girò e sorrise quando vide Lisette far capolino dalla porta. «Entrate. Dov'è Pip?» disse. «Sono qui!» Lisette trattenne Pip con fermezza. «Ci rincresce che abbiate di nuovo male alla testa. Non vi sentite di parlare con noi, vero?» «Al contrario!» esclamò miss Petrie. «Accomodatevi.» «La zia Julia non pensa che stiate davvero male» annunciò Pip, guardando il pallore dell'istitutrice e i suoi occhi gonfi. «Ma a me sembrate molto indisposta, miss Petrie. Forse dovreste chiedere a Edward di chiamare il dottore.» «Non... non credo che sarà necessario, Pip. È... è solo un'emicrania. Ditemi com'è andata oggi.» «Sono stata molto brava. Sono stata bravissima tutto il giorno.» annunciò Pip. «Vostra zia è rimasta contenta di voi?» «Non l'ha detto. Ma penso di sì. Ci siamo annoiate dagli Allardyce, però.» «Povera Pip. Si è impegnata tanto. Sono stata davvero fiera della mia sorellina.» disse Lisette con un sorriso. «Ne sono lieta. Credo che vi siate meritata una coccola, Pip cara.» Pip non se lo fece dire due volte. Si arrampico' sulle ginocchia di Octavia e l'abbraccio'. Miss Petrie chiuse gli occhi e Lisette disse in fretta: «Credo che ci siamo fermate abbastanza, Pip. Hai raccontato a miss Petrie di oggi, e ora dobbiamo lasciarla riposare. Vieni.» Pip scese con riluttanza e si lasciò condurre per mano alla porta. Qui Lisette si fermò. «Posso portarvi qualcosa?» le chiese. «Grazie, no. Andrò a letto molto presto, e domani sarò in piena forma e pronta ad ascoltare tutto quello che avete da raccontarmi sulla vostra giornata. Buonanotte, mie care.» Pip era molto silenziosa quando lasciarono la stanza. Lisette tenne compagnia alla sorella mentre una delle cameriere la spogliava e la lavava. Quando Pip fu a letto, Lisette si avvicinò per augurarle la buonanotte. «Lisette. Miss Petrie stava piangendo.» mormorò Pip con voce turbata. «Non credo, Pip.» «Si, piangeva! Era troppo buio accanto alla finestra perché tu potessi accorgertene, ma aveva le guance bagnate.» Lisette esitò. Poi disse: «Immagino che sia a causa dell'emicrania. Ricordi come ti doleva la testa quando eri ammalata? Speriamo che si senta meglio domani. Buonanotte, Pip.» Lisette uscì in silenzio. Non aveva voluto preoccupare Pip, ma temeva che avrebbero perso miss Petrie prima del previsto. Nel frattempo, Julia stava per lanciare la sua offensiva. «Lavinia Allardyce dice che Daisy Ledbury è una moglie trascurata. Lo sapevi? Ledbury non sta quasi mai a casa, e di solito è in compagnia molto discutibile. Compagnia femminile.» «Be', si, avevo sentito qualcosa del genere» taglio' corto Edward. L'ultima cosa che desiderava udire erano dei pettegolezzi ripetuti da quella strega della Allardyce. Julia avrebbe colto l'occasione per moralizzare, e lui non credeva di poterlo sopportare. «C'è così poca moralità in Inghilterra» riprese la donna. «Anche tra persone da cui ci si aspetterebbe che dessero il buon esempio. Specialmente ai giovani.» «Davvero?» commento' Edward, nel suo tono più scoraggiante. Julia non ci fece caso. «Mi sono sempre aspettata che le istitutrici avessero un comportamento irreprensibile. Ma apparentemente non è così. Prendi miss Petrie, per esempio...» Edward si irrigidi'. Julia non poteva essere al corrente della scena nella torre. Era impossibile! Neanche i domestici erano stati in casa quel pomeriggio, e Julia con le ragazze si trovavano a Guildford. Allora, a cosa si riferiva? Disse con freddezza: «Se hai intenzione di dire cose spiacevoli riguardo a miss Petrie, Julia, allora puoi risparmiare il fiato. So che non la approvi, anche se Dio solo sa perché. Ma io sono sempre stato molto soddisfatto.» «Ne sono certa, Edward» disse Julia in tono significativo. «Ma sapevi che ha un amante?» «Un amante? Che sciocchezze sono?» «Non sono sciocchezze, mio caro. Ho fatto indagini molto accurate. L'amante di miss Petrie alloggiava alla locanda del villaggio. È partito proprio quando sono arrivata io. Esattamente due giorni fa.» Edward si alzò. «Attenta a quello che dice, Julia! Non permettero' che la tua lingua velenosa calunni una donna per cui nutro la massima stima.» «Si, e questa è un'altra storia, vero? Ovviamente ha preso anche te nelle sue reti.» Non fu facile, ma Edward vinse l'impulso di prendere la cognata per la gola e strozzarla. Gli eventi del pomeriggio lo avevano scosso fin nel profondo del suo essere. Ancora non aveva capito cosa gli fosse preso su nella torre, ma sentire Julia, una donna per cui aveva sempre provato disprezzo e antipatia, trascinare il nome di Octavia nel fango era più di quanto potesse tollerare. «Non voglio sentire altro. Ti lascio annegare nel tuo fiele, Julia.» terminò Edward. «Ho le prove!» La voce di Julia lo fermò sulla porta. Lui si girò e sibilo' lentamente: «Se è una delle tue fantasie, allora giuro che ti rovinero'. E anche tuo marito. Non sarà difficile. La vostra situazione finanziaria non è solida quanto vi piace credere.» Julia sogghigno'. «Che cosa spiacevole da dire! E quale ferocia nel tuo tono. Sarei preoccupata, se non fossi tanto sicura delle prove che ho in mano.» Scruto' il cognato con interesse. «Pare che tu sia anche più affezionato a miss Petrie di quanto pensassi. Ma, se è questo il caso, è meglio che tu sappia la verità su di lei. Quella donna sta facendo il doppio gioco, Edward. Il giorno del mio arrivo non era semplicemente uscita a passeggio. Era alla locanda, a godersi l'idillio con un certo Mr. Smith! Poteva anche trovare un pseudonimo migliore.» «Continua» la esorto' Edward cupo. «Sono certa di quel che dico. Li ho visti personalmente e lei non ha tentato di negarlo. Erano soli alla locanda, assorti in una conversazione molto intima. Ma c'è dell'altro. Quando ho fatto delle indagini ho scoperto che altri li avevano visti baciarsi e abbracciarsi! Lei lo ha persino aiutato a vestirsi.» Julia lo guardò trionfante. «Chiediglielo! Ti sfido a farlo. Chiedile chi è Mr. Smith. Vediamo cosa ti dice.» Edward la fissò, sbalordito. Poi scosse la testa ed esplose: «C'è una spiegazione. Dev'esserci una spiegazione! Non credo che Octavia... che Octavia farebbe una cosa simile.» Scosse la testa. «Devo uscire. Non riesco a pensare...» Marcio' fuori della stanza, attraverso' l'atrio e uscì nel parco. Julia lo seguì e lo guardò allontanarsi lungo il viale. Sorrise trionfante. Era dispiaciuta per Edward. Sinceramente dispiaciuta! Sempre così sicuro di sé, sempre così pronto a criticare gli altri. E ora, le carte erano girate in tavola. Doveva esserci rimasto davvero male. Ancora sorridendo, si voltò per rientrare, ma un'improvvisa folata di vento le sbatte' la porta in faccia. Lei la fissò incredula. Da dove diavolo era venuta quella corrente? Da dentro casa? Impossibile! Con un'esclamazione impaziente, afferrò il cordone del campanello e gli diede uno strattone rabbioso. Nessuna risposta. Dov'erano finiti tutti i servi? Al calduccio in cucina, senza dubbio, ignorando le esigenze di chi era migliore di loro! Faceva freddo, fuori. Suonò di nuovo il campanello, con più vigore, e il cordone le restò in mano. Con un grido di pura frustrazione, lo gettò via, e rabbrividendo nel vento che s'era alzato, cominciò a girare intorno alla casa verso i quartieri di servizio. Sarebbe morta assiderata se non li avesse trovati presto! Qualcuno avrebbe pagato per questo, se ne sarebbe assicurata personalmente! E per quanto riguardava quella casa si sarebbe proprio detto che stava cercando di sbarazzarsi di lei. Bene, se era così, lei aveva ricevuto il messaggio. Avrebbero lasciato quella vecchia bicocca al più presto e si sarebbero trovati un posto decente a Londra. Prima avrebbe sistemato quella Petrie e poi avrebbe cominciato a organizzare il trasferimento... Ma dov'era quella dannata porta di servizio? Edward cammino' nel parco per un po', rifiutando strenuamente di credere che Octavia avesse fatto il doppio gioco. La sua onestà, il suo orgoglio, la sua dolcezza, la sua ironia, tutte qualità che gliela rendevano cara, erano potenti argomentazioni contro le accuse di Julia. Non poteva essersi sbagliato fino a quel punto! Ma a mano a mano che la rabbia si calmava, la ragione cominciò a prendere il sopravvento. Julia non avrebbe fatto certe accuse senza ottimi fondamenti. Era meschina, ma non stupida. Doveva esserci stato un equivoco! Si sarebbe recato personalmente alla locanda per verificare la storia. Partì alla volta del villaggio, convinto che presto avrebbe avuto una spiegazione. E poi avrebbe fatto i conti con sua cognata come si meritava! Si stava facendo tardi, ma la locanda era ancora aperta e l'albergatore aveva la lingua sciolta. Si, aveva dato alloggio a un giovane di nome Smith, un vero gentiluomo. E attraente, per giunta. Lui avrebbe scommesso che fosse un soldato, ne aveva tutta l'aria. No, non poteva rispondere riguardo alle visite che aveva ricevuto, non personalmente. Ma Maggie, una delle cameriere, aveva visto una giovane signora lì con lui. Erano parsi in rapporti molto affettuosi. Gli pareva che avesse detto che era l'istitutrice della casa grande, ma poteva aver frainteso, naturalmente. Mr. Barraclough desiderava interrogare la ragazza personalmente? Edward ancora sperava in un equivoco. A quanto pareva Octavia aveva ammesso di aver incontrato questo Mr. Smith alla locanda, ma forse la cameriera aveva frainteso ciò che aveva visto? Quando il locandiere la chiamò, le pose la domanda. «Oh, no, sir!» esclamò Maggie, con un sorriso tutto fossette. «Erano molto affettuosi, si abbracciavano e baciavano. Non avevano passato insieme la notte, badate bene! Ma era chiaro che si conoscevano a fondo, se capite cosa intendo. Ed è vero che lui non era quel che si dice propriamente vestito quando è sceso. No, erano molto attaccati l'uno all'altro, di questo sono sicura. Era un piacere vederli insieme. Lui tanto bello e lei così graziosa.» Edward lasciò la locanda e tornò a Wychford in uno stato di stordimento.

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Capitolo 27
*** 27 Capitolo ***


Mr. Barraclough andò direttamente in biblioteca e si versò una dose abbondante di brandy. Non riusciva a capire. L'istinto gli diceva che c'era qualcosa che non andava. Octavia Petrie era onesta. Su questo lui avrebbe giurato! Ma le prove... Com'era possibile che avesse avuto una risposta tanto passionale ai suoi baci, se aveva una relazione con un altro uomo? Come avrebbe potuto fingere il turbamento, la commovente innocenza? O era lui che era incredibilmente ingenuo? Aveva scordato che alcune delle cortigiane più esperte erano maestre nell'arte di esprimere un'accattivante innocenza che non tardava a sparire non appena arrivavano in camera da letto? Ma non Octavia! Buon Dio, no, non Octavia! Si prese il viso tra le mani, cercando di non pensare a come lo avesse attirato a sé, si fosse premuta contro di lui, avesse preteso i suoi baci. Era il comportamento di un'innocente? Prima di quella sera avrebbe detto che si, lo era! Era stata la reazione di una persona che provava per la prima volta la sfrenata tentazione dell'amore fisico. Non poteva aver finto la vergogna, l'attonita modestia, alla fine. Ma se fosse stato cosi? Se si fosse presa gioco di lui fino a quel punto? I dubbi crebbero. Ora che il suo periodo di permanenza a Wychford come istitutrice stava volgendo al termine, Octavia Petrie aveva tentato di sedurre il padrone perché le proponesse di sposarla? Era arrivata vicina a riuscirci, maledizione, dannatamente vicina! Edward rimugino' per tutto il resto della notte. Se l'amore significava perdere la capacità di giudizio, di raziocinio, lui non voleva saperne! Innocente o no, Octavia Petrie doveva andarsene. Immediatamente! Quando fu mattino, convocò Octavia in biblioteca. Anche Octavia aveva passato una notte insonne. Era una tortura per lei ricordare il proprio atteggiamento del giorno precedente. Si era comportata come una fraschetta! Era come se si fosse trasformata in un'altra persona in quella stanza della torre, una donna che non conosceva il pudore, la vergogna, una che non aveva rispetto di sé! Come aveva potuto? Edward Barraclough aveva sempre chiarito perfettamente la propria posizione. Non aveva alcuna intenzione di sposarsi, tanto meno con l'istitutrice delle sue nipoti. E pur conoscendo questo fatto, pur sapendo che il matrimonio non aveva alcun posto nei piani di lui, aveva permesso che si prendesse certe libertà con lei! No, non aveva permesso, glielo aveva chiesto, l'aveva implorato. Chissà cosa pensava di lei, ora. Era inutile ormai dirgli, o dire a se stessa, che non era quel genere di persona. Lo era, per quanto riguardava Edward Barraclough. Le era chiaro, adesso. Qualunque cosa gli avesse detto di se stessa, comunque si fosse presentata, lui l'avrebbe considerata una preda facile. Istitutrice o contessa, poco importava. Quale uomo l'avrebbe rispettata dopo una tale dimostrazione di... di abbandono! Octavia sapeva bene cosa pensava la gente delle donne che si comportavano come aveva fatto lei, e non era lusinghiero. Ma la cosa peggiore era che, se Edward Barraclough l'avesse baciata di nuovo, lei temeva che avrebbe potuto comportarsi nello stesso modo! C'era solo una soluzione. Doveva sottrarsi alla tentazione, partire da Wychford, lasciare Lisette e Pip, tornare ad Ashcombe. Quando le arrivò la richiesta di Edward Barraclough di presentarsi in biblioteca, fu tentata di lasciare la casa immediatamente. Il pensiero di affrontarlo la terrorizzava. Ma strinse i denti e scese, determinata ad arrivare sino in fondo. Del resto, meritava la scarsa opinione che lui aveva di lei, il suo disprezzo. Meritava persino che lui tentasse di convincerla a diventare la sua amante. Ma non avrebbe cambiato idea. Qualunque cosa fosse successo gli avrebbe comunicato che lasciava Wychford il giorno seguente, appena avesse trovato il modo di raggiungere Ashcombe. Su una cosa era assolutamente determinata. Non gli avrebbe rivelato la sua reale identità. Mai avrebbe intaccato la reputazione di un'intera famiglia con il suo comportamento. Edward era seduto alla scrivania. Appariva pallido e tirato, e il cuore di lei, il suo sciocco cuore, ebbe una piccola stretta. Lui parlò senza guardarla in faccia. «Accomodatevi, miss Petrie.» Lei si sedette, gli occhi fissi sulle mani che teneva in grembo. Ci fu un attimo dì silenzio. Quando lui ricominciò a parlare, al principio lei non capì che cosa stesse dicendo. Una lagnanza da parte di Mrs. Barraclough? E allora? Cosa c'era di nuovo in questo? Ma quando Edward iniziò a spiegare, si sentì raggelare. «Mrs. Barraclough mi ha detto che avete un amico che alloggia alla locanda. È così?» Quando Octavia annuì, lui riprese. «Non avete ritenuto di farmelo sapere? O di portarlo in casa per presentarmelo?» «Lui... lui non sarebbe dovuto venire a Wychford. Gli ho detto che doveva andarsene appena è arrivato.» «Ma non se ne andato immediatamente, vero? Si è fermato abbastanza a lungo perché avvenisse una piccola, commovente scena.» Octavia alzò gli occhi di scatto. Edward era venuto a sapere dell'incontro di Harry con Lisette? Per questo era così furioso? Tirò un impercettibile sospiro di sollievo quando lui aggiunse: «Alla locanda. Eravate in atteggiamento molto... amichevole.» Che ironia! Non era per Lisette che era in collera, ma per il suo innocente incontro con il fratello! Ancora cauta, rispose: «Io... Ehm, siamo buoni amici.» Trasali' violentemente quando Edward batte' un pugno sul tavolo. «Non fate giochetti con me! La cameriera della locanda ritiene che siete amanti!» Octavia era sbalordita. «Non è così! Come potete anche solo pensarlo? Quella ragazza è una bugiarda!» protesto' lei. «Negate di essere stata alla locanda?» «No.» «Negate di avervi incontrato un uomo?» «No.» «Negate che non era completamente vestito quando lo avete incontrato, l'altro giorno? Che vi siete abbracciati?» «No. Ma è perché...» Octavia si interruppe. Le sue speranze di felicità erano in cenere, ma Harry aveva ancora una possibilità. «E perché si era alzato da poco quando sono arrivata. Ci stavamo dicendo addio.» «Che cosa toccante! Immagino vi mancasse, ieri, quando con tanta grazia avete sollecitato le mie attenzioni. O avevate pensato che io sarei stato un partito migliore? Speravate in un matrimonio, per caso? Quanto dovete essere rimasta delusa quando sono riuscito a evitare di sedurvi.» La sua voce si era fatta così dura, le sue parole erano così crudeli che per un attimo Octavia non riuscì a respirare. Era quello l'uomo che l'aveva tenuta teneramente tra le braccia, che le aveva sussurrato parole affettuose solo il giorno prima? Si sentiva come se avesse il cuore schiacciato da un pugno di ferro. Il fatto che si fosse aspettata il suo disprezzo non la aiutava. «Capisco i vostri sospetti. Sono errati, anche non mi aspetto che voi mi crediate. Ma per quel che vale, vi do la mia parola che Harry Smith non è, né è mai stato, il mio amante. E per quanto riguarda ieri...» Degluti' e dovette ricominciare. «Per quanto riguarda ieri, mi vergogno più di quanto non riesca a esprimere. Vi sbagliate riguardo alle mie motivazioni, ma non vi biasimo se pensate male di me. Non potreste pensare peggio di quel che penso io.» Edward la guardò in silenzio. «Vi rendete conto che non posso più permettervi di restare qui?» «Se state cercando una scusa per mandarmi via, vi risparmio il disturbo. Sono io che non posso restare qui dopo quello che è successo tra di noi, Mr. Barraclough. Io avevo sperato di rimanere con le vostre nipoti sino alla fine, ma temo che dovrete spiegare loro perché partirò non appena avrò organizzato il viaggio. Cercate solo di non distruggere le loro illusioni sul mio conto.» Le tremo' la voce.«Sono molto affezionata a entrambe.» Lui si alzò e andò alla finestra. Poi si voltò e disse con violenza: «Dannazione, perché doveva andare così, Octavia? Per la prima volta nella mia vita, io...» Si interruppe. «Non importa! Quel che è fatto è fatto. Potete prendere il calesse. Jem vi accompagnerà. Tra un ora?» Lei annuì e andò alla porta. Lui disse bruscamente: «Lo spiegherò alle ragazze come meglio potrò. Sentiranno la vostra mancanza.» Octavia non riusciva a parlare. Annuì di nuovo e uscì. Le finestre di Wychford incorniciavano parecchie facce, mentre Octavia Petrie partiva. Julia sorrise quando il calesse sparì lungo il viale. Sarebbe venuta meno ai suoi doveri nei confronti delle nipoti se avesse permesso che quella... quella sgualdrinella conservasse il posto! Lisette guardava con espressione turbata. Era abbastanza grande da chiedersi che cosa si nascondesse dietro l'improvvisa partenza di miss Petrie. Non era solo il fatto che sua zia non la sopportasse, di questo era certa. Pip era alla finestra della sua stanza nella torre, ma non riusciva a vedere a causa delle lacrime. Odiava sua zia! A che serviva comportarsi bene quando si perdeva una delle persone che più si amavano al mondo? Il viso di Edward non appariva alla finestra. L'uomo era chino sulle sue carte in biblioteca, determinato a non pensare a quei capelli biondo miele, agli occhi scintillanti di risate o incupiti dal desiderio, alla sensazione di quel corpo esile tra le sue braccia... Con un'imprecazione gettò via la penna e fissò il piano di mogano. Era tutto sotto controllo. Era stato pienamente felice prima che Octavia Petrie entrasse nella sua vita, e sarebbe stato facile di nuovo. Quel terribile senso di perdita non aveva motivo di esistere! Erano solo in tre a cena, quella sera. Pip era rimasta di sopra. Giunti alla fine del pasto, Lisette guardò suo zio e chiese con un filo di voce: «Perché avete lasciato partire miss Petrie, Edward?» «Te l'ho detto. Ha scoperto che aveva una questione urgente di cui occuparsi a casa.» tagliò corto lui. Lisette trasali' sentendo quel tono, ma continuò coraggiosamente: «Ritengo che fosse una scusa. Né io né Pip possiamo credere che ci avrebbe lasciato così all'improvviso, non senza spiegarcene lei stessa il motivo.» «Lascia perdere, Lisette!» sbotto' suo zio. «Credo che Lisette sia abbastanza grande per sapere la verità» intervenne Julia. «Digliela. Libererà le ragazze da questa ammirazione per una donna che non la merita.» Edward rimase in silenzio e, dopo una pausa, Julia si girò verso Lisette. «Non consideravamo miss Petrie una persona adatta a prendersi cura di voi, Lisette. Ecco! L'ho detto io al posto tuo, Edward.» Il colore afflui' alle guance di Lisette. «Non ci credo! Penso che l'abbiate mandata via perché a voi non piaceva,zia Julia!» Edward guardò sbalordito la sua dolce, remissiva nipote. Lisette non criticava mai, né discuteva con qualcuno! Julia avvampo', anche se non con il delizioso colore di Lisette. «Bene! Fa piacere sentirsi dire certe cose dalla propria nipote. Sono allibita dalla tua scortesia, Lisette. Ma so chi biasimare. È l'ennesima prova della pessima influenza di miss Petrie. La vostra istitutrice se n'è andata di sua volontà, ma se non lo avesse fatto, ti confesso che l'avrei licenziata io. E per fortuna non ha avuto l'impudenza di chiedere delle referenze, perché non sarei stata in grado di fornirgliele.» «Julia, non posso..» «No, Edward, hai sentito cos'ha detto Lisette. Mia nipote, una ragazza che ho amato come se fosse mia figlia, mi ha accusato di essere vendicativa. È giusto che sappia la verità.» Si girò verso Lisette. «La tua preziosa miss Petrie aveva una relazione clandestina con un giovanotto, Lisette, ed è una cosa che nessun tutore responsabile potrebbe ammettere in una istitutrice. È stata vista mentre lo baciava!» Il rossore delle guance di Lisette svani'. «Il giovanotto... Chi era? Qual è il suo nome?» Gli occhi di Edward si strinsero a quella strana domanda. Cosa nascondeva? «Non c'è bisogno che tu lo sappia...» iniziò Julia. «Smith» rispose Edward. «Harry Smith.» Lisette saltò su. «E voi avete mandato via miss Petrie per questo! Come avete potuto! Oh, come avete potuto!» «Cosa c'è, Lisette? Cosa intendi dire?» «Edward! Harry Smith è il fratello di miss Petrie! Hai mandato via la persona più gentile e più buona che Pip e io abbiamo mai conosciuto, una persona a cui volevamo davvero bene, perché ha baciato suo fratello!» Lisette scoppiò in lacrime e corse singhiozzando verso la porta, ma Edward scattò in piedi e la riportò indietro. «Aspetta un attimo, signorina» le intimo' severo. «Non puoi dire una cosa simile e poi sparire. Come fai a sapere che questo Mr. Smith è il fratello di miss Petrie? Te l'ha detto lei?» Lisette singhiozzo'. «No. È stato lui. Si chiama Harry Petrie, non Smith.» «Te l'ha detto lui? E quando? Quando lo hai incontrato, Lisette?» Julia parve sul punto di aprir bocca, ma Edward la interruppe. «Me ne occupo io, Julia» disse bruscamente. «Questo va oltre la questione del comportamento di miss Petrie. Lisette è affidata a me da quasi due mesi, e come suo tutore, la mia preoccupazione in questo momento è per ciò che le è successo.» Rivolse l'attenzione alla nipote, vide in che stato si trovava e fece uno sforzo per parlare più gentilmente. «Siediti, Lisette, e cerca di calmarti. Vuoi un bicchier d'acqua?» Lisette scosse la testa, ma cercò di ricomporsi. Dopo un attimo, Edward riprese. «Dimmi dove hai incontrato Harry Petrie?...Alla locanda? L'hai... l'hai visto alla locanda?» Lisette scosse la testa. «Dove, allora?» «Nel... nel bosco. Qui a Wychford.» «Vi ha presentati miss Petrie?» chiese Julia. «No! Harry e io ci siamo incontrati per caso.» «Harry! Lo chiamavi Harry, quando lo incontravi nei boschi? Complimenti!» intervenne sua zia. «Julia, vorrei che la smettessi di interrompere e lasciassi fare a me. Lisette ci dirà la verità, con i suoi tempi, ne sono sicuro. Ti prego, falla parlare. Dunque, Lisette, hai detto che hai incontrato Harry Petrie nel bosco, per caso.» «Si. Miss Petrie non ne era al corrente. Io stavo raccogliendo degli esemplari di foglie per il mio album. È stato dopo la malattia di Pip, un giorno in cui uscimmo a prendere una boccata d'aria dietro casa. Pip si era stancata e miss Petrie aveva deciso di portarla dentro, ma sapeva che volevo delle foglie da copiare per i miei disegni. Così mi ha concesso un quarto d'ora per cercare lungo il viale. Le migliori sono là.» Lanciò un'occhiata a sua zia. «È stato solo un quarto d'ora!» «Continua.» «Lui stava nel bosco nei pressi del viale. Per un attimo mi sono spaventata. Ma lui si è comportato da vero gentiluomo e dopo un po' mi... mi è piaciuto.» «Come ha reagito miss Petrie quando le hai detto che avevi incontrato suo fratello nel bosco?» «Non sapevo che fosse il fratello di miss Petrie! Mi ha detto che si chiamava Smith. Come l'eroe.» «Lei lo sapeva, ovviamente. Aveva organizzato tutto!» disse Julia, tirando su con il naso. «Non è così! Non le ho detto nulla al principio. Mi dispiace, Edward, mi dispiace davvero. Sapevo che non avresti approvato, ma non volevo fare niente di male! Lui era cortesissimo... e rispettoso.» «Quando ne hai parlato con miss Petrie?» «Dopo il nostro secondo incontro. Lui mi ha detto che non voleva mentirmi. Il suo nome non era Smith, ma Petrie. Era il fratello di miss Petrie.» «Ah!» Edward ammoni' sua cognata nuovamente. «Julia!» Poi passò lo sguardo su Lisette. «Cos'ha detto miss Petrie?» «Era molto irritata. Con tutti e due. Ha detto che era sbagliato che io incontrassi suo fratello segretamente e che voi vi sareste infuriato se l'avreste saputo. E che lei sarebbe stata d'accordo con voi» aggiunse Lisette mestamente. «Disse che non dovevo più vederlo... Mi vietò persino di dirgli addio.» Edward riflette' un istante. «E tu lo facesti? Lo rivedesti di nuovo?» «Oh, no! Certo che no, Edward! Miss Petrie disse che non dovevo. Fu molto chiara al riguardo.» proruppe Lisette. «Ebbene, mi pare che se le cose stanno così non sia successo nulla di grave, anche se mi sorprende che tu non abbia voluto dire niente a me o a tua zia.» «Temevo che avreste pensato che non era alla mia altezza» spiegò Lisette con semplicità. «E avevi perfettamente ragione! Il fratello della tua istitutrice! Che bell'unione» sbotto' Julia sarcastica. «Ovviamente, per lui sarebbe stato un buon colpo. Non si può biasimare miss Petrie per aver cercato di promuovere un simile matrimonio per suo fratello.» «Era solo un amico! E miss Petrie non ha avuto nulla a che fare con i nostri incontri. Perché tanto astio nei suoi confronti, zia Julia? Cos'ha fatto per rendervi così poco gentile verso di lei? Io escludo categoricamente che abbia potuto pianificare l'incontro.» «Ammetterai che sono stata al mondo un po' più di te, mia cara. Sono più vecchia e più saggia. Le motivazioni di miss Petrie sono perfettamente comprensibili. Solo una sorella negligente mancherebbe di vedere i vantaggi del matrimonio del fratello con un'ereditiera!» Lisette aveva due chiazze paonazze sulle guance. «Edward, vi ho detto tutto. Mi rincresce di avervi ingannato. Ma sono ancora più dispiaciuta dal fatto che la mia condotta abbia provocato un'ingiustizia nei confronti di miss Petrie. Ora, se volete scusarmi, salirei in camera mia.» Edward lanciò a Julia un'occhiata esasperata, ma si limitò a dire: «Certo che puoi andare, se lo desideri, Lisette. Sei stata molto schietta con noi.» Esitò, poi aggiunse: «Cerca di non sentirti in colpa per la partenza di miss Petrie. Il tuo comportamento non è stato l'unica causa.» «Scorda per un attimo miss Petrie e rifletti invece sulla possibilità di altre, più serie, conseguenza della tua condotta, Lisette. Non vogliamo altri rapporti con uomini inadatti. Speravo che avessi imparato la lezione dopo quanto è successo ad Antigua con quell'Arandez!» intervenne Julia. «Zia Julia! Questo non ha niente a che fare con ciò che è successo ad Antigua! Se volete sapere la verità, ho parlato con miss Petrie anche di questo, e lei mi ha aiutato più di voi o di chiunque altro! Voi vi siete limitata a impedirmi di rivedere Ricardo, e questo mi ha lasciato con l'impressione che in qualche modo stavo tradendo la volontà di papà. Miss Petrie mi ha aiutato a capire cosa volesse papà in realtà.» spiegò Lisette. «Il matrimonio con suo fratello, suppongo» concluse Julia malignamente. «No! Oh, non posso parlare con voi!» «Raccontaci, Lisette. Cosa ti ha detto miss Petrie?» intervenne Edward con calma. «Che non dovevo preoccuparmi più per quello che aveva detto Ricardo. Papà avrebbe voluto che fossi felice. Che conoscessi il mondo, prima di prendere decisioni importanti. Ancora non so cosa provo per Ricardo, Edward, ma non ritengo più di essere promessa a lui. Lei ha fatto questo per me. E ora, voi l'avete mandata via!» Lisette fuggì e la porta sbatte' alle sue spalle. «Era proprio necessario, Julia?» chiede Edward stancamente. «La bambina era già abbastanza sconvolta senza che tu le ricordassi Ricardo Arandez e quella che probabilmente è stata l'esperienza più penosa della sua vita.» «Oh, conosco il tuo gioco, Edward!» sbotto' Julia. «Sei ancora così infatuato di quella Petrie che staresti a guardare tua nipote sposare suo fratello senza far nulla per impedirlo. Ma mi assicurero' che non accada, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia! Anzi, vado a dirglielo subito.» Julia era già a metà delle scale quando Edward la raggiunse. «Julia!» gridò. Lei si fermò e si voltò, il viso distorto dal disprezzo. «Non mi fermerai! Quella Petrie ci ha messo contro Lisette, e io non intendo fargliela passare liscia!» Si girò per riprendere a salire le scale e lanciò un urlo quando uno dei gradini di legno cedette con un forte schianto. Per poco non cadde nel buco.

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Capitolo 28
*** 28 Capitolo ***


Julia stava ancora urlando quando Edward la afferrò e la prese in braccio. Controllo' che non si fosse fatta male sul serio, poi la portò nella sua stanza. Julia gridava e scalciava, giurando che non avrebbe passato un momento di più in una casa che dava tutta l'impressione di volerla eliminare. Arrivò la cameriera, ma neanche tutti i loro sforzi congiunti riuscirono a calmare la crisi isterica di Julia, e alla fine lui la schiaffeggio', e non troppo delicatamente. Lei smise subito di urlare e lo guardò con astio. «Lascerò questa casa domani, Edward! Ha cercato per ben tre volte di uccidermi e non aspetterò la quarta!» «Hai preso un brutto spavento, Julia, ma queste sono sciocchezze» disse lui con asprezza. «No, no! Mi rifiuto di vivere qui! Voglio tornare a Londra domani. Impazziro' se non lo faccio.» «In questo caso potrebbe essere più saggio andare.» Edward riflette' per un attimo. «In effetti, penso che sarebbe meglio per tutti noi. Tu e le ragazze potrete partire domani e io mi occuperò di far chiudere bene la casa prima di raggiungervi tra un paio di giorni. Riposati, ora. Ti lascio nelle mani della tua cameriera. Si occuperà lei di te. E io andrò a dare un'occhiata a quella scala. Deve essere riparata immediatamente.» Lasciò la stanza e andò sul ballatoio. Uno dei domestici stava già esaminando il danno. «Non riesco a capire» si rammarico' l'uomo, scuotendo la testa. «Non è mai successo niente di simile prima d'ora, Mr. Barraclough. Mai! Mrs. Carstairs era molto attenta alla manutenzione della casa.» Quando Pip venne a sapere che stavano per partire, imploro' Edward di lasciarla restare con lui. «Sarò bravissima, Edward! Non voglio andare a Londra, soprattutto non con la zia Julia.» «Temo che a Londra dovrai andarci presto. Stiamo per lasciare tutti Wychford. Ma vedrò se riesco a convincere tua zia a farti viaggiare con me. Sarà solo un rinvio di un giorno o due, bada bene.» Julia, che era ancora sconvolta dall'incidente, ebbe un brivido e acconsentì subito. «Ho già i nervi scossi. Il pensiero di restare chiusa in una carrozza con Philippa per tutto il viaggio fino a Londra mi sgomenta. Falla pure restare. Ma Lisette deve venire con me.» «Naturalmente. Cerca di tornare in rapporti amichevoli con Lisette, Julia. È molto abbattuta. Non vogliamo che ricada in quello stato di malinconia in cui si trovava l'anno scorso. Quando ti sentirai meglio, potrai cominciare a pensare agli abiti per il suo debutto. Questo dovrebbe rallegrarla un po'.» «Oh, ho grandi progetti al riguardo. Chiederò a Madame Rosa di confezionare parte del suo guardaroba. Daisy Ledbury non è sicura che possa. Pare che Madame sia molto richiesta, e quindi possa permettersi di selezionare la sua clientela. Forse riuscirò a convincere Lady Ledbury a mettere una buona parola per noi.» Edward le vide partire con sollievo. Lisette era molto quieta, ma sembrava essersi pentita dello sfogo della sera prima. La ragazza aveva avuto ragione, ovviamente. C'era stata una vera animosita' dietro la caccia alle streghe di Julia. Riguardo al motivo di tutto quell'astio, non era sicuro. Non era sicuro nemmeno di cosa provasse lui per Octavia. Non era stato imparziale quando aveva ascoltato la storia dei suoi incontri con l'ipotetico amante, ovviamente. Per un attimo era stato fuori di sé dalla gelosia, incapace di pensare con lucidità. L'insolita intensità dei propri sentimenti lo aveva sconvolto al punto che era stato lieto di lasciarla partire. Gli creava troppi problemi, e lui aveva deciso da tempo che ciò che voleva era una vita senza complicazioni. Nessuna moglie, nessuno a ricordargli i suoi doveri, nessuna responsabilità. Soprattutto, nessuno che lo facesse sentire poco civile com'era stato per qualche minuto il giorno prima. Mai! Purtroppo, aveva il sospetto che, insieme ai problemi, aveva perso qualcos'altro, qualcosa di immensamente importante, qualcosa che avrebbe potuto rimpiangere. Edward non ebbe tempo per le introspezioni nei due giorni successivi. Aveva mille cose da fare, tra cui organizzare le necessarie riparazioni alla scala. Perché si era schiantato, quel gradino? L'addetto alla manutenzione non sapeva proprio spiegarselo. Giurava che il resto della scala era in condizioni eccellenti, senza traccia di tarli o di marciumi. Ma cos'altro poteva essere? L'idea che la casa stesse cercando di sbarazzarsi di Julia era assurda, ovviamente! Puro isterismo. C'erano altre cose da fare. Wychford era una casa grande, e anche se restavano ancora quattro dei sei mesi della locazione, lui dubitava che qualcuno di loro sarebbe tornato. Tuttavia, voleva lasciarla pronta nel modo migliore. Pip lo accompagnava ovunque, chiacchierando, commentando. Non faceva che parlare di miss Petrie e di tutte le meravigliose cose che avevano fatto insieme. «Mi ha promesso che ci saremmo riviste a Londra. E io credo che verrà a trovarmi. Voi cosa ne dite, Edward? Spero che lo farà. Mi chiedo dove sia ora. Non credo che farà l'istitutrice a nessun altro. Anzi, io non credo affatto che sia un'istitutrice. Non stava cercando un posto di lavoro quando è arrivata, sapete?» Edward si irrigidi'. «Che cosa?» «Be', sembrava stupita nel trovarci qui. E se avesse sperato di diventare la nostra istitutrice lo avrebbe saputo, non trovate? Ma conosceva il nostro nome. È buffo, vero? Vorrei che potesse tornare con noi!» L'ultima sera, dopo aver messo a letto Pip, Edward fece il giro della casa per assicurarsi che fosse tutto in ordine. Tornò in camera della bambina per controllare che fosse addormentata, e nell'uscire si fermò ai piedi della stretta scala che portava alla stanza in cima alla torre. Non c'era più stato da... da quel giorno. Non poteva più rimandare. Anche quella camera doveva essere controllata. Salì lentamente, aprì con la chiave ed entrò. La stanza pareva tetra e spettrale alla debole luce della lampada che lui reggeva. Nel camino c'erano le ceneri del fuoco che aveva acceso Octavia. Potevano restare lì. Si avvicinò alla poltrona e abbassò gli occhi. Che tempesta di sentimenti si era verificata in quella piccola stanza! Per un breve istante il mondo si era infiammato per lui... Si girò e la fiammella della lampada si riflette' sulla doratura di una cornice posta sul tavolino. Si avvicinò e la prese in mano. La figlia di Mrs. Carstairs, Theophania. La bambina era più piccola di Pip quando era morta, e non erano più arrivati altri figli. Il tavolino era ingombro di altre cornici: miniature, piccoli dipinti, disegni... Amici e parenti. La sua attenzione fu attratta da un quadretto in particolare, il ritratto di una giovane donna. Sembrava familiare. Prendendolo in mano, lo accosto' alla lampada. Non si era ingannato. Era il viso di Octavia Petrie. Edward studiò il ritratto e si chiese cosa ci facesse sul tavolino di Mrs. Carstairs, accanto a quello della sua amata figlioletta. Restò immobile per alcuni minuti. Nella stanza faceva freddo, ma lui non lo sentiva. Le parole di Pip gli turbinavano nella mente... 'Non stava cercando un posto di lavoro quando è arrivata... Sembrava sorpresa di trovarci qui... Se avesse sperato di diventare la nostra istitutrice l'avrebbe saputo, no?... Ma conosceva il nostro nome...' Per questo Octavia Petrie era stata tanto evasiva? Lui non avrebbe saputo nulla sulla sua famiglia se non avesse origliato una conversazione tra lei e Pip. L'acuta mente analitica che aveva decretato il suo successo nel mondo finanziario stava cominciando a lavorare. Possibile che Octavia Petrie fosse la misteriosa nipote di Mrs. Carstairs? Se Pip aveva ragione, poteva essere venuta a Wychford solo per dare un'occhiata alla casa, ed essere stata sorpresa dal loro arrivo anticipato. Ma, se era così, perché non si era limitata a spiegare chi era? Si concentrò su quel loro primo colloquio. Più gli tornava in mente, più gli diventava chiaro che non era venuta con l'intenzione di lavorare per lui. No, maledizione, era tutto tranne che un'istitutrice!

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Capitolo 29
*** 29 Capitolo ***


Del resto, Octavia, non aveva mai detto di esserlo. L'errore era stato il suo. Ma perché lei non lo aveva corretto? Perché si era imbarcata in quella folle avventura? Scosse la testa. Non ne aveva idea. Ma un fatto era chiaro anche a un idiota come lui. Era stata bravissima a mettergli una benda sugli occhi. Octavia Petrie aveva fatto fare la figura dello stupido a Edward Barraclough, e probabilmente si era divertita un mondo! Che bello scherzo doveva esserle sembrato. Essere assunta dal proprio affittuario! Non c'era da stupirsi che lui avesse visto ironia nei suoi occhi, che avesse avvertito sfida nel suo atteggiamento, anche se non le aveva mai espresse. Quanto doveva aver riso! Doveva essere stato un trauma per lei quando aveva scoperto di essere umana, dopo tutto, quando alla fine si era trovata coinvolta in qualcosa che non poteva controllare: la piccola istitutrice nelle grinfie della passione. Ovvio che fosse fuggita. Era un'impostora! Sbatte' la cornice sul tavolino, calcio' le ceneri spargendole ovunque e lasciò la stanza, chiudendola a chiave con fermezza. Lui aveva chiuso con questa storia dell'ex istitutrice! Miss Octavia Petrie era morta, per lui. Era sfuggito per miracolo a uno dei più grossi errori della sua vita! Il giorno dopo lasciò Wychford insieme a Pip. La bambina lo fece fermare alla curva per un'ultima occhiata. Era una giornata grigia e la casa aveva perduto il suo strano sorriso. «Cosa guardi, Pip? Wychford è vuota.» «Ma non è morta, Edward. Credo che sia... come in attesa.» «Sciocchezze! Non so cosa potrebbe aspettare. È improbabile che ci torneremo.» proruppe lui brusco. «Oh, guarda!» «Cosa c'è ora?» chiese Edward un po' seccato. «Non hai visto? La casa ha sorriso di nuovo!» «Philippa, se continui a parlare così ti prenderanno per matta. E tua zia darà la colpa a me. Ogni tanto c'è un raggio di sole che fora le nubi. Si sarà riflesso sulle finestre. E ora, basta parlare della casa. Londra ci aspetta, piccolina.» Edward decise che aveva un ultimo dovere da compiere prima di estromettere per sempre Octavia e il fratello dalla sua mente. Era chiaro che Lisette era molto interessata a Harry Petrie, e lui doveva scoprire qualcosa di più sul suo conto per l'eventualità che sua nipote lo incontrasse di nuovo. Se era il cacciatore di dote che pensava Julia, allora certamente avrebbe cercato di rivedere Lisette a Londra. Il locandiere aveva detto che aveva il portamento di un soldato. Così, Edward scelse uno dei più grossi pettegoli delle Guardie a Cavallo, un uomo a cui aveva fatto un paio di favori in passato, e si recò da lui. Sir Charles gli assicurò che sarebbe stato un piacere aiutarlo. «Petrie? Petrie... Fatemi pensare...» «Suo fratello Stephen fu ucciso a Waterloo. Questo vi può aiutare?» suggerì Edward. «Non molto. Avete idea di quanti soldati perirono a Waterloo? Ma, aspettate! Petrie è il nome di famiglia dei Warnham. È possibile che sia imparentato con loro... Lasciatemi un giorno o due, vecchio mio. Farò il possibile.» Quando Edward tornò da lui, Sir Charles era trionfante. «Avevo ragione! Il tenente Harry Petrie delle Guardie. Dev'essere lui. Quadra tutto. Aveva proprio un fratello che perse la vita a Waterloo.» «Imparentato con i Warnham, dite?» Sir Charles scoppiò in una fragorosa risata. «Imparentato? Direi proprio di sì! Il giovane Harry erediterà il titolo, un giorno, a meno che suo fratello Arthur non riesca a generare un maschio. Il che al momento pare molto improbabile.» «Intendete dire che... Harry Petrie è il figlio di un conte?» «Esattamente. La famiglia è numerosa...» «Otto figli» mormorò Edward. «Sette ormai, amico mio. Uno di loro morì a Waterloo, ricordate? Restano solo due maschi, le altre sono femmine.» «Rispettabili?» chiese ancora Edward. «Assolutamente! Hanno legami di sangue con metà dell'aristocrazia inglese. La loro madre era una Cavendish, la nonna paterna una Ponsonby e, delle cinque figlie, una è sposata con il Duca di Monteith, un'altra è la Marchesa di Rochford, una terza è maritata all'estero. Con un conte francese, credo... La quarta non ricordo, ma è altrettanto altolocata. La più giovane è l'unica a non essere sposata. Era una delle stelle della Stagione, qualche anno fa, ma non le è piaciuto nessuno di noi. Peccato. Era ricca, bella, nobile. L'uomo che riuscirà a conquistarla sarà un fortunato mortale. Una ragazza dai gusti difficili, però.» «Davvero?» domandò Edward. «Oh, si! Il cuore della Contessina Octavia non ha mai avuto il sopravvento sulla sua testa! Sua madre morì poco prima della fine della Stagione e lei non tornò più a Londra, ma lo saprei se fosse sposata. Ovviamente è ancora più ricca, ora. Ha ereditato una bella proprietà dalla sua madrina, ho sentito.» Edward decise che aveva saputo abbastanza sul conto di Octavia. Chiese: «Sapete qualcosa riguardo a Harry Petrie? Ha vizi? Gioca d'azzardo? Beve?» «Non più di tutti gli altri. Meno, direi. Perché vi interessa tanto il giovane Harry? Se aveste una figlia, direi che avete delle mire su di lui, ma non è così. Allora, cosa c'è sotto?» «Una mia parente lo ha incontrato. Volevo solo sapere che tipo fosse.» «Ho sentito dire che Petrie sta rassegnando le dimissioni. Se entra sul mercato matrimoniale, meglio che diciate alla madre della ragazza di muoversi in fretta. Sarà uno dei migliori partiti della prossima Stagione!» «Ma davvero!» commento' Edward un po' amaro. «Vi sono molto obbligato, Stainforth. Se posso ricambiare il favore, basta che me lo facciate sapere.» Tornò in North Audley Street sollevato, almeno, che sua nipote non fosse caduta in mano a un vile avventuriero. Un matrimonio con il giovane Harry Petrie sarebbe stato approvato dal più rigido dei tutori. Ciononostante, si augurava sinceramente che Lisette trovasse qualcun altro. Meno lui avesse avuto a che fare con la Contessina Petrie e la sua famiglia, meglio sarebbe stato! Non solo Octavia era la proprietaria di Wychford, ma una stella dell'alta società, la figlia di un conte, consanguinea di metà delle migliori famiglie del regno! Che brava attrice era stata. Come doveva essersi risentita per come l'avevano trattata lui e Julia, eppure mai, neanche con una parola, si era tradita. Perché diavolo l'aveva fatto? Una piccola avventura? La contessa che si mescola al volgo? Magari l'aveva persino fatto per scommessa! Comunque fosse, lui era risentito. L'aveva offeso il modo in cui lei lo aveva ingannato, prendendosi gioco di lui. Era irritato dalla propria cecità. Ma più di ogni altra cosa era seccato perché lei ancora gli occupava la mente, stuzzicandolo con il ricordo di come si fosse abbandonata tra le sue braccia. Accidenti alla ricca, bella, aristocratica Contessina Octavia Petrie! Perché non riusciva a dimenticarla? Anche Octavia cercava di rimuovere il pensiero di quello che era successo a Wychford. Dopo aver preso la precauzione di farsi lasciare da Jem poco lontano dai cancelli di Ashcombe, aspetto' che lui si fosse allontanato e chiese al custode di portarla alla casa padronale. Qui Lady Dorney la accolse sbalordita e la portò subito in camera sua, dove Octavia cominciò a cambiarsi. «Ma dove hai preso un vestito così sciatto, Octavia? E cosa ti è successo? Hai il viso stravolto.» «Ho... ho passato dei momenti difficili in questi ultimi giorni. È arrivata Mrs. Barraclough, perciò non c'era motivo perché restassi. Così sono tornata a casa.» «Che progetti hai?» «Devo occuparmi di un paio di cose, promesse che ho fatto, poi vedremo. Ditemi com'è andata qui. So che Harry è tornato. È venuto a cercarmi a Wychford.» «Ecco dov'era finito! C'è stata una scenata con Arthur, non appena è arrivato. Alla fine della discussione Harry è uscito come una furia senza dire a nessuno dove andava. Dimmi, Arthur è sempre stato così autoritario?» «Sì» sospirò Octavia. «Harry e io non lo abbiamo mai tollerato. Immagino che papà non abbia detto molto.» «Ebbene, no. Ma era ovvio che stava dalla parte di Arthur.»

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Capitolo 30
*** 30 Capitolo ***


«Povero Rupert!» proseguì amareggiata Lady Dorney. «Si è agitato tanto, specialmente dopo che Harry se ne è andato furibondo. Ho dovuto passare tutta la giornata successiva a cercare di calmarlo.» Octavia sorrise. «È stata una fortuna che voi foste qui. La vostra presenza gli giova moltissimo.» «Sono lieta di sentirtelo dire, Octavia. A dire la verità, tuo padre e io...» Octavia notò l'espressione della cugina e rise. «Non ditemelo! Lasciatemi indovinare. Voi e papà avete deciso di sposarvi.» «Ti dispiace?» «Per niente. È ciò che desideravo!» Octavia la abbraccio' . «Sono felice per entrambi.» «Siamo arrivati alla conclusione, visto che apprezzavamo tanto la compagnia l'uno dell'altro, che avrei potuto trasferirmi qui definitivamente. Non è quella che chiameresti una grande storia d'amore, Octavia. Ma alla mia età, non è ciò che cerco.» «Ebbene, io la trovo molto bella! Papà è un uomo fortunato.» «Ti prego, non pensare che le cose cambieranno. Spero che continuerai a considerare tua questa casa, mia cara.» «Grazie. Vedremo.» Dopo che Lady Dorney fu uscita, Octavia si sedette accanto alla finestra a guardare fuori. La notizia l'aveva resa davvero felice, ma a dispetto di quello che aveva detto sua cugina, i cambiamenti ci sarebbero stati. La nuova contessa avrebbe preso il suo posto di castellana di Ashcombe, e Octavia sarebbe stata finalmente libera di fare quello che desiderava. Due mesi prima avrebbe toccato il cielo con un dito all'idea. Ma ora... Rimase a riflettere per un po', poi si alzò per andare a congratularsi con il padre. C'erano parecchie cose da fare con urgenza prima che potesse concedersi il lusso di pensare al proprio futuro. Il giorno dopo, Octavia si recò a trovare sua sorella Gussie. Augusta, Duchessa di Monteith, era ormai vicina alla quarantina, ma portava ancora sul viso le tracce del fascino e della bellezza che avevano conquistato Londra vent'anni prima e le avevano permesso di sposare lo scapolo più ambito della Stagione, il Duca di Monteith. Anche se il Duca era un omone pigro, con poche ambizioni intellettuali, e Gussie una donna piena di spirito e di energia, il matrimonio si era rivelato ragionevolmente ben riuscito. Lei aveva donato al suo lord quattro figli pieni di salute, il più giovane dei quali stava per andare a Eton, e ora il loro rapporto era caratterizzato da una rilassata tolleranza reciproca che soddisfaceva entrambi. Octavia aveva il sospetto che nessuno dei due fosse totalmente fedele all'altro, ma se si concedevano delle relazioni, lo facevano in modo molto discreto. Non avevano mai dato scandalo. Non era il tipo di matrimonio che avesse mai tentato Octavia, però. Il Duca era impegnato in una battuta di caccia, e la duchessa era a casa e si annoiava. Fu lieta dell'arrivo della sorella. Spettegolarono per un po', decidendo che il nuovo matrimonio del padre era un'ottima idea, deplorando i modi di Arthur, scambiandosi notizie sugli altri membri della famiglia. Alla fine, Gussie si rilasso' in poltrona. «Questa tua visita mi onora, Tavy, ma perché ho l'impressione che ci sia dietro qualcosa?» Octavia arrossi'.«Non sono mai riuscita a nasconderti nulla! Dimmi, tu e Monteith intendete prendere parte alla Stagione, l'anno prossimo?» «Penso proprio di sì. Lo facciamo sempre. Non dirmi che vuoi farlo anche tu! Pensavo che avessi rinunciato a Londra. O la notizia delle nozze di papà ti ha per caso fatto cambiare idea?» «Non è proprio così. Ma vorrei fare un'altra Stagione, e non voglio correre il rischio di essere invitata da Arthur a stare in città da loro. Non lo sopporterei.» «Del tutto comprensibile. Naturalmente sarai nostra ospite. Sarò felice di godere della tua compagnia, Tavy! Monteith passa la maggior parte del tempo al suo club, e io lo vedo appena. Questa è un ottima notizia!» Gussie sorrise raggiante alla sorella.«È deciso, allora.» «A dire la verità, c'è dell'altro. Io... io vorrei che tu raccomandassi un'istitutrice a qualcuno.» Gussie parve perplessa e Octavia si affretto' a spiegare. «Sono molto affezionata a una particolare bambina. I suoi tutori staranno cercando una nuova istitutrice per lei, e voglio assicurarmi che abbia una persona adatta, una persona gentile oltre che efficace. Pip è una ragazzina molto speciale. Mi sono ricordata che tua figlia sta per finire l'educazione in casa, e ho pensato alla tua miss Cherrifield. Ha già trovato un'altra sistemazione?» «Non ancora. L'ho tenuta con me più che ho potuto! Puoi parlare ai tuoi amici di Cherry, se vuoi. Sarebbe una soluzione ideale.» «Non è possibile. Non devo figurare personalmente. Vedi, la donna che con tutta probabilità dovrà selezionare l'istitutrice non mi sopporta. Ma una raccomandazione da parte di una duchessa farebbe colpo.» Gussie la guardò con severità. «Niente giochetti, eh? Siamo tutti molto affezionati a Cherry. Voglio che trovi una buona sistemazione. Non deve diventare una pedina.» «No, no! Quando conoscerai Pip, capirai perché voglio aiutarla. E quando vedrai la moglie del suo tutore, capirai perché non posso farlo personalmente. Ti prego, Gussie. È importante per me.» La duchessa guardò la sorella. «Ho il sospetto che ci sia sotto un mistero, sorellina. Chi è questa Pip? E in quali rapporti sei con lei?» «Io... Gussie, non dirlo a papà, ma in questi ultimi due mesi sono stata io l'istitutrice di Pip! Vivevamo tutti insieme a Wychford.» Gussie non era mai stata una persona che si stupisse facilmente. Si appoggiò all'indietro e guardò la sorella, divertita. «Ecco perché sei rimasta là tutto questo tempo. Me n'ero chiesta il motivo. Ma... come hai fatto a diventare una istitutrice? E chi è questa Pip?» «Philippa Barraclough. Le ragazze Barraclough sono due. Pip e sua sorella Lisette.» «Sono forse imparentate con Edward Barraclough, il banchiere?» «Le sue nipoti.» Gussie si acciglio'. «Octavia Petrie, comincio a sospettare il peggio. Spiegati, per favore!» «Cosa vuoi sapere?» «Edward Barraclough è uno degli scapoli più ambiti di Londra. E uno dei più incalliti. Mi stai dicendo che hai vissuto a Wychford con un bel tenebroso come quello per due lunghi mesi e non hai fatto altro che insegnare alle sue nipotine? Impossibile.» «Ebbene, è così.» «E lui avrebbe assunto la Contessina Octavia Petrie come istitutrice?» «Non... non esattamente. Non sapeva chi fossi. Credeva che fossi la figlia di un parroco. Tutto qui.» Gussie raddrizzo' la schiena di scatto. «E pensare che mi sentivo annoiata! Confessa, Tavy! Non avrò pace finché non mi avrai detto tutto.» Octavia cedette e raccontò a sua sorella quello che era successo a Wychford. O quasi tutto. Quando giunse alla fine, Gussie la guardò sbalordita. «Incredibile! Non mi sarei mai aspettata una cosa simile da te.» Poi piegò la testa da un lato. «Tuttavia, credo che ci sia dell'altro, vero? Non posso credere che tu abbia passato tutto questo tempo in compagnia di Edward Barraclough senza sentirti un pochino attratta da lui.» Octavia si strinse nelle spalle. «Hai ragione, ovviamente. Ho fatto ciò che si dice facciano tutte le istitutrici. Mi sono innamorata del padrone.» riconobbe Octavia, con una vena di amarezza. «Quindi, è per questo che vuoi prendere parte alla Stagione? Per cercare di conquistarlo? Mi duole dovertelo dire, Tavy. Non saresti la prima a provarci. E invano.» «Io non ci voglio provare affatto! Per ragioni in cui mi rifiuto di addentrarmi, Mr. Barraclough mi disprezza.» «Ti ha baciato e tu glielo hai permesso» indovino' Gussie, andando spietatamente al cuore del problema. Octavia annuì. «E quando scoprirà chi sono davvero, aggiungerà l'inganno alla lista dei miei crimini. No, non credo che Barraclough si arrendera' al mio fascino. Non è per questo motivo che voglio fare la Stagione.» «Allora di che si tratta?» Octavia si chino' in avanti. «Mi sono affezionata a quelle due ragazze, Gussie. E molto. Ti ho già parlato di Pip, ma c'è anche Lisette. Debutterà la primavera prossima, e voglio aiutare anche lei. Julia Barraclough non può fare per la ragazza quanto posso fare io. Potresti usare la tua influenza presso Sally Jersey per ottenere degli inviti da Almack's per i Barraclough?» «Immagino che Edward Barraclough abbia più influenza su Sally Jersey di me, mia cara» disse Gussie asciutta. «Ha sempre avuto un occhio di riguardo per gli uomini affascinanti.» «Gussie, per favore! Lisette non ha ancora diciassette anni ed è la ragazza più deliziosa che abbia mai visto. E di carattere dolcissimo.» Gussie batte' gli occhi. «Dev'essere davvero speciale!» «Lo pensa anche Harry.» «Aha! Il complotto c'è, dopo tutto! Una piccola spinta perché il povero Harry si sistemi e metta su famiglia? Sei l'ultima persona che pensavo avrebbe fatto il gioco di Arthur, mia cara.» «Sarebbe un'unione perfetta per lui, ti assicuro, ma non cercherei mai di forzarla. Lisette ha bisogno di tempo. C'è un giovane ad Antigua, e lei ancora deve decidere cosa prova per lui...» Gussie studiò la sorella. «Non sono sicura di fare la cosa giusta, aiutandoti con i Barraclough. Sei troppo coinvolta, Tavy. Faresti meglio a toglierteli dalla mente. Tutti.» «Ti prego, Gussie! Tutto ciò che posso fare ora per Lisette è aiutarla a scordare i suoi problemi e a trascorrere una meravigliosa Stagione. Per favore!» «Oh, va bene, lo farò. Sally Jersey procurerà gli inviti, mi deve un favore o due. Ma ti avverto, sorellina, ti terrò d'occhio quando saremo a Londra!» Edward Barraclough non venne più menzionato, e per il resto del pomeriggio discussero di dettagli pratici. Octavia lasciò la sorella con la sensazione che le cose si stessero mettendo per il meglio. La mossa successiva fu recarsi a Londra per una visita in Bruton Street. Madame Rosa fu gradevolmente sorpresa. Vestiva le sorelle Warnham, tutt'e cinque, da anni, e Octavia era una delle più preferite. «Contessina Octavia! È davvero un piacere!» esclamò, esaminando il suo abito con occhio professionale. «Vedo che avete bisogno del mio aiuto. Avete in programma di fare la Stagione, l'anno venturo?» «Pensavo di sì, Madame.» «Vi servirà un guardaroba nuovo, allora. Quanti anni sono passati dal vostro debutto a Londra?» «Troppi» rispose Octavia con un sorriso. Per un po' discussero di mode, fogge e tessuti. Era troppo presto per scegliere i modelli e fissare le prove, ma Madame chiese a Octavia di non rimandare troppo. «Siamo così impegnate, contessina! Non avete idea! Tutte le signore vogliono che sia Madame Rosa a vestire le loro figliole. Io non posso accontentarle tutte, naturalmente. Anzi, non accetto più clienti.» «Mi chiedo se potreste fare un'eccezione? Azzardo' Octavia. «Ho una giovane amica che, vi assicuro, farà sensazione in società quando debutterà l'anno prossimo. È molto bella, Madame. Sarà un piacere vestirla. Una certa miss Lisette Barraclough.» «Non so... Ho già tante clienti fisse importanti, contessina Octavia.» «È un favore personale» insistette Octavia, con una nota di fermezza nella voce. «Allora va bene. Certo che la vestiro'! Se volete portarla da me...» Octavia scosse lentamente il capo. «Non potrò farlo. Anzi, vi sarei obbligata se non menzionaste affatto il mio nome, soprattutto non alla persona che probabilmente verrà con lei. Sua zia, Mrs. Barraclough.» «Alors, dovrò fare degli abiti anche per questa Mrs. Barraclough?» domandò Madame Rosa con il suo marcato accento francese. Octavia sorrise di nuovo. «Non se siete troppo impegnata, Madame. Solo per miss Lisette.» disse lei soavemente. Soddisfatta di aver fatto tutto ciò che poteva per agevolare le sue ragazze, Octavia tornò ad Ashcombe. Era finalmente libera di pensare al proprio futuro. Questo intervallo aveva dato alle sue turbolente emozioni il tempo di placarsi. Dopo l'episodio nella stanza della torre, aveva già deciso di lasciare Wychford, perciò le accuse di Julia Barraclough non avevano modificato in alcun modo i suoi piani. Ma la prontezza di Edward a crederci, la sua crudeltà, erano state un duro colpo. Gussie non doveva avere alcun timore che si sarebbe gettata ai piedi di Edward Barraclough a Londra! Non voleva rischiare di esporsi di nuovo al suo disprezzo. Si era lasciata alle spalle gli eventi di Wychford ed era pronta a ricostruire il rispetto che aveva per se stessa, senza alcuna interferenza da parte di Edward Barraclough. Era stata una sciocca. Ma la sua sventatezza non era un crimine. E anche se nulla poteva giustificare il suo comportamento indecoroso, capiva ora che c'erano stati dei motivi logici a causarlo. Non aveva mai avuto esperienza di attrazione fisica, ed era stata particolarmente ignara del suo potere. Per un po' in quella stanza della torre era stata travolta da un'ondata di desiderio, dall'irresistibile eccitazione provocata dalle carezze di un uomo. Ma ora era più saggia, anche se più triste. Non si sarebbe più esposta a una simile tentazione. E per quanto riguardava i suoi sentimenti per Edward Barraclough? Era una vera ironia che l'uomo che aveva di lei un'opinione tanto bassa si fosse rivelato l'unico di cui lei desiderava la stima, l'unico che potesse amare. Era improbabile che lo avrebbe mai sposato, ma le sarebbe stato impossibile sposare chiunque altro. Il dolore che opprimeva Octavia non sparì, a dispetto della sua famosa autodisciplina. Ma i preparativi per Londra la tennero occupata, e il tempo passò con sorprendente velocità. Suo padre e la cugina si sposarono in dicembre. L'occasione fu quieta ma gioiosa, guastata solo marginalmente dal ponderoso discorso di congratulazioni di Arthur. Natale venne e passò, e presto giunse la fine di gennaio e il momento di pensare a trasferirsi a Londra. A metà febbraio, Octavia era comodamente installata nella grande casa dei Monteith in St. James's Square, e le due sorelle passavano il loro tempo tra prove dalla sarta e appuntamenti con la modista e i vari fornitori di accessori. Giravano per Londra, riallacciando amicizie, visitando la città e completando i loro guardaroba. Octavia tirò un sospiro di sollievo quando venne a sapere che i Barraclough alloggiavano presso amici nel Gloucestershire e non erano attesi prima di metà marzo. Anche se sapeva che prima o poi li avrebbe incontrati, preferiva scegliere lei il momento e il luogo. Non doveva accadere per caso, prima che fosse pronta. Il momento giunse. Fu annunciato sulla lista degli arrivi quotidiani a Londra della Gazette che Mr. Henry Barraclough di Antigua, e signora, insieme con le loro due nipoti, avevano preso residenza in South Audley Street. Miss Lisette Barraclough sarebbe stata introdotta in società durante l'imminente Stagione.

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Capitolo 31
*** 31 Capitolo ***


Non c'era alcun accenno a Mr. Edward Barraclough, e Octavia poteva solo dedurne che non avesse ancora fatto ritorno nella capitale. Sembrava un buon momento per rivelare la sua identità al resto dei Barraclough. Anche se non nutriva simpatie nei confronti di Julia, non aveva alcun desiderio di farle perdere la faccia in pubblico. Il loro primo incontro doveva avvenire in privato. Tuttavia, se avesse mandato un biglietto chiedendo a Julia di riceverla, e avesse firmato con il proprio nome, la risposta sarebbe stata quasi certamente un rifiuto. Perciò, due giorni dopo, inviò un biglietto alla casa di South Audley Street, chiedendo se potesse far visita a Mrs. Barraclough il giorno seguente e lo firmò La nipote di Mrs. Carstairs. Forse Julia sarebbe stata incuriosita al punto di riceverla. Andò esattamente come aveva previsto. Mrs. Barraclough aveva espresso il proprio piacere di incontrare la nipote di Mrs. Carstairs, ma quando Octavia entrò nella stanza, scattò in piedi tremante di rabbia. «Octavia Petrie! Cosa ci fate qui? Chi vi ha fatto entrare? Come osate presentarvi in casa mia?» Si avvicinò al cordone del campanello per chiamare un domestico, ma prima che potesse tirarlo Octavia intervenne. «Mrs. Barraclough, per favore, non fatelo. Concedetemi alcuni istanti. Sono davvero la nipote di Mrs. Carstairs. Temo di essere stata molto ingiusta nei vostri confronti e sono venuta per scusarmi.» Julia la guardò con sospetto. «Voi! La nipote di Mrs. Carstairs? La proprietaria di Wychford? Che sciocchezze sono?» «Se mi permettete di spiegare... Forse dovrei presentarmi adeguatamente.» «So già chi siete! Siete Octavia Petrie. O anche questa è una menzogna? Siete Octavia Smith, forse?» «No, no, il mio cognome è davvero Petrie. Sono la figlia più giovane di Lord Warnham.» Julia si lasciò cadere su di una poltrona. «Ma... ma non è possibile! Siete un'istitutrice!» «È un malinteso, un errore commesso dalle vostre nipoti e... e da vostro cognato. Non avrei mai dovuto assecondarlo. Vi assicuro che sono la figlia di Lord Warnham.» «Il Conte di Warnham?» Octavia annuì. «Siete la Contessina Octavia Petrie?» Octavia annuì di nuovo. «Vi prego, perdonatemi per avervi ingannato. Ho sbagliato. Per questo sono venuta oggi. Ero certa che ci saremmo incontrate presto, e volevo spiegarvi tutto prima di allora.» Julia rimase immobile per un momento, poi disse lentamente: «Quindi vostro fratello, Harry Smith, è il figlio di Lord Warnham?» «Sì.» Suo malgrado Octavia non riuscì a eliminare dalla voce una nota di freddezza per il modo in cui Julia era arrivata al punto. «Capisco...» Dopo una breve pausa, la donna disse con più calore: «Ma come sono potuta essere così scortese? Non volete accomodarvi, contessina Octavia?» «Grazie, ma non...» «Sono sicura che Philippa non mi perdonerebbe mai se vi lasciassi andare senza che vi siate viste. È qui anche Lisette.» Julia si avvicinò di nuovo al cordone e disse alla cameriera di chiamare le ragazze. Octavia cedette e si sedette. «Come stanno?» «Sono entrambe di ottimo umore. Pip ha una nuova istitutrice...» Julia arrossi', esitò e poi concluse in fretta. «Purtroppo miss Froom non era più libera, ma miss Cherrifield mi è stata altamente raccomandata. Credo che abbia lavorato per i Monteith, negli ultimi dieci anni.» «A Pip piace?» Questo chiaramente alla donna interessava molto meno. «Credo di sì. I Monteith erano entusiasti sul conto di miss Cherrifield. Siamo stati fortunati ad averla.» «Che coincidenza. La duchessa è la mia sorella maggiore. Io alloggio da lei in questo momento.» osservò Octavia con aria innocente. «Davvero?» La porta si aprì e Pip entrò con passo pacato nella stanza, seguita da Lisette. Ma quando vide Octavia lanciò una specie di urlo di guerra e si lanciò verso la sua ex istitutrice. Ignorando la protesta scandalizzata di Julia, Octavia abbraccio' forte la bambina. Lisette si unì a loro. Sorrideva, ma Octavia notò preoccupata che l'indefinibile tristezza era tornata nei suoi occhi. «Miss Petrie!» Lisette prese la mano di Octavia, poi lanciò un'occhiata perplessa a sua zia. «Non ci aspettavano di vedervi qui. Non così presto, intendo.» «Lisette, c'è stato un... un equivoco. Pare che miss Petrie non sia affatto un'istitutrice.» «Lo sapevo! Lo sapevo! L'avevo detto a Edward.» Ignorando lo sfogo di Pip, Julia continuò: «È la Contessina Octavia Petrie, figlia di Lord Warnham e proprietaria di Wychford.» Julia si girò verso Octavia con un sorriso. «Una casa deliziosa.» «Non è quello che avete sempre detto! Non vi piaceva. Avete detto che la casa stava cercando di uccidervi. Per questo siamo dovuti venire via tutti. Ma a me piaceva molto. Davvero Wychford è vostra, miss Petrie? Sul serio? Posso venire a stare con voi?» esclamò Pip. «Non date ascolto alla bambina!» disse Julia un po' agitata. «Philippa, comportati bene e smettila di interrompere! La contessina Octavia è troppo occupata per ospitare una monella come te.» «Mi fermero' a Londra per un po', Pip. Ma, se riusciremo a organizzare la cosa, verrai a trovarmi a Wychford presto. Nel frattempo, Mrs. Barraclough, mi chiedevo se mi permettereste di portare fuori le ragazze un pomeriggio?» «Certamente! Quando sareste libera?» disse subito Julia. «Domani?» «Perfetto. Che gentile.» «Ma, zia Julia, hai detto che dovremmo venire con te a trovare Mrs. Allardyce...» «Non è ancora un impegno fissato. Sono sicura che Mrs. Allardyce comprenderà perfettamente. Vostro fratello è in città, contessina Octavia?» Lisette trasali' è arrossi', ma tirò un sospiro di sollievo quando Octavia rispose: «Non ancora. Sta occupandosi della risoluzione del suo impegno con l'esercito, e al momento è in Francia. Ma ritengo che tornerà in tempo per la Stagione. «Sarà un onore fare la sua conoscenza» disse Julia. «La conoscenza di chi?» chiese una voce profonda dalla porta. Edward Barraclough entrò. Octavia fu profondamente grata del fatto che Pip fosse ancora sulle sue ginocchia e che il suo viso fosse seminascosto dietro i riccioli della bambina. L'incontro era giunto un po' prima di quanto avesse previsto. Lo credeva ancora fuori Londra. Si sentì impallidire, poi le sue guance cominciarono a scottare. Aveva pensato molte volte al loro primo incontro a Londra, e a come si sarebbe comportata. Aveva superato il senso d'umiliazione che era seguito alla sua fuga da Wychford ed era determinata a essere di nuovo se stessa: la pragmatica Octavia Petrie, che non si faceva incantare da nessuno, tanto meno da un tipo come Edward Barraclough! Quindi, quando Mr. Barraclough fece qualche passo avanti per vedere chi fosse il loro visitatore, era di nuovo composta. In apparenza, almeno. «Edward, posso presentarti la Contessina Octavia Petrie?» Disse Julia con una risatina nervosa. «Che istitutrice di rango avevi trovato per le nostre nipoti! Spero che non sia un trauma eccessivo per te.» «Nessun trauma. Ho scoperto la vera identità della Contessina non molto tempo dopo la sua partenza.» disse Edward con calma. Si inchino' a Octavia. «Spero che stiate bene.» Octavia fece alzare Pip, poi si levo' per una riverenza. «Grazie, sir. Ma avreste potuto risparmiarvi il disturbo di fare indagini sul mio conto. Come vedete, sono venuta a scusarmi di persona per avervi ingannato.» «Nessun disturbo, madame. È stato un fatto casuale. Ho scoperto il vostro segreto mentre prendevo informazioni su vostro fratello.» «Davvero?» Octavia si irrigidi'' «Posso chiedervi perché avete ritenuto necessario prendere informazioni?» Il sorriso di scusa di Edward non fu del tutto sincero. «Dovete capirmi. Occorreva che mi assicurassi che la mia pupilla non fosse caduta in mano a qualche avventuriero. In quel momento, Harry Smith appariva un personaggio piuttosto equivoco.» «Edward! Mr. Petrie è il figlio del Conte di Warnham!» esclamò Julia. «L'ho scoperto insieme alla verità sul conto della Contessina Octavia. Ti ha detto anche che è proprietaria di Wychford? Continuò Edward.

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Capitolo 32
*** 32 Capitolo ***


«Comunque, il fatto di essere il figlio di un conte non garantisce necessariamente la rispettabilità» puntualizzo' Edward asciutto. Guardò Octavia. «Per voi sarà sicuramente un sollievo sapere che non ho sentito nulla che vada a discredito di vostro fratello.» «Un sollievo? Cosa intendete, signore? Io conosco mio fratello. Qualunque cosa voi abbiate potuto sentire mi lascia indifferente.» disse Octavia con freddezza. «Edward, questo significa che potrò incontrare Mrs. Petrie con la vostra approvazione?» chiese Lisette esitante. «Una volta che avrai debuttato, e che sarete stati ufficialmente presentati, sarebbe difficile obiettare» replicò suo zio con una certa impazienza. «Ma ci sono molti giovani dai requisiti altrettanto adeguati che sarebbero felice di fare la tua conoscenza, Lisette. Non fissarti troppo presto su qualcuno in particolare.» «Certo che no» disse Lisette con un filo di voce. Julia decise di intervenire. «La contessina Octavia si è offerta di portar fuori Lisette e Philippa, domani, Edward. Non è stata gentile? E pensa un po', prima di venire da noi, miss Cherrifield ha lavorato per la sua sorella maggiore, la Duchessa di Monteith!» Edward lanciò un'occhiata penetrante a Octavia, ma lei sostenne il suo sguardo con calma. «Una coincidenza sorprendente. Sapevo che mia sorella aveva finito di utilizzare i servigi di miss Cherrifield, ma che ora si occupi di Pip... Credo che sia un'eccellente istitutrice.» «Senza dubbio» disse lui asciutto. Poi disse: «A che ora intendete passare a prendere le mie nipoti, domani? Se sarò qui, potrei accompagnarvi.» «Edward! Sarebbe fantastico! Come quando facevamo le nostre passeggiate a Wychford!» esclamò Pip. Octavia non sapeva perché Edward Barraclough volesse unirsi a loro, e non era affatto sicura che fosse opportuno passare del tempo in sua compagnia. Ma le fu difficile rifiutare di fronte all'entusiasmo di Pip. «Sarebbe molto piacevole, sir. Anche se mi sorprende che riusciate a trovare il tempo.» asseri' rigida. «Vi sbagliate, contessina. Lo considero tempo ben speso.» la rassicuro' lui soavemente. Il pomeriggio dopo, Gussie guardava divertita sua sorella provare un abito da passeggio dopo l'altro. «Quelle due ragazzine devono essere di gusti davvero difficili.» «Perché dici questo?» chiese Octavia, esaminandosi accigliata nello specchio. «Ti ho visto scartare tre dei più riusciti modelli di Madame Rosa, i quali ti stanno tutti perfettamente. Specialmente quello in crespo di seta.» «Quello azzurro? Trovi che sia quello che mi dona di piu? Allora è deciso» disse Octavia, chiedendo alla cameriera di prenderglielo con un cenno del capo. «Tavy, perché non mi dici la verità? Mi rifiuto di credere che tanta ansia abbia l'unico scopo di fare colpo sulle signorine Barraclough. Sei proprio sicura che Edward Barraclough non vi accompagni? O prevedi di incontrare qualche altro giovanotto nella vostra passeggiata?» «Certo che no! Come se fossi quel tipo di donna! Lo zio delle ragazze ha detto che forse ci avrebbe scortate, si. Ma, ti assicuro, non ho alcun desiderio di fare colpo su Edward Barraclough. Ti ho già detto che ormai mi lascia indifferente. Cosa sono tutte queste domande?» «Ti comporti come se fossi un'altra persona! Martha ha sistemato il colletto alla perfezione, sorellina. Smettila di tormentarlo. Vorrei farti un discorso serio.» «Non posso. Non c'è tempo. Grazie per il consiglio, credo anch'io che questo azzurro mi doni. Arrivederci, Gussie!» Octavia fuggì prima che la sorella potesse indagare oltre. Gussie sospirò pensosa, poi mandò a chiamare il segretario del marito, che si occupava anche dei suoi appuntamenti mondani. «Il mio ricevimento, James. Vorrei aggiungere dei nomi alla lista degli invitati...» Quando Octavia arrivò dai Barraclough, trovò un'altra carrozza in attesa fuori. Pip era ferma lì davanti e, non appena vide Octavia, esclamò: «Miss Petrie! Andiamo con la carrozza di Edward. Dice che è meglio così. E dice che posso sedere in cassetta accanto al cocchiere!» «Che gentile!» commento' Octavia in tono un po' secco. «Non vi dispiace, vero? Sono sicura che voi, lui e Lisette starete più comodi, dietro.» Era una giornata di sole e Pip sarebbe rimasta delusa se lei le avesse impedito di accettare l'offerta dello zio. Octavia cedette graziosamente e si preparò a smontare. Quando Edward Barraclough uscì di casa e si sostituì al valletto che la stava aiutando, la mano di lei ebbe uno scatto convulso, ma si controllo' e gli permise di scortarla alla carrozza. «Dove avevate pensato di andare?» chiese lui. «Avevo pensato di andare in carrozza nel parco, e di fare una passeggiata lungo la Serpentina» rispose Octavia. «Le ragazze potrebbero divertirsi a guardare i cigni, e spesso ci sono delle piccole barche. Ma naturalmente, se avete altri piani, sir, non dovete sentirvi condizionato.» Lui la guardò in silenzio. Poi si girò, sollevò Pip a cassetta accanto al cocchiere e si sedette di fronte a Lisette e Octavia. Le guardò. «Hyde Park sia!» La carrozza si avviò e Octavia si girò verso Lisette. «Non ti ho mai visto cavalcare a Wychford. Immagino che tu ne sia capace.» «Oh, si! Mi piace tantissimo.» «Allora ti porterò sul Rotten Row. Potremmo andarci a cavallo domani o dopo.» «Rotten Row. Che buffo nome!» osservò Pip girandosi. «Nei tempi andati era conosciuto come route du roi, la strada che percorrevano i re tra Kensington Palace e St. James. Non so perché il nome sia stato poi cambiato.» Edward storse la bocca in un sorriso. «Istruttiva come sempre, vedo. Le vecchie abitudini sono dure a morire.» «Alcune più velocemente di altre» osservò Octavia con freddezza tornando a rivolgersi a Lisette. «Durante la Stagione, è molto in voga farsi vedere a cavallo o in carrozza lungo il Rotten Row, tra le quattro e le sei. Ci vedrete tutto il bel mondo, lì. Ma l'orario migliore per godersi una cavalcata è quando ancora non c'è nessuno, alle undici o mezzogiorno.» Si fermarono poco dopo l'entrata del parco e guardarono lungo il Row. Anche se la Stagione era appena all'inizio, era già molto affollato. «Questo non lo chiamo andare a cavallo. Un tè in sella, piuttosto! È impossibile farsi una bella galoppata.» Commento' Edward. «Impossibile è dir poco! Non dovete nemmeno provarci, Lisette. Non se desiderate l'approvazione delle signore del bel mondo.» «Lady Jersey è già stata molto gentile, miss... contessina Octavia. La zia Julia ha ricevuto degli inviti per Almack's.» «Che buona notizia.» «Mi chiedo quale fata madrina abbia organizzato la cosa. Sally Jersey non è nota per la sua compiacenza verso i nuovi arrivati.» mormorò Edward. «Credo che sia stata la sorella maggiore di Octavia, la Duchessa di Monteith, Edward.» «Davvero, Lisette? Bene, bene, bene. Che sorpresa!» Il tono di Edward Barraclough non sarebbe potuto essere più ironico. «Proseguiamo? O desiderate passeggiare?» «Andiamo a piedi, Edward!» esclamò Pip, mai contenta di restare inattiva a lungo. «Contessina Octavia? È consentito a delle aspiranti regine della moda?» Octavia ignoro' l'ironia. «Certamente. Camminiamo fino alla Serpentina?» Mentre passeggiavano, Octavia avvertiva che i cortesi saluti dei suoi tanti conoscenti non riuscivano a nascondere la curiosità. Lei annuiva e sorrideva con calma, presentando i Barraclough quando necessario, e si assicurava che Pip o Lisette si trovassero sempre tra lei ed Edward Barraclough. Ma dopo un po' Pip non sopporto' più quel passo così tranquillo. «Vieni, Lisette! Andiamo a vedere le anatre!» gridò. Octavia cercò di protestare, ma Edward la fermò: «Lasciamole andare, non le perderemo di vista. Non avrete paura a stare da sola con me alla luce del sole in parco, vero, Octavia? Cosa pensate che potrei farvi?» «Ma niente, Mr. Barraclough! Tranne usare il mio nome di battesimo, quando non mi pare di avervene dato il permesso! O sbaglio?» «Oh, andiamo! Abbiamo sicuramente superato questa fase. In privato.» Octavia si fermò e lo affrontò.

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Capitolo 33
*** 33 Capitolo ***


Octavia parlò con tanta calma, in tono così misurato, che nessuno guardandola avrebbe potuto immaginare il tumulto emotivo che stava dietro le sue parole. «Mr. Barraclough, non sono più un'istitutrice alle vostre dipendenze. So che cosa pensate di me, ma ciò che è successo a Wychford è acqua passata. Agli occhi del mondo sono un membro di una famiglia onorata e una signora dall'impeccabile reputazione, che merita di essere trattata con rispetto da qualcuno che altro non è che un casuale conoscente.» «Un casuale conoscente?» L'ironia della voce di lui era evidente. «Così mi chiamereste? Perdonatemi, Octavia! La mia memoria non è accomodante come la vostra, a quanto sembra.» Octavia continuò a camminare, cercando di controllare la rabbia. Non si era aspettata tutto ciò. Per qualche motivo aveva pensato che anche per lui sarebbe stato un sollievo lasciarsi alle spalle Wychford e tutto quello che vi era successo. Guardò Pip e Lisette ridere indicando gli uccelli sul lago. Aveva desiderato di poter fare tanto per loro, ma quell'uomo poteva rovinare tutto. Alla fine disse con calma: «Se non riuscite a mettere le briglie a questa vostra memoria, allora sarò costretta a lasciare Londra. È questo che desiderate?» «Certo che no! Perché dovreste lasciare Londra?» «Sarebbe inutile restare. Non ho particolare propensione per la vita di città. Sono venuta qui quest'anno solo mossa dall'affetto che porto alle vostre nipoti. Pensavo di usare la mia influenza in società a loro favore.» «Ah! La Duchessa di Monteith. L'avevo immaginato. Che cosa commovente!» Octavia lo ignoro' e riprese. «Credo di poter fare molto per loro, ma solo se voi la smetterete di rammentarmi un episodio che preferirei dimenticare. I pettegoli si insospettiranno sentendo che mi chiamate Octavia. In realtà, se lo voleste, potreste facilmente distruggere il mio cretino nel mondo con qualche parola ben scelta. Non potrei più fare nulla per Pip e Lisette, però.» Si interruppe di nuovo e alzò il mento per guardarlo. «Allora, qual è la vostra decisione, Mr. Barraclough? Potete scordare l'istitutrice e il suo spudorato comportamento, o devo lasciare Londra e tornare ad Ashcombe?» Edward Barraclough la guardava con uno scintillio di ammirazione negli occhi, fatto che la turbo' profondamente. «Cosa vi rende tanto sicura di sapere ciò che penso di voi?» «Non ho scordato quello che avete detto l'ultima volta che ci siamo visti.» Edward fece una pausa, poi le confessò: «Ero furioso. Più di quanto non fossi mai stato in vita mia. Ammetto, ho sbagliato. Ma perché mi avete taciuto che Harry Smith era vostro fratello? Perché mi avete lasciato credere il peggio?» «Non mi avreste dato ascolto. Pensavate di sapere che razza di donna ero, e dopo il mio comportamento di quel pomeriggio non ne ero sorpresa... Ma prima dimentichiamo l'episodio, meglio sarà. Quello che conta è come posso aiutare Lisette e Pip. Devo preparare le valige? O posso restare e fare del mio meglio per loro? La decisione è vostra.» Ci fu una pausa. «Mi dichiaro sconfitto. Cercherò di trattarvi con il rispetto che merita una donna del vostro rango.» disse Edward alla fine. Le parole erano concilianti, ma il tono ironico. Lui riprese: «Ma non sono sicuro di come devo comportarmi. Fino a che punto vi conosco?» «Sono una buona amica delle vostre nipoti. Nulla di più.» «Non sono sicuro...» Si interruppe. «Molto bene. Ma prima che ci imbarchiamo in questa particolare recita, vorrei che mi diceste una cosa.» «Ebbene?» «Cosa pensate di me?» Octavia non si era aspettata quella domanda. Per un folle istante, fu tentata di dire: «Non so cosa penso di voi, se siete buono o cattivo, gentile o scostante. So solo che vi amo!» Che arma gli avrebbe dato! Sarebbe stato dispiaciuto per lei? Imbarazzato, magari? O avrebbe riso? Avrebbe pensato di riuscire a farle scordare la sua tanto vantata rispettabilità e convincerla ad avere una relazione con lui, una rivale per la sua amante? Octavia tirò un sospiro e disse: «Ammiro la vostra devozione per Pip e Lisette. Ma, a parte le vostre nipoti, abbiamo ben poco in comune. Certamente non intendo approfondire la nostra conoscenza oltre i normali rapporti di cortesia. Raggiungiamo le ragazze? Credo che Pip abbia voglia di proseguire.» Per tutta la settimana successiva, Octavia fu attenta a far visita a Lisette e Pip solo quando pensava che il loro zio fosse impegnato altrove. L'organizzazione dell'imminente ricevimento di sua sorella occupò buona parte del suo tempo. Si risenti', tuttavia, quando Gussie le mostrò la lista degli ospiti. «Cosa ci fa il nome di Edward Barraclough? Non ti avevo chiesto di includerlo. L'invito era inteso per Mr. E Mrs. Barraclough, e per Lisette. Pensavo non volessi che io frequentassi l'altro fratello Barraclough.» Gussie inarco' le sopracciglia. «Come facevo a invitare l'uno e non l'altro, Tavy! E poi Edward è molto più inserito, e mille volte più divertente, di Henry e di quella sua orribile moglie. E, alla luce di ciò che mi hai detto, sono proprio curiosa di rivederlo. Perché sei così contrariata che abbia incluso il suo nome?» «Chi ha detto che lo sono? È stata una sorpresa, tutto qua. Non era assolutamente necessario!» «Certo che lo era, Tavy cara. Ma non prendertela con me. Credo di avere un altro beau per te, e dobbiamo tutto agli sforzi di Monteith. Questa sì che dovrebbe essere una sorpresa per entrambe!» Octavia rise suo malgrado. Così raramente Gussie aveva una parola buona nei confronti del grasso, pigro marito. «Com'è successo, Gussie?» chiese ansiosa. «Oh, non preoccuparti! Monteith non ha dovuto impegnarsi affatto! Il giovanotto è il pronipote di uno dei tanti parenti scozzesi di Monteith, e si è presentato personalmente l'altro giorno da Boodle's. A Monteith è risultato tanto simpatico che lo ha invitato al ricevimento. Io sono rimasta deliziata. Significa che almeno il mio caro marito si ricorda che stiamo per dare una festa.» «Povero ragazzo. Non conosceva anima viva.» «Lo invitero' a cena prima che arrivino gli ospiti. Ci sarà anche Harry e potrà prendere questo Mr. Aransay sotto la sua ala protettrice. Devono avere all'incirca la stessa età. Ora, quando incontrerò questi tuoi Barraclough? Vengo con te domani quando andrai a trovarli? Sono impaziente di vedere con i miei occhi questa bellissima miss Lisette. E Cherry mi dice che Philippa Barraclough è sveglia e simpatica come sostenevi tu.» Octavia si sbagliava sul conto di Edward Barraclough. Lui non la disprezzava affatto. Più spesso di quanto gli facesse piacere, si trovava a pensare a lui, a sorridere al ricordo dell'imperiosa figuretta sullo sfondo della Serpentina, il mento alzato in un gesto di sfida mentre pronunciava il suo ultimatum: voleva essere trattata con decoro, o se ne sarebbe andata. Lui aveva iniziato pieno di sospetti, diffidando delle motivazioni che l'avevano spinta a contattare Julia e le ragazze. Si era autoinvitato all'escursione in Hyde Park con l'intenzione di mostrarle quanto poco la sua altolocata posizione sociale significasse per lui, pronto a farla tornare di botto sulla terra con qualche allusione ai loro incontri amorosi, qualora si fosse data delle arie. Ma non aveva tardato a scoprire che le loro schermaglie verbali gli piacevano, e non era riuscito a trattenersi dal provocarla. Lei non era mai stata sottomessa, ma ora che era libera di parlargli alla pari, la sua prontezza ad accettare la sfida lo intrigava e lo affascinava. Miss Petrie l'istitutrice era stata unica, ma la Contessina Octavia, ultimogenita del Conte di Warnham, era una creatura rara. Lui la trovava anche più attraente. Edward si ammoni' invano a non interessarsi troppo a lei. Si ricordò come lo aveva ingannato, come avesse probabilmente riso di lui, come gli avesse fatto perdere la testa, ma scoprì che continuava a volerla conoscere meglio. Aveva il dubbio che lei lo stesse evitando, ma era pronto ad aspettare. Sarebbe di certo venuta al ballo dato in onore di Lisette.

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Capitolo 34
*** 34 Capitolo ***


In seguito tutti convennero che il ballo dei Barraclough era stato uno dei successi della Stagione. Julia aveva fatto bene il proprio lavoro e, malgrado tutto quello che era successo in passato, aveva accettato con riconoscenza l'offerta generosa di Octavia. Di conseguenza, alla serata aveva partecipato il fior fiore della società londinese, compresi un duca reale, due delle patronesse di Almack's, il Duca e la Duchessa di Monteith, e persino, brevemente, il Duca di Wellington. Col suo inconfondibile genio, Madame Rosa aveva ideato un modello di superba semplicità per il debutto di Lisette. Un delicato ricamo in argento sulle maniche e sull'orlo del frusciante abito di seta bianca era stato l'unica decorazione che aveva contemplato. Lisette sembrava la principessa delle fiabe a cui Octavia aveva pensato la prima volta che l'aveva vista. I suoi capelli scuri, gli occhi viola e l'incarnato delicato erano messi in risalto dal bianco argentato dell'abito e dal bouquet di roselline bianche legate con nastri viola che portava in mano. Fece sensazione. Fu subito al centro di uno stuolo di ammiratori. Il bel mondo cominciò a parlare con entusiasmo della sua bellezza, della sua modestia e del suo fascino. Alcuni rimasero talmente colpiti che scordarono persino di menzionare la sua considerevole fortuna. Edward era orgoglioso di sua nipote, ma guardava la folla che l'attorniava con occhio cinico. Non accadeva spesso che la ricchezza si combinasse con tanta bellezza. Non c'era da stupirsi che la ragazza e Julia fossero sotto assedio. Riconobbe diversi noti cacciatori di dote tra gli ammiratori, oltre ad alcuni figli di nobili impoveriti. Nelle settimane a venire, Lisette avrebbe avuto bisogno di tutto il suo aiuto per fare una selezione. Non l'aveva salvata dalle grinfie di Ricardo Arandez per vederla cadere tra le braccia di una sua controparte britannica! Dopo un po' si rilasso' e cominciò a guardarsi attorno. Lisette era al sicuro per il momento. I suoi occhi scrutarono tra la folla, in cerca di una figura minuta. Quando finalmente vide Octavia, si fece strada verso di lei e la trovò con la sorella. «Contessina Octavia.» Edward si inchino' formalmente. Gussie guardò Octavia annuire con freddezza. «Mr. Barraclough, credo che abbiate già incontrato mia sorella, la Duchessa di Monteith.» «Ho avuto questo onore solo un paio di volte, anche se ho frequentato spesso vostro marito, duchessa» disse Edward, inchinandosi di nuovo. Con gli occhi pieni di divertito interesse, la sorella di Octavia annuì. «Devo congratularmi con voi per vostra nipote, Mr. Barraclough. È la creatura più deliziosa che sia stata presentata in società da anni.» Edward guardò la sorella di Octavia con apprezzamento. Era il tipo di gentildonna di buoni natali che lui conosceva e capiva. C'era una certa somiglianza tra le due sorelle, ma, a differenza di Octavia, la sofisticata donna che gli stava davanti era consapevole del proprio fascino e lo usava in un modo deliberato che era totalmente estraneo alla sorella minore. In altre circostanze, avrebbe passato una piacevole ora a corteggiare la Duchessa di Monteith. Ma non quella sera! «Grazie. Siamo tutti molto orgogliosi di lei.» disse con un sorriso. «È ovvio che ha avuto gli insegnamenti di un'esperta, non trovate?» Questa volta il divertimento era anche più evidente. Edward lanciò un'occhiata penetrante a Octavia. «Cosa intendete con questo, duchessa? Ho il sospetto che vostra sorella si sia confidata con voi.» «Tavy e io siamo buone amiche, oltre che sorelle. Mi ha detto di Wychford.» Edward inarco' un sopracciglio e Octavia si affretto' a precisare: «Ho parlato molto di Pip e di Lisette.» «Ah! Capisco. Sì, Pip e Lisette. Duchessa, i Barraclough devono molto alla contessina Octavia, anche per ciò che ha fatto per Lisette questa sera.» Si guardò attorno. «Una folla di invitati eccellenti. Dubito che i Barraclough sarebbero riusciti ad attirarla da soli. Mia cognata è felice del successo della serata.» Si girò verso Octavia. «Vorrei che foste arrivata prima. Pip non ha preso bene il mancato permesso di presenziare al ballo di Lisette. Ho dovuto impegnarmi a portarla a vedere i cervi e le primule a Richmond, domani, per placarla. Anzi, vorrebbe che veniste anche voi e io le ho promesso che ve l'avrei chiesto. Verrete? Per accontentare Pip?» «Io, ehm...» «Certo che andrai, Tavy! Una gita in carrozza fino a Richmond non potrà farti che bene. Non devi deludere... la nipote di Mrs. Barraclough.» Octavia lanciò un'occhiata perplessa alla sorella, ma disse con calma: «Grazie, sir. A che ora?» Lui sorrise. «Possiamo accordarci sui dettagli durante il prossimo ballo? Avete la gentilezza di scusarci, duca?» «Certamente.» Lui si inchino' e, prima che Octavia potesse protestare, la prese per la mano e la condusse via. Gussie li guardò allontanarsi. Edward Barraclough poteva anche averle rivolto un'occhiata di apprezzamento, ma era troppo esperta per non capire quando le attenzioni serie di un uomo erano dirette altrove. Le pareva che lui fosse più attratto da Octavia di quanto fosse disposto ad ammettere. Se fosse stato così, le sue intenzioni non potevano essere che onorevoli, e lei avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per promuovere questo interessante sviluppo. Veder capitolare Edward Barraclough, finalmente, sarebbe stata una bella soddisfazione, soprattutto se a mettergli il cappio al collo fosse stata la sua sorellina. Sorrise. Al parco di Richmond per far piacere a Pip... Ma chi pensava di prendere in giro? «Credevo che avreste promesso di trattarmi con rispetto!» Sibilo' Octavia mentre Edward la scortava sulla pista da ballo. «Cos'avete da obbiettare, ora?» chiese lui sbalordito. «Non è consentito invitare a ballare una delle più care amiche di mia nipote?» «È stato il modo in cui lo avete fatto! Non me lo avete chiesto. Mi avete trascinato via dalla mia povera sorella, che ora è rimasta sola!» «Mia cara ragazza, metà dei gentiluomini di questa sala stavano aspettando con ansia l'opportunità di invitare vostra sorella a ballare con loro! Non resterà sola a lungo. È una donna molto affascinante, Oct... Contessina Octavia.» «È sempre stata considerata la più bella della famiglia.» La figura della danza li separò per un attimo. Quando tornarono insieme, Edward le confidò: «Avevo sentito dire che voi eravate una delle stelle di Londra, quando avete debuttato. La cosa non mi sorprende. Sembrate la primavera, con questo abito verde pallido.» «Non dovreste dare ascolto ai pettegolezzi, Mr. Barraclough. Né dovreste cercare di lusingarmi. Siamo casuali conoscenti, ricordate? Anzi, non sono affatto sicura che sia opportuno venire con voi domani, nonostante l'intervento di mia sorella. È un fatto che quasi certamente non passerà inosservato.» «Oh, no, non potete cambiare idea ora! E io ho pensato a questa storia dei casuali conoscenti. Non funzionerà. Prima o poi a Londra si verrà a sapere della vostra visita a Wychford, e tutti si chiederanno perché abbiamo finto di conoscerci appena. Diciamo piuttosto che siamo imparentati alla lontana. Questo renderà tutto più rispettabile, non trovate?» «Imparentati?» «Attraverso Mrs. Carstairs! Avete dimenticato che vostra zia era una grande amica dei Barraclough? Che io continuo ad avere in affitto la casa che ha lasciato a voi?» La guardò riflettere sulla questione. «Potreste aver ragione. A Londra si verrà a sapere qualcosa prima o poi... Molto bene! Dobbiamo ancora fissare l'orario per la gita di domani.» concluse Octavia. «Richmond è piuttosto distante. Passeremo a prendervi alle undici. O è tropo presto?» «Per niente. Sarò pronta!» La musica giunse alla fine e Octavia fece per allontanarsi. «Non così in fretta.» Edward le trattenne una mano. «Voglio portarvi a parlare con Lisette.» «Ma mia sorella...» «Vostra sorella in questo momento sta incantando Charlie Stainforth. Guardatela! Non sente affatto la vostra mancanza. Venite!» guidandola per la sala.

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Capitolo 35
*** 35 Capitolo ***


Edward Barraclough la condusse verso la corte di giovani uomini che attorniavano Lisette. Ma quando la ragazza vide Edward e Octavia, abbandonò tutti. «L'avete trovata!» esclamò lieta. «Contessina Octavia, sono così contenta di potervi parlare, finalmente! All'apertura delle danze ero tanto nervosa che non ho visto nessuno! C'era una lunga fila di persone che aspettavano di essermi presentate! Voglio ringraziarvi per questo.» Si toccò i capelli, che erano trattenuti da un delicato fermaglio d'argento. Edward guardò Octavia sorridere con affetto a Lisette. Non si era mai reso conto di quanto potesse essere dolce il suo sorriso. L'abito di seta verde era uno sfondo perfetto per i suoi colori, e la sua scollatura bassa, così diversa da quella dei vestiti che aveva indossato a Wychford, rivelando le deliziose linee della gola e del petto... Rimase a guardare le due donne parlare animatamente, senza neanche ascoltare quello che dicevano, una così bruna e l'altra così bionda... Non si era sbagliato riguardo ai capelli di miss Petrie. Quella sera, il morbido nodo in cima alla sua testa e i boccoli che le incorniciavano il viso erano stati sistemati ad arte da una cameriera esperta, e tra le ciocche color miele scintillavano dei diamanti. I capelli non erano inzuppati di pioggia, né sciolti sulle spalle a riflettere la luce del fuoco, ma... Trattenne il fiato quando il suo corpo rispose all'improvviso ricordo. Era vivido ed eccitante quanto lo era stato settimane prima... E lui che pensava di aver tutto sotto controllo! Lisette era stata chiamata da zia Julia e, con un incantevole sorriso di scusa, si era allontanata. Octavia si girò verso di lui e lo esorto' a tornare dalla duchessa sua sorella. Edward si riscosse e scrollo' il capo. «Sbagliato, contessina Octavia. Persino la più critica delle malelingue consente di fare due balli con lo stesso cavaliere in una serata. Intendo avere il mio secondo ora!» «Ma ho promesso a Sir Richard...» «Che peccato. Il poveretto dovrà aspettare.» Contando sul senso del decoro di Octavia perché non si opponesse ai suoi modi arroganti, Edward la prese per il braccio con fermezza e la riportò sulla pista. Questa volta per un valzer. Lui le strinse una mano nella sua, le passò un braccio intorno alla vita, e si lanciarono nella danza. Dopo un attimo, lui disse: «Non trovate la sala da ballo notevolmente fredda, contessina?» Lei corrugo' la fronte. «No.» «Strano. Avrei giurato che ci fosse una corrente glaciale che mi soffiava nella schiena. Una corrente di nome Octavia.» Le sfuggì un risolino involontario e lui disse: «Così va meglio! Avevo cominciato a temere che mi si staccassero le dita per il gelo.» «Cosa vi aspettate, sir? Vi ho pregato di trattarmi come una casuale conoscente...» «Imparentata alla lontana.» «Imparentata alla lontana! Ma voi vi comportate come se aveste un interesse specifico! Potete anche aver smesso di chiamarmi con il mio nome di battesimo, ma continuate a trattenermi con una confidenza che comincerà a far parlare le malelingue.» «Sciocchezze! Sono cose che vi immaginate voi, Oct... Contessina! Cosa potrebbe esserci di più normale dello zio di Lisette che presta cortesi attenzioni a un'amica che ha fatto tanto per sua nipote? O meglio, le sue nipoti. Pip sarebbe stata molto più malleabile se voi foste stata qui oggi. Julia non sa proprio come prenderla. Ora, avete altre lamentele, o siete pronta a godervi questo valzer?» Ballarono per un po' in silenzio e, quali che fossero le loro divergenze, i loro passi erano perfettamente sincronizzati e i loro corpi si muovevano in istintiva armonia. Edward attirò Octavia un po' più vicino. Lei alzò gli occhi e sorrise. Per un attimo lui scordo' la musica, gli altri ballerini, dimentico' tutto quello che non fosse l'incanto di averla tra le braccia. «Octavia» mormorò. Anche lei aveva sentito la magia di quei momenti, ma voleva evitarla. Tenendo sotto controllo con fermezza i pensieri ribelli, decise di affrontare l'argomento delle segrete preoccupazioni di Lisette. «Mr. Barraclough. Stavo pensando a Lisette...» inizio' con un insolito nervosismo. Edward ne fu deluso. Aveva pensato che il suo sorriso fosse di piacere, un piacere condiviso. A quanto pareva non era così. Soffocando un sospiro, disse: «Cosa c'è?» «Prima di lasciare Wychford intendevo parlarvi di lei, ma... ma non c'è stato il tempo. Vi ha detto che, dopo che ha incontrato mio fratello, lei e io abbiamo fatto una lunga chiacchierata?» Questa volta la delusione fu cocente. Si era sbagliato sul suo conto, dopo tutto? Gli aristocratici inglesi passavano metà della loro vita a pianificare matrimoni adeguati, cioè ricchi, per i loro figli. O, in questo caso, fratelli. Perché aveva creduto che Octavia fosse diversa? Sospirò rassegnato: «Immagino che avrei dovuto aspettarmelo. Avete idea di quanti altri giovani vorrebbero sposare la fortuna dei Barraclough, contessina Octavia? Vostro fratello ha bruciato gli altri sulla linea di partenza, ma questo non significa che lo guarderò con occhio di riguardo. Voglio che Lisette sia felice, ma non sono affatto sicuro che debba buttarsi via tra le braccia di un giovane soldato di bell'aspetto che l'ha già persuasa a incontrarlo in segreto!» Octavia ansimo'. «Io non...» Lui la interruppe con un cenno. «Mi avete deluso. Per quanto siate bella questa sera, non illudetevi di farmi cambiare idea su una questione seria come questa!» Un moto di rabbia coloro' le guance di Octavia. Si ritrasse da lui. «Dubito che potrei farvi cambiare idea su qualunque cosa!» proruppe e fece per lasciare la pista da ballo. Lui la seguì sino in fondo alla sala, dove avevano lasciato sua sorella. Gussie non era più là. Octavia si fermò e si girò. Disse a bassa voce: «Per vostra informazione, signore, volevo parlarvi di qualcosa di completamente diverso. Desidero quanto voi che Lisette sia felice, quale che sia la sua scelta. Ma non si butterebbe via, se sposasse mio fratello!» Irritato dalla piega presa dalla conversazione, Edward disse freddamente: «A differenza del resto del mondo, non ritengo che un titolo sia un'automatica garanzia di virtù, perciò, vi prego, non parlate delle sue prospettive di ereditare il titolo con me.» «Non intendevo farlo. Siete impossibile, sir!» Con gli occhi lampeggianti, due chiazze di rossore sulle guance, Octavia lo affrontò rabbiosamente. Edward sentì la propria irritazione sfumare. «Octavia» iniziò contrito. «E non chiamatemi con il mio nome di battesimo!» «Ah! Eccovi.» Si girarono entrambi. Gussie stava venendo verso di loro. Passò lo sguardo dall'uno all'altro e inarco' un sopracciglio. «Si siete accordati sull'orario? Se la memoria non mi inganna, Richmond è a più di un'ora di carrozza. Dovrai alzarti presto, Octavia.» Edward decise di agire con furbizia. Aveva la sensazione che Octavia avrebbe annullato la loro gita se lui gliene avesse data l'opportunità. Perciò si affretto' a dire: «Grazie per le danze, contessina Octavia. Passerò a prendervi alle undici. Duchessa, per qualche miracolo avete il prossimo ballo libero? Potrei avere l'onore?» Al suo cenno scorto' la sorella di Octavia sulla pista, dopo di che si tenne alla larga dalla famiglia Petrie per il resto della serata. Il mattino seguente Edward passò a prendere Pip, poi comando' che la carrozza si dirigesse in St.James's Square. Nonostante la collera della sera prima, era ragionevolmente sicuro che Octavia li avrebbe accompagnati a Richmond. Pip era una potente attrattiva. Provò un moto di compiaciuto sollievo quando vide che lei era vestita di tutto punto e li stava aspettando. Voleva parlarle. La loro animata discussione della sera precedente aveva lasciato in sospeso tra di loro una questione che doveva essere chiarita. Pip salutò Octavia con il solito entusiasmo, poi si sistemo' tra lei ed Edward, guardandosi attorno incuriosita mentre percorrevano la Bath Road verso Brentford e il ponte di Kew.

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Capitolo 36
*** 36 Capitolo ***


Una volta a Richmond, affidarono la carrozza ai valletti e proseguirono a piedi. Pip era entusiasta. «Miss Petrie! Guardate! Avete visto il cervo?» «La contessina Octavia si irritera' con te, Pip, se manchi di chiamarla con il suo titolo» disse Edward. «No, non lo farò, Pip! Ma mi sono comportata molto male fingendo di essere semplicemente miss Petrie. Prima o poi, purtroppo, lo si verrà a sapere.» Pip saltò su in sua difesa. «Non vi siete comportata affatto male! È stata tutta colpa mia. Ho detto a Edward che eravate venuta per il posto di istitutrice, ed è iniziato tutto così. Ma cercherò di ricordarmi di chiamarvi contessina Octavia, da ora in poi.» Aggiunse mestamente: «Solo che miss Petrie, per qualche motivo, mi sembrava più amichevole.» «Sono ancora vostra amica, Pip. Lo sarò sempre.» Edward si rivolse alla piccola in tono asciutto: «Sei una bambina fortunata, Pip. Avresti dovuto sentire la ramanzina che mi sono preso io dalla contessina Octavia, per essermi dimenticato di chiamarla con il suo titolo. Ora, perché non vai a dare un'occhiata a quei cervi? Avvicinati piano, però. Scapperanno se li spaventi.» «La accompagno...» iniziò Octavia. «No! Aspettate! Và pure, Pip. Ho bisogno di far pace con la Contessina Octavia e preferirei che avvenisse in privato, se non ti dispiace. Non voglio che tu veda crollare miseramente la mia autorità.» L'aveva detto in tono tanto leggero che Pip rise all'idea e si allontanò allegramente, pronta a inseguire i cervi. Lui guardò Octavia. «Sono lieto che siate venuta. Temevo che non l'avreste fatto.» Octavia lo fissò con freddezza. «Non l'avrei fatto, se non fosse stato per Pip.» «L'avevo immaginato. Sono desolato per ieri sera. Ho sbagliato a saltare alle conclusioni...» Edward si interruppe e sospirò. «Santo cielo, sembra che non faccia altro che scusarmi! Normalmente sono un uomo dal carattere molto equilibrato, ma voi fate emergere il peggio di me.» «È facile da spiegare. È perché segretamente mi disprezzate.» «Che cosa?» Per un attimo Edward fu talmente sorpreso che non riuscì a parlare. Poi esclamò: «Disprezzarvi? E perché mai? No, che non vi disprezzo. Che idea assurda!» «È ovvio che sia così. Dopo il modo spudorato in cui mi sono comportata quel... quel pomeriggio. E le menzogne che vi ho detto. Certo che mi disprezzate.» Edward era sbalordito.«Octavia... No, per dirvi questo vi chiamerò Octavia, perciò non guardatemi con quel cipiglio.» Prese le mani di lei tra le proprie e iniziò a dirle in tono pressante: Octavia, vi giuro che mai, neanche per un istante, vi ho disprezzato. Come potete pensare una cosa simile? Il disprezzo è forse l'unica emozione che non avete risvegliato in me! Tutte le altre le ho patite. Sospetto, irritazione, furia, delizia. Disapprovazione, ammirazione, rispetto e... e, si, desiderio. E, ovviamente, gelosia.» «Gelosia? Quando mai vi ho dato motivo di essere geloso?» «Ero tormentato dalla gelosia quando vi ho parlato, quell'ultimo mattino a Wychford. Per questo le accuse che vi ho fatto sono state tanto amare.» Octavia cercò di ritirare le mani, ma lui gliele trattenne. «No, dovete lasciarmi finire. Pensate che vi disprezzi per ciò che è successo tra noi? Non potreste allontanarvi di più dal vero. Se non fosse stato per la vostra vulnerabilità e la vostra innocenza, vi avrei preso là, in quel momento, nella stanza della torre. La vostra immediata risposta a me, la passione che avevo risvegliato in voi, mi hanno dato alla testa. Non avete idea di quanto mi sia stato difficile resistere alla tentazione. Eppure, sapevo che dovevo farlo...» Questa volta Octavia strappò le mani dalla presa di lui e si coprì le orecchie. «No! Non dite un'altra parola! Non voglio sentire. Se sapeste quanta vergogna provo ogni volta che ci penso...» Abbassò le mani e lo affrontò con fiera disperazione. «Non posso aspettarmi che ci crediate, ma mai, prima di allora mi era successa una cosa simile. Mai avevo provato un'emozione tanto forte. Ed ero sicura che mi disprezzaste per come mi ero comportata.» «La vergogna sarebbe stata mia se vi avessi tradito, Octavia. Eravamo tutti e due in preda a una forza molto potente in quella stanza. Come potrei condannare voi?» «Ma l'indomani...» «L'indomani, dopo aver ascoltato le accuse di Julia e aver sentito ciò che aveva da dire la cameriera della locanda...» Scosse la testa rabbiosamente e continuò: «Il pensiero che poteste già aver avuto un amante, che non foste la creatura innocente che avevo pensato, mi rese folle di gelosia. E quella era un'emozione che io non avevo mai provato.» Aspetto' un attimo. Vedendo che lei restava in silenzio, continuò: «Spero che potrete perdonarmi. Spero che riusciremo a lasciarci tutto questo alle spalle e a iniziare da capo, come se vi avessi incontrato in qualità di nipote di Mrs. Carstairs e di proprietaria della casa che ho affittato. Comunque vada, sappiate che non vi ho mai disprezzato.» Octavia lo guardò incerta. «Iniziare da capo? Scordare quello che è successo? Se solo potessi... Non sarebbe meglio comportarci come se non ci fossimo mai conosciuti? Andare in direzioni opposte?» Mai, fu il pensiero che gli attraversò la mente. Ma chiese con calma: «E ciò che volete?» Lei esitò e lui aspetto' rigido di tensione, spiando il conflitto interno che le si rispecchiava sul viso. Quando lei disse: «Credo che sarebbe molto difficile, se non impossibile. Cosa direbbero Pip e Lisette?» Edward tirò un sospiro di sollievo. «Esattamente. Non credo affatto che sia la soluzione. Allora, ricominciamo? Questa volta da amici? Almeno, è qualcosa di più che casuali conoscenti.» «Ci proverò. Ma non saltate più a conclusioni sbagliate su di me.» «Non riesco sempre a essere razionale quando mi siete vicina, Octavia, perciò non farò promesse avventate. Ma prometto che mi sforzero' di non farlo. E ora, di cosa volevate parlarmi ieri sera? Sembravate nervosa.» «Temevo mi avreste detto che non erano cose che mi riguardavano. Ho parlato con Lisette dell'uomo che ha conosciuto ad Antigua.» «Ah! Ricardo Arandez. Mi ha accennato alla vostra conversazione. Avete cercato di aiutarla.» «Il problema era che mi muovevo nel buio. Una volta mi avete detto che il padre di Lisette aveva scoperto qualcosa che non gli piaceva sul conto di Arandez. Per questo aveva ritirato il suo consenso. Si trattava di una questione seria?» Il viso di Edward si rabbuio'. «Molto.» «Dunque, è improbabile che vostro fratello avesse cambiato di nuovo idea?» «Più che improbabile. Impossibile!» «Non pensate che sarebbe stato meglio dire a Lisette cosa c'era che non andava?» «Certamente no. Era una bambina.» «Ma non è più una bambina, ora, e anche se sa di non esser più fidanzata, ha ancora il dubbio che Arandez dicesse la verità sostenendo che il loro matrimonio fosse l'ultimo desiderio di suo padre.» «Pensavo che questo fosse stato chiarito.» «No, vostra cognata si è limitata a dire a Lisette che non avrebbe più dovuto fare il nome di Arandez. Non le ha spiegato il perché.» Edward rimase in silenzio. Alla fine disse: «Non vedo la necessità di turbare Lisette con i dettagli della storia. Non è innamorata di Arandez e in questo momento ha tante cose con cui occupare la mente. Se non lo ha ancora dimenticato, lo farà presto. Inoltre, nonostante i timori di Julia, lui non ha più cercato di avvicinarla. No, non dirò nulla a Lisette. Davvero, non è necessario.» «Credo che vi sbagliate.» «Allora me ne dispiace. Ma non cambierò idea.» «Lo direste a me, invece?» «Certamente no!» «È per proteggere Lisette. Come posso aiutarla se non so perché suo padre non le avrebbe mai permesso di sposare Arandez? Dovete dirmelo!» L'espressione di Edward si incupi'. Disse in tono rigido: «È fuori questione. Vorrei che lasciaste cadere il discorso. Lisette è protetta dalle persone che ne hanno la custodia legale. E se Arandez si azzardasse mai a mostrare la faccia, saprei cosa fare, credetemi!»

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Capitolo 37
*** 37 Capitolo ***


Barraclough aveva un tono così feroce che Octavia tentò un approccio differente. «Ma se accadesse, non sarebbe meglio lasciare che Lisette lo rivedesse? Che lo affrontasse, che scoprisse cosa prova in realtà per lui? Non avrà pace finché non accadrà, ve ne rendete conto?» «Contessina Octavia, non sapete di cosa state parlando. Non permetterei mai a quell'uomo di avvicinarsi a mia nipote! Credetemi, è una questione ben più grave che tenere a bada quei rampolli dell'aristocrazia britannica che hanno messo gli occhi sull'eredità di Lisette.» ribatte' lui seccato. Octavia era già irritata dal fatto che non si fosse fidato di lei. Ora, si arrabbiò. «Immagino che includiate mio fratello tra questi rampolli?» «Sì, se proprio volete saperlo, è così.» Octavia si irrigidi'. «Basta! Quando vi renderete conto, sir, che i Petrie non hanno bisogno della ricchezza di nessuno? Non rendete giustizia né a mio fratello né a Lisette con questi sospetti. Credo che andrò da Pip. Preferisco la sua semplice onestà al vostro cocciuto cinismo.» Cupo in volto, Edward la guardò allontanarsi. L'aveva fatto di nuovo! Perché doveva sempre rovinare tutto? Non poteva dirle quel che aveva fatto Arandez, ma con chiunque altro sarebbe riuscito a districarsi in modo diplomatico. E per quanto riguardava il fratello di lei... Il problema era che non mai incontrato nessuno come Octavia Petrie in vita sua: una dama dell'alta società, eppure onesta e schietta quanto Pip, dolce e affettuosa come Lisette, una donna che possedeva coraggio, umorismo e una passionalità che lo infiammava quanto Louise non era mai riuscita a fare. Come doveva comportarsi, con lei? Sposala, gli suggerì una voce dentro di lui. È l'unica risposta. Sposala prima che lo faccia qualcun altro. Edward si impietri'. Sposarla? Rinunciare alla sua vita di scapolo? Unirsi ai ranghi di quegli uomini maritati per cui aveva provato tanta pena in passato? Mai! Bastava guardare come l'aveva ridotto, e non erano nemmeno fidanzati! Oh, no! Il matrimonio era una trappola in cui non sarebbe mai caduto. Che idiozia! Durante il tragitto di ritorno da Richmond, la conversazione fu esclusivamente a beneficio di Pip. Altrimenti, Octavia non avrebbe detto una parola a Edward Barraclough. Era arrabbiata e delusa. Prima la rincuorava giurandole, con apparente sincerità, che non la disprezzava, e due minuti dopo si rifiutava di rivelarle l'informazione riguardo ad Arandez. Peggio, la accusava di appoggiare le pretese di Harry sulla fortuna di Lisette. Cosa c'era che non andava in quell'uomo? Era come se cercasse la lite ogni volta che sembravano rappacificarsi. Octavia non sapeva se fosse un atteggiamento istintivo o deliberato, ma a suo parere dimostrava chiaramente la riluttanza di lui a farsi coinvolgere. Quando raggiunsero St. James's Square, bacio' Pip affettuosamente e salutò Mr. Barraclough con un gelido addio. Una volta nella sua stanza, escluse Edward con fermezza dalla propria mente e concentrò tutta la sua attenzione sulla nipote. Da quel che aveva capito dell'ultimo anno della vita di Lisette, non la stupiva il fatto che fosse triste. Il tempo avrebbe alleviato il dolore per la perdita dei genitori, ma Lisette non sarebbe mai stata in pace con se stessa finché non avesse compreso cosa provava veramente per Richard Arandez. Edward Barraclough aveva escluso che potesse essere mai stata innamorata di lui, e Octavia era incline a essere d'accordo. Lisette aveva provato dell'affetto per un giovane che conosceva dall'infanzia e si era fidata di lui. Altrimenti perché sarebbe stata così pronta a credere alla storia della lettera? Tuttavia, in quegli ultimi sei mesi lontana da Antigua, Lisette era maturata molto. Il suo interesse per Harry dimostrava che non era più innamorata di Arandez, se mai lo era stata. Ma finché aveva dei dubbi riguardo a ciò che Arandez le aveva detto, non si sarebbe mai sentita davvero libera di pensare a un altro. Octavia avrebbe proprio voluto sapere cosa aveva provocato l'improvviso ritiro del consenso alle nozze. Lisette ne conosceva la ragione? John Barraclough doveva pure aver dato a sua figlia qualche spiegazione per aver troncato il rapporto tanto bruscamente. Pertanto, quando si recò da Julia per congratularsi del successo del suo ballo, approfittò dell'occasione per invitare Lisette a un giro in carrozza nel parco. Miss Cherrifield aveva portato Pip a far visita a una sua ex alunna, perciò c'erano tutte le condizioni per una chiacchierata confidenziale. «Ho riflettuto su quel che mi avete detto riguardo a Richard Arandez, Lisette. Che genere di persona era?» iniziò, mentre si crogiolavano sotto il sole primaverile. «Non ne sono più sicura. Mi piaceva, anche se era molto più grande di me. Aveva sempre detto di volermi sposare, e l'idea mi andava, soprattutto perché significava che sarei potuta restare vicino a casa. Le nostre proprietà sono confinanti, sapete? Anche mamma e papà sembravano contenti, perciò rimasi molto sorpresa quando cambiarono idea.» «Ne conoscete il motivo? «No. Ma in seguito pensai che ci fosse stato qualche disaccordo riguardo ai confini. Edward riteneva che la famiglia Arandez si fosse appropriata di un pezzo di terra che apparteneva a noi. Papà si rifiutò di parlarne, ma è l'unico motivo che riuscii a trovare.» «Ne soffriste? Sino a che punto desideravate sposarlo?» «Ci rimasi male all'inizio, ma non durò.» «In che senso?» «Quando mamma e papà morirono e lui mi assicurò che papà avrebbe voluto che ci sposassimo subito, io non ero sicura di volerlo fare. Così gli dissi che avevo bisogno di tempo.» «Mia povera ragazza, certo che avevi bisogno di tempo! La perdita dei vostri genitori dev'essere stata un terribile colpo. Lui lo avrà capito sicuramente.» «No. Disse che gli ultimi desideri di papà sarebbero dovuti essere un sacro dovere. Si arrabbiò quando io continuai a rifiutarmi di fare quel che lui voleva, e mi chiamò stupida bambinetta. Ma Edward e lo zio Henry ci sorpresero e lo mandarono via. Quando dissero che non dovevo vederlo più, per me fu quasi un sollievo. Ma poi, dopo che Edward partì per l'Inghilterra, Ricardo tornò e mi chiese di fuggire con lui. Era come era stato in passato. Disse che gli dispiaceva di avermi spaventato, ma mi amava tantissimo e aveva promesso a mio padre che si sarebbe preso cura di me per sempre.» «Ma c'erano già gli zii a prendersi cura di voi. Sono i vostri tutori legali.» «È quello che gli dissi io. E aggiunsi che ero sicura che il mio defunto genitore non avrebbe mai voluto che scappassi con qualcuno. Fu allora che lui mi mostrò la lettera di papà. Stavamo quasi per partire quando lo zio Henry ci scoprì e chiamò i suoi uomini. Fu l'ultima volta che vidi Ricardo. Non riesco a dimenticare quel momento. Gli uomini lo stavano trascinando via, e lui urlava che dovevo aspettarlo, che mi amava e che sarebbe venuto a prendermi. Io... io sono convinta che prima o poi lo farà.» Rimasero in silenzio per un attimo, poi Octavia chiese: «E voi come vi comporterete quando lo farà?» «Non lo so! Un tempo credevo di essere innamorata di lui, ma non sono più sicura che dicesse la verità riguardo a papà. E... e ho incontrato vostro fratello e ho scoperto che mi piace di più. Molto di più. Contessina Octavia, non so proprio cosa fare.» «Credo che alla fine tutto si riduca a una questione molto semplice. Se pensate di essere ancora innamorata di lui, allora dovrete convincerlo a comportarsi con onore e ad aspettare finché non avrete il consenso dei vostri tutori. Niente più fughe. Dopo tutto, se si trattò semplicemente di una disputa riguardo ai confini, i vostri zii potrebbero ricredersi se vedranno che fate sul serio. Ma se non siete innamorata del signor Arandez, allora dovrete dirglielo. È molto semplice.» Lisette sospirò. «Sembra davvero semplice, espresso in questo modo. Cercherò di farlo. Grazie per il consiglio, contessina Octavia.» Octavia le sorrise con affetto.

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Capitolo 38
*** 38 Capitolo ***


Dopo aver chiacchierato per un po' con Lisette di questioni più leggere, Octavia la riportò in South Audley Street. Era sorpresa per l'intransigenza di Edward Barraclough. La disputa sui confini doveva essere stata davvero aspra per aver causato tanti problemi in famiglia. Comunque, forse, per Lisette era stato meglio così. La sera del ricevimento di Gussie, il duca rientrò in ritardo proprio mentre lei stava per rinunciare alla sua presenza dando inizio alla cena senza di lui. Era accompagnato da un giovanotto alto e attraente, con i capelli chiari e gli occhi azzurri. Le presentazioni furono affrettate, ma il duca sorrise alla moglie e presentò il suo protetto come il pronipote di Billie Farquhar, Richard Aransay. «Siete il benvenuto, sir. Dovete perdonare la mancanza di formalità di questa sera. La casa è stata preparata per la festa che seguirà, e ceniamo nella sala della prima colazione. Potreste scortare a tavola mia sorella Octavia Petrie? Questo è mio fratello, il tenente Petrie. Immagino che due giovani come voi troveranno molte cose da dirsi! Andiamo?» intervenne Gussie. Octavia trovò Mr. Aransay un piacevole compagno di tavola. Aveva appena passato alcune settimane con il suo prozio, e l'irriverente resoconto delle attività dell'eccentrico gentiluomo le ricordò Tom Peyne. Per un po' scordo' le sue ansie per Lisette e l'offesa per la mancanza di fiducia di Edward Barraclough e poté ridere alle storie di Mr. Aransay che si intrecciavano con quelle del duca, il quale aveva i propri aneddoti da raccontare sul conto di Lord Farquhar. Il tempo passò allegramente e fu una sorpresa quando Gussie si alzò da tavola e annunciò che gli invitati sarebbero arrivati presto. Era ora di prepararsi a riceverli. Le sale da ricevimento di Monteih House erano magnifiche, e quella sera erano state sontuosamente preparate per gli ospiti di Gussie. Un buffet al cui centro troneggiava un'enorme coppa di punch alla frutta era stato allestito nella sala da pranzo tutta stucchi, e valletti in livrea circolavano nelle sale con vassoio di vino e champagne. Non si ballava, ma una piccola orchestra suonava una piacevole musica di sottofondo. Il salone scintillava della luce di centinaia di fiammelle che si riflettevano all'infinito negli specchi che rivestivano i muri, e nell'aria si alzava un brusio di conversazioni punteggiate di risate, sicuro segno del successo della serata. Il duca si era allontanato con Aransay dopo cena, presumibilmente per scambiare con lui altre reminiscenze, perciò Harry, che aveva saputo da Octavia che Lisette sarebbe stata presente, fu libero di girare per le stanze salutando vecchi amici e persone di famiglia, senza mai perdere d'occhio l'atrio in attesa dell'arrivo dei Barraclough. Octavia faceva lo stesso. Questa volta non ci sarebbero stati incontri casuali come quello di Wychford. Quella sera Harry sarebbe stato ufficialmente presentato alla famiglia di Lisette come il tenente Harry Petrie, figlio del Conte di Warnham. Henry Barraclough e signora arrivarono con Lisette, deliziosa in giallo giunchiglia. Quando Octavia presentò suo fratello, Julia sorrise con affettazione. «Abbiamo sentito parlare di voi, naturalmente, tenente Petrie. Vostra sorella ci ha detto che avete lasciato recentemente l'esercito. Le Guardie, vero?» Harry strappò gli occhi da Lisette e si girò con uno dei suoi sorrisi più affascinanti. «Si, Mrs. Barraclough. Mio padre desidera avermi più vicino. Ho sentito che venite da Antigua. Dev'essere un' isola bellissima...» Octavia aspetto' finché non fu certa che Harry avesse in pugno la situazione, poi si scuso'. Girò per le sale, ammettendo finalmente con se stessa che stava aspettando l'arrivo di Edward Barraclough. «Incantevole. Davvero incantevole.» Octavia si girò. Dietro di lei c'era Richard Aransay, gli occhi fissi su Lisette. «Lo è davvero. Una delle stelle della Stagione.» «Vedo che vostro fratello è con lei in questo momento.» «Lisette ha molti ammiratori, sir. Volete che vi presenti?» Richard Aransay sorrise. Octavia si chiese perché questo le diede un senso di disagio. «Dubito che sia necessario, contessina Octavia. Lisette e io ci conosciamo bene. Anzi, oserei dire molto bene.» «Prego?» «Perdonatemi, contessina, il mio nome è Arandez. Richard Arandez. Temo che ci sia stato un equivoco nelle presentazioni, questa sera.» Octavia lo stava fissando allibita. «Voi siete Richard Arandez? Ricardo Arandez?» «Vedo che avete sentito parlare di me. Lisette vi ha raccontato di noi? Mi dicono che vi è molto affezionata.» «Mr. Arandez, perdonatemi, ma non credo che dovreste essere qui! I Barraclough...» «Per qualche motivo noto solo a loro mi hanno allontanato da Lisette. È questo che volevate dire? Ma sono qui su invito, contessina Octavia. Da quando i Barraclough possono decidere chi viene o non viene accolto a Monteith House? Il mio prozio era un carissimo amico del padre dell'attuale duca.» Octavia gli lanciò un'occhiata severa. «Eravate a conoscenza del fatto che Lisette sarebbe stata qui questa sera, sir?» «Diciamo che lo speravo. Devo parlarle.» Guardò Lisette, che stava tra Harry e sua zia Julia. Henry Barraclough era nelle vicinanze. «Ma non ora. C'è un luogo in cui voi e io possiamo scambiare due parole?» Octavia lo fissò per un momento, poi senza aggiungere altro lo precedette tra la folla sino al giardino d'inverno, a cui si accedeva dall'ultima delle sale. «Credo che sia abbastanza privato, sir. Ma vi avverto, non si può dire che io sia ben disposta verso di voi.» «Certo che non lo siete! I Barraclough avranno avvelenato la vostra mente per mettervi contro di me. Ho saputo che siete molto vicina alla famiglia. Ma ritenete di essere giusta, contessina Octavia? Io amo Lisette. Per molti anni l'ho guardata crescere e, incoraggiato dai suoi genitori, ho aspettato con ansia il giorno in cui sarebbe stata abbastanza grande da sposarmi. La morte dei suoi genitori è stata una tragedia per me, oltre che per quelle povere bambine. Non solo ho perduto due dei miei cari amici, ma una promessa di futura felicità con la ragazza che amavo.» Octavia fu colpita suo malgrado, ma chiese a bruciapelo: «Perché siete inviso agli zii di Lisette?» «Mi vedono come una minaccia al loro controllo della fortuna dei Barraclough.» «Dubito che si tratti solo di questo, sir.» Arandez si irrigidi'. «Mi... mi spiace. Non capisco» disse, quasi con cautela. «Non c'è stata una rottura? Una disputa riguardo a certi confini?» L'espressione si rassereno'. Si strinse nelle spalle. «Ah, sì! Quel confine. Ha causato gravi tensioni. Molte più di quante meritasse. Il padre di Lisette si rese conto che non era un vero problema, alla fine.» Guardò Octavia con i chiari occhi dall'espressione schietta. «Ora che mi avete conosciuto, contessina Octavia, pensate che sia il cattivo che sostengono i Barraclough? Lisette e io ci amiamo. Lei non sarà mai felice senza di me e io... Più di ogni altra cosa al mondo desidero avere il diritto di prendermi cura di lei, secondo i voleri di suo padre. Se solo potessi parlarle!» Octavia era combattuta. Provava una certa simpatia per Richard Arandez. Sembrava abbastanza sincero. Le ricordava Tom Payne, e Tom era stato limpido come il giorno. D'altra parte, Edward Barraclough le aveva detto senza mezzi termini che non voleva che Lisette avesse contatti di alcun tipo con Arandez. Cosa doveva fare? Ricardo era in apparenza un giovane rispettabile, introdotto in società dal marito di sua sorella. Sarebbe stato accettato ovunque e alla fine e Lisette avrebbero finito per incontrarsi. Se non lì, certamente da qualche altra parte. Non sarebbe stato meglio che si fossero veduti quella sera, sotto il suo sguardo attento? Avrebbe rischiato le ire di Edward Barraclough, ma del resto a questo era abituata! «Molto bene, signore. Vi porterò da Lisette. Ma non occorre che vi ricordi che è una delle ospiti di mia sorella, questa sera. Non dovete turbarla, né farle alcuna pressione.»

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Capitolo 39
*** 39 Capitolo ***


Octavia proseguì dicendo: «Per la società londinese, Lisette non ha alcun obbligo, se non quelli nei confronti dei suoi tutori. Comprendete cosa intendo?» Ricardo Arandez abbozzo' un sorrisino. «Grazie! E si, prometto di essere discreto. Ma, vi assicuro, sarà lieta di vedermi. Non ci saranno pressioni, contessina Octavia, solo sollievo.» Octavia lo precedette fuori del giardino d'inverno piena di scrupoli. Non era affatto sicura di fare la cosa giusta. Mentre attraversavano il salone, si girò verso Arandez. «Resterò con voi, Mr. Arandez. Lisette mi è molto cara.» «Certamente» annuì lui con un sorriso fiducioso. «Ma presto vi renderete conto di quanto sia cara anche a me!» Henry e Julia Barraclough avevano affidato Lisette alle cure di Harry e stavano seguendo il duca verso la sala da pranzo, presumibilmente per un rinfresco. Lisette sembrava serena, anche se era un po' pallida. Il salone era surriscaldato, e altri ammiratori la attorniavano, cercando di attivare la sua attenzione. Octavia affretto' il passo per raggiungerla. Lisette era fondamentalmente timida e il successo, lungi dall'esaltarla, le causava un certo disagio. Quando scorse Richard Arandez con Octavia, Lisette si fece ancora più pallida. «Ricardo? Che sorpresa! Non... non sapevo che vi trovaste a Londra» balbetto' incerta. «Lisette!» Lui si chino' come per baciarle una guancia, ma lei si ritrasse nervosamente. «Non... non qui!» Gli porse la mano, poi si girò verso di Harry che stava al suo fianco. «Tenente Petrie! Permettetemi di presentarvi un vecchio amico, Ricardo Arandez.» Harry scosse la testa. «È ovvio che miss Barraclough vi conosce, Aransay, ma perché vi chiama con un nome spagnolo? Credevo foste scozzese!» «Vengo da Antigua» disse Arandez brevemente. «Lisette e io siamo vecchi amici, anzi, più di questo...» Lisette si fece ancora più pallida e trattenne il fiato. Octavia intervenne prima che l'uomo potesse andare oltre. «Mr. Arandez! Avrete molte spiegazioni da dare, temo. Il marito di mia sorella è notoriamente distratto. A quest'ora sarete probabilmente noto in tutta Londra come Richard Aransay, dalla Scozia!» Dopo una pausa, aggiunse con un tono significativo inteso solo per le sue orecchie: «Vi avevo avvertito.» Lui annuì e spiegò disinvolto: «Lisette e io siamo cresciuti insieme, tenente, ma non ci vediamo da tempo. Posso rubarvela per un minuto o due? Le porto notizie di alcuni comuni amici di Antigua.» Harry lanciò un'occhiata interrogativa a Lisette. Lei esitò. «Credo... credo che mi farà piacere parlare con Mr. Arandez, tenente Petrie. Solo per pochi minuti. Volete scusarmi?» «Harry, puoi accompagnarmi in sala da pranzo?» chiese Octavia prima che suo fratello potesse obbiettare. «Sono accaldata e so che Gussie ha ordinato delle bevande deliziosamente dissetanti. Non ci metteremo molto, Lisette.» Octavia condusse via Harry. «Cosa significa tutto questo, Tavy? Perché stai incoraggiando quel tipo? Sai che Lisette mi piace!» «Non preoccuparti, fratellone. Non c'è concorrenza. A mio parere Lisette è maturata non poco da quando frequentava Mr. Arandez. Dalle solo il tempo di scoprirlo da sola. Com'è andata con i Barraclough?» «Proprio non capisco cosa tu abbia contro Mrs. Barraclough. È stata molto cortese con me. Un po' melliflua, forse, ma dalla conversazione gradevole.» «Non ne dubito, Harry. Sei un bel partito!» In quel momento si sentiva cinica quanto Edward Barraclough. «E l'altro zio di Lisette, Edward?» chiese Harry, quasi le avesse letto nel pensiero. «Ti ha perdonato?» «Sinceramente non lo so. Penso che avremo un altro screzio non appena vedrà Ricardo con Lisette. Disapprova Mr. Arandez anche più di quanto non disapprovi te.» «Bene! Ma perché dovrebbe prendersela con te? Non è colpa tua se Arandez è qui.» «Prova a dirlo a Mr. Barraclough! Oh, guarda, puoi dirglielo anche subito. È appena arrivato. Non credo che abbia ancora visto Arandez, però. Non sembra abbastanza furioso.» Harry guardò verso la porta. «Così, quello è Barraclough. È un bell'uomo, Tavy. Sembra un tipo potente, anche. Non mi piacerebbe farmelo nemico.» Edward Barraclough puntò verso di loro. Ebbe un attimo di esitazione quando notò Harry, poi chino' il capo. «Buonasera, contessina Octavia.» «Mr. Barraclough. Vi presento mio fratello, il tenente Harry Petrie.» «Ah! Tenente!» «Non ancora per molto, temo, sir. Ho già rassegnato le dimissioni.» «Ah, sì.» Ci fu un breve silenzio durante il quale i due uomini si valutarono. Poi Edward disse: «Conoscete mia nipote, credo.» «Sono stato presentato a lei questa sera, sir. In presenza di vostro fratello e di sua moglie.» Edward gli rivolse un sorriso cupo. «Su, tenente! Non starete cercando di dirmi che era il vostro primo incontro.» «No, sir. Avevo visto Lisette in due occasioni a Wychford. E se mi darete il vostro permesso, vorrei incontrarla ancora molte altre volte!» Octavia trattenne il fiato, ma l'audacia di Harry non era andata a suo discapito. Edward rise e disse in tono naturale: «Per questo, vedremo. Avete un buon avvocato in vostra sorella, questo è certo.» «Tavy è la migliore delle sorelle, sir.» «Tavy? Che peccato ridurre un bel nome come Octavia in Tavy!» Si guardò attorno. «Ma dov'è mia nipote ora?» «Non... non l'avete vista arrivando? Credo che sia nel salone, sir.» Octavia degluti'. «Con... un vecchio amico.» «Potreste accompagnarmi da lei, contessina? Scusateci, tenente Petrie.» Octavia lanciò un'ultima occhiata disperata a Harry e prese il braccio che Edward le offriva. Mentre si dirigevano verso il salone, prese un profondo respiro. «Avrei potuto impormi, Mr. Barraclough. Ma ho deciso di non farlo. Vostra nipote è con Mr. Ricardo Arandez.» Edward si fermò. «Come avete detto?» chiese con grande calma. Octavia degluti' e ripeté: «Vostra nipote è in compagnia di Ricardo Arandez.» Avevano raggiunto le ampie porte del salone. Lisette stava con Arandez in un alcova formata dai tendaggi di una delle finestre. Arandez era chino su di lei e parlava in tono pressante. Lei stava ascoltando, ma senza particolare attenzione, e i suoi occhi scrutavano tra la folla, ovviamente in cerca di qualcuno. Edward Barraclough inspiro' con un distinto sibilo. «È opera vostra?» chiese, muovendo appena le labbra. Octavia esitò. «Non esattamente. Mio cognato...» Quasi avesse sentito fare il proprio nome, il Duca di Monteith batte' una mano sulla spalla di Edward. «Barraclough! Proprio voi cercavo! Ho qui un giovane che viene dalle vostre parti. Giamaica, no? Venite a conoscerlo. Vieni anche tu, Octavia!» Condusse Edward verso l'alcova e scoppiò in una fragorosa risata. «Non è uno che perde tempo, vedo. Si è già accaparrato la fanciulla più carina della festa. Che splendore. Vostra nipote, vero?» «Pensavo che mia nipote si trovasse con sua zia» disse Edward minaccioso. Il Duca rise di nuovo. «Rilassatevi, Barraclough! Una bella signorina e un giovanotto attraente... Ovvio che si incontrino! La ragazza è perfettamente al sicuro, comunque! Brava persona, Aransay. Conosco suo zio.» «Dovete scusarmi, duca! Non ho bisogno di presentazione, con il signor Arandez. Ma vorrei riportare mia nipote dai suoi zii.» Avevano raggiunto l'alcova. Ignorando Arandez, Edward si rivolse semplicemente alla nipote: «Lisette?» Il duca parve sorpreso per un attimo, poi ebbe un altra stentorea risata. «Non sapevo che foste tanto rigido, Barraclough! Non importa, Aransay! Vi porto a conoscere Puffy Rogers. Un simpaticone, Puffy. Ieri sera ha perso ben quindicimila sterline senza batter ciglio. Venite!» Arandez parve incerto, ma Lisette intervenne. «Si, andate, Ricardo! Voglio cercare il tenente Petrie. Ho promesso di presentarlo a Edward. Edward, voi restate qui!» Sparì in direzione della sala da pranzo prima che qualcuno potesse fermarla.

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Capitolo 40
*** 40 Capitolo ***


Edward disse in tono amabile: «Meglio che seguiate Monteith in sala da gioco, Arandez. Non ho alcun desiderio di fare una scenata, ma non sono sicuro di potermi trattenere ancora per molto dal mettervi le mani addosso. Inoltre, restate alla larga da Lisette in futuro. Come sappiamo entrambi, potrei rendervi inviso a tutta Londra, se volessi.» Per un attimo Arandez parve sul punto di protestare, poi si strinse nelle spalle e si allontanò. Edward si girò verso Octavia. «Avete organizzato tutto voi» la accusò. «No, ma l'avrei fatto se avessi immaginato che Mr. Arandez sarebbe stato qui questa sera» ribatte' lei in tono di sfida. «Non mentite, Octavia! Avete architettato tutto con vostro cognato, anche se sapevate molto bene che sarei stato contrario. Come diavolo siete riuscita ad allontanare Lisette da Julia ed Henry?» «Non ho dovuto fare nulla. L'avevano lasciata con Harry.» «Non ci credo! Julia non avrebbe mai fatto una cosa simile. Soprattutto, con Arandez in casa.» «Mrs. Barraclough non sapeva che Ricardo Arandez fosse qui. Ma Harry è un ottimo partito, Mr. Barraclough, e vostra cognata non vede motivo di scoraggiarlo! Perciò li ha lasciati insieme. Sono stata io a portare Arandez da loro. Voleva parlare con Lisette e io... gliel'ho permesso.» Edward si rabbuio'. «Se dovesse succedere qualcosa a Lisette a causa di quello che avete fatto, vi farò pentire di essere nata!» Octavia provò una fitta di paura, ma lo affrontò coraggiosamente. «Non siate cieco! È esattamente come ho detto. Lisette è maturata da quando ha lasciato Antigua. Pochi minuti in compagnia di Arandez sono stati sufficienti a convincerla che non vuole più avere a che fare con lui. Invece di minacciarmi, guardatela ora! Vi sembra una ragazza a rischio di cadere di nuovo in suo potere?» Edward si girò e la vide venire verso di loro, scortata da Harry. Ridevano. Lui non vedeva sua nipote così spensierata da molto tempo. «Edward! Il tenente Petrie mi dice che vi siete già conosciuti. E io che non vedevo l'ora di presentarvelo personalmente.» La voce ebbe un tremito. «Perché avete quell'espressione così furiosa? La zia Julia si fida di lui. Ci ha lasciati insieme...» «Cosa ti stava dicendo Arandez?» Il viso di Lisette lasciò trapelare il sollievo. Gli venne più vicino e gli prese la mano. «Non occorre che vi preoccupiate più per Ricardo, Edward. Non farò nulla di avventato. Questa sera ho scoperto che mi è totalmente indifferente. Non appena potrò, glielo dirò.» Edward si incupi' ancora di più. «Non gli parlerai affatto, Lisette! Non devi più avvicinarti a quell'uomo!» Octavia si schiari' la voce e lui la fulmino' con un'occhiata. Lei non si lasciò intimidire. «Non vi sembra di essere un po' draconiano, signore? Dato che Mr. Arandez è il prote'ge' di mio cognato, lo incontrerete dappertutto. Sarebbe difficile per Lisette ignorarlo.» Edward strinse i denti e guardò Harry. «Tenente Petrie, avrei bisogno di parlare in privato con vostra sorella. Credete di potervi occupare di mia nipote per qualche istante?» Harry parve dubbioso. «Dipende da Tavy, sir. Desidera sentire quel che avete da dire? Ho l'impressione che non si tratti di un casuale commento sul tempo.» «La tentazione potrebbe essere forte, ma prometto di non strangolarla, se è questo che vi preoccupa.» Octavia intervenne. «Occupati di Lisette, Harry. E non fate quella faccia, tutti e due! Non ho affatto paura di Mr. Barraclough.» Il viso di Harry si illumino'. «In tal caso, non c'è nulla che potrebbe farmi piacere! Miss Barraclough, andiamo a prenderci qualcosa da mangiare?» Quando si furono allontanati, Edward disse: «Dovreste.» «Aver paura? Di voi? Mai!» Un sorrisino gli guizzo' negli occhi e sparì subito. Poi la sua espressione mutò. Si fece grave. «Il fatto che Arandez sia comparso qui, e in compagnia tanto distinta, cambia la situazione. Sembrate così determinata a rifiutarvi di attenervi alle mie istruzioni che mi costringete a rivelarvi qualcosa di più sul suo conto.» «Vorrei che lo faceste.» «C'è un posto in cui possiamo parlare?» «La biblioteca di mio cognato? Nessuno ci disturbera', là.» «Non temete i pettegolezzi, se ci vedranno insieme? Mi pare di ricordare che eravate morbosamente preoccupata al riguardo, poco tempo fa.» «È cosa di poco conto in confronto alla questione che riguarda Lisette. Volete seguirmi?» Una volta in biblioteca, una stanza usata raramente e certo mai dal duca, Octavia si girò ad affrontarlo con un'espressione di sfida negli occhi. «Mr. Barraclough, vi ascolto. Ma vi avverto, continuerò a fare ciò che ritengo più giusto, quali che siano i vostri pregiudizi nei confronti di Mr. Arandez. Se devo essere sincera, non capisco perché vi preoccupiate tanto. Lisette vi ha detto che non prova più nulla per lui, come io avevo previsto. Non appena lo rivedrà e avrà chiarito tutto con lui, dubito che sarete ulteriormente disturbati da quell'uomo.» «Pregiudizi!» Edward si mise a camminare per la stanza. Ogni suo movimento esprimeva rabbia e frustrazione. Alla fine, si fermò davanti a lei e sbotto' in tono brusco: «Non so proprio come dirvelo. Neanche Julia conosce l'intera verità. Ma mi rendo conto che, se non lo farò, voi vi ostinerete a fare di testa vostra, compromettendo l'incolumità di Lisette.» «Oh, andiamo! Una disputa riguardo a un confine non può essere tanto grave!» «È questo che pensate sia?» «È ciò che ritiene Lisette.» «E non dovrà mai credere nulla di diverso. Voglio la vostra parola, riguardo a questo.» Octavia ebbe un attimo di esitazione. «Molto bene.» Lui la guardò, come se non fosse ancora sicuro. Poi prese una decisione. «Due anni fa Ricardo Arandez percosse e violento' una ragazza di sedici anni in Giamaica. La ragazza morì.» Octavia lo fissò inorridita, poi si sedette. «Non ci credo!» «Vi assicuro che è vero. È sempre stato noto per la durezza con cui trattava i braccianti della sua piantagione, ma ad Antigua la crudeltà nei confronti degli schiavi non è considerata un crimine. È uno dei motivi per cui me ne sono andato e sono diventato un banchiere. Ma questa è un'altra storia. La ragazza non era una schiava. Sarebbe dovuto essere punito, naturalmente, ma la famiglia della vittima era tutt'altro che abbiente e il padre di Arandez poté pagare il suo silenzio.» Aspetto' che Octavia avesse riflettuto per un attimo. «Ora capite perché non voglio che Lisette abbia a che fare con lui?» «Sì, io... io... Ne siete sicuro?» «Certo che lo sono. Credete che muoverei un'accusa di questo genere se non ne avessi l'assoluta certezza? Ho parlato con i genitori della ragazza personalmente. Oltre che con le autorità dell'Isola.» Sbotto' lui con impazienza. «Ma... sembra una persona così perbene!» «È questo che lo rende più pericoloso.» «Mio Dio! E io ho incoraggiato Lisette a parlare con lui...» Octavia si nascose il viso tra le mani. «Già!» Lui la guardò per un attimo, poi disse: «Avrei voluto risparmiarvi la verità, ma...» Octavia alzò la testa e lo guardò negli occhi. «Non vi avrei dato ascolto, altrimenti. Avete ragione a essere così arrabbiato. Io... vi chiedo perdono.» Il cipiglio di lui si appiano', sostituito da un sorriso mesto. Prendendola per una mano, la attirò in piedi. «Ci siete riuscita di nuovo, Octavia. È molto strano. Mi mandate su tutte le furie, ma non riesco a restare in collera a lungo. Come fate?» Octavia aveva difficoltà di respiro. «Non lo so» sussurro' rauca. Gli occhi fissi sulla bocca di lei, Edward le confessò: «Vi sogno ancora, sapete? Ho ancora improvvisi ricordi di quella stanza nella torre...» «Anch'io» sussurro' lei. Lui la attirò lentamente a sé. «Octavia» mormorò, chinando la testa per baciarla. Per un attimo furono perduti, l'uno tra le braccia dell'altro, la passione che aumentava tra di loro... Ma lentamente tornarono sulla terra, incapaci questa volta di scordare per lungo tempo chi e dove erano. Octavia lo fissò. «Cos'è successo?» chiese, disorientata. «C'è ancora quella magia. Eppure mi sono sforzata tanto di dimenticare. Voi negate di disprezzarmi, ma...» «No!» disse lui aspro. «Non dovete dire certe cose, non dovete neanche pensarle. Non vi disprezzo, Octavia. È me stesso che disprezzo. La mia debolezza.» «Ma non è debolezza amare qualcuno.» Le braccia di lui si strinsero attorno a lei. Per un attimo, Octavia pensò che l'avrebbe baciata di nuovo. Poi, quasi con violenza, Edward esplose: Lo è per me!» Si strappò da lei. «No, Octavia! Provo per voi un sentimento che non ho provato per nessun'altra. Qualcuno lo chiamerebbe amore, forse. Ma non è abbastanza. Non ho alcun desiderio di sposarmi. Dubito che lo avrò mai. Non voglio legarmi, annegare in un mare di domesticita', nemmeno con voi. E vi rispetto troppo per offrirvi qualunque altra soluzione.» Era più determinato che mai. Era la fine della speranza. Per un attimo Octavia ebbe voglia di protestare, di urlare, di dirgli che era stupido rifiutare tutto ciò che potevano darsi a vicenda per un motivo tanto futile. Ma l'orgoglio glielo impedì. Non avrebbe implorato l'amore di nessuno.

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Capitolo 41
*** 41 Capitolo ***


Chiamando a raccolta tutto il proprio autocontrollo, Octavia riuscì a guardarlo con freddezza. «Per fortuna è così. Troverei un'offerta simile molto difficile da perdonare.» Fece una pausa, poi riprese. «Per quanto riguarda il matrimonio... Siete stato molto franco, Mr. Barraclough, perciò lasciate che sia altrettanto franca. Dato che non intendete chiedermelo, non saprete mai se vi avrei accettato o no. Ma, come voi, ho sempre evitato il matrimonio, e a questo punto mi ci vorrebbe molto per rinunciare alla mia indipendenza, più forse di quanto abbiate da offrire voi. Sono sicura che questo sentimento che proviamo, per quanto forte, sia transitorio. Morirà non appena ci vedremo meno... Cosa che senza dubbio accadrà.» «Octavia!» Lei continuò come se Edward non avesse parlato. «È ora di raggiungere Lisette e gli altri nel salone. Grazie per esservi fidato di me al punto di raccontarmi la storia di Arandez. Farò del mio meglio per proteggere vostra nipote. Desiderate che informi mia sorella o mio cognato?» La sua voce era stata cortese, ma ancora molto fredda. Lui si acciglio' e per un attimo parve sul punto di aggiungere qualcosa, poi rinunciò. «Credo di no. Non potrete dir loro tutto, perciò è meglio tacere. Troverò un modo per rendere inoffensivo Arandez.» Octavia annuì e uscì con lui. Dovette fare uno sforzo per apparire normale mentre si mescolava alla folla. Era ancora scossa da quel che aveva saputo su Arandez e della consapevolezza del rischio che avrebbe potuto correre Lisette. E un peso gelido gravava sul suo cuore. Per quanto fosse forte l'attrazione che Edward provava per lei, era anche troppo chiaro che Gussie aveva ragione. Lui non si sarebbe mai impegnato in un vincolo nuziale. Non le restava che sbarazzarsi della sua propria assurda debolezza. Edward era cupo in volto mentre cercava con gli occhi Lisette e Harry senza trovarli. «Credevo di potermi fidare di vostro fratello. Dove diavolo sono finiti?» sbotto' impaziente. Octavia colse un lampo di giallo giunchiglia tra le foglie del giardino d'inverno. Chiuse gli occhi. Non ce l'avrebbe proprio fatta a sopportare una scenata tra suo fratello ed Edward Barraclough, non in quel momento. Indicò in tono stanco: «Credo che siano laggiù.» Edward guardò e impreco': «Quel dannato sbarbatello! Non avrei mai dovuto lasciare Lisette con lui. Venite!» Ma Harry e Lisette non si stavano godendo un quieto interludio sentimentale nel giardino d'inverno. Con loro c'era Arandez, e arrivarono giusto in tempo per sentire Harry che diceva con voce calma ma minacciosa: «Ve lo ripeto, Arandez! Lasciate in pace miss Barraclough!» «Dannazione, è la mia fidanzata!» «Non lo sono, Ricardo! Ve l'ho già detto. Perché non volete ascoltarmi? Mi dispiace, ma non voglio sposarvi. Lasciatemi stare!» Lisette sembrava molto turbata. Arandez la attirò a sé con uno strattone. «Mai!» Si alzò un improvviso urlo di dolore quando Harry colpì Arandez sul braccio, poi lo spinse via. Scosto' Lisette, poi le disse gentilmente di tornare da sua zia mentre lui si occupava del suo tormentatore. «Me ne occupo io, Petrie» Intervenne Edward facendosi avanti. «Fatemi la cortesia di vigilare su Lisette e su vostra sorella. Portatele via di qui.» «Da questa parte, Lisette. Non occorre che torniamo tra gli ospiti. Potrete calmarvi un po' nella mia stanza. Vieni con noi, Harry?» chiese Octavia. Il viso di Harry era arrossato dalla rabbia. «Credo che resterò qui, se non vi dispiace. In caso questa canaglia tenti qualche altro giochetto. Ma porta Lisette al sicuro.» Più tardi sentì bussare alla porta. Era Harry. «Sono passato a vedere come sta miss Barraclough.» «Sta riposando. Volevo proprio scendere a cercare sua zia. Credo che dovrebbe riportarla a casa. Dov'è Arandez?» «Se n'è andato. Non lo rivedremo, per questa sera. Barraclough gli ha fatto capire che non era desiderato. In effetti, dubito che sentiremo più parlare di lui. Ci vuole un uomo più coraggioso di Arandez per ignorare Barraclough, te lo assicuro.» spiegò suo fratello. «Bene. Potresti andare a cercare Mrs. Barraclough al posto mio, mentre resto qui con Lisette?» Ma Lisette li raggiunse sulla porta. «Preferirei che non lo faceste. La zia Julia si agiterebbe inutilmente. Se Ricardo se n'è andato, vorrei tornare giù, se posso.» Sorrise a Harry. «Vorrei ringraziare il tenente Petrie per avermi difeso. E... ancora non ho assaggiato i deliziosi manicaretti del buffet.» Octavia guardò sbalordita Lisette, che era parsa sul punto di crollare solo pochi minuti prima, sorridere a Harry e dire: «Mi aspettereste? Ho bisogno di rassettarmi un po', prima.» Harry annuì, e lei sparì. Octavia guardò il fratello inarcando entrambe le sopracciglia, poi chiuse la porta e andò ad aiutare Lisette. «Siete certa di sentirvi abbastanza bene?» «Oh, si. Non sono nervosa quando Harry... il tenente Petrie è con me.» «Potete chiamarlo Harry anche in mia presenza, mia cara» disse Octavia divertita. «Ma non fatevi sentire da vostro zio. Devo ammettere che avete un colorito di gran lunga migliore di pochi minuti fa.» «È come avete detto voi, contessina Octavia. Ora che ho detto tutto a Ricardo, mi sento sollevata. Sono libera, finalmente!» Esitò, poi disse timidamente: «E Harry è anche più carino di quanto ricordassi.» «Sono lieta che lo pensiate. Gli sono molto affezionata anch'io. Ma dovete essere prudente con vostro zio. Non c'è motivo per cui Harry non debba avere la sua approvazione, eppure avverto una certa riluttanza in lui!» «Gli passerà. Alla zia Julia piace. Scendiamo?» Lisette aprì la porta, prese in braccio che Harry le porgeva e cominciò a scendere le scale. La sua compostezza, la sua aria di serena sicurezza erano incredibili! Solo questo era bastato? Confessare a Ricardo Arandez che non lo amava più? L'espressione di Octavia era malinconica mentre li guardava scendere le scale. Sembrava che per loro, almeno, ci sarebbe stato un lieto fine. Tornò in camera sua, chiuse la porta e vi si appoggiò contro. Solitudine, finalmente! Il dolore al cuore si stava facendo insopportabile. Edward Barraclough aveva ammesso di amarla, e un istante dopo le aveva portato via ogni speranza riguardo a un loro futuro. Che stupido, stupido uomo era! Le sfuggì un singhiozzo, anche se i suoi occhi erano asciutti. Come doveva reagire a tutto ciò? Certamente non tornando alla festa. Gli ospiti di Gussie avrebbero dovuto fare a meno di lei. La sofferenza era quasi fisica e non ce la faceva a comportarsi normalmente. Aveva bisogno di tempo per ricomporsi. Qualcun altro era pieno di rabbia e di dolore, ed era meno disposto di Octavia a soffrire senza vendicarsi. Arandez non poteva più illudersi che Lisette lo amasse, ma non per questo aveva rinunciato a lei. La posta in gioco era troppo ricca e troppo allettante perché lui potesse tirarsi indietro senza lottare. Per il momento Lisette era protetta e lui non poteva avvicinarsi a lei, ma finché restava nubile c'era speranza. La sua occasione si sarebbe presentata, ne era certo. Col passar del tempo scoprì che sempre meno salotti erano aperti per lui, e fu tentato di cercare il divertimento nel mondo sotterraneo della società londinese, un mondo che soddisfaceva gli appetiti più depravati. Ma più affondava, più agognava la vendetta. Cominciò col giurare a sé stesso che Lisette si sarebbe pentita per quello che gli aveva fatto. Aveva cercato di comportarsi in modo onorevole con lei, e lei gli aveva buttato questo onore in faccia. Gli approcci dolci, la persuasione, i rimproveri, le commoventi storie riguardo al padre si erano rivelati inutili. L'unica risposta era la forza... Come, alla fine, per tutte le donne. L'opportunità si sarebbe presentata, e Lisette avrebbe pagato... Tornò al mondo della malavita ad aspettare il momento opportuno, incaricando i suoi servi di tenere nel frattempo un occhio vigile sui movimenti di lei. Dopo quella sera, Octavia non ebbe altri contatti con Edward Barraclough.

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Capitolo 42
*** 42 Capitolo ***


Non più confidenze, non un'altra lite, nemmeno riguardo a Harry. Non le era difficile evitarlo. C'erano tanti gentiluomini sempre pronti a scortare la Contessina Octavia, a ballare con lei, a intrattenerla, e in un certo senso stava riscuotendo un successo grande quanto quello di Lisette. Mostrava al mondo un viso coraggioso, e nessuno sospettava che il suo cuore si stesse sbriciolando lentamente. Ma quando la Stagione si fece più avanzata e Londra diventò calda e polverosa, lei cominciò a pensare a Wychford, ai suoi prati, al suo lago, alle fresche ombre tra gli alberi, e desidero' recarsi là. I sei mesi del contratto di affitto dei Barraclough erano scaduti e la casa ora era a sua disposizione. Il suo compito a Londra era finito. Pip aveva la sua istitutrice, Lisette aveva debuttato in modo trionfale, ed era di dominio pubblico il fatto che lei ed Harry Petrie si sarebbero probabilmente sposati. Tutti, pareva, erano felici tranne lei. L'aria di Londra era viziata, i suoi corteggiatori prevedibili quanto lo erano stati cinque anni prima, e questa volta lo sforzo di mantenere le apparenze le risultava insopportabile. Così, quando le si presentò una scusa per lasciare Londra, la colse al volo. Accadde durante una visita ai Barraclough in South Audley Street. Harry era come al solito assorto in una conversazione con Lisette, e Octavia era stata lasciata a parlare con Julia. La sua forza d'animo fu duramente messa alla prova quando Julia si lanciò in una lunga diatriba riguardo al comportamento di Edward Barraclough. «Non ha mai preso le sue responsabilità seriamente quanto avrei voluto, ma mai si era comportato così. Tutta Londra parla di lui! Non riesco a immaginare che cosa gli sia successo. Si potrebbe pensare che stia deliberatamente tentando di colpire al fianco la famiglia. Beve e gioca d'azzardo e, a quanto mi dice Henry, sta spendendo una fortuna per quella... quella sgualdrinella!» Poi, forse rendendosi conto che era stata indiscreta, si affretto' ad aggiungere: «Non che io sappia di certe cose, naturalmente. Nessuna donna seria le sa!» Finalmente, con profondo sollievo di Octavia, Julia abbandonò il discorso riguardo al riprovevole comportamento di Edward e cominciò a parlare del resto della famiglia. Ma ciò che aveva da dire non era molto più consolante. Era preoccupata per Pip. «Cosa c'è che non va?» chiese Octavia. «Mi è parsa un po' pallida l'ultima volta che l'ho vista. Non sta bene?» «Temo che la vita a Londra non le giovi affatto. Non fa che parlare di Wychford. La sua istitutrice è molto brava, l'ha portata a visitare tutta la città, ma conoscete Philippa. Ha tante energie, eppure l'afa e la polvere a volte sono eccessive anche per lei. Londra non è il luogo più indicato per una bambina della sua età. Non so come faremo quando miss Cherrifield se ne andrà.» «Se ne andrà? Pensavo che sarebbe rimasta con voi.» «Oh, tornerà. Ma gli accordi prevedono che le avremmo dato tre settimane libere all'inizio di maggio. Come farà Philippa senza di lei non so proprio immaginarlo! Io non ho tempo per occuparmi della bambina. Sono tutta presa da Lisette. Quella canaglia di Arandez è ancora a Londra, ed Edward e Henry insistono perché Lisette abbia uno chaperon ovunque vada. Vostro fratello è molto bravo, ovviamente. Passa tanto tempo con lei.» Lanciò un'occhiata affettuosa a Lisette ed Harry, seduti all'altro capo della stanza. «Credo proprio che ci saranno delle nozze in vista, non trovate? Ma non posso lasciare neanche loro senza chaperon troppo a lungo. Il che significa che mi resta poco tempo per Philippa.» Octavia riflette' un attimo. «Potrei badare io a Pip, durante l'assenza di miss Cherrifield? Pensavo di recarmi a Wychford e sarei lieta se potesse venire con me.» Julia la guardò sorpresa. «Volete lasciare Londra? Prima della fine della Stagione?» Octavia annuì. «Sconcertante, vero? Ma mi farebbe piacere lasciare la città. La compagnia di Pip è un'ulteriore attrattiva. Pensate che verrebbe a Wychford?» «Sono sicura che ci verrebbe molto volentieri! Non la smette mai di parlare di quella casa.» Il tono di Julia lasciava trapelare la sua opinione in merito. «Bene, allora, siamo intese? Tra una settimana, avete detto? Perfetto! E... Pip può restare con me finché non sentirete troppo la sua mancanza. Miss Cherrifield potrebbe persino raggiungerci là, al suo rientro. Dubito che tornerò a Londra, una volta che me ne sarò andata.» «Contessina Octavia, sarebbe un dono della provvidenza! Non so dirvi quanto vi siamo grati. Ne siete sicura?» «Assolutamente!» «Faccio chiamare Philippa, così potrete dirglielo personalmente.» Octavia si preoccupò quando vide Pip. La frizzante energia che l'aveva sempre caratterizzata era diminuita considerevolmente e il saluto della bambina, anche se entusiastico, fu meno esuberante del solito. Ma quando seppe dell'invito di Octavia, impallidi' per l'eccitazione. «Davvero? Parlate sul serio? Oh, miss Petrie, voglio dire, contessina Octavia, come siete buona! Lisette, hai sentito? Torno a Wychford!» Molti furono sorpresi della decisione della Contessina Octavia Petrie. Gussie ne fu molto delusa e Octavia dovette faticare non poco per farle cambiare l'idea, ma rimase ferma sulla propria posizione. Era stanca di Londra e non voleva sentire un altro pettegolezzo sul conto di Edward Barraclough. Aveva il sospetto che lui stesse facendo del proprio meglio per dimenticarla, e non aveva alcun desiderio di essere presente quando alla fine ci sarebbe riuscito. Perciò, dopo una settimana convulsa, Octavia, Pip e un piccolo seguito di domestici si misero in viaggio per Wychford. Quando alla fine imboccarono il viale, Pip non poté più tenere a freno l'eccitazione. «Guardate, miss Petrie, guardate! La casa sta ridendo!» Si girò. «Scusate, volevo dire, contessina Octavia.» Octavia rise e passò un braccio attorno alle spalle di Pip. «Chiamatemi come volete, Pip. Non ci farò caso.» Guardò dal finestrino.«Credo proprio che abbiate ragione.» Era una bella giornata di sole, anche se c'era una lieve brezza e i rami frondosi degli alberi danzavano nell'aria. Le loro ombre, riflesse nelle finestre di Wychford, davano alla casa un'aria di contentezza. Octavia si sentì il cuore più leggero. Ci sarebbe sempre stata Wychford ad alleviare le sue pene. Mrs. Dutton le stava aspettando, e accolse la notizia che la proprietaria di Wychford era miss Petrie con un sorriso pacato e il commento: «Ho sempre sospettato che ci fosse qualcosa di speciale in voi, contessina. Speriamo che siate soddisfatta di come abbiamo tenuto la casa. La riparazione alle scale è conclusa, anche se gli uomini ancora non capiscono cosa possa essere successo. Sembra tutto a posto ora, comunque. Ho messo miss Philippa nella stanza della torre, ma non ero sicura di quale camera avreste preferito voi. Vi ho fatto preparare sia la camera padronale sia la vostra vecchia bstanza.» Octavia guardò gli occhi imploranti di Pip e decise: «Dormirò nella mia vecchia stanza, Mrs. Dutton, grazie.» In breve si erano sistemate e avevano cominciato a esplorare il loro regno, e se Octavia era meno esultante della sua piccola amica, trovò quanto meno un po' di pace. Ma non suggerì mai che salissero sino alla stanza in cima alla torre. Quando Pip glielo chiese, rispose vagamente che pensava che la chiave fosse andata smarrita. A Londra, nel frattempo, Edward Barraclough stava combattendo una battaglia persa. Non aveva quasi più visto Octavia dopo la scena nella biblioteca dei Monteith e, le poche volte che avevano avuto occasione di incontrarsi, o modi di lei erano stati così diversi che non gli era parsa più la stessa persona. Era come se un invisibile muro di ghiaccio li separasse. Lei aveva ovviamente tirato una riga sulla loro lunga e curiosamente intima relazione, e lui ora vedeva la Contessina Octavia Petrie che il mondo conosceva. Incantevole, cortesissima e indifferente.

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Capitolo 43
*** 43 Capitolo ***


Edward Barraclough avrebbe dovuto rallegrarsi che fosse così, ma in realtà riusciva a stento a sopportarlo. Quando venne a sapere che Octavia intendeva lasciare Londra, gli ci volle una considerevole forza di volontà per non precipitarsi in casa dei Monteith per vederla, ma resistette alla tentazione. Cosa avrebbe potuto dirle? Implorarla di restare, di sorridergli, di parlargli come un tempo, di tornare a essere la sua Octavia? Non finché era più deciso che mai a evitare la trappola del matrimonio. No, meglio lasciarla partire. Una volta che non l'avesse vista più, l'avrebbe dimenticata facilmente. Questo gli serviva: la sua assenza e un po' di tempo. Ma il tempo gli provò che sbagliava. Londra era un deserto senza di lei e la vita a mala pena degna di essere vissuta. Louise non gli era di alcun conforto e, dopo una lite, le loro strade si divisero. Non passò molto prima che lei trovasse un altro. Il gioco d'azzardo perse il suo fascino, come pure le tensioni del mondo bancario e finanziario. Edward si spazienti' con il Ministero degli Esteri e, dopo aver offeso alcuni importanti gentiluomini, dichiarò chiuso il rapporto di consulenza. Guardava l'evidente felicità di Lisette con Harry con occhio critico, ma non poté trovare nulla da obbiettare nel loro rapporto e, dopo un imbarazzante esame di coscienza, concluse che era fondamentalmente invidioso. Quando Harry chiese il suo permesso di corteggiare Lisette, Edward fu appena in grado di controllarsi e di dare il suo consenso con ragionevole buona grazia. Quella sera stessa, nella sua casa di North Audley Street, mentre il fuoco moriva e le stanze si facevano silenziose, rimase seduto a bere brandy e a contemplare il naufragio della sua ben pianificata e ben organizzata vita. Cos'era successo? Solo il settembre prima aveva attraversato Berkeley Square compiangendo il povero Trenton che era costretto a sposarsi e congratulandosi con se stesso per la propria spensierata libertà. Cos'era andato storto? Perché a un tratto la libertà non gli bastava più? Un altro problema lo assillava. Ricardo Arandez si faceva vedere sempre meno in società, ma era ancora a Londra. Dove trascorreva il suo tempo? E perché era rimasto in Inghilterra, pur sapendo che aveva perso Lisette per sempre? Ricardo Arandez non era uomo da rinunciare facilmente, né da scordare quello che percepiva come un insulto. Finché lui non fosse stato assolutamente sicuro che Arandez era tornato nelle Indie Occidentali, Lisette sarebbe dovuta essere sorvegliata costantemente. Deciso questo, Edward trovò impossibile non tornare all'altra, fondamentale questione. Cosa poteva fare riguardo alla propria insoddisfazione? Alla fine si addormento', ancora riluttante ad ammettere la risposta. Ma soltanto un paio di giorni dopo, scoprì che a un tratto aveva le idee chiare. Lisette sentiva la mancanza di Pip. E le mancava Octavia. Il pensiero che nessuna delle due fosse al corrente del suo fidanzamento, per quanto ancora non ufficiale, la intristiva. Ma la sua richiesta di far loro visita a Wychford non trovò favore presso sua zia. «Davvero, Lisette, dovresti avere più considerazione per me. Sai che dovrei accompagnarti, e il pensiero di quella casa mi fa rabbrividire. E poi, la Stagione sta per volgere al termine, e non intendo perdere gli ultimi ricevimenti, in particolare il ballo dei Marchant. Potrai sicuramente aspettare sino ad allora!» Quando Harry vide la delusione di Lisette, uscì con la felice idea di scortare personalmente la giovane a Wychford. Pur essendo tentata, Julia pose il veto. «Non si può fare! Non prima che siate ufficialmente fidanzati, e anche allora sarei riluttante. No, tenente Petrie, grazie di esservi offerto, ma non è cosa da farsi.» L'avevano fatta sentire in colpa, e questo la irritava tanto che quando incontrò nuovamente Edward si lagno' con lui. «Mi sono dedicata completamente a quella ragazza, l'ho fatta fidanzare con uno dei migliori partiti della città, e lei come mi ringrazia? Vuole trascinarmi di nuovo in una casa che sa bene che non sopporto, solo per dire a sua sorella che è fidanzata. E non è ancora ufficiale! La celebrazione avverrà in seguito, quando Lord Warnham avrà dato il suo consenso. Davvero, vorrei che tu parlassi con quella ragazza. Invece di essermi grata, cammina per casa come se avessi commesso un crimine. Ma non posso lasciarla partire con solo il tenente Petrie per scorta. Non sta bene. E, in più, non è sicuro. Non con Arandez nei dintorni.» «Li accompagno io.» L'offerta gli era venuta spontanea, e stupì entrambi. Dopo un attimo di pausa, Julia accettò sollevata, e chiamò Lisette per darle la buona notizia. Edward si trovò a prendere gli accordi necessari in una sorta di stordimento, ancora incerto su cosa lo avesse spinto a offrirsi e chiedendosi se non fosse impazzito. Soltanto in seguito, quando fu solo, ammise finalmente che accompagnare Lisette ed Harry a Wychford significava che avrebbe rivisto Octavia. Non aveva idea di come sarebbe stato ricevuto, ma doveva capire una volta per tutte perché la sua vita fosse così insopportabile senza di lei. Presa la decisione, il mondo a un tratto si tinse di rosa. Il mattino in cui lasciarono Londra c'era il sole e la campagna appariva in tutto il suo splendore. Quando svoltarono nel familiare viale, Harry li fece ridere con il racconto di come si fosse nascosto nel bosco la prima volta che era venuto lì, e stavano ancora ridendo quando apparve la casa. Edward provò un moto di felicità. Wychford con i suoi frontoni un po' storti, le sue finestre scintillanti e la sua strana torretta aveva un'aria accogliente e sembrava... in attesa. Era l'unica parola. Attesa. Lisette aveva mandato un messaggio, e Pip li stava aspettando. Quando avvisto' la carrozza, si lasciò cadere dal ramo su cui si era arrampicata e corse verso casa urlando: «Sono arrivati! Sono arrivati, Octavia!» La figura di Octavia risaltava contro il massiccio portone di quercia. Appariva un po' più pallida del solito, ma appena i tre visitatori smontarono dalla carrozza, il colore le afflui' alle guance. Per alcuni istanti, quando le due giovani Barraclough si salutarono, regnarono confusione ed eccitazione. «Non vi aspettavo» disse Octavia in tono distaccato, guardando Edward. «Lisette aveva accennato solo a se stessa e a Harry.» «Suppongo che potreste definirmi una specie di chaperon» Disse lui. Fu il primo a essere sorpreso dalla freddezza della propria voce. Alla vista di Octavia gli si era sciolto il cuore. Aveva dimenticato tutto tranne quanto significasse per lui, aveva provato il bisogno di prenderla tra le braccia e cancellare quell'infelicità dagli occhi con un bacio... E non aveva osato. Per la prima volta nella vita, non sapeva come sarebbe stato accolto. Era paralizzato dall'improvviso pensiero che Octavia potesse averlo cancellato dalla propria mente, che potesse non gradire più il suo tocco. Ma trattenersi dal prenderla tra le braccia, comportarsi in modo normale, aveva impegnato ogni oncia del suo autocontrollo. Aveva fatto bene. Octavia rise brevemente, ma il muro di ghiaccio non si sciolse. «Ovviamente. Dubito che Julia si avvicinerà più a questa casa di sua spontanea volontà. La considera pericolosa.» Una breve pausa. «Dovete perdonarmi. Non so proprio cosa dire. La situazione mi sembra così strana. L'ultima volta che ci siamo visti qui, voi eravate il padrone e io l'istitutrice, e ora...» Scosse la testa. «Volete accomodarvi, sir?» lo invitò in tono formale. «Ho fatto preparare un buffet. Una cosa semplice, nel salottino... Vedete, non vi aspettavo.» «Non trattatemi come un estraneo, Octavia! Vi prego!» Lei ebbe un sorriso tirato. «Se volete la verità, non so proprio come trattarvi. Non c'erano lezioni per questo genere di situazioni nel mio Collegio per Signorine. Ma accomodatevi. Gli altri ci attendono.»

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Capitolo 44
*** 44 Capitolo ***


Nell'atrio, Edward si guardo' attorno. La scala era tornata perfetta, senza traccia di danni. I massicci candelieri di ottone scintillavano alla luce del sole che entrava dalle finestre. «Pip ha un aspetto migliore» affermò, sforzandosi di portare avanti una conversazione normale. «Wychford le piace. Ci siamo divertite tanto.» disse Octavia. «Voi la viziate.» lei scosse il capo. «Oh, no! Pip non è una bambina viziata. Mi mancherà moltissimo quando dovrà tornare da sua zia.» Si morse il labbro, poi aggiunse vivacemente: «Lisette mi ha sorpreso. Ho sempre pensato che lei e Harry sarebbero stati bene insieme, ma mai che sarebbe sbocciata così. Ne deduco che Harry ora ha la vostra approvazione?» «Aspettate ancora un minuto e ve lo diranno loro stessi.» Octavia lo precedette nel salottino. Sul tavolo c'erano un vassoio con dei bicchieri e alcune delle specialità di Mrs. Dutton. In fresco in un secchiello, attendeva una bottiglia. Lei esitò, poi guardò Edward. «Volete...?» Edward stappo' e versò il vino frizzante nei calici. Octavia ne tese uno a ciascuno, passandone perfino uno a Pip. Alzò il bicchiere. «Prima di tutto, bentornati a Wychford!» esclamò. E attese, con un lieve sorriso sulle labbra, guardando suo fratello e Lisette. Harry si schiari' la voce. «Tavy, siamo venuti qui oggi per darti un importante annuncio. Lisette e io... Insomma... Lisette ha accettato di sposarmi. E i suoi tutori hanno dato il loro consenso.» Pip lanciò un urlo di gioia e il sorriso di Octavia si allargò. «Miei cari! È una splendida notizia!» Posò il bicchiere e abbraccio' Lisette. «Harry, sei sempre stato il più fortunato della famiglia! Non potrebbe esserci un'altra persona che più mi piacerebbe avere per sorella.» Edward intervenne. «Col vostro permesso, contessina Octavia... A Harry e Lisette! Lunga vita e felicità!» Brindarono. Pip era così eccitata che assaggio' appena il suo vino, poi pregò tutti di scusarla. Aveva qualcosa in camera sua per Lisette. Sparì, dopo aver fatto promettere a tutti di non parlare dei loro progetti fino al suo ritorno. Seguì un momento di silenzio. Harry attirò Lisette in disparte. Edward guardò Octavia. Per un attimo si persero l'uno nello sguardo dell'altro, nei loro ricordi... Poi Octavia scosse la testa e si girò. «Così non... non va! Non posso...»Tirò un respiro. «Chissà cos'ha preparato Pip» riprese con determinata vivacità. «Credo che dovremmo andare a vedere.» Uscirono nell'atrio e si impietrirono. Mrs. Dutton, chiaramente terrorizzata, era circondata da alcuni uomini armati di pistole. «Sono... desolata, milady. Sono entrati di forza quando ho aperto. Non ho potuto fermarli...» Lanciò un piccolo grido quando uno degli uomini la spinse oltre la porta del quartiere di servizio e la chiuse dentro a chiave. Il suo capo teneva ancora la pistola spianata. Harry fece un impulsivo passo avanti e la pistola fu puntata immediatamente nella sua direzione. «Non muovetevi, nessuno di voi!» intimo' Ricardo Arandez. «I miei... amici hanno il grilletto facile. State fermi dove siete!» Gli uomini si schierarono di fronte a loro. Erano in quattro, e anche se all'occhio esperto di Edward sembravano dei poveri sbandati, erano armati e pericolosi. Gli occhi fissi su Arandez, Edward disse bruscamente: «Meglio fare come duce, Petrie. Un eroe morto non serve a nulla.» Arandez andò a porsi all'estremità dell'atrio, dietro i suoi uomini. Octavia era inorridita dal cambiamento che si era verificato in lui. Qualunque somiglianza con Tom Payne era svanita dai suoi lineamenti emanciati. La carnagione era pallida e chiazzata, gli occhi azzurri iniettati di sangue. Sembrava sull'orlo di una crisi nervosa, e proprio per questo era ancora più pericoloso. Arandez notò come Edward e Harry stessero valutando le proprie possibilità e disse ai suoi uomini: «Non avvicinatevi troppo, stupidi! Non vedete che sono pronti a saltarvi addosso? Tenete le armi puntate contro la bella signorina in giallo. La mia futura moglie. Se qualcuno fa una mossa, sparate. Ma nessuno osera', vero, Barraclough? Non se ci rimetterà Lisette.» «Cosa pensate di fare?» chiese Edward con durezza. «Siete pazzo, Arandez!» «Forse, ma Lisette sarà mia, anche se dovessi uccidervi tutti per averla. Potrei perfino iniziare da voi, Edward Barraclough. Siete quello che ha causato tutti i miei guai! Il vostro dannato fratello era contentissimo che io sposassi Lisette finché non gli avete parlato delle mie attività in Giamaica! Sì! Potrei proprio cominciare da voi!» Alzò la pistola e la puntò contro Edward. «Implora per la tua vita, Barraclough, o morirai qui e subito!» In quel momento di tensione, quando gli occhi di tutti erano fissi su Edward, Octavia scorse un piccolo movimento sul ballatoio immediatamente sopra Arandez. Pip si stava arrampicando in silenzio sulla balaustra. Arandez e i suoi uomini, che le davano le spalle, non se n'erano accorti. Octavia trattenne il fiato e lanciò una rapida occhiata a Edward. Era chiaro che anche lui aveva visto Pip. Edward guardò Harry, poi alzò la voce. «Cosa volete che dica, Arandez? Che mi dispiace? Posso anche farlo, ma prima ordinate ai vostri uomini di distogliere le armi da Lisette. A me non paiono molto affidabili. Volete che uccidano proprio lei?» Pip era in piedi in cima alla balaustra. Arandez ordinò: «Molto bene. Mi divertirò a vedervi strisciare, Barraclough. Fate come dice!» Gli uomini abbassarono le pistole e in quell'istante Pip con indicibile velocità, iniziò una raffica di lancio di pietre sui quattro malviventi. Arandez barcollo' e la sua pistola sparò verso il soffitto. Harry e Edward avevano approfittato di quel momento di distrazione. Harry si lanciò deciso su Arandez. Edward con calci e pugni aveva steso i tre complici di Arandez sul pavimento e li aveva disarmati. Arandez stava ancora lottando con Harry. Inorridita, Octavia lo vide estrarre un coltello ferendo Harry e si lanciò contro di lui. «No! No, non fatelo!» Si aggrappo' alla mano che reggeva il coltello, tirandolo verso il basso con tutta la sua forza. Lui liberò la mano con un'imprecazione e spinse via Octavia con tanta violenza che lei cadde a terra a qualche metro di distanza e lì rimase inerte, la testa contro il gradino del camino. Edward aveva finito di immobilizzare l'ultimo uomo. Alzò gli occhi giusto in tempo per vedere Octavia cadere e si lanciò verso di lei. Pip era già là. Inginocchiata, la chiamava disperatamente per nome. «È morta! Octavia è morta!» gemeva. Edward prese Octavia tra le braccia. «Non essere sciocca! Non è morta! Non può esserlo! Non deve!» Posò le dita ai lati del suo collo... Un' improvvisa raffica di vento spazzo' l'atrio, facendo oscillare violentemente gli enormi candelabri. Arandez fece un paio di passi verso Lisette. «Lisette...» iniziò incerto, tendendo una mano in un gesto implorante. Il candelabro sopra la sua testa a un tratto cedette con uno scricchiolio e si schianto' sopra di lui, seguito da una massa di intonaco e polvere. Il rumore fu assordante. Arandez crollò a terra. Il silenzio che seguì fu spettrale. Fu Edward a romperlo. «Grazie a Dio! La pulsazione c'è. È viva.» Per la prima volta si guardò attorno e vide il caos al centro dell'atrio. «Mio Dio» disse con voce costernata. Si girò verso i domestici che avevano abbattuto la porta e stavano in fondo al corridoio a occhi sgranati. «Vedete se potete aiutare quel povero diavolo sotto il candelabro. E chiamate un dottore immediatamente!» Harry, che nel frattempo si medicava alla meglio la sua ferita di striscio, intervenne: «Octavia dovrebbe essere messa a letto. La porto su io.» Disse, chinandosi sulla sorella. «Lasciatela a me! È mia! La prendo io!» gridò Edward ferocemente, spingendolo via. Harry lo guardò sbalordito, ma non protesto'.

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Capitolo 45
*** 45 Capitolo ***


Edward prese in braccio Octavia e, mentre si avviava verso le scale, girò la testa. «Harry... Vedete cos'è successo ad Arandez. Dubito che si possa fare qualcosa per lui, ma dategli un'occhiata. Non lasciate che le ragazze si avvicinino al corpo! E accompagnate il dottore in camera di Octavia non appena sarà arrivato.» Edward portò Octavia lentamente su per le scale. L'adagio' sul letto, la copri' e si inginocchio' accanto a lei. Per un attimo affondò il viso tra le coperte, poi proruppe con voce rotta: «Mio Dio, Octavia, non lasciarmi ora! Non proprio quando ho scoperto quanto significhi per me!» Le ciglia di Octavia fluttuarono. Ma lei rimane immobile. Lui guardò il suo viso pallido e aggiunse in tono ancora più disperato: «Dannazione, non devi morire! Senza di te non c'è felicità, non esiste gioia. Devi vivere! Devi darmi il tempo di dirti cosa sei per me! Voglio sposarti, prendermi cura di te, vivere con te per sempre! Ti amo. Non credo che potrei affrontare la vita senza di te! Ti prego, svegliati!» Octavia aprì gli occhi. «Edward» sospirò beata. «Ho sentito bene? Hai detto che vuoi sposarmi?» Lui stava per dirle quanto lo desiderasse, ma si fermò e la guardò meglio. «Che imbrogliona! Hai sentito tutto!» «La maggior parte» ammise lei con un sorriso. «Vuoi dirmi che mi hai lasciato credere che fossi gravemente ferita, forse in punto di morte, quando per tutto il tempo...» «Credo che tu me lo dovessi. Sono stata gravemente ferita. Ma da te, non da Arandez.» Si alzò a sedere. «Cos'è successo a Harry?» Lui tornò a spingerla contro i guanciali. «Harry sta bene, a parte una leggera ferita. Lisette è con lui. E Arandez è morto.» «Morto? Lo hai...» «No, non l'ho ucciso. Ti racconterò tutto dopo. Suppongo che tu dirai che è stata la casa a farlo. Ma ora devi riposare fino all'arrivo del dottore.» Lei avrebbe protestato, ma in quel momento arrivò Mrs. Dutton con il medico ed Edward dovette uscire. Le domande di Octavia gli avevano rammentato che aveva delle cose da chiarire e scese di sotto. I domestici gli dissero che gli uomini di Arandez si erano ripresi ed erano scappati, per tornarsene presumibilmente nei bassifondi di Londra. Il dottore aveva esaminato il corpo di Arandez e lo aveva fatto portare via. Il candelabro era stato spostato, anche se intonaco e polvere erano ancora per terra. Edward alzò gli occhi verso il soffitto. «Non so come sia potuto accadere, sir» disse Mrs. Dutton con voce lacrimosa. «Dopo quello che è successo a Mrs. Barraclough, gli uomini hanno controllato tutto, compreso quel candelabro. Non sarebbe dovuto cadere così. In cucina stanno dicendo che è stata una punizione. Era un uomo malvagio, sir. Avrebbe potuto uccidere la Contessina Octavia. Credete che sia stata la vecchia Mrs. Carstairs?» Edward scosse la testa. «No. Mrs. Dutton» negò con fermezza. «Non c'è niente di soprannaturale in quello che è successo. Guardate.» Tra le macerie sul pavimento c'era un pezzo del supporto del candelabro. Qualcosa vi aveva praticato un buco tondo nel mezzo. «È un foro di pallottola. Quando la pistola di Arandez ha sparato in aria, qui è finito il colpo. Il caso, forse. Niente di soprannaturale.» Mentre si avviava verso le scale, sentì Mrs. Dutton borbottare: «Be', potete anche chiamarlo caso, se volete, Mr. Barraclough, ma è stato un caso molto strano davvero, e io so cosa pensare!» Edward sorrise e salì al piano superiore. Lisette, Pip e Harry erano già con Octavia, che era seduta sul letto, pallida, ma molto vigile. Il medico stava per scendere a cercarlo. Octavia, disse, era viva per miracolo. Era scossa, ma lui non aveva riscontrato alcun danno serio. Riposo e tranquillità per qualche giorno sarebbero bastati. Se ne andò con la promessa di tornare a controllarla l'indomani. Edward si avvicinò al letto e disse con calma: «Ora che tutti hanno visto che non sei morta, Octavia, immagino che vorrai che Lisette e Pip mostrino la casa a Harry. Ho bisogno di parlarti.» Lei eresse ancora di più la schiena. «No!» proruppe con una certa agitazione. «Non voglio... Pip può restare...» «Non può» si oppose Edward con fermezza. «Ho promesso di raccontarti cos'è successo e intendo farlo. Senza pubblico.» Harry sorrise a Lisette. «Credo che vostro zio sia molto determinato. E dopo averlo visto in azione oggi pomeriggio, mi dispiacerebbe mettermelo contro.» «Bravo ragazzo» approvò Edward. «A menare le mani non sei male neanche tu. Chiamami Edward, se vuoi. A più tardi.» Pip lanciò un'occhiata astuta a suo zio. «So perché volete liberarvi di noi, Edward. Ho sentito cosa avete detto quando pensavate che fosse morta. E non mi dispiace andare, se significa che la sposerete. Ho sempre pensato che avreste dovuto farlo.» Lisette rise e la trascino' via. Quando furono soli, Edward si sedette sul letto e mormorò dolcemente: «E ora, amore mio, faremo una piccola chiacchierata.» «Riposo e tranquillità. Questo ha detto il dottore.» «Avrai tutto il riposo e la tranquillità che desideri» le promise Edward. Octavia fece un'espressione delusa. «Oh.» «Ma non prima di avermi detto due cose. La prima è perché hai finto di essere svenuta.» «Sono rimasta priva di conoscenza per un po'. E poi quando mi sono risvegliata stavi dicendo delle cose tanto belle... Volevo sentirne altre.» «Per esempio?» chiese lui. «Che mi amavi. Che volevi sposarmi. Anzi, mi piacerebbe proprio sentirle di nuovo...» Edward disse con fermezza. «Non prima che tu mi abbia detto la seconda cosa che voglio sapere.» «Quale sarebbe?» Lui le posò una mano sulla guancia, molto serio. «Che mi perdoni per essere stato un tale sciocco. Che mi ami a dispetto di tutto.» «Sei davvero uno sciocco, Edward!» sussurro' lei dolcemente. «Certo che ti amo! Non avrei potuto comportarmi in modo così... così impudico con nessun altro.» Lui fece una risata trionfante e la prese tra le braccia. «Mia carissima, dolcissima Octavia! Non trovo parole per dirti cosa la tua impudicizia mi abbia fatto! Ma ora voglio molto di più. Voglio dividere la mia vita con te, invecchiare con te, avere dei figli... I tuoi figli.» «Ma, Edward, avevi detto...» «So cosa ho detto, sono tutte cose che non avrei mai considerato. E c'è solo una donna al mondo che può avermi fatto cambiare idea. Tu. Tu solo e ti adoro.» Le prese una mano e la bacio'. «Sposami, Octavia, e giuro che farò tutto ciò che è in mio potere per renderti felice.» Le guance pallide di Octavia erano ora soffuse di colore. «Certo che ti sposerò, carissimo Edward! Lo desidero con tutto il mio cuore.» Si protese a baciarlo su una guancia, poi si ritirò e sorrise. «A dire la verità, non oso dire di no! È stata la zia Carstairs a portarti qui. Pensa cosa potrebbe fare Wychford se ti rifiutassi.» Dolcemente, con molta delicatezza, Edward si chino' in avanti e le diede un lungo, struggente bacio. Un sospiro, un alito, lieve come uno zefiro di primavera e profumato di erbe aromatiche, passò attraverso la casa e uscì nell'aria estiva. Wychford era finalmente appagata. ______________________________FINE__________________________

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