Ombre

di Elodar76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


Nel buio, due mani mi trattengono con forza per le spalle. Cerco di divincolarmi inutilmente.

“Lasciatemi!! Lasciatemi ho detto! Devo andare a salvare il mio André !”

Che cosa avete appena detto ? Il mio André?”

 

Il conte di Fersen mi guarda stupito “Vado io a salvare il vostro amico Oscar; Rimanete quial sicuro! Corre veloce a cercarti.

 

Scivolo lentamente e rimango seduta per terra nel vicolo sporco, gli occhi sbarrati,

aperti sulla verità, la bocca che continua a ripetere il tuo nome.

Il tuo caro nome.

Il mio André...il mio André.

 

Mi sveglio dolorante: ho una fasciatura in testa e varie escoriazioni mentre a te è andata peggio. Fortunatamente siamo vivi grazie all' arrivo del conte di Fersen, che ci ha salvato  facendo da esca al popolo impazzito.

Siamo stati ad un passo dalla morte ed in mezzo a tutto quell'orrore , tu eri il mio unico pensiero, André.

Il Mio André.

 

Cos’è successo?

Da quando mi sei così caro da farmi male al cuore?

Se le forze non me lo avessero impedito sarei venuta io a salvarti.

 

Fuori piove, mentre, seduta, bevo la cioccolata calda, cercando vanamente di fare chiarezza in mezzo al groviglio che sento dentro di me.

Ti sento entrare: riconosco il tuo passo delicato e il tuo profumo che mi è così familiare.

 

Oscar, ho saputo che il conte di Fersen è tornato sano e salvo a casa ieri notte.”

 

Perché mi dici questo? Pensi che io sia ancora innamorata di lui?

 

Un laconico “Ah bene!”mi esce distrattamente in risposta.

Mi giro verso di te: hai un braccio fasciato, lo zigomo gonfio.

In realtà, André, stavo pensando a te. Come ti senti?”

 

Ti guardo intensamente. Sei in piedi di fronte a me.

Ti ho spiazzato! ;Mi scruti cercando di capire .

Era da tanto che non parlavamo come un tempo.

Sto bene Oscar! Mi basteranno pochi giorni per tornare in caserma, al massimo tre.

Ora, ti prego di scusarmi vado a riposare.”

Ti volti per andartene.

 

No André! Non tornerai più in caserma! Firmerò il tuo esonero stasera stessa.” dico con voce ferma e bassa.

Aspetto la tua reazione che non si fa attendere. Arriva come i tuoni che stanno infuriando fuori, nella tempesta.

 

Ti giri rabbioso verso di me: i pugni chiusi a sbattere sul tavolo con forza. Sei in collera e, stavolta, non riesci a nasconderlo.

Sei impazzita? Cosa stai dicendo?” mi urli.

 

Mi alzo in piedi. Siamo uno di fronte all'altra ora.

Il tuo viso fisso sul mio, mentre il tuo occhio diventa fuoco.

 

Mi prendi per un braccio strattonandomi , poi chini la testa e lasci la presa.

Hai giurato di non toccarmi più e sei di parola.

 

André è un ordine!” dico piano “Non puoi più combattere con l’ occhio in quelle condizioni.

So che non ci vedi bene: me lo ha detto il dottore.

Perché me lo hai nascosto? Non capisci che è una cosa  grave?”

 

Ti giri senza alzare la testa e te ne vai in silenzio chiudendo la porta dietro di te.

 

La pioggia scrosciante continuava a cadere. Il tempo si è fermato.

I fulmini illuminavano la stanza e il cuore di Oscar .

I loro animi si agitavano come il vento che soffiava forte sui vetri.

 

Oscar rimase lì con il capo chino, ripensando alla paura di perderlo che aveva provato la sera precedente e al fatto di  non averlo più vicino a lei.

Pensava all'amore provato per Fersen , a cui anelava solo poco tempo prima come se fosse aria. Ripensandoci ora, lei non lo aveva davvero visto quell’amore e quando l'aveva cercato nel cuore ,era svanito come acqua nella sabbia.

 

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


Ho deciso di prendermi qualche giorno di riposo. Non mi sento ancora di tornare nella Guardia Nazionale.

 

Mi preme, soprattutto, parlare con te, André! Sono giorni  che non fai che evitarmi.

A volte sei più cocciuto di me!

Ho firmato il tuo esonero come soldato, ma non l 'ho ancora reso operativo.

Siamo ancora entrambi ufficialmente in malattia e vorrei prima parlarne con te, spiegarti o almeno tentare di farti capire alcune cose.

 

Non è facile per me esprimere i pensieri più profondi. Tu lo sai.

L'educazione impartita da mio padre non contemplava o includeva la giusta preparazione per scindere la mente razionale da quello che sto provando ora.

 

Ho letto un libro in questi giorni di ozio: “La nouvelle Héloīse ".

Mi ha turbata così tanto che non sono riuscita a fermare le lacrime.

 

Può esistere un amore così, André? Oppure  è destinato alla sofferenza?

Un amore così profondo che va oltre le distanze sociali?

 

So per certo che anche tu conosci questo libro: ti ho visto una volta in biblioteca assorto nella sua lettura.

 

Mi hai guardato tristemente, come sopraffatto dalle  emozioni scaturite dalle parole del libro:

ti stavi rispecchiando nel precettore innamorato, senza speranza?

 

So che mi vuoi bene, che mi ami da tempo ...lo so da quella maledetta sera in cui ti ho schiaffeggiato e messo da parte, allontanato.

Ti ho trattato come un servo.

Non lo meritavi ora ne sono tristemente certa.

Tu così nobile e gentile più di tutti i damerini che riempiono le mura di Versailles.

Non mi sono mai perdonata per quel gesto, ma il mio carattere non mi ha permesso di fare ammenda.

Ora, invece, vedo tutto in modo chiaro, come se un’ ombra fosse fuggita via dai miei occhi.

 

Perché mi fa piangere così tanto questo libro ora? Non riesco a smettere.

Eppure, ad una prima lettura tempo addietro mi aveva lasciata indifferente.

Come può l’amore essere una lenta agonia ? Come si può sopravvivere a questo?

 

Si può amare senza barriere e senza regole sociali? Credo che solo così si possa anelare alla felicità più estrema, ma è così difficile forzare le sbarre della propria prigione fisica e mentale.

 

Ripongo il libro sulla scrivania della tua stanza ed esco a cercarti.

 

Nanny mi corre incontro affannata “ Madamigella Oscar! Il conte Fersen è in salone . Desidera parlarvi!”

 

“Va bene, Nanny! Digli che sto arrivando!”

 

Mi incammino verso il salotto, un po’ contrariata: avrei voluto parlare con te, André. Mi soffermo a pensare a come siano cambiate velocemente  le mie priorità .

 

Il conte Fersen mi attende seduto su  una poltrona vicino al camino

“Fersen! A cosa devo questa visita?”

 

“Volevo sincerarmi della Vostra salute, Oscar,  e di quella di André . Devo ammettere che l'avete scampata per un pelo. Il popolo è ormai pieno di odio verso l'aristocrazia. Per fortuna ero di passaggio. Non oso pensare a quello che sarebbe potuto succedervi.”.

Entrambi abbiamo lo sguardo basso sul bicchiere di cognac. Rimaniamo in silenzio per qualche istante.

 

“Oscar, siete certa di voler trascorrere la vostra gioventù senza provare le gioie della femminilità? Senza amore? Non vi fa soffrire tutto questo?”

 

Le gioie dell' amore...

 

André, la mia mente ritorna immediatamente col pensiero al tuo bel viso tumefatto dai colpi subiti dalla furia dei popolani .

Un tremito mi scuote le mani.

 

“Oscar! So per esperienza che alcune volte ci poniamo dei limiti solo per aderire ai costumi della società. Non ascoltate le imposizioni. Guardate nel vostro cuore: la risposta è lì, chiara e libera!”

 

Sbarro gli occhi guardandolo in viso: è così evidente quello che provo?

Lo accompagno fino al viale. Mentre si allontana a cavallo illuminato dalla luce fioca della luna, penso che anche lui sta soffrendo da sempre.

Spero che trovi la felicità più completa.

 

 

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Capitolo 3
*** Cap.3 ***


André era sdraiato nella stalla sul fieno fresco. Le braccia incrociate dietro la testa,  il corpo rilassato. Fin da piccolo quello era stato il suo rifugio preferito al pari della torre: gli dava sicurezza e riusciva a calmarlo.

I cavalli, i suoi unici confidenti, sembravano capire il suo stato d'animo: non poteva sopportare che Oscar lo allontanasse dalla caserma, ma cosa più importante non voleva staccarsi da lei.

Non poteva proprio! Era innaturale per lui e per il suo cuore innamorato.

 

Si portò una mano alla cicatrice sull'occhio sinistro e  lo maledisse  per avergli tolto la sua vita di un tempo.

Il dottore aveva ragione: stava cominciando a perdere la vista anche dall'occhio sano.

Alcune volte vedeva solo delle ombre e per pochi istanti.

Come avrebbe potuto proteggere la sua Oscar in quelle condizioni?

Ma quello che lo affiggeva di più era la paura di non poterla più vedere.

Lei gli era necessaria come l'aria. La vista del suo bellissimo viso, i suoi occhi colore del mare in tempesta sempre pieni di ardore e vita.

L'amava follemente da così tanti anni da non riuscire neanche più a ricordare di essere esistito anche  prima di questo amore disperato che lo divorava ogni minuto della sua vita.

 

Ora si sentiva inutile. Che cosa avrebbe fatto senza di lei?

Una lacrima di cocente disperazione gli bagnò il viso.

La gola gli bruciava mentre cercava di reprimere i singhiozzi che lo squassavano.

 

“André sei qui? Ti stavo cercando da tempo. Vorrei parlare dell'altro giorno.”

 

“Sì, arrivo subito!” disse girando il viso per non farsi vedere debole. Si asciugò velocemente le lacrime cadute con il dorso della mano.

 

Oscar entrò nella stalla avvicinandosi a César e accarezzandolo sul muso. Quest'ultimo apprezzò con un sonoro nitrito quella coccola inaspettata.

 

Nel frattempo André le si era avvicinato. La guardava rubando avidamente i più piccoli dettagli e cercando di imprimerseli nella  mente prima di sprofondare nel buio che lo attendeva inevitabile come il calare della notte.

 

La luce si rifletteva sui suoi lunghi capelli d'oro. Le sue mani, le dita lunghe e affusolate , carezzavano lievi César .

Le stesse mani da lui anelate e sognate su di sé  per infiniti notti e giorni.

 

Sentì una stretta al cuore, risultato di quell'amore disperato che non riusciva più a trattenere.

Le lacrime ricacciate indietro gli dolevano in gola.

 

Distolse lo sguardo. Era troppo doloroso guardarla e sapere che non avrebbe mai potuto averla. Presto non avrebbe poterla nemmeno vederla.

Le ombre iniziavano a calare su di lui come inchiostro nero che copre tutti i colori.

Si sentiva incapace di muoversi, il cuore a mille. Non poteva perderla ancora.

Era troppo doloroso. Perché Dio lo aveva punito così ? Non aveva già patito abbastanza nella sua vita? Ora stava per togliergli anche la vista della donna che amava più di sé stesso.

 

“André! Volevo dirti che non ho ancora consegnato la lettera al comando. Per ora sei solo in malattia, ma vorrei che tu pensassi seriamente di ritirarti dalla Guarda Nazionale.

Il tuo occhio sta peggiorando. Non capisco perché tu non ti sia confidato con me? Rispondimi, te ne prego!”

 

La voce di lei, ora dolce e quasi triste, lo fece rinsavire dai suoi oscuri pensieri.

“Oscar, ti chiedo perdono: non volevo farti allarmare  inutilmente. A volte, ci sono momenti in cui non vedo bene, ma sono solo attimi. Non devi preoccuparti!” sorrise.

 

Mentì per non farla preoccupare, ma la situazione era ben più grave.

Alcune volte piombava nel buio più oscuro fatto di ombre e demoni.

Aveva paura! Così tanta da mormorare il suo nome come fosse un salvagente a cui aggrapparsi per non impazzire.

 

Oscar avanzò e gli prese le mani tra le proprie.

Il gesto lo fece sobbalzare.

 

Lei lo guardava con gli occhi lucidi: uno sguardo che lui le aveva visto poche volte e che lo fece emozionare.

“Non mentirmi André! Se ti succedesse qualcosa per colpa mia, ne morirei! Ti prego: rimani qui con tua nonna. Non puoi combattere in questo stato!”

.

Ora le lacrime le rigavano le gote, mentre continuava a stringere le sue mani. André la fissava incredulo.

Delicatamente la prese fra le braccia.

“Oscar...”

 

Il tempo sembrava non avere più senso, fermato dal  calore di quell'abbraccio.

La teneva stretta come se fosse di cristallo, come se fosse  la cosa più preziosa del mondo.

“André ho avuto il terrore di perderti a Parigi. Non voglio più correre questo rischio. Tu sei troppo caro al mio cuore.”

Disse queste parole nascondendo timidamente il viso sul petto di lui, sulla stoffa della camicia bagnata dalle sue stesse lacrime.

 

André sentì il suo cuore battere più forte e si domandò ansioso se lei se ne fosse accorta.

Oscar, ti prometto di non combattere, ma non allontanarmi dalla caserma. Posso prendermi cura dei cavalli o fare altri lavori. Tutto quello che vuoi, ma, ti prego, non posso stare qui.

Sono sempre stato con te. Non posso cambiare proprio ora, non credi?” disse, mentre con il pollice delicatamente le asciugava le gote.

 

Lei alzò il viso e lo guardò. Senza parlare: i loro occhi non avevano bisogno di parole.

Non erano mai servite tra di loro.

 

Un leggero sorriso sulla bocca di lei gli inondò il cuore di speranza.

Si staccò dall'abbraccio e si incamminò silenziosa verso l'uscita.

Va bene André: starai con me, come sempre!”

 

Lui rimase incredulo, guardando la sagoma del corpo flessuoso di lei mentre se ne andava nella luce del tramonto.

Il suo profumo persistente sul corpo.

Pianse silenziosamente di gioia.

 

Una volta in camera, mentre si preparava per la notte, notò un libro sulla sua scrivania: era "La Nouvelle Héloīse". Era aperto e c’era il segnalibro di Oscar. Lo prese tra le mani e se lo mise sul cuore.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


La giornata in caserma si prospettava fitta di impegni per André. Dopo aver provveduto a rifocillare tutti i cavalli, si mise alla sua scrivania, approntata appositamente per lui nell' ufficio di Oscar, a mettere in ordine le varie scartoffie.

L'occhio sembrava dargli meno fastidio e lui si sentiva felice e grato di avere ancora le possibilità che, solo poco tempo prima, gli sembravano ormai perse.

 

La poteva osservare ora dalla finestra, mentre impartiva ordini ai suoi soldati in sella a César: bella e volitiva come la Dea della guerra.

La divisa blu aderente come un guanto e i lunghi capelli liberi al vento, la sua voce ferma .

Lei aveva mantenuto la promessa: lo aveva tenuto vicino ed era molto più attenta a lui. Lo cercava spesso, anche solo con lo sguardo, per sincerarsi che stesse bene.

La guardava sospirando sentendo il cuore scoppiare d'amore ad ogni battito, ma era anche consapevole di non poter fare nulla dopo il gesto sconsiderato di quella lontana notte.

Ora avrebbe aspettato, con la sua proverbiale pazienza, un suo gesto. Non poteva certo permettersi di perderla di nuovo ora che erano così vicini.

 

Oscar entrò veloce in ufficio mentre si toglieva i guanti con stizza e li gettava con noncuranza sul tavolo. Si slacciò la giacca, che la stava soffocando, sbuffando.

La serata era calda e afosa .

André guardò ogni suo gesto adorante, intravedendo con emozione le forme femminili sotto la camicia.

Lei si accorse del suo sguardo e ne fu inaspettatamente deliziata.

 

Erano già più di due mesi che André era diventato il suo segretario e lei era felice di averlo vicino come un tempo.

 

Come va, André? Hai finito di classificare quei dispacci?” chiese, ma solo per sentire la sua splendida voce, dolce e pacata, che la faceva sempre sentire in pace.

 

Lui era la sua casa.

 

“Ho terminato tutto Oscar. Ora, con il tuo permesso, mi ritiro!” disse lui alzandosi.

“Aspetta André...” disse lei vedendo il suo libro "La nouvelle Hélōise " appoggiato sulla scrivania.

 

Ah già!  Oscar te l'ho riportato: l' ho trovato tempo fa nella mia stanza a palazzo. Una bella storia, non credi?” chiese lui avvicinandosi e carezzando la copertina del libro.

 

Lei sentì un brivido correrle per la schiena come se quelle dita le avessero accarezzato la pelle.

“Grazie André! Sei stato caro. In effetti è una storia che mi ha turbato molto. Non smettevo di piangere mentre la stavo leggendo. Chissà se può esistere un amore così totalizzante da abbattere qualsiasi ostacolo o barriera sociale?”

 

Oscar ma che domande fai?

Io darei la mia vita per te, non lo sai forse?

 

Mi avvicino di più mentre ti guardo spavaldo.

Il Re deve chiedere il permesso a qualcuno, forse, per sposare la donna che ama? L'amore vero e puro va oltre le stupide regole sociali ed è più comune di quello che tu pensi, Oscar Sempre! ...se lo si vuole vedere…”

 

Mi porgi il libro e le nostre dita si sfiorano per un istante. Il mio cuore ha un tonfo.

André! Io...”

 

Il tuo sguardo non ha bisogno di parole. Lo vedo tutto il tuo amore, ma io ne sono degna, André?

 

Un boato fortissimo ci riscuote dal quel momento sospeso.

 

Poi il buio.

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Il fischio nelle orecchie è fortissimo. Sento i suoni ovattati che provengono dagli altri soldati che corrono e gridano in un vociare indistinto.

La testa mi esplode, tossisco il fumo nero che ho inalato.

Mi guardo intorno spaesato cercando di capire cosa sia successo.

Vetri infranti e fumo: è questo quello che mi si palesa dinanzi mentre mi riprendendo. Credo di essere svenuto ma non so per quanto.

Il tuo corpo è coperto dal mio in un riflesso incondizionato a farti da scudo per proteggerti.

La finestra è esplosa in frantumi: ci sono vetri e pezzi di legno dappertutto.

Ti guardo: sei svenuta nel mio abbraccio. Un rivolo di sangue ti esce dalla manica della camicia che è sporca

Oscar! Rispondimi Oscaaar!” grido disperato.

La porta dietro di me si spalanca di botto .

André! C'è stato un attentato! Hanno gettato una bomba  nel cortile: il popolo sta marciando verso Versailles!” Alain è visibilmente sconvolto e questo la dice lunga riguardo la gravità della situazione.

 

Alain.

Il soldato per eccellenza.

L' uomo, spavaldo e impavido, grande e grosso come un armadio, amico vero e detentore dei miei segreti di cuore, donnaiolo e senza scrupoli, è bianco in viso.

Mi sorregge e mi aiuta a portare Oscar, che è ancora priva di sensi, in infermeria che si trova nell'ala della caserma opposta allo scoppio.

Poi corre a cercare il medico che si sta già occupando degli altri soldati, feriti per fortuna non gravemente.

 

Rimaniamo soli .

Ti tolgo la giacca e la camicia è strappata e intrisa di sangue all'altezza della spalla destra.

Ti stai riprendendo: lo capisco dai piccoli lamenti di dolore.

Oscar...mi senti?”

Apri gli occhi e mi guardi con aria sofferente “Sei ferita. Cerca di resistere! Ora arriva il dottore. E’ scoppiata una bomba nel cortile.”

Provi ad alzarti, ma ti trattengo e, con una smorfia di dolore, perdi i sensi.

 

Credo di essere rimasta incosciente per un paio d' ore.

Il dottore mi ha tolto una grossa scheggia di legno dalla ferita.

Mi ha anche informata che questa ha lesionato un nervo e che non sa se riuscirò a muovere il braccio destro come prima.

 

Tu, André, sei sempre stato vicino a me tenendomi dolcemente la mano e allontanandoti solo quando il medico mi ha dovuto spogliare per medicarmi la ferita.

Hai riportato solo piccole escoriazioni sulle mani e sul viso, cercando di proteggermi col tuo corpo.

 

Sei instancabile nella tua devozione. Non posso pensare alla mia vita senza di te.”

Queste ultime parole mi escono dalla bocca senza saperlo: sarà stata colpa del laudano che mi hanno dato per lenire il forte dolore.

 

Tu, che credevo dormissi sulla sedia, le braccia incrociate sul letto vicino a me, alzi la testa di scatto.

Rimango con gli occhi chiusi fingendo di dormire.

 

“Oscar...amore mio!”

Ti sento sussurrare queste parole e mi scendono le lacrime: mi sento sciogliere  a causa delle forti emozioni che provo .

Io non riesco più a rimanere nella buia prigione dei miei sentimenti.

 

Apro lentamente gli occhi e ti guardo. Tu mi prendi una mano, mentre mi accarezzi il viso leggero come piuma.

Come ti senti? Hai dormito tanto sai? Senti dolore?”

Hai confuso le mie lacrime con quelle per il dolore della ferita. Effettivamente si tratta sempre di dolore, ma di ben altra natura.

È un dolore che mi sono autoinflitta per anni e che ho inflitto anche a te. Non voglio più esserne schiava.

 

André, ascoltami...una sera, tempo fa, Fersen mi è venuto a fare visita a palazzo e...” non mi fai finire la frase.

 

Vedo nel tuo occhio un fremito di dolore: “Oscar, perché mi parli di lui in questo momento? Non voglio saperne nulla!” la tua voce incrinata dalla rabbia.

Mi lasci la mano e ti alzi all’improvviso. Apri la porta.

Riposa Oscar! Sono qui fuori, se hai bisogno!” il tuo tono è di nuovo pacato e triste.

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Il vento fresco della sera sul viso mi scuote dai miei pensieri, mentre cammino nel sontuoso giardino della magione ad Arras.

 

Ricordo come fosse oggi il giorno in cui firmai le mie dimissioni dalla vita militare.

Il braccio non mi avrebbe più potuto aiutare in battaglia: avevo perso forza e destrezza, purtroppo.

I miei soldati mi salutavano commossi nella piazza d'armi. I miei cari ragazzi a cui avevo dato tutta me stessa per non asservirli col comando ma con la forza del libero pensiero.

La situazione a Parigi stava precipitando drammaticamente ed io, ormai, non potevo più essere d'aiuto.

 

Tu, André, mi hai accompagnato in questo viaggio per farmi riprendere nella complicata convalescenza.

"Ordini del medico!" hai detto col tuo sorriso furbo Come se non ti conoscessi!

Non mi avresti mai permesso di venire  da sola.

Anche tu hai dato le dimissioni lo stesso giorno .

Alain si è commosso e ti ha dato una pacca sonora sulla schiena dicendoti "Hey amic! Mi raccomando: fatti valere!" Tu sei arrossito. Chissà che cosa voleva dire? Poi mi ha fatto il saluto militare ,e con la sua faccia da schiaffi “Buona vita, comandante! Me lo tratti bene questo povero diavolo.” E se ne è andato via ridendo con la sua buffa andatura in cerca di vino e donne.

 

Mi ritrovo a sorridere mentre lo ricordo.

Sento il rumore dei tuoi passi sull'acciottolato .

Oscar! Oggi siamo di buon umore vedo!” mi dici mentre mi vieni incontro con una bella mela rossa tra le mani.

Mi incammino fermandomi ad un passo da te.

Pensavo alla vita…a quanto sia strana...non trovi, André?”

Mordi la mela guardandomi fisso. Come sei bello!

I capelli corti mossi dal vento, le tue spalle larghe, la mascella e la bella bocca piena che si muovono masticando.

 

Un brivido mi scuote.

Hai freddo Oscar? Meglio rincasare. Non vorrai di certo prenderti un raffreddore!”

 

Aspetta! Ti volevo parlare da tempo. Ecco, io... Ti ricordi che ti accennai del conte di Fersen? ...quel giorno, ormai mesi fa, parlammo d'amore...”

Un tonfo.

La mela cade a terra rotolando lontano.

Oscar, lo so cosa provi per lui, ma, te ne prego, non voglio sentirlo!” le mani sul viso.

Stai per andartene. Ti fermo afferrandoti  per un braccio e ti giri guardandomi.

Nello sguardo tanta tristezza e una supplica muta.

Ascoltami! Non andartene André!”

Ti metto una mano sul cuore: lo sento battere come quella volta nel fienile.

Un gesto che ti fulmina e ti fa rimanere fermo ad ascoltare.

Ti guardo ferma e riprendo a parlare con una dolcezza che non sapevo di avere.

Quel giorno abbiamo parlato della stupidità delle convenzioni sociali e delle gabbie che ci modelliamo addosso per colpa delle consuetudini. Mi hai raccomandato di non farmi più del male da sola e di aprirmi all'amore che, per paura della sofferenza, non volevo vedere ma che albergava nel mio cuore da tempo, da molto tempo. Di vivere il mio essere donna!”

 

Ti sento fremere. Non capisci a cosa mi riferisco.

 

Oscar, cosa mi vuoi dire? Sei stata sua quella sera?... di Fersen ?” l 'occhio liquido di lacrime.

No André! Non lo sono stata e non potrei mai esserlo perché io sono tua! Lo sono sempre stata.

L' ho capito da quella sera, quando  mi hai baciato. Tu hai aperto la gabbia in cui ero rinchiusa col tuo amore puro...come nel libro che ti ho lasciato in camera. Ricordi? Avevo paura dell' intensità dei sentimenti che provavo per parlartene. Non sapevo gestirli. Sono solo una sciocca, vero?”

Scuoti la testa. Gli occhi brillanti come stelle.

Mi prendi la mano e mi stringi a te.

Oscar...io ti amo!”

 

Lacrime di gioia ora ci inondano il viso mentre il nostro abbraccio diventa sempre più inscindibile.

Anche io ti amo! Scusami se ti ho fatto soffrire tanto. Non sono degna del tuo amore!”

 

Mi parli tra i capelli, vicino l' orecchio . Le tue labbra le sento sulla pelle.

Tu sei la mia vita, il sangue che mi scorre nelle vene. Ti ho amata da sempre e ti amo, se possibile ogni minuto di più. Il mio cuore ora potrebbe esplodere dalla felicità. Se ho sofferto per arrivare a tutto questo è stata ben poca cosa.”

 

Ci uniamo dolcemente in un bacio che sembra infinito. Io, rifugiata nel tuo petto, le tue mani a trattenermi,  ma stavolta non voglio fuggire. Voglio stare in eterno sul tuo cuore.

La tua bocca morbida e dolce mi inebria con i suoi baci e non ne sono mai sazia.

Ci incamminiamo verso le mie stanze allacciati in un abbraccio. Stanotte voglio essere finalmente una donna, la tua donna .

 

Le ombre create dalle candele indugiano sui nostri corpi umidi e ansanti intrecciati nell'amore più completo.

Una richiesta a fior di labbra tra un bacio ed un altro.

Sposami Oscar!”

André…sì, lo voglio!”

 

Un altro bacio insieme ad altri mille a suggellare questo amore finalmente libero di vivere senza ombre nella luce più completa.

 

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