DxD: A Dragon's Fate - The Two Alliances

di Xephil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Life 0: Vecchi e nuovi incontri ***
Capitolo 2: *** Life 1: Inizia l'allenamento ***
Capitolo 3: *** Life 2: Vecchi e nuovi incontri ***
Capitolo 4: *** Life 3: Patto drago-diavolo e nuove conoscenze ***



Capitolo 1
*** Life 0: Vecchi e nuovi incontri ***


Life 0: Incontro col Maou
 
Zayden POV:
 
Urla il metallo.
Qualcosa mi colpisce in pieno petto.
Vengo sbattuto indietro. Una superficie dura incontra la mia schiena in un secondo impatto.
Ansimo e gemo per il colpo e il dolore. Ricado in avanti, ma qualcosa ai miei polsi mi trattiene in una presa d’acciaio, impedendomi di crollare a terra.
Resto penzolante a quelle restrizioni con le ginocchia semipiegate in una postura totalmente sgraziata e instabile.
Liquido caldo cola dalla mia bocca. Riconosco immediatamente il sapore dolciastro e metallico. Sangue.
Voci indistinte entrano nelle mie orecchie, tuttavia non riesco a capire ciò che dicono.
Apro a fatica gli occhi. Solo ombre sfocate dietro quello che sembra il vetro di un’ampia finestra appaiono alla mia vista.
Mi sforzo di concentrarmi e mettere a fuoco, ma la mia mente sembra avvolta in una cappa di fumo. C’è forse qualcosa che la offusca?
Nonostante tutto, sono ancora abbastanza lucido da capire in fretta la mia situazione: sono prigioniero. Prigioniero e torturato.
 
Eppure quel pensiero non mi fa sentire né allarmato né spaventato. Al contrario, potrei definirmi tranquillo e quasi…euforico?
Forse sì. Euforico è la parola giusta.
Dopotutto… Non sono io a essere in trappola. Loro lo sono. Solo che ancora non lo sanno.
Ma lo capirete presto…” mi ritrovo a mormorare.
Quasi istintivamente, un ghigno si fa largo sulle mie labbra insanguinate. Un ghigno che ormai sento come la mia espressione più normale.
Manca poco ormai… Molto poco… E allora vi renderete conto che il pesciolino che credete di avere all’amo è in realtà uno squalo… E che voi state nuotando dentro la sua vasca. Fuori dalla gabbia.
 
Una risatina emerge dalla mia gola, prima lieve, poi sempre più forte, fino a diventare quasi roboante.
Le figure iniziano ad agitarsi, ma io continuo e anzi rido sempre di più. La loro confusione e paura mi danno soddisfazione. Una grande soddisfazione.
È così che dev’essere quando il predatore si rende conto di essere la preda e che la preda è invece il vero predatore. Eheheheh…
 
Poi qualcos’altro esce dalla mia bocca, ma non sono semplici suoni. Sono parole. Parole che ormai conosco molto bene:
One, Two: The Black's coming for you…
 
*
 
“Un momento. Non è possibile. Non era andata così!” Riaprii di scatto gli occhi e mi ritrovai a fissare un cielo nero, maledettamente simile a una notte senza stelle. Tuttavia, capii subito che non si trattava affatto di un normale cielo.
Resomi conto di essere disteso, mi misi a sedere, ritrovandomi così a fissare quella che pareva un’ampia pianura infuocata, priva di qualunque traccia di flora e fauna. Lingue di fuoco lambivano ogni angolo di quel grande spazio, rendendolo simile a un terreno vulcanico e avvolgendolo in una calda e soffusa luce scarlatta.
Oh. Di nuovo qui, eh? Forse comincio a capire perché Elsha fosse così preoccupata l’ultima volta che l’ho vista e sentita” mormorai i miei pensieri ad alta voce mentre mi rimettevo in piedi. “Beh, vediamo di muoverci. Per quanto mi piaccia questo calduccio, non intendo certo rimanere qui per sempre…
Mi misi in cammino lungo l’apparentemente interminabile piana ardente, verso una direzione che chiunque altro avrebbe detto casuale, visto che non c’erano né strade né sentieri distinti, ma sapevo benissimo che non era così. Sarebbe stato più giusto dire che solo io sapevo che non era così.
Dopotutto, sono io che ho creato questo luogo. Inconsciamente, certo, ma l’ho fatto.
Con quel pensiero, continuai a marciare sempre dritto per un tempo indefinito, la landa che si estendeva davanti a me, sempre invasa di fiamme danzanti e senza fine.
 
Poi, a un certo punto, chiusi gli occhi e respirai profondamente prima di riaprirli, trovandomi di colpo sulle rive di un immenso mare dalle acque rosso scure, che pareva apparso come dal nulla. Le lingue di fuoco della piana alle mie spalle si fermavano ad appena un paio di metri di distanza dai flutti cremisi, creando così un breve spazio di pura terra di nessuno, né ardente né bagnata, tra la landa e l’oceano davanti a essa, come a simboleggiare il distacco tra i due elementi che li rappresentavano, rispettivamente fuoco e acqua.
Dopo una breve esitazione, mi mossi in avanti e misi i piedi nel liquido rosso… O per meglio dire sul liquido, dato che non affondarono minimamente, ma rimasero sospesi sopra di essa, quasi la tensione superficiale fosse tale da permettermi di camminare su quell’acqua senza problemi.
Mi fermai un attimo a fissare l’insolito fenomeno sotto di me e non potei fare a meno di mormorare: “Non è certo la prima volta che lo vedo, eppure riesce a sorprendermi sempre. Heh, i miracoli dei mondi cognitivi…” Dopodiché ripresi a camminare lungo quel vasto mare scarlatto, lasciandomi alle spalle la pianura infuocata fin quando quest’ultima non fu più visibile all’orizzonte.
Similmente, nemmeno davanti a me si mostrava nulla al di là dell’immensità di quella distesa vermiglia. Era davvero come se mi stessi spostando nel bel mezzo di un oceano, solo che invece di nuotare stavo camminando sulla sua superficie, quasi a imitazione di un gerride.
Continuai a muovermi in una direzione ben precisa, seguendo solo l’istinto. L’acqua era calma e placida, priva anche della più piccola increspatura ad eccezione di quelle che si formavano quando i miei piedi si poggiavano su di essa, e diventava sempre più scura man mano che proseguivo, a indicazione della sua profondità crescente. Ogni tanto rivolgevo un’occhiata in basso verso la superficie, ma niente era visibile sotto di essa, nemmeno la più piccola traccia di vita. Solo in certi momenti parevano apparire delle macchie più scure dell’acqua circostante, ma considerando il suo colore scarlatto e la profondità che andava aumentando, potevano benissimo essere ignorate come semplici impressioni momentanee.
Come se potesse vivere qualcosa qui sotto…” mormorai distrattamente rivolgendo un ultimo sguardo al fluido sotto di me, per poi riportarlo in avanti e decidere di non abbassarlo più.
 
Solo allora qualcos’altro apparve nel mio campo visivo: una piccola isoletta in mezzo al mare, niente di più che un affioramento circolare di terra e sabbia appena sopra il livello dell’acqua e largo forse una decina di metri, ma su cui erano visibili i resti di un focolare e una figura in piedi di spalle dietro di esso, dalla parte opposta dell’isola rispetto a quella da dove stavo per arrivare io. Accelerando il passo, misi piede sul terreno insulare e mi fermai davanti al focolare, fissando le ceneri ardenti e gli occasionali scoppiettii del legno che ancora bruciava per qualche secondo, prima di riportare gli occhi sulla schiena della figura.
L’impermeabile lungo fin quasi alle caviglie, blu scuro con raffigurate fiamme sul bordo inferiore, e i mossi capelli castani dalle punte rosse erano fin troppo familiari.
 
Sei arrivato” risuonò all’improvviso una voce profonda ma dal tono distorto e metallico, chiaramente innaturale, che parve risuonare come un eco attraverso l’aria. Nonostante questo, era facile rendersi conto che era provenuta da quella figura.
 
Repressi a fatica uno sbuffo. “Non è che avevo esattamente una scelta. Fossi anche rimasto fermo in quella bella pianura, non avrei comunque potuto andarmene prima di venire qui, no?
 
Suppongo di no” rispose la figura, continuando a darmi le spalle.
 
Piuttosto che significava quella visione? Adesso ti diverti ad alterare i miei ricordi? Non ho mai detto quelle parole allora, nemmeno avevo ancora inventato quella filastrocca. Sensazioni e pensieri ok, istinto omicida anche, ma il Death Dragon non esisteva ancora all’epoca.
 
Ne sei davvero convinto? Forse all’epoca non dicesti niente del genere, ma credi seriamente che il Death Dragon sia nato quando pensi tu? E non parlo della sua figura o conoscenza pubblica, ma del suo vero io. Credi che quello sia nato solo di recente? Oh no. I semi della sua esistenza sono stati piantati e sono germogliati molto prima. E so che lo sai anche tu, in realtà” ribatté la figura con un lieve tono beffardo, per poi voltarsi finalmente verso di me con deliberata lentezza.
 
Nel momento in cui fummo faccia a faccia, repressi a fatica una risatina nel ricordare istintivamente la prima volta che l’avevo incontrata: quella volta la sorpresa era stata tanta che ero trasalito e avevo persino lanciato un mezzo urlo decisamente poco virile… Però, voglio vedere chi non salterebbe nel trovarsi davanti quella maschera senza alcun preavviso, pensai sarcastico nell’osservare il volto della figura.
Anche stavolta, infatti, esso era celato dietro una maschera da teatro completamente bianca e priva di qualsiasi elemento decorativo ad eccezione delle tre fessure orizzontali per occhi e bocca, a forma di goccia per i primi e a mezzaluna per la seconda, che formavano così lo spettro di un volto sorridente. Una tipica e comune maschera della commedia teatrale, per intenderci, indubbiamente realizzata senza alcun intento nocivo o desiderio di terrorizzare gli spettatori…
Eppure quel viso stilizzato e contorto creava anche un’immagine che, vista al di fuori del palcoscenico, era così maledettamente inquietante e innaturale da suscitare un brivido incontrollato lungo la spina dorsale. Come se, nella sua semplicità, fosse un’espressione talmente perfetta a rappresentare l’ambiguità umana da spaventare inconsciamente coloro che se la trovavano davanti.
La paura del mostrarsi per ciò che si è davvero sotto la maschera che indossiamo tutti i giorni per vivere…
 
Ma tu ormai non temi più le maschere, giusto?” chiese all’improvviso la figura infilandosi le mani in tasca e spostando il peso sul piede sinistro. “O forse è il contrario e le temi ora più che mai?
 
Sbuffai. “Senti, risparmiami metafore e giochi di parole, non sono in vena. Dimmi perché mi hai fatto tornare qui e facciamola finita. Stare in mezzo a quest’oceano su una fetta di terra tanto striminzita è deprimente.
 
Davvero hai bisogno che te lo dica? Non credo tu sia così ottuso” replicò la figura mascherata. Trasse la mano destra dalla tasca e, avvicinatala alla testa, iniziò ad annodarsi intorno all’indice una ciocca di capelli. La punta rossa di essi contrastava terribilmente col bianco della maschera. “Noi non possiamo che parlare di una sola cosa quando siamo qui.
 
Lo so benissimo, come so anche che non dovrebbe esserci bisogno di parlarne, almeno non ora. Dovrebbe essere tutto in regola come sempre, no? O mi sbaglio?
 
No, hai fatto come d’accordo anche stavolta. Tuttavia non è questo il punto.” Anche se non potevo vedere il suo volto, ebbi l’impressione che si fosse indurito di colpo. “L’oceano è cresciuto ancora. Te ne sei accorto, vero?
 
Davvero? Non ci avevo fatto caso, no. Sai, è difficile misurare esattamente ogni millimetro d’acqua che si aggiunge a un corpo idrico così grande, perlomeno senza alcuno strumento specializzato.
 
Risparmiati il sarcasmo con me. Sai bene che non attacca. E io so bene che te ne sei accorto eccome, come sempre.” Liberando il dito dalla ciocca, la figura abbassò la mano ad altezza petto e, in quel momento, mi resi conto che i suoi vestiti erano cambiati: ora indossava una copia esatta dell’uniforme da studente della Kuoh Academy. “Pensi di poterti permettere di recitare ancora per molto questa commedia?
 
Anche se con un certo sforzo, ignorai il groppo in gola che quella domanda mi aveva creato e risposi pacato: “E chi ti dice che sia una commedia per me? Magari non sto affatto recitando.
 
La figura rise piano. “Falla finita, non ci credi nemmeno tu a quello che hai appena detto. Da fuori potrai sembrare sincero, ma con me non puoi mentire, tantomeno qui. Non sei affatto convinto che continuare su questa strada ti porterà ciò che desideri davvero, soprattutto considerando il tuo attuale stato mentale.
 
So che forse non è la strada più sicura per me… Ma so anche che è la migliore che posso intraprendere al momento.” Alzai la mano destra davanti al volto fissando il palmo ricoperto di vecchie cicatrici e calli. “Nonna, Blake, Tora, Akiko e Kayla hanno ragione quando dicono che non posso andare avanti così, per questo ho deciso di ascoltarli e non credo di stare sbagliando, nonostante ciò che dici tu. Anzi, a dirla tutta, perché dovrei ascoltare più te di loro? Come se potessi offrirmi di meglio…
 
Insolente come sempre. Forse allora dovrei riformulare la mia affermazione: anche tu stessi seguendo la migliore strada possibile al momento, non stai comunque agendo nel modo giusto. Anche se con riluttanza, hai accettato e stai aggiungendo altre persone ai tuoi affetti e ampliando così la tua sfera emotiva e di protezione. Alcuni potrebbero dire per sola e semplice nobiltà d’animo, ma non è soltanto per questo, no?” Il tono della figura divenne leggermente beffardo. “Stai tentando di portare più luce nel tuo cuore per scacciare l’oscurità. Sei preoccupato per ciò che ti ha detto Elsha e le ultime nuove da Nonna e Tora non aiutano a rilassare la tua anima. È dunque inevitabile che cerchi conforto ovunque possa essercene… Ma mi chiedo: lo stai facendo davvero? O ti prendi in giro da solo?
 
Non potei non stringere i denti quando quelle parole stuzzicarono un nodo di verità che mi si era formato dietro il cuore e mi suscitarono una fitta al petto. “Io non prendo in giro nessuno…
 
Eppure accogli i sentimenti dei tuoi nuovi amici senza davvero accettarli appieno. E hai ricambiato un chiaro segno di sincera affezione per poi subito negare lo stesso sentimento dentro di te e rifiutarlo seccamente. Se non contano come presa in giro, rimangono indubbiamente chiare contraddizioni.
 
Non posso” dissi, le parole che faticavano a uscire come se mi si fossero incastrate in gola. “Se il passato dovesse ripetersi di nuovo…allora io dovrei… No, non posso.
 
La figura scosse la testa e il suo tono parve diventare di rimprovero. “Continui ad avere paura di aprire del tutto il tuo cuore e provare di nuovo certi sentimenti, eppure non intendi nemmeno scoraggiarli completamente… Per contro, non tenti di annullare la tua oscurità, ma anzi ti assicuri che rimanga forte e stabile, in modo che non sparisca o s’indebolisca troppo. Ricerchi disperatamente la luce e al contempo non vuoi minimamente lasciare la presa sull’oscurità. La tua continua e intrepida, o sciocca, camminata sul sottile limite di una spirale di follia non smette di essere stupefacente.
 
Come se la mia oscurità potesse sparire o indebolirsi davvero oltre una certa soglia” commentai adottando io un tono di lieve scherno stavolta. “Dopo tutto quello che ho fatto e mi porto dentro, posso dire di essere già entrato in quella spirale e non m’illudo di poterle sfuggire. E, per quanto odi ammetterlo, ne ho bisogno. Finché potrò indirizzarla nella giusta direzione, va bene così com’è.
 
Cercare di controllare e sopprimere la tua fame mentre al contempo la tieni viva e fomentata è solo un serpente che si mangia la coda, un ciclo senza fine. Di questo passo, il Death Dragon diverrà sempre più forte e affamato e allora…
 
Non accadrà” lo interruppi subito stringendo i pugni. “Lo posso tenere a bada e lo farò, come ho sempre fatto finora. Ho ancora troppo da completare per permettermi di cedere così presto, dopotutto.
 
Tu sottovaluti il potere dell’oscurità. Della tua oscurità” ribatté la figura muovendo qualche passo verso la riva alla sua sinistra. Nel tempo di un battito di ciglia, i suoi vestiti cambiarono ancora e divennero stavolta un’armatura dalle chiare sembianze draconiche, molto simile al mio Boosted Gear Scale Mail, ma nera e dai tratti più duri e affilati. La corazza del Death Dragon. “Quello che stai cercando è la cosa più difficile del mondo, forse neppure esiste. Hai creato tu quell’oscurità, l’hai nutrita e allenata mentre al contempo creavi catene sempre più forti e solide per tenerla a bada.” Quasi a voler rafforzare le sue parole, delle catene scure si materializzarono intorno alla figura, stringendole arti e busto in delle morse solide ma lasciandole la libertà di poter camminare intorno all’isolotto. Una catena apparve anche intorno al suo collo e, come tutte le altre, si estese verso la riva fino a sparire sotto i flutti del mare scarlatto che ci circondava. “E non si può negare che tu abbia fatto un lavoro encomiabile finora. Non so se altri avrebbero potuto imbrigliare e convogliare la propria oscurità in questo modo e per così tanto tempo…
 
Ma?” chiesi percependo chiaramente la sospensione della frase.
 
Ma contenere in questo modo una bestia che diviene sempre più potente e feroce non potrà durare per sempre e, soprattutto, nel momento in cui le catene che la tengono non potranno più resistere, la sua liberazione sarà più terribile e catastrofica di quanto si possa immaginare.” Mentre parlava, la voce della figura mascherata si distorse ulteriormente e acquisì un timbro maligno e sadico, al punto da sembrare una persona completamente diversa dalla precedente. Inoltre, dal suo corpo iniziò all’improvviso a trasudare un’aura cupa e nera come l’infinito spazio siderale, che rese l’armatura ancora più terrificante e il contrasto col bianco della maschera ancor più spaventoso. I tratti di quest’ultima divennero tremendamente deformi, in un ghigno agghiacciante. “Porti avanti una scommessa davvero rischiosa, Zayden Ward, e invece di accontentarti di quello che hai già puntato e stare in una posizione più sicura, continui a scommettere sempre di più, a puntare sempre più alto. A ridurre sempre di più la terra su cui ti trovi in piedi, mentre invece l’oceano continua a salire…” L’aura negativa crebbe ancora e le catene che si stringevano intorno alla figura presero a tremare visibilmente, producendo un sonoro tintinnio di metallo contro metallo che sembrò riecheggiare come un coro di tuoni nell’aria. La figura si avvicinò a me. “Quindi la vera domanda è: sarà prima inghiottito dall’oceano ciò che resta di quest’isola… O saprai trovare una terra più grande prima che accada? Saprai trovare la luce… O queste catene si stringeranno intorno a te e ti trascineranno nell’oscurità eterna per sempre?
 
Una risatina raccapricciante accompagnò l’emersione dalle acque rosse di altre catene identiche a quelle che intrappolavano la figura, ma stavolta puntavano proprio me, come a voler dare credito alla sua non troppo velata minaccia. Serpenti di nero metallo che strisciavano verso la loro preda.
Nonostante questo e i brividi che mi avevano attraversato la schiena alle sue parole, presi un bel respiro e fissai la figura dritto nelle fessure per gli occhi della sua maschera, per poi rispondere con un sorrisetto senza allegria: “Potrei anche semplicemente imparare a nuotare e stare a galla, come ho sempre fatto finora. Anche dovessi continuare a immergermi in una spirale di sangue e follia per andare avanti, lo farei senza indugi per il bene di coloro che amo e dei miei desideri. Non intendo mollare fin quando avrò vita e non sarò nemmeno divorato dalla fame. Finché questo focolare avrà vita…” Mi scostai dalla figura e abbassai a livello delle ceneri ardenti, sfiorandole con la punta delle dita e godendo del loro calore. Queste sfrigolarono ed emisero alcune fiamme più forti, quasi in risposta. “…io non sarò mai sopraffatto dall’oscurità. E anche dovessi rimanere su un pezzetto di terra tanto misero a vita e senza la luce del Sole sopra di me, fin quando potrò scaldarmi a esso poco importa. La luce rimarrà sempre viva, anche in mezzo alla totale oscurità.
 
Le catene che venivano verso di me si fermarono e, dopo alcuni secondi, si ritirarono fino a sparire di nuovo tra i flutti. La figura rimase a fissarmi per un tempo apparentemente interminabile, poi sembrò sospirare. “Così sia” disse tornando vicino al focolare e ridandomi le spalle. Nel mentre, l’aura che l’avvolgeva svanì insieme alla sua armatura e il suo vestiario tornò quello originario; anche le catene che l’avvolgevano svanirono come fumo al vento. “Come sempre hai scelto la strada più lunga e tortuosa, quella che non ha garanzie di successo… Ma forse proprio per questo è l’unica vera per te. Ricorda solo una cosa, Zayden Ward: non importa quanto la luce sia viva, ci sarà sempre l’oscurità a circondarla… Ed è sempre la luce più abbagliante a proiettare l’ombra più buia.
 
Altro non disse e capii subito che non c’era bisogno di aggiungere altro. Riportai gli occhi al focolare e poggiai senza esitazione la mano sulle braci incandescenti. Subito dopo, un’onda di fuoco emerse da esse e mi avvolse in un abbraccio caldo e confortante, illuminando a giorno non solo l’isolotto, ma anche l’intero oceano e il cielo soprastante, come se un vero e proprio Sole stesse nascendo all’improvviso.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare da quelle fiamme, la mia coscienza che pareva viaggiare lontano anni luce da quel posto…
 
*
 
Quando riaprii le palpebre, mi ritrovai a fissare quello che riconobbi essere lo spazio distorto e fiammeggiante all’interno del Boosted Gear, dove anche l’anima di Ddraig risiedeva. Quindi non sono ancora sveglio. E la mia sveglia non sembra in procinto di suonare. Quasi quasi potrei…, pensai svogliatamente.
 
[Non credo te lo permetterò.] La voce di Ddraig, chiaramente preoccupata, catturò subito la mia attenzione. Il fatto che venisse da sotto di me e la consistenza calda e squamosa del terreno su cui ero disteso mi fecero capire di essere sopra la sua testa. [Eri di nuovo laggiù, vero?]
 
Trattenni un respiro a fatica. Sì, ero lì. Ci sono rimasto per poco, però. Il tempo di una breve chiacchierata e scambio di opinioni.
 
[Molto divertente. Anzi no, per niente.] Ora il suo tono era seccato. [Sai che non mi piace quando finisci lì. Non riesco mai né a raggiungerti né a sentire niente di quello che succede laggiù. Ogni volta quella maledetta barriera mi tiene fuori.]
 
Non posso fare molto a riguardo, lo sai. Mi dispiace sinceramente che tu sia escluso da quel luogo, soprattutto perché la tua compagnia mi aiuterebbe non poco… Tuttavia non è possibile. Quell’angolo della mia anima è isolato e appartiene solo a me, quindi non può entrarci nessuno. Nemmeno tu, malgrado il nostro legame e lo stesso Boosted Gear.
 
[E dire che l’hai creata tu quella barriera… Se non ti conoscessi bene, penserei che mi volevi tenere fuori volontariamente per impedirmi di ficcare il naso.]
 
Invece proprio perché mi conosci bene, sai che non è così, no?, replicai sfoggiando a mia volta un tono seccato, stavolta, e mettendomi seduto per guardare direttamente uno dei suoi grandi occhi verdi, puntato su di me.
 
[…No. Lo so bene.] Il mio compagno sospirò pesantemente, facendo vibrare la pelle su cui mi trovavo. [Solo che una cosa del genere è qualcosa che non mi era mai capitata con nessuno dei miei precedenti possessori e questo non smette di mettermi a disagio. Non c’è mai stato qualcuno che abbia prodotto un simile risultato con la propria anima, né volontariamente né involontariamente, dunque sono sempre stato in grado di percepirli e sentirli, tranne nei casi estremi del Juggernaut Drive… Invece con te… Sembra quasi che intorno alla tua persona debbano accadere continue anomalie, dentro e fuori di essa.]
 
“Wow, ora sì che mi sento davvero speciale, anche se non sono sicuro sia una buona cosa in questo caso” commentai sarcastico arruffandomi i capelli. “Probabilmente, come abbiamo già appurato più volte, è solo la conseguenza di ciò che ho fatto in questi 11 anni. Tutte le fatiche che ho patito, il dolore, il sangue che ho versato, mio e altrui, le maschere che ho creato per ogni circostanza… Heh, a essere sincero, ormai non sono più nemmeno sicuro di quale sia la mia vera faccia tra di esse. O di chi sia davvero Zayden Ward.”
 
[Le tue crisi d’identità sono arrivate a un tale livello, partner?]
 
“Credo siano così già da un po’, sinceramente. Ho sempre cercato di non darci troppo peso per non esserne eccessivamente influenzato e danneggiato, ma devo riconoscere che ogni volta che mi trovo laggiù a parlare con…la Maschera, non riesco a capire chi io sia davvero. Il modo in cui pronuncia il mio nome, ogni volta che lo fa, mi suona quasi estraneo. Almeno negli ultimi tempi. Anni fa non era certo così, ma ora…” Sospirai ancora. “Sarò sincero, Ddraig. Ho paura. Paura di perdere me stesso in un modo o nell’altro prima del previsto, se continuo così.”
 
[Non accadrà. Di questo puoi starne sicuro. Finché ci sarò io, non ti permetterò mai di dimenticare chi sei] replicò subito il Drago Celeste con tono di voce forte e sicuro, quello che usava solo quando voleva convincermi in modo adamantino di qualcosa che pensava. [Tu sei Zayden Ward. Il Sekiryutei e il mio partner a vita. Un guerriero e un uomo che marcia sempre avanti con volontà incrollabile, qualunque ostacolo si trovi ad affrontare. Questo sei prima di tutto, non dimenticarlo mai.]
 
Quella dichiarazione così decisa mi lasciò per diversi secondi senza parole e completamente interdetto, ma avvertii anche un inconfondibile sollievo e un’immensa gioia pervadermi il cuore. Alla fine non potei non sorridere sollevato. “Grazie, Ddraig. Grazie infinite. Se non avessi te, sarei davvero perduto.”
 
[Non dirlo nemmeno. Siamo partners, no?]
 
“Oh sì. Fino alla fine, qualunque essa sia.”
 
[Adesso ti riconosco! Molto meglio di quella depressione che ti portavi dietro fino a un minuto fa!]
 
“Oh scusate tanto se mi permetto delle debolezze umane di tanto in tanto, o grande Drago Celeste!” esclamai stavolta con un tono palesemente ironico. “Potete insegnarmi a essere come voi? Potrei addirittura ricevere una mia Sacred Gear da abitare se sarò abbastanza impetuoso!”
 
[Ah, ma fottiti, senzascaglie bipede! Mi rimangio tutto quello che ti ho detto prima! Ecco cosa ricavi a essere gentile con voi primati! Un branco d’ingrati dal primo all’ultimo, questo siete!] sbottò Ddraig dando uno scossone con la testa chiaramente volto a farmi cadere, ma per fortuna me l’ero aspettato e mi aggrappai saldamente alle sue corna per sorreggermi. [Torna al mondo reale, va’, che tra poco hai la sveglia. Ho bisogno io di dormire dopo tutta quest’ansia mattutina…]
 
“Tutta quest’ansia solo per me? Oh, che carino!”
 
[Falla finita e sparisci.]
 
Ridacchiai per qualche altro secondo, poi appoggiai il volto sulle scaglie frontali del mio compagno. “Sono sincero. Grazie, Ddraig.”
La sua unica risposta fu un grugnito, ma avvertii chiaramente che era contento delle mie parole. Con un’ultima pacca affettuosa alla sua testa, chiusi gli occhi e mi concentrai per uscire dal Gear e tornare ai miei mente e corpo fisico.
 
il soffitto immacolato della mia camera, lievemente illuminato dalla luce solare che filtrava attraverso le fessure della persiana chiusa dietro la finestra, fu la prima cosa che le mie pupille misero a fuoco quando stavolta aprii sul serio le palpebre. Un sottile raggio luminoso si allungava sotto al mio zigomo, diretto verso gli occhi, il che mi fece pensare che doveva mancare poco alla sveglia quotidiana, visto che di lì a poco sarebbe stato il Sole stesso a destarmi. Una breve occhiata al display dell’orologio sul comodino confermò i miei sospetti.
Le 7 e 20… Potrei sonnecchiare per altri dieci minuti, quasi quasi…, pensai svogliatamente.
 
Un leggero e delicato tocco sul mio petto scacciò subito quel pensiero. “Buongiorno, Zayden” mi sussurrò poi una melodica voce femminile che riconobbi subito.
 
Voltando lo sguardo, mi trovai a incrociare quello acquamarina di Rias, comodamente accovacciata contro il mio fianco sinistro come una gatta nel suo giaciglio…e ancora una volta priva di qualunque tipo di vestiario! “Rias…” sospirai, in tono sorprendentemente controllato. Possibile che mi stessi abituando a questa sua tendenza di dormire nuda? “Dato che sei di nuovo nel mio letto al mio risveglio, devo dedurre che ci siamo addormentati durante la visione dell’ultimo episodio?”
 
“Per essere precisi, tu ti sei addormentato” mi rispose lei con un morbido sorriso. “Quando stava per finire, ho provato a chiederti se volevi vederne un altro e mi sono accorta che avevi già preso sonno. Dovevi essere particolarmente stanco. Allora ho deciso di spegnere e mettermi a dormire a mia volta per non rischiare di disturbarti.”
 
“Beh, grazie, è stato un pensiero molto gentile… Ma mi potresti anche dire perché sei venuta a dormire nuda? Non avevi una vestaglia con te ieri notte?”
 
“Non te l’avevo già detto, Zayden? Non riesco a dormire bene se non sono nuda.”
 
“Ma non ti eri tenuta quella vestaglia l’ultima volta che sei rimasta a dormire qui, prima del fattaccio con Kokabiel? E avevi dormito pure piuttosto profondamente, se non ricordo male. Quindi… Perché stavolta?”
 
I lineamenti di Rias si piegarono in un’espressione giocosa. “Beh, perché preferivo così, ovvio!” La giocosità lasciò poi il posto a uno sguardo inaspettatamente lascivio. “E poi…avevo la sensazione che avresti apprezzato di più così…”
 
Ok, questa non me l’aspettavo. “…In che senso, scusa?”
 
“Sai, il contatto fisico senza ostacoli… Il calore dei corpi a diretto contatto… Non ti sembra di dormire meglio in questo modo?” Più parlava, più la sua espressione sembrava diventare seducente. E io iniziavo a sentire un groppo in gola. “Per me almeno è più piacevole dormire così. Dopotutto, il tuo corpo emana un calore così piacevole… Sembra quasi cullarti.” E coronò quelle parole sfregando la guancia sulla mia spalla sinistra e accarezzandomi di nuovo il petto.
 
Avvertii le gote scottare e di certo non per una febbre improvvisa. “…Quindi mi stai ora usando come una stufa o una borsa dell’acqua calda, rossa?” chiesi sarcastico. Ti prego, dimmi di sì!, pregai mentalmente allo stesso tempo. Se fosse stato solo uno stuzzicamento scherzoso come quelli che eravamo soliti scambiarci, non avrei dovuto preoccuparmi di niente.
 
“Può darsi” rispose Rias in un tono divertito che mi fece quasi tirare un sospiro di sollievo. Almeno finché non udii le parole successive, pronunciate in un tono stavolta ben più dolce: “Ma anche perché mi piace stare a contatto con te. Quando dormiamo così, insieme e abbracciati, mi sento…al sicuro. Al sicuro e in pace.”
 
“Al sicuro e in pace? Stando attaccata a me?” sbuffai. “Che sciocchezza. Ti senti così solo perché non mi conosci davvero.”
 
“Perché hai un passato in cui hai fatto cose terribili che vuoi tenermi nascosto, come mi dicesti quella notte tra le montagne? Perché non sei affatto controllato come sembri? Perché sei assetato di vendetta e carico di rabbia e brama omicida verso chi ha distrutto la tua famiglia e la tua vita e chiunque altro abbia provato a rifare altrettanto?” mi domandò la diavola alzandosi sulle braccia per guardarmi dritto negli occhi, un incredibile serietà nelle sue iridi verde acqua.
 
“Non ho voglia di dire nulla a riguardo in questo momento, ma direi che può bastare quello che hai detto tu.” Sente calore a starmi attaccata? Ovvio, sono l’attuale Anima Elementale del Fuoco e Sekiryutei. Sicurezza? Solo perché non sa quanto sangue ho versato, altrimenti mi temerebbe. Ecco la verità, pensai distogliendo lo sguardo dal suo, un’incredibile amarezza che mi invadeva la bocca.
 
“Pensi davvero che ti stia giudicando così superficialmente? Non hai proprio capito allora.” Mi rigirai verso di lei, ma prima che potessi chiederle cosa intendesse, gli occhi di Rias si spostarono sul mio corpo e avvertii le sue dita sfiorare una dopo l’altra le numerose cicatrici che lo attraversavano. “Per molti punti non serve nemmeno che tu risponda. Queste parlano già da sé.” A ogni parola, toccava una nuova cicatrice e sia il suo sguardo che la sua voce parevano diventare sempre più mesti. Non potei non rabbrividire e non per freddo o paura. “Tutte queste cicatrici… Per quante volte le veda, non riesco a non esserne continuamente impressionata. Ne hai così tante. Alcune piccole, altre grandi. Alcune appena accennate, altre profonde e spesse… Ma tutte indicano una cosa in comune: che finora hai vissuto una vita durissima e spesso crudele. Non credo di poter nemmeno immaginare esattamente cos’hai passato per ottenere un corpo così sfregiato e segnato… Quante avventure, imprese e battaglie potenzialmente mortali hai dovuto ogni volta compiere e combattere…” Il suo sguardo tornò a incrociare il mio e la sua bocca si ripiegò in un dolce sorriso. “Eppure, sinceramente, non me ne sento né disgustata né spaventata. Questo è ciò che sei tu, lo capisco, ma ti assicuro che mi piaci così come sei.”
 
Ora ero davvero scioccato e spaesato. Le piaccio così…?! Non intenderà davvero, spero!, pensai nervosamente, solo per rendermi conto che, nel frattempo, lei si era alzata e spostata verso il mio torso fino a mettersi sopra di me, premendo i suoi seni prosperosi sul mio petto e facendomi avvertire tutta la loro incredibile consistenza. I brividi che scuotevano il mio corpo divennero ancora più forti e una fame familiare iniziò a montarmi dalle viscere fino alla gola…insieme a una tanto prevedibile quanto problematica reazione fisiologica.
“Rias, che stai facendo?” trovai la forza di rispondere nonostante il groppo sempre più soffocante. “Te l’ho già detto… Non devi fare qualcosa del genere…non con me…”
 
“Peccato, perché invece mi va di fare qualcosa del genere proprio perché sei tu a riceverla” replicò lei con un sorriso al limite del decente. Le sue mani salirono dalle mie spalle al mio volto, accarezzandomi le guance. “Stai tremando. Hai così tanta paura di me o di quello che sto facendo?”
 
“N-Non è paura… O almeno non per te… Io… Ascolta…” Perché sto balbettando come un moccioso al primo approccio col genere femminile?! Datti una regolata, maledetto idiota!
La sua espressione si addolcì per un istante, come se il mio balbettio l’avesse intenerita. Poi, senza alcun preavviso, Rias si abbassò su di me e posò le sue labbra sulle mie facendomi sgranare gli occhi! Quel contatto delicato rimase tale solo per un paio di secondi, in seguito la sua bocca si mosse in modo seducente sulla mia e la punta della sua lingua prese a stuzzicare la fessura tra le mie labbra per indurmi ad aprirle. Non capii se per reazione spontanea o se perché intendevo dire qualcosa, ma le dischiusi dopo alcuni istanti e lei ne approfittò per insinuarsi al loro interno e intrecciare la sua appendice orale con la mia in un bacio ben più profondo e intenso di prima. Seppur colto completamente alla sprovvista da quell’azione inaspettata, le posai rapidamente le mani sulle spalle per provare a spingerla via e, al contempo, cercai di dirle di smetterla e staccarsi da me, ma lei dovette scambiare i miei lamenti soffocati per gemiti di piacere -o forse rifiutava semplicemente di smettere- perché le sue mani si strinsero di più sulle mie guance e la sua lingua si mosse ancora più vigorosa intorno alla mia.
E presto potei avvertire la mia volontà indebolirsi e quella fame che sentivo in profondità diventare rapidamente sempre più selvaggia.
Oh no! Non di nuovo! No! Devo resistere! Devo…!, mi sforzai di pensare, ma quando Rias, insieme al bacio, iniziò pure a muoversi sopra di me, sfregando i suoi seni e capezzoli, divenuti chiaramente duri ed eretti, sul mio petto e il suo bassoventre sul mio, la fame divenne insopportabile e scacciò ogni altro pensiero dalla mia mente che non fosse soddisfarla. E così mi ritrovai l’attimo successivo a chiudere le mie braccia intorno al busto di Rias e ricambiare il suo bacio con altrettanto trasporto, la mia lingua che lottava con la sua per la supremazia. Rias iniziò a mugolare con chiara soddisfazione nella mia bocca e si mosse ancora più forte sopra di me, stimolando così anche l’erezione che ormai mi premeva dolorosa sotto i pantaloni del pigiama. L’ardore che aveva accompagnato il nostro primo bacio era niente in confronto a quello che stava causando quest’altro.
Il mio istinto dominante, represso da troppo tempo nell’ambito intimo, prese del tutto il sopravvento e, con un movimento repentino, ribaltai le nostre posizioni in modo da essere io sopra di lei, separando nel processo le nostre bocche e facendole emettere un urletto sorpreso. “Hai idea di quello che stai rischiando ora, rossa…?” mi ritrovai a soffiare contro le sue labbra, la mia lussuria ormai contenuta a stento.
 
“Vuoi violentarmi, grande drago?” ribatté Rias con un’espressione a dir poco indecente. Come il mio, anche il suo fiato era corto e pesante per il nostro acceso scambio orale; questo, unito alle gote arrossate e alle labbra lucenti, la rendeva una visione assolutamente celestiale e irresistibile. In circostanze normali, le avrei detto di non azzardarsi più a dire niente del genere sulle mie intenzioni, ma in quel momento l’unica cosa che mi sfuggì di gola fu una sorta di basso ringhio soffocato.
La volevo eccome! Volevo ancora quelle labbra! E quella bocca! E quel corpo! Li volevo tutti!
E di nuovo per mia somma sorpresa, quella diavola d’una rossa mi accarezzò di nuovo le guance con dolcezza. “Va bene” sussurrò fissandomi intensamente. Non era la stessa espressione che mi aveva rivolto quando aveva provato a sedurmi per sfuggire al matrimonio con Raiser: agitazione e nervosismo erano rimasti, ma tristezza e rimpianto erano invece scomparsi. Nei suoi occhi e nella sua voce, le emozioni più chiare e predominanti erano ora un incredibile affetto…e un acceso desiderio. “Se sei tu…va bene tutto.”
 
Fu tutto ciò che servì alla mia fame per tornare a dominarmi completamente, persino peggio di quanto avesse fatto in tutti i nostri precedenti momenti insieme. Il desiderio che avevo sempre contenuto sembrò in quel momento alzarsi e scattare come un cobra, assalendo la mia mente e annullando ogni inibizione mi stesse ancora contenendo un minimo. Fanculo, pensai, rivolto forse alla mia coscienza.
Senza ulteriori esitazioni, mi riabbassai su Rias e ricatturai la sua bocca in un altro bacio di pura passione; allo stesso tempo, le mie mani si mossero per accarezzare e palpare i suoi incredibili seni, godendo immediatamente della loro morbidezza ed elasticità fuori dal comune. Cazzo, se la volevo! Il fuoco che ora mi bruciava dentro avvampava incontrollato e chiedeva solo di consumare senza più freni ciò che l’aveva scatenato.
Rias prese a gemere ancora più forte nella mia bocca e sentii dopo alcuni secondi le sue mani scendere e accarezzare la mia erezione da sopra i pantaloni, per poi spostarsi sull’elastico col chiaro intento di abbassarli e liberarla...
 
“Hism-hism” fece in quel momento qualcosa che sembrava un incrocio tra un lieve colpo di tosse e un sibilo, paralizzandoci entrambi. Quasi meccanicamente, io e Rias voltammo la testa e ci trovammo a contemplare la sagoma serpentina di Darak, nella sua normale taglia di un metro e arrotolato sulle proprie spire sopra la sedia vicino alla scrivania della mia camera. Gli occhi del mio famiglio, dorati e penetranti come lance, emanavano un misto di fastidio e curiosità. “Scusate l’interruzione, ma se come credo state davvero per accoppiarvi, vi chiedo di aspettare un attimo che esca dalla stanza. Non sono per nulla interessato a sentire o vedere un accoppiamento tra mammiferi, tantomeno di prima mattina.”
 
“…Da quant’è che sei lì, Darak?” trovai la forza di chiedere dopo un paio di secondi di imbarazzante silenzio.
 
“Che domande sono? C’ho dormito tutta la notte qui, ovvio! Non intendevo certo mettermi sul letto con voi due là sopra, che emanate feromoni a tutto spiano appena entrate in contatto fisico. Dovete essere davvero disperati per rilasciarne così tanti per così poco…”
 
“Questa era un tantino villana, non ti pare?” domandò Rias, una chiara nota infastidita nella voce.
 
“No, è la verità. Dopotutto è stato proprio per il vostro odore che mi sono svegliato” replicò Darak, facendoci arrossire vistosamente. “Seriamente, possibile che voi mammiferi abbiate sempre così tanta voglia di accoppiarvi? Non riesco proprio a capire questo vostro interesse per l’atto in sé, soprattutto dal momento che non è nemmeno finalizzato alla riproduzione nella maggior parte dei vostri casi.”
 
“…Personalmente non credo di essere interessato a proseguire oltre questo discorso” ribattei laconico rivolgendo un’occhiata a Rias, la quale ricambiò con un cenno di muta concordanza.
Solo allora, dopo l’intervento inaspettato di Darak, mi resi davvero conto di che cosa stava per succedere tra me e la mia attuale compagna di stanza e quella consapevolezza mi si schiantò addosso come un meteorite. “CAZZO!” esclamai mentre mi davo una spinta con tutti e quattro gli arti per staccarmi da Rias e, al contempo, alzarmi dal letto. Indietreggiai fino alla parete alle mie spalle e mi portai una mano alla bocca, nel tentativo di frenare la nausea che la combinazione tra l’essermi alzato tanto in fretta e il quasi avvenuto rapporto sessuale mi aveva bruscamente suscitato.
 
“Zayden? Che ti prende?” mi chiese Rias, evidentemente preoccupata per il mio scatto. “Qualcosa non va?”
 
“Qualcosa?! Tutto non va!” replicai fissando con astio l’evidente alzabandiera che mi era rimasta, per poi riportare lo sguardo su di lei. La vidi sussultare, probabilmente perché colta di sorpresa dalla mia ira, ma proseguii lo stesso: “Perché lo stavi facendo? Perché?! Ti rendi conto di cosa stavi per scatenarmi? Ringrazio che, seppur senza volerlo, Darak ci ha fermati, sennò chissà cosa avrei potuto farti…”
 
“Tu…non lo volevi? Non ti stava piacendo?” mi chiese Rias, stupore e delusione ben chiari sia nel tono che nell’espressione del suo volto.
 
Mi sentii stringere il cuore e dovetti faticare per non digrignare i denti. Non potevo fare a meno di sentirmi in colpa per il dolore che le stavo causando, soprattutto perché non aveva fatto nulla di davvero sbagliato, dopotutto, ma dovevo lo stesso dirglielo. Farle capire che stavamo per commettere un errore. “Non è questione di piacere o meno, Rias. Se ti sto dando una delusione, mi dispiace tanto, ma devi capire che non ero in me poco fa” le spiegai cercando di suonare calmo e rassicurante. “Non ho avuto delle…esperienze esattamente piacevoli in ambito intimo con l’altro sesso, nel corso della mia vita. Per questo ho sempre soppresso istinti primari e lussuria, per evitare di incappare in altre situazioni sgradevoli… Tuttavia rimango comunque il Sekiryutei, possessore dell’anima di un Drago Celeste, e anche un adolescente maturo con tutti gli ormoni tipici della mia fascia d’età, per giunta ovviamente aggravati dalla prolungata e obbligata astinenza sessuale, dunque ormai vivo soltanto di emozioni forti e vigorose, che pulsano di continuo appena sotto la mia pelle come fossero quasi un secondo cuore. Morale: se adesso mi lasciassi davvero andare ai miei istinti più bassi e perversi, probabilmente perderei ogni freno inibitore e potrei finire per fare male alla mia compagna senza rendermene conto, o peggio, senza nemmeno curarmene. Non voglio che l’esperienza intima con me rischi di essere qualcosa troppo intensa o addirittura potenzialmente violenta, soprattutto per qualcuno come te che vorrebbe fare queste cose solo con una persona che ama e che la ricambia. O mi sbaglio, Rias?”
 
La rossa diavola mi guardò sconvolta e interdetta, chiaramente colta alla sprovvista dalla spiegazione delle mie motivazioni. Poi, di colpo, una strana tristezza le scintillò negli occhi. “Zayden… Tu hai davvero così tanta paura di te stesso?”
 
Stavolta fui io a restare spiazzato dalle sue parole, al punto da non riuscire a trattenere un gemito strozzato. Il groppo in gola tornò a farsi sentire, più forte che mai, e un brivido mi salì lungo la colonna vertebrale. “Io… Sì” mormorai infine.
 
“E invece non dovresti.” Mi ero così concentrato su Rias che la voce di Darak mi fece sobbalzare sul posto. Avevo dimenticato che lui era ancora nella stanza. “Te l’abbiamo già detto tante volte, ricordi?”
 
Prima che chiunque di noi tre potesse dire altro, fu il suono squillante della sveglia a invadere stavolta l’aria, facendoci istintivamente voltare tutti verso di essa. Senza accorgercene, erano arrivate le 7:30.
E, sempre in quel momento, un altro conato mi risalì lungo l’esofago e invase la bocca, seguito da altri brividi freddi che riconobbi subito. “Scusatemi!” dissi per poi scattare verso la porta e uscire di corsa, ignorando la voce di Rias che mi chiedeva di aspettare e dirigendomi verso il bagno. Con un gesto secco, aprii e chiusi a chiave la porta dietro di me e mi portai sul lavandino, aggrappandomi ai bordi con tanta forza che per un attimo ebbi paura di rompere la porcellana. Inspirai a fondo una volta, due volte, tre volte, sempre cercando di regolare il respiro e sopprimere quella disgustosa sensazione che mi montava dentro. Sbuffando nervosamente, aprii gli occhi, che non mi ero accorto di aver tenuto chiusi stretti fino a quel momento, e fissai lo specchio davanti a me.
 
Una maschera da teatro, sorridente e bianca come la neve, ricambiò il mio sguardo, le orbite come neri pozzi in cui mi sentii rapidamente sprofondare.
Allo stesso tempo, avvertii le emozioni che avevo involontariamente lasciato scatenarsi quella mattina ribollire ancora di più sotto la mia pelle. Come magma che premeva sul terreno sovrastante per romperlo ed esplodere libero.
“…Fuck. It’s still too early for this shit…” mormorai chiudendo di nuovo gli occhi. Stavolta però trattenni il fiato e iniziai a richiamare l’oscurità che si annidava e concentrava dentro la mia anima, lì dove la tenevo in custodia. Lasciai che solo uno sprazzo di essa, a malapena un alito di vento, fuoriuscisse e mi avvolgesse in un abbraccio freddo eppure stranamente confortante, che mi svuotò in breve la mente di qualunque pensiero. Il mio battito cardiaco tornò presto normale, i brividi si placarono e le emozioni smisero di ribollire, quasi fosse stata gettata su di loro una secchiata d’acqua gelida. Solo allora diedi ai polmoni il permesso di riprendere a funzionare, i respiri che erano tornati calmi e lenti, e riaprii gli occhi.
Stavolta fu il mio volto a fissarmi dall’altra parte del vetro, gli occhi cerchiati di un nero appena pronunciato e la pelle di un pallore poco sopra l’accettabile. Soddisfatto, lasciai che l’oscurità svanisse, avvertendo subito dopo il fastidioso strato di sudore asciutto che mi ricopriva dalla testa ai piedi. “Meglio darsi una ripulita” borbottai liberandomi dei pantaloni e muovendomi verso la doccia.
 
“Ehi, Zayden, va tutto bene?”
 
Mi voltai verso la porta nel sentire la domanda preoccupata di Rias. “Sì, non preoccuparti. Sto bene” risposi con tutta la sicurezza di cui ero capace. “Tu e Asia andate pure in cucina. Io faccio una breve doccia e arrivo subito.”
 
Per alcuni secondi non sentii risposta, al punto che pensai se ne fosse andata. Invece: “…è stata colpa mia, vero? Ho agito di nuovo pensando solo a me stessa. Mi dispiace, dico davvero. È solo che...”
 
Sembrava davvero dispiaciuta e mortificata per ciò che era successo e questo mi diede una dolorosa fitta al cuore, oltre a farmi sentire un verme. Non avrebbe dovuto sentirsi così per quello che era successo, soprattutto perché la colpa non era sua. Era solo mia. “Rias, ti prego, non scusarti. Non hai fatto niente di male e non ce l’ho con te, te lo giuro. È…diciamo che è una lunga e spiacevole storia. Ma tu non hai alcuna colpa, quindi non preoccuparti e non affliggerti oltre. Ti assicuro che sto bene e non sono arrabbiato. Dammi il tempo di ripulirmi e sarò come nuovo.”
 
Di nuovo lei sembrò esitare, ma alla fine mi rispose comunque: “Va bene, mi fido di te. Ti aspettiamo giù, fai con calma.”
 
“Grazie, a tra poco.” Avvertii poi i suoi leggeri passi allontanarsi lungo il corridoio e solo allora entrai nella doccia. Aprii completamente sull’acqua fredda, sussultando quando il flusso gelido mi colò su testa e corpo. Perché in un modo o nell’altro devo sempre finire per ferire qualcuno?
Stavolta nessuno mi rispose, nemmeno Ddraig. Tuttavia sapevo che non era perché non mi aveva sentito.
Finita in fretta la doccia, mi assicurai di avere un aspetto accettabile e scesi in cucina. Asia mi diede come sempre un caloroso saluto con tanto di abbraccio, mentre Rias si limitò a sorridermi gentilmente, in apparenza di nuovo serena. Durante la successiva colazione, però, mi sembrò di cogliere un lampo di tristezza nei suoi occhi in un momento in cui probabilmente pensava di non essere guardata.
Povera ragazza. Non se lo merita. Maledizione a me.
 
*
 
Qualunque evento di quella mattina, tuttavia, passò subito in secondo piano quando nel pomeriggio, dopo una normale giornata scolastica, un ospite inaspettato giunse nel Club di Ricerca dell’Occulto, apparendo da un cerchio magico rosso cremisi e sorprendendo l’intero gruppo Gremory con la sua sola presenza.
“Spero di non interrompere niente d’importante” disse l’individuo appena comparso, sorridendoci placidamente. Era un uomo sui 25 anni d’incredibile bellezza, con occhi azzurri e lunghi capelli cremisi come la sua magia, identici a quelli di Rias, vestito con un elegante completo scuro e accompagnato da quella che riconobbi subito come la cameriera dai capelli argentati, la Regina Suprema Grayfia Lucifuge. La presenza di quest’ultima unita all’aspetto fin troppo simile a quello della rossa Gremory e all’aura a dir poco impressionante che sentii subito provenire da quello sconosciuto non mi lasciarono alcun dubbio sulla sua identità.
 
“O-Oniisama?!” esclamò Rias confermando involontariamente i miei pensieri. Inoltre, il fatto che la sua Scacchiera, eccetto Xenovia, si fosse inginocchiata con riverenza verso il nuovo arrivato non mi lasciò spazio a ulteriori dubbi.
 
E così lui sarebbe il fratello maggiore di Rias. Sirzechs Lucifer, ex-Gremory, l’attuale capo dei Quattro Grandi Satana o Maou. Il leader supremo degli Inferi, pensai squadrando il diretto interessato dalla testa ai piedi. Blake mi aveva detto di averlo incontrato durante i miei Rating Game contro Rias e Raiser, ma non credevo sarebbe venuto proprio qui così all’improvviso!
 
“Per favore, rilassatevi. Oggi sono venuto per affari privati, non come Maou” disse gentilmente Sirzechs invitando gli altri a rialzarsi. Lo vidi poi rivolgere un’occhiata curiosa alla sala. “Ehi, sorellina, questa stanza assomiglia alla scena di un omicidio. Mi chiedo come sia possibile che questo posto sia pieno di cerchi magici nonostante le ragazze si riuniscano qui.”
 
Trattenni una risatina a quelle parole. In effetti ormai ero abituato al posto e non ci facevo più caso, ma non si poteva negare che rimaneva una sala con un arredamento e un’atmosfera parecchio stravaganti e strambi. Per fortuna, ad eccezione dei membri del Club o del Consiglio Studentesco, non entrava praticamente mai nessuno qui, sennò non avevo dubbi che gli studenti avrebbero iniziato a far girare chissà quali storie inverosimili su questo luogo.
 
“Quindi lei è il signore dei diavoli” intervenne in quel momento Xenovia, facendosi avanti. “Piacere di conoscerla. Io sono Xenovia.”
 
La spadaccina aveva un’espressione neutra, tuttavia nel tono della sua voce, per quanto controllato, si poteva sentire una nota chiaramente emozionata. Beh, del resto si sta incontrando con quello che fino a ieri era il suo peggior nemico e invece oggi è il suo sovrano a tutti gli effetti. Si sta dimostrando più brava a tenere a bada il nervosismo di quanto pensassi.
 
“Buongiorno, Xenovia” rispose Sirzechs, sempre cordiale. “Devo ammettere che, quando ho sentito per la prima volta che la detentrice di Durandal non solo si era reincarnata come diavola, ma era anche entrata a far parte della Scacchiera di mia sorella, avevo i miei dubbi.”
 
“Anch’io non l’avrei mai pensato. Quando ho deciso di diventare una diavola, non c’ho riflettuto molto. E, anche adesso, ci sono momenti in cui lo rimpiango. Giusto, perché sono diventata una diavola? Per la disperazione? No, ma in quel momento… Eh? Ecco… Io…” Più parlava e più sembrava in contraddizione con sé stessa, al punto che era arrivata pure a tenersi la testa tra le mani con un’espressione tormentata, mentre cercava apparentemente di dare un senso ai suoi pensieri e alle sue parole.
 
Di nuovo, feci fatica a non ridere. Le autoriflessioni di Xenovia sul perché si fosse fatta reincarnare in una diavola tanto facilmente e bruscamente, quando per tutta la sua vita fino a quel momento era stata un’implacabile persecutrice e sterminatrice di quella stessa razza, erano sempre più divertenti. Ancora non si è resa conto che la sua mente era talmente scioccata e la sua anima priva di appoggi saldi, che ha cercato appiglio verso la prima mano che le è stata tesa. O meglio, verso le prime persone che le hanno detto la verità sempre e comunque nel breve tempo che le ha conosciute, pensai poi, con più serietà. Ah, i misteri e i prodigi della mente umana. Proprio vero che è la macchina allo stesso tempo più semplice e complicata che esista.
 
“Ahahahah! È bello e rassicurante che la famiglia di mia sorella abbia degli elementi così interessanti!” rise di colpo Sirzechs. A quanto pareva, non ero il solo a trovare la scena spassosa. “Xenovia, dal momento che ti sei appena reincarnata, ci metterai un po’ a capire qual è il tuo scopo, ma intanto spero che aiuterai la casata dei Gremory attraverso la famiglia di Rias. Conto su di te.”
 
“Se me lo chiede il leggendario Maou Lucifer, colui che viene menzionato nella Bibbia, non posso rifiutare. Farò tutto ciò che rientra nelle mie possibilità” rispose decisa la spadaccina con un piccolo inchino.
 
“Ti ringrazio. A proposito, non devo dimenticarmi che c’è anche un’altra persona che devo assolutamente ringraziare…”
 
Non dovetti aspettare che lo sguardo di Sirzechs si spostasse su di me per capire di chi parlava. Sorridendo, feci qualche passo in avanti per portarmi davanti a lui. “La tua fama ti precede, Maou Lucifer. Ho sempre avuto la sensazione che un giorno ti avrei incontrato, ma devo ammettere che non avrei mai pensato di farlo in circostanze simili” dissi alzando la mano destra aperta. “Zayden Ward, attuale Sekiryutei. Molto piacere.”
 
“Il piacere è tutto mio, Zayden-kun. Dopotutto, considerando ciò che hai fatto per Rias nella lotta contro Kokabiel, ti devo molto” replicò il Maou stringendomi la mano senza esitazione. Nel momento in cui i nostri palmi si toccarono, sentii più chiaro che mai l’immenso potere che pulsava sotto la pelle di quell’individuo. La sua aura era controllata e pacata, praticamente placida, ma la quantità e la forza di essa erano fuori dal comune persino per il sovrannaturale, come un oceano calmo e piatto.
 
Non voglio offendere nessuno in questo caso, ma non c’è davvero paragone tra lui e Rias. Anche se sono fratello e sorella, la differenza di potere tra loro è la stessa che c’è tra cielo e terra, se non di più, pensai mentre cercavo di farmi un’idea dell’effettiva forza del Maou davanti a me. Detesto ammetterlo, ma il giudizio che Blake mi ha dato su di lui è indubbiamente vero: quest’uomo, no diavolo, è davvero forte, molto più anche di me, o almeno del me attuale. Come pensavo, ne ho ancora di strada da fare…
“Affatto. Era anche nel mio interesse aiutare lei e la sua famiglia, perciò non potevo non farlo” dissi lasciando da parte quei pensieri per il momento e allentando la presa sulla sua mano. “Non c’è bisogno di ringraziarmi.”
 
“Non sono d’accordo. Da ciò che mi è stato detto, se non fosse stato per te, probabilmente mia sorella e i suoi servi avrebbero rischiato di perdere la vita nello scontro, ben prima che i rinforzi arrivassero. Anche se era nel tuo interesse, li hai comunque aiutati e protetti quando nessun altro poteva o avrebbe voluto farlo. Non solo: sempre grazie a te, Rias ha potuto maturare le sue prime esperienze in un Rating Game e si è pure sottratta a un matrimonio che sapevo non avrebbe mai accettato. Che tu l’abbia fatto per un motivo preciso o per semplice capriccio, non ha importanza. L’hai aiutata più di chiunque altro e perciò meriti eccome tutta la mia gratitudine, Zayden-kun.” Il sorriso e il tono di Sirzechs erano chiari e assolutamente sinceri, al punto da suscitarmi un lieve disagio. Doveva amare davvero molto la sorella minore.
 
Mi grattai la testa. “Heh, chi l’avrebbe mai detto che avrei ricevuto un simile ringraziamento da parte del signore dei diavoli Lucifer in persona… La vita è davvero piena di sorprese” dissi preferendo mantenere un atteggiamento neutro per il momento.
 
“Invero. Io ancora non mi sono ripreso da quella del sapere che il leggendario Sekiryutei è diventato un alleato della famiglia di mia sorella” fece Sirzechs con un’altra risatina. “Come con Xenovia, spero che, pur non essendo un membro della sua Scacchiera, anche tu continuerai ad aiutare Rias per il prossimo futuro.”
 
“Non sono il servo di nessuno, ma finché ne trarremo entrambi vantaggio, lo farò.”
 
“Ahahah! Schietto e diretto proprio come Grayfia mi aveva descritto! Sei indubbiamente un tipo interessante, Zayden-kun.”
 
“Mentre ammetto di essere contenta che trovi la situazione divertente, ti faccio presente che non hai ancora risposto alla mia domanda” c’interruppe Rias in tono leggermente esasperato. “Perché sei venuto qui, Oniisama?”
 
“Che stai dicendo? Le lezioni con i parenti si avvicinano, no?” replicò Sirzechs mostrandole un modulo stampato da compilare. “Sto pensando di partecipare anch’io. Voglio proprio vedere la mia sorellina immersa negli studi.”
 
A quelle parole, Rias trasalì, visibilmente scioccata. “Non starai dicendo…?!” Il suo sguardo si spostò poi sulla cameriera dai capelli argentei e si fece più duro, come il suo tono: “Grayfia! Sei stata tu a dirglielo?”
 
L’interpellata rimase zitta per un paio di secondi, un’espressione turbata in volto. “È così. I rapporti della scuola arrivano a me, che sono al servizio della famiglia Gremory” rispose infine. “Naturalmente sono anche la Regina di Sirzechs-sama, così ho dovuto riferirlo anche a lui.”
 
Lezioni coi parenti? Di che stanno… Ah, giusto!, realizzai. Nei prossimi giorni ci sarà quell’evento scolastico speciale per cui i genitori e i parenti degli studenti saranno invitati a prendere parte alle lezioni per poter osservare i loro figli durante una tipica giornata di scuola. Bah! Solo in Giappone possono pensare che gli studenti siano contenti di una simile situazione! Ma figuriamoci! Un momento… Ora che ci penso ieri Nonna mi ha mandato un messaggio dicendo che voleva partecipare anche lei! Ma come faceva a saperlo?! Io mica gliel’ho detto!
Soffocai un sospiro. Ancora una volta, l’abilità della mia vecchietta di raccogliere informazioni sulla mia vita, con e senza la mia consapevolezza, mi aveva spiazzato. Una volta o l’altra dovrò capire come ci riesce.
 
“Anche se i miei doveri di Maou sono difficili, volevo partecipare alla visita di classe di mia sorella” intervenne Sirzechs con evidente soddisfazione. “Non preoccuparti: vuole venire anche nostro padre.”
 
Nonostante le sue parole volessero suonare incoraggianti, Rias continuava a non sembrare affatto contenta. Non doveva piacerle proprio quella prospettiva. “Oniisama, tu sei il Maou, giusto? Lasciare i tuoi doveri per questo… Non puoi mostrare simili preferenze, nemmeno verso di me!”
 
Non potevo dare torto alle parole di Rias, ma Sirzechs scosse la testa senza mai perdere il suo sorriso. “No no, anche questo fa parte del mio lavoro. Ad essere sincero, pensavo di condurre qui i negoziati fra i capi delle Tre Grandi Fazioni. Perciò, sono venuto anche per ispezionare il luogo d’incontro.”
 
“Qui?! In questa scuola?!” esclamò Rias, completamente scioccata. E non solo lei: anche io e gli altri eravamo trasaliti a quelle parole. Sapevamo che ci sarebbe stato presto un incontro tra i leader delle Fazioni, ma che tale conferenza venisse svolta proprio qui, alla Kuoh Academy… E chi se l’aspettava?!
 
“Beh, il destino di questa scuola sembra essere legato in qualche modo all'incontro tra le Tre Grandi Fazioni. Tu, sorellina, il leggendario Sekiryutei, il possessore dell’anomala Spada Sacra Demoniaca, la posseditrice della Spada Sacra Durandal, la sorella minore della Maou Serafall Leviathan. Tutti voi siete collegati a questo posto, così come anche Kokabiel e l’altro drago leggendario, l’Hakuryukou. Anche loro sono ormai collegati a questo posto. Forti poteri continuano a mescolarsi qui dentro, come se fosse un qualcosa di naturale, e questo è un fenomeno che non puoi etichettare come semplice coincidenza. Personalmente ritengo che il motivo per cui questo moto stia accelerando sia proprio la presenza del Sekiryutei, Zayden Ward. Dopotutto è da quando è apparso che fatti curiosi e anomali continuano ad accadere qui” spiegò il Maou rivolgendomi un’altra occhiata.
 
Quindi sarebbe colpa mia se continuano a verificarsi casini in questa città? Hmm… Effettivamente non posso dire che non è proprio così, pensai trattenendo un sospiro di esasperazione. Com’è che dici sempre, Ddraig? Potere attira altro potere, giusto? Sicuro di non essere semplicemente una calamita per i guai?
 
[Ti sarei molto grato se non mi trattassi alla stregua di un malocchio, partner] borbottò il mio compagno draconico in tono chiaramente seccato. [Non l’ho mica stabilita io questa regola, se così vogliamo chiamarla. È così e basta, da prima ancora che nascessi, a dirla tutta. E sarà sempre così anche quando non ci saremo più, sia tu che io, ci scommetterei le scaglie!]
 
Ma non le hai già perse, scusa? Se non sbaglio, sei solo spirito lì dentro. Niente parti del corpo reali…
 
[Era solo un modo di dire! Piantala di prendermi in giro tanto per!]
 
Se lo dici tu, pensai trattenendo a stento una risata. Dio, se era divertente stuzzicarlo così! In seguito, mi feci più serio. Comunque, dico davvero: questa storia del potere calamita per altro potere è una vera chiavica. Spesso ho l’impressione che vada a braccetto con la legge di Murphy. No, aspetta… E se fosse proprio la legge di Murphy? Si spiegherebbe tutto!
 
[…Per assurdo, non credo di poter contestare appieno quest’ipotesi, partner. Potrebbe essere davvero così.]
 
Le successive parole di Sirzechs mi richiamarono alla realtà: “A questo punto, meglio continuare una simile conversazione da qualche altra parte in un altro momento. Hmm… Però, dato che sono venuto nel mondo umano, adesso si è fatta notte. Sarà ancora possibile trovare un posto dove alloggiare?”
 
Ma che davvero?! Questo viene qui, in un mondo che non è il suo, senza manco avere un luogo dove stare o a cui appoggiarsi durante tale permanenza?! Andiamo bene! Faticando per non darmi un face palm, riflettei che era improbabile che potesse trovare qualcosa di libero e disponibile così all’ultimo secondo. E adesso come si fa?
In quel momento, mi accorsi che sia Sirzechs che Rias avevano spostato lo sguardo verso di me, lui con un’espressione speranzosa, lei imbarazzata e disperata con tanto di scuotimento di testa. Che hanno da guardarmi così? E perché lei sta…? No, aspetta… Non dirmi che stanno pensando quello che temo! Eh no, eh! Un’altra volta, no! Trovatevi un altro cretino da assillare, io non ci sto anche stavolta! NO E NO!
 
*
 
Più tardi…
 
 
Ovviamente andò a finire come NON volevo. Ovvero che Sirzechs chiese asilo a casa mia e, nonostante il chiaro disappunto di Rias, non potei fare granché tra il Maou Lucifer in persona che mi chiedeva tale favore solo per una notte e Asia che, anima troppo gentile e buona qual era, ci disse che sarebbe stato scortese negargli un piccolo favore arrivati a quel punto e in una situazione tanto precaria. Kiba, Koneko e Akeno, col rischio di negare qualcosa a quello che era a tutti gli effetti il loro sovrano, non ebbero da ridire, naturalmente.
Maledetto il creato, ne ho abbastanza di fare da motel a tutti gli esseri sovrannaturali del circondario! Trovatevi una casa tutta vostra, tanto ci mettete mezzo secondo ad acquisirla o crearvela proprio! Eccheccazzo!
Per fortuna, Sirzechs mi aveva assicurato che sarebbe stato solo per questa notte, poi per i prossimi giorni avrebbe cercato un albergo. Anche Grayfia aveva dato la sua parola a riguardo, quindi non avevo motivo di non crederci; dopotutto, se c’era una cosa chiara riguardo quella cosiddetta cameriera, era che non mentiva quando parlava di qualcosa relativo al suo signore/marito.
E fu così come, un paio d’ore dopo, ci ritrovammo tutti insieme a tavola in casa mia. Io, Rias, Asia, Sirzechs e Grayfia. Quest’ultima si era offerta di preparare lei la cena per ripagarmi dell’ospitalità offerta, ma avevo rifiutato dicendo che ero abituato a fare da mangiare per più persone e che, dopotutto, questa rimaneva casa mia e dunque preferivo essere io a cucinare, come anche da regola del buon padrone di casa. Grayfia aveva però insistito comunque e, alla fine, avevamo deciso di preparare la cena insieme, sebbene lei avesse messo in chiaro che si sarebbe occupata da sola di tavola e servizio e io avevo deciso di accontentarla senza discutere oltre.
Dovevo ammettere che, per quanto abilità e portamento fossero impeccabili e inconfondibili, faceva sempre un effetto curioso pensare che quella cameriera apparentemente normale fosse in realtà una delle donne, anzi diavole, più potenti degli Inferi e la moglie dell’attuale Lucifer. Eh, le stranezze della vita.
 
“Questo è davvero buono, Zayden-kun” si complimentò Sirzechs dopo aver assaggiato alcuni bocconi.
 
“Grazie del complimento, ma non posso prendermelo tutto. Grayfia mi ha aiutato a prepararlo, dopotutto” risposi agitando leggermente la mano.
 
“Mi sono solo limitata a preparare i contorni e a curare un minimo il condimento. Il più del lavoro è tutto vostro, Ward-sama” si oppose la cameriera dai capelli argentei con un umile cenno del capo.
 
“Ti prego, lascia stare queste formalità e chiamami per nome. Non ce n’è alcun bisogno e non mi piacciono, te l’ho già detto.” Al suo silenzio, sospirai. Ok essere immersi nella parte, ma qui si esagerava!
 
“In ogni caso, non avrei mai pensato che un giorno avrei mangiato la cucina di uno dei possessori dei Draghi Celesti, per giunta a tavola con lui. La vita riesce sempre a trovare modi per sorprenderti, persino se sei teoricamente immortale al tempo” osservò il Maou sorridente, prima di prendere un sorso d’acqua.
 
“Heh, almeno su questo siamo d’accordo.” Masticando un altro boccone, occhieggiai discretamente verso le ragazze. Asia continuava a sembrare un po’ nervosa, ma riusciva comunque a mantenere il suo solito atteggiamento positivo e a mangiare con tranquillità e gusto. Rias, invece, era palesemente cupa in volto e mangiava con esasperante lentezza; era chiaro che l’improvvisata del fratello maggiore e il suo intromettersi in questo modo le davano ancora un notevole fastidio.
 
È forse quello che si dice avere un fratellone troppo affettuoso e protettivo?, mi chiesi. A giudicare da come si comportavano e da ciò che avevo sentito, sembrava proprio il caso.
 
“Ah, giusto, quasi dimenticavo: ti dispiacerebbe se stanotte dormissi nella tua stessa stanza, Zayden-kun?” chiese Sirzechs in quel momento, sempre serafico.
 
““Cosa?!”” Ci misi un secondo a realizzare che la voce che aveva parlato in coro con la mia era quella di Rias. Lo shock era stato apparentemente reciproco. “E perché, se posso chiedere?” riuscii a domandare dopo un paio di attimi.
 
“Avrei bisogno di parlarti, in privato. Niente di preoccupante, stai tranquillo, volevo solo scambiare due parole col Sekiryutei.”
 
Tu dici niente di preoccupante, ma già il fatto che mi dici che vuoi parlarmi in privato in questo modo non mi fa sentire affatto tranquillo!, pensai grattandomi la testa e pensando a cosa rispondere.
 
Rias ne approfittò per parlare a sua volta: “C-Cosa?! Vorresti dire che non posso stare con lui stanotte? Ma abbiamo iniziato da poco una serie anime e faccio fatica ad addormentarmi senza vedere con lui almeno un nuovo episodio ormai!”
 
Ok, non era esattamente il tipo di protesta che avrei rivolto a un Maou, ma forse sperava di far leva sul suo lato di fratello maggiore? Meno male che aveva detto di non voler ricevere un trattamento preferenziale da parte sua…
O forse era per altro e quella era solo una scusa? Per qualche motivo sentivo che non era semplicemente così, quindi forse c’era davvero altro sotto. Ero sorpreso poi che volesse ancora stare con me la notte, nonostante quello che era successo stamattina. Ma forse è meglio così, pensai in seguito. Dopo quello che è successo questa mattina, la cosa migliore è rimanere separati, almeno per stanotte.
 
Contro ogni aspettativa, la risposta di Sirzechs fu solo una grassa risata. “Chi mai avrebbe detto che la mia sorellina avrebbe trovato qualcun altro a cui aggrapparsi tanto strenuamente per attenzioni! Mi ricorda quando eri piccola ed eri solita farlo con me! Ahhh, forse dovrei sentirmi geloso del Sekiryutei, Rias-chan?”
 
“O-Oniisama, m-ma che dici! Non mi sto a-aggrappando a nessuno! E non parlare come se fossi ancora una bambina!” ribatté Rias ad alta voce, le guance completamente colorate di rosso vivo che la rendevano esilarante e adorabile allo stesso tempo.
Soffocai a fatica una risata e mi ripromisi mentalmente di usare questa conoscenza per stuzzicarla la prossima volta che ci saremmo punzecchiati a vicenda.
 
“Ahahahah! Dai su, Rias, non prendertela così!” disse il Maou assumendo poi un tono e un’espressione più seri, pur senza mai perdere il suo sorriso. “Ti assicuro che è una cosa importante. Sarà solo per stanotte, da domani potrete tornare a vedere le vostre serie senza problemi. Ovviamente, se anche Zayden-kun è disposto ad accondiscendere alla mia richiesta.”
 
I loro occhi si concentrarono su di me, in attesa di una risposta. Ci pensai qualche altro secondo, infine sospirai. “E sia. Se vuoi parlare in privato con me dopo tutto quello che è successo e ci hai già annunciato, non può che essere qualcosa che devo ascoltare. Va bene, ma attento a non fare scherzi, eh! Di Rias mi fido, ma di te non ancora, chiaro, Sirzechs Lucifer?”
 
“Zayden!” esclamò la rossa, anche se il suo tono sembrava insicuro, come se non fosse sicura di come prendere le mie parole.
 
Sirzechs rimase imperturbato e annuì. “Comprendo perfettamente. Non preoccuparti, hai la mia parola che non ho in mente niente di nocivo o dannoso.”
 
Annuii a mia volta, per poi voltarmi verso Rias e Asia, quest’ultima rimasta in disparte insieme a Grayfia durante l’intero scambio, con un’espressione abbastanza perplessa e nervosa insieme. “Anche se non è a due piazze, il letto in camera di Asia è abbastanza grande per ospitarvi entrambe senza problemi. Anche a te va bene questa momentanea variazione, vero, Asia?”
 
“S-Sì, sì! Certo! Nessun problema, Zayden-san!” rispose subito la mia sorellina acquisita con un sorriso gentile. “Mi piace sempre la compagnia di Buchou-san.”
 
Rias le sorrise teneramente a sua volta e le si avvicinò per darle un buffetto in testa, un po’ come facevo solitamente io. “Grazie, Asia” disse per poi guardarmi con uno sguardo più serio. “Sei sicuro che non ti causa disturbo la cosa?”
 
“Sicuro, non temere. E poi è solo per una notte” risposi subito. “Andate pure a dormire, forza. Ci vediamo domani.”
 
“Va bene. Buonanotte, Zayden, Oniisama, Grayfia.”
 
“Buonanotte, Zayden-san, M-Maou-sama e Grayfia-san!”
 
“Buonanotte, ragazze” dissi all’unisono con Sirzechs, mentre Grayfia si limitava a un cortese inchino. Mentre si allontanavano, rivolsi la mia attenzione al Maou. “Beh, andiamo anche noi a questo punto.”
 
“Andiamo, sì” rispose Sirzechs augurando la buonanotte a Grayfia e seguendomi in camera mia.
 
Dopo esserci preparati per la notte, entrambi ci avviammo verso il letto e, spente le luci, lì rimanemmo per diversi minuti silenziosi e quasi fermi nel buio che permeava la stanza. Nonostante l’oscurità quasi totale, concentrare il Ki negli occhi mi garantiva una discreta visione notturna, non perfetta come quella di un diavolo, ma abbastanza da poter distinguere la sagoma di Sirzechs accanto a me che si accomodava sotto le coperte e poggiava la testa sul cuscino con un sorriso soddisfatto. Teneva gli occhi chiusi e la sua aura era persino più calma e pacata di prima, al punto da suscitarmi istintivamente un’alzata di sopracciglia. Non stava ancora dormendo, l’avevo capito, eppure sembrava comunque a suo agio nello starmi accanto, mentre io non riuscivo a distogliere la mia attenzione da lui, pronto a qualunque sua possibile azione. Dopotutto non avevo mentito quando avevo detto che di lui non mi fidavo. Quale idiota si fiderebbe subito ciecamente di uno sconosciuto, soprattutto di uno del genere?
Eppure perché Sirzechs, il fottuto Maou Lucifer, pareva così tranquillo accanto a me? Avevo già capito che non era un idiota nemmeno lui, allora perché si comportava così? Era fiducioso della sua forza? Anche se era più forte di me, era comunque imprudente tenere le difese così basse vicino a me, un individuo con un potere nascosto non indifferente e di cui sapeva ancora molto poco personalmente. Voleva darmi fiducia per rendere più facile la conversazione imminente? O era semplicemente perché sapeva che Rias si fidava di me e lui di lei? Non riuscivo a trovare una risposta esatta tra le tante.
Mentirei se dicessi che non trovo molto insolita questa situazione, non potei non pensare, continuando a rimanere seduto sul mio lato, gli occhi a volte puntati verso Sirzechs, a volte verso il muro opposto. Dividere il letto con il Maou Lucifer in persona… Ma quand’è che la mia vita ha preso una piega tanto strana?! Fino all’altro giorno le creature sovrannaturali volevano solo scannarmi o squartarmi vivo o, nel migliore dei casi, stringere un accordo di reciproca e venale collaborazione, mentre ora invece vogliono cenare e dormire insieme a me! Sinceramente preferivo prima, almeno erano reazioni più facili da analizzare e capire!
 
[Devo dire che sono d’accordo con te, partner. È una situazione decisamente insolita… Però non posso negare che sia anche incredibilmente interessante da osservare. Mi rende curioso di vedere come andranno le cose d’ora in avanti.]
 
Lieto di sapere che sono sempre la tua fiction preferita, Ddraig…, dissi mentalmente col massimo sarcasmo, suscitando una risata gutturale dal mio compagno draconico.
 
[Sei sempre una vera benedizione per la noia, partner. Sempre.]
 
Stavo per replicare, ma in quel momento la voce di Sirzechs si fece sentire: “Puoi rilassarti, Zayden-kun. L’ho promesso a te e Rias che non ho cattive intenzioni, dopotutto, e io sono una persona di parola. Non c’è bisogno di tenere la tua guardia così alta.”
 
Aveva parlato in modo rassicurante, ma sbuffai in risposta. “Non penso che tu sia un bugiardo, no, ma comunque non riesco a rilassarmi completamente in una situazione del genere con qualcuno che conosco ancora così poco. Suppongo tu possa dire che è un’abitudine che ho maturato nel corso delle mie esperienze.”
 
“Capisco bene. Devi averne passate davvero tante per aver sviluppato una simile guardia a una così giovane età.” Nonostante tutto, il diavolo dai capelli cremisi continuò a mantenere il suo atteggiamento rilassato e il tono gentile. “Voglio innanzitutto ringraziarti ancora una volta per ciò che hai fatto per Rias, Zayden-kun. Per averla salvata.”
 
“Te l’ho già detto, non avrei mai permesso a quel corvaccio di-”
 
“Non mi riferisco solo a Kokabiel” m’interruppe. “Fin da quando l’hai incontrata, l’hai aiutata in innumerevoli modi. Le hai permesso di avere nuove serve talentuose, l’hai salvata da un matrimonio che l’avrebbe solo resa infelice e hai protetto lei e la sua famiglia più volte, oltre ad averli aiutati a diventare più forti. Inoltre, da quando ti frequenta, Rias è più felice, rilassata e decisa che mai. Non l’ho mai vista divertirsi così negli Inferi. In certi momenti, quando la guardo adesso, ho come l’impressione che tu le abbia ridato la vita stessa che sentiva di avere perduto da quando le vere responsabilità dell’eredità della casata Gremory hanno iniziato inevitabilmente a pesarle addosso. Non credo ti sarò mai grato abbastanza per ciò che hai fatto, Zayden-kun, ma voglio comunque cercare di farti capire quanto io lo sia.”
 
Avvertii chiaramente la sincerità delle sue parole e questa, unita alla sua schiettezza, mi sorpresero di nuovo. Tuttavia, quando metabolizzai appieno ciò che aveva detto, un punto in particolare mi fece storcere il naso e non potei non chiedere: “A proposito di matrimonio, in effetti, avrei anch’io qualcosa da dire, anzi domandare: perché non hai fatto nulla per tua sorella a riguardo, se le vuoi così tanto bene?”
 
Un lungo silenzio seguì la mia domanda e, anche nel buio, notai il volto di Sirzechs tingersi di malinconia e senso di colpa. “Non sempre le cose sono facili quando si parla di famiglia e nobiltà, nemmeno se sei un Maou.”
 
Sul momento non seppi nemmeno io esattamente perché agii in quel modo, ma non appena sentii quelle parole lasciare la bocca di Sirzechs, una forte rabbia mi si propagò in tutto il petto e la mia mano destra si aprì a taglio e scattò istintivamente contro il suo volto. Il mio colpo venne facilmente bloccato dalla mano sinistra del Maou, mossasi così rapidamente da sotto le coperte che a malapena ne percepii il movimento, ma questi non sembrò volersi mettere in guardia neanche dopo la mia aggressione. I suoi occhi acquamarina, così simili a quelli di Rias, puntarono nei miei smeraldi, un’espressione enigmatica ma non ostile in volto. “Non rifilarmi quella merda, Maou Lucifer” soffiai in tono duro. “Il tuo titolo già dice tutto. Sei l’attuale Lucifer, o Lucifero se preferisci, la massima carica degli Inferi e dubito che ci sia qualcosa su cui non hai potere decisionale o, almeno, una più che notevole influenza. Avresti potuto fare qualcosa per lei in molti modi, anche senza sfidare apertamente la casata di quel galletto idiota, ma hai invece seguito il flusso degli eventi in modo quasi passivo, limitandoti perlopiù a osservare e agire in modo indiretto. Io non sono un reale o un sovrano, vero, ma comprendo che, essendo il Maou, devi separare politica e famiglia e agire in modo equo verso tutti i diavoli, chiunque essi siano, e dunque non puoi agire in modo schietto e impulsivo in queste situazioni… Tuttavia, riflettendoci davvero su, avresti comunque potuto trovare un’altra soluzione per evitare quel dolore a tua sorella, senza compromettere la tua neutralità di sovrano. C’è sempre un modo.”
Conclusi il mio discorso ritirando la mano e rimanendo a osservare Sirzechs, in attesa di una qualunque risposta. Mi rimproverai mentalmente per il mio gesto tanto impulsivo. Rischiavo di attirarmi addosso un bel casino con quello che era palesemente un attacco diretto su più fronti al Maou Lucifer in persona, ma i discorsi sulla famiglia avevano sempre il potere di rendermi più emotivo di quanto solitamente non fossi. Che cosa brutta non riuscire a slegarsi dal passato…
 
Sirzechs rimase in silenzio anche più di prima, finché non rilasciò un profondo sospiro e mi guardò con un sorriso più mesto. “Non hai proprio peli sulla lingua, non si può negare” disse mettendosi a sedere per guardarmi meglio. “È passato davvero tanto tempo da quando qualcuno mi ha parlato in questo modo e, ironicamente, mi fa sentire più a mio agio di quanto credessi. Ovunque io vada, sono soliti riferirsi a me in base al mio titolo e al mio grado, perciò è impensabile rivolgersi a me in questo modo, figuriamoci cercare di colpirmi. Sinceramente è rinfrescante e piacevole sentire qualcuno che ti parla tanto schiettamente come persona e non come Maou. Mi è sempre più chiaro che cosa ti renda tanto attraente agli occhi della mia sorellina.” Il suo sguardo si voltò poi verso il muro, fisso su un punto non specifico. “Forse è proprio questo il mio problema. Ho passato troppo tempo come Maou addossandomi tutte le responsabilità che tale titolo richiede, al punto che mi è diventato difficile oppormi alle richieste della nobiltà, soprattutto per questioni giudicate indispensabili al futuro degli Inferi. Tu sai che le tre Fazioni sono ancora in crisi dopo l’ultima grande guerra, vero?” Al mio cenno affermativo, proseguì: “Gli Inferi sono rimasti con meno famiglie nobili di quanto si possa pensare, soprattutto tra i Pilastri, e la nostra sopravvivenza è tuttora messa in discussione. Reincarnare umani e altre razze in diavoli è indispensabile per aumentare il nostro numero, ma al tempo stesso non possiamo causare l’estinzione completa delle rimanenti casate, perciò anche matrimoni e concepimenti sono necessari. Non ho mai voluto intrappolare Rias in un matrimonio infelice, ma la verità era che non c’era una vera alternativa ad esso che non mi facesse sembrare imparziale. Per quanto vorrei farlo, non posso oppormi completamente alla nobiltà per le questioni riguardanti il futuro degli Inferi. Troppe leggi antiche regolano ancora il nostro mondo e, anche se la rivoluzione iniziata con la fine dei precedenti Maou e l’avvento dei nuovi sta tuttora procedendo per apportare molti cambiamenti, essi richiedono molto tempo, purtroppo. Dunque, il potere delle casate è ancora grande e io e gli altri nuovi Maou ne abbiamo bisogno, soprattutto ora, per questo non possiamo opporci quanto vorremmo alla loro influenza. Non è una situazione facile.” I suoi occhi tornarono a guardare i miei. “Eppure sì, hai ragione. Avrei comunque potuto fare di più, ma non ne sono stato in grado. So che tutto questo non mi giustifica e che tu non mi stai ascoltando per sentire qualcosa del genere, ma desideravo essere sincero con te e dirti la verità. Da qui in poi, giudicami come preferisci.”
 
Aveva parlato più apertamente e sinceramente di quanto mi sarei mai aspettato, mettendo letteralmente a nudo la situazione precaria degli Inferi, del suo mondo, senza tralasciare nulla e senza cercare giustificazioni, mostrandomi un’apertura che non avrei immaginato. Vero che tale situazione non era certo un segreto per chi s’informava bene sul mondo sovrannaturale, ma sentirsela descrivere da una delle massime cariche dell’Inferno le dava una gravità del tutto diversa. Si era mostrato senza maschere e scuse, era fin troppo percepibile dal suo tono che aveva detto solo verità finora, e stava lasciando a me l’ultima parola su tutta la faccenda. Se avessi detto che non ero spiazzato, sarei stato un bugiardo di prim’ordine. Heh, suppongo che le voci che avevo sentito finora su di lui fossero tutte vere. Non è davvero come la normale nobiltà, anche come signore degli Inferi mantiene un atteggiamento umile e aperto, senza però mai tradire la sua vera forza e mostrarsi debole. Semplicemente sta affrontando una situazione davvero complicata che nemmeno il potere della sua carica può risolvere in uno schiocco di dita. Davvero una bestia schifosa la politica…
Decisi di non attaccarlo oltre, non ce n’era motivo e nemmeno era giusto nei suoi confronti dopo quello che mi aveva rivelato. “…non ho doveri e obblighi come i tuoi, ripeto, quindi non posso davvero giudicarti. E anche potessi, non lo farei comunque perché le circostanze non sono sempre uguali. Solo…cerca di fare più di quanto pensi di poter fare. Sono sicuro che sarai in grado di trovare più soluzioni di quanto credi ai vari problemi, se ci proverai ancor più duramente. Sei il fratello maggiore di Rias, dopotutto, e lei ha spesso descritto il tuo talento e intelligenza, perciò devi essere per forza un tipo speciale e capace.”
 
L’espressione di Sirzechs mutò completamente in puro stupore, al punto da dischiudere un momento le labbra ed emettere un piccolo verso. Io rimasi a guardarlo imperturbato, come a voler rafforzare le mie parole e, alla fine, lo vidi sorridere e ridacchiare. “Lo ammetto: non sono molti quelli capaci di lasciarmi senza parole, ma tu ci sei riuscito senza problemi. Ora sono davvero convinto che tu sia un tipo interessante, Zayden-kun, e non potrei essere più lieto di aver avuto questa conversazione con te. Se poi mi fai delle lodi simili, non posso proprio rimanere indifferente. In segno di rispetto, ti do la mia parola che farò più attenzione per qualunque cosa riguardi la mia famiglia e il mio popolo, d’ora in poi. Ti chiedo solo una cosa in cambio: abbi cura di Rias, come hai fatto finora. Lei mi ha accennato che state per stringere un patto e mi è arrivata conferma anche da Mephisto-san, perciò so che continuerete indubbiamente ad aiutarvi anche in futuro, però voglio chiedertelo personalmente lo stesso. Anche con una maggiore attenzione, per quanto odi ammetterlo, non potrò comunque essere sempre al suo fianco, perciò voglio almeno affidarla a una persona degna di fiducia. Abbi cura di lei, Zayden Ward.”
 
La nota quasi implorante nella sua voce, seppur coperta dal suo solito tono forte e pacato, non mi sfuggì e capii che era una richiesta estremamente seria. Mi stava davvero affidando un membro della sua famiglia a cui teneva immensamente e io, per tanti motivi, sapevo che potevo dare una sola risposta in quel momento: “Hai la mia parola. Fin quando il nostro patto durerà, farò tutto ciò che è in mio potere per aiutare lei e i suoi servi. Lo dichiaro tanto come Sekiryutei quanto come Zayden Ward.”
 
“Grazie infinite, Zayden-kun. Sapere che mia sorella sarà nelle cure del leggendario Imperatore Drago Rosso mi fa sentire molto più tranquillo. Heh, chi avrebbe mai detto che alla fine uno dei Draghi Celesti si sarebbe alleato con noi diavoli. Questo secolo si sta rivelando incredibilmente interessante.”
 
Sbuffai divertito. “Sì, ti piacerebbe! Solo perché ho un patto imminente con una diavola, seppur imparentata col Maou Lucifer, non vuol dire che sia un alleato della vostra intera razza! Non provarci, furbastro! Non ho mai detto nulla del genere!”
 
Sirzechs rise di nuovo, persino con più gusto di prima. “Corro troppo, dunque?”
 
“Decisamente.”
 
“Peccato. E dire che io speravo di poterti già chiedere di chiamarmi ‘oniichan’…”
 
“…beg your pardon?” Che dice?!
 
“Oh niente, non preoccuparti.” Il suo tono si fece poi più serio, pur senza perdere il sorriso. “A proposito, considerando che la conferenza tra le Tre Grandi Fazioni si avvicina, devo avvertirti che Azazel ha già preso un certo interesse in te.”
 
Ok, questo era decisamente più preoccupante dei discorsi precedenti. “Il governatore degli angeli caduti, eh? E per quale motivo?” chiesi in tono neutro.
 
“Non ne sono sicuro, a dire la verità, ma so che Azazel nutre grande interesse per le Sacred Gears e il tuo Boosted Gear non fa eccezione, anzi, considerando che è un Longinus, deve risultare ancora più interessante agli occhi di uno come lui. A quanto pare, ha già avvicinato a sé più di un possessore di Longinus, compreso l’altro Drago Celeste, il Vanishing Dragon.”
 
“L’Hakuryukou, eh? L’aveva detto che era venuto a prendere Kokabiel su ordine di Azazel, in effetti” commentai accarezzandomi l’accenno di barba che mi era ricresciuta negli ultimi giorni. Presto avrei dovuto raderla. “Devo preoccuparmi in questo caso? Pensi che voglia tirare anche me dentro il suo circolo? E perché raccoglie e studia le Sacred Gears?”
 
“Questo non lo so, ma ti assicuro che non devi preoccuparti” rispose subito Sirzechs con voce totalmente sicura e rassicurante. “Azazel è il governatore generale di un’organizzazione capace di influenzare il Cielo, gli Inferi e il mondo umano, tuttavia non è bellicoso come Kokabiel. Per questo, durante l’ultima guerra, furono proprio gli angeli caduti i primi a ritirarsi dal conflitto. Azazel è stato anche il primo a decretare che Kokabiel fosse rinchiuso e congelato nel Cocito per l’eternità come punizione per le sue azioni, quindi è sicuro che non voglia far scoppiare una nuova guerra. Se cercasse di farti qualcosa, sapendo che sei nelle grazie di mia sorella e, di conseguenza, della casata dei Gremory, rischierebbe di causare una nostra reazione e dunque di creare nuovi attriti tra le nostre fazioni. Non temere, Zayden-kun: come tu ti prendi cura di Rias, io lo farò per te. Considerati pure sotto la mia protezione.”
 
La sua disponibilità era veramente spiazzante. Davvero tutta questa premura solo perché sono vicino a sua sorella? Non riesco a convincermene al 100%. “…oh beh, grazie. Non mi piace essere protetto e non credo di averne bisogno al momento, ma se ci tieni davvero, fai pure. Basta solo che non mi metti delle guardie intorno a ogni momento della giornata, o giuro che prima le mando via a calci in culo e poi vengo a darli anche a te.”
 
“Ahahahah! Tranquillo, anche senza questa minaccia, non lo farei mai! Ho capito fin da subito che sei un tipo al quale non piace essere accudito, quindi non lo farò. Tuttavia, volevo almeno fartelo sapere, per darti una sicurezza in più.”
 
“In questo caso, non credo rifiuterò. Grazie, Sirzechs.”
 
“Grazie a te, Zayden-kun.”
 
“Solo Zayden, per favore. Mi piace di più.”
 
“Come preferisci. Direi di dormire adesso, si è fatto piuttosto tardi.” Con movimenti lenti e pacati, il Maou si rimise disteso sotto le coperte e appoggiò la testa sul proprio cuscino. “Buonanotte, Zayden.”
 
Lo guardai qualche altro attimo, poi sorrisi, scrollai le spalle e infine mi misi anch’io comodo sotto le coperte. “Buonanotte, Sirzechs” mormorai chiudendo gli occhi e lasciando finalmente che Morfeo mi portasse nel mondo dei sogni.

 



Note:
E indovina indovinello? Chi è finalmente tornato a postare anche da queste parti?
Pensavate fosse Ishibumi... MA INVECE ERO IO! XEPHIL! AHAHAHAHAH!!!
...Scusate non ho saputo trattenermi quando ho scritto la prima frase... :D Scherzi e citazioni a Jojo a parte, sono davvero felice di essere riuscito a tornare a pubblicare i volumi della mia storia di DxD dopo un intero anno in cui ho messo l'intera storia in sospensione. Non ho mai avuto intenzione di abbandonarla e non mi ero nemmeno stancato di scrivere su di essa, non equivocate, anzi rimane una delle storie su cui voglio impegnarmi di più e darle il finale che merita, tuttavia quest'anno ho voluto dare un po' più di attenzione prima a Bleach per una serie di motivi già spiegati, ad altri futuri progetti che porterò indubbiamente in futuro e soprattutto al lavoro nella vita reale. Vi dico solo che al momento sto lottando per tenermi stretti ben tre lavori che voglio proseguire quanto più possibile, o almeno finché il mio lavoro principale non sarà finalmente stabile e funzionante al 100%, dunque il mio tempo libero si è ridotto veramente tanto. Oltre a questo, anche quando ne ho, è facile che sia o stanco o privo di voglia di fare molto che non sia riposare o dedicarmi ad altri hobbies, dato che la scrittura richiede comunque sempre un minimo di fatica e sforzi mentali. Tuttavia, volevo comunque pubblicare il primo capitolo del 4° Volume della mia storia prima della fine anno, così da poterlo poi riprendere appieno appena finisco un altro po' di cose da fare, sia di lavoro che di altro. Cercherò di avere almeno una certa regolarità con le prossime pubblicazioni, ma contando anche le altre mie storie in corso (che nemmeno loro mollerò mai) e le future che voglio fare, non sono in grado di darvi dei tempi chiari per le prossime Lives di questo nuovo Volume. Comunque tranquilli che sicuramente richiederanno molti meno mesi di quest'ultima almeno! :D
Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia compensato almeno in parte la lunghissima attesa. Come avete trovato la scena all'inizio col dialogo tra Zayden e quella che viene chiamata da lui la Maschera? Avete capito chi sia questa figura? Non ho intenzione di dire altro a riguardo perché voglio lasciarvi qualunque sorpresa futura su questa figura e la sua relazione con Zayden, ma per chi segue anche la mia storia di Bleach, voglio subito dire che non si tratta di un'entità estranea all'anima del protagonista come lo è Sonohoka per Keishin. Questa figura non è un clandestino o un parassita dell'anima di Zayden, fa parte del suo essere al 100% da sempre. Questo e diverse affermazioni nella loro conversazione dovrebbero darvi almeno qualche idea su chi o cosa sia esattamente la Maschera.
Poi vi è piaciuto il momento intimo tra Rias e Zayden? Come avrete capito, da questo Volume in poi, la relazione tra loro due diventerà sempre più forte e intensa e le loro emozioni diventeranno sempre più difficili da controllare. Anzi, nel caso di Rias, possiamo dire che non vorrebbe proprio controllarle perché ormai ha accettato di essere innamorata di lui... Cosa che invece non si può dire per Zayden. Non fraintendete: lui le vuole molto bene e non desidera ferirla, ma non prova ancora lo stesso sentimento o almeno non la stessa intensità di tale sentimento per molti motivi, prima di tutto il fatto che, come già detto più volte, la sua vita amorosa passata è stata tremenda e gli ha lasciato una cicatrice fisica e mentale che lo perseguita ancora oggi e previene qualunque suo desiderio d'impegnarsi in una vera relazione amorosa e ostacola anche la sua lussuria e desiderio carnale. Questa continua tensione emotiva tra loro, tuttavia, creerà spesso dei picchi che porteranno dei cambiamenti in entrambi e nel loro rapporto in molti modi. Aspettate e vedrete!
Infine l'incontro con Sirzechs, che finalmente si presenta e parla col nostro Sekiryutei. Vi è piaciuto il loro confronto? Se vi è sembrato che a volte Zayden fosse troppo irrispettoso o brusco con quello che è a tutti gli effetti il Maou Lucifer, ricordatevi che lui non è Issei, non è un diavolo e non è nemmeno la prima volta che si confronta con un essere di potenza maggiore alla sua, di conseguenza è prudente e attento, ma comunque non è nemmeno sottomesso o umile nei suoi confronti, soprattutto per dare un'immagine comunque forte di sé e non farsi prendere alla leggera. Dall'altra parte, ricordiamo che Sirzechs è sempre stato un tipo amichevole e cordiale, quindi è normale che si senta più incline a un tono più informale quando gli parla, pur senza cadere nella maleducazione. Oltre a questo, sappiate che, al momento, le emozioni di Zayden sono un po' instabili per molti motivi, quindi ci saranno sempre più momenti in questo Volume e soprattutto nei prossimi in cui le sue azioni e parole saranno più brusche e impulsive del normale, anche se recupererà ogni volta il controllo dopo poco tempo.
Ok, credo di aver detto tutto. Se le cose vanno come spero, forse riesco a pubblicare un ultimo capitolo di Bleach prima di fine anno e la seconda Life del quarto Volume di DxD arriverà nei primi mesi del nuovo anno. Preparatevi ad ancora più sorprese ed eventi scatenati perché da qui in poi entriamo finalmente nel vivo della mia storia e gli eventi varieranno sempre di più da quelli della storia originale! In breve, diventerà praticamente quasi tutta farina del mio sacco!
Spero vi sia piaciuto il capitolo, se riuscite e volete, lasciatemi pure una recensione o un commento qui sotto o su qualunque mio punto di contatto possibile e vi do appuntamento al prossimo aggiornamento!
JA NAA MINNA!!!

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Capitolo 2
*** Life 1: Inizia l'allenamento ***


Life 1: Inizia l’allenamento
 
Zayden POV:
 
Come aveva detto, Sirzechs si fermò a casa mia solo per quella notte… Ma finì lì la sua richiesta di favori? Naturalmente… NO!
I giorni successivi, difatti, lui e Grayfia non se ne tornarono negli Inferi, ma esplorarono e studiarono la città di Kuoh in lungo e in largo, fermandosi in tutti i posti possibili, dai centri commerciali ai ristoranti, dalle taverne alle sale giochi, dal parco divertimenti al santuario shinto e molto altro ancora. E mentre al mattino eravamo chiaramente scusati per via delle lezioni, al pomeriggio invece venne chiesto più di una volta a me e al gruppo Gremory di accompagnarli e far loro da anfitrioni, così da permettergli uno studio più preciso della città.
Per quanto la cosa fosse irritante e noiosa, accettai lo stesso in quanto intendevo approfittarne per parlare ancora con Sirzechs e capire quante più cose possibile sia di lui che della situazione attuale tra le Tre Grandi Fazioni. Il Maou mi assecondò senza storie e rispose più o meno a tutto quello che gli chiesi, mentre nel contempo esaminava con incredibile attenzione ogni luogo in cui lo accompagnavamo. A una prima occhiata superficiale, uno avrebbe visto soltanto un turista particolarmente curioso ed entusiasta, ma in realtà c’era sempre un fondo di serietà e attenzione negli occhi di Sirzechs quando osservava un nuovo luogo, questo mi fece capire in fretta che stava chiaramente studiando la città in vista dell’imminente riunione dei capi delle Fazioni, dato che avrebbe dovuto avvenire proprio qui.
Heh, per quanto sia un tipo insolito, non si può dire che non faccia bene il suo lavoro, mi ritrovai a pensare durante una delle numerose fermate. I diavoli continuavano a non essere la mia razza preferita, ma almeno, con un leader come questo al comando, difficilmente avrebbero potuto diventare di nuovo una minaccia concreta per il mondo. Questo escludendo le mele marce da sempre presenti, ovviamente.
 
Quando infine Sirzechs e Grayfia finirono la loro esplorazione e se ne andarono per davvero, notai che dopodomani avremmo avuto un giorno di festa, e dunque riposo, e questo mi fece venire un’idea che proposi appena possibile a Rias: “Siccome giovedì saremo a casa, che ne dici se lo sfruttiamo per dare inizio agli allenamenti che avevo progettato per il gruppo?” Stavamo tornando a casa dopo una breve tappa al market per prendere qualcosa da cucinare per cena, quindi eravamo solo noi due.
 
Rispetto al giorno subito dopo quella mattina problematica, Rias si era apparentemente ripresa dal dispiacere ed eravamo tornati al nostro normale rapporto fatto di momenti e dialoghi piacevoli alternati a divertenti punzecchiamenti e a passare alcune notti insieme a visionare varie serie anime e tokusatsu, addormentandoci nello stesso letto fino al giorno dopo. Tuttavia, lei non aveva più provato a sedurmi ancora come quella mattina e, se rimaneva a dormire, lo faceva sempre vestita con la sua vestaglia. Certo, ci svegliavamo spesso abbracciati, ma era un contatto più dolce e affettuoso piuttosto che provocatorio, quindi quella vicenda non si era più replicata.
Un’altra novità era che adesso anche Asia si univa occasionalmente alle nostre serate, per la precisione quando decidevamo di alternare una serie più seria e violenta a un’altra più leggera e divertente o a un film dello stesso tipo. Apparentemente, la notte che avevo dormito con Sirzechs, lei e Rias avevano finito per parlare riguardo i nostri ritrovi notturni e il fatto che fosse successo qualcosa di recente che aveva creato qualche paletto tra lei e me, così, per un misto di gelosia, preoccupazione e curiosità, Asia aveva chiesto di far partecipare anche lei a quelle notti ogni volta che era possibile. A noi non era dispiaciuto in fin dei conti, anzi, la presenza gentile e adorabile di Asia aveva contribuito ad alleggerire in fretta qualunque tensione residua tra noi e ci aveva aiutato a legare ancora di più.
Il rovescio della medaglia -se così si poteva chiamare- era che, tutte le volte che partecipava, anche lei rimaneva poi a dormire nel mio letto, così mi ritrovavo spesso tra due corpi femminili premuti su di me per riuscire a stare tutti insieme sul mio letto e questo mi aiutava decisamente meno a gestire le mie emozioni e i miei istinti. Fortunatamente, nessuna delle due aveva provato a fare niente che non fosse il semplice dormire in compagnia, dunque la situazione di quella fatidica mattina non si era più ripetuta e avevamo ogni volta potuto riposare senza problemi, godendo della pura compagnia reciproca.
In breve, tutti e tre eravamo decisamente più amici di prima, eppure, nonostante fossi soddisfatto della cosa, dall’altra parte sentivo ancora un certo dispiacere per com’era andata tra me e Rias ed ero sicuro che lo sentisse pure lei. No, soprattutto lei, dato che spesso, quando credeva non la stessi guardando, mi pareva di vedere la sua espressione farsi più triste o colpevole, quasi fosse stata intenta a rimproverarsi mentalmente per qualcosa che sapeva solo lei.
Come avevo temuto, cercare di andare oltre un momento tanto intenso, per quanto ci si impegnasse, era parecchio complicato. Dannazione.
 
“Oh?” La rossa diavola mi rivolse un’espressione sorpresa, che, però, si fece presto dispiaciuta. “Non sarebbe una cattiva idea, purtroppo per quel giorno ho già accettato un incarico di lavoro per il Club richiestomi dal Consiglio Studentesco.”
 
“Sarebbe?”
 
“Dobbiamo pulire la piscina della scuola. Non viene pulita da un anno ormai e non si può attendere oltre. Dato che non è un normale incarico sotto la responsabilità del Club di Ricerca dell’Occulto, ci hanno promesso di poterla usare per primi dopo averla pulita come ricompensa. Contavo di pulirla e poi rilassarci lì sfruttando proprio quel giorno di festa.”
 
“Hmm, ho capito. Che sfortuna.” Riflettei un attimo sulla cosa. Naturalmente chiedere di rimandare tale incarico era fuori discussione, tuttavia si poteva ricorrere a un’altra soluzione. “…Considerando il tutto, che ne dici se li facciamo entrambi? Posso renderlo un allenamento di preparazione per quello vero che verrà più avanti, visto che devo prima avere un’idea ben più chiara di che cosa devono migliorare per stabilire il miglior allenamento possibile. Dopotutto, ognuno di loro è specializzato per qualcosa, dunque non posso fargli fare le stesse identiche cose. Devono avere una base simile e poi degli esercizi appositi per ciascuno di loro e per decidere quali, mi serve per prima cosa studiarli e osservarli meglio in azione. Quindi, se iniziamo la mattina presto, possiamo innanzitutto fare questo allenamento di preparazione, poi andare a pulire la piscina e infine rilassarci. Se non ho sbagliato i calcoli, e di solito non succede mai in questi casi, non dovrebbe volerci più di un’ora o due per svolgerlo.” Vidi Rias pensarci attentamente su, l’indice e il pollice destri appoggiati sul mento e gli occhi leggermente contratti e rivolti al cielo. “In ogni caso, ricordati che la decisione finale è vostra, quindi non sentirlo come un obbligo. Prova a chiedere anche agli altri. Se accetterete, bene, se invece vorrete rimandare al weekend, nessun problema. Un paio d’ore in più o in meno non cambiano nulla, dopotutto.”
 
Lei annuì. “Sono d’accordo. Chiederò l’opinione anche degli altri e ti farò sapere appena possibile.” Con un ampio sorriso, mi accarezzò una spalla. “Grazie davvero per il tuo aiuto, Zayden.”
 
Le sorrisi in risposta. “Di niente, rossa. Ah, qualche novità riguardo quel patto?”
 
“Sto attendendo la risposta di Mephisto-san. Appena mi avrà dato conferma di tutto, potremo procedere, forse anche già nel weekend.”
 
“Va bene, in tal caso aspetto tue nuove.”
 
*
 
Giovedì…
 
Alla fine, il gruppo Gremory aveva accettato la mia proposta e così, come stabilito, quella mattina ci riunimmo nel grande giardino davanti al Club di Ricerca dell’Occulto per dare inizio al primissimo allenamento di prova. Il Sole era sorto solo da qualche ora, quindi l’aria era ancora piuttosto fresca, tuttavia non sarebbe stato un problema.
Sgranchendomi le braccia e il collo ancora un po’ rigidi, allontanai gli ultimi residui di sonnolenza dalla mente e mi concentrai su chi avevo davanti: a differenza di me, che indossavo una maglietta smanicata nera, pantaloni corti e scarpe sportive dello stesso colore, Kiba, Akeno e Koneko erano vestiti con la tuta scolastica per le lezioni di Educazione Fisica, indubbiamente per una questione di abitudine, ma non era un problema. Qualunque abbigliamento, a patto che fosse comodo e non ostruente, andava bene.
Rias stava a osservarci in disparte a circa una decina di metri di distanza, mentre Asia e Xenovia non erano presenti. A quanto avevo capito, nonostante si fosse integrata piuttosto bene nella scuola, l’ex-spadaccina della Chiesa stava ancora faticando a comprendere e scrivere la lingua giapponese, soprattutto per quanto riguardava i significati dei vari kanji e così Asia si era offerta di aiutarla coi compiti e lo studio. Nonostante i diavoli possedessero l’abilità innata ‘Language’, infatti, questa si limitava a permettere loro di comprendere e parlare qualsiasi lingua sentissero solo dal punto di vista uditivo e vocale, quindi gli risultava comunque impossibile leggere o scrivere suddette lingue se prima non imparavano almeno l’alfabeto corrispondente e le varie regole linguistiche di lettura e pronuncia, ecco perché dovevano comunque studiare i vari linguaggi per saperli usare appieno.
Oltre a questo, Asia aveva accettato di aiutare Xenovia non solo perché pure lei aveva bisogno di fare ancora pratica con il giapponese, ma anche perché voleva avvicinarsi di più alla spadaccina e riuscire a smorzare del tutto qualsiasi senso di colpa quest’ultima provasse nei suoi confronti a causa dei conflitti passati. Perciò, entrambe avevano deciso di declinare l’offerta di allenamento e sfruttare questa prima parte della mattina per migliorare invece nelle loro conoscenze e legare di più. Ad essere sinceri, ero assolutamente d’accordo con questa loro scelta perché, più che lo studio, era importante che qualunque sassolino potesse ancora disturbare il loro rapporto scomparisse al più presto; dopotutto, ora facevano parte dello stesso gruppo e così sarebbe stato per chissà quanto tempo e un gruppo non poteva funzionare appieno se non c’era vera fiducia tra i suoi componenti.
Entrambe avevano chiesto scusa per l’assenza, ma avevo risposto loro che non dovevano sentirsi obbligate di nulla, che la loro scelta era stata giusta e sensata e che non dovevano preoccuparsi perché avrei fatto recuperare loro qualunque allenamento al primo momento possibile, perciò non avrebbero perso davvero nulla.
Per quanto riguardava Rias, invece, le avevo chiesto di rimanere in disparte rispetto ai suoi servi perché questa mattina avevo in mente un allenamento diverso per lei; alla sua domanda di in che cosa sarebbe consistito, le avevo risposto solo che l’avrebbe scoperto presto e lei, seppur perplessa, aveva annuito e accettato.
 
Bene, è ora di iniziare, quindi diamoci da fare, pensai per poi parlare con tono chiaro e deciso: “Allora, direi di non perdere altro tempo e di iniziare. A tale scopo, vi dico fin da subito che ho poche ma ben precise regole che dovete rispettare, se volete che vi alleni. Primo, io vi dico cosa fare e voi la fate senza proteste o lamentele. Potete fare domande se siete perplessi, ma scordatevi che cambi qualcosa solo perché non siete d’accordo con essa o non la capite. Al momento, io scelgo come, cosa e perché degli allenamenti e nessun altro. Secondo, se vi dovessero venire in mente modi per migliorare parallelamente ai miei consigli, me li spiegherete e io deciderò se vanno bene o no per voi e, nel caso non dovessero essere giusti, non proverete nemmeno ad applicarli lo stesso senza dirmi nulla. Due allenamenti non complementari finirebbero per entrare in conflitto e annullare tutto il lavoro fatto o addirittura peggiorarlo. Terzo, mi aspetto impegno, costanza e dedizione in questi allenamenti e che voi siate pronti a tutto, anche a rischiare la vita.” Al loro sobbalzo sorpreso ripetei con più forza: “Sì, esatto. Anche la vita. Voglio ricordarvi infatti che io non vi alleno per i Rating Game, quei half-assed tests sono roba di voi diavoli e io non ho niente a che fare con essi e non intendo nemmeno averci a che fare. No, io vi allenerò per gli scontri veri e potenzialmente letali, come quello che avete affrontato contro Kokabiel qualche settimana fa, quelli dove non esistono regolamenti o sistemi di sicurezza e dove i vostri avversari non sono sportivi, ma nemici autentici e intenzionati ad ammazzarvi o peggio. Perciò sarò duro e pretenzioso con voi e spesso avrete l’impressione che stia cercando di uccidervi, ma non c’è altra scelta se volete prepararvi al meglio per le vere battaglie, soprattutto perché dovete ricordarvi che lì fuori ci sono esseri ben più crudeli e potenti di Kokabiel e, purtroppo, non sono neanche pochi. Io ho passato più di metà della mia vita a sopravvivere, ho affrontato quasi sempre nemici intenzionati a farmi a pezzi, sono stato allenato per affrontare continuamente la morte e dunque non so pensare e nemmeno allenare qualcuno a diventare più forte se non in questo modo. Se non vi sta bene o avete qualcun altro con cui vi sentite più a vostro agio allenarvi, allora non fatevi problemi e andatevene subito. Io non vi tratterrò né obbligherò a fare nulla, non ne ho mai avuto intenzione e nemmeno ne ho il diritto. Tutti abbiamo il nostro libero arbitrio, dopotutto. Ma se decidete invece di rimanere e affrontare quello che ho in mente, allora mi aspetto che mi obbediate e diate il vostro meglio senza proteste o ripensamenti perché se vedrò che non avete lo spirito o la volontà giusti e non intendete impegnarvi com’è necessario per ciò che vi aspetta lì fuori, allora vi abbandonerò subito e non vi allenerò più. Sono parecchio severo? Assolutamente sì, lo riconosco e ribadisco che devo esserlo… Tuttavia, vi prometto da subito questo: se accetterete di ascoltarmi in tutto e per tutto e di sopportare questi allenamenti, io vi renderò più forti, molto più forti, al punto che nemici come Kokabiel non saranno più un problema per voi e, se ne sarete in grado, anche oltre quel livello. Non vi sentirete più impotenti verso di loro e non avrete più paura di combatterli, anzi, avrete la concreta possibilità di vincerli senza alcun tipo di aiuto superiore. Avete il mio giuramento su questo, la mia parola di Sekiryutei e di discepolo del Seishin-Do.”
 
Concluso il discorso, rimasi in silenzio ad osservarli e attendere la loro risposta. Le espressioni di tutti e tre erano variate tra lo stupito, lo spaventato e il dubbioso per tutto il tempo in cui avevo parlato, tuttavia non avevano mai mostrato segni di volersene andare o di protesta. Alla fine, fu Kiba a prendere la parola per primo: “Sei stato chiaro e schietto come al solito, Zayden-senpai, quindi è giusto risponderti allo stesso modo. Capisco i tuoi motivi e il perché dei tuoi modi e, per quanto duri, questo non cambia ciò che penso: voglio diventare più forte per essere la spada più affilata e resistente possibile per Buchou e i miei compagni. E se per diventarlo dovrò vivere di nuovo l’inferno, rischiare la vita o affrontare la tua furia…allora lo farò ben volentieri! Perciò accetto, senpai!”
 
“Kiba-kun ha espresso perfettamente il pensiero di tutti noi, ma desidero risponderti lo stesso anch’io: non m’importa cosa dovrò affrontare o sopportare, voglio diventare più forte!” esclamò Akeno subito dopo che lui ebbe finito di parlare, con lo stesso tono deciso. “Non voglio più sentirmi inutile e impotente come nell’ultima battaglia, quindi accetto anch’io, Zayden-kun! Rendici più forti a tutti i costi!”
 
“Se sei tu a darci la tua parola, senpai, allora io mi fido. Voglio migliorare e poter proteggere i miei compagni come non ho potuto fare finora” disse infine Koneko, la voce bassa come sempre ma carica di fermezza. “Accetto anch’io le tue condizioni.”
 
Li fissai un’ultima volta negli occhi per testare la loro risolutezza e fui soddisfatto da ciò che vidi. “Ottimi sguardi. Sono quelli che preferisco, così carichi di determinazione. In tal caso, vi ringrazio in anticipo e vi riconfermo che farò il mio meglio per rendervi più forti, in cambio voi fate del vostro meglio per seguirmi. D’accordo?”
 
“““D’accordo!”””
 
“Bene!” Mi voltai poi verso Rias. “Per quanto riguarda te, invece, ti ho chiesto di rimanere in disparte perché, se per loro ho in mente un tipo di allenamento, ne ho uno diverso per te, dal momento che sei la leader del gruppo.”
 
L’espressione della rossa si fece subito più interessata. “Di che si tratta?”
 
“Tra poco te lo dirò, adesso sarà meglio iniziare il vostro” risposi riportando gli occhi sui tre davanti a me. “Dopotutto, oggi sarà una giornata impegnativa, quindi non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Tuttavia, vi informo immediatamente che, pur trattandosi di un primissimo allenamento, sarà comunque duro e che, innanzitutto, dovrò chiedere una cosa molto difficile per alcuni di voi. Siete pronti?” Tutti annuirono con decisione. “Molto bene. Procediamo.”
Li vidi irrigidirsi istintivamente e dovetti soffocare una risata. Non avevo mentito dicendo che la prima cosa da fare sarebbe stata difficile, ma, a differenza di quello che credevano loro, non lo sarebbe stata perché pericolosa, bensì per tutt’altro motivo. Direi che posso divertirmi un attimo. “Allora…” Tutti s’irrigidirono ancora di più e aumentarono anche l’intensità del loro sguardo, costringendomi a soffocare un’altra risata. Erano davvero pronti al peggio. Perfetto. “…via i vestiti.”
 
Come previsto, erano tutti talmente tesi e pronti a chissà quale richiesta terrificante e pericolosa che sentirne invece una tanto imprevista e assurda li destabilizzò al punto che incespicarono sui loro stessi piedi, pur stando fermi, e poco ci mancò che cadessero a terra. Contemporaneamente, i loro volti si arrossarono -persino quello di Koneko- e le loro labbra si schiusero in un semplice: “…Eh?!”
 
Non potei trattenermi oltre e scoppiai in una grassa risata. “Ora capisco perché Sensei lo trovava spassoso! Le facce che fanno quelli a cui viene detto sono veramente esilaranti! Ahahahahah!”
 
Gli altri si ripresero piano dallo shock e assunsero delle espressioni alquanto singolari, un misto di confusione e indignazione. “Ehm… Senpai, ti spiacerebbe spiegare…?” mi chiese Kiba a nome di tutti. Rias, Akeno e Koneko erano chiaramente troppo perplesse per parlare.
 
“Sì, certo… Un attimo solo” dissi soffocando gli ultimi sprazzi di risata e riacquistando la serietà di prima. “Perdonatemi, ma volevo per una volta sapere com’era l’impressione dall’altra parte di questa domanda. Ad ogni modo, avete capito bene: via i vestiti. Dovete spogliarvi.” Alzai subito una mano per fermare la prevedibile protesta. “Ascoltate fino alla fine, per favore. Non è uno scherzo o una richiesta tanto per, è una cosa importante che mi serve per capire esattamente com’è la vostra costituzione fisica.” Mentre parlavo, alzai la mano destra e concentrai nel palmo una sufficiente quantità di Ki da creare un sottile strato di energia scarlatta che lo copriva per intero, dopodiché lo passai sull’avambraccio sinistro tenendolo in modo che lo vedessero bene. Le loro espressioni perplesse divennero sorprese quando videro che, dove il palmo coperto di aura passava, i muscoli diventavano evidenti sotto la pelle in ogni loro legamento e fibra e, in mezzo a essi, comparivano anche i canali circolatori del Ki. Rimossi la mano dal braccio e, nel giro di pochi secondi, l’effetto scomparve ed esso ritornò normale. “Avete visto? Questo è un altro dei molti utilizzi del Seishin-Do, usato da tutti i maestri per dare il miglior insegnamento possibile ai loro allievi, compreso il mio Sensei. È una tecnica che si chiama Bunseki: concentrando e convogliando il proprio Ki su una superficie del corpo, in questo caso il palmo, l’utilizzatore lo può usare come una sorta di scanner del proprio corpo o di quello degli altri. Così concentrata e contenuta, la prima aura fa rimbalzare e vibrare su sé stessa la seconda, rendendo in questo modo visibili per un breve lasso di tempo la struttura muscolare e il sistema circolatorio del Ki del soggetto in esame. Inoltre, chi usa questa tecnica, se ha i sensi abbastanza affinati e un buon controllo della propria aura, è in grado di percepire direttamente nella sua mente le caratteristiche sopracitate e anche eventuali tratti unici del Ki analizzato, come se le stesse apprendendo in automatico. In questo modo, si può avere un’idea ben precisa di quale struttura abbia il corpo del soggetto in esame, dove è forte e dove è debole.”
 
Gli sguardi del gruppo Gremory erano ora un misto di stupore e realizzazione. “Adesso è chiaro” disse Akeno. “Quindi, se userai il… Bunseki, giusto?” Annuii. “Se lo userai su di noi, potrai avere un’idea molto più chiara di ciò in cui dobbiamo migliorare e dunque allenarci al meglio.”
 
“Esattamente. Il mio Sensei la applica a tutti i nuovi allievi del nostro dojo al loro primissimo allenamento, in modo da garantire che tutti possano crescere nel modo giusto e senza errori. Ognuno di noi è diverso dagli altri, dopotutto, quindi un allenamento buono per una o più persone non lo è necessariamente per tutte, ne esistono di diversi tipi proprio per sopperire a questo problema. Il Bunseki è la soluzione ideale, ecco perché intendo usarlo anch’io.”
 
“Però comunque…spogliarsi…” mormorò Koneko distogliendo lo sguardo, le guance sempre lievemente rosse. “Anche se lo stai facendo per aiutarci, senpai…”
 
Anche gli altri parevano incerti a riguardo e, nonostante me lo fossi aspettato, non potei non sospirare. “Sentite, mi spiace dirlo, ma non avete scelta a riguardo se volete che vi alleni. Non per essere cattivo, ma perché, come ho detto, questo è l’unico modo che conosco per allenare qualcuno e so per certo che è il migliore, quindi non intendo agire in altro modo. Potrebbe sembrare imbarazzante spogliarsi, lo capisco, ma vi assicuro che non ho alcuna intenzione perversa dietro, è semplicemente necessario come lo sarebbe per una visita medica. Mi credete su questo, spero?” Tutti annuirono. Almeno questo. “Allora a posto. Non ci metterò molto, ve lo prometto, ma non posso partire senza perché al momento le mie conoscenze su di voi e le vostre capacità sono ancora incomplete, perciò devo rimediare a tale ignoranza.” Assunsi un’espressione più sarcastica. “Ad ogni modo, se volete un’altra motivazione importante, prendete come un allenamento anche questo, uno mentale per essere precisi: imparare a mettere da parte il pudore. In ogni battaglia seria, c’è sempre il rischio di avere il proprio vestiario danneggiato o distrutto, persino quando si tratta di una corazza e non ci si può permettere di essere imbarazzati per della pelle solitamente coperta che diviene scoperta all’improvviso. Adesso non voglio dire che dobbiamo strapparci via i vestiti a caso durante i combattimenti, sia chiaro, ma sappiate che tutti quelli che si fanno fermare da una cosa simile divengono carne morta in un secondo e io non permetto a nessuno di avere una debolezza tanto sciocca e ridicola. Se può farvi stare meglio, prendetela in questo modo, ok? Ho notato che siete già piuttosto bravi nel non farvi distrarre da questo, ma è bene essere sicuri di eliminare del tutto una tale debolezza. Non vi obbligo a nulla, chiaro, ma ho già detto che vi allenerò solo alle mie condizioni e sono queste. Se avete compreso, smettetela di esitare e procediamo.”
 
Dopo qualche secondo di silenzio, Kiba si fece più risoluto e fece un passo avanti. “…Va bene. Mi fido di te, senpai.”
 
Akeno lo imitò. “Non è certo il modo in cui mi aspettavo avremmo iniziato, ma capisco che è ben pensato e non campato per aria. Mi fido anch’io.”
 
Koneko rimaneva la più dubbiosa e incerta dei tre, tuttavia, dopo qualche altro attimo di attesa, parlò: “…E sia. Non mi piace, ma mi piace ancora meno essere debole. Mi affido a te, senpai.”
 
Mi voltai verso Rias e lei esalò un sospiro lievemente esasperato. “Chissà perché con te le cose non vanno mai come uno si aspetterebbe.”
 
Ghignai in risposta. “E dove sarebbe il divertimento in quel caso?”
 
“Il tuo concetto di divertimento diventa sempre più contorto, devo dirtelo… Comunque, ho capito. Se è davvero necessario e puoi garantire una maggiore efficacia in questo modo, va bene.”
 
Battei le mani, soddisfatto. “Perfetto, allora basta perdere altro tempo. Su, spogliatevi fino all’intimo, forza.”
 
Loro si guardarono un attimo. “…Tutti insieme?”
 
“Sì, insieme. Passerò subito da uno all’altro, quindi vi voglio tutti pronti. Prendetelo come allenamento, ripeto, sennò guardate davanti a voi se v’imbarazza troppo. Comunque procedete, forza. Basta discutere.”
 
Con una certa riluttanza, tutti e tre si allontanarono di qualche passo gli uni dagli altri e iniziarono a spogliarsi, badando bene di non guardarsi tra loro mentre lo facevano. Quando ebbero finito, mi avvicinai per primo a Kiba. “Se permettete, per questa volta preferirei invertire il classico ‘prima le signore’. Essendo un maschio, ho una migliore percezione dei corpi del mio stesso sesso dato che condividiamo molte caratteristiche di base.” Nessuno protestò e così mi concentrai sul Cavaliere davanti a me. “Alza le braccia e tienile ben stese verso l’esterno.” Dopo che eseguì, osservai attentamente il suo fisico dalla testa ai piedi e viceversa, mentre concentravo la mia aura nel palmo destro e attivavo il Bunseki. “Procedo. Non preoccuparti, non ti farà alcun male, sarà solo come sentire un panno caldo scorrere sulla pelle.”
Partendo dalla mano sinistra, passai la tecnica da essa fino alla spalla corrispondente e, allo stesso tempo, con l’altra mano toccai e manipolai alcuni dei centri di controllo principali del flusso circolatorio del Ki, in modo da osservare meglio come questo si propagava ed espandeva nei fasci muscolari. Ripetei l’azione con l’altro braccio per poi passare a petto, addome, schiena e infine gambe; a quel punto, dissi: “Assumi la tua tipica posizione di guardia, per favore.”
 
“…Come?” domandò Kiba, chiaramente confuso.
 
“Mettiti in guardia come fai di solito quando maneggi la tua spada. Ho bisogno di vedere come il tuo corpo varia coi movimenti di combattimento” spiegai.
Seppur perplesso, Kiba eseguì e io ripetei la procedura precedente. “Ora muoviti come se dovessi sferrare un fendente.” Lui obbedì di nuovo e io riusai il Bunseki. “Adesso un affondo.” Ripetemmo. “Una stoccata.”
Andammo avanti così per un paio di minuti, durante i quali io continuai a chiedergli diversi movimenti e, dopo che lui aveva eseguito, ad analizzare il suo corpo, il suo Ki e come questi variavano a seconda di essi. Infine, gli chiesi anche di usare la sua Sword Birth per materializzare prima alcune spade di vari elementi e caratteristiche e poi in ultimo il suo Balance Breaker, sempre per vedere le variazioni del suo corpo legate alla sua Sacred Gear. “Okay, perfetto. Abbiamo finito, puoi rivestirti” dissi dopo osservato l’effetto sul fisico della Sword of Betrayer.
 
“Quello cos’è, senpai?” mi chiese Kiba vedendomi estrarre un piccolo quaderno e una penna dalla tasca posteriore dei pantaloni.
 
“Un semplice prendi appunti.” Lui mi guardò interdetto. “Cosa? Ho detto che riesco a capire e comprendere punti di forza e debolezza del corpo col Bunseki, ma non ho mai detto che mi baso unicamente su quello per gli allenamenti. A differenza del mio Sensei, io trovo che scrivere tutto ciò che hai appreso su carta aiuti a riflettere meglio e quindi a pensare più rapidamente al giusto modo con cui usare quelle informazioni. In breve, è un buon supporto e in casi come questo, in cui devo analizzare tre persone diverse in una volta, è ancora più utile.”
Scrissi rapidamente un riassunto di tutto ciò che avevo appreso con quella prima analisi. Come avevo già avuto modo di notare, Kiba era un puro Cavaliere: un tipo ‘Tecnica’ fondamentalmente, ma al momento troppo concentrato sulla velocità e troppo poco su alternative a essa. Il suo fisico era certo allenato e atletico, tuttavia il suo flusso del Ki e il livello di apertura dei suoi Tan T’ien rivelavano uno sviluppo specifico verso agilità e rapidità, quindi le altre caratteristiche erano decisamente deboli in confronto. Le gambe erano la sua forza principale ed erano ben più forti del resto del corpo, che invece, seppur molto più robusto di quello di un comune essere umano, non erano niente di speciale in termini di abilità sovrumane. Aveva articolazioni flessibili e allenate a muovere armi bianche con precisione e abilità, ma sempre troppo specifiche per la velocità mentre la forza sprigionata con ogni colpo era parecchio inferiore.
Tuttavia, il punto più grave era che, al momento, non presentava alcuna altra specifica particolare: tolta la sua velocità e la versatilità delle spade che poteva creare con Sword Birth, non aveva tecniche particolari o che potessero adattarsi a ogni occasione. La sua stessa abilità da spadaccino era troppo poco raffinata: eccezionale per i normali umani, ma ancora piuttosto povera per creature oltre questi ultimi, non la trattava ancora nel giusto modo.
Tipo Tecnica, certo, ma ha ancora troppe poche frecce al suo arco per essere chiamato veramente tale, pensai. La velocità e l’agilità sono buone, ma non bastano. Deve imparare a combinarle meglio con la sua Sacred Gear e a usare con più attenzione ed elasticità mentale le sue spade, in modo da trovare una via per contrattaccare qualunque attacco nemico. Se dovesse riuscirci, ha il potenziale per diventare un combattente a dir poco incredibile.
 
Rilessi rapidamente gli appunti e annuii soddisfatto. Non ero bravo a usare il Bunseki come il mio Sensei dato che l’avevo praticato poco finora, ma la mia analisi era riuscita indubbiamente bene e mi aveva già dato un po’ di idee su come aiutare Kiba. Rimessi quaderno e penna nella mia tasca posteriore, mi voltai verso Akeno e Koneko, ancora in attesa con espressioni un po’ incerte, la seconda più della prima. Quella differenza mi fece subito capire chi sarebbe stato meglio scegliere per la successiva analisi. “Andiamo avanti. Vorrei passare a te adesso, Koneko. Va bene a entrambe?”
 
Koneko guardò Akeno, la quale le rispose con un sorriso gentile. “Nessun problema” disse rivolto tanto a lei quanto a me.
 
La ragazza più giovane del gruppo riportò lo sguardo su di me e avanzò di qualche passo, fino a starmi davanti. Era chiaramente imbarazzata per il suo attuale stato di quasi nudità, ma mi guardò lo stesso senza esitazione. “Mi fido di te, senpai… Ma non provare ad approfittarne” disse, le guance arrossate che contrastavano in modo adorabile con il pugno alzato e stretto a mo’ di minaccia.
 
Non potei non ridacchiare e allungai una mano per accarezzarle i capelli candidi. Lei s’irrigidì per un istante, ma in seguito la combinazione tra il gesto delicato e l’aura calmante che stavo emanando dal palmo la fecero rilassare abbastanza da inclinare la testa verso di me, in modo da facilitarmi l’azione. “Se mi hai capito abbastanza bene come dici, sai che non lo farei mai, no?” Lei mi guardò di nuovo impassibile per un paio di secondi, poi annuì. “Ottimo, allora stai tranquilla e fidati che non lo farò. Ho solo un favore da chiederti: quando esaminerò il tuo torso, dovrai sganciare il reggiseno. Puoi tenerlo davanti a te in modo che ti copra lo stesso, ma deve essere aperto perché altrimenti il suo effetto di contenimento finirebbe per interferire un minimo con la muscolatura.” Lei mi rivolse uno sguardo contrariato con tanto di guance gonfie. Capisco che vuole essere intimidatoria, ma così mi suscita solo tanta tenerezza!, pensai limitandomi però ad allargare il mio sorriso per essere più rassicurante. “Sarà una cosa rapida e quanto meno fastidiosa possibile, te lo prometto.”
 
“…Va bene” rispose infine la mia kouhai, dopodiché portò le mani dietro la schiena e sganciò l’indumento sopracitato, tuttavia assicurandosi sempre che le rimanesse appoggiato davanti in modo che non le scoprisse il seno.
 
“Potevi aspettare che vedessi gli arti prima, così avresti dovuto sopportarlo per meno tempo.”
 
“Preferisco farlo ora che mi hai convinta piuttosto che farmi di nuovo prendere dai dubbi più tardi.” Le sue guance divennero più rosse. “…e poi…hai detto tu che anche questo è un allenamento…no?”
 
Non potei non accarezzarle di nuovo la testa. “Giusto.”
Senza perdere altro tempo per non metterla ancora di più a disagio, procedetti con la mia analisi e, partendo dal braccio destro, iniziai a passare il Bunseki con la mia mano destra su tutto il corpo di Koneko, mentre con la sinistra tastavo e testavo i punti nevralgici della muscolatura e del sistema circolatorio del Ki. Come prevedevo, ci mise un po’ a rilassarsi completamente, ma dopo un primo momento di timore nel vedere il Bunseki passarle addosso, sembrò accettare il fatto che non fosse per nulla doloroso o invasivo e così si lasciò esaminare senza problemi.
Quando ebbi finito con l’analisi da ferma, mi riportai davanti a lei. “Ora riagganciati pure il reggiseno, poi muoviti per sferrare un pugno diretto in avanti e mantieniti in quella posizione, per favore. Devo vedere come il tuo combattimento corpo a corpo influenza il suo sistema.”
Koneko annuì e obbedì rapidamente. Dopo aver esaminato il suo corpo durante l’attacco, riusai il Bunseki sulle parti più interessate dal movimento. “Bene. Ora esegui un gancio largo al volto prima con il destro, poi il sinistro.” Lei eseguì e io ripetei l’analisi. “Ora uno al busto.” Ripetemmo. “Un pugno basso all’addome.” Ripetemmo. “Passiamo alle gambe. Usa un calcio diretto al bassoventre.”
E come con Kiba, andammo avanti così per qualche minuto con varie tecniche di corpo a corpo, finché potei dichiararmi soddisfatto. “Perfetto, basta così. Puoi rivestirti, Koneko.”
 
“Sì, senpai” si limitò a dire lei, anche se potei notare il suo volto rilassarsi finalmente dalle ultime tracce di tensione.
 
Nel frattempo, ripresi quaderno e penna e scrissi su una pagina nuova gli appunti su Koneko. Come avevo avuto modo di provare nel Rating Game contro il gruppo Gremory, come Kiba era un puro Cavaliere al momento, lei era invece una Torre pura, un tipo ‘Potenza ‘ con forza e resistenza come tratti principali, ben più sviluppati di altri come la velocità. Questo non voleva certo dire che non fosse veloce, anzi la mia analisi aveva confermato la precedente esperienza di battaglia e dimostrato che possedeva una notevole elasticità e agilità in tutto il suo corpo, ma se messi a confronto con la sua forza, erano chiaramente inferiori. Il livello di apertura dei suoi Tan T’ien e la circolazione del suo Ki erano simili a quelli di Kiba, seppur con effetti opposti sulle caratteristiche fisiche, ma il suo sviluppo era avvenuto in modo migliore rispetto a quest’ultimo, dato che anche l’agilità era particolarmente alta, ben più che in un comune tipo Potenza.
Inoltre, il suo piccolo corpo era ideale in ambito combattivo: pur avendo una portata limitata, il suo basso baricentro le garantiva un eccellente equilibrio e tutta la sua forza era appunto meglio concentrata su tutto il suo corpo grazie alle sue dimensioni ridotte, che permettevano una circolazione più rapida del Ki e un migliore effetto sulle sue abilità, un po’ come accadeva nel metabolismo di una creatura più piccola rispetto a una più grande. Se a questo si univa la prevedibile sensazione di falsa fragilità che il suo corpo minuto poteva creare nel nemico, la sua efficienza combattiva aumentava ancora di più.
Però, più di tutto questo, la mia analisi aveva confermato i miei precedenti sospetti sulla vera natura di Koneko: il suo Ki dimostrava un’affinità eccezionale con l’energia naturale, molto superiore a quella di qualunque utilizzatore comune del senjutsu, l’arte eremitica capace di manipolare suddetta energia e sfruttarla per potenziare le abilità fisiche, oltre che per combattere. Una simile compatibilità con l’energia naturale e il senjutsu era tipica solo di eremiti o di creature profondamente legate alla natura, in particolare di yokai di alto livello come kitsune, alti tengu e…nekomata. Non mi sbagliavo affatto. Il suo comportamento se sottoposta a specifici stimoli, i suoi movimenti, l’affinità con l’energia naturale… Non c’è dubbio, questa ragazza è una nekomata, una di alto livello per giunta, pensai mentre scrivevo. Però è strano. Nonostante la chiara affinità, la sua aura non sembra in sintonia con l’energia naturale circostante come farebbe con un normale utilizzatore di senjutsu, al contrario pare quasi volerla tenere lontana da sé. A pensarci bene, non ho mai visto Koneko usare il senjutsu, nemmeno in situazioni di vita o morte in cui sarebbe stato assurdo limitare volontariamente le proprie capacità. Non può usarlo? O forse…non vuole usarlo? Quell’ultima opzione mi fece quasi sospirare. Ho la netta impressione di essere incappato in un altro complicato caso psicologico… Un momento. Kokabiel aveva detto che uno dei servi di Rias era la sorella di una nekoshou traditrice e non può che trattarsi proprio di Koneko… Altro che impressione, è davvero un ALTRO fottuto caso psicologico! Ma perché le cose non possono MAI essere semplici per una strafottuta volta?
 
Misi da parte quei pensieri per il momento e mi voltai verso l’ultima del trio. “Ok, Akeno, tocca a te. Vieni qui, per favore.”
 
“Sì, arrivo” rispose lei avvicinandosi a me e portandosi nel frattempo le mani dietro la schiena.
 
“Come avevo già detto a Koneko, puoi aspettare che abbia analizzato gli arti prima di aprirlo, se così sei più tranquilla.”
 
“Dal momento che Koneko-chan l’ha fatto, non posso essere da meno come sua senpai” rispose Akeno mentre un piccolo schiocco risuonava nell’aria e il suo reggiseno si allentava visibilmente subito dopo.
 
Il vistoso rimbalzo del suo seno per la pressione di colpo calata mi fece alzare le sopracciglia. Ma quant’era stretto? Una taglia in più non c’era? Quel pensiero morì l’istante successivo quando mi resi conto, ora che il suo petto era ‘libero’, di quanto fosse prosperoso, persino più di quello di Rias. Probabilmente il reggiseno non era volato via al momento dell’apertura solo perché stava ancora appeso al suo collo. Mi sa che no, non c’era. Una taglia simile ha bisogno come minimo di qualcosa fatto su misura.
 
“Vedi qualcosa che ti piace?” Quella domanda mi riscosse e riportai gli occhi in quelli di Akeno; la Regina di Rias mi guardava con un misto di divertimento e provocazione, lo stesso che era presente nel suo tono. Tuttavia, non era seduttivo come uno si sarebbe potuto aspettare, piuttosto di scherno giocoso, come se mi stesse sfidando a dire il contrario.
 
Un piccolo ghigno m’increspò le labbra. Pensi di imbarazzarmi solo perché sei la più estroversa del tuo gruppo? Per favore. Sei indubbiamente seducente, ma, in confronto a quello di cui è capace Kayla, sei solo una dilettante. “Più che altro stavo pensando che Blake piangerebbe sicuramente se sapesse che ti sto guardando in questo stato. Potrei chiederti di replicare lo spettacolo con lui, una volta che sarà tornato? Non solo lo renderesti molto felice, ma ti inviterebbe subito a cena fuori. Beh, in realtà scommetto che lo farebbe anche se non lo facessi, ma se volessi invogliarlo un pochino di più…”
 
In un istante, il sorrisetto di Akeno divenne uno sguardo sorpreso e imbarazzato insieme, con tanto di guance arrossate. Dopo qualche secondo, distolse lo sguardo dal mio e la sua espressione divenne curiosa: tra il timido -sorprendente da vedere su una solitamente maliziosa come lei- e il pensieroso. “…Beh, preferirei che non glielo dicessi” mormorò infine. “Qualcosa del genere…dovrebbe piuttosto essere una sorpresa…”
 
Ohhh, lo sta davvero considerando? Magnifico, materiale fresco per scherzi e punzecchiamenti di prim’ordine! Con un certo sforzo, soppressi il mio ghigno e riassunsi l’espressione e il tono seri delle precedenti analisi. “Meglio che ci pensi in un altro momento, adesso perdonami, ma dobbiamo proseguire. Dopotutto, non abbiamo molto tempo.”
 
Lei si riscosse subito dai suoi pensieri e si raddrizzò. “Giusto. Procedi, per favore.” E alzò subito le braccia ai suoi lati, come avevano fatto Kiba e Koneko in precedenza.
 
Annuii e riattivai il Bunseki per poi procedere con la terza analisi. Come gli altri, esaminai prima le braccia e le gambe, per poi passare al torso; proprio quando passai il palmo sulla sua schiena, però, percepii qualcosa di insolito. Hm? Ma che?, pensai passando un’altra volta la mia tecnica sul dorso della ragazza. Mi spostai in seguito davanti a lei e usai il Bunseki per esaminare i muscoli e il flusso di Ki su fianchi e fronte del suo corpo, fino a inginocchiarmi davanti a lei quando per ultimo passai il palmo avvolto nell’aura sul suo ventre; la sentii rabbrividire per un attimo, ma non vi badai, dovevo concentrarmi per essere sicuro di non aver fatto errori. Anche qui. Non era solo una sensazione allora. “Hmm…” mi ritrovai a mormorare mentre riprovavo l’analisi un’ultima volta. “Davvero insolito. Non me l’aspettavo.”
 
“Cosa intendi? Cos’è insolito?” mi chiese Akeno guardandomi con un’espressione ora preoccupata. Dal suo punto di vista, avevo appena esaminato il suo torso e trovato qualcosa che chiaramente non avevo trovato negli altri, qualcosa che non andava, perciò non potevo darle torto se ora era nervosa.
 
“Te lo dico dopo. Devo ancora fare gli ultimi esami, quindi ti chiedo un altro po’ di pazienza” risposi raddrizzandomi e riportandomi al suo fianco. “Porta il destro davanti a te e genera uno dei tuoi fulmini. Non serve che lo scagli, basta che lo tieni concentrato nella tua mano, come quando ti prepari a colpire un nemico.”
Seppur ancora perplessa, Akeno obbedì e, nel momento in cui il suo braccio si ricoprì di energia elettrica, riusai il Bunseki per vedere le nuove fluttuazioni della sua aura. “Ora cambia tipologia d’incantesimo, va bene un altro elemento qualsiasi.” In un paio di secondi, il fulmine svanì e un cristallo di ghiaccio si formò sopra il suo palmo. Ripetei l’analisi. “Ora un altro.” Ed entrambi ripetemmo. “Un altro.”
 
Poco dopo, anche l’ultimo esame venne terminato e le diedi il permesso di rivestirsi mentre io appuntavo tutto quello che avevo appreso su di lei.
In concomitanza col suo ruolo da Regina della Scacchiera di Rias e quello che avevo finora visto su di lei, Akeno possedeva una summa di tutte le caratteristiche degli altri Pezzi, esclusa ovviamente la capacità di Promozione dei Pedoni, perciò poteva combinare liberamente la velocità dei Cavalieri o Cavalli, la forza e resistenza delle Torri e la maestria magica degli Alfieri, cosa che la rendeva il Pezzo più forte della Scacchiera all’infuori del Re… O almeno così mi aspettavo sarebbe stato, tuttavia la mia analisi col Bunseki aveva rivelato un paio di anomalie che non mi aspettavo, più una che invece mi aspettavo dopo gli eventi dell’ultima battaglia. La padronanza magica di Akeno era incontestabile e indubbiamente il suo punto di forza, ma le sue altre ipotetiche capacità non erano neanche paragonabili a essa: l’apertura attuale dei suoi Tan T’ien e il suo flusso interno del Ki mostravano un’azione molto focalizzata, non dissimile da quella che avevo visto in Kiba e Koneko, e non più generalizzata e orientata a potenziare tutte le sue capacità, come ci si sarebbe aspettati dal suo ruolo e identità di Regina. Certo, non era insolito che anche in questi casi un’abilità risultasse sempre migliore delle altre, ma queste ultime non rimanevano comunque molto indietro rispetto alla prima e creavano così un combattente a tutto tondo. Invece lei non lo è. Se dovessi sempre basarmi sul sistema basico di classificazione, Akeno sarebbe indubbiamente un tipo Magia con un livello solo di poco sopra la media dei classici tipi Potenza e Tecnica, non il tipo Jolly che ci si aspetterebbe dal suo Pezzo. I tratti dell’Alfiere sono molto forti in lei, mentre quelli di Torre e Cavallo non sono niente di che, cosa che si rispecchia anche nel suo corpo. Per quanto la sua forma e il suo aspetto siano assolutamente affascinanti e mozzafiato, in realtà in termini di pura forza è inferiore a Koneko e in termini di pura velocità è dietro Kiba. Un vero e proprio inganno se si considera come appare agli occhi, dev’essere l’influenza del suo sangue di angelo caduto. Quel pensiero mi suscitò quasi un altro sospiro. E qui arriviamo all’altra anomalia che avevo percepito col Bunseki, anche se in realtà era più una conferma di ciò che avevo sentito da Kokabiel durante la battaglia precedente. Il suo Ki mostra chiare somiglianze con quello degli angeli caduti, perciò è davvero la figlia di un angelo caduto… Barakiel, giusto? E Akeno non sembrava essere affatto contenta della cosa quando è stata menzionata… Questo spiegherebbe perché, in modo analogo a Koneko, la sua energia sembra quasi confinata e storpiata, come se fosse incompleta rispetto a ciò che dovrebbe davvero essere. Daddy issues, eh? Oh, good grief…
Non solo dovevano ancora allenarsi tanto, questi si stavano anche danneggiando da soli! Altro che un po’ di lavoro, qua c’era da sudare sette camicie!
 
“Okay, ecco fatto” dissi una volta finito di scrivere, per poi mettere via il quadernetto. “Le analisi sono complete e sono più o meno come mi aspettavo. Possiamo passare alla seconda e ultima fase di allenamento preparatorio di oggi.” Prima ancora che potessero farmi domande, alzai una mano verso i tre davanti a me. “Venite e attaccatemi con tutto ciò che avete.”
 
Di nuovo rimasero tutti sorpresi. “Senpai, sei sicuro?” mi chiese Kiba.
 
“Assolutamente. La mia analisi mi ha detto molte cose, ma la prova definitiva di quello in cui e come dovete migliorare la si ottiene con l’esperienza diretta. Pensate a me come avversario in modo analogo a quando mi avete affrontato nel Rating Game e poi andate oltre: cercate di vedermi come vedevate Kokabiel, ovvero un nemico che vi attacca con forza letale e al quale dovete dunque rispondere con forza letale. E vedete di stare attenti perché è quello che farò io.” Mi voltai poi verso Rias. “E qui viene anche l’allenamento di oggi per te: osservare.”
 
“Osservare?” ripeté lei interdetta.
 
“Esattamente. Osservare è fondamentale quando sei un leader perché ti aiuta a capire le capacità e le potenzialità sia degli alleati che dei nemici e ti permette così di ideare le strategie migliori per usare al massimo la forza tua e dei tuoi compagni contro gli avversari. Anche tu devi certo migliorare come combattente, ma prima di tutto devi farlo come stratega e leader, quindi per oggi concentrati solo sull’osservare me e i tuoi compagni, non dare ordini o suggerimenti e pensa a comprendere e memorizzare tutto ciò che puoi su di noi. Ti sarà fondamentale per il futuro, credimi.”
 
Rias divenne pensierosa per alcuni secondi, dopodiché mi rivolse uno sguardo risoluto. “Ho capito” dichiarò. “Farò come dici. E anche voi, miei amati servi, fate come dice. Affrontatelo senza trattenervi.”
 
Assumendo la stessa espressione di lei, Kiba, Koneko e Akeno annuirono all’unisono, per poi assumere una formazione a triangolo con i primi due davanti e la terza dietro. Kiba generò una delle sue spade demoniache tra le proprie mani, Koneko s’infilò i suoi mezzi guanti da combattimento e Akeno generò un cerchio magico che la vestì all’istante coi suoi abiti di sacerdotessa, mentre estendeva le sue ali e si alzava in volo. “Siamo pronti quando vuoi, Zayden-kun” disse a nome di tutti e tre.
 
“Perfetto. Sappiate che stavolta avrò un handicap diverso dall’altra volta: non userò né il Boosted Gear né gli attacchi di Ki a distanza e la magia. Oggi userò solo la mia arma preferita: il mio corpo con le sue arti marziali, compreso il vero Seishin-Do” risposi assumendo a mia volta una posizione di guardia.
 
La mia dichiarazione sembrò sorprendere gli altri. “Sei sicuro di volerti limitare così tanto, senpai?” mi chiese Kiba. “Dopotutto hai chiesto a noi di fare sul serio…”
 
“Ed è ciò che pretendo che facciate. Del resto…” Lasciai il mio Ki scorrere più forte intorno al mio corpo, al punto da creare un’aura scarlatta simile a fuoco, e liberai parte del mio istinto omicida, piegando di riflesso la bocca nel mio solito ghigno da battaglia. “…credete davvero che non sia sufficiente per dei pivelli come voi?”
 
Nonostante la tensione che il mio istinto omicida aveva suscitato in loro, fui lieto di vedere che sembravano aver dato più corda alla mia provocazione e dunque la loro risposta immediata fu di farsi più aggressivi a loro volta. Bene, era la risposta giusta a una palese minaccia. “Se la metti così, Zayden-kun…” mormorò Akeno liberando una gran quantità di fulmini dal suo corpo, la bocca piegata nel suo tipico sorrisetto sadico. “…allora non ti dispiacerà se ti diamo una bella sculacciata anche in nome della precedente sconfitta, vero?”
 
Allargai il mio ghigno. “Se pensate di esserne capaci, accomodatevi…”
 
*
 
Rias POV:
 
Nel giro di un battito di ciglia, lo scontro ebbe inizio: Akeno fece piovere una serie di fulmini su Zayden, mentre Yuuto e Koneko corsero in direzioni opposte per circondarlo e prepararsi ad attaccarlo ai lati o anticiparlo nel caso avesse provato a schivare. Per quanto non mi piacesse rimanere ferma senza poter intervenire per aiutare i miei amati servi, sapevo bene che dovevo allenare la mia mente prima ancora del mio corpo o del mio potere, perciò feci come ordinatomi da Zayden e rimasi ad osservare tentando fin da subito di pensare a quale sarebbe stata la sua prossima azione. Cosa sceglierà? Eviterà l’attacco di Akeno e affronterà così Yuuto o Koneko, o lo bloccherà sul posto erigendo una difesa totale?
I miei occhi si fissarono su Zayden e rimasi sorpresa e confusa nel vederlo fermo sul posto e intento a muovere le braccia in piccoli cerchi davanti a sé, coi palmi aperti e rivolti verso i suoi avversari. Aguzzando la vista, notai che la sua aura o Ki si stava concentrando proprio intorno alle sue estremità, in modo non dissimile da come prima aveva usato quella tecnica, il Bunseki; tuttavia stavolta l’energia sembrava più intensa… No. Forse focalizzata?
I fulmini ormai l’avevano quasi raggiunto e, anche se sapevo che non sarebbero bastati a ucciderlo, non potei evitare di preoccuparmi per lui. Che vuole fare?
 
Mizu No Budo…” Lo sentii mormorare nel momento stesso in cui il primo fulmine entrò in contatto con uno dei suoi palmi. “…Nagareru Kawa.
 
L’istante successivo avvertii distintamente i miei occhi dilatarsi per la sorpresa quando la saetta parve venire letteralmente assorbita dalla mano di Zayden e, in seguito, deviata dal suo movimento verso Koneko. La mia Torre, troppo vicina e colta di sorpresa da quell’attacco imprevisto, non poté evitarlo e venne folgorata e mandata a rotolare a terra con un rantolo di dolore.
Koneko! Non potei concentrarmi su di lei, però, perché subito dopo Zayden deviò allo stesso modo gli altri fulmini, reindirizzandoli tutti con rapide rotazioni delle mani verso Yuuto. Il mio Cavaliere, per quanto anche lui stupito, riuscì ad evitare tutti gli attacchi grazie ai suoi riflessi, tuttavia fu costretto a indietreggiare e così nemmeno lui poté pressare l’offensiva contro l’avversario.
 
“Koneko-chan! Perdonami!” sentì Akeno urlare. Guardandola, vidi un’espressione tra lo scioccato e il colpevole sul suo volto. Potevo capirla: anche se non era certo stata sua intenzione, erano stati comunque i suoi fulmini a ferire Koneko.
 
“Non-Non preoccuparti… Ce la faccio” rispose la mia Torre rialzandosi. Seppur traballante e coperta di ustioni, il suo volto si mostrava ancora deciso, per fortuna.
 
“Credo che voi non abbiate realizzato appieno cosa intendessi quando ho parlato delle mie limitazioni” La voce di Zayden richiamò la nostra attenzione. “L’altra volta ho usato Boosted Gear e magia, ma, se ci pensate su, vi ricorderete che non ho usato quasi nulla del vero Seishin-Do. Forse non sto usando il mio 100%, ma credetemi quando vi dico che probabilmente sarebbero state meglio le altre limitazioni per voi.” Il suo ghigno era più largo che mai e l’aura che circondava il suo corpo era ora visibile e simile a un velo scarlatto; in particolare, l’energia intorno alle sue mani pareva muoversi su sé stessa come se fosse stata un fluido. “Avanti, proseguiamo! Il vostro obiettivo è riuscire a colpirmi e ferirmi almeno una volta! Riusciteci e avrete vinto! Quindi forza e coraggio! Venite a me!”
 
Nonostante la sua evidente provocazione, fui lieta di vedere che i miei servi non si gettarono a testa bassa contro di lui, ma lo circondarono di nuovo per cercare un’apertura nella sua difesa. Dal canto suo, Zayden non partì all’attacco, ma continuò a rimanere fermo nello stesso punto, limitandosi a muovere ancora le braccia in cerchio intorno a sé; ancora una volta, non potei che rimanere confusa dal comportamento della sua aura, che pareva seguire i suoi movimenti come se stesse facendo dei circoli in uno specchio d’acqua. Anzi, pare proprio che la sua aura si comporti come se fosse acqua…
 
I miei pensieri vennero interrotti dalla nuova offensiva di Akeno, la quale usò la magia per scagliare stavolta una raffica di vento gelido, che congelò in pochi secondi il terreno lungo il suo tragitto verso Zayden. Quest’ultimo, però, incrociò le braccia in davanti e ruotò su sé stesso riallargandole nello stesso istante in cui completò la rotazione; quel movimento divise incredibilmente in due la raffica, disperdendola ai suoi lati come se le avesse messo davanti un muro. Sorpresi ma pronti questa volta, Yuuto e Koneko evitarono entrambi il vento deviato e si lanciarono contro l’avversario, con Yuuto che lo raggiunse per primo e tentò un fendente verso la sua gamba sinistra, ma Zayden mosse di nuovo il braccio in circolo e intercettò con il taglio della propria mano il piatto della lama del mio Cavaliere, frantumandola con la stessa facilità con cui avrebbe rotto un grissino. Subito dopo, sfruttando lo shock e la vulnerabilità di Yuuto, Zayden avanzò di un passo e gli piantò l’altro palmo in pieno ventre con un altro movimento fulmineo, sbattendolo a terra.
Fu allora Koneko a raggiungerlo e attaccarlo, ma Zayden deviò ogni suo pugno con un solo braccio, sempre usando movimenti rapidissimi e circolari che sembravano lasciare una luminosa scia rossa attraverso l’aria. Un’altra cosa che stavolta notai era che i colpi di Koneko non erano semplicemente deviati, ma sembravano quasi essere trascinati lungo la direzione del braccio di lui dalla sua energia, minacciando di sbilanciarla ad ogni contrasto. E fu proprio ciò che accadde in seguito: uno dei ganci della mia Torre venne talmente trascinato dalla difesa di Zayden che lei cadde in avanti e così finì dritta sulla traiettoria del ginocchio di lui, che le affondò nello stomaco e la fece piegare su sé stessa, poco prima che un calcio rovesciato la centrasse alla testa e la mandasse a rotolare per terra.
D’istinto, spostai lo sguardo verso Akeno e, come mi aspettavo, la vidi tentennare; era chiaro che volesse attaccare ancora per supportare gli altri, ma doveva giustamente avere paura che Zayden potesse deviare di nuovo i suoi attacchi contro di loro, come aveva fatto prima.
Che diavolo di tecnica è?!, cercai di analizzare ciò che stavo vedendo. Aveva detto Mizu No Budo quando ha iniziato quella tecnica di difesa e il comportamento della sua energia è cambiato da quel momento in poi… Il modo in cui la sua aura si muove e sembra deviare o catturare i colpi che tocca, come se fosse una corrente che trascina con sé gli oggetti che vi finiscono dentro, e il modo in cui i suoi movimenti passano con totale naturalezza dalla difesa all’attacco… Sembra davvero averla trasformata in acqua! No, non solo: il suo stesso corpo pare muoversi come acqua! Eppure non è magia, lo vedo chiaramente: non sta usando nulla se non la sua sola energia per produrre quest’effetto. In più non funziona solo con attacchi fisici, ma anche con armi o incantesimi allo stesso modo! Mai visto niente del genere, è chiaramente un’abilità unica del Seishin-Do… Una difesa a tutto tondo che si trasforma all’istante in una potente offensiva. Incredibile… Come si può superare qualcosa del genere?
 
“Beh? Già finito, ragazzi? Lo sapete che vi sto mettendo in crisi con un’unica tecnica, vero?” Zayden li schernì di nuovo, saltellando sul posto. Pareva quasi un’atleta impegnato in un riscaldamento pre-gara piuttosto che in un combattimento. Come sempre, la sua abilità di provocazione era fastidiosamente efficace. “State pensando e comportandovi in modo troppo semplice e prevedibile, dovete uscire un po’ dagli schemi e sfoderare qualcosa di nuovo! Akeno, continui a preoccuparti troppo dei danni collaterali dei tuoi colpi, concentrati di più sul supporto se non puoi evitarli! E smettila di usare attacchi così dispersivi, non ci vuole nulla a respingerli! Il fulmine è l’elemento più caotico esistente, devi focalizzarlo meglio e metterci più energia se vuoi che sia davvero efficace! Koneko, se l’avversario è superiore fisicamente, non continuare ad attaccare allo stesso modo, cambia schema o stile di combattimento e punta ai suoi punti deboli! Vedo solo pugni e calci da te, il corpo a corpo è molto di più! Kiba, sei serio? Ancora usi le tue normali spade dopo il nostro precedente scontro e i tuoi ultimi miglioramenti? Non prendermi in giro e fai sul serio! Usa il Balance Breaker o quest’allenamento non avrà avuto senso per te!”
 
Rimasi interdetta. Prima li provoca pesantemente e poi li istruisce uno per uno con la severità e lo zelo di un vero insegnante… Seriamente, la sua bipolarità sembra peggiorare ogni giorno che passa, pensai con un sospiro, anche se in seguito mi lasciai sfuggire un sorriso. Ma sono contenta di vedere che, a modo suo, si sta impegnando per aiutarli sul serio.
 
Le sue parole rinvigorirono anche i miei adorati servi, dato che si fecero chiaramente più determinati e le loro posizioni si rafforzarono. Yuuto, in particolare, alzò l’impugnatura della sua spada spezzata in aria esclamando: “Hai ragione e ti chiedo scusa, senpai. Non devo né posso permettermi di trattenermi in questo modo! Quindi ora ti darò il mio 100%! Sword Birth Balance Break! Sword of Betrayer!”
In un bagliore di luce bianca e nera, la spada rotta del mio Cavaliere si trasformò nella Spada Sacra Demoniaca acquisita nello scontro contro Kokabiel e le Excalibur, che venne subito brandita contro Zayden. “Akeno-san, Koneko-chan! Io aprirò la strada, voi attaccate appena vedete un’apertura!”
Non appena Akeno e Koneko assentirono, Yuuto si scagliò in avanti con tutta la sua velocità e sferrò una serie di fendenti verso corpo e testa di Zayden, il quale riuscì di nuovo a deviarli tutti con la sua tecnica di difesa, tuttavia stavolta la spada resistette a ogni colpo senza spezzarsi o incrinarsi. Yuuto cambiò allora strategia e prese a muoversi intorno a lui, sferrando un attacco e poi spostandosi subito dopo su un’altra parte del corpo di Zayden per colpire con un attacco diverso. Zayden bloccava sempre tutto senza troppe difficoltà, ma rispetto a prima notai che non sembrava più riuscire a trascinare con sé i colpi del mio Cavaliere, o almeno non con la stessa efficacia.
 
Ma certo, realizzai dopo un’osservazione più attenta dello scontro in atto. Yuuto sta usando la sua velocità e i suoi riflessi non solo per pressarlo da più direzioni diverse, ma anche per ritrarre la spada appena entra in contatto con la difesa di Zayden, in modo da evitare che possa essere trascinata dalla sua aura. Inoltre, così facendo, sta testando i limiti della sua difesa per trovare una possibile apertura. Ancora una volta, non potei non sentire un moto di orgoglio verso di lui. Sei cresciuto davvero, Yuuto.
Ero così presa che quando l’acuto tintinnio metallico della spada risuonò nell’aria, quasi non me ne accorsi; mi ci volle un secondo di più per realizzare che Zayden, invece di deviarla per l’ennesima volta, aveva appena afferrato al volo la lama di Yuuto con le dita della mano sinistra, bloccandola in modo talmente secco e improvviso da fermare il mio Cavaliere e sbilanciarlo vistosamente.
 
“Meglio…ma sempre troppo ingenuo!” disse il Sekiryutei alzando di scatto la gamba destra e calciando violentemente Yuuto nello stomaco. Quest’ultimo venne spinto indietro e rimase piegato su sé stesso per il dolore, respirando con visibile fatica. “Continui a usare le tue spade in modo troppo banale e limitato, come fossero semplici strumenti che impugni, non parte del tuo corpo! Devi sentire la spada non come tua e basta, ma come se fosse te! Non c’è un punto dove inizia la spada e finisci tu o viceversa per i veri spadaccini! Tu sei la spada e il tuo strumento e quindi tu sai cosa puoi fare e cosa no! Santo cielo, hai una Sacred Gear con un potenziale di possibilità forse illimitato e la usi come stessi affettando la carne dal macellaio… Per non parlare della tua tecnica.” Lo vidi riprendere il suo solito ghigno mentre indicava la spada di Yuuto. “Sai, la tua abilità attuale…è appena sopra il principiante, al massimo.”
 
Non era da Yuuto farsi prendere dalla rabbia per semplici provocazioni, ma questa volta potei vedere una seria indignazione farsi strada tra i suoi lineamenti. “…Stai dicendo che sono un dilettante?”
 
“Al momento? Assolutamente.”
 
Fermo, Yuuto! Non assecondarlo!, pensai notando la sua ostilità crescente. Il mio Cavaliere era normalmente un tipo molto umile e modesto, tuttavia, se c’era qualcosa in cui aveva sempre riposto molto orgoglio, era proprio l’arte della spada insegnatogli dal Cavaliere di Oniisama, Souji-san. Certo, Yuuto stesso mi aveva sempre detto che doveva ancora migliorare molto con le sue abilità, ma sentirsi dire con tanta schiettezza che era appena sopra al livello di un principiante era un affronto decisamente pesante, che metteva anche in discussione ciò che gli era stato insegnato, ed era chiaro che non aveva intenzione di tollerarlo. Tuttavia, in questo modo, avrebbe fatto solo il suo gioco!
Come temevo, Yuuto si rimise in piedi e, con un’espressione granitica, si riscagliò contro Zayden brandendo la sua spada. Spostai subito gli occhi verso quest’ultimo e notai la sua espressione farsi lievemente delusa mentre le sue braccia riprendevano i loro movimenti circolari. No, non farlo! Non caricare a testa bassa! È una trappola!
 
Inaspettatamente, proprio un attimo prima che Yuuto entrasse nel raggio d’azione di Zayden, invece di sferrare un attacco con la spada in pugno, egli si accucciò e poggiò fulmineo la mano libera per terra. Subito dopo, Zayden spalancò sorpreso gli occhi e saltò indietro, appena in tempo per evitare le multiple Spade Sacre Demoniache che spuntarono dal suolo dove prima si trovava. Fu allora che Yuuto urlò: “Adesso!”
Un cerchio magico si formò proprio sotto i piedi di Zayden nel momento stesso in cui questi riatterrò dal salto precedente e generò uno strato di ghiaccio che ricoprì il suo corpo, congelandolo completamente in pochissimi istanti. Voltandomi verso il cielo, vidi Akeno con le mani alzate e avvolte da un identico cerchio magico.
 
Stavolta ero rimasta davvero scioccata. Com’è riuscita a generare un blocco di ghiaccio del genere? Per quanto Akeno sia brava con la magia, non è il suo elemento migliore, non dovrebbe riuscire a creare un incantesimo così forte in così poco tempo… A meno che non lo stesse caricando già da prima! Ma certo! Quando Yuuto ha detto a lei e Koneko di approfittare della prima apertura creata da lui, Akeno deve aver usato il tempo a disposizione per preparare il suo prossimo incantesimo, così da essere pronta a scagliarlo all’istante appena ne avesse avuto la possibilità. E invece di un incantesimo diretto e offensivo, che avrebbe potuto essere deviato o respinto come in precedenza, ne ha usato uno che funzionasse come una trappola e lo bloccasse in modo che non potesse difendersi. Ora l’unica cosa che rimane da fare è… Un movimento attirò il mio sguardo e vidi Yuuto e Koneko che caricavano insieme la prigione di ghiaccio in cui Zayden era bloccato. Stavolta non avrebbe potuto fare nulla per fermarli. Quella vista mi increspò le labbra in un ampio sorriso. Avete finto di abboccare all’amo per ritorcere la situazione a vostro favore. Non potrei essere più fiera di voi, miei amati servi…no, miei compagni e famiglia.
Quasi simultaneamente, la spada di Yuuto e il pugno di Koneko fecero per abbattersi sul blocco di ghiaccio. Considerato che era stato generato da poco e la padronanza magica di Akeno, la sua rottura improvvisa non avrebbe ucciso o ferito gravemente Zayden, ma gli avrebbe comunque lasciato un danno discreto, sufficiente a vincere quello scontro simulato. Forza, potete farcela!, li incoraggiai nel momento in cui i loro colpi impattarono sul ghiaccio.
 
L’istante successivo, venni abbagliata da un’accecante luce rossa che si sprigionò dalla violenta esplosione del blocco ghiacciato e fui anche costretta a ripararmi dietro le braccia quando l’onda d’urto scaturita m’investì. Ma cosa…?!
Quando riaprii gli occhi e abbassai le braccia, vidi sconvolta Yuuto e Koneko rantolanti a terra, entrambi con gli abiti strappati e bruciacchiati in più punti ed evidenti ustioni e ferite sulla pelle sottostante, e in mezzo a loro vi era una sfera vorticante di aura scarlatta, circondata da un raggio di terreno bruciato e spianato di almeno tre metri. Con un rumore simile a un misto tra un fruscio e una scarica elettrica, la sfera svanì rivelando uno Zayden completamente illeso e con un sorriso curiosamente soddisfatto in volto. Nemmeno un graffio?! Ma che è successo?! Cos’ha fatto?! Quella sfera… Se non sbaglio, era la tecnica difensiva che chiamava Kham, ma non l’aveva attivata prima di essere congelato!
 
“Fiuuu… Questo è stato un bel progresso!” esclamò Zayden passandosi una mano sulla fronte. L’unica cosa cambiata erano i vestiti lacerati e rovinati in alcuni punti, ma niente che potesse valere come un vero danno subito. “Stavolta non solo avete intuito il punto debole del Nagareru Kawa, ma avete anche elaborato un piano funzionante per cercare di mettermi fuori combattimento. Devo ammetterlo, se non avessi concentrato il mio Ki intorno al mio corpo nel momento in cui sono stato costretto a balzare indietro, sarei rimasto congelato per davvero e mi avreste inferto un danno non indifferente. Bravi! Finalmente avete usato la testa e il gioco di squadra come si deve!”
 
Il complimento era genuino e sincero, tuttavia non potei biasimare il fatto che nessuno dei miei servi sorrise in risposta. Alla fine, anche il loro ultimo attacco era stato del tutto inefficace e, per giunta, Yuuto e Koneko erano rimasti feriti seriamente dall’esplosione di energia. “…Come, senpai? Come hai fatto a liberarti in quel modo?” Yuuto fu il primo a domandare ciò che probabilmente ci chiedevamo tutti. “Non avevi assunto la posizione per il Kham prima di essere colpito, quindi come hai fatto a usarlo?”
 
La bocca di Zayden si riallargò in un piccolo ghigno. “Ti rispondo con un’altra domanda: cosa ti fa pensare che non fossi in posizione per usarlo? Ti sei basato su ciò che hai visto dai miei usi precedenti, vero?” Rimanemmo tutti sorpresi a quelle parole. “Proprio così. Il Kham non è come le altre tecniche, non ha una vera e propria posizione di utilizzo. Quella che mi avete visto usare le altre volte è semplicemente quella più comune che usiamo perché la concentrazione preliminare del Ki in mezzo alle mani permette una sua più rapida attivazione. Tuttavia, in realtà, mi basta concentrare al massimo il mio Ki intorno a una parte qualsiasi del mio corpo per poi rilasciarlo in un colpo per poterlo attivare, a patto che abbia un controllo sufficiente su di esso, naturalmente. Ed è ciò che ho fatto qui: ho concentrato la mia aura intorno al mio corpo quando ho schivato le tue spade in preparazione a un possibile secondo attacco e questo mi ha permesso sia di rimanere cosciente e attivo all’interno del ghiaccio, sia di attivare il Kham con qualche secondo extra di concentrazione. È stata un po’ una scommessa perché, se fossi stato più lento di voi, avrei sicuramente accusato il colpo, ma in certi casi non si può fare altrimenti.”
 
Mentre parlava, vidi Yuuto e Koneko rialzarsi con una certa fatica e Akeno che preparava altra energia per un nuovo attacco; dovevano star sfruttando la sua spiegazione per riprendersi, oltre che per capire le sue mosse. Astuti.
Tuttavia, qualcosa era cambiata: non solo ora erano chiaramente feriti, ma avevo la sensazione che il combattimento stesse per cambiare ancora.
Capii in fretta che non mi sbagliavo, visto che, dopo che ebbe finito la spiegazione, l’atteggiamento di Zayden cambiò del tutto: il suo sguardo si fece più duro e il ghigno più marcato. “Bene, ora però si cambia tipo di gioco” disse assumendo una nuova posizione, con le braccia allargate verso l’esterno e le dita delle mani piegate a mo’ di artigli. La sua aura parve cambiare di nuovo caratteristiche e divenne più rapida e vorticante, simile a una corrente d’aria. “Finora mi sono limitato a difese e contrattacchi… Ora invece sarò io ad attaccare. Kaze No Budo: Hariken No Shomen!”
 
Con quell’urlo, Zayden tirò indietro e riallargò le braccia all’esterno a incredibile rapidità e, dai suoi palmi aperti, partirono due ondate d’energia scarlatta simili a vere e proprie folate di vento incredibilmente violento. Yuuto cercò di evitarlo con uno scatto laterale, però, essendo ancora indebolito dal colpo precedente, non riuscì a muoversi abbastanza in fretta e venne colpito in pieno e scagliato lontano; Koneko invece incrociò le braccia davanti a sé e tentò d’incassare l’attacco, ma la forza sprigionata si rivelò comunque eccessiva e così anche lei venne sbalzata indietro.
In quel momento, Akeno scagliò un potente fulmine contro di lui approfittando del fatto che fosse scoperto, ma Zayden sferrò in risposta un altro colpo di palmo che generò una nuova ondata, respingendo senza problemi la saetta. Il Sekiryutei non si fermò lì: correndo in avanti, si portò proprio sotto ad Akeno, sempre respingendo ogni fulmine da lei scagliato con la sua tecnica, e allora aprì due ampie ali di drago dalla schiena, dandosi con esse una potente spinta che lo portò alla stessa altitudine della mia Regina. Vidi Akeno, chiaramente scioccata, creare d’istinto davanti a sé una barriera difensiva, ma Zayden non vi badò e affondò le dita della mano, ora aperta a taglio su di essa, mentre urlava: “Kaze No Budo: Kuchu Hassha!”
 
Ciò che accadde in seguito fu veramente insolito: tutta l’aura di Zayden lasciò il suo corpo per concentrarsi intorno alla sua sola mano e formare una vorticante trivella di vento ed energia scarlatta, che penetrò in un istante la barriera di Akeno e mirò dritto verso la sua gola. Un momento, ma così…! “Zayden, FERMO!” mi ritrovai ad urlare notando di sfuggita lo sguardo ora pieno di paura della mia migliore amica. “La ucciderai!”
Invece, all’ultimo istante, la mano di Zayden si aprì e le impattò con forza sulla parte di petto appena sopra il seno; subito dopo, l’energia prima concentrata intorno la sua mano si disperse nella direzione opposta e creò così un effetto propulsivo che spedì entrambi verso terra, dove si schiantarono con sufficiente violenza da spaccare il terreno e sollevare un enorme polverone. Quando questo si diradò, potei vedere Akeno a terra e Zayden sopra di lei che la teneva bloccata al suolo, la mano destra ancora pressata sul suo petto e la sinistra che le bloccava le mani sopra la testa. Gli abiti della mia Regina erano ora strappati e sporchi, ma a parte il fiato corto e diversi lividi, sembrava stare bene.
 
“Rias, rilassati. Non ho mai avuto intenzione di uccidere o mutilare nessuno, lo sai. Abbi fede quando dico che ho tutto sotto controllo” disse Zayden senza guardarmi. “Riguardo a te, Akeno, ecco il problema che prima mi aveva fatto percepire in modo insolito il tuo corpo: per dirla in breve, è molto più debole di quello che sembra.”
 
“…Debole?” ripeté Akeno, chiaramente spiazzata, al punto che non pareva nemmeno badare alla posizione in cui ancora si trovava. Io stessa, tuttavia, non potei non rimanere perplessa da quelle parole. “Che intendi?”
 
“Quello che ho detto. Il tuo aspetto fisico e la tua identità di Regina dovrebbero suggerire un’ottima prestazione fisica, pari alla forma… Ma non è così. I tratti di Torre e Cavaliere del tuo pezzo di Regina sono sottosviluppati rispetto a quello di Alfiere e questo si riflette sul tuo fisico e sulle tue abilità. Potrai anche avere un corpo mozzafiato, ma in realtà non è affatto in linea con le sue effettive capacità, tantomeno col suo potenziale. Rispetto alla media dei diavoli che ho conosciuto e affrontato in passato, la tua magia è notevole, ma le tue altre abilità non lo sono affatto. Me n’ero accorto anche al nostro precedente scontro nel Rating Game, adesso però ne ho avuto la totale conferma. Come Regina dovresti avere tutti i tuoi tratti principali sullo stesso livello, o almeno a livelli simili, invece sei ben più lenta di Kiba e più debole di Koneko” Detto questo, la lasciò andare e si rialzò tirando su anche lei con sé.
 
Il volto di Akeno rimase stupito per un paio di secondi, poi divenne cupo. “…Stai dicendo che il mio corpo è fragile?” domandò, una chiara nota offesa nella voce.
 
“Parlandoci sinceramente? Sì. Che ti piaccia o no, al momento il tuo aspetto e la tua forma fisica sono solo un risultato del tuo sangue e della tua natura sovrumana, non di puro allenamento. Hai pensato troppo a sviluppare le tue arti magiche e troppo poco il resto. Anche se, in realtà, persino la tua magia non è sviluppata affatto quanto dovrebbe” replicò Zayden con la sua solita schiettezza.
Erano parole dure e severe, tuttavia Akeno sembrò considerarle sinceramente e io stessa dovetti accettare che non erano lontane dalla realtà, né per lei…né per me. Anch’io mi ero troppo esercitata sulla mia magia e il Potere della Distruzione e non abbastanza sul resto.
 
“Tu sei mai gentile con qualcuno, Zayden-kun?” La domanda successiva di Akeno mi sorprese, come anche l’espressione fredda che ora gli stava rivolgendo. Che le era preso? Potevo capire che non fossero parole facili, ma non erano state pronunciate con cattiveria. Perché sembrava sinceramente arrabbiata?
 
“Mi è stato spesso detto che non sono una persona gentile e sinceramente sono d’accordo. O semplicemente preferisco dire la cruda verità e non perdo tempo con chi non vuole ascoltarla” rispose lui, altrettanto freddo. Subito dopo, si voltò verso me, Yuuto e Koneko, i quali si erano intanto rialzati. “Può bastare così, venite qui! Ho un’ultima cosa da darvi per concludere l’allenamento di oggi.”
 
Seppur ancora preoccupata per quell’ultimo scambio, mi avvicinai a lui con i miei servi accanto. “Di che cosa si tratta?” gli chiesi.
 
“Ora vedrete. Prima però vi chiedo: sapete cosa sono i Tan T’ien?” Tutti lo guardammo confusi e negammo. “I Tan T’ien, chiamati anche i Tre Tesori della vita, sono i tre principali nuclei di energia del corpo, quelli che regolano principalmente la circolazione del Ki e che permettono un suo migliore sfruttamento nonché un aumento delle proprie capacità. Sono nell’ordine Tan T'ien inferiore o Jin Chi, che rappresenta l'essenza, Tan T'ien mediano o Chi, che rappresenta la vitalità, e Tan T'ien superiore o Shen, che rappresenta la coscienza. Essi possono essere immaginati come delle dighe che controllano il fiume interno dei nostri corpi rappresentato dalla nostra forza spirituale, quella che chiamiamo aura o Ki, e hanno aperture variabili a seconda della razza considerata e delle sue capacità di controllo e uso dell’energia. In breve, più i Tan T’ien sono aperti, più il flusso circolatorio del Ki è attivo e le proprie abilità fisiche e magiche sono alte e potenzialmente sviluppabili al loro limite massimo. Gli umani sono solitamente quelli coi Tan T’ien più chiusi perché i loro corpi non sono tipicamente in grado di sostenere il pieno del loro potenziale, ecco perché sono normalmente capaci di usarne solo il 20%. Tale apertura varia a seconda di quanto la razza considerata sia potente e in grado di sfruttare al meglio il suo Ki, ma in ogni caso, solo quando i Tan T’ien sono aperti del tutto, è possibile usare il 100% del proprio potere.”
 
Rimanemmo tutti sorpresi da quella spiegazione. In quel momento, realizzai una cosa: “Quindi è questo che hai fatto durante l’allenamento con Blake-san? Hai allenato il tuo corpo mentre al contempo riaprivi i tuoi Tan T’ien per massimizzare le tue capacità?”
 
“Exacta!” esclamò lui rivolgendomi un sorriso tutto denti. “Come vi dissi, quando mi avete incontrato la prima volta, avevo chiuso per buona parte i miei Tan T’ien in modo da emanare meno energia del normale e passare inosservato agli occhi delle creature non umane, o almeno della maggior parte di esse, ecco perché ero così debole rispetto a ora. Adesso invece sono riaperti del tutto e questo mi permette di sfruttare appieno tutte le mie abilità. Tenete conto che un umano normale coi Tan T’ien completamente aperti e senza allenamenti particolari può eguagliare le capacità dei diavoli di Bassa Classe, quindi immaginate quanto può aumentare la forza in uno ben allenato, oppure in una razza già per natura con abilità sovrumane.”
 
Non stentavo a crederlo. Se era vero che la maggior parte delle razze esistenti aveva normalmente i suoi Tan T’ien chiusi e il potenziale limitato, poterlo sbloccare appieno doveva sicuramente garantire un aumento di potere impressionante.
 
“Però, se sono dei centri di controllo, la loro apertura non dovrebbe essere anche un problema sul lungo termine?” chiese Akeno. “A quanto ne so, dopotutto, gli umani non possono usare il loro 100% proprio perché i loro corpi non saprebbero sopportarlo a lungo e finirebbero distrutti o danneggiati seriamente. Non sarebbe lo stesso per le altre razze?”
 
“Dici bene, infatti” rispose Zayden. “Il problema è che i Tan T’ien hanno appunto il compito di limitare l’aura in modo che la sua piena potenza non danneggi lo stesso corpo che la ospita. In questo, tutte le razze sono uguali, comprese quelle legate agli dei: se non hanno una sufficiente preparazione o allenamento, la massima forza del loro Ki è qualcosa che i loro corpi non possono sopportare o usare appieno per molto tempo. Razze più potenti possono sopportare un’apertura maggiore, ma la completa è un’altra storia. Quello che però molti non sanno è che i Tan T’ien si aprono un po’ di più ogni volta che una persona supera i suoi limiti e si rafforza, per questo allenamenti e battaglie sono tanto importanti: più uno impara a usare meglio le sue capacità e diventa forte, più il potenziale pieno del suo corpo diventa accessibile. Per questo, i Tan T’ien tendono a essere totalmente aperti in coloro che si sono impegnati al massimo e proprio perché sono arrivati a quel punto tramite fatica e volontà, i loro corpi sono diventati abbastanza forti da poter sfruttare senza rischi il 100% della loro forza. Tutti gli esseri più forti del mondo sono in questo stato.”
 
“E tu, senpai?” domandò Kiba. “Hai raggiunto anche tu il tuo pieno potenziale? Per questo puoi tenerli aperti senza problemi?”
 
“Non esattamente. Sono vicino alla mia forza massima, ma solo per quanto riguarda il mio limite attuale. Tutti possono ancora crescere anche dopo aver sbloccato il 100% del loro potere, se hanno la volontà e la forza d’animo per farcela. Come si usa dire: i limiti sono solo quelli che ci poniamo noi, si può sempre andare oltre. Oltre a questo, noi praticanti del Seishin-Do, in particolare, abbiamo ottenuto le nostre conoscenze e la nostra tecnica marziale da Kundalini, il primo e forse unico dio ad aver raggiunto un controllo pressoché perfetto sul suo Ki e anche il primo ad aver scoperto tutti i segreti dei Tan T’ien e dei Centri del Chakra. Grazie a questa pratica marziale, abbiamo imparato ad aprire progressivamente i nostri Tan T’ien e a controllare il flusso del Ki in modo che migliori gradualmente le nostre capacità nella direzione che desideriamo e liberi appieno il nostro potenziale. Normalmente, infatti, il Ki nei nostri corpi, man mano che diventiamo più forti, tende a rafforzare le capacità che prediligiamo in modo inconscio. Per esempio, in coloro che mirano a essere veloci, si concentrano sulla velocità, mentre in coloro che vogliono essere forti su forza e resistenza. Questo, però, va a scapito delle altre capacità perché il miglioramento è appunto inconscio, segue le preferenze e le abitudini del soggetto e le sviluppa il più possibile, mentre le altre risultano inevitabilmente più deboli. Kundalini e i suoi allievi, sia passati che attuali, sono stati i primi e ancora oggi gli unici o quasi ad aver imparato a controllare a tal punto il flusso del Ki da saperlo guidare in modo più conscio che non, così hanno tutti potuto scegliere volontariamente come e in cosa aumentare, senza affidare tutto al semplice corso naturale delle cose. Questo è ciò che ho fatto anch’io. Certo, cercare di bilanciare il tutto vuol dire inevitabilmente non specializzarsi in nulla e dunque essere inferiori nelle singole abilità rispetto a chi si specializza, ma è inevitabile. Ognuno deve migliorare nel modo che preferisce e sente a sé più congeniale. Ma adesso sto divagando. Torniamo a voi.” I suoi occhi si fissarono sui miei servi. “In quanto diavoli, ovvero esseri sovrumani, i vostri Tan T’ien sono già parzialmente aperti e continueranno ad aprirsi col passare del tempo se persisterete negli allenamenti… Tuttavia, se intendete migliorare in tempi più veloci del normale e soprattutto avere accesso al massimo del vostro potenziale, bisognerà…diciamo ‘ritoccarli’ un pochino. Per farla breve, userò il mio Ki per colpirli e stimolarli in modo da accelerare la loro apertura e permettervi così di migliorare e raggiungere più rapidamente il vostro pieno potere e andare poi anche oltre. Adesso è il momento ideale perché avete combattuto seriamente e il vostro flusso del Ki è diventato più attivo, quindi la loro apertura sarà facilitata, ma vi avverto subito: vi farà un po’ male e, soprattutto, non sentirete effetti se non tra qualche giorno, il tempo necessario perché il vostro corpo inizi a metabolizzare l’aumento del flusso.”
 
Non disse altro e capimmo che ci stava chiedendo il permesso di procedere. Guardai gli altri e tutti annuirono con sguardi determinati, così capii che non servivano altre parole se non: “Procedi pure.”
 
“Va bene. Kiba, Koneko, Akeno, mettetevi davanti a me e datemi le spalle, per favore. E stringete i denti. Non farà male per tanto, ma finché durerà, non sarà piacevole.” Subito dopo, lo vidi muovere le mani fulmineo e colpire con indice e medio destri tre punti sulla loro colonna vertebrale: sull’addome, più o meno all’altezza dell’ombelico, sul torso, circa in corrispondenza del cuore, e sulla testa, sul punto dove frontalmente doveva trovarsi il centro delle sopracciglia.
Akeno, Yuuto e Koneko traballarono un attimo per la forza dei colpi, ma poi crollarono in ginocchio tenendosi le braccia strette intorno al corpo o artigliando il terreno, mentre gemevano e digrignavano i denti. Quella vista mi fece stringere il cuore in una morsa orribile e mi inginocchiai subito davanti a loro, cercando di parlargli incoraggiante e fargli sentire il mio sostegno il più possibile. Rivolsi anche uno sguardo verso Zayden, ma lui si limitò a scuotere la testa in un silente ma chiaro messaggio: non si può fare altrimenti, ora si può solo aspettare.
 
Soffocai il senso d’impotenza e cercai di concentrarmi solo sui miei amati servi, la mia famiglia, avvolgendoli nelle mie braccia e stringendoli a me. Li sentii stringersi con forza a me di rimando, come naufraghi tratti in salvo dalle onde del mare, e cercai di usare anche la mia aura per produrre un effetto calmante e far sentire loro il mio sostegno e il mio affetto per loro. Tenete duro! Andrà tutto bene!, cercavo di dirgli, più con le azioni che con le parole.
Alla fine, dopo quasi due minuti, li sentii rilassarsi tra le mie braccia e smettere di gemere; mi tirai indietro per guardarli: tutti e tre avevano il respiro corto ed erano madidi di sudore, come in preda a una forte febbre, tuttavia non vacillavano più. “Come vi sentite?” non potei non chiedere, preoccupata.
 
“…Non è stato decisamente piacevole…” Akeno fu la prima a rispondermi con voce stanca, tuttavia mi rivolse presto il suo solito sorriso. “Ma…non è nulla che non abbia già provato. Sto bene, Rias.”
 
“…Anch’io. È stato terribile all’inizio…ma rispetto a quando sono morto avvelenato, non era niente. Non preoccuparti, Buchou. Staremo bene” disse poi Kiba, anche lui ansimante ma sorridente.
 
“…Ha fatto male…ma era necessario…così almeno potremo diventare più forti per te, Buchou, e per noi” mormorò Koneko, riportando a fatica il respiro sotto controllo e rivolgendomi uno dei suoi rari sorrisi.
 
Gli occhi mi pizzicarono per un secondo, ma lo repressi e li strinsi invece ancora più forte a me. “Non mi stancherò mai di dirlo: voi siete davvero il mio più grande tesoro… La mia famiglia.”
Ci separammo poco dopo e, seppur con un po’ di fatica, li vidi rialzarsi e rimanere stabili con sguardi incoraggianti. Meno male, pensai rialzandomi a mia volta e voltandomi verso Zayden, il quale era rimasto a guardarci in silenzio con un’espressione così nostalgica che mi lasciò stupita. Era come se stesse fissando un lontano ricordo, uno molto intenso. “…Zayden? Stai bene?”
 
“Hm? Oh sì… Nessun problema, tranquilla” mi rispose lui recuperando in fretta il sorriso, ma il suo momento di esitazione non mi era sfuggito. “Comunque abbiamo finito per oggi, quindi, appena si saranno del tutto ripresi, potremo procedere con la pulizia della piscina che avevi in programma. Non dovrebbe volerci più di un’oretta.”
 
“Zayden” mi voltai verso di lui e lo fissai con la massima intensità di cui ero capace. C’era assolutamente una cosa che volevo che facesse, una cosa necessaria per me. “Aspetta. Voglio che apri anche i miei Tan T’ien, come hai fatto con loro.”
 
Il suo sorriso sparì, sostituito da un’espressione perplessa. “Perché tanta fretta? Non c’è bisogno di farlo ora per forza, anzi sarebbe prematuro. Quando la prossima volta allenerò anche te, li aprirò. Come ho detto, è più facile farlo quando il flusso di Ki è stimolato dallo scontro.”
 
“Più facile, non impossibile, giusto? Allora fallo, per favore.”
 
Il suo volto divenne granitico. “Ho detto che è meglio di no. Perché ci tieni tanto che lo faccia ora?”
 
“Lo so che oggi io avevo un allenamento diverso dal loro, ma non posso fare a meno di pensare che, pur essendomi impegnata a osservare e analizzare tutta la battaglia, io non abbia faticato o sofferto neanche lontanamente quanto loro e questo non posso accettarlo.” Mi misi davanti a lui e sostenni il suo sguardo senza battere ciglio. “In quanto loro Re, anch’io devo condividere quelle pene e crescere con loro. Se sarà più difficile per me sopportarlo perché non sono in uno stato attivo come dici tu, tanto meglio: avrò sopportato un minimo di quello che hanno sopportato loro.”
 
“Rias…” Mi voltai e vidi Akeno, Yuuto e Koneko guardarmi con espressioni sorprese ma grate. Era stata Akeno a parlare. “Siamo felici che vuoi fare una cosa del genere per noi e che vuoi migliorare così tanto, ma è meglio se stavolta lo ascolti. Credo abbia delle buone ragioni per dire di no.”
 
“È così.” Mi rigirai verso Zayden, stupita dalle sue parole. “Ammiro la tua determinazione e il tuo desiderio di condividere pene e fatiche della tua squadra, sono ottimi segni da leader… Tuttavia, toccare i tuoi Tan T’ien non è una buona idea al momento.”
 
“Perché? Perché l’apertura dei miei Tan T’ien è diversa dalla loro? È forse legato al potere del Drago Celeste che mi hai donato?”
 
Sentii i miei compagni trasalire dietro di me e, per mia segreta soddisfazione, vidi che anche l’espressione di Zayden era divenuta stupefatta. “…Come facevi a saperlo? O, per caso, l’hai capito adesso?”
 
“Entrambe, a dirla tutta. Fin da quando mi hai donato quella gemma e l’hai fusa con la mia aura, ho avuto l’impressione che quest’ultima stesse cambiando e crescendo e, dopo lo scontro con Kokabiel, nonostante avessi usato tutta l’energia contenuta all’interno di essa, mi sono sentita più forte di quanto non fossi prima. Un cambiamento molto piccolo, quasi impercettibile, ma l’ho sentito e questo mi ha fatto pensare che, anche se si stava adattando e fondendo alla mia aura, era improbabile che qualcosa di potente e fiero come l’energia di un drago capace di uccidere gli stessi dei potesse unirsi a me senza cambiarmi in qualche modo. E adesso che ci hai spiegato la teoria dietro i Tan T’ien e come essi siano legati alla crescita di un individuo, ho semplicemente provato a fare due più due. Anche se ora si è esaurito, quel potere ha comunque rafforzato la mia aura e ampliato l’apertura dei miei Tan T’ien, giusto?”
 
“…Sì, esatto. Davvero brava. Non credevo saresti riuscita ad accorgertene così in fretta, ma a quanto pare hai prestato più attenzione a te stessa di quanto immaginassi. Complimenti, Rias.” L’espressione di Zayden cambiò di nuovo in un ampio sorriso, talmente soddisfatto che mi sorprese. L’avevo visto poche volte così contento. Quel sorriso, però, si spense rapido com’era apparso. “Perciò ti chiedo anche di capire perché ho rifiutato. È un altro dei motivi per cui oggi ho preferito darti un allenamento mentale invece che fisico: proprio perché devo prima comprendere a che livello siano i tuoi Tan T’ien e quanto il tuo Ki si sia rafforzato, non posso manipolarli incautamente. Se dovessi fare una stima, direi che essi sono più o meno al livello di apertura a cui ora lo sono quelli degli altri grazie all’utilizzo che hai fatto del mio potere contro Kokabiel, tuttavia, il fatto stesso che il tuo Ki sia stato a contatto con quello di un Drago Celeste rende la sua lettura più difficile, perciò mi ci vuole un po’ più di tempo per analizzarlo appieno, anche col Bunseki. Se manipolassi i tuoi Tesori della Vita senza fare attenzione, potrei creare un aumento eccessivo del tuo flusso circolatorio dell’energia e finire così per danneggiarlo o peggio.” Mi si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla con un’espressione ora più incoraggiante. “Posso capire che oggi tu ti sia sentita un po’ messa da parte e impotente rispetto a loro ed è buona cosa che tu voglia migliorare così tanto, ma non avere troppa fretta. Ti assicuro che avrete tutti la possibilità di crescere al meglio e farò tutto ciò che è in mio potere per garantirlo. È la mia promessa e il nostro patto, ricordi?”
 
Quelle parole e lo sguardo che mi rivolse furono così sinceri e convinti che non potei fare altro che annuire. Dopotutto, ora capivo i motivi del suo rifiuto e, per quanto mi sentissi ancora un po’ frustrata, dovevo ammettere che aveva ragione ed era comprensibile. “Va bene, ho capito. Mi fido di te, Zayden” risposi prendendo al contempo la mano che mi aveva messo sulla spalla e stringendola tra le mie dita, mentre istintivamente l’avvicinavo alla mia guancia per appoggiarla su di essa.
Un lieve tiro mi fece fermare e lo vidi guardarmi con una strana luce negli occhi, molto più seria, una muta richiesta di fermarmi. In quel momento, mi resi conto di ciò che stavo per fare e non potei non arrossire. “Scusa” mormorai così sottovoce che solo lui poté sentirmi e lo lasciai andare. Preso un respiro per ricompormi, mi voltai verso gli altri. “Riposate un pochino, poi andremo a recuperare Asia e Xenovia e procederemo col nostro incarico.”
 
“““Sì, Buchou!!!”””
 
*
 
“…Avevo capito che fosse uno schifo, ma non credevo così tanto” fu il primo commento di Zayden appena arrivammo alla piscina, dopo aver recuperato le nostre compagne rimanenti. L’espressione tra l’allibito e il disgustato che aveva rendeva faticoso non ridere di lui, era troppo divertente!
 
“Non viene pulita da oltre un anno” fece sapere Akeno con un sorrisetto più ampio del normale. Evidentemente lo trovava buffo anche lei.
 
“Già, me ne sono accorto… Rossa, ripetimi il motivo per cui proprio il nostro club deve occuparsene e non il Consiglio Studentesco. Questa è una loro responsabilità in teoria, no?”
 
Non potevo esattamente dargli torto se non era entusiasta della cosa: l’acqua della piscina, piena fino all’orlo, era talmente addensata dal misto di fango, foglie morte e altra sporcizia da assomigliare spaventosamente al liquame di scarto di una fabbrica e il resto del pavimento circostante non era certo messo meglio. Avrebbe richiesto un bel po’ di lavoro e tempo pulirla. “Normalmente è così, ma dato che ci hanno dato una mano non indifferente nella lotta con Kokabiel, mi sono offerta di pulirla in segno di gratitudine. Almeno ti ricordo che, come premio, potremo sfruttarla per primi. Un bel bagno in piscina prima di chiunque altro!” Tutti sorrisero entusiasti a quella prospettiva, persino Zayden sembrò convincersi perché non fece altro che sospirare e dichiararsi d’accordo. “Bene allora. Club della Ricerca dell’Occulto, rendiamo questa piscina più splendente di quanto non sia mai stata!”
 
“SÌ!”
 
*
 
Alcune ore dopo…
 
“…Arrabbiata con lui?”
 
Come avevo previsto, dandoci da fare tutti insieme, eravamo riusciti a pulire tutta la piscina per l’ora di pranzo e, dopo esserci rifocillati, ci stavamo preparando per goderci la nostra agognata ricompensa. Mentre ci cambiavamo e infilavamo i costumi, avevo deciso di approfittare del momento anche per chiedere ad Akeno spiegazioni sul suo precedente comportamento. “Dopo che lo scontro si è concluso, l’hai accusato di non essere una persona gentile e, nonostante debba ammettere che abbia maniere per nulla delicate quando combatte, ho avuto l’impressione che fossi ben più nervosa e infastidita di quanto avresti teoricamente dovuto essere. O magari mi sbaglio, ma non ho potuto fare a meno di pensarci su, visto che di solito non vieni influenzata a tal punto dalle parole altrui… Ti ha fatto arrabbiare che ti abbia accusata di essere debole? O che abbia insinuato qualcosa sul tuo aspetto?”
 
“No… No, non è questo. Certo, erano parole dure e difficili da accettare…ma erano anche vere. So io stessa di essere carente in quegli aspetti, perciò non posso arrabbiarmi per questo” rispose la mia Regina, tuttavia notai subito che sembrava tentennare sulle sue parole. Avevo indovinato: c’era qualcos’altro dietro. “Ho detto ‘gentile’… Ma la parola giusta forse sarebbe stata ‘comprensivo’ e, a giudicare da come mi ha risposto, credo che anche lui abbia capito che intendevo dire così.”
 
“Comprensivo? Che intendi?”
 
“Rias, quell’analisi che ci ha fatto era qualcosa di più di ciò che ci ha detto. Ho avvertito la sua energia toccare ed esaminare la mia con tale attenzione che, in certi momenti, mi sono quasi sentita a disagio. Credo… Credo che non abbia solo studiato il suo livello e stato, ma anche la sua natura. A me, come agli altri.”
 
“Anch’io ho avuto la stessa sensazione quando mi ha analizzata” intervenne in quel momento Koneko, la quale doveva essere rimasta in ascolto tutto il tempo. Al contrario, Asia e Xenovia si stavano cambiando un po’ più lontane ed erano immerse in un’altra conversazione, quindi non sembravano sentirci. “Inoltre, durante il combattimento, alcune cose che ha detto…era come se volesse suscitare in noi una precisa reazione… O convincerci a fare qualcosa di preciso.”
 
Ora ero davvero sorpresa e, istintivamente, cominciai a ripensare all’allenamento e a tutto ciò che Zayden poteva aver detto. Dopo qualche secondo di riflessioni, ebbi un sospetto. “Aspettate. Volete forse dire che ha capito la vostra vera natura? Quello che eravate prima di essere reincarnate in diavoli?”
 
“Ne sono sicura” rispose Akeno. Koneko non disse nulla e questo mi bastò per capire che fosse d’accordo. “A dirla tutta, non si può definire una vera scoperta, dato che Kokabiel l’aveva già rivelato durante la nostra battaglia con lui, ma stamattina ha usato la sua tecnica per andare più a fondo, averne conferma e forse altro. Lui sa che io sono in parte angelo caduto e che Koneko è una tipologia di nekomata.” Il suo volto si fece di colpo più cupo. “Se fosse stato solo per quell’analisi o per le critiche in sé, non me la sarei presa così tanto…ma non è stato solo per quello. Ho la netta impressione che abbia cercato di spronarci a usare le nostre abilità nascoste… E quando non l’abbiamo fatto, ci ha rimproverate implicitamente per questo.”
 
Faticai per non trasalire. “…Ne sei davvero sicura, Akeno?”
 
“Al 100% non posso esserlo, ma ne sono fortemente convinta. La prova principale è nel fatto che, quando ha criticato le mie capacità, ha citato anche il mio sangue come parte della colpa delle mie mancanze. In più, ha ripetutamente parlato di mettere più impegno e variazione nelle nostre abilità non come se avessimo semplicemente dovuto fare di più, ma proprio come se non stessimo facendo qualcosa in particolare…” La vidi tremare e stringere le mani sul costume che aveva in mano. “Vuole sinceramente aiutarci e, considerando gli ultimi eventi, non posso dargli torto se vuole farci crescere rapidamente e deve essere severo con noi… Ma definirmi debole perché non ho usato il potere di quell’individuo senza considerare affatto i motivi per cui non l’abbia fatto… Io non so se…”
 
Capii il resto e, voltando lo sguardo verso Koneko un attimo, notai che anche lei aveva un’aria simile in volto, forse meno amareggiata e più preoccupata nel suo caso, ma questo probabilmente perché i loro motivi personali per non usare le loro piene capacità erano diversi. In ogni caso, le avvicinai istintivamente a me e strinsi con un braccio Akeno e con l’altro Koneko. “Non posso sapere se questa è la verità o no, ma personalmente non credo stesse considerando il vostro rifiuto a usare quei poteri in modo superficiale. Da quello che ho visto e sentito finora, non è il tipo da prendere alla leggera nulla che consideri il pieno potenziale di qualcuno, né da giudicare qualcosa in modo superficiale senza prima conoscerla appieno. Non ha mai fatto le cose tanto per fare e, come hai detto tu, vuole sinceramente aiutarci, perciò anche noi dobbiamo avere fiducia in lui.” Avevo parlato in modo più rassicurante possibile e sembrò funzionare: sia Akeno che Koneko si rilassarono tra le mie braccia e assunsero delle espressioni più serene, facendomi sorridere.
 
“Va tutto bene?” La voce di Asia ci riscosse. Il mio Alfiere doveva aver notato la nostra silenziosa conversazione e si era avvicinata con aria confusa e preoccupata. Dietro di lei, anche Xenovia ci fissava interrogativa.
 
Lentamente, lasciai Akeno e Koneko e le rivolsi un sorriso. “Sì, non devi preoccuparti. Stavamo soltanto chiarendo alcuni dubbi che ci erano rimasti da stamattina.”
 
“Oh, capisco. L’allenamento è stato molto difficile?”
 
“Di sicuro non è stato semplice e non lo sarà neanche in futuro, ma sono sicura che potremo gestirlo appieno. Ad ogni modo, quando la prossima volta ti aggregherai anche tu, capirai e giudicherai da sola, perciò non allarmarti. Pensiamo solo a goderci la piscina adesso!”
 
“Sì!” E finalmente Asia mi sorrise solare, contagiandomi in fretta.
 
Finimmo di prepararci e facemmo per uscire, ma in quel momento Akeno mi fermò di nuovo. “Un’ultima cosa, Rias: non vorrei dirlo…ma credo ci sia qualcosa di molto pericoloso riguardo Zayden-kun, molto più di quanto credessimo.”
 
Quelle parole m’impensierirono non poco, anche perché il suo volto sembrava ora quasi spaventato. “Che intendi dire?”
 
“Quando ha usato quell’ultima tecnica per perforare la mia barriera e atterrarmi… Nel momento in cui ha puntato su di me…ho sentito un istinto omicida raccapricciante venire da lui.” La vidi abbassare gli occhi per un attimo. “Lo so che ha detto che non aveva intenzione di ferirci in modo serio…ma io credo…credo che, per una frazione di secondo, lui volesse farlo.”
 
Trasalii, incredula. “Cosa?! Non è possibile! Sei sicura di ciò che dici, Akeno? Non è che ti stai sbagliando? Che era semplicemente un eccesso di spirito combattivo?”
 
“Vorrei poterti dire che era solo quello…ma non posso. Per un istante, ho avuto la netta impressione che volesse uccidermi. Un istante davvero breve, che mi fa pensare che possa anche essermi sbagliata…tuttavia sento che non è così. Qualunque cosa gli fosse presa in quell’istante, mi sono sentita in pericolo come poche altre volte in vita mia.” Delicatamente, Akeno mi prese la mano e la strinse tra le sue. “Ti prego, Rias. Devi stare attenta.”
 
“…Che intendi dire? Perché?” le chiesi, sempre più confusa e scioccata.
 
“Perché ho visto come lo guardi, come parli di lui.” Nonostante l’agitazione, il suo volto sorrise teneramente. “Sei innamorata, vero?”
 
Sentii il mio volto andare in fiamme a quelle parole. Anche se era una domanda, suonava più come un’affermazione. “…Io…sì. Credo di sì, almeno…” Come sempre, non potevo nascondere nulla alla mia migliore amica. “Non riesco a dirlo con certezza perché non mi è mai successo di provare sentimenti simili, ma non posso nemmeno negarlo in modo assoluto.”
 
“Lo capisco. Lo sai che tengo a te più che a chiunque altro e che ti supporterò sempre… Ma ti prego: sii prudente con Zayden-kun. Non voglio dire che sia una persona cattiva e che non è la persona giusta per te perché non penso questo… Tuttavia, sappiamo ancora troppo poco di lui, soprattutto su come è sopravvissuto finora e su quali siano i suoi obiettivi. Ho la sensazione che abbia subito cose orribili in passato…e che ne abbia fatte a sua volta. Questo lo rende imprevedibile.” Le sue mani si spostarono sulle mie spalle. “E non voglio vederti soffrire. Non a causa di qualcuno che ti sta rendendo felice.”
 
Per un po’, non seppi cosa rispondere. Le paure di Akeno e il suo desiderio di proteggermi erano comprensibili, eppure al tempo stesso non riuscivo a credere che potessero essere fondate. Non perché la ritenevo una bugiarda o perché stesse esagerando, ma semplicemente perché non potevo credere che Zayden potesse davvero provare istinti assassini verso di noi, non dopo tutto quello che era finora successo… Però era anche vero che non sapevamo tutto di lui, anzi in effetti sapevamo ancora poco della sua storia. Possibile che ci fosse davvero qualcosa di più oscuro dietro la sua persona di quanto credessi?
Non posso saperlo né approfondirlo al momento, riflettei. Però Akeno ha ragione: devo scoprire di più su Zayden e valutare con la mia testa. Nel frattempo, comunque, continuerò a prendermi cura dei miei compagni e di lui come meglio posso. Non tratterò i timori e i dubbi di Akeno come irrilevanti, ma voglio comunque credere in Zayden. Credere nella persona che ha salvato me e coloro che amo più di una volta, anche a rischio della sua vita.
Presi le mani della mia Regina e le strinsi a mia volta. “Ho capito. Non ho intenzione di allontanarmi da Zayden, ma ti assicuro che farò attenzione e cercherò di scoprire di più su di lui. Ti prometto che riuscirò a fugare i tuoi timori.”
 
Akeno mi rivolse uno splendido sorriso. “So che lo farai, Rias.”
 
*
 
Zayden POV:


“Ahhh che fatica! Credevo non avremmo più finito di pulire quello schifo!” brontolai mentre mi toglievo la maglietta nello spogliatoio. “Non vedo l’ora di godermi finalmente un po’ di meritato relax!” Sentii di colpo un grugnito e, voltandomi, vidi Kiba, anche lui a torso nudo, che muoveva un braccio con un’espressione dolorante. “Tutto a posto?”
 
“Sì, tranquillo, senpai. Credo che il lavoro di pulizia mi abbia fatto tornare i dolori dall’allenamento di stamattina, malgrado le cure di Asia-san.”
 
Ridacchiai. “Ah, capisco bene. Mi spiace, ma dovrai farci l’abitudine perché dalla prossima volta in poi sappi che inizierò ad allenarvi per davvero e, quindi, ne uscirai ogni volta abbastanza devastato… O anche decisamente devastato.”
 
Il Cavaliere mi rivolse un sorrisetto nervoso. “Finirai per ucciderci sul serio, senpai…”
 
“Forse…” replicai con un ghigno. “Ma posso assicurarvi che, se avrete determinazione, ne sarà valsa la pena. Ve l’ho promesso, no?”
 
“Vero. E ho capito che sei una persona che mantiene le sue promesse, proprio come hai fatto con quella di aiutarmi contro le Spade Sacre…” Si voltò verso di me e mi guardò con un’intensità che mi stupì e preoccupò al tempo stesso. “Zayden-senpai, volevo ringraziarti ancora una volta per ciò che tu hai fatto per me e dirti che, non importa in che modo, io ricambierò questo mio debito con te, a qualunque costo! Lo giuro sul mio onore di Cavaliere del gruppo Gremory!”
 
“…Oookay… Lusingato che tu ci tenga a ricambiare il favore, ma non serve dirmelo con un tale fervore, sai?”
 
“Voglio farti capire che sono assolutamente sincero. So di essere debole in confronto a te… Ma te lo giuro: se qualcuno proverà a farti del male, io farò comunque tutto il possibile per aiutarti e proteggerti, come tu hai protetto noi!”
 
“Questo potevi dirmelo anche prima, sai?”
 
“È difficile parlarne quando ci sono gli altri. Sono in debito con te e uno che non ricambia un simile debito non è degno di essere un Cavaliere dei Gremory! Me lo sta dicendo la mia stessa anima! Heh, che strano, prima non avrei mai detto una cosa simile… A quanto pare devo ringraziarti anche per avermi cambiato e reso più disponibile e ben disposto verso i miei compagni! Sento davvero come se il mio cuore stesse ardendo!”
 
Ok, ora la cosa inizia a diventare stramba! “Kiba, ti prego! Ho capito che sei contento, in debito, commosso, eccetera… Ma non serve che me lo dici in questo modo teatrale! Stai diventando equivoco!”
 
“Perché dici questo? Dico solo la verità! Sono sincero e grato, quindi non posso esprimerlo se non in questo modo, altrimenti non potrei farti capire quanto lo sono! Per qualsiasi cosa, d’ora in poi, io ti supporterò, senpai! Hai la mia parola!”
 
“…Kiba?”
 
“Sì, senpai?”
 
“Mi stai mettendo le mani sulle spalle?”
 
Purtroppo era proprio così: nella sua ultima dichiarazione, Kiba aveva rafforzato ancora di più le sue parole avanzando e prendendomi per le spalle, mentre mi guardava dritto negli occhi. Osservando le sue iridi azzurre e ascoltando attentamente il suo tono, mi ero reso conto che, fortunatamente, non c’erano secondi fini inquietanti dietro le sue parole, solo una sincera e profonda riconoscenza… Tuttavia, a un occhio esterno, la situazione rischiava di sembrare fin troppo simile a una dichiarazione sentimentale e questo non mi piaceva.
 
Il Cavaliere parve rendersi finalmente conto di quello che stava facendo e, dal mio tono insolitamente monocorde, anche che non stavo gradendo affatto quell’invasione repentina di spazio personale. “…Oh, cielo. Scusami, senpai, io non-”
 
“Non dire altro, ho già capito. Però, ora levami subito quelle mani di dosso o giuro che te le strappo via.” Non avevo usato un tono scherzoso, perciò lui dovette capire che si trattava di una minaccia molto seria e obbedì immediatamente. La sua successiva espressione imbarazzata mi fece sospirare. “Che si deve fare con te, Kiba? Ho capito che sei un Cavaliere anche nello spirito e hai normalmente la personalità di un uomo d’altri tempi, ma anche senza voler essere tanto passionale, puoi far capire benissimo ciò che pensi e senti, sai? Cerca di essere più rilassato ed elastico.”
 
“…Credo tu abbia ragione. Mi dispiace essere risultato così invadente, senpai” rispose chinando leggermente la testa.
 
La scusa era sincera e non intendevo certo metterlo in croce per qualcosa del genere, soprattutto perché non era in mala fede, ma mi venne comunque voglia di una piccola vendetta. Facciamo così, pensai per poi sorridergli. “Se vuoi davvero ringraziarmi e farmi una promessa, falla da uomo.” Al suo sguardo interrogativo, alzai la mano destra come se volessi fare braccio di ferro a mezz’aria. “Stringi forte con il tuo pugno, forza!”
Kiba obbedì, ora incuriosito, e a quel punto dissi: “Bene così. E adesso…” L’attimo dopo, lo tirai a me e gli avvolsi entrambe le braccia intorno al busto con così tanta forza che non solo lo alzai in aria, ma sentii anche un sonoro scricchiolio dalla sua schiena e un forte sbuffo dalla sua bocca. “…dai una bella stretta spaccaossa!”
 
“S-Senpai! Mi stai s-stritolando…!” balbettò a fatica il Cavaliere per l’improvviso taglio di ossigeno dai polmoni, non riuscendo a fare altro che agitarsi debolmente nella mia morsa. In risposta, lo strinsi ancora un po’ per poi allentare la presa, abbastanza da farlo respirare di nuovo ma senza lasciarlo del tutto. “…Uff… Dì la verità: l’hai fatto apposta. Per ripicca.”
 
Ridacchiai. “Probabile… Tuttavia, non scherzavo su questo gesto: un forte abbraccio è uno dei modi migliori di legare tra amici.”
 
“…Allora siamo amici, senpai?”
 
Me l’aveva chiesto con una tale speranza nella voce che non potei non ridere di nuovo. “Forse” risposi facendo per allontanarmi, quando mi si posarono gli occhi sul lato del suo collo, lì dove sapevo trovarsi l’arteria carotide. Solo un breve strato di pelle e Ki a separarci. Mi basterebbe solo rafforzare un po’ le mie mascelle e allora, coi miei denti, mi sarebbe così facile lacerarla e far schizzare il sangue caldo…
 
“Senpai, qualcosa non va?”
 
La domanda di Kiba mi riscosse da quella improvvisa trance e mi allontanai del tutto da lui assumendo nel contempo un sorriso tutto denti. “Certo, non preoccuparti. Questo era tutto quello che volevo dire” risposi cercando di essere più disinvolto possibile. “Andiamo ora. La piscina ci chiama e, dopo tutta quella pulizia, ce lo meritiamo questo premio!”
 
“Hai ragione” fece il biondo sorridendo a sua volta.
 
Finimmo di cambiarci in fretta e ci dirigemmo verso l’esterno; tuttavia, nonostante volessi sinceramente godermi la piscina, quello che era successo poco fa mi turbava ancora. Per un istante, ero stato seriamente sul punto di squarciargli il collo con un morso. Dannazione, ma perché? Botis, Abrahel, i Diavoli Randagi mutati da Bernael… Dovrei averne uccisi abbastanza, allora perché oggi è già due volte che sento questa brama maledetta?! Prima Akeno e ora Kiba… Non capisco! Ddraig, hai qualche idea o ipotesi?
 
[Niente di sicuro, partner, non so bene nemmeno io. Tuttavia, se c’è una cosa che ho imparato nella mia vita, è che la sete di sangue, da un certo momento in poi, non è molto diversa da un vizio come alcol o fumo. Basta un’astinenza, anche solo una breve, e in seguito, se dovessi ricominciare, ne avrai più voglia di quanta tu ne abbia mai avuta prima.] La voce del mio compagno d’anima era grave e severa. [Anche io ho avuto esperienze simili in passato, tuttavia nel mio caso erano meno problematiche perché è nella mia natura di drago essere una creatura combattiva e fiera. Per un umano come te, invece, vivere una vita di continue lotte e sangue crea una dipendenza dal conflitto molto più marcata e dura da controllare. Quei pochi mesi che ti eri preso come chiamiamola tregua ti hanno leggermente mitigato, ma sono stati troppo brevi per darti una vera pace, anzi, considerando che da quando hai incontrato Rias Gremory hai ripreso a combattere e uccidere piuttosto spesso, devono aver avuto l’effetto contrario. In breve, ora che hai ricominciato, ne vuoi ancora di più, un po’ come quando ricominci una dipendenza a metà cura.]
 
Schioccai le labbra, seccato. Temevo sarebbe accaduto. Mi sa che anche il mio recente dialogo con la Maschera non è una casualità slegata da questo fatto… Ho sbagliato a pensare di poter vivere la mia vita in modo diverso. Devo riabituarmi alla morte come parte integrante di essa o quel sussurro nella mia testa diventerà sempre peggio. Tch… Meno male che gli altri mi raggiungeranno presto.
 
[Datti tempo e non pensare a quella tregua come a un errore. Ora sei ancora più consapevole di quali conseguenze portano determinate azioni e, chissà, magari ti aiuterà anche con la ricerca della chiave che ti ha menzionato Elsha.]
 
Forse. O forse no. Tuttavia, adesso sono anche sicuro che la vita che sto vivendo attualmente non potrà durare… E non durerà nemmeno per loro, di questo passo…
 
[Questo è inevitabile, considerando i cambiamenti avvenuti negli ultimi tempi. Non darti colpe inesistenti, partner.]
 
Sospirai e preferii non replicare oltre, mentre seguivo Kiba all’esterno e mi ritrovavo a bordo piscina. Il terreno privo di polvere, l’acqua cristallina e l’aria fresca mi suscitarono un sorriso istintivo, a riprova dell’ottimo lavoro di pulizia che avevamo compiuto. “Ah, ora sì che è una piscina come si deve!”
 
“Assolutamente. Direi che ci siamo meritati questo premio” commentò la voce di Rias alle mie spalle. Mi voltai per risponderle e rimasi per un attimo paralizzato dalla visione celestiale del suo corpo perfetto coperto solo da un sottile bikini rosso e bianco -lo stesso di cui mi aveva mandato una foto quand’ero al karaoke-, che conteneva a malapena le sue forme mozzafiato. Accanto a lei, anche Akeno nel suo bikini viola era a dir poco splendida e, insieme, irradiavano una sensualità tale da parere delle dee della bellezza! Rias, in particolare, dovette accorgersi del mio interesse perché il suo sorriso divenne seducente e si mise in posa davanti a me con un braccio al fianco e l’altro sotto il seno, spingendolo in su ed esaltandolo ulteriormente. “Ti piace ciò che vedi, Zayden?”
 
Mi riscossi dallo stupore e non potei arrossire un minimo. Mi aveva colto in flagrante quella diavolaccia! “…lo ammetto: non avresti potuto scegliere un costume migliore” risposi lasciando volutamente fuori qualunque commento sull’effetto che le faceva.
 
Rias lo comprese chiaramente perché la sua espressione divenne quasi istigatrice. “Solo il costume ti ha sorpreso? O forse…anche qualcos’altro?”
 
“Che altro dovrebbe sorprendermi? Non vedo altre novità” replicai con un ghigno.
 
Lei assottigliò gli occhi, chiaramente a mo’ di sfida, ma fu la voce di Asia a interromperci: “Ehm, m-mi sono cambiata anch’io. Sto b-bene in costume, Zayden-san?” Volgendomi in sua direzione, vidi che indossava il costume integrale della scuola, blu scuro e con il suo nome scritto sul fronte. A differenza dei costumi personali di Rias e Akeno, questo in sé non aveva niente di sensuale, ma donava alla figura di Asia e la rendeva ancora più adorabile di quanto non fosse normalmente.
 
“Stai davvero bene, Asia. Ti dona molto!” le risposi dandole un buffetto in testa e lei mi rivolse un sorriso raggiante.
 
“È vero. Sei proprio carina così, Asia” approvò Rias sorridendole a sua volta e rendendola ancora più felice.
 
“Ara ara, a quanto pare Asia-chan è diventata la paciera dei vostri litigi. Vorrete adottarla come figlia in futuro, forse?” chiese Akeno in tono palesemente divertito.
 
““Ma che stai dicendo, Akeno?!”” rispondemmo io e Rias in coro, completamente spiazzati da un simile interrogativo. Ma che diavolo le era saltato in mente?!
 
“Hm? Che cosa intendete?” domandò perplessa Asia, prima di sorridere di nuovo quando notò qualcosa accanto a sé. “Ah, giusto! Anche Koneko-chan ha messo il costume della scuola come me!”
 
La piccola Torre aveva affiancato Asia e sembrava guardarsi intorno con un certo disagio. Anche nel suo caso, il costume scolastico, per quanto sobrio, donava ed esaltava la sua figura minuta rendendola ancora più adorabile e carina… Tuttavia, se messa in mezzo alle altre ragazze, finiva inevitabilmente per evidenziare anche quanto il suo corpo fosse meno formoso rispetto al loro. Heh, povera Koneko. Vero che è la più giovane e indubbiamente deve ancora svilupparsi appieno, ma non deve essere facile avere la sua figura in mezzo a quelle delle sue compagne, pensai con una piccola punta di colpa per quel pensiero. Certo, non mi sarei mai permesso di insultare qualcuno per qualcosa di così superficiale e non giudicavo assolutamente nessuno in base al mero aspetto fisico, ma in un caso come questo il contrasto era tale che il paragone ti veniva quasi automatico. Mantenendo il sorriso che avevo rivolto ad Asia, mi avvicinai a Koneko e diedi un buffetto anche a lei, badando bene a grattarla in mezzo alla testa in modo gentile. “Ti sta molto bene, Koneko.” Ed ero sincero. Minuta o meno, la sua bellezza era indiscutibile.
 
Koneko non mi rispose subito, ma dopo alcuni secondi la sentii spingersi leggermente contro la mia mano, come a incitarmi a continuare. “…Incredibile come le tue mani riescano a essere così dure eppure così delicate, senpai” mormorò.
 
Quelle parole mi sorpresero, tuttavia ebbi l’impressione che fossero più un complimento che una constatazione neutra. “Anni di pratica” risposi semplicemente.
 
Koneko mi guardò ancora negli occhi ed ebbi l’impressione che volesse dirmi qualcosa, ma non riuscisse a farlo. O forse non voleva farlo?
In quel momento, Rias riprese a parlare: “A proposito di pratica, Zayden, avrei un altro favore da chiederti. Per Koneko, a essere precisi.” La guardai interrogativo. “Potresti insegnarle a nuotare?”
 
Rimasi stupito. “Non sai nuotare, Koneko?” L’occhiata scocciata che mi rivolse in risposta fu abbastanza eloquente. Ecco cosa voleva chiedermi e perché esitava. “Capito. E devo farlo io perché…?”
 
“Già la stai allenando, no? Inoltre, sei il più recente membro del Club, quindi devi aiutare i tuoi compagni. Consideralo un tutt’uno come incarico” rispose la rossa con un sorriso talmente da finta innocente che mi suscitò un crampo alla mandibola per aver serrato i denti di scatto. Razza di approfittatrice…!
 
“Ehm… A essere sincera…n-nemmeno io so n-nuotare” mormorò Asia attirando la nostra attenzione. “Potrei…a-approfittarne anch’io…?”
 
Riportai gli occhi su Rias, il cui sorriso era ora più largo che mai, e capii che ormai ero incastrato. Con due di loro da aiutare, una delle quali la mia sorellina acquisita, non ero proprio in grado di rifiutare. Da quando ho il cuore così tenero?
Così, pochi minuti dopo, io e Koneko ci trovavamo nella parte della piscina a fondale basso e la stavo aiutando tenendola per le mani e guidandola attraverso l’acqua, mentre lei batteva le gambe per spingersi in avanti e si sforzava per mantenere la testa alta e respirare. Da bordo vasca, Asia attendeva il suo turno guardandoci e facendo il tifo per Koneko. “Così. Così. Brava, così. Batti i piedi cercando di tenere un ritmo, non rallentare o accelerare troppo. Uno sforzo costante” stavo dicendo. “Bene, brava! Ora un po’ più forte, avanti…”
 
“Uah… Mi dispiace che sei costretto ad aiutarmi, senpai…” disse la giovane albina guardandomi con aria dispiaciuta.
 
“Oh, non preoccuparti. Ho effettivamente detto che vi avrei aiutati con gli allenamenti e questo vale a sua volta” la rassicurai. “Il nuoto è un ottimo sport per fare esercizio, rafforzare corpo e coordinazione e migliorare il proprio stile tutto insieme, anche per il combattimento. Su, concentrati solo su te stessa e sul movimento dei tuoi arti. Cerca di non fermarli mai.” Ero così preso dal darle istruzioni che quasi non mi resi conto che eravamo arrivati a fine piscina. “Perfetto così. Ora fermati!” Koneko obbedì e si raddrizzò mettendo i piedi sul fondale, il respiro affannato e gli occhi strizzati per la fatica. La presi per le spalle per sostenerla e aiutarla a recuperare. “Riprendi fiato con calma. Controlla il tuo respiro.” Mentre parlavo, le portai una mano alla testa e l’accarezzai gentilmente di nuovo, aiutandola a rilassarsi. “Lentamente… Lentamente… Bene, così.”
 
Piano piano, Koneko smise di ansimare e alzò lo sguardo per incontrare il mio. “…C’hai presto gusto a farlo?” mi chiese con una lieve nota ironica nella voce.
 
Mi resi conto che, in effetti, aveva iniziato a piacermi parecchio accarezzarle la testa. Persino attraverso la cuffia che indossava, i suoi candidi capelli erano davvero morbidi e toccarli dava una sensazione incredibilmente rilassante, al punto che ormai lo facevo quasi d’istinto quando mi era possibile per trarne un certo appagamento a mia volta. Effetto collaterale della sua vera natura?, mi chiesi, ma preferii rispondere semplicemente: “Temo di sì. Se ti do fastidio, smetto subito.”
 
Per mia sorpresa, Koneko scosse la testa e si avvicinò invece per permettermi un tocco migliore. “Piacevole” sussurrò con un lievissimo sorriso in volto, una vera rarità da vedere. Fece sorridere anche me e continuai; non c’era alcun secondo fine né da parte mia né sua, semplicemente assaporammo le due sensazioni e il rilassamento che ne derivava.
 
“E-Ehi…” Asia ci aveva raggiunti e si era seduta sul bordo piscina vicino a me con una chiara espressione speranzosa. “Anch’io… Posso?” chiese inclinando la testa verso di me. Non potei non ridacchiare e iniziai ad accarezzare anche la sua chioma bionda con la mano libera, suscitandole un sospiro soddisfatto.
 
Santo cielo… Non capisco chi stia addomesticando chi in questo momento… Oh beh, suppongo che non sia così male lasciarsi un po’ andare, dopotutto.
Le accarezzai per un altro minuto circa, poi ritirai le mani suscitando in entrambe un grugnito scontento. “Su su, basta pausa adesso! Riprendiamo con l’apprendimento, dopo ci si potrà riposare appieno!”
 
*
 
“Ahhh…che stanchezza” disse Asia distendendosi su uno degli asciugamani che avevo adagiato a bordo piscina.
La pratica di nuoto era andata bene sia per lei che per Koneko e, anche se ovviamente non era bastata quell’unica lezione a renderle delle nuotatrici provette, almeno adesso erano capaci di stare a galla da sole e nuotare per brevi tratti senza eccessive difficoltà. Suddetta pratica era stata particolarmente dura proprio per Asia, dato che non era né abituata a grandi sforzi fisici né, di conseguenza, brava nel compierli e così tutto quel movimento l’aveva prevedibilmente stremata.
 
Le rivolsi un sorriso divertito e mi sedetti sull’asciugamano accanto al suo, contemplando per un po’ la situazione corrente. Akeno e Kiba stavano nuotando serenamente lungo le vasche principali, alternando vari stili in superficie a tratti in apnea, Rias era distesa a prendere il sole su un asciugamano poco lontano dai nostri mentre Koneko si era invece posizionata con il proprio sotto un piccolo ombrellone e stava ora leggendo un libro alla sua ombra.
Un piccolo respiro ritmico mi fece rigirare verso Asia, la quale si era addormentata con un’espressione di pura pace in volto. Allungai una mano per accarezzarle una guancia e ridacchiai nel vederla voltare il volto verso di essa per facilitarmi l’azione.
 
“Zayden” mi chiamò la voce di Rias. “Potresti venire un attimo? Volevo parlarti.”
 
Seppur sorpreso dalla richiesta, annuii e mi alzai per andare da lei, non prima di aver dato un ultimo buffetto alla mia sorellina acquisita. In quel momento, però, mentre mi avvicinavo, notai una stranezza, o meglio l’assenza di una certa bluette. “Hmm? Ma dov’è Xenovia? Non si stava cambiando con voi prima?”
 
Rias si tirò su sui gomiti guardandosi intorno e anche la sua espressione divenne perplessa. “Ora che mi ci fai pensare, non la vedo da quando siamo uscite dallo spogliatoio. Aveva dei problemi a cambiarsi e ci ha detto di andare avanti senza di lei, ma devo ammettere che mi preoccupa un po’ che ci stia mettendo così tanto.”
 
“Sono d’accordo” commentai. Eravamo in piscina da un pezzo ormai, non poteva essere solo per un cambio vestiti che non fosse ancora arrivata. “Non mi piace. Vado un attimo a cercarla. Dubito si sia cacciata in qualche guaio visto che non c’è stato allarme e non ho percepito nessuna anomalia di alcun tipo, ma preferisco essere sicuro. Appena l’avrò recuperata, tornerò per ascoltarti.”
 
“Va bene, ma mi raccomando, Zayden: per qualsiasi anomalia, fammi sapere. Xenovia è ora parte della mia Scacchiera e famiglia, dunque è mio compito occuparmi di lei nel caso qualcosa non vada.”
 
“Non preoccuparti, lo farò.” Detto questo, mi diressi verso l’edificio dove si trovavano gli spogliatoi con passo svelto. Come avevo detto, ero piuttosto sicuro che non fosse successo nulla di grave dato che non avevo avvertito niente di strano, ma come dice uno dei miei proverbi preferiti: ‘better safe than sorry’.
 
La mia ricerca durò ancora meno delle mie aspettative: mi ero appena avvicinato allo spogliatoio femminile che sentii la voce di Xenovia dietro di me: “Zayden Ward? Che ci fai qui?”
 
Mi voltai verso di lei e, come mi aspettavo, era sana e salva. “Questo dovrei chiedertelo io. Dov’eri finita? Non ti vedevamo più arrivare e ci siamo preoccupati. È successo qualcosa?”
 
“Oh, mi dispiace di avervi fatti preoccupare. Comunque no, non è successo niente, solo che era la prima volta che indossavo un costume da bagno e così ci ho messo un po’ a metterlo.”
 
…Seriamente? Alla fine era così in ritardo proprio perché non sapeva bene come mettersi un costume da bagno?! Ma io perché mi preoccupo per queste persone, si può sapere?! Soffocai una reazione sdegnata a fatica, tuttavia questo non mi impedì di sentire una certa risata gutturale dal fondo della mia mente. E tu non dire niente! Non-dire-NIENTE!
 
“Come mi sta? A causa delle regole della Chiesa, non mi è mai stato possibile provarne uno e, inoltre, io stessa non mi sono mai interessata alle attività ricreative come questa in passato. Anche le ragazze con cui operavo insieme non potevano averne, ma le ho spesso sentite insoddisfatte per questa proibizione” disse Xenovia allargando le braccia per mostrarsi meglio. Indossava un bikini verde acqua e giallo meno stretto e sensuale di quelli di Rias e Akeno, che però esaltava altrettanto bene la sua figura, dalle gambe lunghe ai fianchi pieni, dalla vita tonica al seno prosperoso. Inoltre, come avevo già avuto modo di notare, il suo corpo, seppur meno formoso, mostrava una muscolatura più robusta di quella delle altre ragazze, indubbiamente per il suo essere una spadaccina di spade grandi e pesanti, tuttavia questo non toglieva nulla alla sua bellezza, anzi pareva esaltarla ancora di più.
 
Heh, ironico. È forse la ragazza che meno mi è piaciuta finora di quelle che ho conosciuto qui in Giappone, almeno finché non ha aperto gli occhi sui suoi errori e non è entrata a far parte del gruppo Gremory, eppure credo sia anche la più vicina al mio ideale di bellezza femminile, pensai squadrandola da capo a piedi. Avevo sempre avuto un debole per le femmine con un corpo forte e ben allenato: erano indici di una persona forte e determinata e trovavo donassero un bel tono alla loro figura. “Capisco. Ad ogni modo, stai bene eccome. Ti dona molto.”
 
“Davvero? Mi fa piacere. Allora vuol dire che non ho sbagliato a voler provare. Sì, sono sicura che posso andare oltre in questo caso. Sai, mentre mi cambiavo, ho pensato a molte cose e ho realizzato che, oltre che per il mio futuro, voglio almeno sperimentare i normali desideri delle ragazze anche per me stessa. Così è come mi sento di recente.”
 
Non ero sicuro di capire appieno cosa stesse dicendo, però era chiaro che volesse fare esperienze che prima le erano proibite. “Non so che vuoi fare di preciso, ma se desideri sperimentare una vita diversa da quella che hai vissuto finora, l’unico consiglio che posso darti è non avere paura di provare. Qualsiasi cosa desideriamo fare, a patto che non metta in pericolo le altre persone o non limiti la loro libertà, è un nostro diritto da sperimentare e, se ci piace, farlo ancora.”
 
“Capisco. Hai ragione, sì è proprio così. Ti ringrazio, sono contenta che tu voglia consigliarmi” mi disse con un lieve sorriso in volto. La sua espressione divenne poi molto seria. “A tal riguardo, visto che siamo soli, voglio effettivamente parlarti di un’altra cosa, Zayden Ward. Ho bisogno di chiederti un favore molto importante.”
 
“Puoi chiamarmi Zayden. Di che si tratta?”
 
“Zayden, vuoi fare dei bambini con me?”
 
…what? “…what?”
 
[Oh, questa sarà bella. Magari avessi delle ali di pollo come accompagnamento…]
 
“Non mi hai sentita? Vorrei fare dei bambini con te, Zayden.”
 
“…Ok, ricominciamo un momento perché mi stai sinceramente preoccupando. Quando dici di voler fare dei bambini, è forse legato ai tuoi nuovi desideri? Intendi semplicemente che vuoi provare a fare sesso con qualcuno o intendi seriamente avere dei bambini con qualcuno?”
 
“Mai stata più seria. Voglio dei bambini e non li voglio con ‘qualcuno’, ma con te.”
 
“Ecco, come temevo eri seria. Senti, Xenovia, sto davvero facendo una gran fatica per non urlarti addosso che sei fuori di testa, perciò, siccome so o almeno credo che non lo sei, spiegami meglio questa cosa. Perché vuoi avere dei figli e soprattutto perché con me? Vorrei ricordarti che, anche se non siamo più nemici, ero qualcuno che fino a poco tempo fa non tenevi esattamente in grande stima, quindi mi sento doppiamente confuso, a dirla tutta.”
 
“Ho capito. Hai ragione, non posso chiederti un favore importante senza prima spiegarmi” rispose la spadaccina con un cenno del capo. “Vieni dentro, per favore. È una cosa personale e preferisco parlarne solo con te, visto che ti riguarda.” E, senza troppi complimenti, mi spinse dentro lo spogliatoio femminile chiudendo subito dopo la porta alle sue spalle. Ero ancora così confuso che non opposi grande resistenza e me ne pentii l’attimo successivo, quando realizzai che ora ero in un luogo tipicamente precluso ai maschi e in compagnia di una ragazza che stava esprimendo interesse nell’avere figli con me. “Fino a questo momento, il mio unico scopo nella vita è stato servire Dio. Lo è sempre stato e ho rinunciato a tutto per questo, al mio lato femminile, al mio corpo, al mio cuore, alla mia felicità di donna… Tutto abbandonato per il bene della sua fede… Ma ora è andato tutto perso. Dopo essere diventata una diavola, non sapevo più cosa fare. Avevo la possibilità di una seconda vita, ma dopo averci rinunciato per così tanto tempo, non avevo idea di come avrei dovuto viverla. Allora ne ho parlato con Rias-Buchou e lei mi ha detto: ‘I diavoli sono creature avide e bramose, che esaudiscono i desideri e rendono le persone avide e bramose a loro volta. Perciò segui quell’avidità e appagala. Vivi la tua vita seguendo i tuoi desideri’.”
 
Ok, forse iniziavo a capire dove volesse andare a parare, tuttavia preferii non parlare ancora e lasciarla finire di spiegare da sola. Annuii soltanto per confermarle che stavo ascoltando.
“Così, proprio perché non ho mai potuto vivere da donna, ho deciso di avere un nuovo obiettivo più femminile, un sogno mio. E quel sogno è dare vita a un bambino. Per questo scopo, però, ho bisogno anche di un uomo ed è per questo che mi serve il tuo aiuto.”
 
“Va bene, ho capito tutto. Non mi aspettavo che il tuo nuovo sogno fosse questo, ma considerando ciò che mi hai detto non posso dire di trovarlo insensato, anzi di certo mi sembra migliore di passare la vita al servizio di un dio.” La vidi incupirsi un secondo a quelle parole, ma non potevo evitarlo. Vivere una vita amando un amore impossibile e senza scambio come quello dei religiosi era qualcosa che avevo sempre trovato illogico e ingiusto. Forse mi sbagliavo, tuttavia non m’interessava sapere se era così o meno. “Però non capisco perché l’hai chiesto a me questo favore.”
 
“Dopo la battaglia contro Kokabiel, ho compreso appieno che sei dotato di grandi poteri e abilità. Sei un guerriero esperto e indomito, nonché il possessore della forza di uno dei due Draghi Celesti, e ho notato anche che è un potere in aumento. Questo significa che il tuo potenziale è ancora grande. Un tal potere e dei geni speciali ti rendono il mio compagno ideale per avere figli perché non desidero solo averli, ma anche che siano dei bambini forti e speciali, perciò è necessario che il loro padre lo sia a sua volta. Forse non erediteranno la tua Sacred Gear, ma di sicuro riceveranno l’aura del drago leggendario. Non potrei chiedere di meglio per i miei futuri figli.”
 
Roba da chiodi, parlava come se fossi stato un distributore automatico di spermatozoi! “Ehiehiehi! Frena un attimo, bella! Prima di tutto, non sono il cavallo da riproduzione di nessuna, perciò non parlare come se avessi già accettato! Seconda cosa, capisco il desiderio di avere figli, ma guarda che ci vuole ben di più per una cosa del genere. Entrambe le parti devono essere d’accordo, non solo una, e io non ho mai detto di essere d’accordo!”
 
“Non ti piaccio? Come donna, posso dire di avere fiducia nel mio corpo. Non avrò delle tette grandi come quelle di Akeno-san e Rias-Buchou, ma di sicuro meriteranno di essere guardate, no?” chiese Xenovia portandosi le mani sotto il seno e massaggiandolo per esaltarne le dimensioni.
 
“Non è questo il punto e lo sai anche tu, non provarci! Non basta la mera attrazione fisica per dire che va bene fare figli tra due persone! Il sesso è una cosa, questa è un’altra completamente diversa!”
 
“No, lo so che non è solo una faccenda legata al fisico, ma io sono seria a riguardo.” Era proprio questo il problema: era seria! Pure troppo! “Ho fatto delle ricerche anche per quanto riguarda le nascite tra i diavoli. Sembra che sia abbastanza difficile fare dei bambini per loro, soprattutto se entrambi sono di sangue puro. Per fortuna io sono una diavola reincarnata e tu un umano con l’aura di un Drago Celeste, quindi non solo la nostra base è umana, ma il tuo seme dovrebbe anche essere molto potente. Mi aspetto che, se lo facciamo tutti i giorni, dovrei essere in grado di concepire entro 7 anni o giù di lì. Però, se il tuo desiderio sessuale è forte, dovremmo essere in grado di farlo anche più volte al giorno? Se la mettiamo in questo modo, penso mi sarà possibile concepire in meno di 5 anni. Ah, per quanto riguarda i bambini, non devi preoccuparti: fondamentalmente li alleverò io. Tuttavia, se i bambini desidereranno l'amore del loro padre, allora vorrei che giocassi con loro almeno quelle volte che ne avranno bisogno. Dopotutto, per i bambini entrambi i genitori, padre e madre, sono necessari.”
 
Ma si sente questa quando parla?! Altro che semplice ingravidare, ha già praticamente progettato tutta la sua vita da madre! E poi seriamente crede che potrei accettare una cosa del genere senza altre proteste?! Che le dice il cervello?!, pensai sbattendomi una mano in faccia per l’esasperazione. La risata di Ddraig era ormai costante e ovviamente non aiutava, perciò cercai di confinarla nel fondo della mia mente. “Xenovia, ora rallenta, per favore. Non puoi-”
 
La spadaccina, però, proseguì come se non avessi nemmeno parlato: “Ora siamo soli, è una buona opportunità per iniziare. Sono sicura che questa sia la volontà del Signore- Ahi!” La fitta di dolore che le suscitò il nominare Dio non mi era mai sembrata più soddisfacente. “Comunque, proviamoci.” E con quelle due parole, si portò le mani alla schiena e sciolse i nodi del costume superiore, che cadde a terra esponendo così il suo petto. Come avevo notato, anche i seni di Xenovia erano incredibilmente generosi, sodi e compatti e si sposavano bene con il suo fisico tonico e allenato; i capezzoli rosei al centro delle aureole erano visibilmente dritti, segno che, nonostante la sua espressione fosse rimasta impassibile, una certa eccitazione la provava. “Sfortunatamente, sono inesperta con gli uomini, ma ho intenzione di imparare da adesso. Perciò lascerò che sia tu, che sembri essere esperto in materia, a insegnarmi e guidarmi.”
 
Oh, merda, fa sul serio! Ma poi perché assumete tutte che, solo perché non sono vergine, sia per forza un dio del sesso?! Ti sei accordata con Rias, forse?! “Xenovia, fermati! Dico davvero, stai correndo troppo!” dissi frenetico muovendo un paio di passi indietro, ma lei mi si avvicinò di nuovo. La situazione mi stava dando seriamente sui nervi. “Ascoltami, ho detto che non puoi pretendere una cosa simile da me come se niente fosse! Non posso-”
 
“Sei l’unico a cui posso chiederlo.” Muovendosi ancora più rapida, Xenovia mi raggiunse e avvolse le braccia intorno al collo, premendo i suoi seni sul mio petto. “Se potrai darmi un bambino, non mi opporrò a qualsiasi cosa tu voglia fare-”
 
“ADESSO BASTA! ASCOLTAMI HO DETTO!” La mia pazienza si esaurì del tutto e, in modo per nulla delicato, afferrai la spadaccina per le braccia e la allontanai con forza da me. Al contempo, la rabbia causò una piccola fuoriuscita della mia aura draconica, sufficiente a far tremare l’edificio per un istante, e potei avvertire i miei occhi farsi più luminosi e con le pupille verticali. L’effetto fu istantaneo: Xenovia si fece subito indietro con uno sguardo ora intimorito in volto. “Vuoi piantarla di sputare sentenze e fare come se non stessi parlando e opponendo alla cosa?! Non so che cazzo di convinzione ti abbia svitato le rotelle fino a questo punto, ma io non ho alcuna intenzione di mettere incinta nessuna ragazza, tantomeno te! Ma ti sei sentita poi?! Parli come se fossi una banca del seme, disposto a darlo a chiunque senza problemi o proteste! Io sono una persona prima di tutto, chiaro? Una persona con pensieri e desideri propri, non qualcuno che obbedisce a quelli degli altri! In più, visto che pare che la tua conoscenza sia anche troppo lacunosa a riguardo, ti faccio presente che i figli sono una cosa seria e che riguarda coppie stabili e sicure del loro legame! Non sono qualcosa per persone che a malapena si conoscono e non hanno nemmeno un vero legame ancora! Ti è chiaro questo?”
 
Xenovia indietreggiò, visibilmente spiazzata dalla mia ira e risposta; la vidi aprire e chiudere la bocca un paio di volte, probabilmente per cercare di spiegare qualcosa, ma nulla uscì. Si limitò ad abbassare gli occhi con aria colpevole. “Io…”
 
Proprio in quel momento, la porta dello spogliatoio si aprì di scatto. “Zayden, che succede qui?! Abbiamo sentito… Ma che state facendo?!” Rias, Akeno, Koneko, Kiba e anche Asia erano sulla soglia e ci guardavano con emozioni miste, dal confuso al sorpreso, dal deluso all’infastidito. Ad aver parlato era stata Rias e la sua espressione era quella più scocciata di tutte.
 
Ah, bene! Ci mancava solo questa! E così ho dato anche spettacolo adesso!
 
“Ara ara, sembra che Xenovia-chan volesse cogliere l’occasione. Molto astuta!” disse Akeno, ora apparentemente divertita. Occasione un corno!
 
“Zayden-san! Se lo desideravi tanto, bastava che me lo chiedessi e io avrei…!” squittì Asia con le lacrime agli occhi. Cosa?!
 
“…non me l’aspettavo affatto. Forse ti ho malgiudicato, senpai” sussurrò Koneko in tono di disappunto. Adesso il cattivo ero io?!
 
“Beh, a dirla tutta quell’emissione di energia non sembrava normale… Forse Zayden-senpai ha una spiegazione…” Grazie, Kiba! Almeno il beneficio del dubbio!
 
“Desideravo che Zayden mi desse un bambino, ma a quanto pare ho sbagliato qualcosa. Perdonatemi, è colpa mia” fece Xenovia con aria colpevole.
 
Zitta, cretina! Frasi simili peggiorano solo le cose! E non hai sbagliato qualcosa, ma TUTTO!, pensai rivolgendole un’occhiataccia e facendo per dirle quelle stesse cose, ma ormai il danno era fatto: alla parola ‘bambino’, tutti ci guardarono sbigottiti.
 
“““““Darle un bambino?!””””” esclamarono e di nuovo tutte le loro espressioni ripresero a variare di emozioni contrastanti, come fossero state un caleidoscopio. Quella fu l’ultima goccia.
 
“ENOUGH WITH THIS BULLSHIT!” urlai rilasciando un’altra emissione d’aura rossa. “NON GUARDATEMI IN QUEL MODO! IO NON-”
Non potei proseguire oltre. Una fitta lancinante al pettorale sinistro mi mozzò il fiato, come se fossi stato trafitto da una lancia, e si allargò subito al braccio corrispondente e alla schiena, divenendo in un istante tanto intenso da farmi boccheggiare e rantolare. Mi portai la mano destra al punto da cui era partito il dolore e cercai disperatamente di riprendere il controllo del mio respiro, ma potei solo indietreggiare finché non urtai la parete alle mie spalle e crollai a terra, ormai sull’orlo dell’iperventilazione. Sentivo delle voci concitate intorno a me, ma il dolore era diventato tale da oscurarmi la vista e attutire i suoni, così non riuscii a capire nulla di ciò che mi circondava. Presto sentii la mia coscienza iniziare a svanire…
E com’era iniziato, altrettanto in fretta il dolore prese di colpo a scemare e mi ritrovai semidisteso sul pavimento dello spogliatoio, con qualcosa di grosso, freddo e squamoso che mi avvolgeva e sosteneva e i volti preoccupati o spaventati di Rias e degli altri che mi guardavano dall’alto e cercavano di parlarmi. Un istante dopo, mi accorsi anche di essere avvolto in un’aura verde e gentile, che riconobbi come il Twilight Healing di Asia, e da un’altra più scura e densa, che pareva entrarmi dentro e rinvigorirmi.
Voltando la testa, vidi da una parte la mia sorellina acquisita piegata su di me e con le mani avvolte dall’energia della sua Sacred Gear e dall’altra gli occhi dorati di Darak che riflettevano i miei. Doveva star usando le sue spire e la sua aura per sostenermi e aiutare quella di Asia nel processo di guarigione.
 
[Partner, stai bene?] mi domandò Ddraig, anche lui palesemente preoccupato.
 
Sto bene, sto bene… Non preoccuparti, ho solo bisogno di… “…Maledizione… La mia testa…ugh…” mormorai cercando di schiarire la mente dalla foschia creata da quel dolore lancinante. Poco dopo, mi sentii finalmente abbastanza bene da parlare senza problemi: “Grazie, Darak. Grazie, Asia. È passato adesso, non preoccupatevi.”
 
“Zayden-san, che cos’è successo? Cosa ti ha fatto male?” mi chiese Asia senza smettere di emettere la sua aura benefica, malgrado le mie parole. A giudicare dalla sua espressione, dovevo avere una pessima cera.
 
“Cos’è stato?” domandò Rias facendo un passo avanti con lo stesso sguardo di Asia. “Sei impallidito e crollato a terra di colpo mentre ti stringevi il petto, urlavi e respiravi a fatica, come se fossi stato in preda a una sofferenza atroce.”
 
Infatti, pensai sarcastico, tuttavia replicai solo: “Non era niente. Solo un vecchio acciacco che riappare ogni tanto, memento di uno scontro piuttosto problematico.”
 
I volti di tutti si fecero prima stupiti poi colpevoli e tristi. “Perdonami, è colpa mia” disse Xenovia stringendosi un braccio. “Sono stata io a turbarti con la mia richiesta. Mi dispiace davvero.”
 
“Lo siamo stati tutti, temo” commentò Rias con un lieve scuotere della testa. “Avremmo dovuto capire che eri già stressato e non essere così indelicati. Se è stato a causa nostra, ci dispiace, Zayden.”
 
Anche gli altri si dichiararono d’accordo e chinarono il capo, ma io alzai subito una mano per fermarli. “Non serve, non datevi colpe che non avete. Non siete stati voi. Non voi…” Anche se stavo meglio, sentivo ancora il lato sinistro del corpo intorpidito e la testa chiusa in una pressa idraulica. “Ma…” mormorai rinunciando a rialzarmi subito, ero troppo stanco. Invece m’inclinai all’indietro e sistemai meglio sul corpo di Darak, il quale aveva assunto una dimensione che sembrava sui 10 metri e con uno spessore maggiore di quello di un anaconda verde e si era disposto sotto e dietro di me, avvolto su sé stesso nella grottesca riproduzione di un materasso.
 
In risposta al mio movimento, anche il mio famiglio si mosse per rendere più comoda la mia posizione; anche la sua aura variò leggermente d’intensità, creando un piacevole effetto avvolgente analogo a una coperta. “Direi che può bastare così. Adesso vi chiedo di lasciarlo in pace” disse voltandosi verso gli altri. “Non è la prima volta che accade, perciò vi assicuro che ha solo bisogno di un po’ di riposo e tranquillità. Resterò io con lui, non preoccupatevi.”
 
Il gruppo non sembrò contento della cosa, ma io li rassicurai che Darak aveva ragione e che li avrei raggiunti appena sarei stato meglio. Alla fine, annuirono e uscirono dallo spogliatoio lasciandoci soli. Rias fu l’ultima a uscire e, nel farlo, mi rivolse uno sguardo insolitamente preoccupato e triste che mi fece sentire in colpa. Non avrei mai voluto far agitare lei e gli altri così, ma purtroppo era successo.
Poggiai la nuca sulla spira dietro di me e chiusi gli occhi per rilassarmi. “Era da un pezzo che non avevo una crisi così forte. Me le ero quasi dimenticate.”
 
“Non è un buon segno” disse Darak dopo essersi voltato in modo da guardarmi in faccia. “Se non vado errato, nell’ultimo mezzo anno hai usato una sola volta il Balance Breaker, il Limit Break e la forma del Death Dragon, ovvero niente paragonato a ciò che hai fatto in passato… Eppure hai avuto una crisi analoga a quelle in cui avevi usato quegli stessi poteri per interi giorni di fila.”
 
“Credi che il mio corpo si stia indebolendo più in fretta del previsto?”
 
“Non proprio. Credo semplicemente che, come per la sete di sangue, usare alcuni dei tuoi poteri più forti dopo un lungo periodo di inattività, abbia disabituato un minimo il tuo fisico ad essi, un po’ come quando fai un grosso sforzo che ti dovrebbe essere piuttosto facile, ma siccome eri rimasto fermo per molto tempo prima di ripeterlo, finisce per causarti un crampo o qualcosa del genere. Semplicemente è probabile che ti stai ancora riabituando al tuo pieno potere.”
 
“Hm, sì, penso tu abbia ragione. Però è comunque strano che sia stato così forte. Per quanto fosse stato un periodo di inattività lungo per la mia media, non avrebbe dovuto essere tale da farmi un tale effetto” riflettei sfiorando una cicatrice che avevo sul petto, vicino al punto dov’era partita la fitta.
 
[Ricordati che hai finalmente avuto il tuo primo incontro con Albion e il suo possessore. I nostri poteri entrano sempre in risonanza, soprattutto dopo lunghi periodi di lontananza, e tu sei stato il mio possessore che ha impiegato più tempo di tutti a incontrare il suo rivale. Non sarebbe strano se il mio potere stesse risuonando più forte dentro di te come effetto collaterale…] intervenne in quel momento Ddraig, la luce del Boosted Gear che splendeva in sincrono con le sue parole sul dorso della mia mano destra. [Forse è stata la combinazione tra peso fisico e mentale ad aggravare la tua condizione, spiegherebbe anche perché i tuoi istinti sono stati così intensi ultimamente. Credo sia pure per questo che stai faticando a recuperare. Heh, dovremo fare attenzione nel prossimo futuro, soprattutto ora che il rischio di affrontare in combattimento Albion e il suo possessore è serio e tangibile.]
 
“Messa così, diventa tutto più comprensibile” commentò Darak, la lingua biforcuta che scattava a imitazione di un sospiro. “Abbiamo bisogno di Blake, Tora, Kayla e Akiko, tu ne hai bisogno per aiutarti con la tua condizione.”
 
Sospiro che io imitai. “Davvero perfetto…” dissi sarcastico per poi richiudere gli occhi. “Per adesso non parliamone più, devo riposare un attimo. Svegliami tra 5 minuti, Darak. Non voglio far preoccupare oltre gli altri.”
 
“Se quando ti sveglio sarai ancora stordito, sappi che ti costringerò a restare tra le mie spire. Non intendo rischiare di farti stare peggio” disse il serpente con voce intransigente.
 
“Ok ok, come ti pare.” Avvertii il corpo serpentino del mio famiglio farsi più disteso in modo da tenermi del tutto orizzontale, come fosse stato un letto, e l’energia naturale farsi più forte intorno a noi, rinvigorendo subito il mio corpo.
Sorrisi e lasciai che la mia mente si assopisse in un sonno leggero e sereno. Poco prima di appisolarmi, però, mi tornarono alla mente le parole di Xenovia sul fare figli con lei, in particolare sulla sua stima di poterne avere in 7 anni di rapporti, 5 o meno se ne avessimo avuti multipli al giorno per tutti i giorni, e non potei evitare che uno sbuffo sarcastico lasciasse le mie labbra. 7 anni o per di là, eh? Sì, certo. Problemi di coppia e cuore a parte, dubito fortemente di poterti accontentare, Xenovia. Dopotutto, considerando cos’è davvero la mia vita e cosa mi aspetta, non ho garanzie che vivrò così a lungo…




Note:

Bunseki = (analisi) tecnica del Seishin-Do, consiste nel concentrare il proprio Ki in una mano e usarlo come una sorta di risonanza per analizzare muscolatura, struttura corporea e soprattutto sistema circolatorio del Ki di una persona, sfruttando l'interazione tra i due Ki in una maniera simile allo studio degli oggetti tramite ultrasuoni.
Tan T’ien = campo di cinabro
Jin Chi = riso raffinato
Chi = soffio energetico
Shen = spirito del cielo
Mizu No Budo: Nagareru Kawa = (stile marziale dell’acqua: fiume che scorre) tecnica difensiva del Seishin-Do, appartenente ad uno dei suoi cinque stili principali, prevede la manipolazione di natura e forma del Ki in modo da renderlo simile ad acqua che scorre intorno alle estremità del corpo, usandolo poi per catturare i colpi nemici e ridirezionarli tramite il movimento delle braccia proprio come farebbe una qualunque corrente d'acqua con un oggetto in balia di essa; all'occorrenza può diventare anche offensiva quando, nel deviare i colpi del nemico, questo finisce per rimanere scoperto e sbilanciato.
Kaze No Budo: Hariken No Shomen = (stile marziale del vento: fronte dell’uragano) tecnica offensiva del Seishin-Do, appartenente ad uno dei suoi cinque stili principali, prevede la manipolazione di natura e forma del Ki per scagliare dei colpi simili a onde d'urto o forti folate di vento, capaci di sbalzare via con forza i bersagli o anche di parare o fermare a mezz'aria gli attacchi nemici.
Kaze No Budo: Kuchu Hassha = (stile marziale del vento: lancia aerea) tecnica offensiva del Seishin-Do, appartenente ad uno dei suoi cinque stili principali, prevede la manipolazione di natura e forma del Ki in modo da concentrare tutta l'aura su una mano e poi sferrare un colpo unico dall'incredibile potere perforante, capace di sfondare le difese nemiche e infliggere facilmente danni mortali.



E indovinate un po'? Rieccomi anche qui, come promesso!!
Ho già spiegato nel mio ultimo aggiornamento di Bleach il motivo per una pausa così lunga dal proseguimento delle mie storie, perciò non mi dilungherò di nuovo su tale spiegazione. Per chi non l'ha ancora letto, basti sapere che ho passato un anno infernale in cui ho dovuto bilanciare 3 lavori praticamente impossibili da rendere complementari sul lungo termine (addirittura 4 a un certo punto), già che vi sia riuscito per un anno è stato un miracolo, ma questo mi ha levato ogni forza, idea e voglia di continuare le mie storie e così ho finito per abbandonarle fino a qualche mese fa, quando ho ripreso finalmente a scrivere. Mi scuso anche qui per una pausa simile, ma davvero non mi riusciva a produrre niente in mezzo a così tanti impegni e doveri. Mi spiace.
Spero che la Life soprastante compensi l'attesa, anche solo un po'. Come avrete letto, qui ho unito una parte del tutto nuova (l'allenamento) a una ispirata alla storia originale (la piscina); difatti, dopo l'incontro con Sirzechs e prima degli eventi principali del Volume 4, volevo dare almeno una dimostrazione di come Zayden intende allenare e aiutare il gruppo Gremory a rafforzarsi ben oltre ciò che sarebbe dovuto essere e ho pensato che una breve sessione di allenamento prima degli eventi della piscina fosse l'ideale. Come già si è capito dalle Life e Volumi precedenti, Zayden è uno che non va per il sottile e, dato che ha compreso che tra gli ultimi nemici affrontati e la riunione imminente delle Tre Grandi Fazioni arriveranno presto nemici sempre più forti, non può permettersi nemmeno di andare lentamente ed ecco il perché di un allenamento preparatorio che non solo inizi già a migliorare il gruppo Gremory, ma gli dica anche come allenarli al meglio. Come vi è sembrato questo breve allenamento? Avete apprezzato le analisi di Zayden e l'uso di alcune nuove tecniche del Seishin-Do? Siete d'accordo con lui?
Per quanto invece riguarda la parte in piscina, diciamo che ho voluto riprenderla per dare un momento di legame e avvicinamento tra il protagonista e i nostri diavoli preferiti. Non dimenticate infatti che il gruppo Gremory, compresi Rias e Asia, stanno ancora imparando chi sia davvero il Sekiryutei e non hanno sempre avuto momenti di pace tra loro, così ho voluto approfittarne per mostrare uno scorcio di vita più serena e gentile e anche per mostrare il nuovo desiderio di Xenovia in modo da suscitare un po' di giuste risate... Anche se, come avrete notato, nemmeno qui si è completamente salvi da attimi di paura e mistero.
Riguardo i momenti in cui Zayden sembra voler uccidere qualcuno, diciamo che si tratta di una specie di sindrome o disturbo mentale che alcuni chiamano "la chiamata della morte o del vuoto", un tratto in realtà comune nelle persone che consiste nel provare per brevissimi momenti come sarebbe infliggere danni potenzialmente letali a qualcuno per il semplice fatto di esserne capaci (come quando si regge un cucciolo e si realizza inconsciamente quanto sarebbe facile provocargli dolore o peggio con le azioni più semplici). Però, se in una persona comune tale disturbo si limita a semplici pensieri passeggeri, in una abituata a uccidere potrebbe rischiare di tradursi in un istintivo quanto costante impulso omicida che spinge il soggetto a volerne sempre di più, come quando si sviluppa una dipendenza da cibo, alcol, fumo o altro. Badate bene: non basta questo a creare un serial killer psicopatico e sociopatico perché non prevede necessariamente la perdita di emozioni o empatia, ma di sicuro rende più difficile controllare la propria sete di sangue. Nel caso di Zayden, lui è capace di controllarsi visto che convive con la Morte da quand'era piccolo, ma vi sono dei momenti in lassi di tempo variabili dopo che ha ucciso in cui quella "chiamata" è più forte e lo rende più letale, cosa che giustamente lo spaventa.
Per quanto invece riguarda la crisi che ha avuto a fine capitolo, saprete in futuro di cosa si tratta, quindi abbiate pazienza... ;)
Credo di aver detto tutto. Se vi è piaciuta la lettura e avete voglia, scrivetemi una recensione e ditemi cosa ne pensate, o fatelo anche solo se volete farmi delle domande. Tutto è sempre gradito!
Ci vediamo al prossimo aggiornamento che, vi garantisco, non richiederà così tanto tempo!
Ja naa minna!!!

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Capitolo 3
*** Life 2: Vecchi e nuovi incontri ***


Life 2: Vecchi e nuovi incontri
 

Zayden POV:
 
Mentre camminavo per strada diretto verso la scuola, non potei trattenere un pesante sospiro.
Alla fine, la nostra giornata in piscina non si era conclusa nel modo idilliaco che avevamo sperato. Anche se, come avevo detto, mi ero riunito al gruppo appena il malessere che avevo accusato era scomparso del tutto, una certa tensione era comunque rimasta fino a sera, quando ce ne eravamo tornati a casa. Eravamo riusciti a goderci l’acqua e il Sole caldo e a rilassarci, ma non avevamo più ripreso in mano alcun discorso particolare e ci eravamo limitati a piccole chiacchiere e attività finché non era stata ora di muoverci. In particolare, avevo notato che tutti cercavano di parlarmi e disturbarmi il meno possibile dopo che ero tornato da loro, forse perché timorosi di suscitarmi un’altra crisi. Da una parte avevo apprezzato la loro premura, ma dall’altra avrei preferito che non mi ritenessero suscettibile al punto da ridurre i contatti per evitare di farmi stare male. Era sinceramente ben più problematico un tale atteggiamento che un atroce dolore, almeno per me.
Soprattutto perché avrebbero dovuto impegnarsi davvero tanto per causarmi un’altra crisi come quella che avevo accusato… Ma questo effettivamente non potevano saperlo, pensai. Spero di averli abbastanza rassicurati ieri sera da comportarsi come al solito oggi, altrimenti sarà una giornata piuttosto pesante…
 
[Non puoi dargli tutti i torti, no, partner? Dopotutto era la prima volta che ti vedevano avere qualcosa del genere e posso assicurarti che non è affatto un bello spettacolo. Viene spontaneo preoccuparsi e avere paura nel guardare una cosa del genere, in particolare se chi la sta subendo è una persona a cui tieni.]
 
Sospirai ancora. Ormai lo stavo facendo davvero troppo spesso. Hai ragione, Ddraig. Credimi, posso capire lo shock che suscito quando mi succede. L’ho visto tante volte sul volto dei miei compagni, dopotutto, e non biasimo le vostre preoccupazioni… Tuttavia preferisco comunque che ci passiate sopra e vi comportiate con me come fate sempre. Aiuta a rilassarmi molto di più di qualunque altra cosa e fa sì che anch’io non mi preoccupi troppo per voi.
 
[Dovrai dare tempo al gruppo Gremory per questo. I nostri compagni di squadra ci sono ormai abituati e lo sanno, ma i Gremory sono ancora nuovi a molti tuoi segreti, lo sai anche tu. Soprattutto considerando che non li metti al corrente riguardo essi…]
 
Se mai sarà necessario farlo, glieli rivelerò, ma per ora sai anche tu che è meglio che la maggior parte di quei segreti non vengano fuori.
 
[Sì, sono d’accordo con te su questo, tuttavia, sempre per questo motivo, devi avere più pazienza con loro quando si tratta di abituarsi a te. Lo sai che non sei un tipo facile con cui stare. Proprio per niente.]
 
Ahah, molto divertente, compagno. Non sarà la tua influenza a rendermi così? Dopotutto voglio vedere chi non diventerebbe difficile ad avere un vecchio drago borbottone nel retro della sua mente, a fare da eco continuo.
 
[…Ricordami che devo smettere di essere gentile e istruttivo con te.]
 
Ah, lo sei mai stato? A me non pare.
 
[Muoviti ad andare a lezione, moccioso, va’! Che è troppo presto come orario per star dietro alla tua mente contorta!] E con quello, avvertii la presenza di Ddraig ritirarsi nel Boosted Gear e lasciarmi solo coi miei pensieri.
 
Sbuffai una risatina e tornai a concentrarmi sulla strada davanti a me. Oggi ero partito un po’ prima degli altri perché volevo fare un giro più lungo per arrivare alla Kuoh Academy, di conseguenza ero da solo. Rias, Asia e gli altri mi avrebbero aspettato già lì per l’inizio delle lezioni.
Non avevo alcun motivo particolare per voler restare per i fatti miei, se non che oggi sarebbe stata la famosa Giornata dei Genitori alla scuola e mi stavo chiedendo se Nonna sarebbe venuta sul serio e, nel caso l’avesse fatto, se mi avrebbe portato qualche altra notizia particolare. Magari più positiva delle ultime.
Sì, speraci proprio.
 
Di colpo, proprio quando ero ormai in vista dei cancelli della scuola, accadde qualcosa di strano: il mio braccio destro iniziò a pulsare terribilmente, come se qualcosa stesse spingendo per uscire, e più mi avvicinavo, più quella sensazione aumentava. Qualche attimo dopo, realizzai che veniva dal Boosted Gear che risiedeva nel mio braccio destro e mi concentrai per reprimerlo. Se fosse comparso ora, mentre ero in un luogo pubblico e circondato da studenti che parlavano o entravano nell’istituto, mi avrebbero sicuramente notato. Che diavolo succede adesso?! Non ha mai fatto così!
Rialzando gli occhi, mi accorsi di un’altra cosa, o meglio qualcuno: un ragazzo che non avevo mai visto stava poggiato al cancello della Kuoh Academy e la fissava con sguardo curioso. Era di bell’aspetto, statura medio-alta, fisico slanciato e ben tonificato e aveva capelli corti e scompigliati di uno splendido argento, simile a quello di Grayfia ma ancora più scuro e intenso. Indossava una maglietta verde, una giacca nera aperta sul davanti, jeans rosso scuro con sopra dei copripantaloni neri e una catena che pendeva dal fianco sinistro e scarpe grigie. Il fatto che non indossasse l’uniforme scolastica e che non l’avessi mai visto prima indicava che non fosse uno studente della scuola.
Feci un altro paio di passi avanti e il suo sguardo si spostò quasi automaticamente su di me, rivelandomi due occhi color zaffiro incredibilmente intensi e, come mi era già parso, un volto affascinante e piuttosto giovane, piegato in un piccolo sorriso. Doveva avere almeno 2 o 3 anni in meno di me.
Sempre nello stesso istante in cui mi guardò, le pulsazioni della mia mano destra divennero ancora più forti, al punto che mi parve quasi bruciare dall’interno. Questo mi fece sorgere un tremendo sospetto. Possibile che sia..?!
 
Il ragazzo rivolse un altro sguardo alla Kuoh Academy. “È una buona scuola” disse tranquillamente per poi avvicinarsi a me. “Questa è la seconda volta che c’incontriamo.”
 
La seconda?! Allora non mi sbagliavo! “Capisco” feci con lo stesso tono senza staccare gli occhi dai suoi. “Quindi tu sei l’attuale Drago Bianco.”
 
Il sorriso sul volto del ragazzo si allargò. “Proprio così, attuale Drago Rosso. O devo chiamarti Welsh Dragon, Sekiryutei Zayden Ward?” Non gli risposi, dopotutto l’avevo implicitamente già fatto. “Io sono Vali, l’Hakuryukou e Vanishing Dragon.”

 
     
 
“Ma guarda. In passato, mi sono sognato tante volte come ci saremmo incontrati… Tuttavia, devo ammettere che non avrei mai pensato che ci saremmo semplicemente trovati davanti a una scuola come due comuni adolescenti.” E non mi aspettavo nemmeno che fossi così giovane. Credevo saresti stato almeno un adulto e invece, alla fine della fiera, sono io il più grande d’età tra i due. La vita ti sorprende sempre, dissi tra me e me reprimendo una risatina. “L’ultima volta ci siamo salutati un po’ di fretta, vero? Spero tu sia qui oggi per una migliore presentazione e non per risolvere la nostra diatriba millenaria. Non è il posto giusto e io ho pure un evento importante a scuola, quindi non ho molto tempo da perdere.”
 
Vali sbuffò una breve risata. “Come pensavo, sei un tipo davvero interessante. Sono d’accordo che non sia il luogo migliore per uno scontro, ma noi possessori di Draghi Celesti raramente possiamo scegliere, o sbaglio? E comunque…” Si mosse con velocità incredibile, coprendo i pochi metri che ci separavano in un istante, e si fermò davanti a me con il braccio sinistro alzato e l’indice puntato verso la mia fronte. “…se io volessi risolvere la nostra diatriba proprio qui e ora? Mi basterebbe usare la magia adesso e-”
 
“E cosa? Guarda giù” replicai con un ghigno. Abbassando lo sguardo per un istante, Vali notò che la mia mano sinistra puntava col palmo contro il suo ventre; l’avevo fatta scattare nel momento stesso in cui mi era arrivato davanti, in modo che non la notasse. “Prova a usare la magia e io rilascerò il mio Ki appena lo farai, lasciandoti un bel buco in pancia. Vuoi scoprire come si fa a digerire senza l’intestino?”
 
“Pensi di essere più veloce di me a colpire? O nei tempi di reazione?”
 
“Non ne sono sicuro, no, ma credo siano almeno simili da ciò che ho visto finora. Inoltre, mi spiace deluderti, ma tu vuoi usare una magia, io solo scagliare la mia aura nuda e pura così com’è e questo è molto più rapido come attacco. Vuoi scommettere chi di noi colpirà per primo e farà secco l’altro?” Speravo sinceramente che dicesse no e arretrasse, ma il sorriso dell’Hakuryukou non fece che ingrandirsi ancora e i suoi occhi parvero ardere. Che spirito combattivo… Questo tipo dev’essere come minimo un patito dei combattimenti o della guerra.
 
All’improvviso, due lame di spada s’incrociarono sotto la gola di Vali, minacciando di squarciarla in qualunque momento. Le riconobbi subito come la Durandal e una Spada Sacra Demoniaca e, difatti, voltando un minimo lo sguardo, potei vedere rispettivamente Xenovia e Kiba impugnarle. Entrambi avevano delle espressioni tese e nervose, non che potessi biasimarli: quello che avevamo di fronte era un nemico potenzialmente molto pericoloso, ben più di Kokabiel.
 
“Non so che intenzioni tu abbia, ma sei andato troppo oltre” disse Kiba.
 
“Non ti permetteremo di iniziare una battaglia con il Sekiryutei qui, Hakuryukou” dichiarò Xenovia.
 
Vali, però, non parve affatto preoccupato per le armi letali che aveva al collo. “Fareste meglio a lasciar perdere. Le vostre mani stanno tremando.” Aveva ragione: le mani di entrambi stringevano le impugnature delle spade con tanta forza da sudare e tremare vistosamente. “Siete usciti allo scoperto per il vostro compagno, anche se siete in svantaggio. Ammirevole, ma inutile. Non siete stati in grado di vincere contro uno come Kokabiel, quindi non avete alcuna speranza contro di me.”
 
Il modo in cui parlava lasciava intendere fin troppo bene la sua superiorità sul leader degli angeli caduti che avevamo affrontato. “In effetti, avresti ragione tu… Se fossero soli. In questa situazione e con me di mezzo, però, credi davvero di riuscire a cavartela facilmente?” L’altro mi rispose con un sorrisetto, tuttavia ebbi l’impressione che il suo ardore fosse stato smorzato. Decisi di approfittarne: “Ragazzi, apprezzo il gesto, davvero, ma vorrei farvi notare che siamo ancora in mezzo a dove la gente passa di continuo, perciò mettete via quelle spade. Non possiamo dare spettacolo e attirare attenzioni indesiderate.” Per nostra fortuna, durante l’ultimo scambio, non era passato praticamente più nessuno per i cancelli scolastici, quindi eravamo solo noi 4 davanti all’istituto in quel momento. Si potevano comunque sentire altre persone in avvicinamento ed era bene che non ci trovassero con delle armi in mano. “Abbassatele. Subito.”
Kiba e Xenovia fecero delle smorfie per nulla contente, ma alla fine obbedirono e fecero svanire le rispettive spade, per poi affiancarsi a me. Allo stesso tempo, io e Vali abbassammo le mani e facemmo un passo indietro. “Direi che abbiamo già rischiato di fare casino. Che ne dici ora di dirmi perché sei qui? Ho capito che non vuoi combattere, malgrado le tue precedenti parole, perciò sputa il rospo.”
 
“Zayden Ward, a che punto ti metteresti nella classifica dei più forti esseri del mondo?” mi chiese in seguito il giovane possessore del Drago Bianco.
 
“Mi stai davvero chiedendo la mia attuale posizione nella scala di potere mondiale? Sei venuto per fare una valutazione o cosa? Ad ogni modo, non ne ho una reale idea perché non misuro attivamente la forza di tutti gli esseri più forti del pianeta. Forse sono all’80esimo posto, o qualcosa di più.”
 
“Stai mentendo” replicò subito Vali. “Ho sentito il potere dietro il pugno che mi hai tirato quella notte e riconosco anche il tuo attuale atteggiamento. Stai sottostimando volutamente la tua forza per farmi abbassare la guardia. Molto astuto e intelligente, lo ammetto. Non tutti comprendono quanto sia importante far credere che la propria forza sia meno di quella che è davvero, quanto può valere come effetto sorpresa.” Mi squadrò da capo a piedi. “Stai chiaramente reprimendo la tua aura per impedirmi di percepirla, ma non puoi nascondere l’esperienza e l’intensità che emanano i tuoi occhi e le tue azioni. Sono pronto a scommettere che sei almeno tra il 62esimo e il 65esimo posto sulla scala mondiale, forse anche un numero più basso, considerando quanto ti piaccia ingannare gli altri sulle tue vere capacità.”
 
“Oh, che generoso! Sicuro che non mi stai sopravvalutando?”
 
“Per niente. Da quanto ne so, sei sopravvissuto per 11 anni combattendo contro numerosi avversari fin da quando eri solo un bambino. Ci sono un sacco di individui forti in questo mondo e noi draghi attiriamo sempre il potere verso di noi, tantopiù se ci rafforziamo continuamente. Non avresti mai potuto sopravvivere senza essere forte, nemmeno se aiutato dai tuoi compagni.”
 
Le sue parole mi fecero stringere gli occhi e nascosi a fatica il mio turbamento. “Come le sai queste cose? Chi te le ha dette?”
 
“Ho le mie fonti e credimi quando ti dico che sono molto affidabili. Non so tutto di te, ovviamente, ma sei qualcuno sul quale intendo approfondire la mia conoscenza il più possibile.” Il ghigno che mi rivolse mi fece venire voglia di spaccargli la faccia. “Ad ogni modo, il primo posto nella classifica è già deciso ed è un’esistenza fissa.”
 
“Spero non pensi di essere tu. Per quanto tu sia potente al momento, so per certo che non sei tu il primo. Quello è un essere del tutto diverso da me e te.”
 
“Oh, allora sai anche tu chi è. Sono compiaciuto sempre di più. Sei forte, intelligente e informato sul nostro mondo, inoltre, hai anche un certo alone di mistero che ti avvolge. Sono sempre più desideroso di combattere con te, mio rivale prescelto dal fato. Zayden Ward è una gemma rara che ti conviene tenerti stretta, Rias Gremory.”
 
Solo allora notai Rias che mi si affiancava accanto a Kiba e Xenovia e, dietro di me, potei avvertire anche la presenza di Asia, Akeno e Koneko. Ero stato così concentrato su Vali da quando avevo scoperto la sua conoscenza su di me che non mi ero nemmeno accorto del loro arrivo. “Hakuryukou, cosa intendi fare?” gli domandò Rias con un’espressione dura in volto. “Se stai collaborando con gli angeli caduti, eviteremo di-”
 
“Il Welsh Dragon e il Vanishing Dragon erano chiamati i Draghi Celesti. Tutti quelli che sono venuti a contatto con il Rosso o il Bianco hanno condotto una vita miserabile. Mi chiedo… Come andranno le cose per voi?” Vali concluse quella domanda rivolgendole uno sguardo palesemente provocatorio, tuttavia Rias non rispose alla sua domanda e mantenne sempre gli occhi fissi nei suoi, senza mutare la propria espressione. L’Hakuryukou parve soddisfatto dalla cosa perché riprese a parlare in tono più tranquillo: “Come ho già detto, oggi non sono qui per combattere, potete rilassarvi. Volevo solo vedere meglio la scuola che avevo visitato l’ultima volta. Sono venuto in Giappone per scortare Azazel, ma mi stavo annoiando, ecco perché ho pensato di dare un’occhiata e approfittarne anche per presentarmi al mio rivale. Ora devo andare. Ho un sacco di lavoro da fare.” Con quelle ultime parole, fece per passarci in mezzo e andarsene.
 
Lo afferrai per una spalla quando mi passò accanto, fermandolo e inchiodando i miei occhi nei suoi. “Solo una cosa: se vuoi combattere con me, non ho problemi, dopotutto è da tutta la vita che mi preparo a quello scontro… Ma te lo dico fin da subito: non provare a prendere di mira i miei compagni o altri che mi stanno a cuore. Non so come hai ottenuto quelle informazioni, ma il fatto che tu le abbia mi basta per preoccuparmi di cosa potresti fare. Se vuoi me, vieni da me e me soltanto. Stai alla larga da chiunque altro.”
 
Vali ricambiò il mio sguardo con uno altrettanto intenso e un ghigno compiaciuto. “Molto bene. Allora farò così. Non vedo l’ora di rincontrarti su un campo di battaglia, Zayden Ward.” Detto questo, si liberò dalla mia presa con un gesto fluido e si allontanò senza aggiungere altro.
 
Stavo continuando a osservarlo di spalle quando sentii una mano stringersi intorno alla mia, una mano madida di sudore e tremante. Voltandomi, vidi che apparteneva a Rias e che anche il volto di lei era sudato. È davvero spaventata, realizzai. Come darle torto del resto? Un nemico come quello terrorizzerebbe chiunque, soprattutto con la prospettiva che possa scatenarsi qui a scuola e fare un massacro. Ricambiai la stretta di mano e la tenni finché Vali non scomparve dalla nostra vista, cercando d’incoraggiarla il più possibile.
 
“Scusami” disse quando mi lasciò la mano.
 
“Non c’è problema” la rassicurai accarezzandole una spalla. “Andiamo, su. Faremo tardi alle lezioni di questo passo.”
 
Rias mi sorrise e anche gli altri sembrarono rilassarsi visibilmente. “Hai ragione. Andiamo.”
 
*
 
Poco dopo, ero seduto in classe al mio banco e mi guardavo insistentemente il palmo destro. Le pulsazioni del Boosted Gear erano finalmente cessate, ma per tutto il tempo in cui Vali era rimasto vicino a me, avevo avuto la costante impressione di essere sul punto di aggredirlo e iniziare un duello. La stessa presenza di Ddraig dentro di me era sembrata più vivida e rabbiosa che mai finché l’Hakuryukou non se n’era andato. Non ti avevo mai sentito tanto turbato. È sempre così quando vi rincontrate o c’è qualcos’altro di mezzo?, domandai, deciso a togliermi in fretta quel sasso dalla scarpa.
 
[Non saprei dirti esattamente, partner] mi rispose Ddraig in tono basso. [I miei ricordi dei nostri vari incontri nel corso dei secoli sono nebulosi, ma sono abbastanza sicuro di non aver mai avuto una reazione così intensa nell’incontrare il possessore di Albion, o almeno non sempre. Neanche la notte che abbiamo affrontato Kokabiel, la prima volta che li abbiamo incontrati, mi aveva fatto quest’effetto.]
 
Già, è vero. Difatti era una sensazione completamente nuova quella che ho sentito provenire dal Boosted Gear quando mi si è avvicinato e presentato formalmente, per questo non l’ho riconosciuto subito. Pensi che potrebbe essere legato al fatto che è la prima volta che lo ritrovi dopo tanto tempo che sei sveglio in un tuo possessore?
 
[Potrebbe essere, come potrebbe non essere. Ripeto: non so dirtelo con certezza. Forse, proprio perché siamo stati svegli ma separati così tanto tempo, i nostri istinti ci spingono a combattere più del solito per mettere a confronto le nostre attuali capacità. Dopotutto, tutti i draghi si misurano e rapportano tra loro sempre tramite la forza come prima cosa, quindi potrebbe essere che, in un certo senso, ‘smaniamo’ di recuperare il tempo perduto.]
 
Chiaro. Però, se devo essere sincero, mi sembrava che quella sensazione fosse anche parte di me e non solo perché sono il tuo attuale possessore. Non capisco perché, ma entrambe le volte che l’ho incontrato ho provato un desiderio di battermi con lui ben più forte del normale. Almeno quanto quello che provo quando penso a Sensei e ai nostri allenamenti e scontri. Heh, ho come l’impressione che, dopo tanto tempo che viviamo insieme, la vostra rivalità abbia contagiato anche me, o forse sta semplicemente risuonando col mio personale spirito combattivo.
 
[Kukuku, può darsi, partner. In tal caso, posso e devo dirti con ancor più convinzione che non possiamo farci battere da loro. Non possiamo sprecare questo spirito!]
 
Non era mia intenzione farlo, credimi.
 
“Ehi, Ward, va tutto bene? È da cinque minuti ormai che ti guardi la mano.” La voce di Asano mi richiamò dai miei pensieri e, rifocalizzandomi sulla realtà, mi accorsi che sia lui che Isogai si erano messi davanti a me con delle espressioni perplesse.
 
“Oh no, non preoccupatevi. Stavo solo pensando alla giornata di oggi. Dopotutto, per me è una cosa completamente nuova. Al mio vecchio liceo negli Stati Uniti non c’era una Giornata dei Genitori come questa” risposi rimettendo giù la mano. Per fortuna che avevo una scusa pronta e credibile!
 
“Comprensibile” disse Isogai con un sorriso. “Credimi, il primo anno è stato strano e snervante anche per noi, ma poi ci siamo resi conto che non era così male.”
 
“Parla per te, Isogai! Io ho gli incubi da tre anni ormai nel pensare a questo giorno e a cosa potrebbero tenere come lezione mentre siamo sotto gli occhi dei nostri genitori! Insegnanti e genitori insieme, è come un giudizio universale!” sbottò Asano fissandolo storto. “Beato te, Ward, che almeno lo avrai solo per questo anno e poi potrai diplomarti in pace senza rischiare di doverlo più subire… Anzi, direi che sei doppiamente fortunato, visto che non hai-”
 
“Ti avverto. Rifletti molto bene su quello che stai per dire” lo interruppi glaciale. Giuro che se non solo non capisce, ma completa anche la frase, gli rovino il volto a vita.
 
Asano mi osservò confuso per un paio di secondi, dopodiché lo vidi sbiancare e assumere un’espressione colpevole. “Oddio… Scusa, Ward!” esclamò mettendosi a sbracciare come un pazzo. “Mi dispiace davvero! Non volevo suggerire che fossi fortunato a non avere i genitori! Cioè, no! Non volevo dirlo! Volevo solo dire che tu… Che… Beh, ecco..! Io… Ahia!”
 
“Per una volta vedi di collegare la bocca al cervello” lo rimproverò secco Isogai, mentre ritirava il braccio con cui gli aveva appena dato un pugno sulla spalla.
 
Asano si toccò il punto colpito, poi mi guardò con espressione colpevole. “Hai ragione. Ti prego, scusami, Ward. Stavo di nuovo straparlando perché ho lasciato che il mio nervosismo e la mia insoddisfazione parlassero per me. Mi dispiace davvero tanto.”
 
Continuai a fissarlo freddamente per alcuni secondi, ma alla fine sospirai e mi rilassai. “Può succedere a tutti, è una cosa normale. Scuse accettate... Però, la prossima volta, vedi di stare attento perché nessuno è così indulgente due volte di fila, tantomeno io. Credimi se ti dico che sarei disposto ad affrontare un giorno come questo ogni singolo anno della mia vita futura, se potessi in cambio riavere i miei genitori. Sarebbe un prezzo davvero misero da pagare.”
 
Isogai e Asano annuirono entrambi con sguardi comprensivi.
Un attimo dopo, sentii due braccia sottili cingermi il collo da dietro, braccia che conoscevo bene ormai. “Rio, non sono in vena del tuo solito-”
 
“No, ma sei uno a cui ora serve un abbraccio” mi sussurrò all’orecchio, per una volta priva della sua solita nota canzonatoria e provocante. Mi resi conto che anche l’abbraccio era semplicemente affettuoso. “Già sorridi troppo poco, figurati se ti permetto di fare il musone fino a fine giornata!”
 
Non potei non ridacchiare e mi sentii effettivamente meglio. Quella ragazza era talmente solita a prendere in giro e stuzzicare tutti, soprattutto me, che dimenticavo quanto in realtà fosse brava a capire le persone e cercare di tirarle su di morale. Le battei gentilmente una mano sulle braccia. “Grazie, Rio.”
 
“Ma figurati! Abbracciare un fusto come te è sempre un piacere! Se poi posso rallegrarlo, ancora meglio!” rise lei mentre mi lasciava e si spostava al mio fianco per sorridermi direttamente.
 
“Comunque, sappiate che non è detto che non verrà nessuno per me. Mia nonna ha detto che voleva partecipare in quanto mio unico parente vivente” li informai per tranquillizzarli ulteriormente.
 
“Tua nonna? Davvero?!” esclamò Rio. “Questa sì che è una notizia! Sono proprio curiosa di vedere che tipo di persona è!”
 
“In effetti, sono curioso anch’io” dichiarò Isogai, appoggiato anche da Asano.
 
“Frenate, ragazzi. Ho detto che può essere che ci sarà, non che ci sarà di sicuro. Ricordatevi che lei non vive qui, ma in Italia, quindi deve prendere l’aereo e alloggiare qui un po’ di tempo per poter venire. Non l’ho più sentita negli ultimi giorni, ma suppongo che, se ce l’ha fatta, la vedremo dopo” spiegai loro inventando una scusa. Dopotutto, se avessi detto che sarebbe venuta qui in giornata, anche senza menzionare la magia, li avrei confusi o mi avrebbero preso per pazzo.
 
“Beh, speriamo allora. E… Aspetta, ma quella non è la nuova studentessa, Xenovia?”
 
Mi voltai nella direzione indicata da Isogai e vidi effettivamente Xenovia entrare nella mia classe e dirigersi verso di me una volta che mi individuò. E adesso cosa vuole? Ti prego, dimmi che non vuole parlarmi di ieri in mezzo a tutti!
Speravo vivamente non fosse così, ma siccome avevo ormai imparato che la legge di Murphy sembrava divertirsi a giocare a freccette con la mia faccia, mi alzai e le andai incontro per evitare che gli altri ci sentissero. Per fortuna, a parte loro tre, gli altri miei compagni di classe non sembrarono essersi ancora accorti della nuova arrivata. “Xenovia, che ci fai qui?” chiesi andando subito al sodo quando la raggiunsi.
 
“Zayden, senti, volevo scusarmi per ciò che è accaduto ieri” rispose lei confermando i miei peggiori sospetti. E quando mai mi sbagliavo in certi casi?! Fottuto Murphy! “Tu hai detto che il tuo malessere non è stato causa mia, ma ti ho comunque turbato. Ho detto cose del genere all’improvviso e ho continuato a parlare senza pensare a te o ascoltarti. Inoltre, avevi ragione: a prescindere dal mio desiderio, non avrei dovuto venire da te a chiederti subito di realizzarlo, non in modo così diretto. A quanto pare, fare improvvisamente questo tipo di cose non è facile per me, dovevo aspettarmelo. Mi spiace davvero.”
 
Potevo sentire che era sincera e, per quanto mi facesse piacere, rimaneva il fatto che non erano argomenti da discutere nell’immediato presente e ancora meno in una classe piena di studenti. “Scuse accettate, Xenovia, ma adesso non è né il momento né il luogo per parlarne. Aspetta che sia finita la scuola e ne discuteremo quanto vorrai.”
 
“Ho anche pensato che…” Mise una mano in tasca e, rialzandola tra di noi, fece comparire con uno scatto quattro piccoli sacchettini colorati tra le dita. Preservativi. “…prima dovremmo usare questi e fare un po’ di pratica.”
 
Ma come pratica?! Sul serio, COSA cazzo hai capito di tutto quello che ti ho detto finora, zucca vuota che non sei altro?! Perché non solo dovevi ritirare fuori quell’argomento, ma anche mostrare quegli affari mentre siamo in pubblico?! E perché cazzo li tieni tra le dita come fossero degli shuriken?! Ma hai la segatura nel cervello, OR ARE YOU ABLE TO HAVE A SINGLE FUCKIN’ THOUGHT?!
Non so per quale miracolo riuscì a non urlare quelle parole, se non nella mia testa. Era ufficiale: ormai stavo impazzendo di brutto a star dietro a tutti questi casi umani che avevo conosciuto da quando vivevo in questa dannata città. E questa spadaccina ignorante del mondo e senza pudore era l’ultima goccia.
Com’era prevedibile, ciò che aveva tirato fuori attirò subito l’attenzione di quasi tutta la classe, compresi i compagni alle mie spalle ovviamente, e potei sentire una serie di sussulti e urletti diffondersi nell’aria. Di nuovo, fui sul punto di gridare per l’esasperazione e dovetti digrignare i denti per trattenermi. I’m seriously not paid enough to deal with this shit!
 
“Nel mondo in cui vivevo, l'utilizzo di questi era controverso, ma visto che non ne faccio più parte e ora vivo in Giappone, ho pensato che mi convenisse seguire le tradizioni.”
 
“Allora, primo, il loro uso non è una tradizione del Giappone, ma una cosa comune di ogni mondo civilizzato. Secondo, metti via immediatamente quegli affari! Ti pare davvero che questo sia il luogo giusto in cui mostrarli?!” La sua unica risposta fu uno sguardo sinceramente confuso. Seriamente non riesci a capire?! Goddammit!
 
“Xenovia-san, cosa sono quelli?” La voce gentile di Asia bloccò la frase ben poco cortese che stavo per sputare e, al contempo, fece montare ancora di più il mio imbarazzo e la mia frustrazione. Doveva aver seguito Xenovia quando aveva detto di voler parlare con me e, OVVIAMENTE, l’aveva raggiunta proprio mentre eravamo nel bel mezzo di un momento a dir poco assurdo!
 
“Puoi usarli anche tu, anzi è bene che li usi anche tu” disse la spadaccina passandole uno dei preservativi.
 
“Oh. Ti ringrazio…” fece Asia, chiaramente perplessa. Era chiaro che non sapesse cosa fossero, altrimenti c’avrei messo la mano sul fuoco che non li avrebbe mai presi con tanta nonchalance.
 
Non va bene. Devo fare qualcosa per evitare che le dicano più di quanto-
 
“Guarda guarda. A quanto pare, non solo il nostro Paladino ha portato avanti la sua relazione con Asia-chan, ma ha anche già stregato pure la nuova studentessa… Mooolto interessante!” Come suo solito, Rio era comparsa dal nulla accanto Asia e Xenovia e osservava il piccolo rettangolino in mano alla prima con un inquietante scintillio negli occhi. Oh no…
 
“Cosa? Cosa? Allora anche un uomo d’altri tempi come lui ha finalmente ceduto!” Murphy doveva sentirsi particolarmente stronzo e burlone oggi perché, accanto a Rio, era ora comparsa pure Kiryu, la quale aveva messo un braccio intorno alle spalle della bionda e osservava il tutto con il suo stesso ghigno. OH NO!
 
Seriamente, chi me l’ha fatto fare di presentare quelle due quando siamo andati al karaoke?! Già da sole erano pericolose, ma ora che sono insieme, sono un duo del caos che potrebbe surclassare pure i gemelli Weasley di Harry Potter!, pensai realizzando troppo tardi quanto fosse stata gigantesca la mia mancanza di lungimiranza.
 
“Rio-san, Kiryu-san, a cosa servono questi?” chiese loro Asia indicando il preservativo che reggeva. E subito i ghigni di entrambe si allargarono in modo spaventoso. Parevano due copie femminili del Joker.
 
“Vedi, Asia-chan, quelli servono per…” Quasi in contemporanea, le due ragazze si misero ai lati della mia sorellina e iniziarono a sussurrarle in un orecchio ciascuna. E, com’era prevedibile, gli occhi di Asia divennero sbarrati e il suo volto iniziò rapidamente a passare a tonalità di rosso via via sempre più intense, al punto che ebbi l’impressione che tutto il sangue del suo corpo stesse convergendo lì. Sembrava anche sul punto di svenire.
 
“Però, Ward, ne sei davvero sicuro?” mi chiese di colpo Kiryu dopo aver finito di sussurrare nell’orecchio di Asia. “Se tu andassi a letto con Xenovia, Asia ne sarebbe davvero disp-”
 
“Ti prego, non aggiungere altro, Kiryu-san!” esclamò Asia tappando di scatto la bocca alla sua compagna, le guance ancora terribilmente rosse.
 
“Asia, non te l’ho già detto? Devi essere più decisa!” le parlò Kiryu in tono di rimprovero, dopo aver allontanato le sue mani. “Ward è già una preda ambita da un sacco di persone ed è circondato da molti nemici formidabili nel vostro Club! Se rimarrai titubante come ora, lo perderai di sicuro e lui verrà divorato da qualcuno! O peggio, divorerà lui tutti! E tu questo non lo vuoi, no?”
 
“In realtà, Kiryu, quella non sarebbe nemmeno un’opzione da scartare” s’intromise di colpo Rio, gli occhi più scintillanti di malizia che avessi mai visto. “Se Zayden dovesse divorare tutti, divorerebbe di sicuro anche Asia e lei si ritroverebbe così con un pacchetto completo di partner che l’aiuterebbero a gestirlo e allenarlo! Hai idea di cosa potrebbe diventare con una pratica continua?”
 
Cosa…cazzo…sta dicendo questa…?! Sentivo chiaramente parecchie vene pulsare su testa e collo.
 
“Ooohhh, Rio! Cosa mi suggerisci, mia sorella in crimine!” Kiryu era diventata uguale alla mia compagna di classe. “Asia, hai una grande opportunità davanti a te, ma devi saperla coltivare al meglio! Non devi permettere ad altre di prendere il posto dominante! Va bene avere un animo gentile, ma devi fare anche quello che devi a volte! Sei abbastanza grande per voler divorare anche tu! Divorare ed essere divorata!”
 
“D-Divorare… I-Io… Ecco…” Seriamente Asia stava considerando di seguire la scia di quelle due?! “Ah, non ci riesco! È troppo imbarazzante!”
 
“Merda! Si era capito che Ward fosse popolare e circondato di possibilità col suo ruolo nel Club di Ricerca dell’Occulto, ma qui si sta parlando di un possibile harem! Ti pare possibile?!” La voce idiota di Asano alle spalle non mi aiutò affatto.
 
Chiusi gli occhi e presi a respirare profondamente, serrando i pugni con più forza possibile. Devo calmarmi o ammazzo qualcuno per davvero…
 
“Asano, piantala. Sono Rio e la sua degna compare che si stanno facendo i castelli di carte per aria. Zayden-kun non ha mai mostrato di volere o avere qualcosa del genere.” Almeno tu, Isogai. Grazie. “…Certo, potremmo anche esserci sbagliati. Dopotutto, è vero che nel Club di Ricerca dell’Occulto ci sono molte belle ragazze e lui sembra essere in buoni rapporti con tutte, quindi chi lo sa?” Tu quoque, Isogai?!
 
“Però, non è che così Ward diventerebbe anche troppo? Da un paladino…potremmo ritrovarci ad avere un mastino!”
 
Ora il cuore mi pompava veramente forte. E non per emozioni positive. Enough.
 
“E sarebbe davvero un male?”
 
“Hmm… Punto tuo.”
 
“Capisco. In fin dei conti, la pratica è davvero tutto in ogni attività.” Il ritorno di Xenovia. Ovvio. Mi si mise di nuovo davanti con uno dei preservativi in mano. “Zayden, allora, per la nostra prima sessione di prove…”
 
ENOUGH.
 
“Isogai. È una mia impressione…o Ward ha appena soffiato del fumo dal naso?”
 
[Kukukuku… Attenzione, gentili spettatori! Nella prossima scena, potrebbero essere pronunciate parolacce!]
 
ENOUGH!! GO-FUCKIN’-AWAY!! ALL OF YOU!! LEAVE ME!!!
 
*
 
“…Senti, Ward… Per ciò che è successo prima…”
 
“Ti do un consiglio da amico, Asano: non dire altro, o giuro che ti strappo la colonna vertebrale con una violenza tale da spaventare persino gli alieni Yautja dalla saga di film ‘Predator’. Chiaro?” Non ottenni risposta. Oh, meno male.
Girai gli occhi verso il resto della classe e vidi tutti guardarmi con un misto di timore e nervosismo, cosa di cui normalmente non sarei stato fiero, ma che in quel momento mi andava più che bene, se potevo starmene in pace. Persino Isogai e Rio stavano zitti per una volta, anche se la seconda continuava a mantenere il suo sorrisetto furbo.
Alla fine, il mio sfogo era stato più violento di quanto chiunque si aspettasse, al punto che il mio urlo aveva inconsciamente richiamato un’infinitesima parte della mia aura draconica. Niente di pericoloso, ma abbastanza da costringere chiunque non fosse un essere sovrannaturale a lasciarmi subito in pace. Seppur meno affette, anche Asia e Xenovia avevano compreso l’estrema frustrazione che avevo provato e così avevano imitato gli altri ed erano tornate alla loro classe insieme a Kiryu. Asia, in particolare, sembrava piuttosto mesta mentre se ne andava; non che non la capissi: non era abituata a sentirmi urlare contro di lei. Avrei dovuto chiederle scusa appena finita questa giornata.
Quel fattaccio, però, mi aveva anche preoccupato: era stato solo perché ero più frustrato che arrabbiato che non avevo perso del tutto il controllo, tuttavia non mi era mai capitato di rischiare di perderlo così, per motivi tanto futili. Erano solo provocazioni e stuzzicamenti, eppure ero stato sul punto di liberare una quantità non indifferente di energia, almeno per degli umani. Ora inizia a vacillare pure il mio autocontrollo? Dio, mi serve un’altra vacanza… O un giro in qualche fossa infernale a prendere a pugni tutto quello che mi capita davanti. Forse sarebbe più terapeutico.
 
[A me vanno bene entrambe. Finché posso assistere a spettacoli tanto spassosi, mi trovi sempre d’accordo, partner.]
 
Tu sta’ zitto, tappeto di squame. Davvero, quello lì si stava divertendo troppo oggi!
 
Venni strappato ai miei pensieri dal professore che entrò dichiarando l’inizio della lezione di questa giornata speciale e, pochi secondi dopo, anche i genitori dei miei compagni di classe iniziarono a entrare e salutare i loro rispettivi figli. Rimasi a fissare la porta fino a quando gli ultimi genitori non arrivarono, ma non vidi Nonna.
Alla fine non è potuta venire, eh?, pensai con un certo rammarico. Nonostante la mia iniziale riluttanza, dovevo ammettere che mi sarebbe piaciuto avere un parente lì con me a guardarmi… Anche solo per sentirmi, almeno una volta, un normale studente umano, come tutti gli altri.
 
“Mi dispiace, Zayden-kun” mi disse Isogai in tono sincero.
 
Feci spallucce e gli sorrisi, ma prima che potessi dirgli di non preoccuparsi, sentii un nuovo rumore di passi avvicinarsi alla porta della classe. Mi voltai di scatto e il sorriso mezzo tirato sulla mia bocca divenne intero e felice nel vedere Nonna entrare. Indossava un elegante completo costituito da tailleur nero, camicia bianca, gonna lunga nera, tacchi bassi e borsa a tracolla. I suoi capelli erano più pettinati del solito e d’un argento più vivo, i suoi occhiali da vista parevano scintillare da quant’erano lucidi e aveva anche un tocco di rossetto per completare il tutto. Raramente l’avevo vista così elegante e raggiante e capii che lo era sia perché ci teneva ad apparire al suo meglio davanti a me e ai miei compagni e insegnanti, sia perché era sinceramente entusiasta di assistere a una mia lezione. Subito, qualunque traccia residua della mia precedente frustrazione scomparve. Come si fa a non amarla?
 
“Allora è quella tua nonna, Ward?” chiese Asano. Annuii in risposta e lui sorrise. “Complimenti! Nonostante l’età, è davvero una bella donna.”
 
“Per una volta gli do ragione” s’intromise Rio, anche lei tutta un sorriso. “Se è così ora, doveva essere un vero schianto da giovane. Ecco da chi hai preso!”
 
Non potei non annuire in approvazione. Grazie per essere venuta, Nonna.
 
Intanto l’insegnante, dopo aver confermato che i genitori o parenti c’erano tutti, procedette a descrivere lo svolgimento della lezione, mentre distribuiva diversi utensili da laboratorio come pipette e baker. Come ci aveva spiegato i giorni passati, disse che quella sarebbe stata una lezione di chimica in cui avremmo dovuto preparare un composto a testa di quelli creati nel corso dell’anno, o uno a nostra scelta di cui conoscevamo la composizione e la preparazione corretta.
Essendo stati informati in anticipo del compito, avevamo dovuto non solo pensare al composto da preparare, ma anche a procurarci in anticipo i componenti necessari. Le altre regole erano poche ma essenziali: nessuna sostanza doveva essere impossibile da trovare e acquistare fuori dal quotidiano e il composto finale avrebbe dovuto essere qualcosa di non pericoloso e privo di reazioni troppo forti nel processo di preparazione, in modo da evitare qualsiasi rischio.
Non era un compito facile, nemmeno con la conoscenza anticipata, tuttavia eravamo studenti dell’ultimo anno delle superiori e dunque non potevamo mostrare ai nostri parenti qualcosa di banale o semplice. Dovevamo metterci un minimo in mostra, come ci avevano detto i giorni precedenti mentre ci spiegavano il compito.
Beh, nessun problema per me: fin dall’inizio, sapevo benissimo che cosa preparare.
Con un sorriso in volto, presi dalla cartella il sacco con dentro i componenti del mio prodotto finale, tutti acquistati nell’ultima settimana, li tirai fuori e iniziai subito a dividerli in categorie e versare i primi in uno dei baker. Aggiunsi diverse sostanze e le mischiai insieme, a volte prima in provette differenti, poi insieme nel baker iniziale. Un paio le feci anche bollire qualche minuto prima di mescolarle.
 
“Vediamo… Acido palmitico a posto. Acido stearico…a posto. Hmm… Manca un po’ di acido oleico… Ecco. Ora manganese, fosforo…” mormorai mischiando i vari componenti in quella che sarebbe diventata la miscela finale. Con la coda dell’occhio, notai che, oltre a Nonna, il mio lavoro stava attirando l’attenzione anche di diverse altre persone tra l’insegnante e alcuni degli studenti più vicini, ma non vi badai. In chimica distarsi anche solo per pochi secondi era sufficiente per mandare tutto in malora. “Manca solo il destrosio…dove l’avevo messo… Ah, eccolo!” Aggiunsi l’ultima sostanza nel baker principale e mescolai di nuovo il tutto, fino a ottenere un liquido fluido di un bel marrone vivo, come legno in forma acquosa. Avvicinai il naso e annusai un piacevole aroma dolce; in seguito, versai una piccolissima quantità del composto in una provetta e, sotto parecchi occhi sorpresi, lo bevvi in un sorso. “Hmm… Perfetto” constatai con piacere. Mi era riuscito proprio come volevo!
 
“Ward-kun… Ma quello cosa…?” mi chiese il professore affiancandosi a me e osservando il mio composto con sguardo interrogativo.
 
“Vuole provare?” chiesi in risposta, mentre ne versavo un’altra piccola dose in una seconda provetta e gliela porgevo con un sorriso. “Stia tranquillo. Come ha potuto vedere, non è niente di nocivo o pericoloso.”
 
Il professore fissò incerto prima la provetta e poi me, ma alla fine, come mi aspettavo da un insegnante di materie scientifiche, la curiosità ebbe il sopravvento e accettò la mia offerta. Annusò a sua volta il composto per qualche istante e infine lo bevve. Dovetti faticare per non ridacchiare quando vidi i suoi occhi dilatarsi per la sorpresa. “Incredibile! Questo è…!”
 
Gli feci l’occhiolino, dopodiché versai la miscela in un bicchiere che mi ero portato dietro e mi avvicinai a Nonna, porgendoglielo. “Per te.”
 
Lei mi guardò stupita, ma poi mi rivolse un ampio sorriso. “Grazie, nipote mio” disse prendendo il bicchiere e bevendolo senza esitazioni. Analogamente al professore, anche lei ebbe un piccolo sobbalzo, che però divenne quasi subito un’esclamazione di gioia. “Delizioso! Ha praticamente lo stesso sapore della mia cioccolata preferita! Però la consistenza… Cos’è, una sorta di bibita?”
 
“Non proprio. Diciamo che ho ricreato uno sciroppo al cioccolato con un po’ di sostanze sia chimiche che non, ovviamente nessuna davvero pericolosa” spiegai con un ghigno. “Non è stato facile crearlo senza ingredienti veri e propri, o almeno non tutti, ma del resto le sfide esistono proprio per essere superate, giusto?”
 
“Ward-kun, tu hai…appena usato la chimica per preparare una ricetta?” mi chiese il professore in tono scioccato.
 
“Beh, cucina e chimica possono essere benissimo paragonate quando si tratta di mescolare componenti. Dopotutto, una formula chimica per preparare un composto non è molto diversa da una ricetta per realizzare un piatto. Semplicemente partono con obiettivi diversi e strumenti differenti, ma mescolare delle sostanze chimiche o unire degli ingredienti? Direi che l’analogia è spontanea” risposi con una leggera alzata di spalle. In seguito, riportai gli occhi su Nonna e il mio ghigno divenne un sorriso. “E poi ci tenevo a sorprendere la mia vecchietta preferita con qualcosa che potesse piacerle in più di un modo.”
 
Nonna sorrise raggiante. “Che adulatore che sei…” disse per poi scattare in avanti e abbracciarmi. Per un attimo, rimasi interdetto davanti a una dimostrazione d’affetto tanto diretta e soprattutto in mezzo a tanto pubblico, tuttavia non potei non imitarla. Noi eravamo noi, dopotutto, e non ci eravamo mai fatti condizionare dagli altri in ciò che volevamo fare.
E fui ancora più soddisfatto quando sentii diverse esclamazioni di sorpresa e complimenti intorno a noi per il nostro rapporto, persino qualche applauso, sia dai genitori che dagli altri studenti. A quanto pare, ho fatto più colpo del previsto… Forse troppo? Oh beh, se va bene a Nonna, va bene anche a me!
 
*
 
“Pare che tu abbia un vero e proprio talento nel sorprendere gli altri” osservò divertita Rias dopo aver ascoltato il racconto di ciò che avevo fatto. Dopo le lezioni coi genitori in classe, avevo deciso di andare a cercare gli altri durante la ricreazione e avevo così trovato Rias, Akeno e Asia vicino ai distributori automatici di bibite e snack.
 
“Faccio del mio meglio” replicai ridacchiando e prendendo un sorso del succo che mi ero comprato. “E voi invece? Com’è andata la mattina?”
 
“Bene! Il nostro insegnante ci ha fatto fare una lezione di arte in cui dovevamo modellare dell’argilla per realizzare un’immagine che volevamo rappresentare” disse Asia tirando fuori ciò che teneva nascosto dietro la schiena: un modellino di Raiden in argilla -forse PVC- a grandezza quasi naturale. Era un po’ grezzo, ma la figura del draghetto era assolutamente riconoscibile, almeno per chi lo conosceva.
 
“Oh, è molto carino. Era il tuo primo tentativo in qualcosa del genere?” Lei annuì. “Ancora più notevole, allora. Potresti sinceramente considerare l’idea di diventare un’artista, Asia, lo sai? Sono sicuro che con un minimo di pratica diventeresti bravissima.”
 
“Eheh sei troppo gentile, Zayden-san. A dire il vero, speravo di farlo meglio” fece la mia sorellina con un tono tra l’imbarazzato e il lusingato. La sua espressione divenne poi dispiaciuta. “Riguardo a prima, Zayden-san… Mi dispiace tanto che ti sia arrabbiato così. Non avremmo-”
 
La fermai alzando una mano. “Non dire altro. Sono io che, nonostante tutto, non avrei dovuto urlarvi addosso così. Ero terribilmente esasperato e tutti sembravano intenti a rendermi sempre peggio, così ho finito per esplodere… Ma ho comunque esagerato. Mi dispiace averti spaventata e sappi che non sono assolutamente arrabbiato con te. Sono io che ti devo delle scuse.”
 
Asia mi guardò interdetta, ma si sciolse presto in uno dei suoi sorrisi raggianti. “No, non serve che ti scusi nemmeno tu, Zayden-san. Alla fine, abbiamo avuto tutti una responsabilità, no?”
 
“Sì, hai ragione.” E le diedi uno dei miei soliti buffetti sul capo, facendola ridacchiare.
 
“In effetti, mi era sembrato di sentirti urlare prima… Cos’è successo?” ci domandò Rias.
 
“Meglio che non te lo dica, credimi.” Portai la mia attenzione su di lei per evitare che provasse a chiedere ancora. “A proposito, Rias, Sirzechs è venuto?”
 
Il sospiro che fece fu fin troppo eloquente. “Sì, è venuto insieme a mio padre” rispose mettendosi una mano sulla fronte. Avevo la netta impressione che la sua lezione fosse stata particolarmente pesante.
 
Prima che potesse elaborare ulteriormente, udimmo la voce di Kiba: “Oh, Buchou. E ci siete anche voi.”
 
“Oh, Yuuto. Tè?” offrì Rias indicando il distributore alle sue spalle, ma il Cavaliere scosse la testa.
 
“No, grazie. Sono venuto perché ho sentito che, da queste parti, c’era una strega che stava facendo delle foto per un evento, così ho pensato di controllare.”
 
Quasi l’avesse evocata, in quel momento, una folla di studenti armati dei più disparati modelli di macchina fotografica attraversò il corridoio che portava alla palestra, tutti che urlavano qualcosa relativo appunto a una strega…anzi no… A una… “…ragazza magica? Ma che stanno dicendo?”
 
“Non sarà…?!” esclamò di colpo Rias, stupita.
 
“Ara ara” ridacchiò invece Akeno accanto a lei, chiaramente divertita.
 
Ero estremamente confuso, ma apparentemente loro sapevano qualcosa a riguardo, così decisi di dirigermi verso la palestra a mia volta, facendo cenno agli altri di seguirmi. “Avete dei sospetti, eh? Andiamo a confermarli o smentirli” dissi solo.
Quando entrammo nella palestra, però, realizzai che niente avrebbe potuto prepararmi a ciò che trovammo dentro: sopra il palco che veniva occasionalmente usato per premiazioni, annunci e comunicati importanti, circondata dalla mandria di studenti impazziti di poco fa che non smettevano di scattare foto a raffica… C’era davvero una ragazza magica! O meglio, una ragazza vestita con quello che pareva il cosplay di una maga di una serie animata!
Squadrandola per qualche secondo, realizzai che doveva appartenere a un anime piuttosto popolare in città… ‘Milky Spiral Seven’, mi sembrava fosse il titolo, ma non ne ero sicuro. Personalmente, per quanto amassi gli anime e le serie animate in generale, non ero mai stato un grande fan di quegli show che vedevano protagoniste maghe, maghi o affini con un’attenzione esagerata per i giochi di magia tutto luci e dolcezza e per le continue pose drammatiche. Se proprio avessi dovuto premiare qualche show per spettacolarità e pose da supereroe colorato, avrei piuttosto scelto ‘Super Sentai’ e ‘Kamen Rider’. A proposito, ora che ci penso, io e Rias dobbiamo recuperare anche ‘Kamen Rider Zero-One’ tra le varie serie che ci mancano. Muoio dalla voglia di scoprire come comincia la nuova era Reiwa, pensai prima di tornare a concentrarmi sulla cosplayer sul palco.
Era una ragazza davvero molto bella, con lunghi capelli corvini legati in due code alte laterali, occhi di uno splendido quanto insolito porpora brillante e un fisico non molto alto, ma ben più snello e formoso del normale. L’abito da maga che indossava consisteva fondamentalmente in una maglietta aderente rosa e bianca che lasciava scoperto l’ombelico, una minigonna dello stesso colore a malapena sufficiente a coprirle le mutandine -che puntualmente finiva per scoprire quasi ogni volta si metteva in posa per le fotografie-, guanti lunghi neri a mezze dita, calze striate di nero e fucsia lunghe fino a metà coscia e un cappello rosa simile a una cuffia. In mano portava addirittura un finto bastone magico, sempre rosa e terminante in un paio di ali da pipistrello nere e un cerchio con dentro una stella dorata. Di sicuro si era impegnata davvero molto per fare quel cosplay e l’entusiasmo che emanava mentre si faceva fotografare lasciava intendere che si stava divertendo un mondo.

 

“Che strano… Ho come l’impressione di averla già vista…” mormorai per poi voltarmi verso gli altri. “Voi la conoscete, dunque?”
 
Il volto di Rias si era piegato in un’espressione tra l’imbarazzato e il divertito, mentre dietro di lei Akeno continuava a ridacchiare e Kiba sembrava un po’ a disagio. “Sì. È proprio chi sospettavo.”
 
Prima che potessi chiederle di elaborare di più, un’altra voce sovrastò quelle dei fotografi impazziti: “Ehi! Cosa pensate di fare? Siete a scuola!” Era Saji, il quale si fece largo tra la folla e salì sul palco accanto alla ‘ragazza magica’, facendo poi cenno a tutti di andarsene. “Forza, disperdetevi! La festa è finita!” La folla prese subito a lamentarsi, ma lui si limitò ad alzare ancora di più la voce. “È il Giorno dei Genitori, piantatela di fare casino! Andatevene!”
Alcune ragazze, che riconobbi come parte del Consiglio Studentesco a loro volta, aiutarono Saji dicendo anche loro agli studenti di sloggiare e scortandoli fuori dalla palestra. Parecchi si lamentarono fino a che non furono usciti, ma poco potevano fare. Alla fine, esclusi noi, rimasero solo Saji e la ‘ragazza magica’ e fu proprio su quest’ultima che lui si concentrò: “Sei anche tu una familiare di uno studente, per caso?”
 
La ragazza annuì con vigore. “Sì!”
 
“Anche così, non possiamo permettere che giri per la scuola con quei vestiti. Non è appropriato per questo luogo.”
 
“Eh? Ma questa è la mia uniforme!” si lamentò la ragazza girando su sé stessa ed esibendosi in un’altra posa probabilmente presa dalla serie del suo personaggio.
 
“Per favore, sii seria!” l’ammonì di nuovo Saji, ma, per suo evidente fastidio, lei non parve ascoltarlo affatto.
 
Ne approfittai per avvicinarmi al palco seguito dagli altri. “Ehilà, Saji. Vedo che ti dai parecchio da fare.”
 
“Ward-senpai? Sei stato attirato anche tu dal rumore?” Annuii in risposta e lui sospirò. “Con la scusa che è la Giornata dei Genitori, noi del Consiglio Studentesco non possiamo distrarci nemmeno per un istante, se vogliamo che tutto vada per il meglio. Però chi avrebbe detto che sarebbe successo pure questo…” In quel momento, notò anche Rias e il resto del nostro gruppo. “Oh, ci sei anche tu, Rias-senpai. Arrivi al momento giusto, stavamo accompagnando Maou-sama e tuo padre.”
 
Voltandoci nella direzione indicata da Saji, vedemmo Sona Sitri che veniva verso di noi insieme a Sirzechs e a un altro uomo con lunghi capelli cremisi come i suoi e quelli di Rias, un pizzetto dello stesso colore e occhi acquamarina. Per quanto il suo aspetto fosse giovanile, la somiglianza con Sirzechs e Rias era impossibile da non notare. Sia lui che il Maou vestivano con un completo elegante, bianco per il primo e nero per il secondo. “Saji, che succede qui?” domandò severa Sona al suo Pedone. “Ti avevo detto di risolvere le cose in modo…” Nel momento in cui i suoi occhi si posarono sulla ‘ragazza magica’, si ammutolì di colpo e la vidi sbiancare.
 
“Sona-chan! Ti ho trovata!” esclamò la cosplayer scendendo dal palco e saltellando allegramente verso la Presidentessa del Consiglio Studentesco. Prima che questa potesse fare qualsiasi cosa, la sconosciuta le si attaccò addosso con un abbraccio talmente forte che ebbi l’impressione che volesse incollarsi permanentemente a lei. “Cosa c’è che non va? Stai arrossendo di brutto! Sei iper-super-felice di vedere di nuovo la tua sorellona, vero?”
 
“Ah, Serafall. Così sei venuta anche tu” disse sorridente Sirzechs affiancandosi a noi.
 
Un momento. Sorellona? Serafall? Ma quello non è il nome di…? Riguardai meglio il volto della ‘ragazza magica’ e, con un flash improvviso di ricordi, realizzai scioccato chi fosse: “Serafall Leviathan?! La Maou?!” Per forza non l’avevo riconosciuta: la prima e unica volta che l’avevo vista in passato portava abiti ben diversi! Mai avrei potuto immaginare che le piacesse fare cosplay!
 
“Eh? La conosci, Zayden?” mi chiese Rias, stupita.
 
“Diciamo di sì. Ho vissuto una piccola avventura anni fa in cui l’ho conosciuta. Anche se non in queste vesti…” La sua espressione divenne ancor più sorpresa e alzai una mano per fermare la domanda successiva che sapevo voleva farmi. “Ti racconto più tardi, ok? Adesso è meglio di no. Preferirei evitare che mi riconosca.” Riportai gli occhi sulla Maou e feci una smorfia. “Forse sarebbe meglio salvare Sona prima che la stritoli… O la faccia morire di vergogna.”
Se infatti da una parte Serafall era al settimo cielo e continuava a ripetere di essere strafelice di rivedere la sorella minore, dall’altra Sona sembrava intenta a fare l’imitazione di una statua di sale da quant’era a disagio.
 
Rias ridacchiò. “Credo tu abbia ragione.” E si avvicinò al duo di sorelle. “Da quanto tempo, Serafall-sama.”
 
“Oh, Rias-chan! È da secoli che non ci si vede!” esclamò la Maou Leviathan lasciando finalmente andare Sona e voltandosi verso di lei con un altro ampio sorriso. “Come ti butta?”
 
“Tutto bene, grazie. Sei qui per la Giornata dei Genitori?”
 
“Sì! Sona-chan è veramente cattiva! Non mi aveva detto niente su questa giornata! Ero devastata! Ero così arrabbiata che stavo per attaccare il Paradiso!” si lamentò Serafall versando alcune lacrime e agitando il suo bastone verso l’alto.
 
Già, non fatico a capire perché non l’abbia fatto. Al suo posto, non l’avrei fatto manco io, pensai soffocando un sospiro. Vedo che non è cambiata affatto. Maou o no, rimane sempre una totale svirgolata. Beh, finché non mi nota e non mi riconosce, tanto meglio per-
 
“Guarda un po’! Ero venuta a cercarti per parlarti e ti trovo circondato da un sacco di persone interessanti!” Mi voltai interdetto e vidi Nonna che si avvicinava a noi. Quando diamine era arrivata lei?! “Ci sei anche tu, Serafall. Chissà perché non sono sorpresa che avresti approfittato dell’occasione per venire a trovare la tua sorellina.”
 
“Questa voce…? Non ci posso credere! Lucia-san!” esclamò Serafall balzando stavolta di fronte a Nonna. “È da una vita che non vedo nemmeno te! Come stai? Ti trovo in formissima! Siamo sicuri che non hai accettato di essere reincarnata in diavolo da zio Mephisto?”
 
Nonna rise. “Affatto, sono sempre una semplice umana. Cerco solo di godermi la vita che rimane a una vecchietta come me.”
 
“Ma che dici?” rise a sua volta la Maou, per poi assumere un’espressione ancor più entusiasta. “Aspetta. Ma se tu sei qui, allora c’è anche…?!”
 
E come temevo, Nonna mi indicò. “Se cerchi mio nipote, è lì.”
 
Nonna, maledizione!, urlai internamente mentre mi preparavo al peggio. Difatti, appena Serafall si voltò nella mia direzione, vidi i suoi occhi dilatarsi e il suo sorriso diventare persino più largo; dal canto mio, mi limitai ad alzare una mano in segno di saluto. “Ciao, Serafall.”
 
“Zay-chan! Come sei cresciuto! Sei uno schianto!” gridò lei lanciandosi letteralmente su di me a braccia aperte. In circostanze normali, una velocità del genere mi avrebbe colto totalmente di sorpresa, ma dato che mi ero aspettato che agisse così, fui in grado di reagire in tempo e feci un passetto laterale per evitare la sua carica, alzando al contempo la gamba per farle uno sgambetto. La ragazza andò così a schiantarsi al suolo di faccia con un urletto pure troppo grazioso. “Ouch! Per cos’era quello, Zay-chan?! Cattivo!” si lamentò rialzandosi in un istante, il volto leggermente arrossato e le guance gonfie di infantile sdegno.
 
“Non ti avevo già detto 6 anni fa di non lanciarti sugli umani con tanto impeto? Se fossi stato una persona normale, mi avresti spaccato le costole, lo sai, vero?”
 
“Ma infatti tu non sei una persona normale!”
 
“Vero. I rest my case.” Il sorrisetto che mi si formò in faccia, tuttavia, faceva ben capire che ero tutto fuorché dispiaciuto.
 
“Lo sapevo! L’hai fatto apposta per gusto personale!”
 
“Chi lo sa… Di sicuro non volevo che riaccadesse ciò che è successo l’ultima volta che mi hai abbracciato. Lo sai che, ogni volta che penso a te, sento continue fitte alle vertebre dorsali?” Questo, ovviamente, suscitò una nuova tiritera di lamentele dalla Maou in cosplay.
 
“Nipote, eddai. Non stuzzicare troppo Serafall, sennò poi chi la sente più?” mi rimproverò Nonna, seppur senza un vero tono da tipica sgridata.
 
“Va bene, va bene. Scusami, Serafall.”
 
“Accetto, ma solo se mi chiami Levi-tan! Ti ho già detto un sacco di volte di farlo!”
 
“E come ogni altra volta, ti ripeto che mi rifiuto di chiamarti così. Non volevo quando nemmeno sapevo perché ti piacesse quel nomignolo, figurati adesso che so di questa tua passione per il cosplay. Sei già fin troppo esaltata col tuo essere una ragazza magica, non c’è bisogno di fomentarti oltre.” Questo ovviamente scatenò una nuova sequela di lamentele da parte della Maou, ma fui divertito nel notare che, dietro di lei, Sona non pareva dispiaciuta per la sorella, anzi emanava una certa soddisfazione. Sia lei che Rias, però, ci guardavano stupite.
Un po’ più in disparte, anche Sirzechs e suo padre continuavano a osservarci, ma a giudicare dai loro sguardi sorridenti, intuii che preferivano godersi la scena in corso piuttosto che intervenire in qualche modo. Furbastri.
 
“Ma quindi tu già conoscevi la mia Oneesama, Zayden-kun?” mi chiese infine Sona.
 
“Purtroppo sì. Ci siamo incontrati solo una volta 6 anni fa, anzi quasi 7 ormai. Io e Nonna ci siamo trovati coinvolti in una faccenda piuttosto problematica di cui si stava occupando anche Serafall, così abbiamo collaborato per risolverla al più presto. Un’esperienza decisamente…interessante.”
 
“Ho anche provato a farlo entrare nella mia Scacchiera o a chiedergli di tenersi disponibile per la tua, Sona-chan, ma ha rifiutato entrambe le offerte!” esclamò la Maou suscitando una serie di sobbalzi in tutti i presenti, Rias e Sona in particolare. “E adesso, Zay-chan? Vuoi entrare a far parte della nostra famiglia? Non sei entrato in quella di Rias-chan a quanto ne so, giusto? Allora vieni con noi! Io e i Sitri ci prenderemo cura di te e Lucia-san, promesso! Vivreste sicuramente felici con noi e, insieme a te, potrei diventare una ragazza magica ancora più splendente! Levi-tan e il Sekiryutei-chan! Il duo delle meraviglie contro i nemici degli Inferi!”
 
[Ti prego, dimmi che non intendi nemmeno pensare a un’eventualità del genere. La nostra dignità sarebbe la prima cosa persa e nemmeno la peggiore…]
 
Per chi mi hai preso? Per un coglione? Neanche se fossi sotto tortura accetterei una cosa simile, stai tranquillo, pensai prima di rispondere a Serafall: “Grazie per l’offerta, Serafall, ma io non sto agli ordini di nessuno, neanche dei Maou, lo sai. Sono un uomo libero e tale voglio rimanere, senza offesa né per te né per Sona.” Rivolsi un’occhiata alla Kaichou della scuola mentre parlavo e la vidi annuire in modo comprensivo. “Ah, giusto, quasi dimenticavo.” Feci un passo di lato per presentare la mia ultima parente alla ragazza. “Sona, lei è mia nonna Lucia Morello. Nonna, lei è Sona Sitri, la Presidentessa del Consiglio Studentesco della scuola.”
 
“È un onore e un piacere conoscere la sorella della Maou Leviathan, nonché la responsabile della scuola di mio nipote” disse Nonna chinando il capo. “Ho visto il lavoro che i membri del Consiglio fanno per tutta la scuola e devo complimentarmi con voi per l’impegno e l’eccellenza dell’operato.”
 
“L’onore e il piacere sono tutti miei, Lucia-san. Grazie per le sue gentili parole” rispose Sona con un inchino a sua volta. “Suo nipote ci ha dato una mano più volte durante questi mesi, perciò devo anch’io ringraziarla per questo.” Il suo sguardo si spostò poi su di me. “E suppongo di dover ringraziare anche te per l’aiuto dato in passato a Oneesama… A proposito, perché non mi hai detto che la conoscevi?”
 
“Me lo stai chiedendo davvero?” feci in risposta con un’espressione storta, indicando con un dito Serafall dalla testa ai piedi.
 
Sona sospirò. “Sì, capisco fin troppo bene.”
 
“Mou! Che cattivi che siete tutti e due!” si lamentò Serafall sbattendo un piede per terra. “Sona-chan, tu dovresti sostenermi! E poi ancora non mi hai detto una parola affettuosa! Ti sei appena ricongiunta con la tua sorellona! Non mi dispiacerebbe qualche coccola tra ragazze in cui tu dici: ‘Oneesama!’ e io: ‘So-tan!’, e ci abbracciamo in modo yuri! Questo tipo di cose mi piacerebbe, sai, Oneechan?”
 
Serafall parlava mentre continuava a saltellare sul posto, entusiasta come una fangirl davanti al suo idolo preferito, ma era chiaro che Sona intendeva tutto fuorché fare come voleva la sorella maggiore, anzi più tempo passava, più il suo volto diventava irritato e le sue sopracciglia s’inarcavano pericolosamente. “Oneesama, sono la responsabile del Consiglio Studentesco qui. Anche se fai parte della mia famiglia, un tale comportamento e abbigliamento sono assolutamente inaccettabili!” la rimproverò con un fervore che raramente avevo visto nell’irreprensibile Kaichou.
 
“Non è giusto, Sona-chan! Se è questo ciò che pensi di tua sorella, lei diventerà molto triste!” Ora parlava pure in terza persona? Di male in peggio… “Lo sai che tua sorella è ammirata come una ragazza magica, no? Con il suo bastone lucente, lei può abbattere tutti gli angeli e gli angeli caduti!” E concluse con un’altra posa ed espressione adorabili.
 
“Oneesama, cerca di controllarti. Le tue scintille potrebbero radere al suolo un quartiere in pochi secondi.”
 
Il contrasto tra le due sorelle era talmente forte che mi venne spontaneo grattarmi la testa e voltare lo sguardo. “Holy shit. Mi era sembrato strano che Sona non avesse voluto chiamare la sorella quando Kokabiel aveva minacciato la scuola, visto che Serafall mi aveva sempre detto che amava alla follia la sua sorellina… Ma ora capisco perché non voleva farlo.”
 
Vicino a me, sentii Akeno ridacchiare. “Proprio perché Serafall-sama ama la sua sorellina Sona immensamente, chiamarla avrebbe causato solo guai. Se avesse saputo che la sua sorellina rischiava di essere ferita da un angelo caduto, nessuno avrebbe potuto sapere come avrebbe reagito. Probabilmente ci sarebbe stata guerra immediata. Per questo sapevo che la decisione giusta era chiamare Sirzechs-sama invece di Serafall-sama.”
 
“Ora capisco appieno anch’io” commentò Saji, che nel frattempo si era affiancato a noi. “È la prima volta che incontro di persona Serafall-sama, ma anche avendo sentito di lei da Kaichou, devo ammettere che questo è…”
 
“Ah, non dirlo neanche. Già 6 anni fa stentavo a credere che fosse una Maou e almeno era vestita in modo normale! Ma ora… So che lo è perché sono informato sugli Inferi e riesco a percepire la forza della sua aura, eppure non riesco a non pensare che mi sta prendendo per i fondelli” mi associai con un cenno del capo. Intanto Serafall aveva preso a gironzolare intorno a Sona come un gatto che cercava di prendere una lucina laser, riempiendola ancora di vezzeggiativi e moine a non finire. E, naturalmente, la seconda non ne era affatto contenta, anzi, considerando come tremava e diventava sempre più rossa, era chiaro che avrebbe presto raggiunto il suo limite…
 
“Aahh! Non posso stare qui un minuto di più!” E com’era prevedibile, Sona esplose davvero e, date le spalle alla sorella maggiore, scappò verso l’uscita della palestra.
 
“Aspetta, Sona-chan!” urlò Serafall correndole subito dietro.
 
“Stai lontana da me!”
 
“No, Sona-chan! Non sopravvivrei!”
 
“E togliti quei vestiti!”
 
Litigando furiosamente, entrambe sparirono dietro le porte della palestra. Con un sospiro, Saji si mosse a sua volta. “Beh, scusatemi, ma è meglio che vada a tranquillizzare Kaichou.”
 
“Sì, è meglio. Anche per assicurarsi che Serafall non faccia esplodere la scuola per errore. Buona fortuna, Saji!” dissi salutandolo con una mano. “Ah, giusto. Un’ultima cosa, aspetta un momento!”
 
“Sì? Cosa c’è, senpai?”
 
“Devo iniziare ad allenare anche te, ricordi? Tieniti libero uno di questi giorni che dovrò studiare e capire che programma di allenamento prepararti. E cerca di essere rapido perché prima si comincia, meglio è. Direi che è ora che impari cosa vuol dire davvero possedere il potere dei draghi.”
 
Saji mi fissò stupito per alcuni secondi, ma poi lo vidi annuire con decisione. “Capito, senpai! T’informerò al più presto!”
 
“Perfetto. Allora ci si vede!” E stavolta lo salutai per davvero.
 
Solo dopo che i Sitri se ne furono andati, Sirzechs e suo padre si approcciarono finalmente a noi. “Già, la famiglia Sitri è proprio tranquilla. Non ti pare, Ria-tan?” disse il primo guardando la sorella minore con un sorriso.
 
“Oniisama, non abbreviare il mio nome e non aggiungerci ‘tan’ alla fine, per favore. Chiamami per nome e basta…” ribatté Rias con le guance arrossate. Oh, ma guarda. A quanto pareva, toccava a qualcun altro sorbirsi imbarazzanti racconti del passato stavolta!
 
“Non dire così, Ria-tan. Ora che ci penso, in passato mi seguivi sempre dicendo 'Oniisama! Oniisama!'... Sei nell'età ribelle, eh?”
 
“Cavolo, Oniisama! Perché devi ricordarmi la mia infanzia…?!”
 
Il suono e la luce di un flash li bloccarono all’improvviso. Voltandomi, vidi il padre di Rias con una macchina fotografica in mano e un'espressione piena di emozione. “È proprio un bel viso, Rias” commentò l’uomo osservando la foto scattata con occhi commossi. “È un bene che sei cresciuta così splendidamente... Riempirò di gioia mia moglie che non poteva essere qui oggi.”
 
Ovviamente questo non fece che agitare ancora di più la figlia, che di fatto aveva ormai il volto dello stesso colore dei capelli. “Otousama! Insomma!
 
Non potei non ridere di gusto, cosa che mi suscitò un’occhiataccia da parte di Rias, ma era impossibile trattenersi. Quando riuscii a riprendere il controllo, fissai Sirzechs. “Per caso anche gli altri Maou sono tipi scialli come te e Serafall? No, perché sto iniziando a chiedermi come facciate a tenere in piedi tutta la baracca infernale con soggetti del genere al comando.”
 
Il Maou Lucifer scoppiò a ridere alle mie parole. “Battuta o no, posso capire la tua affermazione. Non è assolutamente un compito facile, invero, ma ti dirò: avere persone così a fianco a te mentre governi un intero mondo non solo ti aiuta a prendere tutto con più elasticità e serenità, ma ti fa sentire anche più sicuro in ciò che fai. Dopotutto, proprio in virtù delle nostre eccentricità, sappiamo che possiamo fidarci gli uni degli altri.”
 
“Effettivamente questa devo concedertela. E suppongo anche che non ci si annoi mai, tra le altre cose.”
 
“Tra le altre cose” approvò lui con un’altra risata.
 
In quel momento, fu suo padre a farsi avanti. “Così è lui, Zayden Ward, il Sekiryutei di cui mi hai parlato?” domandò prima di rivolgermi la parola: “Sono il padre di Rias e Sirzechs. Ti ringrazio di badare a mia figlia.”

 
 
Risposi con un inchino e gli porsi una mano. “Nessun problema. Signor…?”
 
Lui accettò la mia offerta, stringendomela con forza. “Zeoticus Gremory. Molto piacere.” I suoi occhi si spostarono poi su Nonna. “Ed è un vero piacere e un onore conoscere anche lei, Lucia-san. Mephisto-dono mi ha parlato spesso di lei, perciò sono lieto di poterla incontrare di persona finalmente.”
 
“Troppo buono, Gremory-san. Il piacere è mio.” E anche lei gli strinse la mano. “Come sta Mephisto, a proposito? È un po’ che non lo sento.”
 
“Più che bene. È sempre molto impegnato, ma raramente l’ho visto entusiasta come quest’anno. Dice che le attuali generazioni delle casate nobili sono molto promettenti.” Il volto di Zeoticus si fece più serio, tuttavia rimase comunque sorridente. “Anche per questo volevo parlarvi: Mephisto-dono voleva che informassi Zayden-kun che il contratto è pronto e vorrebbe procedere con la sua siglatura appena possibile. Ha anche richiesto che partecipi pure lei, Lucia-san, in veste di testimone e supporto.”
 
Quella richiesta mi sorprese, tuttavia Nonna si limitò a fare un “Ah!” e ridacchiare. “Ma guarda, volevo proprio chiedergli questo quando sarebbe stato il momento, ma è riuscito ad anticiparmi! Dunque sapeva già che il contraente di Rias sarebbe stato mio nipote? O gliel’avete detto voi?”
 
“Non c’è stato bisogno di dirgli niente, Lucia-san. C’ha pensato la mia sorellina, seppur inconsciamente” rispose Sirzechs guardando divertito l’espressione ora scioccata di Rias. “Proprio così. Nello stesso momento in cui l’hai contattato per chiedergli di preparare un contratto, gli hai detto che dovevi stringerlo col Sekiryutei e hai detto il suo nome, ha capito che si trattava del nipote di Lucia-san.” I suoi occhi tornarono sulla mia ultima parente vivente. “Pare che lei gli abbia parlato spesso di lui…”
 
Ora ero ancora più stupefatto e non in senso buono. Mi voltai verso Nonna di scatto. “Aspetta… Tu hai parlato di me con un diavolo e io non ne sapevo nulla?!”
 
“Calmati, Zayden. Non mi sono messa a sventolare la tua identità segreta ai quattro venti, semplicemente ho cercato di aiutarti in ogni modo possibile” rispose lei facendomi cenno di abbassare la voce. “Ricordi che ti ho detto che, anche dopo che il mio contratto con Mephisto era scaduto, siamo comunque rimasti sempre in contatto? E chi credi mi abbia continuamente tenuto al corrente di eventuali cambiamenti negli Inferi? Dopo che ti ho miracolosamente ritrovato a seguito della morte dei tuoi genitori e la tua sparizione e ho scoperto che eri il Sekiryutei, ho deciso di tenermi ancora più in contatto con lui, per assicurarmi che altre tragedie non rischiassero di riaccaderti senza che potessi saperlo in anticipo. Gli ho detto solo che volevo proteggerti a tutti i costi e lui, in nome della nostra vecchia amicizia, ha accettato di darmela. Non mi ha mai interrogato più di tanto riguardo te, ma è un tipo molto intelligente e arguto, perciò non ho dubbi che si sia fatto da subito domande e ipotesi sulla tua vera identità. La richiesta di Rias probabilmente non ha fatto altro che dar loro conferma. Tutto qui.”
 
“Mi dispiace. Non volevo crearti un fastidio, ma era inevitabile dirgli chi fossi quando l’ho contattato per creare il contratto” disse Rias guardandomi con aria afflitta.
 
Sospirai. Non ero contento di sapere che c’era qualcosa che Nonna non mi aveva detto, soprattutto se riguardava il mondo sovrannaturale, ma non potevo certo dare colpe a Rias per l’abilità di Mephisto Pheles di fare due più due. “No, non preoccuparti. Non è colpa tua, Rias. Tu hai semplicemente fatto quello che dovevi per il nostro patto e io ho acconsentito a esso, ricordi? Perciò non hai fatto niente di male e non devi scusarti di niente” cercai di rassicurarla, stringendole gentilmente anche una spalla per farle capire che ero sincero. Lei mi guardò incerta per un secondo, ma poi tornò a sorridermi.
In ogni caso, dovrò parlare con Nonna quando saremo soli. Sento chiaramente che non mi sta dicendo tutto, non potei non pensare, mantenendo però la mia espressione impassibile. Non ha mentito, ma non è nemmeno tutta la verità e quando fa così, vuol dire che ci sono cose che preferisce non dire a molti. Meglio lasciar perdere, per ora. Voltandomi verso Sirzechs, gli chiesi l’altra domanda che mi premeva di più: “Allora quand’è che intenderebbe fornirci il contratto?”
 
“Stanotte. E mi ha detto che verrà lui personalmente per portare a termine il patto.”
 
“Stanotte?!” Era decisamente prima di quanto mi aspettassi.
 
Sirzechs annuì. “Mi ha detto che, dato che ci sarà la Luna piena, sarà la notte ideale per creare un patto tra un diavolo e un altro essere sovrannaturale, soprattutto se entrambi dotati di grande potere. So che sembra un po’ improvviso, ma dice che è il momento giusto e, dato che si tratta del nipote di Lucia-san, vuole essere lui stesso a dirigere la cerimonia.”
 
“In tal caso, che ne dite di venire tutti a casa di Zayden? Così potremmo cenare insieme ed essere pronti a stringere il patto senza problemi. Inoltre, saremmo in grado di conoscerci meglio anche noi. In quanto sua nonna, è mio dovere assicurarmi che le persone che gli stanno intorno siano affidabili” propose Nonna senza preavviso.
 
““Eh?!”” esclamammo io e Rias in coro. Ma come tutti a casa mia?! Perché sempre tutti a casa mia?!
 
“Mi sembra un’idea eccellente, Lucia-san. Saremo vostri ospiti con molto piacere” rispose subito Zeoticus con un ampio sorriso.
 
E questi altri ovviamente non vedono l’ora! “Ehi, un momento! Non potete autoinvitarvi ogni volta a casa mia! E poi perché sempre da me? Non è un hotel, eh! Non c’è, per UNA VOLTA, un altro posto dove possiamo andare?!” protestai.
 
“Zayden” fece Nonna guardandomi fisso. Oh no. Conoscevo quello sguardo: il classico rimprovero da genitore, che, se fatto dai genitori di questi ultimi, era pure più severo. “La tua è l’unica vera casa che abbiamo qui e può ospitarci. Dovremmo forse andare in una camera d’albergo tutti insieme perché non ti piace avere ospiti? E magari sempre lì svolgere il rito per il contratto? In un edificio di semplici umani? E poi, se fossi stata solo io, avresti davvero fatto storie? E non provare a usare la scusa che io sono tua nonna e quindi è diverso.”
 
Aprii la bocca per replicare, ma alla fine non riuscii a dire nulla. Purtroppo aveva ragione. Come ogni altra volta che abbiamo discusso. Non la spunto mai con lei, pensai scocciato, mentre richiudevo la bocca e annuivo con un grugnito scontento.
 
Nonna non parve badarci, perché sorrise di nuovo. “Bravo il mio tosetto!” esclamò pizzicandomi una guancia e facendomi gemere di dolore e indignazione. “Oh, quante storie che fai! Sei proprio un bambinone quando vuoi!” Si rivolse di nuovo verso gli altri. “Sarà meglio che vada a fare un po’ di spesa, torni a casa sua e inizi a preparare una buona cena. Oh, giusto. Gremory-san, che ne dice di venire con me? Non solo saremo in grado di parlare un po’ tra noi, ma potrà anche aiutarmi con la spesa, così sarò sicura di preparare qualcosa che piacerà a tutti.”
 
“Sono sicuro che qualsiasi cosa preparata da lei sarebbe deliziosa a prescindere, Lucia-san, ma se me lo chiede con una simile offerta di mezzo, non posso proprio rifiutare.” Il diavolo si voltò poi verso di noi. “Bene. Allora Rias, Zayden-kun, tornerò dopo aver parlato e aiutato Lucia-san. Sirzechs, posso lasciare il resto a te?”
 
“Certo, Otoue.”
 
“Allora noi andiamo intanto. Ci vediamo stasera, Zayden. Ciao anche a voi, ragazzi. Alla prossima” disse Nonna salutandoci con un ampio sorriso e avviandosi in seguito verso l’uscita insieme a Zeoticus.
 
La risata di Sirzechs attirò i nostri sguardi su di lui. “Che spettacolo. Sembra che stasera ceneremo tutti insieme con papà. Era da tanto che non lo facevamo…”
Sembrava davvero felice e questo mi suscitò un misto di gioia e invidia. Dopotutto, potevo capire fin troppo bene quanto fosse piacevole passare del tempo con la propria famiglia… Se solo fosse stato ancora possibile anche per me. Avevo Nonna con me e lei era fantastica, certo… Ma avrei tanto voluto che ci fossero ancora anche papà e mamma. Undici anni erano passati e mai quel desiderio era passato o si era anche solo affievolito…
Ci misi un po’ a capire che Sirzechs stava di nuovo parlando: “Rias?”
 
“Sì?”
 
“C'è qualcosa di cui vorrei parlarti. Spiacente, Zayden-kun, ma devo prendere in prestito la mia sorellina per un po'. Akeno-kun, ti dispiacerebbe venire con noi?”
 
“Oh. Sì, va bene.” Detto questo, Rias si voltò verso di me. “Allora ci vediamo stasera.”
 
Mi limitai ad annuire e osservai Sirzechs uscire a sua volta dalla palestra insieme a Rias e Akeno. Chissà di cosa deve parlarle… Oh beh, sinceramente me ne importa poco al momento. Ho altro a cui pensare, dissi tra me e me prima di voltarmi verso Asia e Kiba, gli unici rimasti. “A questo punto, direi che non ci rimane che tornare in classe.” Entrambi furono d’accordo.
 
*
 
Quella stessa sera…
 
 
“Ehi, Nonna. Puoi rispondere a una mia domanda?” chiesi mentre affettavo alcune carote, finocchi e funghi. Dal momento che dovevamo preparare una cena per un totale di ben 7 persone tra me, lei, Asia, Rias, Sirzechs, Zeoticus e Grayfia, io e Nonna stavamo cucinando insieme per risparmiare tempo e avere il risultato migliore. Sirzechs e Zeoticus, accompagnati da Grayfia, erano andati a sbrigare una faccenda e Rias e Asia erano di sopra a rinfrescarsi e riposarsi dopo la giornata appena trascorsa, perciò eravamo solo noi due in cucina. Dovevo approfittarne per sapere tutta la verità su lei e Mephisto Pheles.
 
Impegnata a girare con un mestolo il brodo dentro un pentolone e ad aggiungere del sale a un arrosto con l’altra mano allo stesso tempo, Nonna si limitò a rispondermi senza guardarmi: “Mica devi chiedermi un permesso del genere. Puoi farmi tutte le domande che vuoi, Zayden, lo sai.”
 
“Cos’hai detto davvero a Mephisto Pheles quando l’hai sentito per la prima volta dopo che mi hai ritrovato? Non ti sei limitata a chiedere un semplice favore senza troppe domande, vero? Fiducia o no, so bene che i diavoli non si accontentano mai di poco, o almeno non di così poche informazioni.” Mi voltai verso di lei con tutto il corpo. “Gli avevi detto già allora che ero il Sekiryutei, vero?”
 
Nonna non disse niente per diversi secondi, tuttavia infine sospirò e si voltò per guardarmi direttamente. “Sempre estremamente attento, nipote mio. Sì, è così, tuttavia non è andata proprio come credi. Quando ti ho ritrovato 7 anni fa e ho contattato Mephisto per chiedergli aiuto, ho cercato di omettere quante più informazioni possibili perché sapevo che, per il tuo bene, era meglio così. Non ho mentito quando oggi vi ho detto che ho cercato di dirgli solo che volevo proteggerti e che, in nome della nostra vecchia amicizia, Mephisto non ha chiesto molto all’inizio… Ma avevo sottovalutato, o forse è meglio dire dimenticato, quanto lui fosse arguto e perspicace. Anche con quelle poche informazioni, seppe formulare delle ipotesi molto vicine alla realtà e così, la seconda volta che ci risentimmo, mi chiese quale potere eccezionale tu possedessi che mi rendesse tanto nervosa e spaventata per te. All’inizio provai a pensare a una scusa, ma non riuscii a formularne una efficace sia per rispetto verso di lui che perché sentivo fosse ormai inutile, allora gli dissi la verità, chiedendogli però anche di stringere un patto di segretezza assoluta con me, in modo che non potesse dire ad altri della tua vera identità neanche volendolo o se obbligato. Lui comprese e accettò, continuando ad aiutarmi in segreto fino a oggi e non riferendo mai nulla degli affari che svolgevamo in privato. In questo, ci ha aiutato anche il fatto che, in quanto presidente di Grauzauberer, l’organizzazione dei maghi, e del loro Consiglio, nessuno controlla davvero con chi stringa i suoi patti e, anche quando li riferisce agli attuali Maou, non ha veri obblighi di dirgli ogni aspetto di essi. E questo è quanto.”
 
Abbassai lo sguardo. Non era come avevo temuto, per fortuna, ma mi sentivo comunque un lieve amaro in bocca. Non avevo mai dubitato di Nonna, perciò sapevo che quando diceva di non avermi compromesso non mentiva, tuttavia… “…perché non me l’hai mai detto allora? Avrei capito e non avrei fatto storie a riguardo.”
 
“Ora forse non l’avresti fatto, ma ricordi com’eri all’epoca? Avevi passato i precedenti 4 anni a sopravvivere nei modi più disparati alle situazioni più pericolose e crudeli che si potessero immaginare per un bambino. Eri furioso col mondo e tutte le sue creature intelligenti, umane e non. Avevi già visto il loro lato peggiore e non ti saresti mai fidato se avessi detto che potevi contare su un diavolo come aiuto, non quando il tuo principale scopo continuava a essere la ricerca e la morte di Zamiel. Mi sono ripromessa di dirtelo solo quando il tuo odio sarebbe diventato più ragionevole e orientato verso le sole persone che lo meritavano, non le razze in sé. Poi, però, sono successe sempre più cose, sempre più eventi, e io…a essere del tutto sincera, ho finito per ritenere che non fosse più importante o necessario informarti. Ora mi rendo conto che avrei dovuto informarti in ogni caso, perciò credimi se ti dico che mi dispiace e che non è mai stata mia intenzione nascondertelo per motivi ingiusti. Se sei arrabbiato, lo capisco.”
 
Rialzai gli occhi per guardarla in faccia e, come il suo tono, vidi che anche la sua espressione era sincera. Allo stesso tempo, realizzai che aveva effettivamente ragione e che, per quanto fossi scontento che lei non me l’avesse detto prima, non potevo davvero avercela con lei perché appunto non l’aveva fatto per cattiveria o sfiducia. “No, nonna. Non sono arrabbiato con te” dissi. “Non nego che mi dia fastidio non averlo saputo prima, ma capisco perché l’hai fatto, perciò non posso arrabbiarmi. Soprattutto se considero che mi stavi aiutando… Però dimmi: Mephisto sa anche del Death Dragon?”
 
Nonna scosse subito la testa. “No, quello non gliel’ho mai detto e non l’ha nemmeno mai sospettato. Sa solo che sei il Sekiryutei, ma non la tua altra identità. Non gli avrei mai detto una cosa del genere, come non l’avrei fatto con nessun altro. Ho potuto ottenere le medicine che ti servono anche grazie a lui, ma a riguardo sa soltanto che il tuo potere di Drago Celeste, se troppo usato, rischia di essere deleterio per il tuo corpo umano e quindi ne hai bisogno per riprenderti dai danni che ti potrebbe creare. Del Death Dragon, dei suoi poteri e della sua maledizione non sa niente. È il segreto che, a meno che non mi dirai diversamente, porterò con me nella tomba.”
 
Non potei non sorridere. “Adesso capisco di più come fai ad avere quasi sempre non solo informazioni fresche, ma anche ingredienti per pozioni difficili da reperire, pur stando fuori dal circolo ufficiale dei maghi.”
 
Lei rise. “Beh, ti ho sempre detto che ho dei contatti apposta per tali situazioni e necessità e il primo di essi è proprio Mephisto.”
 
Risi anch’io e feci un passo avanti, abbracciandola. “Non posso davvero arrabbiarmi con te per una cosa del genere… Dopotutto, come avrei mai potuto farcela senza di te?”
 
La sentii ricambiare l’abbraccio. “Te la saresti cavata lo stesso, solo in qualche altro modo. Ne sono sicura.”
 
“Non credo, ma grazie lo stesso.” Ci separammo e tornammo a cucinare all’unisono. “Allora stasera conoscerò finalmente il tuo famoso ex-contraente. Sento che sarà interessante.”
 
“Oh, lo sarà davvero, puoi contarci! E credimi se ti dico che Mephisto ti piacerà come persona. È un tipo veramente brillante, simpatico, aperto mentalmente, saggio e rispettoso della libertà e delle libere scelte, proprio come te. Inoltre, sempre come te, è anche un tipo davvero affascinante.”
 
“Ahahah! Beh, di carattere potrebbe anche piacermi se è sul serio così, ma sull’aspetto fisico scusa se ti dico che non m’interessa affatto.” Un attimo dopo, realizzai il tono con cui aveva aggiunto quell’ultimo elogio. Un brivido mi attraversò la schiena mentre domandavo: “Aspetta un momento… Nonna, mi hai davvero detto tutto sulla tua relazione con Mephisto?” Lei non rispose rimanendo a guardare fissa il brodo che bolliva nel pentolone, cosa che non fece che confermare i miei sospetti. “…Nonna… Cosa c’è o c’era tra te e Mephisto? Davvero eravate solo contraenti in un patto e amici?”
 
Nonna deglutì e, per la prima volta in tutta la mia vita, ebbi l’impressione che stesse arrossendo d’imbarazzo. “Diciamo che…c’era anche qualcosa di più.”
 
“O-mio-Dio! Non era semplicemente una relazione di lavoro! Eravate proprio IN UNA RELAZIONE!” Questo era qualcosa che non volevo scoprire! “Eri fidanzata con il diavolo con cui hai fatto un contratto nonché tuo superiore nell’organizzazione dei maghi?!”
 
“Ehi, adesso non guardarmi così! Non avevo nemmeno incontrato tuo nonno all’epoca ed ero single, perciò non ho fatto nulla di male! Inoltre, non eravamo proprio fidanzati, ma più… Diciamo amici con benefici…”
 
Questo era qualcosa che non volevo decisamente scoprire! “…Avevi un diavolo come sexfriend…? Holy shit…”
 
“E dove sarebbe il problema, scusa? Solo perché tu hai deciso che non vuoi stare con una persona solo per piacere fisico, non vuol dire che tutti la pensino così e nemmeno che sia sbagliato.” Il suo sguardo si fece poi estremamente tagliente, al punto da darmi i brividi. Era lo sguardo di quando bisognava stare MOLTO attenti a ciò che si diceva. “O mi stai forse dando della sgualdrina?”
 
“Nononono! Assolutamente no! Figurati, non mi permetterei mai! Sai bene che non sono opposto alle relazioni basate solo sul sesso! Finché c’è sincerità e accettazione da ambo i lati, va benissimo qualsiasi cosa! Giuro!” risposi in fretta alzando anche le mani in segno di resa. Ero davvero sincero, ma quello era uno di quei momenti in cui non si doveva rispondere diversamente se si teneva alla propria pelle, perciò neanche volendo avrei mai detto di sì!
 
Nonna mi tenne inchiodato con lo sguardo per qualche altro secondo, poi si tirò indietro e tornò a sorridere come sempre. “Bravo, nipote. In ogni caso, sì, era semplicemente una relazione fisica. All’epoca ero giovane e ambiziosa, interessata alla magia e al mondo sovrannaturale, perciò l’organizzazione dei maghi era tutto per me. E Mephisto non solo era un mentore eccellente e brillante, ma anche molto affascinante e palesemente interessato in me per il mio essere un’Incantatrice Innata. Anche in un’organizzazione come Grauzauberer, quelli della mia specie sono estremamente rari e io ero la prima a entrarci da almeno tre secoli, perciò posso dire senza finta modestia che ero una delle persone più desiderate lì dentro. Mephisto non faceva eccezione e, in quanto presidente, mi ha preso sotto la sua ala, mi ha insegnato e addestrato in tutte le arti magiche possibili, anche con l’aiuto degli altri maghi. Diciamo che è stato un po’ inevitabile per noi due sviluppare un’attrazione reciproca e così abbiamo finito per dedicare parte delle nostre attività ad esercizi più…fisici e intimi.”
 
“A me sembra che ti abbia sedotta per cercare di tirarti dalla sua parte e renderti sua per sempre” non potei non commentare in tono acido, mentre al contempo cercavo di ignorare il pensiero della mia ultima parente che andava a letto con quello che era il suo capo e insegnante allo stesso tempo. Non volevo essere sgarbato, ma mi era inevitabile sospettare una cosa del genere, soprattutto considerando la razza di Mephisto Pheles.
 
“Certo che mi voleva sua per sempre. È pur sempre un diavolo, dopotutto, e i diavoli sono avidi, si sa” rispose difatti Nonna, seppur senza il minimo risentimento nella voce. “Tuttavia non giudicarlo così presto. Malgrado la sua avidità, io e Mephisto avevamo davvero legato e lui ci teneva sinceramente a me, perciò non mi ha mai forzato a fare nulla, né mi ha mai tenute nascoste le sue intenzioni nei miei confronti. Come te, anch’io volevo comunque mantenere un certo margine di libertà, perciò ho rifiutato la sua offerta di divenire parte della sua Scacchiera e lui ha rispettato la mia volontà. Inoltre, dato che non ci siamo mai davvero innamorati, dopo che la mia infatuazione giovanile è passata, siamo tornati abbastanza facilmente a un rapporto di amicizia, semplice ma profonda. Almeno fin quando non ho deciso di lasciare Grauzauberer. Quella è stata una delle cose più difficili da fare per me, sia perché quella era stata la mia casa e il mio mondo per quasi tutta la mia vita, sia perché Mephisto si è subito opposto e ha fatto di tutto per farmi cambiare idea. È stata l’unica volta che siamo arrivati a litigare per davvero, ma alla fine lui mi ha capito e, seppur non contento, ha accettato la mia decisione ed è rimasto comunque sempre in contatto con me, se mai avessi avuto ancora bisogno di lui.”
 
“Oh. Capisco. Se quello che dici è vero, allora non ho motivo di dubitare di Mephisto. Mi fa piacere che siate stati in grado di mantenere il vostro rapporto di amicizia” dissi sinceramente sorpreso e compiaciuto. Mi fidavo di Nonna più di chiunque altro, perciò credevo al suo racconto e dovevo ammettere che questo diavolo iniziava a non dispiacermi. Soprattutto, per sua fortuna, non l’aveva lasciata in lacrime perché altrimenti sarei già stato intento a progettare la sua morte nel modo più atroce, in barba ai casini che avrebbe causato mettersi contro l’organizzazione magica più grande al mondo… “E hai deciso di lasciare Grauzauberer perché…?”
 
“Non te l’avevo già detto?” Mi guardò con un ampio sorriso. “Per tuo nonno e mia figlia, ovvero tua madre. Dopo aver trovato lui e avuto lei, ho subito sentito che il mio vero posto non era dove avevo vissuto fino a quel momento, ma con loro. E dato che i normali esseri umani non possono vivere in quell’organizzazione, potevo essere solo io ad andare da loro.”
 
“E non hai mai avuto rimpianti?”
 
“Mai. Era ciò che volevo davvero e dunque non me ne sono mai pentita.” Mi accarezzò una guancia con dolcezza. “Anche perché, oltre a loro, ho potuto avere anche te, perciò non potevo fare scelta migliore.”
 
Un calore intenso come pochi altri mi scaldò il cuore e istintivamente inclinai la testa verso la sua mano per approfondire la carezza. Non avrei mai smesso di dire quanto fossi fortunato nell’avere una nonna come lei… E quanto lo fossi stato nell’avere dei genitori come quelli che ho avuto.
Con una certa fatica, soffocai la lacrima che minacciava di cadere e mi rimisi a controllare i piatti che cuocevano. “Meglio che ci sbrighiamo a finire di preparare” dissi. “E voi due potete uscire da lì dietro e mettervi a tavola.”
 
Con due espressioni divertite, io e Nonna ci girammo in tempo per vedere Rias e Asia comparire dall’angolo dietro la cucina, leggermente rosse d’imbarazzo. “Da quanto avevate capito che eravamo qui?” chiese la prima.
 
“Fin dall’inizio, signorine. Con chi credete di avere a che fare?” risposi con un ghigno.
 
Rias mi guardò storto. “Gurren Lagann? Sul serio?”
 
“Che vuoi? Sempre intramontabile come show e citazioni.” Un attimo dopo, ridemmo tutti.
 
“Scusateci. Non volevamo origliare, ma vi abbiamo sentiti parlare, ci siamo incuriosite e… Ecco…” disse poi Asia, chiaramente dispiaciuta di essere stata scoperta, ma sia io che Nonna scuotemmo la testa.
 
“Non preoccuparti, capisco meglio di chiunque altro la curiosità e non ve ne faccio una colpa.” In quel momento, sentii il campanello della porta d’ingresso suonare. “Mi sa che i nostri ospiti sono arrivati. Vi dispiace aprire mentre noi finiamo di cucinare, per favore?”
 
*
 
“Questo dev’essere un nuovo tipo di tortura” mormorò Rias con un’espressione che dire abbattuta era dire poco, persino tenendosi le mani davanti agli occhi. Lì vicino, seduti sul divano nel mio soggiorno, Sirzechs e Zeoticus condividevano con Nonna foto e video fatti nella giornata appena trascorsa, ovviamente delle lezioni condivise studenti-genitori.
 
Inaspettatamente -o forse nemmeno troppo-, la serata aveva preso una piega alquanto imbarazzante. Gli sforzi culinari combinati miei e di Nonna avevano inizialmente conquistato il palato di tutti, al punto che persino l’imperturbabile Grayfia, quando aveva assaggiato i nostri piatti, si era sciolta in un’espressione estasiata e un urletto di puro piacere e ci aveva fatto i complimenti per la nostra cucina. Allo stesso modo, anche le piccole conversazioni che avevamo instaurato durante la cena erano andate bene e sia io che Nonna avevamo trovato un certo piacere nel conversare coi parenti di Rias. Nonostante fossero diavoli nobili di Alta Classe, erano gentili, estroversi e non guardavano quelli di ceto sociale inferiore dall’alto in basso, cosa che non poteva che farmi piacere. Una volta non avrei mai considerato una cosa del genere, ma oggi ero d’accordo con Nonna nel pensare che erano persone come loro a poter garantire un futuro prospero e pacifico, sia per gli Inferi che per la Terra.
Purtroppo la piacevolezza della serata era crollata del tutto -almeno per una certa persona- quando Sirzechs e Zeoticus avevano tirato fuori la loro telecamera e avevano cominciato a mostrare a Nonna vari video delle lezioni del Giorno dei Genitori, a cui lei aveva risposto con le foto scattate da lei nello stesso lasso di tempo. Inutile dire che, tempo nemmeno un minuto, l’intera serata era virata verso una totale, umiliante gara di chi aveva scattato o filmato rispettivamente la foto o il video migliore, in barba a qualunque imbarazzo essi potessero suscitare nei soggetti che vi erano ritratti. Aka noi.
 
“Guardate qui! Questo l’ho girato mentre Asia svolgeva la sua lezione. Il professore ha fatto usare alla sua classe l’argilla PVC per fare una scultura” disse Nonna mostrando entusiasta un video della mia sorellina che modellava l’argilla.
 
Ma quando e come l’ha girato quello?! Le nostre lezioni sono avvenute nelle stesse ore, come faceva a stare in entrambi i luoghi contemporaneamente?, non potei non chiedermi, salvo poi sospirare quando realizzai la risposta da solo. Magia. Ovvio. Che me lo chiedo a fare? Girai lo sguardo verso Asia e la vidi sorridermi imbarazzata ma non turbata, anzi sembrava piuttosto felice nonostante tutto. Non che non la capissi: per una come lei, che una reale famiglia non l’aveva mai avuta, l’atteggiamento affettuoso e attento di Nonna era impossibile da ignorare e non apprezzare. Probabilmente ormai le mancava poco per sentirla come se fosse stata davvero sua nonna e questo mi rallegrava. Asia aveva bisogno di avere una vera famiglia.
Dal canto mio, io ero più vicino ai sentimenti di Rias sulla serata attuale, ma, a differenza sua, non avevo il coraggio di dire a Nonna di smetterla sul serio, non quando la vedevo divertirsi così tanto con i parenti della mia rossa presidentessa di club. Inizialmente, non mi era stata chiara la ragione di tanta gioia, ma poi avevo realizzato in fretta che Nonna doveva sentirsi così perché parlare con Sirzechs e Zeoticus le ricordava per certi versi i momenti che aveva passato coi miei genitori, soprattutto quando parlava di me con loro, o della nostra famiglia in generale.
Avrei mai potuto negarle tale piacere per un banale imbarazzo? No. Per lei, l’avrei sopportato anche tutta la notte.
 
“Oh! E questo? Quando l’hai girato, Zeoticus?” chiese Nonna indicando quello che ora era un video della lezione di Rias. Già, altra cosa: era bastata la cena e Nonna era subito passata a chiamare sia Zeoticus che Sirzechs per nome, così come avevano fatto loro. Alla faccia del legare in fretta tra parenti!
 
“Durante il momento delle domande più complesse fatte dall’insegnante. Dopotutto, è dovere di un padre controllare l’operato della propria figlia” rispose il capofamiglia dei Gremory con un largo sorriso, mentre sorseggiava del limoncello che Nonna aveva deciso di aprire nel dopocena, al posto del sakè. Dovete provare un po’ di vero liquore italiano!, aveva detto. E com’era prevedibile, entrambi i diavoli avevano apprezzato non poco, proprio come i piatti della cena appena consumata. “Anche a mia moglie farà piacere vederli quando sarò tornato da lei.”
 
“Guardate! La nostra Ria-tan risponde ad una domanda dell’insegnante!” esclamò Sirzechs puntando il video con incredibile entusiasmo e voce alta. Era una mia impressione o l’affetto del Maou Lucifer per la sorella minore era più simile a quello di Serafall per Sona di quanto volesse dare a vedere? Possibile che fosse pure lui un siscon come la Maou Leviathan?
 
Altamente probabile, realizzai osservando come lo sguardo di Sirzechs sembrasse luccicare nel guardare il video della sorella.
 
“Non posso sopportarlo! Oniisama, sei uno scemo!” sbottò di colpo Rias, alzandosi di scatto e correndo verso le scale che portavano al piano superiore. A quanto pareva, la sua tolleranza verso quella situazione imbarazzante aveva superato il limite. Non che ci si potesse sorprendere, considerando che i suoi parenti, fratello in particolare, erano ben più entusiasti e inclini a commentare della mia vecchietta preferita.
 
Soffocai una risata quando Grayfia colpì in testa Sirzechs con un ventaglio di carta, senza dubbio per punirlo di quel risultato un tantino penoso, e mi alzai anch’io. “Vado a recuperarla” dissi rivolto ad Asia. “Tu riesci a tenerli a bada per un po’?”
 
Lei annuì con un sorriso gentile. “Vai pure, Zayden-san. Non preoccuparti.”
 
Le diedi un buffetto come mio solito e mi diressi verso le scale, salendole in fretta e trovando Rias seduta davanti alla porta di camera mia, la schiena appoggiata su di essa e le gambe strette al petto con un’espressione scontenta. Mi grattai la nuca e decisi che era meglio approcciarla con un minimo di innocente leggerezza: “Ehi, agente Carolina. Che ne dici di entrare un minuto?”
 
Lei mi guardò interdetta per un attimo, poi esalò uno sbuffo semidivertito e annuì. Aprii la porta e lei entrò buttandosi subito sul letto di peso, il volto nascosto nel cuscino. Sospirai e, chiusa la porta, mi sedetti sul bordo senza curarmi di accendere la luce, gli occhi alzati a osservare distrattamente il soffitto della camera. Il debole bagliore argenteo della Luna piena che entrava dalla finestra era sufficiente a permettere alla mia vista potenziata di vedere come se fossi stato semplicemente in penombra, mentre Rias era una diavola, quindi il buio della notte era chiaro e colorato come la luce del dì per lei.
Rimanemmo in silenzio per un po’, ma alla fine fu proprio lei a romperlo per prima: “Mi dispiace. So che per te devo sembrare infantile adesso.”
 
“Mentirei se dicessi che non è così, tuttavia, considerando quanto tuo fratello e tuo padre si stavano rendendo amorevolmente esasperanti, posso capire il perché” risposi senza guardarla. “Sai anche che è un bene che vadano così d’accordo, vero? Al di là di tutto, io sono pur sempre qualcuno che vive a stretto contatto con te, perciò è normale che le nostre famiglie” O ciò che ne resta, aggiunsi tra me e me “vogliano osservare e conoscere meglio noi e i nostri cari. Così saranno sicuri che non corriamo alcun rischio, soprattutto ora che stiamo per stringere un patto.”
 
“Lo so. Non equivocare, sono contenta che vadano d’accordo e che approvino gli uni degli altri… Solo… Vorrei che fossero un minimo più dignitosi a riguardo” replicò Rias, la voce sempre leggermente ovattata dal cuscino premuto sulla faccia.
 
“Capisco anche questo e, in altre circostanze, sarei d’accordo con te… Ma almeno stavolta direi che possiamo passarci sopra, o almeno io posso passarci sopra.” Sentii un frusciare alle mie spalle e, voltando la testa, vidi che Rias si era ora girata verso di me, gli occhi acquamarina silenziosamente interrogativi. “Per Nonna, ovviamente. Dopotutto, è passato così tanto da quando ha avuto dei genitori, o altri parenti, con cui parlare di famiglia con tanta naturalezza e divertimento.”
 
Gli occhi della ragazza diavola si spalancarono in realizzazione, per poi rabbuiarsi. “Mi dispiace ancora di più adesso. Non l’avevo capito. Sono una stupida…”
 
“No, non lo sei, rossa. Sei ancora nuova alle dinamiche di ciò che resta della mia famiglia e, considerando quanto esse siano diverse dalle tue per via delle loro circostanze, non ti si può biasimare se non l’avevi capito. Nessuno l’avrebbe fatto, quindi non colpevolizzarti.” Le sorrisi. “Credimi, sono stato parecchio imbarazzato anch’io prima, ma per vedere Nonna ridere in quel modo, è davvero un prezzo irrisorio da pagare.”
 
Anche le labbra di Rias si allargarono in uno splendido sorriso. “Le vuoi così tanto bene.” Era più una constatazione che una domanda, ma annuii lo stesso.
 
“Più che a qualunque altra cosa o essere. Lei è stata la mia salvezza, arrivata proprio quando la mia resistenza iniziava a crollare e rischiavo di essere risucchiato per sempre in quella spirale di sangue e follia in cui mi ero volontariamente gettato per sopravvivere e vendicarmi dell’assassino dei miei genitori.” Distolsi lo sguardo da lei e lo portai sulle mie mani, ora saldamente strette sopra le mie ginocchia. “Se non l’avessi ritrovata, no, se lei non mi avesse ritrovato e aiutato, probabilmente ora sarei un mostro molto peggiore di quello che già sono. Forse sarei solo un pericolo da eliminare… O forse sarei già morto da molto tempo.”
 
Percepii un altro fruscio, più forte del primo, e due braccia sottili mi si strinsero gentilmente intorno al petto, sorprendendomi leggermente. “Non dirlo nemmeno per scherzo” udii Rias sussurrarmi all’orecchio, mentre appoggiava il mento sulla mia spalla destra. I suoi stupendi capelli cremisi mi accarezzarono il collo, riempiendomi le narici del loro profumo. “Tu non sei un mostro, Zayden. Non puoi esserlo.”
 
“Non puoi dirlo. Non sai nemmeno quello che dici. Tu non mi conosci davvero” ribattei e feci per liberarmi del suo abbraccio, ma lei lo strinse ancora di più.
 
“Hai ragione, ma ricordati che sono pur sempre una diavola di Alta Classe e che, per questo, ho una minima idea di cosa aspettarmi dai mostri. E sono più che sicura che nessun vero mostro rischierebbe la vita per salvare me, o Asia, o Yuuto, o Akeno, o Koneko, o chiunque altro di noi. Né farebbe tanta fatica per aiutare un ragazzo tormentato da colpa e vendetta a liberarsi di quelle maledizioni. Né prometterebbe di rendere più forti lui e i suoi compagni per impedire che altre tragedie possano succedere. Né sarebbe venuto qui a parlare, consolare e far riflettere una stolta diavola che non ha visto qualcosa di più profondo del suo infantile imbarazzo.” Una delle sue mani si alzò e mi prese per il mento, voltandomi delicatamente e costringendomi a incrociare gli occhi di lei. Quelle iridi parvero cullare le mie, smeraldi racchiusi in acquemarine. “Puoi davvero ripetermi con tanta sicurezza che sei un mostro? Perché, dopo tutto questo, non posso crederti.”
 
Ora ero davvero interdetto e scioccato. Non avevo idea di come avesse fatto, ma stavolta mi aveva proprio incastrato! Difatti, aprii e chiusi la bocca un paio di volte nel tentativo di replicare, ma non mi uscì nulla. “…Avevo i miei motivi, te l’ho detto.”
 
“Ma l’hai comunque fatto a rischio della tua vita, questo non cambia e dice già fin troppe cose.” Fece un sorrisetto sarcastico. “E poi, ricordati che sono una diavola: potrei davvero mai criticare un atto di avidità, se era davvero ciò che dici?”
 
Sospirai, vagamente divertito. “Se la metti così, devo effettivamente ammettere che niente che ti dirò potrà convincerti del contrario. Però, ricordati che in futuro potresti vedere molte mie azioni che potrebbero scuotere la tua convinzione… E alcune che probabilmente la distruggerebbero.”
 
“Vuoi dire che siccome sono state le tue azioni e non le parole a darmi quest’idea di te, potrebbero essere sempre le tue azioni a farmela cambiare?” fece Rias con un sorriso più dolce. “Forse sarà così… O forse no. Direi che è il caso di vedere come si svilupperanno le cose in futuro per vedere chi di noi ha ragione.”
 
Ridacchiai. “Su questo, direi che siamo d’accordo.”
Un attimo dopo, rimasi ancora più scioccato quando la vidi scattare in avanti e catturare la mia bocca con la sua. Un bacio rapido e gentile, labbra contro labbra senza niente di sensuale o erotico come quelli che ci eravamo scambiati poco tempo fa, eppure mi sembrò quasi più carico di sentimento di essi, come se la sua intenzione fosse stata quella di rassicurarmi più che di sedurmi. Subito dopo, inoltre, Rias sfruttò la mia sorpresa per tirarmi indietro per le spalle e mi ritrovai così disteso di traverso sul letto, con la testa appoggiata alle cosce di lei.
“E questo cosa significa?” domandai in tono più confuso che scocciato.
 
Invece di rispondere subito, Rias iniziò a passare le dita tra i miei capelli, accarezzandoli e massaggiandoli così delicatamente che non potei trattenere un sospiro di piacere. “Significa che dovresti dare più credito sia a te stesso che a me, Church” disse raccogliendo la leggera provocazione che le avevo fatto prima. “Non fosti tu a dire a Yuuto che doveva scegliere se vivere con o per la vendetta? Questa è una scelta che hai già fatto anche tu, no? Per questo gliel’hai detta. Ed è anche chiaro quale sia stata la tua.” Il suo tocco si fece ancora più gentile. “Inoltre, ricordati che tu stesso mi hai detto che non vivi solo per vendicarti del Nero Cacciatore, che hai anche altri desideri. O forse delle brame, ma le hai comunque. E se sei capace di aiutare gli altri, al di là di tutto, vuol dire che non possono essere qualcosa di davvero negativo.” I suoi occhi tornarono a specchiarsi sui miei dall’alto. “Vorresti rivelarmi quale altro obiettivo hai oltre alla vendetta, Zayden?”
 
Quand’era diventata così brava a prendermi in contropiede? Devo star perdendo colpi ultimamente, mi dissi tra un pensiero e l’altro, seppur non del tutto convinto. Era inevitabile che la sua curiosità su di me la portasse a voler scoprire sempre di più, ma non potevo rivelarle tutto. Almeno non ancora. Sospirai. “Stai diventando proprio brava con le parole, rossa. Non intendo dirti ancora tutto, ma ritengo che qualcosa te la devo stavolta. Se dovessi dire cos’è che voglio più di qualunque altra cosa… Allora ti risponderei che voglio cambiare il mondo.”
 
La mia risposta la lasciò interdetta, chiaramente non se l’aspettava. “Cambiare il mondo? Perché?”
 
“Questa risposta la lascio a te. Prova a rifletterci su e sono sicuro che la scoprirai da sola.” La sua espressione divenne palesemente scocciata e non potei non ghignare. “Te l’ho detto che non intendo ancora dirti tutto.”
 
“A me sembra che tu mi abbia dato solo altri interrogativi, invece di risposte.”
 
“Tu dici? Che peccato.” Le guance le si gonfiarono di indignazione, tuttavia risultò più adorabile che paurosa. “Mi stavi sorprendendo troppo stasera. Dovevo recuperare terreno in qualche modo, non ti pare?”
 
“Sei veramente uno stronzo…” replicò lei, seppur senza alcun reale astio nella voce. Il suo volto si fece poi più serio. “Zayden, sei ancora sicuro che vuoi stringere questo patto con me?”
 
La domanda mi rese perplesso, ma risposi lo stesso: “Sì, ne sono sicuro. Non ho cambiato idea, se è questo che temi. Qual è il problema?”
 
“Sai che vorrò sapere di più su di te da questo momento in poi, vero?”
 
“…Sì, lo immaginavo. Suppongo sia inevitabile e, a dirla tutta, anche corretto nei confronti tuoi e della tua Scacchiera. Rispetterai almeno i miei tempi? Ti racconterò tutto col tempo, ma ti chiedo di non forzarmi su certi segreti. Alcuni di essi sono davvero difficili da raccontare, per più di un motivo.”
 
Per mia soddisfazione, Rias annuì. “Capisco e ti prometto che non ti metterò pressioni. Tuttavia desidero conoscerti di più e sapere la verità su di te. Così potrò non solo essere sicura di ciò che penso di te, ma anche dimostrarti che ti sbagli.”
 
“Mi sbaglio in cosa?”
 
“Nel definirti un mostro.”
 
Sbuffai una risatina amara. “Buona fortuna allora. Ricordati che non tutti i mostri sono come appaiono nelle favole, né come appaiono a prima vista.”
 
Mi colpì con una leggera pacca sul petto. “Sono seria, Zayden.”
 
“Lo sono anch’io, Rias. Non dico di essere un essere privo di sentimenti e incapace di provare affetto o altre emozioni simili, ma sono anche ben lontano dall’essere una brava persona. Se proprio non vuoi sentire il termine ‘mostro’, però, possiamo usarne uno più elegante, tipo ‘assassino’. È uguale in questo caso.”
 
Questa volta non rispose subito, tuttavia l’ombra che le aveva coperto il viso era fin troppo chiara. “Solo le persone che si portano continui pesi sulle spalle o che provano continuamente rimorsi parlano così. Qual è la risposta?”
 
“Entrambe. Più la prima che la seconda. Non ho rimorsi per coloro che ho ucciso perché ogni volta l’ho fatto per un motivo. Tutti loro erano individui che se lo meritavano per motivi ben precisi, il più delle volte abominevoli. Questo mi rende migliore? No, rimango comunque un assassino, ma non intendo provare pietà per loro. Non ho dubbi che farli fuori era la soluzione migliore per il mondo intero, ma uccidere non è una cosa da poco. Più lo fai, più diventa come una dipendenza, una molto pesante.” Feci un pesante sospiro. “Riguardo i rimorsi che ho, questi sono più per coloro che non ho potuto aiutare, o che ho lasciato morire perché incapace di impedirlo. Ed essi si traducono in altri pesi che mi premono addosso.” Mentre mormoravo quelle parole, vidi numerosi volti susseguirsi davanti ai miei occhi, ma due in particolare si ripresentavano più volte. Un ragazzo, capelli biondo cenere e occhi nocciola. E una ragazza, capelli castano scuro e occhi azzurri. Entrambi sorridenti… NoahTaylor
 
“Ucciderai ancora tante persone in futuro?”
 
“Sicuramente.”
 
“È anche per questo che non sembri gradire le attenzioni femminili?” Quella domanda mi colse alla sprovvista e la fissai a occhi spalancati. “Asia mi ha detto che, una volta, avete parlato di relazioni tra uomini e donne e che tu, a un certo punto, ti sei incupito e hai tagliato corto. Hai forse avuto una storia finita male perché l’altra persona ti ha visto come un mostro? O c’è altro dietro?”
 
Era davvero acuta quando si applicava. Era arrivata molto vicina eppure lontana dalla verità. Distolsi lo sguardo dal suo. “…Questa è una storia di cui preferisco non parlare. Diciamo solo che mi ha fatto capire che è meglio non farsi coinvolgere da un sentimento come l’amore. Porta solo guai e dolore.”
 
“Non puoi dire sul serio.” Stavolta era Rias ad avere gli occhi sgranati per lo stupore.
 
“Mai stato più serio” replicai in tono secco. “Mi bastano mia nonna e i miei compagni. Grazie a loro, sono ancora in grado di provare sentimenti e tanto mi basta. Quello è l’unico tipo di amore che voglio. Non sono interessato a nessun’altra avventura sentimentale, che sia emotiva o anche solo fisica. Non voglio più amare nessuno.” Con un movimento rapido, mi drizzai sfuggendo alle mani della ragazza e dandole le spalle. “Quindi ti prego, lasciami perdere. Se vuoi interessarti a me come amico, compagno di squadra e club e futuro contraente, mi va più che bene e, col tempo, risponderò a tutte le tue domande. Ma se dovessi mai desiderare di più, lascia perdere. Per favore. Credimi se ti dico che sarai molto più felice così.” Mi alzai dal letto e diressi verso la porta. “Meglio che torniamo. Non dovrebbe mancare molto a mezzanotte, dopotutto.”
 
Non avevo fatto che pochi passi che avvertii le stesse dita che mi stavano accarezzando fino a poco fa afferrarmi il polso sinistro e costringermi a voltarmi. Contrariamente alle mie aspettative, il volto di Rias non era né triste né arrabbiato, ma piuttosto risoluto. “Questo non è qualcosa che puoi decidere da solo. Occorrono almeno due opinioni a riguardo, non ti pare?”
 
Rimasi interdetto per un attimo, ma mi ripresi in fretta. “Vorresti provare a smentirmi su questo? Sono sicuro di quello che dico e non intendo cambiare idea. Lascia perdere.”
 
In risposta, lei sorrise provocatoria. “Se fossi tu a volermi smentire, non ti fermeresti con qualche avvertimento di terz’ordine. Perciò non lo farò nemmeno io e questo è quanto. Vedremo chi avrà ragione.”
 
Non mi aspettavo nemmeno questo e, quasi senza accorgermene, risi. “Allora è una sfida? Vuoi metterla così?”
 
“Sembra essere l’unico modo in cui capisci le cose, dopotutto…” replicò Rias mettendosi davanti a me e prendendomi il volto tra le mani. “Non intendo forzare come ho cercato di fare in passato, ma so quello che faccio e cosa voglio e te lo dimostrerò. Perciò vedi di stare attento, o potresti rimanere molto deluso da te stesso.”
 
Ricambiai il suo sorrisetto prendendo le sue mani nelle mie. “Lo vedremo, rossa.”
 
In quel momento, sentii la porta aprirsi e Asia entrò nella camera. “Buchou-san, Zayden-san, mi hanno detto che…” Nel momento in cui ci vide, però, i suoi occhi s’inumidirono subito. “Di nuovo?! Buchou-san, sei ingiusta!”
 
Holy shit, un’altra volta?! Tuttavia, Rias si limitò a ridacchiare e allontanarsi di un passo da me. “Non ho fatto nulla di quello che pensi stavolta, ma c’è un detto che dice: ‘the early bird gets the worm’, e io intendo seguirlo. Forse dovresti farlo anche tu, se vuoi pareggiare il tuo gioco.”
 
Il tuo gioco?! Cos’è, ora sono diventato una specie di trofeo da videogioco?! Per fortuna, prima che la situazione potesse precipitare ulteriormente, Grayfia comparve dietro Asia con cipiglio severo.
 
“Una lotta tra voi due non va bene. Inoltre, penso che litigare di fronte a Zayden-san non sia saggio” le rimproverò entrambe mentre si poneva tra loro.
 
“È vero. Un litigio non è una buona cosa” commentò la voce di Sirzechs, il quale era appena comparso a sua volta nel corridoio fuori dalla mia stanza. “Ad ogni modo, venite giù tutti quanti. Il momento è vicino e Mephisto-san sta arrivando.”
 
Tutti ci facemmo subito più seri e scendemmo di nuovo in soggiorno. Nonna e Zeoticus erano ancora lì, seduti sui divani, ma anche loro avevano espressioni più decise. Con un movimento della mano, la prima fece volare in cucina tutti i piatti sporchi e le bottiglie vuote rimettendo in ordine il tavolo.
Appena in tempo, perché nemmeno una ventina di secondi dopo, un grande cerchio magico apparve proprio nel bel mezzo della sala e, da esso, si materializzò un uomo che non avevo mai visto. Di mezz’età, alto, con dei curiosi capelli bicolore -per la precisione rossi e blu- tirati indietro col gel, e vestito con una lunga tunica nera simile a un incrocio tra quella di un mago delle leggende e un mantello. Dopo un paio di secondi, l’uomo aprì gli occhi rivelando due iridi di colore diverso, rosso il destro e blu il sinistro, e osservò uno a uno tutti i presenti. Emanava un’atmosfera piuttosto insolita e misteriosa, oltre che molto pesante. Non mi sorprendeva che nemmeno Sirzechs sembrasse intenzionato a prendere parola per primo.
Infine, il suo sguardo si fermò un’altra volta su Nonna e la sua bocca si allargò in un ampio sorriso. “Ne è passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti di persona, eh, Lucia?”
 
Nonna, in risposta, rise. “Già. Davvero tanto, Mephisto.”



Note:
Grauzauberer = una delle organizzazioni di maghi più grande e importante dell'intero mondo sovrannaturale; fondata originariamente da Johann Georg Faust, alla sua morte, fu il diavolo con cui quest'ultimo aveva stretto un patto, Mephisto Pheles, a prenderne il comando, diventandone il presidente.



Eeeee rieccomi qui, minna!!
Lo so, avevo detto che il primo capitolo con cui avrei dato inizio al 2023 sarebbe stato il nuovo aggiornamento di Bleach, ma purtroppo a causa di alcuni imprevisti e contrattempi con la correzione, ho dovuto posticiparlo e così ho deciso di procedere con l'aggiornamento di DxD al suo posto, anche perché tale capitolo è pronto già da un po' e non voglio attendere oltre per iniziare il giro di scritture del nuovo anno. Per chi sta aspettando Bleach, mi scuso per il ritardo e garantisco che farò il possibile perché arrivi al più presto.
Per chi invece aspettava proprio DxD... Allora, il nuovo nonché primo capitolo del 2023 vi ha soddisfatti un minimo? Personalmente devo ammettere che non mi ha dato la soddisfazione di altri perché mi aspettavo di riuscire ad andare più avanti a livello di eventi, invece il suo contenuto mi ha richiesto molte più pagine del previsto e ho deciso di fermarmi su questo finale per evitare di aggiungere troppo contenuto extra e renderlo molto più lungo di quanto non sia già. Spero non siate come me, o vi avrà compiaciuti meno del solito...
Andando al contenuto, finalmente abbiamo quello che io considero uno dei main event di tutta la storia nel suo complesso: l'introduzione del rivale predestinato di Zayden, ovvero Vali, l'attuale possessore di Albion e Hakuryukou. Non vi nascondo che aspettavo di poterlo scrivere da tanto tempo! Vi piace come l'ho reso? Il mio principale obiettivo era non solo presentarlo, ma anche dare un assaggio di quale sarà la dinamica tra i due che, se conoscete la storia originale, avrete capito sarà ben diversa da quella che c'era con il protagonista originale. Zayden non è spaventato o preoccupato da Vali in sé, ma solo da quello che potrebbe fare con la sua conoscenza agli altri, per quello mette in chiaro di affrontare solo lui quando sarà il momento. Il nostro Sekiryutei si prepara praticamente da tutta la vita ad affrontare il suo rivale e, a differenza dell'originale, accetta di buon grado il confronto con un avversario tanto forte e apparentemente combattivo, ma vuole mettere in chiaro che non tollererà attacchi verso altri che non siano lui da parte di Vali. Tenete bene in chiaro questo punto perché diventerà uno dei fulcri non solo del loro futuro rapporto, ma anche della loro evoluzione come personaggi.
Andando avanti, come al solito con tante persone intorno le cose non possono che essere movimentate, eh? Vi consiglio di tenere d'occhio gli scatti d'ira che Zayden avrà da qui in futuro: alcuni potrebbero nascondere qualcosa di più...
Tornando ai nuovi incontri, possiamo dire che questo capitolo ne è pieno, eh? In questo caso, non solo non potevo non introdurre Serafall e il padre di Rias come nell'originale, ma ne ho approfittato per introdurre un personaggio che, nella storia originale, sarebbe comparso solo molti Volumi dopo, ovvero Mephisto Pheles. Per chi non lo conosce, si tratta proprio del diavolo che, nell'opera "Faust" di Goethe, strinse un patto con l'omonimo dottor Faust, con cui gli concesse la conoscenza assoluta al prezzo della sua anima; qui in DxD, è il presidente di una delle associazioni di maghi più grandi al mondo, nonché colui che si occupa della supervisione di tutti i contratti che vengono stretti dai diavoli. Io ho colto l'occasione di introdurlo prima sia per l'imminente patto di collaborazione tra Zayden e Rias che per dare una nuova profondità alla storia di sua nonna, un personaggio che, da questo Volume in poi, ricoprirà un'importanza sempre maggiore, come altri che presto conoscerete. Ve lo aspettavate che tra lei e Mephisto ci fosse stata una storia simile? Sono sicuro di no! E nemmeno il nostro Zayden a quanto pare, ahahah! E a proposito di storie, a quanto pare ce n'è stata una anche tra il nostro protagonista e Serafall! Se vi state chiedendo come fanno a conoscersi già, sappiate che è qualcosa che scoprirete in futuro, quando il passato di Zayden sarà meglio esplorato, ma per ora sappiate che non era esattamente una piccola cosa come hanno cercato di spacciarla qui...
Ok, credo di aver detto abbastanza. Se vi è piaciuto il capitolo e avete voglia, o avete dei punti da discutere, fatemelo sapere con una recensione anche breve. Per qualunque curiosità o domanda, scrivetemelo per messaggio o sulla pagina Xephil dei social!
Io vi do appuntamento al prossimo aggiornamento e spero di risentirvi al più presto!
Ja naa minna!!

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Capitolo 4
*** Life 3: Patto drago-diavolo e nuove conoscenze ***


Life 3: Patto drago-diavolo e nuove conoscenze


Zayden POV:


Non avevo mai dubitato di Nonna e sapevo che non mi aveva mentito quando mi aveva raccontato della sua storia passata con Mephisto Pheles, eppure non ero riuscito a crederci davvero finché non li avevo sentiti rivolgersi l'uno verso l'altra in toni gentili e carichi di calore, come due amici di vecchia data che si rivedono dopo una lunga separazione. Quando poi entrambi fecero un passo avanti e si abbracciarono con un certo trasporto, qualunque perplessità venne all'istante sostituita da una certa dose di sorpresa: se persino un diavolo famoso e antico come quello che fece il patto con Georg Faust si lasciava andare a tal punto con un'umana, pur avendo avuto una relazione con lei, il loro rapporto doveva essere stato ed era tuttora davvero forte e importante. La cosa mi fece curiosamente piacere: era un'ulteriore conferma al fatto che, anche se non stavano più insieme, entrambi si volevano ancora bene e, se mia Nonna voleva bene a qualcuno, allora ci si poteva certamente fidare di quella persona. Meglio così, pensai. Mi sento più fiducioso per questo imminente patto.

"Ma guardati" disse Mephisto Pheles dopo essersi separato da Nonna, osservandola da capo a piedi. "Ogni volta che ti vedo, mi sembra che l'età ti abbia reso solo più bella."

"Falla finita, farfallone che non sei altro" ribatté Nonna con una risatina, dandogli anche una leggera pacca sul braccio. "Probabilmente sarà per il fatto che tu non invecchi mai che senti il bisogno di farmi i complimenti tutte le volte che ci vediamo. Spero non sia il preludio al solito tentativo di volermi reincarnare."

Quelle parole mi stupirono non poco. Quindi Mephisto Pheles non ha rinunciato all'idea di volere Nonna tra le sue fila di nuovo, anche se si sono già separati in passato? Conta forse sul fatto che il tempo che scorre le farà cambiare idea, prima o poi? Hah! Sì, aspetta e spera, ciuffo bicromatico!

"Non puoi biasimarmi se ci provo, no? Te l'ho sempre detto che non avrei rinunciato facilmente a te, anche dopo che te ne sei andata."

"Un uomo così determinato... Ecco perché ti ho sempre ammirato."

"Ehum!" Mi schiarii la gola con abbastanza forza da richiamare l'attenzione di tutti. "Capisco che sia bello rivedersi dopo tanto tempo e che avrete sicuramente molte cose da dirvi, ma non credete che sia ora di dare corda anche agli altri?" E soprattutto di piantarla di comportarvi così davanti a me! Sembrate sul punto di flirtare e di certo non ci tengo a vederlo!, aggiunsi mentalmente. Nonna mi guardò con un'occhiata a metà tra il divertito e l'esasperato, indubbiamente perché aveva intuito il mio pensiero, ma mi limitai a ricambiare il suo sguardo con una scrollata di spalle. Rimproverami se vuoi, fammi causa pure, ma le cose stanno così, punto!

Una risatina proveniente da Sirzechs fece spostare l'attenzione su di lui. "Per quanto trovi interessante vedere Mephisto-dono comportarsi in un modo che non gli avevo mai visto prima, sono d'accordo che ora dovremmo concentrarci su ben altro." Il Maou si avvicinò al diavolo dai capelli bicolore con un ampio sorriso. "Sono lieto di rivederti e soprattutto onorato che tu abbia deciso di supervisionare personalmente il primo contratto della mia sorellina, Mephisto-dono. Ti ringrazio davvero."

"Non c'è alcun bisogno di ringraziarmi, Sirzechs-kun. Dopotutto non solo è un evento importante per lei, ma riguarda anche il nipote di una delle mie più vecchie e care conoscenze nonché allieve. Non avrei voluto che se ne occupasse nessun altro all'infuori di me" rispose Mephisto Pheles con un sorriso altrettanto ampio, per poi spostare lo sguardo su Zeoticus, Grayfia e Rias. "Ben ritrovato, Zeoticus. E naturalmente anche voi, Grayfia e Rias-chan. Ne è passato di tempo, eh?"

"Sempre un piacere, Mephisto. Grazie di essere qui anche da parte mia" rispose il capofamiglia dei Gremory con un piccolo cenno della mano. Lì vicino, Grayfia si limitò a inchinarsi garbatamente.

"Ne è davvero passato di tempo, Mephisto-sama" disse Rias con un sorriso e un inchino.

"Stai davvero diventando una bellissima ragazza come tua madre. Anche tua nonna e la tua bisnonna erano delle donne davvero stupende."

"Grazie mille, Mephisto-sama. Ma soprattutto grazie per aver accettato questo compito. Mi affido a te."

"Prometto che non ti deluderò."

"So che non lo farai." Voltandosi verso me e Asia, Rias ci indicò con un elegante gesto del braccio. "Ti presento una delle mie serve più recenti, il mio ultimo Alfiere, Asia Argento. L'altro invece è la persona con cui devo stringere il patto, l'attuale Sekiryutei, Zayden Ward."

"P-Piacere di conoscerla, Mephisto-san!" disse subito Asia con un certo nervosismo, inchinandosi e suscitando un sorriso divertito da parte di Mephisto Pheles.

"Non essere così agitata, giovane Asia. Non sono mai stato un tipo da troppe formalità. In ogni caso, il piacere è tutto mio." Lo sguardo di Mephisto Pheles si posò finalmente su di me e, in quel momento, sentii come un brivido lungo la schiena. Non di paura, piuttosto di disagio. Dopotutto, l'intensità con cui mi stava osservando era maledettamente forte, come se mi stesse esaminando fin dentro le ossa. "Finalmente ho l'occasione di conoscere il nipote di Lucia, nonché l'attuale Sekiryutei. Zayden-kun, giusto?" Si avvicinò a me finché non fummo quasi faccia a faccia. Era molto alto, più di me di almeno un paio di centimetri, tuttavia non mi stava guardando dall'alto in basso, ma sempre direttamente e in profondità. "Hmm... Oh sì, non c'è dubbio. Hai lo stesso sguardo di tua nonna, se non fosse per il diverso colore delle iridi, mi sembrerebbe di essere tornato indietro nel tempo, a quando l'ho conosciuta per la prima volta. Quell'intensità è la stessa che vidi e tuttora vedo in lei."

Rimasi sorpreso dalle sue parole, ma preferii rispondere con un piccolo ghigno e tutta la sicurezza di cui ero capace: "Dovrei dirlo io: appena hai spostato gli occhi su di me, ho avuto l'impressione che mi stessi facendo i raggi X, visto quant'erano intensi i tuoi occhi. Stai forse pensando di voler fare un patto con me anche tu? In quel caso, spiacente, ma dovrai metterti in coda dopo la nostra rossa qui e, soprattutto, conoscermi un po' meglio. Non faccio patti con chi non conosco abbastanza."

Mephisto Pheles rise. "Sirzechs-kun aveva ragione: sei un tipo davvero interessante! E divertente! Come Lucia, ma in un modo tutto tuo, veramente intrigante! Comunque, non preoccuparti: sono qui per lei e per te, quindi non intendo fare niente di insolito. Non nego che fare un patto con te è un'idea molto invitante, ma oggi non sono io l'interessato, perciò non ti chiederò niente del genere." Mi allungò una mano. "Intanto che ne dici di rimediare un minimo alla conoscenza? Sono Mephisto Pheles, un Diavolo Supplementare e presidente dell'organizzazione dei maghi Grauzauberer, oltre a essere il vecchio maestro di magia di tua nonna Lucia. Puoi chiamarmi Mephisto. Per qualsiasi altra cosa su di me, fai pure riferimento ai libri, che ce n'è davvero una sovrabbondanza che parlano di me. Sempre in caso tu non li abbia già letti."

Ridacchiai. "Solo alcuni. Se mi fossi davvero messo a leggere tutti i libri che esistono su di te, probabilmente non sarei riuscito a leggerne nessun altro." Fissai la sua mano per un secondo, infine gliela strinsi. "Piacere di conoscerti, Mephisto. Mi chiamo Zayden Ward, attuale Sekiryutei e nipote di quella che una volta era una tua cara allieva. Puoi chiamarmi Zayden. Mi affido a te per il mio imminente patto col diavolo" dissi riprendendo le sue parole, ma tralasciando volutamente l'altra parte riguardo il loro rapporto. Col cazzo che tiro fuori la storia di loro due amanti davanti a tutti! Anche non avessero problemi a farla sapere, non è né mio compito né mia intenzione esporla! Invece mi concentrai sull'aura che proveniva dal suo corpo e che stavo avvertendo meglio tramite il contatto: indubbiamente era molto potente, tuttavia non era l'intensità del suo potere a sorprendermi, quanto piuttosto la mutevolezza che possedeva. Sembrava quasi di sentire diversi tipi di energia che scorrevano sotto la sua pelle tutti insieme. Sarà stato per il fatto che era il capo dell'organizzazione dei maghi, o per i vari contratti che aveva stretto nel corso della sua vita? Avrei dovuto chiedere qualche spiegazione a Nonna appena possibile.

"Patto col diavolo, eh? Mi pare giusto" rise di nuovo Mephisto.

"Comunque... Diavolo Supplementare, hai detto? Ovvero una di quelle casate di diavoli che, per quanto di alto rango, non fanno parte dei 72 Pilastri?"

"Esattamente" confermò il capo di Grauzauberer lasciandomi la mano. "Non possiedo casate o una famiglia come quelle dei Pilastri, tutto di me viene definito fondamentalmente dal mio ruolo e lavoro all'interno dell'organizzazione e della società dei diavoli."

"Mephisto Pheles è uno dei diavoli più anziani nonché uno di quelli che ha passato più tempo nel mondo umano. Appartiene alla stessa generazione dei primi Quattro Grandi Satana, tuttavia si è allontanato da loro in quanto avevano delle serie divergenze, per questo si è nascosto sulla Terra" intervenne in quel momento Rias, mentre si spostava accanto a me.

"Già, è proprio così" confermò Mephisto annuendo col capo. "Odiavo molto quei tipi. Mi davano ordini dicendomi di fare questo o quello senza alcun riguardo per ciò che volevo fare io, perciò mi sono presto stufato di loro. Questo è il motivo per cui gli attuali Maou come Sirzechs-kun e Serafall-chan mi piacciono: loro apprezzano molte delle cose che faccio e mi lasciano la libertà di farle come preferisco. Beh, è anche vero che ho un pensiero un po' diverso su Ajuka-kun per via delle nostre visioni differenti, ma non lo odio o qualcosa del genere."

Oh? Questo era un pezzo di storia decisamente interessante. Nonostante la sua passata relazione con Nonna, non sapevo molto di Mephisto Pheles, soprattutto non dove cadessero le sue esatte lealtà nei confronti del governo degli Inferi. Avevo sospettato che non fosse un vero alleato della vecchia generazione di Maou -e di conseguenza di Zamiel- visto che nessuno dei diavoli che avevo interrogato e ucciso in questi anni aveva mai fatto il suo nome, ma sentirlo sia dalla bocca di Rias che dalla sua, per giunta davanti al leader dei Maou attuali era tutta un'altra cosa. Non poteva esserci alcun dubbio che Mephisto Pheles non avesse alcuna simpatia per i vecchi Maou e i loro alleati e la cosa mi sollevava più di quanto mi aspettassi. Anzi, se gioco bene le mie carte, anche lui potrebbe diventare un aiuto non indifferente per trovare Zamiel. Una volta stretto il patto, dovrò provare a gettare già l'amo, pensai mentre Mephisto rivolgeva un altro sorriso verso Rias.

"Rias-chan che ascolta la storia di questo vecchio qui è indubbiamente una brava ragazza. Del resto coi Gremory, anche coi tuoi nonno, bisnonno e trisavolo si poteva parlare tranquillamente. A proposito, tuo nonno e gli altri stanno bene? È passato un po' di tempo da quando si sono ritirati a vita privata."

Alzai un sopracciglio, stupito. Quindi è abbastanza vecchio da conoscere ed essere in buoni rapporti addirittura col trisavolo di Rias? Beh, non dovrei sorprendermi tanto visto che è in giro fin dai tempi dei primi Quattro Grandi Satana e non è insolito per i diavoli vivere parecchi millenni... Facendoci più caso ora, in effetti, la sua dimostrazione d'età è la più avanzata che abbia mai visto in un diavolo. Di solito, essi controllano la loro età fisica in modo da apparire sempre con un aspetto molto giovanile, mai sopra i 25 o massimo 30 anni umani, invece lui sembra averne tranquillamente tra i 45 e i 50. Dev'essere uno di quelli che non bada granché all'età che dimostra e preferisce concentrarsi su cose più pratiche e concrete. Degno di colui che si occupa dei contratti che vengono stretti tra maghi e diavoli, riflettei osservando più attentamente il Diavolo Supplementare.

Rias, dal canto suo, era arrossita leggermente alla domanda di quest'ultimo. "S-Sì. Stanno vivendo tranquillamente nel territorio dei Gremory."

"Per quanto capisca la bellezza del ritrovarsi e parlarsi dopo tanto tempo, direi che ora potremmo dargli una piccola interruzione e passare al motivo principale per cui siamo qui. Non sei d'accordo, Mephisto?" intervenne di colpo Nonna, battendo le mani per attirare l'attenzione collettiva. "Altrimenti finiremmo per restare qui tutta la notte e i nostri ragazzi hanno da fare domani."

Questo suscitò una risata collettiva da parte di tutti i diavoli adulti presenti nella stanza. "In effetti, hai ragione" ammise Mephisto con un cenno del capo. "Direi di continuare più tardi in questo caso. Siete d'accordo anche voi?" Nessuno tra Sirzechs, Zeoticus e Grayfia ebbe da ridire. Il Diavolo Supplementare si voltò poi verso me e Rias. "Se anche a voi va bene, direi che possiamo procedere con la formazione del patto. Che dite?"

Io e Rias ci guardammo e, con un sorriso condiviso, annuimmo. "Avviamo i giochi" dissi tornando a fissare Mephisto, il quale annuì a sua volta.

Mentre tutti si facevano indietro, lasciando solo me, Rias, Nonna e Mephisto al centro sgomberato della sala, il capo di Grauzauberer creò un cerchio magico col suo simbolo sopra e ne tirò fuori un documento arrotolato, una boccetta contenente un liquido rosso scuro e quello che sembrava il guscio essiccato di una tartaruga. Una tartaruga dal guscio molle, realizzai un secondo dopo. Aveva senso: molte parti di creature animali e vegetali erano usate nei rituali magici e, da quanto Nonna mi aveva raccontato nel corso delle sue lezioni sulla magia, le tartarughe erano tra gli animali non sovrannaturali che fornivano gli ingredienti migliori perché tutto il loro corpo, dalla carne al guscio, dalla pelle alle ossa, conteneva numerose e varie sostanze caratteristiche che potevano essere usate per innumerevoli scopi.
Nel frattempo, Nonna aveva fatto comparire delle candele e, dopo averle accese, le stava disponendo per tutta la sala con un incantesimo di levitazione. Dopo aver finito, ricevette da Mephisto il guscio e la boccetta e, inginocchiatasi a terra, stappò la seconda e vi intinse un pennello che aveva fatto comparire dal nulla, per poi iniziare a disegnare per terra quello che capii presto essere un cerchio magico dai simboli incredibilmente complessi e intricati, ben più di quelli usati normalmente da diavoli o altre creature sovrannaturali. Mentre lo tracciava, inoltre, il colore e l'odore intenso del liquido mi fecero intuire anche che si trattava di sangue, probabilmente sempre della tartaruga a cui apparteneva il guscio.

Mephisto si avvicinò a noi strotolando il documento che aveva ancora in mano. "Normalmente un patto come questo richiederebbe di essere fatto tra un diavolo e un mago, ma poiché io in persona, come capo dell'organizzazione, sto supervisionando la procedura con l'assistenza diretta di una maga potente e abile come Lucia, possiamo far sì che si formi anche tra voi due senza problemi. Tale patto conterrà e garantirà il rispetto di tutte le regole e le condizioni qui iscritte, perciò, nel caso in cui vogliate darci un'ultima occhiata per sicurezza, questa è l'ultima occasione che avrete."

Istintivamente, sia io che Rias ci avvicinammo e leggemmo il documento. Non tanto per sfiducia -nessuno di noi credeva che l'altra persona volesse fregarla, né che Mephisto avesse in qualche modo alterato il contratto contro le nostre volontà-, ma piuttosto per puro zelo. Un simile patto non era cosa da poco, perciò essere sicuri di ogni suo singolo dettaglio fino alla fine era semplice buon senso.
Fortunatamente, come ci aspettavamo, il documento conteneva tutte le condizioni e le regole che io e Rias avevamo già visto e accordato tra noi, sia per le cose che avremmo dovuto fare che per quelle che non avremmo dovuto fare, quindi non rimaneva altro da fare che confermarlo ufficialmente. ""Pronti"" dichiarammo in coro.

Mephisto sorrise e fece comparire un coltello da un piccolo cerchio magico sopra il suo palmo. Prendendolo, io e Rias ci tagliammo lievemente il palmo e, col sangue che colava, scrivemmo i nostri nomi sugli spazi appositi posti sul fondo del documento, io nei caratteri magici che Nonna mi aveva insegnato, Rias nei caratteri della scrittura dei diavoli. Quando finimmo, i caratteri dell'intero documento brillarono per un istante prima di tornare al loro colore originario e Mephisto annuì per poi riarrotolarlo e farlo sparire nel proprio abito. "Molto bene. Ora passiamo al rituale ufficiale. Prego" disse indicando il cerchio magico che Nonna aveva appena finito di tracciare.

Quest'ultima si rialzò in piedi e, tenendo in mano il guscio essiccato di tartaruga, pronunciò un paio di parole a bassa voce. Un cerchio magico brillò sotto il guscio ed esso si polverizzò in un attimo, come se fosse finito di colpo in un enorme frantumatore; la polvere volò poi sul cerchio e sembrò disporsi in modo uniforme sopra i vari simboli disegnati, i quali brillarono di cremisi e parvero seccarsi all'istante. "Tutto pronto" confermò Nonna facendoci segno di venire.

Io e Rias entrammo nel cerchio magico e questo prese subito a brillare più intensamente. Quando entrambi iniziammo a intonare il canto necessario per il patto, il bagliore s'intensificò ancora di più, al punto da avvolgere l'intera sala in un alone rosso sangue. Nonna e Mephisto si misero ai nostri lati e iniziarono a intonare anche loro a bassa voce.

"Nel mio nome, Rias Gremory della casata Gremory, esprimo il mio desiderio all'attuale Sekiryutei, Zayden Ward. Stringerai un patto con me e diventerai il mio amico giurato fin quando il tempo deciso non si concluderà" pronunciò Rias fissandomi dritto negli occhi e porgendomi la mano destra.

"Nel mio nome, Zayden Ward, attuale Sekiryutei, ascolto il tuo desiderio e prometto questo: stringerò il patto con te, Rias Gremory, qui e ora. Da questo momento fino al termine del tempo deciso, sarò il tuo amico giurato" pronunciai a mia volta ricambiando il suo sguardo e prendendole la mano con la mia.

"Io, Mephisto Pheles, presidente dell'organizzazione dei maghi Grauzauberer, ho visionato il vostro contratto e ascoltato le vostre dichiarazioni. Dichiaro questo patto valido e accettabile" affermò il Diavolo Supplementare con voce profonda e granitica, completamente diversa da quella con cui aveva parlato finora. Era chiaro che, nonostante solitamente preferisse l'informalità, prendeva il suo compito di presidente e supervisore dei contratti molto seriamente. La luce del cerchio magico sotto di noi aumentò ulteriormente d'intensità, ormai era quasi accecante. "Il patto può ora essere stretto. Pronunciate il vostro giuramento."

"Sul nome di Rias Gremory, lo giuro: m'impegno a rispettare i termini del nostro patto e mai li violerò. La tua mano e la tua mente mi aiuteranno, come la mia mano e la mia mente aiuteranno te" proseguì Rias mettendo la mano sinistra sopra le destre che tenevamo ancora unite.

"Sul nome di Zayden Ward, lo giuro: m'impegno a rispettare i termini del nostro patto e mai li violerò. La tua mano e la tua mente mi aiuteranno, come la mia mano e la mia mente aiuteranno te" continuai poggiando la mano sinistra sopra la sua e completando così l'unione dei nostri arti. Dopo un secondo, il cerchio magico dei Gremory prese a brillare sulla nostra guancia sinistra, mentre sulla destra apparve quello di Mephisto Pheles; al contempo, entrambi i cerchi apparvero sopra le nostre mani, l'uno sovrapposto all'altro.

"Il patto è stretto" concluse Mephisto battendo le mani. Il cerchio sotto di noi brillò un'ultima volta per poi sparire nel nulla; subito dopo, quelli sulle nostre guance e mani emisero un misto di luci scarlatte e cremisi e scomparvero a loro volta. "Molto bene. Il rituale si è svolto perfettamente. Congratulazioni, ragazzi."

Mi guardai da capo a piedi: come immaginavo, non sentivo alcun cambiamento in me. Me l'ero aspettato dato che mi era stato descritto lo svolgimento del rituale per il patto, tuttavia non potevo fare a meno di sentirmi un po' deluso. "Eh. Davvero di una semplicità disarmante. Dopo tutto il tempo che ne senti parlare nei libri, dalle bocche delle persone e altro, ti aspetti che accada chissà che cosa quando finalmente ne fai uno e invece..." commentai in tono sarcastico. Vero anche che il rituale che avevamo svolto io e Rias aveva potuto essere semplificato rispetto a quelli originali grazie al legame di amicizia che avevamo stretto, ma avevo la sensazione che, anche non fosse stato ridotto così, non sarebbe comunque stato molto più complesso.

Nonna e Mephisto ridacchiarono. "Lo dicono spesso coloro che stringono questi patti" disse il secondo. "So che ci si aspetta sempre un qualcosa di assurdo o incredibile quando se ne fa uno, tuttavia in realtà è davvero una cosa piuttosto semplice. Rispettare le sue clausole e condizioni è il vero fulcro di essi, come anche i vantaggi che concedono. Ve ne accorgerete appena ne farete uso, credetemi." Ritirando fuori il contratto che avevamo firmato, il Diavolo Supplementare mosse una mano sopra di esso e, in un piccolo bagliore di energia magica, una copia identica del documento apparve nel suo palmo. "Ecco la copia del vostro contratto. Non è necessario averla, visto che gli originali rimangono validi per tutto il tempo stabilito e non possono essere spezzati o alterati da nessuno senza il consenso mio e di coloro che l'hanno redatto e firmato, ma preferisco sempre che i miei contraenti ne abbiano una a portata di mano."

Rias mi fissò un attimo e, indovinando il suo pensiero, le annuii. Lei sorrise e prese il documento da Mephisto. "Grazie infinite, Mephisto-sama" gli disse in tono riconoscente inchinandosi profondamente.

"Sì, grazie davvero, Mephisto" affermai piegandomi anch'io in un rispettoso inchino.

"È stato un piacere, Rias-chan, Zayden-kun. Non vedo l'ora di vedere cosa porterete in futuro col vostro patto" replicò lui con un ampio sorriso.

In quel momento, anche Nonna, Sirzechs e Zeoticus si fecero avanti, tutti chiaramente riconoscenti. "Ancora grazie per l'assistenza alla mia sorellina, Mephisto-dono" disse Sirzechs sorridendo. "Ora avrei bisogno di parlare con te di un paio di altre cose, perciò credo che la cosa migliore sia spostarci altrove e lasciare che i ragazzi vadano a riposare. Dopotutto, ormai è tardi ed è bene che non li disturbiamo oltre."

"Sono d'accordo" annuì Mephisto per poi voltarsi verso Nonna. "Mi piacerebbe molto poter rimanere a recuperare un po' di chiacchiere con te, Lucia, ma purtroppo adesso non mi è possibile, mi spiace. Ti potrebbe andare bene di rivederci prossimamente in un altro momento?"

"Non preoccuparti, capisco bene" rispose Nonna con un cenno della mano. "Io rimarrò in Giappone ancora per alcuni giorni, perciò contattami pure appena puoi e ti rivedrò con piacere."

"Contaci. Rias-chan, è stato bello rivederti e aiutarti. Fatti sentire più spesso, ok? Zayden-kun, Asia-chan, è stato un piacere conoscervi. Mi auguro di rivedervi presto."

"Oh, quasi dimenticavo. Rias" fece Sirzechs con l'espressione di chi si è appena ricordato di qualcosa di molto importante. "Domani dovremo parlare anche dell'altro tuo Alfiere."

Rimasi stupito nel vedere il volto della rossa diavola divenire estremamente serio. "Ho capito."

Tutti noi porgemmo i nostri saluti prima a Mephisto e poi ai parenti di Rias, i quali sparirono poco dopo insieme al capo di Grauzauberer e Grayfia in un cerchio magico, lasciando solo me, Nonna, Rias e Asia nel mio salotto. "Direi che è ora di andare a dormire" fece Nonna dando un'occhiata all'orologio. "Io torno ai miei alloggi, voi andate a riposarvi, mi raccomando. L'aver stretto un patto non è una scusa per restare a poltrire domani."

Le sue parole suscitarono una risatina da parte di Rias e Asia e un sospiro rassegnato da parte mia. "Nonna, non serve che ce lo dici, non siamo bambini" commentai più per istinto che vera necessità: tanto sapevo che avrebbe sempre fatto come le pareva. "Sicura comunque di non voler rimanere? Sai che un posto per dormire c'è sempre per te."

"Grazie, nipote, ma va bene così. Non voglio invadervi oltre e, soprattutto, è giusto usare gli alloggi che affitti, sennò è solo uno spreco economico" ribatté lei scuotendo la testa.

"Solo tu puoi essere sempre così fiscale, nonna" commentai ridacchiando. "Come ti pare."

 
*

Dopo aver augurato la buonanotte a Nonna, ci mettemmo tutti e tre a letto e, visto che Rias e Asia vollevano entrambe dormire con me stanotte, mi ritrovai al centro con loro ai miei lati, Rias a destra e Asia a sinistra. Come al solito, all'inizio dovetti calmarmi e abituarmi alla morbida e calda pressione dei loro corpi sul mio, soprattutto visto che entrambe si stavano stringendo una delle mie braccia al petto, ma per fortuna era già da diverse sere che dormivamo così, perciò non mi ci volle molto. La prima notte che avevamo dormito insieme era stata particolarmente difficile perché Rias insisteva a voler dormire nuda come suo solito e Asia voleva farlo a sua volta perché, come diceva sempre, non voleva rimanere indietro rispetto alla rossa. Alla fine avevo dovuto arrabbiarmi e ricattare entrambe per convincerle, o meglio costringerle, a stare almeno vestite e loro, dopo una piccola riluttanza, avevano accettato. Fortunatamente, da allora, ogni volta che dormivamo tutti insieme si mettevano sempre qualcosa addosso e quindi non c'era stato più bisogno di litigare. Certo, le scelte di pigiama di Rias rimanevano sempre quelle succinte vestaglie semitrasparenti che sembravano poter essere strappate col movimento di un dito, ma non aveva più osato niente oltre la parte visiva, perciò non era un gran problema.

"Direi che è stata una serata proficua" mormorò ad un tratto Rias, alzando la testa quanto bastava per guardarmi. "Tu non credi?"

Ridacchiai. "Suppongo di sì. Anche se forse è stata anche piuttosto insolita per me... Stringere un patto con una diavola... Eheh, se lo dicessi al me di 10 anni fa, mi darebbe del bugiardo o del pazzo scatenato."

Sia Rias che Asia si alzarono per guardarmi, ora con espressioni preoccupate. "Dovevi odiarci moltissimo" fece Rias. Una semplice constatazione, ma bastò a rendere l'atmosfera ben più pesante.

"Sì. All'epoca ero troppo piccolo ed emotivamente provato per capire che non puoi far ricadere la colpa di un individuo sulla sua intera razza. Del resto, vai a spiegarlo a un bambino che ha perso la famiglia ed è rimasto a sopravvivere da solo in un mondo crudele che quelli chiamati diavoli non sono tutti cattivi" dissi. Non aveva senso provare a dire il contrario, né me ne vergognavo sinceramente. Come avevo detto, allora ero solo un bambino furioso e disperato. "C'è voluto molto tempo prima che lo capissi e, anche dopo, a parte pochi casi, non mi sono mai fidato molto della tua razza. Dopotutto Zamiel non è stato l'unico diavolo che ha provato a uccidermi o peggio, perciò sono passato da odio e rabbia ciechi a semplice diffidenza verso di voi. Tutti i diavoli che ho ucciso in questi anni l'ho fatto perché loro minacciavano di uccidere me o i miei compagni o perché erano legati a Zamiel. Al di fuori di questi, non mi sono mai messo a cacciarli per odio."

Rias annuì, anche se era chiaro che era ancora leggermente turbata. Non che potessi darle torto: chiunque si sarebbe sentito un minimo a disagio nel sentire qualcuno dichiarare con tanta schiettezza di aver ucciso altri della sua razza. Il fatto che non si fosse ancora scostata da me, tuttavia, mi faceva capire che almeno non mi dava colpe, né si sentiva disgustata da me.
In quel momento fu Asia a prendere parola con voce incerta: "A-Allora adesso cosa p-pensi di loro, Zayden-san? Non li o-odi, vero, ma non ti fidi nemmeno a-ancora?"

Anche se la domanda era quella, era chiaro che ciò che voleva davvero sapere era se le mie esperienze passate stessero in qualche modo influenzando il mio legame con lei e il gruppo Gremory, dato che erano tutti diavoli. Le sorrisi e alzai una mano per accarezzarle la testa. "Non devi preoccuparti di questo. Sono diffidente verso la razza dei diavoli, ma in modo non dissimile da come sono diffidente verso chiunque sia uno sconosciuto, perciò non è più niente di particolarmente forte. Inoltre, non permetto al mio passato di governare le mie relazioni e, se si parla di persone a cui voglio bene, la razza non m'interessa minimamente. Solo la persona in sé è ciò che conta."

"Questo vuol dire che continuerai sempre ad aiutarci e v-volerci bene?"

"Ma certamente. Anzi, ora che ho stretto un patto con Rias, potrò aiutarvi ancora di più e anche più facilmente." E conclusi con un occhiolino.

Asia sorrise radiosa alle mie parole e si strinse a me ancora di più. Un attimo dopo, sentii che anche Rias si stava sistemando meglio contro il mio corpo e, girandomi, la vidi guardarmi con un'espressione felice come quella di Asia. "Immaginavo fosse così, altrimenti non avresti mai accettato di rimanere con noi, di stringere il nostro patto e non ci avresti mai aiutati tanto, ma è comunque un vero sollievo sentirtelo dire."

Mi limitai a sorridere per poi appoggiare la testa sul cuscino. "Direi di dormire ora. Avremo parecchio da fare nei prossimi giorni."

"Sono d'accordo... Però prima avrei una cosa da chiederti" disse inaspettatamente Rias. "Dato che ora abbiamo stretto un patto e, come hai detto tu, sarà più semplice aiutarci a vicenda, dovremo anche sapere più cose su di noi, giusto?"

"...Sì, è così. Era anche una nota del contratto, giusto?" risposi senza capire dove volesse andare a parare. "Perché me lo chiedi?"

"Se devo essere sincera, al momento faccio fatica a prendere sonno per via di tutti gli eventi di oggi, perciò stavo pensando che potremmo approfittarne già adesso. Perché non ci racconti qualcosa del tuo passato...come fiaba della buonanotte?"

"...Fiaba della buonanotte? Sei seria?" domandai guardandola di traverso. La sua risposta fu uno sguardo tra il languido e il dispettoso, come a dire: 'eddai!'. Era seria eccome!

"Sono anch'io curiosa di sapere di più del tuo passato, in effetti! Puoi farlo, Zayden-san?" esclamò Asia, la quale, al contrario della rossa, mostrava uno sguardo quasi supplichevole. "Per favore?"

Guardai prima una, poi l'altra, e infine sospirai. "Siete troppo pericolose insieme, finite per incastarmi sempre... E va bene, vi racconterò una vicenda del mio passato, ma, siccome è già piuttosto tardi, solo una e non troppo lunga. D'accordo?" Entrambe annuirono entusiaste. "Perfetto. Allora, che volete sentire? Ne ho veramente tante, perciò non me ne viene in mente una in particolare da raccontare ora. Decidete voi, magari sulla base di qualche curiosità personale che avete."

I volti di Rias e Asia si fecero meditabondi. "Qualche curiosità personale, eh?" mormorò la prima, imitata poco dopo dalla seconda. D'un tratto, qualcosa parve scattare nel suo cervello perché i suoi occhi s'illuminarono. "Ho trovato! Perché non scegliamo sulla base delle tue cicatrici?"

La guardai confuso. "Le cicatrici?"

"Sì, esatto! Non hai detto tu che ognuna di esse è legata a una storia del tuo passato? Mi sembra un modo più che coerente usarle per ascoltarle!"

"Hmm... In effetti, la logica regge. Anche perché alcune sono effettivamente storie lunghe, ma altre sono invece brevi. Può andare. Sei d'accordo anche tu, Asia?"

La mia sorellina acquisita annuì con vigore. "Sì, assolutamente! Anch'io sono sempre stata curiosa di sapere come te le sei procurate!"

"Allora andata. Detto questo, quale scegliete? Direi che c'è l'imbarazzo della scelta." Tutti ridacchiammo per quella battuta. "Vi dirò se quelle che sceglierete sono legate a storie lunghe o corte e, nel caso della seconda, ve la racconterò. Intanto ditemi: c'è qualcuna che vi ha incuriosito più di altre?"

"A dire la verità, ce ne sono un paio in particolare che mi hanno sempre incuriosita" disse Rias indicandomi il bicipite sinistro. "Lì e sulla scapola destra hai due cicatrici da ustioni, anche piuttosto gravi a giudicare da come il tessuto è tirato. Per qualcuno come te, che è il Sekiryutei nonché l'attuale Anima Elementale del fuoco, subire ustioni sembra qualcosa di impossibile, per questo mi hanno attirato fin da subito."

"Sembra un controsenso, vero? Capisco perché ti abbiano incuriosita" replicai. "Quella sul braccio sinistro è legata a una storia un po' lunga, quindi non va bene adesso, ma quella sulla scapola destra ne possiede invece una più corta. Sì, se siete entrambe d'accordo, quella può andare."

"Per me è chiaro, ma va bene anche a te, Asia? Scusa se ho scelto per prima senza consultarti, ma la mia curiosità ha avuto la meglio" disse subito la rossa alla mia sorellina, la quale scosse subito la testa.

"Non c'è problema, Rias-Buchou. Io sinceramente non avrei saputo quale scegliere così, di punto in bianco, perciò mi sta bene seguire la tua decisione!" fece Asia con un ampio sorriso, a cui Rias rispose con uno dei suoi.

"Sei veramente un tesoro" sussurrò accarezzandole una guancia.

"Quello che dico sempre anch'io" commentai sorridendo a mia volta. Erano fin troppo adorabili in questi momenti. "Allora inizio a raccontare, va bene?" Entrambe assentirono. "Okay. Innanzitutto, è bene che vi dica chi mi ha procurato questa cicatrice. Dovete sapere che, anche se sono il detentore del potere di un Drago Celeste e l'Anima Elementale del fuoco, non sono completamente immune al mio stesso elemento. O per meglio dire, in circostanze normali ne sono immune, ma ci sono due eccezioni. La prima riguarda il confronto tra aure e volontà di due individui impegnati in uno scontro: per quanto possa sembrare scontato, queste due cose possono cambiare enormemente il risultato. Per farvela breve, se un elemento viene utilizzato dopo essere stato imbevuto di sufficiente energia spirituale e chi lo utilizza ha una grande forza di volontà, uguale o superiore a quella dell'avversario, i suoi attacchi risultano dolorosi e difficili, o addirittura impossibili, da annullare, anche se quell'elemento utilizzato è padroneggiato dalla prima persona."

"Perciò, se la tua mente e la tua aura sono abbastanza forti, puoi letteralmente sorpassare la resistenza a quell'elemento del tuo avversario perché imponi la tua volontà su di esso e lo diciamo 'costringi' a danneggiarlo, anche perché quell'elemento è impregnato della tua energia e questa sarà ostile a tutti quelli che vorrai tu?" domandò Rias collegando i pezzi della spiegazione. "È forse quello che hai fatto nello scontro con Raiser, quando hai comandato alle sue fiamme di mancarti e quando poi sei riuscito a ferirlo con una tua fiammata?"

"Hai capito al volo. È esatto. Siccome sono l'Anima Elementale del fuoco, ho il potenziale per dominare e utilizzare questo elemento in ogni sua forma, anche se non sono io a produrlo, ma posso riuscirci appunto solo se la mia aura spirituale e la mia volontà sono sufficientemente forti. Tutti gli elementi sono forze primordiali che hanno generato e sostengono da sempre il nostro mondo, come delle sorta di divinità senza forma, e, a loro volta, sono generati e sostenuti da quelle entità particolari che chiamiamo spiriti elementali. Ricordate la spiegazione che avevo dato allora sugli elementi e come nascono le Anime Elementali?" Di nuovo, assentirono entrambe. "Bene. Vedete, proprio per questo è così difficile dominare il vero potere degli elementi: se non ti dimostri abbastanza forte e degno, non sarai mai in grado di usarli appieno e loro stessi, in un certo senso, si renderanno più difficili da utilizzare. Io sono quello delle cinque Anime Elementali che può dominare il pieno potere del fuoco, anche quando viene generato da altri, ma non è una cosa facile. Soprattutto per la natura dell'elemento stesso: tra i cinque, il fuoco è il più difficile da controllare insieme al fulmine perché è il più impetuoso e dalla natura più duplice di tutti, capace tanto di distruggere quanto di creare e proteggere al tempo stesso, perciò dipende tutto da quanto è forte l'animo di chi lo manipola. In breve, bisogna letteralmente domarlo prima di poterlo usare. Più quell'animo è saldo e forte, più il fuoco risponderà positivamente a esso."

"P-Perciò tu, Zayden-san, puoi dominare il fuoco nelle sue varie forme... Ma se qualcuno lo usasse contro di te, nel caso in cui avesse simili energia e volontà, potrebbe annullare il suo controllo e la tua immunità?" chiese stavolta Asia, sorprendendomi.

"Sì, proprio così. Molto brava, Asia" risposi dandole un buffetto. "L'unica altra circostanza in cui non sono immune al mio stesso elemento è molto più semplice: quando chi lo usa, è in grado di creare un fuoco più potente e intenso di quello che posso creare io. Questo è comune a tutti gli elementi: nessuno è immune a essi se non è abbastanza forte da usarli, o se viene attaccato con una versione molto più potente di quella che sa usare nel presente. Se, ad esempio, sei in grado di produrre una fiamma di massimo 1000°C, non potrai mai sopportare o controllarne una di 5000°C o più. E questo mi riporta alla mia cicatrice: vedete, me la sono procurata quattro anni fa durante un allenamento con qualcuno che usava un fuoco molto più potente del mio. Colei che me l'ha inferta è stata nientemeno che..." Feci una pausa drammatica e faticai per non ridere quando le due si protesero leggermente in avanti, in trepidazione. "...la mitica Araba Fenice!"

Come prevedevo, sia Rias che Asia sgranarono gli occhi e sobbalzarono, la prima più della seconda. "L'Araba Fenice?! Intendi proprio QUELL'Araba Fenice?"

"Proprio quella. L'unica e autentica Araba fenice delle leggende, l'uccello di fuoco che muore e rinasce nelle sue stesse ceneri. La sua vera identità, però, non si limita a questa. Ella è anche la Fenghuang del mito cinese e una dei Siling, le Cinque Bestie Guardiane che sostengono l'equilibrio della natura e dei suoi elementi, lo spirito originale del fuoco Zhuqùe, spesso chiamata anche Suzaku o Sujaku. L'Uccello Vermiglio o Fenice Rossa del Sud." spiegai. "Vedete, la Fenice e le altre Bestie Guardiane sono i più potenti e antichi tra gli spiriti elementali ed è da loro per primi che hanno avuto origine gli elementi, per questo sono chiamati anche Spiriti Guardiani. Potremmo dire che sono loro a usare il proprio potere per supportare il mondo e rinnovare la natura e sempre da quel potere nascono le Anime Elementali." Feci una risatina alle loro espressioni stupefatte. "Sì, effettivamente potreste chiamare noi Anime Elementali i figli dei Siling, se la mettiamo in questo modo. Ed è qui che entro in gioco io e il mio incontro con Zhuqùe, la Fenice. Sono entrato in contatto con lei durante il mio periodo di vita nel monastero segreto del Seishin-Do, quando stavo ancora imparando le vere abilità e i segreti di quest'arte marziale. Come già vi dissi durante il mio racconto sulla razza di Darak, non posso dirvi altro riguardo il Seishin-Do e i suoi insegnamenti, ma uno di essi prevedeva proprio il mio entrare in contatto con le Bestie Guardiane e, dal momento che ero anche l'Anima Elementale del fuoco, la prima con cui sono entrato in contatto è stata naturalmente colei da cui, in un certo senso, era 'nata' la mia anima: l'Araba Fenice, ovvero Zhuqùe."

"Aspetta un momento, qualcosa non mi torna" m'interruppe Rias, il volto contratto in una smorfia interrogativa. "A quanto ne so, l'Araba Fenice e la Fenghuang sono entità diverse, due tipologie diverse di fenice, così come l'Uccello Vermiglio del Sud dei Siling è un essere separato da loro. Invece non è...?"

Anche se non terminò la frase, mi fu abbastanza chiaro che cosa stesse domandando e scossi la testa con un sorriso. "Credevo la stessa cosa in passato, ma invece no, non è proprio questa la realtà. Io l'ho chiamata Araba Fenice per semplicità, ma in verità quest'ultima, la Fenghuang e l'Uccello Vermiglio sono la medesima creatura. Sono tutte diverse identità e nomi di Zhuqùe, nati dalle sue rare manifestazioni nella realtà. Vedete, gli Spiriti Guardiani o Siling sono entità oltre il piano fisico, come gli elementi a loro associati, perciò normalmente non sono visibili o trovabili sulla Terra coi loro corpi. Devono essere presenti determinate condizioni in luoghi specifici per permettergli di materializzarsi, altrimenti solo il loro potere può fluire in questo mondo tramite gli elementi, seppur in versione indebolita. Quelle volte che Zhuqùe si è manifestata nella nostra realtà, lo ha fatto davanti a diversi popoli antichi che, apparentemente, hanno dato alla sua figura diverse interpretazioni e aspetti a seconda di ciò che hanno visto e compreso."

"Oh, capisco. Quindi tutte queste diverse figure leggendarie traggono in realtà la loro identità da interpretazioni diverse di individui differenti della stessa figura. Sono un frutto della mente, in un certo senso."

"In un certo senso, sì, è così. Del resto, la figura della fenice è celeberrima nel mito, perciò non c'è da sorprendersi che sia stata spesso vista in modi differenti a seconda delle circostanze. In questo, umani ed esseri sovrannaturali come diavoli o angeli sono uguali, soprattutto perché di norma solo le cariche più alte conoscono la verità su entità come i Siling, ma questa è effettivamente una che persino loro ignorano per la maggior parte." Portai un dito alle labbra e feci loro l'occhiolino. "Quindi mi raccomando: mantenete il segreto, signorine."

Loro risero prima di annuire all'unisono. "Quindi hai incontrato davvero la reale Fenice di persona?!" riprese poi Rias, anche se era talmente stupita che capii essere più una domanda retorica. "E com'è stato? E lei? Com'è davvero?"

"Incredibile non basterebbe a definire né l'incontro né quanto lei sia maestosa" risposi alzando una mano e generando sopra di essa una sfera di fuoco scarlatto; con un movimento delle dita, ne modellai la forma e, con un piccolo stridio, una fenice in miniatura prese a volare per tutta la camera. "È la più fiera e impetuosa delle Bestie Guardiane, ma non per questo impulsiva o irragionevole. La migliore descrizione che potrei darne è proprio quella del fuoco: potente, regale e indomita, capace tanto di distruzione quanto di creazione. È saggia e generosa, ma se susciti la sua ira e sei nel torto, ti punirà severamente e implacabilmente."
 
 
Mentre parlavo, la piccola fenice compì un ultimo giro della stanza per poi iniziare a scendere lentamente verso di noi. Rias e Asia la guardarono un attimo intimorite, ma poi la prima si fece coraggio e allungò una mano verso di essa; l'uccello fiammeggiante batté un paio di volte le ali e atterrò nel suo palmo facendo scattare la testa da un lato all'altro, come se la stesse esaminando, e suscitando una risatina divertita da parte delle ragazze. Incoraggiata dal fatto che non stesse bruciando la mano della rossa diavola, anche Asia allungò una mano verso la fenice in miniatura e le sfiorò le piume della schiena in una carezza delicata. "Così carina!" esclamò.

"Davvero. Era questo l'aspetto che aveva la reale Fenice?" mi domandò Rias senza staccare gli occhi dall'uccello infuocato che camminava sul suo palmo.

"Il più vicino che riesco a creare tra memoria e capacità di proiezione del mio fuoco" confermai. "Diciamo che la differenza più grande sono le dimensioni: se volessi crearla a grandezza naturale, dovrebbe essere minimo quattro volte la taglia di questa intera casa e non mi sembra il caso. La città intera vedrebbe letteralmente un uccello di fuoco e fiamme della grandezza di un palazzo o più volare in cielo."

Le ragazze risero di nuovo. "No, in effetti non sarebbe una buona cosa" affermò Rias dopo aver smesso. Rivolse un'altra occhiata alla fenice che avevo creato. "È veramente splendida. Doveva essere uno spettacolo a dir poco mozzafiato trovarsela davanti."

"Non ne hai idea. Le entità esistenti che possono essere sue pari come maestosità, escludendo ovviamente le altre Bestie Guardiane, si contano probabilmente sulle dita di una mano." A un mio comando mentale, la piccola fenice riprese a volare e compì un ultimo giro della camera prima di dissolversi in una pioggia di scintille. "Per questo mi aveva dato così tanto fastidio che quella merdina di Raiser si paragonasse a lei, come anche non approvo il cognome che porta la famiglia Phoenix. Ho sentito che il loro primogenito, Ruval, è un diavolo molto potente e intelligente, ben più degno del suo titolo del fratello minore, ma personalmente non credo ci sia nessuno in quella famiglia che si possa davvero considerare meritevole di essere affiancati alla vera Fenice."

"Considerando il tutto, non credo di poterti dare torto" assentì Rias con un cenno del capo. "Tornando alla storia, cosa accadde quando la incontrasti? Perché ti ha procurato quella cicatrice? L'hai fatta adirare in qualche modo?"

"Oh no, niente di tutto questo. Non mi ha attaccato perché l'ho offesa o altro. L'ha fatto per mettermi alla prova."

"M-Metterti alla prova?!" sussultò Asia, interdetta.

"Esatto. Per padroneggiare una parte importante del Seishin-Do e anche delle capacità della mia Anima Elementale, il contatto e confronto con le Bestie Guardiane è necessario e, quel giorno di quattro anni fa, la somma Zhuqùe mise alla prova la mia abilità nell'uso e nel controllo del suo elemento nel solo modo davvero efficace: uno scontro 1 contro 1." Mi ritrovai a deglutire istintivamente quando i ricordi di quel giorno riemersero dalla mia memoria. "Sempre se il massacro che subii quel giorno si possa davvero chiamare scontro..."


[FLASHBACK:
"Gah...! Ugh...!" rantolai mentre tentavo faticosamente di rimettermi in piedi. Tutto il mio corpo era ricoperto di ferite e sconvolto da dolori terribili e il Boosted Gear Scale Mail che indossavo era crepato, rotto o addirittura fuso in più punti. Quell'ultimo fatto era a dir poco scioccante: danneggiarla o anche romperla erano un conto, ma fonderla? L'armatura creata dal potere del Welsh Dragon, uno dei due Draghi Celesti?! Il solo pensiero suonava a dir poco assurdo, eppure era accaduto! Proprio adesso! "Ddraig, riesci a ripararla?"

[Ci sto provando, partner, ma è più facile a dirsi che a farsi!] rispose il mio compagno con voce agitata. [I danni inferti dalle fiamme della vera Araba Fenice sono devastanti persino per noi draghi, mi ci vuole tempo per annullare una simile temperatura e ripristinare il Balance Breaker!]

"È tutto qui, dunque?" ruggì una voce simile al rombo di un vulcano in eruzione sopra di me. Alzai lo sguardo e la sagoma maestosa dell'Uccello Vermiglio del Sud, Zhuqùe, occupò il mio intero campo visivo. Ogni singola penna o piuma del suo corpo riluceva di scarlatto, oro e arancio, quasi fossero state composte di lingue di fuoco vive. "Hai grande potenziale, giovane pulcino, su questo non c'è dubbio, ma hai ancora molto da imparare sia sul potere dei Draghi Celesti che su quello delle Anime Elementali. Non potrai mai anche solo sperare di affrontarmi se prima non realizzi le loro reali capacità." Un istante dopo, le sue ali, molto più ampie di quelle del più grande dei jumbo jet, si aprirono e batterono due volte: la prima le fece prendere quota, la seconda fece piovere su di me una vera e propria pioggia di fiamme.

Senza pensarci oltre, ignorai quanto possibile il dolore, spalancai le mie ali di drago e, con un forte battito, presi il volo. Muovendomi al massimo della mia velocità, evitai la maggior parte delle fiamme con una serie di virate aeree e usai i pugni, avvolti nel mio Ki, per respingere quelle che non riuscivo a schivare; a quel punto, convogliai l'aura verso i palmi e, dopo averla compressa, la sparai in forma di numerosi proiettili contro Zhuqùe. Quest'ultima, però, non fece niente per schivare o bloccarli, ma si limitò a volteggiare elegantemente a mezz'aria mentre la colpivano e, come temevo, nemmeno uno di essi riuscì anche solo a scalfirla. Anzi, l'unica differenza era che il suo sguardo pareva ancora più annoiato di prima.
Un altro battito d'ali scatenò una nuova tempesta di fuoco e fiamme contro di me e non potei fare altro che riprendere a volare più velocemente e agilmente possibile per schivarle. Tra un movimento e l'altro, scagliai qualche altra sfera di Ki contro la Fenice, ma era l'equivalente di attaccare un grizzly con granuli di ghiaia. Non può funzionare così!, pensai. Devo trovare un altro modo per attaccarla, ma quale? Niente di ciò che ho usato finora ha avuto anche solo il minimo effetto, nemmeno alcune delle mie tecniche più potenti! Avevo già capito che non potevo batterla in uno scontro diretto, ma cosa devo fare per superare questa prova?! COSA?!

"Sei persistente" disse in quel momento Zhuqùe. "Ma vediamo cosa farai ora."
L'istante successivo, le fiamme che stava producendo si combinarono insieme in vari flussi ardenti e, in pochi secondi, invece di una pioggia, furono una serie di turbini di fuoco a piombarmi addosso!

"Cazzo!" imprecai battendo le ali per aumentare la mia velocità. Il numero di colpi si era molto ridotto con quella nuova offensiva, ma non solo erano molto più potenti, si muovevano anche come serpi nell'aria e parevano quasi inseguirmi! Difatti, dopo averne schivati tre, il quarto deviò in una direzione che lo mise proprio sulla mia linea di movimento, troppo vicino per poterlo evitare. D'istinto, alzai ambo le mani e bloccai il tornado infuocato con una combinazione di armatura del Balance Breaker, Ki protettivo e resistenza al fuoco grazie alla mia Anima Elementale, tuttavia non riuscì né a disperderlo con la mia volontà né a frenare il suo impeto, che prese subito a spingermi verso terra. Mi concentrai ancora di più, ma risultò inutile: quelle fiamme erano troppo incandescenti e l'essere che le aveva prodotte era troppo potente. Non potevo in alcun modo controllarle o estinguerle!
Nell'avvertire quel terrificante calore che iniziava a erodere sia la mia armatura che la mia aura e la pelle sottostanti, venni preso dal panico e, agendo di nuovo d'istinto, rilasciai quanta più energia possibile gridando: "KHAM!"

La mia barriera d'aura si formò intorno a me e stavolta riuscii a respingere il turbine che stava per schiantarmi al suolo.

Feci per tirare un sospiro di sollievo, ma proprio in quel momento sentii di nuovo la voce roboante di Zhuqùe: "Chiuderti a riccio in una situazione del genere? Pessima idea."

Solo allora mi accorsi che, impegnato com'ero a respingere quel tifone di fuoco, non mi ero accorto che quelli rimanenti mi avevano circondato e si stavano dirigendo verso di me! E io, data la necessità di rimanere fermi per usare il Kham, non potevo evitarli!
Il primo mi colpì frontalmente a piena potenza e, seppur respinto dalla mia barriera, la indebolì tremendamente. Il secondo mi centrò dal lato destro e spazzò via ciò che rimaneva del Kham, oltre a danneggiare e fondere parte del mio Boosted Gear Scale Mail, facendomi gemere per il dolore nel sentire il metallo arroventato o fuso ustionarmi la pelle. Quel dolore, tuttavia, si rivelò niente in confronto a quello che mi pervase tutto il corpo quando il terzo tornado infuocato mi investì alle spalle, abbattendosi sulla mia schiena come una meteora e spazzando via ciò che restava della mia armatura prima di iniziare a consumare il mio corpo. Urlai come pochissime altre volte in vita mia, sopraffatto da una sofferenza mai provata; non era certo la prima volta che venivo ferito dal fuoco, soprattutto durante gli allenamenti per imparare a controllarlo e usarlo mi ero ustionato più volte con esso... Ma quello che stavo provando ora andava ben oltre qualsiasi cosa avessi potuto anche solo immaginare. Il calore di quelle fiamme che mi divoravano implacabili la carne, corrodendo e annientando ogni cellula con ferocia inaudita, era qualcosa di incommensurabile potenza e sofferenza. Ebbi come l'impressione di essere finito dentro il nucleo del Sole.
Impossibilitato da quel dolore, non potei fare nulla mentre il turbine mi trascinava verso il terreno fino a schiantarmi. La combinazione tra calore, sofferenza e impatto mi fecero perdere i sensi in un vortice caotico di sensazioni discordanti e l'ultima cosa che riuscii a sentire fu il ruggito disperato di Ddraig:

[ZAYDEN!]

Poi il silenzio. E il nulla.]


"Fu proprio quella gigantesca fiammata a lasciarmi questa cicatrice" dissi indicandomi la scapola dove si trovava. "Avevo provato diverse volte il fuoco sulla mia pelle, sia quello usato da altri che il mio, e persino la lava di un vulcano attivo, ma niente era anche solo paragonabile a quello creato dalla somma Zhuqùe. Ancora adesso, per quanto sia diventato molto più forte di allora, sono molto lontano dall'essere in grado di produrre fiamme potenti e intense quanto le sue. Non sono nemmeno sicuro sia possibile, visto che lei è lo spirito originale del fuoco."

"...E poi? Cos'e successo?" mi domandò Rias con l'espressione più attenta e al contempo scioccata che le avessi mai visto assumere. Dall'altro lato del mio corpo, Asia aveva un'espressione simile in volto, anche se prevedibilmente più spaventata; per un'anima gentile come la sua, la descrizione della sofferenza che avevo provato non doveva essere affatto piacevole da ascoltare.

"Niente di particolare. Mentre ero incosciente, mi sono incontrato con Ddraig nelle profondità del Boosted Gear e gli ho chiesto di risvegliarmi al costo di spingere il mio corpo oltre il limite. Sarei finito in coma se fossi crollato di nuovo dopo il suo intervento, ma mi andava più che bene. Dovevo superare la mia prova e dimostrare a Zhuqùe che ero degno di essere l'Anima Elementale portatrice del suo elemento. Così mi sono ripreso, pieno di dolore e ferite ovunque, ma sono andato avanti lo stesso."

"E ce l'hai f-fatta? Hai v-vinto?" chiese stavolta Asia.

"Vinto? Contro la Fenice Rossa del Sud in persona? Assolutamente no!" risposi con una risatina, che s'intensificò quando vidi le facce sbigottite delle ragazze. "Non siate così sorprese. Zhuqùe non ha mai fatto sul serio durante il nostro scontro, dato che non ne aveva affatto bisogno. Seppur meno di ora, anche allora ero molto potente, tuttavia il dislivello tra me e lei era lo stesso che c'è tra cielo e terra, perciò non potevo sperare di vincere. Nemmeno attualmente potrei farcela. Il pieno potere della Fenice, come quello delle altre Bestie Guardiane, è classificato come Divino di Alta Classe, ovvero superiore a quello della maggior parte delle divinità e probabilmente alla pari coi primi 5 individui più forti del mondo. O forse sono addirittura leggermente superiori, è molto difficile fare stime esatte del potere di coloro che arrivano all'apice. Vi basti sapere che Ddraig stesso ha ammesso che nemmeno lui e Albion, quand'erano nei loro corpi e al massimo della loro forza, sarebbero stati in grado di battere singolarmente una delle Bestie Guardiane. Solo se avessero combattuto insieme, avrebbero avuto una minima possibilità di vincere."

"Incredibile..." mormorò Rias con un filo di voce. "Allora cos'è successo? Hai superato la prova alla fine?"

"Sì, ce l'ho fatta, ma non posso dirvi esattamente come." Alzai una mano quando vidi i loro volti interdetti per fermare le domande che sapevo stavano per arrivare. "Non è per stuzzicarvi, ma il modo in cui sono riuscito a superare la prova implica che vi spieghi dei segreti legati anche al Seishin-Do, dato che esso e le Cinque Bestie Guardiane sono strettamente legati, e, come sapete, non posso rivelarvi suddetti segreti senza il permesso della mia scuola e del mio Sensei. Vi posso solo dire che ho compreso quello che dovevo fare e, usando quella consapevolezza e una particolare tecnica segreta del Seishin-Do, sono riuscito a usare una parte del reale potere della mia Anima Elementale per resistere ai colpi di Zhuqùe. Allora lei si è dichiarata soddisfatta e ha interrotto lo scontro per poi darmi il suo giudizio e alcuni consigli per il mio addestramento successivo. E poi ho perso i sensi."

A quell'ultima frase, Rias e Asia sgranarono gli occhi per poi scoppiare a ridere. O almeno risero per alcuni secondi prima di assumere delle espressioni leggermente preoccupate. "E sei stato b-bene dopo tutto questo?" mi chiese Asia, nervosa.

Le diedi un altro buffetto. "Se adesso sono qui e sto bene, direi di sì. Non ti pare?" Lei gonfiò le guance un po' seccata, ma era chiaramente più tranquilla di prima. "Mi ci è voluto del tempo per riprendermi da quello scontro pazzesco, tuttavia ci sono riuscito appieno. La cicatrice sulla mia scapola è l'unica cosa che è davvero rimasta, ma non la considererei proprio negativa. Dopotutto, non mi dispiacciono le cicatrici."

"In effetti, donano molto al corpo dei guerrieri..." commentò Rias in tono suadente accarezzandone un paio e suscitandomi un brivido. Si fermò quando Asia le rivolse un'occhiataccia, ma lo sguardo furbetto che le era rimasto in volto lasciava capire che non fosse affatto pentita. "Comunque hai davvero affrontato una battaglia terribile contro un avversario formidabile. Ne hai affrontati tanti altri così?"

"Potenti quanto Zhuqùe in persona no, per fortuna, escludendo naturalmente le altre Bestie Guardiane-"

"Hai affrontato anche loro?!"

"Oh sì. Zhuqùe è stata la prima, ma ho incontrato e affrontato anche gli altri quattro Siling sempre come parte dell'addestramento avanzato del Seishin-Do. Qinglòng, chiamato anche Seiryu, il Drago Azzurro guardiano del'Est e spirito originale del vento. Bàihu, o Byakko, la Tigre Bianca guardiana dell'Ovest e spirito originale del fulmine. Xuànwu, conosciuto anche come Genbu, la Tartaruga Nera guardiana del Nord e spirito originale dell'acqua. E infine Huànglòng, od Oryu, il Drago Dorato guardiano del Centro e spirito originale della terra. Li ho visti, conosciuti e combattuti tutti... E tutti sono stati esperienze uniche e straordinarie. Tutte le Bestie Guardiane sono entità potentissime, sagge e degne del massimo rispetto."

"Davvero si può chiamare addestramento scontrarsi con tali creature? Mi pare un tantino riduttivo..." Ridemmo tutti e tre a quella battuta. "Comunque sei incredibile: ogni volta che penso che non puoi sorprendermi oltre, riesci a dimostrare il contrario" commentò Rias con un leggero scuotere della testa. "Tuttavia, se erano parte del tuo addestramento, non puoi definire i Siling dei nemici veri, no? Per quanto riguarda questi ultimi invece?"

"Nemici veri? Eccome. Ne ho affrontati un sacco e molti di questi erano davvero potenti, anche più del me dell'epoca, e avrebbero potuto sconfiggermi in più di un'occasione. In certi casi ce l'hanno fatta sul serio, ma almeno sono riuscito a sopravvivere per poter combattere un altro giorno."

"Davvero hai perso dei combattimenti, Zayden-san?" mi chiese Asia, stupita. Anche Rias pareva scettica.

Ridacchiai. "Suvvia, ragazze. Siate realiste. Credete seriamente che solo perché finora sono riuscito a vincere tutti gli scontri a cui avete assistito, io non abbia mai perso? Non ho iniziato la mia vita come Sekiryutei forte come sono adesso, mi ci è voluto molto tempo, fatica e perseveranza per arrivare a questo livello e, lungo tale percorso, ho combattuto innumerevoli volte sia vincendo che perdendo. E, a essere sincero, molte delle mie vittorie non sono state esclusivamente merito mio, ma bensì di uno sforzo collettivo. Senza l'aiuto di alleati, in particolare dei miei compagni di squadra o Nonna, non avrei mai potuto superare le mie sfide più difficili. Come vi ho già detto, non createvi l'illusione che possa vincere qualunque nemico perché non è affatto così. Sono forte, non invincibile. Nessuno lo è davvero, nemmeno gli esseri più potenti del mondo."

"In effetti hai ragione. Ci siamo fatte influenzare troppo, temo" annuì Rias con una risatina. "Dunque, al di là dei tuoi sforzi e dell'aiuto di Lucia-san, è merito dei tuoi compagni se sei sopravvissuto finora?" Annuii in risposta e lei sembrò farsi più pensierosa. "I tuoi compagni... Sembrano persone veramente straordinarie da come ne parli."

"Lo sono eccome, credimi. Tuttavia, non credo sia necessario che te lo dica ancora perché avrai modo di poterlo confermare personalmente molto presto."

"Dunque li hai contattati? Fra quanto arriveranno?"

"Credo tra qualche giorno al massimo, il tempo di finire di prepararsi." In quel momento, Asia sbadigliò leggermente. "Direi che abbiamo parlato abbastanza e la vostra storia l'avete avuta. Su, adesso dormiamo. Ci sarà parecchio da fare nel prossimo futuro."

"Sì, hai ragione" annuì Rias.

Tutti e tre ci sistemammo meglio sul letto, con lei e Asia che si strinsero più vicine a me senza essere comunque troppo invadenti. Prima di augurare la buonanotte, però, volli togliermi quel tarlo che mi era rimasto nel cervello: "Rias, per quanto riguarda il tuo misterioso altro Alfiere..."

Lei si limitò a fare un cenno col capo. "È un'altra lunga storia, stavolta mia, ma non preoccuparti. Domani saprete tutto." Rimise poi la testa sul cuscino, sospirando soddisfatta. "Buonanotte, Zayden, Asia."

"Buonanotte, Rias-Buchou, Zayden-san."

"Buonanotte, Rias, Asia." Stavolta non ci volle nemmeno un minuto perché sprofondassimo in un sonno profondo.

 
*

Il giorno successivo, dopo la scuola...


"Qui dentro c'è davvero un altro Alfiere come me?" chiese Asia con voce incredula.

"Alla faccia delle precauzioni. È davvero così pericoloso?" commentai con la stessa incredulità.
Io, Rias e tutto il Club di Ricerca dell'Occulto ci trovavamo davanti a una camera sigillata nel vecchio edificio scolastico. Anche se chiamarla sigillata era un eufemismo: non solo era chiusa con una pesante catena con lucchetto intorno alle maniglie e aveva diversi nastri gialli con la scritta: "KEEP OUT" incollati sopra, ma sia a questi ultimi che alla porta stessa erano stati applicati dei sigilli per mantenerli fermi in posizione. Praticamente era una cassaforte con tanto di magia come serratura a combinazione.
Da quanto mi avevano spiegato, Rias aveva un altro Alfiere da ben prima di reincarnare Asia, uno del quale tutti i membri del club, eccetto io, la mia sorellina adottiva e Xenovia in quanto ultimi arrivati, erano al corrente e conoscevano. Tuttavia, non aveva potuto farlo combattere né nel Rating Game contro di me né nella battaglia contro Kokabiel perché la sua abilità speciale era troppo pericolosa e incontrollata, al punto che nemmeno Rias era stata in grado di controllarlo coi suoi poteri e così le era stato ordinato dai suoi superiori di sigillarlo per motivi di sicurezza. Esattamente che razza di individuo era e che poteri possedeva per necessitare di un simile trattamento?

"Purtroppo sì" annuì cupa la rossa diavola. "Il sigillo è attivo tutto il giorno fino a mezzanotte, quindi dopo quell'ora può girare liberamente per il vecchio edificio scolastico. Eppure si rifiuta di farlo, per questo non l'avete mai visto nemmeno di notte."

"Sul serio?! Non esce mai da questa stanza nemmeno quando ne avrebbe la possibilità? Fossi io non esiterei un attimo, visto che stare perennemente chiuso lì dentro mi farebbe uscire di testa! Chi diamine è questo, un hikikomori?" Riportai lo sguardo sul gruppo e, per mio shock e orrore, nessuno sembrava volermi contestare. "Aspettate, lo è veramente?!"

Rias annuì di nuovo con aria stanca, mentre Kiba e Akeno rimuovevano i nastri dalla porta. "Nonostante questo, è il nostro miglior contrattista" mi informò quest'ultima. "Usando un computer, questo ragazzo firma contratti speciali con gli esseri umani. Francamente, è quel tipo di persona che non vuole incontrare nessuno, negozia e stabilisce relazioni in modo diverso e risolve le cose attraverso il computer. Nonostante fosse un nuovo diavolo, però, tramite i rapporti informatici, questo ragazzo è riuscito a firmare lo stesso numero di contratti di un diavolo di rango superiore fin dall'inizio."

"Quindi un hikikomori antisociale, agorafobico e geniale coi computer? Dannazione, questo ragazzo è un cliché diabolico di una qualunque serie televisiva, anime e non" sospirai passandomi una mano in faccia. Non l'avevo ancora incontrato e già sentivo che interagire con lui sarebbe stata una fonte continua di emicranie.

"Però per sigillargli i poteri... Mi chiedo se sarà davvero un tipo del genere o qualcos'altro" fece Xenovia con un'espressione meditabonda.

"Allora apro la porta" disse Rias alzando una mano. Un sigillo magico cremisi coi simboli dei Gremory sopra brillò per un paio di secondi, per poi infrangersi in una miriade di particelle luminose. A quel punto, lei afferrò le maniglie e tirò per aprire...

"NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!"

L'urlo che fuoriuscì dalla stanza fu così improvviso e acuto che sobbalzai. "Che è successo?! Hanno sgozzato un maiale quando hai aperto, per caso?!"

Rias soffocò una risata a fatica. "No, niente del genere. Solo...è un tipo particolare." Detto questo, la vidi entrare nella stanza e parlare con voce gentile: "Buongiorno. Sono contenta di vedere che stai bene."

"C-Cosa sta succedendo?" chiese la stessa voce acuta di prima nel tono più tremante che avessi mai sentito. Seriamente era un maschio? Tutti si erano rivolti verso questo presunto Alfiere usando il maschile e chiamandolo 'ragazzo', ma quei gridolini sembravano più quelli di una ragazzina o, al massimo, di un bambino piccolo.

"Il sigillo è stato rimosso" disse Akeno che, nel frattempo, aveva seguito Rias dentro la stanza. "Sei libero di uscire ora. Forza, vieni insieme a noi."

"Non voglio! Non voglio incontrare persone! Voglio restare qui! L'esterno mi fa paura!"

Ok, era un caso di hikikomori parecchio grave, a quanto sembrava. Scambiai un'occhiata con Asia ed entrambi facemmo spallucce. Accanto a noi, anche Xenovia si lasciò sfuggire uno sguardo perplesso. Per quanto riguardava gli altri, Kiba sorrideva amaramente e Koneko si era lasciata sfuggire un sospiro. Era chiaro che si erano aspettati una reazione del genere.
"Vabbé, vediamo meglio questa sitcom" commentai sarcastico per poi entrare nella stanza, presto seguito dal resto del club. Notai subito che era tutto buio: le tende erano chiuse ermeticamente e nemmeno un filo di luce esterna penetrava all'interno. Grazie alla porta aperta alle mie spalle e alla mia vista potenziata dal Ki, fui comunque in grado di vedere i dintorni del posto e la mia perplessità non fece che crescere: la camera era arredata in modo da sembrare la stanza di una ragazza, con tanto di bambole e peluche sistemati su alcuni divani e scaffali, ma aveva anche decorazioni gotiche qui e lì e al centro dello spazio c'era... Una bara?! Sì, era proprio una bara di quelle utilizzate per i funerali! Solo che, a differenza di quelle tradizionali, questa era di ebano nerissimo e la croce sul coperchio era metallica e correva su tutta la sua superficie, sempre in perfetto stile gotico. Seriamente, ma chi cazzo è questo qua?!

Akeno si piegò e tolse delicatamente il coperchio dalla bara e, in quel momento, un altro urlo squarciò l'aria. Ma allora è lì dentro?!
C'era davvero qualcuno! Dentro la bara, era visibile la sagoma di una giovane ragazza con un look da nobile, capelli biondi dorati, occhi rossi e pelle bianca come porcellana, che la facevano sembrare una bambola di bellezza e valore inestimabili; era rannicchiata su sé stessa e sembrava che cercasse di farsi ancora più minuta di quanto già non fosse e di fuggire dai nostri sguardi. Notai che indossava l'uniforme femminile della Kuoh Academy e calcolai che dovesse avere all'incirca l'età di Koneko. In ogni caso... "Che diamine ci faceva lì dentro?! E perché l'avete chiamata 'ragazzo' finora? Quella è palesemente una ragazza, maledizione!" esclamai.


Alle mie spalle, sentii Kiba ridacchiare, ma prima che potessi chiedergli che avesse, fu Rias a scioccarmi: "Questa persona è un ragazzo."

La guardai di traverso. "Mi pigli per il culo, ovvio."

"Affatto" replicò lei col sorrisetto più sornione che le avessi mai visto fare. "Potrà anche sembrare una ragazza, ma è senza dubbio un ragazzo."

"Semplicemente gli piace vestirsi da ragazza" aggiunse Akeno, chiaramente divertita.

"...Un travestito? Ripeto, questa è una presa per il culo bella e buona." Inutile, non riuscivo a crederci! Come poteva questa persona con una voce tanto acuta, un aspetto tanto delicato e femminile e su cui stavano così bene degli abiti da ragazza essere un maschio?! Impossibile!

"Lui è Gasper Vladi. Un membro della mia famiglia, il mio primo Alfiere" disse Rias inginocchiandosi e abbracciando gentilmente suddetto Alfiere, che, seppur tremante e spaventato, non fece nulla per allontanarla. "In questa scuola è uno studente del primo anno e, prima di diventare un diavolo, era per metà umano e per metà vampiro."

...Ok, lo devo ammettere: questo è ancora più scioccante. "...Sei seria? Era un ibrido umano-vampiro? Un dhampir?"

Prima che lei o chiunque altro potesse rispondermi, avvertii un movimento improvviso sotto la mia divisa e, con un fruscio, la testa di Darak fece capolino dal mio colletto. "Ibrido umano-vampiro? Dove?" chiese il mio famiglio guardandosi un attimo intorno.

"EEEEEEKKKKKK! UN SERPENTE!" strillò atterrito l'ora nominato Gasper liberandosi dall'abbraccio di Rias e cercando di infilarsi freneticamente nelle imbottiture all'interno della bara.

"...Proprio lì" mormorai puntando il...ragazzo con un dito. Darak spostò lo sguardo su di lui e fece scattare la lingua nell'aria più volte.

"Sì, lo è davvero. Sento chiaramente l'odore di entrambe le razze sotto quello da diavolo. Incredibile, non avrei mai pensato che ne avremmo trovato uno qui" osservò in tono piacevolmente colpito. I suoi occhi si spostarono poi sui miei. "E sì, è un maschio. Non ci sono dubbi, quindi mettitela via."

Proprio quello che non volevo sentire. "Goddammit... Un hikikomori antisociale, agorafobico, geniale coi computer, androgino e pure travestito! Seriously?! Ohhh... I need mental bleach. Or just regular bleach. Non voglio pensarci."

"Vuoi che ti morda in testa? Magari uno dei miei veleni può farti lo stesso effetto."

"Grazie dell'offerta, ma no. Ho già provato pure troppi dei tuoi veleni in tutto il corpo, sicuro in testa non ne voglio."

"Peccato. Sarebbe stato interessante vedere che effetti potevo produrre in una mente semifottuta come la tua."

La voce di Kiba c'interruppe: "Ma l'avevi sotto gli abiti anche oggi?"

Io e Darak ci girammo all'unisono per guardarlo. "Sei un disco rotto, per caso? Ancora questa domanda?" sibilò il serpente, infastidito. "Ve l'aveva già detto che sto qui la maggior parte del tempo, o sbaglio?"

Sospirai. Questa giornata stava andando verso la sua fine, eppure quel breve tempo che la separava da essa si stava rivelando incredibilmente stremante e pesante.

[Kukukuku, parla per te. Sinceramente non credevo che avrei avuto tanto presto un momento ancora più divertente del tuo ultimo scoppio a scuola, ma sono contento di essermi sbagliato!] fece Ddraig nella mia mente in tono estremamente divertito.

Va' a farti fottere, lucertola alata, pensai scocciato prima di rivolgermi a Kiba: "Come ti ho già detto, Darak sta con me la maggior parte del tempo, anche quando siamo a scuola. Così." Afferrai il bordo inferiore della camicia e la sollevai in modo da mostrare il corpo serpentino del mio famiglio avvolto intorno al mio ventre, come una sorta di lunga cinta squamata. Tutti sobbalzarono di sorpresa nel vederlo, Gasper più di tutti. "Ecco perché limito i contatti quando sono in classe: coi suoi poteri, lui imita bene il mio corpo durante il tempo in cui siamo insieme, ma cerco di evitare di fargli prendere troppi urti. Darak ricava calore e comodità e io ho un aiuto extra pronto ad agire in caso le cose si mettano male. Inoltre, devo dirlo: la sensazione del suo corpo sulla pelle è molto piacevole e rinfrescante, quindi è un piacere per entrambi."

"Beh... Direi che ci hai scioccato quanto noi abbiamo scioccato te stavolta" commentò Rias dopo essersi ripresa dalla sorpresa.

"Quanto me non credo proprio" ribattei risistemandomi la camicia. Darak, però, non ritornò sotto di essa, ma si avvolse con collo e testa attorno alle mie spalle, in modo da usarle a mo' di cuscino. Era piuttosto interessato a studiare il giovane mezzosangue. "Mi aspettavo di tutto da questo tuo fantomatico Alfiere, ma non...questo." E indicai tutto Gasper con un gesto della mano. "Ancora non capisco se è più scioccante la sua natura ibrida, che è estremamente rara di suo, o il suo insieme di tratti problematici, come il fatto che se ne sta chiuso in una bara in una stanza già sigillata di suo o che sta anche troppo bene con quelli che sono abiti che non dovrebbe portare, soprattutto alla sua età!"

"M-M-Ma questi abiti sono così carini" balbettò il ragazzino, le guance arrossate e gli occhi lucidi. Lui era troppo carino a fare così, maledizione!

"E non dire queste cose con quella faccia e quella vocetta! Sei illegale sotto fin troppi aspetti del buon senso! Ahhh ma cosa dico? Il buon senso l'ho mandato a fanculo fin da quando mi ero unito a quel gruppo di ladri dieci anni fa e avevamo rapinato un supermercato!"

"...Hai rapinato un supermercato, senpai?" mi chiese Kiba chiaramente spaesato.

"Prova a vivere per la strada da solo senza soldi, cibo o riparo per più di un mese. Credimi, rubare per sopravvivere scende molto in basso nella scala delle nefandezze che commetteresti in quel caso." Nessuno del gruppo Gremory sembrò voler commentare a riguardo. Appunto.

"A-A-A proposito, chi sono queste p-persone?" chiese Gasper indicando me, Asia e Xenovia.

"Oh, giusto. Questi sono dei nuovi servi e compagni che ho incontrato mentre tu eri qui. Ti presento Asia, un Alfiere come te, Xenovia, un Cavaliere come Yuuto, e Zayden, l'attuale Sekiryutei e nostro alleato, nonché colui con cui ho stretto un patto."

Ci presentammo tutti e tre con più gentilezza possibile, ma il giovane dhampir urlò in risposta: "Eeekkk! I membri del club sono aumentati un sacco!" Seriamente, ma era antropofobico oltre che agorafobico?

"Gasper, fammi questo favore. Andiamo fuori, va bene? Anche per te, è meglio che non resti sigillato qui, sai?" disse gentilmente Rias, tuttavia Gasper si agitò e strillò solo di più.

"Noooooo! Per me il mondo esterno è impossibileee! Ho paura! Ho paura di andare fuori! E anche se uscissi, causerei soltanto problemi agli altriii!"

"Uff... Qua ci stiamo tutta la notte di questo passo. Dai, su, basta capricci adesso" dissi con un sospiro esasperato e mi avvicinai con l'intenzione di prenderlo in braccio. L'istante successivo che lo toccai e lui mi guardò atterrito, però, sentii una sensazione strana, la vista mi divenne bianca...e lui scomparve! "Ma che cosa?! Cos'è successo?"

"Non arrabbiarti! Non arrabbiarti!" Voltai lo sguardo e vidi Gasper ora rannicchiato nell'angolo destro della stanza. "Ti prego, non farmi male!"

"Che strano. In un solo istante..." mormorò Asia, confusa quanto me.

"È decisamente successo qualcosa" aggiunse Xenovia. Qualunque cosa quel piccolo dhampir avesse fatto, aveva coinvolto tutti i presenti a quanto sembrava.

"Forbidden Balor View" disse Akeno, mentre Rias sospirava e si avvicinava a Gasper per tranquilizzarlo. "È la sua Sacred Gear, conosciuta anche come 'l'Occhio Maligno del Mondo Sospeso'. Quando è agitato o stressato, gli permette di fermare il tempo di tutto ciò che rientra nel suo campo visivo."

Una Sacred Gear capace di fermare il tempo? Nelle mani di una persona con simili problemi emotivi?! "...Credo di cominciare a capire perché ti hanno ordinato di sigillarlo..." sospirai portandomi le mani alla testa. Già sentivo la mia emicrania peggiorare ogni secondo che passava.

 
*

"Come avrete capito, il Forbidden Balor View è una Sacred Gear molto potente e difficile da controllare e, dato che Gasper non è in grado di gestirla, è stato sigillato qui su ordine dell'Arciduca e di Oniisama. L'attivazione inconscia del suo potere era vista come un pericolo" ci spiegò Rias una volta tornati nella sala principale del Club di Ricerca dell'Occulto. Con un considerevole sforzo, eravamo riusciti a far uscire Gasper e portarlo qui, ma il ragazzo era ancora visibilmente nervosissimo e cercava di farsi più piccolo possibile sul suo posto sul divano.

"Chiaramente" commentai sarcastico. Un simile potere totalmente fuori controllo era un bel guaio.

"Non è tutto. Il vero problema è che Gasper non è pienamente cosciente del suo potenziale e della crescita del suo potere" continuò lei. "Possiede delle capacità rare e sembra che la potenza della sua Sacred Gear aumenti quando è incosciente, perciò sta crescendo praticamente ogni giorno. In base alla stima più recente, c'è una seria possibilità che possa raggiungere molto presto il livello del Balance Breaker. O forse l'ha addirittura già raggiunto."

Schioccai la lingua a quell'informazione. La cosa era sempre più complicata. Il Forbidden Balor View era potente e pericoloso già nel suo stato normale, ma se fosse andato in Balance Breaker... Non osavo nemmeno immaginare che disastri avrebbe potuto causare se lasciato incontrollato. "Davvero un bel problema. Ma dimmi una cosa: come hai fatto a reincarnarlo? Non per offenderti, ma il potenziale di un individuo come lui, tra la sua natura mezzosangue e la sua Sacred Gear, potrebbe essere benissimo paragonabile a qualcuno dotato di un Longinus e non mi risulta che tra gli Evil Pieces ci sia qualcosa con un valore sufficiente all'infuori della Regina o di tutti i Pedoni al completo."

"Infatti ho dovuto usare un Pezzo Mutazione per reincarnarlo in diavolo. Ne hai mai sentito parlare?"

"Ah, ora capisco. So cosa sono e devo dire che questo spiega molte cose." Da quello che avevo imparato sul sistema degli Evil Pieces dei diavoli, i Pezzi Mutazione erano molto rari, solo un diavolo di Alta Classe su dieci ne possedeva uno, e la loro particolarità era che erano molto potenti e con un valore anomalo, molto più alto di quello dei pezzi normali, per questo potevano reincarnare un individuo in un diavolo anche se il suo valore superava quello ipotetico del pezzo in questione. Nonna mi aveva raccontato una volta che Mephisto Pheles le aveva detto che si trattava di un'irregolarità nata quando il sistema degli Evil Pieces era stato creato, come una sorta di bug, ma invece di correggerlo, avevano deciso di lasciarlo per divertimento. Nobili, bah!

Mentre ci pensavo, Rias diede una piccola spiegazione dei Pezzi Mutazione ad Asia e Xenovia prima di parlare di nuovo a tutti, l'espressione chiaramente stanca: "Si tratta purtroppo di una situazione critica. Tuttavia, dato che la mia valutazione come Re è migliorata, i piani alti mi hanno ora giudicata capace di controllare Gasper. Credo sia stato sia perché ho fatto raggiungere il Balance Breaker a Yuuto che per essere riuscita a sopravvivere alla battaglia contro un nemico molto superiore come Kokabiel. E naturalmente per essere riuscita a stringere un patto col Sekiryutei." Sottolineò l'ultima affermazione con un caldo sorriso che mi fece sorridere a mia volta. "Malgrado sia un mezzosangue, lui viene da una famiglia di vampiri purosangue con un buon lignaggio e dispone di una potente Sacred Gear a causa della sua metà umana. È ben dotato nelle abilità dei vampiri ed eccelle anche nella magia umana esercitata dai maghi. Molto probabilmente non sarebbe mai diventato un mio Alfiere con un solo Evil Piece normale."

"Uhhh... N-Nonostante questo, non voglio essere al centro d-dell'attenzione, non voglio parlarne!" sentii Gasper strillare, ma quando ci girammo verso di lui, non era più sul divano...bensì dentro una grande scatola di cartone che si era portato dalla stanza!

Ma siamo seri?! Ho capito l'agorafobia, ma qui si esagera! Praticamente questo qui odia qualunque spazio aperto o chiuso che non sia la sua stanza! Se penso che ha così tanto potenziale e abilità e le sta bloccando in questo modo, mi viene da piangere, borbottai tra me e me avvicinandomi allo scatolone. "Vieni fuori da lì. Non ti abbiamo fatto uscire solo perché ti rinchiudessi in un altro spazio ancora più angusto!"

"Voglio solo restare in questa scatola! L'aria e la luce del mondo esterno sono un nemico naturale per meee! Sono il ragazzo in scatola, lasciatemi perdere!" replicò lui con voce ancora più acuta.

Cielo, ma veramente nella Scacchiera di Rias sono tutti casi disperati per un motivo o per l'altro!

[Sicuro che tu puoi davvero parlare così, considerando te stesso e la squadra che ti sei creato?] commentò Ddraig con un'espressione impassibile.

...Good point.

"Buchou, è ora" disse in quel momento Akeno.

"Hai ragione" annuì Rias. "Akeno e io dobbiamo andare alla sede della futura riunione tra i capi delle Tre Grandi Fazioni. Yuuto, Oniisama sarebbe interessato a saperne di più sul tuo Balance Breaker, quindi verrai anche tu con noi. Zayden, posso chiederti di badare per un po' di tempo a Gasper con Koneko, Asia e Xenovia? Ha bisogno di allenamento anche lui, ma come puoi vedere, prima c'è da superare un altro...problema."

"Sì, me ne sono accorto" feci sarcastico. "Va bene. Dal momento che sono interessato alle sue abilità e alla sua natura, m'inventerò qualcosa." Senza contare che ho promesso a me stesso di cercare di aiutare qualunque compagno possessore di Sacred Gear in difficoltà. "C'è qualcos'altro che devo sapere su di lui? Ha molti problemi con la luce solare, ad esempio? Il Sole sta ancora calando, quindi adesso sarebbe esposto. E il sangue? Ne ha bisogno o no al momento?"

"Gasper possiede il sangue di un vampiro speciale conosciuto come il 'daywalker', dato che può muoversi durante il giorno, quindi non c'è nessun problema. Tuttavia, non gli piace la luce solare. Per quanto riguarda il sangue, essendo un mezzo vampiro, non ha spesso sete. Se gli fornisci del sangue una volta ogni 10 giorni, non c'è nessun problema. Anche se sembra che, inizialmente, non gli piacesse bere sangue."

"Odio la luce del giorno! È meglio se il Sole sparisce! E odio anche il sangue! E il pesce! E il fegato!" strillò ancora il giovane dhampir da dentro la sua scatola. Se dovevo essere sincero, stava iniziando a darmi sui nervi. Non avevo mai apprezzato le persone piene di fisime e lui sembrava averne a non finire!

"Un vampiro buono a nulla" commentò cinica Koneko. Non potevo darle torto!

"Uaaahhh! Koneko-chan è meschina!"

"Gasper-kun, dovresti abituarti al mondo esterno, lo sai?" gli disse Akeno avvicinandosi alla scatola.

"Akeno-oneesamaaa! Per favore non dire cose di questo tipooo!"

"Dai, Gasper, almeno devi darci una possibilità" fece Rias mentre creava un cerchio di teletrasporto cremisi. "Noi andiamo allora. Zayden, lascio a te il da farsi. Agisci come credi sia meglio."

Quello era il punto: qual era il modo giusto di trattare un tale connubio di drammi? Domanda da un milione di dollari...

 
*

"NOOOOO!"

"Forza, corri! Se sei un daywalker, non hai problemi a correre alla luce del Sole, no? Più veloce, avanti! Se continui con questo ritmo, sarai affettato dalla mia Durandal!"

"...Lo sapevo che non avrei dovuto fidarmi delle parole di Xenovia" commentai grattandomi la testa e osservando lo spettacolino che si era creato davanti a noi. Ovvero quello di Xenovia che correva dietro a Gasper, brandendo la sua Spada Sacra e minacciando di ridurlo in sfilacci di dhampir nella più ridicola parodia di caccia al vampiro che avessi mai visto.

"Perché mi fai una cosa simile...?!" gemette Gasper con le spalle contro un albero, gli occhi terrorizzati e fissi sull'enorme lama nel pugno della spadaccina davanti a lui. Era talmente disperato che non capivo più se mi faceva pena o esasperava.

"Una mente forte deriva da un corpo forte. Per prima cosa bisogna aumentare la tua resistenza fisica" rispose Xenovia, tuttavia il suo ragionamento era completamente rovinato dall'espressione tronfia che aveva in volto.

"Lo posso aiutare un corno. Quella si sta solo divertendo a sue spese."

"Sì, a quanto pare le piacciono queste cose" disse Asia, il tono tra l'imbarazzato e il divertito.

"Uffa, non ce la faccio più! Non ce la faccio più a fare neanche un passo!" gridò il ragazzino con le guance arrossate e le lacrime agli occhi. Mi ritrovai a tirare un sospiro di sollievo a pensare che la scuola era chiusa a quell'ora: a un osservatore esterno la scena sarebbe sembrata un caso di bullismo pure troppo credibile!

"Gya-kun" lo chiamò Koneko avvicinandosi a lui. Per un attimo pensai che volesse dargli conforto, ma poi la vidi porgergli dei piccoli spicchi bianchi fin troppo familiari. "Se mangi questo, starai subito meglio."

"Eeeekkkk! No! Odio l'aglio!" strillò Gasper riprendendo a scappare più veloce di prima. Stavolta però a inseguirlo era proprio Koneko.

"Non fare lo schizzinoso" gli ripeteva standogli dietro con una corsa che somigliava più a una marcia veloce e l'aglio sempre in mano.

"A quanto pare, anche Koneko-chan si sta divertendo un po'" disse Asia in tono ancor più imbarazzato.

"Koneko che fa la bulla con uno del suo anno... Non credevo fosse possibile" feci io con un mezzo sorrisetto. Dovevo ammetterlo: malgrado tutto, era impossibile non ridere un minimo a quello spettacolo.

"Oh, sembra che vi stiate divertendo, Club di Ricerca dell'Occulto!" Mi voltai in direzione della nuova voce e vidi Saji spuntare da dietro l'angolo dell'edificio scolastico. Rispetto ai suoi soliti abiti, portava una maglia con grembiule sopra, guanti di cotone imbottiti e in mano teneva una piccola pala. I vestiti parevano sporchi di terra.

"Ehilà, Saji" lo salutai con un gesto della mano. "Che ci fai qui così vestito? Ti sei dato al giardinaggio?"

"In un certo senso. Sono qui per la manutenzione dell’aiuola, me l'ha ordinato Kaichou una settimana fa. Recentemente abbiamo avuto molti eventi a scuola, giusto? E anche nel prossimo Maou-sama e gli altri verranno qui. È compito del Pedone del Consiglio Studentesco, ovvero io, rendere la scuola bellissima in vista di tali visite."

Ehm, non gli stanno praticamente facendo fare da galoppino per vari lavoretti? Beh, lasciamo perdere. Sembra così fiero di sé, mi sentirei in colpa a sbattergli la realtà in faccia, pensai prima di riaprire bocca: "Capisco. Se ti serve una mano, per il futuro, puoi chiedere anche a me. Mi piace curare le piante e, modestia a parte, ho un discreto pollice verde quando m'impegno."

"Davvero? Hmm, in tal caso, proverò a chiedere a Kaichou, ma se quello che dici è vero, senpai, non credo ne avrà a male. Un aiuto è sempre ben accetto" mi sorrise Saji. "Comunque sono venuto anche perché ho sentito che era stato appena rilasciato un nuovo membro della casata Gremory e volevo dare un'occhiata." Il suo sguardo si spostò poi su Gasper, ancora inseguito da Koneko, e s'illuminò. "Oohh! È una bella ragazza bionda!"

"No, è solo un travestito."

Un attimo dopo, Saji era crollato a terra e teneva la testa bassa. Il livello di depressione che emanava era tale che fui stupito di non vedere una nuvola grigia formarsi sopra di lui e piovergli addosso. "Sul serio? Non posso accettare questa crudele realtà" mormorò con voce distrutta.

"Credimi, non l'ho ancora accettato appieno nemmeno io, soprattutto considerando che quei vestiti da ragazza gli stanno anche troppo bene." Mi chinai e gli battei una mano sulla schiena per incoraggiarlo almeno un po'. "Su, dai. Fatti forza."

Vicino a noi, Xenovia brandì di nuovo Durandal. "Direi che è ora che riprenda anche io l'allenamento."

"No, tu hai già fatto abbastanza" ribattei dandole un leggero colpo karate col taglio della mano in testa.

"Ahi! Perché mi hai colpita?"

"Perché dobbiamo allenarlo e soprattutto aiutarlo come prima cosa, non usarlo come un gioco. Perciò mettiti a cuccia." E conclusi con un'occhiata così penetrante che la spadaccina non replicò, anche se mi diede le spalle con espressione scontenta. La ignorai e mi spostai con uno scatto davanti a Gasper e Koneko, fermandoli. "E basta anche voi due con le buffonate" dissi dando un leggero colpo karate anche alla giovane albina, la quale mi guardò storto. "Non fissarmi in quel modo. Fastidioso e lamentoso o meno, questo vampirello non è un giocattolo." Koneko non cambiò espressione, però non si oppose nemmeno. Gasper invece mi guardò per la prima volta con volto riconoscente e, in risposta, gli sorrisi gentile.

Prima che potessi parlare ancora, però, fu una voce totalmente sconosciuta a rivolgersi a noi: "Oh, allora è qui che giocano i servi della famiglia del Maou." Voltandoci, vedemmo un uomo che sembrava avere circa 30 anni, alto, capelli neri con la frangia bionda, un corto pizzetto nero, occhi violacei e un'aria da 'cattiva persona', il classico tipo che capisci subito essere un poco di buono e potenzialmente pericoloso. Indossava uno yukata marrone chiaro e beige e ci osservava con espressione chiaramente interessata. La cosa che mi scioccò e mise più in allarme dello sconosciuto, tuttavia, fu la sua aura: la sua energia era chiaramente quella di un angelo caduto ed era molto potente. Anche se repressa e contenuta dentro il suo corpo, la sua forza era comunque percepibile ed era ben superiore a quella di Kokabiel.

Mandai un lieve impulso col mio Ki a Darak, ancora avvolto intorno al mio corpo sotto la camicia, e lo sentii rimpicciolirsi e scivolare via da dietro la mia schiena, così da non farsi vedere. Dal canto mio, puntai gli occhi in quelli dello sconosciuto dopo averlo squadrato di nuovo. "Quest'aura, oltre a essere potente, è anche troppo familiare... Sei per caso un leader degli angeli caduti anche tu? Considerando il livello che percepisco, devi essere un pezzo ben più grosso di Kokabiel."

Alle mie parole, tutti iniziarono subito ad agitarsi e mettersi in guardia: Saji fece comparire l'Absorption Line, Xenovia puntò Durandal contro il nuovo arrivato, Koneko alzò le mani chiuse a pugno e Asia e Gasper si nascosero rispettivamente dietro di me e un albero, ma l'uomo si limitò a ridacchiare, per nulla intimorito.

"Anche se ho soppresso il mio potere, riesci ad avvertire comunque la sua intensità. Impressionante, attuale Sekiryutei. Hai indovinato, quindi permettimi di presentarmi." Con un fruscio, dodici enormi ali piumate, nere come la notte, emersero dalla sua schiena. "Sono Azazel, il Governatore degli angeli caduti."

 
 
Saji e il gruppo Gremory sbiancarono e, stavolta, mi feci anch'io un po' più teso. "Oh? Ok un pezzo grosso, ma non credevo che fossi addirittura il più grosso di tutti..." Mi avvicinai a lui lentamente, facendo al contempo un cenno agli altri di abbassare le armi. "Calmiamoci tutti, ragazzi. Se è davvero chi dice di essere, voi non potreste mai affrontarlo. Inoltre, non sento alcuna sete di sangue da lui, perciò dubito che sia qui per combattere o ci avrebbe già attaccati, invece di venire fuori a parlare con tanta tranquillità." Mi fermai davanti all'angelo caduto. "O sbaglio?"

Azazel rise di nuovo e richiuse le ali dentro la schiena. "Sei un tipo proprio interessante, come mi era stato detto. Hai effettivamente ragione, tuttavia non credevo ti saresti avvicinato così tanto a me senza battere ciglio, considerando la vostra esperienza con Kokabiel. Non mi starai prendendo alla leggera?"

"Oh, niente affatto. Anzi, proprio perché avevo capito fin da subito che eri un tipo molto potente, ho preso alcune...precauzioni" replicai con un ghigno.

"Precauzioni dici? Ovvero?" mi domandò il leader dei caduti con aria interessata, però il suo sorrisetto s'incrinò quando un sibilo risuonò alle sue spalle.

"Ovvero io." Con quelle parole, la sagoma di Darak divenne finalmente visibile ai nostri occhi, il suo corpo che riassumeva i suoi colori normali da un patchwork di colori e sfumature varie che riprendevano l'ambiente circostante, e si elevò sopra Azazel con le zanne velenifere ben snudate. Le sue spire ora misuravano circa 8 metri, ma si era alzato in modo da sovrastare l'angelo caduto solo di pochi centimetri. "Vedi di non muoverti in modo ostile, corvo, o scoprirai presto perché il veleno della mia razza è tanto temuto e credimi: da questa distanza, non puoi scansarti né bloccarmi."

Dopo quel primo momento d'interdizione, Azazel riprese il suo sorrisetto. "Questo dev'essere l'Imoogi Mehis che si accompagna a te. Affascinante! Non ne avevo mai visto uno dal vero nemmeno io! Vedo che le voci sulle vostre capacità non sono affatto gonfiate, dopotutto non è così facile prendermi alle spalle senza che me ne accorga. In ogni caso, non preoccuparti: non solo non avevo intenzioni ostili fin dall'inizio, ma so anche che non siete creature che scherzano e che potete colpire più velocemente di qualunque altra razza esistente quando cacciate. Non intendo correre rischi, soprattutto non ora che le Tre Grandi Fazioni sono disposte finalmente a relazioni diplomatiche. Un incidente sul territorio dei Gremory rovinerebbe tutto."

Uhhh, interessante. Dunque Kokabiel non mentiva quando ha detto che Azazel non vuole assolutamente che ci siano altre guerre tra le Fazioni. Questo mi tranquillizza non poco, pensai facendo un cenno a Darak. Il mio famiglio fece guizzare la lingua un paio di volte, poi si allontanò dal Governatore e, rimpicciolitosi alla sua normale taglia di un metro, si avvolse intorno ai miei braccio e spalla destri. "In tal caso, direi che possiamo rilassarci un po' di più, ma vedi comunque di non fare scherzi" dissi porgendogli una mano. "Comunque piacere, Zayden Ward."

Azazel sogghignò per poi stringermela con forza. "Non ne farò, tranquillo. Il piacere è mio."

E sinceramente ne sono contento. L'avrai soppressa, ma ora che ti sto toccando direttamente, avverto chiaramente quanto la tua aura sia potente. Kokabiel non era nemmeno paragonabile a te. Se fossi stato ostile e avessimo dovuto combattere, non sarei mai riuscito a tenerti testa senza fare sul serio e, così facendo, avremmo raso al suolo l'intera città e messo in pericolo un sacco di gente, commentai tra me e me lasciando andare la sua mano. Ora non avevo più dubbi sulla sua identità e, anche se veniva in pace, mi conveniva essere prudente. Intorno a noi due, gli altri sembrarono tranquilizzarsi del tutto vedendo la nostra interazione, ma mantennero comunque pronte le proprie armi. "Potresti spiegarci perché sei qui, dunque?"

"Volevo solo osservare un po' di cose mentre passeggiavo. È qui il possessore della Spada Sacra Demoniaca?"

"Kiba? No, mi spiace, ma al momento non è con noi."

"Capisco, un vero peccato" sospirò Azazel grattandosi la nuca. I suoi occhi puntarono poi verso l'albero dietro cui si era nascosto Gasper. "Tu, vampiro." L'interpellato emise un urletto di terrore, facendo spuntare un pochino la testa da dietro il suo nascondiglio. "Sei il possessore di Forbidden Balor View, giusto? Se non saprai usarlo correttamente, diventerà molto pericoloso per chiunque ti stia intorno. Come Sacred Gear da supporto, se puoi sopperire agli aspetti negativi, dovrebbe andare bene, ma... Giusto, ora che ci penso, la ricerca sulle Sacred Gear dei diavoli è piuttosto arretrata. Sappi che, se lo richiami attraverso i 5 sensi e la tua capacità di utilizzare la Sacred Gear non è sufficiente, allora rischierà di entrare in funzione naturalmente e sarà estremamente pericoloso." Detto questo, si mise due dita sul mento con aria meditabonda e, dopo qualche secondo, si voltò stavolta verso Saji. "Quella è l'Absorption Line, non è così? Se è per l'allenamento, prova a usarla. Collegati al vampiro e assorbi gli eccessi del suo potere quando lo usa, in questo modo dovrebbe scatenarsi meno e potresti evitare che vada fuori controllo."

A quella spiegazione, il volto di Saji si allargò in un'espressione di totale stupore. "L-La mia Sacred Gear può anche assorbire il potere della Sacred Gear dell'avversario? Pensavo che assorbisse semplicemente l'energia del nemico per indebolirlo..."

Stavolta fu Azazel a guardarlo con un misto di sorpresa e delusione. "Non lo sapevi? Grave, è a causa di questa superficialità che i recenti proprietari delle Sacred Gear non comprendono e nemmeno cercano di conoscere al meglio la loro reale potenza. L'Absorption Line detiene il potere di uno dei cinque leggendari Re Draghi, il Prison Dragon, Vritra. In pratica, essa è in grado di connettersi a qualcuno e disperdere o distribuire il potere che assorbe. Per un breve periodo di tempo, può anche separare la linea dal proprietario e collegarla ad altre persone od oggetti."

"Q-Quindi, la linea che parte da me... Per esempio, posso collegarla a Ward-senpai o qualunque altra persona? E allora la potenza andrà verso di loro, in quel caso?"

"Sì, esatto. Se migliorerai, potrai anche aumentare il numero di linee che puoi creare. E se migliorerai questa capacità, l'assorbimento aumenterà di tante volte quante sono le linee."

Saji si ritrovò a fissare l'Absorption Line con uno sguardo completamente nuovo. Era chiaro che le sue reali potenzialità lo stessero intrigando un sacco. "Dunque ha questo potere" lo sentii mormorare e, istintivamente, mi ritrovai a ghignare. Se tutto quello detto da Azazel era vero, allenare quel ragazzo e fargli tirare fuori le vere abilità della sua Sacred Gear sarebbe stato molto interessante.

"Ah, giusto" disse il Governatore, come se si fosse ricordato qualcosa all'improvviso. "Ci sarebbe un altro modo, ben più veloce, per migliorare la Sacred Gear del vampiro. Potrebbe bere il sangue del Sekiryutei. Se gli lascerete bere del sangue tanto potente, potrà sicuramente guadagnare un enorme potere. Beh, il resto sta a voi. Io me ne vado, ci vediamo." E iniziò a incamminarsi verso il cancello di uscita dalla scuola, salvo fermarsi dopo pochi passi e voltarsi verso di me. "Mi scuso per Vali. Il nostro Hakuryukou voleva assolutamente entrare in contatto con te, dopo quella notte in cui l'ho mandato a fermare Kokabiel. Sono sicuro che sei rimasto sorpreso, vero? Vedi, lui è un ragazzo insolito, ma non devi preoccuparti: non pensa di risolvere la rivalità tra il Rosso e il Bianco immediatamente."

Non mi aspettavo delle scuse per la bravata di Vali dell'altro giorno, ma non mi dispiacevano. "Scuse accettate. Alla fine voleva solo conoscermi meglio, non fare casini, perciò non mi ha dato chissà quale problema... Però, da adesso, chiedigli di avvisarmi la prossima volta che vorrà fare un'improvvisata del genere, così mi assicurerò di essere in un luogo isolato per evitare di coinvolgere altre persone in caso partisse un eventuale embolo di battaglia."

Azazel mi guardò stupito per un istante, prima di scoppiare a ridere. "Ahahah! Mi assicurerò di dirglielo, non temere!" Detto questo, riprese a camminare e scomparve dopo qualche minuto.

Per diversi secondi nessuno disse nulla, in seguito ci guardammo tra noi con un'espressione più confusa dell'altra. Ma che diavolo voleva alla fine? Più che cercare Kiba, pareva volere solo guardarci e darci qualche consiglio sul da farsi... Beh, non posso dire di esserne scontento, visto quello che ne abbiamo ricavato. La sua cultura sulle Sacred Gear è indubbiamente impressionante e credo ce ne abbia dato solo una piccola dimostrazione. Anche in questo caso, Kokabiel aveva ragione su di lui. Chissà però perché è così interessato alle Sacred Gear..., mi chiesi per poi tornare a rivolgermi agli altri: "Dato che dubito capiremo cosa voleva esattamente da questa visita, suggerisco di lasciar perdere e concentrarci sul presente. Saji, ti va di provare a usare quell'abilità dell'Absorption Line per testarla e aiutarci al tempo stesso con Gasper? C'è una cosa che voglio provare."

"...Va bene, senpai. Te lo devo visto che hai promesso di aiutarmi con gli allenamenti e anche la cura dell'aiuola, ma non potrò fermarmi molto. Ho ancora parecchio da fare" mi rispose il Pedone con un cenno del capo.

"Non preccuparti, mi bastano pochi minuti." Mi voltai verso il giovane dhampir ancora nascosto dietro l'albero. "Gasper, vieni qui, per favore" dissi cercando di usare un tono più gentile possibile. Lui tremò e piagnucolò un po', ma alla fine obbedì. Quando mi fu davanti, sollevai un dito e creai sopra la punta una minuscola sfera di Ki scarlatto, non più grande di una biglia. "Ascoltami, voglio che provi a usare la tua Sacred Gear per fermare questa piccola sfera che ti lancerò addosso." Gasper strillò spaventato e alzai subito l'altra mano per calmarlo. "Stai tranquillo, la farò andare più lenta del normale per darti il tempo di attivarla e la sua potenza è ridotta al minimo. Se anche ti colpisse, sentiresti solo l'equivalente di una puntura di zanzara, senza farti alcun male. Inoltre, Saji userà la sua Sacred Gear per limitare il tuo potere, così non dovrebbe andare fuori controllo e non darai problemi a nessuno. Proviamo solo questo? Te lo chiedo come favore."

Il ragazzino fissò il terreno con gli occhi lucidi e le braccia strette intorno a sé, ma alla fine tornò a guardarmi e annuì. "P-Proviamo!"

"Bravo piccolo" dissi con un largo sorriso. "Saji?"

"Ricevuto!" Con uno scatto del polso, il possessore di Vritra lanciò la lunga linea dell'Absorption Line su Gasper agganciandola alla sua testa; la linea iniziò poi a brillare quando una luce porpora prese a risalire dal dhampir alla mano di Saji. Gasper si lamentò nel sentire il suo potere venire smorzato, ma non fece nulla per ostacolarlo. "Quanto vuoi che lo indebolisca, Ward-senpai?"

"Non troppo per il momento. Ok, ora lancerò la sfera. Pronto, Gasper?" Lui non pareva minimamente pronto, tuttavia ignorai la cosa apposta e lanciai la sfera con un movimento del dito verso il suo volto. E, come avevo previsto, sentii di nuovo quella sensazione di annebbiamento mentale e il dhampir scomparve, mandando la sfera a impattare sul suolo dietro al punto dove stava. "Non ha funzionato, è risultato troppo potente lo stesso" commentai. Me l'ero aspettato sinceramente, però era comunque problematico perché la forza del Forbidden Balor View era davvero incredibile.

"Ha provato a scappare di nuovo" disse Koneko trascinandomi davanti un piangente Gasper che continuava a chiedere scusa.

Sospirai amaramente. "Se avesse funzionato al primo tentativo, sarei stato sinceramente molto sorpreso. Saji, prova ad assorbire un altro po' del suo potere. Riproviamo ancora una volta."

"Va bene!" rispose il Pedone di Sona attivando di nuovo il potere dell'Absorption Line e causando un altro gemito da parte di Gasper. Sembrava che lo stessimo torturando per davvero ormai.

"Ancora una volta, su. Concentrati, Gasper" gli dissi generando un'altra sfera sul mio dito. Stavolta aspettai che mi guardasse per qualche secondo prima di scagliarla e, stavolta, vidi chiaramente i suoi occhi illuminarsi di un rosso fosforescente, ma la sfera rallentò solo per un attimo, poi proseguì e impattò sulla sua fronte facendolo gridare, più per la sorpresa che per il colpo. "Vorrei poter dire che questa volta era stato indebolito troppo, ma ho la netta impressione che non sia stata quella la causa del fallimento. Sembrava molto instabile..." osservai. "Non sei riuscito a controllarlo, vero, Gasper?"

"M-Mi dispiace davvero! Ho troppa p-paura di fare guai!"

"Azazel ha detto che potresti riuscire a controllarti molto meglio se bevessi il mio sangue. Vuoi fare un tentativo?"

"Noooo! Ti prego, noooo! Odio il sangue! Non voglio!"

Proprio come temevo. Non è un semplice hikikomori, c'è di più sotto. Con quel pensiero, sospirai per l'ennesima volta e mi voltai verso Saji. "Ok, grazie mille, Saji. Ora puoi andare. Ho visto quello che dovevo vedere e, almeno al momento, non puoi aiutarci più di così."

"Oh, capisco. In tal caso, ci vediamo, Ward-senpai. Buon lavoro!"

"Anche a te." Lo guardai allontanarsi per un paio di secondi, dopodiché mi rivolsi agli altri: "Torniamo alla sala del club. Per oggi basta."

Il fatto che volessi fermare l'allenamento così presto stupì tutti. "Sei sicuro, Zayden?" domandò Xenovia. "Ho capito che i nostri tentativi non sono andati a buon fine finora, ma forse questo tuo ultimo esercizio era troppo difficile. Potremmo provare con-"

"No, Xenovia" la interruppi scuotendo la testa. "Non si tratta di difficoltà eccessiva o meno. Ho detto basta perché non c'è niente che possiamo fare al momento. Ci sono troppi problemi personali qui perché allenamenti di qualsiasi tipo possano essere utili anche solo un minimo. Di questo passo, non risolveremo un bel niente." Mi voltai verso Gasper e lui pianse ancora più forte e disperato.

"Mi dispiace davvero! Sono inutile! Totalmente inutile!"

 
*

"Capisco. Quindi nemmeno tu hai potuto fare niente al riguardo. Mi spiace davvero" fece mestamente Rias. Dopo che eravamo tornati alla sala del club, l'avevo chiamata e le avevo chiesto di rientrare per un po'. Dovevo assolutamente parlarle.

"Abbiamo provato, però abbiamo solo peggiorato le cose. Non è colpa tua" dissi cercando di incoraggiarla.

Un nuovo pianto ci fece voltare lo sguardo verso la porta della stanza di Gasper, dove quest'ultimo si era rinchiuso di nuovo. "Gasper, vieni fuori, forza. Mi dispiace di averti forzato prima."

"Ho paura di andare fuori!"

"Rias, non dico di essermi arreso e di non poter fare nulla per lui, ma così non può funzionare. Devo sapere di più su di lui per capire davvero come comportarmi." In uno slancio che sorprese inconsciamente anche me stesso, la presi per mano e gliela strinsi incoraggiante. "Dimmi la sua storia, per favore."

Lei mi guardò con occhi sgranati e le gote leggermente arrossate. "Va bene" disse infine con un meraviglioso sorriso che fece scaldare anche le mie di gote. "Come avrai capito, c'è un motivo se Gasper è così. Ti ho raccontato che suo padre era un vampiro di nobile lignaggio, ma sua madre invece era umana, no?" Annuii e la vidi farsi più cupa. "I vampiri tendono a considerare molto di più il lignaggio rispetto ai diavoli. Ecco perché, nonostante facesse parte della famiglia, è cresciuto soffrendo, immerso nella discriminazione. E poi, come se la sua abilità di fermare il tempo non fosse già abbastanza problematica, non era in grado di controllarla. Per gli umani era un mostro. Era temuto... No, sarebbe più sensato dire che era odiato. Col suo potere, lui poteva fare qualsiasi cosa a chiunque senza che loro se ne accorgessero. È ovvio che la gente non volesse avvicinarsi a lui. Certo, noi sappiamo bene che lui non è il tipo da fare cose malvagie, ma..."

Capivo anche troppo bene una storia come quella, ciò che aveva portato a essa, ciò che comportava e cosa avrebbe potuto causare in futuro. Non era molto diversa da quella di Asia, in effetti, solo che Gasper non aveva mai ricevuto niente se non sprezzo, disgusto e odio per i suoi poteri. Una storia che è comune al punto da dare la nausea tra i possessori di Sacred Gear, pensai reprimendo un moto di rabbia. Non potevo perdere la pazienza ora, non avrebbe aiutato nessuno, tantomeno quel povero ragazzo. "Ho capito" dissi invece. "Mi aspettavo qualcosa del genere, ma volevo comunque ascoltarla. Adesso so per certo che non è un semplice hikikomori e comprendo perché fa così."

"Non voglio questo potere" udimmo da dietro la porta. Sentii una fitta al cuore: la voce di Gasper era ora piena più di dolore e disperazione che di semplice paura e nervosismo. "Tutti si fermano di colpo, quindi tutti mi odiano e mi temono! Anche io lo odio! Non voglio più vedere i volti immobili dei miei amici quando il tempo si ferma!" E scoppiò a piangere ancora più forte di prima.

"Costringerlo a rinchiudersi ancora una volta... Sono un fallimento come Re" mormorò Rias abbassando il capo, chiaramente afflitta.

La stretta al cuore mi divenne ancora più forte e decisi di seguire l'istinto: l'attirai a me e l'abbracciai forte. "Come ho già detto, non è colpa tua. E non sei un fallimento, al contrario hai fatto tantissimo per lui" le sussurrai all'orecchio. Lei si era inizialmente irrigidita col mio gesto, tuttavia la sentii presto sciogliersi e ricambiare l'abbraccio. "Gli hai dato una nuova casa e una nuova famiglia e nessuno avrebbe potuto fare di più. Solo che ora non sei più solo tu che devi agire, è lui che per primo deve accettare sé stesso e muoversi verso il futuro." Mi separai da lei continuando però a tenerla per le mani e guardarla negli occhi. "Vai pure. Torna alla riunione e lascia tutto a me adesso. Penserò io a lui e ti prometto che lo aiuterò." Rias mi guardò esitante e le strinsi più forte le mani. "Andrà tutto bene. Abbi fiducia in me."

Finalmente il sorriso le tornò sulle labbra. "Mi fido di te, Zayden. E sia, lo lascerò a te allora. Aiutalo, ti prego."

"Lo farò" risposi con un sorriso e un cenno del capo. Feci per lasciarla, ma lei non mollò la presa e anzi si avvicinò a me di un passo, facendo scorrere le sue mani sulle mie braccia fino alle spalle e mantenendo gli occhi fissi nei miei. Aveva uno sguardo incredibilmente intenso, come se desiderasse chiedermi o fare qualcosa, ma non avesse il coraggio di farlo. Alla fine, mi abbracciò di nuovo e si fece poi indietro, sparendo in un cerchio di teletrasporto dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla porta della stanza di Gasper.

[Lo sai che stavi di nuovo per superare i limiti che ti sei autoimposto, vero?] mi disse Ddraig in tono leggermente accusatorio.

Lo so. Non avrei dovuto farmi trascinare dall'istinto, ma dopo la storia di Gasper...

[Sì, capisco. In effetti, è ingiusto rimproverarti in questo caso, però spero tu ti renda conto che non potrete continuare così per sempre voi due. Hai visto cosa voleva lei, no?]

Non ha importanza adesso. Ho qualcosa di ben più urgente, quindi lascia perdere e non parlarmene. Non mi servono distrazioni. Lo sentii sbuffare scontento, tuttavia non disse altro. Sospirai prima di bussare alla porta di Gasper. "Gasper, ci siamo solo noi due adesso e ti prometto che non me ne andrò di qui finché non sarai uscito e avremo parlato un po'. Prima di tutto, però, calmati e asciugati le lacrime. Stavolta non farò niente per forzarti a uscire, sarai solo tu a decidere quando farlo e lo farai da solo." Detto questo, mi sedetti per terra con la schiena appoggiata alla porta e chiusi gli occhi, concentrandomi solo sul suono del pianto del giovane dhampir e aspettando.
Ci vollero diversi minuti prima che il silenzio regnasse sovrano e, anche allora, nessuno di noi parlò per parecchio tempo. Fuori dalla finestra, il Sole era tramontato da un pezzo e la Luna si stava rapidamente alzando in mezzo al cielo notturno. "Sai, io ti capisco fin troppo bene perché ho avuto anch'io un passato doloroso e possiedo una Sacred Gear molto potente" dissi guardandomi il palmo destro. "Dentro di me c'è il Boosted Gear, il Longinus che contiene lo spirito di uno dei due Draghi Celesti, creature capaci di distruggere il mondo intero. L'ho risvegliato quando avevo 8 anni, dopo che un diavolo ha distrutto la mia città natale e ucciso tutti i suoi abitanti, compresi i miei genitori. Da allora, non ho fatto altro che vagare da un luogo all'altro in cerca di quel diavolo per vendicarmi di lui e, durante tutto questo tempo, ho dovuto imparare a usare la forza del drago per sopravvivere. Ho avuto paura di questo potere per tantissimo tempo e, a dirla tutta, ne ho ancora adesso perché, anche dopo 11 anni, non sono in grado di controllarlo appieno. Col tempo, il mio corpo è cambiato per adattarsi a esso e permettermi di usarlo meglio, perciò, anche se mi definisco un umano, non credo di poter dire di esserlo sul serio, o almeno non completamente. Ho fatto tante cose cattive con questo potere, tutto nel nome del mio obiettivo, e so anche che, se mai dovessi perdere il controllo definitivamente, potrei diventare qualcosa di mostruoso e pericoloso per chiunque, amici e nemici allo stesso modo. Potrei addirittura perdere coloro che amo... Eppure, nonostante questo rischio, io voglio continuare a usarlo e ad andare avanti."

"...P-Perché? Se sai che potresti p-perdere chi ti è caro, perché vuoi u-usarlo lo stesso? Hai detto che hai fatto cose c-cattive con quel potere... Come puoi a-andare avanti anche sapendo q-questo?" mi domandò Gasper dall'altra parte. Mentalmente sorrisi nel sentire che ero riuscito ad attirare la sua attenzione e farmi ascoltare.

"Perché ho fatto anche molte cose buone con quel potere. A causa dei tuoi trascorsi, tu vedi il tuo potere come qualcosa di malvagio e pericoloso, che può causare solo male. Comprendo perché sei arrivato a pensare questo di esso, ma ascoltami bene, Gasper: non è esatto. Il potere, di qualunque si tratti, non è né buono né cattivo in sé, sei solo tu a decidere quale sarà dei due. Vale per il mio e anche per il tuo. Dipende tutto da come lo si usa, non da cosa sia. Ho fatto del male col mio potere, vero, ma ho fatto anche del bene e, soprattutto, ho potuto aiutare e proteggere le persone a me care. Il potere del Drago Celeste ormai non è più solo suo, è anche mio, è parte di me e perciò non posso negarlo o rifiutarlo perché, in quel caso, starei negando o rifiutando me stesso. E questo non voglio né posso farlo. Chi vuole controllare il proprio potere deve per prima cosa accettarlo e imparare a convivere con esso, solo così potrà un giorno imparare a controllarlo. Inoltre, pensa a questo: se sei in grado di controllare il tuo potere, non soltanto non metti più in pericolo i tuoi amici e cari, ma puoi anche proteggerli se ce n'è bisogno. Io mi sono sentito tante volte impotente in passato, impossibilitato ad aiutare i miei amici perché appunto ero troppo debole, allora ho deciso che non sarei rimasto debole e sarei diventato forte per impedire che quelle disgrazie si ripetessero. Ecco perché continuerò sempre ad andare avanti, anche a costo di affrontare il mondo intero." Mi voltai verso la porta. "Sono sicuro che puoi comprendermi, Gasper. Hai sentito delle recenti battaglie che Rias ha dovuto affrontare, giusto? Cos'hai provato quando hai realizzato che non eri stato in grado di aiutarla?"

Dopo alcuni secondi di silenzio, udii un clack dall'altra parte e, con un leggero scricchiolio, la porta si aprì rivelando i lucidi occhi rosso-magenta di Gasper. "...Mi ha reso t-triste perché non ho potuto fare nulla per Buchou. L-Lei è sempre stata così buona e gentile con me, perciò mi fa m-male non essere stato in grado di aiutarla... Ma, anche se fossi stato lì...sarei stato solo d-d'intralcio a tutti."

"No, non è vero" ribattei facendolo trasalire per la sorpresa. "Tu non sei d'intralcio, Gasper. Sei solo inesperto, ferito e carente in autostima e, considerando quello che hai passato finora, chiunque sarebbe come te. Non hai nulla di cui vergognarti, te lo garantisco." Allungai una mano e aprii completamente la porta della stanza per vedere il giovane dhampir inginocchiato per terra, con un grande coniglio di peluche nero stretto tra le braccia. Era un'immagine talmente tenera che non seppi resistere e usai la stessa mano per accarezzargli i capelli biondi; Gasper spalancò gli occhi per il mio gesto, ma non si sottrasse a esso. "E non devi vergognarti nemmeno del tuo potere. È complicato e difficile da controllare, certo, ma non è malvagio. Tutto il contrario: è un potere magnifico e straordinario, che potrebbe fare un sacco di bene se direzionato nel modo giusto."

"...D-Dici davvero, senpai?" chiese il ragazzino con voce totalmente incredula. "N-Nessuno ha mai..."

"La gente ha sempre paura di ciò che non capisce e la spaventa perché è un animale ottuso e suggestionabile, che reagisce in modo esagerato ogni volta che si trova davanti a qualcosa che sfugge al suo controllo e, invece di provare a comprenderla, preferisce eliminarla. E lo sai perché? Perché quella è la strada facile e pochi sono davvero disposti a sforzarsi di guardare oltre i loro occhi." Sottolineai le mie parole agitando l'altra mano davanti al volto e stringendo le palpebre allo stesso tempo, quasi a voler dire che non riuscivo a vedere ciò che stavo facendo. Gasper mi fissò per un istante, poi ridacchiò leggermente. Io gli diedi un'altra carezza sulla testa. "Non essere limitato come coloro che ti hanno maltrattato o discriminato, invece fatti forza e combatti per dimostrargli che avevano torto. Che sei migliore di ciò che credevano e di loro stessi. Che tu non sei il mostro che loro dicevano tu fossi, ma una persona meritevole di rispetto e affetto. Fallo non solo per te, ma anche per Rias, Akeno, Kiba, Koneko, Asia e Xenovia, per la tua vera famiglia. Credimi quando ti dico che tutti loro ti vogliono bene e non ti ritengono una disgrazia. E anch'io la penso così."

Gasper rimase silenzioso per diversi secondi, poi piegò le labbra in un sorriso malinconico. "S-Sei una persona davvero gentile, Zayden-senpai. Nonostante tu sia in possesso di una Sacred Gear molto potente e abbia dovuto s-soffrire molte volte nella tua vita, sei andato avanti e non ti sei mai arreso. Non hai rifiutato la tua p-paura o il tuo potere, li hai affrontati e accettati e, ancora adesso, c-continui ad avanzare. Mi hai parlato a cuore aperto per aiutarmi e io ti sono grato per questo. Nessuno mi aveva mai parlato così. H-Ho ancora tanta paura dei miei poteri, ma dopo averti ascoltato...sento come se il tuo coraggio stesse entrando in me..."

"Il coraggio non è non avere paura, Gasper, è essere capaci di affrontare e vincere la paura. E non c'è niente di male a essere deboli, voler restare deboli è vero motivo di vergogna." Spostai le mie mani sulle sue spalle per guardarlo dritto negli occhi. "Ho fatto un patto con Rias in cui ho promesso che avrei aiutato lei e la sua famiglia a diventare più forti e, ovviamente, sei compreso anche tu, tuttavia non è tutto. Ho fatto una promessa molto tempo fa, in cui giuravo che avrei fatto tutto il possibile per aiutare i possessori di Sacred Gear che, come me e tanti altri, hanno vissuto una vita di sofferenza a causa del loro potere. Voglio fare la stessa cosa per te, il mio nuovo kouhai, perciò abbi fiducia in me. Non sarà un percorso facile il tuo, però non sarai solo nell'affrontarlo. Qualunque cosa accadrà d'ora in avanti, io ti aiuterò."

Il giovane dhampir spalancò gli occhi ancora più basito. "H-Ho sempre pensato che a causa di questa mia abilità tutti mi avrebbero odiato... Invece tu..." Sembrò sul punto di versare altre lacrime, ma non ne scese nemmeno una. "D-Dici davvero quando dici che mi aiuterai...?"

"Lo giuro sul mio onore e il mio titolo di Sekiryutei, farò tutto il possibile per aiutarti. Però tu dovrai impegnarti a tua volta perché non potrò riuscirci senza la tua collaborazione. In breve, dovremo impegnarci molto insieme. Sei disposto a farlo?"

Gasper esitò un momento, ma, alla fine, annuì e il suo sorriso divenne finalmente felice. "S-Se me lo chiedi così, Zayden-senpai, non posso rifiutarmi. Giuro che m'impegnerò!"

"Allora siamo d'accordo!" esclamai alzando un pugno nella sua direzione. Lui si ritrasse intimorito, suscitandomi una risatina. "No, non allarmarti, non è niente di pericoloso. Batti il pugno col mio. Questo è il modo di fare promesse tra uomini." Gasper mi guardò confuso, poi si fece più risoluto e fece impattare leggermente il suo piccolo pugno sul mio. "Molto bene! Non ti fa sentire già più forte come gesto?"

"I-In effetti, sì. Mi sono sentito più deciso nel farlo. È strano...?"

"Per niente, anzi è normale. Noi uomini abbiamo fortunatamente un modo molto semplice di darci coraggio: i gesti fisici come pugni o simili bastano a rinvigorirci, anche solo di poco, perché sono prove di forza e siamo abituati fin dall'antichità a mostrare il nostro valore tramite tali gesti. Non dico che siano il solo modo di farlo o dimostrare il nostro valore, tutt'altro, ma aiutano sempre a darci un minimo di energia. Eheheh! Talvolta possiamo essere dei sempliciotti, vero?"

Gasper mi guardò stupito per un paio di secondi, in seguito rise anche lui, una risata sincera. "Ahahahah! S-Suppongo di sì, senpai!"

Nel sentirlo e vederlo così contento in confronto alla depressione che aveva avuto fino a poco tempo fa, non potei non sorridere e mettermi a ridere insieme a lui. Dopo che ci fummo calmati, lo riaccompagnai dentro la stanza per continuare a parlare; si stava aprendo, certo, tuttavia era meglio che continuasse a farlo in un luogo a lui familiare: lo avrebbe messo molto più a suo agio. "Sei determinato ed è buona cosa, ma sappi che la prima cosa che dovrai fare per controllare il tuo potere e diventare più forte sarà forse anche la più difficile: devi accettarlo, smettere di odiarlo e usarlo con più intenzione. E non dico solo il Forbidden Balor View, ma anche i tuoi poteri vampirici."

Il ragazzo s'incupì. "Lo comprendo, però... Ecco io... H-Ho tanta paura a usarli entrambi. Non mi piace vedere gli altri che si bloccano davanti a me e nemmeno bere il loro sangue. Ogni tanto provo a farmene una ragione e a berne, ma ho paura di ciò che potrei fare dopo. S-Se i miei poteri iniziassero ad andare fuori controllo, allora..."

"Come ti ho detto, va bene avere paura, ma non devi permettere che questa ti paralizzi. Nessuno sa usare subito i propri poteri, soprattutto se sono potenti e versatili come i tuoi, per questo bisogna farsi forza e lavorare per controllarli. Si può dire che è un salto di fede, per certi versi: anche se non sei sicuro di riuscirci, devi provarci lo stesso. Perché se non ci proverai mai, come potrai dire di non esserne davvero capace?" Il dhampir mi guardò sorpreso e io colsi l'occasione per prendere la cosa anche da un'angolazione diversa. "E poi pensa questo: se imparassi a usarli come preferisci, pensa quanti vantaggi potresti ottenere. Non pensare ora solo ai rischi, ma anche ai guadagni. Immagina cosa potresti fare sia a livello personale che non con capacità come le tue. Potresti aiutare i tuoi compagni e anche divertirti!"

"D-Divertirmi?!" chiese Gasper col tono più incredulo che avessi mai sentito, al punto da farmi ridere di nuovo.

"Eccome! Non dico che il potere sia una cosa con cui giocare imprudentemente, ma se non ricavi almeno un minimo di piacere da esso, dopo un po' di tempo inizierà a sembrarti solo un dovere forzato o una catena. Devi imparare ad apprezzarlo anche per le piccole cose! Vuoi un esempio?" Lo vidi subito annuire e, alzatomi in piedi, estesi lentamente le mie ali di drago dalla schiena facendolo trasalire. "Non preoccuparti, non ti faranno alcun male. O ti spaventano? Le trovi brutte?"

"N-No, non le trovo brutte! Assolutamente! Solo...non avevo mai visto le ali di un drago da vicino." Con un fruscio, Gasper estese le proprie ali di pipistrello e le osservò qualche secondo prima di riportare gli occhi sulle mie, un'espressione incuriosita in volto. "Sono simili a quelle dei diavoli, ma allo stesso tempo così diverse..."

"In effetti hai ragione. Vero anche che, a differenza dei diavoli e di molte altre razze, i draghi non hanno ali sempre con lo stesso aspetto. Anzi, penso di poter dire con certezza che poche tipologie di draghi hanno ali uguali tra loro e, per la maggior parte, sono invece molto diverse da una razza all'altra. In questo caso il Drago Celeste che vive in me, il Welsh Dragon Ddraig, ha un tipo di ali piuttosto raro, simili a quelle degli antichi pterosauri piuttosto che a quelle dei pipistrelli." Sottolineai le mie parole estendendole il più possibile, praticamente quasi toccando le pareti opposte della stanza, e sorrisi nel vedere Gasper guardarle con occhi ora ammirati. "E, proprio per questo, sono parecchio utili non solo per volare, ma anche per molte altre cose!"

"P-Per esempio?"

"Speravo me lo chiedessi" risposi con un piccolo ghigno. "Per iniziare, li vedi questi?" Ripiegai e abbassai le ali a livello del suo volto e mossi i tre artigli posti sulla parte corrispondente al polso per attirare la sua attenzione. "Anche se non sembra, queste dita sono abbastanza prensili e, se ci prendi la mano, puoi usarle per azioni come questa." E con due rapidi gesti, afferrai e sollevai Gasper sopra la mia testa, suscitando un urletto sorpreso da parte sua. Rapidamente, lo abbassai davanti a me in modo che potessi guardarlo in faccia, stavolta tenendolo in braccio. "Che te ne pare?"

"Uhhh... E-Ecco... In effetti, non ho mai visto delle ali fare questo" rispose il dhampir, chiaramente interdetto.

"E questa è la cosa più semplice. Guarda questo." Lo rimisi a terra con delicatezza e mi avvicinai a una teiera con accanto alcune tazze da té che avevo individuato su un tavolino poco prima. Con attenzione e movimenti allenati, abbassai le ali e usai gli artigli di una per prendere una tazza e quelli dell'altra per prendere il cucchiaino; presi la teiera con una delle mie mani umane e feci finta di versare del té nella tazza, poi usai l'ala che teneva il cucchiaino per mescolare, mentre afferravo con la mano umana libera un libro dalla libreria vicina. Alla fine, usai le mie mani per sfogliare il libro e gli artigli delle ali per mescolare e portarmi alla bocca il té immaginario che stavo preparando. Dopo aver fatto finta di sorseggiare, rivolsi un altro ghigno verso Gasper, il quale mi guardava ora con occhi sgranati e bocca a 'O'. "Beh, che ne dici?"

"F-Fantastico, senpai! Poter riuscire a usare delle ali come delle seconde braccia in tutto! E con una manualità simile! S-Sembra impossibile!" esclamò estasiato il ragazzo.

"Eheh, sembra ma non lo è! Solo molto difficile. Diciamo che non sono perfette come seconde braccia dato che mancano di un pollice opponibile, quindi non potrò mai avere davvero la stessa manualità che ho con le mie mani originali, tuttavia sono riuscito a diventare abbastanza abile da poterle usare per numerosi scopi altrimenti infattibili. E sai come ci sono riuscito? Allenamento e pratica continui e assidui. Niente di più. Se combini massimo impegno e massima volontà, non c'è praticamente niente che non puoi fare." Misi giù tutto e mi rialzai aprendo di nuovo parzialmente le ali. "Inoltre, poiché le ho allenate a compiere azioni anche molto precise, sono in grado di usarle in numerosi modi sia dentro che fuori la battaglia. Questi sono solo piccoli esempi. Capisci cosa voglio dirti?"

Gasper rimase silenzioso per alcuni secondi, poi mi rivolse uno sguardo deciso. "C-Che anch'io, se m'impegno, posso riuscire a usare i miei poteri in questo modo. A controllarli senza f-ferire gli altri!"

"That's right!" esclamai schioccando le dita. "Se t'impegnerai, ce la farai sicuramente anche tu! Io ti darò tutto l'aiuto possibile, ma dovrai impegnarti anche tu con tutto te stesso!"

"H-Ho ancora paura di combinare guai e problemi a tutti... Ma dopo quello che mi hai detto e mostrato... N-Non voglio rimanere inerte! Voglio migliorare! Lo farò, Zayden-senpai!"

Sorrisi soddisfatto e gli accarezzai la testa. "Così mi piaci, mio caro kouhai." Lui ridacchiò alle mie carezze e la cosa mi suscitò una curiosa gioia. La stessa che sentivo ogni volta che un possessore di Sacred Gear come me ritrovava il sorriso dopo che gli avevo offerto una mano. Volli rallegrarlo ancora di più. "Ehi, Gasper, hai mai visto uno fare le flessioni senza mani?"

Il dhampir mi guardò confuso, tanto dalla domanda improvvisa quanto dal cambio di argomento. "N-No, mai visto. Perché? Non è impossibile?"

"Eheheh! Non per me! Guarda!" Mi lasciai cadere arrestando la caduta solo quando fui parallelo col corpo al terreno... Ma invece di farlo con le mani, lo feci con le ali! "Senza mani!" esclamai mentre incrociavo le braccia al petto e iniziavo a fare le flessioni usando proprio le mie seconde appendici.
Gasper rimase interdetto per alcuni istanti, dopodiché scoppiò in una risata limpida e cristallina, di puro divertimento, che mi fece tremare di gioia. Dopo averlo visto tutto il giorno pieno di tristezza e rimorsi, sentirlo ridere così di gusto era la cosa più bella che si potesse sentire. Dovrebbe essere così. Un ragazzino come lui, tanto gentile e timido, dovrebbe sempre ridere così, senza avere alcuno di quei terribili pesi sul cuore. Per questo, lo aiuterò. Sia maledetto se non lo aiuterò!

"Come c'era da aspettarsi da Zayden-senpai. Non solo sei riuscito a parlargli con tanta schiettezza, ma anche a farlo ridere. Incredibile come sempre" disse in quel momento una nuova voce e, voltandomi, vidi Kiba sulla soglia della porta. Doveva essere arrivato mentre cercavo di far divertire Gasper. "Tra parentesi, nemmeno io ho mai visto nessuno fare qualcosa del genere. Mi chiedo se cesserai mai di sorprendermi."

"Ehilà, Kiba" replicai rimettendomi in piedi e ritirando finalmente le ali dentro la schiena. "Tutto a posto allora?"

"Tutto a posto, per fortuna. Il luogo d'incontro tra i leader delle Tre Grandi Fazioni è stato confermato e i preparativi sono a buon punto. Probabilmente la riunione avverrà tra una settimana, due al massimo."

"Bene, buono a sapersi. Converrà che ci prepariamo al meglio per tale incontro, visto che è un evento che non si verificava da secoli e, di solito, situazioni come questa finiscono per complicarsi in un modo o nell'altro."

"Non sei un po' troppo negativo, senpai?"

"Affatto. Se c'è una cosa importante che ho imparato, è che la legge di Murphy sembra divertirsi tremendamente a fottere con chi vive nel mondo sovrannaturale, soprattutto in occasione di eventi rari o unici." E in particolare con chi possiede il potere dei draghi, aggiunsi mentalmente con un certo sarcasmo.

[Guarda che ti sento eh!]

Infatti mica volevo non essere sentito, replicai ignorando lo sbuffo che seguì e tornando in seguito a concentrarmi sui miei kouhai. "Anche le cose dovessero andare lisce come l'olio, è meglio prepararsi al peggio e non averne infine bisogno, che prepararsi al meglio e venire infine fregati perché non era abbastanza. Morale: è meglio che vi prepariate mentalmente perché vi allenerò sodo fino al momento dell'incontro e non accetterò niente di meno del vostro massimo impegno. Va bene?" L'ultima era più una domanda retorica, tuttavia ci tenevo comunque a fargliela per giustizia.

Kiba mi fissò risoluto. "Assolutamente. Mi rimetto a te, Zayden-senpai. Rendici più forti ad ogni costo."

Annuii soddisfatto per poi spostare lo sguardo su Gasper...e soffocare a fatica un'imprecazione quando vidi che era ritornato dentro la sua scatola. "A-Anch'io sono d'accordo! Mi fido di te, Zayden-senpai!"

"Sai, Gasper, la tua dichiarazione mi avrebbe fatto ancora più piacere, se solo l'avessi fatta fuori da quella dannata scatola! Perché sei tornato lì adesso?"

"È-È solo che mi sento più a mio agio stando qui. Tranquillo, non mi ci chiuderò dentro!"

"Il problema è proprio che sia una cosa del genere una fonte di conforto per te..." Sospirai. "Beh, suppongo che non potessi pretendere tutto subito. Tutti i cammini difficili iniziano con piccoli passi, perciò così sia." In quel momento, mi venne un'idea. "Visto che abbiamo ancora un po' di tempo libero e siamo qui, possiamo già iniziare ad aiutare Gasper a uscire di più dal suo guscio."

"E come?" mi chiese incuriosito Kiba.

"Chiacchierando, ovvio" risposi sereno mettendomi a sedere su una delle sedie della stanza e avvicinandola agli altri due. "Imparare a parlarsi faccia a faccia è il modo migliore per cominciare a curare certe...difficoltà. Non occorre scegliere un argomento in particolare o uno complicato, basta solo che parliamo." Ci pensai un attimo. "Perché non ci conosciamo meglio? Raccontiamoci un po' di più di chi siamo e cosa ci piace. Ognuno chiede qualcosa che gli interessa sapere e intanto si espone. Ad esempio... Qual è il vostro tipo musicale preferito? Io amo un sacco rock e metal in tutti i loro generi!"
Kiba e Gasper si guardarono per un secondo, dopodiché mi rivolsero entrambi un sorriso e, sedutisi insieme a me, iniziarono a rispondermi.
Non so per quanto parlammo esattamente, ma era notte fonda quando io e Kiba ci congedammo da Gasper. E il giovane dhampir ci aveva salutati fuori dalla sua scatola e con un sorriso raggiante, probabilmente senza nemmeno accorgersi davvero delle sue azioni. Bell'inizio.





Note:
Diavolo Supplementare = tipologia di diavoli appartenente a casate di Alta Classe non presenti tra i 72 Pilastri degli Inferi. Tipicamente esclusi dalla società dei diavoli, i Diavoli Supplementari preferiscono non mischiarsi con gli affari politici e governativi della loro razza, se non in rari casi, ma nonostante questo possiedono una certa influenza negli Inferi.
Siling = bestie guardiane della mitologia cinese, chiamate in Giappone anche Shishin o Shijin, ognuna di esse rappresenta 7 costellazioni, un punto cardinale, una stagione dell'anno e un elemento della filosofia cinese. Sono tipicamente quattro creature: il Drago Azzurro dell'Est, l'Uccello Vermiglio del Sud, la Tigre Bianca dell'Ovest e la Tartaruga Nera del Nord, ma in molte versioni c'è anche un quinto animale, il Drago Giallo (o Dorato) del Centro.
Dhampir = ibrido metà umano metà vampiro.
Daywalker = tipologia rara di vampiro capace di muoversi alla luce del Sole senza particolari difficoltà.
Forbidden Balor View = Sacred Gear che prende il nome dal dio della mitologia celtica Balor; chiamata anche 'l'Occhio Maligno del Mondo Sospeso', ha il potere di fermare il tempo di qualunque oggetto o essere vivente che entra nella visuale del possessore e di riavviarlo quando quest'ultimo lo desidera o sposta suddetta visuale. Essendo molto difficile da controllare, può attivarsi involontariamente se il possessore diventa emotivamente instabile.


BEN RITROVATI MINNA!! RIECCOMI QUI FINALMENTE!!
Sono molto in ritardo sulla tabella di marcia, lo so, ma è stato un anno piuttosto salterino, con alcuni eventi piacevoli e parecchi eventi spiacevoli che mi hanno ostacolato in un modo o nell'altro, tuttavia sto approfittando dell'estate e di questi mesi prima della riapertura delle scuole per recuperare. Non so quanto riuscirò a fare prima di avere di nuovo meno tempo di quanto io voglia, ma cercherò di fare del mio meglio. Intanto spero che il capitolo attuale vi sia piaciuto malgrado l'attesa!
Come vedete, finalmente abbiamo il patto tra Zayden e Rias per continuare a collaborare e aiutarsi in modo più proficuo in futuro. Il rituale è in parte ripreso da quello mostrato nel Volume 17 dell'opera originale e in parte modificato da me, in quanto sia i partecipanti che i supervisori di esso sono ben diversi. Non è niente di particolarmente complesso, ma come spiegato, tali rituali non sono davvero molto complicati e in questo caso, dato il legame tra Zayden e Rias, risultano ancor più semplificati perché la fiducia già presente rende più facile stringere il patto associato.
Abbiamo poi un nuovo racconto dal passato di Zayden: un suo scontro/allenamento con una delle leggendarie Bestie Guardiane Cinesi, Zhuqùe! Come spiegato nelle note sopra e nella Life, la mia versione dei Siling in questo universo è quella degli spiriti più antichi e potenti della natura, coloro che hanno generato gli elementi, gli altri spiriti e contibuito a creare il mondo. Immaginateli come creature appunto oltre il piano fisico e che corrispondono a più miti del mondo, per questo qui la figura di Zhuqùe racchiude in sé sia l'Araba Fenice che la Fenghuang e l'Uccello Vermiglio, quando nella nostra realtà sono tutti esseri legati a miti differenti. Io l'ho fatto sia per semplicità che per esaltare la figura dei Siling e la loro importanza. Dopotutto, la fenice è da sempre un animale tra i più leggendari e non volevo dargli più versioni diverse che avrebbero un minimo affievolito la sua importanza. Nella mia storia, come viene detto, lei e gli altri Siling sono legati al Seishin-Do e, potete intuirlo, anche al dio Kundalini, per questo Zayden ha potuto conoscerli. In che modo sono collegati, lo scoprirete in futuro ;) .
Infine un altro paio di new entries dalla storia originale: l'altro Alfiere di Rias, Gasper Vladi, e il Governatore degli angeli caduti, Azazel! Entrambi sono figure di grande importanza nell'opera originale e vi garantisco che lo saranno anche nella mia, seppur in modo diverso. Vi dico da subito che Zayden prenderà Gasper un po' come ha preso Asia, ovvero come un fratellino, e sarà vitale per garantire il suo sviluppo e maturazione in modo molto più diretto e profondo del protagonista originale, anche grazie all'aiuto che verrà dato da uno dei suoi compagni di squadra in particolare per il piccolo dhampir. Azazel invece avrà un ruolo simile a quello originale, ma ovviamente il suo rapporto con Zayden cambierà tante cose, soprattutto perché il nostro Sekiryutei, pur ammirando e apprezzando il suo aiuto e la sua conoscenza in campo di Sacred Gear, sarà molto poco disposto ad assecondare le sue peggiori stronzate! Quindi attento a te, corvo!
Credo di aver detto tutto. Come al solito, grazie per aver letto! Se vi è piaciuta questa Life e avete voglia e tempo, lasciatemi una piccola recensione qui sotto o mandatemela come messaggio privato qui o sulla pagina Facebook. Qualunque commento, positivo o negativo, è ben gradito e utile a farmi migliorare questa storia!
Nel prossimo capitolo avremo parecchie sorprese nuovissime di questa fic, perciò preparatevi e sempre stay tuned!!
Ja naa minna!!

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