All'ombra del Serpente

di Marty004
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il decimo membro di Alba ***
Capitolo 2: *** La ragazza dello Sharingan ***
Capitolo 3: *** Gli ordini sono ordini ***
Capitolo 4: *** Il passato di Yuki ***
Capitolo 5: *** Legami ***
Capitolo 6: *** Orgoglio ***
Capitolo 7: *** Dietro la cascata ***
Capitolo 8: *** Segreti ***
Capitolo 9: *** Sono qui con te ***
Capitolo 10: *** Padre e figlia ***
Capitolo 11: *** Destini ***
Capitolo 12: *** Veleno ***
Capitolo 13: *** Il passo verso la felicità ***
Capitolo 14: *** Verso Konoha ***
Capitolo 15: *** Verità e menzogne ***
Capitolo 16: *** La sentenza ***
Capitolo 17: *** Konoha ***
Capitolo 18: *** Alla prova ***
Capitolo 19: *** Un amico su cui contare ***
Capitolo 20: *** Le orme del passato ***
Capitolo 21: *** Buone e cattive intenzioni ***
Capitolo 22: *** Assalto a Konoha ***
Capitolo 23: *** Di nuovo insieme ***



Capitolo 1
*** Il decimo membro di Alba ***


Quella notte non c’era neanche una nuvola. La luna splendeva in cielo più bella che mai. Sasuke e Suigetsu camminavano nella foresta silenziosa e apparentemente desolata. Dovevano raggiungere il posto in cui il carro di un famoso mercante del villaggio dell’Erba di ritorno dal suo viaggio di vendite, molto probabilmente sarebbe stato attaccato. Era già da un po’ di tempo che qualcuno aveva preso di mira i carri merce del villaggio dell’Erba e delle zone limitrofe rubando tutto il denaro che poteva. Una donna dicevano. Dato che molto probabilmente era la stessa persona che attaccava anche castelli di daimyo e aristocratici, doveva essere un ninja. Un lavoro alquanto semplice per gli uomini di Orochimaru che, tuttavia, non erano ancora riusciti ad avere la meglio su questo ninja misterioso. Inoltre, sembrava che qualche giorno prima, un uomo, miracolosamente sopravvissuto alla battaglia, avesse giurato di aver visto l’aggressore indossare un mantello nero con nuvole rosse. C’era dunque lo zampino dell’organizzazione Alba? Forse si trattava del ninja che a quanto pare aveva sostituito Orchimaru e di cui lo stesso Orochimaru non era ancora riuscito a scoprire l’identità.
Per questo motivo, il ninja leggendario aveva deciso di mandare proprio il suo pupillo quella sera; se c’era di mezzo Alba la difficoltà del compito si faceva elevata. Certamente non si aspettava che riuscisse a catturare o a eliminare questo ninja misterioso, ma la missione era quella di proteggere il carro del mercante e ottenere più informazioni possibili sul decimo membro dell’organizzazione. Nulla di troppo pericoloso dunque. Se le cose si fossero messe male, sarebbe bastato battere la ritirata. Perciò Sasuke era molto tranquillo, anzi, non ne aveva la minima voglia. Avrebbe di gran lunga preferito passare la notte ad allenarsi piuttosto che fare la spia per Orochimaru. Certo, se si fosse presentato Itachi la questione sarebbe stata indubbiamente più interessante, ma le probabilità che fosse proprio lui a organizzare questi attacchi erano pari a zero. Senza dubbio si trattava di questo nuovo membro di cui si sapeva soltanto che era una donna.
<< Dicono che sia bellissima sai? >> disse Suigetsu che non riusciva più a sopportare l’ostinato silenzio del compagno e che aveva deciso in qualche modo di provocarlo.
Sasuke non rispose, continuando a imporre il suo silenzio al compagno. Pensava davvero che gliene importasse qualcosa del presunto aspetto di questo ninja?
<< A dire il vero spero proprio che si faccia viva, muoio dalla voglia di vederla. Sembra che sia proprio a causa della sua bellezza che i daimyo si lasciano ingannare per poi fare quella brutta fine >>
<< Muoviamoci. Karin ci starà aspettando >> rispose secco Sasuke.
Qualche metro più avanti, infatti, li accolse Karin in piedi sul tronco di un albero: << Siete in ritardo! >>
<< Hai già rintracciato il nemico? >> chiese Sasuke saltando sul tronco dove si trovava la ragazza.
<< Sì, sono in due. Stanno arrivando >>
Sasuke scorse il carro percorrere la strada sterrata sotto ai loro piedi, scortato da diversi uomini armati. Quindi questa volta erano in due. Pensò che ciò poteva essere un problema. "Forse hanno previsto che Orochimaru avrebbe mandato rinforzi questa volta". Ad ogni modo non potevano farci nulla; avrebbero difeso il carro come meglio potevano.
Qualche istante dopo una bomba tagliò la strada al carro; il nemico era già entrato in azione. Sasuke e Suigetsu si lanciarono nella nuvola di fumo rilasciata dalla bomba. I due intravidero mantelli neri con nuvole rosse. Dunque le informazioni erano esatte: si trattava proprio di Alba. Suigetsu si lanciò contro la figura del nemico più vicina a lui; Sasuke, invece, si mosse verso il carro.
<< All’altro penso io! >> una voce femminile si levò dalle spalle del ragazzo biondo che era stato appena attaccato da Suigetsu.
<< No aspetta! Quello è… >> il compagno provò a fermarla. Troppo tardi.
La donna era già balzata in aria contro Sasuke e quest’ultimo l’aveva imitata per respingere l’attacco. I loro kunai si scontrarono emettendo un suono metallico. Sasuke, con il volto a pochi centimetri da quello della donna, scorse lo sguardo minaccioso, nascosto sotto il cappello. In quel breve attimo nei suoi occhi riconobbe lo Sharingan. Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore e sgranò gli occhi. Per qualche motivo anche la donna fece lo stesso, non appena vide il potere oculare negli occhi dell’avversario.
Atterrarono nelle direzioni opposte, l’uno di spalle all’altra. Sasuke sentì la donna dire sottovoce: << Maledizione.. >> e appena si voltò si era già mossa in fuga.
Lo Sharingan. Possibile? Forse se lo era immaginato. No, l’aveva visto chiaramente.
Senza pensarci due volte, partì all’inseguimento della donna.
<< Hey! Ma che fai?! Sasuke! >> protestò Suigetsu mentre cercava di tenere testa all’avversario, ma Sasuke lo ignorò.
I due correvano tra gli alberi di quella foresta; attorno a loro regnava il silenzio. La donna non si volse mai a guardare l’inseguitore e tenne la testa bassa per tutto il tempo, intenta a nascondere il volto con il cappello della divisa dell’organizzazione.
<< Hey aspetta! Voglio soltanto parlare! >> le urlò Sasuke, ma la donna continuò a fuggire in silenzio e senza voltarsi.
Quando gli sembrò il momento opportuno il ragazzo le lanciò due kunai, ma quando la colpirono, il suo corpo scomparve e dalle vesti uscirono numerosi serpenti. Sasuke capì che si era sostituita e per giunta con una delle tecniche di Orochimaru. Ma chi diamine era quella donna? Si fermò sul tronco di un albero e cercò di rintracciarla. Niente da fare: era svanita nel nulla.
Pensò che sarebbe stato meglio tornare indietro ad aiutare Suigetsu. E magari Karin avrebbe potuto percepire il chakra di quella donna.
Quando tornò al punto dove era stato attaccato il carro, tuttavia, anche l’altro ninja di Alba era fuggito in ritirata. Se non altro, però, questa volta non erano riusciti a rubare il denaro. Gli uomini che scortavano il carro si stavano rialzando da terra doloranti. Tutto sommato potevano continuare da soli il tragitto.
<< Karin, riesci a rintracciarli? >> chiese Sasuke ignorando le proteste di Suigetsu, offeso per essere stato abbandonato sul campo di battaglia.
<< No, mi spiace. Ci sto provando ma non sento nulla. Devono essersi allontanati molto >>
<< Capisco. Stando alle informazioni forniteci da Orochimaru, il tizio con cui si è scontrato Suigetsu dev’essere Deidara. La bomba che ha attaccato il carro dev’essere stata lanciata da lui. La donna, invece, era con tutta probabilità il nuovo membro dell’organizzazione. Purtroppo non sono riuscito a ottenere alcuna informazione sul suo conto, a parte una conferma del fatto che sia una donna. Si è limitata a fuggire >>
Convinto che né Suigetsu né Karin si fossero accorti dello Sharingan negli occhi della donna, Sasuke decise di mentire. L’indomani si sarebbe messo da solo sulle tracce della donna. Voleva capirci meglio e voleva che Orochimaru non si intromettesse, almeno finché non avesse scoperto chi fosse quella donna. Forse era legata in qualche modo a Itachi? Ad ogni modo gli sembrava impossibile che esistesse un altro sopravvissuto del clan Uchiha oltre a lui e anche se fosse, non gli sembrava di aver mai visto quel volto. E poi aveva usato la tecnica di Orochimaru; questo poteva significare soltanto che fosse una sua ex sottoposta. In effetti, forse, sarebbe bastato parlarne con Orochimaru per scoprire la sua identità. Tuttavia, gli scopi del maestro non erano certo pacifici e Sasuke non sopportava l’idea di consegnare un Uchiha nelle mani di quel verme. Non ne capiva il motivo, ma improvvisamente il ragazzo, in cuor suo, cominciò a non sentirsi più tanto solo. E se fosse stata veramente, come lui, una sopravvissuta del clan Uchiha? Certo, c’era anche la possibilità che la donna fosse riuscita, in qualche modo, ad entrare in possesso dello Sharingan come aveva fatto Kakashi. O peggio ancora, poteva essere una complice di Itachi. Riteneva impossibile che suo fratello fosse riuscito da solo a sterminare il clan; forse era stata proprio lei ad aiutarlo quella sera. Ad ogni modo, sentiva che l’identità di quella donna era una questione che riguardava soltanto lui. Né Orochimaru né nessun altro doveva intromettersi. Avrebbe scoperto da solo chi fosse e una volta raggiunto questo obbiettivo, avrebbe agito di testa propria.
Suigetsu interruppe i vorticosi pensieri di Sasuke: << Ma perché è fuggita così, senza neanche provare a battersi? >>.
Già, perché era fuggita? Sasuke cominciò a pensare che quella del complice di Itachi fosse la teoria più probabile. Si limitò a rispondere: << Non ne ho idea >> e, congedata Karin, si mise in cammino per tornare al covo insieme a Suigetsu.
<< Accidenti! Ma tu l’hai vista in volto, no? Allora? E’ davvero bella come dicono? >>
Sasuke, immerso nei suoi pensieri su quello che era accaduto quella sera, non ascoltò una sola parola del compagno, che per tutto il tragitto lo tempestò di domande.
 
Finalmente Deidara raggiunse Yuki in una grotta, ai limiti della foresta.
<< Che ti è saltato in mente? Quello era Sasuke Uchiha >>
Yuki stava appoggiata all’entrata di quella grotta, con lo sguardo perso sugli alberi illuminati dalla luna: << Sì, ho notato il suo Sharingan >>
<< Non avevi visto la somiglianza con Itachi prima di saltargli addosso? Sono praticamente identici.. >>
<< Nella confusione non ci ho fatto caso, mi dispiace.. >>
<< Ti ha vista? >>
<< No, non credo.. >> mentì la ragazza.
<< Lo spero per te e Itachi, pare che quel ragazzo stia diventando pericoloso >>
Yuki emise una debole risata alzando gli occhi al cielo.
<< Ad ogni modo, se questa sera si è presentato Sasuke Uchiha, significa che Orochimaru attualmente risiede in un covo di queste zone; non manderebbe mai il suo prezioso pupillo troppo lontano, al di fuori del suo controllo. Non sarebbe una cattiva idea mettersi sulle tracce di quel ragazzo. Potremmo riuscire a fare fuori una volta per tutte non solo lui, ma anche Orochimaru >>
<< Non preoccuparti, gli ho già messo un serpente inseguitore alle calcagna. Domani riuscirò a scoprire dove si trova il covo >>
<< Te la senti di occuparti di questo lavoro? Se scoprisse che possiedi lo Sharingan potrebbero essere guai >>
<< Starò attenta e poi chi meglio di me nell’organizzazione può farlo? Sono 3 anni che vi faccio da spia e nessuno ha mai scoperto chi sono. Senza contare che vuole uccidere Itachi. Non gli permetterò di arrivare a lui >>
<< Purtroppo non potrò aiutarti questa volta. Devo andare con Sasori a prendere il monocoda >>
<< Lo so, ma non mi serve aiuto. Tuttavia, non vi assicuro la mia presenza alla cerimonia per l'estrazione del monocoda, non so quanto ci metterò a scovarlo >>
<< Beh, in 9 dovremmo bastare. Spiegherò io la situazione a Pain, nel caso se la prendesse >>
Deidara fece per andarsene.
<< State attenti tu e Sasori >>
<< Ma sì, tranquilla >> la salutò con un gesto della mano e sparì nel nulla.
 
 

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Capitolo 2
*** La ragazza dello Sharingan ***


Sasuke si accorse che dei serpenti inseguitori erano sulle sue tracce, così quella notte, lui e Suigetsu decisero di non tornare al covo e di accamparsi nella foresta. Anche quella, era una tecnica di Orochimaru e con tutta probabilità era stata la donna di poco prima ad attivarla. Sarebbe stato un gioco da ragazzi, l’indomani, capovolgere la tecnica contro di lei con lo Sharingan. I due ragazzi dovevano solo capire quanti fossero i serpenti; finora ne avevano individuati tre.
Suigetsu ruppe il silenzio che era calato da un po’ sul compagno: << A quanto pare, allora, la ragazza deve avere un qualche collegamento con Orochimaru se conosce una tecnica del genere>>
<< Così sembrerebbe >> Sasuke continuava a pensare a quale potesse essere l’identità della donna. L’indomani avrebbe voluto scovarla da solo e costringerla a parlare, ma sarebbe stato troppo rischioso permettere a Suigetsu di tornare al covo; i serpenti avrebbero potuto inseguirlo. Senza contare che non aveva una scusa plausibile per poter svolgere quel lavoro da solo.
<< Ti vedo pensieroso. E’ successo qualcosa? >>
In tutta risposta Sasuke gli rivolse uno sguardo irritato. Quell’abitudine di ficcare il naso negli affari altrui proprio non voleva perderla.
<< Andiamo ormai ti conosco. Stai pensando a quella donna vero? Ti preoccupa? >>
Sasuke era praticamente con le spalle al muro. Ma, in fondo, aveva notato di avere una certa influenza su Suigetsu. Forse gli metteva soggezione? O semplicemente temeva la sua forza? Con questi pensieri, l’Uchiha pensò di avere il compagno sotto controllo e con un sospiro decise di rivelargli quello che aveva visto: << Stava usando lo Sharingan >>
Suigetsu rimase a bocca aperta: << Cosa? Com’è possibile? >>
<< Non lo so, non l’ho mai vista a Konoha >>
<< Beh, visto che conosce le tecniche di Orochimaru, magari è stata una sua sottoposta per un po’ di tempo… ma è impossibile che Orochimaru si sia lasciato sfuggire un Uchiha che aveva già tra le mani e archiviare così la questione. In tanti anni che lo servo, non l’ho mai sentito parlare di nessuna donna con lo Sharingan. Il suo obbiettivo siete sempre stati tu e Itachi >>
Sasuke pensò che Suigetsu aveva ragione; i conti non tornavano e il mistero sulla donna si faceva sempre più fitto.
<< Ad ogni modo, domani scopriremo la verità. Adesso sarebbe meglio assicurarci che non ci siano altri serpenti >>
<< D’accordo, agli ordini >> Suigetsu andò in perlustrazione, ma non trovò altri serpenti; a quanto pareva ne erano stati piazzati solo tre. “Incauta” pensò Sasuke.
Alle prime luci dell’alba si misero all’opera. Eliminarono rapidamente due dei tre serpenti, così che non potessero fuggire ad informare la loro padrona, e Sasuke prese il controllo del terzo con lo Sharingan. In pochi secondi percepì chiaramente il chakra della donna a circa 600 metri da dove si trovava in quel momento.
Si precipitò nella direzione del chakra, seguito dal compagno, e in pochi minuti la raggiunsero. Se ne stava nascosta dietro a dei cespugli, con una mano appoggiata a un albero; molto probabilmente era concentrata nel seguire gli spostamenti dei serpenti. Sasuke apparve silenziosamente alle sue spalle, cogliendola di sorpresa. Intravide lo sguardo ansioso della donna mentre era in procinto di voltare la testa verso di lui, ma Sugeitsu, da dietro l’albero, non le diede il tempo di muoversi un millimetro in più che l’aveva già legata all’albero con il filo metallico. Sasuke le puntò la katana alla gola.
Durante il brusco attacco alla donna era scivolato il cappello dalla testa e adesso, provando a liberarsi spingendo il busto in avanti, rivolse a Sasuke uno sguardo rabbioso e allo stesso tempo preoccupato. Questa volta nei suoi occhi ambrati non vi era traccia dello Sharingan.
<< Ma che bravi! Non solo avete individuato i miei serpenti, ma siete anche riusciti a controllarli con lo Sharingan >>
<< Sai chi sono, vero? >>
<< Tutto il mondo sa chi sei, Sasuke Uchiha >>
<< E allora avresti dovuto prevedere che sarei riuscito facilmente a ritorcerti contro la tecnica, dato che a quanto pare possiedi anche tu lo Sharingan >>
<< Io? Ti stai sbagliando >>
<< Non mentire. L’ho visto chiaramente. Allora? Si può sapere perché possiedi lo Sharingan?>>
<< L’ho rubato >> la ragazza sollevò il lato destro della bocca in un sorrisetto beffardo.
<< Impossibile. Se fosse così, non saresti in grado di ritirarlo >>
La ragazza, colta di sorpresa dalla risposta fornitale, tacque per un attimo: << Sei informato eh? >>
<< Non ti conviene prenderci in giro >> la minacciò Suigetsu, che nel frattempo si era messo al fianco del compagno.
Sasuke cominciò a spazientirsi: << Allora? Sei un Uchiha? >>
<< Diciamo alla lontana.. >>
Il cuore del ragazzo sussultò. Dunque davanti a sé aveva davvero un altro Uchiha? Ma quella strana sensazione di adrenalina si trasformò, in pochi secondi, in una tetra diffidenza che gli imposero i suoi pensieri. Provò a guardare meglio la ragazza che aveva di fronte: doveva avere più o meno la sua età, eppure non gli sembrava di conoscerla. Se faceva davvero parte del clan, l’avrebbe sicuramente incontrata e come minimo, anche lei avrebbe dovuto frequentare l’accademia ninja, ma Sasuke non riusciva proprio a ricordarla tra i suoi vecchi compagni a Konoha. Tuttavia, aveva qualcosa che gli ricordava qualcuno: quel taglio degli occhi così sinuoso e la carnagione bianca gli erano, in effetti, familiari. Era piccola di statura e portava i lunghi e sottili capelli castani legati in una treccia che le scendeva fino a metà schiena. Ripensò alle parole di Suigetsu della sera prima: effettivamente era molto bella.
Con la coda dell’occhio, Sasuke notò che anche Suigetsu fissava la ragazza come se stesse cercando di ricordare qualcosa. L’Uchiha continuò a fissare gli occhi della donna cercando di ricordare dove li avesse già visti, finché non gli tornò in mente che conosceva le tecniche di Orochimaru. Ma certo, Orochimaru!
<< Spiegati meglio. E poi perché conosci le tecniche di Orchimaru a cui, tra l’altro, somigli molto? >>
Lo sguardo di Suigetsu si illuminò; evidentemente il compagno gli aveva appena rivelato quello che stava cercando nella propria memoria.
La ragazza mostrò un sorriso triste: << Beh a quanto pare Orochimaru non va a dire in giro di avere una figlia, vero? >>
<< Orochimaru ha una figlia?! >> Suigetsu era completamente sbalordito, mentre Sasuke sgranò leggermente gli occhi, ma rimase per un po’ in silenzio a studiare il comportamento della ragazza, per assicurarsi che stesse dicendo la verità.
<< Scusami, e allora chi sarebbe tua madre? >> continuò Suigetsu che adesso moriva dalla voglia di saperne di più.
<< Nessuno in particolare. So solo che si chiamava Misaki e che discendeva dal clan Uchiha, ma a quanto mi è stato detto non era di sangue puro. Credo che non avesse nemmeno ereditato lo Sharingan >> la ragazza rispose con tono seccato, forse perché sentiva di non avere la possibilità di fuggire dalla situazione in cui si trovava; ma mentre pronunciava quelle parole i suoi occhi divennero tristi e cominciò a fissare il vuoto con lo sguardo rivolto a terra.
Sasuke cercò nella sua memoria una donna con quel nome, ma non trovò nulla: << Che fine ha fatto tua madre? >>
<< Orochimaru l’ha uccisa >>
Sasuke non ebbe il coraggio di chiederle il perché lo avesse fatto; la ragazza cominciò a fargli pena: << Quindi sei rimasta sotto la custodia di tuo padre? >>
<< Sì, se quella si può definire “custodia”. A 7 anni mi ha impresso ben due segni maledetti, come se uno non fosse abbastanza >>
Sasuke si sporse per vedere meglio il collo della donna ed effettivamente, da sotto il mantello, si potevano vedere due segni maledetti all’incirca sull’attaccatura tra il collo e la spalla. Non aveva mai sentito dire che Orochimaru ne imprimesse due; perché l’aveva fatto? Il rischio di decesso era molto alto anche con uno solo.
<< E poi cos’è successo? Perché adesso non sei con Orochimaru? >> la incalzò Sasuke.
<< Sono riuscita a fuggire. Sono sicura che mi crede morta da anni ormai. Chissà come sarà felice quando gli direte che la sua cara figlia è viva e possiede lo Sharingan >> la ragazza mostrò un sorriso ironico.
<< Non sapeva dello Sharingan? >>
<< Prima di fuggire dal covo non sapevo neanch’io di possederlo >>
Sasuke tacque chiedendosi se dovesse crederle o no. Conosceva bene il suo sguardo: era innegabile che anche lei sapesse cosa fosse la solitudine. Probabilmente si era unita ad Alba per sfuggire a Orochimaru, o semplicemente ci era finita dentro senza rendersi conto di cosa stesse facendo. Tuttavia, gli tornò alla mente un pensiero e la compassione venne presto sostituita dalla rabbia: << E che mi dici di Itachi? Sei sua complice?>>
La ragazza sollevò la testa di scatto e lo guardò come se non avesse capito la domanda.
<< Ti sto chiedendo se eri presente la notte in cui mio fratello sterminò gli Uchiha >>
In tutta risposta, la ragazza rise: << Sei fuori strada >>
<< Ti ricordo che non sei davvero nella posizione di prenderti gioco di noi. Se è vero quello che dici, non appena Orochimaru scoprirà che sei viva non ci penserà due volte a impossessarsi del tuo corpo >>
<< Beh tanto mi consegnerete a lui in ogni caso no? E comunque ti sembro così vecchia? Avevo 7 anni quando successe quel fatto. A malapena riuscivo a centrare il bersaglio con un kunai >>
Sasuke gli lanciò uno sguardo intimidatorio.
<< Credimi tuo fratello era da solo quella notte. Non ha mai avuto bisogno di aiuti >>
Il ragazzo studiò a fondo il suo sguardo, ma non gli sembrò che stesse mentendo: << D’accordo ti credo. Lasciala andare >>
<< Che cosa?! Non le crederai sul serio, spero! >> Suigetsu era allibito ed evidentemente non aveva creduto a una sola parola di quello che aveva detto la ragazza.
<< Preferisci portarla da Orochimaru e rischiare che gli altri 9 membri di Alba assalgano il covo per salvarla? Ed esattamente a cosa non dovrei credere? La sua storia sembra convincente, per quanto sia sorprendente >> replicò Sasuke
<< Non lo so, ma non mi fido. Se è veramente figlia di Orochimaru non possiamo ucciderla senza prima consultarci con lui, ma potrei andare a informarlo adesso mentre tu la tieni d’occhio >>
<< Tu non gli dirai un bel niente >> gli ordinò Sasuke.
Seguì qualche secondo di silenzio in cui sia Suigetsu, sia la ragazza stettero con il fiato sospeso, non credendo alle loro orecchie.
<< Sei completamente impazzito? E’ un membro di Alba! >>
<< E’ solo una ragazza che non sa quello che fa. Non sembra pericolosa. Avanti, lasciala andare >>
Suigetsu era estremamente incredulo, ma il compagno si era ormai intestardito e capì che sarebbe stato inutile ribattere. Sospirando, con uno strattone spezzò il filo che legava la ragazza, ma questa non si mosse e rimase seduta ai piedi dell’albero, fissando Sasuke: << Non mi ucciderai? >>
C’era un qualcosa di dolce nel suo sguardo incredulo, ma speranzoso; sembrava quello di una bambina ormai rassegnata a una punizione, ma che improvvisamente scopre di essere graziata.
Sasuke le ricambiò lo sguardo con un lieve sorriso: << No, non ce l’ho con te e non mi interessano gli scopi di Orochimaru. Il mio obbiettivo è soltanto una persona >>
<< E non vuoi informazioni su di lui? >>
<< Per il momento sarebbe inutile. Non sarei in grado di sconfiggerlo >>
<< Capisco. Ma davvero non hai intenzione di dire nulla a Orochimaru? >>
<< Te l’ho detto, non m’interessano le sue faccende e poi se dovesse scoprire che sei a un passo da lui, non potrei più averlo in pugno. Per Orochimaru, io rappresento l’unica possibilità di ottenere il potere dello Sharingan, ma se dovesse scoprire che esiste un altro Uchiha, oltre a me e a mio fratello, i patti che abbiamo stretto potrebbero rompersi e non voglio che succeda >>
Finalmente Suigetsu si rasserenò: quindi era per questo che il compagno voleva disobbedire agli ordini. Adesso era chiaro.
<< D’accordo, che cosa vuoi in cambio? Pare che ti sia debitrice >> chiese la ragazza alzandosi da terra e raccogliendo il cappello.
<< Beh, potresti smetterla di derubare la gente o di seguirci per scoprire dove si trova il covo >>
La ragazza fece un sorrisetto: << Temo di non poterti accontentare. Niente di personale, ma questi sono gli ordini >>
Sasuke la osservò per qualche secondo mentre scuoteva il cappello per rimuovere la polvere e poi disse: << Potresti almeno dirci il tuo nome >>
La ragazza lo guardò chiedendosi a che cosa gli servisse sapere il suo nome: << Yuki. Mi chiamo Yuki. Non ho un cognome. Non so quale fosse quello di mia madre >>
<< Yuki eh? Per questa volta ti lasciamo andare, ma vedi di sparire e non metterci i bastoni tra le ruote >>
La ragazza rivolse a Sasuke un ultimo sorriso ironico e scomparve.

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Capitolo 3
*** Gli ordini sono ordini ***


<< Bentornato Itachi >> Yuki era sulla soglia della porta ad accogliere il ragazzo che non vedeva da giorni.
<< Quando avevi intenzione di dirmi che hai incontrato mio fratello? >> Itachi chiuse la porta alle sue spalle e rivolse alla ragazza uno sguardo canzonatorio.
Yuki rimase in silenzio per qualche secondo, dispiaciuta per la reazione dell’interlocutore: << Non volevo farti preoccupare >> disse provando a scusarsi.
<< Sei sicura che non si sia accorto del tuo Sharingan? >> Itachi non poté fare a meno di preoccuparsi, ignorando i riguardi della ragazza nei suoi confronti.
<< Sì, sono stata attenta >>
Il ragazzo si tolse le scarpe e si diresse in cucina: << E allora? Come ti è sembrato il mio fratellino? Racconta >>
<< Beh non ho avuto modo di confrontarmi con lui, ma mi è sembrato che se la stia cavando bene sotto la protezione di Orochimaru >> 
Itachi si sedette su una sedia e gettando la testa all’indietro, sorrise: << Chissà quanto sarà cresciuto >>
Yuki rimase in silenzio. Per quanto sapesse che era Itachi stesso a voler perdere la vita, un giorno, per mano del fratello minore, per qualche motivo non sopportava l’idea che non pensasse ad altro che a rendere la vita facile al suo futuro assassino. Sembrava quasi che, nei suoi geniali piani, Itachi si fosse completamente dimenticato di lei che gli voleva bene e non voleva perderlo in quel modo. Decise quindi di cambiare discorso: << Com’è andata con il monocoda? >>
<< Lo abbiamo sigillato, ma Sasori è morto e Deidara ha perso entrambe le braccia >>
Yuki rimase impietrita. Non credeva possibile che qualcuno riuscisse a uccidere Sasori: << Che cosa?! Come è successo? >>
<< La Sabbia ha chiesto aiuto ai ninja di Konoha. Siamo dovuti intervenire persino io e Kisame, ma ce la siamo cavata con delle copie >>
<< Questi ninja della Foglia sono preoccupanti >>
<< Sì, non sono da sottovalutare. Anche le nuove generazioni stanno diventando sempre più forti. Credo che daranno del filo da torcere ad Alba >>
I due rimasero in silenzio. Per Itachi non sarebbe certo stato facile dover, eventualmente, scatenare guerra contro il villaggio per cui aveva sacrificato la sua stessa esistenza.
<< Ad ogni modo, Deidara ha fatto rapporto davanti a tutta l’assemblea su quello che è successo qualche sera fa e sono tutti convinti che Sasuke stia diventando una minaccia per Alba e che sarebbe meglio eliminarlo, sia per evitare che Orochimaru ottenga lo Sharingan e sia per la mia incolumità >> disse Itachi con tono serio.
<< E tu cosa hai intenzione di fare a riguardo? >>
<< Ho cercato di convincerli del fatto che la persona più adatta a svolgere questo lavoro sia tu >>
Yuki capì che cosa aveva in mente: se quel compito fosse stato affidato a qualcun altro, Sasuke non avrebbe avuto scampo. Itachi le stava chiedendo di prendere tempo, facendo credere all’organizzazione di star svolgendo il compito assegnatole e di cogliere l’occasione per sorvegliare il fratello.
<< Ed esattamente cosa avresti detto per convincerli? >> disse Yuki sollevando un sopracciglio
<< Che puoi tenergli testa perché hai lo Sharingan e che essendo esperta di spionaggio, potresti anche riuscire a scoprire l’attuale posizione di Orochimaru >> rispose Itachi sollevando un angolo della bocca in un sorrisetto.
<< Che cosa ti fa pensare che io abbia voglia di proteggere qualcuno che vuole ucciderti? >> Yuki cominciò a sentire il sangue salire al cervello per la rabbia.
<< Yuki ne abbiamo già parlato.. E’ giusto così. Non ho scuse per quello che ho fatto ed è giusto che Sasuke vendichi la sua famiglia. Così forse potrò espiare anch’io le mie colpe >>
<< Ma se solo provassi a dirgli la verità, le cose cambierebbero! >>
<< Se la prenderebbe con il villaggio >>
<< E farebbe bene! >>
Itachi rimase per un attimo ammutolito per la risposta improvvisa e inaspettata: << Ci andrebbero di mezzo degli innocenti.. Le guerre sono così >>
<< Lo so.. ma non pensi mai a come potrei sentirmi io se tu morissi? Non hai mai pensato che potrei essere io a volermi vendicare dopo che Sasuke ti avrà ucciso? >> la voce di Yuki cominciò a spezzarsi.
Itachi si alzò dalla sedia e abbracciò la ragazza: << Non fare così Yuki.. Non sarai sola. Veglierò sempre su di te. Posso giurartelo. E prima di morire ti prometto che ti libererò dall’organizzazione. Avrai finalmente la vita che desideri >>
Yuki trasse un profondo sospiro per evitare di scoppiare a piangere e permettere alla mente di tornare lucida. Ormai da anni cercava di convincere il ragazzo a non lasciarsi morire e a restare con lei, ma non sentiva ragioni. Non voleva proteggere il futuro assassino di Itachi, ma sapeva che se avesse fatto un torto al ragazzo che aveva di fronte, non se lo sarebbe mai perdonato.
Rassegnata, decise di accettare la richiesta; presto sarebbe stata convocata al cospetto di Pain e degli altri membri dell’organizzazione.
Yuki salì le scale e si chiuse nella propria stanza. Si avvicinò alla finestra e con le braccia incrociate guardò fuori la natura selvaggia che circondava l’abitazione. Lei e Itachi si erano sistemati in quella casetta a due piani già da qualche mese. Era ben nascosta nel bosco che collegava il Paese della Cascata con il Paese dell’Erba e a Yuki piaceva molto quel posto. Il continuo fruscio degli alberi e il cinguettio dei passerotti le davano un senso di tranquillità. Ma non poteva permettersi di affezionarsi a un luogo; presto avrebbero sicuramente cambiato casa. In fondo lei e Itachi erano due ricercati e non sarebbe stato prudente rimanere troppo a lungo in un posto. Chissà quando avrebbe potuto smettere di condurre quella vita da criminale.
Dopo qualche ora, Pain richiamò a sé tutti i membri dell’organizzazione. Yuki si sedette sul letto della propria stanza a gambe incrociate, concentrò il chakra e creò la sua proiezione nel palazzo di Pain al villaggio della Pioggia. Quando aprì gli occhi vide l’ampia sala illuminata dalle torce che gettavano la propria ombra sul pavimento in terracotta. L’ultima volta che vide quel posto fu quando consegnò di persona l’eptacoda che aveva catturato da sola al villaggio della Cascata.
Le proiezioni di tutti i membri erano in cerchio davanti a Pain affiancato da Konan.
<< Vieni avanti Yuki >> ordinò il leader senza troppe cerimonie.
La ragazza spostò la propria proiezione al centro della sala e fece un profondo inchino.
<< Come penso tu già sappia, siamo riusciti a sigillare il monocoda, ma Sasori ha perso la vita in battaglia >>
<<  Sì, Itachi mi ha riferito tutto >>
<< In compenso, il posto di Sasori lo prenderà Tobi >> Pain indicò una figura alla sinistra di Yuki.
<< Ehm, mi chiamo Tobi molto piacere. Spero che andremo d’accordo >> disse l’uomo interpellato ridendo forse per l’imbarazzo.  
<< Molto lieta >> rispose Yuki educatamente, ma con uno sguardo pensieroso. Era la prima volta che lo incontrava, ma Itachi le aveva rivelato che lo aveva affiancato nello sterminio degli Uchiha e che in realtà era lui a manovrare Alba e non Pain. Doveva essere un Uchiha anche lui, ma la sua identità non era ben chiara neanche a Itachi.
<< Allora? Sei riuscita a rintracciare il covo di Orochimaru? >> chiese Pain alla ragazza
<< Purtroppo non ancora, ma ci sto lavorando >>
<< Itachi sostiene che tra i membri di Alba tu sia la più adatta a questo compito ed effettivamente nessuno di noi ha nulla da obiettare. Pertanto ti chiedo di fare tutto ciò che è in tuo potere per scoprire dove si trovi. Orochimaru va ucciso >>
<< Sarà fatto >>
<< Inoltre, riteniamo che Sasuke Uchiha rappresenti ormai un pericolo per l’organizzazione. Continuando a stare sotto la guida di tuo padre, il ragazzo diventerà sempre più forte e se Orochimaru riuscisse a reincarnarsi nel suo corpo, sarebbe un serio problema per tutti noi. Per non parlare del fatto che è ormai risaputo che lo scopo di Sasuke è uccidere Itachi e non possiamo permetterci di perdere un membro di Alba così importante. Pertanto, ti chiedo anche di metterti sulle tracce del giovane Uchiha ed eliminarlo una volta per tutte >>
<< Non ti deluderò >>
<< Ma non dimenticare che il tuo compito è anche quello di fornire più denaro possibile all’organizzazione >> aggiunse Kakuzu che amministrava il denaro per Alba.
<< Giusto. Kakuzu ha ragione. Ci aspettiamo molto da te, Yuki >> decretò Pain.
Yuki abbassò la testa in un altro inchino: << Farò del mio meglio >>.
 
Questo Sasuke di cui Yuki aveva tanto sentito parlare da Itachi e che aveva incontrato soltanto qualche giorno prima, le stava dando problemi. Fare di tutto per tenerlo in vita e cercare nel frattempo di ingannare l’organizzazione Alba era, ovviamente, più facile a dirsi che a farsi. Nella pratica che cosa avrebbe dovuto fare esattamente? Non poteva uccidere realmente il giovane Uchiha, ma allo stesso tempo non avrebbe potuto fingere per sempre di non riuscire a rintracciarlo, o ci avrebbe rimesso lei la pelle. E riguardo al covo di Orochimaru, anche se fosse riuscita a localizzarlo, non avrebbe comunque potuto passare le informazioni ad Alba, dato che c’era il rischio che poteva andarci di mezzo Sasuke. L’ideale sarebbe stato che il ragazzo si separasse dal proprio maestro anche per un breve periodo, in modo da poter prendere di mira Orochimaru da solo, ma a quanto pareva quest’ultimo non si staccava mai dal suo pupillo. Senza contare che Sasuke non conosceva la verità su Itachi e doveva fare in modo che non si accorgesse che in realtà il fratello lo stava proteggendo nell’ombra. Un bel problema.
Yuki si sentiva precipitata in una situazione che neanche la riguardava direttamente. Una stupida lite tra fratelli. O meglio: un bambino viziato che si era messo in testa di farla pagare al suo terribile fratellone che, in fondo, gli aveva salvato la vita. Ma anche Itachi non era da meno, dato che non voleva nemmeno prendere in considerazione l’idea di rivelare al fratello la realtà dei fatti. Sasuke ormai non era più un bambino; anche se non lo conosceva bene, Yuki non poteva credere che potesse essere così infantile da non capire la situazione in cui si trovava Itachi. Che testardi. Nonostante in passato fossero stati così legati, quei due, sembravano essere comunque due mondi separati che non sarebbero mai riusciti a incontrarsi.
Decise, quindi, che, per il momento, la cosa migliore da fare era tenere gli occhi incollati su Sasuke e informare Alba solo su alcune sue abilità e su qualche suo eventuale spostamento. Nei giorni successivi si mise, dunque, sulle tracce del ragazzo. Oltre alle tecniche che le aveva insegnato Orochimaru, Yuki usava anche lo Sharingan per lo spionaggio. Il controllo degli animali era forse la caratteristica più efficace della sua abilità oculare. Grazie ad essa non aveva avuto problemi a soggiogare l’eptacoda all’interno della suo forza portante. La ragazza prese, quindi, il controllo di topi, serpenti e uccelli per ispezionare il più possibile la zona, finché non scovò l’Uchiha ai piedi di una piccola cascata creata dal fiume che percorreva tutto il Paese dell’Erba.
Yuki raggiunse velocemente il posto e cominciò ad osservare il ragazzo da lontano, nascosta nel bosco che circondava la cascata. Sasuke era da solo e si stava allenando. La ragazza poteva vedere le scintille dei fulmini che l’Uchiha emanava dalla mano sinistra, mentre si scagliava a tutta velocità contro la cascata. L’impatto interruppe il flusso d’acqua per qualche secondo, per poi ritornare al suo naturale scorrere. Doveva essere una tecnica potente.
Yuki si sentiva irritata, ma allo stesso tempo incuriosita da quel ragazzo; quando l’aveva legata all’albero e costretta a parlare, le era sembrato un tipo particolarmente presuntuoso e ciò aveva fatto sì che la ragazza lo sopportasse ancora meno di quanto già non facesse, a causa dei suoi scopi di vendetta contro Itachi. L’aria di sufficienza con cui l’aveva lasciata andare dandole della “ragazzina che non sa quello che fa” l’aveva fatta infuriare non poco. Ma chi si credeva di essere? In quel momento avrebbe voluto dargli una bella lezione solo per essersi permesso di sottovalutarla. E poi chissà se aveva davvero mantenuto la parola di non dire nulla sul suo conto a Orochimaru.
Tuttavia, la vita che le era stata imposta, non le aveva permesso di farsi degli amici o di entrare in contatto con ragazzi della sua età e Sasuke era letteralmente il primo coetaneo con cui aveva avuto modo di confrontarsi. Nonostante non le avesse fatto una bellissima impressione, quindi, moriva dalla voglia di parlarci di nuovo, anche per conoscere meglio la persona per cui Itachi avrebbe dato volentieri la vita.
Yuki lo osservò attentamente per un po’ e notando che era molto concentrato sull’allenamento, decise di avvicinarsi un po’ di più. Si appostò in silenzio dietro un fitto cespuglio, a qualche metro di distanza dal ragazzo e senza togliergli gli occhi di dosso, inconsciamente, sporse il viso al lato del cespuglio scostando le foglie per vederlo meglio. Fissò con estrema attenzione la figura composta che le dava le spalle, sostenendo con fierezza lo stemma degli Uchiha cucito sulla veste. Cercando di riprendere fiato, il ragazzo voltò leggermente la testa alla sua destra e il vento gli scostò i capelli dal viso bagnato dal sudore. Yuki poté scorgere i lineamenti simili a quelli di Itachi sul volto dell’Uchiha.
Improvvisamente, Sasuke si tolse la veste bianca, rimanendo a torso nudo, e la gettò con noncuranza alla sua sinistra. Concentrò il chakra e questa volta emanò fulmini da tutta la parte superiore del corpo. Yuki, presa alla sprovvista, si ritrasse leggermente alla vista della bianca schiena del ragazzo, ma non riuscì a staccargli gli occhi di dosso. Il suo elegante portamento le provocava un effetto ipnotico, come quello di un serpente al suono di un flauto.
Sasuke estrasse dalla sacca legata ai pantaloni una borraccia, si avvicinò al fiume e si accovacciò per riempirla. Si rialzò, bevve qualche sorso e infine, si gettò l’acqua rimasta sul viso e sulla nuca, tirandosi indietro con la mano i capelli lucenti.
La voglia di Yuki di parlare con quel ragazzo si intensificò sempre di più. In fondo, se non poteva fargli del male, tanto valeva conoscere meglio la persona che doveva sorvegliare. Ormai incapace di resistere alla curiosità, la ragazza lanciò alla sua sinistra un sasso facendo rumore.
Sasuke si voltò di scatto portando la mano alla sacca in cui teneva i kunai: << Chi è là?! >>.
Yuki si alzò uscendo dal suo nascondiglio e si avvicinò al ragazzo: << Ops! Mi hai scoperta >>.
Sasuke si ricompose rilassando spalle e braccia e sollevando un sopracciglio la rimproverò: << Non ti avevo avvertita di non seguirmi? >>
<< Mi spiace, ma questi sono gli ordini e sinceramente ho più timore di Alba che di te >>.
Sasuke sbuffò in un sorrisetto: << E si può sapere che cosa vuole l’organizzazione Alba da me? >>
In quel momento, Yuki pensò che forse spiegargli come stavano le cose sarebbe stata la scelta più saggia. Avvertirlo sulle intenzioni dell’organizzazione Alba avrebbe fatto sì che il ragazzo si guardasse maggiormente alle spalle da solo e ciò avrebbe alleggerito il lavoro di Yuki: << D’accordo sarò franca. I miei colleghi ritengono che tu sia diventato un pericolo e ti vogliono morto >>
<< E hanno mandato te a farmi fuori? >>
<< Esatto >>
<< Allora non sarebbe stato più saggio attaccarmi di nascosto senza avvertirmi? >>
<< Per adesso non ti ucciderò Sasuke Uchiha, puoi stare tranquillo >>
Sasuke le rivolse uno sguardo sospettoso: << Se non hai intenzione di uccidermi, che cosa ci fai qui?>>
Yuki rispose con uno sguardo sotteso: << Conoscere il mio nemico >>
<< E i tuoi compagni sono d’accordo con questo tuo modo di agire? Potrei sfruttare la situazione a mio vantaggio e potresti pentirtene >>
La ragazza rispose in maniera secca: << Non ti conviene sottovalutarmi. Finora ho soltanto giocato>>
Sasuke ci rifletté un po’; in effetti era stata in gamba a rintracciarlo senza dare nell’occhio e pensò che, forse, poco prima aveva fatto rumore intenzionalmente per farsi scoprire. Ma che cosa aveva in mente? Improvvisamente gli venne il dubbio che fosse vittima di un’imboscata e istintivamente poggiò la mano sull’elsa della katana legata alla vita, guardandosi intorno.
Notando la reazione del ragazzo, Yuki lo tranquillizzò: << Te l’ho detto, non voglio ucciderti. Sono venuta da sola >>
<< Ti stai prendendo gioco di me? Che intenzioni hai? Mi dici che Alba mi vuole morto, ma allo stesso tempo ti rifiuti di uccidermi? >>
Fortunatamente, Yuki trovò un modo abbastanza convincente per spiegare il perché non avesse intenzione di eseguire gli ordini, senza tirare fuori la questione di Itachi: << Sai anche a me gli ordini stanno stretti e non mi interessano i piani dell’organizzazione Alba. Inoltre, non mi piace avere debiti. Ti sto ricambiando del favore di non aver detto nulla di me a Orochimaru >>
<< Beh, dato che hai ignorato i miei avvertimenti potrei sempre cambiare idea >>
<< Diglielo pure. Comunque non avrei niente da perdere >>
Sasuke fece di nuovo un sorrisetto di sfida e rimase per qualche secondo in silenzio.
<< Se non ti interessano i piani di Alba si può sapere perché ti sei unita a loro? >>
Yuki fece un sorriso triste: << A volte nella vita siamo costretti a fare cose che non vorremmo fare>>. Notando lo sguardo dubbioso del ragazzo, decise di fornirgli una risposta più esauriente: << Il motivo è semplice: io faccio quello che mi chiedono e loro mi proteggono da Orochimaru e da eventuali ninja che vogliono impossessarsi dello Sharingan. Purtroppo non ho avuto modo di crescere in un villaggio che mi proteggesse e questa era l’unica soluzione accettabile per la sopravvivenza >>.
Sasuke rimase in silenzio; effettivamente aveva immaginato che il motivo fosse qualcosa di simile.
<< In realtà non mi piace neanche combattere o allenarmi. E’ stato mio padre a costringermi a imparare le arti ninja >> aggiunse Yuki per cercare di guadagnarsi ancora di più la fiducia del ragazzo e si sedette sulla sponda del fiume.
Sasuke sembrò divertito all’idea che la figlia di uno dei tre ninja leggendari, il quale, tra l’altro, aveva praticamente ceduto l’anima al diavolo pur di ottenere la più ampia conoscenza sulle tecniche ninja, non avesse alcun interesse per il combattimento: << E che cosa vorresti fare della tua vita allora? >>.
Yuki ci pensò un po’ prima di rispondere: << Non lo so di preciso. Mi basterebbe solo avere una vita tranquilla, senza essere costretta a fare del male alle persone per sopravvivere o addormentarmi ogni notte con la paura che qualcuno mi uccida nel sonno >>.
Ascoltando quelle parole, Sasuke ripensò a Konoha; la tranquillità di cui parlava questa ragazza era la stessa che il suo villaggio natale era in grado di fornire ai suoi abitanti, e lui, invece, aveva fatto di tutto per fuggire da quella quiete. Incredibile come, a volte, si diano per scontate le cose che abbiamo, senza rendersi conto che per alcuni potrebbero essere irraggiungibili.
Non avvertendo alcun pericolo, il ragazzo decise di sedersi, a sua volta, accanto a Yuki e le chiese: << Se tua madre era una discendente del clan Uchiha, doveva essere della Foglia no? Non hai pensato di chiedere asilo là? >>
<< Sì, ci ho provato dopo che sono fuggita dal covo, ma un uomo non mi permise neanche di varcare la soglia del villaggio. Mi cacciò e minacciò di farmi uccidere se mi fossi presentata di nuovo là >>.
Sasuke corrugò la fronte; lo trovava un atteggiamento insolito da parte dei ninja di Konoha che avevano sempre vissuto con i valori di “pace, amore e amicizia”: << Fu il Terzo hokage a farti questo? >>
<< Non ne sono sicura, ma non credo che quell’uomo fosse l’hokage >>
Sasuke rimase in silenzio pensando a chi potesse essere l’uomo che era stato così spregevole da cacciare una bambina in difficoltà.
<< Ma adesso basta parlare di me. Dimmi qualcosa di te, il famoso sopravvissuto degli Uchiha >> disse Yuki mostrando per la prima volta un caldo sorriso.
In tutta risposta, Sasuke rimase in silenzio rivolgendole uno sguardo corrucciato. Perché mai questa ragazza voleva farsi i fatti suoi?
Yuki intuì che il suo interlocutore non aveva la benché minima voglia di parlare di sé con lei. Dispiaciuta per essere stata indiscreta, portò le ginocchia al mento e guardando i riflessi della luce nell’acqua davanti a sé disse: << Sai, ho sentito a lungo parlare della tua storia e anche se non ti conoscevo, mi sono sempre chiesta come ci si potesse sentire nella tua situazione. Un bambino cresciuto in amore e armonia con la propria famiglia che da un momento all’altro gli viene strappata via dal proprio fratello. Dev’essere stato terribile >>.
Osservando l’espressione malinconica della ragazza, Sasuke era senza parole. Persino le persone che gli erano più vicine, quando era al villaggio, sembravano, a volte, essersi completamente dimenticate della disgrazia che gli era capitata e dell’agonia con cui era costretto a convivere ogni singolo minuto. Eppure questa ragazza sembrava essere riuscita ad entrare in empatia con lui, anche senza conoscerlo di persona. A Sasuke venne in mente che anche lei aveva perso la propria madre; forse tale sensibilità era dovuta a un’esperienza più o meno simile alla sua.
<< Sì, lo è stato >> ammise il ragazzo.
Yuki studiò per un po’ lo sguardo dell’interlocutore. Anche se non sopportava l’idea di perdere Itachi, in quel momento non riusciva a biasimare Sasuke per aver deciso di vendicare la sua famiglia. Allo stesso tempo, si chiedeva come avrebbe reagito se avesse scoperto che la causa della sua solitudine non era realmente il fratello maggiore. Più ci parlava e lo osservava e più le sembrava che sotto quel suo volto freddo, ci fosse un animo buono; non le sembrava un tipo in grado di scatenare la sua ira sul proprio villaggio e assassinare degli innocenti. Ma sicuramente, Itachi lo conosceva meglio di lei. Forse il problema di Sasuke era il non riuscire a controllare le proprie emozioni, a dispetto della rigidità che voleva mostrare.
<< E sei davvero convinto che uccidere tuo fratello ti farà sentire meglio? >> chiese Yuki con un tono di chi sa di star toccando un tasto debole.
Sasuke, credendo che stesse per ricevere l’ennesima paternale sulla questione e deluso dall’improvvisa domanda sciocca della ragazza, rispose con uno sguardo minaccioso.
<< Non fraintendermi. Non volevo giudicare le tue scelte. Il fatto è che spesso mi chiedo anch’io se non mi farebbe sentire più realizzata riuscire a eliminare Orochimaru, per vendicare mia madre e per fargliela pagare per tutto quello che mi ha fatto. Per quanto ci pensi, non riesco a trovare la forza per aggrapparmi a questo scopo. Avrei solo voglia di dimenticare tutto e ricominciare da zero. Mi chiedevo solo dove trovassi tutta questa forza di volontà >>.
Comprendendo meglio la domanda di Yuki, Sasuke distese il viso e rispose con calma: << E’ l’odio a muovermi. Non ho idea di come mi sentirò una volta raggiunto il mio scopo, ma il pensiero che sia stato proprio mio fratello a commettere quelle ingiuste atrocità nei confronti della sua stessa famiglia, al momento è insopportabile a tal punto che farei qualsiasi cosa pur di vederlo morto >>
<< Perfino cedere il tuo corpo e la tua stessa esistenza a Orochimaru? >>
Sasuke rimase per qualche secondo in silenzio: << Sì. Ma questo è da vedere >>.
Yuki rimase di stucco per quella risposta inaspettata. Allora non aveva davvero intenzione di sacrificarsi a Orochimaru! Pensò che Itachi sarebbe stato felice e molto più rassicurato all’idea che il fratello non si sarebbe lasciato soggiogare così facilmente da quell’essere. Ma chissà che cosa aveva in mente Sasuke; forse aveva un piano?
<< D’accordo, non ti chiederò che cosa intendevi dire >> disse Yuki sorridendo e si rimise in piedi: << Sarà meglio che vada adesso. Non voglio intralciarti nei tuoi allenamenti, o non riuscirai a sconfiggermi quando sarà il momento >>.
Anche Sasuke si rialzò in piedi con un sorrisetto ironico: << Adesso sei tu quella che sottovaluta me>>.
Yuki gli tese la mano per salutarlo: << Sai, dopo aver tanto sentito parlare di te ero davvero curiosa di conoscerti di persona. Ti ringrazio per la chiacchierata >>.
Sasuke osservò la mano della ragazza con aria dubbiosa: << Hai intenzione di pedinarmi ancora o pensi di aver ottenuto abbastanza informazioni sul mio conto? >>
<< Chi può dirlo? Dipende da quello che mi andrà di fare domattina >>
Il ragazzo dovette ammettere a se stesso che trovava questa Yuki una persona interessante. Era diversa da altre ragazze che aveva incontrato nel corso della sua vita; sembrava scaltra, ma Sasuke non percepiva malvagità o cattive intenzioni nel suo animo e adesso era proprio curioso di sapere fin dove voleva arrivare con il suo modo di agire. In fondo, dando la caccia a Itachi, aveva sempre saputo che prima o poi avrebbe dovuto affrontare gli altri membri di Alba. Le intenzioni di Yuki nei suoi confronti poco importavano, dato che si era già immaginato da tempo un possibile attacco da parte dell’organizzazione. Ne convenne, quindi, che in fondo poteva permettersi di concludere quella conversazione in maniera pacifica, se non per altro, per la stima che provava nei confronti della sua nuova nemica.
Le strinse la mano e sorrise: << Allora ci rivedremo il giorno in cui uno di noi due deciderà finalmente di eseguire gli ordini >>
Felice per l’accondiscendenza del suo interlocutore, Yuki mostrò un grande sorriso, guardando il ragazzo dritto negli occhi: << Ben detto >>.
La ragazza lo salutò con un cenno della mano e scomparve. Sasuke ritornò ai suoi allenamenti.

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Capitolo 4
*** Il passato di Yuki ***


Misaki guardava fuori dallo spiraglio della botola con aria assente. Erano ormai oltre 4 anni che lei e Yuki erano rinchiuse in quel piccolo sotterraneo nel quartiere degli Uchiha. La bambina non aveva mai visto il mondo al di fuori di quel posto buio e ogni tanto, per farle vedere un po’ di sole, si arrischiava ad aprire per qualche centimetro l’entrata di quel sotterraneo, sedendosi con lei sulle scale. 
Ripensava e malediceva il giorno in cui aveva conosciuto Orochimaru. Nonostante sua madre appartenesse al clan Uchiha, Misaki non era mai stata portata per le arti ninja e non aveva ereditato lo Sharingan. Da sempre, era più attratta dalla conoscenza riposta nei libri e per questo, non aveva frequentato l’accademia ninja, ma una normalissima scuola. Si specializzò poi in chimica e biologia e divenne un membro della squadra di ricerca e sviluppo di Konoha. La passione per i libri e soprattutto per la scienza l’aveva ereditata dal padre, un uomo qualunque che lavorava nella biblioteca del villaggio; non era un ninja e soprattutto non era un Uchiha. Fu per questo motivo che Misaki e la madre furono ripudiate dal famoso clan; ma in fondo erano entrambe felici con quell’uomo che avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia. Il padre di Misaki era morto anni prima per una grave malattia e anche la madre morì poco dopo ammalandosi, anch’ella, per il dolore. La donna rimase, quindi, in poco tempo sola, ma non si perse d’animo e dedicò tutta se stessa nel proprio lavoro.
Fu in quel laboratorio che conobbe Orochimaru. Era un ninja talentuoso e stimato da tutti, nonché allievo del Terzo hokage. Essendosi distinto nella Terza Grande Guerra Ninja appena conclusa ed essendo un candidato alla carica di Quarto hokage, al villaggio non si faceva altro che parlare di lui. Inoltre, era convinto di poter migliorare la conoscenza delle arti ninja tramite la scienza e per questo, aveva ottenuto dei permessi speciali per poter frequentare il laboratorio di ricerca e sviluppo. Inizialmente, Misaki non ne capì il motivo, ma Orochimaru provò sin da subito ad avvicinarla. Ingenuamente, finì per innamorarsi di quell’uomo e dopo qualche mese di frequentazione, scoprì di aspettare un bambino da lui.
Il giorno che decise di dargli la notizia, provò a passare da casa sua, ma non vi trovò nessuno. Impaziente, Misaki si rifiutò di tornare indietro; cercò la chiave dietro al vaso di fiori all’entrata, dove sapeva che Orochimaru la lasciava, e una volta afferrata, entrò pensando che al proprietario non sarebbe dispiaciuto se si fosse trattato di lei. Ovviamente era stata altre volte in quella casa e conoscendola bene, si diresse nella camera dell’amato per aspettare il suo ritorno. Annoiandosi, la donna curiosò intorno nella stanza, finché la sua attenzione non ricadde sui vari libri, fogli e quaderni accatastati sulla scrivania. Chissà che cosa stava studiando con tanto impegno quell’uomo. Provando a capire che cosa interessasse tanto a Orochimaru, lesse qua e là i suoi appunti e rabbrividì. In pochi minuti comprese quello che l’uomo stava cercando di scoprire: come trasferire l’anima da un corpo a un altro. Se fosse riuscito nel suo intento avrebbe praticamente ottenuto il segreto dell’immortalità. Le tabelle che Misaki aveva di fronte indicavano chiaramente risultati di esperimenti svolti; non vi erano nomi, ma a giudicare dalla terminologia, doveva trattarsi per forza di corpi umani e molti erano deceduti. Le venne in mente che, nell’ultimo periodo, c’erano state diverse segnalazioni di persone scomparse al villaggio. Che le avesse rapite lui?
Sconvolta, si sedette sul letto e notò sul comodino un libro di chirurgia oculistica. Le venne improvvisamente un forte dubbio e si precipitò nel salotto dove c’era la libreria. Apparentemente c’erano solo innocui libri di scienza e letteratura, ma quando provò a spostare qualche volume, scoprì che dietro di essi erano nascosti dei rotoli con sopra lo stemma del clan Uchiha. Ovviamente trattavano tutti dello Sharingan, descrivendone le caratteristiche, i vantaggi e gli svantaggi che se ne poteva trarre.
Improvvisamente le fu tutto chiaro. Orochimaru non era innamorato di lei; era solo un pazzo assetato di potere che da lei non voleva nient’altro che lo Sharingan. Evidentemente era convinto che Misaki lo avesse ereditato e in confronto agli altri membri del clan, lei, che non era neanche un ninja, era una preda facile. Forse finora non le aveva torto un capello solo per evitare di infangare la sua reputazione in vista della nuova nomina a hokage. Si sentì ferita e in pericolo; se avesse fatto finta di niente, l’uomo avrebbe potuto cavarle gli occhi dalle orbite da un momento all’altro. Provò anche disgusto per le persone che molto probabilmente aveva rapito per farci degli esperimenti.
Il senso di giustizia che le aveva insegnato la sua famiglia la spinse, in quel momento, a precipitarsi nell’ufficio del Terzo hokage e raccontargli tutto quello che aveva scoperto. L’anziano capo del villaggio la ringraziò per le informazioni fornite; lui e i suoi ninja avrebbero fatto in modo di scoprire se quei dubbi fossero fondati e, tuttavia, la avvertì che se fosse stato tutto vero, Misaki correva un grosso rischio. Orochimaru avrebbe potuto facilmente intuire che fosse stata lei a scoprire il suo segreto e a rivelarlo, e avrebbe potuto decidere di fargliela pagare in qualche modo. Senza contare che, come sospettava la donna, era molto probabile che mirasse allo Sharingan. L’hokage affermò, quindi, che avrebbe potuto metterle a disposizione dei membri della squadra Anbu, 24 ore su 24, per proteggerla.
Mentre si dirigeva al palazzo dell’hokage, Misaki aveva pensato per tutto il tragitto a un modo per mettersi in salvo da quella situazione; la sua vita era in pericolo in ogni caso, sia se fosse rimasta al fianco di Orochimaru, sia se avesse contrastato i suoi piani. Fuggire dal villaggio non avrebbe avuto senso; prima o poi l’uomo avrebbe scoperto dove si nascondeva. La proposta che le fece l’hokage era allettante, ma Misaki temeva che non fosse abbastanza; per quanto la squadra Anbu fosse composta da ninja d’élite, Orochimaru era un osso duro. Inoltre, per proteggere la creatura che portava in grembo, riteneva che sarebbe stato meglio che nessuno sapesse della sua gravidanza. Non lo disse neanche all’hokage.
L’unica soluzione che le veniva in mente era quella di provare a chiedere aiuto al clan Uchiha. Anche se non era mai stata riconosciuta come parte di quell’importante stirpe di Konoha, sin da bambina, Misaki era molto amica di Mikoto Uchiha, che aveva sposato il comandante della polizia del villaggio, nonché l’esponente più influente alla guida del clan. Se avesse spiegato la situazione all’amica, forse lei e il marito avrebbero accettato di aiutarla, convincendo l’intero clan a proteggerla. Inoltre, il quartiere Uchiha era, forse, uno dei posti migliori per nascondersi, in quanto era costellato di stanze e sotterranei a cui solo i possessori dello Sharingan potevano accedere.
Convinta che questa fosse la scelta più saggia, rifiutò educatamente la proposta dell’hokage, esponendo le sue intenzioni. Anche l’anziano capo convenne che se gli Uchiha fossero stati d’accordo con quella soluzione, effettivamente non c’era luogo più sicuro in cui potersi nascondere. Tuttavia, per questioni legali, basate su antichi accordi, l’amministrazione di Konoha non poteva intromettersi negli affari degli Uchiha e finché Misaki fosse stata nascosta nel loro quartiere, l’hokage non avrebbe potuto dare l’ordine ai suoi ninja di proteggere la donna. Avrebbe dovuto contare, quindi, esclusivamente sulla forza del clan; ma a giudicare dal valore in battaglia che avevano dimostrato sin dall’antichità nelle varie guerre, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Senza neanche passare da casa sua, Misaki si diresse direttamente da Mikoto. Erano quasi le 10 di sera ormai, e in casa trovò sia l’amica che il marito Fugaku; il loro figlio, Itachi, a quanto pareva, era già a letto. Mikoto accolse l’amica con dolcezza, ma Fugaku sembrò alquanto irritato da quella visita tarda e improvvisa; forse perché sapeva bene che la donna era stata ripudiata dal clan e non voleva che gli Uchiha la vedessero trattare con il loro capo. Misaki spiegò loro la situazione e inchinandosi fino a poggiare la fronte sul tatami, implorò aiuto.
Non ci volle molto perché Mikoto si impietosisse, ma Fugaku, inizialmente rifiutò categoricamente la questione; non poteva mettere in pericolo la vita degli Uchiha per proteggere una donna che non faceva parte del clan. Tuttavia, la moglie provò a convincerlo in tutti i modi a concedere quell’aiuto: avrebbero potuto nascondere Misaki nello scantinato sul retro della loro casa dove tenevano le riserve di riso, senza necessariamente farlo presente all’intero clan. Orochimaru non poteva sapere dell’amicizia delle due donne e non avrebbe mai potuto immaginarsi di trovare Misaki in un posto del genere.
Fugaku rimase titubante, ma non voleva fare un torto alla sua amata moglie, senza contare che nella discussione venne sollevata anche la questione del nuovo nascituro: anche se la madre non lo possedeva, c’era la possibilità che il bambino ereditasse lo Sharingan e tenere la donna sotto la propria custodia avrebbe permesso al capo degli Uchiha di tenere sotto controllo l’eventuale eredità dell’abilità oculare. Con riluttanza, Fugaku accettò di aiutare Misaki, ma a due condizioni: gli altri membri del clan non avrebbero dovuto sapere nulla, per evitare che l’uomo perdesse credibilità e influenza, e infine, se il bambino avesse ereditato lo Sharingan, questo gli sarebbe stato immediatamente sigillato per facilitare la preservazione dell’abilità innata. Capire chi possedeva il potere oculare degli Uchiha era molto semplice: al momento della nascita, il neonato aveva le iridi rosse che tornavano poi del loro colore naturale dopo qualche ora.
In realtà, quelle erano due condizioni che anche a Misaki tornavano molto utili: meno persone conoscevano la sua situazione e meno vi era il rischio di una fuga di informazioni e se non fosse stato Fugaku a proporre la sigillatura dell’eventuale Sharingan, l’avrebbe richiesto lei stessa, per evitare che Orochimaru non facesse del male al bambino, nel malaugurato caso in cui avesse scoperto di avere un figlio.
La sfortunata donna venne subito nascosta, quindi, in quel piccolo sotterraneo che Mikoto si preoccupò di rendere vivibile, arredandolo al meglio che poteva, e non ne uscì più fuori. Nei giorni successivi a quella sera, diversi ninja vennero mobilitati alla ricerca di un probabile laboratorio in cui Orochimaru svolgeva i suoi esperimenti e non ci volle molto perché fosse colto sul fatto dal Terzo hokage stesso. Il ninja leggendario riuscì, tuttavia, a fuggire dal villaggio probabilmente, si diceva, a causa dell’hokage che non ebbe il cuore di eliminare il proprio allievo. Dato che nessuno sapeva né dove si trovasse Orochimaru, né quali fossero i suoi scopi, per Misaki fu troppo rischioso uscire allo scoperto. Forse qualche suo collega stava chiedendo di lei, ma sembrava che il Terzo hokage stesse riuscendo in qualche modo a sviare la questione senza raccontare la verità. Qualche settimana dopo che Orochimaru era riuscito a fuggire, tra l’altro, l’anziano capo del villaggio diede le dimissioni e lasciò il posto a Minato Namikaze che divenne il Quarto hokage e che forse non venne mai messo al corrente della storia di Misaki.
La notte di un freddo Gennaio in cui Misaki diede alla luce la sua bambina, nevicava. Era un evento raro a Konoha e per questo decise di chiamarla Yuki. Tuttavia, a dispetto delle preghiere e speranze, nelle iridi della neonata, Mikoto riconobbe chiaramente lo Sharingan e non poté fare altro che convocare il marito per far sì che lo sigillasse.
Da allora, madre e figlia vissero insieme in quel sotterraneo negli anni successivi, senza uscire neanche per una boccata d’aria, e avrebbero continuato a farlo finché Orochimaru non fosse stato catturato, ma a quanto pareva ci sarebbe voluto ancora molto. Chissà quando Yuki sarebbe potuta uscire da quel buco e giocare con gli altri bambini.
Negli ultimi tempi, Mikoto aveva proposto all’amica di far adottare la bambina; lei e Fugaku, per evitare scandali e tensioni tra gli Uchiha, non potevano prendersene la responsabilità, ma potevano cercare qualcuno di affidabile all’infuori del clan che fosse stato disposto a crescerla amorevolmente. Forse il Terzo hokage stesso avrebbe potuto prendersene cura, dato che già si stava occupando del figlio del Quarto hokage, il quale era tragicamente morto per difendere il villaggio dall’attacco della Volpe a nove code. << Tra poco la bambina deve andare a scuola, non può stare qua per sempre >> le aveva detto Mikoto per convincerla.
Ma naturalmente, separarsi dalla propria creatura è una scelta dolorosa per ogni madre e Misaki aveva chiesto un po’ di tempo per pensarci. Più che per se stessa, si preoccupava del dolore che quell’eventuale separazione avrebbe potuto causare a Yuki, ma allo stesso tempo si rendeva conto che quello era l’unico modo per far sì che un giorno sua figlia potesse vivere felice.
<< Mamma che cos’hai? Sei triste? >> Yuki, che aveva smesso per un attimo di giocare con i lunghi capelli castani della madre, interruppe i pensieri di quest’ultima che aveva lo sguardo fisso nel vuoto già da diversi minuti.
<< No tesoro, non è niente >> le disse con dolcezza Misaki, accarezzandole la testa.
In quel momento, si sentì rumore di passi e dallo spiraglio della porta si intravidero delle ombre. Riconoscendo i piedi dell’amica, Misaki prese in braccio la bambina e scese velocemente le scale per permetterle di entrare.
Mikoto aprì del tutto la botola ed entrò con un caldo saluto, tendendo in braccio le solite provviste di cibo. Ma questa volta non era da sola come al suo solito; dietro di lei vi entrò un ragazzo che avrà avuto più o meno 10 o 11 anni, con lunghi capelli mori raccolti in una coda. Sorpresa e spaventata allo stesso tempo da quella nuova presenza, Misaki, poggiando a terra Yuki, fece un passo indietro con aria preoccupata.
<< Non preoccuparti Misaki. Itachi è un ragazzo affidabile, non dirà nulla di voi >>
<< Itachi? Accidenti quanto sei cresciuto! L’ultima volta che ti ho visto avrai avuto più o meno l’età di Yuki >> disse Misaki avvicinandosi con aria titubante al ragazzo che le rispose con un sorriso.
<< Ho pensato di portarlo qua per farlo giocare un po’ con Yuki. La bambina si annoierà. Non è vero piccola? >> Mikoto poggiò le provviste in un angolo e si accovacciò accanto a Yuki con un dolce sorriso: << In realtà avrei voluto portare Sasuke; dato che hanno la stessa età probabilmente si sarebbero divertiti di più, ma ho paura che sia ancora troppo piccolo per capire che non deve parlare ad altri di Yuki. Itachi invece è praticamente già un uomo. E’ stato già promosso a chunin, sai? >>
<< Complimenti! Devi essere un piccolo genio! >> si congratulò Misaki rimanendo a bocca aperta
<< Faccio solo del mio meglio >> rispose Itachi abbassando la testa e arrossendo per la timidezza.
<< E Sasuke? Come sta? >>
<< Oh è una peste! Non riesce proprio a stare tranquillo, devo continuamente rincorrerlo per tutta la casa. Sono sfinita! Per fortuna che quando non è in missione ci pensa Itachi a tenerlo >> rispose Mikoto osservando il figlio che stava già pazientemente provando a proporre un gioco a Yuki.
Misaki rise di cuore e poi con tono triste disse: << Che peccato non poterlo vedere >>.
L’amica la guardò con un sorriso triste e provò a tirarle su il morale: << Se vuoi la prossima volta ti porto delle foto >>
<< Mi farebbe molto piacere >>
Ma Misaki non ebbe mai modo di vedere quelle foto. Quella stessa notte, quando l’intero villaggio dormiva già da ore, la donna che non riusciva a dormire a causa delle preoccupazioni, sdraiata in quel rudimentale letto abbracciata alla figlia, sentì dei lievi rumori da sopra la botola. Non potevano essere Mikoto o Fugaku; non era mai successo che uscissero in giardino nel cuore della notte. Trattenendo il respiro, Misaki svegliò immediatamente la figlia e dicendole di fare silenzio si precipitò giù dal letto prendendola in braccio. In preda al panico, aprì nel buio il piccolo e logoro armadio alla sua sinistra e tra le coperte piegate, ci mise la bambina che aveva l’aria di non capire il perché di quel brusco risveglio: << Stai qui dentro in silenzio. Qualsiasi cosa succeda non devi fiatare, non devi fare alcun tipo di rumore capito? Va tutto bene, ma fai come ti ho detto >>.
Yuki non ebbe neanche il tempo di chiedere spiegazioni che vide l’anta dell’armadio chiudersi davanti a sé. In quel preciso istante infatti qualcuno aprì la botola.
Misaki rimase in un silenzio tombale e, intanto, sentiva il cuore esploderle nel petto. Quattro gambe scesero lentamente le scale: Orochimaru che teneva in mano una torcia, seguito da un ragazzo che indossava un coprifronte con su disegnata una nota musicale.
<< Salve Misaki, da quanto tempo >> l’uomo, con un sorriso sarcastico, si avvicinò alla donna che stava immobile al centro della stanza.
Nel frattempo, Yuki aveva visto la luce della torcia irrompere nell’armadio dal piccolo buco della serratura dell’anta e vi aveva avvicinato un occhio per vedere cosa stesse succedendo.
Notando lo sguardo ringhioso della donna, Orochimaru assunse un’aria irritata: << Non sei felice di vedermi? Eppure mi sembrava che qualche tempo fa apprezzassi molto la mia compagnia >>
<< Già, prima di scoprire che cosa sei… >>
<< Mia cara, dovrei essere io quello offeso. Non è stato gentile da parte tua andare a fare la spia dal Terzo hokage >>
<< E chi ti dà la certezza che sia stata proprio io a dirgli tutto? L’hokage ha scoperto da solo i tuoi luridi piani >>
<< Non prendermi per uno stupido. Perché allora ti saresti rinchiusa qua dentro per anni? Di che cosa avevi paura? >>
<< Tu vuoi lo Sharingan. Mi hai ingannata perché pensavi fossi una preda facile >>
<< Ma che brava Misaki, hai capito tutto! Ebbene sì, desidero quel potere da tutta la vita. Sento che con lo Sharingan in mio possesso niente e nessuno potrà fermarmi. E’ stata un’ottima idea nasconderti qua sotto la custodia degli Uchiha. Ho dovuto faticare molto prima di trovarti. Ma adesso… tira fuori lo Sharingan >> Orochimaru estrasse un kunai e lo puntò alla gola della donna che provò a indietreggiare, ma trovò il muro alle sue spalle.
<< Se non farai resistenze potrei anche lasciarti in vita. Mi prenderò soltanto i tuoi occhi e me ne andrò, dimenticandomi che mi hai fatto cacciare dal villaggio. Direi che è un buon affare >> incalzò l’uomo.
Misaki cominciò ad ansimare per la paura: << Ti è andata male Orochimaru. Anche se mia madre era un Uchiha, io non ho ereditato lo Sharingan >>.
Orochimaru fece una smorfia di disapprovazione: << In fondo ho sempre immaginato che mi saresti stata completamente inutile >>. Con un colpo secco lacerò la tenera carne alla gola della donna che, con un lamento strozzato, cadde a terra in un sordo tonfo. La stanza si riempì d’un tratto di sangue; gli schizzi arrivarono fino all’armadio dove Yuki stava ancora osservando la scena e rimase pietrificata, non capendo come mai la madre fosse caduta a terra. Quella fu una scena che le sarebbe rimasta impressa nella mente per tutta la vita.
<< Prendi il corpo. Ce ne torniamo a casa >> ordinò Orochimaru al suo sottoposto che si mise immediatamente in spalla l’esile corpo della donna e cominciò a salire le scale.
Yuki, sconvolta dalla scena, ebbe l’istinto di arretrare, ma dalla pila di coperte che aveva dietro di sé cadde qualcosa di pesante che fece rumore. Orochimaru, rimasto solo in quella stanza, si voltò immediatamente, con sguardo pensieroso, verso l’armadio e avanzò lentamente verso di esso. La bambina sentì l’intero corpo tremare dalla paura e chiuse gli occhi; ma quando l’uomo aprì le ante, capendo di non poter fare nulla per sfuggire a quella situazione, con coraggio, lo guardò dritto negli occhi. Lo sguardo di quell’uomo era molto diverso da quello dolce delle due donne che si erano prese cura di lei fino a quel momento; non sembrava neanche umano.
Orochimaru, nonostante fosse esterrefatto da quella scoperta, cercò di mantenere uno sguardo impassibile, ma non riuscì a tenere nascosto una certa compassione che trapelava dal fondo della sua anima. A giudicare dalla somiglianza dello sguardo, quella bambina doveva essere per forza sua figlia; non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione simile.
<< Hai visto tutto? >> chiese l’uomo.
Yuki annuì abbassando lo sguardo, incapace di parlare. A quel punto, Orochimaru si abbassò per prenderla in braccio, ma la bambina, terrorizzata provò ad arretrare per sfuggirgli.
<< Calmati. Non voglio farti del male. Vieni con me >> l’uomo assunse un tono comprensivo per rassicurarla, ma Yuki continuò a osservarlo negli occhi con l’aria di chi non aveva la più pallida idea di cosa avesse dovuto fare.
<< Come ti chiami? >>
<< Yuki >> rispose con un filo di voce
<< Yuki eh? E’ un bel nome. Non sei mai uscita fuori da questo posto, vero? >>
La bambina scosse la testa in un cenno di diniego.
<< Non sei curiosa di vedere il mondo esterno? Se vieni con me potrai vederlo >>
Yuki sembrò rifletterci per un istante, ma poi lentamente, con aria dubbiosa, allungò la mano e la poggiò su quella che le stava porgendo lo sconosciuto. Orochimaru, allora, la prese in braccio e uscì dal sotterraneo.
 
Inutile descrivere lo strazio di Mikoto quando, la mattina seguente, trovò la botola aperta e il piccolo sotterraneo intriso di sangue. Le disperate urla mobilitarono l’intero quartiere Uchiha e Fugaku dovette necessariamente rivelare a tutti che cosa, lui e la moglie, stessero nascondendo da anni. Ammirando il coraggio del proprio capo nell’essersi addossato da solo un simile pericolo e responsabilità, nessuno tra gli Uchiha sembrò contrariato per la sua scelta di aiutare Misaki; anzi in quel momento, la maggior parte di loro sembrò sconvolta per l’accaduto e preoccupati per la sorte che era toccata alla bambina. A giudicare dalla quantità di sangue trovato nel sotterraneo, qualcuno doveva essere morto e quasi sicuramente si trattava di Misaki. Probabilmente, Orochimaru si era portato via il corpo nella speranza di riuscire a ottenere lo Sharingan o, comunque, qualche segreto sulle abilità degli Uchiha. Ma quello che si stavano chiedendo tutti era se quell’essere avesse ucciso anche la bambina; dato che l’armadio era stato trovato aperto c’era anche la possibilità che Yuki fosse rimasta nascosta là dentro per poi fuggire non appena fosse stato possibile.
Pieni di speranza, gli Uchiha si divisero in squadre e per giorni si impegnarono esclusivamente nella ricerca di Yuki e Misaki vive o morte che fossero, ma senza successo; entrambe sembravano svanite nel nulla.
Nonostante la disperazione, Mikoto decise di farsi forza e di andare a riferire l’accaduto al Terzo hokage, rivelandogli anche l’esistenza di Yuki, di cui l’anziano non sapeva nulla. Mostrandosi un po’ irritato, ma allo stesso tempo rassegnato, dall’incorreggibile tendenza degli Uchiha a voler lavare i panni sporchi a casa propria, senza mai provare a collaborare con gli altri, disse che avrebbe mobilitato anche lui delle squadre alla ricerca delle due scomparse. Tuttavia, come anche Mikoto sapeva bene, fece presente che c’era anche la possibilità che Orochimaru si fosse portato via la bambina viva, dato che poteva esserle utile per i suoi scopi. Ma in quel caso, oltre al fatto che trovare quel criminale si era rivelato praticamente impossibile, dato che Yuki era sua figlia, anche se l’avessero trovata, nessuno avrebbe avuto alcun diritto di sottrarla dalla custodia del padre.
Per il resto della sua breve vita, Mikoto pregò ogni giorno perché Yuki fosse viva e stesse bene.
 
Ci volle un po’ perché Yuki capisse che non avrebbe più rivisto la madre. Era convinta che si fosse solo addormentata e che l’avrebbe riabbracciata non appena si fosse svegliata. Forse anche lei sarebbe stata felice di aver finalmente cambiato casa; quel posto, in quanto a luminosità e fattezze, non era così diverso da quello che avevano appena lasciato, ma era 10 volte più grande e Yuki aveva persino una stanza tutta per sé. Ma si sentiva tremendamente sola senza la madre e spesso passava ore a piangere sotto le coperte. Anche farsi la treccia da sola era completamente impossibile: Misaki le aveva insegnato a fare le trecce, ma Yuki si esercitava sempre sui capelli della madre e non aveva mai provato a farsene una da sola. Tuttavia, poiché la donna le diceva che le stava molto bene e gliela faceva sempre, la bambina ci teneva a portare quella treccia di giorno, quando non era ora di dormire.
Non riusciva a inquadrare bene quell’uomo che diceva di essere suo padre: da un giorno all’altro la riempì di bambole e giocattoli e si sforzava essere gentile, ma chissà perché, faceva finta che sua madre non fosse mai esistita. Inoltre, dopo qualche giorno dal suo arrivo, quell’uomo cominciò a farle discorsi incomprensibili: << Ho grandi progetti per te Yuki. Ti renderò la creatura più forte che sia mai esistita su questa terra >>.
Yuki si limitava a osservarlo, non capendo che cosa volesse dire.
<< I bambini devono obbedire ai genitori. Farai quello che ti chiedo anche se non ti piacerà? >>
La bambina annuì dubbiosa.
<< Adesso non puoi capire. Ma ti assicuro che un giorno mi ringrazierai >>.
I giorni seguenti, Orochimaru cominciò a portare Yuki fuori dal covo per farle fare due passi all’aria aperta. La bambina non aveva mai visto il cielo, le nuvole, gli alberi o i fiori ed era incuriosita da tutto. Ogni tanto, suo padre assecondava la sua curiosità dicendole il nome delle cose in cui si imbatteva, ma ciò su cui si concentravano le sue spiegazioni erano, perlopiù, i ninja. Le spiegò chi fossero e che cosa facessero, le loro abilità, il loro controllo del chakra ecc. A volte le dava qualche dimostrazione pratica e quando fece comparire un serpente dalle sue vesti, Yuki si spaventò, ma, per non deluderlo, promise che avrebbe imparato a fare lo stesso.
Ben presto Orochimaru cominciò ad allenarla: le fece fare qualche esercizio leggero per i muscoli, le spiegò come concentrarsi per evocare il chakra e le mostrò vari tipi di armi ninja, insegnandole la differenza tra armi da lancio e katane, o tra un kunai e uno shuriken ecc. Ma in realtà, Yuki si rese subito conto che questo tipo di cose la annoiavano a morte. A che cosa sarebbe mai potuto servirle tutto quello che suo padre le stava mostrando? Nonostante ciò, voleva a tutti i costi guadagnarsi la stima del padre e nonostante la noia, si impegnava in tutto quello che le chiedeva di fare.
In compenso, fece ben presto amicizia con Anko, una ragazza di circa 16 anni che diceva di provenire dal villaggio della Foglia e che aveva deciso di seguire il suo maestro Orochimaru. Era molto paziente con Yuki; giocava spesso con lei e le insegnava cose come i colori, i numeri ecc. Praticamente divennero come sorelle.
 Con il passare dei mesi, gli allenamenti si fecero più intensi e pericolosi e Orochimaru divenne sempre più duro e irritabile. Per quanto si sforzasse, Yuki non riusciva a rendere nel combattimento come avrebbe desiderato suo padre e quest’ultimo, ormai, non perdeva mai l’occasione per rimproverarla e farla sentire inutile e inferiore. Dopo averle insegnato le basi del combattimento e perfino qualche arte magica, Orochimaru voleva a tutti i costi scoprire se sua figlia possedeva il dono dello Sharingan e fece di tutto per metterla nelle situazioni più pericolose per la sua vita, che avrebbero potuto risvegliarlo. Ma Yuki non aveva la più pallida idea di cosa fosse questo Sharingan né, tantomeno, come richiamarlo. Più provava a concentrare il chakra negli occhi e più provava fitte lancinanti all’altezza di questi, che le lasciavano poi, dei forti malditesta per ore, a volte giorni.
Nel frattempo, Orochimaru provò anche a renderla immune ai veleni iniettandole a poco a poco piccole dosi di sostanze nocive e intervenendo con tecniche proibite, per far sì che il suo corpo producesse i giusti anticorpi. Ma a causa di questi interventi, Yuki passava diversi giorni a letto con febbre alta o in preda a dolori. Più cresceva e più si chiedeva se veramente suo padre faceva tutto questo per il suo bene. A poco a poco realizzò anche che, in fondo, era colpa di quell’uomo se era rimasta senza sua madre. Realizzò che quella notte, rinchiusa dentro l’armadio, si era sbagliata a credere che sua madre fosse semplicemente svenuta davanti a lui e che, in realtà, aveva assistito al preciso momento della sua morte. Cominciando a capire tutto questo, il cuore di Yuki cominciò a colmarsi di rancore nei confronti del suo stesso padre, anche se all’epoca se ne vergognava, pensando che non fosse un atteggiamento lodevole.
Un giorno provò a chiedergli perché aveva ucciso sua madre, ma l’unica risposta che le fu data fu: << Tua madre era molto pericolosa. Sapeva troppe cose che non avrebbe dovuto sapere. Adesso non puoi capire, ma un giorno ti sarà tutto più chiaro >>.
Negli anni in cui Yuki rimase sotto la custodia di Orochimaru, quest’ultimo si dedicò allo studio di un particolare enzima che stimolava le cellule e potenziava il chakra: in pratica, ciò che sarebbe poi diventato il segno maledetto. Il ninja leggendario fece diversi esperimenti, impiantando l’enzima in diverse cavie umane. I segni più potenti che creò furono quello della Terra, che garantiva un impressionante rafforzamento fisico, e quello del Cielo, che potenziava perlopiù il chakra. Su 10 persone, 3 sopravvissero al segno maledetto della Terra; soltanto Anko a quello del Cielo.
Non ci volle molto perché provasse il segno maledetto anche sulla propria figlia; quando Yuki compì 7 anni le impresse quello della Terra. La bambina non ricordava di aver mai provato un dolore così intenso. Sentiva come se qualcuno avesse appiccato un incendio dall’interno del suo corpo; ogni singola cellula le bruciava come un’ustione. Assistita da Anko, rimase per giorni a letto, incosciente e in preda alla febbre, ma sopravvisse. Notando anche gli sguardi compassionevoli dell’amica, Yuki si rese sempre più conto della perfidia e follia del proprio padre. Non appena fu in grado di rimettersi in piedi, Orochimaru, che aveva ormai rinunciato alla speranza che la figlia avesse ereditato lo Sharingan, le insegnò sin da subito a controllare il suo nuovo potere. Yuki fu anche la prima, tra le cavie, a riuscire a portare il segno maledetto al secondo livello. Grazie ai progressi della bambina, Orochimaru riuscì a scoprire diverse cose su come sfruttare e sviluppare al massimo tale segno.
Preso dall’euforia, pochi mesi dopo decise di rischiare ulteriormente la vita della figlia imprimendole anche il segno maledetto del Cielo. Voleva scoprire se esistesse la possibilità che i due segni interagissero tra loro, creando, così, una creatura potente al pari di un cercoterio. Ma c’era il rischio che anziché interagire, i due segni si escludessero a vicenda e in tal caso, la bambina non avrebbe avuto scampo.
Yuki passò di nuovo alcuni giorni a letto lottando contro febbre, dolori e convulsioni, ma sembrò che sarebbe miracolosamente riuscita a sopravvivere anche a quel nuovo esperimento. Tuttavia, Anko, resasi anche lei conto della mostruosità del proprio maestro che aveva messo a rischio non solo la sua vita, ma anche quella della propria figlia di soli 7 anni, una notte decise di provare a fuggire dal covo portando Yuki con sé.
Quella sera, la bambina stava cominciando pian piano a riprendersi, nonostante continuasse ad avere ancora la febbre. Nel cuore della notte, Anko si intrufolò nella stanza di Yuki e la svegliò scuotendole la spalla.
<< Che cosa fai qui Anko? >> chiese ansimando e con un filo di voce per il malessere.
Anko afferrò velocemente i vestiti della bambina e la fece scendere dal letto: << Vestiti, andiamo via di qui >>
<< E dove andiamo? >>
Accorgendosi che Yuki non si reggeva ancora in piedi, la aiutò velocemente a vestirsi cercando di sorreggerla: << Torniamo alla Foglia >>.
La bambina non aveva la forza neanche per rimanere di stucco e si lasciò cadere sulla schiena di Anko che corse subito via dalla stanza con lei. La ragazza riuscì a uscire dal covo senza farsi scoprire, ma quando stava per raggiungere il confine con il Paese del Fuoco si accorse di avere dei serpenti alle calcagna. Li eliminò, ma sapeva di essere ormai seguita da Orochimaru. Si appostò, quindi, nell’erba alta ai lati della strada principale della foresta e fece scendere Yuki dalle sue spalle.
<< Yuki dobbiamo separarci, Orochimaru ci ha scoperte; presto ci raggiungerà. Devi fuggire da sola, ce la fai a camminare? >>
La bambina cercò con tutta se stessa di rimanere in piedi, nonostante le girasse molto la testa e annuì.
<< Konoha è da quella parte. Muoviti velocemente e in silenzio, ma soprattutto non prendere le strade principali. Cerca di passare per l’interno della foresta. Così sarà più difficile trovarti >>
<< E tu che farai? >>
<< Torno indietro. Proverò a sviare Orochimaru. Ti raggiungerò non appena possibile. Adesso va! Veloce! >>
Con aria titubante, Yuki non poté fare altro che eseguire quell’ordine così insistente e non ebbe neanche modo di salutarla.
Anko riuscì ad attirare i serpenti a sé allontanandoli dalla bambina e prese la direzione verso il Paese dell’Erba anziché del Fuoco. Per permettere a Yuki di fuggire, dopo circa mezz’ora, si fece catturare.
<< Dunque hai deciso di tradirmi Anko? Dov’è Yuki? >> le chiese Orochimaru mentre i suoi scagnozzi tenevano ferma la ragazza.
<< L’ho uccisa e sono fuggita >> non era sicura che le avrebbe creduto, ma non sapendo come fare per distrarlo, decise di provare a inventarsi quella storia.
Orochimaru inarcò le labbra in un sorriso sarcastico: << Davvero? E perché l’avresti fatto? >>
<< Perché era il modo migliore per contrastarti. Tu volevi il suo corpo; per questo le stavi facendo le cose più atroci per renderla più forte >>
L’uomo sorrise di nuovo: << Ho sempre apprezzato il tuo coraggio e la tua perspicacia >>.
Riportandola al covo, Orochimaru chiese ad Anko che fine avesse fatto il corpo di Yuki, ma la ragazza rispose che l’aveva bruciato per evitare che egli potesse ricavarne qualche segreto sulle abilità degli Uchiha tramite esso. Come Anko temeva, però, il ninja leggendario faticò a credere a quella storia: nonostante si fosse accorto che l’allieva aveva cominciato ad odiarlo ed era forse già da tempo che bramava di tradirlo e tornare alla Foglia, non poteva credere che fosse riuscita a eliminare Yuki, a cui sembrava così legata, solo per mettergli i bastoni fra le ruote.
Decise, quindi, di inviare delle squadre per ispezionare i dintorni di Konoha. Ma Yuki si rivelò essere più scaltra di quanto Orochimaru pensasse; nonostante la febbre, riuscì ad azzerare completamente il chakra ed ebbe estrema prudenza in ogni suo minimo spostamento. Il risultato fu che nel giro di un paio di giorni, si ritrovò ai confini del Villaggio della Foglia senza essere scoperta. Quando fu sicura che nelle immediate vicinanze non ci fossero sottoposti di Orochimaru, decise di uscire allo scoperto, avvicinandosi a dei ninja con delle maschere che riteneva essere della Foglia.
Non poteva sapere che quei ninja erano membri della Radice che erano stati inviati a perlustrare la foresta attorno al villaggio, perché si erano accorti della presenza di estranei. Notando i segni maledetti di Orochimaru, di cui ormai erano giunte le voci, sul collo della bambina che chiedeva loro aiuto, decisero di convocare il loro leader, Danzo, prima di permetterle di entrare nel villaggio. La scortarono, quindi, in un rifugio per ninja nel bosco e mentre aspettavano l’arrivo del loro capo, diedero alla bambina delle coperte per scaldarsi e qualcosa da mangiare.
Dopo circa un’ora Danzo giunse sul posto. Osservando Yuki dall’alto in basso con l’occhio sano, ascoltava in silenzio e con uno sguardo impassibile un suo sottoposto che gli riferiva ciò che aveva raccontato la bambina: che era figlia di Orochimaru e che era fuggita da lui a causa delle torture a cui era soggetta ogni giorno. Per ottenere la loro fiducia, Yuki aveva cercato anche di spiegare, all’incirca, la zona in cui si trovava il covo; il ninja riferì, quindi, anche questo al proprio capo.
Danzo sembrò estremamente dubbioso; si rifiutò categoricamente di consultare il Terzo hokage sulla questione, ordinando ai suoi sottoposti di non farne parola con nessuno, e dopo qualche decina di minuti convenne che tutto ciò poteva essere una trappola ordita da Orochimaru e che permettere a un ninja marchiato con il segno maledetto di entrare all’interno del villaggio sarebbe stato troppo rischioso. Da perfetto militare quale era, l’anziano di Konoha non si fece minimamente impietosire dall’età della bambina e dall’espressione provata che traspariva sul suo viso. Decise che per adesso non era necessario ucciderla, ma sarebbe stato meglio allontanarla da lì per evitare ogni pericolo per il villaggio.
Yuki venne quindi cacciata fuori dai confini del villaggio della Foglia, con la minaccia di condanna a morte se solo avesse provato a riavvicinarsi a quelle zone.
Dopo due giorni pieni di continue ricerche, i sottoposti di Orochimaru non erano riusciti a trovare neanche una traccia della bambina che stavano cercando e non avevano dubbi sul fatto che non fosse mai giunta a Konoha. A questo punto, forse era morta davvero; se non l’aveva uccisa Anko, era probabile che fosse morta da sola o per la febbre o aggredita da qualche belva.
Nei giorni successivi, Yuki continuò ad accertarsi di non essere seguita e quando capì che gli uomini di Orochimaru si erano ormai ritirati dai dintorni della Foglia, decise di rifugiarsi in un piccolo tempio shintoista abbandonato che si affacciava su una stradina. Provare a chiedere asilo ad altri villaggi forse sarebbe stato completamente inutile, dato che avrebbero potuto cacciarla per gli stessi motivi per cui era stata cacciata da Konoha. Pensò che per adesso sarebbe stato meglio rifugiarsi e aspettare di riprendersi dall’ultimo segno maledetto, ma non aveva idea di dove sarebbe andata poi, né di cosa ne sarebbe stato di lei. Ormai era sicura di non voler ritornare dal proprio padre dopo tutto quello che le aveva fatto. Si chiese anche che cosa ne era stato di Anko che le aveva promesso che l’avrebbe raggiunta, ma evidentemente Orochimaru doveva essere riuscito a catturarla.
Rimase per qualche giorno sdraiata sui gradini del tempio, in attesa che la febbre calasse del tutto. Ogni tanto si alzava per raccogliere qualche bacca e pregare la divinità di quel luogo affinché la proteggesse o, meglio ancora, le indicasse che cosa dovesse fare. Sembrava che non passasse davvero nessuno da quelle parti e apparentemente era al sicuro. Ma il malessere dovuto al segno maledetto non accennava a diminuire e si convinse sempre di più che sarebbe presto morta là, sugli scalini di quel tempio abbandonato. Poco male in fondo: avrebbe potuto finalmente riabbracciare la madre.
Ma una notte qualcuno la svegliò dolcemente. Era un ragazzo con i capelli mori e lunghi raccolti in una coda e sulla fronte aveva legato un coprifronte con sopra un disegno che somigliava a una foglia; doveva essere un ninja di Konoha. Yuki si accorse che il suo viso e le sue vesti erano coperte di sangue, ma lui non sembrava ferito. La bambina ormai non aveva più la forza neanche per avere paura; e di cosa poi? Probabilmente, presto sarebbe morta comunque senza un parente o una patria disposti a prendersi cura di lei. Si limitò ad alzare il busto dallo scalino su cui era sdraiata e ad osservare il ragazzo che le parlava con tono dolce: << Che cosa ci fai qua, da sola e al freddo? E’ pericoloso >>.
La bambina non rispose; l’ansia, la sofferenza e la disperazione che aveva accumulato negli ultimi giorni le avevano completamente tolto ogni forza per poter parlare. Ma non avrebbe comunque avuto senso; parlare con quello sconosciuto non avrebbe cambiato le cose.
<< Tu sei Yuki, vero? Ti chiami così? >>
Yuki assunse un’aria sorpresa, ma continuò a tacere.
<< Forse non ti ricordi di me, eri molto piccola, ma noi due ci siamo già incontrati una volta. Sono Itachi >>
La bambina provò a ricordare, ma non le venne in mente nulla, né il nome, né il viso di quel ragazzo. Gli unici ricordi che aveva degli anni prima di finire sotto la custodia di Orochimaru erano legati a sua madre, di cui però non ricordava più bene neanche il volto; ma soprattutto ricordava la scena della sua morte. A differenza di tutto il resto, il sangue di quella sera sparso sul pavimento in penombra, era così vivido nella sua mente che avrebbe potuto ridisegnarlo.
<< Stavi andando a Konoha? >> le chiese il ragazzo, ma lei rispose solamente abbassando tristemente lo sguardo.
Osservando le reazioni della bambina, Itachi in qualche modo capì che non aveva un posto dove andare e che dovevano esserle successe diverse cose spiacevoli. Sin da subito aveva notato i segni maledetti; forse era riuscita a fuggire da Orochimaru. Ricordò lo strazio della sua povera madre il giorno in cui si accorse che Yuki e Misaki erano scomparse nel nulla e le sue continue preghiere e speranze affinché quella bambina fosse viva e stesse bene. Dopo anni di ricerche da parte del suo clan, adesso Itachi aveva Yuki proprio davanti a sé, incontrata assolutamente per caso sulla sua via e che fortunatamente aveva riconosciuto subito.
<< Perché non vieni con me? >> il ragazzo porse la mano alla bambina che lo guardava con aria assente.
<< Sai, anch’io non ho più una famiglia ormai. Sto andando via dal villaggio, non ho più nulla da fare là >>
Yuki sembrò titubante; non sapeva se fidarsi o meno, nonostante il tono voce dolce e rassicurante.
<< Non voglio farti del male. Vieni con me. Sarà sempre meglio che dormire qua al freddo >>
Aveva ragione; in fondo Yuki non aveva più niente da perdere. Decise di aprire di nuovo il suo cuore e di riporre la sua fiducia in quel ragazzo e poggiò lentamente la mano su quella di Itachi. Era esattamente la stessa scena che aveva già visto quando Orochimaru l’aveva scoperta dentro l’armadio del sotterraneo anni fa e le aveva chiesto di seguirla, ma questa volta sentiva che sarebbe stato diverso, o almeno lo sperava.
Itachi la fece salire sulla propria schiena e riprese il suo cammino. Yuki si riaddormentò poco dopo, nonostante il forte odore di sangue che emanavano i vestiti di quel ragazzo.
 
Quando si risvegliò, si ritrovò in un letto morbido e caldo e qualcuno le aveva messo un fazzoletto bagnato sulla fronte. Non sapeva per quanto aveva dormito, ma adesso si sentiva bene e probabilmente la febbre le era finalmente passata del tutto. Si sollevò guardandosi intorno: era una stanza piccola, ma accogliente e, soprattutto, dalla finestra entrava la luce del sole. Pensò che, almeno questa volta, non si trovava in un sotterraneo. Dalla stanza accanto sentì delle voci e scendendo in silenzio dal letto, provò a origliare dalla porta chiusa. Riconobbe la voce del ragazzo che l’aveva presa con sé e un’altra di un uomo.
<< Ma che diavolo ti è saltato in mente, Itachi? Portare con te quella bambina! Ti darà solo fastidi>>
<< Sarebbe morta se l’avessi lasciata lì >>
<< Beh, e a te cosa importa? >>
<< Mia madre non me l’avrebbe mai perdonato >>
<< Tua madre è morta >>
<< Lo so… >> Itachi sospirò.
<< Secondo me tu sei troppo tenero. Non ce la farai a svolgere i compiti che ti verranno assegnati>>
<< Non preoccuparti. So quello che faccio >>
<< Quella bambina è un problema. Quelli hanno intenzione di metterti in coppia proprio con Orochimaru; quanto credi che ci vorrà prima che scopra che cosa nascondi? Se vuoi farle un favore, consegnala a qualcun altro >>
<< Io sono l’unico in grado di proteggerla >>
<< Ah sì? E quando andrai in missione per giorni chi se ne occuperà? Non potrai portartela dietro>>
<< Avrà già 7 o 8 anni ormai ed è riuscita a fuggire da sotto il naso di Orochimaru. Direi proprio che sia pienamente autosufficiente >>
<< Non le andrà sempre bene. Quello è capace di tutto >> rispose lo sconosciuto in tono sarcastico
<< Le insegnerò a difendersi. In fondo ha sangue Uchiha e sono l’unico rimasto che può trasmetterle i segreti del mio clan >>
<< Fa’ come vuoi, ma per me è una pessima idea >>
Yuki sentì una sedia spostarsi e dei passi avvicinarsi alla porta a cui stava appoggiata. Velocemente indietreggiò e la porta si aprì subito dopo.
<< Oh, ti sei svegliata finalmente! Hai dormito per un giorno intero >> Itachi entrò nella stanza e provò ad avvicinarsi a Yuki con la mano tesa per sentirle la fronte, ma la bambina indietreggiò ulteriormente: << Come stai? Ti senti meglio? >>
Yuki assentì con un cenno della testa e in quel momento sulla soglia apparve una figura che quasi non sembrava umana: la pelle e la forma del volto somigliavano a quelle di uno squalo. Spaventata da quella visione, Yuki lo guardò in cagnesco, ma Itachi la rassicurò subito: << Non preoccuparti. Kisame è un tipo a posto. Non ti farà del male >>
<< Molto piacere. Se ho capito bene ti chiami Yuki, giusto? >> chiese Kisame, ma la bambina si limitò a guardarlo con aria assente senza rispondere. Non capiva che cosa le stesse succedendo intorno e non se la sentiva di aprirsi e parlare con degli sconosciuti.
Anche quando Kisame andò via da quella casa, che Yuki non sapeva minimamente dove si trovasse, anche se aveva intuito da solo le dinamiche, Itachi provò a farle delle domande per capire che cosa le fosse successo, ma la bambina non apriva bocca. Per giorni si rifiutò anche di mangiare, nonostante quel ragazzo ci stesse mettendo tutta l’anima per preparare delle vere e proprie leccornie.
Ma Itachi comprese lo stato d’animo triste e sconvolto di Yuki e cercò di non forzarla a parlare o a rapportarsi con lui. Doveva averne passate di tutti i colori sotto le grinfie di quell’essere che, sicuramente, da un momento all’altro le aveva strappato via la madre. Provò in tutti i modi ad essere gentile, finché Yuki ricominciò pian piano a mangiare, sentendosi rassicurata. Osservava quel ragazzo continuamente e quando concluse che non percepiva malvagità o cattive intenzioni in lui, dopo un paio di settimane, Yuki ricominciò, finalmente, anche a parlare. Raccontò a Itachi di quello che aveva visto la notte in cui morì sua madre, di quello che le aveva insegnato Orochimaru, degli esperimenti che aveva fatto su di lei e di come, poi, era riuscita a fuggire da lui. Il ragazzo, raccontandole a sua volta dell’amicizia tra le loro madri e del giorno in cui avevano giocato insieme nel sotterraneo di casa sua che, purtroppo, Yuki non ricordava affatto, le promise che avrebbe fatto tutto il possibile per proteggerla da ogni pericolo. Tuttavia, la avvertì che sarebbe stato saggio se avesse imparato a difendersi, dato che il suo nemico era pericoloso.
Yuki non fu affatto entusiasta di riprendere gli allenamenti che tanto odiava, ma era abbastanza intelligente da capire la situazione in cui si trovava e accettò di seguire Itachi nell’addestramento. Il ragazzo, tuttavia, si dedicò ad insegnare alla bambina anche a leggere e a scrivere nonché a fornirle qualche nozione di cultura generale, dato che permetterle di frequentare normalmente una scuola in un villaggio sarebbe stato troppo rischioso. Un vero peccato, dato che Yuki sembrava molto più affascinata dai libri che dai kunai. Itachi cercò di crescerla con affetto e fece di tutto per non farle mancare nulla; presto anche la bambina si affezionò molto a quel ragazzo che l’aveva salvata da morte certa.
Durante gli allenamenti, nonostante la bambina gli avesse rivelato che sicuramente non aveva ereditato lo Sharingan che tanto bramava Orochimaru, Itachi si accorse sin da subito che qualcosa non andava. Yuki, che da quanto affermava non era portata per le arti ninja nonostante avesse passato 3 anni pieni nel covo del padre a dedicarsi ad esse, non riusciva a richiamare correttamente il chakra. Era come se qualcosa interferisse nel suo flusso e ogni volta che provava ad eseguire una tecnica un po’ più impegnativa, le venivano dei forti malditesta. Itachi provò a scoprire quale fosse il problema evocando lo Sharingan e in quel momento vide chiaramente un sigillo all’altezza degli occhi; molto probabilmente, era stato il suo stesso padre, Fugaku, a imprimerlo alla bambina al momento della nascita.
Itachi rifletté un po’ sulla questione; l’idea di sigillare lo Sharingan di Yuki fu sicuramente dovuta all’intento di preservare l’abilità innata come esclusiva per gli Uchiha di purosangue, ma era possibile che tale decisione fu presa anche per evitare che Orochimaru facesse del male alla bambina. Se avesse rimosso il sigillo, il rischio che il ninja leggendario avrebbe scoperto che la figlia aveva ereditato lo Sharingan si faceva più alto. Ma a causa di esso che interferiva con il flusso di chakra, Yuki aveva difficoltà a svolgere perfino alcune tecniche base. Itachi decise quindi di rimuoverlo: avrebbe fatto sì che Yuki sapesse come difendere e preservare la propria abilità innata, proprio come un vero Uchiha.
Erano anni che lo Sharingan della bambina voleva manifestarsi, per cui, fu semplicissimo evocarlo ed esercitarlo ogni giorno. Vi erano presenti già 2 tomoe in entrambi gli occhi; probabilmente tale sviluppo avvenne anni prima a causa della morte della madre o delle sofferenze subite nel covo di Orochimaru.
Nonostante lavorasse per una certa organizzazione Alba e spesso si assentasse per giorni, Itachi le insegnò tutto quello che c’era da sapere sullo Sharingan e le raccontò l’intera storia del clan Uchiha, evitando di dirle che ormai non esisteva più. Provò a spiegarle che i suoi genitori erano morti per cause naturali e che aveva deciso di lasciare il villaggio perché quel posto gli rivangava troppi ricordi dolorosi. Il fratello di cui parlava spesso, invece, aveva insistito per rimanere là.
Yuki scoprì, anni dopo, quello che Itachi aveva fatto, ascoltando casualmente una conversazione tra lui e Kisame. Rimase completamente sconvolta e ferita per le menzogne e in quel momento, si chiese se Itachi fosse davvero la persona buona che credeva. Pensò a come dovesse sentirsi il fratello che aveva lasciato al villaggio, l’unico sopravvissuto degli Uchiha. Furiosa, Yuki chiese spiegazioni a Itachi e minacciò di andarsene, dato che non aveva intenzione di abitare sotto lo stesso tetto di un pazzo assassino che aveva sterminato il proprio clan per divertimento. Il ragazzo, allora, cedette e le raccontò come erano andate le cose: il clan Uchiha stava organizzando un colpo di Stato e un anziano del villaggio, Danzo, gli aveva dato l’ordine di sterminare la sua intera famiglia. L’unico che non riuscì ad uccidere per amore, fu proprio il fratello minore, Sasuke. Naturalmente, da allora Itachi non poté più tornare a Konoha e decise di unirsi all’organizzazione Alba, che gli avrebbe dato modo di tenere sott’occhio sia il villaggio, sia alcuni dei ninja criminali più potenti al mondo quali Orochimaru, che avrebbero potuto essere una minaccia sia per Konoha che per il fratello. Ammise anche che aveva intenzione di farsi uccidere dal fratello un giorno, quando si sarebbe assicurato che fosse diventato in grado di difendersi da solo.
Itachi fece giurare a Yuki di non fare parola con nessuno di quanto le aveva raccontato, ma da allora continuò a ricevere le sue continue preghiere affinché ne parlasse almeno con Sasuke. Ogni anno che passava, Yuki sognava una vita normale in un villaggio tranquillo e pacifico; nonostante fosse ormai diventata un ninja esperto, combattere proprio non le piaceva. Apprese le tecniche degli Uchiha e affinò quelle che le aveva insegnato Orochimaru o che aveva visto eseguire da lui; si esercitò molto anche sui segni maledetti, riuscendo ad evocarli entrambi contemporaneamente. Tuttavia, sentiva di essere imprigionata in una vita che in qualche modo le era stata imposta, anche se capiva benissimo che per poter rimanere in vita non si poteva fare altrimenti. Itachi, che andava in missione per Alba con lui, scoprì che Orochimaru aveva trovato la via dell’immortalità appropriandosi di corpi giovani e forti e fu chiaro che, finché l’aveva avuta in custodia, aveva avuto l’intenzione di preparare al meglio il corpo della figlia, affinché un giorno potesse essere il suo contenitore perfetto. Dato che non proferiva mai parola sul fatto di avere una figlia e aveva interrotto le ricerche da tempo ormai, Itachi ne concluse che il ninja leggendario doveva essere convinto che la bambina fosse davvero morta. Nonostante fosse costantemente in stretto contatto con il giovane Uchiha, Orochimaru non scoprì mai che cosa nascondeva. Provò anche ad ottenere lo Sharingan di Itachi, ma non ci riuscì e decise quindi di lasciare Alba. Dopodiché, giunse voce che avesse attaccato Konoha uccidendo il Terzo hokage e che avesse messo gli occhi addosso su Sasuke Uchiha, imprimendogli il segno maledetto. Quella volta Itachi, nonostante cominciò a non sentirsi bene a causa di una malattia, si recò con Kisame alla Foglia per assicurarsi che il fratello fosse al sicuro e per ricordare implicitamente agli anziani il loro patto.
Nel frattempo, per Yuki, che aveva ormai compiuto 12 anni, i sogni di una vita pacifica andarono in fumo: il misterioso uomo con la maschera che aveva contribuito allo sterminio degli Uchiha e che risiedeva dietro le quinte dell’organizzazione Alba, scoprì l’esistenza e l’identità della ragazza. Come vi riuscì rimase un mistero. L’uomo, che si faceva chiamare Tobi, rivelò a Pain tutto ciò che aveva scoperto su Yuki e lo convinse a farle prendere il posto di Orochimaru. La ragazza si ritrovò con le spalle al muro: rifiutare la proposta avrebbe voluto dire mettersi contro l’intera organizzazione e mettere in pericolo anche Itachi. Anche l’Uchiha non trovò soluzioni: non potevano fare altro che obbedire agli ordini.
Yuki accettò, quindi, la proposta di Alba, a patto che, in cambio, i membri non rivelassero a nessuno né la sua identità, né le abilità e la proteggessero da Orochimaru. L’organizzazione accettò il patto e la ragazza divenne un membro segreto a tutti gli effetti. Le affidarono sin da subito missioni di spionaggio e lavori sporchi per guadagnare il più denaro possibile: spesso veniva inviata a caccia di taglie, altre volte doveva svaligiare interi castelli di ricchi daimyo. Nonostante fosse poco più che una bambina, le sue delicate mani avevano già stroncato decine di vite. Il suo animo si colmò di sensi di colpa e grazie a tale peso, sviluppò lo Sharingan al terzo tomoe. Ogni giorno che passava non desiderava altro che fuggire il più lontano possibile, ma la malattia di Itachi non accennava a migliorare e non se la sentiva di abbandonarlo; in ogni caso, il ragazzo non le avrebbe permesso di andarsene e rischiare di essere catturata da Orochimaru o uccisa da Alba.
<< Facciamo un patto, Yuki >> le disse un giorno Itachi, rammaricato nel vedere la ragazza come un uccello in gabbia.
<< Un patto? >>
<< Il giorno che riuscirai a sconfiggermi sarai libera >>
Yuki gli rivolse uno sguardo interrogatorio.
<< Se diventerai più forte di me per Orochimaru sarà impossibile catturarti >>
Il volto speranzoso della ragazza si rabbuiò di nuovo: << Rimarrebbe comunque il problema di Alba>>
<< La stermineremo insieme >>
Yuki sgranò gli occhi ambrati per la risposta inaspettata.
<< Se ti allenerai ancora di più e diventerai forte almeno quanto me, insieme saremo imbattibili e farò tutto il possibile per liberarti da ogni fardello che sei costretta a portare. Te lo prometto >>
Yuki rimase pensierosa per un po’, ma poi, pensando che, in fondo, insieme avrebbero potuto farcela, mostrò il suo sorriso più luminoso e si gettò tra le braccia dell’Uchiha: << Ce la metterò tutta, Itachi. Un giorno saremo liberi entrambi >>.

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Capitolo 5
*** Legami ***


Per qualche motivo, Sasuke non riusciva a togliersi Yuki dalla testa. Estremamente incuriosito da lei sia come persona che come ninja, ripensava in ogni minuto della giornata alle volte in cui l’aveva incontrata e si divertiva a immaginare come sarebbe stato un eventuale prossimo incontro. Gli tornava alla mente la sua tenue voce, i suoi sguardi arguti e il suo esile corpo e si chiedeva se sarebbe stato in grado di essere spietato nel caso di uno scontro con lei. Come un mantra, si ripeteva che, tuttavia, sarebbe stato necessario; non poteva farsi uccidere per pietà, come uno stupido.
Ma la strana e irresistibile sensazione che il pensiero di Yuki gli provocava, lo pungeva a tal punto che, convinto che lo stesse ancora pedinando, ogni tanto provava a scovarla per provocarla un po’ e godere di nuovo della sua compagnia. Tuttavia, non riusciva mai a farla uscire allo scoperto. Gli sembrava improbabile che si stesse solo immaginando di essere seguito; evidentemente, la ragazza era molto abile nello spionaggio. Lottando tra l’entusiasmo di un nuovo incontro e il proprio orgoglio, nell’animo di Sasuke, di solito, era il secondo ad avere il sopravvento e rinunciava quasi subito a scoprire dove si nascondesse la ragazza.
Yuki, invece, cominciò a innervosirsi sul serio per il comportamento dell’Uchiha. Ma perché le faceva credere di averla scoperta, per poi gettare improvvisamente la spugna ignorandola? Non gli importava di rischiare la morte forse? Per quanti quesiti si ponesse, tuttavia, la risposta che si presentò, per l’ennesima volta, a Yuki, fu una sola: la stava sottovalutando. Se solo non fosse stato l’adorato fratello di Itachi, non ci avrebbe pensato due volte a fargli vedere di che pasta era fatta.
Cercando di tollerare l’arroganza dell’Uchiha, Yuki continuò a sorvegliarlo nell’ombra per altri giorni e riuscì finalmente a scoprire il covo in cui attualmente risiedeva; si trovava nel Paese della Terra, al confine con il Paese dell’Erba. Sorvegliò attentamente quella zona, finché una mattina non vide Orochimaru e un suo sottoposto uscire finalmente dal covo senza Sasuke. Felice per quella nuova svolta, la ragazza lasciò perdere l’Uchiha e provò a pedinare il padre; se era fortunata, quella poteva essere l’occasione giusta per chiamare i rinforzi ed eliminare Orochimaru una volta per tutte senza coinvolgere Sasuke. Tutti i suoi problemi con Itachi e l’organizzazione si sarebbero così dissolti.
A quanto sembrava, la meta del ninja leggendario era il ponte Tenchi. Ma una volta giunti là, fu il sottoposto, coperto da un mantello ad avanzare, mentre il maestro si nascose nel bosco. Non capendo che cosa avessero in mente di fare, Yuki esitò a convocare Alba.
E in effetti, dal lato opposto del ponte comparve Sasori. La ragazza rimase di stucco; com’era possibile? Le avevano detto che era morto. Aveva forse deciso di ingannare e tradire Alba? No. Sasori sembrava molto legato all’organizzazione e non ne avrebbe avuto motivo. Inoltre indossava ancora il mantello a nuvole rosse. Ma che diavolo stava succedendo?
Yuki provò ad avvicinarsi di più per poter origliare, senza farsi scoprire. A quanto pareva, il sottoposto di Orochimaru (che se non aveva sentito male si chiamava Kabuto), in realtà, doveva essere una spia di Sasori, ma a giudicare dal fatto che era stato Orochimaru stesso ad accompagnarlo a quell’incontro che sembrava organizzato, il ninja leggendario doveva aver ordito una trappola. E infatti, quest’ultimo fece la sua teatrale comparsa sul ponte. Kabuto sembrò inizialmente stare dalla parte di Sasori, ma poco dopo fu proprio lui a colpire quest’ultimo.
Di fronte a quella scena, Yuki ebbe l’impulso di intervenire in aiuto del compagno, ma non riuscendo a capire la situazione si trattenne; senza contare che la marionetta andò in frantumi al primo colpo, cosa molto improbabile. Infatti nella marionetta non vi era Sasori, ma un ninja della Foglia.
Yuki non sapeva che cosa pensare. Possibile che i ninja della Foglia fossero riusciti addirittura a estorcere a Sasori delle informazioni prima di ucciderlo?
Su sollecitazione di Orochimaru, il ninja chiamò sul posto altri 3 ninja di Konoha. Erano tutti e tre molto giovani; dovevano avere la stessa età di Yuki. A quel punto, la ragazza non ritenne prudente convocare Alba; si sarebbe limitata a spiare l’ormai imminente combattimento e se la fortuna la assisteva, ci avrebbero pensato i ninja di Konoha a far fuori Orochimaru.
Tuttavia, ben presto Yuki capì che l’obbiettivo della Foglia non era Orochimaru, ma Sasuke. Uno di loro, un ragazzo con i capelli biondi che, alquanto alterato, sprigionava un chakra pazzesco, minacciò il ninja leggendario di lasciar andare l’Uchiha. La rabbia del ragazzo si fece sempre più intensa, finché non si trasformò in un vero e proprio mostro. Yuki capì subito che doveva trattarsi della forza portante della Volpe a nove code; il chakra che sprigionava era impressionante.
La battaglia che venne ingaggiata tra Orochimaru e il ragazzo fu violenta e spietata, ma nonostante si stesse scontrando con la forza di un cercoterio, il ninja leggendario ne uscì, tutto sommato, quasi illeso. Il ragazzo, invece, che doveva chiamarsi Naruto, sembrò in fin di vita, completamente consumato dal chakra della Volpe. Tuttavia, tra i ninja della Foglia c’era una ragazza che riuscì a curarlo.
Yuki, però, non staccava gli occhi da Orochimaru. A fine scontro, l’altro ragazzo della Foglia, quello con i capelli mori, si avvicinò a Orochimaru e gli porse una busta. Yuki non riuscì a capire granché della conversazione, ma vide che il padre e Kabuto se ne andarono via con il ninja di Konoha. Prontamente la ragazza li seguì e capì che stavano tornando al covo. Inoltre, perlustrando la zona tramite il controllo di alcuni animali, si accorse che anche gli altri 3 ninja della Foglia erano sulle tracce di Orochimaru e del loro compagno. Ma che cosa stava succedendo? Forse tutto ciò faceva parte dei piani di Konoha? Yuki era estremamente confusa, ma ritenne saggio continuare lo spionaggio; anche se, a quanto pareva, le cose non stavano andando come sperava, avrebbe comunque avuto molto da raccontare ad Alba quel giorno.
Nonostante le sue doti di spionaggio, entrare nel covo di Orochimaru era impossibile e troppo pericoloso anche per Yuki: sicuramente c’era una barriera ricettiva a proteggere le mura del sotterraneo. Una volta giunti là, quindi, non poté fare altro che attendere fuori, nascosta tra le rocce del deserto. Vide i ninja della Foglia entrare con cautela nel covo. Chissà, forse sarebbero riusciti a trovare Sasuke e a riportarlo sul serio al villaggio. Yuki pensò che, in effetti, questa sarebbe stata la migliore soluzione per tutti. In preda a queste speranze, la ragazza attese impazientemente l’uscita dei ninja della Foglia, vivi o morti che fossero.
Ma i ninja della Foglia uscirono dal covo portando con loro il compagno con i capelli mori, immobilizzato, che a quanto sembrava li aveva appena traditi. Stettero per qualche minuto fuori dal covo a conversare e poi apparve Kabuto. La battaglia fu breve e dopo aver avuto la meglio, i ninja della Foglia rientrarono nel covo, portandosi dietro anche il traditore che avevano deciso di slegare. Forse questa volta avrebbero cercato Sasuke.
Improvvisamente, dopo circa un’ora, Yuki udì una forte esplosione provenire dal covo, in direzione nord. Si precipitò là all’istante, stando attenta a non farsi notare e notò un enorme cratere che mostrava una parte dell’interno del covo. Vide la figura eretta di Sasuke sul ciglio del cratere, inondata dal sole alle sue spalle. Di conseguenza, come un gatto, Yuki scivolò tra le rovine sulla cima del cratere e si appostò sul lato opposto a quello di Sasuke. Osservò il volto del ragazzo e notò che la sua espressione era molto tranquilla; che fosse stato lui a provocare l’esplosione? Successivamente, seguì lo sguardo dell’Uchiha rivolto verso il basso e vide che al centro del cratere c’era il ragazzo di Konoha con i capelli mori.
Pochi secondi dopo, la ragazza della Foglia uscì di corsa dall’interno dell’edificio e aggredì il compagno afferrandolo per il colletto e urlando qualcosa furiosamente.
<< Ciao Sakura >>
Al suono della voce di Sasuke, la ragazza smise di urlare e si pietrificò. Con gli occhi verdi sgranati, alzò lentamente lo sguardo verso l’Uchiha; aveva tutta l’aria di una che non stava credendo ai suoi occhi.
Subito dopo, entrò in scena di corsa anche la forza portante.
<< Quindi sei venuto anche tu Naruto. Immagino che ci sia anche Kakashi >> il tono della voce di Sasuke suonava estremamente calmo e nonostante lo stesse osservando bene, Yuki non riusciva bene a interpretare la sua espressione così seria. Evidentemente conosceva queste persone, ma dalla reazione non si capiva in che rapporti fosse con loro. Forse era soltanto infastidito, ma Yuki avrebbe giurato di leggerci una nota di tristezza nei suoi occhi. Incuriosita dalla situazione, avrebbe dato qualunque cosa per potergli leggere nella mente in quel momento.
<< Mi dispiace ma Kakashi non c’è. Sono venuto io al suo posto. E il nuovo team 7 ti riporterà al villaggio >> il ninja più anziano che probabilmente capitanava la squadra, uscì anch’egli dall’edificio distrutto. A quella risposta, Sasuke rimase in silenzio mantenendo la sua espressione indecifrabile, finché il ninja di Konoha dai capelli mori brandì la spada e la puntò in alto contro l’Uchiha.
<< Sai! Lo sapevo! Tu vuoi.. >> la ragazza che doveva chiamarsi Sakura urlò di nuovo contro il compagno.
<< Quindi sarebbe lui il mio sostituto? Complimenti, avete scelto un vero perdente. Poco fa blaterava qualcosa sul salvare il legame che ho con Naruto >> disse Sasuke senza mezzi termini osservando con aria di superiorità il ragazzo che gli stava puntando la spada.
Quindi quei ninja dovevano essere ex compagni dell’Uchiha? Finalmente, la situazione cominciò a essere più chiara per Yuki.
Il ninja di nome Sai e Sakura si dissero qualcosa che, a causa della distanza, Yuki non riuscì a sentire, ma poi il primo si rivolse a Sasuke: << Non  so molto di te, ma deve esserci un buon motivo se Sakura e Naruto sono venuti fin qui per te. E’ chiaro che stanno facendo di tutto per non spezzare il legame che vi unisce. Sinceramente io questo non riesco ancora a capirlo, ma tu dovresti Sasuke >>
<< Sì, lo capisco bene. Per questo me ne sono andato >> il tono di Sasuke si fece più spietato, lasciando i presenti senza parole. Persino Yuki rimase di stucco di fronte a quella risposta inaspettata. Sembrava quasi un’altra persona e cominciò a chiedersi che cosa mai fosse successo tra loro per scatenare una simile reazione.
<< Per quanto mi riguarda, riconosco un unico legame che si basa sull’odio che provo per mio fratello. Le persone che hanno troppi legami rischiano di distrarsi e perdono di vista ciò che è davvero importante >>
A quella spiegazione Yuki alzò incredula un sopracciglio; la pensava davvero così? Era chiaro che il desiderio di vendetta lo stava consumando, ma le era difficile credere che fosse veramente una spietata macchina da guerra, come voleva far sembrare. Yuki non poté fare a meno di pensare che in realtà stesse mentendo a se stesso, senza neanche rendersene conto.
<< E allora perché.. >> Naruto prese la parola e Sasuke attese con aria attenta che il ragazzo finisse la frase: << Perché quella volta non mi hai ucciso? Così avresti tagliato il nostro legame >>
Yuki inarcò le labbra in un sorrisetto; evidentemente anche quel ragazzo aveva avuto il suo stesso pensiero. Ma da come parlava, sembrava che i due avessero combattuto o che fosse successo qualcosa di grave. Poteva anche essere che Sasuke, in realtà, se ne fosse andato dal villaggio per dei dissapori con qualcuno? Morendo dalla curiosità, Yuki smise quasi di respirare per evitare di perdersi una singola sillaba.
<< Il motivo è molto semplice >> Sasuke tacque di colpo e chiuse gli occhi come se ci dovesse riflettere un attimo: << Non l’ho fatto perché non ne ho avuto il coraggio. La condizione che mio fratello mi aveva imposto per raggiungere un livello superiore di forza e abilità, mi dava il voltastomaco >>
<< Di che stai parlando? >>
<< Non devo darti alcuna spiegazione Naruto. Quello che ti posso dire è che se sei vivo, è soltanto per un mio capriccio >>
Naruto rimase interdetto, senza riuscire a capire ciò che voleva dire Sasuke. Anche Yuki non lo seguiva più; che condizione gli avrà mai imposto Itachi? Ma improvvisamente collegò le informazioni: che avesse a che fare con lo Sharingan ipnotico? Itachi gli aveva davvero parlato di quel potere? Probabilmente l’aveva fatto per accertarsi che Sasuke diventasse così forte da essere in grado di proteggersi da chiunque, ma Yuki lo trovò eccessivo dato che si trattava di un’abilità che si risveglia a seguito di un’importante e dolorosa perdita. Pensò che la prima cosa che avrebbe fatto, una volta tornata a casa, sarebbe stato fare la ramanzina a Itachi. Ma subito dopo si morse la lingua: in fondo perché le doveva importare qualcosa dei sentimenti di Sasuke?
Improvvisamente, il giovane Uchiha apparve a mezz’aria di fronte a Naruto, con la mano poggiata sulla spalla destra dell’ex compagno e atterrò accanto a lui con un movimento leggiadro e silenzioso. Gli altri sembrarono stupiti dalla velocità del ragazzo. Sasuke disse qualcosa nell’orecchio sinistro di Naruto che Yuki, suo malgrado, non riuscì a sentire e poco dopo estrasse lentamente la katana con la mano destra. Il ninja biondo disse qualcosa e l’Uchiha sembrò bloccarsi tutt’a un tratto, ma poi, di colpo, mosse velocemente il braccio e la mano con cui teneva la katana, per infilzare l’ex compagno alla schiena. Sakura urlò allarmata, chiamando Sasuke per nome, ma in quel momento Sai corse velocemente alle spalle di Naruto, bloccò il braccio destro dell’aggressore e puntò contro di lui la spada con l’altra mano.
Sasuke parve complimentarsi per la difesa, ma, senza battere ciglio, sollevò con le braccia entrambi i corpi dei due ragazzi. Il capo della squadra di Konoha si mise velocemente in azione e attaccò il nemico con quella che pareva essere l’arte del legno. Sasuke si accorse immediatamente della mossa, richiamò lo Sharingan e sprigionò fulmini da tutto il corpo, contrastando la tecnica del legno e ferendo i due ragazzi che teneva con le braccia. Questi ultimi caddero inermi a terra e l’Uchiha rimase per qualche secondo immobile a guardarli. Subito dopo, fu Sakura a corrergli incontro con l’intento di colpirlo, ma Sasuke la anticipò facilmente e, con aria minacciosa, si mosse contro la ragazza impugnando la katana. Il capitano, allora, si pose prontamente tra loro, provando a contrastare la katana del ragazzo con un kunai, ma venne trafitto alla spalla sinistra. Continuando a tenere l’arma infilzata nella carne dell’uomo, Sasuke disse qualcosa che Yuki non riuscì a sentire e poi parve tacere.
In quel momento, Naruto sembrò riprendersi e cercò, a fatica, di rialzarsi, mentre Sasuke gli rivolse uno sguardo cupo. Yuki non riuscì a capire bene che cosa stesse succedendo, ma per diversi secondi i due si scambiarono occhiatacce, come se stessero quasi comunicando telepaticamente. Anche Sakura doveva aver avuto una simile sensazione, dato che anche lei voltava continuamente la testa ora verso l’uno, ora verso l’altro. Che lo Sharingan di Sasuke avesse poteri telepatici? No, impossibile. Yuki non aveva mai sentito parlare Itachi di un potere simile. Forse si trattava solo di una coincidenza.
Tuttavia, Sasuke era talmente concentrato nell’osservare Naruto, che non si accorse dell’attacco che gli stava scagliando il capitano. Quest’ultimo infatti estrasse la katana, facendo uscire un blocco di legno dal punto in cui era stato trafitto e a causa di quell’impatto, l’Uchiha perse l’equilibrio e venne spinto dentro una trappola in legno comparsa alle sue spalle. Prontamente, però, riuscì a fuggire tagliando la cima della trappola e con un balzo atterrò di nuovo sulla cima del cratere, dove si trovava poco prima. Di nuovo, rimase per qualche secondo immobile osservando gli avversari con aria seria.
<< Perché non lo vuoi capire?! Orochimaru vuole soltanto il tuo corpo! >> gli urlò Naruto in preda alla disperazione.
<< Se dovrà essere così, ebbene sia. Sei rimasto un bambino Naruto. Per me la vendetta è tutto e riuscirò ad ottenerla. Non mi interessa quello che succederà a me o agli altri, quello che conta è soltanto il risultato. Per il momento, né io né Orochimaru siamo ancora al livello di mio fratello, e se donare il mio corpo a Orochimaru è l’unico modo per ucciderlo, rinuncerei alla mia vita un milione di volte >>
Naruto e Sakura rimasero visibilmente senza parole nell’ascoltare quella rivelazione.
<< Basta chiacchiere >> il capitano si mosse calmo verso Sasuke: << Naruto, Sakura, non avrei voluto ferirlo in vostra presenza, ma ora farò sul serio >>
I due ragazzi provarono a ribattere, ma l’uomo continuò: << E’ come Orochimaru; un ninja malvagio che non può essere lasciato in libertà e lo riporteremo a Konoha >>
<< Konoha eh? Ne ho abbastanza di voi >> Sasuke piantò la katana a terra e velocemente compose segni con le mani: << Finiamola qua! >>.
Alzò il braccio sinistro verso il cielo, ma improvvisamente apparve Orochimaru al suo fianco bloccandogli l’arto: << Non usare quella tecnica, Sasuke >>
<< Lasciami >>
<< Calmati ragazzo >> alla destra di Sasuke apparve anche Kabuto: << Non ci si rivolge al maestro in quel modo. Dovresti mostrare un minimo di rispetto per lui >>.
Kabuto e Sasuke si scambiarono una fredda conversazione che Yuki non riuscì a sentire, finché l’Uchiha finalmente non cedette agli ordini e abbassò il braccio.
<< Muoviamoci >> disse Orochimaru. Così Sasuke sfilò la katana da terra e la ripose con agilità nel fodero legato dietro la schiena. Rivolse un ultimo, lungo sguardo a Naruto finché non scomparve nelle fiamme insieme a Orochimaru e a Kabuto.
Yuki rimase a osservare per qualche secondo il ninja biondo che si era accasciato a terra per lo sconforto e sembrava essere scoppiato a piangere in silenzio, con la fronte poggiata sulla fredda pietra della pavimentazione. Le faceva pena; da quello che aveva potuto vedere sembrava voler molto bene a Sasuke e seriamente preoccupato per la sua sorte. Pensò che il giovane Uchiha, accecato dall’odio, stava gettando via qualcosa di raro e prezioso come un’amicizia sincera e chissà se si stava rendendo conto del male che stava facendo a se stesso.
Nonostante vari pensieri la assalissero, Yuki non poté permettersi di rimanere in quel posto a lungo; Orochimaru avrebbe sicuramente cambiato covo dopo quell’intrusione e doveva trovarlo prima che raggiungesse il nuovo nascondiglio, o avrebbe dovuto ricominciare le ricerche da zero.
I tre non dovevano essere andati molto lontani e infatti, nell’arco di 30 minuti, riuscì a localizzarli con un passerotto nel bosco del Paese dell’Erba. Si muovevano velocemente e non sembravano molto attenti a eventuali inseguitori; forse erano sicuri che i ninja della Foglia non li avrebbero inseguiti. Yuki provò, quindi, con cautela ad avvicinarsi alla loro zona.
Tutt’a un tratto, però, Sasuke, correndo tra gli alberi, si volse verso il passerotto controllato dalla ragazza, con aria sospettosa. Poi, senza farsi notare, il ragazzo, che stava correndo dietro Kabuto e Orochimaru, cambiò improvvisamente direzione e scomparve. Tornò indietro, verso il Paese della Terra per qualche kilometro e si fermò in uno spiazzo nel bosco: << Avanti Yuki vieni fuori! So che sei qua da qualche parte! >>
In effetti, Yuki  si trovava proprio a pochi metri da là. Ma come aveva fatto a scoprirla? Non le sembrava che fosse un ninja sensitivo; era arrivato a lei solo con la logica?
La ragazza uscì allo scoperto avvicinandosi con calma: << Come hai fatto ad accorgerti che vi stavo inseguendo? >>
<< Sono giorni che mi dai la caccia. Ormai conosco i tuoi schemi >> il tono di Sasuke suonava un po’ irritato.
Yuki arrossì per l’imbarazzo; le sue mosse erano davvero così scontate?
<< Cosa c’è dunque? Ti sei stancato di essere inseguito e hai deciso di consegnarmi a Orochimaru, o cosa? >>
<< Se non ti avessi fermata, quei due ti avrebbero scoperta. Sei stata troppo avventata e hai lasciato andare troppo chakra >>
<< Ooh ma che gentile! E pensare che avevo capito che, all’infuori di Itachi, il resto del mondo non t’importasse >> punta nell’orgoglio dall’immotivato rimprovero appena ricevuto, Yuki assunse un tono sarcastico.
Sasuke, punto a sua volta, rimase per qualche secondo in silenzio a osservare la ragazza, con aria irritata e allo stesso tempo sospettosa: << Hai visto tutto? >>
<< Beh, dopo che hai fatto saltare in aria il covo, sarebbe stato difficile non notare cosa è successo>>
<< Giusto >> lo sguardo di Sasuke divenne improvvisamente serio e si distolse dal viso della ragazza, volgendosi a terra.
Yuki percepì una profonda tristezza in quel gesto; forse in fondo aveva nostalgia di casa, oppure si era pentito di essere stato così duro con quei ninja che erano arrivati sin lì per lui.
<< Erano ninja di Konoha. Erano tuoi amici? >> chiese Yuki, lasciando da parte i battibecchi con il ragazzo e riprendendo un tono di voce più dolce.
Sasuke apprezzò visibilmente la diplomazia della ragazza e rispose con la sua solita quiete: << Due di loro erano miei compagni di squadra >>
<< Sembravano molto determinati a riportarti a casa >>
<< Già. Pare che dopo anni, ancora non si siano dati per vinti >> disse Sasuke come se la cosa lo irritasse.
<< E a te non manca il villaggio? >>
Il ragazzo sembrò un po’ sorpreso dalla domanda e ci pensò un attimo: << A volte >>
Yuki studiò per qualche secondo lo sguardo di Sasuke, per provare a capire che cosa stesse pensando: << Dev’essere bello vivere in un posto dove la gente ti vuole bene ed è disposta a rischiare la vita per te >>.
Sentendo tale affermazione come una frecciatina, Sasuke ebbe l’impulso di risponderle per le rime, ma si bloccò poco dopo, ricordando che Yuki non aveva mai vissuto tutto questo e tacque.
<< Ma che cosa è successo con il biondino? Hai provato a ucciderlo? >>
<< Niente di che. Quello è solo una testa quadra >>
<< E l’avresti davvero ucciso poco fa? >>
Sasuke le rivolse uno sguardo minaccioso, non capendo dove volesse arrivare con quei discorsi: << Perché me lo chiedi? >>
<< Volevo solo capire se sei davvero convinto di quello che hai detto sull’isolarti per non distrarti dai tuoi obbiettivi >>
Il ragazzo cominciò ad alterarsi: << Questa conversazione sta diventando ridicola >>
<< La verità è che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci sostenga, tu compreso Sasuke >>
<< Senti, non credo di essere dell’umore giusto per sorbirmi una predica! Perché vi sentite tutti in dovere di dirmi quello che devo fare?! >>
Di fronte a quella reazione, Yuki tacque per un attimo, pentendosi di aver parlato senza pensare. In fondo, non poteva biasimarlo per aver scelto quella strada, ma in quel momento si rifiutò di rimangiarsi la parola: << Sei stato tu a venire da me. Che cosa volevi sentirti dire? >>
Sasuke rimase deluso dalla piega che stava prendendo quella conversazione; nel profondo del cuore sapeva che la ragazza aveva ragione, ma in quel momento gli sembrò che anche lei fosse come tutti gli altri: << Hai ragione. Avrei dovuto farmi gli affari miei e lasciare che Orochimaru ti catturasse, così l’avresti finalmente piantata di ronzarmi intorno. Anzi vado a chiamarlo subito >>
Dicendo così, Sasuke fece qualche passo verso la direzione da cui era arrivato, ma Yuki, un po’ ferita per le parole dell’interlocutore, ribatté seria: << Sai che non posso lasciarti andare vero? Se te ne vai adesso, per me sarà impossibile rintracciarti di nuovo. E poi ci eravamo ripromessi che la volta in cui ci saremmo incontrati di nuovo, avremmo fatto in modo di ucciderci a vicenda >>
Il ragazzo si fermò e guardò Yuki con aria seria; stava facendo sul serio? Ma no. Se avesse voluto davvero ucciderlo, avrebbe avuto almeno un milione di occasioni buone negli ultimi istanti per farlo. Era chiaro che stava bluffando, ma chissà che cosa voleva dimostrare.
<< Io non voglio ucciderti >> ribatté il ragazzo
<< Neanch’io, ma questi sono gli ordini. Perché non mi fai vedere quello di cui sei capace, Uchiha?>>
Sasuke rimase immobile a fissare sospettoso la ragazza, che nel frattempo aveva evocato un serpente che stava strisciando fuori dal mantello di Alba. Notando che l’avversario non stava battendo ciglio, aggiunse per provocarlo: << Sai? Una cosa l’hai detta giusta poco fa. Non sei ancora in grado di sconfiggere Itachi >>.
A quelle parole, Sasuke prese la palla al balzo e si lanciò a katana sguainata contro Yuki che, prontamente, si sostituì in un cumolo di serpenti. La ragazza riapparve alle spalle dell’avversario e provò a intrappolarlo in una rete di serpenti. Quest’ultimo usò la katana per liberarsi e, grazie alla rapidità, si gettò direttamente nel corpo a corpo. La difesa di Yuki faceva acqua da tutte le parti e Sasuke ebbe l’istinto di colpirla con violenza alla prima occasione, ma il suo Sharingan si incontrò con quello della ragazza e, poiché la rabbia improvvisamente si dissolse, si fermò di colpo per non ferirla. In tutta risposta, però, Yuki approfittò dell’occasione per sferrargli un calcio sul mento; aveva capito che il suo avversario si stava trattenendo e, sentendosi sottovalutata, si infuriò.
Sasuke arretrò per l’attrito del calcio e con un sorriso sarcastico, si asciugò con il pollice il sangue che gli era sgorgato dal labbro inferiore: << Le arti marziali non sono il tuo forte, eh? >>
<< Perché non mi attacchi? Avanti! Usa pure il mille falchi! >>
<< Te l’ho detto, non ha senso per me ucciderti >>
<< E chi ti dice che non mi metterò in mezzo tra te e Itachi, insieme a tutta l’organizzazione? >>
Furiosa, Yuki attaccò di nuovo con le arti marziali, per vedere se l’avversario avrebbe finalmente avuto il coraggio di colpirla, ma quest’ultimo la bloccò facilmente voltandola, serrandole entrambe le mani dietro la schiena e puntandole un kunai alla gola. Poiché la ragazza era poggiata con la schiena al suo petto, la testa e i sottili capelli sfiorarono le labbra di Sasuke, che per un attimo rimase inebriato dal suo profumo. Sul braccio che la serrava a sé, invece, poteva sentire il suo respiro pesante, forse causato più dalla rabbia che dalla fatica, e tutto questo gli provocò un improvviso e acuto brivido lungo la schiena.
Il ragazzo le avvicinò le labbra all’orecchio e le sussurrò: << Il covo in cui ci trasferiremo per un po’ è quello del paese della Cascata. Orochimaru ha delle faccende da concludere in queste zone e per tua fortuna, non vuole allontanarsi troppo >>
<< E pensi che io ti creda? >>
<< Se avessi voluto portarti fuori strada, avrei trovato un modo più intelligente per farlo, piuttosto che darti direttamente un’informazione sbagliata, non credi? >>
Yuki rimase per un attimo in silenzio dubbiosa, cercando nel frattempo di liberarsi inutilmente con la forza dalla morsa dell’avversario: << Perché me lo stai dicendo? >>
<< Perché prima o poi ci troveresti comunque, ti sto solo risparmiando la fatica. E già che ci sei, perché non lo vai a dire anche a quel vigliacco di mio fratello e all’intera organizzazione che gli fa da guardia? Così, magari, arriverà qualcuno che ha davvero voglia di eliminarmi >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Tutto di te mi fa pensare che tu stia bluffando. In realtà non hai la minima intenzione di uccidermi >>
Il corpo di Yuki si scompose improvvisamente in decine di serpenti bianchi e si ricompose di fronte a Sasuke a braccia incrociate e con un’espressione minacciosa: << Non osare prenderti gioco di me>>
Con queste parole, dal collo della ragazza cominciò a muoversi il segno maledetto, ma Sasuke si avvicinò velocemente guardandosi indietro e poggiò la mano sul segno maledetto dell’avversaria, come per bloccarlo: << Orochimaru sta arrivando. Se non vuoi farti scoprire è meglio che azzeri il chakra e che ti allontani >>.
Completamente presa dalla situazione, Yuki non si era accorta che c’erano effettivamente due presenze che si stavano avvicinando e quando poté constatarlo lei stessa, si morse il labbro per la rabbia di dover gettare la spugna: << Non è finita qui >>
Sasuke le rivolse un sorriso sarcastico: << No, lo immaginavo >> e la seguì con lo sguardo mentre correva via.
Qualche minuto dopo, Kabuto e Orochimaru raggiunsero il posto: << Che cosa è successo? Sei scomparso senza dire nulla! >>
<< Niente di cui preoccuparsi. Mi sono accorto che dei banditi ci stavano inseguendo e mi sono allontanato per metterli in fuga. Non c’era bisogno del vostro intervento >>
Orochimaru studiò bene il volto dell’allievo e si guardò intorno sospettoso: << Banditi, eh? >>
In tutta risposta, Sasuke lo ignorò e si avviò a passo svelto verso la direzione per il Paese della Cascata: << Vogliamo muoverci? >>

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Capitolo 6
*** Orgoglio ***


Nei giorni successivi Yuki smise di sorvegliare Sasuke. Se non poteva ucciderlo, non aveva senso continuare a spiarlo, anche perché ormai aveva già ottenuto tutte le informazioni possibili. Senza contare che l’Uchiha aveva già capito che le intenzioni di Yuki erano tutto fuor che ucciderlo e non sarebbe stato prudente tirare troppo la corda.
E poi, Sasuke le aveva addirittura rivelato in quale covo si sarebbero spostati ed effettivamente, poté constatare che aveva detto la verità, quando andò ad accertarsene di persona. Ma la ragazza non si dava pace sul vero motivo per cui le era stata trasmessa un’informazione così preziosa e ripensando continuamente agli incontri e alle conversazioni avute con lui, Yuki cominciò a chiedersi se, in realtà, il giovane Uchiha non si fosse un po’ invaghito di lei.
Ciò poteva essere un bel problema, dato che anche lei in fondo non poteva negare di essere stata colpita da lui. Lo trovava intelligente e dotato di un portamento fiero ed elegante che lo rendeva, effettivamente, affascinante. Somigliava molto a Itachi, ma c’era qualcosa, in quegli occhi tristi, che Yuki non aveva mai visto e che le dava una strana, ma piacevole sensazione di adrenalina nel profondo del petto. Decise, dunque, che sarebbe stato saggio se per un po’ di tempo fosse stata lontana dal ragazzo e nel frattempo, avrebbe potuto ricominciare a razziare i castelli dei daimyo e ricche merci per Alba.
Sasuke, dal canto suo, si era abituato ad avere la ragazza alle costole e cominciò, in fondo, a dispiacersi della sua mancanza. Si chiedeva continuamente se, per caso, non si fosse offesa per i suoi bruschi modi e non riusciva a togliersi dalla testa la sua immagine. Provare a cercarla, però, sarebbe stato troppo pericoloso e, in ogni caso, cercava di autoconvincersi che tutto ciò non doveva interessargli.
Un pomeriggio, Orochimaru convocò l’allievo: << Pare che il decimo membro di Alba abbia ricominciato a muoversi, finalmente. Questa sarà la volta buona per scoprire chi sia >>
Sasuke, con aria annoiata rispose con il silenzio, in attesa delle istruzioni.
<< Sono stati richiesti i nostri servigi da un nobile il cui castello non è stato ancora razziato, ma dato che la nostra amica sta agendo in queste zone è molto probabile che il nostro cliente sia il prossimo della lista >>
<< E che cosa dovrei fare? >>
<< Fare la guardia al castello finché il nemico non si presenterà. Ti affiancheranno Karin e Suigetsu. Dato che si tratta di Alba, ho pensato fosse meglio radunare le forze più efficienti >>
Con riluttanza, Sasuke accettò l’incarico. Non gli andava molto a genio l’idea di dover perdere intere giornate di allenamento, ma non voleva che Yuki cadesse dritta in una trappola di Orochimaru; se fosse stato presente anche lui avrebbe almeno fatto in modo che la ragazza non venisse acciuffata. Pertanto, quella stessa sera partì insieme a Suigetsu e raggiunsero Karin al castello.
Il signore era il nipote del daimyo del villaggio della Cascata, un uomo di circa 30 anni, non ancora sposato e viziato fino al midollo. Donne in kimono di ogni genere, entravano e uscivano continuamente dal castello e nonostante i 3 ragazzi fossero stati accolti come principi, tutto ciò li disgustò profondamente. Era però evidente che il giovane signore temesse un probabile assalto, dato che aveva piazzato guardie in ogni stanza.
Sasuke, Karin e Suigetsu convennero che, per loro, sarebbe stato meglio nascondersi in un luogo del castello in cui avrebbero potuto avere una buona visuale dell’intera abitazione, in modo da sorvegliare ogni cosa e agire tempestivamente in caso di un attacco. Si sistemarono, quindi, sul soppalco del soffitto e fecero la guardia a turni.
<< Sasuke guarda! Non ti sembra lei? >>
Dopo 2 giorni di sorveglianza, una sera Suigetsu sembrò notare qualcosa. Sasuke si affacciò osservando l’ampio ingresso e vide una ragazza, in un delicato kimono azzurro e con i capelli castani raccolti in uno chignon, parlare con una guardia. Poiché aveva il viso truccato, non la riconobbe a colpo d’occhio, ma osservandola meglio capì che effettivamente si trattava di Yuki.
<< Ma sì, è lei! La riconosco! >> insistette Suigetsu
Anche Karin si era sporta per vedere: << Ma perché è entrata così? Sembra anche disarmata! >>
<< Forse vuole confondersi tra le altre donne per rubare il bottino senza essere sospettata >> rispose Suigetsu
<< Un membro di Alba che ricorre a simili trucchetti?! >>
Sasuke pensò che Karin aveva ragione; che senso aveva fingersi innocua per poi rubare di nascosto? Avrebbe potuto semplicemente attaccare ed estorcere facilmente il bottino.
All’Uchiha venne in mente il momento in cui Yuki gli disse che odiava combattere: “Vuoi vedere che lo scopo di questa sceneggiata è non uccidere nessuno?” pensò.
Il signore si avvicinò a lei per accoglierla e le chiese qualcosa.
<< Ma come non ricordate? Mi avete fatta chiamare voi! >> la voce ridente di Yuki risuonò limpida tra le mura dell’ingresso. Perfettamente a suo agio, sembrava abituata a quella recita: il suo modo di fare era allegro e solare, tanto da non sembrare la stessa ragazza dal triste passato che Sasuke aveva conosciuto. Quest’ultimo, tuttavia, non poté fare a meno di notare quanto tutto ciò facesse risaltare ancor più la sua bellezza.
<< Ooh giusto! Voi venite da Satowaki. Che sciocco! Perdonate la mia scortesia! >>
Il giovane nobile, allora, la accompagnò all’interno, cingendole la mano alla vita. Yuki non sembrò affatto turbata da quel gesto e camminò affianco a lui ridendo per allietarlo.
<< Che facciamo Sasuke? Non percepisco altri chakra nei dintorni. Dovrebbe essere da sola. La attacchiamo? >> chiese Karin allarmata
<< No, aspetta. Non adesso >>
<< Ma.. >>
<< Voglio vedere che succede >> replicò secco Sasuke.
Yuki venne accompagnata nella sala degli ospiti e i tre ragazzi sulla soffitta si spostarono silenziosamente sulla fessura che si affacciava su quella sala. Ma prima che la ragazza potesse accomodarsi sul tatami, improvvisamente si pietrificò, con aria terrorizzata, e cadde a terra con un sordo tonfo. Sasuke e gli altri trattennero il fiato e allungarono il collo per capire che cosa stesse succedendo: nella mano con cui poco prima cingeva la ragazza, il signore teneva una siringa. Evidentemente le aveva iniettato qualcosa di nascosto.
<< Credevi di ingannarmi, piccola stupida? Non esiste un villaggio chiamato Satowaki >> il signore gettò a terra la siringa ridendo e si abbassò serrando con una mano il mento di Yuki: << Quindi sei tu il membro di Alba che saccheggia i castelli dei nobili? Ti stavo aspettando >>
La ragazza sembrava non riuscire né a parlare né a muoversi e fissava l’uomo con rabbia.
<< Non riesci a muoverti vero? Quello che ti ho iniettato è un potente siero paralizzante. Per un po’ non riuscirai né a muoverti né a parlare >>
Karin sembrò rassicurata da quella scena: << A quanto pare non c’è stato bisogno neanche di combattere. Basterà legarla e portarla con noi >>
Il signore, intanto continuava il suo discorso: << Ma non mi va di aspettare così a lungo prima che tu possa dirci chi sei. Così ho pensato che nel frattempo io e i miei uomini potremmo divertirci un po’ con te. E’ una vera fortuna che tu sia così carina; le mie guardie saranno felici e tu la pagherai per quello che hai fatto a noi nobili >> e dicendo così chiamò le guardie che irruppero subito nella stanza e si avvicinarono lentamente al corpo inerme della ragazza.
<< Che cosa?! Non vorranno davvero..?! >> disse Karin sconvolta.
Sasuke osservava attentamente Yuki nella speranza che quella fosse una copia o qualcosa del genere, ma vide solo che il suo volto era ormai pallido per la rabbia e per la disperazione. Non potendo sopportare oltre, allora, il giovane Uchiha distrusse il pavimento con il Mille Falchi e irruppe nella stanza, con la katana sguainata, accanto al corpo di Yuki: << Voi non la toccherete neanche con un dito! >>
La ragazza trattenne il respiro per lo stupore e anche Karin e Suigetsu, rimanendo sul soppalco, rimasero a bocca aperta.
Le guardie erano circa 10 e accerchiarono Yuki e Sasuke.
<< Che intenzioni hai, ragazzo?! >> chiese con rabbia il signore.
<< Non voglio farvi del male. Gettate a terra le armi e io e i miei compagni ce ne andremo con la ragazza >> rispose minaccioso Sasuke, ma il nobile lo ignorò e ordinò l’attacco.
Suigetsu e Karin intervennero per dare manforte al compagno e in pochi secondi, i tre atterrarono tutte le guardie presenti nella stanza, ma dal forte rumore metallico, capirono che ne stavano arrivando altre. Sasuke, allora, prese velocemente Yuki su una spalla e uscì dalla stanza: << La porto via, pensateci voi qua! >>. A quell’ordine Suigetsu ribatté qualcosa, mentre il compagno fuggiva dal castello.
 
Sasuke si muoveva velocemente tra gli alberi silenziosi del bosco, portando tra le braccia l’esile corpo di Yuki che ancora non riusciva a muoversi. La capigliatura della ragazza si era scomposta nel trambusto di poco prima e l’Uchiha poteva sentire sul suo petto i setosi capelli e la morbida veste mossi dal vento. Quando vide uno spiazzo in cui poteva fermarsi, scese dagli alberi con un balzo e poggiò a terra la ragazza con delicatezza. La luna splendente di quella notte sembrava la stessa di qualche sera prima, quando aveva incontrato Yuki per la prima volta, e in quel momento, in tranquillità, poté ammirare il suo viso abbellito dal trucco, splendido come quello di una dea.
<< Te la sei vista brutta questa volta, eh? >> commentò Sasuke, ma poi, ripensandoci, convenne che sarebbe stato indelicato parlare di quello che era successo e per rimediare le disse dolcemente: << Non appena arriverà Karin potrai muoverti. Abbi solo un po’ di pazienza >>. La poverina doveva essere sotto shock; in fondo, chi mai avrebbe immaginato che quei vermi avrebbero pianificato una cosa tanto perfida? Sarebbe stato troppo perfino per gente spietata come Alba.
Karin e Suigetsu raggiunsero Sasuke dopo qualche minuto e quest’ultimo ordinò alla compagna di curare Yuki dal siero.
<< Ma.. Sasuke! >> provò a protestare Karin
<< Fa’ come ti ho detto! >>
La ragazza dovette cedere; con riluttanza si chinò su di Yuki e cominciò a curarla con il chakra sotto l’attenta supervisione di Sasuke. Ci fu qualche secondo di silenzio in cui l’Uchiha osservò con aria preoccupata il volto di Yuki per capire se le cure stessero facendo effetto, ma poi, tutt’a un tratto, gli arrivò un pugno in faccia.
La ragazza, che qualche frazione di secondo prima era completamente immobilizzata, adesso era di fronte a lui, nella posizione di chi aveva appena tirato un pugno e perfettamente in grado di muoversi.
Sasuke arretrò e portò la mano sulla guancia colpita: << Prego, non c’è di che! >> disse sarcasticamente e con rabbia.
<< Che ti è saltato in mente?! Tu dovresti uccidermi! >>
Yuki stessa non sapeva bene perché stesse reagendo in quel modo, ma le sembrò come se il ragazzo stesse facendo di tutto per rendere le cose più difficili di quello che già erano e questo le faceva rabbia.
<< D’accordo, ti accontento subito allora! >> Sasuke mise la mano sull’elsa della katana e anche Yuki, in risposta, mise la mano all’interno del kimono dove evidentemente teneva i kunai.
<< Hey hey! Ragazzi calmatevi! Sasuke voleva solo aiutarti >> Suigetsu si intromise tra loro cercando di fermarli.
Yuki rimase per qualche secondo in silenzio e in allerta: << Dovevi farti gli affari tuoi. Potevo farcela anche da sola >>
<< La prossima volta me ne ricorderò >> rispose seccato Sasuke, rilassando il corpo dalla precedente posizione.
<< Non ci sarà una prossima volta Sasuke! Non DEVE esserci! >>
I due si guardarono negli occhi per un istante, entrambi furiosi l’uno dell’altra, ma dallo sguardo di Yuki trapelava paura e Sasuke non riusciva proprio a capire che cosa le stesse passando per la testa. Dopo quel breve silenzio, la ragazza, che sembrava quasi non aver realizzato lei stessa che cosa avesse appena detto, scomparve in un balzo senza dire nulla.
Karin, che non stava capendo cosa diavolo stesse succedendo, rimase senza parole e quando notò che i due compagni non stavano muovendo un dito per inseguirla, obiettò: << Sasuke non possiamo lasciarla scappare! Orochimaru.. >>
<< A Orochimaru non direte un bel niente! >> la interruppe l’Uchiha.
<< Ecco, ci risiamo.. >> disse tra sé Suigetsu.
Karin non credeva a quello che aveva appena sentito: << Che cosa?! Ma sei completamente impazzito?! >>
<< Gli diremo che il membro di Alba si è presentato al castello, ma che ci è sfuggito e che quindi non abbiamo scoperto un bel niente >>
<< Ma perché dovremmo dirgli..? >> Karin provò di nuovo a protestare.
<< Tu fallo e basta, o te la vedrai con me! >>
Sasuke sembrava davvero di pessimo umore e congelò letteralmente la compagna con uno sguardo rabbioso.
<< Io torno al covo >> disse infine camminando furioso verso il bosco e lasciando Karin a bocca aperta.
Suigetsu, invece, con l’aria di chi in fondo se l’aspettava, fece un sonoro sospiro e seguì Sasuke: << Per me ti sei innamorato >>
<< Taci! Non dire sciocchezze! >>

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Capitolo 7
*** Dietro la cascata ***


Il giorno successivo, Orochimaru, alquanto alterato, convocò Sasuke: << Ho ricevuto una lettera dal nostro cliente. Saresti così gentile da spiegarmi esattamente che cosa diamine è successo? >>
<< Si è presentata una donna che il cliente ha affermato di non conoscere e di non aver convocato. Abbiamo provato a catturarla ma ci è sfuggita >> il tono del ragazzo era molto calmo e indifferente.
Orochimaru, con rabbia, gli sollevò di fronte la lettera che teneva in mano: << Qui c’è scritto che l’avete fatta scappare voi! >>
Sasuke rimase un attimo in silenzio per riflettere, ma mantenne perfettamente la calma: << Il cliente stava per ucciderla, ma l’abbiamo fermato perché volevamo estorcerle informazioni prima di eliminarla. Solo che poi è riuscita a fuggire >>
<< E ti aspetti che io creda a questa storia? >>
<< Liberissimo di non credermi, ma le cose stanno così >>
Orochimaru sbuffò in un sorrisetto sarcastico: << Almeno si può sapere che aspetto aveva? >>
<< Una normalissima donna. Statura media, capelli scuri.. >>
<< Età? >> lo interruppe il maestro.
<< 30, o forse 40 direi >>
<< Non è che per caso hai fatto accordi con Alba per arrivare a tuo fratello? >>
Sasuke dovette riflettere un attimo su quella domanda così improvvisa: << Perché lo pensi? >>
<< Ti ho assegnato per 2 volte una missione sul decimo membro di Alba e per 2 volte sei tornato a casa a mani vuote. Francamente, lo trovo scandaloso e non me lo sarei mai aspettato da te. Se stai facendo il doppio gioco sta’ pur certo che lo scoprirò >>
Sasuke incupì lo sguardo e si avvicinò all’orecchio del maestro: << Ti ricordo che io non sono qui per servirti. Se non ti piacciono i miei metodi cercati qualcun altro >>
Orochimaru inarcò le labbra in un sorriso provocatorio, ma non disse più nulla e il ragazzo uscì dalla sala, precipitandosi fuori dal covo. Con gli eventi della sera precedente si era innervosito molto e dopo la ramanzina appena ricevuta da Orochimaru, aveva davvero bisogno di un po’ d’aria fresca. Forse alla fine sarebbe stato meglio rivelargli la verità, dato che, a quanto pareva, a Yuki non importava molto di bruciarsi giocando con il fuoco. Ma concluse che, in fondo, quelli erano problemi suoi e del padre e che d’ora in avanti sarebbe stato il più alla larga possibile da quella storia.
 
Per tutta la notte, Yuki non aveva chiuso occhio. Cercò incessantemente una risposta al perché il giovane Uchiha si stesse comportando in quel modo. Dal giorno in cui l’aveva incontrato, praticamente non aveva fatto altro che proteggerla; non aveva fatto parola di lei a Orochimaru, aveva evitato che venisse scoperta e, adesso, l’aveva addirittura tratta in salvo da una trappola. Inizialmente aveva pensato che il motivo di tutti questi riguardi nei suoi confronti fosse il fatto che, almeno in parte, fosse un’Uchiha anche lei, ma adesso sentiva che c’era qualcosa di più. Possibile che si fosse davvero innamorato di lei?
In altre circostanze, Yuki sarebbe stata la ragazza più felice del mondo; non poteva negare che anche lei fosse attratta da Sasuke e che, di nascosto, stesse coltivando per lui un sentimento del tutto sconosciuto, ma, allo stesso tempo, intenso ed estremamente difficile da ignorare. Ma nei fatti, il giovane Uchiha rimaneva un suo nemico e, anche se non poteva ucciderlo, nel caso in cui Alba avesse scoperto il loro rapporto amichevole, avrebbe seriamente rischiato la vita.
Tuttavia, il ricordo di come l’aveva trattato la sera prima, stringeva forte come una morsa la coscienza di Yuki che prese in considerazione l’idea di andarsi a scusare. In fondo, se non ci fosse stato Sasuke a intervenire, chissà che cosa le avrebbero fatto quei vermi; non si era davvero meritato quel pugno.
Dopo un’intera notte passata a riflettere su tutto questo, Yuki decise di andare a scusarsi per il suo comportamento ingiusto, per poi dirgli addio una volta per tutte. Si gettò quindi addosso il mantello con le nuvole rosse e uscì di casa mettendosi sulle sue tracce.
Di nuovo, lo trovò ai piedi di una cascata ad allenarsi.
<< Di nuovo tu? Non avevi detto che non ci saremmo più dovuti incontrare? >> la accolse Sasuke freddamente.
Yuki abbassò la testa dispiaciuta: << Sono solo venuta a scusarmi per ieri sera. Non avrei dovuto colpirti>>
<< Ma davvero? >>
La ragazza fissò per qualche secondo il volto beffardo di Sasuke, non sapendo cos’altro dire, ma proprio in quel momento, iniziò improvvisamente a diluviare.
“Ci mancava anche la pioggia” pensò Yuki.
Sasuke non si scompose affatto per l’improvviso temporale, ma non poté ignorare il fatto che in pochi minuti fossero entrambi fradici fino al midollo: << Dai vieni con me, o ci prenderemo un raffreddore>>. Il ragazzo si voltò e si avviò da qualche parte, mentre Yuki rimase per un attimo titubante, ma poi il freddo pungente sotto le vesti bagnate la convinse a seguirlo in silenzio.
Sasuke si diresse verso la cascata, raccogliendo della legna qua e là, e quando furono abbastanza vicini al flusso d’acqua, Yuki poté vedere la grotta che vi era nascosta dietro. L’Uchiha raggirò la cascata saltando agilmente sulle rocce bagnate e una volta raggiunto un punto stabile, tese una mano alla ragazza per aiutarla.
Yuki ebbe l’impulso di rimproverarlo con un “So portare anch’io il chakra ai piedi, grazie”, ma dato che in quel momento il suo obbiettivo era scusarsi con lui, si morse la lingua e, sospirando, afferrò la sua mano. Accertandosi che la ragazza non scivolasse, Sasuke entrò con lei nella grotta, sistemò a terra la legna raccolta e accese il fuoco con una Palla di fuoco. Senza pensarci, poggiò la katana a terra e fece per togliersi la veste bagnata, ma con la coda dell’occhio vide la ragazza distogliere lo sguardo da lui per l’imbarazzo e se la risistemò sulle spalle.
<< Perché non ti togli almeno il mantello? >> le disse vedendola infreddolita.
<< Va bene così, grazie >>
<< Non ho intenzione di privare Alba di un loro membro facendogli prendere una polmonite. Dammi quel mantello e mettiti davanti al fuoco >>
Divertita dallo strano modo del ragazzo di essere gentile con lei, Yuki eseguì l’ordine in silenzio, cercando di nascondere un sorriso lusingato.
Sasuke afferrò il mantello e, piantando la katana a terra, lo appese sull’elsa vicino al fuoco.
<< Dunque dicevi? Sei venuta a scusarti? >> disse in modo beffardo sedendosi anche lui davanti al fuoco.
Yuki assentì timidamente.
<< Mi hai umiliato davanti ai miei sottoposti, non hai idea di quanto stia faticando per tenere la tua identità nascosta a Orochimaru e questo è il ringraziamento. Non so se bastano delle semplici scuse >>
Non sapendo cosa ribattere, la ragazza abbassò lo sguardo.
Osservando il suo volto dispiaciuto, Sasuke si intenerì e riprese un tono docile: << Piuttosto, non capisco il perché di quella sceneggiata. Non sarebbe stato meglio attaccare direttamente? Quelle guardie non dovevano essere un problema per te >>
<< Volevo evitare di fare stragi >>
<< Però, a quanto si dice, sei abituata a fare stragi >>
<< Solo se qualcuno vede lo Sharingan o il segno maledetto. Orochimaru può risalire a me tramite questo >>
<< D’accordo, ma non è un po’ imprudente così? >>
<< Fino a ieri sera nessuno mi aveva mai teso una trappola e non mi sarei mai immaginata che quel tipo fosse tanto vile >>
Yuki ripensò con disgusto all’uomo che le aveva conficcato sul fianco, di nascosto, quel siero e al momento in cui le guardie si stavano avvicinando a lei.
<< Perché l’hai fatto? >> chiese poi sovrappensiero.
Sasuke la guardò come se non stesse capendo che cosa volesse dire.
<< Perché mi hai salvata? >> lo sguardo di Yuki era estremamente serio e pensieroso.
<< Perché non volevo assistere a una scena così pietosa! >> rispose Sasuke seccato, percependo nel tono della ragazza un nuovo rimprovero.
Yuki sembrò rimanere in attesa di spiegazioni.
<< Se fosse stato uno scontro leale, non sarei intervenuto per difenderti. Ma così non ho potuto tollerarlo >>
<< L’hai fatto solo per questo? >>
Sasuke la fissò in silenzio.
<< Nonostante tu sappia che ti do la caccia mi hai lasciata andare per ben due volte, ti rifiuti di consegnarmi a Orochimaru, mi salvi dai pericoli… >>
<< D’accordo >> Sasuke interruppe il lungo elenco della ragazza e si avvicinò guardandola dritto negli occhi ambrati: << Yuki… io credo di provare qualcosa per te >>
Lo sguardo di Yuki si fece più cupo, non sapendo cosa dire. Allora ci aveva visto giusto?
<< E sento che anche tu provi qualcosa >> concluse risoluto l’Uchiha.
La ragazza continuò a tacere e a fissare l’altro negli occhi. Effettivamente, come poteva dargli torto? Da giorni, ormai, egli era al centro dei suoi pensieri. L’adrenalina si fece più intensa nel vedere il suo bel viso avvicinarsi sempre di più.
Ma si costrinse a rimettere i piedi per terra: << Sasuke non.. possiamo >>.
Il ragazzo le sfiorò delicatamente il viso con il dorso della mano: << Di che cosa hai paura? >>
<< Ci sono in gioco le nostre vite >>
<< E quindi rinunci a vivere per paura di morire? >>
<< Ma non si tratta solo della mia vita! Io non voglio che ti succeda qualcosa >> Yuki disse l’ultima frase quasi sussurrando e abbassò tristemente lo sguardo.
Finalmente, per Sasuke fu tutto più chiaro; la ragazza gli sembrò tutt’a un tratto un libro aperto e con la mano la costrinse a guardarlo di nuovo negli occhi, sollevandole leggermente il mento:
<< Non lo permetterò >>
<< Dici così perché non sai quello di cui sono capaci >>
<< Il mio obbiettivo è sempre stato Itachi e ho sempre saputo a cosa sarei dovuto andare incontro. Non permetterò a nessuno di farci del male, né ad Alba né a Orochimaru. Sono pronto a tutto >>
Yuki tacque incantata dallo sguardo sicuro dell’Uchiha. Forse per la prima volta nella sua vita si sentì completamente al sicuro; sentiva che niente in quel momento poteva distruggerli.
Come immersi in un sogno, i due quasi non si resero conto di essere troppo vicini, finché le loro labbra non si sfiorarono e lasciarono che le loro menti si annebbiassero, per un istante, in quel cauto bacio.
Ma Yuki tornò quasi subito alla realtà e con un sospiro colmo di preoccupazioni allontanò velocemente le sue labbra da quelle del ragazzo: << Non possiamo >>
Si rivolsero un ultimo profondo sguardo, poi la ragazza sussurrò di nuovo risoluta: << Non possiamo >>. Rialzandosi, afferrò il mantello con le nuvole rosse e si avviò a passo svelto verso l’uscita della grotta.
<< Questo è un addio allora? >> chiese Sasuke senza mezzi termini, alzandosi anche lui in piedi.
Senza voltarsi, Yuki si immobilizzò a quelle parole. “E quindi rinunci a vivere per paura di morire?” la domanda che il ragazzo le aveva rivolto poco prima risuonò assordantemente nella sua coscienza. Qualcosa le diceva che se fosse uscita da quella grotta avrebbe, effettivamente, rinunciato a vivere una vita che valesse la pena di essere vissuta. Si chiese se ne sarebbe valsa la pena affrontare la morte per appagare quell’emozione così pura e intensa e l’unica risposta che sentì emergere dall’anima fu un sicuro “Sì”.
Prese un profondo respiro e di scatto tornò indietro, a passo sicuro verso il ragazzo. Gli portò le braccia al collo e lo travolse, letteralmente, in un irruento bacio. Il sangue ribolliva nelle loro vene e si accasciarono di nuovo a terra, incapaci di sostenere solo con le loro forze una tale sensazione.
Yuki, quasi con impazienza, fece scorrere le dita sottili sulla pelle del ragazzo bagnata dalla pioggia, tentando di far scivolare a terra la veste che esibiva con orgoglio lo stemma degli Uchiha.
Sasuke capì al volo e, sforzandosi di rimanere lucido, bloccò le mani della ragazza: << Aspetta. Sei sicura? >>
Ormai sull’orlo della tentazione, Yuki sprofondò di nuovo negli occhi neri del ragazzo che stava cercando di leggerle l’anima: << Non darmi il tempo di ripensarci >>
Il giovane Uchiha, allora, eseguì l’ordine rapendola di nuovo in un caldo bacio ed entrambi lasciarono che quell’inarrestabile impulso si impossessasse di loro.
 
Sasuke guardava dolcemente il volto di Yuki, che sembrava dormire profondamente sui vestiti sparsi a terra, e giocava con una ciocca dei suoi lunghi capelli sciolti, illuminati dal bagliore del fuoco. Se qualche mese prima gli avessero detto che si sarebbe ritrovato così, ad ammirare in silenzio la bellezza di quella ragazza, non ci avrebbe creduto. Sentiva che qualcosa in lui era cambiato da quando Yuki era entrata nella sua vita; e non solo perché l’aveva reso un po’ più uomo, ma anche perché non poteva negare che nel pozzo profondo e scuro del suo cuore si era finalmente affacciata la felicità. Pensò che non sarebbe stato male fermare lo scorrere del tempo in quell’istante e non uscire più da quella grotta. Dopo tanti anni, quella fu la prima volta che riuscì a non pensare alle sue ferite per più di un’ora.
Ma adesso, mentre accarezzava con gli occhi la morbida pelle dell’amata, riemerse, dal profondo dell’animo, il sentimento d’odio che stava coltivando da tempo immane, e la serenità di quel momento venne inghiottita dalla tristezza. Chissà cos’era più forte tra i due: l’odio per Itachi o l’amore per Yuki? Per quanto si sforzasse di scavare a fondo nel suo cuore in cerca di una risposta, non riusciva a trovarla razionalmente. Si convinse che non poteva fare altro che assecondare i capricci del suo animo, così come, del resto, aveva sempre fatto.
Fuori aveva smesso di piovere e, dato che si stava facendo tardi, Sasuke accarezzò dolcemente la nuca della ragazza per svegliarla. Yuki aprì lentamente gli occhi, ma non sembrò rendersi conto di dove fosse. Poi, il calore del fuoco sulla sua pelle nuda e la mano sicura di Sasuke sulla testa le ricordarono che cosa era appena successo. Realizzò che ormai il dado era tratto; si era lasciata travolgere dai sentimenti e, a quel punto, soltanto la sorte avrebbe deciso il loro destino. Pareva proprio che amasse davvero il ragazzo che aveva accanto, ma le preoccupazioni, tornate di nuovo velocemente a galla, le impedivano gioire del suo amore ricambiato. Se solo avesse potuto, non sarebbe più uscita da quella grotta.
Ognuno per i propri motivi, si rivolsero a vicenda un sorriso triste.
<< Ti sei riposata abbastanza? >>
Yuki si sollevò continuando a sorridere al ragazzo.
<< Si sta facendo tardi, forse è meglio andare prima che qualcuno ci venga a cercare >>
<< Sì, concordo >> disse la ragazza rivestendosi.
Anche Sasuke fece lo stesso e con un sorriso beffardo chiese: << Allora? Sei sempre convinta che non dobbiamo vederci più? >>.
Yuki sorrise maliziosamente a sua volta: << Hai osato rubarmi il cuore Uchiha Sasuke. Non ti libererai così facilmente di me >>
<< Ma io non voglio liberarmi di te >> rise il ragazzo.
Una volta rivestiti, spensero il fuoco e uscirono dalla grotta.

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Capitolo 8
*** Segreti ***


Yuki correva nel corridoio del vecchio e umido ospedale del Villaggio della Pioggia. Aveva ricevuto un messaggio da Kisame e si era precipitata là. Infatti, lui e Itachi, qualche giorno prima, si erano diretti al Villaggio della Foglia che era appena stato assalito da Orochimaru e che aveva dovuto piangere la perdita del Terzo hokage. L’Uchiha aveva fatto credere che fosse andato là per la Volpe a nove code, ma in realtà l’aveva fatto per accertarsi che il fratello fosse al sicuro. Ma qualcosa doveva essere andato storto, dato che il messaggio di Kisame diceva chiaramente che Itachi non stava bene e che avrebbero cercato qualcuno disposto a curarlo  al Villaggio della Pioggia.
Non c’erano molti medici in quel posto, ma, essendo sotto la vigilanza di Pain, erano gli unici che sarebbero stati disposti a tenere la bocca chiusa con gli altri villaggi.
Yuki irruppe nella grande sala in cui soggiornavano i pazienti. Tra le decine di letti vi erano soltanto 3 o 4 pazienti e la ragazza scorse subito Itachi e Kisame. Con impazienza si gettò, preoccupatissima, tra le braccia dell’Uchiha: << Oh Itachi! Che ti è successo? Ti hanno attaccato? Sei ferito? >>
<< No. Nulla di tutto questo >> rispose Itachi con aria seria, scostando il tubo della flebo dalla spalla. Il suo viso era pallido come non mai e si notavano i segni della sofferenza.
Yuki, che credeva fosse gravemente ferito, fu rincuorata nel vederlo perfettamente cosciente e senza neanche un graffio; ma sentì comunque l’aria pesante, come se fosse morto qualcuno, e rivolse a Kisame uno sguardo interrogativo.
<< Non abbiamo concluso nulla a Konoha. Ha usato lo Sharingan ipnotico e diceva di essere stanco, così.. >>
Yuki non lasciò neanche che Kisame finisse la frase: << Lo sapevo! Non devi abusare di quell’occhio, Itachi! >>
L’Uchiha le fece segno di abbassare la voce e rispose con tono calmo: << Non c’entra nulla lo Sharingan >>
La ragazza lo fissò preoccupata e con l’aria di non capire nulla di ciò che stava accadendo.
<< Yuki, siediti un attimo >>
Udite queste parole, ebbe un tuffo al cuore che la congelò letteralmente, tanto che fu Kisame a dover avvicinarle una sedia e ad accompagnarla con gentilezza su di essa.
<< Pare che abbia un cancro ai polmoni. Non mi rimane molto da vivere >>
Yuki ebbe come la sensazione che la mente si fosse spenta in quell’istante. Tacque per qualche secondo, incapace di pensare. Poi prese il sopravvento l’ultimo barlume di speranza: << E’ sicuro?>>
<< I medici dicono questo >> rispose tristemente Itachi
<< Ma ci sarà una cura! DEVE esserci una cura! >> gli occhi ambrati della ragazza cominciarono a riempirsi di lacrime, mentre cercava nel volto del ragazzo una speranza.
<< No, Yuki.. Non c’è >>
Yuki sentì l’intero mondo crollarle addosso, chiedendosi se sarebbe mai riuscita a sopportare l’assenza di Itachi. Si lasciò prendere dalla rabbia e dal disgusto per la vita che, a quanto pareva, sapeva essere solo crudele e corse via, ormai in lacrime.
In un primo momento, Itachi ebbe l’impulso di chiamarla per evitare che si isolasse, ma poi si convinse che doveva rispettare il suo dolore.
<< Non sembra averla presa bene, eh? >> disse Kisame provando a smorzare la tensione.
<< Kisame, promettimi una cosa >>
<< Sì, ho già capito. Vuoi che mi occupi di lei quando sarai all’altro mondo, giusto? >>
Itachi chinò la testa in un profondo inchino: << Per favore >>
 
Yuki riaprì gli occhi, stanca e rattristata dal sogno che aveva appena fatto. Le capitava spesso di ripensare a quel giorno che considerava come il peggiore in assoluto della sua vita. Certamente aveva visto morire sua madre, ma quando successe era troppo piccola per capire. Quando scoprì della malattia di Itachi, invece, aveva già 13 anni e riuscì a realizzare tutto sin da subito.
Da quel giorno il ragazzo fu costretto a imbottirsi di medicine per riuscire a sopravvivere ancora per qualche anno, ma nonostante ciò, a volte aveva delle forti crisi che lo costringevano a letto per giorni.
Era già una settimana che Itachi riusciva a malapena a stare in piedi e Yuki, occupandosi di lui, pregava che non fosse ancora arrivata la sua ora. Forse si era solo stancato troppo nell’ultimo periodo e sarebbe bastato solo un po’ di riposo.
Il problema era che anche Yuki non era proprio in forma.
Nei giorni successivi a quello passato nella grotta, lei e Sasuke continuarono a frequentarsi di nascosto; passarono insieme momenti splendidi, dedicandosi ad appagare e ad accrescere ancor di più il loro amore proibito. Il giovane Uchiha le raccontò molte cose di sé: dalle cose più stupide, come il suo cibo preferito, a quelle più serie, come le persone che lo circondavano a Konoha. Le parlò di Kakashi e di come gli aveva insegnato il Mille Falchi. Le raccontò di quella testa quadra di Naruto, di tutte le disavventure che avevano affrontato fianco a fianco e di cosa era successo nella Valle dell’Epilogo. E le parlò perfino di Sakura; di quanto lo amasse e di quanto dolore le aveva causato lasciando il villaggio. Di fronte alla gelosia di Yuki, non negò di essersi sentito sentimentalmente vicino all’ex compagna di squadra, ma trovava ciò imparagonabile a quello che provava per la ragazza che aveva da poco incontrato.
Ma una sera Yuki ebbe un capogiro proprio davanti a Itachi che prontamente la portò nel suo letto e le ordinò di riposarsi. Nonostante le diverse ore di sonno, la mattina seguente la ragazza stava anche peggio, vittima di una forte nausea. Itachi rimase ad assisterla per tutto il giorno, cercando di capire quale fosse il problema, e i due convennero che forse si trattava di troppo stress accumulato negli ultimi tempi a causa della questione su Sasuke. L’Uchiha costrinse quindi la ragazza a lasciar perdere per un po’ le missioni e a starsene a casa finché non si fosse ripresa completamente.
Tuttavia, quello strano malessere non voleva proprio passare e continuò a persistere nelle due settimane successive. Nel frattempo anche Itachi ebbe una delle sue crisi, e Yuki, per non farlo preoccupare, fece di tutto per nascondergli il suo stato di salute. Anche perché, in realtà, cominciava a sospettare che la causa non fosse lo stress.
Durante quelle due settimane Yuki non si fece più viva con Sasuke. Non si presentò più nel loro solito luogo d’incontro e non fece in modo di recapitargli neanche un messaggio.
Il giovane Uchiha non si dava pace, chiedendosi che cosa fosse successo. Forse si era semplicemente stancata di lui? O forse le era capitato qualcosa? In ogni caso, andare a cercarla da solo sarebbe stato troppo rischioso e per giorni, si costrinse a non farlo.
Alla fine, però, Sasuke non resistette più e si mise sulle sue tracce. C’era la possibilità che fosse in pericolo e se fosse stato così, avrebbe fatto di tutto per salvarla. Dopo diverse ore, finalmente la rintracciò e raggiunse subito la casa dove risiedeva.
Vide una finestra aperta al primo piano e, saltandoci sopra, trovò la ragazza in piedi davanti a uno specchio. Yuki si accorse subito della figura di Sasuke alla finestra e, spaventandosi, portò la mano al petto.
<< Sasuke che ci fai qui? Sei impazzito?! >> disse la ragazza a bassa voce, per evitare che Itachi sentisse.
<< Allora sei viva! Si può sapere perché diamine sei sparita senza dirmi nulla?! >> probabilmente per la rabbia, Sasuke parlò con un tono di voce normale, nonostante Yuki lo stesse pregando a gesti di abbassare la voce.
In quel momento, il giovane Uchiha notò che il viso della ragazza era pallido e alquanto provato, e stava per chiederle se si sentisse bene, ma gli occhi gli caddero su una foto poggiata sul comodino: vi erano ritratti quella che sembrava Yuki da bambina e Itachi, entrambi sorridenti.
In quello stesso momento, una voce si sollevò dal piano inferiore: << Yuki va tutto bene? C’è qualcuno con te? >>
Al suono di quelle parole, Yuki chiuse per un attimo gli occhi in segno di rassegnazione. Sasuke, invece, riconobbe subito il suono di quella voce e rivolse alla ragazza uno sguardo stupefatto. Senza dire una parola, il ragazzo scattò fuori dalla stanza, ma Yuki si aggrappò alla sua schiena nel tentativo di fermarlo: << Aspetta Sasuke! Itachi mi ha salvato la vita! >>
<< Ma ti ricordo che ha distrutto la mia! >>
Sasuke aprì la porta della stanza e nel corridoio trovò il fratello maggiore, anch’egli stupefatto e con l’aria di non capire che cosa stesse succedendo. Era consapevole del fatto che molto probabilmente, al momento, non sarebbe riuscito a sconfiggerlo, ma la rabbia prese il sopravvento e lo costrinse ad agire. La mente gli si era completamente annebbiata e non si rendeva neanche conto di ciò che stesse facendo. Effettivamente, che cosa era successo dopo che Yuki era stata cacciata da Konoha? Come aveva fatto a unirsi ad Alba così giovane? Possibile che fosse stato proprio Itachi a prendersi cura di lei?
La ragazza corse davanti a Sasuke che fissava il fratello con disprezzo: << Se vuoi ucciderlo dovrai passare sul mio cadavere! >>
Accecato dalla rabbia, il ragazzo le afferrò il collo e la sollevò leggermente: << Togliti di mezzo o non avrò pietà neanche per te! >>. Per un attimo ebbe l’impulso di strangolarla; non poteva credere che gli avesse tenuta nascosta una cosa del genere.
<< Lasciala. Lei non c’entra nulla >> disse Itachi cercando di mantenere un tono di voce calmo.
Sasuke decise di obbedire e lasciò bruscamente la presa, facendo finire la ragazza a terra, in ginocchio. Estrasse, poi, la katana facendo minacciosamente un paio di passi verso Itachi, lasciandosi Yuki alle spalle; forse era finalmente giunto il giorno della vendetta.
I due rimasero in un tetro silenzio; tra le mura di quel corridoio si sentiva soltanto il suono che emetteva la ragazza nel riprendere fiato e nel tossire ripetutamente. Tuttavia, Yuki ci stava mettendo più del necessario a riprendersi, anzi, la tosse sembrava peggiorare.
Sasuke vide lo sguardo di Itachi posarsi preoccupato su di lei e, a quel punto, non poté fare a meno di voltarsi per capire che cosa le stesse succedendo. Eppure non gli sembrava di averla stretta troppo forte.
Il continuo tossire di Yuki divenne un improvviso suono proveniente dallo stomaco e subito dopo, la ragazza, con una mano alla bocca, attraversò di corsa il corridoio e si precipitò in quello che doveva essere il bagno. Nonostante fosse riuscita a socchiudere la porta, si sentì chiaramente che stava dando di stomaco.
<< Yuki stai bene? >> chiese Itachi, ma il fratello minore, pensieroso, gli fece segno di tacere con la mano; fissando la figura di Yuki che si intravedeva attraverso lo spiraglio della porta, avanzò lentamente verso di essa.
Quando fu davanti al bagno, Sasuke, sentendo solo il suono di un respiro affannoso, aprì lentamente la porta e trovò la ragazza a sedere davanti al water, con la schiena al muro e la testa sulle ginocchia.
Di fronte a quella scena, il ragazzo non sapeva proprio cosa pensare: << Ma cosa..? >>
<< Sono incinta, va bene?! >> Yuki lo interruppe prima che potesse dire altro.
Sasuke sgranò gli occhi, ma non si scompose e rimase immobile, con un’espressione che lasciava trapelare, forse, preoccupazione.
<< Che cosa?! Ne sei sicura? >> Itachi rimase letteralmente a bocca aperta.
<< Ormai sì >>
Rimase qualche secondo in silenzio, poi guardò con rimprovero entrambi: << Ma che cosa state combinando voi due? >>
<< Taci tu! O te ne farò pentire! >> gli urlò Sasuke e poi si rivolse nuovamente verso Yuki, furioso: << Si può sapere perché… >>
Yuki, ormai scoppiata in lacrime, lo interruppe di nuovo, prima che potesse dire qualcosa che avrebbe potuto ferirla: << Se mi lasci andare ti giuro che sparirò! Non ti verremo a cercare, né io né il bambino! Ti prego non farci del male! Io giuro che.. >>
<< Non mi sembra di aver mai detto una cosa del genere! Sono solo allibito per il fatto che tu abbia preferito sparire anziché parlarne con me! >>
Yuki tacque immediatamente e osservò il volto di Sasuke; sembrava davvero sconvolto e esterrefatto per quello che aveva pensato di lui e se ne pentì. Ma con un padre come Orochimaru, che aveva ucciso sua madre, non poteva non farsi venire il dubbio che anche Sasuke avrebbe potuto fare la stessa cosa con lei. Nonostante fosse riuscita a comprendere a fondo l’animo del giovane Uchiha e fosse consapevole del fatto che non fosse malvagio, l’immagine della figura paterna che si era creata nell’inconscio, era prepotentemente emersa in quel momento.
<< Io me ne vado. E tu ringraziala se per oggi ti risparmio! >> disse Sasuke con rabbia rivolgendosi al fratello e se ne andò passando dalla finestra da cui era entrato.
Yuki rimase sul pavimento a singhiozzare; Itachi si chinò per provare a consolarla e vedere se stesse bene, ma ella tornò velocemente nella sua stanza senza dire nulla. L’Uchiha, sconvolto anch’egli, convenne che fosse meglio aspettare che la ragazza si riprendesse da quello che era appena successo, prima di chiederle come fossero andate le cose.
Yuki rimase per diversi minuti chiusa nella sua camera a riflettere. Nei giorni precedenti aveva pensato a lungo sul da farsi; perfettamente consapevole che Alba non sarebbe stata clemente se avesse scoperto la verità, e convinta che Sasuke non avrebbe mai accettato l’idea di avere un figlio, le opzioni erano l’aborto o la fuga. Per come la vedeva, la prima opzione, nonostante fosse la più crudele, sarebbe stata la più saggia: diventare madre non era uno scherzo, e lei era solo una ragazza di 16 anni, cresciuta senza l’amore e il sostegno di una famiglia. Ma allo stesso tempo, ripensava a sua madre; anche lei doveva aver vissuto lo stesso dilemma, ma alla fine aveva trovato il coraggio di metterla al mondo, anche a costo di rimetterci la vita. Infatti, era forse più allettata dall’opzione della fuga, anche se sarebbe stata la più rischiosa; non appena le fossero passate le nausee sarebbe partita per il Paese del Ferro e avrebbe provato a chiedere asilo ai samurai. Forse là non l’avrebbe trovata nessuno.
Ma Sasuke non aveva proferito parola sulla situazione; si era solo risentito per il lungo silenzio della ragazza. Il che poteva significare che avrebbe accettato il bambino?
Stanca di arrovellarsi il cervello, Yuki convenne che sarebbe stato meglio parlarne chiaramente con lui e, uscendo dalla finestra della sua stanza, provò a cercarlo. Lo trovò nella solita grotta dietro alla cascata, dove avevano preso l’abitudine di incontrarsi di nascosto al mondo; forse era là proprio perché sperava che la ragazza andasse a parlargli. Sembrava estremamente pensieroso e il suo viso era pallido. I resti della legna erano sparpagliati a terra, come se qualcuno li avesse calciati, e anche la katana era stata gettata con rabbia in un angolo.
<< Come ti senti? >> chiese Yuki vedendolo in tali condizioni.
<< Come dovrei sentirmi? Probabilmente non so neanche lontanamente chi tu sia veramente >>
La ragazza capì a cosa si riferiva: << Mi dispiace averti tenuto nascosto di Itachi >>
<< Ti dispiace?! >>
<< E’ solo per questo che sei così arrabbiato? >>
Sasuke rimase per qualche secondo in silenzio; “solo per questo”, a suo parere, non era esattamente l’espressione adatta a ciò che si riferiva, ma, ovviamente, capì a cosa stesse alludendo la ragazza e, prendendo un profondo respiro, provò a calmarsi.
<< Tu, piuttosto, come ti senti? Poco fa non sembravi stare bene >>
<< Non preoccuparti. Adesso è passato >>
Sasuke la guardò sospettoso, buttando un occhio al ventre della ragazza: << Perché non mi hai detto della tua.. condizione? Non ti fidi di me? >>
<< Cerca di capire Sasuke. Non è una cosa così semplice da dire >>
Il ragazzo ripensò a quanto fosse preoccupato per il fatto che fosse scomparsa da un giorno all’altro, ma decise di non ribattere, dato che, effettivamente, anche per lei doveva essere stato uno shock.
<< Piuttosto, vorrei sapere che cosa ne pensi >> dato che Sasuke sembrava proprio non voler dire la sua a riguardo, Yuki prese tutto il coraggio che aveva in corpo e glielo chiese direttamente.
L’Uchiha, nonostante si aspettasse di dover dare un parere, sembrò rimanere un po’ spiazzato e abbassò per qualche secondo gli occhi, pensieroso.
<< Vuoi che abortisca? >>
<< Yuki, non posso importi niente del genere. A prescindere da quello che voglio o non voglio, la madre sei tu. Se decidi di abortire, sei tu che devi affrontare la cosa. E se decidi di tenerlo, sei tu che devi conviverci per mesi, tu che dovrai affrontare un parto. E’ il tuo corpo e la tua vita; io non ho diritto di dirti nulla >>
<< Però vorrei conoscere quello che ti passa per la testa. Sarebbe molto importante per me >>
<< D’accordo. Da un lato diventare padre mi fa paura. E non per un fatto di età, ma perché semplicemente temo di non esserne all’altezza >>
Yuki abbassò tristemente lo sguardo; anche a lei spaventava diventare madre. Pensò che, in effetti, probabilmente non avrebbero mai potuto essere una famiglia esemplare; erano entrambi due criminali, con un passato tormentato e con una miriade di errori alle spalle. Che razza di vita avrebbe potuto mai avere il loro bambino?
Sasuke si avvicinò a lei, con aria seria, le appoggiò le mani ai fianchi e continuò il suo discorso: << Ma dall’altro lato, questo bambino è pur sempre sangue del mio sangue e a darlo alla luce sarà la donna che amo. Questo non potrebbe non rendermi felice >>
Yuki, che non si aspettava quelle parole, sollevò lo sguardo sorpresa: << Lo vuoi? >>
Sasuke la strinse a sé: << Sta a te la scelta. Quello che posso dirti da parte mia è che, qualsiasi cosa deciderai di fare, io lo accetterò e ti starò accanto. Non ti abbandono >>
La ragazza scoppiò a piangere per la commozione, liberando tutte le ansie che aveva accumulato nel suo cuore fino a quel momento.
<< Ma devi promettermi una cosa >> Sasuke la guardò di nuovo dritto negli occhi: << Che sceglierai non preoccupandoti di Orochimaru e Alba >>
<< Come potrei non pensarci?! >>
<< Ci libereremo di loro. E non lo faremo solo per il bambino, ma anche per noi >>
<< E anche se ci riuscissimo, che cosa faremo? Dove andremo? >>
Sasuke rispose senza neanche pensarci: << Konoha potrebbe andar bene? >>
Yuki sgranò gli occhi per lo stupore: << Vuoi tornare a casa? >>
<< E’ l’unico posto sicuro che mi viene in mente >>
<< E Itachi? >>
Sasuke capì dove voleva arrivare e tornò serio, prendendo il viso della ragazza con entrambe le mani: << Yuki, io.. ti amo. Ma non puoi chiedermi di rinunciare alla vendetta >>
Yuki abbassò tristemente lo sguardo: << No, non lo farò >>
<< Si può sapere perché sei tanto legata a lui? Poco fa ti saresti fatta uccidere pur di difenderlo >>
<< Quando sono fuggita da Orochimaru, lui mi ha trovata in mezzo a una strada, malata e affamata e mi ha presa con sé. Gli sarò sempre grata per questo >>
<< Ma perché l’ha fatto? >> Sasuke era perplesso; non sembrava esattamente il tipico atteggiamento di un pazzo che aveva sterminato il suo clan.
<< Non so. Non me lo sono mai chiesto >> mentì Yuki tirando un sospiro.
<< Io non mi fido di lui. Non dovresti tornare a casa. Non sai come potrebbe reagire dopo aver scoperto che.. >>
Yuki lo interruppe prendendogli il volto tra le mani: << Se l’avesse presa così male, mi avrebbe fatta fuori prima che io venissi qui, non credi? E poi dove dovrei andare? >>
Sasuke rimase in silenzio con aria preoccupata.
<< Lasciami tornare a casa, Sasuke. Ho bisogno di lui >>
Yuki sembrava davvero molto legata a Itachi. Sasuke poteva capirla; a quanto pareva era la sola persona che la ragazza aveva al suo fianco. Forse avrebbe sofferto molto, il giorno in cui sarebbe finalmente giunta la vendetta per gli Uchiha.
Solo ed esclusivamente per amore di Yuki, Sasuke prese una decisione molto difficile: << D’accordo Yuki. Se deciderai di tenere il bambino, digli che non voglio che cambiate nascondiglio. Immagino che saranno mesi difficili per te e non tenterò di ucciderlo, purché non ti faccia del male >>
Gli occhi della ragazza si riempirono di gioia: << Faresti questo sul serio? >>
<< Ho aspettato per anni; qualche mese in più non fa alcuna differenza, se questo può alleggerirti un po’ dal peso delle preoccupazioni >>.
Yuki gli si gettò tra le braccia commossa, in segno di gratitudine. Lo trovava un grande passo in avanti. Forse in futuro, il giovane Uchiha avrebbe potuto ricredersi su Itachi e avrebbe finalmente rinunciato alla vendetta.
<< Ma quando il bambino sarà nato, o nel caso decidessi di non tenerlo, non ci saranno tregue del genere >> concluse Sasuke risoluto.
<< Va bene Sasuke. Da parte mia ti prometto che quando sarà il momento non mi intrometterò>> e dicendo così, Yuki gli mostrò un sorriso triste.
Non riuscendo a fidarsi completamente del fratello, l’Uchiha costrinse Yuki a creare un sigillo di richiamo umano su un rotolo di pergamena da tenere sempre con sé; in caso di pericolo, alla ragazza sarebbe bastato aprirlo e gettarlo a terra per richiamare il ragazzo direttamente sul posto. In fondo, per lui, Itachi rimaneva un pazzo assassino che non aveva lasciato in vita neanche un Uchiha, all’infuori di lui. C’era anche la possibilità che stesse, in qualche modo, manipolando Yuki per chissà quale scopo che avrebbe fatto in modo di scoprire.
<< Un’ultima cosa prima che tu te ne vada >>
Yuki si voltò incuriosita, per ascoltarlo.
<< C’è qualcos’altro che dovrei sapere? >>
La ragazza pensò che quella domanda fosse più che lecita; gli aveva tenuto nascoste delle cose fondamentali che la riguardavano, e l’aveva perdonata. Ma forse una seconda volta non l’avrebbe tollerata. A Yuki venne subito in mente la verità su Itachi. Solo il cielo sapeva quanto avrebbe voluto rivelargliela. Tuttavia, aveva giurato e per lealtà nei confronti di quell’uomo che considerava come un fratello maggiore, decise di rischiare nuovamente e mentì: << No Sasuke. Adesso è davvero tutto >>.
Giurò a se stessa che si sarebbe portata quel segreto nella tomba.
 
Yuki entrò in casa e trovò Itachi seduto al tavolo della cucina che la stava aspettando. Era ormai sera, ma non sembrava che avesse cenato; sembrava piuttosto teso, anche se non voleva darlo a vedere.
<< Sei andata a parlargli? >>
<< Sì >> Yuki tenne lo sguardo rivolto a terra; davanti a Itachi provava una profonda vergogna per la situazione in cui era precipitata e, non sapendo come avrebbe potuto prenderla, affrontarlo si stava rivelando una sfida difficile.
<< E? >>
<< Dice che devo essere io a scegliere se tenerlo o no. Accetterà qualsiasi mia decisione a riguardo>>
Itachi sorrise: << Risposta saggia. Allora non è cresciuto solo in altezza >>
Yuki rispose con un sorriso triste.
<< E tu, Yuki? Hai pensato a cosa fare? Non credo ci sia bisogno di dirti che se Alba lo viene a sapere.. >>
La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo: << Mi dispiace Itachi.. E’ stato più forte di me >>
Con un sorriso compassionevole, l’Uchiha la invitò a sedersi accanto a lui: << Non ti stavo rimproverando. Se sono sinceri, non devi vergognarti dei tuoi sentimenti >>
Yuki tacque ancora, estremamente dispiaciuta.
<< Certo non mi sarei mai aspettato che vi incontraste, tanto meno che vi innamoraste l’uno dell’altra. Mi avete un po’ sorpreso, ma se vi volete bene, non posso che esserne felice >> Itachi provò a tirarle un po’ su il morale.
<< Tu che cosa pensi che dovrei fare, Itachi? Io non lo so proprio >>
<< Purtroppo mia cara Yuki, la penso esattamente come Sasuke. Sei tu che devi decidere, nessuno può dirti nulla, e come mio fratello, anch’io ti starò accanto per qualsiasi decisione prenderai >>
Yuki gli rivolse di nuovo un sorriso triste e Itachi capì che non era completamente soddisfatta della risposta: << Ma conoscendoti, so anche che, in fondo al tuo cuore, tu vuoi questo bambino >>
La ragazza sgranò gli occhi stupita, ma rimase in silenzio.
<< Ho indovinato eh? E’ tipico di te. In fondo, una vita del tutto normale, lontana dalle battaglie e dai pericoli, è tutto ciò che hai sempre sognato. Devo dire che Sasuke mi ha stupito di più, non lo facevo così sentimentale >>
Yuki non riusciva a parlare per la commozione; Itachi le aveva letteralmente letto l’anima e, per di più, la stava sorreggendo con tutte le sue forze in uno dei momenti più difficili della sua triste vita.
Itachi le accarezzò la testa con dolcezza: << Non ci pensare Yuki. Non pensare ad Alba o a Orochimaru, e nemmeno a me o a Sasuke se questo ti crea dei problemi. Per adesso pensa solo a te e al tuo bambino. Chiedi solo a te stessa se sei pronta a diventare madre >>
Le lacrime scesero velocemente sul delicato viso della ragazza, che chiuse gli occhi e chinò la testa: << Grazie >>
Itachi le mostrò un caldo sorriso: << Detto questo, che ne dici di cenare? Il nuovo piccolo Uchiha farà il bravo o rigetterà tutto anche stasera? >>
Yuki assentì, ridendo di cuore.

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Capitolo 9
*** Sono qui con te ***


<< Ma si può sapere quand’è che mio fratello ha intenzione di portarti alla Foglia? Ormai non manca molto >>
Itachi e Yuki camminavano tranquilli lungo un sentiero, diretti al covo di Alba. Da poco era giunta la notizia della morte di Kakuzu e Hidan, anch’essi sconfitti dai ninja di Konoha, e Pain aveva richiesto la loro presenza per la successiva riunione.
In tutti quei mesi, Yuki non era stata molto utile all’organizzazione; non aveva ucciso Sasuke Uchiha, tantomeno aveva passato informazioni su di lui o Orochimaru, e, a causa delle sue condizioni, non aveva avuto modo neanche di guadagnare qualche soldo. Itachi aveva fatto presente che Yuki non si sentiva molto bene a causa dell’eccessivo utilizzo dello Sharingan, ma, da quella convocazione in presenza, era chiaro che Pain non l’avesse bevuta.
<< Non essere così duro con lui, la situazione non è affatto semplice >> lo rimproverò Yuki bonariamente. Alla fine, con l’appoggio di Sasuke e Itachi, aveva deciso di tenere il bambino e stava ormai affrontando il quinto mese di gravidanza. La pancia cominciava a farsi vedere e, per quell’incontro, si era fatta prestare un mantello da Itachi, più grande di quello che solitamente portava, in modo da nasconderla.
<< Quindi non ha un piano? >> chiese Itachi.
<< Chi può dirlo? Tuo fratello è imprevedibile >>
<< Mmmh.. perché ho la sensazione che dovrò pensarci io? >>
A quelle parole Yuki scoppiò a ridere, poi, con il fiato corto, si avvicinò al margine della strada, all’ombra di un albero.
<< Vuoi fermarti? >> le chiese Itachi aiutandola a sedersi.
<< Sì, solo un po’ >>
Durante quei mesi, Yuki e Sasuke continuarono a vedersi di nascosto, ma sembrava che i due non avessero la più pallida idea di come raggiungere Konoha senza dover affrontare i loro avversari. Tuttavia, non c’era più molto tempo: a parte la gravidanza di Yuki, mancavano solo 2 o 3 mesi perché Orochimaru potesse reincarnarsi di nuovo. Dovevano effettivamente pensare a qualcosa alla svelta, ma non sembrava che Sasuke fosse così in ansia; forse, in realtà, aveva un piano in serbo. Yuki, invece, sotto ordine di Itachi, stava evitando il più possibile di lasciarsi logorare dalle preoccupazioni. Aveva deciso di fidarsi ciecamente di Sasuke; dopotutto, entrambi, in passato, avevano affrontato da soli situazioni difficili e avrebbero sicuramente superato anche questa insieme.
 
<< Salve Yuki >> Pain in persona, avvicinandosi, salutò la ragazza non appena lei e Itachi entrarono nella sala. Yuki si guardò intorno: a quanto pareva tutti i membri di Alba rimasti erano stati convocati là di persona. Evidentemente Pain era preoccupato per l’inaspettata morte di Hidan e Kakuzu.
<< Non ti trovo molto bene, allora è vero quello che ha detto Itachi. Che cos’hai? Effetti dello Sharingan? >>
Yuki era effettivamente stremata dal viaggio e, in quel momento, stava sopportando il dolore della fascia che si era stretta al ventre poco prima di raggiungere il covo.
<< Sì, è possibile >>
<< Io e gli altri ci stavamo giusto chiedendo a che punto fossi con Sasuke Uchiha >> Pain le girò attorno osservandola.
<< E’ più difficile di quanto sembri. Sasuke è costantemente controllato da Orochimaru ed è impossibile capire dove si nascondano >>
<< Sono mesi che dici sempre la stessa cosa! Perché non lo elimini e basta?! >> il leader di Alba, per la prima volta alzò la voce.
<< Eliminare Sasuke ci renderà più difficile trovare Orochimaru! Se aspettassimo potremmo… >>
<< Non c’è più tempo per aspettare! Kakuzu, Hidan e Sasori sono morti! >>
Yuki si affrettò a chinare la testa in silenzio, un po’ spaventata da quella reazione improvvisa. Era chiaro che, ormai, Pain non voleva più sentire scuse; esigeva solo risultati.
<< Va bene così, Yuki. D’ora in avanti fa’ del tuo meglio >> il leader di Alba sembrò calmarsi e tornò al suo posto al centro della cerchia.
Durante il resto della riunione i membri si limitarono a fare il punto della situazione: discussero su come avrebbero gestito le finanze adesso che non c’era più Kakuzu, su come avrebbero proceduto alla cattura dei cercoteri e su quanto fossero effettivamente pericolosi i ninja di Konoha.
 
Due giorni dopo, Sasuke, che era appena stato in un villaggio vicino a fare rifornimento di armi, stava tornando al covo pensieroso. Il giorno prima aveva incontrato Yuki e gli aveva riferito che cosa era successo durante la riunione di Alba. Era chiaro che dovevano muoversi a liberarsi dei loro protettori e a fuggire al villaggio, oppure la ragazza avrebbe rischiato grosso. Fino ad allora, il pano che Sasuke aveva ideato era quello di attendere che Orochimaru si indebolisse ancor di più, man mano che si avvicinava il giorno in cui avrebbe potuto reincarnarsi; dopodiché, una volta sconfitto il maestro, sarebbe fuggito a Konoha con Yuki e, insieme ai suoi vecchi compagni, avrebbe provato a contrastare Alba. Ma a questo punto, non c’era più tempo da perdere; avrebbe dovuto provare ad affrontare direttamente Orochimaru entro la fine di quella stessa settimana. Doveva solo organizzarsi con Yuki.
Mentre percorreva il sentiero nel bosco sulla strada di ritorno, Sasuke s’imbatté in un bambino dai capelli arancioni; era seduto ai piedi di un albero e sembrava che stesse piangendo. Doveva avere all’incirca 8 anni.
<< Tutto bene? >> gli chiese Sasuke avvicinandosi.
<< Credo di essermi slogato una caviglia >> il bambino lo guardò in volto; aveva delle stranissime iridi e Sasuke notò anche dei piercing sulle orecchie. Trovò che ciò fosse un po’ strano, ma tutto sommato sembrava un normalissimo bambino.
Si accovacciò e osservò la caviglia lesa: << Come hai fatto? Eri con qualcuno? >>
<< No, sono da solo. Stavo cercando di salire sull’albero per raccogliere delle pesche, ma sono scivolato >>
Sasuke sollevò lo sguardo verso la cima dell’albero; effettivamente i frutti erano un po’ troppo in alto perché un bambino potesse arrivarci.
<< Riesci a camminare? >>
Il bambino scosse la testa, cercando di asciugarsi gli occhi dalle lacrime.
Il ragazzo lo osservò con la sua solita espressione fredda, ma, per qualche motivo, dentro di sé pensava alla creaturina che aveva sentito muovere nel grembo di Yuki. Pensò che tra qualche anno, il bambino che aveva di fronte avrebbe potuto essere suo figlio. Forse i genitori erano in pensiero per lui.
<< Dove sono i tuoi genitori? >>
<< Credo siano a casa >>
<< Ti ricordi la strada? >>
Il bambino annuì. Sasuke, allora, lo prese a cavalcioni e imboccò la strada indicatagli.
<< Non conosco questo stemma. Non sei del mio villaggio? >> chiese il bambino toccando con le dita il disegno del ventaglio Uchiha sulla schiena del ragazzo.
<< No, infatti. Sono nato a Konoha >>
Per provare a rapportarsi con lui, Sasuke gli chiese alcune cose: come si chiamasse, quanti anni avesse e che cosa facessero i suoi genitori, ma il bambino sembrava di poche parole.
Il ragazzo camminava ormai da 10 minuti, ma la strada che gli stava indicando il bambino non sembrava portare ad alcun villaggio, anzi, il bosco si faceva più fitto man mano che andava avanti.
<< Sei sicuro che questa sia la strada giusta? >>
<< Sì >>
A un certo punto, lungo il tragitto scorse un uomo dall’aria minacciosa che lo stava osservando; nell’ombra degli alberi, poté notare il famoso mantello a nuvole rosse.
<< Chi sei? >> chiese Sasuke portando la mano sull’elsa della katana.
<< Non ti serve saperlo, Uchiha Sasuke. Tra poco morirai >>
Improvvisamente, da dietro gli alberi spuntarono altri 4 ninja con il mantello di Alba che lo attaccarono tutti insieme.
Istintivamente, Sasuke poggiò a terra il bambino e provò a difendersi con il Flusso dei Mille Falchi. Nel momento dell’attacco, quando i 5 furono colpiti un po’ di più dalla luce del sole, notò immediatamente che si somigliavano tutti: capelli arancioni, piercing e iridi concentriche. Gli tornò subito in mente il bambino alle sue spalle che lo aveva condotto là; una trappola.
Ma prima che potesse voltarsi completamente verso di lui, quel bambino lo aveva già trafitto con un paletto all’altezza della milza. Colpito in un punto vitale, Sasuke cadde a terra e gli altri 5 lo assalirono immediatamente con altri paletti.
Nonostante il dolore, il ragazzo riuscì prontamente a evocare un serpente gigante che lo inghiottì, per poi scomparire.
 
Yuki era nella sua camera immersa nei suoi pensieri, quando nella sua testa sentì la voce di Pain che chiedeva una riunione immediata. “Di nuovo?” pensò. Itachi in quel momento non era neanche in casa; era andato in missione con Kisame e la ragazza non poté fare altro che concentrare il chakra e presentare la propria proiezione al cospetto di Pain. Questa volta, però, notò subito che il luogo in cui erano stati chiamati, non era né il covo principale di Alba, né il Villaggio della Pioggia; si trovava in una caverna che non aveva mai visto prima.
<< Volevo informarvi che ho finalmente trovato Sasuke Uchiha >> disse Pain.
Yuki ebbe un tuffo al cuore e rimase a bocca aperta.
<< Purtroppo è riuscito a sfuggirmi, ma con quelle ferite non riuscirà mai a sopravvivere >>
La ragazza non poteva crederci; ma come era potuto succedere?
<< Finalmente un problema in meno. Itachi non avrà più nulla da temere e Orochimaru sarà molto più vulnerabile senza l’Uchiha >>
Yuki, completamente incapace di muoversi o parlare, volse lo sguardo verso la proiezione di Itachi, che con lo sguardo stava provando a dirle “non fare pazzie”. Ma la mente della ragazza non sembrava più in grado di pensare lucidamente; Sasuke stava morendo e lei non stava facendo nulla.
Presa dal panico, Yuki ritirò improvvisamente la sua proiezione sotto gli occhi stupefatti di tutti i presenti.
<< Ma che cosa le è preso?! >> chiese Pain
<< Forse si è arrabbiata perché le hai tolto il divertimento >> scherzò Kisame.
Ma il leader di Alba non sembrò affatto convinto da quella spiegazione: << Trovatela immediatamente! >>
 
Yuki si precipitò nel salotto al piano inferiore, con in mano il rotolo contenente il sigillo di evocazione umana che Sasuke l’aveva costretta a tenere. Lo aprì a terra, si morse il pollice ed eseguì la Tecnica del richiamo. Su di esso comparve l’amato con 6 paletti di Pain conficcati in tutto il corpo, sanguinante e in fin di vita.
<< Oh mio Dio, Sasuke! >> completamente sconvolta, Yuki afferrò qualsiasi cosa fatta di stoffa che le capitò sott’occhio e provò a tamponare il sangue che sgorgava: << Com’è potuto succedere?! E’ tutta colpa mia >>
<< Yuki.. il mio.. chakra >> Sasuke provò a dire qualcosa con un filo di voce.
<< Sì, lo so. Adesso ci penso io >>
Yuki sapeva che i paletti che usava Pain erano dei ricevitori di chakra e che interferivano con il chakra di chi veniva trafitto. Tuttavia, se Sasuke sentiva interferenze, significava che Pain era vicino e che poteva risalire a loro tramite i ricevitori. La ragazza estrasse subito i paletti dai punti del corpo meno ostici e li gettò fuori casa dalla finestra. Soltanto un paletto non estrasse: quello all’altezza della milza. Velocemente, raccolse per casa più stoffa possibile e tamponò le ferite come meglio poteva.
Infine si fece coraggio; con la mano afferrò l’ultimo paletto e provò lentamente a estrarlo. Al minimo movimento, Sasuke cacciò un urlo agghiacciante e dalla ferita uscirono abbondanti rivoli di sangue. Yuki allontanò immediatamente la mano e premette un lenzuolo sulla carne sanguinante attorno al paletto. Si alzò in piedi parlando a sé stessa, disperata e in preda al panico: << Ok ok, calmati Yuki. Quello non lo puoi togliere >>.
Sasuke stava perdendo troppo sangue; presto sarebbe indubbiamente morto dissanguato, ma lei non conosceva nessun medico tanto in gamba e comunque, nelle vicinanze non c’era un’anima. Forse l’unico che poteva salvarlo era Orochimaru. Non avendo il tempo di riflettere Yuki evocò uno dei suoi serpenti.
<< Avete bisogno di me, Yuki? >> era una graziosa vipera femmina, di piccole dimensioni e con un tono di voce dolce e sinuoso.
<< Kaya, ricordi dove si trova mio padre in questo momento vero? Ho mandato anche te a cercare il covo tempo fa >>
<< Certamente >>
Yuki riavvolse il rotolo con il simbolo dell’evocazione umana e lo consegnò alla piccola vipera: << Devi raggiungerlo il più in fretta possibile e quando sarai là, evocaci entrambi >>
Kaya sembrò sorpresa: << Ma Yuki, siete sicura..? >>
<< Fa’ come ti dico! Non c’è tempo per le spiegazioni! Corri! Più veloce che puoi! >>
La piccola vipera non poté fare altro che eseguire gli ordini e strisciò via, veloce come la luce. 
Naturalmente Yuki era consapevole dei rischi che correva, ma non c’era altra scelta. Piuttosto, adesso doveva pensare a come evitare che Pain riuscisse a raggiungerli tramite il ricevitore conficcato ancora nel corpo di Sasuke. Se non poteva toglierlo, doveva fare in modo di neutralizzarlo. Le venne in mente che forse una scarica elettrica avrebbe potuto funzionare, ma quella del fulmine era l’unica arte che non conosceva.
<< Sasuke, sei ancora cosciente? >> Yuki si avvicinò velocemente al ragazzo e gli appoggiò le mani sul volto. In tutta risposta, Sasuke aprì leggermente gli occhi e la guardò senza riuscire a dire nulla.
<< Ho bisogno dell’Arte del Fulmine. Dobbiamo neutralizzare il ricevitore o Pain ci troverà >>.
Sasuke portò a fatica la mano sinistra sul paletto che lo trafiggeva e provò a sprigionare il Mille Falchi, ma senza successo. Evidentemente era troppo debole. La mano del ragazzo cadde di nuovo sul pavimento, ma Yuki la afferrò velocemente con entrambe le mani e la portò di nuovo sul paletto: << Ti aiuto io >>.
Mentre stringeva quel dannato ricevitore, la ragazza si rese conto che la scossa che ne sarebbe scaturita, non appena avrebbe passato il chakra a Sasuke, avrebbe potuto ferirlo ancor di più e lo sguardo serio del ragazzo confermava i suoi timori. Ma non c’era altra scelta. Trattenendo le lacrime, Yuki poggiò la sua fronte su quella dell’amato e lo guardò dritto negli occhi: << Io sono qui con te, amore mio. Sono qui >>.
Sasuke provò a respirare più lentamente e chiuse gli occhi per mantenere i nervi saldi.
Con risolutezza Yuki risollevò il busto, fece un profondo respiro e chiudendo gli occhi per non vedere quello che sarebbe successo, concentrò il chakra sulla mano del ragazzo; da quest’ultima emerse una potente scossa che percorse l’intero ricevitore. In preda agli spasmi, Sasuke cacciò di nuovo urla per il dolore, per poi perdere conoscenza.
Yuki lasciò immediatamente la mano del ragazzo che cadde di colpo a terra e si avvicinò al suo viso, ormai privo di sensi, per osservarlo attentamente. Provò a scuotergli la spalla nella speranza che riaprisse gli occhi, ma sembrava tutto inutile. Nel mentre, si rese conto che Sasuke aveva smesso di respirare. Travolta dall’ansia che le salì rapidamente alla testa, Yuki poggiò le mani sul suo petto, volendo fare qualcosa per salvarlo, ma non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto fare.
E improvvisamente, i due ragazzi furono circondati da una nube di fumo bianco; evidentemente erano appena stati evocati.
Yuki continuò a tenere la testa china sul corpo di Sasuke, ma con la coda dell’occhio vide davanti a sé la fredda figura di un uomo che non avrebbe mai più voluto vedere. Esattamente come aveva fatto diversi anni prima, nell’armadio del sotterraneo in cui aveva vissuto con la madre, Yuki, allora, prese tutto il coraggio che aveva in sé e guardò il padre dritto negli occhi.
Orochimaru, affiancato da Kabuto, parve esterrefatto: << Yuki? >>
La ragazza rimase in silenzio, trattenendo il respiro. Subito dopo, il ninja leggendario abbassò le pupille sul corpo inerme di Sasuke e, tra le varie stoffe usate per fermare il sangue del ragazzo, riconobbe un mantello nero a nuvole rosse.
Orochimaru ebbe allora un’illuminazione: << Sei tu il decimo membro! >>
<< Non c’è tempo adesso per questi discorsi! Sasuke ha smesso di respirare! >>
In quella situazione, con la vita di Sasuke appesa a un filo, a Yuki non importava nulla di chi aveva di fronte e gridando per disperazione, tagliò corto le implicite richieste di spiegazioni del padre. A quelle parole, Kabuto si precipitò accanto al corpo del ragazzo e poggiò due dita sul collo: << E’ ancora vivo >>. Mise immediatamente le mani sul petto e concentrò il chakra per curarlo.
Yuki osservò con il fiato sospeso il volto di Sasuke immobile come una statua, e dentro di sé pregò il fato affinché il ragazzo riprendesse a respirare. Anche Kabuto e Orochimaru erano estremamente irrigiditi e sull’attenti.
Il ninja leggendario, nel frattempo osservò meglio la figlia e non poté fare a meno di notare il ventre insolitamente gonfio, ma, in un momento simile, preferì tacere.
Dopo qualche secondo di assoluto silenzio e snervante tensione, Sasuke tossì e aprendo gli occhi prese velocemente dei violenti respiri.
Yuki lasciò andare le lacrime ringraziando il cielo e anche Orochimaru e Kabuto trassero un sospiro di sollievo. Quest’ultimo, però, continuò a esaminare il corpo del ragazzo: << E’ messo male.. >>
<< Cosa gli è successo? >> chiese Orochimaru minaccioso.
<< Pain deve averlo trovato e.. ecco come l’ha ridotto. Sono riuscita a togliere gli altri ricevitori, ma questo non ho potuto. Così abbiamo usato l’Arte del Fulmine per neutralizzarlo >>
<< L’Arte del Fulmine?! >> Kabuto, comprendendo la causa dei danni in vari organi del corpo che aveva di fronte, rivolse a Yuki uno sguardo esterrefatto.
<< Era l’unico modo.. altrimenti a quest’ora Pain ci avrebbe raggiunti! >>
In quel momento Sasuke, che sembrò aver ripreso un respiro regolare, provò ad allungare la mano verso il volto della ragazza e a dire qualcosa in un filo di voce: << Yuki, che fai qui? Va’ via.. >>
Yuki gli afferrò la mano e gli fece dolcemente il verso di fare silenzio: << Non parlare, va tutto bene>>
<< Kabuto, portiamolo in una stanza >> ordinò secco Orochimaru.
Fino a quel momento non se ne era resa conto, ma in effetti il luogo in cui si trovavano doveva essere uno dei corridoi labirintici del covo. Kabuto si mise un braccio di Sasuke attorno alle spalle e lo sollevò in piedi facendo attenzione; vedendo che il ragazzo ferito non riusciva in alcun modo a stare in piedi, Orochimaru si mise sulle spalle l’altro braccio e i due lo trascinarono nella stanza più vicina.
Yuki li seguì e fece per entrare, ma il padre la bloccò sulla soglia: << Tu resti fuori, saresti solo d’intralcio >>
<< No! Ti prego fammi entrare! >>
Ignorandola completamente, Orochimaru le sbatté la porta davanti. La ragazza batté con forza la mano su di essa, urlando di aprirla, ma fu tutto inutile. Appoggiò la fronte sul freddo ferro arrugginito della porta e si lasciò scivolare a terra piangendo. Se Sasuke fosse morto, lei non sarebbe stata insieme a lui, al suo ultimo respiro e questo lo trovava inaccettabile. Ma, in fondo, sapeva che forse sarebbe stata davvero d’intralcio e che sarebbe stato meglio lasciar fare ai due uomini, nonostante fossero nemici.
Le ore che passò seduta con la schiena appoggiata a quella porta, mentre le grida di Sasuke risuonavano agghiaccianti tra le mura del covo, le sembrarono interminabili.

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Capitolo 10
*** Padre e figlia ***


Finalmente, Yuki sentì la porta aprirsi e andare a sbattere leggermente sulla sua schiena. Le grida di Sasuke non si sentivano da un po’, ma la ragazza, consumata dalla tensione, era ormai chiusa in se stessa, in uno stato di trance.
<< Yuki, mi fai uscire? >>
La voce di Orochimaru, che aveva trovato la figlia come ostacolo nell’aprire la porta, svegliò la coscienza di Yuki che si rialzò velocemente in piedi e si scostò.
L’uomo la osservò per un po’ in sovrappensiero, poi abbassò rassegnato lo sguardo e spalancò completamente la porta: << Entra >>.
Yuki sentì un brivido di terrore percorrerle la schiena; tra qualche secondo avrebbe scoperto se Sasuke era riuscito a sopravvivere o no. Entrò lentamente nella stanza buia e silenziosa, e l’amato era lì, sdraiato nel letto. Era privo di sensi, ma respirava. Tuttavia, l’aria in quella stanza sembrava alquanto pesante e, non sapendo se essere felice o meno, si avvicinò lentamente al letto.
Le sembrò che solo in quel momento si fosse accorta di quanto Sasuke fosse bello; anche così, inerme e con il volto segnato dalla sofferenza, non aveva perso neanche un po’ quel fascino che le aveva stregato il cuore. Osservandolo incantata e allo stesso tempo preoccupata, gli accarezzò dolcemente la testa, passando le dita tra i neri capelli lucenti.
<< E’ vivo, ma attualmente è in coma. Sono riuscito a curare parte dei danni agli organi vitali, ma il cervello è una questione complicata >> Kabuto stava sistemando degli attrezzi alla luce della scrivania. Ai suoi piedi erano sparse le stoffe che Yuki aveva usato poco prima per tamponare il sangue e in aggiunta a quelle, vi erano delle lenzuola bianche, anch’esse imbevute di sangue scuro.
<< E’ stata la scossa a ridurlo così? >> chiese Yuki schietta.
<< Beh direi un insieme di cose, ma in gran parte sì. E’ stata la scossa >>
La ragazza sentì i sensi di colpa divorarle il fegato, ma si convinse che se non avesse agito in quel modo, in quel momento sarebbero morti entrambi.
<< Quando si risveglierà? >>
<< Chi lo sa? Potrebbe svegliarsi domani come tra qualche anno. O potrebbe anche non svegliarsi più >>
Dentro di sé, Yuki non voleva nemmeno prendere in considerazione l’ultima opzione: << E non si può fare nient’altro? Solo aspettare? >>
<< Farò del mio meglio ma.. non posso promettere nulla >>
Yuki tacque pensierosa e sedendosi sul letto accanto a Sasuke riprese ad accarezzargli la testa.
<< Ci lasci soli due minuti, Kabuto? >> Orochimaru aprì finalmente bocca, e Kabuto, raccogliendo le stoffe e le lenzuola insanguinate da terra, uscì in silenzio dalla stanza.
<< Non ci vediamo da un po’, Yuki. L’ultima volta che ti ho vista eri solo una mocciosa e adesso sei una donna a tutti gli effetti >> il ninja leggendario si avvicinò lentamente alla figlia e pronunciò quelle parole osservandola dalla testa ai piedi.
Yuki si limitò a posare lo sguardo freddo su di lui, senza dire una parola. Per tutta la vita aveva sperato di non dover mai più rivedere quell’uomo. Chissà che cosa ne sarebbe stato di lei, ora che era finita dritta nelle sue grinfie.
<< Ti credevo morta >>
<< Evidentemente mi hai sottovalutata >> la ragazza mostrò un sorriso sarcastico, non resistendo all’impulso di ottenere una piccola rivincita personale.
<< Come hai fatto a sopravvivere? Cosa ti è successo? Perché ti sei unita ad Alba? >> il tono di Orochimaru suonava molto secco. Era evidente che fosse alquanto irritato; forse al pensiero che una bambina di 7 anni fosse riuscita a sfuggirgli o forse perché non gradiva l’ormai evidente relazione tra la figlia e il suo pupillo.
<< Fu Itachi a trovarmi per strada. Effettivamente, se non ci fosse stato lui, probabilmente sarei morta >> anche Yuki cercò di risultare il più schietta possibile.
L’uomo sgranò gli occhi per lo stupore: << Itachi Uchiha? Questo spiega molte cose. Ti ho avuta sotto il naso per tutto questo tempo e non me ne sono mai accorto. Quel ragazzo è davvero eccezionale >>.
La ragazza non rispose; con tutto quello che era successo a Sasuke in quelle poche ore, non aveva né la pazienza né la forza di affrontare quella conversazione.
<< E Sasuke ne è al corrente? >> Orochimaru indicò con il mento l’allievo, tornando a parlare con il suo solito tono sarcastico.
Yuki non capì dove voleva arrivare: << E perché questo dovrebbe avere importanza? >>.
L’uomo sbuffò: << Non hai pensato che ti stia ingannando soltanto per arrivare a Itachi? Sei proprio una sciocca sentimentale come tua madre >>
<< Non osare nominare mia madre! >> Yuki si decise finalmente a guardarlo dritto negli occhi, con uno sguardo minaccioso.
Orochimaru tacque, mantenendo il suo sorriso beffardo. Poi, la ragazza, senza volerlo, diede tristemente voce ai suoi pensieri: << Perché l’hai uccisa? >>
Il ninja leggendario, non aspettandosi una domanda del genere, aggrottò le sopracciglia, ma rimase in silenzio.
<< Ho sempre voluto chiedertelo. Avevi detto che da grande avrei capito. Beh, adesso sono cresciuta, ma non riesco ancora a capire >>
<< Tua madre mi ha fatto cacciare dal villaggio >> la risposta breve e concisa di Orochimaru tradì tutto il suo risentimento.
Yuki, con il fiato sospeso, studiò lo sguardo del padre: << L’hai fatto solo per questo? Per vendetta? >>
<< Solo per questo?! Quello era il villaggio dove sono nato e cresciuto. Tutto il lavoro di una vita e le mie ricerche sono andate in fumo. E se non fosse stato per lei, probabilmente adesso sarei hokage! >>
<< E ti sembra un buon motivo per togliere per sempre la madre alla propria figlia?! >>
<< Io non sapevo che in quel dannato armadio ci fossi tu! >>
Yuki non si aspettava quella risposta; aveva immaginato che per qualche motivo sua madre avesse tenuto nascosta la sua gravidanza a Orochimaru, ma a giudicare dalla reazione di quel momento, l’uomo sembrava quasi pentito di aver ucciso senza pietà una donna proprio di fronte alla propria bambina. La ragazza, in preda a mille emozioni, non sapeva più bene cosa pensare.
<< Perché mia madre ti avrebbe fatto cacciare dal villaggio? >>
<< E chi lo sa? Forse non sopportava il fatto che facessi esperimenti sugli esseri umani >>
Yuki provò il più possibile a mettersi nei panni della propria madre, ma qualcosa non tornava in quella versione dei fatti: sua madre avrebbe messo in pericolo la vita della propria figlia solo per un semplice e puro senso della giustizia? No. Era chiaro che per qualche motivo doveva sentirsi minacciata. D’un tratto, Yuki trovò la risposta a quel quesito: << Tu volevi lo Sharingan >>.
Orochimaru rimase in silenzio, ma non riuscì a trattenere un sorriso beffardo che confermò alla ragazza la sua ipotesi.
Yuki sospirò e decise di tirare fuori un’altra domanda che portava da tempo dentro di sé: << L’hai mai amata? Anche solo per un istante >>
<< E a che cosa ti servirebbe saperlo? >>
Esattamente come ricordava, Orochimaru aveva un carattere troppo freddo per poter rispondere a una domanda del genere. E poi, la stessa Yuki non era così sicura di voler davvero sapere la verità e decise, quindi, di non insistere.
<< E’ per via di tua madre che sei fuggita da me? >> l’uomo ruppe il silenzio che era calato, ma la figlia rispose soltanto alzando un sopracciglio, come per dire che era alquanto ovvio il motivo per cui era fuggita.
<< Saresti potuta diventare il ninja più potente di questo mondo se solo fossi rimasta con me >>
<< Già, peccato che a me non sia mai piaciuto fare il ninja >>
<< Vedo che hai continuato a farlo però >>
<< Sono stata costretta a unirmi ad Alba. Ma almeno nessuno di loro vuole impossessarsi del mio corpo o farmi del male >>
<< Ah sì? E credi che ti risparmieranno quando scopriranno che darai alla luce il figlio di Sasuke Uchiha? >>
Yuki abbassò lo sguardo e tacque di nuovo; Orochimaru era riuscito a toccare un tasto molto debole.
<< E va bene. Se lo desideri puoi rimanere qua per il momento. Non ho motivo di farti del male. Vedi di non darmene uno >>
La ragazza assunse un’aria sospettosa: << E che cosa ci guadagni ad aiutarmi? >>
<< Cosa dovrei guadagnarci? Il corpo che desidero non è più il tuo, ma è quello che hai di fronte. Dirò a Kabuto di prepararti una stanza >>
 
In realtà, dato che mancava soltanto un mese al giorno in cui avrebbe potuto reincarnarsi di nuovo, Orochimaru aveva bisogno che Sasuke si risvegliasse al più presto possibile e pensò che la figlia, standogli accanto, avrebbe potuto aiutarlo a riprendersi più velocemente dal coma. Così, durante il periodo in cui Yuki risiedette nel covo, egli si assicurò che non le mancasse nulla.
Ma la ragazza non chiedeva altro che poter stare giorno e notte accanto a Sasuke; aveva il terrore che, da un momento all’altro, smettesse di respirare e non riteneva saggio lasciarlo da solo, nonostante Kabuto le ripetesse che non aveva bisogno di essere costantemente vegliato.
Solo dopo un paio di giorni la convinsero a lasciare la poltrona posta accanto al letto dell’Uchiha e a coricarsi in una stanza propria. Le dissero che nelle sue condizioni, in fondo, non poteva permettersi di trascurarsi e per amore della creatura che portava in grembo, eseguì gli ordini del padre e di Kabuto. Questi ultimi decisero di concederle la stanza di fronte a quella in cui giaceva Sasuke in quel momento, in modo che non avrebbe dovuto fare lunghi tragitti.
Yuki notò subito che quella stanza aveva una piccola finestrella in alto. Dovevano essere proprio nel bel mezzo della foresta, dato che oltre le grate di quella finestrella si notavano fitti cespugli e altissimi alberi. E poi scorse subito la figura di un corvo nero sul ramo di un albero, che pareva osservare attentamente verso la sua direzione. Itachi. Doveva sicuramente trattarsi di un suo corvo, mandato lì per accertarsi che non le accadesse nulla di male.
Yuki sorrise sentendosi un po’ più rassicurata.
Ma a causa della preoccupazione per lo stato di salute di Sasuke, la ragazza non riusciva neanche a mangiare. Kabuto, però, fece in modo che non saltasse neanche un pasto: << Orochimaru ha detto che devi mangiare. Preferisci farlo da sola o che ti costringa io con la forza? >>
Un po’ lusingata da tutta quella premura da parte del padre, Yuki si decise, quindi, ad afferrare le bacchette e a portarsi alla bocca qualche boccone di riso, dopo diverse ore che non toccava cibo.
Mentre concentrava il chakra sulla testa di Sasuke, come avrebbe fatto ogni giorno nel tentativo di curarlo, Kabuto osservò il pancione della ragazza.
<< Se vuoi posso darti un’occhiata e vedere se è tutto a posto >>
Di fronte a quella proposta, Yuki lo guardò con aria titubante. Effettivamente non aveva ancora avuto modo di farsi visitare, ma non era convinta di potersi fidare completamente di un subordinato di Orochimaru.
<< A questo punto dovremmo riuscire a scoprire il sesso. Non sei curiosa? >>
Yuki mostrò un lieve sorriso; certo che era curiosa. E non si aspettava di poterlo sapere prima che nascesse. Fremendo dall’impazienza, la ragazza non riuscì a rifiutare l’offerta e accettò di farsi visitare.
Non appena ebbe finito con Sasuke, Kabuto si avvicinò alla poltrona dove sedeva Yuki e appoggiò una mano sul pancione. Concentrandosi, esaminò attentamente tutta l’area interessata. Nel frattempo, Yuki sentiva che il bambino si stava muovendo.
<< Vuoi vederlo? >>
La ragazza rimase un po’ interdetta: << E come? >>
<< Non devi fare altro che mettere una mano sopra la mia e chiudere gli occhi >>
Yuki eseguì le istruzioni e nella sua mente si creò l’immagine del suo grembo. Al centro, vi era la piccola, ma riconoscibile figura del suo bambino, rannicchiato e con le manine al petto. Ogni tanto allungava una gamba e Yuki poteva sentire il movimento dentro di sé. La bellezza di quella scena riempì finalmente di gioia il suo cuore stanco dalle preoccupazioni.
<< E’ un maschio >> dichiarò Kabuto.
La ragazza sorrise e cominciò già a sognare il momento in cui sarebbe nato e a immaginare il suo aspetto una volta cresciuto un po’. Sarebbe somigliato a Sasuke?
<< E’ tutto a posto comunque. Avevate già pensato a un nome? >> chiese Kabuto con leggerezza.
Yuki si rattristì di colpo; ora che ci pensava lei e Sasuke non avevano neanche sfiorato l’argomento. Guardò il viso spento dell’amato; avrebbe dovuto scegliere da sola un nome?
 
Qualche giorno dopo, Yuki ebbe modo di incontrare Suigetsu.
<< Allora? Ho saputo che ti hanno conciato per le feste, eh? >> una voce maschile, con tono ironico entrò nella stanza di Sasuke, mentre la ragazza vegliava su di lui, come al solito.
Yuki riconobbe subito il compagno dell’Uchiha e anch’egli, a giudicare dall’espressione stupefatta, riconobbe il fatidico membro da Alba a cui, insieme agli altri, aveva faticosamente dato la caccia.
<< Tu?! >> Suigetsu puntò il dito verso la ragazza e non riuscì a dire nient’altro per lo stupore. Subito dopo, si accorse del pancione e spostò la direzione del dito verso di esso, con aria ancora più stupefatta.
Yuki intuì che cosa stesse passando per la testa a Suigetsu e, arrossendo per l’imbarazzo, distolse lo sguardo sollevando il mento nel tentativo di assumere un’aria orgogliosa: << Beh, e allora? >>
<< Allora c’era davvero qualcosa tra voi due! Lo sapevo! Dannato Sasuke.. Non mi ha detto un bel niente! >> Suigetsu mise il broncio e Yuki non riuscì a trattenere una risata, al pensiero di Sasuke che di fronte al compagno doveva aver negato categoricamente di essersi innamorato.
Il ragazzo, a quel punto, sentendosi un po’ fuori luogo, non ebbe la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto dire: << Beh, ecco.. non volevo disturbare.. Kabuto mi ha detto cos’era successo e così sono passato qua per vedere come sta, ma me ne vado subito >>
<< No, ti prego resta, non mi disturbi affatto. Sono sicura che a Sasuke farebbe piacere >> Yuki assunse un tono dolce nel pronunciare quelle parole, ma nel mentre posò tristemente lo sguardo sul ragazzo esanime, accanto a sé.
Non ci volle molto perché Suigetsu si impietosisse di fronte a quella scena e provò a darle un minimo di supporto: << Se sei qui, significa che hai tradito Alba? >>
<< Già.. ormai penso che abbiano capito tutto. Ero io incaricata ad eliminare Sasuke, ma non ho fatto altro che perdere tempo nella speranza di riuscire in qualche modo a sfuggire a quello che mi era stato chiesto. Ho tirato troppo la corda ed ecco cos’è successo.. Se mi fossi sforzata di trovare una soluzione forse.. >>
<< Non credo che avresti potuto fare molto da sola, contro ninja traditori così temibili >> Suigetsu la interruppe e abbassò lo sguardo con solennità: << Non è colpa tua >>
Yuki guardò il ragazzo con stupore; rinchiusa dentro quel covo, sentiva continuamente gli sguardi accusatori di Orochimaru e Kabuto che evidentemente le attribuivano qualche colpa per quanto era successo. E invece, Suigetsu sembrava davvero convinto delle parole che aveva appena pronunciato e dall’atteggiamento, sembrava quasi essere dalla sua parte. Tuttavia, non era ancora riuscita a inquadrarlo al meglio né a comprendere bene la ragione per cui si trovava lì in quel momento:<< Sembri molto legato a Sasuke. Posso chiederti perché? >>
Il ragazzo arrossì leggermente: << No, beh ecco.. In realtà non siamo poi così legati. Ho semplicemente stima nei suoi confronti >>
<< E perché? >>
Suigetsu ci pensò per un attimo: << E’ una persona che nonostante tutte le difficoltà che ha affrontato nella vita, ha comunque trovato una grande forza per reagire, a prescindere dal fatto che le sue scelte siano sbagliate o meno. Per questo lo rispetto >>
Yuki studiò a fondo, in silenzio, lo sguardo del ragazzo, finché anche questo non assunse un’aria sospettosa: << Ma potrei farti la stessa domanda. Cosa ci trovi in lui di così speciale da sfidare Alba e rischiare la pelle? >>.
Anche la ragazza ci pensò su: << In realtà, credo che sia stato Sasuke a trovare qualcosa in me che non sapevo neanch’io di possedere. Un lato buono, di cui vado veramente fiera e che non voglio perdere in alcun modo >>
Ci fu qualche secondo di silenzio e poi, Suigetsu le si avvicinò, sussurrandole all’orecchio: << Se hai bisogno di qualcosa o se sospetti che Orochimaru e Kabuto possano farti qualcosa di male, cercami. Di solito passo le mie giornate nella parte a nord del covo, ma penso ti basterà mandare un serpente per trovarmi >>.
Yuki sorrise. Tra le sventure in cui si era imbattuto, Sasuke aveva avuto una fortuna nella vita: era chiaramente circondato da persone che gli volevano bene.
 
Le settimane passarono, ma Sasuke non dava cenni di risveglio e Orochimaru divenne, ovviamente, sempre più impaziente. Il giorno in cui poté reincarnarsi di nuovo arrivò, ma nonostante fosse estremamente indebolito e sofferente, provò ad aspettare, nella speranza che l’Uchiha si destasse; se in quel momento si fosse impossessato di un altro corpo, avrebbe dovuto aspettare altri 3 lunghi anni prima di poter ottenere il potere che agognava da una vita.
Le condizioni di salute del ninja leggendario peggiorarono di giorno in giorno, tanto che a Yuki passò per la mente perfino l’idea di ucciderlo nel sonno. Ma ormai, a causa della gravidanza, anche i movimenti più semplici e quotidiani, come infilarsi le scarpe, le erano diventati difficili; non poteva rischiare di ingaggiare un combattimento o mettersi in una situazione di pericolo da cui non sarebbe riuscita a fuggire. E poi Kabuto sembrava non lasciare da solo il maestro neanche per un’ora; doveva essergli davvero fedele e devoto.
Ma dopo un mese, il corpo che Orochimaru aveva preso in prestito 3 anni prima non resse più e, dato che Sasuke era ancora in stato di coma, il ninja leggendario fu costretto a utilizzare di nuovo la tecnica proibita su uno dei suoi prigionieri che aveva dimostrato di essere il più forte.
<< Maestro, come vi sentite? State meglio? >> Kabuto entrò nella camera di Orochimaru qualche ora dopo l’attivazione della tecnica.
<< Maledizione, non avrei proprio voluto arrivare a questo… Maledetta Alba >> il ninja leggendario, nelle sembianze dell’uomo a cui aveva appena preso il corpo, ignorò la domanda di Kabuto.
<< Non preoccupatevi, in fondo sono solo 3 anni. Che cosa sono in cambio di un’eternità? >>
<< Tra 3 anni Sasuke potrebbe essere già sfuggito dal mio controllo >> Orochimaru era perfettamente conscio di non poter più tirare troppo la corda con l’Uchiha. In fondo, l’obbiettivo principale di Sasuke non era certo quello di cedergli il proprio corpo; l’unico motivo per cui lo aveva seguito era la speranza di riuscire a uccidere Itachi. Per raggiungere tale scopo, certamente gli avrebbe concesso il suo corpo da Uchiha, ma in altri 3 anni sarebbe indubbiamente diventato forte come il fratello e, molto probabilmente, si sarebbe fatto giustizia da solo.
Kabuto rimase in silenzio per qualche secondo e poi sembrò trovare una soluzione: << Beh.. potremmo fare in modo che non si risvegli prima di questi 3 anni >>
Orochimaru inarcò le labbra in un sorriso beffardo. Effettivamente, in quel caso Sasuke non avrebbe avuto altra scelta che donargli il proprio corpo se voleva avere una possibilità contro Itachi. Ma un pensiero improvviso gli balenò nella mente: << Yuki è un problema >>
Kabuto osservò il maestro un po’ perplesso, ma in fondo pensò di capire il perché di quella improvvisa affermazione: nessuno dei due sapeva che cosa Sasuke avesse intenzione di fare con la ragazza. A giudicare dalle volte in cui aveva invocato il suo nome poco prima di entrare nel coma, era molto probabile che se ne fosse davvero innamorato. Senza contare che ella aspettava addirittura un figlio da lui. Era impossibile prevedere se Sasuke avrebbe preferito accantonare l’idea della vendetta per dedicarsi alla sua nuova famiglia, oppure abbandonare Yuki e il suo stesso figlio e continuare sulla strada dell’odio.
<< Bisogna eliminarla >> convenne Orochimaru.
<< Ne siete sicuro? >> chiese Kabuto con discrezione; in fondo, pensò, si trattava pur sempre di sua figlia.
<< Certo. Non mi interessa se è mia figlia. Non le permetterò di portarmi via il potere che mi spetta. Fallo oggi stesso Kabuto >>
<< Come volete >> e dicendo così Kabuto uscì dalla stanza con aria seria. Si diresse nel corridoio in cui si trovava la stanza di Sasuke; a quell’ora della giornata Yuki doveva certamente trovarsi lì, sulla solita poltrona accanto al letto. La sua avversaria era al settimo mese di gravidanza; nonostante fosse un membro di Alba, non sarebbe stato un compito difficile per il braccio destro di Orochimaru immobilizzarla e tagliarle la gola.
Pensando questo, quando fu vicino alla porta della stanza, Kabuto estrasse silenziosamente un kunai. In quel momento, si sentì chiaramente lo starnazzare di un corvo.

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Capitolo 11
*** Destini ***


Nella memoria di Sasuke erano rimaste solo delle scene frammentarie degli attimi prima di entrare nel coma. Ricordava di essersi ritrovato, in qualche modo, in uno dei corridoi del covo di Orochimaru, con Yuki ad assisterlo, e di essere stato separato da lei per essere portato in un letto. Ricordò le voci tese di Orochimaru e Kabuto.
<< Chi sarebbe quella ragazza? Sembra che la conosciate, maestro >>
<< E’ mia figlia >>
Kabuto doveva essere rimasto stupefatto: << Non mi avevate detto che avevate una figlia >>
<< Se solo provi a farle del male… >> Sasuke, in un momento di lucidità, con una fatica immensa era riuscito a tirare fuori quella velata minaccia, guardando dritto negli occhi Orochimaru che lo osservava impassibile.
Ricordò il calore del sangue che sgorgava dalla milza, una volta tolto il ricevitore, e, di nuovo, la voce di Orochimaru: << Resta sveglio. Se ti addormenti non potrai più rivedere Yuki >>
E poi il dolore. Il dolore lancinante alla testa a cui non era riuscito a resistere, nonostante avesse fatto l’impossibile per rimanere cosciente. In balìa di quel dolore, Sasuke aveva chiuso gli occhi e si era ritrovato nel buio.
Ma poi, d’un tratto, una donna gli apparve a pochi centimetri dal viso.
<< Yuki! >> d’istinto, Sasuke pronunciò il nome della persona che credeva di avere di fronte a sé, ma si ricredette subito; le somigliava molto, ma, guardandola meglio, si rese conto che non si trattava dell’amata.
La donna gli afferrò dolcemente le mani: << Caspita! Ti somiglia moltissimo, Mikoto! E’ proprio un bel ragazzo >>
Udito quel nome molto familiare, Sasuke voltò immediatamente lo sguardo alle spalle della donna, verso la figura che la sua vista non era ancora riuscita a focalizzare. E la riconobbe subito: era proprio sua madre.
<< Madre! >>
La donna sconosciuta, a quel punto, si fece silenziosamente da parte e Mikoto avanzò con un triste sorriso verso il figlio, studiandone l’altezza che ormai aveva superato la propria: << Sei cresciuto, tesoro >> e lo avvolse in un caldo abbraccio.
Sasuke non credeva ai suoi occhi e sentì il cuore esplodergli dalla gioia; quanto aveva desiderato poterla rivedere anche solo per una volta e poterla riabbracciare così. Cercò di assaporare il più possibile quell’attimo; si rese conto che aveva dimenticato la voce e il dolce profumo di sua madre. Ma quella gioia si rabbuiò poco dopo; se sua madre era là, di fronte a sé, poteva solo significare che era morto anche lui.
<< Mi dispiace mamma. Non sono riuscito a vendicarti >>
Mikoto, con aria seria, sciolse quell’abbraccio e prese il volto di Sasuke tra le mani: << Questo non ha importanza, Sasuke. Vendicarci non ci farà tornare indietro >>
<< Io non posso perdonarlo.. >>
Mikoto tacque per un attimo di fronte allo sguardo ostinato del figlio.
<< So che per te è stata dura.. Ma devi tenerti strette le persone che ti vogliono bene. Promettimi che non ti isolerai mai più >>
<< Che importa adesso? Sono morto, no? >>
In quel momento, alle spalle di Sasuke si aprì un vortice che cominciò a risucchiare tutto ciò che aveva di fronte a sé. Ma a differenza del ragazzo che faticò per rimanere nella posizione e nel punto in cui si trovava, le due donne sembravano immuni alla potente forza del vento che spingeva verso quel vortice.
Mikoto mostrò un dolce sorriso: << Non è ancora arrivata la tua ora. Hai ancora molte cose da fare in vita. Ricordati sempre che io e papà siamo fieri di voi >>
Di voi?! A Sasuke sembrò di non aver capito bene quella parte e fece per chiedere spiegazioni, ma venne interrotto bruscamente dalla donna che somigliava a Yuki: << Prenditi cura di lei, ti prego >>
Il ragazzo, sorpreso da quella frase rivolse uno sguardo pensieroso alla misteriosa donna. A parte per il taglio degli occhi, pensò che sarebbe potuta tranquillamente essere Yuki tra qualche anno. Prenditi cura di lei. Che fosse Misaki, quella donna?
Negli ultimi secondi che gli rimanevano in quel posto, Sasuke le chiese chi fosse, ma non udì mai la risposta. Riuscì solo a vedere le sottili labbra inarcarsi in un sorriso.
E poi il mondo divenne sfocato, mentre provava ad aprire gli occhi. Quando riuscì a mettere a fuoco la vista, vide che Yuki era lì, con la testa e le braccia appoggiate alla sponda del letto, profondamente addormentata. Senza riuscire a muovere nient’altro, Sasuke allungò lentamente e con fatica la mano tremante verso la testa della ragazza e, quando la raggiunse, la accarezzò delicatamente.
Yuki aprì lentamente gli occhi e, in un primo momento, sentendo quel contatto, volse gli occhi sul braccio che la circondava, con aria pensierosa. E poi parve capire. Sollevò lo sguardo e trovò il sorriso dell’amato.
<< Sasuke.. >> le lacrime cominciarono a percorrerle il viso e la ragazza si gettò ad abbracciare il giovane Uchiha.
<< Kabuto! Kabuto, vieni presto! Sasuke si è svegliato! >> Yuki urlò gioiosa, sperando che qualcuno la sentisse e accorresse subito.
E in effetti, Kabuto era a pochi passi da quella stanza, ancora con il kunai in mano. Gli era parso di aver sentito il verso di un corvo nelle immediate vicinanze, quasi come se fosse stato dentro l’edificio, ed era rimasto inorecchito. Ma in ogni caso, udita la voce che lo chiamava, Kabuto si morse il labbro e pensò al da farsi: forse non era prudente eliminare Yuki proprio davanti agli occhi di Sasuke. Se il ragazzo fosse rimasto incosciente per anni, al momento del risveglio, lui e Orochimaru avrebbero potuto fargli credere che era stata Alba ad uccidere l’amata, ma in quel modo avrebbero rischiato di addossarsi la stessa ira che provava per Itachi. Così, Kabuto decise, per il momento, di riporre il kunai ed entrare sorridente nella stanza.
<< Finalmente ti sei svegliato Sasuke! Ci hai fatto preoccupare >>
L’Uchiha non rispose, ma provò con fatica a sollevare il busto, senza riuscirci.
<< Mi dispiace, ma temo che per un po’ non riuscirai a muoverti. Sei stato immobile per un paio di mesi >> disse Kabuto
Sasuke sgranò gli occhi: << 2 mesi?! >>. Istintivamente guardò il pancione di Yuki e poté constatare quanto fosse cresciuto.
<< Già. E sei in ritardo solo di qualche ora. Orochimaru si è reincarnato questa mattina >>
Il ragazzo guardò Kabuto con sguardo serio, ma non disse nulla. Anche Yuki si fece seria; se solo Orochimaru avesse aspettato qualche ora in più, a quest’ora Sasuke sarebbe stato in serio pericolo. Per una volta, la fortuna li aveva assistiti.
<< Vado ad avvertirlo >> Kabuto si congedò e uscì dalla stanza.
Non appena la porta si chiuse, Yuki si gettò di nuovo su Sasuke e lo travolse in un appassionato bacio.
<< Ho avuto paura di non rivederti mai più >> la voce di Yuki era spezzata, nel tentativo di trattenere le lacrime.
Sasuke la fissò negli occhi ambrati e cercò di respirare più lentamente per contenere tutte le emozioni che gli stavano per esplodere nel petto, alla vicinanza dell’amata: << Anch’io >>
<< Mi dispiace, è tutta colpa mia.. >>
<< No, non è così. Sono io che avrei dovuto stare più attento >>
<< Che cosa è successo? Come ha fatto Pain a ridurti così? >>
A quella domanda, Sasuke rimase un attimo in silenzio e cercò di ricordare: << Non so come abbia fatto, ma mi ha teso una trappola fingendosi un bambino. Anche se non mi sembrava una semplice trasformazione. E poi mi hanno attaccato in 5 o 6 di fattezze diverse tra loro, ma tutti con capelli arancioni e piercing >>
Yuki rimase a bocca aperta: << Ha ucciso un bambino?! >>
Sasuke parve non capire: << Che vuoi dire? >>
<< Pain possiede il Rinnegan. Può controllare corpi di persone morte da una lunga distanza e vedere con i loro occhi. Se dici che quel bambino era controllato da lui, molto probabilmente l’ha ucciso per servirsene >>
<< Capisco >>
Calò il silenzio per qualche secondo al pensiero dell’atrocità che il leader di Alba era riuscito a commettere, poi Sasuke riprese la parola: << Ma tu come stai? Sei rimasta qui per tutto il tempo? Orochimaru ti ha fatto qualcosa? >>
<< No, tranquillo. Abbiamo soltanto parlato e si è convinto a farmi rimanere qua finché non ti fossi ripreso. Probabilmente, se mettessi piede fuori da questo covo, Alba non ci metterebbe molto a eliminarmi. Ormai è chiaro che li ho traditi >>
Sasuke le accarezzò il viso con aria preoccupata: << Non permetterò che ti facciano del male >>
Yuki sorrise e con dolcezza scostò dalla fronte del ragazzo i capelli neri: << Per adesso pensa solo a guarire >>
Il ragazzo abbassò lo sguardo sul pancione e sorridendo vi pose una mano: << Ormai manca poco eh? >>
<< Vuoi sapere se è maschio o femmina? >>
<< E tu come fai a saperlo? >>
<< Kabuto mi ha visitata >>
Sasuke ci pensò su. Non gli dispiaceva l’idea di tenersi la sorpresa per il giorno in cui quella creatura sarebbe venuta al mondo. Non aveva preferenze; maschio o femmina che fosse, tutto ciò che desiderava era che stesse bene e che potesse crescere felice. Un possibilità, quest’ultima, che a lui era stata negata, ma giurò a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per far sì che i suoi figli non assaporassero il dolore che aveva conosciuto lui.
<< Dovremmo scegliere un nome >> gli occhi di Yuki brillavano di gioia e impazienza. Era chiaro che moriva dalla voglia di rivelargli il sesso del bambino e vedere la reazione del ragazzo.
Sasuke si intenerì e sorridendo annuì, facendole capire che poteva rivelarlo.
<< E’ un maschio >> il sorriso che la ragazza mostrò in quel momento fu uno dei più belli che l’Uchiha avesse mai visto e non poté fare a meno di imitarla. Osservando quel volto, ripensò alla donna che aveva visto mentre era in coma, ma pensò che parlarne avrebbe potuto risvegliare dei dolorosi ricordi e non voleva oscurare la gioia di Yuki, proprio in quel momento. E poi forse, non era stato nient’altro che uno strano sogno.
Incapace di parlare dall’emozione, Sasuke trasse a sé la ragazza e la baciò di nuovo: << Ti amo, Yuki. Dalla persona infelice quale ero, mi stai rendendo l’uomo più felice di questo pianeta >>
<< Lo stesso vale per me, amore mio >>
Passarono le ore successive a scegliere il nome del loro bambino e, alla fine, decisero che lo avrebbero chiamato Shinsei, “nuova vita”. Un nome adatto alla creatura che aveva cambiato per sempre i loro destini.
 
Verso sera, Orochimaru si diresse finalmente nella stanza di Sasuke ed entrò bruscamente, senza cerimonie.
<< Yuki, ti spiacerebbe lasciarci soli? >> a parte per gli occhi di serpente, le sue sembianze erano quelle dell’uomo di cui evidentemente si era impossessato.
Per qualche motivo, il tono di voce sembrava nascondere una velata minaccia e Yuki non poté fare altro che abbassare la testa e uscire dalla stanza in silenzio. Sapendo che il padre se ne sarebbe accorto, non provò nemmeno a origliare e andò dritta nella propria stanza.
Sasuke, invece, sembrò più risoluto; pur non riuscendo a muoversi, costretto com’era nel suo letto, non ebbe paura di guardarlo dritto negli occhi e ricambiargli quel minaccioso atteggiamento.
<< Da te non mi sarei davvero aspettato una cosa del genere >>
<< Sono stato colto di sorpresa, ma non succederà più >>
<< Non stavo parlando di Pain! >>
Sasuke sapeva benissimo che tipo di ramanzina stava per ricevere, ma pensò che fosse più saggio non far capire chiaramente a Orochimaru che non era più l’allievo freddo e spietato che tanto ammirava; Yuki era ormai diventata la sua più grande debolezza e se quell’essere l’avesse scoperto, non avrebbe più potuto averlo in pugno.
<< Ti riferisci a Yuki? >> il ragazzo mantenne un tono calmo, seppur con sguardo serio.
<< Per tutto questo tempo sapevi che era stata lei a prendere il mio posto nell’organizzazione Alba e hai fatto di tutto per tenermelo nascosto. Si può sapere che diamine ti è preso? >>
<< Pensavo che ti fosse chiaro il fatto che non mi interessano i tuoi problemi >>
Orochimaru sbuffò: << E cosa hai intenzione di fare con il moccioso che sta per nascere? >>
Sasuke rimase per qualche secondo in silenzio, pensando a quale potesse essere la risposta più indifferente possibile a tale domanda e poi assunse la solita aria di sufficienza: << Che cosa dovrei avere intenzione di fare? Quel “moccioso” nascerà, crescerà e vivrà, a prescindere da quello che voglio o non voglio >>
<< Quindi abbandonerai Yuki e il bambino? >>
<< Non ho detto questo >>
<< Non dirmi che vuoi davvero metterti a fare il padre! Che fine ha fatto il tuo sogno di vendetta?>>
<< Itachi rimane il mio obbiettivo >>
<< E pensi che riuscirai a eliminarlo da solo? >>
Sasuke sollevò un sopracciglio: << Che vuoi dire? >>
Il tono di Orochimaru si fece sarcastico: << Mi pare di capire che vuoi goderti la tua nuova famiglia. Immagino che tornerai alla Foglia o ti nasconderai chissà dove, considerando che anche Yuki avrà Alba alle costole >>
<< Non se le offrirai la tua protezione >>
Lo sguardo di Orochimaru si incupì, chiedendosi se aveva capito bene.
Prima che il suo maestro potesse dire altro, Sasuke, con aria schietta e trionfante diede finalmente voce alle sue intenzioni: << Se Yuki e il bambino rimangono qua al sicuro, io non ho alcun motivo di andare altrove. E per quanto mi riguarda, il nostro patto è ancora valido. Se servirà a uccidere mio fratello, non esiterò a darti il mio corpo quando sarà il momento. Tra l’altro, il bambino che Yuki porta in grembo è per metà Uchiha. Direi che questo accordo è più che vantaggioso anche per te, non credi? >>  
Orochimaru, in quel momento, non seppe proprio cosa rispondere. Era chiaro che il ragazzo si stava prendendo gioco di lui, ma era anche vero che bramava il corpo di un Uchiha più di qualsiasi altra cosa. Sasuke l’aveva capito perfettamente e stava chiaramente sfruttando la brama del suo maestro a proprio vantaggio. Rendendosi conto di questo, il ninja leggendario, con uno sbuffo di disapprovazione, si voltò di scatto verso la porta e uscì velocemente senza dire nulla.
Era evidente che fosse furioso, ma a Sasuke sembrò, tutto sommato, di aver ottenuto quello che voleva; se Orochimaru voleva averlo tra le sue grinfie così facilmente, avrebbe dovuto necessariamente assecondare i suoi capricci. Si rendeva conto che Yuki non sarebbe mai stata d’accordo con quella soluzione, ma purtroppo non vedeva altra scelta; se solo avessero provato a fuggire da quel covo, sia Orochimaru che l’organizzazione Alba avrebbero dato loro la caccia. Probabilmente non sarebbero riusciti nemmeno a oltrepassare i confini con il Paese del Fuoco. Pensando al modo migliore per convincere Yuki ad accettare quell’idea, mosse la testa poggiata sul cuscino e pose pensieroso gli occhi corvini sulla fiamma danzante della candela.
 
<< Dobbiamo ucciderla Kabuto! Lei e quel dannato moccioso che porta in grembo devono sparire! >> Orochimaru era entrato furioso nel laboratorio del suo fidato braccio destro, subito dopo aver fatto visita a Sasuke.
Kabuto dovette ammettere che non vedeva il proprio maestro così accecato dalla rabbia da quando il Terzo hokage lo aveva privato delle braccia. Ma nonostante questo, mantenne un tono calmo: << E’ successo qualcosa? Credevo foste sollevato dal fatto che Sasuke si stia riprendendo>>
<< Al diavolo! Pensa di prendersi gioco di me! Ma preferirei morire piuttosto che farmi mettere i piedi in testa da un pivello >>
<< Dalla vostra reazione ne deduco che Sasuke non ha intenzione di abbandonare Yuki e il bambino come speravate >>
<< Già. E quel che è peggio, ha avuto persino il coraggio di costringermi a tenerla con noi >>
Kabuto sollevò un sopracciglio, fingendo indignazione, e aspettò una spiegazione più dettagliata.
<< In pratica, Sasuke mi garantirà il suo corpo solo se accetto di proteggere Yuki e il bambino. Non ha ancora capito con chi ha a che fare. Eliminerò quell’inutile ragazzina una volta per tutte e lo costringerò a rinsavire >>
<< A proposito di questo, temo che ucciderla non sarà così semplice >>
Orochimaru gli rivolse uno sguardo interrogativo.
<< Ho notato che da quando Yuki si trova qua c’è un corvo che gira attorno al covo >>
Il ninja leggendario rimase in silenzio per un attimo, cercando di interpretare le parole di Kabuto, e poi comprese: << Itachi! A quel ragazzo non sfugge nulla >>
<< Se si mette in mezzo lui potrebbe essere un problema >>
<< Non posso darti torto. Ma potremmo fare in modo che non si accorga che stiamo facendo del male alla sua protetta >>
<< Che cosa avete in mente? >>
<< Yuki è immune a molti veleni, ma io confido molto nelle tue capacità Kabuto. Se riesci a trovare un veleno che può esserle letale, una volta che lo avrà ingerito, neanche Itachi potrà salvarla >>
<< Farò del mio meglio >>
 
<< Stai dando per scontato che io faccia davvero quello che hai brillantemente pianificato senza neanche parlarne con me! Ti ho già ripetuto più e più volte che non ho la minima intenzione di crescere nostro figlio qua dentro! Ti ha dato di volta il cervello, Sasuke?! >>
<< E io ti ho già spiegato che non c’è altro modo! Ovunque andassimo ci troverebbero! >>
Era passata una settimana da quando Sasuke si era risvegliato dal coma e per una settimana, i due ragazzi passarono le ore a discutere animatamente su cosa avrebbero dovuto fare d’ora in avanti. L’Uchiha, che ancora non era in grado di alzarsi dal letto, aveva raccontato a Yuki della conversazione che aveva avuto con Orochimaru e le spiegò le ragioni per cui riteneva che, almeno per un po’ di tempo, sarebbe stato meglio che lei e il bambino restassero nascosti nel covo. Ma come aveva previsto, la ragazza sembrava non voler neanche prendere in considerazione l’idea di dover stare di nuovo alle dipendenze del padre. Perciò, questa divergenza di opinioni aveva scatenato una serie di litigi tra loro.
<< Esattamente non hai fiducia nelle tue capacità o nelle mie? >> la ragazza era in piedi accanto al letto dell’amato, visibilmente agitata.
<< Sono solo realista Yuki, riconosco i nostri limiti. Orochimaru si è appena reincarnato ed è al massimo della sua forza. L’organizzazione Alba ha ancora diversi membri estremamente temibili. Senza contare che al momento non puoi davvero combattere e anche dopo il parto sarai fisicamente più debole. Come pensi di riuscire a difenderti da tutti questi nemici?! >>
<< Ti ricordo anche che alla Foglia hai degli amici che negli ultimi anni non hanno fatto altro che cercarti! Chiedi aiuto a loro! >>
<< E credi che sia così semplice? Solo qualche mese fa li ho rimandati indietro da dove erano venuti dicendo che mi sarei fatto uccidere pur di rimettere piede al villaggio. Se anche riuscissi a mandare un messaggio alla Foglia, penserebbero che sia una trappola. E poi non mi sembra giusto esporli a un tale rischio >>
<< Tu fa’ pure come credi, ma una volta che sarà nato il bambino io non rimango qua dentro un minuto di più. Chissà cosa potrebbe fargli quell’essere. Anzi, sarebbe meglio che me ne andassi subito >>
Sasuke le afferrò la mano con fermezza e la guardò dritto negli occhi: << Non dire sciocchezze! Ti sto chiedendo di sopportare soltanto per 1 o 2 anni. Non ho affatto intenzione di cedergli il mio corpo, ma ho bisogno di lui per diventare più forte. E una volta che lo sarò diventato potrò togliere di mezzo lui, Itachi e tutto il resto di Alba e solo allora potremo fare ciò che vogliamo. Dammi retta. Dare tempo al tempo al momento è la scelta più saggia >>
Yuki, sconfortata e in preda alla rabbia, rimase per un attimo immobile a fissare il ragazzo: << Itachi di qui, Itachi di là.. Sai perché ti è venuta in mente questa bella idea, vero Sasuke? Tu stai mettendo il tuo stupido orgoglio e la tua dannata sete di vendetta davanti a tuo figlio! E’ da tutta la vita che sto dando tempo al tempo, ma le cose non cambiano mai >> e con queste parole, liberò bruscamente il braccio dalla presa del ragazzo e uscì velocemente dalla stanza sbattendo la porta, nonostante il tentativo di Sasuke di fermarla richiamando la sua attenzione.
Le ultime parole toccarono l’Uchiha nel profondo; era veramente stata in grado di dire una cosa del genere? Eppure, da quando si era risvegliato dal coma pensava giorno e notte al bene di quel bambino. Era anche vero, però, che non aveva intenzione di rinunciare alla vendetta; per molti anni si era dedicato completamente ad essa, lasciandosi alle spalle il villaggio e gli amici. Non poteva cancellarla dai propri piani come se niente fosse. Si chiese se Yuki non avesse ragione, in fondo, se il motivo per cui voleva rimanere in quel covo ancora per un po’ non fosse esclusivamente legato a Itachi. Ma per quanto si sforzasse di trovare un’altra soluzione per la ragazza e il bambino, non vedeva davvero altre alternative a quella già proposta.
Nel frattempo, anche la ragazza, rientrata nella propria stanza, era in preda a rimorsi di coscienza. Forse aveva esagerato a dire quelle cose. In cuor suo, sapeva che Sasuke aveva ragione: scendere a patti con Orochimaru poteva, effettivamente, garantire loro la protezione di cui avevano bisogno. Ma Yuki non riusciva proprio a fidarsi di quell’uomo; aveva l’impressione che da un momento all’altro avrebbe fatto loro qualcosa di terribile. Possibile che non c’era altro modo che affidarsi all’aiuto di quell’essere?
Notò che Kabuto le aveva lasciato il vassoio con il pranzo sulla scrivania. La rabbia e l’angoscia per il futuro del bambino le avevano fatto passare l’appetito, ma vedendo la tazza di tè verde ancora fumante, pensò che bere qualcosa di caldo l’avrebbe aiutata a schiarirsi le idee. Afferrò, così, la tazza di ceramica e sorseggiando si avvicinò alla finestrella. Il corvo di Itachi era sempre là, appollaiato sul solito ramo, che osservava attentamente i dintorni. A Yuki sfuggì un sorriso; a quanto pareva il fratello adottivo, seppur lontano, non le staccava gli occhi di dosso. Se solo avesse potuto parlare con lui per qualche minuto! Itachi avrebbe sicuramente saputo cosa sarebbe stato meglio fare. E magari stava già pensando a qualcosa. Magari stava escogitando un piano per portarla via da quel covo al più presto.
Riponendo la speranza nel fratello, Yuki, inconsciamente, strinse ancora di più la tazza nella mano sinistra. E poi, improvvisamente, le forze le vennero a mancare e l’oggetto in ceramica le scivolò dalle dita frantumandosi rumorosamente a terra. Scossa da improvvisi tremiti si lasciò cadere di colpo sul pavimento. Il freddo la paralizzò, mentre il sangue pompava sempre più forte nelle vene e cominciò a fuoriuscirle da naso e bocca. Gli organi le bruciavano come se fossero stati improvvisamente incendiati. Non serviva un medico per capirlo: si trattava indubbiamente di veleno.
L’attimo successivo si sentì chiaramente il suono di un’esplosione.
<< Yuki! >> Sasuke capì subito che quel frastuono proveniva dalla camera della ragazza e nonostante la stesse chiamando ripetutamente, non udiva risposta. Doveva essere successo qualcosa. In preda al panico, si gettò immediatamente giù dal letto, pur non riuscendo ancora a camminare, e si trascinò sul pavimento con le braccia, continuando a urlare il nome dell’amata. Quando finalmente riuscì ad aprire la porta della propria stanza, aggrappandosi alla maniglia, si ritrovò davanti Itachi con Yuki tra le braccia, che non sembrava cosciente. La stanza della ragazza e il corridoio si erano riempiti di fumo grigio, a causa dell’esplosione che aveva aperto un varco verso l’esterno del covo.
Lo sguardo preoccupato del fratello rese chiaro a Sasuke che Orochimaru doveva averle fatto qualcosa. Ma come diavolo aveva fatto Itachi ad apparire così, dal nulla? I due fratelli rimasero per qualche istante immobili a fissarsi; il maggiore guardò il minore, a terra, che a malapena riusciva a muoversi, come se fosse indeciso sul da farsi.
In lontananza, cominciarono a sentirsi dei passi giungere velocemente nella loro direzione.
<< Che stai aspettando, Itachi?! Portala via da qui! >>
Itachi rivolse un ultimo sguardo titubante al fratello; in realtà, voleva provare a trarre in salvo anche lui, ma la risoluzione di Sasuke lo convinse a obbedire al suo ordine. In quel momento l’assoluta priorità era la vita di Yuki; in seguito, avrebbe pensato anche al fratello. Pensando questo, Itachi si voltò velocemente e si precipitò fuori dal covo.
Qualche secondo dopo Orochimaru e Kabuto giunsero sul posto, correndo.
<< E’ fuggita. Come immaginavo, dev’essere stato Itachi. Devo inseguirli? >> chiese con calma Kabuto osservando il muro crollato nella stanza vuota di Yuki.
<< No, non preoccuparti. Non ci sono medici tanto in gamba nei dintorni. Morirà prima di domani>>
<< Che diamine le hai fatto, bastardo?! >> Sasuke, ancora steso a terra, mise in quelle parole tutta la cattiveria possibile.
Orochimaru si voltò leggermente e osservò l’allievo dall’alto in basso, con sguardo beffardo: << Davvero credevi di poter scendere a patti così ridicoli con me? Davvero pensavi che mi sarei lasciato prendere in giro da te? >>
<< Perché non te la prendi con me allora?! Perché lei? E’ tua figlia! >> la rabbia e la disperazione erano tali che gli si annebbiò la vista. Tali, che per la prima volta dopo anni avrebbe potuto persino scoppiare a piangere. L’inspiegabile amore che già provava per la creatura che Yuki portava in grembo, lo aveva convinto del fatto che neanche Orochimaru poteva essere davvero così spietato da avvelenare la propria figlia. Ma evidentemente si era sbagliato.
<< Perché quello che mi interessa sei tu, Sasuke. Non quell’inutile ragazzina. Per quanto mi riguarda, io non ho mai avuto figli >>
Di fronte a parole del genere, l’Uchiha rimase a bocca aperta senza saper come controbattere. Possibile che proprio non avesse un cuore?
<< Credimi, un giorno mi ringrazierai. Fare il padre è una scocciatura anche a 30 anni, figuriamoci a 16 anni. Non dimenticarti qual è lo scopo della tua vita. Rimettilo a letto Kabuto >> e dicendo così, Orochimaru si allontanò con aria trionfante.
Per la prima volta, nell’animo di Sasuke si affacciò una gran voglia di mandare al diavolo la sua vendetta; per colpa di essa, stava rischiando di perdere per sempre ciò che finalmente l’aveva reso felice.

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Capitolo 12
*** Veleno ***


Itachi correva più velocemente che poteva tra gli alberi della foresta. Il corvo che aveva lasciato a guardia di Yuki per svariati giorni era, in realtà, una sua copia trasformata che era intervenuta non appena si era accorta che qualcosa non andava e che aveva rapidamente consegnato il corpo inerme della ragazza all’originale.
Si aspettava che Orochimaru non avrebbe gradito la presenza della figlia nel suo covo e che avrebbe tentato di farle qualcosa, ma non si aspettava che ricorresse al veleno. Soprattutto, non si aspettava che sarebbe riuscito a trovare un veleno a cui Yuki non fosse immune. Pensando di aver commesso un grandissimo errore a sottovalutarlo, si morse con forza il labbro inferiore.
Yuki sembrò riprendere coscienza per un attimo e strinse con una mano la spalla di Itachi per richiamare la sua attenzione: << Itachi, il bambino.. >>
<< Lo so.. >>
L’Uchiha si era accorto che dal ventre di Yuki stava sgorgando sangue e per questo, cercava di non rallentare il passo neanche per mezzo secondo. Anche se non ne conosceva, doveva raggiungere un medico il più velocemente possibile. Nei villaggi vicini, la gente non sarebbe mai stata disposta ad aiutare dei criminali del loro calibro, ma Itachi si era fatto venire, al più presto, una soluzione in mente: dalle informazioni raccolte, doveva esserci un altro covo di Orochimaru, non troppo lontano da dove si trovava in quel momento, e se la memoria non lo ingannava, era stato affidato al controllo di un ninja sensitivo che conosceva anche le arti mediche. Ed era là che si stava dirigendo: il covo nord.
In una sola ora, Itachi attraversò tutto il Paese della Cascata e raggiunse l’isola a nord di questo, dove sapeva che si trovava il covo.
Quando giunse sul posto, l’edificio all’apparenza sembrava abbandonato, ma entrò ugualmente. Forse il ninja sensitivo aveva già percepito le loro presenze e stava cercando di nascondersi.
Dall’entrata, Itachi poté accedere a un’ampia sala accerchiata da celle in cui erano rinchiusi decine di prigionieri. Yuki aveva cominciato a emettere lamenti e la sua voce rimbombò tra le mura di quella sala buia; forse era in preda alle doglie.  
<< Qualcuno sa dirmi dove posso trovare il guardiano di questo covo? >> chiese Itachi alzando la voce. Ma i prigionieri, per qualche motivo impauriti fino al midollo, fecero quasi finta di non aver sentito.
Rendendosi conto che non avrebbe ottenuto alcuna informazione da quegli uomini, avanzò da solo nel cuore dell’edificio, fitto di stanze e corridoi, con Yuki ancora tra le braccia. Richiamò lo Sharingan; dato che poteva riconoscere il chakra dal colore, non sarebbe stato difficile trovare chi stava cercando.
E infatti, dopo aver percorso diversi corridoi, vide finalmente la fiamma blu del chakra all’interno di una stanza. Velocemente, aprì la porta dandole un violento colpo con la spalla, ma dentro sembrò non esserci nessuno. Itachi individuò la fiamma di chakra dietro una parete della stanza; così, poggiò Yuki su un divano alla sua sinistra e si avvicinò lentamente ad essa. Vi poggiò una mano e sentì che la parete si mosse leggermente, come una porta. Di colpo, allora, la spalancò, afferrò il braccio della ragazza che vi era nascosta dietro e la strattonò fuori da quel nascondiglio, puntandole un kunai alla gola.
<< Hey! Ma cosa volete da me?! >>
Yuki, ansimante, riconobbe subito, il volto di quella ragazza; era il ninja che faceva squadra con Sasuke la sera in cui aveva tentato di ingannare il nipote del daimyo e che l’aveva guarita dal siero paralizzante. Se non ricordava male, doveva chiamarsi Karin.
<< Ma tu sei..? E anche tu, di nuovo! >> la fidata sottoposta di Orochimaru aveva riconosciuto lo Sharingan di Itachi e il volto di Yuki.
<< Conosci le arti mediche, vero? >> l’Uchiha la interruppe con un tono minaccioso.
<< Beh.. ecco.. >>
<< Aiutala >>
Karin osservò Yuki con aria perplessa: << Che cosa le è successo? >>
<< E’ stata avvelenata >>
<< Ma io non posso.. Orochimaru non me lo perdonerebbe >>
<< Preferisci essere uccisa da me adesso?! >>
La ragazza tacque intimorita, ma esitò ad accettare.
<< Ti prego.. >> Itachi, non sapendo più che pesci prendere, alla fine si ritrovò ad abbassare umilmente la testa.
Yuki pensò che era la prima volta che lo vedeva fare un gesto simile.
Karin osservò ancora la ragazza; ovviamente aveva notato lo stato di gravidanza e l’emorragia in corso. Pensò che avvelenare una donna incinta fosse uno dei crimini più atroci che si potesse commettere.
<< D’accordo. Seguitemi >> Karin uscì velocemente dalla stanza e Itachi, riprendendo in braccio Yuki, la seguì.
Li condusse in un’altra stanza con un lettino operatorio al centro; evidentemente era lì che venivano eseguiti gli esperimenti sui prigionieri.
Karin ordinò a Itachi di far sdraiare la ragazza su quel lettino e porse il braccio a quest’ultima:
<< Avanti mordimi. Rallenterà un po’ l’emorragia >>
Yuki osservò un po’ perplessa quel braccio tappezzato di lividi e cicatrici, ma poi si decise a morderlo. Non appena i denti affondarono nella carne, sentì il chakra della ragazza scorrerle in tutto il corpo.
Successivamente, Karin tirò fuori da armadi e cassetti attrezzature e varie fiale. Poi afferrò un bastoncino di cotone e fece per inserirlo nella bocca di Yuki, ma quest’ultima, si ritrasse: << Il bambino.. devo farlo nascere prima che il veleno lo raggiunga >>
<< Il bambino è sicuramente già morto. Prima dobbiamo pensare al veleno o rischi di.. >>
<< Tu farai nascere questo bambino adesso! >> Yuki l’aveva interrotta, afferrandole bruscamente la maglia e avvicinandola ai suoi occhi minacciosi.
Itachi trasse un sospiro: << Fa’ come dice >>
<< Ma è una follia! Morirà! >>
<< Il bambino è di Sasuke >> l’improvvisa affermazione di Yuki fece rimanere Karin a bocca aperta. Non poteva credere alle sue orecchie, ma ricordando lo strano comportamento dell’Uchiha durante l’ultima missione, non era del tutto impossibile. Dunque Sasuke si era davvero innamorato?
Karin rimase per qualche secondo ad osservare la ragazza che avrebbe miracolosamente rubato il cuore freddo dell’Uchiha. In quanto a bellezza nulla da dire: nonostante in quel momento il suo viso fosse pallido e soggiogato dalla sofferenza, rimaneva comunque splendida. Ma davvero Sasuke sarebbe arrivato a tanto solo per una bella ragazza? Che cosa ci trovava davvero in lei? Più si poneva queste domande e più il cuore di Karin cadeva lentamente a pezzi, realizzando che, adesso, il ragazzo che tanto aveva desiderato era davvero irraggiungibile.
<< Sei sua amica, no? >> notando il silenzio della ragazza, Yuki la incalzò.
Sì. In fondo rimaneva pur sempre sua amica e non gli avrebbe mai arrecato un torto.
<< D’accordo. Ti darò una mano. Con il chakra farò delle piccole pressioni sul ventre. Quando le senti, devi spingere più forte che puoi. Dobbiamo essere veloci o il veleno raggiungerà il cuore. Itachi, purtroppo per fare questo avrò le mani impegnate. Dovrai essere tu ad afferrare il bambino>>.
Con aria estremamente preoccupata, ma decisa, Itachi si mise in posizione. Karin poggiò entrambe le mani sul ventre della ragazza e concentrando il chakra, le diede il segnale. Cacciando grida che rimbombarono per tutto il covo, Yuki seguì le direttive e spinse più forte che poteva.
 
<< Itachi, perché non piange? >>
Dando le spalle a Yuki, Itachi stava scuotendo delicatamente il bambino che teneva tra le braccia, pregando che fosse vivo. Ma quella creatura sembrava completamente immobile e il colorito della pelle era fin troppo pallido. Somigliava molto a Sasuke da neonato e questo aveva fatto sì che Itachi si agitasse ancora di più. Ma l’Uchiha cercò di calmarsi e provò a poggiare le dita sul collo del bambino per sentire se c’era battito: non riuscì a sentire nulla.
<< Perché non piange?! >> ormai in un lago di sangue, Yuki raccolse le poche forze rimaste per urlare di nuovo quella domanda.
Itachi chiuse gli occhi per la disperazione: proprio a lui toccava darle, forse, la peggiore notizia che avrebbe mai sentito in tutta la sua vita. Voltò lentamente la testa verso la ragazza: << Mi dispiace Yuki..>>.
La ragazza assunse un’aria assente e poi scoppiò in un silenzioso e affaticato pianto, distogliendo lo sguardo da Itachi.
Karin, nel frattempo, era estremamente concentrata nel fermare l’emorragia in corso.
Itachi poggiò delicatamente il bambino su una scrivania di fronte a sé e provò ad aprirgli leggermente le palpebre per osservare le iridi. Naturalmente erano rosse. Pensò subito che sarebbe stato meglio bruciare il corpo, per precauzione.
Si voltò di nuovo verso Yuki per monitorare la situazione e si accorse che la ragazza aveva smesso di piangere. Anzi, sembrava aver smesso anche di respirare.
<< Hey Yuki! >> le scosse la spalla, ma la ragazza era chiaramente priva di sensi.
<< Che diamine sta succedendo?! >>
<< Non lo so! Questo sangue non vuole cessare! E io non ho più chakra! >> Karin sembrava spaventata e sull’orlo della disperazione.
Itachi le porse subito le mani: << Usa il mio! >>.
La ragazza fece uno speranzoso cenno d’assenso e quando l’Uchiha mise le mani sopra le sue, aumentò il flusso di chakra.
Dopo circa un minuto, Karin crollò a terra cercando di riprendere fiato. Evidentemente non ce la faceva più. Itachi sollevò immediatamente il busto di Yuki e la scosse chiamandola, ma questa rimase immobile.
Proprio quando gli occhi dell’Uchiha si riempirono di lacrime, si sentì una fievole voce: << Sono sveglia, Itachi >>.
Yuki sollevò leggermente le palpebre e vide il volto sorpreso del ragazzo. Itachi le diede un bacio sulla testa e la strinse forte; dalla notte in cui sterminò il proprio clan, quella fu la prima volta che riuscì a piangere.
 
<< Con tutto il sangue che ha perso, il veleno non dovrebbe essere più un problema. Ma cercherò comunque di trovare una sorta di antidoto, per stare più tranquilli. Ti avverto, però che non sono così in gamba per queste cose. Non prometto nulla >>
<< Ti ringrazio, Karin >>
Yuki, che dormiva profondamente, era appena stata spostata in un letto più comodo. Lei e Itachi sarebbero potuti rimanere là per un paio di giorni, ma non di più: Orochimaru avrebbe potuto scoprirli e ci sarebbe andata di mezzo anche Karin. Il problema era che, molto probabilmente, a Yuki sarebbe servito un po’ di tempo per riprendersi e Itachi non sapeva proprio dove avrebbero potuto nascondersi.
Mentre cercava di farsi venire in mente qualche soluzione, l’Uchiha avvolse nelle lenzuola insanguinate il corpicino del proprio nipotino. Non era il caso che Yuki lo vedesse; avrebbe seppellito immediatamente le ceneri.
E così fece: uscì dal retro dell’edificio, poggiò il bambino sul terreno soffice e lanciatagli una Palla di Fuoco, rimase a guardare finché le fiamme non si estinsero. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe dovuto fare una cosa del genere.
Itachi vegliò su Yuki per tutta la notte; qualche ora dopo il parto le era salita la febbre. Dopo l’antidoto arrangiato da Karin, pareva che fosse fuori pericolo dal veleno; anche perché gli anticorpi di Yuki erano molto probabilmente in grado di contrastare la piccola quantità di veleno rimasta nel corpo. A detta di Karin, probabilmente era l’utero ad essere seriamente danneggiato a causa del parto forzato dal veleno e la febbre doveva essere dovuta a quello.
La mattina seguente, Karin entrò nella stanza allarmata: << Orochimaru sta venendo qua! Dovete andarvene subito! >>.
Udite queste parole, Itachi prese immediatamente in braccio Yuki: << Grazie di tutto, Karin >>
<< Non preoccuparti. L’ho fatto per Sasuke. Vi auguro buona fortuna >>
 
<< A cosa devo la vostra visita, Orochimaru? >> Karin stava ferma, in piedi davanti al maestro, cercando di non mostrare agitazione.
<< Ieri mi sono sfuggiti due membri di Alba. Mi chiedevo se fossero passati da queste parti >> Orochimaru, affiancato da Suigetsu, squadrò il volto della ragazza.
<< No di certo, maestro >>
<< Non hai percepito due chakra particolarmente potenti nelle vicinanze? >>
<< No, non mi pare >>
Suigetsu osservò Karin con sguardo dubbioso: il suo comportamento non sembrava quello di sempre. Stava davvero nascondendo qualcosa?
Orochimaru mostrò un sorriso beffardo: << Ho esaurito delle scorte nel covo dove risiedo adesso. Potrei prendere ciò che mi serve dal laboratorio? >>
<< Ma certo >> Karin fece un inchino e si scostò facendo passare il maestro. Quando le passò davanti Suigetsu, la ragazza gli afferrò un braccio, bloccandolo. Il ragazzo le lanciò uno sguardo interrogatorio, ma Karin, guardando Orochimaru allontanarsi, gli fece segno di fare silenzio. Quando le sembrò che il maestro fosse abbastanza lontano, finalmente sussurrò: << Yuki è viva. Ha perso il bambino, ma dovrebbe essere fuori pericolo >>
<< Che cosa?! Ma allora è come pensava Orochimaru! L’hai aiutata davvero?! >>
<< Perché sospetta che io l’abbia aiutata? >>
<< Perché ha pensato che tu fossi l’unica persona nelle vicinanze in grado di curarla e che Itachi ti avrebbe costretto facilmente con la forza. Ma dove sono adesso? >>
<< Erano qua fino a 20 minuti fa, ma li ho mandati via. Non ho idea di dove andranno >>
In quel momento, Orochimaru aprì la porta del laboratorio e per non trarre sospetti, i due ragazzi tacquero e lo raggiunsero in fretta.
Il ninja leggendario si guardò attentamente intorno, come se fosse in cerca di un indizio, ma poi prese 3 o 4 fiale dall’armadietto e andò via con Suigetsu, lanciando a Karin un altro sorriso beffardo che sembrava celare una minaccia.
 
Come ogni mattina, la signora Akiko si alzò di buon ora, si lavò il viso, mise del latte a bollire per la colazione e uscì. Era un’allegra donna di mezza età; da molti anni viveva in quella casa di campagna con il marito e da molti anni, i due coniugi si occupavano di cavalli per potersi guadagnare da vivere. Purtroppo, la vita non aveva concesso loro dei figli, ma ormai si erano abituati alla loro solitudine e tutto sommato, dato che il cibo e l’aria buona non mancavano, potevano ritenersi felici.
Akiko salutò calorosamente i tre cavalli all’interno del recinto; chissà se in giornata, qualcuno interessato a comprarli sarebbe finalmente passato in quel posto sperduto tra le campagne. Pensando questo, la signora si diresse velocemente verso il fienile; l’aria era alquanto fredda e mentre camminava si sfregava le spalle coperte da una mantella bianca.
Quando arrivò alla porta del piccolo fienile in legno, si accorse subito che il gancio per la chiusura non era appeso. Si era forse dimenticata di riappenderlo? Cosa insolita, dato che non era praticamente mai successo. Tuttavia, ridendo tra sé e scrollando le spalle, pensò che evidentemente stava proprio invecchiando. Aprì, quindi, la porta del fienile e la prima cosa che vide furono due occhi dalle iridi rosse come rubini. Spaventata, Akiko provò a indietreggiare, ma in quel momento le sembrò di trovarsi in un altro posto e le passarono davanti delle immagini: una ragazza che partoriva in un lago di sangue, il volto pallido di un neonato e la fuga da un vecchio edificio su un’isola.
Quando tornò in sé, la donna focalizzò meglio le due figure stese sul fieno ed erano le stesse delle visioni che aveva appena avuto. 
<< Ma che mi sta succedendo? >> chiese a se stessa, Akiko, pensando di essere ancora vittima di allucinazioni.
Ma il ragazzo con gli occhi rossi parlò con aria estremamente stanca e afflitta: << Le ho mostrato i miei ricordi. Quello che ha visto è ciò che è successo due giorni fa >>
La donna notò il coprifronte smussato di chissà quale villaggio e il mantello a nuvole rosse, la cui fama era giunta sin laggiù: << Siete ninja..? >>
<< La prego.. non voglio farle del male. Ci lasci solo rimanere qua per qualche giorno. Non sappiamo dove andare.. >>
Akiko osservò meglio la ragazza che dormiva appoggiata alla spalla del compagno, visibilmente in preda alla febbre; se ciò che aveva visto erano veramente dei ricordi, ella doveva appena aver perso il proprio bambino. Eppure sembrava così giovane!
La donna si intenerì e con aria decisa fece cenno al ragazzo di seguirla: << D’accordo, venite con me >>
Comprendendo le generose intenzioni della donna, Itachi provò a ribattere: << Non è necessario. Va benissimo anche qua >>
<< Ninja o no, traditori o no, non lascerò che una bambina muoia di febbre nel mio fienile! >>
A quelle parole, Itachi abbassò devotamente la testa: << Grazie >>

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Capitolo 13
*** Il passo verso la felicità ***


Ancora prima di aprire gli occhi, Yuki portò la mano sul ventre e ricordò la triste verità. Le sembrò quasi di essere stata mutilata.
Man mano che riprendeva conoscenza, si accorse di essere in un morbido letto. Pensò di essere nella sua stanza, ma quando finalmente aprì gli occhi, si rese conto di non conoscere affatto il posto in cui si trovava. Non ricordava nulla di ciò che era successo dopo l’aborto e chissà quanti giorni erano passati da allora.
Qualche minuto dopo, una donna fece capolino e le sorrise: << Ti sei svegliata finalmente! >>
<< E lei chi è? Dove sono? >>
<< Mi chiamo Akiko. Tu e tuo fratello siete capitati qua mentre eravate in fuga e ho fatto in modo di curarti come meglio potevo >>
Yuki era così confusa che non riuscì neanche a esprimere qualche parola di gratitudine.
<< Credo sia meglio che vada a informare Itachi. Sarà felice di sapere che stai meglio >> e dicendo così, uscì dalla stanza.
Pochi attimi dopo, Itachi irruppe gioioso e si avvicinò al letto della ragazza: << Come ti senti? Mi hai fatto stare in pensiero. Hai avuto febbre alta per una settimana intera >>
Con aria assente, Yuki fece solo un cenno con la testa per far capire che fisicamente stava bene e poi chiese: << Dove siamo? >>
<< Non preoccuparti. Non credo possano trovarci qua. Siamo nel bel mezzo delle campagne del Paese della Cascata e questa casa è isolata. I proprietari sono dei semplici contadini, nessuno può sospettare che ci stiamo rifugiando qua >>
<< Dov’è il bambino? >> domandò Yuki con fredda decisione.
Itachi rimase per un attimo stupito da quella domanda così immediata e diretta e poi, rispose con titubanza: << Beh ecco, io.. >>
<< Voglio vederlo >>
<< Ho bruciato il corpo.. >>
Yuki sgranò gli occhi che si riempirono presto di lacrime: << Come hai potuto..? >>
<< Non c’era altra scelta! Se fosse finito in mano a qualcuno come Orochimaru sarebbero stati guai>>
<< Era mio figlio! >>
<< Era morto! >>
Yuki abbassò lo sguardo e si mise una mano sulla bocca, piangendo, e Itachi, pentito per essere stato fin troppo diretto, si sedette accanto a lei e la avvolse in un abbraccio.
<< Lasciami sola Itachi.. >>
<< Capisco come ti senti, ma.. >>
<< No, non puoi! >> la ragazza lo interruppe e lo guardò dritto negli occhi: << Questa volta non puoi capire >>
Non avendo la più pallida idea di come avrebbe dovuto comportarsi, Itachi tacque, sospirando malinconicamente.
<< Lasciami sola >> ripeté Yuki sottovoce e non appena il ragazzo uscì dalla stanza rassegnato e sconfortato, scoppiò nel primo dei tanti disperati pianti che avrebbe fatto nei giorni a venire.
 
<< Posso? >>
Mentre cercava di camminare un po’ per riabilitarsi, Sasuke sentì la voce di Suigetsu al di là della porta: << Sì, entra >>
<< Allora? Come va? Vedo che ti stai riprendendo >>
Ossessionato dai suoi pensieri, l’Uchiha preferì non rispondere. Erano giorni che non aveva notizie di Yuki; a quanto pareva, neanche Orochimaru aveva la minima idea di dove fosse finita. Naturalmente, non si sapeva neanche se fosse viva o morta. E mentre la donna che amava era praticamente dispersa, lui non riusciva neanche a fare due passi senza aggrapparsi alla sponda del letto. Tutto ciò gli era davvero insopportabile.
Intuendo il motivo del malumore dell’amico, Suigetsu provò ad ottenere la sua attenzione: << Ho notizie di Yuki >>
Sasuke, che non l’aveva nemmeno guardato in faccia da quando era entrato nella stanza, rivolse immediatamente gli occhi sgranati su di lui, in attesa che continuasse il suo discorso.
<< Karin mi ha detto che Itachi l’ha portata al covo nord, subito dopo essere stata avvelenata, e che è riuscita, bene o male, a salvarla. Quando siamo andati là, io e Orochimaru, quei due erano già fuggiti, ma in ogni caso, quel giorno Yuki era ancora viva e secondo Karin era fuori pericolo >>
<< E me lo dici solo adesso?! Orochimaru lo sa? >>
<< No. Infatti te l’ho detto solo adesso perché se venisse a sapere una cosa del genere, sarebbe la fine sia per Karin che per me che sono venuto a dirtela. Sono passato da te adesso perché sono sicuro che sia Kabuto che Orochimaru non sono nel covo >>
<< Dove si trova Yuki adesso? >>
<< Purtroppo non lo so.. ma finché è con Itachi, non dovrebbe esserci nulla di cui preoccuparsi, no? >>
<< Lo spero.. >>
Suigetsu tacque per un attimo, osservando il volto preoccupato dell’Uchiha e poi si decise a dargli la cattiva notizia: << Tuttavia, c’è ancora una cosa che non ti ho detto >>
Sasuke sollevò lo sguardo, nuovamente attento.
<< Yuki ha perso il bambino >>
<< Capisco.. >>
L’Uchiha abbassò tristemente lo sguardo, si voltò e si avvicinò lentamente alla sedia vicino al letto su cui, per oltre due mesi, vi era rimasta seduta Yuki. Appoggiò entrambe le mani sullo schienale e all’improvviso, in un impeto di rabbia, scagliò a terra la sedia e insieme ad essa, ogni cosa che si ritrovò tra le mani in quel momento: << Maledetto bastardo! Me la pagherai! >>.
Non aspettandosi una reazione del genere, Suigetsu, in un primo momento indietreggiò spaventato, ma subito dopo si precipitò a soccorrere l’amico che, per lo sforzo, finì a terra.
<< Hey hey calmati! Adesso tu e Yuki dovete pensare solo a rimettervi in sesto. Tutto il resto viene dopo >>
Sasuke sembrò calmarsi e Suigetsu lo aiutò a rimettersi a letto: << E soprattutto, capisco che sei arrabbiato, ma per favore, cerca di non far capire a Orochimaru che hai delle informazioni su Yuki. Vendicati al momento giusto. E non fare pazzie. Ora come ora non riusciresti neanche a sconfiggere un genin >>
L’Uchiha non rispose; probabilmente perso di nuovo nei suoi pensieri, rimase immobile a guardare il vuoto. Suigetsu, allora, pensò che fosse meglio lasciarlo da solo e si voltò verso la porta: << Beh, ci vediamo allora >>
<< Suigetsu >> Sasuke sollevò lo sguardo verso l’amico e attese che si voltasse per guardarlo dritto negli occhi: << Grazie >>
Suigetsu mostrò un sorrisetto compiaciuto e sollevò la mano in gesto di saluto: << Di nulla >>.
 
<< Ti prego, sono giorni che non mangi! Almeno un boccone! >>
Yuki si era ripresa dalla febbre ormai da 3 giorni; fisicamente sembrava stare bene, ma si era rifiutata di ingerire un solo chicco di riso e Itachi stava cercando disperatamente di convincerla a mangiare, mettendole sotto il naso della carne. Doveva aver perso almeno un paio di chili, nonostante fosse già molto magra, e sotto gli occhi le erano comparse delle occhiaie scure.
<< Non mi va. Non ho fame >>
<< Ma come è possibile che tu non abbia fame?! >>
Yuki non rispose, continuando a guardare ostinatamente fuori dalla finestra, quasi come se tutto ciò che la circondava non avesse più alcuna importanza.
Itachi ripose il piatto sul vassoio e le chiese con tono deciso: << Che intenzioni hai, dunque? Vuoi lasciarti morire? >>
<< Perché no? Potrebbe essere un’idea >>
<< Sasuke non vorrebbe vederti così.. >>
Yuki distolse finalmente lo sguardo dalla finestra e lo rivolse a terra tristemente: << Sasuke.. Non so neanche se lo rivedrò mai più >>
<< Perché dici questo? >>
<< Orochimaru ha vinto, no? Evidentemente noi due non possiamo nulla contro di lui >>
Itachi sorrise dolcemente: << E secondo te lascerei il mio fratellino in mano a quell’essere per altri anni?! >>
Yuki voltò lo sguardo sorpreso verso il ragazzo.
<< Ci ho pensato molto, Yuki e credo che questo sia proprio il momento di liberarlo da Orochimaru. Da quello che ho potuto vedere, voi due vi amate molto e credo che il vostro posto sia alla Foglia. Non appena ti sarai ripresa a sufficienza, andremo a liberare Sasuke e fuggirete insieme a Konoha >>
<< E all’organizzazione Alba non ci hai pensato? Non appena metteremo piede fuori di qui ci daranno la caccia >>
<< Certo che ci ho pensato. Me ne occuperò io non preoccuparti >>
La ragazza lo fissò preoccupata: << Che vuoi dire? Che hai intenzione di fare? >>
Itachi tacque mostrando un sorriso rassicurante, ma Yuki insistette: << Non vorrai per caso affrontarli tutti da solo?! >>
<< Sì. Non credo ci siano altri modi >>
<< No! Non se ne parla! Io vengo con te >>
<< Sarebbe troppo rischioso. Tu devi solo pensare a raggiungere Konoha insieme a Sasuke >>
<< Ma non puoi affrontarli da solo! >>
Itachi accarezzò il volto di Yuki: << Te l’ho già detto. Io morirò comunque >>
<< I patti erano che avremmo combattuto Alba insieme! >>
<< Il nostro patto prevedeva che tu riuscissi a diventare forte almeno quanto me. Pensi di riuscire a tenermi testa? >>
La consapevolezza della propria debolezza bruciò nel petto di Yuki e le impedì di rispondere.
L’Uchiha, di fronte a quell’ostinato silenzio, si intenerì e continuò a parlare con dolcezza: << Darei volentieri la vita per la vostra felicità. Ve lo meritate. Io non ho commesso altro che crimini nella mia vita >>
<< Ma non è giusto.. >>
Itachi afferrò con pazienza entrambe le mani della ragazza: << Mettiamola così: non lo faccio solo per te, Yuki. Lo faccio anche per mio fratello, perché credo che tu sia l’unica donna al mondo in grado di renderlo felice. E poi non credo che Sasuke sia in grado di affrontare da solo Orochimaru; sarà meglio che tu stia al suo fianco quando lo faremo fuggire dal covo. Se ci credete, insieme potete sconfiggerlo >>
Yuki ci pensò un po’ con aria triste e poi strinse Itachi in un abbraccio: << Ti voglio bene >>
L’Uchiha sorrise dolcemente: << Anch’io >>
 
<< Di nuovo qui, Suigetsu? >> Karin, indaffarata nel mettere in ordine alcune scartoffie, accolse il ragazzo senza neanche voltarsi a guardarlo.
Negli ultimi giorni, Suigetsu le aveva fatto visita diverse volte; essendo il più veloce tra i sottoposti di Orochimaru ad attraversare il mare per raggiungere l’isola, aveva convinto il maestro a mandare lui da Karin a chiedere eventuali aggiornamenti sugli spostamenti di Alba. Naturalmente, non lo faceva per Orochimaru, ma per Sasuke, il cui morale sembrava davvero a pezzi e non sopportava di vederlo ridotto in quello stato. E poi, anche Yuki gli era simpatica e gli sarebbe dispiaciuto se avesse fatto un brutta fine. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma in fondo sperava davvero un lieto fine per quei due.
<< Notizie di Yuki e Itachi? >>
Karin abbandonò per un attimo quello che stava facendo: << Beh veramente.. >>
<< Cercavi me? >> Itachi Uchiha in carne ed ossa entrò nello studio di Karin dalla stanza adiacente.
Suigetsu, riconoscendolo subito, spalancò gli occhi per lo stupore: << Che diavolo ci fai qui?! >>
Soltanto il giorno prima, Itachi era tornato al covo nord nella speranza di riuscire, in qualche modo, a mettersi in contatto con Sasuke senza che Orochimaru lo scoprisse e Karin gli aveva consigliato di aspettare la prossima visita di Suigetsu.
<< Avevo bisogno di qualcuno che recapitasse un messaggio a mio fratello. Sei suo amico, no? >>
Il ragazzo rimase per qualche secondo in silenzio a guardare l’Uchiha con aria sospettosa: << Che tipo di messaggio? Dov’è Yuki? >>
<< Questa è un’informazione che non posso davvero darti. Ti basti sapere che sta bene e che si trova sotto la mia custodia anche in questo preciso momento. Io sono soltanto una copia >>
<< Capisco >>
<< E che mi dici di Sasuke? Come sta? >> chiese la copia di Itachi con aria seria.
<< Si sta riprendendo abbastanza in fretta. Temo che abbia in mente di fare qualche stupidaggine con Orochimaru.. >>
<< Tra una settimana sarebbe in grado di rialzarsi dal letto? >>
<< Beh.. direi di sì >> Suigetsu alzò un sopracciglio con aria interrogativa, non capendo dove Itachi volesse arrivare.
<< Allora digli di tenersi pronto. Tra una settimana lo aiuterò a fuggire dal covo. E’ giunto il momento che lui e Yuki tornino alla Foglia >>
Sia Suigetsu che Karin rimasero senza parole per lo stupore; poi a quest’ultima venne un dubbio: << Ma non vi odiavate, tu e Sasuke? >>
Itachi chiuse gli occhi e rispose con la sua solita freddezza: << Mio fratello mi è del tutto indifferente. Lo faccio esclusivamente per Yuki >>
I due ragazzi rimasero per un po’ in silenzio, pensierosi, ma l’Uchiha interruppe le loro riflessioni: << Posso fidarmi di voi due? Se ci tradite, sappiate che non avreste scampo con me >>
Suigetsu strinse i pugni e assunse uno sguardo deciso: << Sì, d’accordo >>.
Udite queste parole, la copia di Itachi lanciò un ultimo sguardo di raccomandazione al ragazzo e scomparve in uno stormo di corvi.
Suigetsu sospirò grattandosi la testa: << Accidenti che modi.. Mi ricorda proprio qualcuno di nostra conoscenza >>. 

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Capitolo 14
*** Verso Konoha ***


<< Sei pronta? >> Itachi entrò con discrezione nella stanza e Yuki era di nuovo in piedi davanti alla finestra a fissare il movimento dell’erba accarezzata dal vento mattutino. Ma non c’era più traccia dell’inconsolabile tristezza che l’aveva tormentata solo qualche giorno prima. La sua figura eretta mostrava con sicurezza il mantello a nuvole rosse, quasi con fare intimidatorio, e sembrava voler dire che il dolore l’aveva resa ancora più forte.
Di fronte a quell’immagine, Itachi ripensò con nostalgia al volto timido e insicuro della bambina che aveva trovato per strada circa 10 anni prima e, come un padre di fronte alla propria figlia cresciuta, si rese conto che, ormai, quel volto apparteneva al passato. Con una certa fierezza nel vedere il bagliore che emanava la creatura che aveva cresciuto con tanto impegno, le si avvicinò lentamente. L’unica macchia nel suo cuore era dovuta al pensiero che, forse, quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.
<< Oggi è il grande giorno, eh? >>
Yuki non rispose. Per tutta la vita aveva combattuto per gli altri; quel giorno, avrebbe finalmente combattuto per se stessa, per la libertà che aveva tanto desiderato. Ma non avrebbe mai voluto barattare la vita di Itachi per la propria felicità.
<< Sei proprio sicuro di quello che stai facendo? >>
Capendo perfettamente dove volesse arrivare, l’Uchiha prese dolcemente tra le mani il volto addolorato della ragazza: << Tu e Sasuke siete gli unici che mi sono rimasti. Non permetterò che qualcuno distrugga ciò che amo >>.
<< Ti prego, non morire.. >>
Itachi fissò con rassicurante dolcezza i luminosi occhi di Yuki e con il pollice le scostò una sottile ciocca di capelli, accarezzandole la palpebra destra: << Qualunque cosa succeda, io sarò sempre con te >>
Quelle parole resero entrambi ancora più consci del fatto che la fine del ragazzo fosse ormai vicina, tanto che persino Itachi stesso tornò serio, non riuscendo a mantenere il suo solito sorriso rassicurante.
<< Devi giurarmi di nuovo una cosa, Yuki >>
La ragazza aggrottò leggermente le sopracciglia, in attesa che continuasse.
<< Sasuke non deve sapere nulla su come andarono realmente le cose quando sterminai il clan. Neanche se un giorno dovesse diventare tuo marito o il padre dei tuoi figli. Non dovrà saperlo per nessun motivo al mondo. Né lui, né nessun altro >>.
Yuki sospirò, stanca di dover di nuovo discutere su quella questione, persino in un momento simile. Ma Itachi non le diede il tempo di dire nulla: << Giuramelo di nuovo! Non avrebbe senso procurargli altro dolore. Non sei d’accordo? >>.
Anche se si era già ripromessa da sola di non rivelare mai ciò che sapeva su Itachi, Yuki ci rifletté su. Effettivamente, lasciando da parte l’incolumità di Konoha, se il ragazzo fosse morto quel giorno, non sarebbe stato più necessario che Sasuke conoscesse la verità; il loro rapporto come fratelli sarebbe stato perso comunque.
<< Te lo giuro >>.
 
Quella mattina Sasuke si alzò dal letto che non era neanche l’alba. Non sapeva di preciso quando Itachi sarebbe giunto al covo, per cui pensò che fosse meglio farsi trovare pronto il prima possibile. Ormai riusciva a muoversi bene, ma dato che era da molto che non combatteva, fece qualche esercizio di riscaldamento per i muscoli. In fondo, avrebbe dovuto vedersela contro Orochimaru che era pur sempre un avversario temibile. Finiti gli esercizi, dopo molto tempo si legò di nuovo la katana alla vita e sistemò shuriken e kunai.
Proprio nel momento in cui cominciò a chiedersi come avrebbe fatto Itachi a irrompere nel covo, sentì l’assordante frastuono di una bomba, proprio sopra di lui. Vide pezzi di soffitto cadere nella stanza mentre cercava di proteggersi la testa con le braccia, ma appena gli fu possibile, balzò fuori dal covo.
La luce del sole, che non vedeva da mesi, lo accecò per qualche istante e quando riuscì a mettere a fuoco la vista, vide la figura di Itachi alla sua destra.
<< Spero che ti sia ripreso a sufficienza, fratellino >>
Sasuke non fece in tempo a rispondere, poiché qualcosa gli aveva afferrato la caviglia e lo stava trascinando indietro.
<< Dove credi di andare, Sasuke? >> Orochimaru era già giunto sul posto e aveva legato dei serpenti, che gli uscivano dal braccio, al piede dell’allievo.
Prontamente, Itachi si precipitò sui serpenti e li tranciò con un kunai. Il ninja leggendario parve stupefatto quando si accorse della presenza di quest’ultimo; non credeva che avrebbe mai visto i due fratelli Uchiha schierati insieme.
Con un calcio, Itachi gettò Orochimaru di nuovo nel covo e chiuse gli occhi concentrandosi; dall’occhio destro sgorgò un rivolo di sangue e quando lo riaprì, l’intero covo si incendiò di fiamme nere.
Sasuke rimase a bocca aperta; non aveva mai visto una tecnica simile.
Itachi lo riportò alla realtà dandogli una pacca sulla spalla, mentre correva via: << Muoviamoci! >>.
I due corsero velocemente per qualche minuto tra gli alberi della foresta, finché non trovarono un punto sicuro dove potersi fermare.
<< Che cos’era quella tecnica? >> chiese Sasuke ancora impressionato.
<< Non credo che abbia colpito Orochimaru, ma dato che l’intero covo è in fiamme, se non altro, vi ha fatto guadagnare un po’ di tempo. Yuki ti sta aspettando nella foresta. Devi proseguire a sud-est. Immagino che ricordi la strada per arrivare a Konoha >>
<< E tu che farai? >> nonostante l’orgoglio dominasse costantemente l’animo del giovane Uchiha, quella domanda uscì così spontanea dalla bocca che in un primo momento nemmeno lui stesso si rese conto di averla pronunciata davvero.
Itachi, che non si aspettava tanto interessamento da parte del fratello minore, rimase per un attimo spiazzato e poi rispose con il solito tono freddo che aveva con lui: << Vado a eliminare i rimanenti membri di Alba. Se si intromettono quelli, non raggiungerete mai il villaggio >>
Sasuke assunse un’aria sospettosa: << Perché lo fai? >>
<< Non lo faccio per te. Lo faccio per Yuki >>
<< Questo mi pare ovvio. Quello che intendevo dire è perché sei disposto a tanto per lei? >>
A Itachi scappò un sorrisetto sarcastico; nonostante stesse facendo di tutto per non mostrarlo, era comunque così evidente che il suo fratellino fosse un po’ geloso. Ripensando in cuor suo all’immagine di Sasuke da bambino, Itachi allungò la mano verso la fronte dell’altro e gli diede il familiare buffetto che era solito fare quando erano ancora in buoni rapporti: << Perché lei è molto più in gamba di te>>
Sasuke rimase per qualche secondo spiazzato da quel gesto; perché mai lo aveva fatto? Ma poi, convincendosi del fatto che forse si stava solo divertendo a prendersi gioco di lui, mostrò un sorriso beffardo: << Temo che questa volta debba darti ragione >>.
Non avendo più nulla da chiedergli, Sasuke si voltò dando le spalle al fratello maggiore, pronto a riprendere la sua fuga: << Vedi di non morire. Sarò io quello che ti spedirà all’inferno >> e dicendo così, balzò di nuovo tra gli alberi, in direzione sud-est.
Itachi, rimasto solo, sorrise accettando la sfida: << Alla prossima, allora >>. Ma, in fondo, sapeva benissimo che non ci sarebbe stata una prossima volta.
 
Sasuke proseguì velocemente fino al confine con il Paese del Fuoco, dove avvertì una presenza nascosta tra i cespugli. Scese a terra con un balzo dall’albero su cui si trovava e impugnando un kunai si avvicinò silenziosamente ai fitti cespugli davanti a sé. Forse si trattava di Yuki, ma con Orochimaru ancora nei paraggi la prudenza non era mai troppa.
Quando fu a circa due metri da quei cespugli, questi si mossero bruscamente e si ritrovò davanti la familiare figura della ragazza che tanto aveva sperato di rivedere, anch’ella in allerta e con un kunai in mano.
I due si fissarono immobili per qualche secondo, finché Sasuke lasciò cadere a terra il kunai che le stava puntando e senza dire nulla si gettò sulle sue labbra; fu come respirare dopo una lunga apnea.
<< Stai bene? >> le chiese il ragazzo visibilmente sollevato da quell’incontro.
<< Sì, sto bene >> rispose Yuki con un velo di tristezza nella voce.
Percependo quella nota amara, Sasuke gettò subito lo sguardo al ventre della ragazza, ormai piatto: << Suigetsu mi ha detto che.. >>
Intuendo dove volesse arrivare, Yuki lo interruppe poggiandogli una mano davanti alla bocca: << Non è il momento adesso per pensarci >>
<< Certo che no! >> una voce molto familiare provenne dalle spalle di Sasuke, cogliendo di sorpresa i due ragazzi; Orochimaru, affiancato dall’inseparabile Kabuto, li aveva già raggiunti.
Il ninja leggendario si rivolse a Yuki mostrando il suo solito sorriso beffardo: << E così sei riuscita a sopravvivere! Anche se mi sembra di capire che il veleno non sia stato del tutto inutile >>
<< Come osi, bastardo?! >> Sasuke avvampò e si lanciò a spada tratta contro il maestro, ma Kabuto gli si pose davanti.
<< Non è carino intromettersi in una conversazione tra padre e figlia, non trovi? Tu te la vedrai con me, Sasuke >>
<< Togliti di mezzo Kabuto! Pensi davvero di poter competere con me?! >>
Kabuto concentrò il chakra sulle mani e cominciò ad attaccare: << Beh, perché no? >>.
Nel frattempo, Orochimaru evocò Manda e si scagliò contro la figlia, che però rimase tranquilla e immobile.
<< Yuki! >> le urlò Sasuke preoccupato, mentre era alle prese con Kabuto.
<< Manda, ti ordino di ritirarti! >> Yuki pronunciò quelle parole in modo chiaro e conciso e il serpente si bloccò subito.
<< Come desiderate >> e con un breve inchino, Manda scomparve in una nuvola di fumo.
Orochimaru, che era rimasto in aria, atterrò con aria completamente stupefatta: << Che diamine significa?! >>
<< Significa che, a differenza tua, sono riuscita a completare l’addestramento nella Caverna dei Draghi. I tuoi serpenti seguono i miei ordini >>
Orochimaru rimase a bocca aperta; se aveva completato quell’addestramento significava che aveva anche appreso le arti eremitiche dei serpenti. Una sfida che aveva ritenuto impossibile da realizzare per qualsiasi essere umano.
<< Com’è possibile che tu ci sia riuscita? >>
Yuki chiuse gli occhi con un sorriso beffardo e quando li riaprì, le iridi si erano tinte di rosso: << Ho i miei metodi >>
Orochimaru rimase piacevolmente stupito da quella visione: << Lo Sharingan. Lo sapevo che lo avevi ereditato >> disse leccandosi le labbra.
<< Già, proprio così! >> Yuki si lanciò all’attacco, scagliando una Palla di Fuoco contro il padre che la evitò facilmente.
Subito dopo tentò una serie di attacchi con dei serpenti, respinti anch’essi con altrettanta facilità.
<< Osi attaccarmi con le tecniche che ti ho insegnato io? >>
Yuki si fermò per un attimo e parve concentrarsi: << Hai ragione. Credo proprio che dovrò fare sul serio >>
Dal collo della ragazza si espansero entrambi i segni maledetti; la pelle divenne rossa e dura come l’acciaio, unghie e canini si allungarono e dalla testa spuntarono due corna appuntite. Subito dopo, dalla sua schiena emersero anche due ali simili a quelle dei demoni. Il risultato della combinazione del segno maledetto della Terra con quello del Cielo era qualcosa che non sembrava neanche umano.
<< La finiremo in 5 minuti >> disse Yuki con decisione, appena completata la trasformazione.
Orochimaru sorrise: << Adesso sì che si ragiona >>.
Nel frattempo, anche Kabuto si stava rivelando un avversario temibile; Sasuke non era ancora sconfitto, ma l’avversario era riuscito a lacerargli alcuni muscoli e faceva fatica a muoversi. Nonostante fosse preoccupato, vedendo Yuki combattere al massimo delle sue forze, sembrava che ancora non riuscisse proprio ad andare ad aiutarla. Appena trovò il momento giusto, anche lui liberò il segno maledetto e si precipitò di nuovo all’attacco.
Yuki combatté come un leone; in poco tempo scagliò contro il padre una serie di tecniche delle Arti del Vento, del Fuoco, dell’Acqua e della Terra, attivate grazie al segno maledetto del Cielo e la velocità dei suoi movimenti era impressionante. Orochimaru fu addirittura costretto a evocare il Triplo Rashomon.
Ma il tempo a disposizione era davvero di 5 minuti; la combinazione dei due segni maledetti portava facilmente all’impazzimento e Yuki riusciva a mantenere la lucidità mentale soltanto per quella manciata di minuti. Orochimaru lo sapeva bene e, infatti, si tenne sulla difensiva; il segno maledetto della Terra, che concedeva un’alta resistenza fisica, avrebbe in ogni caso respinto qualsiasi attacco e preferì aspettare che l’effetto svanisse.
I minuti passarono, ma nonostante Orochimaru avesse incassato qualche colpo, non ne voleva proprio sapere di gettarsi a terra sconfitto. Al quarto minuto, un minuto prima del previsto, i movimenti di Yuki rallentarono drasticamente; forse non si era ancora del tutto ripresa dai giorni passati a combattere il veleno e la febbre.
Orochimaru se ne accorse subito e colse l’occasione per preparare il suo attacco definitivo. In quel momento, Sasuke riuscì, con un calcio, ad allontanare il suo avversario da sé e gettando un occhio a ciò che stava succedendo nel combattimento tra Yuki e Orochimaru, capì immediatamente le intenzioni del maestro.
Senza pensarci neanche per un istante, l’Uchiha corse davanti alla ragazza, ancora in aria dopo l’ultima tecnica usata, per pararle il colpo che stava arrivando. Dalla bocca di Orochimaru uscì di scatto la famosa spada Kusanagi che, allungandosi, infilzò entrambi i ragazzi alla spalla sinistra e li mandò a sbattere contro il tronco di un albero vicino alla sponda del fiume che segnava il confine con il Paese del Fuoco. Yuki cacciò un urlò e ritrasse i segni maledetti.
Sasuke girò la testa verso di lei: << Stai bene? >>
La ragazza non rispose. Sembrava sul punto di svenire, ma l’intervento del ragazzo aveva evitato che la spada la colpisse dritta al cuore; evidentemente era solo sotto gli effetti collaterali dei segni maledetti.
Orochimaru ritirò la spada e si avvicinò ridendo: << La combinazione dei due segni maledetti è estremamente potente, ma dura molto poco e gli effetti collaterali sono alquanto devastanti. Immagino che adesso la tua amata non riesca più a muoversi >>.
Sasuke strinse i denti per la rabbia; in effetti sembrava proprio che Yuki non riuscisse a muovere neanche un dito.
<< Sei caduto davvero in basso, Sasuke. Saresti pronto a morire solo per una stupida ragazzina. Ma non temere. Ci penserò io a farti rinsavire. E il primo passo è toglierla di mezzo una volta per tutte>> Orochimaru cominciò a camminare lentamente verso di loro.
Preso dal panico, Sasuke provò a muoversi, ma con la ferita alla spalla e i danni riportati nello scontro con Kabuto, si rese subito conto che non sarebbe riuscito né a fronteggiare il maestro, tantomeno a fuggire con Yuki. Ma non poteva permettere che finisse così.
Inspiegabilmente, il fiume alla sua destra catturò la sua attenzione e in quel momento gli venne un’idea.
<< Yuki, vai tu alla Foglia >> le disse sottovoce.
<< Cosa?! >> Yuki parve non capire; che cosa aveva in mente?
<< Questo fiume ti porterà dritta a Konoha. Fa’ il mio nome e chiedi di Naruto. Lui ti aiuterà >>
<< Sei impazzito?! Non ti lascio da solo! >>
<< Non c’è altro modo! Salvati almeno tu. Ti raggiungerò presto >> dicendo quella bugia, Sasuke le mostrò un sorriso rassicurante.
Quando Orochimaru fu solo a un paio di metri distante da loro, l’Uchiha diede una violenta spallata alla ragazza, facendola rotolare sulla discesa e si avventò sul maestro per evitare che si precipitasse a recuperarla.
L’ultima cosa che Yuki vide prima di essere ingoiata dalle acque del fiume, fu l’irata figura di Sasuke che puntava la sua katana contro Orochimaru.

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Capitolo 15
*** Verità e menzogne ***


Tsunade batteva nervosamente le unghie sulla scrivania in legno del suo ufficio colmo di rotoli e fogli sparsi qua e là. Solo un paio di giorni prima, una ragazza con indosso un mantello nero a nuvole rosse era stata trovata ferita sulle sponde del fiume che scorreva vicino Konoha. Non si aveva neanche uno straccio di informazione su di ella; le ricerche svolte sull’organizzazione Alba non accennavano affatto a un tale membro e, dato che non portava con sé il coprifronte, non si sapeva neanche da dove provenisse. Eppure, non c’erano dubbi sul fatto che il mantello che aveva addosso, fosse proprio la divisa di Alba.
I chunin che l’avevano trovata dissero che, prima di svenire, la ragazza aveva giurato di essere giunta in pace e di avere delle informazioni su Sasuke Uchiha. A detta sua, il ragazzo si trovava in pericolo ed era urgente andare a salvarlo da Orochimaru.
Tuttavia, la ragazza non si era più svegliata da quando era stata trovata sulla riva del fiume e Tsunade non sapeva proprio che fare. Tutto ciò poteva corrispondere alla realtà, ma poteva anche essere una trappola architettata dell’organizzazione Alba. Anche perché, in fondo, per quale motivo Orochimaru avrebbe dovuto fare del male al suo pupillo? O forse la ragazza intendeva che Sasuke stava per cedere il proprio corpo al maestro? Nonostante le insistenze di Naruto a organizzare una squadra e partire subito, il Quinto hokage aveva, tuttavia, ritenuto più saggio aspettare che la misteriosa ragazza si risvegliasse, in modo da poter estorcerle informazioni più dettagliate e soprattutto valutare se ciò che aveva dichiarato fosse la verità.
Ella, al momento, si trovava all’ospedale della Foglia, sorvegliata da jonin e membri della squadra Anbu 24 ore su 24; naturalmente, a Naruto era stato categoricamente vietato di avvicinarsi a lei.
Dalle analisi svolte, sembrava che la ragazza avesse riportato una ferita alla spalla sinistra e che fosse vittima degli effetti collaterali di una potente tecnica che i medici ninja collegarono ai due segni maledetti che aveva dietro il collo. Il che la legava non solo ad Alba, ma anche ad Orochimaru. Inoltre, per qualche motivo, l’utero risultava alquanto danneggiato, come se da poco avesse dovuto affrontare un aborto o un parto difficile.
Questo era forse il punto su cui Tsunade aveva riflettuto di più. Doveva avere più o meno la stessa età di Sakura e Naruto, eppure era innegabile che questa ragazza aveva già sperimentato l’esperienza di una gravidanza. Che fine aveva fatto questo bambino? E soprattutto in che rapporti era con Sasuke? Perché un membro di Alba avrebbe dovuto preoccuparsi per la sorte di un sottoposto di Orochimaru? Possibile che Sasuke avesse a che fare con la passata gravidanza della ragazza? Oppure tutto ciò era solo una farsa per far cadere i ninja di Konoha dritti in una trappola? Per quanto ci riflettesse, Tsunade non riusciva proprio a venire a capo di quella assurda situazione.
Il rumore della porta dell’ufficio che si apriva interruppe i suoi vorticosi pensieri.
<< Mi perdoni, signorina Tsunade. E’ arrivato un corvo da Anko. Gira voce che Itachi Uchiha sia deceduto >> Shizune entrò tenendo il messaggio di Anko in mano, con aria pensierosa.
<< Che cosa?! E come è successo?! >>
<< Dice che non ve ne è certezza, ma pare che si sia ribellato ad Alba e che Pain abbia avuto la meglio >>
<< Pain... >> Tsunade si morse il labbro inferiore. Solo tre giorni prima era giunta la notizia della morte di Jiraya e adesso persino Itachi Uchiha era morto per mano dello stesso ninja.
Questo Pain sembrava davvero temibile.
 
Yuki riaprì gli occhi. La luce a neon proprio sopra di sé la accecò ed ebbe l’impulso di portarsi la mano al viso; in quel momento si accorse della familiare sensazione di avere qualcosa conficcato nel braccio. L’inconscio la riportò ai momenti della sua infanzia, quando Orochimaru faceva esperimenti su di lei e, completamente nel panico, con uno scatto si staccò l’ago dalle vene.
Qualcuno provò a bloccarle velocemente le mani: << Hey hey! Calmati! >> una voce femminile tentò di rassicurarla.
<< Che cos’è questa roba?! >> Yuki era così impaurita da non riuscire neanche a comprendere la situazione in cui si trovava.
<< E’ solo una flebo. Ci sono dei nutrimenti dentro. Sei stata incosciente per due giorni >>
La voce della ragazza sembrò tranquillizzare Yuki che finalmente osservò meglio la persona che aveva di fronte: una ragazza dai capelli color fiore di ciliegio.
<< Sakura! Tu sei Sakura vero? >> Yuki l’aveva vista quando si era introdotta insieme a Naruto e ad altri due ninja della Foglia nel covo di Orochimaru per recuperare Sasuke.
La ragazza aggrottò le sopracciglia: << Come fai a sapere il mio nome? >>
<< Sasuke è.. >> in quel momento Yuki si accorse che in quella stanza non c’era solo Sakura, ma altri due ninja erano silenziosamente in allerta, pronti ad attaccarla in caso di strani movimenti. Riconobbe il Capitano Yamato, mentre l’altro portava una maschera e un occhio coperto dal coprifronte.
<< Calmati! Cos’è successo a Sasuke? >> Sakura provò ad essere paziente e ragionevole mentre tamponava il sangue che era uscito dal braccio di Yuki.
<< L’ho lasciato mentre stava combattendo contro Orochimaru. Non so cosa sia successo dopo.. >>
<< E perché Sasuke avrebbe dovuto combattere contro Orochimaru? >> l’uomo con la maschera pose quella domanda educatamente, ma con aria sospettosa.
Yuki, resasi conto di non essere stata creduta, sollevò lo sguardo serio verso l’uomo, ma rimase in silenzio. In fondo doveva aspettarselo che i ninja di Konoha non si sarebbero fidati di lei.
<< Perché conosci Sasuke? In che rapporti sei con lui? >> continuò a chiedere l’uomo, questa volta con un tono più minaccioso.
<< Beh ecco.. io.. >> non senza una buona dose di imbarazzo, Yuki stava per rispondere sinceramente, ma il suo sguardo si fermò sul volto incuriosito e preoccupato di Sakura e preferì essere discreta: << E’ una storia lunga >>
<< Credo sia meglio avvertire l’hokage, non credi Kakashi? >> disse allora il Capitano Yamato. Yuki, sentendo quel nome, osservò incuriosita l’uomo con la maschera: quindi era lui il famoso Kakashi?
<< Sì, concordo. Ci pensi tu, Sakura? >> rispose quest’ultimo.
Con un cenno di assenso, Sakura uscì dalla stanza.
Dopo qualche decina di minuti, la porta si aprì di nuovo e il Quinto hokage in persona, accompagnata dal consigliere Shikaku, entrò a passo sicuro. Con uno sguardo minaccioso si fermò davanti al letto di Yuki: << Adesso devi dirci tutta la verità su chi diavolo sei, come sei arrivata fin qui e soprattutto che cosa vuoi da noi. E se mentirai ti assicuro che ce ne accorgeremo >>
La ragazza prese allora un profondo respiro e cominciò a raccontare tutto dall’inizio; dall’identità dei suoi genitori a come aveva vissuto i suoi primi anni di vita e da come Orochimaru aveva ucciso sua madre a come l’aveva portata con sé nel covo per addestrarla. Aveva fatto anche il nome di Anko, visto che, da quanto ne sapeva, adesso doveva trovarsi a Konoha. Di fronte a quella rivelazione Tsunade ordinò immediatamente che venisse mandato un corvo ad Anko, che si trovava in missione, per sollecitarla a tornare al villaggio il più in fretta possibile.
Yuki proseguì raccontando di come Itachi Uchiha l’aveva presa con sé e accudita amorevolmente, dopo la sua fuga da Orochimaru, e di come Alba l’aveva costretta a unirsi a loro. E poi raccontò di come aveva conosciuto Sasuke, della missione che prevedeva di eliminarlo, ma che non ebbe cuore di portare a termine perché si era innamorata del ragazzo. Rivelò di aver portato in grembo il frutto del loro amore segreto, che aveva perso in modo crudele per colpa di Orochimaru; la prova di questo erano proprio le analisi che i medici avevano indubbiamente svolto su di lei. E infine spiegò quale fosse il loro piano per sfuggire ad Alba e a Orochimaru, ma che purtroppo non era andato a buon fine.
Insomma, raccontò a cuore aperto tutto quello che poteva raccontare, nella speranza di convincere i presenti. Gli unici due fatti che omise furono, ovviamente, la verità su Itachi e l’esistenza del suo Sharingan; Yuki conosceva bene l’astio degli anziani della Foglia nei confronti degli Uchiha e per la propria incolumità decise di tenere segreta la sua abilità innata.
Anche se non lo dava a vedere, il Quinto hokage era senza parole per lo stupore, soprattutto per il fatto che per tutti quegli anni, né lei né Jiraya avevano mai sospettato che Orochimaru potesse avere una figlia. Nessuno però sembrava conoscere la donna di nome Misaki che Yuki aveva affermato essere sua madre; così fece ordinare a tutto il personale degli archivi di cercare qualsiasi documento attestasse l’esistenza di un ninja con quel nome imparentato con il clan Uchiha. In effetti, era innegabile una certa somiglianza tra la ragazza e il ninja leggendario, ma in ogni caso voleva accertarsi che dicesse proprio tutta la verità.
<< Cosa ne pensate, hokage? Credete che ci si possa fidare? >> le chiese Shikaku quando la ragazza concluse il suo racconto.
<< Non lo so. Ci devo riflettere >>
<< Hokage la prego! >> sbottò Yuki: << Mentre noi siamo qui a parlare, chissà cosa potrebbe essere accaduto a Sasuke! >>
<< Orochimaru ha sempre voluto il corpo vivo e vegeto di un Uchiha; non vedo perché avrebbe dovuto fargli del male >>
<< Ha utilizzato da poco la tecnica proibita. Non aspetterà altri 3 anni, con il rischio che Sasuke diventi più forte di lui! Nel peggiore dei casi potrebbe anche farlo fuori per poi fare delle ricerche sulle abilità degli Uchiha >>
Tsunade parve rifletterci per un attimo. Sakura, che nel frattempo era rientrata nella stanza, si scambiò sguardi preoccupati con il maestro Kakashi, in attesa del responso dell’hokage.
<< Abbiamo ninja disseminati in tutto il Paese del Fuoco e sparsi per il mondo in missione, ma non ci è giunta alcuna voce di un eventuale decesso di Sasuke. Direi che finché non scopriamo che quello che dici è vero, non verrà organizzata alcuna squadra di salvataggio >> decretò rigidamente l’hokage.
Tsunade dispose che Yuki rimanesse in ospedale per altri 2 o 3 giorni, costantemente sorvegliata; nel frattempo avrebbe riflettuto sul da farsi, in attesa anche dell’arrivo di Anko e di maggiori informazioni sulla madre della ragazza dagli archivi.
<< Ah dimenticavo >> la donna si fermò di colpo sulla porta e si rivolse a Yuki, mantenendo il suo tono rigido: << Pare che Itachi Uchiha sia morto >>
La ragazza guardò con occhi increduli l’hokage mentre usciva dalla stanza seguita da Shikaku. Quell’angosciante sensazione di vuoto le assalì il petto e mentre il suo cuore realizzava lentamente che non avrebbe mai più rivisto il ragazzo che l’aveva cresciuta con tutto l’amore possibile, si portò una mano davanti alla bocca per il disgusto nei confronti della vita. Per quanto avesse provato a prepararsi psicologicamente alla morte di Itachi e nonostante, in fondo, sapesse che non sarebbe sopravvissuto contro i rimanenti membri di Alba, quella notizia la colpì come una katana in pieno stomaco. Non era riuscita a sopprimere quella piccola speranza che nasceva dalla fiducia nel genio e nelle capacità dell’Uchiha e, per questo, in quel momento non riuscì a reprimere i sentimenti. Non era giusto che fosse morto così, da solo. E soprattutto non era giusto che si fosse sacrificato per lei.
<< Potrei essere lasciata da sola, solo per qualche minuto? >> chiese Yuki ai presenti, con voce rotta dal pianto.
<< Ovviamente no >> rispose rigido il Capitano Yamato.
Sakura sembrò impietosirsi e fece per avvicinarsi a lei, ma Kakashi la fermò con un gesto della mano: << Lascia stare >>.
Yuki scoppiò in un pianto silenzioso, portandosi le mani al viso; intanto, l’occhio destro le bruciava come se stesse prendendo fuoco.
 
<< E tu che cosa ne pensi, Shikaku? >> chiese Tsunade mentre percorreva il corridoio verso l’uscita dell’ospedale con il suo consigliere.
<< Beh, sinceramente mi sembra una storia troppo ben costruita per essere del tutto falsa >>
<< Già, ma non abbiamo prove a sufficienza per poter dire con certezza che possiamo fidarci >>
<< Questo è vero. Per esempio, chi può dirci che abbia davvero avuto a che fare con Sasuke Uchiha? Potrebbe essere che abbia utilizzato il nome di un ninja di Konoha come scusa per poterci chiedere asilo >>
Giusto. A questo aveva pensato anche Tsunade mentre ascoltava la storia della ragazza; anche se dalle analisi mediche risultava vera la faccenda dell’aborto, non c’era modo di sapere se il bambino che aveva portato in grembo fosse stato davvero di Sasuke.
I responsabili degli archivi lavorarono giorno e notte per trovare una kunoichi di nome Misaki nei registri di nascita, di ex frequentanti dell’accademia ecc., ma non trovarono nulla. I sospetti di Tsunade e dei saggi, a quel punto, aumentò, finché a Shikaku non venne in mente che forse non si trattava di una kunoichi, ma di una semplice cittadina. Una teoria un po’ bizzarra considerato che si trattava pur sempre di una donna che aveva avuto una relazione con Orochimaru, ma in fondo tentare non costava nulla.
Il Quinto hokage diede, allora, l’ordine di cercare nei registri dei cittadini comuni e inviò anche un paio di membri della squadra Anbu nel desolato quartiere degli Uchiha a cercare qualche indizio tra le loro scartoffie.
E finalmente trovarono quello che cercavano: Misaki Miura, nata a Konoha circa 40 anni prima, da madre Uchiha e padre bibliotecario, aveva frequentato l’università e aveva trovato un posto di lavoro come ricercatrice nel laboratorio del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo della Foglia. I registri, tuttavia, non la dichiaravano deceduta, ma dispersa. A questo mistero fecero luce alcuni documenti trovati nella vecchia centrale di polizia: parlavano di un caso, di cui si stava occupando lo stesso Fugaku Uchiha, secondo cui Misaki Miura e la sua bambina erano scomparse, in quanto il loro nascondiglio era stato trovato vuoto e cosparso di sangue. Questo portava all’ipotesi che una delle due o addirittura entrambe fossero state uccise. L’unico sospettato era ovviamente Orochimaru.
Quindi, non vi era dubbio che la realtà dei fatti corrispondesse al racconto di Yuki, almeno riguardo ai suoi primi 4 anni di vita.
Nel frattempo, Anko tornò dalla missione e si precipitò in ospedale. Non credendo ai suoi occhi, travolse Yuki in un caldo abbraccio, non appena la riconobbe. Era cresciuta molto ed era diventata una splendida donna, ma era innegabile che fosse proprio la bambina che quasi dieci anni prima aveva aiutato a fuggire da Orochimaru.
Anche Yuki fu molto contenta di rivedere Anko; nonostante fosse passato molto tempo, conservava dei bei ricordi di lei e soprattutto le era grata per averla aiutata a fuggire dal covo. Rispose con pazienza a tutte le sue domande e raccontò di nuovo cosa era successo dopo che era riuscita a fuggire da Orochimaru e di come fosse finita là a Konoha in quel momento.
Naturalmente, al cospetto dell’hokage, Anko testimoniò in favore di Yuki.
<< Si può sapere perché non hai detto nulla di tutto ciò?! >> la rimproverò Tsunade quando seppe che nemmeno il Terzo hokage era stato messo al corrente di quella faccenda.
<< Ecco.. come Orochimaru, ero davvero convinta anch’io che Yuki fosse morta. Quando sono tornata al villaggio era passato molto tempo da allora e mi era sembrato inutile parlarne >> rispose Anko chinando la testa in segno di scuse.
Il Quinto hokage si morse il labbro inferiore; se quella storia si fosse saputa prima, forse le cose sarebbero andate diversamente. Magari, Jiraya avrebbe fatto di tutto per recuperare la bambina e riportarla sana e salva alla Foglia.
Eppure, secondo il racconto di Yuki, c’era stato qualcuno che non aveva desiderato la presenza di quella bambina a villaggio, nonostante fosse in difficoltà. Un uomo con un bastone e una benda all’occhio; basandosi sulla descrizione fornita dalla ragazza, a Tsunade veniva in mente un solo uomo.
Decisa ad andare fino in fondo, l’hokage congedò Anko e irruppe nell’ufficio degli anziani.
<< Sei stato tu a cacciare quella bambina dieci anni fa? >> domandò Tsunade minacciosa, faccia a faccia con Danzo.
<< Non so di cosa stiate parlando, hokage >> a differenza di Homura e Koharu che non esitarono a mostrare il loro sbigottimento, Danzo era perfettamente calmo.
<< Non osare prendermi in giro, sai benissimo di cosa parlo! Anko è appena rientrata al villaggio e ha confermato di conoscere Yuki e di averla aiutata a fuggire dal covo >>
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Danzo si avvicinò lentamente alla finestra: << Con tutto il rispetto, hokage.. ma davvero credete alle parole di un membro dell’organizzazione Alba? >>
<< Beh perché no? Metà di quello che ha raccontato ci risulta essere vero >>
<< Ma mi pare di capire che non c’è modo di ottenere prove su quello che è successo dopo che questa ragazza è fuggita da Orochimaru, giusto? >>
In tutta risposta, Tsunade strinse i denti per la rabbia.
<< Se posso umilmente darle un consiglio, hokage: le converrebbe cercare di ottenere in fretta le informazioni che ci servono su Alba e far decapitare quella ragazzina, prima che la costringano a farlo le autorità degli altri Paesi >>.
A quelle parole, il Quinto hokage rimase in silenzio pensierosa.

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Capitolo 16
*** La sentenza ***


Dopo lo scontro tra i due ragazzi e Orochimaru, Kabuto, sotto ordine del maestro, percorse il fiume che portava a Konoha nel tentativo di recuperare Yuki, ma la raggiunse solo quando i ninja della Foglia l’avevano già trovata. Dato che quei ninja erano in molti e tutti chunin, il ragazzo non poté fare nulla per rispettare la volontà di Orochimaru. Yuki era quindi caduta nelle mani di Konoha e sembrava che non ci fosse altro da fare che attendere i prossimi sviluppi.
Sasuke era stato rinchiuso in una cella isolata, affinché non tentasse di nuovo di fuggire. Orochimaru gli aveva fornito, con una certa aria di rimprovero, la notizia sulla morte di Itachi. Alla fine, Sasuke non era riuscito a rispettare la promessa fatta sulle tombe del suo clan. Il suo animo si colmò di varie emozioni contrastanti, tanto che lui stesso non riuscì a star dietro ai suoi pensieri; vi era un misto di rabbia e frustrazione per la mancata vendetta, ma anche un certo sollievo, in fondo, per essere finalmente libero da un fardello così pesante. E stranamente, si affacciò nel suo cuore anche il dispiacere per la morte del proprio fratello; inaspettatamente, nella sua mente tornarono le immagini di quando, da bambino, cercava sempre le attenzioni di Itachi che di solito lo liquidava con un buffetto sulla fronte. Già. Lo stesso buffetto che gli aveva fatto nel loro ultimo incontro.
Sasuke, pur non versando neanche una lacrima, non poteva credere che stesse davvero provando tristezza per l’assassino dei suoi genitori. Forse quella tristezza era anch’essa dovuta al fatto che non era riuscito a farlo fuori con le sue stesse mani, o forse trovava in qualche modo malinconico il fatto che, alla fine, Itachi si era sacrificato per qualcuno; se non per lui direttamente, l’aveva fatto per Yuki.
Al pensiero di come avrebbe reagito la ragazza a quella notizia, Sasuke si sentiva ancora più triste. Prima il bambino e ora Itachi; in entrambi i casi, non era riuscito a essere con lei ad aiutarla a superare il dolore.
Chissà che cosa stava facendo in quel momento e chissà se al villaggio la stavano trattando bene. Forse sarebbe stata costretta a qualche settimana di prigionia, ma Sasuke era sicuro che in qualche modo, quel testone di Naruto sarebbe riuscito a convincere i piani alti ad avere fiducia in lei e ad accoglierla come nuovo ninja di Konoha. Forse l’amico sarebbe anche riuscito ad organizzare una squadra per liberarlo da Orochimaru e riportarlo a casa. In fondo, era quello che si prefiggeva da tempo.
Mentre nella sua testa vorticavano questi pensieri, giunse Orochimaru; a quanto pareva si era messo in testa di fargli visita una volta al giorno nel tentativo di persuaderlo a lasciar perdere Yuki e il villaggio e a rimanere al suo fianco.
<< Ti vedo triste anche oggi >> il maestro guardò dall’alto in basso l’allievo che stava seduto per terra all’angolo tra le sbarre e la parete.
<< Sono rinchiuso in questa cella da giorni ormai. Più che triste sono annoiato. Hai intenzione di tenermi rinchiuso qua finché non sarai in grado di reincarnarti di nuovo? >>
Orochimaru rise: << Potrebbe essere un’idea. Ma se dimostri di non avere l’intenzione di tradirmi, potrei farti uscire oggi stesso e ricominciare ad allenarti >>
<< E a che cosa mi servirebbe? Itachi è morto >>
<< Te l’ho già detto, tu non sei fatto per passare una vita tranquilla al villaggio, ragazzo mio. Con il talento che ti ritrovi sarebbe uno spreco relegarti là. Al mio fianco, invece, raggiungeresti la perfezione. Basta solo che tu lo voglia >>
Sasuke rispose con uno sbuffo e in quel momento, Kenji, una delle spie di Orochimaru che erano state mandate a perlustrare la situazione alla Foglia, entrò nella sala.
<< E tu che diamine ci fai qui? Non dovresti essere a Konoha? >>
<< Chiedo perdono maestro Orochimaru, ma date le circostanze, ho ritenuto conclusa la missione e sono tornato a fare rapporto. Ho pensato che mandarvi un corvo sarebbe stato troppo rischioso>>
Orochimaru sollevò un sopracciglio: << Quali circostanze? >>
<< Yuki è deceduta. Le autorità di Konoha hanno sottoposto la ragazza a una sentenza e dopo aver ottenuto delle informazioni sull’organizzazione Alba, hanno deciso di condannarla a morte. A quanto pare non si fidavano di lei >>.
Per qualche secondo, nella sala calò un silenzio agghiacciante. Sasuke osservò con occhi sbarrati il volto di Kenji e poi, di scatto, si alzò in piedi e afferrò la maglia di quest’ultimo facendolo sbattere violentemente contro le sbarre: << Questa è una menzogna! Al villaggio non farebbero mai una cosa simile! >>
<< L’ho visto con i miei occhi. L’hanno decapitata nelle prigioni >> rispose calmo Kenji.
Sasuke non poteva credere alle sue orecchie, ma effettivamente, c’era la possibilità che sarebbe successo qualcosa di simile nel caso in cui Yuki si fosse presentata a Konoha da sola. Ma era convintissimo del fatto che Naruto avrebbe creduto alla ragazza e che avrebbe fatto di tutto per proteggerla. Evidentemente si era sbagliato.
Non appena la mente comprese chiaramente che Yuki non c’era più, le lacrime cominciarono a scendere copiose sul volto disgustato dell’Uchiha. Incapace di restare in piedi, lasciò Kenji dalla sua presa e si accasciò a terra con il volto tra le ginocchia.
Sentiva che era colpa sua se Yuki aveva fatto quella fine. Se solo fosse stato più forte. Se solo avesse avuto più potere.
Alla fine dei conti, non era stato in grado di combinare nulla, né a Konoha, né in quei tre anni al fianco di Orochimaru. Non aveva ucciso Itachi. E non era riuscito neanche a proteggere la donna che amava. Nonostante tutti lo avessero sempre etichettato come il migliore, ora come non mai, si rese conto di quanto la sua vita fosse costellata di fallimenti. Itachi avrebbe fatto indubbiamente meglio a uccidere anche lui quella dannata sera. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter sparire.
Orochimaru congedò Kenji e osservò per un po’ Sasuke in preda alla disperazione: << Davvero non credevo che sarebbe andata a finire così. A Konoha, dunque, non sono poi così rammolliti. Mi dispiace per te, ragazzo >>.
L’Uchiha sembrò non ascoltarlo neanche e rimase in silenzio con il viso nascosto.
<< A quanto pare, dovrai cambiare totalmente i tuoi progetti futuri >>
A quelle parole, Sasuke ebbe un impeto di rabbia e di scatto, scaraventò in direzione del maestro la scodella di riso che aveva accanto, mostrando il volto in lacrime: << Taci! Lasciami stare! >>.
Orochimaru aspettò che l’allievo si calmasse e si riaccovacciasse dandogli le spalle, prima di avvicinarsi all’altezza del suo orecchio e sussurrargli: << Tu sei un vendicatore, Sasuke. Non vuoi farla pagare a quei ridicoli ipocriti di Konoha che ti hanno portato via la tua amata Yuki? Io posso darti il potere per distruggerli tutti >>.
Sasuke sollevò lentamente la testa e fissò gli occhi rettili di Orochimaru con aria assente.
 
Nell’esatto momento in cui le porte si aprirono, nella sala della sentenza calò un silenzio colmo di curiosità. Oltre all’hokage e ai consiglieri che avrebbero deciso le sorti del membro di Alba che aveva bussato alle porte di Konoha, erano presenti anche tutti i jonin del villaggio e qualche ninja della squadra Anbu a fare da guardia. Eccezionalmente, dato che quella faccenda sembrava avere a che fare con Sasuke, era stato permesso anche a Naruto e Sakura di partecipare alla sentenza.
Accompagnata dalle guardie, Yuki entrò con sguardo serio rivolto sul pavimento. Aveva le mani legate, ma la schiena era ben eretta e i lunghi capelli sciolti ricadevano su di essa, ondeggiando lievemente ad ogni movimento del corpo. Prima della sentenza, le avevano fatto indossare una semplice camicia bianca che la fece sembrare più adulta.
Per qualche secondo, si sentì solo il suono lento della suola in cuoio degli stivaletti che indossava. Yuki percepì decine di occhi addosso, ma non si sentì agitata; tutto quello che aveva dichiarato nei giorni precedenti era la pura verità e non poteva fare nient’altro che sperare che qualcuno le credesse.
Mentre si avvicinava alla sedia posta al centro della sala davanti alle scrivanie dell’hokage e dei consiglieri, intravide alla sua destra la figura di un uomo con un bastone e con un occhio e un braccio bendato. Nonostante fossero passati quasi 10 anni dall’ultima volta che lo aveva incontrato, sarebbe stato impossibile dimenticare quel volto: Danzo. L’uomo che non le aveva permesso di mettere neanche un piede a Konoha mentre stava scappando da Orochimaru. L’uomo che aveva costretto Itachi a uccidere i suoi stessi genitori e a fuggire dalla propria terra natia come un criminale.
I due incrociarono gli sguardi; in quella manciata di secondi, tentarono chiaramente di leggere l’uno nella mente dell’altro. Un’aura di ostilità avvolse immediatamente entrambi.
Yuki pensò che, molto probabilmente, Danzo si stesse chiedendo se, per caso, ella non fosse a conoscenza della verità su Itachi. Il pensiero che i piani di quell’essere non fossero andati esattamente come desiderava, le fece sorgere un sorriso che trattenne a stento.
In un certo senso, era come se lo avesse in pugno; se si fosse saputa la verità sullo sterminio degli Uchiha, la sua autorità al villaggio sarebbe stata davvero compromessa, per non parlare dell’ira di Sasuke che avrebbe dovuto subire. Tuttavia, Yuki sapeva perfettamente che Danzo non era un tipo da sottovalutare; se avesse scoperto che lei era a conoscenza della verità, probabilmente non ci avrebbe pensato due volte a farla uccidere nel sonno. Pertanto, avrebbe fatto finta di non sapere proprio nulla di quella brutta storia.
Distolse, dunque, lo sguardo da quello di Danzo e raggiunto il centro della sala, si sedette sulla sedia, sempre affiancata dalle guardie che non si allontanavano da lei neanche di due centimetri.
Naruto, a cui non era stato permesso di avvicinarsi a Yuki e che non l’aveva ancora vista, rimase incantato da quell’elegante entrata. I lineamenti del volto erano delicati come quelli di una bambola e gli occhi, simili a quelli di Orochimaru, lasciavano trapelare uno sguardo così profondo che ci si sarebbe potuti annegare. Non poté fare a meno da pensare che in fondo, si trattava proprio della degna ragazza di Sasuke e provò un po’ di invidia nei confronti dell’amico.
<< Bene, direi che possiamo cominciare Tsunade >> disse Koharu.
Tsunade si alzò in piedi tenendo dei fogli in mano: << Yuki Miura, ti trovi oggi in questa sede in quanto dichiarato membro dell’organizzazione Alba che sta rappresentando una minaccia in tutto il mondo. Per chi non ne fosse al corrente, la qui presente è stata trovata circa 7 giorni fa sulle sponde del fiume con indosso un mantello a nuvole rosse. Yuki ha dichiarato di essere figlia di Orochimaru e di una donna di nome Misaki che, secondo le nostre ricerche, dovrebbe trattarsi di Misaki Miura, ricercatrice del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Konoha e scomparsa da circa 13 anni. Secondo la dichiarazione dell’imputata, Orochimaru avrebbe ucciso la donna e avrebbe portato via con sé la bambina. Anko ci ha confermato di aver conosciuto Yuki nel covo di Orochimaru e di averla poi aiutata a scappare a Konoha. Per motivi che non ci sono ancora ben chiari, la bambina non mise mai piede al villaggio e secondo quanto la ragazza ci ha raccontato, fu trovata da Itachi Uchiha che la prese sotto la sua custodia. All’età di 12 anni fu costretta dagli altri membri a unirsi all’organizzazione Alba. E infine, ha dichiarato di aver conosciuto Sasuke Uchiha a Maggio dello scorso anno, a causa di una missione assegnatale che prevedeva l’eliminazione del ragazzo, di essersene innamorata e di esserne rimasta incinta poco dopo. Durante l’ultimo mese pare che abbia dovuto affrontare un aborto forzato, a causa di un veleno somministratale da Orochimaru che nel frattempo aveva scoperto la gravidanza della ragazza. Non appena si è ripresa, lei e Sasuke hanno provato a fuggire da Orochimaru e dall’organizzazione Alba, ma il primo pare avere avuto la meglio su di loro, con il risultato che il ragazzo è stato di nuovo catturato, mentre Yuki è qui con noi che tenta di convincerci ad andare a recuperare il nostro genin >>.
Molti dei jonin presenti in aula rimasero letteralmente a bocca aperta. Per che cosa erano così stupiti? Per aver scoperto che Orochimaru aveva una figlia? Per il fatto che nonostante fossero così giovani, lei e Sasuke stessero già aspettando un figlio?
Ad ogni modo, anche Yuki non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta quando il Quinto hokage pronunciò quello che evidentemente doveva essere il suo cognome. Nessuno l’aveva informata sul fatto che fossero riusciti a trovare sua madre nei registri.
<< Mi scusi.. hokage.. Come mi ha chiamata? Miura? >> chiese timidamente Yuki.
Tsunade le rivolse uno sguardo serio: << Giusto, veniamo alle prove. Come ho già detto, l’unica persona che coincide con le informazioni che ci hai fornito riguardante tua madre è questa donna di nome Misaki Miura. Quindi immagino che Miura sia il tuo cognome ufficiale >>.
Yuki si commosse profondamente all’idea di aver finalmente ricevuto delle informazioni su sua madre che non credeva avrebbe mai ottenuto. Ma l’hokage non le dette il tempo di gioire e proseguì con la sentenza:
<< Anko ci ha confermato che tutto ciò che è stato dichiarato sul periodo trascorso nel covo di Orochimaru corrisponde al vero, così come anche il tentativo di fuga verso Konoha. Inoltre, dalle analisi mediche svolte, posso confermare che la ragazza deve aver affrontato un aborto difficile negli ultimi tempi, ma non c’è modo di sapere se il bambino fosse davvero di Sasuke. Non possiamo sapere se abbia davvero avuto una relazione con lui o, addirittura, se l’abbia davvero mai incontrato >>.
Seguì qualche istante di pensieroso silenzio; evidentemente, senza delle prove tangibili su Sasuke, Konoha non poteva fidarsi di Yuki.
<< Che ne dice di passare subito al dunque, hokage? Abbiamo un membro di Alba con le mani legate. Quantomeno, dovremmo provare ad ottenere informazioni sul nostro nemico >> la voce di Danzo ruppe prepotentemente il silenzio.
Tsunade prese un profondo respiro: << D’accordo. Yuki, se quello che hai detto è vero e vuoi davvero che ci fidiamo di te, dovrai collaborare. Dovrai dirci tutto quello che sai sull’organizzazione Alba: gli scopi e gli obbiettivi, le abilità dei membri rimasti, la posizione dei nascondigli ecc. >>.
Yuki guardò l’hokage dritto negli occhi: << Vi dirò tutto >>.
<< Bene, allora partiamo dal messaggio che ci ha lasciato Jiraya. Come avrai saputo, un ninja del villaggio della Foglia si è scontrato con Pain qualche giorno fa e prima di morire è riuscito a inviarci un messaggio e un corpo utilizzato in combattimento dal nemico.  “Quello vero non è tra loro” che cosa significa? >>.
Yuki notò due uomini seduti accanto ai saggi armarsi di carta e penna e sporgersi in avanti, pronti a captare ogni sillaba che avrebbe pronunciato la ragazza. Di certo, quella non poteva essere una chiacchierata confidenziale con l’hokage. Un po’ in ansia nel dover intraprendere un lungo discorso che avrebbero ascoltato decine di orecchie, Yuki prese un profondo respiro e cominciò a parlare del Rinnegan di Pain e di tutte le sue abilità di cui era a conoscenza. Lei e Itachi, dato che si erano ripromessi di sconfiggerlo un giorno, avevano accumulato per anni informazioni su di lui; per cui, le sue dichiarazioni non dovevano certo sembrare scarse.
Dopodiché, espose tutto ciò che sapeva anche su Konan, Kisame e Zetsu. Sorprendentemente, gli vennero chieste informazioni anche su Tobi; Yuki non si sarebbe mai aspettata che quell’individuo, che a quanto pareva aveva vissuto nell’ombra per decine di anni manovrando l’organizzazione, si sarebbe esposto così tanto ai ninja della Foglia. In presenza di Danzo, tuttavia, Yuki non se la sentì di rivelare tutto ciò che sapeva su di lui e i vari sospetti che Itachi aveva su Tobi, che aveva identificato come Madara Uchiha. Dichiarò che era un membro appena entrato nell’organizzazione e che quindi, le era capitato di incontrarlo solo un paio di volte durante le riunioni; non sapeva nulla né su chi fosse né sulle sue abilità.
Un po’ sospettosi dell’ultima dichiarazione, i saggi le chiesero, infine, bruscamente quali fossero le sue abilità, pretendendo i minimi dettagli. Yuki elencò le varie tecniche che le aveva insegnato Orochimaru, parlò dei segni maledetti, dell’Arte del Fuoco e delle tecniche shuriken tipiche del clan Uchiha trasmessele da Itachi e perfino del suo addestramento nella Caverna dei Draghi. Naturalmente, non nominò lo Sharingan e, fortunatamente, nessuno le chiese nulla a riguardo. Forse, dato che sua madre non era un Uchiha di sangue puro e non era neanche un ninja, l’idea che lei potesse aver ereditato l’arte oculare non era neanche passata per la testa a quella gente.
Dopodiché, parlò degli obbiettivi di Alba di impossessarsi dei cercoteri per ottenere l’arma di distruzione più potente che potesse esistere al mondo e delle idee di Pain di scatenare guerre in tempi di pace per far sì che il mondo conoscesse il dolore e che i vari Paesi smettessero così di combattere tra loro. Naturalmente, sapendo che in realtà era Tobi a manovrare Alba da dietro le quinte, né lei né Itachi erano mai stati convinti che fosse questo il vero scopo dell’organizzazione; quello che conoscevano chiaramente era soltanto un folle ideale di Pain, ma non avevano idea di che cosa avesse in mente l’uomo con la maschera. Pertanto, Yuki si limitò a rivelare ciò che sapeva di per certo.
<< Beh, direi che, se sono vere, le informazioni che ci hai fornito ci saranno davvero molto utili. Ciò che ci hai raccontato su Pain pare corrispondere al messaggio lasciato da Jiraya, pertanto, non vedo motivo di sospettare che tu abbia dichiarato il falso >> disse Tsunade pensierosa, quando finì l’interrogatorio.
<< Tsunade! Non vorrai davvero darle fiducia! >> la rimproverò Koharu.
Il Quinto hokage sembrò ignorare del tutto quel rimprovero e continuò a dare voce ai suoi pensieri: << Tuttavia, effettivamente, c’è ancora la questione di Sasuke da risolvere. Non abbiamo una minima prova che tu l’abbia veramente conosciuto e capirai che dal nostro punto di vista, il tuo potrebbe essere un tentativo di spingerci dritti dentro una trappola >>.
Yuki abbassò tristemente lo sguardo: << Caspisco.. >>. Effettivamente, era più che comprensibile che a quella gente servisse del tempo per fidarsi di lei.
<< Come le dicevo, hokage, c’è un solo modo per scoprire se tutto ciò che la ragazza ha dichiarato corrisponda alla verità. E mi sento in dovere di metterle a disposizione anche dei ninja della Radice per assicurarsi che non venga tralasciato nulla >> la voce di Danzo irruppe di nuovo prepotentemente nella conversazione.
<< Sì, purtroppo non c’è altro modo. Abbiamo convenuto che Yuki sarà affidata alla squadra di Analisi sensitiva e alle Forze di tortura e interrogatorio per accertarci che tutto ciò che ha dichiarato corrisponda alla verità e per estrapolare informazioni eventualmente non dette >> disse Tsunade rivolta alla platea.
A quelle parole, Yuki fu scossa da un brivido di terrore: tramite la squadra sensitiva, Danzo avrebbe sicuramente scoperto del suo Sharingan e del fatto che fosse a conoscenza della verità su Itachi. In altre parole, l’aveva già fregata; possibile che non si potesse vincere alcuna battaglia contro quell’uomo?
Yuki si alzò di scatto dalla sedia e si gettò ai piedi dell’hokage che le stava di fronte a circa 3-4 metri di distanza, seguita dalle guardie che le puntarono immediatamente i kunai contro.
<< Hokage la prego! >> urlò disperatamente la ragazza poggiando la testa a terra in segno di supplica.
Quella scena mostrò chiaramente tutto il terrore della ragazza al pensiero di dover essere sottoposta a una tale pratica e Yuki poté vedere con la coda dell’occhio il sorrisetto compiaciuto che Danzo non riuscì a trattenere.
“Bastardo. Non avrà già capito tutto?” il terrore di Yuki si mischiò a un’improvvisa rabbia. Non gliel’avrebbe data affatto vinta; avrebbe negato di conoscere la verità su Itachi anche se le avessero tranciato gli arti. Ma non avendo impresse su di sé tecniche mentali di occultamento, con la squadra sensitiva sarebbe stato impossibile nascondere quell’informazione.
<< So bene che è una pratica barbara e se proprio vuoi saperlo non sono affatto d’accordo nel ricorrere a tali mezzi. Ma purtroppo è l’unico modo per salvarti la vita. In teoria, dato che sei una criminale di classe S, dovrei farti uccidere senza darti una possibilità di fiducia >> disse Tsunade un po’ rammaricata dalla reazione della ragazza.
Yuki non la lasciò neanche finire di parlare che si voltò subito verso Sakura e Naruto in mezzo alla folla di gente: << Sakura! La sera che Sasuke se ne è andato hai provato a fermarlo, arrivando anche a dire che saresti stata disposta persino a seguirlo! E tu Naruto, ti sei scontrato con lui nella Valle dell’Epilogo e in quell’occasione, gli hai detto che lo consideri come un fratello! >>.
Lo stupore generale fece di nuovo calare il silenzio sulla sala. Naruto e Sakura erano rimasti senza parole per quella improvvisa reazione ed entrambi osservarono attentamente la disperazione negli occhi della ragazza prostrata ai piedi di Tsunade; solo Sasuke poteva conoscere quelle informazioni così personali.
<< Io le credo >> Naruto ruppe quel silenzio snervante e fece un passo avanti con decisione.
<< Anch’io >> Sakura lo imitò.
<< Non intromettetevi voi due! Soltanto la squadra sensitiva potrà constatare che la ragazza stia dicendo il vero. Non c’è altro modo! >> li rimproverò Homura.
<< Ma quello che ha detto è la pura verità e soltanto Sasuke poteva esserne a conoscenza! >> replicò Naruto.
Kakashi fece qualche passo avanti e intervenne: << Già. E tali informazioni sono talmente private e irrilevanti che dubito che siano state prese da Alba con la forza. Dev’essere stato per forza Sasuke stesso a fornirgliele. Penso proprio che la ragazza ci abbia appena dato la prova schiacciante di aver conosciuto davvero il nostro genin >>
<< E non solo >> anche Shikamaru disse la sua: << Non ho mai avuto molto a che fare con Sasuke, ma di certo mi è sempre sembrato un tipo molto riservato. Non avrebbe mai confidato cose del genere a qualcuno con cui non fosse in stretti rapporti e questo dimostra che Yuki potrebbe aver avuto davvero una relazione con lui >>
<< Sì, ben detto >> annuì Naruto con fermezza.
Yuki osservò uno per uno i volti delle persone che l’avevano appena difesa; non si aspettava davvero così tante persone dalla sua parte.
<< Hokage, con tutto il rispetto, non credo che sia necessario torturare questa ragazza. Abbiamo già raccolto diverse prove che dimostrano la veridicità delle sue dichiarazioni. Senza contare che se fosse stata davvero mandata qua da Alba con lo scopo di catturare la Volpe con l’inganno, dubito che lo scopriremmo davvero attraverso la squadra di analisi sensitiva >>  disse Kakashi.
Tsunade parve pensierosa, ma inaspettatamente gli diede ragione: << Già. E’ esattamente quello che penso anch’io >>
<< E’ inammissibile! State insinuando che dovremmo lasciarla a piede libero?! Vi ha dato di volta il cervello?! >> Homura sembrava non credere alle sue orecchie.
<< A tal proposito, hokage, ripropongo il mio suggerimento sulla sorveglianza >> disse rispettosamente Shikaku seduto accanto a Homura.
Il Quinto hokage ci pensò ancora un po’, osservando il volto preoccupato di Yuki e poi concluse: << D’accordo, ho preso una decisione. Non ti consegneremo alla squadra di Analisi sensitiva e alla Forze di tortura e interrogatorio, né ti terremo in carcere. Potrai muoverti come preferisci all’interno del villaggio, ma sarai sorvegliata 24 ore su 24 da due membri della squadra Ambu; non dovrai uscire dal villaggio per nessun motivo e mi aspetto che ti renderai utile alla Foglia in base alle tue abilità e conoscenze e che ti schiererai con noi in caso di attacchi nemici. Se c’è qualcuno, oltre agli anziani saggi, che non è d’accordo con questa decisione si faccia avanti adesso! >>.
Nell’aula si sollevò il brusio dei vari jonin che cominciarono a parlottare tra di loro, ma nessuno parve opporsi; tutto sommato sembrava che quel provvedimento soddisfacesse più o meno tutti.
Yuki rimase stordita dall’ansia provata poco prima al pensiero che ciò che teneva segreto avrebbe potuto essere rivelato e, tirando un profondo sospiro di sollievo, chinò di nuovo la testa e sussurò a Tsunade: << Farò come dice. La ringrazio hokage >>
<< Ci sono ancora un paio di cose di cui vorrei parlarti. Seguimi nel mio ufficio >>.

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Capitolo 17
*** Konoha ***


L’ufficio del Quinto hokage era disseminato di libri e documenti sparsi a terra. Era una stanza piccola ma la vetrata, disposta su tutta la parete dietro la scrivania, dava sull’intero villaggio della Foglia. Non appena Yuki entrò in quell’ufficio, preceduta da Tsunade e Shizune, rimase per un attimo incantata da quel panorama: quello era proprio il villaggio in cui era nata, ma che non aveva mai avuto modo di vedere con i propri occhi. Chissà dove si trovava il sotterraneo in cui aveva vissuto con sua madre, tra quelle tante vie e case.
Senza dire nulla, Tsunade si sedette velocemente alla scrivania, aprì un cassetto ed estrasse quella che doveva essere una foto, porgendola a Yuki: << Tra i documenti che abbiamo raccolto su Misaki Miura c’era anche questa foto. E’ tua madre? >>.
La ragazza prese quella foto con titubanza e la osservò: sopra vi era ritratta una donna dai lunghi capelli lisci e castani, occhi ambrati e un’espressione gentile. Gli occhi di Yuki si riempirono di lacrime; quella era proprio sua madre. Aveva dimenticato il suo aspetto; per quanto ci provasse, quando ripensava a lei non riusciva mai a ricostruire mentalmente la sua immagine. L’unica cosa che ricordava era la sensazione dei suoi capelli tra le dita. Ma ora che aveva davanti a sé quella foto, riuscì finalmente a ricordarla.
<< Sì, è lei >> disse timidamente Yuki asciugandosi le lacrime.
Tsunade sembrò intenerirsi e le mostrò un sorriso compassionevole: << Puoi tenerla, se vuoi >>.
La ragazza fece un profondo inchino: << La ringrazio infinitamente hokage >>.
<< Naruto non puoi entrare! L’hokage non ha ancora detto che puoi avvicinarti a lei! >> da fuori l’ufficio si udirono delle voci, evidentemente, in preda a una discussione e le tre donne nella stanza volsero la loro attenzione verso la porta.
<< Oh andiamo! Che male c’è? Voglio soltanto parlarle per 5 minuti! >>
<< Sei davvero un bambino! Possibile che non riesci neanche ad aspettare che esca dall’ufficio?! >> una voce femminile rimproverò senza mezzi termini colui che doveva essere Naruto. Nel frattempo, Tsunade trasse un sospiro come a dire “che pazienza”.
<< Dici così perché tu ci hai già parlato! E poi voglio sapere cosa ha ancora da dirle la vecchia zitella! >> chi pronunciò questa frase aprì finalmente la porta dell’ufficio e Yuki poté trovarsi finalmente faccia a faccia con Naruto.
La ragazza lo osservò con aria estremamente incuriosita, forse per lo strano comportamento che il ragazzo stava assumendo, e quest’ultimo arrossì un po’, sentendosi quello sguardo addosso.
<< Ehm.. ciao! Non ci siamo ancora presentati, anche se… immagino che tu sappia già chi io sia… Ma comunque, io sono Naruto Uzumaki, molto piacere! >>
<< Ciao, io sono Yuki, anche se anch’io penso tu sappia già il mio nome. Il piacere è mio >> Yuki rispose con tono gentile e pacato e fece rispettosamente un inchino.
Naruto rimase incantato: era davvero molto bella e il suo modo di fare sembrava di tutt’altra classe rispetto al suo.
<< Mi perdoni hokage, ma Naruto non ha voluto proprio darmi ascolto! >> il capitano Yamato, che, evidentemente, poco prima aveva cercato di fermare Naruto entrò nell’ufficio con aria dispiaciuta.
<< Già come al solito deve fare di testa sua! Scusalo Yuki non farci caso, è cretino dalla nascita >> Sakura seguì il capitano, palesemente irritata dal comportamento del compagno. Yuki osservò anche lei incuriosita, non capendo se stesse scherzando o se facesse sul serio.
<< Perché sei sempre così cattiva con me? >> piagnucolò Naruto.
<< Va bene basta! Non importa! Piantatela! >> li rimproverò l’hokage.
Yuki si sentì come se fosse stata rinchiusa in una gabbia di matti, ma tutto sommato dovette ammettere che la cosa la divertiva.
<< A quanto pare non possiamo avere un po’ di privacy, ma le ultime cose che devo dirti non sono personali. Spero che non ti dia fastidio la loro presenza >> sospirò Tsunade rivolta a Yuki.
<< No, nessun fastidio >>
<< Dunque, in realtà Naruto e Sakura cadono a fagiolo, perché stavo proprio per dirti che vorrei che provassi a far parte della squadra 7 per un po’ >>
<< Cosa?! >> esclamò Naruto.
<< Addirittura? >> chiese sorpresa Sakura.
Tsunade annuì: << Ritengo sia meglio che Yuki impari a fare squadra con i nostri ninja, che si abitui al nostro modo di combattere e soprattutto che ci mostri quale sia il suo stile di combattimento. Senza contare che Naruto starà via per un po’ e nella squadra 7 rimarrebbero solo Sai e Sakura >>
<< Starò via per un po’? >> chiese Naruto, non capendo che cosa intendesse l’hokage.
<< Il maestro Fukasaku vorrebbe insegnarti le arti eremitiche e dato che Pain potrebbe giungere da un momento all’altro, ritengo sia saggio che tu impari quelle arti. Sono molto potenti e potremmo avere una possibilità di vittoria >>
<< Eh?! >> Naruto sembrò alquanto stupito da quell’affermazione.
<< In ogni caso, di questo ne parleremo più tardi. Yuki, spero che tu sia d’accordo con la mia proposta >>
<< In pratica devo sostituire Naruto finché non completa l’addestramento? >> disse Yuki.
<< Sì, più o meno >>
<< Ma ha anche detto che non posso uscire dal villaggio >>
<< No, infatti. Quello che farai sarà semplicemente allenarti con Sakura, Sai e Kakashi e sostituire Naruto in caso di emergenza all’interno del villaggio >>.
Yuki alzò un sopracciglio: << E perché dovrei allenarmi? >>
<< Come ho già detto, lo scopo è studiare il tuo metodo di combattimento, dato che non possiamo ancora fidarci completamente, e permetterti di creare un’armonia con i nostri ninja. Sei nata al villaggio della Foglia, ma non sei mai stata addestrata qua. Il tuo modo di lavorare sarà indubbiamente diverso da quello che si impara qui. E per ogni evenienza voglio che ti adatti ai nostri metodi >>.
Yuki deglutì cercando di calmare la rabbia che sentiva incombere: << E Sasuke? >>
<< Temo che dovrà aspettare >>.
La ragazza sbatté le mani sulla scrivania e guardò Tsunade dritta negli occhi: << Mentre noi stiamo qui a parlare di allenamenti, chissà che cosa gli starà facendo Orochimaru! >>
<< Non posso far correre un rischio simile ai miei ninja per qualcosa di cui non siamo sicuri che sia la verità! E poi anche se fosse come dici, Orochimaru vuole il corpo di Sasuke. Perché mai dovrebbe fargli del male? >> replicò con fermezza Tsunade.
<< Orochimaru si è appena reincarnato, non aspetterà altri 3 anni per ottenere ciò che vuole! Non aspetterà che Sasuke diventi più forte di lui! A quest’ora potrebbe già avergli cavato gli occhi dalle orbite! >>
<< Yuki ha ragione. Dobbiamo partire subito >> intervenne serio Naruto.
<< No, è fuori discussione! Naruto, il tuo addestramento non avrà solo lo scopo di difenderti da Pain, ma una volta che avrai imparato le arti eremitiche potrai andare a recuperare Sasuke. Orochimaru è troppo pericoloso. Imparare le arti eremitiche è l’unico modo che hai per poterlo salvare >>
Sia Yuki che Naruto si ammutolirono di fronte a quella risposta; effettivamente, l’hokage non aveva tutti i torti.
<< Quanto dura questo addestramento? >> chiese Naruto.
<< Il maestro Fukasaku ha detto che ci vogliono almeno un paio di anni ma.. >>
<< Un mese. Mi basterà un mese >>
<< Prima lo completi e meglio è per tutti noi >> sospirò Tsunade.
<< Ma è anche nel mio interesse salvare Sasuke! Se mi permetterà di partecipare alla missione, sono sicura che potremmo farcela! >> provò a replicare Yuki.
<< Yuki, ti informo che gli anziani mi avrebbero suggerito di condannarti a morte! Se sei qui è soltanto perché mi sono opposta, ma ti prego di startene buona ed evitare di fare sciocchezze, perché non ci sarà una seconda possibilità >>.
Yuki rimase un po’ sorpresa da quell’affermazione. Sicuramente era stato Danzo a spingere affinché venisse presa la decisione più drastica. Per lui sarebbe stato indubbiamente meglio che la ragazza fosse fatta fuori, una volta estrapolatele tutte le informazioni possibili su Alba.
Il tono del Quinto hokage non ammetteva repliche e Yuki non poté fare altro che chinare tristemente la testa: << D’accordo, farò attenzione >>.
Tsunade rimase in silenzio per qualche attimo e poi sembrò ricordarsi qualcosa: << Ho un’altra cosa per te >>.
Si alzò dalla scrivania e aprendo un cassetto di un armadio tirò fuori il malridotto mantello a nuvole rosse che Yuki indossava qualche giorno prima: << Spero di non vedertelo più addosso >> le disse con un tono di avvertimento.
Yuki lo afferrò senza dire nulla; neanche lei avrebbe più voluto vedersi indossare quel mantello, ma in quel momento le sembrò che fosse intriso di ricordi. Ricordi legati a Itachi e alla se stessa che era stata fino a quel momento. Non indossarlo più significava essere finalmente riuscita a intraprendere una nuova vita.
 
Quando uscì dal palazzo dell’hokage, Yuki portò d’istinto la mano agli occhi. Le parve di non aver mai visto una luce del sole così intensa in vita sua. Lentamente, la vista si abituò e davanti a sé si presentò il villaggio, con le sue case, i suoi negozi e la sua gente vivace e schiamazzante. Yuki non era praticamente mai stata in un vero e proprio villaggio e fu subito incantata da quella visione, tanto da costringerla a rimanere immobile a bocca aperta.
<< Che ti prende? >> le chiese Naruto voltandosi con aria interrogatoria.
“Perché non accompagni Yuki a fare un giro del villaggio?” aveva chiesto l’hokage al ragazzo e quest’ultimo aveva accettato volentieri. Sakura, invece, aveva detto di avere da fare all’ospedale e si era congedata poco dopo finito il colloquio con Tsunade.
Prima di lasciare l’ufficio, Shizune aveva consegnato a Yuki le chiavi dell’appartamento in cui risiedeva Sasuke quando viveva ancora al villaggio. Tutti avevano concordato che non sarebbe stato un problema se la ragazza si fosse sistemata là e, dato il suo rapporto con l’Uchiha, probabilmente anche quest’ultimo sarebbe stato d’accordo.
Stringendo le chiavi nella tasca dei pantaloni, Yuki fremeva dalla curiosità di vedere l’appartamento e rovistare fra le cose lasciate dal ragazzo, ma moriva anche dalla voglia di esplorare il villaggio.
Per cui estrasse la mano dalla tasca e raggiunse in fretta Naruto che l’aveva preceduta di qualche passo: << Non è niente. Andiamo? >>.
Yuki e Naruto passeggiarono per un po’ in silenzio tra le varie vie. Il ragazzo si sentiva alquanto in imbarazzo, non sapendo proprio di cosa poter parlare; a dire il vero moriva dalla voglia di chiederle qualcosa su Sasuke, ma pensando che intraprendere quel discorso avrebbe fatto riemergere in lei dolorosi ricordi, decise di rinunciarvi. Per fortuna, però, la ragazza sembrava continuamente distratta e incantata dai vari negozi come una bambina a un luna park, tanto da non rendersi neanche conto di essere immersa in un imbarazzante silenzio con il proprio accompagnatore.
<< Ti piace il villaggio? >> provò a chiederle Naruto.
<< Oh sì! E’ davvero un bel posto >> rispose Yuki entusiasta.
Il ragazzo rise con discrezione: << Sembra quasi che tu non sia mai stata in un villaggio >>
<< Perché in effetti è così >> rispose con una nota di tristezza la ragazza.
Naruto, che non si aspettava quella risposta, rimase di stucco e non seppe proprio come commentare. Per non aver mai messo piede in un villaggio, Yuki doveva aver vissuto tutta la sua vita letteralmente fuori dal mondo.
<< Se vuoi comprare qualcosa, ti do io dei soldi >> si decise infine a proporle Naruto. Yuki lo guardò sorpresa.
<< Immagino che non avrai un soldo con te >>
<< Già. Ma non voglio prenderti dei soldi >> replicò Yuki con decisione.
<< Andiamo! Dovrai anche comprare qualcosa da mangiare no? Sicuramente a casa di Sasuke non ci sarà nulla di commestibile >>
<< No davvero, non importa.. >>
<< Su, non fare complimenti! Mi ridarai tutto quando li avrai, ok? Compra pure tutto quello che vuoi, tutto ciò che ti piace. La tua prima volta in un villaggio va festeggiata come si deve >>
Il caldo sorriso di Naruto convinse Yuki ad accettare quelle banconote e lo ringraziò, ma a parte cibo, acqua e altri beni primari, non sapeva proprio che cosa avrebbe potuto comprare. Per tutto il loro tragitto, si chiese se c’era qualcosa che aveva sempre voluto nella vita. Se l’avesse ricordato, quello era finalmente il momento adatto per ottenere tutto ciò che desiderava, ma per quanto si sforzasse, non le venne in mente proprio nulla.
<< Hey Naruto! >> a un certo punto, si sentì da lontano una voce femminile e quando Naruto si voltò vide Ino, che stava spazzando fuori del negozio di fiori, salutarlo con la mano.
Il ragazzo le si avvicinò seguito da Yuki: << Ciao Ino! E’ da un po’ che non ci si vede. Come vanno le cose? >>
<< Mah, non c’è male. Tu piuttosto.. ho saputo del maestro Jiraya.. >>
Naruto abbassò tristemente lo sguardo: << Già.. chi se lo aspettava eh? >>.
Yuki poté percepire tutto il dolore che il ragazzo stava provando in quel momento, vedendo la sua reazione; doveva essere davvero molto legato al suo maestro.
Lo sguardo dispiaciuto di Ino si spostò poi sulla ragazza: << Oh, tu devi essere Yuki >>
<< Già, è proprio lei >> rispose Naruto, ritrovando il sorriso.
<< Shikamaru è passato di qua poco fa e mi ha raccontato ciò che è successo alla sentenza. Sono felice che le cose siano andate per il meglio. Sono Ino Yamanaka. Piacere di conoscerti >> Ino fece un breve inchino nel presentarsi e Yuki la imitò: << Il piacere è mio >>.
<< Senti, perché non organizziamo una cena tutti insieme? >> chiese Ino a Naruto: << E’ un po’ che non usciamo e anche gli altri saranno curiosi di conoscere Yuki >>
<< Sì, perché no? Che ne dici, Yuki? E’ il modo migliore per ambientarti >>
<< Tu dici? >> replicò timidamente la ragazza.
<< Ma sì! Vedrai che ti piaceranno gli altri! E anche tu piacerai a loro >> insistette Naruto.
Yuki, a parte Sasuke, non aveva mai conosciuto dei coetanei; non le era mai capitato di uscire a cena con altre persone, tantomeno di avere degli amici. Non aveva idea neanche di come ci si comportasse in quei casi. Per cui, l’idea di dover essere gettata in pasto a una situazione sociale così ampia e improvvisa le mise non poca ansia, ma l’espressione euforica di Naruto la convinse che non necessariamente le cose dovevano andare male.
<< Va bene, non mancherò >> disse, infine, Yuki con un sorriso.
<< E’ deciso allora! Penserò io ad avvisare gli altri. Non fate tardi mi raccomando! >> Ino li congedò con un sorriso e sparì di nuovo nel negozio.
 
Dopo il giro del villaggio, Naruto accompagnò finalmente Yuki nell’appartamento di Sasuke. Non appena entrarono, al minimo movimento dei due ragazzi vortici di polvere si alzarono dal pavimento e dai mobili.
Naruto precedette Yuki e si precipitò verso quella che sembrava la finestra: << Accidenti quanta polvere! C’era da aspettarselo, sono più di 3 anni che nessuno mette piede qua dentro >>.
Yuki entrò lentamente nel piccolo appartamento, guardandosi intorno. Quello era l’appartamento in cui aveva vissuto Sasuke da quando il clan fu sterminato a quando decise di lasciare il villaggio; in ogni centimetro quadro vi erano tracce del suo passato.
Naruto sollevò le tapparelle e aprì le finestre. L’appartamento era un luminoso monolocale con grandi vetrate, distribuite su due lati, che davano su una terrazza abbastanza ampia. Al centro della stanza vi era un letto grande una piazza e mezzo e su di esso, attaccato al muro, vi era un grande stemma degli Uchiha. Sia Yuki che Naruto rimasero per qualche secondo immobili a osservare quello stemma.
<< Caspita! L’hanno viziato come si deve, eh? E’ proprio un bell’appartamento! >> disse Naruto per smorzare la tensione.
Yuki cominciò a girare lentamente per la stanza, guardandosi intorno con aria assente, mentre Naruto continuava a parlare: << Sai, anche per me è la prima volta che metto piede dentro qua. A Sasuke non stavo molto simpatico, per cui non mi ha mai invitato a casa sua. Anche se non credo l’abbia fatto con qualcun altro, è sempre stato un tipo.. come dire.. riservato >>
<< Eppure sembra che gli vogliate tutti molto bene. Soprattutto tu e Sakura >> Yuki giunse al mobile su cui vi era posta la foto che ritraeva la famosa squadra 7 e afferrò la cornice con entrambe le mani, osservandola attentamente. A parte il maestro Kakashi che non era cambiato di una virgola, l’aspetto dei tre ragazzi era molto simile a quello di tre bambini. Nonostante l’aria imbronciata, il volto dell’Uchiha sembrava essere di gran lunga più sereno rispetto a quello che conosceva Yuki. Sugli occhi, così belli e definiti già allora, non sembrava proprio aleggiare quell’ombra di perenne sofferenza. La ragazza si chiese, allora, se il volto di Sasuke sarebbe mai tornato ad essere così sereno, se sarebbe mai riuscita a curare le sue ferite. In fondo, da quando si erano conosciuti, le loro vite erano diventate ancora più complicate di quanto già non lo fossero: il loro amore segreto, il ruolo di Itachi così contraddittorio nelle loro rispettive vite, la gravidanza inattesa, l’assalto di Pain, l’aborto e, adesso, il fallimento contro Orochimaru e la loro separazione al momento irrimediabile.
Nonostante fosse consapevole di essere, molto probabilmente, la persona più vicina a Sasuke in quel momento, guardando quella foto, Yuki si sentì come un pesce fuor d’acqua; quel volto senza ombre di un normalissimo ragazzino di 12 anni, mostrava una realtà di cui lei non faceva davvero parte. A differenza delle persone di quel villaggio che, a giudicare da quella foto, avevano reso più tollerabili le giornate del ragazzo, Yuki, in fondo, non aveva fatto altro che aggiungere preoccupazioni all’immane peso che egli già si portava dietro. Per la prima volta, si chiese se lei, con l’infelicità della sua intera vita, sarebbe davvero stata all’altezza del dolore di Sasuke. Pensò che per lui sarebbe stato molto meglio se non avesse mai lasciato il villaggio e se non l’avesse mai incontrata.
<< Beh sì, è normale >> disse Naruto, rispondendo all’affermazione di Yuki.
<< Sasuke ha commesso davvero un grosso errore ad abbandonare questo villaggio >> ammise la ragazza.
<< Il suo gesto è comprensibile però.. >>
Yuki si voltò stupita verso Naruto che provò a spiegarsi: << Nessuno di noi ha mai capito che cosa stesse covando nell’animo. Anche se passavamo intere giornate insieme, immagino che, nei fatti, debba essersi sentito molto solo >>.
La ragazza percepì l’amarezza nelle parole del ragazzo: << Non è colpa tua, Naruto. Eravate solo dei ragazzini e immagino che Sasuke tendesse a isolarsi >>
<< Non è una giustificazione. Sono stato uno stupido a non capire >>.
Non sapendo cosa rispondere, Yuki abbassò tristemente lo sguardo.
<< Ma vedrai che riusciremo a riportarlo a casa >> concluse Naruto con un grande sorriso e la ragazza sorrise a sua volta.
 
Naruto aveva insistito molto per aiutare Yuki nelle pulizie, ma la ragazza aveva rifiutato categoricamente dicendo che aveva già fatto abbastanza per lei. Pensando che forse voleva solo rimanere un po’ da sola, Naruto lasciò allora l’appartamento, promettendole che sarebbe passato a prenderla per la cena.
Rimasta da sola, Yuki si avvicinò alla vetrata. Sarebbe stato un gioco da ragazzi sorvegliarla giorno e notte in una casa così ben in vista; infatti individuò subito la postazione dei due Anbu sulla cima del palazzo alla sinistra dell’appartamento. Inoltre, il palazzo dell’hokage era così vicino che si poteva vedere persino l’interno dell’ufficio di Tsunade che, in quel momento, sembrava stesse conversando con Shizune. E indubbiamente, anch’ella avrebbe potuto osservare Yuki altrettanto  chiaramente.
La ragazza si morse un labbro; era chiaro che non aveva ancora ottenuto la fiducia che dicevano di concederle. Quella in cui si trovava, era praticamente una prigione ben arredata. Probabilmente non c’era modo di fuggire dal villaggio senza farsi scoprire. Non c’era nient’altro da fare che aspettare che l’hokage e gli altri si fidassero di lei e si decidessero a inviare una squadra per recuperare Sasuke.
Con rabbia, chiuse di scatto le tende e osservò di nuovo la stanza per capire da dove conveniva cominciare a pulire. Fortunatamente, però, nonostante la polvere, Sasuke doveva essere una persona alquanto ordinata nei propri spazi, dato che non sembrava essere stato lasciato neanche uno spillo fuori posto.
Non sapendo dove potesse essere l’occorrente per pulire, Yuki cominciò ad aprire armadi e cassetti. Quando trovava magliette o sciarpe, le tirava fuori ridacchiando tra sé, pensando che di certo al Sasuke di adesso, tali indumenti non sarebbero mai entrati. Provò ad annusare quelle maglie, che esibivano il famoso ventaglio, una per una, cercando l’odore del ragazzo che le era così familiare e che già le mancava disperatamente. Chissà che cosa stava facendo in quel momento. Chissà se stava bene, se aveva saputo della morte di Itachi e, in tal caso, chissà come l’aveva presa.
Mentre si era fermata per un momento a pensare, sentì bussare alla porta.
<< Yuki, sei in casa? Se ti fa piacere, facciamo due chiacchiere >>
Yuki riconobbe la voce di Anko e si avviò ad aprire la porta.
<< Ho portato qualche dolcetto >> disse Anko sollevando il sacchetto che portava in mano, non appena la ragazza fece capolino.
<< Prego, entra pure! Ti avverto però che la casa è in disordine, stavo giusto per pulirla >> Yuki la fece entrare con un gran sorriso. Aveva dei bellissimi ricordi con Anko ed era molto felice di averla ritrovata.
<< Aah ma figurati! Colpa mia che sono precipitata qua senza avvisare. Anzi se vuoi ti do una mano a sistemare. Però! Un bel posticino eh? >>
<< No, tranquilla non ce n’è bisogno. Mi basteranno giusto un paio di ore per far luccicare questa casa >>.
Yuki afferrò uno straccio trovato poco prima in uno degli armadi e strofinò velocemente il tavolo posto accanto all’angolo cucina: << Prego accomodati! Faccio un po’ di tè >>
<< Aspetta, ti do una mano >>
Le due donne prepararono insieme il tè, disposero i dango sul tavolo e si accomodarono allegramente attorno a quella golosa merenda. Anche a Itachi piacevano molto i dango e la visione di quella tavola fece finalmente sentire Yuki come se fosse davvero a casa.
<< Non sai che sollievo quando la signorina Tsunade ha concluso la tua sentenza! Temevo che optassero per la peggiore soluzione. Quei vecchiacci di Homura, Koharu e Danzo non si sono fatti scrupoli a proporre subito la pena di morte, nonostante avessero me come testimone! Per fortuna il nostro hokage è una persona ragionevole >>
<< Eh già.. >> Yuki provò ad addentare un dango, ma, come ultimamente le capitava spesso, mentre masticava si rese conto di non aver affatto fame, nonostante non mangiasse dalla sera prima. Con lo stomaco completamente chiuso, Yuki mandò giù lentamente boccone dopo boccone, cercando di nascondere la fatica per non dare un dispiacere ad Anko.
<< Immagino che sarà una rottura avere costantemente gli Anbu alle costole, ma vedrai che non durerà per sempre >>
<< Non che mi importi molto. Non ho cattive intenzioni, possono sorvegliarmi quanto gli pare e piace >>
Anko osservò per qualche secondo la ragazza con un tenero sorriso: << Dev’essere stata dura per te, eh? Con Alba intendo. Chissà cosa ti avranno costretta a fare.. >>
<< Principalmente, il mio compito era guadagnare più soldi possibili, ma.. sì, ho ucciso diverse persone. Forse hanno ragione gli anziani; meriterei la morte per tutto quello che ho fatto.. >>
<< Ma.. non è stata colpa tua.. Che cos’altro potevi fare con un kunai alla gola puntato da criminali del calibro di Itachi Uchiha?! >>
Al suono di quel nome, Yuki sentì la mezza pallina di dango, che aveva ingerito, come se stesse per risalirle alla gola; lentamente, provando a respirare profondamente, poggiò lo spiedino sul piatto e provò a sorseggiare il tè ancora bollente: << Già.. quel criminale.. >>
<< Perdonami, non volevo. In fondo, se sei qui lo dobbiamo a lui. Ti ha salvato la vita, no? Immagino che gli sarai legata >> si scusò Anko notando la reazione poco convincente di Yuki.
<< No, non preoccuparti. E’ così come dici tu. Anche lui mi ha obbligata a sporcarmi le mani >> la ragazza mise tutto il suo impegno nell’essere il più convincente possibile. Temeva che se avesse difeso Itachi avrebbe potuto far nascere dei sospetti nei suoi confronti.
<< Ma parliamo di cose più interessanti! Allora? Questo Sasuke? >> Anko cambiò argomento con un grande sorriso, come se nulla fosse.
Yuki arrossì e un po’ di tè le andò di traverso: << In che senso? >>
<< Hai capito perfettamente! Andiamo, raccontami un po’ com’è stare con lui! >>
<< Beh.. ma.. perché ti interessa? >>
<< Come perché? Voglio un po’ spettegolare! Siamo donne no? Mica ti vergognerai?! >> Anko sorrise maliziosamente.
Yuki annuì timidamente: << Veramente sì.. >>
<< Oh andiamo! Non ti rendi conto della fortuna che hai avuto, vero? Accidenti fosse capitato a me l’avrei sbandierato al mondo intero >>
<< E perché dovrebbe essere una fortuna? >> chiese Yuki non capendo il motivo di tanto clamore.
Anko la guardò sorpresa: << Hey ma lo hai visto? Quel ragazzo è un vero schianto! Al villaggio non esiste ragazza che non si sia innamorata di lui! Aah se solo fosse stato un po’ più grande, mi sarei messa volentieri in fila anch’io >>
<< Sul serio?! >> chiese Yuki sempre più sorpresa, non riuscendo davvero a immaginare Sasuke attorniato da ragazze.
<< Non dirmi che non ti ha detto nulla >>
<< Ehm.. no.. E lui ci stava? >>
<< Mmh no, non mi sembrava gli interessassero certe cose. In generale è sempre stato un tipo che amava starsene per conto proprio. Un po’ freddo in effetti >>
Yuki emise un risolino imbarazzato, avendo scampato il timore che, in realtà, Sasuke fosse un donnaiolo e che le avesse spudoratamente mentito quando le aveva detto che era stata la sua prima ragazza in assoluto.
<< Soltanto Sakura riuscì ad avvicinarlo un po’ di più >> continuò Anko in sovrappensiero.
Il volto di Yuki si fece serio: << Sakura? >>
<< Ops, forse non dovevo dirlo. Non ti ha parlato neanche di Sakura? >> chiese la donna notando l’interlocutrice che stava praticamente cadendo dalle nuvole.
<< Beh.. sì.. qualcosa. Ma non c’è stato niente di concreto tra loro, giusto? >>
<< Mmh non ci giurerei. All’epoca sembravano alquanto.. come dire.. intimi >>
<< Intimi, eh? >> disse tristemente Yuki.
<< Non dirmi che sei gelosa! >>
Yuki arrossì di nuovo: << No! E’ che.. mi dispiace per Sakura, tutto qui. Sembra che abbia sofferto davvero molto per Sasuke.. >>
<< Sì, così mi hanno detto. Ma anche all’esame dei chunin si vedeva chiaramente quanto ci tenesse a quel ragazzo. Dopo tutto quello che ha fatto per lui, non fatico a immaginare che non l’abbia presa bene quando se n’è andato >>.
Yuki si intristì: non voleva affatto avere nemiche per una cosa così stupida, senza contare che per un po’ di tempo avrebbe dovuto fare squadra con lei. Ma in ogni caso, sapeva che Sakura era stata non solo compagna di squadra di Sasuke, ma anche un importante sostegno per lui e non voleva che la odiasse. Si chiese se non fosse il caso di parlarne direttamente con lei. E poi chissà quanto effettivamente saranno stati intimi in passato.
<< Ma scusa, e tu come fai a sapere nel dettaglio tutte queste cose? Hai pedinato Sasuke persino agli esami? >> chiese Yuki con aria maliziosa, nel tentativo di tornare a scherzare.
Anko rise di cuore: << Scusami, non ti ho detto che quando Sasuke ha sostenuto l’esame dei chunin ero io la responsabile della seconda prova. Ho dovuto monitorarlo a lungo, anche perché fu in quell’occasione che Orochimaru riuscì ad avvicinarlo. E’ stato lì che ho visto quei due insieme e così mi sono semplicemente fatta delle opinioni >>
<< Mmh capisco. E tu che mi dici, Anko? Non hai un ragazzo? >> Yuki la provocò scherzosamente.
<< No! Non se ne parla! Finché non mi racconti del tuo, non ti dirò niente dei miei >>
<< Dei tuoi? Perché quanti sono? >>
Le due continuarono a scherzare per almeno un’altra ora e poi, vedendo che si era fatto buio, Anko decise di togliere il disturbo. Mentre toglieva dal tavolo i dango che aveva lasciato, Yuki, nauseata, corse in bagno.
 
<< Choji non fare il solito maleducato! Fa' mangiare anche gli altri! >>
<< Se non basta, ne ordiniamo dell’altra dov’è il problema? >>
Yuki, seduta all’angolo del tavolo accanto a Naruto, guardava con stupore quel ragazzo di nome Choji che nonostante si fosse beccato un aspro rimprovero da Ino continuò ad abbuffarsi come se nulla fosse.
Come le aveva promesso, Naruto era passato a prendere Yuki per l’ora di cena e l’aveva accompagnata al ristorante di yakiniku dove gli altri li stavano già aspettando. A quella tavola erano seduti anche Sakura, Sai, Shikamaru, Kiba, Shino e Hinata e tutti, chi più chi meno, non avevano fatto altro che squadrare con curiosità Yuki dalla testa ai piedi.
Completamente in imbarazzo, la ragazza aveva fatto in modo di nascondersi il più possibile all’angolo di quel tavolo e parlare il meno possibile. Appena entrati nel locale, Naruto le aveva proposto di sedersi accanto alle ragazze, ma dal modo in cui Yuki rifiutò, il ragazzo capì che doveva sentirsi molto a disagio; così le si sedette accanto e per quasi tutta la sera cercò di sviare l’attenzione degli altri da lei.
<< Allora Yuki, perché non ci parli un po’ di te? In fondo siamo tutti qui per conoscerti >> Shikamaru fu il primo a rompere il ghiaccio.
<< Cosa dovrei dirvi? La mia vita l’ho già raccontata all’hokage che mi pare l’abbia resa pubblica >> rispose Yuki timidamente, ma con snervante sincerità.
<< Beh, ci sono un milione di cose che non sappiamo di te. Per esempio i tuoi hobby, i tuoi sogni o anche cose più banali come il tuo cibo preferito >>
Yuki ci pensò su; non le sembrava di aver mai avuto qualcosa di paragonabile a un hobby. Le occasioni per poter fare qualcosa di divertente erano state estremamente rare nella sua vita, ma provò comunque a rispondere: << Mi piace leggere >>
<< Ah sì? Che cosa? Romanzi? >>
<< Qualsiasi cosa, ma se devo scegliere, le letture che ho trovato più interessanti sono stati saggi scientifici >>
Kiba ridacchiò: << Però! Ti piacciono i libri leggeri, eh? >>
Yuki arrossì: << E’ così strano? >>
<< Lascialo perdere. E’ Kiba che non ha un cervello >> disse tranquillamente Shikamaru, mentre Kiba provò a ribattere.
<< E che ci dici dei tuoi sogni? Dovrai pur avere qualche ambizione, no? >> chiese Shino con tono serio.
<< Beh.. credo di averne già realizzato uno >>
<< E sarebbe? >>
Yuki volse lo sguardo fuori dalla finestra e mostrò un sorriso triste: << Una vita tranquilla in un villaggio pacifico. Niente di più, niente di meno >>.
I ragazzi, Naruto compreso, furono un po’ stupiti da quella risposta; evidentemente non era qualcosa che potevano considerare un’ambizione.
<< E adesso che questo sogno lo hai realizzato, che cosa hai intenzione di fare d’ora in avanti? >> chiese di nuovo Shikamaru con tono introspettivo.
<< Prima recupero Sasuke e poi staremo a vedere >>.
Quella risposta così determinata, questa volta, fece rimanere i presenti un po’ sconcertati, tanto che per un lungo istante calò il silenzio.
<< A proposito di Sasuke! Perché non ci parli un po’ di lui? Come diamine hai fatto a farlo innamora.. >>
<< Hey Kiba! Ma dico, la delicatezza l’hai lasciata a casa?! >> Ino rimproverò prontamente Kiba ancor prima che finisse la frase.
<< Perché scusa che c’è di male? Tanto lo vogliamo sapere tutti, no? >>
In tutta risposta, Ino fece un tacito gesto che parve indicare Sakura che nel frattempo sembrava essersi ammutolita e Kiba capì il perché di quel rimprovero.
Anche Yuki si era rattristata, sia nel vedere la reazione di Sakura e sia perché quella era proprio il tipo di domanda che temeva di più.
<< Scusalo.. è che.. non sappiamo immaginarci Sasuke con una ragazza >> le disse Naruto con dolcezza e gli altri annuirono con un breve cenno della testa.
<< Ragazzi, so che siete curiosi ma la verità è che non ne ho la più pallida idea di come sia successo. E’ successo e basta. Nessuno dei due ha mai fatto qualcosa per avvicinare l’altro, anche perché.. insomma.. quello che dovevamo fare era ucciderci a vicenda. E poi.. beh.. sapete benissimo cos’è successo dopo >>
Sulla tavola calò di nuovo il silenzio; solo Choji continuò a mangiare come al suo solito.
Vedendo che era l’unico a non essere stato minimamente turbato da quello che aveva appena detto, Yuki gli sorrise con dolcezza e gli porse la sua porzione di carne: << Se vuoi puoi prendere anche la mia parte >>
<< Ne sei sicura? >> le chiese stupito Choji.
<< Cosa?! Ma non hai mangiato nulla! >> replicò Naruto.
<< Sei sicura di stare bene? >> la squadrò Shikamaru.
<< Sì, il fatto è che ho mangiato dei dolcetti con Anko poco prima di cena e il risultato è che adesso non ho molta fame >>.
Choji afferrò, con un certo dispiacere per l’affermazione della ragazza, il piatto pieno di carne cruda che gli stava porgendo.
Naruto imitò Shikamaru nello squadrare Yuki; il suo fisico non era proprio pelle e ossa, ma effettivamente era anche troppo magra. Il dubbio che non stesse mangiando adeguatamente era molto forte.
Yuki si accorse di essere osservata da quei due e volse di nuovo lo sguardo fuori dalla finestra con un sospiro, pensando a come sarebbe stato se quella sera ci fosse stato anche Sasuke insieme a loro.
 
<< Naruto, sul serio, non c’è bisogno che accompagni anche me. Accompagna Yuki >>
<< Non dire sciocchezze, è notte! E poi siamo di strada >>
Usciti dal ristorante, i ragazzi si separarono e Naruto aveva insistito per accompagnare a casa sia Yuki che Sakura, nonostante quest’ultima continuasse a replicare che poteva tornare da sola.
Yuki pensò subito che, forse, la ragazza non voleva avere troppo a che fare con lei. Sentendosi un po’ in colpa, camminò in silenzio per tutto il tragitto.
Dopo qualche minuto di silenzio tra i tre ragazzi, Sakura volse lo sguardo verso Yuki; era davvero bella, sembrava anche molto intelligente e con quel suo carattere riservato, ma forte e deciso, doveva proprio essere la donna perfetta per Sasuke. Osservandola, si accorse che Yuki era un po’ giù di morale. Pensò che ci sarebbe stato da stupirsi del contrario; in fondo, si era ritrovata da sola in mezzo a un branco di sconosciuti che non aspettavano altro di farle domande imbarazzanti sul suo legame con Sasuke. Legame che, a quanto pareva, il mondo intero sembrava voler spezzare. E tutto ciò mentre nessuno aveva la più pallida idea di che fine avesse fatto l’Uchiha. Doveva essere davvero preoccupata.
Anche se il pensiero di lei con Sasuke le tagliava il cuore a brandelli, Sakura provò a dire qualcosa per distrarla un po’: << Spero che ti sia divertita questa sera. Se i ragazzi sono stati un po’ invadenti è solo perché non ti conoscono, ma vedrai che in futuro.. >>
<< Sakura >> Yuki la interruppe e si fermò con lo sguardo fisso a terra in sovrappensiero.
Anche Naruto e Sakura si fermarono.
<< Sì? >>
<< Io.. ti chiedo scusa >>
Naruto e Sakura sgranarono gli occhi per lo stupore: << Ma cosa dici? Tu non mi hai fatto niente >>
<< So che sei stata molto vicina a Sasuke in passato e so che non hai mai smesso di amarlo. Perciò.. mi dispiace.. Mi dispiace davvero tanto. Posso capire come ti stia sentendo >> Yuki sprofondò in un inchino di scuse.
Sakura, a quel punto, non riuscì a trattenere le lacrime e si avvicinò alla ragazza: << Non devi scusarti.. Sì è vero. Non ho mai smesso di amarlo, ma questo non conta. Sasuke ha scelto te, no? Evidentemente ha trovato qualcosa in te che non ha trovato in me, ma non importa. A me basta che lui sia felice >>.
Naruto mostrò un sorriso compassionevole e Yuki la osservò per un po’ dispiaciuta. Infine, quando Sakura scoppiò in un pianto disperato, la ragazza la avvolse in un abbraccio.

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Capitolo 18
*** Alla prova ***


Il giorno successivo, Yuki dovette incontrare la squadra 7 al campo di addestramento.
In attesa del maestro Kakashi, che a detta dei ragazzi era sempre in ritardo, Naruto, Sakura e Sai la coinvolsero con naturalezza in una conversazione sul più e il meno. Le chiesero se aveva finito di sistemare l’appartamento e se ci si trovava bene, chiacchierarono un po’ riguardo alla cena della sera prima e le raccontarono qualche aneddoto di missioni passate o su cosa combinava Naruto all’accademia.
Sakura sembrava molto più confidenziale rispetto alla sera prima, anzi, la trattava quasi come se la conoscesse da sempre. In quel paio di ore, Yuki sentì di potersi finalmente rilassare in compagnia dei suoi coetanei e riuscì persino a ridere con sincerità e a scherzare a sua volta.
<< Scusate il ritardo! Ma sapete, ho dovuto aiutare una vecchietta a portare a casa la spesa >> il maestro Kakashi finalmente si presentò all’appuntamento.
Sakura, con aria imbronciata, alzò un sopracciglio: << Guardi che è inutile che tenta di fare bella figura con Yuki.. Si capisce benissimo che è una scusa! >>
L’uomo ridacchiò per l’imbarazzo: << Ah sì? >>. Mise poi una mano nella sacca legata ai pantaloni: << D’accordo, veniamo subito al dunque? >>. Fece quindi penzolare due campanelli dalle dita.
<< Non ci credo! Di nuovo?! >> si lamentò Naruto.
<< Sì, trovo che sia il modo migliore per scoprire che cosa sa fare la nostra Yuki. Inoltre, è bene che impari a lavorare con noi e questo esercizio, come sapete bene, è studiato appositamente >>
Yuki si incuriosì: << Di che si tratta? >>
<< Farai coppia con Sakura e insieme dovrete tentare di prendermi questi campanelli >>
<< Tutto qui? >> chiese Yuki con aria seria e concentrata.
<< Già tutto qui. Ma non credere che sia così semplice. Per prenderli potrete utilizzare qualsiasi tipo di attacco >>
Yuki alzò un sopracciglio: << Ne è sicuro? >>
Kakashi sollevò il coprifronte, mostrando l’occhio sinistro: << Non preoccuparti. So difendermi >>
<< Lo Sharingan eh? Ora che ci penso, Sasuke mi aveva accennato qualcosa riguardo a questo >>
<< Va bene, basta chiacchiere. La prova comincia da.. adesso! >> e dicendo così, Kakashi scomparve.
<< Per prima cosa dobbiamo cercare di capire dove si trova >> disse Sakura guardandosi intorno, ma Yuki parve non averla neanche sentita, concentrata com’era ad osservare gli alberi alla sua destra.
Di scatto, afferrò tre shuriken e li lanciò verso quegli alberi. Kakashi, nascosto su un ramo, li parò prontamente, ma grazie allo Sharingan anticipò l’arrivo di altri tre shuriken, due millesimi di secondo dopo. Capì che i primi erano solo ombre, quelli veri erano gli shuriken in arrivo. Non avendo abbastanza tempo per pararli, fu costretto a saltare giù dal tronco per schivarli. Lo Sharingan anticipò l’arrivo di una terza serie di shuriken, questa volta legati a fili metallici che lo avrebbero legato. Prontamente si sostituì.
In quella magnifica prova si poté notare chiaramente l’influenza di Itachi che era un vero e proprio maestro nelle tecniche shuriken e chissà se la ragazza se la cavava così bene anche nelle altre tecniche degli Uchiha. Ma tutto sommato, nonostante la precisione e le tempistiche pressoché perfette, le sue mosse non erano più imprevedibili di quelle di un semplice chunin.
<< Caspita, l’hai stanato subito! Prova di nuovo, questa volta lo attaccherò io una volta che uscirà allo scoperto >> disse Sakura con determinazione.
<< Non ce n’è bisogno >> con l’aria di chi è talmente abituato a fare qualcosa da esserne annoiato, Yuki sollevò i campanelli che teneva tra le dita all’altezza degli occhi di Sakura e una vipera fece capolino dalla sua spalla.
<< Cosa?! Ma come..?! >> la compagna rimase senza parole. Anche Naruto e Sai, che si erano messi in disparte, avevano gli occhi spalancati per lo stupore.
Kakashi, nascosto in un altro albero di quel boschetto, vedendo da lontano i familiari campanelli, si portò immediatamente la mano alla cintura e si accorse della loro assenza. Eppure, Yuki non si era mai mossa da dove si trovava e Kakashi era stato attento affinché non li afferrasse con i fili metallici.
<< Io e Itachi facevamo spesso un gioco simile. Il modo migliore per rubare qualcosa a un ninja è distrarlo. Il maestro Kakashi e il suo Sharingan erano così concentrati sugli shuriken che non si è accorto di avere una vipera tra le vesti >> spiegò Yuki con tono calmo.
<< D’accordo, ma.. quando gli avresti messo addosso quella vipera? >> chiese Sakura.
<< Uno degli shuriken che ho lanciato era una trasformazione della vipera. Un trucchetto semplice ma sempre efficace >> rispose sorridendo: << Allora, maestro Kakashi, che ne dice? Ho superato l’esame? >>.
Kakashi tornò in un balzo alla posizione di partenza con aria un po’ imbarazzata: << Beh.. su furto e spionaggio direi 10 e lode, non c’è che dire >>
Yuki alzò un sopracciglio e gli lanciò i campanelli: << Mi sembrava di avervi detto che nell’organizzazione Alba non mi occupavo d’altro, no? >>
<< Hai ragione.. forse una prova simile era effettivamente troppo semplice per un ninja del tuo calibro. Anche se l’idea era quella di farti fare squadra con Sakura che, a quanto pare, non hai neanche considerato. Forse inizio a capire il perché tu sia riuscita ad andare tanto d’accordo con Sasuke >>.
Yuki mise un po’ il broncio arrossendo; effettivamente Sasuke era alquanto odioso quando si sentiva talmente sicuro di sé da essere convinto di poter tranquillamente fare tutto da solo e non voleva essere paragonata a lui sotto quel punto di vista: << Mi dispiace.. non era mia intenzione.. insomma.. il fatto è che ho sempre lavorato da sola >>.
Kakashi sembrò intenerirsi e rise: << Stavo solo scherzando! Vedrai che ci farai l’abitudine >>. Tutto sommato, all’apparenza, sembrava una brava ragazza; per ovvi motivi, aveva qualche problema a rapportarsi con gli altri, ma non sembrava affatto presuntuosa o così competitiva da dover calpestare i propri compagni.  
<< Che ne dici allora di un testa a testa con uno di loro? >> propose Kakashi.
<< Sono stata abituata a uccidere quando combatto. Se devo proprio mostrarvi le mie abilità, qualcuno potrebbe farsi male in un testa a testa. Perché non facciamo loro tre contro di me? >> ribatté Yuki.
<< Perché in quel caso, quella che potrebbe farsi male sei tu. Non è il caso di sottovalutarli. Dopotutto hanno sconfitto Sasori, Kakuzu e Deidara >>
“Però contro Sasuke e Orochimaru sono stati del tutto impotenti” stava per dire Yuki con una punta di critica, ma pensando che quelle parole sarebbero state davvero troppo dure, si morse la lingua.
Dall’espressione della ragazza, Kakashi capì di non averla convinta e cedette: << D’accordo. Naruto e Sai si batteranno insieme contro di te. Naruto è un grande utilizzatore della tecnica della Moltiplicazione, mentre Sai è un specialista dei combattimenti a distanza. Così nessuno si farà male. Usa tutti i mezzi che puoi. Anche i segni maledetti >>
<< Cosa?! >>
<< Hai capito bene. Il nostro scopo è constatare le tue abilità e dato che hai affermato di usarli abbastanza spesso, vorremmo vedere con i nostri occhi quali siano le loro caratteristiche e la loro potenza >>
Yuki si morse il labbro; evocare i segni maledetti evitando di evocare anche lo Sharingan non sarebbe stato così semplice. Ma non avendo altra scelta, accettò.
I due ragazzi che avrebbe dovuto affrontare le si avvicinarono e quando il maestro Kakashi diede loro il via, Naruto evocò decine di copie che si scagliarono su Yuki. La ragazza rimase impressionata dalla quantità di copie che l’avversario riuscì ad evocare, ma con un balzo saltò in aria sopra di loro e lanciò una Palla di Fuoco che le distrusse tutte. Nel frattempo, alle sue spalle attaccò Sai, con la sua Tecnica dell’Ultra illustrazione animale, ma Yuki se ne accorse immediatamente e, evocando il segno maledetto del Cielo al primo stadio, respinse facilmente l’attacco con dei proiettili acquatici.
Durante il combattimento, Yuki cercò di utilizzare più tecniche magiche possibili, in modo da accontentare Kakashi e convincerlo della sua lealtà. Ma inspiegabilmente, l’occhio destro cominciò a bruciarle, tanto da renderle difficile mantenere la concentrazione sul combattimento. Le era già capitato qualche giorno prima, in ospedale, quando le riferirono la notizia sulla morte di Itachi, ma non sapeva proprio spiegarsi il motivo di quel sintomo. Che fosse legato allo Sharingan?
Tuttavia, in quel momento non poteva davvero evocare l’abilità oculare e non poteva neanche rifletterci più di tanto, impegnata com’era nel combattimento.
Naruto e Sai si stavano rivelando due validi avversari, ma Yuki pensò che per poter sconfiggere ninja del calibro di Orochimaru e Pain, avevano ancora molta strada da fare.
Quando Kakashi fu soddisfatto, fermò il combattimento: << D’accordo, basta così. Abbiamo visto abbastanza >>.
Yuki si gettò a terra stremata; non era riuscita a mangiare nulla neanche quella mattina e sentiva che le forze la stavano per abbandonare.
<< Non dirmi che sei stanca! Guarda che non abbiamo ancora finito >> disse Kakashi con sarcasmo.
La ragazza lo guardò stupita: << Che altro devo fare? >>
<< Questa volta farai un testa a testa con Sakura >>
<< Cosa?! E a che servirebbe? Ho già mostrato le mie abilità contro Naruto e Sai, perché con Sakura dovrebbe essere diverso? >> protestò Yuki.
<< Perché Sakura tende allo scontro ravvicinato e utilizza perlopiù le arti marziali. Nello scontro con i ragazzi non hai fatto altro che attaccare e difenderti con le arti magiche e nel fare questo, hai impostato un combattimento prettamente a distanza >>.
Yuki assunse l’espressione di chi non riesce proprio a capire: << E allora? Che c’è di male? >>
<< Assolutamente nulla. Ma dato che stiamo analizzando le tue abilità, mi serve anche sapere quanto te la sai cavare con le arti marziali >>
<< D’accordo, mi ha scoperta. Le arti marziali sono il mio punto debole >> ammise Yuki alzando gli occhi al cielo.
<< Certo è ovvio. E’ tipico di chi preferisce gli scontri a distanza, ma devo comunque sapere cosa sai fare. Ti scontrerai con Sakura e non potrai usare né Arti magiche né Arti illusorie >>.
Rassegnata, Yuki si rialzò in piedi e si avvicinò a Sakura. Al via, quest’ultima la attaccò concentrando chakra sui pugni. Non ci volle molto affinché Yuki capisse che se fosse stata colpita, probabilmente ci avrebbe rimesso le penne.
Provò a schivare ogni singolo attacco cercando di prendere il più possibile le distanze, ma senza lo Sharingan e senza l’uso delle Arti magiche, sfuggire alla propria avversaria era un’impresa difficile. Senza contare che Yuki non era proprio portata per le arti marziali. Man mano che combattevano, la ragazza divenne sempre più stanca; i suoi movimenti cominciarono ad essere più lenti e l’occhio destro le provocava dei dolori lancinanti alla testa.
A un certo punto, Yuki ebbe una fitta di dolore molto intensa che la costrinse a fermarsi, ma nel frattempo, Sakura stava per sferrarle un calcio proprio sul volto. Così, sentendosi in pericolo, Yuki evocò d’istinto il segno maledetto della Terra al secondo stadio, in modo che il braccio, duro come l’acciaio, attaccando l’avversaria, parasse il colpo.
Notando il gesto istintivo di Yuki, ancora prima che evocasse il segno maledetto, Naruto e Kakashi accorsero immediatamente per proteggere Sakura.
<< Cosa? Eppure era un colpo semplice da schivare >> disse incredula quest’ultima, dopo aver assistito alla reazione esagerata dell’avversaria.
<< Mi dispiace.. io.. mi sono spaventata, ecco >> cercò di scusarsi Yuki.
<< Accidenti, chi se lo sarebbe aspettato? Non ti offendere ma fai davvero schifo con le arti marziali >> ridacchiò bonariamente Kakashi.
Yuki arrossì per l’imbarazzo: << Beh, e allora? Per compensare a questo ho imparato a difendermi e attaccare tramite le arti magiche >>.
<< D’accordo, ma le arti magiche spesso possono essere letali. Ti potrebbe capitare una missione in cui i tuoi avversari devono rimanere vivi e in questo caso, non c’è niente di meglio delle arti marziali. Senza contare che non è detto che in combattimento tu abbia sempre chakra a sufficienza >>
<< Se sta cercando di convincermi a impararle, spreca il suo tempo >>
<< Oh invece è proprio quello che farai >>
Yuki rimase allibita: << Che cosa?! Mi sembrava di aver capito che il suo compito fosse solo quello di raccogliere informazioni su di me! E adesso vuole allenarmi?! >>
<< Quando andremo a riprendere Sasuke, se mai dovrai combattere contro di lui, non possiamo rischiare che venga ucciso o che rimanga gravemente ferito dalle tue tecniche, non ti pare? >> replicò con tono serio Kakashi.
<< Perché mai dovrei combattere contro Sasuke?! >>
<< Orochimaru è un manipolatore. Più che fare fuori il suo pupillo, è probabile che cerchi un modo per convincerlo a restare al suo fianco e che cerchi di dissuaderlo dall’idea di ritornare a Konoha >>.
Yuki rimase per qualche secondo immobile a fissare Kakashi; non aveva pensato a questa possibilità. Anche Sakura, Naruto e Sai non sembravano sorpresi da quell’affermazione. Quindi erano tutti convinti che Orochimaru avrebbe manipolato piacimento Sasuke a proprio piacimento, anche adesso che non c’era più la scusa di Itachi?
<< Sasuke non si farà certo mettere i piedi in testa così facilmente >> replicò la ragazza.
<< Lo spero per lui, ma Orochimaru è riuscito a convincerlo già una volta a fidarsi di lui >>
“Non l’ha fatto perché è stato convinto, l’ha fatto per poter uccidere Itachi!” avrebbe voluto rispondere Yuki, ma pensando che non ne valesse la pena, abbassò lo sguardo e tacque.
<< Oh andiamo! Sei così gracilina che non riuscirai neanche a sollevare le buste della spesa, non ti dà fastidio? Dovrai fare qualche flessione >> ridacchiò Kakashi tornando sull’argomento “arti marziali”.
<< Non se ne parla nemmeno! >> replicò la ragazza con il volto imbronciato.
Alla fine, Kakashi ritenne che per quel giorno poteva bastare e congedò i ragazzi.
 
Sasuke era in ginocchio al centro della sala grande, come sempre, in penombra. Attorno a lui erano state disegnate in cerchio delle formule di sigillo.
Orochimaru gli si avvicinò a passo deciso: << Sei sicuro? >>
<< Sì >>
<< Potresti perdere la ragione o addirittura morire >>
<< Non ho niente da perdere. Fallo e basta >> la voce di Sasuke era tornata ad essere quella fredda e inespressiva di sempre. Anzi, ad essere più precisi, era così meccanica che non sembrava neanche appartenere a un essere vivente dotato di anima. La notizia della morte di Yuki l’aveva reso così vuoto al punto da non riuscire quasi a percepire più neanche la sua stessa esistenza. Avrebbe voluto soltanto chiudere gli occhi e fermarsi per sempre in quell’oscurità. Ma almeno, con il provvedimento che Orochimaru gli aveva proposto, forse sarebbe riuscito a vendicare Yuki. Sentiva di doverle almeno questo.
Il maestro, mostrando un sorriso colmo di perfidia, estrasse dalle vesti una siringa contenente il famoso enzima dal quale aveva origine il segno maledetto. Esattamente come aveva fatto con la figlia anni prima, avrebbe iniettato una seconda dose di quel siero nel corpo dell’allievo e, tramite tecniche proibite, con il chakra avrebbe tentato di far sorgere il segno maledetto della Terra. Kabuto, lì presente, con le sue conoscenze mediche avrebbe fatto di tutto per evitare che il ragazzo perdesse la vita.
Orochimaru iniettò l’enzima sulla spalla destra dell’Uchiha e quest’ultimo cacciò un urlo straziante.

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Capitolo 19
*** Un amico su cui contare ***


La mattina seguente, Yuki si svegliò di nuovo un po’ malinconica. Fissando il soffitto, si chiedeva come stesse Sasuke e che cosa stesse facendo in quel momento. Chissà cosa aveva intenzione di fare Orochimaru con lui.
Ripensò alle parole di Kakashi del giorno prima, quando aveva detto che Orochimaru avrebbe provato a manipolare Sasuke a suo piacimento. E come ci sarebbe riuscito esattamente? Convincere Sasuke a stare dalla sua parte significava anche convincerlo a lasciar perdere Yuki. Possibile che, con questa premessa, il ragazzo avrebbe potuto cedere di fronte alle persuasioni di quell’uomo?
Yuki stentava a crederlo. Eppure Kakashi e gli altri erano così convinti di quell’affermazione. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di conoscere le intenzioni di Orochimaru in quel momento. Se solo ci fosse stato Itachi… Lui sarebbe stato sicuramente in grado di prevedere le mosse del nemico e avrebbe saputo che cosa fosse meglio fare.
A proposito di Itachi. Si portò la mano sull’occhio destro e ripensò alle fitte di dolore che aveva provato il giorno prima, durante il combattimento. Non era la prima volta: in passato aveva provato simili sensazioni quando il suo Sharingan era ancora sigillato o quando era nel corso di un’evoluzione. Ma il suo potere oculare aveva già raggiunto i 3 tomoe; dopo quel livello, poteva esserci soltanto lo Sharingan ipnotico. Ma non essendo un Uchiha di sangue puro, era impossibile che potesse ottenerlo.
Le venne in mente che aveva avvertito dolore a quell’occhio anche quando era venuta a conoscenza della morte di Itachi. Lo Sharingan si sviluppa tramite le sofferenze di chi lo possiede e questo, Yuki lo sapeva bene; possibile che avesse sviluppato lo Sharingan ipnotico a seguito della morte di Itachi?
Con questi pesanti pensieri, si alzò dal letto e, avvicinandosi al cucinotto, cominciò a lavare il riso per la colazione. In quel momento, sentì qualcuno chiamarla sottovoce. Immediatamente, chiuse l’acqua del rubinetto, pensando di averlo solo immaginato, ma di nuovo sentì quella voce provenire dal bagno.
Lentamente, si avvicinò al tavolo su cui era poggiata la sua sacca, silenziosamente vi estrasse un kunai e si diresse verso la stanza da cui proveniva quella voce. Le gambe cominciarono a tremarle per la paura. Chi diamine poteva essere?!
Cercò di mantenere il sangue freddo e si affacciò alla porta del bagno: dietro la tenda della vasca da bagno c’era palesemente qualcuno, dato che se ne poteva vedere l’ombra. Si avvicinò lentamente alla vasca e quando fu abbastanza vicina, tirò la tenda.
<< Ehilà! >>
Yuki indietreggiò fino al muro con una mano al petto, affannata per lo spavento. Kisame Hoshigaki, nella sua divisa di Alba, era proprio là, davanti a lei, in piedi nella vasca da bagno.
<< Scusami non volevo spaventarti.. ma credo proprio che i ninja della Foglia ti sorveglino, sai? E il bagno è praticamente l’unico angolo di questa casa che non è visibile dall’esterno >>
<< Che diavolo ci fai qui?! Come hai fatto a entrare al villaggio?! >> chiese Yuki quasi con rabbia, ma in quel momento si accorse di ciò che Kisame portava in braccio. Sembrava proprio un’urna cineraria e capendo da sola il perché di quella visita, tacque.
<< Ho pensato che fosse più giusto che le tenessi tu >> disse Kisame con solennità, porgendole l’urna.
Yuki la afferrò tremante, con titubanza, e rimase in silenzio, non staccando gli occhi da essa.
<< Per ovvi motivi, ho ritenuto fosse meglio bruciare il corpo. Se qualcuno come Orochimaru fosse riuscito a mettere le mani sul suo Sharingan sarebbero stati guai >>.
La ragazza continuò a tacere per qualche secondo, nell’evidente sforzo di trattenere le lacrime, e poi fece la domanda che la attanagliava da giorni: << Cos’è successo esattamente? >>.
Kisame le mostrò un accenno di sorriso, in segno di comprensione: << Itachi ha dichiarato le tue intenzioni di lasciare Alba e ha messo in chiaro che non avrebbe permesso loro di torcerti un solo capello, se non ti avessero lasciata andare. E, come penso, tu e Itachi vi sarete immaginati, Pain non solo ha categoricamente rifiutato di lasciarti in vita, ma ha considerato tradimento il tentativo di Itachi di proteggerti. Così è iniziato lo scontro. Per il profondo rispetto che ho sempre provato nei suoi confronti, ho deciso di non abbandonarlo e gli ho dato man forte. Mi sono occupato di quell’idiota di Deidara che ho spedito all’aldilà, ma contro Pain.. beh quello è un osso duro >>
<< Ma Itachi era imbattibile, no? >>
Kisame rimase per qualche secondo in silenzio, osservando lo sguardo deciso della ragazza: << Non è morto per le ferite, se è questo che mi stai chiedendo. Forse avrebbe potuto avere la meglio, ma la malattia lo ha sopraffatto proprio durante il combattimento. Il suo cuore si dev’essere fermato all’improvviso e non c’è stato nulla da fare. Ho preso il corpo e sono fuggito >>.
Yuki era esterrefatta e a quel punto non riuscì più a trattenere le lacrime che cominciarono a scenderle copiose sul viso. Se non fosse stato per quella dannata malattia, probabilmente Itachi sarebbe ancora vivo. La sua morte non era del tutto colpa sua, in fondo, anche se non poteva fare a meno di provarne rimorso.
Visibilmente scossa, la ragazza, provò a ricomporsi, rendendosi conto che, nonostante il dolore, doveva fare in modo di avere ben chiara la situazione: << Quindi che ne è di Alba? >>
<< Non ne ho idea. A questo punto sono rimasti soltanto Pain, Konan e Zetsu >>
<< E Tobi? >> chiese Yuki con sguardo dubbioso. Itachi non si era mai fidato di quell’individuo, per cui sarebbe stato meglio guardarsene le spalle.
<< Scomparso nel nulla. E’ da quando sei fuggita da Orochimaru che non si fa più vedere. Chissà, forse è morto anche lui >>.
Yuki, che naturalmente non fu convinta di quella versione dei fatti, non fece commenti e cambiò bruscamente discorso: << Ci sono notizie di Sasuke? >>.
<< Purtroppo no. Nel viaggio ho tenuto le orecchie aperte, ma non gira nessuna voce sul suo conto >>
<< Capisco >> Yuki abbassò tristemente lo sguardo.
Kisame la osservò per qualche secondo con aria seria: << Mi dispiace per tutto quello che ti è successo.. per Sasuke e per il.. bambino >>
A quelle parole, la ragazza risollevò il volto stupita e Kisame anticipò la sua domanda: << Sì, beh.. Itachi mi ha raccontato tutto, ma non è come sembra; si è trovato costretto perché avevo capito più o meno tutto. Sei sparita per mesi proprio quando ti era stata affidata la missione su Sasuke. Non era così difficile capire cosa fosse successo >>
<< Non preoccuparti, non importa. Se Itachi ha deciso di rivelarti tutto era perché si fidava di te >>.
Seguì un lungo e pensieroso silenzio che Yuki decise di interrompere poco dopo: << Che cosa farai adesso? >>
<< Penso che me ne tornerò al Villaggio della Nebbia. Naturalmente lo farò di nascosto, non ho intenzione di finire in prigione, ma sento che è l’ora di tornare a casa. Non ho più nulla da fare in giro per il mondo >> Kisame aprì un piccolo spiraglio della finestrella alle sue spalle, da cui probabilmente era entrato, e vi sbirciò per vedere se ci fosse qualcuno nel buio viale sottostante.
<< Se mai in futuro avessi bisogno di me, mi troverai là. Non esitare a cercarmi. Per la stima che ho di Itachi, sarei felice di aiutarti >>
Yuki gli sorrise commossa: << Grazie Kisame >>
<< Mi raccomando: non abbassare la guardia. Pain verrà sicuramente a cercarti >>
<< Lo so. Stai attento anche tu. Senza dubbio cercherà anche te >>
<< Eh già! Quello ha la testa dura >> l’uomo aprì completamente la finestrella e rivolse un ultimo sguardo a Yuki: << Abbi cura di te >>.
Quando Kisame se ne andò, la ragazza scoppiò di nuovo in lacrime, abbracciando l’urna di Itachi che teneva tra le mani.
 
<< Yuki! Hey Yuki, sei in casa? >> la familiare voce di Naruto risuonava da fuori all’interno dell’appartamento, ma Yuki, con aria assente, giocherellava con la sua omelette nel piatto. Dopo che Kisame se ne era andato, aveva nascosto le ceneri di Itachi in un armadio, aveva afferrato il mantello a nuvole rosse che l’hokage le aveva restituito e su di esso aveva pianto per circa un’ora. Quel mantello rappresentava tutto ciò che era stata costretta ad essere nell’arco di quei 5 anni; nonostante lo avesse rinnegato e odiato con tutto il cuore, adesso che avrebbe potuto liberarsene, stranamente, non riusciva a farlo. In un certo senso, sentiva che era ciò che la legava profondamente a Itachi; entrambi lo avevano indossato non per propria volontà, ma perché le circostanze lo avevano richiesto. Entrambi, tramite esso, avevano finto di essere ciò che in realtà non erano. E Itachi aveva sacrificato la sua vita per permetterle di toglierselo di dosso per sempre.
Dopo qualche minuto, finalmente la voce di Naruto raggiunse la coscienza di Yuki che, sfregandosi gli occhi arrossati, si alzò dal tavolino e andò velocemente ad aprire la porta.
<< Ah! Allora sei viva! >>
<< Scusami, mi stavo facendo una doccia >> mentì Yuki e si fece da parte per far entrare l’amico.
Naruto seguì con titubanza la ragazza che tornò velocemente al tavolo, fingendosi indaffarata per non mostrare il suo reale stato d’animo: << Sono passato per salutarti. Sto per partire per il monte Myoboku e credo che non ci vedremo per un po’ >>
<< Ah capisco >>.
Da quella risposta fredda, Naruto capì che c’era qualcosa che non andava: << Va tutto bene? >>
<< Sì, non preoccuparti >> rispose Yuki che si sfregò la guancia destra mentre si mostrava concentrata a sparecchiare la tavola.
Naruto, per nulla convinto, provò a scrutarla meglio: << Dimmi la verità. E’ successo qualcosa? Oppure c’entra Sasuke? Sei preoccupata per lui, non è vero? >>   
<< Cosa? Oh no, niente del genere. Cioè sì, ovviamente sì.. anche, ma sto bene davvero >> la ragazza provò a spiegarsi, sorridendo per l’imbarazzo.
Gli occhi di Naruto si posarono casualmente sul mantello a nuvole rosse poggiato sulla sedia e improvvisamente capì: << E’ per Itachi? >>.
Yuki rimase in silenzio e continuò a tenere la testa bassa per evitare di continuare quella conversazione, ma il ragazzo insistette: << Posso capire come ti senti.. Sai? Anche il mio maestro è morto qualche giorno fa >>
<< Itachi era un criminale che ha sterminato il suo stesso clan e che ha tradito il villaggio unendosi ad Alba >>
<< Però si è preso cura di te >> la interruppe Naruto.
Yuki smise di sparecchiare e fissò il ragazzo con aria preoccupata; per paura di essere considerata una nemica del villaggio, non voleva mostrare apertamente il suo affetto per Itachi.
<< Non devi fingere con me >> continuò Naruto con tono rassicurante: << Non preoccuparti. Mi è già capitato di conoscere persone come te. Anche se sei legata a Itachi non significa che tu sia come lui. E anche se era un pazzo criminale, lui si è comunque preso cura di te. E’ normale che la sua morte ti addolori >>.
Al suono di quelle parole, una lacrima scese lentamente sul volto della ragazza che, non sapendo cosa dire, tacque.
Di fronte a quello sguardo addolorato, Naruto capì di aver colto nel segno e nel rispetto dei sentimenti di Yuki, distolse gli occhi posandoli sui piatti ancora colmi di cibo.
<< Dimmi una cosa.. Da quant’è che non mangi? >> notando che la ragazza non aveva praticamente toccato quella colazione, si ricordò che anche durante la cena con gli altri non aveva mangiato quasi nulla. Inoltre, guardandola meglio, era davvero molto magra.
Yuki sospirò, arresasi al fatto che evidentemente non riusciva a nascondere così bene i suoi problemi: << Da quando ho abortito. Da allora non ho più fatto un pasto come si deve >>.
Naruto sembrò sorpreso, ma allo stesso tempo mantenne uno sguardo che trasmetteva un tacito rimprovero. La ragazza, allora, si giustificò ancor prima che potesse dire qualcosa: << Non ho fame, ok? Ho una perenne sensazione di nausea e ogni volta che provo a mandar giù qualcosa, il mio stomaco si ribella. Sono schifata ecco.. sono stanca e schifata per tutto >>.
Il ragazzo si fece serio; avrebbe voluto dirle “Però di questo passo non sopravviverai”, ma ritenne più saggio non farlo. In fondo lo sapeva benissimo anche lei, ma a quanto pareva non poteva farci nulla.
Rivolse di nuovo lo sguardo sui piatti e questa volta l’omelette catturò la sua attenzione. Non era stata cotta abbastanza, per cui somigliava più a delle uova strapazzate; era davvero l’omelette più brutta che avesse mai visto. Pensando questo, gli venne da sorridere e afferrando le bacchette, divertito, provò a sollevare quella poltiglia: << Beh, però anche a me si chiuderebbe lo stomaco se provassi a mangiare roba del genere >>.
Yuki non poté fare a meno di lasciarsi scappare una risata di fronte a quella reazione: << Sì, lo so. Non sono molto brava a cucinare. Di solito lo faceva Itachi per me >>
<< Si vede! >> rise Naruto e poi sembrò che gli fosse venuto in mente qualcosa: << Perché non vieni con me? Ti porto in un posto dove è impossibile che ti venga la nausea. Facciamo colazione insieme. Naturalmente offro io >>.
Yuki gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma incuriosita accettò e i due ragazzi uscirono subito di casa.
Naturalmente, Naruto la condusse al ramen Ichiraku. Indubbiamente, quello fu il ramen più buono che Yuki avesse mai assaggiato, tanto che, deliziata al solo vederlo, riuscì a mangiarne quasi la metà.
<< Cavolo! Questo ramen è buonissimo, peccato che ormai sono piena >>
<< Beh, non ne hai mangiato molto, ma sempre meglio di niente. Se è vero che non mangi da settimane, forse devi ancora riabituarti a mangiare come si deve >> disse Naruto mentre ingurgitava la sua seconda ciotola di ramen.
<< Già, infatti >>.
<< Non dirmi che ti stai già abbuffando di ramen a quest’ora del mattino?! E hai trascinato anche Yuki con te! >> una familiare voce femminile si elevò alle loro spalle.
I due ragazzi si voltarono e videro Sakura sulla soglia del chiosco che li guardava con aria di rimprovero.
<< Hey! Buongiorno Sakura! >>
<< Non far finta di non aver sentito! Non fa bene mangiare sempre e solo ramen. E poi non è pesante alle 10 del mattino?! >>
<< Ma perché devi sempre rimproverarmi? >> piagnucolò Naruto.
<< Questa volta è colpa mia Sakura. Gliel’ho chiesto io >> mentì Yuki sorridendo e mostrandosi sicura di quello che diceva.
Ma Sakura non sembrò convinta: << Mmh.. sì certo, come no. Yuki non sei costretta ad assecondarlo per essere gentile. Puoi anche trattarlo male, sai? Tanto ha la testa troppo vuota per offendersi >>
<< Ma cosa dici, Sakura?! Non credi di essere un po’ troppo crudele nei miei confronti?! >> provò a protestare Naruto.
<< Affatto! Dico solo la verità >>
Vedendo quella scena, Yuki si mise a ridere coprendosi la bocca con una mano per evitare che gli altri due se ne accorgessero. Nonostante il loro rapporto sembrasse così contrastato, si capiva chiaramente che si volevano molto bene. Le venne da chiedersi quale fosse il ruolo di Sasuke all’interno di quella squadra e come avrebbe reagito di fronte a un teatrino simile.
<< D’accordo, vi lascio al vostro ramen. Ci vediamo dopo allora. Kakashi ha convocato anche voi, vero? >>
<< Sì esatto, ci vediamo tra poco! >> la salutò Naruto.
Non appena Sakura si fu allontanata abbastanza da non poter più sentire la sua voce, Yuki si avvicinò all’orecchio di Naruto che nel frattempo aveva ripreso a mangiare: << Hey, dì un po’. A te piace Sakura, vero? >>.
A Naruto andò improvvisamente di traverso la fetta di maiale che aveva addentato e dopo aver bevuto, rispose con un certo imbarazzo: << Perché me lo chiedi? >>.
Yuki afferrò di nuovo le sue bacchette e mentre, con un gesto inconscio, le rituffava nella ciotola di ramen, mostrò un sorriso malizioso: << Così. E’ solo un’impressione >>
<< E’ così evidente? >>
<< Un po’ >> Yuki addentò l’uovo, chiaramente divertita dalla conversazione, e poi fece un’altra domanda: << Ti sei dichiarato? >>.
Naruto si rattristì: << No, non ancora >>
<< E che cosa aspetti? Insomma, mi pare evidente che anche lei tenga a te >>
<< Cosa?! Ma se mi tratta sempre male! Esattamente come ha fatto poco fa.. >>
<< Sciocco, quello è solo un modo per rapportarsi con te. Non significa che non ti voglia bene >>.
Improvvisamente Naruto si accorse che Yuki, inconsciamente, aveva ricominciato a mangiare il suo ramen e sorridendo fece finta di essere estremamente concentrato su ciò che stava dicendo la ragazza, incitandola a parlare: << Ah sì? >>
<< Beh sì, penso sia abbastanza chiaro. E poi, in fondo, quello che le è stato accanto quando Sasuke ha lasciato il villaggio sei tu, no? Non so che cosa ci sia mai stato tra loro, ma.. alla fine le cose sono cambiate. Sasuke ha fatto le sue scelte allontanandosi da tutti voi. Se fossi in Sakura, comincerei a guardarmi intorno e a tenere in considerazione chi tiene davvero a me >>
<< A Sakura ho promesso che avrei riportato a casa Sasuke. Non merita un uomo che non sa mantenere una promessa >>
<< Vuoi dire che non le confesserai il tuo amore finché Sasuke non tornerà al villaggio? >>
Naruto fece un cenno d’assenso e Yuki si rattristì un po’, comprendendo lo stato d’animo dell’amico: << E’ davvero lodevole, sai? Ma così l’unico ad essere infelice sarai tu >>
<< Non importa >> Naruto sorrise e fissò la ciotola di ramen di Yuki che era ormai vuota.
Accortasi di non essere lei al centro dell’attenzione, la ragazza seguì lo sguardo del ragazzo e si accorse improvvisamente di aver finito il suo ramen. Fu così stupita che fece quasi un balzo; ma quando l’aveva mangiato?
Naruto rise per quella reazione e mostrò un sorriso malizioso: << Vedo che parlare delle mie pene d’amore ti ha fatto venire fame, eh? >>
<< Io non.. me ne sono accorta >> si giustificò timidamente Yuki.
Il ragazzo le accarezzò teneramente la testa: << Mi raccomando mentre sono via. Non voglio che Sasuke, quando tornerà, trovi uno scheletro al posto della propria ragazza >>.
In tutta risposta, la ragazza sorrise e mostrò uno sguardo come a dire che aveva capito e che ci avrebbe almeno provato.
Naruto pagò il conto di quella colazione e insieme a Yuki si diresse all’entrata dei campi di allenamento, dove Kakashi aveva chiesto loro un incontro. Insolitamente, il maestro era già lì, insieme a Sakura, che li stava aspettando.
<< Maestro Kakashi! Come mai è in orario oggi? >> lo salutò sarcasticamente Naruto.
<< Non farmi passare per uno che arriva sempre in ritardo >>
<< Ma è vero! >>
<< Dunque, vi ho convocati per vari motivi, ma il principale è che, come sappiamo tutti, oggi Naruto parte e volevo creare l’occasione per salutarti >>
<< Ah davvero? Non doveva disturbarsi sarei passato a salutare tutti >> rispose Naruto, felice di quelle attenzioni.
<< Beh, così abbiamo fatto prima. In quanto a Sakura, vorrei discutere con te di una questione, ma prima pensiamo a Yuki >>.
Yuki, senza rispondere, piegò semplicemente la testa di lato, come segno che non stava capendo che cosa intendesse il maestro Kakashi.
<< Ho chiesto a una persona di aiutarti con gli allenamenti. Dovrebbe essere qui a momenti >> disse l’uomo sorridendo con aria rassicurante, ma Yuki cominciò a sentirsi inquieta. Chi mai poteva essere questa persona? E poi avrebbe dovuto sul serio allenarsi?!
In quel momento, si udì una voce in lontananza urlare il nome di Kakashi e un uomo con capelli a caschetto e tuta verde arrivò correndo a tutta velocità.
<< Eccomi qua come promesso, Kakashi! Non ci speravi più, eh? Dì la verità! Salve ragazzi! >> l’uomo salutò tutti raggiante e un modo di fare esageratamente teatrale.
Qualche frazione di secondo dopo, arrivò a corsa anche un ragazzo, con gli stessi capelli a caschetto e la stessa tuta verde. Osservandoli sconcertata, Yuki si chiese se non fossero padre e figlio; non aveva mai visto due individui così strani.
<< Accidenti! Ha vinto di nuovo lei, maestro >> protestò il ragazzo.
<< Eheh! Non è certo facile superare il tuo maestro Rock Lee. Vorrà dire che per questa sconfitta farai 150 giri del villaggio camminando sulle mani e vedrai che la prossima volta vincerai qualsiasi sfida! >>
<< Ha perfettamente ragione maestro! Se me lo permette comincio subito! >> e dicendo così il ragazzo fece una verticale e cominciò a camminare sulle mani.
Il maestro Kakashi decise, a quel punto, di interrompere quella scenetta: << Ebbene, Yuki ti presento Rock Lee e il maestro Gai. Come ti stavo dicendo, per un po’ ti allenerai con loro. Sono entrambi i migliori esperti in arti marziali che abbiamo al villaggio, per cui, sono sicuro che ti aiuteranno a risolvere il tuo problema >>
<< Cosa?! >> Yuki sgranò gli occhi e spalancò istintivamente la bocca. Avrebbe dovuto allenarsi con quei fenomeni da baraccone?!
<< Molto piacere Yuki! Vedrai! Qualche giorno con noi e nessuno potrà più batterti nelle arti marziali! >> disse Gai mostrando un sorriso sicuro di sé a 32 denti.
Il ragazzo che doveva chiamarsi Rock Lee si rimise subito in piedi e si avvicinò alla ragazza: << Finalmente ti conosco Yuki! Non posso negare che ero davvero curioso! Io sono Rock Lee >>.
Nonostante quest’ultimo le stesse parlando in modo decisamente più normale rispetto al suo maestro, Yuki non poté fare a meno di rispondere con una risatina imbarazzata, a causa della situazione: << Molto lieta, davvero >>.
Finite le presentazioni, Yuki si rivolse polemica a Kakashi: << Kakashi, che diavolo significa?! Credevo che perlomeno mi allenasse lei! >>.
Il maestro rise: << Su, non prenderla così. Il fatto è che non c’è nessuno meglio di loro nelle arti marziali. E poi ti avrei allenato io, ma visto che non vuoi fare le flessioni.. A mani estreme, estremi rimedi! >>
Yuki aprì la bocca per replicare, ma in quel momento si ritrovò improvvisamente per aria, con la faccia rivolta a terra e i piedi staccati da essa. Gai l’aveva sollevata sulla sua spalla senza cerimonie: << Coraggio allora! Non perdiamo altro tempo! Andiamo a far ardere il fuoco della gioventù! >>
<< Hey! Come si permette?! Mi metta subito giù! >> provò a protestare Yuki scalciando sul petto dell’uomo e battendo pugni sulla sua schiena, ma egli non sembrò neanche accorgersene e ridendo si avviò verso un campo di addestramento seguito da Rock Lee.
<< Questa me la paga, Kakashi >> riuscì a dire Yuki con tono offeso, prima di essere portata via con la forza.
Naruto e Sakura risero con gusto di fronte a quella scena, finché il maestro non si rivolse a loro: << E una è sistemata. Allora, Naruto, sei pronto a partire? Mi raccomando, prendi questo allenamento con estrema serietà e sfrutta al massimo ogni secondo. Non tutti hanno il privilegio di essere addestrati nelle arti eremitiche >>
<< Ma certo, lo farò >> rispose Naruto con determinata serietà.
<< Sakura, volevo chiederti che impressione ti sta dando Yuki. Credo sia importante tenere conto delle vostre considerazioni, dato che probabilmente ci siete più a stretto contatto rispetto a noi adulti. Ma immagino che vuoi salutare Naruto come si deve e io sono curioso di vedere come se la sta cavando Yuki. Per cui, ci vediamo tra poco >> Kakashi salutò i due ragazzi e si allontanò.
Sakura e Naruto, rimasti soli, rimasero per qualche attimo in silenzio, percependo il reciproco imbarazzo.
<< Allora starai di nuovo via a lungo? >> chiese la ragazza
<< Ho intenzione di completare l’addestramento in un mese. Se aspettiamo troppo, non sappiamo che cosa potrebbe succedere a Sasuke. E anche Yuki non se ne starà a lungo con le mani in mano >>
<< Un mese?! Ma a Jiraya sono serviti anni! >>
<< Lo so, ma vedrai che ce la farò >>
<< Con la testa dura che ti ritrovi effettivamente potrebbe anche darsi >>
Naruto scoppiò a ridere, ma Sakura gli poggiò una mano sulla spalla e lo fissò con sguardo serio: << Contiamo tutti su di te, Naruto. Cerca di diventare più forte che puoi >>.
Il ragazzo le spostò con dolcezza una ciocca di capelli rosati, sfiorandole il viso: << Lo farò. E ti giuro che questa volta riporterò a casa Sasuke >>.

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Capitolo 20
*** Le orme del passato ***


Con i suoi potenti occhi, Pain scrutava pensieroso l’orizzonte dall’alto della torre della sua dimora al villaggio della Pioggia.
Le cose si erano messe male per l’organizzazione Alba: gran parte dei suoi membri erano morti, mentre Yuki e Kisame avevano disertato. Ma Pain non aveva affatto intenzione di arrendersi e nemmeno Madara. In fondo, mancavano soltanto due cercoteri da catturare per poter portare a compimento i loro obbiettivi. Probabilmente, a questo punto, se si trattava di combattere contro le forze portanti, avrebbe anche potuto farcela da solo. Il vero problema sarebbe stato fronteggiare i villaggi che le proteggevano e, soprattutto, riuscire a trovarle, dato che, molto probabilmente, i loro kage avrebbero fatto in modo di nasconderle.
Ad ogni modo, i rimanenti membri di Alba decisero che Madara si sarebbe occupato dell’Ottacoda, mentre Pain avrebbe pensato all’Enneacoda. Per cui, rimaneva soltanto da ideare una strategia per attaccare il villaggio della Foglia.
<< Ti è venuto in mente un piano per catturare la Volpe? >> Konan entrò in quella sala buia, illuminata solo dalla fioca luce del cielo piovoso.
<< Credo proprio che l’unico modo sia irrompere direttamente al villaggio della Foglia >> rispose Pain con freddezza.
<< Non sarà facile senza Itachi a farci da guida. Lui conosceva il modo per entrare nella barriera senza essere notati >>
<< Beh, ma potremmo tranquillamente farci notare. Attaccheremo il villaggio direttamente e vedremo chi vincerà >>
<< Ma è troppo rischioso! >>
<< A tal proposito avrei una proposta da fare a entrambi >> una familiare voce irruppe nella sala, seguita dalla fiera entrata del suo possessore: Orochimaru.
Konan rimase a bocca aperta per lo stupore, mentre Pain, senza scomporsi, rivolse il suo sguardo gelido verso l’ex alleato: << Orochimaru.. come diavolo hai fatto ad arrivare fin qui? >>
<< Oh andiamo! Eppure dovresti conoscere le mie potenzialità >> rispose Orochimaru con un sorriso compiaciuto.
<< Hai un bel coraggio a presentarti qua, traditore! >> disse Konan con rabbia.
<< Konan ha ragione. Finalmente sei uscito allo scoperto e posso farti fuori una volta per tutte. Che cosa sarebbe questa proposta di cui parli e che ti ha spinto addirittura a venire qua di persona? >>
<< Tu vuoi la Volpe a Nove Code, mentre io voglio vedere Konoha distrutta. Perché per questa volta non lasciamo da parte i vecchi rancori e non collaboriamo? >>.
 
Passò circa un mese da quando Naruto aveva lasciato il villaggio per apprendere le arti eremitiche. Yuki si allenò per qualche giorno sotto la guida del maestro Gai e di Rock Lee, ma poi, sfiancata dalle loro pretese e dal loro fare eccessivo, tornò in ginocchio dal maestro Kakashi. << La prego! Farò le flessioni, ma non mi lasci con quei pazzi! >> lo implorò piagnucolando.
Kakashi si era fatto una bella risata e aveva accettato di seguire personalmente la ragazza, proponendole un allenamento decisamente più umano.
In quel lasso di tempo, Yuki era effettivamente migliorata nelle arti marziali. Il Quinto hokage le affidò anche delle missioni di livello D da svolgere insieme a Sakura e a Sai all’interno del villaggio. A dire la verità, non le era ben chiaro il senso di quelle missioni così futili, ma in fondo doveva ammettere che inseguire gatti era davvero uno spasso e in più, poteva guadagnare qualche soldo. Inoltre, anche grazie a quei piccoli incarichi, il suo rapporto con Sakura e Sai aveva fatto ottimi progressi.
Anche con gli altri ragazzi del villaggio sentiva di essere riuscita a stringere una sorta di amicizia; se non altro, l’imbarazzo che l’aveva perseguitata durante i primi giorni era del tutto scomparso e riusciva a salutare e a scambiare tranquillamente qualche parola con loro.
Sentiva di essere davvero sulla strada giusta per farsi accettare dall’intero villaggio. Persino i membri della squadra Anbu che la sorvegliavano continuamente, nel vederla svolgere una vita alquanto ordinaria e banale, ultimamente sembravano essersi rilassati tanto da permettersi di distrarsi ogni tanto.
Se voleva andare a salvare Sasuke, probabilmente quello era il momento giusto per fuggire dal villaggio senza andare incontro a problemi. Ma Naruto aveva promesso che avrebbe completato il suo addestramento entro un mese e, ormai, sarebbe potuto tornare da un momento all’altro. Nonostante la forte impazienza e preoccupazione, Yuki era perfettamente consapevole che sarebbe stato più saggio aspettare ancora un po’.
Mentre continuava a domandarsi quando avrebbe fatto ritorno l’amico, la ragazza cercava di ingannare il tempo in biblioteca, studiando pesanti volumi di chimica e fisica.
Un paio di settimane prima, accompagnando il maestro Kakashi a fare delle commissioni dopo un allenamento, aveva scoperto l’esistenza di un negozio che vendeva soltanto libri e finalmente le venne in mente che cosa le sarebbe piaciuto comprare. Il giorno in cui Naruto la guidò per Konoha, le offrì dei soldi e le disse di comprarsi qualcosa che le piaceva per festeggiare la sua prima visita di un villaggio, ma allora non le venne in mente proprio nulla.
Di fronte a quella vetrina, invece, ebbe come un’illuminazione ed entrando nella libreria scrutò con attenzione i libri in esposizione, finché non decise di comprare un manuale di fisica. Nei giorni successivi comprò libri su libri, finché Sakura, vedendola ogni giorno carica di quei nuovi acquisti, non le rivelò che esisteva un posto chiamato “biblioteca” in cui si potevano leggere gratuitamente tutti i libri che si voleva.
Ed ecco che, anche adesso, si trovava seduta al tavolo della biblioteca intenta a studiare dei complicati trattati scientifici che, indubbiamente, trovava di gran lunga più interessanti delle flessioni e delle arti marziali. Ma l’impazienza nell’andare a salvare Sasuke cominciava ad essere eccessiva e trovava difficile concentrarsi.
Vagando da un pensiero all’altro, sfogliò distrattamente il manuale che aveva di fronte, “La scienza del domani”, finché non arrivò all’ultima pagina in cui vi era la biografia dell’autore: Ryu Takamura, dirigente del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Konoha. La data della pubblicazione del libro risaliva a venti anni prima.
A quanto le avevano detto, il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo era il posto in cui lavorava sua madre. Le venne da chiedersi se questo signor Takamura l’avesse conosciuta e chissà se avrebbe potuto raccontarle qualcosa su di lei. Sarebbe stato davvero meraviglioso.
In effetti, non aveva ancora visitato quel dipartimento e a dire la verità, non aveva proprio pensato di provare ad andarci. Ma, in fondo, perché no? Era curiosa di vedere il luogo in cui sua madre aveva passato le proprie giornate quando era in vita e, con un po’ di fortuna, avrebbe potuto anche incontrare il Takamura che aveva scritto quel libro.
Convinta nel provare ad andare a dare un’occhiata al Dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Konoha, si alzò dal tavolo, restituì il libro e uscì dalla biblioteca.
Quando fu davanti all’edificio, Yuki rimase per un po’ ferma ad osservare quella struttura: non era affatto imponente, ma trasmetteva un senso di ordine e professionalità. In altre parole, si trattava di un luogo molto diverso dai caotici uffici ninja che aveva avuto modo di frequentare fino a quel momento.
Si fece coraggio e fece per entrare, ma quando allungò la mano per aprire la porta a vetri, essa, inaspettatamente, si aprì da sola. Letteralmente a bocca aperta, entrò nella hall osservando quella porta da cima a fondo, chiedendosi come fosse possibile un fenomeno del genere.
<< Salve, posso esserle d’aiuto? >> la donna che stava dietro il bancone della reception la salutò con professionalità.
Yuki, accorgendosi di essere osservata da diverse persone presenti nella hall, arrossì; nonostante la determinazione che aveva nel voler essere lì, le sembrava comunque di essere un po’ come un pesce fuor d’acqua.
<< Ehm.. ecco.. Mi chiedevo se potrei incontrare il professor Takamura >>
<< Il professor Takamura? Intende Ryu Takamura? >>
Yuki annuì timidamente.
<< Mi dispiace, ma il professor Takamura è in pensione da un paio di anni. Adesso il direttore del dipartimento è il professor Katasuke >>
Yuki si accorse di essere osservata da una donna in camice bianco seduta sui divani della hall assieme a quelli che dovevano essere colleghi. Un po’ perplessa, voltò leggermente lo sguardo verso quel gruppo, ma pensando che, forse, in un luogo del genere una visita di una ragazzina qualunque doveva sembrare semplicemente strana, rispose rassegnata alla receptionist: << Capisco. La ringrazio >>.
Un po’ scoraggiata, Yuki dette un ultimo sguardo alla grande hall, pensando che là, in quelle stanze, c’erano i laboratori e gli uffici in cui aveva lavorato sua madre, e uscì a testa bassa dall’edificio. In effetti, erano passati più di 10 anni dall’ultima volta che sua madre aveva messo piede là dentro; come aveva potuto pensare che le cose fossero rimaste così com’erano un tempo?
<< Scusami.. Aspetta un attimo >>
Mentre si scioglieva nell’imbarazzo, Yuki si sentì chiamare alle spalle da una voce femminile e quando si voltò, vide che apparteneva alla donna che poco prima la stava osservando attentamente.
<< Tu sei Yuki, vero? >>
La ragazza le rivolse uno sguardo interrogativo, non capendo come fosse possibile che quella donna, che non era neanche un ninja, conoscesse il suo nome.
<< Beh, vedi.. conoscevo tua madre e tu le somigli molto, sai? >> la donna cercò di rispondere a quella tacita domanda.
<< Conosceva mia madre?! >> gli occhi di Yuki, liberi dall’imbarazzo di poco prima, cominciarono a brillare di gioia.
La donna annuì e le porse la mano: << Mi chiamo Naoko Saeki. Io e Misaki eravamo colleghe >>
<< Molto lieta >>.
Naoko sembrò intenerirsi di fronte al volto estasiato della ragazza: << Perché non vieni nel mio ufficio? >>
<< Oh sì, volentieri >>.
 
L’ufficio di Naoko era pulito e luminoso. Nell’ampia stanza vi erano quattro scrivanie appartenenti ad altri membri del dipartimento, ma in quel momento non c’era nessuno nell’ufficio. Naoko mostrò a Yuki quella che un tempo era la scrivania di Misaki, ma adesso era occupata dagli effetti personali di un'altra persona; un uomo di circa 40 anni con moglie e figli, a giudicare dalla cornice posta tra i portapenne. Yuki provò a immaginarsi sua madre seduta dietro quella scrivania, ma ci riuscì a malapena; aveva dimenticato troppe cose di lei per riuscire a indovinare come fosse durante il lavoro.
<< Quindi è morta davvero..? >>
Yuki aveva appena finito di raccontare a Naoko che cosa era successo da quando sua madre scomparve all’improvviso senza dire nulla a nessuno; di fronte a quella domanda, rimase in silenzio a fissare la foto che le aveva mostrato la donna. In essa, Naoko e sua madre, entrambe in camice bianco, si abbracciavano sorridenti.
<< In fondo l’ho sempre saputo.. Il Terzo hokage ci aveva rassicurati dicendoci che Misaki era stata mandata in un altro villaggio per un importante lavoro di ricerca, ma non ho mai creduto a questa storia. Sparire così, senza dire nulla, non era certo da lei. Quell’Orochimaru.. me lo sentivo che non c’era da fidarsi di lui >>
Prima che Yuki arrivasse a Konoha, Naoko non aveva la minima idea che Misaki avesse una figlia e non essendo ninja, né lei né gli altri membri del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo potevano avere accesso a delle informazioni di cui, a quanto pareva, soltanto il Terzo hokage era a conoscenza. Soltanto un mese prima, quando i ninja della squadra Anbu erano giunti al dipartimento per raccogliere quanta più documentazione possibile su Misaki Miura, aveva scoperto che la sua ex collega aveva una figlia di nome Yuki.
<< Immagino che sia stata dura per te.. >>
Yuki le mostrò un sorriso triste: << Sì, un po’ >>.
In quel momento, la porta dell’ufficio si aprì e un uomo grassoccio con un paio di occhiali squadrati si affacciò sorridendo: << Oh! Eri qui! Ti ho cercata dappertutto! Mi servirebbero quei documenti di cui ti parlavo stamane >>.
Naoko si alzò immediatamente dalla sedia e sprofondò in un inchino: << Mi perdoni professor Katasuke! Sto trascurando i miei doveri. Mi rimetto subito al lavoro! >>
<< Aah non preoccuparti! Vedo che hai degli ospiti oggi! >> il professor Katasuke rivolse il suo sorriso sgargiante verso Yuki, che arrossì sentendosi improvvisamente di troppo.
<< Lei è Yuki. Yuki, questo signore è il professor Katasuke, dirigente del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Konoha >>
<< Molto piacere >> Yuki si abbassò in un rispettoso inchino.
<< Oh! La famosa Yuki! Ci hai causato qualche grattacapo un mese fa sai? Ammetto che mi è quasi venuto un colpo quando ho visto piombare qua la squadra Anbu >> Katasuke rise bonariamente.
<< Mi dispiace molto.. io.. >> provò a scusarsi Yuki, sprofondata nell’imbarazzo.
<< Su andiamo! E’ acqua passata ormai! Sono felice di fare la tua conoscenza e che tu sia passata a trovarci! Ti andrebbe di fare un giro? >>
<< Ehm.. >> Yuki non seppe cosa rispondere; moriva dalla voglia di esplorare il dipartimento, ma non voleva essere scortese.
<< Credo che il professor Katasuke voglia mostrarti i laboratori. Non sei curiosa di vederli? >> la incitò gentilmente Naoko.
Yuki mostrò un caldo sorriso: << Sì, mi farebbe molto piacere! >>
<< Andiamo allora! Seguimi! >>
Con un gesto della mano il professor Katasuke incitò Yuki e Naoko a seguirlo e i tre lasciarono l’ufficio, diretti ai laboratori.
Percorsero un ampio corridoio, finché il professore non aprì una delle porte sulla destra e lasciò entrare le due donne. A Yuki sembrò di essere giunta nel paese dei balocchi. Camminò lentamente tra i tavoli dell’ampia sala colmi di vetraglie e strane sostanze, completamente estasiata. Finalmente poteva toccare con mano tutto ciò che fino a quel momento aveva trovato solo sui libri.
<< Il compito del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Konoha è sempre stato quello di fornire un approvvigionamento scientificamente avanzato ai ninja di questo villaggio >> il professor Katasuke si diresse con aria decisa verso quella che sembrava una cassaforte, in fondo alla sala: << Oggetti come carte bombe, fumogeni eccetera, sono stati creati proprio in questi laboratori>>.
Katasuke aprì la cassaforte e impugnò un oggetto che somigliava molto all’impugnatura di una katana: << Ma negli ultimi tempi, il dipartimento si è posto un altro obbiettivo: quello di fornire armi ninja anche ai semplici civili che non sono in grado di controllare il chakra >>.
Con l’ultima affermazione, Katasuke ottenne la piena attenzione di Yuki che distolse velocemente lo sguardo dai vari oggetti posti sui tavoli. La ragazza si mostrò un po’ incredula: << Fornire armi ninja ai civili?! >>
<< Esatto. Secondo le statistiche degli ultimi anni, sempre più civili muoiono per mano dei ninja. Riteniamo che se avessero la possibilità di ottenere delle armi potenti che non necessitano dell’utilizzo di tecniche ninja o del controllo del chakra, essi potrebbero riuscire a difendersi da eventuali aggressioni e il numero di morti tragiche diminuirebbe. Inoltre, chi lo sa? Se armi del genere si diffondessero, anche la qualità dei combattimenti tra ninja potrebbe cambiare. Potrebbero salvare anche molte delle loro vite >> rispose Naoko con professionalità.
Yuki si avvicinò al professor Katasuke in silenzio, impassibile come una statua per non lasciar trapelare la tristezza al ricordo dei suoi compagni e nemici morti in battaglia per mano di Alba, ma, allo stesso tempo, incuriosita dall’oggetto che l’uomo teneva in mano.
<< Sarei felice se tu provassi questo >> il professore allungò quell’elsa senza lama verso Yuki e questa la afferrò con delicatezza.
La osservò per un po’ e poi chiese: << Che cosa sarebbe? >>
<< Quello è il gioiellino a cui stiamo lavorando attualmente giorno e notte. E’ una spada di chakra >> rispose con fierezza il professor Katasuke.
<< Ma ha detto che per queste armi non serve il controllo del chakra >> ribatté educatamente Yuki.
<< Non ti servirà, infatti. Per attivarla basterà premere quel pulsante al centro >> le sorrise il professore.
La ragazza eseguì l’ordine e una lama di chakra apparve improvvisamente dall’estremità dell’elsa. Si accorse subito che quell’oggetto stava, in qualche modo, risucchiando abbondantemente il suo chakra. C’erano sicuramente degli aspetti da migliorare, ma Yuki non poté fare a meno di chiedersi se sua madre sarebbe, in qualche modo, riuscita a salvarsi se avesse avuto un’arma del genere. Pensò che ciò per cui il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo stava lavorando fosse davvero lodevole.
<< Si alimenta con il chakra di chi la impugna >> affermò Yuki come se avesse risposto a un indovinello.
<< Sì, esatto. Cosa ne pensi? Ti piace? >> chiese il professor Katasuke entusiasta nel poter finalmente sentire il parere di un ninja.
<< Penso che l’idea sia buona, ma consuma troppo chakra >> già esausta, Yuki poggiò la spada sul tavolo accanto a sé.
<< Sì, purtroppo ce ne siamo accorti anche noi.. Dovremo lavorare ancora su questo aspetto >> replicò Naoko rammaricata.
<< Quarzo giusto? >>
Sia Katasuke che Naoko osservarono sorpresi la ragazza.
<< Il quarzo è un condensatore di chakra. Quindi immagino che abbiate utilizzato questo materiale per creare la spada >> cercò di spiegarsi Yuki, notando le espressioni interdette.
<< Sì, esatto >> rispose Katasuke.
La ragazza osservò l’elsa e poggiò le dita sul mento in segno di riflessione: << Potreste provare a inserire della selenite >>
<< Selenite? >> Naoko girò di lato la testa, non capendo dove Yuki volesse arrivare.
<< Mi pare di aver letto che la selenite è un amplificatore di chakra, per cui, se essa è presente, sarà necessaria una minor quantità di quarzo. In questo modo il chakra che la spada andrà ad assorbire sarà minore, ma grazie alla selenite dovrebbe comunque manifestarsi l’effetto della lama >>.
Il professor Katasuke batté un pugno sulla propria mano: << Ma certo! >>
<< Non ci avevamo pensato! Certo, non sarà facile trovare la giusta combinazione per le dosi delle due pietre ma.. potrebbe funzionare! >> disse estasiata Naoko.
Katasuke sorrise a Yuki: << A quanto pare abbiamo di fronte un’altra esperta >>
<< Già! Come fai a sapere queste cose? I ninja di solito si occupano d’altro >>.
Yuki arrossì e abbassò lo sguardo: << Beh ecco.. mi piace leggere libri di scienza >>.
Naoko le mostrò un dolce sorriso: << Il sangue non è acqua, eh? >>.
Lusingata e felice di quella insinuazione, la ragazza le sorrise di rimando.
<< Dì un po’, ti piacerebbe lavorare qua con noi? >> chiese improvvisamente Katasuke.
Yuki rimase di stucco per quella domanda inaspettata, ma rispose tristemente: << Mi piacerebbe moltissimo, ma non credo che mi lascerebbero lavorare qui anche se lo volessi.. >>.
Naoko e Katasuke sorrisero amaramente, comprendendo perfettamente che l’attuale posizione della ragazza all’interno del villaggio non le permetteva certo di agire liberamente.
<< In ogni caso, se ti fa piacere, puoi venire a trovarci quando vuoi. Potrei anche fornirti del libri o chiarirti dei concetti che non ti sono chiari, nel caso ci siano. Ci hai dato un ottimo consiglio, è il minimo che possa fare per sdebitarmi >> disse il professore.
<< Oh no! Non ho fatto nulla! Sono io che devo ringraziarla per avermi mostrato il laboratorio! >>.
Dopo vari convenevoli, Katasuke convinse Yuki a tornare al Dipartimento di Ricerca e Sviluppo in futuro. Anche Naoko, accompagnando la ragazza all’uscita, le fece promettere di andare da lei nel caso in cui avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa.
Per la prima volta, Yuki ebbe come la sensazione di sentirsi a casa.

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Capitolo 21
*** Buone e cattive intenzioni ***


La visita al Dipartimento di Sviluppo e Ricerca le aveva fatto dimenticare per un po’ tutti i pensieri legati a Sasuke, che da qualche giorno la stavano opprimendo. Ma mentre percorreva i vicoli del villaggio scaldati dal tiepido sole di Marzo, dirigendosi verso casa, il cuore di Yuki si riempì di nuovo di una profonda angoscia. Naruto tardava a tornare. E il non sapere assolutamente nulla su cosa ne era di Sasuke e il non poter fare niente per lui, cominciava a diventare insopportabile.
Si chiese se, in fondo, i ninja della Foglia fossero realmente affidabili come credeva e se fossero davvero così determinati a riportare a casa il loro genin.
Perché lei era ancora lì, senza fare nulla?
Il pensiero che, forse, avrebbe fatto molto meglio ad agire di testa propria e a fuggire da Konoha per tentare di salvare l’amato, le aveva assalito la mente.
Sasuke le mancava. Le mancava così tanto da non riuscire più a percepire neanche i confini di se stessa; un’anima incompleta che vaga in un limbo senza via d’uscita. Il profumo della sua pelle, la voce calda, il calore del suo petto, le mani e le sue labbra sul proprio corpo; Yuki sentiva di avere una vera e propria fame di tutto questo.
Di nuovo, l’occhio destro sembrò sul punto di prendere fuoco.
Agonizzante, la ragazza sollevò lo sguardo sui tetti degli edifici che la circondavano e vide il ninja della squadra Anbu che la osservava.
Aveva uno strano presentimento. Non sapeva spiegarsi il perché, ma qualcosa le diceva che non poteva più temporeggiare.
L’animo le divenne tutt’a un tratto risoluto e i suoi passi verso casa si fecero più veloci.
 
Con una mano sull’occhio destro che pulsava violentemente, Yuki aprì velocemente la porta dell’appartamento. Questa volta sentì di essere pronta. Qualcosa voleva a tutti i costi uscire dalla suo bulbo oculare. Si precipitò in bagno, davanti allo specchio, fece un profondo respiro e chiuse gli occhi. Concentrandosi, lasciò andare quel fuoco che fino a quel momento aveva cercato di contenere.
Riaprì lentamente gli occhi e l’immagine riflessa mostrò chiaramente dei segni geometrici sull’iride rossa dell’occhio destro: lo Sharingan ipnotico.
Anche se in fondo aveva immaginato qualcosa di simile, Yuki provò un improvviso senso di stupore e paura di fronte a quella vista. Indietreggiò di scatto andando a sbattere contro il mobile alle sue spalle.
Questo non era possibile.
Solo gli Uchiha di sangue puro potevano aspirare a un simile potere. Itachi non poteva essersi sbagliato.
D’un tratto le tornò in mente la dolce sensazione delle mani di Itachi sulle proprie tempie e il calore del pollice che le accarezzava la palpebra destra, scostandole dei capelli. Fu quando le diede l’ultimo addio nella casa sella signora Akiko. Itachi doveva averle trasmesso dei poteri con quel semplice gesto.
Yuki cominciò a sentirsi male. Lo stomaco sembrò contorcersi e polmoni si paralizzarono interrompendo il flusso d’aria. Sudando freddo si accasciò a terra, piegandosi su se stessa. Non aveva mai voluto un potere simile. Perché mai Itachi glielo aveva ceduto? Si era presentato di fronte a Pain senza una parte dei suoi poteri? Se non le avesse fatto quel dono, forse sarebbe ancora vivo e non un mucchio di cenere nascosto nel suo armadio.
Il pensiero del corpo del ragazzo che brucia lentamente nel fuoco le provocò un’opprimente sensazione di disgusto. Anche al corpo del bambino che lei stessa aveva creato, era toccata la stessa sorte. Tutto ciò che aveva era bruciato e svanito come sterpaglie.
Immaginò la candida pelle di Sasuke arrossarsi sotto le fiamme ardenti. Non lo avrebbe permesso, per nessun motivo al mondo. Forse era per questo che Itachi le aveva donato lo Sharingan ipnotico: le aveva affidato il suo prezioso fratello.
Cercando di riprendere fiato, Yuki si rialzò, andò verso l’armadio nella sala e lo aprì. Poggiata a terra, c’era l’urna che le aveva dato Kisame.
Si voltò alla finestra, gettando gli occhi sul tetto dell’edificio in cui solitamente si appostavano i ninja che la sorvegliavano; i due Anbu erano di nuovo distratti in una conversazione tra loro.
 
Con una pila di pesanti fascicoli tra le mani, Tenzou percorreva la strada centrale di Konoha che lo avrebbe portato dritto al palazzo dell’hokage. La signorina Tsunade gli aveva chiesto di portarle una serie di documenti dal quartier generale degli Anbu, prima di congedarlo. Dato che, a quanto pareva, quel giorno Shizune era molto impegnata all’ospedale, il compito ingrato di fare da galoppino all’hokage era toccato a lui. Era davvero esausto e non aveva neanche avuto il tempo di cenare.
Era ormai mezzanotte passata e nonostante la strada fosse ben illuminata non c’era quasi nessuno in giro. Sentendo i morsi della fame, provò a sbirciare nel vicolo in cui si trovava la locanda in cui andava spesso, ma vide che, come tutte le attività commerciali di Konoha, a quell’ora era chiusa. Sospirò pensando che molto probabilmente non sarebbe riuscito a toccare cibo fino all’indomani mattina.
Improvvisamente si ricordò che sull’edificio alla sua destra, due dei suoi colleghi stavano svolgendo il loro turno notturno per la sorveglianza di Yuki Miura. Inizialmente, per evitare che la ragazza potesse imparare a conoscere le abilità dei suoi sorveglianti, tutti i membri della squadra Anbu, Tenzou compreso, erano stati chiamati a turno per tenerla d’occhio. Ma a quanto pareva, Yuki non faceva proprio niente di sospetto nella sua quotidianità e dopo circa un mese, era stato deciso che quattro membri della squadra, due per le ore diurne e due per quelle notturne, sarebbero stati più che sufficienti per quel lavoro.
Tenzou aveva fatto fatica a fidarsi di quella ragazza, ma dato che tutti sembravano d’accordo sul fatto che fosse affidabile, alla fine se ne era convinto anche lui.
Alzò lo sguardo verso il tetto dell’edificio per porgere un segno di saluto ai colleghi, ma con un certo stupore, non li vide. Provò a strizzare gli occhi e a cercare i due ninja sugli edifici circostanti, ma non c’era proprio nessuno.
Lo assalì un pessimo presentimento e velocemente, con un balzo saltò sull’edificio su cui avrebbero dovuto trovarsi i suoi due colleghi. E li trovò distesi a terra incoscienti.
Immediatamente pose la pila di documenti a terra e si precipitò su di loro chiamandoli per nome e scuotendoli per le spalle. Gettò una rapida occhiata in direzione dell’appartamento di Yuki, ben visibile da quel punto e, come aveva immaginato, la finestra che dava sul balcone era completamente spalancata, mentre l’interno era al buio e sembrava deserto. Di fronte a una scena simile, era impossibile non sospettare della ragazza e Tenzou si chiese preoccupato quali fossero le sue reali intenzioni. E chissà che cosa aveva fatto ai due ninja.
Come se gli avesse letto nel pensiero, una voce familiare lo rassicurò: << Non preoccuparti. Non sono feriti. Sono solo sotto l’effetto di una potente Arte illusoria >>.
Tenzou sollevò lo sguardo in direzione di quella voce e vide Kakashi in piedi, con la schiena appoggiata alla cisterna ed estremamente concentrato sul chakra, visto il sigillo composto con la mano destra.
<< Kakashi, tu qui? >>
<< Già. Immaginavo potesse accadere qualcosa del genere >>
<< Lo sapevo.. Non dovevamo fidarci di un membro di Alba! E se l’avesse aiutata qualcuno? >>
<< Ne dubito >>
<< Bisogna avvertire subito l’hokage >>
<< No, non ancora >>.
Tenzou sgranò gli occhi pensando di non aver capito bene: << Come? >>.
Kakashi sciolse il sigillo e si avvicinò tranquillo all’uomo: << I miei cani l’hanno già rintracciata. Non è uscita dal villaggio, almeno per adesso. Prima di avvertire l’hokage voglio vedere che cosa ha intenzione di fare. Tu che cosa fai? Vieni con me? >> e dicendo così, balzò giù dall’edificio.
Tenzou fu in procinto di ribattere qualcosa, ma dato che il senpai non gliene lasciò il tempo ci rinunciò e pensando che non sarebbe stato saggio lasciarlo da solo in quella situazione, lo seguì di corsa.
I cani di Kakashi li condussero al campo d’addestramento che si trovava all’interno del quartiere degli Uchiha. I due si appostarono dietro i fitti cespugli e osservarono la ragazza seduta sul molo con le gambe a penzoloni sul lago. Prima di congedarsi, Pakkun aveva detto che lui e gli altri cani l’avevano trovata così, seduta su quel molo. Sembrava che stesse abbracciando qualcosa, ma dato che dava loro le spalle, non si riusciva a vedere che cosa fosse. Si sentiva anche lievemente il suono della sua voce, ma da quella distanza era impossibile capire che cosa stesse dicendo.
Poi, all’improvviso, si alzò in piedi e osservò l’oggetto tra le sue mani che sembrava essere una sorta di vaso. Pensierosa aprì il coperchio e fissò l’interno. Fece per rovesciare il contenuto nel lago, ma si fermò di colpo.
<< Che cos’ha in mano? Che sta facendo? >> chiese Tenzou ormai in ansia per la situazione.
<< Immagino che quelle siano le ceneri di Itachi >> rispose Kakashi con la sua solita calma.
<< Le ceneri di Itachi?! Ma.. come fa ad averle? >>
Ma l’uomo non rispose a questa domanda e continuò ad osservare la ragazza.
Di scatto, Yuki richiuse l’urna e si diresse a passo deciso verso un albero. Lo osservò per un attimo e poi, ai piedi di esso, si mise a scavare una buca a mani nude. Quando la buca fu abbastanza profonda, tremante, riafferrò l’urna, le diede un bacio e la seppellì. Ricoperta la buca si rialzò e sul tronco dell’albero intagliò il simbolo della Foglia. Restò ferma per qualche secondo a contemplare quella rudimentale tomba e poi corse via.
Kakashi e Tenzou la seguirono senza esitare e si fermarono nei pressi del tempio di Nakano, dove videro che Yuki stava per entrare.
<< Lo sapevo.. >> disse Kakashi sottovoce.
<< Che cosa? >>
<< Lo scoprirai presto. Coraggio, andiamo! >>.
Una volta che la ragazza fu entrata nel tempio, i due ninja si avvicinarono silenziosamente e non appena si assicurarono che non ci fosse alcun pericolo, irruppero nell’edificio. All’interno, uno dei tatami era stato sollevato e una scalinata conduceva nei sotterranei. Senza pensarci due volte, i due la percorsero, finché non trovarono la figura di Yuki davanti alla famosa stele.
<< Buonasera Yuki >> disse Kakashi in tono canzonatorio.
La ragazza, che doveva aver sentito i passi poco prima, non sembrò affatto sorpresa e voltando solo la testa di lato, osservò i due ninja con la coda dell’occhio. E in quel semplice gesto si poté notare chiaramente lo Sharingan nel suo occhio sinistro.
<< Guarda un po’, il maestro Kakashi e il capitano Yamato >> disse Yuki con aria di sfida.
<< Si può sapere che diavolo stai combinando?! >> le urlò Tenzou.
Ma Kakashi rispose prima della ragazza: << E’ semplice. Questa stele contiene delle informazioni segrete sullo Sharingan, tramandate per generazioni dagli Uchiha, che a quanto pare ti sono necessarie. Ho sempre sospettato che anche tu possedessi l’abilità oculare >>
<< Ah, davvero? >>
<< Sai? Durante gli allenamenti combattevi proprio come combatte qualcuno che è abituato ad avere lo Sharingan, ma che per qualche motivo non può usarlo >>
<< Ma che bravo Kakashi, non ti sfugge nulla! >> disse Yuki con sarcasmo.
<< Già, e ti dirò di più: se sei qui, significa che hai intenzione di ottenere lo Sharingan ipnotico. Oppure, significa che l’hai già ottenuto. Allora? Quale delle due? >>.
La ragazza scoppiò a ridere: << Chissà >>
<< Non ti conviene prenderti gioco di noi! >> sbottò Tenzou.
Kakashi emise un lungo sospiro: << Onestamente Yuki, a me non sembri una cattiva persona e, come Naruto e Sakura, anch’io credo alla tua storia. Ma ti conviene dirci perché ci hai tenuto nascosta una cosa del genere e soprattutto quali sono le tue intenzioni, perché non avrai una seconda possibilità >>.
A quelle calme e minacciose parole, Yuki emise un sospiro e si voltò completamente verso i due.
<< E va bene. Ho ereditato lo Sharingan e sì, hai indovinato, ho ottenuto lo Sharingan ipnotico >> la ragazza rimase per un attimo in silenzio; non poteva dire di aver tenuto nascosta quell’informazione perché Danzo e gli anziani saggi avevano in odio gli Uchiha. Ma di colpo, per fortuna, la venne un’illuminazione: << Ve l’ho tenuto nascosto perché mio padre non ne è a conoscenza. Capirete che se venisse a sapere che la sua stessa figlia possiede l’abilità oculare che ha sempre cercato di ottenere, la mia incolumità sarebbe compromessa. E so che c’è qualcuno tra i piani alti di questo villaggio che è in stretto contatto con lui >>
<< Ti riferisci a Danzo? >> chiese il capitano Yamato.
Yuki fece un lieve cenno d’assenso: << Sin da quando ho scoperto di possedere lo Sharingan, Itachi mi ha imposto di tenerlo segreto per evitare che la notizia si diffondesse tra le cinque terre e che qualcuno potesse mettere le mani sull’abilità innata degli Uchiha. Tengo questo segreto da tutta la vita; non ve l’ho tenuto nascosto perché avessi cattive intenzioni >>
<< E a che cosa ti serve sapere che cosa c’è scritto su quella stele? >> chiese Kakashi sospettoso.
<< Dal momento che non sono un Uchiha di sangue puro, credo che sia stato Itachi a donarmi lo Sharingan ipnotico, ma non ne sono sicura. Sono venuta qui per ottenere qualche informazione in più. Dopodiché.. >> Yuki fece una pausa per riflettere su ciò che stava per dire. La sua spiegazione in fondo poteva anche essere sufficiente per rispondere alle domande di Kakashi, ma poiché quest’ultimo non era affatto uno sciocco, decise di cogliere la sfida e giocare a carte scoperte: << Dopodiché andrò a cercare Sasuke. Se provate a fermarmi, non avrò pietà >>.
Kakashi la guardò dritto negli occhi con aria seria: << I patti non erano questi. Ti abbiamo garantito che avremmo organizzato una squadra una volta che.. >>
<< Non so che farmene delle vostre garanzie! >> Yuki, alterata, lo interruppe: << Naruto ha promesso che sarebbe tornato dopo un mese; ebbene non è tornato >>
<< L’allenamento per dominare le arti eremitiche non è una passeggiata. Tu dovresti saperlo bene. Probabilmente necessita di più tempo del previsto >>
<< Mentre noi stiamo qui ad aspettare che Naruto diventi forte abbastanza, Sasuke è tenuto prigioniero da Orochimaru! >>
<< Ma non possiamo affrontarlo impreparati. Per questa missione serve cautela >>
<< Non posso stare qui senza fare niente, lo capite?! >> la voce di Yuki tradì tutta la disperazione accumulata nel suo animo: << Non rischierò di perdere l’unica cosa che mi è rimasta per aspettare voialtri. Preferisco morire piuttosto che perdere anche lui. Raccolgo le informazioni che mi servono sullo Sharingan ipnotico e poi lascerò il villaggio >>.
In tutta risposta, Kakashi trasse un sospiro: << E va bene. Se puoi aspettare fino a domattina, verrò con te >>
<< Che cosa?! >> il capitano Yamato rimase a bocca aperta e anche Yuki lo guardò stupita.
<< Immaginavo che sarebbe successa una cosa simile e a questo punto credo che se anche provassimo a impedirtelo, troveresti comunque il modo per fuggire da questo villaggio e andare a salvare Sasuke da sola. Per cui, tanto vale che qualcuno ti accompagni, così le probabilità di successo aumenteranno >>
<< Sarebbe davvero disposto a rischiare tanto? >> chiese Yuki insospettita.
<< Sasuke è un mio allievo. Sono determinato quanto te a sottrarlo dalle grinfie di Orochimaru >>
<< Ma.. Kakashi! Cosa dirà l’hokage? >> provò a ribattere Tenzou.
<< All’hokage ci penso io. Le avevo già fatto presente la mia opinione riguardo a quanto Yuki avrebbe resistito a questa situazione >>.
La ragazza, senza parole, scrutò a fondo lo sguardo dell’uomo per capire se poteva fidarsi o meno.
<< Tuttavia >> Kakashi riprese il suo discorso con tono canzonatorio: << L’hokage deve essere messo al corrente del tuo Sharingan. Le chiederò di archiviare l’informazione come top secret, riferendole le motivazioni che ci hai fornito, ma dovrò comunque rivelarle che ci hai tenuto nascosto qualcosa di alquanto importante >>.
Yuki abbassò lo sguardo pensieroso. Non le andava molto l’idea che l’hokage sarebbe venuto a conoscenza della sua abilità innata; non era ancora in grado di capire se poteva fidarsi completamente di quella gente, oppure no. Ma Kakashi sembrava un tipo a posto; l’aveva aiutata molto in quelle settimane al villaggio e la proposta che le aveva fatto era alquanto vantaggiosa.
Sentendosi con le spalle al muro, alla fine la ragazze cedette: << E va bene. Aspetterò fino all’alba. Questa volta, vedi di non fare tardi, altrimenti partirò da sola >>. Con quel rimprovero fece per superare i due uomini, diretta verso l’uscita del sotterraneo, ma Kakashi la fermò sorridendole e poggiandole una mano sulla testa: << Vedrai che andrà tutto bene. Riusciremo a riportarlo a casa >>.
Yuki gli rivolse uno sguardo che tradiva tutta la sua preoccupazione; avrebbe tanto voluto credergli, ma nella sua vita poche cose erano andate per il verso giusto e quel brutto presentimento che la assillava da tutto il giorno proprio non voleva andarsene.
<< Ti aspettiamo fuori >> disse Kakashi e i due uomini uscirono dal sotterraneo.
Rimasta sola, la ragazza evocò di nuovo lo Sharingan ipnotico e provò a rivolgere un ultimo sguardo alla stele. C’erano diverse incisioni che non riusciva a decifrare a quello stadio di abilità e tutto quello che riusciva a leggere, non suggeriva niente che già non sapesse tramite Itachi. Lo Sharingan ipnotico è un potere che possono raggiugere solo gli Uchiha di puro sangue, tramite lo stato psicologico di profonda sofferenza a seguito di un evento doloroso. Non c’era nulla che facesse riferimento alla trasmissione di tale potere.
Pur consapevole che non ne avrebbe mai avuta la certezza, Yuki uscì da quel sotterraneo rimanendo nella convinzione che Itachi aveva voluto farle un regalo d’addio. Il modo in cui era riuscito a fare una cosa simile, lo sapeva soltanto lui. In fondo, era davvero uno di quei geni che nascono una volta ogni cento anni.
Kakashi e Yamato la scortarono fin sotto casa e dopo aver preso con sé i due membri della squadra Anbu ancora incoscienti, si diressero entrambi al palazzo dell’hokage.
Yuki aprì la porta dell’appartamento tirando un sospiro; mai avrebbe pensato che sarebbe tornata così presto all’ovile come una pecorella obbediente. Ma in fondo, forse era andata meglio così.
Non appena entrò, sentì l’aria gelida proveniente dalla portafinestra che dava sul balcone, in fondo all’appartamento. Si tolse velocemente le scarpe all’ingresso e senza neanche accendere le luci andò dritta verso di essa. Tra le tende svolazzanti, lo sguardo le cadde sull’edificio su cui di solito si appostava la squadra Anbu e provò un lieve rimorso per aver usato lo Sharingan ipnotico sui due che erano di turno quella notte. Pensando che in quel momento non poteva fare altrimenti, chiuse di scatto la portafinestra e tirò le tende, rimanendo completamente al buio.
E in quell’esatto momento, una mano le serrò naso e bocca con un fazzoletto, impedendole di urlare, mentre un’altra mano cercava di trarla a sé da dietro le spalle, impedendole i movimenti. Colta di sorpresa, Yuki provò a dimenarsi e ad attivare il segno maledetto, ma l’odore acre del fazzoletto penetrò nella sua testa e in pochi secondi cadde in un sonno profondo.

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Capitolo 22
*** Assalto a Konoha ***


La mattina seguente, da dietro le finestre del suo ufficio, Tsunade si ritrovò a osservare esterrefatta la scena apocalittica che le si presentava davanti. Circa un’ora prima, Konoha era stata attaccata. E non solo da Pain, ma a quanto pareva, anche da Orochimaru. Dalle informazioni raccolte da Jiraya, il ninja leggendario aveva lasciato l’organizzazione Alba da tempo e il motivo per cui stava dando manforte in quell’assalto, era un vero mistero per tutti. Senza contare che Yuki era sparita e nessuno riusciva a trovarla; il dubbio che stesse ancora dalla parte di Pain aleggiava inevitabilmente nei pensieri di tutti.
In lontananza, si poteva vedere il serpente gigante che aveva assediato la zona d’ingresso del villaggio, mentre i vari Pain si erano divisi in più zone, creando caos e panico nel tentativo di trovare la forza portante della Volpe a nove code.
Shikaku entrò nell’ufficio dell’hokage, dove Sakura, Shizune e due membri della squadra Anbu stavano attendendo ordini da Tsunade.
<< Avete trovato tracce di Yuki? >> chiese l’hokage con impazienza
<< Purtroppo no, signora >>.
Tsunade si morse il labbro per la rabbia. Yuki aveva avuto modo di raccogliere diverse informazioni su Konoha nel periodo in cui vi aveva soggiornato; se davvero li aveva traditi, il villaggio era in guai seri.
Notando il malumore dell’hokage, Shikaku espose il suo rapporto con calma e professionalità: << I jonin sono stati divisi in tre squadre: due affronteranno i nemici all’interno del villaggio, mentre la terza cercherà il vero Pain fuori dalle mura. Come immaginavamo il suo obbiettivo è la Volpe a nove code; mentre per quanto riguarda Orochimaru, non sappiamo ancora nulla di preciso, ma sembrerebbe che i suoi scopi non siano gli stessi di Alba.. >>.
Tsunade gettò un’occhiata colma di impazienza verso l’uomo, intimandogli tacitamente di sputare il rospo.
<< Sasuke Uchiha si sta dirigendo qua da solo e pare che il suo obbiettivo sia proprio lei, hokage >>
<< Cosa?! >> Tsunade ebbe, per un attimo, la sensazione di non capirci più nulla. Ma poi realizzò che, forse, Orochimaru mirava ancora a impadronirsi del villaggio e aveva così creato quell’alleanza che avrebbe portato vantaggi sia a lui che a Pain. C’era qualcosa di strano, tuttavia, nell’aver delegato a Sasuke il compito di far fuori l’hokage.
Anche Sakura sembrò sconcertata. Perché il ragazzo avrebbe dovuto fare una cosa simile? Possibile che si fosse fatto sopraffare a tal punto?
Cercando di capirci qualcosa, Tsunade addentò nervosamente l’unghia del pollice destro, ma ben presto realizzò che non aveva molto tempo per pensare: << Dividete la squadra Anbu in tre gruppi: sei membri affronteranno Sasuke, quattro verranno con me sul tetto e il resto proteggerà i civili >>.
Ricevuto l’ordine, i due ninja della squadra Anbu uscirono velocemente dall’ufficio.
<< Signorina Tsunade, che cosa ha intenzione di fare sul tetto? >> chiese Shizune preoccupata.
<< Userò Katsuyu per guarire i feriti. Da lassù sarà più facile. Tu e Sakura occupatevi dell’ospedale. Ci sarà sicuramente bisogno di voi >>
<< Agli ordini >> risposero in coro le due donne e seguendo l’hokage si precipitarono fuori dall’ufficio, prendendo strade diverse nel corridoio.
Mentre scendeva velocemente le scale, alle spalle di Shizune, Sakura non riusciva a smettere di pensare a Sasuke che, dopo tre lunghi anni di assenza, era finalmente lì, a Konoha, così vicino a lei. A dispetto di come aveva sperato però, il ragazzo non era tornato nella sua terra natia con buone intenzioni. Nella sua mente, Sakura poteva vederlo farsi strada con crudeltà e indifferenza tra le vie del villaggio, dritto verso il palazzo dell’hokage.
Ma perché mai attaccare il villaggio? Nonostante quella mattina fosse scomparsa, Yuki, la ragazza di cui, a quanto pareva, Sasuke si era innamorato era giunta proprio lì, a Konoha, su richiesta dell’Uchiha. E anche se Yuki si fosse inventata tutto, Itachi era morto da più di un mese; perché restare dalla parte di Orochimaru?
Più ci ragionava e più sentiva che c’era qualcosa che non tornava in quella faccenda. Forse qualcosa al di fuori del controllo dello stesso Sasuke.
Con la coda dell’occhio, Sakura vide dalla finestra alla sua sinistra, un gruppo della squadra Anbu allontanarsi dal palazzo dell’hokage, balzando velocemente da un edificio all’altro. Probabilmente, in direzione di Sasuke.
La ragazza si fermò ad osservarli e serrò la mano destra in un pugno. Non poteva non fare niente per l’ex compagno. All’ospedale c’era bisogno di lei, ma era sicura che non sarebbe riuscita a concentrarsi dovutamente con quei pensieri. Doveva andare a parlarci. E magari lei sarebbe riuscita a convincerlo a fermarsi senza dover ricorrere alla violenza.
Con determinazione, si rivolse a Shizune che stava ancora scendendo le scale di corsa: << Tu vai avanti. Ti raggiungerò tra pochissimo >>
<< Che vuoi dire?! Che intenzioni hai?! Sakura! >>.
Sakura non le aveva dato neanche il tempo di replicare che aveva già cominciato a risalire le scale come un fulmine, in direzione della terrazza più vicina, tanto che Shizune non riuscì proprio a fermarla.
Raggiunta la terrazza, Sakura si lanciò sugli edifici di Konoha all’inseguimento della squadra Anbu che riusciva a vedere da lontano. Dopo qualche minuto, il gruppo di ninja si fermò sul tetto di un palazzo.
Con il cuore in gola, Sakura accelerò il passo e in pochi attimi si ritrovò alle spalle dei ninja della squadra Anbu che avevano accerchiato Sasuke. Nel realizzare di trovarsi sul serio a pochi passi dal ragazzo, a Sakura mancò il respiro. Il suo atteggiamento e la sua postura sulla difensiva erano freddi e distaccati come sempre, ma il suo sguardo, mentre scrutava uno a uno i suoi nemici, trapelava chiaramente una profonda rabbia.
Sasuke si accorse della ragazza e mosse le pupille su di lei: << Chi si rivede >>.
Tutti i ninja della squadra Anbu gettarono un’occhiata stupita verso Sakura: << Che cosa ci fai tu qui?! >> riuscì a dire qualcuno, ma Sasuke approfittò di quella piccola distrazione per richiamare il segno maledetto e tramortire tutti i nemici in un paio di secondi.
Fu talmente veloce che Sakura non riuscì né a fiatare, tantomeno ad alzare un dito quando, nella confusione, l’Uchiha la afferrò con prepotenza serrandole le mani dietro la schiena. La ragazza percepì la paura diffondersi nel petto; quell’atteggiamento le ricordò la violenza che il compagno aveva mostrato nella foresta della morte quando, per la prima volta, aveva sprigionato il segno maledetto. Solo che adesso, per qualche motivo, il suo modo di fare e il suo stesso chakra sembravano ancora più colmi di istinto omicida rispetto ad allora.
Alcuni dei ninja della squadra Anbu provarono a rialzarsi per andare in soccorso di Sakura, ma Sasuke puntò prontamente la katana sulla gola della ragazza: << Fate un solo altro movimento e vedrete la sua testa rotolare per terra >>.
Completamente impotenti di fronte a quella minaccia, i ninja rimasero immobili e l’Uchiha ne approfittò per emanare dal proprio corpo potentissime scariche elettriche che fece perdere i sensi a tutti gli avversari.
<< A quanto pare sei alquanto preziosa per questo villaggio >> disse Sasuke con sarcasmo, tenendo ancora la katana sulla gola della ragazza affannata per la paura: << Bene allora. Sarai il mio lasciapassare fino a quando non avrò raggiunto l’hokage >>.
A quel punto, Sakura prese tutto il suo coraggio e con voce tremante fece la domanda per la quale era lì: << Perché stai facendo tutto questo? >>
<< Hai anche il coraggio di chiedermi il perché?! >> replicò Sasuke con rabbia.
<< Io.. io non so di che parli! >>.
Il ragazzo sollevò la katana: << Mi hai già stancato con le tue scuse! >>.
Fece per scagliare l’arma contro la ragazza, ma qualcosa lo colpì in volto e sul fianco, scaraventandolo di qualche metro lontano da dove si trovava.
Quando Sakura riaprì gli occhi che aveva chiuso alla vista della katana che si scagliava su di lei, si accorse di essere finita in braccio a qualcuno: Naruto. Finalmente era tornato e l’aveva appena salvata con delle copie della Moltiplicazione del corpo.
<< Questo non te lo lascerò davvero fare, Sasuke >>. I due ragazzi si fissarono con sguardi minacciosi.
<< Naruto! Sei tu?! >> disse con stupore Sakura. Indossava un lungo mantello rosso e i suoi occhi somigliavano a quelli di un rospo. Evidentemente aveva imparato a padroneggiare le arti eremitiche.
Naruto appoggiò a terra la ragazza e nel frattempo, l’Uchiha si rialzò con un ghigno: << Mi stavo giusto chiedendo dove fossi finito. Sarei venuto in ogni caso a cercarti dopo aver sistemato l’hokage, ma a quanto pare voi due avete deciso di facilitarmi le cose. Vi farò fare la stessa fine che avete fatto fare a lei >>. Mentre diceva questo, Sasuke evocò entrambi i segni maledetti al secondo livello, assumendo sempre più le sembianze di un mostro.
Naruto e Sakura rimasero letteralmente a bocca aperta sia per la scena che gli si stava presentando davanti e sia per le parole dell’ex compagno. Capendo che, divorato dal potere del segno, Sasuke stava perdendo il lume della ragione, il primo si rivolse alla ragazza sottovoce: << Sakura, che ne è di Yuki? >>
<< Non lo so. Sono ore che la stiamo cercando, ma nessuno l’ha vista. Sembra scomparsa nel nulla.. >>.
Anche se il quadro della situazione era ancora molto confusionario, i due ragazzi cominciarono a intuire, perlomeno, il motivo della furia di Sasuke. Sicuramente si trattava di qualcosa che aveva a che fare con Yuki.
<< Sakura va’ via da qui >> le sussurrò Naruto.
La ragazza rimase in silenzio a guardarlo preoccupata.
<< All’ospedale avranno bisogno di te. Non preoccuparti. Ci penso io qua >>.
Dopo qualche istante di esitazione, Sakura si convinse che Naruto aveva ragione e, incapace di proferire parole di incoraggiamento, si allontanò in silenzio. Mentre tornava sui propri passi, si voltò e da lontano vide la mostruosa figura di Sasuke scagliarsi contro il compagno.
 
Quando Yuki riaprì gli occhi, scoprì di essere rinchiusa in una piccola stanza buia, con mani e piedi legati. Qualcuno l’aveva rapita, ma non aveva idea di chi potesse essere. Forse Danzo?
L’unico spiraglio di luce presente, proveniva dalla fessura sotto la porta. Grazie ad essa, la ragazza poté scrutare nel buio il posto in cui si trovava. C’era umidità; sia le pareti che il pavimento, entrambi rocciosi, sembravano inumiditi ed emanavano un forte odore di pietra bagnata. Non sembrava una casa o un normale edificio, piuttosto, doveva trattarsi di un sotterraneo o qualcosa del genere.
Non sentendo alcun rumore provenire da fuori, Yuki provò a sciogliere i nodi che le imprigionavano le mani, ma senza successo. Chi li aveva fatti non doveva certo essere una persona comune e neanche un genin. I dubbi su Danzo si infittirono, quindi, ancor di più.
Provò a strisciare a terra nel buio, alla ricerca di qualcosa di tagliente e quando finalmente trovò un sasso appuntito vi fece scorrere con forza l’anulare destro, ferendosi. Compose i segni con la mano insanguinata e finalmente evocò Kaya, la sua fidata vipera.
<< Yuki, ma cosa..? >>.
La ragazza le fece il verso di fare silenzio: << Non c’è tempo adesso. Dobbiamo uscire in fretta di qui >>.
In effetti, a prescindere da chi fosse il suo rapitore, Yuki non aveva la più pallida idea di che ore fossero e in mattinata lei e Kakashi sarebbero partiti per andare a salvare Sasuke. Quello non era certo il giorno ideale per farsi rapire.
Kaya slegò velocemente la ragazza, che si rialzò in piedi e andò ad aprire lentamente uno spiraglio dalla porta. Fuori da quella stanza c’era un lungo corridoio illuminato da torce, ma non sembrava esserci anima viva.
Yuki mandò la vipera in avanscoperta, che dopo un po’ le comunicò il via libera e insieme percorsero quel corridoio. Continuarono così per un po’ all’interno di quello strano posto, finché non arrivarono all’ingresso di una sala in cui sembravano esserci diverse persone.
<< Se passiamo da questo vicolo, non dovrebbero notarci >> disse Kaya indicando l’ennesimo stretto corridoio che avevano alla loro destra, poco prima della sala.
Yuki, però, a quel punto si incuriosì e decise di azzardare un’occhiata alla sala da dietro il muro su cui era appoggiata. Sorprendentemente, scoprì che in quel luogo vi era ammassato un numeroso gruppo di donne e bambini seduti a terra e impauriti. Tre ninja del Villaggio del Suono sembravano fare loro la guardia e ai loro piedi, inermi, vi erano alcuni ninja della Foglia che a Yuki sembrarono essere gli insegnanti dell’Accademia.
A bocca aperta per lo stupore, la ragazza si chiese cosa diamine stesse succedendo e provò a ricomporre i pezzi. A giudicare dalla presenza minacciosa dei tre ninja del Suono, in questa storia doveva esserci di mezzo Orochimaru. Evidentemente, era stato lui a rapirla. Ma perché?
Improvvisamente, le venne il dubbio che l’uomo avesse attaccato Konoha e cercando di analizzare al meglio la situazione, sembrava proprio che fosse come pensava. E se la sua deduzione non era errata, molto probabilmente, anche Sasuke si trovava al villaggio.
<< Sarebbe meglio muoversi >> la esortò Kaya.
Osservando quelle donne e quei bambini, Yuki si morse un labbro. Se veramente Orochimaru aveva attaccato il villaggio e aveva preso in ostaggio i più deboli, non poteva voltare le spalle e andarsene come se nulla fosse.
Decise di intervenire e attaccò i tre ninja del Suono alle spalle nascondendosi nell’ombra, seguita da Kaya. Colti di sorpresa, bastarono poche mosse per metterli al tappeto.
Yuki si avvicinò velocemente al gruppo di donne e bambini che rimasero stupiti da quella svolta dei fatti e afferrò dolcemente la mano di una bambina: << Coraggio, tutti fuori! >>
<< Ma tu sei Yuki! >> un bambino con una lunga sciarpa blu e un paio di occhiali sulla testa la osservò stupefatto.
<< Non ha importanza chi sono. Dobbiamo muoverci! >>
<< Vedo che ti sei svegliata! >> la voce di un ragazzo alle spalle di Yuki si levò potente nella sala.
La ragazza si volse di scatto e scoprì che quella voce apparteneva a Kabuto.
<< Kabuto! Cosa significa tutto questo? Che sta succedendo?! >>
Il ragazzo mostrò un sorriso sarcastico: << Oh beh! E’ una storia un po’ lunga, ma per farla breve Orochimaru si è alleato con Pain e adesso stanno assalendo il villaggio insieme >>.
Yuki rimase di stucco; un’alleanza tra Pain e Orochimaru era qualcosa che non si sarebbe davvero mai aspettata, visto che tra i due non correva affatto buon sangue.
Ma la sua preoccupazione principale riguardava altro e incupendosi chiese schietta: << Dov’è Sasuke? >>.
Kabuto allargò ancor di più il suo sorriso sarcastico: << Aah Sasuke Sasuke.. Ti ama davvero molto sai? Proprio in questo momento è là fuori a scatenare il panico solo per te >>.
La ragazza sollevò un sopracciglio perplessa: << Per me? >>
<< Oh sì! E’ convinto che tu sia morta. Giustiziata dalle autorità di Konoha >>.
Improvvisamente, a Yuki fu tutto chiaro. Quindi era quello il loro piano per convincere Sasuke a rimanere dalla loro parte e quello era il motivo per cui avevano cercato di farla sparire durante quell’assalto.
<< Perché non mi avete uccisa allora? >>
<< Dall’ultimo scontro è emerso che anche tu possiedi lo Sharingan. Perché mai negare a Orochimaru la possibilità di avere un altro corpo, oltre a quello di Sasuke, in grado di sfruttare l’abilità oculare? >>.
Yuki gli lanciò uno sguardo disgustato: << Siete degli esseri immondi.. >>.
Kabuto sollevò gli angoli della bocca con fare sarcastico: << Ad ogni modo, temo di non poterti permettere di girovagare in libertà. Al momento sei la nostra prigioniera più preziosa, sai? >>
<< Credi davvero di avere una possibilità contro di me, Kabuto? >> sbottò la ragazza con una risata.
<< Perché non proviamo? >>.
Con quelle parole, Kabuto si lanciò contro la ragazza che si mise immediatamente sulla difensiva. Egli cercò di manovrare lo scontro in una lotta ravvicinata; Yuki, richiamato lo Sharingan, cercò di rispondere agli attacchi come meglio poteva, ma doveva assolutamente trovare un modo per porre le distanze.
Quando Kabuto riuscì a colpirle la spalla sinistra, sentì un dolore sordo dall’interno; di riflesso, evocò il segno maledetto e provò a colpire l’avversario trasmutando il braccio destro. Non solo non riuscì a colpirlo data la sua velocità nello schivare l’attacco, ma, nel fare questo, urtò una colonna portante che fece tremare l’intera sala. Le donne e i bambini lanciarono grida e cercarono di proteggersi la testa dai massi che caddero dal soffitto.
Kabuto emise una risata sarcastica: << Temo che il luogo in cui ci troviamo sia un po’ troppo piccolo per usare il segno maledetto o qualsiasi altra tecnica per un combattimento a distanza. Rischiamo di morire tutti >>.
Yuki si morse il labbro inferiore; purtroppo, aveva perfettamente ragione. E a giudicare dalla spalla sinistra che non riusciva più a muovere, era abbastanza sicura del fatto che l’avversario stesse usando le arti mediche per metterla fuori combattimento.
Kabuto si avventò di nuovo su di lei. Per quanto si fosse allenata in quelle settimane, non era ancora in grado di tenergli testa nelle arti marziali. Il ragazzo, infatti, riuscì a colpirla più volte lacerandole i muscoli del braccio sinistro e della gamba destra. Senza il segno maledetto e le sue tecniche era spacciata. Anche con lo Sharingan.
Ma certo! Lo Sharingan!
Yuki ebbe un’illuminazione, ma per realizzare quello che aveva in mente aveva bisogno che l’avversario le desse anche un solo attimo di tregua.
Raccolta tutta la determinazione che aveva in corpo, la ragazza si concentrò e cominciò a rispondere agli attacchi di Kabuto cercando di mettere in pratica tutto ciò che aveva imparato negli allenamenti con il maestro Gai e il maestro Kakashi, nonostante il dolore acuto dei muscoli lacerati. L’avversario sembrò sorpreso, ma non demorse, finché Yuki non riuscì finalmente a sferrargli un calcio al petto che lo fece volare a terra.
In quel mentre, la ragazza chiuse gli occhi e nell’istante in cui li riaprì, Kabuto si ritrovò in uno dei laboratori di Orochimaru, a lui così familiare, saldamente legato sul lettino operatorio. Yuki, in camice bianco accanto a lui, selezionava con cura degli attrezzi da dissezione.
<< Che diavolo sta succedendo?! >> chiese Kabuto sgranando gli occhi per la paura.
La ragazza mostrò un sorriso sarcastico mentre sfiorava con attenzione la lama di un bisturi: << Conosci bene questo posto, eh? >>.
Con un movimento deciso e incurante, Yuki squarciò di netto il ventre di Kabuto e iniziò ad estrarne le viscere con prepotenza. Le urla agghiaccianti del ragazzo si levarono tra le mura malridotte di quel laboratorio e il suo sangue si sparse ovunque attorno a lui.
<< Allora? Che cosa si prova ad essere nei panni della cavia? >>.
La perfidia nel tono di voce della ragazza svelò l’evidente esistenza di un altro lato di sé. Un lato terribilmente oscuro che Kabuto non avrebbe mai pensato di scorgere in quella leggiadra figura.
Incapace di rispondere, quest’ultimo continuò a urlare e a dimenarsi, mentre il dolore vivido delle sue membra che venivano strappate via si diffondeva senza tregua in ogni centimetro del suo corpo. E nonostante fosse ben presto privo dei suoi organi vitali, la morte sembrò essersi dimenticata di lui. Anzi, non appena Yuki estraeva senza pietà intestino, reni, polmoni e perfino il cuore, questi ricrescevano a vista d’occhio, in modo da permetterle di estrarli ancora, ancora e ancora.
<< Tu sei pazza.. >> riuscì a sussurrare Kabuto stringendo i denti e tentando di concentrare il chakra. Era chiaro che era caduto vittima di una potente arte illusoria, probabilmente creata dallo Sharingan.
<< E’ tutto inutile >> replicò Yuki accorgendosi del tentativo dell’avversario di liberarsi da quella tecnica: << Per 72 ore vivrai tutto il male che per anni tu e mio padre avete causato a persone innocenti. Questo è il potere dello Tsukuyomi >>.
Kabuto non poté fare altro che subire quell’inumana tortura per tre interminabili giorni. Quando tornò in sé, Yuki era a qualche metro di distanza davanti a lui, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata tre giorni prima e con uno strano Sharingan nell’occhio destro. Evidentemente, non erano trascorsi neanche cinque secondi nel mondo reale. Ma come diavolo aveva fatto a ottenere un potere così temibile?!
I due caddero sulle loro ginocchia all’unisono; Kabuto perse conoscenza in quell’istante, mentre Yuki, ansimante, riuscì a mantenere la posizione poggiando una mano a terra. Con l’altra mano poggiata sull’occhio destro, cercò di rilassarsi e riprendersi dallo scontro. Lo Tsukuyomi era una tecnica dannosa persino per un Uchiha di sangue puro come Itachi, figuriamoci per lei.
Si guardò un po’ intorno per verificare che non ci fosse più alcuna minaccia in quel posto e solo allora notò che le donne e i bambini la stavano fissando a bocca aperta. Dato che Yuki dava loro le spalle, essi dovevano aver visto soltanto Kabuto che improvvisamente era caduto a terra senza un motivo plausibile.
<< Ma che diavolo è successo?! >> il ragazzino con gli occhiali che poco prima aveva riconosciuto la ragazza, diede voce ai pensieri di tutti.
Pensando che fosse stata davvero una fortuna che nessuno avesse visto il suo Sharingan ipnotico, si rialzò con calma e si avvicinò al gruppo: << Non preoccupatevi, adesso non dovrebbe esserci più nessuno. Coraggio, tutti fuori! >>.
<< Stai bene, Yuki? >> Kaya, che era rimasta a guardia del gruppo, si avvicinò docilmente alla padrona.
<< Sì, non è niente, tranquilla. Puoi farci strada? >>.
Kaya trovò l’uscita in men che non si dica e in pochi minuti furono tutti fuori da quello che Yuki capì essere una grotta all’interno della montagna che sovrastava Konoha. A pochi metri dalla bocca di quella grotta, la ragazza, con le gambe tremanti, non poté fare a meno di avvicinarsi lentamente allo spaventoso paesaggio che le si presentò davanti.

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Capitolo 23
*** Di nuovo insieme ***


Mentre il gruppo di donne e bambini usciva a passo svelto dalla grotta, Yuki, aggrappata alla grata delle scale che conducevano a quella grotta, rimase come pietrificata a guardare la miriade di edifici di Konoha distrutti e fumanti. In direzione ovest, riconobbe Manda, l’evocazione di Orochimaru e in lontananza scorse uno o due dei vari Pain che stavano scatenando il panico. Si chiese dove potesse essere Sasuke in mezzo a quel caos.
Accorgendosi di non sapere con precisione neanche dove lei stessa si trovasse, si voltò e alzando finalmente lo sguardo sulla montagna, capì di essere proprio sotto i volti di pietra degli hokage. Molto probabilmente, la grotta da cui era appena uscita era un rifugio costruito appositamente per i casi di emergenza e in cui quel gruppo di donne e bambini erano stati condotti dai chunin dell’accademia prima di essere presi in ostaggio.
<< Hey Yuki! >> una voce femminile la chiamò e, voltandosi in direzione di essa, scorse Ino, Kiba e Hinata ai piedi della scalinata, apparentemente molto confusi sul perché tutte quelle persone stessero fuggendo dal loro rifugio.
Yuki scese le scale zoppicando; anche se aveva avuto la meglio contro Kabuto, non si poteva certo dire che ne fosse uscita illesa. Vedendola in difficoltà i tre ragazzi accorsero ad aiutarla: << Che è successo?! Ti stiamo cercando da ore! >> chiese Ino preoccupata.
In effetti, Yuki si stava giusto chiedendo che cosa ci facessero i tre ragazzi là, dove non sembrava ci fossero combattimenti; evidentemente erano state organizzate delle squadre per cercarla.
<< Orochimaru mi ha rapita ieri notte in casa. Quando mi sono svegliata, mi sono ritrovata in quella grotta e ho scoperto che Kabuto e altri ninja del Suono avevano preso in ostaggio le donne e i bambini >>
<< Che cosa?! >> esclamarono in coro.
Kiba alzò un sopracciglio.
<<  Ho sconfitto Kabuto e messo K.O. gli altri ninja del Suono, ma gli insegnanti dell’accademia sono ancora là dentro svenuti. Non dovrebbero essere in pericolo, ma forse sarebbe meglio aiutarli >>
<< Vado io a dare un’occhiata >> Hinata annuì con decisione e fece per salire le scale verso la grotta, ma Kiba le afferrò un braccio: << Aspetta >>.
Le tre ragazze lo guardarono interdette.
<< E se fosse una trappola? Mi spiace, ma non mi fido di lei >>.
Seguì un attimo di silenzio in cui Yuki e il ragazzo si guardarono dritti negli occhi con sguardi corrucciati, mentre Ino e Hinata sembravano non sapere che pesci prendere. A quest’ultima venne l’idea di usare il Byakugan per vedere se ci fosse qualcosa di sospetto dentro la grotta, ma a parte i corpi inermi dei chunin dell’accademia e dei ninja del Suono, non sembrava esserci più nessuno e non c’era alcun segno di trappola.
<< A me sembra che sia tutto a posto là dentro, Kiba. Lasciami andare >> Hinata cercò di tranquillizzare il compagno.
<< Quello che intendo è che potrebbe star tramando qualcosa di più serio. Le storie che ci racconta sono fin troppo strane >>
<< Puoi essere più preciso? >> gli chiese schiettamente Ino, ma dato che neanche lui sapeva bene cosa pensare, tacque, continuando a studiare l’espressione minacciosa di Yuki.
<< A me non interessa cosa tu stia insinuando. Io devo andare da Sasuke >> disse freddamente quest’ultima, cercando di farsi strada tra i ragazzi.
<< Già, appunto. Sasuke! Chi ci assicura che tu non sia ancora legata ad Alba e che tu, come lui, non sia in combutta con Orochimaru? >> disse Kiba serrandole la strada.
A pochi centimetri dal volto del ragazzo, Yuki lo guardò di nuovo dritto negli occhi, furiosa: << Per che cosa credi che Sasuke stia assalendo il villaggio?! >>
<< Perché è un traditore che si è schierato con Orochimaru >>
<< E’ perché crede che io sia stata giustiziata! >>.
I tre ragazzi tacquero guardandola sorpresi e con aria interrogativa.
<< E’ quello che Orochimaru gli ha detto per averlo dalla sua parte. Sasuke è convinto che Konoha mi abbia condannata a morte come ninja criminale ed è per questo che sono stata rapita. Se non vado da lui adesso, continuerà a fare stragi per vendicarmi! >>.
Non sapendo cosa replicare, Kiba tacque con aria preoccupata: non sembravano esserci falle in quel racconto, ma per qualche motivo non riusciva comunque a fidarsi di quella ragazza che fino a qualche mese prima se ne andava in giro con il mantello di Alba addosso. A suo avviso, non avrebbero dovuto permettere a Yuki di fare un solo passo da lì; almeno finché non li avrebbero raggiunti dei jonin.
<< Ad ogni modo, ci è stato ordinato di portarti al palazzo dell’hokage nel caso in cui ti avessimo trovata. Non possiamo lasciarti andare come se nulla fosse >>.
A quell’affermazione di Kiba, Hinata e Ino abbassarono tristemente lo sguardo; indubbiamente avrebbero dovuto rispettare gli ordini, ma se Yuki aveva detto la verità, significava che lei avrebbe potuto fermare almeno Sasuke.
In quel momento, Yuki ebbe un capogiro, probabilmente dovuto alla stanchezza lasciatale dallo Sharingan ipnotico, e cadde a terra sulle ginocchia, ormai incapaci di sorreggerla.
Prontamente, Ino le poggiò entrambe le mani sulla schiena e, concentrando il chakra su di esse, cominciò a curarla: << Sakura si fida di lei. Per cui mi fido anch’io >>.
Ruotando leggermente la testa verso la ragazza, Yuki mostrò un sorriso di gratitudine. Kiba emise un sospiro e lasciò andare il braccio di Hinata: << E va bene. Hinata, se non vedi alcun pericolo è meglio che tu vada a controllare gli insegnanti. Se trovo una delle lumache dell’hokage le dirò di venire da te, così potrà aiutarti a curare i feriti. Quanto a te, >> disse rivolgendosi a Yuki: << ti accompagneremo noi da Sasuke. Così non potrai agire di tua volontà >>.
Tutti sembrarono soddisfatti di quella decisione e non appena Yuki si riprese completamente, venne scortata da Kiba e Ino nel luogo, in cui Naruto e Sasuke stavano combattendo furiosamente. Più si avvicinavano al cuore del villaggio e più si apriva davanti a loro uno scenario di distruzione e macerie; Naruto doveva aver tentato uno spostamento della battaglia, ma, evidentemente, senza successo.
I tre ragazzi si fermarono tra le macerie a circa 200 o 300 metri dal combattimento e finalmente Yuki lo vide: Sasuke non aveva più niente del ragazzo che era un mese prima, anzi, non aveva più niente di umano. I due segni maledetti l’avevano completamente consumato.
<< Ma è Sasuke?! >> esclamò Ino non credendo ai propri occhi.
<< Ma che diavolo è diventato? Come ha fatto a ridursi così?! >> replicò Kiba.
Non sapendo se essere più spaventata o più arrabbiata, Yuki si precipitò nel combattimento, in un momento in cui Sasuke, avendo scagliato l’avversario contro le macerie attorno, le dava le spalle. Fu talmente veloce che Ino e Kiba non riuscirono neanche a sfiorarla per fermarla.
Naruto, mentre cercava di rimettersi in piedi, riconobbe la voce della ragazza urlare il nome dell’amico e, vedendola da lontano correre verso di lui, un brivido di terrore lo assalì: << Yuki, fermati! Non ti avvicinare! >>.
Ma ancor prima che Naruto finisse la frase, Sasuke si era già accorto della presenza che gli si stava avvicinando e aveva già scagliato i suoi artigli su di essa, serrandola a un enorme masso tra le macerie.
Yuki riuscì prontamente a parare il colpo con il braccio destro, richiamando il segno maledetto della terra e, con le spalle al muro, si ritrovò faccia a faccia con Sasuke. Lo Sharingan nei suoi occhi, l’unica cosa rimasta riconoscibile nel ragazzo, sprizzava rabbia e odio come un fuoco ardente. Evidentemente, anche se la stava fissando senza battere ciglio, non aveva riconosciuto nemmeno la donna per cui aveva scatenato quella guerra. Il segno maledetto doveva avergli fatto perdere, ormai, la propria stessa coscienza.
<< Yuki! >> Naruto accorse ansimando.
<< Non ti muovere! E’ tutto a posto >> gli urlò in risposta.
Il ragazzo eseguì l’ordine con aria titubante, non capendo cosa volesse dire.
Serrata a quel masso dalla mano ingigantita di Sasuke, Yuki non riusciva neanche a muoversi, ma sapeva che combattere o provare a parlare sarebbe stato del tutto inutile. C’era una sola cosa che poteva fare. Sperando che avrebbe funzionato, chiuse gli occhi.
 
Era già da un pezzo che Sasuke si era ritrovato in quel posto, dove tutto intorno a lui era inghiottito da un’oscurità così buia da non riuscire a vedere nemmeno le proprie dita. Sapeva di trovarsi nel bel mezzo di un combattimento e aveva capito che quel posto doveva essere la propria coscienza. Consapevole del fatto che aveva ormai perso il lume della ragione a causa dei segni maledetti, aveva chiuso gli occhi e si era concentrato solo su quella rabbia e quel dolore che lo consumava da settimane.
Non gli importava più di niente. Non gli importava se avesse perso completamente se stesso. Non gli importava se avesse agito sconsideratamente, se avesse distrutto il villaggio in cui giaceva il suo clan o ucciso Naruto o Sakura, tantomeno se fosse morto lui stesso. Si sentiva sfinito. Così tanto che sarebbe rimasto per sempre là, ad occhi chiusi, fuori dal mondo esterno.
Improvvisamente, sentì un rumore di passi avvicinarsi a lui, riaprì gli occhi e vide di fronte a sé la ragazza che tanto aveva amato. Sasuke alzò leggermente le sopracciglia in segno di sorpresa nel vederla così reale, ma in verità non era poi così stupito. In fondo, quella era la sua coscienza; evidentemente il suo ricordo di lei era ancora vivido.
Yuki non disse nulla e rimase a guardarlo con espressione seria. Il fatto che gli fosse apparsa senza dire nulla, confermò a Sasuke l’idea che quell’immagine fosse solo frutto della sua mente. Forse era già giunto a un punto di non ritorno e forse presto sarebbe scomparso anche quel posto buio della sua coscienza.
Il ragazzo abbassò tristemente lo sguardo: << Non avrei mai dovuto lasciarti andare da sola a Konoha >>
<< Hai fatto quello che in quel momento ritenevi più giusto. Non avevi scelta >> disse Yuki con aria compassionevole.
<< Non sono mai abbastanza forte per proteggere chi amo. Se solo fossi stato in grado di sconfiggere Orochimaru tu saresti ancora qui >>.
Yuki capì che qualsiasi cosa avrebbe detto, non sarebbe stata di consolazione e abbassando lo sguardo afferrò la mano destra del ragazzo.
<< Avevo fiducia in Naruto e nel mio villaggio, ma ho frainteso tutto. Non riuscirò mai a perdonarmi, ma ti assicuro che la pagheranno cara per quello che ti hanno fatto >> continuò a dire il ragazzo.
<< Non hai frainteso nulla, Sasuke >>.
L’Uchiha la osservò con aria interrogativa, non aspettandosi quella risposta.
Yuki sorrise radiosa: << Già, perché io sono proprio qui. Davanti a te >>.
A quelle parole, Sasuke venne improvvisamente catapultato nel mondo esterno e i suoi occhi poterono finalmente vedere il volto affaticato di Yuki, reale più che mai. Man mano che la coscienza tornava nel proprio corpo, il ragazzo poté sentire il corpo della ragazza sotto i suoi artigli e si rese conto che nell’ occhio destro di quest’ultima brillava lo Sharingan ipnotico. Ecco come aveva fatto a entrare nella sua mente. Ma quando l’aveva ottenuto?
Sasuke ritirò immediatamente i segni maledetti, liberando la ragazza, e i due caddero all’unisono sulle proprie ginocchia, ansimando e con lo sguardo abbassato.
Nel frattempo, Naruto, che non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo, provò ad avvicinarsi, chiedendosi se l’amico fosse finalmente tornato in sé. E poi vide che, quasi di scatto, Sasuke afferrò il volto di Yuki e la baciò, tenendo gli occhi ostinatamente chiusi, ma che, anche così, lasciavano trapelare tutto il dolore che aveva sopportato durante quelle settimane.
Preso alla sprovvista, Naruto abbassò lo sguardo arrossendo, ma sorrise quando notò un sussulto sulla schiena di Sasuke che adesso stringeva la ragazza con la testa appoggiata sulla sua spalla. Dato che l’amico aveva il volto rivolto alla parte opposta rispetto a dove si trovava, Naruto non poté vederlo chiaramente, ma quel sussulto tradì il fatto che, molto probabilmente, Sasuke stava piangendo. Quasi divertito, pensò che quello fosse davvero un evento più unico che raro e che finalmente, l’Uchiha era chiaramente tornato in sé.
Anche Yuki parve, inizialmente, non aspettarsi quella reazione, ma poi, intenerita, ricambiò quell’abbraccio, sorridendo con fare comprensivo.
<< Mi avevano detto che eri morta >> le sussurrò Sasuke.
<< Lo so. Orochimaru ti ha mentito. Ma adesso sono qui; è tutto finito >>
<< Non è tutto finito >> il ragazzo parve riprendersi da quel momento di fragilità e guardò Yuki dritto negli occhi con fare deciso.
<< Sei tornato in te finalmente! >> Naruto si intromise prima che Sasuke potesse spiegarsi meglio: << A quanto pare serviva Yuki per questo >>. Dal tono con cui disse quest’ultima frase, era chiaro che il ragazzo non si stava riferendo soltanto al segno maledetto, ma anche al fatto che era grazie a lei se l’amico era finalmente tornato alla Foglia.
Cogliendo il significato nascosto tra quelle parole, Sasuke, in tutta risposta, sollevò sarcasticamente un angolo della bocca: << Ciao testa quadra >>.
Naruto mostrò un lieve sorriso come a dire che in fondo si aspettava un saluto del genere. Dopo tanti anni, finalmente si trovò davanti il Sasuke che ricordava.
Nel frattempo, si avvicinarono anche Kiba, Ino e Akamaru che avevano assistito a tutta la scena da lontano: << Hey! Tutto bene ragazzi? Siete feriti? >>
<< Ino! Kiba! Che cosa ci fate qui? >> chiese Naruto sorpreso. Ino, vedendo quest’ultimo dolorante, si avvicinò per curarlo.
<< Abbiamo scortato Yuki qua >> rispose Kiba e rivolgendosi alla ragazza aggiunse: << A quanto pare ti devo delle scuse >>. Ormai sembrava alquanto chiaro che ciò che ella aveva raccontato corrispondeva alla verità.
Yuki gli mostrò un sorriso rassicurante: << Non preoccuparti! Molto probabilmente, al posto tuo avrei fatto lo stesso >>.
Dal canto suo, Naruto non aveva capito molto di ciò che era successo e aveva un milione di domande da fare, ma pensò che avrebbe potuto farle più tardi. La cosa importante era che Yuki e Sasuke si fossero finalmente ritrovati.
Dopo aver ricambiato Yuki con un sorriso, Kiba si rivolse con aria piuttosto seria a Sasuke: << Ciao Sasuke, è da un po’ che non ci si vede >>
<< Eh già >>.
Yuki si accorse che l’Uchiha si stava comportando come se non gliene importasse nulla, ma intuì che, in realtà, doveva sentirsi un po’ in colpa nei confronti di quelle persone. Aveva ormai imparato che l’indifferenza era la maschera preferita di Sasuke, sotto cui nascondeva mille stati d’animo.
Anche Ino aveva una gran voglia di salutare quel ragazzo che trovava ancora estremamente affascinante, ma temendo che la sua esuberanza avrebbe potuto mancare di rispetto a Yuki, preferì tacere. E in ogni caso, dopo così tanto tempo e dopo tutto quello che era successo, non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe potuto dirgli.
<< E’ stato un piacere incontrarvi di nuovo ragazzi, ma adesso devo lasciarvi >> disse Sasuke rialzandosi a fatica.
Naruto lo guardò con aria interrogativa: << Eh? >>
<< Ho un conto in sospeso con una certa persona >>
<< Intendi Orochimaru? >> chiese Yuki con tono serio.
Consapevole che Yuki avrebbe provato a seguirlo, Sasuke non rispose.
La ragazza si rialzò a fatica: << Vengo con te >>
<< No! Non se ne parla! Non rischierò di perderti un’altra volta! >>
<< Guarda che anch’io ho passato un mese con la paura di non poterti più rivedere! Direi che anch’io ho un conto in sospeso con lui! >>
<< Bene, penserò io a mandargli i tuoi saluti quando starà per passare all’altro mondo >> il ragazzo fece un paio di passi zoppicando, ma Yuki gli tagliò prontamente la strada.
<< Vuoi andare da solo da Orochimaru conciato così?! Ino puoi curarci? >>
<< Ah ehm.. >> provò a rispondere Ino.
<< Smettila.. >> le sussurrò Sasuke quasi minaccioso.
<< Questa non è solo la tua battaglia. Questa è la nostra battaglia >>.
Il ragazzo la guardò dritto in quegli occhi determinati più che mai e capì che non l’avrebbe mai avuta vinta. Con un sonoro sospiro annuì: << Eh va bene..  ma niente di avventato! >>
<< Vale lo stesso per te >>.
Concludendo quella discussione, i due ragazzi si rivolsero a Ino, chiedendole di nuovo se poteva curarli. Questa rispose che non le era rimasto molto chakra, ma che avrebbe fatto il possibile.
<< E tu che cosa farai adesso? >> chiese Sasuke rivolgendosi a Naruto.
<< Se tu ti occupi di Orochimaru, credo proprio che io andrò a cercare Pain. Dobbiamo fermare questo stupido assalto >>.
L’Uchiha gli mostrò un sorriso sarcastico che gli trasmise la sua approvazione.
Dopo che Ino finì di curarli, Sasuke e Yuki salutarono i ragazzi e si diressero nell’area in cui si stagliava Manda.
<< Quello che hai usato poco fa per fermarmi era lo Sharingan ipnotico, vero? Come lo hai ottenuto? >> chiese l’Uchiha mentre balzavano da un tetto a un altro.
Yuki incupì lievemente lo sguardo: << Un regalo di Itachi >>.
Sasuke la osservò attentamente; c’era qualcosa di amaro in quella risposta, ma non gli sembrò che stesse mentendo. In effetti, non essendo una Uchiha di puro sangue per lei sarebbe stato impossibile ottenere un tale potere da sola. Itachi doveva esserle davvero affezionato per concederle un simile dono.
<< Promettimi che non lo userai contro Orochimaru. Lo hai già usato una volta; è pericoloso abusare di quell’occhio >>.
Yuki ci pensò su; in realtà, nel giro di poche ore lo aveva già usato ben due volte e, nonostante le cure di Ino, poteva ancora sentirne gli effetti collaterali. Preferì, tuttavia, non confessarlo a Sasuke e rispose con un semplice: << Va bene >>.
In men che non si dica, si trovarono a pochi metri da Manda. Ad affrontarli c’erano Kakashi e il capitano Yamato, ormai sfiniti.
I due ragazzi giunsero al momento propizio, contrastando un colpo di coda che avrebbe schiacciato i due uomini.
<< Ehilà! Chi si rivede! >> commentò Kakashi riferendosi in particolare a Sasuke.
<< Accidenti, siete arrivati proprio al momento giusto ragazzi >> disse Yamato con un sospiro di sollievo.
I due ragazzi si piazzarono davanti ai due maestri in posizione da combattimento.
<< Avremo tempo dopo per i saluti. Adesso lasciate fare a noi >> disse con tono serio Sasuke.
<< Non potete farcela da soli, vi daremo una mano >>
Una familiare risata si levò da sopra la testa di Manda: << Dunque sei riuscita a sfuggire a Kabuto! >> Orochimaru sembrò davvero divertito da quell’inaspettata svolta della battaglia.
<< Dovrai mettere a guardia qualcuno di più valido la prossima volta, non è stato così difficile metterlo al tappeto >> replicò Yuki.
Orochimaru alzò un sopracciglio che tradì lo stupore; non capitava certo tutti i giorni che Kabuto venisse sconfitto.
<< Forza voi due! Allontanatevi da qui >> ordinò Sasuke a Kakashi e Yamato.
<< Ci sareste soltanto di intralcio >> aggiunse Yuki, in supporto al compagno.
I due uomini si guardarono a vicenda: in effetti, i due ragazzi avevano ragione. Erano ridotti proprio male. Forse la cosa più saggia sarebbe stata cercare un ninja medico oppure una delle lumache di Tsunade e tornare dai due ragazzi una volta che si fossero ripresi un po’.
Convenendo che, per il momento, sarebbe stato meglio non intromettersi in quella nuova battaglia, i due si congedarono: << Mi raccomando state attenti. Torneremo appena ci saremo curati >>.
<< Non ce ne sarà bisogno >> rispose Sasuke in tono secco.
Non appena essi si allontanarono, Yuki ordinò a Manda di ritirarsi e, esattamente come era successo l’ultima volta, questi obbedì. Orochimaru si ritrovò, così, faccia a faccia con in due ragazzi.
<< Sei dunque passato dalla parte di Konoha, ragazzo? >>
<< Non mi batterò contro di te per difendere Konoha. Come hai osato ingannarmi in quel modo?! La pagherai cara >> rispose Sasuke, furioso.
Orochimaru mostrò un sorriso sarcastico: << Dovresti saperlo che in guerra e in amore tutto è permesso >>.
Stanco di parlare, Sasuke fece la prima mossa, attaccando con una delle sue tecniche shuriken, mentre Yuki balzò alle spalle dell’avversario e gli scagliò una Palla di fuocoin un momento in cui si distrasse. Tuttavia, Orochimaru si sostituì e riapparve in aria, afferrando la ragazza con dei serpenti e scagliandola tra le macerie. Questa richiamò prontamente il segno maledetto della terra per attutire l’impatto. Nel mentre, Sasuke non gli diede tregua, attaccandolo con i Mille falchi.
I due ragazzi tentarono per un po’ con simili combo, finché si resero conto che quella strategia non li avrebbe portati a niente.
A quel punto Yuki si fermò e mise una mano sull’occhio destro. Intuendo quello che voleva fare, Sasuke la rimproverò: << No, ti ho detto di non farlo! >>
<< Ma lo sai! Non c’è altro modo! >> ribatté Yuki.
<< E invece c’è un modo >>.
La ragazza assunse un’aria interrogativa, ma si limitò a osservare quello che Sasuke stava facendo. Egli, infatti, chiuse gli occhi in segno di concentrazione e, pochi secondi dopo, un chakra viola fuoriuscì dal suo corpo, prendendo la forma di un guerriero gigante armato. Quando riaprì gli occhi, le iridi rosse avevano preso la forma dello Sharingan ipnotico.
Yuki rimase a bocca aperta; quello doveva essere il Susano’o, forse la tecnica più potente degli Uchiha. Sapeva che anche Itachi lo possedeva, ma non aveva mai avuto modo di vederlo e non sapeva se essere più stupita dalla magnificenza di quella tecnica o dal fatto che Sasuke la possedesse.
<< Ma come..? Quando? >> balbettò la ragazza.
Intuendo che cosa volesse chiedergli, Sasuke le rispose con poche parole: << Credevo che tu fossi morta >>.
Yuki capì dove volesse arrivare: il dolore per la perdita della propria amata era stato talmente forte che gli aveva permesso di ottenere lo Sharingan ipnotico. Ma la ragazza non fu molto convinta da quella spiegazione; per quanto potesse essere stato difficile per Sasuke, le sembrava impossibile che avesse sviluppato un tale potere sin da subito. Che ci fosse di nuovo lo zampino di Itachi? In fondo aveva donato a lei lo Tsukuyomi, perché non avrebbe dovuto donare il Susano’o al fratello?
Ad ogni modo, quelle erano domande a cui, probabilmente, non avrebbe mai avuto risposta, tantomeno avrebbe potuto porle a Sasuke.
Anche Orochimaru sembrò stupito ed estasiato allo stesso tempo; evidentemente il ragazzo gli aveva nascosto il fatto di aver ottenuto un tale potere.
L’Uchiha assalì l’avversario con il guerriero armato. Orochimaru resistette per un po’, ma alla fine, grazie anche al supporto di Yuki che cercava di distrarlo scagliandogli contro varie tecniche, crollò a terra trafitto dalla spada di chakra del Susano’o.
Yuki si lasciò cadere sulle ginocchia, ormai travolta dalla stanchezza dei combattimenti che aveva dovuto affrontare. Sasuke, invece, ritirò il Susano’o e, accortosi che Orochimaru respirava ancora, si precipitò su di lui, colpendolo più volte a mani nude sul volto.
Inizialmente Yuki non comprese il perché di quel gesto, ma poi, osservandolo allibita, percepì la rabbia violenta che si scaturiva dal ragazzo. Probabilmente, egli non si stava nemmeno rendendo conto di essere diventato così violento.
Per diversi secondi, la ragazza non riuscì a fare altro se non guardare quella scena, quasi impaurita, ma quando vide comparire il sangue di Orochimaru sulle mani di Sasuke, corse immediatamente da lui provando a fermarlo. Di quel passo lo avrebbe sicuramente ucciso.
<< Basta Sasuke, fermati! Non può fare più nulla! >>
<< Ha ucciso nostro figlio! >> rispose il ragazzo con rabbia, continuando a tirare pugni.
<< Lo so, ma non ne vale la pena! >>.
A quelle parole, Sasuke si fermò e alzò lo sguardo verso Yuki. Il suo volto era coperto da schizzi di sangue e la sua rabbia non sembrò essersi placata neanche un po’, tanto che la ragazza indietreggiò per paura.
<< Sei sicura? Guardalo! Questa è l’occasione per fargliela pagare per tutto quello che ci ha fatto! >>
<< Tu non sei come lui! >>.
Sasuke sembrò colpito da quelle parole e abbassò lo sguardo sul corpo inerme di Orochimaru.
<< Non voglio che diventi un assassino anche tu. Non è questo il ragazzo di cui mi sono innamorata >> continuò Yuki.
Il ragazzo si rialzò lentamente, lasciando libero l’avversario ormai sconfitto e si avvicinò all’amata: << Scusami. E’ che.. non posso perdonarlo >>.
<< Lo so. Anch’io non riuscirò mai a dimenticare ciò che ci ha fatto. Ma è giusto così, credimi. Ci penserà Konoha a dargli quello che si merita >>.
Mentre pronunciava quelle parole, Yuki si avvicinò con aria di superiorità al padre e quando fece per voltarsi di nuovo verso Sasuke, quest’ultimo scorse qualcosa di simile a un kunai uscire dalla bocca di Orochimaru e scagliarsi contro la ragazza.
L’Uchiha riuscì prontamente a gettarsi su lei facendole deviare il colpo, ma, in quel momento, il corpo dell’uomo si trasformò in un piccolo serpente bianco e strisciò via velocemente.
<< No! >> i due ragazzi provarono a rialzarsi e a inseguirlo, ma, in men che non si dica, il serpente era scomparso.
<< Maledizione! >> Sasuke sbattè i pugni a terra per la rabbia. Esattamente come era successo in passato con Itachi, anche quell’occasione di vendetta era andata persa.
Anche Yuki sembrò sconvolta da quella fuga; non era certo un bene che Orochimaru potesse di nuovo girare a piede libero.
In quel momento, da lontano si levò un orribile grido, simile al ruggito di un mostro. I due ragazzi voltarono immediatamente lo sguardo in direzione di quel suono e in lontananza intravidero quella che sembrava la Volpe a nove code.

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