Il cuore dell'inverno

di Filia martis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Reggenza ***
Capitolo 3: *** 2. Tregua ***
Capitolo 4: *** 3. Barbara e Caray ***
Capitolo 5: *** 4. Un po' di passato ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Valle di Anderon, Terra dei Rinnegati

Anno 2767.

L’astro del mattino sta levandosi all’orizzonte e la luce inizia a schiarire il campo militare. Seiros Turnaxes, l’Erede e prossimo Imperatore dell’Ovest esce dalla sua tenda con l’armatura indosso. Non la toglie da giorni e giorni per i continui combattimenti che si disputano nella guerra con i Signori del Male, i demoni nemici.

Il suo Leone nero Melvorah lo raggiunge nell’accampamento, dopo aver consumato il suo pasto. Mevorah è il suo Anemos, la sua parte animale, il suo Spirito. Sul pianeta Gya ogni popolo ha i propri Anemoss, tranne i Signori del Male: questi ultimi uccidono la loro Anima dopo aver rinnegato gli dèi, diventando potenti demoni immortali.

*Al momento è tutto tranquillo, Seiros.*, dice Melvorah nella mente del suo Hertta.

*Io non sono del tutto sereno, però.*, ammette Seiros.

*Nemmeno io, in realtà.*

Seiros studia l’espressione fiera di Melvorah, poi nota che la sua criniera, di solito lucente, è ora insozzata dalla polvere e dal sangue nemico. Seiros ha visto bene quanti cuori Melvorah ha strappato dai petti dei loro nemici e così han fatto molti altri Anemoss. L’Erede è fiero del suo Leone: Melvorah è forte, potente, impavido, l’Anima giusta per poter governare l’Impero dell’Ovest e portare il suo popolo all’ennesima potenza. Seiros vuole allargare i suoi domini fuori dalla Regione di Moolor, verso il mare, laddove si trova la Regione di Ulrym, che da molto tempo dipende completamente dai commerci con l’Impero dell’Ovest; tuttavia questa guerra con i Signori del Male lo ha distolto dai suoi progetti espansionistici e ha dovuto rimandarli controvoglia.

Marxior Tannyor, il Principe Erede delle Aquile e cognato del Principe Imperiale, lo raggiunge davanti alla sua tenda con la sua Aquila Adain. «Tuo fratello sembra un pulcino abbandonato dalla madre, amico mio.»gli fa notare il Principe.

Seiros cerca con lo sguardo il fratello minore Darios e lo vede chiacchierare con il padre. Darios ha gli occhi sgranati e continua a guardarsi attorno, rimanendo il più lontano possibile dall’accampamento degli ufficiali; alle volte lancia addirittura sguardi sconvolti ai guerrieri del loro esercito, che hanno le armature ancora imbrattate di sangue nemico. Darios non è fatto per la guerra: egli è sensibile, meno incline alle armi e più predisposto alla diplomazia, caratteristica ereditata dall’Imperatrice Eurielle, una Principessa dei Cervi divenuta poi Leonessa per matrimonio. Il più giovane dei Principi Imperiali è più utile a fare da paciere che a maneggiare un’arma o uccidere un nemico e, per quanto anche Seiros non veda nella guerra l’unica soluzione possibile a risolvere brutte situazioni, Darios non è per niente adatto alla posizione che gli dèi gli hanno riservato: persino i sacerdoti dei Templi dell’Ovest sanno combattere, nonostante continuino a pregare per la fine della guerra, mentre Darios ...

Seiros porta una mano alla fronte, prendendosi tra le dita la base del naso. «Darios non doveva venire fin qui! E’ più un peso che un aiuto.»afferma il Principe, mentre un servo gli porge una brocca di acqua fresca.

«Damjan mi ha informato che è stato tuo padre a chiamarlo qui.»mormora il Principe delle Aquile, sistemandosi l’elmo sotto la spalla.

L’Erede dell’Ovest scuote la testa in segno di disapprovazione e sospira affranto. «Sono impaziente di vedere giungere il giorno in cui mio padre capirà che Darios non cambierà e che non sarà mai il guerriero che si aspetta.»

Marxior si schiarisce la voce e fissa negli occhi il suo signore. «Mi permetti di parlare liberamente, Seiros?» L’altro gli fa un cenno col capo, mentre studia l’accampamento. «Non credo lui debba essere il tuo pistos: Darios non sarà mai un ottimo braccio destro per te; non ha il tuo carisma, né la tua forza d’animo. Perché non fai prendere il suo posto a Kyrill? Il ragazzo ormai ha quindici anni e deve apprendere come svolgere bene il suo dovere nel Principato e, in futuro, nell’Impero.»

Seiros non ribatte, indeciso tra il commentare quella proposta o il continuare a ragionarci in solitudine. Alla fin fine, Kyrill non è ancora pronto per avvicinarsi al ruolo che gli spetta di diritt …

«Igor!»esclama Marxior, interrompendo i pensieri dell’Erede dell’Ovest. «Vedo che i Signori del Male ti hanno decorato quella brutta faccia che ti ritrovi!» 

Il Principe Seiros solleva lo sguardo e subito incontra quello di Igor Svytjod, il Principe Erede delle Fenici e fratello della sua amata e defunta Beatrix, che reca sul viso uno squarcio, una linea obliqua rossa e ancora sanguinante, che va dalla tempia destra alla guancia sinistra.

«Amico mio!»lo saluta Seiros, studiando il terribile segno porporino. «Che cosa è accaduto?»

La bocca del Principe delle Fenici si storta. «Oggi pagheranno doppio, quei farabutti! Ho cercato di frappormi tra Nikolay e la lama di una spada nemica e questo è il risultato!»ringhia Igor, indicandosi il viso. «Non sono nemmeno riuscito a difenderlo!»

Il tono della voce della Fenice è pieno di odio e rancore verso i Signori del Male e Seiros non lo biasima: anche l’Erede dell’Ovest ha un conto in sospeso con i nemici e non vede l’ora di restituire il favore e di prendersi il maggior numero di vite di coloro che hanno abbattuto le Sacre Querce di Moolor, l’albero sacro al dio Moten. Le Sacre Querce donavano prosperità alla regione da millenni ed ora che sono state abbattute, molte disgrazie hanno colpito gli abitanti della regione, compresa una grave carestia che l’intelletto di Seiros era riuscito a risolvere al rotto della cuffia!

Tutti quelli che si sono uniti a quella guerra hanno qualche conto in sospeso con i Signori del Male: l’Imperatore del Nord ha perduto una figlia durante uno scontro armato, all’Imperatore dell’Est hanno ucciso due fratelli e il Sud è stanco dei continui sconfinamenti nella loro terra da parte di questi demoni. Qualsiasi uomo intervenuto in quella guerra ha qualcosa da restituire ai Signori del Male e nessuno tornerà a casa senza prima aver decimato quei miscredenti!

«Sono dispiaciuto per la morte di tuo cognato.»parla con tono serio Marxior.

«Nikolay è entrato nell’Oltre con il sorriso sulle labbra.»lo informa Igor. «Nonostante lo avessero colpito a morte, ha ucciso tre di quei bastardi, prima di soccombere alle ferite!»

«Gli renderemo onore appena torneremo a casa.»gli assicura l’Erede dell’Ovest. «Tutti avranno gli onori che si meritano!»

«Anche la tua faccia verrà onorata, Igor!»continua scherzoso Marxior, beccandosi un pugno dritto allo stomaco. Il Principe delle Aquile boccheggia e si piega in due per il colpo, tossendo forte e imprecando contro l’amico.

«Te la sei cercata, Marxior.»sorride Seiros, mentre vede un luccichio con la coda dell’occhio.

L’Erede dell’Ovest si volta di scatto e incontra lo sguardo severo dell’Imperatore del Nord, Argony Vhoranys. L’Imperatore dei Draghi è affiancato da un ragazzone alto quanto il suo signore, ferito al fianco destro e con profondi tagli sulla guancia sinistra e sulle braccia. Seiros assottiglia lo sguardo, studiando per bene il ragazzo e notando solo in quel momento che il giovane tiene sotto braccio un elmo di pregiata fattura, che sembra essere inutilizzato e che brilla come una stella.

«Quello è il figlio di Argony.»dice Igor, osservando Seiros ispezionare il giovane soldato. «Promette bene come guerriero.»

«Gli uomini giurano di averlo visto combattere senza elmo, né scudo.»continua Marxior. «E’ pazzo come il padre.»

«O forse è sprezzante del pericolo.»commenta Seiros, dirigendosi verso i Draghi con lentezza calcolata e attirando su di sé gli occhi del popolo del Nord.

Marxior e Igor lo seguono per spalleggiarlo, anche se sono parecchio nervosi per la troppa vicinanza con il folle Imperatore e suo figlio. Da quando la Guerra di Anderon è iniziata, nessuno ha osato avvicinarsi ai Draghi, se non i loro più fedeli alleati. I Draghi hanno un aspetto davvero oscuro e terrificante e la loro chiusura nei confronti degli altri non aiuta sicuramente il dialogo e la conoscenza, nonostante comunque nessuno di loro sia lì per conoscersi.

«Che diavolo stai facendo, Seiros?!»sussulta Marxior.

Seiros si volta a guardarlo. «Se vuoi restare qui, fa pure. Io ho intenzione di fare una lunga chiacchierata con l’Imperatore del Nord.»

«Per quale motivo dovrebbe interessarti dialogare con quel matto?»gli domanda Marxior. «Se solamente non gli vai a genio, finisci male!»

Seiros solleva un sopracciglio, poi riprende a camminare verso i Draghi, che nel frattempo stanno studiando i tre guerrieri dell'Ovest dirigersi verso di loro.

«Erede Seiros Turnaxes!»lo chiama l’Imperatore del Nord, con tono di voce sorpreso. «Mi meraviglia vedervi qui tra noi Draghi!»

Il Principe dei Leoni rimane impassibile. «Potrei chiedere perché dovrebbe meravigliarvi?»

Argony ridacchia. «Finora solo i nostri più fedeli amici ci hanno raggiunti al nostro accampamento. Gli altri ci evitano e non combattono nemmeno al nostro fianco.»

«Avranno i loro motivi, che io non discuto né elogio.»commenta Seiros.

«Da che vi conosco, non avete mai preso le parti di nessuno, né avete risposto a un torto.»continua l’Imperatore dei Draghi. «Prendete il vostro compito di giustiziere con molto rigore e molta serietà.»

Detto questo, il Drago gli fa segno di sedersi di fronte a lui, lasciando i suoi uomini sconcertati: sedersi di fronte all’Imperatore del Nord è un privilegio riservato a pochi ed è un diritto che va acquisito col tempo. Eppure Seiros Turnaxes non ha fatto nulla per meritarsi quell’onore e questo lascia perplessi i Draghi, specialmente i figli dell’Imperatore. Tuttavia l’Erede dei Leoni prende posto di fronte all’Imperatore dei Draghi, mentre i suoi due amici rimangono in piedi e si guardano attorno inquieti. Melvorah, il Leone Nero di Seiros Turnaxes, si siede accanto al suo Hertta, mite e imperturbabile.

«Non ho ancora potuto esprimervi la mia più profonda ammirazione per il vostro utilizzo della spada!»commenta Argony, facendo servire del vino in due coppe dorate e raffinate.

«Vi ringrazio, Imperatore Argony.»replica l’Erede dell’Ovest, rivolgendosi poi al figlio del sovrano del Nord. «Anche la vostra discendenza è da elogiare, signore.»

Argony guarda il figlio. «Thromos ride innanzi al pericolo come gli ho insegnato io stesso! Combattere con la paura che irrigidisce le membra consuma il doppio delle energie. Ho forse torto, figliolo?»

Thromos fissa il Principe dei Leoni serio e immobile, pensando di poter in qualche modo fargli abbassare lo sguardo: l’Erede dei Draghi non ammette che qualcuno possa comportarsi tanto liberamente, con lui. Peccato che Seiros continui imperterrito a studiarlo senza battere ciglio. Sembra una sfida a chi distoglierà prima lo sguardo e, chi otterrà la vittoria sull’altro, sarà il vero trionfatore.

«Thromos!»lo riprende il padre, attirando su di sé gli occhi grigi del figlio. «Ti ho posto una domanda!»

Thromos Vhoranys pare infastidito dall’interruzione paterna di quella sfida, ma non lo da’ a vedere apertamente. «Non avete torto, padre.»risponde, rivolgendosi poi all’Erede dei Leoni. «Io ho vinto la paura e ora posso infonderla negli altri, perché sono riuscito a domarla!»

Seiros annuisce. «Questo campo di battaglia vi ha già riconosciuto come un eroe ed io confermo il giudizio che vi è stato dato. Pregherò affinché i miei figli possano raggiungere il vostro livello di coraggio, in futuro.»

«So che li avete portati qui.»si intromette incuriosito l’Imperatore.

Seiros si volta a guardarlo e annuisce una sola volta. «Come si conviene ai giovani del loro rango.»

«Ci sono tutti e tre?»chiede il Drago.

Seiros scuote la testa. «Sono solo due. I due maschi più grandi, Kyrill e Raebert.»

«Ma non hanno partecipato alla battaglia.»

«No.»risponde l’Erede dell’Ovest. «Ho deciso di educarli nell’umiltà, prima di tutto: per questo si occupano delle armi e delle armature dei soldati.»

Argony è sconvolto. «Armi e armature? E’ un lavoro da servi, quello!»

Il Leone lo sa, sa che rendere i due figli maschi aiutanti dei soldati è un lavoro da servi, ma sa anche che questo temprerà il loro spirito: in questo modo Kyrill e Raebert capiranno cosa significa vivere da servi e saranno attenti a non rischiare di divenire schiavi a causa di una loro possibile sconfitta militare. Kyrill deve sapere cosa potrebbe aspettarlo, anche se Seiros prega che lui non cada mai sconfitto, specialmente perché il peggior destino capiterebbe a Sveva, la sua diletta.

Il Principe dei Leoni spiega il suo ragionamento all’Imperatore del Nord, che sembra molto affascinato dalle parole del suo provvisorio alleato. «E’ un ottimo metodo, devo riconoscerlo.»commenta, sorseggiando il suo vino. «I miei figli, invece, non contemplano la sconfitta. E’ così che li ho educati.»

«Se venissi mai sconfitto e disonorassi la mia casata, mi ucciderei con queste stesse mani!»interviene il Principe Thromos, sicuro di sé e fermo nel suo dire.

Seiros è avvinto da ciò che il giovane Erede del Nord afferma, poi il suo orecchio viene raggiunto da un sussurro portato dal vento: è la dea Aurunya, madre della stirpe dei Leoni. La divinità gli parla del futuro dei Leoni e gli ordina di fare ciò che lei sta per imporgli, perché quel che la Giusta tra gli dèi vuole, deve ottenere!

L’Erede dell’Ovest quindi si alza e chiede udienza privata all’Imperatore del Nord, che prima lo fissa scettico e poi lo invita nella sua enorme tenda, proibendo a chiunque di interrompere quell’incontro se non per pericoli imminenti.

Sphores, città-stato dell’Impero dell’Ovest

Due giorni dopo…

Studiare con il Gran Sacerdote Phylyppys è sempre una gioia, per me: mi piace il modo in cui spiega quali sono le corrette amalgame per poter curare al meglio ferite o malanni. La menta, il rosmarino, la camomilla, l’ortica, il timo e chi più ne ha più ne metta! E’ così bello poter curare chi sta male, mi fa sentire bene con me stessa!

Mio padre ripete spesso che diverrò un’ottima Guaritrice e che potrò aiutare lui e i nostri soldati in battaglia, quando sarò più grande. So perché, l’ho sempre saputo: la famiglia di mia madre fa parte delle Fenici e in pochi sanno che le Fenici sono discendenti del dio Anail, il dio del Respiro di Vita. Come le mie antenate donne, io posso riportare alla vita coloro che sono morti da poco tempo e posso anche curare ferite mortali e impossibili da rimarginare. Mio padre dice che sono un bene prezioso per la nostra famiglia e molte volte mi ripete che sono una benedizione.

Con i miei fratelli è più severo, invece: Kyrill e Raebert si allenano costantemente con la spada perché nostro padre vuole che diventino abili spadaccini e ora sono con lui nella Valle di Anderon, ad aiutare i soldati del nostro esercito nell’impegnativa guerra contro i Signori del Male. Sono fiera di loro, di mio padre e dei miei fratelli, perché tutti e tre stanno contribuendo nel loro piccolo alla grandezza di Sphores e dell’Impero dell’Ovest.

Anche io comunque sono solita allenarmi, per due giorni alla settimana: mi è stato insegnato a cavalcare e a tirare con l’arco da Lady Keyra, la Custode del mio nome. Lady Keyra è una Fenice ed è la consorte del cugino della mia adoratissima mamma, la quale mi ha affidata a lei affinché apprendessi quante più cose possibili, persino l’arte del combattimento. Keyra è una fonte inesauribile di sapere, ancor meglio del Gran Sacerdote; con lei posso parlare di qualsiasi cosa, persino di problemi da donne: ella infatti sa benissimo quanto io sia attratta da Sigurdr e quanto io abbia sofferto quando lui ha sposato Monyka. E’ stata Keyra a consolarmi e a distrarmi dalla mia sofferenza e per questo le sono incredibilmente riconoscen…

«Principessa Sveva!»mi chiama il Gran Sacerdote, facendomi sussultare e distrarre dai miei pensieri. L’uomo mi rivolge un sorriso e chiude il suo libro dei medicamenti. «Per oggi credo che lo studio possa dirsi concluso. Andate pure a mangiare e domani penseremo alle erbe curative della montagna!»

Gli sorrido a mia volta e annuisco. «Grazie, Gran Sacerdote! Vi auguro una buona giornata!»

«Altrettanto, Principessa! Altrettanto!»replica lui.

Lascio l’Alto Tempio e mi dirigo verso la sala dei pasti, dove si stanno riunendo tutti i componenti della corte, insieme a mio fratello Thorell. Thor, come me, ha delle capacità straordinarie, che però non derivano da nessuna ascendenza divina: egli infatti è stato scelto dagli dèi per essere l’intermediario tra le divinità e gli esseri umani. 

«Thor!»lo saluto, andandogli incontro e prendendo posto alla tavola della famiglia reale.

Mio fratello è sempre stato un bambino molto mite, buono e disponibile con tutti, non ha mai fatto i capricci, né si è mai comportato male con qualcuno, nemmeno con i nostri servi, come invece fa di solito Kyrill.

«Sveva!»mi sorride Thor, mentre una serva ci versa dell'acqua nei bicchieri. «Come sono andate le tue lezioni, oggi?»

Sollevo gli occhi al cielo e lo sento ridacchiare. «Avrei tanto voluto allenarmi con Lady Keyra, piuttosto che continuare a studiare cose che già so.»

«Rivedere cose già studiate va fatto sempre, sorella.»afferma, iniziando a mangiare l'arrosto.

Lo guardo stranita: perché Thorell, che ha solo dieci anni, è già così saggio? Come può esserlo? È praticamente un bambino come lo sono io, eppure è molto più maturo di molti adulti! Mio padre e i miei nonni credono che la sua sia un'anima antica, venuta su Gya per proteggerci e per avvisarci di qualsiasi pericolo ed io sono d'accordo con ciò che loro dicono.

«Perché mi guardi a quel modo?»borbotta, rivolgendomi uno sguardo offeso. «Dico solo quel che penso!»

Faccio per replicare, ma Lady Keyra interrompe sul nascere il nostro piccolo diverbio fraterno. «Ragazzi miei, è ora di mangiare, non di litigare!»

La vedo guardarci con le mani sui fianchi, come farebbe una madre quando i suoi figli bisticciano tra loro. Come avrebbe fatto la nostra se fosse ancora tra noi. Beatrix Turnaxes era una madre dolce e gentile, sempre attenta ai suoi figli e all'autoritario marito, mio padre. Me li ricordo ancora insieme, passeggiare a braccetto nei giardini del castello di Fehu e questi ricordi mi mancano; mi manca vedere mio padre ridere con lei, mentre entrambi ci rincorrono sull'erba verde e rigogliosa, tra le rose bianche che tanto mia madre adorava.

L'assenza di mia madre è terribile, un vuoto incolmabile che ha ferito i nostri cuori e persino quelli del popolo: la Principessa Beatrix era infatti solita uscire dalle mura del castello per visitare gli abitanti della cittadella, dei villaggi e anche della città bassa, dove vivevano i contadini e le persone più povere di Fehu, i quali erano molto grati e felici che mia madre portasse loro beni indispensabili per la loro sopravvivenza.

Io stessa mi sono ripromessa di seguire le orme della mia cara mamma e mio padre mi ha dato il suo consenso a patto che termini i miei studi quest'anno ed io mi sto impegnando per rispettare il ricordo dell'una e il desiderio dell'alt…

La porta si spalanca all'improvviso con un tonfo sordo e tutti si mettono sull'attenti: Ulrich, messaggero di mio padre, è fermo sull'uscio della Sala da Pranzo, con gli occhi sgranati e il fiato corto, sembra quasi abbia visto un fantasma!

Lady Keyra si alza in piedi di scatto, guardando il Consigliere come se fosse impazzito di colpo. «Ulrich! Che ti prende?!»

L’uomo guarda me e Thorell e noi gli restituiamo lo sguardo, dopodiché torna sulla mia Custode. «L’Erede Seiros è morto.»

Sphores, città-stato dell’Impero dell’Ovest

Al corteo funebre dell’Erede Seiros…

I tamburi vibrano a ritmo regolare e senza fermarsi lungo le strade della capitale di Sphores. A Fehu non c’è una sola persona che non stia piangendo la morte dell’Erede Seiros, ucciso nell’ultima battaglia di Anderon, proprio mentre gli eserciti di Moolor stavano schiacciando quelli dei Signori del Male. Il Gran Sacerdote dell’Alto Tempio sta intonando canti sacri da ore e la sua voce si può udire fin nelle campagne. Il canto sacro accoglie con la sua immensa tristezza e le sue parole di gloria eterna tutti coloro che stanno entrando nella capitale: gli abitanti di Sphores, quelli che provengono dall’Impero dell’Ovest e i dignitari stranieri che giungono da ogni dove, persino dall’Impero del Nord, per rendere omaggio al Principe dei Leoni.

In molti bruciano incenso e rami di cipresso, lamentando la morte del loro amato Principe, la cui salma è portata dai suoi Generali per tutte le vie e le piazze di Fehu fino al castello, mentre gli abitanti della capitale lanciano a terra fiori e si percuotono il petto al suo passaggio.

Gli Imperatori stranieri seguono in religioso silenzio il corteo a cavallo dietro all’Imperatore dell’Ovest, che è diventato ormai l’ombra di sé stesso: Stefan Turnaxes ha perduto il suo adorato figliolo, il suo degno successore, il padre dei suoi amatissimi nipoti.

Il Grande Leone si chiede se Sveva supererà mai questa terribile fase, lei che è così sensibile e delicata come lo era sua madre, l’adorata Beatrix. Calonius e Keyra gli hanno riferito ciò che è avvenuto quando il Consigliere ha comunicato ai suoi nipoti la morte del loro padre: Thorell è stato forte abbastanza da non piangere, ma Sveva è quasi impazzita dal dolore. La Principessa ama molto il padre e con lui era solita, almeno fino all’inizio della Guerra di Anderon, cavalcare alle prime luci dell’alba, tirare con l’arco e dipingere meravigliose tele. Da parte sua, Seiros adorava sentir cantare l’adorata figlia e per lei avrebbe fatto di tutto, persino morire per garantirle un futuro migliore, come appunto aveva fatto.

L’Imperatore ha un singulto e ricaccia indietro le lacrime che minacciano di cadere dai suoi occhi verdi. Si volta verso Kyrill e Raebert e li vede seduti in maniera composta e rigida sui loro destrieri; il più piccolo dei due cerca con lo sguardo il suo Leone Karon, per ricevere probabilmente del supporto emotivo, per essere spronato a non piangere. Se Raebert si abbandonasse alla disperazione, l’Imperatore Stefan non gliene farebbe un torto, tuttavia sa che suo nipote vuole rendere onore a suo padre, seguendo i suoi insegnamenti e quindi non permettere alle sue emozioni di prendere il sopravvento su di lui. Raebert è un così bravo ragazzo! Sarebbe stato un degno successore del padre se prima non ci fosse Kyrill…

Come se si fosse sentito richiamare, il più grande si volta verso l’Imperatore: il suo volto è inespressivo e il suo sguardo perso nel vuoto e totalmente assente. Si nota benissimo che non ha la forza né l’acume per prendere il posto di suo padre. No, Kyrill non ha la stoffa per essere il futuro Imperatore dell’Ovest. Stefan Turnaxes lo sa bene; tuttavia non può opporsi a ciò che hanno deciso gli dèi: lui è il primogenito e a lui spetta il ruolo di Erede dell’Ovest.

«Che gli dèi mi aiutino e aiutino il mio popolo!»mormora l’Imperatore, tornando a guardare dritto innanzi a sé.





Ciao ragazze!
Che strano tornare a utilizzare questo sito per pubblicare le storie che scrivo! Mi sembra passata un'eternità da quando ho scelto lo user "PersephoneAm" e pubblicavo la storia di Adriano e Melissa ... peccato aver perso completamente l'indirizzo e-mail con cui ero registrata ahahah 
Una fine terribile ... devo ancora capire come poter recuperare tutto, ma almeno posso utilizzare una seconda e-mail, fiuu!
La storia la trovate anche su Wattpad, ma pubblicarla qui ... è come tornare a casa!
Spero vi piaccia e mi auguro di vedere tanti commenti positivi, perché ci sto mettendo un sacco di impegno e perché spero che il mio modo di scrivere sia maturato nel corso degli anni.
Un abbraccio e a presto!
S.

 

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Capitolo 2
*** La Reggenza ***


Capitolo primo.

La Reggenza.

Anno 774



Aggrotto la fronte aprendo gli occhi, mentre un gran trambusto interrompe il mio sonno. Il torpore del riposo lascia le mie membra, quindi mi metto a sedere sul letto e tendo l'orecchio per ascoltare l'ambiente circostante: delle urla giungono dall'esterno del castello e arrivano affievolite fino alla mia finestra.

Delle urla? Ma perché?

Afferro la mia vestaglia di seta bianca e mi avvicino alla finestra per affacciarmi sulla capitale del principato e provare a comprendere cosa stia accadendo.

*Forse Kyrill è tornato...*, ipotizza Suplizia, seguendomi verso la finestra.

Sgrano gli occhi, voltandomi velocemente verso la mia Anima: Suplizia ha ragione! Probabilmente il popolo sta festeggiando il ritorno di mio fratello dal campo di battaglia ...

E questo per me vuol dire una sola cosa: la fine della mia libertà.

Sospiro stanca e cerco di trattenere le lacrime. Non voglio perdere la mia ritrovata e agognata libertà, non voglio! Preferisco morire e raggiungere i miei genitori nell'Oltre, piuttosto che essere di nuovo rinchiusa nella torre!

In questi mesi ho sperato che mio fratello non ritornasse a Sphores così presto, ho pregato affinché la guerra che ha mosso contro il popolo dei Draghi lo tenesse lontano da casa per molto tempo ...

«Se Kyrill è tornato... »mormoro, affranta. Un brivido mi percorre tutta la schiena, irradiandosi anche alle spalle e alle braccia.

*Rickor mi ha promesso che la situazione sarebbe cambiata!*, mi dice Suplizia, voltando il capo verso di me.*Kyrill ha compreso di aver sbagliato con te.*

«Ti fidi troppo delle sue parole, Suplizia!»la rimprovero, aprendo la finestra e infilando pian piano il viso nell'uscio, senza espormi troppo. «Oh dèi!»gemo, impaurita: non sono urla festanti, quelle che mi hanno svegliata, ma grida di terrore!

Sotto la finestra della mia stanza, molte donne sono riunite e piangono e si lamentano, invocando gli dèi per avere salva la vita, mentre gli uomini brandiscono qualsiasi tipo di utensile come fosse un'arma. Alcuni addirittura chiedono la testa di mio fratello ed altri maledicono la sua Anima.

*Sono forse impazziti?*, chiede Suplizia, scuotendo con nervosismo la coda.

Non le rispondo perché non so cosa dire. Forse sto semplicemente sognando e presto mi sveglierò. Mi pizzico il braccio con forza e sussulto: il dolore che provo mi dice che no, non sto sognando. È tutto vero!

La porta della mia camera si spalanca all'improvviso, facendomi urlare dallo spavento: è Lady Keyra, la Custode del mio nome; la donna mi guarda per qualche secondo, poi si precipita verso di me, chiude la finestra e va verso l'armadio.

«Devi fuggire, Sveva! E subito!»dichiara, con tono grave. «Kyrill è stato sconfitto dai Draghi e ora la furia dell'Erede del Nord si abbatterà su Sphores!»

Per un momento smetto di respirare. Kyrill ha perso contro il Principe Drago? L'Erede del Nord ha sconfitto mio fratello?! Se davvero Kyrill è stato sconfitto, allora gli dèi devono averlo abbandonato!

«Sveva!»mi chiama Keyra interrompendo i miei cupi pensieri. La donna sembra nervosa mentre ordina alle domestiche di aiutarmi ad indossare un abito blu semplice.

La scelta dell'abito non è casuale: non impiega troppa fatica né tempo per abbottonarlo ed è molto pratico e adatto per le lunghe cavalcate mattutine o per gli allenamenti con l'arco.

Peccato che io non abbia alcuna intenzione di lasciare i miei fratelli e Sphores da soli.

«Il nonno è già stato avvisato di quanto accaduto?»le chiedo, rimanendo ferma dove mi trovo.

«Tuo zio Darios è riuscito a sfuggire alla cattura e ha mandato subito un messaggero a Ellarya.»mi informa, cercando qualcosa nei cassetti di un mobile. «Il principe è qui al castello, ora: stanno curando le sue ferite nelle stanze qui accanto.»

Lo zio Darios è il Custode del Nome di mio fratello Kyrill e il suo Pistos, il suo braccio destro e, nonostante mio fratello non lo abbia mai tenuto molto in considerazione, zio Darios gli è sempre stato accanto e lo ha seguito anche per la guerra contro Irmye.

Scuoto la testa, pensando agli errori di mio fratello: in primo luogo l'arroganza di Kyrill nel voler muovere guerra contro la città-stato più potente della regione di Moolor, poi la sua incapacità di porre un freno alle sue manie di grandezza e infine la vendita del nostro prezioso e resistente ferro ai Draghi, i quali sono i migliori ingegneri e fabbricatori d'armi della Regione. Sicuramente è stato proprio il nostro ferro a sconfiggere mio fratello e il nostro esercito.

Kyrill ha prima nutrito il lupo e poi gli si è offerto come primo degli agnelli!

E gli dèi lo hanno punito per la sua tracotanza.

«Maledetto idiota cocciuto!»esclamo, sollevando lo sguardo su Keyra, che mi fissa allibita. «Prepara la mia armatura: non lascerò Sphores finché ogni suo singolo abitante non sarà al sicuro dalla furia dei Draghi!»

Lei sussulta. «Ragazza, sei forse impazzita?! Se i Draghi dovessero catturarti, immagina cosa farebbero di te! Non devo essere io a riportarti alla mente cosa è successo ai popoli della Regione di Aspyan che l'Erede del Nord ha sottomesso!»

Rabbrividisco al solo pensiero di quei poveri sventurati: si dice che coloro che si sono battuti valorosamente per evitare di cadere tra le mani dei Draghi, siano divenuti i loro schiavi! Thromos Vhoranys non perdona nulla, specie chi intralcia la sua strada od osa sbarrargliela!

Tuttavia c'è un pensiero più forte della paura dell'Erede del Nord che riecheggia nella mia testa.

«So di correre un rischio Keyra, ma Sphores ha bisogno di me.»insisto. «E siccome mio fratello non l'ha difesa da questa guerra, lo farò io!»

Keyra è contrariata dalle mie parole, ma io sono ancor più testarda di Kyrill quando si tratta dei nostri sudditi, perciò inizio ad indossare le vesti da guerra.

«Hai lo stesso caratteraccio del tuo onorabile padre e la testardaggine di tua madre!»commenta la mia Custode, sconvolta dalla mia decisione. «Ma non venire a piangere da me quando i Draghi si avventeranno su di te!»

Assottiglio gli occhi e la guardo in malo modo. «Cominciamo a non attirare sventure con questo pessimismo!»

Torno vicino al mio letto e cerco con lo sguardo Suplizia, che non ha smesso un istante di scrutare il cielo dall'ampia finestra che da' sull'unico balcone della mia camera.

*I miei fratelli Karon e Assandrus sono già alle mura della città.*, mi fa sapere. *Come te, anche Raebert e Thorell hanno deciso di difendere la cittadella.*

Chiudo gli occhi e faccio un profondo respiro. Ringraziando gli dèi, i miei fratelli minori non hanno il pessimo carattere di Kyrill e si preoccupano del benessere dei cittadini di Sphores.

Mi volto verso Selene, la mia fidata ancella, che sta tremando per la paura con gli occhi pieni di lacrime, proprio come le altre ragazze della servitù. «Va a prendere il mio arco, Selene!»le ordino.

Lei fa un passo verso di me, esitando. «P-Principessa ve ne prego: salvatevi! Ascoltate la vostra Custode: lasciate Sphores e rifugiatevi presso il nostro saggio Imperatore!»

Le sorrido e le carezzo una guancia. «Non preoccuparti per me, Selene. Gli dèi sono con me, la Giusta Aurunya è al mio fianco e mi guiderà in battaglia.»

«Ma l'Erede del Nord vi renderà sua schiava, se dovesse catturarvi!»singhiozza.

«Preferisco essere una schiava e aver provato a difendere il mio popolo, invece di scappare come una codarda e lasciare che Sphores cada in mano ai Draghi!»

Le altre stanno ormai piangendo disperate ed io non posso biasimarle: la paura mi ha in pugno proprio come ha in pugno loro, ma essere una Turnaxes mi investe di una responsabilità grandissima nei confronti di Sphores. Mio padre mi ha insegnato a non fuggire dalle responsabilità e, come sua figlia, non ho alcuna intenzione di gettare al vento questo suo grand'insegnamento!

«Lasciatemi un momento da sola.»dico loro. «Devo pregare gli dèi.»

Keyra e le ancelle obbediscono ed io mi dirigo verso la teca di legno di quercia, che racchiude l'altare nel quale sono presenti le statuine di tutti gli dèi più importanti. Prendo un bastoncino di legno e lo porto vicino a una delle candele nella mia camera, quindi accendo un pezzetto di carbone all'interno del braciere d'oro, per bruciare alcune essenze care agli dèi.

«Grande Padre Moten!»invoco. «Non lasciarmi da sola, oggi. Veglia sul popolo di Sphores, che tanto ti ama; veglia sui miei fratelli, che tanto ti venerano; veglia su di me, che ti servo con tanto ardore! Non lasciare che i sudditi patiscano un triste destino e salvali dalle conseguenze scatenate dalle scelte di Kyrill!»

Il mio pensiero va a mio fratello maggiore: Kyrill è il chiaro esempio che anche l'albero della nostra famiglia produce frutti marci; persino la venerata famiglia dei Turnaxes ha le sue debolezze, che ora rischiano di far implodere su sé stessa la dinastia che i Leoni hanno creato e allevato con così tanto amore e dedizione.

Uno scenario che non deve in alcun modo avverarsi: i Leoni sono giudici corretti e rispettosi e, se dovessero scomparire, la giustizia potrebbe svanire con loro, lasciando la Regione di Moolor nell'oscurità più totale.

Poso una foglia di allora sul carboncino accesso, che subito scoppietta, emanando nella mia stanza il suo aroma speziato e deciso. Del fumo bianco si leva dalla foglia arsa e mi fa intendere che ho ricevuto il favore degli dèi.

Tiro un sospiro di sollievo e mi inchino davanti all'altare, tornando a indossare tutti gli elementi della mia corazza leggera ma resistente, fatta interamente di ferro di Sphores, legato all'argento.

Prima dell'elmo, indosso un cappuccio bianco, che copre il mio viso completamente: sto per diventare una Loteya, una vergine di Inaer, perciò non mi è concesso mostrarmi in pubblico e soprattutto agli uomini.

Prendo un respiro. «Sono pronta per compiere il mio destino.»mormoro tra me e me.

Nel corridoio, le mie ancelle mi attendono in silenzio, in compagnia di Lady Keyra. Sgrano gli occhi nel vedere che la mia Custode ha indosso la sua armatura e mi aspetta con il mio arco tra le mani.

«Non avrai pensato che ti lasciassi affrontare tutto questo da sola?»mi chiede Keyra, rivolgendomi un sorriso tirato.

Le vado vicino e le prendo le mani tra le mie. «Tu non mi hai mai abbandonata.»

La mia Custode mi fa un cenno con il capo, poi si volta verso le scale, da dove stanno giungendo alcuni uomini della mia famiglia: zio Igor, fratello della mia defunta madre e Re delle Fenici, zio Damjan, fratello minore di Igor e di mia madre e il visconte Robin, marito di Keyra.

Sono sorpresa nel vederli al castello, perché Kyrill, prima di partire per la guerra, aveva vietato loro di presentarsi a Sphores senza il suo permesso.

«Cosa ...?»

«L'Imperatore ci ha inviato delle missive urgenti e ci ha fatti riunire qui per aiutarti, nipote.»mi spiega subito zio Igor.

«E tra poco arriveranno anche Re Marxior, la Regina Arianne e Re Enrik.»aggiunge Robin, avvicinandosi in tutta fretta a sua moglie e stringendola tra le braccia. «Mi sei mancata.»lo sento sussurrare.

Sorrido nel vederli nuovamente insieme: dopo che Kyrill ha cacciato Robin da Sphores, lui è tornato nelle terre della sua famiglia, ma Keyra è rimasta al mio fianco per proteggermi dalle scelleratezze di mio fratello. Ad oggi è passato quasi un anno dall'ultima volta che si sono potuti abbracciare.

«Sveva, sono felice di rivederti finalmente!»esclama zio Igor, venendomi incontro.

«E io sono contenta di vedervi qui, zio!»replico, inchinandomi davanti a lui.

Lui mi prende per le spalle e mi tira su in piedi. «Dovrei essere io a inchinarmi al cospetto del tuo grande coraggio, nipote!» Aggrotto la fronte confusa e lo zio si spiega meglio. «Keyra mi ha raccontato cos'hai intenzione di fare e io voglio aiutarti!»

«Tuo padre sarebbe orgoglioso di te, Sveva!»mi dice zio Damjan, sistemando meglio lo scudo che ha al braccio, recante lo stemma delle Fenici.

Altri passi veloci riecheggiano sulle scale, da dove arrivano zia Arianne e suo marito Marxior, i sovrani del Regno delle Aquile. Sono entrambi abbigliati per la guerra e camminano con decisione spalla a spalla, senza alcun bisogno di essere l'uno un passo avanti all'altra.

«Nipote!»mi saluta Arianne, secondogenita dell'Imperatore dell'Ovest e quindi sorella di mio padre. «Lasciati abbracciare!»

Lei mi stringe forte tra le sue braccia e il suo profumo di lavanda mi avvolge come in una bolla. Chiudo gli occhi e sospiro, beandomi di quel brevissimo momento.

«Sono felice di vedervi!»mormoro al suo orecchio.

«Anch'io, mia cara. Anch'io. Tuttavia, l'occasione poteva essere migliore, specie se è passato un intero anno dall'ultimo nostro incontro!»commenta la Regina delle Aquile.

Annuisco con felicità. Ancora mi ricordo quando Kyrill aveva deciso di bandire la nostra famiglia dal castello: subito dopo qualche mese dalla sua incoronazione, mio fratello aveva iniziato a cambiare atteggiamento, a essere più violento e dispotico e molto incosciente. Poi arrivarono le numerosissime feste, che vuotarono le casse dello stato e che attirarono i rimproveri dell'intera nostra famiglia, rimproveri che Kyrill non riuscì mai ad accettare e che lo fecero infuriare al punto di bandire i nostri zii dal cast ...

«Enrik!»salta su zio Marxior, interrompendo i miei pensieri. «Il solito ritardatario!»

Volgo lo sguardo alle scale, da dove arriva il Re dei Cervi. I suoi occhi selvaggi ci squadrano attenti, fermandosi sulla persona di Marxior.

«Sono passato al confine con Irmye.»dice, sorprendendoci. «I Draghi non lo hanno ancora varcato. Sembra che non siano intenzionati a invadere Sphores.»

Zio Igor aggrotta la fronte. «Che cosa?»

«Forse Thromos Vhoranys vuol tenderci una trappola.»ipotizza Robin, socchiudendo gli occhi sospettoso. «Dal folle Erede del Nord possiamo attendere questo e di peggio!»

Zio Igor chiede la mia attenzione. «Hai ancora tempo per rifugiarti nel castello del nostro Imperatore.»

Lo fisso da sotto il mio cappuccio e deglutisco, per poi scuotere il capo. Non è il momento di fuggire e di abbandonare il regno al suo destino: il mio posto è qui e sarà sempre qui. «Non lascio Sphores.»

Il Re delle Fenici fa un cenno col capo. «Allora guiderai tu i Leoni anche dopo questa vicenda: avrai le redini di Sphores fino al compimento della maggiore età di tuo fratello.»

«Cosa?!»sussulto, sgranando gli occhi. «Ma io...»

«Il Gran Sacerdote ed io abbiamo già parlato: il grande Inaer ti permette di posticipare la tua vestizione come Loteya.»mi informa, sconvolgendomi. «Gli dèi ti proteggono e i Cinque Signori dell'Ovest ti vogliono al comando della città!»

Deglutisco e osservo i volti di tutti i presenti: nessuno mi dà l'impressione di essere contrario a quanto il Re delle Fenici ha appena affermato, ma una grande responsabilità si è appena posata sulle mie spalle e io non sono la persona giusta per questo onorevole fardello, poiché non sono stata educata a governare! Non ho proprio idea di come si faccia, da dove si inizi, cosa implichi! È Kyrill il Principe Erede, lui ha avuto tutti gli insegnamenti necessari al ruolo ...

«Non ne sarò in grado ...»mormoro, scuotendo la testa. «Kyrill è l'unico ... Lui ha appreso come ...»

«Se Kyrill avesse ascoltato anche uno solo degli insegnamenti impartitogli da vostro padre, ora Sphores non correrebbe il pericolo di finire in mano ai Draghi.»mi interrompe zio Enrik.

«Riponi la tua fiducia nelle scelte di tutti noi, Sveva.»dice zio Igor, continuando il discorso.

Sussulto. «Voi non capite ... Io non ... Perché non date a zio Darios il compito di governare Sphores? È più adatto!»

«Mio fratello non conosce Sphores come la conosci tu.»ribatte zia Arianne.

«L'Imperatore si fida di te, nipote.»aggiunge zio Enrik. «E anche noi riponiamo una grande fiducia in te!»

«E sappiamo bene che non ci deluderai.»dice zia Arianne. «Tra tutti i suoi figli, eri la prediletta di mio fratello e tuo padre era un uomo con un finissimo intuito: saprai governare al meglio Sphores, mia cara. E sarai un ottimo esempio per tuo fratello.»

Rimango in silenzio e la mia mente corre subito a Seiros Turnaxes, il Fiero Leone dell'Ovest, caduto in battaglia contro i Signori della Morte. Mio padre sapeva sempre cosa fare, come comportarsi, cosa dire! Non sbagliava una sola volta, in lui si poteva trovare una guida saggia e intelligente, egli era il mio punto di riferimento. E l'ho perduto. Sono come un marinaio senza bussola, in una notte dal cielo nuvoloso.

Chiudo gli occhi e quasi mi sembra di sentire la sua mano carezzarmi il volto con tenerezza paterna, come faceva ogni sera prima che andassi a dormire. Il ricordo dei suoi occhi verdi, simili a quelli di Kyrill e di Raebert, ancora abitano la mia mente; alle volte mi sembra ancora di udire la sua voce ripetermi severa: "Sveva, studia e allenati con costanza!", per poi aggiungere con dolcezza "Sono fiero di te, figlia adorata!".

Darei ogni cosa per poterlo rivedere e abbracciare un'ultima volta. Ogni cosa. Ed è per lui e per i ricordi che abitano la mia mente che prendo una decisione.

«Governerò Sphores fino al diciottesimo anno di Raebert.»dico loro. «Dopodiché prenderò i voti e andrò a servire Inaer.»

Zio Igor e zio Marxior tirano un sospiro di sollievo, mentre zia Arianne mi abbraccia una seconda volta.

«Mi rendi così fiera di te, mia dolce Sveva!»dice, baciandomi la fronte. «Non ho dubitato un secondo che tu non volessi aiutare Sphores!»

«Come intendi procedere con Kyrill?»mi chiede il visconte Robin.

«Mio fratello sarà l'ultimo dei problemi di Sphores.»affermo con convinzione. «Ora credo sia meglio confrontarsi direttamente coi Draghi ai confini del regno.»

Keyra sussulta. «Cosa?!»

«Sveva, non è saggio discorrere con i Dragoni ...»mi redarguisce zia Arianne.

«Devo comprendere, sapere come muovermi!»dico loro. «Temo per Sphores, se i Dragoni dovessero violare i nostri confini!»

«La famiglia Batriom potrebbe offrire il suo scudo magico.»mi propone zio Enrik.

«Posso fare arrivare uomini e armi da Florentys!»dice zio Igor.

Zio Damjan annuisce. «Il nostro regno si impegnerà a proteggere Sphores con spade, lance, scudi e catapulte. Con ciò dovremmo fermare l'avanzata dei Draghi al limitare delle Foreste di Laerthus!»

«Tuttavia sappiamo bene che i Regni non possono intervenire negli affari delle città-stato.»ricordo ai miei zii. «Irmye potrebbe approfittarne per sferrare un colpo di grazia a Sphores!»

«Sveva.»mi ferma il visconte Robin. «Dovremmo liberare il Generale Henea e il Generale Voynn dalle carceri: sono sicuro che ci aiuteranno, proprio come hanno aiutato tuo padre anni fa!»

Aggrotto le sopracciglia, ma chiaramente nessuno legge la perplessità sul mio volto, poiché il cappuccio bianco lo nasconde ai loro occhi. «Carceri?!»ripeto, sconvolta. «Perché sono tenuti lì e perché nessuno me l'ha detto prima?»

Keyra sospira. «Sono stati imprigionati da tuo fratello perché contrari alla guerra contro il Nord.»mi spiega. «Kyrill voleva condannarli per alto tradimento; tuttavia, ora che hai preso il posto di tuo fratello, hai il diritto di amnistiarli.»

«Allora fatelo subito!»ordino. «Liberateli immediatamente e lasciateli riposare: saranno talmente stanchi, da non riuscire a fare alcunché. Riusciremo a farcela anche senza il loro prezioso aiuto.»

Robin annuisce, poi si volta verso il suo fidato Zsymo. «Hai sentito?»

Il cavaliere fa un cenno del capo. «Provvedo subito a liberare i due Generali.»

«Ora raggiungiamo i miei fratelli.»dico, riprendendo a camminare verso l'uscita del castello.

Nell'istante in cui esco, tutti si fermano dove si trovano e mi guardano sbalorditi. All'interno della cittadella sono presenti nobili, soldati, contadini e artigiani; gli uomini brandiscono armi, forconi, martelli e qualsiasi oggetto che possa diventare anche un'arma, mentre le donne si stanno raggruppando nel Padiglione Astrale, l'enorme padiglione dal quale si può vedere, nelle giornate limpide e terse, tutto il territorio di Sphores e dal quale il Gran Sacerdote studia gli astri e il cielo.

Sui volti delle persone vedo la paura e il terrore, ma anche la determinazione e il coraggio. Come me, temono l'arrivo dei Draghi, ma non hanno alcuna intenzione di lasciarsi sottomettere dal Distruttore. Il soprannome dell'Erede del Nord mi fa rabbrividire, ma tento di eliminare dalla mia mente ogni pensiero su di lui.

Il Consigliere Lachlan si fa strada tra la folla, insieme a Tolomek. Tolomek è il consigliere più anziano e capo dell'Assemblea di Sphores, l'organo che riunisce consiglieri e generali, che ha il compito di vigilare sulle scelte dell'Erede al Trono Imperiale. Sphores è l'unico territorio ad avere un collegio che vigila sulle azioni dell'Erede, un motivo di vanto per i Leoni, poiché fa dell'Ovest un baluardo di civiltà.

«Principessa, perché siete ancora qui?»mi domanda Tolomek, confuso. «Dovete lasciare la cittadella e rifugiarvi da vostro nonno!»

«Non farò nulla di tutto ciò.»rispondo. «I miei zii sono giunti fin qui per aiutarci a difendere Sphores e io non ho intenzione di abbandonare la città al suo destino senza aver tentato l'impossibile!»

I due consiglieri spalancano gli occhi sorpresi. «Ma se dovessero catturarvi ...»

Sollevo di scatto una mano e Tolomek si zittisce. «Sono consapevole di ciò che potrebbe accadermi, Consigliere.»

Dei passi rumorosi attirano poi la mia attenzione. Dalla porta della cittadella, giungono il Generale Cartionis Gudrill e i suoi soldati, sporchi di fuliggine e fango. Guardo Keyra e lei solleva il mento a mo' di sfida. So bene che tra Cartionis e il visconte Robin non scorre buon sangue e questo si riflette anche sulle reciproche famiglie.

«Perché vestite a quel modo, Principessa Sveva?»mi chiede bruscamente Cartionis, mentre si tiene la spalla destra e il suo viso reca un'espressione dolorante. «Ma soprattutto: chi vi ha fatta uscire dalla Torre?»

Sussulto spaventata mentre l'Anima Fenice di zio Igor apre le sue ali nere, gridando nervosa all'indirizzo del Generale. «Non osate più rivolgervi a mia nipote con quel tono, Generale!»sibila invece zio Igor.

«Io non prendo ordini da voi!»ribatte Cartionis, tornando a guardarmi. «Andate nelle vostre stanze! La guerra non è affare per voi.»

«E io non prendo ordini da voi.»dico a mia volta. «Sphores è affare mio da quando sono venuta alla luce in questo mondo e...»

«Ma per favore!»mi interrompe lui. «Da quando siete nata non avete fatto altro che giocare e studiare erbe e pozioni magiche! Cosa ne sapete voi della guerra?»

Ha ragione: non so nulla di come condurre una guerra, non mi è mai stato insegnato nulla sull'argomento. So combattere e tirare con l'arco, certo, ma fare la guerra ... Mio padre mi ha sempre tenuta lontana da qualsiasi affare di Sphores, non ho mai presenziato a visite di regnanti stranieri e non so nemmeno come sia fatto un Drago o quali armi possieda l'esercito del Distruttore. Seiros Turnaxes ha permesso che mi allenassi con i miei fratelli solo per sapere come difendermi ed attaccare durante un'eventuale aggressione ai danni della mia persona, mentre Kyrill e Raebert hanno studiato gli eserciti stranieri e il loro metodo di combattimento.

Stringo i denti e deglutisco, mentre chiude le mani in due pugni stretti e pieni di rabbia.

In quel momento, un uomo fa qualche passo avanti e supera la folla. «Mia signora...»

Lo riconosco subito: è il fabbro Lyor, il fabbro che lavora per il castello della mia famiglia. Messer Lyor sembra a disagio per aver preso la parola: forse nemmeno lui crede di aver trovato il coraggio per farlo.

«Ditemi, Lyor!»lo esorto, vedendolo sgranare gli occhi.

«Conoscete il mio nome?»balbetta sconvolto lui.

Annuisco. «Certo! Voi siete il fabbro del castello.»

L'uomo è sorpreso, ma subito cerca di riaversi. «Davvero volete combattere al nostro fianco?»dopo essersi schiarito la voce.

«Non credetele!»si intromette Cartionis, senza lasciarmi il tempo di rispondere. «Lei non sa nemmeno da dove iniziare a organizzare le difese di Sphores!»

«Ma noi sì!»

Dall'immenso portone di ferro del castello, escono Zsymo e i Generali Henea e Voynn. Sorrido sotto il mio cappuccio e guardo Cartionis, che sembra ardere di rabbia.

«Chi li ha liberati?»chiede il Generale. «Il Principe Kyrill li ha imprigionati per alto tradimento!»

«E la Principessa Sveva ci ha liberati.»risponde Henea, fermandosi di fronte a me, ma rivolgendosi a chi si trova nel cortile del castello. «La Principessa, dopo la cattura dell'Erede dell'Ovest, è stata nominata Reggente per il fratello minore Raebert, in quanto l'Imperatore ha disconosciuto Kyrill.»Detto questo, l'uomo solleva la sua spada. «Che l'operato della Gran Principessa riporti Sphores alla prosperità perduta!»

Detto questo, si inginocchia di fronte a me e così fanno Voynn, Tolomek, Lachlan e tutti i presenti. Tutti tranne Cartionis. Persino i suoi uomini abbassano il capo verso terra, ma non lui.

«Questi due hanno tradito vostro fratello!»ringhia Cartionis nei miei confronti. «Perché li avete liberati?»

«Non hanno tradito Kyrill! Hanno solo cercato di convincere mio fratello a evitare la guerra contro Irmye, motivo per il quale ora siamo minacciati dal Distruttore!»affermo con voce ferma e decisa. «I generali Henea e Voynn hanno cercato di salvare il popolo di Sphores da un triste destino; invece voi, Cartionis, avete supportato mio fratello in questa scellerata battaglia! E mi disgusta sapere che siete fuggito come un codardo dal campo di battaglia, lasciando Kyrill alla mercé dei Dragoni!»

 Il Generale mi guarda con odio. «Prima della nostra partenza, avevo redarguito vostro fratello di cacciarvi da Sphores ... Ora prendete addirittura il suo posto per portarci alla rovine: una donna alla guida ci farà apparire deboli!»afferma Cartionis, facendo sussultare alcuni sudditi. «Oggi si compie la Profezia dei Leoni: la grande ricchezza dell'Ovest finirà in mano ai Draghi!»

Deglutisco e guardo zio Igor avvicinarsi pericolosamente al Generale Cartionis. «Se mia nipote non combatte, la ricchezza dell'Ovest finirà comunque tra le mani dei Dragoni! Qualsiasi siano le conseguenze di tutta questa vicenda, la colpa è solamente di Kyrill e vostra, ché l'avete supportato nel suo folle intento! Perlomeno Sveva tenta di difendere Sphores!»

Il silenzio cade sul cortile del castello, mentre prego affinché mi riesca di salvaguardare Sphores dai Dragoni e non permettere loro di varcare i confini dei nostri stati. Sarebbe la prima volta che incontro un Dragone dal funerale di mio padre. Quel triste giorno, solo l'Imperatore del Nord e le sue guardie personali erano giunte a Sphores, mentre i Principi suoi figli erano impegnati a combattere nella guerra di Anderon, che consacrò la fama violenta e distruttiva dell'Erede del Nord.

Quell'incontro è fisso nella mia mente da anni e non sbiadisce neanche un po'.

Guardo fissa il muro che ho davanti a me da un'ora, ormai. Non ho intenzione di guardare da nessun'altra parte se non il muro che ho di fronte. Non voglio realizzare di trovarmi al funerale di mio padre e non ho intenzione di pensare ora.

Ci sono così tante persone, nella Sala Grande del castello. Non ne ho mai viste così tante in una sola occasione, nemmeno alle feste di Sphores. Ci sono dignitari stranieri giunti qui da ogni dove ed è già tanto se ho riconosciuto l'Imperatore dell'Est e suo figlio, il Principe Dmitry, vecchio amico di mio padre.

Chi mi ha colpito di più però è l'Imperatore del Nord, un uomo alto e possente, molto più di mio padre, con un'espressione severa e violenta sul volto e vestito e armato di tutto punto, come se dovesse partire per la guerra nel giro di qualche secondo.

Lo vedo avvicinarsi al corpo di mio padre, posa una mano sul lenzuolo bianco e dice qualcosa a voce fin troppo bassa per poter udire le sue parole. Fatto ciò, ci volta verso di me e mi viene incontro con passo marziale e con i lineamenti del viso addolciti forse dalla sofferenza che vede nei miei occhi. Sento mio fratello Kyrill sussultare e fremere nel poter parlare con l'Imperatore. Sembra che quasi non gli importi della perdita che abbiamo subìto, ma ha più interesse a farsi rivolgere la parola dai sovrani e dai nobili che vengono a dirci qualche parola di conforto.

Digrigno i denti e stingo le mani in due pugni, voltandomi verso Kyrill per dirgli di smetterla di comportarsi come se fossimo a uno dei soliti ricevimenti a corte, ma prima che io possa parlare, qualcun altro prende la parola.

«Principessa Sveva!»

Sussulto e mi volto di scatto verso l'Imperatore, che non degna di uno sguardo Kyrill. Incontro gli occhi azzurri dell'Imperatore e lui sembra sorpreso da qualcosa.

Non mi inchino, perché nonostante lui sia un Imperatore e io solo una Principessa, nella Regione di Moolor non è permesso inchinarsi davanti a un signore straniero se ci si trova nel proprio regno.

«Imperatore Argony!»lo saluto con un filo di voce. «Vi ringrazio a nome della mia famiglia per aver onorato, con la vostra presenza, la morte di mio padre.»

Lui mi rivolge un sorriso quasi impercettibile. «Vostro padre era un grande uomo! Abbiamo discorso molto ad Anderon, nei momenti di calma: egli mi ha parlato molto di voi. Vi adorava!»

Alcune lacrime iniziano a cadere lungo le mie guance, quindi deglutisco e guardo verso l'alto per cercare di fermarle.

«Mio figlio lo sta vendicando in questi momenti, Principessa.»mi dice Argony Vhoranys. «Perché il vostro eroico e saggio padre merita di essere vendicato!»

Non riesco a fermare il mio pianto, quindi chiudo gli occhi e, nello stesso momento, sento qualcosa che mi sfioro la guancia. Sollevo le palpebre e vedo l'imperatore del Nord che mi carezza il viso con fare quasi paterno.

«Sii coraggiosa, figliola.»mormora l'uomo, per poi lasciarmi con Kyrill, il quale è allibito dal modo gentile con cui l'Imperatore del Nord mi si è rivolto.

I miei ricordi vengono interrotti dalla discussione che continua nel cortile del castello; tuttavia non posso fare a meno di portare una mano alla guancia che mi aveva carezzato l'Imperatore del Nord per chiedermi ancora, dopo tutti questi anni, per quale motivo l'uomo più feroce di tutta Moolor mi si rivolse così affettuosamente.

«Io combatterò per voi, mia signora! Per voi e per la salvezza di Sphores!»dice Lyor, dopo aver interrotto l'alterco tra zio Igor e Cartionis che non ho seguito. Il fabbro si guarda attorno e afferra un forcone da un carretto. «Chi è con me? Chi combatterà per Sphores?»

«Per Sphores e per la Reggente!»grida il conte Ubald, sollevando per aria lo scudo con lo stemma della sua famiglia.

«Per Sphores! Per la Reggente!»lo segue qualcun altro, insieme ad altri.

Guardo Cartionis, che a sua volta guarda me. «Non osate più darmi ordini, Generale. Io non sono mio fratello, ma nulla mi vieta di chiudervi nella cella dove fino a poco fa si trovavano i Generali Henea e Voynn.»

«Ed io sarò felice di chiudervici dentro!»aggiunge Voynn, dirigendosi poi verso la torre di guardia.

Cartionis si fa da parte, senza chinare il capo; tuttavia il suo gesto irrispettoso non mi interessa ora: ho uno stato da difendere insieme ai miei fratelli e ai cittadini e non lascerò che i Draghi si prendano Sphores con facilità!

Seguo il Generale Voynn fino ad arrivare alle alte mure di difesa della cittadella, da dove si possono scorgere i territori settentrionali di Sphores.

«Sorella!»sento chiamarmi.

Raebert cammina verso di noi, seguito da Thorell. Io mi inginocchio davanti a lui, come fanno i miei zii, i Generali e i consiglieri, i miei cugini, Robin e Keyra.

«Cosa state facendo?»domanda Raebert, prendendomi per le spalle e tirandomi in piedi. «Perché sei qui? Ho dato ordine a Lady Keyra di portarti dal nonno!»

Non so come spiegargli in poche parole quanto è accaduto dal momento in cui mi sono svegliata per il trambusto, quindi scelgo di parlargli con semplicità. «Ho deciso di rimanere qui, Erede dell'Ovest.»

Lui sgrana gli occhi e Thorell sussulta, abbassando immediatamente la testa al pavimento. «Ma che significa? Kyrill è l'Erede ...»

«Il nonno l'ha diseredato. Sei tu ora il nostro Erede, Raebert.»gli rispondo. «Sarò la tua Reggente finché non compirai diciotto anni, tra tre mesi.»

Mio fratello è chiaramente sconvolto. Una responsabilità come quella, che grava sulle sue spalle da un momento all'altro, non è di certo facile da assimilare: egli sarà il nostro Imperatore, quando nostro nonno lascerà questo mondo.

«Sarai migliore di tuo fratello, nipote.»gli dice zio Marxior.

«Avrai l'appoggio di tutti quanti noi.»aggiunge zio Igor. «Sei ciò di cui Sphores ha bisogno per dimenticare Kyrill.»

Il Re delle Fenici non esagera: Kyrill non è mai stato davvero interessato al benessere del nostro popolo. Mio fratello non ha fatto altro che aumentare le tasse, negare le feste pubbliche per gli dèi, confiscare l'oro degli ex voto, insultando quindi le divinità, solo per poter vivere in maniera dissoluta e sfarzosa. I suoi dispendiosi e fastosi balli - uno alla settimana - hanno impoverito le casse dello stato e le continue battute di caccia hanno decimato la selvaggina delle Foreste di Laerthus. Nemmeno con noi fratelli si è mai comportato bene ed io lo so fin troppo bene.

La cattura di Kyrill da parte dell'Erede del Nord potrebbe forse essere la giusta punizione che mio fratello si merita per aver fatto soffrire i cittadini di Sphores.

 

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Capitolo 3
*** 2. Tregua ***


Thromos

L'inverno sta ormai terminando nella regione di Moolor e presto porterà con sé la tanto agognata primavera, con le sue giornate più lunghe, più luminose e gioviali. Le feste saranno numerose nel Nord, destinate a celebrare la grandezza degli dèi e quella della mia famiglia; tuttavia i festeggiamenti non sono di mio interesse: la cattura dell'Erede dell'Ovest è la mia priorità ora.

Il bamboccio dei Leoni ha osato troppo invadendo i miei confini e dovrà essere punito.

Mio padre mi ha sempre redarguito a non offendere in alcun modo la città-stato dell'Ovest, ma l'attacco dell'Erede dei Leoni nei confronti di Irmye non può e non deve essere ignorato: Kyrill Turnaxes ha tirato troppo la corda e questa si è spezzata.

Non c'è voluto molto a fermare l'avanzata dei Leoni all'interno delle mie terre, ma più faticoso è stato farli desistere: messi a confronto con tutti gli altri miei nemici, i Leoni hanno dimostrato molta più resistenza e tenacia, ma nulla è servito per frenare il mio esercito dal travolgerli. So che mio fratello Gund ha ferito il figlio minore dell'Imperatore dell'Ovest, Darios Turnaxes, durante l'ultimo fatidico scontro e questo ha permesso al mio esercito di sfondare l'ala destra delle milizie nemiche. Una gran fortuna per i miei uomini, che così hanno sbaragliato le linee più forti dell'esercito di Irmye: la Guardia Leonina.

Peccato solo che, prima di poter mettere le mani sull'Erede dell'Ovest, egli sia fuggito come un coniglio impaurito, abbandonando anche i suoi uomini, che finiranno per rinfoltire il mio esercito o la mia servitù; tutto dipenderà da ciò che decideranno i soldati di Kyrill Turnaxes e, una volta presa una determinata strada, non potranno più tornare indietro.

Osservo i Dragoni di fuoco mentre incendiano alcuni alberi, comandati dal determinato Edan, Signore del Fuoco e mio fratello minore.

«Thromos!»una voce familiare riecheggia nella valle.

Mi volto verso destra e vedo mio fratello Xcoros, Signore delle Tempeste d'aria, venirmi incontro a grandi falcate. Il suo fisico è alto e possente quanto il mio, merito degli estenuanti e infiniti allenamenti a cui ognuno di noi fratelli è stato sottoposto fin da piccolo da nostro padre. È proprio la nostra figura la prima delle cose che incute timore nel nemico ed è grazie al nostro corpo resistente che possiamo marciare per giorni e giorni senza sentire fatica e stanchezza.

Intreccio i miei occhi con quelli azzurri di mio fratello. «Che notizie porti, Xcoros?»

«Pare che l'Erede dell'Ovest sia sparito subito dopo aver messo in salvo suo zio, ferito da Edan in combattimento.»mi informa lui, fermandosi di fronte a me con le gambe divaricate, come se attendesse da un momento all'altro di muoversi velocemente ad un mio ordine d'attacco. «Crediamo si sia nascosto all'interno della foresta.»

Faccio una smorfia. «Quindi, per catturarlo, dobbiamo invadere Sphores ...»

«E nostro padre non è d'accordo.»

Sposto di scatto il mio sguardo a sinistra, dove si è appena fermato Gund, quartogenito dei Vhoranys e Signore delle Foreste. Gund reca con sé una pergamena con il sigillo della nostra famiglia, che sicuramente non porta ottime nuove, stando alle parole di mio fratello.

«Cosa scrive il vecchio?»domanda Xcoros, indicando con un cenno del mento la pergamena tra le mani di Gund.

«Ci proibisce di varcare i confini di Sphores.»risponde il più piccolo tra di noi, porgendomi il pezzo di pelle ovina, che srotolo e leggo d'un fiato.

Impreco contrariato e lancio la pergamena nel fuoco. «Se non posso sconfinare, non troverò mai quell'idiota!»

Il divieto di mio padre di invadere Sphores non mi consente di catturare Kyrill Turnaxes né di vendicarmi del torto subìto!

«Per quale motivo nostro padre non ci permette di dare una lezione ai Leoni?»chiede Xcoros, mentre fissa la pergamena ardere con espressione accigliata.

Vorrei proprio sapere cosa passa per la testa del vecchio! Che razza di figura farei con i miei uomini se ora fermassi l'avanzata? E se i prigionieri ridessero di me perché interrompo l'azione? Non posso permettere una cosa di tal genere, né obbedirò agli ordini di mio padre! Ormai è giunto il momento, per me, di lasciare la presa sul mantello paterno e di camminare con le mie gambe, a costo di disobbedire all'Imperatore!

«Continuate con l'attacco.»ringhio, mentre i miei fratelli mugugnano.

«Ci toccherà una lavata di capo peggiore di una marcia di tre settimane!»sbruffa Gund.

«Ma Sphores deve pagarla.»gli ricorda Xcoros, schierandosi quindi dalla mia parte senza alcun ripensamento.

«E chi ha detto che Sphores non deve pagare?»ammicca Gund, afferrando i suoi pugnali e sorridendomi. «Allora, da che parte devo fare avanzare i miei uomini?»

Ringrazio il grande dio Moten per i fratelli che ha messo al mio fianco e ringrazio mia madre per averci fatto crescere tutti uniti e per averci insegnato ad essere rispettosi l'uno dell'altro. L'Imperatrice ci ha sempre ribadito che noi fratelli siamo spada e scudo dell'Impero e che solo sostenendoci l'un l'altro porteremo molta altra prosperità al Nord. E avere Sphores nelle mie mani farà di me un signore ancora più potente di mio padre.

Sorrido ai miei fratelli e faccio per parlare, quando Edan intima ai suoi di smettere di fare sputare fuoco ai Dragoni. Gund aggrotta la fronte confuso e si volta per guardare nostro fratello, mentre Xcoros ed io rimaniamo impassibili e in attesa di comprendere il motivo per cui Edan ha fermato l'attacco.

Ha forse trovato quell'imbecille di Kyrill Turnaxes? No, dubito; altrimenti Edan avrebbe anche dato l'ordine di cattura.

«Chi diamine sono?»fa Gund, cercando di scorgere qualcosa attraverso le alte fiamme che divampano nella foresta.

Anch'io guardo nella stessa direzione e noto immediatamente alcune figure stagliarsi tra le lingue di fuoco che danzano sul terreno, fino a sparire in nuvole di fumo nero: è la figura al centro del gruppo a spegnerle con un gesto della mano, mentre cammina con fare incerto e guardingo verso di noi, avvolta in un'armatura luccicante e recante arco e frecce.

Xcoros e Gund si armano immediatamente e si mettono tra me e il gruppo appena arrivato, scortato da Rafael e Gunnar.

«È uno scherzo ...»mormora Gund, osservando incredulo la minuscola figura circondata da alcuni uomini e da una donna. «È ...»

Rafael si ferma a distanza di sicurezza e mi rivolge un inchino. «Mio Signore! La Principessa Reggente chiede un incontro per fermare la tua avanzata nei territori dei Leoni.»

Assottiglio gli occhi. La Principessa Reggente? L'Imperatore non ha perso tempo a diseredare il nipote e a detronizzarlo, così da salvaguardare Sphores: è risaputo infatti che, tra le città-stato, una guerra iniziata da uno, non può essere risolta da qualcun altro al suo posto, perciò viene interrotta e "amici" come prima.

Astuto il Signore dell'Ovest!

Studio la figura centrale del gruppo, in sella ad una Leonessa bianca con un'armatura di argento più grande e pesante della persona che si trova al suo interno.

Scoppio a ridere e anche i miei fratelli non possono fare a meno di sghignazzare per la scena: la Principessa dei Leoni crede davvero di impressionarmi così?

«Trovo di cattivo gusto ridere durante una situazione così delicata.»dice una voce piena di insicurezza e paura da sotto l'armatura.

«Ebbene, vi presentate al mio cospetto con un'armatura più grande di voi e credete che io possa prendervi sul serio, Principessa?»ghigno io.

Lei posa con eleganza e leggiadria i piedi a terra, poi si toglie l'elmo e lo lascia ad un uomo alla sua sinistra; peccato però che non è il suo viso ciò che vedo, ma un cappuccio bianco che le avvolge il capo, consentendomi di vedere solo il suo collo sinuoso ed elegante.

«Avete ragione!»concorda lei, facendomi pensare che stia trattenendo una leggera risata. «Non sono nata per combattere e non ho mai indossato la mia armatura per capire se mi calzasse bene o meno.»

«Deduco che abbiate capito che dovrete rivedere le misure dei vostri indumenti da guerra.»continuo, cercando di scorgere il suo viso da sotto il cappuccio.

Assottiglio gli occhi, provando a immaginarmi il suo volto sotto la pesante stoffa che lo nasconde alla vista di tutti. Chiudo le mani in due pugni e stringo i denti, irritato dal non poter guardare i suoi occhi. Le voci sul conto della figlia di Seiros Turnaxes decantano la bellezza della fanciulla e la dolcezza del suo visoperciò per quale motivo la Principessa si nasconde al mondo intero?

Gund mi si avvicina. «Perché ha il volto coperto?»

«Cosa posso fare per voi, Erede del Nord?»mi domanda lei, lasciando me e i miei uomini di stucco. «Ditemi come posso risolvere ciò che mio fratello ha causato.»

Le sue parole mi sorprendono, ma non lo do a vedere: per quale motivo la fanciulla vuole "risolvere" ciò che il fratello ha iniziato? La colpa non è sua. È stato Kyrill ad avanzare nei territori di Irmye, non la Principessa dei Leoni. È l'Erede dell'Ovest che dovrebbe presentarsi davanti a me e affrontarmi da uomo.

«È stato vostro fratello a costringervi a presentarvi al mio cospetto?»le chiedo, provando a carpire ogni suo movimento.

«No, Distruttore.»scuote la testa lei. Al solo udire il mio nome di battaglia pronunciato dalle sue labbra, ogni fibra del mio corpo si tende e si rilassa, pregando affinché lei ripeta il mio nome. «Sono venuta qui per mia decisione, perché non ho intenzione di portare avanti una guerra che non è di interesse per me né per Sphores.»

«Non lo è nemmeno per me, Principessa.»concordo. «Tuttavia, vostro fratello Kyrill ...»

Ammutolisco nel vederla avvicinarsi ancora di più a me, seguita da Rafael e Gunnar, tesi come delle corde di cetra. Xcoros e Gund si irrigidiscono e avanzano verso la fanciulla, facendo sussultare tutti coloro che sono giunti fin qui con lei.

«Sveva, non ti avvicinare!»le ordina il Re delle Fenici. «Resta qui!»

Gli ordini che le dà suo zio mi infastidiscono: per la prima volta in assoluto nella mia vita, desidero che la fanciulla mi venga vicino per sentire il battito del suo cuore e il suo profumo. Tuttavia lei sembra ora indecisa tra il restare dove si trova - e quindi troppo lontana da me - e il continuare a camminare.

Digrigno i denti e sento il mio viso storpiarsi in una smorfia brutale. «Non ho intenzione di farle del male, Fenice!»

Lei sussulta per il tono incattivito che ho usato nei confronti di suo zio, mentre quest'ultimo mette mano alla sua spada, indispettito dal mio modo di rivolgergli parola. Nessuno dice o fa nulla, rimaniamo tutti sospesi in una bolla di silenzio assordante e fragile inerzia.

La sento schiarirsi la voce, poi consegna il suo arco e le sue frecce a Gunnar, ringraziandolo con una dolcezza che non ho mai ricevuto nemmeno da mia madre; infine la Principessa si rivolge nuovamente a me. «Così posso avvicinarmi a voi senza irritare i vostri uomini?»

Inarco un sopracciglio, mentre un angolo della mia mente registra i sussulti di sorpresa dei miei fratelli: questa fanciulla è o troppo stupida o fin troppo coraggiosa se vuole venirmi vicina disarmata; e forse devo ammettere con me stesso che la Principessa dei Leoni inizia a stuzzicare il mio interesse e la mia curiosità così tanto che sarebbe un peccato non esaudire la sua richiesta.

Annuisco lentamente, posando le mani sulle spalle dei miei fratelli e aprendomi un varco tra i loro corpi. La tensione è talmente pesante, che posso percepirla schiacciarmi il capo, le spalle, il petto, mi circonda le gambe e le braccia, stritolandomi gli arti con forza e sparendo appena mi ritrovo a pochi centimetri da lei.

Riesco finalmente a udire il battito accelerato del suo cuore e il suo profumo di pesca leggermente attenuato dalle fragranze che si usano per pregare; deve aver pregato gli dèi prima di raggiungermi nella Foresta. Inspiro di nuovo, trovando l'odore acre della sua paura, che quasi mi fa venire voglia di prenderla e portarla al mio castello, per tenerla al sicuro dal mondo intero.

Sgrano gli occhi e scuoto la testa, come a scacciare questo pensiero. Che diamine mi prende? Portarla al sicuro dal mondo intero? Nel mio castello? Il mio nemico nel mio castello? Forse sto impazzendo.

«Devo ... Devo ringraziarvi, Distruttore.»

Chiudo gli occhi ed espiro lentamente. Eccolo di nuovo, il mio nome sulle sue labbra. Come può essere così interessante sentirlo pronunciare da lei? Il mio nome di battaglia, che per troppi è stato e sarà sempre motivo di terrore, detto da lei assume una connotazione più positiva, quasi stesse chiamandomi "amico mio", non con ironia, quanto con sentimento.

«Vostro ... Vostro padre mi disse, alle esequie del mio, che lo stavate vendicando, ad Anderon.»continua lei, ignara della tempesta in atto nella mia testa e anche più giù della mia testa. «Vi ringrazio per avergli reso giustizia.»

Il suo capo si china leggermente, quasi impercettibilmente ed io non posso sopportare che sia lei a chinare il capo. «Alzate lo sguardo, Principessa. Il terreno non è degno dei vostri occhi.» Lei sussulta sorpresa dalle mie parole e forse sorpreso lo sono un po' anche io, ma non do il tempo né a me né a lei per rielaborare ciò che ho appena detto. «Ad Anderon, i miei fratelli e io abbiamo vendicato vostro padre e tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per difendere Moolor, per cui non dovete ringraziarmi: è stato un dovere a cui il mio onore di guerriero doveva rispondere.»

Lei rimane in silenzio e immobile, probabilmente fissandomi. «Ebbene, io voglio comunque ringraziarvi. Lasciate che mi sdebiti con voi, chiedendovi cosa posso fare per rimediare a ciò che mio fratello ha fatto.»

Assottiglio gli occhi e la fissò intensamente. «Volete davvero sdebitarvi con me, Principessa?»

Lei annuisce con decisione, portando la mano destra al petto. «Sì, vi prego!»

Deglutisco e quasi mi strozzo con la mia stessa saliva, immaginandola mentre mi ripete queste stesse esatte parole in un altro contesto e con tono ancor più supplichev ... Scuoto la testa con energia, sentendo i denti sbattere tra di loro: non ci troviamo né nel luogo più consono né nel momento più opportuno perché io lasci andare la mia immaginazione come fosse un cavallo selvaggio. Siamo nel bel mezzo di uno scontro, anche se più diplomatico che fisico ormai; e se questo scontro deve terminare, allora terminerà come voglio io e cioè con il Nord vittorioso come sempre.

«Consegnatemi vostro fratello Kyrill.»le dico, col tono di voce di chi ammette solo una risposta, quella dell'obbedienza.

«La Principessa non sa dove si trovi suo fratello!»ringhia uno dei damerini che la fanciulla si è portata dietro.

Lei sussulta, ma non si volta verso i suoi uomini, mentre io lancio un'occhiataccia all'uomo che ha preso parola senza essere invitato a farlo. «Nessuno ha chiesto il vostro intervento, Leone! La vostra Reggente è capace di rispondermi da sola. Un'altra intromissione e ordino ai miei uomini di percorrere da cima a fondo i vostri territori.»

Noto con la coda dell'occhio che la ragazza rabbrividisce per la paura, poi mi dà le spalle. Inarco un sopracciglio: possibile che sia così sprovveduta da non pensare che potrebbe darmi modo di avvolgerla tra le mie braccia per farne la mia prigioniera? Essere coraggiosi non è un difetto, anzi; tuttavia la Principessa dei Leoni esagera nel non prestare attenzione alla sua sicurezza personale.

«Generale Henea, vi prego!»la sento dire con un filo di voce. Stringo di nuovo le mani in due pugni, infastidito dal fatto che ora la fanciulla stia supplicando quell'idiota, anche se non dà a quello scimunito il tempo di replicare, poiché ella si rivolge nuovamente a me. «Mi angustia non potervi aiutare, Distruttore: da che ho aperto gli occhi, questa mattina, non ho visto nemmeno per un secondo Kyrill. Persino mio zio, che ora si trova nel Castello di Fehu a Reegolot con i nostri medici, non ha incrociato il mio cammino.»

Respiro l'aria attorno a noi e dalla fanciulla giunge un odore di brezza marina, cristallino e puro: dice la verità. Perciò Kyrill è fuggito sia dal suo nemico sia dalla sua famiglia. Un perfetto stronzo che abbandona sua sorella alla mercé del suo nemico. Ma che diamine di uomo è uno che lascia dietro di sé solo guai, senza pensare al benessere e alla sicurezza della propria famiglia?

«Permetteteci di entrare a Sphores e di cercarlo.»si intromette Xcoros, avvicinandosi alla Principessa, che sussulta allarmata e spaventata.

Un ringhio si leva nella Foresta e mio fratello diventa di ghiaccio, bloccandosi immediatamente sul posto. Non capisco per quale motivo si volta verso di me finché non realizzo che sono stato io a ringhiare come una bestia selvaggia. Impreco e cerco di controllarmi, ma questo non basta a farmi distendere i nervi e ad evitare lo sguardo arcigno che lancio a mio fratello.

«Cosa ti prende, Thromos?»domanda con un filo di voce Gund, venendomi vicino.

Ecco e ora cosa rispondo? Posso forse dire che mi infastidisce che Xcoros si sia avvicinato troppo alla fanciulla? Assolutamente no. Fuori discussione. No, no. Non posso espormi così, sebbene la Principessa mi faccia uno strano effetto ...

Mi schiarisco la voce quando mi accorgo che tutti stanno attendendo che io dica o faccia qualcosa, proprio come Gund aspetta una mia risposta. «Xcoros, resta indietro o spaventi la Principessa.»

Ah certo, bravo coglione! Questa secondo te è una giustificazione per il ringhio che hai rivolto al tuo pistos, al tuo braccio destro, davanti a degli estranei che al momento sono tuoi nemici?

*Grandioso, ora parli anche da solo?*, Mi schernisce il mio dragone Thanter.

«Dovrò parlarne con mio fratello Raebert, ma credo non ci siano problemi.»dice la Principessa dei Leoni, sorvolando l'imbarazzo e la confusione del momento. «Vi chiedo solo di non spaventare il mio popolo: Kyrill è il solo colpevole per tutta questa vicenda e la sua pena è già stata decisa dalla nostra famiglia. Se egli dovesse venire punito, i Turnaxes non interverranno, poiché è stato disconosciuto da mio nonno.»

Sgrano gli occhi sorpreso. Devo riconoscere che, per i Leoni, le pene per le colpe di ogni singolo individuo sono le stesse anche per la famiglia imperiale: il disconoscimento è una scelta grave, difficile e non reversibile, una scelta che, una volta presentata agli dèi, non può più essere revocata dai mortali.

Ora vorrei studiare i suoi occhi per capire cosa le passa per la testa, ma il cappuccio bianco che indossa non me lo permette. Per quale motivo poi ha il viso coperto?! Questa cosa mi innervosisce e mi irretisce allo stesso momento. Voglio sapere cosa pensa del disconoscimento del fratello, anche se già mi ha fatto capire che è d'accordo con la scelta di suo nonno ...

«Zio Igor!»fa lei, voltandosi verso i suoi uomini. «Fate venire qui Raebert, per cortesia.»

 

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Capitolo 4
*** 3. Barbara e Caray ***


Sveva

Sono un po' terrorizzata dal fare intervenire i miei fratelli nella radura in cui abbiamo raggiunto i Draghi: se l'Erede del Nord volesse fare qualche follia, i miei fratelli sarebbero il suo primo obiettivo! Tuttavia, la situazione richiede calma, coraggio e fermezza e io non posso permettermi di mostrare paura a colui che è ancora mio nemico. E comunque, Raebert e Thorell resteranno lontani da Thromos Vhoranys e avranno la possibilità di lasciare questo posto, in attesa che l'esercito delle Fenici raggiunga Sphores, se l'Erede del Nord dovesse tradire la mia fiducia.

Per quanto riguarda me, il mio pugnale è ben nascosto sotto il mio cappuccio, tra i miei capelli.

«Zio Igor!»dico, interrompendo i miei pensieri e voltandomi verso il Re delle Fenici, il quale scatta subito sull'attenti. «Fate venire qui mio fratello Raebert, per cortesia.»

Egli annuisce e mi dà le spalle, sollevando il braccio destro verso l'alto e portando la mano vicino alla sua testa, comunicando a mio fratello di avvicinarsi a noi. Raebert e Thorell ci hanno infatti seguiti fino alla foresta, ma non si sono avvicinati al confine, nascondendosi a qualche metro da noi, coperti dagli alberi e dalla nebbia che aleggia nella radura.

Prego velocemente la Giusta Aurunya, affinché protegga i miei fratelli e Sphores dalla furia dell'Erede del Nord, dopodiché deglutisco un po' a disagio, mentre i miei due fratelli fanno capolino dalla fitta vegetazione.

Raebert e Thorell indossano le loro armature e i loro mantelli con i colori della nostra casata, il rosso e l'oro; entrambi sono a cavallo delle loro Anime, i due Leoni neri Karon e Assandrus e tutti e quattro sono accompagnati e protetti da giovani reclute dalla Guardia di Sphores, poiché i più anziani ed esperti sono ora prigionieri dell'Erede del Nord, che li ha catturati insieme all'esercito di Sphores.

Sospiro silenziosamente, sperando di poter liberare al più presto tutti coloro che non sono riusciti a sfuggire alla cattura da parte dell'esercito del Distruttore e che sono stati abbandonati da Kyrill.

«Sorella!»mi chiama Raebert, studiando guardingo gli uomini che si trovano alle mie spalle.

Non riesco a compiere nemmeno un primo passo verso i miei fratelli, poiché una mano mi afferra per un braccio. Sussulto e sgrano gli occhi impaurita, mentre il mio respiro accelera. Mi volto verso il Distruttore, la cui mano stringe il mio polso in una presa decisa e ferrea, calda e immobile; non incrocio tuttavia lo sguardo dell'Erede del Nord: ho sentito spesso delle voci sugli occhi profondi e antichi del Distruttore, capaci di sconvolgere anche le menti più forti solo fissandoli.

«Io ...»balbetto, non riuscendo a pronunciare una sola parola. Il contatto del palmo della sua mano sulla pelle del mio polso scoperto mi toglie il fiato e mi sconvolge: sembra quasi che tra i nostri corpi si stiano creando delle lievi e non fastidiose scosse elettriche.


«Lasciate andare mia sorella!»ringhia Raebert nei confronti del Distruttore, stupendomi con il suo tono di voce fermo e deciso.

I miei zii e i miei cugini fanno seguito alle parole di mio fratello, sfoderando le loro armi e sollevando i loro scudi, proprio come fanno in risposta i Draghi. Di nuovo la tensione si presenta in mezzo a noi e per la seconda volta mi trovo costretta a farmi forza e a calmare gli animi della mia famiglia.

«State calmi!»dico loro, con un tono di voce dolce e tranquillo. «Zio Igor, va tutto bene!»

Il Re delle Fenici non sembra tuttavia d'accordo con ciò che affermo e non accenna a retrocedere di un centimetro, forte del fatto che presto ci raggiungeranno i suoi soldati.

«Avete capito ciò che ho detto?!»continua Raebert, infastidito dall'indifferenza che l'Erede del Nord gli sta mostrando. «Lasciate andare la Gran Principessa dei Leoni!»

Il Principe del Nord non sembra interessato a ciò che mio fratello dice, né quale tono Raebert gli sta riservando per dire a Thromos Vhoranys di lasciarmi andare. Egli si avvicina a me di un passo ed elimina totalmente la distanza tra noi, tanto che posso sentire le nostre armature stridere l'una contro l'altra.

Sgrano gli occhi e un senso di disagio e vergogna sale lungo le mie gambe e mi avvolge totalmente.

«Avete un buon odore, Principessa Sveva ...»mormora lui.

A queste parole, sollevo lo sguardo su di lui, pronta a rimbeccarlo e rimproverarlo per la sua impertinenza, ma il mio respiro si blocca nei miei polmoni e boccheggio nell'intravedere ciò che sembrano lampi di luce viola nei suoi occhi grigi.

Sussulto intimorita, mentre fisso le sue iridi: Thromos Vhoranys è un Signore delle Tempeste di Fulmini, il potere più pericoloso e violento che un Drago possa avere! Egli può rendere polvere qualsiasi cosa o persona si trovi sul suo cammino, può cancellare ogni traccia di qualsiasi persona presente su Gya battendo solo le palpebre.

Il fulmine è il terrore di ogni Leone, poiché nemmeno il Leone è in grado di governare i fulmini, che sono ciò che più è imprevedibile a questo mondo e ciò da cui è impossibile trovare scampo e salvezza.

Sono consapevole finalmente del probabile motivo per cui mio fratello è fuggito dalla battaglia: ogni Principe Turnaxes che ha più di dieci anni sa che la magia dei Leoni nulla può contro le Tempeste di Fulmini e ogni Principe Turnaxes sa che un Drago con questo specifico dono è un pericolo per l'Ovest.

Mi schiarisco la voce. «Distruttore ... Prima della fuga di mio fratello, avete incontrato Kyrill sul campo di battaglia?»chiedo cortesemente al Principe.

Il Distruttore assume un'aria confusa per qualche istante, che viene subito soffocata dal suo atteggiamento indifferente e inespressivo. «I nostri sguardi si sono incrociati per pochi secondi durante l'ultima battaglia.»

Ecco quindi che la mia teoria sulla motivazione della fuga di Kyrill diviene una certezza: ha preferito fuggire da una probabile morte, piuttosto che affrontare il nemico occhi negli occhi, fino all'ultimo respiro. Che vergogna! L'Erede dell'Ovest, un Principe dei Leoni, un Principe che non dovrebbe conoscere la paura, che scappa dalle conseguenze delle sue azioni e, soprattutto, dal rischio di morire! Se il nonno dovesse venire a conoscenza di ciò, soffrirebbe dal dolore e dalla vergogna di avere un nipote così!

Mentre rimugino su ciò che ho scoperto riguardo gli ultimi avvenimenti, vedo il Distruttore guardare con aria interrogativa uno dei suoi guerrieri, quello che tanto gli somiglia fisicamente. Probabilmente si starà chiedendo perché il mio silenzio sta protraendosi così lungamente; tuttavia non mi rivolge alcuna domanda e invece lascia la sua presa su di me, così che io possa tornare a respirare normalmente.

Sospiro e chiudo gli occhi, da dove una singola e solitaria lacrima scivola lungo il mio viso. Avvicino il mio polso al mio petto, massaggiando la pelle indolenzita dalla stretta del Principe.

Il Distruttore volge di scatto lo sguardo su di me, respirando l'aria tra di noi. «Perdonate i miei modi bruschi, Principessa.»mi prega, abbassando il capo verso terra. «Non era mia intenzione stringere il vostro braccio così forte.»

Dal tono della sua voce, il Distruttore pare realmente dispiaciuto per il suo comportamento e questo mi sorprende: mai avrei immaginato di udire delle scuse provenire da un Drago!

«I-io ...»balbetto, stringendo le mani in due pugni per farmi forza. «Vado a comunicare ciò che mi avete chiesto prima: se il Principe Raebert sarà d'accordo, potrete cercare Kyrill nei territori di Sphores.»

Il guerriero non replica alle mie parole, quindi mi dirigo verso i miei fratelli, che sembrano impazienti di avermi accanto a loro. Mentre vado loro incontro, li osservo e li studio come se li vedessi per la prima volta; Raebert e Thorell sembrano due gemelli: sono entrambi di bell'aspetto, alti e dalle spalle larghe, i loro occhi sono dello stesso verde dei prati primaverili e i loro capelli, fini e ricci come i miei, sono di un castano scuro che ricorda il colore delle castagne che il Nord commercia con il nostro regno.

«Sorella!»mi chiama Raebert, quando ci troviamo l'uno di fronte all'altra. Mio fratello non mi guarda negli occhi, ma fissa il mio braccio, quello che l'Erede del Nord ha stretto fino a poco fa. Raebert è molto protettivo nei miei confronti, perché conosce bene la punizione che Kyrill mi ha riservato negli ultimi anni; infatti ora il suo viso e distorto da un'espressione infuriata e desiderosa di vendetta. Però siamo tutti qui per evitare uno scontro, non per causarne un altro.

«Fratello, ascoltami!»lo prego, prendendo le sue mani con le mie. «Cerca di essere diplomatico come sei sempre stato: Kyrill è fuggito dal Distruttore per un motivo ben preciso.»

Detto questo, cerco la mente di Suplizia con la mia e chiedo alla mia Leonessa di riferire ciò che ho scoperto sul dono dell'Erede del Nord a Karon, il Leone di Raebert. Appena mio fratello viene a conoscenza di quel che Thromos Vhoranys può fare, strabuzza gli occhi e si irrigidisce.

«Ne sei sicura?»mi chiede cautamente Raebert, lanciando una breve occhiata al Distruttore.

Annuisco. «I miei occhi sanno riconoscere la verità, Raebert. E sono sicura di ciò che ho visto nei suoi

Il nuovo Erede dell'Ovest sembra riflettere sulla situazione e i nostri Leoni e quello di Thorell aprono un canale comunicativo solo nostro, così che possiamo parlare tra noi senza essere ascoltati da chi è attorno a noi.

*Nostra sorella ha visto il dono delle Tempeste di Fulmini negli occhi del Distruttore.*, dice Raebert a Thorell.

Thor sussulta e mi guarda. *Temete che possa ucciderci?*

Scuoto la testa. *Egli mi ha assicurato che vuole solo catturare Kyrill, che si è nascosto a Sphores.*

*Vuole varcare i nostri confini per cercare quel codardo di nostro fratello?!*, ringhia Raebert.

*È l'unico modo per non rischiare un conflitto con i Draghi.*, gli spiego. *Il nostro esercito è stato catturato e non avremmo nessuno a nostra difesa, se egli dovesse muoverci guerra! E non possiamo dipendere dagli uomini di zio Igor, lo sai bene!*

Raebert digrigna i denti e volge lo sguardo a Thorell. *Nonostante la decisione tocchi a noi, è giusto chiedere consiglio al Primo dei Leoni!*

Thor annuisce e subito chiude gli occhi, sollevando di poco il capo verso il cielo: di tutti i figli di Seiros Turnaxes, Thorell è l'unico in grado di comunicare con il capostipite della nostra stirpe, Svein Turnaxes, il Primo dei Leoni, al quale ogni riflessivo Turnaxes si rivolge sempre quando ne sente la necessità. Svein è adorato come un dio tra le genti dell'Ovest, poiché fu uno dei valorosi Quattro Difensori di Moten durante la Grande Guerra di Moolor, che secoli e secoli fa vide schierarsi i più forti guerrieri della nostra regione contro Barnar, il Padre dei Signori della Morte. La vittoria dei guerrieri di Moolor permise la scacciata di Barnar e con ciò iniziò il logorante conflitto con i Signori della Morte.

Sospiro un po' scossa dalla situazione e attendo in silenzio il responso di Svein attraverso Thorell, mentre sento su di me lo sguardo insistente dei Draghi, in special modo del loro signore. Studio il Distruttore con gli occhi di Suplizia e noto l'atteggiamento un po' agitato del Principe dei Draghi, che non sembra aver appreso, durante la sua intensa seppur breve esistenza, quell'essenziale pregio che è la pazienza. La mano del Distruttore stringe una spada lunga quanto il suo possente braccio e che sembra pesare quanto un macigno.

Aggrotto la fronte confusa: in che momento il guerriero si è armato? Non aveva con sé la spada, quando mi sono avvicinata a lui! Perché ...?

All'improvviso Thorell riapre gli occhi e guarda sia Raebert sia me con la seria e pacata calma che lo contraddistingue. La mia attenzione viene catalizzata completamente da mio fratello, che non parla e continua a guardare me e Raebert. Le persone attorno a noi spariscono e rimaniamo solo noi tre in questa radura, solo noi fratelli, intenti a guardarci l'uno con l'altro, attendendo con una certa fretta di conoscere qual è il pensiero del Primo dei Leoni.

«Thor ...»lo chiama Raebert con impazienza.

Nostro fratello non dice una parola, ma annuisce con il capo. Sussulto e sgrano gli occhi, mentre comprendo immediatamente che il Primo dei Leoni è d'accordo a concedere ai Draghi di varcare i nostri confini per cercare Kyrill a Sphores.

In un attimo, l'insicurezza e il sospetto mi inchiodano al terreno: permettere ai Draghi di pattugliare la Foresta di Laerthus e girovagare nei territori di Sphores non è la decisione più corretta e più sicura per il mio popolo. I Leoni e i Draghi non coltivano rapporti diplomatici da secoli e non hanno nulla in comune tra loro! Il popolo potrebbe insorgere per la loro presenza a Sphores, potrebbe scacciarli in malo modo, potrebbe sentirsi minacciato dalle ricerche che i Draghi vogliono intraprendere nel regno!

«Svein Turnaxes ha parlato, sorella.»dice con un filo di voce Raebert. Forse è indeciso anche lui sul far entrare i Draghi nel regno di Sphores ... «Informiamo i Draghi della nostra decisione.»

Rimango ferma nella mia posizione per non so quanto tempo, pietrificata dalla prospettiva di sapere i Draghi nelle terre di Sphores. Ho come il presentimento che qualcosa cambierà radicalmente per causa loro, da questo momento.

«Lady Keyra!»salta su Raebert, facendo avvicinare la mia Custode. «Avvisate il castello che avremo degli ospiti molto importanti.»

La mia Custode sussulta e mi rivolge uno sguardo sconvolto. «Sveva, non ...»

«Non possiamo rischiare un conflitto con i Draghi, Lady Keyra.»la interrompe Raebert, con un gesto della mano. «E speriamo solo che Svein Turnaxes ci protegga come ha sempre fatto.»

Barbara

«Non lascerò sola Sveva, madre!»insisto, camminando velocemente verso la Grande Serra del castello.

«Barbara!»mi chiama per l'ennesima volta, con un tono che non vuole ammettere repliche. «Tu non puoi allontanarti dal castello! Devi continuare a pregare: tra pochi giorni diverrai una Loteya!»

Mi fermo e mi volto di scatto verso di lei. «Il Grande Inaer ha sentenziato su questa vostra scelta: io non dovrò entrare nel suo tempio, se non voglio!»

Lei sussulta scioccata .«Ma tutte le donne degli Svytjod ...»

«Io non sono come tutte le donne degli Svytjod!»la interrompo, cercando la mia Fenice, Caray. «E so che anche Sveva non diverrà una Loteya: l'ho visto in sogno!»

Mia madre sgrana gli occhi e sembra sul punto di avere una crisi di nervi. «Che cosa?! E perché non hai detto nulla, sciagurata!»

«L'Immenso Inaer me l'ha rivelato in sogno solo questa notte!»mi giustifico, fermandomi davanti a Caray, la mia splendida Fenice bianca.

Le carezzo la testa, sulla quale spuntano sette piume d'argento. *Io sono al tuo fianco, Barbara. Sempre!*, mi dice, aprendo le gigantesche ali.

Sorrido annuendo. *Ne ero sicura, Caray.*

*Sveva e Suplizia hanno bisogno di noi, perciò non perdiamo tempo!*, mi esorta Caray.

Mentre mia madre urla come un'ossessa, allargo le braccia e divento un tutt'uno con Caray, che prende subito il volo verso il cielo. Non posso e non voglio perdere nemmeno un secondo del mio tempo: raggiungerò Sveva e le starò accanto come è giusto che sia; anche se mio padre, i miei fratelli e gli zii sono al suo fianco, sarò io a darle forza, perché questo è il compito che la dea Aurunya mi ha affidato da che sono nata.

 

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Capitolo 5
*** 4. Un po' di passato ***


Sveva



«Dai tu la notizia all'Erede del Nord, Raebert?»domanda Thorell, fissando un punto dietro le mie spalle.

Sollevo lo sguardo verso il più piccolo di noi e aggrotto la fronte: perché deve essere Raebert a comunicare con l'Erede del Nord? Io potrei continuare ...

Sgrano gli occhi incredula e freno immediatamente i miei pensieri, rimproverandomi duramente: non dovrei nemmeno rivolgere parola al Principe straniero, altro che comunicargli il permesso di poter varcare i confini di Sphores!

«Zio Igor non sarà molto d'accordo ...»risponde Raebert, portando la mano all'elsa della sua spada. «Tuttavia credo di essere sicuro nel non dover sospettare qualche scelleratezza da parte del Distruttore. Il coraggio di nostra sorella nell'affrontare l'Erede del Nord a viso aperto e senza paura è per me un esempio!»

Nonostante Raebert non possa vedere il mio viso, gli rivolgo un sorriso e Suplizia strofina il suo capo contro quello di Karon. «Sono fiera di te, fratello!»

Lui china il capo e prende le mie mani tra le sue. «Ed io di te, sorella.»

«Lo siamo tutti.»annuisce Thorell, sistemandosi il mantello all'altezza del collo. «Questo coso pesa quanto un macigno!»

Trattengo una risata: per quanto l'anima di Thor sia antica e potente, egli è ancora un fanciullo e, di conseguenza, i suoi atteggiamenti e il suo comportamento, rispecchiano appieno la sua età anagrafica.

Raebert ridacchia. «Sistemati, fratello: stiamo per avere il nostro primo incontro diplomatico.»

Mi faccio da parte e Raebert si mette alla testa del nostro trio, in mezzo a Thorell e me. Zio Igor accenna un passo e sembra volerci richiamate all'attenzione, ma un solo sguardo di Raebert interrompe ogni sua intenzione. Gli occhi di Suplizia mi permettono di studiare il volto del Re delle Fenici, che sembra sconvolto e sul punto di avere un qualche malore per la scelta avventata di mio fratello; tuttavia non interrompe il nostro breve cammino verso l'Erede del Nord e i suoi uomini, che non hanno accennato ad abbandonare le proprie armi come si converrebbe ad un incontro diplomatico e delicato come quello che stiamo per avere.

*Quanta arroganza!*, commenta Raebert, schioccando la lingua com'è suo solito fare. *Non è cambiato di una virgola dall'ultima volta che l'ho incontrato, nella Valle di Anderon!*

Aggrotto la fronte. *L'hai incontrato nella Valle di Anderon?*

Mio fratello annuisce quasi impercettibilmente, poi si ferma proprio di fronte al Distruttore, che lo fissa con indifferenza; indifferenza che in realtà nasconde diffidenza e curiosità, lo noto benissimo dalla luce che illumina i suoi occhi grigi pieni di domande.

Il silenzio scende su di noi, mentre gli uomini si fissano l'uno con l'altro, alle volte socchiudendo gli occhi con una malcelata sfiducia. Temo che questa sfida all'ultimo sguardo avanti per un bel po', finché qualcuno non deciderà di deporre l'ascia da guerra e inizierà a parlare del motivo per cui ci troviamo in questa radura e di ciò che l'Erede dei Draghi mi ha chiesto per terminare il conflitto senza altri spargimenti di sangue. Peccato tuttavia che l'irreale silenzio che ci attornia continui a persistere.

*Prendi tu le redini dell'incontro e fa le presentazioni, Sveva!*, mi suggerisce Suplizia, annoiata come me dal mutismo degli uomini che ho di fianco e di fronte. *La situazione ormai non può peggiorare più di quanto già è.*

Trattengo un sorriso, mordendomi le labbra con i denti. Con fare guardingo e molto attento, compio un passo in avanti sulla destra, per ritrovarmi tra i miei fratelli e i Draghi, che ora fissano tutti me, sospettosi di chissà quale mia mossa!

«Erede del Nord, Egli è l'Erede dell'Ovest, Raebert Turnaxes, figlio di Seiros, nipote di Stefan.»dico con voce un po' esitante, per poi rivolgermi a Raebert. «Fratello, Egli è l'Erede del Nord, il Principe Thromos Vhoranys.»

«É un piacere rivedervi, Principe Thromos.»afferma mio fratello, lasciando la presa sull'elsa della sua spada e porgendo la mano destra con il palmo rivolto verso l'alto al Distruttore, in segno di tregua. «Siete il benvenuto all'interno dei confini di Sphores!»

Thromos Vhoranys lo fissa negli occhi per qualche attimo, rimanendo in silenzio. «Vostra sorella vi ha detto cosa voglio da Sphores?»

Sgrano gli occhi e deglutisco: più che un Principe Erede, il Distruttore è un rozzo maleducato! Non si è presentato a mio fratello, non lo ha ringraziato per il benvenuto a Sphores e non ha nemmeno mostrato l'intenzione di lasciare le armi! Per di più ha subito messo le carte in tavola con un'insensibilità unica!

Stringo i denti tra di loro e chiudo le mani, infilando le unghie nella carne dei miei palmi, sentendo nascere nel mio petto un sentimento che solo Kyrill è riuscito a risvegliare nel mio cuore: la rabbia. Le mie orecchie iniziano a fischiare e il mio viso sembra andare a fuoco, mentre con gli occhi di Suplizia vago sui volti dei Draghi e su quelli dei miei fratelli.

Nel frattempo, Raebert ha abbassato la sua mano e l'ha riposizionata sulla sua spada. «Non vi verrà impedito di cercare Kyrill a Sphores, Distruttore.»dice mio fratello, con aria di sufficienza. «Potrete alloggiare al castello. Sotto il mio stesso tetto.»

«Vi sarà concesso un mese di tempo per catturare Kyrill.»interviene Thorell. «Non un giorno di più e senza l'aiuto di nessun Leone.»

Uno degli uomini del Distruttore, quello che gli somiglia molto, ghigna. «State tranquilli: impiegheremo molto meno tempo a trovare quel cogl ...»

«Bada alla tua linguaccia, fratello!»lo interrompe Thromos Vhoranys. «Stai parlando alla presenza di una Principessa, non di fronte ai nostri soldati!»

Oh beh, ecco spiegata la somiglianza tra i due: il legame fraterno. Il guerriero deve quindi essere Xcoros, il pistos dell'Erede del Nord ...

«Fate attenzione ad essere così sicuri di trovare Kyrill.»continua Raebert, sorprendendomi con il suo tono fermo e diretto. «Egli conosce le nostre foreste meglio di chiunque altro e sa dove nascondersi.»

«Allora sarà una caccia movimentata ed eccitante.»commenta il Distruttore, come a voler mettere un punto alla conversazione. «Fratello, di' a Gunnar e Rafael di seguirci a Sphores. E dite a ogni soldato che varcherà questo confine di non permettersi troppe libertà: dobbiamo catturare una persona e solo quella subirà la mia ira e la mia vendetta.»

A quelle parole, un brivido mi percorre la schiena e stringe la base del mio collo in una morsa gelida. Gli occhi dell'Erede del Nord luccicano di sete di sangue e anche la sua persona trasuda voglia di scatenare violenza nei confronti di colui che era mio fratello.

Ed io non vorrei trovarmi nei panni di Kyrill, quando il Principe Drago lo troverà. Perché Thromos Vhoranys troverà Kyrill, ne sono sicura: la sua espressione è così sicura e determinata, che non mi aspetterei altro da questa situazione.

E che gli dèi, se ancora provano della compassione nei confronti di Kyrill, lo proteggano e facciano terminare in fretta le sue sofferenze.

 

Barbara



*Li sento nelle vicinanze della Foresta di Laerthus!*, dice Caray, virando con le ali verso destra. *Percepisco delle anime molto forti e feroci, insieme a quelle della nostra famiglia ...*

Sgrano gli occhi terrorizzata da un brutto sospetto. *Non saranno prigionieri dei Draghi, vero?*

*No, le auree di tutti sono pacifiche. Alcune meno - anzi, molto meno -di altre, tuttavia sono calmi e nessuno ha intenzioni malvage.*, mi calma Caray.

Tiro un sospiro di sollievo e, mentre Caray mi porta da Sveva, ripenso al sogno che ho avuto la notte appena trascorsa: la famiglia Svytjod ha sempre indirizzato le proprie figlie verso due sole strade, il matrimonio con l'Erede dell'Ovest o la vita sacerdotale come spose vergini di Inaer; eppure, questa notte, Inaer stesso mi ha comunicato che il destino di mia cugina Sveva è mutato e che ella non prenderà mai i voti, proprio come me.

Se devo essere sincera, appena ho aperto gli occhi al mattino, ero sconvolta e senza parole - e quest'ultima cosa non mi capita spesso ... -: Sveva e io siamo cresciute con un unico obiettivo di vita, servire il Tempio Dorato di Inaer. Nessuna di noi due ha mai avuto il tempo per pensare a un altro tipo di futuro, un altro tipo di vita. La nostra famiglia ha sempre scelto per noi ogni cosa, iniziando dall'imposizione dei voti, tradizione ormai millenaria che vuole ogni donna nubile della nostra famiglia divenire sacerdotessa del Glorioso Inaer, il Dio della Vita, della Guarigione e della Morte. Egli è il protettore della nostra dinastia e padre del Primo degli Svytjod, il sacerdote Arrold, che fu il primo a promettere in moglie la sua prima figlia all'Erede dell'Ovest e indirizzò al sacerdozio le altre figlie femmine più piccole, così da mantenere "in famiglia" il culto del suo divino genitore, uno dei più importanti dèi del nostro mondo.

Non è quindi strano che al Tempio Dorato si trovino sacerdotesse che sono tra loro sorelle o zie e nipoti o cugine, vicine o lontane, che sono le uniche che si occupano delle preghiere e dei riti del Padre degli Svytjod.

Secondo l'antica tradizione, anche Sveva ed io saremmo dovute entrare al Tempio, ma ...

*Ci siamo!*, esclama Caray, interrompendo i miei pensieri. *Siamo vicine a Sveva e Suplizia!*

*Ottimo, Caray!*, le dico. *Presta tuttavia attenzione a ogni cosa: non vorrei incappare nel nemico!*

Caray strilla e sbatte le ali nervosa. *Sveva è con il nemico!*

*Che cosa?!*, chiedo allibita.

Perché Sveva è con i Draghi?! Cosa sarà mai successo?! Possibile forse che mia cugina sia stata catturata dai nemici dell'Ovest?!

Caray fa un'improvvisa virata a sinistra e si posa sul ramo di un grande albero, dal quale possiamo vedere chiaramente un folto gruppo di persone che si fronteggian ... no, non si stanno fronteggiando, ma parlano pacificamente. Riesco a scorgere immediatamente la Principessa Sveva coperta dal suo cappuccio bianco e dall'armatura scintillante. Mia cugina sembra immobile tra i suoi fratelli e i guerrieri Dragoni, una presenza la sua che non viene minimamente presa in considerazione in mezzo a tutti quegli uomini.

Un tempo avrebbe preso le redini della conversazione anche senza il permesso dei guerrieri che la circondano e sarebbe riuscita a metterli d'accordo con la forza del suo coraggio. Se solo Kyrill non l'avesse piegata con la sua prepotenza, come si piega un giunco ancora verde e fragile ...

Improvvisamente, come se mi avesse udita arrivare, Sveva volta il capo verso di me e rimane ferma a fissarmi per un tempo che sembra infinito.

*Ci avviciniamo?*, mi chiede subito Caray.

*Ovviamente.*, le rispondo, impaziente di riabbracciare finalmente Sveva.

Sono trascorsi mesi dall'ultima volta che l'ho vista. Fu Kyrill il primo ad allontanarci dal castello di Fehu, poi mio padre che non voleva più che andassi a trovare Sveva perché non era sicuro per me e infine le voci sull'arresto di Sveva, rinchiusa nelle prigioni della torre proprio da suo fratello ...

Sveva mi sorprende quando inizia a camminare verso di me, abbandonando il gruppo di uomini. Sia i Draghi sia i miei cugini le rivolgono un'occhiata allibita e, appena Caray ed io ci dividiamo e torniamo ad essere due individui separati, non posso non udire le voci di rimprovero di mio padre e dei miei fratelli. Dovevo immaginarmi che il Re delle Fenici non sarebbe stato contento di vedermi a Sphores durante un momento delicato come questo; tuttavia sono felice di vedere Sveva spalancare le braccia per accogliermi con calore e affetto.

«Barbara, perché sei qui?»mi domanda mio padre, raggiungendoci infuriato. «Non dovresti ...»

«Zio, non angustiatevi!»lo zittisce Sveva, sciogliendo il nostro abbraccio, senza però lasciare la presa sulle mie mani. «Sono sicura che c'è un serio motivo per l'arrivo di Barbara qui.»

Annuisco e prendo un respiro. «Inaer ha voluto che ti fossi accanto, cugina adorata. E mi ha anche rivelato qualcosa riguardo al tuo futuro, mia cara. Riguardo al tuo futuro, ma anche al mio.»

La sento irrigidirsi, sorpresa sicuramente dalle mie parole. «Ne parleremo più tardi al castello, Barbara.»

«Non esserne preoccupata.»le dico subito. «Inaer sa sempre ciò che fa.»

«Non ne dubito, cugina.»conclude lei, voltandosi poi verso i suoi fratelli e avvolgendo il mio braccio con i suoi, come a volersi aggrappare a me. «Fratelli, vogliamo quindi dirigerci a Fehu e accogliere come si deve i nostri ospiti?»

Sgrano gli occhi sconvolta. Non saranno certo i Draghi ad essere gli ospiti di Fehu, vero?! Non è sicuro permettere ai Draghi di entrare a Sphores: una volta all'interno della capitale, nessuno potrebbe fermare un loro probabile attacco!

Rivolgo un'occhiata a Sveva. «I Draghi entreranno a Fehu?»

Lei annuisce quasi impercettibilmente. «È stato Svein Turnaxes a volerlo, dopo essere stato interpellato da Thorell.»

Sono sconvolta! Mai era accaduto che il capostipite dei Turnaxes ammettesse dei nemici all'interno delle mura di Fehu! Specie così vicino al termine di un conflitto ...

Sono curiosa di sapere cosa gli dèi stanno architettando e che forze stanno muovendosi nell'ombra: Inaer che libera me e Sveva dall'obbligo dei voti, Svein Turnaxes che permette ai Draghi di entrare a Fehu ...

«Barbara, dopo verrai da me.»ordina mio padre, guardandomi contrariato e deluso dal mio comportamento.

Abbasso il capo. «Come volete, padre.»

Il Re delle Fenici non aggiunge altro e si allontana per condurre tutti al castello di Fehu.

«Chiederò a tuo padre di non punirti.»mormora Sveva, carezzandomi il dorso della mano con il pollice, per mostrarmi vicinanza.

«Tu sai bene come placare l'animo irrequieto di mio padre!»ridacchio.

«Certo!»ride anche lei. «Placare il Re delle Fenici è una cosa che ho appreso da che eravamo piccole!»

«Mi hai salvata tante di quelle volte che mi sarà impossibile sdebitarmi con te in questa vita!»

Tutte e due ridiamo dei vecchi tempi, mentre camminiamo verso il Castello di Fehu, con gli occhi di tutti su di noi.

 

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