Natale e altri guai

di ROSA66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Christmas pudding ***
Capitolo 2: *** Adesso è veramente Natale ***
Capitolo 3: *** Mal di gola e speranze disilluse ***
Capitolo 4: *** Il mondo sottosopra ***
Capitolo 5: *** Creme di bellezza e profumi fioriti ***
Capitolo 6: *** Lei, lei, lei... ***
Capitolo 7: *** Dieci passi ***



Capitolo 1
*** Christmas pudding ***


 
Christmas Pudding
 
A Chiara.
Perché, che Natale sarebbe se non ti dedicassi una Dramione?
 
~
 
Sapori che ricordano odori. Che riportano a luoghi.
La magia di certi piatti.
(Fabrizio Caramagna)
 
Mettere la frutta secca, la scorza candita, la mela, l’arancia e il succo di limone in una terrina. Aggiungere il brandy e mescolare bene. Coprire la ciotola con un asciugamano e lasciare marinare per un paio d’ore”.
«Fatto», esclamò Hermione tra sé e sé con aria soddisfatta, mentre leggeva il libro di ricette natalizie che, incantato ad arte, aleggiava a mezz’aria davanti a lei.
Mescolare la farina, le spezie e la cannella in una ciotola. Aggiungere lo strutto, lo zucchero, le scorze di limone e arancia, il pangrattato, le mandorle e mescolare fino a che tutti gli ingredienti non saranno ben amalgamati”.
«Anche questo è fatto». Sorrise al pensiero della faccia stupita dei suoi amici quando, il giorno di Natale, si sarebbe presentata alla Tana con quella dolcissima sorpresa.
Era la domenica precedente la festa più attesa dell’anno e, per la prima volta, aveva deciso di preparare il Christmas Pudding, il tradizionale dolce che, nella sua famiglia, si cucinava da sempre.
Guardò il grande orologio della cucina. “Bene”, pensò, “sono trascorse le due ore necessarie per la marinatura della frutta secca”. Poteva proseguire nella preparazione del dolce.
L’aria profumava di arance e spezie e, per un attimo, le sembrò di essere tornata bambina, quando cercava di aiutare sua madre ma finiva, inevitabilmente per riempirsi di farina anche dentro le scarpe.  
 
Agitando la bacchetta, fece levitare quattro grandi uova sopra un’altra ciotola e, una volta rotte, le incantò in modo che sbattessero velocemente fino a ottenere una consistenza soffice.
Riuniti tutti gli ingredienti, arrivò la parte più delicata.
Secondo la tradizione tutti i componenti della famiglia, a turno, avrebbero dovuto mescolare la preparazione esprimendo nel contempo un desiderio. Quella era l’unica parte in cui non avrebbe utilizzato la magia. Mai.
Perché nulla poteva eguagliare l’incanto perfetto di parenti e amici che si avvicendavano per rimestare il composto, felici nel pronunciare quanto speravano si avverasse.
Sospirò al pensiero. I suoi genitori si trovavano dall’altra parte del mondo, ignorando totalmente al sua esistenza. Era stata troppo brava con quell’Oblivion, talmente potente da essere impossibile da rompere senza causare conseguenze.
Una lacrima sfuggì dalla gabbia delle ciglia, scendendo libera giù per la guancia. Da diversi anni, ormai, cercava di venire a patti con l’assenza delle persone più importanti della sua vita, ma in momenti come quelli delle festività natalizie, dove tutto parlava di casa e famiglia, non riusciva a non sentirsi triste.
 
Stava ancora fissando la ciotola contenente la preparazione, quando sentì due braccia conosciute avvolgerla da dietro con tenerezza.
«Mmhh, che buon profumo… cosa stai preparando?» Senza mollare la presa, Draco si chinò su di lei, lasciandole un bacio dolcissimo sotto l’orecchio.
Hermione chiuse gli occhi, deliziata. Nonostante fossero sposati ormai da un anno e mezzo, non poteva fare a meno di provare i brividi a fior di pelle a ogni bacio, a ogni carezza.
Fece aderire di più la schiena al torace di Draco per bearsi del suo calore. «È un Christmas Pudding. Mia… mia madre lo preparava sempre per Natale», rispose guardando con  malinconia il composto davanti a lei, che aspettava solo di essere mescolato.
«Capisco. Quello che non mi è chiaro è perché quelle cose che galleggiano lì dentro» con un dito indicò il misto di frutta secca, canditi e scorze di agrumi sopra la spuma di uova, «sembrano guardarmi male».
Hermione sorrise. Draco era completamente all’oscuro su come si preparavano i dolci natalizi e meritava una spiegazione.
Girò la testa per lasciargli un lieve bacio sulla guancia.
«Vedi», esordì, «il Christmas Pudding è una tradizione babbana molto antica. Quando sono pronti tutti gli ingredienti, come questi, devono essere mescolati a turno dai componenti della famiglia che esprimono un desiderio. Ma oggi…»
«… ci siamo solo io e te» concluse Draco per lei.
Capiva il suo dolore per la mancanza dei suoi genitori molto più di quanto Hermione immaginasse. La vedeva, a volte, diventare triste all’improvviso, soprattutto quando andavano alla Tana dove Molly e Arthur si ritrovavano – specialmente a Natale – circondati da un’esplosione di teste rosse. Riusciva a comprendere quel pizzico di invidia che le leggeva negli occhi vedendo i  Weasley  riuniti in un’unica grande famiglia.
 
Draco strinse un po’ di più la presa, affondando il naso tra i suoi ricci che profumavano di cannella.
«Noi, però, siamo una famiglia», le sussurrò dolcemente, lasciando scivolare una mano su quella della ragazza che teneva ancora in mano una spatola da cucina, «quindi, questo compito spetta a noi due».
Guidandole la mano, iniziò a girare il composto, lentamente, come aveva fatto tante volte a scuola per mescolare le pozioni. Il movimento era quasi ipnotico.
«Devi esprimere un desiderio, Draco». La voce lenta e profonda di Hermione gli provocò un brivido a fior di pelle, portandolo a dimenticare per un attimo ciò che stava facendo.
«Va bene. Allora… io vorrei… vorrei… allargare la nostra famiglia… ».
Silenzio.
Hermione smise di girare l’impasto, allibita.
«Draco, tu… stai dicendo sul serio?» il cuore cominciò a battere più velocemente, mentre sentiva qualcosa fremere dentro di lei. Sciogliendosi dall’abbraccio, si voltò per guardarlo in quegli occhi che, ogni volta, le depredavano l’anima.
Sorridendo, Draco annuì. «Ma soltanto perché spero che i prossimi Natale ce ne potremo stare per conto nostro senza andare dai Weasley» aggiunse con quel ghigno che gli era proprio.
L’atmosfera si stava caricando di una strana aspettativa, perché tutti e due sapevano perfettamente dove l’avrebbe portati quel discorso.
«Sai» iniziò a dire Hermione, un sorrisetto divertito sulle labbra, «a mia memoria, questa è la prima volta che un Christmas Pudding esaudisce un desiderio prima ancora di essere messo a cuocere».
Draco rimase per una attimo interdetto mentre cercava di interpretare quanto appena ascoltato; poi l’illuminazione arrivò, lasciandolo letteralmente senza parole.
Di colpo, quello si era trasformato nel più bel Natale della loro vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Questa storia partecipa all’iniziativa “Calendario dell’Avvento”, indetto da Coraline sul forum “Ferisce la penna”.
Il giorno è, ovviamente, 1 dicembre, il prompt è il n.2, “cannella”.
Buona lettura, e buon Avvento a tutt*
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Adesso è veramente Natale ***


 
Adesso è veramente Natale
 
 
#2 giorno: “Dici che se riempio la casa di vischio sarà costretta a baciarmi?''
 
 
Mancano pochissimi giorni a Natale, e tutta Diagon Alley è in fermento. Maghi e streghe accalcano le vetrine dei negozi, scintillanti di luci, alla ricerca del regalo perfetto.
Anche i “Tiri Vispi” è pieno di gente che compra di tutto, dagli scherzi più innocenti alle boccettine piene dei filtri più disparati. Fred e George cercano di servire tutti, il sorriso aperto e la battuta sempre pronta, e non c’è persona che esca dal negozio che non sia soddisfatta.
In un momento di pausa, in cui sembra che l’afflusso di gente sia minore, George si guarda intorno: il locale trabocca di decorazioni natalizie, con un enorme albero di Natale sospeso a mezz’aria pieno di palline di uno stupefacente color verde menta. Strizzando gli occhi, nota che le decorazioni sono tutte verdi. Poi, mettendo bene a fuoco, si accorge di una cosa che, all’inizio di quella giornata, gli era proprio sfuggita.
Il negozio è pieno di vischio.
Sopra la porta d’ingresso, sopra gli scaffali ricolmi di merce, nel corridoio che porta alla toilette, e persino sopra il registratore di cassa.
Il bianco perlaceo delle sue bacche è dappertutto.
Sorridendo, George cerca il gemello con gli occhi per richiamare la sua attenzione. Quella sera stessa hanno organizzato una festa in puro spirito natalizio, proprio lì nel negozio, a cui parteciperà mezza Grifondoro. Ma lui ha il sospetto che non ci saranno soltanto i loro amici e compagni di Casa. Quando Fred si avvicina, lo scruta sornione, cercando di restare serio.
«Fred?» 
«Dimmi, George»
«Si può sapere chi hai invitato stasera alla festa?
«Beh, i soliti… »
«Cioè?»
«Beh, verranno Harry, Ginny, Ron, Hermione, Lee, Dean, Seamus, Oliver, Neville, Luna… i soliti, appunto…»
Un lieve rossore colora la pelle immacolata di Fred, mentre cerca di fuggire dallo sguardo indagatore del fratello. Solo lui riesce a carpirgli i pensieri che neanche la Legilimanzia potrebbe fare di meglio.
«Fred?»
«Sì, George»
«Sei sicuro che non verrà nessun altro?»
«…»
Il gemello si passa le dita tra i capelli rossi, imbarazzato, mentre il suo sguardo si volge verso le decorazioni verdi che abbelliscono il negozio, perdendosi in mille pensieri.
Sorridendo, George gli posa una mano sulla spalla, con quella comprensione infinita che è solo loro. Conosce il suo cuore, e sa che non è più rosso, ma di una delicata sfumatura di verde…
 
 
Sono le otto di sera. Il negozio è nuovamente pieno: questa volta non ci sono clienti, ma tutti gli amici Grifondoro. L’atmosfera è gioiosa, una musica leggera diffonde la dolcezza del Natale.
Fred sembra agitato. A ogni scampanellio della porta d’ingresso si volta per vedere chi sia arrivato, per poi girare la testa, una punta di delusione sul viso. Cerca il gemello con lo sguardo, finché non lo trova. È impegnato in un’animata conversazione sul Quidditch con Lee, Dean e Seamus.
I loro occhi si incontrano per un attimo, e dopo pochi secondi George è al suo fianco, come sempre.
«George?»
«Dimmi, Fred».
«Dici che, quando vedrà che ho riempito il negozio di vischio, e sarà costretta a baciarmi, mi odierà per il resto della sua vita?»
Suo fratello gli rivolge un sorrisetto complice. Tutto, ora, acquista un senso.
«Credimi, Fred, non penso che sarà un gran sacrificio, per lei».
Con la testa gli indica l’ingresso, dove è appena entrata l’ultima persona che, fino a quella stessa mattina, avrebbe immaginato accanto a suo fratello. Avvolta in un mantello magenta, disseminato qua e là di piccoli fiocchi di neve, entra Astoria Greengrass, le iridi azzurre piene di stupore per lo strano allestimento del negozio, tutto verde e bianco.
Il cappellino rosa di lana, in tinta con i guanti, sembra esaltare la carnagione chiara e i capelli morbidi, raccolti in una treccia scomposta. Arrossisce quando incrocia il suo sguardo.
Fred non ha occhi che per lei: George, gli amici, la musica natalizia, sono diventati un contorno superfluo. Le va incontro sorridendo, ignorando tutto il resto. 
Si ferma a un soffio dal suo respiro.
Adesso è veramente Natale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Secondo appuntamento con l’iniziativa “Calendario dell’Avvento”, indetta da Coraline sul Forum “Ferisce la penna”.
Questa volta mi sono avvicinata a una coppia di cui non ho mai scritto, ma che ho imparato ad amare grazie alle storie di GaiaBessie, ossia Fred e Astoria.
Scrivere di Fred è molto doloroso per me, forse perché non ho mai superato il fatto che la Rowling l’abbia fatto morire.
Il giorno è il 2 dicembre, il prompt è : “Dici che se riempio la casa di vischio sarà costretta a baciarmi?''.
 

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Capitolo 3
*** Mal di gola e speranze disilluse ***


 
 
Mal di gola e speranze disilluse
 
Giorno 3: prompt #2 Sciarpa gialla
 
 
Il vento ti scompiglia i capelli spettinandoti il caschetto sempre ordinato. È gelido e ti penetra nelle ossa, ma non lo senti.
Non senti più nulla.
Anche i sentimenti si sono congelati,  se mai ne hai provati. Ma il dolore affilato dentro di te ti suggerisce che, se c’è stato qualcosa, è annegato anzitempo nel mare dell’indifferenza e della delusione.
Gli occhi sono come due blocchi di ghiaccio mentre lo spii, non vista, nel vicolo dietro “I Tre Manici di scopa”. Per la prima volta dopo secoli vedi Draco felice. Le sue iridi chiare si illuminano mentre sorride alla ragazza che tiene tra le braccia.
Una ragazza che non sei tu.
Lei, la sorellina di Daphne, ha le gote arrossate, le ciglia innamorate si socchiudono appena quando lui le sussurra qualcosa sfiorandole l’orecchio con le labbra.
Ti ricordi di altre parole, in un altro tempo. Che non è più il tuo.
La vostra storia si è dissolta tra speranze disilluse – le tue – e vani sogni di gloria – i suoi –lasciandoti con mille domande e nessuna risposta.
Ma sei una Serpeverde, la nostalgia e il rimpianto non fanno parte del tuo vocabolario.
Fiocchi immacolati iniziano a scendere silenziosi. Tra pochi giorni è Natale, e ovunque si avverte l’atmosfera gioiosa della festa. Invece, vorresti solo aver voglia di urlare.
Ma non riesci a sentire più nulla.
 
Rabbrividisci per il freddo.
Nella fretta di uscire – maledetto il momento in cui hai deciso di seguirli – ti sei dimenticata di prendere sciarpa, guanti e cappello, e ora senti i capelli umidi di neve, le dita insensibili e la gola che fa male.
Ormai non ha più senso restare lì.
Stai per girarti, quando qualcosa di morbido si poggia attorno al tuo collo. È caldo, soffice, e rosso-oro.
Ti volti di scatto, le dita che, anche se intorpidite, si stringono alla bacchetta sotto il mantello.
«Paciock, che diamine fai?» gli soffi contro rabbiosa.
Non sei gentile, non lo sei mai stata, soprattutto con i Grifondoro in vena di generosità. Soprattutto con quel Grifondoro.
«Parkinson», esclama Neville con una calma disarmante, «ho pensato che fa troppo freddo senza sciarpa e tu, a quanto pare, non ce l’hai».
Sì, è vero, fa un freddo cane.
Ma tu non puoi sentire più nulla.
Osservi la sciarpa con un lieve disgusto sul viso. Guai se qualcuno della tua Casa ti vedesse con quella addosso. Però è calda, e un leggero tepore si diffonde dal collo al resto del corpo, regalandoti un indefinito senso di benessere.
Ma tu non devi sentire più nulla.
Dentro di te c’è un misto di sentimenti contrastanti, tra l’irritazione di venir considerata una donzella in difficoltà, e il piacere sottile di essere oggetto delle attenzioni di un ragazzo. Ma è una battaglia che dura pochi istanti, e il tuo lato Serpeverde ha il sopravvento.
Prendi la sciarpa e la sciogli dal collo. Poi gliela rendi, indugiando per una manciata di secondi per fissarlo in quegli occhi che ti ricordano l’azzurro dell’estate.
«Credo proprio che mi terrò il mal di gola, Paciock».
Gli risparmi altri insulti – non sai neanche tu il perché –  ma non riesci a essere veramente perfida.
Un ultimo sguardo, e ti allontani, affondando nella neve gelida.
Nessuno lo vede, ma dentro di te sorridi.
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Terzo appuntamento con l’iniziativa “Calendario dell’Avvento”, indetta da Coraline sul Forum “Ferisce la penna”.
"Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce più la penna".
La coppia, insolita per me, è quella formata da Pansy e Neville, con un accenno di Drastoria.
Il giorno è il 3 dicembre, il prompt è il n. 2, sciarpa gialla.
 
 

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Capitolo 4
*** Il mondo sottosopra ***


Il mondo sottosopra
 
 
 
Draco odia la bocca della Granger, sempre pronta a vomitare risposte quasi avesse la scienza infusa mentre lui, quegli stessi risultati, li ottiene in parte faticando sette camicie e in parte grazie a un cognome che conta.
Odia quella bocca che gli rinfaccia verità scomode che non vuole sentire, facendolo sentire come se quello stonato fosse lui.
 
“Per lo meno, nessuno della squadra Grifondoro si è dovuto comprare l’ammissione in squadra.
Loro sono stati scelti per il talento”
 
È allora la sua, di bocca, a ristabilire le giuste distanze, il confine netto e invalicabile tra loro, la sacrosanta differenza tra l’essere e l’apparire.
 
“Nessuno ha chiesto il tuo parere, lurida Sanguesporco”
 
Continua a odiarla, quella bocca, giorno dopo giorno, ogni volta che pronuncia incantesimi che non dovrebbero neanche sfiorarla, indegna come il sangue che le scorre nelle vene.
La Granger è solo una Babbana, e dovrebbe fare solo cose da Babbani: forse è per questo che, quando la vede al Ballo del Ceppo, Draco non apre bocca – anche se, con quell’abito blu pervinca… –
 
“E pure Draco non trova alcun insulto da rivolgerle”
 
Ma Draco continua a odiarla, deve odiarla. È quello che gli è stato insegnato – secoli di retaggio purosangue ti scavano dentro, goccia dopo goccia – ed è quello che insegnerà a suo figlio, un giorno, un piccolo Malfoy che sarà biondo, pallido e puro come lui.
Così la sua bocca si piega in un ghigno di perfida soddisfazione quando scopre la Sanguesporco e i suoi insulsi amici nascosti nella stanza delle Necessità a tramare chissà quali piani contro il nuovo ordine che regna nella scuola.
Ma è una vittoria che dura un attimo perché, a settembre, non c’è più la Umbridge a raccogliere i suoi atti d’accusa e le sue delazioni. Quell’estate è cambiato tutto.
La sua bocca non ha più tempo per gli insulti, impegnata a trattenere un segreto che è troppo grande per suoi sedici anni, persa dietro un compito che in realtà è una missione suicida. E trema, la sua bocca, piangendo lacrime amare in un bagno sporco e incrostato, con la sola compagnia del fantasma di una Mezzosangue.
 
“Nessuno può aiutarmi… non posso… non funzionerà… E se non lo faccio presto… dice che mi ucciderà…”
 
Alla fine è stato un altro a pronunciare la Maledizione senza Perdono: la sua bocca non ce l’ha fatta a lanciare quell’Avada Kedavra, rimasto incastrato in gola perché, forse, il vecchio Silente aveva ragione.
 
“Draco, Draco, tu non sei un assassino”
 
No, non è un assassino e, quando portano Potter e gli altri due a Malfoy Manor, scopre anche di non essere neanche capace di fare la spia denunciandoli a Voldemort.
 
“… io, non ne sono sicuro… non saprei”
 
Ma nonostante avesse sognato, per notti intere, di sentir gridare la Sanguesporco mentre le strappa quell’aurea saccente dal viso, adesso vorrebbe solo tagliarsi le orecchie, per non sentire più le urla di dolore che escono dalla sua bocca, torturata senza pietà da quella folle di sua zia.
 
§§§
 
Ora che Voldemort è stato sconfitto, Draco sospira di sollievo. Tutto quel male, tutta quell’angoscia, non fanno per lui, anche se sa che non è ancora finita e che la sua famiglia deve espiare per le sofferenze provocate. Davanti al Wizengamot Draco parla, racconta tutto, consapevole che ogni singola parola che esce dalla sua bocca verrà sviscerata, valutata e, infine giudicata senza pietà.
Tra gli spettatori c’è lei, la Granger, che lo fissa con un’intensità da gelare le vene.
Non c’è supponenza nel suo viso, né quell’aria di superiorità di cui spesso s’ammantano i vincitori. Draco sa che dalla sua bocca, ora, uscirà soltanto la verità.
Gliel’ha promesso, lo aiuterà.
Il mondo è veramente sottosopra.
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Questa storia partecipa all’iniziativa “Calendario dell’Avvento” indetto da Coraline sul forum “Ferisce più la penna”.
È una Dramione un po’ insolita, dove non c’è una storia d’amore tra i due, ma mi è uscita così.
Giorno: 6 dicembre, prompt #3 Bocca
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Creme di bellezza e profumi fioriti ***


 
 
 
 
Creme di bellezza e profumi fioriti
 
 
Non sapeva neanche lei come avesse fatto a convincerla, dato che si era ripromessa di non farsi coinvolgere in una giornata di sfrenato shopping natalizio.
Tuttavia, nonostante tutti i suoi fermi propositi, quando lui l’aveva guardata negli occhi – con quegli occhi – non si era neppure accorta di aver detto di sì.
Pertanto, una settimana prima di Natale, Hermione si era ritrovata ad accompagnare Fred a Diagon Alley per comprare regali “e altre cose natalizie” non meglio specificate.
Mentre fu semplice trovare qualcosa di adatto per i fratelli Weasley, per i genitori l’impresa sembrava disperata: era il sesto negozio che giravano senza combinare nulla.
«Che ne dici di questa crema Lisciarughe?» disse Fred mostrandole un barattolo contenente una sostanza verde, viscida e piena di bolle, che sembrava animata di vita propria.
«Per tua madre? Scherzi?» Hermione guardò schifata quel prodotto che tutto sembrava, tranne un articolo per la bellezza femminile.
«Guarda che funziona veramente. Come pensi che faccia Gilderoy Lockhart a mantenere la sua pelle liscia come il sederino di un bambino?»
La ragazza spalancò la bocca.
«Fred, ma il professor Lockhart è ancora ricoverato al San Mungo per aver perso la memoria. Come fa a…»
«Ti posso assicurare che non ha dimenticato come si fa a prendersi cura del proprio aspetto fisico».
Hermione immaginò rabbrividendo il suo vecchio professore di Difesa contro le Arti Oscure mentre si spalmava quella “crema” sul viso, poi scosse la testa, poco convinta.
«Non credo che Molly la prenderebbe molto bene. Forse sarebbe meglio, che so, un profumo. Anche tuo padre ne sarebbe felice».
«E tu come lo sai?» Fred posò il barattolo sullo scaffale e si girò a guardarla. Gli occhi azzurri parevano volerle sondare l’anima. Come sempre. Hermione non riuscì a sostenere quelle iridi che, ogni volta, la mandavano in confusione. Abbassò lo sguardo sul pavimento, imbarazzata.
«Perché immagino che ad Arthur faccia piacere avere accanto a sé sua moglie deliziosamente profumata. Per tutti gli uomini è così».
«Tutti? Quindi includi anche me?» domandò indicando se stesso, le labbra leggermente incurvate in un sorriso.
Ormai Hermione aveva le guance in fiamme.
«Tu… io non lo so… »
Per attimi interminabili non parlarono, consapevoli della piega che stava prendendo quella conversazione. Alla fine Fred sussurrò:
«Il profumo mi piace molto», non c’era traccia di ilarità nella sua voce, «il tuo profumo mi piace molto» specificò, carezzandole una guancia con il dorso della mano.
Nonostante il suo cuore battesse così forte – non lo senti, Fred ? – da rimbombarle nelle orecchie, Hermione ritrovò un filo di voce.
«Ami i profumi fioriti, allora…».
«No», rispose, «amo te».
 
 


 
 Nota dell’autrice:
Questa storia partecipa all’iniziativa “Calendario dell’Avvento”, indetto da Coraline sul Forum “Ferisce la penna”.
Il giorno è il 9; il prompt è: shopping natalizio. La coppia è Fred/Hermione.

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Capitolo 6
*** Lei, lei, lei... ***


 
 
 
 
 
Lei, lei, lei…
 
A Legar, Giorgia (Exentia Dream), e Gaia ( GaiaBessie),
che siete i miei costanti punti di riferimento.
Perché, se amo così tanto la Dramione, il merito è soprattutto vostro.
Buon Natale.
 
 
#2 Bacio a mezzanotte
 
Sei in giro ormai da ore, non sai neppure tu per quanto tempo hai camminato – vagabondato è il termine esatto – senza una meta precisa.
Quando sei uscito di casa – arrabbiato, deluso, amareggiato, proprio così ti sei sentito e, se possibile, anche di più – volevi andartene per sempre, e in quella porta sbattuta in malo modo hai riversato tutta la tua frustrazione.
Desideravi farle provare quello che hai provato tu – sei un maestro in questo – ricambiare in modo uguale e contrario le cattiverie che aveva detto contro di te.
“Se mi amassi veramente non ti vergogneresti di me. Sei solo un vigliacco”, un’accusa pesante, senza assoluzione, una lama tra le scapole, proprio lì dove batte il cuore. Non poteva essere altrimenti da parte di colei che ha fatto della verità il suo credo assoluto. Hermione era stata fin troppo diretta – anche lei è una maestra in questo ­– e ti ha apostrofato senza mezzi termini per quello che sei.
Un codardo che non ha neanche il coraggio dei propri sentimenti.
Non l’hai sopportato, e la fuga ti è apparsa l’unica opzione condivisibile.
 
Continui a camminare, lo sguardo vuoto a fissare la tua stessa ombra, riflessa da quella luna che ti illumina le spalle curve. Sei stanco, avrai percorso quasi quindici miglia, di cui almeno la metà a passare sempre negli stessi posti come in un girone infernale.
Ricordi quando, una volta, lei ti aveva parlato di uno scrittore Babbano che ha raccontato, quasi settecento anni fa, la fantasia di un viaggio straordinario compiuto nell’Oltretomba. Tu non credi a demoni fustigatori dei peccatori, ma stasera ti senti come un’anima in pena che vaga tra le bolge dell’Inferno.  
 
La città è quasi deserta: è la notte del 31 dicembre, e tu non pensavi affatto di trascorrerla così, alla stregua di uno di quei Babbani senzatetto che hai sempre guardato con malcelato sospetto.
È una notte limpida e gelida, il tuo respiro si condensa in volute che si dissolvono rapidamente, mentre l’aria fredda ti screpola le labbra e gli occhi. Dicono che il gelo aiuti a schiarirsi le idee, ma cosa può dare conforto a un cuore stracciato? La tua mente ora è come una delle sfere di cristallo della Cooman, un ammasso indecifrabile di volti, immagini, situazioni a cui non sai dare una collocazione e un perché. Tranne una.
Lei.
“Salazar, ma cosa mi è venuto in mente di iniziare a guadarla con occhi diversi? Non potevo continuare a odiarla? L’ho fatto per anni, a scuola. Non sarebbe stato più facile se avessi proseguito a disprezzarla?”.
Ripensi però, alla veemenza con cui ti ha difeso davanti a tutto il Wizengamot, affrontando senza paura quel mucchio di vecchi incartapecoriti che chiedevano soltanto la tua condanna ad Azkaban.
“Va bene, ma ergendosi a Giudice e giuria, adesso è lei ad accusarmi e condannarmi senza pietà”.
Allora ti vengono in mente i suoi occhi, tutte le volte che ti guarda con dolcezza, e quel suo sorriso tenero con cui ti accoglie quando ti vede arrivare.
“Sì, il sorriso di una serpe”.
Pensi poi alle sue labbra morbide quando si offre ai tuoi baci, mai gentili, perché è così che sei stato abituato, a prendere quello che vuoi quando vuoi. Con voracità.
“Certo, sono morbide, ma nascondono una lingua biforcuta”.
Ricordi il suo corpo caldo contro il tuo, i sospiri di cui riempie il letto, il tuo nome ripetuto una, due, dieci volte…
“Ma…”
Non trovi altri argomenti che possano sminuire ciò che provi per Hermione, la tua mente si blocca, perdendosi dietro mille immagini, e il soggetto è solo lei.
Lei, lei, lei, lei, lei, lei.
Lei che forse ha ragione – in fondo l’hai sempre saputo – tu non hai abbastanza coraggio per presentarla ufficialmente come tua fidanzata.
Fidanzata…
Una parola sola, una promessa grande come l’universo ma fragile come il ghiaccio che ricopre il Lago Nero. Hai sempre pensato che amarsi così, nel silenzio di una stanza, lontano dagli occhi indiscreti della gente andasse bene per te, che sei perennemente in bilico tra passato e futuro, ancorato a questo presente che, a pensarci bene, è proprio uno schifo senza di lei…
Lei, lei, lei, lei, lei, lei.
 
Passi davanti a una serie di ville dove, in un tripudio di luci e colori, si staranno preparando a festeggiare il nuovo anno. Senti le risate, la musica, la gente che si diverte mentre conta i minuti che li separa dalla mezzanotte.
E pensi che, se ti cospargi il capo di cenere e torni a casa con la Smaterializzazione, forse Hermione ti perdonerà…
Mancano cinque minuti a mezzanotte.
Qualcuno fa partire un fuoco d’artificio, e uno schizzo di rosso colora il buio della notte, sbocciando come un raro fiore scarlatto. Sarebbe stupendo vederli insieme dal terrazzo del Manor, anche se questo significherebbe ufficializzare la vostra storia.
Quattro minuti a mezzanotte.
“Sei ancora in tempo, Draco”.  
Ma il tuo cuore comincia a battere più forte.
“… e se lei non fosse più dove l’hai lasciata? Se se ne fosse andata?”
Se, se, se…
Tre minuti a mezzanotte.
“Prendi una decisione, cavolo, prima che sia troppo tardi”.
Due minuti alla mezzanotte.
I tuoi piedi sembrano incollati al terreno, pesanti come macigni.
Un altro fuoco d’artificio squarcia il cielo dividendolo a metà.
Un minuto, manca solo un minuto.
Non puoi più attendere, l’amore è a casa, che ti aspetta, e pensi che un po’ di felicità la meriti anche tu.
Un bacio allo scoccare della mezzanotte, l’inizio di una nuova vita.
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Questa storia partecipa all’iniziativa “Calendario dell’Avvento” indetta da Coraline sul forum “Ferisce la penna” e all'iniziativa #regalidinchiostro organizzata dal gruppo facebook "L'Angolo di Madama Rosmerta".
Il giorno è il 13, il prompt è: Bacio a mezzanotte.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Dieci passi ***


 
 
 
 
Dieci passi
 
 
Dieci passi, era questa la distanza tra l’ascensore e la sua meta.
Dieci fottuti passi, per liberarsi la coscienza.
Dieci maledetti passi, e avrebbe avuto – almeno ci sperava – il suo perdono.
Da quando il Wizengamot lo aveva calorosamente invitato a dimostrare all’intero Mondo Magico il suo pentimento, aveva iniziato con sgomento a pensare al come.
Il chi era ovvio, visto che la lista di coloro che avevano sofferto a causa sua era mediamente lunga. Così, occhi bassi e orgoglio sotto le scarpe, si era ritrovato a stringere la mano a Potter, balbettare una scusa a mezza bocca alla Granger e abbozzare un sorriso – più simile a una smorfia imbarazzata che ad altro – a Ron Weasley.
Ma quando arrivò il momento di chiedere a Katie Bell di perdonarlo, sentì forte dentro di sé il peso della colpa per ciò che le aveva fatto, e si fermava impotente.
Erano secoli che ci rimuginava, ma a decidere non si decideva mai.
Faceva due passi avanti e cento indietro.
E ogni volta tornava sconfitto al punto di partenza.
Pareva come se le sue gambe, giunte a metà strada, fossero animate di vita propria e lo costringessero a fare dietrofront.
Forse era l’immagine di lei che si librava in cielo – come un fantoccio spaventoso – vittima inconsapevole della maledizione della collana, a fargli provare una sensazione che sapeva tanto di doloroso rimorso. Ci conviveva da tempo, lo sentiva scavargli l’anima, ma avvertiva di dover fare qualcosa, altrimenti sarebbe stato assalito anche dai rimpianti di ciò che avrebbe potuto, ma che non aveva fatto mai.
 
 
§§§
 
 
Katie era rimasta da sola in ufficio. I suoi colleghi erano già andati via da un bel pezzo per festeggiare il Natale in famiglia, tra il calore delle mura domestiche. Sentì un pizzico di invidia al pensiero della cena solitaria che l’attendeva a casa, troppo grande per lei, con l’unica compagnia di un buon bicchiere di vino.
Da quando aveva terminato gli studi e iniziato a lavorare al Ministero, la sua vita era diventata un susseguirsi di giornate tutte uguali, così diverse dal tempo trascorso a Hogwarts quando, tra lezioni e partite di Quidditch, era sempre circondata dall’affetto dei compagni di Casa.
La sua relazione con Alicia Spinnet si era rivelata un fiasco completo: concentrate solo sul lavoro, avevano realizzato che tra loro non vi poteva essere nulla più di una tenera amicizia e si erano lasciate senza alcun rimpianto.
Sospirò: anche quell’anno avrebbe trascorso il Natale in completa solitudine.
Guardandosi intorno, notò che la stanza era troppo silenziosa, anche per lei che aveva fatto del silenzio un suo inseparabile compagno di vita. Non aveva più voglia di terminare il lavoro, per quella sera. Così prese il cappotto, la borsetta e si preparò per uscire.
 
 
§§§
 
 
 “Settimo livello”.
La voce metallica lo riscosse dai suoi pensieri.
Sospirando sonoramente, uscì dall’ascensore per dirigersi verso il suo ufficio.
Uno, due, tre…
Sei ancora in tempo, Draco.
Quattro, cinque, sei…
Se torni indietro adesso, nessuno se ne accorgerà.
Sette, otto, nove…
Pensaci bene, lo vuoi fare veramente?
Dieci.
Ecco, era arrivato.
Davanti a lui c’era l’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici. Sulla tabella dorata spiccava un cartello:

Katie Bell    - Assistente
 
Ci siamo, disse tra sé e sé.
Forza, Draco, coraggio, bussa.
In quel preciso istante la porta si spalancò. Davanti ai suoi occhi c’era Katie Bell che, sgranando gli occhi, lo stava fissando sorpresa.
«Malfoy?» esclamò Katie portandosi una mano al petto.
«Bell… » iniziò a dire, ma le parole gli morirono in bocca, come se fosse incapace di parlare. Il cuore aveva iniziato a battere più forte, annullando in un solo momento tutti i discorsi che si era preparato da tempo.
Si fissarono intensamente per attimi lunghissimi.
Poi Draco, riacquistando la parola, sussurrò imbarazzato: «Volevo dirti… ecco, io… », il viso chiaro iniziava a colorarsi di rosa.
Katie lo squadrò incuriosita, provando un lieve fastidio al pensiero del male che le aveva procurato. Sembrava diverso, con meno arroganza e più… umanità, forse?
«Io… volevo parlarti, Bell», riuscì a dire alla fine, «puoi dedicarmi qualche minuto del tuo tempo?». Il rosa della pelle stava virando lentamente al rosso.
La giovane sorrise: non aveva più senso alimentare vecchi rancori. Era tempo di guardare avanti.
«Questa sera, Malfoy, ho tutto il tempo che vuoi».
Il rimorso ci sarebbe stato per sempre, con tutte le sue dolorose conseguenze.
Il rimpianto di non aver chiesto perdono, no, quello non l’avrebbe tormentato mai più.
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Questa storia partecipa all’iniziativa “Calendario dell’Avvento”, indetto da Coraline sul forum “Ferisce la penna”.
Il giorno è il 24, il prompt è: rimpianto.
La coppia, insolita per me, è Draco /Katie.
 
 
 
 
 

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