effetto osmosi: assassin's creed nero

di Andromeda 5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** tutorial ***
Capitolo 2: *** Sequenza numero1:l'avventura ha inizio ***
Capitolo 3: *** Sequenza numero 2:Il lucchetto ***



Capitolo 1
*** tutorial ***


-Buon giorno signorina Madeline Di Tule.Bene,il manufatto(il ciondolo con il nodo gordiano) che hai portato è compatibile al 50% con due DNA. Quale pensi che abbia le informazioni che cerchiamo per il nuovo videogioco sull'impero di Nerone?-
Sul grande schermo del computer dell'Abstergo comparvero due immagini che diventarono pian piano sempre più nitide:una era un uomo molto atletico,con i capelli ricci e la barba corvini e due occhi azzurri e penetranti; l'altra era una donna bionda e un po' paffutella,con due grandi occhi verdi e i capelli lunghi,dorati e raccolti. Era difficile scegliere tra i due volti.
-Posso vedere prima il tutorial?-chiesi.
-Avvio sequenza tutorial.-rispose la voce metallica del computer e,dopo aver caricato,indossai il casco per la realtà aumentata ed entrai nell'animus.

Villaggio Reto in un punto non specifico dell'attuale Svizzera,49d.c.
Era una bellissima giornata primaverile e Albiorix era pronto per andare a caccia di cinghiali. Stava uscendo di casa quando due piccole braccia gli circondarono la pancia e lui disse,sentendo delle risatine dietro di lui: -Aua,non è divertente.-
-Mi porti a caccia con te?-disse Aua staccandosi
-No e poi no,-rispose Albiorix girandosi-lo sai che i romani possono catturarti. Perché non giochi con le altre bambine della tua età a intrecciare ghirlande di fiori?-
-Hai detto la stessa cosa anche ieri e poi hai ceduto.Ci ho provato a raccogliere fiori,-rispose Aua-ma ormai ho sei anni e trovo stupido fare quei giochi.-
-Non voglio che tu corra pericoli.-disse Albiorix abbassandosi ed accarezzando Aua.
-Lo so che fai così perché più che cugini siamo come fratelli,-insistette Aua-ma non devi preoccuparti...me la cavo con arco e frecce.Ah,prima che me ne dimentichi,papà mi ha detto di darti questo.-e detto ciò,gli porse una scatolina di legno con incise delle rune.
-Cos'è?-disse Albionix aprendo il piccolo forziere.
-Papà ha detto che è un'arma(penso che si chiami lama celata) e che è appartenuta alla nostra famiglia da tempo.Lo zio gliel'ha data prima di essere ucciso insieme ad altri dei nostri per mano dei romani , ma era in pessime condizioni ed è riuscito a ripararlo del tutto solo ieri. Anch'io ne ho uno sai?Papà mi ha dato il suo,ma al posto del coltello c'è un piccolo arco;ha detto,se non ho capito male, che si chiama lama fantasma.-
Albiorix indossò il bracciale e vide spuntare la lama dalle nocche quando sistemò il polso.
-Mio padre non mi disse mai niente di tutto ciò.-disse Albiorix esterefatto.
-Che ne dici di andare a caccia e vedere se funzionano?-chiese Aua.
Albiorix la guardò:quando suo zio lo adottò quando rimase solo dopo l'incendio del villaggio, Albiorix aveva 11 anni mentre Aua era ancora una neonata.Da allora si era sempre preso cura di lei e la proteggeva,o almeno ci provava,da ogni pericolo e si comportava esattamente come un fratello maggiore,anche se a volte poteva sembrare iperprotettivo. Molti dicevano che Albiorix e Aua erano destinati a vivere insieme come una coppia,ma erano solo voci;in realtà,i due si promisero di stare sempre uniti e di prendersi cura reciprocamente,ma niente di più.
Albiorix e Aua uscirono dalle mura del villaggio e si arrampicarono tra gli alberi in cerca di qualche cinghiale o cervo. Albiorix era molto abile ad arrampicarsi,ma lo stesso non si poteva dire di Aua:era più lenta,ma se la cavava;mentre Albiorix era più veloce e più agile. Aua,però,compensava la sua lentezza con la sua mira eccellente e il suo intuito nel cercare le tracce, inoltre era saggia e sapeva cosa fare. In altre parole,Albiorix era più bravo nell'attacco,mentre Aua era più riflessiva ed era più brava nella difesa e questo faceva di loro una squadra.
-Bene,c'è un cervo non lontano da qui.-disse Albiorix
-Lo vedo anch'io.-disse Aua.
-Io allora salto.-
-Sei pazzo? È meglio seguirlo.-
-Perché?-
-Meglio attaccare quando sono in gruppo.C'è più probabilità di prenderne almeno due o tre.-
Seguirono il cervo e,come previsto da Aua,trovarono un piccolo gruppo di cerve e cerbiatti che brucava tranquillamente in una radura.
-Per fortuna la stagione degli amori è finita.-sussurrò Aua.
-Già,-sussurròAlbiorix-Un cervo può essere letale se incontrato in quel periodo.-e detto ciò,saltò facendo scattare la lama celata e finì a cavalcioni sul cervo,che si accasciò a terra tra fiotti di sangue. Le cerve si dispersero in preda al panico,ma Aua riuscì a colpirne due e riuscì a prendere anche un cerbiatto.
-Bene,avremo da mangiare fino alla prossima luna piena.-disse Aua soddisfatta,poi vide un fruscio tra i cespugli.Guardò meglio ed esclamò-Attento Albiorix,dietro di te!-
Dai cespugli sbucò un gruppo di soldati romani. 
-Presto scappa.-urlò Albiorix.
Aua era paralizzata dalla paura e non riusciva a muoversi,poi sentì un suono familiare:l'urlo di un'aquila. Attraverso i suoi occhi,l'aquila le stava mostrando il percorso. Aua esitò,ma quando vide i soldati cercare di arrampicarsi,iniziò a scappare saltando di ramo in ramo guidata dall'aquila.
L'aquila portò Aua fino al villaggio,ma ormai era troppo tardi: il villaggio bruciava per la seconda volta,ma stavolta non si salvò nessuno...nessuno tranne Albiorix e Aua.
Stremata per lo sforzo,Aua scese dall'albero e corse verso uno dei nascondigli vicini che solo lei e Albiorix conoscevano,ma era troppo stanca e,come se non bastasse,i suoi inseguitori avevano sguizagliato i segugi,che la atterrarono facendole perdere conoscenza e permettendo ai suoi inseguitori di catturarla.
"Dove sono?"si chiese Aua. Era tutto buio. 
"Il tuo viaggio è appena cominciato."sussurrò una voce profonda e melodiosa.
"Chi sei?"
"Io sono quello che voi chiamte Belenus,ma in realtà mi chiamo Giove."
"Aua,dove sei?"urlò Albiorix.
"Sono qui."rispose Aua.
I due capirono indietreggiarono di qualche passo ritrovandosi schiena contro schiena.
"Bene,"disse Giove"ora che ci siete entrambi,dovete prestarmi orecchio. Voi siete gli unici che possono trovare la chiave per uno dei frutti dell'Eden. Dovete cercare la pelle del leone di Nemea,un manufatto che rende invincibile chiunque lo indossi. Se esso dovesse finire nelle mani sbagliate, sarebbe una catastrofe."
"Dove si trova?"chiese Albiorix.
"Questo non lo so."rispose Giove"So solo che andò perduto quando mio figlio Heracle morì. Ma so dov'è la chiave:è a Roma. La troverete una fonte di energia che vi permetterà di trovare la chiave.Trovata la chiave,essa vi guiderà verso il manufatto,la pelle del leone di Nemea,il quale vi porterà verso una delle Mele dell'Eden.Attenti,però,non fatevi tentare dalla mela."
Uno scossone svegliò entrambi. 
-Forza schiavi!-esclamò un uomo tarchiato con in mano una frusta-Scendete dal carro.Svelti!Svelti!-
Gli schiavi scesero e si misero in fila.Albiorix e Aua restarono vicini per tutto il tempo.
-Cosa ci succaderà?-chiese Aua preoccupata.
-Stammi vicina e andrà tutto bene.-rispose Albiorix-Non permetterò che ti facciano del male.-
Le cose,però,non andarono proprio così: Aua fu strappata con forza dalle braccia di Albiorix e finì a fare da schiava nella casa di Rufio Crispino,il capo della Guardia Pretoriana,mentre Albiorix diventò un gladiatore.

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Capitolo 2
*** Sequenza numero1:l'avventura ha inizio ***


Presente

-Allora,che opzione scegli?-
sul monitor comparvero tre opzioni: solo Aua, entrambi, solo Albiorix.
-Scelgo entrambi.-dissi cliccando la seconda scritta.Infatti,molti colleghi mi avevano consigliato di optare per entrambi in caso di due DNA nello stesso manufatto.
-Ottima scelta,-disse il computer-scegliendo l'opzione entrambi potrai cambiare avatar in qualsiasi momento e avrai una visione di gioco più completa .-
Poi comparve la schermata per decidere se volevo indicazioni durante l'esplorazione o no e io scelsi "Sì" per non trovarmi da sola nei momenti di difficoltà.
Poi comparve di nuovo la schermata con i volti di Aua e Albiorix.
-Ora,come ultima cosa,scegli uno dei due personaggi per avviare la sequenza di ricordi.-

Aua

Ci pensai e scelsi Aua:mi ricordava molto me stessa e inoltre pensai che, essendo molto riflessiva e intelligente,il gioco che ne sarebbe uscito fuori sarebbe stato diverso dal solito cliché: di solito i giochi ambientati nella Roma antica sono giochi di ruolo in cui si costruisce e si amministra una città,ma questo saebbe potuto diventare un gioco di enigmi,puzzles e mistero.
Quindi,dopo un momento di esitazione,cliccai l'immagine di Aua.

Ricordo 1: Libertà
Roma,casa di Atte,54d.c.
Aua si svegliò di soprassalto. Il suoi erano sogni ricorrenti:i cani che la inseguivano,il mercato degli schiavi in cui vide Albiorix per l'ultima volta, la sua vita spensierata prima di essere catturata. Erano passati cinque anni da quando era stata strappata dalle braccia del cugino.Dopo due anni duri e faticosi di servitù nella casa di Rufio Crispino, questi l'aveva rivenduta,ma stavolta le cose andarono meglio:la liberta Atte era appena uscita dalla schiavitù e cercava una schiava per la casa. Quando Atte vide Aua,la prese con se. Aua iniziò a lavorare quel giorno stesso.quando entrò nelle stanze della padrona per la prima volta per pulire il pavimento.Mentre strfinava il pavimento con lo straccio,Atte le chiese:-Da dove vieni?-
-Dalla Retia, a nord,vicino al Reno. Il mio era un piccolo villaggio sperduto.-
-Io ero proprio come te alla tua età,sai? Io venivo dalla Grecia. So cosa si prova ad essere strappati dalla propria terra e dai propri cari...ci si sente incompleti.-
-Come avete fatto a sopravvivere?-chiese Aua fermandosi di colpo e sedendosi in ginocchio.
-Ho continuato a sperare finchè Nerone non mi fece dono della libertà qualche mese fa.-
Da allora erano passati tre anni e Aua lavorava con molto impegno,ma quando poteva, si arrampicava con fatica sui tetti della città fino ad arrivare appena fuori dalle mura, dove c'era un boschetto attorno a delle rovine ( probabilmente si trattava di una domus abbandonata) e la si allenava con la sua lama fantasma,che aveva conservato con molta cura tenendola stretta a sè quando fu catturata. Inoltre si era costruita un arco usando uno dei rami di un salice piangente che cresceva in quel boschetto:era primitivo,ma molto preciso.
Aua si toccò il braccio destro.Lo faceva ogni mattina per vedere se aveva ancora indosso il bracciale da schiava.Bisogna sapere che Rufio Crispino faceva mettere dei bracciali ai suoi schiavi per far capire a chi appartenevano e questi lasciavano cicatrici profonde come quella che aveva Aua. 
Il sonno ormai se n'era andato e Aua,dopo aver preso arco e frecce e dopo aver indossato la lama fantasma, scese pian piano le scale per andare a fare colazione prima di andare nel boschetto ad allenarsi.
Stava per uscire,quando qualcuno la fermò dicendo:-Dove stai andando?-
Aua si voltò lentamente vide Atte.
-Pdrona Atte.-rispose impaurita-Ecco...io...-
-Ti ho vista arrampicarti,per la città.-
-Mi spiace,...a volte è più facile sbrigare le commissioni saltando di tetto in tetto.-
-Già,è vero.-disse Atte ridendo-Anch'io ero come te.Vieni,c'è una cosa che devi vedere.-
Scesero in nelle cantine,dove Atte aprì un cofanetto:all'interno c'era un ciondolo argento con la forma di una chiave molto strana.
-Questo apparteneva ad Alexios,un mio antenato.Faceva parte della Setta di Kosmos,ma poi ritrovò sua sorella Kassandra e si riappacificò con lei perché lo aveva risparmiato. Poi Alexios incontrò una donna di nome Eunice, la sposò e conservò questa chiave che Kassandra gli aveva dato dopo averla recuperata quando tornò da Atlantide.La Kassandra scoprì che il padre di entrambi era Pitagora.-
-Questa chiave potrebbe condurmi al luogo di cui mi aveva parlato in sogno Belenus cinque anni fa.-
-Belenus?-
-Quello che tu chiami Zeus e che qui chiamano Giove.-
Dopo qualche minuto di silenzio,Atte disse:-Bene,Aua. Ora che sai degli occulti e che hai capito il sogno, dovrai imparare e diventare un'occulta. Io ti aiuterò con le armi,Seneca ti aiuterà con la conoscienza, mentre Locusta ti aiuterà con i veleni. Ricorda le tre regole: non affondare mai la lama nella carne innocente,agisci nell'ombra e non compromettere la confraternita. Agiamo nell'ombra per servire la luce.- 

Passarono mesi e Aua si dette da fare. Le giornate erano impegnative: oltre ai lavori di casa,doveva imparare. Aua sapeva già leggere e scrivere qualche runa perché quando aveva cinque anni chiese al druido del suo villaggio di leggerle la profezia che le aveva inciso sul braccio sinistro quando era nata. La scritta era: segui il tuo cuore e troverai la strada di casa. Quando Seneca la vide la prima volta,pensò che era una causa persa,ma si ricredette: in pochi mesi,Aua riusciva già a leggere e a scrivere testi abbastanza semplici , ma riusciva a fare ragionamenti più complessi rispetto a quando non sapeva ne leggere ne scrivere in latino. In fatto di veleni era invece poco ferrata,almeno all'inizio: conosceva qualche pianta velenosa e qualche tipo di fungo non commestibile,ma con l'aiuto paziente di Locusta imparò a preparare alcuni veleni,ma anche alcuni antidoti e unguenti tra i più comuni.

Ricordo 2:Locusta e i funghi avvelenati
Roma, 13 ottobre 54d.c.
Era l'alba e il una donna incappucciata bussò alla porta della bottega di Locusta,la quale si sporse dallo spioncino.
-Agiamo nell'ombra per servire la luce.-disse la donna misteriosa.
-Benvenuta nella mia umile bottega, mia imperatrice.-bisbigliò Locusta aprendo e facendo accomodare la donna.
-Allora? É pronto il veleno?-chiese nervosamente la donna mentre Locusta chiudeva la porta.
-La mia apprendista ha appena finito di prepararlo.-poi chiamò Aua.
Aua arrivò con in mano un cesto di funghi.
-Funghi?-chiese sbalordita Agrippina.
-Il cibo preferito dell'imperatore.-disse Aua-Caso vuole che appena fuori dalle mura della città crescano tanti Amanita Phalloides,dei funghi simili ai porcini,ma sono velenosi. Si distinguono per il cappello a cupola e il colore più pallido.Sono stata attenta a cogliere la varieta che non profuma.-
-La portata non è prevista per la cena.-disse preoccupata Agrippina.
-L'imperatore non rifiuta mai un piatto di funghi.-disse Aua-Mi sono intrufolata nelle cucine in questi giorni di preparativi per il ritorno dell'imperatore e mi sono informata.-
-Io e mio figlio te ne saremo eternamente grati.-disse l'imperatrice-Qual è la ricompensa?-
Locusta parlò per Aua:-Questa ragazza desidera la libertà. Non è così,Aua?-
-Sì,ma vorrei poter continuare ad aiutarti,Locusta.Ho ancora molto da imparare sia da te che da Seneca e Atte.-rispose Aua.
-Ci sono ancora piante che devi conoscere.-disse Locusta- E avrò sempre bisogno di te.-
-Se è la libertà ciò che chiedi,ti accontenterò.-disse Agrippina,poi si congedò dicendo-A stasera.-
Quando la donna uscì,Aua chiese a Locusta:-Perché lo vuole uccidere?-
-L'imperatore Claudio non è un buon governante e Agrippina spera che suo figlio Nerone diventi un imperatore migliore di lui e pensa che Britannico,il legittimo successore, potrebbe essere facilmente manovrabile dai senatori che appoggiano gli antichi.-

Quella sera, Aua accompagnò Atte alla Domus Aurea e,non appena entrò nel palazzo, cercò subito le cucine. Non le fu difficile: vide una fila di servi che portavano i vassoi carichi di frutta, selvaggina e altre cose buone da mangiare. 
Aua si avvicinò analizzò la situazione e poi iniziò ad agire. Si avvicinò a uno dei servi e chiese:-La mia padrona mi ha dato ordine di servire questi funghi alla fine del banchetto.-
-Non sono previsti funghi.-
-La mia padrona è l'imperatrice e vuole omaggiare il padrone di casa. Per favore,sono nuova e non so dove siano le cucine. Ti prego,aiutami, altrimenti verrà punita tutta la servitù.-
-Le cucine sono in fondo a destra.-disse il servo- Segui gli altri.A proposito, il mio nome è...-ma fu interrotto dal servo dietro di lui che gli urlò di sbrigarsi.
-Me lo dirai quando tornerai indietro.-disse Aua.
Poi Aua andò nelle cucine e,senza farsi notare, prese un piatto,vi adagiò sopra i funghi con molta cura: dovevano essere messi in modo tale che sembrassero veramente dei funghi porcini. Quando finì di sistemare i funghi, Aua aspettò che il banchetto finisse. Intanto il servo con cui aveva parlato tornò e,mentre si riposava un po' prima di portare il vassoio successivo, si presentò dicendo:-Mi chiamo Duncan, vengo dalla Scozia. Di solito tiro il carro di Nerone,mi occupo dei cavalli e sono un auriga della squadra verde.-
-Allora come mai stasera servi in cucina?-
-La servitù non basta mai per i banchetti sontuosi.-disse Duncan- Dimmi di te.-
-Oh, beh...-disse Aua imbarazzata-Mi chiamo Aua e sono un'umile serva Reta.-
-Sono stato qualche anno in Retia.-disse Duncan- Da bambino,anni fa.-
-Oh, per Tutatis!-esclamò Aua-Devo portare in tavola i funghi! È stato un piacere conoscerti Duncan,spero di rivederti presto.-
Aua camminò in fretta cercando di non far cadere il piatto. Quell'inconveniente proprio non ci voleva, ma quel Duncan aveva un certo fascino: alto,snello,con i capelli ricci e neri,un mento un po' pronunciato e le labbra carnose, due occhi neri e profondi,lo sguardo penetrante e la sua voce era una delle più belle che Aua avesse mai sentito. Insomma, quel Duncan sembrava un capoclan strappato dalla sua terra natia. Aua fantasticava ancora, quando arrivò sulla soglia della stanza del banchetto. La strada le fu sbarrata da due lance. 
-I funghi non erano previsti.-disse uno dei due soldati.
-Si tratta di una sorpresa,-rispose prontamente Aua-è un regalo per il nostro amatissimo imperatore.-
-Fatela entrare.-rispose Agrippina,che poi si rivolse al marito dicendo-Questo è un piccolo dono da parte di Nerone.-
Aua entrò nella stanaza: sdraiata sulle poltrone c'era tutta la nobiltà più conosciuta,tra cui Atte e Seneca, mentre qualche centurione stava in piedi. L'imperatore Claudio era sdraiato sulla poltrona al centro ed era in compagnia di una ragazza. I musicisti si fermarono di colpo, Aua entrò e a passi lenti si avvicinò al tavolo, dove vi adagiò delicatamente il piatto. Poi indietreggiò, si inchinò e stava per andarsene indietreggiando,quando l'imperatrice disse:-Questa serva ha colto personalmente questi funghi su mio ordine per voi ed è stata molto brava,mio amato imperatore . Che le sia data la libertà!-
-Da domani sarai una cittadina romana come gli altri.-tagliò corto l'imperatore, il quale era più interessato ai funghi.
-Presto,torna in cucina e servi il vino.-disse l'imperatrice battendo le mani.
Aua andò in cucina, prese la brocca piena di vino e,assieme a Duncan, tornò indietro e verso il vino nei calici. Anche Nerone chiese la libertà per Duncan e l'imperatore la concesse volentieri tenendo in mano il fungo che stava per mangiare.
Quando Aua aveva quasi finito di versare il vino nell'ultimo calice,Nerone le ordinò:-Servi anche questo valoroso centurione.-
-Ma eccellenza,sono in servizio.-disse il centurione,che aveva una voce familiare.
-Sciocchezze.-disse Nerone-Il tuo principe te lo ordina.-
Aua prese un calice,vi versò l'ultima goccia di vino e la porse all'uomo,che si tolse l'elmo. 
Aua rimase pietrificata: quel centurione somigliava incredibilmente ad Albiorix:la stessa pelle pallida, gli stessi occhi azzurri,gli stessi capelli corvini, lo stesso sguardo severo del padre di Aua, la stessa bocca e le stesse guance così simili al quelle di Aua. Si riprese squotendo leggermente la testa e aspettò che l'uomo prendesse il calice. Le sue mani non erano ruvide come ci si sarebbe potuto aspettare,ma erano morbide e vellutate. Anche lui era sorpreso. Si scambiarono uno sguardo fugace perché in quel momento l'imperatore boccheggiò. Aua si riprese: doveva scappare o l'avrebbero accusata di aver avvelenato l'imperatore. Si staccò dall'uomo,il quale andò dall'imperatore per cercare di fargli sputare il cibo,e corse via. 
Quando si nascose dietro una statua, Aua capì che l'imperatore era morto perché le si annebbiò la vista ed ebbe una visione: l'imperatore Claudio era manipolato da un gruppo di senatori che volevano uccidere sia Agrippina che Nerone. Avevano pianificato,ma non si capiva bene chi c'era dietro: la persona che sembrava il capo era una donna,ma Aua non riuscì a vederla bene in volto per via del velo che indossava.
Aua si riprese e continuò la sua fuga. Per paura di essere catturata,cercò di evitare il più possibile i soldati di guardia e se non ci riusciva,li colpiva con la sua lama fantasma. Attraversò i giardini e si arrampicò sulle mura uscendo così dal palazzo.

Albiorix

Ci pensai e scelsi Albiorix: era molto forte e il gioco che serebbe stato prodotto poteva essere come quelli già prodotti dall'Abstergo per il progetto Helix.Inoltre mi ricordava molto qualcuno.
Dopo un po' di esitazione,cliccai sull'immagine di Albiorix.

Ricordo 1:la seconda campagna di Britannia
Spiagge di Dover, accampamento romano,53 d.c.
Albiorix si svegliò nella sua tenda. La nave era attraccata il giorno prima dopo aver attraversato la Manica e l'accampamento era stato montato subito dopo e con molta fretta. Quella mattina dovevano smontare il tutto e ripartire.
Un pensiero fisso ronzava nella mente di Albiorix,un pensiero che lo accompagnava ogni mattina in quel momento tra il risveglio e l'alzarsi dal giaciglio e che a volte occupava anche intere giornate: la continua preoccupazione per la sua piccola Aua. Non l'aveva più vista da quando le fu strappata dalle braccia al mercato degli schiavi quando erano arrivati a Roma. Allora era solo un ragazzino da poco diventato maggiorenne per la società romana,ma ora era un uomo di 22 anni segnato prima da due anni di duro allenamento come gladiatore e da tre come soldato romano perché,per la seconda campagna in britannia,l'imperatore Claudio aveva bisogno di tanti uomini e coinvolse anche schiavi come i gladiatori e gli aurighi promettendo loro la libertà una volta tornati a Roma. Albiorix prese l'occasione al volo:da uomo libero avrebbe potuto cercare con più facilità Aua e serebbero tornati a nord,dove avrebbero ricostruito il loro villaggio per poterci vivere insieme come promesso. 
Questa era la prima volta che partiva perché fino ad allora era stato addestrato in un accampamento fisso in Licia,dove aveva combattuto contro i barbari del luogo. La lama celata che aveva ricevuto dalla cugina prima di essere catturati era sul tavolo:non la usava da quando aveva cercato di difendersi da coloro che l'avevano catturato cinque anni prima ed era riuscito a nasconderla sotto i vestiti quando era al mercato degli schiavi. Purtroppo non era riuscito ad usare la lama per liberarsi e liberare Aua perché erano in catene, se fossero state corde ce l'avrebbe fatta. Quando era gladiatore,ma anche da soldato,l'arma sarebbe risultata utile,ma Albiorix preferì non usarla perché sentiva che era sbagliato e la portava come ornamento.Perciò, come al solito,quella mattina indossò la lama celata e si vestì,poi uscì.
Grazie a questa nuova campagna,Albiorix era diventato da poco centurione e quindi aveva dei privilegi come svegliarsi un po' più tardi e avere una tenda tutta per se. 
Si avviò dunque nella tenda del generale per sapere cosa fare. 
Il generale Tullio Svetonio era molto anziano ed era stato uno dei primi schiavi a diventare liberti. Era di origini galliche e si diceva che discedeva da Vergingedorige, ma erano solo voci. Albiorix entrò nella tenda. Il generale era seduto dietro il tavolo: era un uomo tarchiato,pelato e poteva incutere timore,ma i suoi occhi blu facevano capire che in realtà era un leader più benevolo. Infatti,trattava i suoi soldati sempre gentilmente,sempre con il sorriso e, quando era un po' più giovane, era un ottimo insegnante.
-Ave,Albiorix.-disse il generale Tullio alzandosi lentamente dalla sedia.
-Generale.-disse Albiorix scattando sull'attenti-Ai vostri ordini.-
-Riposo,riposo.-disse il generale avvicinandosi-Ah,questo clima umido non aiuta le mie gambe ormai stanche. Comunque,ho un incarico che solo tu puoi svolgere.-si interruppe vedendo che Albiorix lo stava ascoltando in perfetto silenzio,poi riprese- Mi hanno detto che ti arrampichi molto bene e che sei molto agile.-
-Ho fatto la guida quando ero in Licia,signore.-disse Albiorix.
-Me l'hanno detto.-disse il generale-Voglio che addestri un gruppo di soldati ad arrampicarsi come fai tu per poi formare un gruppo di uomini che vadano in avanscoperta quando saremo vicini ai villaggi dei druidi.-
-Perché vi interessano i druidi?-chiese Albiorix.
-Sono esseri imprevedibili,dovresti saperlo.-
-Mio padre diceva sempre:"Mai sfidare un druido,potresti essere fulminato da Belenus in persona."-
-Era un uomo saggio.-ribattè il generale-Per questo devi andare in avanscoperta: evitiamo i druidi ed eviteremo problemi.-
Albiorix si congedò,ma mentre stava uscendo dalla tenda,il generale lo fermò dicendo:-L'arma che porti al braccio ti servirà.-
Albiorix si girò e rientrò dicendo:-Conoscete la lama celata?-
-Certo,-disse il generale-anch'io la usavo alla tua età,quando facevo parte degli occulti.-
-Gli occulti?-chiese Albiorix incuriosito.
-Era ed è tuttora una confraternita nata in Egitto.-spiegò il generale mentre nei suoi occhi si accendeva una scintilla ripensando ai tempi andati- Quando avevo la tua età ed ero appena diventato un liberto, andai in Egitto seguendo Giulio Cesare e mi inbattei in Aia e Baiek,i due fondatori. Capendo poi che Giulio Cesare voleva a tutti i costi regnare incontrastato perché influenzato da una mela dell'Eden,decisi di unirmi a loro.-e detto ciò mostrò la mano destra,alla quale mancava l'anulare -Poi,però,quando si separarono e Aia andò in Giordania,io preferii tornare a Roma.- 
-Perché hai dovuto sacrificare un dito?-chiese Albiorix scioccato.
-Tieni la lama nel modo sbagliato:va sotto e non sopra.-
-Ormai sono abituato a tenerla sopra.-
-Sei perdonato,-disse il generale-non ti costringerò a sacrificare l'anulare destro se non vuoi.Però devi sapere le regole: mai affondare la lama nella carne degli innocenti,non compromettere la confraternita e agisci nell'ombra.Il nostro motto è:viviamo nell'oscurità per servire la luce.-
-Allora sono un occulto?-
-Non ancora,-disse il generale-sai arrampicarti,ma sai assassinare qualcuno a sangue freddo?Sai nasconderti?Non sei nemmeno pronto per fare il balzo della fede.-
Albiorix ci pensò e,rassegnato,scosse la testa.
-Lo immaginavo.-disse il generale-Da oggi in poi sarò il tuo mentore.-

Passarono giorni e Albiorix istruiva un piccolo gruppo di soldati ad arrampicarsi. Non era facile: Albiorix era un uomo paziente,ma se qualcuno metteva a dura prova la sua pazienza, diventava una furia. Molte volte si spazientiva perché i suoi uomini non seguivano quello che diceva. Era un insegnante molto severo,che pretendeva che tutti i suoi soldati facessero quello che diceva. Grazie al suo duro allenamento,solo un quarto dei soldati a lui affidati fu reputato adatto al compito di sentinelle, gli altri furono tutti scartati. 
Quel giorno,Albiorix era appostato su un albero per vedere se c'era un villaggio di druidi nelle vicinanze quando vide una fanciulla in pericolo:era braccata da un cervo possente perché l'aveva disturbato durante la stagione degli amori. Albiorix sentì le sue urla e saltò di ramo in ramo sentendo la sua voce e infine la vide: una fanciulla che aveva pressapoco la sua età, bionda quasi albina,snella e graziosa. Senza pensarci troppo e affidandosi completamente all'istinto, Albiorix saltò dal ramo su cui stava facendo scattare la lama celata dopo anni che non la usava e atterrò colpendo il cervo alla schiena. Il cervo si accasciò a terra in una pozza di sangue.
Albiorix, pulì la lama,poi guardò la fanciulla dicendo:-Tutto bene?-
Lei annuì ancora impaurita per l'accaduto.
Albiorix fece scattare di nuovo la lama facendola ritrarre e si presentò:- Mi chiamo Albiorix,vengo dalla Retia.-
-Branwen.-disse lei imbarazzata.
Albiorix se ne innamorò subito: era la prima volta che provava sentimenti simili;non aveva mai provato nulla del genere prima,nemmeno per qualcuna delle ragazze del villaggio da cui proveniva.
-Abito nel villaggio di druidi sulla collina.-disse Brenwen dopo qualche minuto di silenzio.
-Se ti va...potrei accompagnarti?...-farfugliò Albiorix-La foresta...può essere...un luogo...pericoloso...per...per...-
-Per una donna?-lo interruppe Brenwen-Non devi preoccuparti per me, romano.So cavarmela benissimo da sola e poi il villaggio non è tanto lontano.-
Ad Albiorix quelle parole suonarono familiari,ma non si scompose e ribatté: -Insisto.-
-Se proprio ci tieni.-
Andarono al villaggio,che era proprio a due passi da lì. Solo dopo aver varcato le mura di legno,Albiorix ricordò gli ammonimenti di suo padre e di suo zio: con i druidi bisogna sempre comportarsi con rispetto,il primo errore può portare a tragiche conseguenze.
-Ti stavamo aspettando,Albiorix il Reto.-disse il capo dei druidi quando lo vide entrare nella sua tenda accompagnato da Brenwen per presentarglielo.
-Come fate a sapere il mio nome?-chiese gentilemente Albiorix.
-Io so tutto.-rispose il druido-So che sei uno schiavo romano e che aspiri alla libertà per ritrovare l'unico membro ancora in vita della tua famiglia, la piccola Aua.-
-Aua?-disse Brenwen perplessa.
-Mia cugina e sorella adottiva.-disse Albiorix-Non ne ho mai parlato a nessuno,neanche al mio generale.-
-Lasciaci soli,Brenwen.-disse il druido.
-Certo,saggio Veran.-e detto ciò,Brenwen uscì dalla tenda.
Poi Veran si rivolse di nuovo ad Albiorix dicendo:-Vuoi sapere dove si trova la chiave per la mela,non è così?-
-Quale mela?-chiese perplesso Albiorix.
-La mela dell'Eden di cui ti ha parlato in sogno Belenus cinque anni fa. La mela che chi,dopo di te, cercherà per distruggerla. Ce ne sono di quelle mele disseminate per il mondo;non sono molte, ma sono comunque pericolose. Guardati dalla mela, se la troverai.-
Albiorix ascoltava il vecchio pur non capendo.
-Una volta trovata la mela,-risprese Veran dopo una pausa- troverai anche il mantello. Quello,però, lo troverai solo grazie ad Aua, solo lei ne ha la chiave. 
Tuttavia, non te la darà mai se tu ti farai influenzare dalla mela e dalla tua sposa.-
-La mia...sposa?-chiese Albiorix sempre più confuso.
-La donna che ti aspetta fuori da questa tenda sarà la tua sposa. La lascerai qui,insieme al tuo seme, credendo di fare la cosa giusta, ma entrambi ti seguiranno. Se la tua sposa s'impossesserà della mela e la userà a suo piacimento,il tuo seme dentro di lei morirà.-
-Ma è terribile!-esclamò Albiorix.
-Ma un barlume di speranza c'è: Aua è insolitamente immune al fascino della mela e del mantello, Questo ti aiuterà. La mia visione non riesce ad andare al di la, ma questo sarà quello che potrebbe attenderti se le rune rimarranno immutate.-
Albiorix si alzò e indietreggiò spaesato uscendo dalla tenda. Fuori lo aspettava Brenwen,che gli chiese,con la sua voce dolce e flautata, se si sentiva bene. Albiorix la guardò terrorizzato e scappò. 
Mentre correva per i boschi,pensò:"Se fossi rimasto,la profezia si sarebbe compiuta. Però potrebbe ancora compiersi! Lo zio diceva sempre che il destino non si può controllare e che le visioni dei druidi non sono sempre precise,possono manifestarsi nei modi più disparati. Se solo potessi tornare a Roma per cercare Aua! La troverò e insieme torneremo nel nostro villaggio, dove non ci sono ne occulti ne antichi, e potremmo vivere serenamente."

Ricordo 2:I funghi avvelenati
Roma,13 ottobre 54d.c.
Albiorix era tornato da poco a Roma approfittando del ritorno dell'imperatore. Dell'esercito che era con lui, solo la metà era sopravvissuta: i barbari che trovarono più a nord li avevano decimati. Anche il suo mentore, il generale Tullio Svetonio, era sopravvissuto, ma era tornato stanco e debole. Dopo l'incontro con i druidi, Albiorix si era dato molto da fare: continuava a comandare i suoi uomini e intanto imparava a sua volta come essere un occulto imparando a nascondersi, a uccidere senza farsi vedere e ad agire nell'ombra. Riuscì perfino a fare il balzo della fede buttandosi dalle bianche scogliere di Dover ed era stata un'esperienza unica e irripetibile per lui. 
Non cercò e non rivide più Brenwen, voleva scongiurare la profezia ad ogni costo, ma continuava a pensarci e il solo pensiero di lei lo corrodeva.
Tornando a Roma, Albiorix era diventato un uomo libero a tutti gli effetti e aveva intenzione di comprarsi una modesta villa per poi cercare Aua. Al momento, però, era ospite del suo mentore, che aveva una villa a pochi passi dal palazzo del senato. 
-Stasera ci sarà un banchetto in onore del ritorno dell'imperatore.-annunciò il generale-Tu sarai di guardia nella stanza del banchetto e farai le mie veci. Non dovrebbe succedere nulla di strano, ma bisogna stare attenti.-
-Agli ordini.-disse Albiorix.
-Sono molto stanco,-disse il generale-vai a prepararti.Devi essere impeccabile.-
Albiorix fu portato nel bagno della casa, si tuffò e si lavò nella piscina e si fece cospargere e massaggiare con oli profumati dalle due serve incaricate di prendersi cura di lui. Non c'è bisogno di dire che, mentre si faceva massaggiare e coccolare, Albiorix abbia flirtato un po' con le due schiave lanciando sguardi seducenti e facendo loro qualche complimento di tanto in tanto. Quando uscì dall'acqua, si imbarazzò e si coprì subito con l'asciugamano mentre le due serve andarono via ridacchiando e i loro ridolini sembravano lo squittio di due topolini.
Albiorix si mise un'armatura argentata sopra la veste color porpora, poi indossò l'elmo,anch'esso d'argento, e infine indossò la lama celata. Prima di uscire, si fece mettere i sandali da un servo e poi se ne andò di gran carriera verso il palazzo dell'imperatore. 
Mentre i commensali chiaccheravano amabilmente,Albiorix aveva la mente vigile: scrutava ogni servo per vedere se tenesse armi sotto le vesti, osservava prima l'assaggiatore e poi l'imperatore per vedere se il cibo era avvelenato. Aveva un brutto presentimento. Infatti,quando l'assaggiatore andò via per riposare, entrò una ragazzina di circa 11 anni, bionda, con gli occhi verdi, che portava un piatto non previsto: funghi. Fece cenno alle guardie alla porta di sbarrarle la strada, ma l'imperatrice la fece entrare ugualmente perché era un suo regalo per l'imperatore. La ragazza depose il piatto e le fu data la libertà. Anche il servo che venne assieme a lei poco dopo con il vino fu liberato. Albiorix osservava la ragazza non prestando attenzione a nessun altro: si muoveva in modo familiare e la sua età coincideva a quella che avrebbe potuto avere la sua piccola Aua. 
Stava pensando proprio che potesse essere lei,quando Nerone ordinò:-Servi anche questo valoroso centurione.-
-Ma eccellenza,sono in servizio.-disse Albiorix
-Sciocchezze.-disse Nerone-Il tuo principe te lo ordina.-
La ragazza prese un calice,vi versò l'ultima goccia di vino e la porse ad Albiorix,che si tolse l'elmo. 
Quando la vide in viso, ne rimase pietrificato: gli stessi occhi grandi e verdi, gli stessi capelli biondi come il grano, lo stesso sguardo perplesso simile al suo. Anche lei era sorpresa quanto lui e,infatti, scosse leggermente la testa come faceva di solito Aua per riprendersi, e aspettò che lui prendesse il calice. Albiorix si riprese anche lui,ma sbattendo le palpebre, e nel prendere il calice, sfiorò le mani della ragazza: erano piccole e delicate come quelle di una bambina. 
Si scambiarono uno sguardo fugace perché in quel momento l'imperatore boccheggiò. La ragazza,spaventata, si allontanò e corse via facendo cadere il calice. Albiorix non capiva più nulla: tutto era accaduto così in fretta. Si precipitò dall'imperatore e cercò di soccorrerlo pensando che avesse un fungo incastrato in gola, ma ormai era troppo tardi...l'imperatore Claudio era morto e Albiorix sentì le forze abbandonarlo, si inginocchiò a terra e chiuse gli occhi. Ebbe una visione: l'imperatore Claudio era manipolato da un gruppo di senatori che volevano uccidere sia Agrippina che Nerone. Avevano pianificato,ma non si capiva bene chi c'era dietro: la persona che sembrava il capo era una donna,ma Albiorix non riuscì a vederla bene in volto per via del velo che indossava.
Albiorix riaprì gli occhi e si rialzò guardando i commensali:erano preoccupati per lui più che per l'imperatore. Nerone gli mise una mano sulla spalla dicendogli:-Era destino, non potevi fermarlo.-
-Allora il destino si è servito di quella ragazzina.-disse Albiorix,poi comandò ai suoi uomini-Prendetela!-
-La ragazza è sparita.-disse un soldato entrando tutto trafelato poco dopo.
Albiorix,in preda all'ira, si lasciò sfuggire un'imprecazione.

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Capitolo 3
*** Sequenza numero 2:Il lucchetto ***


Presente

 

-Allora, com'è stata la prima seduta nell'animus?-chiese Tina mentre spingeva i tasti della macchinetta facendo scorte di patatine, sandwich e merendine varie. Tina è mia amica da quando eravamo entrambe impiegate delle pulizie prima della promozione a impiegate dell'animus. Tina ha un anno in meno di me, ma è un po' più alta. È magra, ha gli occhi a mandorla e castani. Ha la faccia un po' cavallina,i capelli ricci castano scuri e ha la pelle bronzea.

-Fantastico ma...tremendamente faticoso!-esclamai ordinando una tazza di thé caldo dalla macchinetta accanto.

-È sempre così la prima volta.-s'intromise Leon. Leon è il tecnico degli animus(infatti, è a lui che bisogna rivolgersi in caso di guasto) ed è il ragazzo di Tina da un anno. Leon è più grande di me e Tina; è alto, magro e slanciato. I suoi occhi sono neri,come i suoi capelli corti e a spazzola, ed ha la barba.

-Ah, già.-disse Tina- Tu hai avuto molte più esperienze di noi.-

-Ricordo ancora la prima volta che ho usato l'animus.-disse Leon pensieroso -Il mio antenato era Herry Green, un assassino indiano vissuto nella Londra vittoriana aiutando i gemelli Fry.-

-Ce l'hai raccontato un sacco di volte.-disse Tina, poi mi chiese di parlarmi di Aua e Albiorix.

-Beh,-risposi cercando di trovare le parole adatte- finora Albiorix è il più attivo, ma la storia di Aua mi piace di più...sarà perché è come guardarsi allo specchio. Tu,invece?Dove ti ha portato il manufatto?-

-Sono finita nella mia epoca preferita,il Giappone dell'epoca sengoku.-rispose Tina entusiasta- Pare che una mia antenata,Yashimono Sakura, sia stata una guerriera Aizu che lottò assieme a Ruico Takeko e fu una delle poche che si salvò e che pulì il palazzo prima dell'arrivo dei samurai dell'imperatore.-

-Ma è fantastico!-esclamai prendendo la tazza di thè appena riempita dalla macchinetta, poi chiesi a Leon-Hai visto Klaus?-

-Sì,-rispose Leon-siamo alle prese con un nuovo modello di animus ancora più potente di quello che state usando. È ancora in fase di sperimentazione, ma ci stiamo lavorando.-

-Non starai per caso spifferando a tutti il progetto. Vero?-disse una voce dietro a Leon. Dietro di lui c'era un ragazzo alto, smilzo,con gli occhi neri(portava gli occhiali) , i capelli ricci e corvini si avvicinò sorridendo.

Leon si voltò ed esclmò:-Klaus!-

Klaus e io ci conosciamo da tanto tempo: siamo cresciuti nello stesso quartiere e siamo amici di lunga data rimanendo in contatto nonostante ci fossimo persi di vista e ci ritrovammo quando mi trasferii agli alloggi Abstergo.

Infatti, decisi di trasferirmi per essere più vicina all'università che avrei frequentato per tre interminabili anni. I miei genitori erano disposti a pagare gli studi, ma ero io a dover provvedere al vitto e alloggio. Valutai molte proproste sulla bacheca dell'università, ma poi diventai amica di Tina, che mi procurò il colloquio. Ed ora eccomi li.

Come Leon, anche Klaus è un tecnico, anche se lui, più che le riparazioni degli ingranaggi, preferisce riparare i bug del sistema e i glich.

-Mi cercavi,Madeline?-chiese Klaus.

-Ehm...pensavo che tu...che tu volessi sapere come è andata la mia prima esperienza nell'animus.- dissi io cercando le parole giuste.

-Mi hai letto nel pensiero.-disse Klaus sorridendo-Me lo stavo giusto chiedendo poco fa. Hai incontrato qualche glich?Qualcosa che non appartiene ai tempi di Nerone?-

-Finora no.-dissi io-Non ho esplorato ancora tutta la città, ho appena concluso la prima sequenza.-

-Che ne dite se stasera festeggiamo?-propose Tina.

-Cosa dovremo festeggiare?-chiesi non capendo.

-Ma è ovvio,-rispose Tina-festeggiamo il tuo primo giorno di lavoro.-

-Ottima idea!-esclamò Leon,poi si rivolse a Klaus chiedendogli-Sei dei nostri?-

-Beh, il mio appartamento è vicino a quello di Madeline. Quindi è difficile che non venga.-rispose Klaus.

-Allora ci troviamo a casa mia dopo il lavoro.-conclusi io.

In quel momento si sentì la voce metallica dell'altoparlante che diceva che la pausa di metà mattina era finita e tornammo tutti alle nostre postazioni.

 

Aua

Ricordo 3: Sogni premonitori

-Allora, riesci a vedere dove posso incontrare Duncan? Riuscirò ad incontrarlo?- Aua era impaziente: era passato un mese dal banchetto durante il quale l'imperatore Claudio era stato avvelenato e da allora, per ritrovare Duncan, andava da un'indovina,che abitava in un rudere appena fuori dalle mura di Roma, per cercare di capire se e quando lo avrebbe rivisto.

-Un momento,-disse seccata l'indovina- le viscere di questo pesce sono molto più spinose di quelle di ieri.-

-Più spine ci sono, più è attendibile la previsione.-disse Aua-Lo diceva sempre il druido del mio villaggio. Questa volta ne ho pescate due di trote ed è stato anche molto difficile.-

-Si vede che ci tieni molto a sapere il tuo futuro.-disse finalmente l'indovina dopo cinque interminabili minuti-Sono riuscita a decifrare meglio la previsione di ieri. Il druido che te l'ha detto ha ragione: più spine ci sono, più il responso sarà preciso. Vedo un giovane legato a te da un legame molto forte...è sicuramente un legame di sangue.-

-Albiorix?-sussurrò Aua sorpresa.

-Non interrompere.-disse l'indovina, poi continuò-Tu lo credevi morto, ma egli è vivo e i vostri destini sono intrecciati come una corda molto resistente. Ma la corda rischia di spezzarsi se egli commetterà un grave errore.-

-Puoi dirmi che tipo di errore?-chiese Aua.

-Non si capisce bene.-disse l'indovina-Se il giovane si innamora del bel corvo, egli potrebbe farti del male. Vedo te incatenata e impotente ad un palo...Che strano...le pesanti catene ti stringono il collo e il ventre, ma le mani sono libere. Più cerchi di liberarti,più soffochi, mentre il giovane uomo è attaccato da due corvi, che inspiegabilmente vogliono una mela dorata. Il bel corvo è il più maestoso dei due, l'altro è meno forte. Guardati dal bel corvo: se il giovane uomo si farà incantare, provocherà la fine del mondo. Poi il bel corvo coverà un uovo e se esso è nero, il mondo sarà condannato, ma se è candido come la neve, allora il mondo sarà salvo.-

-Ieri non avevo capito, ma oggi hai descritto l'inizio di un mio incubo ricorrente, solo che mi sveglio prima di vedere i due corvi attaccare l'uomo di cui parli.-

-Un ultimo monito.-disse l'indovina non ascoltando le parole di Aua-Per salvare la mela dorata dalle grinfie dei due corvi, devi trovarla e per farlo devi cercare i pezzi del sigillo. La chiave ce l'hai, ma il lucchetto no. Quando hai ucciso,non te ne sei accorta, ma nella visione c'era il pezzo del sigillo: esso è circondato da drappi di seta e oro,in un cofanetto, all'interno della stanza di un sovrano.-

Aua era confusa: perché le era sfuggito un dettaglio così importante? Che cos'era il sigillo?

-Ti vedo un po' turbata,-disse l'indovina-ma ricorda le mie parole: guardati dal bel corvo. Ora dammi l'altro pesce.-

Aua pose sul tavolo l'altro pesce e l'indovina lo esaminò, poi disse:-Questo pesce è più facile da leggere:rincontrerai un uomo che hai conosciuto da poco sotto una pioggia di petali di rose. Egli sta in cima ad un podio ed è trionfante e tu quel giorno diventerai ricca come un Creso.-

-C'è dell'altro?-chiese Aua rianimata da un'insolita domanda-Quest'uomo è scapolo o sposato?Dimmi che non è sposato!-

-Vuoi sapere se la freccia di Cupido destinata a lui ha inciso il tuo nome sopra?-

-Non so perché,-disse Aua-ma vorrei tanto saperlo.-

-Non c'è nessuna donna nella sua vita.-disse l'indovina-Ma se vuoi sapere se ti ama o no, allora devi andare al tempio di Venere e pregare ogni giorno.Se la tua preghiera sarà costante,allora è vero amore. Poi, durante una notte di luna piena, dovrai andare sempre al tempio di Venere e dovrai vegliare sul bracere: se il fumo sarà bianco, allora il tuo amore è corrisposto;se,invece,il fumo è nero,...il mondo è pieno di pesci.-

-Speriamo che il fumo sia bianco.-sospirò Aua.

Si alzò dal tavolo e fece per andarsene, quando l'indovina disse all'improvviso:-Il giovane uomo della visione è qui!-

In quel momento, Aua si voltò spaventata sentendo il fruscio della tenda d'ingresso e vide l'uomo che aveva visto al banchetto, colui che assomigliava ad Albiorix.

L'uomo era sorpreso quanto lei e,imbarazzato, disse:-Aspetto qua fuori.-

-Ehm...no,no.-disse Aua,ancora più imbarazzata di lui-Ho appena finito. Il tempo di salutare l'indovina e vi lascio il posto.-

Infatti, l'indovina si faceva pagare con gli animali dei quali leggeva le interiora. Aua la salutò e le chiese in un sussurro:-Se aspetto quell'uomo qua fuori, cosa potrebbe accadere?-

L'indovina trovò e tolse una spina,che non aveva visto prima,dal pesce sul tavolo e disse:-Qui dice che questo incontro inaspettato ti aiuterà per recuparare il pezzo del lucchetto. Aspettalo fuori e chiedi...chiedere non costa nulla.-

Aua uscì dalla casa dell'indovina, si sedette su una roccia vicino a un ruscello che scorreva li vicino ed aspettò per qualche ora. Mentre aspettava, Aua rifletteva ed era una cosa che ultimamente le accadeva piuttosto spesso.

Se l'uomo del banchetto era anche l'uomo della visione, allora non poteva che essere Albiorix! Ma se,invece, non fosse lui? E se l'indovina si fosse sbagliata? E se Albiorix non ricordava più nulla del suo passato oppure se non avesse voluto collaborare?

 

Ricordo 4: Albiorix

Aua aspettò per quasi mezz'ora riflettendo e pianificando su cosa fare: venire incontro a quell'uomo o semplicemente seguirlo?

Aua pensò che se avesse chiesto a quell'uomo se era Albiorix, si sarebbe esposta inutilmente e magari l'avrebbe imprigionata per aver avvelenato l'imperatore Claudio. Poi pensò che se lo avesse solo seguito, magari non l'avrebbe portata da nessuna parte. Seduta su una roccia sotto un albero, Aua pensò ad Albiorix: probabilmente era ancora schiavo presso qualche nobile romano, oppure poteva essere un gladiatore che ancora combatteva o che era morto sull'arena. Magari poteva anche essere finito come schiavo in quei territori più a sud, oltre il mare, oppure poteva aver viaggiato su diverse barche. Aua ricordò la sua infanzia: quando Albiorix cercava di imparare ad utilizzare la daga (corretto spesso dal padre di Aua) mentre lei, a sei anni, riusciva a incoccare un arco e a centrare il bersaglio; quando si addormentavano accoccolati nello stesso giaciglio nelle notti d'inverno per scaldarsi; quando andava a caccia e lei aspettava il suo ritorno intrecciando corone di margherite e solo pochi giorni prima di essere catturati lo aveva accompagnato. Ricordò con orrore la loro cattura e solo allora capì da dove derivasse la sua fobia per i cani.

In quel momento, l'uomo uscì e Aua non sapeva cosa fare, poi si nascose dietro il masso su cui poco prima era seduta. L'uomo si guardò intorno per un po', poi proseguì per la sua strada e Aua, stando attenta a non farsi scoprire, lo pedinò. L'uomo entrò in città e Aua,coprendosi il viso con il cappuccio del suo chitone, fece fatica a stargli dietro, soprattutto quando inboccava le vie più affollate.A volte aveva paura di averlo perso di vista scambiandolo per un altro, ma ogni tanto egli si girava pensando di essere osservato e lei si rincuorava.

L'uomo entrò in una via che Aua non conosceva, ma che sapeva essere malfamata per via dei racconti di Locusta. Si fece coraggio e seguì l'uomo, che entrò in un lupanare. Aua pensò che la cosa fosse sospetta perché, sempre dai racconti di Locusta (che aveva, tra i clienti abituali, anche gente che aveva amanti nei lupanari),sapeva che quei luoghi erano frequentati principalmente di notte. Cercò un posto dal quale arrampicarsi per ascoltare meglio quello che l'uomo diceva al proprietario, così poté udire la sua voce.

-Cosa desiderate?-chiese umilmente la proprietaria vedendo la divisa da centurione dell'uomo.

-Avete delle undicenni?-chiese l'uomo.

Aua riconobbe, anche se dopo cinque anni, la voce di Albiorix.

-Sì,-disse la donna-proprio ieri ne è arrivata una dalla Numidia.-

-Non mi interessa.-disse secco l'uomo- Avete undicenni che vengono dal nord?-

-No, mi spiace.-disse la donna-Ma abbiamo una bretone che si fa chiamare Morrigan. Ha un nome insolito, ma è poco richiesta perché nonostante abbia dei bellissimi capelli rosso fuoco,si comporta come un cavallo selvaggio. Vi interessa la sfida?-

-Non saprei.-disse l'uomo imbarazzato.

La donna insistette e lui accettò per pochi spicci.

Aua era in piedi sul tetto della casa vicina e guardava la finestra dell'ingresso. Spostandosi da una finestra all'altra, notò che l'uomo era andato in una delle stanze più vicine all'entrata.

Aua si abbassò sotto la finestra sedendosi con la schiena contro la parete dell'edificio. Dopo qualche minuto in cui si sentirono dei bisbigli incomprensibili, Aua sentì delle urla provenienti dall'interno e inizialmente pensò che l'uomo stesse picchiando la donna chiamata Morrigan. Poi capì che si trattava di urla di piacere, una cosa che le aveva accennato Atte. All'improvviso Aua vide che il bordo del suo chitone era umido: aveva trattenuto la vescica per tutto l'inseguimento. Imprecando a bassa voce rimproverandosi, tirò su il chitone, si accovacciò contro il muro ed espletò i suoi bisogni:tanto il suo nascondiglio era una casa abbandonata e lei era ben nascosta.Il caldo sole estivo fece il resto asciugando il chitone. Intanto le urla dei due raggiunsero il culmine e poi le urla si fermarono di colpo. Aua si alzò e vide l'uomo che si rivestiva mentre lei, ancora nuda, sembrava non volere. Allora lui la spinse via quando lei cercò di riavvicinarsi e finì di rivestirsi quando lei uscì. Prima di uscire,l'uomo guardò in alto, in direzione della finestra, ma Aua si nascose prontamente. Poi l'uomo tornò all'ingresso, diede i soldi alla padrona del lupanare e le disse:-Quella Morrigan non è niente di speciale e non ha neanche le informazioni che cerco.-e detto ciò, uscì.

Aua, che ormai aveva capito che quello era Albiorix, scese e lo seguì ancora un po', finché lui non si girò accorgendosi di lei.

Aua rimase come pietrificata: il momento che stava aspettando da cinque lunghi anni era finalmente arrivato. Albiorix le si stava avvicinando, ma sembrava un po' arrabbiato. Aua pensò che ce l'avesse con lei oppure che la donna chiamata Morrigan gli avesse rovinato la giornata. Lui capì che era spavantata e sorrise dicendo:-Sei la serva che ha portato i funghi?-

Aua annuì e, togliendosi il cappuccio, balbettò:-Mmi ffarrette arrrestttare, vvvvveeerrrooo?-

-No,-disse lui- sappiamo chi c'è dietro. Locusta ha confessato ed è stata arrestata, ma Nerone ha intenzione di liberarla.-

Ormai l'uomo era vicino e Aua, come per istinto,mormorò:-Albiorix?-

L'uomo la guardò sbigottito, poi sorrise annuendo e lei gli andò incontro abbracciandolo.

Al che lui la abbracciò sollevandola e disse:-Aua. Ti ho ritrovata finalmente!-

-Allora mi avevi riconosciuto al banchetto?-chiese Aua.

-Non ne ero certo,-disse Albiorix-ma quando mi hai chiamato poco fa, ti ho riconosciuta.-

-Anch'io ti ho riconosciuto quando ho sentito la tua voce.-disse Aua, poi, con tono di disprezzo e indicando il lupanare, aggiunse-Perché mi hai cercata in quel postaccio?-

-Alcune schiave di Rufio Crispino erano finite in questo lupanare. Inoltre, l'indovina mi aveva detto che ti avrei trovata nel luogo più putrido della città.-

-Mannaggia a me.-disse Aua- Non dovevo nascondermi dietro al masso, dovevo subito venirti incontro fuori dalla casa dell'indovina.-

-Ma ora ci siamo ritrovati,-disse Albiorix-non è questo ciò che conta?-

Aua annuì e Albiorix continuò dicendo:-E staremo sempre insieme come una famiglia. Verrai a vivere con me in casa del generale Tullio Svetonio.-

-Non vorrei essere di troppo.-disse Aua- Vivere con Atte non è poi così male. A proposito, prima hai detto che avete imprigionato Locusta, giusto?-

-Sì, ha confessato.-rispose Albiorix-Non sappiamo, però, cosa ne farà Nerone dato che si è scoperto che il vero mandante era qualcuno in alto.-

-Bene.-disse Aua tra sè, poi si rivolse di nuovo ad Albiorix dicendo:-Ascolta: quando l'imperatore è morto, ho avuto una visione simile a quella che abbiamo avuto prima di essere separati.-

-Ti riferisci al sigillo per quella cosa?-disse Albiorix capendo.

-Esatto.-disse Aua-L'Indovina ha detto che non ho visto con attenzione, ma il pezzo del sigillo è nelle stanze dell'imperatore circondato da sete finissime e oro. Dobbiamo entrare e prenderlo.-

-Lo faremo insieme.-concluse Albiorix abbracciando Aua, poi disse:-Ma per prima cosa...sarà meglio andare via da questo postaccio.-

 

Albiorix

 

Ricordo 3: Premonizioni

-Allora?-chiese Albiorix all'indovina-Vedi niente nel pesce che ti ho portato?-

-Anche la giovane prima di te era piuttosto impaziente.-rispose l'indovina -Deve essere una cosa di famiglia.-bisbigliò dopo, ma Albiorix non sentì l'ultima frase e pensò che stesse borbottando una qualche formula magica.

Dopo minuti interminabili, l'indovina trovò una lisca e disse:-Vedo che vuoi scongiurare una profezia, ma non puoi evitare quello che accadrà.-poi ne trovò un'altra e proseguì dicendo:-Due corvi si contendono una mela d'oro.Il primo è piccolo e verrà schiacciato dal secondo, che è un enorme corvo bianco. Il corvo bianco cova un uovo: se nero, il pulcino morirà; se bianco, il pulcino vivrà. Il corvo bianco, però, non vedrà suo figlio perché cercherà di attaccarti e se non libererai l'unica persona che può sconfiggerlo dalle catene che la imprigionano, il mondo entrerà nel caos. Sarai tentato sia dal corvo bianco che dalla mela, guardati da entrambi. Solo la persona incatenata può maneggiare la mela senza esserne corrotta.-

-Chi è questa persona?-chiese Albiorix.

-Sta a te scoprirlo.-disse l'indovina-Ma posso dirti dove la troverai.-

-E dov'è?- chiese Albiorix sempre più impaziente.

-La troverai nel posto più putrido della città.-disse l'indovina- Anche il corvo piccolo si trova la.-

-E di Aua?-chiese Albiorix-Non si sa niente della bambina che cerco?-

-Qui non parla di banìmbine,ma dice solo che avrai tutte le risposte quando troverai la persona di cui ti ho parlato prima.-

-Forse questa persona può anche aiutarmi a rintracciare Aua.- mormorò tra se Albiorix quando uscì dalla casa dell'indovina.

Albiorix sentì un fruscio tra i cespugli e si voltò di scatto, ma poi vide che era solo un uccellino e continuò per la sua strada pensando a quale fosse il posto più putrido della città mentre aveva la strana sensazione di essere seguito da qualcuno. Ogni tanto si voltava, ma non vdeva nessuno di sospetto e alla fine pensò che se lo immaginava di essere seguito da qualcuno.

 

Ricordo 4: Il lupanare

Albiorix arrivò davanti a un lupanare e pensò che quello fosse il posto più putrido della città e vi entrò sperando di incontrare la persona che cercava.

La proprietaria lo accolse calorosamente e Albiorix pensò che faceva così solo per il vil denaro.

-Cosa desiderate?-chiese umilmente la proprietaria vedendo la divisa da centurione dell'uomo.

-Avete delle undicenni?-chiese Albiorix.

-Sì,-disse la donna-proprio ieri ne è arrivata una dalla Numidia.-

-Non mi interessa.-disse secco Albiorix - Avete undicenni che vengono dal nord?-

-No, mi spiace.-disse la donna-Ma abbiamo una bretone che si fa chiamare Morrigan. Ha un nome insolito, ma è poco richiesta perché nonostante abbia dei bellissimi capelli rosso fuoco,si comporta come un cavallo selvaggio. Vi interessa la sfida?-

-Non saprei.-disse l'uomo imbarazzato.

La donna insistette e lui accettò per pochi spicci.

Prima di entrare, Albiorix guardò in alto e scorse un ombra dalla finestra. Appena la vide, l'ombra di nascose e Albiorix non ebbe il tempo di osservare meglio perchè si sentì trascinare in quella stanza spoglia. L'inico arredo era un letto di pietra contro il muro, che era ricoperto di paglia. La stanzetta era piena di scritte incise dai frequentatori. C'erano sia complimenti che insulti, ma la maggior parte indicava che chi c'era stato e con chi aveva giaciuto.

La tendina venne scostata e Albiorix si girò: nella stanza era entrata una donna con i capelli rossi come il fuoco e ben fatta. Indossava un velo trasparente annodato insieme da una pesante collana dorata intrecciata lungo il suo corpo.

La donna si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio:-Albiorix?-

Albiorix sussultò e rimase pietrificato, ma non si scompose e, ripresosi, disse:

-Morrigan?- poi proseguì riacquistando coraggio- Sei tu che hai le informazioni che cerco?-

-Dipende da cosa vuoi sapere.- rispose lei languidamente.

-Da quanto sei qui a Roma?-chiese lui.

-Fammici pensare...-disse lei-Avevo 16/17 anni quando mi hanno rapita.Direi un 5/6 anni.-

-Hai mai lavorato per un certo Rufio Crispino?-continuò lui.

-Sì, prima di venire qui-rispose lei-Molte delle sue schiave sono finite qui, mentre altre sono state rivendute.-

-Conosci una schiava reta?-disse lui.

-Che cosa sono tutte queste domande?-disse lei seccata-Se non faccio il mio mestiere, mi sbatteranno in cantina. È la terza volta che lo fanno e la cosa inizia a non piacermi.-

-Prometto che ti pagherò il disturbo per avere l'informazione che cerco.- disse Albiorix- farei qualsiasi cosa per la persona che sto cercando.-

-Le informazioni hanno un prezzo.-disse Morrigan accarezzando il petto di Albiorix- Siccome che mi sei simpatico e sei pure bello, il mio prezzo è in natura.-

Albiorix non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni che lei lo baciò in bocca e iniziò a spogliarlo. Poi si alzò e tolse lentamente il velo scoprendo i seni e rimanendo con solo la collana indosso. Da lì iniziò la danza.

Albiorix aveva già fatto l'amore con alcune schiave mentre era in Britannia e anche nella casa del suo ospite(anche se li cercava sempre di evitare), ma, per paura della profezia, si fermava sempre prima di raggiungere il culmine del piacere.

Albiorix capì che stava per succedere e si staccò appena in tempo e corse in un angolo a finire da solo quello che Morrigan aveva iniziato. Morrigan, però, non era contenta e disse arrabbiata:-Perchè ti sei fermato? Non mi hai ancora pagata del tutto.-

-Sono vittima di una profezia.-spiegò lui.

Morrigan gli si avvicinò ancora, ma lui la respinse e disse:-Allora, vuoi rispondere alla mia domanda sì o no?-

-E va bene.-disse Morrigan- Ma che sia l'ultima volta: nessun uomo mi ha mai respinta prima d'ora, semmai li respingo io. Sì, ho conosciuto una schiava reta,ma era una bambina. Una sudicia sguattera che rimaneva sempre da sola. Lei è stata rivenduta e non ho idea di che fine abbia fatto.-

-Bene.-disse Albiorix andandosene dopo essersi rivestito-Non hai l'informazione che cerco...accontentati.-

-Ci rivedremo?- chiese Morrigan

-No, addio.-disse lui.

-Lo so che tornerai da me.-disse Morrigan- Nessuno può resistere al mio fascino.- Ma Albiorix non la stette a sentire perchè uscì dalla stanza.

Prima di uscire, Albiorix guardò in alto, in direzione della finestra e vide ancora quell'ombra, ma essa si nascose prontamente. Poi tornò all'ingresso, diede i soldi alla padrona del lupanare e le disse:-Quella Morrigan non è niente di speciale e non ha neanche le informazioni che cerco.-e detto ciò, uscì.

Fuori vide ancora l'ombra che lo stava pedinando che scendeva dal tetto del palazzo vicino. Si voltò facndo finta di niente, ma dopo pochi passi si voltò e vide una ragazzina incappucciata di circa undici anni che lo osservava atterrita.

Lui capì che era spavantata e sorrise dicendo:-Sei la serva che ha portato i funghi?-

Lei annuì e, togliendosi il cappuccio mostrando i capelli dorati, balbettò:-Mmi ffarrette arrrestttare, vvvvveeerrrooo?-

-No,-disse lui- sappiamo chi c'è dietro. Locusta ha confessato ed è stata arrestata, ma Nerone ha intenzione di liberarla.-

Ormai Albiorix era vicino e lei, come per istinto,mormorò:-Albiorix?-

L'uomo la guardò sbigottito, poi sorrise annuendo e lei gli andò incontro abbracciandolo.

Al che lui la abbracciò sollevandola e disse:-Aua. Ti ho ritrovata finalmente!-

-Allora mi avevi riconosciuto al banchetto?-chiese Aua.

-Non ne ero certo,-disse Albiorix-ma quando mi hai chiamato poco fa, ti ho riconosciuta.-

-Anch'io ti ho riconosciuto quando ho sentito la tua voce.-disse Aua, poi, con tono di disprezzo e indicando il lupanare, aggiunse-Perché mi hai cercata in quel postaccio?-

-Alcune schiave di Rufio Crispino erano finite in questo lupanare. Inoltre, l'indovina mi aveva detto che ti avrei trovata nel luogo più putrido della città.-

-Mannaggia a me.-disse Aua- Non dovevo nascondermi dietro al masso, dovevo subito venirti incontro fuori dalla casa dell'indovina.-

-Ma ora ci siamo ritrovati,-disse Albiorix-non è questo ciò che conta?-

Aua annuì e Albiorix continuò dicendo:-E staremo sempre insieme come una famiglia. Verrai a vivere con me in casa del generale Tullio Svetonio.-

-Non vorrei essere di troppo.-disse Aua- Vivere con Atte non è poi così male. A proposito, prima hai detto che avete imprigionato Locusta, giusto?-

-Sì, ha confessato.-rispose Albiorix-Non sappiamo, però, cosa ne farà Nerone dato che si è scoperto che il vero mandante era qualcuno in alto.-

-Bene.-disse Aua tra sè, poi si rivolse di nuovo ad Albiorix dicendo:-Ascolta: quando l'imperatore è morto, ho avuto una visione simile a quella che abbiamo avuto prima di essere separati.-

-Ti riferisci al sigillo per quella cosa?-disse Albiorix capendo.

-Esatto.-disse Aua-L'Indovina ha detto che non ho visto con attenzione, ma il pezzo del sigillo è nelle stanze dell'imperatore circondato da sete finissime e oro. Dobbiamo entrare e prenderlo.-

-Lo faremo insieme.-concluse Albiorix abbracciando Aua, poi disse:-Ma per prima cosa...sarà meglio andare via da questo postaccio.-

 

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