Amore tra gli alice

di Sakura_822
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


*MIKAN*


 


 

Quando mi svegliai il sole che si proiettava dalla finestra illuminava la stanza, quasi troppo luminoso per essere agli inizi di Marzo.

Mi alzai, indirizandomi verso la finestra, aprendola, per poi inspirare lentamente:

l'aria primaverile, Il cielo blu e i fiori facevano di Marzo il mese preferito.

Mi tornò in mente che quel giorno il prof. Narumi Avrebbe annunciato il tema di quest' anno per il ballo finale del festival Alice.

Se penso che ora sono in seconda media il tempo sembra volato dal mio primo ballo...


 

"Mikan, sei sveglia ? La colazione sta per essere servita sbrigati!"

"Arrivo Nonoko, grazie di essere passata vai pure avanti" urlai dalla mia posizione, per farmi sentire oltre la porta.

"Okay, ci vediamo in classe." rispose ad un tono altrettanto alto lei.

"Si a dopo."


 

Presi una bella boccata d'aria fresca, per poi chiudere la finestra.

Mi trascianai assonnata verso all'armadio,prendendo con poca cura la mia nuova divisa delle medie, la prima era stata ridotta in cenere da Natsume.

Quel ragazzo...Dio che rabbia!

Presi due piccoli elastici, e come tutti i giorni mi acconciai i capelli in due codini, per poi uscire di corsa, come al solito in ritardo.

Ora che ci pensavo le uniche costanti della mia vita erano i codini, il ritardo e la puzza di bruciato...

(Anche se l'ultima non era colpa mia)


 

Mi diressi verso la mensa, dove individuai Hotaru, correndole in contro per abbracciarla,

la quale ricambiò con un guanto anti-idioti.


 

Forse anche questo era una costante della mia vita vero?”


 

"Hotaru, perché fai sempre così!?" piagniucolai.

"Ciao, Mikan!" s'intromise Ruka

"Ciao Ruka! come stai?" corrisposi allegra come sempre.


 


 

Ruka iniziò ad arrossire e ad accarezzare il suo coniglietto

"B-bene" mormorò sottovoce

"Natsume non c'è ?"

Lo sguardo di Ruka s'incupì drasticamente, prendendo ad osservare con uno strano interesse le punte dei piedi.


 

"È da un po' che non lo vedo... Penso sia ad una sua solita missione..."

Ecco di nuovo quella strana senzazione di fastidio al petto. Perchè ogni volta che si parlava di Natsume l'atmosfera cambiava sempre così drasticamente?

"Capisco" dissi sottovoce, anche se non lo pensavo, per niente.

Perchè deve fare queste cose pericolose?! Io non lo capisco!


 

Comunque non mi capacitavo di questo mio improvviso interesse per Natsume... Mi mancava Forse?


 

Scossi la testa, continuando a consumare il mio pasto ormai freddo.


 

..

.


 

Quando arrivammo in classe Narumi ci salutò facendoci l'occhiolino, invitandoci a prendere posto.

"Allora ragazzi come sapete ormai siamo nel periodo del famosissimo festival degli alice, so che siete tutti in ansia approposito del tema di quest'anno, quindi lasciatemi svelarvi il segreto~"

Disse per poi schioccare un bacio volante verso la classe, guadagnandolsi dei gridolini da parte delle studentesse.


 

"il tema di quest' anno è un ballo in maschera comunque" Riprese il discorso


 

"Mi spiego meglio: ognuno di voi dovrà nascondere la sua identità con una maschera, se un ragazzo vi inviterà per un ballo dovete rivelarvi le vostre identità solo dopo la fine di esso, e, per rendere il tutto più interessante, dovrete cercare d'indovinare l'identità l'uno dell'altro, ottenendo, ovviamente una fruttosa riconpensa~

Quest' anno poi verrà eletta una regina, la quale dovrà dare una ricompensa scelta dal vincitore, che supererà la prova ad ostacoli, scelta dagli insegnanti. Auguri ~"

Finì con un altro bacio volante.


 

La classe era esplosa e gruppetti di ragazze si erano già radunate fra loro per parlare dei costumi da creare, non riuscendo a contenere il proprio entusiasmo.

Erano tranquillamente distinguibili brusii entusiasti, tra cui spiccavano quelli della voce acuta di Sumire.


 

"Spero di essere io la regina e che sia Natsume o Ruka a vincere la competizione!" Disse Sumire, ridendo a gran voce mentre con il dorso della mano si copriva parzialmente la bocca, dandosi un aspetto alquanto arrogante.


 

"Ragazzi, adesso è ancora orario di lezione, non dimenticatelo, avete un mese di tempo per preparare il vostro costume, ora tornate ai vostri posti coraggio~"Continuò il prof. Narumi.


 

..

.


 


 

Dopo le lezioni tornai nella mia stanza, Avevo appuntamento con il gruppo delle abilità speciali alle 5:00 e intanto dovevo buttar giù qualcosa per il festival, peccato che non mi venisse in mente nulla accidenti!!


 

Tutti contavano su di me ed io fissavo il foglio bianco con un intensità tale da farmi venire il mal di testa.


 

Crollai addormentata poco dopo, senza aver scritto nulla sul foglio, per poi essere salvata dal suono della sveglia che mi incitava a correre per arrivare all’ appuntamento puntale.

E qui si ritorna all'elenco delle costanti..”

pensai metà tra l'infastidito e lo sconsolato.


 

Mi maledissi per quanto era tardi e mentii spudoratamente ai miei compagni, dicendo di aver dimenticato il programma a casa e che glielo avrei portato il giorno dopo.


 

Grandioso, come faccio a mettermi sempre nei guai?!?”


 

..

.


 

"Ah! Ho finito! Siiiiii!" Esclamai tirando indietro le braccia per stiracchiarle, con un atteggiamento del tutto lontano dall'essere femminile.

Avevo passato tutta la notte alzata, e finalmente avevo il programma del gruppo delle abilità speciali per il festival, non mi restava che consegnarlo a Tsubasa-senpai e potevo tirare un sospiro di sollievo.

Fermai con un braccio la sveglia,dato che non mi sarebbe servita.

Beh, per una volta arriverò a scuola puntuale!” pensai allegramente, mentre correvo in bagno.


 

..

.

"Ehi Mutandine a Pois!" questa voce… Mi voltai, puntando lo sguardo al banco dietro di me.

"Natsume sei tu?"

"Sei diventata cieca Mutandine pois?"

Gonfiai le guance e mi voltai di scatto, indispettita.

Mi sentivo stanca, molto. Passare la notte in bianco non era stata una buona idea…poggiai la testa conto il banco, strizzando gli occhi per far passare il mal di testa, eppure avevo l’ impressione che Natsume mi fissasse…

Avvampai di colpo e non ne capii il motivo che c’era di male se mi guardava? Eppure…

Ah, maledetto mal di testa!


 


 

*NATSUME*

Strano… in genere mi risponde per le rime… Cosa le sarà successo?... Sta male forse? Ehi. Ma perché mi dovrei preoccupare per lei? E solo una bimba di due anni che non ha ancora capito che il mondo non è tutto rose e fiori… Cavolo si è accorta che la stavo fissando.

Non aspettai neanche che si girasse nuovamente nella mia direzione, alzandomi e correndo fuori in corridoio come un fulmine.

Il cuore mi martellava a mille “Perché? Perché mi succede solo con lei… Possibile che? No non devo dire assurdità. Meglio rientrare prima che Jinno mi faccia sospendere,anzi,no.Non ho per niente voglia di sorbirmelo sta mattina, meglio entrare dopo


 


 

Aspettai dunque il suono della campana per tornare in classe, ricevendo uno sguardo di disprezzo da parte del professor Jinno

poco male, come se mi importasse


 

il mio sguardo ricade su Mikan.

Ahhhh, non capisco più niente! Perché non riesco a togliermela dalla testa?!


 

*MIKAN*

"Mutandine color fragolaaaa????"

aprii gli occhi mi ritrovai Natsume a due centimetri dal viso.

Mi alzai di scatto. Avevo le orecchie che fumavano dall’ imbarazzo "Natsume, cosa c’è?"

il bruno la fissò e poi rispose "Tutti gli altri sono andati via le lezioni sono finite da un bel pezzo."

Ho dormito tutto questo tempo? Cavoli…” pensai stordita.

"Grazie Di avermi svegliato ora vado…"

Mi avvicinai al portone, ma le gambe mi cedettero.

Natsume mi prese al volo, posandomi una mano sulla fronte.

"Sapevo che c’era qualcosa che non andava… Hai la febbre, vieni ti accompagno in infermeria"

Mi aiutò ad alzarmi.

"C’è la fai a camminare?" chiese un po' freddamente

"Penso di si… Ma Natsume…?"

"mhm?"

"Da quando ti preoccupi così tanto per me?" lui si limitò ad ignorarmi, girando leggermente la testa, "Natsumeeee… Sei arrossito!" sorrisi a trentadue denti, mentre senstivo dei brividi di freddo percorrermi la schiena.

"Seguimi e basta!" Mi prese il polso destro e quasi mi trascinò davanti all’ infermeria. "Ma come cazzo è possibile che un'infermieria sia chiusa?!" sbottò irritato.

Il suo modo di parlare mi fece sorridere, ma una fitta alla testa mi fece stringere i denti, mentre attorno a me i colori diventavano sempre più sfumati e vaghi.


 

*NATSUME*


 

Sentì un tonfo e mi girai, trovando Mikan che giaceva a terra priva di sensi. Mi partì un colpo al cuore e mi apprestai a soccorerrla.

La frontre bruciava davvero tanto.


 

Nonostante dentro l'infermieria non ci fosse nessuno, non era chiusa, per cui aprii la porta e, dopo aver preso in braccio Mikan, la depositai delicatamente su un lettino, coprendola con delle coperte in angolo.

Chi dovrei chiamare in una situazione del genere?

A Mikan piaceva il professor zuccherino se non sbaglio.

Bene, che si renda utile per una volta. Non voglio averla sulla coscienza”

Mi precipitai in aula insegnanti dal professor Narumi.

"Oh Natsume che posso fare per te?"

"Zitto e seguimi" pronunciai per poi prenderlo per la camicetta e trascinarlo verso dove avevo lasciato Mikan riposare.

..

.


 

Quando arrivammo però ci si presentò uno strano scenario davanti:

Mikan era scomparsa, l'infermeria sembrava essere stata investita da un uragano: sul pavimento c’erano segni di una colluttazione.

"MIKAN!" ci precipitammo verso la finestra spalancata, portando lo sguardo in alto e per poco non mi cedettero le gambe.


 


 

Reo.

Reo era tornato e nelle sue braccia c’era Mikan, priva di sensi e piena di lividi.

"Mikan!" gridai

"Reo, lasciala andare!" continuò Narumi

"Oh, credo di non poterlo fare!" ci fece una linguaccia, mentre l'elicottero dal quale si sporgeva si allontanava sempre di più e causando un gran frastuono, attirando molti studenti all'esterno, che rivolsero sguardi sconvolti alla situazione.

A quel punto non ci vidi più.

Non gliela avrei fatta passare liscia:

Corsi verso l’elicottero, che ormai si stava elevando di troppo, saltando con tutte le mie forze per raggiungerlo.

Non so come, ma all’ ultimo secondo riuscì ad afferrare il carrello e mi tenni stretto.

Il prof. Narumi era sconcertato.

Corse subito dentro la scuola e supposi che, ovviamente, informasse gli altri docenti, anche se la situazione mi sembrava abbastanza ovvia:

Quella testa di cazzo ha rapito Mikan


 


 

Dopo qualche minuto la scuola non era più visibile e sotto di noi si allargava una valle dove si estendeva un lago.

Il braccio stava facendo veramente male,quindi cercai di aiutarmi con l'altro, dondolando con le gambe fino ad aggrapparle al carrello.

Facendo ciò però un lamento di dolore uscì dalle mie labbra, abbastanza forte da far si che nonstante il rumore assordante dell'elicottero, il pilota, che a quanto pare era anche lui un alice, riuscì a sentirmi: In fretta staccai una mano dal carrello la portai in tasca, dove si trovava un localizzatore che mi aveva regalato Hotaru e lo “attaccai” all’elicottero.


 

per una buona volta, il mio vecchio vizio di rubare mi è tornato utile”


 

il mezzo iniziò ad oscillare, sempre di più, sempre di più. Alla fine persi la forza nelle braccia mentre le gambe erano già a penzoloni.

Alla fine, intravedendo il piccolo lago sopra il quale stavamo volando, chiusi gli occhi e lasciai la presa, consapevole del fatto che non sarei resistito al lungo, e di spiaccicarmi al suolo non ne avevo proprio intenzione.

Precipitai dunque giù, nel lago.

Sentii il freddo ed il bagnato avvolgermi. La pelle bruciava, così come i polmoni e gli occhi. Tutto bruciava.

Ironico da pensare dato che era proprio il fuoco il mio alice.


 

Non potevo comunque morire, strana la vita vero? Non so quante volte ho cercato una scusa per morire ed ora che ce l'avevo, non potevo sfruttarla.


 

Agitai le braccia ed annaspando riemersi dalle acque gelide.

Raggiunsi la riva e in preda alla fatica e al freddo svenni.


 

Sognai di trovarmi davanti a casa mia, non so neache come facevo a saperlo, era così e basta.


 


 

Quando aprii la porta, sentii il calore investirmi, davanti a me mi sorrideva l'unica persona che sarebbe riuscita a sciogliere il più freddo dei cuori. Mikan.


 


 

"Natsume! Svegliati!"

il sogno si offuscò e aprii lentamente gli occhi.

"Dottore! Si è svegliato!"

"Ruka?" cercai di alzarmi, ma il mio migliore amico mi trattene.

"Non fare sforzi."

"Dove sono?"

"All’ Academia. Ti abbiamo trovato vicino al lago. Eri fradicio e con qualche linea di febbre…"

"Mikan?" non me ne poteva importare di meno delle mie condizioni.

"Abbiamo rintracciato il segnale che ha lasciato il micro cip : proviene vicino a un magazzino di cosmesi abbandonato. Narumi e altri alunni sono già andati a soccorrerla-"

"Li devo raggiungere…"

"NON SE NE PARLE NEANCHE!" il suo tono mi fece rabbrividire: non l’avevo mai visto così serio. Non osai controbattere, fissandolo ammutolito.

"Ci stanno già pensando i professori a lei, tu non devi fare sforzi."

"Ruka.."

"No! Ruka niente!"

il ragazzo mi tirò il braccio, tirandomi su la manica e scoprendo dunque i segni inflitti da me stesso sulla pelle, mischiati a cicatrici di quelli più vecchi. Non ne andavo fiero, per niente, ma non riuscivo a smettere.

Trattenni il respiro quando Ruka riprese a parlare.

"Pensi che non lo sappia?! Pensi che non mi accorga di quello che accade al mio migliore amico? A come si distrugge?!"

il ragazzo ormai piangeva ed io non potevo fare altro che continuare a guardarlo basito.

"Hey, non piangere." sossurrai, cercai di toccarlo, ma lui si scansò, guardandomi male.

"Non una parola Natsume, tu non capisci. Non sei l'unico a stare male, tu così mi stai uccidendo, quindi ti prego, per una volta, lascia che sia io ad aiutarti, ti prego."

"Ruka.."

"NO! Sta zitto! Come fai a non capirlo!Dio ma perchè ci sto perdendo ancora tempo." Ruka si asciugò gli occhi con il dorso della mano, per poi avviarsi verso la porta.

"Ruka dove vai?"

"I professori hanno bisogno di me per aiutare Mikan, resta qui Natsume."

Io non risposi, mentre Ruka uscì, quidendosi la porta alle spalle.


 

..

.


 

Stavolta il sogno che feci non fu piacevole come il primo.

Sognai di correre in un corridoio buio che sembrava non finire mai,

In tanto in tanto una voce roca e rimbombante mi continuava a battere in testa anche se non riusciuvo a capire se mi stesse dicendo qualcosa.


 

Improvvisamente mi si presentò davanti una sciena raccapricciante.


 

Un ragazzo dai capelli rossicci aveva preso Mikan per il colletto.

"Forza! Sprigiona il tuo potere! O vuoi che facciamo del male a quelli a cui vuoi bene?"

"Non ci riesco… ci provo ma non succede nulla…" disse tra i singhiozzi "Bugiarda!" le diede un calcio allo stomaco.


 


 

Volevo intervenire ma i miei piedi erano incollati al terreno.

ti prego muoviti!Muoviti!!” urlai nella mia testa.


 


 

Che faccio? Che cosa faccio?


 

Evocai il fuoco nella mia mano destra e, senza perdere un minuto, la premetti contro la gamba sinistra.

Le avrei fatte camminare io se da sole non erano in grado d'adempiere al proprio compito.


 


 

Ignorai il dolore, mentre sentivo la carne bruciare, salvare Mikan era la priorità in quel momento.


 

"MIKAAAAAANN!!!" urlai, sia per il dolore che per la rabbia.

Ti salverò”


 

..

.


 

Mi svegliai di soprassalto.

Ero completamente fradicio di sudore.

Era solo un sogno, solo un sogno.

Avevo la gola secca ed un prepotente bisogno d’ acqua.


 

Sollevai le coperte, mentre uno sguardo di terrore s'impossessava di me:

Sulle mie gambe c’erano delle ustioni in corrispondenza di dove mi ero colpito.

quello non era un sogno?!”


 

"Cacchio!" imprecai.


 

Presi dalla cassetta del pronto soccorso qualche benda, disinfettante ed alcuni anti dolorifici, con cui mi medicai le ferite.


 

Andai nella mia uragano-camera da letto; presi una maglietta pulita a maniche corte, una felpa nera col cappuccio, un paio di jeans e delle convers Nere.


 

Mi cambiai, andai nella sala professori e presi la cartina con incise le coordinate per raggiungere il magazzino.


 

Uscii dalla porta sul retro e iniziai a correre nell’ oscurità della notte.


 

Durante la mia corsa passai accanto a un noleggio di biciclette; ne presi una e iniziai a pedalare a più non posso, nonostante la gamba facesse un gran male.


 

Superai il lago e arrivai dopo dieci minuti di intensa pedalata al famoso magazzino dove Reo, il dannato, teneva in scacco la mia Mikan.


 

Abbandonai la bicicletta e camminai verso il magazzino.

Ormai non si torna più in dietro , mi ripetei, mentre percorrevo la via per l’inferno.


 


 


 

ANGOLO AUTRICE:

Ah! finalmente sono riuscita a rimettere in ordine questa storia! (?) lol
l'ho scritta quando ero in prima media, ma in maniera orrenda.
Purtroppo non mi entusiasma più di tanto, dato che quando l'ho pubblicata non avevo neanche una vera trama in mente.
Avevo pensato di eliminarla, ma mi sarebbe rimasto il rimpianto di non averla terminata, quindi ho deciso di portarla avanti.
Non mi ci dilungherò , poichè non so propio che scrivere per allungarla (eheheh)
Quindi sarà una cosa breve. La scuola mi tiene molto impegnata, proverò ad aggiornare abbastanza regolarmente ma non prometto nulla.
Detto questo, se trovate errori d'ortografia non prendetevela con me ma con Jimin, che non ha Jams (riferimenti del tutto casuali)
Se riesco pubblicherò il prossimo capitolo entro la fine del mese.
Ciauu ;)


(Si accettano suggerimenti)
(Vi prego siate buoni, è pur sempre la mia prima ff, anche se a discapito di anni d'assenza)

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


 

*NATSUME*

 

 

Il capannone era freddo e buio, ad ogni cigolio mi veniva la pelle d'oca e il desiderio di evocare il fuoco era tanta, ma non potevo, o mi avrebbero scoperto sicuramente, se non lo avevano già fatto...

 

mi mossi silenziosamente tra le pile di scatoloni, mentre i miei pugni si facevano sempre più stretti.

Era completamente buio e silenzioso. Fin troppo.

 

 

Ad ogni passo i ricordi di quando fui io ad essere stato rapito mi rimbombarono prepotenti nella testa:

Quella volta era stata Mikan a salvarmi, certo, Sumire era con lei ma fu Mikan a salvarmi, ad impedirmi di...sacrificarmi.

Cosa farebbe lei adesso? Perchè non riesco a non essere in ansia?”

 

Improvvisamente mi sentii privato d'ossigeno:

una mano, di dubbia provenienza, mi teneva coperta la bocca e il naso, con il quale a malapena riuscivo a respirare,

mentre l'altra era dietro la schiena, tenendo stretti i miei polsi nel palmo di quest'ultima.

 

Mugugnai qualcosa, ma la voce era amortizzata dall'arto e la rendeva incomprensibile.

Iniziavo ad impanicarmi.

Pestai a tentoni il piede del mio assalitore, cercando di sguisciare via da lui, ma egli riuscì a mantenere la presa.

 

"Cazzo Natsume sta fermo!"mi rimproverò all'orecchio

"Tsubasa?" sussurrai.

 

Mi lasciò lentamente, mentre mi spingeva dietro ad un cumolo di scatoloni, dove erano presenti anche altre persone.

"Cosa ci fai tu qui?!"esclamò Ruka mentre mi avvicinai, ispezionando i presenti.

 

Il buio terrificante che aleggiava prima sembrava essersi leggermente attenuato, permettendomi d'indentificarli:

erano presenti il professor Jinno, Ruka, Tsubasa e Narumi.

Così pochi?!

 

Ignorai la domanda posta da Ruka, rivolgendogli solo uno sguardo significativo, anche se però non certo del fatto che lui lo avesse notato.

 

 

"Perchè siete così pochi?!" mi lamentai invece.

"Siamo i più qualificati e poi troppe persone sarebbero più evidenti.Si può sapere invece che ci fai Tu qui, Natsume?" Sibilò il professor Jinno.

 

Ruotai gli occhi al cielo.

 

"Non mi sembra il momento giusto di parlarne." s'intromise Narumi.

"Tsubasa puoi diminuire leggermente lo spessore della nebbia, dobbiamo escogitare qualcosa."

 

 

Quindi il buio è a causa sua? Non era in grado solo di controllare le ombre delle altre persone?”

 

l'oscurità abbandonò ancora un po' di più il vecchio capannone, mentre ci si faceva più vicini.

 

 

"Allora, non sappiamo dove si nascondino, ma è probabile che ci stiano aspettando.

È impossibile che Reo non si sia accorto del trasmettitore che ha impostato Natsume.

Credo che Reo sia interessato a come funziona l'alice di Mikan, come gli interessava quello di Natsume in passato. Se riusciamo ad allontanare le guardie da Reo, possiamo metterlo fuori gioco, così da non farci influenzare, salvando così Mikan.

Se tutto va bene non ci dovrebbero essere troppi problemi, ma ho bisogno che ognuno di voi faccia la propria parte, quindi ascoltate attentamente..."

 

..

.

 

io e Tsubasa ci avvicinammo senza fare rumore verso il centro del capannone, dove sembrava esser stato creato uno spazio senza scatoloni, completamente scoperto.

 

 

Tsubasa aumentò leggermente l'ombra fino a renderci quasi individuabili,era comunque possibile vedere Reo e i suoi tirapiedi a pochi metri di distanza.

Strinsi i denti così forte che la mandibola inizio a dolermi.

 

Tsubasa mi fece cenno di restare fermo, anche se sapeva bene pure lui che non mi sarei trattenuto troppo a lungo.

 

 

Un suono improvviso fece girare gli scimmioni di Reo, il quale diede l'ordine di andare a controllare.

 

"Perfetto, come da programma" annuì Tsubasa

"Non illuderti, Reo non è stupido" lo ammonii.

 

"Sei pronto?" mi domandò.

Io però non risposi, partendo all'attacco.

 

..

.

 

 

la nebbia sparì completamente, mentre con il fuoco che mi innondava le mani ero pronto a colpirlo con tutto il rancore e rabbia che provavo.

 

Scagliai due palle di fuoco, ma Reo riuscì, anche se da solo, a difendersi come se nulla fosse, ghignando leggermente.

 

Ormai erano passati dieci minuti e l'unico stanco ero io.

L'avevo detto che un semplice attacco da parte mia non sarebbe bastato, ma non so perchè a Narumi fosse passata in mente come una buona idea.

"Ti stavo aspettando Natsume." sorrise maliziosamente."Sono contento che tu abbia portato degli amici con cui giocare."

 

Alzai lo sguardò confuso, per poi constatare che le guardie di Reo ora erano tutte in piedi al centro della stanza, ed ognuna di loro aveva in ostaggio qualcuno.

Mancava solo Ruka.

Rimani nascosto Ruka, non intrometterti ti prego” pensaii.

 

"Allora dimmi mi credevi davvero così stupido?"

mi chiese il fulvo.

 

Grugnii irritato, quel uomo rischia grosso se non si tappa la bocca.

 

Che tu sia maledetto Reo.

Pensai mentre indietreggiavo di un passo.

 

 

"Non mi chiedi dove si trova Mikan?"

mi chiese mentre sorrideva sarcasticamente.

 

Non risposi, scoccandogli un'occhiataccia infuocata, come le mie mani.

"Ah!Ah!Ah!"mosse il dito a destra e a sinistra, negando con la testa.

"Che ragazzo maleducato."

 

"Tsk."

pronunciai, mentre mi preparavo allo scontro imminente con più grinta di prima, questa storia era durata troppo a lungo.

 

"Mi dispiace Natsume, ma non ho voglia di scontrarmi con te,anzi, tutto quello che voglio è che tu ed i tuoi amici ve ne andiate, ma se volete restare fate pure, solo non da vivi."

Detto questo, la presa sulla gola di Tsubasa, s'intensificò. Il ragazzo gemette leggermente.

 

"Basta Reo! Non sei costretto a farlo!Noi due eravamo amici un tempo!" urlò il professor Narumi.

"Non ti intromettere Tu!" Urlò Reo, cambiando completamente espressione, ora sembrava decisamente più pericoloso di prima.

Rivolse lo sguardo su di me, mentre agguantava un palo di ferro lasciato a terra.

 

 

 

"Sai forse hai fatto bene a venire Natsume. Voi -disse riferito agli uomini.-

portateli via, me ne occuperò dopo."disse indicando il resto del gruppo.

 

"Che ne dici Natsume? Riuscirai a salvarli? Io non credo"

disse Reo prima di colpirmi con il bastone in piena testa,

talmente forte che ci mancò poco non perdessi i sensi.

 

La testa picchiava forte, avevo la vista offuscata e le orecchie fischiavano.

Feci qualche passo indietro, fino ad arrivare ad una distanza di dodici metri.

Appoggiai una mano alla pila di scatoloni dietro di me, sorreggendomi un secondo, sentendo il sengue colarmi da una tempia.

 

"Non dirmi che sei già fuori uso! Io voglio ancora giocare!" Esclamò reo,

iniziando a trascinare il palo verso di lui, sembrava completamente uscito di testa.

 

Mi rimisi in posizione di guardia, evocando il fuoco nei palmi delle mie mani ed avvicinanadomi verso Reo il più possibile, dovevo liberarmene il più velocemente possibile.

 

..

.

 

Gemetti quando atterrai nuovamente sul pavimento, questa volta con un labbro spaccato.

Mi rialzai velocemente, sputando il liquido rosso che m'impregnava la bocca del suo volume, odore e sapore.

 

Gli corsi nuovamente contro, finendo di nuovo però col sedere a terra,sbattendo la testa.

Strizzai gli occhi, mentre la vista si offuscava molto.

 

Cazzo sono nella merda” pensai quando Reo si mise a cavalcioni su di me, iniziando a tirarmi pugni su tutto il viso.

Cominciai a tossire, sapevo perfettamente che mi avrebbe eliminato, ma dovevo fare qualcosa per uscire da questa situazione. Mi odiavo, ero un mostro, ma non sarei morto. Non oggi.

 

(n/a: No no Todayy!! vi prego capiemi T^T)

 

allungai i miei palmi infuocati fino a raggiungere i suoi polsi, stringendoli ed osservando come Reo, bruciato, si divincolò dal mio corpo, urlando e tenendosi le mani strette in gembro.

 

Cercai di riprendere fiato, mentre il cuore mi batteva nella cassa toragica, come se volesse uscirne fuori.

“goditi il ritocco estetico bastardo” ghignai.

 

Reo intanto, tendosi le mani al petto, mi rivolse uno sguardo incandescente.

Si avvicinò a me, raccogliendo il palo di ferro da terra.

 

"Devi morire Natsume!" Urlò, gli occhi pieni di capilarri rossi in evidenza.

Sembrava completamente pazzo e il fatto che stesse provando un grande dolore non aiutava.

 

Cercai di farmi forza sulle gambe, per darmi lo slancio giusto, ma erano inchiodate, come tutto il corpo del resto.

Ero troppo stanco e debole per fare qualcosa contro di lui.

 

E' la mia fine? Dopo tutta questa fatica? Se si che delusione, sono proprio debole...

Tsk, che schifo la vita, non che mi rimanga molto comunque” pensai, osservando il bastardo preparasi a coplirmi la testa, col suo stupido bastone arrugginito.

 

Osservai come protese l'asta verso l'alto, mentre con una risata malata pronunciò queste quattro parole.

 

"A mai più rivederci"

 

E poi colpì.

 

-Fine-

Angolo autrice:

ahahahah scherzo, scherzo, prima di finirla farò mettere assieme la nostra OTP preferita e parlare un po' della situazione di Natsume, anche se penso a voi sia già chiara (mi riferisco ai segni sui polsi ed ai suoi pensieri “felici”)

allora questo capitolo non mi ha soddisfatto più di tanto, lunghezza, forma e contenuti sono un po' ni~

Ho avuto un po' di difficoltà a scrivere la scena del piano, infatti l'ho praticalmente saltato (il primo combattimento) lasciando però intendere che ovviamente, se è qualcosa che è stato organizzato da Narumi è inutile (sad story, ahah, I love ya~)

Nel prossimo capitolo vedremo che fine ha fatto Ruka.

Per quanto riguarda questo personaggio, ho cercato di renderlo un po' più intraprendente (forse perchè è cresciuto?)

Comunque sia ho intenzione di farlo pesare sia come amico che come rivale di Natsume in campo amoroso (piccolo spoiler)

Ah, se qualcuno se lo stesse chiedendo, no, Tsubasa non ha il potere che ho descritto, o per lo meno, nel manga non viene menzionato.

Detto questo sono contenta d'essere riuscita a pubblicare il capitolo seguente in tempo, anche se non posso assicurare un andamento allo stesso modo costante anche per i futuri capitoli, quindi abbiate pietà di me per favore.

Se trovate errori d'ortografia, sintassi o di qualsiasi altro tipo, non prendetevela a morte con me vi prego, ho dei sentimenti anch'io T^T

Se vi va di lasciare un commento su come mandarla avanti (se avete richieste)

o semplicemente facendomi sapere che ne pensate mi farebbe molto piacere:)

Ciauu

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


* MIKAN *

 

sbattei le palpebre più volte nel buio che si era andato a formare man mano sempre più spesso. Non sapevo neanche da dove, o come, si fosse formato, o “inspessito”, fatto sta che era quasi impossibile vedrmi la punta del naso, come tutto ciò che mi circondava ovviamente.

 

Non mi piaceva il buio, mi metteva ansia, anche quando vivevo ancora con il nonno avevo questo problema, passavo infatti le notti più oscure accanto a lui, una delle sue dolci mani tra i capelli e la sua voce tremolante, a causa dell'età, a rischiararle, accompagnato dalla sola luna come spettatrice.

 

 

La testa mi pulsava, sopratutto a causa della febbre, visto che di maltrattamenti fisici non ne avevo subiti stranamente.

Avevo però si una morsa allo stomaco, causata dal pugno che mi era stato inferto a seguito della minaccia sul rivelare il “potere”, non avevo ancora capitò però di che ''potere'' stessero parlando, anzi, volendo essere del tutto sincera, non avevo idea del perchè si fossero interessati a me, Reo sapeva del mio alice, che mi conferiva la capacità, appunto, di annularne quelli altrui, di poteri, intendiamoci.

 

Allora perchè? Cosa volevano da me?

 

Centra forse qualcosa con mia madre? Narumi-sensei mi aveva accennato qualcosa al riguardo, ma nulla di che, a parte che si trattava di una donna misteriosa con poteri straordinari, pari ai miei, la quale sparì nel nulla dopo avermi data in affidamento al nonno, dal quale però è stato impossibile -così mi disse Narumi-sensei - ricavarne altre, di informazioni.

Non perchè si rifiutasse, ma mia madre era una donna che sapeva come nascondere le traccie del suo passaggio.

 

Davvero una donna del genere era, mi correggo, è mia madre?

Siamo proprio agli antipodi allora: lei bella, misteriosa, potente, ed immagino anche, perchè no, seducente!

 

Io, beh, l'opposto, infatti.”

 

Pensandoci bene però, avevo un gran fascino nascosto io, me lo diceva anche il nonno “sono solo le persone che non se ne accorgono” mi ripeteva sempre, e se lo dice il nonno allora deve essere vero! Assicurato! Parola di Mikan Sakura!

 

Nonostante la situazione fosse tutt'altro che facile, la mia allegria e positività non mi abbandonavano mai, ne andavo fiera, eh che cavolo!

 

Avevo i polsi legati, ma le caviglie erano libere: forse sarei riuscita addirittura a scappare senza l'aiuto di nessuno, e, a quel pensiero, mi sentii pervasa dall'orgoglio.

 

Guarda e impara Natsume! Posso benissimo cavarmela da sola!”

 

la testa adesso era molto più leggera, che la febbre non mi facesse effetto?

Beh, d'altrone come biasimarla: Nessuno, e dico NESSUNO, era immune a Mikan Sakura!

 

In seguito a una decina di minuti scarsi sentii Reo dare l'ordine a qualcuno di andare... a cercare qualcosa?

 

Avevo sentito bene?

 

Scossi la testa.

 

Poco importa che pretesto fosse a questo punto, adesso gli uomini incaricati di sorvegliarmi se ne erano andati e ciò comportava alla via della libertà.

 

Mi mossi in quel buio oscuro e spaventoso, in silenzio e stando affiancata agli scatoloni alla mia destra, per non finire “sballottata” come in un flipper, per tutto il magazzino, dato che non volevo incappare in spiacevoli incontri, Reo, per l'appunto.

 

Mi pizzicavano gli occhi a causa dello sforzo con cui cercavo di farmi una qualche tipo di piantina sul dove mi trovassi. Di certo erano stati stupidi ad abbandonarmi, ma se ciò comportava alla mia fuga, mi andava più che bene.

 

 

Un passo alla volta, la mano che scorreva contro il ruvido cartone, mi accompagnarono per questa partita a mosca cieca.

 

Sentii in lontanaza dei rumori e , notando anche come la nebbia si stesse diradando, mi affrettai ad appiattirmi contro una pila di scatole vicina.

 

L'oscurità che aleggiava fino ad allora era completamente sparita ed ora ero in grado di vedere qualsiasi cosa che prima il buio m'impediva.
Dava quasi fastidio ai miei occhi, infatti iniziai a stropicciarli contro i dorsi delle mie mani.

 

Che ragazzo maleducato!”

 

Reo...
Ne ero certa, quella era la sua voce, ma con chi stava parlando? Il suono emesso dal lui non era troppo lontano da dove mi trovavo ed io non potevo che essere curiosa dello scoprire di chi si trattasse.

 

Forse hai fatto bene a venire Natsume

 

Natsume?! Che ci fa lui qui maledizione?!”

 

Adesso ero davvero in ansia.

Immaginai mi volesse aiutare, altrimenti perchè venire no?

 

Dio Mikan, azziona il cervello”

mi rassegnai al fatto che le domande retoriche non erano fatte per me, credo, anzi, deduco.

 

 

ma forse avrebbe fatto meglio a non muoversi ad ogni modo, maledizione!”

Pensai frustrata,battendo leggermente il piede sinistro a terra.

 

 

Sentii una mano stringermi un polso ed emisi un gridolino, ammortizzato immediatamente da una seconda mano che premette con leggerezza sulla mia bocca, intimandomi a non parlare.

 

“Ruka?!” esclamai ad un volume di voce troppo alto, infatti il ragazzino s'affrettò a farmi cenno di tacere, mettendo un dito a filo dalle sue labbra, soffiandoci leggermente contro per rafforzare l'azione.

 

 

“Sono venuto a cercarti Mikan” sossurrò a bassa voce Ruka, senza lasciarmi il polso.

“Dobbiamo aiutare Natsume!” replicai, cercando di strattonare via il mio arto dalla sua presa, invano.

 

“Ti prego” lo implorai, e, proprio nel momento in cui lui sembrò addolcire lo sguardo, mi divincolai, iniziando ad indirizzarmi verso dove si trovava Natsume.

 

 

“Mikan no!”

 

“Mikan si!”

 

..

.

 

Ma come sei già fuori uso?”

domandò Reo a Natsume, che era sdraiato a terra con un labbro spaccato e parecchi ematomi, rossi e viola ad incorniciargli il viso

Strinsi i denti mentre mi avvicinai alla scena, cercando di non fare rumore
 

Devo fermarlo, ma come??”
Rimasi ad osservare la scena paralizzata dietro a quel che si potrebbe definire un nascondiglio,iniziando a sentire il naso prudere e gli occhi pizzicare. “Vi prego fermatevi..”

 

Goditi il ritocco estetico bastardo”

 

Natsume..”

 

Devi morire Natsume!!”




“NO!!” urlai in preda alle lacrime.

 

Corsi verso Reo, non prima però di aver raccolto da terra un estintore (Why not).

Non gli avrei lasciato fare del male a Natsume, non a causa mia e non sotto i miei occhi, assolutamente.

 

Lui alzò il bastone in ferro, Natsume chiuse gli occhi...

ma io colpii.

 

Reo si accasciò a terra, probabilmente provato anche dalle ustioni, mentre la sua “arma” cadde rovinosamente sul pavimento, insieme all'estintore che avevo usato per ferirlo.

 

Respirai affanosamente, sia per i singhiozzi dovuti allo stress, fatica e dolore che mi aveva procurato quella situzione, ma anche perchè ci era mancato così dannatamente poco...

 

quando riportai lo sguardo sul corvino, i nostri occhi s'incatenarono gli uni negli altri e potei sentire tanti piccoli magnetismi, di poli opposti, attrarsi, due meccanismi che s'innescano e funzionano come fanno pochi,un miscuglio di concretezza ed astrattibilità, quanto palese quanto sottile, come un velo di seta che ti scivola adosso, leggero e fresco.

 

È impossibile spiegare cosa provarono in quel momento, ma entrambi si resero conto che ormai era impossibile definire, non cosa provassero, ma cosa non provassero.

 

“Mikan?”

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

allora come state ?? :)

è passato un po' dall'ultima volta che ho aggiornato, scusatemi X(

allora in questo capitolo si spiegano un po' di cose, credo, spero ahahah

forse tra i tre pubblicati questo è dove la forma mi sembra meglio riuscita, anche se un po' corto.

Boh, non so cos'altro aggiungere su questo capitolo sinceramente.

So di per certo che questa non è una po' po' di storia, ma è già tanto che abbia deciso di portarla a termine; comunque intendo rifarmi con le prossime storie che pubblicherò.

Se avete voglia di lasciami un commento mi farebbe molto piacere :)

Alla prossiama ;)

 

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


I due continuarono a scrutarsi con gli occhi, le anime, i cuori, le lacrime;

perchè si, ora stavano entrambi piangendo:

 

Mikan già da prima, quando le si era presentata quella scena orribile di Natsume steso a terra, inerme, mentre il ragazzo la fissava da terra con gli occhi spalancati al vento come vele di tante navi solitarie di carta, mentre delle salate lacrime al sapore di mare gli scendevano dalle guancie fino alla mascella, silenziose come l'aria che soffia su carta, le labbra leggermente schiuse, come sul procinto di dire qualcosa, anche se non chiaro a nessuno dei due il che, trascurabile al momento, se messo a confronto con i loro sguardi, riflessi gli uni negli specchi degli altri.

 

“Mikan...” sossurrò Natsume, imponendo nella ragazza il sentimento di sbigottimento al sentirsi possedere dal desiderio di abbracciarlo, come la prima volta; ed esattamente come la prima volta, s'inginocchiò in silenzio, allargò la minute braccia e legandole dietro al corpo del corvino, rimasto immobile a sorreggersi con gli avanbracci.

 

“Quanto sei stato stupido, anzi quanto lo SEI e basta” gli disse mentre lo stringeva a se.

 

Natsume non rispose, ma si beò del calore che gli veniva dato, rilassando gli occhi fino a socchiuderli, facendo si che altri piccoli frammenti di vetro gli ricaddessero sul volto, mishiandosi all'oro rosso che colava dai piccoli tagli infertogli.

 

Quando poi la ragazza si ritrasse, lasciando ad entrambi una strana sensazione al ventre

“Stai bene?” gli chiese “Si..Tu?” replicò “Si, sto bene.”

 

Annuirono entrambi, a corto di argomenti, perché, tralasciando tutto, il loro gesto, come poteva essere descritto? Con che parole poteva essere giustificato? Ma soprattutto, perché era stato così desiderato ed essenziale per entrambi? Così...agrodolce?

Ecco, era quella il termine: agrodole.

Buono, intrigante, che con la sua nota aspra ti portava a compiere però espressioni, azioni, del tutto incontrollabili, a volte pericolose, che mettevano in mostre cose, sfioramenti e sguardi non leciti.

 

Quel abbraccio era stato agrodole, aveva portato alla distruzione di mura alte e possenti come quelle di Troia, sbriciolarsi sotto la falsa bellezza del cavallo di legno, o, di quel calore che la stretta delle braccia della giovane aveva scatenato.

 

“perchè sei venuto?” chiese Mikan mentre era percorsa da piccoli brividi, ma Natsume rimase in silenzio.

“Melidizione parla, stupido di un Natsume” esclamò lei, colpendogli il braccio.

“Che importa? Tanto l'ho fatto comunque, perchè dovrei dirtelo?”

“Perchè mi interessa!!” esclamò lei prima di realizzare di esserselo lasciato sfuggire, diventando rossa come un pomodoro

 

Natsume rimase sorpreso, ma continuò comunque a mantenersi sulla difensiva “Sembri un polpo rosso, mutandine a pallini”

 

“Zitto tu” sbottò lei, sentendosi pizzicare le guance dall'interno.

 

“Mikan!” Urlò Ruka, raggiungendoli.

Lo sguardo dell'amico si posò su i due, osservandoli e leggendoli come farebbe con gli animali, li stava..studiando? Analizzando?

 

Natsume pensava che Ruka gli avrebbe fatto un qualche tipo di cazziatone, ma invece nulla, non fece o disse niente; non sembrò neanche dare troppo peso alla cosa, lasciando leggermente sorpreso il corvino.

 

“Il resto del gruppo è tenuto fuori dal magazzino, si stanno occupando delle guardie”

 

Ah, allora qualcosa lo sanno fare per davvero..”

pensò Natsume, rimasto leggermente sorpreso.

 

“dobbiamo raggiungerli.” affermò Mikan a nome di tutti e tre, per poi rivolgersi verso il corvino, aiutandolo ad alzarsi: Natsume era molto provato, per cui Mikan fu costretta a sorreggerlo, cercando di non fargli male attraverso la sua presa.

 

Ruka invece si prese in groppa Reo, ancora privo di sensi.

 

La ragazzina lanciò uno sguardo al ragazzo affianco a se che fu corrisposto con altrettanta attenzione “Torniamo a casa Natsume” gli sorrise

 

“Si, a casa

 

..

.

 

“Mikan!Natsume!” ci vennero in contro il professor Jinno e Narumi.

“State bene?” ci chiese Tsubasa, che aveva appena trascinato un uomo in un angolo contro al muro, assieme a tutte quelle già k.o, di guardie.

 

“Voi state bene?” Domandò invece Ruka, mentre Narumi si assicurava di prendersi in carico l'ormai non più ciò che poteva chiamare “amico”.

 

“Si, solo un po' acciaccati” fu la Risposta dell'ossigenato.

 

Dopo essersi scambiato qualche convenevole sull'accaduto, con Reo sotto sedativi e Natsume e Mikan bisognosi di occorrenze mediche, fecero in fretta il viaggio di ritorno grazie all'intervento della scuola, che, a quanto pare, era pronta ad intervenire in qualsiasi momento.

 

“Se la sono presa comoda eh?” commentò ironico Natsume, costruendosi un ghigno sul volto che però si tramutò velocemente in un espressione di dolore: la testa infatti non smetteva di vorticare e le ferite sul resto del corpo iniziavano a dolergli davvero tanto; Neanche se ne accorse, mentre piano piano scivolò dalla presa della ragazza, ritrovandosi in ginocchio.

 

 

Ruka, senza dire parola, si chinò a terra, caricandosi Natsume sulla schiena.


Questo gesto sorprese leggermente il ragazzo dagli occhi scarlatti, non al corrente di tutta questa forza riposta nell'amico:

Sentiva la testa stranamente leggera, ma un gran peso sul cuore: sospirò, chiudendo gli occhi e bagnando la felpa dell'amico con una lacrima.

“Scusami...” sossurrò prima di addormentarsi.

 

..

.

 

Quando Natsume si svegliò era di nuovo in infermieria, sdraiato in un lettino bianco.

 

Con un piccolo sforzo si mise a sedere e poi in seguito si ritrovò di nuovo eretto, anche se ciò gli provocò però un piccolo capogiro.

 

Indossava un pigiama verde chiaro, dal quale si potevano intravedere le garze usate dagli infermieri per fasciare i vari ematomi e tagli.

 

“Sei sveglio” disse Ruka, facendo la sua comparsa.

 

Natsume si girò verso di lui, uno strano senso d'ansia ad attanagliargli lo stomaco:

sapeva perfettamente di non aver mantenuto la parola data, rischiando anche di farsi ammazzare e peggiorare ancora di più la situazione, e aveva paura del giudizio del suo amico, ma allo stesso tempo non aveva nulla per cui doversi giustificare, secondo lui infatti, era come se fosse stato un suo dovere andare a salvare Mikan che tutti (e se stesso) gli avevano dato, senza considerare le sua situazione...

 

anche quando li aveva trovati nel caannone, loro lo avevano sgridato, ma in realtà lo stavano aspettando con impazienza, e questo Natsume lo sapeva benissimo, ma continuava a sentirsi in colpa nei confronti di Ruka in qualunque caso:
lui era l'unico a cui davvero importasse, e sapere di averlo deluso era distruggente.

 

“Ruka..” mormorò il corvino, avvicinandosi, ed abbracciando il biondo con delicatezza,il quale chiuse gli occhi e lasciò che il corvino lo rassicurasse:

l'ossigenato gli strinse il pigiama tra le dita ed inspirò il suo profumo lentamente, poi, una volta convinto il suo cuore a fare ciò che aveva ormai deciso, spinse via delicatamente Natsume, lasciandolo leggermente sorpreso dal gesto.

 

Natsume lo aveva ferito, troppo e più di una volta; non poteva più sopportare il suo comportamento e piuttosto di rimanere ferito ancora, preferiva tagliare direttamente i ponti, per questo, quando Natsume provò a toccarlo di nuovo, si scansò.

 

“Sono venuto a sapere come stavi e basta, ora posso anche andare” disse, più come promemoria a se stesso che altro.

Si alzò dunque, rivolgendogli un accenno di sorriso, annuendo a vuoto, ed indirizzandosi verso la porta dell'infermieria.

 

A quella scena, Natsume fu pervaso da un senso di terrore e provò a trattenere il ragazzo di nuovo con se.

 

“Ruka asp-” “No. Adesso basta Natsume” disse deciso Ruka, con voce stanca, ma dal tono grave, che sorprese il corvino.

 

“Tu non..tu non capisci come tu mi faccia sentire starti accanto, io pensavo che magari sarei riuscito a- , ma non importa, non più, Natsume io non ce la faccio a vederti distruggerti da solo, mi ferisce troppo, e preferisco lasciarti andare che soffrire ancora stando al tuo fianco...”

 

ogni sua parola fu come un nuovo pugno allo stomaco per il ragazzo dai capelli color pece, che infatti iniziò a provare uno strano formicolio per le gambe e lo stomaco.

 

“Ti prego Ruka..”

 

“Quando ci siamo conosciuti me lo avevi detto chiaro e tondo che mi sarei solo fatto del male a starti accanto, ma io stupidamente non ci diedi peso..ora invece so che avevi ragione Natsume: chi ti sta vicino soffre”

 

Il corvino si sentiva morire in quel momento, e si rese conto di quanto Ruka gli fosse necessario solo in quel momento: Voleva piangere, urlare, ma non l'unica cosa che fece fu fissarlo intensamente sull'orlo del pianto.

 

“Stammi bene Natsume, io, noi..abbiamo chiuso, mi dispiace”

Disse infine Ruka, per poi chiudersi alle spalle la porta, e con quella, la loro amicizia.

 

 

NOTA AUTRICE:

 

alloraaaa come vaa???

purtroppo io ho avuto la febbre per un po',

ma sono comunque riuscita a pubblicare questo capitolo, quindi sono soddisfatta:)

 

che ne pensate di questo capitolo?

A me non dispiace sinceramente: come avete notato il punto di vista è assente: volevo fare qualche esperimento.
Che ne pensate? Preferite i POV o questo tipo di narratore?

Lasciatemi sapere nei commenti se vi va:)

 

Finalmente ho finito questa tortura del rapimento, non ne potevo più (credo si fosse capito ahah)

 

Per quanto riguarda il litigio tra Ruka e Natsume, vi giuro che mi sono sentita in colpissima, ma era davvero necessario al fine della storia, ma vedrete che tutto si risolverà (giusto? Eheh)

 

nel prossimo capitolo intendo far avvicinare un po' Mikan e Natsume, ma non troppo, altrimenti non ci sarebbe gusto ahahah

 

 

Vi chiedo scusa se trovate errori vari, e se vi va di lasciare un commento, scrivendo cosa ne pensate e se avete qualche dubbio o richiesta, sarei felice di rispondervi, detto questo, ci sentiamo alla prossimaaa :)

 

 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Natsume rimase immobilizzato, completamente congelato tra il momento in cui aveva sentito Ruka pronunciare quella frase, velenosa e infida, e il momento in cui aveva visto la porta chiudersi alle spalle dell'amico, perché Ruka era ancora suo amico, vero?
Lui..non lo aveva abbandonato, vero? Non lo aveva lascato da solo, giusto?
 
Sentiva il cuore rimbombargli nella cassa toracica, una sensazione di debolezza che percorreva gli arti, gli occhi secchi e desiderosi di essere riempiti di calde e salate lacrime.
 
Il corvino si appoggiò al letto, sedendoci sopra. Gli mancava il respiro.
Iniziò a boccheggiare in cerca d'aria, il petto si alzava e si abbassava freneticamente, il naso bruciava, come la gola e gli occhi: gli occhi...quegli occhi rossi scarlatti, bellissimi e freddi, iniziarono a far scappare al loro controllo frantumi di specchi, ricordi, di una vita, un'amicizia, ormai finita, eliminata, assente.
 
Prese a sfregare il dorso della mano sugli occhi, ma più cercava di asciugare quei pozzi sangue, più le lacrime scorrevano forti ed incontrollabili, come un mare in tempesta, che attraverso fiotti violenti e tremendi, sembra aver posseduto il corpo del ragazzo.
 
Le sue spalle iniziano ad alzarsi ed abbassarsi con irregolarità, mentre dalla sua bocca uscivano dei piccoli, man mano sempre più profondi, singhiozzi e gemiti provenienti da un dolore lancinante che lo colpiva costantemente in pieno petto.
 
 
É finita...Ruka lui ...mi ha lasciato solo.
 
 
Con lentezza infinita si tolse il pigiama, tirando via la maglietta prendendola per i lembi con le dita tremanti: Osservò il suo corpo. Provato era la parola giusta:
aveva ogni tipo di ematoma, ferita e cicatrice ad incorniciargli il corpo. Dei segni erano visibili sulla pelle all'altezza dei suoi polsi come se la luna avesse il compito di farli risaltare tra gli altri, neanche fossero qualche tipo di trofeo cui vantarsi.
No, Natsume non aveva nulla di cui vantarsi, e più ci pensava, più la vista si sfuocava a causa delle lacrime.
L’unica cosa che aveva, l’unica persona che era al suo fianco se ne era andato: ed ora come avrebbe fatto? Chi lo avrebbe salvato dall’oblio?
Era terrorizzato, completamente immobile nella sua aura di incredulità e paura.
La porta si aprì nuovamente, e Natsume ci sperò, lo fece davvero, ma fu una testa castana a spuntare fuori dalla porta, non bionda.
“Natsume? Ti sei già svegliato?” domandò Mikan.
I due si guardarono, Natsume con due fiumi in corsa che scendevano lungo le guancie: Mikan spalancò gli occhi a quella vista e corse a cingerli il collo con le sue braccia minute, soffocandolo nel suo abbraccio ed accarezzandogli la pelle nuda coi polpastrelli.
Natsume la fece fare, troppo vulnerabile.
Chiuse gli occhi: se Mikan fosse stata al suo fianco ce l’avrebbe fatta? Avrebbe superato tutto? Anche Ruka? Quindi non era da solo giusto? Aveva Mikan lui potev-
Chi ti sta attorno soffre…
Quella frase lo colpì come una pallottola, ma la cosa che fece più male era che aveva ragione, Ruka.
Lui faceva solo del male, a chiunque.
Con uno sforzo enorme staccò Mikan dal suo collo, non prima di essersi ben impresso l’odore di pesca del suo balsamo, non lo avrebbe annusato più del resto.
La ragazza lo guardò confusa e provò ad avvicinarsi, ma lui la spinse via, forse con troppa forza, facendola infatti finire col sedere a terra.
Mikan lo guardò scioccata, per poi alzarsi ed iniziare a sbraitare
“OH, IO PROPRIO NON TI CAPISCO PIU! ENTRO, TI VEDO PIANGERE, TI ABBRACCIO E TU MI BUTTI A TERRA??”
“Sta zitta.” Natsume le rivolse un occhiata gelida, e Mikan fu certa che le ricordò una di quelle del Natsume di tanto tempo fa.
Immediatamente si fece seria.
“Natsume cosa è successo?”
Lui non rispose, rimase muto, mentre recuperava la maglietta, indossandola, per poi uscire, sorpassando la ragazza, senza degnarla di uno sguardo.
Mikan lo chiamò a gran voce, ma il gatto nero era già sparito, lasciandola sola.

..
.
Per due giorni Natsume non si fece vedere in giro, anche la sua camera era stata  lasciata candida e pulita, sul cuscino neanche una piccola piegatura.
Sembrava come che tutto ciò lo riguardasse non ci fosse  mai stato, eliminato.
La presenza della  maschera nera sulla piccola scrivania, perfettamente immacolata, faceva da sola testimone della sua venuta.
Il ragazzo non aveva lasciato detto nulla e Mikan iniziava veramente a preoccuparsi: continuava a pensare a ciò che era successo  all’ospedale, non trovando motivi a cui dare la colpa della strana sensazione che aveva allo stomaco.
Si, perché quell’incontro era stato…”fastidioso”.
Si, fastidioso, tutto quello che riguardava Natsume era fastidioso. Lui lo era.
Eppure non riusciva a smettere di pensarci:
dov’era? Che stava facendo? Perché piangeva?
Mikan si maledì  per la sua persistente preoccupazione nei suoi confronti, ma non poteva farne a meno, o forse non voleva.
Forse, se solo avesse avuto sue notizie.. magari quella strana sensazione sarebbe svanita, e dunque decise di andare a parlare con Ruka.
Lui e Natsume erano amici stretti, quasi quanto lei e Hotaru, ed in genere, nonostante non era nell’indole del corvino lasciare che qualcuno sapesse i suoi spostamenti, dava sempre qualche vaga informazione al biondo.
La ragazza si recò dunque verso il dormitorio maschile: erano le tre del mattino, ma la sua curiosità sembrava logorarla dall’interno, e poi diciamocelo, Mikan era istintiva, un'altra caratteristica opposta a Natsume, che invece era la persona più analitica e razionale che avesse mai conosciuto, anzi, forse Hotaru lo batteva leggermente sul campo, doveva concederglielo.
Sgusciò silenziosamente tra i corridoi, cercando di non sbattere contro muri, o fare cadere qualche tipo d’oggetto.
Non ci volle molto, forse anche perché conosceva la strada a memoria,probabilmente proprio per quello.
Bussò forte quel tanto che bastava per farsi sentire, poi ci fu uno scricchiolio di piedi nudi sulle vecchie assi di legno, ed infine la porta si aprì, facendo spuntare una chioma bionda .
“Che ci fai qui Mikan?”
“ecco.. ehm io..ti ho disturbato?” ora si sentiva stranamente colpevole di essersi presentata alla sua porta.
“posso entrare un secondo?”
Ruka annuì piano, leggermente confuso.
“scusa se ti ho disturbato a quest’ora” gli disse la ragazza una volta sedutasi sul letto disfatto dell’ossigenato.
“non fa nulla, piuttosto, hai bisogno di qualcosa?”
“Due giorni fa, quando sono andata a trovare Natsume in ospedale, lui.. era strano:  Ho cercato di essere di supporto, ma lui mi ha respinta, mormorava cose.. gli ho urlato contro, poi lui se ne è andato ed è da due giorni che non si fa vivo quindi volevo sapere se-“
“se avessi sue notizie?” Ruka sembrava essere abbastanza infastidito, “strano” pensò la ragazza.
“ti sembro il suo segretario Mikan? Lo sembro forse? Natsume è grande, può fare quello che vuole. E se sei venuta a quest’ora di notte solo per sapere in che altro casino si è cacciato, allora mi dispiace deluderti: non lo so
 “ora se non ti dispiace vorrei dormire” e dicendo ciò le aprì la porta.
Mikan lo guardò stranita, poi realizzò che forse il problema riguardava proprio loro due.
“avete litigato? Se è così posso aiutar-“ Gli disse, ormai fuori dall’uscio, ma fu interrotta dall’altro con un secco “buona notte Mikan” da parte del ragazzo, che stava per chiudere la porta.
“Natsume stava piangendo!” esclamò di getto allora lei, potendo costatare un irrigidimento della mascella da parte di Ruka: stava esitando, glielo si poteva leggere negli occhi.
Si sentiva forse in colpa?
Si guardarono un istante, poi Ruka concluse la loro breve conversazione, in modo veloce, si, ma più morbido.
“a domani Mikan” le disse dunque, accennando un sorriso.
Per la seconda volta, Mikan si ritrovò con una porta sbattuta in faccia: era stata rifiutata, di nuovo.
 
NOTA AUTRICE:
weeeeeeeeeeeeee eccomi!!!!!
Oggi sarei dovuta partire per Londra ma dato che il mio aereo è stato cancellato, eccomi qui!
Sinceramente non so cosa dire su questo capitolo…ummm….boh.
Eheheheheh.
Spero vi sia piaciuto, sto cercando di tenermi al passo e di aggiornare il più frequentemente possibile, ma è difficile, sorry  :(
Se vi va di lasciarmi un commento, sarei lieta di rispondere.
Se ci sono errori perdonatemi, non ho ricontrollato perché sono una persona pigra eheheheh.
Alla prossima, ciauu!!

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


MIKAN

Dopo qualche altra settimana Natsume tornò finalmente a scuola: i capelli erano leggermente più lunghi e alcune ciocche gli ricadevano sugli occhi socchiusi con un’espressione fredda sul volto.

Quando entrò in classe un velo di tristezza si impadronì di me: era così diverso, così solo.

Sopra la divisa portava una felpa extralarge grigio chiaro con delle scritte rosse e verdi. La cosa mi sorprese abbastanza dato che il regolamento vietava qualsiasi tipo di anticonformismo, ma a quanto pare a lui non importava.
 
Quando passò oltre al mio banco non mi rivolse minimamente la parola o un cenno del capo: io ero invisibile per lui.

Si sedette scomposto in un banco abbastanza isolato e vicino ad una delle grandi finestre che decoravano, se così si può dire, la stanza.

Guardarlo mi dava emozioni contrastanti: ero sollevata che si fosse finalmente fatto vivo, preoccupata della sua scomparsa, frustrata da questa sua apparente freddezza e triste.

La tristezza era il sentimento più prepotente, più logorante. Mi sentivo colpevole di qualcosa di cui nemmeno ero a conoscenza, coinvolta in una situazione a me ignota, un groviglio di parole non dette e sguardi non corrisposti.

Io però detestavo Natsume, si, lo detestavo, detestavo quel nodo allo stomaco che avevo ogni volta in sua presenza, detestavo il suo potere su di me, detestavo i momenti gentili che a volte sembravano incorniciare il ragazzo sotto una luce diversa, calda, fresca, dolce.

Si, detestavo Natsume, lo odiavo sotto certi aspetti, ma era come una calamita a cui impossibile sottrarsi, non più oramai.

..
.
 “Natsume..” lo chiamai cercando di afferrarlo per un braccio.
 “lasciami.”

“Natsume ti prego, dimmi che succede”
“Non vedo come ti possa riguardare” rispose acido lui.

“Natsume se non mi dici cosa è accaduto, come pensi che io possa aiutarti?”
“Nessuno ti ha chiesto di farlo, vuoi lasciarmi in pace Maledizione!?” si lamentò lui, strattonando il mio braccio via dal suo, per poi allontanandosi a grandi falcate verso l’uscita della scuola.

Rimasi basita dal suo comportamento, non capivo che stesse succedendo ed il perché dell’improvviso cambio di carattere da parte sua. Era peggio del vecchio Natsume, molto peggio, e il comportamento che aveva avuto nei miei confronti mi aveva, anche se non volevo darlo a vedere, ferito.

“Fossi in te lo lascerei stare” fece la sua comparsa Ruka, raddrizzandosi al mio fianco.

Non so perché ma quel suo suggerimento mi urtò veramente il sistema nervoso.

“Ma come ti permetti?” domandai sbigottita “ Lui è tuo amico!! Come puoi fare finta di nulla?!”
 
Ero tremendamente delusa da lui, lo credevo una persona migliore, un amico migliore, ma forse mi sbagliavo, mi ero persa troppe cose, o forse le avevo avute sempre sotto il naso, ma ero stata talmente stupida da non accorgemene.
 
“Mikan, tu non conosci ancora Natsume come credi, lui..non è una persona a cui legarsi, ne usciresti distrutta, fidati, te lo dico per esperienza.”

“Secondo me l’unico distrutto qui è lui.” Sibilai velenosa, per poi incamminarmi anch’io verso i dormitori.

“Io ti ho avvisato Mikan, spero solo tu riesca ad aprire gli occhi prima che sia troppo tardi.” Mi avvertì, alzando la voce in modo da farsi sentire anche a debita distanza.

Lo insultai mentalmente, per poi dileguarmi: avevo bisogno di cambiare aria.

..
.

Provai a dare un occhiata in giro, sperando di trovare una conosciuta testolina nera, ma fu tutto inutile: si era dileguato di nuovo.

Avevo come l’impressione che più il tempo passasse, più mi fosse difficile raggiungerlo, metaforicamente e fisicamente.

Ero davvero frustrata, volevo davvero tanto che tutto si sistemasse, ma sembravo avere tutto e tutti contro questo mio ideale, maledizione.

Feci il giro del giardino per due volte, sperando di trovarlo, e contemporaneamente mi misi a pensare a cosa dirgli, si insomma, non potevo fare la figura del baccalà giusto?
Sbagliato:
perché tanto, qualsiasi cosa io mi potessi preparare in precedenza, si sarebbe vanificata nel nulla una volta che i suoi odiosissimi occhi cremisi si fossero posati su di me.

Urrrrrrgg, che fastidio!

Lasciai perdere: se Natsume non voleva essere trovato, non ci sarei riuscita a prescindere.

Sbuffai pesantemente, sbattendo il piede destro contro il terreno, con fare infantile.

“Che situazione orribile!”  mi ritrovai a pensare, prima di raggiungere la mia camera, buttandomi sul mio letto e muovendo le gambe su e giù in modo alternato.

Iniziai a piagnucolare, lamentarmi e sbattere leggermente i pugni sul copriletto, emettendo anche qualche piccolo gemito d’irritazione, che però venivano smorzati a causa del cuscino in cui avevo sprofondato la faccia.

“Odio tutto questo…” mi lamentai prima di chiudere gli occhi.

..
.
Il giorno successivo Natsume non venne a scuola e neanche quello seguente. Tornò il terzo, come si racconta abbia fatto Gesù nella bibbia dei cristiani: risorto per salvarci.

In questo caso però, non si trattava di una bella trasformazione, al contrario, Natsume era irriconoscibile: I capelli incolti, erano cresciuti fino a coprirgli gli occhi, il volto pallido e scavato.

Sembrava non mangiasse e dormisse da giorni, e forse era proprio così.

Forse era lui quello bisognoso d’essere salvato.

Provai ad approcciarlo durante l’orario di scuola, ma fu del tutto inutile, maledettamente inutile.

Decisi di aspettare, attendere e cogliere il momento giusto per parlargli in privato.

Solo perché ero preoccupata, tutto qua.

..
.
 
Natsume svoltò a sinistra lungo l’immenso corridoio ed io mi affrettai a seguirlo, cercando di non farmi scoprire.

Sinistra, sinistra
Destra, destra,
attendi, corri.

Sembravo una trottola impazzita, dovevo mantenere un’ andatura che mi permettesse di non farmi seminare, ma allo stesso tempo dovevo stare attenta a non avvicinarmi troppo:
Era un incubo, seriamente, quel ragazzino era troppo veloce,talmente tanto da seminarmi, scomparendo dietro ad un muretto.
Mi affrettai a raggiungerlo, svoltando dove aveva fatto lui in precedenza, ma non vi trovai nessuno.

“E’ te pareva?” mi interrogai retoricamente.

Vagai con lo sguardo, cercando di scorgerlo tra le figure presenti, ma nulla, lo avevo perso, accidenti.

Sbuffai sonoramente, facendo per girare i tacchi, quando sentii la presenza di un leggero venticello all’odore di liquerizia pizzicarmi il collo: improvvisamente sentii caldo.

“Che stai facendo? Perché mi segui?”  
“N-natsume?”  lo fronteggiai, voltandomi con un po’ d’incertezza.

Il ragazzo mi osservò attraverso la sua frangia, decisamente troppo trascurata ed in disordine.

“Oh Natsume che ti è successo?” mormorai, cercando di toccargli il volto, ma lui si scansò, come scottato.
“Natsume…” non lo riconoscevo più, faceva impressione da quanto fosse malconcio.

Una sensazione di terrore e fastidio si insinuò dentro di me, portandomi ad aggrottare le sopraciglia, storcere la bocca, arricciare il naso, assumendo un espressione al quanto unica.

“Ti prego Natsume, dimmi che succede.”
“Ancora?! Mikan ti vuoi fare i fatti tuoi?!”

La sua affermazione non fece altro che darmi ancora più sui nervi.

Presa da un impulso più profondo di quanto pensassi, gli afferrai con forza il polso, stringendo quanto più potessi.
“Non stai bene Natsume, lo vuoi capire?!” sbraitai, fissandolo con due occhi di fuoco.

Lui mi guardò piuttosto seccato e, con un movimento secco, si liberò dalla mia presa.
“Non ti immischiare.” sibilò, tenendo i denti stretti fra loro, come se fossero il filtro che collegasse i suoi pensieri alla sua voce, a mio parere tormentata e distrutta, ma  impaurita al tal punto da non esporsi, urlare.

Sentii gli occhi pizzicarmi: le persone intorno a me stavano cambiando troppo velocemente e drasticamente, ed essere l’unica a non saperne il perché mi faceva uscire fuori di testa.
“Sei un cretino!” singhiozzai, spingendolo.

Natsume si ritrovò col sedere a terra e la cosa, per quanto poco lucida potessi essere in quel momento, mi sorprese, perché non mi sembrava di avere usato poi così tanta forza.

Mi chinai piano verso di lui, con cautela, come se potesse scappare via al minimo movimento brusco.

Presi il suo viso tra le mie mani tremanti, accarezzandogli  con delicatezza le guance e percependo la morbidezza dei suoi capelli, che, troppo lunghi, ricadevano fino ai suoi zigomi.    

“Ti prego parlami.” Lo scongiurai, facendo passare le mie mani fino a dietro al suo collo, coinvolgendolo in un timido abbraccio.

Lui non faceva altro che tremare leggermene sotto il mio tocco e la cosa mi fece stringere il cuore.

Restammo abbracciati per qualche minuto, poi un rumore simile a un ringhio si propagò nell’aria, facendomi staccare dal contatto confusa.

Natsume abbassò lo sguardo, mentre il rumore si ripeté nuovamente.

Sorrisi intenerita quando capii di che si trattasse.

“Natsume…Hai fame?” gli chiesi dolcemente, sorridendo appena, come per rassicurarlo, mentre con la mano destra accarezzavo delicatamente il tessuto della felpa della sua schiena, ancora percorsa da piccoli, ma costanti, brividi.

Il corvino continuava a tenere la testa rivolta verso il basso, terribilmente a disagio.
“Prendi la mia mano” gli mormorai dolcemente, esponendo il palmo della mia mano destra.

Lui esitò un istante prima di decidersi ad afferrarla, tirandosi su un po’ a fatica.
Mi risultò spontaneo posare una mano al lato della sua cassa tragica per sostenerlo, debole com’era.
“Andiamo a mangiare qualcosa ok?”

Lui annuì scattosamente, iniziando a camminare, strizzando più volte gli occhi.

Mentre ci spostavamo, ero in grado di percepire le sue costole dal tessuto della spessa felpa, facendomi venire la pelle d’oca.

Rafforzai la presa, mordendomi il labbro.

“Vedrai che andrà tutto bene.”
 
NOTA AUTRICE (please read)

Salveeee,
vi chiedo enormemente perdono per tutto questo ritardo, ma sono stata sommersa da impegni vari ed è stato davvero difficile per me scrivere questo capitolo, che tra l'altro trovo davvero orrendo. (Non addolcite la pillola, fa schifo e basta ahahah)

Avevo intenzione di riscriverlo, ma allora non sarei stata in grado di pubblicarlo per un altro mese come minimo.

mi ero ripromessa allora però di cercare di renderlo un po' più lungo come segno di scuse, ma mi è stato impossibile pure quello, e più il tempo passava, più mi sentivo in colpa e alla fine ho deciso di pubblicarlo così e basta, scusatemi >x<
(Blame my school eheheh)

come sempre vi chiedo scusa per tutti gli errori che troverete in questa parte, siete liberi di riferirmeli tra i commenti, che vi sollecito sempre a lasciarmi, cosicché  vi possa rispondere con molto piacere, ringraziandovi per il sostegno che mi state dando, kyaa 

A presto ^^


   

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
POV NARRATORE (MIKAN)

“Va un po’ meglio?” domandò al corvino, che, seduto su uno sgabello, ingeriva silenziosamente il contenuto del  pacchetto di patatine che era riuscita a farsi procurare da Tsubasa appena terminate le lezioni.

Natsume non rispose, evitando il contatto visivo, ma convincendosi a dare un piccolo accenno di capo come segno di riconoscenza, al quale lei sorrise.

Il rapporto che aveva con il ragazzo di fronte a lei era sempre stato molto particolare, aveva cercato più e più volte di diventare sua amica, ma avevano entrambi caratteri forti, ed era più semplice scontrarsi e litigare che fare un passo indietro e lasciare vincere l’altro, ma non lo aveva mai odiato, o almeno non come una persona intende odiare.

Si, detestava il modo di fare di Natsume, il suo sguardo freddo, l’essere un grandissimo bastardo antipatico opportunista: doveva sempre cacciarsi nelle più assurde situazioni, tornando dopo settimane ridotto uno straccio e nonostante ciò cavandosela sempre, lasciando però chi a lui vicino nel dubbio di cosa fosse successo.

Ma tra tutto, ciò che Mikan detestava più in assoluto, era come fosse dipendente da quei occhi cremisi, troppo profondi, troppo penetranti, semplicemente troppo.
E non riusciva a far finta di nulla, lo detestava, si, ma non l’odiava, e non poteva fare a meno di aiutarlo se in difficoltà: come lui aveva aiutato lei, ora doveva ricambiare il favore.

Sapeva che non era quello, sapeva che in realtà il suo attaccamento al ragazzo era più profondo, ma ammetterlo non avrebbe cambiato nulla: Non sarebbero mai stati amici.

“Ti va di dirmi che cos’è successo?” chiese pacata, continuando a dondolare le gambe dallo sgabello.

L’altro però tacque, non sapeva come, e, soprattutto, se, risponderle.

“Non sei obbligato a dirmi nulla sai? Solo…non tagliarmi fuori, dopo tutto ciò che è successo con Reo, credo, o almeno spero, che tu abbia capito di poterti fidare di me…” continuò poi.
Il corvino espirò rumorosamente, indeciso sul da farsi. Prese a torturasi le mani, tirando la pelle delle dita e stritolando i palmi fra loro:

“Posso davvero affidarmi a lei?” si domandò

Mikan sentì il suo stomaco stringersi in un pugno, vedendo il ragazzo di fronte a lei così tormentato. Poggiò le sue mani su quelle ghiacciate del corvino, separandole e stringendole tra le sue;
e nonostante fosse leggermente in imbarazzo, decise di azzardare, portandosele alle guance per scaldargliele.

“Non sei solo lo sai?”

Bastarono quelle quattro parole a farlo crollare, scoppiare, abbattere ogni muro e anche a farlo annegare in un mare di lacrime, dando il via ad un pianto liberatorio.

La castana si perse un secondo dentro quei pozzi vermigli, poi si alzò e lo racchiuse tra le sue braccia, perché Natsume in quello stato la destabilizzava non poco:
era vulnerabile.

“Mi dispiace Mikan, mi dispiace tanto” continuava a ripetere tra i vari singhiozzi il corvino, stringendosi contro il busto dell’altra, mentre ella gli accarezzava gli ispidi capelli neri.

“Non preoccuparti, non è nulla, ti prego non piangere più” cercò di rassicurarlo lei, schiava di quella sua fragilità che le metteva lo stomaco in subbuglio.

“Ruka mi odia” mormorò con voce roca il moretto.

“È successo qualcosa con lui?”

Il corvino annuì, sfregando il viso nel cardigan scolastico della ragazza.

“Non vorrà più avermi attorno, ho infranto la promessa…” sospirò affranto.

“Non mi sembra che questo gli dia il permesso di trattarti male, anzi” pronunciò con astio la giovane, ripercorrendo brevemente il deplorevole comportamento adottato nei confronti del ragazzo da parte del biondo.

“Tu non sai di che tipo di promessa si tratta” sputò tra le lacrime.

“Vuoi provare a parlarne?”

Il corvino scosse il capo contro il maglioncino, affogandoci contro.

“Okay, va tutto bene, non preoccuparti”  lo strinse a se.

“Scusami, è tutta colpa mia.” Singhiozzò.

“Shh, non dire così, si risolverà tutto vedrai.” Cercò di rassicurarlo mentre si guardava attorno.

Non se la sentiva di lasciare Natsume solo in quelle circostanze, però il sole era già tramontato da un pezzo e presto sarebbe scattato il copri fuoco.

“ Natsume, nella tua camera il letto è matrimoniale vero?”

L’altro si limitò ad un assenso del capo.

“Bene -proferì allora Mikan- stanotte dormirò con te.”

“Cosa?”
...
..
.
 
Alla fine la fanciulla era davvero andata a dormire in camera con il giovane: aveva preso il suo pigiama, un cambio pulito e aveva seguito il ragazzo fino al suo alloggio.

La camera di Natsume era estremamente più grande di quanto fosse la sua, ma se lo aspettava, dopotutto era uno degli studenti con la famosa “special star” e i benefici di cui poteva usufruire erano infiniti.

“Vado a cambiarmi in bagno, tu.. non so, fai quello che fai in camera tua di solito.”

Il corvino accennò un “ok” prima di buttarsi a letto vestito, facendo svolazzare le coperte.

“torno subito!” esclamò allora prima di chiudersi nella toilette, poggiando poi la schiena contro la superficie di legno, emettendo un sospiro basso. “Non so più che fare…” pensò frustrata prima di far scattare la serratura.

..
.

“Hey Natsume…”  mormorò una volta ritornata in camera, notando il corvino seduto sul letto.

Portava  un pigiama a maniche lunghe nonostante fosse Marzo e la temperatura era assai aumentata nell’ultime due settimane, i suoi occhioni erano gonfi e le labbra increspate: adorabile.

Egli sollevò lo sguardo su di lei, alzandosi e scoprendo il letto, e Mikan si sedette sul coprimaterasso per poi stendere le gambe e mettersi sotto le coperte, seguita poi da Natsume che le si stese di fianco, dandogli le spalle.

La castana osservò la figura rannicchiata del pece e un senso di angoscia le si aggrovigliò in gola.

Non voleva comportarsi da maniaca, ma nella sua testa, e specialmente nel suo cuore, sentiva il bisogno di dimostrargli la sua presenza e disponibilità.
Scivolò dunque sul materasso fino ad abbracciare la vita di Natsume con un braccio, stringendolo a se.

Sentì come il ragazzo si irrigidì improvvisamente, e forse avrebbe pure contestato questa sua mossa se lei non avesse rafforzato di più la presa e non avesse schiacciato la guancia contro la sua schiena, sussurrandogli una buona notte e inebriandosi del suo profumo al pino e muschio bianco, prima di chiudere gli occhi e scivolare nell’ oblio oscuro del sonno.

Quella notte entrambi dormirono con la consapevolezza che l'indomani sarebbe stato diverso.

..
.
Il mattino seguente si era svolto tutto con più leggerezza, e l’aria ombrosa e tormentata del corvino sembrava essersi, almeno in piccola parte, dissipata, e tutto presagiva ad un riconciliamento.

La figura pimpante di Mikan aveva trascinato il moro per i corridoi, e si preoccupò di ronzargli sempre nelle sue prossimità, in modo da intervenire se ritenuto necessario.

Natsume non aveva detto nulla in proposito e proprio per questo la giornata filò liscia come l’olio.

Il pomeriggio lo passò nuovamente nella stanza del privilegiato, lei che faceva i compiti, e lui intento a leggere uno dei suoi classici fumetti.

“Finirai per spendere tutti i tuoi risparmi in manga” gli disse ricevendo come risposta un grugnito basso e un “tu non capisci niente” che le fece alzare gli occhi al cielo, non trattenendo però una piccola smorfia divertita.

“Come no” rispose, tornando sui libri, alche il moro sbuffò, facendo leva sulle braccia e ritrovandosi seduto sul trapuntino che ricopriva quell’immenso giaciglio morbido.

“ Mikan…”

“Mhm?”

“Potresti…fermarti anche questa notte?” mormorò incerto, le gote arrossate e le mani congiunte.

“Certo…”

..
.

“Scusami se ti ho costretta a restare” mormorò nella notte, facendo si che Mikan si voltasse verso di lui, ora faccia faccia.

“Non mi hai costretta fare nulla, voglio davvero tu stia meglio” rispose lei, immaginandosi il viso del corvino a pochi centimetri di distanza, dopotutto era estremamente buio, e a mala pena riusciva distinguere le fattezze del ragazzo di fronte a se.

“Non pensavo di poterlo mai dire, ma grazie, Mikan, davvero.”

Il cuore della povera ragazza fece una capriola e il suo sguardo ricadde sulle dolci labbra del moro, ora lievemente illuminate da un raggio di luna.

Piano piano, si mosse verso la loro direzione, quasi soggiogata e ipnotizzata dal dolce suono del pifferaio magico, che quei carnosi lembi di pelle sembravano produrre.

“Di nulla” soffiò sulla sua bocca, poi annullò le distanze, e due paia di boccioli rosa si scontrarono.
 
ANGOLO AUTRICE:
Allora, vi assicuro che mi sento un po’ un pezzo di sterco ad aver tralasciato questa ff così a lungo, mi dispiace tanto sul serio.

In realtà avevo intenzione di mettermi sotto appena finita la scuola, ma purtroppo ho avuto un ripudio completo verso qualsiasi forma d’arte, scrittura inclusa.

Avevo veramente bisogno di staccare un po’ la spina da tutto quello stress accumulato ed oziare finalmente un po’.
Ho provato, davvero, ad abbozzare qualcosa, ma la sola idea di toccare la tastiera mi faceva rivoltare le viscere, e sinceramente se devo pubblicare qualcosa non vorrei fosse “costretto”, altrimenti non c’è soddisfazione.

Quindi ho scritto questo capitolo in due pomeriggi ed ecco qua ciò che ho ottenuto, non è molto, ma proverò a velocizzarmi con la stesura della prossima parte così da non far aspettare troppo :)
E ovviamente, come scusante per questo abbandono, ho finalmente descritto il loro primo bacio kyaaaa

Spero di essermi fatta perdonale almeno un po’ >x<

Se avete errori da segnalarmi, richieste, dubbi ecc siate libere e liberi di lasciarmi un commento: adoro rispondere ai messaggi, mi diverto molto, e poi so che c’è qualcuno a cui piace la mia storia, e il ciò mi scalda il cuore.

Per oggi è tutto, byee

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


NARRATORE POV

Quel bacio fu il suggellamento di fin troppi attimi frapposti tra sorrisi e lacrime, pizzicotti e carezze, risate e silenzi.

Quando Mikan si ritrasse da quell’effimero sfioramento, la mente di Natsume ancora doveva realizzare la sua venuta. Eppure era successo, oh si che lo aveva fatto, altrimenti non ci sarebbe stato motivo per un pittore sconosciuto di spargere quella profonda polvere color porpora sulle gote del ragazzo.

Schiuse gli occhi e separò appena le labbra, emettendo un lieve e caldo sospiro.

La voce sembrava essersi prosciugata, senza lasciargli modo di esprimersi, di chiedere, di reagire.

Mikan, d’altro campo, abbassò il capo per evitare il contatto visivo, e lentamente scivolò dall’altro lato del letto, dando la schiena a Natsume, e stringendo le mani congiunte al suo petto, percependo quel suo impulsivo cuoricino rimbombargli fra le costole, così forte, da preoccuparla che pure il corvino, lì al suo fianco, potesse sentirlo.

Nonostante i suoi timori, non una sola parola uscì dalla bocca del pece, che invece continuava a perforare con occhi sgranati la schiena della ragazzina, non capacitandosi di questo suo gesto così improvviso e sconvolgente.

Passò un dito sul suo labbro inferiore: Era caldo.

..
.

La notte concilia il sogno, rigenera il corpo, libera la mente e scaccia i pensieri che rendono ansiosi. Tutte le notti rappresentano la fine e la nascita di un cammino, o percorso, che porta alla resurrezione, ad un nuovo inizio.

Tutte le notti, tranne quella.

Natsume e Mikan non potevano essere più in difficoltà di così.

La ragazza aveva passato l’oscurità notturna a scrutare il buio che sapeva ricoprire il freddo muro della stanza del moro, il quale rimase a fissare con stessa tale intensità la schiena di lei, osservando il modo in cui pian piano il suo corpicino si gonfiava e sgonfiava per il suo lieve respirare, cercando di immaginare cosa e perché avesse suscitato in Mikan un tale desiderio, di
baciarlo
, lui poi.

E si sentiva così magro e debole nel suo pigiama, nelle sue coperte, nella sua vita, ma Mikan, lei, era così calda, così accogliente e buona.

Mikan era buona.

Ed era gentile e altruista e capace di amare, amare anche chi non lo meriterebbe, amare lui.

Slittò allora con stanchezza verso quel così dolce profumo fruttato, pesca, avvicinandosi col naso alla sua figura, tiepida.

Si chiuse a riccio contro la sua schiena, senza toccarla, ma riempiendosi del suo iridescente tepore.

Così bello…

“Buona notte Sakura…” sussurrò prima di addormentarsi.

..
.

I sottili frammenti di luce provenienti dalla finestra, venivano spezzati in delicati tratteggi dalle tapparelle color edera.

La tenda, sciolta di fianco alla finestra, vorticava piano come un fantasma, il dolce caldo della primavera rischiarava la stanza, inondandola di vita.

Mikan aprì gli occhi.

Sbatté lentamente gli occhi gonfi mentre respirava il mascolino profumo delle federe del moro.
Così rilassante…

Deglutì intimorita per poi scivolare con la schiena contro la testiera, stendendo le gambe.

Sospirò come per espellere quei sentimenti tempestosi che le avevano stretto lo stomaco in una morsa.

Si coprì gli occhi con le mani, trattenendo un urletto stridulo al ricordo della sera precedente:
lo aveva baciato.

Aveva baciato Natsume.

Vortici color porpora devastarono il delicato pallore delle sue guance, iniziando a soffrire di un delizioso quanto infido batticuore.

“mhhmm-” gemette e per poco non cominciò a sbattere i piedini alternati sul materasso, da sotto il trapuntino blu scuro; un leggero russare la fermò dal compiere tale gesto: Natsume dormiva al suo fianco, rannicchiato come un gattino, fattosi piccolo piccolo durante il sonno, contro il lato del letto della ragazza: il musetto nascosto nel cuscino, i capelli soffici e spettinati e due dita arcuate a tenere un lembo del pigiama rosa- con le fragole dipinte sopra- di Mikan.

La giovane deglutì, non riuscendo a distogliere lo sguardo: come potevano definirlo pericoloso?

A Mikan, Natsume, sembrava così indifeso e spaventato, ma soprattutto solo…

Natsume era sempre stato solo, si era sempre sentito solo… e il rifiuto di Ruka era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Lo aveva distrutto, completamente spazzato via il vento fa con le onde.

Uno sguardo triste si dipinse sulla morbida tela bianca che era il suo volto, mentre una mano andava ad infrangere lo specchio nero dei capelli lucidi del ragazzo, giocando con le lisce e soffici ciocche ebano.

Natsume miagolò confortato contro il suo tocco, spingendosi inconsapevolmente contro la sua mano, ancora incosciente.

Non riuscì a trattenere un sorrisino a quella sua così carina ed innocente reazione: anzi, a dire la verità, era lui, Natsume, ad esserlo, non le sue reazioni.

E a lei piaceva… a Mikan piaceva così tanto questo suo lato segreto: questa rara rosa dai petali neri e rossi, come rubini  scarlatti incastonati nell’ossidiana  più grezza, fragile che ti si spezza in mano, ma bellissima, eccome.

E finalmente, lo aveva realizzato: Natsume era fragile e aveva bisogno di lei.

..
.
 
Quando Natsume e Mikan tornarono a scuola quel giorno, fu tutto molto strano: c’era tensione, anche fin troppa! Dire che si poteva tagliare con un coltello era un eufemismo nello e buono.

Eppure, nonostante questo, i loro cuori sfarfallavano dentro i loro petti, e quando i loro sguardi si incrociavano, impossibile risultava negare i dolci sorrisi e volti baciati dal crepuscolo che nascondevano sotto la frangia o libri di qualche materia che sicuramente passava in secondo piano in tali circostanze.

“Piantala di fissarlo come se fosse un pezzo di carne imbevuto nella salsa barbecue. Sei strana.” L’aveva ripresa Hotaru all’ennesima spiata fugace.

“Non sono strana…” si era imbronciata l’altra, tornando col volto dritto verso la cattedra ed appoggiandolo al palmo della mano.

“Lo sei: osservi Natsume come osservi il mio pasto da quattro stelle in mensa, sei peggio di un animale.”

“Oh insomma!” sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo.

“Signorina Mikan, deduco si stia annoiando dalla sua espressione al quanto rapita dalla lezione, mhm?.”  Fu rimproverata dal professor Jinno, il quale, evidentemente spazientito, aveva le mani appoggiate ai fianchi, il torso teso e la bocca serrata.

“Chiedo s-scusa…”  rispose lei a bassa voce, maledicendosi mentalmente.

..
.

“Capito? E adesso non so come approcciarlo!”  esclamò, stringendosi i capelli fra le mani.

“Cavolo che bel casino-” fischiò Tsubasa, seduto mollemente su una sedia, i piedi sul tavolo dove Mikan aveva abbandonato il capo, intento a dondolarsi lascivamente su e giù, sfregando gli anfibi contro il legno.

“Mhmh-” piagnucolò la ragazzina, battendo i pugni sul ripiano cerato di bianco. “Non so che fare..” sbuffò.

“Essere onesta magari?”

“Cosa intendi…?” alzò la testa la castana, incrociando il suo sguardo con quello del suo sempai.

“Natsume a te piace no?” la stella nera sullo zigomo del ragazzo più grande sembrò scintillare di luce propria mentre i suoi occhi furbi scrutavano la ragazzina.

“Ahm- umm…io..”

“Ammettilo Mikan, una volta fatto ci capirai molto di più del casino che la tua testa in questo momento è.”

La giovane si tirò a sedere, strisciando i palmi sudati sul tavolo. Il suo cuore batteva all’impazzata  e le guance tonde e morbide scottavano al ricordo del corpicino di Natume che quella mattina dormiva al suo fianco, schiacciato contro la sua schiena:

Così dolce ed innocente…

Sospirò, sentendosi tremare da capo a piedi: perché diavolo era così difficile?

Diede una rapida occhiata a Tsubasa, abbassando poi il livello visivo alle sue ginocchia.

“Si…Natsume mi piace.”  Ammise, piano, ma decisa, sicura di questa affermazione.

Ormai era inutile rifiutare, negare, quello che il suo cuore sapeva da ormai molto tempo a questa parte.

A lei Natsume piaceva? Si.

Le piacevano i suoi lati delicati, fragili, dipendenti a qualcuno che lo sostenesse? E quelli forti, scontrosi, quando si chiudeva nella sua corazza fredda?

Era innamorata di Natsume?

La risposta a queste domande restava sempre un si.

Rimaneva solo un interrogativo però a questo punto: A Mikan piaceva, si, Natsume
…ma a Natsume, Mikan piaceva?
 
ANGOLO AUTRICE
Heii… quanto tempo accidenti.
Sinceramente non ci provo neanche a giustificarmi perché è davvero passato troppo tempo, troppo.
Voglio solo scusarmi con voi per questo disagio, non era mia intenzione trascurare la storia, ma purtroppo ho una vita molto frenetica e non sono stata in grado di stare dentro tempi definiti e accettabili, visto che questi non lo sono  di certo.
Comunque ci tendo a ripetere che non lascerò la storia inconclusa: la completerò, assolutamente, l’unica variabile sono i tempi che ci metterò.
Scusatemi ancora e grazie per la vostra pazienza.
Se comunque avete voglia di commentare, farmi notare errori che mi sono scappati, richieste da farmi, dubbi o semplicemente esprimere un parere, sarò molto lieta di rispondere.

Grazie, Bye Bye.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

 

Dire che i giorni che seguirono furono pressoché imbarazzanti per entrambi i due giovani poteva definirsi un eufemismo.

 

A Mikan tremavano le gambe ogniqualvolta vedeva passare per i corridoi il corvino, finendo col nascondersi dietro le colonne del porticato che dava sulle aule o nei vicoli dei corridoi con il cuore che sembrava sfarfallarle fuori dal petto.

 

Era fregata, non sarebbe più riuscita ad affrontarlo, a guardarlo- anni di amicizia, se poteva chiamarla tale, buttati nel cesso a causa del suo stupido gesto.

 

Ma perché devo sempre essere così impulsiva?”

 

Si morsicò nervosamente il labbro inferiore, le gote rosse dall’imbarazzo al solo ripensarci.

 

Quasi urlò quando una mano si scontrò contro la sua spalla, picchiettandoci sopra. Si girò di scatto, il viso viola e gli occhi sgranati.

 

Una vampata di sollievo la pervase quando voltandosi, al posto di due rubini penetranti, si trovò di fronte a due iridi azzurre: Ruka.

 

“Hey Mikan, Tutto okay? Che è quella faccia?”

 

Inclinò il capo confuso, il coniglietto grigio ai suoi piedi copiò il gesto del ragazzo, stirandosi sulle zampine posteriori.

 

“Eh? Ah- no scusa, mi hai spaventata tutto qui…”

 

Gli rivolse un sorriso teso.

 

“Qualcosa non va?”

 

Continuò il biondo, chinandosi per poterla guardare direttamente negli occhi.

 

Mikan si sentì stranamente a disagio: “troppo vicino” le urlava la testa.

 

Fece un passo indietro, distanziandosi di qualche metro.

 

“Tutto apposto davvero.” Ribadì, le parole gli scivolarono quasi ruvidamente dalle labbra. Le era quasi impossibile non provare almeno un pochino di astio nei suoi confronti dopo ciò successo con Natsume.

 

Natsume.

 

Di nuovo.

 

Sospirò mentalmente: era cotta a puntino, ecco cos’era.

 

“Torniamo in classe è meglio, non voglio venir rimproverata come al solito.”

 

Deviò l’argomento, spostandosi verso la curva del corridoio.

..

.

“Ancora non gli hai parlato?” Tsubasa scosse il capo, un ghigno stampato sul volto.

Mikan grugnì, colpendo il tavolo con la fronte- esasperata.

 

“Vorrei non averlo mai fatto.” Borbottò ad alta voce mentre sbatteva frustrata i pugni sul ripiano liscio.

 

“Non aver mai fatto cosa?”

 

“Misaki! Che ci fai qui?”

 

“Sono passata a vedere come andavano i preparativi per il ballo. Ciao anche a te Tsu-Tsu comunque.” Ghignò alzando gli occhi al cielo. Il corvino sogghignò, tirandola per la cravatta in un breve bacio quando fu abbastanza vicina.

 

“Scusate?! Voi due?!” Mikan quasi cadde dalla sedia alla vista. “Da quando?! Perché non ne sapevo nulla?!” Esclamò al dir poco offesa.

 

“Già Misaki, perché non ne sapeva ancora nulla?” Le diede manforte il maggiore, un sorriso sornione sul volto.

 

“Stai zitto tu.” Soffiò l’altra, spingendogli la fronte all’indietro con due dita. Tsubasa le fece la linguaccia.

 

Misa-chan si sente ancora un po’ timida ad ammettere la nostra relazione.” Si rivolse di nuovo alla ragazzina, la quale osservava tutto con occhi sgranati.

 

“Sei pessimo! Misa-chan? Davvero?!”

 

“Sei carina quando sei arrabbiata lo sai?”

 

“Ma smettila idiota.”

 

“Tanto lo so che ti piace quando ti faccio dei complimenti.” Ghignò.

 

Il battibecco andò avanti per diverso tempo, ma Mikan non riusciva a trovare la forza di ascoltarli. Una sensazione strana le aveva impossessato il petto, risultando quasi dolorosa.

 

Era… invidiosa.

..

.

D’altro campo, Natsume non aveva ancora ben metabolizzato tutta la situazione.

Mikan l’aveva baciato.

 

Lui.

 

Quasi stentava a crederci: poteva ancora sentire la morbidezza delle labbra della ragazza sulle sue, il suo profumo pescato, il suo sguardo quando aveva aperto gli occhi dopo il suo gesto.

 

Era quasi una settimana che si trovava a pensare solo a quella fatidica notte e una marea di brividi lo attraversava ogni singola volta.

 

Perché lo aveva fatto?”  

 

Non sapeva darsi risposta.

 

Tra l’altro, la ragazza sembrava essersi volatilizzata, sparita.

Non che non se lo aspettasse, ma era strano non vedere quel suo paio di codini rimbalzare all’aria per i corridoi.


Un moto di agitazione lo pervase: adesso anche Mikan se ne sarebbe andata? Anche lei gli avrebbe girato le spalle? …Come Ruka?

 

Deglutì, affondando le mani tra le sue ciocche scure.

 

Neanche si stupì quando percepì le gote inumidirsi, mentre una crisi di pianto faceva la sua comparsa.

 

Non si preoccupò del prurito che le linee aggiuntosi sui suoi avambracci gli avrebbero procurato contro il tessuto spesso della divisa, era tutto troppo da gestire a livello emotivo- Un altro abbandono. Un'altra delusione.

 

Fu così che sotto i raggi deboli della Luna, altre linee rosate si unirono alla dolorosa composizione sul suo corpo.

..

.

Il tormento di Mikan si trascinò fino all’ora di attività fisica, già di per se una materia che trovava insensata visto che tutti baravano usando i loro alice: e poi c’era lei, quella col potere che non serviva pressoché a nulla e che compariva quando pareva a lui.

 

Lei detestava perdere, ma da quando aveva messo piede nell’accademia sembrava devesse aspettarsi di essere destinata all’ultima posizione in tutto.

 

Spinse la lingua contro la guancia, innervosita.

 

“Perché ti disturba tanto essere in coda alla classifica?” Kokoroyomi la guardava confuso, il volto -come sempre del resto- inespressivo.

 

“Smettila di leggermi nella testa Koko!” Sbottò lei alzando gli occhi al cielo.


Appoggiò il mento sulle ginocchia.

 

Che scocciatura. Per lo meno Natsume non le leggeva nel pensiero- si limitava a stuzzicarla un po’.

 

Ora che ci pensava però, sarebbe stato davvero forte poter sapere a cosa stesse pensando Natsume al tempo- magari avrebbe attenuto delle ottime informazioni con cui infastidirlo e non si sarebbe ritrovata con un dito in faccia mentre veniva chiamata 'mutandine a pois ogni' tre per due.

 

Quasi inconsciamente si ritrovò a puntare lo sguardo sulla zazzera carbone davanti a lei, seduto in silenzio per terra.  

 

“Koko non è che mi faresti un favore?” si voltò.

 

“Perché vuoi sapere cosa pensa Natsume?”

Mikan lo trucidò con lo sguardo.


Perché l’ho fottutamente baciato l’altra sera e adesso è tutto incasinato e ho rovinato tutto e sono solo una stupida-”


“Frena frena, così mi fai scoppiare la testa!” Si lamentò il biondo. Per poi aprire la bocca in una piccola ‘o’.

 

“Sei innamorata di Natsume e vuoi sapere se ricambia?” Una mano gli fu subito sbattuta in faccia a coprire la bocca.

 

“Shh-! Sei impazzito?! Non urlare maledizione!” Esclamò, le gote color porpora.

 

“Limitati a leggergli il pensiero.” Continuò poi, per liberarlo.

 

“Okay allora… oh-”

 

“‘Oh’ cosa?! Che vuol dire!”

 

“Natsume, lui-” iniziò a parlare, ma proprio mentre le sue labbra stavano per formulare quelle parole che tanto aveva bisogno di sentirsi dire, una porta fu aperta all’improvviso e un omone di almeno due metri fece il suo ingresso con un urlo vichingo.

 

L’attenzione di tutti fu rivolta a lui.

 

“Buongiorno scolaretti! Mi occuperò io di voi oggi! Tenetevi forte perché oggi assaporerete il sangue, la polvere, il sudore!” Esclamò preso da un entusiasmo che pareva inesauribile.

 

“Dividetevi in due squadre e prendete un pallone perché oggi si gioca a PAL-LA-VO-LO!” Esultò.

 

Mikan si girò veloce verso il compagno. Non c’era un attimo da perdere.

 

“Finisci- finisci il discorso-” Fece per dire, ma dietro di lei il biondino era già sparito e prima ancora di poter mettersi a cercarlo, delle braccia la trascinarono all’indietro.

 

“Vieni in squadra con noi Mikan-chan.” 

Le sorrise dolcemente Nonoko e la castana sbuffò. 

 

"Di bene in meglio."

 

ANGOLO AUTRICE

Inserire le urla nei miei confronti di odio qui lol:

Mi dispiaceee, ho trascurato la storia, di nuovo. :(

Vi giuro, non mancano molti capitoli alla fine, portate pazienza vi prego ahaha

Beh che dire, buon anno?

 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


*Avvertenze* 
-riferimenti ad autolesionismo (scene mediamente descrittive)-






“Mia!” Urlò Mikan con le braccia tese in un promettente bagher. La palla si alzò di qualche metro oltre la rete avversaria, venendo però deviata da Mochiage, il quale, col pensiero, la schiacciò contro il loro, di campo .

Mikan grugnì per la centesima volta. Come potevano sperare di vincere se tutte  le loro mosse venivano vanificate con la semplice volontà del pensiero?

Strinse i denti, ruotando e preparandosi a battere. Fece un respiro profondo, gonfiò le guance e inclinò il braccio all’indietro.

Baam!

Il pallone di cuoio vorticò in aria e Ruka si diede lo slancio per saltare. Questa volta, pure Anna e Nonoko si alzarono in alto e Michige, confuso, finì col non riuscire a bloccare il pallone, che andò a schiantarsi sul legno ai loro piedi.

“Yess!” Esclamò Ruka a gran voce, unendosi in un abbraccio di gruppo con le altre due ragazze.

“Tre a Cinque per la Squadra rossa!” Urlò l’insegnante, flettendo il bicipite in una mossa di incitamento.

“Grandissima anche tu Mikan!” canticchiò Anna, dandole il cinque.

La ragazza si limitò ad annuire mantenendo lo sguardo fisso sulla figura nascosta infondo al campo avversario, la sua classica aura tetra a circondarlo. Si morse il labbro, lasciando che Nonoku e Ruka avvolgessero le loro braccia attorno al suo collo, spingendola in un piccolo cerchio composto dai membri della squadra.

“Bene ragazzi, chi perde deve pulire l’intera palestra e nessuno ha voglia di farlo.” Cominciò il biondo. “Siamo sotto di due punti, ma se mi ascoltate attentamente potremmo anche vincere…”

..
.

Il piano non risultava in qualcosa di troppo difficile, Ruka avrebbe alzato il pallone a rete e Mikan avrebbe battuto: semplice. Quello però su cui la squadra faceva affidamento stava nell’alice dell’annullamento della ragazza, grazie al quale sarebbero stati in grado di nullificare la telecinesi di Mochiage e in questo modo fare possibilmente punto.

La partita riprese e tutti assunsero le loro posizioni. Mikan rivolse un’occhiata a Natsume in piedi a fondo campo avversario, i capelli gli ricoprivano parzialmente il volto, rendendo così impossibile avere una panoramica della sua espressione e di cosa potesse essere intento a pensare. La giovane sospirò, spostando la sua attenzione alla rete.

Concentrati.

L’arbitro fischiò la fine dell’intervallo e Nonoko a fondo campo si precipitò subito a battere la palla, chiamando il nome di Ruka.

Il biondo si slanciò immediatamente verso il pallone, alzandolo in aria con un palleggio.

“Mikan!”

Esclamò e la ragazza si preparò a battere. Fece un bel respiro, caricando il peso sulle gamme, pronte a saltare.

“Mia!”

Urlò, colpendo il cuoio con il palmo della mano e in un piccolo frangente fu addirittura in grado di sentire un po’ del suo alice circondare la sfera.

Yes!

Pensò, esultando interiormente.

La situazione però si trasformò piuttosto velocemente.

Quando il pallone superò la rete, evitando i comandi mentali del centrale, i restanti giocatori cominciarono a muoversi contemporaneamente per il campo, gli sguardi puntati sulla palla che vorticava sopra di loro mentre andavano a pestarsi l’un l’altro i piedi.

Un grido di dolore sancì la fine della partita.

Natsume era a terra, un braccio stretto al petto e il viso contorto in un espressione sofferente.

“Natsume!”

Gridò la ragazza, precipitandosi verso di lui. Tuttavia, non appena fu abbastanza vicina da riuscire ad aiutarlo, toccarlo, lui indietreggiò. Si tirò debolmente su in piedi e prese a correre verso la porta dello spogliatoio a capo chino.

Mikan lo guardò scivolare via dalla sua presa e una sensazione di dolore le avvolse il cuore.

Solamente quando fece per abbassare lo sguardo verso i suoi piedi, in imbarazzo, i suoi occhi notarono un piccolo particolare sul pavimento, proprio davanti alle suole delle sue scarpe.

Piccoli petali rossi ornavano il parquet chiaro, risultando quasi in una pennellata improvvisata di un pittore.

È sangue quello…

Pensò la giovane con orrore, riportando lo sguardo sulla porta da dove il corvino era appena fuggito.

“Professore seguo Natsume, non credo stia bene.”

Avvisò repentinamente per poi cominciare a correre verso l’uscita, incurante dello sguardo azzurro e affranto di Ruka.

..
.

“Natsume!”

Lo chiamò a gran voce, le iridi fisse sulle piccole gocce cremisi che avevano segnato il pavimento.

“Natsume?”

Riprovò quando vide che le tracce si fermavano davanti alla porta del piccolo bagno di servizio nel retro della palestra.

“Vai via Mikan.”

Udì da oltre la porta, al ché alzò un sopracciglio.

“Natsume stai sanguinando apri la porta!”

Controbatté mentre cercava di forzare la maniglia, ovviamente chiusa a chiave.

“Natsume apri immediatamente!”

Colpì ripetutamente la porta con il pugno, senza però ottenere risposta.

“Guarda che la butto giù!”

Esclamò, iniziando a forzare il proprio peso contro il legno, il cuore che le batteva vorace nel petto.

“Non dire stronzate Mikan, vattene ho detto!”

“No! Apri! Natsume non essere testardo!”

Silenzio.

Mikan si morse il labbro, frustrata.

“Okay, l’hai voluto tu, ora vado a chiamare il professore- se non apri a me aprirai a lui!”  

Lo minacciò allora, indietreggiando di qualche passo come per voler sottolineare le sue intenzioni.

Uno, due, tre…quattro passi e improvvisamente la serratura della porta scattò, aprendosi. Al ché la fanciulla assottigliò gli occhi, non certa di sapere cosa potesse succedere.

Fece per aprire la bocca e chiamare il nome del moro, assicurarsi che stesse bene per quella che sarebbe stata la milionesima volta, ma sorprendentemente fu anticipata.

“Non chiamarlo…”

Un sussurrò tagliò la nuvola di tensione creatosi.
Mikan deglutì, prendendo ad avvicinarsi alla porta con una mano alzata, pronta a spingere il legno.

“Natsume… posso entrare?”

Non aspettò la risposta, si fece semplicemente largo dentro la piccola stanza- il fiato corto per l’ansia che l’attanagliava.
Dovette trattenere un grido di orrore quando vide le condizioni in cui si trovava il ragazzo di fronte a lei, intento a stringere la maglietta della divisa attorno al suo avambraccio, sporco di sangue.

Questi alzò lo sguardo, incrociandolo con quello della fanciulla. Il viso pallido e le guance leggermente scavate verso l’interno. I loro occhi si specchiarono e non ci fu bisogno di aggiungere o proferire parola per far sì che Mikan si avvicinasse al suo corpo, sostituendo la mano del giovane con le sue.

Perché…
Perché non me ne sono accorta?
Perché non ha detto nulla?
Perché non dice mai nulla?!

“Mikan…perché piangi?”

La voce del corvino riempì il silenzio tra le piccole quattro mura, ma l’altra si limitò a tirare su col naso mentre con le mani iniziava a lavare via il sangue incrostato dalla ferita.

“Zitto stupido.”

Continuò a singhiozzare lei, chiudendo il rubinetto una volta sciacquata la tshirt ormai da buttare.

“Stupido…”

Gemette, coprendosi gli occhi con i dorsi mentre lacrime salate le rigavano spietate le dolci gote pescate.

“Sei uno stupido…”

Ripeté ancora presa dai singhiozzi.

“Mikan…”

Natsume cercò di afferrarle i polsi, ma la giovane si divincolò- troppo scossa e consumata dalle sue emozioni per poter agire con lucidità.

“No!” pianse.

“Perché l’hai fatto?! Perché?! Voglio sapere il perché!”

Gli urlò addosso, spingendolo leggermente verso il muro.

“Non lo so…”

“Bugiardo! Rispondimi!”

Gli colpì il petto e grugnì quando l’altro stette in silenzio. Prese allora ad usare più forza, abbandonandosi alla tormenta di emozioni che la scuotevano.

“Rispondi! Rispondi! Rispondi! Risp-”

Un paio di labbra ovattarono il resto della parola.

ANGOLO AUTRICE
Hey :)
Ancora una volta sono in ritardo di secoli, mi potete odiare :,)
Come sta andando la quarantena? State tutti bene? Lo spero tanto…
Speriamo tutta questa storia finisca presto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Due labbra erano schiacciate contro le sue… e non due labbra qualsiasi, ma quelle di Natsume.
Natsume. Il ragazzo per il quale si era persa in quel labirinto chiamato “amore” la stava baciando: proprio lui che sembrava non averle mai dato una possibilità, stuzzicandola per tutti questi anni per qualsiasi cosa ora la stava tenendo stretta contro il suo corpo, soffocando le sue lacrime e le sue parole con un bacio dal sapore salato.

Fu qualcosa di breve, leggero e dolce per quanto la situazione potesse permettere e quando i loro visi si allontanarono leggermente Mikan sbatté le ciglia ancora umide, intontita.

Cosa era appena successo...
Due dita esili andarono a sfiorarle le palpebre delicatamente, raccogliendo così i segni del suo pianto.


“Basta piangere…” Mormorò il ragazzo, ma anche nei suoi occhi scarlatti era possibile notare un velo lucido, nascosto dai ciuffi scuri della frangia.

Mikan non rispose, osservandolo interdetta, scioccata, sconvolta: non solo aveva appena scoperto qualcosa di così drammatico riguardo Natsume, ma quest’ultimo l’aveva pure baciata! La sua mente era attraversata da infinite sensazioni: stupore, delusione, paura, rabbia, ma anche gioia, felicità e soddisfazione e si odiava per star provando sentimenti positivi in una situazione in cui non c’era niente per cui gioire.

Era un’egoista e un’ipocrita, ecco cosa.

Inspirò leggermente col naso, cercando di riacquistare lucidità.

“I-io non…” Comiciò, non sapendo però neanche lei cosa fare o cosa dire al riguardo. Si strinse nelle spalle, non trovando il coraggio di sostenere lo sguardo del corvino.

Natsume si avvicinò nuovamente a lei, cingendola in un debole abbraccio al quale la ragazza non poté che corrispondere, aggrappandosi al tessuto della maglietta bianca sporca di sangue del giovane.


“Da quanto va avanti?”

La domanda uscì con un dolore lancinante dalla gola di Mikan, che si ritrovò a buttare giù un conato di vomito.

“Un po’.”

Oddio… e lei non se ne era mai accorta…

“Perché…?”

Sussurrò debolmente, il corpo rigido tra le braccia del corvino.

“Non lo so…” Ripose il moro con cautela, ma Mikan lo interruppe.


“No! Perché non sei venuto da me?! Perché non hai chiesto aiuto?!” Ecco, stava di nuovo piangendo, fantastico…


Natsume sospirò, poggiando il mento sopra il capo della castana, inspirando il delicato odore di pesca.


“Mi dispiace.”


Mikan emise un verso strozzato, stringendolo più forte e Natsume fu sul punto di dire qualcosa quando improvvisamente questa portò le mani al colletto della sua maglietta, tirandolo in basso.

“La prossima volta che succede-” Disse tra le lacrime. “La prossima volta che senti di starlo per fare devi venire da me okay?!”

Natsume sbatté le palpebre, sorpreso, per poi replicare. “Mikan io non…”

“Non provarci nemmeno ad inziare! Non te lo sto chiedendo: farò qualsiasi cosa per evitare che capiti ancora quindi non… non cercare di respingermi.”

Gli occhi nocciola della giovane si rispecchiarono in quelli scarlatti del corvino, pregandolo silenziosamente.

“O-okay…”

Si ritrovò a sussurrare.


“Promettilo.” Ribatté la ragazza, fissandolo con determinazione al che Natsume finì con espirare.

“Lo prometto.”



..

.

I giorni a seguire furono... strani.

Lei e Natsume dopo quell’avvenimento non è che si stessero ignorando, ma neanche veramente parlando. Si guardavano, questo sì: durante le lezioni, tra i corridoi scolastici e quelli del dormitorio i loro occhi finivano sempre con l’incontrarsi, senza saper però come approcciarsi.

Tuttociò la stava facendo letteralmente impazzire. Come poteva accertarsi che il ragazzo stesse bene e che non facesse niente di stupido se non era neanche in grado di rivolgergli la parola... per non parlare poi del bacio... forse per Natsume non era niente, ma per lei, oh per lei... riusciva ancora a sentire il calore della bocca di Natsume sulla sua, il sapore leggermente salato delle sue lacrime e l'odore ferroso del sangue.

Sospirò, le gote leggermente più calde del normale ora.

Doveva trovare il coraggio di parlargli, non poteva lasciare le cose così com'erano. Però allo stesso tempo... che avrebbe dovuto dirgli?

Si morse il labbro carnoso e portò due dita a giocare con le punte dei capelli racchiusi in uno dei suoi codini. Doveva pensare a qualcosa e c'era bisogno che lo facesse alla svelta.

Questa sera, dopo l'incontro con il club degli alice speciali sarebbe andata a parlargli. Si decise infine.

Effettivamente, a causa del rapimento e della situazione con Natsume aveva finito col saltare diversi incontri e nonostante a breve ci sarebbe stato il festival Alice erano ancora impegnati coi preparativi; tra l'altro forse Tsubasa sarebbe in stato di consigliarle cosa fare, come già in passato.

Sì, avrebbe aspettato quella sera, era la cosa più saggia da fare.

Con la coda dell'occhio scorse la chioma bionda di Ruka accarezzare uno dei piccoli coniglietti che lo seguivano ovunque andasse.

Corrucciò le sopracciglia. Lui... sapeva? Onestamente non ne aveva idea. Ruka nell'ultimo mese si era rivelato essere una persona completamente diversa dall'immagine che aveva di lui. Abbandonare Natsume in quello stato... non importa il motivo del loro litigio, non avrebbe dovuto farlo.


Il ragazzo in questione, sentendosi osservato, si voltò verso la castana con occhi confusi. Lei però si limitò a lanciargli un'occhiataccia, tornando con lo sguardo a fissare il proprio banco.

Questa sera, si ripeté, questa sera avrebbe parlato con Natsume e si sarebbe fatta spiegare tutto, compreso il motivo per cui Ruka si fosse improvvisamente reso così ostile nei suoi confronti.

Sì, questa sera.

...


..

.


ANGOLO AUTRICE:

Che dire, è passato quasi un anno e mezzo dall'ultimo aggiornamento, c'è ancora gente che segue questa storia? Non lo so più ahahah

Comunque sia, ecco qua l'undicesimo capitolo per quelle povere anime che ancora leggono questa storia. 

Vi do il permesso di linciarmi, 

A presto, si spera :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


"Come mai ogni volta che ci incontriamo mi ritrovo sempre a fare da terapista di coppia?" Domandò Tsubasa, un piccolo ghigno divertito sul volto.

Mikan sbuffò, pizzicandogli la guancia all'altezza della piccola stellina nera sotto l'occhio.

"Non fare l'antipatico, la situazione è seria!" Esclamò tirandogli la pelle dello zigomo

Il più grande rise, pettinandosi i capelli scuri con le dita.

"Secondo me Sakura il problema non sta nel fatto che tu e Natsume vi siate baciati, dopotutto era destino succedesse prima o poi, tanto più il fatto che tu sia sparita nel nulla."

"In che senso?"

"Nel senso che dopo quello che mi hai raccontato, su come Natsume si sia aperto con te e di come tu a tua volta gli abbia promesso di esserci sempre- però al contempo dopo averglielo promesso sei sparita e hai cominciato ad evitarlo, non è stata una mossa molto corretta."

Spiegò il maggiore, un'espressione apologetica impressa in volto.

Mikan sospirò più forte.

"Ero venuta qui nella speranza che tu mi facessi sentire meglio, non peggio."

Ammise tristamente.

"Beh non potevo dirti una bugia." Si giustificò il ragazzo. "Hai sbagliato sì, ma puoi rimediare."

"Come? Ogni volta che lo guardo la mia faccia diventa un peperone e non riesco a spiccicare parola."

Si lamentò la più piccola, al ché Tsubasa scoppiò in una fragorosa risata.

"Sei così carina Sakura."

"Dai! Non ridere! Fatti in vece venir in mente un modo con cui io possa chiedergli scusa piuttosto!"

Riprese a tirargli con forza la gota, tanto che il corvino dovette chiedere pietà, senza però smettere di sghignazzare: prendersi gioco di Mikan era uno dei suoi passatempi preferiti.

"Va bene, va bene scusami. Ora ti aiuto sul serio." La rassicurò "Ci inventeremo un modo per farvi tornare lovely-dovey." Le fece l'occhiolino e gli occhi da cerbiatto della più piccola si rianimarono di una tenue luce speranzosa.

...

..

.

Quando Mikan si ritrovò davanti alla porta di Natsume, le parole di Tsubasa le risuonarono in testa e per l'ennesima volta si ritrovò a ripetere mentalmente il piano ideato col maggiore.

Sperava solo sarebbe bastato...

Con un sapore amaro in bocca, si sporse con la mano a colpire la porta di legno un pari numero di volte, irrequieta.

Silenzio.

"Dovevo aspettarmelo..." Commentò con un mezzo sospiro rassegnato.

Il suo comportamento era stato tremendo ed era certa che agli occhi di Natsume ormai la sua immagine fosse rimasta livida dalla sua slealtà nei confronti di quest'ultimo.

Riprovò un'altra volta a bussare.

Anche se Natsume dovesse essere arrabbiato con lei, ragionò mentalmente, doveva comunque tentare di dimostrarsi pentita o tantomeno in colpa- chiarificando che no, non era sua intenzione escluderlo e no, voltargli le spalle in alcun modo faceva parte dei suoi piani, ma si era talmente tanto imbarazzata dopo quel bacio che era sicura non sarebbe stata in grado di guardarlo in faccia evitando di diventare un pomodoro o direttamente esplodergli in faccia.

Un piccolo bagliore di luce si fece visibile oltre la fessura della porta e subito si ritrovò ad esclamare. "Natsume!" Deglutì, "Natsume sono Mikan!"

Lo scricchiolio del legno le fece intendere che il ragazzo fosse fermo davanti alla porta, o tanto meno che ci si fosse avvicinato.

"Natsume..." Riprese, questa volta con più calma, le mani delicatamente premute contro il legno della porta.

"Io... sono venuta qui per scusarmi" Buttò giù un groppo di saliva. "Ma anche per sapere come stavi.. perché s-so che non ti sono stata vicina, anzi, ho fatto un enorme casino e so che ti avevo promesso delle cose, ma poi come una stupida non ho saputo agire razionalmente e.. e ho rovinato tutto." Concluse, il volto contorto in un'espressione di pura tristezza.

Non si sentiva più nulla, tanto che era sicura il corvino se ne fosse andato se non fosse stato per lo spazio ombreggiato che si intravedeva da sotto la porta ad indicare la presenza di due piedi.

"Ti prego perdonami... voglio solo sapere se stai bene." Mormorò infine la ragazza, riposando il capo contro l'asse lignea scura.

La serratura scattò e subito Mikan si rimise dritta, percependo la porta aprirsi, di poco, ma pur sempre aprirsi.

"Natsume?" Lo chiamò nuovamente.

"Sicura di voler sapere come sto?" La voce del ragazzo gli arrivò roca e consumata, un velo leggero di abbandono appena celato.

La castana annuì, per ricordarsi che probabilmente l'altro non poteva vederla.

"Si. Lo voglio, giuro che non mi spaventerò più o scapperò, lo giuro su Hotaru!" Esclamò poggiando una mano sul cuore.

Un lungo sospiro fu udito e finalmente la porta si aprì del tutto.

Natsume non le era mai parso così... piccolo: la felpa nera lo avvolgeva completamente, sicuramente era dimagrito. I capelli erano arruffati e leggermente oleosi alla vista. 

La osservava con i suoi occhi stanchi, segnati da due borse piuttosto evidenti.

Mikan stette ferma immobile qualche istante poi, con respiro tremante allungò una mano verso la spalla del ragazzo e quando vide che egli non fece niente per scansarsi, tanto meno dar nota di fastidio, gli si avvicinò ancora di più, finalmente portando le sue piccole braccia ad avvolgerlo in un abbraccio. 

"Hey... perché non entriamo? Sembri stanco..."

Mormorò dopo un po' e il corvino annuì piano contro la sua spalla. Con calma Mikan fu in grado di chiudere la porta dietro di loro e portare il ragazzo fino al letto sfatto.

"Sdraiati forza, sembra tu stia per svenire da un momento all'altro..." 

Commentò tristemente lei per poi alzarsi con l'intento di prendergli un bicchiere d'acqua.

"Non andare..." 

Occhi cremisi ti sfiorarono.

"Volevo prenderti dell'acqua..." 

"Non la voglio... resta qui."

"Io... okay" 

Cedette e, mordendosi l'interno guancia nervosa, si sdraiò sul lato libero del letto. Voltò il capo verso il ragazzo al suo fianco. 

Sul cuscino i loro capelli castani e ebano si mischiarono in una sfumatura indefinita. Le dita si intrecciarono.

"Natsume... io volevo chidereti una cosa.."

Il corvino sbatté lentamente le palpebre, aspettando che continuasse.

"Il motivo per cui non.. il motivo per cui ti ho evitato per tutto questo tempo in realtà è perché mi sentivo... in imbarazzo."

"In imbarazzo?" La voce del corvino risuonò come un soffio freddo d'inverno e Mikan deglutì, sentendosi leggermente intimidita.

"Sì..." Confessò, passando nervosamente la lingua contro i denti.

"Io... forse per te non è stato nulla e lo capisco però... in bagno quando tu mi- mi hai... baciato- io non so, voglio dire, non capisco il perché."

Okay. Lo aveva detto, ora non sitorna più indietro, è fatta- aveva definitivamente premuto il bottone rosso con scritto sopra non premere.

Il corpo di fianco al suo si mosse e la castana dovette attingere a tutte le sue forze per non spostare gli occhi dal soffitto, altrimenti avrebbe sicuramente pianto: riusciva già a sentire le iridi arrossarsi e farsi lucide.

"Perchè ti ho baciato?"

Mikan annuì.

"L'ho fatto perchè volevo." 

"Cosa vuol dire?"

Silenzio.

La ragazza si mise improvvisamente seduta.

"Natsume ho bisogno di saperlo! Ti prego, anche se quello che dirai distruggerà quello che provo e sento nei tuoi confronti- io ho bisogno di sapere perché... perché non ce la faccio a guardarti e far finta di non avere un tornado nel petto."

Eccole: le lacrime, salate come il mare, presero a discendere la dolce curvatura dei suoi zigomi, fino alle gote rosate e poi agli angoli della bocca.

Sii maledii mentalmente, asciugandosi le ciglia umide con il dorso dei pugni.

Gli occhi rossi del moro la seguirono con attenzione e se mikan avesse avuto la vista meno appannata avrebbe notato come le mani del ragazzo tremassero e la mascella gli si irrigidiva alla vista della ragazza che, col volto rosso e l'aria rassegnata gli stava ammettendo l'amore che provava per lui, convinta del suo più che ovvio rifiuto.

"Mikan..." Le si avvicinò, avvolgendole i polsi con i propri palmi. Cercò di calmarla, invano.

"Sakura, guardami."

Gli occhi nocciola della femmina si posarono su di lui, le gote arrossate perché anche se non volendo- l'aveva appena chiamata per nome e il suo cuore fece una capriola nel suo petto.

"L'ho fatto perché mi piaci, e perchè ti voglio con me, sempre, e quella volta in bagno ti ho baciata perché speravo che così facendo saresti rimasta e non mi avresti lasciato come..." 

Si morse il labbro, non sapendo come continuare.

"-Come Ruka..." finì per lui Mikan.

"Si..." La sua fronte si poggiò contro quella di lei. "Però sei tornata... tu sei rimasta..." Questa volta fu lui, pervaso dall'emozione, a concedersi un paio di lacrime.

Mikan annuì ancora commossa, avvolgendo le mani attorno ai polsi sottili del ragazzo che aveva avvolto le sue guance con le proprie dita.

"Sono qui... e ti prometto che non me ne andrò mai, se mi vorrai con te."

Natsume annuì, lasciandole un bacio sulla fronte come sigillo di questa promessa.

"Non potrei sperare altro."

"Sei tutto quello di cui avevo bisogno Sakura."

...

..

.

ANGOLO AUTRICE:

E la storia si conclude così hehe. 

Sto pensando se produrre qualche spin off ma sono ancora indecisa, è qualcosa a cui sareste interessat*?

Fatemi sapere cosa ne pensate e perdonatemi per aver avuto la costanza di un bradipo con gli aggiornamenti :,)

Grazie ancora <3

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