The Rise of the Forgotten Lord

di ElwingStarLight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO| La venuta di Hidril ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1| Misteriosi incontri ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2| Guai in alto mare ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3| Iniziano le ricerche ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4| Sogni e sospetti ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5| Una Luce nella Tempesta ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6| L'Araldo del Buio ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7| Riunioni di Mezzanotte ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8| Il Cavaliere Errante ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9| Oltre il Mare ***



Capitolo 1
*** PROLOGO| La venuta di Hidril ***


𝐋𝐚 𝐕𝐞𝐧𝐮𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐇𝐢𝐝𝐫𝐢𝐥

Una misteriosa figura avanza, ora donna ora bestia, nella pallida luce lunare, cercando disperatamente una traccia, un segno, che possa al più presto indicarle la giusta via.

Inciampa, cadendo in ginocchio sulla battigia, mentre ululati famelici risuonano sempre più vicini, accorciandole il respiro e demolendo ogni sua speranza: i mostri infestano le notti senza luna e lei ben sa di essere la loro preda.

È ferita, reduce di precedenti assalti, il freddo pungente le attraverso le ossa e gli stenti e le fatiche a lei nuove legate a un corpo fisico la lasciano debole e spossata, allentando il controllo sui suoi poteri.

Un sottile marchio, simile a un piccolo sole bianco, continua a bruciarle il polso, a perpetua memoria del suo giuramento:

"... la tua venuta non passerà a lungo inosservata e presto Lui si accorgerà della tua presenza.

Se ciò dovesse accadere, anche Shagga invierebbe un suo araldo tra i mortali e la fine, che nei Tempi Remoti scongiurammo, potrebbe essere inevitabile.

Le gemelle, l'Antica Alleanza, dovrai vegliare su di loro a ogni costo; questo marchio ti aiuterà nei momenti difficili.

Qualcosa di epocale, che neanch'io posso prevedere, sta per avere luogo: promettimi, Hidril, che adempierai al tuo dovere, promettimi che farai di tutto per scongiurare la fine!".

Quel ricordo è come un fuoco e subito le riaccende l'animo, infondendole nuova forza: non avrebbe deluso il suo signore Ygdrall, portando a termine il suo compito anche a costo della vita.

Si rialza a fatica e davanti a lei, appena visibile nella nebbia, intravede la luce fioca di un faro; è la sua unica possibilità, lo sa bene, e ora corre disperata, cercando di ignorare la paura e il dolore crescente.

"Questo corpo non reggerà mai il mio potere, se mi attaccano è la fine" passandosi una mano sul viso Hidril cerca di pensare ad altro:

"Che diamine è successo? Sarei dovuta giungere al villaggio, che scherzo è questo?" con la mente la ragazza ripercorre il suo arrivo, chiedendosi ancora che cosa fosse andato storto.

La grande Quercia, simbolo stesso dell'armonia tra i popoli della Valle, avrebbe dovuto farle da passaggio, eppure eccola giungere alle Rovine, antica e perduta corte di un regno ormai dimenticato.

"No, non può essere stato un caso, qualcuno deve avermi dirottata. Ma chi? E perché farmi arrivare in un luogo simile?" la risposta la raggela e decide che non è il momento per simili questioni.

Da quando ha lasciato le antiche Rovine i mostri non le danno pace e le stelle non le sono più amiche, rifiutandole aiuto per giungere alla sua meta: molto è cambiato dall'ultima volta, astri e continenti non le sono più familiari.

Un basso ringhio, molto più vicino degli altri, le raggela il sangue, bloccandole il respiro; un ombra improvvisa l'assale, affondandole gli artigli nella carne, non lasciandole scampo.

Il dolore improvviso le strappa un urlo strozzato e subito perde il controllo: gli arti si trasformano in pelose zampe uncinate, il bel volto si allunga e affilate zanne fanno la comparsa sul muso infuriato.

Il suo io non c'è più, ora c'è solo la bestia.

E la bestia è affamata.

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1| Misteriosi incontri ***


𝐌𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐬𝐢 𝐈𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐢

Il sole sta tramontando all'orizzonte, tingendo di tenue rosso le dense nubi, a breve calerà la sera e venti gelidi spirano dal mare in tempesta, sferzando crudeli la costa.

Due figure incappucciate avanzano di fretta nel crepuscolo, avvolte ben strette nelle loro mantelle colorate, di ritorno trafelate da una splendida giornata autunnale, trascorsa nella Valle di Frontebosco in compagnia degli amici e di avvincenti racconti.

Una dei due viandanti, una bambina bionda dal viso vivace, continua a saltare per gioco nelle pozzanghere, schizzando dispettosa il fratello, ma finendo per scivolare nell'erba.

‹‹Attenta Mimma›› la rimprovera in tono bonario Acanti Bugle, afferrandole una mano paffuta e aiutando la sorella a rialzarsi.

Subito lei si volta offesa, dando le spalle al ragazzo, cercando di ignorarlo e di nascondere il volto arrossato.

‹‹Uffa, perché ce ne siamo andati così presto?›› chiede la bambina puntando i piedi nel fango, decisa a non alzare lo sguardo.

‹‹Shirley stava per fare una delle sue magie, lo sai quanto mi piacciono!›› piangendo, fa per allontanarsi da Acanti, che tuttavia riesce a trattenerla gentilmente per un braccio.

‹‹Mavghevita...›› il ragazzo sembra dispiaciuto e cerca di consolarla, rispiegandole il perché di quelle ingiuste misure, divenute ormai indispensabili.

Strani avvistamenti e lugubri lamenti notturni da qualche tempo hanno messo in allerta il villaggio, facendo calare un clima di tensione e malcelata paura su tutta Fairy Oak: nessuno ha dimenticato la guerra contro il Terribile 21, il ricordo ancora vivido nella memoria di ogni abitante.

Il Sindaco Pimpernel, spinto dall'insistenza dei Saggi, ha dunque stabilito un coprifuoco, invitando ogni abitante a fare ritorno nelle case prima del calar del sole, reintroducendo anche la ronda cittadina, a perenne sorveglianza delle antiche mura.

‹‹I signovi Poppy sono stati molto gentili ad ospitavci, ma lo sai che di questi tempi non possiamo attavdavci tvoppo pev la Valle›› il ragazzo sospira, guardando il sole, ormai una sottile linea all'orizzonte.

Per quanto lo storico Nemico sia stato sconfitto quasi un decennio prima, quei presagi non promettono nulla di buono e la prudenza non è mai troppa, parere pienamente condiviso da Acanti che tuttavia non può veder triste la bambina.

‹‹So che domani Tommy andvà a Fvontebosco ad aiutave il signov Edgav, potvemmo andave con lui e passave la mattinata con Shivley›› sorride conciliante, prendendole una mano e affrettando il passo verso il villaggio.

‹‹È quasi ova di cena, muoviamoci pvima che Petalo si penta di non avevci accompagnato...›› un improvviso ululato lacera l'aria, interrompendo la frase e facendo sobbalzare i due ragazzi, scossi dal terrore.

‹‹A-Acanti...›› con gli occhi di nuovo umidi, la bambina si aggrappa tremante e spaventata alla manica del fratello, cercando protezione.

Il ragazzo le poggia una mano rassicurante sulla spalla, mentre ogni suo senso è in allerta, pronto a qualsiasi pericolo.

L'ululato non tarda a tornare, riempendo l'orribile silenzio andatosi a creare, nel quale il giovane Mago della Luce percepisce con sorpresa una nota di supplica.

‹‹È una vichiesta d'aiuto!›› urla Acanti esterrefatto e subito si precipita nella direzione del suono, seguito dalla sorella, sperando con tutto se stesse che non si tratti di un amico.

Adagiato sulla battigia e lambito dalle gelide onde, un lupo ulula in agonia, cercando salvezza; il suo sguardo vacuo, di una profonda sfumatura viola, si illumina appena nel veder arrivare i due ragazzi.

Il suo folto pelo candido come neve è coperto di sangue e la sua enorme stazza lascia confusi anche i rapaci che già gli volano attorno, squadrandolo con appetito.

Subito il ragazzo si china in suo soccorso, scacciando via gli uccelli e posandogli una mano sul capo, cercando di entrare in contatto con il suo potere per scoprire la sua identità e capire la gravità delle sue condizioni.

‹‹È sicuvamente un Magico tvasfovmato, ma c'è qualcosa di stvano...›› un improvvisa scossa lo attraverso nel profondo, facendogli percepire per un istante una sensazione di pace e completezza mai provata prima, che per certi versi gli riporta alla mente Shirley Poppy.

‹‹Acanti!›› la bambina lo riporta bruscamente alla realtà, scuotendolo preoccupata per la mantella, e il ragazzo si ritrova stordito sulla sabbia, debole e senza fiato.

‹‹Questo poteve... non ho mai visto niente di simile›› rialzatosi Acanti rassicura la sorella di non temere la bestia: qualcosa di molto potente si annida in essa, ma è sicuro che la sua natura non sia malvagia.

‹‹Aiutami Mimma, dobbiamo assolutamente povtave questo fovestievo al villaggio e mostvavlo ai Saggi, lovo sapvanno sicuvamente cosa fave›› riavvicinatosi al lupo, cerca di risanarlo con i suoi poteri curativi, ma le ferite sono troppo profonde e il giovane Mago può fare ben poco.

L'eco di un tuono lontano fa alzare le grida stridule dei gabbiani e in pochi minuti scoppia un violento temporale.

Attorno a loro il buio avanza compatto e, bagnati fradici, i due tremano per il freddo e la paura, conoscendo le cose terribili che l'oscurità cela.

‹‹Dobbiamo muovevci, non possiamo vimaneve qui e nemmeno abbandonavlo. Se lo vitvasfovmassi in umano vischievei di peggiovave la situazione, ma da soli non viuscivemmo mai a tvaspovtavlo a casa...›› il ragazzo scuote il capo sconsolato, alla disperata ricerca di una soluzione, e subito gli affiora un'idea, seppur rischiosa.

‹‹Il favo non è tvoppo lontano, Mimma...›› sta per affidarle un enorme responsabilità, lo sa bene, ma non c'è alternativa: di lasciarla la notte, sola e indifesa a guardia del lupo è fuori discussione.

‹‹Ti tvasfovmevò tempovaneamente in un pettivosso e tu volevai lì, chiedendo aiuto al signor Viccavd. In tve potvemmo tvaspovtavlo senza pevicolo e una volta avvivati al favo avvisave il villaggio tvamite il telegvafo luminoso›› sorride, cercando di rassicurarla e infonderle coraggio:

‹‹Ce la favai, ho piena fiducia in te››.

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2| Guai in alto mare ***


𝐆𝐮𝐚𝐢 𝐢𝐧 𝐀𝐥𝐭𝐨 𝐌𝐚𝐫𝐞

(𝚀𝚞𝚊𝚕𝚌𝚑𝚎 𝚘𝚛𝚊 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚊...)

~▪︎~

‹‹Di nuovo a pesca, Burdock?›› chiede un ragazzo, avvicinandosi alla barca dell'amico.

Con una mano sorregge un vassoietto dall'aria invitante, mentre con l'altra gioca distrattamente con dei bulloni; buona parte dei suoi abiti è ricoperta di fuliggine e ha tutta l'aria di essere appena uscito da un comignolo.

‹‹No, Burium. Quei brutti nuvoloni laggiù non promettono nulla di buono, faccio solo manutenzione. Com'è andata da Martagon? Senza offesa, ma sembri appena sfuggito a un drago!›› trattenendo a stento una risata, gli porge un panno pulito e subito si fionda sul suo vassoio, mancandolo di pochissimo.

‹‹E no, caro mio, anche tu dovrai guadagnarlo›› il ragazzo moro allontana prontamente il cibo, accennando un sorriso divertito.

‹‹Accidenti a te Jim, ho una fame da lupi e sono anche in ritardo! Meglio che mi muova, se arrivassi tardi all'appuntamento quell'impaziente di Vì mi trasformerebbe di sicuro in "qualcosa che striscia e tace"›› sbuffando, il giovane Mago del Buio cerca di sbarazzarsi in fretta con la magia di teredini e molluschi, ma senza troppo successo.

‹‹Tranquillo Grisam, ti prendevo solo in giro! Dai, ti do una mano, prima che Pervinca trasformi anche me in ramarro per non averti aiutato›› subito Jim si arrotola le maniche e, armato di spatola e spugna insaponata, si mette al lavoro sulla piccola lancia.

Il porto è completamente deserto quando, verso l'ora di pranzo, i due finiscono la manutenzione.

Il tempo si è andato a peggiorare e ora una densa cortina di nebbia invade il paesaggio, rendendolo lattiginoso e spettrale e nascondendo il fioco sole autunnale.

Seduti sulle umide pietre del porto, con le gambe a mollo nel mare, i due ragazzi mangiano i panini ancora caldi comprati da Jim alla Bottega delle Delicatezze, discutendo animatamente:

‹‹Razza di imbroglione, allora non avevi un appuntamento!››.

‹‹No, Burium, ma grazie a te ora ho un bel pranzo romantico...›› il ragazzo biondo lo canzona divertito, ma Jim non ci fa caso, tutta la sua attenzione rivolta a qualcosa avvistato a largo:

‹‹Cof-cof, Grisam! Cof, fumo all'orizzonte! Qualche peschereccio sta andando a fuoco!›› quasi si strozza con il pranzo per lo spavento, indicando all'amico una massa di fumo informe, appena visibile nella nebbia.

Grisam scatta in piedi, scivolando per poco sul molo bagnato, cercando di vedere meglio oltre la bianca coltre: essendo un Mago del Buio la sua vista è molto più acuta di quella di Jim e non conosce ostacoli.

‹‹È il Santuomo... non dirmi che...›› il suo cuore salta un battito e subito si precipita alla sua lancia, trascinando Jim per una manica e distruggendo gli ormeggi con un incantesimo.

‹‹Dannato giorno, non posso ancora volare!›› remando come un pazzo Grisam tenta di tenere a bada i brutti pensieri, ma senza successo: più si avvicinano al rogo più quella nube nera sembra invadergli la mente e il cuore, affievolendone le speranze.

Arrivati sul posto del denso fumo impedisce loro di respirare, ma gran parte delle fiamme è già stata domata dalle onde.

Con le fiancate completamente divorate dal fuoco, il sartiame e gli utensili inceneriti o parzialmente fusi, il Santuomo naviga infelice il suo ultimo viaggio, imbarcando lentamente acqua.

Nessuno si trova a bordo.

‹‹ROBIIIIIIIIIIIN!›› grida Jim a pieni polmoni, sbracciandosi fuori bordo nel vano tentativo di scorgere qualcuno tra le torbide onde.

‹‹SCRICCIOLO, DOVE SEIII!›› gli fa eco Grisam che, pronto a trasfigurarsi in squalo per cercare l'amico, fa per tuffarsi in mare quando qualcosa lo colpisce in pieno, attraversandogli il corpo con una gelida scossa.

"Oh, ragazzo, sei forse tu il mio Grisam?" una voce, poco più di un sussurro, si fa strada nella sua mente mentre i suoi arti si paralizzano, presi di sorpresa da un qualche incantesimo.

"Non c'è dubbio, hai lo stesso sguardo di tuo nonno e i tratti gentili della tua prozia. Mi ricordi tanto il mio Delus, siete così simili..." la misteriosa voce si rompe in pianto, la sua sofferenza è come una lama che lacera la mente del ragazzo che fa di tutto per reagire e rompere la fattura.

Con un enorme sforzo riesce a sbloccare la bocca, cercando con fatica di chiedere aiuto a Jim:

‹‹A-aiuto Jim... u-un incantesimo... non r-riesco a m-muovermi...›› il dondolio della barca gli fa perdere l'equilibro, ma viene sorretto in tempo dall'amico.

‹‹S-sento u-una voce... l-la voce di una d-donna. Lei mi c-conosce e ho l-l'impressione che anch'io d-dovrei...›› la fattura si fa più forte e Grisam è costretto a zittirsi di nuovo.

‹‹Un incantesimo!? Ma siamo soli, chi lo avrebbe lanciato?›› Jim si guarda preoccupato attorno, non trovando altro che i pochi resti del Santuomo non ancora inabissati; non sa cosa sta succedendo e sicuramente non è niente di buono.

‹‹Ok, la situazione ci sta sicuramente sfuggendo di mano. Ti riporto indietro, madama Tomelilla saprà sfatturarti facilmente e chiarire la faccenda, mentre Robin sarà sicuramente riuscito a trasformarsi in volatile e a raggiungere il porto...›› qualcosa colpisce la barca con un suono sordo, interrompendo Jim.

‹‹Non cercare di opporti, ti prego... Ho aspettato a lungo questo momento, finalmente potrò conoscerti e nessuno, nemmeno Lui, mi porterà via anche te...›› Per poco i due ragazzi non urlano nel sentire entrambi quella voce, così sottile e irreale, mentre pallide braccia cominciano a issarsi leggere sulla lancia.

Appartengono a una donna molto bella dalla lunga chioma corvina e dalla carnagione di un pallore mortale, vestita con un abito blu d'altri tempi che riflette il colore dei suoi occhi.

La sua figura è tremula e sfocata, senza contorni ben definiti e per quanto sia appena uscita dal mare l'acqua non da segno di averla sfiorata.

Avvicina con timore una pallida mano al volto di Grisam, accarezzandogli dolcemente una guancia e scoppiando in un pianto carico di gioia e dolore.

Il suo volto si fa improvvisamente duro quando, con un improvviso strattone, trae a sé il ragazzo, trascinandolo nel gelido mare.

‹‹GRISAAAAAAM!›› come ridestatosi da un sogno, Jim cerca di tuffarsi e trattenere l'amico, ma una forza improvvisa lo respinge, facendogli picchiare la testa e afflosciarsi sulla fiancata.

Un fioco raggio di sole fende d'improvviso le dense nubi, andando a illuminare la superficie del mare ormai immota.

Poco prima di svenire, con inquietante chiarezza, Jim intravede una luminosa statua con le sembianze di Robin Windflower adagiata sul fondale.

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3| Iniziano le ricerche ***


𝐈𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐑𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞

‹‹Fate spazio, lasciatelo respirare!››.

Sdraiato sull'acciottolato umido del porto e circondato da un drappello di curiosi, Jim Burium cerca di riprendere coscienza.

Un dolore sordo gli martella la nuca, non riesce a mettere a fuoco la vista e una cacofonia di voci e rumori indistinti gli invade la mente, ben lontana dal ricordare i precedenti eventi.

Un improvviso odore di pesce avariato lo riporta bruscamente alla realtà; cerca subito di mettersi seduto, ma le vertigini e l'emicrania lo bloccano al suolo.

‹‹Tutto bene ragazzo?›› qualcuno lo afferra saldamente, aiutandolo a tirarsi su, allontanando con un calcio il fetido secchio di scarti usato per rinvenirlo.

‹‹...Signor Pollimon? C-che cosa è successo?›› chiede Jim disorientato, scrutando i curiosi intenti ad allungare il collo e a bisbigliare tra loro, senza capire o ricordare come sia finito in questa situazione.

Si sente come se stesse smaltendo una pesante sbornia e, per quanto una nebbia gli nasconda gli ultimi eventi, una sensazione di disagio e pericolo gli invade il cuore, mettendolo subito in allerta.

‹‹Pensavo che me l'avresti detto tu, Burium›› risponde il signor Bernie con una piega amara, allontanandolo da occhi indiscreti e imboccando le strette viuzze del villaggio.

È tardo pomeriggio, il sole spunta appena dall'orizzonte e una fitta pioggia sta cominciando a cadere.

La gente si sta ritirando di fretta nelle case e Jim, senza quasi rendersene conto, si ritrova alla Bottega delle Delicatezze difronte ad una fetta di torta appena sfornata e a un bicchierino di grog per fargli riprendere colore.

La signora Marta sembra agitata e quasi rischia di far cadere una bottiglia nel versare il liquore ai tre uomini seduti al tavolo del ragazzo.

‹‹Lascia stare cara, ci penso io›› il signor Vic si alza, aiutando la moglie a servire da bere, mentre lei si abbandona su una poltrona, cercando di non apparire preoccupata e di non incrociare lo sguardo di Jim.

Seduti all'unico tavolo occupato del locale, chiuso con anticipo alla clientela serale, i signori Bernie Pollimon, Vic Burdock e Cicero Periwinkle scrutano funerei Jim, preparandosi a una lunga conversazione:

‹‹Allora ragazzo, ci vorresti spiegare...›› inizia pacato il signor Pollimon, ma subito viene interrotto.

‹‹Jim, cos'è successo a Grisam?›› il signor Vic arriva immediatamente al dunque; il suo tono si mantiene calmo, ma le mani gli tremano visibilmente e il suo volto è sbiancato.

Il cuore di Jim salta un battito, una sensazione di gelo gli invade il petto nel sentire il nome dell'amico e i ricordi irrompono a cascata, trascinandogli lontano la mente.

Lui e Grisam intenti a sistemare la sua lancia, parlando del più e del meno, scherzando sulle ragazze, pranzando con delizie fresche di panetteria con le gambe a mollo nel mare...

E poi tutto che volgeva al peggio:

Il denso fumo all'orizzonte, l'ultimo viaggio del Santuomo, la paura per Robin, l'incantesimo scagliato dal nulla contro l'amico e la misteriosa voce, addolorata e rancorosa udita da entrambi...

A Jim manca il respiro nel ricordare quelle bianche mani spettrali, così trasparenti e irreali, cingere quasi con dolcezza il volto di Grisam per poi trascinarlo in uno scatto d'ira nell'abisso.

"No. Non è possibile" un macigno gli pesa sulla coscienza, la verità di quei ricordi lo schiaccia, mozzandogli il fiato.

Non osa piangere, non osa urlare, né alzare lo sguardo: il dover dare una simile notizia ai signori Burdock gli devasta l'anima, ma non si permetterebbe mai di paragonare la proprio sofferenza alla loro.

‹‹Lo hanno preso›› la sua voce è piatta, resa inespressiva dal dolore; vorrebbe poter essere più chiaro e offrire almeno il proprio conforto, ma non riesce, la mente troppo sconvolta per poter anche solo pensare.

Un urlo acuto spezza l'orribile silenzio seguito alla notizia; la signora Marta piange disperata afflosciata sulla poltrona, urlando il nome di suo figlio.

Il signor Vic accorre dalla moglie scossa dai singhiozzi, offrendogli conforto e riaccompagnandola a casa:

‹‹Torno subito...›› avverte gli altri con un soffio di voce poco prima di congedarsi.

Il signor Cicero, dopo aver scambiato qualche parola solidale con i due, riprende subito il discorso, cercando di consolare anche Jim:

‹‹Non devi temere, nel momento stesso in cui non abbiamo trovato Grisam sull'Oleander insieme a te e Robin abbiamo allertato tutti i Magici. Duff era convinto che gli fosse successo qualcosa di grave e ha dato subito inizio alle ricerche, ma Vic e Marta non volevano crederci e hanno sperato fino all'ultimo che tu avessi potuto smentire›› si ferma, versandosi un altro po' di liquore prima di continuare:

‹‹Ora però dovrai raccontarci cos'è esattamente successo questo pomeriggio. Quanto accaduto a Robin Windflower è inspiegabile anche per Ortensia e Tomelilla e il tuo resoconto potrebbe essere fondamentale sia per trovare una cura che per capire cosa vi ha attaccato›› si interrompe, invitando Jim a iniziare, ma quanto detto deve averlo sconvolto:

‹‹Non mi starete dicendo che... non è possibile, pensavo di averlo sognato... Robin pietrificato...›› questa rivelazione per Jim è il colpo di grazia, ma prima che possa dire altro il Sindaco Pimpernel fa irruzione nel locale.

‹‹Buon cielo, siete qua!›› affannato e paonazzo in viso si abbandona su una panca, guardando tutti disperato:

‹‹Che disastro, un vero disastro! Avevo pregato i Magici al corrente della situazione di non divulgare la notizia per non destare scompiglio, ma qualcuno si è lasciato sfuggire troppo e ora il villaggio è nel panico. Credono tutti che sia tornato Lui e come dargli torto?!›› si ferma un attimo, riprendendo fiato.

‹‹Come se non bastasse anche i giovani Bugle sono scomparsi. Ortensia e Pestemon sono occupati con Robin, Duff con Grisam, Tomelilla è volata senza preavviso a Frontebosco, fuori nessuno ha intenzione di lasciare le mura e io sono a corto di uomini per cercare quei ragazzi...›› con sguardo implorante cerca l'aiuto dei presenti, ben sapendo di non poter gestire da solo la situazione.

‹‹Saremo dei tuoi Pancrazio, conta pure su di noi!›› rispondono prontamente i due signori, includendo anche Jim nelle ricerche.

~▪︎~

Appollaiato in un cantuccio nascosto vicino all'insegna del locale, un pettirosso osserva il gruppo allontanarsi da Piazza della Quercia, raggiungendo gli altri volontari presso le porte del villaggio.

È riuscito ad origliare l'intero discorso senza dare nell'occhio e ancora non riesce a crederci:

"Non è possibile... Grisam, in che guaio ti sei andato a cacciare? E mia sorella e Tommy che si sono infiltrati nella spedizione del signor Burdock, verranno attaccati anche loro da quella cosa?" questo pensiero la lascia sgomenta e per poco non si ritrasforma.

"Non rimarrò con le mani in mano, non con i miei amici in pericolo. Mi unirò alle ricerche di Acanti e Margherita e non sarò la sola" e tuffandosi nella pioggia vola subito a radunare la Banda.

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4| Sogni e sospetti ***


𝐒𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐞 𝐒𝐨𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢

(𝙽𝚎𝚕 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝙷𝚒𝚍𝚛𝚒𝚕)

~▪︎~

Un suono immenso sovrasta ogni cosa, una luce improvvisa scoppia nel buio, simile a una cometa, illuminando a giorno la volta celeste.

Qualcosa sta precipitando dall'alto, solcando perlaceo il cielo notturno, sfondando l'aria, lacerando le nubi.

Lo schianto è catastrofico, un immane voragine spacca il terreno là dove si estendeva una rigogliosa pianura; l'onda d'urto devasta ogni cosa, sradicando boschi, abbattendo villaggi.

Tutto tace. Non un rumore infrange il reverenziale silenzio.

"È forse questa la Fine?".

Tutto tace. La Natura porge i suoi omaggi alla venuta di un dio.

"No, questo è l'Inizio di tutto".

Una luce argentea ed evanescente aleggia irreale sul cratere, spaventando e affascinando insieme le tribù degli uomini, che timorosi si avventurano.

Qualcosa comincia a muoversi sul fondo della fossa, nella luce abbagliante si inizia a distinguere il profilo perfetto e inumano di una donna.

Sguardi curiosi e spaventati la seguono ammaliati, incantati dalla splendida e terribile visione: è una stella? O forse una dea?

"È la magia stessa, ma perché sto sognando questo?".

Un uomo coraggioso, forse il capo, si fa largo tra la folla, scendendo il ripido pendio e porgendo con reverenza una mano alla potente e misteriosa figura.

Lei lo studia curiosa, il pallido sguardo che sembra attraversargli l'anima, per poi accettare con un timido sorriso il suo aiuto, segnando per sempre il corso della storia.

Un istante e il sogno cambia, dissolvendosi e mutando come acqua.

Musica e canti risuonano tra primitive capanne, mescolandosi a grida di giubilo e ai profumi di uno sfarzoso banchetto.

Ovunque si respira aria di festa ed è chiaro che qualcosa di meraviglioso deve aver avuto luogo: il capo degli uomini e la misteriosa donna hanno appena avuto due gemelli, festeggiati ora dall'intera popolazione.

L'allegria e la gioia del lieto evento durano purtroppo ben poco e quella sera la donna scompare, consumata dal parto.

Il suo spirito e il suo potere non abbandonano però questo mondo, trovando invece casa nella vita del più umile di quel popolo, vincolata in eterno alla reincarnazione e impossibilitata a far ritorno agli astri.

"Infuse la magia nell'uomo e pagò il suo gesto a caro prezzo".

Uguali ed opposti i due gemelli sembrano aver ereditato l'enorme potere della madre, ma solo un aspetto per uno: Luce e Buio, due facce della medesima medaglia, uniti e separati fin da quel fatidico momento.

Il sogno cambia, risaldandosi in un nuovo scenario e mostrando il loro futuro.

Per molti secoli i due signori regnano come uno, amministrando con occhio perfetto le forze della natura, mandando avanti in equilibrio la ruota del mondo, saldando un inscindibile alleanza tra Luce e Buio, creazione e distruzione, vita e morte.

"Ricordo bene quel periodo... a noi che li seguimmo parve il principio di un epoca d'oro per la Terra, costruita sulla pace e l'armonia dei popoli. Eravamo degli illusi. Accecati dalla loro grandezza dimenticammo che per metà erano pur sempre umani, non immuni a superbia e diffidenza. Fu sì il principio, il principio della disfatta...".

Ed ecco le due forze combattere su due fronti diversi, spezzando l'alleanza che un tempo sancirono: Ygdrall in testa a coloro che scelsero la Luce, Shagga a comando di chi invece si fece attrarre dal Buio.

"Imposero agli uomini un'irrevocabile scelta, dividendo e allontanando i loro animi, dando inizio alla millenaria rivalità tra i due poteri".

Una guerra senza pari flagella la Terra, lo scontro più abbietto e sanguinoso che l'umanità ricordi, dove fratelli, amici e conoscenti arrivano a combattersi pur di prevaricare sull'altro e imporre il proprio dominio.

"Tutto partì da Shagga che voltò le spalle al fratello, volendo governare in un mondo di tenebra e distruzione. Neanche noi fummo da meno e compimmo gesti orribili in nome della Luce, ripetendoci che era per sventare quel futuro di ombre e di morte, mentendo solo a noi stessi...".

Eccezionali artigiani dedicano tutte le loro conoscenze alla creazione di invincibili armi, infondendo incantesimi in splendidi artefatti, con la speranza di porre fine allo scontro: nascono così sette pietre, essenza stessa della magia, unite da invisibili legami ai loro signori.

"Tre opali infusi di Luce, tre ossidiane infuse di Buio, un bismuto come garante... creavano un legame inscindibile tra chi le portava e il loro signore, permettendogli di attingere dal suo immenso potere, ottenendo vantaggi enormi in battaglia. Vennero consegnate ai loro uomini più fidati...".

Ed ecco lei, Hidril, schierata in prima linea insieme al suo signore Ygdrall ed altri due fedelissimi, pronta a coordinare l'attacco finale contro l'armata nemica, l'anello con l'opale splendido e luminoso nella sua mano.

La battaglia decisiva ha finalmente inizio, Luce e Buio si affrontano con inaudita e spietata forza, segnando un punto di non ritorno e cambiando per sempre il corso della storia.

Gli stessi Ygdrall e Shagga, affrontandosi in un leggendario e mortale duello, soccombono sotto la forza dell'altro, perdendo la forma fisica e facendo ritorno agli astri, concludendo la guerra con un nulla di fatto.

"Sopravvissi a quel disastro solo grazie al legame che mi univa al mio signore, ma il cielo sa quanto invece avrei voluto morire per pagare a tutte le mie colpe...".

La guerra è finalmente conclusa, ma la fiducia tra i popoli non ritorna.

I Magici, coloro che seguirono i due fratelli, senza più delle guide e pentiti delle atrocità commesse, si riconciliano, andando a fondare un regno in una valle tranquilla.

Gli uomini invece, stanchi di scontri e soprusi, decidono di voltare loro le spalle, attraversando le montagne, alla ricerca di nuove terre da colonizzare, decisi a non fare mai più ritorno.

"Una pace precaria ebbe inizio, ma non fu duratura. Qualcosa di oscuro tramava nell'ombra, attendendo solo il suo momento...".

Di nuovo la visione cambia, proiettando la sua mente diversi secoli nel futuro.

È il solstizio d'estate, elaborate fiaccole illuminano l'addobbata spiaggia al tramonto, dove i Magici danzano e intonano armoniosi canti, celebrando lo sbocciare della natura e il ritorno della bella stagione.

Quella sera qualcosa di fondamentale sta per avere luogo: l'arrivo inaspettato di uno straniero riporta a galla un passato ormai dimenticato, riappacificando Magici e Non Magici e risaldando l'antica amicizia tra i due popoli.

Ma ecco ridestarsi il più potente luogotenente di Shagga, che mai aveva abbondonato la Terra.

Sfuggito alla guerra e tenuto in vita dal legame con il suo signore, aveva trovato rifugio nelle oscure profondità del monte Adum, nell'interminabile e bruciante attesa della sua vendetta.

Nessun mortale lo ha mai visto in volto, non una volta si è mostrato nella sua forma fisica, eppure tutti tremano al suo pensiero: il Terribile 21 è da sempre sinonimo di distruzione, degno erede del suo maestro.

"Per troppo tempo infuriò battaglia contro la vita e l'armonia, solo un prodigio avrebbe potuto fermarlo".

Il sogno muta ancora, mostrandole l'atto finale di una rivalità durata millenni.

Il mondo è fermo, congelato nella morsa dell'oblio, simile a un dipinto destinato a consumarsi e prendere polvere; un'unica figura cammina scalza in quello scenario di morte, riportando colore e vita al suo passaggio.

"Shirley Poppy, colei che detiene il Potere Originale. Risaldò l'equilibrio che un tempo i due gemelli spezzarono".

E con un dito sfiora il luminoso cerchio formato da Vaniglia e Pervinca, incarnazione stessa dell'Antica Alleanza tra Luce e Buio, sugellandola una volta e per sempre, esattamente là dove il mondo ricomincia.

Il Male che per tanto aveva imperversato, minando profondamente la fiducia, la tolleranza e la convivenza di popoli così diversi, viene finalmente lavato via da questo mondo, diventando solo un doloroso e lontano ricordo.

Ma il sogno cambia ancora, mostrandole questa volta qualcosa di nuovo.

Un ombra indistinta, poco più di un fantasma, si distacca dalle tenebre stesse, stagliandosi tremula ed oscura contro il plenilunio, rifacendo ingresso sulla Terra dopo millenni.

Il suo padrone gli ha affidato un compito e l'ombra attende il momento adatto, determinata a non fallire: avrebbe catturato l'Araldo Bianco e grazie alla sua pietra presto il suo signore sarebbe rinato.

"Non è possibile, è stata lei a dirottarmi alle Rovine! Voleva rubarmi il corpo, usarmi come contenitore... sfruttare il collegamento tra la sua ossidiana e Shagga e usarlo al contrario per infondere in me la sua coscienza!".

Una volta dirottata, l'ombra aizza contro di lei i mostri, ben sapendo di trovarsi di fronte una facile preda: la ragazza avrebbe impiegato molto a riadattarsi alla forma umana, esattamente ciò che lei spera.

Sottovaluta però il suo enorme potere e Hidril, una volta ferita, perde involontariamente il controllo, trasformandosi in un gigantesco lupo albino, sfuggendo così ai suoi famelici avversari.

L'ombra non demorde e quella stessa notte si reca alla torre di Arrochar, luogo maledetto in cui il Male per molto aveva regnato.

Spirando per l'oscura e abbandonata corte, l'ombra risveglia le secolari pietre, ridestandole con voce maligna e suadente dall'eterno riposo.

Gli spettri degli antichi prigionieri fuoriescono dalle mura stesse, alleggiando sottili e irreali nella penombra dalla grande sala, in attesa di ordini e vincolati all'obbedienza di chi le ha richiamate.

"No, non è possibile, nessuna magia può riportare in vita i morti... che cosa ha intenzione di fare?".

L'ombra si fa largo tra gli spettri, avvicinandosi a una giovane donna dai lunghi capelli corvini e dal bel volto addolorato, sussurrandole qualcosa all'orecchio:

‹‹Già una volta ti è stato tolto un bambino, portami tuo nipote e lascerò che sia tuo per sempre››.

A quelle parole qualcosa sembra risvegliarsi nello sguardo vitreo dello spettro, qualcosa di simile alla speranza e all'amore.

"No, devo fermare questa follia! Non permetterò che venga sottratto il corpo a quel mortale!".

L'ombra torna poi a rivolgersi all'intera platea di dannati, ordinando loro con un gesto secco di attaccare chiunque si trovi scoperto nella Valle.

La visione muta ancora, divenendo un presagio e proiettandola nel cuore di una tempesta.

Un gruppo di uomini a cavallo arranca faticosamente nella pioggia, i volti sconvolti e sbiancati dal terrore, cercando disperatamente di fuggire e calmare le cavalcature, imbizzarrite dopo aver fiutato l'imminente pericolo.

Un fulmine purpureo rischiara d'improvviso la notte, rivelando pallide figure urlanti scagliarsi funeste sulle loro prede.

~▪︎~

Svegliatasi di colpo, Hidril impiega qualche attimo a riprendere la calma, il cuore che le rimbomba nel petto per l'ansia e il panico provato.

Sdraiata su un morbido letto e avvolta da innumerevoli garze, cerca subito di rialzarsi, ma dolorose fitte bloccano il suo tentativo.

‹‹Aspetta, ti do una mano›› un ragazzo occhialuto le si avvicina per aiutarla, ma subito lei lo ferma, afferrandogli un braccio:

‹‹Non c'è più tempo, hanno bisogno di te...›› con uno sforzo immane evoca un elaborato anello d'argento sormontato da un opale, chiedendo mentalmente perdono al suo signore e affidandolo al ragazzo.

‹‹Gli spettri stanno per attaccare i tuoi compagni, usa questo per scacciarli, non farti assolutamente sfiorare...›› si interrompe, sentendo le forze venirle meno.

‹‹Sono qui vicini, salvali almeno tu...››.

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5| Una Luce nella Tempesta ***


𝐔𝐧𝐚 𝐋𝐮𝐜𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐓𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚

‹‹Ti prego fratellone, non farlo...›› Margherita tenta in lacrime di trattenerlo, pregandolo di non andare solo e di cambiare idea, ma inutilmente: un intenso bagliore e Acanti si è già trasformato, tuffandosi nella tormenta.

Forti venti lo sferzano crudeli in tutte le direzioni, gelandogli le piume e facendogli perdere l'orientamento; grossi chicchi di grandine misti a pioggia lo feriscono, impedendogli anche la visuale.

"Dannato temporale, non vedo nulla!" sfidando le intemperie, la povera anatra quattrocchi sorvola disperata l'intera Valle di Verdepiano, cercando invano di scorgere qualcuno in quelle tenebre d'inchiostro.

L'ansia e la preoccupazione, ormai insostenibili, gli bloccano il respiro; non osa neanche immaginare che cosa vorrebbe dire arrivare tardi.

I sensi di colpa cominciano a farsi strada nel suo animo, non lasciandogli pace: se solo lui e Margherita non avessero violato il coprifuoco, attardandosi così a lungo a Frontebosco, ora nessuno starebbe rischiando la vita per trovarli.

"Devo calmarmi o non sarò molto d'aiuto..." con un profondo sforzo di volontà il ragazzo torna lucido e subito tenta di elaborare quanto successo, deciso a sbrogliare la situazione.

Ripercorre mentalmente gli ultimi attimi trascorsi al faro, quando la misteriosa forestiera si era d'improvviso svegliata, annunciandogli il futuro e dandogli così vantaggio sull'imminente catastrofe:

"... non c'è più tempo, hanno bisogno di te! Gli spettri stanno per attaccare i tuoi compagni, usa questo per scacciarli, non farti assolutamente sfiorare...".

Nonostante quel presagio gli sembri assurdo – nessuna magia può infatti richiamare indietro i morti – Acanti non dubita della misteriosa ragazza dal profondo sguardo viola e dalla carnagione e chioma color avorio, che appena poche ore prima aveva dimostrato di possedere immensi poteri.

Fin dal primo istante non aveva creduto che lei potesse essere una semplice Strega e ora ne ha la conferma: un profondo senso di pace e trascendenza del creato lo aveva investito quando era entrato in contatto con il suo potere, tanto puro da sembrare quasi divino.

La sua venuta non può essere un caso, Acanti ne è certo; qualcosa di epocale, che va ben oltre la sua comprensione, sta per stravolgere irreversibilmente il corso della storia e questo è solo l'inizio.

Un fulmine improvviso attraversa la densa cortina di pioggia, soffocando in un istante qualsiasi sua speranza: per un fugace attimo intravede con chiarezza uomini a cavallo cercare disperatamente di sfuggire a invisibili aggressori.

E tra questi, con suo sconcerto e terrore, il ragazzo identifica buona parte della Banda del Capitano, intenta ad affrontare la tempesta e demoniache creature solo per salvarlo.

Il suo cuore salta diversi battiti quando una cerea mano velata afferra Flox per la lunga treccia, trascinandola non vista nell'oscurità più assoluta.

"NOO!" accecata dalla disperazione, l'anatra quattrocchi si tuffa in picchiata, rischiando di perdere il prezioso anello e cercando di raggiungere al più presto Flox e i compagni in pericolo; lontano da lui lo scontro sta già avendo inizio.

‹‹TRASFORMATEVI, FUGGITE DI QUI!›› la voce del signor Cicero sovrasta l'ululato del vento, sperando con quest'ultimo appello di veder salvi almeno Maghi e Streghe, mentre insieme a Jim e ai signori Bernard e Viccard tenta di condurre l'ormai disperata ritirata.

I Magici del Buio, volando tra le ultime file, cercano di rallentare e tenere alla larga gli infernali nemici, mentre a cavallo i Magici della Luce fanno di tutto per illuminare le tenebre, unica cosa che sembri ferire le misteriose entità.

‹‹Scordatelo papà, non vi abbandoneremo qui!›› la figura di Vaniglia si staglia determinata e radiosa nella tempesta, decisa a vincere quella battaglia e mai come ora così simile a sua sorella Pervinca.

La sua non affatto una ritirata e l'obbiettivo non è assolutamente cambiato: avrebbe combattuto fino allo stremo pur di ricacciare negli oscuri recessi di Arrochar quelle terrificanti creature, riportando così Acanti e Margherita sani e salvi al villaggio.

Nessuno sarebbe stato lasciato indietro quella notte, si era ripromessa, non dopo quanto successo appena poche ore prima a Robin e Grisam.

Una lacrima minaccia di rigarle il viso, ma subito la ricaccia indietro: il gruppo di ricerca condotto da Mago Burdock, a cui si erano uniti anche Pervinca e Tommy, avrebbe certamente recuperato Grisam, mentre madama Pollimon e il dottor Chestnut avrebbero sicuramente trovato cura al maleficio di Scricciolo.

Urla acute e inumane attraversano d'improvviso la notte, congelando i cuori dei presenti: un attimo e gli spettri hanno fatto breccia nelle difese dei Magici, mietendo anime al solo tocco; una vivida fiamma brilla ora nei loro sguardi spenti, mentre traggono forza vitale dalle vittime, tramutandole in pietra.

‹‹Desmo, no!›› Vaniglia cerca di scagliare un incantesimo nel tentativo di salvare da un terribile destino uno dei più giovani membri della Banda, quando all'improvviso il suo cavallo si impenna terrorizzato, disarcionandola nel fango.

Tramortita dalla caduta, la giovane Strega rischia di venire calpestata dalle cavalcature imbizzarrite o di essere attaccata dagli spettri, quando qualcuno l'afferra per un braccio e se la carica di peso sulla schiena, correndo disperato verso il centro della radura, ormai assediata.

Un rivolo di sangue le cola dalla fronte, arrivandole alle labbra e rinvenendola con il suo sapore acre; la vista lentamente le si schiarisce e quello che vede le prosciuga il respiro.

Animata da quell'orribile e funesto scenario, Vaniglia cerca di divincolarsi per andare ad aiutare amici e conoscenti lasciati alla mercè degli spettri, ma il suo salvatore rafforza la presa, senza tuttavia farle del male.

‹‹Non possiamo salvarli Babù, lo capisci?!›› la sofferenza nella voce di Jim la colpisce come uno schiaffo, arrestando le sue proteste e i tentativi di tornare indietro; la verità di quelle parole le trafigge l'anima, mandandola in frantumi.

Chiunque venga toccato da una di quelle creature sembra non avere scampo, irrigidendosi all'istante e assumendo la consistenza della pietra: non avrebbero potuto fare nulla per salvare i propri cari, condannati nell'istante stesso in cui quelle cadaveriche mani li avevano sfiorati.

Subito viene colta da un'improvvisa illuminazione: ora finalmente sa cosa quel pomeriggio aveva attaccato i suoi amici in alto mare, maledicendo Robin e rapendo Grisam, ma questa rivelazione peggiora solo il suo amino, facendole credere che anche per loro non ci sia più speranza.

‹‹Vaniglia, grazie al cielo sei salva!›› arrivati al centro della radura, dove i pochi sfuggiti al primo attacco si sono rifugiati, il signor Periwinkle abbraccia la figlia, trattenendo a stento le lacrime.

Ma la ragazza non reagisce a quel contatto, lo sguardo assente perso dietro le spalle del padre: tutte quelle persone, tutti quegli amici e conoscenti lasciati indietro, ora rigidi e riversi nel fango, sembrano accusarla di quel disastro, chiedendole con gli sguardi granitici perché li abbia abbandonati.

La disperazione più totale le invade il cuore, accompagnata da un orrendo e nauseante senso di colpa; non una lacrima le solca il bel viso, l'animo troppo sconvolto per poter anche solo piangere.

Flox e Jim le stanno urlando qualcosa, ma lei non sente, non capisce: nella sua mente continua a rivivere gli orribili momenti della giornata, pensando ai quattro amici persi e alla terribile e imminente sorte che sta per venire incontro a tutti loro; mai come ora vorrebbe avere al suo fianco sua sorella Pervinca.

‹‹...STANNO TORNANDO, TRASFORMATEVI, ANDATEVENE SUBITO!››.

Intorno a loro sta per riavere luogo l'inferno, Jim e Flox tentano di tutto per farla riprendere da quello stato e portarla al sicuro, mentre Maghi e Streghe cercano di trasformare i Non Magici in volatili, senza però avere il tempo necessario.

Qualcosa, forse un uccello, precipita inaspettato dalle dense nubi, atterrando inosservato in terra di nessuno, esattamente in mezzo alle due fazioni pronte all'ultimo e fatale scontro.

Una luce potente e improvvisa – mille volte più intensa di quella del faro e molto più simile a una piccola stella – illumina l'intera radura, accecando i presenti e strappando urla doloranti agli spettri, costringendoli ad arretrare nell'ombra.

Ma quel fugace attimo di salvezza dura ben poco: un istante e la luce scompare misteriosa come era venuta, nel punto da cui si era sprigionata giace tramortito e ustionato un ragazzo, con al dito un elaborato e argenteo anello sormontato da un incandescente opale.

Tutte le vane speranze createsi con quell'avvenimento svaniscono in un soffio, nulla avrebbe potuto salvarli dall'imminente disfatta se non un prodigio...

E proprio un prodigio discende ora dalla tempesta, leggera come un soffione, atterrando scalza nell'erba e dirigendosi tranquilla, ma determinata nel mezzo dell'incombente conflitto, avvicinandosi al ragazzo.

Senza degnare di alcuna attenzione gli spettri, la figura dai folti capelli rossi si china sull'amico esanime, sfilandogli il potente anello e mormorandogli qualche parola di scusa:

‹‹È tutta colpa mia, non avrei dovuto trattenervi così a lungo, meno male che Antenna mi ha avvertita in tempo. Sei stato davvero coraggioso Acanti e ti devo molto, ma ora ci penso io››.

Si volta, scrutando con sguardo severo e malinconico le misteriose creature, arretrate nel mentre per l'immenso potere emanato da Shirley, e senza perdere tempo si infila il prezioso anello, illuminandosi come una stella nella tempesta e ricacciando quei terribili e dannati esseri negli oscuri recessi di Arrochar.

È tutto finito e già si comincia a intravedere l'alba di un nuovo giorno.

‹‹Shirley! Oh, Shirley, ci hai salvati tutti, ti dobbiamo la vita!›› Vaniglia, seguita subito da Flox e Jim, si allontana dagli ancora increduli sopravvissuti, correndo in lacrime ad abbracciare la cara amica.

‹‹N-non s-sai cos'è s-successo, una v-vera t-tragedia!›› Flox indica tremante la moltitudine di statue abbandonate ancora nella radura, il volto congestionato dal dolore e la chioma ora cortissima per il taglio netto fatto alla lunga treccia per sfuggire alle grinfie di uno spettro.

‹‹Ah, giusto! Voi non l'avete ancora incontrata, ma Acanti deve aver già fatto la sua conoscenza›› Shirley sorride verso l'amico che già comincia a ridestarsi e cerca di spiegarsi meglio, vedendo la confusione degli altri:

‹‹Non preoccupatevi, è dalla nostra parte oltre che una carissima ragazza! Non l'ho ancora incontrata di persona, ma sia Antenna che Mr. Barry assicurano che sia affidabilissima, la migliore che ci potesse giungere di questi tempi bui. Sì, non ho dubbi, sono certa che Hidril saprà guarire questa gente››.

E sotto gli sguardi confusi e increduli degli amici, li prende per mano, per poi correre con un sorriso verso Fairy Oak.

 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6| L'Araldo del Buio ***


𝐋'𝐀𝐫𝐚𝐥𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐮𝐢𝐨

È una fredda sera invernale, le prime stelle cominciano a spuntare oltre l’orizzonte, disegnando le loro costellazioni e una rigida brezza spazza i versanti dei monti ad est, insinuandosi in nascosti e dimenticati cunicoli, dove neanche la luce del sole riesce a penetrare.

E là, relegato nelle profondità del monte Adum, giace un ragazzo in balia della sorte e del destino, nell’interminabile attesa del suo giudizio.

Catene di un metallo incantato gli bloccano mani e piedi, privandolo della vista e dei poteri; misteriose e tormentate voci sembrano uscire dalla pietra stessa, mescolandosi all’incessante ululato del vento, non lasciandogli pace.

Ricordi frammentati rimbombano da settimane nella sua mente, ricostruendo il suo arrivo in quell’inferno: il naufragio del Santuomo, la preoccupazione per Robin, la misteriosa donna che lo aveva affatturato e trascinato nell’abisso, l’ombra che ad Arrochar lo aveva valutato e tramortito, il brusco risveglio in quella prigione, con la sola compagnia dei dannati…

I singhiozzi disperati della misteriosa donna, unica tra gli spettri a non essere tornata pietra, risuonano cupi per l’oscura cripta; vaneggia, alternando ricordi a finzione, chiamando invano un bambino certamente vissuto secoli prima, continuando a scambiarlo per Grisam.

Una parte del ragazzo vorrebbe offrirle il proprio conforto – infondo chi è lei se non un’altra vittima del Terribile 21? –, ma ciò significherebbe mostrarle una realtà di cui suo figlio probabilmente non fa più parte e Grisam non ha il cuore per farlo, nonostante sia stata proprio lei a catturarlo.

Nei momenti di lucidità lo spettro dà però l’impressione, come avvenuto settimane prima sull’Oleander, di conoscerlo davvero, ma ad ogni tentativo del ragazzo di scoprire di più lei scoppia in lacrime, per poi ricadere nella follia.

Questa sera Grisam giace inerme sulla fredda pietra, abbandonato con gli occhi lucidi ai ricordi di una vita non più sua, quando il solito brusio melanconico degli spettri di colpo cessa, lasciandolo esterrefatto nel silenzio più assoluto.

“Che cosa sta succedendo? Possibile che…” l’orrore lo attraversa nel rievocare l’incontro con l’ombra e la sua folle soddisfazione nel giudicarlo adatto a qualcosa di sinistro; l’ansia lo assale nel temere che il momento sia già giunto e subito si prepara a reagire, deciso a tutti i consti a non lasciarsi portare via.

Inconsistenti mani emergono dalla viva pietra, tirandolo su di peso e trattenendolo per le catene, così da condurlo a forza dal loro signore; Grisam cerca di sfuggirgli, ma il loro tocco è una gelida scossa che lo paralizza, rendendolo inerme nonostante la sua volontà.

Come in un sogno il ragazzo risale dalle oscure viscere di Arrochar, scortato dalle stesse anime di quei Magici che lì avevano trovato la loro fine, trattenuti in quel malefico luogo anche dopo la loro morte.

Non può fare a meno di chiedersi se a breve sarebbe toccata anche a lui quella sorte e il pensiero di sé, ridotto a poco più di un sospiro attaccato alla vita, tenuto al giogo dal Nemico e impossibilitato a lasciare quell’oscurità per tornare dagli amici, dai familiari e soprattutto dalla sua Pervinca, aizza nel ragazzo una rabbia mai provata prima, che per poco non spezza la fattura:

“Non mi piegherò mai al suo volere, ne andasse anche della mia vita! Giuro che farò di tutto per ostacolarlo e avrò vendetta per me e per tutti gli abitanti della Valle che per secoli ha tormentato!”.

Una rigida folata invernale gli sferza il volto infiammato ed esterrefatto il ragazzo si rende conto di essere stato condotto all’aperto e non all’oscura corte, come invece si era aspettato.

Soffuse e concitate voci aleggiano tutto attorno a lui, nella palpabile attesa di un grande evento; delle mani gli sfilano le manette ormai superflue, restituendogli così anche la vista e spingendolo di malagrazia contro qualcosa di duro.

I resti di un antichissimo edificio, simile a una cattedrale, si stagliano gloriosi e malinconici nella notte, rischiarati appena dalla soffusa luce lunare; qualche immane disastro deve averne decretato la fine epoche prima, andando ad offuscare, senza tuttavia distruggere, la bellezza insita di quel luogo incantato.

La rabbia e il panico che poco prima attanagliavano il ragazzo sembrano ora disfarsi alla sola vista di quel luogo, dove pace ed equilibrio regnano sovrani: tutto - dalle statue, ai mosaici, dalle pareti, alle colonne - è un connubio perfetto tra creazione e distruzione, vita e morte, luce e tenebra.

E proprio sotto i piedi del ragazzo ecco il meraviglioso mosaico della pavimentazione, formato da preziose tessere sgargianti e vivaci quanto cupe ed opache, nel quale Grisam si rende conto essere raccontata l’Età del Principio, la leggendaria epoca d’oro della terra, dove Luce e Buio furono uno.

“Non è possibile… che siano queste le Rovine, la perduta corte dove i due Signori regnarono dopo il Disastro, mandando avanti in perfetto equilibrio la ruota del mondo?” il ragazzo stenta a credere ai suoi occhi, mentre nella sua mente le lunghe spiegazioni di madama Tomelilla spese su storia della magia vanno a confermare la sua ipotesi.

Un ombra incorporea si distacca dalle tenebre, disperdendo gli spettri e facendo calare un silenzio carico di reverenza e malcelata attesa; si avvicina al ragazzo e con un lieve cenno del capo anima la cosa contro cui Grisam era caduto, non lasciandogli scampo.

Il panico inghiotte il ragazzo mentre le pallide e venate braccia di una stupenda statua marmorea gli cingono il busto, mozzandogli il fiato; uno spiacevole crack seguito a un urlo strozzato infrangono il silenzio, mentre Grisam smette di opporre resistenza, afflosciandosi semicosciente per il dolore alla spalla e alle costole rotte.

Il bel volto levigato della statua sembra guardarlo con distaccato rammarico nell’ubbidire agli ordini dell’ombra; un diadema a sette punte le corona la bianca chioma, visibilmente sfregiato là dove un tempo dovevano essere incastonate altrettante pietre preziose.

‹‹Questa sarà la notte in cui compiremo il nostro dovere…›› un sibilo amaro e gracchiante si fa strada per le Rovine, mentre l’ombra si rivolge ora alla platea di spettri, trattenendo a stento la folle esaltazione.

‹‹…sarà la notte in cui dimostreremo la nostra immutata lealtà, di aver operato per secoli nell’ombra per giungere qui ed ora a questo istante. Questa sarà la notte in cui il nostro signore Shagga farà finalmente ritorno sulla terra, punendo coloro che lo hanno deluso, ristabilendo il giusto equilibrio delle cose, sottomettendo gli stolti che scelsero la Luce!››.

La folla di spettri, vincolata magicamente all’obbedienza, gioisce suo malgrado a quelle parole, acclamando contro la sua volontà l’orribile discorso del suo padrone; una solo figura tenta disperatamente di opporsi a quella morsa, allentando per un fugace attimo la maledizione:

‹‹NO, LUI NO! L-la prego… s-sarebbe potuto s-stare con me s-se l’avessi r-rapito, m-me lo aveva p-promesso! N-non anche lui, l-la prego…›› lo spettro di una donna si è distaccato dalla folla, buttandosi ai piedi dell’ombra e pregando con tutte le sue lacrime di aver salva la vita di Grisam.

‹‹Sorvolerò quest’atto di insubordinazione, ma solo perché il tuo contributo è stato più che fondamentale…›› con un gesto sprezzante l’ombra rafforza il controllo sulla donna, ricacciandola tra gli altri spettri.

‹‹Avevo detto che il moccioso sarebbe dovuto restare in vita, ma solo fino a quando non avessimo ritrovato almeno una delle sette pietre del diadema della Madre; ora servirà invece una degna causa…›› si ferma, pregustando l’imminente successo e scoccando un’occhiata malvagia al ragazzo indifeso.

‹‹Certo, il suo sudicio corpo mortale non è esattamente ciò che avrei voluto offrire al nostro Signore come temporanea dimora, ma ci siamo lasciati sfuggire l’Araldo Bianco e in questo ragazzo scorre comunque il sangue di una delle più pure e antiche famiglie di Maghi del Buio dell’intera regione, come tu stessa hai avuto la cortesia di rivelarmi…›› senza indugiare oltre l’ombra afferra l’avanbraccio di Grisam, imprimendogli nella pelle un bruciante marchio, simile a una piccola luna nera.

Avvicinandosi alla bella statua, ora funerea e terribile in volto, l’ombra evoca dalle tenebre una preziosa pietra simile all’ossidiana, ricollocandola in malo modo sullo sfregiato diadema.

La statua rovescia d’improvviso il capo coronato, la roventa e brillante gemma abbaglia di intensa luce viola ogni cosa, mentre un urlo acuto e inumano infrange la notte; masse di denso fluido scuro sembrano come distaccarsi dall’inchiostro dell’infiammato marchio del ragazzo, entrandogli nelle vene, mischiandosi al sangue, fluendogli al cervello.

Visioni, ricordi e pensieri non suoi affiorano alla mente di Grisam, unendosi e fondendosi alla sua coscienza, mentre ogni fibra del suo essere urla di puro dolore, pregando che tutto possa subito cessare, di disperdersi in fretta nell’obblio, cedendo l’esistenza al nuovo venuto pur non soffrire…

E tutto effettivamente cessa.

Qualcuno sta dando battaglia nelle Rovine, opponendosi agli spettri e all’ombra con destrezza e forza micidiale, respingendo i nemici con uno sconfinato potere che affonda radici nelle tenebre più oscure.

Con un fendente della nera lama il misterioso cavaliere scollega la rovente pietra dal diadema, afferrandola e interrompendo il rituale, così da liberare il febbricitante e semicosciente ragazzo, portandolo via da quell’inferno.

‹‹C-chi sei?›› sull’orlo dell’incoscienza Grisam scruta il suo misterioso salvatore, grato per avergli restituito la libertà.

‹‹Un uomo che ha finalmente trovato pace, ma tu puoi chiamarmi Delus››.
 
 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7| Riunioni di Mezzanotte ***


𝐑𝐢𝐮𝐧𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐌𝐞𝐳𝐳𝐚𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞

È tarda notte, un'oscurità innaturale è calata da diverse settimane sulla Valle, nascondendo la luna e gli astri e attenuando il pallido sole nelle ormai sempre giornate da nodi.

Nulla adesso infrange il silenzio quasi opprimente degli Alti Boschi, se non il lento e costante scalpitare dei cavalli in marcia.

Fiaccole galleggiano come fantasmi in quell'ombra assoluta, illuminando con le loro fiamme volti stanchi e disillusi, di ritorno dall'ennesima spedizione a vuoto, senza alcun progresso sulla sorte del giovane Burdock.

Una figura si attarda nelle ultime file, conducendo il proprio cavallo a passo d'uomo e rischiando di perdere il gruppo, ma quasi non se ne accorge, finendo per rimanere sola.

Il suo bel volto è il più segnato di tutti, ridotto a una fredda maschera di dolore e indifferenza e il suo sguardo, un tempo scaltro e penetrante, ora è spento, perso in pensieri lontani.

"Perché di nuovo a me, a noi..." la domanda le sorge spontanea e, per quanto sciocca e banale le sembri, sono settimane che non riesce a darsi una risposta.

Non avevano infondo già affrontato abbastanza orrori e pericoli, da sperare di averne avute a sufficienza per una vita intera?

Non avevano forse subito fin troppe perdite e sofferenze in quell'ingiusta guerra, che da appena ragazzi li aveva costretti a crescere, a temprarsi, pur di affrontare un simile Nemico privo di anima o umanità?

E lei, Pervinca, non aveva forse già sofferto abbastanza nella sua breve, ma sicuramente intensa esistenza, costretta già una volta a separarsi dai suoi affetti, pur di sventare un destino ormai segnato?

E ora, dopo anni in cui nulla sembrava offuscare quella pace tanto faticata, ecco abbattersi una nuova calamità, costringendoli di nuovo sull'orlo di un'inevitabile guerra.

Una fitta le attraversa crudele il cuore e lacrime amare le solcano il viso: questa volta non ci sarebbe stato Grisam al suo fianco, che con dispettose galanterie e un sorriso furbo, aveva saputo donarle l'eternità.

Un sonoro crack seguito da un nitrito di dolore la riportano bruscamente alla realtà e prima ancora di elaborare, si ritrova a precitare a folle velocità lungo il sentiero scosceso, senza più controllo sul cavallo ferito.

‹‹ATTENTA, VÌ!›› qualcuno si è piazzato sul sentiero, scagliando un incantesimo, così da avvolgere l'animale in una bolla luminosa, rallentando in tempo la caduta ed evitando per pochissimo di venire anche lui travolto.

‹‹Grazie...›› esclama Pervinca ancora scossa al misterioso ragazzo, cercando di tranquillizzare il cavallo e stupendosi di ritrovarsi così lontana dal gruppo, ormai sicuramente giunto a casa.

‹‹Spaventami ancora così e probabilmente ci rimetterò le penne!›› sbuffa Tommy con un sorriso tirato, avvicinandosi preoccupato all'amica e aiutandola a rialzarsi, deciso a darle il cambio per quella notte.

‹‹Senza offesa, ma hai un aspetto decisamente orribile. Va' a casa a riposarti, Babù sarà preoccupata e sai che non è affatto tranquilla con quella là per casa›› dice, calcando soprattutto le ultime parole: non è certo passata inosservata la Bianca Dama che da settimane non lascia casa Periwinkle, gettando inquietudine su tutta Fairy Oak.

Pervinca vorrebbe protestare, ma tutta la stanchezza di quei giorni comincia a farsi sentire e, temendo di essere d'intralcio alle ricerche, accetta l'offerta di Tommy.

Sorvolando l'addormentata campagna, finisce per ricadere in quei pietosi pensieri che da più di un mese la tormentano, non lasciandole scampo: la maledizione di Scricciolo, il rapimento di Grisam, la Battaglia delle Ombre in chi molti, troppi, erano divenuti fredda pietra, la guerra ormai imminente...

E poi lei, Hidril, forse il punto più oscuro e ambiguo di tutti.

Nessuno, fatta forse sola eccezione di Shirley Poppy, sa chi o cosa sia davvero la misteriosa ragazza dalle sembianze così inumane e ultraterrena, da dove provenga e che ruolo giochi realmente in questa guerra.

L'unica certezza nei suoi confronti è il suo immenso potere, capace di poter decretare la loro fine se si dovesse rivelare un nemico.

"Quello sguardo... ogni volta che lo incontro è come se mi scrutasse l'anima, vedendo ricordi e pensieri che dovrebbero essere solo miei, quasi ci stesse studiando e manovrando per qualche oscuro fine... è terribile, non mi fido".

Arrivata finalmente nel giardino di casa Periwinkle, la ragazza comincia a discendere, desiderando ardentemente una lunga dormita, quando qualcosa cattura la sua attenzione, togliendole il respiro: la finestra forzata, la camera nel più completo soqquadro e il letto di sua sorella Vaniglia sfatto e vuoto.

"No, non è possibile. Tutto, ma non questo. NO!" pensa disperata Pervinca, mentre l'oscurità più profonda minaccia di annegarla, quando un fruscio la fa voltare con di scatto, pronta a vendicare la sorella.

‹‹AAAH! Che scherzi sono questi, Vì?! Mi hai fatto prendere un accidente!›› esclama spaventata Vaniglia, allontanando veloce l'incredula sorella dalla finestra, illuminandosi un dito come candela.

‹‹S-stai bene Babù! Non sai che spavento mi hai fatto prendere! Ma allora si può sapere cosa diamine è successo qui dentro?›› chiede Pervinca abbracciando sollevata la sorella, studiando poi la devastata camera.

‹‹Intendi questo casino? L'inumano disordine è da ormai diciannove anni opera tua, cara Vì, mentre la finestra, come dire? Diciamo che poco fa Jim potrebbe essere venuto a trovarmi in modi... non troppo convenzionali, ecco›› chiarisce Vaniglia con una punta di imbarazzo, cercando di non arrossire.

‹‹Comunque è da tutta la notte che aspetto il tuo ritorno e sono stata tentata di venirti a cercare per avvisarti di... quello›› continua Vaniglia, indicando fuori dalla finestra un bianco carro stranamente familiare.

‹‹Barbo Tagix! Non è forse il potente Mago Errante di cui abbiamo letto insieme a Felì? Ma lui viene solo per annunciare... oh no, Grisam!›› esclama terrorizzata Pervinca, volando quasi in giardino in cerca di risposte, ma Vaniglia la rassicura:

‹‹Calmati Vì, non assolutamente come pensi! Poche ore fa è nata Rosemary Corbirock, figlia di Bevis e Lavanda, così Tommy è diventato zio, anche se ancora non lo sa! Purtroppo invece la signora Mcdale ci ha lasciati›› spiega Vaniglia, per poi proseguire:

‹‹Temo però che questa volta le nascite e le morti non centrino nulla con il suo arrivo, ma forse avremo finalmente risposte: appena ha saputo che Hidril abita qui ha subito chiesto una riunione con lei e zia Tomelilla!›› conclude Vaniglia.

‹‹E Hidril ha accettato?! Non ci credo, finalmente si deciderà a parlare! E quando sarebbe questa riunione? Dobbiamo assolutamente parteciparvi!›› esclama Pervinca, incredula di fronte a tanta fortuna: finalmente avrebbe avuto delle risposte, finalmente avrebbe ritrovato Grisam.

Alle tenui luci del chiaro di luna e del caminetto acceso, tre delle figure più potenti di tutti i Regni Magici prendono del tè nella splendida serra della loro ospite, preparandosi a una lunga e certamente complicata discussione.

I temi affrontati sono delicatissimi, la posta in gioco fin troppo alta e l'esito avrebbe probabilmente decretato la salvezza o la definitiva distruzione dell'intero mondo conosciuto.

‹‹Vedo finalmente che possiamo iniziare, stavamo proprio aspettando voi›› esclama Lalla Tomelilla con un sorriso alle gemelle, dando così ufficialmente inizio alla riunione:

‹‹Bene Hidril, hai avuto la mia piena fiducia per tutto questo tempo, ma credo che le presentazioni e un bel po' di spiegazioni su questa oscura faccenda ora siano d'obbligo›› continua Tomelilla, dando la parola alla misteriosa figura:

‹‹Certamente e per prima cosa vi chiedo di perdonarmi per il mio lungo silenzio, ma non ho potuto fare altrimenti, come presto saprete›› esclama Hidril con voce limpida e cristallina come acqua, capace di indurre fiducia in tutti, tranne che in Pervinca.

Ogni cosa della sua bella figura richiama l'essenza stessa della Luce, della vita e della speranza, quasi ne incarnasse il Potere: la sua lunga chioma albina ricade su un volto pallido come madreperla, solcato da sottili glifi e rune sconosciute e circondato da aggraziate orecchie a punta.

‹‹Conoscerete certo le eroiche e tragiche gesta legate all'avvento della Magia, anche se ormai le considerate leggende›› esclama Hidril, lo sguardo perso in antichissimi ricordi.

‹‹Molto bene, ma c'è qualcosa che voi mortali non potete conoscere: per placare lo scontro fratricida tra Ygdrall e Shagga, vennero forgiate gemme capaci creare un legame tra il signore e un portatore, così da accedere al suo immenso potere, ottenendo enormi vantaggi in battaglia›› racconta Hidril, mostrando l'anello con opale utilizzato da Acanti nella Battaglia delle Ombre.

‹‹Quasi tutte vennero perdute, ormai credevo di possederne l'ultima, ma quando il mio signore Ygdrall mi inviò il mese scorso a vigilare sugli eventi, scoprì che un servo di Shagga stava utilizzando il legame di una gemma per donare il corpo di un ragazzo al suo padrone...›› spiega Hidril, venendo bruscamente interrotta da un pugno in pieno volto.

‹‹Pervinaca!›› Lalla Tomelilla si alza indignata, guardando con occhi di fuoco la nipote, allontanandola dall'ospite e costringendola sulla sedia con un secco incantesimo.

‹‹Tu lo sapevi! Hai sempre saputo dove si trovava Grisam e non hai mai parlato, permettendo che gli facessero del male! E ora lui... lui...›› la voce le si spezza, mentre le tenebre nella serra si infittiscono, condizionate dalla sua disperazione.

‹‹Volevo aiutarlo, ma il mio signore mi ha imposto il contrario, perché avrei interferito con eventi fondamentali e così è stato: il ragazzo è stato salvato da un misterioso cavaliere e ora si trova al sicuro in un posto a me ignoto›› conclude, cercando di placare l'ira di Pervinca.

‹‹Vorrei chiarire un'ultima questione: sono spiacente, ma non sono in grado di guarire tutti coloro divenuti pietra, l'unico modo per salvarli è distruggere la gemma che ha richiamato gli spettri, dando loro potere›› chiarisce Hidril, evitando lo sguardo dei presenti.

‹‹Ma ora torniamo alla reale ragione di questa riunione: oscure forze agiscono nell'ombra per riportare in vita il loro signore e precipitare il modo nel Caos Primordiale. Io sono l'araldo di Ygdrall, Signore della Luce, e sono qui per vegliare sull'Antica Alleanza e scongiurare questo destino di morte. Per farlo occorre ritrovare tutte e sette le sacre gemme, ritenendole prima del nemico. So di chiedervi molto, ma avrò il vostro aiuto?›› domanda Hidril, rivolgendosi soprattutto a Pervinca.

‹‹Certamente, faremo tutto il possibile›› rispondono gravemente le gemelle, tenendosi per mano in muto e reciproco sostegno.

‹‹Ottimo, perché ormai non si torna indietro e anche l'ultimo tassello di questo tragico e meraviglioso mosaico sta per collocarsi...››.

~●~

‹‹Uff, quel ragazzo si deve dare una calmata, non sarò certo la prima a sgraffignare un po' di Sherry dalla cabina del capitano!›› afferma una ragazza, abbandonandosi pesantemente su una tarlata polena, estraendo una pregiata bottiglia di liquido ambrato.

‹‹Peggio per lui, non ho alcuna intenzione di rimanere sobria un minuto di più durante questo schifo di tempo!›› esclama risoluta, prendendo una generosa sorsata, quando qualcosa all'orizzonte la paralizza dal terrore.

Immediatamente si riprende, correndo senza perdere tempo dal timoniere, urlando a squarciagola l'allarme nella notte:

‹‹INVERTIRE LA ROTTA, SUBITO!››.

Ma ormai è troppo tardi, un promontorio è comparso all'improvviso da quella nebbia innaturale che da settimane circonda la navigazione, decretando la loro fine.

Un istante e il veliero si schianta sull'ignota costa rocciosa e frastagliata, seguendo lo stesso fato dell'Isabella II, che in quelle stesse acque inesplorate più di quarantanni prima era naufragata al largo di Fairy Oak.

 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8| Il Cavaliere Errante ***


𝐈𝐥 𝐂𝐚𝐯𝐚𝐥𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐄𝐫𝐫𝐚𝐧𝐭𝐞

La notte volge finalmente al termine, le prime luci cominciano a farsi strada nelle ombrose brughiere ad est, mentre una melodia, dolce e malinconica, si leva da una nascosta capanna, unendosi al primo canto degli uccelli.

Un uomo siede sull'uscio dello strano rifugio nascosto dalla folta vegetazione, suonando una grezza ocarina, perso tra mille preoccupazioni e pensieri con lo sguardo sull'orizzonte infuocato.

Ormai sono trascorse più di due settimane da quella fatidica notte alle Antiche Rovine, ma ancora quei mille e strani eventi non si decidono a dare una spiegazione.

Quel turbamento nel Potere del Buio, la sua pietra che dopo anni si risvegliava, il povero ragazzo anche lui sottoposto al rituale, tutto sembrava deciso a sconvolgerlo, lasciandolo con ancora meno risposte di prima.

E poi sopprattutto lei, che dopo tanti anni lo guardava attraverso il velo della morte, piena di stupore e commozione...

‹‹...mamma›› quella singola parola pesa come un macigno, troppo carica di rimpianti e dolore, e per un attimo teme di poter cedere alla disperazione, mentre ricordi tornano a galla.

L'infanzia trascorsa come prigioniero negli oscuri recessi di Arrochar, il fallito rituale a cui era stato sottoposto per riportare in vita Shagga, il sacrificio di sua madre che in cambio della vita gli aveva garantito la salvezza...

Tutto torna in superficie insieme alla rabbia verso il Nemico che nella vita gli aveva tolto ogni cosa e che ora osava ricompiere quelle aberranti azioni a quell'innocente ragazzo.

Lo stesso ragazzo che lui stesso aveva salvato due settimane prima a quell'orribile destino e che per molti giorni aveva combattuto tra la vita e la morte nella sua capanna.

Il rituale, seppur fallito, aveva lasciato segni indelebili su quel ragazzo, che solo la sua vasta conoscenza di erboristeria medica e magia curativa avevano potuto contrastare, evitando una morte quasi certa.

Ma anche così la preoccupazione non lo lascia, non solo per la sua precaria salute, mentre un dubbio lo tormenta, infittendosi sempre più: e se avesse funzionato?

Se in fin dei conti quell'oscura magia avesse effettivamente attecchito, fondendosi alla coscienza del ragazzo, pronta a renderlo da un momento all'altro nient'altro che una marionetta nelle mani del Nemico?

"Solo il tempo saprà dirlo, posso solo pregare che le mie arti abbiano annientato quel male".

Un imprivviso scintillio lo distoglie da quei funesti pensieri, mentre un vivace e luminoso fuoco fatuo lo avverte che il ragazzo si sta finalmente svegliando.

‹‹Grazie al cielo, cominciavo a preoccuparmi!›› esclama grato il cavaliere, rincasando nella spartana e stipatissima dimora, seguito a ruota dal suo luminoso compagno.

Chinatosi sul proprio giaciglio, da settimane occupato dal febbricitante ragazzo, incontra con stupore un velato e spaventato occhio azzurro, che debolmente si guarda in torno, in cerca di un volto amico.

‹‹D-dove... dove sono?›› chiede Grisam con un filo di voce, cercando faticosamente di mettersi seduto, mentre lo sconosciuto lo ferma gentilmente, cercando di rassicurarlo.

‹‹Non hai nulla da temere, ora sei al sicuro: ti ho salvato due settimane fa dagli spettri e dal Nemico e ora ti trovi nella mia umile dimora, dove ti ho curato al meglio›› spiega il cavaliere, osservando con una piega amara gli innumerevoli bendaggi.

L'oscura magia che si era fatta strada nel ragazzo ha lasciato segni tutt'ora evidenti: i vasi sanguigni del lato sinistro del corpo ora sono tinti di nero, come venature nel marmo, la sclera dell'occhio sinistro si è scurita come pece, mentre l'iride si è illuminata di un azzurro innaturale.

Per molto tempo dovrà tenere una benda su quell'occhio alterato, il braccio e le costole rotte dovranno stare ad assoluto riposo, ma tutto sommato il ragazzo sta reagendo bene.

‹‹Ora ti sentirai debole e stanco, ma il peggio è passato e ti propongo quindi una scelta: rimanere qui e riprenderti del tutto o intraprendere il viaggio con Rolando, il mio cavallo che ha il potere di conoscere ogni tratta e di portare da solo ad ogni destinazione›› spiega al ragazzo, sicuro che ben coperto e alle cure di Rolando sarebbe arrivato sano e salvo a casa.

‹‹Non so davvero come ringraziarla, signore, le devo la vita... ma con permesso tornerò a casa, saranno sicuramente in pensiero... le prometto però che ci rincontreremo e che mi sdebiterò con lei, signor... signor Delus, giusto?›› chiede il ragazzo, ripensando al loro primo incontro.

‹‹Bravo, te lo sei ricordato!›› afferma con un genuino sorriso il mistero cavaliere, porgendogli la mano:

‹‹Asphodelus Ramosus Burdock, al tuo servizio!››.

 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9| Oltre il Mare ***


𝐎𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐌𝐚𝐫𝐞

"Temby... Temby..." una voce gli giunge da lontanissimo, ovattata e inquinata dal violento rumore del mare, la fredda brezza lo fa tremare incontrollato nei fradici vestiti, mentre lampi bianchi di puro dolore gli attraversano la vista annebbiata.

Visioni e confusi ricordi di un naufragio si scontrano nella sua mente, senza però riuscire a palesarsi del tutto, facendolo urlare per la profonda e fresca paura provata per la sorte sua e di tutti i suoi compagni.

Qualcuno sta cercando di riportarlo al presente, probabilmente la compagna Marion Diderous, scuotendolo malamente per il bavero della divisa e urlandogli addosso insulti odoranti di alcool, ma la sua coscienza non risponde, persa nei ricordi degli ultimi tumultuosi mesi.

~•~

Neanche tre stagioni prima, appena divenuto maggiorenne, Charles Raynold Temby aveva subito preso il mare, imbarcandosi come semplice guardia marina sulla nave mercantile Dama dei Venti, onorando così la lunga tradizione familiare.

Cresciuto con i racconti delle eroiche e coraggiose gesta del nonno paterno mai conosciuto, condotte in esotiche e inesplorate terre ai confini del globo, Charles aveva da sempre sentito come una chiamata che lo spingeva verso quell'orizzonte lontano, che molte anime attira, ma non sempre restituisce.

Il mondo è tutt'altro che conosciuto, vuoti e tremule teorie dilagano inesorabilmente anche nei planisferi più accurati, alimentando le leggende di misteriose e incantate terre e spingendo così tanti ingenui ragazzi a imbarcarsi per l'ignoto in cerca di ricchezze.

"Ritornerò prima del prossimo inverno, non temere" aveva rassicurato quel giorno Charles, asciugando le lacrime dell'anziana nonna che, ormai consumata dall'età, lo aveva confuso con il marito William Temby, che con quelle stesse identiche parole, molto tempo prima, si era congedato da lei per sempre.

"È una promessa".

Ma fin dai primi mesi di navigazione il viaggio si era rivelato tutt'altro che semplice e la promessa fatta alla partenza non sembrava più così scontata: tempeste, venti avversi o settimane di bonaccia sembravano tormentarli e già a bordo dilagavano il timore e i sussurri di malocchio.

Durante una tempesta particolarmente violenta, dove i cavalloni si innalzavano fin sopra l'albero maestro e l'ululato assordante del vento scuarciava le vele, Charles stava facendo di tutto per legare ogni cosa, quando venne subito distratto da un urlo vicino.

Uno schiavo originario delle esotiche isole meridionali era stato travolto da un'ondata improvvisa e ora stava lottando con immane forza per non perdere la presa dal parapetto, ricevendo però solo gelida indifferenza da parte dei compagni vicino.

Senza perdere tempo Charles si era subito precipitato in suo soccorso, cercando disperatamente di aiutarlo a issarsi a bordo e assicurando subito anche lui con una fune.

"Mi hai salvato la vita..." confusione traspariva dall'altrimenti calma e calda voce e subito scrutava con timore e sospetto quello strano ragazzo, chiedendosi perché avrebbe dovuto rischiare così tanto per lui, quando il mondo non gli aveva mai mostrato pietà.

"Tutto per un compagno" aveva risposto Charles con semplicità, e dopo un breve sguardo carico di profonda intesa e rispetto, i due si strinsero la mano, divenendo amici.

Cole, così si chiamava il ragazzo, era un narratore eccezionale, oltre che un appassionato astrologo, e tutte le volte che potevano sfuggire alle loro mansioni, i due si rifugiavano tra il sartiame, naufragando tra stelle e ricordi lontani.

Aveva avuto una dura vita, rapito dagli schiavisti appena bambino, orfano senza nome e senza patria in una realtà che mai lo avrebbe accettato, ma dai suoi racconti Charles poteva percepire con chiarezza in Cole una volontà di ferro e un animo indomabile, che nessun sopruso avrebbe mai piegato.

Presto la loro compagnia si allargò e d'un tratto quel viaggio sciagurato divenne decisamente più piacevole: Evelyn Lance, l'infermiera di bordo, si univa timidamente alle loro conversazioni, arrossendo ogni volta che incontrava lo sguardo di Cole, mentre ormai i battibecchi tra Charles e Marion Diderous erano all'ordine del giorno.

"E dai, Temby, possibile che mi devi sempre rovinare il divertimento?" disse Marion, prendendo ampie boccate dal sottile ed elaborato narghilè, mentre nascosta sottocoperta contava le numerose vincite della serata precedente.

"Rischi già abbastanza provvedimenti per lo spaccio di alcolici e tabacco sottobanco, ma usare dadi truccati? Gli altri non sono scemi e non vorrei essere te quando si accorgeranno che li hai truffati" disse Charles, cercando di far riflettere l'amica, ma subito lei lo interruppe.

"Calma, bello, perché tanta ansia? Non la vedo proprio come una truffa, più come... uhm, un'opportunità? Oh, be', comunque sia nessuno oserà sfidarmi, sanno bene a cosa vanno incontro" e con un sorriso estrasse le sue pistole gemelle, facendole volteggiare tra le mani, ammirando le istoriazioni in bronzo.

"Prima o poi finirai con i pesci ed io con te" sospirò esasperato Charles, abbandonandosi teatralmente su una branda, ma subito Marion gli scompigliò i capelli per dispetto, ridendo alla reazione buffa dell'amico e offrendogli del rum appena sgraffignato.

Tutto stava filando liscio, la tabella di marcia era perfettamente rispettata ed entro poche settimane sarebbero finalmente rientrati in porto, quando un giorno accadde qualcosa di veramente strano: un veliero fantasma apparve all'orizzonte, solo nefasti corvi per equipaggio.

Il capitano, nonostante il timore e la superstizione dei suoi uomini, aveva comunque ordinato di ispezionare la misteriosa nave in cerca di tesori e risposte, ma nulla si scoprì sulla sorte toccata a quell'equipaggio.

Tra il gruppo inviato nel sopralluogo vi era anche Marion Diderous, che con l'abilità di un gatto riuscì ad intascarsi non vista l'unica cosa di valore superstite sulla nave, ovvero una splendida gemma iridescente incastonata in un medaglione d'oro bianco.

"Altro che presagio di sventura, questa nave è stata una benedizione!" esclamò euforica Marion, mentre con Charles, Evelyn e Cole brindava nascosta all'inaspettato tesoro che era riuscita ad arraffare.

"Non ci toccherà mai più penare per mare, grazie a questo faremo una vita da re e regine!".

Ma da quello strano avvenimento la sfortuna sembrava essere tornata a tormentarli, venti e correnti avverse avevano dirottato la loro navigazione e da giorni andavano alla deriva, prigionieri di una nebbia innaturale.

Lo strano medaglione sembrava pulsare di energia propria al collo di Marion, ma lei non ci prestava molta attenzione, attribuendo la colpa al nervosismo per la pessima situazione.

Una sera, stufa delle preoccupazioni di Charles e volendo concedere un momento appartato a Cole ed Evelyn, Marion si avventurò nella personale riserva di liquori del capitano, decisa a concedersi una bella sbornia.

Stravaccata a poppa, con le gambe appoggiate sull'elaborata polena di sirena mangiata dal sale, Marion prese una generosa sorsata di sherry, quando qualcosa di terribile emerse d'improvviso dalla nebbia.

"INVERTIRE LA ROTTA, SUBITO!" urlò con quanto fiato avesse in corpo, precipitandosi a dare l'allarme all'equipaggio addormentato e pregando con tutta se stessa di arrivare in tempo dai suoi amici.

Un promontorio, immenso e inevitabile, era d'improvviso emerso da quel mare di nebbia, scogli aguzzi della costa rocciosa stavano già scuarciando lo scafo e violente onde stavano dando loro velocità, spingendoli verso un definitivo e mortale impatto.

Un istante e tutto si ridusse in sale e lacrime.

~•~

‹‹Che diamine è successo...?›› esclama confuso Charles, prima di esplodere in una violenta tosse, mentre la vista finalmente si schiarisce e i ricordi delle ultime ore tornano prepotentemente a galla.

‹‹SPAVENTAMI ANCORA COSÌ E IO-›› quasi Marion gli perfora i timpani, catturandolo in un'abbraccio micidiale e insultandolo per averla fatta preoccupare, ma vengono interrotti da Evelyn, preoccupata delle possibili ferite.

‹‹Se vi dovesse accadere qualcosa non mi perdonerai mai, abbiamo già perso così tanti compagni...›› lacrime e dolore impediscono ad Evelyn di andare avanti e subito le braccia di Cole sono lì per rassicurarla.

La consapevolezza di essere gli unici sopravvissuti al disastro precipita su di loro, nulla è rimasto di ciò che un tempo era la Dama dei Venti, cancellato completamente dal mare, e con terrore si domandano quale sorte toccherà ora loro.

‹‹Marion... ora sei tu quella più alta in comando, cosa hai intenzione di fare?›› esclama Charles, chiedendosi come sarebbero mai sopravvissuti da soli in questa terra non segnata sulle mappe e dimenticata dagli dei.

‹‹Vi stupirà saperlo, ma ho già una mezza idea›› esclama la ragazza, mostrando loro il medaglione che ora si tende visibilmente nell'aria, spingendo impazientemente la sua padrona verso Fairy Oak.

 

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