Lo Chef di Mezzanotte di LaTuM (/viewuser.php?uid=30326)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Katsudon per tre. Anzi, per quattro. ***
Capitolo 2: *** Okonomiyaki ***
Capitolo 3: *** Ramen ai funghi ***
Capitolo 4: *** Gyoza tofu, funghi e zucca ***
Capitolo 5: *** Cetrioli piccanti in agrodolce ***
Capitolo 6: *** Colazione per due ***
Capitolo 7: *** Broccoli, tofu e curry ***
Capitolo 8: *** Pranzo per due. Anzi per uno. ***
Capitolo 9: *** Zuppa di miso con zucchine ***
Capitolo 1 *** Katsudon per tre. Anzi, per quattro. ***
Disclaimer:
Boku
no Hero Academia
e Midnight
Diner – Tokyo Stories
non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Lo
Chef di Mezzanotte
Hero
Tales
Katsudon
per tre. Anzi,
per quattro.
Izuku
poteva dirsi una persona nel complesso felice.
Era
stata una lunga giornata e alle tre del mattino stava ancora
camminando per le strade mediamente affollate di chi come lui aveva
appena finito di lavorare e stava tornando a casa. Tutti i locali
oramai erano chiusi e il profumo di cibo che si era disperso
nell’aria nelle ore precedenti non faceva che far tormentare
lo
stomaco di Izuku oramai pronto all’auto-digestione.
Nonostante
la fame e la stanchezza, l’odore delle strade, la gente che
camminava tranquilla e che gli sorrideva quando lo riconosceva, erano
cose che lo convincevano sempre di più del fatto che avesse
ragione
a considerarsi fortunato. Era un Pro Hero come aveva sempre sognato,
nonostante fosse nato senza Quirk, le sue azioni e qualche
coincidenza l’avevano portato a realizzare il suo (o quanto
meno,
uno dei) sogno più grande. Non solo era diventato un eroe
come
voleva, ma era diventato il successore di All Might designato dallo
stesso All Might, il suo mito da che aveva imparato a parlare. Non
che questo non avesse avuto ripercussioni sulla sua vita o quella
degli altri – cicatrici sulla pelle di tutti, vite spezzate
di cui
spesso tendeva a incolparsi, città distrutte che ancora non
erano
state completamente ricostruite – ma alla fine aveva imparato
a
gestire quel turbinio di emozioni che più volte avevano
rischiato di
soffocarlo.
Ancora
una volta era stato fortunato, i suoi amici, tutti i
suoi amici gli erano stati accanto, lo avevano aiutato e si erano
aiutati a superare gli orrori e i dolori. Per essere così
giovani,
avevano alle spalle una storia degna di quella di Harry Potter.
Izuku sorrise, in fondo ogni tanto si sentiva un po’ come il
mago
sfigato con gli occhiali che però aveva dovuto affrontare un
nemico
più grande di lui. Però doveva ammettere che il
biondo della sua
storia era meglio del Serpeverde, almeno Kacchan era suo amico, un
amico dal carattere difficile e irascibile, ma comunque un amico.
Soprattutto dopo il suo mese come Vigilante… alla fine era
stato
lui a farlo cedere e farlo tornare alla UA. Da quel momento le cose
non erano state più le stesse. Sicuramente non per Izuku.
Il ragazzo sospirò e si tolse il guanto dalla mano destra
per
sfregarsi gli occhi che erano prossimi a chiudersi. Aveva finito
tardissimo, sapeva sarebbe dovuto tornare in agenzia a finire i
rapporti, ma era stanco e voleva andare a casa. Poi, durante il
tragitto, ne era successa di ogni, e ora non aveva idea di come fosse
finito – tre ore dopo la fine del suo turno –nel
quartiere di
Shinjuku, dove la notte sembrava non essere mai arrivata. Peccato
fossero appunto le tre del mattino e la fame stava per riuscire
lì,
dove Shigaraki non era riuscito. Se Dynamight fosse rimasto con lui
avrebbe finito decisamente prima, ma Kacchan era a dir poco rigido
sui suoi orari: da un anno a quella parte, a costo di essere pagato
meno e lavorare anche sette giorni su sette, lui avrebbe lavorato
soltanto dalle quindici alle ventuno, non un minuto di meno, ma mai
un minuto di più. Non aveva voluto dare spiegazioni in
merito perché
non erano fatti di nessuno. Stava camminando oramai per inerzia
quando arrivò all’angolo di una strada con una
piccola stazione di
polizia (anche se sembrava più uno sgabuzzino), non
c’erano auto
ma solo un paio di bancarelle: una vendeva giocattolini in plastica e
l’altra del ramen. Fu sul punto di ordinare una ciotola di
ramen
quando alle spalle gli giunse una risata.
“Beh,
lo chef si è superato anche stasera, non mi sarei mai
aspettata
sarebbe riuscito a fare un ramen al curry con quei pochi ingredienti
che aveva.”
“La
prossima volta gli voglio chiedere dei mochi piccanti, secondo me
sarebbe capace di farli” commentò una seconda voce.
“Con
il piccante non è nemmeno più una
sfida” rispose la prima voce.
“Scusate!”
disse Izuku avvicinandosi ignorando gli sguardi perplessi dei
passanti, che di certo non mi aspettavano di vedere l’eroe
Deku in
giro per strada “Posso chiedervi di che posto state
parlando?“
“Di
quel posto” disse la ragazza indicandogli una porticina non
molto
distante con una lanterna appesa davanti “Noi la chiamiamo la
Taverna di Mezzanotte, ma in realtà non ha un nome, lo chef
non
glielo ha mai dato. Apre da mezzanotte alle cinque ed è un
luogo
ideale per chi finisce di lavorare tardi e ha fame. Ha pochi piatti
in menù, ma puoi chiedere quello che vuoi allo chef, se ha
gli
ingredienti te lo prepara” continuò a spiegare
senza riuscire a
staccare gli occhi dal suo costume (sporco) e il volto (stanco).
“Vi
ringrazio moltissimo. Vi auguro una buonanotte” rispose Izuku
salutandoli con un breve inchino prima di dirigersi dove gli era
stato indicato. L’entrata era proprio piccola e piuttosto
bassa, la
luce soffusa e - a giudicare dal silenzio - in quel momento non
doveva esserci nessuno dentro. Izuku aprì lentamente la
porta e si
trovò davanti un ambiente decisamente piccolo con un bancone
di
legno che faceva da perimetro alla zona dove andava a veniva chi
cucinava, alcuni sgabelli, qualche soprammobile acquistato con ogni
probabilità nella bancherella di giocattoli di plastica che
aveva
visto prima e… basta. Definire quel luogo spartano era un
eufemismo, ma sembrava estremamente caldo e accogliente nella sua
frugalità. Izuku si richiuse la porta alle spalle facendo
purtroppo
più rumore di quanto avrebbe voluto, ma almeno in questo
modo aveva
segnalato al sua presenza
“Benvenuti”
disse infatti una voce da dietro un paravento che nascondeva in parte
la cucina.
Izuku
fece un lieve inchino in direzione della voce e si sedette. Prese in
mano il piccolo e semplice menù con pochissimi piatti a
disposizione. Si sentiva monotono, ma aveva davvero voglia di
katsudon.
“Cosa
vi port-…?” chiese una voce gentile, anche se le
parole andarono
a morirono sulle labbra del proprietario senza che però
Izuku ci
facesse caso. Era stanco, aveva fame e aveva davvero voglia del suo
piatto preferito in assoluto.
Alzò
gli occhi per guardare in faccia lo chef e chiedere:
“Un
Kats...uki?!”
“Io
non sono nel menù” rispose il biondo con il suo
solito tono ma con
una punta di divertimento “E chiudi quella bocca Deku o il
tuo
katsudon te o infilo in gola ancora ustionante!”
Izuku chiuse la bocca che non si era reso conto di aver spalancato
per lo stupore.
“Cosa...”
ci fai qui avrebbe
voluto chiedere, ma il fatto che Bakugou Katsuki fosse lo chef della
tavola calda di mezzanotte era piuttosto evidente. Non
l’aveva
riconosciuto. Come aveva fatto a non riconoscerlo?
Certo,
la divisa blu da chef, il grembiule e la stanchezza di Izuku non lo
avevano aiutato, eppure Deku aveva osservato l’altro fin
troppo
bene per una vita intera da poterlo riconoscere ovunque, eppure aveva
fallito. Ma lo stesso tono di Kacchan era completamente diverso: meno
‘muori, muori,
muori’ e
decisamente più gentile, accogliente… il tono di
voce che Izuku
aveva sempre sognato sentir provenire dalla bocca dell’altro
ragazzo.
“Come
facevi a sapere che avrei preso-”
Katsuki non lo lasciò finire.
“Mi
prendi in giro? Non prendi mai altro da che ti conosco, e ti conosco
da vent’anni!” borbottò Kacchan
allontanandosi dal bancone per
andare a prendere una bevanda isotonica al lime dal frigorifero.
“Ti
servirei una birra, ma questo è meglio visto che hai appena
staccato” mormorò il biondo per poi spostarsi nel
piccolo angolo
dedicato alla cucina con i fornelli e iniziò a prendere gli
ingredienti per cucinare il piatto richiesto da Izuku.
La regola del suo ristorante era semplice: c’è il
menù fisso che
prevede curry, zuppa di miso e soba calda o fredda (grazie
Metà e
Metà). Se i clienti avessero voluto altro, dovevano
chiederglielo,
se aveva gli ingredienti glielo avrebbe preparato, altrimenti si
sarebbero fatti andar bene quello che aveva. Di solito riusciva
sempre a soddisfare le richieste, faceva in modo di avere
più
ingredienti di quanti gliene servissero per le sue ricette, ma a
volte doveva improvvisare con quello che aveva.
Izuku bevve avidamente la bevanda datagli da Kacchan, rendendosi
conto di avere molta più sete e di essere molto
più disidratato di
quanto pensasse. Come sempre Kacchan era riuscito a cogliere nel
segno… era – e per Izuku lo sarebbe sempre stato
– il migliore.
Gli doleva ammetterlo, ma anche se erano quasi alla pari in
classifica – a volte uno era un numero più avanti
dell’altro o
viceversa – per lui Kacchan era secondo solo a All Might: ce
l’avrebbe messa tutta per raggiungerlo, ma non sarebbe mai
stato
davvero possibile.
“Hai
finito di borbottare o vuoi aspettare che la cena di freddi?”
Izuku sbarrò gli occhi: quanto poco gli ci era voluto?
“Il
riso era già pronto” spiegò Katszuki
prima ancora che l’altro
potesse porgli la domanda “Mangia” gli
intimò poi restando lì a
guardarlo finché non ebbe mandato giù il primo
boccone.
Gli occhi verdi di Izuku divennero lucidi e un sorriso sincero
apparve sulle sue labbra.
“Kacchan,
è il miglior katsudon che credo di aver mai mangiato! La
frittura è
croccante ma leggera, il riso caldo al punto giusto e la-”
“MANGIA
E SMETTILA DI PARLARE MERDEKU!
Ok,
ora Izuku lo riconosceva. Ridacchiò ma fece come gli era
appena
stato… intimato?
Ordinato?
“E’
per questo che un anno fa hai preso i turni di pattugliamento
fissi?”
“No,
mi andava e basta...” rispose il biondo prima di alzare gli
occhi
al cielo “Ovviamente nerd, apro da mezzanotte alle cinque, un
minimo di riposo me lo vorrai concedere?”
“Non
è stancante? Per uno abituato ad andare a dormire alle otto
di sera…
lavorare sei ore da Hero e cinque da chef non è…
estenuante?”
Il
biondo alzò le spalle.
“Un
po’, ma qui mi rilasso. Quando chiudo vado a comprare gli
ingredienti freschi per la cena, mi alleno e poi dormo prima di
iniziare il turno in agenzia.”
Izuku
annuì continuando a mangiare con calma il suo
katsudon… non
mentiva quando aveva detto a Kacchan che era il più buono
che avesse
mangiato ultimamente. Era abbastanza evidente che la cosa lo
rilassasse: i suoi muscoli erano meno tesi, dalle mani non era uscita
nemmeno una scintilla neanche quando gli aveva urlato di mangiare, il
suo volto era evidentemente sereno e Izuku poteva giurare che la sua
espressione mal celasse un sorriso soddisfatto.
“Hai
tanti clienti?”
“Più
di quelli che mi sarei mai aspettato. Spesso sono clienti abituali o
loro amici, ma ho sempre un buon numero di coperti. Arrotondo bene,
anche se come potrai intuire, non è esattamente un discorso
di
soldi.”
“E
cosa dicono di te?”
“Che
sono un bravissimo chef.”
“E
di Dynamight?”
“Sanno
chi è, ma non sanno che sono io. Non perché non
ci vedano, ma credo
che non riescano a sovrapporre le due figure” ammise i biondo
consapevole che in quel momento era difficile associarlo a Dynamight.
Izuku
parve rifletterci, ma comprese il discorso: lo chef di questa tavola
calda era calmo, rilassato, gli piaceva cucinare e gli piaceva vedere
le persone felici mentre assaggiavano un piatto delizioso che gli
faceva riaffiorare ricordi o che li colpisse per i sapori
incredibili. A lui era successo lo stesso e il sorriso di Kacchan
quando si era complimentato con lui non se lo sarebbe dimenticato
facilmente, anche perché – finalmente - non si era
minimamente
preoccupato di nasconderlo.
“Sanno
solo che ogni tanto non posso esserci, quindi mando un amico a
cucinare al posto mio.”
“Un
amico?”
“Il
figlio di una cliente abituale. Gli piace cucinare ed è
bravo. Lui
mi ha riconosciuto subito ma quando gli ho chiesto di non dire nulla,
non ha fiatato. Così se non posso, viene lui al mio posto e
tiene
per sé metà dell’incasso che di solito
spende in libri
universitari o manga.”
Izuku
annuì con una punta di gelosia. L’idea che Kacchan
avesse un altro
amico importante, una persona di cui si fidava ciecamente come solo
con lui era solito fare (dietro tutti gli insulti e le urla, negli
ultimi anni le cose erano decisamente cambiate, e nonostante la loro
rivalità, la stima, il rispetto e a fiducia erano diventati
la base
della loro collaborazione) un po’ lo infastidiva, ma si
rendeva
perfettamente conto che lui non era nessuno per essere geloso della
vita di Kacchan. Con dispiacere dovette ammettere che di lui sapeva
molto meno di quanto pensasse visto che fino a meno di un’ora
fa
non aveva idea che il suo amico, il suo collega, avesse un secondo
lavoro così lontano da quello di Hero che aveva sempre
voluto fare.
Katsuki
prese una tazzina da dietro il bancone e la riempì con un
po’ di
saké caldo prima di metterla davanti a Izuku che lo
guardò
perplesso. Era strano che uno così attento al regime
alimentare come
lui gli servisse dell’alcool.
“Ti
scalderà… devi andare a casa a dormire Deku, se
no domani non ti
reggerai in piedi.”
“E
l’alcool come dovrebbe aiutarmi per quest’ultima
parte?”
“Ti
aiuterà a dormire. Ora bevi e vai. Stasera la cena la offro
io, ma
la prossima volta portati del contante. E non dire a nessuno di
questo posto.”
Izuku
bevve il saké tutto d’un fiato, si alzò
a dopo aver ringraziato
Kacchan con un inchino, se ne andò verso casa e, come aveva
previsto
il biondo, una volta a letto, prendere sonno fu questione di pochi
attimi, ma abbastanza per non dimenticare il sorriso sul viso di
Katsuki. Aveva detto la prossima volta porta i contanti e Izuku
sarebbe tornato, per gustare la sua ottima cucina e perché
sì,
aveva voglia di rivedere l’amico sorridere così.
Il
giorno seguente Izuku si svegliò stanco, ma la cosa non lo
stupì
minimamente: aveva dormito sì e no quattro ore prima di
alzarsi,
allenarsi e poi andare in agenzia. In teoria aveva dei turni, ma
erano più le volte che arrivava prima e staccava dopo, ma
non gli
importava. Non è che avesse davvero molto altro da fare,
oltre
allenarsi, le alternative erano stare in casa a studiare gli eroi
(non aveva smesso di portare avanti questo suo hobby e il quaderno su
cui stava scrivendo ultimamente recitava un bel 42
in
copertina) o allenarsi, ma preferiva di gran lunga dedicarsi al
lavoro che gli sembrava un’attività molto
più utile. In fondo per
lui fare l’eroe non era mai stato veramente un lavoro: gli
servivano licenza e contratto per poterlo fare ma in fondo la sua era
una vocazione, quello che era stato ed era diventato il sogno di una
vita. Non che fosse sempre rose e fiori, ma abbastanza per non
sentire il peso di trascorrere ore in più per le strade o in
agenzia
a scrivere rapporti.
Quella
giornata voleva fargliela pagare per essersi attardato al locale di
Kacchan fino alle prime luci dell’alba (o l’aver
staccato tre ore
dopo la fine del suo turno) quindi fu un continuo intervenire: appena
iniziato il suo turno di pattuglia aveva sventato una rapina da parti
di qualche ladruncolo che aveva sfruttato il suo Quirk di mimetismo
per portare via un gran numero di gioielli (ma perché i
Villain si
ostinavano a rubare nelle gioiellerie non l’aveva ancora
capito
visto che venivano sempre colti in flagrante…), poi per tre
volte,
aveva dovuto arrampicarsi su vari alberi per recuperare tre gatti che
quel giorno avevano deciso di sentirsi delle scimmie ma che poi
avevano iniziato a piagnucolare perché non ce la facevano a
scendere
(o saggiamente non ci provavano). Nel mentre, durante il salvataggio
del gatto numero due che era metà bianco e metà
nero e che era
stato chiamato – con assai poca sorpresa d Izuku – Todo,
aveva trovato tra i rami un pappagallino e una tartaruga. Aveva
compreso il primo, ma dopo aver afferrato la seconda, decise di non
fare domande e portò giù lo strano bestiario che
aveva raccolto tra
i rami.
Per
quanto assurde o noiose potessero sembrare quelle attività,
a Deku
piaceva aiutare, anche semplicemente ricevere un grazie dalla persona
di turno dopo avergli restituito il quadrupede disperso (mammifero o
rettile che fosse) era una motivazione non smetteva mai di
convincerlo che quella era davvero la sua strada.
Dopo
aver restituito il terzo gatto a un ragazzo dall’aria burbera
ma
comunque gentile, Deku si avviò verso una strada un
po’ più
trafficata. Davanti a una vetrina vide un bambino accompagnato dalla
madre che la tirava per un braccio perché voleva vedere le
gesta di
Dynamight che, nonostante le sue esplosioni apparentemente solo
distruttive, era appena riuscito a creare un varco in un capannone in
fiamme e portare in salvo quelli rimasti intrappolati. Entrare in
luogo così caldo e pieno di fuoco era pericoloso a
prescindere...
per Kacchan, che era nitroglicerina allo stato puro, poteva essere
quasi mortale (Deku notò con sollievo che si era tolto le
granate
dai polsi per fortuna), ma lui non aveva esitato un solo istante ad
aiutare chi era in difficoltà. Dynamight poteva sembrare un
Villain,
ma era più eroico di chiunque altro. Ed era estremamente
intelligente, agiva sempre nel modo migliore, velocemente ma con
attenzione. Izuku si ritrovò a sorridere stupidamente
davanti al
bambino e a se stesso che guardavano in televisione le gesta del loro
eroe, ma non poteva farci nulla. Sentendo un borbottio allo stomaco
di fermò in una bancarella a prendere un okonomiyaki e una
limonata
frizzante al litchi e andò a mangiare il suo pasto ancora
caldo
sulla cima di un edificio da cui poteva godere un bel panorama. Non
era in una zona particolarmente centrale, ma almeno era tranquillo e
poteva pranzare senza sentirsi in colpa per quella breve pausa.
Addentò un pezzo di frittata godendosi i sapori carichi e e
avvolgenti e non poté fare a meno di chiedersi come avrebbe
potuto
essere l’okonomiyaki cucinata da Kacchan. Forse avrebbe
potuto
chiederglielo. Magari sarebbe potuto tornare quella sera stessa al
suo ristorante per farlo, ma forse era meglio di no. Probabilmente
gli avrebbe solo dato fastidio considerato che aveva scelto un luogo
e un lavoro dove era difficile incontrare amici e colleghi,
perché
mai avrebbe dovuto essere felice di rivederlo?
Però
Izuku non riusciva a smettere di pensare
all’assurdità della
situazione in cui si erano ritrovati solo poche ore prima. Aveva
visto Dynamight in azione e non gli era sembrato aver perso
minimamente lo smalto, nonostante la stanchezza che poteva accusare
per via delle ore di lavoro notturno. Eppure vedendolo così
rilassato Izuku si era chiesto se forse, davvero, quel secondo lavoro
non fosse un modo per scacciare via il fastidio, il cattivo umore e
la pesantezza che certi giorni essere un Hero comportava.
Perché non
era sempre salvare gatti (e tartarughe) dagli alberi; come era appena
successo a Kacchan dovevano intervenire in situazioni pericolose e
mettere in gioco la loro stessa vita. Vero che dal momento in cui
avevano sconfitto Shigaraki e All for One il pericolo dei Villain si
era ridotto parecchio, ma criminalità e incidenti erano il
loro pane
quotidiano. Chissà se quella sera avrebbe aperto comunque,
considerato gli interventi di oggi…
Deku
finì il pranzo e prima di finire il suo giro di pattuglia,
si fermò
a un bancomat. Così, se gli fossero serviti dei contanti.
Era sempre
meglio avere del contante con se, no?
Non
ci aveva creduto nemmeno per un istante che quella sosta al bancomat
fosse solo per precauzione.
Era
tornato a casa non troppo tardi e, dopo essersi fatto una meritata
doccia (presentarsi di nuovo vestito da Hero, sporco e puzzolente non
era il modo migliore in cui voleva farsi nuovamente vedere da
Kacchan, non in quel contesto dove comunque l’amico cercava
di
mantenere il più possibile l’anonimato)
indossò un semplice paio
di pantaloni, le sue immancabili scarpe rosse (quelle più
nuove),
felpa grigia e una maglietta di All Might. L’unica cosa in
più che
decise di mettersi fu un anonimo cappellino grigio che lo aiutava a
nascondere quella zazzera dal colore un po’ troppo inusuale.
Non
che fosse così anomalo avere dei tratti somatici variopinti
(nella
loro classe c’era Mina che era rosa, con le corna e gli occhi
neri
come… beh sì, Kacchan non la chiamava occhi
da procione
mica per niente, o Tsyui, che era in tutto e per tutto una rana)
però
voleva non dare troppo nell’occhio. Per rispetto a Kacchan e
al suo
desiderio di non far sapere ai suoi clienti chi fosse.
Arrivò
davanti al ristorante dell’amico che era l’una di
notte e, a
differenza della sera precedente, vedeva delle persone muoversi
all’interno e delle lievi risate provenire da oltre la porta.
Sentì
anche la voce dell’amico dire qualcosa di irriverente ma con
tono
gentile a uno degli avventori, cosa che fece ridere tutti gli altri.
Izuku
fece un respiro profondo: non gli andava molto di entrare e
obiettivamente nessuno lo stava obbligando a farlo. Non sapeva
nemmeno se Kacchan avrebbe apprezzato, ma non gli importava, aveva
voglia di entrare, mangiare qualcosa di buono e, perché no,
scambiare due parole sul tempo.
“Benvenuto”
lo accolse la voce di Katsuki quando entrò e lui gli rispose
con un
inchino prima di sedersi a un lato del bancone, osservando le altre
persone già intente a mangiare e bere di gusto.
“Una
birra, per favore” chiese Izuku e Kacchan annuì,
prendendo una
birra fresca dal frigorifero e, dopo averla stappata, gliela
posò
davanti insieme a un bicchiere di vetro.
“Quindi
è tornato… cosa le porto?”
domandò lo chef, rivolgendosi a lui
in tono formale, come se non volesse far vedere che si conoscessero,
ma ad Izuku non sfuggì lo sguardo divertito
dell’amico, che un po’
si aspettava la richiesta dell’altro.
“Il
kats-sudon era molto buono” rispose e le labbra del biondo
s’incurvarono in quello che era un ghigno divertito ma
gentile.
“E
katsudon sia...”
“Come
mai non lo aggiunge al menù chef? E’ un piatto che
prepara sempre”
gli chiese una donna di circa quarant’anni che stava
mangiando un
tan-men senza spaghetti.
“E’
un piatto per le occasioni speciali” fu l’unica
risposta che
diede Katsuki prima di allontanasi verso la piccola cucina e iniziare
la preparazione.
“E’
uno dei suoi piatti migliori, ma non è nel
menù” gli spiegò la
donna.
“Sì,
sembra quasi che lo prepari sempre nel caso in cui arrivasse qualcuno
di speciale a cui servirlo...” commentò
l’uomo seduto accanto a
lei.
“Chiudi
quella dannata bocca Takashi!” gli intimò la voce
un po’
arrabbiata di Katsuki.
“Andiamo
chef! Sa bene quanto tutti noi amiamo il suo katsudon! E’ il
piatto
che le riesce meglio!”
Izuku
si sentì improvvisamente avvampare e si versò
della birra,
bevendone una lunga sorsata. Non ne andava matto, ma in effetti era
una bevanda che si prestava perfettamente all’ambiente in cui
si
trovava, ai profumi che lo circondavano e al cibo delizioso che
sapeva a breve avrebbe mangiato.
“Ecco
qua” disse poco dopo Kacchan, porgendogli una scodella calda
e
fumante.
“Itadakimasu”
disse Izuku congiungendo le mani e accettando volentieri le bacchette
che l’amico gli stava porgendo. Non doveva essere un gesto
abituale, a giudicare dagli sguardi degli altri avventori, ma non se
ne preoccupò. Quella piccola gentilezza rese ancora
più delizioso
quel primo boccone che gli scaldò lo stomaco e
il cuore.
“Com’è?”
gli domandò Katsuki.
Anche
da sotto la visiera del cappellino era impossibile non vedere gli
occhi di Izuku brillare.
“Squisito!”
“Chef,
potrei avere anch’io un katsudon, per favore?”
domandò la donna.
“Ne
prepari due” disse il famigerato Takashi.
“Faccia
direttamente tre!” aggiunse il terzo uomo che fino a quel
momento
aveva solo mangiato e osservato la scena.
“Altri
tre katsudon in arrivo” disse Kacchan e sparì in
cucina prima di
fare l’occhiolino a Deku, che si sentì arrossire
senza alcuna
ragione apparente.
“E’
da molto che viene qua? Non l’abbiamo mai visto...”
gli chiese la
donna incuriosita. A differenza di molti altri posti, quel ristorante
sembrava voler rompere i tabù solitari della loro tradizione.
“In
realtà sono capitato qui per caso ieri sera. O forse dovrei
dire
questa mattina. Avevo appena finto di lavorare e morivo di fame. Non
mi aspettavo di trovare un posto del genere dove trovare il
mio…”
“Piatto
preferito” disse Kacchan dalla cucina, bloccando sul nascere
qualsiasi possibile errore.
“Esatto,
il mio piatto preferito.”
“Allora
è stato proprio fortunato.”
Izuku
annuì… si, era stato proprio fortunato.
Note
dell’autrice:
Ho
visto Midnight
Diners
su
Netflix (tratto da La
taverna di mezzanotte di
Yaro Abe) ed è un capolavoro (ho ovviamente fatto alcune
modifiche
necessarie ai fini di questa trama).
E niente, durante la visione ho pensato troppo a Kacchan nel ruolo
dello chef ed eccomi qua.
Il
42
sul
quaderno di Deku è citazione di Guida
Intergalattica per Autostoppisti mentre
Yaro prende ovviamente il nome dall’autore de La
Taverna di Mezzanotte.
Ogni capitolo – come la serie – sarà
incentrato su una ricetta.
Non sono un’esperta né di Giappone né
di cucina giapponese, ma
viste le mie attitudini, spesso ricorro alla cucina orientale :)
Alla prossima!
LaTuM
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Capitolo 2 *** Okonomiyaki ***
Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 2
Disclaimer:
Boku no Hero Academia
e Midnight
Diner – Tokyo Stories
non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Lo Chef
di Mezzanotte
Hero
Tales
Okonomiyaki
Tornò
per altre tre sere di fila, ordinando sempre birra e katsudon (non
che ci fosse davvero bisogno di chiederlo, Kacchan sapeva cosa avrebbe
preso prima ancora che aprisse bocca) pagando ogni volta
milletrecento yen.
Ogni sera
c’erano nuovi clienti e quelli abituali – a breve
lo
sarebbe diventato anche lui se fosse andato avanti così -,
aveva già
rivisto Takashi, Kane (la donna sulla quarantina), e Yaro. In quel
poco tempo trascorso in loro compagnia aveva scoperto diverse cose:
Takashi aveva una piccola bottega in fondo alla strada dove spesso
che vendeva fiori e gioielli di poco valore per chi doveva fare dei
regali dell’ultimo minuto e si era palesemente dimenticato di
acquistare qualcosa per tempo, Kane lavorava per il call center di
una banca e Yaro era uno scrittore, a volte mangaka, ma soprattutto
gli piaceva scrivere dialoghi. Quando gli avevano chiesto che lavoro
facesse Izuku aveva semplicemente risposto che lavorava nel sociale e
aiutava le persone… in fin dei conti non era così
lontano dalla
realtà. Aveva scoperto che nessuno conosceva il nome di
Kacchan: i suoi clienti lo chiamavano semplicemente chef ed erano
soliti
usare un tono informale ma con forma onorifica.
Nel
giro di pochissimo tempo, oramai andare a mangiare al ristorante di
Kacchan era diventato quasi un appuntamento fisso. Non che
l’altro
si aspettasse di vederlo arrivare ogni giorno (alcune volte gli aveva
scritto che era di pattuglia o che l’intervento gli aveva
preso più
tempo del previsto, ma l’altro o non gli aveva risposto,
oppure gli
aveva semplicemente mandato l’emoticon di una testa che
esplodeva…
a Deku il compito di interpretarla, ma non è che gli ci era
voluto
molto o avesse dovuto metterci troppa fantasia) però gli
piaceva
questa strana routine che si stava costruendo. Per tanto tempo si era
sentito in colpa all’idea di costringere l’amico a
mantenere il
segreto sul suo Quirk, che ora gli piaceva e lo faceva sentire
importante essere lui il suo custode segreto. Da che i media
l’avevano così tanto preso di mira – in
parte a ragione – dopo
il loro primo Festival Sportivo, Kacchan non vedeva di buon occhio la
televisione e i giornali e Izuku aveva facilmente compreso
perché
l’amico volesse mantenere il più possibile
l’anonimato. Non
faceva nulla per nascondere chi fosse, ma nessuno sembrava
riconoscerlo comunque. O, quanto meno, a nessuno sembrava importare
veramente.
“Richiesta
d’intervento! Codice rosso! Incidente ponte raccordo
autostradale
zona sud est di Tokyo uscita Alderan!”
Deku
si alzò di scatto dal bordo del tetto dove si era fermato a
mangiare
il suo okonomiyaki. Non era distante da dove si trovava.
“Hero
Deku in arrivo” disse all’auricolare prima di
iniziare a muoversi
di scatto tra i tetti, lanciando la carta in cui era avvolto il suo
pranzo in un cestino prima di arrivare sul posto.
Quando
arrivò vide che alcune auto erano rimaste intrappolate nel
guardrail
pericolante e che sarebbero finite giù dal ponte. Nel giro
di un
attimo evocò Black Whip e iniziò a recuperare le
auto, lanciandole
in aria in modo da farle atterrare delicatamente in luogo sicuro. Non
appena però queste furono lontano dal pericolo, un grosso
macigno si
staccò dal ponte sotto al quale si trovava Izuku che non
poteva
allontanarsi, visto che stava ancora spostando le auto con dentro dei
civili. Cercò di preparare uno Smash, ma prima ancora di
poter
convogliare l’energia di One for All sulla gamba destra,
sentì la
voce di Dynamight urlare ‘MUORI!’ nella
sua direzione. Ovvio che non era riferito a lui, perché di
fatti il
biondo aveva appena disintegrato il grosso macigno che stava per
schiacciarlo, salvando lui e almeno una decina di civili.
“Grazie
Dynamight!” urlò Deku posando le auto ben lontane
da qualsiasi
punto che avrebbe potuto cedere.
Nel giro di poco tempo i due misero l’area in sicurezza,
evacuarono
i civili e puntellarono il ponte così da evitare possibili
cedimenti
in attesa di qualcuno con il Quirk adatto per rendere nuovamente
agibile l’area.
“Sei
arrivato proprio al momento giusto” disse Deku osservando
l’amico
poco distante lui che lo guardava torvo, come sempre, al di sotto
della maschera che gli copriva gli occhi. Era così diverso
dallo
chef della tavola calda di mezzanotte, che in effetti Deku comprese
perché i suoi clienti non lo riconoscessero.
Katsui
gli si avvicinò e, con enorme sorpresa di Izuku, gli fu
praticamente
addosso per annusarlo.
“Puzzi
di olio scadente e uova” gli disse il biondo.
“Beh...”
cercò di giustificarsi Deku “Ho preso qualcosa di
semplice per
pranzo.”
Kacchan assottigliò lo sguardo.
“Stasera
mangerai i miei okonomiyaki” fu tutto ciò che gli
disse prima
andarsene… appena in tempo per venire fotografato sul luogo
ma non
abbastanza perché i giornalisti volessero parlare con lui,
lasciando
a Deku l’incombenza. Era migliorato con il tempo, ma il
più delle
volte che lo intervistavano, Izuku si sentiva improvvisamente capace
di padroneggiare il Quirk di Kirishima.
Per
tutto il resto della giornata Deku non riuscì a non pensare
al
velato invito di Kacchan di andare quella sera alla sua tavola calda.
Probabilmente aveva interpretato il suo aver mangiato okonomiyaki
come un gesto di sfida (anche se per Kacchan qualunque cosa era un
gesto di sfida nei suoi confronti) ma gli aveva esplicitamente detto
‘stasera mangerai’ con un
tono che non ammetteva repliche o rifiuti.
Fece
ben attenzione a finire per tempo il suo turno, voleva andare a casa,
lavarsi (visto che l’altro gli aveva fatto capire che
puzzava) e
quando fu il momento di vestirsi, si ritrovò a scartare
quella che
era la sua solita scelta di pantalone e t-shirt in favore di un jeans
e una camicia blu. Niente di troppo elegante, viste le sue solite
scarpe rosse, ma gli dava l’impressione di non aver fatto un
salto
nell’armadio ed essere uscito con i vestiti che gli erano
rimasti
appiccicati addosso. Sembrava che almeno avesse provato a metterci un
po’ d’impegno per apparire quantomeno decente.
Uscì
di casa poco prima di mezzanotte, voleva arrivare un po’ dopo
l’orario di apertura ma non troppo tardi. Non sentiva il
bisogno di
restare necessariamente solo con Kacchan, gli piaceva
l’atmosfera
del locale e Katsuki sembrava trovarsi a suo agio in mezzo a quelli
che erano diventati dei conoscenti di cui apprezzava la
compagnia…
non degli extra, non degli amici, ma dei clienti abituali e fidati
che non si erano fatti trarre in inganno dalla giovane età
dello
chef. In effetti bastava fermarsi davanti al locale per rimanere
ammaliati dai profumi che provenivano da oltre la porta. Sedersi al
bancone e mangiare il cibo di Kacchan era un’esperienza
mistica, e
siccome era capitato spesso che cucinasse per tutti quando erano alla
UA, sapeva di cosa parlava. Il cibo del suo ristorante, se possibile,
era ancora più buono.
Quando arrivò sentì delle voci gentili che
chiacchieravano tra di
loro e Izuku aprì la porta, pregustandosi la cena. Certo,
abituarsi
a cenare all’una di notte (o era già mattina?) non
era una cosa
molto sana, ma quel suo andare lì era ritagliarsi un piccolo
spazio
nella vita di Kacchan in un luogo dove spesso gli sorrideva ed era
(quasi) gentile con lui. Una specie di universo alternativo racchiuso
in pochissimi metri quadrati, ma per Izuku erano sufficienti.
“Zuku-kun!”
lo accolse la voce di Kana “Oggi non si può
scegliere, okonomiyaki per
tutti ha detto lo chef.”
Izuku sorrise al ricordo di come Kacchan lo aveva invitato con i suoi
modi burberi, di come gli si era avvicinato e intimato di presentarsi
lì quella sera. Per un attimo rabbrividì.
“E
okonomiyaki sia!” rispose poi allegro sedendosi al bancone
scoccando uno sguardo divertito a Kacchan che gli rispose sollevando
il mento e mostrandogli i denti. Un essere umano qualunque lo avrebbe
definito un ringhio silenzioso o lo avrebbe paragonato a un cane, ma
Izuku sapeva che Kacchan aveva apprezzato il suo essere arrivato a
un’ora decente ed era certo che – figlio di due
persone che si
occupavano di moda e design – non gli era sfuggito il suo,
seppur
misero, tentativo di apparire meglio del solito.
“Avete
visto oggi l’incidente ad Alderan?!” disse
improvvisamente Soske
“Cavoli, se la stavano proprio vedendo brutta! Mio cugino era
in
una delle auto messe in salvo!”
Izuku
si irrigidì a sentir parlare degli eventi della giornata,
era
capitato alcune volte che la conversazione cadesse sugli eroi, ma lui
e Kacchan non erano mai stati al centro dell’attenzione o
della
conversazione.
“Sì,
sì, bravi eroi...” tagliò corto Kacchan
sbucando dalla cucina
“Quante okonomiyaki?”
Tutti
i clienti, compreso Izuku, alzarono la mano e Katsuki sorrise prima
di iniziare a portare i piatti.
“Una
birra per favore… anzi, del sake caldo.”
“Arriva
subito” disse il biondo prendendo la bottiglia che gli
serviva per
scaldare e servire il sake. Deku non perse tempo e, dopo aver
recuperato le bacchette, prese un boccone di okonomiyaki e se lo
portò alle labbra, soffiandoci leggermente sopra. Il profumo
era
incredibile, nulla a che vedere con quella mangiata diverse ore prima
di entrare in azione. Non c’era odore di olio stantio o di
piastra
usata così tante volte che alla fine i sapori e gli aromi
non erano
più distinguibili. Izuku percepiva tutto e quando
addentò il
boccone che aveva tra le bacchette la sua espressione fu tale che
Kacchan scoppiò a ridere. Deku dovette fare del suo meglio
per non
chiamarlo per nome per l’entusiasmo.
“Ka...voli,
è davvero incredibile! Nulla a che vedere con quella che ho
mangiato
oggi a pranzo! Non credo potrò mai mangiare okonomiyaki
altrove se non qui!”
“Si
sta abituando troppo bene Zuku-kun, quando si prova la cucina dello
chef non si riesce più a farne a meno.”
Izuku
non poté che trovarsi d’accordo.
“Mi
ricorda la cucina di un mio compagno di liceo. Lui era davvero
bravissimo, e meno male che c’era, se no io e i miei compagni
saremmo morti di fame. Anche se spesso ha provato a ucciderci con il
cibo piccante che adorava cucinare.”
“Anche
allo chef piace il cibo piccante. Dovresti provare il suo curry. Lui
lo tiene sempre in menù – anche se secondo me
dovrebbe metterci il
katsudon – ma solo lui e pochi altri sono in grado di
sopportarlo.
Dovresti provarlo un giorno.”
“Lo
farò” rispose Izuku, continuando a mangiare di
gusto ciò che
aveva nel piatto intervallando i bocconi con dei sorsi di
saké caldo
che andarono a riscaldargli… tutto.
Arrivarono
altri clienti, altri se ne andarono. Izuku rimase fino alle quattro,
quando oramai c’erano solo lui e Kacchan.
“Non
dovresti andare a casa?” gli chiese il biondo, osservandolo.
Aveva
l’aria stanca, si era tolto il cappellino che gli copriva i
capelli
verdi e si stava sfregando gli occhi rossi e gonfi.
“Domani,
cioè, oggi sono di riposo” spiegò Deku.
Non gli dispiaceva
lavorare, ma visto i suoi ritmi degli ultimi tempi un giorno di
riposo passato a casa a dormire non gli dispiaceva per niente.
“Come
fai a non essere distrutto?” gli domandò prima di
sbadigliare
sommessamente.
“Sono
stanco, ma mi piace cucinare. Anche se stavo pensando di ridurre
l’orario di apertura alle quattro, al momento ci sei solo tu
e di
solito non entra quasi mai nessuno dopo quell’ora.”
“Mi
dai dell’altro saké?”
“Te
ne ho già servite due. La regola dice non più di
tre a testa, ma
credo non sia il caso di arrivarci.”
“Birra?”
Katsuki
sospirò ma prese una bottiglia di birra dal frigo e la
aprì,
versandola in un bicchiere per Izuku e in un bicchiere per
sé.
“Hey”
protestò Deku.
“Questa
la offro io...”
“Giusto,
quanto ti devo?”
“Tre
okonomiyaki e due saké sono millecento yen” fece
rapidamente i
calcoli il biondo.
Izuku
si alzò in piedi per recuperare il portafoglio dalla tasca
dei
pantaloni traballando leggermente.
“Ce
la fai, merDeku?” domandò Katsuki e il ragazzo
scoppiò a ridere.
“Ah,
Kacchan, quando non c’è nessuno ti lasci andare al
tuo solito
caratteraccio” mormorò Izuko trovando finalmente
il portafoglio (e
l’equilibrio).
Il
chiaro rumore di piccole esplosioni non tardò ad arrivare.
“Tranquillo
Kacchan, non dirò mai a nessuno che hai un
cuore...”
“Credo
sia il caso di chiamarti un taxi.”
“Credi
davvero sia così sfatto? Sono stanco e forse un
po’ brillo, ma
perfettamente in me. O quasi, forse quello che penso lo dico a voce
più alta del solito perché credo – e
spero – non mi farai
esplodere la faccia” rispose il ragazzo porgendogli i soldi.
Katsuki prese il denaro – poteva offrirgli qualcosa, ma da
quell’attività doveva comunque guadagnarci
– e prima che Deku se
ne andasse lo tirò per un braccio, facendolo chinare sul
bancone, in
modo per fossero più vicini, un po’ come il giorno
precedente
quando il biondo aveva sentito quel terribile odore di cibo scadente
addosso all’altro.
“Dimmi
Deku… chi cucina la migliore okonomiyaki?” gli
sussurrò
all’orecchio prima di inspirare leggermente il suo profumo.
Izuku
sentì un brivido percorrergli tutta la schiena. Kacchan non
era mai
stato… così. Era sempre stato estremamente fisico
nel manifestare
i suoi sentimenti (soprattutto se questi includevano la rabbia) ma
così se lo sentiva addosso, sulla pelle, nelle ossa.
L’aveva
invitato lui quella sera perché voleva ancora una volta
provargli di
essere il migliore, ed Izuku conveniva che lo era davvero.
“Non
credo potrò mangiare altre okonomiyaki che non siano le
tue”
rispose Izuku serio, vedendo Kacchan… sorridere? Ghignare?
Non
avrebbe saputo definire bene l’espressione
dell’altro, ma
sicuramente era compiaciuto.
“Buonanotte
Deku. E non perderti sula strada verso casa.”
Izuku
sorrise
“Buonanotte
anche a te Kacchan. E non stancarti troppo.”
“Tsk...”
fu il commento dell’altro prima che Izuku si chiudesse la
porta
alle spalle. Doveva andare a casa. Aveva bisogno di un’altra
doccia. Possibilmente fredda. Doveva togliersi di dosso quella strana
sensazione che l’alcool gli aveva lasciato addosso.
Perché
era stato l’alcool, vero?
Note dell’autrice:
Uscita
Alderan, necessaria citazione di Star Wars.
Soske è il bambino di Ponyo di Miyazaki
|
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Capitolo 3 *** Ramen ai funghi ***
Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 3
Disclaimer:
Boku no Hero Academia
e Midnight
Diner – Tokyo Stories
non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Lo Chef
di Mezzanotte
Hero
Tales
Ramen
ai funghi
L’improvvisa
ondata di gelo che aveva travolto la città sembrava
più il
risultato di uno starnuto di Todoroki, o almeno, così aveva
commentato Dynamight durante un breve Team Up tra lui, Deku e, per
l’appunto, Shoto. In effetti era un po’ prematuro
tutto quel
freddo appena agli inizi dell’autunno, ma il tempo aveva
deciso di
divertirsi un po’ alle loro spalle – soprattutto a
quelle di
Dynamight – e costringerlo a tirar fuori il suo costume
invernale
prima del tempo. Vista la natura del suo Quirk il freddo gli dava
particolarmente fastidio, ma grazie alle modifiche fatte negli anni
–
alcune grazie anche ai consigli di Deku – ora era diventato
una
macchina da guerra anche con le temperature più rigide.
Ovviamente,
all’osservazione di Dynamight, Shoto aveva commentato
qualcosa tipo
‘ma io godo di ottima salute’ ma
oramai nessuno faceva più caso
all’incapacità di Metà e
Metà di
non cogliere le battute sarcastiche.
“Con
la pioggia dei giorni scorsi e il freddo di oggi, si prospettano
ottimi funghi e verze” fu il commento buttato lì
da Katsuki mentre
con qualche piccola esplosione cercava di rimuovere alcune zolle di
fango. Deku si guardò intorno e si godette la
tranquillità del
luogo. Erano stati mandati come intervento post straripamento di un
fiume. Non c’erano stati danni particolarmente ingenti, ma
era
necessario ripristinare l’argine il prima possibile
perché non
avrebbe sicuramente retto una seconda ondata. Così, i loro
tre Quirk
– per quanto prettamente d’attacco – si
erano rivelati anche
piuttosto utili per questi lavori di ingegneria civile al servizio
dei cittadini.
“Dopo
una giornata al freddo, sembrano degli ottimi ingredienti per un
ramen...” commentò più
o meno volutamente
Deku, senza lasciar intendere nulla, aspettando che fosse Kacchan a
dirgli – a sua volta, più o
meno esplicitamente
– di andare da lui.
“Se
passi a un orario decente, magari riesci ancora a trovare
qualcosa...”
E diverse ore dopo Izuku era seduto al bancone del ristorante di
Kacchan a mangiare di gusto un ramen delizioso ai funghi profumato
allo zenzero che non si sarebbe scordato molto presto. Oramai faceva
colazione sul tardi, pranzava con qualcosa di semplice e la tarda
sera era dedicata a godersi i deliziosi piatti che gli preparava
Kacchan. Perché, per quanto pagasse ogni volta, mangiare
quanto
cucinato dall’amico era sicuramente meglio e più
salutare di
quello che avrebbe potuto fare lui da solo con le sue mani e con il
suo tristissimo frigorifero. Da che non cenava più a casa,
era
diventato l’elettrodomestico più inutile che
avesse (secondo solo
al forno e al ferro da stiro che non aveva mai posseduto).
“Ci
voleva proprio” commentò Izuku sentendo sul palato
il gusto del
miso e dei funghi caramellati con la salsa di soia, il sapore
pungente dello zenzero e dell’aglio e quello piccante del
peperoncino che aveva usato come guarnizione. I noodles stemperarono
i sapori più forti e il brodo rimasto sul fondo gli
riempì la
pancia, facendogli arrossare le gote. Ma era colpa del brodo
bollente. Era colpa del brodo bollente, vero?
Anche
Takashi e Yaro furono entusiasti del piatto e, quando gli chiesero
come gli fosse venuto in mente di fare un ramen di verdure, lui si
limitò a rispondere che quel giorno, chiacchierando con un
amico,
questo gli aveva dato l’idea. A Izuku per poco non
andò di
traverso brodo. In effetti tra il lancio di una zolla di terra e
l’altra per ricostruire l’argine, si poteva dire
che l’idea
gliel’avesse quasi suggerita lui.
“L’autunno
porta con se i sapori migliori” disse Takashi.
Tutti
convennero e finirono di cenare bevendo del saké caldo.
Note
dell’autrice:
Capitolo
brevissimo, ma non riuscivo ad accorparlo altrove. Ramen ai funghi..
ottimo, sto migliorando nel prepararlo XD
|
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Capitolo 4 *** Gyoza tofu, funghi e zucca ***
Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 4
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non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Lo Chef
di Mezzanotte
Hero
Tales
Gyoza
tofu, funghi e
zucca
Era
l’una di notte di un qualunque giorno di ottobre quando Izuku
entrò
alla tavola calda di Katsuki. Sapeva che a quell’ora
c’era
movimento, oramai era diventato a tutti gli effetti un cliente
abituale – non aveva capito se gli altri avessero capito ci
fosse
visto che aveva smesso di andare in giro con quel ridicolo cappellino
da baseball, ma a nessuno sembrava importare veramente qualcosa
–
ma non si aspettava così tanta gente da riempire quasi il
locale.
Era rimasto giusto un posticino per lui.
“Zuku-kun!”
lo chiamò Kane mentre versava un po’ di birra in
un bicchiere,
passandoglielo educatamente “Oggi è tornato
Hiro-san da Hokkaido e
ha portato zucca e funghi!”
“Wow”
che prelibatezze!” commentò Izuku con un sorriso
in direzione di
Hiro.
“Lo
chef sta pensando cosa cucinarci, anche oggi non possiamo chiedergli
nulla.”
“Beh,
credo potremmo ritenerci fortunati. Ka… Lo chef è
sempre bravo a
stupirci.”
“Vero
Zuku-kun!” commentò Sina, una ragazza di circa
trent’anni che
veniva lì di tanto in tanto. Prendeva solo cibi a base di
verdure e
privi di noodle, riso o… cibo, come
spesso era solito
prenderla in giro Kacchan, soddisfacendo comunque le sue richieste.
“Per
chi indovina, il primo giro è gratis” disse la
voce di Kacchan
dalla cucina “Avete trenta secondi” aggiunse poi
portando alcune
bottiglie di birra fresca che erano appena state tirare fuori dal
frigo. Tutti si servirono da bere – riempirono un bicchiere
anche
per lo chef – e iniziarono a proporre ricette, ma nessuno
riuscì a indovinare.
“Gyoza
grigliati ripieni di tofu, cipolla, funghi e zucca” disse
Kacchan
mettendo sul bancone una grande padella con dentro dei ravioli
rosolati a puntino ancora sfrigolanti, con una perfetta doratura in
superficie che li avrebbe resi sicuramente croccantissimi
all’esterno
e morbidi e succosi all’interno. Osservò con
attenzione le mani di
Katsuki prendere delle ciotoline e riempirle di salsa di soia prima
di disporle davanti a ogni commensale. Poi, con rapidità e
una
grazia nei movimenti difficile da associare all’eroe
esplosivo
Dynamight, iniziò a riempire i piattini rettangolari con
quattro
ravioli per ciascuno dei suoi clienti.
Quando
ognuno ebbe la sua porzione – Kacchan riempì un
piatto anche per
sé – ognuno giunse le mani e dopo un generale
Itadakimasu si
gustarono una delle cose più fenomenali – e
improvvisate – che a
detta di tutti fosse mai stata cucinata da che quella piccola tavola
calda aveva aperto. I sapori si combinavano alla perfezione, la
sapidità della soia incontrava la dolcezza della zucca e
della
cipolla, accompagnate dalla delicatezza del tofu che creava armonia
tra i due opposti. L’involucro esterno era croccante
esattamente
come Izuku si era aspettato ed erano caldi al punto giusto per essere
morsi senza però scottarsi. Osservò di nascosto
Kacchan mordere un
gyoza chiudendo le labbra intorno alla crosta croccante, mentre
sorrideva a una battuta di Yaro. Era davvero diverso dal Katsuki che
sempre stato abituato a frequentare eppure la cosa non lo stupiva
minimamente. Era come se in fondo sapesse che quello era il vero
animo del suo amico e che tutta la rabbia e il suo temperamento
esplosivo fosse quasi più una conseguenza o una
necessità dettata
dal suo Quirk che altro (come se per evitare di collassare dovesse
essere sempre arrabbiato perché aveva letto che la
nitroglicerina
poteva avere delle conseguenze potenzialmente gravi sul cuore).
Vederlo poi con la divisa da chef blu il grembiule sporco (ma molto
meno di quello che si sarebbe potuto aspettare da qualcuno che aveva
passato le ultime ore a cucinare) l’espressione rilassata,
divertita e serena… Izuku dovette ammettere a se stesso che
forse
la sua ammirazione per Kacchan stava sorvolando un territorio
inesplorato e altamente pericoloso. Sarebbe finito per diventare
patetico. O almeno, decisamente più patetico di quanto
già in fondo
non fosse o non fosse stato in vita sua, ma vedere Kacchan
così
felice rendeva felice
anche lui. E questo
forse era davvero un brutto segno.
“Chef,
si è superato!” disse Sina che, inaspettatamente,
aveva mangiato
di gusto i ravioli nonostante contenessero della spaventosa
farina.
“Merito
di Hiro, senza i suoi ingredienti non avrei combinato nulla.”
“Non
faccia il modesto chef!”
Izuku
per poco non si strozzò. Kacchan era tutto
fuorché modesto e quella
era davvero l’ultima frase che mai si sarebbe sentito di
sentir
pronunciare rivolta all’amico.
“Accetto
il complimento” rispose lui cordialmente in direzione della
ragazza. Questa pagò e se ne andò, lasciando
Izuku e Katzuki da
soli nel locale. Erano quasi le cinque, avevano mangiato a
chiacchierato per quattro ore ed oramai era quasi arrivata
l’ora di
chiudere. Il turno di Deku iniziava alle sette e avrebbe appena fatto
in tempo ad andare a casa, lavarsi, cambiarsi e arrivare in agenzia.
Dormire quella sera (...sera?) non se ne parlava
nemmeno per
sbaglio.
“Spero
non ti abbia dato fastidio” disse Izuku quando furono soli
senza
nessuno nei paraggi che potesse sentirli.
“Tu
mi dai sempre fastidio” rispose il biondo senza
però credere
davvero alle sue parole.
“Mi
sembra di aver invaso la tua privacy e aver intaccato qualcosa di
solo tuo...” continuò Izuku, ignorando le parole
provocatorie
dell’altro.
“Deku…
se non ti avessi voluto qui, non saresti mai più entrato.
Non ti
avrei nemmeno invitato, eppure l’ho fatto e sei qui. Non hai
detto
niente a nessuno e qui nessuno sembra essere interessato a noi. Hanno
tutti Quirk abbastanza inutili e fanno lavori normali, ma
sono...”
“Amici?”
“Buoni
conoscenti. Sono pur sempre miei clienti” spiegò
il biondo
girandosi verso Izuku che o guardava ammirato.
“Sei
incredibile Kacchan...”
“E
tu sembri un disco rotto” borbottò
l’altro senza riuscire a
nascondere però quel lieve sorriso che Izuku aveva imparato
a
riconoscere nelle sue più diverse sfaccettature.
“Ammettilo
che non ti dispiace.”
“E’
ora di chiudere,..”
“Kac-chan!”
“De-ku!”
Gli fece il verso il biondo uscendo dal bancone per mettere a posto
gli sgabelli, lavare il pavimento e poi andare finalmente a casa a
dormire.
“Dai,
Kacchan… almeno questa piccola soddisfazione!”
“Dovrai
passare sul mio cadavere” sibilò
l’altro, ritrovandosi in una
frazione di secondo bloccato con la schiena verso il bancone e il
corpo di Deku che lo spingeva verso di esso.
“Deku!”
Lo
sguardo di Izuku si rabbuiò.
“Non
dirlo Kacchan. Ti ho visto ferito, ti sei fatto trafiggere da
Shigaraki, hai subito delle ferite così profonde per colpa
mia…
non chiedermi di passare sul tuo cadavere quando ho rischiato di
farlo per davvero” disse il ragazzo serio, guardandolo
fermamente
negli occhi senza abbassare lo sguardo, lasciando il biondo di
stucco.
“Io...”
Katsuki si ritrovò senza parole e la cosa non gli piaceva
per niente
“Va bene, lo ammetto, sentirti dire quanto sono incredibile
è
fantastico ma perché io
sono fantastico e, soprattutto, sono vivo. Ora
vai a casa, lo so che inizi tra due ore: fatti una tanica di
caffè e
una doccia perché odori di fritto.”
Izuku
sorrise.
“Anche
tu”
“Io
ho cucinato tutta la sera per voi scansafatiche e mi è
rimasto
addosso tutto l’odore del vostro cibo.”
“Ma
è cibo buono.”
“Puoi
giurarci...” rispose Kacchan con un ghigno e Izuku si sciolse.
Fortuna
ebbe la decenza di farlo una volta uscito dal locale.
Note
dell’autrice:
Hiro,
in onore a Chef
Hiro
e Sina dal Wall Sina di Attack on Titan.
Questo
capitolo mi piace un sacco per come interagiscono questi due. Spero non
risulti OOC perché questo Chef Katsuki mi sta dando tante
soddisfazioni *__*
|
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Capitolo 5 *** Cetrioli piccanti in agrodolce ***
Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 5
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Lo Chef
di Mezzanotte
Hero
Tales
Cetrioli
piccanti in agrodolce
Dopo
la sera in cui si era fermato fino alla chiusura, Izuku non ebbe
più
modo di tornare al ristorante di Katsuki per diversi giorni. Dopo
aver lavorato dalle sette alle… non era sicuro che ora
avesse
tirato, ma sicuramente aveva trascorso sveglio quasi quarantotto ore,
andò a casa e dormì praticamente fino alla
sveglia delle cinque
della mattina successiva quando avrebbe dovuto iniziare il turno.
Fece tre turni la mattina e due di pattugliamento notturno. Per un
momento, una notte, ebbe la tentazione di andare a mangiare qualcosa
da Kacchan, ma la prima volta che era andato con il suo costume da
Hero non c’era nessuno e nessuno lo conosceva come cliente
abituale. Ora invece avrebbe rischiato di far saltare la copertura
dell’amico (sempre che copertura fosse, perché
davvero, Kacchan
non aveva mai fatto niente di ché per nascondere chi fosse e
agli
altri pareva semplicemente non importare). Quando alle due di notte
lo stomaco di Izuku cominciò a mormorare infastidito dalla
fame, il
ragazzo si accontentò di alcuni dorayaki. Per quanto
sfiziosi,
caldi e sazianti, era più che certo che se li avessi chiesti
a
Kacchan i suoi sarebbero stati sicuramente migliori.
Nei
giorni passati i suoi turni non erano ma coincisi con quelli
dell’amico e si chiese come stesse, se si fosse infastidito
perché
non era più andato… in fondo gli aveva
chiaramente detto che non
gli creava il minimo disturbo averlo nel suo ristorante e che se
così
fosse stato sarebbe stato lui il primo a non invitarlo (cosa che
invece aveva già fatto un paio di volte).
Arrivarono
finalmente le sei di mattina: il turno era trascorso tranquillo, solo
un paio di piccoli furti e qualche intervento di ordinaria routine,
ma niente di grave e pericoloso e Izuku poté finalmente
andare a
casa a dormire, puntando la sveglia perché quella sera
sarebbe
andato da Kacchan. Voleva rivederlo e aveva voglia che
l’amico gli
cucinasse qualcosa: avrebbe potuto provare a chiedergli dei dorayaki
e magari una bella tempura (nell’ordine inverso). Oppure
prendere
la soba che aveva in menù. O magari del tofu piccante.
Sì, non era
un gran mangiatore di cibo piccante e poteva essere pericoloso
chiederlo a Kacchan, ma decise che quella sera gli avrebbe chiesto di
preparargli del tofu piccante. E con l’acquolina in bocca al
pensiero, si lanciò sul materasso. Aveva avuto malapena la
forza di
lavarsi i denti e mettersi il pigiama. La doccia se la sarebbe fatta
tra qualche ora.
Se
c’era una cosa a cui Deku non era mai riuscito a resistere
era
intervenire davanti a una richiesta d’aiuto.
Così
quando sentì una voce che diceva ‘qualcuno
ci aiuti’ il
suo corpo, come sempre, si mosse da solo e raggiunse quello che era
un piccolo negozio di alimentari con un piccolo espositore esterno di
legno che era praticamente crollato, facendo rotolare per terra gran
parte della merce. Deku non esitò un secondo a richiamare
Frusta
Nera e bloccare tutti i ragazzini che stavano correndo via con la
preziosissima frutta e verdura che venivano vendute da due signore
sulla sessantina che non avevano la forza di rincorrere i ladruncoli.
Non che non fossero in gamba, ma contro dei marmocchi di meno di
dieci anni c’era poco da fare.
“Ragazzi...”
li ammonì Deku guardandoli con occhi severi.
“Era
un scherzo signor Eroe!” disse uno di quelli, seriamente
impaurito
dall’essersi trovato catturato da un Quirk che fino a qualche
giorno prima aveva solo visto in televisione.
“Ci
scusi signor Hero Deku” disse un altro abbassando lo sguardo.
Izuku si voltò verso le due signore che scossero la testa
sconsolate.
“Cosa
desiderate fare?”
“Può
accompagnare questi giovanotti al gabbiotto della polizia
all’angolo?” disse una delle due “Non
vorrei sembrarle
insensibile, ma rubare è sbagliato. Qualche ora con un
poliziotto
gli farà solo bene” mormorò poi
avvicinandosi a lui, così da
essere certa che i ragazzini non la sentissero. Ci vollero due minuti
per accompagnare i tre bambini dal poliziotto di quartiere che
assicurò ad Izuku che si sarebbe fatto carico di lui di
spiegargli
chiaramente la situazione e avvisare i loro genitori. Evidentemente
non era un evento così raro e sporadico.
Quando
Deku tornò sulla sua strada incrociò nuovamente
il negozio di
alimentari e le due signore, nel tentativo di ringraziarlo, gli
misero tra le braccia un cospicuo numero di cetrioli (senza dargli
nemmeno un sacchetto) e con quelli ancora le tra braccia raggiunse il
ristorante di Kacchan. Non riuscendo ad aprire la porta chiese da
fuori se qualcuno potesse aprirgli e poco dopo fu Kacchan stesso ad
aprire.
“Oi!”
“Ciao
Kacchan” lo salutò il ragazzo con un sorriso,
felice di rivederlo
dopo quella che gli era sembrata un’eternità
(quasi una settimana
intera senza vedere Kacchan ERA un’eternità).
“Hai
fatto spesa?” lo prese in giro in biondo.
“In
realtà sono per te” rispose Izuku mettendogli i
cetrioli tra le
braccia.
“Sai…
di solito quando si devono dire cose importanti si regalano mazzi di
fiori” rincarò la dose Katsuki facendolo arrossire
fino alle
orecchie.
“Veramente
me li hanno dati due signore di un negozio che incrociato per venire
qua. Ho bloccato qualche ragazzino che stava cercando di rubargli la
merce e questo credo sia il loro modo si ringraziarmi.”
“Pure
un regalo di seconda mano... sei proprio pessimo merDeku” gli
disse
il biondo facendogli però cenno con la testa di entrare.
“Vuoi
qualcosa di particolare?”
“Una
birra. E mi chiedevo se potessi prepararmi del tofu piccante. Di
solito hai sempre il tofu in casa, e conoscendoti so quanto ami le
spezie. La prima volta che sono venuto qui dei tuoi clienti avevano
detto che avevi fatto dei mochi piccanti – o che li avresti
fatti?
Non mi ricordo – quindi direi che sul piccante vado sicuro.
Non
troppo però, non sono abituato come te. Mentre il
tofu… beh di
solito ce l’hai sempre, ma se non ce l’hai non
importa, va bene
tutto, sinceramente non so se ho davvero molta fame. No, ok sono
affamato, ma non voglio disturbarti quindi mi andrebbe bene anche la
zuppa di miso o la sob-”
“VUOI
DARCI UN TAGLIO MERDEKU?!!” urlò Kacchan per farlo
stare zitto.
Quando Izuku pativa con i suoi monologhi non si poteva fare
altrimenti.
“Sì,
scusami è che io...” ma si zittì subito
vedendo l’espressione
del biondo.
“Siediti
che ti porto a birra. E sì, la regola è mi dici
cosa vorresti e io
vedo se ho gli ingredienti. Non pensare a cosa potrei cucinarti in
base a come soffia il vento oggi e cosa potrebbe esserci nella mia
cucina. Ho il tofu, ho il peperoncino e ora ho anche una piantagione
di cetrioli” disse il ragazzo posando la suddetta piantagione
sul
ripiano della piccola cucina sul retro prima di andare a prendere una
birra dal frigorifero e portarla a Izuku insieme a un bicchiere.
“Il
tofu arriva tra poco” disse poi andando in cucina.
“Mi
spiace non essere più passato. Ho avuto dei turni piuttosto
incompatibili con queste uscite serali...”
“Lo
so, lavoriamo per la stessa agenzia” gli fece presente
Katsuki
mentre tagliava a cubetti un panetto di tofu che aveva già
fatto
asciugare.
“Già,
giusto, hai ragione.”
“Come
sempre...”
“Come
sono andati questi giorni?” chiese poi Izuku dopo aver bevuto
un
abbondante sorso di birra.
“Lavoro
e lavoro… tutto da copione” fu la risposta che
sentì Izuku prima
che le altre parole venissero coperte dallo sfrigolio
dell’olio che
accoglieva i cubetti di tofu.
Dopo
qualche minuto nel piccolo locale si sparse un profumo agrodolce dato
da quello che Izuku pensò essere della salsa di pomodoro con
aceto e
sicuramente un’abbondante dose di peperoncino. Forse non
avrebbe
dovuto bere già metà della sua birra.
“Hai
preferenze per i cetrioli?”
Izuku
cercò di articolare una risposta sensata che però
non venne.
“Non
importa, ho già deciso” rispose Katsuki mentre in
una ciotola
metteva olio di sesamo, salsa di soia, zucchero, aceto di riso,
peperoncino e, dopo aver dato una bella mescolata, aggiunse delle
striscioline di cetriolo che aveva ricavato usando un pelapatate.
Mischiò il tutto con le bacchette e guarnì con
del peperoncino in
fiocchi e dei semi di sesamo bianco e nero. Poi versò il
tofu
piccante in un’altra ciotola accompagnato da un po’
di riso e
portò il tutto a Deku.
“Kacchan,
sembra buonissimo!”
“Assaggia
e dimmi se lo è invece di fare congetture.”
Izuku
non fece in tempo a prendere le bacchette che entrarono un paio di
ragazzi che non aveva mai visto ma che salutarono Kacchan come se si
conoscessero da un po’.
“Due
birre, udon con verdure, riso con tofu fritto e… quei
cetrioli
sembrano piuttosto buoni. Potremmo averne una porzione?”
Kacchan
incrociò le braccia e
diede un’occhiata alla cucina – oramai Izuku aveva
imparato che
era più un gesto di rito che la vera necessità di
controllare la
presenza o meno degli ingredienti per preparare il piatto richiesto.
Kacchan conosceva a memoria persino il peso di quanto aveva
acquistato e quanto aveva usato, voltarsi con il busto in direzione
della cucina era un rituale che andava ad accrescere l’attesa
del
cliente, incerto se la sua richiesta sarebbe stata soddisfatta o
meno.
“Sì,
arriva tutto tra poco” rispose il biondo prima di andare a
prendere
le birre.
Deku
divise le bacchette ringraziò per il cibo che aveva davanti
e, sotto
lo sguardo discreto di Kacchan, assaggiò in primis i
cetrioli e si
stupì di quanto un contorno così semplice fosse
anche così gustoso
e soddisfacente.
“Allora?”
gli chiese Katsuki posando le birre dei nuovi clienti sul bancone.
“Deliziosi.
Ma non mi aspettavo nulla di diverso. La salsa è perfetta
perché è
più corposa della semplice salsa di soia,
c’è il sapore agrodolce
che accompagna la freschezza del cetriolo e la nota piccante mitigata
dall’insieme dei sapori. Mentre la croccantezza data dai semi
di
sesamo è perfetta!”
Izuku
si fermò solo quando sentì sei occhi puntati
addosso.
“Sei
un critico culinario?” chiese uno dei due ragazzi sorpreso
ricevendo una gomitata dall’altro.
“Ma
non lo vedi che è Deku!” disse entusiasta
“Sei un borghese, ma
sei tu vero?”
Izuku
incassò la testa nelle spalle sorridendo timidamente.
“Può
darsi...”
“Hey,
chef! L’avrei mai detto che un Hero sarebbe venuto nel tuo
locale?”
disse uno dei due – che Deku scoprì volente o
nolente chiamarsi
Yosuke.
“Ma
davvero? Che onore...” commentò beffardo sparendo
velocemente in
cucina.
Avevano già riconosciuto Deku, se li avessero visti un
affianco
all’altro sarebbe stato troppo ovvio fare due più
due, così
iniziò a cucinare quanto richiesto da Yosuke e Maiko prima
che dal
bancone arrivasse l’ordine di Takashi che gli chiedeva a sua
volta
i cetrioli. Stavano avendo successo… avrebbe fatto uno
sconto a
Deku, visto che gli altri ospiti ordinavano come sempre e in
più
volevano assaggiare la ricetta che era si era inventato sul momento.
“Ringraziate
Zuku-kun per questi” disse il biondo calcando il tono sul
nome e
scoccando un’occhiataccia a Yosuke e Maiko che non prometteva
nulla
di buono se avessero provato a fare commenti sugli eroi. Katsuki
immaginava l’avessero riconosciuto a quel punto, ma quando i
due ragazzi se ne andarono ringraziandolo – e ringraziando
Deku per
i cetrioli – chiamarono lui chef e Izuku
Zuku-kun, senza fare il minimo accenno
ad altro.
Fu
una delle sere più belle che Izuku ricordò di
aver trascorso a
ristorante di Kacchan dalla prima volta che vi aveva messo piede.
Nonostante l’ora tarda, nessuno sembra voler andar via
c’era
tanta voglia di chiacchierare e rilassarsi, persino Katsuki sembrava
particolarmente di buon umore. Così di buon umore, che
quando tutti
ebbero pagato la loro parte, l’ultimo giro di sakè
lo offrì lui e
nessuno rifiutò l’offerta. Bevvero con un ultimo
piccolo brindisi
e quando uscirono, erano tutti più leggeri e sorridenti.
Izuku
sentiva le guance andargli a fuoco, ma non era sicuro se fosse stato
per colpa del sakè, del peperoncino o del sorriso sincero
che aveva
visto dipingersi così tante volto sul volto di Kacchan
quella sera.
Note
dell’autrice:
Adoro
questa ricetta per i cetrioli che ho trovato della YouTuber veg mina_rome,
questa
estate che avevo un polso rotto era una delle poche cose che riuscivo a
prepararmi senza troppe difficoltà.
|
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Capitolo 6 *** Colazione per due ***
Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 6
Disclaimer:
Boku no Hero Academia
e Midnight
Diner – Tokyo Stories
non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Lo Chef
di Mezzanotte
Hero
Tales
Colazione
per due
Quel
senso di euforia lo accompagnò per tutto il giorno
successivo e
lungo il tragitto che percorse fino ad arrivare alla sua tavola calda
preferita dopo il lavoro (aveva staccato alle undici e aveva fatto un
salto in agenzia prima di andare così da potersi lavare e
cambiarsi,
non aveva vestiti particolarmente ricercati con sé, ma
sempre meglio
che il costume di Deku impolverato e anche un po’ sporco di
fango
che aveva dovuto mandare in lavanderia). Così con jeans,
felpa,
maglietta e il suo inseparabile zaino giallo (quello nuovo che i suoi
compagni gli avevano regalato all’inizio del secondo anno) si
avviò
verso il ristorante di Kacchan. Il suo entusiasmo subì una
battuta
d’arresto quando entrando vide due figure oltre il bancone:
quella
di Kacchan con la divisa interamente blu, e quella di un altro
ragazzo la cui divisa era a grandi quadri viola e azzurri…
difficile non vederlo visto che sembrava un personaggio uscito da un
manga.
Li
vide intenti a ridere mentre Kacchan era chinato sul tagliere intento
a sminuzzare dell’erba cipollina e l’altro era troppo
vicino a osservare il modo in cui il biondo muoveva il coltello con
rapidità.
“Benven-OH!”
fu quello che si sentì dire Deku dalla zazzera arancione
– si,
arancione! Un pungo un occhio con la divisa da apprendista
–
che si voltò verso di lui quando sentì il rumore
della porta che si
apriva.
“Non
ci credo!” mormorò poi con gli occhi che gli
brillavano e voltava
la testa prima in direzione di Kacchan e poi nella sua “Deku
e
Dynamight!”
“Oi
nerd!”
“Eh?”
risposero all’unisono Izuku e l’altro ragazzo.
“Il
mio nerd” disse Katsuki che, vedendo che i due continuavano a
guardarlo perplessi sbuffò alzando gli occhi al celo
“Deku”
specificò.
Un
moto di orgoglio riempì il petto di Izuku perché
Kacchan lo aveva
definito il suo nerd.
“Dimmi
Kacc-”
“Lui
è Hideyoshi” disse presentando
l’assistente “E’ un fanboy,
dovreste andare d’accordo. Non dargli troppa corda
però, non ho
voglio di passare la sera a sentire voi due che parlottate.”
A Deku non piacque molto che Kacchan volesse liberarsi così
velocemente di lui. Sgonfiò il petto e sospirò
osservando il
sorriso gentile dell’altro ragazzo.
“Cosa
ti porto?”
“Una
birra” rispose atono Deku sedendosi al bancone mentre
l’altro gli
porgeva la bevanda richiesta.
“Scusa
l’entusiasmo” disse il ragazzo “Seguo
sempre le vostre imprese,
ma il boss mi impedisce di farne parola. Siete una fonte
d’ispirazione.”
“Sei
anche tu un eroe in addestramento?”
“Chi,
io?” domandò Hideoyoshi “Assolutamente
no, anzi… mi piace
vedervi in televisione e sono un vostro fan, ma decisamente non ho
né
il desiderio né il Quirk adatto per diventare un eroe. Sai
quanto mi
ci è voluto per ottenere un autografo da Dynamight? Ho
dovuto
offrire la cena a tutti per averlo. Poi però mi ha offerto
un
lavoro, visto che lui non sempre riesce a venire e io… beh,
ho il
Quirk adatto per stare in cucina.”
Izuku aggrottò le sopracciglia prima di squadrare il ragazzo
che
aveva di fronte. Avrebbe voluto rispondergli in modo scortese, ma la
sua curiosità da nerd stava avendo la meglio.
“E
sarebbe?”
“Ho
le mani… diciamo che le mie mani...”
“Ha
delle fottute papille gustative sulle dita”
ringhiò Katsuki dalla
cucina e per poco Deku non si strozzò con la birra.
“COSA?!”
“Diciamo
che questo è uno dei pochi luoghi in cui posso stare senza
guanti
perché sento il sapore di tutto ciò che
tocco” spiegò lui
alzando le spalle imbarazzato.
Oh. questo sì che era un Quirk piuttosto strano. La mente di
Izuku
cominciò ad affollarsi di domande prima di venire distratto
dalla
domanda di Hideyoshi.
“Non
ho capito, scusami, ero distratto...”
“Tsk”
fu il commento di Kacchan, che ovviamente sapeva perfettamente
perché
si era distratto.
“Cosa
ti porto?”
“Ehm...”
Izuku avrebbe voluto il suo amato katsudon che oramai era tempo che
non mangiava, ma non voleva che glielo preparasse qualcuno che non
fosse Kacchan.
“Zuppa
di miso, riso e tempura di verdure…?” disse
– o chiese – dopo
averci riflettuto un attimo vedendo Testa
Arancione
annuire prima di andare verso la cucina. Lo vide posare una mano
sulla schiena di Katsuki per farlo spostare e Izuku si accorse che
qualcosa stava ribollendo dentro di lui. Per un attimo si
sentì
pervadere da quella forza sconosciuta e ingestibile che aveva preso
il controllo del suo corpo durante l’esercitazione con la 1B
in
cui, per la prima volta, si era manifestata Frusta Nera. Fece un
respiro profondo cercando di controllarsi. Per la miseria, non era
successo nulla, quante volte aveva visto le persone toccare Kacchan?
Perché l’idea che lo facesse Testa
Arancione
gli dava così fastidio? Forse perché quei due
condividevano una
passione per un qualcosa che non fosse la vita da eroe e
Izuku… si
sentì escluso. Tagliato fuori dalla vita del
suo
di Kacchan,
anche se stava cercando di inserirsi prepotentemente in quel piccolo
spiraglio di anonimato e libertà che si era ritagliato
all’insaputa
d tutti.
“Di
a quel nerd che se non ordina anche qualcosa di proteico lo sbatto
fuori a calci” borbottò Katsuki verso Testa
Arancione
e il ragazzo tornò da lui con uno sguardo colmo di scuse.
“Tofu
fritto ed edamamame” rispose semplicemente Izuku che aveva
sentito
l’amico brontolare. Un piccolo sorriso tornò a
delinearsi sul suo
volto, visto che Kacchan si era preoccupato che il suo pasto non
fosse sufficientemente bilanciato. Tipico di lui, brontolava contro
tutto e contro tutti, ma teneva alle persone molto più di
quanto non
volesse dare a vedere. Sapeva che Izuku era un disastro in cucina e
che spesso dimenticava di abbinare correttamente i nutrienti. Si
occupò lui stesso di preparare tutti i cibi (o
la tempura o il tofu, ma due cibi fritti te li scordi!
aveva berciato a un certo punto Katsuki e alla fine Izuku aveva
sostituito la tempura con delle verdure saltate) e lo
osservò
soddisfatto mente mangiava a sua cena calda, saporita
complimentandosi con lui per come aveva abbinato i sapori e gli
ingredienti. Kacchan non si preoccupò minimamente di
nascondere un
ghigno soddisfatto mentre si sedeva accanto a Izuku chiedendo
all’apprendista di preparargli un ramen bello piccante,
lasciando
poi che fosse Hideyoshi a occuparsi di (quasi) tutte e richieste dei
clienti di quella sera. Gli occhi di Katsuki non lo lasciarono un
solo momento, ma al tempo stesso, non si spostò dal fianco
di Deku
nemmeno per sbaglio. Ancora una volta Izuku volle incolpare il
sakè
per il caldo che sentiva, ma oramai stava diventando una scusa
abusata.
“E’
bravo” disse Katsuki rivolgendosi all’amico che
aveva la testa
appoggiata a una mano e un sorriso ancora dipinto sulle labbra dopo
aver riso a una battuta di Kana.
“Ti
piace?”
“Come
ti ho detto, è bravo. Ha un Quirk sfigato, ma molto utile se
vuole
cucinare.”
“Non
sarà mai più bravo di te” rispose
sinceramente Izuku voltando la
testa verso l’amico guardandolo con gli occhi resi languidi
dall’alcool. Non reggeva moltissimo, in più la
stanchezza non lo
aiutava a essere particolarmente lucido. E bere gli faceva venire
fame. Così, verso le tre aveva ordinato degli yakisoba che
non
ricordava nemmeno di aver mangiato. Ma solo perché non li
aveva
cucinati Kacchan non
perché era così brillo da non ricordare cosa
aveva messo nello
stomaco.
Katsuki gli mise una mano sulla testa spingendola delicatamente verso
il basso. Agli occhi esterni sembrava quasi un gesto di stizza, ma
Izuku conosceva bene il modo di muoversi dell’amico ed era
certo
che quella era la cosa più simile a una carezza che avesse
mai
ricevuto da Kacchan.
“Ho
sonno” mormorò Izuku sorridendo e appoggiando la
testa alle
braccia incrociate sul bancone.
Katsuki sorrise.
“Dormi
ti sveglio quando chiudo” mormorò il biondo prima
di alzarsi.
Izuku aprì gli occhi disturbato da un leggero tintinnio di
piatti.
Cercò con lo sguardo l’origine del rumore prima di
rendersi conto
di essere nel ristorante di Kacchan e di essersi addormentato come un
sacco di patate su uno degli sgabelli, con le braccia appoggiate al
bancone e Katsuki che gli diceva gentilmente (!) di dormire e che
l’avrebbe svegliato lui tra qualche ora. Rimase immobile
nella sua
posizione, osservandolo mentre era ancora in cucina, in piedi di
profilo intento a girare con le bacchette qualcosa in una padella che
sfrigolava allegramente diffondendo un leggero profumo di fritto nel
piccolo locale. Il volto di Kacchan era evidentemente stanco, le
spalle leggermente incurvate e i capelli erano, se possibile,
più
disordinati del solito. Trattenne una risata al pensiero che anche i
capelli del biondo riflettessero il l’esplosività
del suo Quirk.
Lo vide spegnere il fornello e mettere su un panno quanto aveva
appena fritto prima di disporre il tutto su un piattino ed uscire con
questo tra le mani. Izuku non riuscì a trattenersi e
silenziosamente
si alzò e lo seguì, uscendo dalla porta del
retrobottega, dove lo
trovò davanti a un piccolo tempio mentre batteva a
congiungeva le mani
in segno di preghiera.
Fu
strano per Izuku vederlo… così.
Per questo cercò di tornare dentro senza farsi notare e far
finta di
essersi appena svegliato non appena sentì Kacchan rientrare.
Non
avrebbe saputo dire se l’amico si fosse accorto o meno di
essere
stato seguito, ma sembrò comunque far finta di nulla e
borbottò un
assonnato buongiorno.
“Ciao
Kacchan” lo salutò con un sorriso
“Grazie per avermi fatto
dormire un po’. Ero davvero stanco.”
“Tanto
ieri sera ha cucinato Hide e io dovevo fare inventario e
pulizie.”
“Inventario?”
“Sì,
hai presente quando all’asilo ci insegnavano a contare le
mele e le
pere? Ecco, uguale.”
Izuku assottigliò le labbra, mordendosele leggermente con i
denti.
“E
smettila di fare così o ti rovinerai tutte la
labbra!” lo
rimproverò il biondo.
“Perché
è un problema?”
“Le
labbra screpolate mi fanno schifo, sono orribili da guardare. Adesso
svegliati, ti ho lasciato un po’ di tè se vuoi. Io
vado a
cambiarmi e poi andiamo a fare colazione.”
“Non
sei stanco?”
“Come
ti ho già detto, ieri ha
cucinato Hide. Io mi sono riposato.”
“Hai
cucinato per me….” gli fece notare Izuku.
“Era
poca roba e piuttosto semplice. Per il resto del tempo ho ascoltato
le vostre inutili chiacchiere dalla vostra prospettiva.”
“Non
è vero che sono inutili. Tu sei il primo ad unirti a noi e a
essere
coinvolto.”
Katsuki sbuffò ma ebbe la decenza di non rispondere.
“Torno
tra poco” disse poi afferrando delle chiavi e salendo delle
scale
che Izuku non aveva notato. Prese la tazza che Kacchan gli aveva
lasciato e se la portò alle labbra, sentendole bruciare
lievemente
al contatto con il liquido bollente, anche se non era colpa del fatto
che se le era morso.
Dopo qualche tonfo proveniente dal piano di sopra, Katsuki
tornò di
sotto vestito con dei semplici pantaloni neri dal taglio militare,
degli stivali alti con la suola rossa simili a quelli del suo costume
da Hero e una felpa nera dall’aria piuttosto pesante con la
stampa
di un teschio molto stilizzato. Sulle spalle portava uno zaino blu
scuro dall’aria sportiva a cui aveva attaccato una borraccia
rossa
con un moschettone. Probabilmente aveva riposto nello zaino la divisa
da chef oramai sporca… Izuku era più che sicuro
che l’amico ne
avesse una quasi per ogni giorno della settimana, così da
poterle
portare a casa e lavarle, visto quanto era ossessionato dai germi, dai
cattivi odori e dalla sporcizia.
“Andiamo?”
“Si,
grazie per il tè Kacchan. Ho davvero bisogno di andare a
casa
dormire….” mormorò Izuku vedendo
però Katsuki rabbuiarsi
inspiegabilmente. Cercò di pensare a cosa avesse detto di
sbagliato,
ma non riuscì a capire finché il biondo non
parlò.
“Pensavo
venissi con me a fare colazione” borbottò quello
mettendosi meglio
lo zaino in spalla prima di voltargli le spalle.
Izuku rimase interdetto ma lo bloccò in tempo per un polso
prima che
Katsuki uscisse senza guardarlo in faccia.
“Se
non ti do fastidio, verrei davvero volentieri a fare colazione con
te. Non conosco molto questa zona della città e stasera ho
la ronda
notturna, quindi non potrò sicuramente venire al locale. Mi
piac-”
“Bastava
un semplice sì” borbottò il biondo ma
con un tono di voce meno
scontroso.
“Sì,
grazie” rispose Izuku prendendolo in giro, anche se fu certo
di
averlo sentito emettere uno sbuffo divertito.
Dopo che Kacchan ebbe chiuso a chiave la porta del ristorante si
avviarono verso una serie di stradine contorte in cui Izuku si rese
conto a posteriori, avrebbe dovuto far cadere delle briciole di pane
per riuscire a ritrovare la strada di casa.
Finalmente raggiunsero il luogo prescelto da Kacchan: era un bel
locale con i muri di una dolce tinta pastello, l’ambiente
aveva
decisamente un’aria pulita e il profumo di cibo era delicato
ma al
tempo stesso invitante.
“Benvenuti”
disse una voce gentile quando entrarono “Oh, Chef…
che piacere
averti di nuovo qui.”
“Grazie
Akane. La solita colazione, per favore. Per due” rispose
Katsuki con
un inchino prima di accomodarsi a un tavolo lontano
dall’ingresso.
Akane sorrise e andò a preparare quanto le era stato chiesto
e
Izuku, sedendosi davanti all’amico, rimase a osservarlo
ancora una
volta, sempre più stupito dalla persona che aveva di fronte.
“Beh,
che c’è?!”
“Mi
concederai che è strano per me conciliare il Bakugou Katsuki
che
conosco da una vita con questo ‘misterioso
chef’
di cui nessuno conosce il nome ma che è stimato e apprezzato
da
tutti.”
Katsuki avrebbe voluto rispondergli in malo modo, ma qualcosa glielo
impedì.
“Le
cose cambiano Deku...” rispose semplicemente il biondo
girandosi
sulla sedia, sedendosi in modo ancora più scomposto e
sgraziato del
solito, ma a questo Izuku ci era abituato.
“Vero…
ma credo ti abbia fatto bene. Nel senso, sembri…
contento?”
Katsuki sorrise. Un sorriso appena abbozzato, ma quel tanto che
bastava affinché agli occhi di Izuku quel sorriso lo facesse
risplendere.
“Sì,
lo sono. Almeno per ora. Non potrà durare per sempre questa
cosa.
Arriverà il giorno in cui ci sarà la nuova League
of Villans, il
nuovo Shigaraki che ci costringeranno a combattere ancora una volta.
Spero vivamente di sbagliarmi, ma ci tenevo a fare questa cosa ora
che ne avevo la possibilità” disse lui facendo un
cenno con la
testa in direzione – o almeno, così suppose Izuku
– del suo
ristorante “Ed è molto più economico
che seguire un fottuto
strizzacervelli che si è messo in testa di farti riflettere
per
insegnarti a gestire la tua rabbia. Sono perfettamente in grado di
controllarmi!”
“Kacchan...”
lo chiamò debolmente Izuku.
“”EH?”
“Stai
fumando…”
Katsuki sbuffò e si sfregò e mani sui pantaloni.
Izuku sperò che
la scelta un pantalone militare fosse anche per l’utilizzo di
materiale ignifughi, o almeno più resistenti di altri.
“Ecco
a voi” li raggiunse la voce di Akane che si era accostata al
loro
tavolo iniziando a disporre davanti a loro quel che Izuku avrebbe
semplicemente potuto descrivere come ogni
ben di Dio:
natto, zuppa di miso con tofu, riso, sottaceti, frutta fresca e
quello che, dopo averlo annusato e assaggiato, Izuku riconobbe con un
tè ai fiori di ciliegio e melograno.
“Wow,
Kacchn!” esclamò il ragazzo entusiasta prendendo
le bacchette e
cominciando ad assaggiare quelle leccornie “E’
tutto così
delizioso…” mormorò Izuku
“Certo, se devo essere sincero la tua
cucina mi piace di più, ma questa è una
colazione, non la si può
paragonare a una cena...”
“Da
quanto tempo non fai una colazione degna di questo nome?”
domandò
Katsuki portandosi alla bocca le bacchette con cui aveva raccolto del
natto a un po’ di riso.
“Ehm…
dipende cosa intendi con colazione...”
“Qualcosa
che non siano taiyaki surgelati o fette di pizza riscaldate al
microonde.”
Izuku si sentì arrossire perché sembrava che
Kacchan conoscesse
troppo bene il cibo che girava per casa sua. Forse per questo non si
stupiva di vederselo comparire davanti così spesso al
ristorante, in
fin dei conti quando mangiava da lui era l’unico pasto
davvero
decente della giornata che si concedeva. Non che non sapesse
cucinare, ma quando ci provava di solito ne ricava una sbobba informe
dall’aspetto poco invitante: a volte c’era troppa
salsa di soia e
il tutto diventava marrone, a volte troppo poco miso e le zuppe erano
insipide. Lui aveva imparato a farsele piacere quelle cose, ma solo
perché si rendeva conto che non poteva solo vivere di cibo
d’asporto.
“Beh,
diciamo che questa è una colazione da occasione
speciale” rispose
Izuku ricevendo un’occhiataccia da Katsuki.
“Come
immaginavo” rispose laconico il biondo prima di allungare la
mano
verso la faccia dell’altro che di riflesso strinse gli occhi
quasi
impaurito, per poi riaprirli subito quando sentì il tocco
delicato
dell’altro a un centimetro dalle sue labbra.
“Sei
proprio un Deku, non sei neanche capace di mangiare senza sporcarti
come un bambino” lo prese in giro il biondo lasciando
l’altro
completamente interdetto.
Cos’era successo?
Finirono di mangiare e Kacchan insistette per pagare la colazione a
entrambi prima di uscire dal locale salutando Akane.
“Io
oggi sono di riposo e devo andare a fare la spesa per questa sera. E
per casa mia. Tu dovresti andare a casa a riposarti. Per quanto il
mio locale sia fantastico, dormire piegati in due sul bancone non ha
mai giovato a nessuno.”
Izuku annuì e dopo essersi fatto dare indicazioni precise da
Kacchan
su come uscire da quel labirinto di viuzze strette che li avevano
portati fin lì, si diresse verso casa, rimanendo solo
qualche
secondo a guardare la schiena dell’amico allontanarsi verso
la sua
meta.
Nei prossimi giorni avrebbe avuto sempre turni di notte, gli
dispiaceva sapere che sarebbe passato un po’ di tempo prima
di
poter tornare alla sua tavola calda preferita, ma forse era meglio
così. Avrebbe sicuramente incrociato Kacchan durante uno dei
loro
turni, e se anche non si fermavano mai a parlare o chiacchierare come
accadeva al ristorante, si sarebbe accontentato di combattere al suo
fianco, come erano sempre stati bravi a fare.
Note dell’autrice:
Hideyoshi
è l’amico di Ken Kaneki di Tokyo
Ghoul
mentre la sua divisa da chef è ispirata – anche se
cromaticamente
diversa – alla veste di Tanjiro di Demon
Slayer.
Anche Izuku non è da meno da dare nomi impropri alle
persone, il povero Hide è diventato Testa Arancione.
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Capitolo 7 *** Broccoli, tofu e curry ***
Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 7
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Boku no Hero Academia
e Midnight
Diner – Tokyo Stories
non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Lo Chef
di Mezzanotte
Hero
Tales
Broccoli,
tofu e curry
“Benvenuto”
disse la voce di Hideyoshi da dietro il bancone della tavola calda
non appena Izuku entrò.
“Dov’è
Ka-” si bloccò, ma vide che c’era solo
un signore che non aveva
mai visto intento a leggere un libricino “-tsuki?”
chiese, usando
il nome proprio dell’amico e non il diminutivo. Per quanto
Hideyoshi l’avesse sentito chiamarlo così, Kacchan
era
una prerogativa di Izuku che non voleva condividere con
quello lì.
“Mi
ha avvisato nel pomeriggio che non sarebbe potuto venire” si
limitò
a rispondergli il ragazzo con un alzata di spalle.
“A
che ora?”
“Saranno
state circa le sei...”
Izuku aggrottò le sopracciglia: strano, un’ora
dopo si erano
sentiti in merito alla posizione di un possibile sospetto di uno
scippo, se quella sera aveva intenzione di non andare ad aprire il
suo ristorante glielo avrebbe detto, no? No. Probabilmente non
l’avrebbe fatto. E c’era solo una motivazione
possibile: Kacchan
stava male e non voleva farsi vedere con la febbre da nessuno. Se gli
avesse detto che non sarebbe andato quella sera, Izuku avrebbe capito
subito. In fin dei conti non parlavano mai del secondo lavoro di
Kacchan, le uniche volte era stato il biondo ad invitarlo
più o meno
espressamente, ma capitava che a volte Deku non andasse ma non si
premurava mai di avvisarlo, perché Katsuki avrebbe dovuto
fare lo
stesso?
“Ti
preparo qualcosa?” gli chiese il ragazzo circospetto.
“Io...”
forse andarsene subito sarebbe stato troppo palese, ma era mezzanotte
e mezza e non aveva alcuna voglia di mangiare alcunché
sapendo che
Kacchan non stava bene. E non aveva voglia di mangiare nulla che non
fosse stato preparato da lui.
“Mi
dai una birra?” chiese poi porgendogli trecento yen
“Mi sono
dimenticato di prelevare” si giustificò con un
sorriso, sperando
di non sembrare sospetto “Tranquillo, la bevo a casa.
Mangerò
qualcosa lì” aggiunse fermando Hideyoshi prima che
questo gli
stappasse la bottiglia.
“Sicuro?
Sei un cliente abituale, non credo lo chef avrebbe problemi se lo
pagassi la prossima volta.”
Izuku
fece segno di no con la testa.
“A
posto così, davvero. Ti ringrazio” rispose con un
inchino prima di
prendere la bottiglia e uscire.
C’erano
due commissioni che doveva assolutamente fare prima di andare a casa
di Kacchan, perché era ovvio sarebbe andato da lui.
“Quanto
ci hai messo a capirlo?” gli chiese Katsuki aprendo la porta,
per
niente stupito di trovarsi davanti Deku con due sacchetti in mano,
uno contenente ovviamente
delle medicine.
“Non
appena mi ha detto che gli avevi scritto alle sei per avvisarlo che
non saresti andato…”
“Sagace”
lo prese in giro il biondo facendolo entrare. Izuku era già
stato a
casa di Kacchan un paio di volte, quindi si diresse verso il salotto
e posò i sacchetti sul tavolo.
Katsuki
sospirò e chiuse la porta, prima di afferrare una mascherina
nera
con una grossa X arancione… persino il suo merchandising
ufficiale
sembrava sfotterlo per l’influenza.
“Ho
pensato che se non avevi la forza per cucinare per gli altri,
probabilmente non avevi nemmeno la forza per prepararti la
cena...”
“Si
può sapere per chi mi hai preso?” cercò
di abbaiare Katsuki, ma
gli doleva la gola e non aveva le forze per riuscire a essere davvero
scontroso.
“Per
uno che si fa in quattro e che dovrebbe prendersi una pausa”
gli
rispose Izuku ignorando il tono polemico dell’altro.
“Hai
cenato?”
“Ho
mangiato della zuppa di miso istantanea con un po’ di
tofu”
rispose il biondo alzando le spalle.
Izuku
oltrepassò la porta della cucina mentre Katsuki si
lasciò cadere
sul divano, arrotolandosi dentro una coperta verde dall’aria
decisamente calda e pesante.
“C’è
ancora metà panetto di tofu sul tagliere” disse
Izuku osservando
la cucina: era tutto in disordine e il tofu era stato lasciato
lì…
Kacchan doveva essere davvero ko se non era riuscito a lavare i
piatti o rimettere il cibo in frigorifero.
“Non
andrà lontano” rispose il biondo.
“Se
la febbre non ti passa in fretta, gli spunteranno le gambe e vedrai
come se ne andrà di casa! Darà origine a una
nuova forma di vita di
tofu incazzoso”
lo prese in giro
Izuku sentendolo sbuffare… quanto meno lo aveva fatto
sorridere.
“Senti…
stai lì. Ho preso qualcosa strada facendo. Immagino avrai il
frigo
pieno, ma non volevo rischiare di rovinare i tuoi
ingredienti...”
“Finché
non mi mandi a fuoco la cucina” rispose Kacchan prendendo la
bottiglia d’acqua che aveva appoggiato sul tappeto e Izuku ne
approfittò per porgergli due pastiglie di antipiretico.
Katsuki
alzò un sopracciglio, ma accettò le pastiglie e
le mandò giù
insieme all’acqua. L’altro sorrise e
portò in cucina il
sacchetto con la spesa: a quell’ora non aveva trovato molto,
ma
c’era il tofu da sopprimere prima che diventasse una forma di
vita
indipendente, aveva trovato un broccolo e del latte di cocco. Dal
frigorifero di Kacchan prese una carota e un cipollotto e per fortuna
l’amico teneva sempre del riso già pronto a
portata di mano. Ok,
ce l’avrebbe fatta. Quando aprendo l’armadietto
delle spezie
trovò del curry (a dire ne trovò diversi e di
vari livelli di
piccantezza, così ne scelse uno medio) e capì
cosa avrebbe dovuto
cucinare.
Cercando
di non metterci troppo – era già l’una e
mezza in fondo –
taglio a cubetti il tofu, la carota e il cipollotto mentre faceva
cuocere il broccolo in acqua bollente. Fece soffriggere le verdure e
poi aggiunse tofu, latte di cocco e curry. Rimase a mescolare la
brodaglia gialla e verde nella pentola finché non gli
sembrò
abbastanza calda e cotta e la mise in due ciotole che aveva
già
riempito a metà con il riso. Non sembrava un
granché, ma il profumo
era almeno invitante. L’aspetto invece no, sembrava
vomito.
Mise
tutto su un tagliere (non aveva idea di dove Kacchan potesse tenere i
vassoi, sempre che ne avesse) insieme a due bicchieri riempiti di
tè
e andò a posare tutto sul tavolino da caffè che
c’era tra i
divano e il mobile della televisione.
“Non
sento odore di bruciato” commentò il biondo
guardando con
circospezione la cena preparata da Izuku “Quelli sono
broccoli?”
domandò indicando la poltiglia verde.
“Direi
di sì...”
“Cannibale”
lo prese in giro prima di prendere comunque la ciotola che
l’altro
gli stava porgendo.
“Spiritoso…
spero sia commestibile. Nel dubbio, ho abbondato con il
curry.”
“Itadakimasu”
disse Katsuki prima di mettersi seduto e provare a mangiare.
Il
primo boccone fu… un’esperienza. Di certo non
mistica però.
Masticò lentamente facendo mente locale di tutte le cose che
non
andavano bene, ma quanto meno era cibo caldo e sicuramente
più
nutriente della zuppa di miso istantanea che si era preparato una
volta arrivato a casa. Come doveva essere messo male se si era
ridotto ad attingere alla scorta dei cibi già pronti che
teneva solo
in caso di emergenza…
“Allora…
chef?”
domandò Izuku cauto.
Katsuki
fece un verso chiaramente irritato.
“Il
curry è troppo poco, il latte di cocco troppo dolce, il tofu
andava
fatto rosolare PRIMA di essere aggiunto alle altre verdure e i
broccoli sono troppo cotti...” sentenziò Kacchan
impietoso.
“Una
tragedia, quindi...” mormorò sconfortato Izuku,
anche se doveva
ammettere che davvero, era un po’ troppo dolce. Forse aveva
sbagliato latte di cocco, perché gli sembrava di star
mangiando un
budino al curry.
“Riconosco
il potenziale” disse il biondo “Portami del
peperoncino e del
sale però, perché se no non ne veniamo a
capo” brontolò.
Izuku
fece quanto gli era stato ordinato e Kacchan non solo condì
meglio
la sua porzione, ma sistemò anche quella
dell’altro, seppur con
meno peperoncino. Izuku rimase rapito ad osservarlo mentre dal divano
riusciva, con dei muovimenti eleganti e aggraziati che poco si
addicevano alla sua figura e al suo carattere, a rendere - se non buono
- almeno decente, un suo piatto.
“Decisamente
meglio” disse il biondo cominciando a mangiare con un
po’ più di
gusto. Izuku lo guardò con discrezione mentre lo vedeva
inghiottire
a fatica i piccoli bocconi che raccoglieva con le bacchette. Non
l’aveva nemmeno deriso troppo per il suo operato, segno che
doveva
essere veramente stanco. Mangiarono e bevvero in silenzio e quando
Izuku tornò dalla cucina dopo aver lavato i piatti,
trovò Kacchan
addormentato sul divano. Aveva davvero l’aria stanca e
provata. Da
che aveva scoperto il suo secondo lavoro, capiva molte delle scelte
dell’amico, ma al tempo stesso non poteva fare a meno di
chiedersi
se non stesse tirando troppo la corda nel voler fare troppe cose
tutte insieme. La giornata era fatta di sole ventiquattro ore e il
loro primo lavoro non era quello di un semplice impiegato: richiedeva
sforzo fisico, un carico di stress notevole ed era oggettivamente
pericoloso. Capiva perché Kacchan desiderasse concentrarsi
anche su
qualcosa di diverso nella sua vita, così da poter
trascorrere
qualche ora senza essere arrabbiato con il mondo, ma al tempo stesso
non doveva strafare.
Anche
per Izuku oramai andare alla piccola tavola calda di mezzanotte era
diventato un appuntamento fisso. Era l’unico momento che
riusciva a
trascorrere tranquillo in compagnia dell’amico senza che
questo
passasse tutto il tempo ad abbaiargli dietro, anzi. Si divertiva a
dargli da mangiare cibi squisiti e anche se non mancavano mai le
battutine, non c’era l’astio e il tono scontroso
che era solito
provenire dalla sua bocca. Era gentile, rilassato, sempre irriverente
e a volte Izuku doveva ammettere che Kacchan gli sembrava persino
abbastanza
malizioso nel rispondere a certi suoi commenti o battute. Al di fuori
di quel piccolo locale Katsuki era letteralmente una
mina vagante ma
in quel contesto così diverso, così fuori
dall’ordinario, Izuku
lo vedeva a suo agio, inaspettatamente e straordinariamente gentile.
Almeno con gli altri clienti, con lui ci provava ma non ci riusciva
mai veramente. E a Izuku
andava bene così.
Si
sfregò gli occhi, evidentemente stanco. Aveva bisogno di
dormire, e
anche Kacchan avrebbe dovuto farlo, possibilmente in un letto, ma mai
e poi mai Izuku si sarebbe permesso di svegliarlo e aiutarlo o ancor
peggio portarlo a letto e non nel
senso a cui neanche inconsciamente voleva pensare.
Così
si assicurò che la coperta lo coprisse bene e lui si
rannicchiò in
un angolo. Avrebbe tanto voluto distendersi su un materasso (meglio
se insieme a Kacchan),
ma non
poteva andarsene così, non con un Dynamight così
indebolito
dall’influenza. Domani gli avrebbe sicuramente urlato dietro
le
peggio cose perché aveva sbagliato ogni singola cosa, ma per
quella
sera Izuku si fece bastare un piccolo angolo di divano. Alle urla ci
avrebbe pensato tra qualche ora.
“Maledetto
merDeku!” furono le prime parole che Izuku sentì
quella mattina
provenire dalla cucina di Kacchan. Si era miseramente addormentato
sul divano di Katsuki ma evidentemente ancora una volta il biondo
aveva preferito non svegliarlo appena alzato, cosa che però
fece
dopo qualche minuto inveendo contro di lui. Izuku si sfregò
distrattamente gli occhi: aveva la vista offuscata, la bocca pastosa
e il sapore di curry ancora fin troppo prepotente sulla labbra.
“Kacchan”
disse Izuku alzandosi e raggiungendo l’amico in cucina. Lo
vide
appoggiato al bancone, evidentemente ancora debole per riuscire a
stare in piedi a lungo e a giudicare dalla quantità di cibo
che
aveva preparato per colazione, era in piedi da almeno un’ora.
“Smettila
di fissarmi!” lo riprese il biondo con gli occhi di fuoco
osservandolo con rabbia, nonostante la sua espressione fosse coperta
dalla mascherina di Dynamight.
“Kacchan,
è meglio che tu vada a letto. Sei stanco e sul divano avrai
dormito
da schifo.”
“Mai
quanto te” replicò l’altro, stizzito.
Izuku ebbe il buon senso
di non rispondere.
“Non
è una gara. Sembra tutto delizioso, ma che ne dici di andare
a letto
mentre io pulisco, faccio del tè e ti porto tutto in
camera?”
Katsuki
gli rivolse uno sguardo che lasciava intravedere un sorrisetto
malizioso.
“La
colazione a letto? Per averti fatto dormire sul divano?”
“Beh,
abbiamo dormito tutti e due sul divano” gli rispose a tono
Deku
costringendolo ad allontanarsi dai fornelli “Almeno per oggi,
dammi
retta e non brontolare per la mia sola esistenza. Vai a letto, sarai
esausto.”
“Sto
bene...”
“Sì…
parli con mister vi
dico che sto bene
quando in realtà sto di merda, non faccio nemmeno
finta di crederci...”
“Lava
bene la piastra, odio quando rimangono degli aloni” gli fece
notare
il biondo prima di sparire oltre la porta e percorrere quei pochi
passi che lo separavano dalla camera da letto. Nonostante il discreto
stipendio che il lavoro da Pro Hero gli garantiva, Katsuki aveva
scelto per se una casa piuttosto modesta, niente di troppo grande o
sfarzoso, non mancava nulla, ma non era di certo il super appartamento
nell’attico più in vista della città,
anzi. Era un appartamento
di una palazzina piuttosto datata ma una bella zona tranquilla e ben
servita. Quello che aveva risparmiato lo aveva investito nel
ristorante e Izuku si sentì stupidamente orgoglioso
dell’amico che
si era tanto impegnato per riuscire a realizzare due dei suoi sogni.
Erano ancora agli inizi delle loro carriere, ma entrambi stavano
scalando le classifiche, era un continuo testa a testa tra Deku,
Dynamight e Shoto. Sperava davvero che Kacchan si sbagliasse su una
nuova guerra con i Villan, ma sapeva che le probabilità
erano alte.
Per quanto All for One fosse stato sconfitto, i Quirk si stavano
evolvendo in modo sempre più strano e se da una parte
c’era chi
abusava di essi, al tempo stesso c’era chi cominciava a
definire
tutti i possessori di Quirk dei malvagi mutanti*. Con tutta la fatica
fatta per conquistare e imparare a usare One for All l’ultima
cosa
che poteva accettare era sentirsi definire un malvagio mutante, lui
che era nato senza Quirk e aveva dovuto lottare ogni giorno della sua
vita per ottenere una singola briciola di ogni cosa. Ma era
orgoglioso di se stesso e delle persone che gli erano state vicine e
che l’avevano aiutato a realizzare questo suo sogno.
Smise di fare pensieri troppo assurdi e andò a recuperare il
tagliere che era rimasto sul tavolino da caffè e vi
posò sopra
alcune ciotole che si premurò di riempire con quanto
preparato da
Kacchan.
Quando lo raggiunse lo vide ancora ben vigile e attento che stava
leggendo qualcosa sul cellulare. Izuku appoggiò il vassoio
sul lato
libero del materasso e, in silenzio, cominciarono a mangiare la loro
colazione: per quanto fosse molto simile a quella consumata nel
locale di Akane, questa per Izuku era decisamente molto più
buona.
“Ho
detto a Hyde che non andrò nemmeno stasera a
locale” gli disse
Katsuki guardandolo al di sotto di un ciuffo di capelli che gli
cadeva sugli occhi.
“Spero
tu abbia avvisato anche in agenzia...”
“Deku...”
“Kacchan…”
“Fatti
i cazzi tuoi!”
“Sono
cazzi miei! Se hai la febbre non posso preoccuparmi di salvare i
civili e stare attento che ti venga in mente di collassare nel bel
mezzo di un’azione!”
Katsuki
assottigliò le labbra pronto a rispondergli a tono, ma Izuku
fu più
veloce di lui: prese il telefono e chiamò
l’agenzia per cui
lavoravano e, adducendo a un’intossicazione alimentare
–
‘broccoli
al curry’
sentì tossire Kacchan – avvisò che lui
e Dynamight non sarebbero
riusciti a venire a lavoro.
“Dai,
non erano così disgustosi” disse Izuku cercando di
spostare
l’attenzione dell’amico verso cose più
futili e non il suo dar
malati entrambi.
“Ho
mangiato di molto meglio Deku, ma riconosco che almeno sei riuscito a
non bruciarli. Per uno che cucina una volta la mese direi che te la
sei cavata decentemente.”
“Hey,
guarda che a casa cucino! Non sarò mai bravo quanto te e di
certo
non posso pretendere che qualcuno mi paghi per quello che metto nei
piatti,
ma sono in grado di prepararmi un pasto caldo…
circa” concluse
sentendo lo sguardo intimidatorio del biondo su di sé.
“Dovresti
cominciare leggendo gli ingredienti di quello che compri” lo
prese
in giro Katsuki masticando poi lentamente il boccone, facendo
evidentemente fatica a deglutire.
Izuku
si alzò sotto lo sguardo perplesso dell’altro e
tornò in cucina.
Iniziò ad aprire gli armadietti finché non
trovò quello che stava
cercando. Prese una bustina di tè alla frutta e la mise in
una tazza
piena d’acqua che infilò nel microonde. Dopo un
paio di minuti,
quando l’acqua fu calda, ci mise dentro un cucchiaino di
miele che
aveva trovato nella dispensa e glielo portò.
“Fa
miracoli, ma forse già lo sai...”
“Fottuto
nerd...” disse Katsuki prima di accettare comunque la tazza
mentre
Izuku riportava il tagliere (che oramai era diventato un vassoio a
tutti gli effetti) in cucina. Lavò brevemente le ciotole
prima di
metterle in lavastoviglie e tornò da Kacchan, portandogli un
altro
paio di pastiglie di antipiretico.
“Stai
meglio?”
“Uhm…
non se mi rimbambisci con questa roba” disse il biondo
afferrandogli
il polso e guardandolo negli occhi “Resta, hai delle occhiaie
tremende.”
“Non
preoccuparti, posso-”
“Resta.
Non mi piacciono le occhiaie” disse Katsuki spostandosi
sull’altro
lato del letto per fare spazio a Izuku. Quest’ultimo
deglutì ma
accettò l’offerta. Il letto di Kacchan era caldo e
comodo. Finire
nel mondo dei sogni fu un attimo.
Note dell’autrice:
*
teoria di cui si parla nel film My
Hero Academia: World Heros' Mission
Beh,
chi non ama Kacchan malaticcio e Izuku che si prende cura di
lui?
Il discorso mascherine non è il Covid, ma perché
nelle varie fanart
quando in Giappone uno sta male indossa una mascherina quando in casa
c’è qualcuno (che abbiamo imparato aiutare).
La ricetta fallimentare ahimé me la sono mangiata: avevo
usato la
bevanda di cocco e non il latte di cocco, quindi era un budino dolce
al curry ç__ç
|
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Capitolo 8 *** Pranzo per due. Anzi per uno. ***
Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 8
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non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Lo Chef
di Mezzanotte
Hero
Tales
Pranzo
per due. Anzi per
uno.
“Cosa
vi è successo? Siete andati usciti a festeggiare con del
sushi
economico?” li prese in giro Kirishima qualche giorno dopo
che si
erano incontrati durante un giro di pattuglia.
“Chiudi
quella fogna, Capelli di Merda!” urlò Bakugou con
il suo solito atteggiamento aggressivo che però non
sembrò minimamente toccare l’amico, fin
troppo abituato ai suoi modi rudi.
“Ci
siamo incontrati per caso in una piccola tavola calda finito il turno
di notte. Abbiamo mangiato qualcosa, ma la stanchezza e forse la zuppa
non più così fresca...” rispose Deku
cercando di non allontanarsi
troppo da una specie di mezza verità
“Tsk!”
“Dai
Bakugou succede anche ai migliori come te!” disse il rosso
mettendogli un braccio intorno alle spalle senza però
saltare in
aria. Per quanto continuasse a denigrarlo, Kirishima sapeva benissimo
che in fondo aveva la sua stima e il suo rispetto. Deku ci aveva
messo un po’ di più a capirlo, ma dopo che Katsuki
si era scusato
con lui, il loro rapporto era diventato molto più paritario,
nonostante non perdesse quel tono burrascoso che aveva sempre
caratterizzato la loro interazione. O meglio, l’interazione
di
Bakugou con qualunque cosa, animata o meno. C’era chi
sosteneva che
la nitroglicerina presente nel suo corpo lo costringesse a essere
così, perché se si fosse calmato troppo sarebbe
potuto collassare,
ma Katsuki in primis aveva scartato la teoria: non era lui ad avere
problemi, erano tutti gli altri che sembravano geneticamente
programmati per dargli fastidio.
“Non
dovreste tornare in agenzia? Il vostro turno di ronda è
finito...”
gli fece notare Red Riot controllando l’ora e salutando
Suneater
che lo stava raggiungendo con aria tetra, calandosi il cappuccio sul
viso. Troppe persone che lo guardavano.
Deku
si voltò verso Dynamight e dopo un cenno di assenso de ne
andarono,
lasciando i due ragazzi dell’agenzia di Fat Gum a proseguire
la
ronda del quartiere.
“Sto
morendo di fame” disse Deku non appena varcarono le porte
degli
uffici “Spero abbiano rifornito le macchinette, altrimenti
potrei
comprare qualcosa dal Lurido.”
Kacchan
rabbrividì. Il Lurido
era un baracchino che sostava a un angolo della strada, di solito
friggeva qualunque cosa gli capitasse tra le mani, quindi non sapevi
mai cosa avresti mangiato. Usava così tanto olio e di
così pessima
qualità che macchiava l’asfalto e nemmeno la
pioggia riusciva a
pulire quella roba. Però a molti piaceva, anche se Katsuki
non si sarebbe
mai avvicinato a un posto del genere. Deku doveva ammettere che aveva
preso qualcosa dal Lurido
ma
non l’avrebbe mai confessato a Kacchan e, dopo aver provato
la
cucina dell’amico, non sarebbe più stato in grado
di farlo.
Presero l’ascensore e prima di entrare nell’ufficio
dove
avrebbero dovuto stilare il rapporto della ronda, Deku si
fermò alle
macchinette alla ricerca di qualcosa che lo salvasse
dall’autodigestione. Kacchan stava controllando i messaggi
sul
cellulare quando vennero raggiungi da Shoto, Tsukuyomi e,
inspiegabilmente, anche da Chargebolt che per quanto lavorasse anche
lui per l’agenzia di Fat Gum, era insieme agli altri due eroi
dell’agenzia indipendente in cui lavoravano Deku, Dynamight e
Shoto
- raccomandati da Endevour - e Tsukuyomi, pupillo di Hawks.
“Hey
BakuBro!” lo salutò l’eroe elettrico con
un po’ troppo
entusiasmo per i gusti di Katsuki che iniziò, per
l’appunto, a
digrignare i denti “Non fai il tuo solito turno?”
Katsuki ringhiò per quanto avesse scelto lui quel turno
mattutino visto che i
giorni scorsi non aveva lavorato fino all’alba.
“Ho
saputo che ti sei preso un intossicazione alimentare! Proprio tu che
sei sempre stato il più bravo di tutti a
cucinare?!” continuò
Kaminari, percorrendo un sentiero pericoloso.
“In
effetti è strano che sia successo proprio a te
Bakugou” commentò
Todoroki con la sua aria flemmatica, portandosi una mano sotto al
mento come se la cosa lo aiutasse a riflettere “Capisco
Midoryia
che sa malapena preparare un ramen liofilizzato”
“EHI!”
protestò Izuku sentendosi chiamato in causa e avvicinandosi
al
gruppo tenendo tra le mani una poco salubre ma tanto gustosa barretta
a cioccolato con arachidi e caramello “Tu fai lo stesso con
la
soba!” ribatté poi iniziando a scartare quello che
sarebbe stato
il suo pranzo.
“Sarebbe
successo lo stesso anche me” confermò Todoroki,
per nulla
consapevole dell’assai poco velata critica rivolta
all’amico.
“L’importante
è che adesso stiate bene” disse semplicemente
Tokoyami che aveva
visto delle scintille cominciare ad apparire dalle mani di Bakugou.
“Il
prossimo che fa una battuta sull’intossicazione alimentare
esploderà insieme all’edificio e non me ne
potrà fottere un
fottuto cazzo se dovrò ricostruirlo a mani nude!”
ringhiò Bakugou
rivolgendosi ai presenti che impallidirono. Erano più che
abituati
alle minacce dell’amico, ma quando urlava non faceva paura a
nessuno (quel che si dice, can
che
abbaia non morde)
ma quando ringhiava.
Beh, il silenzio assoluto che scese nella stanza fu più che
sufficiente.
“E
tu merDeku, non provare a dare un morso a quella schifezza o ti
faccio mangiare anche la carta” aggiunse Dynamight afferrando
l’altro per un orecchio del cappuccio (perché era
meno
imbarazzante pensare che fossero orecchie di coniglio
anziché i
ciuffi di All Might) e trascinarlo fuori dall’edificio.
“Dove
stiamo andando Kacchan?” domandò Deku distratto
dal profumo del
cibo del Lurido che
ora come ora gli sembrava la cosa più buona del mondo.
“A
mangiare.”
Izuku tacque e si lasciò trascinare dall’amico
verso un piccolo
locale poco distante dall’agenzia ma sufficientemente
nascosto
perché non fosse troppo frequentato. Era un ristorante dagli
spazi
piuttosto ampi ma con pochi tavoli, così da garantire una
discreta
privacy ai clienti o, nel caso di Bakugou, che gli permettesse di
appoggiare i pesanti bracciali a forma di granata che non aveva avuto
tempo, modo o voglia di togliere quando erano rientrati in agenzia.
“Dynamight!
Deku! Benvenuti!” disse una voce dall’aria
familiare
avvicinandosi ai due.
“Ciao
Hide. Ci porti del riso, melanzane grigliate con miso, curry di
verdure e zuppa di miso per due?”
“Arrivo
subito” rispose il ragazzo dalla testa arancione facendo
l’occhiolino ai due.
Izuku guardò l’amico piuttosto perplesso e con una
lieve aria di
rimprovero.
Katsuki sbuffò e iniziò a spiegare.
“Vengo
qui da un po’. Un giorno ho incontrato Hideyoshi che
è un nerd
otaku quasi peggio di te, ha attaccato bottone raccontandomi del suo
Quirk e della sua università. L’ho ignorato fin
quando, un paio di
settimane dopo, lui e sua madre sono finiti a mangiare da me. Gli ho
fatto cenno di tacere e quando un paio di giorni dopo sono venuto a
mangiare qui gli ho proposto una collaborazione. Fine della
storia.”
“Tutto
qua?”
“Perché,
cos’altro dev’esserci di mezzo?”
“Pensavo
di avesse chiesto di uscire visto come scodinzola ogni volta che ti
vede..” borbottò Izuku carico di veleno alla vista
di come questo
fantomatico Hide con un nulla era riuscito a guadagnarsi il rispetto
di Dynamight e di Katsuki in un colpo solo.
“Già,
perché tu sei sei bravo a distinguere quelli che mi
scodinzolano
dietro. Hai un talento naturale...” gli rinfacciò
il biondo con
altrettanta durezza.
Izuku gli rivolse uno sguardo di fuoco prima di alzarsi di scatto.
“Mi
è passata la fame. Ci vediamo in agenzia” la
chiuse lì Midoryia
dirigendosi verso l’uscita del locale dando –
più o meno
involontariamente – una spallata a Hideyoshi che aveva in
mano due
ciotole di riso. Non si voltò, ma augurò a
entrambi di godersi il
loro pranzo, tanto Kacchan aveva ordinato per due, no?
Con
tutta la rabbia che aveva in corpo si diresse verso il Lurido
e
ordinò tempura, riso fritto, takoyaki, gyoza e yakisoba da
asporto e
andò a mangiare tutto alla scrivania dove avrebbe dovuto
finire di
compilare i rapporti.
Quando Kacchan tornò in agenzia storse il naso alla vista
dei
cartocci vuoti sul tavolo occupato da Deku. L’odore di cibo
di
scarsa qualità arrivava fin dall’ascensore e la
cosa lo nauseava
come solo il Villain fangoso era riuscito a fare. Non osava
immaginare le condizioni in cui versava lo stomaco di Deku che quelle
cose le aveva mangiate e ora doveva pure digerirle.
“Si
può sapere che diavolo ti è preso fottutissimo
nerd?!” gli urlò
Katsuki facendolo sobbalzare dallo spavento.
Izuku
alzò lo sguardo con aria colpevole. Era consapevole di aver
esagerato sebbene non ne compr… no, il motivo lo comprendeva
pienamente. Il problema era proprio che era perfettamente consapevole
di quale
fosse il
problema.
“Scusami
Kacchan. Quando ho fame non ragiono e dico cose stupide.”
“Tu
dici sempre cose stupide, evidentemente hai sempre fame...”
Izuku dovette incassare il colpo.
“Un
minuto ed è arrivato tutto, invece sei dovuto andare a
prenderti
questa merda” commentò Katsuki afferrando una
cartelletta e
spingendo i contenitori vuoti (e anche i due con ancora mezzi pieni)
nel cestino della pattumiera.
“Ehi!
Quello era il mio pranzo.”
“Ringraziami,
altrimenti rischi che ti venga davvero
un’intossicazione
alimentare… merDeku” mormorò Katsuki
avvicinandosi e passando
oltre, non prima però di aver, seppur rudemente, passato una
mano
tra i capelli del nerd. Visto da fuori sembrava quasi gli avesse
tirato una sberla sulla fronte, ma Izuku sentì le guance
andare in
fiamme al pensiero di come le dita di Kacchan erano scivolate tra i
suoi capelli in quella che fu a tutti gli effetti una carezza.
Tutta la rabbia provata fino a quel momento si dissolse.
Quando
quella sera andrò alla tavola calda di Kacchan gli
sembrò che
l’amico non gli avesse mai servito una zuppa di miso
così buona.
E
il suo stomaco ringraziò Katsuki per non avergli permesso di
mangiare altro.
Note dell’autrice:
Un momento di difficoltà o incomprensione era
cliché ma necessario. E poi Deku
è palesemente geloso marcio, lo sa pure lui.
Il
Lurido
era
baracchino che vent’anni fa(!), vicino al mio liceo che ti
vendeva
il classico panino farcito con roba grassa e unta che ti faceva
passare la sbronza. O ti dava il colpo di grazia.
La carezza finale è
stata... <3
Vado a mangiarmi il ramen che
ahimè mi sono preparata io e non Chef Katsuki ma
vabbè XD
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Capitolo 9 *** Zuppa di miso con zucchine ***
Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 9
Disclaimer:
Boku no Hero Academia
e Midnight
Diner – Tokyo Stories
non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Lo Chef
di Mezzanotte
Hero
Tales
Zuppa
di miso con
zucchine
Oramai
Izuku conosceva a memoria ogni singolo mattone, graffito e sfumatura
di asfalto che portava verso la tavola calda di Kacchan. Aveva
scoperto quel posto solo da qualche mese ma ci era andato
praticamente ogni giorno che non aveva il turno di notte.
A
ben pensarci, nonostante i prezzi di Kacchan non fossero
particolarmente alti, non ricordava di aver mai speso così
tanti
soldi per andare fuori a mangiare in una vita intera. Ma non poteva
evitarselo. Finire di lavorare – o poco prima di iniziare
– e
andare a cenare da Kacchan era diventato un rito
irrinunciabile: nonostante il suo ritmo sonno-veglia e il suo
metabolismo stessero in qualche modo cominciando a risentirne. Cercava
sempre di non eccedere e nel caso in cui avesse già cenato,
optava sempre per qualcosa di leggero ma che comunque gli desse la
scusa per
andare a trovare Katsuki... Le visite alla tavola calda di mezzanotte
erano oramai una dipendenza. Era diventato a
tutti gli effetti un cliente abituale. Non avrebbe saputo dire se gli
altri li avessero riconosciuti, con il passare del tempo aveva
imparato a non farci caso visto che loro in primis non toccavano mai
l’argomento. Ogni tanto aveva visto Yaro osservare lui e a
Katsuki
prima di appuntarsi qualcosa su un foglio dove stava scrivendo o
disegnando, ma Kacchan gli aveva detto di non farci caso, che il
mangaka lo faceva quasi con ogni persona che vedeva perché
chiunque
poteva essere una fonte d’ispirazione. Chissà se
Yaro avrebbe
fatto di loro due dei personaggi di un manga… Sarebbe
stato divertente,
si era ritrovato a
pensare Izuku prima che delle immagini di alcune doujinshi gli
balenassero nella mente facendolo rabbrividire.
Perso
nei suoi pensieri e nei ricordi, il suo flusso di coscienza venne
interrotto nuovamente da una voce che gridava aiuto. Era la stessa
voce che aveva sentito tempo fa e, nel giro pochi secondi, Deku si
ritrovò proprio davanti al negozio di frutta e verdura. Solo
che
questa volta non c’erano dei piccoli delinquenti, ma un fiume
d’acqua
che proveniva dall’interno.
“Oh
ragazzo, dacci una mano per favore!”
“Non
temete, ora ci sono io!” rispose Deku calandosi nella parte
“Ma
cosa succede?” chiese poi girandosi verso la donna che
l’altra
volta gli aveva dato i cetrioli.
“Le
tubature! È esploso qualcosa di là!”
disse la donna indicando uno
stanzino sul retro e, non appena Deku lo raggiunse, venne travolto da
un getto di acqua gelida che gli annebbiò la vista. Si
portò un
braccio sopra la testa così da poter vedere cosa stava
succedendo:
era semplicemente esploso un tubo ma con una violenza notevole che
stava letteralmente allagando l’intero locale. Richiamando
una
piccola percentuale di One for All andò a piegare il tubo da
cui
usciva l’acqua e, rapidamente, chiuse il rubinetto
così da evitare
che la pressione dell’acqua potesse vanificare il suo lavoro.
Si
diede una rapida scrollata ai capelli e al resto del corpo,
rendendosi conto di quanto lui e i suoi vestiti fossero da strizzare.
Le
due proprietarie del negozio lo raggiunsero iniziando a dargli una
mano ad asciugarsi con dei fazzolettini di carta, prima che Deku si
allontanasse ringraziandole ma dicendogli che sarebbe andato a
cambiarsi.
Le
due signore annuirono ma, prima di lasciarlo andare via, come la
volta precedente, gli misero tra le mani un buon numero di zucchine
verdi, ancora una volta senza sacchetto.
Quando
arrivò davanti alla tavola calda di Kacchan si rese conto di
essere
arrivato con più anticipo di quanto pensasse, nonostante
l’incidente
al negozio gli avesse fatto perdere un po’ di tempo. Il
locale era
illuminato dalla luce fioca che proveniva dalla cucina e gli
arrivavano al naso dei profumi deliziosi. In condizioni normali
avrebbe aspettato che il ristorante aprisse, ma oramai era autunno
inoltrato e, considerato il fatto che era quasi mezzanotte e lui era
bagnato da capo a piedi, stava cominciando ad avere freddo.
Con
un piede cercò di spingere la porta, riuscendo solo a fare
un gran
rumore.
“SIAMO
ANCORA CHIUSI!” urlò Katsuki
dall’interno.
“Kacchan,
sono io! Ho avuto un’emergenza! Puoi aprirmi?” si
ritrovò
praticamente a balbettare Izuku con voce tremante. Si rese conto che,
effettivamente, stava tremando.
Il
suo tono doveva aver allarmato Katsuki che dopo pochi secondi gli
aprì la porta osservandolo perplesso.
“Quirk
acquatico?”
“Peggio.”
“Gang
Orca?”
“Tubatura
rotta” rispose Izuku “E queste sono per
te” aggiunge, mettendo
tra le braccia del biondo la piantagione di cucurbitacee che gli era
stata regalata.
“Dovresti
smetterla con questa messaggi subliminali...”
disse Kacchan con nonchalanche portando gli ortaggi in cucina.
Izuku ringraziò il fatto di essere
troppo infreddolito per arrossire.
“Posso
chiederti qualcosa di caldo?” domandò
invece all'amico che gli scoccò un’occhiata
eloquente.
“No”
rispose e Izuku ci rimase malissimo.
Katsuki
sbuffò.
“Ora
come ora non ti servirebbe a niente” spiegò
cercando qualcosa in
una scatoletta di latta che teneva dietro al bancone “Sali le
scale, di sopra c’è una piccola stanza con bagno.
Fatti una doccia
e scaldati. Sotto al lavandino ci sono gli asciugamani mentre dentro
l’anta sinistra dell’armadio ci sono delle tute,
sono un po’
vecchie ma almeno puoi metterti addosso qualcosa di asciutto”
gli
spiegò Bakugou porgendogli una chiave a cui era stato
attaccando un
ciondolo con l’inconfondibile X del costume di Dynamight.
“Io...”
“Vai
prima che ti venga un accidente. Tra poco di porto qualcosa di caldo
per cena” disse il biondo facendogli cenno di salire.
Izuku
fece quanto gli era stato detto, salì le poche scale che
portavano
al piano superiore e aprì la porta, trovandosi in un piccolo
locale
che ospitava un letto, un tavolino e un armadio. Più qualche
sedia
sparsa e degli oggetti che probabilmente Kacchan aveva acquistato o
portato per il ristorante ma che non aveva usato. Lo sguardo gli
cadde su alcune mensole dove erano stati accatastati libri di ricette
e un gran numero di riviste di ogni tipo in merito agli eroi. Con
sua somma sorpresa, la maggior parte riguardavano loro due e nello
specifico molto più Deku di Dynamight. Izuku si
sentì arrossire ma
un brivido particolarmente fastidioso che li fece tremare i denti lo
spinse a non curiosare ma andare diretto verso il bagno.
Aprì
l’acqua calda della doccia, recuperò gli
asciugamani e si svestì
il più velocemente possibile perché stava
cominciando ad avere
l’impressione che i vestiti gli si stessero congelando
addosso.
Il
getto di acqua calda fu un toccasana e gli parve che la sua
temperatura corporea fosse scesa ben al di sotto del minimo
consigliabile. Era così infreddolito che sentiva persino
dolore alle
dita dei piedi, nonostante le temperature all’esterno non
fossero
ancora così rigide. Si lavò velocemente con un
po’ di
bagnoschiuma che aveva trovato poggiato in un anfratto ricavato nel
muro e rimase qualche secondo ad annusarlo, rendendosi conto come
quel prodotto avesse lo stesso profumo dolciastro di Kacchan. In
effetti aveva senso, considerato il particolare aroma del sudore
dell’amico causato dalla sostanza simile alla nitroglicerina
che
produceva, un profumo balsamico o troppo floreale avrebbe creato una
combinazione tremenda, mentre un bagnoschiuma vaniglia e papaya, per
quanto potesse sembrare una fragranza più femminile, era
perfetto
per Kacchan.
Si
ridestò dai suoi pensieri (e borbottii), chiuse
l’acqua e si
avvolse un asciugamano in vita mentre con l’altro iniziava ad
asciugarsi il resto del corpo e a frizionarsi i capelli. Fu un trauma
uscire dal piccolo bagno, ora piacevolmente caldo per i vapori della
doccia, ed entrare nella piccola stanza ben più fredda.
Rabbrividì
nuovamente andando a passo spedito verso l’armadio che gli
era
stato indicando e trovò alcune vecchie tute sformate e con
qualche
buco. Ne trovò anche una della UA e per un attimo fu tentato
di
indossare quella, ma poi optò per un paio di pantaloni
grigio scuro,
una maglietta nera e una felpa che, a occhio e croce, doveva essere
uno dei primi prototipi del mechandising di Dynamight mai realizzato
perché, in effetti, era un po’ troppo sobrio (solo
la tipica X a
punto cuore non era sufficiente). Nel dubbio Izuku aprì
anche
l’altra anta alla ricerca anche di un paio di boxer e di
calze, ma
invano. Trovò solo una divisa blu da chef, dei grembiuli e
un altro
paio di sandali di legno che Katsuki era solito indossare mentre
lavorava alla tavola calda.
Con
i vestiti puliti in mano tornò in bagno a cambiarsi
– quanto meno
lì faceva comunque meno freddo che nella stanza –
e una volta che
ebbe indosso dei vestiti puliti e, soprattutto, asciutti,
tornò
nella stanza principale. Kacchan era ancora di sotto e Izuku decise
che lo avrebbe raggiunto tra un attimo. Non voleva che
l’amico
tardasse ad aprire per colpa sua, solo perché la sua
sindrome da
eroe l’aveva portato a ritrovarsi conciato peggio di un
pulcino
durante un temporale, però non poteva negare a se stesso che
l’idea
di sbirciare in quel piccolo angolo di privacy di Kacchan lo
elettrizzava non poco. Da un anno a quella parte Kacchan era
diventato molto più schivo, e alla fine Izuku era
letteralmente
inciampato nella ragione che l’avevano portato a essere molto
meno
presente nella vita di tutti loro – in fin dei conti, Katsuki
conduceva a tutti gli effetti una seconda vita – ma
c’era ancora
qualcosa di lui che non riusciva veramente a comprendere o afferrare.
Forse non l’avrebbe mai fatto, ma essere lì, in
quella piccola
stanza sopra la tavola calda di Katsuki di cui praticamente nessuno
era a conoscenza, lo faceva sentire importante ma al tempo stesso
fuori luogo, come se in fondo lui non meritasse davvero di essere
lì.
Sospirò
e andò verso la porta che conduceva alle scale, aprendola
delicatamente sorprendendosi di trovarsi davanti Kacchan con un
vassoio colmo di cibo e stoviglie tra le mani.
“Giusto
in tempo, nerd” mormorò Katsuki entrando e andando
a depositare il
vassoio sul tavolino basso che c’era al centro della stanza.
“Spero
tu non mi abbia finito tutta l’acqua calda” gli
disse il biondo
stiracchiandosi.
“Giuro,
ho fatto il più velocemente possibile.”
Katsuki
annuì indicandogli il vassoio con delle stoviglie scure che,
vista
la scarsa illuminazione, Izuku non riuscì a identificare a
meglio,
ma vide e riconobbe con entusiasmo due onighiri che Kacchan prese,
porgendogliene uno.
“E’
una ricetta della moglie di un mio vecchio cliente. Vecchio nel senso
che credo sia nato nel mesozoico, ma comunque sono onighiri di prugne
con semi di sesamo” spiegò Kacchan addentando il
panino di riso
e Izuku fece lo stesso, lasciando pendere l’asciugamano con
cui si
stava frizionando i capelli su una spalla.
“Oddio
che meraviglia” disse Deku assaporando quel cibo
così semplice ma
squisito “Kacchan è incredibile anche in questo.
Sembra una
ricetta da nulla, ma bisogna saper dosare bene gli ingredienti, non
eccedere con le prugne se no diventano troppo salati, o con i semi di
sesamo che poi risulterebbero amar-”
“Nerd…
mi stai facendo andare di traverso l’onighiri.”
“Scusa...”
disse Izuku finendo la sua porzione in silenzio ma gustandosi ogni
singolo boccone “Non devi andare ad aprire il
ristorante?”
domandò poi mortificato, ricominciando a sfregarsi con poca
delicatezza i capelli ancora umidi.
“Non
questa sera.”
“Ma
avevi già preparato tutto!”
“Chiuso
per imprevisto, ma se proprio ti do così fastidio me ne
vado”
sbottò Katsuki arrabbiato e solo in quel momento Izuku
osservò con
maggior attenzione il vassoio notando le due ciotole chiuse da un
coperchio di legno, due paia di bacchette, due bicchieri e una birra.
“NO,
KACCHAN!” si ritrovò quasi ad urlare il ragazzo,
afferrando
l’amico per un polso, invitandolo molto goffamente a sedersi.
In
realtà gli diede uno strattone che lo fece praticamente
cadere, ma
per fortuna Katsuki sembrò non prendersela troppo.
“Sono
felice che possiamo cenare solo io e te. Mi dispiaceva solo che
avessi lavorato così tanto per poi non aprire. Dalla cucina
vengono
dei profumini deliziosi…”
“Niente
che non possa non essere riscaldato a casa domani. Ora smettila di
assillarmi e mangia la tua fottuta zuppa!” disse il biondo
tirando
via con stizza i coperchi dalle ciotole, rivelando un leggero brodo
di miso in cui si intravedevano dei noodle e le zucchine che Izuku
aveva portato come ricompensa per essersi ritrovato bagnato fino al
midollo. In superficie dei fiocchi di peperoncino, dei germogli e
semi di sesamo bianco e nero completavano quello che si poteva
definire semplicemente un quadro.
“Itadakimasu”
mormorò Izuku congiungendo le mani prima di separare le
bacchette e
assaggiare quello che si rivelò essere l’ennesimo
piatto delizioso
preparatogli da Kacchan. Aiutandosi con le bacchette si
riempì
rumorosamente la bocca di quella bontà sotto lo sguardo del
biodo
che non riusciva a nascondere un sorrisetto soddisfatto mentre
riempiva entrambi i bicchieri di birra.
“E’
buonissima Kacchan” disse Izuku posando le bacchette e
bevendo un
sorso di birra mentre Katsuki assaggiava il suo operato. Aveva
cucinato di meglio, ma era comunque gustosa e probabilmente
l’essere
calda aiutava non poco a risultare più piacevole a un
infreddolito
Midoryia.
“Perché,
avevi dubbi?” gli chiese mostrandosi molto più
sicuro di quanto in
realtà non fosse.
“In
effetti no. Però è bello quando qualcuno cucina
per te. Quello che
mangi sembra avere tutto un altro sapore proprio perché
è per
te. Qui
non hai il solito menù impersonale cucinato in serie, quasi
fosse un
automatismo e da cui uno sceglie la cosa che gli sembra essere la
migliore. Tu offri qualcosa di unico per chi te lo chiede e questo
rende ancora più buono quello che prepari. È una
sfida continua da
cui riesci a uscirne sempre vincitore e che fa sentire speciale chi
te lo chiede.”
Katsuki lo guardò assottigliando gli
occhi, elaborando le sue parole.
“Mi
stai dando della casalinga?”
Izuku
deglutì.
“Più
dell’eroe da sposare” rispose con sguardo serio
soppesando le
parole con estrema attenzione cercando di mantenere il tono leggero,
ma al tempo stesso privo di scherno.
“Cos’è?
Una proposta?”
“Dipende
da te, Kacchan.”
Lo sguardo
del biondo si fece più serio prima di posare le bacchette
sulla ciotola con
estrema attenzione.
“Che
cosa intendi dire?”
Izuku
si sentì avvampare, non pensava che Katsuki
l’avrebbe presa così
sul personale.
“N-niente.
È un modo di dire” cercò di
giustificarsi lui, sperando di non
aver rovinato anni trascorsi ad instaurare un rapporto civile tra
loro. Nel mentre però Katsuki si era fatto vicino.
Decisamente
troppo vicino.
“Quindi
fai proposte simili a chiunque” constatò
l’altro con… era
delusione quella nella sua voce?
“No.”
Lo
sguardo inquisitorio di Katsuki lo costrinse ad elaborare.
“Se
così fosse non verrei a mangiare te ogni sera, no? Ho
scoperto per
caso questo posto, ma non ci sono tornato per l’ottima
cucina. Non
solo, almeno” aggiunse subito vedendo del fumo salire dai
pugni
chiusi dell’altro e che a quel punto si era ulteriormente
avvicinato.
Izuku
poteva chiaramente vedere le iridi cremisi di Katsuki inghiottite
dalle pupille sempre più dilatate da quello che Midoryia
sperò con
tutto il cuore essere desiderio, anche se aveva il terrore e la
certezza di aver preso un abbaglio.
“La
mia cucina è fantastica” fu l’unico
commento che fece il biondo,
tornando al punto di partenza della loro conversazione, come fosse
stato un gioco da tavolo.
Ora
dovevano solo decidere se lanciare i dadi e uscire dalla casella in
cui erano tornati oppure rimanere fermi per quel turno, in attesa che
qualcosa facesse ricominciare la partita.
Così
Izuku fece un respiro profondo e portò la mano destra,
segnata e
piena di cicatrici al viso di Kacchan, aspettandosi un gesto di
stizza da parte dell’altro. Katsuki però,
nonostante quel tocco
ruvido e involontariamente graffiante, percepì la
delicatezza che però
annullò afferrando la nuca di Izuku con forza spingendolo
verso di
sé, facendo scontrare le loro labbra in un goffo bacio al
sapore di
miso e di birra.
Le
labbra screpolate di Izuku graffiavano quelle morbide di Katsuki, ma
a Kacchan sembrava non importare granché. O almeno, non
gliene
importò più quando Deku socchiuse le labbra,
dandogli libero
accesso e trasformando quel goffo contatto in uno scontro alla pari
fatto di lingue, saliva e gemiti che si perdevano nella bocca
dell’altro.
Senza
essersene reso conto probabilmente attivò One for All (a
meno
dell’uno per cento probabilmente) e spinse Kacchan sul
pavimento,
andando a bloccargli i polso ai lati del viso mentre continuava a
baciarlo, seduto sopra di lui percependo chiaramente
l’erezione
farsi sempre più dura contro la sua.
“Kacchan”
mormorò Izuku rilasciando i polsi dell’altro e
andando ad
appoggiare la fronte su quella di lui, sospirando sulle sue labbra
con occhi chiusi mentre cercava di fare del suo meglio per spingere
con insistenza il bacino contro quello di Katsuki.
“Nerd”
gli disse il biondo con un tono divertito ma non offensivo. Izuku
aprì leggermente gli occhi incerto su cosa aspettarsi
dall’altro
“Era ora che lo capissi. Mi si è servito solo
cucinarti l’intero
Giappone” concluse con scherno prima di afferrargli
nuovamente la
nuca e riunire le loro labbra in un bacio affamato, pieno di cose non
dette.
Deku ricambiò il bacio come se da
quello dipendessero le loro
stesse vite.
E, in fondo, era proprio così.
.Fine.
“Come
mai stasera è chiuso? Possibile che lo chef non sia ancora
arrivato?” domandò
Takashi provando ad aprire la porta scorrevole ma trovandola
irrimediabilmente chiusa. Anche la lanterna era spenta e
dall’interno
non proveniva alcuna luce.
“Probabilmente
c’è stata un’emergenza e hanno richiesto
l’intervento di
Dynamight da qualche parte” commentò Yaro
guardandosi intorno
prima di sentire un leggerissimo tonfo provenire dalla stanza ubicata
sopra al ristorante, illuminato da una debolissima luce “O
forse
no” commentò poi mettendo un braccio sopra le
spalle di Takashi e
conducendo lui e Kane verso una bancherella di ramen non lontano
dalla stazione di polizia. Per quella sera si sarebbero fatti andare
bene quello, non aveva la benché minima intenzione di
disturbare
Deku e Dynamight solo perché loro tre avevano fame.
Note
dell’autrice:
Volevo
scrivere una breve oneshot, poi la cosa mi è sfuggita di
mano e si è
allungata di sua volontà
diventando
un what I eat in
a week,
vegan edition.
Tutte
le ricette – tranne il katsudon che non potevo escludere
– sono
vegetali perché... Plant Power!
(mi
sono sempre chiesta però come sarebbe il Quirk di Suneater
se fosse
vegano XD). E sono praticamente quello che cucino più volte
durante la settimana, tranne un paio di cose he ho provato
appositamente per scrivere questa storia.
Questa sera sulla mia tavola c'è proprio questa stessa
zuppa, quindi il capitolo andava per forza pubblicato oggi =)
Spero vi sia piaciuta, per me scriverla è stato
incredibilmente zen
:)
Ringrazio
NightWatcher96
e soniacrivellaro
per i loro bellissimi commenti <3
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