Reflection

di kirax94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


California, San Francisco 2015

E' notte, le strade sono deserte.
Presso il Golden Gate, numerose moto si radunano. Gare clandestine.
Il ruggito delle moto è assordante, ogni pilota prova la sua moto, per prepararsi alla gara.
Dieci motociclisti si sfidano, chi per affermare chi debba diventare il capo, e chi per dimostrare chi sia il più forte, chi soltanto per dimostrare che può entrare a far parte della crew.
<< Mark, aspetta... non puoi andare >>
<< Che sei venuto a fare? >>
<< Ma non capisci... è pericoloso, sei ancora in tempo per ritirarti >>
<< E dimostrare a tutti quanti sia un cacasotto?! Neanche per sogno...>>
<< Questa è gente che non scherza... un passo falso e sei fuori, perché ti importa tanto stare con loro? >>
Non rispose, continuò a camminare lento fino alla sua moto, si mise a cavallo del  suo bolide e indossò il casco.
<< Non pensi a mamma e a papà ? >>
<< Che c'è fratello? Ti da fastidio che ti venga rubata la scena? >>
<< Non essere stupido... a differenza tua penso solo alle conseguenze... Adesso basta, scendi dalla moto! >> disse spegnendogliela.
<< Adesso basta lo dico io, sono stanco di te! >> disse scendendo dalla moto e afferrandolo per il colletto del giubbotto.
<< Ora tu vai via ok? Questa sera tocca a me, non sarai tu il figlio ribelle ok? >> concluse guardandolo in cagnesco
<< No! >> rispose con lo stesso sguardo.
<< Guarda, guarda... due fratelli che litigano... ma che scena commovente. Il fratello ribelle che vuole proteggere il povero fratello innocente. >>
<< Che cosa vuoi? Gli sto solo impedendo di fare qualcosa che potrebbe causare gravi conseguenze >> rispose guardandolo in faccia senza timore
Lui gli rise in faccia.
<< Amo le sfide soprattutto tra fratelli. Facciamo così, questa sera vi sfiderete voi... >>
<< Che cosa? >>
<< Oh si... prendete una moto >> disse ai suoi scagnozzi
<< No, non posso farlo... >> 
<< Che cos'è, hai paura fratello? >> disse mettendosi il casco e accendendo nuovamente la sua moto.
Non rimaneva altra scelta. Doveva correre.
<< Vince per primo chi attraverserà andata e ritorno il ponte. Se vincerai tu, potrai riportare il tuo adorato fratello a casa e sparire per sempre... se vincerà lui entrerà a far parte dei miei ragazzi >> disse infine l'uomo
Indossarono entrambi i caschi salirono sulla moto, non appena girarono le chiavi il ruggito del motore penetrò prepotente nelle orecchie dei presenti...
<< Preparati a mangiare la mia polvere fratello >> disse Mark
<< Ti riporterò a casa >> rispose l'altro abbassando la visiera del casco.
Erano pronti a partire, attendevano il segnale. Come di consuetudine, una ragazza passò e si mise al centro della strada, con un fazzoletto in mano, che fece cadere subito dopo. Quello era il via.
La corsa iniziò, quelle moto erano spettacolari. La gara apparve subito intensa piena di sorpassi e rimonte. Ma improvvisamente il clacson di un tir, un rumore assordante e poi il buio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


California, Los Angeles 2020

Sono in moto sto attraversando il ponte del Golden Gate, improvvisamente la moto non frena più, non riesco a fermarla, anzi sembra prendere sempre più velocità. Alzo lo sguardo, un tir di fronte a me, non riesco a decelerare, è tutto così veloce.
<< No!!! >> urlo.
L'impatto!
<< No!!! No, no >> mi sveglio urlando.
Apro gli occhi sono nel mio attico. Dalle finestre si vedono le prime luci dell'alba che si fanno spazio tra i grattacieli di Los Angeles.
Mi metto subito seduto, madido di sudore.
Un altro incubo.
Sento un grugnito vicino a me, mi giro, e vedo, una massa di capelli castani e il magnifico corpo di... Molly... o Kety... o Charlotte... o come diamine si chiama.
Nonostante, il richiamo di un corpo invitante come quello, mi alzo, ho bisogno di una doccia.
Mi dirigo lentamente al bagno, mi guardo allo specchio. La prima cosa che noto subito sono le profonde occhiaie, se non altro testimoni dell'ennesima notte brava.
Così, mi fiondo in doccia, devo recuperare il mio aspetto, e cosa c'è di meglio di una fantastica doccia fredda, ottima, anche, per tonificare la pelle. Subito dopo prendo il rasoio e sistemo la barba, rendendo il mio viso più affascinante e irresistibile. Quando finisco di sistemarla, mi guardo allo specchio compiacendomi di quello che vedo. Il mio fisico, è invidiabile. Alto, scolpito, perfino la migliore scultura avrebbe invidia di me.
Cosi, dopo essermi ripreso, punto la cabina armadio, per mettere il mio vestito giornaliero. Si, amo l'eleganza, amo portare camicie e giacche, e qualche volta anche il tre pezzi. Penso, che nell'uomo l'eleganza sia un qualcosa di necessario che ti aiuta a risolvere tutto, dal più piccolo affare economico alla migliore scopata che ti possa capitare per trascorrere la serata. E, onestamente, per l'ultima opzione, penso sia una cosa fondamentale.
<< Mmm... Tom... non vieni a letto ancora cinque minuti? >> borbotta la ragazza , che avevo lasciato a letto, alzandosi e mostrandomi tutte le sue meravigliose grazie, e venendo verso di me in modo sensuale
<< Oh tesoro, per quanto tu possa essere invitante, purtroppo la mia presenza è richiesta altrove questa mattina... Quindi, non sai quanto mi dispiace, ma devo proprio andare >> dico avvicinandomi a lei e mostrandole il mio miglior sorriso e spostandole una piccola ciocca di capelli dalla guancia.
<< Ho capito... Beh, ti lascio il mio numero sul tavolo, così quando hai voglia puoi richiamarmi >>sussurra in modo sensuale mentre mi guarda con i suoi occhioni castani da cerbiatta.
<< Oh, non mancherò... mia piccola tigre >> rispondo in modo adulatorio, per poi spostarmi per prendere la giacca e uscire dalla cabina armadio. Mi dirigo verso l'ingresso ed entro in ascensore, che collega il mio appartamento con la reception del palazzo.
Una volta fuori, incontro come di consuetudine il vecchio Harry, nonché portiere di questo enorme stabilimento. E' una brava persona, a volte si sofferma a raccontarmi degli aneddoti, e, per me riesce sempre a trovare una buona parola.
<< Buongiorno, Mr Harrison!! >>
<< Buongiorno a te, caro Harry, la mia auto? >> risposi cortesemente sorridendo
<< Sta arrivando come ogni mattina, signore >> rispose mentre sopraggiungeva il veicolo con alla guida il fattorino del palazzo.
<< Magnifico, una buona giornata Harry... >> risposi, senza aspettare una risposta in cambio, e andando verso il ragazzo che mi stava consegnando le chiavi della mia nuova Corvette.
Così, salito in macchina mi metto alla guida pronto per affrontare quella che sarebbe stata una magnifica giornata.

****

<> disse il tenente Preston
<< Siamo certi che l'incontro sarà oggi? >> chiese Peter
<< Degli informatori ci hanno comunicato che questa sera al Vanity si stabilirà il loro accordo. Probabilmente, affitteranno una sala privata in modo che nessuno li possa disturbare. >> risposi in modo sicuro
<< Ottimo. Domande? >> chiese infine il capo.
Nessuno risponde. Tutto chiaro.
<< Bene potete andare, buon lavoro a tutti >>
Così, tutti ci alziamo dalla sala riunioni per ritornare al nostro lavoro
<< Ah, agente Smith, la prego rimanga devo ancora dirle alcune cose, riguardanti il caso. >> afferma il tenente in tono severo.
Faccio un cenno di assenso, e non appena furono tutti fuori parlò.
<< Clare sei sicura di questa cosa? Insomma potrebbe essere pericolosa >>
<< Sta tranquillo zio, andrà tutto bene. Insomma, mi sono infiltrata in altre missioni in passato e me la sono cavata sempre egregiamente >> rispondo facendogli un sorriso
<< Si ma qui si parla di criminali di alto livello. Se dovesse succederti qualcosa, non saprei proprio come dirlo a tua madre >> disse preoccupato
<< Ascolta, questa è una missione importante, io voglio diventare Detective, e soltanto affrontando cose del genere posso raggiungere il mio obbiettivo >> risposi
<< Essere un buon Detective non è andare solo sotto copertura mettendo la propria vita a rischio o facendo l'eroe della situazione. Ma significa essere capaci di fiutare la pista più giusta grazie al proprio intuito. Si può essere grandi anche senza rischiare la propria vita. E, anche, se devo dire che questo a te non manca... Sono in dovere di dirti sta attenta lo stesso... >> rispose preoccupato, ma anche rassegnato, proprio come un papà .
Improvvisamente qualcuno busso interrompendoci. Era Peter
<< Tenente, noi siamo pronti >>
<< Bene, arrivo subito. E'tutto agente Smith, per il resto buon lavoro >> disse porgendomi la mano e mostrandomi un piccolo sorriso.
Io la strinsi con fierezza ricambiandola lo sguardo. Sta tranquillo zio, ti renderò fiero di me.
Subito dopo esco anche io dalla sala e trovo Peter ad attendermi fuori.
Lui è un mio collega il mio partner di indagine. Per essere precisi io sono la sua partner, lui è già detective.
E' stato l'unico che fin dal primo giorno che sono arrivata in centrale si è mostrato cortese e gentile. Peter, è il classico ragazzo californiano. Alto, castano, muscoloso, pelle costantemente abbronzata e amante delle tavole da surf. In questi anni io e lui abbiamo collaborato molto risolvendo numerosi casi. Lui, è l'unico a sapere che il grande e severo tenente Preston non è altro che il mio caro e amorevole zio. Ho sempre voluto evitare di dire che fossi la nipote, non volevo incappare in quelli che potevano sembrare favoritismi o giudizi vari.
Fortunatamente Peter, non mi ha mai giudicato, anzi ha sempre elogiato il mio lavoro davanti a tutti gli altri. 
<< Ehi... >> dice sorridendomi
<< Ehi... >> rispondo ricambiando il sorriso
<< Pronta per oggi pomeriggio? >>
Ma che avevano oggi tutti quanti... hanno così poca fiducia in me?
<< Prontissima... a proposito, che sappiamo del proprietario del Vanity? >> risposi mentre mi dirigevo verso la mia scrivania
<< Tom Harrison, 35 anni nato a San Francisco. Incensurato. >> mi spiega porgendomi il suo fascicolo
<< Un cittadino modello da quello che vedo. Non abbiamo una foto di questo tizio? >> chiesi curiosando tra la carte
<< Purtroppo no... però secondo alcune ricerche, sappiamo che si trova a LA da 5 anni, ma prima di allora non si sa che vita facesse; E' tutto avvolto in un grande mistero. Sappiamo solo che è uno tra gli uomini più ricchi della California, e che 5 anni fa, non appena è approdato a Los Angeles ha aperto il suo locale, facendosi su quattrini su quattrini. >> conclude sedendosi all'angolo della mia scrivania e porgendomi una tazza di caffè.
<< Potrebbe avere a che fare con i nostri uomini... magari anche lui è in affari con loro, altrimenti non si spiegherebbe tutta questa ricchezza. O magari, il suo locale è soltanto una copertura per i suoi loschi affari, che ne so potrebbe avere a che fare con qualche organizzazione malavitosa... >> dico buttando giù varie ipotesi
<< Probabile, ma senza prove abbiamo soltanto un pugno di mosche. Comunque una cosa certa la sappiamo, oggi verrai presentata direttamente a lui, ovviamente sarai sotto falso nome >>
<< Perfetto, allora presto conosceremo il nostro uomo >> affermo chiudendo il fascicolo e sorseggiano il mio caffè.
<< Senti Clare... io invece volevo parlarti di una cosa >> dice improvvisamente in imbarazzo
<< Si certo dimmi >> rispondo cercando di intuire il cambiamento del suo umore
<< Che ne pensi se, non appena chiudiamo il caso, una di queste sere uscissimo... che ne so, per andare a vedere un film o mangiare una pizza insieme... cioè io e te? >> conclude buttando fuori tutta l'aria come se la trattenesse da minuti.
Non ci posso credere Peter mi sta chiedendo un appuntamento.
<< Oh! beh si certo, perché no... magari non appena tutto sarà chiuso, perché no >> rispondo, anche se con un po d'imbarazzo
<< Davvero? Grandioso. Allora a dopo, io vado >> dice mostrando un sorriso rilassato.
Io sorrisi, ma si perché no, forse dopo tutto un appuntamento potevo anche concederglielo.

****

<< Tom, è arrivata la ragazza per questa sera >> mi informa Jonny entrando nel mio studio.
<< Si falla entrare >> rispondo in modo distratto, mentre visiono tutta la contabilità del locale.
Dopo un paio di minuti, Jonny entra seguito da una ragazza.
<< Tom, lei è Katy l'aiutante barista per questa sera. >> Alzo lo sguardo per osservare la ragazza. Ma, non appena la vedo, rimango quasi stupito. Una ragazza di statura non molto alta, capelli e occhi chiari, con una corporatura piuttosto mingherlina. Il suo viso è ben visibile grazie alla coda di cavallo che tiene raccolti tutti i suoi capelli, dandomi la possibilità di mostrarmi un viso piccolo ed indifeso, proprio come lei. Insomma, una ragazza semplice. Ma cosa ci poteva fare una ragazza così semplice in un posto come il Vanity.
<< Oh, molto piacere. Tom Harrison, proprietario del Vanity >> dico avvicinandomi a lei per stringere la sua esile mano. Al tatto la sua pelle è liscia e morbida. Avevo quasi paura di stringerla troppo e fargli male.
<< Molto piacere. Io sono Katerin, ma per gli amici Kate >> risponde ricambiando la stretta con decisione. Forse non era così gracile per come appare.
<< Bene, Tom io adesso vado, devo sbrigare alcune cose per questa sera. Ci pensi tu? >> mi dice il mio socio ricordandoci della sua presenza.
<< Si certo, ci penso io a Kate >> affermo senza guardarlo e mostrando il mio sorriso a Kate e mantenendo i miei occhi incollati ai sui.
Jonny uscì senza dire una parola, e, sicuramente alzando gli occhi al cielo. Mi piace definirlo un po come il mio angelo custode, nonché braccio destro al Vanity. E' un amico fidato sicuro che non mi tradirebbe mia. Lo avevo incontrato circa cinque anni fa non appena arrivato a LA. Eravamo interessati entrambi alla stessa struttura e dopo varie contese arrivammo all'accordo che io avrei rilevato il Vanity e lui sarebbe diventato il mio braccio destro.
Ma adesso basta con i ricordi e i sentimentalismi, devo occuparmi di questa gracile fanciulla, chissà se questa sera dopo la serata ha impegni. Potremmo passare del tempo insieme, magari al mio attico.

****

Non appena arrivo al locale, mi venne subito incontro un ragazzo sulla trentina. Alto, biondo, occhi verdi e fisico scolpito. Insomma, tutto quello che ogni donna vorrebbe in un uomo
<< Buon pomeriggio, posso esserle d'aiuto in qualche modo? >> mi chiede con il suo spiccato accento inglese.
Secondo le mie ricerche lui dovrebbe essere Jonny Becket, nonché socio di Harrison.
<< Oh, si io sono Kate Clark, l'aiuto barista che cercavate per questa sera >> rispondo.
<< Ah si... ben arrivata io sono Jonny. Avviso Tom del tuo arrivo cosi ti spieghiamo tutto >> mi dice stringendomi la mano, e mostrandomi un sorriso mozzafiato, mettendo in luce la sua dentatura perfetta da far invidia anche alla migliore pubblicità per dentifricio.
<< Ok >> rispondo semplicemente, ricambiando la stretta.
Subito dopo lui si reca nel retro del locale. 
Non appena sparì dalla mia vista, mi guardai subito intorno per capire come fosse composto l'edificio.
L'ambiente è molto grande e tendente ad avere una forma circolare.
Da una parte della stanza è presente la zona bar, da cui si può accedere salendo una piccola scalinata. C'è un bancone molto lungo e ampio, e dietro al bancone c'è una grande vetrata con delle mensole in cui sono posizionate tutte le bottiglie di liquori. Il resto della stanza è circondato da divanetti vari lasciando lo spazio centrale libero per ballare. L'interno del locale si presenta con colori scuri, per mantenere l'atmosfera da nightclub, e l'arredamento è molto elegante e costoso. Guardandomi intorno noto che ci sono soltanto due porte antincendio e un separè che probabilmente porta alla zona interessata per questa sera.
<< Kate? >> mi richiama il giovane.
Io mi volto subito verso di lui, come fossi stata scoperta con le mani nel barattolo di marmellata.
<< Eh... si >> mi affretto a dire.
<< Se vuoi puoi seguirmi... >> mi chiede titubante non capendo il mio atteggiamento.
<< Oh, si si certo arrivo... >> rispondo affrettandomi per raggiungerlo e andando dietro la zona bar. Entriamo in un piccolo corridoio molto illuminato, fermandoci poco dopo vicino ad una porta.
<< Tom, lei è Katy l'aiutante barista per questa sera >> afferma Jonny spostandosi per farmi entrare nella stanza.
Non appena entro, noto l arredamento moderno, lineare e di classe.
Vedo subito l'uomo seduto dietro alla scrivania intento a controllare dei fogli, simili a quelli delle contabilità.
Non appena percepisce la mia presenza, alza lo sguardo verso di me.
Rimango molto colpita nel vedere un ragazzo di bell'aspetto. Non so perché ma mi ero immaginata che il famoso Tom Harrison, fosse altro che uno sporco figlio di papà che mai nessuno avrebbe considerato, con una stempiata da paura e un giro vita simile ad un pallone. Invece lui era tutt'altro che uno sfigato. E' alto, il suo fisico statuario porta un completo blu elegante spezzato da una camicia bianca. Porta i capelli corti con un ciuffo leggermente sollevato formando un piccola ondina laterale. Nonostante il suo viso sia magro riesce a delinearlo con un ombra di barba curata, e, il che lo rende elegante, e devo ammetterlo, dannatamente affascinante. Insomma un uomo di classe.

<< Oh, molto piacere. Tom Harrison, proprietario del Vanity >> mi dice.
<< Molto piacere. Io sono Katerin, ma per gli amici Kate >> rispondo stringendo in modo deciso la stretta.
Per un istante ci perdiamo occhi negli occhi. I suoi, castano chiaro, da sembrare quasi dorati, mi appaiono profondi e magnetici, nasconde di certo qualcosa. Chi era veramente questo Harrison, che cosa nasconde?
Ma i miei pensieri vengono subito interrotti dal socio
<< Bene, Tom io adesso vado, devo sbrigare alcune cose per questa sera. Ci pensi tu? >> afferma per smorzare la situazione
<< Si certo, ci penso a Kate >> risponde Harrison senza degnarlo di uno sguardo, ma continuando ad osservare me e sorridendomi in modo ambiguo.
Ma che stronzo... pensa di avere a che fare con una delle sue donne.
Improvvisamente, mi accorgo che stava iniziando a sudarmi la mano, lui non aveva staccato la presa. Così, inizio a ritirare la mia mano per sciogliere la presa. Ma, fortunatamente, lui rendendosi conto di stringere forte la mia la lascio subito dopo.
Che schifo, penso asciugandomi la mano di nascosto.
<< Allora immagino che tu abbia già visto il tuo posto di lavoro... dietro il bancone >> dice in modo professionale.
<< Si l'avevo intuito >> rispondo con sarcasmo. 
<< Bene, noto che ami il sarcasmo... che mi dici di farmi assaggiare qualcosa di tuo? >> mi chiede improvvisamente
<< Eh... ma certo... >> rispondo un pò sorpresa. Non mi aspettavo una richiesta del genere. Insomma non preparo cocktail da un po, quindi...
<< Perfetto... allora da questa parte... >> afferma indicando la porta
<< Oh prego dopo di lei... >> rispondo con imbarazzo
<< Oh, signorina dopo di lei, non vorrei rovinare la mia fama da gentiluomo proprio questo pomeriggio >> risponde in modo ambiguo e adulatorio.
<< Ma certo non sia mai... >> affermo tenendo testa al suo sguardo e uscendo dalla stanza.
Ritorniamo alla zona bar, e vedo che lui si accomoda sullo sgabello dietro al bancone e mi inviti a procedere.
Ok Clare, rispolveriamo i vecchi tempi.
Ma certo ci sono! So cosa fare.
Inizio a prendere le varie bottiglie, dosando i vari ingredienti per inserirli all'interno dello shaker. Mentre mi muovo, noto attraverso lo specchio della credenza, che i suoi occhi non perdono neanche un minimo movimento del mio corpo. Ok, è chiaro che mi sta studiando. Subito dopo mi giro e sempre sotto il suo sguardo, finisco di preparare il mio cocktail versando il tutto in una piccola coppa per drink decorando il tutto con una fragola incastrandola al bordo del bicchiere.
<< Ecco qua, le presento una mia creazione "The Sensual" >> dico porgendogli il bicchiere.
Lui non risponde, mi guarda con sfida. Prende il bicchiere e sorseggia il contenuto.
<< Mai assaggiato, qualcosa del genere. Direi che rispecchia sotto ogni aspetto il nome che gli hai attribuito >> conclude scrutandomi
<< Dove hai imparato? >> mi chiede con tono indagatorio poggiando il bicchiere sul bancone.
<< Oh, beh... io fin da piccola frequentavo locali e ho avuto buoni insegnanti... >> rispondo cercando di inventare qualcosa di sensato.
<< Bene! sei assunta... >> afferma improvvisamente passando da uno sguardo inquisitorio a uno sereno.
<< Oh! Ok... >> rispondo stupita dal repentino cambio d'umore
<< A questa sera... >> conclude prendendo il mio bicchiere e alzandolo a mo di brindisi e ritornando probabilmente nel suo studio.
Wow, me la sono vista brutta. Adesso devo solo avvisare gli altri.
"SONO DENTRO... PREPARATEVI PER QUESTA SERA!" invio un veloce messaggio
Bene adesso non resta che prepararmi per il più grande arresto di tutta la California.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Sono all'interno del nostro furgoncino per gli appostamenti. All'esterno sembra un banale camioncino per i gelati, ma all'interno c'è un vero e proprio centro di sorveglianza. 
Siamo a cento metri dal locale, mi sto preparando per questa sera.
Ho messo l'uniforme richiesta dal grande Harrison, ovvero, pantaloni neri con camicia bianca e cravatta nera. 
Con questi vestiti non è semplice nascondere pistola e microfoni, ma fortunatamente, indosso un paio di stivaletti larghi e lì, posso nascondere una piccola calibro.
Improvvisamente, la porta del retro del furgoncino viene aperta. E' Peter. 
<< Allora Clare, niente di avventato o colpi di testa. Intervieni solo al nostro segnale >> mi ripete Peter mentre finiscono di imbottirmi di microfoni e microcamere. 
<< Non è la mia prima esperienza da infiltrata >> dico alzando gli occhi al cielo.
<< Ne sono pienamente consapevole, ma è un cosa molto pericolosa... >> << Quella è gente che non scherza... >> concludo la frase al posto suo. Peter mi guarda con sguardo severo e di rimprovero, i suoi occhi castani non lasciano i miei. E' una sfida a chi molla prima, ma lei mie intenzioni sono tutte tranne che cedere. 
<< Ok! >> dice infine, abbassando lo sguardo e alzando le mani in segno di resa. 
<< Sono solo preoccupato per te... non voglio che ti accada nulla >> afferma sconfitto.
<< Sta tranquillo caro detective Bround, questa sera l'opzione morte non è tra quelle contemplate, quindi sono sicura che andrà tutto bene >> concludo avvicinandomi a lui e poggiando una mano sul suo avambraccio. 
<< Ci conto... e poi alla fine di tutto questo abbiamo sempre una cena in sospeso >> conclude fissandomi negli occhi e mostrandomi un sorriso timido. << Beh! Te L'avevo promesso no? >> rispondo, anche se con un po di imbarazzo, visto che non siamo soli. Sposto lo sguardo verso il collega, che seduto davanti al pc, sta configurando auricolari e microfoni. 
<< Agente Smith, adesso dovrebbe funzionare tutto perfettamente >> afferma improvvisamente il collega e porgendomi un piccolo auricolare senza fili e un ferma cravatta. 
<< Ecco, con questo avremo possibilità di poter visionare anche noi l'ambiente circostante... >> conclude legando il piccolo apparecchio tra la cravatta e la camicia.
<< Ok, grazie >> concludo mettendo anche il piccolo auricolare all'orecchio. Perfetto adesso sono pronta.
Subito dopo, Peter fa segnale all'agente di lasciarci un attimo soli, e quest'ultimo di buon grado esce dal mezzo.
<< Ascolta Clare, io... >> inizia il moro, avvicinandosi verso di me
Io lo guardo, entro nel panico, non penso sia il momento più opportuno 
per parlare. Non so cosa fare. Insomma Peter è un collega e mio superiore.
<< Io... ci tenevo a dirti prima che tu andassi... >> cerca di continuare, ma è visibilmente in imbarazzo. 
Aiuto, qualcuno mi dovrebbe aiutare. Improvvisamente, il portellone del furgoncino viene aperto. Noi ci giriamo di scatto e vediamo la figura di mio zio << Smith, è ora... >> afferma con voce sicura. 
<< Si! Arrivo >> rispondo, ma lui rimane li, davanti a me ad attendermi. Credo che nella mia vita, il mio caro zio, non abbia avuto un tempismo così perfetto come quello di questa sera. << Stavi dicendo qualcosa? >> chiedo a Peter, facendo la finta tonta.
<< Oh, no no... nulla d'importante >> << Bene, allora vado >> 
Non appena uscita dal furgoncino mio zio mi guarda con fare sospettoso
<< Tutto ok? >> mi chiede riferendosi alla scena di prima 
<< Assolutamente si Tenente, anzi... tempismo perfetto >> rispondo facendogli un occhiolino
<< Clare... >> mi richiama con un tono simile ad un rimprovero 
<< Dagli solo una possibilità... >>
<< Ci penserò >>
Non appena arrivata al locale, la prima cosa con cui mi scontro sono con delle ballerine decisamente poco vestite. Santo cielo, ma come si può fare un lavoro del genere, preferirei puzzare di fame, che spogliarmi davanti a dei depravati.
<< Signorina Clark, ma che piacevole sorpresa, con mio sommo piacere noto che la puntualità è una cosa che 
rispetta con grande onore... >> afferma Harrison cercando di attirare la mia attenzione e avvicinandosi a me con un bicchiere di whisky, in mano. << Beh... è la base per mantenere un buon lavoro... >> dico avvicinandomi a lui e notando anche il cambio d'abito rispetto al pomeriggio.
Indossava un completo nero due pezzi, con un finissima camicia bianca e nella giacca si poteva notare un filo di colore rosso donatogli dalla piccola sporgenza del fazzoletto che usciva dal taschino. Era elegante, pronto ad affrontare la sua serata, pronto a colpire la sua preda di una notte.
<< Tutto ciò mi lusinga molto, ma mi chiedevo se fosse disposta a degli straordinari, dopo una serata come questa, il dopo sera potrebbe essere impegnativo >> conclude 
avvicinandosi a me, con fare molto seducente.
"Che stronzo, pervertito..."dal piccolo auricolare che indosso, sento mormorare Peter. 
Già, puoi dirlo forte Peter, è uno emerito stronzo.
<< Oh, ma certo... >> dico con un finto sorriso. 
<< Ora se vuole scusarmi, ho del lavoro che mi attende >> proseguo lasciandolo li, fermo.
La serata inizia, il locale è affollato, ci saranno un migliaio di ragazzi, tutti intenti a bere, ballare, flirtare. Tutti noti figli di papà. 
Improvvisamente, noto che i tizi che aspettavamo arrivano, accolti dai proprietari del locale si dirigono verso il privè. 
"Claire, hai visto? Sono arrivati i nostri tizi" afferma mio zio dall' auricolare "Ho visto, sono andati al privè, devo assolutamente andare li e capire cosa si stanno dicendo" affermo a bassa voce, per non farmi sentire dal tizio che lavora insieme dietro il bancone. "Ok, ma sta attenta, non sappiamo le loro intenzioni" 
"Sissignore".
<< Matt, scusa ma devo andare al bagno, mi assento per qualche minuto >> dico rivolgendomi al ragazzo accanto a me.
<< Certo fai pure, ci penso io qui >> mi dice urlando per sovrastare la musica, e facendomi un ok con la mano.
Perfetto.
Mi avvio verso la sala, attraverso la pista da ballo. Tutti mi vengono 
addosso, la musica è ancora più assordante, non si riesce neanche a respirare da quante gente c'è. Finalmente esco dalla folla e continuo il mio percorso. 
"Sono dietro la sala, non sembra esserci alcuna porta, cerco di avvicinarmi il più possibile" dico al microfono installato all'interno del colletto della camicia. 
"Perfetto, sistema la telecamera dalla cravatta" mi precisa il mio amico, in effetti noto che la cravatta si è sposta, sarà stato mentre attraversavo la folla. Mi avvicino all'ingresso del privè senza farmi vedere. 
<< Signor Harrison, potrà ben capire che i nostri accordi era differenti da quello che adesso ci sta enunciando >> 
<< Oh, me ne rendo conto e posso assicurarle che anche per me non è stato facile dover prendere questa decisione... >> 
Cerco di avvicinarmi sempre di più, devo piazzare la cimice da qualche parte.
Improvvisamente, vedo che sta arrivando la cameriera con un vassoio colmo di diversi drink. 
È la mia occasione.
<< Ehi, se vuoi li porto io... immagino che avrai diverse cose da fare... >> dico cercando di essere convincente. << Sei sicura? Insomma tu non dovresti essere al bar? >> mi chiede la ragazza
<< Oh, si sicurissima, tra l'altro il signor Harrison, mi ha chiesto proprio lui di raggiungerlo un secondo... >> invento, speriamo ci creda. 
<< Beh, sei proprio fortunata ad averlo conosciuto, lui non si fa vedere quasi mai. Comunque grazie allora io vado. >> dice porgendomi il vassoio e tornando verso la folla 
"Ottimo lavoro Smith"
Piazzo subito la cimice, sul bordo interno del vassoio ed entro.
La stanza è piuttosto piccola, direi un ambiente quasi intimo. Come il resto del locale, tra le pareti, predominano colori scuri. I divanetti, rispetto a quelli in sala, sono più grandi e sono disposti in maniera circolare con al centro un piccolo tavolino. La stanza è anche poco illuminata, se non dalle piantane, poste agli angoli delle stanze, mantenendo così un atmosfera più cupa. Insomma un luogo adatto per le coppie e gli amanti. 
Non appena entro la prima persona che vedo è Harrison. Il suo occhi si allargano non appena mi vede entrare con il vassoio. Io senza paura mi avvicino e poso il vassoio sul tavolo. Non appena mi avvicino a lui, vedo che avvicina il suo viso verso di me e mi sussurra 
<< Si può sapere che diavolo ci fai qui, non ti pago per servire drink ma per farli... >>
Nella stanza si percepisce subito una grande tensione. 
Io alzo lo sguardo e osservo tutti i presenti. Come immaginavamo, sono tutti facenti parte della famiglia Parker. Noti per spaccio, circolo di denaro sporco, corse clandestine. Il loro impero parte da San Francisco e arriva fin qui. Hanno agganci ovunque, è difficile incastrarli, sono sempre un 
passo davanti a noi, e come se sapessero sempre in anticipo la nostra prossima mossa. Negli ultimi tre anni, abbiamo fatto numerosi appostamenti e tenuti sotto controllo sotto ogni punto di vista, ma ogni volta che sembra arrivare il punto di svolta, loro spariscono come se sapessero che siamo li per loro. È inevitabile che ci sia una talpa, ma non abbiamo abbastanza materiale e prove per confermarlo.
Improvvisamente, noto che uno di loro mi guarda insistentemente. Il nostro sguardo si sostiene a vicenda.
Lo riconosco. É Willy Parker. Noto come "IL CECCHINO". Si dice che la sua fama sia nota, perché durante il servizio militare in Afghanistan,
fsia stato il migliore cecchino della sua squadra. A quanto pare, si è ritirato 
per seguire gli affari di famiglia. Pensiamo, che molti degli omicidi da loro commissionati siano stati eseguiti da lui, soprattutto quelli da lunga distanza.
<< Sai sei davvero un bel bocconcino >> improvvisamente afferma Parker. Di rimando, per non creare sospetti, faccio un sorriso.
" Allontanati, fai vedere meglio il tavolo" mi dice improvvisamente Peter Io di colpo mi allontano dal tavolo, in modo da poter inquadrare tutto e tutti. "Benissimo adesso esci, prima che possano nascere dei sospetti" afferma il Tenente.
<< Bene, adesso se volete scusarmi, ritorno al mio lavoro >> dico prima di uscire dalla stanza e facendo un sorriso ai presenti e un saluto al proprietario del locale. 
<< Non così in fretta bocconcino >> afferma nuovamente il tizio.
<< Oh, beh signore... per quanto voglia restare in vostra compagnia, penso che il signor Harrison, concorderà con me nel fatto che sia meglio che io ritorni al mio posto >> dico cercando di svincolarmi 
<< Sai per quanto gli affari con il signor Harrison, siano interessanti... io li trovo allo stesso tempo così noiosi... >> dice alzandosi dal suo posto e avvicinandosi a me.
Cavolo, adesso che faccio. Se si avvicina troppo, rischio di far saltare la copertura. Faccio un passo indietro. << Avanti non dirmi che adesso, vuoi fare la preziosa... >> afferma accarezzandomi con il dorso della mano il volto. 
" Scappa Clare, fanculo la copertura" afferma il mio amico dall'altro capo. Io chiudo gli occhi, ho il voltastomaco solo ad essere sfiorata da uno come quello. 
<< Ma... potrà concordare con me... che le ragazze del bar le assumo per stare al bar. Se vuole posso presentarle qualche altra piacevole compagnia per questa sera >> afferma improvvisamente il proprietario del locale e afferrandomi per un braccio facendomi allontanare dal quell'uomo. 
<< Scusa amico, non sapevo che la ragazza fosse di tua proprietà >> afferma allontanandosi un minimo e mostrando un sorriso maligno. 
Che cosa? Sua proprietà? 
<< Io non sono di proprietà di nessuno! >> affermo con decisione e stizzita.
<< Bene, adesso che abbiamo chiarito i nostri ruoli... potete scusarci un secondo? >> conclude con un sorriso piuttosto tirato stringendomi il braccio e iniziando a trascinarmi fuori. << Ehi lasciami subito... >> dico cercando di liberarmi dalla sua presa << Davvero? Ti ho appena liberato da uno che voleva saltarti addosso >>
<< Grazie, ma nessuno ha chiesto il tuo aiuto... >>
<< Aspetta un secondo... >> dice avvicinandosi a me, e tirando il piccolo microfono all'interno del colletto della camicia.
Se n'è accorto.
<< Sei una poliziotta? >> chiede tra il basito e lo sbalordito. 
"Copertura saltata... cerca di andare via" afferma Peter
Cerco di svincolarmi dalla situazione, devo andare via. 
<< Scusa... devo andare via... >> dico svincolandomi dalla sua presa e voltandogli le spalle.
<< Aspetta, ti ho fatto una domanda >> afferma serio riprendendo il mio braccio con una presa più salda. 
<< Io... >>
Improvvisamente, salta la luce, è tutto buio. Per sala gli unici rumori che si sentono sono le urla di tutti i ragazzi in protesta per la sospensione della musica.
È un buon momento per andare via. Mi svincolo e mi addentro nel buio della sala, con l'ausilio della piccola torcia portatile dell' equipaggiamento. 
Ad un tratto, degli spari si diffondo per la stanza, si scatena il panico. Si sentono dei vetri frantumarsi. Tutti iniziano ad urlare. Ognuno inizia a spingere da una parte all'altra. Devo fermare in qualche modo questo caos. "Intervenire ci sono degli spari" sento dagli auricolari ma non presto attenzione. 
<< TUTTI A TERRA,FBI >> affermo urlando perdendo la mia piccola pistola e posizionandogli sopra la piccola torcia. 
Cerco di farmi largo tra la gente. Nessuno mi ascolta, troppo panico. Improvvisamente una mano si poggia sulla mia spalla, mi giro pronta reagire, e, non appena mi volto illumino con la torcia il volto di Harrison. 
<< Sono io... >> afferma alzando le mani in segno di resa. 
<< Hai rischiato... mettiti al riparo qualcuno è armato... >>
Non ha tempo di proferire parola che sento irrompere nel locale le forze speciali con torce e mitra, in pochi minuti sedano la folla. 
Ritorna la luce.
Io abbasso l'arma e spengo la torcia, 
in lontananza vedo il socio Jonny correre verso di noi.
<< Sono andato a riattaccare subito la luce, state tutti bene? ho sentiti degli spari >> chiede preoccupato.
<< Si grazie >> risponde Harrison
Io non presto molta attenzione ai loro discorsi e corro subito verso il privè. Niente vuoto.
<< Merda! >> affermo infuriata battendo un pugno sul bordo della spalliera di un divanetto. 
Sento dei passi veloci venire verso di me, non appena mi giro vedo entrare subito dopo Peter.
<< Tutto bene? >> mi chiede apprensivo. 
<< Sono scappati, anche questa volta... >> rispondo.
<< Probabilmente, ne avranno approfittato per via degli spari >> afferma 
<< Già... >> dico.
Guardo il vassoio, che precedentemente, avevo posato e vedo la cimice spezzata.
<< Figli di... >> dico prendendo la cimice rotta.
<< Sapevano che eravamo qui... >> afferma Peter, abbassando la testa sconfitto.
<< Questo ci fa capire una cosa... c'è una talpa >> 
<< Non possiamo dare conclusioni affrettata... >>
<< Detective Bround... Agente Clark, venite abbiamo trovato un cadavere >> ci interrompe un agente subentrato della stanza. 
<< Arriviamo... >> dice Peter congedandolo e uscendo insieme dalla stanza e seguendo l'agente. Ci conduce al bancone del bar e troviamo steso il corpo del ragazzo che quella sera era con me al bancone. 
Improvvisamente, sento delle urla.
<< Ehi tu... >>
Mi giro e vedo Harrison avvicinandosi verso di me con il dito puntato.
<< Signor Harrison, c'è un cadavere ci lasci lavorare >> afferma subito Peter facendo un cenno ai colleghi per trascinarlo da altra parte. 
<< Come un cadavere? >>
Io faccio segno agli agenti per lasciarlo passare e conducendolo al retro del bancone.
Non appena lo vede entra in una sorte shock.
<< Oh merda! Matt... >> .

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


<< Allora Mr Harrison, ricominciamo... Che accordi aveva con i Parker? >>
<< Ve l'ho già detto. Il signor Parker, aveva intenzione di organizzare un evento privato al mio locale, ma per motivi lavorativi, ho deciso di rifiutare la loro richiesta >> dico stanco di ripetere per l'ennesima volta la stecca cosa.
<< Che impegni? >> mi chiede il detective.
<< Dovevo partire... >> 
<< Poteva sempre delegare il suo socio >> mi chiede la bella agente.
<< Sfortunatamente, anche lui deve partire, sa ogni tanto si dovrà far ritorno a casa >> dico mostrando il mio sorriso migliore.
Dopo la sparatoria al locale, la bella poliziotta con il suo amico detective, mi hanno portato in centrale per alcune domande. 
FBI, chi poteva mai immaginarlo, mi sono fatto fregare da una novellina. Ma chi poteva mai immaginare, che fosse così brava a fingere. Ha saputo giocare col suo fascino.
<< Mr. Harrison? >> 
Mi ridesto dai miei pensieri.
<< Si? Scusi ero sopra pensiero >>
<< Che cosa ci nasconde? >> mi dice il detective palestrato con tono spazientito, poggiando le mani sul tavolo della stanza e sporgendomi verso di me
<< Beh... io non vi nascondo nulla. Quello ad essere stato ingannato, fino a ora, sono solo io detective Brondi >> dico avvicinandomi a lui, con sguardo di sfida. Non vorrà farmi mica paura.
<< Bround... DETECTIVE BROUND >> ripete infastidito.
<< E' uguale... il fatto sta è che siete entrati nel mio locale con l'inganno; A tal proposito, agente, le ha mai detto nessuno che potrebbe fare l'attrice? Forse farebbe più carriera >>
<< Basta adesso è troppo... >> afferma l'altro sbattendo i pugni sul tavolo.
<< Peter calma... >> afferma lei avvicinandosi a lui.
<< Ci scusi un attimo... >> dice, infine rivolgendosi a me e indicando al suo collega di uscire.
Subito dopo lei si avvio verso l'uscita seguita da lui. Non appena chiusero la porta, tirai un sospiro di sollievo. Che situazione.
Probabilmente, sono dietro a qualche parete ad osservare i mie movimenti, così faccio un segno di saluto verso la grande parete di vetro.
Passano i minuti e nessuno si fa vedere e io sono sempre più spazientito. Insomma, non posso stare qui in eterno. Mi tengono chiuso qui, da ore ormai. Ho da fare, come cercare l'assassino di quel povero ragazzo. Povero Matt, sua sorella sarà sconvolta. 
Basta, adesso vado via. Così mi alzo, e mentre mi sto dirigendo per uscire dalla stanza, rientra la bella poliziotta.
<< Stanco di stare con noi Mr. Harrison? >>
<< Per quanto possa sembrare assurdo, ho molte cose da fare... come fare giustizia a quel povero ragazzo che è stato ucciso dentro il mio locale... >> 
<< E' per caso un poliziotto? Non sta a lei fare giustizia? Non si deve preoccupare di scomodarsi, per questo esiste la legge, per punire chi commette un'giustizia >> conclude sedendosi e invitandomi a sedermi sulla sedia vicino alla sua. 
Io la osservo, e apre la cartella con le foto del cadavere di Matt. Subito dopo, lei alza lo sguardo e mi osserva con un espressione, come dire "ASPETTO SOLO LEI"
Così sbuffo e sbottonandomi la giacca, mi siedo anch'io.
<< Allora Mr. Harrison, in che rapporti era con la vittima? Da quello che vedo doveva essere una persona a lei cara >>
<< Matt, era il fratello di una mia... se possiamo definirla amica... >>
<< Specifici, il termine definire... >>
<< Beh, era una ragazza che ha lavorato per me e che ho preso a cuore... >>
<< E lei prende a cuore tutte le ragazze che lavorano per lei? >>
<< Non so lei ma noto, un so che di gelosia, dal suo tono... agente >> dico sensualmente, avvicinandomi a lei. La cosa che mi colpisce subito è il suo profumo. Dolce e aspro allo stesso tempo. Come lei, forte, ma allo stesso tempo, fragile. Lo si legge dai suoi occhi, profondi e sinceri. Lei subito si allontana, e io ritorno in me. Ok... che mi è preso, non è da me...
<< Allora? >> riprende, alzandosi e dirigendosi dall'altra parte del tavolo. Prende le distanza... forse non le sono così immune...
<< Era una amica, più che altro... Insomma, una sera è venuta... al mio attico... >> sottolineo attico << in lacrime spiegandomi che suo fratello si era messo nei guai con degli spaccini, e che l'avrebbero ucciso se non avesse saldato i debiti con loro... >>
<< Perché è venuta propio da te? >>
<< Beh, io aiuto la gente quando mi è possibile agente. Dirigere un nightclub non significa avere patti con mafia o gente losca >> rispondo stizzito e un pizzico offeso. Si è sempre pronti a giudicare le apparenze.
<< Ci andavi a letto? >>
Io rimango senza parole per la sua sfacciataggine. Mi guarda con fare indagatori e i suoi occhi, azzurri come il cielo, sembrano quasi che vogliano penetrarmi dentro.
<< Per quanto possa sembrare strano... non l'ho toccata ne anche con un dito. E'sembrato strano anche a me. Comunque, adesso se non ti dispiace e ed hai finito con le domande io andrei ho un assassino da scovare >> dico alzandomi e chiudendo i bottoni della giacca e dirigendomi verso l'uscita.
<< Aspetta non ho finito... >> mi ferma per un braccio
Mi blocco, e guardo la sua mano, che tiene stretto il mio braccio.
<< Ok... va bene... dimmi quello che vuoi sapere, a patto che dopo mi lascerai andare,  in modo da poter andare a trovare quella feccia >> concludo girandomi completamente verso di lei e fissando il mio sguardo sul suo.
<< Ok... ma io non ti lascerò scovare nessuno, quello è il nostro compito e tu da bravo cittadino lascerai che la giustizia faccia il suo corso... >>
<< Giustizia? Ma non farmi ridere. Gente come quella non merita solo qualche anno di carcere. >> dico con rabbia.
<< Ti prometto che farò tutto il possibile affinché questa persona abbia la giusta pena al suo reato. Ma adesso mi serve sapere cosa sai veramente... >>
Così sospirai, non mi restava altro che cedere.
<< Ok... Per quanto riguarda il povero Matt, dopo che venne sua sorella, pagai i suoi strozzini, a patto che non si sarebbero più fatti vedere. Così lo presi a lavorare nel mio locale per tenerlo sott'occhio >>
<< Che mi dici degli spacciatori? >>
<< Beh, si trattava dei gemelli Scott, sono di origini inglesi, e, se quello che ti interessa sapere è, se, sono collegati al famoso clan Parker, non ne sono certo. Da quello che scopri è, che, questi qui, nonostante avessero numerosi affari con diverse casate, non fossero dei grandi magneti degli affari, rimanendo sempre al verde dopo ogni trattativa. Sai la bella vita è più tosto cara.>>
<< Come fai a sapere tutte queste cose? >> mi chiese titubante
<< Beh... cara, ho un locale di prestigio e conosco molta gente a cui poter chiedere tutte le informazioni che voglio... >>
Ma lei poco convinta, mi incito a continuare con un gesto della mano.
<< Comunque... sto arrivando al punto che ti interessava sapere, ovvero questa sera >> così mi risedetti sulla sedia che occupa precedentemente e lei senza togliermi gli occhi di dosso si sedette pronta ad ascoltarmi.
<< Questa sera i Parker, era al mio locale perché volevano entrare in affari con me. Giorni fa, per come avevo già spiegato, un loro membro ci venne a fare visita, per organizzare una festa privata. Ovviamente, capi subito che il punto era altro e mi diedero appuntamento proprio questa sera. Li mi dissero che volevano entrare in affari con me e diventare socio parte della mia attività. Ovviamente mi rifiutai e poi sei arrivata tu, e il resto lo sai... >> conclusi.
<< Pensi che i Parker, ti abbiano contattato perché volessero aprire una catena di spaccio al tuo locale? >>
<< Non è ho idea ma io non avrei mai accetto. Non voglio gente del genere tra i piedi... E poi loro che interesse avrebbero ad uccidere uno come Matt, tipi come lui per loro non valgono nulla >>
<< Bene per ora è tutto puoi andare ma mantieniti a nostro disposizione >> dice infine chiudendo il fascicolo e alzandosi dalla sedia.
<< Beh... un patto è sempre un patto. Io ti ho detto quello che sapevo e ora tu ed io cerchiamo il nostro assassino >> dico alzandomi dalla sedia.
<< In realtà IO cerco l'assassino mentre tu riprendi il tuo dovere di normale cittadino... >>
<< Ho capito... allora faro da solo... Agente... Agente? Credo che non ci siamo ancora presentati realmente... >> 
Lei alzo gli occhi al cielo, sbuffando dal naso, era evidente quanto in realtà fosse stanca dei miei giochetti. 
<< Agente Smith, Clare Smith >> risponde più tosto esasperata
<< Oh! Molto piacere Agente Smith! Tom Harrison, sono molto lieto di fare la sua conoscenza >> concludo porgendogli la mano e con il mio solito sorriso sciupafemmine.
Lei guardò la mia mano come se non sapesse se ricambiare la stretta o no, ma alla fine ricambiò stringendola in modo sicura, e come la prima volta riprovai un brivido lungo la schiena, potrei definirla quasi come un eccitazione.
<< Bene, se adesso mi vuoi scusare dovrei andare... >> dico lasciando la mano e con quasi imbarazzo. Strano, io non mi imbarazzo mai.
Lei annui con la testa, e si avvio verso la porta aprendola e invitandomi ad uscire.
Non appena uscì da quella stanza presi un boccata d'aria, finalmente libero. Mentre mi avvio verso l'uscita incrocio il giovane detective. Così faccio un gesto della testa a mo di saluto con il mio solito sorriso da stronzo. E lui ricambiò con un semplice gesto disgustato.
 

*****

Dopo quell'estenuante interrogatoria andai alla mia scrivania per riordinare tutti i dati che Tom mi aveva fornito. Certo, non possiamo dire che non sia uno che non sappia il fatto suo, e di sicuro non gli mancano le sue conoscenze. 
<< Sei sicura che lasciarlo andare sia stata la mossa giusta? >> afferma Peter piombando alla mia scrivania come una furia.
<< Non abbiamo nulla per tenerlo... sto verificando tutto quello che mi ha detto e sembra aver detto la verità su ogni minima virgola... >>
<< Oh andiamo Clare non dirmi che ti fidi di lui. Chi ti dice che non ci abbia tratti in una trappola? Insomma conosce mezza LA e sicuramente avrà pagato chiunque gli abbia fatto più comodo per uscirne pulito >>
<< Non penso sia così. Mi ha detto che ha salvato la nostra vittima, da una futura vita dedicata allo spaccio e aveva rifiutato di entrare in affari con i Parker. Quindi se fosse come dici tu perché mai avrebbe dovuto rifiutare un offerta del genere per il suo locale? E perché spendersi tanto a pagare i debiti di un giovane spaccino assumendolo nel suo locale? Insomma gente come lui potrebbe fregarsene e cercare potere e denaro. Invece lui no... >> dico alzandomi per andare dai mie colleghi dell'archivio e cercare informazioni su i due spacciatori indicatimi da Tom.
<< Ma è assurdo... >> 
<< Ascolta... io invece penso che il tuo problema è un altro, magari non ti va giù che qualcuno che abbia un nightclub possa essere una brava persona... >> dico girandomi verso di lui e sbattendogli al petto la cartella con gli ultimi dati raccolti.
<< Ci ha fornito, nomi e dati di diversi sospettati, quindi ribadisco... per noi non è una minaccia. Adesso se non ti dispiace devo lavorare... >> concludo girandomi verso l'ufficio archivi per andare a continuare le mie ricerche.

Quando rientro a casa, credo che siano le 10 del mattino e mi sento distrutta. Ho passato tutta la notte, indagando sul caso. Ho la testa confusissima. Non appena mi guardo in giro, non vedo altro che scatoloni. Mi sono trasferita da poco, due case più avanti a quella dei miei zii. Dovrei finire di sistemare, ma non riesco proprio, non ho mai tempo e adesso peggio che mai.
Così opto, per una doccia rilassante e una bella dormita, così da poter riordinare le idee. 
Ho scoperto che la vittima, durante sua adolescenza, entrava e usciva spesso dai riformatori, e che l'unica parente che aveva era la sorella che non appena assunse la maggiore età lo prese in custodi pagandogli gli studi e cercando di dargli un avvenire. Secondo le mie ricerche, adesso lei si trova a New York, e convive con un certo Madson, importante azionista. Però che strano, perché andare da uno come Tom, quando hai a disposizione un fidanzato ricco sfondato? E per quale motivo, lasciare il fratello qui, quando potresti portare tuo fratello con te e garantirgli una vita migliore?
Di certo dovrò convocarla per avere delle risposte.
Sto per mettermi al letto, quando qualcuno bussa alla porta. 
Scendo al piano di sotto e vado ad aprire, non appena apro la porta mi ritrovo Tom, con un completo elegante blu notte.
<< Che cosa ci fai qui? E soprattutto come hai trovato il mio indirizzo? >> affermo stupita.
<< Il vecchio Jonny, fa miracoli... le sue ricerche non falliscono mai... >> afferma entrando in casa, senza che gli abbia dato il permesso. 
<< Hai fatto ricerche su di me? >> dico chiudendo la porta di casa.
<< Sai che è illegale? >> continuo stupita, ma lui sembra non ascoltarmi
<< Stai traslocando o ti sei appena trasferita? >> afferma guardandosi in torno
Io sbuffo, non ci posso credere che abbia preso informazioni su di me e che si sia presentato a casa mia. 
<< Si... mi sono trasferita... ma si può sapere cosa ci fai tu qui? Perché sei qui? >>
<< Pensavo fosse chiaro no? Per indagare insieme sul caso... Quindi aspetterò qui mentre tu ti vai a preparare... e in cambio io ti aiuterò con tutto questo... >> afferma allargando le braccia e facendo un giro su stesso. 
<< Tutto questo? >>
<< Con gli scatoloni >> dice come se avesse detto la cosa più ovvia di questo mondo.
<< Ok... ascolta qui non c'è un nessun noi e nessun caso insieme... E non mi sembra di averti detto che dovevamo indagare insieme e tanto meno di curiosare tra le mie cose... >> concludo nervosa, impedendogli di aprire la scatola che si trovava sulla penisola della cucina.
<< I patti si rispettano >> mi dice mettendosi difronte a me, e sovrastandomi con la sua altezza e sistemandosi la giacca.
<< I patti erano che io indago sulla morte di quel povero ragazzo >> dico poggiando l'indice sul mio petto << mentre tu mi dicevi tutto quello che sapevi... >> dico spostando il dito sul suo petto.
<< Fantastico allora possiamo dire di essere una bella squadra non trovi? >> conclude con un sorriso strafottente e con un faccia da schiaffi.
<< Non ti arrendi vero? >>
<< No... e non mi arrenderò mai.Quindi forza che un assassino ci aspetta! >> conclude sedendosi su uno sgabello li vicino.
<< E va bene, 10 minuti e torno... ma non toccare niente >> concludo
Subito dopo risalgo in camera mia, e mi vado a preparare. Forse non è così male l'idea del suo aiuto, conosce molta gente e sicuramente avremo dei risvolti prima del previsto. Però, forse questo è meglio non dirlo a Peter. 
*****
Nel mentre che aspetto che Clare scenda, do un occhiata in giro, la casa non è molto grande ma per una persona sola come lei può andare più che bene. Possiamo dire che l'ambiente è come un grande openspace. C'è la cucina con una penisola e dall'altra parte della stanza c'è un divano con una parete attrezzata con un televisore. Per la stanza sono presenti varii scatoloni. Inizio a girare per il salone, e mi colpisce una cornice in legno intagliata, molto particolare. Così, la prendo per guardala meglio. Non sembrava di legno pregiato, ma da un lato c'era intagliato come un albero, che con la sua ramificazione, sembra abbracciasse la parte superiore della cornice. La cosa più buffa e che all'interno ci fosse un foto ma come girata, come se non la volesse farla vedere a nessuno. Che strano, chi terrebbe un porta foto con una foto girata. Sono tentato nell'aprirla e vedere cosa nasconde di tanto misterioso. Mi giro, guardandomi in torno, per capire se ci fosse traccia della ragazza anche in lontananza. Nulla. Così, giro l'oggetto, e non appena apro la parte posteriore dell'oggetto, vedo che c'è una vecchia foto di uomo che abbraccia una bambina. La piccola non è altro che la piccola Clare, la riconoscerei tra mille, da quei suoi occhi azzurri e quelle guance così rosa. L'uomo che l'abbraccia le somiglia molto. Anche lui ha dei capelli biodi, e il suo stesso sorriso. Due gocce d'acqua, potrei benissimo dire. In questa foto, sembra che lei si bei, nell'abbraccio di quel l'uomo, probabilmente è il padre. Improvvisamente, sento dei passi, sta tornando. Così, in tutta fretta cerco di mettere a posto la cornice, ma lei è più veloce.
<< Che cosa stai facendo? >> 
<< Ecco io... >> 
Lei non appena vede che in mano ho la cornice, spalanca gli occhi, come se avessi violato qualcosa di molto intimo.
<< Chi ti ha dato il permesso... ti avevo detto di non toccare nulla >> afferma strappandomi la cornice dalle mani, chiudendo nuovamente il lato posteriore, e in filando l'oggetto dentro uno scatolone.
<< E' tuo padre quello? >>
<< Non ha importanza... andiamo? >> conclude senza guardarmi e superandomi per dirigersi verso l'uscita. Io non riesco a guardarla, anzi mi sento uno schifo, come se avessi violato la sua privacy. Insomma... probabilmente, avrà le sue ragioni a tenere quella foto coperta.
<< Allora? Non hai più voglia d'indagare Sherlock Holmes? >> afferma riportandomi al presente.
<< Ti senti spiritosa? Beh, non appena vedrai che quello che ho scoperto sarà molto più proficuo di quello che credi ne riparleremo Watson >> rispondo raggiungendola con la mia solita sfrontatezza e uscendo da casa.
<< Lo vedremo >>.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Non appena uscimmo dall'abitazione mi dirissi subito verso la mia macchina.
<< Che cosa non vorrai andare in giro con quella? >> mi chiede stupita
<< Beh!? Con cosa altrimenti? >> 
<< Dobbiamo apparire gente normale, se andiamo in giro con quella sarà difficile trovare informazioni >>
<< Che cosa? La mia auto è solo elegante... niente a che vedere con quelle catapecchie che sei abituata a guidare tu >>
<< Beh, chi ti dice che io guido delle catapecchie? >> si avvicina al garage aprendo la saracinesca.
<< Ecco qui, ti presente la mia amica più fedele >> afferma mostrandomi una magnifica ducati Monster rossa e nera. 
<< Tu guidi questa? >> chiedo stupito, cercando di non ridere
<< Si perché? >>  
<< Beh... è una cosa inusuale che un ragazza come te... >>
<< Cosa? >>
<< Guidi moto come queste... Insomma sono moto molto veloci e difficili da gestire... >>
<< Ti posso assicurare che posso controllare benissimo questa piccola furia... anzi ti faccio vedere... >> afferma avvicinandosi ad una mensola per prendere due caschi integrali neri.
<< Sono proprio curioso >> dico prendendo il casco che nel mentre mi aveva porso, con sguardo di sfida.
<< Sta a vedere >>
Si mette a cavallo della moto , inserisce la chiave e l'accende facendo ruggire il motore.
Ad un tratto, nella mia testa tutta una serie di ricordi iniziano a farsi strada.

" Allora, il giro è semplice, dovete attraversare il ponte e tornare indietro. Il primo che torna sarà dei nostri. È tutto chiaro? " 
Noi annuiamo con la testa
" Bene "  conclude uno degli scagnozzi andando via
" Prendo la moto nera " afferma mio fratello sorpassandomi.
" Perchè? Hai la tua moto, usa quella " 
" Beh... pensaci le loro moto sono create per vincere, ed è quello che voglio fare io questa sera con te. Questa volta non lascerò a te la scena " conclude infilando il suo casco.

<< Tom?!? Tutto bene? >> chiede Claire riportandomi alla realtà
<< Come scusa? >>
<< Sicuro che sia tutto ok? Hai per caso paura? >> chiede guardandomi con sfida
<< Paura? Ma per favore? Posso guidare questa piccola meglio di te >> affermo mettendo il casco.
<< Oh! Staremo a vedere... peccato che la mia moto la guido solo io >> conclude mettendo il casco e invitandomi a salire su dietro di lei
<< Beh, non nascondo che solitamente sto dietro ad una ragazza in situazioni più comprendenti e favorevoli al piacere. Però non ti nascondo che questa potrebbe essere una novità anche per me. In moto non l'ho mai provato >> concludo in modo malizioso e poggiando le mie mani sui suoi fianchi. Lei gira leggermente il busto verso di me, e dalla visiera sollevata del casco, ho possibilità scrutare il suo sguardo infastidito dalla mie continue avance e allusioni al sesso.
<< Sai che quelle maniglie sono state fatte appositamente per tenersi? >> afferma indicando le maglie posteriori del mezzo
<< Non vorrai perdermi strada facendo... come farai poi senza di me, sai per le indagini >> dico rimettendo le mie mani sui suoi fianchi.
Così alzando gli occhi al cielo risponde << Fa come ti pare. Allora la nostra meta? >>.

Arriviamo nelle zone di Skid Row, un quartier piuttosto malfamato di Los Angeles. Di certo per la vita che adesso conduceva Sandy, poteva scegliere un quartiere migliore per suo fratello.
<< Ok... adesso puoi staccarti siamo arrivati >> afferma Clare togliendo il casco.
Io ripiombo nella realtà, non avevo affatto fatto caso che le mie mani fossero ancora arpionate ai suoi fianchi.
<< Oh scusami, ma i tuoi fianchi sono così morbidi da non riuscire a staccarmi >> affermo scendendo dalla moto e togliendo il casco e dirigendomi verso il vetro di una macchina li vicina per sistemarmi i capelli.
<< Stai per caso dicendo che sono grassa? >> afferma avvicinandosi a me con rabbia
<< No... sto solo dicendo che sono morbidi da toccare >> dico scioccato. Vorrei dire da urlo, ma non credo che che sia meglio non dirlo in questo istante. 
<< Beh se volevi per caso farmi un complimento, sappi che è stato un pessimo tentativo >> dice togliendomi, in modo brusco, il casco dalle mani e poggiarlo sullo specchietto della moto.
Io rimango a guardarla senza parole mentre si allontana da me, e incamminandosi verso il portone della piccola palazzina. Non posso non passare in osservate le sue gambe, snelle ma allo stesso tempo toniche, fasciate perfettamente da un paio di jeans aderente, caratterizzando il suo lato B. 
<< Allora vieni, o rimani li a fissare il mio culo? >> mi urla 
<< Ehm... arrivo... >> dico, non trovando una battuta adatta per uscirne pulito dalla situazione. 
<< Più ti guardo più, per me, sei strano... >>
Io la ignoro, e spingo il vecchio portone della vecchia palazzina
<< Dopo di te... >> affermo tenendole la porta come un gentelman.
Inizio a salire le scale in legno dell'edificio, che da quanto sono vecchie, scricchiolano sotto le nostre scarpe. Da alcuni appartamenti si sentono scene di vita quotidiana dei varii inquilini che abitano li. Dalle liti di due coniugi, alle urla di piacere di qualche altro. 
<< Certo che i compensi al Vanity devono essere una miseria, se Matt e sua sorella potevano permettersi solo un appartamento del genere... >>
<< Ti posso assicurare che i stipendi del Vanity sono tutt'altro che miseri >> rispondo infastidito aumentando il passo. Assurdo, non fa altro che provocarmi. 
Eccoci qui, interno 17A
<< Arrivati >>
Lei mi guardo, e dopo esserci scambiati uno sguardo d'intesa, inizio a suonare il campanello.
Dopo varie volte, non rispose nessuno
<< Non c'è nessuno... vedi, la tua pista non era così geniale >>
Per carità, ecco l'agente sapientone, ma perché tutti i poliziotti si sentono così sapientoni. Sono sicuro che Sally è in casa, insomma Jonny è andata a prenderla ieri sera portandola qui.
Inizio a bussare alla porta
<< Sandy, cara... sono io Tom apri so che sei in casa >>
<< Tom... ma sei impazzito? E se scappa? >>
<< Fidati so quello che faccio >>
Continuo a bussare, quando improvvisamente sento la serratura scattare. Io guardo Clare con soddisfazione, visto? Anche io posso avere ragione!
Subito dopo la porta si apri piano e poco. Dallo spiraglio potevo vedere il volto impaurito di Sandy.
<< Sandy, sono io Tom, puoi stare tranquilla... >>
Così lei apri la porta e abbracciandomi di slancio. Mi ha preso alla sprovvista, non mi aspettavo un accoglienza del genere. Clare mi guarda in un modo, come se volesse dirmi "Solo amici vero?". Io alzo le mani in segno di innocenza. Ok... adesso basta, così spingo gentilmente Sandy dalle spalle per farla staccare da me.
<< Oh Tom, non puoi capire quanto sia contenta di rivederti... >>
<< Sandy... >>
Ma un colpo di tosse mi interrompe
<< Agente Smith, molto piacere >>
<< Agente? >> chiede la ragazza
<< Sandy, cara, lei fa parte dei buoni è una mia... >> sposto il mio sguardo su l'agente, per poi continuare << amica... vuole aiutarci a trovare chi ha ucciso tuo fratello >>
Così, la ragazza strinse la mano di Clare, che gli aveva teso quando si era presentata
<< Molto piacere Sandy Button >>
<< Capisco il momento signora, ma dovrei farle alcune domande in merito a suo fratello >>
<< Ma certo accomodatevi pure >>

<< Signora Button, come mai suo fratello non venne con lei quando si trasferì a San Francisco? >>
<< Beh, in realtà io cercai di convincerlo in ogni modo per farlo partire con me, ma non volle sentire ragioni... >>
<< Pensa che c'era qualcosa che poteva trattenerlo qui? >>
Ma che domande detective, è chiaro che non andasse d'accordo con il caro cognatino, insomma chi avrebbe preferito una vita in una topaia rispetto ad una casa di lusso. Mi alzo, mentre l'agente, fa le sue domande di routine. Mi guardo in giro, la casa è molto piccola, e potremmo dire piuttosto sfoglia, pochi mobili. Tra le pareti, non vi e nulla appeso, tranne una lavagna di sughero, con dei bigliettini appesi, come se fossero dei promemoria. Mi avvicino per leggere meglio, ma la mia attenzione viene catturata, da una foto nascosta tra i varii biglietti. La stacco subito, raffigura Matt, mentre bacia felicemente una ragazza. 
<< Matt, aveva una ragazza? >> chiedo subito
<< No... che io sappia >>
Io mi avvicino, mostrando subito a Clare la foto.
<< Questa ragazza la conosce? >>
<< Tania! >> afferma Sandy stupita, portando le mani alla bocca stupita.
Io la guardo con sguardo interrogativo, chiedendo di continuare
<< Tania, è la sorella di Mark, il mio compagno. Si sono conosciuti, mesi fa prima che io partissi per San Francisco, lei studia fotografia qui a LA. Ma non sapevo che si fossero messi insieme >>
<< Sai dirci dove trovarla? >> chiede Clare
<< So che ha trovato lavoro presso un studio fotografico importante >>
<< E come si chiama questo studio? >> chiedo
<< Mi dispiace non lo so... Potrei chiedere a Mark, non appena lo sento >>
<< Ok... va bene così. Per me possiamo andare, qualsiasi cosa le venga in mente, potrà contattarmi a questo numero >> dice Clare, strappando un pezzo di carta dal suo blocknotes e porgendolo alla ragazza.

*****

Casa Button, Los Angeles

Sally, una ragazza dalle apparenze molto semplici e per bene. La prima impressione non appena l'ho vista, è stata quella di una delle solite oche giulive, tutta forme e niente cervello. Ci credo che Tom gli sia andata dietro, insomma, era una ragazza alta, magra formosa, capelli lunghi castani, non aveva nulla da invidiare. Ma, mi sono ricreduta, durate le mie domande, lei è apparsa molto intelligente, colta e premurosa nei confronti del fratello. Aveva davvero a cuore quel ragazzo, accudendolo come una madre, pronta a non fargli mancare nulla. Però perché lasciarlo qui? Il suo ragazzo, è un grande imprenditore, eppure, non è riuscita a trovargli una sistemazione migliore di quella attuale. Stiamo per andare via dall'abitazione, e vedo che Tom si ferma a parlare con lei confortandola e garantendole la sua presenza per qualsiasi cosa. Che adulatore... quando vede una donna non capisce più nulla, si sente sempre in dovere da doverla difendere. Un vero paladino della giustizia!
Mi viene naturale alzare lo sguardo al cielo, e volgere lo sguardo altrove. La mia attenzione viene attirata, al resto della casa, noto che è molto spoglia, non un quadro o una foto. Solo un piccolo divano con una Tv. Certo per essere ben pagato, è molto strano, che potesse vivere ancora in un appartamento del genere. 
Improvvisamente sento vibrare il mio telefono, dalla tasca del mio giubbotto di pelle. Non appena lo prendo vedo che è Peter.
<< Ehm... scusate io devo andare. Tom ti aspetto giù >> dico mostrando il mio cellulare, lui mi fa un cenno di assenso e io mi dirigo fuori l'appartamento. 
<< Pronto? >>
<< Ehi Clare, dove sei? >>
<< Oh ciao Peter, sono fuori avevo alcune cose da fare... Perché? >> rispondo mentre esco fuori dalla palazzina e poggiandomi sulla moto.
<< Oh beh... ero passato da casa tua... avevo portato la colazione... >>
<< Mi dispiace... questa mattina sono uscita presto, purtroppo mi sono ricordata che avevo delle commissioni da fare... >>
<< Capisco... tranquilla non fa nulla... >>
Nel mentre vedo uscire Tom dal portone, e non posso rimanere incantata nell'ammirare il suo fascino. 
<< Oh sei qui... forza possiamo andare... però questa volta guido io... >> afferma avvicinandosi a me e prendendo il suo casco.
<< Clare ci sei? Ma sei con qualcuno? >> io mi ridesto subito, tornando in me e indicando subito a Tom di fare silenzio.
<< Si sono qui Peter, no no sono per strada era semplicemente un passante... >> 
Tom mi guarda con uno sguardo tra lo stupito e il divertito, ha capito benissimo che mi sto nascondendo da Peter.
<< Ok... senti... comunque pensavo che visto... visto che avremo due giorni liberi, magari questa sera, potremmo andare a bere quella birra che ci eravamo promessi... sempre se non hai impegni... >>
Inizialmente non rispondo subito, Tom non finisce di guardarmi, come se volesse capire cosa mi stesse dicendo. Mi sento in un super imbarazzo. Così mi allontano da lui continuando a percorrere una linea immaginaria del marciapiede.
<< Clare sei ancora in linea? >>
<< Si,si... sono qui... Ok va bene... >>
<< Fantastico ti passo a prendere questa sera alle 10 >>
<< Ok allora a sta sera... >>
<< A sta sera >> conclude chiudendo la chiamata.
Ritorno alla moto sospirando, mentre poso il cellulare all'interno della tasca del mio giubbotto.
<< Problemi? >> mi chiede Tom, ridestandomi dai miei pensieri.
<< Oh no no... >>
<< Beh... non si direbbe... C'entra per caso quel detective? Sai, ho notato come tu abbia volutamente nascosto il fatto che eri in mia compagnia >>
<< Non era necessario che lo sapesse... >> dico mettendo il casco e alzando la visiera
<< Senti non so cosa ci sia tra voi ma lui ti muore dietro... >>
<< Io e Peter siamo solo dei buoni colleghi di lavoro e dei buoni amici, nulla di più... >>
<< Beh... non si direbbe >>
<< Ok senti, la mia vita privata non è di dominio pubblico, e soprattutto non riguarda te... >> dico porgendogli il casco, che lui prende e indossa salendo in salendo in moto.

*****

Borghi Club, Vanity

Che fantastica mattinata, mi sento davvero felice, non posso fare a meno di fischiettare. Non pensavo che una persona potesse mettermi così di buon umore senza una buona sessione di sesso. Sono da poco arrivato al Vanity, e cerco Jonny, così inizio a chiedere allo staff, nessuno l'ha visto. Infine mi dirigo verso il suo ufficio, la porta è aperta. Infatti, eccolo li al pc, a trascrivere qualcosa. Non busso ne anche ed entro direttamente.
<< Jonny... ho bisogno di te >>
Lui non alza il suo sguardo dallo schermo e mi osserva, 
<< Non si usa più bussare? Potevo non essere presentabile >> 
<< Non credo che avresti lasciato la porta aperta. E poi non penso che tu abbia bisogno di qualche video... >> affermo accomodandomi alla sedia davanti la sua scrivania e non riuscendo a smettere di sorridere.
<< E' tutto ok? >>
<< Meravigliosamente. Perché? >>
<< Beh sei così... sorridente? >> chiede un po titubante.
<< E allora? Non posso sorride? >>
<< Assolutamente... ma sai dubito che quello sia un sorriso dovuto ad un ottima scopata >>. Afferma chiudendo il suo portatile per concentrarsi meglio su di me.
<< Ti sembrerà strano, e ti posso assicurare che, lo è anche per me... ma il mio stato non è sicuramente collegato alla tua motivazione. Ho semplicemente passato una mattinata interessante >>
<< E per caso il motivo, o per lo meglio, la causa ad aver reso la tua mattinata interessante, è collegato all'indirizzo che mi avevi chiesto di cercare questa mattina? >>
<< Beh, si lo ammetto. Clare è un ottima compagnia... >> affermo con disinvoltura sistemandomi la giacca.
<< Clare? >> chiede divertito
<< Emh... volevo dire l'agente Smith >> mi correggo subito.
Jonny scoppia subito a ridere, distendendosi sulla sua poltrona, e stringendosi gli occhi tra il pollice e l'indice.
<< Beh... che c'è? Ti fa ridere tanto la cosa? >>
<< No, no scusami. Ma mi è difficile da credere >> afferma ridendo.
Ma che ci trova di tanto divertente? Ok... per una volta esco con una donna senza portarmela a letto, e questo è strano anche per me. Perché ogni donna che conosco, alla fine il risultato finale è certamente quello. Ma con lei è diverso, le sono quasi indifferente. Non mi sbava dietro come tutte le altre, e questa cosa mi eccita da morire. L'unico che mi fa pensare è quel detective, non ho capito bene la loro relazione e per questo voglio capirci meglio e per questo mi serve l'aiuto del mio caro amico.
<< Bene, se hai finito di ridere, sarei molto lieto se tu mi ascoltassi >> dico serio.
<< Ok... che ti serve questa volta? >>
<< Allora, devi inviare due inviti per l'evento di questa sera al detective Bround, nonché collega dell'agente >>
<< Che cosa? E perchè? >>
<< Le domande non sono lecite, fallo e basta >>
<< Hai gia un indirizzo? >>
<< Qui entri in gioco proprio tu... dovrai trovare il suo indirizzo e fargli recapitare al più presto questi inviti. >>
Jonny non parla, annuisce solamente.
<< Bene visto che  è tutto chiaro, io vado che ho delle commissioni da fare >>
Affermo battendo la mano sul tavolo e alzando dalla sedia.
<< Perché ti interessa tanto? >> mi chiede a brucia pelo
<< Prego? >>
<< Perché ti interessa tanto che io gli recapiti questi inviti? Vuoi farlo fuori per avere campo libero con la tua agente? >>
<< Primo non è la mia agente... secondo è proprio questo, una volta recapitati i biglietti, lui verrà proprio con lei questa sera... >>
<< Non ci posso credere, li vuoi controllare... >>
<< Tecnicamente il termine più appropriato è osservare... >>
<< Tom Harrison, che non riesce a prendersi quello che vuole. Eppure non l'avrei mai detto, che una ragazza riuscisse a tenerti testa e ad essere indifferente al tuo fascino... >>
<< Ok, va bene lo ammetto... mi incuriosisce. Ma ora ti chiedo puoi aiutarmi o no? >>
<< E va bene... ti aiuto >> afferma rassegnato, riaprendo il suo portatile.
<< Grande a dopo >> dico uscendo subito dopo.
Bene, adesso devo andarmi a pregare, questa sera una grande festa mi aspetta.

*****

Casa Smith, Los Angeles

Mi guardo allo specchio, mi sembra perfetto. Ho indossato un vestito nero, non troppo corto, con degli stivaletti neri con tacco. Ho cercato di essere molto semplice, nulla di troppo appariscente o provocante. Non voglio dare false speranze o illusioni a Peter, insomma siamo solo amici, nulla di più.
Mi ricontrollo un ultima volta il trucco. Ho messo solo un po di matita nera, per valorizzare gli occhi e cercato di rendere, più luminoso il mio viso. Io non amo il trucco quindi ho optato per delle cose semplici. 
Improvvisamente sento bussare alla porta, guardo l'orologio appeso in camera. Le 10 in punto. Prendo la giacca e scendo al piano di sotto.
Non appena apro la porta, mi ritrovo un Peter, abbastanza agitato ed elegante, con giacca e camicia.
<< Buona sera... >> dico con un poco d'imbarazzo
<< Buona... sera... >> risponde stupito
Continua a guardarmi incantato. Mi sento molto a disagio. Forse è meglio andare avanti.
<< Tutto... ok? >> chiedo per farlo sbloccare
<< Oh... si si... solo che sei... wow... sei davvero fantastica >> 
Io non posso farne a meno di arrossire.
<< Grazie... >>
Lui mi sorride, ci risiamo... si è incantato nuovamente. Signore aiutami tu questa sera...
<< Allora andiamo? >> proseguo
<< Si certo >>
Così prendo subito il giacchino di pelle, la borsetta con le chiavi ed esco di casa.
Inizialmente, in macchina, la tensione si può tagliare con coltello. Il quanto è strano tra me e Peter, non c'è mai stato un clima così, però siamo consapevoli che quello di questa sera non è una normale uscita, tra amici.
<< Dove andiamo di bello? >> chiedo per rompere il ghiaccio.
<< Oh... avevo pensato ad un posto chic, o per lo meno questa era l'idea... poi oggi pomeriggio, mi è stato recapitato un invito per un evento di a quanto importante di questa sera... >> afferma uscendo, nel mentre, una busta dalla tasca interna della sua giacca e porgendomi la busta.
Io institivamente l'apro e trovo due biglietti con ingresso vip per il Vanity.
<< Il Vanity? Ma come... Evento di beneficenza... >>
<< Beh, all'inizio, anche io ero stupito come te. Poi ho trovato dentro, anche, un biglietto di ringraziamento per il lavoro che stiamo svolgendo... >>
<< Molto strano... >>
<< Magari vuole essere gentile... >>
<< No... molto strano come ha fatto a farti recapitare questi biglietti? E poi, perché inviarteli... insomma che non scorra buon sangue tra di voi è lampante. E poi perché hai accettato, che ne è stato del fatto "Quel tizio non mi piace non ci possiamo fidare"? >> concludo facendo un imitazione della sua voce.
Lui scoppia a ridere.
<< Intanto io non parlo così... secondo devo ammettere, che forse, e ripeto forse, mi sto sbagliando sul suo conto. E poi, perché rinunciare a una serata extra lussuosa come quella, in compagnia di una ragazza super fantastica >>
<< Super fantastica? Ma davvero? >>
<< Guarda è mega galattica >> afferma serio
Ma la serietà dura poco, perché scoppiamo entrambi a ridere.
<< Sei un cretino >>
<< Ehi non si tratta così, chi ti fa dei complimenti!! >>
<< Sei un pessimo adulatore... >> concludo ridendo.
Improvisamente, lo vedo serio
<< Ti sembrerà strano, ma questa sera volevo godermi solo la tua compagnia, e mi piacerebbe che anche tu ti godessi la serata. Dimentica di chi siamo a lavoro o del cosa siamo. Lasciati andare. Per questa sera datti, dacci la possibilità di essere solo Peter e Clare... >> conclude avvicinando la sua mano per stringere la mia.
Io inizialmente, abbasso lo sguardo sulla sua mano che stringe la mia, poggiata sulla mia coscia, ma subito dopo mi giro a guardare lui. Lui è intento a guardare la strada, è posso osservare solo il suo profilo. Li mi rendo conto di quanto in realtà sia affascinante. Però ho quella sensazione che non mi fa andare oltre.
Nel mentre la macchina si ferma ad un semaforo, e lui si volta a guardarmi. I nostri sguardi si incrociano nuovamente, e lui mi sorride. Un sorriso timido, ma allo stesso tempo pieno di speranza e di sentimento. All'improvviso un clacson, ci riporta alla realtà, e lui lascia la mia mano per rimettere la marcia e far ripartire la macchina. 
Non so cosa accadrà questa sera, o cosa scatterà, ma voglio godermi la serata, voglio vivere. Chissà, magari mi stupirà e sarà meglio più di quanto mi potessi aspettare, ma adesso basta pensieri, e che inizi il divertimento.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Non appena arriviamo al locale, la prima cosa che noto è la lunga fila di gente davanti all'ingresso. Tutta gente molto distinta, elegante.
<< Peter, ma siamo sicuri che abbiamo un abbigliamento consono alla serata? >>
<< Fidati sei fantastica >>
<< Mi sa che dovremmo attendere non poco per entrare >> sussurro mentre ci accodiamo all'ultimo della fila.
<< Beh, di questo non devi preoccuparti, il tuo amico è stato molto generoso... i biglietti sono per l'ingresso vip, quindi si va dritti senza passare dal via... >> afferma ridendo e trascinandomi all'ingresso.
Io non posso fare a meno di sorridere e lasciarmi trascinare dal suo entusiasmo.
Non appena arriviamo , veniamo bloccati da un uomo molto alto e super muscoloso. Lo definirei un vero e proprio armadio. Il suo abbigliamento, come tutti i buttafuori, è in giacca e cravatta. Il suo sguardo è molto serio, e deciso più che mai a non far passare nessuno che non si gradito.
<< Voi siete? >> chiede in modo atono e serio
<< Bround e Smith >> risponde Peter e mostrando i biglietti vip.
Dopo aver controllato la lista, sgancia la corda per farci entrare, non appena entriamo troviamo una sacco di gente divisa tra la pista da ballo, i divanetti e il bancone bar. Rispetto all'ultima volta, non ci sono spogliarelliste, ma gente altolocata.
All'ingresso una ragazza, naturalmente bellissima, alta, bionda e con occhi azzurri, ci ferma e ci chiede nuovamente il nostro nominativo. Dopo averli forniti ci mi consegna un nastro bordeaux, da legare al polso, e ci fa accompagnare al nostro tavolo da un giovane ragazzo.
Non posso non guardarmi in giro con stupore, per il lusso che trasuda questa serata. Sembra un posto completamente differente da quello in cui ero stata l'ultima volta.
Il giovane ragazzo ci accompagna ad un tavolo, due posti, rischiarato da un piccolo lume che esalta l'atmosfera elegante.
<< Bello non è vero? >> mi chiede Peter per smorzare l'atmosfera un po tesa tra di noi.
<< Si molto, stento quasi a riconoscerlo >>
<< Ti vado a prendere qualcosa da bere >>
<< Oh grazie >>
Non appena si allontana, io mi guardo un po' in giro. Mi accorgo che il nostro tavolo è vicino ad un pianoforte.
Mi sento un poco a disagio, tutte sono vestite con abiti più eleganti del mio, avessi saputo avrei messo qualcosa di più adatto. Qualcuno inizia a suonare al pianoforte, si tratta di Jonny, che non appena incrocia il mio sguardo mi fa un occhiolino, come se fossi una vecchia amica. Inizia a suonare delle melodie jazz, creando, così, un'atmosfera più leggera. Nel frattempo Peter torna con due flute, di champagne.
<< Madame? >> mi dice porgendomi il bicchiere con fare galante
<< Oh ma che gentile >> dico prendendo il mio bicchiere, stando al gioco
atteggiandomi da nobildonna d'altri tempi.
Peter, alza il calice davanti a se << A questa fantastica serata, a noi e a quello che sarà >> dice guardandomi negli occhi.
Io non riesco a sostenerlo, e svio leggermente per poi risponde semplicemente << a noi >> facendo tintinnare i nostri bicchieri.
Nuovamente il silenzio tra di noi. Lui non riesce a togliermi gli occhi di dosso, mentre io mi sento travolgere dall'imbarazzo più totale. Ma insomma che ci faccio qui, forse lo sto solo illudendo.
Improvvisamente la musica cambia, mi volto verso il pianista, noto che questa volta non è solo, è accompagnato da Tom, che con un microfono in mano, è pronto a cantare. Porta un abito molto elegante, scuro con tanto di papillon abbinato. L'unico elemento chiaro, a spezzare il suo outfit scuro è un piccolo fiore bianco all'occhiello della sua giacca.
Non credo si sia accorto di me, le donne gli si avvicinano e senza pudore lo lusingano di complimenti che lui non sembra rifiutare. Il suo fascino è come una calamita che attrae chiunque. Lui inizia a cantare, la sua voce è così profonda, anche io non riesco a distogliere lo sguardo da lui, mi sento attratta.
<< Ti va di ballare? >> è la voce di Peter a distogliermi dai miei pensieri.
<< Cosa? >> mi riprendo ritornando alla realtà.
<< Le va di ballare con me signorina? >> chiede in modo galante porgendomi la sua mano regalandomi il suo miglior sorriso.
<< Con molto piacere >> dico prendendo la sua mano.
Peter, mi stringe la mano e mi conduce al centro pista, pone delicatamente una mano sul mio fianco, iniziamo a ballare.
Mentre balliamo incrocio lo sguardo di Tom che mi incanta con un sorriso seducente. Io cerco di non guardarlo e di far finta di nulla. Ma mi sento i suoi occhi addosso. Fortunatamente il brano finisce e tutti iniziano ad applaudire, anche Peter che mi molla un po' per contribuire all'applauso.
<< Bene, signori e signore... vi ringrazio per la vostra presenza questa sera, grazie di partecipare a questo evento di beneficenza, a favore dei centri di recupero per ragazzi vittime della piaga della droga... >>
Un altro applauso parte spontaneo tra la folla.
<< Grazie... vorrei cogliere l'occasione per dedicare una canzone a una persona qui presente questa sera >> mi guarda dritto negli occhi senza pudore, poi rivolgendo il suo sguardo al socio gli da il via.
La musica parte, mi sembra un jazz, Tom inizia a cantare in un perfetto inglese. Non mi sembra di conoscere il brano, forse è Sinatra. Io e Peter riprendiamo a ballare, lui poggia una mano sul mio fianco stringendomi di più a se. Mentre balliamo, noto Tom che non ha mai smesso di guardarmi.
" Mi sono detto, questa relazione non andrà mai così bene...
Ma perché dovrei provare a resistere quando..."
Io rimango basita da quelle parole, insomma mi sta dedicando una canzone.
<< Sai Clare, se non sapessi che è un vero donnaiolo direi che questa canzone la stia dedicando proprio a te >> mi sussurra all'orecchio Peter, riferendosi a Tom
<< Ma che dici? Chissà su quale donna vuole fare colpo >>
<< Sai ho notato che da quando è arrivato non ha mai smesso di guardarti... >>
<< Davvero? Non ci ho fatto proprio caso... E poi non dirmi che sei geloso... >> rispondo in modo impacciato ed evasivo.
<< Beh... se devo essere sincero un po mi infastidisce... semplicemente perché so che non sarebbe sincero con te >>
<< Questa è bella... Il detective Bround, geloso di un egocentrico don Giovanni, che può avere tutte le ragazze che vuole >>
<< Hai detto bene... tutte quelle che vuole, quindi, compresa te... E tu, non meriti questo... >> afferma con un filo di voce fermandosi e prendendo il mio viso tra le sue mani.
Oh Signore, sono nel panico più totale non so che fare. Vedo che lui si avvicina sempre più a me, vuole baciarmi, ma istintivamente giro leggermente il viso dall'altra parte, concludendo con l' avere un semplice bacio sulla guancia. Subito dopo mi rigiro per guardarlo, devo allontanarmi da lui. Si è creato una forte tensione che viene spezzata dagli applausi per la canzone appena terminata.
Questo è il momento buono per andare via.
<< Clare... io... >> cerca subito di giustificarsi prendendomi le mani.
<< Scusa Peter, devo andare al bagno... torno tra poco >> dico per sviare il discorso, e trovando così una via di fuga.
Mi dileguo tra la gente, cercando davvero il bagno. Ho bisogno di respirare, non pensavo di sentirmi così... così soffocata. Finalmente, trovo quello che sembra la porta della toilette, ed entro. Anche qui, arredamento moderno e lineare, rispettando sempre i colori scuri del resto del locale.
Mi avvicino ad un lavello li vicino e mi sciacquo le mani sotto il getto dell'acqua fredda per calmare la tensione accumulata. Non posso non guardarmi allo specchio, e vedo che ho le guance molto rosse, il panico.
<< Ma che stai facendo Claire? È questo il comportamento da tenere? >> mi dico guardandomi allo specchio
<< E poi perché sono qui? >>
<< Forse perché avevi bisogno del bagno? >> risponde, qualcuno cogliendomi di sorpresa. 
Mi giro per vedere di chi si tratta.
<< Tom? >>
<< O forse, perché stavi scappando da quel damerino che questa sera ti
accompagna... >>
<< Si può sapere che ci fai qui? >>
<< Avevo bisogno del bagno... quindi in quanto uomo sono venuto qui >> afferma aprendo la porta d' uscita del bagno e indicando la targhetta con scritto "UOMINI" 
Uomini? Non mi dire... Improvvisamente, sento il rumore dello sciacquone una porta si apre, appare un uomo che sta sistemandosi i pantaloni, non appena ci vede rimane quasi bloccato.
<< Oh non si preoccupi, è un po su di giri e ha scambiato i bagni >> mi giustifica Tom afferrandomi un braccio come a volermi sostenere. L'uomo ci guarda in modo strano ed esce lasciandoci soli.
Io mi porto una mano alla testa disperata
<< Che figura di merda... >>
<< Oh non è nulla di grave, a tutti può capitare di sbagliare bagno. Comunque, visto la situazione che ne pensi di viverti questa festa per come si deve? Con un vero uomo? >>
Non posso fare a meno di sorridere, il suo egocentrismo non ha proprio limiti.
<< E saresti tu il vero uomo? >> gli chiedo a mo' di sfida.
<< Certo... cara se solo mi lasci fare ti potrei dimostrare di cosa sono capaci i veri uomini >>
<< Davvero? Tipo? >>
<< Beh per prima cosa, ti inviterei ad uscire di qui, almeno che non devi andare davvero al bagno, ma ti consiglierei il bagno delle donne >> dice ridendo, e facendo ridere anche me.
<< E poi... >> afferma avvicinandosi sempre di più a me incastrandomi al suo sguardo.
<< Ti offrirei un fantastico drink... >>
<< Sei davvero un bravissimo adulatore... ma con me non funziona... però il drink l'accetto volentieri >> dico spintonandolo leggermente e per passare e avviarmi verso la porta del bagno.
<< Magnifico... dopo di lei >> conclude sorridendomi e aprendomi la porta.
Questa volta, nel suo volto noto un sorriso diverso, non era la solita espressione da don Giovanni, da adulatore, pronto a scattare non appena prende di mira la sua preda.
Usciti dal bagno, prende la mia mano poggiandola sul avambraccio, ritornando nella sala principale. Di Peter non c'è nessuna traccia, lo cerco con lo sguardo, ma tra la folla non riesco proprio a vederlo.
Tom mi accompagna al bar e ordina al barman due drink.
<< Allora, che te ne pare della festa? >> mi chiede
<< Molto bella... c'è molto gente elegante... beh tranne me... >>
<< Tranquilla... sei splendida così... >> mi rassicura.
Io non posso non arrossire a questo suo complimento.
<< Oh... l'agente Smith Clare, che arrossisce ad un mio complimento >>
Decido di ignorarlo, e guardandomi in giro, cerco ancora Peter.
<< Cerchi qualcuno agente? >>
<< Peter... non riesco più a vederlo... >>
<< Magari avrà capito che non può competere con il sottoscritto... >>
Ma certo, era questo il suo piano, mandargli i biglietti per metterlo in ridicolo.
<< Ma certo... adesso mi è tutto un po' più chiaro... >>
Mi guarda come chi non capisce. Così poso il bicchiere e mi avvicino a lui << Tu hai inviato i biglietti a Peter per metterlo a disagio e in ridicolo >>
<< Ma che dici... è assurdo >> afferma sviando il mio sguardo e bevendo tutto in un sorso il suo drink e facendo gesto al ragazzo del bar di preparagliene un altro. È palesemente agitato.
<< Mi chiedo ancora come tu faccia a sapere tutti i nostri indirizzi... Cos'è sei uno stalker? un agente segreto? Oppure... >>
<< Clare! >>
Mi giro verso quella voce conosciuta e vedo Peter, lo sguardo da cucciolo bastonato
<< Peter... ti ho cercato ovunque... >>
<< Scusa ero andato a prendere una boccata d'aria >>
<< Buona sera, detective Brondy... >> ci interrompe Tom
<< Bround! >> marca Peter
<< Si... prego un drink? >> gli chiede porgendogli un bicchiere con un liquido ambrato. 
<< Grazie... Mr Harrison, ci tenevo a ringraziarla per l'invito a questa festa, è stato molto gentile da parte sua, invitarci >> conclude il mio amico avvicinandosi a me e poggiando una mano sul mio fianco.
Vedo che l'uomo davanti a noi non può far a meno di seguire i suoi movimenti, e dopo aver fatto un sorriso accattivante risponde.
<< Non c'è di che detective, sa mi sembrava doveroso ripagare quanto state facendo per il caro Matt >>
<< Oh, non si preoccupi, è solo il nostro dovere... >>
<< Ma certo... e noto che lo fate anche abbastanza bene, sa questa mattina ho avuto il piacevole onore, di poter assistere ad un interrogatorio della nostra agente a Sandy, nonché sorella della nostra vittima >>
Io inizio a guardarlo stupita, non riesco a credere che lo stia facendo davvero.
<< Che cosa? Mi avevi detto che eri fuori per delle commissioni >> mi chiede sconcertato e deluso
<< In realtà, ci siamo ritrovati per caso >> cerco di giustificarmi
<< Avanti, agente, non era proprio un caso... hai dimenticato del nostro patto >> continua con fare sbruffone e sorseggiando il suo drink.
Non ci posso credere, che faccia da schiaffi. Sta facendo di tutto per farci litigare.
<< Patto? >> chiede guardandomi
<< Ma no... non era un patto vero e proprio... >> dico nel panico.
<< Ma come non ti ricordi? Io ti dico quello che so, prendiamo il nostro assassino, e poi ti aiuto con i tuoi scatoloni... >>
<< Basta così... ho sentito troppo >> afferma Peter, poggiando in malo modo il bicchiere sul bancone e andando via infuriato.
<< No Peter aspetta... >> cerco di fermarlo, ma lui non si ferma e va via.
Mi volto verso Tom, che finisce di sorseggiare il suo drink con una palese espressione di vittoria.
<< Con te faccio i conti dopo >>
No gli do il tempo di replicare e corro dietro a Peter, è fuori il locale.
<< Peter, aspetta! >>
Lui si ferma ma non si volta
<< Ascolta, mi dispiace per averti mentito... ma sapevo che se ti avessi detto la verità... >>
<< Cosa? Ti avrei tolto il caso? >>
<< Avresti reagito d'impulso, insomma sappiamo benissimo che non vi state simpatici, e lui aveva delle informazioni utili >>
<< Informazioni utili? Uno stupido sbruffone di un night-club informatore dell FBI. Ti rendi conto? Una persona che prima di 5 anni fa non esisteva a LA. Davvero? >>
<< Mi dispiace... >>
<< Ti dispiace? >>
<< Si, mi dispiace... e quando oggi mi hai chiamato per invitarmi questa sera... >>
<< Perché hai accettato? Ti faccio pena? Compassione? >>
<< Cosa? No... perché siamo amici... perché... >>
<< Ecco hai detto bene amici... Ti credevo diversa... Ci vediamo lunedì in centrale >> afferma andando via e lasciandomi sola.
Fantastico, mi ha lasciato qui, è andato via...
La rabbia inizia a salire, non riesco a contenermi
>> OH! Tutta colpa di quel Harrison... brutto stronzo... stupido egocentrico, figlio di una buona... >>
<< Lo so me lo dicono tutti >> risponde interrompendomi, io mi giro e lo vedo dietro di me con uno sguardo soddisfatto, mentre si accende una sigaretta.
<< Tu... come hai potuto, mi sembrava di essere stata chiara questa mattina >>
<< Oh, le relazioni segrete mi sono sempre piaciute... hanno un so che di eccitante >>
<< Ma davvero? Pensi che tutto giri sempre intorno a te? Pensi che io non abbia voluto dire nulla per gioco? >>
<< E allora perchè ti sei nascosta? >> dice avvicinandosi a me fissando il suo sguardo sul mio
<< Io non mi sono nascosta... >>
Lui mi guarda alzando un sopracciglio.
<< Ok è vero mi stavo nascondendo, ma semplicemente perchè tu non sei un poliziotto ok? E Peter è sempre il mio superiore, e potrebbe fare rapporto contro di me per divulgazioni sul caso. Tu... >> affermo indicandolo << Sei solo il proprietario di uno stupido nightclub, e il tuo posto è qui... non si gioca a fare il poliziotto. Quindi da questo momento in poi non farti più vedere ne a casa mia e ne in centrale... altrimenti ti denuncerò per intralcio alle indagini... >>
<< Scommettiamo che verrai a chiedere il mio aiuto? >>
<< Scoprirò chi sei veramente Tom Harrison >>
Non attendo una sua risposta e vado via lasciandolo li, probabilmente a fissarmi. Fortunatamente vedo in lontananza l'arrivo di taxi, tendo una mano il taxi si ferma salgo su sperando di lasciarmi dietro quella dannata sensazione mista di rabbia e vergogna.
Indico l'indirizzo di casa al tassista e lui riparte, dal finestrino vedo Tom osservarmi mentre vado via. Poggio la testa sul sedile sospirando.
<< Che casino... >>
Prendo dalla mia borsetta il cellulare per chiamare Peter
"Ciao sono Peter, momentaneamente sono occupato, lasciate un messaggio dopo il segnale, e al più presto vi richiamerò. Biiip..."
<< Ehi Pet, ciao sono io... senti avevo chiamato per dirti che mi dispiace per questa sera... insomma non era così che avrei pensato finisse la nostra serata. Mi dispiace di averti deluso, ma credimi non volevo farlo... e vorrei tanto spiegarti. So che sei arrabbiato, che non mi vuoi parlare, ma dammi una sola possibilità. Ti voglio bene, Ciao >>
È mattina,, questa notte non ho dormito molto. Peter non mi ha completamente richiamato, sono le 10 del mattino, ho provato a richiamarlo ma con scarsa risultati. Ho deciso di andare direttamente a casa sua e chiarire ogni malinteso.
Ho la testa piena di informazioni sparse quasi slegate tra di loro; ripenso all'incontro con la sorella di Matt di ieri mattina. Lei ha detto che il suo compagno Marcus era rimasto a New York per affari e che lei si era precipitata a LA non appena venuta a conoscenza della notizia del fratello. La cosa strana è come faceva ad essere a Los Angeles già ieri mattina?
Prendo il pc, cerco la durata del volo da New York a LA, sono poco più di 6 ore di volo. Qualcosa non torna. E se in realtà si fosse messa prima in viaggio? Se in realtà Sandy stesse tornando per qualche motivo? Ma la domanda vera è perché mentire? Quali possono essere le ragioni che possono aver spinto Sandy Button a tornare prima dal fratello?
Riprendo il verbale compilato dai colleghi l'altra sera, e inizio a leggerlo. Qui viene indicato che sono riusciti a mettersi in contatto con lei soltanto alle 5 del mattino, perchè precedentemente il telefono era staccato...
Devo chiamare subito Peter, devo aggiornarlo qui qualcosa non torna.
Faccio il suo numero, e il telefono squilla ripetutamente, ma quando sembra che stia per cadere la linea << Pronto? >> risponde.
Il mio ego interiore fa i salti di gioia, forse ancora non è tutto perduto.
<< Pronto Pete, sono io Clare... >>
<< So benissimo chi sei, dimmi è successo qualcosa? >>
<< Beh io ti devo parlare, ho scoperto qualcosa riguardante il coso Button... >>
<< Agente Smith, tu di domenica, nel mio giorno di riposo mi chiami per parlarmi di lavoro... >>
<< Senti Peter, ascolta capisco che sei arrabbiato con me, ma se mi dassi... >>
<< Se ti dassi la possibilità, soltanto la possibilità di aprire la porta di casa tua scopriresti che non solo avresti l'occasione di scusarti... >> non ci posso credere, io mi avvicino alla porta d'ingresso e l'apro, ritrovandomi il mio amico con una mano al telefono e con l'altra una busta con dei cornetti.
<< E di fare una buona colazione, a pancia vuota si ragiona male... >> conclude facendomi un sorriso e sollevando la mano con la busta dei cornetti caldi. Io non posso fare a meno di sorridere, e chiudo la conversazione.
<< Posso entrare? >> mi chiede posando il sul telefono nella tasca dei jeans.
<< Ma certo >> dico, facendo spazio per farlo passare.
Abbiamo appena finito di fare la nostra colazione e sto preparando il caffè. Il silenzio regna all'interno della stanza, c'è anche una certa tensione.
<< Peter, io ti volevo chiedere scusa per ieri... >> inizio
<< Oh, in realtà sono io che devo chiederti scusa, non avrei dovuto reagire in quel modo... è la tua vita e tu sei libera di fare o vedere chi ti pare nel tuo tempo libero >>
<< Già, ma io non volevo nasconderti nulla. Tom... >>
<< Gia... Tom... >>
<< Ehm... volevo dire MR Harrison, è una persona strana e che sa molto più di quello che noi possiamo immaginare, ha molti agganci, conosce molte persone e so che potrà aiutarci per risolvere questo caso, e sono pure certa che saprà darci tutte indicazioni giuste per poter prendere i Parker... >>
<< Perchè ieri mi hai mentito? >>
<< Non ho mentito ho omesso... >>
Peter mi guarda alzando le sopracciglia come per dirmi "non è la stessa cosa?"
<< Ok... avevo paura di una tua reazione... Insomma si vede lontano un miglio che cerchi ogni minima cosa per poter dargli la colpa di qualcosa... >>
<< La mia reazione? Insomma ti sei vista Claire non appena lui è nel giro di mezzo metro tu sbavi per lui... >>
<< Cosa? Non è assolutamente vero... ed è questa la tua reazione che volevo evitare >> concludo sbuffando mentre prendo il caffè caldo dalla caraffa, della macchinetta.
<< Ok... scusa... ma mi chiedo perchè tu ti fidi così tanto di lui >>
<< Io non mi fido di lui, io mi fido di quello che fino a ora mi ha dato come prova, ma questo non vuol dire che io mi fidi di lui... voglio vederci chiaro anche io... insomma non ti sembra strano che sappia i nostri indirizzi? Insomma dai database risulta che prima di 5 anni fa non esisteva traccia di lui, del suo passato. Come se tutto fosse stato cancellato... >>
<< Ha molto denaro a disposizione, e può fare questo e altro... >>
<< Si ma non abbastanza per quello che mi riguarda... >>
<< Senti Clare, lascialo perdere, risolviamo il caso e tanti saluti... >>
<< Ci nasconde qualcosa... ti sei mai chiesto come faccia a prendere informazioni su di te o su di me? E perché tanto interesse per questo caso? >>
Peter si avvicina a me e guardandomi in modo serio inizia a parlare << Ascolta a me non interessa chi è o cosa fa, ma non farti coinvolgere da lui. Ho visto come ti guarda e se ti ferisse non potrei mai perdonarlo. Quindi risolviamo il caso e fanculo Harrison... ok? >>
Io annuisco e gli sorrido di rimando.
<< Bene... adesso dimmi cosa avete scoperto ieri? >>
<< Oh si... >> io poso la mia tazza del caffè sul tavolo e vado a prendere il mio pc con i fascicoli del caso.
<< Allora... ieri interrogata Sally Button, nonché sorella maggiore della nostra vittima, ha affermato che non appena ha saputo la notizia, da New York è volata ad LA. Ma la cosa strana è proprio questa >> prendo il fascicolo con il verbale fatto con da un collega << Sally è stata avvisata della morte del fratello solo alle ore 5 di ieri mattina perchè precedentemente non era reperibile >>
<< Quindi? >>
<< Quindi, lei non poteva essere a LA già ieri mattina, se la notizia era stata appresa soltanto qualche ora prima, il tempo di fare i bagagli trovare un volo. Noi siamo arrivati da lei alle 11 circa di ieri...i tempi sono troppo stretti. Doveva essere in volo per quell'ora >>
<< Esatto... New York - Los Angele, dista 6 ore di volo. Lei stava già tornando qui prima di sapere tutto >>
<< Questo non ci può aiutare alla risoluzione del caso >>
<< Si... ma perchè mentire? E perchè tornare senza il suo compagno? Insomma sono una coppia avrebbe dovuto accompagnarla >>
<< Probabilmente, stava scappando da lui! Oppure, lui non è quello che tutti credono che sia >>
<< Dobbiamo fare delle ricerche... sono sicura anche che scoprendo chi è lui, capiremo perchè il fratello non li ha seguiti a New York e perchè Sandy stava scappando... >>
Noto che Peter mi osserva con una faccia da ebete e mi sorride.
<< Che c'è? >> chiedo confusa.
<< Sono sicuro che diventerai un ottimo detective, la tua famiglia sarà orgogliosa di te >>
Mi colpisce la stima che ha nei miei confronti, e io non voglio deluderlo.
<< Bene... >> dico con imbarazzo, spostando lo sguardo sul fascicolo e vedendo la foto di Matt con la ragazza
<< Questa? >> chiede Peter seguendo il mio sguardo.
<< Beh, questa l'ha trovata Tom a casa di Matt, a quanto pare il ragazzo aveva una fidanzata, nonché sorella di Mark. Studia fotografia e lavora presso uno studio fotografico molto rinomato qui a La >>
<< L'avete incontrata? >>
<< No... ho fatto richiesta di cercare un dossier su di lei o altre informazioni... >>
<< Ok... Chiama Bob, e chiedigli se ha trovato qualcosa, e chiedigli anche di convocare Sandy e Mark in centrale. Credo che abbiano molto da dirci, io vado li. >>
<< Ok, ci vediamo dopo >>
<< Ah... niente proprietari di club tra i piedi >>
<< Sarà fatto signore >> dico, portando la mano destra alla fronte con il gesto tipico militare, ma scoppiando a ridere e coinvolgendo anche lui.

*****

Night Club, Vanity.

A svegliarmi è un fortissimo mal di testa. Subito dopo un forte dolore al collo. Cerco di aprire gli occhi, non appena metto a fuoco, noto che non sono a casa mia, sono al locale. Ruoto la testa e vedo che sono su un divanetto di quelli appartati.
Ma che ci faccio qui? Cerco di alzarmi, ma sembra un'impresa davvero ardua. Ok forse ieri sera ho preso una bella sbronza.
Mi avvicino al bancone, per prendere un po' d'acqua e dallo specchio a parete noto che ho un aspetto davvero orribile. I capelli scompigliati, la camicia semi aperta.
<< Dio, che aspetto terribile >>
Mi volto verso la voce, e vedo Jonny entrare in sala, fresco di prima mattina.
<< Mi togli le parole di bocca >> mormoro.
<< Qualcosa mi dice che hai dormito qui >>
Io non gli rispondo e mi verso dell'acqua in un bicchiere.
Lui si siede sullo sgabello dall'altra parte del bancone e mi osserva. So cosa vuole sapere, ma non parlerò non ho voglia di sentire la sua ironia.
<< Beh che c'è? >> dico poggiando il bicchiere con forza sul bancone.
<< Dovresti dirlo tu a me, cosa succede, visto che ieri sera ti sei ubriacato e ti sei messo a ballare sul piano forte urlando "VAI CON IL ROCK AND ROLL" >>
<< Davvero ho fatto questo? >>
<< Direi anche peggio >> ammette alzando un po il tono della voce.
<< Ti prego non urlare... >> imploro portando le mani alle tempie e muovendomi verso il mio ufficio
<< Devo prendere un' aspirina >> dico sotto voce.
<< Ti rendi conto, di aver urlato a tutti di essere stato l'amante per una notte della moglie del presidente dell'evento di ieri sera? >> continua a parlare seguendomi
Io mi fermo di botto e voltandomi << Dimmi che non l'ho fatto... >> chiedo preoccupato
<< Oh si che l'hai fatto... dicendo anche che... >>
<< Ok, ok... scusami ma ieri sera ho perso un tantino il controllo della situazione >> concludo riprendendo il cammino verso il mio ufficio.
<< Soltanto un po'... tutto per una stupida poliziotta >> 
Io continuo ad ignorarlo e vado verso la scrivania. Credo che in qualche cassetto ci dovrebbe essere un' aspirina o cose del genere.
Jonny continua a parlare, a vomitare tutto il suo disappunto in merito al mio comportamento di ieri sera. Non riesco a trovare nulla, se non qualche bustina di preservativo. Procedo con l'ultimo cassetto, e finalmente trovo quello che mi serviva.
<< Tom mi stai ascoltando? >>
Forse è meglio prestargli un po' di attenzione adesso
<< Si... e ti chiedo adesso di fare... un po di silenzio. Stai sempre qui a lamentarti goditi anche tu un po' la vita... >>
<< Come fai tu? Ubriacandoti perchè una donna ti manda in bianco? >>
<< Per favore... >> dico prendendo un altro bicchiere d'acqua dal dosatore dentro la stanza e gettando una pasticca dentro
<< Insomma ieri sera, un miliardo di donne ti sbavavano dietro ma tu no... Devi giocare a fare il poliziotto... >>
<< Jonny... >>
<< Non pensi che un fottuto ragazzo è stato ucciso qui... >>
<< Jonny... >>
Dio, non riesco più a tollerarlo
<< E poi ieri sera, non puoi capire quello che ho dovuto fare per convincere il signor Harry a mantenere gli accordi già presi per i prossimi eventi... >>
<< Jonny, adesso basta... >> urlo per farlo smettere di parlare.
Il silenzio cala tra di noi.
<< Ascolta, so che questi ultimi due giorni non sono stato molto in me e mi dispiace... di certo non è per Clare che mi sono preso una sbronza, avevo voglia di non pensare ok? Per quanto riguarda il povero Matt, non devo essere di certo io a ricordarti che non meritava di morire. Stavo cercando solo un po di giustizia, aveva appena vent'anni... >> concludo bevendo la mia aspirina e alzandomi dalla mia poltrona per tornarmene a casa.
<< La stessa età di Mark... >> afferma prima che io possa uscire dalla stanza. Mark...

" Mark ascolta, non devi fare quello che faccio io... non mi devi seguire. Tu puoi avere una vita migliore rispetto alla mia. Hai un futuro, non buttarlo dietro a quella gente "
" Ma che dici, anche tu puoi avere una vita migliore. Anche tu sei ancora in tempo! "
" Ti ricordo che nostro padre un anno fa mi ha cacciato di casa. Per lui sono come morto "
" Ok senti, hai fatto una cazzata... forse non è stata tra le migliori idee cercare di derubarlo, ma questo non significa che tu non possa cambiare "
" Ascolta torna a casa, parlerò con il tizio della droga, gli dirò che farò io il tuo lavoro, ma tu promettimi che dopo di ciò andrai al college e seguirai i tuoi sogni "
" Tom... quella è gente che non scherza, potrebbe farti fuori. E poi anche io sono stanco di stare agli ordini di nostro padre, voglio essere libero proprio come te!! "
" Libero? Ma ti senti? Se non fai quello che dicono loro ti faranno fuori, o se ti arrestano non verrà nessuno a scagionarti. Quindi no, torna a casa "
" Beh, mi dispiace, questa volta ho già deciso faccio quello che voglio io e non sarai di certo tu a farmi cambiare idea... " afferma tornando verso la sua macchina.
" Mark, aspetta... "
" No, non aspetto niente... sono stanco di sentirmi dire quello che devo o non devo fare. Ti vanti tanto di essere migliore di nostro padre, ma sai una cosa tu sei peggio di lui, fratello " detto ciò entrò in macchina e andò via.

<< Tom? >>
La voce di Jonny, mi fa ritornare alla realtà.
<< Si? >> rispondo senza voltarmi.
<< Senti mi dispiace non volevo far riaffiorare ricordi... >> dice poggiando una mano sulla mia spalla
<< Non ha nessuna importanza è successo tanto tempo fa. Io vado a casa, per questa sera pensi di poter andare avanti da solo? >>
<< Ma si certo, va pure ci vediamo domani >>
<< Bene, a domani >> concludo uscendo dalla stanza per tornamene a casa.

*****

Distretto FBI

<< Bene Miss Button, ieri alla mia collega ha dichiarato che si è recata qui ad LA subito dopo aver ricevuto la notizia della morte di Matt >>
<< Si, è così... >> afferma spaventata
<< Bene, perchè secondo i nostri controlli, ci risulta che i colleghi hanno cercato di mettersi in contatto con lei alle 5 del mattino, in quanto prima il telefono non era reperibile. Sa dirci come mai? >> chiede Peter, sedendosi di fronte a Sally e aprendo il fascicolo... Ora non ricordo, forse avevo il cellulare scarico. Sa mi capita spesso ultimamente. Dovrei cambiarlo >>
<< Strano, perchè secondo i nostri controlli, ci risulta che lei è arrivata a LA 15 minuti prima della nostra chiamata. E che lei era già in viaggio da New York >> affermo mostrandogli i tabulati
<< Ok... E' vero. Ero già in viaggio >> afferma sospirando.
<< Perchè ci ha mentito >> chiede Peter
<< Perchè avevo paura, avevo scoperto che mio fratello era caduto nuovamente nel giro, e stavo venendo qui per portarlo con me a New York >>
<< Chi le ha dato queste informazioni? >>
<< Tania, la sorella di Marcus >>
<< Aveva detto di non conoscerla bene e di non sapere della loro relazione >> chiedo
<< Non sapevo che stessero insieme, e avevo chiesto a Tania di tenere d'occhio mio fratello, Matt non mi raccontava mai nulla di quello che faceva o di chi frequentava. Sapevo che lei e mio fratello fossero diventati amici. Così gli chiesi di controllare mio fratello, e ogni mese avrei pagato la sua scuola privata di fotografia. Ma non sapevo che alla fine avevano deciso di stare insieme. Quindi non appena Tania mi ha comunicato che probabilmente Matt era rientrato nel giro, ho preso il primo volo e sono tornata ad LA >>
<< Perchè non ha portato via suo fratello prima, quando è andata via anche lei? >>
<< Matt e Marcus, non andavano molto d'accordo. Il mio ragazzo lo reputava uno scansafatiche che non voleva far nulla. Ha provato più volte a integrarlo nella sua azienda, ma non ha mai concluso nulla. Matt diceva che gli piaceva fare il barman, e che gli piaceva la vita che aveva >> conclude iniziando a piangere. 
<< Ultima domanda. Dai nostri tabulati ci risulta che non appena è arrivata a LA, ha chiamato Jonathan Becket, nonché socio del suo ex datore di lavoro. Come mai? >>
<< Si, l'ho chiamato per farmi venire a prendere in aereoporto >>
<< Poteva chiamare un taxi >>
<< Jonny, insieme, a Tom sono come due fratelli per me, lui sapeva del mio arrivo. È stato lui a presentarmi a Tom quando non avevo un lavoro, e a trovarci quell'appartamento. >>
Io guardo Peter, è ovvio che i proprietari del Vanity ci debbano dare numerose spiegazioni.
<< Bene, Miss Button, per noi può andare, non ci sono elementi per trattenerla, ma non lasci la città, potremmo avere ancora bisogno di lei per delle eventuali domande >> dico chiudendo il fascicolo.
<< Ok va bene >> afferma, prendendo la sua borsa e seguendo Peter per andare all'uscita.
Sbuffo... che casino. È evidente, che ieri mattina era sicuro della presenza di Sally, in quanto era a conoscenza del fatto che la ragazza fosse già in città. Ma non siamo sicuri che fosse a conoscenza che il giovane Matt fosse rientrato nel giro.
Peter rientra in stanza.
<< Che bel casino... >> affermo sbuffando
<< Beh, come vedi il tuo caro amico proprietario non è stato poi così sincero >>
<< Più che lui il suo socio... Dalle domande fatte il giorno dell'omicidio ci risulta che non conoscesse bene la vittima... >>
<< Già... strano >>
<< Che sappiamo di lui? >>
<< Non molto, se non qualche piccola rapina nel fiore degli anni >>
<< E del fidanzato di Sally, Marcus, abbiamo notizie? >>
<< Si, è stato convocato ma prima di domani mattina non potrà essere a LA. Quindi ti propongo di tornare a casa e riposarti. Domani ci attende una lunga giornata >>
<< Ok... concordo. Tu che farai? >>
<< Credo che aggiornerò il tenente sul caso e poi mi andrò a fare una bella dormita >>
<< Allora a domani? >> dico prima di uscire dalla stanza
<< A domani >>
Quando esco dalla stanza, mi avvio verso il reparto archivio. Fortunatamente, trovo il caro vecchio Bob seduto a mangiare un doppio hamburger farcito.
<< Ciao Bob come stai? >> affermo entrando.
<< Oh piccola Clare come stai? >> mi chiede con fare paterno.
Bob è una vecchia talpa del reparto archivio, nonostante la sua età, non si rassegna a mettersi a dieta. Credo che sia il poliziotto più anziano del dipartimento, e dopo la sparatoria che lo coinvolse alcuni anni fa, decisero di dargli un lavoro da ufficio.
<< Molto bene e tu? >>
<< Si va avanti... sai che tra un paio di mesi diventerò nonno? >> afferma con entusiasmo
<< Ma no!! Davvero? Ma è fantastico >>
<< La mia piccolina Molly, avrà un bel maschietto >>
<< Sarà un bambino molto fortunato ad avere un nonno come te >>
<< Già... comunque dimmi tutto come posso esserti utile? >>
<< Oh, si... mi servirebbe sapere tutto quello che tu riesci a trovare a su Harrison Tomaths. Dalle nostre ricerche sembra che prima di 5 anni fa non esistesse a LA, ma con l'apertura di un night-club >>
<< Beh, sarà difficile trovare qualcosa se già voi non avete trovato nulla >>
<< Ma io mi fido delle tue capacità e sono sicura che tu potrai stupirmi >>
<< E va bene... vedrò quello che posso fare, ma non ti prometto nulla in breve tempo >>
<< Oh ma certo prenditi tutto il tempo che ti serve. Buon lavoro >>
<< A te >>
Bene adesso posso tornare a casa e godermi il mio giorno libero.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


<< Buongiorno... >> appena entrata in ufficio mi fermo alla scrivania di Peter porgendogli il suo caffè, cercando di attirare la sua attenzione. 
Appena mi vede il suo sguardo si illumina e mi sorride
<< Buongiorno a te >>
<< Già a lavoro? >>
<< Si stavo esaminando il fascicolo di Tania Madson >>
<< La sorella di Marcus Madson, fidanzato di Sally >>
<< Esatto... Qui dice che non era una santa di ragazza. Denunce per rapine, furto, droga. Insomma una piccola delinquente >> afferma passandomi il fascicolo.
Lo prendo e lo leggo.
<< Qui dice che è uscita di carcere due volte su cauzione... >>
<< Pagata ovviamente dal fratello >>
<< Che sappiamo invece del fratello? >>
<< Nessun riscontro. Sembra pulito. Ne riciclo di denaro o affari illeciti... >>
Qualcosa non mi convince.
Sally ha affermato che lei aveva pagato Tania per tenere d'occhio il fratello.
<< Qualcosa non ti convince? >> mi chiede Peter
<< Secondo Tom, Matt non aveva più contatti con gli spacciatori. Quindi era pulito, e se in realtà fosse Tania quella ad essere ricaduta nella droga? Secondo il suo fascicolo era anche lei una tossica. E se le servissero più soldi? >>
<< Probabile, ma non abbiamo nulla che possa confermarlo >> 
<< Detective Bround... è arrivato Mr Madson >> ci informa un collega avvicinandosi alla scrivania.
<< Si fallo accomodare in sala, grazie >>
Il collega annuisce e va via.
<< Bene, abbiamo un bell'interrogatorio da fare >> 
<< No... tu andrai da Tania, torcila cerca di farla parlare >>
<< Oh... ok... tu non vieni con me? >>
<< No, non sappiamo se teme il fratello >>
<< Ok allora a dopo. >>
<< A dopo >> prende il fascicolo e si dirige a passo sostenuto verso la sala interrogatori.
<< Ah! Diventicavo... >> afferma prima di andare via.
<< Togli il distintivo e la giacca. Non vorrei che scapasse >> conclude indicandomi i vestiti.
<< A gli ordini >> sbuffo.

Dopo essere passata da casa a cambiarmi quasi senza accorgemene, persa nei miei pensieri, mi trovo nel quartiere della Gallery Row. Extra-lusso chissà quanto le costa tenere uno studio fotografico qui.
Parcheggio la moto davanti lo studio, ed entro, l'ambiente è molto ampio e luminoso. Alle pareti, di colore bianco, sono appese diverse gigantografie di svariati soggetti. In fondo alla stanza vedo una scrivania, con un designer dallo stile moderno, ma dietro non ci sta nessuno.
<< Salve! C'è qualcuno? >> cerco di attirare l'attenzione alzando il tono della voce.
Nessuno risponde.
Improvvisamente, dal trillo della porta, capisco che entra qualcuno in negozio.
Non appena mi giro per vedere di chi si tratta non posso credere ai miei occhi.
È Tom, rimango basita, mentre entra toglie i suoi occhiali da sole, sfoggiando tutta la sua aria da playboy. Non posso non ammirare, che nonostante abbia un abbigliamento molto sportivo, rispetto al solito, il suo fascino rimane, non ne risente nemmeno un pò. Porta un jeans scuro con una maglia maglia bianca e un giubbotto di pelle nera. La maglia aderente, mette in risalto il suo fisico palestrato.
<< Agente, che piacevole sorpresa... >> afferma sorridendo e avvicinandosi a me con passo sicuro.
<< Tom, ma si può sapere che ci fai qui? >>
<< Sto bene grazie... tu come stai? >> risponde ignorando la mia domanda
<< Allora? >>
<< Questo è lo studio di Tania, quindi sono venuto a parlare con lei >>
<< Non è compito tuo >>
Che nervi!
Improvvisamente, sentiamo un particolare e cadenzato rumore di tacchi avvicinarsi verso di noi. Non appena mi volto, vedo una bella ragazza con tailleur nero, alta magra, occhi verdi e capelli neri a caschetto, che armeggia con il suo tablet mentre viene verso di noi.
<< Buongiorno... come posso esservi utile >> chiede mostrando un fantastico sorriso.
<< Salve, cercavo la signorina Tania Madson >> chiedo
<< Oh... voi siete i modelli per lo spot pubblicitario. Siete in anticipo l'agenzia ci aveva comunicato il vostro arrivo per le 12 di questa mattina >> afferma senza staccare gli occhi dal suo tablet.
<< Veramente... >>
<< Si siamo noi... abbiamo fatto prima del previsto. Spero non sia un problema per voi... >> interviene Tom interrompendomi.
Io lo guardo sbalordita. Ma che cosa si è inventato? 
<< Bene, avviso subito Tania del vostro arrivo... >>
<< Ok, molto gentile grazie >> conclude Tom
Subito dopo lei sorride e va via.
<< Ma sei impazzito? >>
<< Sh! Vuoi farci per caso scoprire? >> risponde mimandomi di abbassare la voce.
<< Scoprire? Ti rendi conto in che guaio ci stai cacciando... e poi perchè sei qui... >> affermo a bassa voce.
<< Te l'ho detto sono qui perchè devo parlare con Tania, tu invece come mai sei qui? Insomma dove hai lasciato il tuo detective? >>
<< Primo non è il mio detective... Secondo, sono qui per parlare anche io con Tania, insomma ci sono alcune cose che non quadrano e che la tua cara amica ci ha nascosto altro giorno... >>
<< Ovvero? >>
<< Ovvero, che lei prima che noi la chiamassimo era... >>
Improvvisamente, risentiamo il rumore di tacchi della segretaria risuonare nella stanza, e tra noi cala il silenzio
<< Prego da questa parte >> afferma indicandoci la strada. 
Noi la seguiamo all'interno dello studio attraversando un stretto corridoi con varii ingressi a diversi set fotografici.
Dopo alcuni metri la ragazza si ferma e ci indica una porta. All'interno della stanza vediamo che sono già sistemati un telone bianco e una macchina fotografica su un treppiedi.
Noi rimaniamo bloccati all'ingresso della stanza non sappiamo cosa fare. Come sono potuta finire in un casino del genere.
<< Prego entrate, accomodatevi, li ci sono gli spogliatoi potete cambiarvi lì >>
Ci giriamo verso la voce e vediamo una ragazza uscire da dietro un separè.
Quella deve essere Tania, eppure sembra diversa dalla foto. Adesso ha i capelli corti rossi, e diversi piercing sulle orecchie. Anche il suo abbigliamento e tutto tranne che chic. Porta pantaloni strappati e un mini t-shirt bianca lasciando scoperta la pancia. Insomma non sembra una che se la passa bene. 
Avvicinandomi ho la possibilità di vederla meglio in viso, ha dei bellissimi occhi verdi, e anche se c'è il trucco a coprirlo, si vede che ci sono delle profonde occhiaie.
<< Forza ragazzi abbiamo molti scatti da fare, potete cambiarvi di li e indossare l'intimo per la pubblicità >> afferma posizionando un obiettivo sulla sua macchina.
Che cosa intimo? Non se ne parla propio. Io non mi denuderò mai davanti a lui.
<< Interessante >> afferma Tom mostrando il suo sorriso.
<< No >> affermo sotto voce.
Va bene così, non posso perdere altro tempo.
<< Sei Tania Madson? >> 
Non appena faccio quella domanda e metto la mano all'interno del giubbotto per prendere il distintivo, il suo sguardo si riempie di paura e corre via.
<< Sta scappando >> e la miseria ho fatto solo una domanda!
La ragazza esce da una porta di servizio presente all'intero della stanza, io le corro subito dietro. La porta ci porta sul retro dello studio, all'interno di un vicolo stretto.
E lì, sta cercando di capire che strada prendere per fuggire chissà dove.
<< Ferma! FBI... >> urlo correndole dietro.
Lei non sembra sentirmi e si dirige verso la fine del vicolo gettando a terra un bidone della spazzatura per fermare la mia corsa, fortunatamente riesco a evitare l'ostacolo e continuare il mio inseguimento. Anche se le strade della città sono affollate, non la perdo di vista e riescoa starle dietro senza problemi. Fortunatamente, ogni mattina mi impongo un ferreo allenamento di resistenza, e mentre mi complimento con me stessa, lei gira l'angolo della strada, non la vedo più. La cerco con lo sguardo, in lontananza vedo che sta attraversando con il rosso attirando l'ira dei tassisti; sta per imboccare l'entrata del parco, se si nasconde lì non ho molte probabilità di riacciuffarla!
<< Fermati! >> provo a urlargli nuovamente. Nulla non mi ascolta.
Destinazione parco. Non la finisce mai di correre. Ma non si stanca mai?
Devo raggiungerla, magari tagliandole la strada, ma quale? posso solo ipotizzare voglia solo attraversare il parco, spero quindi si stia dirigendo verso l'uscita opposta. Improvvisamente, un tizio in bici mi taglia la strada superandomi e superando anche Tania, le si piazza davanti per fermare la sua corsa. Ma quello è Tom, non posso crederci. La ragazza, non riesce a fermarsi in tempo e inciampa cadendo a terra, io accelero il passo per afferrarla prima che ricominci a correre.
<< Tania Madson, ti dichiaro in arresto... >> affermo fiondandomi su di lei per metterle le manette, lei si gira verso di me sferrandomi un forte pugno e atterrandomi.
Dannazione, che dolore!
Tania cerca subito di scappare dalla mia presa rialzandosi, ma fortunatamente, Tom le si lancia addosso bloccandola.
<< Fine della corsa ragazzina! >> le dice bloccandola per le braccia.
Io nonostante il dolore allo zigomo, mi rialzo e la ammanetto
<< Tania Madson, ti dichiaro in arresto per aggressione a pubblico ufficiale... >>
<< Che cosa... pubblico ufficiale? >> afferma con il fiatone, cercando di divincolarsi dalla presa delle mie manette e da quella di Tom
<< FBI... Agente Smith >> prendendo il mio distintivo, anche io con il fiatone, per la lunga corsa.
Intanto una folla di curiosi si è riuninta attorno a noi, probabilmente si sente protagonista di un film poliziesco. Io guardo Tom, per ringraziarlo. Lui mi osserva con uno sguardo da sbruffone e mi regala un mini sorriso.
Improvvisamente, veniamo attirati dalle urla di uomo.
Io mi giro, per capire di chi si trattasse, e vedo un uomo venire verso di noi, con abiti da ciclista urlando << A ladro... mi hanno rubato la mia bici! >>
Lui si ferma vicino a noi con il fiatone, prendendo la sua bici lasciata a terra.
<< Ti ho preso bastardo! >> afferma andando vicino a Tom
<< Si calmi sono... >>
<< Si calmi? Mi ha rubato la bici... Adesso chiamo la polizia...>>
Io mostro subito il distintivo, alzando gli occhi al cielo.
<< Oh... voi siete la polizia >> conclude abbassando il tono.
<< Ci scusi se il signore qui presente... >> dico indicando Tom << le ha preso la bici, ma come vede dovevamo fermare una fuggitivo... >>
<< Quindi grazie per aver contribuito al mantenimento, della sicurezza del nostro paese... >> afferma Tom in modo adulatorio.
<< Oh... non sapevo fosse poliziotti... ma visto che ho contribuito... che dire prendete la mia bici quando volete >> afferma con un sorriso soddisfatto e riprendendosi il suo mezzo.
<< Una buona giornata e grazie per il vostro lavoro >> afferma con un sorriso simile a quello di un bambino.
È incredibile, come sia riuscito ad adulare quell'uomo. 
<< Dovere cittadino? Davvero? >> gli chiedo tra lo stupore e il divertimento.
<< Dovevamo pur regalare una gioia a quell'uomo >> risponde divertito.
Dio, per lui è tutto un gioco!
<< Sentite potete togliermi le manette? vi giuro che non scapperò >> afferma improvvisamente Tania.
<< No! Tu ora verrai in centrale con me... Anzi avviso subito i colleghi... >>
La ragazza sbuffa, alzando gli occhi al cielo.

Distretto FBI

<< Hai fatto un inseguimento da sola, senza chiamare rinforzi >>
<< Zio, non ne ho avuto il tempo. E poi stava scappando, probabilmente, non saremmo riusciti più a trovarla >> affermo giustificandomi.
Si io che Peter siamo nello studio del Tenente.
<< Tenente... >> afferma arrabbiato.
<< Mi meraviglio di lei Detective Bround, lasciare che un agente vada solo per interrogare un importante sospettato... >>
<< Signore, non pensavo che si potesse rilevare cosi... >>
<< Basta... non voglio sentire più scuse. È stato irresponsabile da parte di tutte e due >> sospira e subito dopo riprende << Dai vostri rapporti non si evince nulla di particolare, se non che il ragazzo avesse problemi con degli spacciatori. Vi do due settimane di tempo, se non troverete nulla chiuderò il caso... >> conclude chiudendo la cartella che aveva davanti, e lanciandola a fine scrivania verso di noi.
<< Ma Signore... >> cerca di ribadire Peter
<< Ormai ho deciso... buon lavoro >> afferma con voce dura e decisa.
<< Si... Signore >> conclude Peter sospirando, e prendendo la cartella dalla scrivania mi fa un cenno... insieme ci dirigiamo verso la porta.
<< Agente... lei rimanga qui >> dice mio zio togliendo gli occhiali strizzandosi gli occhi con pollice e indice, indicando la sua stanchezza. 
Guardo Peter, che esita a voler uscire dalla stanza. Io lo guardo e gli faccio un segno di assenzo per tranquillizzarlo.
Lui mi mima con la bocca "Ci vediamo dopo" ed esce.
Non appena rimaniamo soli, cala il silenzio nella stanza. So che sta per arrivarmi una grossa lavata di capo.
<< Accomodati >> afferma indicandomi la sedia. 
Meglio non contraddirlo, quindi mi siedo.
<< Quando, sono arrivati i colleghi, ti hanno trovato in compagnia di un giovane. Un certo... >> afferma mettendo gli occhiali e prendendo il verbale fatto dai colleghi << Thomas Harrison... >>
Lui alza lo sguardo verso di me, togliendo gli occhiali e alzandosi dalla sua sedia dietro la sua scrivania per venirsi a sedere nella sedia accanto alla mia.
<< Il quale afferma, che si trovava la per parlare con Miss. Madson, in merito alla morte della vittima Matt Button >>
<< Io... >> cerco di giustificarmi
<< Ha dichiarato anche che ha partecipato volontariamente all'inseguimento... per aiutare un amica in difficoltà... >>
Io chiudo gli occhi, tenendo la testa bassa e trovando le mie mani sicuramente più interessati del volto arrabbiato di mio zio.
<< Non sapevo che avessi amici, fuori dalla polizia che ti aiutassero nelle indagini... >> continua mio zio.
<< E' soltanto un informatore... >> mi giustifico.
<< Clare, sai bene che quello che scopriamo nelle indagini non può essere divulgato... >>
<< Ma è grazie a lui, se Tania non è scappata e se abbiamo informazioni in più su questo caso... >> sbotto nervosa.
<< Non sai chi è... da quello che sappiamo ha avuto contatto con i Parker. E se fosse un loro infiltrato? >>
<< Non lo è >>
<< Chi te lo dice lui? Perdonami, ma penso di aver accumulato tanta esperienza in quest'ultimi anni da capire che non ci si può fidare di quello che dice la gente, servono prove >> afferma con durezza
<< Ma ci vuole anche logica... è un infiltrato dei Parker ma ci da informazioni sul loro conto... Strano... >>
<< Clare... >>
<< Basta sono stanca... >>
<< Clare... >>
<< Mi date sempre dell'incapace, tutti pensate, sempre che qualsiasi cosa faccia o dica non sia quella giusta. Beh sai che ti dico che io sono stanca, di essere trattata come una stupida... Anzi sai cosa ti dico? Che io continuerò ad indagare e seguire la mia strada... >>
<< Clare adesso basta! >> mi urla, zittendomi all'istante, ma subito dopo continua << Non capisci che è per il tuo bene? Voglio solo proteggerti, non voglio dare un altro dolore a tua madre... >>
<< Mia madre era consapevole dei mie rischi una volta entrata in polizia... >> ribatto.
<< Non capisci? Là fuori è pieno di criminali e di gente che non ha nulla da perdere, pronta ad uccidere a sangue freddo chi gli si para davanti o ostacola la loro strada... >>
<< Allora è molto più facile restare fermi a guardare no? Ma davvero? È questo quello che insegni a chi ti ammira? È questo quello che dici nelle scuole dei distretti? A voltarsi dall'altra parte? A dare il lascia passare a chi potrebbe essere più pericoloso? >>
<< Io non posso farlo... lo capisci? Anni fa, io ho fatto una promessa. Ho promesso a tuo padre che avrei protetto te e tua madre da ogni cosa! >>
<< Perdonami ma ha poco conto. Ti ricordo che ci ha abbandonati, è andato via e non si è fatto più vivo... Quindi perdonami ma una parola data lui non ha alcun valore, per uno che non sa mantenere le promesse >>
<< Ma io ho ancora una parola. Quindi ti sollevo dal caso. >>
<< Che cosa? È assurdo! Non puoi farlo! >> 
<< Si che posso farlo, da questo momento in poi non potrai più indagare né sul caso Buttone e né su quello dei Parker. E in merito a un comportamento poco consono da questo momento, il tuo ruolo sarà insieme all'agente Wilson nel settore archivi >>
Io rimango senza parole non può farmi questo, sa quanto sia importante per me la carriera, mi vuole tappare le ali.
<< No... tu... >>
<< Mi dispiace, agente le regole sono uguali per tutti. Inizierai lunedì prossimo. In questi giorni ti riposerai >> conclude risedendosi dietro la sua scrivania e iniziando a prendere visione di uno dei numerosi fascicoli che aveva sulla scrivania, aveva deciso che la conversazione era giunta alla fine.
Io rimango in silenzio, l'unica cosa che mi viene da fare è quella di piangere e dirgli quanto in realtà sia stronzo. Ma non posso piangere davanti a lui. No, non gli darò questa soddisfazione. Cosi mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso la porta, ma prima di aprirla gli voglio dirgli un ultima cosa.
<< Sappia, caro Tenente, che io continuerò con le mie indagini, che le piaccia o no... >>
<< Attenta Clare, potrei avviarti un provvedimento disciplinare... >>
<< Lo faccia pure se il caso, ma adesso sono io porle una domanda a cui voglio porre la sua attenzione o riflessione. Perchè ha deciso di fare il poliziotto? >>
<< Ma che domande per garantire una giustizia migliore... >> afferma confuso su la mia domanda.
<< Ne è proprio sicuro Tenete della sua risposta? >> detto ciò usci dalla stanza sbattendo la porta.
Vaffunculo.
Vado verso la mia scrivania per prendere giubbotto e casco. Come al solito trovo Peter ad attendermi, ma non appena mi vede capisce subito che qualcosa non va.
<< Ehi, è tutto ok? >>
<< No per nulla, anzi scusami ma devo andare... >>
<< Ehi, ehi... ferma si può sapere cosa è successo? >> mi chiede fermandomi per le braccia e guardandomi in viso.
<< Succede, che da questo momento non siamo più compagni di squadra sono stata esonerata da ogni caso... a dimenticavo da lunedì farò compagnia al caro e vecchio Bob all'ufficio archivio >>
<< Che cosa? Ma non è possibile... >>
Io non rispondo e metto il giubbotto e prendo il casco, andando verso l'ascensore.
<< Senti, aspetta parlerò io con tuo zio >>
Non appena pronuncia la parola "zio" lo guardo in cagnesco.
<< Scusa... volevo dire tenente... mi dispiace averti messo in questo pasticcio. Risolveremo la cosa. Lo prometto... >>
Sono davanti l'ascensore che con il suo suono mi indica che è appena arrivato al piano.
<< Beh allora buona fortuna >> concludo entrando dentro e premendo il pulsante per andare al parcheggio.
Fantastico sono stata messa in ferie forzate, e sollevata da ogni caso. Che settimana di merda. Come inizio non c'è male. Perché mi sono alzata questa mattina, dovevo fingermi malata.
Il trillo dell'ascensore, mi riporta al presente, e non appena si aprono le porte mi ritrovo nel parcheggio sotterraneo della centrale. Così con passo svelto mi dirigo verso la mia moto, non vedo l'ora di tornare a casa e rilassarmi li. Ma una volta arriva li, vedo parte della causa delle mie sventure di questa giornata, Tom.
È poggiato alla mia moto, e guarda il cellulare, scrivendo qualcosa. È così concentrato, da non rendersi conto che io lo sto osservando. Il suo aspetto è così... così, da urlo.
Mi fermo un attimo, dietro ad un pilastro per osservarlo meglio. E noto, che mentre legge concentrato si pizzica con l'indice e il medio la barba corta del mento, sembra un gesto involontario. Mi chiedo se veramente un tizio con me lui posso nascondere davvero qualcosa di losco.
Aspetta un secondo che cosa sto facendo? Lui è causa di tutte le mie sventure, da quando lo conosco me ne sono capitate di tutti i colori. Basta lasciarsi ammaliare da un bel faccino! Così riprendo la mia marcia verso la mia moto. Non appena lui sente i mei passi alza il suo volto verso di me e, posando il telefono, nella tasca dei jeans, mi fa un sorriso.
<< Sapevo che prima o poi saresti arrivata >>
<< Ancora tu? Ma non hai nulla da fare durante le tue giornate? >>
<< Per tua fortuna no... avevo la mattinata libera >>
<< Senti io ti ringrazio per quello che hai fatto oggi, ma adesso va a casa si occuperanno del caso e troveranno il colpevole >> affermo salendo in moto e inserendo la chiave nell'accensione.
<< Aspetta, hai detto troveranno? Che vuol dire? >>
<< Vuol dire che non mi occuperò più del caso... >> concludo mettendo il casco e alzando la visiera.
<< Che cosa? E la nostra partenership? >> 
<< Tom non c'è stato mai un noi! Ok? Ora scusami ma devo andare >> detto ciò metto in moto e vado via, lasciandomelo per la seconda volta alle spalle.

*****

Quartiere  "La Vally", Los Angeles 

Sono dietro la porta di casa di Clare non so se bussare o meno. Certo se si trova in questo pasticcio è per colpa mia. 
Dopo che è andata via sono entrato in centrale e ho cercato detective mister simpatia e mi sono fatto spiegare tutto. Certo non ho potuto non notare il suo sorriso quando mi ha detto che tutto era successo per colpa mia e sottolineando che devo dire grazie che non sia stata sospesa. Sono uscito di li arrabbiato e deluso con me stesso, per l'ennesima volta avevo messo nei guai chi mi stava vicino.
Quindi eccomi qui, davanti la porta di casa sua, con una bottiglia di vino in mano, e per la prima volta non so cosa fare. Per la prima volta mi ritrovo a non saper come comportarmi con una donna. Solitamente loro cadono ai miei piedi, non devo ne anche chiedere, lei invece no, lei è diversa.
Ok, basta ho deciso, vado. Mi faccio di coraggio e suono il campanello.
Dopo pochi minuti, vedo dal vetro opaco della porta un ombra avvicinarsi, e subito dopo aprire la porto.
Non appena apre la porta e mi vede, noto che rimane stupita, non si aspettava una mia visita.
<< Oh, ciao... >>
<< Buona sera >>
Restiamo per alcuni secondi in silenzio, è assurdo che io non sappia che cosa dire. Io, nel mentre non posso non osservarla e anche se è in tuta e con i capelli raccolti malamente in una cosa bassa la trovo fantastica. Ma lei rompe subito il ghiaccio.
<< Ti serve qualcosa? >>
<< Oh... si... ecco io sono venuto qui per scusarmi... >>
<< Scusarti? E per cosa? Senti se è per sabato sera, tranquillo è acqua passata... >>
<< Oh no... cioè si anche per quello lo ammetto sono stato uno stronzo... Ma io volevo scusarmi per oggi >>
<< Ah per oggi? >> mi chiede appoggiandosi alla porta e incrociando le braccia al petto.
<< Si insomma per la tua sospensione... Io non volevo metterti nei guai insomma parlerò con il Tenente e mi prenderò la responsabilità di tutto... >>
<< Aspetta, aspetta... chi ti ha detto che è stata colpa tua? >> afferma alzando una mano per fermarmi
Io sospiro, alzando gli occhi al cielo
<< Oggi dopo che sei frecciata via, sono entrato in centrale per capire meglio che cosa fosse successo. E il detective mr simpatia, mi ha raccontato tutto... >>
<< Mh... e cosa ti avrebbe detto di preciso? >> chiede con sguardo indagatore e assottigliando gli occhi
<< Che sei se stata sollevato dall'indagini e spostata di reparto, era solo colpa mia perchè il vostro Tenente aveva scoperto che collaboravo per le indagini e quindi divulgato informazioni che non dovevi... >>
Lei rimane stupita, ma non ne capisco il motivo. Così si schiarisce la voce e subito dopo afferma << Senti Tom, non è assolutamente colpa tua. Io non so perchè Peter ti abbia detto questo ma non è assolutamente colpa tua. Purtroppo... si insomma... io e il Tenente abbiamo avuto delle divergenze di pensiero è alla fine ha deciso di prendere le sue decisioni. Però tranquillo non è stata assolutamente per colpa tua >> conclude facendomi un sorriso sincero.
Improvvisamente, mi viene un flash in mente, ma certo, che stronzo! Si è vendicato per la figura fatta al Vanity e io come un fesso ci sono cascato. Pensando a questo non posso fare a meno di sorridere, e ciò non può che attirare la sua attenzione.
<< Oh, sono felice di averti sollevato il morale... >>
<< Oh no no, non è per quello... si certo non fraintendermi, il fatto che tu mi abbia detto che tutto quello che è successo non sia per colpa mia, mi risolleva tantissimo... >>
Lei mi continua a guardare con fare indagatorio per capire dove voglio andare a finire.
<< Ma la cosa, che mi fa più ridere è che sono caduto nel tranello del nostro Detective Brondy. Mi ha ricambiato la moneta di sabato... >> concludo sorridendo e mostrando quanto sia basito
<< Oh... quindi immagino che sia una guerra aperta... >>
<< Non puoi capire quanto... Comunque visto che ero venuto qui per scusarmi ho pensato di portare una bella bottiglia di vino, per scusarmi... ma visto che ho poco da scusarmi che ne pensi di brindare alla faccia di quello stronzo del Tenente? >> affermo mostrando una bottiglia di vino rosso molto pregiata.
Lei mi sorride illuminando il suo sguardo.
<< E poi se no erro, io ho ancora una promessa da mantenere... aiutarti con gli scatoloni... >> concludo indicando con lo sguardo l'interno della casa.
Lei si volta a guardare dentro case e poi si volta a guardare me. E alzando un indice come segnale di avvertimento, afferma << Solo perchè sono indietro con gli scatoloni >> 
<< Posso assicurarti che sono bravissimo con i traslochi >> dico ridendo e schiacciando un occhio
<< Quanto sei cretino dai entra >> afferma spostandosi dall'ingresso per farmi entrare.

Dopo un paio d'ore abbiamo svuotato la maggior parte degli scatoloni. Sono le 8 di sera circa.
<< Bene e con questo abbiamo terminato con i libri >> dico sistemando gli ultimi libri su una piccola libreria vicino alla tv.
<< Fantastico... grazie non avrei posto fine a questo disordine senza il tuo aiuto >> afferma poggiando le ultime cose, che aveva spacchettato, sopra un mobiluccio. 
<< Figurati un patto è un patto >> affermo prendendo un altro scatolone.
Lei sorride e alza gli occhi al cielo. Non appeno apro la scatola, mi ritrovo la stessa cornice che stavo osservando l'altro giorno. Ma questa volta la foto è stata rimessa al supposto, probabilmente l'ha girata lei.
Lei vede che la osservo, e io cado in un profondo imbarazzo, quindi cerco di trovare le parole giuste, ma lei mi anticipa
<< Quello è mio padre, mentre quella ragazzina con le trecce sono io >> afferma avvicinandosi a me, per guardare anche lei la foto.
Non posso fare a meno di osservarla, ha uno sguardo vuoto, triste, questa foto gli evoca malinconia.
<< Ti somiglia molto... >> riesco solo a dire porgendogli il porta foto. 
<< Già... >>
<< Sei molto carina con le trecce >> affermo prendendola in giro
<< Ah, ah... molto divertente. Avevo forse 6 anni... e mi madre era terribilmente fissata con le trecce >> dice ridendo e facendo ridere anche me.
<< Lui... lui è scomparso anni fa... >> conclude posando il porta foto su uno scaffale della libreria.
<< Oh... mi dispiace >>
<< No tranquillo non è morto o almeno credo... Tre anni fa  subito dopo che sono entrata in polizia, lui partì. Aveva trovato un lavoro a New York, lasciando me e mia madre qui a Los Angeles. Il primo anno ci sentivamo sempre, riuscendo a venire anche qui quando poteva. Dopo un po inizio a dire che non poteva raggiungerci e finendo per sparire completamente. Io inizia a cercarlo ma sembrava come sparito. Mesi dopo la sua scomparsa scopri che la fabbrica per cui lavorava aveva chiuso, avevano arrestato il proprietario. Mia madre allora per vivere ha iniziato a fare la donna delle pulizie, in casa di gente ricca. Finendo per essere assunta a tempo pieno come colf in casa di una famiglia benestante. I Collins. Ci vediamo solo nei fine settimana e il periodo delle feste >>
<< Mi dispiace non deve essere stato semplice per te affrontare tutto questo... >>
<< Tranquillo, io sono cresciuta in una famiglia complicata. Per molti anni, mi sono chiesta perchè fosse capitata a me, cosa avessi fatto di male per meritarmi una situazione del genere. Poi ho imparato ad accettarla, ad amare i suoi aspetti più brutti e a rispettarla imparando ad amarla anche se non era perfetta, e che quella era pur sempre la mia famiglia >>
Quanto avrei voluto avere il tuo coraggio, piccola Clare. Io non sono riuscito ne ad amarla e ne a farmi amare dalla mia famiglia, anzi ero la pecora nera, il chiodo storto, quello a cui non si potesse fare affidamento. Mi ricordo, ancora, quando mia madre usci di casa lasciando me e mio fratello con mio padre e il suo impero. Avevo solo 11 anni. Non la vidi mai più.
Mi ridestai da quei pensieri. Il silenzio era calato tra di noi.
<< Certo immaggino, che non sia stato semplice accettare la tua famiglia. Lo trovo molto coraggioso >> dico spacchettando le tazze e i bicchieri.
<< Non sono stata per niente coraggiosa, ho solo preso una decisione importante. I primi tempi io ero finita per essere la madre dei miei genitori, ogni singola cosa, dovevo risolverla io, aggiustarla io. Clare cosi... Clare colì... Clare pensaci tu... Clare... Clare... Clare... e prendere responsabilità su responsabilità, dovrei su doveri. Finché un giorno presi una decisione; che se veramente volevo aiutarli e volevo aiutarmi dove distaccarmi da loro. Così presi le distanze, spiegai le miei decisioni e piano piano ripresi a respirare >>
<< Loro capirono? >>
<< Ovvio che no... anzi si sentirono traditi, abbandonati. Ma con il tempo compresero che io non avrei potuto continuare a fare io la loro vita al loro posto. E solo dopo essere riuscita e riprendermi la mia indipendenza riuscì ad entrare in polizia >> concluse facendomi un fantastico sorriso.
<< Certo, sei una persona veramente forte >> affermo avvicinandomi lentamente a lei, come se fossi attratto come una calamita e la guardai negli occhi. Osservai, il suo zigomo gonfio a causa del pugno di oggi, cosi lo accarezzai leggermente << Dovresti mettere un po di ghiaccio... >> dico, come se fossi stregato da lei.
<< Non... non fa cosi male >> risponde come se mi volesse rassicurare, poggiando la sua mano sulla mia.
Io le sorrisi, e guardai nuovamente i suoi occhi. Occhi azzurri come il cielo, limpidi, sinceri. Gli occhi di una guerriera che non ha paura di niente, ma allo stesso tempo di tutto. Mi sento come se fossi stregato da quello sguardo, mi tiene legato a lei. E le sue labbra, così piccole e delicate. Non riesco a trattenermi dalla voglia di baciarle. Così entrambi iniziamo ad avvicinarci, ma quando siamo proprio al limite, veniamo interrotti dallo squillo del suo cellulare.
Improvvisamente, la magia finisce. Lei svia, confusa, lo sguardo dal mio. Anche io ripiombo nella realtà.
Ok, Tom stavi per baciarla. Ma non l'hai fatto. Tu non puoi farlo lei è troppo delicata per te, si spezzerà, non sa chi sei e cosa ti porti dietro. Quindi, ringrazia quel cavolo di telefono, e continua a fare l'amico.
Sento dal suo tono di voce, che ad averla chiamata, deve essere qualcuno non molto gradito. 
<< Senti Peter, non ho bisogno di nulla grazie. Quindi stai tranquillo... Ok va bene... ciao >> afferma chiudendo la chiamata e posando il cellulare sulla penisola della cucina, sbuffando.
<< Problemi? >> chiedo
<< Era Peter... >>
<< Ah... >>
<< A quanto pare, Tania, ha confessato che aveva ripreso a drogarsi >>
<< E quindi? >>
<< Sandy, la sorella di Matt, aveva confessato che pagava Tania per tenere sottocchio Matt, per paura che ricadesse nel giro. Il pomeriggio dell'omicidio Tania, ha chiamato Sandy per avvertirla che Matt era ricaduto nel giro. Lei prese il primo volo per LA, ma all'atterraggio era ormai troppo tardi... >>
<< Ma Matt, non era più nel giro. Era tenuto sotto stretto controllo da me >>
<< Esatto, ma infatti non era Matt il problema, ma Tania. Lei era ricaduta nella droga e Matt l'aveva scoperto, ma avendo accumulato debiti, disse a Sandy che era in pericolo affinché le dasse più soldi e risanasse i suoi debiti >>
<< Di conseguenza Matt si sarebbe preso la colpa e Tania non avrebbe avuto conseguenze dal fratello... >>
<< Esattamente... ma il mistero rimane... >> afferma sospirando pensierosa. 
<< E del fratello di Tania che sappiamo? >>
<< Purtroppo nulla di irrilevante. Solo che ha una grande azienda, con un grande capitale economico e che nel corso degli anni ha pagato tutte le penali della sorella. A quanto pare la sera dell'omicidio ha anche un alibi >>
Improvvisamente, la vedo riflettere su qualcosa e poi mi guarda. Io la guardo con curiosità per capire di decifrare il suo sguardo.
<< Sandy, ci ha anche confessato una cosa... Ha affermato che ha un buon rapporto con Jonny. Ci ha comunicato che è grazie a lui se hanno una casa e se tu l'hai assunta al Vanity... >>
<< Beh si a quanto pare si. Due anni fa quando me la presentò, mi chiese la cortesia di assumerla, perchè aveva bisogno di lavorare >>
<< Non ti disse mai la natura del loro rapporto? >>
<< No... e anche io non feci molte domande. Però capì che lui teneva molto a lei, anche se non era ricambiato >>
<< Il sabato quando andammo a parlare con Sandy, tu sapevi già che lei fosse a LA >>
<< Si Jonny, mi avviso quella mattina stessa prima di venire qui da te... >>
Vedo che il suo sguardo si fa sempre più cupo.
<< Non vorrai dirmi che sospetti di Jonny... Perchè ti assicuro che... >>
<< Che cosa sai di lui? >>
<< Jonny è un tipo strano, ma ok. Ma non puoi sospettare di lui. Che motivo avrebbe... >>
<< Non sospetto di lui, ma qualcosa non torna >>
<< Senti Jonny, è un ragazzo apposto e anche lui con un passato difficile. E so per certo che non ucciderebbe una mosca. Anzi per dirti che è ok sta a guardare... >> concludo prendendo dalla tasca dei Jeans il telefono e componendo il suo numero. 
Clare mi guarda incuriosita, per capire le mie intenzioni
Risponde al secondo squillo
<< Pronto? >> risponde con un po di fiatone
<< Mi dispiace aver interrotto il tuo momento di gloria con una donna, ma ho bisogno del tuo aiuto? >>
<< Cielo Tom, ne anche nel mio giorno libero posso liberarmi di te? E per la cronaca stavo facendo una corsa. Comunque che cosa ti serve? >>
<< Avevo bisogno di tutto quello che si può trovare su Marcus Madson >>
Non appena pronuncio quelle parole, Clare mostra uno sguardo sbalordito
<< Il famoso imprenditore? >>
<< Proprio così... ho bisogno che mi trovi tutto quello che sta dietro alla sua impresa >>
<< Perchè ti interessa? >>
<< Devo un favore ad un amica... >>
<< Cristo Tom... ok va bene... domani mattina avrai tutto >>
<< Grande... Grazie >>
<< E salutami la tu amica poliziotta >> afferma ridendo.
<< Sarà fatto... >> affermo ridendo e chiudendo la chiamata.
Claire mi guarda ancora stupita e senza parole.
<< Domani mattina avrai tutto quello che ti serve. E mi ha detto anche che ti saluta >>
<< Tu... ecco come hai fatto ad avere i nostri indirizzi... Allora Jonny... >>
<< E' semplicemente un bravo hacker. Con alcuni agganci... >> affermo alzando le spalle.
Lei è senza parole non sa come reagire. Forse è meglio portarla in un campo neutro.
<< Bene... visto che i scatoloni sono stati svuotati e le ricerche avviate. Che ne dici di una bella cena e di gustarci questa fantastica bottiglia di vino? >> concludo prendendo la bottiglia di vino, mostrandola come un cartellone pubblicitario.
Lei scoppia a ridere mostrando un fantastico sorriso.
<< Ti hanno mai detto che sei un tipo impossibile? >>
<< Solo qualche volta... >> dico facendo una piccola smorfia.
Clare ride più forte, contagiando anche me e dopo afferma << Ok, ma solo se mi dai una mano anche tu... Sai cucinare è vero? >>
<< Attenta che potrei stupirti >> affermo prendendo il grembiule che nel mentre mi aveva avvicinato.
Dopo tempo, mi sento spensierato. Il suo continuo sorridere mi contagia e anche io non smetto di ridere. Non ero così da molto tempo, è questo l'effetto che lei mi fa? Forse, ma di una cosa sono certo, questa sera voglio godermela fino in fondo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


A svegliarmi è un forte mal di testa e un certo senso di nausea, ma a farmi sentire più leggera è un invitante profumo di pancake. Mi ritrovo a sorridere improvvisamente, perchè mi tornano in mente dolci ricordi, di quando la domenica mattina mia mamma preparava la colazione, e sia io che mia sorella ci ritrovavamo a fare a gara per chi dovesse arrivare prima in cucina per mangiare i fantastici pancake da lei preparati.

In effetti, pensandoci non la sento da un po… Chissà come sta Margaret. Io e mia sorella, purtroppo, da quando è diventata un grande attrice del teatro, non ci sentiamo spesso, ammenochè non le serva qualche favore, come chiedermi di badare alla mia adorata, nonché monellissima, nipotina Anna. Nel pomeriggio dovrei chiamarla.

Improvvisamente mi viene in mente un pensiero. Se io sono a letto, e sono sola, come fa ad esserci questo profumo fantastico? Ad un tratto sento un rumore di piatti provenire dalla cucina. Mi alzo subito prendo la pistola di servizio che nascondo sotto il letto e apro piano la porta della mia stanza. Percorro il piccolo corridoio che porta alle scale per il piano di sotto. Il rumore di padelle si ripete più volte, quindi con passo felpato mi avvicino al muro al termine delle scale e giro l’angolo e puntando la pistola:

<< Fermo! >>

Ma quello che mi si para davanti, non e di certo un ladro, ma il busto nudo di una statua greca, Tom.

Lui si gira verso di me, con la padella in mano, versando un omelette su un piatto. 

<< Buongiorno Agente… dormito bene? >> e mostrando un fantastico sorriso come se non gli stessi puntando una pistola contro, mi si avvicina. 

<< Tom, che ci fai qui? >> dico posando la pistola sulla penisola della cucina e avvicinandomi. 

Lui sembra non fare caso alla mia domanda e continua la sua attività culinaria. 

Io osservo la penisola, con su la colazione. C’è uno di tutto, dai pancake, alla spremuta, allo sciroppo d’acero.

Io non avevo tutte queste cose in casa. Ma come? 

<< Questa mattina, presto mi sono alzato e tu ancora dormivi. Quindi ho pensato di preparati la colazione, ma visto che non c’era nulla sono andato a fare la spesa >> conclude mettendo la caraffa di caffè sulla penisola e rispondendo alla mia domanda, come se mi avesse letto il pensiero. 

Io non riesco a proferire parola, poi collego quello che mi ha detto. Svegliato presto? Spesa?

<< Un momento hai dormito qui? >> chiedo basita.

<< Il tuo divano non è comodissimo, però si ho dormito qui… >>

<< Aspetta tu hai dormito qui… Io… E poi perché sei senza una maglia? >>

Improvvisamente, ho dei ricordi sparsi di ieri sera. La cena, le risate, il vino… Il vino certo, io non bevo mai…

Sbuffo e mi siedo su uno dei sgabelli.

<< Quanto ho bevuto ieri sera? >>

<< Non quanto avrei immagino, ma a quanto pare abbastanza per farti ubriacare e renderti libera… >> conclude indicandomi con un sorriso al quanto malizioso.

Io lo guardo e subito dopo guardo me stessa. Solo ora mi rendo conto di avere addosso solo una T-SHIRT molto più grande della mia misura. Io cerco di coprire le mie gambe.

<< Tranquilla dolcezza… ho visto le gambe di tantissime ragazze. Ma devo dire che le tue sono davvero fantastiche… >>

<< Io… forse è meglio che metta un pantalone >> affermo con in imbarazzo corredo di sopra.

 

La colazione è stata spettacolare, devo ammettere che era tutto buonissimo, è un cuoco fantastico.

<< Allora? >>

<< Cosa? >>

<< Stupita vero? >> afferma pavoneggiandosi

<< Cos’è un modo per attirare tutte le ragazze che ti devi portare a letto? >>

Dal suo viso, noto subito, che il suo sorriso da spavaldo sparisce, e inizia una espressione di stupore

<< Beh… per tua informazione io non cucino per nessuna, perché non ho bisogno di farlo per far cadere una ragazza ai miei piedi o per lo meno nel mio letto >>

Io non riesco a non ridere, va subito in escandescenza quando viene toccato il suo ego, e io mi diverto da matti a stuzzicarlo.

<< Che c’è? Che hai da ridere? >> afferma infastidito 

<< Mai metterti in discussione vero? Tu e il tuo ego, ogni volta vai in escandescenza >>

<< Io non vado in escandescenza >>

<< Davvero? >> affermo continuando a ridere

<< Ok… senti non ho mai cucinato per nessuna, e ne tanto meno mai preparata la colazione a qualcuna, o passare la notte in uno scomodissimo divano… >>

<< Se fai tutto questo per conquistarmi o portarmi a letto, sappi che io non verrò mai e poi mai a letto con te… Intesi? >> lo interrompo avvicinandomi a lui con fare arrogante.

Lui mi guarda e con un sorriso da sbruffone mi guarda e poi afferma << Fai la difficile mi piace, lo vedremo agente… sono sicuro che sarai tu ad implorarmi prima o poi… >>

Io mi allontano subito da lui, quasi nel panico. Improvvisamente, il mio cuore inizia a battere forte. Perché questa reazione? Ok, non mi è indifferente, ma non è di certo il mio tipo. E lui, vuole solo portarmi a letto, quindi no! Non voglio casini. Ma adesso non posso cedere al suo fascino, devo tenergli testa.

<< Oppure… magari sarai tu ad implorare me… >> 

Lui si alza e si avvicina a me, ci ritroviamo come ieri sera, vicini. Riesco a sentire nuovamente il suo profumo, aspro, di tabacco e muschio, da uomo. Sposto il mio sguardo suoi occhi scuri, mi sento come incantata. Cerco subito un diversivo, ma il mio sguardo cade subito sul suo petto, ancora senza maglia, che non posso non ammirare… i suoi addominali. Dannazione, perché non ha una maglietta.

Il mio cuor continua a pulsare forte, devo riprendere la situazione in mano. Lui adesso è molto vicino a me. Mi prende il viso tra le sue mani, e si abbassa leggermente su di me. I nostri nasi stanno quasi per sfiorarsi, e istintivamente chiudo i mie occhi, ma all’improvviso lo sento ridere e allontanarsi da me. Io riapro subito gli occhi e lo guardo basito. Che idiota, si stava prendendo gioco di me, e io ci sono cascata.

<< Si… dicerto sari tu a cadere ai miei piede >> afferma ridendo

<< Che stronzo… >> affermo arrabbiata, ma ridendo allo stesso tempo e dandogli un piccolo colpo sul petto.

Lui continua a ridere << Dovevi guardarti, eri completamente ammaliata da me… >>

<< Si… si… devo ammettere che sei stato bravo, ci sai fare… ma questo non vuol dire che verrò un giorno a letto con te… >>

<< Lo vedremo >> afferma arrogante 

<< Solo se cadrà la neve in pieno agosto… >>

<< Posso impegnarmi >>

Io non gli rispondo e mi volto alzando gli occhi al cielo prendendo i piatti sporchi per metterli in lavastoviglie.

<< Posso farti una domanda? >> chiede improvvisamente

<< Si… ma solo se vai a metterti qualcosa addosso… è imbarazzante >>

Lui sbuffa e si volta andando verso il divano per prendere la sua camicia.

Naturalmente, fa la sua sfilata per mettere in mostra la sue spalle muscolose, e io, ovviamente, non posso fare a meno di osservarle, ma vengo colpita da dei segni. Quindi mi avvicino a lui, per guardarlo meglio. Oh signore, quelle sono cicatrici.

<< Ma queste sono… >> 

Tom si mette subito la camicia girandosi verso di me e mi osserva in silenzio

<< Come ti sei fatto quelle? >>

Lui inizialmente non mi risponde, e nel mentre si abbottona i polsini.

<< Sono un vecchio ricordo di un infanzia non molto felice >> 

Noto subito che il suo sguardo è cambiato, non è rimasto più nulla di quell’uomo giocoso di pochi istanti fa.

<< Senti mi dispiace… io… >>

<< Tranquilla è successo molti anni fa, adesso è acqua passata >> conclude facendomi un lieve sorriso rassicurante.

<< Comunque che volevi chiedermi? >> dico cercando di portare il discorso su un argomento neutro

<< Ah si… che rapporti hai con il tenente? >> mi chiede finendosi di abbottonare la camicia

<< Perchè ti interessa saperlo? >>

<< Perchè ieri sera dopo soli 3 bicchieri di vino, hai iniziato a decantare come fosse uno stronzo il tuo caro zio… >>

Io alzo la testa e mi avvio verso il divano sbuffando disperata. Ero proprio andata.

<< Uff… e va bene… il tenente è mio zio >>

<< Oh… una piccola raccomandata… >>

<< Non proprio, non ho mai detto a nessuno chi fosse, non volevo favoritismi e voglio fare carriera da sola, e ne avere problemi con i colleghi >>

<< Ammirevole da parte tua… >>

<< Già, ma lui la vede diversamente… quindi ecco perchè mi trovo in questa situazione… comunque adesso se non ti dispiace avrei da fare… Quindi grazie di tutto >> affermo alzandomi dal divano.

<< Aspetta, aspetta… mi stai cacciando? >>

<< Non hai altro da fare? >>

<< Ti dovresti reputare fortunata, sono libero da ogni impegno… quindi possiamo passare la giornata insieme e… >> 

<< E quindi io no… ho da fare e se non ti dispiace vorrei andare a fare una doccia… >>

<< E sentiamo cosa avresti di più importante da fare? >>

<< Oh beh, io devo lavorare, anche se non vado in centrale, posso sempre farlo da casa >>

<< Ma sei in ferie… >>

<< Non per mia scelta… >>

<< E allora? >>

<< Solo non è giusto… ci sono un mucchio di cose da fare… >>

<< Beh, ma non oggi… oggi te ne starai in vacanza… >>

<< Che cosa? No! >>

<< Oh andiamo agente, da quanto tempo non ti prendi un giorno di riposo? Che ti costa? Poi da domani, riprenderai >>

Come un diavolo tentatore, mi stuzzica. Pensandoci non mi prendo un giorno libero da molto tempo, forse non sarebbe male, staccare la spina per un giorno.

<< E va bene… ma solo per oggi. Intesi? >>

Tom inizia a esprimere gioia in ogni singola espressione del suo viso.

<< Perfetto… allora ti vengo a prendere tra un ora. Mi raccomando vestiti comoda >> afferma prendendo la sua giacca di pelle.

<< Aspetta cosa? Dove dobbiamo andare? E poi dove stai andando? >>

<< Immagino, che abbia bisogno della tua privacy, almeno che tu non voglia fare una doccia con me, ma ne dubito. Io vado al Vanity a sbrigare alcune cose. A dopo… >> afferma entusiasta uscendo dall’appartamento.

Ok, Clare, non porti domande e goditi la giornata. Forza adesso è meglio sbrigarsi.

 

*****

Vanity, Los Angels

Dopo una doccia veloce, sono andato al locale, a detta di Jonny avevo alcune cose da sbrigare, infatti ho dovuto posticipare l’appuntamento con Clare, spero di non portare troppo ritardo.

Quando entro il locale è vuoto. Le uniche persone presenti sono i ragazzi delle pulizie sparse per la sala. Saluto tutti cordialmente, mostrando il mio sorriso migliore. Anzi no, quello è proprio il mio sorriso, il mio umore è alle stelle. 

Mi dirigo verso il mio ufficio fischiettando, ma fortunatamente per il corridoi incontro il mio socio.

<< Vedo che siamo di buon umore oggi… >>

<< Buongiorno anche a te Jonny… >> affermo senza smettere di sorridere.

Noto che mi fissa, e non saprei distinguere se è sbalordito o perplesso.

<< Beh che c’è? >> chiedo guardandomi, forse ho una macchia… così osservo la mia maglia anche io.

<< Che fine hanno fatto le camice, le giacche e i pantaloni? >>

<< Oh, per questo… >> dico aprendo il giubbotto di pelle.

<< Si, questa mattina ho un impegno, e optato per uno stile più comodo… >> continuo 

Jonny continua a guardami poco convinto. 

<< Allora? Che avevi di così importante da dirmi? >>

<< Devo darti i documenti che mi hai chiesto ieri sera, e poi dobbiamo decidere per l’evento di questa sera… >> 

Io annuisco e mi dirigo verso il mio ufficio, Jonny mi segue nemmeno fosse la mia ombra. Una volta dentro prendiamo entrambi posto e mi porge la cartella con quello che avevo richiesto. Io la apro ma qualcosa non mi convince.

<< Questi i conteggi del bilancio dello scorso mese? >>

<< Si… che sciocco devono essere finiti li per sbaglio >> afferma cercando di riprendersi la cartella, e porgendosi la cartella giusta.

Io li osservo, e di sottocchio vedo Jonny che è in leggero fermento, muovendosi spesso sulla sedia.

<< Chi ha fatto questi bilanci? >>

<< Me ne sono occupato io ricordi? >>

<< Ok… non ti dispiace se gli do un occhiata allora… >>

Lui annuisce, anche se poco convito. Subito dopo passiamo a decidere come procedere per l’organizzazione della sera.

Subito dopo aver deciso, raccolgo tutti i documenti per andare via. Ma non appena leggo “MADSON” dalla cartella mi vengono in mente le parole di Clare di ieri sera e i suoi dubbi su Jonny.

<< Che mi dici di Madson? È così santo per come appare? >>

<< A quanto pare ha diversi affari loschi, come spaccio, traffico di denaro riciclato e diverse evasioni fiscali… >>

<< Povera Sandy… è proprio un bastardo… >>

<< Già… e pensare che li ho fatti conoscere io >>

<< Tu conosci Madson? >>

<< Oh… beh è più un conoscente… per la sua fama >>

A questo punto, il dubbio che Jony mi nasconda qualcosa si insinua sempre più in me.

<< Posso farti una domanda? >> chiedo a bruciapelo

<< Certo… amico sai che tu puoi chiedermi tutto >>

<< La sera dell’omicidio… Come facevi a sapere che Sandy sarebbe arrivata quella mattina stessa? >>

Jonny mi guardò e poi fece un sospiro.

<< La mattina dell’omicidio Sandy mi chiamò, chiedendomi se potessi andare a prendere la sera in aeroporto, perché doveva parlare con Matt. Ma non appena arrivo a LA ricevette la chiamata della morte del fratello. Era distrutta, così l’accompagnai a casa… >>

<< Perché non mi hai detto nulla del suo ritorno? >>

<< Non pensavo ti interessasse… >>

<< Beh a me no, ma alla polizia si >>

<< Certo perché ormai conta la polizia… Solo la polizia, perché adesso collaboriamo con la polizia >>

<< Se non ti conoscessi bene direi che hai qualcosa da temere >>

<< Non è il nostro dovere… Tu sei proprietario di questo posto >> afferma prendo le braccia come a voler abbracciare il locale.

<< La gente cerca solo te Tom, vuole parlare con te, vuole fare affari con te. Con il re del divertimento, del lusso e della baldoria… >>

<< Beh, ci sei anche tu, no? Ti pago anche per questo… Ora scusa ma devo andare… >> mi sono innervosito, prendendo i documenti e uscendo dalla stanza.

 

Sono fuori casa di Clare ad aspettare che esca. Dopo pochi minuti la vedo, la trovo semplicemente fantastica. Anche se indossa una semplice maglia bianca e un jeans. Ha lasciato i capelli sciolti, indossa degli occhiali da sole neri, mi da l’impressione di essere una fantastica attrice.

Io rimango appoggiata alla macchina e le sorrido, ma non so ne anche io il perché.

<< Beh? Che hai da ridere? >>

<< Ti hanno mai detto che hai la faccia per stare dietro a una cinepresa? >>

<< No… ma quando ero piccola ero molto brava nelle recite scolastiche… >> afferma poggiando una mano sul mento, come se stesse valutando veramente il mio consiglio.

Scoppiamo entrambi a ridere.

<< Allora dove mi porti? >> 

<< Beh… avevo pensato. Da quanto non vai al mare? >>

<< Perché lo vuoi sapere? >> mi chiede titubante

<< Perché è li che andremo… >> mi inchino aprendole la portiera della mia auto e invitandola ad accomodarsi.

<< Ma siamo a marzo? >>

<< E allora? Fa caldo, il sole splende… quindi rilassati… e per una volta agente, stacca la spina, non puoi stare sempre dietro alle regole >>

<< Le regole sono fatte per essere rispettate >>

<< Ma anche per essere infrante… >>

Lei alza gli occhi al cielo e si accomoda in macchina << Avanti andiamo? >>

<< A gli ordini >>

Il tragitto da casa sua alla spiaggia di Santa Monica è pieno di risate e battute, come se fossimo dei vecchi amici. Cantando canzoni a squarciagola.

Io la osservo ridere e cantare e non posso fare a meno di ridere anche io vedendola spensierata. Sembra di guardare una bambina durante una gita scolastica. Non so ne anche io perchè mi senta così trasportato da lei. Dopo la morte di Mark, ho chiuso il mio cuore. Ho capito che era meglio che la gente più stava lontano da me, più aveva possibilità di salvarsi dal male che mi porto dietro. Ma questo lei non può saperlo, e io non sto facendo nulla per farla allontanare.

Vengo riportato alla realtà dalle prime note di una canzone che sento alla radio.

<< Oh adoro questa canzone! >> sono i Maroon 5 “I girls like you”, alzo subito il volume, iniziando a cantare.

Anche Clare si lascia trascinare dal ritmo della canzone, cantando anche lei.

Non appena finisce la canzone, mi guarda divertita << Non ti facevo un tipo da dichiarazioni >>

<< Non sono un tipo da dichiarazioni >>

Lei in risposta ride

<< Il fatto che mi piaccia questa canzone, non vuol dire che sia un tipo romantico >> concludo con disappunto.

<< Oh… dimenticavo tu sei il mitico don Giovanni, e che tutte le donne cadono ai tuoi piedi >> afferma cercando di imitarmi.

Intanto siamo arrivati nei pressi della spiaggia; parcheggio nel primo posto libero, abbassando leggermenteE abbassando gli occhiali sul naso mi volto verso di lei, per guardala bene.

<< Si… carina! Io non ho bisogno di inutili moine per conquistare una donna, siete voi a venire da me e a supplicarmi… >>

Lei mi guarda mi imita abbassando i suoi occhiali fin sotto il mento << Non mi sembra che sia per tutte così >> afferma con tono di sfida.

<< Tempo al tempo, mi cara… >>

<< Vedremo >> 

Per alcuni attimi il nostro sguardo di sfida rimane, ma alla fine sono io a cedere e scendo, andando nella parte posteriore della macchina per prendere uno zaino.

Lei mi osserva e ha uno sguardo basito per la mia organizzazione.

<< Che hai li dentro? >> adoro  quando punta quel suo dito verso di me

<< Tutto il necessario >> affermo in modo ovvio 

Lei sorride e vedo che per una volta si arrende, non cerca l’ultima parola. Poi la vedo guardare verso un venditore ambulante di Hot-Dog

<< Tu non hai fame? >>

Uhm… fammi pensare…

 << Hot-Dog? >>

<< Hot-Dog… ma questa volta offro io! >> 

<< Solo per questa volta! >>

Lei, ancora una volta, in tutta risposta ride e si dirige verso il camioncino ambulate

 

*****

Spiaggia Santa Monica, Los Angeles

 

Credo di non divertirmi così da non so quanto tempo, probabilmente al tempo del liceo. Tom si sta rilevando una persona davvero diversa da quello che le apparenze possono mostrare. Solare, scherzoso, a tratti anche un pò buffo.

Stiamo facendo una partita a carte mentre siamo seduti su un grande telo in spiaggia sotto il sole.

<< Scala reale! >> affermo abbassando le carte che ho in mano.

<< No… non è possibile è la quarta partita di seguito che vinci! >>

<< Si posso dire di essere molto brava >> 

<< Ma se avevi di non saper giocare… >>

<< Vorrà dire che sono stata baciata dal fortuna del principiante >> concludo aggiustandomi gli occhiali da sole.

Tom mi guarda e scoppia a ridere, facendo ridere anche a me.

<< Che dici facciamo due passi? >> mi chiede alzandosi

<< Ok… >> mi alzo seguendolo.

Improvvisamente, la nostra atmosfera di spensieratezza viene rotta dalla suoneria del mio cellulare. Io sbuffo, lo cerco invano nella mia borsa.

Non appeno vedo chi è, distinto alzo gli occhi al cielo. 

È Peter, non so perché da qualche giorno lo trovo un pò invadente.

Tom capisce subito dalla mia espressione che è qualcuno di poco gradito.

<< Problemi? >>

<< E’ solo Peter… >>

Senza che me ne renda conto lui mi prende il cellulare dalle mie mani e risponde alla chiamata

<< Dectective! Buon pomeriggio! >> 

Io rimango sconcertata dalla sua spavalderia e cerco subito di riprendermi il telefono.

<< Tom ridammi il telefono! >> ovviamente, essendo più alto e più robusto di me, riesce benissimo a fermarmi e a farmi cadere sulla sabbia.

<< Si sono Tom… L’agente Smith? Beh… in questo momento non è al momento disponibile, ha lasciato il suo cellulare qui… >> afferma allontanandosi da me e andando vicino la riva.

Io mi rialzo e lo osservo arrabbiata mettendo le mani ai fianchi.

<< Certo, certo… non appena torna gli diro che l’hai chiamata… >> conclude osservandomi e sorridendomi.

<< Perfetto… una buona… >> lui stacca subito il cellulare dall’orecchio per osservare lo schermo stupito

<< Mi sa che ha riattaccato… però che carattere >>

Io parto alla ribalta per riprendere il mio cellulare e richiamare Peter.

<< Ma come ti sei permesso… poteva essere una chiamata di lavoro >>

<< Beh… per oggi può aspettare >>

Io in risposta mi lancio su lui per riprendere il mio telefono, ma lui alzando il braccio in alto, allontanando così il mio obbiettivo.

Lui non fa altro che ridere, e io non faccio altro che saltare nel tentativo, vano, di recupero del mio telefono.

<< Sai sei proprio buffa… sembri uno di quei cagnolini che cercano di saltare per recuperare il loro osso… >>

Bene, vuoi la guerra? E guerra avrai!

Mi allontano da lui, prendendo una piccola rincorsa, e mi lancio su di lui, riuscendo a prendere, questa volta, il mio cellulare. Ovviamente, Tom non si aspettava assalto del genere, ritrovandosi così a perdere l’equilibrio e cadendo in mare.

Inizialmente, io lo guardo stupita. Ma subito dopo, scoppio a ridere.

Tom, capisce soltanto in quel momento cosa sia successo, si guarda in torno e poi con un sorriso malefico guarda me. Improvvisamente, io capisco subito quello che vuole fare, e la mia risata lascia posto al terrore di finire anche io in acqua.

<< Oh no, e… >> affermo alzando le mani e facendo qualche passo indietro.

<< Che cosa? >> dice alzandosi

<< Senti Tom, mi dispiace… io non volevo… >>

<< Cosa? >>

Io capisco subito le sue intenzioni, e prontamente mi volto per scappare. Tom inizia, a correre anche lui per prendermi. Riesco solo a fare qualche metro lanciando il cellulare sulla tovaglia, che lui mi afferra per la vita da dietro, sollevandomi.

<< No… ti prego no >> dico scalciando, nel vano tentativo di liberarmi

<< Mi dispiace agente… ma occhio per occhio >> afferma spostandosi di corsa verso il mare.

<< Non ho ne anche il costume! >> ma lui non mi ascolta e mi lancia in acqua, immergendomi completamente.

Io riemergo, sotto shock per l’acqua gelata, se pur oggi faccia caldo l’acqua è pur sempre fredda.

Lui, vicino a me, inizia a ridere di crepapelle per come stavo facendo prima io di lui.

<< Dico… sei per caso impazzito? >>

<< Te l’ho detto agente… occhio per occhio! >>

Improvvisamente, anche io inizio a ridere e alzo le mani in segno di arresa. Lui si avvicina a me porgendomi la mano. Io afferro la sua mano, ma anziché alzarmi l’attiro verso di me facendolo cadere nuovamente in acqua, ma totalmente sta volta. Io mi rialzo e inizio nuovamente a ridere. La gente che passeggia, ci osserva sorridendo, pensando sicuramente, che una coppia di giovani incoscienti, decide di fare il bagno nel mese di Marzo. Lui riemerge, e si guarda i vesti ormai fradici.

<< Si avevi proprio ragione… occhio per occhio >> affermo con aria da sbruffone

<< Allora vuoi la guerra! >> dice ridendo e iniziando a schizzarmi con l’acqua. Io di rimando, inizio a ricambiare schizzandolo e ridendo insieme a lui come due matti. 

 

Siamo seduti in spiaggia, avvolti in un asciugamano perché fradici, e stiamo sorseggiando una birra mentre guardiamo, in silenzio, il sole, di fronte a noi, che sta per tramontare.

Che giornata, credo che mi facciano male le guance per quanto ho riso oggi. Tutto merito suo, è incredibile spesso come nella vita una persona in così poco tempo, se pur sconosciuta, possa farti ricordare quanto è bello ridere ed essere spensierati. A forza di stare dietro alle regole, ti dimentichi quanto sia bello ogni tanto godersi la spensieratezza.

<< Grazie >>

Tom si volta verso di me e si acciglia leggermente, per capire il motivo del mio ringraziamento.

<< Grazie per la giornata di oggi, non mi divertivo così da molto tempo >> spiego

<< Non c’è di che… anche io non mi divertivo così da tempo >> afferma sorseggiando un po di birra dalla sua bottiglia

<< Non dirmi che il grande re delle serate e dello sballo, ogni sera, si annoia? >> sorseggio anche un po della mia birra

<< Ma si certo, c’è la musica, ci sono i cocktail, ci sono le ragazze… ma quello di oggi è stato diverso… >> 

Il suo sguardo è rivolto verso l’orizzonte, ma in realtà è perso nel vuoto.

<< Quando ero piccolo, mia mamma andò via di casa quando avevo 11 anni. Lasciò me, mio padre e mio fratello più piccolo. Mio padre aveva il suo impero e non poteva certo occuparsi di due marmocchi come me e mio fratello… >>

Si sta aprendo con me, non l’aveva mai fatto. Io l’osservo mentre continua il suo racconto, dal suo viso riesco solo a vedere e rabbia e dolore. 

<< Io ero il più ribelle, il più indisciplinato. Ne combinavo di tutti i colori… >> si ferma accennando un sorriso, come se nella sua testa per un attimo affiorassero dei ricordi divertenti. Io sorrisi di rimando, ma rimasi in silenzio aspettando il continuo del suo racconto. Ma improvvisamente, divento nuovamente serio.

<< Così decise di chiudermi in un istituto privato. Aveva abbastanza soldi e poteva permettersi di mandarmi in qualsiasi scuola. Lui e il suo impero! >>

Dal suo volto, vedevo così tanta rabbia, ma mi feci coraggio e gli porsi nuovamente, quella domanda a cui sta mattina, lui non aveva risposto.

<< E li… e li che ti sei fatto quelle cicatrici? >>

Lui annui semplicemente, con la testa.

Io rimasi senza parole, come si può trattare un ragazzo così? 

<< Ero il più vivace dell’istituto, e gli insegnati non erano tra i più clementi. Io cercavo, soltanto il pretesto per farmi buttare fuori da li e tornare a casa. Così una sera cercai di scappare, ma la sorveglianza mi prese subito dopo. E mi dissero che avrei avuto una punizione esemplare che mi avrebbe fatto passare la voglia di scappare. Mi portarono in una stanza e il resto puoi immaginarlo… >> concluse bevendo un gran sorso di birra.

<< Ma è una cosa terribile… >>

Lui alzo le spalle, come se mi volesse dire che ormai era passato, e che li doveva restare.

<< Tuo fratello? >>

Vidi subito che si irrigidì non appena gli posi la domanda. E il suo volto si fece subito serio e triste.

<< Lui… lui ci ha lasciato alcuni anni fa… >>

<< Oh… mi dispiace… io… >>

<< Tranquilla non potevi saperlo >> risponde guardandomi nuovamente, dopo il suo estenuante racconto. 

Il quello sguardo per la prima volta, non vidi la sua solita spensieratezza, ma vidi dolore, sofferenza, paura. Tutti sentimenti che non avrei mai detto di poter vedere in lui.

Io ripresi a guardare l’orizzonte, ormai il sole era stato inghiottito dal mare e aveva lasciato soltanto, dietro di se delle leggere sfumature violacee, simbolo che presto sarebbe arrivata la notte e avrebbe fatto ingresso la luce della luna.

Improvvisamente, un leggero venticello si scontra contro di noi, provocandomi un leggero brivido lungo la mia schiena, che non lascia indifferente Tom.

<< Andiamo? Non vorrei essere causa di un tuo malore… >> afferma Tom alzandosi e prendendo dallo zaino una felpa e porgendomela.

 

Il viaggio del ritorno fu più tosto silenzioso, entrambi eravamo persi nei nostri pensieri. Io ripensavo ancora al racconto di Tom, e mi chiedo come un padre possa essere senza cuore, abbandonare un figlio. Però ci sono ancora molte domande che si pongono sulla mia testa sul suo conto. Perché non ci sono informazioni sul suo conto? Come fa ad avere così tante conoscenze nel mondo del crimine? Sicuramente, ha omesso molti dettagli del suo passato, che cosa sarà successo al fratello da farlo intristire così tanto? E se fosse veramente una copertura la sua? E se stesse cercando veramente di prendere informazioni da noi?

Siamo davanti casa mia e tra di noi cala un certo imbarazzo.

<< Bene… >> afferma imbarazzato spegnendo la macchina

<< Bene… >> rispondo facendo un sorriso.

<< E’ stata davvero una bellissima giornata >> continuo.

<< Non c’è di che è sempre un piacere trasgredire le regole con te… Ah, quasi dimenticavo… >> lui apre il cruscotto della macchina e prende un cartellina verde con scritto su “MARCUS MADSON”

<< Questo è tutto quello che Jonny è riuscito a trovare su Madson, devo dire che troverai molte cose interessanti che ti potranno aiutare… a quanto pare non è così santo per come sembra… >>

<< Oh grazie! Anzi ringrazia Jonny da parte mia. Domattina darò tutto a Peter… >>

<< Cosa? >>

<< Beh, io non mi occupo più del caso ormai… >>

<< Agente, se c’è una cosa che mi ha sempre colpito di te è la tua testardaggine, quindi non vorrai mollare proprio ora, solo perchè il caro zio ti ha detto che non devi più indagare >>

<< Tranquillo… sono sicura che Peter farà un ottimo lavoro… >>

<< Se c’è una persona che può dare giustizia al povero Matt, quella sei tu! >>

<< Per quello esiste la legge… >>

<< Ma la legge non basta se non c’è gente come te, che contribuisca a farla rispettare… Quindi non arrenderti… e dimostra a tutti quanto vali… >> conclude facendomi un sorriso e poggiando la sua mano sulla mia. 

Io di rimando abbasso lo sguardo e non appena lo rialzo, rivendo il ragazzo di poco prima, privo di ogni corazza, gentile e sincero. Così sospiro, e ricambiando con l’altra mano la sua stretta rispondo << Ok… farò tutto il possibile… >> 

Lui non mi risponde e mi sorride. Si fida di me, non mi conosce ma crede in me, e questo non può che mettermi ancora più coraggio per andare avanti e dimostrare a tutti di che pasta sono fatta.

<< Bene allora io vado >> 

<< Si… certo >> afferma in imbarazzo e staccando la sua mano dalla mia presa.

<< Grazie per tutto >> dico prima di scendere.

Quando sto per arrivare davanti porta di casa mi richiama dalla macchina abbassando il finestrino << Ah agente! Nella cartellina troverai anche il mio indirizzo oltre al mio numero. Magari in queste sere ti venisse voglia di una serata diversa… >> 

<< Scordatelo! >> affermo urlando

Lui in risposta scoppia a ridere e va via. Io rientro in casa e non appena chiudo la porta mi poggio rilassata, e con un sorriso. Ecco il solito Tom era tornato, forse non era mai andato così lontano.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Distretto FBI

 

<< Dove hai preso tutte queste informazioni? >> tuona mio zio analizzando i fogli all'interno della cartellina

<< Te l'ho detto anche io ho i miei informatori >> 

Lui prende i fogli e li passa a Peter, che inizia a leggerli con sgomento 

<< Ma queste sono prove schiacciati che Madson, potrebbe essere colpevole, oltre al fatto che qui ci sono abbastanza prove per tenerlo al fresco per molti anni... >>

<< Si ma non è detto che lui centri qualcosa con l'omicidio... >>

<< Non ci resta che farlo parlare allora... >> afferma mio zio.

<< Bene... >> afferma Peter uscendo dalla stanza per convocare il nostro sospettato.

Nella stanza cala il silenzio, e tra me e mio zio, c'è solo uno sguardo di sfida.

<< Vedo che hai il viso più colorito... hai preso del sole >> alla fine afferma con imbarazzo come a voler rompere il ghiaccio.

<< Si sono stata al mare >>

<< Nel mese di Marzo? >>

<< Perchè non posso? >>

<< E' più inusuale... >> 

<< Beh le regole vengono fatte per essere infrante... >> affermo ripetendo le stesse parole che Tom mi aveva detto giusto ieri.

<< Senti Clare, mi dispiace per come l'altro giorno si sia conclusa la nostra discussione... e mi dispiace, ma cerca di capirmi... io sto cercando soltanto di proteggerti >>

<< E chiudermi in un ufficio è la cosa migliore? >>

<< Se è quello che serve si... >>

<< Non sei giusto nel tuo lavoro... >>

<< Lo so bene, ma per me sei come una figlia e non voglio perderti >>

<< Non ti importa di quello che voglio io? Della mia carriera? >>

<< Appunto perchè mi importa, un bravo poliziotto sa anche quando è il momento di fermare i suoi agenti migliori >>

Io svio lo sguardo dal suo e faccio un sorriso tirato, per la delusione.

<< Bene se è questo che vuoi, eseguirò i tuoi ordini >> e senza dargli tempo di replicare esco dalla stanza.

Sto per dirigermi all'ascensore per andare via, quando sento Peter chiamarmi.

<< Clare, aspetta sta arrivando Madson, vorrei che partecipassi all'interrogatorio >>

<< Non posso, ti ricordo che mi hanno esonerato dal caso... >>

<< Lo so, ma non io... Per me sei ancora la mia compagna di squadra... >>

Io mi guardo in torno, indecisa sul da farsi, per capire se c'è traccia di mio zio, e infine guardo Peter che mi guarda come un cucciolo bastonato.

Cosi sbuffo e mi arrendo.

<< Ok va bene... >>

<< Grande! >> afferma abbracciandomi, attirando lo sguardo degli altri colleghi.

<< Ok... ok va bene... ma adesso basta... >> affermo cercando di staccarmi dal suo abbraccio.

Lui sorride, ma dopo pochi secondi si fa serio.

<< Che c'è? >>

<< Io ho bisogno di parlarti... >>

<< Si... certo, dimmi pure >>

<< No qui... ci vediamo tra 5 minuti in terrazza, io devo fare una cosa prima >> e va via piuttosto cupo

Io rimango a fissare le sue spalle.

 

Sono in terrazza ad aspettare Peter, questo è il nostro posto segreto, veniamo sempre qui quando vogliamo sparire dal caos della centrale. Solitamente qui trascorriamo la nostra pausa pranzo, o osserviamo il tramonto quando ci è possibile. Spesso veniamo qui e rimaniamo in silenzio a fissare il vuoto, e nonostante ci siano solo grattacieli come paesaggio, ci da un piccolo barlume di pace. 

Sento il rumore della porta antincendio aprirsi, riportandomi al presente, e vedo Peter con due tazze di caffè in mano sedendosi vicino a me.

<< Cappuccino ben caldo, zuccherato, con tanta schiuma e una spolverata di cacao. Come piace a te! >> afferma porgendomi la tazza.

<< Grazie sei molto gentile >> gli sorrido 

Lui in risposta mi sorride e inizia a bere il suo caffè.

Restiamo per un poco entrambi in silenzio a guardare il panorama. Siamo entrambi persi nei nostri pensieri. Penso di sapere di cosa vuole parlarmi Peter, ma questa volta voglio far fare a lui il primo passo. 

Dopo qualche attimo ancora di silenzio, Peter prende finalmente la parola

<< Hai passato una bella giornata ieri? >>

<< Abbastanza... >>

<< Devi essere stata molto impegnata per non richiamarmi più... >>

Mentalmente, mi do della cretina, perchè presa dall'euforia della giornata, mi sono completamente dimenticata di richiamarlo.

<< Si è stata un giornata movimentata... >>

<< Eri con... lui? >> 

Alla quella domanda io trattengo il fiato. Non so perché sto reagendo così. Non mi dovrebbe importare.

<< Si >>

<< Immaginavo... >>

Non ci guardiamo i nostri occhi sono fissi su un punto al di fuori della nostra portata.

<< Che volevi dirmi, ieri? >>

<< Oh niente d'importante, volevo solo invitarti per una pizza >>

<< Oh... mi dispiace. Ma possiamo fare di sicuro un altra sera >>

<< Per essere ancora rifiutato, o umiliato da quel tipo? No grazie >>

È una gara dunque? A chi si mostra migliore? Mi chiedo mentalmente 

<< Che cosa è una gara? A chi è più bravo con me? >>

<< Cosa? >>

Io mi alzo e mi volto verso di lui per guardarlo.

<< Che cos'è? Ti senti in competizione? Il fatto che io possa uscire una volta con lui non significa che lui ci stia provando con me, o che io abbia un debole per lui. Io non sono il trofeo di nessuno... >>

<< Dannazione non lo capisci che mi piaci? >> afferma Peter alzando la voce e venendo verso di me

Io rimango senza parole. Non so che cosa dire.

<< Si Clare, mi piaci un sacco. Mi piaci fin dal primo giorno che t'ho conosciuta... >>

<< Ma tu... >>

<< Si non ne ho mai avuto il coraggio. E quando ero pronto a dirti tutto, è arrivato quel tizio con il suo modo di fare e la sua spavalderia. Così ho avuto paura di perderti, senza ne anche averci provato, senza ne anche aver avuto la possibilità di dirti cosa provo >>

<< Io... io non so cosa dire >>

<< Buffo no? Per una volta sono io a lasciarti senza parole >> si avvicina a me, portando una piccola ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio. 

<< Clare, io voglio stare con te. Dammi una possibilità >>

Io non riesco a proferire parola, e non riesco a guardarlo negli occhi. Così lui prende il mio fra le sue mani e lo solleva affinché possa guardarlo negli occhi. I suoi occhi verdi, così grandi e speranzosi. Eppure non riesco a vedere altro. 

<< Peter... io non so che cosa dire... >>

<< So che tutto questo ti sembrerà strano e fuori luogo, ma dovevo dirtelo non potevo andare avanti così. E so che ti serve tempo. Ma io ti aspetterò, rispetterò i tuoi tempi. Però non chiudiamoci la possibilità di provarci. Ok? >> 

Io abbasso lo sguardo e annuisco. Lui in risposta poggia la sua fronte sulla mia e ci ritroviamo nuovamente occhi negli occhi.

Ma, improvvisamente, il suo cellulare suona, e soltanto dopo aver mostrato una certo disappunto, per il momento interrotto, risponde << Bround... si bene arrivo >>

<< Tutto ok? >>

<< Madson è arrivato, dobbiamo andare... >>

<< Ok... >>

Grazie al cielo, è arrivata questa chiamata, non sapevo più cosa fare.

 

 

<< Madson, sei tu che hai ucciso Matt? >> chiede nervoso Peter

Nessuna risposta.

Peter mi guarda esasperato.

<< Se confessi, avrai uno sconto della pena il giudice potrebbe essere clemente... >>

Il silenzio.

Ok. Forse dobbiamo farlo spaventare.

<< Da quanto tempo stai con Sandy? >> chiedo, sedendomi di fronte a lui

Lui mi guarda, e dopo un po risponde << Un anno circa... >>

Apro il suo fascicolo con tutti i suoi riferimenti. 

<< Lei sa di tutto questo? >>

<< No >>

<< L'ami? >>

<< Dove vuole andare a parare agente? >>

<< Mi chiedo come possa si creare un dolore così grande alla donna che si ama, scoprendo che l'uomo con cui viveva tramava per liberarsi del fratello; senza contare che qualcuno potrebbe andare a bussare alla sua porta per riprendersi quello che gli spetta >>

<< Io non ho ucciso nessuno >> urla

<< Chi stai coprendo? >>

<< Io non posso... >>

<< Cosa non puoi... chi stai aiutando? Ascolta, se ci aiuterai a scoprire chi ha ucciso Matt, ti prometto che farò di tutto per farti avere uno sconto della pena... >>

Ma in tutta risposta svia lo sguardo.

<< Ascolta... se tu ci dici tutto quello che sai, ti prometto che proteggeremo tua sorella e Sandy... >>

<< Quella è gente che non scherza... >>

<< Ti hanno minacciato? >> incombe Peter

<< Vi giuro che non volevo che gli accadesse qualcosa... Ho sempre fatto quello che mi chiedevano >>

Vedo che inizia a sudare, per l'agitazione. 

<< Se io vi dico quello che so mi promettete che proteggerete Sandy e Tania? >>

<< Certo, hai la mia parola >> affermo per dargli sicurezza.

Io e Peter ci guardiamo con uno sguardo d'intesa.

<< Un paio di anni fa, la mia azienda era in crisi. Avevo fatto degli investimenti poco proficui, portandomi sull'orlo del fallimento. Non sapevo che fare, dove andare. Non volevo perdere tutti i sacrifici che aveva fatto mio padre. Mi aveva dato in eredità la sua amata azienda, e io rischiavo di farla sparire in poco tempo. Non volevo essere la sua delusione. Così un giorno, un tipo, si presentò al mio ufficio, dicendomi che lui avrebbe potuto aiutarmi a risolvere i mie problemi volendo entrare in affari con me. Li per li, non fui molto convito. Infine accettai >>

<< Ricordi il suo nome? >>

<< No. Non lo vidi più >>

<< Come entrano in contatto con te? >>

<< Telefonicamente... >>

<< Il tipo che si è presentato in ufficio, ti ha detto almeno come si chiama? >>

<< No mi ha mai rivelato la sua identità. Ha detto che sapevano chi ero e che loro avrebbero potuto aiutarmi... >>

<< Se lo vedresti lo sapresti riconoscere? >>

<< Beh... io non saprei l'ho visto soltanto una volta... >>

<< Sai almeno per chi lavoravi? >> chiede Peter spazientito

<< Io... io non lo so... >> afferma, è evidente che sia spaventato.

<< Andiamo... fai operazione di traffico e riciclo di denaro e non sai per chi? >>

<< Non ho mai chiesto e non mi hanno mai voluto dire chi erano. Mi davano delle garanzie... Ora se non vi dispiace vorrei mettermi in contatto con il mio legale... >>

<< Ma certo... il legale... Tu ci stai mentendo... sai benissimo di chi si tratta! >>

Io mi avvicino subito a Peter, si stava innervosendo troppo ed era chiaro che orami Madson non avrebbe più parlato. Voleva le sue garanzie.

<< Peter! Usciamo un attimo fuori >> lui annui con la testa e uscimmo fuori dalla sala interrogatorio per entrare in quella adiacente. Da li avremmo potuto osservare il nostro sospetto da dietro il vetro blindato.

Era sudato agitato, si muoveva continuamente dalla sua sedia. Sapeva che era in pericolo, e probabilmente la morte di Matt era solo un avvertimento. 

<< Stava quasi per crollare... >> afferma Peter

<< No... per oggi non parlerà più... è troppo agitato. Ha chiesto del suo avvocato perchè vuole le sue garanzie, sa che al momento lui è più al sicuro qui che fuori >> 

<< Pensi che siano i Parker? >> 

<< Probabile... ma non possiamo esserne certi >>

<< Come pensi di agire? >>

<< Non lo so... aspettiamo stiamo a vedere, qualcuno si farà vivo. Allora lui parlerà... >>

<< Non possiamo aspettare... >>

<< Peter, è spaventato non parlerà >>

<< Capisci non c'è tempo... potrebbero cancellare ogni traccia e sparire da LA... >>

<< Ti dirà che non si ricorda... >> affermo, un pò nervosa.

<< Sono io a capo di questa indagine, quindi si fa come dico io >> conclude alzando la voce. 

<< Fantastico... >> ed esco dalla stanza. Dannazione, perchè mi lascio coinvolgere in queste cose, il mio posto ormai è in ufficio con Bob. Questa volta, Peter non mi segue, non è come le altre volte. E questa cosa, sembra pesarmi. La verità e che tutti pensano, che io non sia all'altezza, troppa inesperta per poter aver ragione.

 

Mi dirigo verso quello che sarà il mio nuovo reparto, per dare un saluto a Bob. Forse non mi dispiacerà, stare in ufficio con lui. Niente liti, inseguimenti, missioni sotto copertura... del semplice e umile lavoro da scrivania.

<< Ciao Bob! >> 

<< Ehi Clare... come stai? Ho saputo che dalla prossima settimana saremo colleghi di ufficio... >>

<< Già a quanto pare... >> affermo un po sconfortata

<< Sta tranquilla... sono sicura che il caro Tenente ti terrà per poco qui, sei un elemento troppo importante, per rimanere dietro una scrivania >> dice incoraggiandomi.

<< Non ne sono molto sicura... >>

<< Il tempo darà le risposte che meritiamo... >>

<< Già... >> vorrei tanto crederti caro Bob, ma non so se questa volta la tua saggezza corrisponderà alla verità.

<< Ascolta... In merito a quelle ricerche che tu mi avevi chiesto... >>

Io l'osservo subito interessata, ricordo benissimo di chi sta parlando. 

<< Non ho trovato nulla nei nostri archivi, sembra tutto cancellato. Devo dire che hanno fatto un ottimo lavoro di pulizia... Ma siccome sono una vecchia volpe, ho contattato un mio vecchio amico, del distretto di San Francisco e mi ha detto che non appena avrebbe trovato qualcosa mi avrebbe avvisato >>

<< Fantastico Bob! Sei un grande! Ma secondo te, come si può cancellare ogni cosa dai nostri sever, insomma è alquanto impossibile... >>

<< Solitamente, tracce del genere subentrano quando cambi identità, o sei un protetto dello stato. Oppure... >>

<< Oppure? >>

<< Oppure, hai talmente tanto denaro da corrompere chiunque... >>

<< Già... >>

<< Comunque sia, devo dire che chi ha fatto questo lavoro è stato molto bravo, solitamente, c'è sempre qualche traccia del passato. Ma, questa volta ha sostituito tutto con la nuova identità... >>

Io non rispondo, ma rimango pensierosa

<< Hai pensato che questa volta magari si tratti davvero di un bravo ragazzo... >>

Sbuffo sorridendo << Bob un bravo ragazzo non ha agganci con malavitosi o gente del genere... >>

<< Magari è costretto a farlo, con un nightclub sopra le spalle certa gente non puoi evitarla di conoscerla... >>

<< Comunque adesso meglio cha vada... >> salutando usci dall'ufficio.

 

 

Sono a casa, voglio rileggere tutto il fascicolo del caso, sono sicura che ci sta sfuggendo qualche cosa. Non appena lo apro, trovo il bigliettino di Tom con il suo indirizzo di casa oltre al numero di telefono. Istintivamente sorrido, pensandoci non l'ho neanche ringraziato per quello che ha fatto, e girando il biglietto noto che sopra a penna c'era scritto "Vieni a cena con me?" 

Leggendo quell'invito non poso fare altro che sorridere ancora di più. Anche se trovo questa cosa estremamente romantica, non riesco a inquadra la sua personalità. Certe volte è enigmatico, altre fin troppo espansivo, e altre volte ancora, l'uomo più romantico e disponibile che ogni donna vorrebbe.

A destarmi dai mie pensieri è la vibrazione del cellulare, lo prendo per vedere di chi si tratta, e per l'ennesima volta vedo che si tratta di Peter e per l'ennesima volta non gli rispondo. Insomma non può decidere lui, quando essere il capo e quando no. 

Tutto ciò mi riporta a pensare alle sue parole, di questa mattina. Non riesco a capirlo, sempre che in alcuni istanti abbia a che fare con un altra persona. Fuori il lavoro disponibile, amichevole, giocoso. Durante il lavoro, freddo distaccato, superficiale, ti tratta con sufficienza pronto a ricordati sempre chi è che comanda.

Però credo che i miei veri dubbi, siano soprattutto se io voglio quello che vuole lui. Mi rendo conto che da troppo tempo sono solo io. Da troppo tempo non apro il mio cuore a qualcuno, da troppo tempo mi chiudo in me stessa, scappando da tutti per paura di essere ferita, delusa o rimanere sola come mia madre. Forse la vera paura è propria quella di finire infelice come lei, accontentandomi, di qualcuno che alla fine so che non mi renderà veramente felice. 

Ad un tratto qualcuno bussa alla porta. Guardo l'orologio appeso in cucina, sono le 6 p.m., chi potrà mai essere a quest'ora? Mi avvicino alla porta, guado dallo spioncino, e vedo il mega sorriso di mia sorella.

Apro subito la porta stupita!

<< Ciaooo! >> mi dice fiondandosi su di me

<< Oh, mio di Dio! Marge! Che ci fai qui? >> ricambio forte il suo abbraccio per la troppa felicità

<< Siamo appena tornate! >> afferma staccandosi da me per far spazio alla piccola Anna.

Non appena la vedo rimango stupita di quanto sia crescita.

<< Zia!!! >> dice anche lei abbracciandomi alla vita.

<< Piccola ma sei cresciuta tantissimo! >> affermo abbracciandola forte e commossa

<< Allora sorellina ci fai entrare o ci fai rimanere qui? >>

<< Oh si certo! >> apro di più la porta lasciandogli lo spazio per poter entrare e dandogli una mano con le valige. 

<< Allora quanto vi fermate? >> chiedo

<< Credo per un pò... La tourné è finita, quindi per un po rimarremo pianta stabile qui a Los Angeles... >>

<< Magnifico! Mamma l'hai già sentita? >>

<< A dire il vero, vorrei fargli una sorpresa, ho pensato che magari avremmo potuto passare il fine settimana tutte insieme. Sai da quando papà... >>

<< La trovo un idea fantastica >> le dico sorridendo

Marge, nonostante sia più piccola di me di qualche anno, è sempre stata un passo avanti rispetto a me. Anche se non ha ancora trent'anni, è un attrice di successo ed ha una figlia. Certo, anche per lei la vita non è stata tutta rose e fiori, si è ritrovata a crescere la sua bambina senza un marito, e nel pieno della sua carriera. L'ho sempre ammirata, perché non si è mai arresa e ha creduto sempre nei suoi sogni, fino ad arrivare dove è ora. 

<< Zia, io ho fame! >> afferma mia nipote riportandomi alla realtà.

<< Ma guarda un po, questa piccola marmocchia ha fame... >> lei sorride mostrando le sue varie finestrelle a causa dei denti caduti.

<< Che ne dici se questa sera ordiniamo una bella pizza? >>  dico abbassandomi alla sua altezza.

<< Si! >> urla entusiasta

<< Bene! Dammi il cinque >> alzando la mano che prontamente colpisce con la sua manina.

Osservo mia sorella che ci guarda sorridendo. E bene si, cara sorellina, farei di tutto per questa piccola peste!

 

 

Siamo sul divano a guardare la tv, la piccola Anna è crollata, già da un pezzo. Fortunatamente le si sono scaricate le batterie, non so quanto sarei riuscita a starle dietro mia sorella deve avere una grande forza.

<< Grazie per averci ospitato... >> sussurra mia sorella all'improvviso, per non svegliare piccola 

Io la guardo e le sorrido << Ma scherzi? Mi fa molto piacere avervi qui, sopratutto questa settimana, che sono libera così potrò dedicarmi un po a voi. Mi siete mancate così tanto... >>

<< Anche tu... >> conclude abbracciandomi.

Un abbraccio che vale più di mille parole. Un abbraccio che mi fa sentire a casa. Un abbraccio pieno di amore. Un abbraccio, che solo una sorella può darti. 

Ad un tratto sento il mio telefono vibrare, pensavo che fosse nuovamente Peter, ma non appena guardo lo schermo vedo che è il numero di Tom. Santo cielo, ci mancava solo lui. Mi dispiace ma non è il momento, di getto rifiuto la chiamata, poggiando il telefono sul tavolino.

<< Non rispondi? >>

In risposta alzo le spalle.

<< Non è chi speravi? >>

<< Beh! È un po complicato... >> 

Mi alzo da divano per andare verso la credenza e prendere una bottiglia di vino. Lei mi guarda ma, capisco subito che non la convinco.

<< Che c'è? >>

Ma in tutta risposta il mio telefono vibra per l'arrivo di un messaggio, ma come previsto non faccio in tempo a prenderlo perchè è in mano a mia sorella.

<< Marge... danni il telefono >> mi avvicino a lei con la mano tesa, nella speranza del suo buon senso. Ma lei, furbamente mi sorride e apre il messaggio. Io alzo gli occhi al cielo e torno a versare il vino su due calici.

<< Ti avevo chiamato per proporti di vederci in questi giorni... Non appena sei libera chiamami. Tom >> conclude con un sorriso malizioso sulle labbra.

Io, sospiro e alzo gli occhi al cielo, andando verso di lei con i bicchieri in mano e sedendomi accanto a lei.

<< Chi sarebbe questo Tom? >>

<< Nessuno... >>

<< Quindi questo nessuno ti chiede di uscire... >>

<< E' soltanto un tizio che si è ritrovato coinvolto in una sparatoria dentro il suo locale... >>

<< Beh, deve essere rimasto colpito anche lui per chiederti di uscire... >>

<< Ascolta... è soltanto un uomo, che sta ci sta aiutando con il caso, grazie alle sue conoscenze niente di più... >> concludo bevendo un sorso di vino.

<< Almeno è carino? >>

Io apro la bocca per lo stupore, non si arrende mai. Ma la cosa mi fa molto sorridere, ma alla fine mi arrendo, non ha senso fare la dura con lei.

<< Beh... è abbastanza carino... >>

Lei urla dall'euforia

<< Ma! >> alzo un dito per fermarla

<< Ma non è come pensi... lui un donnaiolo di prima categoria, proprietario di un night-club... e un passato di cui nessuno sa nulla e su cui sto indagando... >>

<< Quindi abbiamo davanti un uomo ricco, misterioso e anche affascinate... Direi il mix perfetto >>

<< Se non fosse, che probabilmente ha accordi con gente poco raccomandabile... >>

<< Però... ti piace... >>

<< Ma assolutamente no... >> affermo, credo di essere rossa in viso.

<< Invece si! Sei perfino arrossita! Ci sei uscita? >>

Sospiro ancora...

<< Si una volta... >>

Marge diventa subito euforica... 

<< Frena il tuo entusiasmo... era stato solo gentile con me perchè aveva assistito alla situazione che si era creata con nostro zio... ed è stato molto gentile, ma nulla di più! >>

<< Ho saputo, mi ha chiamata la zia spiegandomi un po cosa era successo... Spera potessi mediare tra di voi... >>

<< Non credo ci sia nulla da mediare... >> rispondo in modo secco.

<< Invece tu perchè sei tornata? Non crederai che mi sia bevuta la storia della scuola... >>

<< Immaginavo... >> sbuffa, ma continua subito dopo << Anna più cresce e più mi chiede dove sia suo padre. Così ho fatto delle ricerche e a quanto pare, si trova qui a Los Angeles >>

<< Eric è qui? Ma non era partito per l'Europa? >>

<< Secondo le mie ricerche è tornato da alcuni mesi... >>

Marge è rimasta incinta 6 anni fa prima di debuttare come attrice. Era fidanzata con un ragazzo fin dai tempi del college ma decisero di lasciarsi, prima che lui partisse per l'Europa. Eric aveva vinto una borsa di studio a Monaco, e mia sorella, solo poco dopo la sua partenza scoprì di essere incinta.

<< Mi chiedo perchè in tutti questi anni tu non gli abbia mai detto nulla di Anna, insomma è anche sua figlia, aveva tutto il diritto di sapere >>

<< Non volevo che rinunciasse ai suoi sogni, insomma lui sognava di fare carriera come ingegnere. E non potevo di certo presentarmi da lui dicendogli " Sai Tesoro, dovrai rinunciare ai tuoi sogni perchè è in viaggio un bel bebè " >>

<< Tu lo ami ancora? >>

<< Di certo non l'ho mai dimenticato, e poi mi sarebbe difficile, visto che nostra figlia è la sua fotocopia >>

<< Quindi che intendi fare? >>

<< Beh di certo lo cercherò e lo informerò di nostra figlia, non pretendo che la mantenga o altro, ma solo che la conosca e che possa passare del tempo insieme a lei >>

<< Sai già dove cercarlo? >>

<< All'University of Southern California >>

<< Accidenti, mi complimento, hai preso bene le tue informazioni >>

<< Beh ho un poliziotta per sorella, ricordalo >> conclude con un sorriso orgoglioso e finendo di bere il suo vino.

Io mi avvicinai a lei e guardandola negli occhi << Sappi che qualunque cosa deciderai di fare, potrai contare sempre su di me sorellina >>

Lei in tutta risposta mi abbraccio, e io ricambiai.

Ben tornata a casa Marge!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Distretto FBI

Sono passati alcuni giorno al mio rientro in ufficio e anche se è appena mezzo giorno, non vedo l'ora di finire. Ho passato il resto della settimana con mia sorella e con mia madre, è stato bello passare del tempo insieme come una volta. In alcuni giorni ho anche pedinato Tom, per capire cosa nasconde. Ma nulla. Le sue giornate sono tutte  uguali, corsa mattutina, pranzi e cene con donne diverse compreso di divertimento serale. Mi chiedo come posso condurre una vita così monotona, certo piena di divertimento, sesso, donne, alcol, buon cibo. Ho cercato, anche, tra i vari conteggi amministrativi del suo locale, ma risulta tutto in regola. Non ci sono evasioni, tutto dichiarato e contabilizzato fino all'ultimo centesimo, ne anche una minima mora. Non penso di aver mai visto nulla del genere. Solitamente locali come quelli, sono noti per evasioni fiscali o altre omissioni.

É soltanto mezzo giorno, e non vedo l'ora di tornare a casa, non perché  sia stanca, anzi, da quando sono arrivata ho passato tutto il tempo davanti il pc, a protocollare tutte le varie richieste. Guardo Bob, e mi chiedo come possa stare così tranquillo tutto giorno dietro ad una scrivania, a mettere bolli o archiviare casi su casi. In questi giorni qui, mi sono chiesta cosa ci facessi qui. E mi sono tornate in mente spesso le parole di Tom "dimostra a tutti quanto vali"

Ma quanto valgo? Probabilmente non molto per essere qui. Fin da piccola ho avuto sempre grandi progetti per me. La carriera, un marito, dei figli, una casa con il giardino. Ma niente è mai andato come immaginavo. Niente è mai andato come desideravo. Mi sono chiesta spesso cosa valesse, sognare se chi sta più in alto di noi ha altri progetti per me. Che senso ha chiedere, una famiglia diversa, quando te ne è stata assegnata una così complicata da non capire chi è il genitore di chi.

<< Non lasciarti divorare dai pensieri, non hanno mai portato a nulla di buono >>

Io mi ridesto e mi giro verso Bob

<< Come scusa? >>

<< I pensieri, lasciali fuori... Ti divorano, annebbiando le tue certezze... >> mi dice mordendo il panino che si è portato da casa.

<< Oh... si certo... >> affermo ancora intontita

Chissà se anche lui si è mai sentito come me...

<< Senti, Bob... >> lui si gira verso di me continuando a mangiare il suo panino

<< Ti è mai capitato... cioè voglio dire... tu hai sempre avuto la certezza di essere nel posto giusto, nel momento giusto e al posto giusto? >>

Lui mi osserva, come se stesse riflettendo sulla risposta da darmi.

<< Scusa... forse sono stata indiscreta... continua pure con il tuo pranzo... >> concludo aprendo la carpetta di un caso da archiviare.

Lui, in risposta, poggia il suo panino all'interno del contenitore e si avvicina a me trascinandosi sulla sua sedia.

<< Fin da ragazzo, mi sono sempre chiesto se quello di entrare in polizia era veramente il mio sogno o quello di mio padre. E per tanti anni mi sono chiesto se questo era il mio posto... >>

<< E come hai fatto a capire se era quello che volevi... >>

<< Perché ho capito che nulla è al caso. In verità il mio posto era qui perchè ero chiamato ad aiutare la gente, difenderla dalle ingiustizie. Poi un giorno mi hanno sparato, e mi hanno chiuso in questo ufficio. Ma non mi sono dato per vinto perchè ho capito che potevo dare il mio contributo a chi aveva più bisogno anche se non stavo dentro ad un macchina in servizio. Vedi non è importante, dove sei o con chi sei. Ma perché sei li. Perché ti trovi in quel posto in quell'istante. Quindi non chiederti mai se quello è il posto giusto, ma se quello è il tuo compito... >>

Fantastico, mi sento più confusa di prima. 

<< So che non capirai a pieno le mie parole, ma a tempo debito capirai tutto... >> concluse sorridendomi.

Io di rimando gli sorrido, per poi ritornare io al mio lavoro e lui al suo panino.

 

*****

 

Quartiere  "Century City", Los Angeles

 

<< Quindi è proprio sicuro che non ci siano altri ingressi? >>

<< Mr. Harryson, le assicuro che quello tu quello che mi è stato inviato vi ho contabilizzato. Mr. Becket, è molto fiscale su questo >>

Ma qualcosa non quadra ci sono molti più entrate da quelle contabilizzate. Almeno che...

<< Mi perdoni, Mr. Williams, ma sarebbe così gentile da fornirmi le contabilità degli ultimi mesi? >>

<< Ma certo, le giro il tutto il prima possibile tramite email >>

<< La ringrazio, per la sua disponibilità >>

<< Ma si figuri Mr. Harrison, conosco sia lei che suo padre da anni, per me è un vero piacere lavorare per voi. A proposito come sta suo padre? Dal tragico giorno, non l'ho più sentito, l'unico dialogo che ho è con la sua segretaria >>

Per un secondo non so come rispondere. Ma alla fine mento, come sempre.

<< Molto bene, la ringrazio >>

<< Bene, gli porga i miei saluti non appena possibile >>

<< Lo consideri già fatto. Allora attendo il prima possibile tutta la documentazione >>

<< Lo consideri già fatto... >>

<< E un altra cosa, qualsiasi cosa le giri Mr. Becket, la rigiri immediatamente a me. Sarò io a fornirle ogni singolo mese tutto quello che le serve... >>

<< Molto bene... Una buona serata >>

<< A presto >> chiudo la chiamata lanciando il cellulare sulla scrivania.

Alzo lo sguardo e la prima cosa che vedo sono i grattacieli illuminati vicini al mio attico. Mi torna in mente la mente la mia vecchia casa, quando era ragazzino abitavamo in periferia, mia madre odiava il caos del centro città e mio padre l'accontentò acquistando un piccola villetta quasi in campagna, lontana da tutto e tutti. Improvvisamente, mi ritrovo a pensare a mio padre, non lo sento da anni. Credo dal mio trasferimento a LA. 

Decido di farmi un drink, quando penso a lui, ci vuole sempre qualcosa di forte. Mentre bevo, il mio bourbon, esco fuori in balcone. E non mi importa se il freddo della sera mi pizzica la faccia, anzi sembra quasi che non ci faccia caso; Alzo lo sguardo verso il cielo ma non vedo nulla, se non il nero della notte. Se ci ripenso bene, una cosa mi manca di quella casa, le stelle. Forse è l'unico ricordo felice, che mi è rimasto. Ricordo ancora che quando era piccolo la sera quando tutti dormivano, correvo fuori in giardino, per osservare le stelle. 

 

" Come hai potuto fare una cosa del genere? "

" Non era un buon investimento..."

" Quello era l'accordo più importante che la nostra azienda abbia mai avuto e tu l'hai fatto saltare così?  Ma non pensi a quanto denaro potevamo guadagnare? "

" E tutti i lavoratori e le loro famiglie? Hai pensato a dove sarebbero andati a finire? Per non parlare dei sindacati che avremmo contro! "

" Che vadano al diavolo... Non mi interessa di quello che possano fare, l'America è piena di lavoro "

" Sei solo un avoro a cui interessano i suoi stupidi soldi "

" Soldi, che hanno fatto comodo anche a te! Ti ricordo che tutto quello che disprezzi tanto ti ha tirato fuori dei guai centinai di volte "

" Non è questo il punto "  

" Sei solo una delusione, un incapace, proprio come tua madre " 

" Non ti permetto di parlare così di lei! "

" Ah, dovevo immaginarlo, tale madre tale figlio "

" Ti senti tanto superiore a gli altri ma in realtà non sei migliore a nessuno "

" Basta così, mi sono stancato di te. Non sei buono a niente, nei prossimi giorni chiamerò il mio avvocato e ti farò togliere le quote della società, nella speranza che tuo fratello sia più competente di te "

 

Sono stata sempre la pecora nera della famiglia, quello che porta lo scandalo, quello da evitare, quello che porta solo guai, quello che non sa badare a se stesso. Ecco perchè non obiettai quando mio padre mi caccio di casa, ero stanco di stare sotto i suoi ordini.

Improvvisamente, sento il mio telefono squillare dalla tasca dei miei pantaloni. Non appendo vedo di chi si tratta, il mio umore scende più di quanto non lo sia già, chiedendomi se rispondere o meno. Ma alla fine lo faccio

<< Si? >>

<< Novità? >>

<< Fino a oggi nessuna... Ti ho detto che ti avrei fatto sapere qualcosa se si farebbe fatto vivo qualcuno >>

<< Sai almeno i loro movimenti? >>

<< Non so altro... Senti io non voglio avere più nulla a che fare con questa storia e vi avevo avvisato, che una volta ad LA avrei voluto ricominciare una nuova vita. >>

<< Sai quanto è importante il tuo aiuto per noi, non avremmo raggiunto nulla senza di te. Dobbiamo vederci... >>

<< E' meglio di no, lei mi sta addosso >>

<< Sappiamo che sta cercando informazioni sul tuo conto >>

<< C'era da aspettarselo, è molto arguta. Non credo che potrò mentirle ancora per molto >>

<< Facci sapere non appena sai qualcosa... >> e chiude la chiamata

Io sospiro, mi sento in un incubo che non ha mai fine. Pensavo di aver trovato finalmente un pò di libertà, invece no. Eccomi qui nuovamente con lo stesso problema.

Vibra nuovamente il telefono e rispondo senza guardare.

<< Che cosa vuoi ancora? >>

<< Oh rispondi cosi a tutte le ragazze? >> è Clare. Che idiota non ho guardato il numero in ingresso.

<< Beh, scusa... io non pensavo fossi tu... >>

<< Giornata no? >>

<< Decisamente no... >> sospiro

Silenzio.

<< Ehm... dimmi come posso esserti utile? >>

<< Ecco... io mi chiedevo se potessimo vederci, ti devo parlare di alcune cose... >>

<< Cos'è i tuoi pedinamenti su di me non ti hanno dato abbastanza risposte? >>

<< Ecco.. come... >>

<< Sarai un ottima poliziotta, ma nei pedinamenti puoi fare di meglio, soprattutto se chiedi informazioni ad un mio vecchio amico nonché portieri dell'edificio in cui abito... >>

<< Ok... ok... avevo solo bisogno di capire un po di più su di te... >>

<< Che c'è non credi che possa essere un bravo ragazzo agente? >>

La sento sbuffare e io non posso fare che ridere, avvertendo la sua frustrazione per la sua sconfitta.

<< Non è divertente. Comunque, ti chiamavo perchè devo parlarti di Madson, ci sono novità, e mi serve che tu mi aiuti a capire una cosa... >>

<< Perfetto... ti passo a prendere domani dopo lavoro... >>

<< In realtà sono sotto casa tua, quindi... >>

<< Mi cogli di sorpresa agente... non pensavo fossi così impaziente di vedermi... >>

<< Non direi proprio... >>

<< Cara... ti ricordo che tra me e te sei tu quella che cede al mio fascino... >> nel mentre sento le porte dell'ascensore aprirsi e la vedo uscire.

<< Ne sei proprio sicuro? >> risponde chiudendo la chiamata 

<< Come? >>

<< Visto anche io ho i miei informatori... >>

Io continuo a guardarla basito.

<< E un bravo poliziotto non rivela mai le sue fonti... >> conclude sedendosi sul divano del salone.

Tutto ciò, è idiliaco e paradossale, per la prima volta una donna entra nel mio appartamento, se non per parlare. Lei è sempre un incanto, dalla divisa capisco subito che arriva da lavoro e che non è tornata ne anche a casa.

<< Bene, visto che sei riuscita ad intrufolarti in casa mia e sedendoti, senza il mio permesso, sul mio costoso divano di pelle, dimmi pure... >> concludo andando verso la zona bar.

<< Si, si certo... Ma sono qui per altro... >> la sento trafficare con il suo zaino e uscire documenti.

Nel mentre torno da lei con dei bicchieri di whisky, porgendogliene uno che lei prontamente rifiuta.

<< Allora cosa c'è di così importante da dirmi? >>

Lei in risposta, mi porge il suo tablet, avviando un video. È l'interrogatorio di Madson.

<< E quindi? >> non capisco

<< Guardalo bene... >>

Io continuo a guardare il video. Dopo poco lei e il detective vanno via. E il tizio rima solo. È agitato, irrequieto, ha paura. Continua questa scena per alcuni minuti. Improvvisamente sembra entrare qualcuno, volta il suo sguardo verso la porta, e subito dopo viene portato via da due agenti, seguiti dal detective.

<< Allora? Io non vedo nulla di strano >>

<< Sei proprio sicuro? Guarda >> prede il tablet e lo poggia sulle sue ginocchia portandolo indietro a qualche secondo prima dell'ingresso dei poliziotti.

<< Non ti sembra diverso? >>

<< Non ti seguo... >> affermo sorseggiando il mio drink

<< Guarda Madson, un attivo prima è impaurito, scosso. L'attimo dopo è quasi sereno quando viene portato via. >>

Guardo, più attentamente, nuovamente il video, cercando di ingrandire il video su Madson. È vero, il suo atteggiamento, da impaurito è diventato, improvvisamente, più sereno. I suo sguardo, il suoi movimenti sono più sicuri, anche all'ingresso dei poliziotti, non batte ciglio si lascia condurre fuori senza problemi.

<< Un sospettato, impaurito e che si crede innocente, doveva fare un minimo di obiezione, invece rimane calmo >> spiega Clare.

<< Che cosa pensi? >>

<< Io non lo so... io... >>

<< Pensi che ci sia una talpa? >>

<< Io non lo so... non ho abbastanza elementi, e visto che sono stata esonerata dal caso, non potrò avere tutti gli aggiornamenti >>

La vedo quasi confusa e agitata, mentre ripone il suo tablet dentro la borsa.

<< Come ti sei procurata questo video? >>

<< Ricordi sono agli archivi ormai... >>

<< Come pensi di agire? >>

<< Io non lo so... sono dei mesi che sospetto di una talpa. Insomma sono anni che diamo la caccia ai Parker? >>

<< Il clan mafioso giusto? >>

<< Esatto... >> conferma agitata, alzandosi dal divano e iniziando a passeggiare per la stanza.

<< E ogni santa volta, che siamo ad un tanto così >> indica con le dite vicine << ad un pelo dal prenderli, loro scappano anticipando le nostre mosse... >>

<< Una soffiata quindi... >>

Lei annuisce prendendo, alla fine anche lei il drink che le avevo preparato precedentemente.

Io la osservo, è agitata, preoccupata per quello che possa scoprire. Non è facile, la capisco bene. Capisco tutte le sue emozioni, capisco cosa significa sapere e non poter parlare. Ma la domanda più lecita è perchè è venuta qui? Perchè è venuta da me questa sera? Non posso aiutarla, non ora, non in questo momento.

<< Perchè sei qui? >>

Lei esce dalla sua catarsi e mi fissa come se avessi detto un eresia.

<< Perchè sei... Perchè sei venuta da me questa sera? >> ribadisco.

<< Non lo so... >> conclude finendo il suo whisky.

Ti prego, esci dalla mia vita, allontanati da me, sono pericoloso, non sono la persona più giusta per aiutarti. Con me puoi essere in pericolo.

Ritorno verso la zona bar, per versarmi un secondo drink, devo assolutamente berci su.

<< Senti Clare... mi dispiace ma io non posso aiutarti... >>

<< Perchè non mi dici cosa mi nascondi? Io posso aiutarti... >>

<< Cosa? Io non nascondo nulla >> sorrido sarcastico.

<< Davvero? Non esiste niente di te nei nostri sever, ne una multa, ne un aggravo fiscale, niente di niente... Che cosa nascondi Tom? >>

Immaginavo che fosse testarda ma non così. Non posso rivelarle nulla. La metterei in pericolo e non voglio. Non sarebbe giusto.

<< Mi dispiace, ma io non posso aiutarti. Ok? Anzi scusa ma adesso devo andare... >> dico prendendo la giacca da sopra la sedia per uscire, e dandole le spalle, aspettando l'arrivo dell'ascensore.

<< Io non so cosa nascondi... e non so ne anche io il perchè questa sera sia venuta qui da te. Però dentro di me sento che in te c'è del buono. Che in qualche modo mi posso fidare. E io vogliose tu sappia, che anche tu in un modo o in un altro puoi fidarti di me >> nel mentre l'ascensore fa il suo piccolo suono, in segno del suo arrivo, aprendo le porte.

<< Mi dispiace Clare, ma non sono come tu mi credi... >> rispondo entrando in ascensore, senza voltarmi finché le porte dell'ascensore non si chiudono.

 

*****

 

Sono al club, circondato da donne, come ogni sera. Dal bancone, osservo la gente che balla a ritmo della musica, chi arriva, chi va via, chi flirta. 

<< Serata fantastica, non trovi? >> mi urla Jonny avvicinandosi con una ragazza sotto braccio.

<< Si... >> rispondo senza entusiasmo

<< Amico tutto ok? Perchè quel broncio? >> si avvicina mettendo un braccio intorno al collo. Io svio il volto dall'altra parte, la puzza di alcol mista a quella dell'erba mi fanno venire il volta stomaco. 

<< Cavolo, Jonny sei strafatto... >> affermo allontanandomi da lui disgustato. 

<< Ehi, amico, che ti prende? >> cercando di sorgersi sulla sedia per rimanere in piedi.

Io l'ho osservo, e mi chiedo se posso ancora fidarmi di lui. Se non stia tramando qualcosa su di me. Ma non posso scoprirlo da solo. Ho bisogno d'aiuto. Ho bisogno del suo aiuto. Ma lei vorrà delle spiegazioni, vorrà sapere la verità, ma non posso e non voglio metterla in pericolo.

Mi ritrovo a pensare che non la sento da alcune settimane. Da quella sera al mio appartamento. Ma mi rendo conto, che prima di fare qualsiasi passo devo parlarne con loro.

<< Torna a casa Jonny, per questa sera hai fatto abbastanza >>

<< Che c'è? ti manca la tua cara poliziotta? >>

<< Che stai dicendo? >>

<< Che ti sei fottuto il cervello, con quella donna. Da quando c'è lei non sei più tu, non sei più il giovane festaiolo, che ho conosciuto... >>

<< La vita non è sempre una festa Jonny. Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi >> bevo l'ultimo sorso del mio drink dopo aver soluto il ragazzo dietro il bancone mi avvio verso l'uscita.

<< Scappa, scappa... sai fare solo quello, quando le cose si fanno più sconvenienti per te... >>

Io mi volto per guardarlo cercando di capire a cosa si riferisca.

<< Ti sei mai chiesto per quale motivo non riesci a darti pace? Beh se non lo sai, telo spiego io... >>

<< Adesso basta... >>

<< Se anni fa invece di piangerti addosso, ti saresti preso le tue responsabilità probabilmente tuo fratello sarebbe ancora vivo... Invece no hai preferito scappare, e lasciarlo al suo destino. Perchè tu fai così pensi solo a te stesso... >> 

La rabbia monta dentro di me, mi avvicino a lui prendendolo per il colletto della camicia 

<< Tu... non sai... niente >> affermo a denti stretti

<< Avanti, colpiscimi, dimostra a tutti di che pasta sei fatto... dimostra a tutti chi sei... >> lui mi guarda negli occhi sorridendo

<< Io non sono come te >> concludo mollando la presa e girandomi per andare via.

Lui inizia a ridere, la gente è in cerchio in torno a noi, spettatori della nostra discussion, in attesa di una probabile rissa. Non balla quasi più nessuno, e la musica continua ad uscire dalle casse indisturbata.

<< Va da lei... corri da lei... chissà magari una di queste sere potrei passare a trovarla e divertirmi un poco anche io... >>

Adesso basta, non riesco più a trattenere la rabbia, e velocemente mi volto verso di lui sferrandogli un pugno in faccia e gettandolo a terra. In sotto fondo si sente la voce di stupore della gente.

<< Sei fuori Jonny, domani non farti più vedere. Hai chiuso con me... >> affermo guardandolo a terra e sistemandomi la giacca.

Nel mentre lui si alza, asciugandosi il sangue, che nel mentre aveva iniziato a colargli dal naso.

<< E' così che mi ripaghi? Per anni ho fatto di tutto per questo posto, mentre tu te la spassavi, se questo posto è quello che è grazie a me >> urla sorreggendosi su uno sgabello.

<< Hai guardato solo i tuoi interessi, so di tutte le tue evasioni e di tutti i tuoi imbrogli >> il suo viso muta improvvisamente, non si aspettava questa mia dichiarazione.

<< Volevi solo incastrarmi uscendone pulito... Io ti consideravo un amico >>

Lui non mi risponde e si scaglia contro di me, colpendomi ad uno zigomo. Io faccio qualche passo indietro, nessuno interviene per farci smettere. Sta per ripartire all'attacco, ma a causa dell'alcol i suoi movimenti sono più lenti e prevedibili. Quindi evito facilmente il suo secondo pugno, per assestargliene due. Jonny ricade a terra, nuovamente, senza potersi muovere questa volta. 

<< Sicurezza! >> urlo

In breve tempo arrivano i due uomini addetti. 

<< Buttatelo fuori, Mr Becket, non è più il benvenuto in questo posto >>

I due uomini sollevano di peso il corpo di Jonathan, senza aver ricevuto nessun tipo di resistenza, e lo trascinano fuori portandolo via dalla mia visuale.

La gente, continua a guardarmi stupita, cercando di capire quale sia la mia prossima mossa. Anche l'impianto stereo ha smesso di funzionare, come se anche lui attendesse un mio riscontro.

<< Andate via... >> ma nessuno si muove.

<< Ho detto andate via... la festa è finita. FUORI! >> affermo alzando la voce indicando alla gente di uscire.

Tutti iniziano ad incamminarsi, verso l'uscita con brusii varie, chi commenta l'accaduto, e chi va via infastidito mormorando un "ma che modi"

Adesso sono solo, anche il ragazzo del bancone è andato via. Sono rimasto solo. Solo. Come è giusto che sia. Mi prendo una bottiglia di whisky e un bicchiere e vado verso il piano forte al centro della sala. Inizio a suonare, mentre affogo tutta la mia frustrazione nell'alcol.

Bevo e suono, di continuo senza rendermene conto. Forse è arrivato il momento di uscirne per sempre, ma per farlo dovrò affrontare il passato. Basta scappare, basta piangersi addosso, basta tutto. Ma solo una persona può aiutarmi. Così mi alzo, anche se con poco equilibrio e vado dall'unica persona che so mi ascolterà.

Esco dal locale, e mi metto in viaggio per andare da lei. Arrivo a casa sua, e vedo tutto spento, non so ne anche che ora sia, così vado dietro la porta e inizio a suonare il campanello. Nessuno risponde.

<< Avanti lo so che sei in casa... >> 

Attacco il mio dito al suo campanello e suono ripetutamente, vedo le luci accendersi dalla finestra. Istintivamente sorrido, sapevo che era in casa. Improvvisamente lei apre la porta, dal suo sguardo non riesco a capire se è più arrabbiata o preoccupata

<< Tom... ma sei impazzito? Hai visto che ore sono? >>

<< Buona sera dolcezza... sapevo... che fossi in casa... >> cerco di dire, visto i mio forte stato ebrezza.

Vedo i suoi occhi scrutare il mio viso, e allargare le palpebre non appena vede il mio zigomo tumefatto.

<< Santo cielo, ma che ti è successo? >>

<< Ho fatto a pugni con Jonny... >> biascico sorridendo

<< Che cosa hai fatto? >>

<< Oh ma tranquilla... le ha prese di santa ragione! >>

<< E' sei anche ubriaco >> conclude sospirando.

<< Giusto un poco... >> affermo cercando di indicare la quantità con le dita ma perdendo l'equilibrio e cadendo in avanti. Lei prontamente, mi afferra e sorreggendomi mi aiuta ad entrare in casa.

Mi fa sedere sul divano e subito dopo afferma << Resta qui mentre prendo la cassetta medica >> 

<< Tranquilla dolcezza >> affermo poggiando la testa al divano e chiudendo gli occhi.

<< E tu chi sei? >> sento la voce di una bambina. Apro gli occhi e alzando la testa vedo una bambina piccola in pigiama che stringe ius vecchio peluche, che mi osserva dall'altra parte del divano.

<< Io... tu chi sei? >> chiedo cercando di capire chi fosse. Cerco di metterla a fuoco, nel mentre lei si avvicina a me, e io colgo l'occasione per osservala meglio. Dalla sua altezza capisco che sarà molto piccola di età. Anche lei ha i capelli lunghi e biondi, e le sue piccole guance vengono decorate da delle piccole lentiggini. Mi colpiscono i suoi occhi, suono uguali a quelli di... 

<< Non ti hanno mai detto che è cattiva educazione, rispondere ad una domanda con un altra domanda? >> afferma incrociando le braccia infastidita

Che caratterizzo, mi ricorda giusto qualcuno.

<< Ana! Che ci fai in piedi? Corri subito a letto >> mi giro verso la voce e vedo Clare con la casetta delle medicine e sedersi vicino a me per medicarmi la ferita. 

Io faccio un sospiro di sollievo, meno male che è arrivata lei. Io non amo molto i bambini.

<< Mah... >> cerca di protestare 

<< Niente mah, torna a letto... domani devi andare a scuola... >>

Lei in risposta sbuffa. Poi si gira verso di me e porgendomi la mano si presenta << Ana Smith, molto piacere >> 

Io osservo la sua mano e poi osservo nuovamente lei. Smith? Non riesco a crede che questa marmocchia sia sua figlia

<< Che c'è il gatto ti ha mangiato la lingua? >>

<< Ana! >> la rimprovera Clare.

Sotto shock afferro la sua mano presentandomi anche io << Thomas Harrison >> 

<< Bene adesso che avete fatto le presentazioni puoi andare a letto... quindi di buona notte >>

Lei sbuffa nuovamente e dandole un bacio sulla guancia le augura buona notte

<< Notte tipo strano... >>

<< Notte... >> riesco solo a dire. Lei mi ride in faccia mostrando la sua fila di denti mancanti e corre via. Io la seguo con lo sguardo cercando di capire la parentela di questa bambina con Clare, ma a distrarmi da questi pensieri, è il forte bruciore allo zigomo a causa del disinfettante.

<< Auh! >>

<< Scusa... >>

Lei continua delicatamente la sua medicazione e dopo un paio di minuti termina il suo lavoro da crocerossina.

<< Fatto, immagino che per questa notte sia meglio che tu rimanga qui... >> afferma tornando con un cuscino e una coperta. 

<< Senti mi dispiace... io >>

<< Tranquillo domani mattina mi spiegherai tutto. Adesso riposa... Buona notte >> conclude dandomi un bacio sulla guancia per poi andare via lasciando accesa solo la luce della piantana. 

Dopo essermi spogliato, mi stendo sul divano, vorrei tanto pensare a tutti i vari avvenimenti. Ma sono troppo stanco per pensare, e senza accorgermene i mie occhi si fanno pesanti, lasciando solo buio intorno a me.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Sono in ospedale, dietro la porta della sala operatoria, sento dei passi, dal corridoi vedo arrivare mio padre, seguito anche da mia madre, non la vedevo da anni. Io mi alzo e gli vado in contro.

<< Dov'è? >> chiede mia madre avvicinandosi a me

<< E' dentro lo stanno operando d'urgenza... >> 

<< Che cosa ci fa faceva li con te? >> chiede con disprezzo mio padre

<< Io non ne sapevo nulla... io ho provato a fermarlo... >>

<< Se l'avessi fermato a quest'ora non sarebbe qui >> mi accusa.

Io non riesco a sostenere il suo sguardo, e lo volto verso il pavimento.

<< Adesso basta, non è il momento di discutere questo... >> interviene subito mia madre.

Sono ore che siamo qui in attesa, credo di aver percorso il perimetro della sala d'attesa un centinaio di volte.

Improvvisamente vedo la luce rossa della sala operatoria spegnersi e subito dopo si apre la porta uscendo il medico.

Tutti subito ci avviciniamo a lui, ma dal suo sguardo dispiaciuto capiamo subito l'esito dell'operazione.

<< Mi dispiace... ha perso troppo sangue andando in arresto cardiaco... >> 

Io sono paralizzato per la notizia, mi appoggio al muro e scivolo a terra.

Subito dopo il medico va via, io mi rialzo per andare in contro alla mia famiglia, ma in risposta mio padre mi sbatte al muro, urlandomi tutta la sua frustrazione

<< E'solo colpa tua! >> urla

<< Io non volevo... >>

<< Colpa tua! >>

Colpa tua...

COLPA TUA... DOVEVI MORIRE TU NO LUI... 

La sua voce entra dentro di me come un eco... e si ripete continuamente

IO NON VOLEVO... IO NON HO FATTO NULLA!

Riapro di scatto gli occhi sussurrando nuovamente la parola "NULLA". Sento subito l'odore del caffè, e dal tetto, ricordo subito che non sono a casa mia. Faccio un esame per capire se è tutto al suo posto, ma non appeno tocco lo zigomo avverto subito una nota di dolore. 

<< Fa molto male? >>

Io alzo la testa dal cuscino e vedo ai piedi del divano la stessa bambina di ieri sera. Mi rimetto subito giù, richiudendo gli occhi. Ok, non era un sogno la bambina esiste davvero. Mi rimetto seduto, e osservo meglio la ragazzina. Questa volta ha abbandonato la tenuta da pigiama ed è vestita, pronta, probabilmente, per andare a scuola. 

<< Tu sei? >>

<< Hai per caso la memoria corta? Ti ho già detto che sono Ana >>

<< Si... ho capito, ma... >>

<< Ana, forza che tra poco passa il pullman per la scuola. Sei pronta? >>

Mi voto verso l'ingresso delle scale, e vedo spuntare Clare, con un jeans nero stretto e una maglia bianca, mostrando abbastanza bene le sue forme, andare verso la ragazzina. 

<< Oh! Sei sveglio! >> afferma

Io annuisco, e la vedo andare verso la penisola della cucina. Mentre l'osservo cercando di capire i suoi movimenti, avverto la sensazione di essere osservato in modo inistente, cosa che si rivela subito vera, la faccia della marmocchia è vicina alla mia mostrandomi i suoi occhioni grandi.

<< Che c'è? >> chiedo cercando di allontanarmi 

<< Sei per caso il suo nuovo fidanzato? >>

<< Fidanzato? Di chi? >>

<< Di zia Clare, no? >>

<< Zia Clare? >> chiedo, tiro subito dopo un sospiro di sollievo. Ma certo è la nipote. Come ho fatto a non pensarci prima.

<< Ana, la smetti di torturare Tom? >> nel mentre si avvicina Clare con una tazza di caffè in mano, porgendomelo subito dopo

<< Stavo solo chiedendo se fosse il tuo nuovo fidanzato... >>

<< Nuovo fidanzato? >> chiedo sorseggiando il caffè caldo.

<< No... non è il mio fidanzato, ma ora fila a prendere lo zaino che tra 5 minuti passa lo scuola-bus >>

<< Si zia... >> e scappa via correndo.

<< Non sapevo avessi una nipote, ma soprattutto non sapevo avessi un fidanzato >> chiedo indagatore

<< Beh... io non ho un fidanzato sono uscita solo un paio di volte con una persona... nulla che ti debba riguardare... >>

Io la osservo poco convinto come se mi nascondesse qualcosa.

<< Perchè non mi hai detto subito che quella marmocchia era tua nipote? >>

<< Perchè mi divertiva molto vederti nel panico... >>

<< Pensavo fosse... >> mi interrompo per sorseggiare ancora il mio caffè

<< Pensavi fosse mia figlia? >> afferma stupita

<< Non vi hanno ai detto che siete identiche? >>

<< Beh lei in realtà è la figlia di mia sorella e io lei ci somigliamo molto >>

<< E lei dove? Tua sorella intendo... >>

<< Lei è dovuta partire per una conferenza, sai lei fa l'attrice... >>

<< Quindi un'altra cosa nuova di te... Hai una sorella, una nipote, un presunto fidanzato... c'è qualcos'altro che devo scoprire? Non so che hai dei super poteri o non so... >>

Lei sorride e alza gli occhi al cielo.

<< Che c'è? Trovo dannatamente affascinante scoprire ogni volta una cosa nuova di te... >>

Lei sbuffa con il naso negando con la testa e alzandosi dal divano.

<< Ana! Sbrigati lo scuola-bus arriverà a momenti! >> urla andando verso la scala

<< Arrivo! >> afferma la bambina

<< E tu vestiti, non voglio che Ana veda degli estranei in mutande >> afferma indicandomi con un dito >>

Avrei tanto voluto ribattere sulla sua affermazione, ma per una volta preferisco assecondarla, non ho molta voglia che quella nanerottola mi giri ancora in torno. Se c'è una cosa che non sopporto sono i bambini sono appiccicosi, piagnoni, viziati e combina guai.

 

Siamo in cucina, lei che prepara la colazione mentre io sono seduto ad attendere. Mi sembra quasi di vivere una scena di uno di quei film romantici. Non so perchè, ma la cosa mi fa quasi sorridere, non mi ero mai immaginato in una situazione del genere. 

<< Beh? Che cosa ti fa tanto sorridere? >> mi chiede curiosa porgendomi il piatto con la mia colazione

<< Oh nulla di particolare... >> rispondo sorridendo addentando una fetta di pane tostato

<< Deve essere qualcosa di particolare per farti sorridere così... >> afferma enigmatica sedendosi difronte a me con la sua colazione

<< In realtà è questo che mi fa sorridere... >>

<< La colazione? >>

<< No... tu... cioè noi... questo momento... >>

<< Non ti seguo... >> afferma confusa bevendo un po della sua spremuta

<< A te non sembra di vivere la scena di uno di quei film romantici, in cui lui innamorato attende la colazione, che nel mentre lei, innamorata di lui, sta preparando dopo aver passato una notte di pura passione... >>

Lei scoppia a ridere << Non ti facevo uno che guarda film romantici... >> 

<< Infatti io non li guardo mia cara... Però non ti nego che tutto ciò mi è nuovo... >> rispondo scocciato continuando a mangiare le mie uova

<< Non dirmi che mai nessuno ti ha preparato la colazione... >>

<< Tesoro, le donne con me non hanno il tempo di prepara la colazione... >>

<< Quante arie... >> risponde con la bocca piena

<< Perchè non hai provato... >> sorrido spavaldo

<< Si certo come no... Comunque perchè ieri sera sei piombato qui? >>

Riecco la poliziotta, non è mai troppo lontana.

<< Mi sembra di avertelo già detto, ho litigato con Jonny... >>

<< Aspetta vuoi dirmi che sei piombato in casa mia in piena notte, solo perchè hai litigato con il tuo socio, creando panico e scompiglio? >>

<< Beh mi dispiace... non so ne anche io il vero motivo per cui sono venuto qui... >>

Lei sbuffa e termina il suo pasto in silenzio. So perfettamente di non averla convinta.

<< Senti Tom, forse è meglio che tu non mi cerchi più. Almeno finché non ti deciderai di raccontarmi la verità o sarai sincero con me >>

<< In che senso non devo cercarti più? >>

<< Hai sentito bene, finché non ti deciderai che mentirmi non ti porterà a nulla e così non potrò aiutarti... quindi se hai finito, puoi anche andare... >>

Io la osservo, mentre prende i piatti vuoti per metterli in lavastoviglie. Io mi alzo prendo la mia giacca e mi diriggo verso la porta. Sto per uscire, ma mi fermo. So che lei potrebbe aiutarmi, e parlarle potrebbe essere una soluzione. Devo iniziare a fidarmi di lei, così continuando a dargli le spalle inizio

<< Ieri sera ho litigato con Jonny... perchè ho scoperto che mi stava fregando >> 

La sento fermarsi, e sento i suoi occhi su di me.

Mi volto e la osservo anche io 

<< Ho scoperto che aveva iniziato una specie di riciclaggio di denaro, da alcuni mesi... >>

<< Che cosa? Ma dai miei controlli non è risultato nulla... >>

<< A quanto pare è stato molto bravo a nascondere la cosa e a farmi il doppio gioco... >>

<< Mi dispiace... >>

<< Già... anche a me, credevo di aver trovato non solo un socio ma anche un amico... >>

<< Da quanto hai questi sospetti? >>

<< Da alcune settimane... >>

<< Perchè non me ne hai parlato? >>

<< Non volevo darti un peso? >>

<< Ti va di parlarmi di ieri sera? >>

<< Semplicemente gli ho svelato che avevo scoperto tutto e ci siamo menati... >>

<< Lo vuoi denunciare? >>

<< No... o per lo meno non ora... voglio prima capire con chi era entrato in affari, anche se una mezza idea già l'ho >>

<< Pensi che sia collegato al nostro caso? >>

<< Probabile... per lo meno con chi. Ho sempre pensato che non fosse un caso se un clan come quello dei Parker, volesse entrare a tutti i costi in affari con me >>

<< Cosa ti fa pensare che già avesse contatti con loro? >>

<< Semplicemente, perchè aveva reputato un buon affare la loro proposta... Ma io rifiutai comunque... >>

<< Che affare ti avevano proposto... >>

<< Di entrare in società con me... Erano disposti per fino di entrare in società per il 40% >>

<< Che cosa ha fatto saltare l'accordo? >>

<< L'intervento di una certa poliziotta nel mio locale... >> dico prendendola in giro per smorzare l'atmosfera.

Lei alza gli occhi al cielo, dimostrando pienamente di non aver gradito la battuta

<< E poi non avrei mai accettato... >>

<< Senti che ne pensi se venissi in centrale a raccontare tutto? Noi possiamo aiutarti... >>

<< Ascolta i Parker sono gente che non scherza... Probabilmente se non tornerà Jonny, torneranno loro per riprendersi il denaro che gli spetta. Quindi se avete bisogno di qualche informazione vi aiuterò ma non farò altro... >>

<< Ma noi possiamo aiutarti, avviare un programma di protezione... >>

<< Senti tu mi hai chiesto cosa fosse accaduto e io l'ho fatto. Ma non chiedermi altro perchè non lo farò... Anzi è meglio che vada... >>

Prendo la giacca e vado via.

 

Dopo una doccia rigenerante, sono seduto al tavolo di un bar in centro ad attendere chi in tutti questi anni mi ha guidato.

<< In forma come sempre Tom! >> mi volto in direzione della voce, e vedo la condanna di tutti questi mie anni ma anche colui che mi ha salvato da una probabile morte certa. 

<< Paul! Anche tu non sei niente male >> alzandomi e afferrando la sua mano in una stretta amichevole seguita de un abbraccio e invitandolo a sedersi.

<< Allora a cosa devo questo tua richiesta d'incontro? >> chiede togliendosi gli occhiali da sole

<< Ho scoperto che Jonny in realtà è entrato in affari con loro... >>

 << Ci avrei giurato... Che figlio... >>

<< Ma secondo me non c'è solo questo... >>

<< Sospetti di altro? >>

Faccio occhio che sta arrivando il cameriere per prendere le ordinazioni.

<< Buongiorno signori, cosa posso portarvi? >>

<< Due spremute d'arance... >> ordino per entrambi

Paul mi guarda stranito << Da quando bevi spremute? >>

<< Da quando ho ancora in circolo i postumi di una sbornia come quella di ieri sera... >>

Lui sorride e poi continua << Comunque da questo momento in poi sarai sotto sorveglianza, dobbiamo capire e prevenire ogni loro prossimo passo... Sicuramente torneranno... >>

Si interrompe subito, rimanendo in silenzio non appena arriva il cameriere con le nostre ordinazioni, per riprendere non appena va via.

<< Terremo sotto stretto controllo anche Jonny, probabilmente cercherà dei contatti con loro per prendere tempo... >>

Io sbuffo continuando a bere la mia spremuta

<< Beh che c'è? >>

<< Mi chiedi ancora "che c'è?" Non mi farò piantonare nuovamente da uno dei vostri... ne ho le scatole piene... >>

<< Stai scherzando? >>

<< Assolutamente no. Senti avevamo un patto, dopo quello che è successo... >>

<< Dopo quello che è successo è ancora più importante tenerti d'occhio sei un testimone troppo importante per noi... >>

Troppo nervoso per continuare a discutere, mi alzo lasciandolo seduto dentro il bar.

Come può chiedermi ancora una cosa del genere. Dopo quello che è successo. 

<< Tom! Aspettami! >>

Non molla mai, mi volto e mi avvio verso il parco più vicino nella speranza che si arrenda e mi lasci stare.

<< Tom! >> sento che mi afferra il braccio per fermarmi 

<< Dannazione... non è il momento di fare il bambino...>>

<< Davvero Poul? Mi reputi un bambino, dopo tutto quello che è successo? >>

<< Non è stata colpa tua? >>

<< Si che è stata colpa mia... se io fossi stato al mio posto lui sarebbe ancora qui, a vivere la sua vita. Doveva spettare a me la sua sorte, invece no sono ancora qui... >> gli urlo contro preso dalla rabbia, attirando la curiosità di chi ci sta vicino. Io mi guardo in giro e dopo un sospiro cerco di ridarmi un contegno e mi siedo in una panchina li vicina, piegandomi su me stesso e stringendo, nonostante gli occhiali da sole, il setto nasale per il forte mal di testa.

<< Senti so quanto sei stato male dopo quell'episodio... Ma questa volta è la volta buona, possiamo incastrarli tutti e tu uscirne per sempre. Potresti tornare a casa, riprendere la tua vita >>

<< Chi mi dice che sarà veramente la fine questa volta? Che non saranno coinvolte altra persone? O che io debba scappare nuovamente per evitare di beccarmi una fottuta pallottola in testa... >>

<< Hai la mia parola... >> concluse allungando la mano verso di me

Io la guarda indeciso se stringerla o meno

<< Mi dasti la tua parola anche cinque anni fa e guarda come è andata a finire... >> continuo diffidente e togliendo gli occhiali per guardarlo negli occhi 

<< Questa volta sarà diverso... fidati di me... e se mai qualcosa andrà storto io mi dimetterò e lascerò il mio posto. Parola d'onore... >> conclude avvicinando la sua mano.

Io sbuffo nuovamente, e mi butto indietro verso la spalliera della banchina, guardando il cielo azzurro di fine Aprile. Volevo uscirmene e avere una vita tranquilla.

<< OK... va bene ma che sia l'ultima collaborazione! >> affermo alzando la mano in segno di avvertenza.

<< Lo giuro... >> sorride Paul avvicinando nuovamente la sua mano, che dopo averla fissata ancora per qualche secondo strinsi.

<< Bene adesso che si deve fare? >> chiedo preparandomi a quelle che saranno le mie giornate.

<< Per prima cosa mi trasferirò da te, devo tenerti d'occhio ogni secondo, sarò la tua ombra. Dopo di ciò farò montare telecamere e microfoni sia al tuo appartamento che al tuo locale >>

<< Non monterai delle telecamere in casa mia... >> ribatto

Paul mi guardo serio, facendomi capire che non si accettavano compromessi.

<< E con lei come la mettiamo? >>

<< L'agente Smith è sicuramente un ottimo poliziotto ma troppo curiosa e dobbiamo tenerla fuori il più possibile... >>

<< Vuoi coinvolgerla nella cosa? >> mi altero 

<< Non impiegherà molto tempo a capire come stanno le cose, ma prima di allora noi dobbiamo essere pronti. Ed è lì che entri in gioco tu, amico mio >>

<< Cosa dovrei fare io? >>

<< Dagli modo che lei possa fidare veramente di te. Fai modo che lei non possa più indagare su di te, non deve saltare la copertura >>

Io rimango in silenzio, come se avessi paura anche per lei

<< Nel mentre ti daremo un modo per metterti in contatto con i Parker. Diventerai il nostro infiltrato per la seconda volta. Ti farai conoscere, ti metterai a loro disposizione e al momento opportuno li prenderemo >>

<< Chi ti dice che non mi uccideranno prima? >>

<< Non lo faranno perchè tu gli riuscirai a garantire quello che gli altri non sono riusciti a garantirgli >>

Lo guardai, ma non m i sentivo più tanto convinto della scelta che avevo appena fatto. Mi chiesi se questa volta ne sarei uscito illeso, o se un nuovo dolore si sarebbe fatto padrone, per la seconda volta, nella mia vita. Oppure no, magari sarebbe stata la mia di vita a sparire. Sparire da tutto, dalla vita di chi mi circonda, dei miei amici, della mia famiglia, per quello che ne rimane, da lei... Lei che è entrata nella mia vita come un tornado, mettendo sottosopra ogni cosa. Lei che con la sua determinazione mi ricorda che nella vita c'è sempre un qualcosa per cui lottare. Lei, che fin dal primo istante mi ha fatto sentire bene con me stesso facendomi dimenticare tutto il peso del mio passato.  

Uno schioccare delle dite mi fa, immediatamente, ritornare alla realtà

<< Sei ancora dei nostri? >> mi chiede Paul

<< Si scusami mi ero perso un secondo nei mie pensieri... >>

<< Allora bello addormentato... funziona così in settimana sbrigo le ultime pratiche e da lunedì sarò ufficialmente il tuo nuovo coinquilino >>

<< In settimana? Ma oggi è giovedì >>

<< Appunto non abbiamo tempo. Comunque adesso vado... ti chiamerò in questi giorni... >> e andò via lasciandomi solo. 

 

*****

Distretto FBI

È sera, sono ben oltre mio turno, Bob è già andato via, ma avevo ancora troppo lavoro da terminare. Fortunatamente, Marge e la piccola Ana saranno in gita per qualche giorno, quindi non avrò nessuno ad aspettarmi. 

Mentre sono assolta da tutti questi fascicoli, sento il mio telefono vibrare. Lo guardo e non appena vedo di si tratta, senza accorgermene mi spunta un enorme sorriso.

<< Pronto? >>

<< Buona sera agente Smith! >>

<< Buona sera a te, Tom... >>

<< Disturbo? >>

<< In realtà no stavo sbrigando alcune pratiche... >>

<< a quest'ora ancora in ufficio? >>

<< Purtroppo avevo del lavoro arretrato... >>

<< Ma ti ha mai detto nessuno che sei una grande stacanovista? >>

<< Si continuamente... >> affermo ridendo

Nel mentre sento qualcuno parlare in sottofondo e lui rispondere "si due birre anche... grazie"

<< E tu? Niente feste o spogliarelliste questa sera? >> chiedo curiosa, cercando di capire cosa stia facendo

<< Non oggi... >> risponde rapido

<< Aspetta un secondo linea... Grazie >>

<< Ma cosa? Tom? >> mi ha messo in attesa, alzo nuovamente gli occhi al cielo, e mi rendo conto che con lui succede continuamente. Non ho mai trovato nessuno più esasperante di lui in tutta la mia vita...

<< Rieccomi... scusa ma avevo una chimata sotto... Comunque dicevamo? >>

<< Oh... beh che a quanto pare tu questa sera ti sia dato alla noia. Niente alcol, niente donne, niente sesso... >>

<< Beh... in realtà avrei un programma questa sera... >>

<< E sentiamo di cosa si trattata? >> chiedo curiosa

<< In tanto ho una cena prevista con una fantastica donna, per il sesso non lo so dipende se lei vorrà anche se lei è un po restia al mio fascino... >>

<< Oh il nostro caro don Giovanni è stato respinto... >>

<< Solitamente sono io a scaricare ma questa volta è stata lei a scaricare me... Curioso, non trovi? >>

<< Sai sarei proprio curiosa di conoscerla... Ma visto che ti abbia scaricato lei ha accettato un invito da parte tua? >>

<< No lei ancora non lo sa... >>

<< E cosa aspetti a chiederglielo... >> ma non appena termino la frase melo ritrovo davanti la porta del mio ufficio, in uno dei suoi completi rendendolo come ogni volta affascinante, rimanendo del tutto sbalordita, ma come diavolo ha fatto entrare?!?

<< Lo sto appena facendo... Agente Smith ti va di venire a cena con me? >> conclude alzando una busta con dell'evidente cibo dentro

Io inizio a ridere, chiudendo la chiamata, seguita a ruota da lui.

<< Scemo! >> continua ridendo 

<< Lo prendo per un si? >> 

<< Ma come hai fatto a passare i colleghi all'ingresso... >>

<< Diciamo che nessuno ha mai rifiutato una cena gratuita >> conclude poggiando il sacchetto sulla mia scrivania.

Io non posso fare a meno di essere stupita e di sorridere allo stesso tempo.

<< Tu sei totalmente pazzo... >> affermo aiutandolo a sbarazzare la scrivania dei varie fascicoli.

<< Pensa se fossi stato sano di mente non riuscirei a fare nulla di tutto quello che faccio... >> dice ridendo, sedendosi difronte a me e porgendomi un panino.

<< Davvero... perchè fai tutto questo? >>

<< Questo cosa? >> 

<< Questo Tom, il panino, la spiaggia, il mare, il caso... Perchè fai tutto questo >> concludo serie e guardandolo negli occhi. Quei occhi che hanno tormentato spesso i miei sogni, le mie idee. Quei occhi che nascondono tanto, ma che vogliono dirmi tanto. Vedo che anche lui è serio, probabilmente sta riflettendo su quello che mi vuole dire.

<< Io... io, lo faccio solo perchè mi va... Che importanza ha il perchè io lo faccia o meno >> 

Io faccio il giro della scrivania e mi siedo vicino a lui. Credo che sia il momento di chiarire e di capire.

<< Per me è importante... >> dico avvicinandomi a lui per guardarlo meglio negli occhi.

<< Ascolta... io dovrei starti lontano... perchè, io porto solo guai a chi mi sta vicino, troppo vicino... >>

<< Se solo tu... >> lui mi prende le mani, chiuse a pugno e accarezzandomi il dorso, si avvicina a me.

<< Adesso non posso proprio spiegarti, ma prometto che un giorno ti spiegherò tutto quello che vorrai del mio passato. Ma adesso, davvero non posso... >>

<< Ma io... >>

<< Ti chiedo solo di poter continuare questa... >> lui mi guarda ancora più intensamente. Dal suo sguardo, leggo dolore ma io rimango in silenzio pendendo dalle sue labbra.

<< Questa nostra collaborazione >> termina abbassando lo sguardo, come se non avesse più coraggio di guardarmi in faccia.

Anche io abbasso lo sguardo e ricambiando la sua stretta iniziando ad annuire con la testa << Va bene... voglio darti fiducia... >> lui alza subito il suo sguardo come stupito delle mie parole.

<< Ma voglio che tu sappia che tu puoi fidarti di me, e qualsiasi cosa sia possiamo affrontarla insieme come una vera squadra... >> lui mi sorride e io ricambio il sorriso rassicurandolo.

<< Bene adesso ceniamo... >> conclude spezzando un po l'atmosfera.

 

Abbiamo appena finito di cenare, e dopo aver ripulito il tavolo gli faccio un resoconto di tutto quello che ho scoperto.

<< Harrison, dal quel giorno non ha più parlato, sappiamo che la sera stessa venne minacciata di morte anche la sorella. Abbiamo preso anche il sicario che lavoro per conto dei Parker, ma niente lui non conosceva il ragazzo... >>

<< Pensi che la morte del povero Matt sia collegato con la questione di Harrison? >>

<< Tutti si ostinano di si... Ma... >>

<< Ma? >>

<< Ma per me è impossibile... Insomma ho guardato i filmati delle telecamere del tuo locale infinite volte e nei minimi dettagli, e non è tratto mai nessuno di sospetto. Dalle liste dell'evento nessun nome era ricollegabile a Matt, nessun amico, parente o conoscente... >> 

<< Magari era già entrato... >>

<< Ma certo... era già dentro, questo vuol dire che Matt non è stato ucciso per mano di Harrison. Ma l'assassino era già dentro il locale... >>

<< Che vuoi dire? >>

<< Che chi voleva morto Matt era per un motivo completamente diverso di quello che abbiamo sempre pensato... >>

<< A chi stai pensando? >>

<< Jonny... >>

<< Senti, per quanto avessi scoperto che non fosse un santo Jonny, non lo faccio uno capace di uccidere... >>

<< E se non fosse un caso che i Parker sia venuti al tuo locale? E centrasse Jonny? >>

<< Pensi che sia collegato ai Parker? >>

<< Probabile al momento non possiamo escludere nulla... >>

<< Ok, ma perchè uccidere Matt... >>

<< Magari aveva visto qualcosa che non doveva... >>

Lo sguardo di Tom si incupisce, c'è dell'altro, ma devo dargli tempo. Devo avere solo fiducia in lui.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


<< Con questo ho terminato >> affermo posando l'ultimo fascicolo appena archiviato
<< Mi chiede proprio come tu faccia a stare così tante ore seduto davanti ad un pc >> domando al mio collega di stanza. Che senza staccare lo sguardo dal pc sorride << Abitudine mia cara... Ma mi stupisce che il grande capo si ostini a tenerti qui... >>
<< Ti ho detto che non sarebbe stato facile da convincere... >> 
<< Tuo zio tiene molto a te >>
Io rimango basita, ma come...
<< Tu... tu come fai a sapere... >>
<< Che è tuo zio? Diciamo che un vecchio amico mi ha chiesto un favore e io lo sto facendo >> conclude appoggiandosi sullo schienale della sua sedia. 
<< Ti ha chiesto di sorvegliarmi? >>
<< In realtà mi ha semplicemente chiesto di tenerti d'occhio per evitare che ti mettessi nei guai >>
<< Non ci posso credere, questo è troppo... >> affermo alzandomi per andargliene a dire quattro
<< Clare, aspetta. È soltanto preoccupato per te, si sente solo responsabile. Lui e sua moglie hanno solo te >>
<< Non ho bisogno di una balia e ne tanto meno di un... >>
<< Padre? >>
Io mi risiedo dietro la mia scrivania, per rimettermi nuovamente a lavorare.
<< Spesso nella vita, crediamo di non aver bisogno di tante cose, ma sono quelle che più neghiamo che alla fine sono quelle di cui abbiamo più bisogno... >>
<< Io non ho bisogno proprio di nessuno. Io voglio vivere soltanto la mia vita, voglio fare la mia strada, dimostrare che anche io posso essere all'altezza delle cose. E se qui nessuno sarà disposto a credere in me allora andrò altrove dove qualcuno saprà guardare oltre >>
<< Quindi è questo che intendi fare? Scappare ogni qualvolta si presenterà una difficoltà? O che qualcuno penserai non crederà in te? >>
<< Non è questo che volevo quando ho deciso di entrare in polizia >> indicando i varii fascicoli << Io non voglio passare il resto dei miei anni dentro una stanza ad archiviare fascicoli su fascicoli >>
<< E pensi che chiedendo un trasferimento le cose possano cambiare? Vuoi uscire da questa stanza dimostra quanto vali? Allora fallo! Dimostra a tuo zio che si sbaglia... >>
<< Lo sto già facendo... >> dico a bassa voce e abbassando lo sguardo
<< E come? Rimanendo qui, ferma, indagando di nascosto per come fai ogni giorno dopo il lavoro insieme a quel tizio che ti gira in torno? >>
<< Io... >>
<< Sarò pur vecchio ma il mio intuito funziona ancora... E non ci vuole molto a capire che quel Tom ti gira intorno >>
<< Lui mi sta solo aiutando... >>
<< Non ti preoccupa più? Non vuoi sapere più nulla di lui? >>
<< Si è rilevato un buon amico... >>
<< A proposito di questo, questa mattina il mio amico di San Francisco, mi ha inviato tutto quello che ha trovato su Thomas Harrison, e ti posso assicurare che non è poco... >> conclude prendendo da un cassetto della sua scrivania una cartellina gialla piena di fogli e poggiandola sul mio tavolo. 
Io guardo quella cartellina, e mi chiedo se sia giusto, leggere il suo contenuto. Ho promesso che avrei aspettato, ho promesso di fidarmi di lui. 
<< Che c'è non l'apri? >>
<< Non so se è giusto... Ho premesso che gli avrei dato fiducia... >>
Vengo interrotta dal bussare di qualcuno alla porta.
<< Avanti... >> dico frettolosamente nascondendo la cartellina
Subito dopo appare la testa di Peter
<< Disturbo? >>
<< Ciao Peter, sei venuto a prenderti questa stacanovista? >> afferma Bob alzandosi per raggiungerlo 
<< Beh, Clare è un ottimo agente e come tale si impegna molto nel suo lavoro >> mi lusinga
<< Bene, allora mentre tu la convinci a farla tornare a casa, io vado a farmi un bel caffè >> conclude uscendo e dando una pacca sulla spalla di Peter.
Io non posso fare a meno di sorridere a quella scena
<< Allora sei pronta per questa sera? >>
<< Questa sera? >>
Lui scoppia a ridere e si avvicina a me
<< Avrei giurato che te ne fossi dimenticata... Ti ricordi questa sera avevamo una cena solo io e te... >>
<< Giusto... scusami ma con tutto questo lavoro mi sono proprio dimenticata >>
<< Se vuoi possiamo fare un altra sera >>
<< No, no... va bene >>
<< Bene allora passo a prenderti alle 8 >> 
Guardo l'orologio alla parate e vedo che sono già 6 pm
<< Ma sono già le 6! Potrei non essere pronta per quell'ora! >>
Ma avviandosi verso l'uscita risponde << Vorrà dire che aspetterò, a questa sera agente >> e dopo un ultimo sguardo va via.

Siamo in un lussuoso ristorante, fortunate ho messo un abito elegante. Non so perché, ma avevo il sospetto che sarebbe stata una cena lussuosa. Anche se tutta questa situazione mi mette molto a disagio, non sono abituata a tutto questo sfarzo. 
<< Brindiamo... >> afferma Peter alzando il suo bicchiere di vino verso di me.
<< Ok, a cosa vuoi brindare? >>
<< A noi, a quello che sta nascendo e a quello che potrebbe nascere >> conclude facendo scontrare i nostri calici. Io riesco solo a sorridere, perchè non posso ignorare quello sguardo pieno d'amore e venerazione, che ha per me ogni giorno. So di dovermi reputare davvero fortunata. Insomma, la cena, il caffè la mattina, i fiori, essere il primo pensiero del mattino e l'ultimo della sera. Quale donna non vorrebbe questo? Eppure io mi sento continuamente a disaggio. Forse devo solo imparare a lasciarmi andare. Devo imparare a buttarmi. "Carpe diem" dicevano i latini.
<< E' tutto ok? >> mi chiede preoccupato dal mio evidente cambio d'umore
<< Si si, stavo solo pensando... >>
<< Ah! Niente lavoro questa sera! >> 
<< Si, giusto... niente lavoro... >> concludo sorridendo e trovando molto più interessante osservare il mio bicchiere di vino.
<< Senti, so di apparire noioso o troppo sdolcinato, ma questa sera sono davvero felice di essere qui con te, insieme >> afferma, allungando la sua mano sul tavolo per prendere la mia.
<< Anche io sono felice, di essere qui >> ho deciso mi butto, e ricambio la sua stretta.

Peter, mi ha appena riaccompagnato a casa, alla fine abbiamo passato una bella serata, dopo cena abbiamo passeggiato vicino al lungo mare, al chiaro di luna, tutto molto romantico.
<< Grazie per la serata, sono stata davvero bene >> 
<< Grazie a te. E poi questa sera, sei davvero fantastica >> afferma avvicinandosi a me
<< Grazie sei molto gentile >> svio lo sguardo verso il basso per l'imbarazzo
Lui si avvicina ancora di più a me, poggia le sue mani sul mio viso per ricollegare il nostro sguardo << Non sai da quanto tempo ho aspettato questo momento >> e senza rendermene conto poggia le sue labbra sulle mie. Mi sento confusa non so che cosa fare, ma ripenso a quello che mi ero ripromessa e mi lascio andare.

*****

Vanity, Los Angeles

<< Forza ragazze è qui la festa! >> urlo bevendo un altro drink
Le due biondine accanto a me urlano bevendo anche loro il drink, da me offerto.
La musica è forte a volume altissimo. Tutti sono in pista a ballare. Una delle due ragazza inizia a strusciarsi su di me, facendomi intendere perfettamente le sue intenzioni
<< Mmh... qui qualcuno a voglia di giocare! >>
Lei in risposta si butta su di me, baciandomi con passione, cosa che anche io ricambio, senza pensarci.
<< Non pensi di esagerare? >> mi urla Paul
Io mi stacco dalla biondina e mi giro verso di lui sorridendo
<< Andiamo amico, goditi la festa... >> affermo stringendo una seconda ragazza
<< A differenza tua io sono in servizio, sto lavorando non sono qui per giocare o altro... >>
<< Su, forza per una sera non casca mica il mondo... >> concludo bevendo l'ennesimo bicchiere
<< Anzi... no, ti presento una mia amica... >> mi volto alla mia destra e spingo, una delle ragazze che era ancorata a me, verso di lui
<< Paul, ti presento... >>
<< Veronica >> risponde la ragazza per me
<< Giusto Veronica... Veronica ti presento il mio amico Paul... >>
<< Ma ciao... >> risponde la ragazza avvicinandosi a lui
Paul non si muove di un passo, le fa un sorriso tirato, ma alzandosi dallo sgabello si sposta da lei, per avvicinarsi a me
<< Wow amico... non pensavo che avessi un debole per me... >>
So di aver bevuto tanto, ma amo le feste, le donne e l'alcol... non posso farci nulla!
So che probabilmente per ora è il momento meno opportuno per bere e ubriacarsi ma questa è la mia vita. 
<< Sai Tom, per quanto tu mi stia simpatico, non sei il mio tipo... ma forse è meglio che ti riporti a casa >>
<< Cosa? La feste è appena iniziata! >> urlo chiedendo al banconista un altro drink.
<< Sono le 3 passate e tu sei fradicio come una spugna... Quindi si... si torna a casa! >> afferma avvicinandosi a me e infilando le mani dentro i mie pantaloni, per prendere le chiavi della macchina
<< Ehi ma cosa stai facendo? >> protesto
<< Semplice! Prendo le chiavi della macchina >>
<< Ma la festa è appena iniziata... >> ripeto protestando come un bambino
<< Beh, scusateci ragazze ma io e il mio amico dobbiamo andare sarà per una prossima volta >> conclude Paul prendendomi per un braccio per trascinarmi fuori dal locale, creando piccole proteste da parte delle ragazze
<< Tranquille ragazze, ci rivedremo presto >> concludo mandandogli un bacio volante con la mano.

Siamo davanti la macchina da circa 10 minuti, ho insistito per guidare io, ma non ho le forze per metterla in moto, mi gira tutto.
<< Tom... forse è il caso che guidi io... >>
<< No... non ti lascerei guidare... la mia auto per nulla al mondo >>
Mi concentro per inserire la chiave nel quadro della macchina, ma un senso di nausea sale ferocemente, facendomi tornare con la testa indietro
<< Sai... forse per questa sera potrei lasciarti guidare... >> concludo passandogli le chiavi
<< Grazie al cielo ti sei deciso... >> conclude scendendo dalla macchina per passare dal lato del guidatore. Io, senza scendere, passo dal lato passeggero e non appena mi appoggio al sedile, tutto diventa subito nero.

Mi sveglio per il fastidio della luce.
Apro gli occhi, e vedo che sono disteso sul mio letto ancora i vestiti di ieri sera.
Cerco di fare mente locale, e flash della serata precedente fanno capolino nella mia testa.
Decido, così, di alzarmi per farmi una doccia e ritornare presentabile. Improvvisamente la suoneria del telefono si espande per la stanza. Inizio a cercarlo, finché non lo trovo in una tasca della giacca dimenticata sul pavimento.
<< Si? >>
<< Finalmente sei tornato tra i vivi... >>
<< Paul, che vuoi? >>
<< Sai che ore sono? Beh telo dico io, è orario di pranzo... >>
<< Si e allora? >>
<< Ehi amico, calma... ti chiamavo per avvisarti che sarò via per alcuni giorni... >>
<< Beh, buon viaggio... >> rispondo annoiato andando verso la cucina per bere qualcosa.
<< Allora... non fare fesserie o colpi di testa varii. Un mio collega ti seguirà in questi giorni di mia assenza... >>
Io in risposta mi affogo quasi
<< Tutto ok? >>
<< Stai scherzando? Non ho bisogni di una balia! >>
<< Sei sotto la mia responsabilità, e non posso permettermi che succeda qualcosa... Altra cosa, ti ho lasciato sul tavolino vicino al divano, un cellulare... >>
Nel mentre io mi avvicino al luogo indicato
<< Ti servirà per metterti in contatto con qualcuno di noi in caso di estremo bisogno >>
<< Perché? >> prendendo il vecchio telefono che mi aveva indicato
<< Se mai ti succedesse qualcosa basterà avviare una chiamata all'unico numero presente e noi sapremo dove ti trovi... >>
Io inizio a ridere, tutto questo è assurdo. Mi sto ritrovando in una situazione più complessa di cinque anni fa.
<< Ehi che hai da ridere, io sono molto serio, questa volta la posta in gioco è molto alta e non sono ammessi errori >>
Sono stufo già di sentirlo << Senti mi è tutto chiaro, adesso ti saluto >>
<< Aspetta... >>
Ma chiudo la chiamata senza lasciarlo finire.

È sera, sono in macchina verso verso casa sua, con un mazzo di fiori e una bottiglia di vino, voglio farle una sorpresa.
Arrivo davanti casa di lei e dalle finestre vedo le luci accese. 
Bene è in casa.
Sono dietro la porta di casa sua, non so perché ma sono emozionato, come se fossi al primo appuntamento.
Ma ad un tratto sento delle voci, le voci di un uomo. Non è sola in casa.
La voce di lui. Mi sento paralizzato, deluso, sconfitto. Ma non lo so perché, insomma sono io quello che le scariche le donne, sono io il desiderio proibito per una sola notte, sono io quello che tutte vorrebbero... 
Eccetto lei...
Si perché lei è diversa, lei merita di più.
Mi volto, con la testa bassa, è meglio andare via. Passo vicino ad un contenitore e istintivamente lo apro per gettare i fiori
<< Tom! >> alzo lo sguardo verso la voce e vedo lei
<< Clare? >> 
Istintivamente, torno a guardare nuovamente la casa, e poi subito dopo lei
<< Che cosa ci fai qui? >> le chiedo sbalordito
<< Beh, la stessa domanda potrei farla io a te? >> sorride avvicinandosi
La osservo meglio, vedo che ha ancora la divisa, e il casco in mano
<< Ma se tu sei qui? Allora chi c'è dentro? >> chiedo curioso
<< Mia sorella mi ha chiesto casa libera, per questa sera >>
<< Oh... beh capisco... >>
<< Tu invece che ci facevi qui, con un mazzo di fiori e una bottiglia di vino? >> chiede curiosa 
<< Oh! Io... veramente ero qui... ero qui per caso... >>
<< Per caso? >>
<< Si per caso, stavo andando a trovare un amica... >>
<< Un'amica? >>
<< Si un amica... >>
<< Non sapevo che alle amiche portassi fiori e vino... >>
<< Già... ogni tanto lo faccio >> affermo guardando altrove
<< Non è in casa? >>
Io la guardo cercando di capire di chi stesse parlando
<< La tua amica? Non è in casa? >>
<< Perché lo vuoi sapere? >> 
<< Beh se stavi per buttare quel bellissimo mazzo di fiori... >> afferma prendendo dalla mia mano il mazzo e annusando i fiori
<< Beh, lei... >> e va bene mi ha scoperto << E va bene, era per te, volevo farti una sorpresa e proporti una cena, ma evidentemente ho sbagliato serata >> concludo alzando le spalle, un po deluso.
Lei in risposta mi guarda, e inizia a ridere
Io sbuffo e mi volto dandole le spalle.
Cielo, che coglione, mi sono appena messo in ridicolo davanti a lei mostrandomi come un ragazzino al primo appuntamento.
Tanto vale vuotare il sacco, così mentre mi volto verso di lei << Senti, Clare... >>
<< Accetto! >>
Io la guardo meglio cercando di capire meglio
<< Cosa? >>
<< Accetto... accetto il tuo invito a cena >>
Io continuo ad osservarla, rimanendo senza parole. 
<< Che c'è ci hai ripensato? >>
<< Io... si... cioè volevo dire no... voglio dire è magnifico... >> 
Lei continua a sorride, regalandomi quella magnifica luce che i suoi occhi emanano
<< Però dovrai accontentarti di questo mio outfit, purtroppo... >>
<< Va più che bene >> rispondo, prendendole la mano e dirigendomi verso il suo garage.
<< Ehi ma che stai facendo? >>
<< Semplice prendiamo la tua moto... >>
<< Che cosa? >> chide entrando in garage con me
<< Su forza metti avanti... >> affermo prendendo un casco dalla mensola
<< Ehi... >> mi volto verso di lei e mi lancia le chiavi
<< Guida tu... >>
<< Ma io... >>
<< Sono piuttosto stanca, forza guida tu, se non erro mi hai detto che sei un esperto di moto >>
Improvvisamente, non mi sento più così entusiasta di andare in moto. Non ne guido una da quella notte.
<< Che c'è? >> mi chiede capendo subito che qualcosa non andava
<< Io... non... >>
<< Qualsiasi cosa sia... io mi fido di te >> conclude poggiando la sua mano sulla mia e guardandomi negli occhi.
Lei si fida di me. Non sai quanto ti sbagli cara ragazza, non sai neppure l'errore che stai commettendo, ti stai mettendo nelle mani dell'uomo cattivo.
Ma lei continua a guardarmi, continua a sorridermi, a dimostrarmi fiducia. Forse, non sono poi così male per come mi credo. Forse per questa sera, potrò credermi qualcosa di diverso, qualcuno che lei merita.
Così le sorrido e monto in sella
<< Avanti, agente, ci aspetta una magnifica sera! >>
<< Non aspettavo altro... >> 
Non appena accendo la moto, il suo ruggito mi fa sentire subito meglio, mi fa tornare me stesso.
<< Pronta? >> le chiedo girandomi verso di lei.
Lei aggancia le sue braccia intorno al mio torce e subito dopo risponde << Sempre >>.


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Siamo in silenzio seduti su una panchina a goderci il panorama, dall’osservatorio di Griffith, credo sia il punto più alto di LA; da qui la vista è davvero stupenda.

<< Per curiosità, era questo il tuo ideale di cena questa sera? >> gli chiedo mordendo il mio hamburger

<< In realtà, io speravo in qualcosa di più raffinato, ma devo dire che anche questo non è niente male >> risponde mordendo una patatina.

<< Mi chiedo come tu faccia? >>

<< Come faccia cosa? >>

<< Questo… >> mentre con la mano indico la situazione

<< Perdonami non ti seguo >> 

<< Insomma, io sono regole, regole, regole e ancora regole… Ma quando sono con te, tutto cambia, tu riesce a scombinare il mio ordinario… >> concludo quasi stupita da questa mia affermazione

<< Tesoro, io sono il numero uno per infrangere regole >> afferma quasi compiaciuto, bevendo un sorso di vino dalla bottiglia

Io sorrido alla sua affermazione. Lui è l’eterno ribelle, vorrei essere un po come lui alcune volte.

<< Sai, Tom, alcune volte ti invidio! >> affermo rubandogli la bottiglia

<< Lo so, cara, tutti vorreste avere il mio fascino, ma mi dispiace per voi, ma sono l’unico a poter avere questo dono >> concludo molto convinto di se

Io scoppio a ridere, per il suo modo buffo di pavoneggiarsi << Quanto sei scemo >> affermo dandogli un colpetto sulla spalla e facendo ridere anche lui

<< Io intendo dire essere come te, così spensierato, libero, riuscire a fregartene di tutto, non avere paura delle conseguenze, farsi scivolare le cose… >>

<< Ti assicuro che non sono il migliore esempio da seguire… Se mi conoscessi meglio staresti lontana da me… >> risponde un po a disagio, sviando lo sguardo dal mio

<< Ehi… per me non è così >> mi avvicino a lui poggiando la mai mano sulla sua

<< Tu non mi conosci >> ripete, quasi nel panico e allontanandosi da me

<< Forse… ma non è quello che vedo! Non è quello che in queste settimane mi hai dimostrato >> lui si alza e si allontana, ancora, dandomi le spalle

<< Ascolta, io non conosco il tuo passato è vero, ma quello che vedono è soltanto un uomo gentile, generoso, e anche se non lo vuol dare a vedere, molto altruista. Che cerca sempre una soluzione a tutto, anche quando in realtà non c’è >> ma che sto facendo, parlo come un disco che non riesce a fermarsi. 

Anche io mi alzo per raggiungerlo, lui si volta verso di me e si avvicina << E nonostante tu tenda a mostrare, il tuo lato più egocentrico, mostrandoti odioso e insopportabile… >> dico sorridendogli.

Ormai siamo vicinissimi

<< Io so, che qui dentro c’è… >> appoggio la mano sul petto.

Le mie dita, toccano il tessuto pregiato della sua camicia. Il suo petto è caldo e forte. Un petto in cui sai potrai trovare rifugio, sicurezza e protezione. Istintivamente, chiudo gli occhi, e inspiro per sentire il suo profumo.

<< Un cuore grande >> concludo guardandolo

<< Se solo sapessi tutto quello che mi circonda e quello che ho fatto non la penseresti ancor così >> risponde poggiando la sua mano sul mio viso, accarezzandomi con il pollice un mio zigomo.

Lui si avvicina a me, i nostri nasi si scontrano, chiudo gli occhi per assaporare meglio il momento, il mio cuore batte fortissimo, come se volesse uscirmi dal petto. Ma improvvisamente, mi ricordo di Peter, del nostro bacio. Non posso, non sarebbe giusto. Così mi scanso con il viso e il risultato è un semplice bacio sulla guancia. Non appena sento, le sue labbra sulla mia guancia, sento un brivido lungo la mia schiena, un brivido che ti chiede di più.

<< Scusami ma non posso… >> dico guardandolo negli occhi

<< E’ per lui? >> chiede abbassando lo sguardo

<< Peter… >>

<< State insieme? >>

<< Stiamo provando a capire se tra noi può funzionare >> cerco di spiegare

Lui mi guarda. Dai suoi occhi riesco a vedere l’amara delusione

<< Perché sei qui allora? >> chiede allontanandosi come se volesse creare un muro

<< Io… io non lo so… quando sto conte la mia menta si azzera, sembra che tutto quello che ogni giorno mi perseguita non esista più. Io non lo so come fai, ma è così e non voglio… >> vengo interrotta dal suono del mio cellulare.

<< Scusami >> affermo prendendo il cellulare dalla tasca per rispondere. Di sottocchio vedo che lui si allontana stringendo tra le dite sul setto nasale.

<< Pronto? >>

<< Clare? >>

<< Peter… ciao dimmi >>

<< Devi venire subito in centrale è successo un casino… >>

<< Che cosa è successo? >>

<< Si tratta di Madson… >>

<< Che è successo? >>

<< Tu vieni ti spiegherò dopo… >>

<< Ok… dammi mezz’ora e sono da te… >> chiusi subito dopo la chiamata

<< Che è successo? >> chiede subito Tom

<< Non ho idea è successo qualcosa con Madson… dobbiamo tornare >>

<< Ti accompagno… >>

<< Tom… forse è meglio di no… >>

<< E’ per lui? >>

<< Si… volevo dire no… è solo… >>

<< Ma guardaci Clare… noi siamo fatti per stare insieme >>

<< E’ solo meglio così Tom >>

<< Oh avanti… stavamo per baciarci Clare, non conta nulla questo? >>

<< Infatti sarebbe stato un errore… >>

Tom mi guardò stupito e ferito. Probabilmente non si aspetta questa mia reazione.

<< Forse hai ragione tu è meglio tornare >> conclude alla fine prendendo il casco e il cibo poggiati sulla panchina che precedentemente avevamo occupato, e va verso la moto.

 

Per tutta la durata del viaggio di ritorno, nessuno dei due parlò. Troppo occupati a ripensare quello che ci eravamo detti. Troppo occupati, a capire… A capire, se le nostre scelte sian quelle giuste. Troppi occupati, a immaginare come sarebbe potuto essere un finale diverso.

In meno di un quarto d’ora abbiamo attraversato la città, arrivando subito in centrale.

<< Aspetta qui… >> affermo scendo dalla moto e togliendo il caso

<< No… io vado… >> dice scendendo dalla moto e togliendo anche lui il casco.

<< E come torni? >>

<< Tranquilla, preferisco fare due passi >>

<< Se vuoi ti accompagno… >>

<< No. Non serve adesso è meglio che vada. Probabilmente mi staranno aspettando al Vanity >> e subito dopo mi volta le spalle per andare via.

<< Aspetta… >> lo raggiungo.

Lui si ferma, ma non si volta a guardarmi

<< Tom, ti prego non voglio rendere tutto più complicato >>

Lui si volta a guardarmi e con un sorriso triste risponde << Tranquilla, accetto la tua scelta >>

<< Ma… >>

<< Manderò qualcuno a far recuperare la mia auto. Buona notte >> e senza darmi altro tempo per poter parlare si volta e va via.

Questa volta, sono io a guardare mentre lui va via. E per la prima volta sento come un magone allo stomaco, come se qualcosa si fosse rotto per sempre. 

Dopo pochi attimi mi volto anche io verso l’ingresso della centrale. Vorrei girarmi, ma non lo faccio. 

Non appena entro trovo subito Peter ad attendermi, ma la mia attenzione viene subito attirata dalla sua camicia sporca di sangue

<< Santo cielo, Peter! Che cosa è successo >>

Lui si avvicina subito a me 

<< Clare! Madson ha tentato il suicidio con una lametta >>

<< Che cosa? >>

<< Si fortunatamente sono riuscito a salvarlo >>

<< Dov’è adesso? >>

<< L’hanno portato al pronto soccorso scortato da 4 agenti… >>

<< Ma tu stai bene? >>

<< Si, tranquilla >> conclude avvicinandosi a me

<< Adesso andiamo tuo zio ci aspetta >>

Io annuisco seguendolo verso l’ufficio di mio zio.

 

 

 

 

*****

 Vanity, Los Angeles

Credo sia il mio terzo bicchiere di whisky. Il locale è deserto, sono andati tutti via. 

<< Non so come ci riesci ma quando sono con te riesci a farmi diventare una persona migliore >>

<< Qualsiasi cosa sia… io mi fido di te >>

Non faccio altro che ripensare a questa sera. E involontariamente mi ritrovo a sorridere.

<< Beh… cara Clare non so come mai sei tu che riesci a rendermi una persona migliore… >> concludo bevendo l’ultimo sorso dal mio bicchiere.

Guardo l’ora sono quasi le 5 del mattino. Forse sarà meglio tornare a casa.

Non appena mi alzo e mi avvicino verso uno dei divanetti per prendere la giacca, sento la porta d’ingresso aprirsi.

<< Siamo chiusi, mi spiace amico, ma la festa ricomincia domani sera… >>

<< Si trattano così i vecchi amici? >>

Riconosco subito la voce, e volto subito lo sguardo all’ingresso del locale

<< Jonny, eppure dovresti sapere che non sei più il benvenuto >> affermo serio, mettendo la giacca

<< Beh, questo posto mi appartiene, ricordi sono un tuo socio >> afferma sicuro di se, e avvicinandosi al bancone.

Non è più il vecchio Jonny di qualche mese fa. Il suo aspetto è molto trasandato, porta la barba lunga e dei vesti molto commerciali e di scarsa qualità

<< Non più… ti ho già dato la parte che ti spettava. Quindi adesso fuori dal mio club >>

Lui non risponde e allungandosi verso la parte interna del bancone, prende una bottiglia di Bourbon e la poggia sul bancone con due bicchieri.

<< Sai, è un vero peccato, che alla fine tra noi sia finita così >> afferma versando il liquido nei due bicchieri e porgendomene uno, che io ovviamente non accetto e che lui beve subito dopo lui.

<< Mmm… avevo dimenticato che tu bevessi solo alta qualità >>

<< Che cosa vuoi Jonny? >>

<< E’ molto semplice… quello che è mio e che tu mi hai tolto… >>

<< Non so di cosa parli >>

<< Invece credo che tu lo sappia bene… >> conclude bevendo anche il secondo bicchiere di whisky e versandone un terzo

<< Tutto quello che mi hai tolto togliendomi dagli affari. I Parker mi stanno alle calcagna, e io non ho un soldo. Quindi tu, amico mio sei la mia ancora di salvezza >>

<< Che cosa? >>

<< Dovrai entrare in affari con loro, gli ho promesso un grosso acquirente per il loro commercio di armi, e tu sei quello che fa al caso mio >>

<< E così io ti salverei? >>

<< Loro entreranno in affari con te, tu avrai i tuoi soldi, loro i loro e io la pelle salva >>

Tutto ciò è assurdo, io inizio a ridere. Sedendomi su uno dei divanetti

<< Che c’è ti diverte la cosa? >> afferma più tosto irritato

<< No… >> continuo a ridere << Scusami ma tutto ciò lo trovo davvero divertente… >>

Jonny, continua a guardarmi e noto, dal suo sguardo, l’irritazione del mio comportamento

<< Sei stato molto divertente, ma la mia risposta è NO!>> affermo alzandomi per andare via

<< Tu hai rovinato la mia vita… >> afferma con rabbia battendo un pugno sul bancone

<< Non è un problema mio. Hai fatto delle scelte e come tali prenditi la responsabilità delle tue azioni >>

<< Invece credo proprio di si… >> conclude estraneo una busta gialla dalla tasca della sua felpa, che getta subito dopo sul tavolino vicino a me

Io guardo la busta, chiedendomi quale sia la cosa giusta da fare. 

<< Di cosa si tratta? >> indico senza toccare l’oggetto 

<< Oh nulla di compromettente… puoi aprirlo se vuoi non ti esploderà nelle mani. Tranquillo mi servi vivo ancora per un pò… >>

<< Quindi è questo il tuo piano farmi fuori… >>

<< Sarebbe troppo semplice, e poi i Parker vogliono entrare in affari con te… >>

Io, nel mentre mi faccio coraggio e prendo la busta dal tavolo << Chi ti dice che accetterò? >>

Non riesco a crederci sono foto di…

<< Giusto un piccolo sesto senso… >> conclude avvicinandosi a me

<< Lasciala stare, lei non centra nulla… >>

<< Tecnicamente è per causa sua se io oggi mi ritrovo in questa situazione… Se lei non ti avesse indotto dei dubbi su di me forse a quest’ora saremmo tutti un po più felici. Ma visto che hai preferito seguire il suo consiglio e so quanto tu tieni a lei… >>  conclude avvicinandosi a me

<< Sei un lurido… >>

<< Bastardo? Si lo so… mio padre me lo ripeteva ogni giorno >>

Non ho altra scelta, certo faceva parte del piano entrare in affari con loro ma no a questo prezzo. Non ho altra scelta.

<< Se non accetto che cosa succede? >>

<< Beh… oltre che far venire alla luce, i tuoi trascorsi poco ligi alla legge, la tua amica potrebbe ritrovarsi coinvolta in qualche starno incidente della vita… Chissà magari mentre accompagna la cara nipotina al parco… >> conclude prendendo una foto di Clare con sua nipote mentre sono al parco giochi.

<< Accetto… >>

<< Bene… vedo che abbiamo un accordo… >> conclude accendendosi una sigaretta

Dentro di me, sento la rabbia salire. 

<< Mi farò vivo io… attendi una mia chiamata. È sempre un piacere fare affari con te! >> conclude battendomi una mano sulla spalla e andando verso l’uscita

<< Ah… dimenticavo! no una parola con la polizia… altrimenti lei è fuori >>

Io non risposi, e subito dopo andò via.

*****

Distretto FBI

<< Allora ricapitoliamo… Tu dopo un intera giornata, decidi di andare a trovare in carcere il nostro maggiore sospettato. Perché avevi delle domande da porgli, ma non appena arrivi li, Madson decide di farsi fuori? >> chiede mio zio tra lo stupito e l’incredulo.

<< Sissignore… Non so come, ma il sospettato aveva una lama. Ha tentato di aggredirmi >> si giustifica Peter

Mio zio, apre il fascicolo e legge qualcosa, e subito dopo abbassando gli occhiali l’osserva pronto ad esporre il suo giudizio.

La tensione si potrebbe tagliare con un coltello, siamo qui da circa mezz’ora a ripetere le stesse cose, mio zio non sembra esserne convinto. Ma dopo una lunga pausa e un silenzio da sembrare quasi eterno sbuffa chiudendo il fascicolo.

<< Va bene… per questa sera basta così. Torna a casa, ne riparliamo domani, sono sicuro che a mente lucida ci saranno molti più dettagli >>

<< Sissignore… >> afferma alzandosi dalla sieda

<< Allora a domani Signore >> conclude salutandolo e venendo verso di me

<< Andiamo? >> mi chiede Peter 

Io per tutto il tempo della conversazione sono rimasta ferma in piedi accanto alla porta. Non sono intervenuta, non ho proferito parola. Ma qualcosa non va. Ne sono sicura. Ci sono troppe domande a cui dare risposte.

Che ci faceva Peter in piena notte al carcere? Cosa aveva di tanto importante da chiedere? Non poteva aspettare domani mattina? Perché andare solo senza un testimone? Ma soprattutto perché non comunicarlo a nessuno? 

<< No lei resta, con me… >> afferma il Tenente, e riportandomi alla realtà

Io osservo i due uomini, cercando di capire che cosa fosse successo. Ma dallo sguardo di mio zio, capisco subito che non è il momento di andare. Lui ha bisogno di me.

<< Ti aspetto fuori… >> mi dice Peter sottovoce.

<< Ho detto buonanotte, detective Bround. Sarò più che felice di accompagnare io mia nipote questa sera >>

<< Oh… allora… ci vediamo domani >> afferma dispiaciuto, rivolgendosi verso di me.

<< A domani >> cerco di sorridergli io

Subito dopo va via.

Per alcuni minuti, cala nuovamente il silenzio all’interno della stanza. Dopo vedo mio zio prendere la cornetta del suo telefono da scrivania e digitare due semplici tasti.

<< Pepuzza… il Detective Bround è andato via? No no… va bene così ti ringrazio >> subito dopo mette giù.

Io continuo a guardalo quasi stupita. Non posso crederci si è appena accertato che fosse andato via. 

Nel mentre vedo mio zio alzarsi e chiude le veneziane dell’ufficio e chiudere la porta a chiave, e indicandomi la sedia, per sedersi subito dopo sulla sedia vicino alla mia.

<< Allora… adesso possiamo parlare più tranquilli >>

Io l’osservo non riesco proprio a seguirlo

<< Avanti, dimmi che cosa hai scoperto… so che in queste settimane hai indagato per i fatti tuoi con quel tizio del nightclub. Avanti aggiornami >>

<< Io veramente… >>

<< Senti… Mi dispiace averti trattato in quel modo ma avevo paura. Paura per te, paura di perderti, paura che ti potesse succedere qualcosa. Tu per me e tua zia, sei la figlia che tanto avremmo tanto voluto. E se un girono dovesse succederti qualcosa, io non potrei mai perdonarmelo. E mi dispiace averti trattato in questo modo… >>

Io abbasso lo sguardo. Non riesco a guardarlo ne anche in faccia.  

Subito dopo, lo vedo allungarsi verso la scrivania << L’altro giorno, dopo una lunga chiacchierata con un vecchio amico, ero venuto in ufficio da te per parlare. Ma non c’eri, ma sulla tua scrivania ho trovato questa… >> afferma porgendomi un foglio.

Era la mia domanda di trasferimento a New York

<< Quando lessi, che volevi fare richiesta di trasferimento, mi pianse il cuore. E per la prima volta, capì di aver fallito. Di aver fallito con te, e di aver fallito come zio, come padre, ma sopratutto come Tenente. Perché ho impedito a uno dei miei migliori agenti di crescere. Quindi se tu vorrai andare via, io ti lascerò andare. Ma se caso mai tu ci ripensassi, io… >>

Non lo lasciai finire di parlare che gli presi la domanda strappandogliela.

Lui mi guardo, quasi incredulo al mio gesto

<< Anche io ho una parte di colpa… Quindi penso che questa non sia più necessaria >> dissi con le lacrime a gli occhi e abbracciandolo subito dopo.

<< Mi dispiace così tanto. Non pensavo veramente tutte quelle cose che ti ho detto >> gli dissi  con la voce rotta dal pianto.

<< Tranquilla tesoro, stai tranquilla >> disse ricambiando la mia stretta.

<< Adesso basta piangere, abbiamo un caso da risolvere. E sono sicuro che tu abbia già una pista… >> concluse asciugandomi le lacrime che continuavano a scendere.

Io annui e con la manica della giacca me le asciugai.

<< Bene… Allora agente Smith, vuole gentilmente illustrarmi cosa ha scoperto in queste ultima settimane? >>

<< Con molto piacere Tenente! >>

 

Sono passate circa un paio d’ore da quando iniziai a fare il resoconto di tutte le mie ipotesi.

<< Quindi mi stai dicendo che secondo i tuoi sospetti Madson è soltanto una pedina. E che non centri nulla con l’omicidio. >>

<< Esatto >>

Mi zio si alzo dalla sua sedia per andare verso la lavagna in cui avevamo appesi tutti i varii indizi e foto degli indagati.

<< Se è come dici tu, questo dimostrerebbe che anche la sorella di Madson e la sua situazione sia solo una coincidenza >>

<< Non proprio… >>

<< Spiegati >> chiese curioso prendendo un fascicolo.

<< Ho scoperto… >> prendendo un altra cartellina per porgerla a mio zio << Che probabilmente il povero Matt abbia scoperto chi forniva la droga alla sua ragazza >>

<< Jonathan Becket >> conclude mio zio 

<< Esatto… >> affermo prendendo l’ultima cartellina che gentilmente Tom mi aveva portato per mostrarmi i varii introiti del suo socio.

Mio zio chiude la cartellina, gettandola sul tavolo e andando nuovamente verso la lavagna 

<< Questo dimostrerebbe che in realtà l’assassino quel giorno era già dentro il locale. E che quell’assassino fosse proprio… >>

<< Becket >> conclusi avvicinandomi anche io alla lavagna per attaccare una foto del nuovo sospettato.

<< Come hai fatto ad avere tutte queste informazioni? >> mi chiede mio zio, con sospetto 

<< Beh… Signor Tenente, detto tra noi non ha fatto una grande mossa chiudendomi dentro ad un archivio prove. Quindi diciamo che ho preso informazioni da qui e li e sono arrivata alla mie conclusioni… >>

<< E sentiamo agente, avresti fatto tutto questo da sola? >> chiese non sospetto

<< Ah… veramente… Io… beh diciamo che qualcuno mi ha dato una mano… >>

Lui sorride e risedendosi sulla sedia vicino alla scrivania e si ferma a riflettere.

Per un attimo, anche io mi sento in imbarazzo. So di aver violato ogni singola regola in merito alla divulgazioni delle indagini.

<< Perché ti fidi tanto di lui… >>

<< Perché si è rivelato un buon amico >>

<< Non hai paura che in realtà stia facendo questo per depistarci, per farci crede qualcosa che non è >>

<< Perché dirmi del suo socio allora >>

<< Magari lo fa per togliere le attenzioni su di lui… Oppure incastrare proprio il suo socio per uscirne pulito >>

So di dover dare tante spiegazioni, ma io mi fido di lui e so che non mi sta mentendo. E vorrei che lui lo capisse.

Mi avvicino a mio zio, sedendomi nella sedia accanto alla sua.

<< Ascolta, io so che questo che sto per dirti sembrerà assurdo… Ma in realtà ho capito che puoi fidarti di lui. È sincero e leale. E penso anche che se volesse farci il doppio gioco per come dici tu, a quest’ora non avrebbe portato tutte queste informazioni. Dagli solo una possibilità… >>

<< Clare… come devo fare con te, sei proprio testarda. E va bene non interferirò più… >>

Non lo lascia ne anche finire di parlare che gli saltai subito al collo per abbracciarlo

<< Grazie… Grazie!!! >>

Lui scoppio a ridere insieme a me, per la gioia

<< Ok… va bane, va bene! Però esigo, anzi pretendo che da questo momento in poi venga aggiornato su ogni minima virgola. Questo è un ordine! >>

Io mi misi subito in piedi sull’attenti e urlai << Sissignore! >>

Dovevo correre a dirlo a Tom, e grazie a lui se non ho perso la fiducia in me.

<< Però, al momento rimarrai, o per lo meno nella versione ufficiale, in archivio >>

La mia gioia in un colpo, come se qualcuno mi desse gelato con una secchiata d’acqua finì

<< Che cosa? Ma hai appena detto… >>

<< Si infatti, però vorrei che facessi un favore per me… Se io ti rimettessi in servizio, dopo questa sera… >>

<< Aspetta che cosa mi stai chiedendo… >> 

<>

<< Io… io… io non posso… >>

<< Si che puoi, in questo istante tu sei la persona più vicina a lui. E sei l’unica che può scoprire qualcosa… >>

<< Ma come ti viene in mente che lui… >>

<< Questa sera ha cambiato versione di quello che è successo ben tre volte. Inizialmente, ha dichiarato che avesse una pista, poi dei sospetti ed infine ha dichiarato che dentro la sala con lui ci fosse una guardia. Ma dal rapporto che mi è pervenuto proprio poco prima che arrivasse, dichiara che lui è voluto entrare solo. Non è strano? >>

<< Pensi che Peter centri qualcosa? >>

<< Mi auguro proprio di no… Però voglio esserne certo e tu indagherai per me. >>

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


<< Ok, va bene... No ho saputo non appena tornato. Ok... ma voglio spie e telecamere ovunque, non sono ammessi errori questa volta... >>
Sono nel mio appartamento, seduto su una delle poltrone del mio attico. Paul, non appena ha saputo dell'accaduto ddi qualche sera fa, si è messo subito in contatto con i suoi superiori.
Io non sono più sicuro, di aver fatto la scelta giusta. Mi ero ripromesso che nessuno avrebbe più sofferto per me. Nessuno avrebbe rischiato la vita per causa mia.
Bevo l'ultimo sorso del mio liquore preferito, e me ne verso un secondo bicchiere, prendendo la bottiglia dal tavolino vicino a me.

<< Detective Lewis Paul, molto piacere >>
Io mi alzai dalla mia sedia per stringergli la mano << Clarrison... >>
Lui sedette dietro la sua scrivania << Allora, Signor. Clarrison, mi hanno detto che ha una deposizione importante da farci >> concluse sorseggiando del caffè dalla sua tazza
Io non parlai, e aprendo la mia ventiquattr'ore usci alcuni documenti mostrandoglieli. Lui li lesse attentamente, e tra una pagina e l'altra, volgeva uno sguardo indagatori verso di me.
<< Come è entrato in possesso, di questa documentazione >> concluse dopo aver guardato ogni singolo foglio.
<< Ascolti, non è importante del come io ne sia entrato in possesso. Vi sto consegnato qualcosa su cui poter lavorare, ora posso andare? >> risposi molto evasivo
<< Non sono dichiarazioni di tutti i giorni quello che ci sta portando oggi, Signor Clarrison >>
<< Semplice dovere da cittadino difronte alle ingiustizie >>
<< Non tutti i cittadini si svegliano la mattina, vengono qui per portare prove su un clan mafioso così importante come i Parker >> si alza dalla sua sedia chiudendo la porta del suo ufficio.
<< Non trova? >>  conclude ritornando al suo posto
Io alzo le spalle come se trovassi del tutto normale
<< Signor Clarrison, mi dia solo un buon motivo per farmi pensare che lei non stia tentando di fregarmi >>
<< Perchè non mi da lei un motivo per cui dovrei fregare io a lei, Detective... >>

<< A forza di pensarla la consumerai amico! >> afferma Paul riportandomi alla realtà
<< Stavo pensando al nostro primo contro >> affermo sorridendo e bevendo un sorso del mio drink
<< E' stato uno degli incontri più romantici della mia vita >> continua a scherzare
<< Forse vorrai dire dei più utili della tua vita. Ti ricordo che senza di me non avreste ricavato nulla >> mi vanto 
<< Le dirai qualcosa? >>
<< No... non voglio metterla in pericolo. Tu invece come pensi di agire? >>
<< Ho dato ordini abbastanza precisi al comando, metteranno sotto controllo ogni singolo angolo del tuo locale. Ci saranno telecamere e microfoni ovunque. E tra il personale ci saranno delle guardie pronte ad intervenire in caso di emergenza... >>
<< E dopo che farai? >> mi alzo posando il bicchiere, ormai vuoto, sul tavolino per affacciarmi al bancone e osservare il panorama di LA
<< Stare ad aspettare una loro mossa. Di certo... >>
<< No, no... Che farai quando tutto sarà finito? >> chiedo voltandomi verso di lui e accendendomi una sigaretta.
Lui mi osserva. E subito dopo si avvicina a me, accendendosi anche lui una sigaretta e guardando anche lui il panorama della città.
<< Non lo so... >> risponde dopo interminabili secondi
<< Credo che mi prenderò delle ferie. Ti vengo dietro da troppi anni Tom. Voglio girare l'Europa. Dicono che sia fantastica >> conclude
Io annuisco e facendo un ultimo tiro rispondo << Bel progetto.Ti consiglio l'Europa meridionale... >>
<< E tu? >>
<< Io? >>
<< Si, tu che farai? >>
<< Non lo so... Penso che darò in gestione per un po il club e andrò in giro >>
<< E lei? >> 
<< Ancora non lo so >>
<< Vuoi lasciarla andare? >>
<< Beh... Lei è una persona fantastica, gentile, altruista. Ha un grande intuito.  Sai, penso che dovresti prenderla in considerazione di reclutarla nel vostro Team e molto astuta. Sarebbe un detective eccezionale. >>
<< Parli come se tu non la meritassi... >>
<< Merita di meglio di uno come me >>
<< Uno come te cosa? >>
<< Insomma amico... Tu sei quello che ogni donna vorrebbe al suo fianco. Hai potere, denaro, sei affascinate. Che cosa dovrebbe volere di più? >>
<< Tutto... Insomma, Pauol, lei non cerca nulla di tutto ciò. A lei non interessa il denaro, il potere. Lei non ha bisogno di un uomo come me al suo fianco. Lei ha bisogno di uno che la sappia far ridere, che le dica ogni giorno che è fantastica e che non deve temere niente e nessuno. Lei ha bisogno di uno che la faccia sentire speciale ogni singolo giorno. E soprattutto che la sappia proteggere, no che possa metterla in pericolo >>
<< Wow, amico... Direi che tu sei proprio cotto... >>
Io mi misi a ridere. Era inutile negare l'evidenza, tanto valeva accettarlo. Così annui con la testa << Già... >>
<< Però lascia che ti dica una cosa. Se lei è veramente intelligente per come dici, andrà oltre al semplice festaiolo Thomas Harrison. Ma vedrà quanto tu sia speciale >>
Avrei voluto rispondergli che forse l'aveva capito già, ma era meglio chiuderla li quella conversazione. 
<< Bene amico, adesso se non ti dispiace, credo che mi andrò a fare una bella doccia e subito dopo a coricare. Sono più di 24h che non tocco un letto. Tu stai uscendo? >>
<< Penso che per questa sera rimarrò a casa >>
<< Allora buonanotte >>
<< Notte >> rispondo, ritornando verso la mia poltrona per godermi qualche altro drink.
Sono in silenzio ad ascoltare il rumore lontano del caos della città. Non so quanto tempo sia trascorso dal lunga chiacchierata avuto con Paul, ma l'unica cosa che mi va è di rimanere qui, in silenzio. Vorrei che anche tutti i miei pensieri tacessero, ma non ci riesco.
Ad un tratto vedo il mio cellulare, poggiato sul tavolino, illuminarsi. Non appena lo prendo vedo che è l'ennesima chiamata di Clare. Non le ho più risposto dopo l'altra sera.
Faccio un sospiro, non so cosa fare. Ma alla fine decido di non rispondere anche questa volta.

Sono le 6 del mattino non riesco a dormire, sento dall'altra stanza Paul russare, per quanto dorma profondamente. Dalla vetrata della mia camera riesco a vedere che è ancora notte.
Decido di alzarmi e mi preparo per una bella corsa, visto che non riesco a dormire tanto vale tenersi in forma. Inizio a percorre le strade della città, ancora dormiente. Arrivo al parco e da li inizio a vedere, il pallido rosso di un sole che piano piano sta iniziando ad illuminare la città, ricordando a tutti che è arrivato un nuovo giorno. 
Improvvisamente, sento qualcuno scontrarsi contro di me, facendomi cadere. Non appena alzo lo sguardo da terra per capire chi mi avesse investito con tutta la sua forza vedo che è << Clare! >>
<< Finalmente >> dice cercando di rialzarsi anche lei dolorante per la botta presa
<< Si può sapere quanto corri? >> chiede sedendosi sulla panchina più vicina massaggiandosi il polso
<< E tu si può sapere perché mi stavi seguendo? >> chiedo sbigottito sedendomi vicino a lei massaggiandomi la spalla
<< Non ti stavo seguendo >> si giustifica, ma io la osservo facendogli capire perfettamente che non me la bevo.
<< Ok, ok... lo ammetto ti stavo seguendo. Ma sei sparito da una settimana, non hai risposto a nessuna delle mie chiamate o messaggi >>
<< Sono stato impegnato... >>
<< Così impegnato da non andare ne anche al tuo locale? >> mi chiede, guardandomi, questa volta lei, come una che non se la beve.
<< Che c'è? >>
<< Ascolta, non so che cosa ti sia preso, o tanto meno, se io ti abbia detto qualcosa di sbagliato o altro. Ma se è per l'altra sera mi dispiace, non era mia intenzione ferirti e ne complicare il nostro rapporto >>
Io non le dico nulla, anzi, cerco di non guardala e continuo a guardare un punto fisso davanti a me. Non voglio crollare, no ora.
<< Ma devi capire che per ora non è semplice soprattutto dopo... >>
<< Dopo? >> chiedo curioso tornando a guardarla.
<< Dopo quello che ho scoperto... su Peter >>
Io le faccio un sorriso sarcastico << Che c'è il caro Detective non è poi così santarellino per come pensano tutti? >>
<< In un certo senso >> 
<< Che ti ha fatto quello stronzo... io... >>
<< No Tom , sta tranquillo non mi ha fatto nulla, per un certo senso non ha fatto nulla a me... >>
<< Che vuoi dire? >> le chiedo non capendo dove vuole andare a parare.
<< Vieni con e me e te lo spiegherò >>

*****

Finalmente dopo una settimana sono riuscita a parlare con Tom. Non ho ancora capito perché sia sparito così, all'improvviso, al parco non mi ha saputo darmi una vera spiegazione. 
Lo porto a casa mia, non appena rientro vengo assalita letteralmente da mia nipote
<< Zia! Finalmente sei tornata! Dove sei stata così presto? >> 
<< Buongiorno! >> affermo abbracciandola
<< Sono andata a fare una corsa con un vecchio amico >> dico spostandomi e facendo spazio a Tom
<< Tom! Che bello ci sei anche tu! >> afferma correndo ad abbracciare anche lui.
<< Oh... ciao >> dice con molto imbarazzo e chiedendomi aiuto per liberarsi dalla stretta della piccola pesta.
<< Ana! >> sento la voce di mia sorella arrivare
<< Devi prepararti per... >> ma si blocca non appena vede Tom.
<< Oh... non sapevo che portassi compagnia sorellina... >> afferma volgendosi verso di me. La mia reazione è soltanto quella di alzare gli occhi al cielo.
<< Marge, lui è Tom... Tom lei è mia sorella >> affermo svogliatamente
<< Molto piacere... >> afferma l'uomo facendo il casca morto con mia sorella.
Cielo, non capisce propio niente quando vede una donna.
<< Si bene, adesso che ci siamo presentati, dovreste lasciarci liberi. Dobbiamo lavorare... >> dico, facendo intendere perfettamente a mia sorella che non è più gradita. 
<< Ok, ok... vado via... Tom ti va di venire a cena questa sera? Clare mi ha molto parlato di te. Potrebbe essere carino conoscerci meglio e poi domani partirò per una tournée teatrale, quindi non sarà più in città per un pò. Ci divertiremo... >> conclude. Io la guardo basita, era forse impazzita? Vidi Tom guardarmi, attendere una mia reazione, alla richiesta di mia sorella, ma l'unica reazione che al momento avevo era quella omicida. Si, avrei voluta ucciderla seduta stante.
<< Oh, beh... molto gentile da parte tua ma non credo che Tom... >> inizio a dire
<< Accetto, grazie >> mi volto verso di lui
<< Accetti? >> chiedo tra lo shock e il minaccioso
<< Si >> mi guarda con sfida
Io faccio un sorriso forzato, guardando mia sorella.
<< Oh, ma non avevi quell'impegno al locale? Con quel tuo amico... >> ci riprovo
<< Rimando >> afferma convinto.
<< Perfetto, allora siamo d'accordo >> afferma mia sorella prendendo la sua giacca e richiamando mia nipote.
<< Bene, allora questa sera alle 8. Ora scusa, ma se non vado via quella musona di mia sorella, mi ucciderà... >> afferma a bassa voce, soprattutto quando mi considera una musona. E subito dopo uscì.
Dio, è proprio un uragano. Ti fa proprio venire il mal di testa.
<< Non sapevo, che fossi diventata la mia segretaria >> afferma con arroganza avvicinandosi a me
<< Scusala, lei è così. Non sentirti in obbligo per questa sera, posso sempre inventare una scusa per te >> dico, allontanandomi da lui e versandomi un bicchiere di spremuta
<< Io penso che sia tu a non volermi questa sera... >> io in risposta risputo la spremuta affogandomi quasi
<< Ma no... che dici? >> negare, bisogna sempre negare. Anche davanti l'evidenza
Lui mi osservò continuando a sorridere.
<< Ci sarà anche il tuo uomo questa sera? >>
<< Il mio uomo? >>
Lui in risposta, continua a guardarmi, facendomi intendere benissimo di cosa stessi parlando
<< Beh lui non è il mio uomo, e poi le cose non sono propio così semplici... >>
<< Ti ascolto... >>
<< Beh, io... Io non penso che tra me e lui possa funzionare non dopo quello che è successo la scorsa settimana >>
<< Parli di quando ti ho riportata in centrale? >>
Io annuisco con la testa << Ci sono alcune cose di cui ti devo mettere al corrente >> spiego, andando a prendere il mio portatile con tutti i varii documenti.

Le ore successive le passai spiegando a Tom tutto quello che era successo quella sera, di tutti i varii sospetti, di tutte le prove e di quello che avevo scoperto. Lui mi ascolto attentamente, osservando e scrutando ogni singolo foglio che gli passassi o video che gli mostrarsi.
<< Quindi mi stai dicendo che il caro Detective è corrotto? >>
<< Io penso che sia la nostra talpa... >> affermo con timore, come se avessi paura a dare voce a questi pensieri.
<< E io in tutto questo che centro? >> chiede poggiando l'ultima cartellina sul tavolo.
<< Io penso che in realtà lui sia collegato al tuo socio >>
<< In che modo? >>
<< Entrambi hanno un legame con il nostro sospettato principale. Quel giorno in cui Madson ha cercato di parlare, lui aveva paura. Aveva paura di parlare. In primo tempo mi dissi che era normale, che magari aveva bisogno di garanzie. Ma una domanda mi rimaneva sempre. Come può un uomo entrare o rimanere in affari con qualcuno che non conosce, o per lo meno che non ricorda bene. Ma la risposta era semplice, perchè quell'uomo quel giorno l'aveva davanti a se. Madson conosceva bene chi lo contattasse, ma aveva paura a parlare >>
<< Pensi che Peter lo stesse minacciando? >>
<< Stando in archivio, ho cercato tutte le registrazioni di quell'interrogatorio, e guarda un po cosa ho scoperto >> affermo mostrano il video 
<< Ma questo video... >> 
<< Si è il video che è stato modificato. Ho trovato l'originale >> affermo con entusiasmo, e mostrando che in realtà quel giorno Peter si era messo d'accordo con la guardia per poter entrare lui e parlare con l'uomo. 
<< Ma se l'aveva rassicurato, perchè fare un gesto estremo da parte di Madson >>
<< Due giorni fa, sono andata a parlare con la sorella di Madson, e mi ha confessato che aveva ricevuto da parte di qualcuno delle minacce. >>
<< Quindi, quello che voleva fare Madson era soltanto un gesto di salvaguardare la sorella. Voleva prendere le redini del gioco... >>
<< Esatto... questo vuol dire che il nostro uomo ha tentato il suicidio perchè ha qualcosa che appartiene a loro >>
<< E tentando il suicidio, avrebbe protetto la sorella da eventuali minacce >> conclude per me. 
<< Questo spiegherebbe molte cose, ma rimane la domanda su come sia collegato a Jonny... >> chiede 
<< Ed è propio questo che voglio scoprire, ma da sola non posso farlo, ho bisogno del tuo aiuto >> 
<< Io non so... >>
<< Andiamo Tom, tu conoscevi Jonny meglio di chiunque altro... >> 
<< No... non posso... >> urla improvvisamente alzandosi dalla sedia per andare verso la finestra.
<< Perchè? >>
<< Perchè non posso Clare >> afferma alzando nuovamente la voce.
Io rimango in silenzio ad osservarlo. È successo ancora si sta chiudendo, ci risiamo.
<< Un giorno, mi chiedesti fiducia, mi chiedesti di crederti, di darti tempo... >>
Lui si volta verso di me e si avvicina poggiando le mani sulle mie spalle.
<< Clare, ascolta... io, non posso perchè non voglio metterti in pericolo. Non posso, anzi dovresti starmi lontano. Io sono... >>
<< Ma perchè? Ti prego parlami dimmi come posso aiutarti, e poi chi mi mette in pericolo... >>
<< Ascolta stanne fuori da questa cosa... Sei ancora in tempo >>
<< Cosa? No... io non posso restarne fuori, non voglio restarne fuori. Tu mi devi spiegare che cosa ti succede. Cosa ti spaventa chi ti spaventa... >>
Dai suoi occhi vedo il panico, la paura, il terrore.
<< Ascoltami, restane fuori. Io non posso permettere... >>
<< Cosa? Tom cosa? >>
Ad un tratto spalanca gli occhi e si ferma, come se prendesse coscienza di qualcosa.
<< Scusami, ma adesso devo andare >> subito dopo va via.

È sera, e finalmente, è arrivata anche al termine, questa fantomatica cena organizzata da mia sorella. Erano tutti presenti, ovviamente, dopo oggi Tom ci ha fatto sapere che per degli impegni improrogabili di lavoro, non sarebbe potuto venire. Ma, ovviamente, non ci cascai. 
Sono in cucina a rimettere ordine, e vedo mia sorella seduta sul divano, quanto finalmente sia nuovamente felice insieme a Eric, donando anche la gioia di dare un papà alla piccola Ana. A quanto pare alla fine della tournée hanno intenzione di sposarsi, e riunire la famiglia. Eric, non appena saputo della bambina, a detta di mia sorella, è esploso di felicità, e a quanto pare, il loro amore non è mai scemato. Insomma, anche per lei, pare che sia arrivato il cosiddetto lieto fine. Non posso fare altro che sorridere a guardare quel quadretto familiare. Ma qualcosa mi rende cupa, triste, pensierosa. Credo che sia dovuto alla discussione, avuta oggi con Tom, qualcosa non torna, sono sicura che mi stia nascondendo qualcosa, ma cosa? Sono sicura che c'è qualcosa sotto. Ogni volta che la situazione si fa più dura, lui scappa, come se temesse qualcosa. Ad un tratto, qualcosa mi torna in mente. Corro subito nella mia stanza e prendo la mia borsa da lavoro, iniziando ad uscire i tutti i documenti al suo interno, finché non trovo la cartellina con sopra il suo nome. Mi siedo sul letto e la osservo, facendo un grosso sospiro. So che avevo fatto una promessa che non sto rompendo. So che gli avevo promesso fiducia. Ma, mi sta nascondendo qualcosa, e so di per certo che questo qualcosa riguarda le indagini. Così, faccio l'ennesimo respiro e apro la cartellina. La prima cosa che vedo sono alcune foto di Tom. Sembra che in realtà sia schedato. Sposto le foto, e vedo un foglio di anagrafica 

" Ector Thomas Clarrison, nato a San Francisco 14 Giugno 1987 "

<< Ecco chi sei... figlio del famoso imprenditore Clarrison >>
Inizio a leggere ogni singola notizia sul suo conto. Dalle denunce per rissa, alle cauzioni pagate dal padre, per lo stato di ebrezza e per l'assunzione di stupefacenti. Inizio a leggere e prendere visione di ogni singola cosa. È stato processato, diverse volte, per le varie bravate notturne. Tutte cauzioni pagate dal padre, tranne una 2004, il giudice a stabilito che non erano concesse cauzioni e che avrebbe passato un totale di 24 mesi in un riformatorio.
Marzo 2011 si laurea con il massimo dei voti ad  Harvard University, per la facoltà di economia, il primo laureato del suo corso.
<< Un ragazzo prodigio >>
Continuo a leggere tra i varii fogli ogni singola informazione, e più leggo più mi reno conto di non sapere veramente chi in questi mesi avessi avuto al mio fianco. Perché mi ha nascosto tutto, perchè non si è fidato di me. Per un attimo, vorrei chiudere tutto per dirgliene quattro, ma penso che deve esserci qualcosa di più. Così mi prendo di coraggio e continuo a leggere. Prendo l'ultimo fascicolo di fogli e la prima cosa che leggo è un rapporto.
<< Ma questo è... >>
Inizio a leggere, ogni singola parola, ogni singola cosa, di quella relazione. Pagine e pagine di relazione, non riesco a credere ai mie occhi, e mi ritrovo a leggere e rileggere quello che avessi appena letto. Ad un tratto, sento i miei occhi riempirsi di lacrime, lanciando subito dopo il tutto con rabbia.
Non so perchè stia reagendo così, ma mi sento ferita, delusa. Io pensavo fossimo amici, pensavo si fidasse di me.
Ho deciso dobbiamo parlare. Raccolgo tutti i fogli e li risistemo tutti, mettendoli nuovamente dentro la carpetta.
Prendo la borsa, il giubbotto e scendo giù, pronta per uscire.
<< Ehi Clare, dove vai a quest'ora? >> mi ferma mia sorella vedendomi uscire visto l'ora tarda.
<< Ehm... devo andare in centrale lo zio ha bisogno di me... >> cerco di essere più convincente possibile.
<< Ma è mezza notte passata... non è un po tardi per andare in centrale? >> afferma avvicinandosi a me
<< Per ora abbiamo molto lavoro, scusami ma devo andare... >>
<< Clare è tutto ok? Hai pianto? >> osservandomi meglio e vedendo nel suo sguardo preoccupazione
<< No... stai tranquilla... è solo allergia. Ora se hai finito posso andare >> dico con arroganza e sicurezza.
Lei mi osservò poco convinta. 
<< Stai attenta... >> 
<< Si... >> rispondo velocemente, prendendo le chiavi della moto e uscendo da casa.
Il viaggio in moto è durato pochi minuti, credo di aver superato di gran lunga ogni singolo limite di velocità. Ma poco mi importava, avevo bisogno di conferme e di sapere. Volevo che mi dicesse la verità guardandomi in faccia. Arrivai al suo appartamento, in pochi minuti e provai a chiamarlo prima di salire, ma come previsto non mi rispose.
Entrai dentro l'edificio, e mi fermai alla hall del palazzo.
<< Scusi cercavo Mr Harrison >> dico alla giovane ragazza dietro il bancone.
<< Si, certo. Chi devo annunciare? >> chiede cortesemente con il solito sorriso finto 
<< Può dire una cara amica >>
Lei mi guardò con sospetto, indecisa se contraddire o meno, ma alla fine decise di alzare l'interfono per annunciarmi.
<< MR Harrison? Ok, va bene... riferisco >> subito dopo chiude la chiamata
<< Mi dispiace signorina, ma mi è stato riferito che al momento Mr Harrison non può ricevere nessuno. E che se lascia il suo recapito la farò richiamare il prima possibile... >>
Non so come mai, ma la mia reazione è quella di ridergli in faccia. La ragazza, inizia a guardarmi in modo strano. Probabilmente, mi starà prendendo per una pazza.
<< Ascolti, so benissimo che il signor Harrino è in casa, quindi lo richiami e gli dica che lo sto raggiungendo... anzi non gli dica proprio nulla >> dico superandola per dirigermi verso l'ascensore.
<< Signorina, si fermi... Altrimenti sarò costretta a chiamare la polizia >> mi urla venendomi dietro, mentre si apre la porta di un ascensore e prima che possa entrare, mi volto verso di lei e mostrandogli il tesserino le rispondo << Sono io la polizia >> subito dopo entro in ascensore digitando il codice per l'attico di Tom.
Questa volte rispetto, ad altre, sembra che l'ascensore ci impieghi un eternità ad arrivare, oppure sono io troppo impaziente. Non appena arriviamo le porte dell'ascensore si aprano, mostrando l'ingresso dell'appartamento.
Così mi avvio verso il salone e sento la voce di Tom parlare alla cornetta dell'interfono << Non si preoccupi, si è una mia amica. La ringrazio e una buona serata anche a lei >> subito dopo mette giù.
Io rimango ad osservarlo. Aveva un aspetto distrutto, i capelli, non erano ordinati come suo solito, ma più tosto scombinati, la barba trascurata, Anche il suo abbigliamento, era più trasandato del solito, indossava una vecchia maglia e un vecchio jeans. Non sembrava ne anche il solito Tom.
Nel mentre lui si volta a guardarmi, dal suo sguardo noto, molta stanchezza, gli occhi lucidi, probabilmente per il troppo alcool. Occhi che non emanavano la stessa luce di sempre. Erano spenti, rasseganti.
<< Si può sapere che cosa ti è preso? Che ci fai qui? >>
<< Buona sera anche a te Tom... o forse dovrei dire Ector Thomas Clarrison >> .

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


<< Come? >>

<< Come ho fatto? Mi sembrava di averti già detto che un bravo poliziotto non rivela mai le sue fonti... >> rispondo amareggiata

Lui si avvicina nuovamente al bancone della sua penisola per riempire, probabilmente per l'ennesima volta, il suo bicchiere.

Io esco dalla borsa i documenti, e li lancio sul bancone.

Lui osserva la cartellini e subito dopo li apre osservando la prima pagina e chiuderla subito dopo.

<< Conosco benissimo il mio passato, non c'è bisogno che tu me lo faccia leggere >> afferma bevendo un generoso sorso dal suo bicchiere e voltandomi le spalle.

<< Peccato che io non ne fossi a conoscenza >> affermo seguendolo per la casa.

<< Io ti avevo chiesto fiducia >> 

<< E tu l'hai tradita. Avresti potuto dir melo. Io mi fidavo di te, e tu? Mi hai ripagata così? Credevo di aver trovato un amico, una persona di cui potermi fidare... >>

<< Che cosa avrei dovuto dirti? Eh? >> afferma urlando e voltandosi verso di me << Tu non hai idea di cosa si provi ad essere sempre in mezzo a quella merda. Ad essere catalogato, come il figlio di papà che si mette sempre nei guai. O come la pecora nera della famiglia che ha portato alla condanna il proprio fratello. Che cosa ne sai? >> Io l'ho osservo, vedo nei suoi occhi pieni di disperazione e sconforto.

<< Ammettilo, se ti avessi detto chi ero, non ti saresti mai avvicinata a me. Mi avresti catalogato come hanno sempre fatto tutti. Come quello da recupero... Per una volta pensavo di poter ricominciare con una vita nuova, circondarmi di gente nuova, gente che mi avrebbe guardato in modo diverso e no come un tossico. Invece no, loro sono tornati, mi hanno trovato. E poi sei arrivata tu e quella speranza, che pensavo si fosse sgretolata, è tornata perchè tu eri diversa e... >>

<< Io posso ancora aiutarti >> gli dico avvicinandomi a lui.

<< Tu devi starmi lontano, perchè chi mi sta troppo vicino poi si fa male. E io non voglio questo per te >> conclude, avvicinandosi a me e guardandomi negli occhi.

<< Ma io non voglio lasciarti solo, non adesso >> replico decisa.

<< Ma io non voglio metterti in pericolo, perchè se ti succedesse qualcosa io non potrei mai perdonarmelo >> dice, guardandomi negli occhi e spostando una piccola ciocca di capelli dal viso, per farmi subito dopo una carezza.

<< Mi hai ferito! perchè mi hai mentito? Sai quanto mi fanno male le bugie >>

<< Io volevo solo proteggerti >>

<< Da chi? Da tutto quello che ci circonda o da te? >> chiedo con gli occhi pieni di lacrime

<< Se solo sapessi, quanto è stato difficile andare avanti, ricominciare. Sopratutto se porti sulla coscienza un peso così grande come il mio >> afferma sconfortato unendo la sua fronte alla mia e chiudendo gli occhi come se sentisse schiacciare da questo peso di cui probabilmente si fa carico da troppi anni.

<< Ma io sono qui con te... Non sei solo >> dico accarezzandogli il viso

<< Perchè non scappi, perchè non vai via? Cosa ti tiene ancora qui? >>

<< Beh... Sei tu... >> dico guardandolo negli occhi. I nostri sguardi sono uniti come due calamite. Siamo occhi negli occhi. Occhi che questa volta, non nascondano nulla, ma riescono solo mostrare quanta paura e timore abbiano nascosto fino ad ora.

<< So che dovrei starti lontano... Ma non ci riesco >>

<< Ma io non voglio che tu vada via >> subito dopo avvicina il suo viso ancora di più al mio. Sento il suo respiro sulle mie labbra. Vedo i suoi occhi osservarle, e dopo avermi guardato un ultima volta, come a chiedermi il consenso, si avvicina poggiando le sue labbra sulle mie. Ad un tratto tutto intorno a noi si annulla, come se fossimo entrati in un mondo solo nostro, non riesco a sentire più nulla, se non le sue labbra che continua a baciare le mie, con delicatezza, con dolcezza, come se avesse paura che possa andare via, o che tutto possa finire da un momento all'altro. Pian piano, riesco a lasciarmi andare anche io, avvicinandomi di più a lui, sentendo sempre di più l'esigenza dei suoi baci. Ad un tratto, lui poggia le mani sul mio viso, come se non volesse lasciarmi andare, approfondendo sempre di più il nostro contatto. Man mano, che il bacio si fa più ardente, inizio a sentire le farfalle volare dentro il mio stomaco, come se fosse la prima cotta, come se fosse il primo bacio. Continuiamo a baciarci per non so quanto tempo, come se nessuno riuscisse a fare a meno dell'altro, ma per quanto vorrei continuare a bearmi delle sue labbra, mi stacco da lui. Avviciniamo nuovamente le nostre teste e ci riguardiamo negli occhi rimanendo in silenzio. Un silenzio che vale più di mille parole, perchè orami non c'è più bisogno di altre parole.

<< Non sai per quanto tempo ho aspettato questo momento >> dice improvvisamente

<< Anche io >> ammetto

Lui si allontana un po da me, per guardarmi meglio << Davvero? >> io annuisco semplicemente, avvicinandomi al suo petto e circondandogli con le braccia la vita. In automatico ricambia l'abbraccio, avvolgendomi con le sue braccia le spalle e appoggiando la sua testa sulla mia.

Il suo profumo, la prima cosa che mi colpì fin dal primo giorno. Mi ricordo che all'inizio, sentirlo mi mandava sempre in confusione, ma adesso potrei anche non farne più a meno.

<< Senti io devo dirti una cosa... >> afferma ad un tratto staccandosi da me e interrompendo la nostra magia. Io alzo il volto per guardarlo e per l'ennesima volta vedo preoccupazione e paura.

<< Siediti pure... >> mi invita a sedermi sul divano vicino a noi, per poi sparire in delle altre stanze e tornare subito dopo con una busta in mano.

Me la porge e io l'apro scaraventando il suo contenuto sul tavolino di fronte a me. Non appena vedo il contenuto, il panico mi assale. Vedo foto  mie, della mia quotidianità, foto di me mentre vado a lavoro, con mia sorella, con Ana.

<< Ma queste... >>

<< Per questo non volevo dirti nulla, per questo sono sparito. Volevo proteggerti >>

<< Come hai fatto ad avere queste foto? >> chiedo stupita

Lui mi osserva, come se fosse combattuto, si versa nuovamente un bicchiere di liquore e subito dopo si accende una sigaretta. Ha paura di rispondere.

<< Tom... >> lo richiamo

Lui butta un po di cenere su un posacenere li vicino, e per quanto la sua figura si possa dimostrare affascinante al momento, non posso sorvolare sulla cosa

<< Allora? Chi ti ha dato queste foto? Chi ti sta ricattando... >>

Lui beve un generoso sorso del suo liquore e dopo aver posato il bicchiere lo vedo osservarmi, come se non sapesse veramente cosa fare

<< Ti prego, solo se ti fidi di me potrò aiutarti >> lo rassicuro

Lui fa un grosso sospiro e subito dopo si alza dalla sua poltrona per andare dietro la vetrata della sua finestra

<< La sera che ti riaccompagnai in centrale dopo che Peter ti aveva richiamato, ero deluso per quello che era successo tra noi e dopo aver recuperato la mia auto, andai al locale, per bere qualcosa. Avevo bisogno di spegnere il cervello... Rimasi li fino a tardi tutti erano andati via, ero rimasto soltanto io. Finché, non arrivò Jonny. Inizialmente mi accusò di averlo rovinato, mi disse che gli dovevo la sua parte, che avrei dovuto riscattare il mio debito con lui. Inizialmente non capì di cosa stesse parlando, avevo pagato tutto quello che gli spettava qualche mese fa, chiudendo ogni accordo con lui. Subito dopo mi disse che aveva fatto un patto con i Parker promettendogli un grosso affare con me, e che se non avrebbe mantenuto la parola data, lo avrebbero fatto fuori. Ero la sua garanzia di vita >> afferma sorridendo sarcastico, prendendo il suo bicchiere, che precedentemente aveva lasciato sul tavolino, e spegnendo quello che era rimasto della sigaretta. Io l'osservavo attendendo il proseguimento del suo racconto.

<< Inizialmente mi rifiutai, poi mi mostro quelle >> fece nuovamente una pausa bevendo, in un sorso, il resto contenuto nel bicchiere. 

<< Li per li, non sapevo che fare, poi mi minaccio che ti avrebbe rivelato chi ero e tutto quello che riguardava il mio passato e per paura che potesse succederti qualcosa, accettai l'accordo. Solo ieri Paul è venuto a conoscenza dei fatti e stanno già agendo per creare un piano di arresto... >>

<< Paul? >> chiedo cercando di fare memoria, se in passato mi avesse parlato di questa persona.

<< Giusto... non lo puoi sapere >> afferma, buttandosi sulla poltrona difronte a me.

<< Paul, è diciamo la mia ombra che in questi anni mi ha tenuto sott'occhio per evitare mi possa succedere qualcosa. Sai dopo l'incidente di mio fratello... >>

<< Quindi hai una guardi che ti sorveglia giorno e notte >> specifico 

<< Diciamo di si. Lui è un detective, fa parte dei corpi speciali. >> cerca di spiegarmi.

<< Un detective, che sta in prima linea... >>

<< Diciamo, che ormai è più un amico >> afferma con voce stanca, premendo pollice e indice sul setto nasale, indicando quanto fosse esausto.

<< Quindi... immagino sia qui... >>

<< No, lui non è qui. Ma sa che sei qui, sa tutto di te, di me, di ogni nostro singolo spostamento. Vedi sono sorvegliato in ogni singolo secondo della mia giornata >>

<< Allora mesi fa... sapevi tutto di chi ero, della nostra irruzione, di tutto quello che avremmo fatto... >>

<< No sfortunatamente no... Non avevamo previsto una vostra irruzione, ma non nego che la vostra presenza non abbia sconvolto i nostri piani. Anzi penso anche, che se non fosse stata per la vostra irruzione, probabilmente a quest'ora alcuni di loro sarebbero in carcere e io un uomo più libero. Ma non avrei conosciuto te, quindi per quanto possa sembrare assurdo, preferisco che le cose siano andate così >>

Io mi alzo dal divano e inizio a camminare in circolo per la stanza. Tutto questo è un casino, come ho fatto a non capire nulla. Forse questa situazione è davvero più grande di me, delle mie capacità.

<< Io non so che dire... >> 

<< Benvenuta nel mio mondo >> afferma alzando, credo il quarto bicchiere di whisky da quando sono li, come se volesse brindare.

Io mi avvicino subito a lui, togliendogli il bicchiere dalle mani << Adesso basta bere >> lui in risposta sbuffa in merito al fatto che io gli abbia appena rovinato i programmi per una sbronza colossale.

Io mi risiedo difronte a lui e l'osservo << Ok... >> affermo confusa

<< Senti mi dispiace so che tutto questo è un gran casino... >> dice avvicinandosi a me sedendosi sul divano accanto a me 

<< E so che tutto questo è un grande fardello e non ti fermerò se vorrai andare via e tirarti indietro, perchè se io fossi al posto tuo lo farei. E l'unica cosa che voglio, al momento, è saperti al sicuro >> conclude prendendo la mia mano e stringendola tra le sue.

Io chiudo gli occhi e faccio un grosso sospiro, so che questa decisione mi peserà molto e che non sarà per nulla facile, ma questa è la cosa giusta da fare. 

Mi rialzo da divano e mollo la sua presa, mi volto a guardarlo è sconvolto, devastato.

<< Bene da questo momento in poi voglio essere tenuta al corrente di tutto, ogni singolo indizio, scoperta o pedinamento. Voglio conoscere questo detective, e parlerò con mio zio in modo da creare una collaborazione tra il loro dipartimento e il nostro. Uno dei nostri è coinvolto nella cosa, quindi non possiamo rimanere indifferenti >> 

Tom mi guarda stupito, probabilmente non riesce a capire veramente quello che sta succedendo. Solo dopo pochi secondi si alza dal suo posto e si avvicina a me, poggiando le sue mani sul mio viso. Io non posso che bearmi di quel tocco, chiudendo gli occhi, immaginando che forse tutto questo poteva essere diverso, che forse noi potevamo essere diversi. Che forse era meglio che tutto questo casino non fosse mai esistito. Che forse avremmo potuto avere una vita diversa, con meno dolori, con meno responsabilità. Eppure siamo qui, pronti a tutto, pronti ad affrontare un destino che non avremmo mai voluto. Le nostre vite si sono trovate e incrociate, diventando l'uno il riflesso dell'altra. Da quando ci conosciamo, ci siamo dovuti mettere spesso in gioco, dovendo affrontare anche le nostre paure. Questa vita che ci ha costretto a guardarci ad uno specchio riflettendo la nostra vera immagine. Quell'immagine che per tanto tempo abbiamo tenuta nascosto, a tutti. Un'immagine che credevamo imperfetta a gli occhi degli altri, ma soprattutto ai nostri. Un'immagine che abbiamo dovuto trasformare per essere all'altezza a gli occhi di qualcuno che probabilmente non era interessato veramente a noi, perchè troppo impegnato ad addossarci etichette o responsabilità di cui non avremmo dovuto farci carico.  

<< Che c'è perchè mi guardi così? >> chiedo 

<< Perchè fai tutto questo? >> mi chiede, prendendo le mie mani.

<< Questo cosa? >>

<< Tutto questo. Ti ho dato possibilità di mollare tutto, andare via, scappare da questo inferno. Magari farti la tua vita la tua carriera. Senza affrontare pericoli, salvare i tuoi affetti, proteggere la tua famiglia. Invece sei qui, pronta a rischiare il tutto e per tutto per... uno come me... >>

<< Uno come te che mi sconvolto la vita. Uno che mi ha fatto rimettere in gioco, uno che mi ha fatto capire che nella propria vita vale la pena rischiare. Uno che mi ha fatto capire che nella vita non si può sempre scappare da tutto, o che non bisogna restare fermi a guardare che qualcuno continui a dirti quello che è meglio per te o dirti quello che sei in grado o meno di fare. Uno che mi ha insegnato a lottare, a saper alzare la testa davanti alle difficoltà, uno che mi ha insegnato che niente e nessuno potrà dirmi qual'è il mio vero valore, perchè soltanto io sarò in grado di poterlo dimostrare >> concludo con voce tremante e per riuscire a trattenere le lacrime che premono per uscire.

<< Ho fatto davvero tutto questo? >> mi chiede poggiando una mano sul mio viso, raccogliendo una lacrima solitaria che era riuscita a sfuggire al mio controllo.

<< E molto di più >> mi avvicino a lui cercando nuovamente la sua bocca. Avevo bisogno delle sue labbra. Di risentire quel tocco, di risentire il suo sapore, la sua dolcezza, la sua delicatezza. Aveva bisogno di lui.

Ma questa volta è diverso. Diventa esigente, diventa di più, come se il nostro corpo bramasse l'uno dell'altro. E io non mi sento pronta, forse ho ancora troppa paura. Paura di tutto questo, di questo cambiamento, di questa svolta, paura di questi sentimenti, che incuranti, stanno crescendo dentro di me. Così a malincuore, mi allontano, ma non del tutto, perchè continuo ad abbracciarlo.

Dopo minuti, che sembravano quasi infiniti, ci stacchiamo, osservandoci nuovamente.

<< Adesso che faremo? >> chiede

<< Tel'ho detto, domani mattina parlerò con mio zio, e chiederò un incontro con questo tuo amico detective, per trovare degli accordi e iniziare una collaborazione. Dobbiamo agire al più presto, probabilmente Jonny, si farà vivo presto e fisserà un appuntamento per farti incontrare con i Parker, ed allora che dovremmo intervenire... >> spiego, ritornando al mio ruolo di poliziotta.

<< E con Peter, che farai? Continuerai a fare la fidanzata modello? >>

Ecco qual'era il punto, Peter.

<< Con lui... penso che chiuderò tutto. Non sono brava a fingere, e poi a prescindere da tutto, credo che avrei comunque chiuso con lui >>

<< Davvero? >>

<< Si... diciamo che un altro uomo aveva già annebbiato la mia mente >> affermo scherzando

<< Oh! Deve essere un uomo super affascinate, per crearti questo effetto >> afferma stando allo scherzo.

<< Beh, è affascinante, donnaiolo, egocentrico, pensa di avere tutto il mondo ai suoi piedi... Ma quella è soltanto una facciata, perchè in realtà è molto romantico, buono, gentile e mette il bene degli altri a primo posto. Ma c'è una cosa che lui non sa >>

Lui non risponde e continua ad osservarmi

<< Che nella vita, tutti siamo degni di essere amati. Non importa il nostro passato, o cosa abbiamo fatto. Nessuno è perfetto, ma questo non ci può negare il diritto di essere amati. Quindi mi piacerebbe che capisse questo... >> 

Tom continua a guardarmi senza rispondermi, ma mi sorride. Un sorriso pieno di gratitudine, un sorriso che vale più di mille parole.

Ad un tratto, il suono del mio cellulare si propaga nella stanza, riportandoci entrambi alla realtà. Così cerco tra le tasche del giubbotto il cellulare, che continua a squillare imperterrito, ma non appena lo trovo vedo subito che si tratta di Meg

<< Oh, scusami... è mia sorella devo rispondere >> 

Lui annuisce, prendendo le distanze da me

<< Pronto? >>

<< Cristo, Clare... si può sapere dove sei? >>

<< Perchè è successo qualcosa? >>

<< Sono quasi le 2 e sei sparita senza dare tue notizie... >>

<< Ti ho detto dove stavo andando >>

<< Ho chiamato pochi minuti fa nostro zio e mi ha detto di non essere più in centrale da diverse ore ormai. Quindi si piò sapere dove sei? >>

Io mi volto verso Tom e vedo che si sta riempiendo nuovamente un bicchiere di liquore e subito dopo esce fuori in balcone sorreggendosi al davanzale del suo balcone

<< Tranquilla, torno tra un po. Ora devo andare >> e senza farla replicare le chiudo la chiamata.

Io lo raggiungo, e mi avvicino a lui.

<< Era mia sorella, era in pensiero per me. Sai sono uscita un po di corsa da casa... >> cerco di giustificarmi

<< Certo, forse è meglio che tu vada... non vorrei che si preoccupasse oltre >>

<< Si... forse hai ragione. Allora io vado >> affermo con imbarazzo non sapendo cosa fare.

<< Ti accompagno... >> afferma, anche lui in evidente imbarazzo.

Io annuisco e vado verso l'ingresso della casa, recuperando tutte le mie cose.

Chiamo l'ascensore, e restiamo entrambi uno di fronte a l'altro a guardarci. Lui ha le mani dentro le tasche dei suoi jeans e mi osserva. Io non riesco a mantenere il suo sguardo e spesso lo svio altrove.

<< Senti... voglio che tu sappia che quello che è successo questa sera... >>

<< Senti se ti sei pentito, se preferisci far finta di nulla, per me... >>

<< Lo rifarei altre mille volte! Non c'è cosa più bella di tutto quello che ho provato questa sera, insieme a te! >> 

<< Anche io... non mi pento di nulla! >> affermo guardandolo questa volta negli occhi. 

Il " DIN " dell'ascensore ci comunica che è arrivato al piano, aprendo le porte, rimanendo in attesa di un nuovo comando, ma nessuno dei due intende prenderlo.

Ci avviciniamo di più, e subito dopo lui si ributta sulla mia bocca. Forse sembrerò strana, ma la verità è che non riesco a fare a meno di lui, non riesco a fare a meno delle sue labbra, dei suoi baci, delle sue braccia. 

Continuiamo a baciarci, senza preoccuparci dei se e dei ma. Siamo stati lontani per troppo tempo, per troppo non abbiamo ascoltato il nostro cuore. 

Tra un bacio e l'altro ci trasciniamo verso il divano, mi ha liberato da giubbotto e dalla borsa. Le nostre mani, si cercano e hanno esigenza di esplorare l'uno il corpo dell'altra. In torno a noi, non esiste più nulla. Siamo tornati nella nostra bolla.

Ad un tratto, il tossire di qualcuno ci interrompe, riportandoci nuovamente alla realtà come una secchiata di acqua fredda.

Io mi volto verso il rumore e vedo un uomo, in piedi davanti a noi, dall'aspetto noto che ha più o meno la nostra età. Dalla carnagione olivastra capisco subito che non è originario di LA. Ha un portamento fiero, e dalla braccia, che tiene incrociate, noto che la muscolatura è molto sviluppata. L'abbigliamento è molto sportivo, e dalla base della giacca noto che ha legata al cinto del jeans una pistola. 

Io non so cosa fare, di certo no possiamo usare la famosa frase di circostanza " NON E' COME SEMBRA " , visto che sono seduta sulle gambe di Tom, e fino a poco prima stavamo per fare altro. Io sento quest'ultimo sbuffare e poggiare la testa sul divano 

<< Paul... potevi chiamare prima di salire >> afferma facendomi spostare per sedermi sul divano

<< Mi spiace... non pensavo di... >> si giustifica.

Io ho bisogno di andare via, non posso restare qui ancora per molto, vorrei essere come uno struzzo in questo istante, per nascondere la testa sotto la sabbia.

<< Io... forse è meglio che vada >> affermo con molto imbarazzo. Mi alzo subito dal divano e raccolgo subito le mie cose, che poco prima aveva gettato a terra.

<< Ah... forse Thomas, ti avrà già parlato di me io sono il detective Lewis >> si presenta porgendomi la mano

<< Io sono Clare Smith >> balbetto ricambiando la stretta 

<< Si tu sei l'agente che ha dato corda al nostro amico. Se non erro reparto omicidi del FBI. Ho letto il tuo fascicolo, sembri molto promettente nel tuo lavoro >>

Io rimango senza parole. Naturalmente aveva snocciolato ogni minima cosa di me.

<< Ho letto, molto altro su di te. Ma non penso che sia ne il luogo ne il momento adatto per parlarne... >>

Ad un tratto, un senso di panico e ansia si impadronisce dentro di me. Ovviamente non si era fermato a prendere solo delle informazioni lavorative su di me, ma anche sulla mia vita.

<< Detective... io... avrei provveduto a contattarla domani, per organizzare un incontro con il Tenente, per aggiornaci su tutti i dettagli. Come ben saprà anche uno dei nostri è coinvolto >>

<< Sarò più che lieto incontrare suo zio. Quindi se per voi non è un problema potremmo fare domani pomeriggio. Ovviamente vi farò sapere dove vederci, qui non è molto sicuro >> afferma deciso.

Io annuisco semplicemente, ancora non riesco a proferire parola per l'imbarazzo di essere stata colta in fallo con le mani nel vasetto della marmellata.

<< Bene, forse è meglio se questa volta vada >> dico, stringendo la mano al detective e avviandomi verso l'ascensore

<< Ehm... ti accompagno >> dice Tom seguendomi.

Io chiamo nuovamente l'ascensore come poco fa, con l'intento di prenderlo per davvero questa volta.

Siamo in silenzio entrambi ad attendere. Per la seconda volta, il suono dell'ascensore ci ricorda di essere arrivato al piano.

<< Allora io vado >>

<< Si... ci vediamo domani >>

<< Ok... scrivimi quando arrivi >> afferma dandomi un dolce bacio sulla guancia.

Io entro in ascensore e mi volto verso di lui, alzando la mano in segno di saluto che subito dopo lui ricambia.

 

*****

 

<< E' andata via? >> mi chiede Paul, versandosi un drink

<< Già >> rispondo gettandomi sul divano

<< Quando mi hanno detto che era qui... Non mi immaginavo che voi... >>

<< Bhe non potevi scegliere momento peggiore per tornare >>

<< Quindi che farete adesso? >>

<< Non lo so... Io credo che abbiamo molto da chiarire e parlare. E' venuta qui con un mio fascicolo, ha scoperto tutto... >>

<< C'era d'aspettarselo... Adesso sarà tutto più semplice avendo una collaborazione con loro >>

<< Più semplice? >>

<< Si... di certo le loro informazioni per noi saranno molto utili... >>

<< No, no, no e poi no scordatelo... >> dico accendendomi una sigaretta per il nervoso

<< Che vorresti dire? >>

<< Lei deve restarne fuori. Dovete tenerla fuori >>

<< Sai meglio di me che non sarà possibile >>

<< Non importa, dovete trovare una soluzione. Parlerò con suo zio, le spiegherò come stanno le cose >>

<< Per quanto pensi che potrai tenerla lontano? E' testarda, farebbe da sola e... >>

<< Non posso permetterla che le succeda qualcosa... Perché, io non voglio perderla. Non posso... >> dico guardandolo negli occhi quasi con disperazione

<< E poi, farò in modo che lei non possa intervenire >>

<< Hai intenzione di farla trasferire? >>

<< Parlerò con suo zio e gli chiederò un trasferimento momentaneo, o qualcosa del genere, ma lontano da qui, così da poter evitare eventuali pericoli >>

<< Sai che non ti perdonerebbe mai... >>

<< Preferisco saperla lontana ma viva, che lontana per sempre >>

<< Comunque visto la situazione e il fatto che è sotto minaccia, avvieremo un programma di protezione anche per lei e per la sua famiglia. Ormai giocheremo a carte quasi scoperte e di certo sia Jonny che Peter non sono due stupidi. Se c'è un legame tra loro lo scopriremo presto. Lei è il tuo punto debole e loro ne approfitteranno >>

Io non risposi, rimasi seduto sul divano a fissare un punto nel vuoto. Ripensando e cercando di rivivere tutti i momenti passati con lei fino a questa sera. 

Ad un tratto sento il mio telefono vibrare dalla tasca dei mie jeans, non appena lo prendo noto che è un suo messaggio

 

" Qualunque cosa accada, sarò con te fino alla fine "

 

Non posso fare altro che sorridere leggendo queste sue parole. Se ripenso, ancora, a pochi minuti fa, mi sento felice. Per la prima volta dopo tanti anni, il mio cuore è come se fosse ritornato a battere. Probabilmente, se non fosse arrivato Paul, a quest'ora lei sarebbe ancora qui con me, magari avremmo dormite l'uno tra le braccia dell'altro oppure avremmo fatto l'amore. Ma forse tutto questo sarebbe potuto succedere in una vita normale, senza segreti, senza sotto e fuggi, senza pericoli. Rileggo ancora il suo messaggio, e l'unica cosa che riesce a darmi è la sicurezza che questa volta, e forse per la prima volta, sento che andrà tutto bene, che sarà la volta buona che si risolverà tutto. Decido di rispondere

 

" Grazie per aver capito, e per quello che stai facendo per me! "

 

" E' il minimo che potessi fare... "

 

" Non avrei voluto lasciarti questa sera "

 

" Ne anche io sarei voluta andare via "

 

Rimango stupito nel leggere questa sua risposta. Non mi aspettavo di certo questo. Forse davvero posso sperare in qualcosa di più.

 

" Senti, ti andrebbe di parlarne meglio, domani a cena? "

 

" Ok... ti aspetto alle 9! Buonanotte "

 

" Non mancherò! Buonanotte! "

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