Rosso e nero

di MaryFangirl
(/viewuser.php?uid=71435)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Eye contact ***
Capitolo 2: *** 2. Hand holding ***
Capitolo 3: *** 3. Under the rain ***
Capitolo 4: *** 4. Indirect kiss ***
Capitolo 5: *** 5. Coffee shop ***
Capitolo 6: *** 6. Love letters ***
Capitolo 7: *** 7. Sick partner ***
Capitolo 8: *** 8. Slow dancing ***
Capitolo 9: *** 9. Forehead kiss ***
Capitolo 10: *** 10. Drunk confession ***
Capitolo 11: *** 11. First time (no sex) ***
Capitolo 12: *** 12. Promise rings ***
Capitolo 13: *** 13. Bath time ***
Capitolo 14: *** 14. Comb the hair ***
Capitolo 15: *** 15. Soulmate ***
Capitolo 16: *** 16. Bed sharing ***
Capitolo 17: *** 17. Birthday ***
Capitolo 18: *** 18. Hug ***
Capitolo 19: *** 19. Shared hobbies ***
Capitolo 20: *** 20. Tulips ***
Capitolo 21: *** 21. Fight and apologize ***
Capitolo 22: *** 22. Watching the sunset ***
Capitolo 23: *** 23. Moving house ***
Capitolo 24: *** 24. Pet names ***
Capitolo 25: *** 25. Future ***
Capitolo 26: *** 26. Perfume ***
Capitolo 27: *** 27. Meet the parents ***
Capitolo 28: *** 28. Shopping together ***
Capitolo 29: *** 29. Champagne ***
Capitolo 30: *** 30. First time ***
Capitolo 31: *** 31. You make me a better person ***



Capitolo 1
*** 1. Eye contact ***


Ciao a tutti! Ho deciso di partecipare all’iniziativa Flufftober di quest’anno, e di scrivere una one shot per tutti i 31 prompt che dovrebbero accompagnare l’intero mese di ottobre. Purtroppo non sarò in grado di essere puntuale e mettere una one shot al giorno, anche se intendo comunque completarle tutte e 31...solo potrebbe volerci un po’ più di tempo, ecco. Saranno OS più o meno lunghe.
In ogni caso, tra le coppie che mi piacciono, ho scelto Hanamichi e Kaede perché è un periodo in cui sono presa bene con loro e dopotutto il mese di ottobre è il numero 10, quindi ho pensato automaticamente ad Hanamichi, che adoro! Il titolo è molto banale ma non sono riuscita a pensare a nulla di meglio, rosso e nero sono evidentemente i colori dei capelli dei protagonisti...e da milanista sfegatata, penso siano sempre grandiosi insieme.
Il rating per ora è verde ma non è detto che non possa cambiare. Essendo un’iniziativa che si concentra sul fluff, potrebbe esserci un’alta concentrazione di romanticismo, ma cercherò di evitare la sdolcinatezza dozzinale...ma sicuramente sarà una raccolta all’insegna della tenerezza XD l’altra iniziativa era il Kinktober, ma semplicemente non fa per me :3
Non mi dilungo oltre e vi auguro buona lettura.


Ayako osserva. Consapevole della voce sempre più alta di Ryota che, oltre a voler dimostrare di essere un degno capitano, vuole anche attirare la sua attenzione, osserva qualcuno, ma non si tratta di Ryota, che di tanto in tanto - in continuazione, a dire il vero - sbircia nella sua direzione per vedere se sta ottenendo quanto sperato e rimanendo un po' deluso. Ma Ayako non se ne accorge né vi da tanto peso, a dire il vero un po' la infastidisce quando Ryota si sforza così tanto perché lei gli rivolga uno sguardo o un sorriso, preferisce di gran lunga quando è spontaneo e non si preoccupa perennemente di avere i suoi occhi addosso.
 
La squadra di basket si è un po' rinfoltita, permettendo un moderato sospiro di sollievo ai membri veterani dopo l'uscita di scena di Takenori Akagi, per quanto sostituire lui sia ben lontano dall'essere facile.
Ma non è questo a occupare la mente di Ayako, che continua a osservare qualcuno nello specifico.
 
Il rintocco continuo della palla sul parquet non viene praticamente notato dalla giovane tanto abituata a sentirlo, conosce bene gli stridii delle scarpe, gli sbuffi, le grida, gli schiamazzi di chi sta sugli spalti, il fruscio del canestro e ancora la voce di Ryota che dà indicazioni, si complimenta, si innalza sopra quelle degli altri presenti, mentre di lato il professor Anzai beve una tazza di the e ha la sua consueta espressione da sfinge imperturbabile.
 
Ayako osserva, poi distoglie un secondo lo sguardo per farlo scorrere altrove, fino ai posti come sempre occupati dagli amici di Hanamichi Sakuragi. Tre di loro stanno bisticciando per un pacchetto di patatine formato famiglia che il membro della banda più pingue non vuole condividere.
Solo Yohei Mito non partecipa alla puerile baruffa. Come lei, sta osservando. Ayako nota la direzione del suo sguardo. Lentamente, Yohei sposta il viso fino a incontrare gli occhi di Ayako che cautamente sembrano studiare i suoi, anzi pare quasi nascondano una domanda.
 
Vedi anche tu.
Sì.
 
 
Nel momento in cui Kaede Rukawa finisce a terra sbattendo col sedere, la sua smorfia di dolore coincide con il fischio di Hisashi Mitsui, che al momento sta arbitrando in quanto è importante che siano i nuovi arrivati a dimostrare sul campo cosa sanno fare. Hanamichi ha sicuramente da migliorare nonostante le sue capacità incredibili, anche se tutti si guardano bene dal dirglielo dato che non c'è motivo di dare benzina alle sue vanterie sempre spropositate, mentre Kaede...è Kaede e non sta di certo a guardare durante una partita, nemmeno se dal ritmo blando.
 
Kaede alza lo sguardo infastidito, incontrando la figura di Hanamichi che da quella posizione sembra ancora più imponente, e infatti non ha potuto resistere all'impatto contro quella massa infinita di muscoli. Senza contare che Hanamichi sta ancora crescendo...anche Kaede, ma c'è davvero da chiedersi cosa mangi la scimmia per sembrare più alto ogni giorno.
 
Gli occhi di Hanamichi sono fissi su di lui, ora, e sul suo viso da schiaffi è disegnato un piccolo ghigno che Kaede non capisce se sia genuinamente divertito o semplicemente derisorio. Hanamichi solo in apparenza sembra un libro aperto, ma non è poi così limpido da leggere come si possa credere. Anche se a lui è bastata una manciata di mesi per capire quando qualcosa non va o se il suo stato d'animo cambia, il che è miracoloso per uno che non ha il termine empatia da nessuna parte sul suo vocabolario.
Ma osservare Hanamichi gli è sempre parso naturale...così come, sulla spiaggia, durante la sua riabilitazione, lo è stato cominciare, dal nulla, a parlare in maniera quasi civile, senza più abbaiare o mugugnare insulti e basta.
 
"Intendi alzarti, principessa, o ti serve una mano?" ironizza. Ma non c'è cattiveria nel suo tono. Allora era semplice diletto, constata Kaede, che si sente stranamente un po' meglio.
"Sei il solito bisonte..." commenta Kaede senza rabbia, rimanendo un po' scioccamente a terra con le mani appoggiate al suolo pronte per dargli la spinta di sollevarsi, ma guardare Hanamichi negli occhi risulta essere più interessante. Più interessante che riprendere la partita...
 
Hanamichi sghignazza aggiungendo qualcosa sul fatto che sia lui a essere fatto di cristallo, ma nel frattempo allunga la mano. Kaede la guarda e torna sui suoi occhi, che sembrano sinceri, non come se fingesse di volerlo aiutare per poi rifilargli un calcio nel sedere subito dopo...decide di rischiare e tende la sua per accettare, sperando davvero tanto che non sia una trappola.
 
Hanamichi lo aiuta e non gli riserva nessuno scherzetto. Kaede è ancora un po' diffidente, torna a guardarlo negli occhi. Il suo ghigno ora è un sorrisetto...dolce.
Kaede è a un passo dallo sbattere le palpebre più volte e a sgranare i suoi, di occhi, accorgendosi nel contempo che le loro mani sono ancora unite. A livello di confusione, sta raggiungendo il suo apice. A livello di emozione, è già oltre il limite.
 
Hanamichi allontana la mano, con molta lentezza, ma non smette di sorridergli e di fissarlo negli occhi. Non li devia mai e anche se Kaede vorrebbe farlo, per principio se lo impedisce. Le dita si separano, ma sembrano voler mantenere il contatto quanto più possibile, e nel distacco finale, pare che si tendano perché il momento non abbia reale fine.
 
Kaede non resiste e sbarra gli occhi, quelli di Hanamichi non lo lasciano, il suo sorriso non lo lascia.
"Tutto bene?" sussurra Hanamichi, a quanto pare non ha interesse che gli altri lo sentano, anche se non ha chiesto nulla di sconvolgente. O inconveniente. Hanamichi Sakuragi che si preoccupa per Kaede Rukawa non è così allarmante. Certo, quella volta in cui si è beccato un colpo all'occhio si è imbufalito, ma non conta...
"Sì..." soffia Kaede, convincendosi che gli occhi di Hanamichi siano più interessanti di qualsiasi altra cosa.
 
 
Ayako si sente arrossire. Si sente di troppo, come se non fosse suo diritto osservare quel momento. Pensa di capire perché per tutto l'allenamento qualcosa le sia parso totalmente diverso dal solito, rimanendo in apparenza uguale.
 
Le mani di Hanamichi e Kaede si sono separate, ma i loro occhi no. E in realtà, è da tutta la durata dell'allanemanto che si guardano. In continuazione. Forse quegli stupidi non se ne accorgono neanche, di non avere occhi per nessuno che non sia l'altro. Ma è così evidente, quando Hanamichi ha aiutato Kaede a rialzarsi, e i due hanno trascorso secondi molto lunghi senza riprendere a giocare, fissandosi e basta. Kaede le è parso un po' agitato, Hanamichi invece molto tranquillo. Il mondo all'incontrario.
 
La partita riprende, Hanamichi e Kaede tornano ai loro ruoli. Sono in squadre opposte. Il loro contatto visivo permane, si prolunga, diventa così evidente...
 
Ayako sente il professore Anzai emettere una bassa risatina, sorseggiando il suo the, dimentico della tristezza dovuta all'assenza di biscotti perché il dottore gli ha intimato di perdere peso; la giovane torna a occhieggiare il gruppo di Hanamichi sugli spalti. Le patatine sono state divise semi-equamente.
Incontra ancora lo sguardo di Yohei Mito.
 
Hai visto anche tu.
Sì.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Hand holding ***


La gamba destra di Kaede Rukawa sta sobbalzando così frequentemente che, se causasse una minuscola scossa di terremoto, Hanamichi non ne sarebbe sorpreso.   
Lo guarda e quasi si diverte nell'osservare quanto è teso. Non capita neanche spesso di vederlo così ben vestito. Nonostante abbia un fisico da sogno e sia, di fatto, il sogno erotico di tifose e tifosi e di case di moda che puntualmente gli propongono contratti per diventare il loro nuovo testimonial, quando non è costretto preferisce indossare tute comode, e sembra che più siano larghe e logore, meglio è.  
 
Questo però è un momento in cui il bel completo gli è parso obbligatorio, anche se ha l'aria di uno che sta soffocando. I vestiti, però, non sono responsabili del suo stato d'animo e Hanamichi, mosso a pietà, decide di fare qualcosa al riguardo.  
 
La sua grande mano si appoggia su quella dell'altro, a sua volta vittima giacente e inerme sulla gamba impazzita che rimbalza più di un pallone da basket. In genere quello che si agita per tutto è Hanamichi, mentre il silenzio confortante di Kaede sa spesso fornirgli più sicurezza di quanto potesse mai pensare, ma nei casi in cui l'ansia assale l'ex matricola d'oro e numero 11 dello Shohoku, ecco che Hanamichi mostra la sua maturità e il suo sorriso dolce, balsamo per il cuore tutt'altro che arido di Kaede.  
 
"Smettila o ti si staccherà la gamba dal resto del corpo", emette subito una risata, convinto di essere sempre molto divertente.  
"Ah ah, aspetta che cerco di capire quando devo ridere", ma gira la mano verso l'alto e intreccia le dita con quelle di Hanamichi.  
"Di sicuro tu fai ridere...", Hanamichi si porta l'altra mano davanti alla bocca, fingendo di non voler essere visto mentre sghignazza, finché non capisce che la tattica di far passare l'ansia di Kaede facendolo arrabbiare non è proprio la migliore delle idee. Si schiarisce la voce, passando velocemente a un'altra modalità per ammorbidire il broncio di Kaede.  
"Non ti ho mai visto così teso...né la prima volta che hai messo piede in un campo davanti al pubblico americano...", con le dita sotto il mento, Hanamichi si mette a riflettere, "forse neanche durante la nostra prima volta..."  
 
Ok, ora un pochino ci è riuscito. Come pennellato delicatamente, il rossore raffiora sulle gote di Kaede, per delizia di Hanamichi, che però si trattiene dal ridere ancora, non volendolo irritare.  
 
"Per il basket, avevo talmente tanta adrenalina da accorgermi a malapena del resto...con te...ero un fascio di nervi...ma allo stesso tempo mi sembrava tutto naturale", sorride, e il cuore di Hanamichi si scioglie un po'. "Però...ora è diverso. Siamo praticamente la prima coppia di giocatori di basket dell'NBA apertamente gay...sposati...non piacciamo a tutti, anzi...", è stato proprio Hanamichi a impedirgli di leggere troppi commenti carichi di odio sui social network, per evitargli un'ulcera oltre che per risparmiare gli infami dalla furia di Kaede in un paese in cui procurarsi delle armi non è così difficile.  
Hanno comunque deciso di tenere aperti diversi canali, su Youtube e Instagram - o meglio, ovviamente è Hanamichi che se ne occupa, pubblicando qualsiasi scemenza gli venga in mente - e per fortuna hanno anche molti seguaci che li adorano, per non parlare di ragazzi e ragazze che sono stati ispirati dal loro esempio per fare coming out.  
 
Il terrore di poter essere banditi dal mondo sportivo è sparito quando sono invece diventate icone sia del mondo LGBT che del basket, richiestissimi per interviste, talk show, pubblicità, comparse in telefilm...Hanamichi parteciperebbe a tutto senza freno, sempre allettato dalle nuove esperienze, mentre Kaede ogni tanto tira il freno a mano e gli ricorda di andarci piano. Hanamichi è il sognatore che tende a volare ma, come Icaro, rischia di scottarsi e farsi male se non ci fosse qualcuno che ogni tanto lo riporta alla realtà. E Kaede...beh, senza Hanamichi non volerebbe mai.  
 
"E se non piacessimo...a lui? O lei?" sussurra con una punta di sincero orrore.  
Hanamichi gli sorride, intenerito da tanta preoccupazione, aveva pensato che Kaede sarebbe stato relativamente indifferente a tutta la vicenda...il suo sorriso si allarga, rendendo la sua espressione un po' idiota. Kaede inarca un sopracciglio. Ha perso il conto delle volte in cui gli è capitato di pensare 'E' davvero un cretino ed è indubbiamente l'amore della mia vita', addirittura in un paio di occasioni l'ha anche detto ad alta voce - solo in compagnia di persone estremamente fidate, che lui può contare sulle dita, anche se di entrambe le mani da quando la sua relazione con Hanamichi si è approfondita e altra gente è entrata a far parte del suo mondo.  
 
"L'importante è che piaccia io...e sarà sicuramente così, perché conto di essere quello simpatico...tu sarai quello che dirà sempre di no, e quindi verrà interpellata la mia clemenza"  
 
Il cipiglio di Kaede si intensifica.  
 
"Mettiamo subito in chiaro che non intendo fare sempre la parte del poliziotto cattivo, nossignore. Anche tu imparerai a dire di no e a non assecondare i capricci. E...anch'io posso essere il genitore simpatico"  
 
"Pfffff"  
 
Prima che Hanamichi possa dilettare le orecchie di Kaede con uno sguaiato latrato, la porta si apre e Kaede ringrazia per il tempismo.  
Davanti a loro si presenta una piacente signora, l'età è indefinita, potrebbe essere giovane o portare molto bene i 50 anni, dai tratti asiatici, lunghi e lucidi capelli neri, un completo con pantaloni beige, un fascicolo in mano e un sorriso rassicurante.  
Quando parla, è chiaro che sia cresciuta in America fin da piccola, non ha alcun accento, probabilmente non conosce neanche la lingua delle sue origini.  
 
"Buongiorno, signori Sakuragi-Rukawa. Sono Lisa Novak, direttrice. Ammetto di essere rimasta sorpresa quando ho letto i vostri nomi per il colloquio di oggi...è proprio vero? Intendete fare domanda per l'adozione?" li guarda entrambi, rivolgendo prima all'uno e poi all'altro equa attenzione.  
 
Hanamichi e Kaede si guardano. Il pollice di Hanamichi accarezza il dorso di Kaede. Kaede gli stringe la mano ancora di più.  
Hanamichi, resistendo all'impulso di baciargli prima la mano e poi la bocca, si volta verso Lisa.  
 
"Sì, io e mio marito vogliamo procedere".  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Under the rain ***


Finito l'allenamento se n'è andato in fretta, al punto da chiedersi se qualcuno lo stesse inseguendo con un machete.
Lo spogliatoio si riempie di brusii e sottili risate, finché la voce di Hisashi non si innalza proclamando che forse il ghiacciolo umano ha finalmente deciso di concedere le sue grazie a qualche fortunata (o sfortunata, secondo il suo parere che nessuno ha richiesto) ed è per questo che ogni tanto fugge via come se i pantaloni gli prendessero fuoco.
 
E se fosse proprio per quello...?
 
Hanamichi non partecipa alla baldoria e si affretta ad asciugarsi e vestirsi in silenzio, vorrebbe agire più velocemente ma non ha voglia di attirare su di sé l'attenzione. Oggi no. Vorrebbe anche dare una testata a Hisashi che continua a ridere come una iena, ma non intende perdere tempo.
 
Dove corre sempre.
 
Quando esce, si mette a camminare rimanendo con lo sguardo fisso al suolo, quasi temesse di rimanere accecato se sollevasse gli occhi. Il cielo è grigio chiaro, ma una massa di nuvole si sta addensando e promette una serata all'insegna della pioggia, e non di quelle leggere, più un acquazzone violento di cui sicuramente i telegiornali parleranno molto. La temperatura però per ora è ancora tiepida, Hanamichi non ha problemi a stare in maniche corte.
 
C'è qualcos'altro che lo infastidisce. Qualcosa che gli ha impedito di scherzare con gli altri negli spogliatoi, di fare eco alle battute stupide di Hisashi. I ragazzi della sua Armata oggi non erano presenti agli allenamenti, stanno tutti andando avanti con i vari lavori iniziati in estate, ma Hanamichi non è risentito per quello, anzi è segretamente fiero di tutti loro.
Il suo broncio non è dovuto nemmeno dal fatto che il rapporto con Haruko si sia consolidato in una infraintendibile e solida amicizia. Gli va bene così, vederla lo rende contento ma non al punto da far fluttuare il suo cuore in una montagna di melassa, né lo porta più a fantasticare scenari irrealistici.
 
La spiaggia ha cancellato tutto...
 
Passa davanti al campetto da basket che ha frequentato molte volte, proprio con Haruko all'inizio, poi in solitudine nei mesi seguenti, anche dopo essersi ripreso dall'infortunio alla schiena, volendosi sempre testare per capire quanto potesse sopportare e quanti effettivi sforzi riuscisse a fare. Durante l'ultima partita con il Sannoh l'unica cosa che aveva continuato a tenerlo in piedi era l'incredibile adrenalina che aveva animato tutto il suo organismo.
 
E le parole di chi lo aveva incitato a seguirlo con tutto quello che aveva.
 
Il rumore familiare della palla sul suolo lo attira, si avvicina alla recinzione del campetto.
Kaede Rukawa sta affrontando Akira Sendo in un uno contro uno. I rimbalzi della palla sono molto frequenti, rapidi, i due avversari si studiano, c'è concentrazione sui volti di entrambi, ma una maggiore calma su quello dell'asso del Ryonan, mentre per Kaede sembra che la sfida determini il diritto a vivere o a morire.
 
La mano di Hanamichi artiglia il tessuto in polietilene intrecciato che delimita il campo, al contempo la sua bocca si storta in un'espressione scontenta.
Questo lo infastidisce. Questo non gli piace.
Akira ha sempre l'aria di avere tutto sotto controllo, di poter cambiare la situazione in ogni momento a suo favore con uno schiocco di dita. Non è un cattivo ragazzo e tutto sommato ad Hanamichi non dispiace...ma non in questo momento.
 
Non gli piace vedere Kaede da solo con Akira.
Non gli piace che Kaede scappi subito dagli allenamenti perché, evidentemente, deve incontrare Akira.
Non gli piace che vedere Kaede da solo con Akira lo irriti.
La mano si stringe sulla recinzione e Hanamichi quasi si mette a soffiare come un felino pronto a balzare.
Non gli piace rendersi conto che il fastidio che prova è dettato dalla gelosia, e nemmeno prova a negarlo, neanche a se stesso, per quanto sia solitamente un mago nell'ingannarsi da solo - solo in superficie.
Sopra ogni cosa, non gli piace la consapevolezza, che gli sta ronzando intorno da qualche tempo come un'implacabile zanzara ma che solo ora atterra su di lui come un gigante masso, di essersi assurdamente innamorato di Kaede Rukawa.
 
 
 
Akira si passa il braccio sulla fronte in realtà non così tanto sudata, ha sentito qualche goccia provenire dal cielo e decreta quindi che quello è il momento giusto per fermarsi.
"Sta per diluviare, chiudiamo qui..."
Kaede sbuffa, passandosi la palla da una mano all'altra.
"Per due gocce?"
"Ci tengo alla mia salute, grazie tante" replica Akira tranquillo, recuperando il suo borsone ad un lato del campetto. Mentre lo fa, nota il nuovo arrivato poco distante. "Ehi, guarda chi c'è..."
 
Kaede segue il suo sguardo e vede a sua volta Hanamichi. Non batterebbe ciglio a riguardo, ma poiché non gli sfuggono gli occhi di Akira che vagano con languore sul ragazzo, si sente suo malgrado rilasciare una specie di ringhio sommesso. Akira ridacchia e lo guarda con una luce consapevole. Poi alza il braccio, invitando Hanamichi ad avvicinarsi, che con un'espressione lievemente cupa e indecifrabile avanza.
"Sei arrivato un po' tardi Sakuragi, inizia a piovere...altrimenti sicuramente ci saremmo divertiti in tre" dice Akira sornione, Kaede vorrebbe tirargli un pugno per l'assurda allusione, Hanamichi non ci dà peso - o forse non ha colto - e scrolla le spalle.
"Te ne vai per due gocce?"
Akira lancia un'occhiata a Kaede. "Cavoli, dite anche le stesse cose adesso...ma come dicevo, non ho interesse a rischiare di prendermi una polmonite, quindi vi lascio ai vostri...affari di coppia", ride, convinto della propria uscita geniale, ma mentre si allontana si volta non tanto sottilmente e ammira la parte posteriore di Hanamichi, soffermandosi sul sedere con un cenno di apprezzamento. Kaede è ancora una volta tentato di saltargli alla gola e scoprire com'è quel bel visino macchiato di sangue.
 
Ma appena Akira sparisce dalla visuale e l'istinto omicida insieme a lui, Kaede prova un improvviso disagio, lo trova insensato ma non riesce a scrollarselo di dosso, e cerca un modo per tenersi impegnato. Avendo ancora il pallone in mano, si mette a tirare a canestro, facendo ovviamente centro in maniera impeccabile, spesso senza toccare l'anello né facendo muovere troppo la rete.
Mettendo in campo il mutismo, spera che Hanamichi si annoi e se ne vada, ma Hanamichi ha un'altra idea.
 
"Quindi quando fuggi dagli allenamenti...è per venire ad allenarti con Sendo?" è una domanda, ma risulta più un'osservazione. Sembra anche che disapprovi l'idea, ma Kaede è in grado di gestire la conversazione. Per ora.
 
"Ogni tanto. Mi aiuta a migliorare di più" alza una spalla, sperando di far scivolare via la questione in fretta.
 
"Noi non siamo alla tua altezza?" commenta Hanamichi, il suo tono è calmo ed è forse questo che mette Kaede in guardia. Intanto, sul suolo la pioggia ticchetta con maggior frequenza, rilasciando in poco tempo l'odore tipico dell'asfalto bagnato.
 
"Non ho detto questo. Ma il mio obiettivo è diventare il miglior giocatore del Giappone...Sendo è uno dei più bravi, mi dà delle dritte specifiche che durante gli allenamenti con tutti gli altri non posso ricevere. Conosce bene il mio gioco, è stato anche lui nella nazionale giovanile..." perché sta dando tutte queste spiegazioni, poi? Normalmente, liquiderebbe Hanamichi con un 'Idiota' e basta.
Ma le cose, fin dall'estate, non sono più state poi così normali.
Kaede l'ha capito molto bene, suo malgrado, e dopo il totale disorientamento iniziale, ha deciso di andarci piano. Molto piano. La prima conseguenza è stata quella, automatica, di defilarsi un po'. Il desiderio di migliorarsi non è l'unico motivo che lo porta a...
 
"Mi credi davvero così idiota? Ti informo che ti sbagli. Mi stai chiaramente evitando e vorrei capire il perché" dice Hanamichi, questa volta la sua voce è più dura e Kaede si sforza al massimo per non sussultare fisicamente davanti a lui. No, non crede davvero che Hanamichi sia un idiota - il più delle volte - ma non pensava che lo avesse capito.
Azzarda uno sguardo verso Hanamichi e rimane stupito nel notare che la sua espressione ora non è così immusonita, quanto confusa. E...ferita?
 
"Non ti sto evitando" mente inutilmente, non risultando credibile a nessuno, si mette in posizione per tirare di nuovo ma appena la palla parte nella sua parabola, viene bruscamente interrotta da una manata violenta di Hanamichi che la scaraventa per terra, facendola rimbalzare diverse volte fino a che non si arresta automaticamente sul prato, ora rorido di pioggia.
 
"Sì, invece. Perché? Credevo stessimo diventando...amici" gli occhi di Hanamichi cercano di frugargli dentro e Kaede sa che, nonostante la sua espressione semi-impassibile, potrebbe riuscirci. Per questo, opta di adottare una misura più drastica. Serra i pugni, cominciando anche leggermente a tremare perché la pioggia è decisamente fredda, e cerca di non deviare lo sguardo.
 
"Io non voglio essere tuo amico" dice con tutto il gelo di cui è capace.
 
Le parole lapidarie sembrano provocare l'arresto del tempo e dello spazio, per Hanamichi. Avverte un immediato vuoto ai suoi piedi, come se un buco nero cercasse di risucchiarlo, e a fatica è in grado di non cadere sulle ginocchia.
 
Kaede si è voltato quasi subito, quelle parole hanno fatto male anche a lui, soprattutto a lui, ma ci ha pensato molto, troppo, ed è la scelta migliore.
 
Non vuole essere amico di Hanamichi. Perché non gli basta.
 
Potrebbe accettare il ruolo dell'amico, giusto per avere sempre Hanamichi nella sua vita. Ma se scegliesse di essergli amico, dovrebbe esserlo per davvero. Dovrebbe ascoltarlo con orecchie affettuose se lui arrivasse a parlargli di una nuova ragazza che gli piace. Dovrebbe sinceramente rallegrarsi se lui gli dicesse che finalmente una ragazza ha accettato una sua dichiarazione...e avverrà. È solo questione di tempo. Quasi tutte quelle che lo hanno rifiutato in precedenza non l'hanno fatto per una sua scarsa avvenenza fisica o chissà quale altra motivazione profonda, ma solo perché era un teppista spaventoso circondato da altra gente, nemici o amici, poco raccomandabile. Ma a quanto pare l'infortunio ha segnato una linea decisiva in Hanamichi, si può parlare di una versione di lui precedente e di quella successiva. In poco tempo è cambiato molto, e non è così sorprendente se si pensa che nel giro di quattro mesi è diventato un atleta eccezionale.
 
E quando non si sforza di piacere rendendosi ridicolo, Hanamichi di sguardi ne riceve parecchi. Kaede lo ha visto bene, sugli spalti oltre alle sue svitate fan si sono aggiunte anche diverse ragazze che indicano Hanamichi e ridacchiano arrossendo.
 
Ed è egoista da parte sua, ma non crede proprio di poter recitare così bene in quei panni. Paradossalmente deve ringraziare quell'infortunio alla schiena se è riuscito ad avvicinarsi a lui, scoprendo inoltre che quando è da solo e senza il suo 'branco', senza avere addosso occhi che sente di dover meravigliare, Hanamichi è molto diverso. I momenti trascorsi con lui su quella spiaggia sono tra i più belli che Kaede possa ricordare e li custodisce gelosamente, anche se al contempo si pente di essersi aperto a sua volta. Ma non è colpa sua, gli è sempre riuscito così facile essere a suo agio con Hanamichi...ma durante l'ultimo giorno, ha compreso fin troppo bene il perché l'idea di non vederlo più per qualche settimana gli avesse provocato come un buco allo stomaco e un senso di nausea odioso.
 
Kaede si è ridicolmente innamorato di Hanamichi Sakuragi. Per questo, non vuole essere suo amico. Perché non gli basta.
 
 
 
Kaede si avvia per recuperare la palla, il silenzio tra loro intramezzato dalla pioggia ora scrosciante è così pesante che desidera che Hanamichi si metta a strepitare insulti assurdi verso di lui.
Ma quando gli passa accanto, la mano di Hanamichi ghermisce il suo polso e, pur non essendo certo un ragazzo debole né esile, Kaede geme appena per la sorpresa e il dolore, ogni tanto ha l'impressione che nelle loro molteplici risse Hanamichi si sia trattenuto parecchio...vedendolo ora, pensa che potrebbe ridurlo a pezzi, se lo volesse, con poco sforzo.
Un lampo gli illumina istantaneamente il viso, immerso subito dopo nella penombra che lo rende ancora più scuro, c'è qualcosa di animalesco in lui che quasi spaventa Kaede, e al tempo stesso lo trova intrigante. Eccitante. Dannazione.
 
Il tuono esplode come una piccola bomba e questa volta Kaede sobbalza senza poterlo evitare. La presa di Hanamichi sul suo polso ora non è dolorosa, ma rimane salda e Kaede sa che sarebbe inutile tentare di divincolarsi. Potrebbe dargli un calcio su uno stinco o su un punto ancora più sensibile, ma non lo fa, sapendo che Hanamichi ha qualcosa da dire. Desiderando sentirlo.
 
"Tu pensi che io voglia essere tuo amico?"
 
Una ruga di confusione marca la fronte liscia di Kaede, questo Hanamichi enigmatico è così differente dal solito che lo lascia parecchio spiazzato. Non sa se gli piace. Ma la visione di Hanamichi con un'aria furibonda e inondato dalla pioggia è da incanto e Kaede deve fare un ulteriore sforzo per non sospirare trasognato. Non capisce il senso delle sue parole, ma probabilmente non ha importanza. Lui non può essere suo amico.
 
Alza di nuovo le spalle, non sapendo o comunque ignorando che quel gesto che esprime noncuranza fa uscire Hanamichi dai gangheri.
 
"Vedo che siamo d'accordo, quindi..." muove il polso come a incitarlo ad aprire la mano. Sente i vestiti zuppi e appiccicati al corpo e desidera soltanto scappare e rifugiarsi nel calore rassicurante della sua camera da letto, della sua doccia, dove può dare sfogo a tutte le sue fantasticherie in solitaria, nella segretezza della sua mente, toccandosi come vorrebbe essere toccato da Hanamichi, sapendo che non sarà mai possibile.
 
Stranamente, Hanamichi allenta la presa. Kaede non sa se sia ancora arrabbiato o triste, non ci fa caso, ha premura di proteggere se stesso, quindi avanza per prendersi la palla il più velocemente possibile e schizzare via.
Ma subito dopo, qualsiasi pensiero, qualsiasi intenzione, qualsiasi cosa svanisce nel nulla.
È tutto insignificante.
Tutto, tranne Hanamichi che lo ha strattonato per la maglietta, quasi strappandogliela immediatamente di dosso, attirandolo a sé e schiantando le labbra sulle sue, con la stessa intensità del temporale che imperversa impietoso sulla città e su loro due.
 
Kaede mugugna, sconvolto, non riesce ad aprire gli occhi per la forza della pioggia che si abbatte sulle sue palpebre, per la bocca di Hanamichi che si muove famelica sulla sua, i denti gli mordono il labbro inferiore e un braccio gli stringe la vita, intrappolandolo in una seconda prigione dalla quale Kaede non può liberarsi senza che Hanamichi lo voglia.
Ma Kaede non desidera liberarsi. Con un gemito sfacciato, gli allaccia le braccia al collo e affonda le mani nei capelli di Hanamichi, che ha scelto di mantenere corti, cerca di tirare qualche ciocca e risponde al bacio improvviso e aggressivo, col passare dei secondi il suo corpo prende a muoversi involontariamente, serpeggiando tra le braccia di Hanamichi e spingendosi verso di lui, cercando più contatto, più vicinanza, più che possibile, anche quando non c'è più alcuno spazio tra di loro.
 
Hanamichi avverte le vertigini, la mano che appallottolava il tessuto della maglietta si sposta sul collo e sulla guancia di Kaede, le dita gli sfiorano l'orecchio e finiscono con l'agguantargli la nuca, nella quale affonda anche, senza esagerare troppo, le unghie, rubando un altro mugolio al ragazzo che come un dardo istantaneo frusta l'eccitazione già innalzata di Hanamichi, il cui braccio che avvolge i fianchi di Kaede si muove verso il basso e l'altra mano gli tocca una natica senza alcuna timidezza.
 
Kaede decide che l'idea di morire assiderato e attaccato alla bocca di Hanamichi gli sta bene, quindi continua a baciarlo, è la cosa più bella che abbia mai fatto in vita sua e non sa come gli sia stato possibile sopravvivere finora senza, ma non desidera fare nient'altro.
Ma nell'impeto della passione, le parole di Hanamichi tornano a rintoccare nel suo cervello, capendo che ora hanno un altro significato.
 
Nemmeno lui vuole essere suo amico.
 
Proprio lui, che non parla mai, capisce che parlare è necessario. Afferra il viso di Hanamichi e lo scosta piano dal proprio, a fatica, nota le sue orecchie rosse e il suo respiro che emette una lieve condensa. Sta facendo freddo e questa bella idea di rimanere sotto la pioggia ghiacciata non sarà priva di conseguenze, ma ci penseranno dopo.
 
"Tu..." inizia Kaede, sa che devono parlare ma non sa cosa dire. Le sue capacità comunicative sono di norma bassissime, in questo momento sono del tutto azzerate. Ma si sforza, per Hanamichi si sforza, "tu non vuoi essere mio amico...perché..."
 
Gli occhi di Hanamichi si attardano sulle sue labbra e Kaede si sente andare a fuoco nonostante l'acqua fredda ormai arrivata nelle ossa.
 
"Per essere uno che si vanta di capire sempre tutto, sei lento! Sono innamorato di te, cretino! Per questo...non voglio essere tuo amico. Non è sufficiente"
 
Kaede trattiene il fiato, ma non riesce a fare lo stesso con il sorriso ebete che gli illumina tutto il viso ed è un'ennesima stoccata al povero cuore di Hanamichi. Sta per ricambiare la dichiarazione, ma Hanamichi aggiunge, un po' acidamente: "Cosa c'è tra te e Sendo? Davvero vi limitate a giocare a basket insieme?"
 
Kaede non può evitare una breve risata, guadagnandosi un'occhiataccia.
 
"Sei tu quello lento, ma non c'è da stupirsi dato che sei un idiota...non hai visto come Sendo ti spogliava con gli occhi? Dovrei essere io a preoccuparmi..."
 
Hanamichi arrossisce, per quanto possibile, anche lui trema e le sue labbra stanno assumendo una preoccupante tonalità bluastra per la quale Kaede pensa che il loro tempo sotto la pioggia debba concludersi subito.
 
"Q-quindi tu..."
 
Kaede annuisce, continua a sorridere e Hanamichi è vicino al corto circuito.
 
"Ti amo anch'io..." dice dolcemente, un po' impacciato, ma è sincero e Hanamichi lo capisce. In uno slancio di felicità, riprende a stampargli baci veloci sulla bocca, finché Kaede non lo reclama un po' più a lungo e l'incontro questa volta è meno tumultuoso del primo, dando invece largo spazio alla sensualità e a un ardore che alimenta la fiamma in entrambi.
 
Kaede appoggia infine la fronte sulla sua, fa freddo ma sta così bene...
Kaede ride improvvisamente, in uno scoppio di gioia impossibile da imbottigliare, la sua voce è un po' rauca, finalmente Hanamichi si rende conto che stanno sfidando un po' troppo gli agenti atmosferici dato che oltre alla pioggia incessante si è aggiunto anche un vento ben freddino.
 
Tira fuori una felpa dal suo borsone e la mette sulle spalle di Kaede, frizionando un po', prende finalmente la palla ferma sul prato e la infila nella borsa di Kaede, raccogliendola.
 
Mano nella mano, si avviano fuori dal campetto.
 
"Bacio sotto la pioggia...sei proprio cliché, eh?"
 
Hanamichi si schiarisce la gola, porta la mano di Kaede alle labbra e la bacia, facendo avvampare il famoso ragazzo ghiacciolo.
 
"Non l'avevo programmato...ma mi piace molto quando lo vedo nei film..."

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Indirect kiss ***


 
È una di quelle domeniche di totale e meritato ozio per Hanamichi e la sua banda che, dopo una vivace e aggressiva battaglia a palle di neve che li ha divertiti e fatti ridere a crepapelle ma anche congelati e ridotti a gelatine tremanti, decidono che una bevanda calda all'interno di un posticino altrettanto caldo sia la soluzione ideale per rinfrancare i loro giovani ma provati corpi.
 
Continuando a ridere e scherzare ma anche battendo i denti, decidono di provare un nuovo locale inserito all'interno di una viuzza poco frequentata, anche se il posto da subito sembra molto carino. È una cioccolateria, in realtà, un concetto un po' più moderno rispetto ad altri caffè presenti, nonostante il sito in cui si trova è abbastanza gremito, specialmente di ragazzi e ragazze giovani come loro.
 
Hanamichi e compari sospirano immediatamente di sollievo quando entrano, il calore del luogo li abbraccia amorevolmente e l'aroma di cioccolato che si diffonde nell'aria accarezza le loro narici e papille gustative, e ne rimangono sia deliziati che torturati perché non vedono l'ora di sentire sotto la lingua i sapori che, sono certi, saranno altrettanto buoni.
 
Vengono fatti accomodare a un tavolo e ricevono dei menu molto graziosi, tutti e quattro sbarrano gli occhi nel leggere quanti tipi di cioccolate diverse siano disponibili, finendo subito nel vortice dell'imbarazzo della scelta.
 
Mentre Hanamichi cerca di capire se preferisca provare la cioccolata al peperoncino o al pistacchio, la voce di Nozomi esclama:
 
"Ehi! Quello è Rukawa!"
 
Tre teste si girano di scatto verso la fonte indicata dal ragazzo, dalla sua posizione Hanamichi sbircia appena sopra il menu e vede il suo compagno di squadra vicino al bancone, mentre studia i dolcetti esposti in vetrina, la cameriera che dovrebbe servirlo è tutta rossa in faccia e diverse altre ragazze lo hanno adocchiato come rapaci pronti a colpire.
Hanamichi sbuffa piano, subito dopo riceve una piccola gomitata da Yohei.
 
"Hanamichi, perché non lo inviti a unirsi a noi?"
 
"Come? Perché dovrei farlo?" borbotta Hanamichi senza però sbottare come un tarantolato, leggendo ancora una volta l'elenco delle cioccolate anche se ha già deciso cosa prendere.
 
"Beh, mi è sembrato di capire che non vi assaliate più ogni volta che vi vedete, no? Siete diventati civili..." commenta Yohei con un'occhiata delle sue, un po' ambigue, Hanamichi non ci si sofferma.
 
"Da qui a pensare di bere qualcosa insieme..."
 
Proprio mentre Kaede sta ricevendo un sacchetto con i pasticcini che ha scelto dalla cameriera sul punto di svenire - ma ovviamente tutto ciò lascia la volpe nella più totale indifferenza -, i tre amici di Hanamichi, ignari di quello che il loro capo ha detto, stanno già sbraitando.
 
"Rukawaaaaa! Vieni a bere qualcosa con noi!"
 
Hanamichi ringhia irritato, sbuffa, guarda Kaede che solleva lo sguardo verso di loro, rimane sempre imperturbabile ma a dire il vero qualcosa nel suo viso è lievemente variato, poi si avvicina ma non dà retta alle risate cretine dei tre e guarda invece Hanamichi, la cui tonalità delle guance farebbe ridere apertamente anche Yohei se non fosse che probabilmente non è il caso di provocarlo troppo. È stata una bella giornata, finirla con una dolorosissima testata non è affatto allettante. Ma sia lui che gli altri vedono oltre il gioco di Hanamichi, lo conoscono troppo bene...se lui però vuole continuare a fingere che la presenza di Kaede lo infastidisca, è libero di farlo. Ne parlerà quando sarà il momento. Yohei sa meglio di tutti quanto per Hanamichi le verità scomode siano lunghe da digerire.
 
L'espressione di Kaede, invece, pare sollevata di vedere Hanamichi e una minuscola ombra di sorriso gli vela le labbra, le sue guance sono un po' rosse, forse per il freddo, forse per altro.
 
"Che sorpresa" è il suo tiepido commento, e Yohei si sentirebbe quasi offeso dalla totale mancanza di riguardo da parte sua nei confronti di tutti quelli che non sono Hanamichi, ma il divertimento della scena ha la meglio.
 
Le risate sembrano acquietarsi improvvisamente, Yohei guarda in continuazione tra Hanamichi e Kaede. Il suo amico poi sospira, mantenendosi ancora un po' imbronciato.
 
"Vuoi...sederti con noi?"
 
Yohei batte le palpebre notando Kaede che si illumina come un albero di Natale, poi annuisce e recupera una sedia, che piazza proprio davanti ad Hanamichi. Yohei alza leggermente gli occhi al cielo, è impossibile non sentirsi di troppo così.
 
"Abbiamo giocato a palle di neve in maniera epica, avresti dovuto esserci!"
 
"In effetti...magari la prossima volta, così saremo numero pari!"
 
"Posso battervi tutti in un colpo solo!" esclama Hanamichi in uno sbuffo da spaccone abituale, i suoi occhi guizzano su Kaede come aspettandosi anche da parte sua la classica risposta 'Idiota', ma Kaede non abbocca, continuando ad apparire soltanto molto rilassato. Appoggia il sacchetto sul tavolo e ne tira fuori i dolcetti che aveva comprato.
 
"Ne prenderò altri per i miei...li fanno buonissimi qui"
 
Tutti i ragazzi ammirano con la bava alla bocca i bellissimi pasticcini che si svelano davanti a loro. Hanamichi è il primo a riprendersi.
 
"M-ma non devi condividere con noi le cose che hai comprato per la tua famiglia..."
 
Kaede alza le spalle.
 
"Non è un problema. Siamo comunque capaci di farne fuori un vassoio in una serata...mia madre è la classica donna che le altre odiano, mangia di tutto e rimane magra, mio padre è un ex obeso e ci sta attento, ma non rinuncia a un dolcetto ogni tanto."
 
Inutile dire che sono tutti a bocca aperta di sentire tante parole da parte di Kaede Rukawa. Yohei sa che in realtà si sta rivolgendo esclusivamente ad Hanamichi ed è con lui e per lui che parla tanto.
 
"Beh, anche tu...mangi tanto e rimani magro" dice Hanamichi.
 
"Senti chi parla" ribatte Kaede, fissandolo e per un istante si morde il labbro inferiore. Hanamichi arrossisce, si guarda poi intorno cercando una distrazione.
 
"Ehm...ordiniamo?"
 
La cameriera arriva qualche secondo dopo a prendere la comanda, i ragazzi si sbizzarriscono e ognuno di loro sceglie una cioccolata diversa, Hanamichi opta per quella al pistacchio, ovviamente con panna montata.
 
"Per me una cioccolata bianca, senza panna" dice Kaede. La ragazza annuisce, non sembra così impressionata da lui, scocca invece un bel sorriso ad Hanamichi che ricambia. Kaede grugnisce appena e Yohei si porta una mano davanti alla faccia per nascondere un ghigno impossibilmente ampio.
 
Quando la cameriera torna con le loro tazze fumanti, tutti dapprima sniffano l'odore meraviglioso delle cioccolate, Kaede ancora una volta allunga il vassoio con i pasticcini invitando tutti a servirsi senza fare complimenti.
Hanamichi prende un biscotto e lo intinge nella panna montata, lo mangia quasi timidamente, leccandosi le labbra dai rimasugli e dalle briciole.
 
"Hai ragione. Buonissimi" sorride verso Kaede, che non dice niente ma mantiene gli occhi incollati su di lui. Il divertimento viene appena sostituito dall'imbarazzo, per Yohei, l'unico ad aver scelto una classica cioccolata fondente senza nient'altro ad adornarla.
 
"Non ho mai assaggiato la cioccolata bianca...com'è?" chiede poi Hanamichi, sbirciando verso la tazza di Kaede per sapere se possa risultare appettibile come le altre.
 
"A me piace un sacco, il cioccolato bianco è il mio preferito...e vi prego, nessun commento del tipo 'il cioccolato bianco non è vero cioccolato', l'ho sentito solo un milione di volte" risponde Kaede. "Vuoi assaggiarla?" propone ad Hanamichi, che d'istinto vorrebbe dire di no, ma in realtà sì, desidera assaggiarla, quindi annuisce senza parlare.
 
Kaede gli porge la tazza e Hanamichi l'afferra da sotto, sfiorando la mano del ragazzo, la porta alle labbra e dal lato che Kaede non ha toccato ne beve un sorso sufficiente a sentirne il sapore ma non così esagerato da dimezzargli la tazza.
Ancora una volta, si lecca le labbra e mugugna compiaciuto.
 
"Buona davvero...anche qui avevi ragione"
 
"Aha...mi sembra equo che tu mi faccia assaggiare la tua, che ne dici? Pistacchio, giusto?"
 
"Sì, adoro il pistacchio"
 
"Me ne ricorderò", senza aspettare, Kaede solleva la tazza di Hanamichi, ormai la panna non c'è più, annusa brevemente e appoggia le labbra, per un istante prolungato, sul punto in cui ci sono state quelle di Hanamichi. Mentre lo fa, continua a guardarlo dritto negli occhi; i ragazzi strabuzzano le pupille, Hanamichi non dice niente e sostiene lo sguardo di Kaede, ma le punte delle sue orecchie sono rosse e per fortuna nessuno sembra essersi accorto che ha stretto le gambe tra di loro.
 
"Deliziosa..." commenta Kaede, tornando alla sua cioccolata con disinvoltura.
 
 
 
Pochi minuti dopo, mentre la conversazione ha ripreso piede, le tazze sono oramai vuote e Hanamichi si alza chiedendo a Yohei di spostarsi per farlo andare in bagno.
 
Tempo cinque secondi, Kaede lo imita, colpendo Yohei che pensava che perlomeno avrebbe atteso ancora un po'. Kaede però guarda tutto il tavolo e con un tono strano dice:
"Ordinate altri dolcetti se volete, offro io...e acqua in bocca" termina con un occhiolino, e ancora una volta quattro mascelle cadono per lo stupore.
 
 
 
Hanamichi si sta lavando le mani quando la porta del bagno si apre. Sa che è Kaede prima ancora di guardarlo. Non gli serve neanche farlo quando Kaede lo afferra e lo porta in una cabina, chiudendola a chiave. A Kaede non frega niente se da fuori qualcuno vedrà quattro piedi, ha già aspettato troppo. Infatti non intende farlo oltre e si appropria subito delle labbra di Hanamichi, famelico, lo cattura tra le sue spire e se fosse per lui non lo libererebbe più. Sente però le mani di Hanamichi sul suo fondoschiena e sorride, strofinandosi, infervorato, sul compagno altrettanto elettrizzato.
 
Kaede pone termine al bacio mozzafiato strattonando il labbro inferiore di Hanamichi con i denti, il ragazzo geme, in un mix di dolore ed eccitazione.
 
"Dopo il bacio indiretto...ne volevo uno vero" dice Kaede, leccandogli le labbra e strappandogli un mugolio che lo fa sentire sempre più stretto nelle mutande e nei pantaloni.
 
"Non potevi aspettare...ah...che fossimo soli...non in un luogo pubblico..." dice Hanamichi, ma pensare e parlare contemporaneamente gli è molto difficile mentre Kaede stuzzica il suo collo di baci infiammati, stuzzicando con i denti e alleviando subito il punto arrossato con la lingua.
 
"Non con te che continui a passarti la lingua sulle labbra...", anche la sua, di lingua, è di nuovo sulle labbra di Hanamichi. "O che mi fai venire in mente che anche se mangi un sacco, hai sempre un corpo da sogno..." lo morde tra il collo e l'orecchio, rallentando poi il ritmo con piccoli baci per tutta la linea della mascella, tornando alle labbra come un assetato al pozzo.
La mano gli accarezza il viso e i suoi occhi ipnotici sono di nuovo immersi in quelli miele scuro di Hanamichi.
"Si possono fare tante cose interessanti col cibo, sai...cioccolata, pistacchio...su di te devono essere ancora più deliziosi"
 
Hanamichi avvampa, ancora qualche parola e sicuramente si ritroveranno con i pantaloni abbassati all'interno di quella cabina bagno troppo stretta, ma lucidamente non è quello che Hanamichi vuole...il desiderio che Kaede gli scatena è sempre così ottenebrante da spaventarlo, e scoprire che Kaede è una specie di vulcano sempre in ebollizione e pronto a inondarlo con la sua passione esplosiva lo ha lasciato e continua a lasciarlo disorientato, anche se a rifletterci non è così sorprendente, Kaede ha già dimostrato che per quello che vuole è disposto a tutto e le poche cose che stimolano il suo interesse ottengono tutto il suo fuoco. Il basket...Hanamichi.
 
Hanamichi ne è sbalordito e lusingato, ma non vuole consumare tutto in un posto del genere. Quel bagno è pulito e un ottimo biglietto da visita per il locale, ma è sempre...un bagno.
Vuole che siano davvero soli, vuole che prolunghino il piacere, vuole che sia magico...
 
Perché lo vuole...ma soprattutto lo ama...
 
"S-sai...penso che forse sia ora...di dirlo ai miei amici...solo a loro, insomma, mi fido..."
 
Kaede lo guarda sbattendo le palpebre un paio di volte, poi sorride intenerito.
 
"Beh...puoi farlo, se non fosse che..."
 
"Che?" il tono di Hanamichi è molto ansioso.
 
"...lo sanno già"
 
Un momento di silenzio.
 
"COSA?!"
 
"Solo un cieco non avrebbe capito...ti sto denudando con gli occhi da un'ora" dice Kaede sensualmente, la sua mano passa sul petto di Hanamichi, l'altra è dietro la sua nuca e accarezza piano i suoi capelli. "Con quel...bacio indiretto l'ho reso evidente. E se qualcuno non l'avesse capito, ti ho seguito in bagno poco dopo che ci eri andato tu"
 
"M-ma...loro..." balbetta Hanamichi.
 
"Non ti hanno detto niente perché sicuramente vogliono rispettare la tua riservatezza e aspettare che sia tu a parlargliene. Quindi...puoi uscire e dirglielo ora. Forse faranno finta di essere sorpresi...ma davvero credevi che Mito non avesse capito?"
 
Hanamichi corruga la fronte, Kaede lo trova adorabile e deve trattenersi dal saltargli ancora addosso. Comprende e approva il desiderio di romanticismo di Hanamichi, anche nei loro momenti...più intensi. Non cambierebbe mai quel lato di Hanamichi, come non ne cambierebbe molti altri.
 
Lo ama in ogni sua sfaccettatura.
 
Non ha nemmeno alcuna fretta né pretesa che si svelino al mondo...le persone più fidate e care sì, chi se ne frega di tutti gli altri.
 
"La maggior parte delle volte non capisco cosa pensa Yohei! È sempre così sveglio, sul pezzo..."
 
"Appunto"
 
Hanamichi sospira, si rilassa, sbuffa e ride. Bacia Kaede sulla fronte, dove indugia qualche istante, anche questo è un gesto che fa spesso e che Kaede inizialmente ha voluto 'odiare' perché lo rendeva un po' vulnerabile, ma soltanto perché in realtà gli è sempre piaciuto tantissimo. Da volpe selvaggia qual è, non gli dispiace abbandonarsi ad Hanamichi...affatto. È l'unico che ha quel potere su di lui. Se in principio l'idea lo terrorizzava, ora lo mette in pace con il mondo.
 
Hanamichi gli lascia un bacio sul naso e un altro sulla bocca.
 
"Andiamo"
 
Kaede non si vergogna più di quanto si senta felice con lui, e lo è ancora di più sapendo che Hanamichi vuole finalmente rivelare di loro due ai suoi migliori amici. Chi se ne frega di tutti gli altri.
 
"Sì, andiamo".

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Coffee shop ***


È un sabato di inizio ottobre soleggiato e caloroso e Hanamichi ne è molto contento, ha scoperto che il suo umore è facilmente influenzabile dal tempo e la malinconia già lo assale quando solo alle 18 comincia a fare buio.
 
Sta passeggiando nel centro della città e, mentre nota che decisamente non è stato l'unico ad avere avuto l'idea di fare un giro approfittando ancora della clemenza del sole, gli viene voglia di bere qualcosa. Fa scorrere lo sguardo lungo l'ambiente circostante, i locali non mancano di certo, aspetta di trovare quello che più attragga la sua attenzione, è un po' indeciso, finché non si imbatte in un nuovo caffè di una nota catena americana che riesce a battere la concorrenza. Ricorda che ne hanno fatto menzione in televisione, come per un evento di notevole importanza, e nelle interviste alla gente comune è stata chiara la divisione tra la parte di popolazione più anziana che ancora non vede di buon occhio le importazioni in chiave statunitense e quella più giovane ed entusiasta.
 
In tv, il locale sembrava molto più grande, mentre nella realtà non spicca così tanto se non per il popolare logo raffigurante una sirena che, appunto, sembra invitare e ammaliare i passanti affinché entrino. Hanamichi cede al richiamo, incuriosito e ricordando tutte le volte che ha visto proprio quel tipo di locale nei film, con quei grandi bicchieri in mano a donne in carriera o uomini d'affari, mentre corrono in mezzo al traffico della metropoli newyorkese riuscendo sempre ad apparire impeccabili e senza una sola macchia di caffè sui loro costosissimi completi.
 
Quando varca la soglia, si stupisce dell'atmosfera intima che si respira. Si era aspettato di essere catapultato in un'altra dimensione, nei film quei posti sembrano enormi come centri commerciali. Forse è piccolo perché, essendo nuovo, l'intenzione è quella di testare l'interesse della popolazione locale e vedere se funziona...un locale identico esiste già a Tokyo, ormai ben avviato, ma non è detto che qui otterrà il medesimo successo.
 
C'è un tavolo lungo al centro della sala e altri più piccoli sparsi nel vano, in un'altra zona ci sono delle poltroncine. Sul lato sinistro si trovano gli scaffali con i prodotti in vendita, sia alimentari come caffè o dolci confezionati che oggetti di merchandising come borracce, tazze, bicchieri grandi e piccoli; di fronte c'è il bancone con la vetrina che mostra i prodotti disponibili al consumo in loco o da portare via, c'è scelta sia dolce che salata, non esageratamente ampia. Al di sopra, i cartelli indicano i prodotti di caffetteria con i relativi prezzi e alcune immagini illustrano diversi tipi di bevande in maniera allettante.
 
Hanamichi si accorge che nel locale ci sono soprattutto ragazze, si sente quasi spaesato, ma reprime la tentazione di andarsene e avanza invece verso la cassa, mentre studia il menu, non ha particolare fretta anche perché in coda ci sono alcune ragazze. Le sente distrattamente mentre ridacchiano scioccamente, ma non vi presta attenzione, anche a scuola fanno sempre così...che avranno sempre da ciacolare, poi...
 
Quando finalmente arriva il suo turno, rivolge un sorriso alla persona incaricata di prendere il suo ordine, ma si blocca a metà, in quella che sicuramente deve essere un'espressione molto ridicola.
La sua bocca si apre in contemporanea con i suoi occhi.
"Volpe!" esclama subito dopo. Riceve una lunga occhiata che non esprime né stupore né alcun'altra emozione.
"Doaho" mormora impercettibilmente, forse non è il caso di farsi sentire ad alta voce mentre insulta un cliente. Hanamichi glielo farebbe notare, ma la volpe lo anticipa. "Cosa vuoi?"
"A-aspetta un momento...tu lavori qui?"
"No, mi sono appassionato al gioco di ruolo, non sono davvero un impiegato"
"Davvero?"
 
Kaede lo guarda rassegnato. "Doaho. Certo che lavoro qui, cosa ti sembra?", con una mano indica rapidamente il proprio abbigliamento, che combacia con quello degli altri dipendenti presenti (due), una camicia bianca, un grembiulino verde intorno ai fianchi, un berretto a sua volta verde che copre buona parte dei suoi capelli neri.
 
"Come cavolo hai fatto a ottenere un lavoro a contatto col pubblico, lo sai solo tu!" commenta Hanamichi seccato, ma l'istante successivo nota alcune ragazze ai tavoli che lanciano occhiate estasiate a Kaede e comincia a trovare risposta alla sua domanda.
 
Kaede alza le spalle ma c'è un luccichio soddisfatto nel suo sguardo che irrita ulteriormente Hanamichi. La vince sempre lui, eh?
 
"Posso sapere cosa vuoi?" riprende Kaede, che senza farsi notare ha cominciato a battere delicatamente con il piede per terra. I suoi colleghi, per sua fortuna tutti uomini al momento, non vi danno peso. Hanamichi alza il braccio e indica con il dito sopra la sua testa.
 
"Quello"
 
Kaede si volta, già esausto. "Non riesci a dirmi il nome?"
 
"Quel robo...al caramello!"
 
"Robo al caramello. Capito"
 
Hanamichi si stizzisce, non capisce perché quando si trova in compagnia di Kaede Rukawa sembri sempre davvero un idiota come dice lui.
 
"Altro?"
 
"No, grazie"
 
Il prezzo è un po' alto e Hanamichi pensa che non potrà diventare cliente abituale di questo posto...ma forse ogni tanto potrebbe passare, se non altro per infastidire Kaede.
Il fatto che, quando va a sedersi con il bicchiere su cui è scritto 'Sakuragi', non riesca a smettere di guardare Kaede che fa andare in brodo di giuggiole qualunque ragazza senza il minimo sforzo, non c'entra. Stranamente, dietro quel bancone a prendere ordini e a prepararli, se la cava bene. Non è capace nelle interazioni sociali e, come Hanamichi ha detto, mai si potrebbe pensare che possa svolgere bene un lavoro a contatto con la gente...eppure non è affatto male, come lo facesse da sempre.
Non c'entra neanche il successivo pensiero che gli accarezza il cervello, per il quale arrossisce ed è tentato di darsi un pugno da solo.
 
Vestito così, Kaede è proprio bello.
 
 
 
In settimana, Hanamichi ripassa davanti al locale. Nella sua mente sa che è un po' inquietante rimanere fuori così a lungo, ma non vuole fare male a nessuno...soltanto guardare Kaede. Non sa bene il perché. La bevanda al caramello gli è piaciuta ma non l'ha trovata così estasiante come la fanno apparire nei film, e costa troppo. All'interno intravede alcune ragazze, ma nessuna della sua scuola, è contento che la notizia non si sia ancora diffusa, nemmeno tra i ragazzi della squadra. Lui non l'ha detto, non c'è un motivo particolare, ma in un certo senso averlo scoperto per caso e da solo, per una volta senza essere circondato dai suoi amici, lo rende un po' geloso di quel contesto. Non ha voglia di vedere Haruko con gli occhi a forma di cuore per Kaede...non approfondisce il motivo.
 
Ma Kaede non c'è. Nei giorni feriali, anche quelli in cui non ci sono gli allenamenti, non è al lavoro.
Hanamichi ricapita lì di sabato, sbircia attraverso la vetrata ma ancora non vede il suo compagno di squadra. Inizia a chiedersi se non sia stata una sua allucinazione, quel tizio forse assomigliava a Rukawa e casualmente l'ha anche chiamato con l'insulto che usa sempre lui, e le ragazze andavano in visibilio ma non è detto che fosse...
 
"Doaho"
 
La nota voce fa girare la testa di Hanamichi con uno scatto che gli provoca un lieve dolore al collo. Prova un'immediata vergogna, come se fosse stato beccato a rubare, e non ricambia il 'saluto'.
 
"Che ci fai qui fuori? Perché non entri?"
 
"Io..."
 
"Aspetti una ragazza? Hai un appuntamento al buio e non osi farti vedere?" continua Kaede con una punta di innocuo sarcasmo.
 
Hanamichi potrebbe dire di sì, ma ovviamente non aspetta nessuna ragazza e non vuole fare la figura di quello che viene bidonato, e non ha alcun appuntamento al buio e non esiste presentarsi a una sconosciuta con il rischio di prendersi una borsa in faccia perché sembra un maniaco.
 
"O aspettavi me?" il suo tono è serio e calmo, senza ironia, mentre il ragazzo lo fissa negli occhi.
 
Fa centro, e Hanamichi non sa se sia più saggio confermare o negare.
 
"Lavori qui...?" sa che la domanda è stupida ancora prima che esca dalla sua bocca. Kaede non sembra farci caso.
 
"Sì...mi hai anche visto e ho preso il tuo ordine del 'robo al caramello', ricordi?"
 
Hanamichi prende un respiro profondo. Perché d'improvviso è così impacciato con lui? Da quella partita qualcosa è cambiato...il suo interesse per Haruko in primis, che è svanito come un castello di sabbia, bello e suggestivo inizialmente ma altrettanto fragile e appoggiato su basi tutt'altro che solide, poi l'infortunio che lo ha stranamente portato a maturare sotto tanti punti di vista...la presenza di Kaede sulla spiaggia, vederlo così in forma e perfetto lo ha spinto a dare il massimo per recuperarsi, e questo lo ha coinvolto dal punto di vista tanto fisico quanto psicologico. Alla fine, un giorno si è svegliato e pensando a Kaede non ha provato più alcun astio. Molto semplicemente.
 
"In...settimana non ti ho visto" mormora Hanamichi, odiandosi mentre automaticamente porta una mano dietro la nuca in un chiaro gesto che segnala imbarazzo.
 
Kaede inclina la testa di lato, poi risponde: "Certo...sono qui solo nel weekend"
 
Hanamichi lo guarda stupito, non sembra essere arrivato alla conclusione che se lui è passato di lì era solo per vederlo...certo, logicamente avrà pensato che ci sia andato unicamente per bere qualcosa, come tutti gli altri, e che non l'abbia incontrato. Hanamichi può sospirare di sollievo.
 
"Da quanto tempo?"
 
"Da quando sono rientrato...mi ero stufato di chiedere dei soldi ai miei ogni volta che volevo prendere qualcosa per me. Non è male e le mance sono buone..."
 
Hanamichi lo immagina, le ragazze devono sperperare le loro paghette nella speranza di ricevere anche solo un sorriso in cambio...rimanendone molto deluse, sicuramente.
 
Hanamichi non si accorge che rimane fermo a fissare Kaede per qualche secondo, il silenzio si dilata con una certa dose di disagio che aumenta finché Kaede non dice:
 
"Io vado...inizio tra poco"
 
Hanamichi si riprende. "S-sì, allora io...entro e...vedo cosa assaggiare", non ha in realtà voglia di nulla, ma non può certo stare lì fuori e guardare Kaede dalle finestre...senza filtri è sicuramente molto meglio. Sente qualcosa di caldo espandersi nel petto a quell'ammissione che accetta solo nel privato della sua mente disorientata.
 
 
 
La settimana successiva è bizzarra. Hanamichi incontra alcune volte Kaede sulla terrazza. Ci sono momenti di silenzio, che gradualmente si sgravano dell'appiccicoso imbarazzo, e altri molto più distesi.
 
"Ci permettono di portare a casa alcune cose che rimangono invendute la sera...non mi piace lo spreco di cibo" dice Kaede di mercoledì, dopo aver tirato fuori dalla borsa alcuni dolci recuperati al locale dove lavora. Nota poi che nel giro di dieci secondi Hanamichi ha divorato una brioche e sta per aggredirne un'altra, e arriva a mordersi le labbra per non ridere.
 
L'atmosfera si alleggerisce, si riscalda. Venerdì Kaede dice ad Hanamichi che lavora anche quella sera: qualche extra va sempre bene. Non gli chiede esplicitamente di passare, ma Hanamichi coglie comunque la notizia come un invito. La sera, è lì. È il momento che preferisce. C'è pochissima gente, perlopiù un paio di studenti che cercano disperatamente di studiare in una serata quello che avrebbero dovuto preparare in più settimane e anche un fumettista con delle bozze davanti a sé e l'aria allucinata.
 
"Non è la prima volta che lo vedo. Può rimanere immobile per un tempo infinito, probabilmente per raccogliere le idee...la sua testa è sicuramente un set cinematografico molto attivo." gli spiega Kaede.
 
Entra poi un gruppo un po' folto, e Hanamichi si limita ad osservare rimanendo un po' distante. Gli piace osservare Kaede. Dietro il bancone, risulta sempre leggiadro e aggraziato come un cigno. Hanamichi immagina che, se fosse lui al suo posto, goffo com'è combinerebbe diversi pasticci...invece Kaede è perfetto, non fa cadere una goccia di latte né inciampa mai e non va in confusione né si agita quando i clienti comunicano i loro ordini con un sacco di modifiche.
Tanta perfezione, invece che infastidirlo e fargli provare invidia come mesi fa, lo fa sorridere. Ma, come spesso accade, lo spinge anche a volersi mettere alla prova.
 
 
 
"Cosa...ci fai tu qui?" gli occhi di Kaede sono grandi quanto Hanamichi mai li ha visti. Non perde il suo sorriso mentre, nello spogliatoio del caffè, se ne sta con le mani ai fianchi presentandosi nella sua nuova divisa, che forse gli sta anche un pelo stretta. Gli allenamenti sono sempre molto intensi e i suoi muscoli non fanno che crescere. Kaede fa finta di non accorgersene mentre con lo sguardo arriva al braccio che pare volersi strappare di dosso la camicia che lo costringe. Non poteva procurarsi una taglia in più?
 
Hanamichi solleva le spalle, senza smettere di sorridere. "Ho chiamato per sapere se cercavano un nuovo ragazzo a servire...ho pensato a quello che hai detto e anch'io voglio diventare più indipendente. Specie se voglio mettere soldi da parte per andare in America!"
 
Kaede non può crederci. Hanamichi è qui, a condividere un secondo spogliatoio con lui, rivelando di essere il suo nuovo...collega? Non sa se saltare di gioia o nascondersi in un buco sottoterra. Come fa a superarla, se se lo ritrova davanti ovunque? Non che si lamenti...ne è felicissimo...ma probabilmente finirà molto male, e allora sarà da raccogliere con il cucchiaio. Sospira, cercando di superare lo sbalordimento.
 
"Ts, America...ho dovuto abbassare la cresta anch'io, sai...dopo aver visto Sawakita, il Sannoh in generale, l'Aiwa che ci ha fatto a pezzi, posso solo ringraziare Anzai-sensei dall'avermi impedito di commettere la più grande stronzata della mia vita."
 
"Cioè? Intendi arrenderti?"
 
"No" dice Kaede, raggiungendo il suo armadietto e tirandone fuori la divisa pulita. Le mani gli tremano appena mentre si sbottona la camicia per mettere quella bianca, ed è assurdo, perché appunto lui e Hanamichi condividono normalmente lo spogliatoio di basket.
 
Sì, ma lì è sempre pieno di altra gente e chiassoso...qui, invece...
 
E poi, è ovvio che qualcosa sia cambiato. Nessuno dei due sta affrontando la questione, ma è lì, pronta ad essere colta, e non potrà essere ignorata in eterno.
 
"Ma guardo la realtà. Siamo solo ragazzini che giocano in un liceo giapponese, a livello mondiale nessuno ha idea della nostra esistenza. Prima di arrivare in America dovremo farci bene le ossa qui...magari in una squadra professionistica" nemmeno lui è così entusiasta della prospettiva, lui per primo dedica poca attenzione al campionato di basket giapponese, rispetto all'idea dell'NBA è come paragonare un calesse con una Ferrari.
 
Kaede non ci ha fatto molto caso, ma Hanamichi sì: ha parlato al plurale. Il suo cuore si agita, e Hanamichi cerca di placarlo.
 
"Forse sì...comunque non smettere di sognare, volpe, ci arriveremo!" esclama, dandogli una rapida pacca sulla spalla e dirigendosi poi verso l'uscita, perché vedere Kaede che si spoglia non lo sta lasciando indifferente e non è il massimo iniziare il primo giorno di lavoro con una certa situazione tra le gambe. Non se ne stupisce perché è da qualche tempo che ormai si ritrova la volpe malefica nei sogni, svegliandosi con l'eccitazione alle stelle e il desiderio di rimmergersi subito nel sogno per concludere ogni bellissima cosa che fanno laggiù.
 
Si è preso una cotta bestiale e il dolce, stordente sentimento si sta facendo largo anche a livello fisico, in maniera più prepotente ed esigente. È un adolescente con ormoni impazziti, dopotutto. E Kaede è bellissimo, soprattutto.
 
Aprendo la porta, sente qualcosa cadere da dietro, seguito da un'imprecazione di Kaede che si affretta a recuperarlo, ma prima che possa riuscirci Hanamichi vede di cosa si tratta.
È un bicchiere del locale. È piombato sul suolo con un rumore sommesso, per poi rotolare fino ai piedi di Hanamichi. Questi si abbassa a prenderlo, pronto a restituirlo a Kaede, non sapendo bene perché dovrebbe tenere un bicchiere vuoto nel suo armadietto, ma non sono affari suoi.
Mentre lo fa, però, sente Kaede affannarsi:
 
"No, no, no..."
 
Hanamichi aggrotta la fronte, confuso, non capisce cosa gli succeda. Kaede si è portato la mano davanti alla faccia che sembra andare a fuoco e Hanamichi si stupisce ancora di più, non avendolo mai visto così scosso.
Istintivamente, abbassa lo sguardo sul bicchiere. Gli occhi quasi gli escono fuori dalla testa.
 
È il suo bicchiere. L'ha usato lui. C'è scritto il suo nome, Sakuragi...con accanto, un cuoricino.
 
Solleva il viso a rallentatore, incapace di dire alcunché.
 
"C-cosa..."
 
Kaede agisce un secondo dopo, strappandogli il bicchiere dalla mano, inviperito.
 
Perché?!
 
Continua a vestirsi, né lui né Hanamichi sono più interessati alla sua momentanea nudità, ma Kaede si affretta a infilare i pantaloni e le scarpe antinfortunistica.
 
"Rukawa"
 
Kaede continua a trafficare all'interno dell'armadietto, anche se non c'è letteralmente nulla dentro a parte i vestiti che ha appena tolto, il borsello e quello stupido, dannato bicchiere.
 
Perché diamine l'ha tenuto?!
 
Forse perché quel primo giorno, quando gli è apparso davanti, è stato inaspettato e meraviglioso...e si è sentito così nervoso e felice...da lì, non sa nemmeno cosa sia successo, ma la sua iniziale cottarella per Hanamichi è diventata una fiamma indomabile.
 
"Kaede"
 
"Cosa"
 
"Vuoi...spiegarmi perché c'era il bicchiere col mio nome nel tuo armadietto?"
 
Kaede sbuffa. "No"
 
"Come?"
 
"Non ho niente da spiegare. Perché hai capito e so qual è la risposta, grazie"
 
Piazzandosi frettolosamente il berretto in testa, Kaede sta per catapultarsi fuori dallo spogliatoio, ma la mano di Hanamichi gli afferra il braccio.
 
"Aspetta..."
 
Kaede non lo guarda in faccia. "Ti prego...non renderla più difficile" la sua voce è quasi lacrimosa mentre lo supplica e non vuole rendersi più stupido di quanto non appaia già.
 
Il bicchiere col suo nome e il cuoricino...non avrà mai più il diritto di prendere in giro le oche che dagli spalti sperano di ricevere le sue gocce di sudore addosso.
 
"Per favore, guardami", certo è incredibile quanto Hanamichi stia mantenendo la calma. Magari Kaede non si aspettava un pugno, dato che evidentemente la loro relazione è cambiata da quel punto di vista, ma un'occhiata di disgusto, quella sì. Invece...Kaede obbedisce, lo guarda e scopre solo un'espressione sinceramente stupita...ma priva di alcuna repulsione.
 
Kaede sospira profondamente, cercando di recuperare la sua classica flemma.
 
"Mi piaci", sente la mano di Hanamichi stringersi leggermente, ma ormai la diga è stata abbattuta e non può più tornare indietro. Il suo atteggiamento è stato troppo palese, non può più inventare una scusa dicendo che ha trovato quel bicchiere in giro, che si riferisce a qualcun altro che si chiama Sakuragi, che lo ha messo casualmente nell'armadietto e che il cuoricino accanto non significa nulla. Nemmeno Hanamichi è tanto ottuso. "Ma so...che non è reciproco. Mi va bene, davvero. Non pretendo niente. È stato stupido conservare quel coso...come ho detto, sono solo un ragazzino che gioca a basket al liceo", nel frattempo, la sua testa si abbassa, è già troppo frustrante dire quelle cose, non ce la fa se continua a fissare gli occhi enormi di Hanamichi.
 
"Io...piaccio a te?" ribatte Hanamichi sconvolto. Kaede torna a guardarlo, accigliato. C'è uno stupore strano nella sua voce, come se...non ritenesse possibile l'eventualità che gli è appena stata riferita.
 
"Come può essere? Io...piaccio a te?"
 
"Hai sempre l'abitudine di fare domande stupide di cui conosci già la risposta?", Kaede ringrazierebbe Hanamichi per il simpatico siparietto...ma non è così divertito nel sentire costantemente il cuore rimbalzargli in gola.
 
"M-ma...io sono stato rifiutato da qualunque ragazza e tu...sei il più desiderato, come...da quando..."
 
Ancora una volta, Kaede non può crederci. Davvero questo stupido crede alle cose che sta dicendo?
 
"Non so bene come...né precisamente da quando. Adesso so che mi piaci, e tanto..." Kaede si morde il labbro, dolorosamente, per impedirsi di chiudere subito la bocca socchiusa di Hanamichi con la propria. "...ma come ho detto, so che tu non..."
 
"Anche tu mi piaci!" Hanamichi lo grida e Kaede quasi si guarda intorno, anche se sa che non c'è nessuno. Questi pochi minuti hanno il sentore di un periodo molto più prolungato. Poi si rende effettivamente conto di quello che Hanamichi gli ha detto e lo fissa strabuzzando gli occhi.
 
"C-cosa?"
 
Se è uno scherzo, lo ammazzerà immediatamente.
 
"Io...nemmeno io so come o da quando...ma a un certo punto ho capito che..." Hanamichi sospira profondamente, "se passo un giorno senza poterti vedere...quel giorno non mi piace"
 
Kaede trattiene il fiato, cercando di sopprimere anche le lacrime che potrebbero sbucare tra non molto. Hanamichi prende la sua reazione come un ulteriore invito, la mano gli lascia il polso e si sposta sul suo fianco. Kaede si azzarda e porta la sua sul viso accaldato del ragazzo.
 
"Quindi..." fa Hanamichi, schiarendosi la gola. "...io piaccio a te..."
 
Kaede emette un mormorio, annuendo, sorridendo.
 
"...tu piaci a me..."
 
"Così pare...", le farfalle non sono solo nel suo stomaco, ma in qualunque parte del suo corpo. Potrebbe volare, davvero.
 
"...posso baciarti?"
 
Kaede sorride di più. "Cos'aspetti?"
 
La mano sul fianco di Kaede stringe piano, Hanamichi avvicina lentamente il viso al suo, come dandogli ancora il tempo di tirarsi indietro, finalmente le loro labbra si sfiorano, si toccano in un contatto tenero, aereo, fugace ma non per questo poco emozionante.
Hanamichi non osa insistere di più, e per ora non gli importa. Ci sarà tempo.
 
"Vuoi uscire con me?" gli chiede dopo qualche secondo che entrambi hanno trascorso ad assaporare la beatitudine di questo momento.
 
"Sì" dice Kaede. Se si lascia trasportare dalla fantasia, quello stesso sì lo dirà tra qualche anno, al loro matrimonio...si frena subito, si è già reso abbastanza ridicolo per oggi.
Per ora andranno a scuola insieme, giocheranno a basket insieme, lavoreranno insieme in questo coffee shop.
 
Per il resto, c'è tempo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Love letters ***


'Davanti a me c'è uno dei panorami più belli che abbia mai visto.
 
Anche se sembro indifferente a tutto, apprezzo la meraviglia che la natura ci mostra, nella sua magnificenza ci distrae dalla consapevolezza che siamo del tutto insignificanti rispetto a lei, e ancora di più all'universo. Come si dice, aiuta a relativizzare...
 
Sono qui da una settimana. Ho letto che basta solo un po' di tempo per adattarsi e la mancanza che si avverte diventa meno soffocante. Per me non è così. Dopo una settimana, mi manchi ancora tantissimo. Si è come aperto un varco dentro di me, e non è colmabile.
 
Non che stia tutto il giorno a fissare nel vuoto o il mare che ho di fronte, anche se questo ha comunque la capacità di placarmi un po'. È un posto davvero stupendo e ne sto approfittando, i miei sono così felici di essere qui, lo sognavano da tanto. Non posso lamentarmi, non davvero...il problema è che anche quando sto bene e sento di divertirmi, non posso fare a meno di pensare a te. Il fatto che il mio benessere non sia completo e dipende da te è sia estenuante quanto inevitabile. Non posso farci proprio nulla.
 
Il cibo, per esempio. È tutto sublime qui, lo ammette uno per cui mangiare significa quasi solo nutrirsi per poter fare tutto il resto. Penso che tu ne andresti pazzo, assaggeresti di tutto, macchiandoti i vestiti perché sei sempre un pasticcione. La gente è in generale allegra e vivace, anche un po' fumantina, come te.
 
Sto facendo delle belle gite, vedendo luoghi incredibili di cui ignoravo totalmente l'esistenza. Non posso lamentarmi, no.
 
Ma mi manchi.
 
Dal balcone osservo il sole che si tuffa nel mare, al tramonto. È tutto rosso, come i tuoi capelli. In spiaggia diverse coppiette si stringono ad ammirare lo spettacolo. Ogni giorno uguale, ogni giorno differente. Come sei tu, che sveli una sfaccettatura diversa ogni volta che ti guardo, riuscendo sempre a lasciarmi senza fiato.
 
Capisco perché tutti parlino di questo paese con gli occhi brillanti. Anche la lingua, che non capisco, è bellissima. Non manca davvero niente. Tranne te, al mio fianco, a dire cento parole al minuto, e non risulteresti neanche così strano con la tua chioma, qui ci sono persone con i capelli rossi e anche di altri colori più innaturali. Saresti comunque unico ai miei occhi.
 
Parlerei molto con te. Sei il solo che ha la capacità di rendermi loquace, amore. Sei il solo che ha diritto a tante cose da parte mia, a certi sospiri che altrimenti non esalerei.
 
Sei una presenza costante nella mia testa, ovunque dentro di me, ti sento sempre. Anche e soprattutto quando non ci sei. Non amo più il silenzio che sottolinea l'assenza della tua voce, semplicemente del tuo respiro.
 
Dicono che ci si abitua a tutto, ma non è proprio così.
 
Mi manchi e scalpito per rivederti.
 
Tuo, Kaede'
 
 
A moderata distanza dal balcone dove Kaede si trova e continua a scrutare il cielo che si scurisce mentre il sole va giù, sua madre Hazuki porta un vassoio con piccoli antipasti sulla tavola già apparecchiata.
 
"Kaede, vieni, è pronto! E smettila con quell'aria da cane bastonato, stiamo qui solo per tre settimane! Rivedrai Hanamichi!"
 
Shinnosuke, il marito, ridacchia sollevando lo sguardo dal libro che sta cercando di proseguire tra un'escursione e l'altra. Dopo anni in cui sua moglie ha desiderato ardentemente trascorrere una vacanza in Italia, ora che sono in Toscana lei sta tenendo fede alla promessa di vedere il più possibile. Lo apprezza, eh, ma non disdegna nemmeno qualche giornata di ozio totale sulla spiaggia senza muovere un solo muscolo.
 
Con la mano sfiora il polso della donna, rivolgendole il paio di bellissimi occhi blu che Kaede ha ereditato.
 
"All'epoca anche solo non vederti per tre giorni era tragico per me..."
 
Hazuki arrossisce, era così anche per lei. Vedere suo figlio perdutamente innamorato è uno spettacolo bizzarro e adorabile a cui assistere e lei vorrebbe costantemente stringerlo a sé...ma sa che non sono le sue le braccia che vuole sentire.
 
Sul punto di chiamare nuovamente il figlio, da un'altra stanza appare una ragazza snella dai lunghi capelli neri che si sta strofinando con un asciugamano, e subito guarda verso il balcone immacolato dove Kaede non si è ancora mosso di un centimetro.
 
"Ancora lì?!" commenta sbalordita e strabuzzando gli occhi.
 
Hazuki trattiene una risata, Saeko è la cugina di Kaede e fisicamente gli assomiglia molto, ma caratterialmente sono ai poli opposti. Non che serva molto per essere un po' più allegri di suo figlio...ancora meno mentre è in crisi perché è a migliaia di chilometri di distanza dal suo amato.
 
Saeko scuote il capo, avvicinandosi al tavolo da cui ruba subito un grissino.
 
"Ah, zia, i miei sono usciti per una passeggiata romantica" fa una lieve smorfia, "dovrebbero rimanere fuori anche per cena"
 
"Giusto, mio fratello me l'aveva accennato" aggiunge Shinnosuke, guardando con aria colpevole Hazuki. "Ho dimenticato di dirtelo"
 
"Oh, che peccato, avevo preparato una cena per sei..." Hazuki si acciglia, pensierosa.
 
"Beh, mettiamo via quello che avanza e lo mangiamo per domani" replica Shinnosuke tranquillo.
 
"Pensavo anche di prendere il mio amato cugino e andare da qualche parte, per provare a distrarlo un po'...so già che me ne pentirò" dice Saeko alzando gli occhi al cielo, Kaede già non è uno spasso in condizioni normali, sarà un'autentica zavorra da trascinarsi in giro...ma gli vuole bene e un po' le dispiace vederlo così malinconico, specie in un posto così bello. La casa che i suoi genitori e gli zii hanno affittato per quel periodo è una bomba, situata in una zona in cui c'è un sacco da fare, vita notturna, sale giochi, la spiaggia letteralmente a dieci passi...suo cugino ha la vitalità di un novantenne, ma lo obbligherà ad alzare le chiappe. "E potremmo mangiare anche noi un boccone fuori, così...anche voi avrete la vostra cenetta romantica", alza le sopracciglia in modo suggestivo, portando Shinnosuke a emettere un colpo di tosse e Hazuki ad indaffararsi per mettere via i coperti già sistemati in tavola.
 
"Non serve, cara..."
 
"Andiamo, quando vi ricapita nella vita di tutti i giorni di poter fare i piccioncini? Approfittatene!" Saeko non li lascia ribattere e si dirige con risolutezza verso il balcone. Shinnosuke e Hazuki si guardano, si prendono per mano, stanno insieme fin dal liceo ma in certi momenti si sentono ancora dei ragazzini. Chissà se per Kaede sarà lo stesso, quandò avrà la loro età.
 
 
 
"Ehi cugino, intendi piantare le radici qui?" esordisce Saeko, quando esce del sole è rimasto solo uno spicchio sul pelo dell'acqua.
 
"..."
 
"Forza, solleva il tuo glorioso sedere e usciamo da qui!"
 
"Glorioso...?" è una cosa che potrebbe dire Hanamichi, senza dubbio.
 
"Sì, ho notato gli sguardi di tutte le ragazze che ti vedono, si incollano subito al tuo fondoschiena. Non che il mio sia da meno ovviamente" dice Saeko scuotendo un po' le natiche, con aria superba.
 
"...ecco perché non intendo uscire"
 
"Ah, non darti tante arie, non sei l'unico ragazzo con un bel sedere qui! E comunque la mia non era una domanda. Su, facciamo due passi, magari ci portiamo la palla..."
 
Solo in quel momento Kaede la guarda, interessato. "Non ho visto alcun campetto da basket", ma forse è stato così distratto sul pianeta Hanamichi Sakuragi che gli è sfuggito.
 
Saeko, con le braccia incrociate, rotea gli occhi. "Non esiste solo il basket...c'è la rete per giocare a pallavolo, che ne dici?"
 
"Pallavolo?" ribatte Kaede, quasi schifato. A scuola tutte le giocatrici di pallavolo che occupano la palestra prima degli allenamenti di basket non fanno altro che ancheggiare e ridere come oche quando lui entra per dirigersi agli spogliatoi...non è uno sport che gli sta particolarmente simpatico.
 
"Sì e ti prometto che terremo alla larga qualsiasi invasata. Altrimenti c'è anche il campetto da calcio, è sicuramente lo sport più popolare qui"
 
Col calcio è proprio negato. Alle medie, quando giocavano, finiva sempre in porta, bombardato da palloni che provenivano da tutte le parti. Già allora c'erano gli invidiosi che lo odiavano per il successo con le ragazzine, come se l'avesse mai preteso o apprezzato.
 
"Meglio la pallavolo..."
 
"Ottimo! Su, alzati, così lasciamo la casa tutta per i tuoi genitori...magari tra nove mesi ti ritrovi con una sorellina" sussurra Saeko ridendo, ricevendo finalmente un'occhiata inorridita dal cugino.
 
"Grazie tante per avermi fatto passare la fame" risponde sollevandosi di scatto, l'immagine dei suoi genitori che concepiscono un altro figlio è la ciliegina sulla torta.
 
"Non fare il puritano, come pensi di essere nato? E poi anche tu con Hanamichi..."
 
"Taci immediatamente o ti annego"
 
"Alla fine dovrai fare una raccolta delle vostre lettere d'amore e pubblicarle..."
 
"Guadagni dei soldi a dire scemenze?"
 
 
 
'Kaede,
 
non ho molto da dirti, e ancora meno qualcosa di originale.
 
Le foto sono bellissime, voglio vedere l'Italia con te.
 
Mi manchi e aspetto il tuo ritorno più di ogni altra cosa.
 
Con immenso amore
 
Tuo, Hanamichi'
 
 
"Che...ne dici?" un Hanamichi paonazzo attende il giudizio di sua madre, che scruta la sua lettera come uno scienziato al microscopio.
 
"Beh...lui ti ha scritto quella lettera così lunga e romantica...sei rimasto senza fiato così a lungo che pensavo stessi morendo!"
 
"N-non so cos'altro potrei dirgli."
 
La donna sorride. “È breve...ma è tutto quello che un innamorato vuole sentirsi dire. Io di sicuro ne sarei entusiasta", la sua espressione si vela di tristezza, e Hanamichi nota che si sforza per ingoiare un immediato magone. Le mette un braccio intorno alle spalle e la stringe.
 
"Papà avrebbe fatto di meglio"
 
"Oh, puoi giudicarlo da te...nell'armadietto con gli album di foto c'è una scatola che contiene le cartoline che mi mandava prima che ci sposassimo. L'ha fatto anche dopo quando gli capitava di lavorare lontano da casa" dice Kyoko schiarendosi la voce.
 
"Davvero?" chiede Hanamichi, gli occhi enormi, non aveva idea che ci fossero.
 
"Sì, certo...tra qualche anno magari anche tu rileggerai le lettere d'amore ricevute adesso...la tecnologia sta avanzando e a breve non se ne scriveranno più, ma a costo di sembrare una vecchia mi sento di dire che il calore e la dolcezza di una lettera scritta di proprio pugno non abbia eguali"
 
Hanamichi abbassa lo sguardo sulla propria lettera, arrossendo ancora, si è sforzato per scrivere con una bella grafia, pensando al volto di Kaede quando la leggerà...non è articolata e dettagliata come la sua (ed era anche profumata...) ma c'è davvero tutto quello che prova.
 
Gli manca, aspetta il suo ritorno, lo ama.
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Sick partner ***


I passi attutiti dalle ciabatte questa mattina sono più strascicati del solito. Hanamichi sa già che qualcosa non è come d'abitudine e scuote il capo piano mentre pensa a quanta strada hanno fatto se è diventato così percettivo soltanto sentendo la camminata di Kaede senza neanche guardarlo.
 
Mentre prepara le uova per la colazione, due braccia si avvinghiano intorno alla sua vita e il peso di una testa si abbatte sulla sua schiena.
 
"Nnnh..." è il mugugno simile a quello che dovevano emettere gli uomini delle caverne che parte dalla gola di Kaede Rukawa. Nulla di strano, Hanamichi sa che gli ci vogliono almeno tre ore per tornare nel mondo dei vivi al mattino...anche se oggi sembra diverso. Non lo disturba che continui il suo semi-pisolino addosso a lui, con disinvoltura toglie le uova dalla padella distribuendole in due piatti e recupera le fette belle calde che il tostapane ha rigettato fuori.
 
"Non voglio metterti fretta, ma non hai un colloquio di lavoro oggi?"
 
"Nnh..."
 
"Allora forse sarebbe il caso che ti vestissi?" continua Hanamichi con una pazienza di cui ha sorprendentemente saputo fare prova, ma stando con Kaede non poteva essere altrimenti per cercare di decifrare i suoi grugniti. "Sarei veramente curioso di venirti a vedere mentre alleni una squadra di seienni" commenta recuperando la spugnetta per pulire il piano cottura, nonostante gli anni è rimasto sempre un gran pasticcione e anche per preparare una frittata riesce a sporcare tutto ciò che gli sta intorno e a usare, inspiegabilmente, mille cucchiai e scodelle. Fa del suo meglio, da quando non vive più con sua madre ha capito che non si può sopravvivere di soli pasti take away e cracker e si sforza di cucinare, anche se perlopiù piatti molto semplici, comunque abbastanza gustosi.
 
Entrambi sono all'università e nella squadra del club di basket, con l'ambizione di fare carriera ma anche di godersi la momentanea tranquillità delle loro giornate. Lui, Hanamichi, lavora presso il bar dell'università, Kaede si è dedicato solo al basket e agli studi finché non ha pensato che non è giusto appoggiarsi solo sul sostegno dei genitori e che Hanamichi sia l'unico a lavorare (certo, anche la mamma di Hanamichi lo aiuta) e ha deciso di darsi da fare seriamente per trovare qualcosa a lui congeniale, a parte le ripetizioni di inglese che ogni tanto dà grazie alla mediazione di qualche conoscente (è il caso per esempio della sorella minore di Ryota). Ha scoperto che in una scuola elementare vicino cercano un giovane allenatore per i più piccoli e vuole mettersi alla prova, uscendo dalla sua comfort zone di asocialità. In fondo Hanamichi è sempre stato un bambinone, ha indubbiamente più confidenza e facilità nell'interagire con loro che non con gli adulti.
 
L'appartamento che condividono è, come quello di molti studenti e lavoratori giapponesi, piccolo e modesto, ma ne sono molto orgogliosi. La maggior parte del denaro che ottengono dai genitori la stanno mettendo da parte per progetti futuri, si può dire che stiano conseguendo quasi tutto con i loro sforzi.
 
Hanamichi si volta finalmente per vedere l'adorabile viso incazzato del suo compagno, ma appena lo fa una ruga gli solca la fronte, scrutandolo. Sì, qualcosa non va.
 
"So per certo che hai dormito stanotte, eppure sembri più stanco di ieri sera!", Hanamichi aveva voluto guardare uno dei suoi film preferiti, Mulan, ma ancora prima della fantastica canzone dell'addestramento Kaede si era già addormentato. È sempre uno strazio cercare di vedere un film con lui...è da record se arriva alla fine e Hanamichi vorrebbe tenergli il broncio dopo, ma poi vede quanto è carino mentre ronfa contro di sé e gli passa tutto. Colpa del suo cuore che si fonde ogni volta.
 
"Sto bene" la sua voce sembra provenire dall'oltretomba mentre, staccandosi dal comodo corpo caldo di Hanamichi, si dirige al tavolo dove si abbandona su una sedia e beve un sorso di succo di frutta. È più pallido del solito e il cipiglio di Hanamichi si approfondisce.
 
"Non mi sembri al massimo della forma..."
 
Il secondo 'sto bene' di Kaede è ancora meno convincente, e mentre le sue palpebre tornano a calare pesantemente, Hanamichi impedisce alla sua faccia di sbattere sul piatto posandogli una mano sopra la fronte.
 
"Ah-a, non credo che qui c'entri solo il tuo odio verso l'umanità di mattina presto", si avvia con passo spedito all'armadietto per i medicinali e recupera il termometro con cui nel giro di due secondi può cogliere la temperatura del compagno.
 
"38. Sarai felice di sapere che puoi tornare a letto, non uscirai di certo con la febbre"
 
"Non posso...ho il colloquio" protesta Kaede portandosi alla bocca lente forchettate. È sempre bello vederlo mangiare tutto quello che Hanamichi prepara, il problema è che non si lamenta mai nemmeno quando fa oggettivamente schifo. Una volta Hanamichi ha dovuto salvargli la vita da un riso che gli era venuto così salato da piangere, Kaede sarebbe andato avanti a prescindere. Kaede non ci prova neanche a cucinare, è troppo pigro, mentre Hanamichi si sta appassionando.
 
"Li chiamo e dico che non stai bene e se è possibile riprogrammare"
 
"E se danno il lavoro a qualcun altro?"
 
"Se dormi tutto il giorno e prendi un antipiretico, già domani starai bene"
 
"E se non sono disponibili domani?"
 
"...troverai qualcos'altro. La tua salute viene prima" conclude Hanamichi, non ammettendo altre opposizioni.
 
"Sembri mia mamma"
 
"Lo prendo come un complimento, tua mamma è una donna saggia." Hanamichi termina la sua colazione e si pulisce le labbra col tovagliolo, poi guarda ancora la faccia di Kaede e la trova proprio smunta, così si addolcisce, allungando la mano per toccare la sua. "Sono tentato di chiamare e prendermi il giorno libero per stare con te..."
 
Kaede fa intrecciare le loro dita, ma scuote la testa. "Non serve, penso di poter essere in grado di andare a letto a dormire senza distruggere la casa"
 
"Certo, lo so, ma...mi dispiace lasciarti solo mentre stai poco bene"
 
Kaede porta le loro mani alle labbra e bacia il dorso di quella di Hanamichi. "Tranquillo, lo sai che mi riprendo solo se dormo...non sarei di alcuna compagnia. Ma questo non ti dà il diritto di dare troppa confidenza a quelle galline che frequentano il bar..." aggiunge con una punta di acidità. Hanamichi alza gli occhi al cielo.
 
"Sei fissato con questa storia...per te chiunque mi rivolga la parola ci sta provando con me"
 
"Sì, sì, dicono tutti così..."
 
 
 
La casa è immersa nella penombra e nel silenzio quando Hanamichi rientra di sera. Vorrebbe essere tornato prima, ma all'ultimo gli hanno chiesto di rimanere un paio d'ore extra in quanto chi avrebbe dovuto sostituirlo si è ammalato. L'influenza è in giro, a quanto pare.
 
Si reca subito in camera da letto, dove si abbassa e sfiora la fronte di Kaede con le labbra.
 
"Ehi...come stai?" chiede vedendolo aprire piano gli occhi.
 
"Meglio...ho fatto un bagno..."
 
"Sì, sento come profumi...hai bevuto? Sai che devi rimanere idratato", Hanamichi si guarda intorno per verificare che Kaede abbia una bottiglia d'acqua a portata di mano.
 
Kaede sorride debolmente. "Sì mamma, ho bevuto un the con biscotti secchi...tu hai mangiato?"
 
"Un panino veloce, sì...mi cambio e arrivo subito" dice baciandolo sulla guancia, Kaede torna in dormiveglia mentre sente i familiari suoni in bagno dell'acqua che scorre e pochi minuti dopo del phon.
 
Quando Hanamichi si infila sotto le coperte solo con le mutande e una maglietta di cotone, Kaede si incolla subito a lui strofinando il naso sul suo collo.
 
"Sono riuscito a procurarti un nuovo colloquio per dopodomani pomeriggio. Dovresti avere il tempo di riprenderti" sussurra Hanamichi iniziando a sfiorargli i capelli con le dita.
 
"Grazie..." mormora Kaede, lasciandogli un bacio sotto il mento, "ti amo..."
 
Hanamichi sorride, baciandogli piano il viso. "Anch'io mi amo..."
 
Un piccolo movimento sotto le lenzuola e un gemito dolorante precedono un falsamente offeso 'Doaho'.
 
 
 
Un paio di giorni dopo, Kaede rientra per l'ora di cena dopo il suo colloquio e le ripetizioni a Yoshimi, la sorella di Ryota Miyagi.
 
"Doaho, indovina chi è stato preso come nuovo allenatore che inizierà già da questo lunedì?" quasi canticchia, è davvero contento, non immaginava di poter essere considerato per quel lavoro, soddisfatto soprattutto perché il preside con cui ha parlato è un uomo e quindi sa per certo che non è stato accettato solo per il suo aspetto. Le donne si comportano ancora da invasate in sua presenza, lasciandolo stordito perché pensava che certi atteggiamenti fossero accettabili solo se minorenni. All'università, tra le sue cose gli è capitato di trovare reggiseni e mutandine, con numeri di telefono e indirizzi email...tutto cestinato immediatamente, ovvio, ma l'umanità non smette di disgustarlo.
 
La cucina però non è attiva e non sprigiona deliziosi aromi come accade sempre quando Kaede torna un po' tardi, è tutto troppo silenzioso e stona. Scopre la figura di Hanamichi accasciata sul divano, il braccio sopra la testa.
 
"Hana...?"
 
"Mmh...sì, ti ho sentito...congratulazioni, sono contento..." mugugna Hanamichi, interrotto poi da uno sbadiglio.
 
"Non stai bene? Pensavo di uscire a cena per festeggiare..."
 
"Sì, certo, andiamo. Dove mi porti?", con uno scatto, Hanamichi si alza in piedi. Troppo velocemente però, perché Kaede lo vede barcollare e lo afferra per le spalle, esclamando, "Wow, attento!", facendolo risedere.
 
"No, non mi risulta che tu stia bene..."
 
"Solo un giramento di testa, niente di preoccupante"
 
"Tu non hai mai giramenti di testa. Temo che ti stia venendo l'influenza, sai"
 
"Sciocchezze, il genio non si ammala mai"
 
Kaede lo tocca sulla fronte. "Il genio si è preso la febbre. Anche se sei eccezionale, rimani umano...stenditi"
 
Hanamichi non oppone resistenza e obbedisce, mostrando poi un sorriso lieve. "Mi ritieni eccezionale...?"
 
"Non mi ripeterò. Ti provo la febbre e poi ti preparo del brodo caldo"
 
"Uh...credi di farcela senza dare fuoco alla cucina?"
 
Kaede gli lancia un'occhiataccia. "Non ho tre anni"
 
"Sì...ma l'ultima volta sei riuscito a far bruciare il the..." commenta Hanamichi, ridendo al ricordo. Kaede non lo degna di ulteriore risposta, gli misura la temperatura.
 
"39, è altina. Devi aver preso i miei stessi germi..."
 
"Ah ah, anche loro si sono innamorati di me" scherza Hanamichi, sospirando poi di piacere quando Kaede gli appoggia una coperta addosso. Sbadiglia di nuovo. "Scusami, avrei voluto festeggiare come si deve in qualche bel posticino..." aggiunge poi mortificato, ma i suoi occhi stanno involontariamente chiudendo.
 
"Qualsiasi posto in cui ci sei tu per me è bellissimo. Scelgo un film" dice Kaede baciandolo sulle labbra prima di sedersi sul divano, facendogli appoggiare i piedi sulle proprie gambe mentre accende la televisione e controlla se c'è un film carino. Finalmente sarà Hanamichi ad addormentarsi prima della fine.
 
"Mmh...questa era sdolcinata..." dice Hanamichi, ma sorride ampiamente. Kaede sbuffa e alza gli occhi al cielo, arrossendo un po'. Sì, Hanamichi Sakuragi è l'unico e solo fortunato destinatario delle sue dimostrazioni di romanticismo.
 
"Doaho"
 
"Sì, ti amo anch'io".

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Slow dancing ***


La palestra è quasi irriconoscibile. Le teste di tutti si rivolgono subito in alto non appena entrano, come in un posto mai visto prima.
Hanamichi non fa eccezione mentre a bocca aperta assorbe il luogo che vive quasi quotidianamente in una condizione così trasformata e differente. C'è così tanto...bianco. I tavoli, le sedie, i drappeggi, i palloncini. Sembra quasi una sala adibita a un matrimonio e non a un ballo di fine anno in stile americano come il preside ha voluto e annunciato circa un mese fa, ottenendo dei grugniti da parte del corpo studentesco maschile e urletti con conseguenti piani per shopping selvaggio e sedute di make up da parte delle ragazze.

Lui, Hanamichi, ha accolto la notizia tiepidamente. Non gliene importa poi molto ma in fondo non è male, un'esperienza nuova e diversa, vissuta sempre attraverso lo schermo della tv e del cinema, nei film sembra sempre un importantissimo rito di passaggio per gli adolescenti, che impiegano un sacco di attenzione e cura per l'evento. Domani inizieranno le vacanze di primavera, e il primo giorno coincide proprio con il suo compleanno.

Una volta passata la meraviglia iniziale, Hanamichi inizia a guardarsi intorno, insieme a Yohei, mentre gli altri tre buzzurri si sono subito preoccupati di cercare le cibarie.
Gli salgono quasi le lacrime mentre uno scoppio di risa preme per uscire.

"Ahahah, guarda Yo, il Gori...! Sembra uno di quei buttafuori nelle discoteche! Esce tutta la sua anima da scimmione!" sbraita, non rispecchiando affatto l'elegante completo blu scuro che sua madre è riuscita a recuperare in mezzo alle cose del marito che per fortuna non ha buttato via. Hanamichi non se l'era proprio sentita di indossare lo stesso abito che aveva messo al funerale di suo padre.

Yohei sorride guardando la direzione indicata dall'amico, Takenori è super distinto e appare anche un po' rigido nello smoking nero che sottolinea il suo possente e massiccio corpo che sono però tutti abituati a vedere più in divisa da basket.
In questo momento sta parlando con una professoressa che probabilmente gli sta snocciolando una serie di complimenti infiniti per l'esito dei suoi esami, i suoi voti sono stati eccellenti. Sta arrossendo ed è uno spettacolo piuttosto divertente.

Poco distante da lui, Haruko, vestita di bianco mentre si porta con grazia una ciocca dietro l'orecchio, sembra una leggiadra colomba e sta sorridendo amabilmente avvicinandosi a loro.
"Sakuragi-kun, Mito-kun! Che bello vedervi. Vi piace?" chiede indicando con le mani la palestra, gli occhi luminosi e fieri.
"Haruko! Beh sì, è...wow. Sarà stato un bel lavoro agghindare la palestra così" commenta Hanamichi continuando a guardare in alto.
Haruko arrossice. "Un po', sì...ma è stato anche spassoso e viste le espressioni di tutti, anche gratificante"
Yohei e Hanamichi la guardano con stupore.
"Hai contribuito ad allestire la palestra?" domanda Yohei con tono in qualche modo ammirato.
Haruko scosta nuovamente dal viso una ciocca particolarmente ribelle che continua a caderle sugli occhi e replica in modo appena vanitoso: "In realtà, sono a capo del comitato per le decorazioni, nominata dal preside in persona...per questo motivo sono stata un po' assente durante gli allenamenti negli ultimi tempi. Avevo accettato con entusiasmo l'incarico pensando non sarebbe stato poi così difficile, invece mi sono ritrovata con tantissime commissioni da sbrigare in poco tempo!"
"Beh il risultato è eccellente, quindi ne è valsa la pena" commenta Hanamichi impressionato, la musica continua ad aleggiare nella sala in maniera ancora soft, sicuramente nel giro di un'ora o poco più diventerà la padrona indiscussa dato l'ampio spazio lasciato vuoto e presumibilmente adibito per ballare.
"Grazie, siete gentili...ehm, per caso...voi due avete idea se Rukawa-kun verrà?"

Yohei adocchia subito Hanamichi, che non pare particolarmente toccato dalla domanda.
"Data la sua consueta personalità, dubito che un evento così mondano sia nelle sue corde, ma non è che lo conosca così bene...Hanamichi?"
"Eh?", è davvero tutto sui toni del bianco, Haruko deve adorarlo. Non ci ha mai fatto caso prima.
"Dici che Rukawa si farà vivo?"
"Come cavolo dovrei saperlo?" 
"Sei sicuramente quello che ha più confidenza con lui..."
Hanamichi alza le spalle, indifferente. "Ha la simpatia di un comodino, ma comunque se la sua intenzione è quella di trasferirsi e ambientarsi in America, potrebbe approfittare di un'occasione come questa"
Vede Haruko sorridere timidamente, arrossendo ancora. Forse ha smesso di sentirsi male quando Rukawa si esibisce in tutto il suo talento sul campo, ma non si può proprio dire che le sia ancora passata...

"Cosa dicevo? Tu lo conosci. Eccolo" Yohei indica l'entrata, Haruko si volta piano, imitata da Hanamichi che ancora una volta non pare impressionato.
Eccolo. Kaede Rukawa è apparso, facendo calare un momentaneo silenzio in sala. E' magnifico, vestito di nero con una cravatta di seta rossa, silenzioso e sinuoso come un felino. Forse potrebbe essere altrettanto pericoloso ed è ciò che molte ragazze vorrebbero scoprire.
Hanamichi capisce che Haruko si sta davvero sforzando per non lasciare cadere qualche goccia di bava sul suo bell'abitino, mentre alcuni strilli soffocati raggiungono le sue orecchie.
Alcune coraggiose, superando la soggezione che Kaede provoca in quasi tutte, si avvicinano e ridendo stupidamente probabilmente gli fanno dei complimenti. Una particolarmente audace addirittura occupa il suo spazio vitale e addirittura porta le braccia intorno alla sua vita, sollevando il viso verso il suo.
Dal labiale, Hanamichi capisce che lo vuole invitare a ballare anche se la pista è ancora vuota. Lui, neanche gli avesse ammazzato la madre davanti agli occhi, afferra le braccia moleste da sé e le toglie immediatamente dal suo corpo - forse, se potesse, gliele staccherebbe direttamente dalle spalle - con un gelido 'Scansati' che viene pronunciato senza neanche muovere le labbra.

La palestra torna alle sue normali occupazioni, Haruko si approccia titubante a Kaede, venendo automaticamente seguita da Hanamichi e Yohei. La musica sta diventando pian piano più ritmata, qualcuno comincia ad ancheggiare sul posto mentre le primissime coppie si uniscono per muovere i primi passi, ancora ai lati del perimetro.
"Rukawa-kun, che bello vederti qui...ti va qualcosa da bere?" chiede gentilmente, sorprendendo se stessa per prima per essere riuscita a formulare una frase così lunga senza balbettare.
Kaede la degna di un fulmineo sguardo. "No"
"Ehi, volpe" interviene Hanamichi, "non ti sembra che ci siano modi più gentili per rifiutare un'offerta?"
Kaede guarda lui, rimanendo un paio di secondi in più. Torna su Haruko. "No grazie" la cortesia con cui pronuncia la seconda risposta non toglie nulla alla sua freddezza.
"Non balli, non bevi...perché sei qui?" continua Hanamichi ironico, ma Yohei nota che non c'è astio nella sua voce.
Kaede scrolla le spalle. "In America...ci saranno molti eventi come questi. Mi devo adattare" 
Yohei quasi spalanca la bocca per la similitudine tra le sue parole e quelle di Hanamichi. Con la coda dell'occhio nota poi arrivare le amiche di Haruko. Deve ammettere che sono entrambe graziose, specie quella con i capelli più corti, che avvampa nel vedere Hanamichi mentre lo saluta. 
Nota che gli occhi di Kaede sono ancora su Hanamichi, e non si allontanano.

"Ragazzi, che ne dite se finalmente ci scateniamo un po'? Vado a dire al dj di mettere qualcosa più energico?" propone Haruko nel momento in cui i convenevoli sono finiti, per evitare l'installarsi del silenzio imbarazzante.
"Spero ci sia anche qualcosa di alcolico" commenta l'altra amica di Haruko, beccandosi un'occhiata di stupore dalla 'padrona' di casa. "Ehi, cosa c'è? Dobbiamo pur scaldarci..."

Quasi due ore dopo, la festa è totalmente entrata nel vivo. La luce iniziale che illuminava tutta la palestra è stata sostituita da chiazze di colore intermittente che nel buio fanno risaltare i diversi visi di ragazzi e ragazze, ora impegnati in danze frenetiche al ritmo delle ultime hit più famose.
Mentre le canzoni vengono interpretate in un inglese stentato e perlopiù inventato, anche se non manca una buona selezione di pop giapponese, Hanamichi si muove scalmanato in mezzo ai suoi amici. Le amiche di Haruko sono simpatiche, questa Fuji poi - che ha scoperto chiamarsi Akiko - è davvero carina, la sua iniziale timidezza si è sciolta dopo qualche ballo a cui si sono aggiunti anche i ragazzi dell'Armata, con mosse improbabili e giravolte di cui Hanamichi non li credeva capaci. Può essere che effettivamente qualcuno abbia corretto le bibite...
Dopo diverse canzoni che Hanamichi apprezza molto e canta a squarciagola con le parole che ricorda, ne arriva qualcuna che invece trova un po' più noiosa e decide che è il momento di rallentare un po' e di reidratarsi. 
La sua gola si rallegra con un bicchierone di aranciata, i suoi occhi vagano per la sala che adesso odora leggermente di sudore mischiato con i profumi dolci delle ragazze e le fresche colonie maschili, sentori floreali, fruttati, sensuali, di sandalo, tabacco, vaniglia, alcuni più raffinati e altri più pacchiani...



"Scontato..."

Quasi a rallentatore, Kaede allontana lo sguardo dall'orizzonte blu scuro in cui le luci della città offrono uno spettacolo suggestivo, raggiungendo la porta in metallo della terrazza la cui soglia è totalmente oscurata dalla corporatura di Hanamichi, poi la sua sagoma si fa più vicina, i passi lenti emettono poco rumore, come a non spezzare la quiete del luogo in opposizione al caos poco distante, che qui però non arriva se non con un'indistinta melodia.
Hanamichi si gode l'aria fresca che gli schiaffeggia il viso accaldato, si slaccia il primo bottone della camicia priva di cravatta e la sua mano si allunga porgendo un bicchiere pieno.
"Era ovvio che fossi qui. Sicuro di non avere un po' sete? Hai parlato, ballato e cantato così tanto che potresti averne bisogno..."
Kaede rotea gli occhi al cielo e gli indirizza una piccola smorfia. Accetta però il bicchiere e sorseggia.
"Perché non vieni giù? Anche se non balli..."
"Le ragazze sono già pazze da sobrie...davvero vuoi assistere a certi spettacoli?"
L'indice di Hanamichi percorre il pezzo di muretto che li separa. Sfiora con delicatezza aerea il bordo della camicia a contatto con il polso, tocca la pelle, traccia un percorso arrestandosi al centro del palmo. 
"Inoltre..." continua Kaede osservando il dito, sopportando il sottile solletico che emana il suo tocco. "...non è che non voglia ballare"
"Mh?" 
Kaede lo guarda negli occhi, serio, ma l'emozione è viva sul suo volto. 

"Vorrei ballare" 
"E allora? Qual è il problema? Vieni giù, stai tra di noi...ti proteggeremo dalle babbuine"
Kaede sospira, scuotendo piano il capo. Le sue dita, una dopo l'altra, si chiudono sull'indice di Hanamichi.
"Vorrei ballare...con te"
Gli occhi larghi di Hanamichi lo farebbero ridere. Ma il cuore gli batte troppo forte e non ne ha il tempo. Non è da lui esternare così tanto i suoi desideri e le sue emozioni, quando succede non vuole trattenersi né impedirselo, altrimenti non lo farà più.
"Oh"
"Già...un solo ballo. Non in gruppo con gli amici...un lento...io e te. So che non è possibile in mezzo agli altri..."
"Dici sul serio?"
Kaede annuisce, sentendo le orecchie caldissime. Si rinfresca la bocca ora improvvisamente arida.
"Non sarei qui se non ci fossi tu, lo sai...se rimango giù e continuo a vederti non resisterò" 
Hanamichi si sente stringere lo stomaco. Poi sfoggia un sorriso largo e dolcissimo.

"Possiamo ballare qui" 
"Che?" 
"Insomma...la città ai nostri piedi, le stelle sopra di noi..."
"Non si vedono le stelle" obietta Kaede.
"Dettagli. Tutta la terrazza a nostra disposizione...si sente anche un po' la musica" per sottolinearlo, Hanamichi porta la mano all'orecchio come se potesse sentire chissà quanto meglio.
Senza attendere, porta un braccio dietro la schiena di Kaede mentre l'altra mano afferra delicatamente la sua. Kaede aggrotta la fronte.
"Perché dovresti avere tu il ruolo maschile?"
"Silenzio, volpe, permettimi di esaudire il tuo desiderio" ribatte Hanamichi impettito, raddrizzando le spalle e la schiena al massimo.
Kaede non lo ascolta e sposta le braccia, portandogliele dietro la nuca. 
"Così va meglio" 
Hanamichi sorride rassegnato, poi posa le mani sui suoi fianchi.
Senza realmente sentire che musica sta suonando in palestra, iniziano a ballare pianissimo, un semplice movimento e spostamento di piedi da destra a sinistra, passano qualche minuto in silenzio, nessuna battuta, nessuno scherzo, Hanamichi non canticchia, Kaede non fa commenti.

È una bolla di benessere e di pace, un volo lontano dal liceo Shohoku, la musica risuona per davvero, alta, mentre il viso di Kaede si avvicina, le labbra aleggiano su quelle di Hanamichi, un gioco di respiri e di sorrisi accennati, il bacio è un accenno, si preme un po' di più, è purezza ma ha la profondità dell'oceano. 
Passano altri secondi e per fortuna nessun altro ha l'idea di raggiungerli e disturbarli, Kaede si rilassa e si abbandona tra le braccia di Hanamichi.
È tutto lento e soave, ma adesso inizia a nascere il desiderio di qualcosa di più. Qualcosa per cui deve essere assolutamente sicuro che non ci sia anima viva nei paraggi.

"Vuoi venire da me...? I miei non ci sono" gli domanda senza celare la speranza che nutre.
Hanamichi inarca il sopracciglio. "Posso dire che i tuoi mi stanno simpatici?"
Kaede ride piano. "Quindi è un sì?"
"Sì" dice Hanamichi senza esitazione e Kaede è entusiasta di scoprire che è impaziente almeno tanto quanto lo è lui. È tentato di stenderlo su quel pavimento e denudarlo, ma perché scomodarsi quando c'è una casa calda e immersa nella solitudine che li aspetta? "Forse è il caso di non attirare troppo l'attenzione, che dici?"
"Concordo. Scendo per primo e cerco di defilarmi senza farmi notare" 
"Sei autorizzato a spezzare braccia altrimenti" 
Kaede stavolta ride un po' più sonoramente. Non ha bisogno di alcool nell'aranciata, Hanamichi è tutto quello che gli serve per inebriarlo ed elettrizzarlo.
"A tra poco" gli mormora sensualmente. Hanamichi si schiarisce la gola, poi porta una mano all'inguine e capisce che deve attendere alcuni minuti extra prima di scendere se vuole provare a passare inosservato.



"Hanamichi, dov'eri finito?" gli chiede Yohei, alzando un po' la voce per sovrastare la musica. 
"Uh...in bagno. Non mi sento tanto bene, penso che tornerò a casa" risponde Hanamichi grattandosi dietro l'orecchio e guardandosi intorno. 
Yohei si acciglia. "Solo mezz'ora fa stavi alla grande, che è successo? Hai bevuto qualcosa di freddo troppo in fretta?" si preoccupa cercando di studiare i suoi lineamenti.
"Forse...non so, ma preferisco andare a riposarmi che rischiare di rovinarmi tutte le vacanze primaverili."
"Sakuragi-kun, sicuro? Magari basta che ti siedi un po'..." dice Haruko preoccupata. 
"Grazie Haruko, ma sono un po' stanco. Comunque sei stata bravissima, la palestra è fantastica e la serata è stata bellissima, mi sono divertito" 
Haruko sorride grata.
"Allora alla prossima"
"A presto. E voi smettetela di comportarvi da animali!" esclama, scagliando poi una manata rispettivamente sulle teste di Takamiya, Okusu e Noma che stanno ancora masticando come quando erano appena entrati.

"Che strano...sembrava in gran forma, spero non ci sia niente tra gli snack che possa avergli fatto male" commenta Haruko inquieta, vedendo Hanamichi allontanarsi e sparire dietro l'ingresso della palestra decorato da una grande tenda a frange, i portoni sono stati lasciati entrambi aperti.
"Sul pianeta Rukawa accadono strane cose..." mugugna Yohei, a lui la figura slanciata di Kaede che slittava fuori dalla palestra alla velocità della luce non è sfuggita. 
"Cosa dici, Mito-kun?" chiede Haruko incuriosita.
"Niente, niente, spero si riprenda presto, conoscendolo starà meglio già domani. Ti va di ballare?" 



Hanamichi e Kaede si incontrano direttamente davanti a casa di quest'ultimo. L'attesa e la smania sfrigolano piano, ma presto crepiteranno rumorosamente.
Le mani di Kaede tremano un po' mentre apre la porta, Hanamichi non dice nulla a riguardo, le sue ginocchia sono nelle stesse condizioni. 
Kaede lo guida in salotto e accende la luce all'angolo, lasciando la stanza in un'atmosfera apparentemente fragile e sommessa, smorzata. 
C'è desiderio ma si sposa con l'intenzione di scaldare tutto a fuoco lento, la fiamma subito alta rischia di spegnersi troppo in fretta e nessuno dei due lo vuole.

"Metto un po' di musica" dice Kaede, avviando lo stereo. Guarda caso, c'è già un cd romantico che forse stava ascoltando sua madre quella mattina mentre spolverava. "Non l'ho programmato, giuro" precisa. 
Hanamichi sta sorridendo, poi tende la mano e lo invita silenziosamente. Kaede ricambia il sorriso, accetta, ma prima di procedere le sue mani scorrono sulle braccia di Hanamichi e pigramente lo priva della giacca blu. 
Vorrebbe portarla al naso e annusarla profondamente, ma poi pensa che non sia necessario, Hanamichi è qui in carne ed ossa...

Riprendono a ballare, allargando un po' i movimenti, ampliando i gesti delle mani che si toccano con più decisione, degli occhi che sprofondano negli abissi di quelli dell'altro, delle labbra che si baciano senza reprimere gemiti e le lingue che si incontrano come onde carezzevoli e sgombre di qualsiasi impedimento.
È un ballo solo tra loro, in balia di un giovane amore che cresce, all'inizio di una primavera che si prospetta più profumata e fiorente che mai. 

"Ehi, è mezzanotte...buon compleanno" dice Kaede un po' ansimante, sempre con lentezza sbottona la camicia del ragazzo e lo bacia sul collo, mordicchiando senza usare davvero i denti, salendo al suo orecchio. "Portiamo la festa in camera mia?"
Hanamichi geme, le dita si spostano sul viso di Kaede, accarezzandolo come stesse studiando i dettagli della sua statua preferita.

"Non ho nulla in contrario"

Kaede prende Hanamichi per mano e quasi corre per condurlo nella sua stanza. Lo butta sul letto e chiude la porta, anche se non c'è nessuno, è come se non volesse nemmeno l'aria a interromperli.

"Festeggiamo come si deve, amore" dice con gli occhi infuocati, leccandosi le labbra. Hanamichi geme ancora, poi la danza ha inizio e il resto del mondo si ferma. 



Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. Forehead kiss ***


 
Il giorno del compleanno di Ayako corrisponde con una partita importante per poter accedere al torneo invernale. I ragazzi vincono alla grande, dimostrando che la nuova squadra potrà comunque dire la sua anche considerate le importanti assenze post estive. Ryota è orgoglioso, sta facendo un buon lavoro. E, soprattutto, non il compleanno di Ayako non è stato rovinato.
 
Dopo la partita, invita tutti a uscire a mangiare per festeggiare il risultato e soprattutto Ayako, a cui ovviamente lui pagherà la cena. Ayako è molto contenta, non le è mai interessato più di tanto organizzare in maniera particolare il suo compleanno, ma è indubbiamente felice di passare una serata con la squadra e anche se lo nasconde, è toccata dalla galanteria di Ryota.
 
Stanno tutti ridendo e mangiando a sazietà in un ristorantino caloroso e che propone ottimi piatti a un prezzo decoroso quando Ryota prende la parola.
 
“Che ne dite se giochiamo al Gioco del Re?”
 
Un brusio di 'Ci sto', 'Sì, figo' risponde, ovviamente l'unico che rimane muto è Kaede. Sta partecipando alla serata perché Ayako gli sta simpatica e...non è che avesse di meglio da fare. Accanto a lui c'è Hanamichi, che non riesce a stare fermo un secondo mentre smanaccia su tutto il tavolo per assaggiare quanti più bocconi e canta la sua sciocca canzone, per sfortuna viene alimentato sia dalla sua Armata (che non si sa per quale motivo sia a una cena che teoricamente doveva contare solo gli elementi della squadra) ma anche dagli altri che fanno da coro. Davanti a lui c'è Haruko, che continua a guardarlo credendo di essere discreta e sperando che lui le rivolga la parola, ottenendo nient'altro che la sua massima indifferenza.
 
“Naturalmente lasceremo il ruolo del Re ad Ayako, essendo la festeggiata...”
 
Ayako fa una mossa teatrale, imitando il gesto di mettersi una corona in testa, pronta a scatenarsi mentre si guarda intorno e pensa a cosa fare a chi. Non è una a cui piace umiliare la gente e riderne, però...intende sicuramente divertirsi un po'.
 
Ryota procede a raccogliere alcune bacchette, del numero esatto dei commensali, e le numera una ad una, per poi chiedere ad ognuno di sceglierne una dopo essersi assicurato di celare le cifre.
 
Kaede ne afferra una di malavoglia, sperando di diventare invisibile per non dover fare nulla di imbarazzante o-
 
“Dunque, il numero 1...”
 
Merda.
 
“...e il numero 4...sono tenuti a scambiarsi un bacio”
 
Haruko guarda con occhi luminosi e il fiato corto il numero sulla propria bacchetta. Quasi geme per lo sconforto. È il numero 7. Si guarda intorno timidamente, chiedendosi poi perché Ayako abbia deciso una penitenza del genere. Al tavolo ci sono solo uomini a parte lei e la festeggiata...
 
“COOOOOSA?!” l'ululato di Hanamichi fa girare tutti i clienti del ristorante verso il loro tavolo.
 
I suoi amici sono a bocca aperta, mentre Hisashi scoppia a ridere. Ryota adocchia Ayako che guarda ora Kaede, ora Hanamichi con aria misteriosa.
 
“Non esiste! Non bacerò mai quella volpe malefica e puzzolente!”
 
“Mi dispiace, ma l'ordine del re non può essere modificato” replica Ayako sfidandolo.
 
Hanamichi si volta di scatto verso Kaede, che sembra fissare nel vuoto come se non fosse affatto affare suo. “Volpe, dillo anche tu che non vuoi! Non è possibile, siamo due uomini!”
 
“E allora? Non avevo idea che provenissi direttamente dal 1800, Sakuragi!” sghignazza Hisashi, “e poi sei proprio ridicolo a farti intimorire da un ridicolo bacio!”
 
“VOLPE, COLLABORA!” si dispera Hanamichi afferrando l'altra 'vittima' per un braccio e strattonandolo appena, sperando che almeno lui abbia pietà. Non può scambiare un bacio con lui. Non davanti a tutti. Non il suo...primo bacio, così, messo alla berlina, con Haruko che sicuramente lo odierà e i suoi amici che lo tormenteranno per sempre.
 
Non può e non vuole baciare Kaede Rukawa.
 
“Doaho...quante storie per un bacio”, commenta Kaede così tranquillo e inalterato da far innervosire Hanamichi ancora di più.
 
“Che cavolo stai dicendo, cretino?! Non è solo un bacio! È il mio...” Hanamichi si blocca con il resto della frase che spinge per uscire dalla lingua. Dovrebbe essere abituato a fare lo zimbello, ma non vuole certo ammettere davanti a tutti che non ha mai baciato nessuno. Avvampa, tappandosi improvvisamente la bocca, guardando Kaede nel modo più supplichevole e serio che conosce.
 
Kaede allarga leggermente gli occhi, facendoli poi vagare per tutto il viso di Hanamichi, studiandone ogni dettaglio. Al tavolo il silenzio sembra calato di colpo, o forse è Hanamichi ad essere troppo teso per sentire varie risatine e commenti.
 
Sussulta quando la mano di Kaede si posa sul suo polso, e quando risolleva lo sguardo, se lo ritrova dannatamente vicino.
 
“È solo un gioco infantile, ok? Non farne un dramma”
 
Hanamichi non ha nemmeno il tempo di respirare, le labbra di Kaede si avvicinano e lo baciano.
 
 
 
L'istante infinito viene interrotto da un lamento di Hisashi.
 
“Aaaah, che scarsi! Sulla fronte! Non vale!”
 
Le labbra di Kaede, morbide e delicate, dopo aver indugiato qualche secondo di troppo per il cuore fragile di Hanamichi, abbandonano la sua pelle rovente. La sua mano è ancora sul polso del ragazzo, che non osa guardare nessuno ed è ancora rosso come un gambero.
 
Kaede fissa Hisashi, poi Ayako. “Non era stato specificato il modo e il posto in cui baciarsi”
 
Tutti guardano Ayako, attendendo il suo verdetto. Hanamichi è ancora paralizzato, Haruko spera con tutto il cuore che Ayako dia retta a Rukawa.
 
Ayako sospira. “Ah, colpa mia...avrei dovuto essere più precisa! Purtroppo Rukawa ha ragione!”
 
Kaede lascia intravedere un sorrisetto soddisfatto, mentre le chiacchiere riprendono con vigore e Ayako pensa alla prossima prova da far subire ad altri suoi compagni. Ha giocato male le sue carte e se ne dispiace, ma se l'annota per una prossima volta e torna a godersi la bella serata.
 
“Vado in bagno” dice Kaede, alzandosi con grazia, con un ultimo sguardo verso Hanamichi, venendo seguito da alcune paia di occhi. Da quello di Hanamichi, prima fra tutti.
 
È stato un bacetto, un contatto così debole che non dovrebbe influenzarlo in alcun modo.
 
Eppure, quel bacio sulla fronte gli è piaciuto più di quanto sia lecito e normale.
 
Il cuore gli batte così forte.
 
Rukawa non ha rubato il suo primo bacio. E questo, anche se non ha alcun senso, gli lascia una sensazione di irragionevole ma quanto mai concreta delusione.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. Drunk confession ***


 
Il sabato sera vede Hanamichi e Yohei a cena insieme, ma il tempo vola e i due si ritrovano seduti l'uno di fronte all'altro ben dopo aver finito di mangiare, in un'atmosfera tranquilla e accarezzata dalle chiacchiere semplici e poco importanti delle persone che li circondano.
Quando Hanamichi solleva il suo bicchiere per un ennesimo brindisi, però, Yohei abbassa lo sguardo sulle tre bottiglie di birra vuote che ancora nessuno ha portato via, il ristorante è molto pieno, soprattutto con tavolate di colleghi e amici che a loro volta non fanno che richiedere da bere.
 
“Hanamichi, non ti sembra di esagerare un po'? Il fatto che questo sia il ristorante di mia sorella e tutti chiudono entrambi gli occhi nel concederci alcolici, non significa che tu debba approfittarne troppo”
 
“Ahahah! Non essere noioso, Yohei! È sabato sera, questa settimana ho passato dei test importanti, ho il ruolo di titolare garantito nella squadra, tutto è perfetto! Merito di festeggiare un po'”
 
“Appunto, sei un atleta. Dovresti stare attento a quello che mangi e bevi. Già con tutta quella roba fritta...”
 
Hanamichi trangugia un altro sorso e fa una smorfia infastidita. “Finiscila, Yo, se avessi voluto uscire con un rompipalle, avrei invitato Rukawa!”
 
Yohei è sul punto di replicare quando si blocca e inarca un sopracciglio. “Davvero il primo nome a cui hai pensato è stato il suo?”
 
“Conosci uno più antipatico?” risponde senza dare alcuna importanza alla conversazione. Yohei però lo ritiene interessante e sorride, ma il suo amico non lo nota, chiedendo altro rifornimento a un cameriere. Yohei sarà contento quando domattina Hanamichi si lamenterà e a lui toccherà il ruolo del grillo parlante, d'altronde qualcuno deve pur curarsi di tanto in tanto della sua sopravvivenza, talvolta Hanamichi se ne dimentica.
 
La loro amabile conversazione viene interrotta da una ragazza che si approccia al loro tavolo, le mani occupate da un vassoio carico di stoviglie sporche.
 
“Yohei, ha chiamato la mamma, non si è sentita bene.”
 
Tra Yohei ed Eriko ci sono dieci anni di differenza, i due si somigliano anche se lei ha deciso di tingersi i capelli di biondo. Al momento sono raccolti, un po' spettinati, lei continua a guardarsi intorno per vedere se qualcuno ha ancora bisogno. La maggior parte dei commensali però è ben innaffiata da birra e vino e non richiama nessuna premura.
 
Yohei si acciglia. “Cos'è successo?”

“Uno dei suoi capogiri, mi ha chiamato dicendo che vuole andare a letto ma non riesce ad arrivarci...Puoi salire a casa e stare con lei? Qui io ne avrò per un bel po'”
 
La famiglia di Yohei vive nei due appartamenti sopra il ristorante, lui con sua madre, la sorella con il compagno. Il padre da tempo se n'è andato dopo aver conosciuto una donna con la metà dei suoi anni con cui ha avuto almeno un altro bambino, decidendo di troncare non solo con l'ex moglie ma anche con i figli. L'avvenimento ha causato un pesante crollo nella donna, che in un primo momento è caduta in una brutta depressione, la quale è stata trattata con molte sedute di psicoterapia e anche psichiatria nel momento in cui lei si stava distruggendo rifiutandosi categoricamente di mangiare. Ora la madre di Yohei si è ripresa, ma soffre di emicranie e giramenti di testa che i dottori hanno confermato essere spesso di natura psicosomatica. Certamente però Yohei non può lasciarla sola.
 
“Sì, vado...Hanamichi, mi dispiace mollarti così”
 
Hanamichi alza un bicchiere verso di lui. “Figurati, Yo, ci vediamo”
 
“Mi raccomando, non bere fino a svenire!” lo rimprovera, ottenendo solo una risata sgraziata dall'amico.
 
Appena si allontana, Hanamichi guarda Eriko che sta sparecchiando il coperto del fratello.
 
“Eri, me ne porti un'altra?”
 
Lei lo guarda, poi dà un'occhiata alle proprie spalle come temesse che Yohei sia ancora lì. Conosce Hanamichi da una vita e lo considera un altro fratello minore.
 
“Non dovrei...” tentenna sapendo che cederà. Hanamichi se ne accorge e le fa un occhiolino.
 
Eriko sbuffa ma sta già sorridendo. Hanamichi è irresistibile e nemmeno lei può farci niente.
 
 
 
Una mezz'ora dopo, Hanamichi sta uscendo dal ristorante senza farsi vedere, un altro folto gruppo di persone è entrato da poco ed Eriko è nuovamente super indaffarata. Non gli fa mai pagare niente, e il favore è ricambiato quando lei e il compagno si recano nel locale di sua madre. La sua famiglia e quella di Yohei sono sempre state unite, ancora di più dopo la tragedia che ha colpito i Sakuragi e lo shock che ha travolto i Mito, portando via in modo diverso e senz'altro doloroso i padri di entrambe.
 
Non sa quanti passi compie, gli sembra di essersi allontanato molto, con le mani nelle tasche non si rende conto di oscillare leggermente, sentendosi leggiadro ma come se ci fosse qualcosa a ronzargli nel cervello. Ma cosa? Per scacciare qualunque pensiero od ombra di molestia, parte a cantare il suo motivetto preferito, in fondo non è così tardi. Lui e Yohei non avevano altri programmi oltre alla cena, al massimo sarebbero saliti a casa Mito per giocare ai videogame fino a tardi.
 
È nel punto più acuto della sua canzone quando una voce tagliente interviene.
 
“La vuoi finire con quella cosa oscena?”
 
Hanamichi, irritato, si zittisce, voltando lo sguardo per arrivare alla fonte della seccatura.
 
Rukawa.
 
Non si è accorto di essere arrivato al campetto da basket. Il suo rivale è lì, con la palla in mano, in tenuta sportiva mentre lo guarda annoiato.
 
“Rukawa...che dispiacere vederti” bofonchia, osservandolo dall'entrata del campetto. Il ragazzo non gli risponde e prende a palleggiare, lo sguardo fisso sul canestro.
 
“Ah...non dirmi che il grande Rukawa riesce a farsi distrarre da una canzoncina...”
 
“Stavi saccheggiando le orecchie di tutto il quartiere” ribatte Kaede in un'altra fredda asserzione.
 
“Lo dicevo a Yohei che sei un rompipalle...d'altronde è sabato sera e sei qui a giocare a basket” sbuffa Hanamichi, avvicinandosi con calma.
 
“E tu sei in giro da solo a cantare scemenze, quindi...” Kaede alza le spalle, come a dire 'Vedi tu chi è più sfigato', d'altronde che lui sia quello strano è risaputo. Hanamichi che vaga per il quartiere senza i suoi pupilli al seguito è più singolare.
 
“Ah-a...già che ci sono, che ne dici di una sfida?” chiede Hanamichi. Kaede è pronto a mandarlo a quel paese senza sprecare tante altre parole, quando lo adocchia ora che è più vicino e aggrotta la fronte. Hanamichi sembra...strano. Prima di tutto, non lo ha ancora investito di insulti, anzi deve dargli credito che è stato piuttosto raffinato, considerate le sue abitudini. Poi, sono proprio i suoi occhi che sembrano diversi dal solito. Non lo vede mai al buio, però...sta barcollando?
 
Se non fosse Kaede Rukawa, aprirebbe la bocca per lo stupore.
 
“Doaho...sei ubriaco?”, e riderebbe anche.
 
“Non hai altre scuse da trovare? Ti sto sfidando, volpe!” ribatte Hanamichi con la sua nota aggressività, il ghigno di Kaede si intensifica. È così assurdo e divertente che fa fatica a trattenersi.
 
“Per me va bene, sappiamo entrambi che ti straccerò. Tieni” gli passa rapidamente la palla, come molte volte fanno anche agli allenamenti. Dopotutto, è vero che ogni tanto si annoia nella solitudine, cosa che di sicuro non deve succedere mai quando si è in compagnia di Sakuragi.
 
Si gira per dirigersi in mezzo al campo, preparandosi a difendere. Quando però sente una botta e un forte tonfo, si volta di nuovo e stavolta non può impedire a bocca e occhi di allargarsi.
 
La palla rimbalza debolmente, lasciando dietro di sé il grosso corpo di Hanamichi caduto come un sacco di patate. Questo stupido non è neanche riuscito ad afferrarla, venendo beccato in fronte e cedendo l'istante dopo, come un qualsiasi fragile ragazzino. E sì che Kaede lo ha visto resistere a colpi ben più feroci, micidiali per la maggior parte delle persone...è davvero ubriaco!
 
E, in fondo, Kaede è umano. Non mollerà una persona priva di sensi e stesa al buio, pur non potendo giurare che Sakuragi non lo farebbe. Si morde il labbro.
 
-È un idiota, ma non è così cattivo...forse.-
 
Sospirando, si approccia a lui e si inginocchia, evitando di tirarlo su di scatto perché potrebbe solo nuocergli. Gli posa una mano sulla spalla e lo scuote lentamente.
 
“Doaho...Sakuragi...ehi”
 
Solo un lungo gemito gli risponde, con cautela Kaede allunga le braccia e gli solleva piano la testa, collocandola delicatamente sulle proprie gambe.
 
“Che ti è successo? Hai già pochi neuroni, perdere anche quei poveri disperati che resistono mi sembra fin troppo crudele...” ironizza, più per scacciare il lieve senso di preoccupazione che col passare dei secondi si impossessa di lui. Deve chiamare aiuto?
 
Le palpebre di Hanamichi svolazzano per pochi istanti prima di sollevarsi, istintivamente Kaede lo avvicina ancora di più e lo fissa. È vero, lo ha visto sbattere la testa più volte prima, ma in questo caso è praticamente caduto a peso morto...potrebbe essere grave? Perché non ci sono i suoi amici con lui?!
 
Gli occhi di Hanamichi sono socchiusi, lo guardano ma Kaede non capisce se lo stiano davvero vedendo.
 
“Doaho...? Puoi dirmi quante dita vedi?” chiede mostrandogli indice e medio nel segno della vittoria. Hanamichi mugugna ancora, poi farfuglia:

“Sei...fastidioso...”
 
Kaede sente una vena pulsargli istantaneamente sulla tempia. È molto tentato di mollargli di colpo la testa e lasciargliela sbattere sul suolo, tanto peggio di così non può diventare!
 
Inspirando profondamente, ricorda che l'omicidio è ancora considerato un reato, si calma.
 
“Niente di nuovo, non mi sembra che il tuo cervello sia peggiorato...” commenta, in qualche modo si sente sfiduciato, ora che si è assicurato che l'idiota è vivo può tranquillamente piantarlo senza sentirsi in colpa. Ma non prevede minimamente la frase che Hanamichi mormora subito dopo.
 
“Sei...bellissimo...”
 
Il cuore di Kaede parte in una corsa frenetica, tappandogli le orecchie. Adesso Sakuragi sicuramente scoppierà a ridere e lo scosterà con la sua grande mano robusta e forgiata dalle risse. Ma Kaede osa guardarlo negli occhi, incredulo, Sakuragi lo ricambia e Kaede non riesce ad anticipare le sue mosse. È successo poche volte, ma in quei casi Sakuragi lo ha sempre turbato.
 
Hanamichi emette una risatina acuta e Kaede sussulta, è un suono molto bizzarro e ancora non ha capito se lo sta prendendo in giro.
 
“Non è giusto...un ragazzo non può essere così...bello...”
 
“Smettila con queste sciocch-”
 
“Mi piaci...tanto...dannato...”
 
Kaede sta letteralmente boccheggiando.
Non ha la minima idea di cosa fare e mentre apre e chiude la bocca come un tonno cercando di connettere le sinapsi del suo cervello, Hanamichi gli viene inaspettatamente in aiuto. Svenendo.
 
La sua testa cade di colpo all'indietro, Kaede la tiene fra le braccia e l'appoggia con cautela sul suolo. Ora che non c'è nessuno a guardarlo può anche mettersi a strillare, forse. Come cavolo la risolve? Con testa e cuore che non collaborano, poi...
 
Non sa dove Sakuragi abiti e non sarebbe comunque in grado di trascinare il suo corpo a lungo, anche se decidesse di portarlo a casa propria. Magari dovrebbe cercare un telefono pubblico e chiamare l'ambulanza...Sakuragi era solo un po' ubriaco, ma ha sbattuto la testa e in tutta onestà Kaede non sa se possa aver causato conseguenze più serie di quanto sembri.
 
Si guarda intorno, sperando che la soluzione cali dal cielo, come in quei film dozzinali in cui dal nulla appare un angelo custode che dice al protagonista cosa deve fare...beh, funziona.
 
Non appare un angelo custode, ma Yohei Mito sì. Lo vede parcheggiare il motorino e correre verso di loro. Lui è ancora inginocchiato, Hanamichi è steso e privo di sensi, l'immagine non è delle migliori. Non ha paura di Mito, ma sa che non è da sottovalutare.
 
Il ragazzo, però, non sembra avere intenzioni bellicose. Con il fiatone, si ferma e guarda prima lui, poi il suo compare. Kaede non ha idea di come abbia capito che Sakuragi fosse qui, ma gli è comunque grato.
 
“Mia sorella mi ha detto di aver visto Hanamichi uscire dal suo ristorante...avevo notato che aveva bevuto troppo, e...beh, questo è tra i posti che preferisce” Yohei risponde alle sue domande, è uscito di casa dopo essersi assicurato che sua madre dormisse, poi Eriko gli ha parlato di Hanamichi e della direzione che ha preso. In realtà il campetto da basket è stato abbastanza intuitivo, per Yohei...non ci voleva un genio, Hanamichi non fa che parlare di Rukawa. Inizialmente erano gli altri a nominare Rukawa, e allora lui cominciava a inveire, ma ultimamente lo fa spesso, con sempre più frequenza, e senza che nessun altro ne faccia minimamente cenno. Come questa sera, quando dal nulla ha sentito il bisogno di dire il suo nome in un momento in cui non c'entrava niente. Quindi...sì, il campetto è stata una conseguenza logica, e naturalmente fortunosa.
 
“Io abito qui vicino, sarà meglio portarlo lì ed evitare che sua madre lo veda in queste condizioni. Ma non penso che sarà in grado di reggersi sul mio motorino, per cui chiamerò un taxi...te la sentiresti di salire con lui? Io andrò avanti...”
 
Kaede suppone di non avere molta scelta. In realtà non è un problema suo e potrebbe dileguarsi senza sentirsi uno stronzo. Guarda Hanamichi, sembra l'angelo che non è così addormentato, e capisce che se va via, sicuramente si sentirà uno stronzo.
Non risponde, ma Yohei prende il suo silenzio per approvazione, infatti ha tirato fuori il cellulare e sta chiamando la compagnia dei taxi. Una volta finito, si avvicina e afferra un braccio di Hanamichi.
 
“Dai, aiutami, serve uno sforzo per portarlo sul marciapiede...”
 
Mentre Yohei dice al tassista dove andare e lo paga anticipatamente, Kaede si sistema sul sedile posteriore, trascinando Hanamichi. Cavoli se è pesante. È sempre così atletico e scattante che non sembra uno scimmione di 80kg.
 
Kaede rilascia un sospiro di sollievo quando finalmente si rilassa sul suo posto, ma si irrigidisce subito dopo perché la testa di Hanamichi cade sulla sua spalla. Abbassa il viso per guardarlo. Dorme. Non sembra farlo apposta...perché dovrebbe, poi? Se Hanamichi fosse consapevole di avere tutto questo contatto fisico con lui, darebbe fuoco al taxi.
 
Kaede ricorda di indossare le maniche corte quando avverte il respiro regolare di Hanamichi sul braccio. Rabbrividisce, non per il freddo. Fortunatamente il tragitto fino a casa di Mito è, come ha detto lui, breve, quindi Kaede si limita ad aiutare il ragazzo a trasportare Hanamichi fino alla soglia di casa. Torna al campetto a piedi per recuperare le sue cose.
 
Ricorda le parole che Hanamichi gli ha detto prima di svenire, e sa che è impossibile che fosse lucido, eppure nel suo petto si sta dilagando un calore incontenibile.
 
Ridacchia, ringraziando di aver emesso un simile ridicolo suono mentre non ci sono testimoni, e mentre torna a casa fa fatica a smettere di sorridere.
 
 
 
Lunedì mattina, Kaede è impegnato a legare la sua bicicletta cercando di non cedere al sonno. Questa volta è riuscito ad arrivare a scuola senza addormentarsi, e mentre brama la pausa pranzo per salire sul terrazzo e ronfare come si deve, la sagoma imponente di Hanamichi si staglia al suo fianco.
 
Kaede alza lo sguardo, interrogativo. Hanamichi ha una mano dietro la nuca e pare sinceramente imbarazzato.
 
“Ehi Rukawa...”
 
Kaede non ricambia il saluto, raddrizzandosi.
 
“Uh...Yohei mi ha detto di sabato sera...ho bevuto troppo...so che mi hai aiutato a portarmi a casa sua...”
 
“Nh”
 
“Beh...”, Hanamichi è teso, come per un esame che si rivela più difficile del previsto. Kaede sa cosa vuole dirgli e potrebbe anche allontanarsi per risparmiarlo, ma in realtà non gli va. Vuole, invece, sentirglielo dire ad alta voce.
 
“Insomma...grazie” butta fuori Hanamichi, detta così la parola sembra un insulto, ma Kaede non pretende troppo.
 
“Nh”, Kaede lo supera e si dirige verso l'entrata, decidendo che la questione del bizzarro sabato sera può chiudersi lì. Sakuragi non vorrà certamente parlare di quello che lui stesso ha detto, e Kaede neanche. Quindi, è a posto così. Kaede soffoca la voce delusa che gli parte dalla mente e si incammina, ignorando i sospiri giulivi delle ragazze.
 
“Ehi!” lo richiama Hanamichi, raggiungendolo con due falcate. La mano lo ferma per un braccio, Kaede si stupisce ma riesce a mantenersi indifferente e lo guarda.
 
“Che altro c'è?”
 
“Ecco, io...non...ho fatto né detto nulla di strano, vero?”
 
Kaede sgrana lievemente gli occhi. Hanamichi è rosso in viso e lo spettacolo è piuttosto gradevole. Molto, anzi. Quindi non se lo ricorda...
 
Kaede finge di riflettere, guardando in alto.
 
Il silenzio si prolunga per qualche secondo e Hanamichi sbotta:
 
“Che è successo, volpe?!” si agita.
 
“Beh...no, non ha importanza” conclude, divincolandosi dalla presa blanda di Hanamichi e riprendendo a camminare.
 
1...2...3...
 
“Volpe! Devi dirmelo!”
 
“Non è niente di grave, doaho, non impazzire!”
 
“Volpe! Ti ordino di dirmelo subito!”
 
“Non mi va!”
 
I ripetuti, 'Dimmelo subito!', 'No, piantala!' che vanno avanti fino all'entrata a scuola, sotto le occhiate sconcertate degli altri studenti e anche di alcuni professori che evitano accuratamente di immischiarsi, vengono infine interrotti da Hanamichi che esplode e urla: “Sappi che finché non me lo dici, ti starò incollato tutto il tempo! Ti porterò allo sfinimento! Non ti libererai di me!”
 
Kaede, per quanto si sforzi, non riesce proprio a odiare quella prospettiva.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. First time (no sex) ***


9 giorni.

Sono passati 9 giorni da quando la loro relazione è ufficialmente iniziata.
Dopo qualche mese trascorso a girarsi intorno, a sfiorarsi per sbaglio anche se non c'era alcuno sbaglio, a osservarsi quando l'altro guardava altrove, a capire che la tanto decantata insopportabilità che nutrivano l'un l'altro aveva volentieri lasciato il posto a un interesse reciproco sempre più persistente, oggi Hanamichi e Kaede possono dire di stare insieme. È tutto nuovo, entrambi si sentono un po' storditi, confusi ma felici, come ebbri, dopo la sera della vigilia di Natale che ha rappresentato la data di inizio della loro coppia.
 
Hanamichi si è dimostrato particolarmente romantico invitando Kaede a guardare i fuochi artificiali insieme, ed è stato lì che tra un contatto di mani un po' tremanti ma senza esitazioni e un bacio a fior di labbra, tutto è cominciato.
 
La delicatezza di quella sera ha dato poi il via a incontri un po' più accaldati. Non è che abbiano approfondito molto, fino ad ora hanno tenuto ancora i vestiti addosso, ma i baci sono stati ottimi esercizi per entrare ancora più in confidenza, risultando ogni giorno un po' più eccitanti e mozzafiato, sfidandoli anche nel trovare posti in cui non rischiare di essere disturbati, cosa non così semplice durante le vacanze natalizie in cui sono sempre stati reclamati dalle famiglie e, per quanto riguarda Hanamichi, dagli amici.
 
Anche il giorno del compleanno di Kaede lo hanno passato prevalentemente a baciarsi, Hanamichi si è avventurato sul suo collo, alimentato dai lamenti di piacere del ragazzo, stimolandolo ancora di più perché nessuno può immaginare quanto Kaede sia erotico mentre si inarca sotto di lui, la mano ad accompagnargli la nuca, al punto che Hanamichi ha messo da parte qualsiasi stralcio di timidezza quando all'orecchio gli ha sussurrato, mordendogli delicatamente il lobo: “Non riesco ad averne abbastanza di te...”, ricevendo la risposta sospirata, “Non averne...”
 
Sembrava il momento giusto, con uno sguardo intenso e senza parole se lo sono confermato a vicenda. Hanamichi stava per slacciare il primo bottone della sua camicia, quando però si è sentito chiaramente lo scatto della porta d'ingresso, portandoli a separarsi con estrema riluttanza. La porta della sua stanza era chiusa e i suoi genitori hanno sempre rispettato la sua privacy da quanto ha superato lo scoglio della pubertà, inoltre a quanto pare Kaede non è riuscito a stare zitto e in un momento non meglio precisato ha parlato - UN SACCO - di Hanamichi a sua madre, scatenando il caos, non per il motivo che si potrebbe pensare.
 
Sua madre è stata euforica nello scoprire che suo figlio, erede di asocialità e solitudine, si è innamorato di qualcuno. Suo padre ha accolto la notizia con un sorriso sornione. Avere due genitori giovani e scienziati è stata una benedizione, Kaede è fortunato rispetto a molti altri per cui l'omosessualità è un assoluto tabù o una vergogna. Lo sa, ne è grato e adora ancora di più i suoi genitori...ma il loro tempismo in quel caso è stato pessimo. D'altronde anche loro ci tenevano a festeggiare il compleanno del loro bambino...e in fondo non è andata così male, Hanamichi è rimasto a cena ed è stato adorabile osservarlo così rispettoso e timido con i suoi genitori, considerato che in genere lui non si fa alcun problema a trattare anche gli adulti come fossero suoi coetanei.
 
Due giorni dopo, Kaede e i suoi sono partiti per fare visita ai nonni paterni, che vivono in campagna. Si tratta solo di pochi giorni prima dell'inizio della scuola, ma per una coppia di adolescenti nel pieno turbine dell'innamoramento e piuttosto intenzionati anche a procedere sul lato fisico, sono tanti. Kaede sa che oggettivamente non è così, ma ha deciso di non perdere più tempo a sentirsi imbarazzato per sensazioni che fino a poco tempo fa riteneva non potessero sfiorarlo, da guardare altezzosamente per non dire con sdegno.
 
Anche l'idea di soffermarsi in lunghe telefonate era impensabile, eppure proprio in questo momento si ritrova sdraiato sul letto, con le gambe sollevate contro l'armadio, cercando di reprimere sorrisi che non ne vogliono sapere di essere fermati e trattenendosi a malapena dall'arrotolare ciocche di capelli intorno all'indice come ha visto in alcune vecchie serie tv sdolcinate. Lui non è una ragazza come le protagoniste di quei prodotti e la sua stanza non è immersa nel rosa o nei peluche, ma poco cambia. Di cosa stanno parlando, poi? Non lo sa, ma non ha grande importanza.
 
“Ricevuto bei regali per il tuo compleanno, volpe?”
 
“Nh...i miei nonni sono svegli. Soldi...”
 
“Ah, beato te”
 
“...e un nuovo pallone da basket”
 
“Un altro? Ne hai già 5. Come fai a usarli tutti?”
 
“Lo spazio c'è, non ci vedo niente di male...”
 
Anche dall'altra parte, Hanamichi è steso sul suo letto, a pancia in giù, inizialmente le chiamate sono state delle prove di resistenza, proprio lui sembrava non sapere mai cosa dire ed è stato Kaede a dimostrarsi più abile, mettendolo a suo agio. Proprio negli ultimi giorni, anzi, hanno sperimentato un po' di più, dicendosi cose decisamente interessanti, adatte a riscaldare l'atmosfera all'inizio del gelido gennaio.
 
“Stai mangiando molto? Con i nonni è difficile mantenere la linea...”
 
“Un po', sì...forse leggermente più del previsto”
 
“Beh...al tuo ritorno, sarà il caso di smaltire”
 
Kaede aguzza le orecchie. Hanamichi non è voluto apparire sensuale, almeno non crede, ma ormai è tardi. Si morde un angolo del labbro inferiore.
 
“In effetti...conto sul tuo aiuto”
 
“Non ti lascerò certo a sudare da solo. In due ci si diverte di più...”
 
Ok, non è possibile che non lo stia facendo apposta.
 
“Non vedo l'ora di darci dentro” lo provoca ancora, la sua mano vaga distrattamente sui pantaloni, avvicinandosi alla zona dell'inguine. È quasi ora di cena, forse non c'è neanche tempo, ma chissà.
 
“Oh, anch'io”
 
“Non sono io che colgo il doppio senso di questa conversazione, vero?”
 
Si aspetta che Hanamichi urli qualcosa del tipo, 'Volpe pervertita!', ma rimane stupito quando sente:
 
“C'è un solo senso per quanto mi riguarda...”
 
È bello sapere che non è l'unico impaziente. Al ritorno, lo chiuderà da qualche parte e non lo farà uscire se non per bisogni puramente fisiologici. Potrebbero provare l'ebbrezza di un love hotel, magari uno di quelli a tema, lui dottore e Hanamichi paziente, o Hanamichi poliziotto e lui prigioniero...la situazione nei pantaloni sta diventando critica.
 
Ma forse Hanamichi merita qualcosa di più per una prima volta...una stanza in un albergo di classe, con tutto il pacchetto, lenzuola raffinate, candele, perché no anche petali di rosa...dovrà chiedere un piccolo aumento di paghetta, portando ovviamente dei voti decenti per meritarselo.
 
Niente vieta di avere entrambe le esperienze, dopotutto. Da una parte vorrebbe procedere con calma e tutta la dolcezza possibile, dall'altra vuole solo saltargli addosso e perdere i sensi. Troverà il modo di coniugare i due desideri che lo strattonano come in un lungo match di tiro alla fune, in cui ognuno dei partecipanti sarebbe comunque il vincitore.
 
Il trasporto che li cuoce a fuoco lento non è sufficiente perché Kaede non senta rumori fuori dalla porta, con voci che si salutano annunciando l'arrivo di nuove persone. Geme, ma non di piacere.
 
“Ugh...sono arrivati i miei zii. Con quella...simpaticona di mia cugina!”
 
“Kaedeeeee! Muoviti, è pronto in tavola!” starnazza infatti la sopracitata poco dopo, Kaede alza gli occhi al cielo e reclina la testa all'indietro. Meglio così, qualsiasi cosa avessero iniziato non avrebbero potuto finirla con il tempo necessario, ma è comunque uno strazio.
 
“Me la dovrai presentare, sembra forte!” commenta Hanamichi ridendo, a sua volta consapevole che l'atmosfera è sfumata. Ma la ricostruiranno, possibilmente quando si rivedranno di persona. Allora, sarà molto meno comprensivo per eventuali interruzioni. Gli batte il cuore all'impazzata se pensa alla loro prima volta...cosa proverà davvero? Paura, agitazione, nervosismo, felicità...o tutto insieme in un miscuglio indistricabile e delizioso?
 
“Certo, come no, voi due insieme nella stessa stanza...”
 
Hanamichi non si lascia scoraggiare dall'assenza di entusiasmo di Kaede. “Ma ci sarai tu a mantenere l'equilibrio!”
 
Kaede soffoca una risatina, l'interazione di sua cugina e Hanamichi potrebbe avere l'effetto di una bomba. Entrambi con l'argento vivo addosso, burrascosi, ribelli, poco inclini a lasciarsi comandare da società o altri...
 
“Beh...ne parleremo. Ora devo andare. Mi aspettano altri regali di compleanno”
 
“D'accordo. Allora buona cena, a domani”
 
Nel giro di un istante, Kaede cambia idea una decina di volte. Vince l'ipotesi di buttarsi. Potrebbe essere un successo o un disastro, ma...si butta.
 
“Sì, a domani...Hana?”

“Mh?”
 
“Ti amo”
 
Per Hanamichi, un gruppo di angeli è appena sceso dal firmamento e sta cantando in coro in camera sua. Non può crederci. È vero...? Ha davvero sentito quello che ha sentito?
 
È la prima volta che uno dei due lo dice. È inaspettato, è sconvolgente, è un terremoto. È bellissimo. Si sente così fragile e forte al tempo stesso. Guarda davanti a sé, inebetito, gli angeli stanno anche spargendo coriandoli argentati ovunque. Che meraviglia.
 
Il suo silenzio viene frainteso da Kaede, che si pente immediatamente. È un disastro. Vuole sbattere la testa contro il muro.
 
“Scusa, io...l'ho detto troppo presto, vero? Che scemenza. Non devi...non...”
 
Non avrebbe mai dovuto dirlo al telefono, è una delle situazioni peggiori. Vuole sentirselo dire, ma non vuole certo che Hanamichi si senta costretto a ricambiare...è il modo migliore per mettere in imbarazzo qualcuno. Vuole sparire. È sul punto di buttare giù la chiamata e andare ad autocommiserarsi tra le braccia di sua cugina, quando finalmente Hanamichi risponde.
 
“Ti amo anch'io...”
 
Kaede si rifiuta di piangere, ma non è in grado di giurare che riuscirà a resistere a lungo.
 
Non può che bramare tutte le altre prime volte che avrà con lui.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. Promise rings ***


In una stanza immersa nella penombra il cui occupante sta dormendo saporitamente nel suo grande e comodo letto, una porta si apre con l'intenzione di fare il meno rumore possibile. Il fruscio dei vestiti che vengono tolti non disturbano minimamente il dormiente, steso di fianco verso la finestra, una mano abbandonata sul cuscino, le lunghissime gambe attorcigliate nelle lenzuola pulite.
 
Kaede non perde tempo a disfarsi di tutto ciò che è superfluo, non vedendo l'ora di immergersi nel profumo del suo letto. E del suo amato. Si premura di svuotare una tasca dei pantaloni prima di lanciarli con noncuranza.
 
Con grazia felina si infila sotto le coperte, non esitando a congiungersi al caldo corpo con un sospiro di contentezza. Vuole e al contempo non vuole svegliarlo, ma non rinuncia a mettergli un braccio intorno alla vita stringendosi a lui, tempestando di baci delicati come neve la pelle dal collo alla spalla, stendendosi in un piccolo ghigno decidendo che in effetti vuole che si svegli.
 
Hanamichi si stira e si inarca, deliziato come un gatto, al punto da emettere qualcosa di simile alle fusa, sorridendo mentre mantiene gli occhi ancora chiusi.
 
“Amore...sei tornato...” afferma, cercando la sua mano sul proprio ventre e l'intreccio tra le loro dita, godendosi le dolci attenzioni che l'hanno sì prelevato dalle soffici braccia del sonno, ma per accoglierlo in una dimensione di florida beatitudine che accende con dita sfumate fiamme di desiderio che rimangono però placide, come ugualmente assonnate.
 
“Ti sono mancato?” mormora la voce di Kaede, sensuale e arrochita, prosegue il percorso dei baci sulla linea della mascella fino all'orecchio, dove sente la vibrazione di una lieve risata.
 
“Sei stato via solo quattro giorni...”
 
Il che è quasi miracoloso. A dieci anni di distanza da quando Hanamichi e Kaede erano due matricole dello Shohoku, non possono fare a meno di ammettere che Anzai sensei aveva ragione a voler impedire loro di bruciarsi le ali e finire in pasto ai pescecani. Il ritmo è folle, più di quanto si possa descrivere. Ci sono settimane in cui, nel giro di quarantotto ore, percorrono migliaia di chilometri per una partita ogni due giorni, e di certo non si tratta di leggeri allenamenti per sgranchirsi le gambe.
 
Dopo essere approdati negli Stati Uniti come gattini che fingevano di essere leoni per non soccombere e tornare tra le braccia della mamma a piangere, aver oltrepassato gli sguardi diffidenti di chi li vedeva perché insomma, non è che il Giappone abbia sfornato tutti questi campioni di basket, aver frequentato l'università e la super competitiva NCAA, sono riusciti a guadagnarsi un ruolo in due importanti squadra californiane.
 
Dapprima vivevano in un piccolo appartamento in affitto, di certo non granché ma abbastanza per sentirsi fieri di essere arrivati fin lì con le loro forze, poi il primo contratto, seppur da rookie, ha presentato loro delle cifre da capogiro, non così tanto se si considerano gli stipendi delle grandi star (anche se hanno scoperto che UN SACCO di quello che viene sbandierato sui giornali viene tolto in tasse e altre spese) ma molto di più di quanto avessero mai visto in vita loro.
 
A livello di gioco, anche dopo l'NCAA hanno dovuto superare test, essere valutati in ogni modo, calcando il campo relativamente poco, ma non potevano certo ambire ad essere titolari in un mondo dove i talenti fioccano come margherite a primavera.
 
Comunque, ci sono periodi di pazzia in cui possono stare lontani da casa anche uno o due mesi, dato che non vale la pena rientrare ogni volta. Sanno che ci sono giocatori che neanche vivono vicino alla città dove la loro squadra ha il quartier generale, ma loro hanno trovato la dimensione perfetta. Le prospettive e le visioni adolescenziali sono cambiate, col tempo, in maniera ridicolmente ovvia e naturale.
 
Nonostante lo stress, in alcuni frangenti più prepotente di altri, non possono lamentarsi. Tornano in Giappone abbastanza regolarmente per le vacanze, anche se non mancano di viaggiare, inizialmente per gli Stati Uniti, poi anche oltre. Non sono così tanto famosi da destare l'interesse di chiunque li incontri per strada, ma soprattutto i turisti giapponesi, come anche connazionali che lavorano lì o anche persone con soltanto lontane origini nipponiche, li fermano per orgoglio patriottico.
 
Nella loro casa, ora più grande e con più comfort rispetto alla prima, tutto il resto viene tagliato fuori. Non essendo così tanti i momenti che possono passare a oziare, quando ci sono, se li godono. Come in questo caso. C'è straordinariamente un'intera settimana prima che il dovere li richiami e Kaede ha tutta l'intenzione di approfittarne.
 
“Quindi stai dicendo che non ti sono mancato neanche un po'?” miagola Kaede, premendosi un po' di più contro di lui, aggiungendo un piccolo morso vendicativo sulla sua nuca. Hanamichi sussulta, un lamento sfugge al suo controllo, Kaede sorride.
 
I baci sul collo diventano più intensi e prolungati, Kaede non si preoccupa dei segni che rimarranno, Hanamichi è troppo appetitoso come spuntino notturno.
 
Hanamichi ridacchia, rilassandosi e abbandonandosi alle sue attenzioni, allungando anzi una mano dietro la sua nuca per impedirgli di andarsene.
Dopo qualche altra coccola, si gira per guardarlo di fronte. Gli rivolge un sorriso sonnacchioso e accecante, in grado di mettere un freno al trasporto di Kaede.
Gli occhi ora abituati al buio, assorbe il viso del suo compagno diventato ancora più affascinante con gli anni, ha ancora un'aria da ragazzino ma con lineamenti naturalmente più maturi e affinati.
Kaede ingoia un improvviso groppo in gola.
 
“Sposami, Hana” si butta, rimanendo per primo senza fiato. L'espressione distesa di Hanamichi cambia completamente, le lunghe ciglia battono più volte fino a fermarsi sugli occhi sbarrati, la bocca socchiusa per la sorpresa e il sonno volato via come il vento.
 
Non aveva intenzione di dirlo ora. Davvero. Voleva aspettare e preparare tutto come conveniva per un'occasione del genere, musica, cena a lume di candela, vestiti impeccabili, da rimuovere un po' più tardi in maniera sexy e raffinata, perdendosi nei meandri del piacere e dell'amore come condimento prediletto.
 
Non qui, in piena notte, mentre sono mezzi nudi e dopo aver svegliato Hanamichi. Ma, beh...è successo. Improvvisamente, non ha voluto più aspettare.
 
“C-cosa?”
 
Kaede non aspetta a continuare, altrimenti non sarà in grado di farlo. Hanamichi ha imparato bene a leggere i suoi silenzi, ma in questo caso deve parlare.
Kaede sorride, un po' tremulo, è sdraiato ma sente comunque le ginocchia deboli.
 
Alza una spalla, come non avesse detto niente di che, sostenendo il suo sguardo con ostinazione.
 
“È da un po' che ci pensavo. Dicono che quasi nessuno resta con la propria cotta del liceo”, allunga una mano per accarezzargli una guancia, “e infatti è un quasi. Dopo 9 anni, direi che siamo destinati a durare” continua a sorridere, facendosi forza per continuare mentre Hanamichi continua a fissarlo sbalordito. “Quindi...perché non ufficializzarlo? Dirai che non ce n'è bisogno, ma...ti amo e...semplicemente, non vedo perché non dovremmo” conclude, sforzandosi per non mostrare l'affanno, sente di essersi trasformato in un ammasso di gelatina.
 
Il silenzio da parte di Hanamichi si prolunga, Kaede prova a smorzarlo voltandosi e aprendo il cassetto del comodino, recuperando la scatolina che ha tirato fuori dai pantaloni prima che rischiasse di finire insieme al bucato.
 
“Immaginavo di aspettare il momento ideale. Ma...ogni momento che passo con te è ideale. Ogni momento che passo con te mi rende felice. Ed è così che desidero sentirmi per tutta la vita. Se è così anche per te...sposami”, dice, aprendo la scatolina. Ci sono due anelli identici, con un semplice ma elegante disegno che intreccia nero e argento; si è sentito un po' a disagio al momento dell'acquisto, la commessa inizialmente ci ha provato con lui come tante, poi quando ha descritto concisamente il tipo di gioiello che voleva, ha cominciato a capire che la 'fortunata' era un 'fortunato' e ha cominciato a squittire in maniera ancora più stridula, portando Kaede con tutto se stesso a desiderare che non fosse una di quella che desidera l'amico gay con cui parlare di ragazzi e shopping. In ogni caso è stata lei a suggerire gli anelli che ha poi scelto, e uscendo le ha rivolto un raro sorriso che l'ha quasi stesa.
 
Kaede si rende conto, tra l'altro, di non aver tecnicamente posto una domanda, ma di essersi espresso con un imperativo. Forse non è così che si fa, dopotutto Hanamichi non è certo obbligato a...
 
“Sì”
 
Kaede rilascia il fiato che non aveva capito di aver trattenuto e lo guarda, rimanendo zitto per essere sicuro di aver capito bene.
 
“Sì. Certo che ti sposo” soffia Hanamichi, con un sorriso sempre più largo che evidenzia anche gli occhi che stanno diventando lucidi.
 
“Sì?”
 
“Sì”, Hanamichi si slancia in avanti e lo bacia con passione, rischiando di fargli cadere la scatolina dalla mano, una lacrima sfugge al suo controllo, non sa se troppa felicità possa diventare dannosa per il suo cuore, ma non se ne cura.
Riescono freneticamente a infilarsi gli anelli, non potendo smettere di ridere, Hanamichi si fissa la mano, sgomento ed euforico, poi abbraccia Kaede annidando il viso nel suo collo.
Kaede lo bacia sulla testa, sulla fronte, sul viso, lo stringe attirandolo impossibilmente vicino mentre con la coda dell'occhio nota l'anello sulla propria mano.
 
Entrambi sanno che ora ci vorrà parecchio per addormentarsi, mentre si crogiolano nell'entusiasmante consapevolezza di essere ufficialmente promessi sposi.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13. Bath time ***


Finalmente Hanamichi e la sua Armata sono riusciti a realizzare un week end di cui hanno parlato per molto tempo, aspettando il momento propizio per passare del tempo insieme senza nessun altra preoccupazione, dalla scuola al basket ai genitori.
La pazienza li ha premiati nel momento in cui Yohei ha annunciato che, grazie a suo zio, direttore di un ryokan di lusso a circa un'ora e mezzo di treno da Kanagawa, avranno diritto a una camera gratis, per due giorni e una notte.
Una fortuna così capita molto di rado, lo zio di Yohei lo considera la luce dei suoi occhi, e molto volentieri ha messo a disposizione un regalo così gradito, ottenendo grida di giubilo e profondi inchini di ringraziamento da parte di tutti.
 
Hanamichi è davvero contento e fatica a non sorridere tutto il tempo, non che cerchi di trattenersi. Si era ripromesso di ritagliarsi più momenti da dedicare ai suoi amici, sempre così leali e di supporto nonostante le innocue prese in giro, ed è felice di questo fine settimana all'insegna del puro divertimento e relax.
La fortuna continua ad essere loro amica dato che alla partenza, un giorno a fine maggio, il meteo si preannuncia magnifico per tutto il weekend.
 
Il ryokan è situato all'interno di uno splendido parco dalla folta e varia vegetazione. Sabato mattina, quando arrivano, decidono di fare una bella passeggiata e di godersi l'ambiente che li circonda prima di presentarsi per il check in, una pura formalità dato che sono praticamente ospiti dello zio di Yohei. Il parco è grande e pieno di una moltitudine di piante di cui Hanamichi ignorava totalmente l'esistenza, con velata curiosità ai piedi di diversi alberi e arbusti legge i cartelli su cui sono segnati i nomi in giapponese e latino.
 
Per pranzo si fermano in un chioschetto all'interno del parco, per poi stendersi a fare una leggera siesta e in seguito giocare leziosamente con la palla da calcio. Era da un sacco di tempo che Hanamichi non si rilassava così, senza alcun pensiero né preoccupazione.
 
Nel tardo pomeriggio tutti cominciano a sentire la stanchezza, di quel tipo positivo e benigno che affatica i muscoli ma che lascia appagati, hanno camminato parecchio e se Hanamichi è molto allenato e ha vissuto di ben peggio con gli addestramenti intensivi del Gori e di Anzai, non è lo stesso per gli altri. Di fatto hanno tutti una fame da lupi che i piccoli panini del pranzo non ha saziato completamente e sbranerebbero qualsiasi cosa, per questo non perdono tempo a dirigersi al ryokan, non vedendo l'ora di lavarsi e mangiare.
 
Il ryokan congiunge perfettamente lo spirito tradizionale delle pensioni antiche e la modernità che si rispecchia nell'arredamento e nella presenza di un ampio ristorante in una sala a destra rispetto alla reception. Anche le stanze uniscono il fascino delle vecchie locande e l'esigenza dei turisti di ritrovare comodità familiari alla cultura occidentale. Il tutto crea un connubio elegante, che sa di passato ma che non si fossilizza, con pezzi di design indubbiamente di ultima generazione.
 
La giornata di domani sarà dedicata al mare, la spiaggia infatti non dista molto, e dato che fa già abbastanza caldo, c'è la concreta possibilità di poter fare il bagno, senza dover ancora subire l'afa estiva che porta l'intero paese a boccheggiare.
 
Come c'era da aspettarsi, l'accoglienza è super cortese e affabile. I ragazzi avranno accesso ai bagni termali pubblici e hanno la facoltà di scegliere se cenare in sala o ricevere il pasto in camera. Optano per la seconda possibilità, volendo stare comodi ed, essenzialmente, cazzeggiare per tutta la serata.
Mentre si allontanano continuando a scambiare sorrisi con le graziose signorine dietro al bancone per raggiungere l'ascensore, Nozomi richiama l'attenzione dei suoi amici.
 
"Ehi! Non posso crederci...ragazzi, guardate chi c'è?!"
 
Stupiti dal tono concitato, gli altri osservano il punto indicato in maniera poco discreta ed educata e le mascelle di tutti si aprono, quella di Hanamichi più di tutte.
 
Tra tutte le persone che doveva beccare, dal professore che lo odia a un teppista a cui deve ancora dei soldi da qualche anno, Kaede Rukawa è sicuramente nel fondo della lista secondaria.
Beh, non lo ha incontrato. Per ora lo sta solo vedendo da lontano mentre il ragazzo è alla reception durante l'evidente procedura di un check in.
 
Già, Hanamichi non può crederci.
 
"Che ci fa qui?" sussurra Chuichiro, lanciando occhiate di sbieco ad Hanamichi.
"È un libero cittadino, presumo sarà qui in vacanza anche lui" risponde pragmatico Yohei, il primo a riprendersi. Il posto è grande e di cose da fare ce ne sono parecchie, non saranno certo costretti a rimanere nello stesso spazio vitale di Rukawa.
"Ma come, è in vacanza da solo? Considerato il personaggio, non è neanche così strano..." aggiunge Yuji con un ghigno, a cui fanno eco anche gli altri con qualche risatina. Tutta l'ilarità viene improvvisamente interrotta quando sentono una voce femminile.
 
"Kaede! Potevi aspettarmi, cafone!"
 
La vigorosa esclamazione è seguita dall'apparizione di una giovane ragazza che ancora una volta fa spalancare le bocche degli amici, questa volta nemmeno Yohei si ricompone tanto in fretta.
La ragazza, che si avvicina a Rukawa dimostrando senz'altro grande confidenza, lo prende sottobraccio e lo guarda un po' offesa, non ottenendo molta attenzione da lui.
 
Hanamichi non si capacita di cosa sta vedendo. Rukawa...in vacanza con una ragazza? Uno schianto, per di più. Alta al punto da non scomparire affatto accanto a Rukawa, capelli neri con una vispa frangetta che rende la sua espressione birichina e accattivante, pelle bianca come il latte, gambe lunghe evidenziate dai pantaloncini corti, seno non molto grande ma alto e invitante. Non c'è minimamente da stupirsi che Rukawa non rivolga lo sguardo alle ragazze della loro scuola, in confronto sono delle racchie. Perfino Haruko, così carina e delicata, risulta pallida se paragonata a quella stangona. A osservarli, sembrano due modelli usciti direttamente da una rivista su cui figurano i più prestigiosi stilisti.
 
Involontariamente, Hanamichi si acciglia, mentre il parlottio degli altri prosegue.
 
"Dite che è la sua ragazza?" azzarda Nozomi, sistemandosi gli occhiali per vedere meglio.
 
"Tu che dici?! Mi sembra evidente. Ora si spiega perché non calcola minimamente le nostre compagne!" sibila Yuji, senza celare troppo la sua invidia.
 
Hanamichi non può che essere d'accordo, ma non lo ammette. Non è possibile, perché certe persone devono avere proprio TUTTO? Bellezza, talento, successo, denaro (per aver prenotato in un posto simile, Rukawa non deve certo essere povero)...persino l'amore!
Sente uno strano peso all'altezza del peso e della gola.
Si accentua quando la ragazza, in uno slancio entusiasta, schiocca un bacio sulla guancia di Rukawa, che non ricambia ma non si scosta nemmeno.
 
Quando sembra che abbiano finito con la procedura e ricevono la chiave (esatto, UNA chiave), Hanamichi si sblocca.
 
"Cosa ce ne frega poi?", dentro di sé aggiunge che era impensabile che Rukawa non avesse una ragazza. Si sono sempre tutti chiesti il motivo della sua totale indifferenza verso le tipe che lo corteggiano, anche se sarebbe più corretto dire che lo tartassano, la risposta non può essere più ovvia. Ha una fidanzata stupenda, solo un pazzo potrebbe cercare altro.
 
Preme più volte e con violenza il tasto per chiamare l'ascensore, fermandosi solo quando Yohei lo avvisa che sta arrivando. Un momento prima che Rukawa e la sua ragazza si voltino per raggiungere a loro volta gli ascensori, i 5 amici stanno già salendo al loro piano.
 
 
 
I ragazzi decidono di fare il bagno prima di cena, tranne Hanamichi, che dice di voler solo mangiare.
Nessuno obietta. Il cambio di umore del leader della banda non è passato inosservato a nessuno, anche se lui si è sforzato il più possibile di comportarsi come al solito.
 
Mentre i ragazzi si rilassano negli onsen pubblici, Hanamichi comincia a spiluccare qualche spuntino che è già stato portato, in attesa dei piatti principali. Nonostante la bontà di quello che assaggia, non riesce a focalizzarvi la sua attenzione.
 
Rukawa e la sua ragazza. C'è qualcosa che stona in questa combinazione di termini. Può immaginare perché non si sia mostrato con lei nei paraggi della scuola, probabilmente ha dovuto salvaguardarla dalle pazze che potrebbero anche arrivare a minacciarla, non capisce bene però perché, nelle tante volte in cui l'ha beccato a passeggiare per la città, non sia mai stato in sua compagnia. Forse stanno insieme da poco?
 
Prova a immaginare come possa essere Rukawa nella vita di coppia, intraprendendo un percorso del tutto indesiderato ma che la sua testa non vuole saperne di abbandonare.
 
Che sia un tipo geloso? Potrebbe essere plausibile, avendo accanto una ragazza così bella. Da quello che ha visto ad Hanamichi è sembrata anche molto simpatica ed estroversa, non farebbe certo fatica a trovarsi chiunque con uno schiocco di dita.
 
Di sicuro Rukawa ha tutta l'aria, e lo sta dimostrando, di essere molto riservato. È un puro caso che a distanza di un'ora e mezza da dove vivono si siano incontrati. E di nuovo, non è stato un incontro. Rukawa non lo ha visto.
 
Che sia romantico? Fa molta fatica a concepirlo. Ma portare una ragazza in un posto così bello e suggestivo, dotato di onsen accessibili anche la sera tardi, aperti sul cielo stellato, dà idea che non si debba essere così freddi e implacabili.
 
Che sia passionale? In campo sa sicuramente far prova di foga e dire che il suo sguardo durante le partite è ardente sarebbe riduttivo. Avrà lo stesso trasporto nell'intimità? Dopo aver consumato, è il tipo che si dedica alle coccole o si alza per andare subito a fare la doccia? Probabilmente si addormenta di schianto.
 
Gli piacerà farlo dolcemente o più bruscamente...?
 
Hanamichi sente repentinamente caldo, è quasi tentato di lanciarsi addosso la brocca di acqua fredda ma si trattiene, limitandosi a bere un sorso dal bicchiere, insufficiente a spegnere i bollori che si stanno diffondendo in lui.
 
Il viaggio della sua mente su terreni pericolosi e che gli gridano di fare attenzione viene fortunosamente interrotto prima da un'impiegata del ryokan che porta la cena, in realtà un sontuoso bacchetto che fa venire l'acquolina in bocca, poi dall'arrivo dei suoi amici, deliziati e dai visi arrossati, che indossano morbide vestaglie e si tamponano i capelli con soffici asciugamani.
 
"Sembra già estate, ma manca l'afa...si sta divinamente!" si entusiasma Nozomi, con gli occhi subito brillanti nell'adocchiare le delizie presenti. Nessuno fa complimenti e si avventano con voracità sui piatti che si rivelano all'altezza del loro aspetto. È tutto semplicemente strepitoso, quasi con le lacrime i ragazzi ringraziano Yohei per avere uno zio così fantastico.
 
È tutto perfetto. Eppure qualcosa, per Hanamichi, non lo è.
 
 
 
Dopo cena, i ragazzi accendono la televisione con l'intenzione di trovare un film d'azione o horror. Sono però talmente stanchi che non arrivano a metà pellicola, crollando sui futon sparsi un po' ovunque per la stanza che hanno scoperto essere più grande di quanto previsto.
 
A mezzanotte, Hanamichi è ancora sveglio. Deve sicuramente fare un bagno. Comunque, anche se è stanco, non ha sonno.
In silenzio, recupera l'intimo di ricambio dallo zaino, dirigendosi verso l'onsen esterno, che in questo ryokan rimane aperto per 24 ore, altro punto a favore di un posto già di suo strepitoso. Cammina lungo un percorso non proprio brevissimo e arriva allo spogliatoio, dove lascia i suoi vestiti e si allaccia l'asciugamano intorno ai fianchi.
 
Un sospiro simile a un gemito gli sfugge dalle labbra quando si inoltra nell'acqua calda che accoglie amorevolmente i suoi muscoli appena indolenziti, soprattutto perché è rimasto fermo nella stessa posizione sul divano davanti alla televisione per alcune ore. Ruota la testa, godendosi immensamente la consapevolezza che non ci sia nessuno a quest'ora. Che bella la vita dei ricchi.
 
Affonda un po' di più nell'acqua, muovendosi con lentezza e rispettando il silenzio dell'ambiente circostante. Se deve pensare a un paradiso, lo immagina così. Raggiunge un angolo in cui è presente un gradino su cui può sedersi, appoggiando la testa alla parete di roccia dietro di sé. Accanto vede un pulsante, che sicuramente dovrebbe essere attivato in caso di emergenza, malore o altri problemi.
Sorride sollevando lo sguardo e vedendo la distesa di stelle così nitidamente, cosa impossibile in città o in altri posti che non siano il deserto o l'oceano. Sembra di essere lontanissimi dal mondo civile e tecnologicamente avanzato e Hanamichi si bea di ogni istante.
 
L'acqua lo culla portandolo forse inconsciamente a ricordare la perfezione del ventre materno, e sta per addormentarsi quando un basso rumore attira la sua attenzione, facendolo sobbalzare appena. Notando di essere completamente solo, non si è disturbato a indossare il costume da bagno ed è nudo.
 
Come nuda è la persona che appare davanti a lui.
 
La dimensione di pace di Hanamichi viene sostituita gradualmente da un'onda di panico.
 
Cosa. ci. fa. Rukawa. qui.
 
Non fa caso allo stupore fulmineo sul viso del compagno di squadra e istintivamente si guarda intorno, corrucciandosi.
Un ragazzo che porta la sua ragazza in questo posto e si presenta nel bagno termale in piena notte non può farlo per molti motivi se non quello di voler stare solo con lei e...
Hanamichi para il pensiero, fa già abbastanza caldo qui.
 
"Oh. Mi sembrava di averti intravisto, prima..." è tutto quello che Rukawa dice, senza rivelare che in realtà ha notato bene sia lui che la sua banda di amici, non parlavano esattamente a bassa voce e non è che la statura e i capelli di Hanamichi possano passare inosservati. Si sposta, mettendosi al lato opposto rispetto a dov'è seduto Hanamichi, reclinando la testa all'indietro. Il silenzio si impadronisce dell'atmosfera e nonostante lo scorrere crudelmente lento dei minuti, non arriva nessuno.
Nessuna ragazza nuda pronta a una torrida notte con il suo fidanzato.
 
Il tempo trascorre, ancora, ma solo il pigro agitarsi di alcune piante che cingono l'area e il frinire di pochi grilli ad annunciare l'estate fanno da sottofondo al silenzio notturno.
 
Uno dei presenti, però, non riesce a non sentirsi teso.
 
"Perfino i tuoi pensieri sono rumorosi..." interviene la voce bassa e gutturale di Kaede, che apre un occhio e guarda Hanamichi. "Si può sapere perché non riesci a rilassarti neanche in un posto del genere?"
 
Hanamichi ricambia lo sguardo, sospettoso. Finalmente, osa chiedere:
 
"La tua ragazza non intende raggiungerti?", non si fa nessun problema a fargli capire che lo ha visto, prima.
 
La sua frase fa aprire entrambi gli occhi di Kaede, attirando inevitabilmente la sua attenzione. Di che sta...
 
Oh. Con un ghigno che Hanamichi non nota, Kaede risponde serafico:
 
"Sta dormendo. D'altronde non ci siamo tolti le mani di dosso per ore"
 
Hanamichi arrossisce furiosamente, scandalizzato, si volta per non guardarlo in faccia e per impedire assolutamente a certe immagini di fioccare nel suo cervello.
 
Come farebbe a nascondersi, dato che sono nudi? E no, non è lo stesso di quando sono negli spogliatoi insieme a tutti gli altri dopo aver fatto la doccia.
 
Mentre Hanamichi si arrovella pensando di dover e voler assolutamente allontanarsi da qui, le sue orecchie captano un suono forse mai sentito da altro essere umano. Con la coda dell'occhio, vede Rukawa e la sua mascella ancora una volta cede alla gravità.
 
Kaede sta ridacchiando. Le sue spalle si muovono discretamente su e giù, mentre una mano è inutilmente premuta sulla bocca per soffocare l'ilarità. Hanamichi lo fissa attonito, come fosse comparsa un'astronave aliena.
 
"Dovresti vedere la tua faccia...uh uh...", la scenetta va avanti per un'altra manciata di secondi in cui Hanamichi è convinto di sognare, poi Kaede finge (o forse no) di asciugarsi una lacrima scatenata dalla risata e lo guarda con aria tronfia, "è mia cugina, doaho..."
 
Hanamichi spalanca ancora di più le fauci. "FAI CERTE COSE CON TUA CUGINA?!"
 
Kaede batte le palpebre più volte prima di portarsi la mano sulla fronte, esasperato. Si scosta con grazia i capelli dal viso, bagnandoli, non perdendosi il gesto Hanamichi arrossisce ancora un po'.
È bello, è davvero bello, dannazione.
 
"Sei scemo? Non è quello che pensi, pervertito! È mia cugina e basta!"
 
La faccia di Hanamichi questa volta è tutta un punto di domanda. "Cioè...tu sei venuto qui con tua cugina...e basta?"
 
"Sì, qualche problema?"
 
"M-ma...avete un'unica camera..."
 
Kaede alza un sopracciglio, qualcuno lo ha sbirciato proprio bene. Poi sospira, già che c'è tanto vale dare la spiegazione completa.
"Qualche tempo fa lei ha avuto la brillante idea di farci passare per una coppietta di fidanzati per andare in vacanza, dato che molti alberghi concedono promozioni, sconti, tariffe agevolate e pacchetti omaggio ai promessi sposi...", solleva la mano e la agita, mostrando un anello che Hanamichi non aveva notato. Con Kaede nudo, è difficile concentrarsi sulle dita. "Assurdamente funziona, e poi...grazie a lei non vengo disturbato ulteriormente. Non c'è da stupirsi che voglia studiare per diventare un'attrice, secondo me non le serve alcun allenamento"
 
Hanamichi, dopo un minuto di silenzio usato per afferrare la situazione, inclina la testa di lato, perplesso.
 
"Ma...non avete lo stesso cognome?"
 
All'osservazione piuttosto perspicace considerato chi l'ha espressa, Kaede risponde prontamente, scuotendo il capo: "Quella pazza si è procurata un documento falso...inizialmente l'aveva fatto solo per poter bere alcolici", rotea gli occhi al cielo, "poi lo ha sfruttato anche per queste...messe in scena. Ufficialmente il suo nome è Midori Toshiki", la sua voce si abbassa ulteriormente quando aggiunge: "non ne sono particolarmente fiero, d'altronde difficilmente riesco a oppormi alle sue idee strampalate, anche solo per farla tacere...in fondo però non facciamo nulla di così sbagliato, no? Voglio dire, non facciamo del male alle persone..."
 
Hanamichi è sul punto di replicare che in realtà sono dei bei truffatori, ma chiude il becco perché non si sente nella posizione di giudicare gli altri, a rifletterci è una pensata abbastanza geniale e comunque lui fino a un anno e mezzo fa passava le sue giornate a picchiarsi con altri teppisti, quindi non può rimproverare nessuno. E poi, chi se ne frega. Che la cugina di Rukawa beva alcool pur essendo minorenne e che i due fingano di essere fidanzatini per scroccare un paio di giorni di vacanza a qualche resort di lusso, a lui non toglie niente. Certo, questo è il ryokan dello zio di Yohei, quindi non è che si senta del tutto a suo agio con quanto appena appreso...ma tutto questo ha poca rilevanza. Senza un perché, non può non riconoscere l'ondata di sollievo che lo ha sommerso nel momento in cui Kaede ha confermato che non è insieme alla sua ragazza.
 
"Quindi...non hai una ragazza?" si gratta su una guancia mentre lo chiede, distraendo il ragazzo che era tornato a guardare le stelle.
 
"No...perché ti interessa?"
 
"Non mi interessa!" sbraita Hanamichi tornando a guardare davanti a sé, "al massimo mi sarei preoccupato per lei, povera disgraziata, a dover sopportare un noioso come te che dorme e gioca a basket e basta-"
 
"Ah sì?", Hanamichi si accorge che la voce di Kaede risulta più vicina. Infatti, quando si volta di nuovo, trova anche lui più vicino. Parecchio. Improvvisamente il calore rigenerante dell'acqua in cui immerso appare stranamente insopportabile. Il volto di Kaede dista pochi centimetri dal suo. Hanamichi non ricorda di essere mai stato a una distanza risicata come quella con qualcuno, sicuramente non in un bagno termale in una sera di calda primavera con il cielo stellato e nient'altro che il silenzio della notte tutt'intorno.
 
Kaede lo guarda con occhi innocenti. "Non c'è altro?"
 
Lo sguardo di Hanamichi cede e finisce sulle sue labbra. Si sente tremare per il nervosismo e...per qualcos'altro che non riesce bene a decifrare. È confuso. Fa caldo. È stanco. Deve uscire dall'acqua calda e andare a bere qualcosa di fresco, a prendere una boccata d'aria. Eppure è all'aperto, perché sembra che l'aria manchi?
 
Si accorge che anche Kaede sta guardando le sue labbra, automaticamente si morde quello inferiore.
 
Ok, quindi. Sono nudi, da soli, immersi nell'acqua calda, a guardarsi reciprocamente le labbra, è notte, c'è un'infinità di stelle intorno a loro e i grilli che sembrano intonare una colonna sonora romantica.
 
Hanamichi decide di parlare, dicendo la prima cosa che gli passa per la testa, non ha importanza. "D-domani, con i ragazzi...andiamo alla spiaggia. Se anche tu...voi...volete venire..."
 
L'espressione di Kaede gli suggerisce che non si aspettava quella frase. Un invito in piena regola.
 
"Glielo dirò, non penso che Saeko avrà qualcosa da obiettare...", non proprio, dato che Saeko sa da tempo della sua cotta micidiale per Hanamichi e quando ha scoperto che anche lui era in questo ryokan - Kaede si è insultato da solo, perché ha sentito la necessità di parlare proprio di quello? -, ha cominciato a ideare piani di battaglia per farli rimanere da soli, ma nemmeno lei aveva pensato che Hanamichi potesse essere in quel bagno termale da solo passata la mezzanotte, e anche Kaede ne era sinceramente ignaro. In realtà Saeko ha passato il tempo a cercare di convincerlo di presentarsi spontaneamente davanti ad Hanamichi per cercare di far avanzare le cose, finendo poi per addormentarsi estenuata dalla testardaggine del cugino.
Quindi...è stata una coincidenza fortunata. Molto. Può già sentire lo strillo disumano di Saeko quando lo saprà – è una delle poche persone con cui la lingua di Kaede decide di funzionare nell'arte a lui solitamente ignota della conversazione, purtroppo per lui.
 
Kaede cerca di placare gli sfarfallii del suo cuore, ma è un'impresa vicino all'impossibile, specialmente da quando Hanamichi ha mostrato interesse all'idea che lui avesse una ragazza, e soprattutto ora che sono separati da un soffio e lui non sta facendo niente per allontanarsi.
 
"B-beh, allora...sarà il caso di uscire...ormai è tardi..." balbetta Hanamichi, ma non agisce comunque per andarsene, completamente ipnotizzato da Kaede. Da tutto di lui. I capelli bagnati tirati indietro, gli occhi magnetici, le labbra piene che sembrano così deliziose...
 
In un movimento in avanti impossibile da fermare, la bocca di Hanamichi si appropria dolcemente di quella di Kaede.
 
Kaede ingoia un gemito, sbarrando gli occhi, la mano che si posa sulla spalla e risale timidamente, con riverenza sulla pelle umida di Hanamichi.
 
Hanamichi preme ancora di più le labbra sulle sue, in un bacio che rimane casto e tenero ma che sicuramente crea scosse di assestamento in entrambi, quando le muove in maniera più decisa Kaede non resiste più e stringe, tira, arriccia i capelli del ragazzo sulla sua nuca, volendo serrare gli occhi e abbandonarsi a tanta meraviglia ma desiderando al contempo godersi l'immagine di Hanamichi che lo bacia per la prima volta in vita sua.
 
Hanamichi si separa piano, rendendosi conto che il contatto che inizialmente doveva rimanere delicato, quasi come fosse una prova generale, gli è sfuggito e ha lasciato entrambi ansimanti.
 
Non sa cosa sia successo. Non sa perché. Non sa...
 
"Non c'è una risposta. Non sprecare energie a trovarla" gli dice Kaede con voce tremante e un po' arrochita, la mano che prosegue a carezzare con premura la sua nuca è benefica e calmante, come un gatto Hanamichi va alla ricerca di maggior tocco. Non c'è una risposta...e forse è giusto così. Stranamente, non lo respinge e gli sta bene.
 
Kaede sorride, emozionato. Con un pizzico di ironia, pensa che sua cugina sarà fiera di lui.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14. Comb the hair ***


Quando Kaede entra in casa, lo sbalzo di temperatura che subisce lo lascia paralizzato per qualche secondo. Fuori la pioggia imperversa senza pietà dal mattino, non si è mai placata, iniziando ad allertare gli esperti che temono esondazioni o alluvioni se dovesse proseguire senza tregua.
 
In questo momento, a lui non importa. È finalmente a casa. Il calore lo avvolge con braccia allettanti e irresistibili, accompagnato dal profumo della cena che si spande sfacciatamente e invade le sue narici, facendogli dimenticare per un istante la consapevolezza di essere fradicio da testa a piedi. L'ombrello è servito a poco dal momento che il vento si è unito alle danze, facendoglielo ribaltare in maniera tanto comica quanto odiosa.
 
Sente anche un leggero canticchiare e un sorriso gli sfugge.
 
La sua semi meditazione viene interrotta quando giunge la voce incuriosita di Hanamichi,
 
"Kaede, sei tu? Mi sembrava di averti sentito rientrare"
 
Quando sbuca, con un cucchiaio di legno in mano, la sua espressione si fa subito orripilata.
 
Il tenue, "Sono a casa" viene spazzato via dall'esclamazione di Hanamichi:
 
"Kaede! Che cavolo ci fai lì impalato?", corre velocemente a recuperare un asciugamano e appena raggiunto il compagno glielo piazza sulla testa, iniziando a frizionare, "cerchi di morire assiderato o vuoi far morire me?", continua a brontolare più della pentola che ha messo sul fuoco, impedendo a Kaede di replicare, ma non potendogli vietare di sorridere.
 
"Che hai da ridere?"
 
"Niente, doaho, placati" replica Kaede tranquillo, non ha nessuna intenzione di morire adesso.
 
"La cena è quasi pronta ma non puoi rimanere con questi vestiti. Vai a fare il bagno e a metterti qualcosa di caldo. Mi raccomando, non usare acqua incandescente come tuo solito" ordina Hanamichi, gli punta addosso il cucchiaio un po' sporco di quello che sta preparando, così Kaede lo ignora e si limita a toccarlo con le labbra per assaggiare, con un piccolo gemito di soddisfazione. Hanamichi lo guarda perplesso, alzando un sopracciglio.
 
"Buono. Ho fame..."
 
"Prima vai a lavarti. Forza, fila", Hanamichi rincara il comando mettendosi una mano al fianco e indicando la direzione del bagno con il cucchiaio.
 
Kaede ridacchia sottovoce, prima che Hanamichi lo prenda a cucchiaiate sul sedere - e non è detto che gli dispiaccia -.
 
È un bastardo fortunato.
 
 
 
Una quantità imprecisata di tempo dopo, la porta scorrevole del bagno si apre.
 
Hanamichi scuote il capo, ritrovandosi di fronte l'immagine che si aspettava di trovare. Rotea gli occhi al cielo pensando che il suo compagno sappia essere l'incarnazione della prevedibilità, ciononostante si accomoda su un angolo della vasca e si china appena per lasciargli un bacio sulla fronte.
 
"Hai già commesso l'errore di addormentarti, prima di oggi...svegliandoti con l'acqua fredda e i muscoli doloranti. Non sei più un ragazzino!" lo prende in giro, venendo salutato da due occhi blu intensi che si aprono sui suoi e che ancora non smettono di fargli battere il cuore pur avendo superato da un po' la fase adolescenziale. Riceve anche un noto mugugno in risposta, che lo porta a sorridere ampiamente.
 
"Forza, la cena non sarà più buona ripassata al microonde. Passami lo shampoo, re dei bradipi"
 
Come compiendo una fatica sovrumana, il braccio bianco di Kaede recupera la confezione e con un teatrale movimento del polso lo passa ad Hanamichi. Questi lo invita a raddrizzarsi così da potergli insaponare i capelli. Non è la prima volta che succede, anzi, Hanamichi ha cominciato a farlo per darsi una mossa perché se fosse per Kaede a volte rimarrebbe tre ore nella vasca, e oltretutto è un modo molto intimo e delicato di connettersi e ha stupito entrambi per quanto l'hanno trovato gradevole. Hanamichi ama prendersi cura di lui anche in queste piccolezze, non certo perché Kaede non sappia lavarsi da solo, mentre Kaede...beh, ama farsi viziare. Hanamichi che fa trovare la casa calda e profumata di diverse pietanze, che gli massaggia la testa o le spalle - e, nell'intimità, i massaggi possono ovviamente diventare ancora più stuzzicanti e piacevoli -, che a volte al mattino gli infila anche i calzini messi a riscaldare sul termosifone quando Kaede deve riprendersi dal suo stato comatoso.
 
È un bastardo fortunato. Ma fa di tutto per dimostrare quanto apprezzi tutto quello che Hanamichi fa, cercando di ricambiarlo come può. La sua personalità è quella, poco può farci. Non che Hanamichi l'abbia mai voluto diverso, altrimenti si sarebbe messo con qualcuno come lui. Un bacio qua e là, senza che serva un motivo per darlo. La registrazione dei suoi programmi preferiti, in genere serie tv un po' sciocche che però lo divertono, e lui sorriderà quando si accoccolerà a lui, il cuore gonfio di amore e gioia nel sentirlo ridere. L'acquisto di uno snack o di un mazzetto di fiori al volo, perché sa che Hanamichi apprezzerà.
 
Capita anche che al mattino si facciano la barba insieme, spalmandosi a vicenda la schiuma da barba, finendo in un caos di spuma, baci mozzafiato e docce molto lunghe, per rimanere di buon umore il resto della giornata.
 
Onestamente all'inizio difficilmente si poteva credere sarebbe durata così a lungo. E non perché sia una relazione trascinata o che viene portata avanti nonostante sia logora. Ci sono dei litigi, certo, ma comunque a gonfie vele da ormai sei anni.
E anche quando capitano i momenti no, Kaede ha sviluppato un certo fiuto e una passione per trovare nuovi modi di fare pace, o anche semplicemente di rimanere attivi senza correre il rischio di 'abituarsi' in senso un po' negativo alla reciproca presenza, come quella domenica in cui ha stabilito, dal risveglio fino alla sera, che era totalmente vietato indossare qualunque capo di abbigliamento. Hanamichi ha riso, dapprima un po' contrariato, ma non ha più avuto niente da dire - o almeno, nulla di coerente - quando Kaede lo ha inchiodato sul tavolo della cucina...e in molti altri angoli della casa.
 
Bassi lamenti partono dalla gola di Kaede mentre il massaggio sul suo scalpo da parte di Hanamichi si approfondisce, dietro le orecchie, sulla nuca, sulle tempie, Kaede non sa se duri un'ora o di meno, ma non può fare altro che apprezzare e lo dimostra sollevando una mano bagnata a sfiorare il volto di Hanamichi.
 
Le labbra di Hanamichi, su cui viaggiano le dita di Kaede, si aprono in un sorriso.
 
"Ah-a, più tardi, mia volpe pervertita...ho preparato una zuppa troppo buona perché possa aspettare ancora", i lamenti di Kaede vengono spenti dal doccino che viene attivato per sciacquargli i capelli. Kaede però ha poco da lagnarsi, anche quel momento è molto piacevole, si sente coccolare dall'acqua calda e dalla mano di Hanamichi che rimuove il sapone da ogni ciocca con cura amorevole.
 
Infine, Hanamichi afferra un pettine dal lavandino vicino e si occupa di pettinarlo. Come aveva previsto, il bagno che Kaede si è preparato aveva l'acqua bollente, non si raffredda così in fretta. Ma non vuole comunque attendere troppo, quando Kaede si ammala può essere intrattabile - più che di solito.
 
"I tuoi capelli sono sempre super facili da pettinare...che sopravvivano a una tromba d'aria o meno. I miei formano nodi solo a guardarli, misteriosamente come le cuffiette nelle tasche"
 
"Sono indisciplinati e fuori di testa...come te" risponde Kaede, sentendo il fruscio del pettine che passa senza impedimenti tra le sue ciocche corvine, potrebbe effettivamente stare qui ancora più a lungo, ma non può ammettere ad Hanamichi che comincia a sentire freddino.
 
Naturalmente, però, Hanamichi non ha bisogno di parole. Gli basta notare un leggero brivido per mettere via il pettine e tamponare i capelli che ancora gocciolano con un asciugamano.
 
"Ok, basta così, volpe, altrimenti ti ammali e rompi che non ti senti bene e allo stesso tempo non vuoi prendere le medicine"
 
Kaede sbuffa. "Non mi serve un antidolorifico ogni singola volta che ho un banalissimo mal di testa..."
 
"Tu e la tua abitudine di sopportare il dolore per dimostrare di essere un vero uomo" lo prende in giro Hanamichi, abbassandosi un po' e tirandogli di lato le guance a formare una smorfia ridicola sul viso altrimenti perfetto.
Kaede rimane serio e quando Hanamichi ha smesso di impastare la sua faccia, si impadronisce della sua nuca e lo fa abbassare per catturare la sua bocca in un bacio esigente e facilmente infiammabile. È una sensazione strana, avere il mento a contatto col naso, non è il modo più comodo per baciarsi ma nessuno dei due ci fa caso, subito vinti dal vortice della passione e dal desiderio di riscaldarsi in modo ancora più convincente del bagno e della zuppa che li aspetta in cucina.
 
Hanamichi è il primo a riprendersi, rallentando la foga e lasciando una pioggia di piccoli baci sulle labbra dell'altro, che apprezza e mugola ma dimostra di non essere ancora soddisfatto.
 
Hanamichi sogghigna, a un soffio dalle sue labbra.
 
"Dopo, mia volpe...dopo vedrai che ci penserò io ad accendere il fuoco davanti al divano..."
 
La sua voce sexy strappa un gemito a Kaede, le cui dita si stringono ulteriormente sul collo del compagno.
 
"Promesso?"
 
Hanamichi emette un risolino e lascia un altro bacio sulla sua bocca.
 
"Promesso, volpe del mio cuore".

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15. Soulmate ***


Con il graduale riscaldarsi delle giornate, gli studenti durante l'ora di pranzo hanno cominciato a svuotare le aule e le mense e a riversarsi nell'ampio giardino laterale o anche sulla pista di atletica esterna, consumando i loro pasti, scambiandoli, riempiendo l'ambiente già odoroso di alberi fioriti di schiamazzi e chiacchiericci effimeri come i petali che salutano dai rami, così importanti oggi, così insignificanti domani.
 
Una voce sovrasta quella di molte altre, sbottando in risate che risultano contagiose per molti altri studenti, in questo inizio di pomeriggio tiepido e piacevole grazie al quale non si pensa più al passato inverno. Al centro del prato, come accade spesso, c'è Hanamichi insieme alla sua banda, a cui di giorno in giorno si uniscono sempre più persone, come rapiti dalla sua aura impossibile da ignorare. Inizialmente solo i ragazzi osavano avvicinarsi alla banda dall'aria spesso spaventosa, ora che sono conosciuti, anche le ragazze superano lo scoglio della timidezza e si accomodano alla loro cerchia per divertirsi delle buffonate del leader più strampalato che si sia mai visto.
 
Talvolta anche gli altri membri della squadra di basket partecipano all'allegro pranzo, è oggettivamente difficile resistere al richiamo della calamita rappresentata da Hanamichi, il quale non deve fare molti sforzi per risultare esilarante, basta una sua espressione esagerata o un urlo per suscitare l'ilarità di chi lo osserva.
 
In questo momento sta recitando ad alta voce alcune battute da un nuovo manga che sta spopolando, presentando parodie e rivisitazioni ispirati alla mitologia greca. Alla fine di ogni volume, c'è un inserto in cui viene spiegata la leggenda da cui l'episodio è stato tratto, con altre curiosità circa filosofi e sapienti dell'epoca. Hanamichi è un ottimo intrattenitore, la folla lo galvanizza e anche il club di teatro è impressionato dalle sue doti.
 
A completare il quadro, è presente anche Kaede Rukawa, che non sempre si isola sul terrazzo per dormire, ad esempio ora è sdraiato con la testa appoggiata sul suo zaino e la sciarpa indossata al mattino (quando fa ancora un po' freddo) a coprirgli gli occhi. È poco distante dal gruppo dei suoi compagni di squadra, sa di non dover temere fastidi perché lo squadrone delle sue fan è piazzato con precisione militare ad impedire a chiunque di importunarlo. Ogni tanto le squinternate sono utili.
 
"Oggi parliamo di anime gemelle" esclama Hanamichi, corrugando un po' la fronte nel passare velocemente con gli occhi le righe seguenti. Ogni tanto ci sono alcuni caratteri un po' complicati, ma ha fatto passi in avanti in lingua giapponese, la professoressa si è addirittura complimentata. Quindi, fiducioso, prosegue: "l'idea di anima gemella è riportata nel famoso Simposio di Platone, che racconta il mito secondo cui all'origine dei tempi gli esseri umani non erano suddivisi per generi e ciascuno aveva quattro braccia, quattro gambe e due teste. Gli dèi, per punire la loro superbia, li separarono in due, creando gli esseri umani come li conosciamo oggi. Di conseguenza, ogni essere umano cerca di ritrovare la propria metà perduta. Nel mito la coppia poteva essere formata da un uomo e una donna, da due donne o due uomini"
 
Intorno a lui si è creato il silenzio, sono quasi tutti rapiti dal racconto, i ragazzi si guardano un po' perplessi mentre le ragazze sono emozionate e hanno le mani giunte, con espressioni sognanti.
Haruko, abbastanza vicina al gruppo di Hanamichi ma anche nella giusta posizione per poter tenere d'occhio Rukawa, è un po' rossa in volto.
 
"Ecco perché il concetto di anima gemella è associato all'implicazione che esista un solo partner amoroso predestinato a ciascuna persona, ed è quindi correlato all'idea di vero amore", sulle ultime righe la voce di Hanamichi si abbassa un po', mentre il rossore aumenta sul suo collo e il volto, coinvolgendo anche le orecchie.
 
È uno dei motivi per cui le ragazze della scuola hanno smesso da tempo di avere paura di lui, è un libro aperto e quasi mai sa trattenere esternazioni d'imbarazzo o di timidezza.
Con una mano Hanamichi si sfrega dietro la nuca, l'inserto sulle anime gemelle è stato messo in seguito alla storia che oggi narrava di Amore e Psiche, che ha fatto sospirare tutte le sue spettatrici, ancora di più quando ha mostrato a tutti un'immagine inserita nel fumetto che rappresenta una famosa statua conservata al Louvre di Parigi.
 
Quindi...anime gemelle. Alzando lo sguardo, nota un po' di occhi che si cercano con titubanza, dita che si sfiorano maldestramente, visi emozionati, mentre altri stanno fissando lui con la bocca socchiusa come merluzzi. Non gli sfugge Ryota che fissa Ayako, ignara (o forse no) né Haruko che rivolge occhi quasi liquidi verso Rukawa, la cui espressione gli sfugge ma può solo immaginarla. Starà dormendo, dopotutto.
 
Hanamichi conosceva la leggenda del filo rosso del destino, che lega i mignoli delle persone che prima o poi si incontreranno e staranno insieme, mentre non aveva mai sentito la storia di Platone. Non è meno bella, ma in un certo senso gli lascia un senso di tristezza. Immaginarsi di dover vagare nel mondo per sempre alla ricerca della propria metà, magari sbagliandosi con un'altra, confondendosi, disperandosi, lo rende un po' malinconico. Non sa bene perché, forse per i 50 rifiuti che ha subito. Beh, non che possa mai aver considerato quelle opzioni come papabili anime gemelle.
E poi, chi se ne frega. È solo una storiella di un tizio vissuto centinaia d'anni fa.
 
Sta per riprendere la conversazione con una risata, per smorzare la strana tensione che si è creata, la campanella oggi sembra tardare a suonare, quando nota Rukawa che si stiracchia e sbadiglia in maniera poco elegante, anche se le sue fan sono lì a non perdersi nessun suo gesto. Piangerebbero di gioia anche se scoreggiasse, pensa Hanamichi infastidito, continuando ad adocchiare Haruko che rimane un po' distante dalle altre fan ma mantiene la stessa espressione trasognata. Alza gli occhi al cielo mentalmente.
 
"Ehi, volpe! Tu che ne pensi?" non sa perché glielo sta chiedendo, e tutti gli sguardi seguono prima lui e poi Rukawa, ugualmente stupiti che gli stia rivolgendo una domanda senza condimento di insulti.
 
Rukawa lo guarda con occhi vacui, ha sempre un'aria da scemo appena sveglio, Hanamichi potrebbe anche riattivarlo con un pugno...ma è una bella giornata e non gli va di rischiare la sospensione dalla squadra e dalla scuola in generale. Per quanto una bella scazzottata non sembri poi una prospettiva orrenda. Alla fine si diverte anche, con quel bradipo, ma non lo ammetterà mai.
 
"Nh? Di cosa?" mugugna Kaede, grattandosi la testa un po' spettinata, Hanamichi sente qualche gridolino malamente celato e sbuffa.
 
"Di quello che ho letto. Davvero hai dormito tutto il tempo?"
 
"Ah, sai leggere?" fa Kaede lapidario. Hanamichi fa un profondo sospiro. Non può essere sospeso.
 
"Lascia perdere, chiederti un commento intelligente è troppo" risponde, già stufo. Non sa bene perché, ma queste interazioni che si basano sempre sulla presa in giro, l'insulto e l'astio...cominciano a stufarlo. Forse non è il termine adatto. È come se non gli bastassero più.
 
-Voglio...conoscere Rukawa? Sapere cosa pensa? Le sue opinioni?-
 
Sì. Il motivo non ha importanza.
 
Comunque, Hanamichi è pronto a chiudere la questione e si rivolge nuovamente ai suoi amici, mentre anche il resto della platea ha ripreso a chiacchierare e a commentare.
 
La voce di Kaede però lo richiama. "E tu? Cosa ne pensi?"
 
Hanamichi si gira, stupito, davvero Rukawa è interessato al suo parere? Lo guarda in faccia e sembra serio...allora non ha dormito sempre. Lo ha...ascoltato?
 
"Te l'ho chiesto prima io"
 
Kaede alza le spalle. "Credo nell'esistenza delle anime gemelle" ribatte, le oche partono a urlare, sia nel sentire il loro idolo parlare tanto, sia nell'utopica fantasticheria, per ciascuna di loro, di potersi rivelare la sua anima gemella.
 
"Tocca a te, Hanamichi" interviene Yohei, improvvisato arbitro dell'improbabile dibattito che si è aperto inaspettatamente. "Lo pensi anche tu?"
 
"Io...credo di sì...", nella sua mente passa l'immagine di sua madre, durante l'ultimo anniversario della morte di suo padre, in cui gli ha detto che lei sapeva per certo che loro due erano anime gemelle, e che con la scomparsa del marito il suo filo rosso si è spezzato definitivamente, anche se mai dovesse trovare un altro uomo con cui costruire una relazione. Ancora non è successo. Ad Hanamichi non piace troppo pensare che sua madre rimarrà sempre da sola, ma d'altra parte non può dirsi del tutto scontento che lei non si sia ancora interessata a qualcun altro.
 
"Credi?" lo esorta Kaede.
 
Hanamichi cerca di combattere l'imbarazzo con l'aggressività. "Sì, credo, non posso esserne sicuro. Tu come fai a saperlo?"

Kaede alza ancora le spalle. "Lo so"
 
Hanamichi non sa cos'altro rispondere. Ha già esaurito gli argomenti e lo mette a disagio questo nuovo livello di conversazione con lui. Eppure voleva cambiare un po'...sì, ma i vecchi schemi sono più facili.
 
È ora che Yohei si intrufola di nuovo per agitare ancora le acque, con un sorrisetto malefico.
 
"E se foste voi due le metà che si devono ricongiungere? Cosa direste se lo scopriste?"

L'ha sparata grossa, lo sa. Di nuovo il silenzio cala sui presenti, sa che Haruko lo sta fissando in un mix di stupore assoluto e risentimento, gli altri membri dell'armata come lo avessero sentito parlare in una lingua morta, Kaede non batte ciglio mentre Hanamichi coglie la palla al balzo per prendere in mano le redini.
 
"Ah! Questa volpaccia dovrà aspettare un milione di anni per sperare di poter essere l'altra metà di un genio come il sottoscritto! Ahahahah!" attacca a ridere come un invasato, per mettere a tacere qualsiasi altra possibile replica, con le mani ai fianchi come a darsi maggiore forza. Quando torna in sé, si aspetta di vedere la schiena di Rukawa allontanarsi, annoiato, e invece Kaede lo sta ancora guardando seriamente.
Un minuscolo sorriso solleva le sue labbra da un lato, lasciando Hanamichi spiazzato. Che altro c'è?
 
"Quindi una possibilità c'è"
 
Hanamichi ha improvvisamente la bocca secca, e nonostante tutto non sa staccare gli occhi da quelli di Kaede. L'aria si sta come chiudendo su di loro e Hanamichi non sta capendo bene cosa stia succedendo.
 
Prova di nuovo a buttarla sulla risata. "Non hai sentito? Non hai speranza-"
 
"-se non tra un milione di anni. Non è un mai"
 
Ad Hanamichi è sfuggito il momento in cui Kaede si ha avvicinato, se ne accorge quando lo ritrova a invadere il proprio spazio vitale, e ancora non si ferma, lasciandogli sospendere il fiato insieme a quello di tutti gli altri. Anche le sue fan si sono zittite, non comprendendo cosa voglia fare mentre il suo viaggio verso Hanamichi prosegue e il numero 10 rimane immobile, gli occhi sbarrati.
 
Hisashi, che non fa eccezione ed è ipnotizzato come molti altri dalla scena come se stesse accadendo sullo schermo del cinema e non concretamente davanti a tutti, ha la mano sospesa a mezz'aria a stringere una bottiglietta che si stava portando alle labbra. Non può in alcun modo essere l'unico a sentire fisicamente addosso quella tensione. Tensione sessuale, non c'è dubbio.
 
Il sorriso impercettibile di Kaede ricompare mentre la sua guancia sfiora come per sbaglio quella di Hanamichi e la sua bocca si accosta al padiglione del compagno di squadra.
Le sue labbra si muovono a malapena, tutti si sporgono per udire, ma solo Hanamichi ha l'onore.
 
Kaede si allontana con disinvoltura, gli occhi di tutti lo seguono mentre recupera lo zaino e la sciarpa rimasti sull'erba e si dirige verso la scuola, la campanella che segnala la fine della pausa pranzo trillerà a breve.
 
Yohei lo guarda sparire oltre l'entrata dell'edificio, poi osserva Hanamichi, un pelo intimorito – forse è esagerato – ma il suo amico è rimasto piantato dov'era. È così rosso in volto e quasi sul punto di emettere fumo dalle orecchie che Yohei si chiede se non debba recuperare un estintore.
 
Hanamichi però non guarda nessuno. Non vede nessuno, non più.
 
Il suo volto e in particolare la parte dell'orecchio contro cui Rukawa gli ha sussurrato scotta, e solleva piano il viso per seguire il tragitto che Kaede ha percorso per rientrare a scuola pur sapendo di non poterlo più scorgere.
 
C'è solo la frase di Kaede Rukawa che risuona nel suo cervello.
 
"Spero che questo milione di anni passi il più in fretta possibile".

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16. Bed sharing ***


 
"EEEEEEH?!"
 
L'urlo alieno porta chiunque nell'arco di metri a tapparsi le orecchie e a rivolgere lo sguardo verso la fonte dello sgraziato suono. Non proprio chiunque.
Chi conosce Hanamichi Sakuragi non poteva che aspettarsi questa reazione e alcune coppie di occhi roteano verso il cielo, preparandosi a sentire il resto della prevedibile risposta.
 
"COME SAREBBE A DIRE CHE SONO COSTRETTO A DORMIRE CON LA VOLPE?!" sbraita Hanamichi verso la receptionist al colmo del disagio, la quale si guarda intorno in una palese richiesta di aiuto.
 
Ryota, che in questo momento rimpiange di essere il capitano della squadra, si fa avanti senza timore nonostante la consistente differenza di stanza tra lui e il compagno e mette in campo la sua diplomazia.
 
"Hanamichi...come già abbiamo detto prima della partenza, le camere sono state decise da Anzai sensei che ha imposto il divieto di modificare quanto lui ha stabilito"
 
"PERCHE' DIAMINE QUEL VECCHIO CICCIONE HA AVUTO L'IDEA DI METTERMI IN CAMERA CON LA VOLPE?! UNA CAMERA MA-TRI-MO-NIA-LE!!!" continua a sbottare Hanamichi, gli occhi quasi fuori dalla testa, smanacciando come fosse stato morso da uno strano insetto. Accanto a lui, un impassibile Kaede sbadiglia e si appoggerebbe anche al bancone per schiacciare un pisolino in attesa che la scenata finisca. Hisashi intanto non perdona l'uso di termini offensivi verso il suo idolo e tira una manata sulla nuca di Hanamichi, che gli ringhia di rimando, pronto a menar le mani.
 
Ryota sospira, ricordando bene le parole di Anzai sensei. Anche lui si è chiesto a quale scopo il coach abbia deciso in maniera categorica di mettere Sakuragi e Rukawa nella stessa stanza quando gli abbinamenti potevano essere vari. Tenendo da parte Haruko e Ayako, che naturalmente condivideranno la stanza, i membri della squadra che partecipano al ritiro in preparazione di una gara molto importante contro il Ryonan in questo alberghetto dotato di palestra sono otto. Anzai ha scelto di far preparare due camere con tre letti e una doppia...e non con due letti, ma con un'unico solo.
 
Di fronte alla sua perplessità, Anzai ha docilmente risposto, accarezzandosi i baffi, che Rukawa e Sakuragi hanno tutto il potenziale per diventare una coppia esplosiva in campo, ma che entrambi devono assolutamente aggiustare l'atteggiamento infantile che li vede protagonisti. Sakuragi ha bisogno di Rukawa per migliorare e raffinare la sua tecnica, per imparare ad essere più disciplinato ed efficace, mentre è chiaro che Sakuragi sia una delle poche persone con cui Rukawa è a suo agio e gli è di aiuto per sciogliersi e integrarsi anche al resto della squadra.
 
Ryota non ha discusso oltre, anche perché in fondo si tratta di un solo week end. Ma quello che sta succedendo era semplicemente scontato.
Sospirando, cerca di parlare con pazienza, come con un bambino piccolo, anche perché sono in dieci piantati davanti al bancone della reception e la situazione sta diventando più che ridicola.
 
"Si tratta solo di una notte. Siamo qui per allenarci e impostare uno schema che possa risultare vincente contro il Ryonan. Sendo è ancora più forte e anche gli altri non scherzano, inoltre hanno acquisito nuove reclute che, stando ad Hikoichi, sono molto promettenti. Quindi basta con i capricci, prendi quella chiave e andiamo a prepararci, stiamo perdendo tempo prezioso!"
 
"Ryo-chiiiiin ti prego, fammi stare in stanza con te! Mi farò piccolo piccolo!" frigna Hanamichi, le mani giunte in supplica, finte lacrime spuntano dai suoi occhi.
 
"Ti ho detto che le disposizioni di Anzai sensei non possono essere cambiate." ribadisce Ryota infastidito, incamminandosi verso gli ascensori, seguito dal resto della squadra. Haruko è l'unica che lo guarda con un po' di compassione, poi inevitabilmente il suo sguardo cade su Rukawa e si sposta una ciocca dietro l'orecchio, arrossendo.
 
"Haruko-san, aiutami!" la interpella Hanamichi, parandosi davanti a lei e impedendole di vedere alcunché.
Lei si schiarisce la gola, imbarazzata. "Ehm, Sakuragi-kun, mi dispiace ma non posso fare nulla..."
"Sono disposto a dormire sul pavimento se mi fate stare in camera con voi!" propone entusiasta Hanamichi, guardando anche Ayako per convincerla. Haruko è sul punto di dirgli gentilmente che non è appropriato, ma Ayako è meno diplomatica e gli rifila una ventagliata sulla testa.
 
"Ahi!"
"Hanamichi Sakuragi, adesso basta. Fila subito in camera a cambiarti, se non la smetti di lamentarti al ritorno rimarrai a fare le pulizie in palestra per una settimana!"
"Ayako, sei cattiva!"
"Due settimane"
"Ma non è giusto!"
"Facciamo un mese intero?" sogghigna Ayako, gli occhi vispi a sfidare il tumultuoso ragazzo.
Hanamichi grugnisce, stringendo i pugni ai fianchi, si volta per prendere finalmente la dannata chiave ma viene anticipato da Kaede, che si sta già dirigendo verso la stanza indicata.
 
"Rukawa, maledizione, possibile che la cosa ti stia bene?!" lo aggredisce, non sopportando la sua consueta calma in ogni circostanza.
"Smettila di fare casino, doaho, è solo per una notte. Mi interessa soltanto allenarmi per battere Sendo" replica piatto. Hanamichi si zittisce, colpito - e in qualche modo un po' deluso - di essere così ignorato. Ma si riprende subito.
"Anch'io voglio battere Sendo, e lo farò prima di te! Ahahah!"
Un sospiro esasperato è tutto ciò che riceve.
 
 
La stanza è carina. Non immensa, ma equilibrata, e alla fine passeranno qui lo stretto indispensabile per lavarsi e dormire. Subito a sinistra rispetto all'entrata c'è il bagno, più avanti l'area che comprende una scrivania, un televisore fissato in alto, tutto quanto si trova in un ordinario albergo. E poi lui, il terrore di Hanamichi. Il letto che dovrà condividere con Rukawa.
 
Non è esattamente piccolo, ma neanche così grande da poter garantire che lui e Rukawa non si sfioreranno durante la notte. Cavoli, lui poi è abituato a dormire a pancia in giù e in posizioni ancora più strampalate, a prendersi tutto il suo spazio, insomma. Rukawa lo ha sempre visto dormicchiare su un fianco, e spera che farà così in modo da evitare qualsiasi momento imbarazzante e fastidioso.
 
Vede Rukawa poggiare il suo zaino su un lato del letto, quello più vicino al bagno e alla porta d'ingresso.
 
"Ehi, chi ti ha detto che potevi scegliere per primo?!" lo attacca, volendo più che altro colmare il silenzio.
 
Rukawa lo guarda con indifferenza. "Che lato volevi?"
 
"Quello più vicino alla finestra"
 
"Nh. Allora siamo entrambi soddisfatti" risponde Rukawa tirando fuori gli abiti da ginnastica per cambiarsi. Hanamichi non può ribattere, ma maledice ogni secondo quel vecchio pazzo per averlo condannato in questo modo.
 
-Spero per te che non ti venga un altro infarto, nonno, non so se ti aiuterò- rimugina con un eccesso di spirito vendicativo, sapendo bene che non lo pensa realmente. Rukawa svuota il suo zaino, disponendo ordinatamente i pochi articoli di toletta sul suo comodino e i vestiti di ricambio in un cassetto.
Va poi in bagno per cambiarsi, senza rivolgere alcuna parola all'improvvisato coinquilino.
Se Hanamichi ascoltasse il lato capriccioso, si lamenterebbe anche per il fatto che lui non ha il diritto di andare in bagno per primo senza consultarsi. Ma il silenzio tombale di Rukawa lo porta, suo malgrado, a rimanere a sua volta zitto e a cambiarsi rapidamente, volendo soltanto uscire il più velocemente possibile da qui e, ancora più importante, arrivare alla fine del week end ancora prima.
 
Ha l'impressione che questi due giorni e questa notte in particolare saranno difficili da superare, specialmente in mancanza della sua Armata.
 
 
 
L'allenamento è stato molto intenso e qualsiasi buffonata è stata messa da parte. Hanamichi si è impegnato tanto, evitando di perdere tempo e sudando parecchio. Né Ayako né Ryota hanno potuto rimproverargli niente, anzi bisogna ammettere che se Rukawa è armonia pura da guardare, Hanamichi è il lato selvaggio e spettacolare da cui è impossibile staccare lo sguardo. Sono come due generi musicali diversi ma ugualmente irresistibili.
 
Hanamichi in parte ha agito così perché, stancandosi molto, sarà più facile addormentarsi in fretta senza pensare troppo all'idea di doverlo fare nello stesso letto insieme a Kaede Rukawa.
La stanchezza di Hanamichi, quando esce dal bagno in maglietta e pantaloncini puliti, è tanto fisica quanto mentale. Nel momento in cui Rukawa si infila velocemente in bagno, lui ne approfitta per stendersi e adattarsi alla nuova condizione.
 
Non ha mai condiviso il letto con nessuno. Mettendo da parte i suoi genitori, anche in età non proprio tenerissima, colpa di qualche film horror che riteneva di poter sopportare, e i suoi migliori amici con cui a volte si è sbragato su qualche futon perché facevano le ore piccole con i videogiochi, è sempre stato libero di allargarsi quanto voleva nel suo letto.
 
E poi è Rukawa.
 
Hanamichi accenderebbe la televisione, ma non vuole prolungare l'agonia. Spegne la luce sul suo comodino, e non si sente praticamente niente – frutto di una buona insonorizzazione – fino allo scatto della porta del bagno che si apre e i passi di Rukawa che lo trascinano fino al letto.
 
Una volta che gli occhi si sono adattati alla penombra, Hanamichi lo scorge sdraiarsi e mettersi su un fianco, con la schiena rivolta verso di sé.
 
L'atmosfera è così strana. Hanamichi è stanco ma fatica ad addormentarsi. Rukawa non ha aperto bocca, quasi per tutto il giorno, nota. È strano. Parla sempre poco...ma non così poco. Non con lui. Forse l'idea della stanza in comune gli dà fastidio più di quanto abbia ammesso, ma si è comportato in maniera più matura. Forse la sua mente è occupata unicamente dall'idea della sua sfida con Sendo. La sua mano si stringe involontariamente al pensiero.
 
Il treno dei suoi pensieri viene interrotto da qualcosa. Tira su col naso, come se sentisse un odore nuovo. No, non nuovo...lo sta sentendo da un po', ma è come se solo adesso gli cascasse addosso, impossessandosi dei suoi orifizi nasali. È delicato e allo stesso tempo insistente. Non provoca sensazioni strane come quelle che prova quando entra in una profumeria, ma...è qui. Non se ne va.
 
Hanamichi sposta il viso, cercando l'origine dell'odore. Del...profumo. Non è assolutamente in grado di riconoscere gli elementi di una fragranza, e non saprebbe neanche da dove cominciare per descriverla. È dolce, ma non stucchevole. È delicato, ma ostinato, ed è tutto quello che Hanamichi oramai riesce ad odorare.
 
Si volta verso la massa coperta rappresentata dal corpo di Kaede, che non si è mai mosso.
 
È...il suo profumo.
 
Hanamichi deglutisce, poi si concede una zaffata più estesa di quelle di prima. È buono.
Chiude gli occhi.
 
 
 
Hanamichi apre gli occhi e trova Kaede girato verso di sé, anche se il movimento gli è sfuggito. Deve essersi appisolato. Si sente un po' intontito, ma la sua vista diventa più nitida e si accorge che il viso di Kaede è piuttosto vicino. Con una mano, anzi, ha oltrepassato la metà che divide il letto e i reciproci 'regni'. Potrebbe rifilargli un calcio e rispedirlo dalla sua parte, ma scopre che non ne ha voglia. Anzi, il suo corpo risulta quasi appesantito, con i muscoli non molto desiderosi di scatti violenti. Ci ha davvero dato dentro agli allenamenti, oggi.
 
Kaede ronfa leggermente, senza però sfociare nel russare, in un ritmo calmante che rilassa Hanamichi. Lo fissa, e stranamente la vicinanza non lo disturba. Il profumo di Kaede torna a rivendicare la sua attenzione, e d'un tratto i cinque sensi di Hanamichi sono tutti concentrati su di lui. Nelle orecchie il suo respiro addormentato, negli occhi il suo volto di porcellana perfetta, nelle narici la sua essenza morbida, può essere che ci sia del gelsomino da qualche parte?
 
Manca giusto...
 
I suoi occhi scendono sulle sue labbra, disegnate in una soave forma di cuore. Che gli prende? D'improvviso, vuole coinvolgere sia tatto che gusto per completare l'esperienza. È assurdo, lo sa, ma come il profumo di Kaede, l'idea si fa strada nella sua mente e come una specie di filtro magico se ne impadronisce.
 
E poi non è tutta colpa sua. Rukawa doveva rimanere voltato, dandogli le spalle, senza avvicinarsi così. Mostrando il suo viso così...abbandonato, piacevole. È come guardare un quadro e Hanamichi non è tipo che rispetta i cartelli di 'Non toccare'.
 
Per questo, nel più riverenziale gesto che Hanamichi abbia mai rivolto a qualcuno, le sue labbra sfiorano quelle di Kaede in un contatto pavido ma frutto di una strana mistura di emozioni che Hanamichi non vuole nemmeno iniziare a districare.
 
Doveva solo condividere il letto con lui. Dovevano solo dormire, ognuno sul suo lato. Hanamichi ha tante domande a cui però i suoi sensi non sono interessati, le labbra premono in un contatto sempre pudico ma coraggioso. Non si scosta perché, tra i tanti pensieri che sfrecciano nella sua mente un po' troppo annebbiata, non c'è quello che si tratti di un errore.
 
Non osa muovere le mani né altro, solo le sue labbra si appoggiano e unicamente con la punta della lingua tocca quelle del compagno addormentato, ed è il segnale per separarsi. Incredulo, guarda Kaede, mentre una risata minaccia di risalirgli dalla gola e svegliarlo. Wow. Ha dato il suo primo bacio a una persona addormentata – a Kaede Rukawa – e gli è piaciuto.
 
Il profumo di Kaede è ovunque intorno a lui. E Kaede è...
 
"Tutto qui?"
 
Hanamichi è convinto che il suo cuore si sia seriamente fermato per qualche istante quando la voce di Kaede squarcia il silenzio, e nell'oscurità della notte vede i suoi occhi aperti e lucidi su di sé.
 
Hanamichi è indeciso. Vorrebbe voltarsi e violentarsi per dormire, ma quel 'Tutto qui' sembra soltanto l'ennesima sfida e gli risulta impossibile sottrarsi. Come una piuma, la mano di Kaede si attarda sulla sua guancia, col pollice gli accarezza uno zigomo.
 
Hanamichi cede. Lo bacia di nuovo e questa volta Kaede partecipa, accogliendolo subito, quasi non avesse mai fatto altro nella vita. Ma come, non gli ha rivolto la parola, non l'ha guardato, non ha fiatato...era per questo? Perché anche lui desiderava che succedesse questo e ha finto indifferenza per evitarlo?
 
Hanamichi geme sentendo la lingua di Kaede che irrompe nella sua bocca, la sua mano prima sul viso e poi fra i capelli, il bacio che diventa disordinato e ingestibile, un turbine che solleva sempre più in alto, fuori da quel letto da condividere, da quell'albergo, dalla città...volando in un altro posto, indefinibile, irriconoscibile, intoccabile.
 
Voleva provare la completezza dei sensi e ora che c'è, è difficile aggrapparsi alle singole sensazioni per separarle ordinatamente, catalogarle, comprenderle. Oh, se non se l'aspettava.
 
Oh. Il suo odore. Il suo sapore.
 
Hanamichi geme di più quando Kaede gli morde, tirandolo, il labbro inferiore, si sente così eccitato anche se è come se stesse annegando, e...
 
Oh.
 
 
 
"Doaho. Giuro che è l'ultima volta che ti chiamo"
 
Le palpebre di Hanamichi si alzano e sbattono un numero imprecisato di volte. Si guarda intorno, del tutto disorientato, e...c'è luce.
 
È...è giorno.
 
Kaede è steso e con il capo sorretto da una mano, lo osserva come fosse l'esemplare di una specie in estinzione, giusto un sorrisetto modifica i suoi lineamenti riposati.
 
"Cosa?" biascica Hanamichi.
 
Kaede alza un sopracciglio. "Alzati, doaho, così la smetti con le lamentele nel sonno. Che diamine hai sognato? Sei impossibile anche mentre dormi" borbotta, spostandosi sul lato per apprestarsi ad andare in bagno.
 
Sognato. Ha sognato. Quel primo bacio è stato solo un sogno.
La consapevolezza che atterra pesantemente sulla testa frastornata di Hanamichi lo porta sull'orlo di un grido isterico, ma la sua gola è annodata.
Fissa Kaede, non trova legale che una persona sia così ben messa appena sveglia.
 
"Vuoi usare il bagno per primo?" domanda Kaede, ignaro della sua crisi interiore. Non potrà mai venirne a conoscenza in ogni caso, comunque. Non saprà mai che Hanamichi ha fantasticato su di lui, in una maniera così inebriante e piena di calore...
 
"I-io..." Hanamichi distoglie lo sguardo, lasciandolo vagare, finché non atterra su un punto preciso. Con un movimento fulmineo solleva la coperta e reclina la testa, gemendo contrariato.
 
Se sperava che Kaede non avesse notato il suo gesto, si sbaglia, subito dopo lo sente esporsi in un risolino.
 
"Tutto funziona, buono a sapersi"
 
Hanamichi non dice niente, desiderando solo sparire – o che Kaede sparisca, a questo punto. È stato solo un sogno, dannazione. Vuole tornare a casa.
 
"Vado, così intanto ti ripigli"
 
Hanamichi inclina la testa. 'Buono a sapersi'? Come sarebbe?
 
 
 
Kaede chiude la porta del bagno, appoggiandovisi e sospirando profondamente.
 
Guarda in basso e sorride sconsolato, Hanamichi non è l'unico...beh, arzillo.
 
È stato molto faticoso. Ha fatto di tutto per rimanere alla larga, dando vita alla sua migliore interpretazione di assoluta indifferenza...e lui, in piena notte, si mette a gemere e a contorcersi in maniera così...erotica!
 
Kaede si è fatto violenza per non saltargli addosso e fargli sfogare tutta quella pressione, accontentandosi di appoggiare il viso contro la sua spalla nel momento in cui si è calmato e il sonno è proseguito serenamente. Per fortuna, riuscendo a svegliarsi prima di Hanamichi, altrimenti si sarebbe ritrovato fuori dalla finestra. Ha anche pensato di svegliare lui in maniera molto interessante, sprofondando sotto le coperte e tra le sue gambe...è stato uno sforzo poderoso.
 
Nonostante la tortura subita, Kaede si sente pronto a ripetere l'esperimento. Chissà, una prossima volta, forse.
 
Con una risatina e un'erezione ormai svettante, Kaede si prepara a una lunga e rumorosa doccia.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17. Birthday ***


La svolta era avvenuta poco prima delle vacanze di Natale, quando il coach Anzai aveva organizzato lo scambio di doni tra i ragazzi della squadra (comprese le manager) in modalità casuale. I nomi di tutti erano stati scritti su foglietti piegati e inseriti in un cappello, poi ognuno aveva pescato la persona alla quale avrebbe dovuto fare un regalo durante l'ultimo giorno di scuola, senza poterlo rivelare prima del fatidico momento.
 
Hanamichi aveva pescato Kaede. Si era limitato a grugnire parole incomprensibili, già con una lista mentale su cosa sarebbe stato appropriato.
Kaede aveva pescato Hanamichi. Aveva quasi sospirato di sollievo al timore di beccare Haruko, prima di tutto perché non aveva assolutamente idea di cosa regalare a una ragazza di cui non gli importava nulla, e secondo perché qualsiasi cosa le avesse preso, lei magari avrebbe pensato che quello fosse il segnale di un loro ipotetico inizio di relazione.
 
Il giorno dello scambio, questo era avvenuto con un velo di imbarazzo, ma senza particolari sceneggiate. Tutti in palestra erano molto entusiasti e impazienti di scoprire chi era il proprio Babbo Natale e al contempo non vedevano l'ora di consegnare i doni alla persona che la sorte aveva loro affidato.
 
Kaede, dopo essersi scervellato a lungo, come ultima opzione accettabile aveva scelto una fascetta da indossare al braccio durante le partite, come quella che aveva sempre lui. L'aveva presa rossa per Hanamichi. Non era un granché e lo sapeva, ma Hanamichi aveva ringraziato sinceramente. E da allora, la indossava sempre, anche agli allenamenti.
 
Per Kaede, Hanamichi aveva trovato dei dolcetti, tipici americani, in uno dei pochi combini che li vendevano. Avendo sempre poca disponibilità pecuniaria, non aveva potuto ambire a molto di più, ma aveva pensato che un piccolo assaggio di Stati Uniti potesse piacere a Rukawa. Questi aveva apprezzato. Non era un amante dei dolci e stava sempre molto attendo a quanto mangiava, non era certo uno che decantava le qualità del cibo che vedeva solo come strumento necessario per svolgere tutte le funzioni fisiologiche, ma aveva conservato con cura il regalo di Hanamichi. Quel momento di scambio di cose così semplici aveva tracciato una nuova linea nel loro rapporto e l'espressione sorniona di Anzai rivelava quanto ne fosse consapevole.
 
E il cambiamento è stato praticamente epocale dato che all'alba del 1° aprile, compleanno di Hanamichi, lui e Kaede si...beh, frequentano. In un certo senso si sentono protagonisti di un manga shojo, l'acceleramento della loro nuova dimensione è partito da quando, il 1° gennaio, Hanamichi ha telefonato a casa di Kaede per fargli gli auguri e invitarlo a fare due tiri al campetto, poi in serata insieme alla sua Armata lo ha trascinato a bere qualcosa per festeggiare. La sola idea che Hanamichi sia andato da Ayako o da Anzai per procurarsi il suo numero di telefono gli ha provocato una scossa interiore impossibile da ignorare.
 
Da lì è stato tutto in discesa, più o meno, cercando di ritagliarsi dei momenti di solitudine e pace, lontani dal resto del mondo. Dopo un po', nell'aria hanno cominciato ad aleggiare sempre più fortemente domande del tipo 'Cosa stiamo facendo', 'Siamo una coppia o no', ma non sono state espresse ad alta voce, né si è cercato di dare una vera e propria definizione alla loro realtà. Non c'è nemmeno stato alcun approccio fisico, a dire il vero. Ma c'è intesa, c'è chimica. Si incastrano bene, su questo nessuno dei due ha più dubbi, e non c'è alcuna necessità di accelerare o etichettare la situazione, vanno al loro ritmo. Per ora si sentono bene ed è ciò che conta.
 
Fino ad allora Hanamichi era convinto che potessero piacergli solo le ragazze e invece all'improvviso non faceva che pensare a Kaede; per Kaede, Hanamichi è stato spesso un fastidioso compagno di squadra, verso il quale era però difficile non sentirsi calamitato, ma si è sempre imposto di tacere qualsiasi sussulto del suo cuore o del suo stomaco nel vederlo, finché non ci è più riuscito.
 
Pensa davvero che se ognuna di quelle ragazze che ha rifiutato Hanamichi senza rifletterci due volte avesse trascorso anche solo un'intera giornata con lui, avrebbe cambiato idea. Sia lui che Hanamichi, per certi versi, sono facili prede dei giudizi rapidi. Hanamichi, il pagliaccio dai capelli rossi e la bocca larga, Kaede, l'algido principe.
C'è molto di più e se ne sono accorti, conoscendosi, e ora Kaede non vuole assolutamente che alcuna ragazza lo scopra.
 
A scuola, il giorno del compleanno di Hanamichi inizia con uno striscione attaccato agli armadietti presso cui gli studenti cambiano le scarpe, e continua praticamente per tutto il tempo, con trombette da stadio e coriandoli che faranno soltanto imprecare gli addetti alle pulizie.
 
Durante gli allenamenti, Hanamichi viene celebrato ancora, pare che il giorno di Natale sia più questo che quello passato. Kaede gli ha fatto gli auguri al mattino, tramite messaggio, sapendo che questa volta non avrebbe potuto averlo per sé sul terrazzo.
 
Haruko dice di aver prenotato in un bel ristorante per continuare i festeggiamenti quella sera, e Hanamichi la ringrazia con un grande sorriso che la fa moderatamente arrossire.
Kaede partecipa all'uscita, purtroppo non riesce a sedersi né accanto né di fronte Hanamichi, che viene circondato da tutti gli altri. Finisce in fondo al tavolo, è un po' contrariato ma non farà storie. Spera di poter avere un po' di tempo da solo con Hanamichi prima che termini la serata.
Nel frattempo, mangia meccanicamente, e non stacca mai gli occhi da lui.
 
"Come va tra voi?" la voce di Ayako lo fa sobbalzare, la guarda e nota i suoi profondi occhi scuri pieni di consapevolezza.
"Cosa?"
"Era possibile avere un dubbio, ma dato che lo stai trapassando con lo sguardo da quando ci siamo seduti qui...e poi ho notato che Hanamichi è rimasto un po' male di non essere riuscito a mettersi vicino a te. Unendo tutti gli addendi di questi mesi...voi che non litigate più, che sparite in pausa pranzo, che vi lanciate occhiate..." lascia in sospeso un elenco che potrebbe continuare, con un sorrisetto malizioso.
Kaede si sente arrossire e spera che le luci del locale lo nascondano. Con l'aria di uno sulla barra degli imputati, non risponde, ma non ce n'è bisogno.
Ayako ridacchia. "Fra un po' aprirà i regali, hai preparato il tuo?"
"Sì, ma..."
Ayako continua a dimostrare di conoscerlo molto meglio di quanto lui sappia quando sussurra: "Mi sa che preferiresti darglielo da solo...è così?"
Kaede annuisce, negare non serve a nulla ormai. Comincia ad avere un po' sonno ma aspetterà finché Hanamichi non sarà solo per avere il suo tempo con lui.
È quasi contento che qualcuno lo sappia per certo. Ha sempre avuto buona considerazione di Ayako, non può che confermare.
"Va bene. Allora ti do una mano" aggiunge facendogli l'occhiolino, poi si rivolge al resto del gruppo.
 
"Ragazzi, si sta facendo tardi e domani c'è scuola, io avrò un test importante. Ryota, mi accompagneresti a casa?", non le piace più di tanto giocare il ruolo della donzella timorosa di tornare a casa la sera, ma è per una buona causa, e poi farà felice più di una persona. Ryota avvampa e scatta in piedi sull'attenti.
"Sì, signora!"
"Voialtri accompagnerete Haruko" ordina all'Armata. Haruko prova ad obiettare:
"N-non serve, posso chiamare mio fratello..."
Ayako la fulmina, insistendo: "Perché disturbare lui quando ci sono qui quattro giovani vigorosi in grado di proteggerti da qualsiasi minaccia?"
Haruko non si azzarda a controbattere una seconda volta e annuisce, ormai si fida ciecamente degli amici di Sakuragi, non hanno mostrato altro che rispetto e cortesia nei suoi confronti.
 
"Va bene, Ayako ha ragione, si è fatto tardi...domani ci sarà davvero da ridere a vedere le nostre facce" concorda Yohei, alzandosi dal tavolo e spingendo gli altri a fare lo stesso.
Notando che Hanamichi rimane seduto, Nozomi lo interpella: "Hanamichi, non vieni anche tu?"
Hanamichi sorride tiepidamente, poi lancia un'occhiata a Kaede: "Penso che mi assicurerò che la volpe arrivi sana e salva a casa...sta dormendo in piedi"
Tutti esprimono un contenuto stupore alle sue parole, tranne qualcuno.
"Mi sembra giusto, non possiamo permettere che al nostro asso succeda qualcosa" approva Ayako, seguita da Ryota che annuisce e lo farebbe qualsiasi cosa lei dicesse.
 
Gradualmente - e fin troppo lentamente per i gusti di Kaede - tutti salutano Hanamichi con ennesimi auguri per il compleanno e si congedano, lasciando solo loro in compagnia di pochi camerieri che riassettano la sala.
 
Ora che sono soli, Kaede è felice, ma mentre gli occhi di Hanamichi lo guardano con aria così sincera e amorevole, il suo nervosismo si accresce. Cerca di combatterlo e di prendere tempo recuperando dallo zaino, finalmente, il regalo di compleanno.
 
"Eh eh, mi sembrava che ne mancasse uno!" dice allegramente Hanamichi, indicando con un cenno del capo la borsa in cui sono stati raccolti i regali da parte degli altri.
 
Kaede fa scivolare un pacchetto piccolo e sottile sul tavolo, mantenendosi discreto e sentendosi un po' infantile e stupidamente goffo.
Hanamichi lo afferra, voltandolo un paio di volte come a cercare di indovinare di cosa si tratta.
 
"Non sono bravo a scegliere i regali. È un-"
Hanamichi lo interrompe subito: "Volpe, so che le occasioni sociali non sono il tuo cavallo di battaglia, ma di sicuro non si rivela un regalo prima che sia stato scartato!"
"..."
"Altrimenti che senso ha fare il pacchetto?!"
 
Oggettivamente, Kaede non può ribattere alla logica. Hanamichi si dimostra incredibilmente paziente e delicato mentre scosta la carta, rivelando l'oggetto contenuto.
Lo studia, mentre Kaede studia lui.
È un acchiappasogni, con tre ciondoli. Quelli laterali rappresentano due lune, quello centrale una
piccola volpe rannicchiata e addormentata.
Fissandosi su quest'ultimo dettaglio, Hanamichi sorride teneramente.
Kaede, agitandosi, pensa a qualcosa da dire.
 
"Ero indeciso...se scegliere quello con la scimmia, o...", forse è un po' presuntuoso regalargli qualcosa con un simbolo chiaramente riferito a se stesso, ma alla fine gli è parsa la scelta più idonea. "Se non ti piace posso cambiarlo", di sicuro non farebbe fatica, tanto per cambiare la tipa del negozio si è invaghita di lui a prima vista.
 
"Scherzi? Mi piace un sacco, grazie" afferma Hanamichi, rigirandoselo e sfiorando con un dito la volpe. "Quello con la scimmia prendilo tu" gli dice con occhi luminosi, mettendo in pericolo il cuore di Kaede già sull'orlo del precipizio. La stoccata arriva quando la mano grande e calda di Hanamichi copre la sua, Kaede in un impulso di ansia si guarda intorno rapidamente ma nessuno sta facendo caso a loro, e ad Hanamichi sembra non importare.
 
Poi con voce più sommessa aggiunta: "Come se mi servisse un'altra ragione per pensarti continuamente..."
 
Kaede avverte una specie di esplosione interna e dall'aria birichina di Hanamichi, capisce che ne è conscio.
Hanamichi lancia una svelta occhiata all'orologio. "Non è mezzanotte. È ancora il mio compleanno. Vorrei chiederti un'altra cosa?"
"Cosa?"
Hanamichi arrossisce un po', schiarendosi la gola.
 
"Posso baciarti?"
 
I pochi secondi di attesa servono a Kaede soltanto per essere sicuro di riuscire a respirare.
 
"Sì"
 
Hanamichi si avvicina, la mano protettiva sulla sua, il sorriso che non abbandona le sue labbra. Si ferma a un soffio da quelle di Kaede, sussurrando "Buon compleanno a me" prima di baciarlo per la prima volta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18. Hug ***


Com'è da aspettarsi, il giorno di San Valentino è un incubo per Kaede Rukawa. I suoi occhi roteano al cielo da quando si alza e per tutto il tragitto in bicicletta, rischiando di incastrarsi da qualche parte. Ha provato a convincere i suoi a non farlo andare a scuola, oggi, ma saltare una giornata per sua madre è giustificabile praticamente solo se finisce in coma. Il che non sembra un'ipotesi così terribile, a pensarci un attimo.
 
Desidera essere sia sordo che cieco quando fa il suo ingresso allo Shohoku in un'ondata di mugolii e strilletti, forse se uccide qualcuno in queste condizioni potrebbe ricevere qualche attenuante. Ma ecco che lo strazio prosegue al suo armadietto, c'è una pila di cioccolatini di varie dimensioni e colori altissime. Ragazze e ragazzi lo fissano, questi ultimi verdi di invidia, Kaede non sa quanto desidererebbe lanciare loro tutta quella roba per disfarsene. Le oche lo hanno portato a odiare perfino il cioccolato.
Mollerebbe lì tutto se non fosse che impediscono di passare, e di sicuro ci saranno sorprese anche sul suo banco, quindi con uno sbuffo solleva il tutto ed è pronto a cestinare senza il minimo risentimento quando un singolo pacchetto cade dalla montagna e finisce sul pavimento senza quasi fare rumore.
 
Annoiato, Kaede si abbassa a guardarlo, poi si acciglia. È strano. Non sembra una scatola di cioccolato. L'ennesima lettera d'amore? Afferrandolo, non sembra nemmeno contenere carta. È un pacchetto molto semplice, blu scuro, sembra includere qualcosa di morbido. Lo agita ma non sente nulla. Lo gira e trova un'etichetta bianca, piccola, su un angolo del pacchetto.
 
Gli occhi gli escono quasi fuori dalla testa.
È firmato Hanamichi Sakuragi.
 
 
 
Hanamichi sta ridendo e scherzando con i suoi compari davanti a scuola prima di entrare, l'atmosfera è rilassata e serena anche se fa sicuramente freddino a giudicare dalle condense che escono dalle bocche di tutti gli studenti fuori a prendere un po' d'aria prima di rinchiudersi nell'edificio.
Improvvisamente, un'aura minacciosa appare accanto a lui e avverte un brivido gelido dietro la schiena.
Si volta appena e trova un Kaede Rukawa inviperito come mai lo ha visto.
 
"Vieni con me"
 
Hanamichi non ha tempo di fiatare, Kaede gli artiglia il braccio e lo trascina lontano dagli altri come non pesasse niente. A passo di carica lo costringe a seguirlo fino alla terrazza, sordo ai richiami di Hanamichi che gli urla di lasciarlo e alle ragazze che li osservano allontanarsi con gelosia e shock.
Kaede si premura di chiudere la porta e addirittura esclama, preso dal fervore del momento: "Chiunque ci interromperà, morirà soffrendo!"
 
Il rimbombo della porta in pesante metallo sembra una campana funebre. Hanamichi deglutisce, anche se non è affatto sensato avere paura di Kaede. Ma non l'ha mai visto così allucinato.
 
"Si può sapere che cavolo ti prende? Devi dormire di più la notte per non essere così irritabile di giorno!" prova a smorzare i toni, non riuscendo affatto a capire l'espressione del ragazzo.
Kaede si piazza davanti a lui e per qualche secondo non dice niente, ansimando un po' per lo sprint - trainare Hanamichi così a lungo e su per le scale non è proprio uno sforzo irrilevante.
 
Continua a non parlare e si limita ad estrarre dalla tasca l'oggetto incriminato.
Con occhi taglienti, sbotta: "Che diavolo è questo?"
 
Lo stupore di Hanamichi ha vita breve. Kaede pensa che dovesse per forza aspettarsi una reazione del genere. Un regalo da parte sua il giorno di San Valentino? Che scherzo ha organizzato?
 
"Cos'ha contemplato la tua mente bacata?" persiste, dando a intendere che non tollererà cazzate.
Con sua sorpresa, Hanamichi alza le spalle disinvolto. "È  solo un regalo"
Kaede non abbocca. "Quando mai tu hai fatto regali a me. Mi prendi in giro? Che schifo c'è qui dentro?"
"Ti basta aprirlo"
Per una volta, Kaede non riesce a leggere le intenzioni di Hanamichi e la cosa lo disturba. Stringe gli occhi più che può, come a intravedere qualsiasi dettaglio che in questo momento gli sta sfuggendo. Ma cosa?
"Ti ucciderò per davvero se è un ridicolo scherzo"
"Ah ah. Come sei suscettibile, volpe, e anche se fosse? Sei così superiore a tutto il resto del mondo da non poter, nel caso, accettare una presa in giro?" lo sfida, senza però alzare la voce, "o forse hai solo paura che potrebbe contenere qualcosa che ti piace?"
 
Kaede si irrigidisce.
"Stai cercando di applicare la psicologia inversa su di me?" chiede, quasi ironico.
Hanamichi fa una smorfia. "Fai un po' come ti pare" conclude avvicinandosi alla ringhiera e appoggiandovisi. Anche se saltasse la prima ora, non sarebbe una tragedia. Intanto, conta mentalmente, reprimendo un sorrisetto trionfante.
 
Kaede combatte, internamente. Se lo apre, gliela darà vinta. Se non lo apre...gliela darà vinta ugualmente. Si sente come un topo intrappolato e comincia a pensare che sopportare la cioccolata dalle invasate non sia così male. Essere in una posizione di svantaggio non gli piace in generale, figurarsi con Sakuragi. Gli lancia un'occhiata e lo vede guardare verso l'orizzonte, sereno.
 
Con le dita tremanti, si avvicina all'apertura del pacchetto chiuso da nastro adesivo trasparente, maledicendosi per la sua arrendevolezza alla propria curiosità, ma oramai deve sapere. Anche se non lo aprisse, non farebbe che chiedersi che cosa contenga. E poi...può sopportare uno stupido scherzo adolescenziale. Cosa mai potrebbe contenere di così terribile un pacchetto così sottile e innocuo?
 
Il suo cipiglio si approfondisce quando scopre l'arcano.
Guarda Hanamichi come se fosse completamente scemo.
 
"Un tovagliolo?"
 
Hanamichi si volta, Kaede vede chiaramente un luccichio divertito nel suo sguardo, poi si avvicina ed è palese che si stia trattenendo per non scoppiare a ridere.
 
Che diamine...?
 
Kaede sussulta quando le mani di Hanamichi sfiorano le sue, raggiungendo il temuto regalo (un tovagliolo!) e scostandone delicatamente i lembi.
 
"Ecco. Guarda ora"
 
Kaede abbassa lo sguardo, ormai tanto vale capirci qualcosa. Altrimenti, anche se è assurdo, faticherà ad addormentarsi.
Il suo cervello è sorprendentemente lento ad assorbire quello che i suoi occhi registrano.
Incredulo, torna a guardare Hanamichi e di nuovo il tovagliolo, e così per diverse volte.
 
"Cosa...?"
 
"Anche se non ci crederai, è venuto nel ristorante gestito da mia madre e mia zia qualche settimana fa. Era in vacanza per qualche giorno e voleva un posticino tranquillo, un po' lontano da quelli più famosi e centrali. Non puoi capire che caos...lui cercava un po' di calma e invece la gente gli è stata addosso tutto il tempo. Ma si è dimostrato molto gentile. E, come puoi immaginare, ha fatto una pubblicità incredibile al ristorante!"
 
Kaede torna a fissare il tovagliolo. Al centro, in nero e in maniera più che comprensibile, è scritta la seguente frase: 'A Kaede Rukawa, non mollare mai. MJ', con accanto anche una faccina sorridente.
 
"N-non è possibile...lui...qui?!" balbetta, sbarrando gli occhi il più possibile.
 
"Nemmeno io ci credevo quando l'ho visto. Inutile dire che la sua fama lo precede, chiunque lo conosce anche non sapendo niente di basket. E casualmente è il tuo preferito..."
 
Kaede scatta in alto con la testa, "Come lo sai?"
 
Hanamichi ride, "Beh non ci vuole un genio, cosa che modestamente sono...è il principale motivo per cui molti si avvicinano al basket. E ho visto parecchi suoi video, si vede che cerchi il più possibile di imitare le sue movenze...e anche le sue provocazioni"
 
Kaede è senza parole, ma non perché non gli vada di parlare, per una volta.
Hanamichi ha osservato i suoi movimenti così attentamente?
Tenta di appigliarsi all'ultima idea che gli passa per la mente: "E-ehi...non è che hai scritto tutto tu e...", questa non gliela perdonerebbe di certo.
 
Hanamichi non pare offeso. "Nah, forse qualche mese fa lo avrei fatto. Ma è stato davvero lì. Guarda, ho le prove", tira fuori rapidamente il portafogli dalla tasca posteriore e ne estrae un cartoncino. Lo mostra a Kaede, è una foto e li ritrae insieme. Hanamichi con un sorrisone ebete, il suo idolo sembra semplicemente provenire da un altro pianeta, è perfetto.
 
"Non pensare neanche che avrei faticato tanto per un fotomontaggio! E poi puoi passare al ristorante e chiedere a mia mamma, se vuoi. Lei si preoccupava solo che uno così grande e grosso dovesse mangiare tanto, anche se mai quanto me!" ride, non badando alla paralisi di Kaede che continua a fissare il tovagliolo con l'espressione più esterrefatta di sempre. Se avesse una macchina fotografica, Hanamichi lo immortalerebbe.
 
"Q-quindi...lui è venuto al tuo ristorante...hai fatto una foto con lui...e poi? Gli hai...chiesto di scrivere questo...per me?"
 
"Sì, mi è venuto in mente poco prima che se ne andasse. Così al volo ha scritto sulla prima cosa che ha trovato, il tovagliolo."
 
"M-ma perché hai fatto questo...per me?" sul finale della frase Kaede sta quasi squittendo e cerca disperatamente di ricomporsi.
Ancora una volta, Hanamichi scrolla le spalle come se non fosse niente di che.
"Te l'ho detto, so che ti piace tanto e me ne sono ricordato. Un po' meglio di qualche cioccolatino, eh?"
 
Hanamichi finisce a malapena la frase, che si ritrova con le braccia di Kaede al collo - mentre la mano stringe il prezioso tesoro - e il suo corpo molto, molto più vicino di prima.
 
Sconvolto, Hanamichi non reagisce. Rimane stupidamente con le braccia a penzoloni intanto che Kaede lo stringe con forza.
Tutta la sicurezza di Hanamichi gli finisce sotto le scarpe e giusto un filo di voce gli viene in soccorso:
 
"Volpe...mi stai abbracciando?" sussurra, come timoroso di spezzare il momento con un tono appena più alto.
Kaede non risponde, rimanendo allacciato a lui come un koala per qualche lungo istante.
Poi, una frase gli torna in mente più delle altre.
Un po' meglio di qualche cioccolatino.
 
Separandosi da lui, lo guarda scettico. "Perché hai voluto darmelo oggi? A San Valentino?"
Hanamichi arrossisce di botto e devia lo sguardo, strofinandosi la nuca con una mano.
"Beh..."
 
Se Kaede non rimane vittima di infarto oggi, non succederà mai più.
 
"Tu...io..." tartaglia, ma l'ossigeno sta faticando ad elaborare così tante informazioni devastanti tutte insieme.
Hanamichi non replica, ma un impercettibile cenno del capo fornisce tutte le rispose necessarie.
Subito dopo però ha fretta di precisare:
"Ma non stare a pensarci troppo, non è che dovessi...uh...saperlo", finge un colpetto di tosse per riprendersi, "ci tenevo a farti questo regalo e devo dire che la reazione non mi ha affatto deluso. Allora, ti piace?"
"Se mi piace? Non sarò mai in grado di fare nulla che possa ricambiarti adeguatamente! Ok, mi hai battuto per sempre nel campo dei regali, contento?"
 
Hanamichi ride e il suono a Kaede risulta dolcissimo. Lui di solito ride sguaiatamente, volgarmente, scioccamente...non così.
 
"Non serve che ricambi. Sono contento così. Davvero. Buon San Valentino. Ora vado, sono ancora in tempo per la prima ora"
 
Hanamichi gli passa accanto per proseguire verso l'uscita - o meglio, l'entrata per tornare a scuola - ma qualcosa in Kaede gli dice che l'idea non gli piace. Non vuole che questo momento finisca così presto.
È questo il vero Hanamichi? Cioè, sa da tempo che sotto le sue arie di buffone c'è una persona buona e generosa, temeraria, incredibile, per dirla in breve...ma così premuroso, così gentile, così dolce...non se lo aspettava.
Una sensazione calorosa e sconosciuta si fa strada nel suo petto.
Lo chiama.
 
"Ehi."
 
Hanamichi si volta, il sole del mattino illumina i suoi capelli rossi rendendoli simili a fiamme vive e Kaede deglutisce.
 
Così...bello?
 
"Ti va se condividiamo? Ero di fretta e non ho fatto colazione", dice guardando in alto, non riuscendo bene a dissimulare il suo imbarazzo, mentre dalla tasca dei pantaloni tira fuori una merendina al cioccolato.
 
Hanamichi non risponde subito e Kaede aggiunge: "So, naturalmente, che non compete neanche lontanamente con il tuo regalo..."
 
"Ti ho detto che non è una competizione" lo ammonisce gentilmente Hanamichi e Kaede sente che è sincero. Non lo ha fatto per vincere, lo ha fatto in modo disinteressato per fargli piacere.
 
Il calore al petto aumenta.
 
Si siede, stupito che le gambe lo abbiano retto finora, aprendo la merendina e guardando Hanamichi come per invitarlo a raggiungerlo.
Hanamichi sospira. "Tanto matematica non la capirò comunque"
Kaede intanto mette via il cimelio che si guadagnerà un santuario in camera sua e divide la merendina, lasciando la parte più grossa ad Hanamichi.
Mangiano in silenzio, godendosi l'atmosfera che si fa più tiepida grazie al sole sempre più alto e che, anche se manca ancora un po', già preannuncia che la primavera non è poi così lontana.
 
Una volta passate le forti emozioni, Kaede si sente sonnolento e si appoggia alla spalla di Hanamichi, trovandola comoda e perfetta per schiacciare un sonnellino. Non si vergogna ad accoccolarsi un po', e quando sente un braccio di Hanamichi chiudersi intorno alla sua vita, il cuore gli balza in gola.
 
Qui la primavera sembra già arrivata.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19. Shared hobbies ***


"Ripetimi perché sto facendo questa cosa" 

Con un sospiro, Hanamichi si appresta a fornire una spiegazione già data, rimanendo di buon umore, come avesse a che fare con un bambino piccolo che ovviamente non riesce a capire la difficoltà delle sue parole.

"Perché è il compleanno di tua madre ed è ora che tu la smetta di regalarle il solito profumo o crema per i piedi e che prepari qualcosa con le tue mani" 

Kaede lo guarda oltraggiato, "Mia madre apprezza moltissimo i profumi e le creme per i piedi."

"Tua madre è molto gentile, ma all'alba dei 26 anni penso che potresti impegnarti un po' di più"

Kaede sbuffa, come obbligato a salire sul patibolo. "Ma perché una torta? Non so cucinare, non l'ho mai fatto e non vedo perché iniziare ora!" 

Hanamichi alza gli occhi al cielo senza perdere il sorriso. "Perché penso sia carino condividere questo momento insieme in cui siamo liberi da impegni. Farò quasi tutto io, tu dovrai solo farmi da assistente! Alt, fine delle discussioni" allunga una mano nel momento in cui Kaede sta riaprendo bocca per ribattere. "Forza, prepara tutti gli ingredienti nelle giuste dosi...3 uova, 150gr di zucchero, una bustina di lievito, cacao..."

"Ah e perché la torta al cioccolato? Quella al limone è molto più buona" commenta Kaede infastidito, è una sciocchezza ma non può certo dargliela vinta così facilmente. Un momento carino da condividere poteva essere ritrovarsi nella vasca da bagno, nudi e circondati di schiuma profumata...non preparare una torta.

"La torta al cioccolato è quella che Hazuki preferisce. Come quasi il resto della popolazione mondiale, a parte te e altra gente triste" Hanamichi fa un cenno della mano come per scacciare una mosca, Kaede è tentato di mordergliela con cattiveria.

"Tu e la tua dannata ossessione per gli show di cucina..."

"Sssh smettila ora, stai emanando vibrazioni negative. Ok, come prima cosa si uniscono uova e zucchero..." 

Continuando a leggere le istruzioni scarabocchiate su un quadernetto, Hanamichi si rivela un mezzo tiranno mentre esorta Kaede a completare tutti i passaggi per preparare l'impasto finale che andrà infornato. Alla faccia del 'farò quasi tutto io'. 
Kaede, consapevole che lamentarsi non lo porterà da nessuna parte, decide di stare al gioco, anche se all'ennesimo "Mescola bene, non devono esserci grumi!" è tentato di piantare il cucchiaio, possibilmente sulla testa dura di Hanamichi, e andare a fare un sonnellino.

Ma, com'è nella loro natura, anche questa è una sfida e nessuno dei due cederà. In alcuni momenti Kaede fa quasi apposta a disobbedire ad Hanamichi, provocandolo, aspettando il momento in cui scoppierà e gli dirà di sparire per farlo proseguire. Ma il suo adorato ha letto il suo gioco e non ci sta, quindi anche se con una vena pulsante in fronte, resiste fino alla fine. 

Nel momento in cui finalmente l'impasto è stato versato in una teglia circolare imburrata, Hanamichi si guarda intorno e apre la bocca, come scoprendo per la prima volta l'entità dei danni lasciati dalla preparazione di una banale torta al cioccolato.
Ci sono schizzi di impasto, farina, cioccolato e altro ovunque. 
Sono state usate più ciotole di quante ne servano, un'infinità di cucchiai, si sente male all'idea di ripulire tutto.

Kaede lo imita, ma la sua espressione non muta. 

"Cavoli...quando lo abbiamo combinato questo macello?!"

"Nel corso dell'ultima mezz'ora, doaho" 

Hanamichi fissa Kaede con gli occhi fuori dalle orbite, Kaede alza un sopracciglio pronto a difendersi da qualsiasi accusa. L'idea della torta non è stata sua! 

"Ma...negli show non c'è mai tutto questo casino!!"

Kaede sospira, lisciando accuratamente l'impasto affinché sia omogeneo. "Sono show televisivi per un motivo. C'è un sacco di gente che ci lavora, pulisce, vengono fatte più riprese, esiste il montaggio..." 

Hanamichi si lagna: "Sì ma non mi aspettavo di provocare tanto caos!"

Kaede alza le spalle. "Noi siamo principianti e tu sei il re dei pasticcioni"

"Cosa diamine c'entro io?!" si infervora subito Hanamichi, già gonfiando il petto come un gorilla alfa. 

Per bloccare la sua filippica, Kaede gli piazza il cucchiaio sporco di impasto al cioccolato in bocca. 

"Com'è? Giusto per capire se almeno tanto casino varrà la pena" chiede con tono morbido. Non lo ammetterà che preparare una torta con Hanamichi è stato divertente e gli è piaciuto. Ha avvertito una sensazione rilassata e calmante. Hanamichi riesce sempre a rassicurarlo senza che debba fare nulla di particolare, solo esserci. Bastano la sua voce, il suo profumo, il suo calore. 

Hanamichi dimentica velocemente di inveire e assaggia i rimasugli dal cucchiaio, leccandosi le labbra e alzando gli occhi come per pensarci su. Kaede lo trova adorabile.
Hanamichi gli rivolge poi un sorriso gigante e contagioso.

"Buona! Siamo stati bravi! Assaggia" gli propone recuperando un cucchiaio pulito dal tavolo e intingendolo leggermente nel composto. 
Lo avvicina alle labbra del compagno ma Kaede scuote il capo e prende il cucchiaio, lasciandolo dov'era.

"Penso ci sia un modo migliore per assaggiare" sussurra e, senza lasciargli il tempo di replicare, cattura la sua bocca in un bacio sensuale e più lungo del previsto, e tra piccoli gemiti e ansiti la temperatura si fa più alta di quella del forno già acceso.

"Deliziosa" soffia Kaede staccandosi con uno schiocco sonante, quasi ridendo alla faccia imbambolata di Hanamichi, mancano giusto i cuoricini a uscirgli dalle orecchie come nei cartoni animati. 

Una volta infornata la torta, i due si arrendono al dover pulire e rassettare. 

"Ehi, non è stato male, no? Quasi quasi potrebbe diventare un hobby ricorrente" dice Hanamichi allegramente, beccandosi un'occhiata torva da Kaede.

"Non ci pensare neanche"

"Ma-"

"Scordatelo. E' noioso, ci si mette più tempo a pulire tutto che a preparare"

"Basterà solo un po' di esercizio! Diventeremo più bravi e capaci di pulire durante la preparazione, come dicono gli chef!"

"Seriamente, devi piantarla con quei programmi"

Ma Hanamichi non ci sente. "Settimana prossima è il compleanno di tuo padre, potremmo..."

"Sto già andando a chiamare la pasticceria" 

Mentre è voltato a lavare le stoviglie e le scodelle sporche e sente Hanamichi borbottare come una caffettiera, Kaede si permette un lieve sorriso. 

Non lo ammetterà...ma prima o poi potrebbero anche rifarlo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20. Tulips ***


La giornata non è delle migliori. Kaede sospira, tornando a casa in serata dopo gli allenamenti, apprezzando la calma della strada poco frequentata da passanti, mentre poche auto pigre viaggiano lì vicino, senza la fretta e l'isteria che caratterizzano le ore di punta.
Una partita importante è alle porte. Anche questa volta, non è stato scelto come titolare.

Conosce l'antifona. Non è in squadra da così tanto tempo, non è l'unico bravo, deve essere sempre pronto come riserva, sostenere la squadra dalla panchina, ascoltare l'allenatore e partecipare in ogni casa. Lo sa. Si sta davvero sforzando il più possibile. Pensa di aver già fatto passi da gigante, soprattutto a livello personale, ciò non toglie che sia difficile non scattare e rubare il pallone a chiunque lo abbia in mano e dare dimostrazioni di quello che sa fare, urlando che è pronto a fare il titolare. 

Non è nella sua natura, e ribolle dentro. Oggi stranamente brucia un po' di più delle altre volte. Arriverà il suo momento, deve pazientare, continuare ad allenarsi senza sosta...sa tutto. Ma non sempre la razionalità è sufficiente a placare certe tormente. Ha solo 21 anni e sa che ci sono stati giocatori che hanno visto il loro debutto oltre i 30. Spera di non arrivare a quel punto, ogni tanto si odia quando lo pensa ma non è sicurissimo di poterlo sopportare. Allo stesso tempo, arrendersi non rientra nel suo vocabolario. E' il suo sogno e ci arriverà, e avrà un sapore ancora migliore dopo tanta attesa. 

Con passo cadenzato, arriva davanti a un negozietto di fiori, molti dei quali sono esposti all'esterno. Senza rifletterci, inizia a osservarli, non che stia considerando davvero un acquisto.

"Buonasera. Ce ne sono altri all'interno, se vuole. Qualche idea per la sua persona speciale?" lo interpella una signora anziana dall'aria gentile, qualche ruga solca il suo viso dolce e amichevole. 

La persona speciale. Kaede trattiene a stento un sorrisino, e non ce la fa del tutto a giudicare dall'espressione soddisfatta della signora. 

Anche quando i pensieri virano verso una zona oscura e l'ansia minaccia di impossessarsi della sua mente, ecco che appare lui. 
Nel buio, è il suo sistema solare e lui, una Terra qualunque, non può che orbitargli intorno.
Automaticamente, osserva i fiori esposti con più attenzione.

"Abbiamo dei tulipani freschi appena arrivati. Ce ne sono di diversi colori, quale preferisce?" lo esorta la signora, approfittando del suo interesse apparentemente rinvigorito.

Kaede osserva il punto indicato dalla fioraia, e non ha bisogno di molto tempo per decidere qual è il colore che preferisce.

"Vorrei quelli rossi" 

La signora appare entusiasta. "Oh bene! Ottima scelta. Sa, l'origine dei tulipani rossi risale a una fiaba..."

La donna parte a raccontare una storia che tecnicamente a Kaede non interessa granché, ma non si scompone e la lascia blaterare, osservando i fiori e convincendosi che siano la scelta giusta. 
Anche in una giornata così poco entusiasmante, ci pensa sempre Hanamichi, senza che debba fare niente, a rischiarare tutto.



Entrando a casa, Kaede si gode la dolce visione di Hanamichi ai fornelli, ormai ci ha preso gusto e quando non è impegnato lo trova spesso lì. A Kaede in effetti piace di meno quando Hanamichi non è ancora rientrato e, aprendo la porta di casa, la trova vuota e priva del calore e dei profumi che aleggiano quando prepara qualcosa. 
Anche qui, il peso delle giornate peggiori sembra diminuire dalle sue spalle, in questo angolo di mondo riservato esclusivamente a loro, può lasciare fuori i problemi.
E pensare che credeva di poter sopportare e superare tutto da solo...

Avvicinandosi al compagno, si allunga per lasciargli un bacio sulla guancia. 
Hanamichi sorride. 
Prima che possa salutare, Kaede gli piazza i fiori sotto il naso, e Hanamichi prima fissa quelli, poi il giovane con occhi larghi e un'espressione quasi terrorizzata che agita Kaede. Cos'ha sbagliato, adesso...?

"Tulipani? Per che occasione? Mi sono perso qualcosa?" comincia a chiedere Hanamichi, ed è sul punto di impallidire all'idea di essersi dimenticato una ricorrenza importante...lui, che prepara un banchetto per ogni 'mesiversario' e ancora conserva i biglietti del cinema! 

Kaede si rilassa, doveva immaginarlo che presentarsi con dei fiori in maniera così spontanea - cosa che raramente succede da parte sua - poteva gettare Hanamichi sull'orlo del panico.

"Nessuna occasione particolare...li ho visti, erano belli, ho pensato ti sarebbero piaciuti" afferma scrollando le spalle, sporgendosi per vedere cosa bolle in pentola. 

Hanamichi, con i fiori tra le braccia, sembra senza parole.

"Wow...sicuro che vada tutto bene?"

"Non ti piacciono?"

"Figurati, sono stupendi, ma..." Hanamichi lo osserva, e il suo sguardo lo invita a parlare. Kaede si trattiene dal roteare gli occhi al cielo. Cavoli, nessuna sua maschera può più ingannarlo oramai. 

"Non è stata una gran giornata" riassume, volendo subito abbandonare la questione per passare a godersi la serata. Inutile rimuginare su cose che non possono essere risolte da lui personalmente.

"Fammi indovinare...non sei stato scelto come titolare?" prosegue però Hanamichi, mentre rimuove la carta che avvolge i fiori e cerca un vaso adeguato per inserirli. Kaede non risponde ma non ne ha bisogno. 

Hanamichi capisce e non dice nulla di scontato e banale che Kaede sa perfettamente, d'altronde è lo stesso anche per lui. E non è stato certo facile ingoiare l'ego che lo ha sempre contraddistinto, ma sono lontani i tempi in cui giocava con il doppio mento dell'allenatore, quasi minacciandolo per farlo entrare in campo. La vita adulta prevede altri approcci, anche se certi rospi rimangono sempre amari da digerire. 

Hanamichi sistema i tulipani e li posiziona sul tavolino basso davanti al divano, rimirandoli, tornando a sorridere. 
Torna da Kaede e lo bacia leggermente. "Grazie davvero, sono bellissimi"

"Sai, la signora che me li ha venduti ha insistito per raccontare la storia sull'origine dei tulipani rossi"

"Immagino la tua gioia nell'ascoltarla" commenta Hanamichi tornando ai fornelli, notando che ormai è pronto e può impiattare. 

"Nh, beh, però era gentile e carina, non me la sono sentita di piantarla lì..."

Hanamichi strabuzza gli occhi, mentre entrambi si accomodano a tavola. "Kaede Rukawa ha imparato a comportarsi civilmente con le altre persone?"

"Senti chi parla, quello che non ha mai avuto rispetto per professori e compagni più grandi..." 

Hanamichi ridacchia, non potendo dissentire. "Almeno io sono simpatico"

"Casinista, vorrai dire"

"Stiamo cambiando argomento. Allora, questa storia?" 

"Nh...è una vecchia storia che si trova anche nelle Mille e una notte, ma l'originale è persiana, mi sembra di aver capito. Comunque, tratta dell'amore tra questa principessa e uno scultore che doveva realizzare delle statue per il re. Lui cerca di rallentare i lavori il più possibile per stare con lei, ma a un certo punto è costretto a finire. Quando il re scopre della loro relazione, si arrabbia e li allontana. La principessa è così triste che finisce per ammalarsi...così il padre chiama lo scultore e gli dà un'ultimatum per poter avere una possibilità di sposarla"

"Ahi"

"Praticamente lo sfida a scavare un tunnel in una montagna, se ce la farà, potrà stare con sua figlia. Lui ci si butta a capofitto. La principessa è ignara di tutto e col passare dei giorni, la sua speranza di rivederlo si affievolisce. Arrivati a 40 giorni, la principessa è del tutto rassegnata e piange tutte le sue lacrime. Interviene poi una strega cattiva, invidiosa dell'amore tra i due giovani, che fa credere allo scultore che la principessa sia morta"

"Ok, lui si suicida" lo anticipa Hanamichi con la bocca piena. 

"...esatto. Quando lei lo scopre si uccide a sua volta, e i due sono così liberi dalle impostazioni della vita terrena di poter stare insieme eternamente"

"Ti pareva. Deve sempre morire uno dei due o entrambi. E i tulipani cosa c'entrano?"

"A quanto pare sarebbero nati dalle gocce di sangue dello scultore, ma secondo altre versioni, dalle lacrime della principessa" 

"Beh...i tulipani sono bellissimi, la storia drammatica è carina anche se non certo il top dell'originalità"

"Nh, però è un racconto di centinaia d'anni fa, probabilmente lo era per l'epoca" 


A fine cena, mentre Hanamichi rassetta la tavola e si mette a lavare i piatti, Kaede pulisce il resto della cucina e poi si posiziona al suo fianco per asciugare le stoviglie. Hanamichi ritiene che nessuno sappia lavare i piatti come lui e quando Kaede l'ha fatto, si è lamentato, quindi Kaede ha deciso di lasciarlo fare, sia mai che la sua natura pigra possa portarlo a insistere se tanto poi l'altro ha da ridire. 

"E se immaginassimo una fine più allegra per questo racconto?" dice Hanamichi d'un tratto, rompendo il confortevole silenzio della serata. 

"Nh...sentiamo" lo invita Kaede, anche se già se lo immagina. Hanamichi detesta le storie senza lieto fine. 

"Molto semplicemente...la principessa riesce a sgattaiolare fuori dalla sua stanza con la complicità di una sua serva che si è intenerita dalla sua storia con lo scultore. Raggiunge il suo amato e insieme mollano la scemenza del tunnel nella montagna e se ne vanno lontani da quel paese, cambiando nome e aprendo un'attività per campare...magari proprio vendendo fiori."

"Pfff...la fai sempre facile, eh? Come se il re, scoprendo che la figlia è sparita, non dispiegasse tutte le guardie di cui dispone" ironizza Kaede, pur amando così tanto l'ottimismo di Hanamichi.

"Bah, una che sa far crescere i tulipani con le sue lacrime, potrebbe scoprire di avere altri poteri magici, no? Magari l'invisibilità...così potrebbe passare inosservata anche alle guardie. O potrebbe travestirsi" 

Kaede non trattiene una risatina. "Mai pensato di scrivere racconti?"

"Sì, ci ho pensato. Magari prima o poi lo farò. E ovviamente sarebbero tutti con finale felice!" afferma convinto, terminando di pulire il lavandino e recuperando lo strofinaccio per asciugarsi le mani. 

Kaede lo guarda avanzare verso i tulipani, sfiorarli con le dita e abbassandosi appena per odorarli. Poi si raddrizza, apprestandosi a dirigersi in bagno. 

"Vado a cambiarmi. Ci guardiamo un film?"

"Nh. Questa è la serata giusta per copertina e film Disney..."

"Ci sto!" 

"Che ne dici di Hercules?"

"Non posso mai dire di no a Hercules" ribatte Hanamichi prima di sparire dalla sua vista.

Kaede sorride, accorgendosi di non riuscire più a smettere. 
Si avvicina a sua volta a tulipani, toccandone delicatamente i petali.
Un po' di rosso, e qualsiasi giornata storta si raddrizza. 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21. Fight and apologize ***


Quando Hanamichi si rende di che ore sono, a fatica reprime un brivido, sapendo che Kaede non sarà affatto contento del suo rientro così tardi. Specialmente perché non è la prima volta, nel corso delle ultime settimane, che succede: ma non è neanche colpa sua se in questo periodo, a rotazione, stanno tutti prendendo l'influenza mancando dal lavoro e a lui viene richiesto di fare qualche ora extra, non riuscendo mai a dire di no a chi gli chiede esplicitamente una mano (soprattutto nei weekend, in cui il ristorante è colmo) né alle mance extra che sono sicuramente un buon motivo per accettare.
 
Kaede ogni tanto ha commentato, con il suo tono fintamente indifferente, che non deve proprio dire sì ogni singola volta e che non hanno bisogno di poi così tanto denaro se questo significa faticare a vedersi. In parte ha ragione, ma Hanamichi è fatto così, se qualcuno si trova in difficoltà è pressoché impossibile che volti le spalle. Sa che Kaede sarà un po' offeso, gli terrà il broncio per qualche ora, ma non resisterà a lungo alle sue buffonate e anzi si odierà quando sarà costretto a sorridere.
 
Convinto, decide comunque di aprire la porta dell'ingresso con cautela, intrufolandosi con la sua imponente figura in maniera furtiva. Ora che è a casa, sente addosso la stanchezza della giornata e delle ore extra di lavoro. Avanzando verso il salotto che comunica direttamente con la zona cucina, scorge la luce bluastra derivante dalla televisione, il cui volume è molto basso.
 
La testa di Kaede emerge dal divano e, come Hanamichi immaginava, sta guardando un programma casuale senza molto interesse. Avverte una certa tensione provenire dal compagno, ma cerca con disinvoltura di alleggerire l'atmosfera immediatamente.
Affondando sul divano accanto a lui, sospira profondamente:
 
"Che giornata indemoniata...proprio nell'ora più piena si è presentato un gruppo di 20 persone senza prenotazione, puoi crederci? Di venerdì sera! E un'altra collega si è presa la febbre, mi chiedo quando sarà il mio turno, anche se è difficile che i germi possano scalfire il genio sottoscritto" dice con tono faceto.
 
Al prolungato mutismo di Kaede, che fissa ostinatamente di fronte a sé con le braccia in conserte - insomma, anche se sta zitto, il suo linguaggio del corpo parla ampiamente -, Hanamichi cambia approccio e si addolcisce, volendo subito chiarire e andare a letto con l'anima in pace. E' davvero stravolto e solo ora si rende conto che i piedi stanno gridando con il desiderio di un lungo pediluvio caldo e rigenerante.
 
"Lo so, ho fatto tardi, mi dispiace. In vista delle vacanze di Natale ci sono un sacco di cene di gruppo, sia tra colleghi che compagni di scuola, bambini, genitori, vari gruppi di qualsiasi sport..." si giustifica, toccando gentilmente l'avambraccio di Kaede, ma lui si scosta come se fosse stato ustionato e Hanamichi lo osserva interrogativo, sorpreso poi dalla sua espressione furiosa.
 
Finalmente Kaede parla ma la sua voce secca e rabbiosa fa desiderare Hanamichi che torni zitto.
 
"Incredibile. Non l'hai ricordato, vero? Ancora non te lo ricordi" afferma con tono amaro, a cui Hanamichi risponde sbarrando gli occhi, portando Kaede soltanto a innervosirsi di più. Con stizza si alza e accende la luce, avvicinandosi al tavolo dove sono soliti consumare i pasti.
 
Hanamichi apre anche la bocca mentre la consapevolezza rifluisce nel suo cervello come un'onda finalmente sbloccata.
 
La tavola è apparecchiata raffinatamente per due, con tovaglia bianca stirata perfettamente, tutte le posate sistemate come in un ristorante stellato e un piccolo vaso con due rose al centro.
Guardando un po' oltre, Hanamichi nota pentole e teglie sui fornelli e altre che sbucano dal lavandino, tornando poi sul volto di Kaede che non esprime altro che rabbia. Rabbia che ora risulta più comprensibile.
 
Senza perdere tempo a inventare scuse, Hanamichi si alza:
 
"Mio dio, Kaede...perdonami...me ne sono completamente dimenticato. Ti prego perdonami, mi è...totalmente uscito di mente"
 
"Certo, che te ne sei dimenticato del tutto me ne sono accorto. Non una chiamata, non un messaggio. Per una" Kaede cerca di respirare per non cedere a un nervosismo dilagante, "una serata che avevamo concordato di stare insieme. Senza impegni di lavoro, basket, amici, familiari, visite mediche o altro...ti rendi conto che ho cucinato tutto? Volevo preparare una cena come si deve, senza ordinare d'asporto o ridurmi alla solita pizza surgelata...mi sembra evidente che l'unico interessato ero io"
 
"Non è vero e lo sai"
 
"No, non lo so, perché io sono stato qui ad aspettare per ore, mentre tu-"
 
"Stavo lavorando! Non ero in giro a divertirmi!"
 
"Certo, stavi lavorando ore extra come ogni dannata sera da un mese, praticamente. Si chiamano ore extra perché devono essere eccezionali. Se lavori più di 12 ore ogni giorno e non ci vediamo mai, a cosa serve tutto quel denaro in più che guadagni?!"
 
"Ascolta...sei risentito e lo capisco"
 
"Risentito è davvero un termine riduttivo"
 
"...d'accordo, ok. Merito che tu sia incazzato con me. Non ho scusanti per aver dimenticato questa serata importante e non ne voglio trovare." Hanamichi si allunga per prendergli le mani e cercare di calmarlo, ma ancora una volta Kaede si divincola dal suo tocco e questa volta inizia a fargli male.
 
"Forse abbiamo sbagliato. Vivere insieme fin dall'inizio, così giovani, inesperti...abbiamo un sacco di impegni e sempre meno tempo per vederci. Oggi ti sei dimenticato una cena, chissà cosa potrà succedere in futuro" dice Kaede con voce meno collerica ma che spezza di più il cuore di Hanamichi, che tenta subito di recuperare la situazione che, a suo parere, sta degenerando.
 
"Non ti sembra di esagerare? È la prima volta che dimentico qualcosa che avevamo organizzato..."
 
"Sì, e stiamo insieme da meno di un anno. Tra due, tra tre? Cos'altro potresti dimenticarti?" Kaede allarga le braccia, riportandole ai fianchi con aria rassegnata. Hanamichi non sa cosa dire. Non si aspettava questo risvolto.
 
Il suo silenzio non viene accolto molto bene da Kaede che emette un lungo sospiro che colpisce Hanamichi dolorosamente.
 
"Questa serata per me era importante. Quando siamo riusciti a trovare una data che potesse andare bene a entrambi, tra tutti questi impegni con cui stiamo ancora cercando di adattarci, non ci credevo. Non vedevo l'ora...mentre tu...te ne sei dimenticato. Non ti è venuto in mente per tutto il giorno, e neanche entrando a casa..." termina affranto, e la sensazione di malinconia gli piace molto meno di quella della rabbia. La rabbia è più facile da gestire e tollerare.
 
Hanamichi parla prima di riflettere, desideroso di mettere fine all'imbarazzo che sta serpeggiando in lui in maniera più che sgradita.
 
"Penso che tu sia eccessivamente drammatico, Kaede"
 
Il volto di Kaede si indurisce, e fa una smorfia rassegnata. Lui sta cercando di comunicargli una sua paura, l'importanza che hanno per lui i momenti che riescono a ritagliarsi al di là della vita frenetica che vivono, la sicurezza che la sua presenza rappresenta per lui...e l'unica cosa che Hanamichi sa dirgli, è che è drammatico. Come se fosse un bambino capriccioso.
 
Allarga di nuovo le braccia. "Vado a letto, domani gli allenamenti iniziano presto. Buonanotte"
 
Con passo strascicato si dirige in camera da letto, mentre Hanamichi rimane indietro a sfregarsi dietro la nuca, sapendo di aver detto la frase sbagliata.
Aprendo la porta del frigo per prendere da bere, si stupisce a trovare diverse confezioni coperte con la carta stagnola. Addirittura c'è una torta e dall'aspetto sembra deliziosa. Il senso di colpa lo fa sentire minuscolo, insignificante.
 
Facendo attenzione, nota che sul calendario accanto la data è segnalata da un cuoricino e la scritta 'Cena solo per noi due'.
 
Com'è potuto essere così cretino? E dire che di solito è lui quello che ricorda sempre le date importanti, ancora si diverte a creare serate particolari per il mesiversario...con Kaede che tutte le volte alza gli occhi al cielo fingendo di trovarla una sciocchezza, ma in realtà Hanamichi sa che l'adora. Sa che gli piacciono quelle attenzioni, quelle continue dimostrazioni che dicono che, anche se il tempo passa, lui continua a tenerci. Sono passati da uno stile di vita così tranquillo e pacifico a uno dinamico e che talvolta rischia di stordirli...giovani, ambiziosi, ma anche innamorati e desiderosi di conservare il piccolo angolo a loro riservato. Questa serata ne era sicuramente rappresentante ideale. E lui non solo se l'è dimenticata completamente ma, come ha detto Kaede, nessuna lampadina si è accesa durante tutte quelle ore, e nemmeno vedendo il compagno così arrabbiato sul divano se ne è ricordato.
 
Hanamichi sospira un'ennesima volta, piazzandosi sul divano. Vorrebbe raggiungerlo a letto, ma forse è meglio lasciarlo sbollire e parlarne domani a mente lucida...non è niente di grave, no, ma ha ferito Kaede e la cosa non gli piace. Lo odia, anzi.
 
Indeciso se rimanere lì o andare da lui, finisce per addormentarsi sul divano, ancora con i vestiti e dimenticandosi anche del pediluvio.
 
 
 
Al mattino dopo – o forse è quasi mezzogiorno – Hanamichi si sveglia ancora sul divano, un po' intontito e dolorante, e subito si accorge della coperta che quando si è addormentato non aveva.
Sorride appena, nonostante lo abbia fatto rimanere male, Kaede non nega piccole attenzioni come quella.
 
Poi si acciglia, pensando che deve davvero fare qualcosa per farsi perdonare.
 
Mentre fa la doccia riflette, poi quando è vestito recupera il suo telefono (che si era spento per mancanza di batteria) e, mettendolo in carica, chiama un numero dalla rubrica. Intanto, recupera dal frigorifero alcuni dei contenitori visti ieri e sbrana l'impossibile, ricordandosi che alla fine non ha neanche cenato.
 
 
 
Quando Kaede rientra in serata, sbatte le palpebre un paio di volte notando che il soggiorno è immerso nella luce soffusa di alcune candele. Avanzando di qualche passo, quasi intimorito, scoprendo con occhi moderatamente larghi Hanamichi seduto, con le gambe stese e appoggiato su una seconda sedia. La cosa più interessante però, è che indossa un grembiule da cucina. E, apparentemente, soltanto quello.
 
Kaede si toglie lentamente il cappotto, impedendosi ad ogni costo di sogghignare. Non vincerà così facilmente.
 
"Non dovevi lavorare?"
 
"Ho preso la serata libera"
 
"...Hai dato buca di sabato sera?"
 
Hanamichi alza le spalle. "Con tutte le ore extra di questa settimana, me lo meritavo. E poi il capo mi adora, mi ricorda troppo Anzai. D'altronde è facile amarmi" termina con un sorrisone.
 
"Già..."
 
Kaede dà un'occhiata alla tavola imbandita e apparecchiata esattamente come ieri sera. La rosa però è nella mano di Hanamichi.
 
"Hai cucinato? C'era tutta la roba di ieri sera..." dice sfuggente, osservando i fornelli usati da poco.
 
"Non c'è più"
 
Kaede inarca un sopracciglio. "Come sarebbe? Non dirmi che hai buttato tutto quel cibo, ci ho messo una vita a preparare-"
 
"Sei impazzito? Io che butto cibo? L'ho mangiato!"
 
Kaede apre la bocca, basito. "Mangiato? Era tantissimo cibo"
 
"Avevo tantissima fame. Ed era davvero buono, sei stato bravo"
 
"..."
 
"Ho risparmiato solo la torta, così possiamo mangiarla insieme", il secondo sorriso che gli rivolge è quello che fa cedere Kaede. Ok, ora ha vinto.
 
Prende la rosa da Hanamichi e l'annusa, mentre Hanamichi prende il suo gesto come firma di tregua e allunga il braccio intorno alla sua vita, attirandolo fino a farlo sedere sul proprio grembo. Kaede non oppone resistenza, l'orgoglio al momento sembra un'inutile opzione.
 
Le braccia di Hanamichi si chiudono intorno a lui mentre appoggia il viso al suo petto.
 
"Mi dispiace davvero tanto per ieri sera. Non ho alcuna scusante. Puoi perdonare quest'idiota?"
 
Kaede rotea gli occhi al cielo, arrendendosi e sorridendo, lasciandogli un bacio sulla testa.
 
"Direi proprio di sì...forse è vero che sono stato un po' drammatico"
 
Hanamichi scuote la testa. "No, era importante e sono stato uno stupido a trattare la nostra serata come se non contasse niente. E inoltre...non pensavo fossi così insicuro", solleva il viso e lo guarda negli occhi, "pensi che potrei arrivare a lasciarti? Come fai ad avere questa paura? Sei...il ragazzo più bello della nazione!"
 
"Non si riduce tutto alla bellezza, doaho...sì, forse le ragazze si invaghiscono del mio aspetto, ma l'hai detto anche tu...è facile amare te. Una volta scoperto quanto sei buono, gentile, generoso, divertente...e poi, ti sei visto?" lo scruta da capo a piedi, "i tempi del primo anno di liceo sono lontani...le ragazze ti guardano eccome. E anche i ragazzi" termina con un piccolo ringhio.
 
"Di che stai parlando? Non è vero"
 
"Sì e gli asini volano. Doaho, lo so per certo. Giusto oggi ho incontrato Sendo..."
 
"E come sta il porcospino?"
 
"...sul punto di perdere due denti nel momento in cui non la smetteva di dire che rimpiange di non averci seriamente provato con te anni fa"
 
"EH?"
 
"Nh, a quanto pare ha capito che oggi ero di cattivo umore e mi ha tartassato finché non gli ho parlato di ieri...mi ha detto che dovevo fare velocemente pace con te, perché la concorrenza potrebbe essere agguerrita" dice con il broncio, ricordando l'odioso ghigno di Sendo che continuava ad alludere di quanto si sarebbe fatto il suo ragazzo in passato e non solo. Sfortunatamente, è nella stessa squadra di Kaede, e deve sorbirsi le sue battute ridicole più spesso di quanto vorrebbe.
 
"No, un momento, frena...piacevo a Sendo?"
 
"Nh...", anche ora lo accoglierebbe a braccia – e gambe aperte – ma Kaede decide che non è il caso di guastarsi la seconda serata di fila.
 
Hanamichi scoppia a ridere.
 
"Non è divertente..."

"Ha solo dell'incredibile, scusa!"
 
"Stiamo parlando fin troppo di Sendo per essere la nostra serata" taglia corto Kaede, Hanamichi ridacchia facendo vibrare piacevolmente il collo di Kaede, che comincia seriamente a sentire caldo.
Abbassa piano la zip della tuta che ha indossato nello spogliatoio dopo la doccia.
 
"Comunque..." aggiunge Hanamichi, insieme a un bacio alla base della sua gola, "non hai proprio niente da temere..." un altro bacio, "ti amo e...", un bacio, la mano oltrepassa il tessuto della t-shirt, "non mi stancherò di te". Kaede non gli permette di dire altro, rivendicando le sue labbra in un lungo bacio affamato, sfogandovi parte della frustrazione di ieri sera e di tutta la giornata.
 
"Non mi piace andare a letto arrabbiato" sussurra poi, accarezzandogli i capelli, "o senza di te...penso sia il caso di recuperare stasera, che ne dici?" propone, muovendo suggestivamente le sopracciglia.
 
Hanamichi abbassa le gambe dalla sedia e con un movimento fluido si solleva, portando Kaede con sé, poi con passi decisi si avvia verso una destinazione ben precisa.
 
"Adesso? E la cena?" dice Kaede, fintamente preoccupato.
 
Si sente così felice che il suo cuore rischia di esplodere. Non smetterà mai del tutto di temere che Hanamichi possa, prima o poi, stufarsi di lui...trovare qualcun altro, allegro e vulcanico come lui, più interessante e che non sbuffi ogni volta che c'è da partecipare a un evento sociale.
Kaede si è adattato, ha fatto parecchi progressi, ma per lui stare in mezzo alle persone non diventa mai piacevole...lo tollera, e quando è con Hanamichi ovviamente diventa tutto più facile, ma non arriva mai a risultargli gradevole. Hanamichi invece è così estroverso, affabile...facile da amare, appunto.
 
"Ci meritiamo un sostanzioso antipasto...poi avremo ancora più fame..." commenta Hanamichi entrando in camera da letto e chiudendo la porta con un calcio, gesto tanto soddisfacente quanto privo di utilità dato che non c'è nessun altro in casa. Ma il concetto è sottolineato: spazio e tempo solo per due questa sera, questa notte.
 
Hanamichi si toglie il grembiule e lo getta di lato e Kaede si morde il labbro inferiore, aspettando di godersi con mani e bocca ciò che sta deliziando la sua vista.
 
Di rado capita che litighino, e non è piacevole per nessuno dei due – Kaede l'ha odiato fortemente...ma riappacificarsi è tutt'altra storia e, beh, non è affatto male. Mentre gli occhi e i corpi si cercano, le paure tornano nella loro oscurità ed ogni pensiero coerente si spegne, e si apre invece un ventaglio di gioie che attendono solo di essere esplorate.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 22. Watching the sunset ***


È accaduto. Quello che nessuno, all'interno della squadra di basket dello Shohoku, pensava né sperava potesse succedere, è successo. 

Kaede Rukawa si è infortunato e dovrà rimanere fuori scena per un po' di tempo.

Frattura del metatarso, dovuta a una caduta particolarmente violenta che non ha risparmiato il suo piede. Sia il dottore dell'infermeria della scuola che poi il suo medico curante sono stati perentori e implacabili: non deve muovere il piede né sforzarlo in alcun modo, se spera di ricominciare a giocare a basket ad alti livelli. Kaede avrebbe voluto continuare a giocare con il sostegno di una graffa, ma i dottori lo hanno dissuaso immediatamente. Così com'è, se tiene il piede a riposo e non vi grava sopra, i tempi di guarigione sono di 6/8 settimane, e poi potrà ricominciare a praticare sport senza problemi. Se invece continua a mettere il piede sotto stress, rischia di aggravare la situazione e di impiegare 12 o anche 20 settimane per la guarigione, senza contare che potrebbe ricavarne danni peggiori.

Se non vuole compromettere una futura carriera, deve stare fermo e basta. Anzai e Miyagi sono stati entrambi concordi nel bandire Kaede dal campo di basket, stroncando sul nascere qualsiasi lamentela e capriccio dell'asso della squadra. Non certo a cuor leggero, perché è ovvio che senza Rukawa la squadra sia indebolita: i nuovi giocatori sono ancora in rodaggio, anche se bravi, per fortuna l'apporto di Mitsui e Sakuragi, pienamente ripreso dal suo infortunio, è esplosivo ed efficace ma sarebbe sciocco negare la potenza extra data da Rukawa, che dopo l'esperienza nella nazionale giovanile è tornato carico come un petardo e in grado di insaccare punti su punti. 

Ma la sua salute è ovviamente più importante e soprattutto Anzai non si perdonerebbe mai di mettere a rischio un giocatore con quel potenziale. Già si è sentito in colpa quando non ha cambiato Sakuragi pur avendo notato il suo problema alla schiena, e si è dato da fare poi per farlo seguire da una delle cliniche migliori del paese, ma non commetterà altri errori che potrebbero rendere un piccolo problema qualcosa di irrisolvibile.

Per Kaede l'incubo non riguarda solo il non poter giocare a basket, né agli allenamenti né da solo, quanto lo strazio di doversi ritrovare ancora più ingabbiato di prima dalle su fan. Da quando si è presentato a scuola con le stampelle, non fondamentali ma consigliate per evitare il più possibile di appoggiarsi con tutto il peso al piede leso, sono diventate ulteriormente soffocanti e fastidiose, circondandolo di attenzioni non richieste, tra biscotti preparati appositamente per lui durante l'ora di economia domestica - certo perché, oltre a dover stare praticamente fermo per quasi due mesi, è proprio il caso che si ingozzi di biscotti - e proposte ad accompagnarlo in bagno o dovunque debba andare. 

Se dovesse ascoltare i suoi impulsi, Kaede le farebbe fuori tutte a colpi di stampella, ma immaginando che andare in prigione non gioverebbe comunque alla sua ambizione come giocatore di basket, cerca il più possibile di rendersi invisibile (per quanto sia possibile per un ragazzo alto quasi un metro e novanta) e di velocizzarsi quando deve uscire. Non venendo più a scuola con la bicicletta, viene accompagnato dai suoi genitori, e le pazze furiose ogni volta cercano di pavoneggiarsi davanti a loro, illudendosi di fare bella figura davanti ai futuri suoceri. (!)

È passata una settimana e già non ne può più. È venerdì, sa che in palestra ci sono gli allenamenti. Se fosse una bella persona, premurosa e generosa, sarebbe sugli spalti a fare il tifo e a dare il suo supporto morale ai ragazzi, specialmente a quelli nuovi che si sono ritrovati un po' spaesati in seguito alla sua assenza.
Ma non è una bella persona. Lo sa, ma invece di cercare di fare qualcosa, preferisce autocompatirsi e cercare a fatica di salire sul terrazzo, ora che finalmente la scuola è praticamente vuota a parte chi è rimasto per le attività dei vari club. Anzai e gli altri lo sgriderebbero se sapessero che ha salito tutti i gradini per arrivare lì senza nessuno a supportarlo, basterebbe appena scivolare per rischiare di spezzarsi il collo, altro che piccola frattura al piede...

Ma come quasi sempre accade, Kaede se ne infischia e si rifugia nel suo posto, mettendosi a sedere e stendendo le gambe, con un fiatone esagerato che lo stizzisce. 



È passata una settimana da quando Kaede Rukawa non viene più agli allenamenti e qualcosa, per Hanamichi Sakuragi, non quadra.

Proprio questo venerdì, pur dovendo essere in palestra con gli altri, non c'è. Negligenza da parte sua, ma qualcosa in lui non se la sente, oggi, di partecipare agli allenamenti.

Rukawa non c'è. Il fatto che questo gli lasci un senso di incompletezza lo stranisce. Ha passato mesi ad augurargli di rompersi una gamba. Per quanto sia assurdo, dato che non è stato lui a provocare il suo infortunio, in qualche modo si sente colpevole. Gli ha lanciato un bel po' di maledizioni...prima. Prima dell'estate. Da quando è tornato in squadra, ripresosi dal problema alla schiena, questi atteggiamenti sono drasticamente diminuiti. Sono rimasti gli sfottò e le battute, ma senza più cattiveria. 

Però...sì, è ridicolo, ma Hanamichi si sente responsabile. Forse avrebbe potuto fare qualcosa...intervenire. Afferrare Rukawa prima che facesse quella brutta caduta dopo una giocata spettacolare. Ma è bastata una caviglia appoggiata male sul suolo per rovinare tutto. Sente ancora il grido di dolore di Rukawa, poi lo vede afferrarsi il piede con il volto sformato, sbuffando e cercando di trattenere i gemiti. Si è sentito così impotente in quel momento.

Poi, con lucidità, si dice che non avrebbe potuto fare nulla. Era dall'altra parte del campo quando è successo.
E comunque, perché avrebbe dovuto? Cioè, da quando è sorto questo istinto protettivo nei confronti di Rukawa? Il ragazzo è grande e grosso e sa il fatto suo, anche quando c'è da sferrare pugni. Lui lo sa meglio di chiunque altro.

Ma in quel momento, mentre era sul pavimento e si sforzava stoicamente di non scoppiare a piangere per il dolore e la consapevolezza che non fosse una normale caduta come tante altre, Hanamichi si è sentito stringere il cuore e avrebbe soltanto voluto sollevarlo tra le braccia e portarlo lontano da tutti gli sguardi incuriositi, preoccupati e quasi impiccioni. Un impulso a cui non è seguita un'azione concreta, ma c'è stato. E Hanamichi ha faticato per non dargli retta.

Mentre va a zonzo per i corridoi della scuola, Hanamichi rimugina, il reticolato della sua mente è in piena attività, tutta rivolta unicamente verso Rukawa. 

È come...come se fosse lui ad aver subito quell'infortunio. 

Passando davanti alle scale che portano alla terrazza, si ferma. Volge lo sguardo, scorrendolo lungo i gradini. Le sopracciglia si abbassano in un'espressione corrugata. 
Sa che Rukawa è lì. 
Avverte la sua presenza.
Senza attardarsi a farsi inutili domande a riguardo, con le mani nelle tasche sale gli scalini a due a due, raggiungendo il punto più alto della scuola. 

È tardo pomeriggio ed essendo fine ottobre, fa un po' freddo, il sole è nella sua fase calante e sta salutando quella parte di mondo nella silenziosa promessa di ritornare domani. È il paese del sol levante, d'altronde: la parola stessa 'Giappone' è composta da caratteri che letteralmente significano 'origine del sole', è uno dei primi paesi che verrà bagnato dalla sua luce rispetto al resto del mondo.

Hanamichi osserva le nuvole tinte di rosa, il riflesso della luce sugli edifici in orizzonte, il luccichio dei corsi d'acqua sfiorati delicatamente come corde di chitarra. Poi, più in fondo, in un angolo e seduto con le gambe davanti a sé, le stampelle che giacciono accanto a lui come grigi cadaveri, c'è Rukawa.
La sua schiena è contro la parete che separa la terrazza dal vuoto sottostante, fissando davanti a sé e ignorando completamente quello che lo circonda, i colori del cielo che mutano e anche Hanamichi che avanza lentamente, quasi avesse a che fare con una bestia che non vuole spaventare.

Hanamichi solleva le labbra in un blando sorrisetto. Una volpe, per l'appunto.

Si posiziona esattamente di fronte a lui, le mani ancora nelle tasche. Rukawa non solleva lo sguardo, rimane lì come l'animale ferito che sembra - e che è. 

"Sbaglio o non dovevi forzare il piede?" la domanda è uscita con un tono più secco di quanto desiderato. Alla faccia dell'istinto di protezione, di volerlo prendere tra le braccia...però, come sempre accade, il film nella sua testa avviene molto più fluidamente e senza intoppi rispetto alla realtà. 
Ora anzi si sente a disagio mentre Rukawa solleva il viso e lo guarda con quella che sembra collera. 

"Di che ti impicci" 

"...Non dovevi salire fin quassù viste le condizioni del tuo piede"

"Non ho forzato il piede"

Hanamichi lo guarda con stupore e una punta di ammirazione. La stessa che aveva provato la prima volta, prima di sapere il suo nome, quando l'aveva visto in piedi mentre gli altri energumeni del terzo anno erano riversi a terra e privi di sensi, capendo che era stato lui a ridurli così. 

"Sei venuto qui con le stampelle senza appoggiare il piede?"

Kaede non risponde. Non sembra né contento né infastidito che Hanamichi sia lì. Come sempre rappresenta un rompicapo, ma Hanamichi non si scoraggia e anzi emette un piccolo fischio.

"Beh, complimenti. Sono un bel po' di gradini-"

Un'improvvisa risata lo interrompe e Hanamichi rimane di sasso. È la prima volta che sente e vede Rukawa mente ride, ma si accorge subito che qualcosa non va, come una nota stonata.
La risata di Rukawa non è cristallina e divertita, ma profondamente amara.
Senza parole, lo guarda e Kaede gli punta addosso due occhi gelidi.

"Adesso che sono storpio, mi fai i complimenti? Com'è che non sei in giro a festeggiare l'evento?" 

Le sue parole sembrano fiele per Hanamichi. Gli fanno più male di quanto si fosse aspettato.

"Perché dovrei festeggiare, stupida volpe?"

"Perché fino a due mesi fa mi facevi le macumbe sperando mi facessi male! Quindi perdonami se non mi bevo la tua improvvisa gentilezza!" 

Hanamichi scuote il capo, anche se per onestà intellettuale è incapace di negare con forza la...beh, verità. E il senso di colpa torna rombante. Ma prova comunque a difendere la propria causa.

"Ammetto di non essere stato il massimo della simpatia con te..." ecco, iniziare con una sorta di scusa può aiutare.

"Mpf" 

"...ma era solo per scherzare, dai. Non è il caso di prendersela così, principessa" 

Kaede sbarra gli occhi, mentre intanto si è portato le ginocchia al petto e le ha circondate con le braccia. Il suo linguaggio del corpo parla molto più di lui.

"Come mi hai chiamato?"

"Hai sentito...ti comporti da principessa viziata che giudica tutti dall'alto della sua torre. Ti sei infortunato, e allora? Hai 17 anni, ti riprenderai. Non ti hanno staccato le gambe"

Kaede spalanca la bocca. "Come osi? Devo stare due mesi senza giocare, doaho! Come cavolo faccio a diventare il miglior giocatore del Giappone, perdendo tutto questo tempo, mentre Sendo, Fujima e gli altri continuano a progredire?!" 

Hanamichi rimane placido. "E questa è una scusa per fare la vittima? E poi...come oso io? Hai dimenticato cos'ho vissuto quest'estate?" 

Kaede si blocca, avvertendo questa volta amarezza nella sua voce. La schiena sembrava messa davvero male all'inizio, addirittura Ayako ci era andata giù un po' drastica dicendo che con il tempo della riabilitazione, Sakuragi avrebbe potuto dimenticare tutte le cose imparate, o che con quel tipo di infortunio avrebbe potuto mettere fine a una carriera non ancora iniziata. 
Non che Ayako fosse da biasimare, Hanamichi aveva continuato a giocare intensamente rischiando davvero di mettere a repentaglio la propria salute, inoltre Hanamichi era così sofferente che chiunque avrebbe ritenuto il suo problema grave. E molto leggero non era stato, la sua permanenza in clinica era stata piuttosto lunga, sfociando anche oltre l'inizio della scuola a settembre.

Hanamichi però si era ripreso alla perfezione e, tornato in campo, aveva dato dimostrazione di non aver dimenticato nulla. Inoltre, anche quando inizialmente non veniva fatto giocare insieme agli altri per prevenire possibili traumi da contatto, era sempre stato presente agli allenamenti per ricoprire di entusiasmo chi invece giocava, soprattutto i nuovi arrivati che avevano sentito parlare della loro impresa contro il Sannoh ed erano arrivati in un numero piuttosto consistente per iscriversi al club di basket. 

"Potresti fare ancora tanto per la squadra. Essere presente, dare il tuo supporto...cosa credi, che in America sarai titolare alla prima partita? Dovrai mangiarne di hamburger..." 

Allora Kaede abbassa la testa, iniziando ad avvertire un sottile strato di vergogna sollevarsi in lui. Pensava di essere migliorato dal punto di vista dell'umiltà, ma è evidente che abbia molta strada da percorrere. Lui si è fatto male e quindi basta, non esiste nient'altro al mondo. L'insofferenza per quanto successo, una banalità volendo rispetto a molte altre cose, lo ha reso ancora più egoista. 

"Nessuno è contento che ti sia fatto male. Tantomeno io. So cosa provi, anche se non mi ritieni alla tua altezza"

Quel 'Tantomeno io' detto con quella convinzione fa risollevare lo sguardo di Kaede. Non lo ritiene all'altezza...

"Ti interessa?" 

Hanamichi lo guarda e nota un lieve sorriso sul suo volto. La rabbia sembra sparita. Ma quel sorriso riesce a smuovere qualcosa che lo porta a deviare gli occhi a sentire un leggero calore sulle guance. 

"Cosa?"

"Che io ti ritenga alla mia altezza" 

Hanamichi non risponde. Kaede lo guarda incuriosito, mentre il ragazzo ruota il viso e guarda verso il cielo. 
Quasi disinteressandosi a ottenere una risposta, Kaede rimane a fissare il suo profilo, lambito dagli ultimi raggi del sole morente. Deglutisce appena. Visto così è...

"Meraviglioso" 

"C-cosa?", Kaede si rimprovera mentalmente. Che diamine ha da balbettare?

"È bellissimo, alzati così lo vedi anche tu" 

"...Non posso appoggiarmi sul piede" obietta.

"Sei salito qui da solo, riuscirai a stare in piedi per due minuti per vedere questo splendore" 

Kaede continua a guardarlo in viso. Su questo non può ridire niente...

"Dai, muoviti!"

"Vuoi calmarti? È solo un tramonto. C'è ogni giorno"

"Sì, ma oggi è più bello del solito" 

"E perché ti interessa che io lo veda?"

Hanamichi ha un moto di irritazione e lo afferra per il polso. "Da quando parli così tanto? Che polemico! Alzati e taci!" 

Kaede non può protestare oltre, Hanamichi l'ha già tirato su, praticamente strattonandolo, posizionandolo al suo fianco. Kaede si aggrappa alla ringhiera, attento a non poggiare il piede a terra. Forse la premura è anche esagerata, ma non vuole fare assolutamente nulla che possa prolungare i tempi di guarigione. 
Poi finalmente guarda quello di cui Hanamichi parlava con tanto entusiasmo. 

Una distesa di nubi, come una calda coperta, si innalza nel cielo, colorata sopra di rosa per poi virare al violaceo più in basso, come un capo realizzato da uno stilista. Gli edifici si sposano con una certa armonia nell'insieme, insieme ai punti di verde che rappresentano i diversi parchi sparsi per la zona, aree più che accette in un mondo dove lo smog avrebbe senz'altro la meglio se non fosse per un po' del loro ossigeno.
I fiumiciattoli rispecchiano le sfumature di cielo e nuvole, da lontano sembrano nastri per ginnastica ritmica. 

Un ultimo spicchio di sole, all'orizzonte, saluta loro insieme alla città. 

"Vedi che bello?"

Kaede gli lancia uno sguardo di sbieco, vedendolo felice come un bambino la mattina di Natale. Ci vuole davvero così poco? Non conosce nessuno così semplice e genuino come Hanamichi. Gli sfugge un inevitabile sorriso intenerito mentre vede i suoi occhi brillare. Una parte di cielo, ancora rossastra, li illumina in modo tale da farli apparire come se fossero composti di miele. 

Kaede deglutisce una seconda volta, distogliendo lo sguardo. Che scemenza. 
Poi, un braccio di Hanamichi si chiude intorno alla sua vita, e Kaede si ritrova stretto a lui.
Mentre si capacita di cosa sta succedendo, Hanamichi anticipa la sua domanda:

"Appoggiati, ti sorreggo io" 

Kaede stringe gli occhi, sperando che non sia uno scherzo idiota in cui lo mollerà facendolo cadere non appena oserà abbandonarsi. 

"Non è uno scherzo, non ti farò cadere"

E da quando gli legge nel pensiero? Forse Hanamichi è meno semplice di quanto ritenga. O lui stesso è meno - molto - ermetico di quanto non si pensi in generale. 
Kaede sceglie di fidarsi e rilascia un po' della resistenza che sarebbe incline a opporre. Il braccio di Hanamichi è così solido su di lui. Sembra di essere protetti da un sostegno di acciaio. Kaede, cominciando ad apprezzare la sensazione, sa che sta arrossendo e non è sicuro che gli piaccia.

"Bello, vero?" ripete Hanamichi e Kaede si domanda ancora perché gli importi che lui apprezzi. Non avendo però più voglia di far nascere polemiche o di discutere, annuisce. 

È bello, sì, molto. Ma Kaede trova ancora più bello stare qui con lui. Così vicini. Può avvertire un lato del suo corpo attaccato al proprio, il ritmo tranquillo del suo respiro, se lo osserva attentamente può intravedere anche la nascita della barba sul mento, appena accennata. 
A lui qualche pelo cresce a malapena sul viso, e sembra sempre che lo faccia in modo assonnato, rispecchiando abbastanza la personalità della persona in cui vive. 

È quasi sul punto di ridere pensando ai suoi peli che sbadigliano, ma non vuole sembrare del tutto pazzo, quindi si trattiene. 
È di buon umore. E all'inizio di quella settimana, era l'ultima cosa che riteneva possibile.



Un peso sulla sua spalla attira l'attenzione di Hanamichi. Ha ancora il braccio intorno a Kaede, e non lo ritiene né strano né inopportuno. In qualche modo, sazia quell'istinto protettivo che è nato dal nulla, come un fiore tra le macerie. 
Ed è bello. Bello come il tramonto a cui ha assistito insieme a Kaede, la cui testa ora grava dolcemente sulla sua spalla.

"Volpe, non dormire" lo ammonisce piano.

"Nh, doaho, non dormo in piedi" ribatte sullo stesso tono. 

"Sono testimone insieme al resto della scuola che lo fai eccome" 

"Nh..."

Come sarebbe dormire su Hanamichi? Addosso a lui, accanto a lui...se ipoteticamente dormissero a cucchiaio, Kaede è sicuro che Hanamichi starebbe dietro. Metterebbe un braccio intorno alla sua vita, come adesso, lo stringerebbe a sé, facendogli sentire il suo respiro sulla nuca, l'orecchio, provocandogli brividi ovunque. 

E un brivido arriva anche adesso.

"Hai freddo?" si preoccupa Hanamichi.

Kaede non sa bene come accogliere la repentina premura del ragazzo, ma non riesce esattamente a fingere di disprezzarla. 

"Un po'" dice, e non sta proprio mentendo, ora che il sole sta scomparendo fa più fresco, ma più di tutto Kaede ha l'illogico desiderio di essere stretto ancora di più da Hanamichi. Non si fa domande. Ci sono, ma possono aspettare. 
 
Hanamichi porta la mano sul suo braccio e strofina, con i suoi centimetri in più riesce a sentire il profumo dei capelli di Kaede. Reprime un sospiro e decide di allontanarlo delicatamente da sé. 

"Il sole è andato, comincerà a fare freddo sul serio...scendiamo? Possiamo andare a bere qualcosa di caldo. A mangiare, anche, muoio di fame" propone sorridendo. 

Kaede lo guarda interrogativo. "Mi stai...invitando?"

"Uh...sì..." Hanamichi riflette e cerca di ricordare se nel portafogli ha denaro a sufficienza per offrirgli almeno un panino o una scodella di ramen. 

"Quindi è un appuntamento?"

"Come?" Hanamichi diventa di tutti i colori, come il cielo, ora blu scuro, fino a pochi minuti fa. 

Kaede non si trattiene dal ridacchiare, saltellando un paio di volte per recuperare le stampelle. 

"Scherzavo. Allora, andiamo?" lo sprona, avviandosi verso la porta per rientrare a scuola. Improvvisamente ha voglia di sgattaiolare via con lui, consapevole che il suo battito sia accelerato considerevolmente.

"Sì" Hanamichi lo raggiunge in fretta, e torna a sorreggerlo con un braccio intorno alla vita. Arrivati dove ci sono le scale, Kaede le guarda con desolazione, sapendo che ci metterà un sacco di tempo, anche perché scendere è più pericoloso che salire. 
Sul punto di sistemare le stampelle in modo da essere sicuro che non scivolino, gli parte un urlo inevitabile quando si ritrova rialzato da terra di parecchio e precisamente tra le braccia di Hanamichi. 

Lo guarda scandalizzato. Nessuno lo prende in braccio da secoli e sicuramente nessuno l'ha mai fatto...così! Stile sposa che varca il nido d'amore con il suo sposo...non può crederci.
Sta per ordinargli di metterlo giù subito, ma Hanamichi, ancora una volta, lo precede:

"Ci metterai una vita e come ho detto, muoio di fame. Così facciamo prima!" e sghignazzando come l'idiota che è, vola per i gradini rapidamente, fin troppo per Kaede, che è costretto ad aggrapparsi a lui con una mano mentre con l'altra cerca di tenere le stampelle in modo che non siano d'intralcio e non facciano rotolare tutti e due fino giù. 

Spera che nessuno li veda in quelle condizioni. Si sente avvampare e nasconde il viso nel suo collo, mentre un turbine di emozioni troppo numerose e troppo prepotenti si agitano in lui senza che riesca a definirle singolarmente. Quella sovrastante però, è la sicura certezza di trovarsi benissimo tra le braccia di Hanamichi. 

Dal canto suo, Hanamichi, con in braccio Kaede come aveva desiderato una settimana fa, correndo fino all'uscita e continuando a ridere, si sente felice. 

Quando sono fuori, il cielo è ormai del tutto buio.

Ma c'è un'altra luce che si sta accendendo ed è tiepida e carezzevole come quella del sole al tramonto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 23. Moving house ***


 
L'aereo si sta muovendo.
 
Mentre percorre la pista lentamente in attesa di prendere velocità per spiccare il volo, Hanamichi guarda dal finestrino. Ha piovuto, e le gocce, man mano che l'aereo procede, cadono giù sempre più velocemente, come lacrime spazzate via senza dolcezza.
 
Hanamichi è incapace di distogliere lo sguardo, mentre Kaede sfoglia distrattamente la rivista inserita nella tasca del sedile di fronte. Il cuore di Hanamichi sta battendo all'impazzata.
 
"Non sono mai stato su un aereo per così tante ore..." commenta piano, mentre d'improvviso il motore dell'aereo romba e si prepara al distacco dal suolo. Hanamichi artiglia involontariamente il sedile, afferrando anche il braccio di Kaede, che guarda la sua mano e poi il suo viso.
 
"Chissà se ci siamo ricordati di portare tutto" aggiunge Hanamichi sovrappensiero, guardandosi intorno e vedendo che c'è già chi si è addormentato. Ha un po' d'ansia, sull'aereo. Non esattamente paura, ma non vede l'ora di toccare terra. Osserva davanti a sé, c'è uno schermo, qualcuno l'ha già acceso e ha selezionato uno dei film a disposizione.
 
"Non potremmo comunque fare niente. E ci sono negozi anche lì" replica Kaede pragmatico.
 
"Già"
 
La replica laconica di Hanamichi fa definitivamente distogliere Kaede dalla rivista, lo osserva in viso, lo vede deglutire, gli prende la mano.
 
"Stai bene? Ti serve qualcosa?"
 
Hanamichi scuote il capo, e Kaede non sa a quale domanda stia rispondendo.
 
"Desiderate qualcosa?" chiede una hostess che si sofferma particolarmente con lo sguardo su di lui, non celando il suo apprezzamento.
 
"Sì, un po' d'acqua per favore" risponde ignorando il resto. Lei annuisce e si allontana ancheggiando un po', non ottenendo comunque alcuna ulteriore attenzione.
 
"Come fai a essere così tranquillo?" sussurra Hanamichi, come per non disturbare chi sta sonnecchiando. È mattina molto presto e fuori è ancora buio, le luci in aereo si sono spente, in cabina se ne vede qualcuna accesa per chi sta leggendo o prendendo qualche appunto.
 
"E tu perché sei così agitato?"
 
Hanamichi gli stringe la mano, intimorito da un rapido scossone del velivolo.
 
"Innanzitutto siamo spaventosamente in alto e dovremo rimanere qui per le prossime nove ore"
 
"Fai anche dieci" lo corregge Kaede, beccandosi un'occhiata truce. L'hostess ritorna con due bicchieri d'acqua e sorride un po' svenevolmente, ottenendo un conciso e cortese ringraziamento.
 
"E poi...lo stiamo davvero facendo. Stiamo andando in America. Stiamo cambiando città, paese, casa..."
 
"Sì. Hai ripensamenti?"
 
"No, non è questo" Hanamichi scuote il capo, bevendo un sorso che rinfresca la sua gola di colpo secca. "Ma mi sembra così strano...ne abbiamo parlato tanto, organizzando tutto, mettendoci una vita per avere i passaporti, cercando le valigie grandi abbastanza per infilarci tutto il possibile e..."
 
"E?"
 
"Non so" Hanamichi alza le spalle, "sembrava tutto così ben organizzato, perfetto...in qualche modo ho avuto il timore che ci fosse qualche imprevisto a bloccarci", poi scuote di nuovo la testa, abbozzando un sorriso nervoso. "Quello che dico non ha senso"
 
"E quando mai" scherza Kaede.
 
"Passerà, so che mi passerà. Ma, cavoli...a così tanti chilometri di distanza dal Giappone, da casa nostra...davvero non hai nemmeno un po' di ansia?"
 
Hanamichi lo guarda negli occhi. Kaede gli mostra un sorriso sincero, dolcissimo, e Hanamichi si ricorda uno dei motivi per cui se ne è innamorato.
 
"Casa mia è dove sei tu", poi gli lascia un rapido bacio sulla guancia, per non permettergli di replicare che è stato troppo sdolcinato. Forse lo è, ma lo pensa davvero. No, non sente ansia.
 
Hanamichi rimane inebetito, poi sorride, sollevato, alza le loro mani intrecciate e bacia il dorso di Kaede. Abbandona il capo sul sedile, respirando a fondo per rilassarsi. L'idea di essere ancora sospeso in aria e di non aver alcun modo controllo sulla situazione lo porterebbe a innervosirsi nuovamente, ma cerca di scacciare la sensazione.
 
"Scegliamo un film?"
 
"Saranno tutti in inglese"
 
"Bene, tanto dobbiamo abituarci a sentirlo sempre"
 
Kaede si addormenta alla fine del primo, lasciando la testa sulla spalla di Hanamichi, che invece ne vede altri due prima di cominciare ad avvertire i sentori del sonno. L'hostess sta annunciando che a breve passeranno con uno spuntino.
 
Hanamichi chiude gli occhi, inspira ed espira, ascoltando il ritmo calmo del respiro di Kaede, i suoi capelli morbidi gli sfiorano il mento. Il suo profumo lo culla e lo conduce lentamente ad addormentarsi.
 
Casa.
 
Sta cambiando paese, si dovrà adattare a nuove abitudini e a un'altra lingua, a un altro stile di vita e a un'altra valuta che nella sua mente continuerà a cercare di convertire in yen per un sacco di tempo.
 
Ma sarà a casa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 24. Pet names ***


 
È da poco più di un anno che Hanamichi e Kaede si sono trasferiti in America. Essendo arrivati lì intorno a settembre, non avevano fatto in tempo a racimolare abbastanza denaro per poter tornare in Giappone già a Natale. Quindi, insieme a parenti e ad amici si sono dovuti limitare ai festeggiamenti per telefono o computer. I primi tempi di adattamento sono stati molto duri, più del previsto, non solo per i nuovi ritmi richiesti dalle squadre universitarie in cui militano, ma in generale per l'impatto del cosiddetto culture shock. Poi però le cose si sono assestate e i mesi sono trascorsi a una buona velocità, arrivando dunque all'inverno seguente. E questa volta, le vacanze natalizie le passeranno in terra natia.
 
Dopo essere stati accolti con tutti gli onori e rimpinzati quasi al punto di rovinare la loro linea e la loro dieta super controllate (dopotutto, non sono più adolescenti in fase di crescita), Hanamichi è stato reclamato dai suoi amici d'infanzia per passare una giornata dedicata esclusivamente a loro, per fare qualcosa di carino insieme.
 
Fa freddo e fa buio presto ovviamente, quindi le opzioni non sono infinite, ma per fortuna sono arrivati a una proposta che va bene a tutti.
 
Quindi, Hanamichi e i quattro baldi giovani della sua Armata al momento si trovano sul treno diretto verso un nuovo centro sportivo, che include area benessere e anche un parco acquatico al chiuso, e che Yohei e gli altri hanno già provato, ritenendolo un ottimo posto dove rilassarsi e recuperare un po' di tempo prezioso con Hanamichi.
 
Kaede è rimasto dai suoi, a dire il vero ha affermato espressamente di voler dormire quanto più possibile in vista del rientro sul suolo americano, dove gli orari non si sposano perfettamente con il suo costante sonno.
 
Fa particolarmente freddino, pensa Hanamichi stringendosi la sciarpa al collo, in California non c'è questo problema...a gennaio si arriva tranquillamente a 28 gradi, quindi l'aria rigida della sua città natale è stata un po' uno shock.
 
Mentre gli altri chiacchierano sugli scivoli presenti al parco acquatico e Chuichiro precisa che lui preferisce di gran lungo l'area benessere con vasche idromassaggio, il cellulare di Hanamichi vibra segnalando l'arrivo di un messaggio.
 
'Mia cugina mi ha rapito subito dopo la colazione. Ti rendi conto? È praticamente l'alba'.
 
Hanamichi sorride, notando dall'ora che in realtà sono le 10, ma in vacanza Kaede non considera nulla che arrivi prima dell'una del pomeriggio.
 
'Ha blaterato di voler andare a fare una passeggiata, pensa te, con questo gelo polare...'
 
Il sorriso di Hanamichi si amplia.
 
'Per fortuna ha avuto la decenza di promettere che mi offrirà il pranzo. E che potrò mostrarle qualche trucco di basket imparato in America...'
 
Già se lo vede, a compire prodezze al loro vecchio campetto, che verrà poi preso d'assalto da bambini rapiti dalla sua bravura, come già accadeva al liceo.
 
'Tu divertiti, mi raccomando. Buona giornata'
 
Accanto c'è un cuoricino e Hanamichi si scioglie. Che Kaede potesse essere il tipo di ragazzo che manda messaggi con emoticon dolci non l'avrebbe mai pensato, ed è tanto emotivamente stitico con il resto del mondo quanto romantico e affettuoso con lui. Sempre di più. Ad Hanamichi piace parecchio.
 
Si affretta a rispondere.
 
'Non essere troppo scortese con tua cugina, è la nostra più grande fan fin dall'inizio...a più tardi, volpe. Ti amo'
 
'Ci proverò. A dopo, doaho, ti amo anch'io'.
 
Il ghigno stampato sulla sua faccia mentre rimette in tasca il cellulare non sfugge naturalmente a Yohei.
 
“Non ci credo...usate ancora quei nomignoli assurdi per chiamarvi?” domanda stupito, senza celare di aver adocchiato gli ultimi messaggi.
 
Hanamichi solleva lo sguardo, arrossendo un po', e portandosi una mano dietro la nuca non prova affatto a negare.
 
“Beh...sì...sono rimasti fin da allora...”
 
“Sul serio? Ma allora vi servivano per insultarvi!”
 
Hanamichi alza le spalle. “Ci risulterebbe strano chiamarci diversamente...”
 
“Mah...volpe ancora ancora, ma doaho non è certo un termine carino!” rincara Yohei.
 
Hanamichi ridacchia, stringendosi ancora nelle spalle, un po' timidamente. “Sì, ma...ormai lui lo dice in modo così dolce...equivale a un 'tesoro' praticamente.”
 
Yohei inarca un sopracciglio. “Quindi, 'tesoro' o 'amore' non li usate mai?”
 
Il rossore di Hanamichi si approfondisce.
 
“Qualche volta...”
 
L'espressione sorpresa di Yohei diventa sorniona. “Ma che carini...” li scimmiotta sbattendo le palpebre in maniera esagerata e unendo le mani vicino alle guance, come una ragazzina innamorata.
 
“Pfff, piantala” lo ammonisce subito Hanamichi, mentre gli altri tre compari sghignazzano divertiti nel vederlo lievemente imbarazzato. “Piantatela tutti se non volete che vi affoghi appena arrivati”
 
“Sempre il solito irascibile” commenta Yohei con tono lieve, decidendo subito dopo di non tormentare ulteriormente Hanamichi.
 
“Comunque rimango sempre un tensai, sia chiaro!” aggiunge Hanamichi con vigore.
 
Guardando fuori dal finestrino, Yohei sorride.
 
Vedere il suo amico innamorato e ricambiato è una bella sensazione. Non sembra così diverso dal ragazzo che conosce da sempre, e quando sono tutti insieme è come tornare gli adolescenti scapestrati di un tempo.
 
Non è cambiato nulla e allo stesso tempo è cambiato tutto, perché la luce negli occhi di Hanamichi, quella sì che è diversa.
 
Doaho e volpe...beh, sembra stia funzionando, quindi perché no?
 
Il discorso cambia e a un certo punto i ragazzi stanno imitando i professori del liceo nelle loro migliori performance, poi partono in una sessione di ridarella incontrollabile, mentre il treno è a pochi minuti di distanza dalla loro fermata.
 
Yohei guarda Hanamichi. È così felice, radioso...non l'ha mai visto così, e nessuno più di lui conosce la forzatura di alcuni suoi sorrisi e risate. Non ce n'è traccia ora.
 
Yohei annuisce: il suo migliore amico, praticamente un fratello, è in ottime mani.
 
Dunque, vada per doaho e volpe.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 25. Future ***


Arrivando nella sala principale, ancora un po' umido per via della doccia e lasciando qualche orma sul pavimento dato che non si è disturbato troppo ad asciugare con minuzia i piedi, Hanamichi si guarda intorno. 
Con addosso solo i pantaloncini e un asciugamano intorno al collo, si guarda intorno, assorbendo ancora una volta la delizia di questa casetta che sembra essere ritagliata un angolo di mondo a parte dal resto. 
Un angolo di mondo che ora appartiene a lui e alla sua dolce metà, constata soffermandosi sulla figura che scorge seduta sul balcone, portando la sua espressione tranquilla a trasformarsi in un autentico sorriso pieno di dolcezza.

Si avvia con passi lenti e rilassati, frutto di una meritata e attesa vacanza che si è rivelata stupenda e che purtroppo volge verso il termine. Un altro paio di giorni, infatti, e si ritornerà alla vita frenetica di sempre. Vita che hanno scelto entrambi, d'altronde, quindi non possono lamentarsi e non lo faranno. 
Fuori, lo spettacolo del tramonto sta calamitando le attenzioni di molti che, sulla spiaggia, rimangono a godersi la bellezza dei suoi colori sempre incredibili e mozzafiato.

Solo una persona pare non così catturata dal cielo, e ovviamente non può che essere la sua volpe. 

Kaede è tutto concentrato sul libro che ha portato con sé per le vacanze. Di rado riesce a leggere, non avendone il tempo, e anche quando lo ha è troppo stanco per concentrarsi per più di tre pagine. Hanamichi nota che mancano poche pagine alla fine. 

Quando esce sul balcone accanto a lui, il suo sguardo è verso il mare e lo spicchio del sole che ancora persiste per qualche altro minuto, come vantandosi della propria bellezza per chi ancora non si fosse degnato di osservarlo.

Con la coda dell'occhio Kaede lo vede e chiude lentamente il libro, segnando il punto. 
Osservandolo per bene, però, inarca un sopracciglio e i suoi occhi percorrono su e giù il torso nudo di Hanamichi, con l'apprezzamento che si diffonde sul suo viso.

"Doaho, possono vederti tutti..." indica verso la spiaggia a pochi passi dal balcone, ancora piuttosto piena di persone.

Hanamichi ridacchia. "E allora? Tutti i giorni siamo andati al mare senza indossare la camicia, volpe" puntualizza. 
Kaede non si scomoda a dirgli che ha ragione, anche se in effetti è vero, più impegnato ad avere l'acquolina per quella pelle più abbronzata del solito che gli causa sempre un certo appetito.
Anche lui però può vantare un colore niente male, per fortuna per una volta non si è rovinato le vacanze bruciandosi al primo giorno di mare. 

Hanamichi ha un'espressione di contenuto trionfo sul viso, gli piace non poco che Kaede dimostri così apertamente di gradire quello che vede. Lui, per inciso.

Si siede vicino a lui, tornando a guardare davanti a sé, il sole non si vede quasi più ma il cielo è a dir poco incredibile, in giochi di rosa, viola e arancione che sembrano danzare per i fortunati che stanno assistendo.

Hanamichi sorride, i pensieri iniziano a vagare senza freni mentre con dita leggere accarezza distrattamente il braccio di Kaede. 

Sono passati poco più di dieci anni da quell'estate in cui si scambiavano lettere romantiche e quasi melodrammatiche perché per alcune settimane, poco dopo essersi accorti di essere lievemente cotti l'uno per l'altro, la famiglia di Kaede lo aveva 'crudelmente' strappato dalle braccia di Hanamichi per passare le vacanze estive in Toscana. 
Così come sua madre aveva conservato le cartoline del padre, anche Hanamichi ha fatto lo stesso con quelle di Kaede. Le ha rilette così tante volte che le sa a memoria. Sdolcinate e un po' ridicole come qualsiasi adolescente innamorato, ma autentiche, sentite...ancora di più se si pensa che sono state scritte da Kaede Rukawa, dalle capacità comunicative di un pesce rosso. Ma è solo apparenza e Hanamichi lo sa troppo bene, da tanto tempo. Kaede comunica eccome, il fatto che lo faccia poco con le parole è irrilevante. 
Era davvero molto ispirato, però, in quel periodo, e Hanamichi non può fare a meno di gongolare al pensiero che sia sempre stato lui il destinatario di tante attenzioni.

Quando si erano rivisti, si erano ripromessi che un giorno, in futuro, sarebbero andati in Italia insieme.
E così è stato.
Sono anche nella stessa casa che avevano affittato i Rukawa all'epoca. E, sotto minaccia di un'atroce sessione di solletico, Kaede ha anche ammesso che proprio qui, su questo balcone, lui ha composto quelle smielate lettere che sembravano più scritte da un condannato a morte che da un ragazzo in vacanza con la famiglia. Hanamichi ha riso, ma in realtà dentro tremava dall'emozione. 
Perché, dopo poco più di dieci anni, sono qui, insieme, davanti a un tramonto stupendo, a continuare a guardare avanti, al futuro. 

La volpe possessiva non intende fare a meno del suo doaho. Per Hanamichi è reciproco. 

Dopo aver letto qualche altra pagina mentre Hanamichi si è goduto il passaggio dal tramonto al crepuscolo, le orecchie accarezzate sia dalle pigre onde che si rovesciano a riva che dal fruscio delle pagine quando vengono girate, la voce calma di Kaede interrompe il silenzio.

"Sai...già lunedì avremo un impegno importante"

"Non mi dire" commenta Hanamichi appena annoiato, ma non più di tanto. D'altronde le vacanze non sono mai eterne. "Nello specifico?" 

"Beh...", Kaede chiude il libro e lo lascia sul tavolino vicino, e il suo tono pare subito un po' teso ad Hanamichi, che lo guarda con attenzione, facendosi serio. 

"Che c'è? Qualcosa non va?"

"No, ma...stavo guardando le mail, prima. E ne abbiamo ricevuta una dall'agenzia che ha richiesto di vederci il prossimo lunedì. So che forse siamo un po' tirati, ma ho pensato di accettare per non rischiare di perdere l'occasione e-"

"Un attimo. L'agenzia?" 

Kaede lo guarda negli occhi e annuisce, quasi timoroso. Dopo un paio di istanti, la comprensione si dipinge sul volto di Hanamichi lasciandogli larghi occhi e bocca.

"C-cioè...quell'agenzia?"

Kaede si trattiene dal ridere, perlopiù perché comprende bene l'emozione che si sta impossessando di Hanamichi. È la stessa che lo ha invaso quando ha letto quelle parole, nere su bianco, portandosi una mano al petto per cercare di placare i battiti improvvisamente schizzati alle stelle.

Annuisce di nuovo, mentre la mano inizialmente delicata di Hanamichi si avvinghia al suo braccio. 

"Ahi" 

"S-scusa. Ma...così presto? Pensavo ci mettessero di più per queste cose..." dice Hanamichi attonito.

"Evidentemente abbiamo ottimi requisiti. Insomma, a quanto pare ci propongono di vedere...questa bambina...che sarebbe disponibile per l'adozione" sul finire della frase Kaede si contiene a malapena. 

Segue un silenzio piuttosto prolungato, al punto che Kaede si inquieta.

"Cosa c'è? Non sei convinto? Volevi pensarci di più? Mi dispiace, ma pensavo-"

Hanamichi finalmente si riprende e scuote il capo più volte.

"No...no, hai fatto benissimo. Solo che me la sto facendo addosso" dice senza giri di parole. "Cioè...saremo genitori?" 

Kaede sorride. "Beh, non è ancora deciso niente al 100%...ma sì. Potremmo diventarlo...in un futuro molto ravvicinato"

Hanamichi lo guarda ancora, sbalordito, sembra cercare altre parole ma non arrivano. 
Kaede aspetta che dica qualcosa, qualsiasi, divertito e commosso dalla sua reazione, è quasi sul punto di dargli un paio di schiaffetti, ma non ne ha il tempo.
Hanamichi lo avvolge in uno stretto abbraccio, repentino e vigoroso. 
Kaede non può parlare ma decide in breve tempo che non ce n'è bisogno. Ricambia l'abbraccio, nascondendo il viso nel suo collo, in un gesto in cui si comunicano reciprocamente tutto ciò che non necessita di parole.

Come dieci anni fa, immaginando il futuro, vedendosi mentre guardano nella stessa direzione. Sempre insieme. 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** 26. Perfume ***


Hanamichi Sakuragi è sull'orlo di una crisi di nervi.
Se ne convince lunedì mattina, quando le sue chiacchiere con gli amici prima di entrare in classe vengono disturbate da strilli femminili che possono annunciare solo l'arrivo di una persona. Hanamichi sospira profondamente, cercando di ignorare del tutto la cosa, e ci sta anche riuscendo, finché non si presenta il problema principale.
Rukawa fa il suo ingresso a scuola, mezzo addormentato, non prestando attenzione a niente e a nessuno. Quasi ciondola, ma ciò non scoraggia il suo nugolo di ammiratrici a stargli alle calcagna, tra chi gli offre un caffè e chi dei dolcetti preparati la mattina stessa.
Hanamichi inspira, aspetta cinque secondi, espira.
Quel bastardo gli sta rendendo la vita difficile.
 
Dallo scorso settembre, hanno sotterrato l'ascia di guerra - e non nel cranio di uno di loro due - e tra di loro la dinamica è un tantino cambiata. Si è instaurato un clima di semi tolleranza reciproca, anche se sfottò e frecciatine non sono sparite del tutto, ma senza più sfociare in risse selvagge. La squadra ne ha giovato e Anzai non fa che guardarli con una luce strana in quei suoi occhietti inquietanti. Ad Hanamichi va bene così, dopotutto non ha più grande motivazione per odiare Rukawa. Il gap che li separava dal punto di vista del basket si sta assottigliando, Hanamichi ha raffinato molto la sua grezza tecnica, pur non rinunciando ai suoi guizzi geniali di cui nessuno farebbe a meno comunque, e per quanto riguarda Haruko...beh, la sua cotta si è intiepidita. Gli è sembrato assurdo doverlo ammettere, ma poco a poco si è accorto che lei non gli piaceva più così tanto.
 
Oh, la ritiene una presenza gradevole, simpatica e nutre grande rispetto e gratitudine per la ragazza, ma i battiti del suo cuore sono regolari con lei, semplicemente...gli è passata, come le precedenti 50. È stata un po' più duratura, ma è passata. Trascorrono ancora tempo insieme, anche al campetto o con gli altri ragazzi dell'Armata - cosa di cui il fratello di lei non è proprio entusiasta - e sono amici, buoni amici che non aspirano ad altro.
 
Il problema ora è un altro.
Primo, dal secondo anno, lui e Rukawa sono stati sistemati nella stessa classe.
Secondo, il banco di Rukawa è proprio accanto al suo. Lui è stato piazzato in mezzo, così da poter essere meglio controllato dai professori, mentre Rukawa è accanto alla parete, ideale per i suoi pisolini durante i quali nessuno osa disturbarlo - e per Hanamichi è una bella ingiustizia.
Terzo, e Hanamichi se ne ricorda una volta in più quando si accomoda al suo posto e nota Rukawa già raggomitolato su se stesso che sonnecchia: Kaede Rukawa non puzza affatto.
 
Sarebbe bello poter definire Rukawa come un tempo - vale a dire, come giusto un annetto fa - ma Hanamichi lo trova complicato. La volpe puzzolente da un po' non gli sembra più così puzzolente. Anzi, in realtà non lo è mai stato, ma dato l'astio reciproco, è sempre stato facile appioppargli anche questa caratteristica poco veritiera.
Hanamichi sospira ancora, cercando davvero di concentrarsi sul libro di testo, per non dare attenzione alla massa ronfante sul banco accanto.
Il professore di letteratura di tanto in tanto lancia un'occhiata in direzione di Rukawa e Hanamichi può vedere chiaramente la vena sulla sua fronte gonfiarsi, ma l'ometto ogni volta decide di lasciar perdere.
Hanamichi ghigna. Nemmeno lui, forse, verrebbe risparmiato se disturbasse il sonno della volpe selvatica.
 
 
 
Hanamichi può ammettere, almeno a se stesso, che il problema ora è proprio l'odore della volpe. Può altrettanto ammettere di considerarlo un profumo. Ed è, di fatto, un tormento.
Lo perseguita ovunque: in classe, in palestra, negli spogliatoi, nei corridoi. Anche quando passa davanti alle scale che danno sul tetto, può benissimo riconoscere la scia gradevole del ragazzo che sicuramente è salito per pranzare o dormire.
Non sa quando è successo, ricorda che trovava piacevole il profumo delicato di Haruko, ma con Rukawa è diverso.
 
Non saprebbe nemmeno descriverlo. È come l'odore del mare, così liberatorio e impossibile da ignorare, così ostinato, e non lo molla.
E il cuore...quel suo cuore che ha smesso di agitarsi per Haruko, ora batte un po' troppo all'impazzata quando Rukawa è nei paraggi.
È fastidioso e non richiesto.
Mentre si dirige in palestra, le spalle di Hanamichi sono un po' curve.
 
 
"Oggi prima dell'allenamento guarderemo l'ultima partita tra Kainan e Ryonan, per studiare i momenti più importanti e i loro schemi, così da elaborare una strategia efficace per i nostri prossimi incontri" spiega Miyagi mentre istruisce gli altri ragazzi a disporsi in modo da poter vedere la videocassetta che ha in mano, "Sakuragi, per favore, vai a recuperare il televisore insieme a Rukawa" chiede con tono cortese ma autorevole.
Sakuragi si agita subito. "Che?! Posso andarci da solo, non mi serve questo perdente!"
"Nh, parli di te stesso ovviamente" replica Kaede grattandosi la guancia con aria annoiata.
Ryota gli lancia un'occhiataccia, non ha assolutamente voglia di perdere tempo con buffonate inutili.
 
"Non discutere. Il televisore è pesante e va portato giù per le scale, quindi andate tutti e due e in fretta!"
Rukawa, senza fiatare, si avvia all'uscita per obbedire, seguito poco dopo da un Sakuragi che borbotta come una moka.
 
Quando ritornano, per Hanamichi è una tortura. Rukawa sta davanti a tirare il televisore posto sul carrellino con le ruote, e il suo profumo non fa che inondare il numero 10 in vampate spietate. Hanamichi osserva il collo libero del ragazzo, i suoi capelli ordinati sulla nuca, inevitabilmente procede ancora più giù e si sofferma sul suo fondoschiena. Cerca di reprimere un gemito.
 
Rukawa si ferma e si gira verso di lui, un accenno di curiosità sul volto perfetto.
 
Hanamichi va in panico. Non l'ha affatto represso.
 
“Che c'è?”
 
“N-niente” ribatte Hanamichi provando il più possibile a contenersi.
 
“Nh, muoviamoci, doaho”
 
Hanamichi non risponde sguaiatamente all'insulto, Kaede lascia percepire una punta di stupore, rigirandosi e proseguendo verso la palestra.
 
 
 
La mattina dopo, Hanamichi è stravolto. Ha dormito poco e per quel poco che ha dormito, ha sognato. Sogni indecenti e che non avrebbero minimamente dovuto essere elaborati dal suo cervello bacato.
Ha sognato Rukawa, il suo sedere. Rukawa che strofinava il suo sedere su di lui. Prima con i vestiti, poi improvvisamente senza.
Si è svegliato sudato ed eccitato come un toro, è andato in bagno per rinfrescarsi, si è riaddormentato. Altri sogni sconci. Altri tentativi di placarsi, di pensare alle cose meno invoglianti del mondo, dal Gori in bikini a Uozumi con la gonna.
 
Alla fine, ha ceduto. Ha ignobilmente ceduto e si è toccato forsennatamente per togliere quel tarlo che lo ha straziato nella mente e nel corpo.
 
Mentre la sua bocca si apre nel centesimo sbadiglio da quando si è alzato, non sente neanche la bici che si avvicina e viene centrato in pieno, cadendo come un sacco di patate senza riuscire a opporre resistenza.
Una vena inizia a pulsargli sulla fronte. È un tipo con molta poca pazienza e questa vicenda riesce a consumarla tutta in tempo record.
 
“Maledetta volpe narcolettica, prendi il pullman come tutti gli altri!” ringhia come un cane inferocito. Ha promesso ad Anzai che non avrebbe più fatto a botte e non lo ha più fatto da allora, ma se la volpe continua a provocarlo, non sa se resisterà. Dopotutto, anche prendersi a pugni è un buon modo per sfogare la frustrazione insensata che avverte. Più che toccarsi in maniera inappropriata per colpa di un cretino simile.
 
Abbassa subito lo sguardo sul dannato nella speranza che si allontani prima di subito. Sgomento, lo trova a sonnecchiare sul suo petto. Serra gli occhi quando una zaffata del profumo di Kaede colpisce le sue narici. Ne rimane immerso suo malgrado.
 
Col rossore sulle guance, reagisce come meglio gli riesce, aggressivamente. Con uno scossone, si scrolla il ragazzo di dosso.
 
“Levati!”
 
Kaede, del tutto intontito, si strofina gli occhi, sbattendo le palpebre più volte prima di aprirli. Fissa Hanamichi come fosse un alieno.
 
“Che vuoi?” abbaia Hanamichi, sistemandosi la giacca, che non presenta in realtà pieghe.
 
“Nh...brutte occhiaie” Kaede si avvicina, aumentando il panico dell'altro.
 
“Come?!” si scandalizza Hanamichi, istintivamente allontanandosi.
 
“Dovresti riposare di più se vuoi essere utile nelle prossime partite”

Hanamichi esplode. “SENTI CHI PARLA! Dormi dappertutto e a qualsiasi ora!”
 
“Nh, ma segno sempre più punti di te” commenta Kaede, recuperando la bici e portandola a mano nei parcheggi appositi. Hanamichi deve contare fino a un numero molto alto per non scattare e rifilargli una testata.
 
 
 
Hanamichi è sul terrazzo. Oggi ne ha fin sopra i capelli. Non ce l'ha con nessuno in particolare, ma ha semplicemente ha voglia di stare solo.
 
La situazione non sta migliorando e francamente non sa se sia meglio fare finta di niente o accettare le nuove consapevolezze che aleggiano intorno e dentro di lui ma che allo stesso tempo lo terrorizzano.
 
L'impatto che Rukawa continua ad avere su di lui è paralizzante. Se fino a poco fa si trattava solo di influenza sul campo da basket, ora la faccenda è un'altra. Sta diventando patetico e la cosa non gli piace.
 
Subdolamente, il suo profumo si è fatto strada nei suoi sensi...e ora c'è tutto il resto. Tutto lui. Nei suoi occhi, nei suoi sogni.
 
Rilascia un sospiro, appoggiando un gomito alla ringhiera. Non doveva succedere. Come ha potuto permetterlo? Così, inaspettatamente.
 
La campana che segnala il ritorno alle lezioni dopo pranzo lo fa grugnire per lo scontento. Non può minimamente concentrarsi su nulla. Di certo non con Rukawa al banco accanto al suo...
 
Si gira, scoraggiato, ma nel grigiore del terrazzo i suoi occhi notano qualcosa di colorato, poco distante. Vi si avvicina, come attratto inesorabilmente, si abbassa sui talloni.
È una sciarpa rossa ed è un richiamo a cui non sa resistere. Il suo istinto gli dice qualcosa.
 
L'afferra con inusuale delicatezza. Chi l'avrà persa?
Senza riflettere, la porta al naso.
Chiude gli occhi, inspira forte.
Non ha dubbi nell'individuare la risposta esatta.
 
 
 
Hanamichi infila la felpa e chiude l'armadietto, che risuona senza violenza nel silenzio dello spogliatoio. Silenzio intramezzato dallo scroscio di un'unica doccia ancora aperta. Non è una novità, Rukawa è sempre tra gli ultimi, è incredibile quanto quell'essere umano riesca a dormire. Sempre che sia un essere umano, poi.
 
Hanamichi sobbalza quando sente un botto provenire dalle docce, e corre come un forsennato per vedere cos'è successo, anche se a momenti scivola per via dell'acqua sparsa sul suolo.
 
Gli sfugge uno spontaneo grido quando vede Rukawa riverso a terra, con l'acqua che continua a cadergli addosso mentre lui è evidentemente privo di sensi.
 
Imprecando e volendo evitare di cadere, riesce a chiudere la manopola, per poi concentrarsi sulla povera volpe immobile. Dapprima preoccupato all'ipotesi di poter vedere sangue sgorgare da qualche parte, sospira di sollievo quando non ne scorge. Ovviamente non può lasciarlo qui fino a domani mattina. Non si sa mai che entri qualche pazza e approfitti di Rukawa...nudo.
 
Beh, sì, naturalmente è nudo. Non è la prima volta che lo vede, e nonostante ciò Hanamichi arrossisce furiosamente. Gli gira intorno come fosse l'esemplare di una strana specie animale – e in qualche modo lo è – prima di decidere il modo giusto per afferrarlo e portarlo via da qui, dove l'aria è calda, umida e soffocante.
 
La pelle di Rukawa è bagnata e arrossata, Hanamichi scuote il capo. Sicuramente questo scemo si stava facendo una doccia incandescente, e deve avere avuto un brusco calo di pressione.
 
Hanamichi riesce a trasportarlo con un po' di fatica nella parte principale dello spogliatoio, lo fa stendere su una panchina, imprecando a denti stretti per i vestiti bagnati, apre il suo borsone e prende un asciugamano, usandolo per coprirgli le parti intime. Con un leggero fiatone – Rukawa sembra tanto esile ma ha la sua bella massa di muscoli, e portarlo a peso morto non è una passeggiata – si ferma a osservarlo.
 
Sta pian piano riprendendo colore, Hanamichi se ne rallegra. I suoi occhi vagano sul suo viso, studiandone i lineamenti che vede sempre ma che non ha mai modo di scrutare così attentamente. Senza nessun altro intorno, senza nessun disturbo, compresi le consuete battutine o frecciatine dello stesso Rukawa, può prendersi il suo tempo.
 
Se ne prende, forse un po' troppo...lo sguardo defluisce lungo la mascella, sul collo. Un insano lampo gli fa venire voglia di provare ad avvicinarsi e farvi scorrere il naso...e poi magari assaggiare, dapprima in un delicato morsetto, poi affondando i denti senza riguardo.
 
Deglutisce, rendendosi conto che non è il caso di avere un'erezione in questo momento, e se si tratterrà troppo il suo naso comincerà a sanguinare.
 
Riprende il controllo di sé, dando invece lievi tocchi sulle guance di Rukawa.
 
“Volpe, sveglia” gli ripete alcune volte, prima che le palpebre di Rukawa finalmente si agitino e lui riprenda conoscenza.
 
“Nh...”, Kaede si porta la mano alla testa, smarrito, non ha idea del perché sia sdraiato e il doaho lo guardi così...dolcemente. Corruga la fronte. “Che è-”
 
“Così impari a fare docce con l'acqua a mille gradi. E poi quando hai mangiato?”

Kaede si acciglia più profondamente. “Che te ne importa?”

“Dal momento in cui ti ho impedito di affogare dopo che sei svenuto...”
 
“Sono svenuto?” domanda Kaede, sinceramente sorpreso. Hanamichi lo squadra, spera che non abbia battuto la testa con troppa forza.
 
“Perfino per te addormentarti così sarebbe esagerato” risponde infine, lasciandosi andare a un lieve e genuino sorriso.
 
Kaede sembra confuso, ma più dall'atteggiamento di Hanamichi che dallo svenimento.
 
“Sul serio, quando hai mangiato? Dormi anche a pranzo...”
 
“...ho mangiato.”

Hanamichi stringe gli occhi. “Mmh, non mi convinci. Con quanto ti muovi, devi mangiare di più per avere le energie adatte”
 
“Non sapevo avessi una laurea, me la mostri?”
 
“Silenzio. Forza, vestiti, ti porto a mangiare”
 
A questo, Kaede apre la bocca, incredulo.
 
“Cosa?”
 
“Sì, muoviti, ci penso io a farti mangiare come si deve”
 
Kaede strabuzza gli occhi, sicuro di essere ancora nel mondo onirico.
 
“Sei impazzito?”
 
“No, per niente. Sbrigati, o prenderai freddo e non potrai giocare...”
 
Kaede si guarda intorno. Dove sono le telecamere?
 
“E l'idea non ti esalta?”

Hanamichi non gli risponde, andando a prendere le sue cose che aveva già preparato prima del salvataggio. Si sorprende quando nella tasca della giacca trova la sciarpa che ha infilato a pranzo, dopo averla trovata sulla terrazza.
Si volta verso Kaede, che lentamente si sta rivestendo e gli dà le spalle. Hanamichi lo guarda dall'alto al basso, torna su, inconsciamente si passa la lingua sulle labbra.
 
In un moto di stizza, gli lancia la sciarpa.
 
“Che diamine!” Kaede prende il capo tra le mani, studiandolo, riconoscendolo. “Dove l'hai trovata?” chiede, onestamente stupito.
 
“Sulla terrazza”
 
Passa qualche momento di denso silenzio. “Come sapevi che era mia?” chiede poi, non potendo impedirsi di risuonare sospettoso. Di cosa, poi? Gli ha solo restituito la sua sciarpa. E sembra perfettamente integra.
 
Hanamichi placa subito e con una certa facilità ogni timore di farsi scoprire. Non può certo dirgli che l'ha odorata e ha riconosciuto il suo incredibile profumo. Il profumo che lo ha condotto sull'improbabile strada per prendersi una cotta per lui. È semplicemente pazzesco, ma cosa può farci? È così e basta.
 
“Te l'ho vista addosso stamattina...sei pronto?” taglia poi corto, dirigendosi la porta per evitare qualsiasi rischio di tradirsi.
 
Kaede, dubbioso, si mette la sciarpa attorno al collo e lo segue.
 
“Sentiamo, dove mi porti? Hai abbastanza soldi?”
 
Hanamichi sogghigna. “Non servono soldi”

Kaede inarca un sopracciglio. “Non vorrai mangiare e poi svignartela?”
 
“Che cattiva fede. Ti porto a casa mia”

Kaede si blocca, sbarrando occhi e bocca. Che cavolo sta succedendo, in nome del cielo?!
 
“Doaho, ti sei drogato?”
 
Hanamichi lo guarda con franca confusione. “Perché? Sono un bravo cuoco”

“Da quando mi inviti a mangiare a casa tua? E i tuoi genitori?”
 
“Non rientrerà nessuno fino a tardi”, Hanamichi si rende conto che una frase del genere, in un contesto ben preciso, potrebbe significare una sola cosa e si schiarisce la gola, avvampando. Non è questo il caso e lo sa bene.
 
“Tua madre?”
 
“Ha un ristorante, lavorerà ancora per un bel po'”
 
“E tuo padre?”

“Oh...mi piacerebbe molto se ci fosse lui, credimi” la voce di colpo pregna di malinconia di Hanamichi e il suo sorriso tirato sono rivelatori per Kaede, che sussulta e abbassa il capo. Non sa cosa dire, non è una persona che sa spesso cosa sia giusto rispondere in certi casi. C'è poi qualcosa da dire?
 
Hanamichi comunque non se lo aspetta ed esce, facendogli strada. Kaede sente di essere ancora in un'altra dimensione...un universo parallelo in cui Sakuragi è gentile e amichevole con lui? Non ci capisce niente, ma probabilmente è meglio così.
 
 
 
A casa di Hanamichi, questi mostra il bagno a Rukawa, suggerendogli di asciugarsi i capelli, non essendoci riuscito nello spogliatoio. Kaede si oppone debolmente, ma Hanamichi insiste, dicendo che fa freddo.
 
“Non sono così delicato” bofonchia.
 
“Disse colui che perse i sensi nella doccia crollando come un salame”
 
“Non continuerai a ripeterlo per sempre, vero?”

“Per sempre” conferma Hanamichi con un ampio ghigno.
 
Hanamichi prepara una zuppa con legumi e patate, e abbrustolisce del pane da sgranocchiare. Canticchia mentre termina e apparecchia, non soffermandosi sul motivo di tanto buon umore, quando solo a pranzo sentiva di non sopportare nessuno.
 
Sa che Rukawa è entrato in cucina prima di vederlo. Tira su col naso, non bloccando il sorriso deliziato che gli spunta sulle labbra.
 
È una tortura, ma è così dolce...
 
“Allora, cosa mi fai mangiare? Non è un tentativo di avvelenarmi, vero?” chiede Kaede con spiccato sarcasmo.
 
“Che ridere. Come puoi vedere da te”, Hanamichi si porta un cucchiaio alle labbra e ne sorseggia il contenuto, emettendo un piccolo mormorio di apprezzamento, “no, non voglio avvelenarti”
 
Hanamichi riempie due scodelle e ne piazza una davanti a Kaede, che si è seduto all'isola della cucina. Kaede studia il piatto davanti a sé. L'aspetto non è male, e su un altro piatto, il pane sembra croccante e squisito.
 
“Che te ne pare? Mia madre è più brava ma ho imparato diversi trucchetti da lei” dice Hanamichi senza nascondere l'orgoglio. Kaede accenna un piccolo sorriso.
 
“Da tensai...” mormora. Hanamichi, dapprima meravigliato, scoppia a ridere.
 
“Hahaha! Lo ammetti anche tu volpe!” esclama, allungandosi per dargli una pacca sulla schiena. “Allora, che ne dici? Ti sembra appetibile?”
 
Kaede osserva ancora la scodella, poi Hanamichi. È strano, sembra così impaziente di sapere la sua opinione...come se davvero volesse che quanto ha cucinato gli piaccia. Kaede si dibatte ancora una volta per trovare le parole giuste. È impedito in queste cose, lo sa bene.
 
Sorride ancora, non sapendo che effetto fa sul cuore di Hanamichi, che per distrarsi afferra una fetta di pane e l'addenta.
 
“Ha un buon profumo...”
 
Il sorriso immediato di Hanamichi è magnifico.
 
Un altro cuore nella stessa stanza inizia a battere con un ritmo più irregolare.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** 27. Meet the parents ***


 
Guardandosi allo specchio per la centesima volta e continuando a muoversi per verificare di essere decente da ogni lato, Hanamichi decreta che può andare. Può uscire. Fa un profondo respiro e si dirige in salotto, dove sua madre sta guardando un catalogo di vestiti, probabilmente scegliendo qualcosa di carino in vista della primavera in arrivo.
 
Anche Yohei è presente e sta guardando pigramente la tv a basso volume, dato che Hanamichi ha espressamente richiesto la sua presenza e il suo parere.
 
Hanamichi si presenta davanti a entrambi, schiarendosi la gola e richiamando la loro attenzione. La donna lo guarda, non celando affatto la sua sorpresa. Yohei non dice nulla, ha semplicemente un accenno di sorriso.
 
“Tesoro! Wow! Non è un po'...troppo?”
 
Hanamichi arrossisce. “Devo conoscere i suoi...non voglio sembrare uno sciattone”
 
“Sì, ma...”
 
“Stai molto bene, Hanamichi, rilassati e andrà tutto alla grande” interviene Yohei con tono tranquillo, tornando con gli occhi sul televisore.
 
Kyoko sospira. “Sì, è vero. Non preoccuparti di nulla, caro. Divertiti e passa una buona serata.”
 
Hanamichi annuisce, poi si muove rigidamente verso l'ingresso, non dimenticandosi di afferrare il mazzo di fiori che ha preso l'occasione. Cercando di calmarsi, esce, pronto per la grande serata.
 
 
 
Quando il campanello di casa Rukawa suona, e Hanamichi quasi si sente schiacciato dalla pressione che avverte, un po' come durante la prima partita a cui aveva partecipato, i secondi che attende prima che la porta si apra sembrano dilatarsi. Agita una mano, sperando di non mettersi a sudare, non vuole disgustare nessuno...
 
La porta si apre e Hanamichi riprende a respirare. Per fortuna è Kaede ad accoglierlo. La volpe, dal canto suo, che stava bevendo un succo di frutta, sente la cannuccia sfuggirgli dalle labbra mentre la sua bocca si apre spontaneamente.
 
Passa qualche altro istante di imbarazzante silenzio, per il quale la tensione di Hanamichi non fa che aumentare, prima che Kaede si riprenda dall'ipnosi.
 
“Doaho...”
 
“S-sono in anticipo?”

Kaede alza un sopracciglio, decidendo che non è il caso di sbavare. Ma Hanamichi vestito così è...sublime. Gli è già passata la voglia di condividerlo con altri.
 
“No, va benissimo...ma perché sei così agitato? E...giacca e cravatta? Non ce n'era bisogno” dice con tono monocorde, pensando di voler fare una sola cosa con quella cravatta, scioglierla, senza necessariamente fermarsi per quanto riguarda il resto dei vestiti...
 
Si riscuote, rendendosi conto che è stupido rimanere sulla soglia con Hanamichi che ha tra le braccia un grosso mazzo di fiori.
 
“Per me?” chiede ironico, tentando di alleggerire l'atmosfera, un Hanamichi così rigido e imbottigliato non è per niente usuale. C'è già lui che è abbastanza bloccato per entrambi, Hanamichi è quello allegro e alla mano, lo vuole così!
 
“Per tua madre...” soffia Hanamichi. Kaede si intenerisce, e allunga una mano.
 
“Dai, entra...ti aspettavano”
 
Hanamichi guarda la mano che Kaede gli sta tendendo e la prende. Ora respirare è di nuovo più facile.
 
Ma poco dopo aver compiuto due passi in casa, un tornado si piomba su Hanamichi, che si ritrova soffocato in un abbraccio inatteso e incredibile.
 
“FINALMENTE!!!”
 
Entrambi i ragazzi rimangono un momento sbalorditi dall'accaduto, Kaede ha ancora la bottiglietta di succo in mano e ha un'aria del tutto shockata, anche se poco dopo diventa irritata.
 
Hanamichi è uno stoccafisso, le braccia a sorreggere il mazzo di fiori strizzato tra lui e la matta che lo sta stringendo come ne dipendesse la sua vita.
 
Subito dopo, ha il piacere di capire chi gli sia saltato addosso.
 
“Sono così FELICE! Mio cugino avrebbe voluto rapirti e tenerti nascosto per sempre, ma ho contribuito a insistere che ti presentasse in famiglia ed è da una settimana che impazzisco all'idea di questo momento!” la voce trilla come un campanello acuto, e Hanamichi vede in faccia la ragazza dai lunghi capelli neri che porta con sé una nuvola di profumo e un sorriso ampio come la luna.
 
La giovane gli rifila poi una lunga occhiata e mugugna, con un'espressione molto compiaciuta.
 
“Cavoli, sei davvero bellissimo...non mi sento di biasimare Kaede...sicuro che ti piaccia lui? Ti inviterei volentieri a...”
 
“Saeko, piantala” la tronca Kaede, resistendo all'impulso di tirarle i capelli e ignorando Hanamichi ancora paralizzato come una statua. Poi si rivolge verso di lui, cercando di comportarsi da passabile padrone di casa. “Lei è Saeko, mia cugina. Saeko, lui è...”

“Hanamichi Sakuragi, lo so! Mio cugino tace su tutto tranne che su di te” aggiunge Saeko alzando le sopracciglia in maniera suggestiva. A questo, Hanamichi guarda Kaede.
 
“Davvero?”, sta già iniziando a rilassarsi.
 
“Tsk” è l'unico verso di Kaede, che si dirige verso la sala principale. Hanamichi lo segue, con un sorriso un po' sciocco, mentre Saeko, iper entusiasta, lo prende sotto braccio e comincia a dirgli cento parole al minuto. È davvero parente di Kaede...?
 
Giunto in salotto, Hanamichi trova davanti a sé una tavola ben apparecchiata perfettamente al centro della stanza. Tre persone sono già sedute, una è in piedi e sembra stia dando gli ultimi ritocchi ai piatti e alle posate, che per Hanamichi sono già disposti impeccabilmente.
 
La donna in piedi si gira verso i nuovi arrivati e si apre in un sorriso dolcissimo. Hanamichi perde un battito, riconoscendo il sorriso di Kaede che lui, soltanto lui può vedere. Ripensandoci si emoziona, dimenticando il nervosismo – soprattutto nel vedere che non ci sono solo i genitori di Kaede, ma anche un altro uomo e una donna...forse gli zii e i genitori di Saeko? - e finalmente porge i fiori alla signora di casa, inchinandosi appena.
 
“Buonasera e grazie di avermi invitato. Questi sono per lei, signora Rukawa”
 
La donna si avvicina e prende i fiori. “Benvenuto, Hanamichi, siamo molto contenti di conoscerti. Kaede era un po' restio, ma io e suo padre ci tenevamo tanto a sapere chi avesse compiuto il miracolo”, dicendo questo lancia un'occhiata al figlio, che risponde con un'alzata di occhi al cielo, ciononostante arrossisce leggermente, facendo sorridere Hanamichi.
 
La madre di Kaede poi osserva i fiori e il suo sorriso si amplia. “Sono stupendi, grazie mille. Hai visto, tesoro? È un gentiluomo” dice all'uomo seduto a tavola, evidentemente il marito, che annuisce con aria serena. Hanamichi aveva un po' più di apprensione a presentarsi davanti al padre di Kaede, nonostante tutte le volte in cui il ragazzo gli abbia detto che lui l'ha presa bene tanto quanto sua madre. Hanamichi non ha e non avrà mai modo di fare la verifica con il proprio padre, ma gli piace pensare e sperare che sarebbe stato lo stesso anche per lui.
 
Subito dopo Hanamichi non può fare a meno di notare di essere l'unico vestito così elegantemente. L'ansia torna a bussare, e pensa che avrebbe dovuto dare retta a sua madre e mettersi una semplice felpa o al massimo un bel maglione e pantaloni normali. Porta la mano al nodo della cravatta, come per prendere aria.
 
Poco dopo sente le dita di Kaede sfiorare le sue. Lo guarda, senza celare la punta di panico che sta avvertendo. Kaede gli fa un cenno col capo.
 
“Andiamo a lavarci le mani...arriviamo subito” dice agli altri, infischiandosene di sorrisetti e occhiate maliziose, specialmente da parte di sua cugina – la quale è quasi spinta a seguirli, ma uno sguardo omicida di Kaede la dissuade all'istante.
 
In bagno, Kaede si affretta a chiudere la porta, poi si gira verso Hanamichi e lo attira in un bacio intenso, passando delicatamente con le dita sulla sua giacca fino ad allacciargli le braccia al collo.
 
Aveva pensato a un bacetto fulmineo, giusto per salutarlo, ma sottovaluta sempre l'effetto che Hanamichi ha su di lui e il desiderio di mangiarlo ogni volta che lo vede. Specie vestito così.
 
“Devo fare qualcos'altro per aiutarti a rilassarti?” mormora sulle sue labbra.
 
Hanamichi avvampa. No, non è proprio necessario. Non ora, almeno. Scuote il capo.
 
Kaede ridacchia. “Ok, allora...tranquillo, ok? Piaci a tutti, come sempre, ed è solo una cena. Veloce, ho detto a mia madre di non esagerare con le portate”
 
Hanamichi rilassa le spalle, sorridendo. “Le mamme non danno mai retta a questa raccomandazione”
 
Kaede ci riflette un istante e sbuffa, annuendo, dovendogli dare ragione. Non era neanche previsto che ci fossero gli zii e Saeko, doveva essere una serata rapida e semplice, anche con una pizza e basta, ma quando sua cugina ha saputo che Hanamichi sarebbe venuto a casa per la prima volta, ha avuto un attacco isterico e ha preteso a tutti i costi di organizzare una cena al limite del sontuoso.
 
Sua madre è subito stata d'accordo e lui ha faticato non poco per far capire a entrambe che non doveva affatto essere un evento di stato, e che non era il caso di mettere Hanamichi in imbarazzo. Ma ovviamente quelle due non gli hanno prestato ascolto, nonostante i 'Sì, sì' di sua madre e Kaede ha paura di sapere realmente quanta roba sia stata preparata.
 
D'altronde, cosa può farci, con due donne di mezzo, ci si può solo fare da parte e obbedire. Lo sanno molto bene anche suo padre e suo zio.
 
“Davvero ho esagerato con la cravatta?” chiede Hanamichi incerto.
 
“Oh...beh, non era necessaria, è una cena in famiglia...anche se il completo ti sta benissimo” conferma, squadrandolo esattamente come ha fatto Saeko poco fa. Hanamichi deglutisce, “pensa a quando te lo strapperò di dosso e andrà tutto a meraviglia” conclude con aria semi teatrale, prima di girarsi e aprire la porta.
 
Hanamichi diventa rosso come un pomodoro, poi si stizzisce. “Che diamine di aiuto sarebbe questo?!”
 
 
 
Hanamichi ha l'impressione di assistere all'interrogatorio di un sospettato.
Il sospettato, è Kaede.
I poliziotti, sono sua madre e sua zia. Per inciso, sua madre è il poliziotto buono e sua zia quello cattivo. Sta scrutando Kaede da quando è entrato, come a volergli sondare l'anima. Per fortuna c'è sua madre a bilanciare il momento altrimenti ultra scomodo.
 
“Quindi...tu sei il ragazzo di Hanamichi” dice con voce lapidaria, proprio come se lo stesse accusando di omicidio. Hanamichi arrossisce, ancora il concetto di 'Kaede Rukawa è il suo ragazzo' gli fa diventare le gambe di gelatina. E davanti allo sguardo penetrante di sua zia, si potrebbe essere spinti a confessare qualsiasi reato.
 
Hanamichi osserva Kaede e gli risulta molto tranquillo. Certo, non è che dimostri un'ampia varietà di espressioni generalmente, ma Hanamichi si sente orgoglioso per il fatto che la sua volpe non sembri lasciarsi influenzare da sua zia.
 
Kaede annuisce.
 
La zia di Hanamichi, con le braccia incrociate, si limita ad annuire un paio di volte. Hanamichi le è grato per essere praticamente un secondo genitore per lui da dopo la scomparsa di suo padre, si è fatta veramente in quattro per aiutare sua madre nei momenti più bui in cui a fatica riusciva a sollevare una forchetta, dovendo a sua volta sopportare un dolore molto forte, trattandosi di suo fratello. Ma com'è noto, ognuno reagisce al lutto in modo diverso...c'è chi si accartoccia su se stesso, e chi fa di tutto per non fermarsi a lasciarsi inondare. Sua zia è di questa categoria e Hanamichi la stima, è stata fondamentale per lui e sua madre.
 
Ora, però...sta un tantino esagerando.
 
Sua madre sembra leggergli nel pensiero, perché si inclina in avanti con un sorriso tenero e materno.
 
“Hanamichi è molto felice grazie a te. Ne sono contenta” dice semplicemente. Kaede la guarda e abbassa la testa in un inchino rispettoso, notando sul suo viso la stessa fossetta che ha Hanamichi. Ha un viso tondo e dolce come quello di una bambola, occhi sinceri che contengono molte emozioni, un dolore che non sopisce mai ma una genuina gratitudine mentre gli parla. I suoi capelli sono castani, lunghi e cadono in boccoli.
 
La zia, invece, ha un'aria da dura, il suo taglio corto sembra sposare la sua personalità spiccia e pragmatica.
 
Il silenzio si prolunga un po', e se Kaede non dimostra fastidio a riguardo, per Hanamichi è diverso. Non è noto per la sua pazienza o la sua capacità di stare zitto e fermo.
 
“Ok, bene, l'avete conosciuto. Allora? Ordiniamo la pizza?”
 
Tra paia di occhi si girano verso di lui, come avesse parlato in un'altra lingua. Che diamine?
 
“Potrei preparare qualcosa...” comincia sua madre, parendo riflettere su cosa poter cucinare. Zia Rei sta di nuovo fissando Kaede, che ancora una volta non dà segno di esserne disturbato.
 
Hanamichi continua a parlare, sperando di sciogliere la bizzarra tensione che sembra presente nell'aria. Quasi si pente di aver invitato Kaede a casa sapendo che c'erano sia la mamma che la zia, le quali gestiscono un ristorante ma oggi è giorno di chiusura.
Entrambe sanno da un po' che si frequentano – e il periodo di frequentazione è ancora più lungo, perché Hanamichi e Kaede hanno inizialmente deciso di vedere come andavano le cose prima di coinvolgere altre persone – e hanno espresso una moderata curiosità all'idea di conoscere 'il pazzo in grado di sopportarlo'.
 
“Nah, è il tuo giorno libero, non cucinare anche oggi. Prendo i menù con le pizze...vieni?” domanda a Kaede, volendo allontanarlo dall'implacabile zia, che non ha ancora detto nulla.
 
Kaede annuisce e si alza, seguendolo in corridoio dove c'è il telefono, sotto il quale ci sono diversi biglietti da visita e menù di vari ristoranti.
 
“Scusa...non pensavo si comportasse così. È inquietante!” sussurra Hanamichi, timoroso che la zia possa comparire all'improvviso a sgridarlo per le sue parole.
 
“Figurati...sei il suo bambino, ci sta che sia così protettiva”
 
Hanamichi sgrana gli occhi e alza un sopracciglio. “Bambino?”
 
“Sarai sempre il suo bambino...come di tua madre. E io della mia” spiega Kaede, dando un'occhiata all'elenco delle pizze.
 
“Sì, ma...non serve trapassarti con lo sguardo come se fossi un criminale” obietta Hanamichi stizzito.
 
“Dai, non è grave. Non mi dispiace. Siamo fortunati ad avere genitori così, no? Tengono alla nostra felicità...tua zia ha l'aria di chi si butterebbe nel fuoco per salvarti senza esitare”
 
Hanamichi si stupisce. Non ci ha mai pensato, a quello. Ma soffermandocisi un momento, non può negare. Sorride, dando a Kaede un bacio sulla guancia.
 
Dopo cena, mentre Kyoko invita Kaede a rilassarsi un po' sul divano e a guardare la televisione prima di tornare a casa, Hanamichi e zia Rei sistemano il tavolo e danno una pulita.
 
“Mi piace” dice all'improvviso Rei, sciacquando i bicchieri nel lavandino.
 
“Mh?”
 
“Il tuo ragazzo. Mi piace” ripete, annuendo col capo per avvalorare la sua affermazione.
 
“Oh...ne sono contento. Da come lo scrutavi prima, ero portato a pensare il contrario”
 
Rei sogghigna. “No, che dici...cercavo solo di capire”
 
“Capire cosa?”

“Se fosse davvero innamorato di te”
 
“Per quale motivo dovrebbe mentire o fingere?” si esaspera Hanamichi.
 
Rei non risponde e Hanamichi sa che anche lei sa che quello che ha detto è assurdo.
 
“Beh...penso sempre che sia mio dovere proteggerti. Da tutto e da chiunque. È insensato, lo so, ma è così. E poi tu, con una persona così tanto diversa da te...ammettilo, nemmeno tu ci avresti creduto”
 
Su questo non ci piove, accetta Hanamichi ripensando al loro primo incontro, quando aveva quasi ucciso Kaede di botte. Gli viene voglia di ripiegarsi su se stesso per la vergogna al ricordo. Ma forse, in fondo, non cambierebbe niente del passato, visto il presente.
 
“Quindi hai deciso che ti piace. E cosa ti ha convinto?” chiede Hanamichi, prendendo distrattamente ad asciugare i bicchieri, non riuscendo a stare con le mani in mano. È come sua zia, dopotutto.
 
“Il modo in cui ti guarda”
 
“E come mi guarda?”
 
Rei sorride, chiudendo l'acqua del lavandino e recuperando uno strofinaccio per asciugarsi le mani.
 
“Come tu guardi lui...”
 
Poi esce dalla cucina, piantando in asso Hanamichi, che aspetta circa un minuto prima di sbottare.
 
“Che diamine di risposta sarebbe?!”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** 28. Shopping together ***


Un'ultima occhiata al foglio di carta che ha in mano e Kaede risolleva lo sguardo. Beh, tutto torna. Non è stato poi così difficile come aveva pensato.
 
“Bene...latte in polvere, salviette intime, pomata per eventuali irritazioni e arrossamenti, vari prodotti per il bagnetto...un paio di tutine...giochini del tutto inutili che tu hai insistito a voler prendere...” trascina la frase lanciando uno sguardo accusatorio alla persona al suo fianco.
 
Hanamichi non se la prende affatto e alza le spalle tranquillo. “Erano troppo carini!”
 
“Come se non ne avesse già abbastanza” sospira Kaede alzando gli occhi al cielo, tornando però subito alla questione più importante. “Comunque...mancano solo i pannolini. Sono questi, no? Confezione viola...”
 
La confezione davanti a lui è sicuramente viola. Fa per afferrarla convinto, quando si accorge che accanto ce ne sono altre...lilla...indaco...rosa scuro...una goccia di sudore gli cola sulla fronte. È quella giusta?
 
Hanamichi accorre in suo aiuto con voce serena. “Direi di sì, gli altri sono per bimbi più grandi...”
 
Kaede lo guarda con gratitudine. È così, quando lui si agita, Hanamichi lenisce le sue ansie...e viceversa. Nasconde un piccolo sorriso, e per la seconda volta allunga la mano per afferrare il benedetto pacco di pannolini.
 
“Che carini!” esclama una voce acuta dietro di loro, facendoli girare entrambi perplessi. Una ragazza piuttosto bassa – o meglio, più bassa di loro, ma lo sono praticamente tutte – li sta guardando con occhi luminosi e un sorrisone. “Oh scusate, non volevo disturbarvi...ma siete adorabili! Due giovani padri che prendono i pannolini per il loro piccolo! O piccola? Avete tutto il mio sostegno!” spara a macchinetta, mentre gli sguardi di Hanamichi e Kaede sono sempre più sgomenti.
 
Kaede decide di non commentare, riuscendo finalmente a prendere i pannolini e a metterli nel carrello. Hanamichi, che coglie con un paio di secondi più di ritardo, si agita e si affretta a chiarire, gesticolando animosamente: “Ma che dice?! Non abbiamo...un figlio...adesso! Non abbiamo ancora 18 anni!” sbraita con gli occhi fuori dalle orbite.
 
La ragazza apre la bocca in una 'o' di stupore. “Davvero? Non ci credo...sembrate così dolci insieme!”
 
Hanamichi sente il rossore salirgli sulle guance e continua a spiegare, mentre Kaede ignora il tutto, ma attende pazientemente che finisca. Perché Hanamichi senta il dovere di dare informazioni a una sconosciuta non rientra tra le sue conoscenze, ma sapendo com'è fatto, è tutt'altro che meravigliato.
 
“I pannolini...e tutto il resto...sono per sua sorella!” dice indicando Kaede. La ragazza guarda lui, con grande spiacere di Kaede che sperava di rimanerne fuori fino alla fine. Ma all'espressione supplicante di lei, che smania per saperne di più, cede. Tanto vale farla finita prima possibile.
 
“Già, i miei hanno avuto la brillante idea di avere un altro figlio dopo 16 anni dal primo, cioè il sottoscritto...” dice senza emozione.
 
“E allora? È normale, i tuoi avevano 20 anni quando sei nato tu...non è così strano che ne abbiano voluto un altro! Ritieniti fortunato, anch'io avrei voluto un fratellino! Ma è già stato un miracolo che sia nato io, i miei ci avevano quasi rinunciato...” aggiunge Hanamichi e Kaede lo guarda male. Perché non pubblicare manifesti in tutto il Giappone con i dettagli della loro vita privata?! La ragazza è a bocca ancora aperta e li fissa con le mani giunte, come si trattasse di uno spettacolo teatrale.
 
“Sì sì...peccato che quell'antifurto tenga sveglio me...prima o poi capirà quanto vorrà dormire e si pentirà di non poterlo più fare!” sbotta.
 
Hanamichi non nasconde un ghigno divertito. La mancanza di sonno di Kaede lo porta sempre a essere irritabile e, ai suoi occhi, troppo carino.
 
“Fai tanto il gelido, ma sei un fratello fantastico...so che sei tu spesso ad alzarti la notte per lasciare dormire i tuoi, me l'ha detto tua madre...”
 
“Mi sembra normale, i fratelli maggiori si occupano dei minori. È così” dice Kaede con aria quasi saccente, ed entrambi, praticamente dimenticandosi della ragazza, si avviano lungo la corsia per uscire dal supermercato. Ma la giovane si fa sentire nuovamente.
 
“Però è vero che state insieme, giusto? Su questo ci ho beccato...siete troppo affiatati” rincara sollevando le sopracciglia, scrutandoli entrambi. Nessuno dei due conferma, ma si scambiano un'ennesima occhiata complice che convince la ragazza, la quale ridacchia appena, anche se il suo tono sembra intristirsi.
 
“Vi trovo belli insieme...e onestamente un po' vi invidio, anche se non è carino da dire...”
 
Hanamichi si ferma per ascoltarla, e Kaede sospira, ma aspetta. Anche Hanamichi è un impiccione interessato alle storie degli altri, ma d'altronde è stata lei a cominciare...e, sotto sotto, un po' curioso lo è anche lui. Solo un pochino.
 
“Quando il mio ragazzo ha saputo che ero incinta, è fuggito a tempo record...”

Hanamichi sussulta. “Hai un bambino? Sei così giovane...”

“Ti ringrazio, ma in realtà ho 25 anni. Sono un po' più grande di voi...adesso il mio Takeshi ha quasi un anno ed è la cosa più bella della mia vita, ma mentirei se dicessi che non è stata durissima. Per fortuna i miei genitori mi danno una mano, ma ovviamente rimane una mia responsabilità...ogni tanto sarebbe semplicemente bello tornare a casa e trovare il salotto riordinato, la cena in preparazione, il bagno pronto...qualcuno...tutto qui.” dice con un sorriso malinconico, che riacquista vigore quando torna a guardarli. “Mi sono dilungata, come al solito. Mi dispiace avervi disturbati, davvero. Vi auguro il meglio!” conclude prima di congedarsi.
 
Fa per allontanarsi, ma Hanamichi la ferma.
 
“Ehi...scusa, come ti chiami?”

“Hikaru”
 
“Beh...troverai chi ti merita, Hikaru. Qualcuno che vorrà bene a te e a Takeshi” afferma con un occhiolino e il pollice alzato. Hikaru sorride, confortata e con gli occhi lucidi.
 
“Grazie. Ehi, come si chiama la piccola?”

“Hoshiko” risponde Kaede, il cui sguardo si è notevolmente intenerito.
 
“Che bel nome. Beh, vi saluto, ho anch'io qualcosina da prendere per il mio piccolo. Arrivederci!”
 
 
Sulla via del ritorno, il placido silenzio viene interrotto da Kaede.
 
“Ehi...prima hai detto...'non abbiamo un figlio adesso'...”
 
Hanamichi ci riflette un secondo, poi annuisce. “Sì, allora?”

“Significa...che vorresti averne un giorno?”
 
“Mmh...beh sì, se penso al futuro, mi vedo con uno o due figli...”
 
Kaede sorride amaramente. “Sai che con me non potrai averne, vero...”
 
Hanamichi appare sinceramente sbalordito. “Eh? Perché?”
 
Kaede lo guarda, chiedendosi se lo stia facendo apposta. “Perché...la biologia non lo consente. Sai, uomo e uomo...”

Hanamichi tace un momento, poi fa spallucce. “E allora? Ci sono altri modi. Contiamo di andare in America, no? Lì ci sono molte opportunità. L'adozione, ma anche la maternità surrogata...”
 
Kaede ora è sorpreso. “Wow, ti sei informato...intendi davvero farlo?”
 
“Beh...non subito, ovviamente! Non così giovani, con un sacco di cose da gestire e a cui adattarci, a partire dalla lingua! Ma tra qualche anno...anche una decina...perché no? A te non piacerebbe?” domanda, e lo guarda con i suoi occhioni onesti e limpidi.
 
Kaede sente di dovergli la stessa sincerità. “Francamente non ci ho mai riflettuto...non so...l'idea dei figli mi è sempre sembrata lontana, astratta...non sono nemmeno convinto di poter essere un buon padre, per come sono...”

“Perché, come sei?” ribatte Hanamichi, e ancora una volta appare davvero curioso.
 
“Lo sai...sono chiuso, freddo, parlo poco...”
 
“Che scemo” Hanamichi scuote il capo, “tua sorella ti adora”
 
“Doaho, mia sorella ha due settimane. Non sa neanche di essere al mondo”
 
“Ma sono sicuro che riconosce chi le vuole bene e si prende cura di lei. E tu lo fai benissimo”
 
Kaede sorride e abbassa il capo, non sapendo cosa rispondere. I complimenti di Hanamichi sono sempre spontanei e veri, non assomigliano mai a quelli vuoti e inerenti soltanto al suo aspetto che ha sempre ricevuto e ignorato, quando non lo hanno seccato oltre ogni dire. Per questo ci crede e lo fanno arrossire.
 
“...sei così convinto che tra una decina di anni staremo ancora insieme?” chiede ancora, un po' a bassa voce.
 
Hanamichi gira la testa verso di lui rapidamente, come se gli avesse detto che la Terra smetterà di girare tra due secondi.
 
“Sei impazzito? Certo che sì! Tu no?!” fa scandalizzato.
 
“Sì, certo...però...sai, ci saranno tentazioni, persone che ci vorranno in ogni momento, che ci allontaneranno, potremmo passare lunghi periodi separati...come fai ad avere tanta fiducia?”, lo lascia davvero sconvolto. Lo lusinga e al contempo lo spaventa.
 
La risata liberatoria di Hanamichi attira la sua completa attenzione e lo osserva interrogativamente.
 
“Volpe...innanzitutto, stai dando troppo per scontato che avremo enorme successo e saliremo sull'Olimpo del basket. Potrebbe succedere, ma anche no. Su noi due...sì, ci credo. Lo so. Con o senza figli, non mi immagino proprio il futuro senza te al mio fianco...” mormora, il suo respiro si condensa nell'aria fredda di fine novembre e si strofina il naso come fa sempre quando è imbarazzato, mandando il cuore di Kaede sull'orlo del corto circuito, “comunque...il futuro è pieno di incognite. Diamine, è tutta un'incognita. Non c'è modo di prevederlo, quindi...” alza le spalle, ma nel frattempo tende la mano e con indice e medio si aggancia alle dita di Kaede intorno al manico del sacchetto con le compere della giornata.
 
Dopo qualche altro passo di silenzio, Kaede parla di nuovo.
 
“Una cosa è certa”
 
“Mh?”

Kaede sta sorridendo, divertito. “Siamo sicuramente bravi a comprare tutto il necessario per un neonato...”
 
“Ah! È vero, volpe! Siamo grandiosi! D'altronde, con un genio simile al tuo fianco, come potresti sbagliare?! Ah ah ah!” schiamazza, partendo poi a cantare la sua sciocca canzone sul suo essere un 'basketman'.
 
Kaede sorride, ritrovandosi a canticchiare con le labbra chiuse sulla stessa melodia improvvisata e che all'inizio detestava, e ora ama.
 
Guarda Hanamichi che sbraita allegramente.
 
Nemmeno lui concepisce il futuro senza di lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** 29. Champagne ***


Appena uscito dal taxi, Kaede fissa l'edificio davanti a sé che si erge apparendo, dal basso, più grosso di quanto sia in realtà. Involontariamente la sua bocca si apre e Hanamichi, notandolo, sorride divertito. Sembra un personaggio venuto da qualche secolo passato che non ha mai visto il guazzabuglio delle città moderne, ma non commenta e fa strada, arrivando all'entrata.

Kaede non può fare a meno di rilevare che la porta viene aperta da un uomo in uniforme verde scura.

Il suo sbigottimento aumenta.

Sono all'ingresso di un albergo in cui un tizio viene pagato per aprire la porta alle persone.

Non ha tempo di riprendere fiato né di sibilare qualcosa al suo compagno che avanza con piglio sicuro al banco in legno lucidissimo della reception. Una delicata musica accarezza i sofisticati timpani dei presenti, non ostacolando in alcun modo la possibilità di conversare.

Hanamichi interpella l'uomo alla reception, che lo accoglie con un sorriso cortese.

“Buonasera, signore, ha una prenotazione?”

“Sì, a nome Sakuragi”

L'impiegato controlla rapidamente al computer e annuisce.

“Ah sì, ecco qui. Il pagamento verrà addebitato alla carta che ha registrato. Le chiedo cortesemente di fornire un documento d'identità”

Hanamichi consegna il suo passaporto. Kaede, intanto, continua a guardarsi intorno come intimorito, non prestando alcuna attenzione alle donne che, passando, gli lanciano occhiate non proprio discrete.

Una volta terminato l'iter standard, l'impiegato consegna la tessera per aprire la porta ad Hanamichi.

“Ecco qua, è all'ultimo piano. Stanza 1011”

Hanamichi ringrazia, mentre Kaede è ancora senza parole e lo segue frettolosamente, forse in modo anche un po' ridicolo. Hanamichi sembra così a suo agio, come se frequentasse questo posto da sempre. Aveva detto che lo avrebbe portato in un posto nuovo, ma non si era immaginato...questo.

In ascensore, il tragitto per arrivare al decimo piano è lungo, e la tensione in Kaede aumenta. La voce calda di Hanamichi interrompe il silenzio.

“Vuoi calmarti? Cosa c'è?”

Kaede respira profondamente e cerca di parlare in maniera normale, ma quando parla risulta più che stia sibilando.

"Questo è un super albergo di lusso. Che ti è venuto in mente? Quanto stai spendendo?"

Hanamichi continua ad apparire serafico, come avesse assolutamente tutto sotto controllo. 

"Forse ti sono sfuggiti gli zeri presenti sui nostri contratti..." sussurra con un lieve ghigno. Kaede non pare divertito.

"Non significa che possiamo metterci a sperperare tutto così..."

"Ma di che stai parlando? Siamo qui da un anno e a malapena siamo usciti a mangiare..." 

Kaede sbuffa. "È molto facile lasciarsi andare a qualsiasi sfizio...anche se i soldi sono tanti, non è difficile trovare modi per spenderli"

Hanamichi alza gli occhi al cielo. "Non è questo il nostro né il mio caso. Ho soltanto voluto festeggiare per una sera in un posto speciale, per una sola notte. Non andrò in fallimento per questo"

"Ma-"
Hanamichi si volta e gli posa due dita sulle labbra, zittendolo. "Volpe, stai parlando troppo, non è da te."

Alle sopracciglia corrugate del compagno, sospira e si sente in dovere di spiegare: "Non l'avrei fatto se non avessi ritenuto che fosse possibile e senza conseguenze. Vuoi per favore fidarti di me e tranquillizzarti? Dev'essere una serata rilassante e divertente. Ne abbiamo bisogno, non credi?"

Kaede sa di non poter ribattere granché dopo quello, aggiunto allo sguardo caldo e dolce di Hanamichi, ma il suo spirito competitivo non si arrende.

"Non mi hai neanche fatto portare dei vestiti di ricambio" borbotta.

Ora il sorriso di Hanamichi si allarga e diventa più malizioso.

"Oh beh, in realtà i vestiti non saranno necessari più di tanto" sghignazza e Kaede, sentendosi stupido, arrossisce furiosamente, proprio nel momento in cui l'ascensore si ferma segnalando di essere arrivato al piano indicato.

Hanamichi fa strada, con andatura sempre sicura e disinvolta, fino alla stanza con il numero che corrisponde a quello sulla tessera.

"Numero interessante eh..." commenta. Kaede non risponde, ma Hanamichi sa che l'ha notato e apre la porta.

Chiamarla stanza è riduttivo, si tratta di fatto di un appartamento forse anche un po' più grande di quello che condividono. Subito a sinistra c'è un piccolo bagno, poi il piccolo corridoio dell'ingresso, che a destra presenta un armadio, sfocia su un salotto con un ampio divano che permette la visione di un immenso televisore. Un'ulteriore stanza è adibita a salotto, con un solido tavolo in legno e quattro sedie foderate in velluto rosso. In un angolo c'è quello che Kaede pensa sia un frigorifero e un mini bar. Un altro vano contiene il letto matrimoniale, insieme a un altro bagno all'interno della camera da letto. La suite è perimetrata da un notevole terrazzo e all'interno varie lampade, quadri, tappeti e piante in vaso l'arricchiscono e ne evidenziano la magnificenza.

Kaede non sa più dove guardare, quindi si concentra su Hanamichi, che sta ancora sorridendo tronfio.

"Che dici, carina?" 

Kaede respira profondamente, ma con la sua mania del controllo è difficile non dare di matto.

"...quindi non voglio sapere quanto hai speso, giusto?"

"Giusto. Non è affare tuo"

"Come sarebbe? Noi-"

"Alt, basta, ti preferivo muto" 

Kaede mette il broncio e Hanamichi si sforza di non scoppiare a ridere, rischia davvero di mandare a monte tutto. Posa la mano sulla schiena del compagno e lo spinge gentilmente verso la camera da letto.

"Che ne dici di andare a cambiarti? Puoi fare il bagno, rilassarti, entrare completamente nel mood di questa serata...non devi preoccuparti di niente" spiega facendogli l'occhiolino. Kaede è restio a cedere, ma dopo circa un minuto, la sua mente comincia inevitabilmente ad ammorbidirsi, stazionandosi su un innocuo 'Perché no?'...si fida di Hanamichi, sa che non farebbe nulla di così insensato se non l'avesse ponderato, per quanto sia noto per essere impulsivo e irragionevole, gli anni lo hanno portato naturalmente ad essere più maturo e riflessivo, e non manderebbe all'aria la loro vita quotidiana soltanto per una notte di divertimento.

Questa suite è a dire poco favolosa, è poi così male se si lasciano andare un po', dopo aver trascorso mesi a risparmiare ogni centesimo per permettersi l'avventura che stanno vivendo? Kaede sa che non bisogna giocare col fuoco, perché anche se i contratti sono allettanti, lo è anche la vita costosa in cui molti atleti che dispongono di ingenti somme si gettano a capofitto senza pensare alle conseguenze o a risparmiare nulla, dandosi alla pazza gioia come se non ci fosse un domani.

La tensione rilascia le spalle di Kaede, che osserva il viso speranzoso e felice di Hanamichi per questa sorpresa, capendo che ha ragione. Non glielo dirà ad alta voce, ma ha ragione, possono permettersi una serata senza pensare a niente e nessuno se non a stare insieme. 

Kaede si dirige in bagno senza aggiungere altro, rimanendo ancora una volta a bocca aperta. C'è una vasca da bagno immensa proprio al centro...potrebbe contenere senza problemi sia lui che Hanamichi, che raramente fanno il bagno insieme: è piacevole, sì, ma di rado c'è spazio a sufficienza per non essere scomodi dopo un quarto d'ora. Anche la doccia, comunque, è grande e modernissima, Kaede non disdegnerebbe di provare anche quella. 

Per ora, però, fa partire l'acqua nella vasca e ci butta un po' tutti i prodotti di cortesia che trova - roba abbastanza costosa e d'élite - recuperando un asciugamano e un accappatoio incredibilmente morbidi, più di quelli che ha casa, non esclude l'idea di imboscarseli. 

Dopo una buona mezz'ora, riesce a non addormentarsi immerso nella schiuma solo perché avverte chiaramente l'acqua che si raffredda, quindi si sciacqua cercando di evitare di allagare il bagno e si stringe nell'accappatoio color crema, tornando nella camera principale. Sente la voce di Hanamichi sulla soglia della suite, poi lo scatto della porta che viene richiusa.

Con occhi larghi osserva Hanamichi spingere un carrello su cui è presente un cestello che tiene al fresco una bottiglia e un vassoio rialzato il cui contenuto è nascosto da una cloche.

"Cos'hai combinato ancora?!" si esaspera, dimenticando la pellicina presente sul pollice che stava tentando di eliminare con i denti. Il sorrisone di Hanamichi è immutabile.

"Per rendere la serata ancora più speciale! Champagne..." dice indicando con la mano il cestello con ghiaccio, "...e fragole" conclude svelando cosa si cela sotto la cloche. "A quanto pare stanno molto bene insieme" aggiunge alzando le spalle. La bottiglia è stata già aperta dal cameriere a cui ha lasciato una buona mancia, non resta dunque che riempire i flute. Kaede si avvicina quasi guardingo, come se invece di champagne e fragole, nel carrello fosse presente un animale feroce.

Hanamichi, senza perdere il buonumore, gli porge il suo bicchiere e fa cenno ancora una volta al vassoio dove succose e rossissime fragole tentano solo di essere morse.

"Tutto questo...fa molto Pretty Woman. L'hai visto di recente?" indaga Kaede, e l'istantaneo rossore sulle guance di Hanamichi lo fa esultare interiormente. Vincere è sempre bello, non importa in che contesto e quale sia il premio.

"Sì, ma...non c'entra!" 

"Come no...un albergo di lusso, champagne e fragole, e poi...una notte di passione immagino?" dice Kaede abbassando un po' la voce, lo sguardo di Hanamichi si attarda sulla sua pelle lasciata scoperta dall'accappatoio, nel sensuale punto in cui le clavicole si riuniscono, ed è costretto a schiarirsi la gola.

"Beh...ok, ammetto che mi ha un po' influenzato..."

Kaede beve un sorso e afferra una fragola, odorandola. 

"Mmh...quindi? Io sarei la parte femminile? La prostituta?"

Hanamichi pare oltraggiato. "Preferisco chiamarla Cenerentola moderna..."

"Nh", Kaede morde la fragola, scoprendola buona tanto quanto è bella. Si avvia verso il divano, dove si lascia cadere aggraziatamente, senza far cadere una goccia dal bicchiere. Lo rotea e guarda Hanamichi con aria invitante. In fondo perché non stare al gioco? Tutto quello che fa con lui alla fine gli piace, quindi...

"Adesso dovremmo mettere su un film divertente...e poi io dovrei sedurti, sbaglio?" 

Kaede riesce praticamente a vedere gli occhi di Hanamichi iniziare ad annerirsi, prendendo a sua volta una fragola e sbranandola senza staccargli gli occhi di dosso. Un piccolo indizio di quello che vuole fare con lui. Kaede avverte il calore salire dalle dita dei piedi fino alla nuca, e lo champagne c'entra relativamente.

Hanamichi cammina lento come un predatore fino alla poltrona accanto al divano e si accomoda, incrociando le gambe, sorseggiando dal suo flute, con aria di sfida.

"Non che tu abbia bisogno di sedurmi, ma..."

Kaede sente che resisterà poco al gioco. Ripensandoci, è da una vita che lui e Hanamichi non hanno un momento così sereno e privo di impegni, sono sempre così forsennati e risucchiati dagli eventi della vita di tutti i giorni da essersene gradualmente abituati - anche se i primi mesi sono stati a dir poco sconvolgenti - e anche se in principio era sospettoso, ora Kaede non ha né voglia di pensare né di perdere tempo a parlare troppo. Ha ragione Hanamichi, le troppe ciarle non sono da lui. 

Dopo un ultimo sorso, Kaede lascia il bicchiere sull'elegante tavolino in cristallo davanti al divano e si avvicina ad Hanamichi, praticamente strisciando sul bracciolo per finirgli sul grembo. 

"Allora..." soffia, lasciandogli un impercettibile bacio sul collo che è però in grado di farlo trattenere il respiro. La mano di Hanamichi che ancora regge il bicchiere potrebbe non rimanere salda a lungo, e per evitare disastri, Kaede lo prende e si alza per metterlo accanto al suo sul tavolino. Meglio usare il cervello finché hanno ancora la possibilità di farlo.

"A questo punto io ti dovrei dire che faccio tutto...proprio tutto quello che vuoi..." sussurra sedendosi per terra, cominciando a slacciare le scarpe di Hanamichi, appoggiando la guancia sulla sua gamba mentre con una mano lo solletica sul polpaccio, sotto la stoffa dei pantaloni. 

"Mmh...fammi indovinare...tutto tranne i baci?" scherza Hanamichi, la cui voce però è un po' più roca.

La risposta di Kaede è immediata. "Col cavolo", e repentinamente si risolleva per sottolineare il suo punto di vista impossessandosi della bocca di Hanamichi aggressivamente, prolungando il bacio umido e sensuale fino a che entrambi non rimangono senza fiato.

"Allora, signor fragole e champagne...preferisci portare la festa a letto o ti va bene qui? Sei tu il boss" commenta Kaede con un sorrisetto audace.

Hanamichi replica piazzandogli le mani sulle cosce, sollevandole quanto basta per buttarlo bruscamente sul divano, strappandogli una fulminea esclamazione di sorpresa.

"Perché scegliere? C'è tempo per provare entrambi..." 

Il resto dei pensieri lucidi ha vita breve e nel corso della loro serata speciale decidono di usare in maniera parecchio interessante le fragole - che, sparse prima sull'uno e poi sull'altro, sono più che stuzzicanti da andare a recuperare con la bocca.

Lo champagne invece viene quasi del tutto dimenticato. 

Hanamichi e Kaede trovano molti altri modi ancora più piacevoli per ubriacarsi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** 30. First time ***


Il festival per Tanabata è stato allestito nei pressi della spiaggia, e apparentemente è molto più esteso degli anni scorsi. Ha richiamato anche un cospicuo numero di turisti e gli autoctoni sono abbastanza stupiti, anche se non eccessivamente, i turisti non sono una novità.
 
Oltretutto quest'anno la fortuna vuole che, pur essendo piena estate, non sia afosa come lo è di solito. C'è anzi una lieve brezza che di tanto in tanto accarezza piacevolmente chi passeggia tra le bancarelle, ancora non prese d'assalto data l'ora.
 
Hanamichi si sorprende del numero di persone presenti in treno, in buona parte stranieri eccitati all'idea di partecipare a un evento tradizionale.
Lui si incontrerà direttamente lì con i ragazzi.
 
E con Kaede.
 
Nella fiera dell'assurdo, c'è che lui e Kaede stanno insieme da sette mesi, ormai. La notizia, inizialmente tenuta nascosta, alla fine è trapelata senza che dovessero fare grandi annunci, a quanto pare colpevoli sono stati i loro frequenti sguardi. Ma poco male, l'hanno presa tutti bene, anche se con una certa incredulità, specialmente considerato come si trattavano un anno fa.
 
Chi è rimasta un po' più sconvolta è stata Haruko, e durante un pomeriggio Hanamichi l'ha presa da parte, parlandole a lungo su come lui avesse avuto una cotta per lei a lungo - e resistendo all'impulso di alzare gli occhi al cielo quando lei ha confessato di non essersene accorta - e che anche se gli dispiace di averle 'rubato' la sua super cotta - senza specificare che non avrebbe comunque mai avuto speranza - non ha potuto farci niente. Le ha raccontato di come le cose siano cambiate durante la sua convalescenza durante l'infortunio, su quella spiaggia. Non ha saputo definire un momento specifico in cui tutto si è trasformato, non c'è stato un vero e proprio istante spartiacque, ma è successo, e non c'è stato altro da dire né da fare per opporsi.
 
Col tempo, Haruko si è rasserenata, diventando anzi fervida sostenitrice dei due. Le viene sempre da sospirare quando vede Kaede, ma più di tutto è rimasta stupita una volta in cui, anche se si vergogna un po' ad ammetterlo, le è capitato di sbirciare i due mentre tornavano a casa insieme, Hanamichi con la sua andatura disinvolta e serena, Kaede trasportando aggraziatamente la sua bicicletta - e ha notato Kaede che sorrideva. Un sorriso puro e sincero, senza ironia né sarcasmo né nervosismo. Un sorriso che nessuno probabilmente vede mai sul suo volto e che sicuramente nessuno sa provocare. Tranne Hanamichi.
 
Questa sera al festival oltre all'Armata ci sarà anche la squadra, compresi ex giocatori che si sono ritagliati un momento libero. Chissà come, quando c'è di mezzo Hanamichi, non è mai una cosa tanto tranquilla.
 
Quando Hanamichi e l'Armata si vedono, i suoi 'adepti' non fanno che prenderlo in giro per com'è vestito. Ebbene sì, Hanamichi ha optato per uno yukata tradizionale, e guardandosi intorno nota che non è l'unico. In realtà poi sono i ragazzi dell'Armata a doversi rimangiare le risate quando notano che sono quasi tutti vestiti come Hanamichi, mentre loro si sentono un po' pezzenti nei loro pantaloni e t-shirt banali.
 
Ayako è vestita di verde acqua, con i capelli raccolti e giusto un paio di ciocche a scendere e a incorniciare il suo viso. Hanamichi e gli altri quasi si sdraiano dal ridere quando vedono Ryota che indossa un'assurda camicia gialla in stile hawaiano, di almeno una taglia più grossa.
 
Hisashi, accompagnato dal suo fan club, è in blu scuro, molto elegante e distinto. A dire il vero sembra quasi uno yakuza così, ma sorride amabilmente quando vede Kiminobu, giunto insieme a Takenori e Haruko. Senza gli occhiali, Kiminobu è davvero attraente. Hisashi arrossisce mentre il pensiero gli sfiora il cervello, e cerca, inutilmente, di scacciarlo via.
 
Altre risate a crepapelle partono davanti a Takenori, in rosso scuro, mentre i complimenti piovono su Haruko, in azzurro, i capelli che ha deciso di tenere corti non sono raccolti ma indossa un semplice cerchietto chiaro e nonostante il broncio di suo fratello che continua a borbottare di non avere alcuna voglia di stare in mezzo a quei perdenti, lei continua a sorridere con gli occhi luminosi.
 
Qualcuno suggerisce di andare appena possibile presso il banchetto dove si trova Akira, insieme a suo nonno e a suo fratello maggiore, che propongono piatti a base di quanto hanno pescato in giornata. L'informazione è giunta da quel chiacchierone di Hikoichi, che si è messo a fare pubblicità per tutte le scuole limitrofe come un araldo di altri tempi.
 
E poi, ovviamente, lui. In ritardo come una vera star.
 
Kaede avanza lento e attirando su di sé parecchi sguardi, di invidia e di desiderio, ma gli unici occhi a cui bada sono quelli proprio davanti a lui e che si premura di non perdere neanche un istante.
Il cuore di Hanamichi batte forte, e non può fare a meno di pensare che Kaede risplenda di luce propria. Non c'è bisogno di dire niente e non sono gli unici ad accorgersene.
 
"Ah, eccoli di nuovo, a comunicare telepaticamente" dice Ayako ridacchiando.
 
"Vi siete messi d'accordo?" chiede poi Yohei, scrutando prima l'uno e poi l'altro. Hanamichi e Kaede, riprendendosi dalla loro trance, si osservano per capire a cosa si riferisca.
 
Hanamichi è vestito di nero, con ricami bianchi che rappresentano un albero sulla parte bassa e posteriore dello yukata e qualche altro ghirigoro dorato. Kaede è in bianco, e i disegni, in nero, illustrano alcune nuvole sparse qua e là.
 
Mentre Hanamichi si stupisce un po' perché no, non si sono messi d'accordo, Kaede alza le spalle. Dopodiché la serata può cominciare e il gruppo, che dapprima va a zonzo cercando di rimanere unito, presto si separa essendo il posto molto grande e affollato, oltre al fatto che ognuno è interessato a diverse cose. Di sicuro Hanamichi fa in modo di non perdere di vista Kaede. Certo, sono alti e difficilmente passano inosservati - soprattutto lui - ma la folla è sempre più numerosa e fitta. È tentato di prenderlo per mano, ma non sa se azzardarsi. Il problema viene risolto quando sente la mano di Kaede attaccarsi a un lembo del suo yukata in modo da non rimanere separati.
 
La serata si rivela ricca e divertente. Ovviamente passano da Akira a mangiare tutto il possibile, e il sorriso a mille denti di Akira non fa che attirare chiunque nelle vicinanze - o meglio, ragazze che vanno in visibilio -. Trascorrono da lui un lungo momento, a chiacchierare e a godersi le prelibatezze che vengono loro proposte: il maledetto porcospino a quanto pare è anche un ottimo cuoco, ragione in più per volerlo come consorte, evidentemente. Anche suo fratello maggiore, Yoshito, è molto apprezzato dalle donne presenti e il loro banchetto risulta sempre pieno. Al punto che Hanamichi e gli altri decidono di defilarsi, lasciando spazio ad altre persone per accomodarsi e mangiare.
 
Viene ritagliato anche un lungo momento per attaccare i tanzaku ai rami di bambù, come da tradizione, poi gradualmente l'atmosfera sembra placarsi e anche le urla eccitate si diradano. Quando sono stanchi di camminare e hanno le pance piene, decidono tutti di accomodarsi per assistere a uno spettacolo canoro in cui una donna, vestita da antica geisha, intona alcune ballate note al pubblico giapponese di una certa età, accompagnata da una collega che suona lo shamisen, affascinando soprattutto i turisti che assistono a qualcosa di totalmente nuovo.
 
L'impulso ad appisolarsi di Kaede viene interrotto quando Hanamichi si inclina verso di lui, entrambi si sono seduti verso gli ultimi posti, e sussurra, tenendo una mano davanti alla bocca:
 
"Andiamo a fare un giro?"
 
Kaede, non comprendendo bene perché Hanamichi senta ancora il bisogno di vagare dato che lo hanno fatto per un paio d'ore, avverte però qualcosa di diverso nello sguardo del ragazzo, e in fondo non è in grado di dirgli di no. Annuisce e si alza, stupendosi quando Hanamichi gli prende la mano. Non lo fanno abitualmente in pubblico, anche se è vero che ora sono tutti concentrati sullo spettacolo, mentre quelli che ancora passeggiano sono abbagliati dalle bancarelle e dalle decorazioni e non fanno caso a loro.
 
Con passo spedito ma comunque calmo, Hanamichi si dirige verso la spiaggia buia, allontanandosi sempre di più dai suoni e gli odori diffusi nell'area predisposta per il festival. Non sanno neanche precisamente dove siano finiti gli altri, ma francamente non ha importanza.
 
La presa della mano di Hanamichi su quella di Kaede si fa labile, al punto da tenergli solo indice e medio con le stesse dita. Hanamichi avanza lungo la spiaggia, fino quasi alla riva. Ora non si sente altro che il suono delle piccole onde che giungono a baciare la sabbia, mentre i piedi di entrambi affondano nel terreno morbido e umido. Non hanno indossato anche le calzature tradizionali, ritenendole troppo scomode per stare in piedi gran parte della serata, facendo forse inorridire qualche purista.
 
Non si vede la luna, stasera. Qui sulla spiaggia sembra essere in un altro mondo rispetto al festival, che invece dista pochi minuti a piedi.
Kaede vorrebbe chiedere dove stanno andando, ma le parole non gli escono. L'atmosfera si sta facendo strana e diversa.
Arrivano nei pressi di un lido, si vedono nella penombra gli ombrelloni e le sdraio chiuse, poi un chiosco che sicuramente di giorno sarà preso d'assalto dai bagnanti, e vicino ci sono le cabine utilizzate per cambiarsi.
 
Hanamichi si allontana dalla riva, dirigendosi proprio verso le cabine, specificamente nello spazio tra l'una e l'altra. Si fa fatica a vedere, anche se gli occhi si sono adattati all'oscurità.
 
Finalmente, Kaede riesce a parlare.
 
“Ehi...come mai siamo qui?”
 
Hanamichi lo guarda, gli afferra anche l'altra mano, ci gioca, le osserva con la sua consueta aria scanzonata, ma Kaede avverte una certa ansia che l'altro non è in grado di celare. Lo conosce. Ormai lo conosce bene. Dietro ogni sua spavalderia, c'è un ragazzino che si è sempre sentito inutile e un fastidio per tutti, e vuole disperatamente essere guardato con ammirazione. Con amore.
 
“Volevo rimanere un po' da solo con te”
 
Kaede si guarda brevemente intorno.
 
“Beh...soli siamo soli” afferma, inutilmente, non è certo tipo da sprecare parole, ma con Hanamichi sente sempre di dover dire qualcosa. Di dover colmare, soprattutto, i silenzi, quando è l'altro ad esserne artefice.
 
Lo sguardo di Hanamichi ora è più intenso, quello che probabilmente avrebbe voluto rivolgergli durante le ore trascorse al festival, e qui, con solo il cielo e il mare ad assistere, non si trattiene più.
La mano che si sposta sul suo viso, si abbassa a sufficienza per baciarlo, dolcemente, le braccia di Kaede quasi automaticamente si allacciano intorno al suo collo e con le unghie graffia piano la sua nuca.
 
La delicatezza lascia progressivamente spazio alla passione intramezzata da lievi gemiti, finché una pausa è d'obbligo per riprendere fiato.
 
Hanamichi si schiarisce la gola, mentre gli occhi di entrambi rimangono chiusi per assaporare ancora il momento sulle labbra.
 
“Kaede, io...”
 
Kaede sente la sua voce con qualche secondo di ritardo, godendosi pienamente l'istante, come galleggiasse tra le nuvole. Poi le mani di Hanamichi stringono le sue, questa volta con più forza, riuscendo a ottenere nuovamente la sua attenzione.
 
“Mh?”
 
“Io penso...di volerlo fare...con te” soffia Hanamichi a fatica, il cuore che batte forsennatamente in bocca sembra impedire il passaggio delle parole.
 
Kaede ora apre bene gli occhi, la gola improvvisamente. Non è che non abbiano fatto...niente, finora. Ma il rapporto completo, quello no. Sia perché non c'è mai stata fretta, sia per un po' di genuino imbarazzo su come realmente approcciarsi per quello. Hanno preso tutto con calma, godendosi baci e carezze più o meno intime, ma ora...
 
Kaede deglutisce il groppo che ha in gola.
 
“Tu vuoi...ora? Cioè...qui?”
 
Si guarda ancora intorno, ma c'è sempre lo stesso buio, sempre lo stesso soffio di brezza salmastra che accarezza narici e orecchie.
 
Nonostante il rossore in volto, e aiutato dall'oscurità, Hanamichi prosegue, prima di impantanarsi:
 
“Io...sì. Forse avevo un po' paura, sai...sui ruoli...su come fare esattamente, ma...un po' di persone mi hanno detto che la prima volta raramente è perfetta”

Kaede vorrebbe sapere chi, ma probabilmente nemmeno questo ha importanza.
 
“E quindi non fa niente se non sarà perfetta o se saremo imbranati...ma sicuramente voglio averla con te.”
 
Kaede tenta di non farsi abbattere dalle emozioni. Doveva essere una serata tranquilla e pacifica, senza grandi eventi, e invece...questo. In una così bella serata estiva. Sulla spiaggia, di notte. È un cliché bello, pensa.
 
“E ho pensato che mi va bene qualsiasi ruolo. Quello che vuoi tu. Davvero” il sorriso di Hanamichi è nervoso, ma è sincero. Kaede lo guarda, sbatte le palpebre un paio di volte, poi decide che tutto questo imbarazzo non va bene. Insomma, stanno insieme, arrivare a quella tappa era naturale, no? Non c'è nulla di cui sorprendersi, dopotutto.
 
Dunque Kaede solleva le labbra in un sorriso compiaciuto, e indietreggia di un paio di passi.
 
“Dato che sei così generoso...non posso non ricambiare con la stessa moneta” sussurra, scostando con eleganza i lembi della parte superiore dello yukata, scendendo impercettibilmente a slacciare la cintura.
 
“Eh?”

Kaede quasi riderebbe, ma malgrado tutto questo sia normale, sta tremando tutto.
 
“Voglio farti un regalo”
 
“Sì? Cosa?”
 
Lo yukata bianco cade ai suoi piedi, e subito dopo Kaede abbassa anche le mutande.
 
“Me”
 
Hanamichi dapprima rimane imbambolato, con la bocca diventata completamente secca, come se non l'avesse mai visto senza vestiti. Ma stasera è tutto diverso.
 
È velocissimo a spogliarsi. Per qualche secondo rimangono a fissarsi, immobili, non sapendo bene come iniziare. Poi Hanamichi si muove, afferra entrambi gli indumenti e li stende per bene a terra, come lenzuola.
 
Tende la mano a Kaede e lo invita ad avvicinarsi. Baci e carezze partono e proseguono lentamente, con sensualità ma, anche ora, non c'è fretta. Seguono il ritmo del mare garbato che in lontananza sfiora la sabbia con la tenerezza con cui le dita di Hanamichi toccano la pelle di Kaede.
 
Quando Hanamichi è sdraiato su di lui, i tremori di entrambi sono impossibili da fermare. Hanamichi gli lascia un piccolo bacio sulle labbra.
 
“Sei sicuro?” mormora, col tono di voce più basso che abbia mai usato.
 
Mentre ogni altra cosa si dissolve, Kaede annuisce.
 
“Non sono fatto di cristallo...”
 
Hanamichi posa le labbra tra la sua spalla e il suo collo, inala il suo odore, e tutto scompare.
 
 
 
Hanamichi è ancora lì, quando finisce. Il suo respiro affannato si mischia soavemente con quello di Kaede, le cui mani ghermiscono ancora la sua schiena coperta da un velo di sudore.
Le labbra di Hanamichi vagano sulla sua fronte, poi su una palpebra.
 
“Stai bene?” bisbiglia.
 
Kaede annuisce, il fiato ancora spezzato.
 
Hanamichi si sposta, mettendosi pigramente di lato, steso sulla schiena, poi lo attira a sé, stanno ancora ansimando e Kaede si abbandona, accoccolandosi sul suo petto, assonnato ma non avendo voglia di addormentarsi subito. Da quest'angolo, sembra che l'intera spiaggia sia a loro disposizione. L'intero oceano. Ma a Kaede interessa solo questo piccolo punto qui, tra le due cabine, sui due yukata stesi per non riempirsi troppo di sabbia. La sabbia si è intrufolata comunque un po' dappertutto.
 
Le dita di Hanamichi gli sfiorano la schiena, le sue labbra sono ancora sulla sua fronte.
 
“Stai bene?” domanda una seconda volta.
 
“Sì...non sono fatto di cristallo, te l'ho detto...”

“Ti ho comunque fatto male...e non mi piace...”
 
Kaede alza una spalla.
 
“Sicuro di stare bene?”

“Ti dai una calmata? Sto bene, va tutto bene...” Kaede appoggia le labbra sulla sua spalla e gli dà un morso.
 
“Ahi!” sussulta Hanamichi.
 
“Ora ti ho fatto male anch'io. Siamo pari, ok?”
 
Kaede strofina il naso sul suo collo, mugugnando.
 
“E-ehi, anche se la prima volta non è stata perfetta...non è andata male, no? La prossima volta però io-”
 
“Di che parli?” lo interrompe Kaede con un borbottio, “come sarebbe, non ti è piaciuto?” domanda con tono placido, sapendo già la risposta.
 
“S-sì, certo, a me sì...ma forse a te non così tanto...”
 
“Smettila di preoccuparti. È stata perfetta. E la prossima volta” Kaede gli afferra la nuca e gli stampa un solido bacio, “sarai mio”.
 
Hanamichi non fa altri commenti, arrossendo. Beh, ci sta.
 
Guarda verso il cielo e dopo un po', mentre le sue carezze sulla schiena del ragazzo sul punto di crollare dal sonno si protraggono, sorride.
 
“Stasera il cielo non è così limpido come al solito...ma spero comunque che Orihime e Hikoboshi non abbiano avuto problemi a vedersi...”
 
Un rumore simile alle fusa gli risponde. Hanamichi guarda Kaede e vede che si è addormentato.
Sorride di nuovo. Non sa come possa andare l'incontro tra Orihime e Hikoboshi, ma non riesce a nulla che superi la perfezione di ciò a cui lui solo ha diritto ed è qui tra le sue braccia.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** 31. You make me a better person ***


C'è più gente di quella che era stata prevista. Doveva essere un evento molto piccolo, ma quando mamma e cugina di Kaede lo hanno saputo, così come mamma e zia di Hanamichi, è stato come accendere una miccia impossibile da disinnescare.
 
Non è neanche un matrimonio ufficiale. In Giappone non è concesso, quello 'vero' sarà negli Stati Uniti non appena entrambi avranno preso la cittadinanza, vivendovi ormai da dieci anni. In quel caso però si limiteranno letteralmente a passare dal municipio per il tempo necessario.
 
A casa loro, però, è una festa che è ovviamente fuggita al loro controllo, avendo quattro donne a disposizione che hanno organizzato tutto così velocemente che i due non ci hanno capito niente.
 
Al rinfresco hanno pensato Kyoko e Rei, mamma e zia di Hanamichi, come regalo di nozze. Sia Hanamichi che Kaede hanno ribadito più volte che non dovevano disturbarsi tanto, ma le loro parole sono cadute a vuoto. Come quelle per Hazuki e Saeko, mamma e cugina di Kaede, che hanno trovato questo posto bellissimo dove celebrare la cerimonia 'ufficiosa', grazie soprattutto a Saeko che si occupa di catering e wedding planning e, Kaede deve ammetterlo, a quanto pare è dannatamente brava.
 
È stata sempre lei a suggerire i colori dei loro completi, per richiamare il colore dei loro capelli, e anche in questo caso la sua è stata un'idea geniale – confermato anche dal vero genio, alias Hanamichi Sakuragi.
 
C’è fermento, nell’aria. C’è un brusio di voci che si mantengono però basse, mentre le espressioni dei presenti sono abbastanza varie, tra la curiosità, l’entusiasmo, anche l’incredulità.
Il giovane uomo che si distingue tra gli altri, nel suo completo rosso lucido sopra una camicia nera impeccabilmente stirata, ha lo sguardo fisso davanti a sé, le mani di fronte al suo corpo giunte.
 
Una bella donna elegante gli tocca all’improvviso un braccio, destandolo brevemente dal suo stato di semi trance.
 
“Tesoro, stai bene?”
 
“Sì, certo”
 
Il brusio di voci aumenta prima di spegnersi repentinamente e lui alza lo sguardo, così ingannevolmente assente, ma scansiona tutto. E si focalizza su colui che sta entrando.
Hanamichi è vestito di nero, con sotto una camicia rossa. Accanto a lui c’è Yohei, insolitamente elegante. In realtà, tutti i ragazzi dell’Armata lo sono ed è un po’ strano vederli così. È straordinario che ci siano così tante persone del loro passato, delle loro origini. Kaede non avrebbe mai pensato di vederli in questa circostanza, eppure il suo sguardo apparentemente impassibile scorre con gratitudine su ciascuno.
Ma poi si fissa su Hanamichi e, purtroppo per gli altri, non ha più spazio per nessun altro.
 
La parte superiore delle guance di Hanamichi e i suoi zigomi sono arrossati. Nel vederlo, si apre in un sorriso dolcissimo e Kaede si agita un po’ sul posto.
 
Le mani di Hanamichi afferrano quelle di Kaede quasi freneticamente.
“Sei bellissimo” gli sussurra con emozione e Kaede si sente arrossire, le sue orecchie sentono in lontananza il basso vociare dei presenti, ma è perlopiù colmo del proprio battito impazzito.
Da anni sono in tanti a dirgli che è bello, e anche di più, ma con Hanamichi è diverso. Ogni cosa lo è.
Di tutti quei tanti, non gli importa affatto.
 
"Anche tu...sei uno schianto" gli sorride, luminoso come la Via Lattea nel deserto durante una notte estiva.
 
Hanamichi avvampa ed è come se tornasse ad avere di nuovo sedici anni.
Kaede si trattiene a malapena dal ridere genuinamente. Gli anni sono passati ma ancora, a volte, si sente adolescente. È ridicolo, ma gli capita di doverci pensare due volte prima di rendersi conto che è un adulto, e da un pezzo.
 
E lo è anche l'uomo magnifico che ha davanti e di cui sa di non potere in alcun modo fare a meno.
 
Le dita di Hanamichi stringono le sue, le sente tremanti.
 
Gli occhi di Kaede brillano.
 
“Avete scritto i vostri voti?” li interrompe Ayako, e i due la guardano. Sarà lei a 'celebrare' la loro unione, ed è davvero bella con l'abito la cui gonna ha i colori dell'arcobaleno. Ha un sorriso radioso, neanche si stesse sposando lei.
 
“Sì” dice Hanamichi.
 
“...ma non li pronunceremo ad alta voce”
 
È stata la condizione di Kaede. Hanamichi ci teneva ad aderire alla tradizione dei voti, e Kaede ha deciso di accettare ma con la condizione di non recitarli davanti a tutti. Hanno quindi trovato il compromesso di scriverli e di passarseli a vicenda in modo da rimanere segreti, solo tra di loro.
 
“Bene, allora...siamo tutti pronti. Iniziamo?”
 
I promessi sposi annuiscono con entusiasmo.
 
 
 
Sarebbe banale dire che mi hai cambiato la vita. Eppure, la definizione è esatta e non riesco a pensare a una migliore di questa.
 
Il punto più evidente è che grazie a te, o a causa tua, mi è sempre venuta voglia di parlare. Io, il signor ‘10 parole all’anno’, con te voglio parlare. L’ho fatto, anche quando non ero interpellato, e continuo a farlo. Parlo con te. Parlo di te.
 
Ero come la luna. Bello, ma freddo e distante. E tu, il Neil Armstrong che ha conficcato la sua bandiera nel mio cuore, reclamandone il possesso. Ma non l’hai fatto con violenza. La parte più bella è questa. Non te ne sei neanche accorto, e per qualche tempo, nemmeno io.
 
In realtà, se io sono la luna, tu sei indubbiamente il sole. Con il tuo calore, con il tuo essere improvvisamente indispensabile per chi ti sta intorno. Anche se a volte risulti fastidioso e potrebbe essere tentante scappare dal tuo chiasso, come nelle estati più torride in cui si anela per l’ombra, quando non ci sei, ti si viene a cercare.
 
Tu, come il sole, migliori ciò che ti circonda. Chi ti sta vicino si comporta come quei fiorellini di campo che la sera si chiudono in se stessi e al mattino, ai primi raggi, si aprono festosi. Quando compari, tutti ti guardano, è inevitabile.
 
Ti ricordi quelle grotte nel mar Mediterraneo che abbiamo visto, i colori splendidi che riflettevano dall’acqua, quel blu, quel rossiccio? Tutte quelle sfumature esistono grazie al sole. Senza, sono solo rocce che affondano nell’acqua buia indistinguibile dal cielo.
 
Anche adesso mi vengono in mente tante cose da dirti. Mille o più. E se non ci riesco, non è perché non voglia, ma perché tutto quello che esprimerei potrebbe essere dozzinale, e credo che anche tu abbia imparato che le parole, a volte, sono sopravvalutate. Non che siano sempre inutili, perché capisco l’importanza del dialogo.
 
Ma per quanto riguarda te, sono sempre riuscito istintivamente a capire senza che fosse necessario. Nonostante il tuo sbraitare e il tuo essere quasi proverbialmente un libro aperto, non lo sei poi così tanto.
 
Sì, sei estroverso, socievole e amichevole, ma non è affatto vero che consenti alle persone di leggerti dentro.
 
Senza rendermene conto, io ho imparato a farlo, e mio malgrado, perché non ho richiesto di riuscirci. Ma praticamente fin da subito, mi è stato facile cogliere le tue espressioni più fulminee, quelle involontarie, il movimento di un sopracciglio, un rapido irrigidimento della schiena, e soprattutto il sorriso che esiste sulle labbra ma non raggiunge gli occhi.
 
Mi sento davvero bello.
Ma, penso tu lo sappia, non mi riferisco all’aspetto esteriore. Non è finta modestia, non mi ci sono mai soffermato, non lo ritenevo rilevante.
 
Non capivo invece come non risaltassi tu. Fu una dura prova quando ti tagliasti i capelli.
Era una penitenza, così avevi detto...ma per me! Non capivo davvero come non avessi orde di ragazze alle calcagna.
Anche perché la tua bellezza è molto di più.
La tua bellezza è pura luce, e io sono colui che la riflette.
 
Non contemplo il pensiero di perderti.
Te l'ho anche fatto promettere.
Tu dovrai morire non prima di un giorno dopo che sarò morto io.
 
Forse è meno banale dire perché ti amo.
 
Con te, io mi amo.
 
Con te, io sono migliore.
 
 
 
C'è una canzone sdolcinata che recita "Sapevo di amarti prima di incontrarti".
 
Non ha granché senso e nel mio caso non è vera neanche l'espressione 'dalla prima volta che ti ho visto'. Però di sicuro sei tra i pochi, se non l'unico, che è riuscito, come riesci tuttora, in un'impresa che ha del miracolo.
 
Mi hai lasciato senza parole e furbescamente, da volpe che sei, mi hai attirato nella tua tana.
 
Da volpe che sei, sfuggente verso tutto e tutti, hai permesso a me di avvicinarmi e graudalmente ti sei affidato a me.
 
La cosa mi spaventava. Non ero abituato in alcuna maniera a risultare affidabile per qualcuno, anzi, per buona parte della mia vita mi sono sentito una palla al piede incapace di fare qualsiasi cosa che non fosse picchiare e incassare botte.
 
Il mio processo di cambiamento e crescita non è dipeso solo da te, è vero, ma ne hai fatto indubbiamente parte. Fino a diventarne il fulcro, perché anche se non ricordo esattamente il momento in cui è successo, ad un certo punto potevo vedere solo te. Era il tuo giudizio quello che mi interessava, era il tarlo di voler essere alla tua altezza a spronarmi.
 
Poi però avere solo il tuo sguardo su di me non mi è bastato più. Ho voluto tutto, compreso il tuo cuore, e non mi sembrava egoistico ma soltanto giusto, perché tu ti eri accaparrato il mio, silenziosamente, come può muoversi una volpe in un pollaio in piena notte.
 
E meno male che l'hai fatto.
 
Perché tu tiri fuori il meglio di me e il ragazzino che faceva a botte, ora ama e sa ricevere amore senza continuare a chiedersi se lo meriti davvero.
 
E non è che non possa vivere senza di te.  Alla sopravvivenza ci si adatta.
 
Solo che, non ho interesse a scoprire come si faccia.
 
 
Mentre sta guidando, Hanamichi ha il broncio. Kaede sta facendo molta fatica per non ridere.
 
"È inutile che ti trattieni, volpe, ridi, se proprio devi!" brontola a denti stretti.
 
"Senti, ci sarà già una poppante in casa, due sono un po' troppi" commenta Kaede dopo aver sghignazzato, a bassa voce.
 
Hanamichi lancia un'occhiata allo specchietto retrovisore e la sua espressione si addolcisce subito. Il piccolo angelo ben coperto sta dormendo deliziosamente.
 
"Sì, però...non è giusto! Perché in braccio a me ha strillato come se la stessi scuoiando, mentre con te si è subito calmata?!"
 
"Probabilmente eri troppo teso e i neonati questo lo avvertono..." dice Kaede tranquillo, la mano sinistra ornata da un anello con intarsi neri e rossi sfiora quella di Hanamichi sul volante, "sarai un ottimo padre, smettila di agitarti"
 
Hanamichi non risponde, ma Kaede sa che si sta calmando, a giudicare dalla presa sul volante che si fa meno serrata.
 
"Comunque ci sono cose più importanti a cui pensare, e la prima è il nome da darle"
 
Il cipiglio di Hanamichi si scioglie in un'aria perplessa e pensierosa.
 
"Uhm...beh, io ho scelto il nome del nostro gatto. Quindi mi va bene qualsiasi cosa sceglierai tu"
 
"Già...Kuro, che fantasia" dice Kaede ironicamente.
 
"Beh, è il primo nome a cui ho pensato...è nero! Della stessa tonalità dei tuoi capelli..." Hanamichi abbassa la voce, arrossendo appena. È adorabile, e Kaede si sforza al massimo per non ordinargli di posteggiare e salirgli sulle ginocchia. Anche se la loro bambina - mio Dio - ha pochi giorni di vita, sta dormendo e comunque non ricorderebbe niente, non vuole in alcun modo essere responsabile di qualsivoglia trauma inconscio.  
 
"Mmh...allora magari possiamo trovare qualcosa che ricordi anche il tuo colore di capelli", la mano di Kaede si sposta sulla nuca ad accarezzare i corti ciuffi, e Hanamichi fatica molto per non mettersi a fare le fusa proprio come il loro gatto.
 
"Che ne dici di Akane?" propone poi Kaede, guardando a sua volta la piccola dai folti capelli neri che dorme come se non avesse alcun problema al mondo - ed in effetti non ne ha. Non ancora.
 
Goditela finché puoi.
 
La riflessione di Hanamichi è breve.
 
"Mi piace. Sì, ci sto. Akane Sakuragi-Rukawa...o Rukawa-Sakuragi? Meglio in ordine alfabetico? O magari l'unione dei cognomi, che so, Sakurawa?!" torna a dare di matto.
 
"No, l'unione dei cognomi proprio no" si oppone Kaede categoricamente, ma con un sorrisetto costante.
 
"Allora come..."
 
"Non è così importante. Possiamo lasciare l'ordine alfabetico o...che so, lanciare una moneta. La cosa che conta sarà essere buoni genitori..." dice Kaede con calma, ma un tremolio nella sua voce attira l'attenzione di Hanamichi, che lo adocchia furtivamente, rimanendo però concentrato sulla strada.
 
Sorride. Eccolo di nuovo, a cercare di calmare la sua ansia esplicita, tentando di mantenere nascosta la propria. Al semaforo rosso, mentre sono fermi, gli prende la mano e gliela bacia.
 
"Sarai un ottimo padre, smettila di agitarti" gli ripete con una luce birichina negli occhi.
 
Kaede lo guarda, in un lampo di sorpresa, poi torna a osservare Akane. Dipenderà da loro. Interamente da loro. Per almeno i prossimi diciotto anni, una vita avrà completamente bisogno di loro.
 
Torna su Hanamichi e gli rivolge un sorriso splendido, più unico che raro da parte sua. Pensano la stessa cosa, anche se non la dicono.
 
Senza l'altro, probabilmente ora non avrebbero il dolce fagotto che presumibilmente sarà la parte migliore di entrambi e che già rappresenta una ragione di vita.
 
Il semaforo diventa verde e Hanamichi si rimette in marcia, portando la sua famiglia a casa.
 
 
 
È stato un parto plurigemellare, ma sono contenta di aver portato a termine la raccolta entro il 2021 XD alla faccia del lieve ritardo...ho avuto qualche difficoltà, soprattutto con quest'ultima OS! Alla fine mi sono accomodata sul cliché matrimonio-figli perché adoro che le mie OTP abbiano questo epilogo *^* spero che vi sia piaciuta e che non siate rimasti incastrati troppo nel miele che ho spalmato, anche perché ci sono altre fanfiction in cantiere che posterò prossimamente - si tratta di traduzioni, ma ci tengo un sacco come se fossero mie :3
 
Ho anche scribacchiato altre brevi OS durante questa raccolta che non entrano nei prompt del Flufftober e che vedrò di postare un'altra volta, non so se sempre sotto raccolta o flash fic uniche.
 
Non vi tedio oltre, ringrazio chi ha letto, apprezzato e commentato: rahide, Pitta, lizardiana, Ghostclimber.
 
Alla prossima :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3994403