‘Tis the damn season

di Voglioungufo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tolerate it ***
Capitolo 2: *** Ivy ***
Capitolo 3: *** Willow ***
Capitolo 4: *** Happiness ***
Capitolo 5: *** Closure ***
Capitolo 6: *** Champagne problems ***
Capitolo 7: *** Dorothea ***
Capitolo 8: *** Coney Island ***
Capitolo 9: *** Cowboy like me ***
Capitolo 10: *** Evermore ***
Capitolo 11: *** Right were you left me ***
Capitolo 12: *** ‘Tis the damn season ***
Capitolo 13: *** Long story short ***



Capitolo 1
*** Tolerate it ***


Pairing: Uchiha Obito / Uzumaki Naruto. Accenno Naruto/Sasuke, Obito/Rin.
Personaggi: Uzumaki Naruto, Uchiha Obito, Namikaze Minato, Uzumaki Kushina, Umino Iruka, Haruno Sakura, Uchiha Sasuke, Nohara Rin.
Verse: Modern AU.
Tag:  Artist AU, songs collection, secret relationship, break-up to make-up.
Avvertimenti: age-gap, menzioni di omofobia. 
Note: Oh-Oh-Oh, Buon Natale! 
Ebbene sì anche quest’anno vi ammorbo con una fic a tema natalizio, strutturata però in modo diverso rispetto al solito. Avrà dodici capitoli che saranno flash/breve one-shot collegate tra loro, seguendo la traccia musicale di alcune canzoni dell’Album “Evermore” di Taylor Swift uscito l’anno scorso. Ogni os è una di quelle canzoni, che unite raccontano la storia di Obito e Naruto che leggerete, sotto il titolo c’è un collegamento alla canzone su YouTube, così che possiate ascoltarla. Verranno aggiornate dal 1 Dicembre (oggi) fino al 25 Dicembre, quindi saranno aggiornamenti molto veloci. Le canzoni scelte sono in questo ordine: “Tolerate it”, “Ivy”, “Willow”, “Happiness”, “Closure”, “Dorothea”, “Coney Island”, “Cowboy like me”, “Evermore”, “Right were you left me”, “Tis the damn season” e “Long story short”.
Come al solito occhio ai tag e agli avvertimenti^^ 
Spero che questa prima flash introduttiva vi piaccia <3

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tolerate it
Soundtrack n.1
 
 
 
 
 
È un bambino con una visione molto chiara.
Questo è il modo in cui il suo maestro delle elementari ha affettuosamente descritto l’esuberanza incontrollabile di Naruto: quando ha in mente qualcosa è impossibile dissuaderlo. 
Soprattutto, la sua visione chiara si mostra davanti a un foglio bianco. I disegni più belli appesi sui muri della classe sono tutti di Naruto. Ha una capacità quasi istintiva nella disposizione dello spazio su un foglio, nella forma delle immagini, nei colori. Ormai ha vinto tutti i concorsi di disegno della regione per classi elementari a cui il maestro Iruka lo ha iscritto. La sua capacità artistica è fonte di vanto per i suoi genitori.
Naruto è un bambino con una visione molto chiara.
A dieci anni, quando prende il suo quaderno, sa benissimo cosa disegnare e sa farlo molto bene. Dal piano terra, salendo lungo le scale fino alla sua cameretta, arrivano le note di un pianoforte meraviglioso. Anche se non ha lo strumento davanti agli occhi, Naruto riesce a riprodurlo perfettamente, così come riesce a tracciare anche i contorni di chi lo sta suonando.
Obito Uchiha vive nella casa di fronte alla sua, dall’altra parte della strada. È un musicista, o vorrebbe diventarlo — come sottolinea sempre. Sta per finire il liceo e vorrebbe proprio iscriversi alla più importante scuola musicale di Honokuni, per questo ogni sera da mesi viene a casa loro. Il padre di Naruto, Minato, gli dà lezioni di musica per prepararlo al difficilissimo test di ingresso.
Naruto attende quel momento della giornata come se ne andasse della sua vita. Quando il campanello suona, Obito entra e lui può sbirciarlo dalla rampa delle scale. L’adolescente gli sorriderà, lo saluterà e se sarà fortunata gli farà pure una carezza sulla testa. 
Naruto ha una visione molto chiara. Così come sa disegnare a memoria il volto di Obito, sa di amarlo. È una parole troppo grande per essere abbozzata nella testa di un bambino, ma Naruto l’ha sentita spesso — nei cartoni, nei film, nelle favole che gli legge la mamma — e sa la sua importanza. Ha dieci anni e prende molto sul serio amare Obito, per questo usa sempre i suoi colori preferiti nel ritrarlo. 
Naruto sa che l’amore è importante e che bisogna celebrarlo, come fanno nelle storie, è giusto esprimerlo. Quindi, con tutto il coraggio che riempie di sicurezza il cuore di un bambino, si dichiara al più grande.
Obito ridacchia, un’ombra di disagio nei suoi occhi, ma poi allo sguardo imbronciato di Naruto smette e gli dice di aspettare di essere più grande e trovare la ragazza giusta per fare quella dichiarazione.
Naruto non ha bisogno di essere più grande, aspettare o una ragazza: ha già la persona giusta davanti. 
Ma Obito sembra solo tollerarlo. Accetta con pazienza i suoi gesti di affetto senza mai prenderlo sul serio, con l’accenno di un sorriso esasperato che a volte sembra quasi rimproverarlo.
Naruto continua a disegnare Obito, nasconde il suo amore dentro i suoi quaderni. Forse si tratta davvero solo di aspettare.
 
 
 
 
 
 
[Intermezzo primo]
 
Obito non passa il test per la sua scuola. Non sembra dispiaciuto, dice che in fondo non aveva grandi speranze e lì prendono davvero solo le eccellenze. Va bene così, anche se non diventerà un musicista. Va bene studiare a una scuola meno prestigiosa, costosa; in fondo sarà più vicino a casa, alle persone a cui vuole bene. Poi insegnerà musica alla scuola del paese, il preside è amico di suo nonno e sa che metterà una buona parola per la sua assunzione. È una strada modesta, ma è sicura e stabile. Può permettergli di mettere radici.
 

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Capitolo 2
*** Ivy ***


 
 
Il freddo condensa il suo respiro in nuvolette bianche, ma la corsa in salita con la bicicletta lo scalda come se fosse piena estate. 
Naruto non è più un bambino, ha diciotto anni e insieme al suo fedele ronzino cigolante può raggiungere ogni angolo del paesino di Konoha senza la supervisione dei genitori. In questo caso è un bene che non vedano dove stia andando.
Arriva in cima alla collina, la discesa si presenta come aria fredda schiaffeggiata sulla sua guancia e gli fa lacrimare gli occhi. Frena brusco, sgommando sul selciato, a bordo strada. Lì scende dalla bici e a mano la conduce fuori dal percorso, tra l’erba rigida di brina e ghiaccio, sembra di avventurarsi in un regno segreto. Nella boscaglia c’è una vecchia cascina abbandonata, il tetto e i muri di pietra ancora solidi nonostante il tempo e l’incuria, solo le finestre scheggiate e l’edera che abbraccia tutta una fiancata la fa assomigliare al vecchio rudere che è. Per lui è come un castello. 
Naruto abbandona la bici sull’erba ed entra, si fa luce con la pila del telefono. 
Sa di essere abbastanza in ritardo di trovare qualcuno già dentro. 
Supera l’entrata, attraversa una porta in legno tutta sporca e sbilenca, entra in una stanza più piccola e meglio conservata. È illuminata da lampadine con batteria autonome appese un po’ ovunque, che rende il luogo simile a una caverna di fate luminescenti. Non ci sono mobili, ma il pavimento sporco è coperto da un materasso e alcuni sacchi a pelo; tre stufette elettriche e portatili riscaldano l’ambiente abbastanza da poterci stare senza cappotto, senza vestiti; infine c’è Obito con un sorriso sfacciato.
Naruto sapeva di avere ragione di aspettare. Sapeva che credere nel proprio amore avrebbe portato a una vincita e la sua attesa è stata ricompensata da un picco di crescita stupefacente. A diciotto anni Naruto può vantare un bel viso e un bel corpo adulto, qualcosa a cui sa che in pochi restano indifferenti. 
Obito non è restato indifferente.
Forse bastava solo aspettare di crescere per essere preso seriamente.
Slaccia il cappotto, lascia cadere il suo zaino pieno di quaderni e cade sul materasso al fianco del più grande. Le sua braccia sono già aperte ed è spontaneo scivolare contro il suo petto, baciargli il collo e infilare le mani sotto la maglietta, contro il calore della pelle.
Obito emette un sospiro infastidito. “Sei gelato”.
“Fuori si gela, non come qui” aggiunge con un sorriso carico di aspettative, di chi sa che la situazione si farà presto più bollente. Le mani di Obito che scivolano a coppa ad afferrare le sue natiche sono solo una conferma.
“Allora scaldiamoti” offre con una serie di baci sul suo collo e la mascella, il fiato caldo e le labbra morbidi che lo fanno ansimare.
Obito è più grande ed è più esperto, sa sempre come guidare Naruto nei suoi ormoni adolescenziali impazziti facendogli toccare il paradiso. E Naruto è desideroso di imparare, impaziente di soddisfare ed essere soddisfatto. A volte pensa che in fondo il corpo di Obito è solo un’altra tela che lui deve riempire di colore.
Il maglione viene velocemente sfilato e la pelle d’oca sulle braccia non è per il freddo, ma per le carezze di Obito sul suo petto, per il graffio sui capezzoli già turgidi. Naruto finisce in grembo al più grande, a gambe aperte cavalca l’erezione ancora vestita.
“Non mi chiedi come è andata?” chiede Naruto, lavorando per togliere la maglia di Obito.
Non gli rende il compito facile avvicinando il viso al suo petto, leccando il punto sensibile.
“Com’è andato?” cantilena, poi ride. “Bene, sicuramente bene”.
La carriera liceale di Naruto si sta avvicinando al termine e già sta facendo test di ingresso per scuole d’arte, ovviamente ha scelto solo le più accreditate e virtuose. Vuole essere l’eccellenza, non importa gli ostacoli da superare.
La fiducia di Obito è un balsamo caldo. Ha appena partecipato al test di ingresso della sua prima speranza, un’Accademia che si trova solo a 50 chilometri da Konoha: potrebbe studiare ciò che ha ama stando vicino a casa, in una delle scuole che ha creato i migliori artisti moderni di Honokuni.
Naruto ha tante speranze nel suo futuro. Spera di rincorrere il suo sogno, spera di stare con Obito alla luce del sole e non solo nascosto tra le mura di una vecchia casa ricoperta di edera. È una relazione segreta e la cosa è emozionante. Lo eccita pensare che nessuno sa di tutto quello, di quante volte ha avuto un orgasmo nella bocca di Obito, quante volte è stato stretto fino a temere di rompersi. Nelle strade affollate del paese si guardano e solo loro capiscono tutto quello che c’è dietro. È il loro segreto.
“Quando sarò un artista famoso tu sarei ufficialmente la mia musa” dichiara audace.
Obito sorride. “Sì, chissà”.
“E tu quando mi dedicherai una canzone?” insiste.
“Sai che non ho molto tempo”.
Obito studia ancora musica e nel frattempo lavora. Aspetta che il vecchio professore del suo liceo vada in pensione per prendere il suo posto, al momento si accontenta di insegnare pianoforte ai bambini del loro paese. 
“Io ti disegno sempre” continua con un broncio. “E tu…”
Le mani che si infilando nei suoi pantaloni lo fanno interrompere con un gemito acuto. Gli occhi neri di Obito brillano divertiti.
“Io ti faccio cantare molto spesso” gli fa notare.
Non può ribattere a questo, non con l’eccitazione che gli annebbia del tutto il cervello. Si lascia stendere sulla schiena, i pantaloni che vengono sfilati da quelle mani così esperte.
Naruto pensa che a quelle mani lascerebbe distruggere tutti i suoi piani.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Seconda one-shot, più rossa e piccante della prima xD Come avete visto non vi ho fatto attendere molto sul loro stare assieme, ma perché questa storia è più centrata su una rottura e il ricongiungersi dopo c:
Spero vi sia piaciuta. Questa tra l’altro è una delle mie preferite dell’album <3
Grazie mille per l’accoglienza che avete dato anche a quest’idea, vedrò di non deludervi e passare con voi una bella attesa del Natale ^^
Hatta

 

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Capitolo 3
*** Willow ***


 
 
 
 
 
“Sakura, hai sbagliato strada!”
“Zitto, testa vuota, non ho sbagliato” replica nel suo solito modo brusco, sterzando sul volante.
Naruto guarda fuori dal finestrino e pensa che no, quella non è la strada per la loro scuola. Quella sera c’è il prom, il ballo di fine anno, e ci andrà in coppia con la sua migliore amica. Sakura è la persona che sa tutto di lui, tutti i suoi sogni e tutto il suo amore.
Naruto non è nell’umore di festeggiare, quella mattina ha ricevuto per posta anche l’ultima risposta all’ultimo test fatto. Il risultato non è stato diverso dagli altri: non è passato. Ci aveva messo tutte le sue speranze in quell’ultima possibilità, non esserci riuscito lo frastorna, lo fa sentire una nave senza timone.
Sakura ferma la macchina e la sua confusione si accentua. Quello non è il suo liceo, al contrario è il cortile della sua scuola elementare. Il salice piangente che cresce al suo centro è un ricordo vivido della sua infanzia.
“Sakura…?”
Lei gli sorride, bellissima nell’abito scelto per quella sera, le palpebre truccate a fare risaltare l’iride smeraldina.
“Vai, scendi. Ti sta aspettando”.
Lo scattare della portiera fa balzare il suo cuore in gola, scende dall’auto e guarda l’amica riaccendere il motore.
“Mi raccomando, Cenerentola, torno a prenderti a mezzanotte” ridacchia inserendo la prima, inizia ad allontanarsi sobbalzando un po’ sul selciato, sempre più veloce fino a sparire nella notte.
Naruto si volta verso il cortile, raggiunge il salice dove intravede una persona seduta tra le radici nodose. Non è sorpreso che sia Obito, aveva già iniziato a intuire qualcosa, ma il suo cuore inizia comunque a mancare i battiti dall’emozione.
“Ehi…” sussurra, si sente un po’ in imbarazzo nel suo smoking per il prom e i capelli biondi solitamente selvaggi tirati all’indietro con strati visibili di gel, mentre l’altro uomo indossa abiti casual slavati dai lavaggi in lavatrice, i corti capelli neri spettinati sulla nuca.
“Ehi” ricambia nello stesso tono basso. Si alza e lo raggiunge. “Mi hanno detto del test…”
Non risponde, il groppo in gola gli impedisce di parlare, e si limita a oscillare davanti. Le braccia di Obito lo stringono subito, solide, contro il suo petto. Il suo ragazza appoggia un bacio sulla sua testa.
“Mi dispiace, ma soprattutto mi dispiace per loro. Non sanno che artista incredibile si sono persi” tenta di consolarlo.
“Ero convinto di averlo passato…” mormora in ricambio.
Un sospiro rassegnato colpisce la sua nuca. “Sai come funzionano queste cose, le scuole private… Metà sono raccomandati, l’altra metà sono figli di ricconi che hanno pagato sotto banco per passare. Non danno nemmeno una possibilità a noi persone normali” conclude pessimista. 
Naruto non risponde, teme che in quel modo le lacrime scapperebbero dai suoi occhi. Obito ne sembra consapevole, non si aspetta una risposta e lo prende per mano. Lo guida a sedersi tra le radici, dove stava lui poco prima.
“Vedrai, le cose andranno bene comunque” riprende consolatorio. “Puoi sempre continuare con Beni Culturali, lavoreresti lo stesso con l’arte. Potresti diventare insegnante qui e trasmettere la tua passione”.
Naruto lo guarda. “Come te?”
“È un bel piano, no?”
Evita di rispondere, perché quello non è il suo piano, non è la vita che vuole. Sa che in fondo anche Obito soffre per la sua mancata occasione, sa che il rimpianto lo perseguita. È una cicatrice che solo lui può vedere, che Obito nasconde a tutti, anche a se stesso. Fa male rinunciare. Ma lui non ha ancora rinunciato. Distoglie lo sguardo, guarda oltre le fronde cadente dell’albero che ha accolto tutti i suoi giochi infantili.
“La prossima settimana ci sono i colloqui a Oto per la Kage” sussurra, quasi avesse paura di ammettere che lui ha prenotato un colloquio. Non lo ha detto a nessuno, lo sanno solo Sakura e il maestro Iruka.
Obito sbuffa ancora. “La International Kage Art Accademia di Uzu?” indovina con un tono che accenna rimprovero. “L’Accademia artistica più esclusiva dell’Unione? Mi hai detto che non ha nemmeno un test d’accesso, che lì esplicitamente fanno entrare solo per raccomandazione”.
“Sì, quella” borbotta con sfida. “Vengono a fare i colloqui a Oto, se faccio buona impressione potrebbero raccomandarmi e potrei entrare lì”.
Ora la disapprovazione è evidente nei suoi occhi, insieme a un cinismo che sgretola il cuore di Naruto.
“Potresti entrare, e dopo? Dovresti andare a Uzu, che non è esattamente il paese più vicino. È un’altra nazione, dall’altra parte del mare, una città sconosciuta dove saresti completamente solo” sottolinea stizzito. “Cosa faresti con la tua vita qui? E se non sbaglio la retta costa un sacco di soldi, per i tuoi genitori sarebbe troppo” conclude come se quella fosse la mazzata finale.
E lo è, perché Naruto sa tutto questo. È il motivo per cui la Kage è sempre stato il sogno proibito, la sua fantasia migliore, ma che anche un ottimista come lui sapeva essere irrealizzabile. Abbassa gli occhi a quel pensiero.
Però è l’ultima speranza rimasta per seguire il suo sogno. Non vuole diventare un insegnante d’arte, lui vuole crearla.
Obito appoggia delicato le mani sulle sue guance, gli fa alzare lo sguardo su di lui. Oltre il cinismo e la disapprovazione, c’è amore e preoccupazione sul suo volto.
“Non voglio vederti soffrire” mormora. “Non voglio vederti cadere davanti a un’altra delusione”.
Perché deve essere una delusione?
Non lo dice, ma forse si legge nel suo sguardo ancora combattivo. Obito sospira, le dita gli accarezzano le labbra e la sensazione dolce lo fa sciogliere appena. Si lascia trascinare sul grembo del più grande, una posizione comoda contro il suo corpo a cui è abituato. Obito torna a far intrecciare le loro dita, alzando la mano davanti ai loro visi vicini.
“Se te ne andassi, non avremo più questo” mormora con la stretta che aumenta sempre di più così forte che in qualche modo gli sembra riuscire ad afferrare anche il suo cuore.
E in quel momento gli fa male al sottinteso. 
“Perché no? Lo faremmo funzionare”.
C’è un sorriso triste sul volto di Obito. “Sì, potremmo” concorda. “Ma non potremmo fare questo”. 
Si trova la sua bocca contro la sua, il fiato caldo e familiare che lo fa rabbrividire, la lingua che accarezza il labbro inferiore in un modo che ha fatto un milione di volte. Le labbra formicolano al contatto che nonostante tutto ogni volta è in grado di fargli battere il cuore come se fosse il primo bacio. 
“Con un mare in mezzo, non potremmo baciarci” sussurra Obito senza allontanarsi, le labbra che si sfiorano mentre formula le parole tristi.
Naruto ha amato Obito da che ne ha memoria. In un certo senso, ha iniziato a disegnare per avere il suo volto sempre vicino, sempre nei quaderni che nascondeva sotto il cuscino. Ha continuato a disegnare per immortalare ogni singolo momento felice insieme. L’amore per Obito e l’amore per l’arte sono nati insieme, si sono intrecciati, hanno sfumato i confini. Teme che senza l’uno, l’altro non potrebbe sopravvivere. Senza Obito la vita sarebbe così vuota.
Torna a baciarlo e forse… forse va bene così. Forse la strada che Obito gli propone non è quella che ha sognato, ma è quella che lo porta a casa. Ricambia la stretta, deciso a lasciarsi piegare, un po’ come quel salice che si è piegato al vento.
“Non voglio perderlo” sussurra la sua resa.
Finora è stato felice con Obito, perché dovrebbe rinunciarci?
 
 
 
 
 
 
[Angolo dei gufi]
Ehilà! Altro aggiornamento lampo, si comincia a sentire un po’ di angst nell’aria che dite? Spero che anche questo vi sia piaciuto.
Vi dico già che questo week-end non ci saranno aggiornamenti, neanche lunedì dal momento che pubblicherò l’Omegaverse, quindi ci vediamo martedì 7 Dicembre ^^ chissà cosa succederà a questo punto… Forse ascoltando la prossima canzone poterete intuirlo :P
Un bacione enorme ad ame tsuki e Kaylina_ che hanno recensito lo scorso capitolo <3
Hatta

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Capitolo 4
*** Happiness ***


Happiness
Soundtrack n.4
 
 
 
 
Naruto è nervoso quando lo invitano a sedersi, il suo portfolio è in mano agli esaminatori. Non dovrebbe essere qui in primo luogo, lui aveva rinunciato alla Kage per Obito. Lui aveva davvero rinunciato e se non aveva cancellato la sua prenotazione ai colloqui privati era solo per una dimenticanza.
Non dovrebbe essere qui. Sakura lo ha fatto salire su una macchina con la scusa di portarlo al nuovo centro commerciale, ma al suo interno ha trovato Iruka. Il maestro ha portato entrambi a Oto, ai colloqui, di nascosto. Neanche i suoi genitori sanno che è qui.
E quando hanno chiamato il suo nome, Naruto è entrato.
Non si accorge nemmeno di parlare, suda dentro la sua camicia di lino per l’emozione; le parole si srotolano da sole dalla sua lingua, una dopo l’altra. Risponde alle domande mentre i quattro esaminatori osservano critici le opere che ha portato. Non aveva avuto il tempo di fare il suo portfolio, visto che aveva rinunciato non ci aveva neanche messo mano. È stata Sakura a metterlo insieme, per questo non ha nemmeno idea di quali suoi lavori ci siano dentro.
“Oh, questo è molto bello”.
Naruto si interrompe, spia la tela che è stata portata all’attenzione e il suo stomaco si rovescia. È una rappresentazione della brulla spiaggia di Konoha, con grossi cavalloni che si infrangono sulla battigia.
“Sembra di sentire il rumore delle onde”.
Naruto arrossisce per il complimento implicito, ma il suo sguardo è concentrato sulla figura al centro della spiaggia chiara. È Obito, seduto a un pianoforte. Ricorda la sera in cui ha iniziato a lavorarci: era appena tornato da un incontro segreto con il ragazzo proprio in quella spiaggia e Obito aveva detto una cosa che lo aveva colpito molto.
Il mare è un musicista e le onde uno strumento molto particolare.
Aveva fatto quel dipinto pensando a quella frase. 
Gli esaminatori continuano a sfogliare, con mormorii di apprezzamento, gli fanno domande e lui risponde puntuale. In realtà è distratto dalla stessa serie di disegni che gli passa davanti agli occhi.
Pensa alla strana felicità che sta provando nel venire apprezzato e capito; quegli esaminatori non sono semplici spettatori che si limitano a considerare una bella opera o meno, riescono a capire il lavoro dietro. Vedono il significato intrinseco nella pittura.
“Ci dica la tecnica che ha usato per questo”.
È solo un colloquio, ma fa sentire il cuore di Naruto come se fosse un palloncino. Lui vuole questo, per tutta la vita. 
Parla del dipinto che stanno ora osservando: una panoramica della campagna circostante Konoha, dalla prospettiva della cima di un albero a casa di Obito. Quante volte da bambino si è arrampicato lì sopra per avere la sua attenzione? Quante volte si sono baciati nascosti tra quelle fronde?
Il suo rossore aumenta vertiginoso quando passano al foglio successivo, questo contiene una serie di studi sul volto e sul corpo e tutti riguardano Obito. L’esaminatrice alza brevemente gli occhi, guardandolo comprensivo e non può non diventare livido di vergogna.
“È un soggetto molto ricorrente”.
Dannazione, Sakura!
“Uhm, sì” borbotta.
L’esaminatore più vecchio gli sorride intenerito dal suo disagio. “Non si vergogni, si vede quanto tiene a questa persona. Ha la capacità di far sentire tutto attraverso la tela”.
Diventa ancora più rosso.
“Le sue opere sono molto felici” continua una terza. “I colori, le linee... ogni cosa vibra amore e riflettono la stessa felicità che ha provato lei nel crearle. È qualcosa di cui non si deve vergognare, è ciò che lo rende un artista”.
Il cuore di Naruto sembra diventare sempre più leggero, al punto che possa scappare dal petto in cielo.
“Grazie” borbotta.
E probabilmente hanno ragione, ogni opera mostra qualcosa di lui e Obito. Riesce a vedere — ricordare — lui stesso tutta la felicità che ha con lui; ma in quella rassegna riesce a vedere anche qualcosa che non ha mai notato davvero.
Obito non voleva fosse qui. Obito aveva già deciso per lui, aveva descritto un futuro comodo e sicuro per lui. Non era la prima volta, sottilmente è qualcosa che è successo molto spesso, Obito lo ha sempre spinto nelle direzioni che voleva lui, impedendogli ogni iniziativa. Perché lui ci era già passato, perché lui è quello grande che sa e lui invece è ancora un adolescente con troppo entusiasmo per capire le cose. 
Per Obito è sempre stato un bambino da portare per mano.
Se ne rende conto solo ora, osservando la sua storia attraverso le sue stesse pennellate. È come il paesaggio di Konoha: finché vivi in mezzo alle case non ti accorgi del suo insieme, vedi solo piccoli e singoli scorci belli da riprodurre; è quando sali sulla cima dell’albero che vedi quanto sia mozzafiato.
La felicità che ha provato con lui ha sempre offuscato questo fatto, ma ora pensa a quello che ha detto sull’andare a Uzu. Naruto vuole andarci, vuole vivere in quella grande città, nuova e sconosciuta, incontrare persone nuove e vivere con ciò che ama: l’arte.
Il solo pensiero lo rende felice quanto lo ha reso Obito.
Il portfolio viene consegnato.
“Abbiamo finito, terremo conto di questo incontro. Può aspettare la nostra risposta nella sala d’attesa”.
Naruto esce con il cuore che vibra speranza. Vuole superare questo, vuole passare, entrare alla Kage, vivere la sua vita e fare i suoi errori senza che Obito lo corregga in anticipo. Vuole conoscere il nuovo sé.
Sakura gli stringe le mani fino a fargli male, più ansiosa di lui.
 
 
Passano due ore, i colloqui finiscono. Dalla stanzetta escono i quattro esaminatori e iniziano a elencare cinque nomi.
Uzumaki Naruto è fra questi.
“Chi è stato nominato può restare per un’ulteriore chiacchierata, gli altri lascino pure la stanza”.
A Naruto sembra di riprendere a respirare solo in quel momento.
 
 
Quattro giorni dopo, riceve ufficialmente la lettera di ammissione alla international Kage Art Academia.
È passato. Può seguire il suo sogno.
Ne parla con i suoi genitori, Iruka li convince e la retta non sembra più un problema. 
Naruto chiama Obito per dirglielo. Non sa come reagirà, forse ci resterà male a scoprire che alla fine non ha seguito il suo consiglio. Ma alla fine capirà, giusto? Lo supporterà, sarà felice per lui.
 
Obito non capisce.
Quando parte, non è lì a salutarlo. E per un mese i suoi messaggi non hanno risposta.
 
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Ed ecco la nuova one-shot con una nuova canzone! Come qualcuno aveva immaginato, Naruto si è presentato lo stesso ed è pure passato, scegliendo di seguire il suo sogno. Credo che anche dall’ultima frase è possibile immaginare in che verso stiano andando le cose…
Un bacino e un ringraziamento speciale ad ame tsukiKaylina__ e Chiccaxoxo che hanno recensito lo scorso capitolo, questa sera prometto di rispondervi!
Domani verrà pubblicata una nuova one-shot :3
Un bacio,
Hatta

 

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Capitolo 5
*** Closure ***


   
 
 
 
 
Naruto guarda il messaggio e sente gli occhi umidi.
Non mentirà a se stesso: è stato un mese terribile. Adattarsi a una nuova realtà — vivere solo in un monolocale minuscolo, in una città sconosciuta, senza nessun aiuto, dove tutto è diverso — è stato più difficile del previsto. Tutto è stato fin troppo veloce, l’arrivo e poi l’inizio dell’Accademia. 
È perfetta, fantastica, gli insegnanti pazzeschi e passa ore a dipingere o studiare nuove tecniche. La struttura è moderna, pulita, piena di verde e con classi spaziosi; ogni studente ha il suo spazio personale dove lavorare, cose che pensava di vedere solo nei film. Anche Uzu è così diversa da Konoha, una viva metropoli moderna in contrasto con una tranquilla cittadina di provincia.
Si sente solo.
Videochiama quasi ogni sera i suoi genitori, messaggia continuamente con Sakura e ogni tanto chiama anche Iruka. Obito, però, non gli risponde mai. Ed è questo che lo fa sentire solo, più del suo squallido monolocale, più delle vie piene di gente sconosciuta e indifferente, più di qualsiasi cosa.
Ha provato a contattarlo per un mese senza risultato.
Il suo cuore si è quasi riempito di gioia quando ha visto quel messaggio, quel nome, ma la sua illusione si è presto infranta. Sono bastate le prime righe.
 
Obito: Sì, ho ricevuto i tuoi messaggi e sto bene, ma sarebbe meglio la smettessi.
 
Basta quello a riempire i suoi occhi di lacrime.
 
Obito: Hai fatto la tua scelta e non ha senso mentirci, è evidente che vuoi altro da me.
 
Non sa cosa faccia più male, se quelle parole o il fatto che lo stia trattando come un onere da gestire. Come se gli avesse fatto un dispetto.
 
Obito: Non ha senso cercare di continuare qualcosa che è destinata a finire, non può funzionare. Hai voluto una nuova vita e se hai intenzione di dirmi che sono un codardo a non risponderti, ti ricordo che sei tu quello che se n’è andato dall’altra parte del mare.
 
Perché non avrebbe senso? Naruto crede di poter gestire la lontananza, deve solo dargliene la possibilità.
Tira su con il naso, spazza via le lacrime dalle ciglia per poter guardare meglio lo schermo illuminato. Le mani tremano e fatica a digitare sulla tastiera la sua supplica.
 
NarutoPerché dici così? Possiamo farlo funzionare se ci crediamo e io credo in noi!
Obito: Naruto, tu lo dici perché sei testardo ma io ti conoscono meglio di chiunque altro e so che alla fine cercherai qualcuno lì, che possa darti quello che io non posso darti stando qui. E sarà molto peggio. Finiamola qui, è la cosa migliore.
 
Sembra uno scherzo, quasi non crede di star leggendo davvero parole simili.
 
NarutoMi stai spezzando il cuore.
 
Il messaggio non viene consegnato. Tira su con il naso e pigia sul pulsante della chiamata. Squilla una volta, poi la voce asettica di un operatore registrato lo informa che non può raggiungere quel numero.
È stato bloccato.
 
 
 
 
 
 
 
 
[Intermezzo secondo]
 
“Ah, ma sei ancora qui?”
Naruto sussulta e sbava con il pennello. Si sente tramortito, come se fosse stato ripetutamente investito da un treno. Gli scoppia la testa da quanto ha cercato di trattenersi dal piangere, gli bruciano gli occhi per le lacrime che alla fine non è riuscito a trattenere.
Si è chiuso nel suo cubicolo, così chiamano lo spazio personale degli studenti; alti pannelli in truciolato dividono le varie sezioni, ogni pareti è personalizzata con affetti personali od opere delle studente. Naruto è lì solo da un mese, è ancora molto spoglia. Sul cavalletto c’è un enorme tela, il dipinto su cui stava lavorando prima di essere interrotto. Aveva iniziato a schizzare senza nessuna idea, quando si era reso conto di star disegnando ancora una volta Obito si è arrabbiato e ha iniziato a riempire tutto con la pittura senza nessuna logica. Ora c’è la figura dai contorni confusi di un uomo.
Guarda il ragazzo che lo ha interrotto, ha una pelle così chiara da farlo sembrare un vampiro, capelli lisci e scuri sulla testa e un crop top un po’ eccentrico. Ricorda di averlo visto alle lezioni alcune volte.
Il ragazzo — Sai, se ricorda il nome — guarda con interesse la tela.
“Bello” dice senza esporsi troppo. “Il tuo ragazzo?”
Naruto quasi fa cadere il pennello. “Cosa, lui…”
Gli occhi scuri lo guardano poco impressionati. “Che c’è? Sei gay, no?”
Lo guarda e per una volta si sente troppo emotivamente stanco per negare.
“Bisessuale…” corregge, abbassa il viso. “Come lo hai capito?”
Scrolla le spalle. “Istinto, tra queers ci si riconosce. Sono trans” specifica alla sua occhiata confusa.
“Oh” dice, senza sapere come commentare.
Konoha non è mai stata molto aperta su queste cose, ha una tradizione conservatrice e Naruto è cresciuto sapendo che non doveva dire la propria stranezza a nessuno, che lo avrebbero guardato male e nessuno gli avrebbe dato un lavoro. Resta incuriosito dal modo di fare così aperto e sicuro di questo ragazzo.
“Quindi?”
Naruto ricorda la domanda e torna a guardare la tela. “No” dice con le lacrime che pizzicano ancora gli occhi. “Non più, mi ha appena lasciato”.
“Ah, perché?”
La sua assenza di tatto è così diretta che Naruto non riesce nemmeno a offendersi.
“Dice che non può funzionare, perché siamo troppo lontani”.
Sai sbuffa. “Che testa di cazzo”.
Ed è confortante che qualcuno lo dica, riesce a fargli accennare un sorriso.
“Hai da fare domani, dopo le lezioni?” continua lo strano ragazzo.
Naruto lo guarda. “Uhm, no” ammette.
“Allora viene al Collettivo LGBT+ con me” propone. “Sembri uno che ha bisogno di parlare”.
Gli occhi si inumidiscono ancora, ma per tutt’altra ragione. Riesce solo annuire, sopraffatto e grato… ha davvero bisogno di un amico.
Sai entra di più nel cubicolo e osserva il quadro.
“È molto bello, hai talento” ripete. Lo guarda con la coda dell’occhio. “Puoi fare strada, secondo me”.
Naruto spera sia così, che ne sia valsa la pena. Che lasciare tutto abbia avuto un senso, che il suo sogno si realizzi rendendolo così felice che un giorno tutto questo, il dolore che prova ora, sembrerà solo un problema superficiale.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
SBANG! Angst. Il momento della rottura è arrivato, rapido e purtroppo non indolore. 
Spezzo subito una lancia a favore di Obito, perché le relazioni a distanza non sono per tutti e non tutti possono gestirle, Obito sa di non poterla gestire e da realista quale è ha lasciato andare, come ha fatto con il suo sogno. Certo, è stato un po’ stronzo a dire che Naruto lo tradirebbe per via della lontananza, perché questa ha alla base una una gelosia e insicurezza che poco ha a che fare con la distanza. E sperato che così sia chiaro che, quindi, il rapporto che avevano non era del tutto idilliaco. Naruto già nello scorso capitolo si è reso conto di essere stato frenato tantissimo da Obito, che voleva facesse quello che voleva lui senza davvero preoccuparsi dei suoi sogni, e qui si vede proprio come Obito volesse un “controllo” diretto sulla sua vita, che non può avere con la lontananza. Spero che sia stato comunque un po’ visibile, anche attraverso gli occhi innamorati di Naruto. 

 
Altra piccola cosa: ho deciso di aggiungere una canzone alla serie, che sarà proprio il nuovo capitolo (“champagne problems”) perché sentivo che alla storia mancava un pezzo e non potevo spiegarlo solo con gli intermezzi. Quindi sì, c’è anche questa canzone adesso :D
 
Un bacio a Kaylina_Chiccaxoxo e Soniacrivellaro per avere recensito lo scorso capitolo e un abbraccio anche per i lettori silenziosi ^^
Ci vediamo domani :D
Hatta

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Capitolo 6
*** Champagne problems ***


[Intermezzo terzo]
 
Andare al Collettivo è stata una benedizione. 
Sai gli ha fatto conoscere persone nuove, persone con cui legare e avere un rapporto di fiducia. Gli ha fatto conoscere una nuova realtà dove non si chiude se stessi in un armadio, ma ci si può scoprire senza paura. Le nuove amicizie gli hanno impedito di restare bloccato in un circolo chiuso di dolore e nostalgia. 
Il suo stile di disegno è piaciuto così tanto che in breve tempo è diventato l’illustratore della rivista periodica del collettivo. Lo hanno presentato a un gay bar che cercava dipendenti ed è stato assunto come barista. Ha due lavori che lo tengono attivo, due stipendi che sebbene modesti alleggeriscono il peso economico sui suoi genitori; gli danno un’autonomia fondamentale per la sua nuova vita.
Le lezioni proseguono e lui va avanti, si fa notare e i professori gli danno compiti sempre più complessi. Lo indirizzano a un tirocinio in una galleria artistica molto famosa.
Quando il suo primo anno sta per finire Gaara, membro del Collettivo Queer e uno degli organizzatori del Pride della città, lo ingaggia come artista ufficiale della parata che si terrà quel Giugno. Il suo compito è creare dipinti da essere appesi come manifesti per tutta la città.
È il suo primo vero lavoro artistico, il primo per cui riceverà un grande riconoscimento. Ha paura, perché significa esporsi in prima persona e non l’ha mai fatto prima, non nella sua sessualità. Poi accetta.
La reazione esterna non manca a presentarsi.
I suoi genitori lo chiamano per delle spiegazioni e Naruto, per la prima volta, si spiega. Va bene, niente di quello che temeva accade, gli vogliono ancora bene e quando termina la chiamata ha le lacrime agli occhi. 
L’impatto mediatico è impressionante, scorrendo la bacheca di twitter si trova citato in alcuni articoli e i suoi profili social registrano una crescita di interazioni e follower mai vista prima. Le richieste di commissioni aumentano vertiginosamente.
Non tutte le attenzioni sono positive, però. Si trova a bloccare centinaia di utenti per i commenti e i messaggi d’odio lasciati ai suoi post; un giorno nel suo cubicolo all’Accademia le sue tele vengono sfregiate con la scritta frocio. La scuola si scusa, promette una caccia al responsabile e risarcisce nuove tele; la ferita per l’insulto resta.
Ma stringe i denti e va avanti. 
Va avanti e il suo duro impegno viene ricompensato. La sfilata in centro città è un  successo e una galleria pubblica si offre di tenere i suoi manifesti per il resto dell’estate. Ormai si è fatto un nome e non manca di ricevere altre proposte per altre esposizioni.
Il secondo anno passa frenetico, riesce a guadagnare abbastanza da potersi permettere un appartamento più decente del suo monolocale. Il suo nome viene citato in tutte le riviste su artisti emergenti, i ricconi iniziando a interessarsi a lui come investimento e iniziano ad acquistare i suoi quadri. Quando gli fanno la prima offerta il prezzo è così alto che deve sedersi per metabolizzarlo del tutto.
Al suo terzo anno ha già tenuto così tante gallerie e commissioni che i suoi insegnanti lo considerano un genio.
È stato tutto così improvviso.
 
 
 
 
Champagne problems
 
 
 
È così tardi che Naruto ha preso l’ultimo treno e nei suoi abiti eleganti, da esposizione, stona terribilmente con gli ubriaconi abbandonati sui sedili e con le compagnie troppo rumorose di studenti in festa. Poteva accettare uno dei passaggi che gli sono stati offerti, ma aveva bisogno di un po’ di tempo da solo.
Torna da una mostra, una davvero importante dove alcuni suoi quadri sono stati venduti e ha ricevuto molte offerte di collaborazioni. Dovrebbe essere felice — è felice — ma si sente come se la sua testa fosse stata infilata in una palla per i pesci piena d’acqua.
Prima della mostra ha chiamato i suoi genitori. Sono stati delusi di sapere che anche quell’anno non riuscirà e tornare a casa per Natale, ma soprattutto gli hanno detto una cosa che gli ha gelato il cuore.
“Ti ricordi Obito? Si è trovato la fidanzata!”
“La cosa va avanti da un bel po’, non mi stupirei se un giorno ci desse una certa notizia…”
Mentirebbe se dicesse che non ha più pensato a Obito. Ci ha provato, lo ha spinto lontano nella sua mente ogni volta che è stato tra le braccia di un’altra persona, baciato da altre labbra, ma il dolore sordo è sempre rimasto.
Ora quel dolore sta urlando nelle sue orecchie.
Obito è andato avanti, ha trovato qualcun altro da amare, una ragazza per cui probabilmente si inginocchierà. C’è qualcun altro al suo fianco, quello che una volta era il suo posto.
I suoi genitori stavano festeggiando, ovvio Obito per loro è sempre stato un altro figlio. Naruto non può festeggiare con loro, si sente come se il suo cuore si fosse appena schiantato a terra, in mille schegge di vetro; non aveva idea che Obito lo stesse ancora trattenendo tra le sue mani. 
E non ha senso che sia così triste. Anche lui è andato avanti, anche lui ha trovato persone con cui condividere il letto, aspettarsi il contrario era infantile. Allora perché si sente come se l’amore fosse scivolato oltre la sua portata?
Immagina Obito con questa ragazza misteriosa e sente la nausea, sicuramente non a causa del troppo champagne bevuto alla mostra. Li immagina nella bella casa che compreranno a Konoha, con due figli e un cane come ci si aspetta in una rispettosa vita di provincia. Sicuramente lei ballerebbe con lui al centro della pista da ballo, non di nascosto al freddo. Sicuramente lei non lo lascerebbe ballare da solo, non scapperebbe oltre il mare.
Che cosa sto pensando…
Sono pensieri stupidi, cos’ha da rimpiangere quando sta realizzando il suo sogno? E ci è riuscito da solo, credendoci e andando avanti, senza mai mollare. Non poteva mollare solo perché Obito aveva rinunciato per primo. Obito ha sempre rinunciato.
Anche a lui.
Prende il telefono, scorre la rubrica e pigia su un numero che ha salvato proprio quella sera. Ci sono solo pochi squilli prima di avere una risposta.
Pronto?
“Jiraiya? Ehi, sono Naruto, ho pen…”
Una risata fragorosa lo interrompe dall’altra parte. “Non pensavo di sentirti così presto! Ci hai già pensato?
Accenna un sorriso. “Sì”.
Ha conosciuto Jiraiya alla mostra, era uno degli invitati. È uno scrittore famoso, con una storia complicata alle spalle. Aveva tentato di esordire da giovane, ma non era riuscito a vendere nulla di più di qualche romanzo erotico; rassegnato aveva deciso di fare qualcosa di utile ed era andato ad Ame, un paese in guerra da anni, doveva aveva insegnato a leggere e scrivere ai bambini. Almeno finché una bomba non era stata sganciata per errore sulla struttura, facendo una strage. Era tornato a Uzu con l’intenzione di riprendere in mano il suo sogno, scrivendo questa volta libri di denuncia contro la guerra e la politica delle grandi nazioni contro quelle più povere e piccole. Aveva sensibilizzato molto l’opinione pubblica su quello che succedeva dall’altra parte del mondo e ora, grazie a lui, si spingeva per eleggere politici sempre più pacifisti e improntati alla diplomazia. 
Jiraiya gli si è avvicinato alla mostra per coinvolgerlo in una collaborazione: vuole che Naruto illustri il libro per bambini che sta scrivendo. Naruto non gli ha risposto subito, troppo frastornato dalla notizia su Obito si è solo fatto dare il numero per contattarlo in un altro momento. È stato stupido, non doveva lasciare che un problema così superficiale lo distraesse dai suoi obiettivi.
“Accetto la proposta, ne sarei onorato” dice.
Un’altra risata. “È quello che speravo! Che dici, ci contattiamo in un orario migliore per accordarci?
“Volentieri”.
Naruto augura il meglio a Obito, lui continuerà ad andare avanti per la sua strada.
 
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Ecco la nuova one-shot! L’angst continua e possiamo spiare un po’ nella nuova vita del nostro amato protagonista, ha saputo alzarsi in fetta <3 Nel prossimo capitolo, che verrà pubblicato domani, sbirceremo invece come se la sta cavando Obito.
Grazie di cuore a soniacrivellaro e krikka86 per le recensioni lasciate <3 e un bacio a tutti i lettori.
A domani,
Hatta

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Capitolo 7
*** Dorothea ***


Dorothea
 
 
 
Konoha è nel suo momento preferito, il Natale è vicino e per questo le vie sono piene di piccole bancherelle natalizie, con gnomi in stoffa, balocchi, presepi fatti a mano e leccornie di ogni genere. Obito ama questa atmosfera, lo fa sentire a casa e in pace con se stesso.
Fa la fila per delle mandorle immerse nel caramello e sente alcune anziane signore chiacchierare.
“Adesso anche i maschi si truccano?”
“È un artista, capiscilo, deve essere stravagante”.
“Sì, era strambo già da ragazzo. Eppure i Namikaze sono sempre stata gente tranquilla”.
Il cuore di Obito sprofonda e si aliena dalla coda, dall’odore di dolci e neve. Parlano di Naruto e non dovrebbe esserne sorpreso, da quando è diventato famoso è un nome che viene pronunciato molto spesso e mentirebbe se dicesse che non ha raccolto nessuna informazione su di lui. Nell’ultimo anno è stato molto aggiornato sulla sua vita fingendo disinteresse.
“Sai che disegnerà lui la copertina dell’ultimo album degli Akatsuki?”
“Ma dici quella band satanica con quel ragazzo pieno di piercing?”
“Sì, loro! Piacciono molto a mio nipote…”
“Valli a capire i gusti dei giovani d’oggi. Il mondo va allo scatafascio ormai”.
“Eh, ma intanto sai quanto te lo pagherebbero un suo bozzetto?”
“Potevi almeno farci un ritratto quando stava qui… suo padre viene sempre nel nostro negozio!”
È il suo turno, prende il sacchetto di mandorle calde e dolcissime, paga e cerca di andarsene. L’occhio cade sulle due vecchiette vicine, in mano una rivista locale dove sulla copertina spicca una foto di Naruto. 
È sempre più bello.
Il suo umore è precipitato sotto i piedi, non importano gli addobbi, le luci appese sigli alberi, le ghirlande rosse; non vuole più passeggiare e torna a casa. Non sa perché sia sempre così amareggiato quando sente il nome del suo vecchio amante. Probabilmente è solo indispettito perché Naruto è riuscito a farcela quando lui credeva il contrario, è solo orgoglio ferito per aver sbagliato una premonizione.
È solo che gli manca terribilmente.
È solo che il pensiero che non sia mai stato abbastanza per lui e l’aver dimostrato perfettamente che non ha bisogno di Obito per essere felice lo uccide dentro.
Pensa a quello che hanno detto quelle vecchiette e un po’ sorride, lui ha un album intero di disegni fatti da Naruto. Lo conserva ancora, non è riuscita a gettarlo via.
Entra nel suo studio e si dirige veloce alla scrivania, apre l’ultima cassetto e il contenitore è lì. Sedendosi sul pavimento lo apre ed è come riscoprire un tesoro.
Uno dei primi disegni che trova è un suo ritratto orribile, fatto da Naruto a dieci anni. Ricorda quel bambino che con tanta serietà gli aveva detto di amarlo e si chiede che fine abbia fatto; che cosa direbbe del fatto che, in futuro, lo abbandonerà.
Sfoglia l’album, osserva la carta ruvida piena di segni. Ci sono così tanti ritratti e Obito per la prima volta si rende conto di quante arte Naruto gli abbia dedicato. Prende lo smartphone ed entra su instagram, clicca sul profilo artista di Naruto. Spera che il ragazzo non si sia accorto che tra i milioni di follower c’è ancora lui. Scorre la griglia in cerca di qualcosa, non sa nemmeno cosa, forse di un segno che Naruto pensa ancora a lui, che è ancora nelle sue creazioni. Stringe il ritratto che tiene in mano e si sente vuoto. Ci sono alcuni volti che gli ricordano se stesso, ma sono sempre sfumati, tristi, con colori pesanti. Alcuni acquerelli li ha lasciati colare, come fossero lacrime.
È questo quello che gli ha lasciato? Colori grigi e spenti?
Ma del resto gli ha mai dedicato qualcosa?
 Guarda il suo pianoforte, i suoi strumenti e la scrivania con gli spartiti vuoti e in ordine. L’ordine perfetto di qualcosa che non viene mai usato.
Suona solo a lezione e l’ultima volta che ha scritto una canzone aveva diciannove anni. Dopo aver fallito il suo sogno aveva perso la capacità di scrivere musica, non ci riusciva più, non aveva senso. Non gli è mai importato, aveva messo senza rimpianti il sogno nel cassetto senza più toccarlo; aveva Naruto a renderlo felice, era tutto ciò che bastava.
Ma a Naruto non bastava solo Obito e se n’è andato.
Improvvisamente si sente molto vuoto.
Apre il cassetto e prende uno spartito. Pensa al suo ragazzino, agli occhi luminosi come il cielo d’estate e il sorriso sempre presente. Una volta aveva pensato fosse un dono degli dei.
Appoggia la matita sul pentagramma e la prima nota viene da sola, un suono che pensa si addatti bene ai riccioli ribelli di Naruto.
 
“Ehi”.
Obito sobbalza e si guarda attorno, spaesato dalla penombra. La stanza è rischiarata solo dalla lampada sulla scrivania e non è mai stata così disordinata: fogli con scarabocchi di melodie ovunque, il coperchio del pianoforte sollevato, matite per terra e la chitarra sul divano.
Guarda Rin e si sente in colpa. Si è dimenticato che questa sera ceneranno insieme.
La donna ride alla sua aria spaesata. Gli mostra la copia delle chiavi che le ha dato tempo prima.
“Ho suonato ma nessuno ha risposto, credevo fossi uscito. Che stai facendo?”
Obito non risponde, alza sole le spalle mostrando il disordine che lo circonda, è abbastanza ovvio e Rin capisce al volo.
“Oh, non sapevo che scrivessi anche delle canzoni”.
No, Obito non lo fa. Lo faceva quando aveva ancora qualcosa in cui sognare, non sa cosa gli sia preso. Sa solo che per un momento voleva sentire ancora Naruto vicino e… è successo. Sa solo che l’ultima volta che si sentiva così vivo stava baciando Naruto e si chiede come delle note possano avere il suo stesso sapore.
Rin afferra lo spartito, è bella quando sorride. Ha un viso semplice, capelli castani e occhi nocciola; si trucca poco, solo un po’ di mascara a valorizzare le sue ciglia. È dolce, intelligente, spiritosa… tranquilla. Ha ambizioni immediate, non sogni turbolenti che possono mandare tutto all’aria.
Dorothea” legge il titolo e arrossisce. Gli tende lo spartito. “Posso sentirla?”
Obito accetta senza pensare, sarà un buon modo per ascoltarla tutta intera e vedere se c’è qualche aggiustamento da fare. Si siede al pianoforte, prova l’accordo e Rin si siede al suo posto sul divano, gli occhi peni di un’aspettativa che Obito non nota.
Inizia a cantare, concentrandosi solo sull’esecuzione del brano, attento a notare qualche stonatura o sbavatura che deve essere aggiustata. È soddisfatto dell’armonia che produce, è giusta e sarebbe piaciuta a una testa sognatrice come Naruto.
 
“But it's never too late
To come back to my side
The stars in your eyes
Shined brighter in Konoha
And if you're ever tired of being known
For who you know
You know, you'll always know me

Dorothea ah-ah”.
 
Lascia sfumare le ultime note, non avendo ancora ben chiaro in testa come conclude, deve lavorarci ancora un po’. Prova qualche nota distratto, ma le melodie sembrano o scontrarsi troppo con la precedente o sono troppo statiche. Vorrebbe far assomigliare la canzone a una ninnananna, quindi serve un finale soffuso.
Si ricorda che Rin è ancora nella stanza e che non sta dicendo niente. Si volta, in attesa di un giudizio, ma la sua reazione lo lascia con un pugno nello stomaco.
Rin sta piangendo, ma non di commozione. C’è tristezza, comprensione e tradimento nei suoi occhi solitamente dolci. Tira su con il naso, distoglie lo sguardo.
“Questa canzone non è per me, vero?” chiede con voce che trema.
E Obito capisce e non dice niente, perché qualsiasi cosa detta per rassicurarla sarebbe una bugia e la verità farebbe troppo male.
Naruto ha lasciato un vuoto quando lo ha abbandonato, per la prima volta è riuscito a colmarlo in qualche modo. Non suonava perché aveva Naruto, ora suona perché non ha Naruto. Rin non può sostituire nessuna delle due cose.
“Mi dispiace” sussurra
Perché non sarà mai lei la cosa più importante della sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Ed ecco lo scorcio su Obito, che continua nella sua vita provinciale con una fidanzata dolce e tranquilla. Qualcuno si era chiesto se Obito avesse bloccato Naruto anche sugli altri social ed ecco la risposta: no, anzi fa lo stalker xD
Questo è il capitolo in cui la canzone entra con più prepotenza nel testo, ma mi immagino troppo Obito dedicarla a Naruto… 
Piccola Rin che si è accorta un po’ brutalmente che nel cuore di Obito c’è qualcun altro… direi che il risultato è ovvio. Tenete conto che è passato più di un anno rispetto all’ultimo capitolo quindi hanno avuto una storia lunga loro due. RIP.
Che dire, ci vediamo martedì 14!
Un bacio a soniacrivellaroKaylina_, krikka86 e Chiccaxoxo per le loro recensioni <3
Bye ^^
Hatta

 

 

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Capitolo 8
*** Coney Island ***


Coney Island
 
 
La porta viene aperta e un abbagliante e familiare sorriso lo colpisce al cuore. Ci mette un secondo di ritardo a rendersi conto che si tratta di Kushina — non Naruto — e Obito si morde la lingua fino a farsi male.
La donna nel tempo è invecchiata, con le rughe agli angoli della bocca e le ciocche grigie tra il rosso fiero, ma per lui è sempre la bella e gentile signora che lo ospitava al pomeriggio e preparava biscotti.
“Oh, eccoti qui” esulta, ignara del suo iniziale spaesamento. “Vieni, entra, è iniziato”.
Dentro la casa dei Namikaze è tutta addobbata per il Natale, così piena che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Toglie il cappotto e lo appoggia su un attaccapanni già fin troppo occupato, leva le scarpe e al suo posto gli vengono dato comode pantofole.
Il soggiorno è riempito dagli invitanti, la maggior parte sul divano, alcuni sulle poltrone e i più giovani sul tappeto davanti alla tv accesa. Riconosce Sakura, ma la ragazza gli volge solo uno sguardo altezzoso e arrabbiato, sa che ce l’ha con lui per la faccenda di Naruto. È l’unica a saperlo lì dentro e la cosa lo mette a disagio.
“Oh, Obito! Vieni pure qui!” chiama Minato, facendogli spazio sul divano.
A malincuore si siede lì e accetta il bicchiere di vinbrulé che Kushina gli offre. Non vorrebbe essere lì, ma non poteva declinare. I Namikaze lo invitano a ogni festa, ogni evento familiare, era ovvio sarebbe successo anche quella sera.
Alla celebrazione di Naruto.
Ha appena eseguito il suo diploma e già è stato invitato al Jinchūrike Prize, uno dei premi artistici più importanti, dove artisti di tutto il mondo vengono invitati e possono gareggiare. Sa che il nome di Naruto non è presente solo nella lista degli emergenti, la categoria a cui apparterrebbe, ma è anche candidato al Prize per la pittura neoespressionista. Se vincesse, sarebbe il più giovane premiato di sempre in una categoria esterna all’emergente.
A Uzu sono tutti elettrizzati, i suoi genitori hanno invitato parenti e amici proprio per vedere la diretta in televisione. Ed eccoli lì, davanti al piccolo televisore a osservare apatico i presentatori fare le loro scenette, i loro discorsi, la rassegna dei migliori quadri di quell’anno.
“Quello è di mio figlio!” urla Kushina e brindano.
Obito resta seduto lì, sentendosi dissociato da tutti. Guarda il volto di Naruto alla televisione, il suo sorriso da mascalzone che gli ha rubato il cuore, il modo in cui risplende tra le luci del teatro. Lo guarda al culmine del successo con una carriera appena iniziata, a cui non ha creduto. Il pubblico lo applaude, lo adora e tutti ne sembrano innamorati.
Prova gelosia e si rende conto che lui non avrebbe mai permesso di condividere quel tesoro, il suo sorriso, i suoi occhi. Ancora una volta si chiede se non abbia stretto il pugno troppo forte, attorno a qualcosa di troppo delicato da distruggerlo. 
Il cuore fa male quando il suo nome viene chiamato e attorno a lui scoppia l’euforia totale, Minato lo abbraccia, Kushina piange e la vecchia Mito fa scorrere ancora più vino caldo. 
Naruto è sul palco, gli occhi lucidi e un sorriso che prende tutta l’attenzione. Accetta il premio e Obito sente un groppo in gola. Guarda dov’è arrivato il suo ragazzino.
“Zitti, zitti, sentiamo cosa dice”.
Obito non riesce ad ascoltare, ricordi infestano la sua mente e si rende conto quanto sia stato sciocco a credere di poter includere Naruto nei suoi progetti provinciali. Lui appartiene a quel mondo, a quella grandezza, al palco pieno di luce, alla giostra del successo. Obito non ha mai potuto competere con tutto questo e ora tutto in qualche modo gli sembra più chiaro, avrebbe dovuto lasciarlo andare senza pestare i piedi come un moccioso viziato. Forse le cose sarebbero state diverse.
“Non posso non ringraziare i miei genitori, tutti i sacrifici che hanno fatto per permettermi di seguire questo sogno. Il maestro Iruka, che ha sempre sostenuto il mio talento, la mia migliore amica Sakura che al liceo faceva la mia social manager” ride e anche il pubblico ride, perfino loro a casa. Qualcuno fa un buffetto in testa alla ragazza in lacrime di commozione. “E Sai, Gaara, tutti gli altri ragazzi che mi hanno accolto qui e mi hanno aiutato ogni giorno, il signor Jiraiya, la signora Tsunade… Ho tante persone da ringraziare, ma senza di loro non sarei qui. Grazie. E grazie anche a voi, ovviamente” aggiunge rivolto al pubblico.
“Guarda che animale da palco” commenta il nonno Hiruzen, un po’ alticcio.
“È sempre stato estroverso” dà corda la nonna Biyako.
Obito non sente nulla.
Naruto non ha detto il suo nome.
E come potrebbe? Obito lo ha ostacolato, la ha punito per aver seguito un ambizione, Obito ha dipinto i suoi cieli più blu nel grigio più scuro… si è cancellato dalla sua vita. E forse non è stato altro che un’avventura, un amore adolescenziale e un po’ ribelle, qualcosa che è stato facile mettere in secondo piano.
E questa prova lo fa sentire freddo, come in inverno quando il sole cala e resta solo il buio.
 
**
 
Seduto sulla panchina del parco che si affaccia sull’oceano, Naruto lascia che la notte invernale divori la sua pelle scoperta. Il freddo fa male, ma tra le mani ha il premio vinto quella notte e lo guarda senza vederlo.
È così felice. Era così felice, abbagliato dalle luci e dalle fotocamere, la folla che applaudiva per lui, finché non è sceso dal palco.
E si accorto di aver dimenticato di dire il suo nome.
Il freddo gela il suo respiro nella gola, ma resta seduto su quella panchina e si chiede se Obito lo abbia visto, dalla televisione, se abbia sentito la notizia. O se semplicemente lo abbia ignorato, disinteressato. Troppo vecchio e impegnato perché gli importasse ricordare il ragazzino che lo aveva amato, una macchiolina bizzarra nella sua vita perfettamente inquadrata.
E se anche avesse detto il nome, cosa avrebbe detto? Mi dispiace per non averti reso la mia priorità?
Non è vero. Anche se è seduto solo su quella panchina e fa sempre più freddo, ha il suo premio tra le mani e non se ne pente. 
Ma pensa a Obito e sente di non essere riuscito a relazionarsi più a nessuno nello stesso modo, non ha più provato lo stesso. Perché se non con lui, con chi?
Con il suo successo stretto al petto, teme di non poter amare mai più.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Eccoci qui! Questa volta doppio pov, ci ho pensato perché la canzone è un duetto e quindi era una buona idea riprodurre anche questo aspetto.
Vi è piaciuto? Vi ha fatto soffrire? *risata sadica* Coraggio, solo altri due capitoli e poi si rincontreranno e la storia prenderà un’altra piega.
Spero vi sia piaciuta! 
Un bacino a krikka86soniacrivellaroame tsuki e Chiccaxoxo per aver recensito lo scorso capitolo <3 siete dei tesori.
Ci vediamo domani con il prossimo capitolo ^^
Hatta

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Capitolo 9
*** Cowboy like me ***


Cowboy like me
 
 
 
Il telefono vibra sul bancone del bar, ma Naruto spegne lo schermo senza guardare la notifica. Sa che è un messaggio di sua madre, un video del concerto Natalizio che stanno tenendo a Konoha, a cui Obito sta partecipando.
Sorride pensando a sua madre, che celebra così felice i successi di tutti, grandi e piccoli che siano. Fa male sentire parlare di lui, ma non può protendere che sparisca dalla vita della sua famiglia e… gli ha fatto piacere scoprire che ha ricominciato a suonare, ricorda che non lo faceva più. Non gli ha mai dedicato una canzone, alla fine.
Però non vuole pensarci. Non quella sera.
Quindi spegne il telefono, prende un sorso dal suo calice e si guarda attorno. Per Natale è stato invitato a questa festa da un paio di ricconi, Tsunade gli ha ordinato di andare per incrementare la visibilità o cose del genere, e ora si trova in quel bar su un attico in centro città. È così in alto che gli provoca le vertigini.
Da quando è arrivato ha intrattenuto gli invitanti, ha detto quello che doveva dire, sorridere a chi doveva sorridere e si è destreggiato bene, facendo sfoggi di tutti i suoi trucchetti. Ora è tardi e sono rimasti in pochi, non manca molto alla mezzanotte. C’è un’atmosfera più tranquilla, dolce.
Naruto guarda chi lo affianca al bancone e sorride. Il ragazzo è bello, elegante, in abiti che fasciano un corpo all’apparenza divina. Potrebbe essere un buon regalo di Natale.
Lo guarda, insistente, finché non è lo stesso ragazzo a voltarsi verso di lui. Ha un bel viso, un pallore aristocratico, occhi neri e labbra rosse. I capelli scuri sono acconciati nel gel, un po’ spettinata come se ci avesse passato la mano ripetutamente. Gli piace soprattutto la curva del suo avambraccio, la manica della camicia arrotolata. Linee dritte e nette, perfette da disegnare. Tiene in mano un bicchiere ormai vuoto.
Inarca un sopracciglio. “Che c’è? Vuoi ballare?” chiede.
Naruto pensa che la sua voce roca sia quasi pornografica. Fa un sorriso affascinante, quello che sa far cadere tutti ai suoi piedi.
“Ballare è un gioco pericoloso” dice malizioso.
“Hn” commenta, si volta a dargli nuovamente il profilo e beve l’ultimo sorso dal bicchiere vuoto. Non dice niente e Naruto guarda il movimento del pomo d’Adamo, ha un bel collo lungo. Sembra disinteressato, ma coglie il trucco nella sua posa, è lo stesso che spesso ha usato lui. Lo sta sfidando.
Si sistema sullo sgabello, si sporge verso il barista e ordina: “Due di quello che ha preso lui” e quando arriva l’ordine fa scivolare un bicchiere verso il solitario compagno.
Il ragazzo lo afferra, sostituendolo a quello vuoto, un sorriso soddisfatto. Lo porta alle labbra, guardandolo con quei penetranti occhi.
“Sei il pittore, quello comparso dal nulla e che piace a tutti”.
“Sono io” dice con orgoglio. Non lo nasconderà, non quando gli permette così facilmente di scivolare nel letto di chi gli interessa. Inclina il viso, si lecca le labbra nell’osservarlo. “Hai dei lineamenti perfetti” dice, diretto.
Un altro accenno di sorriso beffardo. “E vorresti dipingermi come una delle tue puttanefrancesi?”
Sorride, divertito. “Sono sicuro dicesse ragazze, non puttane”.
E il ragazzo ricambia il sorriso, in modo malizioso, come un serpente.
“So che sei pieno di puttane, Namikaze”.
Non ribatte, non più sicuro che non lo stia davvero insultando e non cercando di sedurlo. Corruccia lo sguardo e il ragazzo riprende la parola, lento come se non temesse di essere interrotto.
“Ma so che non le dipingi, le tue puttane. C’è un solo soggetto ricorrente”.
Inizia a essere turbato a quella menzione. Gioca con il bicchiere, non osando versarsi il liquido ambrato in gola.
“Hai visto i miei quadri” dice alla fine, consapevole di non poter star zitto in eterno, non quando lo guarda in attesa di una risposta.
Non riesce a capire come il suo gioco gli si sia ritorto contro.
“I tuoi quadri tappezzano la città, tutti li hanno visti”. Fa una pausa, meditabondo. “Ma io li ho capiti”.
Naruto lo guarda, ora cauto. “Un po’ presuntuoso” considera.
“No” dice senza guardarlo. “Se sapessi disegnare, avrei dipinto le stesse cose”.
Tace e anche Naruto tace. L’ultima frase l’ha detta girandosi e ora può guardare i suoi occhi neri, profondi.
Vede gli stessi fantasmi che infestano la sua mente.
 
Più tardi, quel ragazzo è tra le sue lenzuola, le sue scarpe accanto al su letto, una scia di vestiti fino alla camera. Il suo corpo è davvero divino come sembrava.
Più tardi, scopre che quel ragazzo si chiama Sasuke Uchiha. Il cognome lo fa tremare, ma non dice nulla.
Più tardi, scopre che è il ricco ereditario di una proficua azienda, che fiumi di pretendenti bussano alla sua porta con promesse d’amore. Lui le rifiuta da sempre tutte e le malelingue lo biasimano, dicendo che non ha mai voluto l’amore ma solo una macchina figa. 
Più tardi, Naruto capisce che non è vero e che quei fantasmi che infestano la mente di Sasuke sono il rapporto morboso con un fratello morto. Un rapporto che gli impedisce di connettersi con chiunque altro.
Più tardi, dopo essere caduto così tante volte sul suo letto, tra le sue labbra e le sue cosce aperte, Naruto si convince che questo potrebbe essere amore, che nessuno meglio di Sasuke può capirlo.
Più tardi, si accorge che nessuno dei due può trattenere i suoi scheletri nell’armadio per sempre, che cercheranno sempre un modo per uscire, perseguitarli, rovinarli.
Più tardi, Sasuke è seduto sul bordo del letto, gli occhi umidi e un addio sulle labbra.
Naruto non lo biasimerà, non quando lui non riesce a liberarsi dal passato, non quando sa che proprio perché Sasuke è come lui non può amarlo.
E il dubbio di non poter amare più torna a pungolarlo alla carne, dall’alto del suo successo si chiede se non si è sbagliato fin dall’inizio. Se questo dolore alla fine è destinato a durare per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Altro capitolo angst! Vi ricordo che quello di domani sarà l’ultimo così doloroso, poi avremo l’incontro tanto atteso!! Vi giuro che non vedo l’ora quanto voi xD
E qui fa la sua comparsa Sasuke, dando un senso al tag Naruto/Sasuke che avevo inserito all’inizio. Ebbene sì, anche qui Sasuke è l’unico in grado di guardare oltre, a vedere dentro il cuore di Naruto, perché sono uguali. Ma proprio per questo finiscono, inevitabilmente, per respingersi.
Spero vi sia piaciuto 🥺
Un bacio a Krikka86soniacrivellaroChiccaxoxoame tsuki Kaylina_ (fedelissime!!) per tutte le recensioni lasciate <3
Ci vediamo domani con una nuova canzone^^
Hatta

 
 

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Capitolo 10
*** Evermore ***


Evermore
 
 
 
Questo Novembre sembra sempre più grigio e la palette dei suoi quadri si riduce sempre di più. Tsunade, la sua manager, se n’è accorta. Dice che è da Luglio che ogni suo dipinto è diventato più cupo e chiede se ha a che fare con quel ragazzo, quello che vedeva sempre e ora non c’è più.
Naruto non risponde. Non è Sasuke il problema, è la rivelazione che la sua partenza ha lasciato a… sgretolarlo.
“Ti sta mettendo in una cattiva luce”.
Lo sa, ha letto l’ultimo articolo che parlava di lui, dove le sue opere vengono paragonate a quelle di tanti altri pittori morti suicidi. Ha riso, pensando che forse doveva essere fiero di venire associato a Van Gogh. 
Non lo era.
“Tutti si stanno chiedendo cosa ti succede, non ti lasceranno pace. Devi… risolverlo”.
Naruto ci prova ogni giorno, analizza tutto ciò che è successo fino a portarlo davanti a quella tela nera e grigia. Cerca di capire cos’ha sbagliato, ma farebbe ogni cosa allo stesso modo se tornasse indietro.
Si innamorerebbe di Obito.
Se ne andrebbe.
Di nuovo.
Di nuovo davanti a quella tela grigia.
“Ho solo bisogno di prendere fiato” risponde.
Andrà bene, andrà bene anche se ha questa particolare sensazione che questo dolore sarà per sempre.
 
Dicembre viene accolto con la sua email piena di inviti a ogni genere di evento. Non ne apre nemmeno uno. Immagina di sentirsi un po’ alla deriva, mentre tutte le luci di natale fluttuano attorno a lui, senza esserne toccato, senza esserne scaldato. Se ne sta a piedi nudi sulla terrazza, sta nevicando e fa freddo. Sarebbe un bel paesaggio da immortale, una bella atmosfera.
È un mese che non dipinge. Ogni volta che prende il pennello ed è davanti a una tela bianca si ferma, non ricorda più perché lo fa. Perché ha lottato con le unghie e con i denti per avere tutto quello se…
Riavvolge il nastro della sua vita e si inceppa sempre allo stesso punto, quello in cui tutto è andato perduto. Se alla sua richiesta di non andarsene fosse rimasto… lo avrebbe odiato. Se fosse rimasto, sarebbe finito per odiarlo per averlo costretto. Pensa a tutto quello che ha adesso e altrimenti non avrebbe e… non può rinunciarci, non poteva quando aveva l’incertezza del futuro, non ora che sa di vincere. La tiepida vita di provincia lo avrebbe distrutto.
Sarebbe questo stesso finale, questo identico dolore.
 
“Naruto, non stai bene”.
“Sono solo stanco”.
Si sforzo di dipingere, ignora la presenza della donna e passa con rabbia il pennello sulla tela. Ha fatto un sogno di cui ricorda ancora vividamente i contorni. Era un naufragio e disegna quella stessa barchetta tra onde alte e schiumose. Un mare nero, un cielo grigio, i colori non sono cambiati.
Ci vorrebbe un po’ di luce, uno spiraglio luminoso tra le nuvole pesanti e spesse. 
“Puoi continuare la tua pausa, Naruto, hai fatto in pochi anni più di tanti in tutta la loro vita”.
Ma Naruto non può fermarsi, perché se non dipinge si sente soffocare, perché se non dipinge allora il prezzo da pagare per tutto quello non ha avuto senso.
“Naruto”.
Tsunade gli afferra il polso, il tratto che stava facendo diventa una linea secca che attraversa tutta la tela. La guarda e ha le lacrime agli occhi, chiedendosi quando ha superato quella linea, quell’equilibrio che aveva trovato. Perché lo può giurare, anche se non ricorda come, ma in quel sogno Obito era lì.
 
“Naruto” ripete Tsunade, tranquilla. “Da quanto non vedi casa?”
“I miei sono venuti al mio compleanno” risponde meccanico.
“No, intendo… Da quanto non vai a Konoha?”
Non è mai tornato a Konoha.
Tsunade gli toglie il pennello dalle mani, delicata come se abbia paura di un suo scatto improvviso.
“Dicevo davvero: puoi prenderti una pausa, Naruto. Una vera. Torna a casa per Natale, ti farà bene”.
Riprende fiato. 
Tornare a casa. Tornare tra quelle colline e campagne, le case con il tetto spioventi e i giardinetti ben curati. Ora sarà tutto pieno di neve, nella piazza del municipio ci saranno le bancherelle natalizie. Il grande albero che ogni cittadino addobba. La sua casetta con il caminetto, i tappeti soffici, l’odore delle torte della mamma.
Chissà se tutto è ancora esattamente come l’ha lasciato.
 
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Ed ecco il capitolo dove l’angoscia di Naruto raggiunge il suo picco. Come promesso, nel prossimo inizia la risalita. Naruto torna a casa per Natale e questo significa rincontrare inevitabilmente una certa persona *^* 
Chissà come andrà :D Purtroppo per saperlo dovrete aspettare il 21 Dicembre xD
Un abbraccio a soniacrivellaroame tsukikrikka86 e Kaylina_ per aver recensito lo scorso capitolo <3
Hatta

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Capitolo 11
*** Right were you left me ***


Right were you left me
 
 
 
 
Il primo incontro avviene senza che nessuno dei due se lo aspetti. 
È il primo pomeriggio di Naruto a Konoha e già gli sembra di essere rimasto lì sempre, di non essersene mai andato. La casa è accogliente come ricordava, pronta a esplodere per tutte le decorazioni natalizie, il caminetto sempre acceso e l’odore di cioccolata incastrato un po’ ovunque. Mamma e papà sono stati entusiasti di riaverlo lì dopo tutti quegli anni. 
È lì da meno di ventiquattro ore e già sente tutta la pesantezza levarsi dalle sue spalle. 
Poi è metà pomeriggio, ora della merenda e suonano alla porta. Kushina urla dalla cucina di aprire e Naruto lo fa senza pensare.
E lui è lì, sull’uscio con il cappotto aperto perché in fondo deve attraversare solo una via e non ha senso chiuderlo. 
E lui è lì e Naruto lo guarda, e Obito lo guarda, e si guardando e Naruto pensa a tutte quelle volte in cui proprio a quell’ora Obito suonava alla loro porta per fare merenda e poi iniziare la lezione di pianoforte.
Il suo viso non è cambiato.
Poi il momento si rompe e Minato ride dal corridoio, grida:
“Hai visto che sorpresa, Obito?”
L’incantesimo è spezzato, Naruto si fa di lato e Obito entra mormorando qualcosa. Appoggia il cappotto all’attaccapanni e papà li guida in cucina. Mamma sta già portando le tazze di cioccolata, il pane con la crema di nocciole e qualche dolcetto in più perché è quasi Natale.
Seduti sul tavolino davanti al camino, la televisione accesa sui cartoni, sembra che l’orologio abbia iniziato a girare all’indietro. Questa volta però è Obito a fissarlo apertamente — come se fosse una visione — e Naruto a fingere di non notarlo, a trattenere il disagio. Aveva dimenticato quanto fossero penetranti quegli occhi neri su di sé.
Non si dicono una parola, non finché ci sono Kushina e Minato a riempire gli spazi vuoti con chiacchiere e programmi per il cenone natalizio. Poi c’è un momento in cui sono soli, la cioccolata è finita e in televisione scorre la pubblicità.
Parlano nello stesso momento.
“Quindi sei tornato”.
“Quindi a trent’anni passati fai ancora merenda qui”.
Sussultano, nessuno dei due osa accennare più una parola. Sorridono, imbarazzati, poi tornano Kushina e Minato e non devono più sforzarsi.
Al momento è il massimo che possono fare.
 
**
 
Il secondo incontro è deciso da sua madre, che manda entrambi ai mercatini per comprare qualche addobbo carino per il cenone. Nessuno dei due sa come rifiutare senza essere troppo sospetto.
Naruto è un po’ fissato mentre passeggiano per la piazza del municipio, facendo il giro tra le bancherelle osservate dall’imponente pino pieno di balocchi. Ormai è abituato a ignorare i sussurri, ma non riesce a ignorare la presenza alta di Obito al suo fianco.
“Uhm. Allora…” tenta, le mani ficcate nel grande cappotto e un capello improponibile a proteggere le orecchie dal testo. “Cos’è successo mentre non c’era? Novità?”
Se Obito è sorpreso di sentirlo intavolare una conversazione non lo dimostra. Scrolla le spalle, prendendo un po’ di mandorlato e depennandolo dalla lista data da Kushina.
“Niente di che. Hinata e Kiba si sono sposati, Shikamaru ha un bambino con Temari, mio nonno si è preso un cane, I Sarutobi sono arrivati al quinto nipote, Ino ha aperto un negozio di fiori e… uhm, abbiamo un nuovo sindaco ” riassume con le sopracciglia corrucciate. “Credo sia tutto”.
Naruto ridacchia. “Chiedevo su di te” precisa.
“Oh”. Resta in silenzio qualche secondo, osserva la lista. “No, niente di nuovo. Dobbiamo prendere del formaggio”.
Si spostano verso il banchetto. 
“Niente di nuovo?” echeggia Naruto. “So che hai iniziato a suonare in giro, in qualche orchestra”.
“Solo ogni tanto, per hobby e solo in provincia”.
“E… so della notizia, del fidanzamento…”
“Io e Rin non stiamo più insieme”.
Naruto resta con la bocca socchiusa, i suoi genitori non glielo avevano detto. Ma del resto loro si concentrano nel raccontare sempre e solo le cose belle.
“Mi dispiace” dice e si sente il più grande bugiardo sulla faccia della terra.
Non è affatto dispiaciuto. 
Obito scrolla ancora le spalle. “Come ti dicevo, niente di nuovo. Sono ancora dove mi hai lasciato”.
È il primo accenno che fa su quello che è successo tra loro. Si irrigidisce, ma forse ne è quasi sollevato. Forse è meglio parlarne invece di lasciare che questo elefante resti nella stanza per sempre.
“Non sono io che ti ho lasciato” sussurra e non voleva essere così freddo, ma sente il risentimento strisciare nella gola.
“E non sono io quello che se n’è andato dall’altra parte del mare”.
“Potevamo farlo funzionare, se tu ci avessi creduto…”
“Una relazione a distanza non avrebbe funzionato, mi conosco”.
Sbuffa. “Almeno questa volta non stai insinuando che ti avrei tradito” replica piccato, ha ancora quei messaggi stampati a fuoco nella mente.
Obito almeno ha la decenza di arrossire e distogliere lo sguardo. “Lo avrei pensato, costantemente, se fossimo rimasti insieme”.
Questo fa male. “Non ti ho mai dato motivo di credere qualcosa del genere! Sono sempre stato sincero con te e…”
“Davvero? Anche quando mi avevi detto che non saresti nemmeno andato ai colloqui per la Jinchūriki e poi dal nulla mi hai detto che stavi per partire?” Lo interruppe, lo sguardo un po’ disperato. “Hai idea di come mi sono sentito?”
“Io…”
“Mi hai lasciato senza scelta, se non di rimanere qui ad aspettarti. Avevi già deciso per entrambi, dopo che mi avevi detto che…”
“Da che pulpito” sbotta. “Tu hai sempre scelto per me, non mi hai mai lasciato scegliere una singola cosa qui. Fidati di me, è meglio fare cosìIo l’ho già fatto, non farloFai come ti dico. E tutto così. L’unica volta che ho scelto per me me lo rinfacci”. Si morde il labbro. “E poi sei tu che non hai neanche voluto parlarne, mi hai bloccato” gli ricorda con veemenza.
Obito abbassa lo sguardo. Si sono fermati sotto i rami del pino gigante, nessuno ha osato sedersi sulle panchine all’ombra, rispetto al resto della piazza c’è un po’ di privacy. 
“Sì, l’ho fatto” ammette. 
“Ecco!”
“Ma ti ho sbloccato il giorno dopo”.
Naruto resta con la bocca socchiusa. “Cosa?”
Prende fiato. “Il giorno dopo, ho sbloccato il tuo numero. Ero arrabbiato quando l’ho fatto e… me ne sono pentito. Ti ho sbloccato e… non lo so, immagino sperassi insistessi, lo fai con tutto. È il motivo per cui ti avevo bloccato in primo luogo. Invece…” Sospira e fa un sorriso triste. “Non l’hai mai fatto, non mi hai più scritto”.
“Credevo di essere bloccato” mormora. “Non ho mai… controllato” ammette.
Da quell’ultimo scambio di messaggi non ha più aperto quella chat, cercato il suo numero. È andato avanti.
Obito prova a mantenere il sorriso triste, ma cade subito. “Immagino sia stato facile andare avanti”.
Non lo è stato, ma non lo dice. Non vuole che capisca quanto è stato male per lui, quanto continua a fare male. Vuole dimostrargli che non si pente di nulla, che ne è valsa la pena.
“Che dovevo fare? Tornare e rimangiarmi tutto?” Ride freddamente. “Dovevo andare avanti. E prima che tu lo dica,” aggiunge veloce, guardandolo negli occhi, “prima che tu ti lamenta che tu non mi bastavi o stronzate simili, fatti un esame di coscienza. È ovvio che nemmeno io ti bastavo, che hai preferito la tua stupida vita tranquilla e sicura a me” termina feroce.
Un lampo di rabbia passa negli occhi di Obito. “Io non ho scelto nulla, non mi hai nemmeno messo nella posizione di scegliere. Mi hai detto che saresti partito e basta, tu neanche per un secondo hai pensato a noi. Quando te l’ho chiesto hai detto che avremo trovato un modo. Certo, il tuo modo era lasciare che io ti aspettassi senza preoccupazioni”. Emette uno sbuffo sarcastico. 
“Che altro potevo dirti?”
“Potevi chiedermi di venire con te”.
Silenzio. Naruto lo guarda con la bocca socchiusa, già pronto a difendersi a un’accusa, ma resta zitto. Non ci aveva mai pensato.
“Saresti venuto?” chiede.
Obito incrocia le braccia, guarda in alto. “E chi lo sa? La storia non funziona con i se. Ma non ci hai mai pensato, sei scappato via e basta”.
Non ce la fa più, gli occhi gli pizzicano per le lacrime che vuole versare.
“Puoi smetterla di dire che sono scappato?”
“È quello che hai fatto”.
“Dovevo inseguire il mio sogno”.
“Ma andava bene lasciarmi indietro, no?” 
Serra gli occhi. “Non ho mai voluto lasciarti indietro”.
Sente Obito sospirare, dei passi sulla brina sul marciapiede e poi della stoffa che fruscia, barattoli in vetro che tintinnano. Apre gli occhi, la borsa della spesa è stata appoggiata su una panchina.
Gli occhi neri sono quelli di un uomo sconfitto.
“Io non ho mai voluto una vita tranquilla senza te”. Aggiunge, prima che dica qualcosa: “Torno a casa”.
 
**
 
Kushina si arrabbia per la spesa incompleta, ma Naruto non l’ascolta. Dopo cena si rintana nella sua camera in cima alle scale e si sente ancora un adolescente, la felpa con il cappuccio, le coperte pesanti e il telefono aperto sulla chat di Obito.
Ripensa a tutto quello che si sono detti e sente di aver detto le parole sbagliate, di non aver gestito quella conversazione come voleva. Non voleva che finisse con rinfacciamenti… In realtà non sa nemmeno in cosa sperava.
L’icona della chat di Obito diventa attiva, Naruto sgrana gli occhi quando vede che sta scrivendo un messaggio. Subito dopo compare:
Obito: Affacciati.
Acciglia lo sguardo, ma si alza dal letto e raggiunge la finestra. La spalanca e vede lì, sul giardino del retro, Obito. L’uomo solleva dei pattini.
“Tregua?”
Naruto sorride e annuisce. Poi, proprio come se fosse ancora un adolescente, si prepara per una fuga notturna dalla finestra.
 
Gli dice che non pattina da anni e Obito assicura che pattinare è come andare in bicicletta, quando lo impari non lo dimentichi più. È una stronzata e Naruto se ne rende conto appena arrivano al laghetto ghiacciato e superano il cancello chiuso, come due criminali. 
Cade appena mette piede sul ghiaccio scivoloso, si aggrappa a Obito e lo porta a terra con sé. Ripetono questa scena così tante volte che alla fine sono tutti sporchi di neve e ghiaccio, sudati sotto i vestiti pesanti e non riescono a smettere di ridere.
Naruto è costretto ad arrendersi alla sua incapacità e si lascia cadere a stella sul ghiaccio, il fiato che sale dalla sua bocca in nuvolette bianche. 
Obito lo segue poco dopo, stendendosi al suo fianco. 
“Sono un imbranato” piagnucola il più giovane.
Ride: “Sì, lo sei”.
Guarda il cielo e non ricordava ci fossero così tante stelle, l’inquinamento luminoso di Uzo le nasconde sempre tutte. Ci sono le luci della città, della ribalta, il rumore continuo della folla, degli applausi. Qui è tutto così silenzioso e buio…
“Mi dispiace averti bloccato. Sono stato uno stronzo”.
Naruto sposta lo sguardo su Obito, al suo fianco. “Sì, lo sei stato” mormora. Socchiude gli occhi. “Mi dispiace di non averti detto subito del colloquio…”
Obito emette un sospiro un po’ spezzato, poi si volta anche lui. Lo guarda e i suoi occhi sono neri proprio come il cielo che inghiotte Konoha.
“Pace?” chiede, esitante.
Naruto annuisce. “Pace”.
E passa sollievo negli occhi di Obito, come se un profondo dolore fosse stato cancellato, quel dolore che Naruto aveva messo lì dentro e che era lo stesso per lui.
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Zanzan! Ecco il tanto atteso ritrovo! Ditemi, ditemi! È come lo immaginavate, vi è piaciuto, vi ha fatto urlare? Sono curiosa!!!
Penso che questo sia e sarà il capitolo più lungo della raccolta, questa era la parte più delicata e volevo che si prendesse il suo tempo. Anche se sono stati comunque irrealisticamente troppo veloci nel sotterrare l’ascia di guerra hahahah. Volevo che fosse divisa in 1) momento di imbarazzo che si ha con una persona che conosci molto bene ma per ora per te è uno sconosciuto, 2) litigata dove si tira fuori quello che si deve, 3) tentativo di passare sopra e ricominciare come amici.
Tutto questo è un processo, secondo me, che meriterebbe più spazio per essere realistico. Ma i tempi di questa fic sono questi, quindi amen xD
Nel prossimo capitolo vedremo quanto questo tentativo di “solo amici” durerà hahahah.
Ci vediamo il 23 Dicembre, con il penultimo capitolo :D
Un bacio a soniacrivellaro e Chiccaxoxo per aver recensito l’ultimo capitolo <3
Hatta
 

 
 
 
 

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Capitolo 12
*** ‘Tis the damn season ***


‘Tis the damn season
Soundtrack n.12
 
 
 
 
Se i suoi genitori notano che il suo rapporto con Obito non è più teso come i primi giorni, non dicono niente. La concentrazione di tutti è rivolta all’imminente cenone della vigilia a casa Namikaze. È un evento che coinvolge tutto il vicinato e Naruto si rende conto di quanto tutta quella frenesia gli sia mancata, è come tornare a festeggiare il Natale per la prima volta dopo molti anni.
La porta di casa loro è sempre aperta, c’è un via vai continuo di vecchi conoscenti. Vengono ad aiutare, a lasciare un regalo, un dolce o anche solo per chiacchierare. Naruto è travolto da tutto quello.
Con la chiusura delle scuole per la pausa invernale, Obito è sempre da loro. Kushina dice che, anche se c’è Naruto, fa sempre bene un baldo giovane in più da sfruttare per attaccare luci e ghirlande sui punti più pericolosi. Scivolare nelle vecchie abitudini è fin troppo facile per Naruto, sembra che il tempo non sia mai passato, che lui non se ne sia mai andato.
E non può far a meno di chiedersi se questa fosse stata la vita se avesse seguito l’altra strada, quella che non ha preso, quella che lo faceva restare.
Poi però si ferma e si rende conto che il tempo è passato, che lui è cambiato e non sarebbe mai cambiato in questo modo rimanendo. Questo è tempo a prestito e va bene così.
 
Succede nel modo più banale possibile, nell’unico modo in cui può succedere durante questa dannata stagione.
Non c’è nessuno a casa, sono solo lui e Obito; Minato e Kushina sono usciti per una breve commissione al centro commerciale e hanno lasciato i due ragazzi a guardia della casa. È una cosa che è successa così tante volte che non significa nulla, anche se Naruto ricorda tutte quelle volte che da adolescente ne approfittava per trascinare Obito in camera da letto.
Arrossisce, ma quel tempo è ormai passato. O almeno crede.
Almeno crede finché non passano entrambi sotto l’arco della cucina, distratti dalle loro chiacchiere poco importanti e si fermano lì, ridacchiando. La realizzazione lo colpisce un secondo dopo, anche se ormai è troppo tardi.
Naruto alza lo sguardo sulla cima dell’arco, da cui pende un rametto ben infiocchettato di vischio. È lì ogni anno, da quando ne ha memoria, e tutti sanno che devono fare attenzione con chi passano lì sotto.
Obito realizza con qualche secondo di ritardo, alza anche lui gli occhi e si immobilizza. Come due idioti, fissano il vischio come se fosse un bomba in procinto di esplodere. 
Naruto abbassa lo sguardo e si schiarisce la gola, deciso a fare finta di niente perché non significa niente. Fa un passo verso la cucina, ma Obito lo afferra al braccio e lo spinge verso di sé. Le sue dita lunghe — da pianista — sono sul suo mento, le sue labbra sulle sue. Naruto chiude gli occhi, socchiude la bocca, la lingua tocca i suoi denti e le ginocchia diventano molli. Si appoggia al muro, vinto senza possibilità di combattere, e le sue braccia sono attorno al suo collo.
Quella bocca su di lui è come l’ultimo pezzo di puzzle, quello che hai cercato per tutto il tempo e senza il quale non poteva completare il gioco. Solo quel pezzo può incastrarsi, solo questo va bene e tutti gli altri tentativi di sostituirlo non hanno mai riempito i bordi, gli spazi vuoti.
E adesso… click.
È tutto completo.
E ora, sì, aggrapparsi alla maglietta di Obito, trascinarlo su per le scale, inciampando su ogni gradino perché non può smettere di baciarlo… tutto diventa familiare, come prima.
Anche se niente non è prima e possono accorgersene nei corpi cambiati, cresciuti, segnati da vite lontane e separate. Anche se i tocchi non sono più come una volta, modificati da abitudini nuove e diverse, anche se i loro baci famelici parlano di altre esperienze. Ma non importa, perché Naruto è di nuovo uno strumento tra le mani grandi e forti di Obito, e il corpo di Obito è di nuovo una tela che Naruto riempie di colore.
È tempo preso a prestito, va bene così. Naruto lascerà che Obito lo chiami ancora il suo ragazzino e Obito sarà ancora suo per il weekend. È il Natale, che può permettere questa magia anche solo per pochi giorni, che può permettere loro di fingere di vivere in un mondo a parte dove non hanno fatto scelte diverse. 
Sanno entrambi che non può durare, che il Natale finirà.
Questa volta non gli chiederà di aspettarlo, e Obito non gli chiederà di restare. Non ha funzionato una volta, non può funzionare ancora.
Naruto se ne andrà di nuovo a Uzu, dai suoi mecenati e nuovi amici, e Obito continuerà la sua vita tranquilla non pensando all’unica persona in grado di dire quali sorrisi stia fingendo. Sanno che si spezzeranno ancora il cuore nel lasciare il letto più caldo che abbiano mai condiviso. 
Lo sanno e non importa. È la dannata stagione e non possono sottrarsi a quell’incanto, perciò continueranno ad andare in giro per quella strada che non è stata presa, ma in quel momento sembra davvero buona. 
Ogni giorno, sempre di più, fino alla notte della Vigilia in cui casa Namikaze sembra esplodere da tutti gli ospiti che ci sono. In cui Obito al pianoforte suona tutta la sera, guardando Naruto, solo Naruto. Dove finiscono per passare troppe volte sotto quel vischio perché sia una coincidenza. E con il troppo vin brûlé bevuto, il pandoro divorato e i continui dolci delle nonne, alla fine Naruto e Obito scivolano sul divano assonnati, corpi intrecciati davanti al camino.
È tempo preso a prestito, ma per farla breve si sente come a casa, è questo quello che conta.
 
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
Ed è ecco la canzone che mi ha fatto pensare all’intera raccolta! Ascoltandola la prima volta ho proprio pensato a due innamorati che si ritrovano nella vecchia città natale per le festività e cadono nelle vecchie abitudini, anche se entrambi sanno che non può durare.
E io piango.
Ma il prossimo capitolo è l’ultimo e chissà cosa ci aspetta!!!
Un bacio a soniacrivellarokrikka86 e ame tsuki per le recensioni allo scorso capitolo. Direi che ci vediamo direttamente il 25 Dicembre, con la fine di questa storia <3
Hatta

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Capitolo 13
*** Long story short ***


Long story short
 
 
 
 
Naruto è stato a tante feste negli ultimi anni, ha bevuto fiumi di champagne e chiacchierato con sconosciuti fino alle ore più improbabili, spesso finendo anche nei loro letti. È abituato alla stanchezza post-party, al leggero mal di testa per una sbornia non troppo aggressiva; eppure la sensazione che ha quando scende in cucina la mattina del 25 Dicembre, dopo il cenone della vigilia, è completamente diversa. 
La mamma ha preparato biscotti caldi, c’è il pandoro e il tè ad accoglierlo — nessuna cattiva aspirina per la nausea e l’emicrania — e poi, proprio come quand’era bambino, è il momento di sedersi sul tappeto del salotto, ai piedi del bellissimo albero e il camino che scalda pigro. Ci sono i regali da aprire, uno dopo l’altro.
E non si aspettava di trovarne uno che portasse il nome di Obito. È piccolo, carta rossa con fiocchi di neve dorati, e quando lo apre dentro c’è solo una chiavette usb e un bigliettino che dice di usarla sullo stereo. 
Dice anche: “Scusa se ti ho fatto aspettare tanto”.
Naruto aggrotta la fronte e si alza dal tappeto, ringrazia che la radio dei suoi genitori, per quanto antiquata, abbia anche le prese usb. La infila e schiaccia il play.
Le note calde e dolci di un pianoforte rimpiazzano le melodie natalizie, poi la voce graffiante di Obito inizia a cantare.
Ehi, Dorothea…
Naruto capisce e ha le lacrime agli occhi, stringe il biglietto e pensa che sì, ha aspettato, ma questa canzone ne vale tutta la pena. Non è troppo tardi.
Non è mai troppo tardi.
Non aspetta nemmeno che la canzone finisca. Non avvisa i suoi genitori, non indossa un cappotto, non mette un paio di scarpe. Esce dal salotto, esce dalla casa, e con il freddo invernale che mangia tutta la pelle scoperta e gli arrossa le dita, attraversa la strada per suonare alla casa di fronte.
Non deve aspettare molto che la porta si apra e Obito sgrana gli occhi nel vederlo lì, con le pantofole, il pigiama e nient’altro.
“Naruto…”
“Ti amo!” Lo interrompe, la dichiarazione detta con lo stesso impeto di qualcuno che vede il tempo scorrere troppo velocemente. “Ti amo e non voglio perderti ancora”. Tira su con il naso. “So che non ha già funzionato una volta, ma adesso siamo diversi e possiamo gestirlo meglio. Non voglio tornare a Uzu e sapere che ti ho perso ancora, non posso, io…” Prende un profondo sospiro. “Io sono felice lì, okay? Lo sono davvero e sono grato di aver realizzato il mio sogno, lo rifarei tutte le volte che è necessario, ma… per fartela breve, mi mancavi. Il mio motto era di andare avanti, camminare sulle mie scarpe finché potevo, finché non si rompono. Ho sempre accettato le mie battaglie, le ho combattute e le ho vinte, ma c’è questa guerra dentro di me che non posso vincere… Per farla breve, ho davvero avuto dei brutti momenti. Mi sentivo cadere nel precipizio e io mi aggrappavo alla prima persona disponibile, ma era sempre la persona sbagliata perché… sei tu, sei tu l’unica persona giusta, l’unica che voglio. Ma non voglio neanche rinunciare al mio sogno, forse sono egoista ma non posso accontentarmi.” Lo guardò dritto. “Io non potevo chiederti di venire con me quella volta, perché la mia vita era in bilico, non sapevo nemmeno cosa sarebbe successo il mese successivo, se avessi vinto o perso, non avevo nessuna certezza, non potevo darti la vita tranquilla che vuoi. Ma adesso sì. Adesso sono pronto, io ho vinto e ho il successo, soldi, una casa, continue proposte di lavoro… posso darti una vita stabile senza preoccupazione, senza precarietà. Come hai sempre voluto. E magari possiamo parlare con Jiraiya, lui conosce tanti direttori che potrebbero darti un posto nella loro orchestra! O se ti piace insegnare a Uzu è pieno di conservatori, puoi continuare a farlo…”
“Naruto…”
“Possiamo fare tutto, puoi anche non fare niente e non lavorare, startene tranquillo a scrivere musica. Non è un problema, posso gestire qualsiasi cosa. Ma io…”
“Naruto”.
“Io ti amo da sempre! Non posso nemmeno immaginare di amare qualcuno che non sia tu! Se ti perdo ancora questa volta io non ce la faccio a superarlo. Smettiamola con questa guerra di posizione, di ho ragione io, abbiamo sbagliato entrambi e forse doveva andare così, dovevamo sbagliare, imparare, capire…”
“Naruto!” Lo interrompe, lo prende al viso, vicino. “Naruto, respira”.
Respira e lo guarda, con gli occhi lucidi.
“Domani vuoi venire a Uzu con me?”
Guarda con timore il bel viso di Obito, si sofferma su ogni dettaglio temendo che questa possa essere l’ultima in cui lo vedrà così vicino, con il suo fiato sulle labbra. Poi sente il pollice accarezzargli la guancia, fino all’angolo dell’occhio, spazzando via una lacrime che, nella foga della sua dichiarazione, non era accorto di trattenere.
“Ho già rinunciato al mio sogno una volta e sono arrivato a rinunciare anche a te, pur di non perdere. Ho imbrogliato, non mi sono mai esposto davvero e… non farò lo stesso errore un’altra volta. Sì, Naruto, amore mio, sì” ride, tenendolo più stretto, portandolo più vicino. “Vengo con te anche se dovessimo andare a vivere in una tenda in Alaska, senza certezze. Non ti permetterò mai più di scappare da me, per questo…”
Naruto trattiene il fiato, di colpo non sente più freddo, guarda con occhi spalancati Obito inginocchiarsi ai suoi pedi, le mani che scivolano a tenere le sue dita. Gli sorride.
“Naruto, vuoi sposarmi?”
Singhiozza. “Sì, cazzo, sì”.
Aveva già gli occhi lucidi e ora inizia a piangere, ma non importa perché dopo tanto tempo sono lacrime di gioia, perché finalmente quel dolore che temeva durasse per sempre è svanito.
 
Fine
 
 
 
 
Angolo dei gufi:
E la fine di questa storia è giunta! Spero che non sia stato un finale troppo affrettato, che vi abbia commosso, che si sia sentito. Questi due scemi si meritavano la felicità <3
So che avevo detto che avrei aggiornato domani, ma i miei piani si stanno incasinando QUINDI ecco qui xD
Grazie per aver seguito questa storia, in particolare a Kaylina_, ame tsuki,Chiccaxoxosoniacrivellaro e Krikka86 che hanno commentato tutti o quasi tutti i capitoletti della serie <3 grazie di cuore.
E uno sprono a chi ha seguito silenziosamente di farmi sapere che ne pensa ora che è finita! Ma grazie anche solo per aver letto.
Ci vediamo ad anno nuovo, dopo le vacanze <3

Buon Natale, fate i bravi e non mangiate troppo pandoro c:
 
Hatta

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