That diary is mine

di Anna3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dark 1 ***
Capitolo 2: *** Dark 2 ***
Capitolo 3: *** Dark 3 ***
Capitolo 4: *** Dark 4 ***
Capitolo 5: *** Dark 5 ***
Capitolo 6: *** Dark 6 ***
Capitolo 7: *** Dark 7 ***
Capitolo 8: *** Dark 8 ***
Capitolo 9: *** Extra 1 ***
Capitolo 10: *** Dark 9 ***



Capitolo 1
*** Dark 1 ***


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La curiosità uccise il gatto,
ma la soddisfazione lo riportò in vita”.

~~~~~

Dark 1

Quale fosse il reale motivo per cui una delle migliori scuole avesse soltanto lezioni serali e mai mattutine, Michiyo non l’aveva ancora capito. O meglio, era consapevole del fatto che questa decisione era stata presa dal preside, dato che, secondo gli ultimi studi, era stato dimostrato come il cervello degli studenti lavorasse meglio di giorno che di notte, ma non era stata in grado di trovare precisamente i dati di questi esperimenti. Infatti, ogni volta che li cercava sul telefono, i risultati erano sempre e solo quelli: pagine e pagine su Tougo Sakamaki, il loro preside, ma una ricerca scientifica neanche a pagarla.
Solitamente, una persona normale si sarebbe arresa all’impossibilità dell’impresa, ma Michiyo non poteva farne a meno: era sempre stata una ragazza curiosa e sapeva perfettamente quanto questo fosse un pregio come un difetto. Ricordava ancora quella volta in cui, da piccola, si era arrampicata su un albero per cercare di capire che tipo di uccello ci fosse appeso sull’albero, per poi scoprire che in realtà era un pipistrello che stava dormendo; inutile dire che non appena se ne accorse, prese uno spavento tale da cadere dall’albero. Insomma, sapeva che a volte essere curiosi poteva essere qualcosa di molto pericoloso, però al tempo stesso era stata spesso proprio questa sua caratteristica che l’aveva aiutata: come quando aveva perso diversi pomeriggi nell’informarsi nella rivoluzione francese, dato che era andata in fissa con una serie tv che ne parlava e questo le era servito tre mesi dopo per le verifica di storia.
Quel giorno si stava proprio interrogando sulla sopracitata questione, ossia sul motivo per cui l’istituto Ryoutei High School Academy tenesse le sue lezioni di notte, anche se invano.
“Michiyo!” la richiamò alla realtà la voce della sua fidata amica nonché compagna di classe “Quale brillante questione ti sta tormentando oggi?” chiese la ragazza, intuendo a che cosa stesse pensando l’amica, mentre si stava avvicinando al suo banco.
“Ciao Yukiyo” la salutò “Mi stavo chiedendo… come mai le lezioni sono solo di notte?”.
L’altra ragazza sistemò la borsa nel suo banco, ovviamente accanto a quello della sua amica:
“Beh, lo sanno tutti che il preside vuole così per il nostro bene” disse “Saprà lui il motivo per questa decisione, cosa ti importa? Sinceramente, io mi trovo anche meglio con questo orario, perché in questo modo posso lavorare la mattina”.
“Anche io però…”.
“Comunque, se ti interessa così tanto perché non vai chiedere ai suoi figli?” chiese.
“Figli? Un uomo come lui li ha veramente?”.
“Ma certo, quest’anno siamo anche insieme con due di loro, o meglio, uno, visto che l’altro sta sempre nell’aula di musica… Ma come? Non mi dire che non lo sapevi!”.
“Beh… Non è che mi interessi poi tanto di quell’uomo, figurarsi dei suoi figli...” puntualizzò, schiarendosi la voce Michiyo.
“Stai parlando sul serio? Ma se sono i ragazzi più sexy di tutta la scuola! Insomma, hai mai visto Ayato o Raito Sakamaki?”.
“Ah intendi dire quello che ha vinto il torneo di basket e quello che è stato sospeso? Non pensavo che fossero imparentati con il preside però… cioè tra loro due si capiva fossero parenti, ma non pensavo che… Aspetta, ma quindi anche il ragazzo che è in classe nostra è fratello di quei due là? Ne sei sicura?” chiese.
Yukiyo le lanciò uno sguardo quasi di pietà:
“Non ci posso credere che hai passato già due interi anni in questa scuola e non sei venuta a conoscenza di una simile ovvietà… Sì, anche se può sembrare strano, Reiji Sakamaki è fratello di Ayato e Raito, ma anche di altri di altri tre fratelli: sono in sei in tutto, se non sbaglio” le spiegò l’amica.
“Ma non si assomigliano per niente” fece notare Michiyo, mentre proprio in quel momento entrava il suddetto ragazzo, attorniamo da un gruppetto di ragazze che continuavano a chiedergli degli esercizi “Insomma… quei due ragazzi che hai detto prima hanno gli occhi rossi e gli occhi verdi, mentre lui ha i capelli neri e gli occhi magenta non è possibile...”.
“Beh, se ti interessa tanto puoi andare a chiederglielo tu stessa, d’altronde, curiosa come sei, ne sareti anche in grado, non credi?”.
“Io? Ma figurati! E poi al momento non sono minimamente interessata a dei figli di papà come loro!”.
“Sarà...” rispose Yukiyo e l’argomento cadde. Tuttavia, Michiyo non potè fare a meno di soffermarsi qualche secondo di più sulla figura di Reiji Sakamaki, quel suo compagno di classe che finora non aveva poi notato molto. Certo, era lo studente più brillante dell’intera classe, e forse dell’intera scuola, però a parte questo stava molto sulle sue. Le uniche interazioni sociali che aveva, oltre a quelle con i docenti, erano quando qualcuno lo cercava per chiedergli degli appunti o delle delucidazioni in merito alle lezioni e lei non rientrava in nessuna delle due categorie. Non era neanche mai finita in gruppo con lui per le relazioni di laboratorio, per il semplice fatto che, dato che le sue erano praticamente perfette, tutti smaniavano per essere nel suo stesso gruppo.
In definitiva, lei non aveva mai avuto bisogno di nulla da lui e a maggior ragione lui le si era mai avvicinato: non ricordava nemmeno di avergli mai rivolto la parola e forse neanche uno sguardo. Però ora qualcosa l’aveva incuriosita e fu proprio quel qualcosa che la fece tentennare e prolungare l’occhiata verso il ragazzo, che proprio in quel momento stava sistemando i libri sul suo banco con studiata accuratezza: i suoi gesti trasmettevano un’eleganza inusuale e quasi eccessivamente controllata, anche in un gesto abitudinario come quello dell’aggiustarsi gli occhiali, ma piacevole a guardarsi. Improvvisamente però, Reiji si girò nella sua direzione, quasi avesse percepito che qualcuno lo stesse osservando e anche chi fosse e se Michiyo non fosse stata veloce a distogliere lo sguardo, molto probabilmente lo avrebbe incrociato.
Nel frattempo, il resto della classe si era già alzato per salutare il docente appena entrato nell’aula e lo stesso si affrettò a fare Michiyo, la quale, vedendo il docente, venne come colpita da un fulmine: si ricordò infatti proprio in quel momento che il giorno prima aveva dimenticato di risolvere gli esercizi di fisica assegnati per quel giorno. In pratica, nel malaugurato caso in cui fosse stata chiamata alla lavagna dal professore, avrebbe fatto una pessima figura davanti a tutti e conoscendo la sua fortuna a riguardo, poteva essere certa di una cosa: non le restava che darsi alla preghiera, pentendosi amaramente per il tempo che aveva speso la sera prima a guardare fino a pomeriggio inoltrato ‘Stranger things’ e sperando che una qualche divinità sentisse da lassù le sue suppliche.
A quanto pare però, quello non era il suo giorno fortunato, perché a venire chiamata fu proprio lei:
“Miyata Michiyo”.
Tutti gli occhi si volsero nella sua direzione e per un attimo le parve di aver perso persino la capacità di respirare, presagendo la pessima figura che di lì a poco avrebbe fatto: già fisica era una materia in cui era incapace e ora doveva anche svolgere degli esercizi che non aveva mai visto.
Con un passo da condannata a morte, Michiyo si avvicinò quindi alla lavagna e provò a risolvere il quesito di fisica, ma inutile dire che non sapeva nemmeno da che parte cominciare: dire che stava facendo una figura penosa era un eufemismo.
Si volse momentaneamente verso la sua amica, sperando in un aiuto da parte sua, ma quella scosse la testa, come a dire che nemmeno lei sapeva cosa fare, ma nel farlo l’occhio le cadde sulla figura del Sakamaki che aveva fissato prima. Aveva lo sguardo distante, rivolto verso la finestra, e sembrava quasi seccato dalla situazione, ma c’era qualcosa di strano: invece che tenere normalmente il quaderno, lo reggeva aperto in verticale, come se cercasse di suggerirle qualcosa. Effettivamente, aguzzando gli occhi, riuscì a notare che la pagina che le stava mostrando conteneva la risoluzione al problema e la cosa non potè che essere una piacevole sorpresa.
Per lo meno, anche se erano passati più di cinque minuti in cui non aveva fatto altro che osservare la lavagna sperduta, ora poteva scrivere qualcosa, sia che fosse giusto o meno.
Ovviamente però, l’esercizio era praticamente perfetto e quando finalmente le fu concesso di tornare a sedersi, cercò lo sguardo del ragazzo che l’aveva salvata, ma invano: sin da quando si era allontanata dalla lavagna, non aveva fatto altro che leggere il libro che aveva davanti o a fissare intensamente il vuoto, assorto in chissà quali pensieri.
“Lo ringrazierò durante la pausa pranzo” pensò Michiyo, mentre il professore di fisica intanto iniziava la sua lezione, che terminò nell’ora successiva.
In seguito, le altre due ore di scuola trascorsero molto velocemente, tra un’ora di storia dell’arte e una di letteratura, finché non giunse il temutissimo intervallo di mezzanotte.
“Ahh!” disse Yukiyo al trillo della campanella che segnalava l’inizio della pausa “Finalmente un po’ di tregua… Comunque, mi racconti che è successo nell’ora di fisica? Sei rimasta lì impalata per ore e poi improvvisamente...” stava chiedendo l’amica, mentre Michiyo continuava a fissare di sottecchi Reiji.
“Beh… diciamo che ho avuto un’ispirazione...” disse l’amica continuando a studiare i movimenti del ragazzo, che ora si era alzato e stava uscendo dall’aula.
Tuttavia, il suo sguardo deve essere stato fin troppo insistente, tanto che persino Yukiyo si girò nella direzione di Reiji:
“Ma che cosa stai…?”.
“Scusami, devo fare una cosa!” disse subito Michiyo, senza dare ulteriori indicazioni, alzandosi e seguendo il ragazzo che si stava allontanando dall’aula.
“Asp.. Michiyo!” protestò l’amica invano: Michiyo era già uscita e stava già inseguendo Reiji.
“Ehm… Reiji!” lo chiamò nel corridoio la ragazza avviciandosi a lui.
Questo, sentendo il suo nome, si voltò nella sua direzione e le si avvicinò fino a trovarsi di fronte a lei, sovrastandola con la sua altezza. Per la prima volta i loro sguardi si incrociarono: quelli verde chiaro di lei e quelli magenta di lui. Tuttavia, mentre in quelli di lei si leggeva solo un’immensa gratitudine, in lui c’era una freddezza e una severità tale da far immobilizzare qualunque cosa o persona guardasse.
“C’è per caso qualche problema?” chiese, utilizzando la forma più formale possibile.
Michiyo per un attimo fu perplessa sul da farsi: sebbene tutti in classe conoscessero la sua precisione e la sua bravura, non pensava che ne sarebbe stata tanto intimorita, soprattutto considerando il fatto che a trasmetterle tutto questo terrore fosse solo il suo sguardo tagliente. Dove diavolo avevano trovato il coraggio i suoi compagni di classe anche solo a parlargli?
“Forse però ha solo una giornata storta o magari deve andare in qualche posto e io gli sto facendo perdere tempo” pensò Michiyo e questo le fece prendere coraggio.
“Io… Volevo ringraziarti di persona per prima” disse allora Michiyo, mentre sentiva gli occhi del ragazzo su di sé che la scansionavano con attenzione.
Tuttavia, la risposta del vampiro fu molto diversa da quella che si aspettava:
“Ti pregherei di non fraintendere le mie intenzioni” disse, aggiustandosi gli occhiali “Non ti ho suggerito la risposta a un così banale problema per aiutarti, ma perché lo spettacolo che stavi dando era oltremodo deplorevole e sarebbe stato uno strazio per i miei occhi continuare a sopportare una simile scena… per la prossima volta, ti consiglierei di studiare attentamente e svolgere le lezioni per casa, in modo da affrontare al meglio un’eventuale interrogazione alla lavagna ed evitare simili penose situazioni. E ora, se vuoi scusarmi” disse il ragazzo e prima ancora che Michiyo potesse anche solo pensare a cosa ribattere a una simile ramanzina, se ne era già andato.
Delusa e umiliata, alla ragazza non restò che tornare indietro. Sapeva che Reiji era una persona molto rigida, bastava uno sguardo per capirlo, ma non avrebbe mai immaginato che a un ringraziamento avrebbe reagito in questo modo. A quanto pare però, era l’unica che la pensava così, perché non appena raccontò l’accaduto alla sua amica di fiducia, quella si mise a ridere della sua ingenuità:
“Ahahhahaha! Sì, effettivamente Reiji a volte può sembrare un po’ freddo”.
“Un po’?!”.
“Beh, secondo te perché non ha nemmeno un amico in classe?”.
“E tu che mi avevi pure consigliato di indagare su di lui per sapere qualcosa di più su questa scuola… Non mi avvicinerò mai più a quell’essere!”.
“Ti ricordo che sei tu quella che ha iniziato a porsi domande inutili sulla scuola… Ho solo cercato di aiutarti con quello che sapevo, dato che sicuramente tra tutti i Sakamaki è quello che è più facile che sappia qualcosa o almeno così sembra” disse.
“Ma a parte quello che gioca a basket e il donnaiolo, chi sono gli altri suoi fratelli?”.
“Ah ora sei interessata? Comunque, gli altri suoi fratelli sono uno dai capelli viola di nome Kanato che… probabilmente non conosci, ma è in classe con Ayato, quello che gioca a basket. Poi c’è un ragazzo albino e l’altro è Shu, che dovrebbe essere in classe nostra, ma se ne sta sempre nell’aula di musica”.
“Ah giusto, mi avevi detto!” annuì Michiyo.
“Non ti consiglio però di avvicinarti troppo a lui, di solito se ne sta sempre lì ad ascoltare musica e non risponde a nessuno… Se vedi che con Reiji non riesci a ottenere nulla, opterei magari per Ayato o Raito, che sono quelli con cui è più facile parlare?”.
“Ma scusami e il tizio albino o quello che si chiamava Ka-qualcosa?”.
“Kanato… Beh, diciamo che sono molto particolari...” disse “Insomma, a meno che proprio tu non debba rivolgerti a loro, è consigliabile stargli alla larga”.
“Ma li conosci di persona?”.
“Cosa? Sei fuori di testa? Tutto ciò che so è uscito nello speciale del giornalino della scuola di qualche mese fa: c’era un’intervista dedicata ai Sakamaki” le rispose l’amica porgendole la rivista.
Michiyo aprì la rivista e sfogliò svogliatamente le pagine, leggendo distrattamente qua e là: era curiosa di capire perché l’amica diceva che Kanato e l’altro ragazzo fossero così strani come diceva, ma anche di conoscere un po’ meglio questi fantomatici fratelli che a quanto pare nella scuola erano molto famosi, sebbene lei non ci avesse mai fatto caso.
Subito ad occhio notò subito le differenze di lunghezza tra le varie interviste: quelle di Raito e Ayato erano abbastanza lunghe, poi a seguire c’era quella di Kanato, che però sembrava scritta da un maniaco lunatico (cosa molto preoccupante) e quella di Shu, che era a monosillabi. Infine, la più corta in assoluto era proprio quella dell’albino, che scoprì chiamarsi Subaru, che era composta da una singola domanda e un “Tch” in risposta.
Non potè però fare a meno di dare anche una veloce lettura a quella del suo compagno di classe, che era in assoluto la più lunga di tutte, forse anche in via del fatto che fosse l’unico che usasse un linguaggio tanto formale.
Ad interromperla però fu il suono della campanella che sancì la fine della pausa pranzo:
“Dai, le ultime due ore e poi siamo finalmente libere” disse Yukiyo, stiracchiandosi e prendendo i libri. Michiyo intanto le porse la rivista per ridargliela:
“Tienila pure tu” le disse l’amica “Pare proprio che in questo momento serva più a te che a me, non credi?” le fece l’occhiolino.
“Non farti strane idee” ribattè “La mia è solo curiosità” puntualizzò, mentre sistemava la rivista nello zaino, seppur a malincuore: avrebbe voluto continuare a leggere.
“Come sempre” rise l’amica “Non saresti tu, se non fossi curiosa” disse, mentre nell’aula stava entrando il professore.
Sarebbero state due ore molto lunghe.


NOTE DELL'AUTRICE:
Allora... Premetto che lo so, avevo promesso di scrivere una storia su Raito e avevo anche pianificato di pubblicarla oggi perchè è il suo compleanno, però alla fine non ce l'ho fatta e il mio amore per Reiji ha prevalso. Così ecco qui l'ennesima storia su di lui!
In questo capitolo non ho molto da dire... spero di aver fatto una buona introduzione dei personaggi, però non ne sono del tutto sicura, quindi mi farebbe molto piacere sentire le vostre opinioni! 
Vorrei però fare un paio di precisazioni tecniche: la prima riguarda il fatto che purtroppo gli aggiornamenti di questa storia saranno molto più lenti dell'altra long "Una sposa sacrificale come tante altre" perché la storia sarà più lunga e complicata, però spero di riuscire a trasmettere quanto io tenga a questo personaggio! Inoltre, ho deciso che la storia sarà divisa per sezioni come i videogiochi (a cui sarò più fedele) e pertanto ci sarà una sezione dark, una maniac, una ecstasy e infine heaven. Insomma, un po' più lunga del solito.
Detto questo, ricordatevi di festeggiare il compleanno di Raito/Laito Sakamaki e buona quarantena a tutti!

Anna3

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Capitolo 2
*** Dark 2 ***


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La curiosità uccise il gatto,
ma la soddisfazione lo riportò in vita”.

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Dark 2

Ci sono alcune giornate in cui certi oggetti, azioni o parole, spesso fino ad allora ignote, ritornano più volte nella tua vita quasi casualmente nel giro di sole ventiquattr’ore.
Questo si poteva dire il caso di Michiyo con Reiji Sakamaki che, come si è soliti dire, non c’è due senza tre; non bastava infatti essere stata aiutata da lui e averci parlato, ma ora se l’era trovato pure nella biblioteca dell’istituto al termine delle lezioni.
Michiyo sospirò rumorosamente: forse non era neanche la prima volta che lo incontrava così spesso, dato che comunque di fatto erano in classe insieme ed era una frequentatrice abituale della biblioteca, molto probabilmente come lui. Sicuramente però, era la prima volta che ci faceva caso.
Guardò nella sua direzione indecisa sul da farsi: in quel momento si era accomodato in uno dei tavoli tra gli scaffali e sembrava che stesse leggendo un libro, magari uno di quelli che non potevano uscire dalla biblioteca. Dal punto in cui si trovava non riusciva a capire che libro stesse leggendo, ma immaginava che fosse qualcosa per scuola o una materia di studi, dato che di tanto in tanto prendeva delle note su un quadernino accanto a lui e quello era l’unico suono che si sentiva, oltre che a quello delle pagine che venivano girate. Tutto, in quel singolo istante, trasudava un’idea di concentrazione assoluta e Michiyo avrebbe potuto giurare che quel ragazzo avrebbe potuto continuare così per ore senza mai stancarsi, né rallentare il ritmo fluido con cui leggeva quelle sicuramente complicatissime pagine, al punto che Michiyo si ritrovò a pensare che quel suo compagno di classe fosse veramente attraente. Al tempo stesso però, vederlo così impegnato la incoraggiò a seguire il suo esempio e studiare con maggiore diligenza, così, un po’ per non disturbarlo e un po’ per evitare di averci a che fare di nuovo, decise di cambiare percorso. Infatti, il libro che aveva intenzione di prendere si trovava nel reparto di saggistica straniera e per arrivarci nel modo più rapido avrebbe dovuto passare tra gli scaffali dove c’era il tavolo di Reiji, però se avesse preso il reparto parallelo sarebbe riusciva ad arrivare lo stesso dove voleva.
Così fece e arrivò finalmente nel reparto di saggistica.
Purtroppo però, la ricerca del libro non si rivelò altrettanto facile, perché per quanto cercava non riusciva a trovare il suo obiettivo. Per quanto infatti cercasse in lungo e in largo, quel libro era introvabile e dopo averci perso una buona ventina di minuti, decise di andare a chiedere alla bibliotecaria se magari non fosse già stato preso in prestito.
Tornò quindi all’ingresso e si avvicinò alla svogliatissima bibliotecaria, chiedendole informazioni. Quest’ultima la guardò come se fosse una stupida e le rispose masticando una chewing gum:
“Allora sarà nel reparto saggistica no?”.
“Ho già controllato, ma non si trova”.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e successivamente si mise al computer digitando qualcosa:
“Qui c’è scritto che non è in prestito, quindi sicuramente è nel reparto saggistica, nella sezione 24 e… è proprio sicura di aver controllato bene?” chiese di nuovo.
“Le ho detto che non c’è!”.
“Ah che seccatura, perché sempre a me queste situazioni?” borbottò tra sé e sé la ragazza, alzandosi dalla sedia e dirigendosi svogliatamente al reparto saggistica, facendo ovviamente la strada più corta, ossia quella che passava davanti al tavolo di Reiji. Eppure, non potè non notare che il suo compagno di classe pareva essersene andato via: erano solo rimasti un paio di volumi, probabilmente quelli che aveva consultato.
“Meglio così” pensò Michiyo.
Tornate quindi al reparto, anche la ragazza iniziò a controllare il reparto nella sezione descritta, ma invano: il libro proprio non si trovava.
“Ah dove diavolo è finito quel dannato libro?” imprecò la bibliotecaria cercandolo. Poi però improvvisamente si fermò e disse che sarebbe andata a controllare nel carrello dei libri appena restituiti e che dovevano ancora essere riposti al loro posto. Dopodichè si alzò e si diresse alla sua solita postazione.
Michiyo sospirò sconsolata: non avrebbe mai immaginato che trovare quel libro fosse un’impresa, anche perché sapeva che era poco famoso, quindi era molto improbabile che si trovasse nel carrello dei libri restituiti di recente. Ma se non era stato preso in prestito, allora dove altro poteva essere?
Mentre ci rifletteva, un pensiero la balenò nella mente: il libro che stava tenendo in mano Reiji quando era entrata in biblioteca era nero e lei sapeva che il saggio che stava cercando aveva il medesimo colore di copertina, dato che aveva controllato il giorno prima nel catalogo online dei libri della biblioteca scolastica se ci fosse e ricordava che questo libro avesse una brossuratura nera. E se magari fosse lo stesso libro? D’altronde, se ipoteticamente lui lo avesse preso in prestito in sola lettura, si sarebbe spiegato perché non era segnato come libro in prestito, ma al tempo stesso non fosse sullo scaffale. Così, sebbene indecisa, si avvicinò alla postazione di Reiji e guardò la pila di libri: quello con la copertina nera si trovava proprio sopra tutti gli altri e sembrava quasi la stesse chiamando. Lo prese quindi in mano e aprì la prima pagina per controllare che fosse quello giusto.
Tuttavia, ciò che lesse la lasciò basita. Infatti, invece che il titolo del libro, trovò una scritta a mano in un corsivo che ricordava lontanamente quello dell’Ottocento, che recitava:
Memorie di Reiji Sakamaki”.
Per un attimo, la sua mente andò in completo blackout a leggere quel nome, ma non fece in tempo ad elaborare un secondo pensiero che un rumore improvviso la spaventò e istintivamente nascose il libro nella borsa, voltandosi nella direzione del suono, quasi temendo fosse Reiji stesso.
“Mi dispiace, ma non sono riuscita proprio a trovare il volume che mi chiedeva” disse la bibliotecaria, masticando come sempre la sua fedelissima chewing gum, e che proprio in quel momento tornò da lei “Farò una segnalazione al proprietario per smarrimento di libro e questo è tutto ciò che posso fare”.
Michiyo la guardò smarrita per un momento e poi annuì meccanicamente, mentre la sua mente non poteva non pensare che all’oggetto che aveva in cartella, augurandosi di aver letto male. Anzi, doveva essere stato così: il fatto di averci avuto a che fare in un modo o nell’altro doveva averla suggestionata al punto che ormai si immaginava che quel libro fosse il suo dirio. Doveva essere così, eppure…
“Ha… delle altre richieste per caso?” chiese la ragazza, sentendosi osservata, mentre nei suoi occhi si leggeva la speranza che dicesse di no e che se ne andasse il più presto possibile quella portatrice di sventura e seccature.
A quel punto Michiyo si riscosse e, come in risposta alle sue preghiere, disse:
“No, la ringrazio per il suo aiuto” e uscì velocemente dalla biblioteca, mentre l’altra ragazza tirava un sospiro di sollievo. Riuscì solo a cogliere una breve frase prima di andarsene:
“Ora devo pure mandare la mail al direttore… massì, per un solo libro direi che si può fare a meno...”, ma Michiyo si era già precipitata in bagno, aprendo la sua borsa per controllare di aver letto bene. Riaprì dunque il libro e rimase a fissare la prima pagina, rinchiusa nel bagno delle signore e la fissò a lungo. Non c’erano dubbi: quello era il diario di Reiji Sakamaki.
Il problema ora era invece che cosa fare: si sentiva intimorita da Reiji e quel suo sguardo affilato, quindi andare da lui per consegnarglielo era un’opzione che aveva già scartato. Allora, forse sarebbe stato meglio tornare indietro e rimetterlo al suo posto, ma se poi qualcun altro lo avesse preso, si sarebbe sentita in colpa. Certo, questo in fin dei conti non era un problema suo e non aveva motivo per preoccuparsene, però… per quanto non volesse ammetterlo, un po’ curiosa riguardo i pensieri di Reiji lo era. Tuttavia, al tempo stesso si sentiva in colpa per i suoi stessi pensieri: sapeva che non era una cosa del tutto giusta leggere i segreti delle persone senza il loro consenso, ma la tentazione era grande. Insomma, quel ragazzo visto dall’esterno era praticamente perfetto: i suoi voti erano sempre ottimi, aiutava i compagni e i professori e non veniva mai colto in fallo. Era talmente bravo da essere inumano: qualche punto debole dovrà averlo no?
Tuttavia, alla fine non cadde in tentazione e decise che gliel’avrebbe restituito il prima possibile: anzi, sarebbe stato meglio farlo quel giorno stesso, così sarebbe stata ancora più credibile. Fece quindi un profondo sospiro e, con il diario alla mano, si diresse verso la sua classe.
Purtroppo però, come immaginava, Reiji era già andato a casa: d’altronde, era quasi l’alba e anche per lei era finalmente giunta l’ora di andare a casa. Infatti, l’aula era praticamente vuota, se non fosse stato per la sua cartella, cosa che le faceva presumere di essere ormai l’ultima della classe. Anzi, forse era meglio che si incamminasse molto velocemente verso l’uscita, se non voleva essere chiusa dentro la scuola per il resto della giornata e dormire lì. Si affrettò quindi verso l’uscita e stava proprio per percorrere l’ultima rampa di scale… quando un ostacolo le si parò davanti. O meglio, sotto di lei. C’era infatti, sdraiato sulle scale, un ragazzo biondo che pareva se ne stesse lì steso dormicchiando o forse, molto più probabilmente, stava ascoltando della musica, dato che riusciva a vedere un sottile filo legato a un paio di auricolari.
Michiyo si arrestò a uno scalino da lui, un po’ perché indecisa sul da farsi (passargli sopra o chiedere gentilmente di spostarsi?) e un po’ perché quel ragazzo le sembrava molto familiare, anche se non ricordava né come né per quale motivo…
“Ma certo!” pensò, dopo aver avuto un’improvvisa illuminazione “Questo è uno dei Sakamaki, quello che sta sempre nell’aula di musica… Accidenti come si chiamava? Shu forse? In ogni caso, meglio che eviti di chiamarlo per nome”.
“Ehm… Scusami, dovrei passare, potrei per favore…?” disse, ma il ragazzo non parve averla sentita. Attese qualche secondo, continuando ad osservalo e poi provò nuovamente a rivolgergli la parola, ma fu tutto inutile: il ragazzo non parlava, anzi non dava proprio segni di vita.
“Che sia svenuto?” pensò allora spaventata “Certo, ha una posa del tutto naturale, ma...”. Nel dubbio, provò a toccarlo per vedere se reagiva, ma non fece in tempo a farlo che la mano del ragazzo, gelida come la morte, la fermò a mezz’aria.
“Cosa vuoi? Hai smesso di strillare per attirare la mia attenzione e ora stai passando alle molestie?” chiese con un sorriso beffardo il ragazzo, aprendo gli occhi di un incredibile azzurro.
Michiyo arrossì e balbettò:
“No… Dovevo passare ma… ecco tu ti trovavi in mezzo e quindi...” cercò di spiegare, ma le sue parole, esattamente come quella mattina con Reiji, facevano fatica a uscire. Anzi, faceva fatica persino a pensare quando gli occhi dei due fratelli si erano fissati su di lei: si vedeva che erano parenti stretti.
“E ti pare un buon motivo per interrompere la mia musica?” le chiese tornando serio.
“Ecco...”
“Bah, non ha importanza, tanto ormai mi sono già svegliato” sospirò e spostò le gambe per farla passare “La prossima volta calpestami, è una seccatura spostarsi ogni volta” aggiunse, mentre lei scendeva gli scalini velocemente.
Michiyo poi si voltò per ringraziarlo:
“Grazie...” disse, ma il biondo era tornato nella sua posizione iniziale e sembrava aver preso sonno.
Così, non aggiunse nulla e si incamminò verso casa. Un solo pensiero le occupava la mente ed era:
“Avresti potuto dare il diario a lui e chiedergli di consegnarlo a Reiji”.
Però, subito si ricredette:
“No, sarebbe stato troppo imbarazzante e poi non mi sembrava molto affidabile… Sì, è stato un bene che me ne sia dimenticata, non è che l’ho fatto a posta a non pensarci...”.
O almeno, così le piaceva credere.


NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutti! Come avevo anticipato, questa storia avrà aggiornamenti più lenti, ma spero che ora con l'estate e la fine degli esami io abbia molto più tempo da dedicare a questa fanfic.
In questo capitolo c'è l'inizio vero e proprio della storia in cui avviene il ritrovamento del diario di Reiji e l'entrata in scena del vampiro più pigro di tutti: Shu Sakamaki! Ma non temete, perché presto o tardi la nostra cara Michiyo incontrerà anche gli altri svitati della famiglia!
Spero che abbiate passato una buona (o per lo meno accettabile) quarantena e noi ci vediamo, per chi interessa, al prossimo capitolo, in cui si vedrà cosa farà Michiyo del diario! 

Anna3

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Capitolo 3
*** Dark 3 ***


~~~~~
“La curiosità uccise il gatto, 
ma la soddisfazione lo riportò in vita”. 
~~~~~
 
Dark 3
 
La giornata trascorse molto tranquillamente per Michiyo e in men che non si dica era già pomeriggio: era il momento di andare a dormire, se voleva evitare di andare a scuola il giorno dopo con due occhiaie da spavento (che già aveva normalmente, figurarsi con la mancanza di sonno).
Tuttavia, quel giorno proprio non riusciva a dormire: certo, era stanca, però al tempo stesso si sentiva inquieta e turbata e questo le impediva di addormentarsi placidamente. A nulla poi servirono i vecchi metodi come contare le pecore o ripetere l’Ave Maria fino allo sfinimento: finiva sempre girarsi e rigirarsi nel letto e più pensava che non stava riuscendo a prendere sonno, meno Morfeo le si voleva avvicinare.
A un tratto, Michiyo sbuffò e si alzò dal letto infastidita da come la sua mente si rifiutasse categoricamente di eseguire i suoi ordini:
“Magari se leggessi un libro, potrei riuscire ad addormentarmi...” pensò, ma il problema era che attualmente non aveva nessun libro nuovo da leggere in casa, dato che non era riuscita a trovare quello che le interessava in biblioteca e invece aveva… il diario di Reiji. 
Improvvisamente, si riaccese in lei il desiderio di leggere i segreti di quel misterioso ragazzo: il solo pensarlo, lo ammetteva, era da vile, però al tempo stesso era così dannatamente curiosa sul figlio del preside… Chi lo sa, magari avrebbe persino trovato la risposta al perché la scuola fosse di notte. Inoltre, sarebbe bastato evitare di dirgli che non lo aveva letto e lui non avrebbe avuto modo di sapere la verità: come diceva il proverbio “Occhio non vede, cuore non duole”. 
Prese dunque in mano il diario e iniziò a sfogliarlo: era molto grande e scritto con un carattere goticheggiante e di piccola dimensione, tanto che sembrava uno di quei diari scritti nell’Ottocento. Infatti, oltre ad avere quella strana calligrafia, sembrava che il libro-diario stesso fosse uscito da uno di quei film ambientati nel XIX secolo, però non era per nulla rovinato: al contrario era in un buono stato, nonostante le pagine ingiallite. Inoltre, pare che Reiji non lo aggiornasse molto spesso, ma quando lo usava, scriveva pagine su pagine ed erano tutte scritte in inglese: ma questo non era un problema, perché era solita leggere in altre lingue oltre al giapponese. 
La curiosità era troppa. Prese una pagina a caso ed iniziò a leggerla…
 
Caro diario,
oggi abbiamo avuto l’ennesima conferma della completa inadeguatezza di mio fratello nel gestire qualsivoglia situazione, persino quelle con cui conviviamo da secoli. Naturalmente, mi sto riferendo a quello che è accaduto questa notte, quando siamo stati invitati al ballo organizzato da nostro padre e di cui ti avevo parlato qualche mese fa. Ora, ti ho già raccontato di quanto tempo ho sprecato affinché l’organizzazione della serata fosse perfetta: ero andato ad acquistare gli inviti e li avevo scritti personalmente, per evitare che qualche famiglio osasse commettere un errore grammaticale, infangando il buon nome della nostra famiglia. Mi ero occupato delle vettovaglie, assicurandomi di procurarmi i migliori ingredienti e i migliori chef per il buffet e mi ero persino interessato di tutte le decorazioni per addobbare la sala da ballo, per non parlare poi della cura del giardino, del pianista che avrebbe suonato e, mio malgrado, avevo anche organizzato una scaletta dei brani da suonare in cui includevo il brano con il violino di Shu. Lui aveva un solo compito, ossia quello di presenziare, scambiare qualche parola con gli invitati e suonare quel dannatissimo brano; dopodichè avrebbe potuto tranquillamente tornare a fare qualunque cosa gli aggradasse e nessuno gli avrebbe dato torto (sebbene, per inciso, è comunque disdicevole abbandonare degli invitati per andare a gironzolare come è solito, ma sorvoliamo).
Ovviamente invece, cosa pensi che abbia fatto? Non si è minimamente presentato ed è rimasto in camera sua per tutto il tempo, il signorino, con la scusa che “non aveva voglia”!
Seriamente, ogni giorno resto sempre più stupito del fatto che io e lui siamo fratelli! Non ascolta minimamente quanto gli viene chiesto e, nonostante sappia perfettamente quali siano i suoi doveri in quanto primogenito, li trascura e non se ne vergogna per nulla! Come ho sempre detto, è soltanto un buono a nulla.
Tuttavia, non c’è mai nessuno che voglia darmi retta. Già, cosa ne posso capire io “dell’immane affaticamento che subisce ogni giorno Shu”? A me tanto affaticato non pare nemmeno: dorme e ascolta musica tutto il giorno. Cosa ne sai lui invece della vera insonnia, di quei giorni in cui non riesco ad addormentarmi per il troppo lavoro o perché uno dei nostri fratelli ha combinato un guaio e come sempre io devo porvi rimedio? Tra l’altro, vogliamo forse parlare dei miei fratellastri? I trigemini sono veramente insopportabili: tu pensa, oggi si sono lamentati per l’intero viaggio di andata per il ballo di come non volevano andarci e di come fosse noioso, ma dato che non andarci sarebbe stato un atto di disobbendienza a nostro padre, che ci aveva intimato di venire, allora in protesta non hanno fatto che altro che lamentarsi, facendomi venire un mal di testa terribile. Devo poi parlare di quella testa calda di Subaru? A momenti stava per uccidere il giardiniere solo perché secondo lui non aveva utilizzato il giusto fertilizzante di rose!
Ed io devo risolvere tutte queste situazioni. Chinare il capo dispiaciuto per il comportamento dei miei fratelli e pagarne i danni… tra l’altro spesso venendo offeso dietro le spalle. 
Oggi appunto è stato uno di quei giorni. Dato che infatti Shu ha evitato qualsiasi contatto al ballo, sono stato obbligato a svolgere persino i suoi ruoli, tra cui suonare quell’odiosissimo strumento, il violino. Purtroppo infatti, come ti ho raccontato, sono stato costretto a imparare a suonare quel dannato strumento anche io, proprio come mio fratello. Eppure, anche in questo, io e lui siamo agli antipodi: sebbene io ci abbia passato sopra quasi il doppio del suo tempo e sappia quindi eseguire i brani più difficili, tuttavia io “non trasmetto sentimenti come Shu”. Sia mai infatti che in qualcosa io non venga messo a confronto con mio fratello risultandone inferiore!
In ogni caso, non ho intenzione di dare tanto peso a critiche del genere, che sono talmente infondate e vuote, da essere per me come il fruscio di una foglia d’autunno. Insignificanti. Sono tutti delle stupide formiche insignificanti, prive di valore alle mie orecchie. Eppure, anche io ho un limite e, dopo l’ennesima critica fatta alle mie spalle, non ne ho semplicemente potuto più. 
Ho smesso di suonare improvvisamente, mi sono alzato e me ne sono andato.
Nessuno mi ha seguito: né mia madre, che continuava a parlare con un’altra dama, né tanto meno mio padre, anche lui impegnato nel trattare con un giovane signore. Anzi, poco prima che uscissi dalla sala, ho sentito che subito un altro violinista aveva preso il mio posto e tutto stava continuando come se non fosse accaduto nulla.
Per lo meno, posso dire che la piacevole frescura estiva di questa notte mi abbia fatto riprendere la calma e in particolare, ad attirare la mia attenzione è stato un campo di narcisi lì vicino. Secondo la mitologia greca, questi fiori sono nati dall’eccessivo amore che aveva per se stesso Narciso e che lo condusse alla morte. In un certo senso, si può dire che è proprio il fiore che più rappresenta Shu: è giallo, come il colore che gli piace tanto e porta con sé questo mito che meglio simboleggia la sua totale mancanza di responsabilità per il piacere di sé medesimo. Potrei anche mandargli un mazzo di questi fiori in stanza, ma di sicuro non capirebbe… non sta mai attento alle lezioni lui. Forse avrebbe persino la brillante idea di ingoiare alcune parti della pianta, così, per lo meno, se anche non morisse, starebbe male per un bel po’ di giorni. Però, quel che mi chiedo è: a che scopo? D’altronde lui continuerebbe ad essere il fratello prediletto da tutti, persino da mio padre, che gli ha donato il violino, mentre a me ha regalato quello stupido orologio di cui ti ho già parlato, ennesimo segno del mio fallimento… Inutile quindi ogni tentativo di essere migliore di lui, eppure perché, di grazia, perché non riesco a liberarmi di questo insensato bisogno di superarlo? Perchè, se pure mi sento tanto superiore di lui, primogenito inetto, perché continuo a sentirmi così maledettamente inferiore? Perchè, per quanto io mi sforzi, non sarò mai considerato come migliore di lui? … 
 
A quel punto, anche se aveva quasi finito di leggere la pagina del diario, Michiyo si fermò, soffermandosi in quelle ultime parole che pullulavano di sofferenza e su cui si potevano leggere anche solo dalla grafia irregolare, la sincera disperazione di un figlio mai veramente apprezzato dai genitori. E con essa, sentiva anche che dentro di sé stava nascendo un nuovo sentimento: non c’era più soltanto curiosità, quella curiosità che, anche se a malincuore, doveva ammettere anche quasi malvagia, di capire i punti deboli di quel ragazzo così perfetto per poterli sfruttare, ma anche un sentimento di comprensione: questo per lo meno spiegava il suo comportamento freddo e ostile.
Improvvisamente, si sentì subito stanca e richiuse il diario, anche se non aveva nemmeno finito di leggere la pagina e appoggiò il libro sul comodino accanto al letto, spegnendo la luce: un po’ le dispiaceva restituire quel diario al legittimo proprietario, ma già aveva sbagliato a prenderlo, quindi più tardi avrebbe pensato, come prima cosa, a ridarglielo. Aveva fatto male a non rimettere al suo posto quel diario: decise che quella sera stessa avrebbe subito rimesso il diario al suo posto e poi Reiji sarebbe passato per di là e lo avrebbe trovato di sicuro. 
Pensando questo, Michiyo si addormentò. 
Se però avesse letto fino alla fine quella pagina, avrebbe visto che la data in cui era stata scritta era il 29 novembre 1956.


NOTE DELL'AUTRICE:
Eccomi di nuovo qua! Non ho molto da dire su questo capitolo se non che spero vi sia piaciuto, perché io ho AMATO scriverlo: adoro troppo Reiji e il suo perenne complesso d'inferiorità rispetto al fratello e adoro troppo il suo lato da fratello responsabile del gruppo! Vorrei scrivere una fanfiction interamente su questo se potessi, ma prioritariamente continuerò questa storia perché ci tengo troppo a renderlo un pochino felice, almeno sulle fanfic!
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi stiate godendo le vacanze! Alla prossima!
Anna3

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Capitolo 4
*** Dark 4 ***


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“La curiosità uccise il gatto, 
ma la soddisfazione lo riportò in vita”. 
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Dark 4
 
Quella sera però pareva che la fortuna non fosse proprio dalla sua parte, perché la sveglia non suonò e quando si svegliò aveva esattamente dieci minuti per vestirsi, uscire di casa ed entrare in classe. Inutile dire che non appena aprì gli occhi e vide l’ora, saltò fuori dal letto e si precipitò fuori di casa… dimenticando completamente il diario di Reiji sul comodino. Purtroppo però quando se ne accorse era troppo tardi: era appena entrata in classe, qualche attimo prima che entrasse in classe il professore, e vedendo Reiji si era ricordata di tutto. Quest’ultimo pareva di pessimo umore e appena entrò con la divisa sgualcita, i capelli disordinati e con il fiato, il suo viso si contrasse leggermente in una smorfia di disappunto, che però sparì con la stessa velocità con cui era apparsa quando Reiji rimise gli occhi sul libro che stava leggendo.
Si sedette al suo posto e Yukiyo la salutò:
“Ehy, vedo che oggi sei un po’ stanca, come stai?” chiese.
“Guarda non ne parliamo… Non mi ha nemmeno suonato la sveglia!” fece in tempo a dire, prima che il professore entrasse. 
Yukiyo fece in tempo a fare una risatina prima che iniziasse la lezione di storia, che trascorse molto velocemente, come d’altronde il resto della giornata. L’unico momento davvero significativo fu durante l’intervallo in cui la sua amica le mostrò un articolo in cui si spiegava che effettivamente, secondo le ultime scoperte scientifiche, era stato dimostrato che gli adolescenti sono molto più attenti il pomeriggio e la sera rispetto alla mattina.
“All’inizio anche io pensavo che il nostro preside fosse un po’ svitato nel farci venire a scuola così tardi, ma essendo una delle migliori scuole mi sono adattata… chi lo avrebbe mai detto che in realtà erano più avanzati negli studi!” disse Yukiyo.
“Sei sicura? Ho visto anche io alcuni di quegli pseudo studi, ma...”
“Sì, era sulla bacheca, ma i dati provengono da una università famosa inglese… non mi ricordo il nome… Se vuoi ti accompagno all’ingresso, così te la faccio vedere… Ci sono passata poco fa entrando, ma immagino tu non l’abbia vista perché eri di fretta”.
“Volentieri!” disse e così venne accompagnata fino a lì, potendo notare che in effetti ciò che le aveva detto Yukiyo era vero.
“Beh, allora mistero risolto a quanto pare” disse Michiyo, mentre tornava verso la loro aula con l’amica al seguito.
“Sì e non c’è nemmeno bisogno che ti avvicini ai Sakamaki… tra l’altro hai più letto l’articolo che ti ho dato ieri?”.
“Non ancora… diciamo che non ho avuto moltissimo tempo...” disse restando sul vago Michiyo, mentre i suoi occhi caddero sulla biblioteca e in particolare dalla bibliotecaria svogliata, dove guarda caso c’era Reiji che pareva le stesse chiedendo qualcosa.
Troppo tardi. Sicuramente era andato lì per prendere il diario e non avendolo trovato, aveva chiesto alla bibliotecaria se sapesse dove si trovasse. Michiyo si augurò che non l’avesse vista mettere in cartella il diario, ma d’altronde era impossibile che se lo ricordasse e avesse fatto questo collegamento… soprattutto una come lei. Si sentiva però ugualmente inquieta… Accidenti a lei e a quella dannatissima sveglia che proprio quel giorno aveva deciso di non funzionare!
Nel frattempo, Yukiyo le stava parlando di qualcosa riguardo la prossima verifica, ma vedendo che l’amica non la stava ascoltando, attirò la sua attenzione:
“Ehy! Terra chiama Michiyo! Mi stai ascoltando?”.
“Sì sì, scusami, mi ero solo distratta”.
“Ah e magari questa distrazione è legata a un certo Sakamaki?” le chiese sorridendo maliziosa.
“Ma lascia stare va’! Torniamo in classe che sta per suonare...” disse.
“Come vuoi, come vuoi!” disse l’amica precedendola. Michiyo si voltò nuovamente nella direzione di Reiji, ma questo pareva fosse già uscito perché non l’aveva più visto in biblioteca. Così, fece per muoversi nella direzione della sua amica, ma per sbagliò andò a sbattere contro qualcuno. Aspettandosi di cadere, chiuse gli occhi. L’impatto però tardava ad arrivare e così aprì piano gli occhi, trovandosi di fronte la divisa di un ragazzo che la portava in modo volutamente portata male.
“Oya!” disse il ragazzo tenedola per i fianchi e abbassando lo sguardo su di lei.
“Scusami!” si scusò Michiyo “Avevo la testa tra le...” disse alzando lo sguardo e i suoi occhi verdi si incrociarono con un paio di un verde ancora più squillante. Era sicura di averli già visti da qualche parte…
“Nfu, molto ardito da parte tua cadere nelle mie braccia, bitch-chan!” disse il ragazzo facendole l’occhiolino “Ma non c’è bisogno che tu ricorra a simili metodi per attirare la mia attenzione” disse il vampiro, non accennando a lasciarla andare. 
Michiyo arrossì un po’ imbarazzata: il ragazzo le si era avvicinato moltissimo, tanto che riusciva a sentire il suo fiato freddo sul collo, che la fece rabbrividire. Fu la sensazione di un istante, ma in quel momento ebbe l’impressione che la temperatura corporea del ragazzo fosse al di sotto della media, ma poi il pensiero venne scacciato dal fatto che le venne in mente il nome del ragazzo:
“Raito… Ehm ti ringrazio, ma non era mia intenzione, ora potresti… lasciarmi andare?” chiese gentilmente Michiyo. 
“Oh conosci persino il mio nome, sono onorato” disse il ragazzo, ma la tenne ferma in quella posizione e Michiyo ebbe anche l’impressione che la stesse annusando: sentiva il suo fiato sul collo.
In ogni caso, la situazione durò per qualche decimo di secondo, perché Raito la lasciò andare subito e velocemente come la aveva presa al volo, si allontanò:
“Ci vediamo, bitch-chan!” e se andò.
Ancora perplessa, Michiyo si diresse verso l’aula e attraversando il corridoio si trovò di fronte Reiji, che stava andando nella sua stessa direzione: sembrava che il suo umore fosse di molto peggiorato rispetto a prima.
“Per forza” pensò Michiyo “Come può aver trovato il diario se si trova ancora a casa mia? Dovrei dirglielo, ma con questo cipiglio ho paura che mi faccia fuori sul serio...”.
Nel frattempo, gli occhi di Reiji incontrarono quelli della ragazza e divennero se possibile, ancora più glaciali di prima:
“Buonasera” le disse con una cortesia che celava quasi del risentimento nei suoi confronti.
Che la bibliotecaria gli avesse detto tutto? Per un attimo la ragazza andò in panico, ma si costrinse a mantenere la calma: lei non aveva fatto nulla di male a parte dare una sbirciatina, ma non era necessario che lui lo sapesse, bastava che gli spiegasse che tutto era successo per sbaglio.
“...Buonasera...” disse, aspettando che il ragazzo continuasse, ma quello continuò a camminare stando zitto, finché, vedendo che Michiyo non si muoveva, si voltò e le disse, con lo stesso tono tagliente di prima:
“Per quanto vuoi stare lì impalata? La lezione comincerà a minuti… Sempre se non hai intenzione di saltare le lezioni come mio fratello...” disse con un malcelato astio nel pronunciare suo fratello e andò avanti, entrando in classe.
Michiyo lo guardò restando ferma lì come ghiacciata, non capendo a che cosa si riferisse, se a Shu o se l’avesse vista poco prima con Raito e in qualche modo lui… Ma soprattutto, questo voleva dire che non sapeva nulla del diario?
Non capendo cosa volesse insinuare il ragazzo con quelle parole enigmatiche, fece la cosa più naturale del mondo: archiviò la questione a data da destinarsi. Aveva ben altro a cui pensare, come ad esempio come potergli ridare il diario, ma proprio mentre lo pensava entrando nell’aula, le venne in mente anche la soluzione: bastava che arrivasse per prima in classe, stando attenta di essere sola, e gli mettesse il diario sul banco, così nessuno si sarebbe accorto di nulla e avrebbe ottenuto il risultato in modo più semplice e immediata. Felice di aver trovato la soluzione ad ogni problema, si sedette quindi al suo posto e subito iniziò la lezione, che la distrasse da questi pensieri, immergendola completamente nella lezione di letteratura che si stava svolgendo.


NOTE DELL'AUTRICE:
Anche quest'anno ho deciso di pubblicare il capitolo in questa data perchè, come avrete potuto capire oggi è il compleanno di Reiji
Dato che però ho pubblicato il primo capitolo della long su di lui il giorno del compleanno di Raito, per par condicio qui il nostro caro vampirello pervertito appare per la prima volta nel giorno di nascita di Reiji! E niente, amo troppo questi due personaggi!
Sperando che ancora qualcuno legga questa storia, vi auguro quindi una buona conclusione di agosto! 
Anna3

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Capitolo 5
*** Dark 5 ***


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La curiosità uccise il gatto,
ma la soddisfazione lo riportò in vita”.

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Dark 5

La mattina dopo però una volta a casa non potè farne a meno e ricadde nello stesso vizio del giorno prima: aprì il diario di Reiji nuovamente in una pagina qualunque e iniziò a leggerlo.

Caro diario,
oggi è stata una giornata terrificante: io e i miei fratelli abbiamo ricevuto l’ordine da parte di nostro padre di lasciare il Makai per andare a vivere in Giappone, dato che ritiene che sia un’esperienza di fondamentale importanza per noi. Io davvero non riesco a comprenderlo, nonostante il mio rispetto per lui sia assoluto. Perchè dobbiamo tornare in quel postaccio? Non capisco perché voglia farci vivere come dei comuni esseri umani, quando è ovvio che la nostra razza sia superiore!
Eppure, come al solito le sue decisioni sono indiscutibili: quando Kanato ha osato pronunciare una sillaba in disaccordo, nostro padre l’ha fulminato con lo sguardo. E a chi tocca subire tutte le lamentele per la sua decisione? Al sottoscritto ovviamente! Come se dipendesse da me questa decisione! Ma che ci vuoi fare? I livelli di stupidità dei miei fratelli hanno raggiunto un livello tale da poter fare invidia persino alla creatura più idiota del mondo umano.
Quindi, eccoci qua che siamo tornati nella casa in cui abbiamo passato secoli quando eravamo piccoli! Shu, ricordando di quel nostro piccolo incidente che ti ho menzionato nelle pagine precedenti, si è ancora più chiuso nella sua musica e se già prima non faceva assolutamente nulla, ora fa il nulla del nulla. Insomma, pure il più vile assemblamento di composto calcareo, comunemente chiamato sasso, può essere più utile di lui! Vogliamo poi forse aprire una parentesi riguardo i trigemini? Kanato ha preteso che gli si desse la stanza adiacente alla chiesetta per riporre la sua collezione di bambole, Raito ha chiesto una sala, che lui chiama “per le dolci torture” di cui non ne voglio sapere il funzionamento e Ayato, avendo trovato i libri su cui sua madre lo costringeva a studiare tutto il giorno, ha deciso di fare un bel falò, facendo così arrabbiare Subaru, che ha iniziato a rincorrerlo per tutto il giardino, insultandolo per aver rovinato il suo roseto.
Insomma, quel giorno stesso avevo già fatto le valigie e stavo per tornarmene dal Makai. Posso capire il fatto di dover vivere con loro il resto della mia vita, ma addirittura viverlo in questo posto è insostenibile! Per lo meno, quando eravamo qui da piccoli, non dovevamo vivere insieme, mentre quando ero insieme a loro, eravamo al Makai, quindi nel nostro ambiente… entrambe le cose insieme però no, non le posso sopportare! Che mi mandi pure all’inferno o mi uccida, ma sicuramente non vi può essere luogo peggiore di questo!
Così ho contravvenuto all’ordine di mio padre e sono tornato lì da lui, supplicandolo di non stare lì e dicendo di essere pronto a qualunque punizione purché non fosse quella di stare coi miei fratelli. Eppure, la risposta che mi diede fu diversa da quella che mi aspettavo. Mi sarei infatti aspettato un ceffone, delle frustrate o chi sa che cosa… Invece mio padre mi sorrise e mi disse che era necessaria la mia presenza lì per il compimento dei suoi piani e che io lo avessi aiutato mi avrebbe dato ciò che volevo. Sapevo e so perfettamente che questo non era nient’altro che un modo per rabbonirmi e far sì che io eseguissi alla cieca i suoi ordini, però ho deciso comunque di tornare in Giappone e i motivi sono molto semplici: in primo luogo, voglio capire quale siano i piani di mio padre. È sempre stato una persona estremamente prudente e sono certo che persino dietro le nostre stesse nascite, la mia e quella dei miei fratelli, ci deve essere un motivo più profondo che mero desiderio di paternità, né tanto meno amore per una donna, però non sono mai riuscito a capirne i piani e questo mi infastidisce. Pertanto, sono veramente curioso di vedere che cosa ci serbi per il futuro. Inoltre, e questa è la ragione principale, mi ha concesso, a patto che io viva con i miei fratelli in quella casa, che si premurerà di farmi avere tutte le attrezzature scientifiche di cui ho bisogno e in quale stato migliore potrei trovarmi per portare avanti i miei esperimenti?
Insomma, alla fine ho deciso io di stare in quella casa e mi sento molto orgoglioso nel dirlo; quegli stolti dei miei fratelli si sono lasciati abbindolare come degli animali domestici dalla paura di una punizione, mentre io solo sono riuscito a vedere oltre le sue minacce. Tuttavia, come al solito, non una parola di gratifica: non appena sigillato il contratto, sono tornato in Giappone ed al mio arrivo ho trovato che nella stanza adiacente al mio posto letto c’era già una stanza adibita a laboratorio. So già che questo posto, insieme alla serra di piante velenose saranno le uniche consolazioni in questa relegazione! Quanto meno però, ho la possibilità di disporre come voglio del mio tempo e non c’è bisogno che organizzi e partecipi a quei noiosissimi balli. Poi, non è che la situazione sia così grave: basterà ignorare i miei fratelli, come loro fanno con me. Non cambia molto se siamo qui o lì, alla fine basta che ognuno viva per i fatti nostri come abbiamo sempre fatto. Peccato solo che dovrò occuparmi io di fare quadrare le spese: dato che Shu non alza un dito nelle questioni burocratiche, sarò io a dovermene occupare e questa è una seccatura in più, ma d’altronde ho tutto il tempo del mondo. Piuttosto, un’altra condizione che ci è stata imposta e trovo più disdicevole, è il dover andare in uno degli istituti privati qui vicino: temo già tutti i disagi che i miei fratelli daranno alla scuola e tutti i risarcimenti che dovrò dare, a cui il sottoscritto dovrà pensare, essendo l’unico responsabile. Comunque, non sarà di certo questo a fermarmi.
Ora mi dispiace, ma ho appena sentito il rumore di qualcosa che si rompe e, considerando l’intensità del rumore e da dove proviene, sono quasi del tutto sicuro che sia quel vaso azteco all’ingresso e potrei giurare che sia stato Ayato con la sua solita delicatezza. Cosa ho fatto io per meritarmi tutto questo?
Tuo, Reiji Sakamaki
14 luglio 1989


Michiyo fissò interdetta la data alla fine dell’aggiornamento e continuò a fissarla per molto a lungo: come era possibile che Reiji fosse già nato in quella data? Impossibile che quel ragazzo della sua stessa classe avesse pressapoco la stessa età dei suoi genitori! Inoltre, non aveva mai sentito parlare di questo fantomatico Makai e si chiedeva quale posto mai sarebbe potuto essere. E poi… C’era qualcosa di profondamente sbagliato in quel diario e iniziava ad avvertirlo nelle affermazioni di Reiji, ma soprattutto quella data non era normale. Pensando che fosse un errore, aprì il diario dalla prima pagina e iniziò a guardare tutte le date, ma con sua sorpresa scoprì che la prima annotazione risaliva al 1807, per poi continuare mese per mese, fino all’anno corrente.
Richiuse subito il diario. Era impossibile una cosa del genere, doveva sbagliarsi. Lei sapeva che si stava sbagliando, perché non aveva alcun senso che qualcuno potesse vivere così a lungo. Doveva (o forse sperava?) di aver letto male.
Riaprì il diario. Le date che aveva visto erano giuste, ma tutto ciò non aveva senso: nessun essere umano avrebbe mai potuto vivere così tanto, quindi che significava quel diario?
Improvvisamente un brivido freddo le attraversò la spina dorsale, mentre le si formava un enorme groppo alla gola, per un qualche motivo che nemmeno lei sapeva razionalmente, ma era sicura di aver già provato prima: il terrore. Un terrore profondo, tale da bloccarle il respiro e farle aumentare il battito cardiaco di mille pulsazioni al secondo, e tuttavia ancora non ne sapeva la causa.
Poi lo capì: sapeva che se lei avesse letto un’altra pagina di quel maledetto diario, sarebbe venuta a conoscenza di qualcosa di molto serio e che non sarebbe potuta tornare indietro da quello che stava facendo. Era qualcosa di confuso persino nella sua mente, eppure al tempo stesso semplice, quasi come un richiamo ancestrale: anche se razionalmente parlando aveva questa consapevolezza, o meglio, sentisse che stava per scoprire qualcosa che non avrebbe dovuto sapere, era come ipnotizzata da quel diario e dal segreto che ivi era contenuto.
Chiuse nuovamente il diario. Non era ancora pronta per sapere cosa ci fosse scritto, però al tempo stesso era curiosa di sapere cosa ci fosse scritto, ne sentiva la necessità. Sapeva anche che tuttavia la sua curiosità era pericolosa e il semplice fatto che tutta quella storia fosse partita a causa di quella ne era l’ennesima conferma. Però ormai che avrebbe potuto fare? Erano giorni che Reiji non trovava il diario e se sotto c’era qualcosa di losco come pensava, allora di certo non se la sarebbe cavata di certo con un “ti garantisco che non l’ho aperto”. No, era già troppo tardi. Dal momento stesso in cui, per colpa sua o per colpa di una serie di coincidenze, non era riuscita a ridargli subito quel diario, era stata destinata a sapere cosa rendesse quel ragazzo così infallibile e la cosa peggiore era che non le dispiaceva affatto venire a conoscenza del motivo. Forse non sarebbe tornata indietro nemmeno se non fosse mai arrivata a questo punto e avesse avuto la possibilità di rimediare, quindi tanto più ora che era a un passo dallo scoprire la verità, non si sarebbe di certo tirata indietro.
Così finalmente Michiyo si decise e riaprì il diario nella sua prima pagina, quella in cui, per la prima volta, Reiji aveva scritto “Caro diario” e lì capì la vera ragione di quelle così strane date.

 

Caro diario,

di solito non sono molto incline a copiare le abitudini degli esseri umani e quella di scrivere un diario segreto mi era sembrata una delle più insulse di tutte: a cosa gli servirà mai annotare tutti i loro inutili pensieri nella carta, se poi la loro vita non dura nemmeno un secolo? Certo, a volte lo fanno perché desiderano disperatamente che di loro resti una qualche traccia, ma alla fine anche i diari si deteriorano, soprattutto se sono affidati a un’incurate prole.
Tuttavia, con il passare del tempo, ho rivalutato questa loro idea e questo perché mi sono reso conto che, al di là del fatto che, di certo io ne ho più diritto dato che vivo di molto più a lungo, scrivere è davvero uno dei modi migliori per azzerare le emozioni, che fluiscono naturalmente dallo scrittore allo scritto. Mi sono infatti accorto che, scrivendo tutto ciò che mi capitava per un certo periodo, riuscivo a controllarmi meglio, ed è proprio per questa ragione che alla fine mi sono deciso a scrivere queste mie memorie in inglese, in modo che nessuno dei miei stupidi fratelli potesse capirle, dato che capiscono solo la lingua del nostro mondo: d’altro canto, se non avessi fatto questa scelta, con tutta probabilità prima o poi qualche mio fratello lo avrebbe trovato ed avrebbe trovato un modo per ricattarmi. Certo, mi allettava anche l’idea di un incantesimo di difesa, però poi, conoscendo la mia famiglia, so che avrebbero cercato e trovato un modo per annullare la mia formula, mentre sicuramente il pensiero di dover tradurre molte pagine li avrebbe fermato con maggiore convinzione.
Ad ogni modo, mi scuso per essere stato così scortese ed aver saltato le presentazioni: io sono Reiji Sakamaki, il secondo figlio di Karl Heinz, o meglio dire, Tougo Sakamaki e Beatrix. Fratello naturale del più amato violinista della casa, alias Shu Sakamaki e fratellastro di altri quattro fannulloni, anche chiamati Ayato, Kanato, Raito e Subaru Sakamaki, i primi tre figli della seconda moglie di mio padre, Cordelia e l’ultimo di sua cugina, ho dovuto vivere con loro per tutta la vita per volere di nostro padre in una fatiscente villa nel mondo umano, fingendoci come tali; invece, in realtà, apparteniamo tutti alla più nobile stirpe della storia di vampiri purosangue.

E così il mistero che alleggiava sui Sakamaki venne finalmente svelato.

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Anche se a distanza di un anno, sono tornata ad aggiornare questa storia, questa volta in un capitolo pieno di pagine di Reiji e la presa di consapevolezza (anche se non totale) di Michiyo. Purtroppo, dopo la fanfic di Raito ero molto indecisa se continuare questa, anche perchè ho sempre meno tempo per farlo, ma grazie alla recensione di Vidu, che qui ringrazio, ho deciso di continuarla, anche perchè adoro troppo scrivere di Reiji: è un personaggio che continua a piacermi nonostante tutto, non so nemmeno bene io la ragione.
Come al solito, pareri ben accetti e buona estate a tutti!

Anna3

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Capitolo 6
*** Dark 6 ***


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La curiosità uccise il gatto,
ma la soddisfazione lo riportò in vita”.

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Dark 6:

Stranamente, Michiyo quando lesse quelle parole non fu così sconvolta come si era aspettata: al contrario, a dire il vero la paura, l’ansia e quella sorta di eccitazione perversa che aveva prima di scoprire la verità sparirono nel momento stesso in cui lo seppe. Al loro posto, subentrò un’altra emozione che Michiyo conosceva molto bene: la soddisfazione di sapere. Era qualcosa che le capitava molto spesso, quando, grazie alla sua curiosità, veniva a conoscere ciò che le persone normali, non solo non sapevano, ma su cui nemmeno si interrogavano: proprio come quella volta che da piccola era andata in gita con la scuola nel parco lì vicino e, arrivata nei pressi di uno stagno, avevano visto le ninfee, i pesciolini e un grosso rospo. Subito le sue amiche erano scappate disgustate e spaventate dall’animale, ma lei si era fermata davanti, incuriosita dal fatto che appena la bestiolina aveva avvertito il pericolo si era ingrossata. In seguito, chiese alla maestra il motivo di quella trasformazione e venne così a sapere che era perché il rospo aveva paura e, per proteggersi, si era gonfiato, in modo da sembrare più imponente. Tuttavia, se doveva essere sincera e raccontare le cose come stavano, non era solo la curiosità logica che l’aveva spinta a chiedere quel giorno, ma anche un po’ di irrazionalità: aveva infatti appena letto la storia del principe ranocchio e, contro ogni legge della natura, credeva che anche quel rospo avrebbe potuto diventare un bel principe se una bella principessa. Michiyo odiava però ricordare quel piccolo dettaglio nel suo ricordo, perché le avrebbe ricordato un lato di sé che non poteva accettare e proprio come quando in un pacchetto regalo si riutilizza la carta da regalo, notando un difetto, si decide di nasconderlo sotto il fiocco, allo stesso modo Michiyo nascondeva quell’increspatura della sua personalità, persino alla sua mente.
Era stata infatti la sua curiosità il motivo per cui era sempre stata brava a scuola e che le aveva anche consentito di entrare alla Ryoutei High School Academy ed era questo che voleva pensare di sé: voleva essere una persona che con la sua curiosità è stata in grado di iscriversi persino a una scuola prestigiosa, anche se quel suo stesso lato di sé che amava era anche il motivo per cui si era spesso cacciata nei guai e questa era una di quelle volte. Dopo l’iniziale compiacimento, capì la gravità del suo gesto: aveva letto il diario segreto di un vampiro e non di uno qualunque, ma di Reiji Sakamaki, che dava l’idea di essere una persona estremamente severa con se stessa e con gli altri. Che fare? Ridargli il diario dopo un paio di giorni non era proprio il massimo e se già prima non era stata in grado di farlo, prima che non sapeva della verità, non osava immaginare ora come ci sarebbe potuta riuscire. Riguardò il diario incerta sul da farsi, ma poi le sovvenne alla mente il fatto che quello potesse essere stato tutto uno scherzo di Reiji: insomma, non le sembrava affatto il tipo di persona che avesse potuto dimenticare così sbadatamente il suo diario e magari l’aveva lasciato lì di proposito per prendere in giro qualcuno. Tuttavia, Reiji non sembrava molto il tipo che amava fare scherzi e quindi l’ipotesi non stava in piedi… a meno che quel libro altro non fosse che un romanzo dello stesso Reiji. Era l’ipotesi più probabile. Eppure, qualcosa non andava lo stesso: quel libro era troppo autobiografico per essere un romanzo, troppo sofferto… Se l’essere vampiro fosse una metafora dell’esistenza che Reiji si sentiva di provare? Ma metafora di che cosa poi? Michiyo si rese conto che non sapeva esattamente cosa fosse un vampiro: o meglio, spesso aveva letto storie su questi tizi che succhiano il sangue, evitano la luce del sole e sono immortali, ma, essendo degli figure quasi mitologiche, presupponeva non esistessero, come gli zombie, i ghoul o tutte quelle creature innaturali che popolano le storie dell’orrore e se anche fossero mai esistiti, di certo non ci sarebbe motivo per cui questi andassero nei giornali a dire di essere vampiri. Insomma, se anche ipoteticamente delle creature come tali esistessero, non avrebbero un reale motivo per stare con gli umani se non quello di cacciarli e per farlo, avendo forma umana, la cosa migliore sarebbe quella di mischiarsi con loro, scoprire le persone più deboli e isolate e poi attaccare una volta da soli, in modo letale per la vittima, come i predatori nella giungla. Pertanto, nessun vampiro avrebbe mai dichiarato di essere tale e, non essendoci informazioni certe, avrebbe potuto esistere come essere completamente inventato. Complice forse la stanchezza, non si sentiva di escludere la possibilità che Reiji fosse davvero un vampiro, anche se le sembrava che le sue argomentazioni razionali fossero comunque fragili di fronte all’idea che fosse un romanzo e che in definitiva le sue non fossero che giustificazioni a un suo presentimento privo di qualunque fondamento, fuorchè quello intuitivo. Pertanto, dato che, essendo ormai sera, poco tempo dopo avrebbe dovuto andare a scuola e dato che a quel punto non aveva più sonno, decise che non sarebbe poi stata una grande perdita di tempo cercare qualche informazione su Internet e ciò che trovò la rassicurò molto: a parte alcune pagine di pseudo esorcisti, su wikiHow aveva trovato una lista di cose per fingersi vampiro, tra le quali anche scrivere un diario per fingersi tale. Gli sembrava inverosimile che uno come Reiji perdesse tempo in cose simili, ma d’altronde non poteva dire di conoscerlo così tanto: e se ciò che tutti vedevano fosse una maschera e in realtà il vero Reiji era una persona che amava fare scherzi?
Di una cosa era certa ed era che ancora ne sapeva molto poco di lui, quindi decise di tenersi il diario ancora un po’ e di leggerlo tutto per verificare se fosse davvero uno scherzo o meno e fino a che punto si era spinto Reiji per tenere in piedi questa recita: avrebbe letto ogni pagina di quel libro per conoscere la verità e nel frattempo avrebbe spiato anche in ragazzo in questione senza farsi vedere.
Era ormai il tramonto quando Michiyo stampò il file che aveva trovato con una lista di atteggiamenti ‘da vampiro’, che poi mise all’interno del primo quaderno che trovò: si aspettava di trovare molto di più in realtà, invece erano quattro banalità che sapeva persino da sola, però era, per lo meno, un inizio e inoltre, avendo una lista cartacea, avrebbe potuto segnare i risultati che trovava, come in una sorta di esperimento.

Vampiri:

  1. Canini più affilati rispetto alla norma

  2. Pelle più fredda e pallida della media

  3. Si irrigidiscono alla visione del sangue

  4. Interesse per il sangue e il rosso

  5. Sensibilità alla luce

  6. Preferiscono le stanze buie

  7. Odiano l’aglio

  8. Odiano le croci

  9. Aura più potente

  10. Istinto di scappare nell’uomo

Gli ultimi due punti della lista erano un pochino vaghi, quindi per i primi tempi si sarebbe occupata soprattutto dei primi che erano più verificabili con i sensi, sebbene in ogni caso fosse difficile capire l’avversione di Reiji all’aglio… Come avrebbe dovuto fare? Anche il semplice fatto di riuscire ad azzerare la distanza tra sé e quella persona così inavvicinabile le sembrava impossibile.
Con mille pensieri che le turbinavano nella mente, Michiyo prese il suo zaino e si diresse verso la scuola, per l’ennesima nottata all’insegna dell’apprendimento e dello studio; questa volta però, la giornata non dava l’impressione che sarebbe stata qualcosa di noioso come al solito, anzi, non vedeva l’ora di mettere piede nell’edificio scolastico. La sua prossima missione sarebbe stata quella.


NOTE DELL'AUTRICE:
Ed ecco qui l'ultimo aggiornamento della storia! Devo ammettere che questo capitolo è forse un po' noioso e molto introspetttivo: volevo dipingere al meglio il personaggio di Michiyo, anche per chi magari ha perso un po' le fila del discorso, dal momento che è passato molto tempo da quando ho iniziato questa storia. In merito, voglio quindi ringraziare lila love per il sostegno: per me significa davvero molto. Comunque, il prima possibile cercherò di caricare il settimo capitolo dal momento che questo è stato un po' di transizione e in preparazione del prossimo, molto più succulento (ma non per i Sakamaki).
A presto!

Anna3
 

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Capitolo 7
*** Dark 7 ***


~~~~~

La curiosità uccise il gatto,
ma la soddisfazione lo riportò in vita”.

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Dark 7:

Michiyo appoggiò sconsolata la rivista sui Sakamaki che le aveva dato la sua amica: quel giorno era arrivata presto, ma Reiji non era ancora arrivato in classe, pertanto si era messa leggere. Ormai aveva letto tutte le interviste dei fratelli in quei giorni e si era riservata quella di Reiji alla fine, ma era stata più deludente di quello che si era aspettata: nonostante le domande diventassero via via più difficili, Reiji era come un muro impenetrabile, che non lasciava nemmeno degli indizi sulla sua vita privata. L’unico punto scoperto era il fratello Shu, ma sulla questione vampiro non c’era nulla che lasciasse anche solo pensare a quello e il che la portò a concludere che quella di Reiji non fosse una messa in scena. Se infatti lui avesse voluto fingere di essere un vampiro per davvero, avrebbe dato risposte volutamente più ambigue, invece era praticamente inattaccabile, quindi o la messa in scena era solo per lei (cosa altamente improbabile, dato che non era nessuno per lui) oppure… No, ci doveva essere un’altra spiegazione!
“Yo!” la salutò una voce ben famigliare.
“Yukiyo! Cosa ci fai qui così presto?” chiese Michiyo.
“Ah niente di che… mi sono semplicemente alzata troppo presto oggi, lasciamo stare” disse Yukiyo lasciando cadere l’argomento “Vedo invece che hai preso una bella sbandata anche tu per i Sakamaki...”
“Ma figurati! Stavo solo leggendo la rivista che mi avevi dato e che avevo dimenticato sul comodino”.
“Certo” disse ridendo “ci credo proprio tantissimo”.
“E va bene, lo ammetto” disse alzando le mani “Potrei essere interessata a loro…”.
“Ahhh e fammi indovinare… Magari sei interessata a quel vampiretto precisino di Reiji?”.
Michiyo la guardò stupita:
“Che hai detto?”.
“Ti piace Reiji!”
“A parte che non è vero… sbaglio o hai detto vampiro?”.
“Ah lascia stare, è una stupidaggine… diciamo che corrono certe voci secondo cui i Sakamaki sono dei vampiri, ma sono solo voci di corridoio fatte da ex ragazze di Raito e complottisti sfegatati secondo cui la ragione per cui il preside ha fatto questa scuola di notte è per loro… beh dopo la pubblicazione di quell’articolo le voci sono drasticamente diminuite tuttavia”.
“Quindi Reiji sarebbe un vampiro?”.
Yukiyo rise “Sì, divertente non trovi? Anche se ammetto che i vampiri sono sempre stati il mio debole e lo sai”.
“Già” disse Michiyo pensierosa e proprio in quel momento vide entrare nell’aula Reiji.
“Parli del diavolo e spuntano le corna” le sussurrò Yukiyo e tornò al proprio banco.
Michiyo fissò Reiji: come avrebbe potuto testare il fatto che fosse o meno un vampiro? Di certo non poteva andare in giro con aglio e croci, né toccare per sentire se fosse freddo. Il fatto stesso che stesse testando una teoria come quella dei vampiri, che non esistono scientificamente, era assurdo. Eppure le parole di quel diario parlavano chiaro. Doveva scoprire la verità.
“Michiyo andiamo? Abbiamo lezione di ginnastica ora, sbrigati!” disse Yukiyo.
Michiyo non se lo fece ripetere due volte: aveva il piano perfetto per smascherarlo.

Da quando Reiji aveva attirato la sua attenzione, aveva notato molte cose di lui: il fatto che non avesse amici, la sua ossessione per la chimica, la sua precisione anche nelle banalità e tra le altre cose non le era sfuggito che tutti gli incarichi della classe erano suoi. Era il rappresentante di classe, quello che chiudeva le file in caso di incendio, quello che raccoglieva i test e di cui i prof avevano massima fiducia e soprattutto era il responsabile dell’infermeria. In altre parole, nel caso di malessere di uno della classe, avrebbe dovuto occuparsene lui.
Il piano era semplice: fingere di farsi male durante l’ora di ginnastica, farsi portare da lui in infermeria e vedere le sue reazioni. Spiegò il suo piano anche a Yukiyo, tralasciando la parte del vampiro, per fare in modo che la aiutasse in caso di ostacoli, ma purtroppo evidentemente neanche quel giorno era molto fortunata. Quando infatti mise in atto tutta questa messa in scena con l’aiuto dell’amica, il professore rovinò tutto:
“Yukiyo Yamada, portala tu in infermeria, Sakamaki è stato appena chiamato da un docente”.
Yukiyo sussurrò a Michiyo un veloce ‘mi dispiace’ con la faccia dispiaciuta e la portò in infermeria, mentre Michiyo si domandava se forse quella non fosse la punizione del karma per aver sottratto il diario a Reiji.
“Accidenti, ma proprio in questo momento Reiji è dovuto andare via?! Dannato professore, dannata la sua bravura!” disse Yukiyo, esprimendo anche i pensieri dell’amico, la quale, con un sospiro di rassegnazione disse:
“Non fa niente, troveremo un’altra occasione”.
“Sì, ma ora hai il ginocchio sbucciato per niente!” si lamentò Yukiyo.
“Ah guarda non me lo dire!” disse Michiyo e si fermò davanti all’infermeria “Comunque non serve che mi porti in infermeria, posso farcela da sola”
“Sei sicura?” chiese Yukiyo.
“Massì, è solo un graffio e poi adesso basta che disinfetto un attimo, metto un cerotto e arrivo”.
“D’accordo, allora intanto vedo se è tornato Reiji che magari gli dico di venire da te a visitarti, dal momento che il responsabile dovrebbe essere lui” disse facendole l’occhiolino.
“Buona idea!” disse Michiyo e così Yukiyo tornò verso il campo della palestra.
Michiyo sospirò, poi aprì la porta dell’infermeria e fece per entrarvi ma si trovò improvvisamente tra le braccia di un ragazzo.
“Oya!” disse una voce famigliare.
Michiyo alzò lo sguardo e si trovò davanti nuovamente un vampiro ben noto: Raito Sakamaki.
Forse il suo piano non era così rovinato come sembrava.
Il vampiro abbassò lo sguardo e assottigliò gli occhi come se si stesse sforzando di ricordare qualcosa, poi disse:
“Sbaglio o questa è la seconda volta che ci incontriamo? Ricordo bene le belle ragazze di questa scuola” sorrise malizioso.
“Ti giuro non lo sto facendo apposta!” rispose Michiyo, allontanandosi immediatamente “è che sai… sono appena caduta nel selciato della scuola e sono venuta in infermeria per...” disse, ma si interruppe vedendo che Raito, prima ancora che finisse la frase fissava il suo ginocchio sbucciato.
Per un attimo calò il silenzio e le sembrò quasi che Raito la trattenesse vicino a sé, come incantato dalla sua ferita.
“Immagino sia per quello” disse poi Raito e alzando lo sguardo le chiese “Ti posso aiutare io”.
“Volentieri” annuì Michiyo senza farsi perdere l’occasione.
Raito la fece accomodare all’interno della stanza e andò a prendere l’occorrente per il bendaggio da un cassetto vicino. Michiyo si prese tutto il tempo per studiarlo: sembrava molto tranquillo, anche se certi suoi gesti, come i suoi movimenti rigidi e meccanici, tradivano il suo nervosismo. Tuttavia le prese la gamba e gliela disinfettò, poi vi appose una benda bianca e fece il tutto mantenendo un perfetto controllo: non era sufficiente per dimostrare niente. Doveva cambiare tattica.
“Cosa ci facevi qui? Sei un responsabile dell’infermeria come Reiji anche tu?” chiese allora Michiyo per scoprire qualcosa in più su di lui.
“Io? Pff, casomai quello è Ayato che gli piace soccorrere le donzelle in pericolo per poi… Mi dispiace deluderti, ma non sono il buon samaritano che sembro”.
“Ma davvero?” chiese Michiyo e gli si avvicinò un po’ civettuola “Allora che tipo di ragazzo sei?”.
Raito fece un sorrisetto malizioso e le si avvicinò a sua volta:
“Sei davvero sicura di volerlo sapere?”.
In tutta risposta, Michiyo gli si avvicinò e gli sussurrò:
“Non si risponde a una domanda con un’altra domanda” disse, cercando di sembrare il più sexy possibile, mentre dentro di sé stava per sprofondare in un mare di imbarazzo per ciò che stava facendo. Poi, per evitare di essere scoperta, si allontanò subito dopo, voltandosi come per uscire:
“Bene direi che...” stava per dire, ma non fece in tempo a concludere la frase che Raito la bloccò tra sé e il muro e, usando la sua stessa tattica, le sussurrò all’orecchio con voce sensuale:
“Sono quel tipo di ragazzo a cui è pericoloso stare vicine” disse annusandole il collo e leccandole il collo. Michiyo, che nel frattempo si sentiva andare a fuoco per quel che era successo, non riuscì a proferire parola in risposta, ma sentì chiaramente Raito allontanarsi un po’ dal suo orecchio, pur tenendola bloccata al muro e dirle:
“Sembri davvero squisita”.
Michiyo sentì un brivido di paura scorrerle lungo la spina dorsale e istintivamente si liberò dalla sua presa, ma nel farlo si appoggiò per sbaglio al tavolo e fece cadere un bicchiere di vetro.
Raito si allontanò subito e commentò:
“Oh bitch-chan sembri un po’ sbadata” disse guardandola con un ghigno vittorioso.
Michiyo, vergognandosi per aver anche solo pensato di poterlo battere a un gioco in cui era sicuramente mille volte più bravo di lei, non ribattè e disse:
“Devo tornare in classe”.
Raito ghignò soddisfatto, ma disse accondiscendente:
“Ma certo” e si chinò a raccogliere i vetri.
Michiyo fece lo stesso, ma prendendo un pezzo si procurò un altro piccolo taglietto.
“Accidenti!” esclamò, ma fortunatamente si accorse che era un taglio molto leggero e ridotto. Tuttavia, dal momento che nella mano ci sono molti capillari, le uscì un po’ di sangue e solo allora non potè fare a meno di notare che gli occhi di Raito si erano fatti improvvisamente molto pericolosi e non potè non notare i canini, che in quel momento sembravano molto più appuntiti del fratellastro di Reiji.
Michiyo non ci pensò due volte, poggiò i vetri che aveva preso e fece per andarsene:
“Va bene, devo andare” disse e corse via più veloce che potè.
Corse talmente veloce che nel farlo andò a sbattere, di nuovo, contro una persona, che fortunatamente non era Raito questa volta.
“Ow” sussultò e alzò lo sguardo, trovandosi davanti questa volta, neanche a volerlo, lo stesso Reiji.
“Spero che questa tua mancanza di educazione non sia un maldestro tentativo di seduzione, perché per tua informazione con me non funziona… al contrario dei miei fratelli” commentò acido Reiji staccandosi da lei.
“Reiji! Ehm… scusa non volevo ma stavo tornando...” cercò di giustificarsi Michiyo.
“Risparmia le tue patetiche scuse” la interruppe, zittendola, poi sospirò “Stavo venendo in infermeria perché la tua amica mi ha detto che ti eri fatta male alla gamba e in quanto responsabile volevo assicurarmi che tutto fosse andato per il meglio, ma pare che tu abbia già risolto”.
“Ah già… Sì sì, tutto apposto” disse indicando la fasciatura.
“In compenso pare tu ti sia fatta male alla mano” notò Reiji, fissandole la mano ferita dal vetro.
“Intendi questo? Massì, è solo un taglietto! Non fa neanche male” ridacchiò nervosa Michiyo.
“Dal momento che siamo a due passi dall’infermeria, mi pare sensato disinfettare anche quella no?” disse e, prima che lei potesse fermarlo, entrò nell’infermeria. Stranamente però, non c’era già più traccia di Raito.
Reiji la fece quindi sedere e con una delicatezza che stupì persino Michiyo gli prese la mano, la disinfettò e vi mise un cerotto.
“Grazie”.
“Di nuovo ti prego di non fraintedere: lo faccio perché devo” rispose tagliente “Ora andiamo, ci stanno attendendo” disse e, dopo aver brevemente sistemato tutto, tornò verso il resto della classe.
Soltanto in quel momento Michiyo fece caso a quel che Reiji le aveva detto all’inizio: che fosse quella la ragione per cui era tanto risentito il giorno in cui si era scontrata con Raito?
Di una cosa era certa: era abbastanza convinta del fatto che i Sakamaki fossero vampiri.

NOTE DELL'AUTRICE:
Come promesso, ecco a voi un settimo capitolo, molto denso e un pochino più lungo rispetto al solito (ho battuto ogni record di velocità questa settimana, ma essendo il mio compleanno oggi sono più buona XD). Immagino ormai si sia capito che un altro personaggio a cui darò molto spazio sarà Raito, per la semplice ragione che adoro scrivere queste scenette flirtose con lui come quella di oggi <3 e ovviamente a Shu, soprattutto prossimamente, complice il rapporto tra fratelli che ha con Reiji. Al contrario, Ayato, Kanato e Subaru saranno meno importanti in questa storia (potrei essere un po' influenzata dalle mie simpatie ok), ma ci saranno molti altri intriganti personaggi! Michiyo ormai si è ben resa conto della natura dei Sakamaki e speriamo che con il tempo non si ritrovi a dover inciampare in altri personaggi (o magari chissà, sono proprio loro a farlo volontariamente!) Restate sintonizzati per scoprirlo!

Anna3


 
 

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Capitolo 8
*** Dark 8 ***


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La curiosità uccise il gatto,
ma la soddisfazione lo riportò in vita”.

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Dark 8:

Caro diario,

purtroppo è da molto tempo che non ti aggiorno e di questo ne faccio un mea culpa, ma negli ultimi mesi sono accaduti diversi avvenimenti degni di nota che non mi hanno dato un attimo di tregua. In ogni caso, non preoccuparti perché sarà mia cura narrarteli per filo e per segno. Inizierò dal principio. Come ti avevo già precedentemente anticipato, è da molto tempo che mio fratello Shu ha iniziato a comportarsi in modo strano: solitamente non si ribella mai a ciò che dice a nostra madre ed esegue a testa basta, seppur controvoglia, ciò che deve, ascoltando il precettore. Invece, da diverso tempo ormai, ho notato che inizia a trascurare i suoi doveri, uscire di casa senza permesso, rispondere male al nostro insegnante privato e interessarsi alla curiosa fauna del mondo umano. Potrei anche soprassedere a queste sue stranezze, se non fosse per il fatto che una volta l’ho sentito parlare male di nostra madre: non so esattamente con chi stesse parlando, ma si stava lamentando del fatto che lei riponesse troppe aspettative su di lui e che fosse troppo severa. Non comprendo davvero come possa dire certe cose di nostra madre: certo, Beatrix forse è fin troppo competitiva nei confronti della seconda moglie di nostro padre, Cordelia, tuttavia di certo è la donna più fine ed elegante che io abbia mai conosciuto e mai nessuna potrà superarla, ne sono certo. Come se non bastasse, una sera Shu ha addirittura osato dirmi che avrebbe voluto fossi io al suo posto, così da non dover sbrigare tutte le faccende da primogenito. Ti rendi conto della sua immaturità e della indelicatezza? Lui, quel buono a nulla, che ha avuto la fortuna di nascere per primo e avere tutte le attenzioni dei nostri genitori, viene a lamentarsi con me, che pure se più bravo di lui non potrò mai essere alla sua altezza soltanto perché abbiamo qualche mese di differenza!

Ad ogni modo, ero davvero curioso di conoscere la ragione di questo suo cambiamento, per cui ho iniziato a studiarlo, mentre lui ingenuamente non se ne accorgeva, e guardare cosa faceva. Mi sono reso conto che ogni giorno, tra la lezione di violino e quella di equitazione, tra le quali intercorreva all’incirca un’ora, spariva passando per i giardini del retro e dopodichè tornava giusto in tempo per la lezione successiva. Purtroppo io solitamente a quell’ora avevo lezione
di storia, ma, dato che al contrario suo ho un buon rapporto con i miei precettori, mi è bastato chiedere di posticipare la lezione di un giorno e così andare a scoprire ciò che faceva mio fratello. Come di consueto, Shu finì la lezione e dopo aver riposto il suo violino, uscì dal palazzo e stando attento a non essere seguito si diresse verso il bosco. Fortunatamente sono riuscito a non farmi scoprire e dopo molto camminare venni a conoscenza del suo segreto: Shu si era fatto un amico, ma non un demone del Makai come i nostri maggiordomi intorno alla villa, bensì con un essere umano. Col senno di poi, la cosa non mi sorprende nemmeno così tanto, data la predilizione di Shu per le cose deboli e inutili come lui. Comunque sia, il suo amico pare fosse uno degli ennesimi ragazzi orfani dagli anonimi capelli castani, che aveva una predilizione per le piante e la natura, dal momento che quando li sentii parlare per la prima (e anche unica) volta, il bambino gli stava spiegando le proprietà dell’elicriso. Ovviamente, se fossi stato io a spiegarglielo non mi avrebbe nemmeno ascoltato, ma un bambino umano qualsiasi invece è sicuramente più saputo di me.
Hanno giocato insieme, parlato del più e del meno (non ricordo i dettagli perché erano discorsi futili e poco degni di nota) e poi Shu è tornato indietro giusto in tempo per la lezione successiva.
Tuttavia, se la cosa fosse terminata qui, non sarebbe stato nemmeno un grande problema: Shu che si è fatto un amico umano e di tanto in tanto se ne va sarebbe quasi potuta essere una cosa positiva, perché avrei potuto vederlo di meno. Invece, con il tempo Shu ha iniziato a saltare delle lezioni soltanto per andare con quell’umano, che appresi poi chiamarsi Edgar e trascurando in questo modo i suoi doveri di primogenito. Persino nostra madre si è accorta delle sue misteriose assenze e così… Sai, credo di aver sbagliato, caro diario. Forse se non avessi agito in questo modo le cose non sarebbero finite in questa maniera, ma è sempre così facile biasimare le nostre azioni una volta che non possiamo tornarvi indietro. Dopo che per la centesima volta Shu spariva nel bosco per giocare con Edgar, procurando un grande dispiacere a nostra madre, le dissi la ragione della sparizione di mio fratello. Speravo che facendolo Beatrix sarebbe riuscita a riconoscere quanto mio fratello fosse indegno del suo ruolo e avrebbe capito che l’unico adatto sono io, invece si è chiusa maggiormente in se stessa, pretendendo sempre di più da Shu e ignorandomi ancora di più.

Un giorno ero in giardino seduto con mia madre e mentre lei cuciva mi ero messo ad imparare a memoria un libro come sono solito fare anche ora. Sebbene mia madre sembrasse non essersi minimamente accorta della mia presenza, mi andava bene così. Tutto era tranquillo. Finchè poi non è arrivato mio fratello, tenendo in mano un cucciolo di cane, contento e gioioso come mai prima di allora. Per quanto insulso potesse essere, poteva anche andare bene: non mi piaceva poi tanto impicciarmi negli affari di mio fratello, purché questi non arrecassero danno a me o alla famiglia. Se voleva prendersi cura di un animale, per quanto mi risultasse ridicolo in quanto vampiri, mi andava bene comunque; bastava che svolgesse ciò che doveva e non ci disturbasse. Invece, Shu venne proprio verso di noi e già questo mio caro diario ti fa capire l’intelligenza di mio fratello: non solo saltava le lezioni, ma pure veniva a bighellonare davanti di noi. Come è ovvio, nostra madre gli chiese che cosa stesse facendo e lui le mostrò il cucciolo, regalato, come ci si può ben aspettare, da Edgar stesso. Beatrix non battè ciglio e gli disse di sbarazzarsi di quella cosa, che palesemente lo distraeva dai suoi studi e quell’ingrato per giunta l’ha ignorata. Cose da pazzi! Mia madre allora gli ripetè la solita storia del fatto che è il primogenito e deve comportarsi bene - tutte cose che ormai anche i muri hanno capito, ma non evidentemente mio fratello. Poi, il maggiordomo gli ha tolto il cucciolo dalle mani, ma Shu si ostinava a non volerlo lasciare, finché non è intervenuta nuovamente nostra madre a convincerlo di lasciarlo. In tutta risposta, Shu è scappato via come un codardo ed è qui che non comprendo: come può non capire che nostra madre sta pensando al nostro bene, al suo bene?! Invece no, Shu continuava ad andare appresso quell’umano e il suo stupidissimo villaggio, mentre nostra madre si preoccupava per lui. Shu è sempre stato così: pensa solo a se stesso, anche in questa occasione ha pensato solo a quell’animale, ma non alla tristezza che arrecava a nostra madre. Mio fratello è un grande egocentrico, lo è sempre stato e sempre lo sarà. Ovviamente a me spetta sempre aggiustare le cose dopo. Sai, io ci provo, mio caro diario, ma il più delle volte ciò che faccio è perfettamente inutile.
Dopo che Shu se ne è andato, mia madre è tornata a sedersi ed ha ricominciato a cucire, senza più proferire parola. Riuscivo a sentire ogni suo piccolo pensiero: la delusione nei confronti di Shu, il senso di inferiorità rispetto a Cordelia per un primogenito del genere…
E io avrei così tanto voluto dirle che avrei potuto essere il figlio che voleva, che ero meglio di tutti gli altri, ma sapevo altrettanto dolorosamente che sarebbe stato inutile. Se solo fossi nato prima di lui!
Ho provato a distoglierla dai suoi pensieri dicendo di aver appena concluso
di imparare il libro che mi aveva assegnato il precettore, ma ciò che ottenni in risposta era soltanto il silenzio. Un assordante silenzio.

Credo sia stato in quel momento che ho pensato a quel piano. A mia discolpa posso dire che non è stato intenzionale, ma poi mi sono lasciato prendere la mano e come sai da cosa nasce cosa. All’inizio la mia idea era abbastanza semplice: avrei fatto in modo di liberarmi di quel ragazzino umano, Edgar, che distraeva Shu dai suoi studi e arrecava tanto dispiacere a mia madre e questo avrebbe avuto un duplice vantaggio, perché da un lato mi sarei fatto notare da mia madre e dall’altro avrei dato una bella lezione a mio fratello. Non mi spaventava tanto l’idea di uccidere un essere umano: avevo visto mio padre farlo molteplici volte e comunque per noi uccidere una persona è l’estremo atto di amore. Per gli esseri umani questo è incomprensibile perché avendo già essi una vita effimera, uccidersi è un male, ma per noi vampiri, che viviamo secoli e secoli solo per assecondare una sete insulsa, è una liberazione. Almeno io la penso così. Ogni notte mi sveglio con questa irrefrenabile voglia di bere sangue e più sono a digiuno, più questa si acuisce, al punto che non riesco nemmeno più a concentrarmi nei miei libri e sono costretto a cedere ai miei impulsi. Non c’è liberazione che con la morte.

Così un giorno, dopo aver seguito Shu ed Edgar al villaggio, approfittai della loro distrazione per appiccare il fuoco alla casa di lui. All’inizio l’idea era molto semplice: avevo studiato le abitudini della famiglia dell’amico di mio fratello e sapevo che la sera non c’era nessuno in quella casa perché il padre di lui era a barattare i loro prodotti al mercato e la madre a tessere con le altre donne del villaggio, per cui avrei dato fuoco alla casa e quando Edgar si fosse presentato, lo avrei allontanato nella confusione generale dell’incendio e poi lo avrei ucciso.
Tuttavia, le cose non andarono come previsto: in quel periodo infatti, il padre di Edgar stava male e la moglie si stava prendendo cura di lui. Per cui, non appena la casa prese fuoco, i suoi genitori
furono praticamente spacciati. Inoltre, non ero ancora molto bravo con il controllo delle fiamme, pertanto prese fuoco l’intero villaggio e non solo quella singola casa. L’obiettivo fu comunque in qualche modo raggiunto, perché appena Shu ed Edgar si resero conto di ciò che stava accadendo, Edgar si buttò tra le fiamme per cercare di salvare i suoi genitori, contravvenendo a Shu che gli urlava di non andare.

Spaventato da ciò che stava accadendo, ormai totalmente fuori dal mio controllo, tornai a casa correndo e mi infilai sotto le coperte, cercando di giustificare le mie azioni. In fondo lo avevo fatto per il bene della nostra famiglia: se Shu fosse rimasto amico di quell’umano avrebbe potuto scappare con lui e questo avrebbe avuto diverse conseguenze negative per la nostra famiglia, perché Cordelia avrebbe potuto prendere il potere con i suoi figli e quindi ci sarebbero state ripercussioni negative per tutti. Inoltre, in questo modo Shu sarebbe diventato più responsabile, capendo di non potersi affidare agli umani e mi sarei finalmente fatto notare. Purtroppo però nemmeno queste mie due suppozioni furono ben fondate,
perché Shu divenne completamente apatico e incapace di svolgere qualsivoglia azione da solo fuorchè ascoltare musica sul sofà del soggiorno e mia madre continuò a ignorarmi. Per di più, non sono nemmeno così sicuro che Edgar sia morto, dal momento che pare nella casa fossero stati ritrovati solo due cadaveri… e mi guadagnai il già abbastanza palese disprezzo di Shu. Non che di questo mi importi molto, eppure a volte mi chiedo che cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente. Ora mi ritrovo con più lavoro da fare, dal momento che Shu è diventato un vero e proprio Gokutsubushi*, ed è per questo che ultimamente non sono riuscito ad aggiornarti. Da qui in avanti temo succederà spesso.
Però non chiederò scusa per le mie azioni: ho fatto tutto questo per il bene di tutti, c’è qualcosa di così sbagliato nel farlo?

Tuo, Reiji Sakamaki
10 agosto 1865

* buono a nulla, il soprannome che Reiji ha dato a Shu

NOTE DELL'AUTRICE:
Buonasera a tutte! Spero che vi stiate godendo le vacanze e che questo capitolo vi piaccia, perchè io ho adorato scriverlo e prossimamente vi spoilero che ce ne saranno altri del genere, interamente dedicati a Reiji. In realtà, ai fini della trama non sono così rilevanti, ma mi piaceva l'idea di descrivere i sentimenti di Reiji quando ha dato fuoco al villaggio di Edgar, un momento che non piace molto alle fan di Shu e che può risultare incomprensibile. Con questo non vuol dire che io lo giustifichi, semplicemente sto cercando di indagare le cause profonde di questo gesto. Come sempre se il capitolo vi è piaciuto fatemelo sapere: ora che è estate sto cercando di andare avanti il più possibile con la trama, sperando di non lasciare il buco invernale come lo scorso anno.
Pertanto,  a presto!

Anna3

P.s. Ho diviso un po' per paragrafi la lettera perchè altrimenti il testo era tutto attaccato e scomodo da leggere a mio parere, ma ditemi voi se è stata una buona idea o meno ;)

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Capitolo 9
*** Extra 1 ***


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La curiosità uccise il gatto,
ma la soddisfazione lo riportò in vita”.

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Extra 1

Caro diario,

come sai, una delle mie passioni è la chimica organica e in particolare ultimamente mi sono appassionato alla farmacologia. Pochi giorni fa ho infatti letto un libro sulle piante del nostro mondo e quello umano e ho fatto diverse scoperte interessanti: innanzitutto molte piante tossiche umane, che non hanno cura nel mondo degli umani, hanno un antidoto nel nostro regno ed esiste il corrispettivo anche con il nostro mondo, quasi come ci fosse una certa complementarietà. Per questa ragione, ho iniziato a creare veleni e antidoti capaci di far fronte ad ogni situazione e sono anche abbastanza soddisfatto, perché mi sembrano funzionare molto bene. Purtroppo però non ho molte cavie all’infuori di me stesso, ma fortunatamente per noi vampiri non ci sono sostanza letali come per gli umani e la pianta più forte che io conosca è in grado di mettere fuori gioco un vampiro soltanto per un mese a malapena. Ho scoperto di essere molto bravo nel fare veleni e i rispettivi antidoti: non mi è mai capitato di stare male, perché sono sempre riuscito a rimediare ai veleni che ingerivo, anche i più potenti e sono molto soddisfatto dei miei risultati.
C’è ovviamente voluto poco prima che anche gli altri abitanti della casa, ovvero i miei fratelli, venissero a sapere di questa cosa, ma la reazione non è stata esattamente quella che mi aspettavo: invece che farsi aiutare, rifiutavano tutti il mio aiuto. Non importa se Subaru avrebbe avuto la possibilità di guarire prima dalla sua disintossicazione per pesticidi alle rose, Ayato si sarebbe ripreso dalle sue ferite molto più rapidamente, Kanato non avrebbe dovuto passare notti insonni per le corde vocali danneggiate e Raito sarebbe guarito prima dalle punture di insetto. Sono sempre stati diffidenti nei miei confronti e, quando anche cercavo di aiutarli, temevano che li stessi usando per i miei esperimenti. Certo, in tutta onestà non si può dire che sia una cosa così inaspettata: all’inizio questa mia attività aveva destato una modesta curiosità, ma poi c’è stato un piccolo fraintendimento. Dal momento che in certi casi non ero affatto sicuro dei miei esperimenti, anche se questo accadeva soltanto le primissime volte, quando ero ancora alle prime armi, usavo delle cavie di laboratorio per testare i miei antidoti, però non sempre tutto andava come doveva. Pertanto, si è creato un clima di diffidenza nei confronti delle mie creazioni, giudicate pericolose e nocive, avvalorato poi dal fatto che un giorno, testando un veleno, ho avuto qualche convulsione per diverse ore. Così ogni volta che mi avvicino a uno dei miei fratelli per curarlo, scappano via terrorizzati da me. Eppure, penso davvero al loro bene, in fondo. Tra l’altro, ultimamente ho iniziato anche ad appassionarmi di cucina e ho scoperto che quella italiana, di un particolare stato della Terra, è veramente squisita. Ho imparato a fare un piatto chiamato “carbonara” che resterà per sempre il mio preferito, sebbene come lingua preferisca di gran lunga il tedesco.
Vorrei continuare a scriverti le mie scoperte, ma ahimè mi stanno chiamando per la cena, pertanto devo andare. Perdona la brevità del mio aggiornamento: prometto che prossimamente sarà più sostanzioso e mi dilungherò maggiormente.
Tuo, Reiji Sakamaki
6 giugno 1843


NOTE DELL'AUTORE:
Carissime e carissimi, oggi ho aggiornato con un piccolo esperimento, perché era una storiella che volevo aggiungere nel diario, ma essendo abbastanza breve non sapevo esattamente dove inserirla e inoltre ammetto che adoro scrivere impersonando Reiji. In ogni caso non disperate perchè a breve tutti questi aggiornamenti di diario finiranno e si tornerà alla solita narrazione, anche se sicuramente Michiyo dopo aver letto di questo tipo di Reiji non lo vedrà più allo stesso modo ;)
Ringrazio Vidu per il commento breve allo scorso capitolo e tutti coloro che leggono e recensiscono/mettono la storia nelle preferite o seguite!
Buon fine novembre a tutti!
Anna3

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Capitolo 10
*** Dark 9 ***


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La curiosità uccise il gatto,
ma la soddisfazione lo riportò in vita”.

~~~~~

Dark 9

 

Caro diario,
non so esattamente come cominciare questa lettera, perché ciò che è successo in questi giorni è difficile da spiegare persino per me.
Spesso ti ho scritto riguardo a mia madre e a quanto ci tenga a lei, ma negli ultimi tempi era come se i miei sentimenti nei suoi confronti stessero a poco a poco cambiando. Non saprei spiegarti esattamente in che modo, è stato tutto lento e graduale, ma se all’inizio provavo una grande ammirazione, ora mi rendo conto che tutto questo sentimento è tramutato in odio. Non so nemmeno dirti quando sia iniziato tutto questo: forse nel momento in cui Shu è diventato completamente incapace di fare qualsiasi cosa dopo la morte del suo amico e mia madre continuava invece a sperare in lui invece che in me? O forse ancora prima, quando, ogni volta che dimostravo la mia bravura in qualsivoglia ambito, non faceva che guardarmi con sufficienza? Magari nel momento stesso in cui sono nato e mi sono illuso per anni di stimarla, quando in realtà non provavo altro che un viscerale odio? Non ne sono sicuro, ma quel che è certo è che aver dato fuoco a quel villaggio è stato completamente inutile, perché da quel giorno le cose non sono che peggiorate: Shu ha iniziato a saltare tutte le lezioni ed è riuscito a procurarsi nel nostro regno degli auricolari per la musica resistenti a qualsiasi cosa. Potresti pure incendiarli e loro continuerebbero a riprodurre la loro stupidissima musica: d’altronde sono maledetti. Così, mio fratello passa tutte le giornate in divano, ascoltando ad occhi chiusi brani di violino (quello stupido strumento che ama così tanto) et similia per tutto il tempo. Nostra madre ha cercato più volte di persuaderlo a fare il suo dovere, addirittura arrivando a perdere la sua solita compostezza, ma senza risultati. Tuttavia, a me non ha mai chiesto niente, nemmeno di convincere mio fratello e, quando anche le ho confessato di essere stato io la causa dell’incendio del villaggio, l’unica reazione che ho avuto da parte sua è stata un:
“Ah davvero?”. Poi, è tornata a rivolgere la sua attenzione al suo lavoro a cucito.
Assolutamente nessuna reazione degna di nota.
A volte mi chiedo se
mai riuscirei ad ottenere la sua attenzione comportandomi come Shu, ma ho paura di conoscere già la risposta: non le importerebbe. Probabilmente potrei pure dare fuoco all’intero Makai e non ci sarebbe nessuna risposta da parte sua perché io sono solo il suo secondogenito. Pertanto, non è importante ciò che faccio io, perché a lei importa solo di Shu.

Vorrei poi evitare di scriverti riguardo quest’ultimo, ma solo qui posso dire onestamente ciò che penso, per cui porta pazienza per questo spreco di carta e inchiostro. Per tutto questo tempo, mio fratello ha dimostrato solo una cosa per quel che mi riguarda: irresponsabilità. Passi anche il fatto che ha avuto tutte le attenzioni di nostra madre, cosa per cui lo invidio, ma non si è mai degnato di prendersi le sue responsabilità di primogenito, figlio e soprattutto di mio fratello. Non ho nemmeno un ricordo di io e lui che facciamo qualcosa insieme. Certo, non è di certo una grossa perdita ma ciò che voglio dire è che… ho cercato di fargli capire quanto fosse un’irresponsabile con quell’incendio, ma pare che le mie lezioni gli siano completamente inutili. Però ora non rifarò lo stesso errore: dopotutto, cercare di avere una relazione con lui è come parlare con un muro.
Una perdita di tempo.
Ammetto che con quel gesto volevo anche impressionare nostra madre, però è andata in questa maniera e ora mi sembra che mia madre sia soltanto presa dalla competizione con la seconda moglie di nostro padre. Da quando è arrivata Cordelia, non è più la donna di classe di prima, si comporta come una bambina viziata e ho iniziato a provare un certo fastidio in sua presenza.

All’inizio era solo un po’ di irritazione, che poi è diventata risentimento e poi disprezzo, fino ad arrivare all’odio più assoluto. Per fare un paragone, mi sento come la Medea di Euripide: dapprima follemente innamorata di Giasone, una volta scoperto il suo tradimento ha cominciato ad odiarlo e volerlo uccidere insieme ai suoi figli… cosa che di fatto poi farà. Prima ero tanto combattuto per questi sentimenti che sentivo cambiare sotto i miei stessi occhi, finché poi non mi sono reso conto che non è rimasta nessuna traccia di amore nei confronti di Beatrix.

Ho preso così infine una decisione, di cui poi mi sono pentito a lungo: ho ingaggiato Seiji di ucciderla. Sai, si dice che tra noi vampiri uccidere è un grande atto di amore, perché la morte è l’unica forma di arbitrio che tu possa avere. Quando nasci come figlio di un vampiro, non hai molte alternative se non quelle di cibarti di sangue umano, senza nemmeno avere il privilegio di morire di fame come gli umani. Puoi solo vivere una vuota esistenza immortale. Non credo che in questo caso si possa definire un omicidio di questo tipo, anche perché volevo soffrisse davvero tanto morendo. Invece, non mi è stata concessa nemmeno questa soddisfazione perché mia madre era lì e quando veniva uccisa stava sorridendo, fiera di me. Ho cercato così a lungo la sua approvazione che ho iniziato ad odiarla e quando alla fine non avevo più bisogno che mi riconoscesse, lei ha osato farlo in quel singolo momento. Quanto collera ho provato!
Ogni volta che ci ripenso, mi viene in mente quel suo sorriso felice e mi viene da vomitare.
Ho sbagliato a farla uccidere su commissione;
la prossima volta sarò io a ucciderla con il mio veleno, ma per farlo devo prima capire come poterla far rinascere e qui si pone un problema perché non è semplice fabbricare un medicinale del genere.

Comunque sia, al momento non ci voglio pensare perché, come se non bastasse, è successa un’altra catastrofe in questi giorni. Come ben sai, io e Shu eravamo in due classi diverse a scuola perché lui è più grande di me, ma quest’anno, avendo saltato buona parte delle lezioni e non avendo passato gli esami, è stato rimandato e infine bocciato. In altre parole, il prossimo anno me lo ritroverò in classe, sempre se così si può dire, dal momento che non si trova quasi mai in aula. Tuttavia forse non è detto che questo accada: nostro padre infatti sembra molto arrabbiato per questa cosa, arrivando a chiamarlo nel suo ufficio di preside. Addirittura, corrono voci strane tra le domestiche della casa, come ad esempio che potrebbe essere spedito al polo sud… Non so quanto siano veritiere queste dicerie, ma è abbastanza divertente immaginarmi Shu tra gli orsi polari mentre cerca di non morire assiderato! Sì, so che per un vampiro è impossibile, ma questo non significa che sia piacevole. Quindi chissà, magari se le cose andranno per il meglio eviterò di vederlo in classe il prossimo anno e ovviamente questo mi fa molto piacere.

Ad ogni modo, mi piacerebbe stare qui e continuare a scriverti, ma pare che abbiano bisogno di me in cucina: come al solito Raito ha portato una sua “amica” con le più ovvie intenzioni, ma noi dobbiamo fingerci una bella famiglia felice quando chiede che vengano e questo significa anche consumare un pranzo e una cena. Peccato che solo io so cucinare in questa casa e non posso lasciare questo lavoro ai domestici dal momento che i piatti preparati al Makai non sono esattamente come quelli umani… purtroppo.

Mit herzlichen Grüßen*.
Tuo, Reiji Sakamaki
10 dicembre 1995

P.s. Piccolo aggiornamento dell’11 dicembre: alla fine Shu è davvero stato spedito al polo sud! Non ci posso credere, finalmente ottiene quel che si merita quel buono a nulla. Sono troppo felice!


 

Michiyo interruppe la sua lettura, dal momento che sentì bussare suo padre per chiederle come stava. Infatti, dopo l’accaduto in infermeria, Michiyo non era più andata a scuola, fingendo di stare male per ciò che le era successo, anche se in realtà lo faceva perché non sapeva come affrontare la situazione. Dopo che aveva capito che erano davvero tutti vampiri si era chiusa in camera, disperata, senza sapere cosa fare. A qualunque soluzione pensasse, il risultato variava da Reiji che la uccideva all’essere venduta al mercato nero del Makai e più si sforzava, meno sapeva che fare. Aveva deciso di prendersi qualche giorno di pausa, lontana dalla scuola, per riuscire a pensare una soluzione, ma dopo tre ore che si scervellava non le venne in mente nulla. L’unica cosa razionale che le era venuta in mente era quella di continuare a leggere il diario, per sapere con chi avere a che fare. Così aveva fatto. Dire che ormai conosceva Reiji meglio di se stessa era un eufemismo: aveva imparato cosa gli piaceva e cosa odiava, i suoi limiti, i rapporti con i suoi fratelli e persino come funzionavano i vampiri. Per esempio, ora aveva capito che usare un rosario o dell’aglio era completamente inutile o che non si sarebbero sciolti al sole come la neve. Insomma, sapeva tutto ciò che Reiji aveva scritto nel suo diario e l’unica cosa che non le era ben chiara era la faccenda delle spose sacrificali, ma pareva che nemmeno il secondogenito fosse ben informato a riguardo.

A quel punto però si chiese a cosa le servisse sapere tutto questo e a che cosa la avrebbe condotta una cosa del genere: aveva conosciuto Reiji e il suo segreto, ma le sembrava strano che in tutto questo tempo lui non avesse mosso dito, quindi aveva un pessimo presentimento a riguardo. Fosse stato in lei, con il diario contenente le sue emozioni e il fatto di essere un vampiro disperso in una biblioteca piena di umani, avrebbe iniziato a smuovere mari e monti. Invece Reiji, tranne quella domanda alla bibliotecaria, non aveva fatto nulla. Che sapesse già tutto per caso? Al solo pensiero le si gelò il sangue nelle vene. Si pentì di avere preso quel diario e voleva quasi tornare indietro nel tempo per cambiare le cose, ma ormai sapeva già tutto e non riusciva a resistere alla sua dannata curiosità. Inoltre, non aveva la più pallida idea di come affrontare Reiji e dirgli la verità. Si immaginava già la scena, con lui arrabbiato che preso da un momento di pazzia la aggrediva e la uccideva succhiandole tutto il sangue a scuola. Poi suo padre, il preside della scuola, avrebbe nascosto tutto dandolo per un incidente e così sarebbe finita la sua vita, dimenticata da tutti; magari, avrebbero pure cancellato a tutti la memoria con il suo ricordo. Rabbrividì al solo pensiero e chinò di nuovo la testa sul diario, finendo di leggerlo una volta per tutte.

* trad. "con affetto" usato nelle lettere

NOTE DELL'AUTRICE:
Chi mai direbbe no a un viaggio al polo post bocciatura a dicembre? XD 
Comunque, prometto che questo sarà l'ultimo capitolo con il diario di Reiji, anche perchè ormai sappiamo più cose su di Reiji che non sulla protagonista, ma magari chissà un giorno su qualche extra potrà apparire il suo POV... per ora torniamo a Michiyo, la quale, capendo che persona si trova davanti, inizia a temere per la sua vita.
Non preoccupatevi, Reiji si farà sentire molto presto!
Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono e commentano la storia: in particolare Vidu e lila love per il loro sostegno <3
Buon Natale e buone feste!
Anna3
 

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