Il Segreto della Grotta

di Kagome
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Il Segreto della Grotta

Scritto da: JuliaFC, o Kagome qui su EFP

Beta: Genxha e Sherry

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. "Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir" (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d'autore.

Nota: la parte finale di questa storia ha grossi riferimenti agli ultimi episodi usciti della quarta serie, in lingua Inglese e Francese. In particolare gli episodi Gabriel Agreste ed Ephemeral. Se non avete visto quegli episodi e non volete rovinarvi la sorpresa, vi invito a non leggere la storia. Leggete le note finali per ulteriori spiegazioni.

La seconda parte è in fase di scrittura per un altro prompt, ma può essere letta anche così, come autoconclusiva.

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Storia scritta per il Calendario dell'avvento 2021 del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction. Prompt n. 71 - Pittura

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Era successo per errore. Per puro caso. Quel pomeriggio suo padre l'aveva chiamato nello studio e gli aveva chiesto di vedere i suoi ultimi risultati scolastici, segnalando con grave disappunto il singolo A- che aveva ottenuto all'ultimo corso di letteratura francese.

"È inammissibile. Devi applicarti di più. Un Agreste non può ottenere se non il massimo!"

Adrien era talmente fuori di sé che era uscito dallo studio del padre dimenticandosi del suo tablet e dei libri che aveva portato nello studio per mostrarli a Gabriel. Quindi, dopo essere giunto nella sua stanza, aver chiuso la porta a chiave e poi, persa tutta l'apparente calma ed essere scoppiato in lacrime sul suo letto, il ragazzo si era reso conto del suo errore e aveva convenuto con Plagg che fosse opportuno tornare nello studio paterno per riprendere le sue cose.

Adrien uscì dalla propria stanza, raggiunse la porta dello studio e bussò. Una volta, discretamente. Una seconda e terza volta sempre più forte, ma nessuno rispose. Suo padre doveva essere tornato nella sua stanza.

Adrien deglutì a vuoto — ricordava cosa fosse successo l'ultima volta che era entrato nello studio senza permesso. Ma stavolta aveva un buon scusa, doveva riprendere le sue cose, gli servivano il giorno successivo a scuola. Quindi si fece forza e aprì leggermente la porta.

"Vuoi trovarti di nuovo nei guai?" disse Plagg comparendo da dentro la sua camicia.

"No, non preoccuparti. Non tocco niente stavolta, prendo solo le mie cose e vado."

Lo studio era vuoto, come supponeva. Adrien diede un'occhiata veloce intorno e trovò subito il suo tablet. Lo prese in mano e fece per uscire dalla porta, ma si fermò a posare lo sguardo sul ritratto di sua madre che torreggiava accanto ad essa. Quasi ipnotizzato, si avvicinò alla superficie del quadro e passò leggermente le dita sopra la superficie irregolare della pittura. Sua madre era così bella nel dipinto; Adrien non poté evitare di tirare su col naso mentre osservava il meraviglioso sorriso della mamma, immortalato perfettamente nella tela.

Improvvise lacrime traditrice iniziarono a sgorgargli dagli occhi, e Adrien si appoggiò al dipinto, aggrappandosi alla superficie con le mani tremanti. Gli mancava la mamma. Era più di un anno che era scomparsa, e lui non poteva fare a meno di pensare quanto avrebbe voluto riabbracciarla. Ma mentre piangeva contro la pittura della tela, le sue dita si infilarono nei buchi che coprivano la superficie vicino al volto della madre, e per sua enorme sorpresa, sentì il suolo aprirsi sotto di lui e il suo corpo venire spinto verso il basso. Si tirò via dal dipinto in tempo per evitare di sbattere il mento contro il pavimento e il suolo lo inghiottì senza preavviso.

Vide Plagg svolazzargli accanto e scambiò con il suo kwami un'occhiata terrorizzata.

Quello che doveva essere un ascensore continuò a scendere, finché non raggiunse un punto in cui la parte esterna era realizzata in un vetro trasparente, e Adrien poté vedere un'enorme grotta aprirsi sotto i suoi piedi. Gli vennero quasi le vertigini. Che cosa strana: non avrebbe mai pensato che sotto la Villa potesse esserci una grotta così grandiosa. Ma non fu la grandezza della grotta a stupirlo, e a fargli iniziare a correre profondi brividi dietro la schiena, no. C'erano una miriade di farfalle in giro per la grotta, le stesse farfalle bianche che Papillon caricava di energia negativa per trasformarle in akuma. Si guardò intorno mentre Plagg lasciava la sua tasca per andare a svolazzare in giro ancora prima che l'ascensore arrivasse a destinazione. C'era un lungo ponte al centro della grotta che collegava la piattaforma dove si trovava al momento con un'altra piattaforma, adornata con un enorme simbolo raffigurante una… farfalla? Adrien iniziò a sudare freddo, il cuore in gola. Appena l'ascensore si fermò e aprì le porte, consentendo ad Adrien di uscire, il ragazzo si incamminò sul ponte perché c'era qualcosa sotto il simbolo della farfalla e lui non riusciva a vedere che cosa fosse. Ma quando cercò di avvicinarsi, vide Plagg tornare proprio dal punto dove si stava recando; mai e poi mai aveva visto il piccolo Dio della Distruzione così sconvolto.

"Non ci andrei, se fossi in te, Gattino," disse il kwami nero.

Adrien sospirò. "Devo vedere di che si tratta, Plagg. Ne va della mia sanità mentale."

"Ad essere sincero, Gattino, penso che la tua sanità mentale ringrazierebbe se tu non procedessi oltre." Ma Adrien non lo stette a sentire e si incamminò sul ponte. "Ti prego, Adrien, non andarci," continuò il piccolo felino, ma Adrien era già arrivato a metà ponte e poteva già iniziare a vedere qualcosa… sembrava una bara di cristallo, una massa di capelli biondi, un tailleur bianco a bordi neri… No, non era possibile!

Il cuore gli batteva all'impazzata quando arrivò davanti alla bara e il suo sguardo poté riempirsi della visione davanti ai suoi occhi. Era la mamma. La sua mamma che lui pensava scomparsa un anno prima… giaceva in una bara di cristallo, immobile, sorridente, con una rosa stretta tra le mani.

Adrien sussultò. Gli occhi pieni di lacrime, il cuore in gola, il respiro affannato e quasi mancato, le pupille dilatate. "Mamma?" Il suono dei suoi singhiozzi risuonò nel vuoto della caverna mentre le sue mani si aggrappavano al vetro della bara, il corpo ci si schiacciava contro, le lacrime gli cadevano sulla superficie trasparente. Si tirò su per vedere se riusciva a trovare un pulsante per aprire il vetro, ma mentre lo stava facendo, sentì il rumore di un ascensore che si fermava a poca distanza e si asciugò gli occhi per guardarsi attorno. Fece appena a tempo a nascondersi dietro la bara che la figura eretta e severa di suo padre emerse da quello che doveva essere un ascensore al lato del simbolo della farfalla. C'erano due piccole creature che gli fluttuavano sulle spalle, una era violetta e l'altra somigliava leggermente a un pavone ed era blu indigo.

Il cuore di Adrien si fermò. Non era possibile! Avevano sospettato suo padre già una volta, ma era stato akumizzato, com'era possibile che fosse Falena Oscura? Ma se la presenza di Nooroo e Duusu non fosse stata abbastanza, il ghigno sulle labbra dell'uomo sarebbe stato un buon indicatore della verità.

Adrien si costrinse a trattenere il fiato, non volendo che il padre lo scoprisse, e si rendesse conto che lui aveva ormai capito tutto, ma il padre si avvicinò alla bara e lui cercò di sgusciare sul di dietro, ma nel farlo mise un piede su un ciottolo e fece rumore.

"Che succede?" chiese la voce di suo padre. Adrien si era ormai infilato dietro la bara, ma sapeva benissimo di essere visibile nel caso in cui il padre avesse deciso di guardare proprio lì. "C'è qualcuno?"

Adrien si mise le mani in bocca e iniziò a mordersele per la paura. Sentiva i palmi sudatissimi e le dita erano pezzi di ghiaccio. Il suo cuore aveva ormai trovato dimora nella sua gola e nelle sue orecchie e si era dimenticato come si facesse a respirare. Dovette soffocare un grido nel momento in cui vide la piccola creatura viola volargli davanti e guardarlo dritto negli occhi.

Scosse la testa, la bocca contorta in una smorfia terrorizzata. Si mise le mani davanti e le mosse dinanzi alla piccola creatura, facendogli segno di fare silenzio, e poi mettendo le mani giunte.

Nooroo lo guardò molto attentamente, e poi scambiò un'occhiata con Plagg, che era spuntato dalla sua camicia appena il battito cardiaco di Adrien era diventato ancora più veloce. Poi volò via, con quello che Adrien si domandò fosse un barlume di sorriso sulle piccole labbra.

"Tutto tranquillo, Signore," mentì il kwami e Adrien tirò un silenzioso respiro di sollievo. "Possiamo andare." Ma quando Adrien fece per sbirciare cautamente per controllare che il padre fosse andato via, vide ancora le scarpe dell'uomo nella stessa posizione di prima, quindi, con il cuore di nuovo in gola, tornò nel suo nascondiglio e trattenne il respiro.

"Emilie, mia cara," disse Gabriel con un tono di voce che Adrien non gli aveva sentito da tantissimo tempo. "Quei ragazzini mi hanno sconfitto di nuovo. Ma non preoccuparti, sto elaborando un nuovo piano. Presto saremo di nuovo insieme e tutto questo sarà solo un ricordo lontano." Adrien senti il suono di un paio di passi e poi la voce disse ancora, "Andiamo Nooro, Duusu." Dopo di che, il silenzio. Solo il suono dei tacchi di Gabriel rimbombava nell'enorme grotta, ad ogni suo passo.

Adrien si sporse un pochino per vedere cosa stesse succedendo e, quando il padre entrò nell'ascensore e il cubicolo iniziò a salire verso lo studio da cui era venuto Adrien per poi sparire alla sua vista, continuò a osservare il punto dove l'ascensore era scomparso per diversi minuti con il cuore in gola prima di fare un tentativo per muoversi, cautamente.

La bara della madre era chiusa ora, e Adrien iniziò a cercare con le dita per trovare un qualunque pulsante che gli consentisse di aprirla.

"Ti pare una cosa saggia, Adrien?" chiese il piccolo Dio della Distruzione. "Che facciamo se tuo padre ha un qualche dispositivo che lo avvisa se quest'affare viene manomesso?" gli disse, cercando di farlo ragionare.

Ma Adrien gli lanciò un'occhiata così piena di angoscia e di dolore che il piccolo gatto nero appiattì le orecchie e lo lasciò fare, muovendosi un po' per tenere d'occhio l'ascensore da cui era scomparso il padre del ragazzo, per assicurarsi che non sarebbe tornato.

Finalmente, dopo alcuni minuti a spingere e toccare ogni piccola cavità del metallo attorno alla bara, Adrien riuscì a trovare un pulsante, che spinse causando l'apertura di due ante di metallo che avvolgevano la capsula di vetro che aveva visto poco prima.

Plagg percepì il suono metallico delle ante che si aprivano, e subito dopo i singhiozzi del povero ragazzo dietro di lui. Si girò, perdendo di vista per un attimo l'ascensore per lanciare un'occhiata triste al suo portatore, le orecchie piatte sulla testa, il musetto imbronciato. Con la morte nel cuore, Plagg si rigirò verso l'ascensore, facendosi quasi violenza per resistere alla tentazione di precipitarsi sulla testa del ragazzo e fare le fusa per cercare di consolarlo. Aveva una reputazione da mantenere, prima di tutto, anche se da quando aveva iniziato a vivere con Adrien, molte delle sue barriere erano cadute.

Nel corso dei millenni, Plagg era sempre stato il kwami più temuto dell'intera Miracle Box. Considerato il più potente (assieme a Tikki) e il meno stabile (a differenza di Tikki), era sempre stato tenuto nella box senza poter creare un rapporto di un certo livello con nessuno dei suoi portatori. Non che a Tikki fosse destinata una sorte migliore: i Guardiani del tempio avevano una paura matta di dare i Miraculous in maniera permanente a qualcuno, proprio per evitare che i kwami, e specialmente loro due, si affezionassero ai portatori e finissero per compiere scelte poco razionali. Tipo quello che avrebbe voluto fare Plagg in questo preciso momento — volare a perdifiato nello studio di quell'uomo orribile e cataclismare la sua faccia di merda.

Perché Fu non era stato in grado questa volta di tenere i due kwami nella Miracle Box, era stato costretto a darli in maniera permanente a un portatore. E ovviamente Plagg non era riuscito a non affezionarsi ad Adrien. Come si faceva a non affezionarsi a quel gattino in fondo? Ci aveva provato, oh sì. Ci aveva provato davvero, perché sapeva benissimo che se qualcosa fosse andata storta, lui e Tikki ne avrebbero pagato le conseguenze per millenni. Come quando aveva distrutto Atlantide, o quando aveva fatto estinguere i dinosauri. E i draghi… Longg non gliel'aveva ancora perdonata, quella!

Ma Adrien… come si faceva a non avere un debole per quel ragazzo? Era l'anima più pura che Plagg avesse mai conosciuto. Lo trattava con rispetto e con amicizia, come un eguale, anche se sapeva benissimo che Plagg avrebbe potuto cataclismarlo e ucciderlo all'istante. Tutti i portatori temporanei che aveva avuto negli ultimi duemila anni erano stati terrorizzati, ma non Adrien. Adrien l'aveva trattato come l'amico e il fratello che non aveva mai avuto. Lentamente e inesorabilmente, Adrien era riuscito a rompere la corazza che il piccolo Dio della Distruzione aveva creato attorno al suo cuore e ai suoi sentimenti, e ora, Plagg non riusciva a darsi pace nel vedere il suo portatore piangere tutte le sue lacrime contro la bara della madre. Non era giusto. Non era giusto per niente.

"Mi dispiace tanto, Adrien," si consentì di dire, ma Adrien non lo ascoltava e Plagg non poteva lasciarlo disperarsi a quel modo. Con un sospiro, si girò per volargli vicino, posarglisi sulla testa e mettersi a fare le fusa, massaggiandogli i capelli con le zampette anteriori mentre con gli occhi non perdeva di vista quell'ascensore.

Quando finalmente i singhiozzi di Adrien iniziarono a dissiparsi, il piccolo Dio della Distruzione osò muoversi dalla chioma dorata del ragazzo e spostarsi a fluttuargli davanti al viso. Adrien sentì il movimento e tirò su la testa, guardandolo con gli occhi verdi iniettati di sangue, il viso rosso a chiazze e i capelli scompigliati. Sembrava quasi più un bambino che il supereroe protettore di Parigi. Beh, cancella il quasi. ERA un bambino. Un essere umano che aveva visto appena 14 primavere. Un essere umano che avrebbe avuto il diritto di essere amato e protetto, non sbattuto di faccia contro una realtà più grande di lui.

"Non riesco a credere che mio padre…" disse con una voce così roca che Plagg ringraziò il Creatore che le sue orecchie fossero più sensibili di quelle umane perché avrebbe faticato a capirlo, altrimenti.

"Neanch'io. Per quanto fosse un bastardo, non mi sarei mai aspettato che fosse il pazzo che teneva ostaggio Nooroo e Duusu tutto questo tempo." Il piccolo gatto nero abbassò lentamente lo sguardo. "Pensare che sono stato in una tale prossimità con Nooroo tutto questo tempo e… non me ne sono nemmeno accorto."

Adrien gli diede una leggera carezza sulla testa e gli fece un grattino dietro la nuca. Plagg chiuse gli occhi, assaporando con piacere il contatto fisico, ma allo stesso tempo sentendo che il cuore gli si stringeva ancora di più, perché questo era Adrien, e questo era il motivo per cui era riuscito a rompere la sua corazza. Anche con tutto il trauma che aveva appena passato, il ragazzo aveva pensato a consolare lui.

"Come potevi saperlo, Plagg? Sei colpevole quanto me, perché pure io non ho mai nemmeno considerato l'opportunità che mio padre potesse essere Falena Oscura. Anche dopo tutte le prove che Milady mi aveva fornito il giorno in cui si trasformò nel Collezionista. Lo deve aver fatto apposta, per sviare le nostre ricerche."

Il ragazzo strinse il tessuto dei jeans sulle gambe così forte che i pugni gli tremavano, gli occhi serrati, i denti stretti. "Che stupidi che siamo stati!"

Plagg l'osservò sbattere i pugni contro le cosce un paio di volte e tirare un paio di respiri profondi per calmarsi. "Cosa intendi fare allora, Gattino? Bisogna parlarne con Codini!"

"Già," rifletté Adrien, aprendo finalmente gli occhi e tirando su col naso. Era così strano vedere quegli occhi così belli, gonfi e ancora rossi per le lacrime. "Ma prima dobbiamo uscire di qui."

"C'è l'ascensore," disse tentativamente il piccolo kwami. "L'ho tenuto d'occhio finora e non si è mosso."

"Però arriva nello studio di papà. Se si trovasse ancora lì per caso, potrei ritrovarmi nei guai."

Plagg gli fece un sorrisetto malizioso. "Dimentichi che io posso attraversare la materia!" Detto questo, il piccolo kwami sfrecciò verso l'ascensore e poi all'interno del tubo e attraverso il pavimento, finché non arrivò nello studio di Gabriel.

E poi scese di nuovo, con le orecchie basse. "Hai ragione, Adrien. Tuo padre è ancora lì, intento a guardare il suo tablet."

"Dobbiamo trovare un'altra uscita allora," concluse il ragazzo. I due cercarono dappertutto ed esplorarono ogni angolo della caverna. Trovarono anche un secondo ascensore, che li condusse in una stanza buia. Fu Plagg a trovare l'interruttore che apriva il meccanismo della finestra, grazie alla sua vista notturna. Quando la finestra si aprì e lo stormo di farfalle bianche si alzò in volo, Adrien sentì il sangue gelarglisi nelle vene perché era uno spettacolo spettrale. Bellissimo nel suo genere, ma spettrale.

"Pensi di riuscire a infilarti in questo buco, Gattino?" chiese Plagg dopo aver svolazzato in giro per la stanza e aver notato che la finestra era aperta.

"Credo di sì, mi sembra abbastanza grande," convenne Adrien. "E' un'ottima idea, Plagg. Ma poi come facciamo a chiudere la finestra?"

"Tu trasformati," gli disse il Dio della Distruzione facendogli l'occhiolino. "Torna in camera e poi lascia fare a me!"

E così fecero: Adrien si trasformò, si arrampicò sul tetto e, con l'aiuto del suo bastone e dell'agilità sovrumana di Chat Noir, in pochi momenti era di nuovo nella sua stanza. Vuota, come al solito. Dopo aver rilasciato la sua trasformazione, osservò Plagg uscire dalla sua finestra e tornare qualche minuto più tardi con un sorriso sornione sulle labbra.

"Missione compiuta!" Gli fece un altro occhiolino.

Il viso di Adrien si illuminò. "Grazie, amico," disse facendogli un altro grattino dietro le orecchie. "Ora mangia un po' del tuo disgustoso formaggio, io vado un attimo a riprendermi i libri e il tablet. In fondo devo farlo per tornare a scuola domani quindi papà non può dirmi niente. Quando ho di nuovo le mie cose, discutiamo un piano di azione. E per prima cosa dobbiamo avvisare Ladybug."

Plagg non se lo fece dire due volte. Annuì con decisione e si precipitò nel suo armadietto per emergerne con una fetta di camembert per zampa. "Aspetta un attimo, vengo anch'io," gli disse mentre si ingozzava con una fetta di formaggio più grande di lui. La mise tutta in bocca e non la masticò nemmeno, passando immediatamente ad attaccare quella successiva. Adrien gli fece un sorrisetto triste e si avvicinò a prendere un paio di fette di formaggio che mise nel taschino della camicia. Per precauzione.

"Sei pronto? Andiamo," gli fece quando il piccolo kwami annuì. Attese che Plagg gli si infilasse nel taschino interno della camicia e uscì dalla stanza, diretto di nuovo verso lo studio del padre.

Ma quando arrivò davanti alla porta della camera di Nathalie, che era solo leggermente aperta, e fece per procedere verso lo studio, il cuore gli si fermò nel petto. Il padre era in camera di Nathalie e stava parlando con la donna. E a quanto poteva vedere dalla piccola fessura di porta che era aperta, i due kwami, Nooroo e Duusu, stavano svolazzando liberamente vicino alla sua testa.

I due kwami.

Svolazzavano vicino alla sua testa.

Con Nathalie nella stanza.

Gli occhi di Adrien si spalancarono per le implicazioni di quest'altra scoperta. Quindi Nathalie era complice del padre. Magari era proprio Mayura… aveva senso in fin dei conti: Nathalie era stata molto male di recente e Papillon aveva iniziato allo stesso tempo a unire i due Miraculous in suo possesso per diventare Falena Oscura. Sì, non c'erano dubbi, Nathalie era Mayura. Annotò questo pensiero nei recessi della sua memoria mentre lanciava un'occhiata preoccupata a Plagg, che rispondeva con una preoccupazione simile. Poi avvicinò l'orecchio alla porta, cercando di fare il minimo rumore possibile.

"C'era solo una persona, secondo i miei dati, che non era mai stata akumizzata, anche quando ha provato a inviarle una farfalla, signore," stava dicendo Nathalie, mentre le mani le scorrevano velocissime sulla superficie del tablet. "Per confermare i miei sospetti ho usato Duusu per ricreare nuovamente Optigami. L'ho inviata a tener d'occhio la ragazza per qualche giorno e non me ne sono pentita affatto."

"Nathalie. Quante volte devo dirti che non dovresti più utilizzare il Miraculous del Pavone. È troppo pericoloso per te," la apostrofò duramente Gabriel, ma Adrien sentì che il rimprovero era velato di preoccupazione.

"Mi assumo tutta la responsabilità, signore. Non posso restare con le mani in mano a vederla soffrire in questo modo. Dia un'occhiata a questo filmato, e poi mi dica se non ne è valsa la pena."

L'esclamazione di stupore mentre Gabriel osservava il video rimbombò per tutta la stanza. "Marinette Dupain-Cheng è… Ladybug."

Gli occhi di Adrien si spalancarono, il cuore gli andò in gola e il ragazzo dovette lottare con tutte le sue forze per non boccheggiare e far rumore.

"Quella ragazza… ho sempre pensato che fosse speciale," disse Gabriel dopo l'iniziale sorpresa, pensieroso, mentre la mano destra iniziava a giocherellare con la mano sinistra, in particolare con la fede nuziale al dito. "Pensare che avessi la soluzione ai miei problemi proprio sotto il tetto di casa mia…"

"Cosa vuol dire, signore?" chiese Nathalie.

Le labbra di Gabriel si incurvarono in un ghigno astuto. "Se quella ragazza è Ladybug, abbiamo la soluzione proprio sotto il naso," disse lo stilista togliendosi l'anello dal dito. "È innamorata di Adrien. È ora che mio figlio si renda utile e mi aiuti a riportare in vita sua madre."

Il cuore di Adrien si fermò.

Che cosa?

In preda al panico, il ragazzo iniziò a guardare a destra e a sinistra per trovare una via di fuga, ma quando Nathalie riprese a parlare, si costrinse a calmarsi e a continuare ad ascoltare.

"Intende parlargli e rivelargli di essere Falena Oscura?" chiese Nathalie con un leggero sussulto.

"No, Nathalie. Intendo fargli ferire i sentimenti di quella ragazza, usando il suo amok."

Dietro la porta, il mondo di Adrien collassò in un millisecondo.

Il ragazzo, pallido come uno straccio, si mise le mani davanti alla bocca, cercando di non far rumore. Ma l'emozione che aveva provato era stata troppo forte. Non solo aver scoperto che la compagna di classe che considerava la sua più cara amica, e forse qualcosa di più, fosse in realtà Ladybug. Non solo aver scoperto allo stesso momento che quella ragazza era innamorata… proprio di lui! Ma addirittura… scoprire di non essere nemmeno umano?

Troppo.

Troppo... Plagg osservò con la gola serrata e il terrore negli occhi Gabriel sussultare, guardare la porta e cambiare completamente postura, il pugno stretto sull'anello che aveva avuto in mano fino a un attimo prima.

"Entra, Adrien," disse con tono di comando. Con enorme sgomento il piccolo kwami nero vide Adrien assumere un'aria assente, lo sguardo vuoto così alieno nei suoi bellissimi occhi verdi.

Meccanicamente, il ragazzo fece un passo dopo l'altro e entrò nella stanza.

"Che cosa hai sentito?" tuonò l'uomo.

Gabriel doveva aver rilasciato la presa sull'anello, perché Adrien aveva di nuovo un'espressione. E la sua bocca rimaneva chiusa mentre guardava il padre con terrore.

"Ho chiesto che cosa hai sentito? Non farmelo usare un'altra volta." L'uomo gli lanciò uno sguardo severo, ma il cipiglio del ragazzo divenne astioso mentre lanciava un'occhiata torva al padre.

"Abbastanza," disse a voce bassa. "Cosa vuoi che faccia a Marinette?"

L'uomo mise una mano sul letto, vicino a dove sedeva lui, e fece segno al figlio di avvicinarsi. "Vieni qui, ti spiego tutto."

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Se Plagg aveva pensato che Adrien avesse pianto tutte le sue lacrime davanti alla bara della madre, si dovette ricredere quando il ragazzo, tremante e pallido come un cencio, raggiunse finalmente la sua stanza e si permise di buttarsi sul letto. Per una volta, il piccolo kwami non sapeva che cosa dire. Non sapeva come consolare il suo protetto. In pochi secondi, il padre lo aveva completamente distrutto e non aveva dovuto nemmeno usare la violenza. Plagg lo osservò a lungo con le orecchie piatte sulla testolina, e quando i singhiozzi iniziarono a diventare più rari e soffusi, si rimise sulla testa del ragazzo e ricominciò a massaggiargli la nuca, facendo le fusa.

Adrien non parlò per un lasso di tempo così lungo che Plagg aveva quasi pensato che si fosse addormentato. Ma alla fine la testa del ragazzo emerse dall'incavo delle sue braccia e lui si mise seduto a gambe incrociate sul letto, lo sguardo così vuoto che Plagg temette per un attimo che Gabriel fosse di nuovo in ascolto. Dovette andare a controllare per sicurezza, ma non vide l'uomo da nessuna parte, e alla fine lo trovò addormentato nella sua stanza (anche se per qualche ragione non riuscì a trovare né Nooroo né Duusu). Controllò anche che quella donna, Nathalie, stesse dormendo, e quando fu soddisfatto della propria ricerca, tornò di corsa dal suo portatore e gli fluttuò davanti al viso, guardandolo in maniera triste.

"Io… non so cosa dire, Gattino."

Adrien iniziò a giocherellare con il Miraculous, girandoselo sul dito come se scottasse mentre tirava su col naso diverse volte. "Non mi merito questo anello, Plagg. Sei in pericolo con me. Se mio padre si rende conto che sono Chat Noir è finita per tutti, non pos—" iniziò a bofonchiare, parlando così in fretta che le parole iniziavano ad accavallarsi l'una sull'altra.

"Non osare nemmeno pensare una cosa del genere," sentenziò il Dio della Distruzione. "Adrien, tu sei e rimarrai il miglior Chat Noir che abbia mai avuto."

Adrien sogghignò stizzito. "Sì, come no. Almeno gli altri Chat Noir erano esseri umani!"

"Piantala!" lo apostrofò il piccolo kwami. "Non c'è nessuna differenza tra te e un essere umano!"

Adrien gli lanciò un'occhiata truce. "A parte il fatto che la mia anima si trova nell'anello di mio padre e che sono alla sua mercè. Quando gli pare gli basta girare quell'anello di merda e mi può controllare come gli pare e piace! Sono una marionetta nelle mani di un supercattivo, Plagg! Come puoi pensare che io sia il miglior Chat Noir che tu abbia mai avuto? Non me lo merito, non mi merito di essere il titolare del Gatto Nero! Dovresti andar via a gambe levate e lasciarmi nella mia disperazione!" Puntellò i gomiti sulle cosce e si coprì la faccia con le mani. "Dovresti andare ad avvisare Ladybug—Marinette. Devi avvisare Marinette. Oppure, domani o quando…"

"Non la devo avvisare io, ma tu, Gattino. Le parole le conosci…" lo interruppe Plagg.

"Vuole che io la tratti così male da spezzarle il cuore Plagg."

"Lo so, ho sentito."

"Io non sapevo nemmeno che mi amasse, e lo sapeva perfino lui! Te ne rendi conto? Che razza di amico sono? Che razza di partner sono? Pensavo di essere una persona intelligente e invece sono così cieco che non mi sono mai accorto che Marinette mi amasse!"

"Adrien…"

"Ha detto che lo sapevano tutti, che quando Verità ha interrogato i nostri amici, tutti hanno detto che era innamorata di me! Lo sapevano tutti tranne me. Che razza di idiota!!"

"Adrien!"

"Non mi apostrofare così! Non voglio farla soffrire, Plagg, non voglio causare la sua akumizzazione. Non sarei in grado di combatterla. Non ce la farei!"

"E' per questo che—" iniziò Plagg, ma il ragazzo lo interruppe di nuovo:

"Ha detto che se non voglio farlo io, lo farà lui."

"Lo so! Ma che aspetti? Vai dalla tua Codini e parlaci! Lei è l'unica che può trovare una soluzione e ora è il momento migliore perché tuo padre dorme!"

Adrien lo guardò con orrore. "Ma… se poi mio padre mi controllasse proprio mentre le sto parlando? Se capisse che sono Chat Noir e mi controllasse in battaglia? La metterei in pericolo!"

"Adrien…"

"Non posso metterla in pericolo così, Plagg, se mio padre tocca quell'anello io non posso oppormi, mi muove come gli pare, mi fa parlare come gli pare, è orribile…"

"Adrien…"

"Può farmi sparire con uno schiocco di dita, me l'ha detto in faccia!"

"Non lo farebbe mai…"

"Solo la memoria di mia madre lo blocca, l’ha detto molto chiaramente," ammise il ragazzo con un brivido. "Penso sia per questo motivo che non ha ancora scoperto che sono Chat Noir. Ma se lo scoprisse? Non avrebbe più scrupoli e io… ho paura..." Adrien si mise le mani nei capelli e iniziò a singhiozzare sommessamente, mentre le lacrime che gli uscivano copiose dagli occhi e gli scendevano sulle guance gli bagnavano il tessuto dei jeans.

Il piccolo Dio fece il broncio, le orecchie di nuovo piatte sulla testa. "Proprio per questo motivo devi parlarne con Ladybug. Trasformati e vai da lei. Tanto ormai sai chi è…" Plagg sospirò profondamente mentre con una zampetta gli accarezzava i capelli. "Su, dai, non fare così. Vai da lei, parlaci e cercate di trovare una soluzione. Se non ci vai stanotte rischi di fare davvero la marionetta nelle mani di quell'uomo di merda. Ma se la Guardiana è al corrente del piano, puoi ancora aiutarla a trovare una soluzione."

Lo sguardo di Adrien era fisso nel vuoto mentre si asciugava gli occhi con il dorso della mano destra. "Hai ragione, Plagg. Trasformami!"

Diede un'ultima occhiata alla sua stanza e soprattutto alla foto della mamma che aveva sul desktop del computer. Poi, con il broncio più cupo che avesse mai avuto da quando aveva ricevuto il suo Miraculous e si era trasformato in Chat Noir, il ragazzo usò il bastone per aiutarsi e con un salto, uscì dalla finestra e si dileguò nella notte.

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Nota dell'autrice:

Ciao a tutti!

Buon Natale e felice Santo Stefano! Speravo di pubblicare questa storia prima di natale o il giorno di Natale, ma il gruppo h/c di cui faccio parte e per cui l'ho scritta aveva la precendenza :) e la storia è stata appena pubblicata, quindi posso farvi gli auguri di santo stefano! E di Natale in ritardo!

Prima di tutto vorrei scusarmi. So che la teoria di Adrien sentimostro non è confermata, e che alcune persone la trovano difficile da accettare. Ero anche io molto perplessa e molto restia ad accettare che sia la verità, ma gli ultimi due episodi, specialmente Ephemeral, mi hanno lasciata con pochi argomenti per controbattere. Quindi come spesso succede quando si cerca di accettare qualcosa, la mia mente ha iniziato a plottare e mi è venuta in mente questa storia. Spero vi piaccia. Io spero caldamente che la storia del sentimostro non sia vera, e che Astruc e team abbiano una carta da giocare che possa spiegare tutto e di cui ancora non siamo al corrente, ma prendete questa storia come un "what if" lui lo fosse davvero ;).

Grazie per aver letto la mia storia. Spero che vi piacerà abbastanza da benedirmi con un commento. Tutti i commenti sono i benvenuti e sono super apprezzati! Non deve essere una critica lunga e articolata, anche un abbraccio fatto col cuore o un breve commento andrà bene. Basta che ricordiate che i vostri commenti sono ciò che aiutano me (e tutti gli altri scrittori, ma in questo caso, me in particolare) ad andare avanti quando sono giù e sono tentata di gettare la spugna.

Quindi fate un regalo *a noi*, questo Natale, e commentate le nostre storie! Se c'è una storia che vi è piaciuta e vi è venuto il dubbio se commentare o no, commentatela, per favore, lasciate un segno del vostro passaggio. Qualcosa. Qualsiasi cosa.

Buon Natale a tutti!

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Capitolo 2
*** seconda parte ***


Capitolo scritto per il Calendario dell'avvento 2021 del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction. Prompt n. 103. “Che vuoi dire?”

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Seconda Parte

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Marinette si girava e rigirava nel letto. Era stanchissima: non solo gli attacchi di Falena Oscura diventavano sempre più mirati e pericolosi, ma la pressione dell'anno scolastico, così importante per via del Brévet alla fine di esso, e le deadlines delle sue prime commissioni sul sito web che aveva da poco aperto, iniziavano a farsi sentire.

Tuttavia… la ragazza non riusciva a dormire. La mente le andava a mille all'ora, ma non era solo quello. Era come se ci fosse qualcosa di nuovo nell'aria. Qualcosa di spaventoso. L'unica volta che era riuscita ad addormentarsi, si era svegliata dopo pochi minuti, con la vista ancora annebbiata dalla visione di un paio di occhi azzurri feroci e disperati.

Chat Blanc.

Il ricordo del suo partner akumizzato non voleva abbandonarla, costante memento del fatto che, anche volendo, anche se avesse potuto ricambiare i suoi sentimenti, non avrebbe mai potuto mettersi con Chat Noir. Almeno finché Falena Oscura fosse stato sconfitto.

"Il nostro amore ha distrutto il mondo," aveva detto il suo partner akumizzato.

Marinette sapeva benissimo che fosse sbagliato fidarsi delle parole di un akumizzato, ma per qualche ragione non riusciva a non credergli. Non riusciva a non pensarci.

E poi… c'era Adrien. L'aveva detto e ripetuto diverse volte, e perfino scritto nel suo diario: se Adrien non fosse mai esistito, forse una chance al suo partner l'avrebbe data. Dopo aver sconfitto Falena Oscura. Ma Adrien… non le era possibile nemmeno immaginare un mondo senza quel ragazzo. Sarebbe stato un mondo senza la luce del sole.

Stava riflettendo proprio su questo, il corpo appallottolato in posizione fetale, e si stava quasi addormentando, quando un paio di colpi ben piazzati al vetro del suo lucernario la fecero sobbalzare. La ragazza non fece in tempo a dire o a fare niente, perché si ritrovò sommersa da una massa nera, fredda e tremante che le piombò letteralmente addosso e iniziò a stringerla così forte da rischiare di spezzarle la gabbia toracica.

"Che cos…" riuscì a dire, con un bisbiglio soffocato, ma non poté terminare la frase perché una mano nera guantata le si posò sulle labbra.

"Perdonami, Milady. Perdonami!"

A Marinette si ghiacciò il sangue nelle vene mentre il cuore le saltò un battito e si piazzò direttamente nella sua gola. "Ch-chat Noir? Che cos… come mi hai chiamata?" balbettò mentre con la mano cercava a tentoni l'interruttore della lucetta sul comodino. Aveva appena acceso la luce quando il suo partner la guardò come una preda messa con le spalle al muro.

"Detrasformazione," sussurrò, e Marinette chiuse gli occhi e lanciò un grido che suonava quasi come uno squittio.

"Ma che fai? Trasformati di nuovo, subito!" gli intimò, ma lui le prese le mani e cercò di togliergliele dalla faccia.

"Ti prego, Marinette, guardami. Devi guardarmi!" La voce del ragazzo era roca e quasi irriconoscibile. Sembrava terrorizzato. Spaventato a morte. Il cuore di Marinette prese a batterle all'impazzata: non aveva mai sentito Chat Noir in uno stato del genere.

"NO! Lo sai che non possiamo finché Falena Oscura non è sconfitto. E come mai che pensi che sono Ladybug?" La ragazza resistette strenuamente e riuscì a impedirgli di spostarle le mani dal viso.

"Me l'ha detto lui," rispose il ragazzo, tirando su col naso. "Ti ha fatto spiare da un sentimostro. Sa chi sei. E non è nemmeno l'unica cosa che sa."

Marinette trattenne il respiro alle sue parole. Che cosa? Ma questo era un disastro! Se Falena Oscura era a conoscenza della sua identità erano nei guai fino al collo. E come mai l'aveva detto a Chat Noir? Sapeva anche della sua identità?

"Ti prego, guardami Milady. Il tempo dei segreti è passato. Ho scoperto chi è Falena Oscura. E' mio padre, ti rendi conto? Sta facendo tutto questo per riportare in vita mia madre! Lui… sa che sei Ladybug. Tenere segreti tra noi due potrebbe risultare fatale visto che vuole… usarmi… per akumizzarti. E ha il coltello dalla parte del manico." La voce di Chat Noir era così roca che la ragazza si rese conto di quanto sforzo costasse al suo partner di parlare.

Poi, il suo cervello finalmente registrò il peso (e il significato) delle parole dette dal ragazzo. Suo padre? Falena Oscura? Marinette spostò lentamente una mano dalla faccia, e poi l'altra, e aprì un occhio. Poi l'altro.

E il suo cuore si fermò di soprassalto, mentre le mani le si spostavano direttamente sulla bocca.

"A—Adrien?" Il ragazzo era quasi irriconoscibile per via dello stato dismesso in cui si trovava. I capelli usualmente così ben pettinati erano arruffati e umidi, quasi appiccicati sulla sua testa. I bellissimi occhi verdi gonfi di lacrime e iniettati di sangue, la carnagione normalmente così perfetta ormai segnata da ampie chiazze rosse, le occhiaie sotto gli occhi. Le prese le mani con slancio e se le portò vicino al cuore.

"Mi dispiace di rivelarti chi sono in questo modo, ma è un'emergenza. Lui… non solo sa chi sei ma… sa anche qualcos'altro, e vuole usarmi per farti del male. Io non voglio farti del male!"

Lei gli lanciò uno sguardo confuso. "Ma che cosa dici? Cos'è che sa tuo padre? E perché vuole usarti? Come fa a usarti contro la tua volontà? Se hai bisogno di un posto dove stare sono sicura che papà e mamma potranno…" iniziò a pensare ad alta voce la ragazza, la mente che le andava di nuovo a mille all'ora cercando di trovare una soluzione, ma quando guardò di nuovo Adrien, il ragazzo aveva un'espressione tanto avvilita che lei non riuscì a continuare; le parole le morirono sulle labbra.

Plagg decise che fosse il momento giusto per mostrarsi e uscì dal… taschino della camicia di Adrien? La guardò con i suoi occhi verdi magnetici, le orecchiette piatte sulla testa.

"Non hai capito, Codini. Non mi sorprende perché il mio Gattino non riesce a formulare un pensiero coerente al momento. Siamo nei guai fino al collo. Quel mostro sa chi sei, e sa il tuo punto debole. E ha il coltello dalla parte del manico perché…" Lanciò un'occhiata preoccupata ad Adrien e smise di parlare.

"Perché?" lo incoraggiò la ragazza, ma il kwami mosse lo sguardo da lei al suo portatore e sembrò essere in dubbio se continuare o meno.

"Non penso sia giusto che te lo dica io, Codini, deve essere lui."

Marinette batté le palpebre un paio di volte, sempre più confusa. "Scusate, ma io non ci ho capito niente. Che cos'è che deve dirmi Adrien? Che cos'è che ha scoperto suo padre? Il mio punto debole? Io non capisco…"

Mentre la ragazza parlava, il viso di Adrien aveva perso le chiazze e aveva assunto una tonalità uniforme dello stesso colore della tuta di Ladybug. E quando le lanciò un'occhiata furtiva, il viso gli si illuminò come una lampadina. "Riguarda una cosa che mio padre ha scoperto quando Luka fu akumizzato in Verità. Pare che fosse andato a chiedere a tutti quale fosse il tuo segreto e…"

Il viso di Marinette passò dal bianco cadaverico al cremisi nel giro di un millisecondo mentre gli occhi le si spalancavano e la bocca le si contorceva in una smorfia terrorizzata. Si portò le mani al viso e ci si nascose dietro, desiderando caldamente che il suolo le si aprisse sotto i piedi e la inghiottisse.

"Oh…" riuscì a dire alla fine, mentre spostava un dito e lanciava un'occhiata furtiva al ragazzo davanti a sé, per poi richiudere le dita e rinascondere il viso, accucciandosi sul letto come per sparire dalla sua vista. "Voglio morire…" sussurrò alle sue dita, ma mentre lo diceva, sentì qualcosa spingerle le dita per toglierle dal viso e alla fine si tirò un pochino su, incrociando con i suo sguardo terrorizzato gli occhi indagatori di Plagg.

"Piantala, Codini. Ormai il danno è fatto. L'ha scoperto e l'ha scoperto nel modo peggiore in cui potesse scoprirlo. E' colpa tua in fondo."

Adrien lo interruppe. "Non essere così duro, Plagg, mica è una cosa facile!"

"Duro? Non sono duro per niente, Adrien. Questa storia stava andando avanti da troppo tempo. E ora siamo nei guai anche per via della sua indecisione!" rispose il piccolo Dio della Distruzione, volando stizzito davanti agli occhi del suo portatore e lanciandogli uno sguardo truce. "Non capirò mai voi umani, e i vostri sentimenti. Mica ci vuole tanto. Sono due parole, le dico al mio formaggio ogni cinque minuti, che ci vuole? Ti amo! Tiè, mezzo secondo. No… questa ci ha messo quasi un anno! E non c'era ancora riuscita, a dirtelo!"

Adrien fece una smorfia alle parole del suo kwami e lanciò uno sguardo imbarazzato a Marinette, mentre il viso gli si infiammava di nuovo. La ragazza, colta alla sprovvista, ricambiò lo sguardo e il viso le divenne del colore di un pomodoro maturo.

"Ecco. Siete entrambi diventati aragoste. Cosa stavo dicendo?"

Ma mentre Plagg li apostrofava, un lampo rosso uscì dalle coperte del letto di Marinette e volò a zig zag fino a raggiungere il kwami nero. Tikki gli lanciò un'occhiata seccata mentre lo rimproverava: "Calzino Puzzolente, ma ti pare il modo di apostrofare le persone?"

Plagg non si scompose e incrociò le braccia al piccolo petto. "Oh, non farmi la ramanzina, Zuccherino. Dobbiamo spicciarci quì, che se quel mostro si sveglia e non trova il figlio nella sua stanza ci anneghiamo proprio nei guai, altro che fino al collo."

Adrien abbassò lo sguardo e si portò la mano alla nuca alle parole del kwami, ma Marinette li osservò ancora confusa. "Perché saremmo nei guai? Non ho alcuna intenzione di farti tornare a casa, non finché quell'uomo non è ammanettato e in prigione. Sono sicura che mamma e pa—" iniziò a dire, ma Adrien la zittì mettendole un dito sulle labbra.

"Ti ringrazio per il pensiero, Marinette, ma non servirebbe a niente. Vedi… c'è un'altra cosa che non sai e… purtroppo allontanarmi da mio padre non aiuterebbe affatto."

"Che vuoi dire?" chiese la ragazza inarcando un sopracciglio.

Adrien chiuse gli occhi e prese un grosso respiro. Poi un secondo. Infine riaprì gli occhi e la guardò negli occhi mentre scandiva, forte e chiaro ma con voce tremante: "Io s-sono un sentimostro."

Sia Marinette che Tikki sussultarono all'unisono, mentre due paia di occhi azzurri si spalancavano allo stesso tempo. La ragazza si allontanò da lui e si appiattì contro il muro della sua stanza, portandosi le mano davanti in un gesto protettivo. "Che cosa hai fatto ad Adrien? Perché hai il suo Miraculous? Ti controlla Falena Oscura, oddio, allora è vero che sa chi sono! E Plagg, perché non mi hai detto niente? Sono stata a parlare finora con un sentimostro? Dov'è il vero Adrien?"

Plagg gli lanciò un'occhiata dura e scosse la testa, mentre Tikki, che aveva capito la situazione, abbassava lo sguardo.

"Codini, il vero Adrien è qui sul tuo letto."

La ragazza osservò il kwami come se avesse due teste. "Ha appena detto di essere un sentimostro."

"Già. perché è quello che è. Un sentimostro. Fin dall'inizio."

Marinette trattenne il respiro. "Che cosa?"

"Mia madre e mia zia non potevano aver figli," ammise Adrien con un sospiro. "Mio p—Gabriel mi ha detto che la mamma creò un amok e lo inserì nelle due fedi gemelle della famiglia de Vanily. In questo modo riuscì a creare due sentimostri identici, uno per lei e uno per sua sorella. Ma a quanto pare in questo modo utilizzò il potere del Pavone in maniera esagerata e ne causò la rottura."

"Q-quindi tu e Félix siete…" Gli occhi di Marinette erano ancora spalancati, le mani saldamente posate a coppa sulla bocca.

"...dei sentimostri." Adrien chiuse gli occhi e fece una piccola pausa, tirando un respiro affannoso. "Duusu mi ha detto che mia madre ci ha creati per essere esattamente come esseri umani. Mi ha detto che non c'è differenza tra noi e un essere umano normale a parte—"

"A parte l'amok," lo interruppe Marinette, la cui bocca era finalmente emersa da dietro le dita delle mani.

Adrien annuì tristemente. "E il fatto che se mio padre o chiunque altro è in possesso del mio amok, può muovermi a suo piacimento, se lo desidera e…" Strinse le labbra prima di continuare: "...e Falena Oscura, o chiunque metta le mani sul Miraculous del Pavone, può farmi sparire con uno schiocco di dita." Le ultime parole gli erano costate parecchio. Il groppo alla gola mentre le pronunciava era quasi insopportabile, come anche la fitta di dolore lancinante che gli attraversava il petto mentre con le dita della mano destra replicava uno schiocco di dita esplicativo.

La ragazza incrociò finalmente lo sguardo con il suo, e lui ricambiò con un'occhiata così avvilita e piena di dolore che l'ultima barriera di Marinette crollò all'istante. La ragazza gli buttò le braccia al collo e lo abbracciò con tutte le sue forze.

Il che volle dire che Adrien smise di respirare. Non solo per il flusso di emozioni che quell'abbraccio gli stava dando, ma soprattutto perché lo stava stringendo così forte da comprimergli la gabbia toracica.

"Uh… Milady, molla un po' la presa, che mi soffochi," dovette ammettere dopo un paio di tentativi falliti di immettere aria nei polmoni. Marinette si mosse di scatto e si staccò da lui, riaccucciandosi su se stessa e guardandolo timidamente.

"Scus—" iniziò a bofonchiare, ma il ragazzo la interruppe con un piccolo sorrisetto, il primo da quando aveva scoperto la grotta sotto la villa.

"Non ho detto di lasciarmi andare, ho detto solo di non stringermi così tanto!" La afferrò per il braccio e la rispinse vicino a sé, avvolgendola lui, questa volta, in un forte abbraccio. "Ho tanta paura," le confessò, bisbigliandole all'orecchio mentre lei lo stringeva più forte. Poi chiuse gli occhi e sentì le lacrime scendergli sulle guance mentre il suo intero essere era scosso da singhiozzi profondi. Iniziò a tremare come una foglia.

"Oh, Gattino," sussurrò Marinette mentre con la mano gli accarezzava dolcemente la schiena. "Troveremo una soluzione, vedrai," gli ripeteva come un mantra nell'orecchio.

"Che soluzione? L'unica soluzione è togliergli quel Miraculous!" sentenziò lui tra i singhiozzi. "Tu non puoi capire. Passavo davanti alla camera di Nathalie, e ho sentito la discussione che stavano avendo, su di te, Marinette. Nathalie ha mostrato un video a mio p—Gabriel, che sicuramente mostrava te, che ti trasformavi in Ladybug. Poi mi ha scoperto, e si è toccato l'anello… e le gambe mi si sono mosse da sole. E' stato orribile. Mi ha controllato come una marionetta, ti rendi conto?"

Gli raccontò con voce tremante quello che gli era successo dopo che il padre l'aveva rimproverato per il brutto voto.

"'A-' me lo chiama un brutto voto?" incalzò Marinette, e lui sbuffò, facendo spallucce.

"Ci sono abituato, Marinette," le disse sommessamente.

"Non è una scusa valida. Non dovresti esserci abituato!" La ragazza strinse forte i pugni e corrucciò le sopracciglia per dargli uno sguardo deciso. Ma quando lo vide abbassare lo sguardo con aria rassegnata, Marinette gli prese una mano nelle sue, facendolo sussultare e guardarla negli occhi. "Ma ormai non importa. Continua, ti prego," gli disse abbozzandogli un sorriso mentre con la mano gli accarezzava il dorso della mano che teneva con le sue.

Questo piccolo atto di conforto fu tutto quello di cui aveva bisogno Adrien per gettare la spugna. Le raccontò tra i singhiozzi come fosse andato a riprendersi la borsa e il tablet nello studio del padre, come avesse scoperto per caso il meccanismo nel quadro della madre che azionava l'ascensore. Le raccontò della grotta sotterranea, della madre nella bara di vetro, del terrore che aveva provato quando Nooroo l'aveva beccato dietro la bara della madre, come lui e Plagg fossero riusciti a tornare in camera sua attraverso la finestra del covo al piano superiore della Villa.

"Vuole che io ti spezzi il cuore Marinette. Vuole che ti faccia soffrire per poterti akumizzare. Ha detto che se non lo faccio io lo farà lui e—" Si abbracciò il torso con le braccia e chiuse gli occhi, facendo scorrere altre lacrime sulle guance. "Mi ha intimato di rendermi utile p-perché gli basta schioccare le d-dita e—"

Marinette non gli consentì di finire di parlare, ma lo avvolse in un grande abbraccio. Il ragazzo sussultò e spalancò gli occhi, irrigidendosi di primo acchito. Poi, chiuse gli occhi e tirò un bel respiro, inebriandosi del profumo della ragazza mentre le sue braccia ricambiavano la stretta, quasi titubanti.

"Non dirlo, per favore," gli sussurrò lei nell'orecchio, facendolo rabbrividire. "Che persona orribile. Come ha potuto dirti una cosa del genere?"

La stretta del ragazzo sul suo corpo si intensificò, non essendo in grado di vocalizzare una risposta. Lei non diede nessuna indicazione di voler rompere l'abbraccio, quindi Adrien iniziò a rilassarsi, anche complice il fatto che Marinette gli stesse accarezzando delicatamente la schiena con movimenti circolari.

Restarono a lungo in quella posizione, finché Adrien non si mosse, slacciandosi dalla ragazza per guardarla negli occhi. Solo incrociare il suo sguardo creò nuove lacrime, che gli scesero sulle guance senza che lui potesse fermarle.

"Dobbiamo discutere un piano d'azione, Milady. Decidere cosa fare e…" disse mentre le dita della mano sinistra iniziavano a giocherellare con l'anello all'anulare della destra, la voce sempre più roca, le lacrime sempre più copiose.

Lei sussultò quando vide che stava cercando di togliersi l'anello, e gli chiuse le mani a coppa sulla mano destra. "Non pensarci nemmeno."

"Ma… non dovrei tenere il Miraculous. Che succede se mio padre—"

"Non chiamarlo così, non è tuo padre!" gli intimò Marinette. Lui la guardò un po' accigliato, quindi lei continuò: "Legalmente lo sarà pure, ma non fisicamente, Adrien. Duusu è più tuo padre di Gabriel Agreste." E detto questo, incrociò le braccia al petto, mettendo il broncio.

Adrien batté le palpebre. Poi le ribatté di nuovo. Poi il suo sguardo si trasformò da triste a divertito del giro di un secondo e scoppiò a ridere. "Scusa Marinette!" bofonchiò tra le risate.

"Che c'è di divertente?" chiese Marinette leggermente indispettita.

"Che hai ragione. Sai che non ci avevo pensato?"continuò lui, mentre cercava di smettere di ridere ma falliva miseramente. "Dovrò abituarmi all'idea di avere un padre alto 10 cm e blu indigo…"

Questa battuta in qualche modo fece sì che passasse pure il finto broncio di Marinette, e anche la ragazza iniziò a ridere. "Oddio detta così è buffa!"

I due risero per un tempo che sembrò infinito. Poi Adrien si asciugò gli occhi e guardò Marinette con un sorriso. "Grazie, Milady. Ne avevo proprio bisogno." Poi il ragazzo sbadigliò, portandosi la mano davanti alla bocca per educazione.

"Magari è meglio se andiamo?" gli chiese Plagg, adocchiando il lucernaio con un po' di apprensione.

Marinette vide lo sguardo ansioso di Adrien seguire quello di Plagg, e vide la tensione crescere a dismisura nella posa del biondo prima che dicesse tentativamente, "Hai ragione, Plagg." Quindi, la ragazza fece un bel respiro e gli prese la mano, facendolo sobbalzare.

"No, resta per favore."

Il viso di Adrien si tinse di un'adorabile sfumatura di rosso, quasi cremisi. "Ma io devo tornare a casa, se mio padre non mi trova domani mattina…" bofonchiò portandosi una mano alla nuca.

Lei ridacchiò leggermente. "Tikki è un'ottima sveglia. E sono sicura che anche Plagg quando vuole, può rendersi utile e ricordarci che è ora per te di andare. R-resta un altro po'." Mise le mani avanti. "S-solo se ti va, o-ovviamente." Poi le si abbassò lo sguardo e iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli mentre continuava, "E' che il solo pensiero di lasciarti tornare subito in quella stanza fredda, da solo, mi fa star male. Voglio solo abbracciarti e rassicurarmi che vada tutto be—" La ragazza si bloccò perché Adrien le lanciò un'occhiata furba che le fece venire la pelle d'oca per quanto sembrasse essere una versione senza maschera di Chat Noir. Come aveva fatto a non accorgersene prima?

"Dillo, Milady, che vuoi un po' di coccole." Le fece l'occhiolino, facendola arrossire fino alla radice dei capelli. La ragazza si girò, prese il suo cuscinone a forma di gatto e glielo lanciò in testa.

"Maschera o no sei proprio un don Giovanni, eh?" gli ruggì contro, causando uno scoppio d'ilarità nel ragazzo biondo.

"Perdonami, Milady, non posso farne a meno. La ragazza che amo mi ha appena chiesto di dormire con lei. Oggi era il giorno più brutto della mia vita e sta diventando il più bello. Sono arrivato in Paradiso?" Le fece un sorriso di quelli che gli illuminavano tutto il volto e gli fece luccicare gli occhi in un modo che le liberò un intero stormo di farfalle nello stomaco.

Fece il broncio e gli scompigliò i capelli con la mano per nascondere l'imbarazzo. "La tua fortuna è che mi piaci troppo per restare arrabbiata a lungo," mormorò senza pensare, ma quando gli occhi di lui si accesero in una scintilla maliziosa, lei gli mise le braccia sulla testa per abbassarla e gli montò quasi addosso per costringerlo a non guardarla. "Noooooooooo!" si lamentò, facendolo ridere ancora di più.

"Okay, okay, mi arrendo Milady. Ma non soffocarmi per favore, o non resterà niente da abbracciare, sai…"

"Lo chiami arrenderti, questo?" gli inveì contro lei, finendo per montargli a cavalcioni addosso. Quando incrociarono lo sguardo di nuovo e si resero conto della posizione in cui si trovavano, Adrien divenne paonazzo e deglutì a vuoto mentre Marinette si irrigidì sul posto. "Uh, scusa," mormorò, ma l'evidente imbarazzo della ragazza aiutò Adrien a riprendersi, e il biondo allungò le braccia, circondando le spalle della ragazza e attirandosela sul torace.

"Certo che lo chiamo arrendermi. Senti come mi batte il cuore? Mi hai messo completamente K.O. Steso. Distrutto. Agh. E ora sono il tuo cuscino personale." Nel dirlo fece una faccia così buffa che Marinette rise di nuovo. Fece finta di 'sprimacciare' un materasso immaginario e poi rotolò alla sua destra, prendendolo tra le braccia e accovacciandoglisi addosso.

"Mhhhhhhh ma che bel cuscino…" Lo strinse forte. "Fai attenzione che potrei abituarmi!"

Adrien voleva rispondere, ma complice lo stress che aveva subito quella serata, la stanchezza già accumulata durante il giorno e l'emozione che aveva provato nel parlare con Marinette, iniziò a sentire gli occhi pesanti. La ragazza inoltre aveva preso ad accarezzargli i capelli con tanta delicatezza, proprio dove, vestito da Chat Noir, avrebbe avuto le orecchie da gatto. Unisci a tutto ciò il senso di calore proveniente dal corpo morbido di lei accoccolato contro il suo, e il cocktail divenne micidiale.

Marinette sorrise nel vedere gli occhi del ragazzo chiudersi per il sonno, e quando si fu finalmente addormentato, si tirò leggermente su per dargli un piccolo bacio sulla fronte. Poi lo abbracciò di nuovo, un po' più stretto di prima.

"Tikki, Plagg, ci avvisate voi quando è ora che vada?" chiese con la voce impastata dal sonno.

"Non preoccuparti Marinette. Ci pensiamo noi."

La ragazza non riuscì nemmeno a ringraziare prima di cadere tra le braccia di Morfeo.


Nota dell'Autrice:

Ecco qui… finita. Che ne pensate? I miei beta mi hanno quasi uccisa dicendomi che devo continuarla, ma a me piace anche così, lasciata un po' aperta. Fatemi sapere voi che cosa volete nei commenti! E commentate :D ma non commentatemi solo con "continuaaaa!" o non continuo :P

Buon anno a tutti!

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