L'angelo caduto di ineffable (/viewuser.php?uid=1196505)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Caoitolo 2 ***
Capitolo 1 *** Capitolo uno ***
L'angelo
caduto
L'acqua nella vasca da bagno era tiepida, c'era abbastanza schiuma da
coprirlo nelle zone più intime, a dire il vero quello era
l'ultimo dei suoi pensieri in quel momento, stranamente non si sentiva
in imbarazzo, lo era stato in molte occasioni ben più
innocenti
di quella, ma quel particolare momento era troppo pregno d'altro da non
lasciare spazio a imbarazzi di alcun genere.
Con una morbida spugna il demone massaggiava le sue ali, la imbeveva
nell'acqua, la strizzava lasciando che le gocce scivolassero tra le
piume e poi di nuovo la passava sull'estremità dell'una e
dell'altra ala, era una sensazione piacevole per Aziraphale, il tocco
di
Crowley era delicato, riusciva a passare in mezzo a tutte le piume
senza fargli male, le toccava con rispetto e reverenza come se avesse
paura di romperle.
Erano grandi e maestose, così forti da riuscire a reggerlo
in
volo, gli permettevano di planare nel cielo e le sue piume anche erano
resistenti, persino le più piccole che andavano a ricoprire
la
parte superiore, erano forti ma dall'altro lato, presa una per una
quelle piume erano fragili, delicate e sì, potevano
staccarsi se
non trattate con cura.
L'angelo quella sera ne aveva persa più di una, temeva che
lasciandole immerse nell'acqua, tramite lo sfregamento della spugna
avrebbe rischiato di perderne ancora, e invece il tocco di Crowley era
così delicato che non sembrava nemmeno star esercitando
alcun
tipo di forza, quello che otteneva era solo lavare via lo sporco, le
macchie grigie di terra che le imbrattavano, e Aziraphale lo
voleva
più di ogni cosa, desiderava veder scivolare via quell'acqua
sporca che si mischiava a quella pulita della vasca, voleva tornare ad
essere candido e pulito come era sempre stato.
Nessuno dei due parlava di ciò che era accaduto,
per Aziraphale
era troppo presto, non sapeva nemmeno lui se lo aveva metabolizzato
oppure no, e Crowley beh lui si stava dannando l'anima -che
sì,
era già dannata ma lui era sicuro che quella sera si era
dannata
per una seconda volta- voleva sapere che cosa fosse successo al suo
angelo, le sue stesse viscere si stavano corrodendo a furia di
trattenere quelle parole che salivano fino alla gola ma venivano
rimandate giù.
Proviamo a capirlo, l'angelo gli era piombato dentro casa sfondando il
vetro della finestra, come se fosse un meteorite, le ali aperte, ferite
probabilmente dai cocci di vetro, sporche come sporchi erano i suoi
vestiti e la sua pelle, ma la cosa che più fece male a
Crowley,
e che gli impediva di porre domande all'angelo era proprio
l'espressione che quest'ultimo aveva sul volto.
Quando Aziraphale
alzò il viso da terra aveva gli occhi sgranati, avevano
perso
il loro naturale colore, erano grigi e in essi era contenuta una
quantità di terrore tale da mettere i brividi anche al
più spietato demone, la prima cosa che pensò
Crowley fu
che gli occhi di un angelo non avrebbero mai dovuto essere macchiati da
un sentimento simile, in particolar modo gli occhi del suo angelo.
La seconda cosa che lo fece raggelare fu la reazione di Aziraphale poco
dopo essersi schiantato sul suo pavimento, il demone si era
avvicinato a lui per capire come stava, quando si era chinato e aveva
allungato la mano verso il suo viso, Aziraphale si era
ritratto con un
sussulto spaventato, come se Crowley gli avesse appena dato la scossa.
Il demone pensò che non volesse ricevere contatto fisico e
invece, dopo un istante, giusto il tempo che gli servì per
mettere a fuoco dove fosse finito, gli occhi di Aziraphale
cambiarono
espressione riconoscendo in Crowley un amico, il suo amico,
il miglior amico che aveva, lo sguardo si ammorbidì, la
muscolatura del viso si rilassò per lasciare spazio a un
debole
sorriso, un sospiro scosse il petto dell'angelo che scoppiò
in
un pianto sommesso, soffocato, lanciandosi tra le braccia di un demone
più che mai confuso.
A Crowley non servì molto per capire che quasi sicuramente
il
suo angelo doveva aver vissuto una brutta avventura, per caso o con
volontà non poteva saperlo, era finito a casa sua e dopo lo
sconvolgimento iniziale aveva capito di essere al sicuro e si era
lasciato andare.
Il demone aveva semplicemente fatto alzare l'angelo, lo aveva portato
nella sala da bagno dove già una vasca era presente, la
ingrandì solamente, si posizionò di fronte a lui,
gli
strinse le mani delicatamente per un istante, poi chiuse gli occhi,
alzò le braccia e con le dita affusolate sciolse il nodo del
cravattino facendolo scivolare a terra, si occupò degli
altri
abiti, sempre stando attento a non metterci troppa forza, voleva essere
il più delicato possibile. Le sue dita slacciavano bottoni,
spostavano vestiti lasciandoli scivolare via dalla pelle dell'angelo,
si muoveva abilmente come se tutti i giorni non facesse altro che
quello, e invece era la prima volta che si ritrovava a svestire
qualcuno. Mentre lo spogliava dalle vesti, Crowley stava attento a non
sfiorare nemmeno per sbaglio un lembo di pelle, non voleva mettere a
disagio l'angelo, non voleva in alcun modo che si sentisse
più
esposto di quanto non fosse.
L'angelo di rimando per quanto si sentisse a disagio nell'essere nudo
di fronte a qualcun altro, in particolar modo se questo qualcuno era
Crowley, in quel momento si sentiva troppo debole per protestare e
soprattutto sentiva il bisogno di fidarsi ciecamente di qualcuno, e chi
meglio di Crowley che era stato al suo fianco per millenni, aveva il
bisogno viscerale di affidare la sua vita a chi sapeva se ne sarebbe
preso cura, e Crowley lo stava facendo.
Aziraphale apprezzò la cura di Crowley nei suoi
riguardi, il suo
tenere gli occhi chiusi per non metterlo ancora di più in
imbarazzo, sentì uno schiocco di dita e un profumo dolce
invadergli le narici, il demone lo prese per mano e lo guidò
fino
a farlo immergere nella vasca, finalmente potè aprire gli
occhi
e godersi quello spettacolo meraviglioso che era il suo angelo.
Aziraphale sorrise pieno di gratitudine, anche se quel sorriso
nascondeva
dell'altro, Crowley rispose al sorriso allo stesso identico modo,
entrambi avevano sulle labbra parole non dette, frasi mai pronunciate, i
loro occhi si parlavano, quelli di uno dicevano "ti prego dammi tempo"
quelli dell'altro "hai tutta l'eternità angelo."
Per questo motivo ancora Crowley taceva, lo amava troppo per
costringerlo a parlare, non voleva convincerlo o mettergli pressioni
che gli avrebbero fatto solo male, sperava solo che prima o poi il suo
angelo, semplicemente si sarebbe fidato così tanto di lui da
concedergli
il suo cuore, e lui se ne sarebbe preso cura, oh se lo avrebbe fatto.
Ma ora era presto e lo sapeva, si allungò sul bordo della
vasca
per insaponargli i capelli, quei soffici ricci biondi gli solleticavano
le dita, aveva sempre desiderato toccarli, sentire che sensazione
gli avrebbero trasmesso tra le dita, mai si sarebbe immaginato di
poterlo fare in un'occasione simile, Crowley pensò quanto
fosse
bello massaggiargli la cute, essere coinvolto in un'attività
così personale e intima con la persona che più
amava.
Si era appena reso conto di quanto amasse vedere la testa del suo
angelo insaponata, stare attento che la schiuma non gli finisse negli
occhi, d'un tratto si morse le labbra, il magone gli salì
alla
gola, non solo perché quello che stavano facendo non era
frutto
di una seratina romantica fra due innamorati, ma perché lui
si
stava occupando dell'angelo il quale chissà cosa aveva da
poco
subito.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce dell'angelo, che
spaccò il silenzio come la lama della spada di un samurai
divide
in due una mela.
<< Avresti fatto prima a fare un miracolo, stai perdendo
un sacco
di tempo a causa mia >> soffiò
fuori Aziraphale, la voce
colma di senso di colpa.
Crowley cacciò indietro il magone che gli si era formato in
gola, si schiarì la voce.
<< Un bagno caldo è un toccasana per i nervi
>> rispose.
<< Lo dicono gli umani sai... Dicono anche che aiuta il
rilassamento, e in effetti tutte le volte che l'ho provato ho finito
per addormentarmi dentro la vasca. E non mi stai facendo perdere tempo
>> arrossì.
<< Non avevo nulla da fare comunque >>
borbottò.
L'angelo sospirò solamente, se ne rese conto dal lieve
spostamento delle sue spalle. Crowley si siede mentalmente dello
stupido, aveva detto qualcosa che probabilmente lo aveva ferito.
<< Non che se avessi avuto qualcosa da fare io... Lo
avrei fatto
comunque angelo, mi sarei preso cura di te in ogni caso.
>>
Il demone trattenne istintivamente il respiro, non sapeva se era
riuscito a rimediare allo strafalcione di poco prima, sperava di
sì, era talmente abituato a fingersi scorbutico che non gli
riusciva proprio di dire una cosa carina senza poi doverla correggere,
per farla aderire alla sua presunta personalità.
L'angolo delle labbra di Aziraphale si alzò
leggermente, segno che
stava sorridendo, il demone tirò mentalmente un respiro di
sollievo, prese in mano il soffione e alzandosi in piedi
cominciò a sciacquarlo dalla schiuma in eccesso.
<< E io te ne sono grato Crowley >> disse
l'angelo poco dopo.
A Crowley si strinse il cuore.
Il demone notò che sul braccio dell'angelo era rimasto
ancora un
batuffolo di schiuma, avvicinò il soffione, la sua
mano scivolò sulla pelle dell'altro per aiutare l'acqua a
mandare via tutto il sapone, Aziraphale in quel momento ebbe
un lieve
sussulto, Crowley si chiese il motivo ma presto lo capì, un
livido a forma di dita e mano spiccava violaceo sulla pelle diafana
dell'angelo, il demone avrebbe voluto urlare ma si trattenne,
aiutò l'angelo ad uscire dalla vasca, lo avvolse in un ampio
e
morbido asciugamano bianco e poi gli disse:
<< Vado a prepararti un tea bello bollente, tu intanto
asciugati, i vestiti se vuoi...- >>
<< Ci penso io Crowley, grazie >> sorrise
l'angelo.
Il demone annuì e uscì dalla stanza, si diresse
in
cucina, appoggiò entrambe le mani sul ripiano dei
fornelli stringendolo fino a farsi sbiancare le nocche, i
muscoli
gli
vibrarono, per un momento credette che le gambe non lo avrebbero
più retto, ripensò all'angelo terrorizzato al
centro del
suo salotto, a quel livido, e da quell'immagine non potè
fare a
meno di pensare che oltre a quello ce ne potessero essere altri. Un
suono basso e gutturale uscì dalla sua gola, il petto si
alzava
e si abbassava, se fosse stato umano qualcuno poteva pensare che stesse
avendo un attacco di panico, fece qualche respiro per provare a
calmarsi, quando sentì la porta del bagno aprirsi e
richiudersi
si staccò dal ripiano, osservò per un attimo la
sua mano
tremante, doveva calmarsi, schioccò le dita e sui fornelli
comparì una teiera piena d'acqua che già
borbottava.
Quando Aziraphale entrò in cucina Crowley si
girò verso di lui sforzandosi di sorridere.
<< E' quasi pronto >> disse.
Allungò la mano per prendere la teiera, ma quando
toccò il manico la ritrasse di scatto.
<< Ah! >> si trattenne dall'imprecare
L'angelo si avvicinò allarmato << ti sei
bruciato, fa
vedere >> disse allungando le mani verso di lui, Crowley
si
ritrasse << non è niente angelo, non
preoccuparti. >>
Per la seconda volta in quella sera Crowley si diede dello stupido, si
era ferito come un incapace e aveva fatto preoccupare l'angelo, non era
lui che avrebbe dovuto pensare a preoccuparsi quella
sera, Aziraphale
aveva bisogno di tranquilità e non certo di un demone che
sembrava aver perso le più banali facoltà
intellettive.
Versò il tea nelle tazzine, le posò nel vassoio e
superò Aziraphale dirigendosi verso la sala.
<< Vieni angelo >> disse mentre
gli passava accanto.
Crowley con la mano libera miracolò un tavolino basso dove
appoggiare il vassoio e una poltrona, l'angelo prese posto su
quest'ultima mentre il demone si accomodò su un lato del
divano,
presero entrambi le proprie tazze e sorseggiarono quella bevanda che
proprio al demone non era mai piaciuta, Aziraphale non
mancò di
farglielo notare.
<< Tu non bevi mai tea, le poche volte che ti ho convinto
a farlo ti sei lamentato per giorni interi. >>
Alle orecchie di Crowley quella frase sembrava così normale,
profumava di quotidianità, e invece era solo una maschera,
un
mantello posto appositamente per coprire la verità che
ancora al
demone era sconosciuta, bevve un sorso di quella bevanda amara, come
sempre una smorfia comparve sul suo volto, era veramente orribile.
<< Questa sera posso fare un'eccezione, non credo che
l'alcol sia l'ideale >> disse Crowley.
<< Perché no? >>
domandò l'angelo, tirando su il naso dalla tazza.
Il demone emise un verso strozzato, un miscuglio tra un borbottio e
chissà che altro, non sapeva cosa rispondergli, non che non
conoscesse il motivo della sua decisione, ma non era sicuro di volerlo
dire all'angelo, non sapeva se sarebbe stato opportuno o se avrebbe
finito con il turbarlo.
Crowley non aveva proposto l'alcol perché sapeva che, molto
probabilmente, avrebbero finito con l'ubriacarsi, l'alcol era un ottimo
inibitore dei sensi ma era anche parecchio utile per far uscire tutte
quelle emozioni che normalmente restavano sopite o represse, temeva che
avrebbero perso il controllo, e si sa cosa succede quando si perde ogni
freno inibitorio, si possono commettere azioni di cui ci si pente il
mattino dopo, e Crowley non voleva accadesse.
Se Aziraphale avesse cercato un certo tipo di conforto da lui,
o gli
avesse rivelato qualcosa che non era pronto a rivelare, come avrebbero
potuto affrontare la cosa l'indomani? Avrebbe rischiato di farlo
allontanare ancora di più, no doveva accontentarsi di
ciò
che gli stava dando, l'angelo si era rivolto a lui, è da lui
che
era andato, avrebbe potuto rifugiarsi nella sua libreria evitando di
farsi vedere in quelle condizioni, evitando domande, e invece aveva
scelto di andare lì e lasciare che si prendesse cura di lui.
<< Beh angelo, sinceramente non mi va di vederti ubriaco,
non credo tu sia nelle condizioni giuste ecco. >>
No, decisamente quelle non erano le parole adatte, implicavano che
fosse successo qualcosa, e anche se a tutti gli effetti era
così, non voleva che l'angelo pensasse che stava tentando di
farlo parlare, avrebbe dovuto usare quell'arma che proprio gli riusciva
difficile tirare fuori, quella parte di sé che si vergognava
a
mostrare, ma solo perché la sua natura diceva
così,
essere gentile.
<< In verità angelo, stavo solo cercando di
metterti a tuo
agio. So bene quanto ti piaccia un bel bicchiere di vino, ma dopo aver
fatto un bagno caldo e rilassante, credevo che il tea fosse la cosa
migliore, pensavo che tu
avresti scelto quello. >>
Non era una menzogna, perlomeno era una parte della verità.
Aziraphale sussultò, le guance gli si imporporarono
di un
adorabile colore rosso, il demone non riuscì a trattenere un
sorriso a quella vista, il petto gli si accese riempendosi di calore,
lo amava così tanto e tenersi tutto quell'amore dentro stava
diventando sempre più doloroso.
<< Non riesco a farle sparire >> disse
improvvisamente l'angelo.
Crowley tirò su il viso.
<< Mh? >>
<< Le ali, ho provato a richiuderle dentro di me ma non
ci riesco
>> gli spiegò, possibile che si sentisse in
colpa anche di
quello?
Crowley lo rassicurò.
<< Non importa angelo, a me non danno fastidio, anzi
forniscono un
perfetto contrasto con le pareti di casa mia. Potresti prestarmele ogni
tanto >> disse con un sogghigno.
L'angelo ridacchiò con quella sua voce cristallina, e per
Crowley quello fu il suono più bello dell'intero universo,
non
ci aveva nemmeno sperato di sentirlo ridere durante quella serata, e
invece grazie a una sua sciocca battuta era riuscito a sollevargli il
morale, seppur di poco.
<< Tranquillo, vedrai che si rimetteranno al loro posto
prima o
poi >> aggiunse posando la tazzina semi vuota sul
tavolino.
Aziraphale arricciò le labbra in una tenera smorfia.
<< Spero non troppo poi, sarebbe un po' difficile tenerle
nascoste >> disse, con l'espressione di chi stava
pensando
veramente all'eventualità di andarsene in giro per la terra
con
un paio di gigantesche ali.
<< Nah angelo credimi adesso se ne vedono di tutti i
colori in
giro, risulteresti solo un tipo un po' eccentrico, anzi, finiresti per
lanciare una nuova moda! >> Crowley si lasciò
andare ad
una risata.
Dopo un lieve sorriso, il viso di Aziraphale si
incupì di nuovo.
<< Si sono strappati anche i vestiti, inevitabilmente,
per... a
causa di questa ali >> la sua voce era piena di
malinconia,
Crowley sapeva quanto l'angelo ci tenesse ai suoi abiti.
<< Ci posso pensare io, l'ho già fatto una
volta, ricordi quando siamo andati alla ricerca del bambino?
>>
Aziraphale alzò lo sguardo in cerca di quel ricordo
felice, come
se potesse vederlo comparire sul soffitto di casa del demone, sorrise e
lo guardò annuendo.
<< Sì, sei stato molto... >> si
fermò come per soppesare le parole.
Crowley capì perché si fosse fermato, l'ultima
volta che lo
aveva definito "gentile" era finito sbattuto contro un muro, ma quella
volta non gli era sembrato spaventato, forse il suo titubare di adesso
era dovuto al fatto che non voleva usare parole poco gradite al demone,
o era talmente terrorizzato da quel che gli era successo da temere un
qualsiasi scatto d'ira, vera o presunta che fosse.
<< Puoi dirlo angelo. >>
Aziraphale sembrava stupito da quella rivelazione.
<< Davvero? >> gli domandò.
Crowley alzò le spalle.
<< Puoi sempre usare un sinonimo o quello che ti pare
>> lo incalzò gentilmente.
<< Oh beh, sei stato... educato e disponibile
>> annuì soddisfatto.
Il demone ridacchiò, non erano proprio i termini che si
aspettava ma apprezzò l'impegno dell'angelo.
<< Questa sera puoi dormire qui, se ti va
>> gli propose Crowley.
L'angelo si agitò sulla sedia.
<< Oh no ti ho giò arrecato troppo disturbo,
i-io non posso davvero... >>
<< Angelo, mettiti in testa che tu non mi disturbi mai.
Io mi
appoggio qui sul divano e tu in camera mia, il letto è quasi
nuovo praticamente, ed è infinitamente comodo.
>>
Aziraphale si morse il labbro, guardava tutto tranne che Crowley, si
torturava le dita delle mani.
<< Ma non posso derubarti del letto, starò io
sul divano >> la sua voce ricordava il pigolio di un
pulcino.
L'angelo non voleva rimanere solo, aveva sperato che Crowley lo
invitasse a rimanere per la notte, ma quando era successo si era
sentito obbligato a rifiutare, almeno inizialmente, per l'educazione
rigida che si era auto imposto.
<< Non se ne parla nemmeno >>
sbottò Crowley.
<< Non devi essere cortese a tutti i costi Crowley, solo
perché sono tuo ospite...- >>
<< Ma quale ospite, questa è casa mia e decido
io. Tu
starai nel letto e non ne parliamo più >>
forse era stato
un po' brusco, ci teneva che il suo angelo stesse comodo ma non poteva
lasciarsi scappare l'ennesima frase gentile,
altrimenti Aziraphale
avrebbe potuto pensare che si era rammollito.
L'angelo sospirò rilassando le spalle.
<< Come vuoi, ti ringrazio >> sorrise.
Crowley emise solo un verso imbarazzato.
Mentre lo stava accompagnando nella camera sentì una mano
stringersi al suo braccio, si accorse solo in quel momento che tutte le
luci erano spente, la casa era immersa nell'oscurità, loro
non
avevano bisogno della luce per vedere, per questo non si era curato di
accendere le lampadine, ma non aveva tenuto conto del fattore emotivo.
<< Hai paura angelo? >>
Forse non avrebbe dovuto chiederglielo, ma non ne poteva più
di
fingere di non vedere tutti quei segnali che l'amico gli lanciava,
almeno qualcosa, un piccolo spiraglio doveva concederglielo.
<< N-no io... io sto bene >> rispose
balbettando Aziraphale.
Crowley schioccò le dita e accese le luci, avrebbe
decisamente
fatto prima a fare così ma era comunque felice, l'angelo
perlomeno una risposta gliela aveva data, certo era una bugia ma la
considerava pur sempre qualcosa, meglio che il nulla assoluto.
Quando la luce delle lampade illuminò il corridoio, Crowley
sentì la presa della mano di Aziraphale rilassarsi
leggermente,
anche se non abbandonò comunque il suo braccio, e questo
lusingava il demone, significava che il suo angelo si fidava di lui,
che lo riteneva un appoggio, un'àncora alla quale
aggrapparsi per non
affondare ancora di più.
Arrivarono in camera da letto, non era poi così diversa
dalle
altre stanze, i muri erano scuri, il letto era enorme, coperto da una
trapunta di seta nera e i cuscini avevano le federe rosse, c'era una
sedia e un armadio, ma il demone li aveva comperati solo
perché
avevano un certo stile, non perché realmente gli servissero.
<< Preferirei tenere la luce accesa, s-se non
è un problema. >>
Gli occhi dell'angelo erano pieni di timore e vergogna, sambravano
quelli di un bambino e il demone non potè fare altro che
intenerirsi, a volte quando si era fermato ad osservare le piccole
creature umane, si era domandato se i bambini e gli angeli fossero
fatti della stessa cosa, ma poi quando aveva sentito gli strilli che
erano in grado di emettere quei fagottini, aveva semplicemente
allontanato il pensiero.
<< Io ho qualcosa di meglio angelo sta a vedere.
>>
Spense la luce e con uno schiocco di dita aveva illuminato il soffitto
di lucine simili a stelle, Aziraphale rimase a bocca aperta,
lo sguardo
illuminato da quella meraviglia, gli si strinse il cuore, Crowley aveva
creato tutto quello solo per lui, per metterlo a suo agio, si
girò a guardarlo e trovò gli occhi del demone
pronti a
perdersi nei suoi, deglutì sentendo la gola improvvisamente
secca.
<< C-Crowley grazie, io, i-io non so come... è
stupendo
>> gli sembrava riduttivo ciò che aveva detto,
ma faticava
a trovare le parole giuste, adatte a descrivere ciò che
stava
provando.
Il demone arrossì e sorrise semplicemente, anche lui sentiva
la
gola secca e le gambe erano improvvisamente diventate troppo molli.
<< Buonanotte angelo. >>
<< Notte Crowley >>
soffiò Aziraphale a fil di voce.
Il demone uscì dalla camera, ovviamente non avrebbe lasciato
l'angelo dormire da solo, avrebbe aspettato che si fosse addormentato
per poi entrare in camera e rimanere lì a vegliarlo tutta la
notte, non sapeva che cosa sarebbe potuto succedere, ma sentiva che
voleva rimanergli accanto, nulla di più. Lui conosceva bene
le
abitudini di Aziraphale, sapeva che non era solito dormire ma
quella
notte gli era sembrata la cosa più opportuna che potesse
fare, e
infatti l'angelo non aveva opposto resistenza, Crowley immaginava si
fosse già addormentato e in effetti, quando andò
a
controllare, l'angelo giaceva già nelle braccia di Morfeo.
Prese posto sull'unica sedia presente nella stanza, stando attendo a
non emettere il minimo rumore, non voleva rischiare di svegliarelo di
soprassalto, la sedia scricchiolò sotto il suo peso,
il demone digrignò i denti e imprecò mentalmente,
la
minacciò -sempre nella sua mente- di gettarla nel camino e
usarla come legno per ardere, la sedia non emise più alcun
suono.
Le prime ore passarono tranquillamente, l'angelo dormiva non beato,
aveva comunque le sopracciglia corrugate, segno che qualcosa lo stava
turbando, ma non era successo nulla di significativo, almeno fino a
quel momento, Aziraphale cominciò presto ad
agitarsi, le sue
labbra si contrassero in una smorfia, le palpebre tremarono, emise dei
mugugnii che si trasformarono in parole sconnesse e ben presto in grida
di terrore.
Crowley accorse immediatamente, dapprima lo scosse piano dalle spalle
chiamandolo, << angelo, angelo svegliati
>>, Aziraphale
però continuava ad agitarsi, afferrò le braccia
di
Crowley chiamando aiuto, un aiuto che forse nel sogno non arrivava, il
demone allore gli afferrò i polsi tenedoli stretti, senza
tuttavia stringere troppo, si chinò su di lui e lo
chiamò
ancora.
<< Angelo sono io, sono Crowley, va tutto bene, sei al
sicuro. >>
Aziraphale a quel punto spalancò gli occhi, una
goccia di sudore
scivolò dalla tempi destra, deglutì a fatica e
guardò con l'espressione ancora scossa chi aveva davanti. Si
calmò all'istante.
<< Scusa io... io ho fatto un brutto sogno. Spero di non
averti svegliato. >>
Era incredibile pensò Crowley, l'angelo si stava
preoccupando
per lui invece che per se stesso, aveva appena avuto un incubo e la
prima cosa che gli veniva in mente era di sperare di non averlo
svegliato.
<< No angelo, non dormivo >> lo
rassicurò.
<< E come mai? >>
domandò Aziraphale.
Crowley si sedette sul bordo del letto, il suo bacino che sfiorava le
ginocchia ranicchiate dell'angelo, sospirò, probabilmente
era
davvero in pena per lui e non era un tentativo di spostare l'attenzione
su qualcos'altro, ma al demone fece male comunque.
<< Avevo delle cose da fare, urlare alle mie piante e
sai... cose
così >> borbottò il demone, non
riuscì a
trovare una scusa migliore.
Aziraphale alzò le sopracciglia sorpreso.
<< Tu urli alle piante? >>
In effetti l'angelo non era mai venuto a conoscenza del suo modo di
"comunicare" ai vegetali che teneva con tanta cura in casa sua. Crowley
mugugnò qualcosa di incomprensibile, sapeva
che Aziraphale non
avrebbe approvato il suo atteggiamento.
<< Ricordi che cosa hai sognato? >>
spostò la conversazione su quello che più gli
premeva.
L'angelo scosse la testa.
<< No >> mentì, <<
so solo che era orribile >> questo invece era vero.
Il demone sospirò.
<< Dovresti dormire >>
<< No, non voglio rischiare di disturbarti di nuovo
>> rispose l'angelo turbato.
A quel punto Crowley non riuscì più a trattenersi.
<< Per l'amor del paradiso angelo! Hai appena avuto un
incubo, non è di me che dovresti preoccuparti!
>>
La razione di Aziraphale non fu proprio quella che si
immaginava, abbassò solo la testa e lasciò andare
un sospiro.
<< Lo so, scusa, mi dispiace Crowley >>
continuava a tenere lo sguardo basso.
Al demone, che si era alzato in piedi poco prima, caddero le spalle
verso il basso, come se un macigno enorme si fosse appoggiato sopra di
esse, cadde in ginocchio, le braccia appoggiate al bordo del materasso.
<< Angelo non devi chiedermi scusa >> la
sua voce uscì più incrinata di quanto non volesse.
<< Non è me che devi temere, io... io non...
non ti farei
mai del male e non sono nemmeno arrabbiato con te, sono solo...
>>
Si tirò su in piedi, era sconvolto, spaventato e
preoccupato,
nei suoi occhi si leggeva la pena che provava, si sentiva
spiazzato, Aziraphale alzò il viso e
guardò nella sua direzione, i
loro occhi
si incontrarono nel buio.
<< Lo so Crowley, io non ho paura di te >>
disse, parlando
così piano che un qualsiasi umano avrebbe fatto fatica a
sentirlo.
Il corpo del demone inevitabilmente si rilassò, il cuore
smise
di fare male per un momento, si avvicinò di nuovo a lui e si
sedette sul letto, l'angelo non lo guardava più, si era
chiuso
nuovamente in se stesso, nella sua personale bolla e Crowley si
sentì tagliato fuori, non sapeva come comportarsi, tutto
quello
che faceva sembrava avere conseguenze sbagliate.
<< Hai ragione tu, meglio se provo a dormire.
>>
Detto questo Aziraphale si sdraiò d'un fianco, le
ali ripiegate il
più possibile vicino al suo corpo, non gli aveva detto di
andarsene, ma Crowley non lo avrebbe fatto comunque.
Quando vide il respiro dell'angelo farsi sempre più
rilassato
posò delicatamente una mano sul suo braccio, lo
accarezzò
spostandola verso l'alto e verso il basso, il tessuto del pigiama che
gli scaldava le dita sfrigolando al di sotto del suo palmo,
fermò il movimento in un punto imprecisato, senza tuttavia
perdere il contatto.
<< Angelo tu non sai quanto mi dispiace, quanto vorrei
poterti
aiutare, vorrei poter fare di più per te. Ma sono solo un
demone
codardo, parlo con te quando so con certezza che non puoi sentirmi, mi
piacerebbe poterti dire tutte queste cose ad alta voce ma ho troppa
paura della tua risposta capisci? N-non sai quanto è
difficile
essere un demone e... e... >> la voce gli
tremò.
L'angelo in quel momento spostò la mano sopra la sua,
Crowley
sussultò credendo si fosse svegliato e invece si rese conto
che
ancora dormiva, tirò un respiro di sollievo,
deglutì e
finalmente lasciò andare quella lacrima che da quando
era arrivato l'angelo premeva di uscire.
<< Ti prometto che farò di tutto per tenerti
al sicuro,
che mi scoprano pure, ormai niente ha più importanza, niente
se
non tu, e non lo sai nemmeno, non sai quanto io... quanto io ti...
>>
Un singhiozzo gli uscì strozzato dalla gola,
chinò il capo
fino a metterlo in corrispondenza del braccio di Aziraphale,
la fronte
toccava la sua spalla, iniziò a singhiozzare, tenendo le
labbra
strette fra i denti per soffocare ogni rumore, si addormentò
così il demone Crowley, tra le sue lacrime e il profumo
dell'angelo a cui aveva donato il cuore.
Fu un urlo a svegliarlo, scattò in piedi come se non si
fosse
nemmeno addormentato, un altro incubo pensò il demone,
scosse le
spalle di Aziraphale, ma questa volta doveva essere molto
più
terribile di prima perché l'angelo aveva iniziato ad agitare
le
ali, con la parte superiore di una colpì lo zigomo di
Crolwey,
che indietreggiò gemendo e portandosi una mano sula zona
colpita.
A quel punto Aziraphale aprì gli occhi e rendendosi
conto di
ciò che era accaduto si sentì morire, si
alzò in
piedi raggiungendo Crowley.
<< Ti ho colpito... non sai quanto mi dispiace Crowley,
non...
non l'ho fatto apposta, io... io sono mortificato, è molto
grave? Fa vedere. >>
Il demone tolse la mano dalla sua guancia, un segno rosso aveva
adombrato la sua pelle ma con la luce tenue creata dalle stelle sul
soffitto non si vedeva bene, Aziraphale tentò di
accendere la luce
ma Crowley glielo impedì.
<< Angelo non è niente, sto bene, davvero.
>>
<< No, non è vero che stai bene!
>> strillò
con voce acuta, si sentiva colpevole e il demone lo capiva ma non
sopportava che si desse tanta pena, non era stata colpa sua, non lo
aveva colpito volontariamente.
Crowley si avvicinò all'angelo, gli prese le mani e se le
porto al viso.
<< Angelo senti sto bene, sono io, sono vivo, non
c'è
niente che non va. Non mi hai fatto niente >> la sua voce
era
delicata e gentile.
Le mani di Aziraphale tremarono sotto quelle del demone,
sentire la pelle
del suo viso a contatto con la sua era una sensazione così
bella
che all'angelo venne quasi da piangere, aveva il cuore in subbuglio,
tormentato da incubi, incertezze, da verità che ancora non
aveva
avuto il coraggio di rivelare.
<< Non ho più il controllo di niente
>> soffiò l'angelo.
<< Lo avrai >> gracchiò Crowley,
la voce impastata da un'emozione troppo grande anche per lui.
Langelo abbassò il viso, appoggiò la fonte sul
petto di
Crowley, in un gesto così delicato da sembrare addirittura
inesistente, il cuore del demone prese a martellare furiosamente,
galoppava talmente veloce che per un attimo temette che gli sarebbe
schizzato fuori dalla gabbia toracica, stranamente non aveva paura che
l'angelo potesse sentirlo, anzi quasi lo sperava, forse quello era
l'unico modo per fargli capire finalmente quello che provava per lui.
<< Crowley? >>
Il cuore del demone fece una capriola.
<< Sì angelo? >> stentava a
riconoscere la sua voce.
Aziraphale esitò, secondi che al demone parvero ore.
<< Niente, non ha importanza >> si
tirò indietro.
Però il demone non aveva perso la speranza. Ormai avevano
condiviso troppo, in particolar modo quella sera, per quanto non
avessero parlato se non del nulla, per quanto non fossero uscite
verità importanti, però tutto il contorno, quei
gesti
così intimi e naturali valevano ben di più delle
semplici
parole.
<< Se ti dicessi che per me ne ha? >>
L'angelo a quel punto tremò di nuovo, tutto il suo corpo
venne scosso da brividi, sentì una scossa risalire lungo la
sua
spina dorsale, erano emozioni pericolose quelle, e lui lo sapeva bene,
per questo decise di non parlare, mandò giù quel
rospo
che gli si era formato nella gola, si costrinse a tacere
perché
le parole che avrebbe voluto dire erano troppo rischiose, sarebbero
aleggiate in mezzo a loro e franate sui loro corpi schiacciandoli.
Non
avrebbero potuto più fingere di non amarsi, di non
desiderarsi,
l'angelo non avrebbe più potuto fare finta di non guardare
Crowley come se fosse la creatura più bella dell'universo, i
suoi occhi non avrebbero più potuto urlare ti amo senza
essere
sentiti, faceva male restare zitto di fronte all'evidenza per
l'ennesima volta.
Ma lui ormai aveva assunto quel ruolo, metteva un freno ad entrambi,
tutte le volte che stavano per avvicinarsi troppo stava a lui compiere
quel doloroso passo indietro, ma questo non significava che non
soffrisse.
Probabilmente il demone avrebbe scalato le stelle per lui, con lui,
avrebbe sfidato paradiso e inferno a testa alta per proteggere
ciò che avevano, ma era un angelo, aveva un ruolo e dei
doveri,
e quei lividi che aveva sul corpo ora glieli ricordavano bene, non
poteva commettere un passo falso, non più, e non per lui ma
per
Crowley.
Solo all'idea che succedesse al demone quello che era successo
a lui faceva raggelare le viscere all'angelo, se immaginava che quei
lividi invece che essere su di lui, avrebbero potuto essere sul corpo
del demone impallidiva, non lo avrebbe mai permesso. Crowley una volta
gli aveva detto che all'inferno non scherzavano, quella volta lui aveva
capito che anche in paradiso non ci andavano leggeri.
Il demone sembrò capire, almeno in parte, l'esitazione da
parte di Aziraphale.
<< Ricordo che una volta con queste >> fece
una pausa per
indicare le ali bianche dell'altro, si staccò da quel
contatto,
che avevano instaurato, per girare intorno all'angelo e ritrovarsi
dietro
alle sue spalle, Aziraphale aveva ancora le mani a mezz'aria,
come se tra
di esse ci fosse ancora il viso di Crowley, << mi hai
riparato
dalla prima piogga, sulle mura dell'Eden, ricordi? >>
disse,
mentre con le mani scendeva ad accarezzare il profilo delle ali
dell'angelo.
Aziraphale annuì, sorrise a quel ricordo, ma il suo
corpo era un
fascio di nervi, le mani di Crowley, perse tra le sue piume lo stavano
mandando in paradiso.
<< Pensi sia un peccato? Un demone che gioca con le ali
di un
angelo, che le tocca, le sfiora, io credo di no >>
rispose a se
stesso, mentre le sue dita giacevano tra le piume dell'altro.
<< Anche le mie erano così un tempo, bianche,
candide e
luminose, adesso sono un mucchio di fuliggine, da lontano non sembrano
nemmeno piume >> si avvicinò di un passo, i
loro corpi
erano solo a un piede di distanza l'uno dall'altro, vibravano come
strumenti suonati da un perfetto musicista, Crowley abbassò
leggermente il viso verso il collo dell'angelo, il suo fiato che si
infrangeva sulla poca pelle scoperta dell'altro, lo vide rabbrividire,
alzando leggermente le spalle, quella semplice reazione ebbe il
potere di scatenare un vortice nel cuore del demone, aveva voglia di
abbracciarlo, stringerlo e non lasciarlo più andare.
Avvicinò di poco le labbra, ma quando vide che era molto
vicino
dovette fare uno sforzo enorme per fermarsi, strinse i pugni e si
ritrasse, il tutto sotto l'inconsapevolezza di Aziraphale.
<< Forse Dio lo ha fatto di proposito, mi ha lasciato le
ali di
un angelo ma dal colore nero, scuro, di modo che io possa ricordarmi
sempre chi ero e chi non sono più >> con
quest'ultima
frase il demone spostò le mani nella parte di schiena dove
le
ali dell'altro si congiungevano, massaggiò piano quel punto
e le
ali solamente scomparvero, come se fossero sotto il completo
controllo di Crowely.
Aziraphale sussultò appena, si sentì
improvvisamente
alleggerito e quasi faticava a stare in equilibrio, troppo abituato ad
avere due pesi ai lati del corpo, abbassò le mani lasciando
ricadere le braccia lungo i fianchi.
<< Io penso che le tue ali siano bellissime Crowley
>> disse senza voltarsi.
"Io penso che tu sia
bellissimo angelo" pensò Crowley ma non lo
disse.
Aziraphale si voltò trovandosi molto più
vicino al demone
di quanto immaginava, i loro occhi si specchiavano come mai avevano
fatto prima d'ora, l'angelo con essi stava facendo una muta richiesta
al demone, e lui chissà come, forse per magia, forse
perché era una creatura ultraterrena o forse per
ciò che loro
due rappresentavano, la capì.
<< Per questa sera possiamo fingere che vada tutto bene,
che non
siamo un angelo e un demone, ma solo Crowley ed Aziraphale.
Possiamo
farlo e nessuno lo saprà mai. Chiedimelo angelo
>> si
avvicinò di un passo, Aziraphale non si mosse.
L'angelo strinse gli occhi, avrebbe dovuto essere più forte,
avrebbe dovuto resistere e lo sapeva, non quella sera si disse, aveva
ragione Crowley per quella sera, per una sola, singola volta avrebbero
potuto essere chi davvero sapevano di essere, Aziraphale
tremò,
Crowley strinse la mascella pregando di non avere un attacco cardiaco
proprio in quel momento.
<< Voglo che resti, resta con me stanotte
>> soffiò
fuori, la sua voce era tremula ma decisa, aveva fatto uno sforzo
enorme, era andato contro i suoi principi angelici ma era felice.
Il demone rilassò le spalle e tutti i muscoli,
tornò a
respirare, l'ombra di un sorriso gli dipinse il volto,
avanzò
allungando le braccia, tirò l'angelo verso di sé
e lo strinse in
un abbraccio, Aziraphale ricambiò all'istante,
chiuse gli occhi e
si lasciò cullare dall'odore della pelle del demone, dal suo
petto magro e forte, casa pensò, quella era casa per lui ma
purtroppo sapeva che non avrebbe potuto rimanerci a lungo, un tremito
alla gola lo colse di sorpresa, stava piangendo. Crowley
posò la
guancia sulla testa bionda dell'angelo.
<< Questa sera possiamo angelo, non pensarci, non pensare
a
niente, non pensare al resto >> lo prese per mano e lo
guidò verso il letto.
Azraphel si sistemò accoccolato d'un fianco e Crowley lo
stringeva da
dietro, era una posizione fin troppo intima e loro lo sapevano bene, ma
quella notte avrebbero finto di essere una cosa sola, avrebbero finto
di potersi amare senza più segreti o vergogne, l'angelo si
sentì protetto dalle braccia di chi, in teoria, avrebbe
dovuto
temere, e il demone che per natura avrebbe dovuto approfittarsi di un
angelo, sentiva solo di volerlo proteggere.
La notte durò poco, troppo poco per un amore durato seimila
anni, si erano addormentati ed erano rimasti nella stessa posizione per
tutto il tempo, nessuno dei due sembrava aver voglia di districare
quelle braccia, quei corpi stretti l'uno all'altro, Aziraphale
non aveva
avuto incubi, solo qualche sussulto di tanto in tanto, ma quando
succedeva Crowley lo stringeva ancora più a sé.
Il demone fu il primo ad abbandonare quel tiepido nido che si erano
creati, lo aveva fatto soprattutto per la sua sanità
mentale,
per mantenere intatto almeno un briciolo del suo cuore; quando si era
svegliato quella mattina, la prima cosa che aveva fatto era stata
sollevare di poco il busto, appoggiando una mano sul fianco
di Aziraphale, aveva sorriso alla vista di quel bellissimo
angelo
addormentato tra i suoi cuscini, si era chinato per baciargli una
guancia, stava per farlo quando si ricordò che loro non
erano
amanti, né tanto meno fidanzati, quella notte in cui si
erano
concessi un minimo di calore in più, era stata solo una
parentesi, ne avevano bisogno entrambi, soprattutto Aziraphale
e il
demone non aveva saputo né potuto negarsi, perché
lo
desiderava anche lui, desiderava ardentemente quella
normalità
che due creature come loro non avrebbero mai potuto avere.
Una volta in salotto il demone miracolò una colazione ricca
di
leccornie, non sapeva che cosa l'angelo avrebbe avuto voglia di
mangiare ma immaginava che avrebbe avuto fame, lui non aveva voglia di
uscire così sperò che quel ben di Di... qualcuno,
lo
accontentasse, si buttò malamente sul divano e attese
che Aziraphale si svegliasse.
Non dovette aspettare molto fortunatamente, l'angelo dopo una
mezz'oretta si era presentato in sala, con i capelli scarmigliati,
mentre con un dito si stropicciava un occhio, il demone
rischiò
di scorporarsi dalla dolcezza, ma oltre un lieve borbottio non fece
trapelare nulla del suo stato.
<< Non so come tu faccia >>
proruppe Aziraphale.
<< A fare che? >> domandò il
demone con la sua solita finta insofferenza.
<< Questa cosa del dormire, ti svegli più
assonnato di
quando sei andato a letto >> uno sbadiglio lo colse
impreparato,
facendogli dimenticare cos'altro voleva dire.
<< E' questione di abitudine angelo >> lo
rassicurò.
<< Beh non fa decisamente per me, mi piace essere sempre
sveglio, attivo e non un... >>
Il demone lo interruppe sistemandosi meglio sul divano, beh meglio
secondo i suoi standard.
<< Sai cosa manda in bestia gli umani? >>
gli domandò, attirando l'attenzione dell'angelo ancora
assonnato.
<< Non saprei, i vicini rumorosi? >>
tentò Aziraphale,
<< ho sentito molti umani lamentarsi che...-
>>
Crowley fece una smorfia.
<< Lascia perdere i vicini angelo, quelli sono la
migliore
invenzione demoniaca. No, quello che fa impazzire gli umani, sono i
chiacchericci alle prime ore del mattino, o a qualsiasi ora in
realtà, non sopportano che qualcuno gli parli appena sono
svegli. >>
L'angelo sembrava dubbioso.
<< Ma come fanno a comunicare allora? Voglio dire se...-
>>
<< Non ho detto che non lo fanno angelo, semplicemente
non lo sopportano. >>
La conversazione finì lì, ma solo
perché le narici
di Aziraphale avevano fiutato un odorino davvero invitante, si
era
chiesto come aveva fatto a non sentirlo prima, spostò lo
sguardo
sui vassoi coperti, lo stomaco emise un ruggito davvero poco elegante
che lo fece arrossire.
<< Mmh che odorino, arriva da lì?
>> domandò l'angelo già con
l'acquolina in bocca.
Crowley sogghignò, fece schioccare le dita e i coperchi si
sollevarono mostrando tante di quelle prelibatezze da mandare in
visibilio anche l'umano meno goloso del mondo.
<< E' ancora tutto miracolosamente caldo >>
lo informò Crowley.
All'angelo brillarono gli occhi, non perse tempo, si sedette sulla
poltrona e iniziò ad arraffare tutto quello che poteva, il
demone semplicemente restò a guardare, non aveva molto
appetito,
come sempre del resto, a lui piaceva il cibo solo quando era tra le
labbra di Aziraphale, amava guardarlo mangiare, vedere come le
dita
reggevano le posate, il modo in cui portava un pezzettino di cibo alla
bocca, come la sua espressione mutava in preda all'estasi nata dal
sapore dolce, amaro o salato di quel boccone. Crowley si era ritrovato
più volte geloso di quei pezzetti fortunati che finivano tra
le
labbra del suo angelo, Aziraphale perdeva ogni freno
inibitorio quando si
trattava di mangiare, lasciava andare tutte le sue barriere e mostrava
le sue reali emozioni, il demone avrebbe voluto tanto che l'angelo
perdesse ogni inibizione solo per lui, voleva vederlo in preda
all'estasi sotto i suoi tocchi, il demone voleva tante cose, ma sapeva
che sarebbero rimaste solo entro i confini della sua immaginazione.
<< ...piante? >>
La voce dell'angelo lo riportò alla realtà, non
aveva
capito una parola di quello che gli aveva detto, troppo perso com'era a
contemplarlo, ovviamente non lo diede a vedere, tirò
solamente
su il viso e disse:
<< Mh? >>
<< Ho chiesto se posso vedere le tue piante
>> ripetè gentilmente Aziraphale.
<< Oh, oh sì certo, sono nell'altra stanza
>>
indicò con la mano, << ma non essere troppo
gentile con
loro o si vizieranno. >>
<< D'accordo >> rispose Aziraphale
alzandosi, non era certo che con la gentilezza si potesse viziare
davvero qualcuno.
Quando entrò nella stanza dedicata a loro rimase
meravigliato,
quasi a bocca aperta, erano le più verdi che avesse mai
visto ma
c'era anche qualcosa di strano, quella che percepiva era paura,
possibile? Si guardò intorno sempre più estasiato
alla
vista di quelle meravigliose creature.
<< Siete davvero bellissime >> disse con
entusiasmo e nell'aria l'energia cambiò.
Aziraphale si avvicinò ad una pianta dalle foglie
larghe, ne
sfiorò una con le dita facendo attenzione a non farle male.
<< Davvero complimenti, sulla terra non credo esistano
piante belle come voi. >>
Le piante, che non erano abituate a ricevere tutti quei complimenti,
arrossirono, o meglio si inverdirono, quella sensazione di timore era
svanita e ora nell'aria si respirava solo gentilezza e gratitudine.
<< E guardati tu che belle foglioline a forma di cuore.
>>
La pianta si chiese che cosa fosse un cuore, pur non sapendolo
però sentivano già di amare quell'uomo tanto ben
disposto
nei loro confronti.
<< Non so come faccia Crowley a tenervi in questo modo,
siete
davvero splendide...- >> l'angelo continuò con
una sfilza
di complimenti da far invidia a un poeta.
Il demone aveva rizzato le orecchie già al primo
"bellissime",
ma dopo una sfilza di squittii entusiasti e il settimo complimento non
resse più, si alzò
sbuffando dalla poltrona ed entrò nella stanza delle piante.
<< Angelo ti avevo detto di non essere troppo gentile!
>> sbottò.
Aziraphale lo guardò indignato.
<< Non sono stato gentile ma solo educato.
>>
Crowley fece una smorfia di disappunto.
<< E' la stessa cosa non tentare di fregarmi.
>>
<< Beh ho detto solo la verità, e poi sono un
angelo ricordi? La gentilezza fa parte della mia natura.
>>
<< Ma così vizi le mie piante,
le piante di un demone abituate a terrore e distruzione!
>>
possibile che non ci arrivasse, si domandò il demone.
<< Oh quindi è questo che fai, le spaventi!
Crowley quello che...- >>
<< Quello che faccio con le mie piante non è
affar tuo angelo! >> sbottò.
<< Sei uno zuccone! >> lo
insultò Aziraphale, era il massimo
dell'imprecazione per lui.
Il demone si fece avanti puntondagli un dito contro, stava per
rispondere in maniera concitata ma la reazione dell'angelo lo
bloccò, Aziraphale si ritrasse intimorito, tutto
quello che era
successo e che ancora non aveva racontatto cadde di nuovo,
pesantemente, su di loro.
Quel momento di leggerezza, colorito dai loro soliti battibecchi,
svanì come un cumulo di polvere spazzato via dal vento,
avevano
commesso l'errore di comportarsi normalmente, di fingere che non fosse
successo niente e ne avevano pagato le conseguenze, entrambi. Crowley
semplicemente girò le spalle ed uscì dalla
stanza, Aziraphale rimase a guardare davanti a sé,
il vuoto prima occupato
dalla presenza del demone ora si infiltrava nel suo cuore, scavando
grossi buchi, e quel vuoto non aveva mai fatto così male
come in
quel momento.
Tutta via passò poco tempo prima che la situazione
precipitasse.
<< Crowley! CROWLEY! >>
Il demone si era fiondato nella stanza allarmato da quelle urla,
l'angelo sembrava spaventato e così lo trovò, era
seduto
a terra con la schiena appoggiata al muro, una mano che si teneva al
ripiano dove erano appoggiati i vasi, una pianta a terra con tutto il
terriccio intorno, lo sguardo terrorizzato puntato in avanti.
Probabilmente doveva essere caduto pensò Crowley.
Si avvicinò a lui inginocchiandosi, non azzardò
alcun
movimento, anche se desiderava moltissimo toccarlo, stringelo a
sé.
<< Che c'è angelo, che cosa è
successo? >> la
sua voce lo tradiva, voleva sembrare calmo per infondere
tranquillità a quell'angelo così spaventato, ma
come
aveva presto imparato, alle emozioni non si comanda.
<< C'era... c'era, io ho visto... >>
indicò davanti
a sé con il dito che tremava, la voce era un fruscio debole,
respirava a fatica e Crowley si sentiva impotente di fronte a quella
scena.
<< Cosa angelo? >> lo incalzò.
Non credeva che qualcuno fosse entrato, se ne sarebbe sicuramente
accorto, forse l'angelo aveva avuto un'allucinazione, il demone lo
guardava sperando parlasse, che gli comunicasse qualcosa, qualsiasi
spunto andava bene purché si aprisse con lui,
ma Aziraphale in
quel momento era troppo terrorizzato, forse si era reso conto anche lui
che a parte loro due, in casa non c'era nessuno.
Nessuno aveva tentato di entrare, nessuno aveva provato a fargli di
nuovo del male, Crowley non lo avrebbe mai permesso, non sotto ai suoi
occhi.
<< M-mi dispiace Crowley la... la tua pianta
>> si scusò mentre il demone tentava di farlo
alzare.
<< Chi se ne importa di quella fottuta pianta!
>> non
aveva urlato, ma il suo tono era duro, forte, ed era disperato.
L'angelo indietreggiò spaventato ricadendo all'indietro.
<< Scusa >> disse, mentre gli occhi celesti
gli si riempivano di lacrime.
A Crowley si spezzò il cuore, non lo stava
aiutando, stava
solo contribuendo ad aumentare le sue pene, si inginocchiò
di
fronte a lui, gli prese il viso tra le mani e lo guardò con
lo
sguardo più colpevole di sempre, era distrutto dal dolore e
più cercava di rimediare, più l'angelo sembrava
sfuggirgli dalle mani.
<< Angelo mi dispiace, mi dispiace, non ce l'ho con te.
Non devi
neanche pensarla una cosa simile, ti prego, ti supplico non avere paura
di me, io... io morirei piuttosto che ferirti, ero solo, solo stanco
angelo. Tu sei qui terrorizzato sul mio pavimento e ti preoccupi delle
mie dannate piante, ti preoccupi per me, ti preoccupi di tutti meno che
di te stesso! E io vorrei che ti aprissi con me, che mi urlassi contro
se necessario, voglio che tu mi dica che cosa c'è che non
va,
che cosa ti è successo di così tremendo da farti
tremare
come una foglia anche per un semplice spostamento d'aria. Ho provato a
fingere che non ci fossero problemi, giuro su, su qualsiasi cosa
angelo, ci ho provato. Ma come pretendi che io possa ancora riuscirci,
dopo... dopo questo? >>
Le labbra di Aziraphale si arricciarono, tremarono.
<< I-io non... non sei tu che mi spaventi Crowley, non
esiste...
Sono venuto da te, ti ho cercato proprio perché sapevo che
eri
l'unico di cui potevo fidarmi >> il petto dell'angelo
tremò, le lacrime uscirono dai suoi bellissimi occhi.
<< E allora perché non me ne hai parlato?
>> prese coraggio Crowley e gli pose quella tormentata
domanda.
<< Perché io... io... non sono sicuro di voler
dire ad alta voce quello che mi hanno fatto. >>
Dopo quelle parole l'angelo scoppiò in un pianto disperato,
il
demone lo strinse a sé più forte che poteva,
stava
odiando chiunque avesse ridotto il suo angelo in quelle condizioni, ma
poi si rese conto che quello non era tempo per odiare, aveva un essere
tremante tra le braccia, Aziraphale gli aveva appena
confessato che si
fidava di lui, non poteva deluderlo proprio ora,
Il pianto dell'angelo sembrava non volersi placare, la sua schiena era
scossa da singhiozzi sempre più vicini l'uno all'altro,
Crowley gli
accarezzava la schiena mentre Aziraphale si stringeva al suo
petto, le
lacrime avevano formato due aloni sulla sua camicia nera, ma non gli
importava, quello che voleva era far smettere il suo angelo di
disperarsi così, desiderava prendergli il male che aveva
dentro e farlo sparire.
<< Scusami Crowley... >>
<< Non scusarti angelo, vieni con me dai. >>
Lo prese per mano e lo guidò in sala, si sedettero sul
divano,
nessuna distanza questa volta, non esisteva che Crowley rimanesse a
distanza proprio quando l'angelo aveva più bisogno di lui,
miracolò una tazza di tea tra le mani
di Aziraphale, sperava lo
aiutasse a tranquillizzarsi, dopo qualche sorso in effetti l'angelo
sembrava più sereno.
<< I miei capi mi hanno fatto capire chiaramente che cosa
vogliono da me. >>
Crowley alzò la testa di scatto, Aziraphale stava
per raccontargli
quello che era successo e lui non voleva perdersi nessuna parola, si
morse la lingua sforzandosi di rimanere in silenzio, avrebbe evitato
qualsiasi commento negativo, almeno per il momento.
<< Loro mi hanno trovato, hanno detto che volevano
parlare con me
e... beh è buffo il loro modo di parlare
>> Aziraphale fece
un mezzo sorriso triste.
<< Io ero convinto che noi fossimo i buoni, per quanto la
mia
fazione sia ostinata a volere la guerra non credevo, non credevo
sarebbero arrivati a tanto. Mi hanno picchiato e non solo...
>>
A Crowley si raggelò il sangue, digrignò i denti,
dovette stringere i pugni per controllarsi.
<< Che significa non solo? >>
<< Loro mi hanno... mi hanno umiliato, sono dovuto
persino
rimanere in ginocchio, mentre loro mi dicevano cose che preferirei non
ripetere. Comunque mi considerano un fallimento come, come angelo...
>> una lacrima lasciò lenta l'occhio
di Aziraphale, posò la tazzina vuota sul tavolino.
<< Non la smettevano più Crowley, sono dovuto
scappare,
io... io non volevo usare le ali, qualcuno avrebbe potuto vedermi ma...
ma non avevo scelta, non ce la facevo più >>
sospirò, si stava torturando le dita, era evidente che
ancora il
ricordo gli faceva male.
<< Ma perché ti hanno fatto questo?
>> la voce del demone era affilata come una lama.
Aziraphale scosse la testa.
<< Non è importante >> disse
abbassando lo sguardo.
<< Angelo per favore. >>
Aziraphale chiuse gli occhi, prese un profondo respiro, non
avrebbe potuto mentirgli a lungo comunque.
<< Hanno scoperto di noi due, voglio dire della nostra
collaborazione >> non ebbe il coraggio di guardarlo negli
occhi.
Il demone accusò il colpo, rimase qualche istante in
silenzio prima di parlare.
<< Se io non ti avessi...- >>
<< Non è colpa tua Crowley, e lo sai bene.
>>
<< No, non lo so Aziraphale. Non so
più niente ormai, sono
anni che mi domando come stiano veramente le cose e ora tu...-
>>
<< Non è il caso di farne una tragedia.
>>
<< Hai dei lividi addosso angelo! Come posso non farne
una tragedia!? >> si alzò di scatto il demone.
Aveva rabbia che gli ribolliva nelle vene, disgusto e malessere, si
sentiva in colpa, ma una parte di sé gli diceva che non era
colpa
sua, che lui non aveva fatto nulla di male, sentiva il disprezzo
crescergli dentro verso quegli esseri eterei, ma non era dovuto al suo
ruolo, non li odiava in quanto angeli, li detestava
perché
avevano fatto del male al suo angelo, al suo migliore amico, alla
persone che amava.
E ora quello sciocco gli veniva a dire che non doveva arrabbiarsi,
ridicolo.
<< Come puoi chiedermi di non essere furioso? Avrei
voglia di
ucciderli >> il demone sputò fuori quella
parola con
quanto più veleno possibile.
<< Ma non lo farai! >> sbottò
l'angelo.
Si alzò in piedi fronteggiando il demone, gli occhi
di Aziraphale erano lucidi, colmi di paura che Crowley facesse
davvero ciò che aveva minacciato, anche se dentro
di sé sapeva che non sarebbe mai arrivato a tanto,
però in lui viveva pur sempre quella parte demoniaca che lo
spingeva ad agire d'impulso, a non controllare gli istinti, Crowley era
imprevedibile alle volte. Ed era proprio di questa
che Aziraphale aveva
paura, se lo avesse spinto a commettere qualcosa di terribile, poi
Crowley avrebbe dovuto convivere per tutta l'esistenza con il senso di
colpa, e già si sentiva abbastanza in pena per essere
caduto.
<< E perché non dovrei farlo mh?
>>
<< Perché tu non sei come loro, sei migliore
Crowley. >>
Il demone rise amaramente.
<< Migliore? Io sono un demone, angelo non dimenticarlo.
E se
quei bastardi dei tuoi capi ci tengono tanto a sapere com'è
la
vita all'inferno, sarò ben lieto di accontentarli, ce li
spedirò io stesso. >>
<< Non hai voluto uccidere l'anticristo, malgrado tra
poco scoppierà la guerra. >>
Crowley alzò un sopracciglio, non capiva dove volesse andare
a pare.
<< Hai proposto addirittura a me di farlo.
>>
<< Ovvio che l'ho proposto a te! Il ragazzino
è figlio
dell'inferno, se laggiù avessero scoperto che a eliminarlo
ero
stato io... era più naturale che fosse un angelo a farlo.
>>
<< Naturale? >> Aziraphale rise,
ma sul suo viso non c'era traccia di divertimento.
<< Credi che un angelo non sarebbe stato punito per aver
eliminato qualcuno? Seppur questo qualcuno fosse figlio del diavolo. No
Crowley, tu non lo hai fatto per questo, non lo avresti ucciso
comunque, perché non è nella tua natura.
>>
<< IO SONO UN DEMONE! >> urlò
Crowley con tutto il
fiato che aveva nei polmoni, quel grido era rimbombato nella sua cassa
toracica come un ringhio feroce, si era avvicinato all'angelo ma lui
non aveva indietreggiato, non questa volta.
<< E guardati, hai accolto un angelo ferito e te ne sei
preso cura. >>
<< Non è la stessa cosa angelo, e l'ho fatto
perché eri tu. >>
Aziraphale sorrise dolcemente. Crowley aveva la testa voltata
dall'altro
lato, un pensiero che come un tarlo rosicchiava le sue emozioni.
<< Se lo facessi perderesti ogni stima di me? Mi
considereresti un mostro? >>
Aziraphale scosse la testa.
<< No, saresti tu a farlo e io non voglio guardarti ogni
giorno e
leggere nei tuoi occhi la commiserazione e il disgusto per te stesso.
>>
<< Odio quello che ti hanno fatto angelo, e odio non
essere stato
lì per te >> le labbra di Crowley si
arricciarono, il pomo
di adamo si alzò e abbassò, segno che stava
trattenendo
qualcosa.
<< Ci sei ora ed è questo che conta.
>>
Aziraphale allungò una mano, la posò
delicatamente sul viso
del demone e lo fece voltare, erano occhi negli occhi, si guardavano,
si studiavano, a Crowley parve di leggere qualcosa di più
nelle
iridi celesti dell'altro, ma non voleva essere ingenuo o sciocco, per
cui allontanò quel pensiero pericoloso.
<< Sai qual è la cosa che mi spaventa di
più
dell'apocalisse? >> disse il demone, posando una mano
sopra
quella che l'angelo aveva posto sopra la sua guancia <<
dover
passare l'eternità senza di te nel caso vincessimo noi,
quelli
della mia fazione. >>
L'angelo sentì una stretta al cuore, provava anche lui le
medesime cose, ma non poteva dirle, ricordate no? Lui era quello che
doveva tenere spinto il freno.
<< Oh Crowley, non dovresti dire queste cose, noi
siamo...
>> l'angelo non riuscì a trovare le parole,
sentiva che
ogni etichetta per loro era sbagliata.
<< E' così e basta, solo perché
abbiamo scelto di
collaborare non significa che questo vada bene o che può
durare
per sempre. Sapevamo che prima o poi sarebbe finita. >>
L'angelo deglutì, dire quelle parole gli era costato fatica,
sapeva di averlo ferito ma non potevano certo illudersi loro
due, un angelo e un demone, cosa avrebbero potuto fare contro inferno e
paradiso?
<< Mi stai dicendo addio angelo? >> Crowley
lasciò scivolare via la mano da quella
di Aziraphale.
<< No, ma non possiamo andare oltre, nemmeno con i
pensieri, è pericoloso. >>
Il demone sbuffò aria dalle narici, gli veniva da ridere,
davvero non si rendeva conto che erano già andati oltre, dal
primo momento in cui si erano rivolti la parola avevano superato un
limite invalicabile.
<< Angelo ma prova a guardarti intorno, tutto questo
è
già un limite, io che ti accolgo in casa mia, tu che sei
gentile
con me, che non mi temi, siamo già andati oltre e se non ci
hanno puniti fino ad ora...- >>
<< Solo perché fino ad ora non ci avevano
scoperti >> aggiunse Aziraphale.
<< Io credo che Lei ti avrebbe già fatto
cadere se ritenesse il tuo comportamento tanto sbagliato.
>>
<< Non... Crowley Lei non sta a guardare ogni mossa di
ciascun
angelo, di ciascuna persona, ci sono delle gerarchie proprio per
questo! >>
<< Tu La sottovaluti >> lo sfidò
il demone.
L'angelo come previsto si agitò.
<< I-io... io... non è vero! Solo... so meglio
di te come funzionano le cose di sopra. >>
Crowley sogghignò
<< Ah davvero, non mi pare proprio visto quello che ti
è successo. >>
Il demone comiciò a girargli intorno.
<< E sai che cosa penso anche, che tu non credi
fino in fondo nel Suo
potere divino, e forse nemmeno nel grande piano, tu dubiti angelo,
dubiti di Lei. >>
<< Basta Crowley! >> Aziraphale strinse i
pugni, non aveva mai alzato la voce così tanto.
<< No, tu basta angelo >> sbottò
il demone
avvicinandosi a lui, lo prese per il bavero avvicinandolo a
sé.
<< Sssono stanco delle tue sciocchezze, continui a dire
cose
senza senso, arriveresti perfino a negare la nostra amicizia pur di
passare immacolato agli occhi di quegli spocchiosi dei tuoi capi. Ma
ormai è tardi no? Loro sanno, e nonostante questo continui a
tirarti indietro fingendo che tutto quello che abbiamo costruito non
sia niente! Abbiamo già peccato angelo! E' troppo tardi per
fingere che nulla sia successso. >>
Il demone lo lasciò andare, allentò la presa
dalla sua
giacca, le dita scivolarono via dalla stoffa beige, le sue pupille
gialle sprizzavano scintille incandescenti, Aziraphale aveva
un'espressione addolorata sul viso, ma si limitò solamente a
sistemarsi gli abiti.
<< E' evidente che tu sei ancora molto turbato
>> gli disse.
Il demone si agitò alzando e abbassando le braccia.
<< Ah ma va al di... >> si
appoggiò al tavolo, dandogli le spalle.
Non sarebbe mai riuscito a continuare la frase, nemmeno se si trattava
semplicemente di un insulto colmo di frustrazione.
<< Meglio se vado a casa >>
disse Aziraphale.
Crowley sospirò.
<< No resta, ti prego angelo almeno resta.
>>
<< I-io.. lo sai che non... >>
Un grande fascio di luce improvviso illuminò la stanza,
un'odore
sgradevole colpi le sue narici, si sentì afferrare per le
braccia e tirare indietro, vide Gabriele e Michele comparire ai lati di
Crowley, il demone non ebbe il tempo di girarsi che venne spinto a
terra da Michele, lo teneva bloccato con un miracolo. L'angelo
guardò verso l'alto e vide che erano due demoni a tenerlo
stretto, lo spinsero in ginocchio, non ebbe nemmeno tempo di capire
cosa stesse succedendo che accadde.
<< Osserva cosa accade ai disertori >>
disse Gabriele con un sogghigno.
L'arcangelo miracolò una caraffa di acqua santa, il terrore
deformò il volto di Aziraphale, ora aveva capito
cosa avrebbero
fatto, il suo cuore smise di battere.
<< No per favore, no! Non fatelo, non fatelo!
>> tentava di
agitarsi, di divincolarsi ma i demoni lo tenenevano stretto.
Grosse lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi celesti, un nodo
alla gola lo attanagliava, voleva alzarsi, ribellarsi, urlare ma non
riusciva a fare niente, li avevano colti di sorpresa e ora era troppo
tardi per fare qualsiasi cosa.
<< Vi supplico, lasciatelo andare, voi siete i buoni! Non
potete fare questo.
I due arcangeli fecero una smorfia disgustata.
<< Un angelo che supplica per la vita di un demone, sei
un disonore Aziraphale, ma avrai la giusta punizione.
>>
<< Sì, vivrai per l'eternità senza
il tuo amichetto >> disse uno dei due demoni.
Michele schioccò le dita, Crowley riprese possesso delle sue
facoltà giusto il tempo di guardare la faccia terrorizzata
dell'angelo, alzò il viso verso l'alto.
<< Crowley guarda me, guarda me >>
piangeva Aziraphale.
E Crowley lo fece, guardò il suo angelo, anche lui aveva
capito che cosa stava per succedere.
<< Mi dispiace, mi dispiace Crowley, mi dispiace
>> le lacrime gli rigavano il viso.
<< Di addio al tuo fidanzatino >> disse
Michele.
Crowley sorrise, aveva accettato il suo destino, non aveva chiuso gli
occhi, voleva che l'angelo fosse l'ultima cosa che avesse visto prima
di morire, anche se era un viso travolto dal dolore e dalle lacrime.
Gabriele inclinò la caraffa, l'acqua cominciò a
scorrere
senza pietà, quando le prime gocce toccarono la testa del
demone
un urlo agghiacciante esplose in tutto l'appartamento, il corpo di
Crowley comincò a fumare e sciogliersi.
<< NO! NO! CROWLEY! >>
urlò Aziraphale.
L'urlo dell'angelo arrivò fino dal profondo,
sentì quasi
le sue corde vocali lacerarsi tanto forte era stato il suono che aveva
emesso.
<< BASTARDI! >>
Aveva urlato di nuovo mentre le lacrime continuavano a bagnargli le
guance, con il corpo si era spinto in avanti, come se volesse
raggiungere il suo amico, come se potesse ancora proteggerlo, i due
demoni lo lasciarono, cadde in avanti sul pavimento, i demoni e gli
arcangeli,
soddisfatti del loro operato semplicemente scomparvero, come se
avessero la coscenza pulita, non gliene importava niente di
ciò
che avevano appena commesso.
Aziraphale si avvicinò a quella pozza che prima era
stato Crowley,
singhiozzava e piangeva il suo nome, il petto si alzava e si abbassava
provocandogli fitte di dolore indescrivibili, si sentiva morire, stava
morendo di dolore.
<< Crowley... >>
Avvicinò la mano a quella sostanza appiccicosa, ne prese un
po'
sulle dita che tremavano, se le portò alle labbra, chiuse
gli occhi e
pianse, un altro urlo straziante gli squarciò il petto,
cadde
sdraiato d'un fianco, la testa vicina al suo ex amico, che ormai non
c'era più, singhiozzava e piangeva l'angelo, si strinse in
corrispondenza del petto mentre i singhiozzi sembravano volerlo
soffocare.
Faceva male, faceva dannatamente male, era un dolore che andava al di
là di ogni comprensione, sembrava partire dalle viscere
della terra, forse
cominciava a capire quello che sentivano i demoni, l'odio che aveva
cominciato a provare per i suoi capi, per quegli arcangeli che gli
avevano portato via Crowley era indescrivibile. Ma odiava anche i
demoni, che non avevano fatto niente per difendere un loro simile, era
un angelo pieno d'odio e dolore, mai in vita sua avrebbe immaginato di
sentirsi così, di provare quelle emozioni tanto innaturali
per
un essere etereo.
Non smise mai di piangere, voleva che le lacrime lo svuotassero, che
non gli facessero sentire più niente, voleva diventare un
involucro vuoto, privo di contenuto, ma sapeva che non era possibile,
non avrebbe mai potuto dimenticare il dolore, smettere di soffrire era
quanto mai lontano dalla realtà, tra lacrime e singhiozzi,
l'angelo aveva desiderato di morire, almeno in qualche modo avrebbe
raggiunto Crowley.
Note:
Chiedo perdono per questo angst finale, ci ho dovuto pensare per giorni
prima di scrivere questa scena, ci ho messo interi minuti
perché tutte le volte dovevo fermarmi per
riprendermi, lo so che è brutta e dolorosa, ho sofferto
anche io a scriverla. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che
questa parte così sofferente non vi impedisca di proseguire.
Grazie per aver letto fin qui.
Un
saluto, Ineffable.
|
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Capitolo 2 *** Caoitolo 2 ***
Capitolo due
<< CROWLEY!!
>>
L'urlo di Aziraphale squarciò il silenzio della
notte, tutto intorno a lui era buio e quieto, si
guardò
intorno per capire dove fosse, la cosa certa era che si trovava su un
letto, ma quale si chiese, ci mise un po' prima di capire che
si trovava nella camera da letto, situata sopra la sua libreria, quello
che però non sapeva era come ci fosse arrivato.
Si mise seduto con i piedi nudi appoggiati sul pavimento freddo, quella
sensazione faceva contrasto con la sua pelle accaldata donandogli quel
poco di sollievo di cui aveva bisogno, era agitato, il respiro non
accennava a calmarsi, l'ultima immagine che ricordava era... non
riusciva nemmeno a pensarlo. Quell'immagine non gli dava tregua,
continuava a pensare e ripensare al suo demone che veniva neutralizzato
con l'acqua santa, le lacrime gli inumidirono di nuovo gli occhi, poi
però una luce gli illuminò per un attimo il
cuore,
possibile che fosse stato solo un sogno?
Il non sapere lo stava uccidendo, schioccò le dita per
vestirsi
velocemente, in un attimo era fuori dalla libreria, fece più
in
fretta che poteva e una volta trovatosi di fronte a casa del suo
migliore amico si ritrovò ad esitare, la sua mano tremava,
non
aveva il coraggio di premere il tasto del campanello, se non gli avesse
aperto nessuno, se fosse successo davvero, se Crowley fosse veramente
morto a lui cosa sarebbe rimasto?
Era andato fino a lì con la determinazione nel petto,
l'ansia di
sapere se il suo amato demone stesse bene ma adesso aveva paura,
perché se la realtà fosse stata quella orribile,
quella
dove Crowley non esisteva più, allora lui si sarebbe
rivelato
uno sciocco illuso, avrebbe ricevuto un altro colpo al cuore che
già urlava dal dolore. Sarebbe morto per la seconda volta in
nemmeno ventiquattro ore.
Prese un respiro profondo prima di suonare, il trillo del campanello
gli rimbalzò nelle meningi facendolo sussultare, nessuna
risposta, Aziraphale chiuse gli occhi e riprovò di nuovo,
questa
volta tenendo premuto più a lungo.
<< Ti prego apri questa porta >>
sussurò.
Ma niente, ancora una volta il nulla assoluto, la speranza dell'angelo
cominciò a vacillare, ma non si diede per vinto e
suonò
ancora e ancora, finì addirittura per bussare, dare colpi
alla
porta con disperazione, dentro di sé sapeva che
avrebbe dovuto lasciare perdere, che era evidente quale fosse la
realtà, ma qualcosa gli diceva di non smettere, di
insistere,
che prima o poi lui sarebbe tornato, con la sua strafottenza, i suoi
occhi di un giallo ipnotico e il suo sorriso da batticuore.
<< Crowley avanti, avanti apri questa porta, ti supplico.
>>
Bussava e piangeva, non gli importava che qualcuno avrebbe potuto
sentirlo, appoggiò la fronte alla porta mentre l'ultimo
tocco
scivolava via, la mano gli ricadde lungo il fianco con le nocche
arrossate a causa dell'insistenza con cui aveva colpito quella barriera
che divideva lui dalla triste verità, avrebbe potuto
benissimo
miracolarsi nell'appartamento ma non sapeva se gli avrebbe fatto bene
vederlo vuoto. Un singhiozzo risuonò per le scale,
Aziraphale
gemette il nome dell'altro per un' ultima volta, era davvero finita
quindi, non ci sarebbero stati più sorrisi, cene al Ritz,
battibecchi né batticuori, il suo cuore era morto quando
quello
di Crowley aveva smesso di battere.
Un'ondata di rabbia lo travolse improvvisamente, si attaccò
nuovamente al campanello, anche se sapeva non sarebbe venuto nessuno ad
aprire, voleva farlo e basta, era un modo per sfogarsi, per esprimere
tutto il suo dolore, la sua frustrazione, Aziraphale aveva le
orecchie che gli fischiavano, proprio per questo non si accorse dei
passi che provenivano al di là dell'appartamento, qualcuno -
qualcuno molto arrabbiato e nervoso- aprì la porta con
talmente
tanto slancio che avrebbe potuto farla volare via, il viso contratto in
una smorfia rabbiosa e infastidita, aveva la sincera intenzione di
uccidere chiunque fosse che lo aveva disturbato a un orario
così
osceno.
<< Si può sapere chi diav... >>
ma le imprecazioni si fermarono quando notò chi aveva
davanti.
Aziraphale se ne stava lì, in piedi, gli occhi lucidi e
rossi per il pianto, il dito ancora ancorato al campanello.
<< Angelo!? >> sbottò scioccato.
<< Si può sapere che accidenti...-
>>
Ma anche questa volta non riuscì a terminare la frase
perché l'angelo gli aveva buttato le braccia al collo, lo
stava
stringendo con una forza tale da fargli credere che non fosse veramente
lui, non immaginava che Aziraphale potesse avere così tanta
forza in quelle sue morbide e delicate braccia, Crowley temette quasi
che avrebbe potuto stritolarlo ma non ebbe cuore di dirgli nulla, si
limitò ad avvolgere egli stesso le braccia intorno alla vita
dell'amico che ancora gli singhiozzava sulla spalla.
Aziraphale dopo lunghi minuti di pianto si staccò
leggermente dal
demone, pur rimanendogli vicino, prese ad accarezzargli il volto con
un'espressione incredula stampata in faccia.
<< Sei veramente tu, sei veramente tu >>
continuava a ripetere.
<< Non posso crederci... non posso crederci
>>
soffiò posando la fronte sul petto di Crowley,
insipirò
profondamente l'odore del suo amico mentre le mani scivolarono suoi
suoi fianchi, non riusciva proprio a staccarsi.
Crowley da parte sua era molto, molto confuso, si erano lasciati la
sera prima dopo aver avuto uno dei loro soliti screzi, certo era stato
più pesante delle volte precedenti, ma più o meno
avevano
risolto, Aziraphale non aveva voluto rimanere a dormire e se ne era
andato a casa, lasciandolo solo con i suoi tormenti, i suoi sentimenti
appena accennati, e un livello di disordine mentale tale da mandarlo
fuori dai gangheri.
<< Angelo, posso sapere che cosa ti è successo
? >>
la sua voce era tranquilla, con una punta di amarezza e panico,
osò accarezzargli i capelli sperando di non farlo scappare
via
di nuovo.
<< Perché non hai aperto? >>
biascicò
Aziraphale con la faccia ancora premuta sulla sua maglia, il demone
faticò a capire quello scroscio di parole confuse.
<< Avevo le cuffie, stavo ascoltando della musica
>> rispose.
<< Le cuffie >> ripetè l'angelo,
Crowley alzò un sopracciglio.
<< A volte mi piace farlo come lo fanno gli umani, le
cuffie ti
trasportano in un'altra dimensione ed io avevo bisogno di... di... ah
lascia perdere >> sbuffò.
<< Ma si può sapere a te cosa è
preso? Prima te ne
vai, poi ti presenti qui a notte fonda, sconvolto e ti appiccichi a me
come un crostaceo! >>
Aziraphale a quel punto alzò leggermente il viso, senza
tuttavia staccarsi dai fianchi del demone, lo guardò con un
paio
d'occhioni che fecero fare una capriola al povero cuore tormentato
dell'altro.
<< Ti avevano ucciso... >>
sussurò appena.
Crowley alzò entrambe le sopracciglia questa volta.
<< Chi? >>
<< Le nostre fazioni, erano venute qui e... avevano
l'acqua
santa. Crowley non puoi capire che cosa ho provato, ti hanno ucciso
davanti ai miei occhi e io non ho potuto fare niente >>
la sua
voce era spezzata.
Il demone rabbrividì solo a sentire nominare l'acqua santa,
poi
però la sua attenzione venne catturata dal viso di
Aziraphale,
era intriso di panico e preoccupazione, c'era anche una vena di
sollievo ma si vedeva bene che tutto il malessere che aveva provato era
ancora carico in lui.
<< Angelo devi aver fatto un brutto sogno
>> tentò
di rassicurarlo, ma la verità era che quel racconto aveva
turbato anche lui.
<< Sembrava così vero, le immagini erano reali
e quando mi
sono svegliato non sapevo più a cosa credere...
>>
<< Per questo sei venuto qui? >>
Aziraphale annuì.
<< E' stato orribile perderti >> disse.
<< Ma non mi hai perso, io sono ancora qua vedi?
>>
Negli occhi del principato aleggiava ancora un'ombra di dubbio
nonostante Crowley fosse lì davanti a lui, tentò
di spostarsi ma Aziraphale strinse
la presa sui suoi fianchi, non voleva lasciarlo andare via, non voleva
si allontanasse da lui, al demone mancò poco per sciogliersi
dalla tenerezza, sorrise dolcemente e perse una mano dell'amico tra le
sue.
<< Volevo solo andarmi a sedere. >>
Si diressero entrambi verso il divano, mano nella mano, a Crowley
quella situazione pareva un po' ridicola ma anche molto tenera, e poi
quando gli sarebbe ricapitato di tenere stretta la mano della persona
che amava? Probabilmente mai, si rispose.
Quello che lo stupì più di ogni altra cosa fu il
fatto
che l'angelo non si limitò a sedersi vicino a lui, ma
si accoccolò sul suo petto continuando a tenere
stretta la
sua mano, non c'è bisogno di dire che il suo traditore cuore
demoniaco prese a battere all'impazzata, mai avevano avuto questo tipo
di contatto, ad eccezione della sera in cui avevano dormito
abbracciati, ma quella era una situazione diversa.
Aziraphale era sempre stato restio al contatto fisico, persino un
semplice sfioramento lo faceva agitare, era prudente fino allo stremo,
per questo non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno si sarebbe
rannicchiato tra le sue braccia, e invece eccolo
lì, con la sua chioma bionda a solleticargli il mento
appuntito,
la nuova colonia che gli solleticava le narici, era una situazione
davvero assurda ma Crowley già sperava non finisse mai.
Una delle cose di cui era più certo, era che un giorno non
molto lontano si sarebbe ritrovato su quello stesso divano da solo, una
bottiglia di vino in mano, e la sua mente immersa nei ricordi di quella
serata, ma Aziraphale aveva bisogno di lui, e piuttosto che rifiutare
il suo amato, il demone Crowley avrebbe preferito annientare il suo
cuore.
<< Non so che cosa avrei fatto se fosse capitato a te, se
ti
avessero ucciso io avrei dichiarato guerra al paradiso e all'inferno,
avrei distrutto qualsiasi cosa mi si parasse davanti, non avrei avuto
pietà di nessuno. >>
L'angelo tirò su il viso per osservare quello del suo amico,
quello che diceva aveva perfettamente senso, gli fece salire un calore
al petto che si estese fino alle guance.
<< Io invece sarei morto con te >> disse a
bassa voce.
Un paio di occhi gialli si puntarono nei suoi.
<< Non dire idiozie. >>
<< E' la verità, l'avevo già
deciso, sapevo che se non avessi aperto la porta io.. beh...
>>
<< E come avevi intenzione di fare sentiamo!?
>> stava
incominciando ad innervosirsi, solo il pensiero che il suo angelo
avrebbe commesso una tale sciocchezza solo per lui gli faceva
contorcere le viscere.
<< All'inferno avrebbero avuto un po' di fuoco infernale
per me,
credo che uccidere un angelo sarebbe stato di loro gradimento.
>>
Crowley sussultò, si mosse agitato sul divano.
<< E tu ti saresti fidato dei demoni!? Hai idea della
preda
succulenta che saresti stato? Ti avrebbero condannato a vagare per
sempre tra i gironi infernali idiota che non sei altro!.
>>
Aziraphale alzò le spalle, l'apacità con cui
parlava
della sua morte gli stava facendo venire la nausea, come poteva
essere così tranquillo, come se non si trattasse della sua
preziosa vita.
<< Forse tu non sai, anzi non lo sai cosa si prova a
veder
morire il proprio migliore amico, ti senti svuotato di ogni emozione,
provi solo dolore e vuoi che finisca presto. Crowley quello che
è successo, o meglio il mio incubo mi ha fatto capire che
per
me, vivere senza di te non ha senso. >>
<< Tu avresti fatto fuoco e fiamme e poi? Saresti rimasto
comunque da solo e io non... non voglio rimanere senza di te.
>>
Cacciò di nuovo la testa nell'incavo della sua spalla, la
mano
tiepida dell'altro gli andò ad accarezzare i soffici
filamenti
biondi, mentre lo accarezzava il demone sentiva crescere
dentro
di sé un nuovo fuoco, una fiamma che invece di bruciare
riscalda
solamente, il cuore gli urlava di esprimersi, di dirgli ciò
che
provava prima che fosse troppo tardi, perché quello che
aveva
sognato Aziraphale sarebbe potuto capitare, anche se lui avrebbe fatto
di tutto per impedirlo.
Ad ogni carezza la consapevolezza era sempre più costante,
lo
amava, lo amava così tanto da far male, si era innamorato di
lui sulle mura dell'Eden, ma lo aveva consapevolizzato un po'
più avanti, era un amore travolgente quello che sentiva per
lui,
ogni volta che pensava al suo sorriso, alle sue buffe espressioni, al
suo tono di voce che a volte arrivava a livelli di acutezza che Crowley
non credeva possibili, era bello il suo angelo, ma non era suo, doveva
smettere di pensarlo così, anche se solo nella sua mente,
era
sbagliato e lo sapeva.
L'ennesima carezza, lo stesso tuffo al cuore e il demone non resse
più, malgrado la gola secca provò a far uscire le
parole
che per troppo tempo aveva tenuto dentro di sé, forse quello
era
il momento.
<< Angelo io... devo dirti una cosa, spero che non ti
arrabbierai
e che non deciderai di allontanarti da me, ma non posso più
andare avanti in questo modo. Tu devi sapere che io ti... ti... angelo?
>>
Un lieve russare bloccò la frase a metà,
abbassò il viso e vide Aziraphale che sonnecchiava
beatamente,
inconsapevole di tutto quello che stava per accadere, Crowley gemette
frustrato spiaccicandosi una mano sul volto, certo che non aveva
proprio un briciolo di fortuna, per una volta che si era deciso quello
sciocco aveva pensato bene di addormentarsi.
<< Sai cosa ti dico angelo, dichiarati da solo
>> borbottò chiaramente ferito.
Tentò di alzarsi per dare un decoro alla sua
dignità in
brandelli, ma la presa dell'altro si era fatta ferrea, gemette di nuovo
in preda a una quasi crisi di nervi.
<< Ah per l'amor di... di qualsiasi cosa, che razza di
polipo! >>
Tentò più volte di allentare le braccia
dell'angelo
strette intorno alla sua vita ma niente, si era arpionato e non aveva
intenzione di lasciarlo andare, a Crowley quella situazione avrebbe
anche potuto sembrare divertente e tenera, ma si sentiva imbarazzato e
il suo orgoglio stava sventolando bandiera bianca, per cui sentiva il
bisogno di stare un po' alla larga dalla sua meravigliosa rovina, e poi
stava anche dormendo, la sua presenza era inutile.
Dopo più di un paio di tentativi falliti un'idea gli
balenò nella mente, miracolò un pupazzo della sua
altezza
e dimensione tra le braccia dell'angelo, e lui se ne andò
ancheggiando diretto alla sua piccola cantina, qualcosa di forte gli
avrebbe fatto sicuramente riacquistare le forze e la
lucidità,
più o meno.
Era sicuo che quel fantoccio avrebbe potuto prendere il suo posto
giusto il tempo di una bevuta, ma non aveva fatto i conti con i sensi
iper sviluppati di Aziraphale, che infatti si svegliò poco
dopo.
<< Crowley? >> chiamò.
Ma quando vide a cosa era abbracciato un urlo disumano uscì
dalle sua labbra, aveva urlato talmente tanto forte che Crowley
per lo spavento sputò il liquido ambrato che aveva appena
sorseggiato, corse in
sala tossicchiando e vide l'angelo che guardava male la sua non vitale
copia, poi spostò lo sguardo su di lui.
<< Si può sapere che cos'è questo?
>> chiese dopo aver riacquistato un po' di tono.
Il demone aveva ancora gli occhi sgranati e le orecchie che fischiavano
a causa di quell'urlo, sbattè più volte le
palpebre, e
una vocina ben più prudente di lui gli suggerì di
non
ridere.
<< E' un.. beh... lui è.. senti avevo sete,
anzi avevo
voglia di bere, ma tu sembravi intenzionato a rimanere attaccato a me
come un'ostrica su uno scoglio, dovevo pur fare qualcosa!
>>
tentò di giustificarsi.
<< Potevi miracolarti da bere >> si
alzò buttando
quel pupazzo terrificante sul divano, non era nemmeno paragonabile al
vero Crowley.
Il rosso sbuffò alzando la testa verso l'alto, per caso
stava cercando aiuto? Nah... figuriamoci.
<< Però ha funzionato >> disse.
<< Non direi proprio >> rispose il
principato accigliato.
<< Senti avevo bisogno di sgranchirmi le gambe ok?
>>
<< Tu non ne hai bisogno, non dirmi bugie
>> sembrava davvero arrabbiato.
<< Che cosa vuoi che ti dica angelo, avevo bisogno di
alzarmi e
basta, che c'è di male!? Sarei tornato tra poco se tu non
avessi
i sensi di un dannato gatto! >>
<< Smettila con questi paragoni sciocchi, non sei per
niente divertente! >> sbottò Aziraphale.
Ora il demone era veramente senza parole, ma si era anche innervosito,
soprattutto perché se lui non avesse iniziato a russare
gli avrebbe potuto rivelare i suoi sentimenti, per questo si
avvicinò a lui con due grandi falcate, la pazienza l'aveva
davvero esaurita.
<< Tu non sei divertente angelo, sei così
noioso che la
polvere ti si appiccica sopra! E spiegami che diavolo hai!
>>
Stava per afferrarlo dalle le spalle ma l'angelo lo spinse indietro.
<< Mi hai lasciato da solo dopo quello che ti avevo
raccontato!
Sapevi che se non ti avessi trovato sarei andato in panico e che cosa
hai fatto invece? Hai pensato bene di lasciarmi con quell'orribile cosa
senza curarti nemmeno di...- >>
Crowley si avvicinò nuovamente a lui, lo prese per i polsi e
lo strattonò.
<< Angelo calmati! >>
<< Ho avuto paura di averti perso di nuovo.
>>
Aziraphale aveva ricominciato a piangere, la sua voce tremava ed era
colma di panico e rabbia, anche lui strattonava per liberarsi dalla
presa di Crowley mentre gli urlava contro tutto il suo dispiacere, la
sua paura, uno strattone più forte da parte del principato e
finirono entrambi per terra, inginocchiati l'uno di fronte all'altro,
le mani del demone strette ancora ai polsi dell'angelo, ansimavano
entrambi, scovolti da tutti quei sentimenti che erano usciti
travolgendoli.
<< No avresti dovuto farlo! >>
<< Mi dispiace angelo >>
<< Non è vero che...- >>
Crowley lo baciò spingedolo con la schiena contro il divano,
Aziraphale rimase fermo, scioccato da quella reazione, gli occhi
sgranati e il corpo rigido, non sapeva cosa fare, le labbra dell'altro
erano morbide e calde, premevano sulle sue con un tocco elegante ed
estremamente piacevole, ma lui era troppo sconvolto per fare qualsiasi
cosa, quando si rese conto che l'angelo non dava segni di vita, Crowley
si staccò di malavoglia dalle sue labbra.
<< Scusa, io non avrei dovuto >> disse con
la voce resa roca da quel brivido di piacere.
<< Io volevo solo... dovevo trovare un modo per farti
stare zitto >> disse mentre si alzava.
<< Era solo questo, solo questo. >>
L'angelo nel frattempo si era seduto sul bordo del divano, guardava
l'amico sciorinare tutte quelle giustificazioni nemmeno avesse commesso
il più terribile dei peccati, non era arrabbiato e nemmeno
infastidito, solo non capiva il motivo, perché baciarlo per
poi
pentirsene l'istante dopo? Se voleva veramente zittirlo avrebbe potuto
usare facilmente una mano, e invece aveva scelto il bacio, che strano
modo di far tacere qualcuno.
Il demone se ne andò a spalle basse dalle sue piante, prese
lo
spruzzino e iniziò a nebulizzare l'acqua sulle foglie e sul
terriccio, fortunatamente nessuna di esse presentava un'imperfezione,
non aveva proprio voglia di dar loro una strigliata quella notte,
fortunatamente sembravano aver capito in anticipo i desideri del loro
padrone e avevano evitato di rovinarsi. Sarebbe rimasto lì
dentro per tutta la notte era sicuro, ma l'angelo era deciso a
stupirlo, gli si presentò sulla soglia della stanza,
entrò mantenendo lo sguardo su di lui, Crowley smise di
nebulizzare e lo guardò a sua volta.
<< Fallo ancora >> disse Azirapahale.
<< Cosa? >> domandò il demone.
<< Baciami >> soffiò arrossendo.
Le sue dita si strinsero al pulsante, partì un soffio di
vapore,
le sue pupille si dilatarono, la gola si era stretta e la sentiva
secca, deglutì per mandare via quella fastidiosa sensazione,
non
sapeva cosa dire, cosa rispondere, era completamente
spiazzato e paralizzato dal terrore, se avesse fatto la scelta
sbagliata se ne sarebbe pentito per tutta la vita.
<< Baciami Crowley >> ripetè
senza staccare lo sguardo dalle sue pupille.
Glielo stava chiedendo, a differenza di poco prima, quando gli aveva
rubato quel bacio senza chiedergli il permesso, adesso non avrebbe
dovuto sentirsi in difetto, perché non solo l'angelo gli
stava
concedendo il permesso ma gli stava addirittura chiedendo di rifarlo,
Crowley sapeva che probabilmente non avrebbe mai più avuto
un'altra occasione come quella, allora perché le sue gambe
non
volevano saperne di muoversi?
L'aria intorno a loro era immobile, come in quei film d'azione dove i
protagonisti prima di combattere passano un lungo istante a fissarsi,
studiarsi, solo che quello non era un film e loro due non stavano per
combattere, in un certo senso uno dei due era chiamato a prendere una
decisione che avrebbe potuto stravolgere la loro vita, in meglio o in
peggio non sapeva dirlo.
Strinse i pugni, perché toccava sempre a lui la scelta
più
difficile, sembrava quasi che la vita di entrambi dipendesse da lui,
che assurda sciocchezza pensò, da quando era così
arrogante? I suoi confusi pensieri vennero interrotti dal lieve
movimento
dell'altro, Aziraphale aveva iniziato a trattenere il respiro, forse
non
se ne era nemmeno reso conto, ma lui sì, Crowley aveva
imparato
a non perdersi nemmeno una virgola di ciò che riguardava il
suo
angelo, nel caso avessero perso la guerra, almeno all'inferno avrebbe
avuto la sua immaginazione ad alleviargli le pene, per questo motivo
non
voleva perdersi nulla di quel meraviglioso principato che gli aveva
rubato il cuore.
Si avvicinò lentamente misurando ogni passo, una volta
trovatosi
di fronte all'angelo gli prese il volto tra le mani "angelo vorrei
fossi tu a baciarmi", non diede retta ai quei pensieri che non lo
facevano sentire abbastanza, chiuse gli occhi, in un attimo le loro
labbra erano unite in un baio decisamente diverso da quello di prima,
Aziraphale stava rispondendo, le sue labbra si muovevano, danzavano
insieme alle altre, Crowley osò con non poco timore
approfondire
quel bacio, e l'angelo lo stupì non tirandosi indietro, anzi
sembrava più coinvolto di lui, quasi affamato. Un mugolio
raggiunse le orecchie di Crowley, quel suono gli sembrò il
più bello del mondo ma aveva fatto scattare qualcosa
nell'altro
che di scatto si tirò indietro, aveva le guance rosse per
l'imbarazzo e negli occhi si leggeva un timore, una paura di un
giudizio che mai si sarebbe azzardato a dare.
<< M-mi dispiace... i-io non so cosa, cosa mi
è preso. >>
Crowley sorrise.
<< Mi chiedi scusa per aver apprezzato? Angelo quello che
hai
fatto mi lusinga a dire il vero, significa che stavo facendo un buon
lavoro. >>
Aziraphale si portò entrambe le mani sulle guance.
<< No ti prego, non dire queste cose, è...
è... io
non dovrei fare così >> deglutì
rumorosamente.
Crowley posò una mano sulla guancia sua guancia morbida e
rosea, sfiorò il labbro inferiore con il pollice.
<< Sei così pudico, e pensare che sono tante
le cose che non avresti dovuto fare ma che hai fatto. >>
<< La lussuria è un peccato >>
disse il biondo.
<< Anche la gola lo è, e poi qui non si parla
di lussuria, c'è in gioco molto di più.
>>
<< Che cosa Crowley? Qualcosa che non potremmo mai avere
senza essere braccati per l'eternità? >>
<< Ti stai tirando indietro per caso? Dimmi per l'amor
del
paradiso che cosa dovrei fare? Sai cosa è inutile parlare
con
te, spreco solo fiato >> disse uscendo dalla stanza
stizzito.
<< Siamo un angelo e un demone, tornaimo pure a fare la
vita di
prima, per quanto mi riguarda è finita qui. >>
Il cuore di Aziraphale ebbe un sussulto, i suoi occhi erano colmi di
colpa e vergogna, non voleva lasciarlo, sapeva che tra loro c'era
qualcosa di più e che era sbagliato rinnegarlo, ma si
sentiva
così sporco a volte, come se fosse macchiato, come se non
stesse
facendo il suo dovere.
<< Va tutto bene angelo davvero, facciamo finta che non
sia
successo nulla, torniamo a tentare di fermare l'apocalisse, amici come
prima d'accordo? >>
<< Ma caro... loro ci hanno già scoperti,
potrebbero, potrebbero tentare di ucciderci o...- >>
<< E' te che hanno scoperto >> gli
puntò un dito contro.
<< Ma non ti preoccupare so difendermi. >>
<< Non dall'acqua santa. Io... dovremmo rimanere insieme,
è più sicuro. >>
Crowley rise, si morse il labbro inferiore e guardò un punto
oltre la sua spalla.
<< E dopo che ti sarai assicurato che siamo entrambi in
salvo che
cosa farai? Smetteremo di essere amici perché macchio la tua
fottuta purezza angelica!? Che cosa sono io per te angelo?
>>
Indicò se stesso con un dito.
<< Come... come posso sapere tutte queste cose, non so
nemmeno se
sopravviveremo o se il mondo finirà davvero, non
possiamo
fare progetti Crowley! >>
<< E invece sì, sei tu che non vuoi!
>>
sbottò alzando le braccia in aria, le fece ricadere
sbattendo
violentemente i palmi sul tavolo.
<< Sono stanco angelo... >>
Aziraphale si avvicinò a lui, stava per toccargli una spalla
ma
il demone si ritrasse, i suoi occhi celesti si inumidirono, solo fino a
un giorno prima quasi tutte le loro barriere sembravano cadute, si
sorridevano in modo dolce, Crowley si prendeva cura di lui senza
farglielo pesare, un nodo si strinse attorno alla sua gola al ricordo
dei tocchi dell'altro, delle mani che insaponavano le sue ali
bianche, sempre quelle mani che le avevano aiutate a richiudersi, si
morse il labbro inferiore soffocando un gemito, non voleva piangere,
per questo la sua voce tremò tanto quando parlò.
<< Vorrei poter tornare a ieri, quando tutto andava
bene... >>
<< Non andava bene angelo, eri ferito ricordi? e
spaventato. >>
<< Mi farei ferire ancora un milione di volte,
così ti prenderesti cura di me e tutto sarebbe perfetto.
>>
Crowley sospirò per poi voltarsi verso l'altro.
<< C'è davvero bisogno di questo? Voglio dire,
noi
potremmo avere tutta la serenità che vogliamo, potrebbe
sempre
essere... >>
Le successive parole morirono ancora prima di essere pronunciate, tutto
il suo coraggio vacillò di fronte alla figura della persona
che
amava di più al mondo, in quell'istante lo vide per come era
davvero, un essere fragile, spaventato, con mille fantasmi che lo
tormentavano, sembrava addirittura esseresi rimpicciolito, Crowley
serrò le labbra e si avvicinò a lui, lo strinse
semplicemente tra le braccia.
<< Non temere... mi prenderò sempre cura di
te, non potrei
mai lasciarti, io... >> posò le labbra sulla
sua fronte
prima di continuare a parlare.
<< Se non ti senti pronto e anche se non ti sentirai mai
pronto,
io rinuncerò ai miei sentimenti... metterò da
parte tutto angelo, te lo prometto. Non ti farò
più
pressioni...- >>
<< Ma questo non è giusto >>
Aziraphale si strinse a lui.
<< Non sempre le cose lo sono, e a me sta bene.
>>
La voce di Crowley sembrava così determinata, ma c'era
qualcosa,
una nota stonata in tutte quelle belle parole, era sì pronto
ad
inscatolare il suo cuore ma il prezzo stava
già cominciando a
pagarlo, tanto più che ora sapeva che l'angelo ricambiava i
suoi
sentimenti, non sarebbe stato facile lo sapeva, ora più di
prima. Un tempo il problema era che credeva di non essere ricambiato,
ma adesso semplicemente l'angelo non era pronto per loro e
chissà se lo sarebbe mai stato.
Aziraphale alzò il viso cercando quegli occhi gialli che
tanto amava.
<< Vorrei poterti dire di sì, io, io ci ho
provato
>> deglutì, prima di continuare ma venne
preceduto dal suo
migliore amico, che oramai lo consceva come le sue tasche.
<< Ma non ci riesci, non ora almeno. >>
L'angelo annuì.
<< Ho troppa paura, non riesco a immaginarmi felice con
te senza
che ci siano delle conseguenze, vorrei poter essere come
te...->>
<< No Aziraphale, tu non dovrai mai essere come me, sei
perfetto
così come sei, sei un angelo, è naturale tu sia
più prudente. >>
<< Voglio solo tu sia al sicuro angelo. >>
<< E io voglio altrettanto per te, per cui meglio se per
un po'
di tempo stiamo lontani, giusto per far calmare le acque.
>>
Crowley annuì e rispose:
<< Come abbiamo sempre fatto. >>
Mancava un anno alla fine del mondo, e per tutto quel lasso di tempo
l'angelo e il demone avevano continuato ad evitarsi, non che fosse
stato facile, Crowley non poteva evitare di fermarsi di fronte
all'amata libreria dell'amico tutte le volte che si ritrovava a passare
da quella strada, e Aziraphale rimaneva incantato per ore a guardare le
maestose piante del parco che non erano verdi e splendide come quelle
del
suo migliore amico.
Entrambi sospiravano e riprendevano il loro cammino, accantonando in un
lato del cuore la soffocante mancanza che sentivano, certo avevano
trovato il modo di controllarsi a vicenda, la preoccupazione reciproca
non era scemata col passare del tempo, anzi era solo aumentata, le
notti erano lunghe quando non si poteva dormire a causa di un pensiero
fisso.
Una di quelle interminabili notti senza sonno Crowley decise che ne
aveva abbastanza, non poteva più sopportare tutta quella
pena e
quel vuoto che sentiva, uscì dal suo appartamento sbattendo
la
porta, entrò in auto e partì in direzione
libreria, ormai
era passato abbastanza tempo e dubitava li avrebbero colti sul fatto
proprio quella sera, quando era a metà strada i suoi
pensieri
cominciarono a correre sul corpo tumefatto di Aziraphale, le ali piene
di graffi e schegge di vetro, i lividi, il suo tentare di sorridere
nonostante l'umiliazione appena subita, frenò di colpo e
spense
il motore.
Scese dalla macchina e si diresse in un pub, era uno di quei luoghi
loschi, bui e pieni di fumo, si sedette su uno sgabello e
ordinò
qualcosa di forte da bere, dopo una quantità inumana di
drink
sentì una mano calda posarsi sul suo viso e studiarne i
contorni, non
lo aveva sentito arrivare, era talmente inebriato da alcol e pensieri
che i suoi sensi si erano attenuati parecchio, forse troppo.
<< Ehi bel giovanotto, che cos' è
quell'espressione la tua
fidanzatina ti ha mollato? o forse il tuo ragazzo mh? Io potrei dirti
di sì se vuoi. >>
L'uomo era vicinissimo al suo viso, ne sentiva il calore del fiato
sulle sue labbra, rabbrividì per un istante e
ripensò a
quella frase "io potrei dirti di sì", qualcuno era disposto
a
dirgli di sì, ad accettarlo, ad amarlo anche per una sola
notte,
Crowley si morse il labbro, si sentiva così solo, ubriaco e
solo, prese l'uomo per un braccio e lo trascinò fuori dal
locale, lo spinse dentro la Bentley e partì in tutta fretta
verso
casa sua.
Una volta fuori dall'auto spinse l'uomo contro il muro dell'edificio,
stava per affondare le labbra nel suo collo quando percepì
un
tremore provenire proprio da quel ragazzo, in effetti non aveva detto
una parola da quando lo aveva trascinato fuori, e ora aveva il respiro
affannato non per l'eccitazione, ma per la paura.
<< Perché diav...olo ci hai provato con me se
non volevi
farlo? >> la sua voce era roca e resa lasciva dall'alcol.
<< Io... volevo, te lo assicuro volevo >>
rispose l'uomo quasi balbettando.
<< Non mi pare proprio >>
ringhiò Crowley.
Questo tizio gli aveva solo fatto perdere tempo.
<< Mi... mi dispiace, è solo che volevo
essere... non importa >> abbassò il viso in
grande imbarazzo.
<< Lo sai... >> sbottò Crowley
avvicinandosi al suo orecchio.
<< Io sono un demone, sono un diavolo, potrei tentarti e
averti
tutte le volte che voglio solo per il fatto di esserti preso gioco di
me. Potresssti esssere finito nelle mani sssbagliate >>
sibilò.
Il ragazzo fece qualcosa che proprio non si aspettava, sorrise.
<< Non hai bisogno di essere un demone per tentarmi, o
per
tentare chiunque altro. Ho fatto lo spaccone perché credevo
fosse l'unico modo per affascinare un tipo come te. >>
<< Sarebbe sata comunque una notte e via >>
rispose secco
Crowley, fingendo di non essere impressionato dai commenti di poco fa.
<< Beh non avrei osato chiedere di più.
>>
Crowley sorrise sperando non si notasse.
<< Sparisci ragazzo, e sta lontano da quei posti.
>>
<< Sono pieni di demoni, immagino >>
rispose l'altro con un sorrissino accennato.
<< Uomini poco raccomandabili, che ci provano e poi
cambiano idea >> lo prese in giro.
Il ragazzo si sporse lo abbracciò, Crowley certo non si
aspettava una reazione del genere, non sapeva il motivo ma gli piaceva
questo essere umano, e a lui non piacevano molto facilmente, mentre
stava sciogliendo l'abbraccio si sentì un rumore provenire
poco
lontano da lì, come di qualcosa che si era schiantato contro
l'asfalto, in realtà era stato talmente delicato che solo il
demone lo avava sentito.
Un istante dopo che si erano congedati Crowley prese a camminare in
direzione del rumore che aveva sentito poco prima, qualcosa gli diceva
di non ignorarlo e lui non lo avrebbe fatto, infatti poco
più
avanti trovò a terra una scatola di cioccolatini, niente di
strano se non fosse per la fantasia tartan che la suddetta scatola
sfoggiava.
Nella sua testa serpentina cominciarono a passare una miriade di
pensieri a cui decise di non dar retta, raccolse la scatola e
proseguì il cammino, poteva sentire ancora la colonia
dell'angelo aleggiare nell'aria, dovvette camminare per un po' prima di
riuscire a scorgere la figura del suo testardo amico che si allontanava
svelta nella notte.
<< Angelo! >>
Aziraphale si gelò sul posto prima di voltarsi lentamente, i
suoi occhi chiari si posarono prima sul pacchetto che stava tra le mani
del demone poi su di lui, quelle due pozze chiare, celesti, erano tinte
di qualcosa di strano, c'era della malinconia, del rammarico ma anche
dell'imbarazzo.
<< Oh Crowley! Che bella... che bella sorpresa
>> la sua
solita voce acuta, meravigliata, il suo sorriso che gli illuminava le
guance.
Davvero era così ingenuo da credere che lui, grande serpente
dell'Eden avrebbe creduto a quella messa in scena.?
<< Credo tu abbia perso qualcosa >> disse
agitandogli davanti la scatola dei cioccolatini.
Aziraphale arrossì, balbettò qualcosa e
tentò di giustificarsi.
<< P-perché credi sia mia? >>
Lo stava prendendo in giro? Alzò un sopracciglio.
<< Quale altra persona potrebbe aggirarsi con una scatola
di questa fantasia antiquata? >>
<< Non è affatto antiquata! >>
sbuffò quasi seriamente ferito.
<< Allora lo ammetti!? O per convincerti devo dirti anche
dove l'ho trovata? >>
Aziraphale scosse la testa.
<< Non ce n'è bisogno. Io stavo venendo da te
>> confessò abbassando il viso.
<< Sbaglio o hai preso l'abitudine di presentarti ad
orari improponibili? >> lo sbeffeggiò con un
sorrisetto.
<< Beh... sei una creatura notturna...- >>
<< Una creatura notturna angelo, davvero? Mi hai
scambiato per un dannato pipistrello!? o per un gufo ? >>
L'angelo rise, una risata cristallina che ebbe l'effetto proiettile nel
cuore di Crowley.
<< Non saresti niente male nelle sembianze di un gufo,
gli occhi,
le ali e la vista notturna le hai già >>
sorrise di nuovo
e al demone venne voglia di abbracciarlo.
<< Senti angelo. >>
<< Crowley. >>
Dissero insieme.
<< Prima tu. >>
<< No, prima tu. >>
Aziraphale sospirò e lo guardò negli occhi, era
diventato bravo a scorgerli dietro quelle lenti scure.
<< Stavo venendo da te perché avevo bisgno di
parlarti, ma
poi ti ho visto con... con una... con quell'uomo e, beh non volevo
disturbarvi ecco tutto. >>
Si stava torturando le dita delle mani, lo faceva sempre quando era a
disagio.
<< Senti non è che... noi non stavamo facendo
niente, non
avresti interrotto nulla... è una storia lunga e bizzara
ma...-
>> non riuscì a continuare.
<< Mio caro non devi giustificarti con me
>> cercò di rincuorarlo ma con scarsi
risultati.
<< Invece sì che dovrei, anzi io vorrei,
vorrei doverlo fare
angelo, tu non hai idea di quanto io desideri giustificarmi con te.
Vorrei dover venire da te pieno di paura e senso di colpa e dirti che
lui non era nessuno, che non stavamo facendo niente, che non era
successo niente e che se anche fosse successo, sarebbe accaduto
perché ero ubriaco e ferito, ma che c'era solo una persona
nella
mia mente angelo, una e una sola! > >
Crowley si era avvicinato pericolosamente, gesticolava e si portava una
mano al petto come se stesse per avere un infarto tutte le volte che
apriva bocca, Aziraphale lo afferrò per un polso e lo
tirò fino al primo vicolo disponibile, si infilarono
lì
dietro e lo spinse contro al muro.
<< Ero venuto da te perché mi mancavi
terribilmente. >>
In un attimo perse tutta la sicurezza che aveva acquisito poco fa,
allentò la presa dalle braccia di Crowley lasciando
scivolare
via le sue mani dalla giacca nera, la distanza tra i loro corpi era
poca e quel vicolo era già abbastanza angusto di suo, ad un
tratto i suoni della città erano svaniti.
Tum Tum.
I battiti del cuore di Crowley aumentarono.
<< Ma volevo fare le cose nella maniera giusta.
>>
Tum Tum.
<< Ti avrei consegnato i cioccolatini, probabilmente per
il
nervosismo avrei finito per mangiarne la metà, tu mi avresti
offerto da bere e io ti avrei chiesto qualcosa di forte, avrei svuotato
il calice prima di chiederti se... >>
Tum Tum.
Nessuno dei due stava più respirando, nessuno dei due ne
aveva
bisogno, il mondo era fermo, l'intera esistenza del demone ora
dipendeva dalle labbra dell'angelo che aveva davanti, da quello che
sarebbe uscito da esse.
Strinse i pugni, chiuse gli occhi e poi li riaprì.
<< Usciresti con me Crowley? >>
Tum.
Aveva perso un battito quel suo povero cuore dannato.
<< I-intendi un appuntamento? Un appuntamento con te?
>>
Non sapeva dove avesse trovato la forza di porre quella domanda.
<< Un appuntamento con me >>
ribadì l'angelo.
Le gambe gli stavano per cedere, le sentiva molli e dovette far fronte
a tutta la sua forza per non finire per terra come un idiota,
balbettò qualcosa ma la sua dannata bocca non era
più
capace di articolare parole di senso compiuto, era un fascio di nervi,
al contrario della figura eterea davanti a lui, forse era questo
ciò che si provava quando ci si liberava dalla
più grande
paura, dal più enorme tormento o inconfessabile segreto, ti
sentivi solamente leggero e felice, ed Aziraphale lo sembrava davvero.
<< Non devi rispondermi ora, ti aspetto alla mia libreria
domani, alle otto di sera, se vorrai. D'accordo? >>
Il demone annuì solamente.
Una volta solo si lasciò scivolare verso terra, si prese la
testa tra le mani e strinse i capelli con le dita, tutta la tensione
accumulata fino a quel momento lo stava abbandonado lasciando posto a
una stanchezza che lui, da creatura ultraterrena, non avrebbe dovuto
avere, con le ultime forze decise di tornare a casa, avrebbe potuto
trovare un modo per far tacere la sua mente.
...
La notte non aveva dormito,
si
era limitato a camminare avanti e indietro per tutta la stanza
principale della casa, era nervoso soprattutto perché
Aziraphale
gli aveva dato l'idea di un vero e proprio appuntamento, ma nella sua
affollata testa gli sembrava ancora impossibile, cosa avrebbe dovuto
fare?
portare fiori o cioccolatini? E i vestiti, avrebbe dovuto cambiarli o
andavano bene quelli che portava sempre?
Bombardato da tutte queste domande non si era reso conto che il tempo
era passato in fretta, la nebbia di pensieri svanì al suono
della sveglia che aveva puntato, erano le sei di sera, aveva il tempo
per una bella doccia e così fece, dopodiché si
vestì e rimase qualche istante ad osservare la sua figura
davanti allo specchio, qualcosa non andava. I capelli ecco cosa, non
gli sembravano adatti o a posto, e dire che gli erano sempre piaciuti,
ma quella sera proprio non
riusciva a farseli andare bene, tentò un paio di volte di
sistemarli con le dita ma niente, non c'era verso. Gli venne in mente
che gli umani erano soliti usare il gel, ci avrebbe provato anche lui e
così dopo qualche tentivo il suo lavoro finalemente lo
soddisfaceva, non erano troppo diversi da prima, solo il ciuffo
più sparato verso l'alto e un po' più lucidi per
via
della sostanza che aveva usato.
Si lavò le mani e prese i suoi occhiali da sole dal
mobiletto,
alla fine aveva deciso di tenere i soliti vestiti, non si sa mai che
avesse frainteso tutto, non voleva fare la figura del cretino, era
indeciso se spruzzarsi qualche goccia di profumo, decise di no, si
sarebbe mischiato a quello dell'angelo e lui non voleva sentire nessun
altro odore se non quello del suo migliore amico.
Era finalmente pronto, raggiunse la libreria troppo presto, decise di
aspettare in macchina l'orario giusto, c'erano già
troppe cose in ballo e non voleva che accadesse tutto troppo in fretta,
qualsiasi cosa sarebbe accaduta poi, alle otto in punto si
presentò alla libreria con una bottiglia del miglior
champagne,
decorata con un bel fiocco legato al collo, Aziraphale lo accolse con
uno dei suoi soliti meravigliosi sorrisi.
<< Ti ho... ehm... ti ho portato questa. >>
<< Oh caro che pensiero gentile, ma non dovevi
disturbarti. >>
Crowley rispose con un verso imbarazzato.
Aziraphale pose l'attenzione in quel momento al nuovo look del suo
amico.
<< Ti donano >> sorrise.
Stupido angelo non uccidermi subito, pensò Crowley.
<< Anche tu stai bene >>
borbottò.
Aziraphale scosse la mano.
<< Oh ma che dici, io sono sempre uguale. >>
Lo disse sorridendo imbarazzato mentre si dirigeva nell'altra stanza,
Crowley al seguito rispose con un suono inarticolato, privo di senso.
Una volta dentro questa piccola sala, che era stata miracolata per
l'occasione, il demone rimase senza parole, la luce era soffusa, delle
candele speziate alla vaniglia facevano bella mostra su un tavolino di
legno, era apparecchiato con una tovaglia candida, posate, piatti e
bicchieri erano perfettamente allineati, sembrava di essere al Ritz,
anche se l'atmosfera era molto più intima e calda. Due rose
senza gambo fungevano da decorazione, una bianca e una nera,
ricordavano le loro ali e sicuramente non erano state messe a caso.
Crowley era talmente perso a contemplare quel quadretto da luna di
miele, che non si era nemmeno accorto che Aziraphale aveva spostato la
sedia da sotto al tavolo, e stava aspettando si accomodasse da vero
gentiluomo, solo questo gesto rischiò di mandarlo
completamente
in tilt.
<< Prego caro. >>
Si riscosse dai suoi pensieri e prese posto borbottando un grazie.
Poco dopo si accorse che era seduto dove si trovava la rosa bianca.
<< Angelo forse c'è stato uno sbaglio.
>>
<< Nessuno sbaglio Crowley, ogni cosa è
esattamente dove deve essere. Vado un momento in cucina, tu...-
>>
<< Apro la bottiglia. >>
<< Ottima idea mio caro. >>
Prima di tornare in sala con i vassoi Aziraphale prese un profondo
respiro, Crowley intanto stava valutando l'idea di scolarsi l'intera
bottiglia quando sentì un profumino provenire da dietro le
sue spalle,
il vassoio venne posato al centro del tavolo, il coperchio sollevato
rivelava una meravigliosa e invitante pietanza.
<< Non sapevo cucinassi >> disse il demone.
Aziraphale si asciugò nervoso il sudore, aveva cominciato a
torturarsi le dita e non riusicva a guardare negli occhi l'amico.
<< V-eramente, ecco vedi io ho... ho solo seguito la
ricetta. Non
lo faccio spesso è vero ma >>
deglutì, << ma
non sembrava difficile così ci ho provato. >>
Prese posto anche lui cercando di riprendere fiato.
<< Avanti assaggia. >>
Crowley non se lo fece ripetere, riempì il piatto e diede
una prima
forchettata, mise in bocca e le sue pupille vennero invase dal sapore
piccante del peperoncino, continuò a masticare e il gusto si
trasformò
in amaro per poi finire con un dolce pizzicore di lavanda, se avesse
dovuto definire quel piatto, perfetto, sarebbe stato l'aggettivo giusto.
Aziraphale stava trattenendo il respiro, fissava lui invece che
concetrarsi sul cibo ed era una cosa piuttosto insolita, lo guardava
con
un paio d'occhi come se tutto dipendesse da lui, dal suo giudizio in
merito al cibo amorevolmente preparto, Crowley si leccò le
labbra, poi guardò lo guardò.
<< Angelo è... >>
<< Sì? >>
Arricciò le labbra prima di continuare.
<< Fantastico, il cibo più buono che abbia mai
mangiato. >>
Aziraphale si sciolse in un sorriso.
<< Oh grazie, non sai quanto mi faccia sentire sollevato,
temevo di
aver fatto un disastro mischiando tutti quei sapori. >>
<< Nah è buono, non sarò un
intenditore come te ma
questa roba dovebbe essere sul menù del Ritz.
>>
L'angelo arrossì.
<< N-non esagerare adesso. >>
Crowley prese un sorso di champagne, riuscì a mandare
giù un po' di tensione che subito si riappropriò
del suo
cuore quando notò che l'angelo non aveva toccato
né cibo
né alcol, si morse il labbro, avrebbe dovuto aspettarselo,
in
fondo era parecchio tempo che non godevano della compagnia reciproca,
forse avrebbero potuto raccontarsi di ciò che avevano fatto
durante questo periodo, giusto per rompere il ghiaccio, il demone stava
per dire qualcosa ma venne preceduto.
<< Crowley ascolta io devo dirti una cosa, speravo di
poter
aspettare dopo cena ma non ci riesco >> si
alzò in piedi e cominciò a camminare nervosamente
avanti e indietro, sotto lo sguardo
curioso del demone.
<< Io ti devo delle scuse in primo luogo, avevo
così tanta
paura di perderti che alla fine ti ho perso davvero, e la cosa peggiore
è che ho deciso io di farlo. Ti chiedo scusa
perché ho
sempre deciso io per entrambi, e tu non hai fatto altro che accettare
le mie decisioni, e capirò se adesso ti sarai stufato e
vorrai
andartene. Ma una cosa vorrei tu la sapessi prima di decidere, temo
così tanto la tua perdita non solo perché sei
l'amico
migliore che abbia mai avuto, ma anche perché non ho mai
amato
nessun altro come amo te. >>
Crowley sentì il petto inondato di un nuovo calore che
salì dal collo
fino a raggiungere il viso, e sapeva bene non essere stato il vino a
fargli
quell'effetto, dischiuse le labbra ma non era ancora il momento di
parlare, Aziraphale doveva finire il suo discorso e per nulla al mondo
lo avrebbe interrotto, inoltre temeva che se avesse aperto bocca tutto
sarebbe svanito
come in un sogno, e si sarebbe ritrovato da solo nel suo letto.
<< Ne ero a conoscenza da tempo, mi sono trattenuto
così
tante volte dal dirti tutto, non sapevo se anche tu provassi la stessa
cosa e temevo ritorsioni dai nostri superiori, ma ora io... io non
voglio più vivere nella menzogna o nella paura, se tu mi
concedessi la possibilità di...- >>
<< Sì >> rispose il demone senza
pensarci.
<< Ma non ti ho detto nemmeno cosa. >>
<< Ti ho aspettato per sei mila anni angelo.
>>
Aziraphale gli regalò un sorriso colpevole avvicinandosi a
lui.
<< Sono disposto a farlo per altrettanti e anche di
più, se è questo che vuoi. >>
<< Lo vedi perché ho detto sì,
qualsiasi cosa sia la voglio. >>
Si alzò e finirono per essere l'uno di fronte all'altro, a
pochi
centimetri di distanza, Crowley abbassò il viso per baciarlo
ma
venne fermato dal medio e l'indice dell'angelo posati sulle sue labbra.
<< Voglio farlo io >> sussurò.
Lo spinse a sedere, si mise di fronte a lui in mezzo alle sue gambe
divaricate, ora era lui il più alto e gli piaceva,
accarezzò
quei folti capelli rossi affondandoci le mani, con due dita
sollevò il mento del demone, le labbra erano dischiuse, gli
occhi lucidi e languidi, Aziraphale si chinò sfiorando
quella
meravigliosa bocca, un bacio casto, seguito da un altro e un altro
ancora, era una tortura, una tortura che a Crowley stava piacendo
immensamente.
Finalmente le labbra dell'angelo si fecero più decise,
desiderose di esplorare i contorni di quelle calde dell'amico, Crowley
a quel punto si era alzato in piedi, i loro
sapori si mischiarono dando vita a qualcosa di nuovo, fino ad ora
sconosciuto che sapeva di vita e di rinascita, di cenere e nuvole, era
buono e nessuno dei due era più disposto a farne a meno.
<< Crowley... ti voglio >>
ansimò tremando sulle sue labbra.
<< Sento il corpo così strano >>
sussurò.
<< Caldo >> la voce roca del demone fece
vibrare la
colonna vertebrale di Aziraphale, che annuì rimanendo con
gli occhi
chiusi.
<< M-mi sento scoppiare. >>
Mugugnò l'angelo e Crowley si ritirò guadagnadosi
un'occhiata confusa.
<< Non ti farò questo ora, è troppo
presto. >>
Aziraphale intensificò l'occhiataccia, temendo lo stesse
prendendo in giro.
<< Stai cercando di fare il gentil'uomo? >>
Il demone ridacchiò.
<< Oh non sarò gentile per niente credimi, ma
solo quando
sarai davvero pronto >> si avvicinò
baciandogli la punta
del naso.
<< Come sai che non lo sono ora? >>
<< Sono un demone, le percepisco queste cose.
>>
L'angelo sollevò un sopracciglio in una blanda imitazione
dell'amico.
<< Tu percepisci l'amore e io altro, questo è
un dato di fatto. >>
Aziraphale sorrise dolcemente.
<< Io credo tu sia solo preoccupato per me.
>>
<< Ah sta zitto! >>
<< Fammi stare zitto tu demone tentatore. >>
Crowley lo afferrò per le braccia tirandolo verso di
sé,
lo coinvolse in un altro bacio questa volta più dolce e
delicato.
<< Ti amo, mio piccolo angioletto bastardo.
>>
La loro strada era ancora lunga, dovevano affrontare l'apocalisse, i
loro superiori erano in agguato ma loro erano più forti di
ogni
altra cosa, se prima erano solo un angelo e un demone uniti
dall'amicizia e dal reciproco amore per la terra, ora c'era qualcosa
che li univa più di ogni altra cosa, l'amore.
Fine.
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