Zucchero, latte e panna

di Made of Snow and Dreams
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una strana proposta ***
Capitolo 2: *** La rivelazione ***
Capitolo 3: *** Ecco come andò ***



Capitolo 1
*** Una strana proposta ***


Zucchero, latte e panna
1: Una strana proposta

 

 

'Chiara, la tua presenza qui ci fa onore. E' un piacere averti tra di noi oggi. ' annunciò Splinter chinando leggermente il capo. E lo intendeva davvero. Era stata una settimana molto più faticosa del previsto per tutti, sia per lei che per le tartarughe. Splinter lo sapeva bene. Quel periodo dell'anno era arrivato – con grande trepidazione da parte di Michelangelo e orrore da parte di Leonardo e Donatello. Raffaello si limitava a masticare con più violenza del solito il suo stuzzicadenti e, a giudicare dalla quantità di cadaveri legnosi sparsi per la cucina, il suo nervosismo stava crescendo a dismisura – e ciò significava solo una cosa: guai in vista. Quanto a Chiara, doveva essere reduce da un'intensa sessione di esami all'università, a giudicare dal suo aspetto disordinato. I suoi capelli erano legati in uno chignon che lasciava cadere morbidamente alcune ciocche rosse sulla base del collo. Gli occhiali dovevano essere stati indossati in fretta e furia, a giudicare dalla montatura storta. Il trucco era sbavato e il viso corrucciato. I suoi figli non erano da meno: Donatello passava lunghe ore nel suo laboratorio e si vedeva sempre più raramente in giro. Leonardo si rinchiudeva in camera sua per ore, probabilmente a meditare. Raffaello non faceva altro che picchiare il suo sacco di boxe. E Michelangelo... la sua vivacità aveva raggiunto livelli estremi. Era diventato molto più attivo, la sua voce si era fatta più profonda e il suo sfogo principale era il cibo. Questo, unito alla stanchezza di Chiara, era l'ingrediente perfetto di un cocktail esplosivo. Urgevano misure preventive.

'Ti vedo molto stanca. Ti propongo una seduta intensa di meditazione. Ti farei da guida spirituale, proprio come faccio con i miei figli. ' disse Splinter, agitando leggermente la coda. Era una proposta logicamente allettante, nonostante in cuor suo sapesse bene che sarebbe stata rifiutata. Il motivo era ovvio. Il gioco di sguardi tra Raffaello e Chiara era inequivocabile e nell'ultimo mese si era fatto molto più intenso di prima.

'Magari un'altra volta, maestro Splinter. Michelangelo mi ha chiesto di fare la spesa per lui... ' rise lei. Era vero. La sua mano sinistra reggeva una pesante busta bianca con il logo del supermercato più vicino. 'Con il suo permesso vorrei portargliela subito. E' piuttosto pesante. '

Splinter si limitò ad annuire per poi farle strada verso la cucina, dove il fragore di pentole e posate annunciava la presenza dei quattro mutanti. Con un ultimo cenno del capo, Chiara s'incamminò verso la fonte di quei suoni molesti.

 

 

 

Farina. Zucchero. Latte. Uova. Panna. Gli ingredienti perfetti per il dolce perfetto. Michelangelo era stato piuttosto vago a riguardo.

'Ciao, zucchina! Mi servirebbe un favore grande grande... domani è un giorno speciale, specialissimo! Mi servirebbero tutti questi ingredienti... '

L'aveva svegliata alle tre del mattino e solo la lunga serie di mugugni e gemiti assonnati potevano essere interpretati come una risposta convincente.

'Oh, allora è perfetto! ' aveva riso Michelangelo, ma anche nel suo stato vegetativo Chiara era riuscita a registrare le voci profonde e maschili di Raffaello e Leonardo che cercavano di strappargli il cellulare dalle mani. 'No, no, ragazzi, no, sto parlando con Chiara, è importante... '

'Chiara? Hai detto Chiara? ' si era intromessa una voce fin troppo familiare.

'Tanto più se è lei! Non disturbarla a quest'ora, Mikey. '

'Fratello, sai benissimo per cosa la stia chiamando! '

'Non ha importanza, possiamo sopravvivere anche senza. Non è un buon motivo per svegliare una persona così occupata e responsabile come lei nel cuore della notte... ' aveva ribattuto Leonardo. Nonostante lei non potesse vederlo si immaginò il fratello più grande lanciare una delle sue occhiate – dei muti rimproveri – al più piccolo di casa. Il solo pensiero le strappò un sorriso.

'Pff, come se non l'avessimo già fatto prima! '

'Hai sentito Leo, cervello da gallina? Chiudi quella chiamata prima che venga io e lo faccia al posto tuo. ' Raph. Quello era sicuramente Raffaello. Lui e le sue minacce velate, lui e il suo cuore buono e spaventato nascosto da una coltre di muscoli, quel fisico che la faceva sciogliere e che le aveva fatto mancare alcuni battiti molte volte, prima della rivelazione finale: si era innamorata, sì, lei che era umana. Innamorata di una tartaruga mutante alta quasi due metri, un ninja che rischiava la vita ogni volta che usciva per proteggere lei e il resto del mondo. Raffaello, il protettore, il suo eroe personale, la sua testa calda. Era così che lo incontrava nei suoi sogni e la visione era così realistica e dettagliata – la cicatrice all'angolo della bocca, le squame a punteggiare i bicipiti scolpiti e gli occhi screziati di verde – che puntualmente si svegliava con la consapevolezza di dover cambiare le lenzuola per la notte successiva. E quella dopo. E quella dopo ancora. In un modo o nell'altro, che lui sapesse o meno, Raffaello le era entrato nella testa e nel cuore, le aveva tolto il respiro e monopolizzato ogni suo più intimo pensiero, e non c'era verso di scacciarlo via. Ma Chiara non era neanche certa di volerlo fare. Quell'incantesimo era dolce come il miele nonostante l'incertezza e il dubbio che i suoi sentimenti non fossero ricambiati.

'Ehm... scusaci tanto, Chiara. Fai conto che Mikey non ti abbia detto niente e scusaci tanto per il dist... '

Lei era scattata in piedi con la velocità di un felino, la sonnolezza diradatasi come nebbia al sole. 'Domani ci sarò. Dite pure a Michelangelo che porterò tutto quello che ha chiesto. ' aveva detto, perentoria. E aveva chiuso la chiamata, una semplice azione che aveva richiesto tutta la sua determinazione. Avrebbe voluto continuare a sentire quelle voci così sensuali, anche senza partecipare alla conversazione. Tutto nel suo essere chiedeva di poter stare con loro, e con questo presupposto la scelta era stata fatta.


'Oh, patatina! Ce l'hai fatta, finalmente. Neanche ci credevo più! ' gridò Michelangelo non appena la vide entrare in cucina.

Sbaglio, o la sua voce è completamente diversa?, pensò Chiara. Il mutante più giovane corse ad abbracciarla e lei si limitò a ridacchiare, felice come una bambina, quando lui le sfiorò i capelli con la punta delle sue tre dita, arricciandosi una ciocca sul pollice.

'Adoro la tua acconciatura, micina. Quando taglierai i capelli la prossima volta? Me ne daresti un pochino, solo un pochino? Potrei farci una parrucca! La indosserei per spaventare Donatello... no, lui no, troppo logico, ma magari Leo e Raph sì! Uno spasso! E potrei finalmente dire di non essere stato l'unico artefice del piano... '

'Parla piano, tu! ' lo interruppe lei e nella la mano destra scattò a coprire la bocca dell'arancione. 'Ti darò quello che vuoi, a patto però di non infilarmici dentro. '

Chiara osservò con fascinazione come le pupille di Michelangelo s'ingradissero, come a volerla mettere ancora più a fuoco, fino a nascondere le iridi azzurre. Sembrava che i suoi occhi fossero completamente neri... e quella visione non la rassicurò per niente. C'era altro che bolliva in pentola.

'Ehm, ehm... ' tossì qualcuno. Era Leonardo. Rendendosi conto di essere ancora avvolta tra le braccia del fratello minore, Chiara accennò una piccola spintarella per scrollarselo di dosso. Ma lui non mollò la presa.

'M-Mikey... c'è Leonardo qui! ' balbettò la ragazza, imbarazzata. Michelangelo la stava fissando negli occhi dall'alto del suo metro e ottanta abbondante, e i suoi polpastrelli premevano, seppur con estrema gentilezza, sulla sua schiena. Quelle mani la stavano tenendo stretta a lui, quelle mani che avrebbero potuto ucciderla facilmente, farla a pezzi, sbriciolarla... e toccarla come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

'Michelangelo! ' tuonò poi il fratello maggiore. A quel richiamo il più piccolo chinò il capo frettolosamente, come se volesse scusarsi di qualcosa. Le sue guance si tinsero di un curioso magenta. Michelangelo imbarazzato? Pura utopia. Eppure sembrava che stesse accadendo davvero.

'Ti prego di scusarlo, Chiara... ' disse Leonardo, massaggiandosi le tempie. 'Ultimamente siamo tutti un po' stressati, c'è tanto lavoro da fare. '

'Ma di che, figurati! ' rispose lei, agitando una mano e abbozzando un sorriso di circostanza. 'Vi capisco proprio, ci sono dentro anche io, e fino al collo. '

'Vedo che hai fatto la spesa per noi. Ti ringrazio a nome di tutti. ' continuò il blu. 'Soprattutto a nome suo. ' E a quelle parole, Michelangelo parve ritrarsi dentro il suo guscio come se fosse un bambino sorpreso con le mani nella marmellata. 'Almeno prendi il sacchetto, Mikey. '

'Lo faccio io. ' s'intromise un'altra voce, e nell'aria si respirò un forte odore maschile. Chiara non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi fosse il proprietario di quel profumo che tanto le piaceva, o da chi provenisse quel calore maledettamente piacevole.

Una gigantesca mano – la stessa che massacrava chiunque si mettesse nella sua strada – sfiorò la sua, molto più piccola e delicata, e lei arrossì furiosamente quando si rese conto di quanto le sue dita fossero vicine a quelle di Raffaello, e di quanto la voglia di giocarci - per fargli capire che sì, un'umana era chiaramente interessata a lui e sì, che lo voleva da morire – superasse il bisogno fisico di respirare a intervalli regolari. Lui sembrò non accorgersi del suo dibattito interiore perchè, una volta presi i lembi di quel benedetto sacco della spesa, tutto ciò che si vide di lui furono il carapace, le spalle massicce e i polpacci forti.

Ma non mi hai neanche salutato!

'Cos'avete intenzione di fare con tutta quella roba? A parte un dolce, intendo. ' riuscì ad articolare Chiara, immergendo le mani nelle tasche della felpa.

'Chiedilo a lui. ' rispose Raffaello indicando Michelangelo, che sembrava essersi ripreso dal suo stato di trance.

'Dolci, dolci e ancora dolci! In special modo le PopTarts. Oggi è il nostro Mutation Day e quindi ci prendiamo una meritata vacanza di un giorno. Grazie ancora patatina, sei davvero la migliore! '

'Qualcuno ha detto PopTarts? '

Chiara rise, di gusto. Non era un segreto al rifugio che Donatello amasse leccare la glassa da quei biscotti di marca americani e che poi li rimettesse nella loro confezione come se niente fosse. L'ultimo scontro con Schredder lo aveva forzato a confessare quel suo vizio, e da allora gli altri tre fratelli facevano a turno per nascondere i dolcetti nei posti più impensabili – una volta la ragazza aveva sorpreso Leonardo e Raffaello rimproverare Michelangelo per aver nascosto la confezione sotto la sua pila di mutande sporche.

'Bentornato nel mondo dei vivi, cervellone. ' disse Raph con un sorriso sarcastico. 'Vieni sempre nei momenti che ti convengono. '

'Non è affatto così. ' disse il mutante più alto di tutti, spingendo gli occhiali al loro posto, sopra la maschera viola. 'Visto il periodo, è meglio adottare le misure adeguate. '

'Che periodo? ' chiese Chiara, confusa. Che c'entrasse qualcosa con la bizzarra proposta di Splinter? Che c'entrasse qualcosa con lo strano comportamento di Michelangelo?

'Niente! ' fu la calorosa risposta dei quattro.

'Ehm, quello che volevamo dire, Chiara... ' continuò Leonardo, e lei non mancò di notare lo strano scambio di occhiate da fratello a fratello, '... è che ti vediamo stanca. Forse sarebbe meglio che tu andassi a riposare... '

Non mi vogliono? Sono entrata nel momento più inopportuno?

'Se non mi volete tra i piedi, ragazzi, basta dirlo. ' rispose lei, con una punta d'irritazione e dispiacere. Non la volevano e quella era palesemente una scusa per togliersela di mezzo. Poteva capire da parte di Donatello, sempre preso dal suo lavoro; da Raffaello, col suo carattere – che lei adorava, ma non era quello il punto; ma Leonardo e Michelangelo? Che cosa avevano contro di lei?

'No, non è affatto come credi! ' si lanciò quasi Michelangelo su di lei. 'Non fare caso a quello che dice Leo, è lui quello stanco tra di noi! '

'Michelangelo, ti ho già spiegato che... '

Tuttavia quella giornata, cominciata decisamente col piede sbaglio, divenne ancora più bizzarra quando Raffaello afferrò con veemenza la spalla di Chiara, stringendola quasi con più forza del necessario. E poi un sussurro, appena accennato. 'Non andartene, perfavore. ' Gli occhi verdi si fissarono in quelli scuri della ragazza e lei fu certa che il suo cuore mancò qualche battito. Il respiro si era fatto accelerato – e, cosa molto più imbarazzante, era certa che tutti in quella stanza potessero sentirlo.

'Mi dispiace, non intendevo dire questo. ' aggiunse Leonardo, avvicinandosi di un passo verso i due fratelli e lei al centro. Tuttavia Raph in quel momento si spostò con una lunga falcata, bloccando la visuale al fratello maggiore. Cosa stava succedendo? Raffaello non si era mai comportato così prima d'ora. Che anche lui avesse capito, che anche lui ricambiasse? O quella era solo una farsa?

'Hai detto abbastanza. ' si limitò a dire il rosso.

'E' vero, mr. Muscolo qui presente ha ragione. Perchè non ti fermi a dormire qui per stanotte? Ti presterò la mia stanza, è la più calda della casa! ' disse Michelangelo con la sua solita allegria. I suoi occhi erano rimasti gli stessi, scuri e indecifrabili, ma almeno l'intensità di prima era scomparsa.

Chiara ci pensò su per qualche minuto. Il suo primo impulso fu quello di rifiutare l'offerta, ma poi si addentrò la tentazione, quella dannata, e la speranza, e la curiosità di sapere cosa stesse succedendo e come avrebbe reagito Raffaello alla sua presenza per così tanto tempo. 

'Mi piacerebbe molto, ragazzi. Sì. ' concluse lei con voce più acuta e tremante del normale. Per un attimo le sembrò di vedere gli angoli della bocca di Raffaello contrarsi in un minuscolo, timido e passionale sorriso.









Note dell'autrice:

Qesta è per te, Chiaretta - o Ciarax, o come vuoi farti chiamare qui - come regalo di Natale - in ritardo, come mio solito, ma vabbè... A tra poco con il secondo capitolo di questa e il regalo per Elenatmnt - non mi sono dimenticata di te, fidati! ;)
Spero che vi sia piaciuta questa prima parte, e niente, a domani.

Made of Snow and Dreams
 

 

 

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Capitolo 2
*** La rivelazione ***


Zucchero, latte e panna
2: La rivelazione




'Fatto. Se hai bisogno d'altro... uh... basta che chiami. ' disse Donatello, spingendosi gli occhiali sul naso. Leonardo continuava ad osservarla con aria apprensiva mentre Michelangelo le rivolgeva il sorriso più smagliante del suo repertorio. E Raph? Lui non si vedeva in giro. Il solo pensiero che la sua cotta la stesse ignorando le provocò un'ondata di tristezza che cercò di sopprimere stringendo talmente forte la coperta – rossa, era rossa e lavorata a mano – da sbiancarsi le nocche. 
Dimmi che sei stato tu a farla, ti prego, fa che sia stato lui...
'Come ti senti, crostatina? Sei al calduccio? Ti avevo detto che era la mia stanza era la migliore di tutta la casa! ' esclamò Michelangelo, gesticolando mentre la guardava con quella maledetta intensità.
'Sì, Mikey. E' perfetto, grazie. ' rispose Chiara con un sorriso. La coperta la riscaldava divinamente e in più emanava un odore delizioso e pungente, di maschio e di sudore. Raffaello intento a proteggerla dalla criminalità organizzata di New York; Raffaello che la tiene stretta a sè nel'abbraccio più violento e passionale di cui è capace; le labbra di Raffaello sulle sue; la sua lingua ad esplorarne i contorni e assaggiare la cicatrice sul labbro superiore – com'era successo, come se l'era procurata, chi doveva maledire per quell'imperfezione su quel bellissimo viso? Queste e altre erano le immagini ricorrenti che fioccavano nella sua mente senza che lei potesse controllarle. E non era una semplice questione di attrazione fisica, no. C'era qualcosa in lui, oltre i muscoli, oltre l'arroganza, oltre la sua rabbia, che la inteneriva, che la faceva sospirare di dolcezza, che sperava solo di poter afferrare solo per custodirlo come il più prezioso dei tesori. Chiedere o non chiedere? Sarebbe stato imbarazzante.
'Dovreste andare in cucina. Non vorrei che Raffaello si mangiasse tutto prima di voi! ' Era la scusa perfetta e vedere Michelangelo sgranare gli occhi fino a renderli ancora più grandi di quanto non fossero già la ripagò ampiamente dello sforzo. 
'Patatina ha ragione! Chi lo controlla quello quando ha fame? ' disse l'arancione. 'Donnie, vieni con me. Avrò bisogno del tuo aiuto per la ricetta! ' 
'A Raph non piacciono i dolci, Mikey. ' 
'Non ha importanza! Fino a prova contraria il cuoco qui sono io e tocca a me cucinare il piatto più buono del mondo! ' fu la risposta. Chiara sussultò quando Michelangelo le afferrò con uno scatto la mano sinistra, stringendola delicatamente ma con insistenza. La sua voce risuonava meno acuta e stridula del solito, e lo sguardo che le puntava addosso era maledettamente serio. 'Ti preparerò il dolce più delizioso che tu abbia mai mangiato, crostatina. Prometto. ' 
'C-ci credo, Mikey... ' balbettò Chiara e di scatto ritrasse le mano. L'arancione sembrò non prendersela, si limitò a sorriderle ancora in quello strano modo, con quell'intensità che non era proprio da lui.
'Ora basta. Mikey, controlla Raph. Donnie, vieni con me. ' li interruppe Leonardo con sguardo severo, ma alla ragazza non sfuggì il rivolo di sudore che scendeva lento sulla fronte del mutante in blu. 'Lasciamo riposare Chiara. Non disturbiamola oltre. ' Quelle affilate lame azzurre che il leader si ritrovava al posto degli occhi si posarono su di lei, e di nuovo si presentò quel curioso fenomeno che aveva preso possesso del fratello minore: le iridi sparirono e al loro posto suddentrò l'oscurità. Il suo sguardo si era fatto insistente, molto più insistente di quello dell'arancione, e molto più intenso. Sembrava volerla divorare come una facile preda – e in effetti era proprio così – fino a non lasciare niente di lei. La sua bocca invece non si mosse di un centimetro. Una sottile linea di carne, perfettamente proporzionata e in linea col fisico marmoreo e perfetto del leader. Gli occhi, erano gli occhi a parlare, a farle capire che c'era decisamente qualcosa che non andava. 'Buonanotte, Chiara. ' si limitò a dire invece quella bocca invitante. 
'Uh... eh... b-buonanotte. ' aggiunse anche Donatello, chinando leggermente la testa in modo che il sguardo fosse inaccessibile a tutti, anche a lei. 'Ricorda di chiamarmi, dovessi aver bisogno di qualcosa. Sono a tua disposizione per qualsiasi cosa tu abbia bisogno. '
Donatello che diceva quelle cose? Donatello che si rifiutava di farsi guardare in faccia? La stranezza aveva raggiunto anche il mutante dall'animo gentile. Chiara era sicura che il viola stesse ricorrendo ad ogni briciolo di energia per pronunciare quell'invito. Eppure non c'era modo di sapere la verità e in ogni caso non ci fu il tempo di indagare oltre: i mutanti, con la velocità dei ninja che erano, sparirono dalla sua visuale in un battito d'ali.
Decisamente una giornata da segnare sul calendario.
Con quel pensiero inciso nella mente Chiara si addormentò, avvolta da quella coperta il cui calore poteva essere ricondotto ad una sola persona.


'A-aspetta... sei davvero sicuro di... cioè ora, adesso, sul tavolo? '
La ragazza si svegliò di soprassalto. Il vociare dei fratelli, che fino a quel momento era riuscita ad ignorare, si era fatto molto più rumoroso.
Cosa sta succedendo?
'Raph, controlla il fornello. '
'E tu dove vai? '
'Michelangelo! '
'E' urgente, diamine! '
Lentamente, non senza essersi scrollata di dosso un po' della stanchezza accumulata nei giorni infernali precedenti, Chiara s'incamminò verso la fonte di quei rumori. Il fragore delle pentole si era mescolato allo sfregolio del fuoco: la preparazione dei dolci doveva essere cominciata.
'Che succede qui? ' chiese lei timidamente, affacciandosi dal muretto che divideva gli ambienti attorno, e in un attimo realizzò di non aver mai avuto bisogno di chiedere: sembrava che in cucina fosse passato un uragano. Il grembiule da cuoco era stato gettato sulla sedia più vicina, coperto di macchie bianche e rosse. 'Non ditemi che quella è glassa! ' riuscì ad articolare poi, sorridendo.
'Non sbagli. ' disse Raffaello, dandole le spalle, e Dio solo sapeva quanto fosse forte la voglia di artigliarle, di affondare le unghie nei muscoli torniti per tirarlo giù a sè, magari proprio nella sua camera, magari con le lingue a rincorrersi nella gara più eccitante della sua vita. Sarebbe stato bello, il sogno di quelle ultime settimane finalmente concretizzato... se solo Raph non avesse iniziato a comportarsi in quel modo. Frustrazione. Era quello il sentimento preponderante nella vita di Chiara, schiacciata dal solo studio all'università. Lui era la sua ancora di salvezza, la sua uscita d'emergenza quando tutto andava a rotoli. E lei non poteva, non voleva rinunciarci. Se Raffaello non si fosse deciso ad aprire bocca per una spiegazione, lo avrebbe fatto parlare lei.
'Come hai dormito? ' chiese Leonardo, impiattando la tavola imbandita. 
'Bene, sì. Il letto era molto comodo. Capisco perchè Michelangelo adori dormirci sopra. '
'Mi fa piacere. ' rispose il mutante in blu, e il suo sguardo si fissò su di lei per qualche secondo di troppo. Un sorriso sicuro aleggiava sul suo viso e lei chinò la testa, preda di un'ondata di imbarazzo, e fu con sua sorpresa che Raffaello in quel momento si voltò verso di lei. C'era qualcosa di torbido nei suoi occhi verdi, un fuoco che li aveva resi ancora più brillanti e rabbiosi. Una rabbia che non diretta verso di lei, ma verso Leonardo. 
'Leo, chiama Michelangelo. Non so come funzioni questo coso. ' disse il rosso, indicando il fornello. 
'Vado io. ' lo interruppe Donatello, alzandosi con una velocità tale che Chiara stessa si domandò se si fosse trattato di una visione o meno. Rimasero i due fratelli più grandi, i loro occhi incatenati in una comunicazione silenziosa. Le braccia di Raph erano tese – a lei venne l'acquolina in bocca solo a guardarle, e si maledì per quel pensiero impuro, pronte a scattare. Il suo corpo si era eretto come se dovesse fronteggiare un nemico molto più alto di lui, nonostante lui stesso superasse Leonardo di alcuni centimetri. 
'Calmati. ' sibilò il blu al fratello. La situazione si stava lentamente riscaldando... e Chiara non era sicura che fosse una cosa buona.
Raph stette in silenzio per qualche secondo, sembrava studiare Leonardo in preda ad una collera cieca, sembrava trattenersi dall'ingaggiare un combattimento corpo a corpo lì, in cucina, di fronte a lei. E la ragazza non aveva voglia nè l'umore adatto ad assistere all'ennesimo litigio.
'Ehy, va tutto bene? ' chiese lei, avvicinandosi di qualche passo verso i due. 
Raph si allontanò da Leonardo all'istante, come se si fosse risvegliato da un incantesimo. 'Non è niente. '
'Raffaello è più affaticato del solito, tutto qui. ' Leonardo concentrò il suo sguardo sul viso di Chiara, e lei giurò di aver visto i suoi lineamenti distendersi, la tensione volatilizzarsi come neve al sole. Che fosse lei a fargli quell'effetto? Eppure Leonardo non aveva mai dato segnali di essere interessato a lei in quel senso.
'Posso dare una mano con il dolce? ' chiese lei, nascondendo le mani nelle tasche della felpa. In quel momento desiderò la presenza rassicurante di Michelangelo a darle coraggio... ma che ragazza di fidanzata poteva essere per il mutante aggressivo se non riusciva neanche a gestire il suo temperamento instabile? Certo, semmai lui avesse accettato la sua confessione – e lei non era tanto sicura di volerlo fare – o almeno captato i suoi timidi segnali di interessamento. 'Credo che la crema si stia bruciando. ' continuò lei, avvicinandosi ai fornelli, avvicinandosi a lui. Con mano esperta abbassò il fuoco e girò il mestolo. A separarla dal suo tesoro c'erano pochi, pochissimi centimetri, tanto che riusciva a percepire il calore sprigionarsi da lui fino ad infrangersi sul suo collo sottile. Con la coda dell'occhio azzardò a spiare il mutante e... aspetta, la stava guardando anche lui? Possibile? Eppure le sue pupille si erano puntate su di lei, proprio su di lei, sul suo profilo attento e concentrato. 
Che sia questa la mia giornata fortunata?
Doveva controllare l'entusiasmo. Doveva controllare la sua gioia. Doveva controllare la sua eccitazione. Doveva resistere all'impulso di avvolgere le braccia attorno al collo del suo amore, doveva resistere al bisogno di poggiare le labbra sulle sue. Era quello l'effetto che la presenza del rosso le provocava. 
'Raffaello, vai a controllare Michelangelo e Donatello. Stanno tardando un po' troppo. ' disse Leonardo, e la sedia scricchiolò. Doveva essersi alzato.
'Non dirmi cosa devo fare. ' sibilò Raph. Di nuovo faceva capolino il suo temperamento ribelle. Ed era buffo vederlo aizzarsi contro il fratello maggiore mentre fissava spaesato le posate sparse sui fornelli. 
'E invece te lo dico. In qualità di leader ti chiedo di... '
'Perchè non ci vai tu? ' alzò la voce Raffaello, e stavolta si voltò. Chiara soppresse un brivido e istintivamente si schiacciò contro il pensile. 'Perchè non vai tu a controllare Michelangelo e Donatello, invece di... di rovinare... '
Dillo. Ci sei quasi. Dillo.
Che fosse quello il momento perfetto per intervenire? Il tempismo giocava dalla sua. Due opzioni: poteva lasciarsi scappare quella preziosa opportunità e prolungare all'infinito l'attesa agonizzante, oppure... oppure cogliere la palla al balzo. E per una volta fare l'azione più avventata della sua vita. 'Leo... potresti lasciarci soli per qualche minuto? Vorrei parlare con Raph in privato. ' sillabò la ragazza, preda di un rossore crescente. Delle ciocche ribelli ricaddero sulla sua fronte e nascosero il sorriso che le si stava formando sul volto. Il cuore le batteva all'impazzata, il sudore aveva cominciato a renderle la pelle appiccicosa. 
Leonardo boccheggiò. Fu una scena esilarante. Sembrava quasi in preda ad un attacco isterico... gli occhi erano diventati due lame affilate, le mani erano strette in due pugni e il suo respiro si era fatto più accelerato. Non che lei potesse sentirlo, ma il continuo dilatarsi e restringersi del petto lo rendeva evidente. Quanto a Raffaello, la stava apertamente fissando. Sentiva il suo sguardo penetrarla come un pugnale, nonostante fosse interrogativo e anche un po' sospettoso. Era il primo passo per la resa dei conti.
'Come vuoi. ' disse Leonardo, alzandosi con la stessa agilità di un felino. Il suo sguardo si soffermò sul fratello, poi su Chiara, e poi di nuovo sul rosso. Qualcosa gli stava frullando in mente, quella richiesta lo aveva chiaramente infastidito. Ci sarebbe stato tempo per chiarire la questione... ma non era quello il momento. Il suono dei passi pesanti sul pavimento annunciarono la sua dipartita. 
Chiara e Raffaello erano rimasti soli.
'Che cosa significa? ' chiese Raffaello dopo qualche minuto di mutismo. Teneva le braccia conserte, una barriera che fece temere a Chiara di dimenticare il discorso che aveva imparato a memoria nelle ultime settimane. Gli occhi verdi brillavano. Le labbra erano serrate.
Non pensarci, non pensarci adesso...
'Io... io volevo parlarti... ' fece lei, timidamente, quasi mormorando. Sì. Volevo parlarti di quanto vorrei averti come mio ragazzo. Vorrei dirti di quanto il pensiero di te mi faccia perdere la testa. Vorrei dirti di quante volte io ti abbia pensato, sognato, desiderato. Vorrei dirti di quante volte io abbia sperato che tu mi notassi, di quante volte io sia rimasta zitta, di quante volte abbia sopportato il tuo silenzio. Vorrei dirti di quante volte io ci abbia immaginati, tu e io, sempre insieme, a combattere il crimine, a giocare ai videogiochi, a stare abbracciati sul divano o sul tuo letto, a dormire insieme... e poi...
'Di cosa? ' la interruppe lui, volgendo lo sguardo verso la parete, ma Chiara non potè fare a meno di notare un sorriso – sarcastico, canzonatorio... vuole prendersi gioco di me? - inarcare le labbra del rosso in un modo che non le piaceva, che la terrorizzava.
E stavolta fu il suo turno di lasciarsi prendere dalla rabbia. Fastidio, puro fastidio, risentimento. Quello era chiaramente un segnale di rifiuto. Se si fosse dichiarata Raph non le avrebbe più parlato, se non per giocare con i suoi sentimenti. E poco importava che non fosse il tipo. Nella sua mente le sue speranze si infrangevano le une contro le altre, i cocci ad alimentare la sua frustrazione. Allora si voltò, pronta a cambiare aria. 'Niente. Lascia stare. Vado da Leonardo a cercare... ' 
'No. Ora me lo dici. Con le buone o con le cattive. ' Chiara si sentì afferrare il polso da una stretta calda, bollente, ferma, che non l'avrebbe mai lasciata andare. Le tre dita premevano contro le ossa del polso, ma il dolore era niente in confronto allo sciame di pensieri che turbinavano nell'animo ferito della ragazza. Il tono di Raffaello era dannatamente serio, non ammetteva ripensamenti. Era quello il momento giusto? Qual'era la posta in gioco?
Potrei perdere i miei amici. Ecco cosa. Potrei perdere l'amicizia di quella montagna di muscoli. E io... io non voglio...
Le lacrime -d'imbarazzo, di vergogna – si erano già formate e coprivano come una pesante cappa le sue iridi scure. Non doveva piangere, avrebbe fatto una figuraccia di fronte al mutante in rosso, lui che non piangeva mai. Eppure qualcos'altro si stava facendo strada dentro Chiara, qualcosa d'indefinito, la forza della speranza, della disperazione. Poteva perdere tutto o guadagnare tutto. Tutto in lei gridava di lasciar perdere... ma per una volta, per la prima volta, decise di ignorare quelle voci maligne. Decise, per la prima volta nella sua vita, di fidarsi di Raffaello.
'Vuoi davvero saperlo? ' sussurrò finalmente lei, con il cuore tra le mani. La stretta di Raffaello attorno al suo polso si affievolì, ma lei non sentì la mancanza di quel calore. Tutto il suo corpo era in fiamme, sudava, e lei era impotente. 
'Girati. E guardami. ' arrivò la voce del mutante. Il tono si era decisamente addolcito, un balsamo per il suo cuore palpitando e spaventato. Chiara fece come richiesto e venne travolta dall'intensità del suo sguardo. Non si era mai sentita così piccola, così indifesa di fronte a lui. E non era per la differenza di altezza, di stazza o di forza. Di colpo le parve che i suoi sentimenti significassero niente, che lei non fosse abbastanza. Ma oramai il danno era fatto. Con un coraggio che non le apparteneva, alzò il viso e i suoi occhi si incastrarono in quelli del rosso. 
Vuoi la guerra? E guerra sia.
'D'accordo. C'è una cosa che devo dirti, che mi sono tenuta dentro per mesi. Una cosa che non riesco più a trattenere. ' Un sospiro, un battito mancato. C'era quasi. Due semplici parole e si sarebbe liberata di un peso. 'Tu mi piaci, Raph. Mi sei sempre piaciuto. No, di più. Mi piacevi la prima volta che ci siamo incontrati e... e quel sentimento è diventato grande, molto più grande di me. Mi sono accorta di amarti, e non riesco a scacciarti via dalla mia testa. Ci ho provato così tante volte da aver perso il conto. E ho sperato che tu ricambiassi, almeno un po'. Ma non è così, non è vero, Raph? Non è vero? ' Un fiume di parole. Ed eccola lì, la liberazione. La pace. Si sentiva di nuovo completa. Aveva dichiarato i suoi sentimenti a quella creatura aliena, a quella mostruosità che ai suoi occhi era la sua ispirazione, il suo Dio personale, il suo custode, il suo protettore, la sua ancora di sicurezza. Sì. No. All'improvviso la risposta di Raffaello non importava più. Chiara aveva fatto una scelta di cui, era sicura, non si sarebbe mai pentita. Era cresciuta. Aveva fatto un passo avanti. E andava bene anche così.
'Ora che te l'ho detto mi sento felice. E' una sensazione strana. ' concluse lei, con un sorriso sereno. Non guardò neanche Raffaello in faccia, non ce n'era più bisogno. Il suo cuore cantava vittoria nel suo modo contorto. Non si accorse neanche delle mani del mutante che andavano ad afferrare con violenza le sue spalle, non si accorse della scarica di dolore che le provocò quel contatto. Fu tutto veloce. Le labbra di Raffaello erano premute sulle sue e bruciavano, ardevano, la ustionavano. Chiara sgranò gli occhi. Il rosso la stava tenendo come se non volesse più lasciarla andare. Le mani che viaggiavano sulle sue braccia, dai gomiti alle mani e di nuovo alle spalle. Il suo respiro contro il suo. Il labbro inferiore che cercava di imprimersi con forza contro la sua bocca, a marchiarla. Stava succedendo davvero? Stava forse sognando? Che fosse un miraggio, un'illusione?
Quel calore era però reale. Il suo corpo era in combustione. La sua mente era infuocata da una miriade di emozioni diverse, e nessuna di queste servì a riportarla con i piedi per terra. Non c'era tempo per la logica. Non c'era tempo per la ragione. Quello era il tempo per la passione più sfrenata che stava prendendo possesso del suo corpo. Raffaello si staccò, il suo volto era a pochi centimetri di distanza da quello della ragazza, e da quella distanza Chiara contemplò serafica ogni minimo dettaglio, le squame che decoravano le guance, la bandana rosso fuoco che gli copriva gli occhi brillanti, le narici che sbuffavano, e quelle maledette labbra che reclamavano la sua più completa attenzione. 
'Ti basta come risposta? ' domandò Raffaello dopo un momento, e la sua voce le giunse ovattata, distante. Colpa dell'amore. Colpa di quelle labbra. Colpa di quelle mani che viaggiavano sulle sue spalle e che desiderava si posassero di altre parti, molto più sensibili. La bocca del mutante era gonfia per i baci e, in un momento di coraggio, fu Chiara ad afferrare il volto del rosso con ambo le mani per trascinarlo giù per un altro bacio.
Da lì in poi fu una discesa. Raffaello si lasciò scappare un sospiro sorpreso. Quant'era adorabile, così spaesato, così sorpreso, così vulnerabile. Lui che si considerava indegno, lui che si considerava un reietto, lui che odiava sentirsi inferiore. Lui che doveva accettare l'idea che un'umana lo volesse come amante, come compagno. Chiara era più che pronta a mandar via quell'ondata di insicurezza. Gli avrebbe ripetuto, sussurrato, urlato il suo amore per lui ogni volta che lui ne avesse bisogno. Poteva fare l'arrogante quanto voleva. Lei stessa era cosciente che ciò che stava succedendo sarebbe rimasto negli annali, una giornata da segnare sul calendario, e che Raph non avrebbe mai dimenticato. Oh, sarebbe stato magnifico. Il passo era fatto. Non si poteva più tornare indietro.
'Sei... sei sicura... ' mormorò Raffaello con voce roca e spazzata, tra un bacio e l'altro. Chiara non accennò a mollare la presa, e lui fece lo stesso. Si stavano stringendo con fermezza, con passione, con violenza, ed era bellissimo il modo in cui la bocca del mutante s'imprimeva sulla sua, la lingua che saettava, che invitava le labbra di Chiara a schiudersi per farlo entrare, per accoglierlo.
Chiara arrossì furiosamente. Era il suo primo bacio e lo stava donando ad una tartaruga mutante ninja. Niente primo appuntamento con un ragazzo umano, no. Si sarebbe accontentata di baci rubati e promesse d'amore sussurrate al buio, sui tetti di New York, benedetti dalla luce della luna nascente. Bastava quello. Bastava la sua vicinanza. Bastava il suo amore. Bastava la sua passione, la sua possessività, tutto di lui. Lei lo avrebbe custodito, lo avrebbe protetto come il tesoro più prezioso al mondo, come se ne dipendesse la sua vita. E in effetti era proprio così, preda di un sentimento che non aveva mai provato in vita sua. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno di rovinarlo, di rovinarla.
'Come posso dimostrartelo? ' mormorò Chiara, gli occhi raggianti. Non aveva più paura di guardare il suo amante in faccia. Che sapesse dell'effetto che faceva su di lei. Che si rendesse conto del suo amore. Che si rendesse conto di essere accettato, apprezzato, amato, desiderato per quello che era. 'Come posso dimostrarti che sono pronta a tutto per stare con te? '
Gli occhi di Raffaello splendevano di una nuova luce. Sorridevano, ridevano. Raffaello stava arrossendo, e non c'era visione più bella, più adorabile. Chiara era più sicura che quello fosse il primo bacio anche per lui. Si erano scambiati un momento di tenerezza, il loro primo contatto intimo con la persona amata. Quel bacio significava solo una cosa: Raffaello ricambiava i suoi sentimenti. La posta in gioco era alta anche per lui e se non fosse stato così il suo orgoglio gli avrebbe impedito di sprecare così un attimo così importante, così speciale, così prezioso. Era tutto perfetto. Il cuore della ragazza batteva ad un ritmo impressionante, il sangue fluiva nelle guance e annebbiava il cervello, era sicura che stesse iperventilando, era sicura che le fosse scappato un sospiro più forte degli altri, era sicura che il calore nascente tra le cosce si stesse trasformando in qualcosa di più... qualcosa che minacciava di rovinare quell'attimo. Fu così che a malincuore, con rabbia, con vergogna per se stessa, Chiara si allontanò di un passo, interrompendo quello scambio di saliva e la danza sensuale delle loro labbra. 'Raph... dobbiamo fermarci. Io non riesco... '
'Ti ho fatto male? ' chiese lui, i suoi occhi si sgranarono all'inversomile, il suo viso aveva ssunto un'espressione corrucciata che sarebbe apparsa comica in altri contesti. Ah-ha. Adorabile. Si stava preoccupando per lei, soffriva al solo pensiero di aver dosato male la sua immensa forza. A Chiara scappò una risata divertita. Le risultava difficoltoso parlare, la vista le si era appannata e l'equilibrio era diventato precario. Nell'aria aleggiava un leggero odore di bruciato.
'No... non mi hai fatto male. E' solo che io... io, il mio corpo, ho sognato così tante volte questo momento che il mio corpo... e mi vergogno tanto. Scusami, è meglio che vada via. ' riuscì ad articolare lei, e riecco apparire la vergogna, sua fidata compagna, e l'ansia di aver detto la cosa sbagliata al momento sbagliato nel posto sbagliato. L'umidore tra le cosce si era intensificato, una macchia scura aveva iniziato a dipingere l'interno dei suoi leggins neri. Maledizione. Il suo corpo la stava tradendo e lei si stava comportando come una bambina, come un'adolescente, e senza che potesse farci nulla.
'Ti sei eccitata? Sono stato io? ' Raffaello le sorrise di nuovo. Ma qualcosa era cambiato. Era diventato malizioso, feroce, sembrava volerla demolire e ricostruire come creta sotto le sue mani. Era lui ad avere il controllo ora. Era lui il più forte e non c'era resa più dolce, più tenera di quella. Protettore. Raffaello era il suo protettore, e lei si era ripromessa di fidarsi di lui, di mostrargli la sua parte più debole, più indifesa.
'Colpa tua. E' tutta colpa tua. ' disse Chiara, diventando comicamente ancora più rossa di prima. Dio, era imbarazzante, dannatamente imbarazzante. Ma qualcosa stava cambiando, era nell'aria. Qualcosa di importante stava per succedere. Qualcosa di grosso. E per qualche ragione, era curiosa di sapere quale sarebbe stata la piega che avrebbe preso quella notte, quella magnifica, stupenda notte in una squallida fogna, nel posto più bello del mondo.
Il mutante sorrise, mostrando i denti, e a lei mancò un battito. Le mani verdi e forti scivolarono lungo la stoffa della felpa, in una carezza goffa e inesperta, fino a posizionarsi sui suoi fianchi. Chiara era sempre stata insicura sul suo corpo, la sua fisicità era stata un cruccio, una zavorra che l'aveva sempre appesantita, e il suo primo istinto fu quello di ritrarsi, di scappare, di richiudersi come un riccio di fronte al pericolo. Ma Raffaello non mollò la presa, anzi: le sue mani artigliarono la carne sottostante mentre la sua faccia di avvicinava al suo orecchio, le respirava addosso, respirava il suo odore, il suo profumo come se ne fosse inebriato. 
'Sei bellissima. ' disse, un semplice sussurro che le mozzò il respiro. E di nuovo la bocca del mutante fu sulla sua, a reclamare l'ennesimo bacio. Era violento, era possessivo, era disperato, ma al tempo stesso controllato, come se volesse assaporare e godere del momento, dell'attesa. Chiara sussultò quando i baci scesero giù, sempre più giù: un morso giocoso sul labbro inferiore, un rivolo di saliva ad unire le bocche, la lingua del rosso che sgusciava come un serpente, che la attirava, che la faceva impazzire, che... che scendeva languidamente sulla pelle tenera e vulnerabile del suo corpo con una sensualità che la eccitava, ancora. 'Sei bellissima e sei mia. Non è così, piccolina? ' mormorò il rosso contro il suo collo, le mani ad attirarla sempre di più a sè come una gigantesca e compatta calamita.
Sì. Dimmelo di nuovo. Fammelo credere. Farei di tutto per te. Farei di tutto per non perderti. Dimmelo ancora. Tua... mio... tua...
La mente non ragionava più. I pensieri non avevano più senso logico. Era rimasta solo l'eccitazione perversa, l'amore innocente e tenero, il batticuore. Chiara azzardò. Le sue mani reclamarono un contatto più approfondito, e fu delizioso sentire, tastare ciascuna squama che copriva quelle carni così deliziose, così compatte, così solide, così sue. I bicipiti, le spalle, il trapezio, i polsi, il viso, la stoffa stracciata che rappresentava un codice d'onore che lei condivideva pienamente, che l'accumunava a lui. Era tutto perfetto, era tutto suo. Quella creatura ultraterrena era sua. In un lampo fu tutto deciso. La dolcezza fu accantonata da qualcos'altro di ancora più potente, più viscido, più potente, più travolgente. L'eccitazione non accennava a diminuire, quelle carezze da adolescenti non bastavano più. Era tempo di saltare al gradino successivo. Quell'inizio sarebbe stato consacrato nel nome dell'atto più intimo che potesse esistere, l'unione di due anime che uniscono i loro corpi per formarne uno solo. Era un pensiero che la faceva tremare d'anticipazione, di attesa, di paura. Eppure... eppure...
'La crema! La mia buonissima crema pasticciera, la panna, lo zucchero! Cos'è quest'odore? Raffaello! ' gridò una voce. Michelangelo. Il guastafeste, l'intruso, l'invasore. I passi si stavano avvicinando pericolosamente, pronti a rovinare quella scenetta deliziosa. Che fosse maledetta la crema. Che fossero maledetti i tre fratelli invasori. Che fosse maledetto quel mondo crudele. Raffaello gemette contro le sue labbra e Chiara lo strattonò, diretta verso una destinazione precisa.


Quando Michelangelo spalancò la porta della cucina, l'aria era pregna del fumo della crema bruciata e rattrappita sul fondo della pentola. Un urlo stridulo risuonò per tutto il rifugio. Donatello e Leonardo si affacciarono, preoccupati. Fu il primo a interrompere quel silenzio imbarazzante mentre il più piccolo si affrettava a spegnere il fuoco del fornello. 'Ma dove sono Raph e Chiara? ' chiese il genio con ingenuità, gli occhi dolci dietro le lenti. Dei due non c'era traccia e tutto era rimasto in ordine, immacolato. C'era solo un piccolo dettaglio che disturbava quel quadretto ridicolo.
La panna era sparita.

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Capitolo 3
*** Ecco come andò ***


Ecco come andò

 

 

 

 

'Che significa? ' ripetè Leonardo, gli occhi sgranati, una punta di preoccupazione che impregnava la sua voce. 'Che significa, che la panna è sparita? '
'Quale parte della frase non riesci a comprendere? ' ribattè Donatello, mentre la sua mano andava a sfiorare la superficie liscia e variopinta del tavolo da cucina. 'La-panna-è-sparita. '
'La panna è sparita... la panna è sparita... ' fece Michelangelo, lentamente, mentre ogni lettera si insinuava nella sua mente con estenuante lentezza. Niente da fare. La crema era insalvabile, o almeno ciò che era rimasto di essa, una poltiglia scura e rattrappita sul fondo della pentola: niente che la sua lingua potesse gustare come magra consolazione. 'La panna è sparita e la ricetta segreta dello chef Mickey Ramsey è irrealizzabile! Cosa mangeremo per cena, mr lo dite? '
'Donnie, puoi fare qualcosa per il fumo? Qui dentro non si respira. ' disse Leonardo, mentre la mano destra scattava per coprire le narici.
'Vado a riattivare il sistema di aereazione. ' rispose Donatello. Fece per girarsi – ormai aveva già dato le spalle ai suoi fratelli – quando girò nuovamente il capo, e Leonardo vide chiaramente – sì, non c'era alcun dubbio – delle ombre color cremisi tingere le guance del genio. 'Sarebbe meglio se tu aiutassi Michelsngfelo a pulire le pentole. '
'E perchè? ' ribattè Leonardo, genuinamente confuso. 'Lo può fare lui da solo. '
'Ecco... diciamo che... io, io penso... secondo i miei calcoli... '
'Donatello, sputa il rospo!'
'Insomma, è meglio non disturbare Raffaello e Chiara in questo momento! '
Leonardo si accigliò ulteriormente. Cosa c'entravano ora Chiara e Raph? E cosa andava blaterando il genio della casa? E cosa c'entrava tutto questo con la sparizione della panna? Voleva chiedere, voleva genuinamente sapere – che i due scomparsi fossero in pericolo, avessero bisogno, si fossero persi? No, era impossibile che Raph potesse perdersi nel rifugio.
Ma Chiara? Cosa ne era stato della loro amica che odorava di qualcosa d'indescrivibile, un qualcosa di viscerale e maledettamente eccitante – quanto si vergognava anche solo a pensarlo, avrebbe dovuto chiederle scusa anche solo per aver osato pensare una cosa del genere – e indefinito, no, non c'erano dubbi sulla fonte di quell'odore paradisiaco, perchè il suo olfatto sviluppato – e anche quello dei suoi fratelli lo aveva decifrato, ne era dicuro – aveva puntato, beh – perdonami, amica mia! - quella parte del corpo umano femminale.
Donatello non aveva potuto dare spiegazioni sul perchè Chiara profumasse di quell'odore così forte e rigenerante ed eccitante, si era limitato ad arrossire furiosamente ogni volta che Chiara si avvicinava a lui, a pulire le lenti dei suoi enormi occhiali che puntualmente si appannavano.

Leonardo era già scattato per tempestare il genio di altre domande, e rimase ancora più confuso quando notò che Donstello doveva aver anticipato le due mosse. Perchè di lui si erano perse le tracce.

 

 

 

 

'A-aspetta Raph, dove mi stai portando? '
'In un posto dove nessuno ha il coraggio di entrare. '
'Neanche il maestro Splinter? '
'Neanche il maestro Splinter. '
'E perchè stai... stiamo... insomma, la p-panna... Non capisco... Raph? '
'La panna servirà. ' Un sorrisetto gli incurvò l'angolo della bocca. 'Eccome se servirà. ' La sua voce era diventata più bassa, più roca, più seducente, eppure a Chiara non sfuggì quella strana – e adorabile! - macchia di colore scuro che aveva iniziato a coronare il viso del murante – del suo mutante, sì, suo, perchè Raph era stato maledettamente serio quando l'aveva baciata, giusto? E lui era un ninja, era una tartaruga mutante adolescente ninja, e il suo codice d'onore gli imponeva di mantenere le promesse, giusto?
'Così sembra quasi che tu voglia uccidermi di nascosto...' farfugliò Chiara, inghiottendo una risata nervosa. Sì, era nervosa, e il fatto di non riconoscere la fonte del suo nervosismo la innervosiva ancora di più. In quel momento Raph era un libro chiuso – non che il mutante fosse sempre stato facile da decifrare – e lei era più sperduta che mai. La sua dichiarazione, il bacio, il suo tocco, gli sguardi dei ragazzi su di lei, quella maledetta e benedetta giornata – era troppo, semplicemente troppo da metabolizzare in un solo giorno.
'No! ' il volto di Raph si girò di scatto verso di lei, gli occhi divenuti di un verde brillante per la foga e la passione – Raph, ti prego, fallo ancora! - e sgranati, tanto da renderlo intimidatorio persino agli occhi della ragazza. 'Io non ti farei mai del male. Sul mio onore, non lo farei mai. Preferirei morire piuttosto che saperti in pericolo... senza di me. '
E a Chiara non restò altro che lasciarsi scappare un fiebile pigolìò mentre le sue guance avvampavano e lei stringeva di riflesso la sua presa su Raph, e un'ondata di timidezza la rendeva piccola piccola.
E forse fu per fuggire da quella sensazione così poco conosciuta ma così piacevole, dal battito impazzito del suo cuore che sembrava quasi implorarla di smettere di seguire Raph - solo perchè...
...perchè aveva paura e le pareva di poter perdere i sensi da un momento all'altro, perchè quella era una realtà troppo dolce e soffice da poter essere vera, e chissà, un secondo dopo si sarebbe svegliata avvolta dalle coperte calde, ma che di caldo alla fine non avevano niente – che lei fu costretta a distogliere lo sguardo dalle iridi verdi, brillanti e brucianti del mutante. E fu allora che vide l'ennesima anomalia di quella giornata decisamente strana – decisamente paradisiaca.
'Raph, ma da qui... '
'Stiamo uscendo. ' la interruppe lui. 'Stiamo uscendo dalle fogne. ' e al suono di quest'ultima parola calò il silenzio, imbarazzato per Raph, pieno di comprensione e accoglienza per Chiara. Non c'era bisogno di parole, solo di una stretta più calda, affettuosa, amorevole.
'Per andare dove? ' sussurrò lei.
'Aggiungerò un pezzo che manca alla tua vita. E' un posto molto bello. Toglie il respiro. '
'Non potrà farlo più di quanto tu rubi il mio, ogni volta che ti guardo. '
Raph non rispose. Per qualche secondo a Chiara sembrò che lui non l'avesse proprio sentita. Eppure si era sforzata così tanto per pronunciare quelle parole... ma poi ci fu la stretta della mano di Raph, delle dita di Raph che andavano a separare le sue, con forza, con delicatezza, con sensualità, anche se probabilmente non voluta. Probabilmente. Ma la sicurezza no c'era, perchè quella giornata era trascorsa così in fretta che la ragazza non aveva avuto il tempo di metabolizzare i fatti, perchè il respiro lievemente accelerato dei fratelli ninja era stato così strano, perchè gli occhiali di Donatello si appannavano così in fretta, perchè Michelangelo era apparso così tanto affettuoso, forse fin troppo affettuoso, e Raph così indecifrabile e geloso, sempre che di gelosia si trattasse, oh, che Chiara in cuor suo sperava, pregava, che fosse gelosia, proprio gelosia, e poi le dita di Raph, quelle maledette dita callose che necessitavano di essere accarezzate, strusciate contro la sua guancia...
'Da ora fino a quando non te lo dirò io, reggiti a me. Chiudi pure gli occhi se soffri di vertigini, non importa. L'importante è che ti tieni stretta a me. Fallo. Come se ne dipendesse la tua vita. Perchè in un certo senso sarà così. '
'Cosa vuoi dire... ' ebbe il tempo di mormorare Chiara, con una punta di timidizza e sospetto, ma non ebbe il tempo di dire altro che tutta l'aria che si era accumulata nei polmoni fu risucchiata dall'esterno e tutto ciò che rimase di lei fu un urlo che risuonò, delicato come lo era lei, nelle fogne.

 

 


Donatello sgusciò via dallo sguardo confuso e bisognoso di risposte di Leonardo, veloce come una freccia. La sua unica destinazione, quella che gli avrebbe permesso di trovarsi al sicuro ed elaborare ciò che a fatica poteva essere elaborato – e non solo da lui, ma da tutti gli altri – era il laboratorio. Il suo regno. Un luogo in cui la logica e la scienza regnavano incontrastate, dove anche il più reietto dei reietti era in grado di trovare la serenità. Lontano dai sorrisi canzonatori di Michelangelo, lontano dagli sbuffi di Raffaello, lontano dalle stoccate preoccupate che gli lanciava spesso il fratello in blu. Lontano da Chiara, e da quel suo inconfondibile e inebriante odore. A tutto c'era una spiegazione. Tutto poteva essere ridotto ad una semplice equazione matematica. A lui piaceva molto avere la sua realtà sotto controllo. Eppure, per quella frazione di secondo, quell'odore aveva spazzato via la sua preziosa logica, l'aveva frantumata e ridotta in cocci taglienti sul pavimento. Quell'odore era primordiale, selvatico, accendeva quegli istinti che lui e i suoi fratelli contrastavano con tanta fatica grazie ai principo del Bushido – l'autocontrollo che tanto Leonardo agognava di raggiungere e che Raph tanto odiava, e che tanto Michelangelo ignorava. E lui? Segretamente Donatello custodiva dentro di sè quei principi che il maestro Splinter voleva che loro apprendessero. C'era qualcosa che poteva tornargli utile, per combattere quelle emozioni che rischiavano di ritornare in superficie, come un mostro che dagli abissi si mostra alla luce del sole per distruggere lo sfortunato marinaio. Ma poi era arrivata Chiara, quel bellissimo esemplare di femmina umana, e tutto da lì in poi era cambiato.
Non gli era sfuggito il gioco di sguardi tra la ragazza e Raph. Le movenze timide e a tratte goffe di Chiara in presenza del rosso erano solo alcuni dei segnali che segnavano una conclusione assurda, eppure inevitabile: Chiara era interessata a Raffaello. A cosa avrebbe condotto un'ipotetica relazione tra i due – la sola immagine di loro insieme strappò un sorriso amaro al mutante in viola, nessuno poteva prevederlo. Perchè la realtà dei fatti si era dimostrata assurda, un sogno che si avverava per uno e una condanna per gli altri tre. Raffaello stava vivendo il sogno che una ragazza umana volesse approfondire la conoscenza con un mutante. Nonostante lui non si fosse reso conto, nonostante lui passasse il tempo a sollevare pesi e a mettere su ancor più muscoli di quanti non ne avesse già – quello stupido non si era reso conto di tutte le occhiate piene di invidia che Leonardo,
Leonardo invidioso?
Era assurdo anche solo considerare l'ipotesi.
– gli lanciava, e le battutine sarcastiche di Michelangelo... e lui. Donatello. Lo scienziato pazzo della famiglia, il reietto dei reietti. Il mostro della natura per eccellenza. Lui semplicemente evitava l'argomento e Raffaello di conseguenza. Non che il loro rapporto ne avesse risentito. Con il passare degli anni i due si erano distanziati sempre di più, esempi di due nature differenti che niente potevano condividere, se non le discipline che il Sensei cercava di inculcare nelle loro teste. Chiara e Raph. Raph e Chiara. Celato dal buio che impermeava il laboratorio, Donatello permise al suo corpo stanco di accasciarsi contro la parete marcia – che necessitava così tanto di una riparazione, e con tutto quel trambusto lui si era proprio dimenticato – e fissare la pila di libri che troneggiava sulla scrivania. C'era lo 0,0001% di possibilità che una relazione tra Chiara e Raffaello andasse a buon fine. Un pensiero irrazionale e cattivo gli attraversò la mente – che forse era più giusto che non ci fosse alcuna relazione tra i due, che Raffaello dovesse condividere la sofferenza che impermeava le vite di tutti, privandosi di quello spiraglio di felicità. Che Chiara rifiutasse Raph. Che gli sputasse in faccia la follia di una tale, folle idea, dell'impossibilità di qualcosa di serio tra i due. Raph non aveva niente da offrire, se non una montagna di muscoli e l'aggressività tipica del suo temperamento.
... No. Questo non è vero.
Suo fratello aveva molto più da offrire. Raph era uno spirito sensibile, sotto i muscoli pompati e lo sguardo infuocato. Insieme a Michelangelo, era quello con una maggiore propabilità di successo con una femmina umana. Leo era fin troppo composto, distante. E lui, lo scienziato...
Gli occhi gli pizzicavano. Qualcosa di ancor più primitivo stava venendo a galla. Nonostante la delusione di non essere stato scelto, un altro pensiero, decisamente più mite e benevolo, permise ad una goccia salata di solcargli la guancia.
Vai, Raph. Siamo tutti con te. Sii felice con lei. Come tutti noi vorremmo essere. Vivi la felicità che a noi è proibito vivere.

 

 

 

 

 

Il loro bacio fu elettrico, spiazzante. La mano di Raph contro la sua guancia, un dito che sfiorava con estrema gentilezza il suo collo, sembrava bruciare contro la pelle, nonostante il vento fresco che le scompigliava i capelli. Quelle erano carezze, delle carezze che nessun altro ragazzo o uomo della sua vita avrebbe potuto darle, erano carezze infernali e peccaminose perchè solo ad una cosa l'avrebbero condotta, e nonostante in cuor suo lei sapesse perfettamente di cosa si trattasse – un atto che lei desiderava con tutto il suo cuore, eppure così poibito, che avrebbe suggelato la promessa di un amore proibito – una parte di lei gridava di tornare indietro, nella sicurezza e nel calore della normalità. Con Raph la sua idea di normalità spariva, si disintegrava in un giro interminabile sulle montagne russe che la lasciava puntualmente senza fiato. Eppure... eppure...
I baci divennero lenti, sensuali, sempre più bagnati. Non c'era più spazio per quei pensieri intrusivi che tanto la tormentavano, che tante volte avevano rovinato i momenti più belli e spensierati della sua vita. Le dita del mutante avevano cominciato a sfiorarle il collo, disegnando dei lenti cerchi concentrici contro la giugulare, un punto così delicato e frragile che lui, il suo Raph, il mutante più aggressivo e violento di tutti, avrebbe potuto disintegrare con un millesimo di pressione. Ma quella pressione non arrivò mai. Solo uno scambio di saliva, lento, tenero, dolcissimo – qualcosa che lei avrebbe trovato disgustoso con altri, altre persone, altri umani – che lentamente la trascinava via, la coinvolgeva in una danza che la spingeva a cercare un contatto più approfondito, più intimo. La sua lingua calda osò sfiorare, veloce e timida e sfuggente, quella di Raph. E da lì qualcosa scattò qualcosa di primordiale e selvatico, perchè Raph sembrò farsi più imponente e massiccio e avvolgente, con le enormi braccia che la avvolgevano e le toglievano il respiro, il petto che incombeva su di lei come una montagna, il volto che la annusava curioso, la esaplorava, la tastava, le mordeva piano il labbro inferiore, la stringeva, indomabile come un cavallo selvaggio. Il fatto che si trovassero su un grattacielo non aveva importanza, non poteva più averne, importava solo quel momento magico che si caricava di passione – al diavolo tutti, Leo con la sua compostezza irritante che lo faceva invecchiare di qualche decina d'anni, Michelangelo con la sua serie infinita di scherzi e Donatello, lo scienziato incorruttibile, esisteva solo il suo Raph, il suo docile, e solo con lei docile, mutante dagli occhi verdi sotto quella maledetta striscia di stoffa rossa che per lui significava così tanto, e lei per questo non poteva biasimarlo.
'C-Chiara, io... ' sussurrò Raffaello in un bizzarro moto di timidezza, e mentre sillabava il suo nome – Chi-a-ra – la baciava piano ma insistentemente, un piccolo filo di saliva teneva unite le loro labbra. 'Se continuamo così io non riuscirò a trattenermi ancora a lungo... '
'E allora non farlo. ' rispose la ragazza con gli occhi semichiusi. Il calore che aveva riscaldato le sue labbra stava iniziando a propagarsi verso la testa, annebbiandole i sensi, spazzando via la ragione, travolgendo la razionalità, fino a spingersi verso il ventre e le gambe, inumidendole. Era Raph, il suo odore. 'E' così tanto tempo che aspetto questo momento, e tu prima eri così sicuro di te e ora sei così indeciso, mi viene da pensare che il problema sia io. '
Le labbra di Raph si inarcarono in un sorriso sincero. 'Possiamo saltare i convenevoli? Dimmi solo che vuoi essere mia. Che non mi lascerai. Chiara, io non sono come Leonardo. Io sono... sono... '
'Basta paragoni. Leonardo è Leonardo e tu... tu sei tu. E io scelgo te. Ho sempre scelto te. '
'Non ti ho portata qui con intenzioni innocenti. '
'Mi sta bene. '
'
Non sarò molto gentile. '
'Lo so. '
'Mi perdonerai dopo? '
'Non ho bisogno di farlo. '
'Bene allora. ' fece Raffaello, e per la seconda volta – o terza, o quarta, lei aveva perso il conto – lui le tolse il respiro. Si ritrovò sollevata, e di riflesso braccia e gambe scattarono alla ricerca di un appiglio, e lo trovarono. Raph la sollevò con facilità estrema e lei si ritrovò sdraiata, con i capelli mossi contro il viso, le ciocche sparse sul volto, indifesa, con la pelle d'oca. E Raph in un lampo le fu addosso.
'Un'ultima possibilità. Sei sicura? Se mi dirai di sì, ti farò eternamente mia. '
Gli rispose con un bacio.

 



Non era nella sua natura mettere da parte la preoccupazione. Sparito Raph, sparita Chiara, la sua – no, la loro amica – tutto si era fatto confuso e ribollente di mistero. Troppe cose non dette. E ciò non andava bene. Un vero ninja era tenuto a dire sempre la verità e a vivere e morire per essa. Era uno dei mantra che il Maestro aveva sempre cercato di inculcare nella loro testa. Con lui c'era riuscito. Con Michelangelo pure. Ma c'era qualcosa di sfuggente in Raffaello e Dopnatello, qualcosa che non nè il Maestro nè lui stesso – il leader, lo spirito guida – era mai riuscito ad afferrare. Donatello era un castello di certezze scientifiche – e quanto fossero certezze, lui ancora nutriva dei dubbi – e tanta insicurezza nel combattimento. Raffaello... Raffaello.
E Chiara.
Uno dei due divorava l'altro come un animale affamato – pessima scelta di parole – di dolcezza , mentre l'altro si gustava quelle attenzioni micidiali. Lo avevano capito tutti – forse meno Michelangelo, ma anche su questo c'era dell'incertezza. Compreso il Maestro Splinter. Tentava sempre di dividere Chiara dal loro fratello scarlatto, con una scusa oppure con un'altra.

Scusa, mia cara, ma è giunto il momento che Raffaello si alleni.
Perdonami, Chiara, ma Raffaello è in punizione per non aver studiato i principi del Bushido. E' una disciplina fondamentale per un ninja. Dovresti saperlo anche tu.
Raffaello è impegnato in una sessione di meditazione con Leonardo. Quel ragazzo, che temperamento di fuoco...

Le scuse erano convincenti. Tra lui e Splinter sembrava essersi creato un silenzioso accordo, un'alleanza che andava oltre il rispetto e la devozione. Un'alleanza che aveva il solo scopo egoistico di proteggere Raffaello e il suo orgoglio. Di proteggere Chiara da se stessa. Dal commettere decizioni avventate di cui si sarebbe sicuramente pentita dopo.
Però c'erano delle volte... nel buio della sua camera – Leonardo si strizzò gli occhi con le dita grosse e possenti – in cui dei pensieri intrusivi ed indesiderati facevano capolino in un angolo della sua testa insonne, e una vocina odiata e amata, quella dell'intuito e della perdizione, gli sussurrava che, se solo Raph avesse disprezzato Chiara, se solo lui avesse avuto il coraggio di rifiutarla... se solo lui...
Che cosa avrei fatto io?
Tenerla stretta a sè fino a soffocarla. Baciarla fino a perdere il fiato. Adorarla con ogni fibra del suo corpo, come un cavaliere adora la propria regina. C'erano delle volte in cui, rintanato nel buio della sua camera come un vigliacco, si chiedeva quale fosse la vera motivazione del dividere quell coppia così surreale, così ridicola. Proteggere suo fratello Raph, il fratello che amava più di ogni cosa al mondo – o prendere del tempo per corteggiare lui stesso l'umana? Alla ricerca di un barlume di felicità. Non per Raph. Non per il bene della loro famiglia. Ma per se stesso.
Anche se Chiara non aveva mai dato segno di essere attratta da lui, il blu. Era stato tutto chiaro fin dall'inizio. Chi fosse il suo favorito, il suo beniamino, il suo...
Amante.
E forse era stato per chiarire definitivamente la questione, che Chiara e Raph erano spariti. Avrebbe avuto senso andarli a cercare? Probabilmente no, gli stava ripetendo la saggezza da qualche minuto a questa parte. Donatello si era probabilmente chiuso nel suo laboratorio. Ma Michelangelo?
Dovrei andare a cercarlo? Avrà già capito? E come si starà sentendo? Raph, per te è troppo tardi. Perdonami. Non sono riuscito a proteggerti. Ed è proprio per questo che devo proteggere Michelangelo, il nostro piccolo.
Leonardo scattò in avanti. Ad ogni passo gli pareva di essere sempre più pesante. La terra lo stava risucchiando piano piano, fino a sottrargli lo spirito. Ma andava bene così.

Buona fortuna, fratello.

 

 

 

 

 

Si abbassò i pantaloni. Il suo membro era grosso e pesante. Per qualche ragione la ragazza rimase interdetta alla vista di quel pezzo di carne così lucido alla luce della luna, pieno di dettagli, con le vene ad avvolgerlo sotto la pelle sottile e delicata. Si ergeva , di un colore leggermente più scuro della pelle, senza alcuna squama, liscio e doloroso solo a vedersi. Chiara era rimasta a corto di parole. Impietrita, muta e bella, con le braccia a proteggersi il corpo dal vento e Raph che le faceva da scudo e da minaccia. Una minaccia e un sollievo. Lei era ancora vergine e mai le era passata per la testa la possibilità di donarsi a qualcuno. Ben che meno ad un mutante. Eppure, quel calore liquido che la seduceva, infido come un serpente tra le gambe, ad offuscarle i sensi, le faceva gridare di prenderla, sì, di prenderla sul tetto di quel grattacielo e farla sua lì, seduta stante.
La sua mano sinistra scattò in avanti, diretta verso il piastrone di Raph, carezzandogli gli addominali nascosti dietro di esso, i polpastrelli a volersi imprimere contro quella carne invitante. Di contro Raph si abbassò su di lei, tremante per l'eccitazione che montava, con il corpo che si strusciava e il suo membro a premere contro la coscia della ragazza, le braccia a ingabbiarle la testa.
'Avevi detto, basta con i convenevoli. ' sussurrò Chiara. Lo voleva. La passione era bruciante, il calore sprigionato dai loro corpi sembrava sfrigolare.
'Hai ragione. ' fece Raph. Con velocità, le sfilò le mutandine. Chiara rimase nuda, esposta al pericolo, con i seni scoperti e il suo tesoro vergine libero dalla sua costrizione in stoffa. Con un rapido affondo, Raph le fu dentro.

 

 

'Michelangelo, sei qui? '
Aveva strofinato con più forza del necessario le pentole bruciate. Il fumo si era diradato poco a poco, donandogli di nuovo il respiro. Non che gli fosse necessario, respirare a pieni polmoni. Perchè lui non era uno stupido. Lo sapevano tutti, e lo sapeva anche lui.
'Michelangelo? '
Anche se in cuor suo brillava ancora la scintilla della speranza. Suo fratello maggiore non aveva alla fine nessuna colpa. Non era stata colpa sua se Chiara aveva scelto proprio lui – e non Michelangelo, l'irresistibile conquistatore di donne che lasciava tramportite ai suoi piedi.
E forse non proprio per il mio fascino.
Gli rimaneva solo un ultimo, grande punto interrogativo – cos'aveva Raph che a lui mancava? I muscoli, forse. Ma no. Chiara non poteva essere così superficiale.
Parlo proprio io.
Fin dal primo momento, aveva sempre cercato di essere più simpatico, più piacente, più affettuoso, più gentile, più galante verso la loro nuova amica. Non si era dovuto sforzare poi molto, visto che certe maniere gli risultavano naturali. Niente di troppo artefatto. Nessuna menzogna. Michelangelo aveva fatto del suo meglio per tenere Chiara nella sua cerchia. Si era impegnato. Non si era distratto.
Ma non era stato abbastanza.
D'altronde era il suo unico problema. Il Maestro glielo ripeteva sempre.

Michelanbgelo, concentrati!
Michelangelo, meno videogiochi e patatine e più allenamento.
Michelangelo, i tuoi sforzi in cucina sono ammirevoli ed io e i tuoi fratelli te ne siamo grati, ma...

Ma.

Ma.

Ma.

Quella era delle costanti della sua vita. Povero Maestro Splinter, che delusione doveva essere. Non che gli importasse di essere il figlio perfetto. Quel posto spettava di diritto a Leonardo. Però c'erano anche dei lati positivi. I salti, le capriole, tutte quelle combinazioni, lui aveva dimostrato un talento naturale. Il suo problema era la dedizione e la voglia che a volte gli mancava. I videogiochi erano molto più sensuali, lo attiravano come una calalita è attratta dal frigorifero - e perchè tutto questo?
Non era molto bravo a riflettere. Pensare – anche quella non era una sua priorità. Lui agiva d'istinto, come Raph, ma più moderato. Non era una cima, come Donatello. E non era saggio, come Leonardo. Lui era semplicemente lui, Michelangelo. Era il fratello più semplice, forse.
Quello dal sogno di poter avere una fidanzata con cui giocare, mangiare, presentare al Maestro Splinter, da... da amare veramente.
Da quando Chiara si era palesata nelle loro vite, quel desiderio si era fatto sempre più impellente. Lei era un'umana. Lei era l'occasione perfetta. Lei era una ragazza. E bellissima, per giunta. Lei e le sue forme – le avevano notate tutti, le labbra carnose e gentili, lo sguardo mite celato dagli occhiali, i capelli mossi e scuri – tutto di lei gli era piaciuto e continuava a piacergli.
'Michelangelo, rispondimi quando ti chiamo! '
La voce di Leo aveva acquisito un timbro più imperativo e forse minaccioso. Eccolo lì, appoggiato contro il muro. Che lo fissava. Ed ecco uno dei suoi proverbiali e misteriori sospiri. Lui che era il maestro dei sospiri, e ne conservava uno per ogni occasione.
'Sei riuscito a sgrassare la pentola? '
Tutto qui il tuo interesse?
'Ci sto provando. ' rispose Michelangelo, facendo spallucce. Si era completamente dimenticato della pentola col fondo melmoso e rattrappito. Veloce come una tigre, afferrò la spugna e aprì il rubinetto dell'acqua. Iniziò a strofinare, meccanicamente. Sotto lo sguardo – ora preoccupato – del fratello.
'Perchè mi fissi così? Sono così bello? '
Un altro sbuffo. Un sorriso ammorbidì i tratti di Leonardo.
'Non dici sempre di essere il più bello della casa? Ora hai dei dubbi? '
'Non li ho mai avuti. '
'D'accordo. '
'Resta comunque la domanda. '
'E' che stai strofinando quella pentola con troppa forza. E hai dimenticato di chiudere l'acqua. '
Per un attimo Michelangelo rimase a corto di parole. Il flusso di pensieri si era fatto più lento e instabile. Aveva senso cercare di nascondere i suoi sentimenti? Si vergognava ad esprimerli di fronte al Maestro Splinter – ma con Leonardo, forse, sarebbe stata tutta un'altra cosa.
Si voltò verso il fratello. I suoi occhi azzurri si erano fatti più lucidi – più di quanto Leonardo avesse voluto.
'Tu sai perchè Chiara e Raph sono spariti, vero? Tu lo sai. '
'Sì. Credo di sì. '
'E pensi che... '
La voce gli uscì flebile. Leggera e fragile come quella di un uccellino – ma lui era forte, lui era un ninja, era lui quello che strappava un sorriso quando qualcuno era triste!
Leonardo lo capì al volo.
Ecco perchè sei tu il nostro leader.
Leonardo gli poggiò una mano sulla spalla. La strinse forte. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma si trattenne.
'Sì, Mickey. Capiteranno altre occasioni. Capiterà anche a te. '
'Non ne ho ancora avuto l'opportunità di mostrare il mio valore come... come... '
Le parole avevano perso la loro importanza. Leonardo gli sorrise e la stretta si intensificò.
'Come fidanzato. Hai tanto amore da offrire ad una ragazza. Sul mio onore, ti giuro che succederà. Prima di quanto tu pensi. '
Questa volta fu Michelangelo a sospirare. Restò col capo chino per qualche interminabile secondo. Leonardo non accennò a voler spostare la mano dal suo guscio. Rimase lì, fermo, solido e granitico, a volerlo proteggere dal male della sua prima, grande, delusione.
'Mi aiuteresti a sgrassare tutte le pentole? Sai che odio pulire. '
'Sicuro. E dopo giocheremo. Scegli tu il titolo. '
'Affare fatto. '
Michelangelo stava crescendo. Sentiva di essere cresciuto. Che lo avesse fatto ingoiando la sofferenza, poco importava. Poteva considerarsi fiero di se stesso. Per questa volta aveva avuto bisogno del supporto di Leonardo.
La prossima volta non sarebbe stata così.

 

 

Chiara soffocò un grido. Faceva male, dannatamente male. I nervi supplicavano pietà. Il cervello aveva smesso di elaborare dei pensieri coerenti. Le sembrava di essere stata squarciata a metà da una lama feroce. La bocca di Raph le fu addosso, mentre la cullava con parole dolci e suppliche di perdono.
'Scusami... scusami... passerà, passerà presto... ' mormorava, tra un bacio e l'altro, con la punta della lingua ad accarezzarle l'angolo della bocca che Chiara non riusciva a chiudere. La ragazza poteva solo boccheggiare. Quel dolore era strano, sconosciuto, e le faceva paura. Quel timore che ci fosse qualcosa che non andasse minacciò di spegnere quel fuoco che le infiammava il bassoventre.
'E' normale, piccola... è normale... Chiara, mi piaci così tanto... così tanto... ' diceva Raph in una litania, la voce pregna di un affetto che lui non era mai riuscito del tutto a nascondere e tantomeno a sopprimere. Chiara non poteva rispondere a quell'amore cosìn intenso che pareva soffocarla, sopraffatta dal dolore e dalla confusione. Era successo, il momento così atteso e così proibito era giunto, e lei lo aveva donato a Raph, il suo mutante, la creatura così divina e aliena che lo aveva accolto senza giudicarla, senza corromperla, lasciandole l'opportunità di scegliere.
'N-non ti fermare proprio ora! ' esclamò lei, in un impeto di foga – doveva sconfiggere quel dolore e impedirgli di rovinare quel momento magico. Aveva deciso. Avrebbe accolto Raph nel suo corpo senza fare opposizioni – e se avesse mai deciso di farle, lui in un lampo si sarebbe scostato da lei, ne era certa, si sarebbe schiusa come un fiore al suo tocco, si sarebbe sciolta e lo avrebbe trascinato con sè, e niente da quel momento in poi sarebbe più stato come prima. E non solo con Raffaello, ma anche con le altre tartarughe. E con il Maestro Splinter. Tutto sarebbe cambiato.
'Sei sicura? Non mi muoverò fino a quando non sarai pronta. ' disse Raffaello. Nella sua voce c'era una punta di timore, mista alla timidezza.
Timidezza. Proprio tu, il più sbruffone di tutti. Tu, amore mio, Dio, mi sto dando a Raph... mi sto dando ad un mutante ninja...
Le gambe di Chiara erano divaricate, cingevano il corpo del mutante. Il calcagno colpì il carapace, invitandolo ad agire. Fu quello il segnale che fece cominciare una danza di corpi, di schiocchi, di suoni liquidi e bagnati della pelle che carezzava altra pelle, di ansiti che sembravano avvolgere i due amanti in una bolla, separati da tutto il resto del mondo. Le labbra di Chiara erano serrate per impedire ad un piccolo, soffice e timido "ti amo" di scivolare fuori. Non ancora. Era decisamente troppo presto. Eppure quel 'ti amo' era lì, palpabile, non detto ma presente, impermeava quei due corpi giunti l'un l'altro nel più piacevole dei modi, si incastrava tra le pieghe delle membra sudate, e quando un rivolo di sudore scivolò lungo il collo della ragazza, luminoso e caldo e scintillante, il mutante lo baciò, saggiandone il sapore con la lingua. Mentre il menbro di Raph spingeva in quel corpo così fragile e rigido, rigido perchè Chiara era sempre stata insicura del suo corpo – e lui la capiva, la capiva perfettamente perchè l'insicurezza era una delle costanti della sua vita. Quella carne era dannatamente stretta attorno a lui, bollente – che meraviglia il corpo degli umani, di quella meravigliosa umana che lui poteva solo e soltanto venerare, voluttuosa, invitante, lo invitava ad entrarci dentro ancora e ancora, e fu proprio ciò che fece. Spinse, spinse e spinse, rincorrendo una sensazione sconosciuta, simile a quando getti bianchi finivano per incrostare le sue dita dopo aver sfogliato una delle mille riviste di Playboy nascoste sotto il cuscino, epopure così diversa. Era tutto molto, troppo intenso. E lui rischiava di venire subito, come un ragazzino alle prime armi. E il suo orgoglio glielo impediva, il suo maledetto e benedetto orgoglio, che lo salvava e lo dannava. Chiara non se lo meritava. Quella creatura che lui voleva così tanto fare sua, ma che fino a quel momento non aveva lontanamente osato, neanche sperare di ottenere, di poterla presentare al Maestro Splinter come la sua fidanzata ufficiale... ufficiale?
Raffaello accellerò il ritmo. Gli ansiti di Chiara gli carezzavano i fori auricolari. Le sue spinte divennero disperate. Ad ogni stoccata cercava di chiederle scusa, perchè altro non poteva fare, di non poterla portare al cinema come tutte le coppiette fanno, di non poter assistere ai suoi saggi di arti marziali, di non poterle tenere la mano in pubblico, di non poterla baciare se non in segreto, celati dall'ombra. Di poterle offrire quella vita. Scusa. E Chiara rispondeva, muta e bella, che andava bene così.
L'orgasmo esplose, violento e disperato ed elettrizzante. Raph dovette chiudere gli occhi e soffocare il nome di quella creatura, le sue dita strinsero all'inverosimile quelle della ragazza – le avrebbe lasciato i segni, forse. Non importava, perchè lei aveva ricambiato la stretta. Raph venne copiosamente, in una serie di densi getti bianchi. Chiara si sentì riempire. Raph l'aveva demolita e ricostruita, e lei si era fidata ciecamente. Si era preso la sua grazia, il suo segreto, l'aveva rotta e poi aggiustata. Aveva concluso dentro di lei.
Avevano fatto l'amore, benedetti dal plenilunio. Purificati dal vento gelido.
'S-scusami, Chiara. Non avrei dovuto. Non sono riuscito a... ' balbettò Raph, con una curiosa sfumatura cremisi ad allargarsi sulle guance. Gli occhi sembravano trafiggerla, in cerca di perdono.
A Chiara non restò altro che sorridergli e accarezzarlo proprio lì, sulla guamcia sinistra. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma ogni parola le morì in gola. Lo abbracciò forte, spingendo la testa del mutante contro il suo seno voluttuoso.

Per non lasciarlo più andare. Quella era una promessa.

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