l'ultimo secondo

di Sky_Duck
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una proposta fuori dal comune ***
Capitolo 2: *** un incontro ***
Capitolo 3: *** Pensieri Altrui ***
Capitolo 4: *** il passato e domande ***
Capitolo 5: *** una notte come altre ***
Capitolo 6: *** visite ***
Capitolo 7: *** Da dove iniziare ***



Capitolo 1
*** una proposta fuori dal comune ***


“Ho sempre odiato il pensiero che prima o poi dovrò crescere e lasciare questo posto a me tanto familiare, un posto che mi fa sentire sicuro, un posto che penso mi protegga da tutti i mali che ci sono nel mondo. Non riesco a pensare ad altro, a parte che questo periodo della mia vita non è che sia quello più bello della mia vita, dopotutto ho 18 anni, ormai posso trovarmi un piccolo lavoro, e guadagnare qualcosa, posso andare a feste e ubriachi come un maledetto, e vomitare come un bastardo… ma ne vale veramente la pena? Non lo so, non credo.” Questi furono i pensieri che invasero la testa di un adolescente: con i capelli scombinati, occhi addormentati e un pigiama che non era un pigiama bensì un pantaloncino e una maglietta vecchia; era seduto sul filo del letto mentre fissava una scarpa in fondo alla stanza. 

« Scendi Daniel! La colazione è pronta!» Si sentì un forte grido salire dal salotto. 

“Non capisco come a quest’ora e a questa età lei abbia più energia di me.” «Arrivo! un attimo mi cambio!» Rispose.

E così iniziò a spogliarsi e camminare per tutta la stanza in mutande colore nero. Poggiando la mano sul mento e dopo aver girovagato un paio di minuti per tutta la stanza rimase fermo, fissando l’armadio, fissando i vestiti, con uno sguardo serio, mentre nella sua testa combinava i vari vestiti volendo creare un outfit per la giornata.

«Non so cosa mettere, a parte oggi come al solito dobbiamo stare fuori nel cortile della scuola a sentire la predica di una nuova settimana e quindi dobbiamo essere “eleganti”, quindi dovrei vestirmi in modo elegante o in modo comodo? cazzo ne so! se ne avessi il coraggio vorrei andare in mutande…» 

Finendo con questo discorso prese un jeans di colore nero, una maglietta bianca, un giubotto nero e le scarpe nere, Si guardò allo specchio e. 

«PERFETTO!» Esclamò a voce alta.       

Uscì dalla stanza e chiuse la porta, la casa era tra le più comuni, dalla sua stanza, si poteva andare nel bagno solo girando a destra, un lungo corridoio lo seguiva fino alle scale a sinistra prima di scendere ci sono due stanze una matrimoniale e una per ospiti. 

Una volta arrivato giù si trovò sul tavolo una tazza di latte con la cioccolata, uova strapazzate e infine una fetta di pane, con vari condimenti intorno al suo posto.

 «Bene Daniel, oggi inizia una nuova settimana e siamo quasi a natale, dei tuoi voti non mi preoccupo, quindi per favore prova un po’ a interagire con gli altri almeno hai da fare in queste settimane, che ne io ne papà ci saremmo fino a febbraio.» Disse la madre, mentre spalmava sul pane un po’ di marmellata alla fragola.

«Tranquilla, forse vado da Litt, perché tanto non avrò niente da fare e non saprei neanche come aprire un discorso con quelli della mia classe, sono tutti delle pecorelle che seguono il branco.» Contestò con in mano una tazza di latte nella mano sinistra e pane nel destro.

«Sì, lo ripeti sempre, però… scusa se sono così insistente, perché non segui un po’ la massa anche tu? mi preoccupa un po’, che non hai fatto ancora amicizia con nessuno…»

«Non lo so… non ci riesco, è noioso stare lì a parlare di cose tanto semplici e banali come: il calcio, l’amore, con chi esci, con chi ti senti… Sfortunatamente per entrambi non trovo nessuno, ne tanto meno li cerco io, il tipo di amici che vorrei…» Un piccolo silenzio iniziò tra loro due, nessuno dei due si vede nervoso o con l’intenzione di rompere questo ghiaccio, e così entrambi mangiarono tranquillamente la loro ultima colazione insieme. 

«Alla fine papà sta aspettando all'aeroporto, credo che è meglio se ti sbrighi.» 

«Quindi non mi vuoi vedere più, ok, ok. Sei così freddo certe volte… scherzo ovviamente, però sì, è meglio se inizio ad andare. Mi raccomando: non fare niente di avventato e fai attenzione a tutto e tutti, in caso se trovi qualcosa da fare mi scrivi o chiami ne sarei felice.» Disse la madre che era davanti a lui, con le lacrime che orbitano gli occhi e le mani che accarezzano la faccia di Daniel. 

«Stai tranquilla, starò bene e se tanto lo desideri, entro natale troverò qualcosa da fare con un gruppetto di amici… sarà il tuo regalo di natale.» 

Così finalmente si abbracciarono un’ultima volta, la madre stringendo forte Daniel, con l’intenzione di non volersi staccare per così tanto tempo. 

Entrambi fuori casa presero strade separate iniziando un nuovo giorno, una nuova settimana. 

Il cielo risplende più del solito, qualcosa di molto insolito, perché essendo in inverno, di solito il sole è coperto dalle nuvole rendendo la giornata cupa, causando malinconia.

Durante il suo tragitto verso scuola, il paesaggio era come quello di sempre, immutato, l’unico aspetto che muta con il tempo sono gli alberi che si mantengono senza fogli fino alla primavera. Le case nelle vicinanze avevano perso colore e tutto iniziava a diventare bianco per la neve, i rumori che emetteva erano sempre i soliti tanto da ricordare a memoria l’orario di essi: una macchina, un cane, una porta aprirsi o chiudersi, il suono delle ambulanze.

“Questo finalmente l’ultimo anno di liceo, poi vedrò cosa posso fare anche se da fare qualcosa non mi manca opportunità. Forse vado a un'università prestigiosa o semplicemente viaggio per il mondo aiutando le persone. La seconda senza dubbio sembra essere molto divertente, beh perché no. Ho deciso, ora semplicemente devo aspettare fino a quando non esco da scuola.” 

Con una camminata più veloce, segui il percorso di sempre e con le cuffie alle orecchie si diresse verso scuola nel suo ultimo anno.   

Una volta arrivato a scuola, il rumore delle persone anche se sono tutti mischiati si riesce a differenziare se gli passi accanto se è allegro o triste, i bisbigli di sottofondo che parlano di esami nelle prossime settimane, con chi sei stato la scorsa notte, tra un po’ sono le vacanze di natale, com’è stato la prima volta. E in tutti questi discorsi semplici Daniel ignoro ogni rumore e segui avanti lungo un corridoio pieno di stanze verso sinistra e delle finestre a destre, salì le scale con la stessa lentezza che una tartaruga cammina in linea retta e un po’ con il fiatone arrivo al terzo piano e si diresse verso la sua classe; una classe assai grande con quasi trenta banchi, disposti in quattro file da sei. Daniel si siede accanto alla finestra nel terzo posto.

“Da un po’ di tempo che ci penso e questo sembra un cliché di quei anime giapponesi…” 

Ormai la giornata scolastica ha inizio e il tempo è come se fosse mangiato lentamente dalle parole degli insegnanti che spiegano con passione la loro materia, mentre altri allo stesso modo raccontano la loro vita per avere un po’ più di fiducia dai loro studenti, la classe non fa rumore e tutti prestano la massima attenzione alle parole del professore e scrivendo nei loro quaderni appunti della materia che sta spiegando. 

Di punto in bianco suonò la campanella che avvisa a tutti gli studenti che è il momento di ricreazione e possono vagare liberi tra le classi e andare a fare visita ad altri studenti, però Daniel era lì seduto ignorato da tutti, nessuno gli degnava di uno sguardo e neanche di una parola, di seguito e con passi leggeri lascio la classe; in fine al lungo corridoio del terzo piano c’era un gruppo di ragazzi riuniti e nel centro c’era una figura femminile che appena si poteva vedere ad occhio nudo. 

“Quello sicuramente è il gruppo di Sophia, la ragazza più popolare di tutta la scuola, amata da tutti però anche odiata da altri.” 

Con questo pensiero in mente Daniel dopo aver sceso le scale fino al primo piano, entrò nella biblioteca della scuola. Una biblioteca come molte altre, quasi vuota se non fosse per i ragazzi e ragazze che si intrattengono nel mondo fantastico dei libri o sentono il desiderio di sapere qualcosa o anche la sensazione di spiegare i sentimenti in forma di versi. Perché Daniel sia finito qui, solo lui lo sa... 

Con il viso annoiato si fermò nello scaffale dei libri di fantasia, mentre sfogliava, dava una rapida occhiata e passava da un libro a un’altro, al fondo della stanza si sentono dei tacchi o che si avvicinavano sempre di più, per ogni passo che si sentiva, si sentiva più, più vicina fino a quando. 

«Tu dovresti essere Daniel se non sbaglio?» Chiese, una ragazza di altezza media, né tanto alta né tanto bassa, anche se qualcosa che l’aiutava erano le scarpe con il tacco un po’ alzato, i capelli erano corti a caschetto di un colore castano che con il sole si rifletteva e aumenta la luminosità quasi cambiando il colore, i suoi occhi erano verdi come le foglie di autunno che si mischiavano con un colore giallo acceso, un viso tenue e delicato con una espressione non molto allegra.

«Sì, sono io. Come posso aiutarti» Disse Daniel un po’ perplesso dal piccolo evento accaduto.

«Ho bisogno del tuo aiuto.» 

«Ok, ma… come?» Chiese Daniel con un'espressione un po’ annoiata.

«Tu devi metterti con la mia amica, Sophia!»

La richiesta fu sentita da quasi tutte le persone che erano in biblioteca e il silenzio che c’era prima, incrementò mettendo un po’ a disagio ad entrambi.

«Non dovresti gridare, siamo in biblioteca.»Rispose Daniel e con lo sguardo disinteressato si girò e continuò a sfogliare i vari libri. «Allora, la tua proposta è un po’ fuori dal comune, apparte ci sono vari punti che non starò qui a spiegarti.» 

«E’ quella la proposta che voglio farti, suona un po’ una cavolata però è seria, credimi.»

“Per quanto possa ignorare quello che ha chiesto la sua voce sembra esprimere seriamente il suo desiderio. Farò un altro paio di domande così da capirci meglio.”

«Dimmi, perché proprio io, perché non il ragazzo più figo della scuola o de la mia classe?»Chiese mettendo da parte i libri e scontrando gli occhi della ragazza.

«Perché tu saresti meglio del figo della scuola, a parte perché ci ha già provato con lei.»

«Quindi, se il figo della scuola ci ha già provato e non è riuscito a concludere niente. Secondo te quali possibilità ho io?» Chiese sempre più serio di prima.

«Infatti, tu non hai possibilità, quindi ti aiuterò io, perché sono la sua migliore amica.»Rispose allegramente e con un tono fiducioso di se stessa. 

«... No grazie, la mia vita va bene così, se vuoi e se ti rende contenta posso solo essere suo amico, a parte non mi interessa lei, quindi anche se ci riuscissi quale sarebbe il mio premio?»

Il sorriso di fiducia nella ragazza svanì, come il fuoco si spegne dopo un soffio. 

«Come No! Ti sto chiedendo di metterti con la ragazza che tutti i ragazzi vogliono qualcosa e tu mi dici “No!”» Alzo precipitosamente la voce, quasi iniziando a gridare e un po’ infuriata.

«Te lo ripeto per l’ultima volta, Siamo in biblioteca abbassa la voce!» 

Daniel fini di rispondere e la campanella suonò avvisando tutti gli studenti di ritornare nelle proprie classe.

«Non mi interessa dove siamo, senti che ne dici se ci incontriamo al Bar della piazza principale, così ne parliamo con calma?»Chiese la ragazza con un tono più basso.

«Sì, per me va bene, tanto non ho niente da fare.» 

«Quindi la mia proposta di uscire la accetti senza storie, però quella di metterti con la mia amica no!?»

«Sul serio devi sempre gridare?.»

La ragazza non rispose alla domanda e inizio a correre dirigendosi verso la sua classe. 

“Tanta intelligenza e mi è sfuggito il nome di quella ragazza e non ho avuto ne il tempo né la pazienza per chiederle più cose.”  In seguito anche lui lasciò la biblioteca, ormai rimasta in silenzio e abbandonata fino al giorno seguente.

Di ritorno nella classe, tutto era uguale a le prime ore di lezione, un professore che spiegava la materia, un altro la vita, un altro non spiegava neanche e durante quell’ora di nullafacenza, tutti hanno iniziato a fare casino: da gruppi che parlano tra di loro, mentre altri stanno nel telefono, altri ancora si sono diretti verso la lavagna per riempirla di vari disegni e giochi, in quella classe tutti sembrano stare bene e nessun problema può suscitare odio tra di loro, c’è qualcosa però che anche se immovile disturba la quiete dell’ambiente. Un essere semplice e calmo, che rimane nel suo posto in silenzio e con il suo telefono a guardare meme ridendo in silenzio, nessuno lo chiama per sapere di lui o tanto meno per chiedergli un favore.

Un rumore struendo interrompe la pace dentro la classe, tutti sono rimasti immobili e con il sangue freddo aspettandosi il peggio. Al fondo c’è una figura femminile molto simile a quella di prima. 

«Sto cercando Daniel! si trova in questa classe se non sbaglio?» Grido con grande forza per farsi sentire. Daniel d’altra parte ignoro quello che stava succedendo, anche se con la coda dell’occhio aveva già riconosciuto chi era. 

“Ancora lei?” 

Tanto meno si alzò, rimase seduto al suo posto a ridere dei tanti meme che stava guardando. 

«Sì, è in questa classe… però perché una belleza come te, sta cercando a lui?» Rispose un ragazzo della classe.       

«Questo non ti interessa, mi basta sapere se è qui o meno!» Rispose la ragazza di prima.

«Aspetta... Ma tu sei Grain, la miglior amica di Sophia, non ti avevo riconosciuto, vedo che hai tagliato i capelli. Perché stai cercando quello la?» Chiese una seconda volta lo stesso ragazzo. Però questa volta con più determinazione di prima.

“Ecco scoperto come si chiama.” 

«Te lo dico per la seconda e ultima. Non ti interessa. Ora! saresti così gentile da chiamarlo per favore.» Così una seconda volta con la voce molto chiusa e scontrosa senza timore né vergogna evito di rispondere le domande, con un solo obiettivo, quello di incontrare Daniel. In seguito il ragazzo ormai guardando il suo sguardo determinato si arrese e chiamo Daniel senza voglia e con schifo di pronunciare il suo nome. 

«Digli che non ci sono!» Rispose Daniel.

«Non c’è…» Disse il ragazzo rivolgendo queste parole a Grain. 

Grain prese aria e chiese permesso al ragazzo davanti a lei, aprendosi strada fino al posto nel quale Daniel era seduto… 

Entrambi si guardarono in faccia… un silenzio svolazzava nella classe e tutti gli occhi erano posti su di loro due in attesa di qualche movimento.  

«Dimmi ragazza con la quale non ho intercambiato parola, come posso aiutarti?» Chiese Daniel, con una voce serena e tranquilla mentre l’ambiente attorno a lui era teso come un elastico quasi per rompersi. 

«Gradirei che mi accompagnassi, fuori da questa classe visto che qui state perdendo solo tempo. Ho un paio di domande da farle e anche una richiesta da proporle.» Rispose Grain con un sorriso falso e pieno di rabbia.

«Certo che sì. Sono molto curioso di sapere quali sono i suoi interrogativi e se posso esserle utile nella sua richiesta.» Ripose Daniel alzandosi dalla sedia e iniziando a camminare verso la porta. 

Tutta la classe continuava a stare immobile durante questa scena alquanto strana agli occhi di tutti, entrambi i ragazzi camminarono nella classe come se avessero aperto il mare, senza scambiare parole e sguardi con gli altri. .

«Daniel… cosa vuole lei?» Chiese lo stesso ragazzo che aveva prima chiesto a Grain cosa volesse.

«Forse lei ti ha risposto ben due volte a questa domanda. Chiedi di nuovo se ne hai il coraggio.» Rispose Daniel. Grain dopo aver sentito questa risposta, si girò bruscamente e fisso agli occhi con furia ad entrambi. 

«Ok ho capito, nessuno dei due vuole dirlo…» In bisbigli tra tutta la classe entrambi rimasero fuori della classe con la porta chiusa e dentro la classe il silenzio assoluto, così da far passare il rumore delle parole dalle pareti. 

Entrambi, fuori la classe accanto alla porta, in silenzio, guardandosi a vicenda con odio e impazienza.

«Bene… come posso aiutarti? di nuovo.» Chiese Daniel, con una voce morta.

«Per essere così intelligente come dicono, sei stupido a chiedermi una seconda volta la stessa domanda.» Rispose in tono sarcastico. 

«Non ti do torto, forse non sono neanche tanto intelligente come dicono. Cosa vuoi?» 

«Lo sai benissimo cosa voglio, se vuoi te lo posso spiegare di nuovo, visto che non sei così intelligente.» 

«Smetti di dire che non sono intelligente, mi offendi. Non c’è bisogno che tu lo spieghi di nuovo…» La sua faccia era quella di qualcuno che stava pianificando qualcosa. «solo voglio che tu faccia una cosa per me in questo momento.» In seguito a queste parole, si avvicinò verso Grain tanto vicino fino al suo orecchio sinistro. 

«potresti dire solo ed esclusivamente la proposta? vorrei vedere con tutto il cuore la faccia dei miei compagni di classe ad una proposta del genere…» disse a bassa voce, vicino al suo orecchio. 

«... Sì… certo che posso farlo, ma perché?» chiese sempre seguendo la corrente, e con bassa voce.

«Semplice, non sono mai stato amico di quelli, e se di punto in bianco arriva una ragazza che chiede “puoi metterti con la mia amica?” e ora sapendo che sei Grain, la miglior amica di Sophia e capendo che sei parecchio diretta e non ti vergogni facilmente, mi divertirebbe a vedere l’espressione di invidia dei maschi e di disprezzo delle ragazze, divertente non credi?»

«Certo che sei parecchio strano, però... sì, dopo accetta la mia di proposta…» 

E così seguirono una conversazione non tanto lunga, di quattro linee, per chiarire bene il piano.

«Bene, ora io apro la porta ed entrò piano, poi tu mi fermi e procedi con la tua parte, Ok?» Disse Daniel, con un sorriso malizioso in faccia e Grain affermò il piano, muovendo la testa. 

Daniel, apri la porta lentamente e mentre questa si apriva, di sottofondo si sentivano passi veloci e pesanti che si muovevano creando caos, una volta aperta per completo, iniziò ad entrare, tutti facevano finta di ignorarlo però con la coda dell’occhio si poteva vedere come erano perseguitati dalla curiosita. 

«Bene, se non hai nient'altro da aggiungere o chiedere, possiamo anche salutarci.» Disse Daniel, con voce disinteressata dandogli le spalle. 

«Ho ancora una proposta da farti.»  Fermo Daniel prendendolo dal braccio. Tutti nella classe si girarono bruscamente. 

«Voglio che tu ti metta insieme con la mia migliore amica!» Grido con grande forza, gli occhi di tutto il mondo spalancarono le orbite e le loro bocche si aprirono tanto da far entrare una bottiglia d’acqua. E proprio come aveva detto prima Daniel, i maschi della classe lo videro con invidia e odio, e le ragazze con uno sguardo di disprezzo e schifo. 

«NO.» rispose Daniel, non si potè mantenere serio, scoppiò a ridere, e uscì dalla classe per la seconda volta. 

«Hai visto le loro espressioni, divertenti vero?» chiese Daniel, ancora con il sorriso in faccia. 

«non so cosa ci trovi di divertente, ma va bene...»Rispose Grain. «seriamente questa cosa ti ha fatto ridere. Sei strano.»

«Già…» Prese un po’ di aria e «Allora, non mi affascina molto questa tua proposta, però pensandoci potrei  trarre qualche profitto. Questi dettagli però te li spiegherò più tardi e tu mi spiegherai i tuoi dettagli più tardi. E’ ancora aperta la proposta del Bar del centro?» 

Lo sguardo di Grain in un certo modo cambio dandole più confidenza alla persona di fronte a lei.

«Non era una proposta. Tu dovevi venire e basta.» 

«Lo prenderò come un “sì”. Bene allora ci vediamo più tardi, verso… le quattro e mezza?» Chiese Daniel. 

«Sì, va bene.» Senza neanche salutare al ragazzo, iniziò a correre verso la sua classe, lasciandolo con molti interrogativi da rispondere.

Entro di nuovo in classe… tutti gli occhi erano puntati su di lui, e le emozioni come: furia, disprezzo, invidia, rabbia. Erano così forti da potersi sentire nell’aria, Daniel niente l'importo e continuo con la sua strada fino alla sua sedia.

Durante la prima mattina l’esistenza di un soggetto chiamato Daniel era negato, come se non esistesse, in seguito tutto cambiò e le seguenti tre ore che seguirono furono un continuo sguardo e notando il ragazzo che non parlava nessuno, tutta la classe ignorava la lezione in corso e con la coda dell’occhio rivolgevano sguardi di disprezzo, odio verso di lui.

La scuola era finita, finalmente, Daniel prima di tutti e in modo tranquillo prese il suo zaino e inizio a uscire. 

«Daniel! Aspetta. Abbiamo una domanda da farti.» Chiese lo stesso ragazzo che prima aveva aperto la porta a Grain.

«Sì, prego. Se è riferito a quello che è successo prima, non ho niente da dire.» Rispose Daniel sempre con le spalle verso la classe e appunto di uscire.

«Allora… niente.» Rispose il ragazzo con una voce moscia e senza voglia.
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«Puoi chiedere a Grain del perché della scelta, ma dubito ti risponda o scelga te.» Rispose Daniel, sempre con le spalle verso la classe.

«Per favore, smettila di fare il figo solo perché ti è capitato qualcosa del genere.» Disse una ragazza con accanto tutta la classe, tirando le parole al vento. 

«E tu smettila di sentirti la principessa di questa classe, non sei nessuno, tanto meno sei speciale.» Contraddisse.

 La classe rimase per una volta ancora, in una posizione immobile e sconcertata. «E ora per favore, se non avete niente di serio da chiedermi, posso andare?» 

«COME TI PERMETTI DI DIRE UNA COSA DEL GENERE A  GIULIA!» Grido una ragazza accanto a lei. «CHIEDI SCUSA!» 

«Certo che sì.» girandosi dalla porta e con lo sguardo freddo e disinteressato. «Mi scusa sua maestà. Ora mi ritiro alla mia dimora, sarei grato di vederla anche domani al suono della campanella. Con il suo permesso.» Disse con un tono di voce sarcastico  e lascio la classe. Mentre passava dalle altre classi, tutti senza eccezione puntavano lo sguardo su di lui, come se fosse la persona più famosa del mondo, anche dalle scale, le ragazze che le passavano accanto, bisbigliavano tra di loro, mentre lo guardavano scendere. 

“Strano… di solito e per la maggior parte delle volte, Sophia e ora che la conosco anche Grain sono qui con il loro gruppo di ricchi e belli. Oggi invece ci sono solo i ricchi e belli, però manca qualcuno... A quanto pare, la “voce” della proposta ha girato la scuola in men che non si dica. Beh, l'ha gridato ai quattro venti. Comunque sia ormai sono diventato un piccolo bersaglio verso tutti loro. Però devo dire che mi sorprende che i ragazzi belli e ricchi non mi abbiano né fermato né visto con disprezzo… strano.” 

Ormai al cancello e deciso ad andarsene e senza guardare indietro iniziò a camminare verso... dove?

 

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Capitolo 2
*** un incontro ***


La strada presa da Daniel per il suo vago viaggio è diverso da quello preso da casa sua, questa strada nuova e coperta da un viale di alberi senza foglie, il marciapiede vuoto e il vento sembra incontrare una corrente in questo punto da farne sentire più la forza. Il sole non scalda niente, nessuno può lamentarsi, dopotutto è inverno, a parte da essere coperto dalle spesse nuvole, sembra che anche lui stesso si copra come per non dare il suo calore alle persone. 

“Mi da un po’ di fastidio andare da lei , per la lunga strada che si deve percorrere… lo ODIO!” La sua espressione piena di ira parla per lui.

In un incrocio prese a sinistra, in fondo alla destra dell’altro marciapiede c'era un cane di razza Shiba Inu, che camminava con la padrona legato ad un pettino e un piccolo ombrello che copriva il piccolo cane. 

“E’ una cosa assai buffa, quel piccolo cane con un ombrello sopra, per coprirlo da cosa? pioggia non c’è e sembra che non vuole piovere quindi sicuramente solo sicurezza.” 

E come se le sue parole avessero qualche potere magico che influenza la realta che gli circonda, una goccia, due gocce, tre gocce iniziarono a cadere fino ad unirse tra tante e iniziare un diluvio. Daniel non ebbe scelta e inizio a correre come mai aveva fatto nella sua vita. 

Corse per un po’ e poi si fermò in una casa tra altre due accanto,  la parte esterna con uno stile moderno e di colore grigio, di due piani, la porta d’ingresso era grande quasi due metri e accanto a la porta in entrambi i lati si aprivano due finestre opache, il secondo piano aveva anche due finestre perfettamente allineate a quelle del piano inferiore. 

Daniel bussò alla porta e nessuno rispose, bussò una seconda volta… nessuno rispose nuovamente, bussò una terza volta ormai arreso e bagnato fradicio, qualcuno aprì la porta. “Finalmente!” Una signora sulla quarantina di anni in veste eleganti con una gonna a tubo, con tacchi non tanto alti e tutta di colore nero con una camicia bianca e cravatta. 

«Scusami tanto Daniel, mi stavo cambiando e poi mia figlia sta ancora dormendo. Ti prego passa, passa, -sei tutto bagnato-, sicuramente ci sono dei vestiti tuoi nella sua stanza.» Disse questa signora con una voce dolce, vivace  e gentile, tanta gentilezza che lo trattava come suo figlio. «Aspetta un attimo qua, vado a cercare dei vestiti di sopra, ora vengo.» la signora iniziò a salire le scale in tutta fretta. Daniel intanto rimase in piedi davanti al primo corridoio. 

«Ecco dei vestiti!, ho portato anche una tovaglia così puoi asciugarti. Togli le scarpe e i calzini, puoi usare questo bagno quaggiù.» Disse la signora con un tono di allegria e gioia. 

Daniel si tolse scarpe e calzini, poi si incamminò al bagno in fondo al corridoio, velocemente però anche in modo delicato, prese le cose e chiuse la posta non a chiave. 

«A quanto mi hanno detto i tuoi genitori, saranno via fino a febbraio?» Chiese la signora.

«In primis, grazie dell’ospitalità e della disponibilità.» Disse Daniel, con un tono molto diverso, più tranquillo e sicuro. «In secundis è così, i miei genitori saranno fuori tutto quel tempo, quindi questo periodo lo passerò da solo» 

« Ma no! tu sarai con noi, o puoi portarti mia figlia a casa tua, perché anche la casa dopotutto dovrà ricevere attenzione ed essere pulita.» rispose la signora. «E oggi com’è andata a scuola, ormai ultimo anno… come ti senti.» chiese con un tono sconsolato.

«In realtà niente è cambiato né credo lo farà. Prevedo solo che questo periodo di dicembre succederà un po’ un paio di cose, le quali non erano previste.» Rispose Daniel con un tono confuso.

«Però in bene o in male?» Chiese la signora.

«Non lo so… solo vivendo scoprirò cosa mi riserva il destino.» “In verità, queste sono le parole che un po’ lei si aspetterebbe.”

«Hai ragione! noi siamo legati dal destino e ormai è tutto scritto.» Disse la signora con grande gioia delle sue parole. 

“Per essere una persona di affari e che si occupa di grande imprese di mercato, mi sorprende che creda con tutto il cuore a certe cose… beh ognuno vede il mondo alla sua maniera.” 

Daniel uscì dal bagno con un aspetto semplice come quello di un nerd che non esce da casa. Subito dopo seguirono la loro conversazione in cucina. 

«Scusa, ma oggi non ho preparato niente, visto che mia figlia dormiva, sicuramente avrebbe comprato qualcosa lei.» disse la signora, con un tono sconfortato.

«Non si preoccupi, neanche io avevo avvisato del mio arrivo, infatti credevo che lei fosse al lavoro.»

Un suono di clacson si sentiva provenire dall’esterno.  «Bene, per me è arrivata l’ora, devo andare al lavoro, ti saluto e spero di rivederti più spesso, non ci fai visita quasi mai.» Seguite queste parole, un abbraccio e un bacio sulla guancia, la signora uscì con un ombrello in mano lasciando da solo a Daniel nel corridoio principale. 

«Arrivederci e buon lavoro.» Disse a bassa voce.

“Bene, un’altra volta ancora sono rimasto qui da solo, forse lei sta dormendo, sicuramente ha giocato fino a svenire dal sonno. Sarà meglio salire a controllare. Posso farmi anche una piccola dormita con lei.” 

La casa rimase vuota e il silenzio invade lo spazio circostante, l’unico rumore che accompagna il vuoto è quello della pioggia che cade ininterrottamente e sbatte con il tetto e le finestre. Daniel  iniziò a salire le scale. Arrivato al secondo piano, aprì la porta piano, piano, entrò in punta di piedi e silenziosamente, una stanza piena di luci led, una scrivania al lato destro una finestra che affacciava la strada e la parte davanti a Daniel, lasciando entrare tanta luce. 

Un letto era posizionato al lato sinistro della stanza accanto alla finestra, dentro di essa si poteva vedere una silhouette con forma femminile, di statura media, con un busto di dimensioni tipo C, snella e con la pelle chiara, i capelli scombinati di un colore grigiastro e profondamente addormentata. 

“Non mi ha sentito entrare… meglio! Vediamo un po’ cosa hai combinato ieri da rimanere fino a quest’ora nel letto.” Con un passo più spensierato, si spostò fino alla scrivania, Daniel si sedette nella sedia e iniziò a vedere, con grande curiosità e acutezza ogni particolare, di punto in bianco aprì un gioco, sullo schermo c’era la scritta. -Missione compiuta. Hai completato il gioco al 100%, ora riceverai un premio da parte degli sviluppatori.- “Ecco spiegato cosa hai fatto ieri, ancora ti manca un po’ di pratica per nascondere le cose.” Continuo a cercare, si arrese al passare di un paio di minuti e non trovo nient’altro. 

«Sai? è scortese vedere il computer degli altri.»  Si sentì una voce femminile un po’ roca. 

«Questa è colpa tua, non sai nascondere bene le cose.» Rispose senza girarsi neanche. 

«Non importa, solo lascia perdere e non fare tanto rumore.» Chiese la ragazza girandosi verso il lato della finestra.

«Buongiorno, sono quasi le due e un quarto, hai ancora intenzione di dormire?» Chiese Daniel, con lo sguardo rivolto verso la ragazza. 

La ragazza si girò e lo guardo agli occhi, erano occhi colore blu come il mare con una forma a mandorla allungati. «Sai cosa perché non vieni e dormi un po’ anche tu. Sarai stanco per il duro e lungo giorno a scuola.» Disse la ragazza sarcasticamente, aprendo le coperte. 

«Mmmmh… Ok, perché no? Però sai dovresti avere un po’ di pudore e non farti vedere in quella maniera da un maschio.» Disse mentre si dirigeva verso il letto.

«Tu sei un maschio speciale, non saresti capace di fare niente perché sei più intelligente del resto, questo lo so perfettamente, Daniel. Ora entra che ho freddo.» 

Daniel entrò sotto le coperte e si stiracchiò, rimanendo in posizione retta guardando verso il tetto. 

«Sento uno strano profumo provenire da te. Sei stato per caso con un’altra ragazza oggi?»

«Perché? è strano che io interagisca con qualcuno?»

«Sì.»

“Di certo questa ragazza ha i sensi più acuti di una persona comune, non posso nascondergli niente di fisico e 

sempre scopre quando sto con animo di fare qualcosa e quando no… forse mi conosce bene o lei ha qualche superpotere, ma non credo.”

«E’ una storia abbastanza lunga e divertente, se vuoi te la racconto come favola.» 

«Mi farà piacere sentirla…» Disse la ragazza chiudendo gli occhi. 

E così Daniel, inizio a raccontare cosa era successo durante la prima parte della giornata, le sue parole volavano nel vuoto e non toccavano per niente l’interesse della ragazza, dopo tutto anche lei si addormentò da prima, e così fece anche lui, si girò e chiuse gli occhi cadendo in un profondo sonno.

 

Daniel si alzò bruscamente dal letto, un po’ ancora dormiente inizio a vedersi intorno cercando qualcosa, che sembrava essere importante.

«Sul serio! si è alzata prima e se n'è andata, mi ha lasciato da solo, nel suo letto, e non so neanche che ore sono. Devo alzarmi.» In tutta fretta si alzò, corse fino alle scale e discese velocemente, cercando un orologio, guardandosi intorno. “Sul serio qui non hanno un orologio?”

«Sono le tre e quaranta se vuoi saperlo!» Gridò la ragazza. 

«Grazie, come fai a sapere che ho bisogno dell’ora?.» Anche lui grido dal centro della cucina.

«Perché hai l’appuntamento al bar alle quattro e mezza.»

«Quindi mi hai sentito e io che credevo non avessi sentito nulla.» Rispose allegramente.

 «Ho vestiti qui nel salotto, cambiati.»

Daniel non esito e corse verso il salotto che era in parallelo con la porta della cucina, la ragazza era seduta in  una poltrona che a occhio nudo sembra costosa, il salotto come uno normale era molto ampio di spazio tanto che c’erano anche poltrone a forma di uova negli angoli, Daniel, li stesso si cambio, si tolse il pigiama prestato e indosso quello che la ragazza le pose nella poltrona accanto a un cuscino.

Una volta finito si poté intravedere lo sguardo della ragazza che brillavano di gioia, di vedere quel ragazzo tanto semplice vestito in una maniera assai elegante, con indosso una camicia nera, dei pantaloni jeans slim fit di un solo colore, scarpe tipo -esrevnoc- di pelle e colore nero. 

«Non è un incontro elegante, né tanto meno una celebrazione di lutto.» Disse con una voce alquanto irritata.

«Non ti lamentare, ti sta bene. Ringrazia. Li ho comprati per te.» Rispose la ragazza, fissandolo con un sorriso in faccia.

«Molto gentile da parte tua… però» Sarcasticamente fu interrotto prima di finire la sua frase. 

«”Però” niente!» La ragazza si alzò dal divano e si pose in piedi davanti a Daniel, tanto vicino da sentire le loro respirazioni.

«Così stai bene e basta, solo dobbiamo aggiustare un po’ i capelli e sarai perfetto, per l’importante incontro.» La ragazza posò le mani nella testa di Daniel, li aggiusto con un movimento proveniente dalla fronte verso dietro. «Ecco fatto! Stai benissimo, peccato l’appuntamento non è con me, altrimenti sarei la persona più felice del mondo.» La ragazza si sedette di nuovo, prese dei biscotti e inizio a mangiarli. Daniel continuava a fissarsi in un riflesso con uno sguardo insoddisfatto, «Non ti offro niente, perché tanto mangerai lì, quindi resisti, puoi farcela.» 

«Ho l’impressione che questo ti diverta un po’, anche tu stai parlando un po’ troppo, questo… non è normale.» Disse ancora guardandosi nel riflesso, ancora senza accettare come è vestito.

«Sì, hai ragione, questo mi diverte un po’, perché  a TE, che chiedono di mettersi con la ragazza più popolare, è una storia molto bizzarra.» Disse la ragazza in tono scherzoso e sarcastico. «E’ meglio che inizi ad andare, la piazza principale è un po’ lontana e tu non hai un passo veloce» La ragazza prese un telecomando e accese la TV.

«Hai ragione… odio quando hai ragione, ci sentiamo. Se vuoi puoi venire a casa mia oggi pomeriggio almeno stiamo insieme e facciamo qualcosa.» Disse il più infretta possibile e uscì da casa, ormai con il sole tenue che formava piccoli arcobaleni. 

“Disse il ragazzo che gli piace stare da solo… Beh perché non andarci. Quindi anche le persone come lui di tanto in tanto hanno bisogno di compagnia.” 

In modo intrepido, eroico, come se di sottofondo ci fosse: Beethoven: Symphony no. 3 in E flat major "Eroica", op. 55. Corse  come non ebbe mai fatto in vita sua, corse velocemente da far colpire la sua faccia con il vento freddo e punzante, rovinandosi i capelli, con le braccia allungate  e con la resistenza fisica che per ogni secondo che passava calava poco a poco, però non si fermò e continuò a correre. Le persone vedevano questa scia nera che passava per il marciapiede evitando di scontrarsi. 

«Daniel. Aspetta!» “Questa voce... mi sembra familiare, l’ho sentita prima… Sono anche stanco, meglio… Ho capito chi è. Cosa vuole?” /Passa al minuto 13:28/

Si fermò, in mezzo al nulla, il marciapiede vuoto, i rami che si muovevano per il vento, e le nuvole che coprivano il cielo, tutto come se il tempo si fosse fermato in quell'istante, sembrava come se tutto fosse cambiato di punto in bianco. 

«Che vuoi? Se è importante sbrigati! Ho fretta.» Grido Daniel in tono serio e con fiatone che lo accompagnava a ogni parola.

«Altrimenti farai tardi all'appuntamento del bar delle quattro e mezza.» Mentre queste parole erano pronunciate, uscì da un angolo nascosto una forma maschile, con addosso una felpa e incappucciato. 

«Esatto…» “Riesco riconoscere la voce, ma non sono sicuro che sia lui, e non capisco il motivo del perché di questa sceneggiata drammatica.” Provando a calmare il fiatone, raddrizzo la sua postura e si girò guardando agli occhi a quella figura alta quasi un metro e ottanta. 

«Bene, come si suol dire -Meglio tardi che mai- Ho un paio di domande da farti, e vorrei sapere la verità se non è molta richiesta.» Chiese l'incappucciato.

«Certo che no, volentieri ti dirò la verità, però non mi sembra giusto che lei non si mostri.» Rispose in tono di sfida.

«Ha ragione, che classe di ipocrisia la mia.» In seguito l'incappucciato si tolse la copertura, e immerse una figura maschile, con occhi color marrone chiaro, e capelli biondi, con i tratti facciali quasi perfetti. 

“Lo sapevo che era lui, infatti tra il gruppetto dei belli e ricchi, non vederlo oggi mi sembrava strano, ora solo devo capire perché non era lì”

«Vedo che sei molto entusiasta di arrivare a quell'appuntamento, e ti sei vestito pure in modo elegante, qualcosa che, personalmente, non mi aspettavo. Mi sembri così semplice che potresti anche andare a scuola con il pigiama.» Apri la battaglia guardandolo dall’alto verso il basso.

«La prima verità è: non mi importa molto della proposta che oggi mi è stata chiesta.»Disse in modo diretto.

«Che sei impaziente, lasciami un po’ godere di questo momento, lasciami sentire le tue parole, lasciami vedere le tue espressioni.» Sarcasticamente e con sorriso in faccia si rivolse guardandolo agli occhi. 

«Come ben sai, questo non è il momento per perdere tempo in certe futilità.» 

«Sì, hai ragione. Però, se non ti importasse nulla, perché non fare un po’ tardi?»

«Perché non è da persone educate arrivare tardi ad un appuntamento.» 

«Disse colui che stava correndo disperato e quasi senza fiato. Tu non mi stia particolarmente simpatico, non lo so… forse ti invidio a te e la tua grandiosa intelligenza o al tuo modo di ignorare tutto quello che gira attorno a te, non lo so. Però questa volta anche se prima d’ora non abbiamo intercambiato parola, hai fatto qualcosa che merita essere richiamato.» Alzò repentinamente la voce e fece volare i pochi uccelli che erano posati sui rami.

«Certo, dopotutto sei tu che volevi essere scelto, però peccato che tu abbia già perso l'opportunità» Rispose Daniel, con un sorriso sicuro.

Il ragazzo, si sorprese e cambio espressione aprendo gli occhi e formando una linea retta con le labbra.

«Come scusa?» Chiese il ragazzo con tremolio nella voce.

«Senti ragazzo bello dai capelli biondi, so che a te piace Sophia, e so pure che ti sei dichiarato, che sei stato rifiutato eppure sei rimasto amico. Mi domando come tu faccia a vederla ogni giorno senza odio ne rancore dentro del tuo cuore.» Seguendo queste parole, il ragazzo davanti a lui cambiò totalmente come se le parole avessero colpito qualcosa di delicato. «Non muovere lo sguardo verso il basso, guardami agli occhi, perché io voglio vedere la tua espressione. Tu fai finta  di essere forte, però sei fragile come il vetro e intelligente quanto una capra, non hai nulla di speciale, anche se sei bello non sei riuscito a stare con la persona che ami e per vendetta sei stato con molte, tanto che tutto il liceo ti conosce come -L’eroe dei maschi!- E’ ripugnante, sei così semplice che hai perso la compostezza con solo una delle verità, e non mi hai chiesto neanche una domanda.» Si avvicinò al ragazzo biondo passo dopo passo. «Ora io sarò a farti una domanda e tu dovrai rispondere la verità, spero di non rimanere deluso dalla risposta.» E così la loro distanza si rimpicciolì tanto da stare faccia a faccia, le espressioni molto diverse tra di loro, il ragazzo biondo aveva uno sguardo impaurito, pronto a fuggire dal predatore. Daniel con uno sguardo maligno pronto a mangiare la preda che prima lo aveva provocato. «Perché ti sei disturbato tanto in venire fino a qui, e aspettare con la tempesta e quel ombrello nascosto, provare a farmi delle domande, intimorirmi, non essere presente oggi nel giardino della scuola all’ora di uscita e infine chi è la persona che ti ha chiesto di farlo?» 

Il ragazzo biondo fece un passo indietro e non sopportando più la pressione del suo avversario. Sputo il rospo, con voce bassa e la testa in giù mentre giocava con le mani nervosamente. 

«Ho capito…» Un silenzio teso calo tra di loro, Daniel si grattava lentamente il mento in uno sguardo perso. «Va bene, penso che tutto quello che mi hai detto sia inutile, comunque sia non è stato un piacere incontrarti e spero di non rivederti, nel caso in cui noi ci incontrassimo di nuovo, tutto questo non è mai accaduto. Chiaro?» 

«Chiaro…» Rispose il ragazzo anche se sconfitto e con lo sguardo basso, si rimise in posizione dritta. 

E così riprese a correre in quel freddo e ventoso giorno di inverno.

 

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Capitolo 3
*** Pensieri Altrui ***


-Sicuramente quel tipo sarà solo, lì a casa sua. Credo che verrà al ristorante, le sue parole sembravano così serie.. Se non viene e domani lo trovo a scuola lo prendo a calci.-

Esausta di una lunga giornata passata a chiedere qualcosa di impossibile ad uno sconosciuto, era seduta in un poltrone a uovo nel mezzo del salotto. 

-Poi, che cosa trova di divertente nel vedere l’odio riflesso su di lui. Non lo capisco… però ho fatto un po’ di ricerche su di lui, quindi può andare bene. Non è tanto bello però la sua intelligenza lascai la sua belezza al secondo posto.- 

In una stanza molto ampia con molte decorazioni dei suoi artisti favoriti come: the weeknd, one direction, shawn mendez. 

Non trovava risposte a lei e tutto quello che aspettava era che l’ora marcasse le quattro per iniziare ad uscire verso il bar, quando mancavano ancora quarantacinque minuti. 

-Dove mai può stare Sophia se non a casa sua. Poi entrambe sappiamo che c’è un motivo del perché di tutto questo… però  lei non lo vuole accettare e semplicemente lascia stare come stanno le cose e io non lo posso sopportare.- i suoi passi iniziavano ad essere più pesanti e molto più veloci, non poteva stare seduta e le mani si muovevano in continuazione. 

Grain e Sophia sono amiche dalla prima infanzia tanto da considerarsi anche delle sorelle, hanno fatto tutto insieme: da gite, giocare, conoscere, scoprire ecc. Hanno sempre visto il mondo dal loro punto di vista molto allegro,in un momento quando scoprirono il destino che riservava a Sophia, questa meravigliosa vista del mondo spari, da quando si è scoperto questo tediosa cosa entrambe hanno avuto punti di vista molto diversi. Grain non può lasciare morire chi gli è stata accanto da quando ha memoria, invece sophia vuole finire con questa storia senza pentirsi di niente e godersi al meglio tutto quello che può. 

-Sento che qualcuno mi stia fissando…- 

Improvvisamente la porta si aprì di colpo.

-Salveee! Signorina brontolona.- Entro una figura femminile con vestiti tre volte la sua taglia, capelli scombinati, occhiaie e le mani coperte di olio di patatine fritte. Corse verso Grain. E salto per abbracciarla.

-Sì… per favore spostati e lavati… puzzi di patatine fritte.-

-Ma è il mio nuovo profumo, Les pommes frites proveniente dalla francia.-

-Assurdo! e quanto ti è costato? un euro e cinquanta?-

-Odio il tuo sarcasmo.- Disse la ragazza mettendo il broncio. -Però- esulto. -ogni sei molto elegante, molto bella. Mi piace. Chi stai andando a incontrare? Cosa mi sono persa oggi a scuola? Hai conosciuto qualcuno?-

-Sì, ho conosciuto un tipo tutto strano che si diverte a farsi odiare dal resto.- 

-Un momento forse l’ho presente…- Concentrazione... -No… non l’ho presente.-

-Sicuramente è uno del nostro stesso anno però quasi nessuno lo conosce, lui non si lascia conoscere quindi è normale.-

-Aspetta! Non è il ragazzo che tipo. Ha scelto la nostra scuola invece di una università o qualcosa del genere.-

“Non posso dirle che è lui.” 

-No. non è lui, e poi chi sarebbe così pazzo da scegliere quello schifo di scuola per un università. Però è piuttosto interessante, forse te lo faccio conoscere se c’è la opportunità.-

-Ancora con quella storia? Basta! Ormai è quasi il quinto quest’anno, non li sopporto più i maschi. E poi perché ti dai tanto da fare?-

-Perché? tu sai molto bene cosa accadrà questo fine anno se non fai qualcosa o trovi qualcuno.-   

-Sì… Lo so.- Rispose facendo sparire quel sorriso solare di secondi prima. -Però non c’è bisogno che tu faccia tanto. Ne abbiamo già parlato. Dovresti pensare un po’ anche a te stessa e la tua di felicità. Tanto ho già deciso come finirà.-

-Non puoi di punto in bianco decidere il tuo finale come se nulla fosse! Io non ti voglio perdere!- Grido.

-Lo so che non vuoi perdermi, però non voglio che un’altra persona rimanga colpita da questa maledizione.-

-Però! non ha senso. Se tu dovessi stare con qualcuno la maledizione sparirà. Quindi perché non trovare qualcuno e basta.-

-No. non funziona così. Perché questa maledizione ha un piccolo trucco  o meglio, tocca le palle in una maniera che anche se trovassi qualcuno prima che finisca quest’anno semplicemente la maledizione passerebbe alla seguente generazione.-

-Cioè tua figlia?- Chiese sconcertata.

-Esattamente. Non voglio che la mia tra virgolette figlia soffra quanto sto soffrendo io. Credo che se sparissi la maledizione finirebbe con me.-

-Quindi neanche tu sai se questa maledizione finirà con te.-

-Già… ancora non so molto di questa cosa, però nessuno della mia famiglia ne sa niente o non me lo vuole dire. Un paio di giorni fa ho scoperto che anche mia madre soffriva di questo e ugualmente e morta cinque anni dopo che io sono nata.- 

L’ambiente era molto teso e interroganti svolazzavano per tutta la stanza.

-Però non puoi arrenderti e basta. Provaci almeno, non fare finire questa storia come quella di Pablo.-

-Ti prego non menzionare quel tipo e gia una rottura vederlo a scuola e fare finta di niente. Però questo tipo mi ha incuriosita. Chi si farebbe odiare apposta per vedere le espressioni degli altri.-

-Non cambiare discorso.-

-Affatto. Solo che ormai non mi resta tanto tempo, e vorrei viverlo al meglio con te la mia migliore amica. Il mio unico amore.-  Sorrise. 

-Ma falla finita.- 

-Che sei Guastafeste, ti offro il mio amore e tu mi rispondi in quella maniera.- Rispose con un broncio.

-Senti, in modo serio, se ti perdo o non riuscissi a fare qualcosa con la tua maledizione, non potrei continuare a vivere senza di te.-

-Visto. Anche tu mi ami. Forse devi essere tu quella persona.-

-Impossibile. Le maledizioni sono omofobe.-

-Sì. hai ragione, però lasciati amare. Daii!- Si avvicinò con intenzioni maliziose e muovendo le mani con molta delicatezza e professionalità. 

-OK!- Spinta -Senti ora io esco e cammino un po’.-

-Però dovresti stare un po’ più di tempo con me, invece che con quel tipo strano.- bisbigliando all'orecchio.

-Va bene…- Sospiro. -Guardiamo un episodio di qualcosa in questi venti minuti di tempo che ho?- 

-Sìììì!- 

Erano solite a sedersi davanti alla TV a guardare un episodio di qualsiasi cosa passasse in quel momento senza mostrare interesse. Solo per il semplice fatto di stare insieme era più che sufficiente. 

-Bene. Devo andare. Oggi rimani qui o torni a casa?- 

-No, penso di rimanere. Poi voglio sapere tutti i dettagli di questo ragazzo e come si è comportato con il mio amore.- 

Infine Grain uscì da casa, in un momento dopo la tempesta e con un sorriso saluto la ragazza in tuta, un sorriso che nascondeva la tristezza di quanto poteva succedere in così poco tempo.

 

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Capitolo 4
*** il passato e domande ***


La giornata continuava il suo corso, tutto diventava sempre e poco a poco più oscuro, gli edifici riflettono il grigio del cielo e il vento accarezza in modo brusco gli alberi facendo cadere le poche foglie che rimangono afferrate con forza.

-Penso essere arrivato in tempo. Non vedo nessuno, però sento che stanno per aprire. E’ la prima volta in tutto il tempo che vivo qui, arrivare in un posto del genere, sicuramente lei ha un sacco di soldi… Io no, li ho lasciati a casa, quindi dovrò tenere duro e sperare che Litt faccia qualcosa stasera per mangiare.- Parlo al vento, liberamente inizio a girovagare per il perimetro del ristorante che anche se erano le quattro e venti, non c’era anima viva. -Che strano… ormai a quest’ora gli impiegati dovrebbero iniziare a preparare le cose.-

-Invece no. Questo posto è pulito prima di chiudere, così da non sprecare tanto tempo all’apertura.- Rispose una voce femminile dietro di Daniel.

-Quindi quello è il motivo della sua brillantezza e puntualità.- Rispose girandosi, era lì Grain con i capelli un po’ scombinati dal vento, un cappotto lungo e tutta vestita di Beig. -Però così gli impiegati non avrebbero un po’ di tempo in meno di pausa?- Chiese ispezionando la ragazza con lo sguardo.

-No, infatti apre alle quattro e mezza e non alle quattro puntuali.- Rispose avvicinandosi alla porta. 

-Bel punto… Buonasera comunque.-

-Ti prego non iniziare a parlare in modo colloquiale, altrimenti ti prendo a schiaffi.-

-Mi scusi tanto sua maestà Grain, non lo farò più.-

-Non sto scherzando!-

Entrambi entrarono, prima Grain. I camerieri riconobbero Grain e la salutarono con un caldo sorriso di bentornata.

-Signorina Grain, buonasera. Posso poggiare il suo cappotto?-

“Quella doveva essere la mia battuta.” 

-Sì, grazie.- A la risposta Daniel rimase a bocca aperta e con lo sguardo fisso su Grain.

-Ha riservato per due persone, giusto? Tavolo 25. Da questa parte.-

“Certo che questo posto ti tratta proprio bene… E poi perché lei è gentili con loro e non con me.” 

 -Gentili come sempre. Grazie.- 

In seguito il cameriere lascio soli i due clienti… Un silenzio iniziò…

silenzio

-Perché continui a fissarmi in quel modo.- Chiese la ragazza un po’ incomoda della situazione.

-Ah! niente scusa, solo volevo capire perché con loro eri così gentile, mentre con me sei così scontrosa e fredda.- Rispose continuando a fissarla… “Forse è meglio non menzionare nulla dell’incontro con quel tipo, già dalla sua espressione si vede che viene dopo un piccolo litigio. Però con chi?”

-C’è bisogno di fissarmi in quel modo!?- Gridò.

-Perché? non c’è niente di male, mica ti sto toccando da tutte le parti.-

-Però con il tuo sguardo sembra proprio che tu lo stessi facendo.- Rispose coprendosi con le braccia il busto.

-Ok, scusa, però perché sei così _cattiva_ con me?-

-Beh non ti conosco e questa è la prima volta che usciamo insieme e stiamo parlando di una situazione importante.-

-Far mettere me e la tua miglior amica ovvero Sophia insieme… - Disse, distogliendo lo sguardo da Grain come se la liberasse dalle sue grinfie. -Ho un sacco di domande da farti rispetto a questa faccenda della coppia perfetta.-

-Se risponderò alle tue domande, accetterai la proposta?-

Tutto divenne più serio.

-Ho già accettato questa mattina.-

La serietà sparì, e Grain sorrise, provocando un bagliore agli occhi di Daniel. Tanto che Grain si alzò e le strinse le mani ringraziando mille o più volte.

-E’ bello vedere te con quel sorriso.- Rispose Daniel.

-E’ con sophia che devi provarci, non con me.- 

-Giusto. Scusa.- Gli occhi di Grain, non mostravano più ostilità verso di lui. -Bene, la prima domanda che ho è: Sono il primo a essere “nominato” per questa folle richiesta?-

-No, sei ormai il quinto e spero anche l’ultimo.-

-Il primo chi era?-

-Un ragazzo di nome Pablo, migliore amico di Sophia e me, però sono successe delle cose quindi ora è tutto diverso da prima.-

-Vorrei sentire la storia se non è una richiesta esorbitante.-

-Allora… Quando abbiamo iniziato a frequentare la scuola, ormai tutti sapevano di Sophia.- 

-Cosa sapevano?- chiese senza esitazione.

-Che lei in primo luogo apparteneva ad una famiglia ricca e seconda che questo ristorante è suo.-

Daniel fece una faccia abbastanza sorpresa e un sorriso malizioso. -Per tanto la maggior parte dei ragazzi e ragazze “popolari” si è avvicinata con l’intenzione di diventare i nostri amici. però c’era un ragazzo in particolare che avevamo già conosciuto in un’altra scuola. Pablo si chiama. Quando ho scoperto per puro caso questa maledizione in quel periodo Sophia ne era già a conoscenza però non faceva nulla… Quindi ho iniziato a conoscere molti ragazzi per presentare a lei. Tutti dopo una settimana si stancarono e si arresero: Lei non è quello che credevo, lei è diversa dal vivo, lei non è per niente il mio tipo. ecc…- 

Arrivò il cameriere con un bicchiere di limonata e due panini con mozzarella e pomodori.

-Non ti dispiace se ho ordinato per te.- Chiese Grain.

-No affatto, mi piace.- Diedero il primo morso. -Però non capisco, se Sophia ha conosciuto tanti ragazzi perché ne nomini solo cinque con me?-

-Perché tutti “scappavano” al inizio, solo quei quattro sono stati con lei fino a dichiararsi perché veramente si erano innamorate della ragazza a doppia faccia.- 

-Nome particolare. Però raccontami più del primo.- 

-Pablo? beh forse lo conosci. I maschi l’hanno nominato  “L'eroe dei maschi” Che merda.- 

-Linguaggio signorina.- 

-Ma sta zitto! Quindi Pablo è stato il primo, loro due avevano molte cose in comune, tanto da non annoiarsi neanche un secondo di stare insieme e anche lui mi chiedeva sempre cose su di lei, così da sorprendere Sophia ogni giorno. Un giorno decise di dichiararsi… Lei semplicemente disse “no” con un sorriso in faccia… E da quel momento niente fu più uguale e lui ha iniziato con le solite cose da “Maschi Alfa” e si è allontanato da noi, però a volte si riunisce con noi nel cortile e ridiamo come se nulla fosse cambiato in quattro anni....-

Diedero un altro morso al panino. Entrambi mangiarono i panini in silenzio, non incomodo, ma un silenzio di riflessione. Daniel da un lato aveva lo sguardo chiuso e intenso che guardava intorno a sé per collegare tutte le informazioni. 

-Un’altra domanda. Da dove dovrei iniziare? Principalmente io non so come iniziare una conversazione con nessuno tanto meno con la figura più bella dell’universo, ovvero la donna.-

-Tu non dovrai fare niente sarò io a dirti cosa fare.-

-Se andiamo per quel verso meglio se non accetto e me ne vado ora che c’è un po’ di luce.- 

-Ma hai accettato, non puoi tirarti indietro solo perché ti ho detto che ti dirò cosa fare.- 

-Semplice, perché io non posso conoscerla come vorrei e tu mi stia imponendo come farlo, come se tu volessi che accada in una maniera personale e per te, non per me.-

Silenzio…

Nulla si disse per almeno cinque minuti. Le persone entravano e uscivano e loro nel mezzo di tutto erano fermi i girare nei suoi pensieri, mentre le persone giravano intorno come dei pianeti al loro sole.

-Vorreste ordinare qualcos’altro?- Chiese un cameriere che si avvicinò.

-Puoi chiedere quello che vuoi, tanto offre la casa.- Disse scontrosamente a Daniel.

Daniel ordino una fetta di pizza con il salame piccante, era buona, la più buona che avesse mai assaggiato.

Il silenzio durò un po’, nessuno dei due aveva intenzione di rompere quel ghiaccio. 

-Ho un’altra domanda. Per caso è tuo questo ristorante?- Chiese con un po’ di salsa sulle labbra.

-No. E’ dei genitori di Sophia.- 

-Quindi se io mi mettessi con lei potrei mangiare senza pagare?-

-Questo dipende da lei suppongo…-

-O forse dai suoi genitori… Li farò amici miei, almeno così potrò mangiare a sazietà.- 

Grain non rispose, rimase pensierosa delle parole prima dette… La sua espressione cercava un modo di contraddire.

“perché in tutto il tempo che ho provato a fare questa proposta è finita allo stesso modo, sempre loro conoscevano più Sophia e infine anche lui. Perché non conosceva tanto in fondo lei, come lui a lei. Perché pensarci ora e non prima… Forse perché qualcuno doveva dirmelo per le forze, altrimenti non l’avrei capito. Però neanche uno ha rifiutato il piano, forse pensavano che tutto sarebbe andato liscio e invece finiva al contrario.” Si sedette in posizione erette e guardo agli occhi a Daniel. -Va bene, facciamo come vuoi tu, se hai bisogno di sapere qualcosa su di lei, non esitare a chiedermi.-

-Perfetto! Forse ci sei arrivata. Però non ti chiederò nulla, voglio anche conoscere te.- 

Dopo aver concluso questa discussione, entrambi mangiarono tante specialità del ristorante di quella settimana che offriva vari tipi di pasta di tutto il paese.

 

Ormai il sole era tramontato e tutto era illuminato per le luci della strada, negozi ed edifici. Fuori dal ristorante entrambi respiravano buttando un po’ di fumo per il freddo. 

-Tu fumi?- Chiese Daniel.

-Hai detto di non avere più domande, è sembrato un interrogatorio più che un incontro tra conoscenti.- Rispose Grain, con il cappotto che oscilla con il vento. -Però sì. In occasioni speciali o quando qualcuno me la offre.-

-Capito. Scusa, ma te l’ho detto. Voglio sapere più di te.-

-Io ho una domanda per te. Come ti sentiresti se venissi rifiutato da lei.- 

-Non lo so, lo scoprirò quando il silenzio del mio amore esploda in parole. Ovvero quando gli chiederò se lei volesse stare accanto a me per un po’ di più.- Rivolse lo sguardo verso Grain. -Soddisfatta della risposta?-

-Sì abbastanza.- Rispose con un sorriso sereno.

 

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Capitolo 5
*** una notte come altre ***


La casa intera era senza luci, non c’era nessuno visto da fuori. Chi doveva esserci dopotutto. Dentro era tutto freddo, solitaria, triste. 

-Ed eccomi qua… un’altra volta ancora a dicembre da solo. Almeno così potrò giocare tutto il giorno e la notte non dormire.- 

Rumore.

Un piccolo rumore di qualcosa che sbatteva si sentì venire dal piano superiore. Daniel piano, piano, inizio a salire le scale in punta di piedi, nessun rumore, nessun passo. Niente. Dalla sua stanza si vedeva un filo di luce tenue, continuo a camminare. Nessun rumore. 

Arrivato alla sua porta, appoggio l’orecchio. Rumore.

-Dai entra che ci sono solo io.- Una voce femminile. 

Daniel entrò sbattendo la porta.

-MANI IN ALTO!- Grido.

-Aspetta tu chi sei!?- Una ragazza era seduta nella sedia davanti al PC. Rivolse lo sguardo verso Daniel con paura.

-Sono IO!- Scoppio a ridere -Scusa, ti ho fatto spaventare?- 

-No, volevo soltanto urlare un po’. NON FARLO MAI PIÙ!- Gridò la ragazza con le lacrime agli occhi e la voce tremolante. 

-E’ colpa tua Litt. tanto questa non è la prima volta che capita. Dovresti imparare ad accendere almeno una luce..- Dopo di che accese le luci. La ragazza semplicemente ignoro con uno sguardo furioso. -Quindi hai intenzione di stare lì per tutta la notte o facciamo qualcosa?-

-Nel frigo c’è un pezzo di torta che oggi ha portato mia madre dal lavoro.- Rispose senza neanche guardarlo.   

-Ok… Non vuoi sapere com’è andata in quel fantastico incontro?- Chiese avvicinandosi poco a poco.

-Sì… però per ora meglio se non parli più sono troppo occupata a completare questa missione.- 

-Certo. Fa come se fossi a casa tua. Se hai bisogno di qualcosa chiama.-

-OK.- 

Uscì dalla stanza senza chiudere completamente la porta. Arrivato in cucina aprì il frigo ed era vero, c’erano due fette di torta classica con una fragolina e delle strisce che formavano parte di una lettera.

“Sicuramente per ora è meglio lasciarla sola. Però una cosa che mi ha colpito della conversazione con Grain e che a Sophia piacciono gli anime. Non l’avrei mai detto. principalmente perché sembra qualcuno da serie straniere con ragazzi pompati che fingono di essere puberty e cose del genere. E il suo genere preferito è quello di azione e fantasia, sarebbe la ragazza perfetta per i nerd.”

Non prese la fetta di torta più tosto andò nel salotto che era accanto alla cucina, separata da una parete. Accese la TV, non stava passando niente di interessante, non guardava più la TV da quando ha iniziato a giocare al computer e alla console, solo o con Litt. 

-Avevo molte più domande da farle, però queste sarebbero andate contrarie al mio pensiero. Quindi ho esitato e ora sono con la curiosità di molte cose che sembrano almeno per me scontate.-

Passarono due ora dalle nove e dieci circa. Nessun segnale di vita e Daniel era troppo preso da una serie che parlava dell’umanità quasi estinta, essere umani giganti che attaccano l’unica città rimasta e prescelti dallo stato per combatterli. Era interessante perché siente sembrava quello che era e sempre c’era un giro di scena da veri professionali, una serie stupenda e guarda caso era di Azione e fantasia. 

-Ormai sono le undici e un quarto. Sicuramente Litt starà dormendo, tanto vale mangiare quella fetta di torta ora, penso che resterò un po’ di più.- 

Ring Ring 

Un messaggio arrivò al telefono di Daniel. Aprì velocemente il telefono pensando fosse sua madre. Invece ricevette un messaggio da parte della scuola.

Buonasera studenti.

Ci scusiamo per l’ora dell’arrivo di questo messaggio, ma è una questione di somma importanza.  Per quanto è stato verificato dal meteo e anche da studiosi del tempo, siamo stati allertati di una tempesta di neve che si verificherà da questa è continuerà fino all’anno prossimo. 

Il sindaco da parte sua ha richiesto la chiusura di tutte le scuole tanto infantili e superiori. Quindi da oggi 6 dicembre 2021 fino al 6 gennaio 2022, la scuola resterà chiusa e tutte le lezioni sospese. 

Grazie della vostra attenzione e vi auguriamo il meglio.” 

-Incredibile, sembra che tutto stia succedendo per far modo che neanche l’ambiente della scuola interferisca con la sua proposta. Forse c’è una forza magica che mi sta aiutando perché io sono il prescelto haha.- 

Ritornò verso la cucina, era spento tutto. Si iniziarono a sentire dei passi arrivare dal secondo piano. Era sveglia e aveva fame.

-Bene almeno possiamo mangiare queste fette di torta insieme.- Uscì dalla cucina e si affacciò alle scale. -Litt vuoi del latte tiepido!?- Chiese con un grido.

-Sììì!- 

Arrivò finalmente Litt in cucina, scombinata, con occhi rossi e le mani sudate. 

-Ti prego lavati.- Disse Daniel poggiando la tazza di latte sulla tavola. 

-Anche tu. Puzzi di sudore e pioggia, hai anche quel profumo di marca.- Rispose senza pietà.

-Mi laverò domani, tanto penso di rimanere sveglio tutta la notte a guardare una serie. Non vuoi accompagnarmi?- 

-Ok, però lavati e metti nella lavatrice i tuoi vestiti.- 

-D'accordo, userò il bagno di questo piano, se vuoi lavarti anche tu usa il piano di sopra.-

Tutto fu messo in pausa e si separarono per lavarsi.

-Quindi in tutto questo stavi per non accettare perché lei voleva farti conoscere Sophia, in una maniera che lei credesse la migliore?. Chiese Grain seduta tra le braccia di Daniel nel salotto. Entrambi ormai asciutti e con un aroma a vaniglia, stavano guardando la serie prima menzionata, anche se erano più presi dalla loro conversazione e da come è andata l’incontro.

-Sì, sei stata perspicace, però ho accettato perché mi ha incuriosito la sua personalità e voglio anche capire perché gli altri non sono riusciti a sopportarla e meglio si sono arresi.- Rispose guardando attentamente lo schermo.

-Ho capito, però ti conosco da tempo e credo che tu possa innamorarti, però tu terrai a freno i tuoi sentimenti così da non rimanere ferito se lei dovesse rifiutare te come ha fatto con gli altri… Non lo fare, innamorati e se ti rifiuta, qui ci sarò io a consolarti.- 

-Veramente?- 

-No. Sarò qui per riderti in faccia e offrirti una fetta di torta.- 

-Vattene dalla mia vista.- 

Entrambi risero e la giovane notte, poco a poco invecchiava lasciando tutto nel passato. 

 

Din Don 

Din Don

 

Chi mai può essere a quest’ora del mattino… Si chiese l’unica anima viva in quella casa. 

-Arrivo!- Grido Grain e con la stessa voglia di vivere si diresse verso la porta. 

Aprì la porta. Erano due figure femminili, entrambe vestite una con un completo con un lungo capotto nero, l’altra invece un capotto chiaro color crema, un berreto nero e il resto nero, una aveva gli occhi verdi, l’altra invece i capelli chiari e luminosi come l’oro. 

-Scusami... forse ho sbagliato casa… Qui dovrebbe vivere un ragazzo di nome daniel, per caso tu lo conosci?-

“Chi è questa ragazza, eppure questa dovrebbe essere casa di Daniel, che sia sua sorella? Ma non si somigliano per niente, lei sembra una Dea! E perché ha una maglietta larga ed è senza reggiseno, si possono vedere le tette! Che classe di maniaco è! ” 

-Sì, vive qui… Solo che ora sta dormendo… Tu devi essere Grain se non sbaglio. IL tuo nome suona molto a green e hai anche gli occhi verdi.- Chiese con un sorriso amichevole.

-Sì, te ne ha parlato di me?- 

-Già, però non ha detto niente che sareste venuti…-

-No, allora abbiamo ricevuto un messaggio della scuola e siamo in vacanze da oggi fino al mese prossimo. Quindi sono venuta per proporre qualcosa da fare a Daniel.- Rispose con un tono più o meno sollevato,

-Capito… Entrate, qua fa freddo e io non niente addosso.-

Entrarono e passarono direttamente alla cucina, con la coda dell'occhio si potè vedere Daniel dormire in una maniera scomposta e la TV accesa sul profilo della serie di quella notte. La ragazza con i capelli biondi fisso il televisore e sorrise. 

-Vi offro qualcosa?-

 

 

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Capitolo 6
*** visite ***


Grain poco dopo fatto lla richieste alle ragazze presentate pochi istanti fa, Ella diede due bicchieri di latte caldo e disse di servirsi loro stessi della cioccolata o caffè. I primi minuti trascorsi tra loro tre non sono stati i migliori della loro vita, La confusione nell’aria era più che evidente da parte di Grain, del perché ci fosse una ragazza così bella in pigiama e da parte di Litt di quale fosse la loro proposta… 

-Tu è Daniel vi conoscete da molto?- Chiese Grain sorseggiando il caffè da lei stessa. 

-Sì da quando siamo piccoli, quindi siamo come fratelli- Rispose con un sorriso. -Tu invece come l’hai conosciuto? So che non ha amici quindi è strano vedere facce nuove da queste parti.- Chiese sempre con un sorriso.

“Non posso dirgli che l’ho gridato e quasi picchiato… e neanche della proposta anche se lei sicuramente lo sa. Perché Sophia si irriterebbe e se ne andrebbe. Anche se per ora la vedo tranquilla, però non parlerà con nessuno tranne che con il diretto interessato non appena si svegli.” 

-L’ho conosciuto in biblioteca.- Rispose in modo istintivo. Litt la fissò per un attimo, ormai aveva capito che non avrebbe detto la verità e avrebbe mentito su un paio di cose. Solo aveva bisogno di capire in quali cose stesse mentendo.

-Carina la biblioteca, lui ci va sempre che ne ha opportunità, gli piace leggere. Sicuramente stava cercando sul reparto storico?- Chiese.

-Vero? Io lo vedevo come una persona stupida. Però non era nel reparto Storico, penso su quello della poesia. Ne so molto poco di libri, leggo il minimo indispensabile per la scuola e basta.-

-Capito… E tu Sophia conosci a quella creatura dormiente?- 

-Cosa? No. Mai visto prima di oggi e poi non speravo di incontrarlo in quella maniera…- 

-Sembri un po’ delusa.-

-Sì, ieri mi ha raccontato Grain che era elegante e anche ben pettinato… Sinceramente speravo di trovarlo così.-

-Ah se è per quello dovresti ringraziare me.-

-Allora sei stata tu! Hahaha, lo sapevo che quella cosa dormiente non poteva vestirsi così bene.- Esclamò Grain. 

-Credimi ieri non voleva neanche uscire di casa.-  

E così iniziarono a parlare del più e del meno, nessuno di loro aveva un gusto in comune però ogni tema era buono per parlare e conoscersi. Passo un’ora da quando ormai erano arrivate le visite a casa di Daniel. 

“Certo che essere il centro di tutte le loro conversazioni non è del tutto bello. Perché dovrebbe dire che non mi piace la torta al cioccolato se è la cosa più buona della vita.” Daniel si alzò dal divano dove una notte prima era rimasto fino a finire tutta la serie. Pretendendo di essere addormentato e non capire nulla di quello che stava succedendo, si incamminò verso il bagno, non volto sguardo verso le visite né tanto meno su Litt. 

-Se ne andato e non ha neanche salutato?- Chiese Grain sconvolta e offesa… Litt aveva lo sguardo confuso però neanche se so sentisse con i suoi “poteri” non riuscì ad avvertire la sua messa in scena.

-Sì… sicuramente non si è accorto di niente… Facciamogli una sorpresa.- Propose con entusiasmo, un entusiasmo falso.

-Ok, però cosa possiamo fare per sorprenderlo? per quanto poco lo conosca lui non sembra facile da spaventare o cose simili.- 

-Non hai torto… PERÒ’! c’è una cosa che gli farà spalancare gli occhi. Un attimo lasciatemi vedere se ne abbiamo un po’ qui in cucina,-

Immediatamente Litt inizio a cercare e cercare senza dire nulla a nessuno, trovò quello che stava cercando. Era  una confezione di Torta alla cioccolata, immediatamente tolse la busta, taglio la torta e ne diede un pezzo ai presenti e al ragazzo ancora nel bagno. 

In tutto questo disordine e trambusto, Sophia era seduta con un biscotto in bocca. E’ una spettatrice che non agisce di maniera diretta. 

-Che classe di sorpresa sarebbe? Sembra una colazione servita in un piatto d’argento.- Confusa e provando a trovare un senso nelle sue azioni. Litt solo fece un occhiolino.

Il ragazzo dormiente uscì, la cucina era vuota, stranamente vuota… Daniel si guardò intorno la TV era ancora accesa e il disordine era ancora lì, però c’era qualcosa per lui che non quadrava per niente. Dove erano le ragazze, perché non sento nessun rumore, ne sento nessun odore provenire da nessuna parte. Perché ci sono tanti piatti con pezzi di torta e latte tiepido.

SORPRESA!  Gridarono tutte e tre in coro.

Daniel si sollevò da terra girandosi spaventato della sorpresa. 

-COSA!. Grido -COSA CI FATE QUI!?- Ovviamente lui lo sapeva. 

-Non fare finta.- Gli rispose Litt. -Dai siediti, ho preparato la colazione per te.-

-Grazie, però oggi non è il mio compleanno. Ciao Grain, bel outfit. Ciao Sophia, oggi hai sistemato i capelli.- si sedette nel grande tavolo, Sophia nascose la sua sorpresa, forse credeva che mai prima d’ora l’avesse vista.

-Come fai a conoscermi, e come fai a notare che ho i capelli ordinati.- Chiese Sophia fissandolo profondamente.  

Daniel degluti. -Andiamo nello stesso liceo, Grain è fissata con l’ordine e la moda, tu sembri essere molto maneggevole e tranquilla. Non mi sorprende che ti vesta in quella maniera se hai Grain come amica.- 

-... Sì… hai ragione… Però hai sbagliato su una cosa.- Disse alzando il sopracciglio di un occhio. 

-Che non volevi venire e sei stata obbligata e hai scelto personalmente tu i tuoi vestiti?.- Rispose senza alzare lo sguardo. 

Bisbigli tra Grain e LItt. -Voglio dargli un pugno.- disse Grain. -Tranquilla è sempre così al mattino.- 

Sophia non disse altro e si sedette di fronte a lui, mangiando la torta e fissandolo con intensità omicida.

-Scusa se ho risposto in quella maniera, poco cortese, lasciami un attimo finire la colazione e poi ne parliamo con calma. Ti va?- 

Sophia annuì, anche le altre due si sedettero e fu silenzio per la collazione. 

Altri bisbigli. -Non avevi detto che non gli piaceva la torta al cioccolato?- 

-Ti ha mentito, Non capisco perché l’abbia fatto.- Rispose interrompendo Litt.

-Ma quindi ci senti. Perché sei così nervoso?-

-Non sono nervoso, semplicemente mi sono appena svegliato. Non credo che anche tu quando ti svegli, vedi le persone e le sorridi, altrimenti sarebbe ipocrisia allo stato puro.- Rispose seduto con le gambe mezze aperte.

-Sì, però siamo i tuoi ospiti, regalaci un sorriso.- 

Sorrise, falsamente. 

I minuti passarono e il silenzio inghiottì la stanza e tutti i presenti. Finita la colazione, Daniel si alzò e prese tutti i piatti con se e li posò nel lavello. 

-Bene. Ora che ho finito e sono sveglio, iniziamo di nuovo.-

Facce confuse… 

-Ragazze, come state? Come mai di questa visita inaspettata? E’ successo qualcosa o dovete dirmi qualcosa?-

-Sì, beh in realtà, volevamo farti una proposta.- Rispose Sophia. 

-Tu devi essere Sophia, la miglior amica di Grain, non che la persona più popolare della scuola, haha. E’ un vero piacere averti a casa mia. Dimmi di cosa si tratta la proposta?- 

-Hahaha.Troppi elogi da parte tua. Beh siccome non ci sarà scuola fino al prossimo anno, stavamo pensando di andare in montagna per una settimana. Pensavo ti potesse piacere l’idea…- Gli segui il gioco.

-Ma certo che mi piacerebbe.- Rispose con entusiasmo. -Perdonami, non mi sono ancora presentato ne niente. Io sono Daniel, molto piacere, immagino Grain ti avrà parlato di me.- 

-Piacere anche per me. Sì mi ha parlato un po’ di te. Solo cose buone però, spero di conoscere anche un po’ del lato brutto.- 

-Non ci sarà bisogno, non credo che tu possa farmi arrabbiare o annoiarmi.-

-Mi stai sfidando?- Chiese con un tono più acceso.

-Dipende da cosa potrei vincere.- Si girò e scontro il suo sguardo.  

Facce confuse… 

-Comunque come mai sono stato io il fortunato per questo invito?- “La risposta sicuramente la so, però vorrei accertarmi che fosse quello che sto pensando.”

-Perché di recente ho litigato con i miei amici e non volevo restare a casa senza fare niente. Poi è arrivata Grain mi ha parlato di quell'appuntamento e ho deciso di venire personalmente a invitarti.- Rispose con un tono basso.

-Capisco. Beh per tua fortuna noi siamo liberi e anche io volevo trovare qualcosa da fare durante questo periodo, quindi destino ha voluto che ci conoscessimo.- “Quindi ha litigato con i suoi amici… un po’ sospetto, ma poco importa.” - E quando partiamo?- 

-Questa sera.- Rispose sorridente. 

-Sorprendente. Prepara le tue cose Litt, abbiamo una settimana di divertimento e nuovi amici. I miei primi amici.- 

“Ora inizia la missione.”

 

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Capitolo 7
*** Da dove iniziare ***


-Quindi come hai detto che si chiama il posto dove stiamo andando?- Chiese Daniel. Ormai erano usciti dalla città ed erano su un cammino in una montagna dispersa che sembrava non portare da nessuna parte, erano usciti un po’ in ritardo perché Litt aveva fatto un po’ tardi da casa sua, anche dopo che erano usciti uno di loro esalto per aver pensato ad un'idea perfetta ormai troppo tardi. Il viaggio, fino al momento della domanda è stato neutro, Grain e Litt sono sedute nel sedile dietro e parlano del più e del meno, sembra ormai che siano diventate buone amiche. Sophia e Daniel invece... -Questa strada anche se sembra dispersa, porta a “Nowhere”.- Rispose Sophia alla guida. Loro non avevano scambiato parole dall'inizio del viaggio e le uniche a parlare erano quelle due dietro e la radio che in questo momento sta suonando “Save your tears”. Grain esaltò menzionando che è la sua canzone preferita e iniziò a cantare. -Perché una città dovrebbe chiamarsi. “Da nessuna parte”?- Chiese sempre Daniel. “Chi l’avrebbe pensato che sarebbe stato così difficile iniziare una conversazione e farla durare.” Qualche volta erano costretti a fermarsi in qualche zona di sosta, perché a Litt gli veniva voglia di vomitare. Daniel aveva spiegato e raccontato che: Litt non è una ragazza che esce spesso di casa e, quindi i viaggi così lunghi non li affronta tutti i giorni, per tanto è normale che si senta male e inizi a vomitare ogni tanto. -Perché è una città nascosta tra le montagne e siccome non avevano idee, l’hanno chiamata in quel modo.- -Non ci credo che non abbiano avuto idee, e poi come fa la gente ad arrivarci sono quasi tre ore che siamo qui in macchina.- -C’è un aeroporto in una città vicina e poi la città è conosciuta e frequentata proprio per il nome. Durante questo periodo ci sono molte bancarelle e concerti. Cose del genere. Anche in estate è visitato tantissimo. Dopo che una celebrità ci è andata è diventata ancora più famosa.- -Capito… credevo fosse di tua proprietà la città.- -Una parte degli ingressi sono della mia famiglia.- Daniel si girò con gli occhi spalancati e fisso sul sorriso di Sophia, un sorriso di superiorità. -Scusami. Cosa! E noi stiamo andando in montagna?- Chiese un po’ confuso dalla affermazione di poco fa. Anche Litt rimase a bocca aperta, però non disse niente. -Beh sì. C’è anche la pista da sci e tanto cibo tradizionale. Sarà una bella esperienza.- Rispose sicura di se. Daniel era ancora con la bocca un po’ aperta e gli occhi che gli cadevano, forse è stata una informazione troppo carica di soldi per le sue tasche Ormai erano le sette e un quarto, tutto era buio, il paesaggio si era dipinto di un colore nero e blu oscuro. Il freddo si faceva sentire sempre di più, tanto che hanno preso una coperta per ognuno e hanno acceso il condizionatore, tranne per l’autista. Fuori dalla finestra si potevano vedere un cielo limpido e senza traccia di nuvole, le stelle brillavano con intensità e alla lontananza si può vedere un accumulo di luci di diversi colori, avvertendo i passeggeri che ormai erano quasi arrivati. Tutti sulla macchina avevano un sorriso in faccia e provando a vedere una costellazione, nessuno ne prese una. tranne Daniel, che aveva per puro caso formato la costellazione del leone. Nessuno ha creduto che quella fosse la cosiddetta costellazione e continuarono a cercare. -FINALMENTE! Siamo arrivati a casa. Non la vedo cambiata molto da l'ultima volta che siamo stati qua.- Grido Grain ormai fuori dal veicolo e la coperta nelle mani, come i tifosi di una squadra. La casa era grande… molto grande, una casa di tre piani, le luci erano accese. Si incamminarono verso la porta di ingresso a due a due. Grain era con Sophia che si lamentava perché il viaggio è sempre stato lungo, Sophia invece contraddice con -Almeno non siamo con mio padre e i suoi parenti, e poi sembra che qualcuno stia facendo patate al forno.- Daniel e Litt invece erano dietro con gli occhi che brillavano, perché la casa era gigantesca, bisbigliando tra di loro che sicuramente ci fossero un sacco di stanze, tanti maggiordomi, una bellissima maid… Questo è Daniel; sicuramente c’è un fantasma di qualcuno o che c’è una stanza segreta che solo i membri della famiglia possono entrare. Tock tock -Questa sicuramente è la signorina Sophia e i suoi amici.- Aprì la porta un signore alto, robusto, con la faccia quadrata, un sorriso da babbo natale e occhiali. “Sembra babbo natale, gli manca solo la barba.” -Signorina Sophia! Un vero piacere rivederla dopo tanto tempo.- Esalto il signore con un sorriso da orecchia a orecchia -Rafael! come stai!?- Esalto Sophia. -Tutto perfetto e ancora giovane come sempre.- Disse allegro e seguito a ciò abbraccio sia lei che Grain. -Prego entrate, fuori fa molto freddo.- Sorrise anche alle visite. Appena entrati una brezza di calore colpi tutti, l’interno illuminato da un colore caldo, un giallo acceso, il piccolo corridoio dell’entrata portava al salotto, c’era un forno, cinque divani, un tappeto che copriva l’intera pavimento della stanza, un camino in pietra molto pulito. -Prego ragazzi, sopra ci sono le vostre stanze con i nomi scritti sulle porte.- Indicando le scale per il secondo piano. -Non immaginavo una casa così grande, cioè sì, avevi detto che era grande, ma non così grande. Sembra una specie di alloggio invernale.- Disse Litt, che era dietro Sophia. -Io rimango cinque secondi con Daniel devo dirgli qualcosa.- Daniel si girò con uno sguardo preoccupato. Litt e Sophia allegre che erano iniziarono a salire. -Quindi…- Sospiro con furia. -Quindi cosa?- Chiese Daniel. -Perché non hai fatto conversazione con lei! Era l'opportunità perfetta per conoscerla ed andare avanti. Cioè sei rimasto in silenzio durante la maggior parte del viaggio fissando il vuoto. Puoi spiegarmi a cosa cazzo stavi pensando? Solo all’ultimo hai parlato ma per cosa!? Hai fatto solo domande e non hai provato neanche a continuare la conversazione, come pensi di fare!? Entro questo fine anno ormai dovresti stare con lei!- finì tutto l’aria in queste parole. Niente l'importo però… -Perché entro fine anno?- Chiese con lo sguardo rivolto verso il basso. Silenzio si chiuse la bocca con le mani. -QUESTO NON DOVEVO DIRTELO! PERÒ’ ANCHE TU INIZIA A DARTI UNA MOSSA!!- Continuo. -Cosa succede laggiù!- Arriva il maggiordomo Rafael. -Che succede ragazzi?. Chiese con un sorriso luminoso in faccia. -Niente. Solo sto mettendo le cose in chiaro a questo idiota che ha accettato un compito che non riesce nemmeno a iniziare.- -Signorina Grain, si calmi. Non so di quale compito questo ragazzo abbia preso parte, però forse ha bisogno di una guida o qualcuno che gli dia una piccola spinta.- Provo a calmare le acque con una dolce voce. -Lo farei volentieri. Solo che questo “ragazzo” ha detto di non voler essere aiutato, quindi ora deve fare di testa sua.- rispose sempre furiosa. Daniel nel frattempo era fermo con la testa bassa con uno sguardo pensieroso e perso. -Beh… se quello è il caso, sarebbe meglio che il ragazzo. Scusami se ti chiamo così. Come ti chiami?- Chiese -Daniel- Rispose -Come dicevo, sarebbe meglio se Daniel si scusasse con lei e chieda un po’ di aiuto.- Grain girò lo sguardo verso Daniel che aveva ancora la testa bassa. -Dai! Parla, apri la bocca e parla, apri la bocca come hai fatto quando ci siamo conosciuti e non avevi vergogna di dire niente!- Fin da quando ha iniziato ad avere la consapevolezza di esistere Daniel non aveva chiesto scusa a nessuno, qualcuno intelligente come lui, non poteva permettersi di sbagliare e quindi fallire, quindi guardare a testa bassa gli altri. -Io… non so cosa fare… Non so da dove iniziare, la logica non funziona in questo caso e io non riesco a capire chi è lei. E non posso tirarmi indietro.- -Puoi farlo.- Daniel alzò la testa con ansia e spavento. -posso?- -Puoi tirarti indietro, tanto meglio se non riesci a parlare con una ragazza, di te c’è ne sono, e trovarne un altro più bello non sarà per niente un problema che si comporta da uomo è vada diretto al punto. Se entro questa settimana tu non riesci a fare progressi con lei. Tu puoi anche ritirarti alla tua noiosa vita.- Daniel ha gli occhi puntati sul pavimento, Rafael è scosso dal comportamento di Grain, Grain invece… è ferma e immobile davanti a lui con uno sguardo severo. “Ormai ho accettato questa proposta… e poi perché dovrebbe essere così difficile parlare con una ragazza? Solo perché è bella? che cazzata, sono stato io a rinchiudermi cercando di aprire un discorso con le risposte già programmate invece di solo far fluire le cose! Beh in questo momento ho paura per pensare queste cose e non dirlo ad alta voce… meglio se chiedo scusa e mi faccio aiutare.” -Io ti chiedo scusa, però stavo pensando a tante cose o come iniziare a parlare che il tempo è passato volando e finalmente mi sono ritrovato con le mani vuote. Sicuramente il tuo aiuto sarà utile e quando ne avrò bisogno te lo chiederò.- Rispose con un sorriso sollevato. -Bene. Ora io vado a lasciare sopra le mie cose, cucina qualcosa che abbiamo fame.- -Ai suoi ordini, signora.- rispose Daniel Dopo che Grain lasciasse Daniel alla sua sorte con Rafael. In cucina, inizio a cercare un paio di ingredienti. -Signorino Daniel, posso aiutarlo? mi dica di cosa ha bisogno?- -Sai qual’è il piatto preferito di Sophia?- Chiese. Per sfortuna di tutti non c’erano patate al forno. Il profumo che proveniva era di una candela aromatizzata. Da lì a ora è passata una mezz'ora. Il signor maggiordomo chiamo tutte le ragazze che erano al secondo piano per mangiare, nel frattempo Daniel apparecchiava la tavola. Gli occhi di Sophia si aprirono con sorpresa quando a tavola vide dei piatti con la carbonara, un piatto italiano. Sophia esalto e ringrazio Rafael, però egli la fermò e gli disse -è stato il signorino Daniel a preparare questa prelibatezza.- Sophia gli prese le mani dall’emozione e gli riempì di complimenti. Daniel era contento di ricevere tanti complimenti e anche un po’ con le guance rosse. “Perché mi sento così? NON HA SENSO!” Tutti si sedettero e iniziarono ad assaporare la prelibatezza preparata da chi meno se lo aspettasse. I loro erano bisi di soddisfazione e gioia, un momento dove tutti sorridevano, un momento di felicità. Tock Tock -Chi può essere a quest’ora?- Chiese Daniel, in allerta. Il maggiordomo si alzò e si diresse verso la porta con Daniel dietro. Aprì la porta è una figura femminile risalto tra la bianca neve. “Ci sono troppe ragazze in questo cliché” -Tu cosa ci fai quì?- -Sai com’è? siamo di famiglia ricca, possiamo permetterci tutto tranne la felicità.-

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