The Power of Hope - Flame

di Odette Kahwamura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sostieni anche tu il mio romanzo! ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***



Capitolo 1
*** Sostieni anche tu il mio romanzo! ***


Sostieni anche tu questo romanzo!


Sin da piccola avevo solo un sogno chiaro... togliere quel libro dal cassetto. Quel romanzo che mi urlava di far conoscere la sua storia. Quel sogno finalmente si sta realizzando, grazie soprattutto alla realtà di Bookabook, la casa editrice che ha avviato la campagna di Crowdfunding per il mio romanzo, proponendo una sfida, entro il quale, se non dovessi raggiungere l'obiettivo minimo prefissato entro un tempo limite, il romanzo non verrà pubblicato.

Ma vediamo prima insieme cosa significa... L'idea alla base della campagna di crowdfunding è quella di creare una comunità attorno a un libro ancora prima che sia fisicamente nelle mani del lettori e, allo stesso tempo, è quella di dare l'ultima parola ai lettori stessi su cosa debba andare in libreria.

Ed è qui che entrate in gioco voi, cari amici, per aiutarmi a fare in modo che le pagine del mio romanzo non rimangano più chiuse. Cosa potete fare voi? Potete pre-ordinarne una copia o più. Ma non solo: voi siete gli ambasciatori di questa campagna e potete fare del buon vecchio passaparola! Come? Individuando tra i vostri amici, parenti e conoscenti gli amanti della lettura e coinvolgendoli.

Da qui nasce la mia avventura, da cui prende vita il romanzo Urban Fantasy:

The Power of Hope - Flame

Scritto da me, Shadow

Aiutami a realizzare il mio sogno e fa si che questa storia raggiunga gli scaffali delle librerie! Condividete sui social, consigliate, leggete la bozza in anteprima, lasciate una recensione sul sito facendomi sapere cosa ne pensate. Ogni piccolo gesto può avvicinarmi all'obiettivo! Supporta anche tu il progetto della mia vita! Vuoi leggerlo? Per info e preordini:

https://bookabook.it/libri/the-power-of-hope-flame/

Non perdetevi gli aggiornamenti e le curiosità che ho programmato per voi sui social. Solo insieme, possiamo raggiungere questo grande traguardo!

Instagram: @alexzshadow

Fb: Francesca Putignano (Shadow)

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


ANTEPRIMA NON EDITATA

Capitolo I

L'Elpis

Allo scoccare della mezzanotte, come fosse una stella cometa, vidi una scia argentea di un bagliore, innaturale, magico, solcare le tenebre fino ad avvolgere la Luna stessa. Oramai ho questa magica visione notturna da molto tempo, da quando avevo dieci anni per la precisione.

Dalla morte dei miei genitori, quella scia compare ogni notte solo per pochi secondi scomparendo via via in un meraviglioso turbinio di scintille argentate.

Pensavo fosse solo una coincidenza, che accadesse una cosa del genere solo dopo la morte dei miei cari o, persino, che fosse in qualche modo frutto del mio inconscio. Pensavo davvero, persino, che fosse solo una stella cometa, ma mancava oramai poco al compimento dei miei venticinque anni... e sento come di non poter credere più alle coincidenze.

Una delle cose che la rendeva ancor più strana, era il fatto che la vedessi solo io. Provai in varie occasioni a farla vedere ad altri, ma l'unico risultato ottenuto è stato quello di essere considerata "fuori di testa". Tutto questo solo per quella strana scia... chissà cosa penserebbe o direbbe la gente se sapesse invece che io stessa sono ancor più strana di quella semplice e misteriosa visione.

Mia madre, una volta ricordo che mi disse « Mia piccola Alexz, i tuoi meravigliosi occhi azzurri illuminano il mio cuore, seguilo sempre lungo il tuo cammino nel mondo, perché tu sarai l'unico faro di speranza rimasto. Intuito, tenacia, coraggio, giustizia e amore, usa queste qualità e vivrai esperienze uniche. Dovrai saper affrontare tutto quello che verrà senza avere dubbi, è così che noi viviamo. ».

Certo, a ben pensarci, vedendo le cose da una prospettiva di pura normalità... quelle frasi sembrano così assurde dette ad una ragazzina di nemmeno dieci anni. Tuttavia, la parola normale non ha mai fatto parte della mia natura o della mia famiglia, forse è stato questo il problema maggiore, il crescere con una realtà che non era affatto normale, il non potersi confrontare. Tutt'oggi, sinceramente, non so ancora quale delle due realtà io preferisca.

Le sue parole mi risuonano ancora e quando quella scia si palesa nella notte, mi sembra quasi di sentirla vicino a me, di percepire il suo calore... così, solo per pochi secondi, ogni singola notte, lei è li con me. Devo ammettere comunque, che è quasi una consolazione, dopotutto non è facile stare soli, non poterne parlare con qualcuno... è straziante tenersi tutto dentro, fare finta di niente giorno dopo giorno. Quasi fa paura, man mano che vai avanti diventa tutto uguale, i giorni che passano diventano come un disco rotto che rimanda lo stesso suono o come vivere in un continuo dejà vu'. Dovrei essere la protagonista della mia vita, ma è diventata una commedia di teatro senza inizio ne fine.

Vivo con Julie e con la sua famiglia sin dalla morte dei miei genitori. Lei è la mia migliore amica, è come una sorella ormai.

Mi dice tutto, si confida, chiede giudizi e pareri, e di me invece è come se non sapesse nulla. La cosa più triste in tutto questo è proprio non poterle dire niente, nemmeno a lei che si prende così tanto cura di me, tutti i giorni da allora. Le uniche persone che potevano aiutarmi a capire e ad imparare erano mia madre e mio padre... ma loro non c'erano più. Mi hanno cresciuta, allenata e fatta studiare fin dall'età di quattro anni; a sette anni andavo già a caccia di notte con mio padre e sapevo cosa voleva dire sacrificarsi per uno scopo più elevato e avere delle responsabilità sulle spalle.

Mio padre mi insegnava tutto quello che sapeva sulla lotta, corpo a corpo e non. Sul controllo del mio corpo e del mio potenziale. Da lui ho appreso varie tecniche e pochi giorni prima della sua morte, sono riuscita persino a batterlo, superando così il mio stesso maestro. Da lui ho imparato a vincere, a cadere e rialzarmi, a combattere per tutto ciò che è giusto, ho imparato ad essere la giustizia.

Mia madre invece mi insegnava tutto sulla magia, magia nera, magia bianca, divinazione, tutte nozioni di base per una strega o comunque per chi ha in se un alto potenziale. Mi ha insegnato a distinguere il bene dal male ed è grazie a lei se ora so tutto, del mondo demoniaco. È soprattutto grazie ai suoi insegnamenti se i demoni stessi mi conoscono, mi bramano e mi temono per lo più.

Mi hanno insegnato ad essere quello che sono, di non avere mai paura, di essere forte, essere sempre e coscientemente me stessa. Mi hanno insegnato a vivere ed ogni giorno da allora aspetto un segno, un qualcosa che apra le danze e che faccia in modo che possa essere serenamente me stessa con qualcuno, come con i miei genitori in passato, mi sento come un topo in gabbia, l'unico momento della giornata in cui mi sento più libera... è la notte.

Mentre attendo quel giorno divento sempre più forte, attiva, scattante, i miei poteri diventano sempre più grandi grazie all'afflusso di energia datomi dagli elementi con cui ho da sempre un legame imprescindibile. A volte... tutto questo potere mi spaventa.

Ogni notte mi incammino nelle tenebre della città, illuminata solo dalla luna che pura riflette il mio cuore, è proprio nella notte che ritrovo i momenti più adatti per tornare a respirare, è l'unica cosa diversa. Ogni notte è diversa. Il modo con cui combatto, come mi muovo, come agisco e quale demone combatto...

Ogni notte è una battaglia diversa ed uccidendo demone dopo demone sento come se stesse per succedere qualcosa.

Presto tutto cambierà, non so cosa me lo faccia pensare, ma in questi ultimi giorni percepisco ancor più strane presenze nella notte, l'aria intorno in alcuni momenti potrebbe sembrare persino malsana e durante molte notti incubi riguardanti battaglie misteriose a me sconosciute mi perseguitano.

La durata di quella scia si fa sempre più lunga, come se volesse dirmi qualcosa. Come uno spirito errante tra due mondi quella scia argentea passa ogni notte ed io vigile cerco di scrutarla ogni qual volta, osservandola cerco di capirla perfino ma rammento solo quella voce ricorrente di mia madre che aggiunge: « Segui i tuoi sensi, tieniti sempre pronta. Ricordati chi sei. Sei l'ultima discendente, l'unica prescelta, la più potente, tieniti pronta figlia mia! ».

Credere in una svolta, qualunque possa mai essere mi manda avanti soprattutto perché so che mia madre non sbagliava mai i calcoli. Credere in una svolta mi diede la forza di darle anche un nome, chiamai quella scia Elpis, la personificazione della speranza nella mitologia greca.

Ricordo ancora quando me lo raccontò per la prima volta mia madre: « Sai Alexz la speranza era uno dei doni contenuti nel Vaso di Pandora ed è stato l'unico che ne è rimasto all'interno. Pandora aveva ricevuto l'ordine da Zeus di non aprire mai per nessuna motivazione il vaso, ma la curiosità della donna fu più forte, tale da farglielo aprire, quando accadde scaturì l'uscita di tutti i mali, solo Elpis o Elpidos rimase all'interno. L'equivalente della mitologia romana di Elpis era Spes... »

Mi chiamava molte volte Spes, sapeva che mi piacevano queste storie sulla speranza, mi ci faceva addormentare la notte. Ma per me le sue parole, qualunque fossero divennero molto di più, che una semplice favola. Mi chiedevo perché a volte mi chiamasse a quel modo e lei mi diceva: « ...in molti casi tesoro mio Spes sarà uno dei tuoi tanti nomi, è quello che tu sei. Spes nella tradizione è definita come ultima dea, sai in latino Spes Ultima Dea sta per "la speranza è l'ultima a morire" in quanto essa è l'ultima risorsa disponibile all'uomo, ed è qui che entri in gioco tu Alexz, sei destinata a fare grandi cose, sarai la Spes per tutta l'umanità. ».

Un compito e un destino agghiacciante per una bambina... tutt'ora mi faceva venire i brividi.

Per mia madre io ero Spes, la speranza che rimane al mondo intero; quella scia per me personificava Elpis, mia madre, la mia speranza, la mia guida, le mie aspettative per una svolta, e la sorte che mi attendeva.

Siamo a Marzo, domani è il quattro del mese, e qui all'Upper West Side di Manhattan l'aria continua a ghiacciare, periodo di piogge, freddo e la neve che ancora non si scioglie del tutto... fantastico! Odio questo periodo dell'anno, tutto quello che è freddo... ma ho come un presentimento, qualcosa che mi dice che il segno che da tanto attendo sarà proprio sotto questo cielo cupo.

È passata un'altra notte, è quasi l'alba... di nuovo, ed ho passato quasi tutta la notte a rimuginare dopo essere tornata alle due dalla ronda come al solito. È meglio che mi prepari ora, tra poco verrà a chiamarmi Julie. Rimasi sdraiata sul mio letto color rosso, avvolta dai miei cuscini neri a guardare la stanza, pian piano i colori si facevano più distinti man mano che la luce penetrava dalle finestre, l'aveva illuminata completamente. Con una parete rosso scuro tamponato e le altre color sabbiato, il pavimento in parquet scuro, la scrivania di legno nera dove riponevo il computer, libri vari e testi di scuola, un armadio color legno e nero a muro ed una piccola panca nocciola sottostante ad una delle due finestre, con cuscini rossi e dorati, dove mi piaceva appoggiarmi alle volte per osservare l'immensità delle stelle e della notte. Una stanza un po' cupa rispetto ai vivaci colori della casa in generale, ma rispecchiava me, e con un tocco di stile Grifondoro alla Harry Potter, ecco che la stanza più cupa si trasforma in un gioco di emozioni e colori che messi insieme fanno la loro scena.

Mi alzai di malavoglia andando verso l'armadio e rimasi lì a guardare la divisa scolastica. Camicia nera con cuciture celesti, gonna di media lunghezza, a fantasia quasi scozzese colore nera e azzurra, calzettoni lungi blu notte e scarpe nere, completato con una giacca nera con lo stemma blu del college sul petto. Mi vestì, e mentre mi sistemai le mie numerose ciocche more ribelli in una mezza coda, udì dei passi venire verso la porta della mia stanza.

Era Julie, ormai ne riconoscevo il passo, e il profumo. Entrò di fretta nella mia camera, come ogni mattina... con i capelli arruffati e la camicetta ancora mezza sbottonata:

« Buongiorno sorella, dormito bene? ».

Mi girai verso di lei e la guardai con un'espressione del tutto scocciata e assonnata, guardandomi in quello stato mi chiese: « Hai avuto un'altra volta degli incubi? ».

Mentre finivo di aggiustarmi, gli risposi rassegnata « No, nessun incubo Julie, in effetti non ho proprio chiuso occhio stanotte, non ci sono riuscita. » ...almeno è la verità.

« Solo tu riesci a non riposarti un po' sapendo che abbiamo una giornata pesante! Dai scendiamo così mangi e ti prendi qualcosa. » Premurosa come sempre.

« Non ti preoccupare, sto bene e poi non è la prima volta che non dormo, va tutto bene tranquilla. ».

Mi preparai la cartella, controllai di aver preso tutto e poi mi avvicinai a lei abbracciandola « Grazie, ti prendi così tanto cura di me, ti voglio bene sorella, ma non preoccuparti più del dovuto, ok? » la rasserenai, ma soprattutto perché mi sentivo in colpa di doverle mentire ogni giorno.

Lei strinse l'abbraccio e rispose: « Me lo dici tutti i giorni, lo sai che ti voglio bene anche io e per la cronaca non smetterò mai di preoccuparmi per te, se non ci penso io a te chi lo farà? John? » Ci distaccammo dall'abbraccio, ci guardammo in faccia l'una dell'altra e scoppiammo in una risata contagiosa.

Aveva tirato in ballo proprio John, suo fratello, gli piaccio praticamente da sempre, è palese. Non sapeva occuparsi neanche di se stesso, era ancora un ragazzino in cerca di se, e con ragione. In confidenza con Julie, non si poteva non riderci sopra visto la faccia che lui faceva ogni volta che mi vedeva, con un fare impacciato del tutto assurdamente ironico.

Smettemmo di ridere e sentimmo dal piano inferiore la voce soave di Janet, la madre di Julie e John, che ci chiamava: « Ragazze la colazione è pronta, mi raccomando fate in fretta nel bagno altrimenti anche oggi arrivate in ritardo! ».

Gli rispondemmo in coro: « Arriviamo mammina! ».

Oramai Janet ci aveva rinunciato, sapeva che saremmo arrivate in ritardo anche quella mattina.

Era diventata una cosa di routine ma in compenso eravamo sempre state due delle prime della classe, tanto da non avere quasi mai rimproveri.

Scendemmo le scale che portavamo al salone, lo percorremmo, aveva una luce diversa quella mattina con i suoi mobili in noce e la libreria in legno chiaro nocciola, le pareti panna e oro, il pavimento in parquet, sembrava più luminoso del solito. Arrivammo in cucina dove Janet ci aspettava, sorseggiai velocemente un succo all'ananas mentre Julie con fare frettoloso si preparava un toast con marmellata d'arancia. Mi allontanai dalla cucina dai colori bianco e rosa, girai a sinistra ed arrivai nel bagno, avvolta dai colori gialli e bianchi con tocchi di azzurro qua e la, seguita da Julie, ci sciacquammo il viso e ci lavammo i denti.

Poi aprì il cassetto in basso al lavello e ne tirai fuori una pochette nera, io mi stesi un velo di mascara ed in aggiunta un po' di matita nera, mentre Julie si stendeva una bella dose di fondotinta con appena un velo di fard, infine completò l'opera applicandosi sulle labbra un rossetto rosso ciliegia. A differenza sua io avevo meno bisogno di truccarmi dato il mio colorito olivastro. Infine ci spruzzammo ognuna il proprio profumo, lei Armani Code ed io Lady Million ed uscimmo velocemente dal bagno dirigendoci verso l'ingresso.

Prendemmo le nostre cartelle controllando per l'ultima volta che non mancasse niente, pochi secondi dopo John corse verso di noi « Anche oggi in ritardo lumache! Dai vi aspetto fuori, muovetevi! ».

Uscì dalla porta d'ingresso, dietro di lui anche noi l'attraversammo e prima di chiuderla alle nostre spalle Julie si girò verso di me « Preparati, anche oggi li facciamo tutti secchi! ».

Ridacchiammo sonoramente e iniziammo a ritmare il passo sempre più velocemente. Quando arrivammo davanti al cancello scolastico notammo che nel gran cortile verdeggiante non c'era più nessuno, il che voleva dire che anche oggi eravamo arrivate tardi.

Arrivammo di corsa al portone azzurro principale che si era spalancato secondi prima da cui ne uscì il bidello con un espressione un po' seccata e sarcastica « Vi avevo già viste, come del resto ogni mattina, buongiorno ragazze. ».

Gli rispondemmo in coro: « Grazie Freddy, buona giornata. ».

Percorremmo l'atrio con i suoi soliti colori azzurri e blu sbiadito ovunque e con tutte le sue scritte sparse sui muri, ci dirigemmo verso la nostra classe, la numero 16, l'unica con la porta ancora aperta proprio perché aspettavano noi. Entrammo dentro, la classe in silenzio, il che era già insolito dato che la nostra era sempre stata classificata, il più delle volte, come la classe più rumorosa ma allo stesso tempo la più diligente. Questo voleva dire solo una cosa, e cioè che il professore avrebbe avuto qualcosa davvero interessante da dire. Il professore sexy dell'istituto, alto, corporatura snella ma atletica, viso dolce con uno sguardo intenso, capelli castano scuri, barba corta, labbra sinuose ed occhi nocciola.

Il professor McNally ci accolse sorridente: « Buongiorno ragazze, aspettavamo proprio voi per cominciare, accomodatevi ai vostri posti. ».

Ci sedemmo ai nostri posti, Julie stava nella sezione dei banchi al centro al penultimo banco vicino a Danielle, dietro di loro all'ultimo banco sedevano Glory e Becky. Io sedevo nella fila accanto, alla loro sinistra, ultimo banco, da sola.

Con Danielle, Glory e Becky siamo migliori amiche da molto, inoltre formiamo il nostro suddetto studio-club di prime della classe dove tutti vengono a chiederci consigli, ci conosciamo da quando avevamo sei anni e da allora non ci siamo più abbandonate.

McNally iniziò la lezione: « Ragazzi fino ad oggi abbiamo parlato in generale delle varie mitologie più importanti della storia, ma ne abbiamo trattato molto poco, per questo data la vostra attenzione per questa branca di storia della mitologia, in quest'anno tratteremo di argomenti specifici riguardanti quella greca e quella romana. ». Vedendo molte facce rimaste allibite riprese: «  Non accetterò obiezioni da parte di nessuno, vi sto dando campo libero, ognuno di voi potrà decidere cosa portare e sarà un argomento al mese, non mi sembra di chiedere il mondo, domani cominciamo con un po' di nozioni generali e domande su richiesta riguardo la mitologia greca perciò oggi vi lascio ripassare, è tutto. ».

Non si può certo dire che rendesse noiose o pesanti le sue lezioni, erano proprio le parti di storia che io e mia madre preferivamo di più, se questa è una coincidenza...

Aveva ragione mia madre, sarebbe successo qualcosa ed io mi sarei dovuta tenere pronta, ci sono troppe cose nell'aria che messe insieme mi danno da pensare.

Mi girai verso la finestra annegando nei miei pensieri, poi ad un tratto rimasi stupita, per poco non sobbalzai quando mi accorsi, alzando gli occhi, che c'era l'Elpis in quel cielo nuvoloso e così poco illuminato.

Era bizzarro vederla di mattina, finora non era mai accaduto, mi chiesi quindi se fosse stato quello il segno che tanto aspettavo, ma i miei sensi mi dicevano tutt'altro e capì che quella sarebbe stata solo uno dei tanti indizi che mi avrebbero portata a quel qualcosa di misterioso. Così provai a chiudere gli occhi e scuotere la testa, pensai che magari me lo fossi immaginato dato che non ero del tutto in piena forma non avendo dormito tutta la notte, ma quando li riaprì lei c'era e con mio enorme stupore notai che si avvicinava.

Percorse il cortile passando vicino ad alcuni alberi li presenti, poi si bloccò e pochi secondi dopo si diresse alla finestra davanti a me. Era come se mi scrutasse, restò li immobile poi all'improvviso passò attraverso la finestra ed entrò nella classe. Nessuno sembrava accorgersene, solo io la vedevo, così feci finta di niente per evitare che qualcuno si accorgesse del mio fare allibito.

Davanti a me, sul mio banco, avevo un foglio in bianco, lo fissavo come per voler scriverci qualcosa, per far finta di niente, quando all'improvviso, l'Elpis fluttuante accanto a me, penetrò e si dissolse in piccole scintille argentee proprio in quel foglio. All'inizio non accadde nulla, ma poco dopo su di esso comparvero delle lettere sparse finché non assunsero forma di un disegno ed una frase sottostante ad esso. Il disegno rappresentava il viso di una ragazza, la riconobbi all'istante perché ero io.

La frase era in una lingua a me sconosciuta, riconobbi solo la calligrafia, era quella di mia madre. Avevo paura che quella frase sarebbe scomparsa da un momento dall'altro così me l'appuntai su di un altro foglio. Poi sentii la voce di Becky chiamarmi: « Pss Alexz cosa scrivi? ».

...

 

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Mi appello a tutte/i gli/le amanti della scrittura e lettura come me! Sostieni questa campagna e raggiungiamo la vetta insieme.

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