La Frode: Una truffa straordinaria

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L'inizio di un'avventura ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Sette nani-non-nani (tranne uno) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: I due troll ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Stai serena, Frode ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: La catena montuosa ***



Capitolo 1
*** Prologo: L'inizio di un'avventura ***


Nel Grande Continente esisteva un luogo selvaggio e solitario, chiamato Foresta di Nessuno.
E nella Foresta di Nessuno c’era una casetta.
Era una bella casetta: costruita con tronchi di legno, tegole rosse, con una grande porta in quercia e splendidi mobili Ikea al suo interno. Niente piani superiori.
E nella casetta viveva un’umana, che faceva di nome Frode Biggins.
Chi tra di voi ha avuto occasione di leggere la sua prima avventura ne “Il Signore dei Bordelli”, si ricorderà certamente di lei. Se non l’avete letta non preoccupatevi, perché presto avrete un riassunto delle sue avventure passate.
Io sono qui solo per raccontarvi di quel giorno che la giovane si sarebbe ritrovata ad affrontare una nuova avventura. Solo che ancora non lo sapeva.
Se ne stava seduta sull’erba, davanti alla sua casa, a suonare con il flauto una triste melodia, stonando continuamente. Da anni quel tremendo stonare teneva lontane le bestie feroci che abitavano la Foresta di Nessuno, permettendo così a Frode di esserne l’unica abitante umana vivente.
In verità, ormai le bestie si erano abituate a quei suoni tremendi. Ma Frode veniva ugualmente lasciata in pace nella sua solitudine.
Proprio per questo, quando vide apparire sul sentiero sterrato e quasi cancellato dalla vegetazione una figura alta e avvolta in un grigio mantello, la ragazza si stupì al punto di smettere di stona… cioè suonare.
L’uomo, portava due grossi occhiali, aveva i capelli bianchi e teneva nella mano destra un lungo bastone.
Frode capì subito che si trattava di un mago.
“Buongiorno!” la salutò calorosamente il mago.
Frode ci mise un po' a rispondere al saluto: “Buongiorno… Se vi siete perso posso portarvi all’autogrill al confine, così che possiate chiamare qualcuno o prendere una corriera per tornare a casa.”
“Oh no no, non sono perduto. Anzi, conosco bene questa foresta e le sue bestie. Quando ero giovane io, i maghi venivano mandati qui per allenarsi nella loro magia. Certo molto è cambiato. Non mi aspettavo comunque di trovarci qualcuno che ci vivesse. Ma a quanto pare le voci sono vere…” la voce del mago era calma e profonda.
Ma a Frode quel personaggio trasmetteva qualcosa di tutt’altro che rilassante.
“Quali voci?” chiese la ragazza.
“Le voci che vogliono questa Foresta abitata da una giovane di nome Frode Biggins. Suonatrice stonata di flauto, caduta nella pozione dell’eterna giovinezza ancora neonata e da allora dimostra sempre dieci anni di meno; raggiunta la maggiore età, pur dimostrando solo otto anni, Frode Biggins scelse di vivere nella Foresta di Nessuno e di non tornare mai più nella sua terra, l’Itaglia, patto che violò quando venne in possesso dell’anello del potere, un tempo appartenuto a Tiranno Saurus Rex. Partita con i 7 del GM, cercò di distruggere l’anello lì dove era stato forgiato, ma arrivata al monte Fumo…”
“Ok!” Frode interruppe il mago con un cenno della mano. “Prima di tutto basta così che: uno, rischi di spoilerare troppo la prima storia; due, sentirsi raccontare da un perfetto sconosciuto la propria vita in terza persona è particolarmente grottesco! Non so nemmeno il vostro nome.”
“Voi non sapete il mio, ma io so il vostro. Il nome è potere e magia. È per questo che il mio non lo dico mai.” Disse il mago sorridendo sornione.
“Potreste almeno dirmi il nome del personaggio reale che dovreste rappresentare?”
“No.” Replicò il vecchio sempre con il sorriso sornione.
Frode sbuffò: “Va bene, avete vinto voi. Ma cosa volete da me?”
“Frode Biggins, hai mai pensato di tornare a fare un’avventura?”
“No. Buona giornata a voi.” Frode si alzò e fece per andarsene.
Ma il mago le si parò davanti, scomparendo e riapparendo in una nuvola di fumo.
“Mi meraviglio di te, Frode Biggins! Quando hai avuto la possibilità di riportare equilibrio in questo mondo, sbarazzandoti dell’anello, non hai esitato un secondo!”
“Primo, in quel caso è stato mio padre a chiamarmi, non un perfetto estraneo che nemmeno mi ha detto il suo nome. Secondo, la prima volta con me c’era una cara amica, Samantha, a volte Sam; ma adesso è all’Accademia per Maghi e Maghe di Hotwordz. A parte le lettere che mi invia con i corvi, che non sempre riescono a non essere mangiati dai mostri di qui, non so e non saprò nulla di lei fino alla prossima estate.”
Il mago continuò a impedirle di entrare in casa.
“E che mi dici del tuo sposo? Quello che hai sposato alla fine della prima storia? Non ricordo mai come si chiama.”
Frode iniziava veramente ad arrabbiarsi: “Dominico Saltafosso, detto Geldurex, sì ci siamo sposati e c’ho ancora l’anello! Ma lui è scomparso!”
Il mago rimase vivamente stupito.
“Come scomparso!?”
“Sì! Appunto! Un giorno è uscito per andare a comprare il latte e non è più tornato! Sono abbastanza sicura che non mi abbia lasciato e quindi sto aspettando il suo ritorno! Non sono in vena di avventure! Cerca qualcun altro! Grazie mille per aver rovinato il finale della prima storia e buona giornata!”
Frode riuscì finalmente a spostare il mago, entrare in casa, chiudere la porta, mettere catena e chiavistello, girare per quattro mandate la chiave della prima e della seconda serratura, impostare l’allarme e preparare il robot di sicurezza che sparava agli intrusi. Poi andò di finestra in finestra a chiudere le tende.
Parlare della sparizione del marito l’aveva piuttosto agitata, mise perciò a bollire una tisana per calmarsi.
Fuori dalla casa c’era una gran confusione.
Pensò che si trattava del mago, che stava cercando disperatamente di entrare.
In realtà il misterioso individuo stava mettendo sopra alla porta una gigantesca scritta a neon: QUESTA E’ LA CASA, con tanto di freccia che puntava verso il basso.
Perché poi non abbia voluto fare un semplice segno sulla porta, bah.
“È semplice Narratore, siccome nel prossimo capitolo sarà notte e qui non ci sono altre case la scritta al neon è meglio.”
….
Bene. Siamo al primo capitolo e la quarta parete è stata rotta talmente tante volte che ormai non c’è più. Ecco, la nostra avventura inizia così.

 
ANGOLO SPIEGAZIONI:
Salve a tutti lettori e lettrici! Finalmente posso scrivere questa storia! Era da molto che volevo portarla e finalmente i tempi sono maturi. Cercherò di essere più rapida nel pubblicare i capitoli e anche più breve. Non so se piacerà come la storia precedente, né se quella stessa storia piace ancora. Ma spero comunque di riuscire a farne un lavoro anche migliore. Del personaggio del mago non voglio dire ancora nulla, mentre prometto che nel prossimo capitolo arriveranno personaggi ben spiegati e riconoscibili e si scoprirà finalmente l’avventura in cui deve andare Frode.
Appuntamento al prossimo capitolo! Ciao!
Per leggere “Il signore dei Bordelli” : https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=802339&i=1

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Sette nani-non-nani (tranne uno) ***


Frode non dormiva più molto serena, da quando Domenico Saltafosso era scomparso.
Per questo quella notte, sentendo bussare, fu in grado di rispondere prontamente: “L’autogrill è a un chilometro da qui svoltando a destra! Ora andatevene!”
Era infatti convinta che il mago fosse tornato, magari accompagnato da qualcuno, per cercare di convincerla a partire.
Fu solo quando si rese conto che i rumori aumentavano di intensità che decise di avvicinarsi e spalancare la porta.
Si armò del suo flauto, pronta a stonare per cacciare via qualsiasi cosa stesse cercando di entrare.
Appena arrivata davanti alla porta, però, questa cedette al peso di tre uomini piuttosto bassi che si ritrovarono così stesi per terra nell’anticamera della casa di Frode.
Questa osservò la triade spalancando gli occhi dalla sorpresa: non sembravano infatti dei veri nani, nonostante la scarsa altezza, ma delle persone normali rimpicciolite da un incantesimo.
Uno dei tre sollevò la testa e guardò verso Forde: aveva dei grossi occhiali e un mucchio di capelli bianchi in quel momento spettinati.
“Siete voi Frode Biggins, l’avventuriera scassaporte?” domandò quello con un tono strano.
“Scassaporte io? Ma quando mai! Voi piuttosto, perché siete qui? Se vi siete persi, proseguite sul sentiero, troverete l’autogrill…”
“No no! Noi siamo qui per Frode Biggins, l’avventuriera Scassaporte!” esclamò il secondo degli uomini bassi, anche lui indossava gli occhiali, ma aveva una vistosa pelata sulla cima della testa, circondata da pochi capelli corti di colore castano “È ancora una bambina perché da piccola è caduta nella pozione dell’eterna giovinezza!”
“Veramente ne è passato di tempo, quindi un po' sono cresciuta. Ora dimostro quindici anni.”
“Ah allora sei davvero tu!” l’uomo dai capelli bianchi l’osservò piuttosto scettico.
“Insomma, che volete da me!?”
“Vi chiedo scusa se non ci siamo presentati.” Fece l’uomo con la pelata, prendendole la mano con gentilezza “È un grande piacere conoscere colei che ha distrutto l’anello del potere…”
“… Che in realtà non era mai esistito.” Precisò Frode seccata.
“Comunque io sono Sulz Manodicarta” si presentò il pelato. Poi mise una mano sulla spalla dell’uomo dai capelli bianchi “Questo è Junk Fiascoargenteo e lui è Dunk Linguadighiaccio”.
L’ultimo uomo, quello che ancora non aveva parlato, si presentò con una semplice onomatopea: “Sgrunt!”
“Lo chiamano ‘lingua di ghiaccio’, proprio perché non sa dire una parola. Ma noi lo capiamo benissimo!” precisò Sulz Manodicarta.
“Sgrunt!” ripetè Dunk Linguadighiaccio.
“Piacere mio per tutti e tre.” Disse Forde rimettendo su la porta per non far entrare il freddo della notte “Ma avete proprio sbagliato persona. Vedete, io non posso partire, devo restare qui. Quindi se volete vi offro un caffè e poi vi porto all’autogrill più vicino. Sono sicura che troverete qualche autostoppista disposto a seguirvi.”
“Come autostoppista?! Tu ci sei stata personalmente raccomandata!” protestò Junk Fiascoargenteo
“Ah sì? E da chi di grazia?!”
“Dal grande mago!” esclamò Sulz Manodicarta.
“Oh no… quello di questo pomeriggio…”
“Sì! È stato proprio lui a mandarci da te!” assentì Junk Fiascoargenteo.
“E magari ha anche lasciato un segno sulla mia casa…”
“non serviva è l’unica della zona!” esclamò Sulz Manodicarta. “In compenso ha messo una scritta con i neon.”
“aah!” assentì Dunk Linguadighiaccio.
Frode aprì la porta per sporgersi a guardare fuori e verificare le parole dei tre, e rimase così travolta da altre due figure che si catapultarono all’interno della casa.
“Siete voi Frode Biggins, l’avventuriera scassaporte?” domandarono i due in coro.
“Ancora!?” urlò Frode rialzandosi “E lasciatemi indovinare anche a voi vi ha mandato il grande mago!”
“Sì infatti! Piacere io sono Conte Gentile” disse il primo dei due che indossava dei grossi occhiali “E questo è Conte Conte.”
“Signorina Scassaporte.” Il secondo uomo, che aveva una folta capigliatura castana, si chinò per presentarsi “È un piacere conoscervi, anche se vi aspettavo più piccola.”
“Intanto il cognome è Biggins. Secondo non sono più signorina. Terzo, è passato parecchio tempo dalla storia precedente, quindi ormai sono cresciuta anch’io. Quarto, come stavo dicendo ai vostri amici qui, non posso partire. Quindi adesso vi porto all’autogrill e vi trovate qualcun altro.” Frode mantenne la calma, ma la sua voce suonava forte e decisa.
“E arrivati all’autogrill che facciamo?” Chiese Conte Gentile.
“Vi cercate un’altra scassafinestre.”
“Scassaporte.” La corresse Conte Conte.
“Quello che volete voi.” Replicò Frode.
“Beh sarà un po’ difficile comunque. La scritta a neon parla chiaro. Anche volendo, tutti comunque passerebbero di qui.” La avvisò Conte Gentile.
Frode li scostò e uscì.
Sopra la sua casa una gigantesca scritta lampeggiante recitava:
 
QUESTA È LA CASA!
 
Seguita da una luminosa freccia rossa.
“E come diavolo si illumina? Dove l’ha presa l’elettricità?”
Ehm… Questa non la spiegano da nessuna parte.
“E non puoi inventarti qualcosa tu, Narratore?”
Diciamo che i maghi hanno delle capacità incomprensibili e straordinarie. Comunque, mentre Frode fissava esasperata la scritta, pensando già a tutto il lavoro di fatica che avrebbe dovuto fare per tirarla giù…
“Ma col cavolo!”
Dicevo, mentre pensava a tutte quelle cose, Frode  fu spinta dentro la casa da altre due persone.
“Oh chiediamo scusa, ma appena abbiamo visto la scritta e siamo corsi.” Esclamò l’unica donna dei due aiutandola a rialzarsi. “Dimmi ragazzina sai dove possiamo trovare la piccola Frode Scassa…”
“FUORI! FUORI! USCITE TUTTI DA CASA MIA! FUORI TUTTI! VIA VIA VIA!!”
Senza ascoltare ulteriori presentazioni, Frode spinse tutti fuori dalla casa e chiuse la porta. Cercò di riprendere fiato, ma subito gli intrusi ripresero a bussare.
“Vi prego! Vi chiediamo scusa!” era la voce della donna “Non avevamo capito che eri proprio tu! Io sono Orsola Van Di Linea, dalla Telmania. E con me c’è il re della Fratta Manu Macaron.”
“I miei ossequi.” Esclamò il re nano da fuori dalla porta.
“PER ME POTETE ANCHE ESSERE L’INTERO GM7! NON MI IMPORTA! HO CHIUSO CON AVVENTURE E VIAGGI!” urlò ancora Frode.
“Oh che peccato e perché?” chiese Conte Conte “Le tue avventure per raggiungere l’Itaglia sono ormai leggenda…”
“E leggenda rimangano! Non ho più intenzione di mettere piede fuori di casa! Chiuso il discorso!”
“Potresti almeno permetterci di entrare un momento per riposarci? Abbiamo comunque fatto un viaggio lungo.” Disse Sulz Manodicarta.
“Ah no, non ci penso nemmeno! So come finirà! Voi entrerete in casa e mi svuoterete il frigo! Ma io….” Frode si interruppe. Spalancò la porta e disse: “Prego entrate.”
Come aveva previsto, i sette nani corsero subito in cucina, ma con loro grande disappunto frigo e credenze erano vuote.
“Gasp!” Esclamò Dunk Linguadighiaccio.
“Ma qui non c’è nemmeno una mela bacata! Ma Frode! Come fai a vivere così!” tuonò Orsola Van Di Linea.
“E non c’è neanche il vino.” Borbottò sconsolato Junk Fiascoargenteo.
Il gruppo tornò in salotto, dove trovò Frode abbandonata sul divano con espressione apatica.
“Avete fame? Mangiate i mobili. Tanto ormai non mi importa più nulla.” Mormorò la ragazza.
“Ma Frode… Cosa ti ha ridotto così? Uno dei miei predecessori, Nico Lasarkozy, mi aveva parlato di te con parole di lode. Ti ha definita una grande avventuriera.” Disse Macaron.
“Erano altri tempi. Più semplici. Allora si pensava ancora che l’anello del potere esistesse, e che le cose sarebbero potute andare meglio un giorno… Ma ora… Ora no. Ora è tutto più difficile.” Rispose piano Frode.
“Cosa ti fa essere tanto depressa?” Domandò Conte Conte.
“Tante cose. Ma una in particolare: mio marito è scomparso.”
“Così giovane e sei già sposata?” esclamò Macaron.
“In realtà ho venticinque anni, pur dimostrandone quindici.”
“Sei ugualmente molto giovane.” Convenne Orsola Van Di Linea.
“E se pure fosse?! Sono fatti miei! Io e lui stavamo bene e ci siamo sposati. Un giorno è uscito a comprare il latte e non è più tornato! E io ho deciso di aspettarlo.”
“Perdonami per quello che sto per dirti ma qualcosa mi dice che il tuo amato non ritornerà tanto in fretta..”
Proseguì Ursuala Van Di Linea “Oppure non ritornerà affatto.”
“Non siete né convincenti, né incoraggianti. E comunque non so nemmeno di che avventura si tratta e quale sarebbe il mio compito.” Replicò Frode.
Per la prima volta fece attenzione ai suoi ospiti e notò, di nuovo, diversi particolari che prima le erano sfuggiti: si rese conto che tutti erano molto bassi, ma di una bassezza non naturale. A parte il re Macaron, che non poteva essere altro che un nano poiché in Fratta abitavano solo i nani, tutti gli altri sembravano persone normali tramutate in nani. L’unica donna del gruppo aveva addirittura le orecchie da elfa (e in Telmania abitavano proprio gli elfi), e non poteva di certo essere bassa in modo naturale.
“Ma voi chi siete? E cosa volete?”
“Ah finalmente una domanda che abbia senso!” esclamò Junk Fiascoargenteo “Ma io senza vino non parlo. Mi si sono scaricate le batterie.”
“Junk, perché non ti ricarichi usando il fiasco che tieni nascosto in tasca?” lo rimproverò Orsola.
Per un lungo minuto i due si fissarono minacciosi in silenzio. Poi Junk tirò fuori una fiaschetta d’argento e bevve.
“Vedi questa? Non è fatta con un argento qualsiasi. È stata forgiata in Itaglia, nel famoso Monte Fumo. Ricordi il Monte Fumo, Frode?” domandò Junk.
“E chi se lo scorda.”
“Beh, sappi che lì e solo lì certi materiali possono essere lavorati. In particolare i metalli e le pietre preziose provenienti dalla Grande Caverna di CEB. Si dice che l’oro dell’anello del potere venisse proprio da lì. La grande Caverna si trovava sui confini tra Fratta e Itaglia, fu scoperta dai Nani, in quanto eccellenti minatori” mentre Junk diceva quelle parole, Macaron gonfiò il petto orgoglioso “e immediatamente iniziarono a scavare. Scavavano e scavano e trovavano. Trovavano diamanti, smeraldi, rubini, oro e argento… e molto altro ancora. Nominare tutte le cose preziose riportate in superficie sarebbe impossibile.”
“MMh-mmh” annuì Sulz Linguadighiaccio.
“È per questo che ad un certo punto tutti hanno iniziato a litigare. Non solo Fratta e Itaglia, per rivendicare la paternità della miniera. Ma si aggiunsero anche gli elfi della Telmania. Avevano fornito attrezzature e anche incantesimi e molti uomini. In più, anche gli A.S.U., la China, la Ruttia e l’Inkilterra iniziavano a mostrare un certo interesse per la Grande Caverna di CEB.” Proseguì Junk “E dopo quanto successo con gli anelli del potere, si temeva l’inizio di una nuova guerra. In nome della pace e dell’armonia, venne stabilito che la custodia della Caverna sarebbe passata momentaneamente sotto una figura neutrale.”
“E dunque…” a prendere la parola fu Sulz Manodicarta “Dovevamo cercare qualcuno di diverso da chiunque. Non potevamo affidare le redini a un elfo, a un nano o a chiunque appartenesse a una delle nazioni… Ci serviva una figura tecnica.”
“E così abbiamo deciso di chiedere ai custodi per eccellenza… I draghi.” Concluse Orsola Van Di Linea.
“Cosa? Credevo che i draghi fossero creature della China e ormai sottoposte completamente al dominio degli abitanti!” esclamò sorpresa Frode.
“Per alcuni draghi è stato così. Ma altri hanno sviluppato capacità molto simili a quelle umane. Al punto da saper addirittura parlare.” Spiegò Orsola Van Di Linea.
“E studiare nelle nostre scuole, usare la magia, tante cose.” Aggiunse Junk Fiascoargenteo .
“E così fu… Trovammo un drago. Era perfetto. Si faceva chiamare Sguma.” Annuì Sulz Manodicarta.
“Non rivelano mai il loro vero nome. È molto difficile scoprirlo. Il nome è potere.” Disse solenne Macaron.
“E così il drago si accomodò nella Caverna e divenne il proprietario ufficiale di tutte le ricchezze che la stessa conteneva. Ovviamente… per ufficializzare il tutto venne imbastita una grande cerimonia.” Proseguì Conte Gentile.
“E stipulato un patto. Tra le nazioni e il Custode. Io stesso presenziai alla sua scrittura. Poiché sono un avvocato.” Spiegò Conte Conte.
“Un avvocato? Credevo fossi un Conte!” esclamò Frode.
“Conte è un titolo e non un mestiere! E nel mio caso in realtà è un nome e un cognome.”
“Quindi tu ti chiami Conte, ma non sei un Conte.”
“No, infatti, lui è Conte.” Disse Conte Conte indicando Conte Gentile “Io invece non sono Conte, ma mi chiamo Conte.”
“Nome e cognome insieme…” mormorò Frode.
“Era più semplice così. Comunque sia, io presenziai alla stipulazione del patto. Ma al momento della sua firma, Sguma volle aggiungere un’ultima clausola. Era un suo diritto e nessuno immaginò il peggio.” Proseguì Conte Conte.
“Sgrunt….” Borbottò Dunk Linguadighiaccio.
“Sguma aggiunse che solo colui o colei che avrebbe saputo il suo vero nome avrebbe potuto avere la custodia della Caverna dopo di lui. Prima di allora, Sguma sarebbe rimasto l’unico custode della stessa e delle sue ricchezze. Sarebbe stato lui a decidere a chi distribuirle, come, quando… tutto. E per essere sicuro di essere preso sul serio, condannò tutti quelli che avevano contribuito alla stesura del contratto all’innaturale bassezza. Ecco perché ora ci vedi così. A parte Macaron, perdonatemi maestà, la nostra altezza sarebbe normale.” Spiegò Orsola Van Di Linea.
“E da allora… Sguma è diventato una delle personalità più potenti di tutto il Grande Continente. Nel bene e, soprattutto, nel male.” Concluse Junk Fiascoargenteo mentre si prendeva un altro sorso.
“Molto bene. Bella storia… e cosa c’entro io?” domandò allora Frode.
“Come dici tu, cara Frode, le cose si sono fatte complicate. E quando le cose si complicano, di cosa c’è bisogno?” domandò di rimando Macaron.
“Del coraggio?”
“Ehm… No.”
“Del buonsenso?”
“Scherzi vero?”
“E allora di cosa?”
“Soldi!” esclamarono in coro tutti quanti.
“Avete bisogno di soldi e quindi volete entrare nella Caverna.” Disse Frode.
“Non proprio… entrare senza sapere il nome del drago non servirà a nulla. Abbiamo bisogno del nome.” Spiegò Junk Fiascoargenteo.
“E per fortuna ora sappiamo dove trovarlo. Si trova in un punto preciso della Caverna: nella stanza che custodisce il contratto, scritto sullo stesso!” disse Sulz Manodicarta sorridendo.
“E chi ce lo ha messo?” domandò Frode.
“Lo stesso Sguma. Ha dovuto farlo. Affinchè il contratto risultasse valido, ha dovuto firmare anche con il nome. O l’incantesimo non avrebbe funzionato.” Spiegò Conte Conte “Anche per questo ci siamo abbassati d’altezza solo dopo alcuni giorni e non nell’immediato.”
“E lasciatemi indovinare, devo essere io ad andare a prendere il contratto….” Concluse Frode.
“Sei la persona giusta: Sguma non ti conosce, hai già compiuto un’impresa piuttosto pericolosa in passato, non sei avida e quindi contiamo che tu non ruberai nulla. Ovviamente per il disturbo ti offriamo l’un percento del totale.” Disse Conte Gentile.
“L’un percento?”
“Non possiamo permetterci di più al momento.” Disse Sulz Manodicarta.
“Mmmh-mmh” assentì Dunk Linguadighiaccio.
“Tutte scuse, ma sapete che c’è? Non protesto neanche, perché io con voi non ci vengo affatto.” Disse Frode “Non sono più quella di un tempo.”
“Forse no. Ma siamo sicuri di avere un modo per convincerti.” Assentì Junk Fiascoargenteo.
“E sarebbe?”
“Cantando!”
“…. Voi scherzate, vero?”
“Niente affatto!”
 
Nani: “Ti chiediamo perdon
Non seguiamo il bonton
Abbiamo il gps ma non sull’iphone
Qui c’è Dunk col papion di Vuitton
E Gentile che sembra proprio Elton Jhon.
Scusa la banalità Frode, ma le rime non sono il top
Tutti insieme facciamo più anni del primo cd-rom
E poi la canzone non è il massimo con il suo suon!”
 
Frode: “E poi, lo vedi, non c’è un senso a tutto questo!”
Nani: “Sei tu che, non dai, il giusto peso!
Quello che viviamo sarà  un ricordo! Quindi adesso è meglio viverlo!”
Frode: “Vorrei. Ma non posso.”
Nani: “Vedrai che in estate tornerà!”
Frode: “Si, va bene, ma qui nessuno lo aspetterà!”
Nani: “Ci sposteremo verso il mare
In zona popolare
La voglia di cantare tanto non ci mancherà!”
 
“Fermi fermi fermate la musica! Volete dirmi che dovrò sottopormi anche ad altre canzoni!?”
Mentre cantavano i nani avevano trascinato Frode fuori dalla casa, l’avevano caricata su un pony e iniziato con lei il viaggio.
“Sì. Purtroppo con questa dobbiamo fermarci qui perché non sappiamo bene fino a quando possiamo parodiare…” Disse Junk Fiascoargenteo.
“Ma non era Fedez quello che aveva problemi con la Siae?” domandò Frode cercando di scendere dal pony. Ma Conte Conte la afferrò per un braccio e la tenne su.
“No, con la Codacons.”
“Potremmo almeno prendere la corriera invece che stare sui pony.”
“Bancarotta. Ormai non esistono più buoni collegamenti via terra sul grande continente. Ci si deve arrangiare.”
Frode sospirò.
“Guarda il lato positivo” proseguì Conte Conte “magari con questo viaggio potrai riuscire a ritrovare tuo marito.”
Gli occhi di Frode si illuminarono. Non ci aveva pensato! Forse quell’avventura non sarebbe poi stata una così brutta idea, dopotutto.
 
Continua…

 
NOTE:
Salve a tutti lettori e lettrici e grazie mille per essere passati di qui.
Anzitutto scusate per il ritardo, spero di riuscire a essere più rapida negli aggiornamenti.
Comunque, prima di tutto la canzone parodiata è “Vorrei ma non Posto” di Fedez e J-Ax, ma non ce l’ho fatta ad andare oltre il primo ritornello sennò l’avrei pubblicato l’anno prossimo.
E sì, non ero neanche sicura di quanto si potesse effettivamente parodiare qui su efp. Dovrei rivedermi il regolamento. Per quanto riguarda i sette nani compagni di Frode, ecco i loro nomi reali
Junk Fiascoargenteo: Jean-Claude Junker, ex presidente del Lussemburgo e della commissione europea, famoso per i suoi problemi di alcolismo (da qui Fiascoargenteo)
Sulz Manodicrata: Martin Schulz, presidente del parlamento europea, che aveva studiato per diventare libraio (da qui Manodicarta)
Dunk Linguadighiaccio: Donald Tusk, ex presidente della Polonia e del consiglio dell’unione europea.
Conte Conte: Giuseppe Conte, ex primo ministro italiano.
Conte Gentile: Paolo Gentiloni, ex primo ministro italiano, dotato del titolo nobiliare di Conte.
Manu Macaron: Emanuel Macron Presidente Francese, Macaron è il tipico dolce francese ed è spesso usato dai suoi detrattori come nome scherzoso per definirlo.
Orsola Van Di Linea: Ursula Von Der Leyen, attuale presidente della commissione europea.
Sul drago e sulla grotta per ora non do altre informazioni, per saperne di più, bisognerà aspettare i prossimi capitoli (che cercherò di scrivere più rapidamente). Alla prossima!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: I due troll ***


“Questi pony hanno qualcosa di strano.” Mormorò Frode all’improvviso dopo diverse ore di viaggio passate in silenzio.
“Certo, perché non sono pony veri!” rispose prontamente Conte Conte vicino a lei.
“Cosa?!”
“L’autrice non ha voluto usare pony veri per quanto accaduto durante le riprese del film ‘Lo Hobbit’, dove diversi cavalli sono morti. A quel punto ha pensato di sostituirli con delle noci di cocco, ma l’idea sarebbe stata troppo evidentemente copiata dal film ‘La ricerca del Sacro Graal’ dei Monty Python. Quelli del carosello li aveva già usati Mary Poppins e così alla fine ha optato per i pony a gettone. Carini però, non trovi?”
Frode rimase in silenzio. Poi disse: “Ma come, nessuno ha un soldo e abbiano dei pony che vanno a gettoni?”
“Si sta facendo buio.” Li interruppe Sulz Manodicarta. “Presto dovremmo fermarci. Non è sicuro viaggiare di notte.”
“Già. E le cariche dei gettoni stanno finendo.” Aggiunse Conte Gentile.
“Scusate, nessuno mi ha ancora detto di questi gettoni…” Frode provò a parlare ma fu subito interrotta.
“Per favore Frode, scendi e vai a vedere se in quella valle si può stare.” Le disse Ursula Van Di Linea.
Frode sbuffò e scese dal pony, attraverso alcune frasche e si ritrovò in una valle aperta non troppo grande.
Le sembrò un buon punto per fermarsi e così richiamò gli altri.
Ma quando i sette scesero dalle loro giostre… voglio dire, dai pony, una rete gigantesca e ben nascosta dall’erba si alzò e li intrappolò.
Poi sbucarono fuori due orribili troll.
Una femmina, con lunghi capelli biondi, e un maschio, con capelli neri e barba. E che curiosamente indossava una felpa scura.
Frode li osservò sorpresa. Erano dei troll, ma, come per i nani che le erano entrati in casa, avevano qualcosa di strano.
La risposta a quella perplessità arrivò poco dopo.
“Salvino e Melona!” esclamò Conte Conte “Vedo che anche la vostra maledizione non è stata spezzata.”
I due troll grugnirono arrabbiati.
“Anche loro sono stati colpiti dall’incantesimo del drago Sguma?” chiese Frode.
“Solo lui, in realtà. Io non avevo partecipato al patto siglato, ma sono stata colpita per procura.” Spiegò Melona tra un grugnito e l’altro “Apparteniamo alla stessa ala politica. Purtroppo.”
“Comunque è andata meglio a noi.” Grugnì allora Salvino “Almeno noi se dobbiamo accendere una luce, possiamo raggiungere ancora l’interruttore.”
“Oh! Questa te la potevi risparmiare!” esclamò Conte Gentile dimenandosi, tentando di allargare un buco della rete.
“È la pura verità. È per questo che siete scappati tutti in Fratta! Comunque noi sappiamo tutto.” Proseguì Salvino.
“Tutto cosa!?” esclamò Junk Fiascoargenteo con aria di sfida.
“Che siete partiti per cecare qualcuno che entri nella Grotta CEB e porti il documento con il nome segreto di Sguma!” rispose Melona “Ma adesso, quella persona verrà con noi!”
In quel momento i due troll guardarono dritti verso Frode. Essendo stati presenti alla siglatura del patto, conoscevano tutti quanti e lei era l’unica estranea.
La giovane, ancora sconvolta dalla scoperta di cavalcare una semplice giostra a gettoni, ricambiò lo sguardo.
“Scusate la domanda, ma perché tutti sono diventati nani tranne voi?” chiese senza paura. Anche perché sapeva che i troll, quando arrabbiati, erano in grado di lanciare lontane le persone, quindi forse le avrebbero permesso di andarsene (anche se probabilmente sarebbe morta toccando terra, ma non le importava molto tanto era depressa).
“Questo non è vero!”
Comunque, purtroppo per lei, i due troll non si arrabbiarono minimamente. Salvino la guardò dritto negli occhi e chiese: “Vuoi davvero sapere perché?”
“Sì! Perché?”
Lui si avvicinò e rispose: “Perché il drago ha un senso dell’umorismo del cazzo.”
“Tutto qui!?” esclamò Frode dopo una breve pausa. “È anche più assurdo di cavalcare una giostra a gettoni che poi i gettoni da dove-?”
“Basta cazzate! Salvino, tirala fuori! La portiamo con noi!” la interruppe Melona.
La presero dalla rete e a nulla poterono le proteste dei nani.
Forde si ritrovò per terra e rimpianse di non essersi portata dietro “Punteruolo”, la sua fedele spada elfica. Poi però si ricordò di qualcosa che portava praticamente nella tasca da anni; un oggetto così importante per lei, da tenerlo anche quando andava a letto: il suo flauto.
“Aspettate!” disse Frode “So di  non avere scelta, voi siete molto forti. Ma permettetemi prima di andare via, di fare un’ultima suonata per i miei amici.”
I due troll si consultarono brevemente e acconsentirono.
Così Frode tirò fuori il suo flauto.
Appena fece la prima nota, un urlo di dolore si diffuse in tutta la Foresta di Nessuno. I due troll caddero in ginocchio tappandosi le orecchie, i sette nani chiesero pietà. Ma Frode continuò a suonare. Aveva visto l’orizzonte e mancava poco al mattino. E sapeva il destino dei troll allo spuntare del sole.
Frode continuò a suonare finchè il sole non sbucò ad est, tramutando i due grandi troll in pietra nella posizione fetale in cui si erano chiusi nel tentativo di non sentire più le terribili stonate.
Solo allora Frode si fermò e andò a tagliare le corde della rete.
Una volta scesi, i nani le dimostrarono tutta la gratitudine possibile.
“DISGRAZIATA! MA COSA DIAVOLO HAI FATTO!? VOLEVI FARCI DIVENTARE SORDI!?” urlò Junk Fiascoargenteo.
“AAAAARGH!” Ruggì Dunk Linguadighiaccio.
“PER UNA COSA COSI’ TI AVREI MESSO IN GALERA SE ERAVAMO IN FRATTA!” Urlò Macaron.
Poi però tutti osservarono le statue dei troll e non dissero più nulla. L’idea aveva avuto successo.
“Dobbiamo andarcene via.” Disse all’improvviso Conte Conte “Non sono veri troll, potrebbero svegliarsi già stanotte. Dobbiamo allontanarci il più possibile.”
Il gruppo corse dunque ai pony.
“Ma dove siamo diretti esattamente?” chiese Frode “Stiamo già andando alla grotta?”
“No. In realtà stiamo andando a cercare un mago. Ci vuole sempre un mago nella compagnia.”
“Ma come, non c’è già un mago?”
“Quello che ci ha guidato da te… diciamo che è complicato. Comunque ci ha consigliato un mago che conosce… e purtroppo è anche una mia vecchia conoscenza. Anche lui era presente al patto ma non ha subito la maledizione?”
“Perché?”
“Lo scoprirai presto. Tieni il gettone, è meglio partire.”
“Ok… Ma questi gettoni…”
“Ya!” urlò Conte Conte, mentre il suo pony partiva a spron battuto.
Frode sospirò, inserì il gettone e si avviò anche lei dietro il gruppo.
 
Continua…

 
NOTE:
Credo che non ci sia bisogno di specificare quali sono le figure politiche che ho usato per creare i personaggi dei troll. Mentre credo possa interessarvi che li rincontreremo in futuro. Nel prossimo capitolo conosceremo un nuovo personaggio e ci sarà una nuova canzone. Richiederà più tempo ma spero di realizzarlo presto. Alla prossima!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Stai serena, Frode ***


Passarono la notte in una valle ben lontana dai troll appena incontrati e ripartirono al mattino presto, arrivando verso i confini della Telmania.
“Chi è questo mago che stiamo cercando?” domandò a quel punto Frode.
“Più che un mago, un semi-mago.” Precisò Conte Conte.
“Semi-mago?”
“Ha frequentato l’accademia, ma non ha mai completato il percorso. Una tua vecchia conoscenza era così.” Disse allora Conte Gentile.
“Obamarak?” tentò Frode.
“Esatto. Anche se preferiva farsi chiamare Guerriero.” Proseguì Conte Gentile “Io ho lavorato con entrambi. Ma Obamarak sta fronteggiando altri problemi negli ASU. Quindi dobbiamo rivolgersi a… qualcun altro.”
“Non sembrate molto entusiasti di questa scelta.”
“E’ stato sulla scena dopo la caduta di tiranno per un po', ha lavorato con tutti noi ed era presente al patto per il tesoro anche se non firmò mai e quindi non fu colpito dalla maledizione. Un’ottima riserva nel caso tu…” Ursula Van di Linea stava cercando di spiegare, ma Dunk Lingua di ghiaccio le mollò una gomitata e borbottò delle onomatopee incomprensibili.
“Nel caso io?” domandò Frode.
“Beh non sarà un viaggio semplice. Non siamo neanche usciti da qui e già abbiamo incontrato due nemici…” insinuò Junk Fiascoargenteo mentre beveva un sorso dalla sua fiaschetta.
“Quello che vogliamo dire Frode, è che avere una riserva è sempre meglio…” Tusk Manodicarta le mise una mano sulla spalla come per consolarla.
“Ma scusate avete detto che avete bisogno di me perché Sguma non mi conosce! Invece a questo Renzo Mattei lo conosce eccome!”
“Sì, ma sa rendersi invisibile. Una delle cose che è stato in grado di imparare all’accademia. Alla peggio può rendersi invisibile e provare a scendere. Anche se ingannare il naso di un drago è difficile.” Spiegò Macaron.
“E comunque in ogni compagnia deve esserci almeno un mago o un semimago.” Ripeté Conte Conte. Prese un gettone e lo consegnò a Frode. “Tieni che la carica è quasi finita.”
Arrivarono proprio al confine circa un’ora più tardi. Fermarono i cavalli e si guardarono intorno.
Frode ricordava quei boschi dal suo vecchio viaggio: là dove la Terra di Nessuno confinava con la Telmania, gli alberi si facevano meno folti e più verdi, perdendo quella naturale crescita distorta che li caratterizzava verso l’interno e li portava ad essere un chiaro segnale di: “State alla larga!”
“Narratore….”
Le cose stanno così Frode e tu lo sai!
Comunque, fu in quel momento che Conte Gentile le mise una mano sulla spalla riportandola alla realtà.
“Sappiamo con certezza che Renzo Mattei è da queste parti, separiamoci e cerchiamolo tutti.” Le disse.
“Immagino che io andrò da sola.”
“Ognuno per sé. Abbiamo più possibilità.”
Frode annuì e si addentrò nella foresta. Superò il confine guardandosi intorno.
Sentì un rumore alle sue spalle.
Portò la mano al suo flauto e l’altra a Punteruolo….. Un momento, hai portato Punteruolo?
“Non proprio. Era sopra al pony, suppongo lo abbiano preso gli altri.”
Sì ok, ma negli altri capitoli sono abbastanza sicuro che non c’era!
“Beh ora sono sola nella foresta, preferisco avercelo punteruolo.”
Certo, sono d’accordo ma forse dovremmo correggere…
“Non ora.”
Estrasse il pugnale elfico e si preparò.
Vide un movimento tra i cespugli e puntò l’arma in quella direzione.
Il pugnale non brillava (segno che non si trattava né di orchi né di altre creature ripugnanti), ma Frode non abbassò la guardia.
“Vieni fuori! Vieni fuori o vengo io a prenderti!”
Lentamente dal cespuglio, con le mani alzate, sbucò un uomo dai capelli neri; aveva una faccia molto particolare, che ricordava vagamente quella di un topo, con un neo sul mento e un sorriso tirato e disperato.
“Calma, calma! non volevo fare nulla di male! Mi stavo solo nascondendo!” disse.
“Certo, come no! Uno vede una ragazza nella foresta e si nasconde proprio alle sue spalle!”
“Beh ecco… Io stavo… Volevo capire se eri innocua! Ecco tutto!”
“Fai poco il furbo e esci da lì! Con le mani bene in vista!”
Sbuffando l’uomo uscì dal cespuglio. Indossava un’armatura semplice ma poco curata e mancante di molti pezzi. Si capiva che era l’armatura di un regnante. Frode ne aveva viste di simili proprio nella sua vecchia avventura indossate da Obamarak e Who Jinzao.
“E quella dove…” stava per chiedere, ma l’uomo la interruppe bruscamente.
“Non farti venire strane idee, non l’ho rubata!” disse offeso “Una volta sono stato regnante dell’Itaglia! Per Quasi tre anni!”
“E ancora indossi l’armatura?”
“Ho nostalgia, che male c’è?”
“Un momento… Non mi hanno detto che sei stato proprio un regnante ma… Sei forse tu Renzo Mattei? Il semi-mago?”
Il volto dell’uomo si illuminò.
“Ecco! Lo sapevo che non potevi non aver sentito parlare di me! Molto paicere! Ti stringerei volentieri la mano ma vedo che è occupata a tenere la spada quindi…. Piacere a distanza!”
Lentamente Frode abbassò l’arma.
“È un pugnale in realtà, me lo ha dato Angelina anni fa…”
“La regina degli elfi? Sei amica della regina degli elfi!?”
“Veramente io…”
“Fantastico! Negli anni in cui sono stato regnante io e lei abbiamo lavorato molto bene assieme!”
“Ecco vedi io…”
“Assolutamente fantastico conoscere un’amica personale di Angelina, ho sentito che in questo periodo anche in Telmania ci sono dei problemi. D'altronde il populismo ha colpito tutti i popoli del grande continente, portando una nuova ventata di nazionalismo! Ma io ho quasi trovato la soluzione a tutto! A proposito vuoi che ci facciamo un selfie assieme?”
“Un che?”
“Dai non essere timida andiamo!”
Prima che Frode potesse aggiungere altro, Mattei le aveva messo un braccio attorno alle spalle e aveva scattato una foto puntando l’obiettivo di una macchinetta fotografica verso di loro. A Frode, quella nuova moda era del tutto sconosciuta.
“Ti piace la mia macchinetta?” Proseguì il semi-mago “Guarda stampa la foto in un attimo e ci fa automaticamente il mio autografo!”
Frode si ritrovò così con in mano una foto con la firma chiara di Renzo Mattei.
“Beh, almeno ho la conferma che è lui.” Pensò. Poi si voltò di nuovo verso di lui. “Ascoltami però adesso che devo dirti una cosa.”
“Credo di sapere già cosa mi vuoi dire.”
“In che senso?”
“Sei qui per ringraziarmi.”
“Ringraziarti per cosa?”
“Ovvio! Per tutto quello che ho fatto! Per te, per l’Itaglia per tante cose!”
“No! No io… Un momento, cos’è questa musica? Non starà mica arrivando una canzone!”
Sì. Un assolo del nostro amico qui presente. Sai, lo voleva a tutti i costi.
 
 
 

È un emozione per te
Parlare con un vero semi-mago
Capisco che provi, lo sai
È del tutto normale
È l'effetto che alla gente faccio io
Il mio nome non è sempre un piacere
Ho preso molti politici per il sedere
lo so, è uno shock ma io me lo aspetto
Perché ogni piano che faccio è perfetto
Spero davvero che tu apprezzi
Quei diritti che ora non hai
È tutto ok, lo so, stai serena
Va bene anche se non ringrazierai
Ehi, sai chi ha portato in Itaglia il job act?
Tu non parlavi ancora, io agivo già
Poi c'è stato Lotto e cacciarlo è stato un gioco
Mi ci è voluto poco
Oh, e contro ogni avversità
Non ringraziarmi
Vi ho portato Open qua!
E la mia legge elettorale, Che bravo!
Il voto non fa più contare
Ma non c'è di che, stai serena!
Non mi serve il tuo grazie perché
Ti risponderei, "Stai serena!"
É facile per uno come me!
Non serve un grazie
Ma, ripensandoci
Sai? Anche se non lo raccontano
Ecco i problemi come si scornano
Con i soldi e le parole
Oggi e domani tolgo le prove
Dammi un giornale, mi basta la testa
Guarda che diffamazione è questa
La lezione sembra chiarissima
Mattei è invincibile, sempre in formissima
Amo i miei successi perché
Ti raccontano il meglio di me
Guarda che bravo, nessuno mi ferma
Sono una bomba nel ballo, qui c'è la conferma
Non c'è di che, credi a me, stai serena
Sono meraviglioso, lo so
Un Grazie non serve lo so, stai serena
Ed ora che ci penso me ne andrò
Non dirmi grazie, ormai, stai serena
Perché ora il tuo pony prenderò!
Io devo andar via da qua, Addio!
E qui ti devo ringraziare io
Stai serena! Stai serena!
E tanti saluti!
 
Saltò sul pony e provò a spronarlo con le briglie ma quello non si mosse.
Frode lo fissava a braccia conserte e un’espressione severa.
“Va a gettoni.” Disse infine la ragazza.
Sconfitto il semi-mago smontò dal giocattolo.
 
Continua…

 
Note: La canzone parodiata è “Tranquilla” del film Disney “Oceania”. Mentre, per chi proprio non l’avesse capito, Renzo Mattei è la parodia di Matteo Renzi. Scusate per la brusca interruzione sapremmo molto più di lui nel prossimo capitolo. Alla prossima!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: La catena montuosa ***


Dopo qualche minuto di silenzio totale, Renzo Mattei scoppiò a piangere.
Frode lo osservò perplessa, poi si fece avanti dandogli un fazzoletto.

“Non faccia così… In fondo sarebbe dovuto comunque partire con noi.”
“Gli altri? Quelli mi odiano tutti! Perché ero presente al patto, ma non ho firmato. Per questo la maledizione non mi ha colpito… Non del tutto almeno.” Spiegò l’uomo soffiandosi il naso.
“In che senso non del tutto?” domandò Frode sorpresa.
“Non mi vedi? Credi che questo sia il mio aspetto naturale? No. Sto somigliando sempre di più a un topo. È questa la mia maledizione. È più lenta di quella degli altri. Ma è presente.”
“Topi… Nani… Troll… chiunque abbia avuto a che fare con questo drago non se la passa bene. Se non fosse che sono già maledetta di mio con quella storia della pozione, inizierei ad avere paura.” Pensò Frode.
Visto che gli altri ancora non si vedevano, si sedette vicino a lui e domandò: “Come mai è rimasto coinvolto pur non firmando nulla?”
Il semi-mago arrossì: “Beh… ecco è perché sono stato io a premere affinché il drago venisse candidato come custode del tesoro al posto di un regnante.”
“Se era così convinto, perché non ha firmato?”
“Perché non sono stupido! So leggere tra le righe di certi accordi! Ne ho fatti di peggiori, io! Ho capito subito che alcune cose non andavano, in più il drago si era sempre rifiutato di riferirci il suo vero nome. Ed era un indizio non da poco.”
“Questa storia del nome mi innervosisce. Non vorrei che il drago conoscesse pure me.”
“No, è stato sempre sotto terra. Non vuole visite. Per quanto tu possa essere celebre, anche se credimi non lo sei poi così tanto, sicuramente non conosc…”
“FRENA FRENA!” gridò Frode “Come sarebbe a dire che non sono poi così celebre?”
Renzo Mattei la osservò sorpreso.
“Scusa, credevi davvero di essere così famosa?” poi sorrise sotto i baffi “Te lo hanno fatto credere gli altri, di la verità.”
“Ma… cioè io…”
“Tranquilla Frode, è una cosa normale. Ma vedi alla fine quello che hai fatto tu non ha davvero cambiato le cose per l’Itaglia né per il Grande Continente. Pensa che perfino io sono riuscito a governare, anche se per poco. Quindi non è che la situazione sia realmente migliorata. Un momento, ma chi ha scritto questa cazzo di battuta!? È completamente fuori dal mio personaggio!”
Sono d’accordo. Un arrogante come te non ammetterebbe mai una cosa del genere su se stesso.
“NARRATORE!”
I nani stanno tornando comunque.
“Oh davvero!? Bene! Ragazzi che piacere rivedervi! Junk! Ti trovo bene! E tu Gentile, come va vecchio mio! E tu Conte Conte!” il semi-mago con le braccia aperte andò incontro a ciascuno dei nani abbracciandolo forte, al punto da impedire loro di ricambiare l’abbraccio.
Ma quando arrivò da Conte Conte, questi fece un salto indietro: “Sta lontano da me!”
“Ah! Devo supporre che non sei proprio contento di avermi in squadra!” esclamò il semi-mago.
“Per il bene del successo della missione, sono disposto a sopportarti. Non di più.” Replicò gelido Conte Conte.
“Andiamo, sei ancora arrabbiato con me per quella storia dello sgambetto?”
“Sì.”
“Oh capisco…” non si era aspettato una risposta sincera. Il semi-mago incassò il colpo.
“Comunque, il tuo pony è lì. Eccoti un sacchetto di gettoni. Rimettiamoci in marcia. Al più presto.” Conte Conte montò sul suo cavallo e mise un gettone “Frode, grazie per averlo trovato.”
“Non c’è di che. Ma senti questi gettoni…”
“Andiamo!!”
 
***
 
Un giorno intero di cavalcata, un gettone dopo l’altro, arrivarono nei pressi di una lunga catena montuosa.
“Riconosco questo posto! È stato dove ho deciso nella prima fan fiction di scendere alle miniere di Moria! Ma allora siamo in Telmania?” Frode osservava incantata le alte cime innevate.
“Non proprio. Questa catena si estende per diversi territori: Terra di Nessuno, Telmania, Fratta e Itaglia.” Spiegò Sulz Manodicarta.
“Tagliare per le montagne sarà la via migliore. Dobbiamo solo decidere quali sentieri prendere.” Disse Conte Conte.
“Non è facile come scelta.” Proseguì Conte Gentile pensieroso “Ogni monte nasconde insidie diverse e spesso conosciute.”
“Conosci i nomi delle montagne Frode?” Domandò Ursula Van Di Linea accostandosi con il suo pony.
La giovane scosse la testa.
“Beh te ne posso dire qualcuno: c’è la Montagna di Sfiga, la Montagna Maometto che segue sempre la Montagna Movente, la Montagna di Cibo, che però è sparita è stata mangiata, il Monte dei Pegni, il Monte Fallito, un tempo Monte dei Paschi, la Montagna di M… insomma un’altra che è meglio evitare…”
“Scusate ma quel sentiero laggiù come si chiama?” la interruppe Frode.
“Ah! Non so, consultiamo la mappa.”
I nani tirarono fuori una mappa in pergamena e la distesero per terra.
Era una mappa completa di tutte le terre del Grande Continente e la Grotta CEB di Sguma era segnata in rosso.

“Il sentiero dovrebbe essere questo…” disse Ursula indicando una stradina che camminava al fianco delle montagne.
“È segnato come scorciatoia… A me puzza di trappola.” Mormorò Junk Fiascoargenteo.
“Aaaah!” Assenti Dunk Linguadighiaccio.
“Semi-Mago, tu che dici?” domandò Macaron.
“Io dico di passare per Monte dei Pegni. Da quelle parti c’è un sentiero che porta verso la Telmania. Tagliare per tutte le cime non mi sembra un buon piano, anche perché dovremmo passare sopra a Montagna di Sfiga.” Spiegò Renzo Mattei.
“Scusate una cosa… Mi sono appena resa conto che per vedere così bene quello che ci circonda, probabilmente anche noi in questo momento siamo sopra a una montagna.” Fece nervosa Frode.
“Ah… Secondo la mappa è effettivamente così… Non riesco a leggere bene…” Ursula Van Di Linea si avvicinò alla mappa e impallidì: “Dobbiamo scendere immediatamente!”
“Perché!? Su che montagna siamo!?”
“Montagna di Guai!”
Frode stava per fare un’ulteriore domanda quando una voragine si aprì sotto di lei, facendola precipitare nel vuoto.

 
NOTE:
Bentornati e buon anno a tutti.
Purtroppo la mia vena comica è stata di recente troncata da un lutto avvenuto nella famiglia del mio ragazzo. Anche se non ero dell’umore di scrivere una storia comica, ho deciso di provare ugualmente. Il risultato raggiunto non è uno dei migliori, ma ho deciso di pubblicarlo ugualmente. Non vedo l’ora di concentrarmi sul capitolo degli indovinelli.
Due note: la prima è che le montagne sono riprese dal primo film della trilogia dedicata a Lo Hobbit; la seconda, la montagna chiamata Maometto non si riferisce esclusivamente al profeta mussulmano ma al proverbio famoso che lo vede protagonista: “Se la montagna non viene a Maometto, allora Maometto andrà alla montagna”, che io ho sempre interpretato con “se gli altri non fanno il primo passo, fallo tu” ma ha significati diversi da questo e una storia molto particolare. Per questo segue sempre la “Montagna Movente” che inizialmente doveva essere la “Montagna Immobile” (ma a questo punto non avrebbe più avuto senso il gioco di parole). Alla prossima!

 

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