Vixi ego te occidere, non assentior

di MilesRedwing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 31 shots in the head and 1 pain in the ass(et) ***
Capitolo 2: *** The LoL, Jinx Holmes and Sevika the nurse ***
Capitolo 3: *** Violet of Zaun, you filthy traitor ***
Capitolo 4: *** We can use the bad manners or ... nah, just die ***
Capitolo 5: *** Red Haired суки's Epiphany ***



Capitolo 1
*** 31 shots in the head and 1 pain in the ass(et) ***


"Sono tanti e sono troppo preparati. Sapevano del mio arrivo.

I soldati indossano i colori di Noxus, ma portano il sigillo di una casata in aperto conflitto con il Trifarix. Sono così sicuri della loro forza che hanno passato più tempo a dipingere che a prepararsi. Che tenerezza.
Sfodero le mie lame."
Un altro sordo rumore infranse in miliardi di piccoli pezzi di vetro che la piccola vide proiettati nella stanza come disegni senza volto e senza nome, troppo conscia del fatto fosse la sola a percepirli.
Un secondo suono acuto e ripetitivo attivò un meccanismo che fece cadere il piccolo giocattolo a forma di scimmietta sul pavimento di legno, mentre sua sorella lo raccoglieva, per spegnerlo e chiudere il vecchio quaderno strappato.
"Ancora, ancora, ti prego! Leggimene un altro po', Violet, ti prego!"
"La finiamo domani, Powder."
Le stesse parole la stavano mettendo a letto anche quella notte, con la mera certezza che non ancora sarebbe stata la loro ultima insieme, anche se presto, prima di quanto la bimba dai capelli rosa di fronte a lei immaginasse, la piccola sapeva che sarebbe arrivata.
"E se domani non ci dovesse essere più, Vi?"
"Non essere sciocca."
La più grande chiuse la porta che dava sul corridoio del Last Drop, la locanda dell'uomo che le aveva tratte in salvo da quel terribile scontro sul ponte quella notte maligna e mortale di soli due anni prima.
Due anni non erano niente per una ragazzina provata dalla lotta sulla sua carne morbida e troppo sottile per sferrare manrovesci, erano tutto per un'orfana, intenta a sussurrare la sua nenia della buonanotte, sperando che sua madre l'avrebbe continuata chiudendo gli occhi e stando in piedi, non tenendoli aperti, sgranati, a terra.
Vi chiuse la porta, girando la chiave  un paio di volte, mentre fuori due voci familiari si lamentavano nella stessa routine dello stesso ingranaggio del solito orologio rotto delle loro notti nella città sotterranea, Zaun.
"La stai viziando troppo e tu lo sai."
"Vuoi entrare a ripeterlo, Mylo?"
"Vi, io ..."
"Lasciale. Vuoi davvero metterti a discutere con lei e uscirne intero?"
Claggor, della stessa età dell'altro teppista in questione, poco più piccolo di Vi e più grande della piccola Powder, era il più mite o per meglio dire il più menefreghista della banda.
In un'ipotetica metafora di pessimo gusto Piltoveriano, si sarebbe poi ricordata - anche se tecnicamente un delirio da infezione non era esattamente classificabile come ricordo - quella loro cosa era assimilabile a una disgraziatissima e sventurata famigliola.
Mylo era il fratello di mezzo o lo zio antipatico.
Claggor era il papà. 
Vi era la mamma.
O direttamente la mamma e il papà se Claggor per meglio dire era il cane e la piccola Powder ... la piccola Powder era se stessa.
Rimasta vittima di prove troppo grandi per le sue piccole bombe casalinghe, un'ottima cecchina e una aspirante mina vagante che però una granata ancora non sapeva come fare ad accenderla senza far saltare un edificio per sbaglio o farle buscare a sua sorella per suo conto.
"C'è sempre domani, Pow Pow."
Raccolse il giocattolo scimmietta, ripose i colori a olio nella scatola di legno accanto al letto della piccola e chiudendo la porta a tripla mandata si infilò sotto le coperte, sorridendole con il labbro inferiore ancora sbucciato per l'ennesima rissa scalza impiccioni di quel gelido pomeriggio invernale.
"Anzi sai cosa?"
La piccola blu la guardava con i grandi occhioni sgranati.
"Li chiudiamo fuori."
E una protesta fu la conferma la sua minaccia era stata efficace.
"Cosa?! No, adesso esageri, Violet, apri questa accidenti di ..."
"Che cosa ci fate voi due ancora a bighellonare?"
Ovviamente, Mylo e Claggor non fecero in tempo a esporre denuncia contro le due guastafeste al Mastino del Sottosuolo, Vender, appunto, al secolo padre adottivo un po' di tutti loro e padrone di casa.
Non capitava spesso che l'uomo desse ragione a un teppista in particolare, a meno che quella teppista fosse appunto Vi, che tutti nei vicoli prendevano a modello, grandi e piccoli, persino la tremenda buttafuori, Sevika, per quanto fosse brava in quello che faceva, sebbene avesse compiuto 15 anni la primavera precedente.
Non era una brava cecchina, ancora, non era più alta o più forte delle altre ragazzine o degli altri ragazzini, era furba e aveva il brutto vizio di tuffarsi in ogni guaio, rissa o bravata si fossero mai susseguiti nella disgraziata locanda che Vender aveva preso anni prima.
Ma semmai avesse dovuto augurarsi di avere una vera figlia maggiore a cui insegnare qualcosa o passare la guardia, Vender non avrebbe saputo altro che due lettere in tutto quanto l'alfabeto.
"Tu le dai sempre ragione e anche a quella disgrazia di Powder ..."
"Mylo.
Non farmi cambiare idea sulla quantità di casse da farvi portare al molo."
"Ma le difendi solo perché sono ragazze!"
"Tua sorella ti ha salvato la vita oggi pomeriggio. E anche Powder. Perciò in piedi, entrambi.
È ora che si riposino e che lasciate loro la stanza per una notte."
Per tornare tra le vecchie e crepitanti assi di legno sotto il primo piano, Vi e Powder avevano iniziato quella storia di Noxus rubacchiata appunto dalla maggiore da un vecchio quaderno che aveva trovato nei vicoli nella tasca di un piantagrane che era letteralmente caduto da una nave carica di vino.
Non che Violet fosse solita rubare vino o cose di così infimo valore, ma a sua sorellina mancava tanto leggere prima di dormire.
E sebbene sapesse leggere da molto prima di lei, nessuna remora morale che non possedeva le avrebbe impedito di far sorridere la sua blu preferita.
Ci avrebbe pensato il tempo.
"Ma ogni sera ci fermiamo sempre allo stesso punto, di questo passo, Katarina si stuferà di entrare armata nella tenda del generale o lui chiuderà la porta."
La ragazza dai capelli rosa rise, faticando a contenersi per il dolore, visto che il colpo sul fianco che aveva preso quel pomeriggio si faceva sentire ogni volta che provava a cambiare espressione o piegarsi.
"Ohww, vieni qua tu!"
La fece il solletico, strappandole una risata.
"Sai, Powder, a volte penso che se te le inventassi non ti uscirebbero così bene."
"Me la leggerai domani sera? È una promessa?"
La più grande abbassò un sopracciglio, in segno di resa, imbarazzata.
"Non ti posso dare la mia parola su una sciocchezza simile."
"Lo sapevo."
Si tirò su Powder la coperta fino ai capelli blu.
"Tu sei cattiva."
"Piccola peste che ... eh va bene!" Sbuffò Vi, buttando un cuscino per terra per sfogarsi.
"Ti prometto che se domani ..."
"Si si se! Se inizi con i se chissà cosa ci ficchi, Violet. Io voglio che me lo prometti e basta. Voglio sapere chi ha ucciso Katarina di Noxus."
"Io ah beh ... " riprese la più grande imbarazzata.
"La verità ... è che io ... non so ... proprio leggere tutto il noxiano, Pow Pow."
"Mi hai insegnato tu a leggere! Bugiarda!"
La più grande sgranò gli occhioni assonnati, mettendo le braccia dietro la testa, sul cuscino.
"Aha." Iniziò a sbadigliare.
"Davvero? Ora cosa fai, mi metti sulle ginocchia?"
Allora Powder partì all'attacco, gli si scaraventò sopra e prese a saltare come una scalmanata, neanche la sorella fosse stata un toro pronto a disarcionarla.
E Vi doveva ammettere che era davvero convincente con quel suo piccolo stratagemma: primo, la peste sapeva che non avrebbe mai osato colpirla, perché era il suo più grande tesoro, secondo da quel pomeriggio le faceva male tutto, Vender le aveva tirato uno scapaccione di avvertimento dietro i pantaloni quando era tornata a casa senza neanche darle il tempo di spiegare e in più si era accorta di essere piena di lividi solo quando si era cambiata, visto quanto si erano sporcati alle vecchie discariche, lei, Ekko e quel disgraziato che aveva osato darle della femminuccia.
Che a proposito era ancora appeso alla barca nel canale. 
Ma Vender non doveva necessariamente saperlo.
Come tante altre cose.
"Ti prego, Vi, ti prego, ti prego, raccontamela! Raccontamela! Oppure dico a Vender che hai appeso Miles per la cinta all'albero della vecchia Fair Welcome"
Merda.
"Tu come fai a saperlo?!"
"Me lo ha detto Ekko!"
"Quando metto le mani su Ekko ..."
" Raccontamela, raccontamela!!"
"Ahi, ahi! Mi fai male così!"
L'altra smise un momento di ridere, solo per porgerle il quaderno e farle un musino da cucciolo impaurito.
Violet sbuffò, girandosi su un fianco e scostando il ciuffo di nuovo lunghissimo dal viso, lo riaprì, soffocò uno sbadiglio e riprese.
La piccola rise di gusto e battè le mani soddisfatta di averla costretta e di essere ancora l'unica in grado di riuscirci.
"Piccola miserabile."
"Però sono la tua piccola miserabile."
"Va bene.
Ma dopo questo capitolo andiamo a dormire, ok?"
Powder rise, strusciandosi alla dua spalla mentre si accoccolava di nuovo.
Vi riprese la lettura, sorrise a sua volta, mentre finalmente tra le righe della carta consumata dall'umidità del fiume, la spada di Katarina cadeva impietosa sugli assassini nemici nella tenda del padre.
~
Le finestre filtravano raggi molto taglienti per essere solo le nove e trenta del primo giorno di un nuovo inverecondo anno nella famigerata Piltover, città sovrastante le cadenti e sconclusionate periferie tossiche di sump di Zaun e alto baluardo dell'ultima giovane esponente del clan dei Medarda, della squattrinata e sfacciata promessa del clan Talis e sopravvissuta per grazia magica o forse mera fortuna all'attentato per antonomasia della mina vagante per eccellenza di appena un mese prima, Jinx.
Criminale di tutto rispetto, psicotica mente malata figlia adottiva dell'ormai defunto per sua mano, Silco e trauma vivente artefice di temibili, osceni, ma altrettanto geniali e arzigogolati congegni di morte che fabbricava con le sue manine smaltate di rosa e blu e, la quasi ex vice sceriffo o quel che ne restava in quel simulacro gemello di letto d'ospedale nella ricca dimora dei Kiramman, quella mattina di primo gennaio, considerava, sventuratamente, ancora sua sorella minore.
Sua sorella minore o quello che ne era rimasto dopo tutte quelle disgrazie e quegli anni di scazzottate.
"Buongiorno del nuovo anno del nuovo ciclo nella città del Progresso, signorina Vio ..."
Un guanto di hextech del leggiadro peso specifico di più o meno dieci quintali e mezzo volò disattivandolo sulla testa del povero Apollo, il bot maggiordomo, infermiere e tuttofare che il sopravvissuto all'esplosione della città alta e della sala della Consulta, Jayce Talis aveva regalato allo sceriffo Caitlyn Kiramman quello stesso anno, per il suo compleanno e per la sua promozione.
"Fai. Silenzio.
Testa di latta.
Stavo facendo un sogno erotico."
Per la gioia della vice preferita della bella Cait, una certa massacra piantagrane dalla chioma rosa e due guanti di ferro molto aggiornati, che la polizia di Piltover aveva piu che comprato convinto a collaborare, contro quel che restava di Silco e della criminalità della città sotterranea dopo l'attentato di Jinx alla Consulta di un mese prima, la dichiarazione di guerra e quel che si era pur sempre moltiplicato e lacerato in tutta Runeterra o tutti i pianeti e i regni antistanti, sebbene l'imprenditore losco e maligno fosse passato a miglior vita.
Nel sottosuolo il Last Drop era passato nella manine della mina vagante e nel braccio metallico nuovo di Sevika e i manicomi avevano aperto invece che chiudere.
Non c'erano state vacanze di Snowdown peggiori per Vi di quell'anno maledetto, passato prima a cercare sua sorella dopo aver passato mezza vita in prigione, poi a cercare di ucciderla o quantomeno di catturarla per conto della donna che aveva imparato di voler amare.
Unica pietà del destino, Caitlyn Kiramman non era solo lo sceriffo, né una altolocata Piltoviana che aveva conosciuto quando le aveva salvato il culo tirandola fuori da StillWater per avere prove su Silco, appunto e su sua sorella.
Era una stronza ammazza disgrazie dal grilletto troppo facile, era impeccabile, arcigna, malevola e bella quanto sua madre, con la compostezza e la saggia conoscenza di suo padre, mentre per il portamento se le avesse viste entrambe da lontano, un pomeriggio da sobria, Vi avrebbe sicuramente dato a Cait la corona di Piltover piuttosto che a Mel Medarda in persona.
Cait era il suo pasticcino come una volta l'aveva chiamata per sbaglio in quel bordello di Zaun e lei era il suo piccolo mostro spezza vertebre cervicali.
E tutto sarebbe andato per il meglio se la sua reputazione non avesse rischiato il capestro da circa 48 ore.
E se quella storia fosse stata sul suo vecchio quaderno rubato e bagnato di Noxus.
"Perché non mi hai avvertito prima?"
"Eri in ufficio, Cait"
"Ti avevo detto di chiamarmi non appena si fosse svegliata"
"È in ottime mani e tu non dormi da giorn ..."
Udì le voci dal corridoio.
Una dolce e gentile e morbida e poi quel damerino di Talis, in mezzo, al solito.
Tossì rigirandosi tra le coltri costose e morbide, nauseata quasi da quella bambagia e quei vizi e quelle coccole.
Quanto aveva dormito?
Quanto aveva sognato?
Vi non lo ricordava.
L'ultima cosa che aveva visto era Katarina che la minacciava di presentarsi a mezzanotte alla vecchia fabbrica di shimmer abbandonata.
"Vieni da sola o farò una visitina alla tua cara amica Sceriffo questa notte"
Stupida e idiota ad accettare l'offerta senza chiedere aiuto, forse pure Powder l'avrebbe dissuasa, gliene avesse parlato, con tutti i suoi poteri da strega, da Jinx, come ormai si faceva chiamare.
Aveva perso il conto di quante torture e quanti colpi le avevano inflitto per tre giorni che erano sembrati come altri tre anni a Stillwater, sotto terra, sott'acqua, in quel seminterrato.
All'inizio aveva pensato a Sevika, la traditrice assistente di Silco, aguzzina persino di sua sorella, poi aveva pensato a Garen, sebbene il soldato di Demacia difficilmente l'avrebbe attaccata, vista la loro confidenza e l'onore che entrambi nonostante tutto riservavano.
Persino quel coglione di Devaki le era venuto in mente, ma solo per uno sprazzo di follia dovuto al fuoco e al dolore.
Vi odiava le torture vecchio stampo.
Gli uncini e le tenaglie non erano arrivati a usarli ed era grata le sue belle placche di porcellana e i suoi canini fossero ancora in bocca, cosi come le unghie.
Per gli dei, non avrebbe mai voluto riservare a Cait uno spettacolo del genere e nonostante la sua soglia del dolore praticamente abnorme, odiava odiava e odiava mostrare anche un grammo di debolezza dovuto a un graffio o una ferita d'arma da taglio, come quella volta che il braccio destro di Silco l'aveva pugnalata e Cait l'aveva soccorsa con lo shimmer, mentre cercavano Jinx.
E se questi dettagli infingardi non erano abbastanza a farla contorcere, sebbene i segni della frusta e le ustioni sulla schiena e sulle gambe le dessero parecchio filo da torcere già da sole, ce n'era uno, uno minuscolo eppure orrendamente enorme che la faceva tremare e supplicare il nome di sua madre, pure a 22 anni, al sicuro in quella casa di lusso e circondata da armi e gente armata.
Chi diamine l'aveva tirata via dal seminterrato e dal ponte?
Cos'era quell'odore di sangue e carne fresca e quel pelo?
Quelle zampe che l'avevano sorretta e portata a casa, esattamente come quel braccio l'aveva adagiata sulla sua spalla, 9 anni prima, mentre il ponte bruciava e i suoi genitori, i genitori di Powder erano a terra in mezzo alla cenere.
"Adesso ti porto sopra."
"Chi sei ... per- perché sei venuto da me ...?"
"Hai perso sangue e sei debole.
Ti porto sopra. Ti porto sopra subito. Non discutere."
Quel maledetto tono di voce, risoluto, inequivocabile.
Eppure non era possibile.
"Abbi cura di tua sorella"
"Vender!"
"Abbi cura di Powder"
Non lo era,no.
Non era lui.
Lui era morto.
"Vi?"
"Mhm ..."
"Vi, mi senti? Sei sveglia? Violet?"
Le finestre filtravano raggi ancora più taglienti alle undici e mezzo, il panno imbevuto di unguento nelle mani di Cait scivolava sulle sue costole e sulle sue cosce scoperte, si accorse solo allora di quanto bruciasse, nonostante il sonno, debole e malefico sonno e di essere quasi nuda, a parte le bende sul seno e sul basso ventre a coprirle le intimità.
Sentiva caldo, le faceva male tutto ed era buio perché si rifiutava di chiudere gli occhi, anche se la luce la accecava. 
"C-Caitlyn! Ahhh!" Provò a non soffocarsi mentre una opprimente e odiosa pugnalata sulla parte della natica sotto al fianco destro la costringeva a svegliarsi del tutto.
"Ahi! Ahh!! No! No, parlerò! Parlerò vi diro tutto! Cait!! L-Lasciatela ... lasciala andare! Ah!" Protestava dimenandosi tra le lenzuola e combattendo nemici invisibili, con ancora una benda sul polso e la mano destri.
La sinistra era scoperta e Cait si era ricordata ricoperta da un grosso sfregio, forse fatto con un coltellaccio o un pugnale, come l'inizio di qualcosa di tremendo destinato anche alla gemella.
Forse non le avrebbe lasciato una cicatrice ma era stato preciso e chirurgicamente crudele.
Con una ferita del genere uno dei pugni di Vi era fuoriuso e anche un guantone. Non avrebbe potuto impugnarlo.
Tirò via la siringa dalla pelle bianca e la tamponò con un po' di ovatta disegnando piccoli cerchi e carezze sul fianco e la coscia dell'altra mentre questa provava a tirarsi a sedere.
"Caitlyn! Stai bene? Giuro, se quella maledetta stronza ha provato a torcerti ... ahhh!"
Subito dopo, la spavalda dovette ricredersi per rovinare sul maledetto cuscino di piuma d'oca o meglio sulla batteria di cuscini, adagiati appositamente sotto la sua pover schiena, un'altra volta. 
"Shhh, shh, Vi, Vi, sta tranquilla, sta tranquilla. Sei a casa adesso."
Vi la strinse, la strinse forte, come qualcosa che si tocca per assicurarsi che sia davvero al proprio posto, mentre fuori c'è un terremoto o un cataclisma.
Da quanto tempo dormiva o era semisvenuta per quello che le avevano fatto? Caitlyn l'aveva trovata e aveva rischiato di farsi  male? O quella creatura l'aveva solo lasciata sul ponte mentre sua sorella maligna era chissà dove a gettare scompiglio mentre lei avrebbe dovuto stare a riposo per chissà quanto.
Chiuse i grandi occhi grigi trattenendo i goccioloni salati, non per il dolore o per la rabbia o per le sue stupide idee e manie di protagonsimo di ficcarsi nella mischia.
Si sentiva inutile, vuota e dolente. E quando faceva male il cuore qualsiasi antibiotico, qualsiasi pozione non sarebbero stati altro che uno stupido placebo.
La strinse Caitlyn, rifiutandosi di lasciare la presa, anche solo per qualche secondo dopo quello che era accaduto.
Quando le avevano detto che la vice si era persa aveva aspettato, nel suo ufficio, poi a casa sua.
Dopotutto era abituata al fatto che a volte Vi rincasasse chissà quando.
Ancora faceva a botte nei vicoli anche senza l'esercito, anche fuori turno, fuori ora e fuori tutto, per saldare vecchi conti o passare il tempo con Sevika mentre seguiva sua sorella.
O aggiungere un nuovo splendido disegno ai ghirigori di ingranaggi di inchiostro che le accarezzavano le scapole e il collo.
Quando le avevano detto che Vi non si trovava aveva mandato Leroy, Ezreal e Betty.
Ma i suoi uomini le avevano detto di aver trovato un cadavere inizialmente, stolti, gretti.
Finché Jayce non aveva fatto la mossa di ospitarle nel suo laboratorio, offrirsi di curarle le ferite e poi trasferire il tutto a casa dei suoi genitori.
La Consulta non l'avrebbe saputo così non l'avrebbe messa né a riposo, né in prigione, sua sorella Jinx non l'avrebbe saputo e un'altra bomba sarebbe stata risparmiata alla città del Progresso e Vi non sarebbe andata in ospedale dove Caitlyn sapeva come l'avrebbero trattata.
Era pur sempre Zaunita, sebbene fossero quasi sposate a quel punto.
"Ecco fatto." Le asciugò un taglio sotto la mascella e uno sul labbro inferiore, poggiandoci il proprio per qualche secondo, mentre l'altra si girava su un fianco, invano, cercando un sollievo che non arrivava mai e temendo di guardare il suo pasticcino negli occhi. 
"Mi dispiace" continuava a ripetere.
"Mi dispiace, Cupcake, mi dispiace così tanto, ahi! Ssst"
"Shhh." 
L'altra continuava a tracciare carezze e disegni sulle sue gambe e sulle sue braccia e sulla sua schiena, dopo aver riposto la piccola cassetta dell'infermeria.
"Hai perso davvero tanto sangue, Vi. Parliamo dopo. Hai bisogno di dormire adesso."
"No. No, no, non se ne parla io devo restare sveglia, devo restare ... T-Tu non capisci ... io li ho lasciati lì adesso ... adesso lei verrà a cercarti.
Io io sono un'idiota!"
Continuava a ripetere, digrignando i denti e stringendo i pugni.
Cait prese la sua mano sinistra e la baciò un paio di volte, costringendola a socchiudere gli occhi per vedere la sua espressione.
A Vi sembrava di rivivere anni e anni prima, quando si era presa la febbre del fiume per una pallottola di striscio mentre scappava dalle guardie al piano di sopra e Vender doveva seguirla per tutta la locanda per farle quella scarognata e dolorosa fiala di antidoto che si era fatto dare da Singed.
Era un macellaio e un dissacratore di cadaveri ma era anche l'unico medico disponibile dei vicoli.
"Mylo! Perché non sei con Powder al piano di sotto?"
"Senti, Vender, non prenderla a male, però ora che Vi sta male io non me la sento di ..."
"Ne discutiamo dopo. Dove si è cacciata?"
"Io ... io non te lo posso dire ehm ... mi ucciderà ha detto."
"Dovrai sopravvivere a me prima che sia lei a ucciderti, dove si è nascosta tua sorella?"
"Io non ... non ..."
"È sotto al tavolo."
"Dove, Powder?"
"Al tavolo del negozio di Benzo"
Caitlyn sorrise vedendola sorridere ad occhi chiusi, scostò la tenda e poi tornò a sedersi al suo fianco, accarezzandole la coscia.
"Che cosa c'è?"
Vi sorrise di nuovo, appena appena, poi aprì gli occhi e con la mano libera si tolse l'anello dal naso, ancora sporco di sangue per le botte prese.
"Fior di specialisti e questo l'hanno lasciato dov'era, eh?" Rise ancora, tenedosi la pancia.
"Hai cambiato idea?" Le chiese Caitlyn.
"È che lo sai che quando mi fanno il culo mi partono i flashback e i ricordi di chissà quante vite passate, Cupcake."
Allora si lasciò andare. Togliendo la giacca e godendosi ancora di più il viso provato ma pur sempre splendido dell'amata, si accasciò al suo fianco, sulla coperta, mentre con la destra ancora le medicava i tagli sul viso e sulle spalle.
"Chi verrà a cercarmi?"
Decise di posporre le indagini sul campo per anticipare quelle personali, mentre Vi piegava le ginocchia e tentava di sgranchirsi, con grande sollievo quando ebbe la conferma di poterlo ancora fare.
"Quando quell'affare mi ha portata qui non riuscivo a muovere le gambe.
È stato orribile. Mi è preso un colpo."
Caitlyn sorrise, dandole un bacio sulla guancia e uno sul collo, poi scostò via a Vi un ciuffo ribelle dal naso e le spiegò del ritrovamento, dell'esplosione di Jinx subito dopo, gli altri dettagli, la sua semiparalisi curata da Heimerdinger e Jayce in tempo e la convalescenza dalla quale lo sceriffo temeva non si sarebbe più svegliata. 
"Quindi non era un sogno?!" Fremè Vi tirandosi a sedere, per poi pentirsene.
"Ahh!! Merda! C'è una posizione che non mi fa lanciare bestemmie?"
"Devi stare giù, sciocca!" Le diede un altro bacio Caitlyn.
"Quando ti abbiamo preso avevi i tuoi effetti e i guanti, perlomeno uno era a terra e l'altro anche. Sembra quasi che qualcuno abbia voluto farti uno sgherro, uno sfregio per togliere me e te dai piedi, ma per quanto quasi mi dispiaccia, non sono del tutto sicura  le responsabili siano tua sorella e Sevika." 
Detto questo prese un'altra fiala rossa e viola, imbevve un panno nuovo e pulito e fece per disfare la fascia sulla coscia sinistra di Vi.
"No, ma che Jinx e Sevika, ahia!" Protestò quella ancora prima che cominciasse.
"È stata Katarina. Katarina e quelle sue disgrazie ambulanti di aiutanti, lei lei aveva un conto in sospeso con me anni fa, ah ehm, Cupcake, come dire noi, abbiamo avuto a che fare, ecco.
Ma, ma, è finita" balbettò Vi imbarazzata.
"Non è manco più ricominciata, ecco. Ahhh!!"
Cait si fece sospettosa, premendo con più forza sulla ferita dell'altra e sistemandole i cuscini dietro la testa.
"Scusami. 
Eppure non torna. La creatura che ti ha lasciato sul ponte faceva parte delle segnalazioni dei venditori ambulanti del sottosuolo dell'ultimo mese e sebbene la colleghino a Jinx, Singed e le sue creature, Warwick non è coinvolta con loro."
Il viso di Vi si fece buio a solo sentir parlare di Warwick.
Era poco che quel sospetto le stava azzannando l'anima, ma bastava a mandare nuovamente quella scossa lungo le sue vertebre, quasi staccandole una per una.
Vender.
Se fosse? 
No, non era possibile.
E chi era stato Singed? 
La Consulta? Lo shimmer?
Di nuovo quel maledetto mal di testa.
"Katarina, Garen e gli altri erano dalla tua parte mi hai detto. Vi?"
Cait schioccò le dita.
"Mi stai ascoltando?"
"Mhm? Si, si scusami, tesoro, ah Cupcake, io ... mi ... mi fa male la testa, e anche altrove, perdono, mi dispiace. Mi sono distratta."
Caitlyn arricciò il labbro e mise via il panno, cambiandole le bende e rimettendola a letto, dopo che lei ovviamente aveva provato ad alzarsi, contro qualsiasi ordine.
La strinse di nuovo, costringendola a stare giù.
"Non se ne parla neanche, Vi. Stai qui buona e ti rimetti." La baciò con forza, per enfatizzare l'ordine impartito.
"Ma Cait, mhmm mi sono solo distratta, davvero! Chiedimi quello che vuoi, dammi un'arma, una pista, qualcosa, anche un solo guantone ma ti prego, lascia che sia io a trovarla! Fammi vendicare. Voglio farle male, per favore."
"No."
"Ti prego, pasticcino, ti scongiuro, ti suopplico! Farò la brava. Verrò in ufficio a sistemare scartoffie con te!"
"Ho detto no."
"Mi mi mi metto i tacchi."
"Bel tentativo, Vi."
"E mi vesto da agente donna. D-Da donna e basta! Mi metto la gonna e tu lo sai quanto ..."
"Hai la febbre, Vi.
No. Non se ne parla." Disse lo sceriffo.
Ringhiò quasi la Zaunita tra i canini.
"Non sai cosa sia in grado di farti, è una Noxiana, è la figlia del generale Du C ..."
"Lo so benissimo chi è, Vi."
"No che non lo sai, non mi stai ascoltando!"
L'agente legò i capelli blu scuro in una coda, scosse la testa, ripose le fiale, le siringhe e i cerotti e le tirò le coperte fin sotto il mento, nonostante fosse molto caldo in stanza.
Le toccò la fronte con le labbra.
"La febbre è ancora altina anche se sembri stare meglio."
"Visto? Sei la mia eroina, mi hai accudita, mi hai salvata, ora ti prego fammi sdebitar ..."
"No!" Strillò quasi Cait dandole un buffetto sul fianco.
"Mhmm!!" Sbuffò Vi come una ragazzina capricciosa, rigirandosi di nuovo e dandole le spalle.
"Devi rimetterti in piedi prima e devi stare al pieno di te.
Non accetto discussioni su questo punto, Comandante Violet.
Sono stata chiara?"
Che dolore quando la sua Cait la chiamava così.
Quando lasciava che la burocrazia si insidiasse nelle loro rispettabilissime ed erotiche coltri di doppi sensi di lusso Piltoveriano e sparatorie di Undercity per grandissimo entusiasmo di Jayce e della signora Kiramman.
La capiva, certo.
Se ci fosse stata Powder al suo posto e lei avesse avuto 15 anni avrebbe fatto lo stesso.
Cait ne aveva 23 però, era lo sceriffo di Piltover e il suo capo, oltre che la sua amata bella principessa ricoperta di glassa e crema alla ciliegia e non aveva più l'età per quel genere di minacce.
La capiva, un po'.
Perché provava la stessa cosa.
Perciò avrebbe voluto cacciare Katarina e spezzarle il collo con le sue stesse mani sfregiate, dopo averle cavato entrambi gli occhi, sfregio a parte.
Nessuno doveva mettersi tra di loro.
Nemmeno Jinx o Powder.
Nemmeno sua sorella.
Figurarsi una noxiana di un vecchio e marcio racconto di uno stupido quaderno rubato in putrefazione.
"Sono stata chiara, Vi?"
Una sculacciata piuttosto decisa anche se sopra la coperta la riportò al presente, al passato e agli occhi belli dell'altra.
Occhi incazzati, ma pur sempre.
"Ahahu."
"Se vengo a sapere che sei scappata fuori a darle la caccia dovrai vedertela con me"
E fu allora che il solito ghigno inconfondibile si fece di nuovo strada sulle labbra della bella ciocche rosa.
"Davvero, sceriffo, Caity?"
"Vi. Non provocarmi!"
La convalescente rise e sbuffò via un ciuffo di capelli da davanti agli occhi.
"Raddoppi la quantità di siringhe che intendi utilizzare ben sapendo che sono agofobica?"
"Potrei anche pensarci."
"Andiamo, Caitlyn, sto già molto meglio e tu lo sai." Sorrise di nuovo, socchiudendo gli occhi e cercando di scacciare Warwick e Vender dalla sua testa, come anche Powder e Jinx e tutto il resto.
Ben conscio dei suoi piani, il destino le impedì di concentrarsi, come a Cait di risponderle, contringendola ad aprire la porta.
"In nome di ...!" 
Fu allora che Vi saltò di nuovo, sentita Caitlyn azionare il fucile e puntarlo alla porta spalancata.
"Che si dice, Hat lady?!"
Ciao, sorellona, ti senti meglio?"
Perché sebbene Katarina fosse un bersaglio caotico e deplorevolmente terrificante e nei suoi ricordi Vender l'avesse già trovata sotto al famigerato tavolo e Warwick si mescolava alle immagini andate a farsi benedire nel whisky e nella tequila del fiume, per Vi sua sorella sarebbe sempre rimasta la madre di tutte le mine vaganti e l'unico campione in grado di farla finire a letto.
"Ti senti meglio, adesso?"
Continua ...

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Capitolo 2
*** The LoL, Jinx Holmes and Sevika the nurse ***


 
 

Sfodero le mie lame.
La prima linea avanza lentamente, aprendo la formazione, con le armi pronte a colpire. Le truppe entrate dalla porta fanno lo stesso.

Tra le coltri grezze e ruvide delle pronunciate bozze dei bassifondi più pessimi di Zaun, sul lato sinistro del fiume, tre ragazzi scappavano da una brutta mischia quel tramonto di quel pomeriggio di Gennaio, mentre sprazzi insolenti del caldo sole sembravano tentare di arroventare le lande gelide e desolate delle periferie di Noxus, in lontananza, molto in lontananza.

"Mylo, non abbiamo tempo di recuperare niente, andiamo via!"
"Vuoi scherzare, mi sono quasi perso un occhio per rubare quella roba!"
"Vi ha ragione, se ci prendono finiamo a Stillwater! E se non finiamo a Stillwater finiamo a LastDropwater per conto dello sceriffo Vander!"
"Non se ne parla manco pe ...
No!"
La più grande si bloccò davanti a un vicolo cieco, bloccato come se già non fosse stato abbastanza uno scherzo del fato avverso, dalla banda di Miles Meyers.
"Guarda, guarda chi si rivede fuori dall'ala da chioccia del Mastino del Sottosuolo."
Recentemente assoldata da Silco in persona, anche se i monelli ancora non ne erano al corrente.
"Vattene idiota.
Se ci prendono siamo fottuti tutti quanti, non capisci?"
"Ah io proprio non penso, Vi.
Mica ho fatto saltare io la barca delle aragoste.
Anche se potrei farlo ... con qualcos'altro."
Scandì ogni sillaba ferocemente, tirando fuori da dietro la schiena la mano destra, con un ferro da cavallo arroventato.
"Sai, gira voce per le strade che niente riesca a tenerti testa. O quasi"
"Di qua!" Tentava intanto Mylo una via secondaria.
"Grazie a Jenna, sarebbero folli a seguirci." Ribadì Claggor.
"Grrrr. Fatti. Da parte, Meyers.
Queste strade non sono di nessuno."
Stringeva i pugni la rosa e chiudeva gli occhi, ricoperti di cenere.
Non era quella una bella idea o un bel momento per ricordarsi di farsela ancora nei pantaloni.
Il bastardo aveva avuto una soffiata sulla sua paura del fuoco, sicuro.
Ma non poteva mettere a rischio i ragazzi, come suo solito, anzi per fortuna Powder era rimasta a casa.
A quel punto Vander gliele avrebbe suonate in ogni caso, c'era poco da fare, massimo se le fosse andata bene l'avrebbe chiusa da Benzo per una settimana, per saperla al sicuro, impedirle altre malefatte.
Impedirle di difendersi.
E Vi avrebbe preferito di gran lunga essere presa a frustate dai Piltoviani.
Non aveva tempo per pensare a quali scuse si sarebbe inventata.
Quel pidocchio doveva pagare.
Doveva e basta.
"Violet?! Che vuoi fare? Non vedi che ha il fuoco?!"
Mylo era nato povero illuso, dopotutto.
"Avanti. Milady.
Sto tremando ahah."
"Si, Miles, davvero?"
E fu allora che una delle assi del molo venne completamente scardinata dai polsi fasciati della ragazzina per poi essere lanciata sul braccio di Meyers, tanto che per poco Mylo, Claggor e la banda rivale non finirono nel fiume.
"Davvero, hai portato un fiammifero solo?"
"Grrrr ..."
"Inizio ad annoiarmi."

Si mettono in cerchio, come una formazione ben addestrata. Sei davanti. Sette dietro. Non sarà facile.
Quando è una sfida è più divertente.
La sua voce si intromette di nuovo. - Pensa velocemente. Muoviti ancor più velocemente. Pianifica prima dell'attacco, poi agisci di puro istinto. -

Powder tirava più su le coperte fino a stringersi tanto forte alla sorella maggiore che ancora leggeva le gesta della Lama Sinistra di Noxus, Katarina Du Coteau, che Vi quasi sussultò al suo tocco gelato sul suo fianco semiscoperto, dalla stoffa leggera della camicia da notte che non usava quasi mai.
Sentiva i passi di tutti al piano di sotto.
Era diventata un'abitudine in quelle circostanze: quando faceva qualche brigantata a Piltover o le suonava a Meyers tanto da farlo finire a letto o nel bordello di Babette per essere rattoppato, quando metteva Mylo, Powder e Claggor nei guai o quando si scordava di pagare una scommessa persa che quasi sempre finiva con lei, Sevika e tutti i più grossi pezzi del Last Drop in massacri e lotte all'ultimo pugno per i vicoli bui e angusti, Violet faceva calare il silenzio nella camera sua e di sua sorella, la stringeva forte, fortissimo, attenta bene a origliare alla porta, sperando con tutto il suo cuore che né Vander né gli agenti l'avrebbero mai trovata.
Le avrebbero mai trovate.

La sua non era paura, di poche cose ce l'aveva davvero e quasi tutte erano valide.
Di contro, Vander era cambiato dopo la presa in custodia dei quattro marmocchi.
Era taciturno, burbero e attaccabrighe prima di loro, prima dell'attacco e secondo Sevika e i baroni chimici si era ammorbidito, difatti.
Vi non aveva mai assaggiato niente a parte qualche scapaccione o qualche ora nello sgabuzzino di Benzo, solo ed esclusivamente per il suo bene, oltretutto.
La legge di Vander per quel genere di scorribande non era morbida, ma era giusta, l'avrebbe detto anche lei stessa. Tutto si concludeva con una ramanzina, una chiacchierata e spesso qualche lavoro in più più che per lei e la piccola Powder, per i ragazzi di casa.
Un po' perché il furbo vecchio lupo sapeva che bastavano i sensi di colpa e la vergogna del disonore a bruciare sulla pelle della sua piantagrane preferita molto più di un manrovescio e un po' perché le voleva bene, voleva bene a Powder, a tutta la sua stramba e allargata famigliola di criminali pentiti e lui per primo aveva da scontare un purgatorio di peccati mortali in quello stesso ambito giudiziario.

Faccio partire una lama.

Leggeva ancora, paziente, mascherando un sorriso.
La piccola blu si era accorta da un pezzo che stava tremando, sebbene fosse bravissima a camuffarlo con movimenti della gamba destra qua e là, finti tic nervosi, sorrisi di cortesia, ma con le sopracciglia abbassate.
Conosceva sua sorella e Vi cinosceva lei.
Era una specie di codice non scritto che mai nessuna di loro avrebbe potuto bipassare. O infrangere.

Colpisce il lampadario, spezzando la catena e facendolo cadere rovinosamente sui soldati alle mie spalle. Due corpi cadono a terra mentre le candele spargono cera in giro, proiettando ombre e attirando sguardi traditi dai riflessi. Mi muovo rapidamente verso l'uomo distratto più vicino, infilando la mia daga nel suo fianco. I suoi polmoni si riempiono di sangue ...

Powder serrò lo sguardo spaventata, sentì la manovella della porta girare, due colpi, tre scatti, tirò più su la coperta e Vi chiuse le pagine, stringendola, girandosi e fingendo di stare già a prendere sonno.

Non aveva paura di Vander, no, né di Sevika o degli altri adulti e mostruosi cani randagi che abitavano le anguste e oscurate vie.

Aveva paura, terrore, si sarebbe messa a urlare e supplicare e piangere, persino, lei, che non avrebbe dato questa soddisfazione neanche a uno scienziato pazzo che l'avesse legata a un tavolaccio operatorio, o alla scure della Consulta in persona, l'avesse mai presa, si sarebbe messa in ginocchio.
Se solo avessero minacciata di separarla da Powder.

"Vander" disse a mezza bocca, più a se stessa che alla sorellina.
Richiuse il quaderno e lo poggiò sulla scatola di colori chiusa che Powder usava come comodino.
"Noi stavamo andando a letto"
Tentava la più piccola, speranzosa.
Il locandiere raccolse da terra la cinta di Vi ancora sporca di fango, sbattendone via la fuliggine nella mano destra con un sordo schiocco, poi tenendo questa dietro la schiena.

"Mi dispiace disturbare allora."
A Vi tremarono le gambe, anche se sapeva che non l'avrebbe mai usata davvero.
Chinò il capo, fumando la pipa e scostando appena la porta che cigolò.
"Violet, vorrei scambiare due parole con te"
Non dormiva, in effetti.
Powder si strinse di più a lei tirandole i capelli, come per rassicurarla o salutarla, perché già sapeva quella notte dove avrebbe dormito e gli incubi che avrebbe avuto senza di lei a restare da sola.
Vi strinse lo sguardo, si alzò, senza dire niente, mise il lenzuolo su Powder e le diede un bacio su una guancia, con un flebile e colpevole:
"Domani finirò tutta la storia e te ne ruberò una nuova.
Promesso."
"Ti voglio tanto bene."
"Anch'io, piccola peste.
Sogni d'oro."
Anche se sapeva che sarebbe valso a poco.
La piccola le sorrise, stringendo le bombe vuote al suo posto e provando a chiudere gli occhi.

Vander mise a posto la cintura nel guardaroba e aprì la porta, cedendole il passo.

"No, grazie. Dopo di te."
Disse solo lei, d'impulso.
Poi si ricompose e aggiunse:
"Tanto già lo so che sono nei guai."
"Addirittura." Rise quasi il locandiere, seguendola, con una mano amorevole sulla sua spalla sinsitra.
Vi saltò appena, per poi calmarsi.
"Tutto questo tempo e ancora hai paura di me?"
"Io non ... no, è soltanto ..."
"Che avevate in mente, Violet?"
"L'hai saputo ... eh?"
Vander spense la pipa e chiuse la porta che dalla sala del Last Drop dava sulle scalette.
"Tutto il quartiere l'ha saputo, signorina."
"Mi ha minacciata con un ferro di cavallo! Avrebbe fatto anche a loro la stess ..."
"Hai dato fuoco a due barche e distrutto un molo intero."
"Hanno cominciato loro"
"Non mi interessa chi sia stato a cominciare, mi interessa che ci facevi di sopra. Di nuovo! Devi imparare a usare la testa non solo letteralmente come arma impropria."
"Tu dici sempre che dobbiamo imparare a difenderci, non importa come e contro chi, eppure ..."
"Non puoi continuare a rischiare la vita per dimostrare a te stessa di farcela! Diamine."
Ciocche rosa incrociò le braccia, infilando il cappuccio della felpa, per poi girarsi verso la porta della cameretta.
"No." Disse Vander secco.
Pochissime volte lo faceva, anzi normalmente prendeva le sue difese anche contro Benzo e gli altri adulti della locanda.
"Per favore, non voglio lasciarla dormire da sola!"
"Non stanotte, Vi.
E ... non costringermi a far si che sia per tutta la settimana."
"Che cosa?!" Scattò in avanti quasi a suonargliele non fosse stato suo padre.
"Non lo puoi fare! Io ... tu no, tu non lo faresti, io, io li devo aiutare, devo ..."
"Devi far saltare in aria Piltover?"
Mise il broncio di nuovo, cacciando una lacrima via dalla sua guancia sinistra.
Guardò per terra e cercò invano di trattenersi, sperando davvero che il castigo sarebbe durato solo una notte.
Vander si inginocchiò quasi alla sua altezza e le scostò un capello dal viso, assicurandosi che gli schiaffi che aveva preso dalle guardie e dalla banda di Mayers non avessero fatto più danno del necessario.
"Non ti posso perdere, lo sai.
Tua sorella non ce la farebbe ancora da sola, adesso."
Violet tremava, implorandolo di fermarsi con quelle accidenti di parole.
"Io ... io lo so.
È che ... è che non è giusto che loro continuino ad avere tutto, io volevo solo farle vedere cosa significasse e farle una sorpresa perché oggi era il suo compleanno."
Vander le asciugò le lacrime, la abbracciò e poi si avviò verso la camera di Powder, riaprendo la porta.
Fu allora che Vi riaprì un occhio, come dopo un castigo interminabile, come dopo chissà quale minaccia, abbassando il cappuccio della casacca sugli occhi lucidi e scrocchiando le nocche ancora fasciate.
"Io, io devo dormire nello sgabuzzino?"
Vander sorrise, cedendole il passo.
"No. Per stasera no."
"Cosa? Ma ma ma tu hai detto ..."
Si chinò di nuovo, guardandola negli occhi.
"Ho cambiato idea."
"Cosa?"
"Penso che tu e tua sorella siate abbastanza grandi per avere la mia fiducia come se foste adulte.
Non pretendo che tu smetta di mentirmi o che non scappi dalla finestra o che non continui con qualunque dannata cosa tu abbia in mente, ma lascerò che sia tu stessa il tuo carnefice.
Sei abbastanza brava come tale, ce ne siamo accorti."
"Che ... che vuoi dire?"
"Voglio dire che non ho in mente assolutamente nulla per te stanotte. E che puoi dormire serena, se non ti senti in colpa. Per quanto riguarda Piltover parlerò io con Grayson, chiuderà un occhio se tutto va bene.
Meyers invece purtroppo posso immaginare che fine abbia fatto.
Se tutto va male, prima che tu me lo chieda, il che vale anche se domani dovessi combinarne un'altra, passerai due settimane con Ekko e Benzo e rivedrai Powder il mese prossimo."
"Io ... non so cosa dire, Vander, noi ... cercherò di fare in modo che ..."
"Oppure" riaccese la pipa con tutta la calma del mondo.
"Posso riprendere la tua cintura dall'armadio e risolverla come faceva il mio vecchio con me.
Ma dubito che tu lo preferisca men che meno che sia la cosa giusta da fare, francamente."
Vi si fermò a riflettere qualche secondo, si passò una mano tra i ciuffi ribelli e sbirciò nel letto Powder che già si era addormentata.
Guardò Vander e con gli occhi fissi nel vuoto scandì semplicemente:
"Come faceva il tuo vecchio?"
Vander rise, prendendola in braccio e rimettendola a letto con la sorella.
"No! Mettimi giù, dico sul serio!"
"È tardi, Violet.
Non fa assolutamente niente per stavolta. Ti darò una settimana di prova.
Dopotutto se sceglierai di rimanere qui e non combinare niente tutto rimarrà assolutamente invariato quindi perché preoccuparsi?"
Già.
Rise tra sé e sé.
Era furbo e crudele quando voleva esserlo.
Sapeva che non avrebbe mai resistito a sgattaiolare via o anche a portare Powder e gli altri in un colpo che facilmente avrebbe messo spalle al muro tutti i vicoli e la locanda.
Eppure sbuffò per quella sera, mentre lui chiudeva la porta, si rigirò, stringendo la sorellina, mentre Vander le dava la buonanotte e lei lo ringraziava e il libro di Katarina, furente, si spalancava piano, aperto, sulla stessa pagina interrotta, per una folata di spiffero.

"Ti ha bruciata per caso? Hai segni sulle gambe o altrove?"
"No. No io ... sto bene"
"Bene."
Vi non seppe mai da quel giorno in tutta la sua vita, ogni volta che ci ripensava, se essere più grata a lui per non averla punita fino in fondo o a se stessa per non avere pianto una singola e sincera lacrima di rimorso, se non quando Vander chiuse la porta.

~

I fumi tossici e i vapori delle furenti e spigolose architravi delle perfide ramificazioni delle raffinerie dei baronati di Shimmer, dall'ex Last Drop a tutti gli stabilimenti di Silco sul lato sinistro del fiume, inondavano ancora, aleggiando, le alte finestre e le mura sottili, dalla discutibile decorazione neorealista del vecchio ufficio del defunto imprenditore e assassino della Undercity.

"Che tu sia dannata" tossicchiava nel sigaro con il bocchino dorato la cyborg, mentre in piedi su una gamba sola e col braccio buono dietro la schiena puntava quello metallico a mo' di pistola contro il vetro rotto della vetrata grande, alle spalle del rinnovato capo dell'organizzazione criminale.

"Non ti ho chiesto cosa sono io, sorella." Jinx gesticolava con il fascicolo rivestito in cuoio nella mano destra e una mascherina di ferro nella sinsitra.
"Un piccolo passetto, Sevika e la stanza sarà pervasa dall'aria tossica delle ex miniere, come ... la persona che non deve essere nominata" si alzò poi balzando sul tavolo con gli stivaletti sporchi di palude
"Adorava fare per divertirmi.
Ora. Se tu fossi Du Coteau. Dove spareresti per colpire tutto quel ben di Divinità sprecato?"
Allora si parò dietro la ex buttafuori, mettendole una mano su una spalla e sogghignando, facendo a sua volta una pistola con le dita dell'altra e puntandola alla finestra.
"Santissimi numi, questo Silco non me lo avrebbe mai chiesto." Ribadì lei, esasperata.
"Che cosa?!"
Squittì la mina vagante.
Sevika sgranò i grandi occhi di bragia.
Aveva di nuovo pensato ad alta voce.
"Che cosa hai detto?!?"
"Io non ..."
Venne quindi scaraventata sul lato est dell'ufficio.

"Non devi mai pronunciare quel nome! In mia presenza."
Jinx rise, facendo oscillare le lunghissime treccine blu e soffiando via la mini bomba a chiodi dalla canna della pistola.

Sevika si tirò su lanciando un bicchiere di vetro in sua direzione e mancandola.

"Non fosse già convalescente spezzerei il collo a tua sorella per questo!"

Fu allora che la cyborg strabuzzò nuovamente e si rese conto per la seconda volta in quella uggiosa e triste giornata, che dallo scontro con Vi l'anno prima a quel punto, aveva perso parecchi colpi.

"Che cosa hai detto?!" Strillò la mina vagante di nuovo.
L'assistente giro gli occhi, ringhiando annoiata.

"Quei due cretini di Finn e Cecil mi hanno detto che hanno preso a sganassoni Vi sul ponte."
Tossicchiò poi della fuliggine e prese una mascherina.
"Tu e la tua maledetta mania di emulare S ... Il tuo defunto padre."
Si corresse.
"Non hanno idea di chi sia stato."
Si tirò in piedi.

Era molto più grossa e imponente della più minuta criminale, nel cappotto del defunto esponente delle più deplorevoli questioni, ma Jinx la temevano tutti, dopotutto.
Persino sua sorella, la Legge di Piltover.

"E tu non solo ...
Lasci che Katarina" tentennava con lo sguardo psicotico, le dita lunghe e smalatate sfioravano fishbone scarico sulla scrivania.
"Faccia fuori metà delle mie provviste e! Scappi via con quelli della League of Legends, perché a questo punto è stata lei. È stata lei sicuramente.
Ma Vi viene pestata e messa fuori uso e tu ometti? Di dirmelo?!?"

Sevika stava sul serio considerando il licenziamento o il suicidio.

Peccato per il suo braccio nuovo e tutti i suoi ingranaggi.
Ci aveva messo un pomeriggio intero e si era svegliata alle 5 per l'ultimo upgrade, consumando metà della sua scorta di liquore personale.

"Io ... pensavo che"
Jinx fece esplodere una mini bomba a mano sotto il suo naso.
Piena di vernice per fortuna.
"Tu non sei autorizzata!
A pensare, Sevika."

Allora i poveri Finn e Cecil fecero capolino dalle scale.

"Si?" Si girò la pazzoide con gli occhiali da aviatore sulla fronte.
"Capo, noi noi abbiamo trovato la creatura."
"Wooofwick!!" Strillò battendo le mani.
"Esatto. Warwick."
"E l'avete portata qui?" Ringhiò poi puntando loro la pistola.
"N-No, signora."
"Idioti!" Strillò poi stordendo entrambi grazie ai suoi nuovi poteri da shimmer.

Sgranò gli occhi viola e ancheggiando verso Sevika la aiutò ad alzarsi da terra, ridacchiando e riponendo sia fishbone che la pistola sulle cinghie sulle sue esili spalle.

"Sai, cara Sevi."
"Dio misericordioso ..." ansimava quella
"Perdona i miei peccati e risparmiami"

"Ho un'idea per andare a fondo della questione Katarina e LoL e eccetera eccetera eccetera."
Parlò risoluta, avviandosi non verso le scale, ma verso la finestra rotta.
Con una sfera di cristallo hextech in mano.

"Che vuoi fare adesso?"
"Ma quello che tutti farebbero in questa bella situazione, ma chère Sevikà!"
Il ringhio basso da pitbull dell'altra fu udito perfino a Piltover.

"Andiamo a esporre denuncia alla polizia di Piltover."

La ex buttafuori di Vander, cyborg ed ex braccio destro di Silco era oramai sull'orlo di una leggendaria crisi di nervi.

~

"Ciao sorellona"

"Non muoverti."

Il presente, il passato, i suoi sospetti, le sue ferite e tutto stava ormai srotolandosi e prendendo forma come un puzzle della città sotterranea davanti ai suoi occhi grigi, persi e pieni di idee balorde.
Caitlyn aveva il fucile carico e puntato sulla testa di sua sorella, Powder, pur sempre imprigionata nelle parvenze della supercriminale Jinx, armata fino alle viscere, che aveva anche portato, nella sua stanza da ammalata, dove Vi era vulnerabile, costretta e ancora provata da tutti i tagli e le ustioni inflitti, la cara Sevika.

Meglio di chiunque altro eccellente a batterla in combattimento.

Non avrebbe potuto difenderla.

"Caitlyn, aspetta, e anche voi, ahh! N-Non sparate!"

Sbattè le palpebre per assicurarsi che non stesse sognando.

Si sarebbe picchiata da sola per aver detto una scempiaggine simile.

Perché le loro arcinemiche avrebbero dovuto ascoltarla? O Cait desistere quando le avevano in pugno?
Le ramanzine e le parole di Vander le tornarono in mente prepotenti, come nel racconto di Katarina quelle del generale quando lei stava per staccare la testa di Swain nell'accampamento nemico.

Vi fremeva e guardava le tre donne, poi il soffitto, la finestra.

Lei, Katarine e Garen avevano combattuto insieme in passato.
A dire il vero era stato un passato recente, prima di conoscere Caitlyn, prima di ritrovare Jinx Powder e prima di affrontare Silco.
Avevano stilato un accordo mortale e la Lama Sinistra non solo si era palesata vera davanti ai suoi sogni increduli di mocciosa che leggeva il suo quaderno rubato, ma l'aveva tirata via da Stillwater per una e una notte soltanto, per poi rinchiudercela, per uccidere un vecchio amico di famiglia, sotto il nome ben noto di Garen di Demacia dal quale la bella lady di ferro si sentiva sotto minaccia.
E stolta, suo solito, Vi aveva accettato, se non altro perché a capo della divisione di Garen c'era il generale Darius e sotto di lui Meyers, tra i soldati.
Esatto, aveva accettato più per farla pagare ai suoi vecchi nemici di infanzia che per tentare di evadere.
Sapeva che Katarina l'avrebbe risbattuta dentro. Non avrebbe mai rischiato per una stolta tirapugni.

Non seppe mai come quella feccia divenne soldato, neanche come quell'altro che l'aveva pestata il giorno dell'attacco a Piltover fosse finito nelle mani di Silco.

Ma se su una cosa sapeva Vander o Warwick o chi per lui, Vi manco voleva saperlo, aveva ragione era che la colpa era ed era sempre stata sua in primis.

"Vi, sta giù. Non sei nelle condizioni" ribadi lo sceriffo.

La psicotica le lanciò una bomba con della vernice rosa in faccia, sporcando ovviamente anche Sevika, che chiuse una palpebra sola, dall'esasperazione, poi saltò sul letto di Vi come quando era piccola e prese a saltarle su con tutta la non delicatezza di cui le sue pur sempre gracili membra fossero capaci.

"Vi, Vi, Vi, Vi!!" Saltava ancora.
"P-Powder!! Mi fai male, basta! Ahhh!"
"Uhmm" constatò quella ispezionandola da capo a piedi, mentre pure Sevika dimostrava di venire momentaneamente in pace ed essere sotto sgomento.

"Ok." Ribadì infatti.
"Chi ti ha massacrato?"

Caitlyn si riprese allora dal caos e dai nuovi colori sulla sua povera divisa e ringraziò qualunque divinità esistente che sua madre fosse ancora da Medarda quella mattina.

"Se non siete ostili." Ripose il fucile e sedette affianco a Vi, soccorrendola.
"Per quale ragione siete qui?"

"Hat Lady sciocchina e meschina.
Non posso visitare mia sorella che ha la bua, ora? Voi Piltoviani siete proprio stupidi. E cattivi!"

"Powder." Tentò Vi di alzarsi ancora.

"Mhmmm, rieccola. Jinx! Mi chiamo Jinx!" Sbatté quasi gli stivali.
"Inotre vorrei proprio sapere dove siamo arrivati, sorella. Farti fare il culo a strisce in questa maniera quando noi là sotto veniamo derubati di tutti i nostri averi e adesso manco la polizia può intervenire perché guarda un po' è stata derubata per prima!"

Sevika si avvicinò imbarazzata a Vi per controllare le sue ferite.

"Mi scuso per il pidocchio.
Mi ha costretta."

Vi da parte sua alzò un sopracciglio, si tirò indietro verso Cait e truce la minacciò con un'occhiataccia.

"Sarai contenta che sono fuoriuso, traditrice schifosa."

"Questa storia non riguarda me e te, Vi. Ho veramente più cose in comune con un pidocchio che con tua sorella minore, ma lo shimmer è sparito. O meglio, le nostre raffinerie sono bloccate e il sottosuolo per una volta è in guerra civile da prima delle nostre malefatte"

La donna riassunse, accendendosi un sigaro e porgendone uno a Vi che ovviamente scosse la testa.

Caitlyn scandalizzata buttò via la scatola direttamente e riprese a marciare verso Jinx a pugni serrati.

"In quale mondo marcio e malato io dovrei aiutare voi due a difendere quella oscenità, quel veleno, quella putrida e schifosa e mortale e ignobil ..."
"Pasticcino." Sussurrò l'innocentella a letto mentre sorseggiava una fiala viola che Jinx le aveva passato.
Poi con un salto e un urlo di dolore riuscì a mettersi seduta e per la gioia di Caitlyn le ustioni di terzo grado e le ferite da frusta sulla schiena furono quasi un brutto ricordo.
Non si rimarginarono, ma Vi riuscì a riprendersi, perlomeno fu in grado di aprire del tutto gli occhi e stare a sedere, forse pure impugnare un guantone solo che Cait naturalmente ripose.

"Ma Cupca ..."
"Ho detto no."
Jinx richiuse la fiala e le diede un pizzicotto sulla guancia col tatuaggio.
"Ora ti riconosco! Non sopportavo di vederti in quello stato."
L'altra sbuffò pesantemente, poi si tenne la mano sinistra ancora sfregiata da un rivolo secco di sangue e un taglio molto preciso che bruciava e rifiutava di rimarginarsi anche con la velenosa sostanza di Singed.
Anzi sembrava quasi espandersi ed infettarai nuovamente, portando Vi a stringere i denti e ringhiare ancora.

"Vi!" Cait le tenne il polso preoccupata.
Jinx aveva gli occhi di chiunque puntati su di lei.

"Perché guardate me? È normalissimo shimmer. Gli fa male perché è così che funziona."

Per lo sconcerto del vice e di Caitlyn e di chiunque avesse assistito, Sevika in uno scatto prese la mano dell'ex acerrima, scostò una benda con cui lo sceriffo aveva iniziato a fasciarla e la ispezionò di nuovo, nonostante le proteste e i gesti di Vi che si divincolava come se avesse avuto di nuovo 10 o 15 anni.

"Lasciami! Basta, lasciami subito!"
"Non intendo farti niente, stupida!"
La rassicurò la cyborg, usando una lente per vedere meglio.

Effettivamente la mano di Vi era stata ferita in due punti dove i nervi erano molto estesi, di modo tale non solo da procurarle molto dolore, come nelle torture più rispettabili, ma in un punto una parte di tessuto era stata incisa e sostituita con ...

"Non è possibile." Scandì poi, praticando una piccola incisione con uno dei suoi artigli, poco prima di essere sbalestrata ancora via da Jinx.

"Tu non tocchi mia sorella senza il mio permesso." La piccola criminale saltò di nuovo sul grembo di Vi e ne strinse la testa quasi soffocandola, per poi darle un piccolo bacio sulla mano.

"Caitlyn.
A-Aiuto."

"Ora basta." Le interruppe lo sceriffo.
"Questo è troppo, o ci dite che avete delle prove e una pista o sparite! Fuori da casa mia!"

"Vuoi lei eh? Ahahah! Non te la do!"
Jinx sghignazzando baciò Vi a stampo sulle labbra e mentre quella si puliva digustata il labbro con la benda dell'altra mano, buttando la sorella dall'altro lato del letto con un colpo, Sevika si sedette accanto a lei di nuovo e approfittò per continuare l'indagine.

"Dai qua!"

O la medicazione.

"Ahi, ahi!! No!! Non toccarmi!" Strepitava Vi mentre quella sistemava ingranaggi, bulloni e li estraeva uno per uno, facendola scalciare e chiamare Cait in suo soccorso.

"Ecco.
Uff. Femminuccia!" Fece poi lo sbaglio di gridarle, beccandosi un occhio nero.

"Vi!" Sgridò Caitlyn comunque.
Le aveva intimato di restare a letto.

"È stata lei a cominciare."

"Bel ringraziamento." Si alzò poi la cyborg.
"Se avessi aperto le orecchie e quella testa dura che ti ritrovi invece di accusarmi e menare le mani ti saresti accorta che ti ho appena salvato la mano sinistra dall'amputazione."

Sevika era fredda, cinica e cattiva, Vi ricordava.
Una volta da piccola aveva rinchiuso Powder nello scantinato e lei l'aveva affrontata per vendicarsi solo per beccarsi una ripassata tale che ancora si ricordava.

Carino ed equo il destino le avesse fatte rincontrare quando da grande aveva avuto le carte per affrontarla.
Difetto di fondo del Fato spesso cambiava mano in manrovescio e Vi lo aveva imparato sulla propria pelle quante volte prima di massacrarla e strapparle il braccio meccanico nella vecchia sala di bevute, sarebbe finita lei a faccia a terra per prima.

"Amputazione?" Ripetè Caitlyn sedendosi sulle ginocchia di Vi.
"Ohww!"
"Scusami, io mi sposto, non ci ho pensato ..."
"No, no. Non se ne parla." La strinse l'altra. "
Sevika e Jinx presero posto sulla poltrona dall'altro capo, o meglio Jinx vi sedette in modo scomposto, in orizzontale e Sevika si poggiò al bracciolo.

"Quei circuiti vengono utilizzati nelle protesi nefaste dell'esercito della Rosa Nera di Noxus.
Riconoscerei i segni di quel cacciavite ovunque.
Quell'affare costa più di metà sottosuolo ma sarebbe in grado di sbaragliare tutti gli agenti di Piltover." Si girò poi verso Jinx che la guardava interrogativa.
E perplessa.

"Che vuoi?"

"Mi stupisci sempre di più.
Hai salvato Vi.
Conosci questi indizi.
Stai cercando di spodestarmi?"

Sevika sbuffò ancora, buttando il sigaro nel posacenere sul comodino di Caitlyn, facendolo cadere a terra e rompere.

Lo sceriffo prese una mano di Vi per darsi forza, quella le diede un bacio sul collo per fare lo stesso.

Jinx contenendo l'impulso di sparare loro ancheggiò davanti al letto e portò un dito al mento.

"Quindi se non siamo state noi e nemmeno i criminali di Wooofwick e di sotto. Chi ha fatto questo a Vi Vi?"
Ciocche rosa la guardò e richiese
"Warwick? Il lupo mannaro? Quello che dà filo da torcere alle barche di sotto?"
"Uhmm, brava, sorella. Avete avuto a che fare?" Provocò Jinx.
Vi scostò di nuovo i brutti pensieri, guardò un momento Caitlyn, poi tremò di nuovo e scosse la testa.
"È solo un brutto presentimento, niente altro."

"Non abbiamo tempo per le incertezze" ribadì Sevika.
"Se quello che ho visto è vero vuol dire che qualcuna delle mani di Du Coteau è alle tua calcagna, Vi."

La chempunk provò a infilarsi il guantone destro, poi il sinistro, solo per soffocare un altro grido.
"Ahhhh!! Merda!"

"Te l'ho detto." Si alzò Caitlyn.
"Non è il momento, shimmer o meno. Per come ti hanno ridotta."

Sevika rigirò il meccanismo tra le mani.
"Oltretutto chiunque ti abbia messo questo voleva controllarti in qualche maniera. Contiene un localizzatore."
Poi premette un bottone laterale e ...

Jinx fece in tempo a neutralizzare la carica prima che scoppiasse mentre sceriffo e vice si stringevano di nuovo, non curanti di chi le guardasse.

"Avete finito di copulare voi due?"
Ribadì Jinx Powder.

"Effusioni da malata.
Potrei vomitare!" Sparò poi all'aggeggio.

"Se volete aiutarci" iniziò poi Vi a tornare al proprio solito tono di voce.
"Dovrete essere più convincenti e farci vedere di più che un tentato omicidio."
Caitlyn si assicurò che le guardie nel cortile avessero lasciato il turno.
"Chi avrebbe voluto fare una cosa simile a Vi?" Si rivolse poi all'amata.
"Avevi detto che la League of Legends, Katarina, Garen e Talon erano dalla tua parte."

"Talon!" Sevika non le diede tempo di continuare.

"Quell'assassino usava coltelli e ingranaggi per far fuori le sue vittime. Tanto che il generale padre di Katarina lo minacciò di entrare a far parte della Rosa non avesse collaborato."

Tutte le presenti si girarono esterrefatte verso di lei.
Jinx ricordò le storie che Vi le leggeva prima di essere rinchiusa nello scantinato di Benzo.

Vi sorrise, quasi leggendole nel pensiero.
Poi ringhiò ancora a Sevika.

"E tu lo sapevi?!"

Quella si riaccese un sigaro.

"Senti, signorina.
Già è troppo che abbia accettato di aiutare questa schifosa piattola di tua sorella a venire a fondo della cosa, se non altro perché piuttosto che restare nei bassifondi con gli altri della banda è meglio.
Ma sappi che semmai. Semmai dovessi accettare di aiutarti sarebbe soltanto per capire come accidenti sia possibile che Vi ottiene caccia personalizzata, una taglia di tale valore da essere adocchiata da Talon e Katarina in persona e io invece resti a fare da babysitter alla squattrinata orfana di quartiere di Vander che ha ucciso Silco la setimana scorsa."

A quel punto prima che Vi potesse ribattere e difendersi ci pensò Jinx a spararle e stordirla.

Non l'avrebbe uccisa.

Ma non doveva nominare Silco, glielo aveva detto.

"Quindi la LoL e Katy sono sulle nostre tracce come nella tua storia, sorella." Ripose fishbone e la pistola e sedette ancora sulla sua gamba facendola fremere.
"Ahhh!! " gridò Vi.

"Credo che volesse terminare dicendo che le va bene purché alla fine di tutto lei torni a essere la numero 1 e tu il pulcino impaurito di fiume eheh."

Caitlyn dovette contenersi per restistere all'urgenza di strozzarla.

"Abbiamo un accordo?

Vi si morse la lingua mentre lo sceriffo le strinse le spalle, baciandola sulla fronte.

"Fa quel che devi, Cupcake." Disse a malincuore.
"Io io non te lo impedirò. Stavolta."

Caitlyn scosse la testa e porse la mano a Jinx, pur con riluttanza.

"Accettiamo."

"Cosa?!" Scattò Vi.

"Non abbiamo scelta, tua sorella e Sevika hanno un punto a favore." Raccolse l'ingranaggio da terra e ne studio le forme metalliche.

"Dopotutto nemmeno io ce l'ho avuta quando mi sono dovuta fidare di te."

Vi si strinse nelle coperte, cercando di scendere e tirarsi in piedi a piccoli passi, mentre in lontananza nelle buie foreste di Runeterra e nei bassifondi bui dei vicoli, persino di giorno, ululati, spade e metallici suoni creavano nuovi incubi nella sua mente tribolata da ricordi cancellati.

 
 

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Capitolo 3
*** Violet of Zaun, you filthy traitor ***


 
 

"Adattati quando gli altri non riescono a farlo. Inganna il loro intuito e falli tradire dal loro stesso istinto."

Powder riusciva a immaginarle quelle parole, ma difficilmente Katarina le sarebbe mai apparsa spaventata o intimidita mentre suo padre la addestrava.
Avrebbe quasi desiderato qualcosa del genere, poi sentendo Vi andare avanti ci ripensò. I noxiani erano crudeli e non le era mai piaciuto combattere.

Una necessità imposta non piace quasi mai.

Scatto in avanti, stando bassa, e recupero la mia prima lama. Colpisce una gola, poi un occhio, poi un rene, quando un urlo sovrasta il baccano.
"Idioti! È lì!"

Violet faceva la voce cavernosa dei soldati e quella scaltra della protagonista e la bambina sorrideva, nonostante la paura.

"Tu pensi che da qualche parte Lei ci sia veramente?"
Vi socchiuse il quaderno e la afferrò da dietro il cuscino alla sua sinistra.
"Si, ma solo per fare fuori le bambine che non vogliono addormentarsi!"
Powder urlò e poi rise, stringendola più forte di prima.
"Sul serio?" Aggiunse poi parlando piano.
"Non penso, Powder. Posto che l'abbiano scritta qualche tempo fa lei sarà vecchia suonata a quest'ora."
"Vecchia quanto?"
"Vuoi sapere come finisce o no?"

I soldati rimasti vengono verso di me, ma io chiudo gli occhi, percepisco la posizione della mia seconda lama, faccio appello alla mia concentrazione e salto.
I soldati urlano, vedendomi sparire. Atterro alle loro spalle, prendo la daga e giro, tagliando i tendini delle loro caviglie. Sono ricompensata da urla di dolore e sorpresa. Altri tre soldati cadono a terra. Non mi stuferei mai.
Inverto la presa delle daghe e salto, scagliandole dall'alto sulle spalle dell'uomo che ha urlato, poi gli dò un calcio e lo uso come trampolino per una capriola all'indietro. Cade a terra, e io lancio le due lame in faccia agli altri due.
Il manico di una lancia mi colpisce in testa. Arretro, lievemente stordita. Con abile mossa, il soldato che mi ha colto alla sprovvista cerca di trafiggermi il cuore con la lancia. Salto di nuovo, appaio a mezz'aria e afferro la lama piantata nella faccia.
Non faccio in tempo a trasformare l'attacco in parata, e un'ascia sfiora le mie costole, con un rumore metallico assordante. Faccio un passo indietro. Il bestione che brandisce l'arma la solleva di nuovo, e io salto nuovamente per prendere l'altra lama. Faccio in tempo a prenderla, prima che un altro soldato mi attacchi con una mazza chiodata, sfondando la faccia del compagno. L'arma mi sfiora il braccio e mi fa perdere sangue.
Faccio una capriola all'indietro e mi accuccio. Ne rimangono quattro, tutti davanti a me. Molti altri sono feriti, ma vivi. Tutti mi scrutano nell'oscurità. È evidente che riescono a tenere traccia delle mie daghe, quanto me.

Le sue parole suonano ancora nella mia testa:
"Mai affrontare uno scontro equo. "

"In che senso scontro equo?" Chiese la piccola.
"Alcune persone codarde preferiscono combattere nemici facili." Spiegò Violet, risoluta.
"Hai presente Meyers e Hudson quando ci impediscono di rincasare dopo un colpo sperando che io mi spaventi perché sono una ragazza?" Le sciolse la treccia e pettinò le ciocchette sottili con la mano a cui aveva tolto la fascia di cuoio.
"Ecco. Se loro sapessero combattere quanto tua sorella quello sarebbe uno scontro equo." Rise.
"Sarebbe"
Rise anche Powder, perché ovviamente nei vicoli nessuno eguagliava la più grande nella lotta.

Anche in tanto altro.

Quella sera nessuno era venuto a disturbarle, mentre l'altra spegneva la luce e le dava la buonanotte.
Non aveva più tanta paura del buio come qualche anno prima, pensò chiudendo gli occhi, erano le situazioni belle e calme a generarle oppressione.
Agitazione. A farle temere che da un momento all'altro qualche agente di sopra sarebbe entrato e dal nulla avrebbe arrestato Vi o che Vander l'avrebbe chiusa nello scantinato o peggio che qualcosa, qualsiasi cosa sarebbe successa all'improvviso, rovinandole tutta la sua agognata e pazientemente attesa calma.
E Violet era bravissima a leggerle nei sogni, nei brutti sogni ad occhi aperti, chiudere il quaderno e farla ridere con storie su situazioni imbarazzanti o grottesche su Claggor, Mylo e le guardie o anche solo prometterle che non l'avrebbe più lasciata, o addirittura, sebbene non avesse la voce della sua cara mamma, cantarle la sua ninna nanna preferita per far si che la sua ansia, la sua potente, arcigna, maestosa e tremenda paura geniale, la lasciasse dormire, come una della sua età aveva ben diritto.

Anche se quella notte la piccola proprio non sembrava riuscirci.

"Lo sapevo che avrei fatto una stronzata.
Sei troppo piccola per questo genere di storie!"
La blu si girò di nuovo, stringendo il giocattolo scimmietta tra lei e la maggiore.
"No, io ... io non ho sonno."
"Non hai sonno dopo che abbiamo corso tutto il giorno e siamo arrivati fino alle raffinerie vecchie dall'altra parte del molo? Ok, avremo fatto i bravi per una volta, ma anche io sono esausta. " Le fece una carezza, addolcendo il tono di voce.
"Che cos'hai?"
"Niente" disse solo lei cercando con tutta se stessa di non toccare quel tasto e non far sentire in colpa la sorellona.
"Lo sai che adesso la febbre mi è passata. E che dormiremo di nuovo insieme d'ora in poi, vero?"
"Aha."
Vi guardò un attimo fuori dalla finestra e sistemò meglio i cuscini dietro le loro teste.
"Il temporale?"
"No" disse ancora Powder.
"Va bene." Risolse la maggiore.
"Se non vuoi credermi facciamo così, una promessa, un accordo, ti do la mia parola, come facevano i soldati di Katarina con il suo terribile padre.
Io, Generale Violet di Zaun, prima brigata, ti do la mia parola sulla vita, principessa Powder."
La rosa abbassò di nuovo la voce e si mise in ginocchio sul letto mettendo una mano sul cuore.
Allora la blu si convinse accennando una risata.
"Generale? Tu?"
"Meno non se ne parla."
"Ahahaha."
"Se me ne andrò ti autorizzo a mettermi in castigo in qualunque modo tu voglia. Anche a suonarmele."
"Come?"
"Hai detto che pensi sia colpa mia anche se è Vander a punirmi, perché non ti piace quando resti a dormire da sola, giusto?"
La piccola si strinse a lei, colpevole.
"Ma no, quello che volevo dire era ..."
"Va bene, hai ragione, non ti sto dicendo di no. Quello che vuoi.
Semmai Vander dovesse farmi stare da Benzo o dovessimo ficcarci in qualche altro guaio con gli agenti, tu ... puoi farmi spazzare la stanza o mettere in ordine tutte le tue cose per una settimana oppure puoi farti leggere le storie che vuoi a qualsiasi ora senza che io ti dica di no anche se mi fa male tutto e sono stanca morta.
E senti questa ..."
"Violet, non c'è bisogno che ..."
"No, no, ascolta! Dico sul serio.
Puoi farmi bere quella cosa ricostituente amara che ci ha dato Singed quando ci siamo ammalati l'inverno scorso, ricordi che neanche gli adulti alla locanda volevano prenderla, no?"
"Si ... ma ... tu odi le medicine amare."
"Appunto. Sarò tutta per te.
Quel che vuoi. E sai perché?" Le sorrise mettendosi accanto a lei con un ghigno furbastro e la abbracciò di nuovo.
"Perché non succederà mai, Powder. Non intendo lasciarti dormire da sola di nuovo.
Per cui se i ragazzi vorranno fare scorribande, mi sta bene, ma che se la vedano da soli.
È ora che imparino."
Powder mise istintivamente una mano sulla fronte di Vi.
"Ahaha, sto bene, piccola peste, dico sul serio."
Allora non disse altro.
Le saltò in braccio e le diede un bacio sulla guancia sinistra, per poi finalmente chiudere i grandi occhi blu ghiaccio.
"Tu sei la sorella maggiore più buonissima del mondo."

Ci mise qualche minuto a godersi quelle parole, qualche altro secondo a capire cosa provasse Vander a restare sempre dietro in circostanze simili, paziente.
Con la pazienza che lei rarissime volte aveva.
Strinse la sorellina e la pettinò di nuovo, peccato si fosse già addormentata quando anche lei disse:
"E tu sei la migliore, Pow Pow.
Hai vinto."

~

"Basta! Ancora con questo piagnisteo.
Giuro ne ho fin sopra ai capelli, Powder, basta. Starà bene!"
Continuava a singhiozzare, anche più forte.
Mylo tentava invano di origliare dalla porta dello sgabuzzino del negozio di Benzo quel che si poteva definire la conclusione di una pessima giornata di inseguimenti tra Piltover, la baia e i vicoli che quella settimana non sarebbe assolutamente dovuto occorrere, visto quanto la protagonista indiscussa fosse ancora in piena prova d'onore, noto in altre pagine come il processo di Vi.
Se processo si poteva definire una tirata di orecchi in una vecchia cantina della Undercity.
"Lo vuoi capire che siamo nei casini noi più di voi due? E se continui a piangere non sento che dice Vi!"
"Ma non vedi che ha paura?" Tentava Claggor di calmare la più piccola.
"Lei è grande. Vedrai che non vi separerà di nuovo, se la caverà.
Credo ..."
"Shhh! Sto ascoltando."
"E poi detto francamente non pensi che se ti becca peggioriamo ..."
E in effetti sarebbe anche accaduto se in quel momento Ekko e il padrone della bottega non fossero rincasati con le provviste, accompagnati da una folata di nebbia, gelo e foglie infangate, visto che Vander aveva riaperto la porta di scatto, facendo quasi cadere Mylo e il suo cono di metallo a terra mentre trascinava una scalpitante Violet per le orecchie alla poltrona più vicina.

"Ahi, ahi, ahi! Mi fai male, lasciami! Lasciami no! Non voglio! Sono grande, non lo puoi fare!"
Solo quando furono tutti seduti e l'orrido sospetto che la colpevole aveva fu svanito, il piccolo improvvisato tribunale, sotto sentenza del giudice di pace - o più che altro di guerra - Vander, appunto, stabilì per mera fortuna dei monelli in questione che la pioggia e il vento fossero troppo forti perché Benzo e Ekko avessero provviste sufficienti per tenere Vi al fresco piu di tre giorni.
Non l'avrebbe mai lasciata senza mangiare e sarebbe stato più preoccupato a non saperla presente  e sotto gli occhi, che non libera di far sprecare a Marcus un'altra batteria di munizioni e cappotti puliti.

Accese la pipa e chiese all'amico un'ulteriore conferma, mentre la più piccola di casa, passata la prima parte del supplizio, non si era lasciata scappare il grembo della piu grande, su cui si era praticamente incollata mentre Vi per calmarsi e distrarsi le pettinava i capelli in una treccia.

"Sono molto, molto, molto deluso da tutti voi quattro." Poi sgridò la più grande:
"Due settimane fuori dalla locanda e non accetto discussioni su questo punto."
Mentre Benzo chiudeva l'ennesima toppa all'ennesimo vetro scassato.
"Eh Vander ... io non avrei nulla in contrario lo sai.
Ma sarà pieno di topi là sotto domani mattina.
Oltre che bagnato." Aggiunse imbarazzato, guardando Violet.
"Molto bagnato."
"Ultimamente gli agenti passano da queste parti a fare pattuglie e ispezioni." Mise il carico Ekko.
Vi alzò gli occhi su di lui, per poi ripensarci subito.
Perché diamine suggerirle di andare di sopra se lo sapeva?
Ok che aveva l'età di sua sorella e che era un po' sciocchino, però avrebbe potuto pensarci.
Manco poteva fare la voce grossa in quella scomoda posizione.

Il padrone di casa si alzò e senza dire altro le ridiede la sua giacca, come a Powder, Mylo e Claggor le loro.

"Sul serio? Così?! Neanche ...?"

"Non ho detto di avere finito, signorinella.
Penso che Sevika sarà contenta di avere un aiuto."
"Sevika?!" Esclamarono i ragazzi, e anche Powder, con un sussulto.
"Mi fa paura quella lì" sussurrò Mylo.
"Ma poi Vi proprio non la sopporta!" Rispose sottovoce Claggor.
"Avete finito di fare gli avvocati dei viali corti?"
Vi guardò il più grande, per poi distogliere subito.
"Al molo ovest, giusto?
Mi sta bene. Ok" Disse solo, mentre Vander esitò qualche attimo ancora, poi guardando Powder tremare e mettere il broncio, chinò il capo e porse la pipa a Benzo.

"Eheh. Alla fine questa volta non sono state due, ma una scialuppa sola, amico mio. Magari la prossima volta capirà che ...  insomma a questo punto forse è meglio la vecchia maniera, se ti posso suggerire."
L'uomo vide gli occhi dei presenti e ripensò le proprie parole.
"O forse no"

Il locandiere guardò Vi, poi gli altri, Ekko e infine fuori in strada, verso il Last Drop.
Chiuse gli occhi e aprì la porta.

"Qualcuna delle guardie è finita nel fiume?"
"No. Io ... noi le abbiamo solo seminate."
"Avete rubato qualcosa o siete saliti solo per farla pagare a Meyers e Hudson?"
Violet strinse di più Powder e sedette più comoda con lei sulle ginocchia, quasi a volersi mettere al sicuro preventivamente.
"La seconda."
Vander si poggiò al bancone.
"Che cosa devo fare con te?"
"Ti ho già spiegato che non ci hanno lasciato scelta e che non fosse stato per rattoppare il loro stratagemma finito male" indicò Vi i due ragazzi, dicendo la verità "non ci sarei salita."
"Mylo?" Chiese soltanto, in ultimo.
"Noi ehm ... Clag?!"
"È ... vero.
Abbiamo sbagliato. E e ci ha sgridati anche lei."
"Mhm"

Nessuno ebbe il coraggio di ribattere niente, Powder sospirò e alzo gli occhioni verso la maggiore, che nonostante tutto le fece l'occhiolino.
Finché potevano si sarebbero rubate un universo intero di attimi pur di non lasciarsi.

"D'accordo."
Giunse finalmente, dopo un grosso tuono fuori.
"Ti do una e un'altra chance soltanto, Vi, ed è solo ed esclusivamente per la bufera."
"Cosa?!"
E sappi anche che mi stavano davvero prudendo le mani, lo confesso."
"Ma prima dicevi che ..."
"Powder?" Chiese allora, invece di rispondere.

La più piccola sentì gli occhi di tutti addosso, pesanti come tutto il ponte di pietra che collegava i due mondi inavvicinabili.
Se fosse stata interrogata dalla Consulta o da Silco stesso, avrebbe provato meno terrore.
L'unica consolazione era che se avesse sbagliato sarebbe stata solo sua la colpa, se Vi fosse stata allontanata da lei di nuovo.
A ripensarci non era una consolazione per niente.

"Io ahm ... io ... io "

"Coraggio.
Ti ricordi che ti ho detto, giusto?
Non devi pensare a me.
Non devi pensare che sono tua sorella."

Si girò, dandole le spalle e poi si appoggiò a una di quelle di Mylo, che intanto la guardava preoccupato, sapendo a chi fosse in mano il tutto, abbattuta.

"Devi pensare a ciò che è giusto."

Non disse nulla in realtà, ma a Powder non servì affatto.
L'ultimo sorriso di sua sorella, seppure in quella posizione, seppure sotto il cappuccio della casacca, lo avrebbe ricordato per sempre.

Che ricordare significasse darle la caccia o darle forza.

"Allora, Powder." Riprese Vander, chinandosi.
"Il suggerimento è tuo. Che cosa dovrei fare per impedire a tua sorella di ficcarsi nei guai al di là del ponte di nuovo, trascinandovi, naturalmente?"

Claggor e Mylo si erano di nuovo seduti affianco a Ekko.
Violet era rimasta in piedi, come un'imputata, con la mano destra penzoloni riavvolgeva con la sinistra le bende attorno al polso e all'avambraccio.
Dopo quel pomeriggio aveva ancora i capelli arruffati e un livido sulla guancia destra, un taglietto sul sopracciglio sinistro e le nocche livide.
Avrebbe soltanto voluto abbracciarla e leggere lei la storia di Katarina quella sera, sgranò ulteriormente gli occhi.
Sapeva della loro piccola scommessa, del loro giuramento per gioco, sapeva che Vi era spavalda e che avrebbe anche potuto approfittarne, fosse stata Mylo o Claggor o perfino Ekko, ma sapeva anche che lei, proprio lei, minuta, insignificante e spaurita in quel sottosuolo così immenso e mostruoso non si sarebbe mai azzardata a voler passare una notte da sola.

Guizzò lo sguardo per la stanza alla ricerca di qualcosa, poi senza dire nulla si avvicinò a una vecchia cassetta di utensili da cucina estraendone un mestolo di legno, con la punta a forma di cucchiaio e lo porse a Vander.
"Powder" disse quello, confuso, mentre gli altri due tremavano e Vi indietreggiava istintivamente.
"Avevo già deciso di escludere questo tipo di castigo, lo sai."
Allora la bimba sussultò di nuovone scuotendo la testa, spiegò meglio.
"Intendevo le patate."
"Patate?" Fece Vander.
"Oggi avevi detto che c'erano troppe verdure e patate da sbucciare alla locanda. Magari noi potremmo aiutare Vi a occuparsene. Così solo per il tempo che ci vuole ... " ciondolò sulle gambine, sorridendo.
Mylo l'avrebbe strozzata lo stesso, anche non trattandosi dell'altro terribile castigo, per Claggor tanto valeva, a lui piacevano le patate e per quanto riguarda Vi, il sorriso di sollievo, divertimento e spensieratezza che Powder vide di nuovo farla risplendere fu una conferma sufficiente del fatto che almeno lei la sua prova l'avesse superata.

~

"Assolutamente no." Lanciò un tubero pelato nel cesto dall'altro capo del tavolo della cucina, Mylo, mentre Sevika entrava con un'altra cassa piena.
"Ehi, ma di questo passo ricrescono!" Protestava Claggor.
"Non sono io quella in castigo" sprezzante, la donna uscì di nuovo, spintonando Vi di lato.
"Quanto non la sopporto." Si pulì quella, prendendo un altro temperino.
"Ekko, dove hai detto che abitava quel tipo?"
"Oh era davvero strano" rispose il più piccolo.
"Aveva una giacca bianca con due code ridicole e ha preso tanta di quella roba al negozio di Benzo pagando in oro, senza nemmeno contrattare! Gli ho fatto pagare il doppio ... ahh!!" Un'altra cassa sbattè quasi addosso alla sua gamba destra, quando Sevika rientrò.
"Ehi! Ma dico vuoi stare attenta!"
"Non è un mio problema, miss aragosta" sbraitò la buttafuori dalla sala.
"E quindi tu sapresti dirmi dove si trova il palazzo" continuò poi ciocche rosa, pelando una patata
"Di questo famigerato damerino?"
"Violet no." Si intromise Mylo.
"Vuoi buscarle davvero?"
"Ho solo chiesto, che diamine.
Che usciamo prima del mese prossimo è fuori discussione, ragazzi. Avete sentito il capo, no?
Nessun furto pagherebbe abbastanza."
Però incrociò le dita e fece di nuovo l'occhiolino a Powder, che intanto stava mangiando una mela, seduta sul tavolo.
"Se vuoi possiamo andare sabato mattina."
Vi provò a sentire male.
Ci provò davvero.
"Come?"
Anche se la sua testa era già tra i tetti di Piltover.

"Lui ci ucciderà, lo sai."
"Sarebbe la terza volta! Sempre ammesso che Ekko non ci stia prendendo in giro."
"Non lo farei mai! L'ho seguito apposta!"
"Solo se ci scopre finisce male." Prese una mela a sua volta e continuò a bocca piena.
"E poi lui dice sempre che dobbiamo guadagnarci il nostro posto in questo mondo!"
Vi fece spallucce, prese Powder in braccio e si versò da bere.
"Pausa.
Finiamo dopo il tramonto."
"Tu sei pazza" ribadì Mylo, mentre Claggor sbuffava.
"Se non ti calano le braghe non capisci."
Powder trattenne una risata, sorseggiando il suo succo e pensando già a quanto sarebbe stato bello vedere la città alta da là sopra.
"È per questo che io porto due cinture e tu ancora neanche una."
"Grrrrr."

~

Il seminterrato era buio, angusto e orribilmente stretto.
L'aguzzino aveva provveduto a legarla su una sedia, lasciandole libere gambe e braccia che erano state disarmate e spogliate, per avere agio migliore.
Le finestre dell'immobile avevano sbarre o chiusure saldate a caldo, uncini da grossi tagli di carne o utensili pendevano dal soffitto e un improbabile giradischi suonava e girava e girava, mentre Vi lentamente riprendeva coscienza, stringendo i pugni senza più i fedeli guanti hextech e cercando con ogni suo potere di liberarsi da quelle aspre serrature.

"Dove ... dove mi trovo ... ahhhh!" Soffocò un guaito e strinse i denti, quando una fiamma le azzannò l'addome, ricordandole che era stata pugnalata di striscio.
Sentiva freddo e aveva caldo, non riusciva a capire bene chi o cosa l'avesse ridotta in quello stato.
C'era odore di zolfo, fuliggine e carne in quel luogo.
Come se un grosso animale predatore vi avesse portato della selvaggina.

"Le mie congratulazioni." Una voce cavernosa, liquida e solenne le puntò una lama noxiana alla gola.
"Violet di Zaun, infida traditrice."

Aprì piano piano l'occhio destro, poi il sinistro, solo per sentire un ferro di cavallo rovente imprimersi impietoso e a freddo, a tradimento, sulla sua coscia.

Provò a urlare, a gridare, a difendersi, a staccargli la testa.

Ma non poteva fare niente.
Le sue gambe erano bloccate.

"Mi sono permesso di mescolare un po' di shimmer a una mia recente creazione.
Peccato non sappia se l'effetto sia permanente o meno."

"No ... ti prego ... io io io non so cosa ti ho fatto, non ho detto niente a nessuno di Katarina, lei mi ha riportata in prigione.
Avevamo un accordo! Ahhh!!"
"Che tu hai infranto"
"Garen si è liberato da solo. Lei mi ha risbattuto dentro senza darmi manco il tempo! Lo sai ... lo sai benissimo!"

"Oh, che peccato, Violet di Piltover."
Girò attorno alla sedia, facendo strusciare qualcosa per terra, solo per liberarla e farla cadere sul pavimento.

Il sospetto orribile e tremendo era vero.
Non poteva muoversi.

"C-Caitlyn" riuscì a malapena a sussurrare, mentre l'uomo incappucciato preparava la frusta.

"Milady dice che non si aspettava questa tua scelta pessima, ti ha definita un dente marcio per dolci di alquanto pessima fattura, Violet.
Chissà cosa penserebbe la tua cara Pasticcino a proposito..."
"Se vengo a sapere che le hai torto un solo capello ... tu e quella malefica prostituta di Du Couteau"
"Desolato."

Disse di nuovo e i suoi occhi si fecero troppo pesanti.

"Le vecchie abitudini, Vi"

~

"Vi? Vi, mi stai ascoltando? Violet?"

La nebbia di Zaun si fece rarefatta, le trecce di Powder crebbero lunghe e serpeggianti come le pistole e le bombe alla cintola di Jinx, Sevika aveva una protesi al posto del braccio sinistro e la sua Caitlyn era lì, immobile, seduta affianco a lei, mentre un guantone scarico era abbandonato sulle sue ginocchia e il suo sguardo grigio e languido perso nel vuoto della ricca camera da letto.
"Si? Ehm." Si schiarì la gola.
"Sto bene, Cait.
Ho ... ero sovrappensiero."

Jinx ciondolò per la stanza sospettosa, giocherellando con Pow Pow, la pistola e facendola roteare.

"E da quanto spesso ti succede di essere sovrappensiero?"
"Non lo so"
Rispose Vi senza esitare, come se non fosse mai successo nulla tra superficie e sottosuolo, olio e acqua, sorella maggiore e mina vagante e a Cait non piacque affatto.

Che bugia le aveva detto questa volta?

"È ... quel tizio mi ha ... " sospirò di nuovo, provando a mettersi in piedi, poggiata allo sceriffo.
"Perciò ti ho detto di non muoverti.
Se è vero che sono coinvolti la League of Legends e Warwick in qualche modo, non puoi pretendere di affrontarli così, per sfizio, dopo che ti hanno quasi sgozzata."

Vi in tutta risposta prese dalle mani di Sevika la vecchia fiaschetta di Silco e pur con disgusto bevve, gettandola poi via con un sollievo.

"Se non altro avete ancora buon gusto"
Jinx rise: "Si. Decisamente non è se stessa, ancora."
"Animale!" La riprese la cyborg.
"Non dovresti bere nelle tue condizioni."
"Sei diventata mia madre quando? Me lo sono persa."

"Adesso basta, tutte e tre." Si impose Caitlyn.
"Tra non molto mia madre sarà a casa. Se vogliamo muoverci dobbiamo farlo adesso, ma non intendo mettere a repentaglio tirapugni o criminali, per ora, perciò, ecco il piano." Chiuse con un clic la penna che aveva in mano, porgendo a Vi un foglio.

Quella lo lesse, al contrario, poi prese un cupcake dal vassoio sul comodino e lo rilesse di nuovo, con il muso sporco di panna.

"Mhmm. Scusa, Cupcake. Ma è troppo complicata la pianta del palazzo della consulta."

"Dai qua!" Sbraitò Jinx quasi strappandolo.

"E tutto questo tempo a salire le scale invece di sparargli perché?"

"Perché non possiamo sparare ai consiglieri e sperare che la passiamo liscia" concluse ovvia Sevika.

"È un buon piano.
Ci intrufoliamo tra gli agenti e poi con una scusa torniamo a Zaun. Da lì ci avviamo a Runeterra e loro non vengono a sapere della nostra improbabile alleanza destinata inequivocabilmente al fallimento."

Intanto con un ringhio e un ruggito, Vi si era rimessa i guantoni e aveva preso ad allenarsi contro i cuscini di Cait, per perder l'equilibrio ogni volta e finire carponi sulle coperte.

"Sono pronta, pasticcino.
Fammi entrare."

"Lo vedo, Vi
Lo vedo."

"Idea migliore." Sgranò gli occhi Jinx Powder.

"Tu." Accusò infine la sorella.
"Ci spieghi come mai hanno rapito proprio te e hai omesso un piccino piccino sebbene cruciale dettaglino alla tua bla bla bla e disgustosa ragazza con la divisa."
Trecce blu porse allo sceriffo un contratto che testimoniava la vecchia alleanza di Vi con Katarina, Garen e Talon e l'accaduto che l'aveva portata a finire tra le orride torture noxiane.

"Powder." Si voltò di scatto la maggiore.
"Tu come fai a ...?"
"Sh sh sh.
Ekko? No?"

Violet sbuffò, tornando da Cait, sulla poltrona.
Fece per sedersi in braccio a lei, poi si ricordò di invertire le posizioni prima di schiacciarla.
"Non ci posso credere"
"Lo so! Io io ... mi dispiace, ok, mi hanno incastrato"
"Che hai da dire a tua discolpa?"
"Cait, ero giovane, è stato prima di conoscerti e si sono approfittati di me.
Katarina voleva che uccidessi Garen sperando di fregarmi facendomi credere di essere innamorata di me.
Non ci sarei cascata, è che ... io e il soldato di Demacia avevamo buoni rapporti in passato. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe voltato le spalle, alleandosi con i vecchi nemici. Non gli avrei fatto del male e lui lo sapeva, ma due dei suoi uomini mi rendevano la vita un inferno quando io e lei eravamo piccole a Zaun." Si girò un istante a cercare gli occhi di Powder in quelli di shimmer di Jinx.
Li trovò, suo grande stupore.
"Hai mentito a Pasticcino e messo a rischio la tua vita prima ancora di tutti i nostri casini per vendicarti su Meyers e Hudson?" Alzò un sopracciglio controllando che Pow Pow fosse scarica.
Sevika pure sgranò gli occhi.
"Io non ti credo."
"È vero! Ho sbagliato, ho fatto una stronzata enorme. E ho pagato" si tenne la sinistra, chiudendola con un sussulto.
"Per questo. Ma ... ti giuro" disse poi alla sorella di nuovo. "Volevo solo sfogarmi. "
Guardò Caitlyn con gli occhi lucidi.
"Tutti quegli anni su quel pavimento gelato, al buio, affamata ad aspettare e ripensare che se non avessi ... che se non fossi salita a Piltover allora V-Vander e i ragazzi sarebbero " chiuse le palpebre per riaprirle tra le braccia dello sceriffo, che le accarezzava la schiena.
Il guanto di ferro a terra e una calma tangibile, ansiogena.
Inarrivabile a pervadere il baldacchino del letto di Cait.
"Per non parlare di te." Concluse poi verso Jinx, asciugandosi il viso.
"Almeno" fece spallucce lei.
"Riconosci che hai sbagliato, Violet."
"Comunque, Garen al momento di scegliere tra la sua spada e la mia ha dato la precedenza al suo popolo.
La Lama Sinistra mi ha trovata e mi ha fatta rincarcerare a Stillwater non appena ha visto che stavo esitando.
Lì mi hanno medicato lo stretto necessario per non farmi morire dissanguata e il resto lo sai. Caity, io te lo avrei detto, però  ..."
"L'importante è che sei fuori pericolo. Faremo i conti più tardi, adesso mi preme di più andare a fondo dell'indagine"
"Più tardi quando?"
Vi prese un altro dolcetto, solo perché Cait glielo strappasse di mano.
"Ah ah.
Non nelle tue condizioni."
"Come sarebbe?!"
Masticando elegantemente, chiese poi a Jinx e Sevika se sapessero qualcosa in più sul lupo di fiume.
Le due risposero con quel che sapevano e manco evitarono i dettagli sulla loro personale caccia.

"Pensi si tratti di Vander?"
"Non lo so, Powder, ho avuto un brutto presentimento quella sera che mi ha portata sul ponte.
Ha fatto a pezzi cinque degli uomini di Medarda e sei dei vicoli, poveretti, poi ha visto me e mi ha portata in salvo."
"Il che conferma che non lavora per Katarina." Si alzò Cait a prendere una giacca pulita e accertarsi sua madre non fosse ancora al cancello.

"C'è una cosa che comunque non mi torna." Concluse Sevika, studiando il meccanismo che avevano trovato nella mano di Vi.

"Katarina e suo padre non sono tipi da fare prigionieri e lasciare indizi.
Ora, io non voglio complicazioni o fare l'avvocato del diavolo ..."
"Ci sei nata, non è colpa tua"
Si intromise Jinx.
"Tuttavia" ruggì la cyborg
"Non darei per scontato che Talon lavori solo ed esclusivamente per loro."
"Che vuoi dire?" Rabbrividì Vi, come ad avvertire il pesante respiro del padre morto dietro la nuca.
Si strinse a Cait che le diede un bacio a stampo, scostandole i capelli rosa dal viso.
"Devo chiedere a Jayce altre medicine."
"No. Sto bene, è... è di nuovo quel ... intendi ... che Talon lavorerebbe per mio ... per Warwick?"

Sevika guardò fuori la finestra, truce.

"Mhm.
Più che anche Warwick e Katarina sono nei guai con Talon.
E stanno giocando a fare il pesce più grosso."

Caitlyn prese delle cartucce e il suo fedele fascicolo.
"Il turno di Arold e quello di Jayce finiscono tra cinque minuti.
Signore? Siete con me?"

Jinx rise, quasi lanciandosi verso la porta.
"Maahaahah li facciamo saltare in a ..."
"Aspetta." La tirò indietro Vi.
"Col piano che si fa?" Chiese alla partner, ancora sentendosi in colpa.

Caitlyn le girò attorno, divirandone le curve con gli occhi di ghiaccio.

"Sai, sono sicura di avere in mente la maniera giusta per farti sdebitare e perdonare per avermi mentito.
Vi"

~

I boschi fitti e lacerati dal vento nelle crepe di Runeterra non lasciavano che ombre ai sentieri della notte.

Due gambe affusolate seguite da ombre di murena ancheggiavano sull'erba fitta, provocandone la morte al solo passaggio.

Una chioma rossa e una lama d'argento brillavano al chiaro di luna mentre due soldati incappucciati, che si rivelarono uno solo, gettavano una possente vittima, bendata, a terra.

"Ottimo lavoro, piccini.
Mie adorate e fedelissime bestiole."

Evelynn guardava Katarina con ammirazione, mentre toglieva il domino, rivelando la tremenda cicatrice sul viso.

Chiuse un quaderno vecchio e umido che teneva nella sinistra.

"Caro, caro,Vander."

Disse poi la noxiana guardando alle proprie spalle la foresta probita, mentre Garen, a terra, cercava di liberarsi dalle pesanti catene.

"La pagherai.
Fosse l'ultima cosa che faccio!"

"Che cosa ti hanno fatto, vecchio mio."

La creatura di fronte a lei si girò con un ruggito.

"Vi." Sbuffò.

"Ahahahh si.
Si.
Sto cercando ...

Vi "




 

 

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Capitolo 4
*** We can use the bad manners or ... nah, just die ***


 
 

Lancio la testa davanti a loro.
"Il gran generale Swain vi manda i suoi saluti."
Arrivano altri soldati. Mi beo dei loro sussulti e delle loro grida di rabbia.
Mai affrontare direttamente la preda. Mai uccidere in presenza di testimoni. La voce nella mia testa me lo ripete. In qualche modo si è fatta più bassa. Rido fragorosamente.
Non sono più la tua assassina, padre. Ho superato le tue piccole regole.

Vi leggeva ancora, verso le ultime righe, anche se già sapeva che la sorella le avrebbe chiesto e richiesto mille volte quella stessa storia.
Powder e il suo ginocchio sbucciato dopo l'ultimo inseguimento se ne stavano accucciati affianco alla sua gamba destra, ancora fasciata per una brutta storta.
Quando nella storia la generalessa di Noxus sfoderò l'ultimo attacco, e la maggiore un mugolio sommesso, Powder cambiò posto e mise la testa sul cuscino.

"Ahia! Uh! Che strazio."
"Ti fa ancora tanto male?" Disse all'improvviso.
Per una sera però, era proprio Vi quella più curiosa di andare avanti.
"Aspetta, voglio vedere come fa a scaraventarli così quando andremo su ... tu hai tanto sonno?"
"Veramente no. Che hai in mente?" sorrise lei.
"Che dici se leggiamo anche quella dopo? E non diciamo a nessuno che siamo rimaste sveglie fino a tardi?"
La blu fece spallucce, giocando con le sue bombe fumogene.
"Sei tu la figura responsabile, come dice Vander.
Non io."
"Sai che hai ragione? Mi sento responsabilmente colpevole, ahi!"
"Ti fa male la caviglia, Vi?"
"Shhh! Vieni, parla piano, così finisco."

Le porte fredde e lacerate dei cancelli di Noxus si riaprirono, nella loro leggendaria e ferfida immaginazione.

Pulisco il sangue dalle lame e guardo i soldati negli occhi. La paura è un'arma potente come una daga. Che mi vedano. Che giri la voce. Sono molto più che un semplice strumento di morte.
Io sono la vera volontà di Noxus.
Un soldato urla e parte alla carica. Non posso fare a meno di sorridere. Afferro le mia daghe.
Uccidere, tanto, non mi dispiace.

"Whoo!" Esclamò Powder, scaraventando la coperta in alto.
"Che pezza di ..." si frenò Violet in tempo.
"Dillo!"
"Ah ah. Sei troppo piccola per queste brutte parole."
"Non sei credibile, lo sai. Dovresti dare il buon esempio, Violet!" Abbassò la vocina quasi a voler scimmiottare Vander.
La rosa sorrise e fece una smorfia per prenderla in giro, poi finalmente esplose.
"Questa Katarina è proprio, una pezza di merda, Powder."
"Ahaahhaha."
"Si, insomma ... per un attimo stavo pensando l'avrebbero catturata. Trucco interessante, ora che ci penso" sistemò meglio i cuscini e si girò, tenendosi la caviglia di nuovo.
"Magari aspettiamo che mi regga di nuovo in piedi, ahh!"
La più piccola la abbracciò forte e fece per chiudere il quaderno.
"Ne vuoi leggere un'altra?"
"Se sei stanca morta!" La riprese.
"Io? Nah! Tu!"
"Non è vero!"
"Hai i goccioloni e gli occhi gonfi.
Però se proprio insisti ..." sorrise, riaprendo il motivo del sollazzo sull'altra storia sulla Lama Sinistra, mentre la piccola le saliva in braccio, incurante della sua posizione già scomoda.
"Ahi! No, aspetta, fammela stendere, mi fa ... grrr."
"Visto!" Esclamò la piccola miserabile.
"Ti fa male ancora. Bugiarda!"
"Powder ti ho già spiegato che ci sono bugie a fin di bene, vero?" Precisava Vi invano, sistemando un altro cuscino sotto la sua caviglia fasciata.
"Sono solo preoccupata" esitò.
"Vieni qui, scimmiettina!" La più grande la fece accoccolare meglio e sfogliò le vecchie pagine.
"È uno strazio passeggero se continuo a provare a muoverla, ma non è niente. Invece per questi penso proprio che un ospedale e una prigione non bastino ..."
Powder rise e rise ancora e a Violet parse che improvvisamente tutto il male che la storta che aveva preso schivando quella carabina ancora le faceva, sparì, mentre un'aura di avventura, mistero e incognita le portava a seguire la donna con i capelli rossi, fin troppo simili ai suoi.

Per qualche secondo lei ammira il suo lavoro. Sorride, la pallida cicatrice che le attraversa l'occhio sinistro si piega. Il sorriso si spegne... ha avvertito la mia presenza? Poi scompare come fumo per il corridoio.
Aspetto un istante, due, poi ricomincio a respirare. I muscoli, contratti per ore, iniziano a rilassarsi. Solo ora, quando lei se ne è andata, estraggo il coltello.
Le mie dita sono segnate da migliaia di cicatrici, e ognuna di esse rappresenta un piccolo passo verso il Limite, quell'irraggiungibile stato di perfezione al quale ambisco. Faccio roteare il coltello in una traiettoria rapida e consolidata. Di nuovo. E ancora. La lama è pulita, il sangue che la abbellì quel giorno è scomparso da tempo, in attesa del momento di farle pagare nuovamente il prezzo del suo fallimento.
La chiamo ...

~

"Katarina"
La nobile straniera scandiva con accento caucasico, quasi russo, sebbene Vi non sapesse esattamente come suonassero i terrestri.
I terrestri non erano di Runeterra.

"Katarina du Couteau, prima del suo nome, Generale della Rosa Nera o ... quel che ne resta dopo che l'ho fatta appassire."

Vi sbirciò di nuovo dietro le spesse e fredde sbarre di acciaio e cemento armato.
A Piltover e allo sceriffo Marcus piaceva tormentare o far tormentare i detenuti con pestaggi gratuiti sebbene spesso e volentieri non ci fossero ragioni valide o crimini o moventi.
Aveva detto la verità a Caitlyn, era una abitudine farle passare le serate così, da sette anni più o meno, tra l'altro neanche le dispiaceva. Sfogava i suoi rimorsi e le sue preoccupazioni e almeno nessuno la rimproverava dopo che aveva messo fuori uso quattro secondini alla volta; ma quella notte, quella notte, si sarebbe ricordata per sempre i corpi a terra.
Le lame di Talon, i due senza volto e quelle di lei.
Lei, la maledetta strega noxiana.

"Andiamo. Violet di Zaun" rise di nuovo e non avrebbe rassicurato quel tono cosi falso e ospitale, come qualcuno che ti stava sgozzando.
Roteò il manico dello strumento di tortura, un nervo molto spesso che somigliava più alla corda di una barca che al cuoio di un animale, che aveva nella sinistra, ripose la daga e le si avvicinò, facendosi strada nella cella.
"La figlia di Vander, giusto? Non mi riconosci, tesoro, molto molto originale, tutti mi riconoscono."
Si fece forza e sbagliò, sbagliò madornale a guardarla negli occhi.
"Tu sei un incubo.
Non sei reale. Non può essere."

"Cука." Disse lei mostrando la dentatura.
"E non scherzo, Vi, posso chiamarti Vi? Si? Tutti lo fanno.
Starebbe per cosa? Violenza? Viziosa? Vendetta? Adoro queste cose, queste battute che fate voi smidollati idealisti oltreoceano sempre, Talon a te piacciono?"
"S-Sei venuta per pestarmi? Lavori qui adesso?" Si finse spaventata.
Provò anche a colpirla, per pentirsene subito, quando la sua frusta la ferì dietro un fianco e una coscia, facendola cadere.
"Ahhh!! Cazzo!"
"Vedo che con le buone maniere non si va mai da nessuna parte."

Talon dietro di lei rise.
Senza emettere altro suono che il sibilo del coltello contro la loro stessa scorta.

"Guarda cosa hai fatto, monella.
Mi piacevano loro."
"Va bene" ansimò Vi, tirandosi su.
"Va bene, non è un sogno ..."
"Molto brava.
Impara in fretta.
Non preoccuparti, Violet di Zaun, stavo scherzando prima, li avrei eliminati comunque.
Dimmi, tu saresti disposta a tradire Piltover, vero?
E Zaun?"
Le girò attorno, poggiando il tacco a stiletto sulla parte bassa della sua schiena.
"Bel modo colpire alle spalle! Ahhh! Alla faccia dello scontro equo!"
"Mhmhm, qualcuno mi conosce da molto tempo." L'affondò di più, ma lei non avrebbe emesso un solo grido.
Strinse la mascella, i pugni e si contorse ma almeno non le diede altro gomitolo di soddisfazione con cui giocare.
"Vaffanculo"
"Se la metti così potrei accettare, i miei complimenti, hai un corpo davvero stupendo." Si girò verso l'altro.
"Quanto pensi che pagherebbero per lei in combattimento? In una tenda?"
Talon la guardò e si inchinò.
"Nella mia tenda?"
"Parecchio oro, milady"
"Non verrei con te se fossi l'ultima dannata femmina su questo schifo di mondo, aaahh!"

"Vedi Violet di Zaun io sono una donna di affari."
"No, tu sei... " sputò del sangue e della saliva, accettando la sua mano.
La sua maledetta mano e quasi azzannando le sue dannate forme.
La prigionia l'aveva resa debole e stupida e se avesse avuto idea di quanto se ne sarebbe pentita forse non avrebbe accettato di salire sulla loro aeronave per la becera notte di follie che l'avrebbe solo riportata nella stessa prigione, con una coltellata al fianco, qualche benda da polso in meno e altra vergogna da aggiungere ai brandelli della fedina penale che aveva per coscienza e a volte istinto.
"Che cosa ci guadagno a lavorare per te?"
"Uhmm. Dire che pensavo di doverti attaccare al muro.
Tutto molto facile, invece."
La aiutò ad alzarsi.
"Non ho detto che avrei accettato.
Ma ... se mi tirassi fuori, magari potrei aiutarti a tornare dentro. Dovunque il tuo ... antro sia" aggiunse, zoppicandole davanti.
"Spiritosa.
Io e il mio amico stiamo cercando un altro bambino cattivo, sospettato di voler scatenare una guerra tra la mia gente e Demacia."
"Garen ..." sussurrò Vi, pentendosene.
"Insomma ... ne ho sentito le gesta, ma non so chi sia. Né dove.
Non ricordo niente in effetti."
Katarina le prese il mento tra le dita, puntandole la daga su una parte troppo intima per essere considerata in battaglia.
"Sciocca.
Davvero pensi che se avessi voluto ucciderti ..."
"Lo avresti già fatto!"
Violet si arrese.

E si maledisse.

"Alla porta, probabilmente manco sarei riuscita ..."
"Ohooo no, no, no, molto prima, mia cara. " ripose l'arma, passando per la finestra scardinata con i rampini e scortandola a bordo.

"Vuoi da mangiare? Talon prepara squisite lumache di fiume con salsa e quella cosa succosa appiccicosa che gli abitanti di Piltover chiamano pasta."
"Sto bene"
Sferzò osservando la prigione dall'alto e massaggiandosi i polsi.
Non aveva scelta, non che l'avrebbe avuta ad uccidere una ricattatrice più meschina della Noxiana o cje le sarebbe andata meglio a evadere dopo un omicidio.
La legge di Piltover non era la legge di Vander.
"Davvero non hai fame? Ho visto come massacravi quegli agenti, quegli ehm enforcerer, devi esserti stancata parecchio. Io preferisco queste al corpo a corpo, perché sono più precise, ma tu sei brava.
Molto brava. Te lo riconosco.
Ti ha insegnato lui?" prese una scodella piena e di sorpresa anche delle posate mentre l'altra la inceneriva.
"Mangia, su, papà dice che fa bene. Mi avevi preso per un barbaro? Coraggio, Violet di Zaun, non fare domande, non fare complimenti"
"Come minimo è avvelenata"
"Mhmm" masticava quella.
"Spero di no! Talon, hai avvelenato questa pasta?"
"No, quella no."
"Vedi? Basta chiedere. Molto buono, sa di ..."
L'aveva guardata di nuovo la sua eroina di infanzia, solo per finire di più nella sua tela quando le aveva parlato delle truppe di Garen, di come avrebbe potuto trovarci Miles Meyers, Deckard Hudson.
E Powder, già, proprio sua sorella, all'epoca non c'era Caitlyn a portarla sulla retta via a farle considerare Silco e la malavita vicina a lei molto più reale e probabile delle vecchie storie.
Il solo pensiero e dolore di ritrovarla ...
"Li conosco i maccheroni al formaggio, l-lo so che sono buonissimi."
"Molto bene, io sono contenta di lavorare in modo facile.
Talon!" Battè le mani, mettendo gli stivali sul piccolo tavolo.
Come faceva lei nella sua casa.
Quella che le mancava come la ragione che aveva perso.

"Vino" rise.
"Veloce, su. Vino! Non farmelo ripetere. Ho sempre voluto una друг, una best friend con cui celebrare le mie battaglie.
Mio padre mi dava sempre solo uomini per farmi essere crudele.
Si. È questa la parola.
Uomini stupidi, Violet."
Violet bevve dopo un altro boccone.
"Lei l'avevate adottata, di un po'? Questa famosa Powder. Tu sei figlia maggiore o minore?
"Adottata.
Io sono ... sono figlia unica"
Mentì.

"A Noxus i fratelli minori sono una sfortuna, sai come si dice."
Trattenne amare lacrime, giocherellando con il cibo.
"Immagino"
"Molto bene, девушка, molto.
Io e te faremo grandi cattive cose insieme."

Curioso ripensarci mentre Sfreyjr le ricuciva la ferita, senza anestetici, né delicatezza.
Una parola.
Una minaccia.
Il guardiano la riportò dentro, senza processo per essere evasa, forse Marcus si sentiva abbastanza in colpa o la Consulta era troppo impegnata con i rampolli di buona famiglia per occuparsi di una prigioniera traditrice ed era un bene, non sapeva se sarebbe riuscita a prender sonno sul gelido pavimento, figurarsi passare una buona dose di frustate.

"Ahhh!!" Caddè.
Ancora.
"Azzardati a scappare di nuovo e non uscirai più da questi cancelli."

"Mi dispiace, Violet di Piltover.
Mi hai delusa.
до свидания!"

L'unica cosa che la tenne salda fino al presente, a Powder, a Caitlyn, fu sua sorella.

Il pensiero di trovarla da sola, senza alcuna eroina falsa e bugiarda dalla daga velenosa.

~

"Cupcake, calmati adesso, sono io quella che sta soffrendo, ahhh! E comunque è passato, è finita.
Quando la troveremo le darò anche il resto per come mi ha trattata. Ow!! Ma hai finito o no?"
"Ancora una, sorella. Un'ampolla sola potrebbe cadermi, mhmhm!"
Si lamentava Vi mentre Jinx con gli strumenti forniti da Jayce nella stanza dello sceriffo prelevava  campioni di sangue ancora contaminato dalla misteriosa sostanza che il losco aguzzino, probabilmente Talon a quel punto, aveva usato per paralizzarla.

"Io non ce la faccio, la pagheranno per ciò che hai dovuto sopportare " piangeva Cait e si soffiava il naso mentre Sevika le porgeva il fazzoletto di stoffa.
"Quella ... infingarda miserabile strega delle desolate terre... come ha potuto obbligarti e approfittarsi di te per poi ributtarti lì come se niente fosse"
La cyborg la osservava pietrificata.
La stessa donna malevola che aveva inseguito lei e Jinx per tutta Piltover la settimana prima minacciando di arrestarle era di fronte a lei in piedi a frignare come una mocciosa.
Piangeva e caricava il fucile.
Sarebbe stato da ridere quasi, non stessero tecnicamente lavorando e salvandosi la giornata.
O il mese. O l'anno.
Aveva perso la pazienza che aveva avuto in gioventù di confidare in certe stronzate.
"Quella ..." singhiozzò di nuovo Cait.
"Una prostituta di lusso che Sis qui non ha mai pagato."
"Powder?" La gridò Vi.
"Ops"
Jinx rise infatti, Sevika sbuffò e fumò come suo solito.

"Si, terribile. È d'abitudine per loro adescare in questo modo." Disse sistemando una vite sul suo braccio meccanico.
"Grande rispetto per quella donna, io non avrei mai tutta questa precisione."
"E quandomai!" Sbuffò Vi mentre la sorella la pungeva di nuovo, spostando l'ago dal braccio, alla gamba, al collo.
"La vuoi smettere?!"
"È divertente."
"Per te! Togli quella ... cosa, adesso ne hai preso abbastanza."
Jinx Powder ridacchiando saltellò verso il tavolo dove Caitlyn teneva tutti gli appunti delle indagini e i libri che aveva in camera.
Con un gesto secco e micidiale vi scaraventò Pow Pow sopra.

"Puoi dirmi subito cosa  ... no, no, no!!" Protestò lo sceriffo solo per poi mettere di nuovo il broncio, che si trasformò in un ringhio e peggio ancora in una terribile occhiataccia per Vi quando la mina vagante ribaltò tutta la biblioteca per appollaiarsi sulla scrivania e studiare la sostanza violacea.

"Uhm, no, Hat Lady, devi aspettare.
Ci vorrà qualche ora o qualche minuto o ... Sevikaaaaa?"
Dondolò poi la sedia tenendosi in equilibrio su una gamba sola, mentre chiamava in causa la povera derelitta.
"Si, capo" si limitò a non strozzarla.
"Posso prestarti la mia lente e il mio bisturi.
Tanto peggio di così"
"Ahahaaa" disse Jinx vittoriosa.

Caitlyn riempì un bicchiere per Vi con una delle medicine e uno per sè di Gin, per tentare almeno un po' di far sparire tutto quell'irrefrenavile bisogno di freddare l'intero clan Du Couteau con una scarica di proiettili degna di un plotone d'esecuzione.

"Perché?" Chiese intanto Vi, colpevole, vedendo il calice.
"Non discutere."
"Ma non ho fatto niente io, è stata lei che ha detto di poterlo analizzare per poi speficificare solo dopo avermi riempita di pugnalate che ci avrebbe messo tempo" indicò la sorella minore, che si girò con gli occhiali d'aviatore a mo' di protezione e lenti sugli occhi con un sarcastico ed interessato:
"Ha ragione, l'ho fatto di proposito"
"Visto?! Lo ammette!" Sbraitò la più grande.
"Ti voglio bene anch'io" aggiunse Jinx, crudele.
Cautlyn si sedette affianco a lei.
"Non lo faccio per punirti, lo faccio perché stai male. E sono preoccupata"
"Mhmmm! Sto bene, Pasticcino, dobbiamo trovare lei adesso!"
Sospirò paziente, sorseggiando il suo drink mentre la vice annoiata fissava il suo, che frizzava parecchio e aveva un colore non molto invitante, persino per essere un intruglio di Jayce e Heimerdinger.
"Quindi sebbene ti avesse detto dal principio che non aveva intenzione di farti del male, Katarina ti ha usata per stancare Garen e poi sorprenderlo alle spalle, già sapendo che ti avrebbe riportata a Stillwater la notte stessa." Portò la mano destra al colletto della camicia, sbottonandolo e rimuovendo il decoro.
"Pensavo fosse attaccato. Stai molto bene senza" biascicò Vi ancora col bicchiere pieno in mano.
"Adulatrice? Si rovina se non la bevi tutta d'un fiato." Le ricordò Caitlyn.
"Ora che ci penso nemmeno si è preoccupata di lasciarmi armi inutili.
Anzi avevano preso i guanti hextech già da allora, poi ovviamente se li sono tenuti."
Provò a poggiarlo sul comodino solo perché lo sceriffo le prendesse il polso portandoglielo al viso, quasi imboccandola.
"Cait, Cait! Non davanti a loro!"
"Mi stai costringendo a farlo."
"Ora che ci penso quelle siringhe non erano così male ..."
"Vi.
Conto fino a tre. Poi lo faccio per davvero.  Uno, due, due e mezz ..."
"Ok, ok!
Uff. Sei uno strazio quando fai così!"
"E tu sei una bambina"
Prese un sorso e poi un altro.
Morale della favola era veramente orrenda, un misto delle peggiori brodaglie di Singed con un pizzico di erbe amare dei confini dell'est e dei veleni a base di shimmer che Silco faceva arrivare a Zaun, distillati vicino i mari proibiti del sud.
Era meglio delle ferite che ancora le bruciavano e dei suoi pensieri, questo doveva ammetterlo.
Era meglio di quello che pensava e le faceva provare ancora sua sorella, di Katarina e quello che ancora si pentiva di aver combinato con lei e che sapeva avrebbe dovuto dire alla sua adorata, prima o poi.
Vi si augurava più poi possibile.

"Quindi sono entrati nel palazzo della consulta" notò giustamente Sevika, studiando la fiala che Jinx intanto aveva distillato.
"È qualcosa di stranamente assurdo" considerava infatti la mina vagante.
"Lo shimmer c'è e anche un po' di cristallo, ma c'è un'altra cosa, questa rossastra, Vi, vedi, che presumo fosse lei a fartela bruciare tanto. Non so proprio cosa sia.
Mai vista!"
Sevika continuava pensando ai guantoni.
"Già all'epoca e tu già avevi preso dimestichezza con quegli affari."
Vi fece un'altra smorfia, ricordandosi per un pelo di non scaraventare a terra il bicchiere del servizio della madre di Caitlyn, come era solita fare al Last Drop.
"Bleah!! Ma non le possono fare un po' più buone queste medicine?"
"Sono fiera di te" l'altra le diede un bacio e la strinse mentre lei rispondeva alla ex nemica giurata.
"Non ci provare. Li avrò usati neanche un quarto d'ora quella volta. Tutto quello che hai visto alla locanda quel giorno che ti ho battuto era farina del mio sacco.
Ed era ex novo!"
"Ignorala" le confermò Caitlyn.
Jinx si alzò e caricò fishbone con due sfere di cristallo, mentre le altre la incenerivano.
"Pensavo fosse sottinteso che possiamo usufruire delle armi a disposizion ..."
"Prima dobbiamo decidere cosa è meglio fare" asserì Vi riprovando a impugnare le sue, risolvendo di poterne usare una soltanto.
"Ancora ti fa male?" Chiese Caitlyn, ovvia.
"Talon o chi per lui sa il fatto suo." Vi strinse la fascia tenendo il lembo con le labbra.
" Ha fatto tagli profondi e precisi, se quella testa di latta non mi avesse messo i punti troppo stretti! Non posso muoverla bene e mi brucia."
La mora l'aiutò prendendole la mano sinistra con delicatezza, per poi tamponarla di nuovo e porgerle un suo foulard.
"Che fai? Bluffavo prima, non potrei mai vestirmi come te" la prese in giro.
"Sta ferma!"
"Cosa vuoi ...? Ahi! Ma ..." Vi trattenne una risata quando vide il fazzoletto di seta con rose e ghirigori dorati a tenere il suo braccio sinistro attaccato alla sua spalla destra.
"Non ti fa bene muoverla" spiegò Cait.
"Quando ti da fastidio puoi scioglierlo e tornare a straziare gente a caso."
La rosa le sorrise per poi farla capitombolare sul suo grembo e darle un bacio in bocca.
"Ti amo quando fai queste cose per me, sceriffo."
Quella di tutta risposta le diede un buffetto sulla guancia con la VI sopra.
"Sta zitta!" Si alzò e richiese alle altre due conferme, solo per saltare quando si trovò fishbone davanti.

"Powder, ne abbiamo già parlato.
Caitlyn è parte della fam ..."
"NO."
Fu la semplice e inequivocabile risposta.
O il verdetto.

"Non possiamo trovare i noxiani da sole, lo sai, io e Sevika ci tireremmo il collo il secondo giorno." Incrociò le braccia per affermare meglio il tutto, come faceva quando erano piccole.
Jinx Powder la guardò truce, arcuendo il labbro inferiore e aprendo e chiudendo il caricatore della pistola.
"Ha ragione lei" disse Sevika.
"Visto? Coraggio, puoi fidarti stavolta.
Che ragione avremmo di catturarvi?"
"Beh, Vi ..." si inserì Caitlyn al momento sbagliato.
La vice la dissuase con una smorfia e poi mise una mano sulla spalla della sorella, tentando di convincerla.
"Anzi siete state solo di grande aiuto finora."
"E voi due invece?!" Strillò quasi.
"Sempre appiccicate tutte ci ci e bacini e carezze, a me non sta bene! Vi!"
"Ho capito, però ..."
"Io sono venuta solo per te.
Lei non ce la voglio.
Sevika ovviamente ci serve per portare la roba pesante e squartare e eccetera eccetera."

La cyborg sentì un rumore in corridoio e rimandò l'ennesima rissa quella mattina.
Si sentì particolarmente brava a riuscirci, doveva ammetterlo.

"Cosa c'è?" Chiese Cait.
"Sta arrivando qualcuno. Ho sentito dei passi."
Vi si alzò pur zoppicando a trascinare la sorella minore verso il nascondiglio più vicino.
"Le arresteranno se le vedono, sono ricercate!"
"Thz. Abbiamo proprio una taglia, povera illusa." Precisò Sevika.
"Però sembra una persona sola."

Caitlyn riflettè un attimo, tenendo a mente che la madre e il padre quel giorno sarebbero stati via fino alla mezzanotte per importanti affari di famiglia alle isole, come ogni anno i primi del mese.
"Una persona sola?" Chiese poi.
"Scarpe discutibili. Numero 44." Disse Sevika.
"Una giacca ... con le code, di giorno. Passo svelto e insopportabile, un ..."
"Damerino" ebbe un lampo di genio Vi.
"È Jayce."
Jinx rise e si avviò alla porta con una bomba a mano nella destra e un arsenale di firelight bombe finti nella sinistra.
"Mh mh, mh mh mh mh ..." canticchiava.
"No, no, no, no, no!" La maggiore la prese per le trecce e la fece cadere sul letto.
"Ahi! Cattiva!"
"Vuoi buttarle giù la casa?!" Alzò il tono indicando Cait, la quale girando pensierosa e diabolica attorno alla propria divisa con il cappello ancora appesa era già pronta a darle la risposta che da parecchie ore Vi aspettava.

"Signore." Disse elegante, girando i tacchi.
"Credo proprio di avere il piano perfetto per distrarre quel pollo e iniziare la nostra indagine sul campo."

Sevika e Jinx la guardavano confuse.
Vi con una punta di terrore.

~

"Consigliere"

Una voce familiare che non corrispondeva all'immagine che il subconscio associava alla conoscenza, spesso poteva portare a sensazioni di ottundimento ed incertezza da parte di un qualsiasi interlocutore.
Jayce Talis era sempre stato un ragazzo curioso e aveva amato la scienza, l'avventura, le donne e gli uomini colti e indipendenti e seppur affascinato dal savoir faire di Vi di Zaun dal giorno in cui lo aveva convinto a chiudere i runinetti di shimmer di Silco e recarsi nella città sotterranea per fare giustizia - certo era finita molto male, ma doveva comunque ammettere che gli aveva insegnato molto quella esperienza - non avrebbe mai potuto credere di riuscire ad associarla alla divisa ufficiale delle agenti donna delle forze di polizia di Piltover.
La creatura che si trovò di fronte quando si girò a rispondere era avvolta nello stretto tessuto bluette e delicati fronzoli di camicia venivano fuori dall'orlo sopra al ginocchio del tubino, aderentissimo sulle sue forme procaci e muscolose e dal colletto della giacca con le spalline.
A fomentare il tutto, Vi, il Comandante delle guardie, la vice sceriffo, la chempunk massacra gente che aveva conosciuto quel giorno che Cait l'aveva portata a testimoniare alla consulta, non aveva la stessa taglia della sua amica, come il suo portamento, la sua pazienza di indossare un completo simile e il suo equilibrio su quelle scarpe.
"Ahhh ... io ... mi sono perso ... che ... cosa sta succedendo?" Biascicò imbambolato, allargando il colletto della camicia quando l'affascinante straniera ancheggiò verso di lui.
"Ti volevo ringraziare per esserti preso cura di me, Jayce." Vi appoggiò la destra su una sua spallina, più per tenersi in equilibrio sui tacchi che altro.
"Ah deh io io ... non è stato nulla.
Davvero! Eh! Per Cait questo ed altro cioè non che tu ... non che non lo farei anche per te insomma, tu ... sei bellissima ... a modo tuo, ma ... pur sempre"
"È stato orribile in quella prigione, Jayce" Ci mise il carico, facendo l'occhiolino e gesti di conferma alle fuggitive davanti a lei, mentre lo abbracciava o meglio lo schiacciava contro il suo seno.
"Svelte! Non abbiamo tempo per prendere altro!" Cait intanto trascinava Jinx via dall'ennesima sfera di hextech lasciata in camera.
"Ma stupida Hat Lady, non mi bastano, sono poche!"
"Ne ho io altre, fa come dice" la iutò Sevika mentre Vi continuava a fare da distrazione.
O scontare la sua pena.
"Stai molto ... bene vestita così.
Cambio di look?"
Lo trattenne ancora, mentre Cait chiudeva la porta del corridoio che dava sulle scale, sperando solo che non gli avrebbe spezzato niente.
"Ho bisogno di sapere una cosa molto importante riguardo me, te" ancheggiò di nuovo, Vi, sebbene fosse davvero una tortura muoversi in quelle condizioni, con le ferite ancora fresche.
"E Cup eh dehm Caitlyn. Caitlyn"
"Sicuro, cosa ti serve?"

Qualche minuto dopo le improbabili tre videro Vi vestita di nuovo dei suoi abituali pantaloni e giacca rossa mentre con la mano non fasciata teneva la divisa di Caitlyn e le scarpe nemmeno fossero stati ordigni esplosivi, per poi gettarli davanti a lei.
"Come ti viene in mente, dovevi lasciarli in camera mia!"
"È la prima e l'ultima volta, la prossima prendimi pure a frustate ma non accetterò mai più di farlo."
Jinx intanto stava rischiando di soffocare per il ridere.
"Jayce sta bene?"
"Gli ho compresso la carotide."
"Vi!" La sgridò Caitlyn ancora mentre si avviavano al palazzo della Consulta.
"Che c'è?!"
Sevika intanto si accertava che nessuno le seguisse.
"Non puoi tramortire un consigliere e lasciarlo nella mia camera da letto! Se torna mia madre?!?"
"È stata una tua idea."
"Io ti ho detto di distrarlo, non di farlo svenire."
"Continuava a chiedermi un appuntamento, Cait!"
"Sul serio?"
"Mi dispiace, io non volevo dirtelo così, ma ..."
"Hai fatto bene così, ora andiamo, muoviamoci."
Vi non pretendeva di comprenderla quando era così risoluta con lei dopo certe sfuriate.
Era sempre il suo cuore e non l'avrebbe messa in discussione comunque.
Come era strano che l'unico avversario in grado di spaventarla, fosse anche l'unico a non stancarla mai, a farla sorridere e stupire ancora come una ragazzina, dopo tutte quelle disgrazie.

Era sempre stato vero che Cait l'aveva arrestata.

"Uhuu Jayce, vieni da mehh" la canzonava Jinx scendendo le scale di casa di Cassandra Kiramman due alla volta.
"Powder se qualcuno nei vicoli sa di tutto questo ..."
"Oh, potrebbero già saperlo, sai"
"Piccola miserabile"

Procedevano spedite verso i cristalli e verso le aeronavi ormeggiate a palazzo.

Non si sarebbero mai accorte delle quattro lame e dei due sguardi che già alti, insieme al sole, stavano seguendo ogni loro mossa da almeno quattro ore.

Note:

Volevo ringraziare tutti quelli che stanno seguendo e leggendo questa follia 🤧🤣😇🔫
Vi vedo e so che ci siete e ci tenevo a dirvi grazie 🖤

Non so se i noxiani somiglino al russo come parlata e mi scuso se in questo Katarina è un po' Out of Character, ma dopotutto è una fanfiction.
Mi sembrava divertente e dico solo che è colpa della Marvel 😆

Katarina's legenda:

сука= suka= stronza
друг= drug= amica

девушка= devushka = ragazza
до свидания= do svidaniya = addio 

 
 

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Capitolo 5
*** Red Haired суки's Epiphany ***


 
 
Red Haired суки's Epiphany
 
 


"Adesso basta, se non la smettete di fare baccano giuro che mi tolgo una scarpa e ve la tiro in testa! Ehi! Sono stremata, ho detto!" Sgridava la sorella maggiore di casa, unica ancora in castigo, sulla sua poltrona, a sistemare i conti della bottega nella cantina del Last Drop, mentre i tre scalmanati facevano a cuscinate e bombe di vernice per tutta la stanza, come ogni 5 gennaio che si rispettasse in quel di Zaun.
"Ancora uno a lei e se ti sposti puoi ..."
"Colpito e affondato!! Si! Ahahaah!"
"Non vale, sei partita prima della sirena!" Strillò quello facendo un verso che richiamava l'allarme della poizia di Piltover.
"Hhh!! Oh no!" Disse Powder teatrale, fingendo di svenire cadendo sul divano."
"Mi mancano tre colonne, Mylo, quanto è vero che ho i capelli rosa, se non fate silenzio ..." prese al volo una palla, schivandola.
"Appunto.
Ehi, Powder, mi aiuti tu con quest ... Powder?"
"Adesso ti sparo un ..."
"La befana vien di notte con le calze tutte rotte!" Mylo saltava sul tavolo mentre la piccola miserabile di casa, gli sparava con la pistola a palline di gomma e Claggor conteggiava i punteggi su una vecchia lavagna con un gesso.
"Un attimo solo, Vi" rise, furba, sparandogli ancora.
"Oh e chi ti disturba" rise anche la maggiore, godendosi la scena e scarabocchiando una pagina sbagliata.
"Clag, come si fa questo qui? Clag? Dah.
Siete uno strazio ambulante."
"Con le scarpe!" Sbraitò poi di nuovo la blu al fratello.
"Non te la impari mai!"
"Vuoi scommettere che se lo chiedo a Sevika lei mi dice che ha le calze rotte?" La risposta.
Claggor segnò a favore della sorellina.
"Io non glielo chiedo."
"Fifone!"
"E tu porti iella!"
"Vi! Mi ha detto che porto iella!"
"E sei anche una spiona!"
"Mhmm, avete ragione, va bene, divertitevi." Sbuffò ciocche rosa, girandosi su un fianco e chiudendo il registro di Vander per aprire il suo amato quaderno con le storie di tutti i Campioni più famosi della League of Legends.
Tra cui proprio Katarina di Noxus, l'eroina preferita anche di sua sorella.
Dal canto suo, sebbene ogni Befana che si rispettasse fosse sempre stata la prima a saltare sui mobili, moltiplicare le scorribande, ubriacarsi anche non avendo l'età per farlo, fare indigestione di dolciumi e buttare giù letteralmente qualsiasi cosa perché era per tradizione l'unico giorno in cui il loro padre adottivo non poteva dir loro altro che "Ci pensa la Befana" - cosa che funzionava quando tutti e quattro erano molto piccoli e la immaginavano come una specie di Krampus - quell'anno in particolare, Vi non si sentiva di fare altro che un lungo e ristorante sonno, anche senza cena, visto quanto si sentisse ancora ferita, nell'onore soprattutto, per la brutta avventura che aveva dovuto passare quel pomeriggio per salvare Powder dalle guardie in un inseguimento.
Ancora una volta.

Non che fosse d'accordo con le cattiverie di Mylo e Claggor su quanto sua sorella minore portasse sfortuna, come amavano rimarcare, beccandosi sgridate e altri strazi proprio da lei, ma un dubbio atroce continuava a tenerla inchiodata lì, a quella poltrona, con una gamba penzoloni e il cuscino per metà sotto la schiena e per metà sotto la cintura.
Forse diventare grandi non era solo tutto questo vantaggio di tirare pugni più forte e vincere qualche manciata di avversari ancora.
Forse aveva più a che fare con qualcosa che si perdeva rispetto ai ragazzi più piccoli, ci pensava mentre la stessa stanza che per mesi e anni ed epifanie passate gli era sembrata un parco giochi, ora non era altro che una cantina.
Una povera e rattoppata catapecchia che, a malincuore lo avrebbe ammesso, con le grandi e luminose case delle aragoste di Piltover non avrebbe mai potuto reggere il confronto.

"Basta stronzate" la riportò Mylo sulla terra chiudendo le pagine adorate e rubandole il quaderno sotto il muso.
"Ehi! Ridammelo subito!" Lo riprese lei dandogli un buffetto su una spalla.
"Volevo solo tirarti su" si riprese lui.
"Vander sarà qui a momenti ormai, è ora"
Si girò a guardare Powder giocare con Claggor e rilesse a mente qualche riga della storia di Garen e Katarina, fingendo di ascoltare Mylo che parlava.
"Mhm"
"Violeeeeet!" Non si diede per vinto, chiudendo il quaderno un'altra volta.
Finalmente la maggiore si alzò in piedi a minacciarlo.
"La vuoi finire o devo suonartele?"
"Calma, ehi! Eh! Era per dirti che è quasi ora. Rilassati, è acqua passata, su, stiamo festeggiando.
Non ci pensare"
"Non ci stavo pensando, Mylo, fino ad adesso."
Le girò intorno per poi sistemare meglio il cuscino e la coperta sulla poltrona al centro della stanza.
Ed eventualmente usarlo come scudo contro eventuali cazzotti.
"È quasi la Befana!" Esclamò quasi esasperato per poi sghignazzare:
"Befana"
"Dimmi qualcosa che non so.
E hai detto cosa? Non ho sentito" Si avviò Vi alla finestra e appoggiò al davanzale girata di gomiti, per poi pentirsene e girarsi.
"Ahi! Mhm." Disse imbronciata.
"Clag?"
"Male, male.
Molto male."
"Secondo te ha la febbre?"
"Sto bene" sputacchiò lei.
Alzò gli occhi ancora tristi verso Powder che rideva e si divertiva a preparare e disfare bombe inutili e tormentarci Claggor.
Non funzionavano davvero, ma almeno aveva trovato un modo di distruggere cose senza fare troppi danni di riporto.
A proposito dei quali Vi aveva imparato più di una lezione quel giorno, quando le guardie dello sceriffo l'avevano catturata e perquisita vicino al molo per trovarle addosso delle monete d'oro presumibilmente rubate proprio agli enforcerer.
Nella realtà dei fatti né lei né Powder avrebbero mai fatto tanto, piuttosto Meyers si era divertito a ficcargliele in tasca.
Non importava molto quanto in alto lo avrebbe appeso, se una ripassata da parte loro per salvare la sorella se la era beccata a prescindere.
Non le avevano fatto poi tanto male, ad essere cresciuta nel Sump era praticamente stata addestrata nel corpo a corpo dalle dritte di Vander e dalle litigate con Sevika e i più grossi tipi poco raccomandabili del Last Drop stesso.
Essere presa a bastonate sul didietro dagli agenti, con i pantaloni addosso grazie al cielo non era stata una passeggiata, certo e cosa peggiore alla pari, in uno scontro equo, come diceva Katarina, avrebbe facilmente ribaltato le posizioni e rotto il naso a tre di loro e la bocca agli altri quattro.

Purtroppo la legge di Piltover non era equa e anche se Vander stesso era stato furioso quando lo aveva saputo, più che con lei con Marcus e gli agenti stessi, quella volta Vi ebbe più di un assaggio di quella medicina amara che da adulta avrebbe imparato benissimo a riconoscere ed etichettare come ingiustizia, corruzione.
Potere.

Superficie e sottosuolo.
Olio e acqua.

"Vi!" La solita vocina entusiasta le tirò una manica e la riportò ad almeno una parte della sua infanzia rubata.
A lei non avrebbe avuto il coraggio di rispondere con sarcasmo.
"Vander starà arrivando con i regali, ci leggi qualcosa di Katarina?" Le disse facendo per saltarle in braccio.
La più grande esitò un attimo, poi si schiarì la gola come per scrollarsi di dosso l'ennesima bruciatura e accettò, afferrandola.
"Se gli altri due marmocchi  sono dello stesso avviso, principessa"
Powder rise, aggrappandoglisi alla gola.
"Che strazio quando le busca per noi, Clag" riprese l'altro deficiente.
"Deve sempre fare la gradassa."
Vi in tutta inaspettata risposta gli strappò il lecca lecca dalle mani.
"Hai ragione, infatti prenderò tutte le vostre caramelle" asserì diabolica.
"Ehi!"
Claggor rise, sedendosi accanto a Powder e prendendone un'altra.
"Comunque per me sei stata fantastica oggi quando hai messo lo sgambetto a quell'idiota" le sorrise.
"Non serve che ne parliamo, sono ferita nell'orgolio, ragazzi." Disse solo lei, stringendo meglio Powder.
"Vuoi scherzare!" Aggiunse Mylo mentre la spintonava di lato e prendeva posto affianco a lei a sua volta.
"Avrebbe massacrato tutti quegli agenti se non fosse stata costretta a non reagire." Guardò Claggor e poi di nuovo la maggiore.
"E perché tu lo sappia Vander era incazzatissimo con Grayson e Marcus quando glielo abbiamo spiegato"
"Quindi c'era il vostro zampino sulla sua reazione tanto pacifica"
Solo allora ciocche rosa riprese un po' del suo luccichio e la prima ad accorgersene fu la piccola di casa che aprì intanto il famoso quaderno e anticipò gli altri.
"Questo ed altro per la nostra eroina"
"Volevamo fargli esplodere due granate sulla barca ma poi era già buio e non abbiamo rischiato. Tu e Powder eravate gia a casa" aggiunse Clag.
"Ragazzi, davvero, mi sento già molto meglio, non ce n'è bisogno." Scosse la testa Vi, imbarazzata.
"Ci leggi una storia adesso? Per favore?" Le chiese Powder.
"Per la cronaca" continuò poi la rosa allungando entrambe le gambe su quelle di Mylo, dopo essersi ripresa il cuscino per stare più comoda e costringendolo così quasi a sloggiare dal divano, visto che ora Claggor aveva preso la poltrona.
"Lo sapete benissimo che non vi lascerei mai da soli sul campo senza coprire le vostre malefatte.
E sapete anche che avreste dovuto esserci voi due al mio posto.
Avete lasciato Powder da sola.
Un'altra volta."
"Noi ehm siamo stati distratti ..."
"È stata una sua idea." Lo riprese Claggor.
"Come osi? Traditore!"
"Va bene, va bene, ho capito, non lo voglio sapere." Disse solo Vi, quasi scimmiottando lo stesso modus operandi di Vander in quelle situazioni.
Powder rise mentre apriva le pagine consumate sulle storie di Katarina, poco prima di quelle di Garen e del terribile Talon, l'assassino senza volto.
"Vi, Vi, leggimi quella!" Lo indicò Mylo infatti, ignorando la sua predica sull'accaduto.
"Lui è fighissimo"
"Ehi, io voglio sapere di Garen" protestava Claggor.
"Katarina! Katarina! Katarina" sbatteva quasi i piedi per terra Powder.
Andò avanti per buoni cinque minuti e la sala si rianimò di nuovo tra urla, lotte, schiamazzi e cuscini e bombe scimmia volanti mentre Violet rideva e sbuffava divertita, schivandoli e sistemandosi sul vecchio divano davanti al tavolo come quando ci si metteva a letto la sera.
"Ah, che bella ninnananna si.
Buonanotte." Chiuse gli occhi ancora sghignazzando.
La minore impietosa si lanciò all'attacco e la svegliò a suon di solletico, anche se tecnicamente non stava mica dormendo.
"Non puoi dormire! Non ci provare, io voglio sapere come finisce la storia, Violet, ti prego, ti prego, ti prego!"
La maggiore la prese di peso e si tirò su protestando, solo per venire bloccata dagli altri due.
"L'ho presa! Powder non farle toccare la porta!"
"Vogliamo che ci leggi quella storia, Vi, scusaci!" Aggiungeva l'altro mettendosi davanti a lei a sbarrarle la strada.
"A volte mi domando" sbuffò quindi la rosa, arrendendosi, ancora con il quaderno in mano.
"Chi accidenti vi abbia insegnato a essere così animali!"
Si buttò istintivamente sulla poltrona senza più il cuscino per poi saltare in piedi quasi subito.
"Ahahhoo! Grrrrr!"
Powder le ridiede il cuscino e trattenne un sorriso.
"Io non saprei proprio" disse, innocentella.
"Vada per Katarina" iniziò accomodandosi tra gli altri due, neanche fosse stata veramente la loro madre.
"Dahh, ma io volevo Ta ..."
"Leggiamo anche quella.
Dopo.
Ora chiudi la bocca."
"Scusa"
"Bravo.
Ehehm, dove ero rimasta?
Ah si" sfogliò Vi, accoccolata a Powder.
"Per accontentare entrambi, ecco a voi Talon che parla di Lady Noxus in persona"
La piccola trecce blu sgranò gli occhioni celesti affascinata e persino Mylo fece silenzio.

"...il freddo della foresta, la brina scintillante sul ramo sopra il quale ero posato, in attesa. In attesa della sua apparizione.
Quando giunse, era avvolta dall'odore cinereo della battaglia appena terminata all'orizzonte. Le era addosso, esattamente come il suo fallimento. Il fallimento ha sempre un prezzo. Quel giorno il prezzo stabilito per lei ero io.
Avevo pianificato tutto alla perfezione. Non mi sarei concesso nulla di meno. La pendenza del terreno, la forza e la direzione del vento che fischia tra gli alberi. Il suo portamento, i suoi vestiti, le sue armi e la sua andatura. La piccola lama lucente, stretta da dita segnate da migliaia di piccole cicatrici di imperfezione. Mi passò tutto in mente prima che fossi libero di agire. Di colpire.
Calai dal ramo senza alcun rumore. La mia lama tagliò l'aria, poi qualcosa, poi di nuovo aria. Si lasciò dietro una scia di sangue, l'aria gelata venne percorsa da un rosso scuro.
Il mio slancio me la fece superare, come previsto. Guardai indietro, con la mente calma. Quale trofeo sarebbe stato una prova sufficiente? Le sue lame? Una ciocca di capelli? I suoi occhi?
Mi girai, e la vidi in piedi. Aveva una mano sull'occhio destro, il sangue le colava tra le dita, ma non era caduta. Mi si strinse lo stomaco. Una goccia di sudore mi scese lungo le costole, nonostante il freddo. Doveva cadere dopo il colpo.
L'unico colpo.
Non avrebbe dovuto essere viva. Glielo dissi. Le parole non la fecero cadere, così le ripetei. Gliele urlai.
Rispose con le sue lame.
Combattemmo, o meglio, lei combatté. Era un turbinio di capelli rossi e argento lucente, ogni suo colpo era animato in egual misura da dolore, abilità e furia. La rabbia le deformava il volto, impedendo alla ferita che le avevo procurato di chiudersi."

Powder mimava un combattimento corpo a corpo proprio mentre Ekko e Vander aprivano la porta, con la famosa tradizione al seguito, in una vecchia casacca.
"È arrivata la Befana!" Strillò il piccoletto, lanciandosi quasi sulla sorellina con una finta spada di legno.
"Yaaaa!"
"Hhhh! Che bella!" Disse subito la blu a vederla. "Anche io ne voglio una!"
"Ma ce l'hai già, Powder" disse Vander, chinandosi alla sua altezza e porgendogliene una uguale, con un piccolo fiocco rosa sopra.
"Siiii!!!" Si mise a saltellare lei, sfidando a duello Ekko subito dopo.
"Perché me lo sarei aspettato..." sbuffò il mediano rimettendosi a gironzolare attorno a Vi, che, chiuso il quaderno, sbadigliava trascinandosi la coperta sulle ginocchia.
"Mylo" fece poi Vander porgendogli una mazza di legno con un manico nuovo di zecca.
"Sul serio?! Ma pensavo che ..."
"Claggor" diede anche all'altro il suo regalo, una finta mazza ferrata, senza spuntoni ovviamente, a sua volta di legno, che probabilmente aveva raccattato o fatto Benzo con le sue mani.
Vi sapeva che non erano tanto i regali che la fantomatica Befana con la barba e i baffi portava ogni 6 a far ricordare loro quella come la notte migliore dell'anno, ma si chiedeva spesso come dovesse essere a Piltover, per i figli dei ricchi consiglieri o degli agenti stessi.
Giocare con bambole vere o mangiare della torta che sapeva di torta e non di liquore invecchiato per coprire le uova marce, o il pesce, leggere libri di leggende ed eroi e un giorno poterli anche emulare.
O perlomeno, questo era quello che si era sempre detta negli anni passati.
In quello non considerava di meritarsi granché, viste quante ne aveva combinate.
Però era grata per la famiglia che pur rattoppata ancora possedeva.
Probabilmente le aragoste, lo sceriffo e la Consulta quello era un regalo che non avrebbero mai scartato.
"Che bello! Proprio quello che volevo da tanto!" Continuava  Powder, sorridendole, poi saltellando verso di lei.
"Vi, mi insegni a usarla?"
"Che? Ma io non sono mica brava con le armi bianche, tesoro, io li tramortisco molto prima" Tentò invano, ammiccando.
"Ti prego, ti prego, ti prego, voglio battere Ekko!"
"Ehi! Lei non te lo insegnerebbe per far perdere me!" Sbraitò il piccoletto da dietro il tavolino.
"Non è vero?" Cambiò espressione verso la più grande.
"Ok, va bene, ve lo insegno." Sorrise  lei, abbracciandoli.
"Buona Befana, bestioline!"
I bimbi ricambiarono e nemmeno si accorse che il padrone di casa, con la borsa non del tutto vuota si era avvicinato anche a lei.

"Sono un po' cresciuta per queste cose, non credi?" Disse solo annoiata, rifiutando la caramella che lui le stava offrendo.
"Non ti aspetterai un bicchiere di Gin alla tua età dopo quello che hai combinato?" La prese poi in giro.
Se ne accorse, perché non era arrabbiato, non lo era stato manco quel pomeriggio.
L'aveva difesa, era stato più male di lei, forse, a non poter fare altro che mettere pezze. Le avrebbe anche detto che era fiero di quello che aveva fatto per Powder, anche se a quell'ora era tardi, anche dopo tutto il lavoro che c'era stato alla locanda e i conti che pur sempre le aveva affidato per quella accidenti di voce grossa che in quelle situazioni non si scordava di evitare con lei.
Proprio perché ci teneva.
"Ho fatto un casino e mi dispiace.
Però metti il carbone nella stufa se è quello che devo aspettarmi, non ci geliamo, almeno."
Vander la guardò intenerito e per l'ennesima volta gli sembrò più specchio di quanto una trovatella che aveva salvato dalla guerra avrebbe dovuto essere per un vecchio lupo come lui.

"E va bene" cominciò solo, come sua abitudine, prendendo una sedia e accomodandosi vicino a lei.
"Violet" disse poi, poggiando tutta la borsa sulle sue ginocchia ancora sbucciate.
"Cosa? Ma ... non è carbone, Vander!" Disse istintivamente, facendolo ridere.
"Veramente sono i guanti che volevi, sciocchina, certo, per la ghisa è un po' presto, ma almeno potrai allenarti come si deve.
Per quanto riguarda il carbone credo che purtroppo sia già nella stufa, anche se non saprei.
Magari potresti andare a trovarla e chiederle conto, dirle che è stata troppo buona con te" si chinò mentre lei già si era aggrappata alle sue spalle.
"Grazie!
Io ... pensavo di essere ancora nei guai dopo oggi pomeriggio e di non ricevere niente."
Il vecchio locandiere rise ancora e le fece una carezza.
"Ma no, Vi.
Sei ancora nei guai, ma sulle vacanze dello Snowdown non si discute, no?"
"Anche quando finiscono?"
"Anche quando finiscono.
Faccio scegliere a Powder domani come tenerti impegnata" le fece l'occhiolino.
"E questo vuol dire anche che non sei più arrabbiato?"
"Ma certo che no, tranquilla.
Però sei ancora in punizio ..."
Non lo stava più ascoltando, era troppo impegnata a godersi il suo regalo, allacciarlo e lanciarsi nella mischia con gli altri anche all'una di notte, perché nonostante la stanchezza e i lividi, oramai avrebbe ricordato quell'Epifania anche più delle avventure della sua Lama Sinistra preferita.
"Violet? " tentava Vander godendosi la scena.
"Vieni qui, devi lavorare di più sulla guardia, così non va tanto bene ..."
"Powder, Mylo! In guardia!" Salì in piedi sul tavolino come quando era piccola.
"Non era quello che intendevo, ma fa lo stesso"
"Allora, chi si fa avanti, fifoni!"
Trecce blu rise, mentre Claggor provava il suo regalo su un vecchio mobile, facendo un disastro.
"Pare che alla fine l'abbia aggiustata, no?
Ops"
"Si" tentò Mylo solo per essere scaraventato dal tavolo al letto di Powder, dall'altro capo della cameretta.
"È tornata.
Sana come un pesce! Dhhh!" Cadde sui cuscini mentre gli girava la testa.
Vi si lanciò poi con un grido sopra di lui e continuarono a giocare più o meno fino all'alba, mentre Vander fumava la sua pipa, Ekko e Powder si sedevano sul davanzale a godersi il fiume e la luna e neanche un cristallo di hextech rubato avrebbe mai potuto osare valore maggiore della cantina del Last Drop, quella sera, per tutti quanti loro.

~

"Позор."
Scandì la Lama Sinistra puntando due dita affilate come artigli a mo' di daga a pochi centimetri dal suo viso, mentre l'aeronave di Talon si spegneva di colpo.
"Cosa?!"
"Spostati, глупый.
Quindici guardie armate su ogni torre di fortino.
Lui è ancora molto, molto bravo a farmi desiderare di infilzarlo con questa" estrasse una daga ancora più lunga e tagliente di quella con cui l'aveva ricattata in prigione.

A Vi non piacevano i coltelli troppo cresciuti, uno perché era uno strazio disarmare chi li usasse, posto che sapesse farlo e due perché aveano il bruttissimo vizio di pugnalarti dove meno te lo saresti atteso, smorzando qualsiasi onestissimo corpo a corpo che si rispettasse.
Ed era un'arma da codardi, fatta eccezione ovviamente la sua eroina del cuore, la Lama per eccellenza, unica autorizzata nelle sue fantasie di bambina a utilizzarle con onore.

A guardarla così divorare il castello di Garen con gli occhi viranti al rosso si sarebbe augurata di non aver mai rubato quel malefico quaderno.

"Allora, Violet di Zaun"
Trattenne un ringhio basso e un sussulto, alle sue parole, sebbene si contraddicessero, scrocchiandosi le dita e sciogliendo i muscoli delle spalle e del collo con un movimento scocciato.
"Ora io ti insegno ad uccidere da questa distanza." Le sbattè una daga in mano, stringendole la vita da dietro.
"Ahaa!!" Saltò Vi al contatto improvviso, sentendo il suo fiato e il suo odore addosso, come braccata da una fiera famelica a dilaniarla a morsi.
"Ma ... non è possibile, siamo troppo in alto" biascicò tastando un qualsiasi punto debole introvabile, per disarmarla e colpirla.
Piuttosto Katarina stessa trovò il suo braccio e lo piegò dolorosamente all'indietro.
"Cattiva monella di poca fede.
Siamo all'altezza giusta" ammiccò una smorfia di intesa, trascinandola sul bordo.
"Cosa ... cosa vuoi fare? Sei impazzita, non riesco a saltare da qui!" Tentò.
"Talon farà saltare me.
Tu diversivo." Ancheggiò poi sul bordo della aeronave, planando graziosa sulle guardie.

Vi vide letteralmente il suo quaderno di scontri e gesta prendere vita, mentre la bella noxiana roteava le lame ed il corpo allo stesso tempo, sferzando fendenti e neutralizzando frotte di guardie senza neanche si avvertisse il loro sordo rumore quando cadevano a terra, cadaveri.

Vi non aveva visto abbastanza gente morire e se ne accorse quel giorno, ebbe la conferma cocente ed impietosa sulla pelle impregnata di rimorsi di non essere pronta per cavarsela.

Maledetta prigionia.

"Katarina!" Gridò dalla punta dell'aeronave e avrebbe gridato più forte, non si fosse accorta in quel momento di quanto la Noxiana avesse detto il vero.
Le guardie erano con i fucili puntati su di lei e l'aeronave era destinata a collassare, visto che avevano aperto i barili di munizioni pericolosamente vicino alle armi da fuoco.

Non seppe mai cosa le diede la prontezza di calcolare velocemente una traiettoria, lanciarsi sul tetto del palazzo, nonostante fosse in alto, fin troppo, affrontare due divisioni con i guanti hextech forniti dall'altra che ancora non sapeva usare bene come avrebbe imparato, anche se ancora non lo sapeva.

Non seppe mai come Katarina e Talon tornarono senza aeronave e senza di lei ma più ricordava di quel castello, Garen che la inseguiva e tentava di dimostrarle quanto la sua vecchia fiamma fosse una bugiarda e una strega, raccontandole di sua sorella Lux e di come con lui stesso avesse tentato la corruzione parlandogli del rischio della magia per lei, che Vi sapeva lui aborriva, per un tragico evento nella sua famiglia occorso per mano di un mago, più ricordava Katarina volteggiare ancora e ancora, tagliando gole come fossero stati fiori da offrirle in un mazzo di impacchettati inganni, più si accostava a Caitlyn mentre dalla sala della Consulta salivano sul discutibile mezzo, sapendo purtroppo che solo Jinx sarebbe stata in grado di pilotarlo.

"Coraggio, principessa."
Caitlyn la esortò ancora, col nomignolo che usavano sotto le coperte, quando lei la chiamava pasticcino.
"Non posso, Caity, io proprio non posso, lei è terribile.
Tu non lo sopporteresti"

"Devi cercare tutti i dettagli che ti ricordi e dirmeli. Ho bisogno che tu sia precisa, Vi." Armeggiava con il timone, sciogliendo l'attracco mentre Jinx azionava il motore, scassinando l'innesto senza chiave.

"Queste cosette sono più stupide delle automobili, dico io!"
"Fammi sentire tua sorella" si intromise Sevika, mentre Vi chiudeva gli occhi ancora, di malavoglia, riaprendoli in un mare di fuliggine su bastioni infuocati.

"Ho fatto la mia scelta,
Garen" camminava sui tacchi degli stivali su un lago di sangue e corpi ammucchiati.

Vi non aveva fatto caso a chi fossero, mentre a Zaun o di sopra con gli agenti lo faceva.
Per gioco, senza impegno, ma lo faceva.

Le facevano male le mani, era stanca e sebbene si fosse quasi sfogata del tutto con i vecchi amici dei vicoli, dalla rinnovata carriera militare discutibile e i guantoni aggiornati appena testati, prestati, da un furto, sentì tutta l'adrenalina lasciarla esanime, a terra, proprio mentre il bersgalio della sua caccia si palesava tra lo zolfo e i lapilli fumanti.

"Chi è stato?" Scalpitava il guerriero, il soldato, con la spada tratta.
"Come osate sfidare la potenza di Demacia? Tradire il mio onesto esercito colpendo alle spalle, in piena notte? Mostratevi, codardi!"

Solo allora Vi si rese conto di quello che aveva fatto.
A cosa avesse contribuito.
Serrò le palpebre, furente e gettò un guantone a terra, per raggiungere Katarina.

Katarina, l'avversaria.

"Traditrice schifosa, mi hai mentito!"
"No ..." esitò lei.
O così le fece credere.
"сокровище, perché, stavi andando così bene.
Povera illusa"
Provò ad afferrarla e stordirla con la destra, ma la Noxiana fu più abile e nello stesso secondo in cui Garen tentò di fermarla, tirandola via per il polso destro, col sinistro colpì Vi all'addome, di striscio, solo per essere stata distratta dal guerriero.
Senza di lui probabilmente quel giorno Vi sarebbe morta.

"Ah thshh ths ferma, ferma, ferma, riavvolgi un attimo."
Miliardi di pezzi di carte di vetro di ricordi si ruppero nella sua povera testa, grazie a Jinx, ovviamente, Vi se la tenne con la mano libera dal foulard e poi sbuffò di nuovo, abbracciata a Caitlyn che si rifiutava di lasciarla.
"Mi fate finire di dire come è andata o volete una dimostrazione, così mi distraggo?"
"Avrebbe potuto ucciderti" continuava a ripetere lo sceriffo, soffocandola.
"Cait.
Così lo fai tu! Non respiro!"
"Non importa." Rispose singhiozzando sul colletto della sua giacca ciliegia.

"Tu non sei credibile a lasciar fare tutto a quei due e prendere a pugni lo stretto necessario per poi ricordarti che è andata così perché ti sei distratta.
Sorella" scandì Jinx Powder precisa, girandole attorno come uno squalo.
"Sevika?" Ribadì lo sceriffo mentre la cyborg sorseggiava del liquore di prima scelta trovato a bordo.
Almeno quella cosa era dei Consiglieri e quindi pur essendo una pagliacciata destinata a schiantarsi, per i suoi gusti, era una pagliacciata ricca.
"Mh? Sono d'accordo con il pidocch eh con Jinx" prese un altro sorso, sgraziata.
"Tu non ti fai colpire senza che qualcuno ti distragga magari parlandoti di tua sorella, Violet"

La chempunk digrignò i denti e si sforzò di non sfidarla lì sopra.
"È vero, però se dico tutto Caitlyn poi potrebbe mettersi in testa di ... aaahi!"
A quel punto ricevette un manrovescio sul retro dei pantaloni proprio dallo sceriffo, che ne approfittò anche per liberarla finalmente.
"Non mi hai ancora detto tutto per filo e per segno, Vi?!"
"Beh ... io te lo avrei detto, però ecco ... è complicato, Cupcake."
Caitlyn la osservò sospettosa e inquisitoria, mentre l'aeronave si dirigeva verso le coste più vicine ai territori neutrali.
Non sarebbero mai potute approdare a Noxus, Epifania o meno, senza rischiare di scatenare una guerra che non avrebbe fatto che sommarsi a quella civile con Zaun, per Piltover già molto presente.
La madre della Consigliera Medarda era nel palazzo del Generale padre di Katarina, che sebbene tutti ritenessero scomparso nel nulla era ancora, Vi lo sapeva bene, una presenza molto forte e un riferimento per la Rosa Nera e per gli spietati senza volto del regno stesso, Talon incluso.
Dovevano agire più in fretta di quanto avessero fatto con Silco e i cristalli grazie a Ekko e il voltagabbana della corruzione di Marcus stesso, ormai l'anno precedente.

"Ok" girò il ciuffo rosa dietro con la destra e riprese, dopo un bel respiro.

"Ammetto che prima di arrivare a Katarina che quasi uccideva Garen e Talon che quasi radeva al suolo il castello con le sue cariche e le sue bombe chimiche io abbia saltato qualche passaggio."

Jinx saltò giù dall'albero sul ponte, con un tonfo di stivali.
"Saltato, anima! Vi! Come minimo avrai riempito di destri e defenestrato metà esercito della Guardia personale di Garen per poi finire nelle prigioni, inseguirlo, ingaggiare un corpo a corpo con lui stesso, rischiare di farti corrompere dalle sue buffonate e poi renderti conto che avevi fatto un macello ed era troppo tardi solo dopo l'esplosione dell'altro pezzo d'Accademia con la sua dama Lama Sinistra Lady девушка del mare a picco."
Sedette poi vittoriosa sulle gambe di Sevika, che tossì per evitare di strozzarsi con quel che stava ancora bevendo.

Vi si contenne, cercando di tenere a mente tutte le valide ragioni che ancora la legavano alla mina vagante e che le facevano ancora dormire sonni sereni al pensiero che dietro quegli occhi viola shimmer Powder da qualche parte esistesse ancora.

"Powderrrrr"

Anche con Powder si arrabbiava parecchio, comunque.

"Avresti potuto raccontarla al posto mio! Come fai a ...?"
"Primo, non hai fatto altro che mimare mosse di combattimento a ogni parola, secondo evitavi però di parlare di azione e di guardare Hat Lady in faccia mentre lo facevi e terzo anche io ci sarei cascata.
Anche se poi probabilmente avrei dato fuoco al castello molto prima di Talon per dimostrare che fossi in grado di farlo.
Jinx! Ricordi?" Sorrise poi, completamente fuori da ogni luogo reale.
"Io porto sfortuna"

"Non avrei mai dovuto dirti così" ribadì ancora Vi, appoggiandosi alla balaustra.

Avrebbe anche continuato a confessare tutto a Caitlyn e ricucire con Powder tutto il recuperabile se il suo cuore quasi non si fosse fermsto a osservare con il cannocchiale chi ci fosse dietro di loro.

"Dovrei dare il tuo posto nelle forze di polizia a tua sorella, quando parla così, sai." Si asciugava gli occhi Caitlyn.
"Tu sei incorreggibile!"
"Cait." Disse solenne, porgendole lo strumento.
"Guarda tu stessa."


 

Note:

Buon 6 Gennaio 🤗🧙‍♀️

Katarina's Legenda:

Позор: pozor: Che vergogna, che digrazia
глупый: glupyy: sciocchina

сокровище: sokrovishche: tesoro, cara
суки's: suki's, nel titolo: delle stronze, delle bitches

"L'Epifania delle stronze coi capelli rossi" 

 
 

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