Sotto scorta

di marple92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1 
 
Per Imma era stata una giornata tranquilla prima che il procuratore Vitali e Calogiuri entrassero nel suo ufficio, il primo sedendosi davanti alla sua scrivania e il secondo rimanendo in piedi, teso, vicino al muro.
Le basta guardare la posa rigida di Calogiuri per capire che quella visita inaspettata del procuratore in persona non è dovuta a nulla di buono.
“Procuratore, a cosa devo l’onore…?” Al tono ironico della dottoressa seguì una espressione dell’uomo per niente confortante. 
“Dottoressa, è difficile per me dirle quello che sto per dirle”
“Avete fatto tanta strada per venire fino a qui…dite”
“E’ arrivata una segnalazione da un informatore. Stanno per preparare un agguato e la vittima sarebbe lei dottoressa”
“Ah!” Istintivamente si rivolge verso Calogiuri che le lancia una timido sguardo rassicurante.
“So quanto si fida del Maresciallo Calogiuri e prima di venire qui è proprio con lui che mi sono confrontato e abbiamo convenuto di metterla sotto scorta”
“Procuratore non credo…”
“Non accetto repliche Dottoressa. Lei è uno dei miei migliori magistrati e non la lascerò sotto il tiro di un cecchino. Non ho intenzione di correre rischi! Da oggi il Maresciallo Calogiuri sarà la sua ombra e predisporrò il suo trasferimento in una struttura sicura fino a quando non avremo espletato gli opportuni accertamenti.”
Raramente aveva visto il procuratore Vitali cosi fermo sulle sue decisioni e non ci volle molto per capire che la situazione fosse sicuramente più preoccupante di quello che le stavano dicendo. 
“Procuratore Vitali, io ho una famiglia, un marito e una figlia. Non ho intenzione di abbandonarli per le parole di un informatore che non sono neppure state verificate…So il rischio che corro, l’ho sempre saputo io e l’hanno sempre saputo i miei familiari” ma non finisce di parlare perché viene interrotta di nuovo.
“Pensi a loro Dottoressa, lei è un bersaglio che cammina e averla di fianco potrebbe essere molto pericoloso…e in ogni caso non si tratta di una segnalazione senza importanza, è una fonte attendibile e verificata e, come le ho già detto non intendo, rischiare.”
“Verificata da chi? Se non le dispiace vorrei verificarle da sola le informazioni che mi riguardano! Ed in ogni caso se è pericoloso come dice, potrebbe esserlo pure per Calogiuri. Voglio che sia tenuto fuori da questa situazione” esclama subito Imma lanciandogli una rapida occhiata non vuole assolutamente che lui pensi ad una mancanza di fiducia.
“Io sono addestrato Dottoressa” per la prima volta la sua voce risuona nella stanza
“Io non voglio che corri questo rischio per me…..” I loro occhi si incontrano di nuovo e questa volta Imma palesa tutta la sua preoccupazione anche per lui. 
E’ Vitali a interrompere il loro gioco di sguardi: “Dottoressa hanno assoldato un cecchino americano arrivato a Matera con il solo scopo di farla fuori. Abbiamo predisposto posti di blocco e allertato tutta l’arma sul territorio, compresa l’unità cinofila. Chiamerò anche l’esercito se sarà necessario!”.
“Si…e il papa per darmi l’estrema unzione!“ Imma inizia a mostrare tutta la sua insofferenza alla situazione. Non lei piace che qualcuno decida della sua vita e la metta di fronte al fatto compiuto. 
“Noto che non perde il suo sarcasmo neanche nelle situazioni più gravi. Ma questa volta non le servirà per convincermi. Ha già fatto una volta di testa sua ignorando le parole di Lombardi e si sono visti i risultati, questa volta si fa come dico io, Sostituto procuratore Tataranni. E’ un ordine.”
“Posso almeno avvisare la mia famiglia?” Chiede in tono di sfida.
“Ha poco tempo. Il maresciallo la accompagnerà a casa dove potrà parlare con i suoi familiari e preparare una borsa. Poi vi trasferirete in una località segreta di cui solo noi tre saremo a conoscenza.”
“Vi trasferirete?” È la domanda di Imma a cui il plurale non piace per niente.
“Adesso il Maresciallo le spiegherà tutto. Io vado a dare ordine affinché portino un auto con i vetri antiproiettile per lo spostamento”.
Il procuratore si alza e lascia l’ufficio. Imma si mette le mani tra i capelli e Calogiuri si siede davanti la scrivania.
“Che sta succedendo Calogiù? Chi è questo informatore?”
“Il compagno di cella di Romaniello! Nonostante sia in carcere, Romaniello ha molto agganci dentro e fuori e fargliela pagare è diventato il suo unico obiettivo.”
“Non gli è bastato incendiare il locale di mio marito…sapevo che avrebbe alzato il tiro per fermarmi”
“No Dottoressa, il suo intento non è più solo fermavi. Si vuole vendicare. Da quello che dice la Dia è entrato in conflitto anche con i Mazzocca ed è ormai una scheggia impazzita. E’ una mina vagante e questo lo rende ancora più pericoloso. L’informatore dice che dall’America è arrivato un vecchio componente del clan, imparentato con i Romaniello, noto agli uffici con il soprannome di “Cecchino”. Dobbiamo trovarlo prima che sia lui a trovare voi. ”
“Che cos’è questa storia che ci dobbiamo trasferire?”
“I miei nonni avevano una piccola casa a Cirigliano. E’ un pò isolata rispetto al paese ed è ormai chiusa da quando i miei nonni sono morti. Con il procuratore Vitali abbiamo pensato che potrebbe essere un posto sicuro dove stare fino a quando non si risolverà questa situazione. E’ una casetta modesta e non darà nell’occhio. Proprio per questo molto sicura.”
“E ci andremo io e te…?” 
“Si Dottoressa, meno persone coinvolgiamo e meglio è. Saremo solo noi due.”
Le guance di Calogiuri assumono un colorito rossastro che non preannuncia nulla di buono. Smaltita l’agitazione per la notizia del pericolo, entrambi realizzano che saranno costretti a dividere la stessa casa e gli stessi spazi. 
“Dottoressa non vi dovete preoccupare. La casa non è grandissima ma ci sono due stanze e io non … non…” Calogiuri abbassa lo sguardo imbarazzato e Imma alza gli occhi al cielo perché se può mettere le mani sul fuoco sulla correttezza di Calogiuri non può dire lo stesso per sè stessa. Già una volta ha perso la testa e l’ha baciato nel suo ufficio. Ma da soli, in una casa sperduta tra i sassi è un’altra cosa. 
“Non ti preoccupare Calogiuri, mi fido di te – è di me che non mi fido pensa tra se e se-. Spero che non avrai problemi con la Matarazzo”
“Io e Jessica ci siamo presi una pausa” sgancia la bomba Calogiuri guardandola dritta negli occhi in quello che è un chiaro messaggio. 
Imma ha la forte tentazione di chiedergli se sia stato lui a chiederle quella pausa e se in questa decisione c’entra anche la confessione che le ha fatto qualche sera prima in macchina. 
“Ah… bene!” anche lei si trova in difficoltà ma la porta dell’ufficio che si apre e l’entrata del Dottore Vitali mettono fine al loro scambio di sguardi e li lasciano carichi di interrogativi. 
“Spero non c’entri questa storia della scorta”
“No avevo preso questa scelta già da un po' di tempo e poi è giusto essere onesti nelle questioni di cuore. Con tutti…”
Prima che possano conquistare quel discorso, la porta dell’ufficio che si apre li interrompe. 
“Dottoressa la macchina è pronta” li informa Vitali 
Calogiuri, rientrando nel suo ruolo, la scorta fuori dall’ufficio con la mano appoggiata alla sua schiena in modo tanto impercettibile che lei neanche se ne rende conto. 
“Adesso mi aspetta la parte più difficile” sussurra Imma quando Calogiuri accosta l’auto sotto casa sua e lei lo prega di aspettare fuori. 
Calogiuri rimane in allerta, guardandosi intorno con fare circospetto e attento ad ogni minimo rumore e movimento. Riesce a sentire forti e chiare le urla di Valentina che la accusano di essere una madre egoista e irresponsabile, sente la voce concitata di Imma e il rumore di un piatto rotto. Poi il silenzio e ancora voci che fatica a distinguere, ma gli sembrano maschili e quindi immagina che siano quelle del marito di Imma.
Prova una strana empatia nei confronti di quell’uomo. Si chiede cosa proverebbe se fosse costretto a lasciar andare da sola la donna che ama. Tira un sospiro di sollievo al pensiero che l’unica donna che ama, pur se in pericolo, sarà sotto la sua protezione.
Passano decine di minuti prima che la porta di quella casa si spalanchi di nuovo. La donna esce con un bagaglio leopardato tra le mani e gli occhi lucidi, ha l’espressione provata di chi sta per fare un salto nel vuoto.
“Andiamo!” si limita a dire senza guardarsi indietro. La voce roca e la tristezza nel cuore.
Ancora una volta la mano di Calogiuri si sofferma sulla sua schiena. Questa volta il contatto è meno leggero del precedente. Le lascia una lieve carezza mentre la scorta verso l’auto di servizio, è il suo modo di dirle: “Andrà tutto bene!”.


ANGOLETTO. 

Ho sempre evitare di scrivere storie composte da più capitoli ma mentre scrivevo quella che doveva essere una one shot le idee sono affiorate tutte insieme.
E quindi eccoci qui. Questa volta con una long. 
Una soffiata arrivata in procura costringerà la nostra Imma lontana da Matera sotto lo sguardo attento e vigile di Calogiuri. 
Si ritroverà in una casetta antica sperduta tra i sassi in compagnia della sua scorta e tanto tempo a disposizione che la costringerà a fare i conti con se stessa, anche a costo di sacrificare i suoi principi.
E se la "nuova vita" le piacesse più della precedente?! 
Lo scopriremo insieme se vi va ... Vi aspetto nel prossimo capitolo. 

PS. RAITING ARANCIONE in previsione dei prossimi capitoli. 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2.


Il viaggio in macchina prosegue in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Imma guarda la strada che corre davanti ai suoi occhi e per la prima volta nella sua vita non ha completamente idea di quello che succederà.

Non ha paura, non per lei almeno. La vicinanza di Calogiuri la rende tranquilla. Nonostante tutto.

Gira il volto verso l’uomo accanto a lei, concentrato nella guida, forse fin troppo.

Le mani di Calogiuri tengono talmente stretto il volante che le nocche appaiono bianche. E si chiede se quella presa salda sul volante non sia un modo per sfogare la tensione che prova. 

E’ talmente concentrato e perso nei suoi pensieri da non accorgersi di Imma che ne approfitta per studiarlo. 

La donna scruta con attenzione ogni suo piccolo movimento: le unghia che tamburellano sullo sterzo, la mano che scivola sul cambio per scalare di marcia e poi torna a stringere il volante, sicura. Si sofferma a guardare il suo petto, che si alza e si abbassa seguendo il ritmo dei suoi sospiri e l’espressione tesa di chi è perso in pensieri non proprio positivi.

“Tutto bene Calogiù?” Lo scuote Imma posando una mano sul suo avambraccio

“Si Dottoressa, stavo solo pensando”

“A cosa?”

“Al coraggio che ci vuole per cambiare vita”

E quella riflessione di Calogiuri riporta Imma a qualche sera precedente, quando quella riflessione è passata per la testa anche a lei. 

“Perché Calogiù, vuoi cambiare vita?” Lo stuzzica lei. 

“Mi piacerebbe averne il coraggio. Ma spesso non dipende solo da noi. E’ un salto nel vuoto”

“E tu lo faresti?”

“Se ne vale la pena… per chi ne vale la pena” risponde in modo ambiguo, la guarda negli occhi per un breve attimo e poi torna a guardare la strada, stringendo ancora una volta il volante.

Imma torna a voltare il viso sulla destra e appoggia la testa allo schienale del sedile. Chiude gli occhi e respira a pieni polmoni. 

“Io non lo so che succederà Calogiù. Non so neanche cosa ne sarà della mia vita da oggi in poi e non so neanche dove sto andando.”

“Voi siete coraggiosa Dottoressa…mi piacerebbe avere il vostro coraggio” sibila Calogiuri

“E’ facile essere coraggiosi quando le decisioni riguardano solo noi. Quando potremmo rendere infelici gli altri è più difficile” le parole le escono dalla bocca prima che possa avvedersi del profondo significato che assumono.

“Avete ragione ma….” Sibila interrompendosi subito dopo, consapevole che non può darle colpa, anche se gli capita spesso di sognare un futuro con lei.

“Senti, dobbiamo passare molto tempo insieme nei prossimi giorni, forse … forse potresti iniziare a darmi del tu” lo scuote Imma con l’intento di cambiare argomento e superare quel momento di imbarazzo. L’espressione emozionata che gli legge in volto le provoca un moto di tenerezza.

Lui le afferra la mano “Come volet….come vuoi dottoressa” 

“Non riuscirai a chiamarmi Imma, vero Calogiù?” Lo prende in giro. 

“Come vuoi… Imma” ripete e quel nome che non lei è mai piaciuto così tanto sembra quasi più bello pronunciato da Calogiuri in quel modo dolce.

Istintivamente la mano di lei si posa su quella di lui, ancora rigida sullo sterzo. Con un lieve tocco lo invita a sciogliere il pugno e ad allargare la mano, permettendo alle loro dita di intrecciarsi.

“Andrà tutto bene!” Sussurra la donna

“Andra tutto bene!” Ripete l’uomo.

E quella rapida promessa viene suggellata da una stretta di mano. Le dita che si intreccia in automatico sopra il cambio ed Imma, imbarazzata, toglie via la mano con un timido sorriso di circostanza.  Nella sua mente la consapevolezza che preferirebbe essere in balia del fuoco nemico piuttosto che a stretto contatto con lui: dal nemico saprebbe difendersi, da quello che prova per lui no.

Le prime case di Cirigliano iniziano a vedersi all’orizzonte.

“Non c’ero mai stata qui”gli confessa la donna. 

“Io da piccolo. Ci venivo sempre due settimane l’anno a trovare i miei nonni. Ricordo che in quelle occasioni mia nonna preparava sempre le latratte e la rafanata”

“Che cosa?”

“Una pasta fatta in casa e una frittata a base di rafano. Cibo povero ma bastava essere tutti insieme per fare festa - lo sguardo dolce di Imma lo invoglia a continuare - e di pomeriggio il salone diventava il luogo di ritrovo di mio nonno e dei suoi amici…- un timido sorriso sfugge ad entrambi - giocavano con un vecchio biliardo di mio nonno. Forse lo troveremo ancora”

“Quanti anni avevi?”

“14-15 anni”

“E sapevi giocare a biliardo?”

“Non bene come mio nonno. Lui era capace di mandare le palline in buca con una sola mossa…” risponde orgoglioso

“Io non ho mai giocato invece. Un biliardo non potevamo permettercelo e poi ero sempre troppo occupata a studiare”

“Se c’è ancora il tavolo posso insegnartelo io…così inizio a sdebitarmi per tutte le cose che mi hai insegnato tu”

“Spero di insegnarti tante altre cose Calogiù” e solo quando vede il suo volto diventare paonazzo e imbarazzato si rende conto della velata allusione che le è uscita dalla bocca. 

“Sul lavoro ovviamente…intendevo sul lavoro” alza gli occhi al cielo, imbarazzata anche lei.

“Eh si certo..che altro!?”

“Eh..che altro!” Replica Imma, sempre più convinta che la aspetteranno giorni duri.

Ma a giudicare dall’espressione che assume il volto di Calogiuri le è perfettamente chiaro che ad entrambi è venuto in mente lo stesso pensiero, assolutamente poco casto. Anche se forse potrebbe essere più lui ad insegnarle qualcosa sotto quel punto di vista.

L’auto svolta sul lato della strada immettendosi in una stradina sterrata diretta verso una vecchia casetta all’apparenza diroccata.

“Non farti ingannare dall’apparenza. Fuori sembra un rudere ma all’interno è in buono stato.”

Imma si guarda attorno, mentre Calogiuri scende ad aprire un vecchio magazzino. 

“Entro la macchina nel magazzino degli attrezzi, così daremo meno nell’occhio e la casa sembrerà disabitata” Imma annuisce e quando scende dalla macchina lui ha già recuperato i loro borsoni per portarli dentro casa.

L’ambiente, per quanto antico, è ben conservato. C’è un pò di polvere, ma ha tutto l’aspetto di una casa vissuta con una lunga storia da raccontare. Non è grandissima. L’entrata è costituita da uno stanzone grande, con un divano, il camino e il famoso tavolo da biliardo. C'è una cucina con un tavolo ricoperto da una cerata. Lungo il corridoio, di fronte, c'è un bacio e sui lati tre porte che, andando per esclusione, sono adibite a stanze da letto.

Imma si perde a guardare le foto appese ai muri e appoggiate sui mobili , alcune ancora in bianco e nero. Subito la colpisce la foto di un bambino con i calzoncini a righe e un paio di bretelle, seduto su un asinello.

“Sei tu?” Gli chiede con tenerezza prendendo la foto tra le mani 

“Come hai fatto a riconoscermi?!”

“Ho riconosciuto gli occhi” lo sorprende Imma. 

“Avevo 5 anni. E’ stata scattata poco dopo il mio compleanno. Quel giorno mi fecero fare il mio primo giro sull’asinello e mio nonno mi diede dieci mila lire”

“Anche io qualche foto dei miei compleanni. Non tantissime ma l’espressione che ho in quelle foto mi ricorda molto la tua. Quando si ha poco si gioisce per le piccole cose”

“Mi piacerebbe vederle”

“Quando torniamo a Matera, se non ci ammazzano prima Calogiù” e ancora una volta sdrammatizza e mette fine a quella inaspettata confidenza e intimità che instaura con lui senza alcuna fatica.

“Adesso vorrei sistemarmi un attimo, se non ti dispiace”

“Si, la porta in fondo è quella del bagno, a destra c’è una camera da letto senza finestra, credo sia quella più sicura. Io sarò nella camera di fronte. 

“Grazie Calogiuri.”

Imma entra nella stanza chiudendosi la porta dietro di lei. Ippazio posa il suo borsone nella piccola stanzetta e torna in cucina per sistemare i viveri e tutto l’occorrente che aveva già portato per quei giorni.

Recupera un pò di legna dal magazzino e la porta vicino al camino accendendo il fuoco per contrastare l’umidità dovuta alla casa chiusa, sbatte i cuscini del divano sistemandone la fodera messa a protezione e recupera da un armadio a muro delle coperte da usare in caso di bisogno. 

Guarda l’ambiente che inizia a riscaldarsi grazie al fuoco acceso e sospira sollevato. Se non altro, avranno un ambiente caldo.

Il vecchio orologio, fermo sulle 17.00 da chissà quanti anni, lo costringe a guardare l’ora al suo polso e si rende conto che è pomeriggio inoltrato e, presi dall’emergenza, non hanno ancora mangiato nulla.

L’idea di qualcosa con cui pranzare o meglio, ormai, quasi cenare, subisce un brusco freno quando sente il rumore dell’acqua che scorre. Solo in quel momento si rende conto di essere isolato dal mondo con una donna che non gli è indifferente e che, in quel preciso istante, mentre lui rende l'ambiente accogliente per loro, sta facendo la doccia nel suo bagno. Se non fosse per il pericolo che corrono entrambi, si riterrebbe quasi fortunato. Ancora una volta il pensiero della donna sotto la sua doccia rende il suo volto di diverse gradazioni e prima che possa compiere qualche gesto inconsulto si avvicina al lavandino della cucina e apre il rubinetto per sciacquarsi la faccia e calmarsi i bollenti spiriti.

“Accidenti!!!” Sente una voce urlare dal bagno.

Con il volto ancora bagnato, corre subito spaventato verso il bagno, giusto in tempo per vedere aprirsi la porta del bagno e veder spuntare Imma con una tovaglia intorno al corpo che la copre a malapena e con le parti scoperte ancora piena di sapone.

“Se ne è andata l’acqua mentre mi stavo lavando. Maledetto  Romaniello e Maledetto Vitali” blatera la donna infastidita mentre l’uomo si rende conto che aprendo l’acqua della cucina potrebbe essersi reso responsabile della mancanza dell’acqua in bagno, più volte da piccolo sentiva la nonna urlare di non aprire l’acqua quando qualcuno faceva la doccia perché l’impianto idrico era datato e non poteva portare acqua in due stanze direttamente. L’imbarazzo sulle sue guance però è ben presto sostituito da quello dovuto ai pensieri poco casti che gli passano in mente alla visione della donna con il corpo pieno di sapone e una sola tovaglia a coprirla. E non gli è mai sembrata cosi bella come in quel momento in cui, nera come la pece, sta maledicendo tutti i dipendenti della procura di Matera in ordine alfabetico.

La serie di improperi continua, imperterrita, fino a quando non nota lo sguardo imbambolato di Calogiuri, ormai rosso in viso come un peperone crusco. 

Solo in quel momento si rende conto delle condizioni in cui è uscita dal bagno e realizza che no, quella convivenza forzata non sarà facile per niente. 





Angoletto: 
iniziano a venir fuori i primi imbarazzi e le prime situazioni "particolari". Nessuno dei due aveva messo in conto che sarebbe stato difficile, molto difficile...a maggior ragione per due come loro che si attraggono come calamite e che lottano contro loro stessi per non cedere al magnetismo che li attrae. 
La prima situazione compromettente si è appena verificata. Riusciranno a tenere a freno le loro pulsioni o cederanno? 
Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Intanto nella grande sala all'entrata il fuoco del camino arde la legna e rende l'atmosfera calda...molto molto calda.
A presto con il terzo capitolo. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3 
 

Era uscita dal bagno come una furia con la schiuma ancora su tutto il corpo e una tovaglia a coprirla poco o niente.

Aveva spalancato la porta del bagno e se lo era ritrovato lì, preoccupato che le fosse successo qualcosa e subito dopo imbarazzato e imbambolato a vederla mezza svestita.

Anche Imma, dal canto suo, si blocca un attimo a guardarlo e tiene le mani strette sul nodo della tovaglia che le avvolge il corpo dal seno alle ginocchia. Si fissano un attimo di troppo che porta Calogiuri ad avvicinarsi impercettibilmente verso di lei. Lo sa che senza il suo consenso non si azzarderebbe a tentare alcun approccio ma per qualche strano motivo si è convinta che, se decidesse di toccarla, non riuscirebbe a fermarlo. Anzi, prima di peggiorare ulteriormente le cose e lanciarsi in qualche gesto disperato, tipo trascinarlo sotto la doccia, si decide a giocare l’unica carta vincente: la fuga.

“Vado…vado a vestirmi” sibila infatti scappando dallo sguardo di Calgiuri, rimasto ancora impettito davanti alla porta del bagno con una mano protesa verso di lei.

“Io .. io … controllo l’acqua” sussurra l’uomo con un tono di voce così basso da non essere udibile dalla donna che si rifugia nella sua camera. Imma, dopo aver chiuso la porta dietro le sue spalle, appoggia la schiena contro il legno freddo e respira profondamente, sentendo il suo cuore martellare dentro il petto come se avesse appena finito di correre una maratona.

Sente ancora il calore degli occhi di Calogiuri su tutto il suo corpo e immagina le mani dell’uomo accarezzarle le spalle per toglierle i residui di sapone con la delicatezza di cui solo lui sarebbe capace. Eppure, ad occhi chiusi, sente quelle dita cosi delicate farsi incandescenti sul suo corpo e farla tremare con il loro passaggio. 

Le sembra di sentire addosso gli occhi di Calogiuri che cercano il contatto con i suoi per mostrarle tutto il desiderio provato e immagina il suo corpo avvicinarsi ed imprigionarla tra il legno freddo della porta e i suoi addominali caldi. Desidera le sue labbra e le sue mani su ogni piccolo parte di pelle. Immagina la sua bocca posarsi sul collo nudo, ancora rosso dall’acqua calda della doccia e ustionato dal passaggio delle sue mani. 

Riesce a sentire il suo tocco delicato che le solletica una spalla e scende ad accarezzarle il braccio destro facendola tremare e si immagina perdere il controllo definitivamente e lasciarsi andare tra quelle braccia con le gambe pronte a cedere come ricotta fresca.

Istintivamente reclina la testa all’indietro appoggiandola contro la porta, per lasciare a quelle labbra libero accesso al suo collo, un sospiro le sfugge traditore e quelle mani, sicure, scivolano lungo i fianchi, facendole cadere la tovaglia ai piedi. Il freddo della stanza, che giunge contro il suo corpo, la ridesta da quel pensiero peccaminoso. 

Era tutto il frutto della sua immaginazione. 

Ancora accaldata per quei pensieri peccaminosi si risistema la tovaglia intorno al corpo e respira a pieni polmoni, rendendosi conto ancora una volta che quell’uomo, cosi giovane, è capace di farle perdere la testa con un solo sguardo. Le balena in mente la voglia di scoprire cosa Calogiuri sia davvero in grado di provocarle se quei pensieri spudorati e i sogni delle ultime notti non rimanessero solo brevi vagheggi ma diventassero realtà.

“Se non m’ammazza il cecchino m’ammazzerà sta convivenza” si rimprovera.

La consapevolezza di quel desiderio, sempre sopito, che inizia a venir fuori la porta a sperare che Vitali riesca a chiudere quanto prima le indagini sul cecchino che sta minacciando la sua vita perché quella convivenza potrebbe mettere in serio pericolo il suo matrimonio.

Le torna in mente, prepotente, sempre la stessa frase: “Hai mai pensato di cambiar vita?”. 

Calogiuri, dal canto suo, dopo aver trattenuto il respiro per minuti che gli sono sembrati interminabili, entra finalmente in bagno. Il vapore acqueo della doccia appena fatta da Imma sta ancora appannando il piccolo specchio sopra il lavandino e tutto l’ambiente è pieno del profumo del suo bagnoschiuma. Lo respira a pieni polmoni lasciandosene inebriare e lasciandosi stordire fino quasi a perdere la cognizione spazio-temporale.

Si toglie la maglietta e i pantaloni e si volta per appoggiarli sul gabinetto chiuso e diventa subito paonazzo. La visione del reggiseno di pizzo nero di Imma, dimenticato a causa della repentina fuga dal bagno, provoca una immediata reazione del suo corpo e lo porta a sbattersi una mano sulla nuca.

“E’ una congiura - esclama tra sé e sè - diventerò pazzo”. Rimane a fissarlo e a lottare contro la tentazione di afferrarlo e respirarne il profumo, ma si rende conto che nulla sarebbe bello quanto poterlo respirare direttamente dalla sua pelle. 

Nitida davanti agli occhi gli appare la visione di Imma con indosso quel reggiseno di pizzo nero e scuote due o tre volte la testa per tornare alla realtà.

Apre l’acqua della doccia e dopo aver lanciato i suoi boxer a terra si immerge sotto il getto d’acqua fredda per cercare di trovare un pò di pace. 

L’acqua che scorre sul suo corpo gli dona un immediato sollievo, apre leggermente il rubinetto verso il lato caldo per regolare la temperatura dell’acqua e si versa un pò di bagnoschiuma sulla mano, gli occhi chiusi di chi sta finalmente iniziando a rilassarsi e ad estraniarsi dalla realtà. 

Le ante della doccia si aprono e due braccia gli circondano il corpo, solleticandogli gli addominali.  

“Sono venuta a sciacquarmi, non ti dispiace vero?” La donna spavalda  si toglie lo stesso reggiseno di pizzo nero e lo fa cadere a terra davanti ai suoi piedi mentre riccioli rossi fanno capolino da dietro la sua schiena.

“Questo non mi serve adesso” gli sussurra all’orecchio che prende a mordicchiare in un modo sensuale mentre la visione del reggiseno ormai caduto ai suoi pieni non fa che incrementare la reazione del suo corpo.

Sente il fiato della donna sul collo e le sue labbra che tormentano il suo orecchio. Anche l’ultimo barlume di lucidità viene meno e si trova a spingerla contro le mattonelle fredde, appoggiando egli stesso le mani sulle piastrelle accanto al suo viso, mentre la donna, imprigionata tra lui e il muro, circonda il suo bacino con le gambe e lo provoca con un “Veloce Calogiù”. 

Il contatto tra le sue mani e il freddo delle mattonelle lo riporta alla realtà e lo costringe ad aprire gli occhi, rendendosi conto di essere solo con i suoi pensieri e che l’immaginazione gli ha giocato l’ennesimo brutto scherzo.

Non è la prima volta che sogna di averla con lui ma se le altre volte poteva uscire di casa e dedicarsi ad una corsetta rigeneratrice, questa volta la donna delle sue fantasie è nella stanza accanto e vederla, senza prima essere tornato alla realtà, lo potrebbe portare a perdere definitivamente il controllo.

L’acqua continua a scorrere in quella doccia che è tornata improvvisamente fredda ma non abbastanza da placare la sua evidente eccitazione che non accenna a placarsi.

Accertatosi di aver chiuso del tutto il rubinetto dell’acqua calda e aver aperto al massimo quello dell’acqua fredda torna ad immergersi sotto il getto e si strofina i capelli velocemente, respirando profondamente con il naso e la bocca per cercare di placare i battiti accelerati del suo cuore e la reazione evidente del suo corpo. 

“Resisti Ippazio,Resisti. Tieni duro” si ripete mentre l’acqua gli scorre addosso.

Dopo aver passato una buona mezz’ora sotto la doccia a calmare i ruggiti del suo corpo Calogiuri esce dal bagno per raggiungere Imma. 

“Dottoressa” la chiama leggermente

“Sono in salone, Calogiù” risponde la donna come se non fosse successo nulla, ma appena lui la raggiunge e i loro sguardi si incrociano cala l’imbarazzo per quella situazione intima che si sono trovati a vivere.

“Scusa per prima è finita l’acqua e sono uscita dal bagno senza riflettere”

“E’ colpa mia! Ho aperto l’acqua in cucina e…. L’impianto idrico è vecchio e …” confessa Calogiuri ma Imma lo interrompe

“Non fa niente- poi si interrompe e decide di cambiare argomento per superare l’imbarazzo creatosi tra di loro - Accidenti! E’ quasi già ora di cena. Potresti finalmente prepararmi il famoso spaghetto dell’appuntato.”.

“Che nel frattempo è diventato Maresciallo” replica Calogiuri, sollevato per aver cambiato argomento

“Agli ordini Dottoressa. Mettiti comoda sul divano”

“Ma sei la mia scorta, non il mio cuoco… non dovresti cucinare per me!”

“Eh va beh, che fa…” le rispondo con uno sguardo talmente dolce da farla sciogliere.

Imma si accomoda sul divano, prende una delle coperte già preparate da Calogiuri e se la butta addosso. 

L’uomo, al contrario, si sposta verso la cucina - ben visibile dal salone- e inizia ad armeggiare con la spesa per preparare qualcosa da stuzzicare in attesa della cena.

Imma si sofferma a guardarlo. Ha un paio di pantaloni di tuta e una felpa dell’arma. Si muove sicuro in quello spazio ridotto e quell’abbigliamento domestico non fa che accentuare il suo fisico atletico.

Sentendosi osservato alza lo sguardo incrociando quello della donna

“Tutto bene?” Chiede 

“Si… non ti facevo così sistemato Calogiù”

“Abitando da solo mi sono abituato Dottoressa”

Armeggia con un coltello e con delle ciotole che riempie con delle olive e con dei pomodorini sott’olio, sistema degli stuzzicadenti a giro e poi taglia dei pezzi di formaggio e apre delle mozzarelline. Sistema tutto in un vecchio tagliere un pò rovinato dal passare del tempo e si dirige verso di lei.

“Prendo due birre- le dice dopo aver posato gli stuzzichini sul tavolinetto davanti il fuoco - le birre ci stanno sempre!” aggiunge.

Torna poco dopo da Imma e le passa una bottiglia, sedendosi al suo fianco ma a distanza di sicurezza. 

“Ero affamata” lo informa la donna mentre beve un sorso di birra e afferra un’olivetta con uno stuzzicadenti e la avvicina alla bocca, facendola sparire tra le sue labbra.

Calogiuri si perde per un attimo a guardarla, rendendosi conto di quanto per lui sia sensuale anche mentre mangia una semplice oliva e per distogliere lo sguardo si alza dal divano con la scusa di sistemare un altro pezzo di legno nel camino. Poi afferra un pezzo di formaggio e anche lui lo porta alle labbra.

“Come dite voi giovani? Apericena - dice divertita - io sono troppo vecchia per queste cose. Io al massimo faccio le cenette con quelle quattro svampite dell’età mia ”

“Ma quale vecchia! Ti basterebbe uscire con gente più giovane. Potresti unirti a noi della pg.”

L’espressione di Imma assume un’espressione schifata al pensiero di uscire con la Matarazzo e la Bartolini.

“La Matarazzo non ne sarebbe contenta”

“E noi non glielo diciamo” sfugge a Calogiuri

“Perché vi siete presi una pausa? Spero non c’entri la scorta”

“No Dottoressa - le dice usando il suo titolo come d’abitudine - è un pò di tempo che le cose non vanno bene tra di noi. E a volte ci vuole il coraggio di ammettere che abbiamo voglia di cambiare le cose che non ci rendono più felici”

Imma afferra la bottiglia di birra e ne beve un lungo sorso, mentre torna ancora una volta prepotente la domanda: “hai mai pensato di cambiar vita?” 

E prima che lei possa darsi sempre la stessa risposta, Calogiuri continua a parlare: “Si insomma…che senso ha stare con qualcuno senza aver davvero voglia di starle accanto, di dormirci accanto, di sentire il suo respiro durante la notte e sentirsi nel posto giusto, senza essere geloso se qualcuno la guarda…”

Un brivido corre lungo la schiena di Imma al solo sentire quelle parole pronunciate con quello sguardo illegale.

Quelle parole le ha già sentite.

E ricorda perfettamente com’è già andata a finire. 

Si stringe nella coperta come se improvvisamente si sentisse davvero in balia di una forza che la spinge verso di lui, mentre l’uomo seduto accanto a lei si avvicina impercettibilmente.



ANGOLETTO:
Inizia ad essere difficile... molto molto difficile! Riusciranno a resistere?
Mi piacerebbe sapere che ne pensate ... :) 
A presto!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4 

Dal capitolo precedente: “Si insomma…che senso ha stare con qualcuno senza aver davvero voglia di starle accanto, di dormirci accanto, di sentire il suo respiro durante la notte e sentirsi nel posto giusto, senza essere geloso se qualcuno la guarda…”

***

Calogiuri si avvicina a lei lentamente e le accarezza una guancia. Il contatto con quelle dita le provoca l’ennesimo fremito di quella serata e prima che possa rendersi conto ha già chiuso gli occhi e piegato la guancia per godersi quella carezza.

“Imma..” Calogiuri pronuncia il suo nome a bassa voce, quasi timoroso di rovinare l’intimità che si è creata tra di loro e con il tono disperato che quasi la prega di aprire gli occhi e di allontanarsi perché lui non è nelle condizioni di farlo.

La donna percepisce quella preghiera e apre gli occhi, si scambiano un lungo sguardo e le loro dita si sfiorano.

“Calogiù…” sussurra la donna a sua volta, con l’espressione sofferente di chi vorrebbe tirarsi indietro ma senza riuscirci.

I loro volti si avvicinano piano, con la lentezza guardinga di chi si aspetta che l’altro si tirerà indietro da un momento all’altro. 

Ma non succede. 

Respirano a vicenda i loro profumi e gli occhi si chiudono di nuovo, questa volta contemporaneamente. Ippazio le mette una mano sul fianco e avvicina il suo corpo al suo. Imma schiude di poco le labbra, inumidendole con la lingua. 

Le loro labbra si sfiorano, pronte ad assaporarsi, ma prima che possano approfondire il bacio, un trillo fastidioso rompe quella magica bolla che si era appena creata. 

E’ il telefono di Calogiuri, che vibra sul tavolinetto davanti al divano. 

Fronte contro fronte si staccano, con il fiato corto per l’emozione di quel breve contatto condiviso.

Lei afferra il telefono e glielo passa. Calogiuri rimane immobile, con la fronte ancora piegata. Prende il telefono dalle sue mani e risponde “Pronto” con la voce che ancora trema. Vitali.

“Maresciallo. Ho chiamato per accertarmi che lei stia ancora bene! La Dottoressa Tataranni a lunghe dosi può essere micidiale anche per un santo come lei” esordisce Vitali al telefono mentre i loro sguardi si incontrano ancora.

“Si Procuratore. Tutto bene” risponde l’uomo con la voce ancora spezzata e la voglia di mandare a quel paese il procuratore che ha interrotto un momento che aspettava da secoli. Ma il procuratore ha ragione, la dottoressa Tataranni poteva essere micidiale, soprattutto per lui. E lo sapeva bene.

“ Tutto a meraviglia! Il maresciallo è ancora vivo, la mia pazienza per niente!” Aggiunge Imma rubandogli il telefono dalle mani

“Dottoressa la invito a mantenere la calma”

“ Calmissima! - esclama agitando la mano in aria- A che punto siamo con le indagini? Il pazzo criminale che vuole farmi fuori l’abbiamo preso o vado a cercarlo io?”

“Le indagini continuano Dottoressa, le pattuglie si muovono sul territorio…la invito a rimanere al sicuro per il momento e a non fare colpi di testa”

“Mio marito e mia figlia?”

“Stanno bene, non si preoccupi. Sono in stretto contatto con la cancelliera De Santis.”

“Quindi questa telefonata era per accertarsi che il Maresciallo Calogiuri fosse ancora vivo tra le grinfie della strega cattiva?” Ippazio la guarda con un sorrisetto divertito e ammirato.

“Lei non cambia mai dottoressa! Adesso la saluto e mi saluti il maresciallo. E cerchi di non far scappare almeno lui”.

“Arrivederci!” Imma chiude la conversazione e Calogiuri non perde tempo. La avvicina a sé delicatamente e prova di nuovo a baciarla. Questa volta è lei che, mettendogli le mani sul petto, lo blocca.

“Vitali non lo sa che qui quella in pericolo sono io” ironizza Imma vedendo l’espressione mortificata di Calogiuri, dispiaciuto per essere stato fermato.

“Ti sei pentita?”

“No Calogiù…- e prima che possa continuare lui la interrompe di nuovo cercando di catturare le sue labbra ma lei si stacca ancora, non facendo che aumentare la frustrazione dell’uomo- ma adesso è bene che ci separiamo un attimo e facciamo il punto della situazione”.

A malincuore si sposta. L’espressione delusa e gli occhi che, improvvisamente, diventano cupi e arrabbiati.

In silenzio aggiunge altra legna nel camino e si dirige verso la piccola cucina.

“Non credo ci sia molto di cui parlare, Dottoressa” le da le spalle e si appoggia con le mani sul lavandino.

Imma si alza e lo raggiunge “Calogiuri, per favore. La situazione è già abbastanza complicata cosi. Un pazzo vuole farmi fuori, con le indagini siamo ad un punto morto e io sono costretta in questa specie di arresti domiciliari” sbraita.

“E pensare che io firmerei per questi arresti domiciliari, come li chiami tu, visto che ci sei tu con me” il tono deluso e amareggiato di Calogiuri la spinge ad abbracciarlo da dietro e a posare un bacio sulla sua schiena.

“L’unica cosa che non mi porta a dare di matto è che ci sei tu- confessa la donna- ma conosci la mia situazione. Non posso pensare che fuori da questa casa non ci siano mio marito, mia figlia e il nostro lavoro. Finirei per farti ancora più male”.

Calogiuri si irrigidisce e si stacca da lei.

“Io non ho più fame. Vado a dormire.”

La lascia da sola e si rifugia nella sua camera. Imma torna sul divano, si avvolge nella coperta e si perde a guardare il camino. Vede le due bottiglie di birra sul tavolo e afferra la sua, bevendone un lungo sorso, mischiato al suo sapore.

Mangia qualcosa dal tagliere e poi prende il cellulare per sentire Pietro e Valentina.

Calogiuri, dalla sua stanza, la sente parlare al telefono e si stende sul letto a braccia incrociate, maledicendo Vitali e la sua telefonata. Rimane con le orecchie ben tese per cercare di carpire qualcosa su quella conversazione telefonica che, però, finisce quasi subito. 

***

E’ notte fonda. Imma dorme tranquilla, Calogiuri no. Sente strani rumori e salta dal letto, preoccupato. Superata la delusioni iniziale per essere stato allontanato, si ricorda che non è il momento di lasciare spazio ai problemi personali e che il suo compito è solo quello di proteggerla.

Infila le ciabatte e si avvicina alla finestra per accertarsi che non ci sia nessun pericolo. Vede due gatti litigare e rincorrersi tra di loro e si tranquillizza, poi si dirige verso la camera di Imma. Apre leggermente la porta e la vede dormire. Vorrebbe accarezzarla, stringerla, dormire con lei ed essere sicuro che niente di male le possa succedere. Alla fine fa l’unica cosa possibile. Si siede a terra, accanto all’armadio, con la pistola accanto e chiude gli occhi. Il respiro sereno della donna che dorme a pochi passi da lui, lo porta finalmente ad addormentarsi.

Quando Imma si sveglia, qualche ora dopo, Calogiuri dorme con la testa appoggiata all’armadio e le gambe stese.

Apre gli occhi e li stropiccia per essere sicura di aver visto bene. Le viene da ridere per quella posizione scomoda in cui lo becca addormentato. Ne approfitta per guardarlo e per ricordare gli avvenimenti della sera precedente. Lo avrebbe baciato se Vitali non avesse chiamato e forse sarebbe finita a fare altro- tanto altro- su quello stesso divano. Ma recuperata la lucidità si era fermata. Le si era stretto il cuore a vederlo arrabbiato ma doveva proteggerlo da lei con la stessa attenzione che lui usava per proteggerla dai pericoli.

Vederlo, però, addormentato in quella posizione scomoda, per essere sicuro che non le potesse accadere nulla durante la notte, le fa venire l’ennesima tuffo al cuore.

Si alza piano e si inginocchia accanto a lui. Gli accarezza i capelli e lo chiama a bassa voce “Calogiù”. E’ un sussurro tenero, seguito da lievi carezze, in un modo cosi dolce che non credeva potesse appartenerle.

“Calogiù…” sussurra ancora con un tono un pò più alto.

Finalmente apre gli occhi e fa per scattare in piedi, ma la posizione scomoda in cui ha dormito lo porta ad emettere un gemito di dolore “Ahia!”

Imma ride e incrocia le braccia “Perché hai dormito a terra?”

“Ho sentito un rumore fuori, erano due gatti ma mi sono preoccupato e ho preferito rimanere qui per essere sicuro che non ti succedesse nulla” il tono di voce ancora sostenuto ed arrabbiato.

“Vado a fare il caffè o vogliamo tornare a dormire? E’ presto ancora”

“Tu torna a dormire” la invita Calogiuri indicando il letto.

“E tu?”

“Io faccio quello per cui sono qui: ti proteggo.”

Imma prova a prendergli la mano ma lui si stacca.

“Calogiù…” è un sospiro di preghiera.

L’uomo rimane immobile, con la faccia stanca e un accenno di barba che lei prova ad accarezzare con le dita. Lui le ferma la mano, stringendole il polso, e la allontana. 

Scuote la testa, per fermarla, e poi si allontana da lei.

“Perché?” Chiede Imma

“Perché sono stanco di essere il tuo cagnolino. Non sono più come fartelo capire che per me sei importante e che ogni rifiuto è come se si portasse un pezzo di me. E nonostante quello che pensi tu, sono un uomo e sono stanco di essere rifiutato”

“Calogiuri …io…”

“Si lo so. La tua famiglia, il tuo lavoro, Romaniello, le udienze, la procura e tutto quello che vuoi…- sbotta- fai pace col cervello però perché sono stanco di essere solo un momento di debolezza”.

Sbatte la porta ed esce dalla camera, lasciandola senza parole.

Le prime luci dell’alba filtrano dalla finestra e Calogiuri sta ravvivando di nuovo il camino per rendere l’ambiente più caldo.

Imma lo raggiunge e lui la guarda senza parlare.

“Hai intenzione di tenermi il broncio come fanno i bambini?” Lo provoca

Lui sbuffa e si volta a guardarla “qui l’unica bambina sei tu…”.

Con due ampie falcate la raggiunge, faccia a faccia.

“Dimmi che non mi vuoi” la provoca avvicinando il viso al suo pericolosamente

“Dimmi che non mi vorresti baciare” continua mentre vede le sue guance diventare rosse.

“Dimmi che non stai impazzendo come sto impazzendo io” le prende il volto tra le mani e trattiene il respiro

“Sta zitto Calogiù, sta zitto” sussurra Imma con gli occhi lucidi e non saprebbe dire chi dei due si è per primo lanciato sulle labbra dell’altro.

Indietreggiano verso il divano dove si lasciano cadere ormai privi di freni. Le loro labbra si cercano senza riuscire a staccarsi e le loro mani si accarezzano da sopra i vestiti. 

Non perdono tempo e mentre Imma gli tira via dalla testa la maglietta che lui ha usato come pigiama, lui ne approfitta per accarezzarla una gamba lasciata nuda dalla camicia da notte fino a salire sotto il tessuto felpato. La sente rabbrividire al contatto tra le sue mani fredde e l’interno delle sue ginocchia, ancora caldo.  La mano sale ancora provocando l’immediata salita dell’indumento. Imma, con i brividi lungo la spina dorsale non perde tempo e fa scivolare via i suoi pantaloni.

Sta per tentare la stessa mossa anche con gli slip ma lui le afferra le mani e la blocca.

“Sei ancora troppo vestita Dottoressa per togliere anche questi, prima tocca a te” la prende in giro lui e le sfila la camicia da notte, ammirandola sotto di lui con i soli slip.

Le accarezza il ventre con la punta delle dita, cercando di imprimere nella mente ogni singolo frammento del suo corpo. Si piega a baciarle i fianchi e poi la pancia, fino a salire più su con i baci fino a sentirla tremare sotto di lui.

E’ lui stesso a sfilarsi gli slip e a fare lo stesso con quelli di lei.

“Imma…” sussurra mentre lei se lo tira addosso per far scontrare i loro petti e alza il bacino per invogliarlo ad unirsi a lei

Occhi negli occhi, mentre si lasciano andare alle sensazioni del loro primo vero contatto. Dita che si stringono, labbra che si sfiorano e sussurri leggeri. Continuano a chiamarsi per nome mentre i due corpi diventano solo uno.

E con somma sorpresa pensano entrambi che è meglio di qualsiasi sogno, di qualsiasi fantasia e si chiedono se possa mai esistere un incastro più perfetto di questo. 

Imma reclina la testa all’indietro, regalandogli la visione del suo collo dove subito lui posa le sue labbra e lo abbraccia stretto, circolando il suo bacino con le gambe e graffiandogli la schiena quando le spinte dell’uomo si fanno più decise e coinvolgenti.

I corpi uniti fino a non far passare per niente l’aria. E alla chimica subentra il gioco, ancora attorcigliati si ritrovano capovolti, con lui steso sul divano e lei su di lui, intenta a mostrargli quanto comandare non le piaccia solo sul lavoro. Le mani di entrambi che si posano birichine in zone considerate, fino a quel momento, fortezze. Si esplorano, si accarezzano, si tengono stretti. 

Un ultimo grido li trova avvinghiati, sempre su quel divano. Calogiuri butta la coperta su di loro e la stringe forte al suo petto. Le bacia la testa e poi le labbra. I corpi che ancora tremano quelle emozioni che hanno provato.

Sta per aggiungere altro, forse una dichiarazione d’amore delle sue, ma lei lo blocca posando la mano sulle sue labbra, timorosa che qualsiasi parola possa rovinare quel momento perfetto che hanno condiviso.

“Shhh” è la sua preghiera mentre appoggia la testa nell’incavo del collo di Calogiuri e alterna lo sguardo tra il camino e la finestra dove l’alba è evidente.

Lui non parla ma la accarezza lungo tutto il corpo, senza timore di vederla andar vita. Le dita di lei si posano sul suo avambraccio e lo solleticano, salvo poi incrociarsi con quelle di lui e stringersi forte.

Si guardano, di nuovo, e si sorridono.

Una richiesta tacita cui segue una conferma e mentre la legna arde nel camino i loro corpi si uniscono ancora una volta su quel divano.

E mentre le luci dell’alba entrano prepotenti dalla finestra, una nuova alba esplode in quella casa.




Angoletto. 
L'unico modo di combattere le tentazioni è cedervi. 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5 

Il risveglio li sorprende ancora abbracciati sul divano, con le gambe attorcigliate e le braccia che si stringono in modo tenero. Imma, imprigionata tra la spalliera del divano e il corpo di Calogiuri, dorme profondamente, con il volto sereno appoggiato alla spalla dell’uomo. 

E’ lui il primo ad aprire gli occhi e a trovarla tra le sue braccia. Spalanca gli occhi incredulo, ricordandosi quanto successo qualche ora prima, si prende il tempo necessario per guardarla, posarle un bacio sui suoi capelli rossi e accarezzarle una spalla con i polpastrelli. Lento. Come se avesse il tempo si fosse fermato.

“Quanto sei bella” gli sfugge dalle labbra mentre continua con quelle lente carezze. 

La sente tremare e strofinare il viso sulla sua spalla, mugugnando qualcosa di incomprensibile quando la sua mano scende ad accarezzarle la schiena nuda percorrendola con le unghia.

Sorride divertito per quella visione che fino a quel momento era stato solo un sogno e segna con la punta del suo naso il contorno delle sue labbra. Con gli occhi ancora chiusi Imma risponde posando sulla punta del suo naso un timido bacio. Calogiuri passa ad accarezzarle una guancia prima di catturare le sue labbra in un bacio lento, senza fretta.

“Buongiorno” lo saluta Imma con gli occhi ancora chiusi e il sorriso soddisfatto quando le labbra dell’uomo si spostano sul suo collo facendola tremare ancora.

“Ciao” le risponde lui impegnato a lasciarle sul collo il segno delle sue labbra e quando lei apre gli occhi e incontra i suoi ci vede la sua stessa felicità.

“Dormito bene?” Lo prende in giro.

“Solo alle prime ore dell’alba” la prende in giro lui e inizia a farle il solletico, scoprendo che i fianchi sono uno dei suoi punti deboli.

La risata della donna non si fa attendere e tra un “Calogiù…Calogiù” e una risata, lei prova a bloccargli le mani senza riuscirci ma, al contrario, si ritrova bloccata con la schiena sul divano e l’uomo sopra di lei, che con una mano le tiene i polsi bloccati sulla testa e con l’altra continua la tortura del solletico.

Si perdono a guardarsi negli occhi e per un attimo l’uomo si ferma: “Sei pentita?” le chiede

Imma scuote la testa e avvicina le labbra alle sue per posargli un tenero bacio e aggiungere: “No…”

Ippazio la bacia ancora e si stacca da lei “Ti preparo la colazione. Che vuoi mangiare Dottoressa?”

“Un thè con fette biscottate e marmellata !”

“Un me con la marmellata?” La prende in giro lui e dallo sguardo languido di Imma si rende conto di essere ancora completamente nudo.

“E’ colpa tua che i miei boxer li hai fatti volare chissà dove” la prende in giro lui afferrandoli e rivestendosi.

“Si, Calogiù. Voglio proprio un thè” 

E mentre l’uomo va a preparare la colazione le si rilassa sul divano e pensa che vuole godersi quei giorni senza pensare a tutto quello che li aspetta fuori da li, come se il mondo esterno non esistesse, come se quella bolla di paradiso fosse il premio per tutti i sacrifici fatti nella vita.

“Ecco una tazza di thè e le fette biscottate con la marmellata” Ippazio le posa un piattino sulle gambe e si siede accanto a lei.

“Grazie” e ringraziarlo con un bacio sulle labbra diventa un gesto così naturale tra di loro che quasi neanche si sorprende più.

“Forse è il caso che ti copri se non vuoi diventare tu la mia colazione” la invita lui sistemandole meglio la coperta intorno al corpo.

Lei morde una fetta biscottata e poi la avvicina alle sue labbra che non se lo fa ripetere due volte e la assaggia anche lui.

“Certo che marmellata ne hai proprio messa un velo. Potevi abbondare un pò di più.”

“Non darmi strane idee Dottoressa…” e con il dito sporco di marmellata le sporca una guancia

“Mò abbiamo finito Calogiù.. Mò!!” Si finge scandalizzata lei per poi fare la stessa cosa con la schiuma del suo cappuccino. Si sporca il dito e lo passa sulle sue labbra, creandogli dei baffi con la schiuma e con la lingua inizia a pulirlo divertita dalla sua reazione quando l’uomo le morde la lingua per farla smettere.

“Sei tu che sei una tentazione” e la guarda con un sorrisetto malizioso di chi ha appena avuto un’idea.

“Che è quella faccia Calogiù?”

“Visto che siamo chiusi qui e abbiamo un pò di tempo libero… ti va di fare un gioco dottoressa?” E mentre pronuncia queste parole afferra il barattolo di marmellata

“Non ci pensare neanche Calogiù! Non mi farò ricoprire di marmellata”

“E io dico di si… invece!” La prende in giro lui infilando già un dito nel barattolo di marmellata

Imma scoppia a ridere e si alza dal divano, iniziando a correre via con la coperta ancora stretta al corpo. 

“Dove credi di andare?” La insegue lui divertito mentre la donna si dirige verso la sua camera da letto con l’intento di chiudersi dentro.

Succede tutto in un attimo. Lei inciampa nella coperta troppo lunga. Ippazio, dietro di lei, la afferra e a sua volta scivola verso il letto al centro della camera e se la tira addosso.

Finiscono stesi sul letto. Ippazio steso di schiena che tiene Imma stretta tra le sue braccia impedendole di scappare ancora, la donna che ride e cerca di liberarsi . 

Quella lotta che dura fino a quando, esausti, non rimangono abbracciati stretti al centro del letto.

“Mia!” Le dice lui quando la donna si è ormai tranquillizzata tra le sue braccia.

Ed Imma si rende conto che per la prima volta nella vita non le dispiacerebbe appartenere sul serio a qualcuno.

Intanto, mentre loro sono distratti e hanno abbassato la guardia, una berlina nera con i vetri oscurati percorre la stradina serrata che conduce davanti alla vecchia casetta. Inchioda bruscamente e spegne i motori. 


Angoletto: 
Vi chiedo scusa se vi ho fatto aspettare ma sono stati giorni molto complicati. Per farmi perdonare ecco un altro capitolo con tanto "Love"... ma non durerà per sempre. Stanno per iniziare i problemi...e saranno belli grossi!

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