Poesie di un'astronauta.

di raven rachel roth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Tu Chiami ***
Capitolo 2: *** II - Ninna Nanna fra le Stelle ***
Capitolo 3: *** III - L'Abbandono ***
Capitolo 4: *** IV - Cliffhanger ***
Capitolo 5: *** V - Confusione ***
Capitolo 6: *** VI - Indipendenza ***
Capitolo 7: *** VII - Resistenza ***
Capitolo 8: *** VIII - Cosmonauta ***
Capitolo 9: *** IX - Distruzione ***
Capitolo 10: *** X - Teoria del caos ***
Capitolo 11: *** XI – L’ascolto ***
Capitolo 12: *** XII - Harakiri di Farfalle ***
Capitolo 13: *** XIII - Euphoria ***
Capitolo 14: *** XIV - Notti In Bianco ***
Capitolo 15: *** XV - Sospensione ***
Capitolo 16: *** XVI - Sed, Memorat ***
Capitolo 17: *** XVII - C21H23N3OS ***
Capitolo 18: *** XVIII - Filo D'Erba ***
Capitolo 19: *** XIX - Assommoir Merlot ***
Capitolo 20: *** XX - An(ossige)noressia ***



Capitolo 1
*** I - Tu Chiami ***


Amore e morte – Poesie di un’Astronauta.

I

TU CHIAMI
Tu chiami
Egocentrismo
Il mio dare al mondo opinioni
Basandomi su mie esperienze.
 
Tu chiami
Narcisismo
Il mio parlare di me
Fuori di me
Dell’odio che provo
verso di me.
 
Tu chiami
Estroversione
Il mio non arrossire al futuro prossimo
La mia non paura dell’ignoto
 
Tu chiami
E definisci
Ciò che di infinito c’è nella mia testa
Come se potessi spiegare l’uragano
Usando una piuma
E il sole
Usando un fiammifero
 
Perché mi dai un’etichetta?
Perché riduci il mio infinito essere
Ad un passato remoto,
Come se io smettessi di pensare
Oltre il confine della tua definizione
Come se smettessi di parlare
Oltre la forbice che usi per zittirmi
Come se smettessi di manifestare
Tutto ciò che vorrei fosse impresso nella storia
Solo perché pensi “X” di me.
 
Ho così tanta voglia di parlare al cielo,
Della mia persona,
Che spero
Che un soffio di vento mi accarezzi
Sussurrando
“Tu sei importante”.
 
Non perché io mi creda qualcosa
E neanche perché traggo energie dal resto
Ma perché questo universo sappia
Che tutto il caos
È confluito fino ad arrivare a me
Che sono grata di esserci
E aspetto che mi risponda
Che anch’egli è grato
Di avermi creata.
 
Tu mi dici
Con scherno
“Hai sempre bisogno di brillare
Io ti rispondo
“Se l’universo mi ha creata
È legittimo che io brilli.”

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Capitolo 2
*** II - Ninna Nanna fra le Stelle ***


II 

NINNA NANNA FRA LE STELLE

Ninna nanna per chi è sveglio 
Ma il suo animo dorme ancora. 
Sembra intorpidito, 
Privo di qualsiasi desiderio di riscatto. 
Vorrebbe risvegliarsi, darsi coraggio 
Ma l’apatia è un lenzuolo caldo sotto una pioggia di problemi.

Ninna nanna per la mente, 
Che ha coronato il sogno di agire da sola. 
Si è staccata dal cuore, lo ha lasciato indietro. 
Ora la realtà sembra fatta di numeri, 
Le parole sono ricche di fondamento, 
È il trionfo della ragione. 
Ma anteporre la ragione ha causato il mal di testa.

Ninna nanna dei sentimenti. 
Dopo anni di tentativi ho raggiunto l’obbiettivo. 
Quanto è inquietante questo compromesso:
Aver reciso ogni legame.
Ho lavato via le lacrime,
Ma ho anche spento le fiamme.

Ninna nanna delle mani curiose
Che non abbiano più l’istinto
Di intromettersi nelle vite altrui
Che non serpeggino più per fornire conforto.
L’autocontrollo, nient’altro ti basti.

Ninna nanna dei capelli di Dafne
Distendetevi fino a toccare terra
Mettete radici, non fluttuate più.
Coprite le membra di corteccia,
Proteggetela.

Ninna nanna della schiena mutilata.
Non ha mai avuto ali
Non ha mai volato davvero.
Schiena, raddrizzati.

Ninna nanna delle parole spente.
Che mai più
Questa mia bocca
Parli a sproposito.

Diamo inizio all’Illuminismo.

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Capitolo 3
*** III - L'Abbandono ***


III

L’ABBANDONO
Àncora
Mi aggrappo al tuo ricordo
Del tuo sapore ho conforto
Mi confondi
Sei un affronto
Dammi pace
Sei un dardo
Ti vorrei infiammare il mondo
Se continuo su questo bordo
Prima o poi … andrò a fondo.
 
Ancóra
Esala dalla mia testa
Portati ciò che resta
Mi irriti
Lasciami
Ripensami
Le tue parole erano tempesta
Ti vorrei drogare dentro
Se potessi tornare indietro
Mi legherei a chi in vero mi ha amata.
 
Amor vincit omnia
Mi hai messa alla gogna

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Capitolo 4
*** IV - Cliffhanger ***


IV

CLIFFHANGER
Mi viene da piangere
Non conosco il motivo, ma
Lo sento crescere
Chissà chi me lo ha stretto addosso
Vorrei conoscere
Il motivo per cui
Io
 
Mi viene da piangere
Se ad esempio penso a lui
Che non sa di esistere
Ma solo nella mia testa
E vorrei sentirlo ridere
Ma non c’è
Ed io
 
Mi viene da piangere
Perché non mi accontento e ho un cuore che
Non sa battere
La mia testa acconsente
Ma è lui a decidere
E quando provo a controllarlo
Io
 
Mi viene da piangere
Se guardo al mio futuro
Che sa ben illudere
Perché non sono fatta di sogni
Ma di immagini perfide.
Loro mi dicono di tentare
Ma io
 
Mi viene da piangere
Se poi ripenso agli esami
E alle mie ansie gelide.
Non sono migliore ma vorrei “brillante”.
Forse dovrei lasciare perdere,
Forse mi dovrei arrendere,
Forse io
 
Non riesco a piangere
Quindi ho mille motivi,
Ma resto in silenzio, a fingere.
Poi passa, quando passa, se passa.
“Vivere”
Non ho mai saputo farlo
Ma mi fa sorridere
Perché te ne parlo.
 
 
 
N.A. Faccio una precisazione sul testo. Sarò breve perché non voglio spiegare in alcun modo l’oggetto della poesia, spero di essere stata chiara o di aver suscitato riflessioni personali. Non amo le poesie con molte rime, specie se con verbi all’infinito. Evito sempre di usarli a fine verso. In questo caso, erano necessari e ho cercato di renderli protagonisti del lessico, una volta per tutte. Spero che il testo risulti melodioso alla lettura, che sia musicale e scorrevole. Vi ringrazio per l’attenzione.

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Capitolo 5
*** V - Confusione ***


V

CONFUSIONE

 
Come gira forte il mondo,
Quando sei in disparte
Ti chiudi a guscio, ti fermi un istante.
Non so dove andare – vai da qualche parte?
Chissà se poi sarai stanco di girare.
 
Come va veloce il mondo,
Avrò perso il conto,
Di tutte quelle volte, ora non ricordo,
Che ho cercato di tenere il ritmo, mezzo secondo.
È un silenzio di luci, non ti stanca mai?
 
Come ho girato forte il mondo,
Ho riempito il bicchiere e,
Adesso non ti saprei dire, ma ho ripreso a ballare
Guarda come giro intorno, guarda come giro tondo
Ti sei stancato tu? Che stai fermo a guardare.
 
Come vado veloce io,
E vado a tempo e non lo perdo più.
Basta seguire i passi, me lo hai detto tu
Perché ora hai messo il broncio, non sei felice?
Sono entrata nel cerchio dell’ombrosa gioventù.
 
 

 

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Capitolo 6
*** VI - Indipendenza ***


VI

INDIPENDENZA
 
Assenzio da solo coi pensieri.
Per annegarci dentro,
fissare i pensieri con la calce.
 
Baileys che rende gentile:
Predispone l’animo, tempra l’istinto.
Resta nudo sospeso come Egon Schiele.
 
Champagne dall’aria di festa:
Tu brinda alla disperazione, al cambiamento,
a sonni persi.
Tu brinda, poeta.
 
Per me, Dry Martini che rallenta:
Ripensa al dramma con eleganza;
Il bicchiere vuoto porta mancanza”,
Sciogli il dolore, non me ne hai dato abbastanza.
 
El Dorado per gioire:
è una tragicomica vita,
le persone se ne vanno
poi ti chiedono scusa.
 
Franciacorta dentro una bolla:
La detesti? Ovviamente.
Ti manca? Disperatamente.
Ne hai bisogno? Assolutamente.
 
Gin che tutto dimentica:
Illuditi,
c’è ancora speranza.
Scardina il concetto della lontananza.
 
Ira di Haiti per sbottare:
Brucia lo sguardo, le sue labbra,
il sapore che ti attanaglia la mente.
Brucia il suo profumo evanescente.
 
Irish Mint Tea:
mi sei davanti
vivo dentro
i tuoi ricordi.
 
Naufrago Long Island:
ingerendo amaro,
sola voglia di affondare
lupo vigliacco narciso solitario.
 
Midori:
dalle mille verdi colpe
Sensazione di ripetere gli errori.

Negroni Sbagliato rivendica:
Sì, ho Sbagliato ma
Hai rubato i miei colori.

October Revolution rinsavisce, fa rivoluzione:
È stata colpa di entrambi, lottiamo
poi confondiamoci i dolori.
 
Congedo di Piñacolada:
Non chiedere le chiavi,
I bracciali, i regali.
Non chiedere tutti i ricordi vitali.
 
- Quiete, Calma, Pausa:
Respira, Ritorna, Riparti. - 
 
Rincuorati di Rum:
tutta la rabbia, le energie compromesse,
oblīviscĕre amicum.
 
Accettare con Sangria:
per scegliere di abbandonarmi
a qualsiasi nuova forma di euforia.
 
Tequila per ballare:
Dando il peggio e il meglio di te,
Vindica te tibi,
O devasta chi ti ha rubato te stesso.
 
Uragano Cocktail fuori dal tunnel:
libero dalla forza centrifuga del disgusto
ed io volo via, verso un qualcosa di nuovo.
 
Vermouth dei pensieri:
voltiamoci a guardare un istante,
il lungo cortometraggio degli ultimi due anni.

 

"Quanto vissuto, quanto sofferto.
Ne è valsa la pena? cosa salvare?
Sii sicuro di non dover voltarti mai più.
Sii sicuro che sbaglierai.
"Cesserà la musica e
Non ci sarà più niente
In loro per te
In me fra la gente."
 
Zacapa per concludere: hai detto addio.

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Capitolo 7
*** VII - Resistenza ***


VII

RESISTENZA

Dovresti smetterla di salutarmi. I saluti iniziano e finiscono storie, la nostra non è mai esistita.

Dovresti smetterla di scrivermi. Le parole hanno un peso, in passato mi affondavano. Non cercare di alleggerirmi.

Dovresti smetterla di parlarmi. Agli emarginati non si parla, restano nel loro piccolo mondo. Cosa ci fai allora, nel mio universo?

Dovresti smetterla di chiedermi. Non ho risposte, non sono conoscenza. Ho pensieri che altri prima di me hanno pensato. Non saprei in cosa farti credere.

Dovresti smetterla di fissarmi. Non ho una pelle splendete, o un corpo che potresti indagare. Il tuo sguardo mi sgretola come polvere.

Dovresti smetterla di sorridermi. Non lo sai che i sorrisi sono una malattia? Manca una cura al tuo contagio.

Dovresti smetterla di avere quegli occhi. Io non posso alzare il capo e portarmi dietro un salvagente per la paura di annegarci.
 
E dovresti smetterla di avvicinarti. Ad ogni tuo passo, io ne farò altri mille. Ad ogni tuo metro, mi alzerò in volo. Tenderai la mano, ed io mi aggrapperò a quella di un altro. Proverai a prendermi e ti renderai conto di essere l’unico a correre.
 
Rinuncia, perché io questi sentimenti non li voglio.
Non con te, un buco nero che inghiotte tutte le mie stelle.
Rinuncia, perché il mio ardore lo ha già un altro.
Diverso da te e da tutte le tue favole nulle.

 

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Capitolo 8
*** VIII - Cosmonauta ***


VIII

COSMONAUTA
Lui
stringe libri che profumano di viaggi
mente incurva la schiena alle pagine,
seduto sul filo del rasoio
ai gradini di una vetta vergine, quale scala
di pensieri può raggiungerti?
 
Lui
che non ignora nessuno
dei passi circostanti, quando il suo
unico, conserva regalità.
saluta con mano leggera, di chi ti
tocca a distanza di metri incompiuti.
 
Lui
sorride all’ignoto
timidamente, umilmente,
affascinante, il modo in cui sposta
indietro servendo la sedia al più ignorato
dei corpi che sognano carinerie.
 
Lui
tiene la testa che studia
con dita ancora bisognose di inchiostro
e regge in egual maniera caffè
come Dioniso regge il vino e Apollo
sognante la cetra.
 
Lui
chiede di indizi
avvilenti, curiosa nei meandri della
personalità e tutto vuol percorrere.
si stupisce delle differenze, inarca
lo sguardo incredulo alle storie comuni
dell’astronauta.
 
Lui
ha le labbra che intrappolano
amaro, tabacco e Persefone
riducono sospiri in cenere
trasformano Eris in Venere.
schiudono pensieri non detti, avvelenano
circuiti apatici.
 
Lui
scrive di tutte le cose che contano
traccia profili di opere lontane
accarezza la nuca dai ricci di Ettore
morbidi, compianti, recisi da eroi melliflui,
eroi ambiti da adulatori egocentrici.
 
Lui
che è andato oltre
sfidando le leggi di Newton
si è tuffato in orbite nere
si è fatto
cosmonauta.

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Capitolo 9
*** IX - Distruzione ***


IX

DISTRUZIONE


Avere dentro una tristezza infinita
E non poterla dire a parole:
 
Ora - che sono andata in pezzi,
Perdendo una speranza al giorno,
mese dopo giorno, lacrima dopo delusione;
Ora - che mi conosci e vedi,
con occhi veri, con occhi
degli altri, che hanno visto davvero,
la mia anima oscura;
Ora - che hai anche l’altra me
ultima, folle, odiosa me, crede
di essere l’unico e l’unica a capire cosa
sia meglio per me, e mi parla
ma dalle sue labbra germogliano rovi
more acerbe, consigli a doppia lama,
vuole proteggermi facendo il mio meglio,
dicendomi il peggio…
che te lo giuro,
ho nascosto dentro un buco nero e
avevo chiuso con catene lunghe insicurezze
le porte dei miei difetti;
Ora - che non so più dove fuggire,
come ricominciare: non so dove andare.
e ho finito i punti sul planisfero da raggiungere, quindi
senza paura di ferirmi, dimmi
mi adori ancora?
 
Quale persona banale è quella
che di risposte ha bisogno, di certezze,
E non ha fede e non ha dio e non ha credenze,
ma vede i piccoli gesti e vuol comunque sapere.
Visto? L’ho fatto ancora,
ho rimproverato me stessa
per non essere abbastanza, perché dovrei… dovrei? Dovrei.
  • Ma non imparo mai -
Di che stavamo parlando? Cosa ti ho chiesto?
No, non rispondere, non ha più importanza, nuovamente
hai visto cosa c’è di sbagliato in me.
Non puoi, non sentirti obbligato, è comprensibile:
Un giorno, fra cent’anni
o fra un minuto, avrai la testa piena di tutto ciò
non asciugherai più tutta la tempesta,
esausto, stanco, prosciugata di
sangue, solo il sale rimane.
 
Io ti ringrazio,
per essere stato felice
ed esserti stata felice, quando ancora
ti sembravo bella, quando ancora sorridevo.
Vorrei fare qualcosa, farmi perdonare perché
ti ho fatto credere di essere come non sono,
chissà come mi vedi adesso, è un altro difetto,
nei C’era una volta mi trasformo per sembrare perfetta
anche se le prime impressioni sono sempre sbagliate.
Con te ho imparato che non è una condanna,
che non è sfortuna,
la mia incomprensione,
perché se poi mi si rimane accanto fino ai titoli di coda…
 
Ti porterò dentro per sempre:
fra i legami recisi e le terre bruciate, accanto
ai sogni in frantumi e alle persone allontanate;
perché so che andrà così,
come alla fine di ogni cortometraggio.
Questa volta però è diverso, e dunque,
meglio fermarsi prima,
non commetterò il solito errore
una meteora non può distruggere il sole.

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Capitolo 10
*** X - Teoria del caos ***


X

TEORIA DEL CAOS

Aveva un manuale con tante pagine quante sono le eliconie d’Amazzonia;
bordato d’un filo spinato, le cui punte stillavano miele e cianuro,
foderato di velluto a ricordare fiabe di principi lontani,
incorniciato da caratteri romani, brillanti, e insieme recitavano:
Come ferirmi
trattenuto da un lucchetto con la serratura logora.
Lo stringeva d’una forza disumana, e non si capiva
se volesse gettarlo, bruciarlo, preservarlo.
- Maledetta è quell’idea che affida un tale potere a mani amiche.-
Ed infatti, avrebbe potuto dolcemente spezzare le rovine ultime,
con la sua lava, spazzare la ginestra finale,
in un secondo, sigillare il respiro vitale.
 
Non rimane all’astronauta di assistere alla distruzione dell’estremo sistema.
Ha esaurito le energie per l’ennesimo salto nell’iperspazio ed
ironia, far saltare nel vuoto un corpo vuoto con occhi vuoti.
Ed era un opprimente infinito istante, che nel mentre
Cassandra sarebbe riuscita a convincere Ilio,
in quello Spazio dove ogni cosa è crudelmente ferma,
dove pagine di vissuto d’odio coesistono,
potresti leggerle in qualunque momento,
e loro scorrono, fluendo ricordi amari,
ora richiuse fra le dita d’un uomo,
che senza conoscerle,
o averle mai viste,
dice a memoria.
 
Come dall’orbita lunare, quando è fuoricorso, si alzano le maree,
così insorgono le insicurezze dalle profondità del passato,
nel caos dell’effetto farfalla si sente un rumore
qualcuno le ha giustamente spezzato il cuore.

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Capitolo 11
*** XI – L’ascolto ***


XI

L’ASCOLTO

Vorrei essere una rondine, non solo per volare.
Desidero dispiegare le ali e trovare riparo
in questa torre di piume, protetta dal nulla,
guardare giù la vita che prosegue serena,
sapendo che Gea non lamenterà più il peso della mia persona.
 
Caro piccolo angolo di mondo,
Tu non lo sai quanto sei prezioso.
Sei il mio ritaglio di cielo,
lo sprazzo verde di una savana immensa.
Sei così piccolo e sei mio.
 
Come una rondine, avere un posto mio,
nel mezzo di anime simili tormentate
che s’infrangono contro tramonti pungenti,
cercando il calore che s’insinua sottopelle.
 
Unico solingo prato su cui io possa danzare liberamente.
Confidare pensieri pesanti, gettarmi come onde sugli scogli,
Senza che nessuno,
nemmeno un minimo accenno di bocciolo,
Si possa turbare.
 
E come una rondine, avere la certezza
di fare ritorno a primavera,
di correre contro l’ignoto,
ma tranquillizzare, tranquillizzarmi
che ovunque vada, ovunque fugga,
c’è un angolo di mondo di primavera anche per me.

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Capitolo 12
*** XII - Harakiri di Farfalle ***


XII

HARAKIRI DI FARFALLE
 
Ma dove finiscono le lacrime,
discese,
ad alta quota?
Calano a picco, si ricongiungono nella
Profondità del mare,
o volano via,
disperse,
nel tepore di un vento africano,
giungendo a labbra secche,
imploranti?
 
Dove finirò poi io?
decollata la testa,
In alto come Icaro
Alla ricerca del mio
sole

– Mi sto bruciando – 
o contro l’asfalto,
Atlante schiacciata
da un
peso non mio del mondo.
 
Alla luce dei semafori
rossi
che vorrei sfidare:
Chissà se dentro sono in subbuglio
per i vuoti d’aria
O perché ho vuota l’anima.

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Capitolo 13
*** XIII - Euphoria ***


 
 
XIII
 
EUPHORIA
 
Non so come esprimermi
Perché non esistono abbastanza parole
Per far immaginare
Lo scoglio contro cui si schianta ogni giorno il mio cuore
Dovrò dirlo con espressioni banali, scusate
È l’unico modo per allentarne la presa.

Non riesco a rialzarmi
Non mi ricordo come si vola
Perché sono rimasta rinchiusa
Dentro questa gabbia che mi avete costruito
Sono aggrappata alle inferriate
A pregare di uscire
Ma l’unica risposta è
egocentricaegoistabisognosadiattenzioni
 
Ai miei desideri
Ai miei sogni
È la risposta
Alle mie paure
Al mio specchio
È il motivo
Per cui confondo
Pensiero e voglia di annullarmi.
 
Ripetersi di provarci
Urlare di pensarmi
Rincorrere l’indipendenza
Di concentrarmi solo su me stessa
 
Quando l’unica bolla d’aria in questo acquario di pescecani
Era sapere come stava.

Tocco il fondo perché
Mi ripeto che è sbagliato pensare a te
Che è schiavizzante aiutarti
Che è tossico cercarti
 
Mi sento dipendente al pari della droga
Ora capisco cosa sentiva, mi ripeto di non farlo
Ma fumo ancora l’ultima sigaretta
E i ricordi sono il mio tabacco
 Un ultimo tiro, un ultimo sorriso
Cristo per favore vorrei non finisse
Invece, eccomi, l’ho fatto ancora
L’effetto termina e la mia pace non trova dimora.
 
Ma è l’unica cosa che mi calma
Dal tremare

 
- Sì, tremo come le onde s di un terremoto 
Cazzo, lo sto facendo di nuovo –
Dal trovare conferma
Che forse merito tutto questo
MERITO TUTTO QUESTO?
Il dono che mi fa la gente, la mia più grande paura,
È l’abbandono imprevisto.
 
Mi sto ostinando a non mollare
Vorrei essere più forte
Vorrei inorgoglirmi e non dovermi giustificare
Ma l’indifferenza mi uccide due volte.
 
Jules, perché sono sfiancante come il mese di luglio.
Rue, perché sei la strada che porta alla dipendenza.

 

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Capitolo 14
*** XIV - Notti In Bianco ***


XIV 

NOTTI IN BIANCO

Non senti il rumore delle bombe?
I sorrisi dispersi dentro un bunker
per le favole di animali lontani
e lo sfregare incessante delle mani?
 
Non senti le gambe pesanti,
le borse piene di anni
di lenzuola, pentole, camicette
e scarpe numero ventisette?
 
Non senti il distacco di un bacio,
le braccia che si slacciano,
i ci-rivedremo-presto
mentre il treno scappa lontano?
 
Non senti la morsa, l’ignoto, il sonno?
Paura agghiacciante non provi?
Allora dormi di questo, mio tesoro,
ché sorrider tu puoi ancora al mondo.

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Capitolo 15
*** XV - Sospensione ***


XV

SOSPENSIONE
 
Prolungo il tempo dell’incertezza
Per avvalermi ancora un po’
Del diritto alla tregua,
Rinnegando ignavia.
 
Ninfea sorretta da nuvole,
Perse piume disperse trasportate dal vento
in una bufera
delicata senza orizzonte.
Beata dalla marea,
cullata da onde
di domande posticipate.
E nascondo occhi senza fondo,
occhi che inceneriscono,
Neri in cui annegare.
 
Ricompongo i frammenti,
mi vedo:
Sono ambrosia,
nido di primavera,
seni bianco latte, profumo di casa
Venere Magmatica,
sono
la nostalgia di un libro
letto,
ma da tenere sempre nelle tasche dei momenti bui,
carta polverosa,
lascio tracce d’inchiostro
porto i segni delle frasi preferite
 sottolineata.
 
Il mio ventre germoglia,
accogliente o meno,
lo sarò per me.
Come forza gravitazionale, gravito.
Dentro, la stessa forza,
tengo unito l’universo.
 
Splendo perché voglio, Luna per natura.
Migliaia di soli, io sola
Decido quale lato mostrare:
Se nel male, il bene
Se nel bene, il male.
 
Allenterò la presa,
Oggi resto sospesa,
Al resto, prima o poi si pensa.
Mi trovo nel mezzo, perché trattengo l’intero
Io sola lo apprezzo, mi conosco,
mi amo davvero.

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Capitolo 16
*** XVI - Sed, Memorat ***


XVI

SED, MEMORAT.
 
C'è una rosa spenta sul bordo del dirupo. 
Fiore qualunque dallo stelo corto,
Labbra carnose cremisi
Punte violacee scure.
Piccola ma
spinosa ma
facile da strappare. 
Sboccia là, dove il cielo incontra il vuoto
Della terra. 

C'è un vecchio lupo solitario sul bordo del dirupo.
Ricciuto pelo bianco di cotone,
Gemme gialle bucano la notte
Incastonate in fronte.
Fiero ferino violento,
Facile da alterare
Stringe la rosa fra gli artigli, preme 
delicatamente. 

C'è una rosa orgogliosa fra le dita di un lupo. 
"Mi strappi per  mia bellezza,
mi condanni e ti compiaci.
Mai darò tale potere a mani mendaci
"
Con le spine di sangue l'altro accarezza e
Scivolando, si getta nel dirupo. 

C’è un ferino ferito 
ai piedi del dirupo.
Che sia per affetto, per arroganza,
Fraintendimento o vile doppiezza:
Il prezzo dell'inganno lo ha pagato
Quindi non odio sul povero lupo.

Viene colta a febbraio la piccola rosa
Viene colta nel giorno dell'amore
Viene colta per significare qualcosa
Viene colta e muore.

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Capitolo 17
*** XVII - C21H23N3OS ***


XVII

C
21H23N3OS

Come può essere volato il tempo?
Facevo altro, mi sto svegliando
Ho rimesso il pilota automatico
Pensavo all'elettroshock
Al fatto che
- Il Neuleptil contiene alcool, ironia
Io mi ci sono sempre tuffata ed ora
lo prendo legalmenteclinicamente per stare bene,
è la mia felicità con la Sertralina.-
 
Sono allentata.
Non riesco a vivere nel presente
Qui ed ora inesistente.
Sono circondata
da immagini di mia immaginazione - sono assente.
Sono allucinata
Vivo di Passato e Rimorso
A volte mi infastidisco per cosefutili e la
rabbia
mi rimane addosso
per ore - Ho sonno e vorrei
dormire per sempre,
Senza sognare, ricordarmi
Dimenticare
di ricordare
La risposta al mio dolore è l'ebbrezza? Devo bere per star bene.
Da sola dentro le mie allucinazioni
Anche adesso, voci
 
Dicono
di lasciarmi andare
 
Segui il richiamo
Ve(R)tigine
 
Senti il presentimento di non saper stare al mondo? In mezzo alla gente, davanti la folla, il bisogno incessante di scappare,
Lo senti il non avere un posto?
 
«Ti vedo meglio, più serena»
io che sussurro a malapena,
sono spenta come una candela
«Grazie, è merito della scena»
Nessuno immagina la mia altalena.
Dimentico visi, date, persone,
I farmaci aiutano la mente!
È un effetto indesiderato, che vuoi farci?
Almeno adesso dormo, tempo d'abituarmi.
 
Non ricordo niente degli ultimi mesi,
ho rimosso persino i giorni di festa
Sarà perché ultimamente penso troppo e scrivo,
Vivo solo dentro la mia testa.

 

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Capitolo 18
*** XVIII - Filo D'Erba ***


XVIII

FILO D'ERBA

Il mio dolore è un filo d'erba
verde e sottile
ma tagliente,
Vibra

Il mio dolore è fanciullo
Inascoltato,
crea e si placa,
chiede e si annoda

Scambio il mio dolore per l'ombra 
allo specchio, taccio
E il mio silenzio
non va a tempo coi miei pensieri

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Capitolo 19
*** XIX - Assommoir Merlot ***


XIX

ASSOMMOIR MERLOT
 
Una ragazza sola sta ad un tavolo.
Ordina un rosso da un menù scialbo.
Fuori le auto corrono, è sabato,
Lampeggiano immagini del baratro
 
Eppure, son più sole le persone
Che avanti e ai lati siedono in poltrone,
Conversando di questa o quella perversione,
Cercando di attirare il cameriere istrione.
 
Oh Lui,
Lui ha un cuore disperato!
Ad ogni passo un gesto, per non passare inosservato:
sembri un quadro di Monet”, appena sussurrato,
Poteva impegnarsi di più, peccato.
 
È che siamo stanchi dei bar di periferia.
Di ragazze sole a un tavolo ne è piena la poesia,
Forse c’è un bisogno disperato di compagnia;
Forse sogna un semplice che la porti via.
 
Butta la maschera, che importa al prossimo
Se questo volto a mentire è pessimo;
Se una volta tanto, onesti fossimo;
Se per quel che siamo, noi ci mostrassimo.
 
Allora direi:
Non avevo nessuno con cui uscire.
Ti ho mentito sulla festa prima di venire.
La verità che non riuscivo a dire
È che ho pianto non sapendo dove andare
.”
 
Ma oggi brindo
A questo pianto
Son io che ho vinto, Una volta tanto
Cercavo sguardi di cui far vanto
 
Ottengo versi
Per questo canto.
 
  • Rachel, 05 / 03 / 2023

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Capitolo 20
*** XX - An(ossige)noressia ***


XX

AN(OSSIGE)NORESSIA

 
 
Dare forma con parole
Non è mai stato facile.
Per esprimere un dolore
Con le metafore son abile.
 
Immagina una mente stanca,
Anche se il corpo è immobile.
Sai è la forza che mi manca,
Venduta ad una causa labile.
 
Anche se pelle ed ossa resto,
Anche se la mia linfa è debole,
Mi vedo spessa e mi detesto.
Peso di un numero spregevole.
 
Mi vedo in ogni mio riflesso,
Non riconosco quell’immagine:
Forse mi piaccio, lo confesso.
Pensano che ora io sia stabile.
 
A farne a meno ormai non posso,
Non controllare è impensabile,
Di calorie calcolo il costo
Affinché la voce resti docile.
 
Ho l’ansia e non mi fa mangiare.
Non vuole solo che sia esile:
Traumi passati, ansia sociale.
Sono malata ed invisibile.

- Rachel, 06 / 06 / 2023

 

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