The Sword Grim - Legend of Shinigami World

di princess_sweet_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pioggia ***
Capitolo 2: *** Contatto ***
Capitolo 3: *** Nemici ***
Capitolo 4: *** Ombra ***
Capitolo 5: *** Infetta ***
Capitolo 6: *** Pericolo ***
Capitolo 7: *** Presenze ***
Capitolo 8: *** Uno dietro l'altro ***
Capitolo 9: *** Svolta ***
Capitolo 10: *** Pausa ***



Capitolo 1
*** Pioggia ***


A volte accadono cose che non ti aspetteresti mai, cose che sconvolgono per sempre te e ciò che ti circonda, che ti cambiano profondamente e ti mostrano un aspetto sconosciuto della vita. A volte questi eventi ti aiutano a tirar fuori un altro aspetto di te, magari facendoti diventare più forte e sicuro delle tue capacità.
A qualunque cosa portassero quei cambiamenti, positivi o negativi che fossero stati, Manami Okuda non avrebbe mai potuto desiderare che gli accadesse qualcosa di meglio.

Aveva piovuto tutta la mattina, lo ricordava benissimo, a scuola era seduta proprio vicino la finestra e vedeva battere la pioggia contro il vetro incessantemente. Non smise nemmeno al pomeriggio, quando uscì alla fine delle lezioni, il cielo era cupo e grigio e la pioggia cadeva sottile e in abbondanza tanto che era difficile rimanere completamente asciutti anche con l'ombrello. Fu solo quando arrivò davanti al cancelletto di casa sua che lo vide: se ne stava in piedi sotto la pioggia a osservare la struttura a due piani con sguardo vacuo, incurante delle goccioline d'acqua che gli scorrevano addosso.
Okuda ne era rimasta sconcertata tant'è che si era fermata nel bel mezzo della strada appena voltato l'angolo, osservandolo. Era un ragazzo coi capelli rossi e la corporatura magra, più alto di lei di venti centimetri buoni ma non poteva avere più di diciasette anni, ovvero la sua stessa età.
Dopo meno di qualche secondo il ragazzo voltò gli occhi verso di lei, erano di una lieve sfumatura dorata ma opachi come se il possessore guardasse tutto attraverso un velo, la osservò attonito per qualche istante poi si accasciò al suolo.
La ragazza rimase paralizzata per un istante prima di precipitarsi verso di lui per controllare se stesse bene; non ricevendo alcuna risposta lo portò dentro casa e lo adagiò sul divano. In attesa che riprendesse conoscenza frugò nelle sue tasche alla ricerca di qualche effetto personale che potesse darle informazioni su chi fosse, dove abitasse e quale parente chiamare... ma non trovò nulla: né un libretto scolastico, né una carta d'identità, né un cellulare. Non le restava che aspettare che si risvegliasse per poter chiedere direttamente a lui, forse lo avevano derubato ed era entrato in uno stato i shock.
Poggiò la mano sulla sua fronte umida e notò che era stranamente fredda, così come il resto del suo corpo; la cosa la preoccupò, forse stava male essendo stato tutto quel tempo sotto la pioggia.
Nonostante ci rimuginasse, Okuda non aveva la più pallida idea di cosa fare in quella situazione: c'era un ragazzo svenuto sul suo divano, molto probabilmente era stato vittima di furto e forse stava anche male... sospirò pensando a quanto la sfortuna la perseguitasse tanto in quell'ultimo periodo.
Chiuse gli occhi e si prese qualche minuto per riflettere: per prima cosa doveva tenere quel ragazzo al caldo o sarebbe morto assiderato. Deciso questo salì in camera a prendere una coperta, poi riempì un catino con l'acqua calda e prese un panno pulito dai cassetti del bagno prima di tornare in salotto. Coprì bene il ragazzo e poggiò il panno caldo sulla sua fronte per poi sedersi sul tavolino di fronte a lui e attendere.
Prima o poi avrebbe dovuto svegliarsi, no?

Erano appena passate le 20 quando il ragazzo diede i primi segni di vita, districò un braccio dalla coperta e si tolse il panno dagli occhi prima di mettersi seduto e guardarsi intorno: era in una stanza molto luminosa, seduto su un divano rosso scuro. Non riconobbe il luogo ma non percepì alcun segno di pericolo, quindi si tranquillizzò, ma solo per poco... infatti iniziò subito a tremare: aveva freddo e tanto. Batteva i denti mentre si alzava barcollando e si dirigeva verso quella che doveva essere la cucina, da cui provenivano dei rumori.
Rumori significava persone e persone equivalevano a energia. Oltrepassò la porta appoggiandovici e osservò la ragazza girata di spalle intenta a versare acqua in un bollitore, con pochi passi si diresse verso di lei che sobbalzò quando sentì una mano afferrarle la spalla; voltandosi vide il ragazzo davanti a sé prima che lui crollasse in ginocchio.
Lanciò un urlo e fece cadere il bollitore, l'acqua si sparse a terra ma lei si era già piegata su di lui per controllare le sue condizioni; gli poggiò una mano sulla fronte trovandola gelida.
"Sei congelato..." riuscì a dire soltanto prima che il ragazzo le afferrasse la mano con la propria e la stringesse per qualche secondo.
"Un milione..." mormorò percosso dai brividi "...va benissimo" sentenziò. Okuda non poté neanche aprire bocca che un sottile lampo di luce la costrinse a chiudere gli occhi, quando li riaprì notò che il ragazzo stringeva nella mano destra l'elsa di una spada spezzata attaccata ad una catena legata al suo polso. Pochi secondi dopo la spada era conficcata nel suo petto e si spinse da sola in profondità, sparendo; la ragazza avvertì un dolore lancinante alle costole poi un improvviso calore si sparse per il suo corpo e perse i sensi.


§


Quando Okuda riaprì gli occhi ci mise qualche minuto a capire di essere stesa nel suo letto, un po' per l'assenza degli occhiali un po' per il senso di stordimento che la confondeva. E ci mise ancora di più a notare gli occhi ambrati che la scrutavano attentamente, piegati su di lei con naturalezza.
"Hai avuto una ricarica più veloce del normale" disse la voce sopra al suo campo visivo "In genere un'essere umano medio ci mette due giorni a ristabilire completamente la propria energia. A te ci sono volute solo quattro ore, e ne avevo presa anche parecchia" continuò.
Il primo pensiero che attraversò la mente di Okuda fu: Ho sbattuto la testa?
Provò ad allungare la mano sul comodino per recuparera gli occhiali quando si accorse che la sua mano era mezzo metro lontana dal suo corpo, stretta in quella del ragazzo che ora si osservava il polso sul quale vi era una specie di bracciale blu scuro "Un milione netti... sarai minuta ma ne hai di vitalità" asserì infine.
Okuda si tirò a sedere di scatto osservando il ragazzo come se fosse un folle, anche se lo vedeva in modo piuttosto sfocato: "Ma tu chi sei?!" domandò infine, scioccata e confusa da quel discorso senza senso. Lui alzò gli occhi su di lei, poi sorrise prima di lasciarle finalmente libera la mano, che era completamente sudata, e allungare il braccio oltre di lei per afferrare gli occhiali che le porse. Okuda li inforcò e lo mise a fuoco: stava decisamente meglio e si vedeva lontano un chilometro, aveva il viso roseo e non tremava più anzi, sembrava completamente rilassato mentre se ne stava seduto su uno sgabello vicino al suo letto.
"Il mio nome è Karma e sono uno Shinigami" si presentò semplicemente, continuando a sorridere. Okuda lo fissò per qualche istante, in silenzio.
"Scherzi, vero?" domandò infine.
"No" rispose lui.
"Mi stai dicendo che gli Shinigami esistono e tu sei uno di loro?"
"Si"
Riscese il silenzio, poi Okuda guardò davanti a sé prima di poggiarsi la mano sulla fronte, pensierosa: "Devo avere la febbre" mormorò.
"Stai benissimo!" esclamò il ragazzo innervosito prima di sospirare "Non sto né scherzando né mentendo: sono davvero un Dio della Morte" ribadì.
"Ehm... e sei qui perché?" domandò poi ci rifletté sopra e divenne blu dalla paura "Non... non sarà mica arrivata la mia ora?" balbettò presa dal panico.
"Mh?" Karma inclinò la testa di lato e la scrutò come se cercasse qualcosa, poi si raddrizzò "No, non è ancora il tuo momento. Ci vorrà ancora parecchio tempo prima che tu muoia" rispose, poi aggiunse "Gli Shinigami di livello avanzato possono vedere la data di morte delle persone" spiegò in risposta al suo sguardo interrogativo "Piuttosto, sono qui per adempiere ad una missione importante" informò serio "Ma per farlo ho bisogno di una fonte di energia fissa, possibilmente con un alta quantità. Noi Shinigami non possiamo usare i nostri poteri nel mondo umano senza sprecare energia, nel nostro lo Skill Pose si ricarica automaticamente attingendo energia dalla Light Tour ma qui dobbiamo per forza formare un Contratto con una fonte stabile" spiegò "Al momento la mia fonte di energia sei tu" concluse.
Okuda elaborò tutte quelle informazioni velocemente e sbarrò gli occhi a sentire l'ultima frase: "Io sarei cosa?!" domandò.
"Beh, per forza" rispose Karma con calma "Venendo qui il mio Skill Pose si è prosciugato, avevo un urgente bisogno di energia e l'unico essere umano a portata di mano eri tu quindi ho stipulato il Contratto con te"
La ragazza cercò di capire il significato della parola 'contratto' e in che modo lo avesse stipulato poi, come un flash, le tornò alla mente la spada spezzata che il ragazzo aveva conficcato nel suo petto e si portò automaticamente una mano in quel punto: non vi era alcun dolore o traccia di ferita.
Com'è possibile?
"Quella era una spada per l'anima, non lascia alcuna ferita sul corpo" disse Karma quasi come se le avesse letto nel pensiero, facendola sobbalzare "Stipula un Contratto Vincolante tra l'umano e lo Shinigami che durerà finché non verrà estratta" concluse "Adesso mi credi?" domandò.
La ragazza boccheggiò per qualche istante poi si arrese: "A questo punto credo di si" rispose in un sospiro "Ma non mi hai ancora spiegato perché sei qui nel... uhm... nostro mondo"
"Sono qui per cercare una persona" rispose risoluto lui "Colui che possiede l'altro pezzo della Grim"
"La... cosa?" chiese lei, non capendo.
"Ogni grande Famiglia di Shinigami si tramanda da generazioni le Contract Sword, ovvero le Spade che formano i Contratti, esse possono avere qualunque forma o dimensioni e variano di famiglia in famiglia. Io discendo da una delle Famiglie Reali a cui fu donata un'arma potentissima dal Dio Marte: la Grim" cominciò a raccontare "Essa poteva essere usata sia per stipulare un Contratto sia come vera e propria arma da combattimento. Tuttavia, proprio a causa di questo suo immenso potere, la spada venne spezzata a metà: la prima rimase alla Famiglia mentre la seconda venne portata nel mondo umano.
La Contract Sword che hai dentro di te è proprio la prima metà della Grim" informò indicandola "Mentre la seconda risiede in una persona di questo mondo" finì.
"Ma... ci sono miliardi di persone!" rispose lei scioccata "Come pensi di trovarlo?" domandò.
"Non ci sono fonti certe ma è probabile che la seconda parte della Grim si trovi proprio in questa città. Non dovrebbe essere così difficile localizzarla"
"Non voglio essere offensiva ma mi sembra una follia cercare qualcosa di invisibile che potrebbe avere chiunque" disse schiettamente.
"Per questo voglio cominciare subito le ricerche ma prima devo chiederti una cosa. Poco fa ho formato il Contratto di mia iniziativa perché ne avevo bisogno ma ora che sai tutto, hai due scelte da fare" le disse prima di infilare una mano e in tasca ed estrarne un oggetto di forma ovale, grigio scuro, perfettamente liscio "Puoi accettare di mantenere il Contratto con me, in questo caso io preleverò la tua energia ogni volta che ne avrò bisogno, oppure rifiutare: estrarrò la Spada e ti cancellerrò i ricordi, tu non ricorderai niente di tutto questo e cercherò qualcun altro con cui stipulare un Contratto" elencò mentre l'oggetto si muoveva in modo sinistro rivelando sei lunghe zampe e dibattendosi nella mano del proprietario "Ah, per cancellarti la memoria inserirò questo nel tuo orecchio. Non farà male, pizzicherà solo un pò" rassicurò.
Okuda rabbrividì solo a vederlo tuttavia non rispose, riflettendo. Si riportò una mano al petto ripensando al dolore che aveva provato quando gli era stata conficcata la Spada all'interno dell'Anima, subito dopo sostituito da un intenso calore... riabbassò la mano e sospirò prima di guardare il ragazzo negli occhi.
"Accetto di Stipulare un Contratto con te" asserì infine. Il ragazzo sorrise e fece sparire l'insetto.
"Meno male, non è facile trovare una persona con una quantità di energia pari al milione" rispose "Si vede che sono stato fortunato"
"A proprosito di questo... poco fa hai detto che il mio livello di energia è di un milione, giusto?" domandò "E ciò è alto o abbastanza basso?" chiese.
"Direi abbastanza alto. Una persona media in genere ne possiede quaranta mila, alcune possono arrivare a sessanta o ottanta mila ma è abbastanza difficile. Da un milione se ne vedono poche ma so che c'è stato un essere umano con un livello pari a qualche miliardo" elencò "Ovviamente si parla di tre o quattro secoli fa quindi non so se sia vero o solo una leggenda metropolitana"
"Capisco" rispose lei. Scese il silenzio interrotto da Karma solo pochi minuti dopo.
"Allora... posso restare qui, giusto?" chiese con naturalezza distraendola dai suoi pensieri.
"Come?" domandò Okuda, colta alla srovvista.
"Si. Ho stipulato il Contratto con te e poi non ho nessun altro posto dove andare" rispose.
"Aspetta, aspetta, aspetta... vai con calma!" lo fermò lei piazzando le mani davanti a sé "Piombi davanti a casa mia, mi piazzi una spada nell'anima, ti prendi la mia energia e ti infili in casa mia... dammi cinque minuti per elaborare la cosa!" supplicò.
"Ok, come vuoi" rispose lui poggiandosi alla sedia, con le mani in tasca.
Okuda sospirò e si stese a letto, con l'avambraccio poggiato sulla fronte, cercando di rioridinare le idee. Passarono un paio minuti prima che il ragazzo posasse lo sguardo su di lei.
"Allora?" domandò facendole alzare gli occhi al cielo.
"Stanza degli ospiti, seconda porta dopo il bagno" sospirò.
"Bene!" Karma si alzò con uno scatto dalla sedia e si diresse alla porta, l'aprì e si voltò "Oh, e comunque: grazie" rispose sorridendo "Non credo che qualcun'altro lo avrebbe fatto al posto tuo" disse "Allora buonanotte, Okuda-san" salutò prima di uscire.
La ragazza restò sola al buio della stanza poi si raggomitolò su sé stessa e chiuse gli occhi: già, nessuno lo avrebbe fatto al posto suo. Questo perché lei era l'unica capace di prendere un ragazzo sconosciuto in casa con sé... anzi, no, uno Shinigami.
Sbarrò gli occhi mentre un pensiero le attraversava la mente ricordando le ultime parole del ragazzo: "Allora buonanotte, Okuda-san"... lui l'aveva chiamata per nome ma lei non glielo aveva mai detto. Sbuffò una risata e scosse la testa.
Assurdo. Di tutte le cose che aveva sentito quella sera lei si sorprendeva che lui sapesse il suo nome; si tolse gli occhiali e chiuse gli occhi.

E lo sapeva, Manami Okuda, che da quella sera niente sarebbe stato più come prima.





Angolo Autrice:
Ok, partiamo col dire che la trama di questa storia non è tutta farina del mio sacco. Una mia amica mi ha parlato di un anime che ha visto di recente (di cui non ricordo il nome, scusate ma era lungo e in giapponese... a poco non lo ricordava nemmeno lei!) e l'ho trovato molto interessante (lasciando a parte che, da quanto ho capito, era un Ecchi) però la trama mi ha colpito. Quindi ho pensato di rielaborarla e scriverci una storia a tema Assassination Classroom, con le mie OTP preferite: Karma/Okuda, Nagisa/Kayano e Karasuma/Irina.
Spero che piaccia e che non risulti scontata o noiosa e, se lasciasse un commentino, rendereste il mio cuoricino estremamente felice *^*
Baci,
princess_sweet_94

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Capitolo 2
*** Contatto ***


I primi raggi del sole filtrarono attraverso la finestra, destando la ragazza che dormiva beata. Okuda si tirò a sedere con un sonoro sbadiglio, stiracchiando le braccia mentre volgeva un'occhiata alla stanza, leggermente stordita: aveva fatto uno strano sogno.
Scese dal letto e si accorse di non avere il pigiama, era andata a dormire completamente vestita: doveva essere veramente stanca!
Uscì dalla stanza diretta al bagno e si fece una bella doccia prima tornare in camera e prepararsi; era un bel giovedì mattina, il sole splendeva e non c'era piú traccia dei nuvoloni che avevano minacciato il cielo per tutto il giorno precedente.
Il giorno precedente... aveva fatto un sogno al riguardo quella notte ma solo in quell'istante si rese conto che, effettivamente, non ricordava nulla di ciò che era successo realmente una volta tornata a casa. Dopo essersi preparata andò in cucina per fare colazione ma, appena mise piede in salotto, dovette fermarsi alla vista del ragazzo seduto sul divano concentrato sull'oggetto dalla strana forma che aveva in mano.
Okuda dovette fare appello a tutte le sue forze per non urlare, piuttosto rimase paralizzata ai piedi delle scale finché lui non si accorse della sua presenza.
"Ah, buongiorno Okuda-san!" esclamò sorridendo. Lei non rispose continuando a guardarlo per qualche istante, poi abbassò lentamente il capo e... urlò.
Urlò con quanto fiato aveva in gola precipitandosi alla porta e tentando di aprirla: che diamine ci faceva uno sconosciuto in casa sua?! Afferrò la maniglia ma venne spinta indietro, cozzó di schiena sul pavimento e venne bloccata dal corpo del ragazzo, carponi su di lei.
"Ma che cavolo ti prende?" domandò lui perplesso "Perché hai urlato?"
E lo chiedeva pure?! No, un momento... quel ragazzo aveva un viso familiare: somigliava molto a quello del suo sogno.
Sogno? E se fosse stato reale?
"Oh, Kami..." mormorò abbandonando la testa sul parquet, scioccata. Era vero... tutto vero!
"Sicura di stare bene? Sei pallida" commentò lui. La ragazza lo guardò poi spalancò gli occhi e si alzò di scatto spingendolo via.
"S-sto benissimo!" balbettò alzandosi in piedi e aggiustandosi la gonna che si era impunemente alzata "Ho solo avuto un... lapsus, ecco" spiegò spiccia senza neanche prendersi la briga di cercare un termine adatto alla situazione "Vado a fare colazione" disse infine voltandosi e precipitandosi in cucina.
"Non è un po' tardi?" domandò lui facendola voltare, solo allora si accorse che indossava una specie di divisa scolastica che somigliava molto a quella della sua scuola solo portata in modo piú... aperto.
"Dove l'hai presa?" domandò indicandola.
"Nah, lascia stare. Sarebbe difficile da spiegare" rispose lui alzandosi.
"Ma perché ce l'hai?" insisté Okuda.
"Devo cercare colui che ha la Grim ricordi? E per farlo frequenterò la scuola insieme a te" spiegò semplicemente.
Scese il silenzio, tempo nel quale la ragazza assimilò l'informazione prima di spalancare gli occhi e la bocca: "EEEH?!"


"Diamo il benvenuto al nuovo studente che frequenterà il nostro corso per quest'anno" annunciò il professore "Vuoi presentarti?" domandò Korosensei rivolgendo lo sguardo al suo fianco.
"Certo. Molto piacere, mi chiamo Karma Akabane, ho diciassette anni e sono nato il 25 dicembre" stilò lui sorridendo "Mi piace il latte alla fragola, i videogiochi, leggere e... le ragazze carine" terminò facendo ridere sommessamente i presenti.
"Molto bene, Karma" sorrise l'insegnante "Spero ti troverai bene qui con noi. Ora vai pure a sederti"
Karma si diresse immediatamente in fondo all'aula, prendendo posto al banco dietro quello di Okuda, mentre Korosensei iniziava la lezione.
"Allora, come sono andato?" domandò lui sporgendosi in avanti.
"Non male" rispose lei spiccia senza voltarsi, intenta a prendere appunti "Ma non parlarmi durante la lezione, a te non interesserà ma io devo studiare" avvisò.
Karma sospirò poi si raddrizzò, portandosi le mani in tasca e facendo una rapida ispezione della calsse con gli occhi: erano ventisei in tutto, dodici ragazze e quattordici ragazzi (contando lui). Chiunque di loro avrebbe potuto avere con sé la Grim doveva solo capire chi.
Tirò fuori la mano destra e abbassò la manica osservando lo Skill Pose, avrebbe dovuto usare quello per accertarsi dell'effettiva presenza del pezzo della spada ma ciò implicava stringere la mano a tutti i presenti.
"Mmh..."

Ci volle l'intera giornata prima che, finalmente, avessero un po' di pausa, comunemente chiamata l'ora di pranzo. Come di consuetudine tutti i ragazzi si radunarono intorno al nuovo arrivato, ansiosi di informazioni che il ragazzo non esitò a dare, con tanto di dettagli: tutte false ovviamente. Non poteva certo alzarsi in piedi e dire: "Ehi, gente, sono uno Shinigami venuto sulla terra alla ricerca di una potente spada appartenuta ad un Dio. Ora, chi di voi ce l'ha conficcata nell'anima?"
L'avrebbero preso per pazzo!
"E adesso dove abiti?" domandò il ragazzo che identificò come Isogai, dopo che lui ebbe finito di raccontare del lavoro dei suoi genitori che li aveva costretti a intraprendere un tortuoso viaggio all'estero.
Solo in quel momento Karma si accorse di non sapere la via dov'era ubicato l'appartamento di Okuda, quindi si limitò ad alzare le spalle.
"A casa di Okuda-san" rispose semplicemente indicando il banco di fronte a sé dove la ragazza stava consumando il suo pasto con il naso in un libro. Lei sobbalzò e si voltò sentendosi interpellata, una semplice occhiata le bastò a farle capire che tutti la stavano guardando, il che la mise un tantino a disagio.
"Voi due abitate insieme?" domandò la ragazza coi capelli arancioni, probabilmente Nakamura.
"Come mai? Siete parenti o qualcosa del genere?" chiese Hinano.
Karma aprì la bocca e la richiuse, scambiandosi un'occhiata con Okuda: e ora?
Okuda si alzò in piedi, sfrecciando accanto al ragazzo così da poter soffocare ogni suo tentativo di sparare idiozie mentre le parole le salivano alla bocca senza averle prima elaborate.
"Si, lui è... ehm... un mio parente" disse frettolosamente "E'... ehm... il figlio di un cugino della cognata dello zio del marito della sorella della cugina di mia madre" disse tutto d'un fiato mentre gli altri la guardavano scioccati. Lei tossì imbarazzata rendendosi conto della stupidaggine appena detta "Cioé, sua madre è cugina di settimo grado alla mia!" cercò di corregersi "Una parentela lontana" concluse affranta.
"Molto lontana" precisò Hayami.
"Anni luce" aggiunse Kayano.
"Io non ci definirei nemmeno parenti" rincarò Karma sorridendo mentre lei gli gettava occhiate di fuoco: poteva almeno reggere il gioco, cavolo! "Se sono qui è perché le nostre madri sono molto amiche, quindi la sua famiglia non ha avuto problemi a ospitarmi. Nonostante il nostro flebile legame familiare c'è grande affetto tra le nostre famiglie, alla fine sono una specie di nipote" disse con una tale naturalezza che per poco non ci credette la stessa Okuda.
"Quindi siete come cugini?" domandò Okajima con un sorriso da pervertito sul volto.
"Ma non hanno nessun legame di sangue, quindi..." continuò Fuwa sorridendo in modo maligno.
"Oltretutto, vivono sotto lo stesso tetto" conluse Nakamura ridacchiando, poi tutti e tre sghignazzarono mentre Okuda arrossiva.
"N-no, non è assolutamente come pensate!" sbottò una volta capito cosa intendevo quei tre "Non fatevi strane idee!" li ammonì agitandosi. Ci mancava solo che iniziassero a girare voci di quel tipo!
"Cosa?" domandò Karma curioso.
"Niente che possa interessarti!" sbottò Okuda per poi sospirare affranta, la situazione stava prendendo una strana piega "Vieni un attimo con me, Karma, devo parlarti" informò decisa afferrando il ragazzo per il braccio e tirandolo a forza giù dalla sedia, trascinandolo per il corriodoio sotto gli occhi perplessi di tutti.
"Ehi, Okuda, dove stai...?" cominciò a domandare Nagisa entrando in classe in quel momento, portando un paio di lattine di cola e qualche snack.
"Non ora Nagisa, riunione di famglia!" spiegò spiccia dileguandosi per le scale, trascinando il povero ragazzo che non si azzardava nemmeno a protestare.
Dovettero arrivare fino al tetto perché lei si fermasse e lo lasciasse finalmente libero.
"Si può sapere che ti prende?" domandò Karma.
"Vediamo di sbrigarci, i ragazzi saliranno tra poco per fare merenda" rispose lei chiudendosi la porta alle spalle, per poi voltarsi a guardarlo "Si può sapere perché hai detto che vivi a casa mia?" sbottò "Adesso chissà cosa penseranno! Non abbiamo nemmeno la scusa della parentela..."
"Grazie a te" terminò lui "Cugini di ottavo grado? Non mi sembra umanamente possibile, a meno che non tu abbia un albero genealogico grande quanto la pianta di fagiolo!"
"Mi hai colto alla sprovvista, non sapevo cosa dire!" si giustificò lei "E' la prima cosa che mi è venuta in mente"
"Comunque oramai la frittata e fatta" scrollò le spalle lui "Ad ogni modo ora devo concentrarmi sulla mia missione. Per ritrovare la spada dovrò basarmi sui livelli di energia che possiedono, un potere così grande non può essere nascosto facilmente" rifletté.
"Come fai a sapere la quantità di energia che possiede una persona?" domandò lei, curiosa. Si era quasi dimenticata della storia degli Shinigami con tutto quello che era successo quella mattina.
"Stringendole la mano" rispose lui alzando il braccio destro sul cui polso spiccava la lamina d'argento nella quale era incastonato un rubino purissimo "Tramite il Contatto lo Skill Pose registra l'energia corrente delle persone" spiegò.
"Ah, ecco perché stringevi le mani a tutti!" realizzò lei ricordando come, per tutta la mattina, Karma aveva trovato ogni scusa possibile e immaginabile per stringere la mano a chiunque gli capitasse a tiro.
"Già, ma finora non ho trovato nessun indizio che portasse alla Grim... molto infruttuoso come primo giorno" sospirò sconfortato. Okuda, invece, sorrise ritrovando il suo solito spirito allegro.
"Dai, andrà meglio domani!" esclamò, cercando di tirarlo su.
Karma la guardò per qualche istante, poi sorrise anche lui "Si, hai ragione!" rispose, lasciandosi contagiare.
Lo scalpiccio e il rumore dei passi dei ragazzi che salivano le scale li convinsero che era meglio tornare in classe, così si affrettarono a scendere.
"Senti un po', Okuda, per caso hai qualche spicciolo da prestarmi?" domandò lui mentre tornavano indietro.
"Perché?" chiese lei.
"Non ho la merenda" spiegò lui semplicemente, facendola sospirare.
"Certo, ce l'ho"
"Fantastico!" Karma l'afferrò per le spalle e la trascinò verso i distributori a mò di trenino, tutto contento "Spero che abbiano il latte alla fragola!"
"Piombi davanti al mio marciapiede, mi ficchi una spada nell'anima, ti prendi la mia energia a tradimento, metti le radici in casa mia e ora mi scrocchi anche la merenda" borbottò tirando fuori il portafoglio dalla tasca della gonna "Devo essere decisamente masochista se ti lascio fare senza lamentarmi" considerò mentre il ragazzo rideva intento a ispezionare il distributore.
"Io invece credo che tu sia solo molto altruista" rispose lui "Ok, voglio il latte alla fragola, un sacchetto di senbei, le patatine e... gli onigiri!" elencò.
"Io sarò altruista... ma tu sei un approfittatore!" esclamò facendo il conto di quanto veniva tutto. Il ragazzo cacciò la lingua a mo' di scusa e lei si limitò ad aggiustarsi gli occhiali mentre apriva il portafoglio, borbottando qualcosa di inudibile.
"Troverò il modo di restituirti il favore, giuro!" promise solennemente.
Okuda sorrise armeggiando con la macchinetta: "Sono talmente altruista che non accetto restituzioni di favori" lo informò ficcandogli il latte alle fragole e i senbei in mano.
"E le patatine e gli onigiri?" chiese.
"Spiacente ma i soldi devono durare tutto il mese, non posso sperperali vicino al primo distributore di viveri" spiegò girando i tacchi "Fatteli bastare fino alla cena... tanto l'energia non la prendi dal cibo, tu"
"Che ironia tagliente" commentò lui seguendola, fingendosi offeso, mentre sorrideva indistantemente sorseggiando il suo drink.
 
§


Era tardo pomeriggio quando la campanella suonò la fine delle lezioni, il sole che tramontava investì i ragazzi che uscivano dall'edficio con la sua tenue luce ambrata. Karma si stiracchiò con uno sbadiglio appena varcò il cancello, raggiunto immediatamente da Okuda.
"Ma come fate a sopportare questo tutti i giorni?" domandò.
"La scuola è importante e poi io non ho nessun problema a stare dietro agli studi" spiegò lei avviandosi.
"A me sembra solo un noia mortale" commentò portando le mani dietro la testa, seguendola. Restarono in silenzio per tutto il tragitto e Karma cercava di memorizzare la strada dalla scuola a casa il più in fretta possibile, era già calato il buio quando tagliarono per il parco per far prima.
Era meglio non girare troppo quando si faceva tardi. Avevano da poco raggiunto il centro che Karma si fermò di scatto voltandosi verso il prato alla sua destra.
"Mh?" Okuda si voltò notando che il ragazzo non camminava più "Che succede?" domandò.
"Sh!" rispose lui concentrato ad osservare un punto indefinito tra gli alberi.
Il parco era deserto, non soffiava nemmeno un alito di vento... eppure c'era qualcosa che non quadrava. Un fruscio tra le foglie lo mise in allerta e avanzò di qualche passo, raggiungendo la ragazza, senza staccare gli occhi dal punto da cui era provenuto il rumore anomalo.
"Che succede?" ripeté lei preoccupata mentre lui la prendeva per il braccio e la costringeva ad avanzare.
"Muoviamoci" fu tutto ciò che disse velocizzando il passo. C'era qualcosa che non andava ma non ne era sicuro. Sperava tanto di sbagliarsi perché quello non era decisamente né il luogo adatto né il momento.
"Karma...!" Okuda non finì la frase che uno stridio riempì l'aria, facendo gelare i due sul posto, poi qualcosa spuntò dai cespugli avventandosi su di loro. Karma afferrò la ragazza per la spalle a la tirò via, schivando il pericolo per un pelo.
Solo quando alzarono gli occhi capirono cosa li aveva attaccati: all'inizio non furono in grado di dire cosa fosse vedendo solo un groviglio indistinto di tentacoli attaccati ad una specie di bulbo raggrinzito dove avrebbe dovuto esserci il corpo.
"Resta dietro di me!" esclamò Karma parandosi davanti la ragazza ancora seduta a terra, paralizzata dall'orrore. Il ragazzo alzò il braccio destro davanti a sé, scoprendo il bracciale "Skill Nill!" esclamò deciso.
Il rubino s'illuminò mentre una lastra giallognola si espandeva per il prato, rivolgendosi poi verso l'alto e chiudendosi in una cupola intorno ai tre.
"Skiru Form!" un turbine di fuoco ricoprì il ragazzo costringendo Okuda a coprirsi gli occhi, quando li riaprì l'uniforme scolastica di Karma era sparita lasciando il posto ad un completo nero: pantaloni, anfibi e una cotta in pelle rivestita di catenine d'argento sul davanti; sul suo capo erano apparse due grandi corna rosse che si ripiegavano in avanti e tra le mani stringeva una spada dalla lama nera.
Ora aveva decisamente l'aspetto di uno Shinigami.
L'essere stridette di nuovo portando tre grossi tentacoli in alto, gli unici che avessero un bulbo verso la fine... oggetti che si rivelarono essere occhi appena li aprì. Inquadrarono Karma e si gettarono immeditamente all'attacco. Lui li bloccò con la spada, come meglio poteva, mentre altri tentacoli sbucavano dal terreno.
"Okuda... scappa!" ordinò tentando di respingerli. La ragazza si riprese e, alzatasi, si allontanò il più in fretta possibile fino a raggiungere il confine della cupola; da lì poté solo osservare lo scontro.
I tentacoli sbucavano dal terreno come piante, troppi e troppo rubusti da distruggere: l'unica cosa da fare era eliminarla alla radice. Ma sarebbe stata dura.
A colpi di fendenti cercò di aprirsi un varco ma non fece in tempo a raggiungere l'obbiettivo che due grossi tentacoli germogliarono proprio sotto i suoi piedi avvolgendogli il torace tanto da mozzargli il fiato e portandolo a qualche metro da terra; altri tentacoli più sottili gli bloccarono le gambe, le braccia e il collo continuando a stringere.
"Karma-kun!" l'urlo di Okuda gli rieccheggiò nelle orecchie come se provenisse da molto lontano, faticava a respirare per via della morsa che gli opprimeva il petto e stava esaurendo tutte le energie.
Danna... zione!
La vista gli si offuscò e il cervello smise di ricevere ossigeno, privo di forze perse i sensi.
"Karma-kun!" Okuda provò a chiamarlo nuovamente ma il ragazzo non diede segni di vita. Senza pensarci su due volte scattò verso di lui, schivando ogni ostacolo, fino a raggiungere la base del tentacolo sul quale era sospeso lo Shinigami. Vi si aggrappò con le mani e si arrampicò su di esso, non senza difficoltà. I tentacoli continuavano ad aggiungersi e a stringere, non restava molto tempo: afferrò il ragazzo per le spalle e si issò su, abbracciandolo quasi, poggiando i piedi sulla spirale creata dai tentacoli. Spostò automaticamente lo sguardo sul suo braccio destro dove lo Skill Pose era quasi coperto dai tentacoli, il rubino era diventato grigio segno che non vi era rimasto più un briciolo di energia; in quell'istante Okuda seppe esattamente cosa fare.
Tenendosi saldamente alle spalle del ragazzo, si protese nel tentativo di toccare il bracciale, con scarso successo; allungò le dita e aveva quasi sfiorato il rubino quando un tantacolo apparve dal nulla afferrandole la gamba. Perse l'equilibrio e dovette ritirarsi bruscamente per non cadere, gettò un occhiata in basso e notò con orrore i tentacoli che scivolavano rapidamente verso di lei.
Cosa fare? Se non riusciva a far riprendere Karma sarebbero stati guai grossi per entrambi, oltretutto non le restava molto tempo: nonostante si ritrovasse vicinissima al suo viso faceva fatica a percepire il suo respiro, più flebile ogni secondo che passava.
Doveva agire in fretta.
Fece passare un braccio intorno al suo collo nell'istante in cui tre tentacoli le avvolsero la vita e cercarono di trascinarla in basso, lottando contro la forza di gravità scattò in avanti e chiuse la mano intorno al polso del ragazzo.
Per qualche secondo ci fu solo silenzio poi dal bracciale esplose una potente ondata di energia, una luce bianca e azzurra li avvolse, i tentacoli si disintegrarono... poi buio.

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Capitolo 3
*** Nemici ***


Era sera tarda quando Okuda si risvegliò nel suo letto, stanca e dolorante, quasi avesse corso per 300 metri. Stiracchiandosi scese in salotto dove trovò Karma seduto in poltrona concentrato su quello che aveva tutta l'aria di essere un tablet.
Appena scese l'ultimo gradino, lui alzò gli occhi su di lei per poi tornare al suo impiego.
"Ti sei svegliata finalmente" fu tutto ciò che disse.
"Finalmente?" domandò lei, confusa.
"Hai dormito tutto il giorno" spiegò lui arrestandola nel suo atto di andare verso la cucina.
"Tutto il giorno?" Okuda si voltò di scatto poi inorridì "Vuoi dire che... ho perso un'interna giornata di scuola!?" quasi urlò costringendo il ragazzo a strizzare un'occhio per sopprimere il dolore all'orecchio.
"Se è questo che ti preoccupa" rispose perplesso.
"Ma perché? Che è successo?!" domandò agitata piazzandosi davanti a lui.
"Calmati!" esclamò lui "Hai espulso una grande quantità di energia, mi sembra ovvio che dovessi riposare per recuperarla" disse semplicemente "A proprosito" le prese la mano e controllò il proprio rubino, tornato di un bel rosso sgargiante "Mmh... non ti sei ripresa del tutto, dovresti riposare ancora un pò" decretò infine lasciandola e riappoggiandosi allo schienale mentre la ragazza si osservava la mano.
"Eppure sto benissimo, mi sento solo indolenzita" rispose aprendo e chiudendo le dita di entrambi le mani, facendo movimenti articolari con le braccia, sentendo qualche piccola fitta ad ogni stiramento.
"E' tutto normale, domani starai già meglio" rispose lui distrattamente, armeggiando con il piccolo schermo. Okuda si piegò su di esso incuriosita, mentre vedeva scorrere sotto i suoi occhi uno schermo nero costellatto di scritte rosse e bianche in una lingua apparentemente sconosciuta.
"Che stai facendo?" chiese.
"Cerco informazioni sulla cosa che ci ha attaccati ieri sera"
"Questa sarebbe la lingua degli Shinigami?" chiese sedendosi sul divano, accanto a lui.
"Si" rispose Karma continuando a scorrere in basso col dito "Anche se la usiamo molto poco, adesso siamo abituati a parlare le lingue degli umani" spiegò fermandosi, colto da un improvvisa illuminazione, e cliccò su un link aprendo una nuova pagina stavolta più variopinta "Eureka!" esclamò trionfante facendo sobbalzare la ragazza "Sapevo che centravano loro!"
"Loro chi?"
"La Yakuza! L'essere dell'altra sera è un loro prodotto!" informò con gli occhi luminosi, quasi avesse trovato il più grande tesoro del mondo.
"Traduzione per noi comuni mortali?" domandò lei capendoci ben poco.
"La Yakuza è un azienda assassina amministrata da Shinigami" spiegò.
"Azienda assassina?" 
"Sarebbero un po' come i vostri killer: hanno a disposizione Shinigami esperti che si possono ingaggiare per uccidere un bersaglio a scelta del cliente. Le vittime, ovviamente, sono altri Shinigami, non avrebbe alcun senso spendere tanto per uccidere un essere umano. Oltre a questo, la Yakuza ha un equip di scienzati che fanno esperimenti sulle piante e gli esseri viventi, modificandoli per creare cose come quella che abbiamo visto ieri sera" informò continuando a scorrere la pagina.
"Intendi dire che qualche Shinigami ha ingaggiato questa azienda per ucciderti?" chiese Okuda.
"A quanto pare si" concluse lui "Il solo problema è capire chi e perché" rimuginò, portandosi una mano sotto il mento e un braccio a reggere il gomito, continuando a fissare la pagina sovrappensiero "Non avremo vita facile" constatò infine.
 
§


"Analizzando bene la forma con cui è indicato il passaggio da un tempo all'altro possiamo dedurre che l'autore..."
Korosensei continuava a spiegare mentre scriveva alla lavagna schemi e riassunti, tenendo il libro col testo aperto davanti a sé. Karma seguiva ben poco della lezione concentrato sul tablet posto sul quaderno aperto.
Era dalla sera prima che cercava di carpire qualche altra informazione su chi potesse essere il suo attentatore, aveva anche provato ad entrare nell'archivio dell'azienda per sfogliare i tabulati ma senza successo.
"Mmh..."
"Karma-kun!" lo richiamò all'improvviso Korosensei facendolo sobbalzare, tutta la classe si voltò a guardarlo mentre tentava di far sparire l'oggetto incriminante senza farsi notare.
"Si, Korosensei?" domandò togliendo le braccia dal banco ora misteriosamente vuoto.
"Ti vedo distratto, qualcosa non va?" chiese lui con la sua solita gentilezza.
"Assolutamente no, mi ero solo perso in un punto" rispose lui sorridendo.
"Ah, si, e dove?" domandò lui voltandosi di scatto verso la lavagna "Forse non sono stato abbastanza chiaro in qualche punto, aspetto lo rispiego...!" iniziò a farfugliare gettando occhiate dal libro alla lavagna.
"E' sempre così, fa tutto il serio e poi..." commentò Nakamura.
"...cade subito nel panico" finì Yada.
"Non si preoccupi, Korosensei, ora mi è chiaro. Vada pure avanti!" lo tranquillizzò Karma sorridendo, gudagnandosi un occhiata silenziosa dal parte dell'insegnante.
"Molto bene, allora" disse quest'ultimo "Come stavo dicendo, lo scrittore utilizza una forma di linguaggio abbastanza complessa..." continuò lui mentre il ragazzo sospirava.

Ora di pranzo
Okuda salì velocemente le scale interne fino ad arrivare alla porta che dava sul tetto, dove era sicura di trovare Karma; infatti, appena varcò la soglia, lo trovò seduto di traverso sulla panchina con una gamba tirata su e l'altra penzoloni, ancora con quel tablet in mano.
Cosa sperava di ottenere continuando a giocarci vicino?
"Che ci fai qui?" domandò lui vedendola arrivare.
"Hai dimenticato il pranzo" rispose lei porgendogli il sacchetto avvolto nella stoffa rossa.
"Ah, grazie" il ragazzo posò l'oggetto sulla panchina e si raddrizzò mentre lo prendeva.
"Trovato nulla?" chiese lei restando in piedi davanti a lui.
"No" fu la risposta "Hanno una protezione mai vista, servirebbe un vero esperto di hackeraggio per riuscire ad entrarvi" informò svolgendo la stoffa e aprendo le bacchette "Devo sapere chi mi vuole morto per avere una possibilità di sconfiggerlo"
Okuda non rispose, sovrappensiero, poi scrollò le spalle senza sapere cosa dire.
Qualche secondo dopo la porta si aprì e Nagisa apparve sulla soglia: "Okuda-san, noi ci avviamo in cortile, vuoi venire?" domandò.
"Certo, arrivo subito" sorrise lei voltandosi a guardarlo "Fra poco c'è la lezione di Educazione Fisica, sbrigati a scendere" avvisò poi rivolta a Karma prima di raggiungere il ragazzo e scendere con lui.
Karma si appoggiò alla panchina e sospirò. Un vero esperto di hackeraggio, eh?

Sesta ora, Educazione Fisica
"Forza Hayami, fai leva coi piedi! Chiiba non rilassarti troppo, rischi di cadere! Sugino, che stai facendo?!" le urla di Karasuma si spargevano per il cortile insieme al fiato ansante degli studenti impegnati nello svolgere gli esercizi a loro assegnati.
"Non ce la faccio più!" Kataoka si fermò, le mani poggiate sulle ginocchia e il fiato corto.
"Karasuma-sensei, non possiamo fermarci per qualche minuto?" supplicò Hinano.
"Un po' di pausa non farebbe male" l'appoggiò Sugaya abbandonando la corda su cui si stava arrampicando, finendo sul tappettino.
Karasuma sospirò: "E va bene, quindici minuti di pausa" acconsentì, tra il flebile esulto dei ragazzi che non avevano neanche il fiato per sospirare di gioia.
"Ci ha distrutti!" esclamò Isogai abbandonandosi sulla panchina.
"Perché ti sorprendi, siamo vicini al Festival dello Sport" gli ricordò Nagisa aprendo una bottiglia d'acqua.
"Si ma qui esageriamo!" sbottò Terasaka.
"Io mi sento benissimo!" informò Karma, ancora al massimo della propria forma "Ci vuole ben altro per consumare le mie energie!" sorrise.
"Tipo una pianta tantacolosa" mormorò a bassa voce Okuda passando lì vicino.
"Mi ha colto di sorpresa!" si giustificò sottovoce Karma, arrossito, rivolto a lei.
"Ti facevo più forte come Shinigami, sai? Non credevo che sarei dovuta intervenire io" commentò prendendo una manciata di bottiglie d'acqua dal refrigeratore.
"E smettila di rinfacciarmelo!" sbottò lui "Già è abbastanza imbarazzante per uno come me non essere riuscito a battare quell'essere di medio livello!"
"Ma che stanno frafugliando quei due?" domandò Mimura.
"Mah, affari loro" alzò le spalle Terasaka attaccandosi alla sua bottiglia.
"Ragazzi, la pausa è finita! Forza!" li chiamò Karasuma.
"Ah, ricomincia la tortura!" si disperò Sugino.
"Forza e coraggio!" consigliò Nagisa alzandosi. Karma si avviò verso il campo ma si fermò a metà strada, attirato da un'ombra nei pressi dell'edificio. Si voltò di scatto osservando la figura nascosta dai cespugli, quella gli restituì lo sguardo poi sparì.



Angolo Autrice:
chiarirò solo alcuni punti della storia, niente di troppo complicato:
1. Tutti i personaggi presenti in classe hanno diciassette anni, ciò significa che frequentano il terzo anno dell'istituto superiore Kunugigaoka (lo so, ho molta fantasia...). La sezione resterà la E senza la questione della classe di scarto.
2. Korosensei è nella sua forma umana (qui potrebbe esserci uno spoiler per chi non ha letto i capitoli dal 137 al 144)
3. Okuda è leggermente OOC
4. Sarà presente Yukimura come insegnante di matematica ma Kayano non sarà sua sorella (capitoli 130 - 132)
E... niente, mi sembra tutto.
Ringrazio chi legge e recensice, mi fa molto piacere ^^
Oh, prima che me ne scordi, il titolo dell'anime da cui ha preso spunto questa storia è "Dakara Boku wa H ga Dekinai"... l'avevo detto che era lungo '_'
Per curiosità ho visto solo i primi sei episodi, non sono andata oltre altrimenti mi sarei lasciata influenzare troppo dalla trama originale per la mia storia. Tutto ciò che scriverò d'ora in poi sarà solo frutto della mia immensa e strabiliante... ehm, modesta fantasia xD

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Capitolo 4
*** Ombra ***


"Buongiorno, ragazzi!" Karma aprì la porta dell'aula con inaudita allegria mentre Okuda, dietro di lui, lo guardava seccata.
"Ti ho detto di non dare nell'occhio sembrando troppo distratto o preoccupato" mormorò "Ma così sembri falso... sei troppo allegro!" sbottò.
"Dici?" domandò lui.
"Ah, lascia perdere!" esclamò lei scostandolo per entrare in classe e trovando tutti i ragazzi accalcati intorno alla finestra "Che sta succedendo?" domandò lei.
"Ah, buongiorno ragazzi!" salutò Yada "E' arrivato un nuovo studente nella sezione C, venite a vedere!" spiegò invitandoli ad aggregarsi. Okuda si fece spazio tra Okajima e Maehara affacciandosi poi verso il cortile, dove la sezione C del terzo anno stava facendo Educazione Fisica.
"E' quello laggiù" indicò Nakamura. Karma si sporse oltre la testa di Okuda giusto il tempo per vedere un ragazzo saltare la cavallina con un salto mortale, lasciando tutti a bocca aperta: era piuttosto minuto, con i capelli bianchi disordinati e una fascia color ocra che gli ricopriva la fronte.
"Se non sbaglio si chiama Itona Horibe, si è appena trasferito dalla Norvegia" spiegò Hinano.
"E' veramente agile!" commentò Fuwa.
"Ma sa parlare la nostra lingua?" chiese Muramatsu.
"Immagino di si" rispose Mimura.
La porta si aprì nuovamente e Yukimura apparve sulla soglia, sorridente come sempre, trasportando un carico di libri sotto il braccio.
"Buongiorno ragazzi!" salutò allegra per poi assumere un espressione curiosa appena li vide ammassati davanti la finestra "Che succede?" chiese.
"Ah, Yukimura-sensei!" scattò Okano "Ha saputo del nuovo studente?" domandò.
"Oh, si, Itona!" rispose lei "L'ho incontrato giusto stamattina in Sala Insegnanti, stava consegnando i documenti di trasferimento a Koro-san"
"Quindi questo è il suo primo giorno" constatò Yoshida "Eppure mi è sembrato che si orientasse benissimo all'interno dell'Istituto"
"Sarà venuto a vedere la scuola prima di iscriversi. Ora tornate a sedervi, abbiamo del lavoro da fare" avvisò Yukimura mentre tutti tornavano ai propri posti.
Karma si appoggiò allo schienale della sedia, sovrappensiero: un nuovo studente...

Din Don Dan
"Ehi, Karma! In cortile le ragazze della B hanno aperto uno stand di caldarroste, ti va di scendere con noi a prenderne un po'?" domandò Isogai appena suonò la campanella che segnava la pausa pranzo.
"Ma certo!" rispose lui seguendo i compagni ma non fece in tempo ad uscire dalla porta che Okuda lo richiamò.
"Karma-kun, dove stai andando?" chiese.
"Ah, a prendere le castagn..." ma si zittì voltandosi e notando la ragazza con il portafoglio in mano.
"E come pensi di prenderle senza soldi?" chiese seccata.
"Ah, già... l'avevo scordato" rispose lui, sorridendo. Okuda sospirò e lo precedette.
"Scendo anche io, devo prenderle a Kayano-san e Hazama-san" spiegò scendendo le scale, dietro a Nagisa e Okajima.
"Non sapevo fosse permesso aprire stand di viveri all'interno della scuola" commentò il ragazzo.
"Se è per cause in comune alla scuola si" rispose Maehara "Le ragazze che hanno preparato gli stand sono state ingaggiate dal Presidente del Consiglio Studentesco per rinnovare la Cassa Scolastica, a quanto pare i fondi degli studenti scarseggiano"
"Non mi sorprende dopo il Festival Estivo" commentò Okuda "Abbiamo completamente svuotato le casse per quello"
"Ma non potevamo non farlo" sorrise Isogai aprendo la porta d'ingresso che dava sul cortile pieno di ragazzi, tre stand erano disposti in fila esattamente accanto alla porta e una decina di ragazze ci lavoravano vicino.
"Woah! Ci sono anche le patate dolci!" esclamò Okajima con l'acquolina in bocca.
"E ha tutto un'aria deliziosa!" rincarò Nagisa.
"Ehi, Okuda-san...?" Karma si voltò ma la sua domanda trovò risposta quando Okuda aprì il portafoglio mostrando i viveri.
"La mamma mi ha dato la paghetta proprio ieri" sorrise.
"E quella la chiami paghetta?!" esclamò Maehara "Ci sarà un intero stipendio!"
"Beh, dato che vivo sola i miei genitori mi sepdiscono un assegno ogni mese, giusto per stare tranquilli" spiegò "E poi, ora che siamo in due, un piccolo aumentino ci sta"
"Allora che aspettiamo, sto morendo di fame!" esclamò Karma afferandole le spalle e trascinandola verso il banco di patate.
"Però facciamo in fretta, devo portare le caldarroste alle ragazze" avvertì lei.
Dopo aver preso il necessario, i due si fecero largo tra la folla per raggiungere il proprio gruppo e tornare in classe; all'uscita Karma urtò contro qualcuno, si voltò per chiedere scusa ma le parole gli morirono in gola quando si ritrovò ad osservare due limpidi occhi gialli leggermente sfumati di viola. Itona lo guardava dritto negli occhi con espressione neutra, indifferente, reggendo una patata dolce a mani nude.
I brividi percorsero il corpo del rosso che si ritrovò a provare la stessa sensazione che lo opprimeva da oramai due settimane: la sensazione di essere osservato, seguito, controllato da una figura nascosta nell'ombra.
Tutto questo durò pochissimi istanti, finché il ragazzo non sorrise: "Non preoccuparti" rispose allegro prima di voltarsi e andarsene, ripristinando la sua espressione neutrale appena voltò la faccia. E l'occhio di Karma scivolò involontariamente sul braccio scoperto del ragazzo: lì, sul polso pallido, brillava un diamante purissimo incastonato in una sottile lamina d'argento.

Karma si fece largo in mezzo ai ragazzi radunati intorno allo stand di caldarroste, chiedendo distrattamente scusa, mentre cercava con gli occhi le trecce della sua partner trovandola proprio davanti al banco che pagava.
"Okuda-san!" chiamò raggiungendola "Devo parlarti, è urgente!" esclamò.
"Dammi solo un secondo" rispose lei prendendo i tre sacchetti che le porgeva la ragazza "Grazie mille" salutò prima che Karma la prendesse per il braccio e la trascinasse fuori.
"Ma insomma, che ti prende?" chiese lei una volta fuori dalla folla venendo portata nei pressi di un albero, uno dei tanti che circondavano il cortile.
"Horibe Itona, il nuovo studente trasferitosi, è uno Shinigami" disse tutto d'un fiato. Okuda prima sembrò perplessa, poi sorpresa e infine scioccata.
"Cosa?" domandò. Karma poté solo aprire la bocca prima che la voce di Isogai sovrastasse la sua.
"Ragazzi, noi abbiamo finito, venite in classe?" domandò già davanti la porta.
"Arriviamo subito!" urlò in risposta Okuda prima di voltarsi nuovamente verso Karma "Cosa?!" ripeté.
"E' uno Shinigami" sillabò il ragazzo.
"Ne sei sicuro?"
"Possiede uno Skill Pose, l'ho visto coi miei occhi!" spiegò "Oltretutto... non te l'ho detto prima per non metterti in agitazione ma è da quando la Yakuza ci ha attaccati che ho la sensazione che qualcuno mi stia seguendo. Credo che sia una spia inviata dalla Yakuza"
"Siamo spiati?" chiese Okuda "Oh, Kami... io faccio il bagno con la finestra aperta!" esclamò agitata.
"Ed è questo che ti preoccupa?!" domandò lui.
"Ad ogni modo, che facciamo?" chiese lei.
"Non lo so, non posso fare nulla finché non ne sono certo e sarebbe pericoloso che lui sappia che io so che è uno Shinigami... al momento lascerei le cose come stanno. L'importante è che tu lo sappia" disse "Dovremmo stare in guardia d'ora in poi"
"Si!" affermò lei decisa.
"Allora, ragazzi, vi muovete?" li chiamò Okajima.
"Ah, eccoci!" Okuda si avviò ma Karma la trattenne ancora una volta.
"Un ultima cosa: non dare troppa confidenza a quel ragazzo, al momento quella più in pericolo sei tu" avvisò serio per poi raggiungere gli altri, seguito quasi subito dalla ragazza.
"Perché ci avete messo tanto?" chiese Nagisa.
"Oh, nulla, questioni di famiglia" rispose sul vago Karma salendo le scale.

Itona fece il giro del cortile con apparente calma, la patata dolce ancora in mano, e lo sguardo fisso davanti a sé; continuò la sua marcia finché non si ritrovò all'estremità dell'edificio, voltò l'angolo e si appoggiò al muro. Gettò un occhiata intorno a sé poi alzò il braccio destro, portandosi il polso all'altezza del mento.
Il diamante s'illuminò e una figura incappucciata vi apparve sopra, sotto forma di ologramma in 3D.
"Rapporto numero 17, quindicesimo giorno sulla terra, primo giorno a contatto con l'obbiettivo" recitò "Sono stato scoperto"
"Come fai ad esserne sicuro?" chiese l'uomo.
"Ha visto il mio Skill Pose, temo abbia dei sospetti"
"Non importa, ciò non comprometterà in alcun modo l'esito della missione. Tu continua pure come sempre"
"Si, signore"
"E per quanto riguarda l'Unità?"
"E' pronto?"
"Quando vuoi"
"Bene, aspettate un mio consenso, al momento darebbe solo troppo nell'occhio" concluse il ragazzo "Vi aggiornerò ulteriormente entro stasera" informò.
"Molto bene" l'ologramma sparì e Itona riabbassò il braccio destro portando invece su quello sinistro. Con un morso staccò l'estremità della patata e la masticò lentamente.
"Odio le cose troppo calde" sussurrò prima di volgere lo sguardo al cortile, più precisamente alla porta che in quel momento stava attraversando il gruppetto della E.
Akabane Karma, che tu lo sappia oppure no, porterò a termine la mia missione.
Staccò un altro pezzo della patata e gettò il resto nel cestino.
"Odio le cose troppo fredde" sussurrò rientrando nell'edificio.
 
§


"Scambio culturale?!" sbottò la voce dall'altro lato del ricevitore "Ed è lì con te già da due settimane? Perché non me lo hai detto prima?"
"Ehm... beh, ecco... avevano detto che era solo provvisorio quindi non mi è sembrata un urgenza dirtelo, ma dato che si fermerà per il resto dell'anno..." tentò di giustificarsi Okuda.
"Avresti dovuto dirmelo lo stesso!" esclamò la voce con rimprovero.
"Hai ragione, mamma, scusami..." rispose lei.
"Ad ogni modo non mi va molto l'idea che tu viva sola con un ragazzo, sei troppo giovane per questo"
"Ah, ma no, non preoccuparti..." disse la ragazza, arrossendo leggermente "Vedi di non farti venire strane idee" aggiunse, accusatoria.
"Quello che non deve farsi venire strane idee è lui" rincarò la donna mentre Karma s'indicava assumendo un'espressione innocente, piegato con l'orecchio vicino al ricevitore. Okuda lo guardò di sottecchi, per poi assumere un aria altezzosa.
"So bene come cavarmela, mamma, non sono una bambina!" esclamò trasudando dignità da ogni cellula.
"E io non sono un malintenzionato" sussurrò Karma, offeso. Okuda gli lanciò un'occhiata che stava a dire "Taci!" mischiato a "Ho i miei dubbi" che lo irritò.
"Ad ogni modo spero che gli insegnanti gestiscano la cosa..."
"Si, mamma, non preoccuparti... ehm, Yukimura-sensei si è presa la briga di controllare personalmente come vanno le cose" inventò di sana pianta.
"Perfetto, allora la posso chiamare per accertarmi della situa..." cominciò lei.
"NO!" esclamarono all'unisono Karma e Okuda, prima di guardarsi.
"Come, scusa?" domandò lei "Per caso questo Karma è lì vicino a te?" chiese.
"Cosa? Ehm... no... deve essere un difetto della linea, amplifica le voci!" rispose gettando occhiate omicide al ragazzo che si scusava silenziosamente "Comunque non preoccuparti, ti terrò aggiornata io, non c'è bisogno di ditrurbare Yukimura-sensei... ha già tanto da fare, sai anche le altre classi hanno aderito e lei si è presa la responsibilità degli studenti che sono arrivati" spiegò.
"Mmh... capisco" fu tutto ciò che disse "In questo caso: posso stare tranquilla?"
"Ma certo" rispose lei allegra.
"Molto bene, ci risentiamo allora"
"Certo, buona serata mamma" Okuda posò la cornetta e tirò un sospiro di sollievo.
"Tua madre si preoccupa troppo" commentò il ragazzo.
"Ma dai?!" rispose lei, irritata "L'unico problema adesso sarebbe se chiamasse davvero Yukimura-sensei"
"L'hai fatta più grossa di quella che era"
"Cosa volevi che gli dicessi: Ciao mamma, sai, ultimamente ospito uno Shinigami in casa mia!?" domandò.
"Mh, no, effettivamente no" ammise lui, facendola sospirare pesantemente mentre si dirigeva in cucina.
"Che fai per cena?" chiese lui, sedendosi sul divano.
"Riso al curry" disse armeggiando con le stoviglie "E guai a te se provi a sviartela!" aggiunse minacciosa mentre il ragazzo si stava già dirigendo all'entrata il più silenziosamente possibile, venendo però colto in fallo.
"Ma a me non piace il curry!" esclamò mettendo il broncio.
"Te lo fai piacere!" rispose lei.
"Uffa!" Karma si lasciò ricadere pesantemente sul divano "Almeno ce lo metti il tofu?"
"Si, ce lo metto" sbuffò Okuda, spazientita.
Il ragazzo tirò fuori un taccuino dalla tasca sulla cui pagina c'era scritto:
Karma 5 - Okuda 8
Con la penna calcò un 6 accanto al proprio nome e lo guardò soddsfatto: stava rimontando!

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Capitolo 5
*** Infetta ***


I tentacoli si diressero verso la ragazza, inginocchiata davanti all'albero con lo sguardo fisso in quegli occhi smisuratamente grandi, cercando di non concentrarsi sulla figura che stava piovendo sull'essere: la sua attenzione doveva essere rivolta a lei se volevano avere qualche speranza.
Così Okuda rimase immobile, in attesa.
Aveva un po' di paura ma non sarebbe scappata, aveva fiducia nelle sue capacità e sapeva che non sarebbe successo nulla né a lei né a lui. I tentacoli erano oramai vicinissimi, pronti a stringerla nella loro morsa, quando...
"Fire Armor!" l'urlo si disperse nell'aria, la figura piovve sull'essere e il lampo di una lama lo attraversò... poi silenzio.
Infine quello si aprì in due, sprizzando un liquido violaceo ovunque; il corpo e tutti i tentacoli caddero al suolo e dopo qualche secondo iniziarono a sciogliersi.
"Bleah, sangue di piovra!" esclamò Okuda spostandosi alla svelta perché il sangue non la raggiungesse.
"Ti correggo, sangue di piovra geneticamente modificata" la corresse Karma avvicinandosi, le porse la mano e l'aiutò ad alzarsi. Nel contempo le vesti di Shinigami ritornarono i normali abiti che indossava di solito e lo Skill Nill si dissolse.
"Devi ancora spiegarmi a cosa serve questo Skill Nill" borbottò lei.
"Lo Skill Nill, in linea generale, è il confine tra il Mondo Umano e quello degli Shinigami" disse lui "Tuttavia, tramite l'energia dello Skill Pose, possiamo crearne uno strato quando ne abbiamo bisogno. È praticamente isolato così che chiunque sia all'esterno non possa né vedere né sentire ciò che succede all'interno" spiegò "Oltretutto, crea una specie di realtà virtuale nel quale qualunque cosa venga distrutta all'interno, quando questa si dissolverà quella non avrà subito alcun danno" concluse "È molto comodo"
"Già, soprattutto quando si ha a che fare con esseri di questo genere" rispose lei scrollandosi la polvere dalla gonna "Ahi!" esclamò all'improvviso tirando via il braccio.
"Cosa?" chiese lui.
"Mi sono tagliata" rispose Okuda alzando la mano sinistra sul quale spiccava un lungo graffio sanguinante, Karma la prese per esaminarla.
"Con cosa?"
"Non ne ho idea" disse esaminandosi la gonna "Forse una spina"
"Una spina non farebbe un taglio del genere, meglio tornare a casa in fretta: bisogna medicarlo" consigliò incamminandosi verso l'uscita del parco, con la ragazza che gli teneva dietro.
Una volta rincasati, Okuda disinfettò la ferita e la fasciò, osservando preoccupata la sfumatura verde che aleggiava sui bordi del taglio, tuttavia decise di non pensarci e andò a letto.


Quando Okuda si svegliò la mattina dopo la prima cosa che fece fu cambiarsi la fasciatura. Il taglio era divenuto una lunga striscia verdina che attraversava il palmo della giovane. La cosa la lasciò leggermente in ansia mentre la imbeveva di disinfettante e la bendava con una fasciatura nuova.
Dopo essersi vestita scese velocemente in cucina dove trovò Karma seduto sul divano del salotto, come tutte le mattine, ad armeggiare con il tablet... come tutte le mattine.
"Buongiorno" disse appena mise piede giù dall'ultimo gradino.
"Giorno" rispose lui alzando appena lo sguardo.
"Vieni a fare colazione" chiamò sparendo oltre la porta della cucina.
"D'accordo"
Consumarono velocemente il pasto per poi dirigersi rapidamente a scuola, come di routine.
La loro vita stava diventando piuttosto monotona, neppure i radi scontri con gli animaletti della Yakuba serviva a renderla più interessante; senza contare che la ricerca della Grim era ad un punto morto. Per quanto s'impegnasse, Karma non aveva ancora trovato un mero indizio che conducesse al pezzo della spada, non aveva scoperto nulla di nuovo sulla Yakuba e Itona non sembrava intenzionato ad attaccarli per ucciderli e/o estorcere informazioni sulla spada.
Insomma, era tutto completamente fermo.
Okuda sospirò poggiando il mento sulla mano mentre giocherellava con la penna.
"Quindi riportiamo x e la dividiamo per y, il risultato sarà il coefficiente di m e avremo così la soluzione del problema..."
Le parole di Yukimura si persero, mescolandosi alla voragine di pensieri che affollavano la mente della ragazza.
Che noia... quella frase le salì alla mente quasi spontaneamente, prima che ci pensasse. Scosse la testa e cercò di concentrarsi sulla lezione, cercando di prendere appunti benché avesse perso il filo del discorso già da un po'.




"Si, va tutto bene... no, non c'è nessun problema... certo che non ha tentato di saltarmi addosso... mamma, la smetti?!" sbottò infine gettando un'occhiataccia a Karma che ridacchiava in un angolo del salotto "Ti preoccupi per nulla" sbuffò mettendo il vivavoce e posando la cornetta sul tavolo per poi afferrare il tappetto e arrotolarlo.
"Quel ragazzo non mi convince!" la voce della signora Okuda si diffuse per la stanza.
"Capirai che novità, quando mai i ragazzi che conosco ti convincono?" domandò Okuda retorica posando il tappeto sul divano.
"Questo non è assolutamente vero" si difese la donna, offesa.
"Dimmene solo uno!" la sfidò lei.
"Nagisa Shiota!" esclamò fieramente. Okuda guardò il ricevitore per un istante prima di sospirare.
"Nagisa non vale" disse infine.
"E perché?"
"Perché fino a l'anno scorso pensavi fosse una ragazza!" la riprese lei. Karma quasi si strozzò con il latte alla fragola mentre si copriva la bocca, tentando di soffocare l'attacco di risatine che lo affliggevano da lì a dieci minuti.
"Non è colpa mia, è così minuto ed ha un modo di fare talmente cortese da risultare timido... e poi ha quei capelli!" concluse.
"Ti ho già detto che non dipendono da lui" sospirò Okuda accendendo la scopa elettrica "E comunque Kayano ha trovato una pettinatura adatta a lui, ora si notano di meno" spiegò.
"Comunque" disse la donna vaga "Sei sicura che vada tutto bene?"
"Mamma!" esclamò la ragazza, spazientita.
"Ok, ok... ho capito. Ma non sono ancora convinta!"
"Si, però" Karma prese finalmente la parola "Io non sono un maniaco sessuale" informò mentre un'aura scura cadeva sopra di lui, dandogli l'aria di un depresso.
"Oh, ma smettila!" sbottò Okuda alzando gli occhi al cielo "Piuttosto finiscila di poltrire e torna a pulire!" lo richiamò.
"Non è giusto, questo è schiavismo!" si lamentò il ragazzo.
"Tu vivi qui, tu pulisci!" ordinò Okuda gettandogli il secchio con l'acqua che lui prese al volo, mentre la pezza se la beccò in faccia.
Borbottando, Karma salì le scale dove i pavimenti impolverati lo aspettavano.
"Non preoccuparti mamma, va tutto bene" informò poi, candidamente.
"Ho sentito..." rispose la donna perplessa "Meno male hai preso da me, sai come farti rispettare" aggiunse, orgogliosa.
"Certo, mamma" rispose lei, che aveva i suoi dubbi a riguardo "Ora devo lasciarti, ho ancora un sacco di cose da fare"
"Va bene, ci sentiamo un altro giorno" acconsentì la donna.
"Ciao, mamma" Okuda chiuse la chiamata e rimise la cornetta a posto, prima di riprendere la scopa.
"Ehi, Okuda-san!" Karma si affacciò dalle scale, lei alzò lo sguardo su di lui in tempo per notare la risata diabolica sul viso del ragazzo "Attenta, potrei infilarmi nel tuo letto mentre dormi" e ridacchiando sparì lentamente al piano di sopra con Okuda che lo guardava decisamente perplessa: non bastava sua madre, ci si metteva anche lui?!
"Ci scherza pure sopra, il cretino!" sbottò concentrandosi sul pavimento, gonfiando le guance arrossate, indispettita.




§




L'orologio scoccò le due quando Okuda si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi nel buio della stanza, il fiato mozzato e un gemito trattenuto a fatica.
Si gettò giù dal letto catapultandosi verso la porta, dove vicino vi era l'interruttore della luce che premette senza esitazione; la stanza era deserta, vi era solo lei. Non stavano passando macchine né si erano sentiti rumori molesti, Karma stava dormendo in camera sua e riusciva quasi a sentirne il respiro regolare... ma allora cosa l'aveva svegliata?
All'improvviso un dolore lancinante la percorse come una scarica e si portò la mano sinistra alla destra, ancora fasciata, che bruciava in modo insopportabile. Aprì la porta e si catapultò in bagno, incurante del rumore prodotto, disfece la benda in pochi istanti e infilò la mano sotto il getto d'acqua ghiacciata mentre tirava un sospiro di sollievo: ora andava molto meglio!
Appena la ritirò poté constatare le condizioni pietose del taglio: una disgustosa sostanza verdognola/bianca l'aveva riempito in tutta la sua lunghezza, i bordi erano infiammati e la pelle della mano stava diventando violacea. Afferrò il tubetto di disinfettante e pulì attentamente la ferita, poi vi spalmò sopra una crema idratante e infine la bendò.
Poi si appoggiò al lavandino traendo profondi respiri, cercando di trattenere il senso di nausea che l'aveva colta all'improvviso, fallendo dato che dopo pochi secondi si precipitò sulla tazza del water.
Non si accorse nemmeno che la porta era stata aperta e Karma era entrato nella stanza finché non sentì la sua mano tirarle indietro la frangia, ancora piegata sul gabinetto a rimettere l'anima... letteralmente.
Quando poté affermare di sentirsi meglio tirò lo scarico e si appoggiò al muro, seduta sulle fredde mattonelle.
"Va meglio?" domandò lui. Okuda si limitò ad annuire, senza più forze per parlare "Vieni, sciacquati un po' il viso" consigliò lui aiutandola ad alzarsi, la condusse fino al lavandino dove la ragazza prima si sciacquò il viso con l'acqua fredda poi si lavò i denti un paio di volte nel tentativo di sostituire il sapore della bile con la menta.
"Grazie, sto bene" disse appoggiandosi con la schiena al lavandino.
"Stai male per caso?" chiese lui. Okuda esitò un attimo poi si guardò la mano fasciata.
"Credo di aver preso infezione quando mi sono tagliata" informò "Prenderò un antibiotico domani mattina" minimizzò, facendo per tornare in camera ma lui la fermò afferrandole la mano e rivoltando il palmo in su disfacendo velocemente la benda. Okuda restò a guardare finché la mano non venne scoperta e allora spalancò gli occhi: era tornata nelle stesse identiche condizioni di prima, se non peggiori.
"Non è possibile, l'ho pulita meno di dieci minuti fa!" esclamò. Karma guardò a lungo la ferita infine, sempre tenendola girata, trascinò la ragazza fino al salotto.
"Mettila nel ghiaccio" ordinò secco lasciandola davanti la porta della cucina mentre si dirigeva verso il divano e afferrava il tablet, Okuda prese un paio di blocchi di ghiaccio e li svuotò in una ciotola dove infilò la mano, sotterrandola tra i cubetti, prima di raggiungere il ragazzo. Si sedette accanto a lui, posandosi la ciotola sulle proprie gambe, osservandolo mentre scorreva freneticamente le pagine; aprì diversi link, chiudendoli subito dopo, e ricominciando la ricerca. Passarono sette minuti buoni prima che uno dei due parlasse.
"È come temevo" disse infine lui, serio.
"Cosa?" domandò lei, spaventata.
"Sei stata infettata" spiegò lui leggendo velocemente "Non ti sei tagliata con una semplice spina ma con le spore del polipo che ci ha attaccati l'altra sera, le sue cellule si sono mescolate al tuo sangue" informò.
"E questo cosa vuol dire? Spiegati meglio" chiese lei, mentre già sentiva salire il panico.
"Per creare quegli esseri la Yakuba usa un particolare 'prodotto' che inietta nelle cavie, questo si mescola al loro sangue alternando le cellule del corpo e trasformandole... credo che valga anche se si entra in contatto col sangue modificato"
"Questo significa che... mi sto trasformando in uno di quei così?" chiese debolmente.
"Ho paura di sì"
"Ma non c'è modo di arrestare il processo? Curarlo o..."
"Non lo so, gli unici che possono fare qualcosa sono gli scienziati che lavorano per loro... ma di certo non possiamo andare a chiederglielo!" sbottò.
"E io cosa dovrei fare?"
"Non lo so!" esclamò, alzando la voce "Non lo so" concluse abbassandola. Okuda restò in silenzio, abbassando il capo.
"Credo che sia meglio se resti a casa nei prossimi giorni" informò alzandosi dal divano "Almeno finché non torno" aggiunse.
"Eh?"
"Andrò a Grimworld, conosco qualcuno che può aiutarti... ma ci vorrà del tempo" spiegò.
"Aspetta, vuoi tornare nel mondo degli Shinigami? Ora?" domandò lei.
"Abbiamo altra scelta?" la interruppe lui, poi prese il tablet che si trasformò sotto i loro occhi in un cellulare e glielo porse "Usalo per chiamarmi se succede qualcosa o la situazione si aggrava. Resta qui e non uscire, per nessun motivo. Prova a non far peggiorare quella, con qualunque metodo, non importa quale" stilò velocemente "Cercherò di fare in fretta" concluse alzando il braccio destro, lo Skill Pose s'illuminò e una spire di fuoco lo avvolse costringendo la ragazza a ritirarsi per non esserne investita. Quando aprì gli occhi Karma non c'era più e lei rimase seduta su quel divano, con un telefono demoniaco nella mano destra e la mano sinstra sotterrata nel ghiaccio.
E ora?

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Capitolo 6
*** Pericolo ***


"Mi dispiace tanto Okuda!" esclamò Kayano dall'altro lato del ricevitore "Una febbre in questa stagione non deve essere la migliore delle cose."
"No, decisamente" rispose Okuda che si teneva il naso tappato per simulare il raffreddore "A dire il vero dispiace a me mancare nella Settimana delle Ghiande."
"Ma se ti salti un sacco di lavoro" si sentì la voce di Isogai dall'altro lato del ricevitore.
"Quest'anno le querce seghettate sono cariche, ci vorrà un sacco per raccogliere tutto" spiegò Nagisa "Anche se ci mettiamo tutta la scuola."
"Beh, chissà, magari riesci a guarire almeno per l'arrostitura" disse Kayano.
"Lo spero" sospirò lei, sconfortata.
"Quindi nemmeno Karma verrà?" chiese la ragazza.
"Ahm... no" rispose "Non se la sentiva di lasciarmi sola in queste condizioni e quindi rimarrà a casa anche lui."
"Capisco" disse lei.
"Beh, è naturale" commentò Nagisa.
"Ragazzi! Smettetela di poltrire, su a lavoro!" urlò qualcuno poi una serie di fischi quasi sfondò il timpano di Okuda.
"Korosensei si dà da fare, eh?" chiese la ragazza spostando la cornetta dall'altro lato.
"Già, come ogni anno" rispose Isogai.
"A lui interessa solo l'arrostitura, di raccogliere le ghiande se ne frega altamente" commentò Kayano.
"Gli piace dare ordini" constatò Nagisa e Okuda poté distinguere nella sua voce una nota divertita.
"Pare proprio che dobbiamo andare, ci sentiamo poi" avvisò Kayano.
"Certo, mi raccomando divertitevi" li salutò Okuda prima di riattaccare. Posò il telefono e osservò cupa il palmo della propria mano ora divenuto quasi nero: aveva chiamato sua madre e chiesto informazioni su cosa fare per sovrastare un’infezione quando il disinfettante non aveva effetto. Aveva dovuto dire che si era tagliata con un arbusto durante la raccolta delle ghiande e la sua sola fortuna era che fosse proprio quel periodo.
Aveva seguito alla lettera le istruzioni che le aveva dato sul metodo che usava lei da piccola quando le succedevano cose di questo tipo e doveva ammettere che aveva funzionato benissimo: quella roba verdognola che le aveva riempito la mano per tutta la notte era ora sparita ma rimaneva comunque una situazione grave, il taglio non accennava a rimarginarsi.
Si appoggiò ai cuscini e chiuse gli occhi. Che situazione!
Sospirò e si girò su un fianco, addormentandosi quasi subito.


Passarono diverse ore prima che venisse svegliata dal suo campanello che suonava, con molta cautela scese dal letto per evitare giramenti di testa essendosi appena svegliata, e si diede qualche minuto per riprendersi. Solo quando sentì il campanello per la seconda volta comprese cosa l'aveva svegliata e perché, si affacciò alla finestra e poté notare sulla porta Nagisa e Kayano.
Cosa c'erano venuti a fare lì?
Ah, già, erano venuti a trovarla perché credevano avesse la febbre!
In un attimo andò nel panico e l'occhio le cadde sulla mano che, constatò con orrore, era in condizioni inguardabili. Per prima cosa corse in bagno a fasciarla, poi afferrò una mascherina* dal cassetto e la indossò prima di precipitarsi ad aprire.
"Nagisa-kun! Kayano-san!" esclamò prima di tossire teatralmente "Cosa ci fate qui?" chiese con voce sofferente: era proprio un’ottima attrice!
"Siamo venuti a vedere come stavi" rispose Kayano "Eravamo preoccupati."
"Siete stati gentili ma, prego, entrate" invitò spostandosi per farli entrare.
"Grazie" risposero accomodandosi in salotto.
"Non dovevate disturbarvi a venire fin qui" disse Okuda.
"Non preoccuparti, non è un disturbo" rispose Nagisa sorridendo.
"Piuttosto, dov'è Karma?" chiese Kayano.
"Oh!" Okuda la guardò per un istante, spaesata, poi ricordò la conversazione avuta a telefono "Ah, lui... è andato un attimo al supermercato" disse "Doveva prendere gli ingredienti per la cena" sorrise "A proposito, vi preparo del té" si ricordò all'improvviso alzandosi.
"No, non preoccuparti, lo faccio io" si offrì Kayano precedendola "Tu resta seduta" e con questo corse in cucina.
"Okuda-san, che hai fatto alla mano?" chiese Nagisa.
"Oh, nulla, mi sono scottata con il bollitore" sorrise lei. Scese il silenzio nel quale il ragazzo la guardò sorpreso per un istante prima di mormorare.
"Allora perché... sta sanguinando?"
Okuda gelò mentre volgeva lo sguardo alla benda notando solo allora che era sporca di sangue con qualche chiazza verde qua e là. Boccheggiò per un istante poi ammutolì.
"Okuda-san..."
"La pelle..." sussurrò lei "...si è aperta, una brutta ustione" spiegò cupa "Ci ho messo un infuso di erbe che mi ha consigliato mia madre ma a quanto pare devo rifare la fasciatur...!" le parole le morirono in gola sostituite da altro. Rimase impalata un attimo, poi scattò verso le scale e corse in bagno.
"Okuda-san!" la chiamò Nagisa preoccupato, attirando l'attenzione di Kayano dalla cucina.
Okuda si strappò la mascherina, gettandola sul pavimento del corridoio prima di fiondarsi in bagno e piegarsi sulla tazza.
Quasi non sentì i passi dei due compagni raggiungerla velocemente e fermarsi sulla soglia del bagno.
"Okuda-san!" Kayano si fiondò vicino a lei e le tenne la fronte mentre Nagisa apriva l'acqua del lavandino e vi bagnava un asciugamano che poggiò sulla sua tempia appena la ragazza si riprese. Era scossa dai brividi e faceva fatica ad alzarsi.
"Va tutto bene, stai calma" mormorò Nagisa premendo l'asciugamano fresco sulla sua testa, facendola rilassare in un istante "Aiutami" disse a Kayano prendendole un braccio e passandoselo intorno al collo, lei lo imitò e la portarono in camera sua dove la fecero stendere sul letto.
"Forse dovremmo chiamare un medico" propose Kayano preoccupata.
"No!" esclamò Okuda tentando di alzarsi "Sto bene, è solo una normale reazione di rigetto... passerà presto" disse stirando un sorriso forzato.
"Si, però..." tentò la ragazza.
"Possiamo restare finché non torna Karma" propose Nagisa.
"No, non ce n'è bisogno. Non preoccupatevi, ora sto meglio... non voglio recarvi alcun fastidio. Karma sarà qui tra poco" spiegò sperando vivamente che se ne andassero. Voleva restare sola.
"Sei sicura?" domandò il ragazzo.
"Si, tranquilli" rispose. I due si guardarono per un istante prima di congedarsi e uscire dalla camera, tornarono in salotto a recuperare i loro cappotti infine uscirono.
"Qualcosa non va Kayano?" chiese Nagisa dopo un po', camminando di fianco a lei e notando il suo sguardo basso.
"Okuda ha mentito" disse infine "Karma non poteva essere andato al supermercato per fare la spesa, il frigo era pieno" spiegò fermandosi in mezzo alla strada seguita subito dopo da lui.
"Adesso che ci penso ha anche esitato prima di rispondere, come se non avesse capito la domanda" rifletté Nagisa "Oltretutto... vorrei sbagliarmi ma la ferita che aveva sulla mano non poteva essere una semplice scottatura. Sta succedendo qualcosa" concluse.
"Credi che dovremmo tornare indietro?" domandò lei.
"No, non ci direbbe nulla in ogni caso, neanche se la mettessimo con le spalle al muro... se non ce l'ha detto può darsi che non fosse poi così importante, però..."
"Però?" rincarò la ragazza.
"Però non c'è dubbio sul fatto che stesse male davvero" concluse lui.
"Mmh..." Kayano riabbassò il capo e si osservò le scarpe pensierosa "Cosa credi che dovremmo fare?"
"Non lo so" rispose "Non lo so proprio."


Okuda li vide sparire oltre la stradina dalla finestra della propria camera prima di chiudere ermeticamente le tende, scese in salotto e ripeté l'operazione con tutte le finestre chiudendo infine la porta a chiave.
Poi andò in bagno e disfece la benda: il taglio era sempre lì ma stavolta coperto sia di sangue che della vischiosa sostanza verdastra. La mano era completamente nera, con strane bozze che spuntavano dalla pelle, e aveva ricoperto tutto l'avambraccio fino al gomito.
Si apprestò a disinfettare la ferita e ricoprire tutto con il rimedio della madre per poi correre in camera sua e afferrare il telefono che le aveva lasciato Karma.
Aveva detto di avvertirlo se la situazione fosse peggiorata e credeva che fosse proprio accaduto, premette l'unico tasto presente e partì subito la chiamata.
Si avvertirono pochi bip in sequenza infine la voce di Karma si fece sentire, preoccupata, e questo bastò a far scemare parte dell'ansia che l'aveva afflitta.
"Si sta propagando" disse semplicemente, cercando di mantenere un certo grado di calma per non scoppiare in lacrime.
"Fin dove è arrivato?" domandò lui.
"Fino al gomito. La pelle ha cambiato colore e sta assumendo una strana forma" spiegò "E... ha iniziato anche a sanguinare" concluse con la voce spezzata mentre vedeva emergere il sangue oltre la fitta coltre di crema bianca che ci aveva messo sopra "Non riesco a farla smettere, cosa devo fare?!" domandò mentre già sentiva le lacrime salirle agli occhi, la voce intrisa di panico.
Dall'altro lato ci fu silenzio per qualche secondo cosa che la mise ancora di più in ansia, poi Karma parlò di nuovo.
"Metti giù il telefono" disse infine. Okuda restò spiazzata per qualche secondo, infine ubbidì. Appena lo fece lo schermo s'illuminò e qualcosa uscì da esso: era una specie di vasetto di plastica completamente nero con su incise scritte nella lingua degli Shinigami. Lei lo prese poi si riportò la cornetta all'orecchio giusto in tempo per sentire di nuovo la voce di Karma.
"Mettine quanta più puoi su tutto il perimetro infetto, fallo ogni volta che vedi che la pelle lo ha assorbito, chiaro?" illustrò serio.
"Si" rispose lei.
"Resta in casa, cercherò di tornare quanto prima" e con questo chiuse.
Scese il silenzio, rotto solo dai consecutivi bip bip che segnavano la fine della chiamata. Okuda mise giù il telefono e restò seduta sul pavimento della propria stanza, poggiata al letto per un tempo che parve infinito.
Dopodiché si alzò e tornò in bagno: si lavò ben bene la mano e il braccio e vi spalmò sopra la crema, rendendo la pelle un composto informe di sostanza azzurra, infine la fasciò completamente.
Si guardò allo specchio sopra il lavandino e notò una strana vena nera che spuntava sulla sua tempia, seminascosta dai capelli: pulsava in modo inquietante anche se era decisamente piccola.
Sospirò e si sedette sulla vasca, coprendosi il viso con le mani: in quel momento, come in nessun altro, sperava che Karma tornasse prima che fosse troppo tardi.




§




Erano passati cinque giorni da quando Okuda era stata infettata, alcuni compagni di classe erano andati a trovarla ma già dopo il terzo giorno non aveva potuto far entrare più nessuno talmente erano pietose le condizioni in cui versava.
"Posso capire che le condizioni si siano aggravate, Okuda-san" stava dicendo Korosensei dall'altro lato della porta "Ma metterti addirittura in quarantena..."
"Non faresti meglio ad andare in ospedale?" aveva chiesto Yukimura.
"Non vi preoccupate, il medico mi ha già dato disposizioni... dovrebbe passare tra qualche giorno ma fino ad allora non posso entrare in contatto con nessuno" spiegò lei, con voce roca e stavolta non per finta "Persino Karma-kun è stato costretto a ritornare a casa sua nel frattempo" aggiunse.
Dall'altro lato ci fu solo silenzio per qualche istante, tant'è che Okuda pensava fossero andati via, finché Korosensei non parlò.
"In questo caso, ti auguriamo una pronta guarigione."
"Eh? Ma Koro-san..." protestò Yukimura prima di interrompersi bruscamente.
"Spero tu possa tornare a lezione presto."
"Certo, grazie Korosensei" rispose Okuda. Infine i due se ne andarono, con grande sollievo della ragazza che si affrettò a ritornare in camera sua.
Si sedette sul letto e riprese la crema, oramai quasi finita, iniziando a spalmarsela sulle braccia, sul viso, sul petto... ma era inutile. L'infezione si era propagata su tutto il corpo, la sua pelle non aveva più né il colore né la forma di prima.
Lentamente e inesorabilmente la trasformazione era giunta al termine.


"E così..." disse Itona impassibile, poggiato al muretto che dava sulla casa della ragazza, lo Skill Pose davanti al viso e una barretta di yokan grande quanto un mattone tra le mani "...è stata infettata"
"Proprio così. Posso contare su di te?" domandò la figura incappucciata, sospesa davanti al suo viso tramite l'ologramma creato dal bracciale.
"Certo" rispose il ragazzo staccando un pezzo di dolce con tutta la carta "Non fallirò."




§




Karma apparve davanti la soglia di casa, annunciato da un turbine di fiamme che illuminò il giardino per qualche istante.
Era notte inoltrata e il quartiere era nel più completo silenzio, cosa che lo agevolò. Osservò le persiane tirate della casa e constatò egli stesso che la porta era chiusa a chiave con tanto di catenaccio e lucchetto.
Si accigliò e preferì non bussare, piuttosto si portò lo Skill Pose al viso constatando la quantità di energia rimasta: ad occhio e croce doveva riuscire a teletrasportarsi senza problemi. Così, un secondo turbine lo circondò e subito dopo apparve nel salotto.
Era buio e sprofondato nel più totale silenzio. Tuttavia qualcosa lo mise in allerta: i suoi sensi scattarono avvertendolo del pericolo che aleggiava sulla casa.
Era passata solo una settimana da quando se n'era andato, il tempo di mettere appunto l'antidoto... sperava solo di non essere arrivato troppo tardi. Deciso salì le scale avviandosi nel corridoio, aveva appena superato il bagno quando uno scricchiolio lo fece fermare. Aveva calpestato qualcosa.
Gettando lo sguardo in basso notò dei minuscoli pezzettini luccicanti sparsi sul parquet, s'inginocchiò e ne prese uno particolarmente grande in mano: era un pezzo di vetro e, a giudicare dal fatto che erano posti fuori la porta del bagno, non potevano essere altro che dello specchio. Un brutto presentimento lo invase ed entrò nella stanza da bagno con cautela, osservando accuratamente lo spazio che lo circondava: poteva sembrare tutto in ordine se non per le bende sporche gettate malamente nel cestino, l'armadietto dei medicinali era stato svuotato e il suo contenuto riversato per terra e nel lavandino insieme ai pezzi di vetro di ogni dimensione sparsi ovunque, mentre lì dove avrebbe dovuto esserci lo specchio non vi erano altro che un paio di mattonelle a cui era rimasta attaccata della colla.
A grandi linee poteva solo immaginare quello che era successo e la cosa non gli piaceva per nulla. Uscì dal bagno e si diresse a passo spedito verso la camera di Okuda, tuttavia rimase impalato sulla porta: dall'interno provenivano strani rumori e il senso di pericolo era aumentato. Pronto a tutto alzò il braccio destro ed evocò uno Skill Nill, in caso di evenienza, poi aprì lentamente la porta.
Inutile dire che non ci vide nulla, era completamente buia e vi aleggiava un odore insopportabile mentre i rumori si arrestarono di colpo. Non si lasciò sopraffare ed entrò cercando l'interruttore della luce ma non appena poggiò la mano sul muro venne scosso da brividi di disgusto nel toccare una sostanza viscida e fredda.
La ritrasse immediatamente capendo di aver fatto benissimo ad evocare lo Skill Nill prima di entrare: la casa non avrebbe retto ad uno scontro. Perché qualunque cosa ci fosse in quella stanza poteva star certo che non fosse umana... non più almeno.
"Okuda-san..." sussurrò sperando che i suoi timori non si avverassero.
Come risposta ricevette solo un sospiro, proveniente da un punto imprecisato della stanza.
"Okuda-san... sto entrando" non seppe nemmeno lui perché lo disse tuttavia si mosse lentamente verso l'unica fonte di luce all'interno della camera, anche se flebile: la finestra, l'unica con le persiane alzate in tutta la casa.
Da lì riusciva a intravedere solo il cielo nero, privo di stelle e luna poiché nascoste dalle nuvole. Un singhiozzo lo accolse appena arrivò davanti al vetro, affiancando il letto: solo allora distinse la figura rannicchiata su di esso.
"Okuda-san... ho l'antidoto, posso aiutarti..." tentò ma venne stroncato dalle parole della ragazza.
"Tu non puoi aiutarmi. Vattene" sibilò gelida arrestandolo nel suo atto di avvicinarsi.
"Non sei in te, Okuda, lascia che ti aiuti!" esclamò deciso avvicinandosi.
"Vattene" sibilò nuovamente la ragazza mentre le nuvole si spostavano lasciando entrare un po' di luce dalle tende.
"Perché me ne dovrei andare?" domandò lui.
"Perché altrimenti..." la voce della ragazza suonò debole e innocente prima di incrinarsi, diventando roca e stridula "...ti ucciderò!"
La luna filtrò potente nella stanza illuminando lui e l'essere in piedi sul letto, perché quella cosa non poteva davvero essere Okuda: le braccia erano grandi, verdi e raggrinzite con dita più lunghe del normale, il corpo sembrava rivestito da uno spesso strato di squame mentre dalla cintola in giù spuntavano una marea di tentacoli doppi, talmente lunghi da ricoprire il pavimento della stanza arrampicandosi sulle pareti. I suoi capelli erano una massa informe priva di gravità, dalla bocca spuntavano dei denti affilati e gli occhi erano bulbi senza pupille.
"Okuda-san, tu..." Karma rimase scioccato di fronte a quella visione tant’è che reagì in ritardo al suo attacco: un tentacolo lo colpì allo stomaco sbattendolo contro il muro.
Sputò sangue e si ritrovò piegato in due dal dolore, reggendosi il torace con un braccio mentre l'altro era poggiato a terra.
"Oku-da..." tentò di chiamarla col respiro mozzato prima che un secondo colpo minacciasse di abbattersi su di lui. Venne scaraventato contro la finestra che si ruppe in mille pezzi mentre lui cadeva in giardino "Dannazione!" sbottò alzandosi a fatica "Non ho altra scelta, anche se mi è rimasta poca energia... Skiru Form!" dopo essersi trasformato impugnò la sua spada e la brandì contro l'essere che stava tranquillamente uscendo dalla finestra.
Doveva iniettargli l'antidoto, sempre sperando che non fosse troppo tardi. Okuda si rigettò all'attacco, indirizzando diversi tentacoli verso di lui.
"Shield Flame!" una barriera trasparente apparve davanti al ragazzo deviando i tentacoli "Fire Sword: Flame Monarch!" la spada del ragazzo s'incendiò creando un turbine di fuoco col quale investì la ragazza, facendola ritrarre.
Lei ringhiò e attaccò nuovamente, Karma parò un tentacolo ma non vide quello che lo colpì a tradimento alle spalle e venne scaraventato contro il limite dello Skill Nill che si distrusse.
Okuda si avvicinò a lui e lo afferrò per la vita, alzandolo a qualche centimetro da terra con un tentacolo; oramai privo di energie, Karma non poté reagire ed era sicuro che lo avrebbe ucciso se una specie di fischio non si fosse sparso nell'aria.
Okuda si portò le mani alle orecchie e lasciò andare il ragazzo che cadde a terra, in mezzo alla strada. Gemendo dal dolore saltò oltre il tetto della casa di fronte e sparì.
Karma si alzò a fatica e recuperò la propria spada, incurante dello Skill Pose quasi scarico, prese lo slanciò e la seguì.
Fu solo dopo dieci minuti passati a seguire la figura fra i tetti che si accorse che puntava verso il parco, forse il luogo più deserto e isolato dalla città in quel momento: che fosse solo un caso?
Il fischio persisteva e stavolta suonava più come una melodia suonata sulle note di un flauto, Okuda era ferma nella radura e Karma ne approfittò per tentare di iniettarle l'antidoto: lo estrasse dalla tasca e cercò di coglierla abbastanza di sorpresa da farla girare e infilargli l'ago all'altezza del cuore.
Ma fallì. Non appena si avvicinò lei lo colpì nuovamente catapultandolo via.
Era troppo forte. Non aveva altra scelta, doveva indebolirla.
"Harmonia Hell!" la lama della spada divenne incandescente e lui la usò per tagliare alcuni dei tentacoli che brandiva contro di lui. Okuda urlò mentre dai tentacoli sprizzava quello che avrebbe dovuto essere il suo sangue e che ora era solo una vischiosa sostanza violacea. In preda all'ira e al dolore frustò l'aria con un tentacolo che colpì la mano di Karma: la siringa con l'antidoto volò qualche metro più in là perdendosi tra l'erba, una seconda frustata nello stomaco spedì Karma ancora più lontano.
Era la fine...?
"Ice Floe!"
Una luce esplose da un punto imprecisato del parco e si espanse come un’onda d'urto, poi tutto fu coperto da una doppia lastra di ghiaccio. Karma osservava dalla sua posizione stesa il ghiaccio avvolgere i tentacoli di Okuda, intrappolandola; un'ombra si mosse agilmente parandosi di fronte la ragazza e piazzandogli l'ago nel petto, esattamente all'altezza del cuore.
Passò qualche secondo, il tempo di comprendere quel che era successo, che il corpo di Okuda iniziò ad avere degli spasmi, si contorse, si gonfiò ed infine esplose schizzando sangue e tentacoli ovunque.
Karma restò immobile, inginocchiato a terra, gli occhi spalancati e la bocca semichiusa: cosa era successo? Non era questo che sarebbe dovuto accadere una volta iniettato l'antidoto...
Deglutì a vuoto e si accorse dello Skill Nill che li aveva avvolti solo quando questo scomparve, i resti dell'essere evaporarono e il ghiaccio sparì. Al centro della radura rimasero solo lui e l'artefice di tutto quello: un ragazzo con indosso un paio di pantaloni neri, degli anfibi in pelle scura e una casacca senza maniche argentata. Il collo era coperto da un piumino azzurro e tra i capelli bianchi spiccava una fascia gialla.
Horibe Itona se ne stava tranquillamente in piedi davanti a Karma Akabane, stringendo tra le braccia il corpo inerme e umano, coperto solo da una mantella rossa, di Manami Okuda.






nota*: in Giappone, quando si sta male, è di norma indossare mascherine che coprono naso e bocca se si entra a contatto con persone esterne per evitare di contagiarle

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Capitolo 7
*** Presenze ***


"Ma tu... chi sei?" domandò Karma che osservava il ragazzo in piedi davanti a sé confuso e scioccato.
"Il mio nome è Horibe Itona e sono un agente della T.A.S." si presentò lui "E tu sei Akabane Karma, lo Shinigami mandato sulla Terra in cerca della leggendaria Grim."
"T.A.S.?" domandò Karma ancora più confuso.
"Tsuki1 Agency of Shinigami, l'agenzia segreta che contrasta la Yakuba" spiegò lui avvicinandosi.
"Contrasta? Vuol dire che tu... tu non sei della Yakuba?" chiese lui.
"Certo che no. Era questo che pensavi?"
"Beh, si..." ammise Karma accettando la mano del ragazzo che lo aiutò ad alzarsi "Allora non eri tu che ci spiavi?"
"Oh, no, ero io" affermò Itona, impassibile come al solito "Ma sarà meglio spostarci in un luogo più sicuro" disse poi, risvegliandolo dalla trance in cui era caduto "Ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare."
"Ahm, si... certo" rispose Karma ancora stordito.
Tornarono a casa e portarono Okuda in camera sua, che era stranamente in ordine e pulita a differenza di quando Karma era arrivato.
"Dopo aver saputo che era stata infettata ho chiuso il perimetro dell'abitazione in uno Skill Nill... quindi è ovvio che quando è stato distrutto sia sparito tutto" spiegò Itona adagiando la ragazza nel letto mentre Karma osservava assorto prima la parete luccicante poi la propria mano.
"Non me n’ero accorto" rispose.
"Questo perché ci sei apparso direttamente dentro ma tralasciamo. Parliamo di cose più importanti invece" rincarò lui, senza troppi giri di parole.
"Ah, sì. Hai detto di essere qui per contrastare la Yakuba... ma allora perché stavi pedinando me?" chiese Karma.
"Non ti stavo pedinando ma proteggendo" precisò lui.
"Proteggendo?"
"Forse è meglio che ti spieghi tutto dal principio" cominciò Itona "La Yakuba non è solo un'agenzia di assassini ma una vera e propria organizzazione criminale che vuole prendere il controllo sia di Grimworld che della Terra. L'essere che minaccia il nostro mondo non è altri che il Capo Supremo dell'organizzazione" spiegò lui "Si fa chiamare Shiro."
"Shiro? L'ho già sentito questo nome" mormorò Karma.
"La Yakuba sta cercando la stessa cosa che cerchi tu: ovvero la leggendaria Spada Grim. Per questo sta mandando i suoi killer ad ucciderti.
A me è stato dato l'ordine di proteggere te e la tua fonte di energia per permettervi di continuare le ricerche in tutta calma" concluse "Se tu riuscissi a ritrovare l'altro pezzo della spada e ad unirlo a quello che già hai potresti facilmente sconfiggere Shiro e la Yakuba stessa, ecco perché la T.A.S. ti sta dando tutto il suo appoggio" aggiunse prima che Karma potesse porre la domanda.
Passarono alcuni secondi di silenzio in cui i due si guardarono negli occhi, infine Karma sospirò: "Ecco perché gli animaletti della Yakuba erano sempre di meno, li facevi fuori tu prima che ci raggiungessero" comprese "In poche parole ci hai fatto da guardia del corpo."
"Si, più o meno" acconsentì lui "In ogni caso non saresti dovuto venire a conoscenza di tutto ciò, ecco perché mi sono limitato a controllare la situazione in questi giorni. Credevo che l'avresti risolto senza troppi problemi ma mi sbagliavo visto sono dovuto intervenire lo stesso" disse, facendolo accigliare.
"Avresti potuto fare qualcosa?" chiese Karma lievemente irritato.
"Certo che sì, mi hanno fornito dell'antidoto" rispose Itona "Ed è quello che ho usato su di lei" aggiunse indicando con un cenno del capo Okuda che dormiva nel proprio letto "Sarei intervenuto in ogni caso se non ti fossi fatto vivo entro domattina. Gli ordini erano questi."
"Parli tanto di questi ordini ma chi è a darteli?" domandò Karma.
"Il Direttore della T.A.S., il suo nome è Kuro2. È lui che coordina le operazioni ed è lui che dà gli ordini. C'è altro che vuoi sapere?" chiese. Karma esitò.
"No, credo che tu mi abbia già detto tutto" disse infine.
"Bene, allora posso anche andare" concluse Itona dando le spalle al ragazzo per poi dirigersi verso la finestra e aprirla, vi poggiò sopra un ginocchio tenendosi con una mano alla parte superiore della cornice, voltandosi verso Karma "Sappi, comunque, che da adesso puoi considerarmi tuo alleato" disse infine prima di saltare atterrando in giardino, superò il vialetto e uscì in strada.
"Allora, Itona?" domandò la figura apparsa sul suo Skill Pose.
"Tutto a posto, Kuro-sama" rispose lui "La ragazza sta bene e l'obbiettivo è venuto a conoscenza del piano. Non ho potuto fare altrimenti, credeva fossi della Yakuba."
"Dubbio più che comprensibile" acconsentì Kuro "Forse questo renderà le cose più semplici" rifletté poi "In ogni caso, l'Unità ha ultimato i preparativi. È pronta per entrare in scena in qualsiasi momento."
"Molto bene"




Okuda riprese conoscenza, avvertendo i muscoli intorpiditi mentre si tirava su lentamente.
Karma si voltò verso di lei, gli occhi sgranati. Okuda si osservò le mani: erano bianche, morbide e pulite. La ferita era sparita, la sua pelle era tornata della forma e del colore di prima: non c'era più traccia dell'infezione.
"Ma cosa...?" mormorò prima che il ragazzo le si gettasse addosso, stringendola a sé.
"Sei riuscita ad assumere l'antidoto in tempo" rispose Karma, tralasciando su chi glielo avesse iniettato: glielo avrebbe poi spiegato con più calma "Ce la siamo vista brutta, però" sospirò.
"Eh?" chiese lei, confusa. Non ricordava nulla di ciò che era successo nei... beh, da quando Korosensei e Yukimura erano andati a trovarla.
"Nulla, lascia perdere" minimizzò lui "Piuttosto, come ti senti?"
"Un po' intorpidita" rispose lei facendo movimenti con le braccia e sentendo i muscoli tirare ad ogni stiramento. Poi gettò un occhio al resto del corpo notando solo allora che era coperta solo da una sottile mantellina rossa, tralasciando le coperte piegate sulle sue gambe, e che per il resto era completamente nuda. Lentamente, le sue guance si colorarono di un tenue color porpora mentre constatava le condizioni in cui versava "Ma che cavolo è successo?!" strillò poi facendo cadere Karma dalla sedia sulla quale si stava dondolando.
Nei minuti successivi il ragazzo si premurò di raccontarle la serata per filo e per segno, spiegando anche chi fosse Itona in realtà e perché li stesse aiutando.
Quando ebbe finito la ragazza era scioccata, imbarazzata e decisamente in colpa.
"Mi dispiace" mormorò infine, con un sospiro scoraggiato.
"E di cosa? Non è stata di certo colpa tua" rispose lui "Anzi, credo che la colpa sia stata mia: non avrei dovuto coinvolgerti negli scontri, ti ho messo solo in pericolo" constatò infine.
"Scherzi?!" sbottò lei "Se non partecipo come faccio ad aiutarti? Dopotutto il mio compito è quello di darti l'energia quando ne hai bisogno e se posso evitare che si esaurisca tanto di guadagnata!" esclamò decisa "È stato solo un piccolo incidente, può capitare a chiunque!" s'infervorò.
“Certo, a chiunque abbia alle costole un’azienda di Shinigami assassini” ribatté sarcastico. Okuda rimase in silenzio.
“Non ti fidi di me?” domandò, infine.
“Voglio solo proteggerti” tagliò corto il ragazzo.


Okuda tornò a scuola due giorni dopo, con un po’ di tosse e il certificato del suo medico di fiducia (spudoratamente falsato) a testimoniare che non era più un pericolo pubblico.
Purtroppo sia lei che Karma avevano perso la Settimana delle Ghiande, ma Nagisa si era premurato di mettere da parte per entrambi un po’ di frutti arrostiti (gli unici che Korosensei non era riuscito a sbafarsi), che rese il ragazzo molto felice.
Benché oramai Itona fosse uscito allo scoperto, né Karma né Okuda avevano avuto nessun contatto con lui ma la cosa non sembrò turbarli più del previsto.
“Almeno puoi smettere di perdere tempo a cercare di entrare nei sistemi della Yakuba per capire chi ti dà la caccia dato che è la Yakuba stessa a farlo” commentò Okuda, intingendo un biscotto nella sua cioccolata calda. Era sabato mattina tardi e loro due si erano fermati in un caffè a prendersi qualcosa di caldo; pioveva fuori e le gocce battevano sulla finestra accanto al loro tavolo.
“A Grimworld non piove mai” buttò lì, Karma, dopo parecchi minuti di silenzio. Okuda alzò lo sguardo su di lui, lasciando il biscotto a mezz’aria.
“Mai?” chiese, portandoselo alla bocca.
“Mai” rispose lui, senza staccare gli occhi dal vetro “Non nevica mai. Non c’è mai il sole. Il cielo è sempre coperto da nuvole rosse e non c’è vegetazione, solo alberi neri e grinzosi nati dall’eccesso di energia della Light Tour” mormorò, lo sguardo perso chissà dove “È deprimente” constatò, guardandola per la prima volta da quando erano entrati.
Lei scrollò le spalle: “Solo un po'” ammise “Ma il nostro mondo non è tutto rose e fiori come sembra.”
Karma sorrise “Questo lo so” rispose, prendendo la propria tazza e portandosela alle labbra “Chi meglio di me?”
Okuda scosse la testa con un mezzo sorriso, bevendo la cioccolata rimasta.
“Hai programmi per oggi?” domandò Karma. La ragazza annuì.
“Io e Nagisa ci siamo dati appuntamento per studiare, fra poco ci saranno gli esami” rispose, pulendosi la bocca con il tovagliolo. Karma alzò gli occhi al cielo.
“Non vi stancate mai di studiare?” chiese.
“Non sai quanto” sospirò lei “Ma siamo obbligati.”
Uscirono dal locale quando il sole si decise a spuntare da dietro le nuvole e in meno di dieci minuti erano davanti la casa del ragazzo, che li fece accomodare in camera sua senza troppe cerimonie.
Un lungo fischio seguì l’entrata dei ragazzi.
“Però, quanti libri” commentò Karma, adocchiando la grande libreria posta accanto la scrivania “Non ci credo: hai la prima edizione di Harry Potter in inglese!” esclamò, fiondandosi davanti ad essa.
“Oh, si… mio padre va spesso all’estero per lavoro, qualche anno fa è stato a Londra e mi ha preso questi” rispose lui, chiudendo la porta alle spalle di Okuda.
“Non puoi sapere quanto io ti voglia bene, Nagisa” disse lui, senza staccare gli occhi dallo scaffale.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata divertita prima di sistemarsi al tavolino.
Il pomeriggio passò velocemente: Nagisa e Okuda avevano ripassato più della metà del programma di inglese e Karma aveva letto tutti i libri di Harry Potter a velocità stratosferica, passando l’ultima mezz’ora a setacciare gli scaffali in cerca di qualcosa di interessante da leggere.
Quando se ne andarono era già sera inoltrata, le strade erano buie e i lampioni accesi: se non ci fosse stato Karma con lei, probabilmente Okuda non avrebbe mai rischiato ad avviarsi a casa da sola.
“È sempre come la prima volta” sospirò Karma, sognante.
“Non ti facevo fan di Harry Potter” commentò Okuda, con uno sbadiglio.
“È qualcosa che non si può capire se non lo si vive” rispose lui, saccente.
Superarono un vicolo continuando a parlare, ignari della figura appostata nel buio: quella li osservò per un attimo prima di sorridere e sparire.








Nota1: Tsuki in Giapponese significa luna
Nota2: Kuro in Giapponese si può tradurre come 'Nero', dato che Yanagisawa si fa chiamare Shiro (che significa 'Bianco') ho pensato che come rivale dovesse avere un ‘Kuro’... sì, è un po' banale ma mi serviva un nome.


P.S.: Scusate il gigantesco ritardo e buon anno nuovo!
 

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Capitolo 8
*** Uno dietro l'altro ***


“Una nuova insegnante?” Okuda guardò Nakamura dal basso del proprio posto, il libro ancora aperto davanti a sé. La ragazza annuì vigorosamente.
“Takebayashi ha detto che arriverà proprio oggi” confermò.
“E cosa insegnerà?” domandò Isogai.
“Inglese” rispose prontamente la ragazza.
“Speriamo almeno che sia carina!” esclamò Okajima, perdendosi nelle sue fantasticherie.
“Anche se lo fosse che speranza avresti?” lo riprese Sugino.
“Finché un uomo farà brillare il suo fascino ci sarà sempre speranza” disse Maehara, in modo quasi teatrale, col viso che sbrilluccicava.
“Tieni i tuoi poemi per te, Maehara” lo rimbeccò Okano.
“Tsk, carina o no è pur sempre una prof!” sbottò Terasaka, sturandosi un orecchio “Perché tanta agitazione? Sarà una vecchia bisbetica in crisi di mezza età.”
“Ah, sei il solito Terasaka!” lo riprese Hinano.
Mentre i ragazzi battibeccavano Karma osservava la scena seduto al proprio banco, sorseggiando un brik di latte alla fragola.
Una nuova prof…
La cosa non lo convinceva affatto ma non ebbe il tempo di rimuginarci troppo sopra: in quell’istante la campanella suonò l’inizio delle lezioni e, puntuale come non lo era nemmeno Korosensei, la porta della classe venne fatta scorrere.
“Buongiorno a tutti, ragazzi!” trillò una voce dolce entrando con la proprietaria, pietrificando tutti sul posto. La donna veleggiò fino alla cattedra e prese posto dietro di essi: poteva sembrare una professoressa qualunque con il suo tailleur bianco e le scarpe col tacco nero, i lunghi capelli biondi che le ricadevano mossi sulla schiena e gli occhi azzurro ghiaccio… se non fosse stato per quel qualcosa. “Io sono la vostra nuova insegnante d’Inglese, il mio nome è Irina Jelavic… ma potete tranquillamente chiamarmi Jelavic-sensei” si presentò, prendendo posto dietro la cattedra, abbracciandoli tutti con un largo sorriso.
Quasi nessuno registrò a pieno le sue parole, tutti gli sguardi erano posati sullo stesso punto e lo stesso pensiero attraversò la mente degli alunni: Ha un davanzale enorme!
La nuova insegnante venne accolta con un silenzio di tomba che, pian piano, fece deformare il suo sorriso; microscopiche goccioline di sudore le imperlarono la fronte.
“C’è… qualcosa che non va, ragazzi?” domandò, leggermente in ansia anche se cercava di nasconderlo. Nessuno seppe cosa rispondere… tranne Karma. Karma sapeva sempre cosa rispondere.
“Buongiorno, professoressa Jela… bitch?” chiese. Fu come se un gigantesco masso fosse caduto sulla testa della neo-insegnante, disintegrando il suo etereo sorriso. Ma si riprese in un attimo.
“Non storpiarmi il cognome, tu!” esclamò, puntando il dito contro di lui, visibilmente incazzata. Poi trasse un profondo respiro cercando di calmarsi “Il mio nome è Jelavic… non -bitch! Se proprio non ti riesce chiamami Irina-sensei!” consigliò vivamente.
Okuda nascose il volto tra le mani, rassegnata: dare della cagna ad un’insegnante… le aveva fatte proprio tutte!
Irina tossicchiò per riprendere contegno: “Lo stesso vale per tutti gli altri: i giapponesi hanno questo difetto di pronunciare la v come b… ma io sono qui proprio per questo e, lavorando con impegno, lo correggeremo” informò candidamente “Tanto per cominciare farò l’appello” annunciò, estraendo il registro di classe dal cassetto con un sorriso “Così imparerò i vostri nomi.”
Fu quello a far risvegliare tutti che si affrettarono a raggiungere il proprio posto.
Eppure, Karma, aveva il presentimento che quell’insegnante non fosse lì per caso.




“Ti dico che è sospetta” insisté lui.
“Così com’era sospetto Itona” rispose lei, setacciando il distributore.
“Itona è sospetto” ribatté Karma “Ma stavolta è diverso: perché cambiare insegnante proprio ora? Fino ad adesso non avevate avuto problemi con quella di prima, no?”
Okuda alzò gli occhi al cielo “Purtroppo non coordino io la scuola” rispose, digitando il codice e abbassandosi per prendere la lattina di tè.
“Per me resta sospetta” affermò Karma, portandosi le mani dietro la testa.
“Come vuoi” alzò le spalle lei, uscendo dalla stanza, andando quasi a sbattere contro Irina che stava entrando “Oh, mi scusi Irina-sensei” esclamò.
La donna la scrutò dall’alto in basso, osservata attentamente da Karma, per poi sorridere candidamente: “Non preoccuparti… ehm… Okuda, giusto?” chiese alla ragazza, che annuì.
“Piuttosto stavo cercando l’aula insegnanti, sapete dirmi dov’è?” domandò, guardandosi furtivamente intorno nel corridoio.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata: “Beh… al piano di sotto, vicino la segreteria” rispose lei, indicando il fondo del corridoio.
Irina guardo in quella direzione, impassibile.
“Oh” disse “Mi era sembrato di esserci passata davanti” constatò “Grazie mille, ragazzi, e buona giornata!” salutando con la mano corse verso le scale, sotto lo sguardo attento dei due che rimasero in silenzio per qualche secondo.
“È sospetta” affermò infine Karma.
“Non è sospetta” ribatté Okuda.
“Si, che lo è” rispose lui.
“Ha ragione. Lo è” disse una terza voce, impassibile, accanto a loro.
“Visto, anche Itona crede che…” cominciò Karma ma si bloccò a metà frase. Girò lentamente il capo e si trovò faccia a faccia con gli occhi perennemente spalancati di Itona. “Ma che diamine…?!” esclamò, facendo un balzo all’indietro, finendo addosso ad Okuda.
“Itona-kun!” esclamò lei, sorpresa, sbucando da dietro il ragazzo “Che ci fai qui?” chiese, ma lui non diede segno di averla sentita.
“Vi devo parlare.”




“Unità… cosa?”
“Unità di Artiglieria Fissa a Pensiero Autonomo Ripotenziata a Livello Tsunami” ripeté Itona, pazientemente. Karma lo guardò per qualche secondo.
“Dillo più lentamente” disse. Okuda alzò gli occhi al cielo.
“Cos’è?” domandò.
“Non cos’è ma chi è” la corresse lui “Il suo nome è Ritsu e fa parte della T.A.S.”
“L’agenzia che contrasta la Yakuba?” domandò la ragazza, seduta sulla panchina del tetto. Itona annuì.
“Arriverà qui in settimana” informò.
“E… perché?” domandò Karma.
“Perché sospettiamo che Irina faccia parte della Yakuba.”
“Ah-ha!” esclamò Karma, facendo sobbalzare Okuda “Te lo avevo detto!”
“Tu avevi detto che era solo sospetta non che faceva parte della Yakuba!” lo corresse lei.
“Ad ogni modo” l’interruppe Itona “Il suo compito è esclusivamente quello di sorvegliare Irina, se è della Yakuba è meglio tenerla sotto controllo: probabilmente cercherà un contatto con voi, quindi fate attenzione” spiegò.
I due ragazzi annuirono, decisi.
“Non sembrerà troppo sospetto, però?” chiese Karma “Loro già sanno di me e con molta probabilità sanno anche di te… mandare un altro agente della Tsuki dopo che la Yakuba ne ha mandato uno dei loro farà capire soltanto che li teniamo sotto controllo.”
“Ma così sarà meglio” rispose Okuda “Sapendo di essere sospettati ci andranno cauti.”
“Vero” acconsentì Itona “O è quello che spera Kuro-sama. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è tempo, niente di più. A proposito di questo: come vanno le ricerche?” chiese.
“Uno schifo” tagliò corto Karma.
“Lo immaginavo” sospirò lui “La stai cercando basandoti sul livello di energia degli esseri umani, vero?” domandò.
“Conosci altri modi?” ribatté lui, lievemente irritato.
“No” rispose, schietto “Però questo potrebbe comportare delle complicazioni: se fosse così facile la Yakuba l’avrebbe già trovata. Sospettiamo che, col passare dei secoli, il potere della Spada si sia assopito e quindi mischiato al livello di energia degli esseri umani” spiegò.
“Intendi dire… che potrebbe essere nascosta nell’anima di una persona senza influenzarne il livello di energia?” domandò Okuda. Itona annuì.
“È solo un’ipotesi ma al momento è la più probabile, però non sappiamo come far fronte a questa possibilità: l’unica alternativa sarebbe indurre la Grim a mostrarsi” disse.
“E come si può fare?” chiese Okuda.
“Mettendola in pericolo” rispose semplicemente Karma “Se il proprietario si trova in serio pericolo la Spada agisce di volontà propria e si mostra per permettergli di difendersi, ma non possiamo far rischiare la vita a tutti quelli che incontriamo” sospirò “Lo ammetto, per un attimo ho creduto che tu potessi averla ma questa speranza è crollata dopo un paio di giorni: hai rischiato la vita tante di quelle di volte che oramai avresti potuto imparare a padroneggiarla.”
“Grazie tante” ribatté lei, ironica.
“Ad ogni modo, non possiamo fare nulla se non continuare le ricerche e sperare, finché non si trova una soluzione” tagliò corto Itona “Tutto quello che vi chiedo e di tenere gli occhi aperti: io farò la mia parte.”
“D’accordo” acconsentirono i due.




Ritsu arrivò a scuola due giorni dopo. Sembrava una normalissima studentessa delle medie: aveva dei lunghi capelli viola e gli occhi chiari, si presentò nella sezione C come una studentessa in visita dalla Norvegia. Era allegra e sorridente e fece subito amicizia con i compagni di classe.
Karma e Okuda andarono a darle un’occhiata di nascosto durante l’intervallo, solo per venire cacciati via da Itona cinque minuti dopo con la scusa che davano troppo nell’occhio. Un po’ delusi (e Karma decisamente irritato) dovettero tornare in classe, dove Irina stava raccontando a Kataoka e Yada alcune delle sue avventure amorose giovanili.
La nuova insegnante aveva riscosso non poco successo all’interno della classe: colta e affascinante, sapeva parlare ben dieci lingue oltre l’inglese e raccontava spesso dei viaggi che aveva fatto all’estero durante le lezioni, così da guadagnarsi un’attenzione pari a quella che i ragazzi avevano di solito con Korosensei e Karasuma. Nessuno negava che alle volte fosse un po’ immatura e si comportasse da ragazzina, sebbene i suoi vent’anni suonati, ed era decisamente un po’ maiala come prof tanto che alcuni ostentavano ancora a chiamarla Bitch-sensei… ma nel complesso nessuno aveva mai avuto niente da obbiettare su di lei.
“Ne arrivano uno dietro l’altro” sospirò Kayano, scartando il proprio pranzo “Prima Karma, poi Itona e adesso Irina-sensei e quella nuova ragazza della C, Ritsu. Quest’anno abbiamo fatto il pieno” constatò.
“Dimentichi Korosensei. Anche lui è arrivato quest’anno” la corresse Okano.
“Eh? Ma che dici, Korosensei c’era già dall’anno scorso” rispose Fuwa.
“Ma l’anno scorso è venuto solo gli ultimi due mesi, quindi alla fine non che abbiamo fatto molto con lui” ricordò Nagisa.
“Solo perché Kagura-sensei se n’è andata prima” disse Okuda “Ricordate quello che è successo a sua figlia?”
“Già, poverina” commentò Okano.
“Cos’è successo a sua figlia?” domandò Karma, curioso.
“Era andata in vacanza in Europa ma l’aereo su cui viaggiava è precipitato in seguito ad una tempesta. È stata in coma per settimane. Kagura-sensei partì subito, non finì nemmeno l’anno” spiegò Fuwa.
“Korosensei prese il suo posto qualche settimana dopo” aggiunse Okuda “È con noi da allora” concluse.
Karma sembrò folgorato: c’era qualcosa che non quadrava in quella storia, qualcosa di importante che in quel momento gli sfuggiva, ma non osò cercare di parlarne con Okuda con i compagni ad ascoltare. Si era reso conto già da un pezzo che la ragazza era diventata un vero e proprio punto di riferimento, con lei riusciva a parlare liberamente di qualunque cosa: dalle questioni giornaliere ai dubbi sulla missione. Certo, nessuno avrebbe fatto per lui quello che aveva fatto lei, quindi era anche gratitudine quella nei suoi confronti però aveva la sensazione che ci fosse altro… in un certo senso, poteva dirsi affezionato a quell’umana.
“Allora!” esclamò d’un tratto Irina, battendo allegramente le mani, distogliendolo dai suoi pensieri “Siamo a maggio e fuori splende il sole… chi vuole fare lezioni in cortile?” domandò, guardandoli tutti con un largo sorriso. La proposta venne accolta con esclamazioni di assenso.


“Continui a pensare che sia sospetta?” domandò Okuda, sottovoce, guardando la propria insegnante seduta all’ombra di un albero conversare in inglese con Isogai, correggendolo di tanto in tanto sul lessico o la pronuncia.
“Ovvio” rispose lui, poggiato al tronco di una grossa quercia, sbadigliando “Ma dai, guardala, è chiaro che sta facendo di tutto per conquistarsi la nostra fiducia. Cerca solo di far cadere i sospetti su di lei per poter agire. Non dubito che sia davvero immatura ma non è stupida: sa quello che fa” commentò poggiando la testa sulle braccia cinte dietro la nuca, gettando un occhio alla vasta fronde di foglie che li riparava dal sole. Okuda si ritrovò a concordare che non aveva tutti i torti però non commentò, limitandosi ad abbassare lo sguardo sul proprio quaderno, poggiando la schiena al tronco, pensierosa.
“Uhm, così non ci siamo ragazzi” commentò d’un tratto Irina, seria “Dovete lavorare di più sulla pronuncia: è il vostro unico difetto” commentò, alzandosi in piedi: si era tolta le scarpe nere col tacco e la giacca, che giacevano accanto a lei insieme alla borsa, restando solo con la gonna color panna e un top nero senza spalline. Come al solito era bella da mozzare il fiato. Batté le mani una volta, con aria decisa: “Bene, allora, facciamo così” dichiarò “Una volta a settimana vi farò vedere un film in inglese e voi dovrete scrivervi sopra una recensione in inglese che poi illustrerete davanti a tutta la classe: in questo modo allenerete sia la pronuncia che il lessico. Ci state?” chiese, sorridendo. Ci fu qualche protesta qua e là per il carico in più di lavoro assegnato, ma nessuno rifiutò. Vennero interrotti solo dall’arrivo di Karasuma con al seguito la sezione C al completo, che guardò i ragazzi radunati intorno alla donna accigliato.
“Irina, non credevo avessi il permesso di portarli fuori” commentò, alzando un sopracciglio. La donna si volse sorpresa verso di lui e per un attimo il suo sguardo si assottigliò, ma poi fece un sorriso di scuse.
“Beh, l’altro giorno ho visto Koro-san che faceva lezione all’aperto con i ragazzi della B e mi sono detta che poteva essere un modo per tenere svegli i ragazzi: quando ci sono delle belle giornate è difficile tenerli attenti in aula” spiegò, agitando la mano con nonchalance “Ma immagino che tu non abbia mai questo problema” aggiunse, candidamente.
“No, infatti” ammise lui, osservando i ragazzi seduti per terra con i quaderni in grembo; molti di loro lo salutarono con la mano sorridendo: c’era una certa confidenza con la maggior parte degli insegnanti (soprattutto con Korosensei) ma Karasuma si manteneva sempre nel formale, rendendo abbastanza fredde le loro lezioni.
“Beh, in questo caso buona lezione” tagliò corto lui, voltandosi e dirigendosi verso il cortile interno dove erano stati montati gli attrezzi da ginnastica.
Non appena si fu voltato, Irina assunse un’espressione crucciata portandosi le mani ai fianchi: “Ma è sempre così antipatico, quell’uomo?” borbottò, gonfiando le guance indispettita.
“Credo sia il carattere temprato dall’addestramento” commentò Kataoka, altera.
“Sa, lui è stato nell’esercito” spiegò Isogai allegro, guardando in su per vederla in volto. Irina sembrò incuriosita a quelle parole e rivolse lo sguardo al punto in cui il gruppo era sparito, pensierosa, poi tornò a rivolgersi ai ragazzi col sorriso sulle labbra.
“Allora… che film vogliamo vedere la prossima settimana?” domandò.
Mentre i ragazzi saltavano su eccitati sparando titoli, Karma dovette ammettere che, spia o no, quella donna ci sapeva proprio fare come insegnante.

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Capitolo 9
*** Svolta ***


Giugno era arrivato, portando con sé piogge torrenziali. Okuda si era messa sotto a studiare in vista degli esami di fine trimestre prima che iniziassero le vacanze estive e Karma non vedeva l'ora di avere un po' di riposo dalla vita scolastica. Essendo membro della Famiglia Reale aveva ricevuto un educazione privata di altissimo livello e la memoria fotografica di cui erano dotati gli Shinigami lo aiutava a memorizzare tutto con una facilità incredibile: per lui la scuola era una noia mortale e i compiti in classe di una semplicità impressionante. Aveva ricevuto lodi da tutti gli insegnanti ma la cosa non lo entusiasmava in alcun modo; non aveva alcun interesse per la scuola, era lì solo per stare a contatto con più persone possibili, e una volta completata la sua missione l'avrebbe lasciata senza alcun rimpianto.
Missione che, disgraziatamente, si stata rivelando totalmente infruttuosa: c'erano migliaia di persone in quella città e aveva ben poco su cui basarsi per trovare l'altro pezzo della Grim conficcata nell'anima di uno di loro. La cosa positiva era che Itona aveva stretto la sorveglianza intorno a loro ora che non doveva più nascondersi e riusciva ad occuparsi senza problemi di ogni singolo animaletto mandato dalla Yakuba alle costole di Karma, così da non far correre più alcun pericolo né a lui né a Okuda, anche se fino a quel momento non lo avevano mai visto all'azione o anche solo intorno a loro: era davvero bravo a celare la sua presenza e Okuda, dal canto suo, non era molto propensa a incontrarlo dopo che il ragazzo le aveva chiesto di chiudere la finestra quando faceva il bagno poiché dalla sua postazione di controllo riusciva a vedere tutto. Lei non era stata affatto contenta di saperlo, Karma ancora meno.
Così le giornate trascorrevano lente e noiose tra una lezione e l'altra. Neanche la vacanza offerta dalla scuola alla classe che avrebbe ottenuto i voti migliori agli esami contribuiva a rendere interessante la situazione e Karma si stava ammazzando di noia.
Si affacciò discretamente nella camera della ragazza, trovandola con il naso in un libro di letteratura, e rimase a fissarla di sottecchi finché lei non avvertì la sua losca presenza.
"Piantala, sei inquietante" sbottò, osservando la sua figura appostata dietro lo stipite della porta.
"Mi annoio" rispose lui "Facciamo qualcosa."
La ragazza tornò al suo libro "Io sto già facendo qualcosa" notò.
"Qualcosa che includa anche me" precisò il ragazzo, entrando finalmente nella stanza. Okuda sospirò. "Io devo studiare, Karma."
"E' da stamattina che studi, puoi continuare domani. E poi oggi è sabato" ricordò, piegandosi sulla sua spalla "E dai, usciamo" instette, punzecchiandole la guancia con un dito.
"Esci tu se proprio ti va" invitò lei, scostandosi.
"E che ci vado a fare in giro da solo?" borbottò Karma inarcando le sopracciglia: almeno in compagnia avrebbero potuto passare il tempo, passeggiare da solo per la città lo avrebbe solo annoiato di più oltre ad essere schifosamente deprimente. "Dai, andiamo, ha anche smesso di piovere."
Era chiaro anche a lei che non l'avrebbe lasciata in pace finché non lo avesse accontentato, quel ragazzo sapeva essere terribilmente insistente e testardo, ma Okuda non poteva lasciare i compiti per un suo capriccio: l'esame di fine trimestre era alle porte e i suoi risultati a quello di metà trimestre non erano stati affatto soddisfacenti. Voleva alzare assolutamente la sua media e la vacanza messa in palio dalla scuola era solo un incentivo in più a raggiungere l'obbiettivo.
Però non poteva negare di essere stanca, era dalle otto di quella mattina che studiava e ormai era pomeriggio inoltrato, ed era anche vero che studiare in modo eccessivo non dava mai buoni risultati. Tentennò un attimo, infine sospirò e chiuse il libro.
"E va bene" acconsentì, dopotutto un po' di svago avrebbe fatto bene anche a lei. Karma sorrise compiaciuto e lei lo spinse fuori "Esci, mi devo cambiare."
"Ti aspetto di sotto" gongolò lui, chiudendosi la porta alle spalle.
La ragazza si vestì ma senza alcuna fretta, mettendosi le prime cose che la capitarono sotto tiro: non era il tipo che si curava particolarmente del suo aspetto, faceva solo lo stretto necessario per essere in ordine, e le uniche volte che andava dall'estetista era per fare la ceretta alle gambe una volta al mese. Una volta aveva provato a truccarsi ad un pigiama party a casa di Kayano, due anni prima, ma, anche se il risultato non era stato tanto male, non si era piaciuta per niente; e poi non aveva né il tempo, né la voglia, né la bravura per truccarsi decentemente. Anche i capelli li teneva sempre legati: erano più comodi e facili da gestire, specialmente fuori casa, e non doveva preoccuparsi del vento, dei nodi o che le finissero davanti agli occhi quando chinava il capo per leggere.
Era una persona molto semplice e pratica, dopotutto, e le andava bene così.
Infilò una gonna e una camicia a maniche corte e scese di sotto, dove Karma l'aspettava all'ingresso; infilò i sandali sotto il suo sguardo impaziente e uscì senza prendere la giacca.
"Allora, dove andiamo?" sospirò, chiudendo la porta a chiave.
"Non lo so, facciamo un giro in centro" scrollò le spalle lui "Prendiamo qualcosa da mangiare… cose così."
Nel momento in cui si rese conto che Karma l'aveva trascinata fuori casa senza alcuna destinazione effettiva, Okuda avrebbe voluto tornare indietro e lasciarlo fuori fino a lunedì; però, quando vide la sua espressione allegra e serena, non riuscì a fare altro che stargli dietro in silenzio: era stato molto cupo nell'ultimo periodo, la minaccia della Yakuba e le delusioni con la ricerca della Grim gli pesavano più di quanto volesse ammettere quindi le faceva davvero piacere vederlo più rilassato. Sentiva di essersi affezionata a lui, sebbene fossero passati poco meno di due mesi da quando si erano conosciuti, ed era incredibile il modo in cui avevano legato così rapidamente: solitamente lei era una persona timida e introversa, che si apriva solo con persone che conosceva da tempo e con cui aveva molta confidenza, con Karma invece era partita subito la "scintilla" e interagivano come se si conoscessero da anni. Non sapeva se fosse per via del contratto che li vincolava l'uno all'altro, ma si sentiva incredibilmente vicina a lui.
Girarono per il centro passeggiando per i negozi, chiacchierando e bevendo frappé: la giornata era tiepida, il cielo limpido e le strade ancora bagnate emanavano un buon odore di pioggia. In quell'atmosfera e in reciproca compagnia, almeno per un po', dimenticarono tutti i loro problemi e le loro preoccupazioni e si godettero un pomeriggio di totale tranquillità. Cenarono in un ristorante di sushi e si avviarono verso casa che era ormai sera inoltrata.
Ma con il buio scese anche la temperatura e Okuda aveva dimenticato di prendere la giacca, tanta era la fretta che l'impazienza di Karma le aveva messo addosso; si strinse nelle spalle senza dire una parola, in fondo non erano molto lontani da casa e poteva resistere a un po' di freddo per qualche minuto. Un attimo dopo, però, si ritrovò la giacca del ragazzo sulle spalle; sussultò e alzò lo sguardo su di lui, sorpresa e un po' titubante, ma lui continuava a camminare guardando la strada con fare vago.
"Grazie" mormorò, un po' imbarazzata, mentre lui si limitò a scrollare le spalle.
Avanzarono in silenzio per le strade quasi deserte, l'aria d'un tratto tesa intorno a loro, e Okuda si chiese come mai all'improvviso si sentisse così a disagio; ma prima che potesse porsi altre domande, avvertì il fruscio di un cespuglio accanto a lei dal quale, pochi secondi dopo, sbucarono quattro grosse liane che puntarono proprio nella sua direzione. Karma l'afferrò prontamente per le spalle e si gettò sul marciapiede, fuori dalla sua portata: Okuda sbatté dolorosamente il braccio sull'asfalto e il ragazzo la trascinò letteralmente il più lontano possibile dal punto in cui una gigantesca pianta tentacolare stava facendo la sua comparsa, spuntando tra gli alberi che costeggiavano la strada.
Poi una voce femminile squarciò l'aria con un "Thunder Lance!" che risuonò potente come il rombo di un tuono. Una freccia viola attraversò il cielo e si conficcò nell'essere, sprigionando energia elettrica su tutto il suo corpo friggendolo come una patatina, disintegrandolo nel giro di qualche istante. I due ragazzi fissarono attoniti la poltiglia verde che evaporava sul marciapiede e si accorsero dello Skill Nill che li circondava solo quando quello si dissolse; infine, una figura minuta piovve letteralmente dal cielo, cadendo con inaspettata grazia dinnanzi a loro.
"Perdonatemi, non sono brava come Itona ad essere discreta in battaglia" si scusò la ragazza, avvicinandosi così da essere investita dalla luce del lampione; fu solo allora che la riconobbero: era Ritsu, vestita di tutto punto con la sua tenuta da Shinigami, comprendente una camicia adornata di corpetto, una giacchetta, pantaloncini corti, parigine bianche e stivali alti. Il tutto sulle note del viola e del nero. Tra le mani stringeva un arco in legno riccamente decorato e sarebbe parso un cosplay un po' bizzarro se non fosse stato per le grandi corna dorate che spiccavano tra i suoi capelli.
L'unica domanda che si ponevano entrambi in quel momento, però, era perché fosse lì dal momento che Itona aveva espressamente detto che il suo compito era esclusivamente quello di sorvegliare Irina.
Okuda si alzò in piedi, accettando la mano che Karma le aveva offerto, e il ragazzo inarcò le sopracciglia: "Tu che ci fai qui? Itona ci aveva detto che dovevi stare alle costole di Irina e basta" notò. La ragazza annuì e in un lampo di luce viola tornò in vesti civili.
"Itona è dovuto recarsi ad una riunione con Kuro-sama a Grimworld, quindi ha chiesto a me di tenervi d'occhio per oggi" spiegò, sorridendo "E' un piacere fare finalmente la vostra conoscenza."
A Okuda stette subito simpatica, trasudava gentilezza da ogni poro e aveva un sorriso tenero e solare che metteva allegria; Karma sembrava un po' meno convinto ma si rilassò comunque.
"Beh, grazie" mormorò lei, massaggiandosi distrattamente il braccio dolorante.
"Dovere" rispose Ritsu, iniziando a camminare nella loro direzione "Vi accompagno a casa, potrebbero essercene altri in giro e Itona mi ha raccomandato di non farti combattere a meno che non fosse strettamente necessario" aggiunse, rivolta a Karma. Il rsgazzo esitò infine annuì e spinse Okuda davanti a sé, incamminandosi dietro di lei nel buio della sera.
 
 
 
Il fuoco che scoppiettava nel camino era l'unico suono udibile in quel momento, mentre l'uomo leggeva con minuziosa cura il rapporto appena ricevuto. Si grattò il mento da sotto il cappuccio bianco e alzò lo sguardo verso la donna.
"Sei assolutamente sicura che la Grim sia tra loro?" domandò, per averne un ultima ferrea certezza. Lei annuì.
"Ho usato il dispositivo che mi avete dato con tutti i gruppi e loro sono gli unici con cui ha avuo qualche reazione, seppur debole" rispose prontamente "E' in uno di loro ma non sono riuscita a capire con esattezza chi" ammise.
L'uomo ci rifletté qualche istante, picchiettando le dita sul legno della scrivania: dopo tutti quei secoli il potere della spada si era assopito quindi era quasi impossibile stabilire con certezza dove fosse usando i metodi tradizionali, neanche le più avanzate tecnologie in loro possesso avrebbero potuto ottenere un risultato migliore di quello ottenuto fino a quel momento; anzi, quel flebile indizio era più di quanto avessero osato sperare realmente. Restava un'unica alternativa possibile ma le probabilità che funzionasse erano davvero scarse, provarla sarebbe stato come giocare alla roulette russa: pericoloso e con una percentuale di successo davvero minima.
Tuttavia non avevano altra scelta, dovevano fare loro il primo passo prima che fosse il principe a soffiargli l'opportunità da sotto il naso.
"A questo punto non ci resta che indurre la Grim a mostrarsi" concluse, attirando l'attenzione della donna.
"E in che modo?" domandò lei, non del tutto convinta.
"Beh, mettendo in pericolo il possessore" rispose lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo "Cerca di attirarli in un posto isolato con qualche scusa, lontano da occhi indiscreti, meglio ancora se riesci a coinvolgerli in qualcosa con il loro consenso: se mi avverti con anticipo riuscirò ad organizzarmi meglio" illustrò meticolosamente "Incaricherò qualcun altro del lavoro, ovviamente, tu non devi assolutamente uscire allo scoperto: se questo piano fallirà il tuo ruolo ci sarà ancora utile" concluse. Lei annuì.
"Tienimi aggiornato" e senza aggiungere altro chiuse la chiamata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo della cosa:
lo so, sono secoli che non aggiorno. Non perché mi fossi dimenticata di questa storia ma perché ho avuto molte cose da fare e ho dovuto relegare la scrittura in un angolo della mia agenda. Cercherò di essere più costante d'ora in poi, anche se non prometto nulla, ma sappiate che intendo conlcudere questa long dovessero volerci vent'anni anni!
Riguardo alla storia in sé: sono dovuta andare a rileggermi tutti i capitoli perché ero un po' arrugginita e mi sono resa conto che, cavolo, fanno davvero pena! In un primo momento ho pensato di revisionarli ma poi ho deciso di lasciarli esattamente come sono: saranno una prova concreta dei progressi che ho fatto (e sto facendo tutt'ora) nel mio modo di scrivere. Ho ancora molto da imparare e da perfezionare ma sono orgogliosa di tutti i passi avanti che ho fatto in questi anni e intendo migliorare sempre di più.
Sperando che ci sia ancora qualcuno che segue questa storia, ci vediamo alla prossima.

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Capitolo 10
*** Pausa ***


Gli esami di fine trimestre si erano conclusi con un risultato totalmente inaspettato: nonostante il primato per i punteggi migliori solitamente lo detenesse la sezione A, la classe di Okuda era riuscita a scalare la classifica e posizionarsi nei primi cinquanta posti con sgomento dei ragazzi stessi. Avevano studiato come matti, incentivati dalla vacanza premio e dalle insistenze di Korosensei che si era prodigato nel dar loro lezioni supplementari in tutte le materie, anche quelle che non gli competevano ufficialmente, ma non avevano mai davvero creduto di poter arrivare così in alto, soprattutto dopo i risultati disastrosi dell'esame di metà trimestre.
Però, dal momento che la loro classe aveva più studenti in classifica, la vacanza ad Okinawa spettava loro di diritto e il putiferio che si scatenò quando lo vennero a sapere persino Karasuma ebbe difficoltà a placarlo. Sarebbero partiti ad agosto, subito dopo le vacanze estive e prima del rientro a scuola, e ad accompagnarli ci sarebbero stati Korosensei, Karasuma e Irina (che aveva convinto Yukimura a cederle il posto, con la scusa di volersi fare una vacanza con i suoi nuovi studenti).
Le tre settimane di vacanze estive, tuttavia, iniziarono in modo assolutamente placido e normale. Senza più lo stress dello studio, anche Okuda si era rilassata e si concedeva di dormire un po' di più la mattina e oziare per il resto della giornata guardando serie tv, leggendo o uscendo con le sue compagne di classe. Sarebbe stato tutto assolutamente normale, in effetti, se solo Karma non le fosse stato attaccato come una cozza in ogni singolo istante.
Dopo che la pianta l'aveva aggredita era diventato esageratamente paranoico, sebbene Ritsu avesse detto che, secondo lei, era solo perché aveva sentito l'odore del ragazzo sulla giacca che le aveva prestato; ciò non lo aveva tranquillizzato affatto e si prodigava per tenerla constantemente sotto controllo con un po' troppa passione. L'intervento di Itona, presentatosi sulla porta di casa una sera per riferire alcune informazioni sulla Yakuba recuperate a Grimworld, era stato totalmente inutile se non addirittura deleterio quando Okuda, ormai stanca di essere una sorvegliata speciale, aveva provato a convincerlo a tranquillizzare Karma.
"In effetti è possibile che ti abbiano presa di mira con l'intento di mettere fuori gioco la sua riserva di energia" aveva detto schiettamente, facendo immediatamente pentire la ragazza di averlo coinvolto "Ma, oltre questo, se siete entrambi nello stesso posto è più facile per me tenervi d'occhio: io non posso sdoppiarmi e Ritsu ha già troppo da fare per aiutarmi."
Quelle parole sembravano aver fomentato ancora di più Karma che, oramai, l'unico posto in cui andava da solo (e in cui lasciava andare lei da sola) era il bagno; ed era stato difficile spiegare a Kayano e a Kanzaki perché se lo portasse dietro ad ogni loro appuntamento. Però, sebbene all'inizio fossero un po' titubanti, l'atmosfera era cambiata abbastanza in fretta grazie non solo alla parlantina e alla simpatia del ragazzo, ma anche perché, con la sua presenza imponente e l'aura poco affidabile che lo circondavano, si erano accorte di poter restare in giro anche fino a tarda ora.
Solitamente i loro quartieri erano frequentati dai teppisti dei licei vicini, gente decisamente poco raccomandabile e con molto tempo da perdere, quindi nessuna di loro si era mai fidata a girare per le strade dopo il tramonto; con lui a scortarle, invece, la situazione cambiava radicalmente. Un lato positivo in tutta quella faccenda almeno c'era.
Spense il gas e versò la zuppa nelle ciotole, mettendole a tavola accanto al riso e al piatto con le verdure grigliate, mentre Karma tirava fuori i panini dalla vaporiera. Dopo le pulizie di primavera, il suo aiuto nella gestione della casa si era fatto via via sempre più frequente e, se prima era Okuda a cucinare tutti i pasti e a tenere in ordine, ora si dividevano i compiti e, sorprendentemente, il ragazzo si era scoperto incredibilmente abile in cucina: la colazione la preparava quasi sempre lui, essendo il primo ad alzarsi, e Okuda ne era diventata dipendente. Non solo presentava spesso e volentieri piatti tipici di Grimworld (che nel mondo umano lei non avrebbe mai potuto assaggiare) ma erano anche tutti illegalmente deliziosi; di alcuni si era anche fatta dare le ricette.
Karma portò il vassoio con il pane a tavola, infine si sedettero; il ragazzo accese la televisione sul notiziario serale mentre si versava del thé, la voce della conduttrice che elencava il dilagare dei problemi nel settore agricolo invasero la stanza e Okuda si chiese quanto ancora il governo aveva intenzione di aspettare prima di prendere provvedimenti a riguardo. Era dall'inizio dell'anno che l'agricoltura sfiorava la crisi e i politici accampavano solo scuse con lunghi e noiosi discorsi, mentre la situazione degenerava sempre di più.
"Certo che voi umani andate facilmente nel panico quando ci sono problemi" commentò Karma prendendo il proprio riso. La ragazza sospirò.
"I politici sono abbastanza inutili, in effetti" ammise schiettamente "L'unico motivo per cui il paese non è ancora crollato sono i burocrati che fanno tutto il lavoro."
Lui prese un paio di melanzane e scrollò le spalle: "A Grimworld abbiamo i ministri che si occupano di tutto. Il re e la regina intervengono solo in casi d'emergenza o per questioni realmente importanti" spiegò "In effetti hanno un sacco di tempo libero e lo passano a gironzolare per le varie nazioni."
"Oh, deve essere bello vivere così" rispose lei dedicandosi alla sua zuppa.
"Sarebbe ancora meglio se ogni tanto tornassero a casa a vedere come sta il loro unico figlio" borbottò Karma, con una punta di fastidio nella voce. Okuda inarcò le sopracciglia, disorientata da quell'affermazione, ma preferì non chiedere nulla: sapeva che lui faceva parte della famiglia reale, quindi probabilmente i sovrani erano suoi parenti e non le piaceva ficcanasare nelle questioni personali altrui. "Piuttosto…" continuò lui, come a voler scacciare l'atmosfera buia che lo circondava "…cosa abbiamo intenzione di fare durante le vacanze estive?" domandò.
La ragazza rimase con le bacchette a mezz'aria, confusa: "In che senso?"
"Beh, di solito voi umani non andate al mare, in estate?" chiese lui, come se fosse ovvio "Abbiamo passato l'ultima settimana chiusi quì dentro, pensavo che saremmo andati da qualche parte o che avremmo fatto qualcosa."
Okuda ci mise un po' a metabolizzare quell'informazione e, quando lo fece, si chiese seriamente se quel ragazzo lo facesse apposta o gli usciva così naturale fare lo gnorri. "Karma, Kunugigaoka è a chilometri di distanza dal mare, servirebbe un giorno solo per il viaggio di andata" gli fece notare "Se contiamo anche il ritorno, l'albergo e il cibo non mi basterebbero neanche tutti e due gli stipendi dei miei genitori per pagare tutto, anche volendoci restare un giorno solo. L'unica vacanza che avremo sarà quella con la scuola."
La sua famiglia era benestante, certo, ma non ricca: i suoi genitori lavoravano all'estero e pagavano già l'affitto di una casa laggiù senza contare tutte le varie spese aggiuntive, e il costo si moltiplicava per due dal momento che c'era anche lei che viveva ancora lì in Giappone. Le avevano aumentato un po' i viveri visto che ora c'era anche Karma, era vero, ma solo quanto bastava per le spese quotidiane. C'era anche da dire che il ragazzo non contribuiva minimamente dal momento che non aveva un centesimo poiché a Grimworld usavano una valuta che nel mondo umano non avrebbero mai potuto né quantificare né cambiare.
"Ah" rispose lui, come se ci avesse riflettuto solo in quel momento.
"Avresti dovuto sceglierti una fonte di energia con un bel conto in banca" scherzò lei. Karma la guardò per un momento, infine scrollò le spalle "Non credo che mi sarebbe piaciuto allo stesso modo."
E Okuda non lo capì davvero il significato di quelle parole.
 
 
La seconda settimana di vacanza, Itona bussò alla finestra della ragazza nel cuore della notte. La pioggia cadeva fittissima e il vento ululava così forte che quando Okuda l'aprì riuscì a malapena a tenerla ferma, in modo che non sbattesse contro il muro.
Il ragazzo piombò sul pavimento della sua stanza bagnato fradicio e lei richiuse la finestra con un po' di fatica: aveva uno zaino in spalla e un sacco a pelo verde arrotolato malamente sotto il braccio.
"Va tutto bene?" chiese lei, ancora un po' stordita dal brusco risveglio, vedendolo tirare su con il naso con un brivido.
"Non sono attrezzato per il brutto tempo del vostro mondo" ammise schiettamente "Posso dormire quì?"
Okuda annuì senza pensarci due volte: di sicuro non lo avrebbe lasciato sotto la tempesta a congelare, sebbene sembrasse abbastanza tranquillo mentre le allagava la camera da letto con nonchalance. "Certo, ma nella stanza degli ospiti c'è Karma. Temo di poterti offrire solo il divano."
Lui scrollò le spalle: "Va bene lo stesso. Grazie."
La ragazza tirò fuori la stufa elettrica e qualche coperta di lana dall'armadio, attaccandola in salotto e arrangiando un letto sul divano più grande. Gli prese anche degli asciugamani e l'asciugacapelli facendolo accomodare in bagno e, mentre lui si asciugava e si cambiava, lei riscaldò un po' di oden avanzato dalla cena: erano le due del mattino e la temperatura esterna erano davvero bassissima, le venne spontaneo chiedersi come avesse fatto a resistere lì fuori fino a quel momento. In effetti, era la prima volta che riceveva qualche informazione sulla "postazione di controllo" di Itona: sapeva che li sorvegliava giorno e notte, ovunque andassero e qualunque cosa facessero, ma lui non aveva mai detto in che modo o da dove li pedinasse. Sapere che era rimasto a dormire all'aperto per tutte quelle settimane la faceva sentire davvero in colpa.
Mise un coperchio sulla ciotola e la posò sul tavolino del salotto, insieme alle posate, una teiera piena di thé bollente ed una tazza, posizionando la stufa più vicina al divano; quindi tornò in camera sua sbadigliando e s'infilò nuovamente sotto le coperte, stanca e assonnata.
Si addormentò nel giro di pochissimi minuti e si risvegliò qualche ora più tardi, con Karma che la scuoteva insistentemente per una spalla.
"Okuda-san, svegliati!" mormorò in preda al panico "Qualcuno è entrato in casa stanotte!"
Lei si rigirò di malavoglia e gettò un'occhiata al ragazzo piegato su di lei: "E' solo Itona-kun" sbadigliò "Lasciami dormire."
Karma si accigliò: "Itona? E che ci faceva quì?"
"E' scoppiata una tempesta, fuori, e ha chiesto di poter dormire dentro" borbottò la ragazza, affondando la testa sotto le coperte. Poi realizzò ciò che Karma aveva detto e si tirò su di scatto: "Aspetta… faceva?" domandò, confusa.
"Beh, ora di sicuro non c'è più" rispose sarcasticamente lui ma con una punta di fastidio nella voce. Okuda si alzò dal letto, constatando che fossero ormai le otto del mattino, e scese velocemente in salotto: le coperte erano state ripiegate con cura in fondo al divano, la stufa era stata staccata e posizionata nel sottoscala mentre le stoviglie con cui aveva mangiato erano state lavate e rimesse a posto. Un bigliettino recuperato dal blocco note vicino al telefono fisso era piegato sul tavolino e recava poche parole scritte in una calligrafia leggera e ondulata "Grazie per l'ospitalità."
Beh, non si poteva assolutamente dire che non fosse una persona educata.
"Avresti potuto avvisarmi" la rimproverò Karma, mentre lei fissava sbalordita tutto ciò che il ragazzo aveva fatto prima di andarsene.
"Erano le due del mattino, volevi davvero che ti svegliassi per dirti che Itona-kun avrebbe dormito sul divano?" domandò Okuda, scettica.
"Sarebbe stato carino essere informati."
"Oh, ha anche messo gli asciugamani in lavatrice!" esclamò lei, vedendo l'elettrodomestico pieno nello stanzino vicino le scale "Invitiamolo a vivere qui!"
"Ma fai sul serio?!" sbottò Karma, indispettito. Okuda si voltò verso di lui, inarcando le sopracciglia.
"Perché te la prendi tanto? Non volevo svegliarti e non vedo che problema ci sia se Itona-kun è rimasto quì per qualche ora" rispose, non capendo perché stesse reagendo così male.
"Non c'è un problema, volevo solo essere informato. Tutto quì!" tagliò corto il ragazzo ma era evidente che fosse irritato.
"La prossima volta ti avviserò, allora" ribatté lei iniziando ad irritarsi a sua volta. Non sapeva perché Karma fosse così insofferente nei confornti di Itona, sia che fosse presente sia che si parlasse semplicemente di lui, ma non voleva che ciò minasse qualsiasi interazione che il ragazzo aveva con loro: a lei Itona stava simpatico, era gentile, educato e faceva davvero tanto per salvaguardare le loro vite. Aveva il sentore che quello sarebbe stato un argomento su cui lei e Karma avrebbero litigato parecchio.
Il ragazzo borbottò qualcosa e sparì nuovamente al piano di sopra e Okuda sospirò, dirigendosi in cucina per fare colazione; avevano ancora una settimana di vacanza e non aveva alcuna intenzione di passarla con lui di pessimo umore. Prese il telefono e mandò un messaggio a Kayano per chiederle di uscire ma, in risposta, fu lei ad invitarla a casa di Nagisa quel pomeriggio per prendere un thé e passare un po' di tempo insieme. Quell'alternativa le sembrò decisamente migliore e accettò senza indugiare: stare con i suoi amici le avrebbe fatto bene e, sperava, avrebbe fatto sbollire anche Karma.
Non le restava che avvisarlo.

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