Welcome Home (Kiribaku)

di sabrinaebasta
(/viewuser.php?uid=512471)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Monotona ***
Capitolo 2: *** 2- Odio il sabato ***
Capitolo 3: *** 3- Noioso ***
Capitolo 4: *** 4- Bellissimo ***
Capitolo 5: *** 5- Che figura di merda ***
Capitolo 6: *** Non è un capitolo ***
Capitolo 7: *** 6- Rosso ***
Capitolo 8: *** Informazioni di servizio ***
Capitolo 9: *** 7- Confusione ***
Capitolo 10: *** 8- Solitudine ***
Capitolo 11: *** 9- Diverso ***
Capitolo 12: *** 10- Uragano ***
Capitolo 13: *** 11- Dimostrazioni ***
Capitolo 14: *** 12- Attimi Felici ***
Capitolo 15: *** 13- Sentimenti Contrastanti ***
Capitolo 16: *** 13- Sentimenti Ccontrastanti ***



Capitolo 1
*** 1- Monotona ***


1

 

Kirishima

 

Monotona 

Questa è la parola che userei per descrivere la mia vita. Faccio sempre le stesse cose, vedo sempre le stesse persone, non succede mai nulla di diverso. Tutte le giornate sono uguali, lavoro, studio, mangio e dormo, ogni tanto esco con i miei “amici”, ma sinceramente non ho tanta voglia di stare con loro, fanno sempre le stesse battute, dicono sempre le stesse cazzate e io sono stufo di fingere, lo faccio da quando ho memoria, ho finto per anni di essere quello che non sono ma devo farlo, è questo il problema.

 

Monotona è anche la parola che userei per descrivere Lake View, un posto dove un ragazzo omosessuale come me deve sempre nascodersi, un posto dove sono stato costretto a tornare, perché nessuno sano di mente resterebbe qua, tutti una volta che si presenta la possibilità se ne andrebbero, infatti qua di inteligenza ce n’è ben poca visto che la mentalità è rimasta la stessa dal medioevo.

Ho sempre avuto una scarsa considerazione dei miei compagni del liceo e infatti sono rimasti tutti qua, tranne uno, l’unico intelligente non a caso, infatti, era sempre il migliore qualsiasi cosa facesse, ho sempre desiderato essere anche io come lui, figo, misterioso, intelligente, forte, virile e altri diecimila aggettivi positivi.

Si, avevo una cotta per lui, anzi è stato proprio lui a farmi capire di essere gay, è stato il primo ragazzo per cui abbia mai provato qualcosa, ovviamente non ha mai scoperto nulla, nessuno ha mai scoperto che fossi gay e innamorato di lui.

 

Riflettevo su tutto questo mentre andavo a lavoro, in quei 10 minuti di camminata completamente solo mi ritrovavo sempre a riflettere sulla mia vita e su quanto vorrei che avesse una svolta, proprio come lo è stata il college, l’ho scelto il più lontano possibile da qua non sarei mai tornato se non fosse per la malattia di mia madre, se lei non si fosse ammalata sarei a Stanford a finire i miei studi di medicina per poi iniziare il la specialistica, invece mi ritrovo a Lake View, una cittadina della Carolina del Sud, dove nessuno sa chi sono in realtà.

Avevo bisogno di qualcosa che mi spingesse ad andare avanti, a restare qua, a non desiderare ogni giorno di essere su uno stupido aereo per tornare alla mia vita di qualche settimana fà, si conducevo una vita molto faticosa ed ero sempre stanco, lavorare in un pub la sera ed alzarsi presto la mattina non era una vita molto leggera, avevo pochissimo tempo per studiare eppure riuscivo comunque a non essere eccessivamente indietro rispetto agli altri e a non addormentarmi a lezione, dormivo intorno alle 3 ore a notte eppure ero sempre carico ed energico, avevo sempre voglia di uscire, studiare o fare qualsiasi altra cosa.

Adesso l'unico motivo per il quale mi alzo dal letto la mattina è che ho scelto di lavorare nella biblioteca della città, quindi ho miliardi di libri tutti per me e nessuno a parte qualche signora per le associazioni storiche o qualche bambino per poter leggere Harry Potter senza essere scoperto, viene in biblioteca e a me andava benissimo così, avevo la possibilità di guadagnare qualche soldo potendo vedere il meno possibile le persone che vivono qua, un'occasione irripetibile.

 

Ad interrompere il mio flusso di pensieri è il fatto che sono arrivato a lavoro, apro la porta e trovo come sempre il carrello dei libri da mettere a posto pieno, che sono stati presi da me ieri o i giorni prima per leggerli, infatti se non lo usassi come mia mini biblioteca personale portabile sarebbe sempre vuoto, lo è stato durante la prima settimana che lavoravo qua poi mi metteva troppa tristezza e ho deciso di metterci tutti i libri che mi incuriosivano, che volevo leggere o rileggere. 

Avevo questo vizio fin da quando ero piccolo, accumulavo libri di tutti i generi e tutte le lingue e li leggevo tutti, infatti su quel carrello si poteva passare da Shakespeare a Rick Riordan, da Orgoglio e Pregiudizio ad Hunger games.

 

Mancava ancora un'ora all’apertura venivo sempre presto, per due ragioni, uno potevo mettere la musica al massimo e due potevo leggere un oretta in santa pace senza che nessuno mi interrompesse, così prendo un libro a caso dal primo ripiano del carrello, mi è capitato la canzone di Achille, una delle mie storie d’amore preferita, amo le storie tragiche, le storie di un amore così potente da sconfiggere qualsiasi cosa, anche la morte, speravo di riuscire a provare un amore così anche io un giorno, anche se ne dubitavo, ho imparato fin da piccolo che ciò che leggi nei libri difficilmente si realizza anche nella vita vera, motivo per il quale ogni volta che posso mi rifugio nei libri, sono il mio posto sicuro dove posso essere me stesso, senza pregiudizi o paure, mi permettono di evadere da quel posto che m'incatena, soffocandomi, facendomi sentire un leone in gabbia e senza una via d’uscita.

Ed ecco che tornava la sensazione di claustrofobia che mi rende difficile respirare ed è sempre susseguita da un attacco di panico, così mi alzo ed esco velocemente all’aria aperta senza neanche posare il libro che avevo in mano, finiva sempre così, ogni volta che pensavo al fatto che ero incatenato lì avevo un attacco di panico, ne soffrivo quando andavo al liceo ma nel momento in cui me ne sono andato erano spariti e sono tornati il giorno in cui ricevetti quella telefonata. Mi chiamò mia nonna dicendo che a mia madre era stato diagnosticato un tumore al cervello e mi chiedeva disperatamente di tornare, perché da sola non ce l’avrebbe mai fatta, così una settimana dopo ero su un aereo che mi avrebbe portato nel posto che più odio al mondo.

Lo avevo fatto per lei e non me ne pento, è la persona più importante della mia vita, la persona che mi ha cresciuto e mi ha fatto diventare quello che sono, mollare tutto per prendermi cura di lei era il minimo che potessi fare. 

 

Ero riuscito a calmarmi giusto in tempo, poco prima dell’arrivo di Marian, la vera bibliotecaria, io ero solo il suo assistente, era la donna più bella che abbia mai visto, sulla trentina, pelle ambrata come se andasse al mare tutto l’anno, occhi marroni così profondi da poterli guardare per ore e ore, i lineamenti del viso perfetti, non aveva una sola ruga, i capelli castani lunghi e ricci che purtroppo teneva quasi sempre legati .Ogni volta che mi fermavo a guardarla rimanevo di stucco per la sua enorme bellezza, tutti in città si chiedevano perché facesse la bibliotecaria, sarebbe potuta diventare una modella o un'attrice di successo anche entrambe le cose tranquillamente ma lei detestava anche solo l’idea di esserlo, l’unico a sapere il perchè ero io, lei odiava essere considerata un bel faccino e basta, infatti faceva di tutto per non sembrare bella, legava i capelli in modo disordinato, non si truccava e tantissime volte l’ho vista girare per Lake View in tuta ma nonostante tutto rimaneva comunque bellissima.

Una delle sue più grandi qualità era che gli basta osservare qualcuno per un pò e subito era in grado di capire la sua natura o che tipo di persona è, se invece conosce la persona gli basta uno sguardo per capire come sta. Questa è una cosa che odio di lei ed infatti quella mattina le è bastato guardarmi un attimo per capire che non stavo bene.

 

«Buongiorno Eijiro, oggi siamo di pessimo umore» dice facendomi uno dei suoi più belli sorrisi

«Buongiorno Dottoressa e no, sto bene grazie» rispondo sforzando un sorriso in modo che sia più realistico possibile 

«Quante volte devo dirtelo di non chiamarmi dottoressa, mi fa sentire vecchia e poi direi che la musica e il libro che tieni in mano dicono il contrario» mi guardò alzando un sopracciglio 

«Oh è solo una coincidenza, lo sa che la mattina pesco i libri a caso dal carrello magico»

«Lo so, ma io ti ho sempre detto che i libri ti mandano messaggi, più precisamente l’universo attraverso di essi ti avverte o cerca di guidarti nella giusta direzione» dice lei aprendo la porta 

«si me lo avrà ripetuto 300 volte, solo questo mese» alzo gli occhi al cielo senza farmi notare 

Non ci credevo al fatto che l’universo mandasse messaggi e probabilmente mai ci avrei creduto, perché non capivo il motivo per cui l’universo dovesse mandare messaggi proprio a me e se può farlo allora perché non mi ha avvertito della malattia di mia madre oppure per il tradimento del mio ex, invece no ha deciso di avvertirmi solo ora alle mie orecchie quindi sembravano solo un mucchio di stronzate.

«Ho capito, come sempre non vuoi parlarne» mi fece un piccolo sorriso 

«Sul serio sto bene, non so perché continua a chiedermelo sempre» risposi io un pò stufo di fare la stessa conversazione tutti i giorni, perché si me lo chiedeva tutti i giorni, sapeva della malattia di mia madre e era anche l’unica a sapere del mio odio verso quel posto, anche perché qui erano tutti abbastanza patriottici e non potevi andare in giro a dire “questo posto fa schifo” o ti avrebbero linciato vivo e subito dopo avrebbero attaccato con il solito discorso sull’importanza storica che ha avuto quel luogo per la guerra civile, cosa che sapevo benissimo visto che l’unica storia che si studiava al liceo era quella.

«Perché mi preoccupo per te mio piccolo apprendista e sono sicura che arriverà il giorno dove ti pentirai di non aver accettato i miei preziosissimi consigli» disse mentre entrava nel suo studio o come la chiamavo io la sua Batcaverna, non aveva nulla di particolare era un normalissimo studio, almeno agli occhi di tutti sembrava così, ma agli occhi di uno appassionato di storia o di letteratura no, lì dentro erano contenute tutte le antiche cartine della città, i libri più antichi della biblioteca e persino qualche lettera risalente alla guerra civile, credo, principalmente le lettere di due innamorati separati dalla guerra, una storia d’amore così bella e tragica al tempo stesso.

Entravo raramente là dentro, non perché Marian non volesse, ma semplicemente perché quel posto mi ricordava i miei anni di liceo, dove mi rintanavo lì dentro a leggere quelle lettere o qualche libro ritenuto blasfemo o non consono per gli standard della cittadina, ossia sono banditi tutti quelli che contengono la magia, perché ovviamente incitano alla stregoneria, i libri con coppie gay o personaggi queer o appartenente a qualsivoglia categoria della LGBTQ+ e infine i libri con morti troppo cruente perché potrebbero traumatizzare troppo i poveri e piccoli bambini e ragazzi di Lake View, gli stessi ragazzi che il sabato sera vanno a fare festa a casa di qualcuno e si scolano litri e litri di alcol e gli stessi bambini che giocano a Fortnite sulla play, ovviamente tutto questo di nascosto dai genitori che li credono piccoli angeli perfetti.

Un altro motivo era che quella era una stanza isolata e lontana dalla porta e quindi se ci chiudevamo entrambi lì dentro non avremmo mai sentito o visto se qualcuno entrava non che fosse una cosa che accadesse spesso però quando accadeva farci ritrovare entrambi chiusi lì dentro non sarebbe stata una buona pubblicità.

Anche io però avevo una sorta di studio era una stanza vetrata su tre lati, posta accanto all’ingresso, in teoria era uno spazio dedicato a coloro che volevano leggere lontano dagli altri, in realtà avevo reclamato la sua proprietà da anni ormai, infatti quando leggevo libri “normali”, tipo il giovane Holden mi sedevo sempre lì così potevo vedere chi entrava e avvertire Marian o qualsiasi altra persona ci fosse a fargli da assistente, dentro allo studio c’era una semplicissima scrivania con tre cassetti per ogni lato, una poltrona ed una sedia di fronte, sull’unico muro della stanza era appeso un mappamondo, con delle X segnate sopra, erano segnati tutti i posti che volevo visitare di cui avevo letto nei libri, la prima volta che lo avevo visto, un sorriso spontaneo si era formato sulle mie labbra, lo aveva conservato per tutti quegli anni, così come si era ricordata che quello era il mio posto preferito e quindi aveva deciso di renderlo il mio studio, era stata la cosa più bella che qualcuno avesse mai fatto per me 

 

Questa è Lake View un posto dove puoi essere solo come gli altri vogliono, conforme alle regole non scritte di questo posto e se non lo sei ti etichettano, ti isolano e ti trattano come un reietto insomma tutte le tipiche cose che fa una cittadina con la mentalità bloccata nel 1600.

 

La giornata di lavoro fu tranquilla e il tempo passò così veloce che non mi accorsi neanche che la giornata fosse finita, salutai Mariam e mi incamminai verso casa, lei restava sempre dopo l’orario di chiusura per finire un progetto, non ha mai voluto parlarne con me, anzi che io sappia non ne ha mai parlato di questa cosa con nessuno.

 

Mentre tornavo a casa decisi di mettere di nuovo la stessa playlist della mattina e mi ritrovai di nuovo perso nei miei pensieri, anzi nei miei ricordi e mentre nelle cuffiette suonava Happier, una canzone che mi riportava alla mente brutti ricordi, che avrei voluto dimenticare, chiudere in qualche cassetto e gettare via la chiave.

“But she's beautiful, she looks kind, she probably gives you butterflies” 

Olivia ma come diavolo fai a esprimere perfettamente i miei sentimenti così perfettamente senza neanche conoscermi, mentre ascoltavo quelle parole però un ricordo specifico si fece spazio nella mia mente

 

“Erano davanti ai miei occhi a baciarsi, no direi che si stavano mentendo le rispettive lingue l’uno nella gola dell’altra e in quel momento il mio cuore andò in mille pezzi, un dolore lancinante all’altezza del petto e le lacrime minacciavano di uscire dai miei occhi, avrei voluto tanto correre via eppure le mie gambe erano immobili, non riuscivo a spostarle come se qualcuno mi tenesse incatenato lì anche se io volessi scappare via.

Nessuno si accorse di me, erano tutti troppo concentrati a guardare quella scena e ha fare fischi, battutine e risatine, ma anche se lo avessero fatto nessuno avrebbe mai immaginato la vera motivazione dei miei occhi ludici, avrebbero pensato che ero l’ennesimo ragazzino sfigato che aveva preso l’ennesima cotta per Nejire, ma nessuno sarebbe mai arrivato al fatto che io stessi quasi per piangere per lui cosa che comunque non avrei mai fatto, non avrei mai pianto davanti a tutti, una volta tornato a casa, chiuso nella mia stanza, avrei lasciato uscire tutta la frustrazione e il dolore perché la mia stanza era l’unico posto dove potevo essere libero... ”

 

Mi scese una lacrima a ricordare quella giornata, la peggiore di tutta la mia vita, il primo momento in cui ho capito che la vita non è giusta, che questo posto fa schifo, fa troppo schifo, per stare bene sarei dovuto andare il più lontano possibile da lì e così ho fatto. Peccato che la vita sembra si diverta a prendersi gioco di me, avevo tutto, degli amici che mi apprezzavano, stavo studiando per fare ciò che avevo sempre desiderato, ero perfino riuscito a trovare un fidanzato ma poi improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, sono dovuto tornare qua a fingere.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2- Odio il sabato ***


 

 

Kirishima

 

Odio il sabato

 

L’ho sempre odiato, il sabato a Lake View significa una cosa sola, non hai scuse per non uscire, il giorno dopo è domenica la biblioteca è chiusa e quando andavo a scuola il sabato non c’erano le lezioni però riuscivo qualche volta a passare con la scusa dei compiti. Ora non posso farlo perché sanno tutti che ho preso una pausa dall’università, non so come abbiano fatto a saperlo, quindi i miei cosiddetti amici ogni sabato mi trascinavano, ad una festa o in qualche locale per sbronzarsi, cosa che volevano sempre far fare anche a me ma non ci riuscivano mai. Infatti puntuale come ogni sabato mattina mi arrivò la telefonata dell’unica persona che in quel posto sopportavo, il mio migliore amico Denki.

 

«Buongiorno Ei, allora stasera andiamo ad una festa a casa di Nejire» mi disse il mio migliore amico felice e pimpante come ogni sabato mattina.

Io in tutta risposta sbuffai, non mi andava di andarci ma sapevo benissimo che era inutile discutere perché che io volessi oppure no lui mi avrebbe trascinato lì comunque.

«Ei dai non fare così, ci saranno tutti, non sei felice di rivederli?»

Quello che avrei voluto realmente rispondere era un no, secco e diretto perché avrei preferito passare un'intera giornata a cucinare insieme al generale, nome affettuoso con cui io chiamavo mia nonna, piuttosto che passare una serata con quelle amorevoli teste di cazzo che erano i miei ex compagni del liceo.

“Che festeggiamo stavolta? la morte del cane del vicino o l’ennesimo compleanno inventato?” risposi invece in modo ironico e senza il minimo entusiasmo

«Oh no, sta volta un motivo per festeggiare c’è, non ci crederai mai ma festeggeremo il ritorno di Bakugo Katsuki»

«Eh? Il ritorno di chi?»

Queste furono le uniche parole che riuscì a pronunciare forse con un tono un pò più squillante del normale,ma Denki come suo solito fraintese tutto e pensò che io non mi ricordassi chi fosse.

«Si Kiri, Bakugo il ragazzo biondo che veniva a scuola con noi, il capitano della squadra di basket, ma è mai possibile che tu non ricordi nessuno della nostra classe» disse ridendo l’ultima parte

Peccato che io mi ricordavo perfettamente di lui, dei suoi bellissimi occhi rossi, di quei capelli tenuti puntualmente spettinati che lo rendevano un gran figo, la pelle perfetta e quella perenne espressione di superiorità, direi che sapevo benissimo chi fosse.

«Ah si, ho capito» risposi invece continuando quella farsa 

«C’è capito chi torna? Secondo me no, c’è quello a cui andavano dietro tutte»

«Si Denki ho capito, Mr pallone gonfiato probabilmente se l'avessi chiamato così avrei capito subito di chi stavi parlando» dissi sforzando una risata che però uscì piuttosto bene perché mi rispose come se nulla fosse 

«Oddio era da troppo tempo che non ti sentivo chiamarlo così» disse ridendo anche lui 

«Dai Kiri ti lascio che devo entrare a lavoro» 

«Si a dopo Denki, mi raccomando mettimi da parte l’ultimo volume che ti ho chiesto dopo passo a prenderlo»

«Si non preoccuparti, sicuramente lo avrà già fatto Tamaki al mio posto, ormai lo sa anche lui a dopo bro» mi rispose e attaccò subito dopo.

 

Denki lavorava nel negozio di fumetti della città vicina insieme a Tamaki, un ragazzo timido e introverso che era il proprietario di quel negozio, aveva preso a lavorare Denki non perché fosse bravo, combinava un casino dietro l’altro, ma perché a differenza sua ci sapeva fare con i clienti, cosa che a Tamaki non riusciva. Ci ha messo quasi un mese prima di fare una chiacchierata con me, anche se passavo ogni sabato a comprare qualche fumetto, visto che lavoravo solo mezza giornata, infatti mentre ero al telefono con Denki mi ero preparato per andare a lavoro così scesi di sotto per fare colazione con il generale e mia mamma

 

«Buongiorno» dissi mentre entravo in cucina e mi sedevo sulla sedia

«Buongiorno» mi risposero in coro mia mamma e mia nonna 

«Alla buon ora aggiungerei, che c’è ti pesa troppo fare colazione con noi almeno una volta a settimana» disse mia nonna guardandomi con il suo tipico sguardo da rimprovero, quello sguardo che da bambino mi faceva tremare come se fossi al polo nord senza giacchetto

«Scusa nonna mi ha chiamato Denki e mi ha tenuto un pò troppo al telefono» mi grattai la nuca e feci il mio miglior sorriso di scuse 

«Per questa volta passi ma se arrivi di nuovo in ritardo giuro che ti do una tirata d’orecchie che non dimenticherai mai Eijiro Kirishima» e mi puntò contro il dito

«Dai mamma basta, Ei non è più un bambino non lo puoi rimproverare» disse mia mamma ridendo, adorava vederci battibeccare, parola non propriamente esatta visto che mia nonna mi sgridava e io rispondevo con cose tipo “si nonna, hai ragione scusa”.

«Esatto nonna non sono più un bambino e poi lo sai che voglio tanto bene ad entrambe» dissi dando ad entrambe un bacio sulla guancia, mia mamma mi sorrise in risposta invece mia nonna alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa come “ruffiano” e io ridacchiai sedendomi.

 

Quei momenti con la mia famiglia erano per me qualcosa di veramente speciale, anche se con i continui rimproveri di mia nonna, ed era proprio per questo che fin da piccolo, dopo aver visto un film di guerra non proprio appropriato per un bambino, avevo iniziato a chiamarla il generale. Era lei che teneva in riga tutti, non rimproverava mica solo me, l’avevo vista un sacco di volte rimproverare anche mio zio o i miei cugini, l’unica esonerata dai rimproveri era mia mamma, nessuno sapeva il perché ma non avevo mai visto mia nonna rimproverarla, tutti in famiglia credevano che mi sarebbe toccata la stessa sorte essendo suo figlio e invece non fu così, ma lo sapevo che lo faceva perché ci voleva bene era il suo modo per esprimere i sentimenti e a me andava bene anche così

 

«Mamma, nonna stasera vado ad una festa a casa di Nejire non aspettatemi sveglie» dissi mentre mangiavo il mio latte coi cereali 

«tu ad una festa?» mia nonna mi guardó con un sopracciglio alzato

«lo so, non sono tipo da feste ma se non avessi accettato Denki mi avrebbe rotto le palle fino a che non ci sarei andato, quindi ho detto si»

«Eijiro Kirishima se sento di nuovo dirti una cosa del genere ti lavo la bocca con il sapone.» Il generale era sempre gentile di prima mattina.

Io ovviamente non risposi ridacchiai e basta

«Non centra nulla il ritorno di Katsuki vero?» disse mia madre con uno strano sorriso sul volto, perché l’unica persona a cui lo avevo detto era mia madre, tra me e lei non c'erano segreti. Io invece quasi mi strozai con i cereali.

«No mamma assolutamente no» risposi io mettendomi immediatamente sulla difensiva 

Mia mamma non rispose e ridacchiò, mentre mia nonna mi guardava con il suo solito sguardo, di chi la sa lunga.

«Non mi è mai piaciuto quel ragazzo e mai mi piacerà sta alla larga da lui, porta solo guai»

«Nonna non preoccuparti, tanto neanche ci parlerò alla festa» risposi io finendo la mia tazza di latte coi cereali, era la mia colazione preferita, a volte addirittura ci cenavo o pranzavo. 

 

Dopo aver salutato mia nonna e mia mamma, la seconda mi ha lasciato andare dopo aver ricevuto un numero sufficiente di baci e un lunghissimo abbraccio, salii in macchina e con la musica altissima, fottendomene anche un pò del codice stradale, correndo anche più del dovuto, arrivai a lavoro con dieci minuti di anticipo. Il sabato non andavo a lavoro prima per via della colazione di famiglia era una tradizione che facevamo fin da quando ero piccolo.

 

Arrivare a lavoro dopo significava non avere tempo per leggere prima dell’apertura, ma poco importa visto che potevo tranquillamente leggere dopo essere tornato a casa, prima di andare alla festa. Ci mettevo poco a prepararmi quindi in una mezz’ora al massimo avrei fatto, poi come sempre sarebbe dovuto passare a prendere Denki. 

Mai una volta che prendesse la sua macchina quindi non avrei potuto neanche bere.

 

«Buongiorno Eijiro, oggi come stai?» mi salutò Marian entrando in biblioteca con il suo solito sorriso 

«Oh buongiorno Marian, tutto bene come sempre» ricambiai il sorriso e entrai nel mio “studio”

Dovevo assolutamente trovare un nome per quel posto, tutte le cose belle meritano un nome o una definizione che le rende uniche e ancora più belle.

 

«Sono arrivati i nuovi libri da sistemare Eijiro» mi disse Marian facendo capolino dalla porta con solo la testa.

«Va bene mi sistemo e arrivo» risposi posando la giacca e lo zaino con i libri dell’università

 

Libri da sistemare? Significava una cosa sola, che avrei passato il mio turno a leggere l’ultima frase dei vari libri che avrei dovuto mettere apposto. Era una cosa che facevo sempre, rischiavo di farmi qualche spoiler del finale? assolutamente sì, ma non mi importava. La prima e l’ultima frase di un libro erano sempre le più belle perché dovevano catturare l’attenzione del lettore e direi che con me ci riuscivano sempre. Una volta finito di sistemare le cose in ufficio presi lo scatolone pieno di libri all’entrata e lo portai nella corsia di fronte, così nel caso fosse entrato qualcuno lo avrei visto, ma non c’era pericolo visto che io ero l’unico “pazzo” da venire in biblioteca il sabato mattina, eppure dopo un'oretta passata a “sistemare” i libri, in tre file ordinate sul pavimento, poi c’era qualche libro aperto sparso, mi stavo divertendo ad aprire i libri su una pagina a caso e a leggere la prima frase che mi capitava davanti, lo facevo spesso sia con mia mamma che con Marian. A volte facevamo dei discorsi che non avevano il minimo senso ma erano estremamente divertenti, farlo da solo non è la stessa cosa, ma comunque mi divertivo a leggere i messaggi, come lì avrebbe chiamati Marian, che l’universo mi mandava, così presi uno dei volumi, lo aprì e lessi ad alta voce.

«Qual è il contrario di due? Un me solitario, un solitario te»

«Fantastico, ci mancava solo un libro a ricordarmi quanto sono solo, non basta la playlist di spotify» borbottai a voce un pò alta.

«Beh invece a me sembra una cosa così romantica» disse una voce femminile a me sconosciuta

Alzai la testa di scatto e mi ritrovai davanti una ragazza con i capelli viola e gli occhi dello stesso colore, sembrava che avesse più o meno la mia stessa età, era davvero una bella ragazza, aveva un filo di trucco sugli occhi li faceva risaltare ancora di più.

«Ehy smettila di fissarmi, è inquietante» fece una risatina imbarazzata e distolse lo sguardo 

«Oddio scusami è che non sono abituato a vedere gente qua dentro di solito non entra mai nessuno» dissi io grattandomi la nuca imbarazzato e sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi 

«Davvero nessuno entra mai qua dentro? Ma è un posto così bello» Disse guardandosi intorno e si chinò prendendo un libro dalla fila più vicino a lei 

«Romeo e Giulietta, l’emblema del romanticismo» disse lei sarcastica 

«Oh se per romanticismo intendi farti ammazzare per amore, allora si» risposi ridacchiando

«Per me erano solo degli idioti» mi rispose posando il libro

«Forse o erano semplicemente innamorati, l’amore fa fare idiozie e fidati lo so più che bene» feci un piccolo sorriso triste 

«Comunque come posso aiutarti forestiera?» aggiunsi mentre mi alzavo e mi pulivo i pantaloni

«Come sai che sono una forestiera?» fece un piccolo sorriso divertito

«Semplice, perché qui tutti sanno che nessuno entra qua dentro e tutti si conoscono» disse una voce che mi suonava familiare e infatti poco dopo vidi un inconfondibile chioma verde spuntare dalla porta 

«Esattamente, ciao Midorya» lo guardai e sorrisi 

 

Izuku Midorya era il migliore amico di Katsuki, si conoscevano fin da piccoli, andavamo alle elementari insieme.Era un ragazzo davvero dolce, cercava sempre di aiutare gli altri e tantissime volte mi ha dato ripetizioni di matematica, non sono mai stato un grande studioso ma ho cercato sempre di impegnarmi il più possibile.

Non ho mai capito per quale motivo Izuku girasse intorno a Katsuki, quest’ultimo lo trattava sempre male e poche volte c’è mancato poco che lo picchiasse, eppure gli è sempre rimasto vicino anche quando si sono separati al liceo. Izuku aveva ottenuto una borsa di studio per una scuola molto prestigiosa in una città lì vicino, e alla fine sono addirittura andati al college insieme 

 

«Ciao Kirishima, ti trovo in gran forma e i capelli rossi ti stanno da benissimo» mi squadró da capo a piedi con il suo solito sorriso gentile 

«Oh beh grazie» risposi facendo un piccolo sorriso con le guance leggermente rosse per l’imbarazzo 

Non ero abituato a ricevere complimenti me li facevano raramente, tranne mia madre ma dubito che i suoi contino per lei sarei bellissimo anche con un sacco della spazzatura in testa. 

«Dico solo la verità, comunque verrai stasera alla festa o hai qualche avventura in sospeso da vivere? Anche se sinceramente ne dubito, avrai letto probabilmente quasi tutti i libri della biblioteca» ridacchiò 

«Oh nono stasera ci sarò anche io» risposi ridacchiando anche io 

«Immaginavo che eri un topo di biblioteca come Shinso» disse la ragazza guardandomi in un modo che non seppi decifrare, sembrava quasi che mi stesse studiando per verificare qualche tipo di compatibilità, mi fissava proprio come un medico fissa le analisi o gli esami, alla ricerca di qualcosa che ti faccia dire “oh sì eccolo lì il problema” 

«Come Shinso? Lui è un novellino in confronto a Kirishima, ti dico solo che il ballo di fine anno lo ha passato in un angolo della palestra a leggere»

«Che cosa?» la ragazza spalancò gli occhi e io mi grattai la nuca ormai pienamente in imbarazzo 

«eh già ma solo perché prima del ballo ero arrivato ad un punto cruciale e non potevo fermarmi» dissi cercando di giustificarmi

«E io che credevo che Shinso fosse imbattibile»

Izuku rise, mi era sempre piaciuta la sua risata era così cristallina e sincera che mi faceva sempre sciogliere il cuore.

«Comunque vi serve qualcosa?» dissi sia per svolgere il mio lavoro sia per fermare quella conversazione un po’ imbarazzante

«Oh no sono entrata qua solo perché amo l’odore delle biblioteche e quello dei libri, si ovviamente leggo anche io, ma ho troppi libri arretrati e non credo riuscirei a restituirlo in tempo» disse la ragazza guardandosi intorno 

«Invece io sono entrato solo per vedere se le voci che girano su di te erano vere oppure no e sì lo sono eccome»

«Davvero girano voci su di me? Non lo sapevo»

Invece lo sapevo benissimo ma era più che normale parto che ero un ragazzo mingherlino con i capelli neri e l’aria un po’ trasandata poi qualche anno dopo sono tornato con i capelli tinti, più alto, palestrato. È normale qui che la gente chiacchieri e che si inventi di tutto e di più, da quando ero tornato ne avevo sentite su di me e già qualche giorno dopo ero stufo che la gente parlasse di me visto che secondo loro ero ricercato in 36 paesi e avevo 7 figli.

Una cosa positiva del ritorno di Bakugo Katsuki? Che adesso la novità era lui quindi la gente avrebbe smesso di parlare di me e avrebbero cominciato con lui.

«Oh si ma non preoccuparti erano tutte più che positive» disse sorridendo come per rassicurarmi 

«Midoya non preoccuparti non mi è mai interessato cosa dicessero i nostri compaesani di me non mi importerà di certo ora» 

«Fai più che bene, ora scusaci ma dobbiamo andare»

«oh sì non preoccupatevi, beh a stasera» dissi io sorridendo 

«A stasera Eijiro» disse Izuku rispondendo al mio sorriso 

Detto questo uscirono entrambi dall’edificio storico, perché si la biblioteca era l’edificio più vecchio di Lake View, visto da fuori sembrava un edificio normale non aveva nulla di particolare o speciale ma in realtà era stato l’unico edificio a salvarsi dalla guerra civile, nessuno sa perché o che cosa fosse prima di una biblioteca, perché purtroppo tutti i documenti vennero persi per via di un incendio al municipio.

 

Finì il turno ancora stranito dalla conversazione avuta poco prima con Izuku, non so perché ma il fatto che lui fosse entrato in biblioteca solo per vedermi mi metteva a disagio. Mi sentivo come se fossi stato messo completamente a nudo anche se alla fine non ci eravamo detti nulla di che, eppure sentivo una sensazione strana come se quell’incontro non fosse stato per nulla un caso o una cosa decisa all’ultimo così solo per pura curiosità, scossi la testa per scacciare quei pensieri che probabilmente erano solo mie stupide paranoie mentali e salii in macchina diretto verso la fumetteria per pranzare con il mio migliore amico, felice come non mai di vederlo, in quel momento avevo proprio bisogno delle sue battute stupide e dei suoi discorsi frivoli.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3- Noioso ***


3

 

Bakugo 

 

Noioso

 

Questa è l’unica parola che mi viene in mente per Lake View, è quindi un posto tremendo per crescere, ma a quanto pare è un posto fantastico per invecchiare visto che prima o poi tutti tornano qua. Ho sempre immaginato che io sarei stato il primo a non tornare mai più e invece alla fine mi sono ritrovato a fissare il soffitto della mia vecchia camera, piena dei poster di qualche rock band di cui ero fan, nella libreria i cd delle stesse band e anche di altri artisti, la vecchia batteria mezza rotta in un angolo e una scrivania vuota o almeno lo era fino a ieri, adesso era piena dei quaderni del nerd e di cartacce. La mia camera sembrava un porcile, il che è insolito visto che sono una persona ordinata, che detesta il disordine e lo sporco ma quando ho il blocco dello scrittore stare in una stanza pulita e profumata mi fa saltare i nervi, talmente tanto che farei esplodere tutto se potessi. (//sono proprio simpatica ahahah)

 

Secondo Deku tornare a “casa” mi avrebbe fatto bene, per me invece ha usato la scusa del mio blocco per tornare dalla sua mammina perché sicuro gli mancava, che pappamolle. 

«KACCHAN SIAMO TORNATI E NON INDOVINERAI MAI CHI HO INCONTRATO PER CASO» urlò quel nerd di merda dal salotto 

«Non me ne frega un cazzo.» risposi urlando anche io 

«Dai su esci da quella stanza e scendi di sotto» 

«No» risposi prendendo le cuffiette e facendo partire la musica

 

Conoscevo bene quel nerd e sicuro avrebbe continuato a parlare per altri 10 minuti poi dopo non aver ottenuto risposta sarebbe venuto su a rompermi il cazzo con i suoi discorsi, non capendo che a me non interessa quello che ha dire lui e infatti due canzoni dopo, più o meno, me lo sono ritrovato seduto sul letto.

«Stare chiuso in questa stanza non ti fa bene Kacchan, da quando siamo tornati ti sei chiuso qua, dovresti uscire un pò» disse con il suo tono dolce fastidiosissimo

«Non stressarmi nerd.» risposi guardandolo male 

«Kacchan stasera ci sarà una festa dove ci saranno tutti non vorrai mica che pensino che tu sia diventato uno noioso e pesantone vero?»

«Io non sono nè noioso nè pesantone» ringhiai alquanto arrabbiato

«Beh io lo so, i nostri compagni no e sai già iniziano a girare voci sul grande Bakugo Katsuki e il suo declino, ma capisco se non ti interessa» si alzò e se ne andò come se nulla fosse.

 

COSA?!? Voci sul mio declino? Ma che si fuma la gente di qua? L’erba del prato? 

Mi alzai alquanto infuriato e urlai

«Va bene nerd del cazzo, verrò a questa stupida festa ma giuro su chiunque ci sia lassù che se quella puttana mi si avvicina non rispondo delle mie azioni» sbattei piuttosto forte la porta e tornai sul letto senza minimamente ascoltare la risposta.

 

Tsk! Il mio declino? Io sono Bakugo Katsuki neanche quando sarò morto andrò in declino. Ho un piccolissimo blocco che risolverò presto, devo solo trovare l’ispirazione e poi il gioco è fatto.

Forse ha ragione quello stupido nerd stare chiuso in casa non giova alla mia salute mentale e nemmeno al mio blocco. Ho letto su internet che uscire fa bene ma questo posto è troppo noiso, solo questo è in grado di trasmettermi e non ho voglia di andare in giro e vedere quelle stupide comparse ed essere costretto a chiacchierare con loro senza mandarle a fanculo due secondi dopo che hanno aperto bocca.

“Okay fanculo nerd” questo era il mio pensiero mentre mi alzavo dal letto sbuffando.

 

Andai a farmi un doccia e poi scesi di sotto, la scena che vidi fu raccapricciante, la vecchia e Merdeku che ridevano a qualche stupida battuta fatta da mio padre.

Dio santo che ribrezzo, detesto i miei genitori, fanno tanto i perfettini e poi sono i primi a fare schifo, mia madre era sempre attaccata a quel telefono a sparlare di qualcuno con qualche sua amica, probabilmente o la mamma di Deku o quella di Pikachu. 

Era così che chiamavo quel fulminato di Denki per via di quella stupida saeta tinta sui capelli, mi ricordo ancora quando in terza elementare era entrato in classe tutto fiero e felice. Peccato che l’unica cosa che scatenò furono le risate di tutti, o quasi, uno dei miei compagni, credo che si chiamasse Enji, Enjiro, no, ce l’ho Eijiro. Lo guardava con ammirazione come se volesse tanto farlo anche lui, tsk che idiota. 

 

«Io sto uscendo, ciao» dissi mentre passavo la davanti 

«Aspetta Bakugo vengo con te, ho scoperto che qua vicino c’è una fumetteria e devo andare a prendere l’ultimo volume uscito di spiderman» disse il morto di sonno posando la tazza, che al 99% due minuti prima era piena di caffè, nel lavandino.

«ah bene adesso c’è anche una fumetteria, fantastico.» dissi sarcastico prendendo la giacca

«Si Kacchan e ti direi di passare anche in biblioteca, leggere un buon libro non ti farà male» disse Deku di nascosto dagli altri.

Ma che si fuma quel nerd? No perché seriamente per me è arrivato il momento che cambi spacciatore la roba che gli vende è sicuramente avariata.

«Non rompermi il cazzo.» dissi mentre uscivo e sbattevo la porta.

 

«Sai che potresti sforzarti ad essere un po’ più gentile con lui, alla fine si preoccupa solo per te» alzò gli occhi al cielo.

«Io sono gentile, infatti non lo faccio fuori nonostante se lo meriterebbe.» dico guardandolo e male

Il morto di sonno non rispose ma alzò semplicemente gli occhi al cielo e salimmo in macchina. 

«Non ho la più pallida idea di dove sia la fumetteria quindi se lo sai bene se no metti quel cazzo di navigatore ma togli quella cazzo di voce irritante e dimmi tu la strada» dissi mentre mettevo in moto.

 

Shinso fece come richiesto e dopo meno di dieci minuti arrivammo alla nostra destinazione, ammetto che era davvero carina anche se era un pò piccolo, ma per essere la fumetteria di una cittadina, solo dalla vetrina sembrava ben fornita. Era piena di action figure disposte su alzate oppure appese come se volassero o, nel caso del capitano Levi, usassero il dispositivo di manovra tridimensionale. Una volta entrati c’erano tutti scaffali ed espositori con non so quanti fumetti, credo fosse impossibile contarli, erano tutti sistemati e in ordine, da una parte la sezione marvel, che occupava un'intera area del negozio, di fronte la DC che occupava più o meno lo stesso spazio, poi in fondo al negozio si trovava anche una sezione manga che, a prima vista, sembrava anche ben fornita. Tutto sarebbe sembrato ben fornito in confronto alla libreria ad un ora da qui che che aveva solo due manga, ma proprio di numero, Naruto e One piece fine, il commesso aveva pure il coraggio di guardarti male se ti azzardavi a chiedere qualcos’altro.

Andai diretto lì, non ero un grande appassionato di manga e fumetti ma non mi dispiace leggerli, infatti di solito io non li compro mai visto che tanto Shinso nella sua stanza ha un numero di libri, fumetti e di qualsiasi altra cosa che si legge, pari a quelli presenti nella fumetteria e nella biblioteca messi insieme, Shinso si incazzava? Ovvio, ma a me non me ne frega niente e continuerò sempre a farlo, perché buttare i miei soldi quando c’è lui che lo fa al posto mio.

 

«Che mi prenda un colpo, il grande Katsuki Bakugo qui nel mio negozio» disse una voce alle mie spalle che conoscevo molto bene, oggi ci mancava solo quel cretino di Pikachu.

«Che ci fai qua re del ballo?» Aggiunse.

Da quando avevo “vinto” quella stupida corona mi chiamava così tutti penserebbero che è invidioso e che l’avrebbe voluta lui la corona ma io sapevo benissimo che non era così era una vera e propria presa per il culo, prima mi chiamava mister perfettino o con qualche altro soprannome del genere che mi faceva infuriare però non sono così cretino da farmi vedere incazzato visto che io è dalla terza elementare che lo chiamo Pikachu.

«Che c’è non posso entrare in un cazzo di negozio ora?!» dissi guardandolo male 

«Oh no puoi farlo peccato che tu definivi tutto questo “roba da sfigati”» indicò tutto intorno a lui e fece le virgolette con le dita.

Lui non sapeva però che io ho sempre avuto una botola sotto al letto piena di fumetti, l’unico a saperlo infatti era Merdeku, anche perché la maggior parte di quei fumetti erano suoi, diciamo, regali. Io non potevo comprarli e non potevo neanche inventarmi cazzate ogni volta che volevo andare in fumetteria, ogni tanto riuscivo a saltare un allenamento o un'uscita con quelle comparse che erano i miei compagni di squadra, però la maggior parte delle volte riuscivano ad incastrarmi.

«Penso ancora che lo sia, ho solo accompagnato il morto di sonno» indicai Shinso che quando sentì il soprannome che gli avevo dato, per via delle sue occhiaie chilometriche, si girò e squadrò il ragazzo davanti a sé da capo a piedi.

«Vedo che non hai perso il vizio di dare soprannomi a tutti» disse Denki ridacchiando io in risposta sbuffai e alzai gli occhi al cielo

 

«TU NON IMMAGINERAI MAI CHI E VENUTO IN BIBLIOTECA OGGI» disse entrando un ragazzo e in quel momento ci girammo tutti a guardarlo, aveva i capelli rossi e abbastanza lunghi da poter essere legati con un codino, era alto, palestrato, con una lieve abbronzatura che sembrava quasi essere stato baciato dal sole, insomma un gran figo. Mi soffermai a guardarlo meglio e notai che aveva due iridi rosse così simili alle mie, fu per quelle che lo riconobbi, quegli occhi erano difficili da dimenticare, mi avevano colpiti fin dal primo giorno di scuola, quando lo vidi entrare in classe e sedersi al primo banco da solo, ma di quel bambino terrorizzato che poi è diventato un ragazzo profondamente triste non c’era neanche più l’ombra. 

 

Sembrava che volesse continuare la frase ma quando ci ha notato si zittito e per un attimo, ho rivisto gli stessi occhi di quel ragazzo triste che mangiava sulle scalette antincendio, solo per un secondo l, perché subito dopo fece un gran sorriso e si grattò la nuca.

«Scusate, credevo non ci fosse nessuno» ridacchiò 

Non so perché ma non mi guardava, mentre parlava fissava un punto imprecisato tra me e Shinso, non sapevo neanche perché lo avevo notato.

«Oh non preoccuparti Kiri» poi prese il telefono e fece finta di parlare con qualcuno 

«Ma certo riferirò, Mi dicono dalla Cina che non hanno sentito bene e se puoi ripetere» poi scoppiò a ridere e posò il telefono, rise anche Kirishima, aveva una risata spettacolare era così pura e cristallina, solo sentirla avrebbe coinvolto chiunque, ma ovviamente non me eppure sentirla mi fece stare meglio.

«Ho capito che sei un bisessuale in astineanza Bakugo, ma cazzo smettila di fissarlo è inquietante» sussurrò Shinso per farsi sentire solo da me mentre Kirishima ci superava e andava nel retro a salutare, qualcuno credo.

«non lo sto fissando e poi te che cazzo ne sai? e comunque no che non sono in astinenza» borbottai fulminandolo con lo sguardo,

Shinso non rispose di nuovo e si allontanò borbottando qualcosa come “è una causa persa”.

Io presi un fumetto e lo sfogliai anche se la mia mente era altrove, quella frase di Shinso mi aveva ricordato il motivo per il quale io non volevo uscire di casa, oltre al fatto che detestavo tutti e che non volevo parlare con nessuno, era perché dovevo costantemente essere perfetto, non potevo mai sbagliare o dire qualcosa fuori posto. Ho sempre avuto un caratteraccio, ma al di fuori della mia cerchia di amici e della mia famiglia ho sempre cercato di trattenermi. 

Ero sempre il migliore in tutto, quindi a me non era concesso sbagliare mai e in nessun caso, non potevo mai permettermi il lusso di rilassarmi e di non fare nulla perché sarei diventato un fallito agli occhi di tutti.

Me ne sono andato il giorno del diploma per questo, non riuscivo più a vivere qui con tutta quella pressione addosso, Deku venne con me e poco dopo conoscemmo orecchie lunghe e il morto di nonno, la prima ad una gara di Karaoke, è stata l’unica in grado di battermi e il secondo lo ha trovato Deku ovviamente in una libreria, inizialmente voleva provarci con lui ma poi non so come ha scoperto che sapeva suonare il basso ed era così bravo che alla fine ho accettato di averlo nella band.

Ovviamente sono il il leader e sono io che decido tutto o comunque se a me non sta bene non si fa. 

Così nacque la nostra band, non eravamo delle superstar, però eravamo abbastanza conosciuti, capitava ogni tanto che ci fermassero per qualche foto o autografo, ma qua sicuro nessuno ci conosceva, da qui fino alle prossime tre contee. Sinceramente era meglio così, per questo ho accettato di tornare, avevo bisogno di staccare da quella vita fatta di concerti, orari strani, alcol e via dicendo per un po’. Credo ne avesse bisogno proprio la band in generale, prima di venire a Lake View non facevamo altro che litigare fra noi, Jirou un giorno aveva addirittura minacciato di lasciare la band e fu proprio in quel momento che Deku disse con un tono autoritario, che mai mi sarei immaginato di sentire da lui, “basta è arrivato il momento di tornare a casa” e così una settimana dopo mi sono ritrovato nella mia vecchia stanza a fissare il soffitto e a cercare di pensare a qualunque cosa che non era “sono tornato nel posto che odio di più al mondo”. 

 

Shinso, che fino a poco prima stava chiacchierando con Pikachu su non so quale fumetto, come se mi leggesse nella mente mi prese e mi portò fuori salutando Denki, il rosso non era ancora uscito dal retro, io in tutta risposta non dissi nulla e lo seguì fuori dal negozio.

«Perché?» dissi soltanto 

«Perché dopo tre anni posso affermare di conoscerti bene e quell’espressione triste sul tuo volto l’ho vista soltanto due volte, la prima quando è morto Slappy e la seconda quando siamo scesi dall’aereo una settimana fà» disse lui rimanendo impassibile, come se non mi avesse appena salvato la reputazione.

«Che cazzo c’entra quella palla di pelo adesso?!»

Slappy era il cane di Jirou, era una Shih Tzu che sembrava avere un'espressione sempre incazzata sul volto, appena l’ho visto me ne sono innamorato, cosa che non ho mai ammesso e probabilmente non lo farò mai, pensare che io all’inizio neanche lo volevo. Quando Jirou ci ha detto che sarebbe venuta a vivere con noi solo se anche Slappy fosse venuto, io avevo risposto con un no secco, i cani rompono tutto e sporcano in giro e a me già bastava che lo faceva Deku, non avevo bisogno di un'altra bestia che aggiungeva lavoro. Alla fine mi convinsero e mi ritrovai dopo poco tempo a passare i pomeriggi in giardino a giocare con lui e farmi passeggiate chilometriche portandolo a spasso. Mi manca quella palla di pelo che mi fregava le ciabatte e che quando pioveva aveva così tanta paura dei tuoni da mettersi sotto le coperte appiccicato a me per farsi coccolare. Quando è morto non ho fatto neanche levare la sua cuccia e adesso a distanza di un anno è ancora lì. 

«Ah non è questo il punto Katsuki, il punto è che da quando siamo arrivati non fai altro che restare chiuso in stanza, sei diventato ancora più intrattabile del solito e adesso ti ho visto fissare triste un volume di Iron man» disse sempre con il suo tono del cazzo.

«Non lo stavo fissando triste» lo guardai male come sempre 

«Oh si invece» disse lui incrociando le braccia al petto 

«no» assottigliai lo sguardo

«fanculo parlare con te è una causa persa, non so come ci riesca Izuku»

«Non osare nominare quel nerd del cazzo non immagini quanta voglia ho di spaccargli la faccia» 

Shinso alzò gli occhi al cielo e non rispose come sempre, questo mi fece incazzare ancora di più così gli lanciai le chiavi della macchina quasi in faccia e mi incamminai 

«Katsuki dove diavolo stai andando»

«NON SONO CAZZI TUOI» sbottai urlando mentre continuavo a camminare.
 

Avevo bisogno di stare solo, probabilmente lui lo capì e non mi segui, anzi rientrò nella fumetteria. Io, invece, mi dirigevo nell’unico posto che mi piaceva e dove avrei potuto anche sfogarmi un po’ se lo ritenevo necessario, tanto lì non c’era nessuno che potessi ferire. 

Entrai nel parco e feci la stessa strada che anni prima percorsi con Izuku e i miei amici, fino a ritrovarmi su quello stupido “ponte”, che in realtà era solo un tronco d’albero, che permetteva di superare il ruscello e dove io cadetti in acqua. 

Volevo dimostrare di essere il migliore così sfidai i miei amici a farci il ponte di corsa, Izuku disse che non era una buona idea e che se fossimo caduti ci saremmo fatti male,ma io pensai che fosse solo uno stupido fifone e lo feci lo stesso. Arrivai a metà ponte e scivolai cadendo in acqua, mi ruppi un braccio, l’unico che venne a darmi una mano fu proprio il nerd, lui mi guardò con quel suo sguardo del cazzo, allungò una mano verso di me e disse

 «Avevi l’espressione di qualcuno che aveva bisogno d’aiuto» io ovviamente la scansai e gli dissi che ce la facevo da solo.

Mi ricordo ancora i pensieri che affollavano la testa

“Perché non mi ha detto che alla fine aveva ragione lui? Perché non mi ha detto che me la sono cercata? Che me lo sono meritato? Perché ha pensato a vedere se prima stavo bene?” 

Non trovai mai risposte a quelle domande ma quel gesto mi lasciò veramente di sasso, molto di più delle risate dei miei cosidetti amici. Anche se il terrore dipinto sulle loro facce quando videro il mio braccio rotto fu una soddisfazione immensa, noi lì non potevamo andarci, lo sapevamo benissimo ma non eravamo molto inclini a seguire le regole così ci andammo comunque. Quello fu il giorno che diventai il grande Bakugo Katusuki, Deku propose l’idea di inventarci una storia di copertura, ossia quel giorno io, per i miei genitori, ho salvato i miei amici da un signore con un giubotto e un cappello nero che voleva rapirci e mi ero rotto il braccio perché quando mi aveva afferrato forte per portarmi via, aveva stretto troppo forte. Non riuscì a rapirci perché io gli avevo tirato un calcio nella pancia che gli fece mollare la presa e così riuscimmo a scappare. A ripensarci ora era una storia quasi divertente e pensare che i miei abbiano creduto ad una storia del genere mi fa pensare a che cazzo di genitori ho, si ammetto che un Izuku in lacrime che raccontava tutto questo e le facce terrorizzate degli altri erano piuttosto convincenti ma era davvero palese che fosse una storia inventata da dei bambini. 
 

Arrivai alla mia meta e mi sedetti, era uno spiazzo d’erba, che terminava in un burrone piuttosto alto, da lì si poteva ammirare tutta Lake View , ho sempre pensato che vista da lì sembrava quasi bella ma soprattutto sembrava una normale cittadina, anche se non era così. Questo posto ti succhia via l’anima e ti incatena qua anche se non vuoi, anche se l’unica cosa che vorresti fare è scappare via.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4- Bellissimo ***


Bakugo

 

Bellissimo

 

Il panorama da questo punto è bellissimo, da mozzare il fiato, Lake View vista da qui sembra così pacifica, calma e tranquilla, il mio completo opposto. 

Io ero uno stronzo, sempre incazzato con il mondo, ma non lì, il rilassamento che mi dava quel posto era indescrivibile lì sentivo di essere al sicuro, protetto dagli occhi indiscreti che aspettavano solo di vedermi fallire, crollare e sgretolarmi come un palazzo in decadimento, ed era così che mi sentivo.

Sentivo che tutti i muri costruiti in quei anni con tanto duro lavoro stessero crollando, uno dopo l’altro, pezzo dopo pezzo. Forse adesso ero io il ragazzo dagli occhi tristi e non più il rosso, magari lui a differenza mia era tornato di sua spontanea volontà e perché gli mancava questo posto.

Sapevo che anche il rosso se n’era andato, Deku era qualcosa come un amico per lui e me lo aveva raccontato, devo dire che a guardarlo fosse davvero palese. Aveva quella lieve abbronzatura che non puoi prendere a Lake View, non c’è il mare. Abbiamo a malapena la piscina comunale, cosa strana per una cittadina che ha nel nome “Lake”, una volta il lago c’era peccato che da almeno 20 anni sia completamente prosciugato e che quindi non esista più nessun lago, ma i cittadini bigotti di questo postaccio vogliono continuare a chiamare Lake View la cittadina più noiosa e schifosa di tutta l’America. Una volta lo avevo persino scritto sul cartello posto all’inizio della strada principale che portava al posto di merda in cui vivevo.

 

In quel momento mentre fissavo la città una consapevolezza prese il sopravvento su di me, ossia che forse non sarei mai riuscito ad andarmene davvero, una parte di me sarebbe rimasta per sempre qua a ricordarmi costantemente che qualunque cosa avessi fatto nella mia vita sarei comunque rimasto quel ragazzo stronzo e arrogante, che trattava sempre tutti male e credeva di essere il migliore in tutto. Non che io ora sia diverso, ma con il tempo si matura, prima se qualcuno osava battermi probabilmente gli avrei spaccato la faccia, mentre ora mi alzerei e me ne andrei sbroccando e sono passi da gigante per uno come me.

 

Le ore passarono mentre fissavo il vuoto, ripensando alla mia vita e senza un apparente motivo al rosso, al perché fosse tornato. Non sapevo perché pensavo a lui, forse mi aveva colpito il suo essere cambiato così tanto o forse il fatto che quell’attimo in cui era tornato ad avere quegli occhi tristi mi avesse fatto capire che in realtà non era cambiato affatto e che nessuno cambia mai sul serio, il detto ha proprio ragione “Se nasci tondo non puoi morire quadrato”, da piccolo non lo capivo ma ora era diverso, capivo a pieno il significato di quell detto e in me nasceva sempre più la consapevolezza che sarei morto proprio come la testa di cazzo che ero sempre stato. 

 

Lo squillo del mio telefono mi riportò alla realtà 

«Katsuki ma dove diavolo sei?» Disse quella stronza di Ochako quasi urlando al telefono 

«In giro, ma che cazzo te ne frega scusa?»

“Ma che voleva mo?” Questo pensiero mi passò per la testa. 

Ochako Uraraka era quella che potevo definire qualcosa come la mia migliore amica, era la nostra costumista, quindi l’unica persona che poteva toccarmi. 

Quando l’ho conosciuta credevo fosse cotta di Merdeku, invece poi ho scoperto che era lesbica, sono rimasto scioccato da questa cosa? Ovviamente, non tanto perché fosse lesbica in se per se, non mi sarei mai scandalizzato per quello, non sono cazzi miei con chi vanno a letto i miei amici ma sono rimasto scioccato dalla naturalezza con cui l’ha detto.

 

«ehy faccia tonda smettila di sbavare dietro al nerd e vieni ad aiutarmi.» dissi io alterato abbastanza di essere ignorato per colpa di quel nerd 

«Andare dietro al nerd? Baku sono lesbica» disse lei scoppiando a ridere

io spalancai gli occhi e non dissi nulla per un po’

«Che c’è Baku ti ho lasciato senza parole?» disse continuando a ridere

Io ovviamente non ho neanche ascoltato quella frase, stavo ancora pensando alla rivelazione di qualche minuto prima

«e me lo dici così?!» fu l’unica cosa che riuscì a dire quasi urlando

«e come dovrei dirtelo scusa?» disse senza smettere di ridere 

«non lo so ma non così porca puttana»”

 

Nel mentre che io ripensavo a questo lei disse qualcosa che non avevo capito, perso com’ero a ricordare la mia faccia da pesce lesso dopo quell’affermazione, non che me ne fregasse qualcosa di quello che diceva.

«Katsuki ma mi stai ascoltando?» urlò di nuovo 

«Punto primo smettila di urlare mi stai spaccando i timpani, punto secondo non me ne frega niente di quello che devi dirmi.»

«Kat muovi quel culo immediatamente e torna a casa, io vengo a trovarti e mi ritrovo a casa tua con quell’arpia di tua madre senza di te, hai cinque minuti per venire qua» sembrava quasi arrabbiata 

«Che cazzo ci fai a casa mia?!» mi alzai di scatto 

«Izuku mi ha detto che stasera ci sarebbe stata una festa e che tu non volevi andarci, quindi sono venuta ad assicurarmi che stessi bene»

«Sto da dio puoi anche tornartene da dove sei venuta, Lake View non fa per te» dissi mentre mi incamminai verso casa

«Oh hai ragione, neanche un aereoporto ha questa città, mi sono dovuta fare 3 ore di pulman per poi ritrovarmi quell’arpia davanti e fare finta di essere la fidanzata di Izuku, odio già questo posto»

«Dammi 5 minuti e sono a casa» dissi e attaccai senza aspettae una risposta

 

Che cretina, adesso almeno quanto gli racconterò di quanto fa schifo questo posto mi crederà e non penserà che sono esagerato, a detta di tutti come sempre, gran cazzata perché io non esagero mai.

 

Dopo poco arrivai a casa e sentì mia madre rompere il cazzo non appena aprì la porta 

«KATSUKI SEI TU?» urlò dalla cucina

«Si sono io, ma non iniziare a rompermi il cazzo» Alzai leggermente il tono di voce giusto per farmi sentire 

«KATSUKI TI HO SOLO CHIESTO SE ERI TU, NON TI HO ANCORA DETTO NULLA» sbottò mia madre 

«Si per adesso, ma con te meglio mettere le cose in chiaro da subito vecchia.» sputai acido 

«Comunque dov’è faccia tonda?» chiesi visto che non la vedevo e ero convinto che mi sarebbe saltata addosso non appena fossi entrato.

«Beh ovvio è a casa di Inko, è la ragazza di Izuku e voleva assolutamente conoscerla come è giusto che sia» disse lei ovvia.

 

Ochako e Deku non erano fidanzati ma una volta Inko aveva videochiamato il nerd ed erano insieme a mangiare un gelato e a comprarmi il regalo di compleanno. La mamma del nerd applicato la sua inteligenza pressochè inesistente ed era arrivata alla conclusione che erano fidanzati. Il nerd aveva più volte provato a tirarsi fuori da questa situazione dicendo che si erano lasciati ma la madre rompeva così tanto che non doveva lasciarsela scappare che alla fine per disperazione diceva sempre che erano tornati insieme.

 

«Che fortunata che è Inko, Ochako sembra una così brava ragazza» disse la vecchia quasi sognante 

«Chissà quanto tu mi porterai a casa una così, ma chi voglio prendere in giro te con il caratteraccio che ti ritrovi rimarrai solo a vita»

«O magari troverò qualcuno come papà che non farà altro che tradirmi e ignorarmi» risposi ormai al limite della rabbia e uscì dalla stanza sbattendo la porta 

«KATSUKI BAKUGO CHE HAI OSATO DIRE?!»

«LA VERITÀ» urlai uscendo di casa

 

Perché quella era la dura e cruda verità, avevo scoperto a 16 anni che mio padre tradiva mia madre perché una sera di ritorno da una festa lo avevo visto in macchina con un’ altra donna, la sua segretaria. Poco dopo ho scoperto che lei sapeva tutto e che non divorziavano per non creare scandalo, non perché lo amasse ma solo per la reputazione della nostra famiglia, che sarebbe sembrata agli occhi dei bigotti di merda che abitano qua disastrata, rotta. Probabilmente avrebbero iniziato a lasciare per fino il cibo fuori dalla porta come si fa per le famiglie in lutto, perché era quello che saremmo diventati. 

 

Dovevo andare a salvare quei due cretini dalla mamma del nerd o stasera alla festa di quella mi toccava andarci da solo, così mi incamminai verso casa sua. Abitava a meno di cinque minuti a piedi e sulla mia stessa via, infatti neanche il tempo di finire la sigaretta che ero già arrivato, suonai al campanello e venne ad aprirmi il nerd 

«Deku su muoviti che siamo in ritardo.» dissi a voce un pò alta per farmi sentire anche da faccia tonda in salotto e 30 secondi dopo infatti me la sono ritrovata addosso che mi stritolava in un abbraccio. 

Porca puttana erano solo tre giorni che non mi vedeva, neanche fossi partito per combattere la guerra civile. 

«Baku grazie ti amo» mi sussurrò all’orecchio per farsi sentire solo da me

«Si ma adesso scollati» riuscì a staccarmela di dosso in modo un pò brusco

 

Detestavo il contatto fisico dalle persone che non avevano un certo tipo di confidenza con me, Ochako ce l’aveva ma comunque dovevo essere io a decidere se e quando farlo, non poteva mica abbracciarmi ogni volta che ci vedevamo.

 

In tutto ciò il nerd ci guardava confuso fino a che Uraraka non gli sussurrò all’orecchio il motivo per il quale ero passato, a quel punto mi guardò, fece un gran sorriso e mimò un “grazie”.

Come se l'avessi fatto per loro, tsk. L’ho fatto per me e per non ritrovarmi a quella festa da solo, anche se però stranamente non mi dispiaceva più così tanto andarci, magari ci sarebbe stato anche il rosso, forse sarei riuscito a scoprire il motivo del suo ritorno o chi diavolo era il suo personal trainer, perché di sicuro era davvero bravo visto che lo aveva praticamente trasformato, tre anni fa era un ragazzo mingherlino che a educazione fisica non veniva mai scelto, mentre ora sembrava un giocatore di football, anzi il quarterback della squadra proprio.  

 

Dopo una breve, quanto vorrei che sul serio fosse stata breve, chiacchierata con Inko, che non voleva lasciar uscire la coppietta felice, perché voleva conoscere ogni cosa della futura moglie del figlio, ormai per lei erano fidanzati ufficialmente. Uscimmo dalla casa del nerd e visto che era ancora presto decidemmo di farci un giro, peccato che in meno di mezz’ora avessimo già girato tutta Lake View e di certo non li avrei mai portati al belvedere, così lo chiamavo io, quindi optammo per il cinema un film horror. Tra uno strillo di Deku e uno di faccia tonda il tempo passò in fretta e il film finì. Si era fatto abbastanza tardi infatti dovemmo correre a casa in tempi record per prepararci per quella che sicuramente sarebbe stata una noiosissima festa in compagnia di quelle comparse che erano i miei ex compagni di scuola.

 
ANGOLO AUTRIC*
Buonasera fantasmini, come state?
Aggiornerò mai ad un orario decente e in tempo? No
mai
Comunque questo è un capitolo di passaggio per far
capire meglio il personaggio di Bakugo e introdurre
la nostra Ochako (non odiatela, non intralcerà la
tododeku)
Spero come sempre che vi piaccia e buonanotte

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5- Che figura di merda ***


5

 

Kirishima

 

Che figura di merda 

 

Questa era la frase che mi rimbombava nella testa, nel retro della fumetteria, imbarazzato come non mai con Tamaki che mi fissava alquanto confuso. Ovviamente sono rimasto chiuso lì dentro a chiacchierare ed a evitare di pensare alla figuraccia appena fatta, anzi direi a evitare proprio di pensare a lui. In quei quattro anni avevo pensato a come sarebbe stato un nostro ipotetico e impossibile incontro, mai avrei pensato che mi sarei ritrovato a sbavargli dietro di nuovo pensando a quanto fosse figo. Era diventato più alto, cosa ovvia visto che eravamo cresciuti tutti, aveva più o meno lo stesso aspetto di quando andava al liceo, però il modo di vestire era diverso, prima non avrebbe mai indossato quei jean strappati, che gli facevano un culo stupendo, oppure il giacchetto di pelle sopra a quella maglia attillata che faceva vedere ogni singolo muscolo.

 

Anni per dimenticarlo, poi lo vedevo dieci secondi e ritornavo ad essere un fanboy che sclerava perché mi aveva solo guardato per un attimo. 

 

Nel retro iniziava a mancarmi l’aria, Tamaki mi parlava ma io non ascoltavo nulla di quello che mi stava dicendo, perché ero tornato con la mente indietro negli anni, a giorni che volevo seppellire e dimenticare.

 

Mi guardavo allo specchio e l’unica cosa che riuscivo a vedere era un ragazzino brutto e sbagliato. Un errore, questo era quello che sentivo di essere, uno stupida frase scritta con la penna indelebile che non puoi più eliminare a meno che non stappi il foglio, innamorato di qualcuno che non ricambierà mai ciò che provo. 

Ho provato a dimenticarlo con tutte le mie forze ma vederlo ogni giorno non aiutava, forse ero un masochista che amava stare male per qualcuno che non potrà mai avere. Forse una parte di me nemmeno voleva, però amarlo così da lontano faceva male, tanto ed era estenuante non poter parlare con nessuno di questo e mi provocava ancora più dolore.

Nascondere una parte di me ai miei migliori amici era tremendamente difficile, ma se volevo sopravvivere abbastanza per arrivare al giorno della mia liberazione dovevo resistere ancora un pò.”

 

Ripensare al vecchio me era sempre una ferita aperta, tutto quel dolore e quella sofferenza cambiavano immediatamente il mio umore rendendomi triste, questo era il motivo principale per il quale non volevo tornare. Essere qua significava convivere con i ricordi e con il vecchio me costantemente, mi sembrava quasi di vivere bloccato nel passato. 

Ovunque mi girassi rivedevo me e tutta la sofferenza che mi portavo dietro, l’ombra che mi ha trasformato da un bambino solare e allegro ad un ragazzo triste e solitario. 

Il giorno che mi sono trasferito ero così felice che mia madre mi disse che erano anni che non vedeva sorridere così tanto, Denki invece che se continuavo così avrebbero dovuto staccarmelo chirurgicamente dalla faccia quel sorriso. 

 

Quel giorno, in fumetteria ho sottovalutato il mio migliore amico, aveva capito qualcosa e me lo ha dimostrato con l’occhiata che mi ha lanciato quando sono uscito e ora come glielo avrei spiegato. 

Come gli avrei spiegato che non lo sapevo neanche io il perché ero scappato, anzi in parte lo sapevo, vederlo faceva ancora troppo male non perché lo amassi ancora.

Mi sono comportato proprio come anni prima, che appena lo vedevo cambiavo strada o entravo in qualche stanza per la troppa paura che intuisse qualcosa, dosavo perfettamente le mie parole quando dovevo parlare con lui o con qualcuno dei suoi amici, anche se l’unico con cui parlavo volentieri era Izuku, anzi era l’unico di quella cerchia che mi rivolgeva la parola senza costrizione, non che fossi odiato ma ero comunque lo sfigato della scuola, farsi vedere con me non era di certo una buona pubblicità. 

 

Una volta tornato a casa, il più velocemente possibile; la prima cosa che ho fatto è stata chiamare Mina, la mia migliore amica, viveva a Boston, studiava moda all’università. Ci siamo conosciuti in un negozio di abbigliamento infatti, stavo scegliendo qualche vestito e ha iniziato a dispensarmi consigli di moda assolutamente non richiesti. 

Alla fine ci siamo ritrovati a bere un caffè in un bar parlando di tutto proprio come se ci conoscessimo da sempre.

 

«My boy ciao, dimmi tutto» disse un pò preoccupata, comprensibile visto che ci video chiamavamo ogni sera.

«L’ho visto» dissi semplicemente anche perché dubito che sarei riuscito a dire altro 

«CHE COSA?! Sono tornati lì ecco perché non pubblica storie da qualche giorno»

«Si non mi interessa, il problema è che ho fatto una figuraccia e me la sono data a gambe levate» Il mio tono era triste e lei se ne accorse immediatamente 

«Ehy Kiri, non preoccuparti sarebbe stato strano se ci avessi parlato così come se nulla fosse»

«Lo so, lo so» sospirai 

«Ecco quindi smettila di giudicarti, tutti avrebbero reagito così dopo quello che è successo e dopo che hai sofferto così tanto» cercò di rassicurarmi lei 

“lo so, ma se invece provassi ancora qualcosa per lui? Non voglio stare male ancora Mina»

«Kiri non starai male e non provi ancora qualcosa per lui, sei stato colto di sorpresa»

«Anzi sai che ti dico stasera sistemati per bene, fai uscire fuori il gran figo che sei e sbattigli in faccia quello che si è perso»

«Mina non noterà quello che si è perso, probabilmente sarà troppo impegnato a ficcare la lingua nella gola della sua ex o di qualche altra stronza, ma perché ho detto si»  sbuffai 

«Eijiro non pensarci ora e poi nel caso succeda puoi sempre mandami le foto, le postiamo su twitter e gridiamo allo scandalo» scoppiò a ridere e stessa cosa feci io. 

 

Quella ragazza aveva la straordinaria capacità di riuscire a sollevarmi l’umore sempre, non importava quanto fossi triste o la mia autostima terra lei comunque ce l’avrebbe fatta anche se con una battuta stupida.

 

«Sai che ti dico tra poco più di un mese ci sono le vacanze di natale e ho appena deciso che verrò a trovarti insieme al bel fusto che dici?»

«Non credo sia una buona idea portare Todoroki a Lake View» ridacchiai 

«Forse o forse potrebbe essere scioglierlo un pò, quel ragazzo è così freddo ogni volta che ci parlo ho i brividi e non sono brividi di piacere»

(//sono un sacco simpatica pt2)

«Mina te l’ho già detto, è solo un pò timido»

«Un pò timido?! è un pezzo di ghiaccio quel ragazzo»

«Si come ti pare, ho problemi peggiori ora di bel fusto e il suo essere un ghiacciolo»

Anche se non era sempre così quel ragazzo era quasi sempre freddo però sapeva, in certe occasioni essere anche focoso al punto giusto, cosa che ovviamente Mina non poteva sapere. 

«Se stai parlando dell’outfit ho risolto io il problema, mettiti la tua camicia rossa preferita e lascia i primi due bottoni slacciati ed i pantaloni neri, non quelli a palazzo ma quelli che ti fanno un culo da dio greco e sopra o ci metti la giacca elegante per sembrare più uomo maturo o il giacchetto di pelle per sembrare più bad boy, a te la scelta»

«oh okay, ma sul serio quei pantaloni mi fanno un bel culo?» dissi mentre cercavo le cose che mi aveva appena detto nell’armadio.

«Dimmi Ei ti ho mai mentito?»

«No, però diciamo che non mi sento molto sicuro di me ora»

«Ascolta tu adesso vai a farti una doccia di almeno 40 minuti poi metti la tua playlist preferita, ti prepari, vai alla festa e magari riesci anche a conquistare un bel ragazzo con cui passare la notte» disse maliziosa 

«Questa è davvero impossibile, te lo avrò detto diecimila volte come funzionano le cose qui»

«Non puoi saperlo con certezza Ei, lo sai che gli omofobi sono semplicemente gay repressi»

«Se fosse davvero così allora vivrei in una città di omosessuali» ridacchiai al pensiero di tutti i miei concittadini gay che sfilano al pride. 

«Fidati di me, stasera è la tua serata»

«Va bene, va bene ora devo andare o farò tardi»

«Ti lascio andare solo se mi prometti che dopo mi racconti tutto»

«Si non preoccuparti, tanto so che non saresti in grado di prendere un aereo e venire qua solo per sapere che cosa è successo»

«Esattamente, quindi ti conviene parlare o mi avrai fra i piedi prima delle vacanze di natale» disse ridendo, sapendo che comunque avrei sputato il rospo e che quelle erano minacce inutili

 

La salutai e attaccai, feci esattamente come mi aveva detto, una doccia lunga e rilassante e aggiunsi una skin care di 45 minuti avevo tempo da perdere e volevo essere al meglio, misi anche chili di gel sui miei capelli sistemandoli con la mia acconciatura preferita, cosa che non facevo da quando ero tornato. Non per farmi notare da lui o da qualcun altro ma per far vedere a tutti i miei compagni del liceo che non ero più il ragazzino triste e sfigato ma un uomo felice della sua vita e realizzato, anche se non era vero, anche se tenere quel sorriso finto tutta la sera mi avrebbe fatto male. 

Finì di prepararmi e andai a prendere Denki con la macchina, ovviamente lo aspettai dieci minuti buoni perché non era mai pronto in tempo nonostante io arrivassi sempre con un pò di ritardo.

«Ei sei carico per stasera? ci divertiremo da pazzi» disse mentre saliva in macchina

«Oh si sono pronto stasera ho intenzione di godermi la serata»

«Grande bro così ti voglio»

 

Dopo più o meno un quarto d’ora arrivammo a casa di Nejire, si sentiva la musica sparata al massimo da due isolati di distanza e non appena varcai la porta di quella casa una puzza pungente di alcol mi inondò le narici. 

 

Nel momento stesso in cui sono entrato sentivo uno sguardo addosso, penetrante, come se fosse capace di leggermi dentro. Mi guardai intorno e scoprì che era lui a fissarmi. Quegli occhi rosso cremisi erano su di me e aveva un'espressione indecifrabile sul volto che non mi permetteva di capire cosa stesse pensando. Feci l’unica cosa che mi venne in mente, un piccolo sorriso imbarazzato e poi scappai in cucina a gambe levate a prendermi da bere. 

Non avrei resistito molto se mi avesse guardato ancora così, non che mi dispiacesse però mi metteva a disagio. Mi sentivo come se a quei stupendi e fantastici occhi io non potessi mentire, quella maschera che portavo ogni giorno non poteva ingannarli. 

 

Scolai il dubbio contenuto di un bicchiere il più velocemente possibile, volevo dimenticare quello sguardo, quella sensazione. Io ero lì per divertirmi e non per farmi tornare la mia storica cotta e soffrire ancora per lui. 

 

«Se fra meno di dieci minuti vuoi ritrovarti in bagno a vomitare anche l’anima direi che sei sulla giusta strada» disse poggiandosi al cornicione della porta con il suo solito tono di strafottente e con il suo atteggiamento da cattivo ragazzo che a me, al vecchio me, faceva impazzire. 

Lui sarebbe stato il ragazzo cattivo delle storie che sapeva di menta e tabacco, parecchie volte mi sono ritrovato a fantasticare su questo, ma meglio che i miei film mentali rimangano solo miei.

Mi accorsi di lui solo quando parlò infatti mi girai e lo guardai per un attimo prima di rispondere, spiazzato da questo gesto,mai mi sarei aspettato che mi avrebbe seguito cosa che almeno credevo visto che non stava prendendo da bere, a queste feste è l’unico motivo per il quale si va in cucina.

«Non è quella la mia intenzione, so reggere piuttosto bene l’alcol ma comunque anche se fosse non sono affari tuoi Bakugo» risposi marcando il suo cognome, proprio per fargli notare la distanza che doveva rimanere fra di noi 

«Tsk ne riparliamo tra dieci minuti capelli di merda»

«Ehy ma chi ti ha dato tutta questa confidenza? E poi i miei capelli sono bellissimi e ci ho messo un sacco di tempo a farli» dissi sentendomi un po’ offeso da quel nomignolo, ma poi chi cazzo gli aveva dato il permesso di darmi un nomignolo, neanche fossimo amici. 

«Beh hai solo buttato il tuo tempo per farli, fanno davvero schifo» 

«Se sei venuto fin qui solo per insultarmi puoi tornartene da dove sei venuto Bakugo»

«Oh Eijiro non prendertela troppo, purtroppo è fatto così» disse Deku entrando nella stanza spostando leggermente Katsuki

«Ehy non toccarmi Merdeku.» sbottò guardandolo male

«Visto che ti avevo detto? Non sa fare altro che insultare la gente, ma però anche se non lo da a vedere sotto sotto un cuore lo ha anche lui»

«A me non sembra ma se lo dici tu Izuku» alzai le spalle e presi un altro drink

«Lo sai vero che sono qua e posso spaccarti la faccia vero?» disse piuttosto furioso. 

Se lo guardavi attentamente potevi quasi vedere il fumo che gli usciva dalle orecchie e a quel pensiero scoppiai a ridere. 

«Ma che cazzo hai da ridere capelli di merda?!» mi fulminò con lo sguardo.

Era uno di quegli sguardi che se avessero potuto avrebbero ucciso, ma io risi ancora di più e di gusto come non facevo a un pò, 

«Gli hai dato un nomignolo Kacchan? Strano..» disse Izuku portandosi due dita al mento 

«È davvero strano, lui da nomignolo a chi da confidenza tendenzialmente è il suo modo di dimostrare che hai superato il primo step per entrare..» borbottò Deku piuttosto velocemente, infatti riuscì a capire solo la parte iniziale del discorso che stava facendo fra se e se il mio vecchio amico delle medie. 

Aveva da sempre questa abitudine di pensare ad alta voce, lo faceva durante i compiti in classe o gli esercizi alla lavagna. 

«Oh non azzardarti a iniziare con i tuoi borbottii e le tue conclusioni del cazzo.» per confermare il concetto gli diede un piccolo schiaffo sulla nuca per risvegliarlo dalla sua trance.

«Aia, sei proprio uno stronzo Kacchan» disse Izuku massaggiandosi la nuca 

Quella scena fu quasi comica e infatti continuai a ridere, forse anche per colpa dei due drink e mezzo che nel mentre mi ero bavuto.

 

«Katsuki Bakugo è atteso in console, ripeto Katsuki Bakugo è atteso alla console» disse una voce al microfono, era quel cretino di Sero 

«Nono meglio così, Katsuki pallone gonfianto Bakugo è atteso alla console o in cassa 4» questa invece era la voce di Denki e scoppiarono a ridere.

«COME CAZZO MI HAI CHIAMATO FULMINATO?!» urlò Bakugo furioso mentre andava in salone dove era stata sistemata la console 

«Katsuki pallone gonfiato Bakugo» ripetè Denki al microfono ridendo a crepapelle

«TI CONVIENE CORRERE PRIMA CHE TI AMMAZZO.» Urló di nuovo 

Era furioso, questa volta il fumo dalle orecchie riuscivo a vederlo sul serio e fece ancora più ridere di prima

«Dai su smettila e vieni a cantare, non vorrai deludere i tuoi fan»

«Tsk non pensare nemmeno per un attimo che sia finita qua.» Lo guardò male e gli strappò il microfono dalle mani mentre Sero faceva partire la base.

 

Iniziò a cantare e la sua voce era bellissima proprio come la ricordavo, così cristallina lo faceva sembrare quasi un angelo mentre cantava 

 

«They say it's a matter of time

A thousand days and the sun won't shine

Before I come back to you

And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way»

 

Conoscevo quella canzone ed ovviamente parlava di quanto fosse felice di essere tornato da lei a casa, eppure avvicinandomi ho notato quanto i suoi occhi fossero spenti mentre cantava, come se non credesse ad una sola parola e come se stesse cantando solo perché doveva, non perché ne avesse voglia. 

In quella stanza però nessuno sembrava accorgersene, tutti lo ascoltavano ammaliati dalla sua voce e sorridevano fieri della grande stella di Lake View. 

Ma nessuno lo guardava davvero, sarebbe bastato guardare quegli occhi un attimo che puntavano tutto tranne il pubblico per capirlo, peccato che nessuno ,apparte me, realmente volesse. 

 

«For your love, I will go far

I wanna be wherever you are

I know I'm coming back for you

Our love is a river long

The best right in a million wrongs

I know I'm coming back to you»

 

Per un secondo soltanto i nostri occhi si incontrarono e quell’attimo lasciò in me strane sensazioni che non riuscì a capire, tuttora non riesco. 

 

Inspiegabilmente, la mia mente tornò ad una frase di una delle canzoni preferite di mia nonna, che ascoltava ogni domenica mentre preparava il pranzo o faceva le pulizie in casa

 

“e se l’amore non c’è basta una sola canzone per far confusione fuori e dentro di te”

































 

ANGOLO AUTRIC* 

Buongiorno fantasmini, per la prima volta dall'inizio della storia vi do il buongiorno, evento più unico che raro.

Comunque spero per voi che riconosciate la cit alla fine del capitolo o andate a farvi una cultura musicale italiana grazie ahah

Lo so ci ho messo un sacco ad aggiornare ma ero bloccata spero di riuscire a postare sia oggi che domenica per scusarmi. A parte le stronzate voglio ringraziare crush per avermi suggerito la canzone e se stai leggendo questo spazio autrice, eh già non te l'ho detto ma sono cotta di te <3

Come sempre fatemi sapere che ne pensate

 

Al prossimo capitolo, tanti bacini fantasmini <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Non è un capitolo ***


Buonasera gente,
Non aggiorno da una vita ma purtroppo sono in un
periodo davvero brutto della mia vita e per quanto
mi sforzi non riesco a produrre nulla di buono.

Tengo un sacco a questa storia e la porterò a
termine costi quel che costi ma chiedo a quei 3/4
che leggono la storia un pochino di pazienza.
Il capitolo è quasi finito manca poco e spero di
pubblicarlo il prima possibile

Con tanto affetto <3
La vostra autric* ritardata che non si è mai accorta
che autric* non può essere neutro
Ma comunque continuerò ad usarlo perché per me
è un meme
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 6- Rosso ***


Bakugo 

 

Rosso 

 

Lo vidi entrare alla festa con mezz’ora di ritardo, era davvero bello, così tanto che mi accorsi perfino io che lo stavo fissando da troppo ma non riuscivo a staccargli gli occhi da dosso. 

Mi rivolse un piccolo sorriso imbarazzato e un cenno di saluto poi scappò via in cucina, probabilmente per prendersi da bere. 

Così spinto dal troppo poco alcol che avevo ingerito lo seguì. 

Quanto vorrei che fosse stato il mio secondo drink a farmelo fare, peccato che io regga l’alcol piuttosto bene e che quindi fossi più che lucido. 

 

«Se fra meno di dieci minuti vuoi ritrovarti in bagno a vomitare anche l’anima direi che sei sulla giusta strada» dissi con il mio solito tono strafottente, ma in realtà era solo una stupida scusa per parlargli. 

Lui sorpreso mi guardò per qualche secondo prima di rispondere

«Non è quella la mia intenzione, so reggere piuttosto bene l’alcol ma comunque anche se fosse non sono affari tuoi Bakugo» marcò il mio cognome, come a voler sottolineare il fatto che fossimo dei semplici ex compagni di scuola

«Tsk ne riparliamo tra dieci minuti capelli di merda» 

I suoi capelli non erano di merda, anzi gli stavano anche piuttosto bene però detestavo che mi chiamassero per cognome, chiunque rimacasse la mia appartenenza a quella famiglia mi faceva girare i coglioni. 

Sono stato sempre piuttosto bravo a capire le persone e sapevo che quel commento lo avrebbe fatto incazzare, perché nessuno si tinge i capelli di rosso fuoco se non lo considera il suo punto di forza.

«Ehy ma chi ti ha dato tutta questa confidenza? E poi i miei capelli sono bellissimi e ci ho messo un sacco di tempo a farli» e proprio come mi aspettavo rispose un pò alterato dalla mia affermazione.

«Beh hai solo buttato il tuo tempo per farli, fanno davvero schifo» risposi continuando la mia sceneggiata con il mio solito tono strafottente.

«Se sei venuto fin qui solo per insultarmi puoi tornartene da dove sei venuto Bakugo»

 

In quel momento entrò Deku e inizio da subito a fare le sue stupide considerazioni borbottate fra sé e sé che mi fanno saltare i nervi e infatti gli tirai uno schiaffo piuttosto forte sulla nuca, magari sta volta avrebbe imparato la lezione 

 

«Katsuki Bakugo è atteso in console, ripeto Katsuki Bakugo è atteso alla console» 

«Nono meglio così, Katsuki pallone gonfiato Bakugo è atteso alla console o in cassa 4» disse la voce di Denki al microfono.

CHE CAZZO AVEVA APPENA DETTO? IO LO AMMAZZO A QUEL PIKACHU DEL CAZZO. 

«COME CAZZO MI HAI CHIAMATO FULMINATO?!» dissi ad un passo dallo spaccargli la faccia

«Katsuki pallone gonfiato Bakugo» ripetè Pikachu al microfono ridendo a crepapelle

«TI CONVIENE CORRERE PRIMA CHE TI AMMAZZO.» Urlai io incazzato come non mai 

«Dai su smettila e vieni a cantare, non vorrai deludere i tuoi fan»

Ecco che tocca il mio tasto dolente, quella frase era studiata e in realtà significava “non vorrai mostrarti debole davanti a tutti”

«Tsk non pensare nemmeno per un attimo che sia finita qua.» gli strappai il microfono dalle mani

“Questa volta lo ammazzo sicuro o gli faccio rimpiangere di essere venuto al mondo” pensai mentre quel cretino del morto di sonno sceglieva la canzone.

 

Poi partì la base e guardai Shinso che era in console con Denki come per dire “sei serio?” e lui in tutta risposta mi fece un sorrisino del cazzo. 

Che grandissimo bastardo, fra tutte le canzoni esistenti lui scelse proprio quella che parlava di quanto questo tizio, sicuramente fatto di acidi se no non si spiega, sia felice di tornare a casa.

 

Era un gioco che facevamo sempre io, Shinso e Deku, consisteva nello scegliere la canzone che avrebbe cantato l’altro al karaoke senza alcuna limitazione, potevi sul serio ritrovarti cantare di tutto. 

Una volta ho fatto cantare a Deku Toxic di Britney Spears ed è stata la scena più divertente di tutta la mia vita.                                                                     

 

“They say it's a matter of time

A thousand days and the sun won't shine

Before I come back to you

And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way”

 

In quel momento tutti i pensieri mi abbandonarono come sempre quando cantavo, pensai all’unica cosa che per me contasse, la musica.

Mi arrivò però pensiero per un misero secondo e mi ricordò che comunque tra poco sarebbe finito tutto, non avrei mai più suonato la batteria, sentito cantare orecchie lunghe o il nerd oppure il morto di sonno suonare la chitarra. 

 

“Tanto fra poco non sentirai più niente” 

 

Quel pensiero una pugnalata al cuore, ero appena riuscito a farlo a pezzi da solo. 

Quanto cazzo potevo essere masochista, per farmi questo?

 

“For your love, I will go far

I wanna be wherever you are

I know I'm coming back for you

Our love is a river long

The best right in a million wrongs

I know I'm coming back to you”

 

Quando sarebbe successo, sapevo che avrei passato tutti gli anni che mi restavano da vivere a rimpiangere di non poter più cantare o suonare.

 

“And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way

I go solo, oh, I go solo

I'm making my way home, I'm making my way”

 

Erano anni che combattevo quella battaglia da solo, nessuno sapeva della mia malattia, oltre ai miei genitori e nessuno lo avrebbe mai e poi mai scoperto fino a che non sarebbe stato inevitabile, solo al momento in cui avrei mandato a puttane la mia intera vita e la cosa che amo di più al mondo, forse allora avrei permesso a qualcuno di aiutarmi, forse

 

“For your love, I will go far

I wanna be wherever you are

I know I'm coming back for you

Our love is a river long

The best right in a million wrongs

I know I'm coming back to you”

 

In quel momento il mio sguardo cadde sul pubblico per la prima volta da quando avevo iniziato a cantare e notai il rosso che mi guardava con quei suoi occhi bellissimi, catturavano ogni minimo particolare. Fece una cosa che non mi sarei mai aspettato mi sorride incoraggiante come se volesse spronarmi a fare del mio meglio 

 

“And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way

I go solo, oh, I go solo

I'm making my way home, I'm making my way”

 

Il mio corpo reagì d’istinto, la mia voce fece altrettanto. Cantare quelle parole fu improvvisamente più facile, era come se il peso che mi portavo addosso si fosse alleggerito un po’. 

Come se quel fardello non stesse più schiacciando il mio cuore.

                     

“And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way

I go solo, oh, I go solo

I'm making my way home, I'm making my way”

 

La musica finì e io avevo voglia di cantare altre 10 canzoni e probabilmente o avrei fatto una volta tornato a casa da solo nella mia stanza.

Adesso sarebbe stato frustrante perché non avevo voglia di cantare per bene come quando facevo i miei concerti o al karaoke. Avevo voglia di farlo solo e unicamente per me per sfogare tutta quella rabbia verso quella stupida malattia e verso le mie stupide orecchie malate.

 

«Sei stato bravissimo bro» Disse Mirio avvicinandosi a me e mi diede una pacca sulla spalla

«Tsk come sempre» risposi scansando la mano bruscamente 

 

Detesto il contatto fisico soprattutto se quel contatto arriva dall’ormai ex capitano della squadra di football, un arrogante pieno di sé. Lo liquidai quasi subito, non avevo nessuna voglia di parlare con lui o con qualsiasi altra persona in quella stanza, iniziava a mancarmi l’aria dovevo uscire da lì il prima possibile.

 

Andai fuori e presi una delle mie sigarette speciali, comunemente chiamate degli altri canne. Fu 

Deku a chiamarle così quando eravamo più piccoli da allora non abbiamo mai smesso, per nessuna ragione in particolare. 

 

Peccato che fuori insieme a me venne quella puttana di Nejire 

«Kat..amore mio quanto mi sei mancato» disse mentre mi abbracciava 

Non l’avevo sentita arrivare quindi non ero riuscito a schivarla, però nessuno potette fermarmi dallo scansarla malamente.

«Vattene! Sei l’ultima persona con cui voglio parlare qua dentro» dissi stringendo i pugni e trattenendomi dallo spaccarle la faccia. 

Mai mi permetterei di toccare una donna ma lei in alcune occasioni mi ha sul serio quasi tentato a farlo, mi sarei rovinato la vita si, ma la soddisfazione sarebbe stata immensa.

«Dai Kat non ce l’avrai ancora con me?» Mi guardó con i suoi occhi da cerbiatta e il suo sorrisino innocente che faceva cadere tutti ai suoi piedi. Con me ormai non attaccava più.

«Vattene!» Ripetei di nuovo a denti stretti.

La mia pazienza aveva un limite e lei stava per raggiungerlo. 

 

«Ehy non hai sentito quello che ha detto? Vattene e non fare storie» disse una voce alle mie spalle, una voce che probabilmente avrei riconosciuto anche da ubriaco.

Nejire si girò verso di lui e lo guardò come se lo avesse notato solo ora, probabilmente era così.

«Kirishima? Mio dio stento quasi a riconoscerti…sei cambiato così tanto» sorrise e si avvicinó a lui 

Lui la guardò, ridacchió e poi mormorò un semplice «con me non attacca Nejire»

«Comunque stavamo facendo due chiacchiere e basta» disse lei guardandolo e facendo una risatina

Lui la sorpassò e venne da me, io in quel momento ribollivo di rabbia. 

 

“Ma come cazzo si permette questa grandissima stronza a rivolgersi così al rosso? E ovviamente ad ignorare quello che gli dico!”

 

«A me non sembra, visto che ti ha ripetuto per ben due volte di andartene» 

«Oh lo sai che Kat è fatto così, dice una cosa ma in realtà intende altro» ridacchió di nuovo

Il rosso a quel punto, probabilmente perché aveva perso le speranze con lei, si rivolse a me

«Tutto okay Bakugo? Ti vedo abbastanza alterato» disse con un tono abbastanza dolce, come se fosse seriamente preoccupato per me 

«Sto bene capelli di merda» mormorai fissando torvo il pavimento e con i pugni serrati 

«Okay ho capito» sospirò e poi si giró verso l’altra persona, non dovrei neanche definirla così. 

“«Comunque tu lascialo stare e torna dentro a goderti la festa..ci penso io a riportarlo a casa visto che non credo si stia sentendo bene»

Nejire lo guardò e poi guardò me 

«Due noiosi di merda» disse e se ne tornò alla festa 

 

Io aspettai che fosse abbastanza lontana e poi esplosi

«CHE CAZZO TI È SALTATO IN MENTE DI DIRE CHE STAVO MALE DEFICIENTE.» Mi avvicinai infuriato

«Stavo cercando di aiutarti» Indietreggió

«ADESSO TUTTI PENSERANNO CHE SONO UN PAPPAMOLLE CHE AL SECONDO BICCHIERE SI SENTE MALE IDIOTA» mi avvicinai ancora fino a ritrovarmi ad un palmo dal suo naso

Lui spalancò gli occhi e si allontanò di scatto come se gli avessi tirato uno schiaffo.

Aveva la stessa espressione del nerd.

Quel pensiero mi riportó alla realtà e mi resi conto che la mia rabbia mi stava per far commettere una cazzata per l’ennesima volta. 

In quegli anni io non ero cambiato di una virgola, fingevo il contrario ma era così. Stavo di nuovo per fare del male a qualcuno che voleva soltanto aiutarmi. 

 

Indietreggiai anche io, mi sedetti in terra portandomi le mani al viso e sospirai frustrato

«non volevo» mormorai con le mani ancora sul viso. 

Lui mi guardò e poi scoppiò a ridere 

«Scusa è che non credevo che tu potessi chiedere scusa» disse lui portandosi una mano alla pancia per le troppe risate 

«Infatti non te l’ho detto» tolsi le mani dalla faccia e lo guardai male 

«Invece lo hai fatto, non direttamente ma lo hai fatto» continuò a ridere e si sedette vicino a me 

«Non l’ho fatto.»mormorai a denti stretti 

«Okay okay non l’hai fatto» alzò le mani in segno di resa.

«Comunque non preoccuparti è tutto okay» disse e poi mi fece un piccolo sorriso.

Dopo scese il silenzio, non uno di quelli imbarazzanti dove ti scervelli a trovare qualcosa da dire, ma quello dove ti rilassi e ti godi il panorama circostante, anche se in questo caso eravamo seduti su un marciapiede a contemplare una villetta piena di ragazzi ubriachi che limonavano sul portico. 

«Andiamo» disse ad un certo punto mentre guardava le stelle 

«Dove?»alzai un sopracciglio 

«Nella tana di riflessione dello sfigato di Lake View» si alzò e mi tese la mano.

Io la afferrai lo seguì senza fare ulteriori domande.  

 

Fu la nottata più strana di tutta la mia vita.





























 

SPAZIO AUTRIC* 

 

Buonasera fantasmini, 

Si sono viva e dopo un sacco di tempo sono riuscita a finire questo capitolo.

Ammetto che mi piace particolarmente 

 

Scusate se ho fatto attendere quei due tre che leggono la mia storia ma in questo periodo oltre a non stare bene ho anche un sacco di cose da fare. 

 

Con crush alla fine è andata male, ma sono cose che capitano dai ahaha 

Voi invece come state? 

 

Non aggiornerò mai ad un orario decente 

Buonanotte fantasmini <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Informazioni di servizio ***


Buonasera, no non è un capitolo ahaha

Forse aggiornerò domenica, il mio giorno di riposo questa settimana yeee.

Dopo 13 giorni consecutivi di lavoro direi che me lo merito ahahah

 

Comunque volevo dire a quei 2/3 che leggono e seguono la storia che ho aperto un profilo Instagram per questa pagina Wattpad, così potrò evitare di fare questi non capitoli per dirvi quando aggiorno, oltre che potrete farmi domande o chiacchierare un po' con me se vi va 

 

Mi trovate come @axeldynamites 

 

Ah e tenetevi pronti perché sto scrivendo anche un altra storia, una Deku Villain. 

Alle mie amiche è piaciuta quindi spero anche a voi :) 

 

Detto ciò buonanotte fantasmini :) 

A domenica forse <3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 7- Confusione ***


Denki

 

Confusione

 

Quella mattina mi svegliai con un mal di testa allucinante, la sera prima avevo esagerato molto di più rispetto al mio solito e ora ne pagavo le conseguenze. Aprì gli occhi e mi accorsi di trovarmi in una stanza che non conoscevo, imprecai in tutte le lingue che conoscevo, ossia una, la mia madrelingua. Decisi di mettermi a sedere senza però voltarmi a vedere chi era nel letto assieme a me. Non volevo scoprire come l’ultima volta che la ragazza strafiga che avevo conosciuto in realtà era, non per essere cattivo, estremamente bruttina oltre a essere una fottutissima stalker. 

 

Mi guardai intorno cercando di riconoscere la stanza o almeno qualcosa che mi facesse capire con chi diavolo ero andato a letto la sera prima, cosa piuttosto palese visto che ero nudo nel letto di una sconosciuta. Non riconobbi nulla, era una stanza piuttosto semplice. C’era una scrivania con sopra un computer, un armadio e una cassettiera, la cosa bizzarra era che non c’era nessuna foto, poster o anche solo un particolare che facesse sembrare che quella stanza appartenesse a qualcuno di specifico, somigliava più ad una camera di un hotel.

 

A quel punto mi resi conto che se volevo scoprire l’identità della mia conquista mi sarei dovuto girare e quando lo feci per poco non caddi dal letto. Ero in un letto nudo con Shinso Hitoshi, l’amico di Bakugo. Il che significava che io Denki Kaminari, il ragazzo più figo e ricercato di tutta Lake View, ero stato a letto con un ragazzo. A confermare ciò fu il dolore lancinante che mi colpì il fondoschiena a quel minimo movimento.

 

Mi prese il panico e feci l’unica cosa che non si dovrebbe fare in questi casi, mi alzi piuttosto a fatica facendo il meno rumore possibile e con qualche smorfia di dolore mi rivestì. Tutto quel male aumentò il mio mal di testa esponenzialmente, poi mi ricordai che nel mio portafoglio tenevo sempre una bustina di un antidolorifico appositamente per queste occasioni, c’è per il post-sbronza non per il mal di culo.

 

Tornai a casa e corsi a farmi una doccia visto che puzzavo di alcol e sudore, una miscela tossica che avrebbe potuto far venire benissimo le allucinazioni a chiunque si sarebbe avvicinato a più di un metro da me. Peccato che una volta che il mio cervello ha capito che ero a casa da solo e quindi “al sicuro” abbia deciso di farmi tornare in mente quello che era successo la sera prima. 

 

“«Dio Denki sai di alcool in una maniera allucinante» mormorò Shinso fra un bacio e l’altro.

«non mi sembra ti dispiaccia così tanto visto che stai continuando a baciarmi» ridacchiai e lo baciai di nuovo, lui ricambiò subito come se non aspettasse altro. 

Aprì la porta del suo appartamento senza staccarsi da me, subito dopo mi prese in braccio. Allacciai le gambe alla sua vita e chiuse la porta con un calcio, tutto ciò continuando quel gioco di lingue e saliva con me, dove indubbiamente io non stavo vincendo. Mi sbattè al muro piuttosto delicatamente, troppo delicatamente per la foga che gli avevo visto usare nel bagno della casa di Nejire, fece scontrare le nostre intimità e io non potei trattenere quel piccolo gemito che uscì dalle mie labbra.

«Non sapevo bastasse così poco Denki» fece un sorrisino divertito e tornò a baciarmi subito.

«Sta zitto» mormorai nel bacio che si faceva sempre più passionale e famelico. 

Lo volevo con tutto me stesso e si notava dall’erezione spuntata fra le gambe, che iniziava ad essere dolorosa.

«Ti voglio adesso» dissi guardandolo negli occhi con un tono piuttosto impaziente. 

«Ti accontento subito allora» ghignò e mi portò, tenendomi sempre in braccio, al piano di sopra.

Aprì la porta di una stanza che probabilmente era la sua e mi buttò sul letto, non delicatamente come prima, la delicatezza l’aveva decisamente lasciata al piano di sotto. 

Si mise sopra di me e iniziò a baciarmi il collo, lasciava morsi di tanto in tanto e sicuramente anche qualche succhiotto. 

Io invece avevo messo le mani sotto la sua maglia e stavo tastando ogni centimetro di quei addominali scolpiti che nascondeva sotto la maglietta che poco dopo tolsi, cosa che fecero molto presto anche il resto dei vestiti mentre continuavamo con quei baci passionali.

«Sei vergine?»Mi chiese con un tono che a me, in quel momento, sembrava premuroso

«No» mentì, non volevo sembrare un verginello alle prime armi davanti a lui, soprattutto in quella occasione.

Nel momento in cui il primo dito entrò in me non fu eccessivamente doloroso, sentì giusto un leggero fastidio che sparì poco dopo lasciando posto al piacere, fu lo stesso per le successive dita.

«Se gemi così ora figurati dopo» disse Shinso con voce roca al mio orecchio e cazzo sarei potuto venire solo a sentirlo parlare così. Io non risposi dubito che ci sarei riuscito.

Appena mi ritenne pronto si posizionò tra le mie gambe e io potei finalmente tornare a respirare normalmente. Il piacere che avevo appena provato era niente in confronto alle precedenti volte, nessuna ragazza era stata capace di farmi godere così tanto solo con dei preliminari. 

«Ne sei davvero sicuro?» disse fissandomi negli occhi come per scorgere qualche segno di pentimento. Era gentile da parte sua chiedermelo, anche se ero completamente partito quindi il mio consenso in quel caso non è che valesse poi così tanto. Anche lui non era poi così lucido infatti i suoi occhi erano annebbiati quasi quanto i miei ma erano anche carichi di desiderio e lussuria. Forse lui vedeva me nello stesso modo, anzi ci speravo, perché io lo volevo con tutto me stesso, volevo sentirmi almeno per una sera suo. 

«Si Hitoshi, adesso muoviti o giuro su chiunque ci sia lassù che faccio tutto da solo» dissi sporgendo il bacino in avanti verso di lui.

Lui in risposta entrò in me lentamente, mentre mi fissava come se cercasse di capire se mi stava facendo male e cazzo se faceva male. Un dolore lancinante mi colpì appena fu entrato completamente in me. Lui lo capì e si bloccò immediatamente, credo fosse abbastanza evidente siavdalla smorfia di dolore che dal gemito strozzato che uscì da me, provai a trattenermi ma non ci riuscì. 

«Ehy va tutto bene, fra poco passerà» mi disse mentre mi lasciava tanti piccoli baci sul viso, dolci, fin troppo per i miei gusti. 

«Cerca di rilassarti» disse ancora, credo che ormai aveva compreso che prima alla domanda di prima avevo mentito.

Piano piano il dolore si placò e così gli feci cenno di muoversi e lui non se lo fece ripetere due volte. Iniziò con spinte lente, delicate e subito un piacere immenso prese possesso di me. Vedendomi gemere come una ragazzina in calore aumentò il ritmo sempre di più 

«Denki..sei uno spettacolo» mormorò sulle mie labbra prima di baciarmi in modo così passionale da farmi girare la testa.

«Di più..» mormorai io staccandomi da quel bacio per poi tornare a gemere ancora. 

Lui mi accontentò di nuovo e le sue spinte si fecero sempre più veloci e sconnesse fino a che non venimmo entrambi nello stesso momento.”

 

Scossi la testa piuttosto velocemente cercando di togliermi dalla testa quei ricordi e mi strofinai il sapone sulla pelle così forte da arrossarmela, come se così avessi potuto cancellare quei baci così dannatamente belli o quelle mani che in una maniera così delicata a momenti e rude in altri mi toccavano. Sentì un calore nel basso ventre, no. Non esisteva non potevo eccitarmi solo al pensiero di lui che mi toccava o dei baci che mi avrebbe dato. 

Una domanda però mi sorse spontanea, non è che per caso avevo una cotta per lui? 

Si, nel momento in cui l’ho visto ho pensato che fosse un gran figo e che se fossi stato una ragazza mi sarei fatto sbattere volentieri da lui, ma mai avrei pensato che sarei finito a letto con lui lo stesso, anche da ragazzo. 

 

Uscì da quella doccia più confuso che mai, avevo sempre pensato di essere completamente etero perché in vent’anni della mia vita non mi era mai piaciuto un ragazzo, mai. Eppure ora la vita aveva deciso di tirarmi uno schiaffo in faccia e cazzo mi era pure piaciuto, il sesso con Shinso ovviamente, così tanto che con lui lo avrei rifatto altre diecimila volte. 

 

A quel pensiero sospirai, avevo decisamente una cotta per Shinso. Preso coscienza di ciò decisi che forse era meglio parlarne con una persona decisamente più esperta di me, ossia il mio migliore amico Kirishima. Gli scrissi di vederci fra mezz’ora al bar dove lavorava Sero e lui mi rispose quasi subito che andava bene forse anche perché nel messaggio specificai che era piuttosto urgente.

Mi vestì piuttosto in fretta, senza fare caso troppo a cosa mi stavo mettendo e scesi di sotto per avvertire mia madre che sarei uscito 

«Oh ma io sto uscendo, non so se torno a pranzo» urlai dall’ingresso mentre prendevo le chiavi della macchina 

«Eh come se fossi mai a casa tu, vedi di tornare almeno per cena» mi rispose lei dalla cucina

«Va bene ma ci proverò, ti voglio bene» dissi chiudendo la porta alle mie spalle 

Sentì lei che mi rispondeva ma non capì cosa probabilmente un ti voglio bene anche io. 

 

Dopo neanche 10 minuti arrivai al bar e il mio amico Sero venne al bancone per accogliere il nuovo cliente 

«Buong- ah ma sei tu Denki, beh ciao amico» disse lui sorridendo ma appena vide la mia faccia alzò un sopracciglio.

«Che hai fatto big D? Sembra che sia morta Pepa di nuovo»  disse mentre toglieva il braccetto dalla macchina per farmi il caffè.

 

Pepa era la mia gatta, ero estremamente affezionato a lei e quando morì fui triste per giorni.

 

«Niente è che ieri sera da ubriaco è successa una cosa..strana» mormorai mentre prendevo posto al bancone. 

«Strana quanto quella volta in cui ci siamo svegliati nella gabbia dei pinguini allo zoo?» disse ridacchiando e al ricordo di quella sera epica ridacchiai anche io 

«No molto peggiore e molto più strana, sta arrivando Kiri..appena arriva ti dico tutto, non credo di avere la forza di dirlo due volte ad alta voce»

Si perché nella mia testa avevo percorso quella sera roba come duemila volte da quando ero uscito dalla doccia. 

 

«Che c’è non dici più niente ora Denki?» disse mentre era vicinissimo a me con una mano mi cingeva la vita e con l’altra mi teneva il mento per far in modo che io lo guardassi negli occhi. 

Io arrossì, fortunatamente era stata spenta la luce perché avevano acceso le luci stroboscopiche quindi eravamo quasi al buio e credevo che non potesse notarlo, invece mi sbagliavo. 

«Sei davvero carino quando arrossisci..lo sai Denki?» mormorò avvicinandosi sempre di più alle mie labbra. Il modo in cui pronunciava il mio nome mi mandava fuori di testa, ne marcava ogni sillaba e con quel suo accento particolare suonava bellissimo. 

«Mi piace quando mi chiami per nome» risposi prima di annullare quella distanza che ci separava in un bacio passionale e colmo di desiderio” 

 

«Ehy ma mi stai ascoltando?!» disse Sero mentre passava una mano davanti al mio volto 

«EH?! oh sisi, mi sono solo distratto un attimo» dissi mentre continuavo a girare il mio caffè 

«Dicevo che mi stai bucando il bancone a forza di girare quel caffè» ridacchiò 

«Oh si scusa» risposi ancora leggermente in imbarazzo per via di quel ricordo a cui stavo pensando, mi sentivo come se fossi stato colto in flagrante.

 

«Eccomi, sono arrivato» disse Kirishima una volta entrato tutto di corsa 

«Che è successo di così urgente da farmi correre qui il più velocemente possibile?» si sedette sullo sgabello accanto al mio e mi guardò, come una mamma preoccupata per il suo bambino. Kirishima era fatto così, si preoccupava tantissimo per gli altri soprattutto quando si trattava di me, a volte mi sentivo proprio come se lui fosse mia madre e io il figlio che stava per morire. 

«Con quell’espressione mia madre» dissi ridacchiando andando poi a pizzicargli la guancia 

«Smettila di sviare il discorso sputa il rospo!» disse Sero al limite della sua curiosità 

Io presi un respiro profondo e mormorai tutto d’un fiato «sonostatoalettoconunragazzo»

«EH?!» dissero all’unisono e mi guardarono confusi non avendo capito una sola parola di ciò che avevo detto. 

«Sono stato a letto con un ragazzo» Mormorai questa volta più lentamente. 

Entrambi spalancarono gli occhi abbastanza scioccati dalla notizia che gli avevo appena dato.

«Tu hai fatto cosa?» quasi urlò Sero

«Shhh abbassa la voce o ci sentiranno» dissi io portandomi un dito alle labbra e quasi sussurrando

Kirishima dal canto suo non disse nulla e sbatté le palpebre incredulo 

«Ei tutto okay? Non ti dovrebbe sconvolgere così tanto la cosa visto che..beh sei gay» dissi dopo un pò che continuava a non dire una parola. 

«E TU COME DIAVOLO LO SAI?!» disse alzandosi di scatto dalla sedia e guardandomi ancora più stupito di prima per quanto fosse possibile

«Beh Eijiro è sempre stato piuttosto evidente, almeno per noi che ti conosciamo meglio di chiunque altro» rispose Sero al posto mio. 

 

Eravamo giunti a quella conclusione anni fa, quando Kirishima ci diede buca all’ennesima festa, a cui alla fine non siamo andati neanche noi. Sero si era lasciato con la sua ragazza e non era in vena di festeggiamenti. Così siamo andammo al minimarket vicino casa sua, comprammo due confezioni da sei di birre e raggiungemmo la panoramica. Era uno spiazzo dove potevi parcheggiare e ammirare le stelle, di notte, senza che le luci della città dessero fastidio. Mentre di giorno potevi ammirare la città, di notte alla luce del solo lampione presente la cosa diventava piuttosto difficile.

 

“«Big D senti, che ha Eijiro che non va ultimamente? Lo vedo sempre più triste ed esce sempre meno con noi» disse dopo aver finito la seconda birra 

«Credo abbia una cotta» risposi finendo anche io la mia 

«Una cotta? E per chi? Non l’ ho mai visto guardare una ragazza in tutta la sua vita»  mi guardò come se ciò che avevo appena detto non fosse possibile neanche lontanamente

«Non è una ragazza infatti, è Bakugo» dissi alzando lo sguardo mettendomi a fissare le stelle 

«Ieri l’ho visto mentre guardava gli allenamenti della squadra di nascosto»

«Come puoi essere sicuro che sia lui? Potrebbe essere qualunque persona della squadra o anche una cheerleader»

«L’ho sorpreso a fissarlo in classe più di una volta…poi lo difende sempre quando lo chiamo pallone gonfiato e infine ha iniziato a chiuderci fuori esattamente nel momento in cui Nejire e Bakugo si sono fidanzati» continuai a non guardare il mio amico in faccia avrebbe notato subito i miei occhi lucidi perché mi sentivo un amico di merda, sia perché non potevo fare nulla per aiutarlo sia perché non mi riteneva degno di fiducia per confidarmi la sua cotta e il fatto che stava male per questo.

Restammo per un pò in silenzio, probabilmente a pensare entrambi la stessa cosa “Perché Eijiro non ce l’ha detto?” “Perché non si apre con noi?”. Fu Sero a rompere quel silenzio e quel filo di pensieri autodistruttivi in cui non potei fare a meno di entrare.

«Comunque dobbiamo aspettare che sia lui a dircelo quindi continuiamo a far finta di nulla»

“«Okay» fui l’unica cosa in grado di rispondere senza impedire alle lacrime di scendere.“

 

Kirishima si risedette alla sedia e ci guardò come un condannato che aspetta la sua sentenza. 

«Tu credevi davvero che ti avremmo giudicato per questo?» mormorai incredulo realizzando di nuovo quanto mi ritenesse un amico di merda. 

«Si..c’è..no..non lo so, ho sempre avuto paura a dirvelo..non sapevo come avreste reagito..poi avevo paura che se scoprivi la mia cotta ti saresti arrabbiato..e non volevo creare casini..» disse Kirishima velocemente

«COMBINARE CASINI? Per anni ho trattenuto la voglia di spaccare la faccia a quel pallone gonfiato e anche a te» dissi puntandogli il dito contro 

Ero incazzato a morte in quel momento, con lui, con Bakugo e perfino con me stesso. Sentivo scorrermi nelle vene tutta la rabbia che avevo accumulato in quegli anni e feci uno sforzo immane per non tirare un pugno a Kirishima che evitava di guardarmi in faccia.

«Oh sai anche chi è..» mormorò Kirishima arrossendo leggermente 

«Certo che lo so, non bisognava di certo essere questa grande cima per arrivarci eh» borbottai ancora furioso 

«E a voi va bene lo stesso?» disse Kirishima fissando la macchina del caffè davanti a sé abbastanza in ansia.

«Certo che ci va bene, sai che me ne frega di chi ti porti a letto» dissi io mentre mi si scioglieva un nodo nel petto, sentì tutta la rabbia che mi portavo dentro sciogliersi. Alla fine ce lo aveva detto ed era questo l’importante anche se ci aveva messo roba come sei anni. 

«Ah guarda per me basta che tu non stia sotto, non è figo avere un amico bottom» disse Sero ridacchiando 

«Ehy che problema hai con i bottom scusa?» dissi io sentendomi colpito in pieno dalle sue parole 

Sero in risposta scoppiò a ridere e Kirishima insieme a lui

«Che c’è ho ferito il tuo orgoglio big D? Non posso crederci che sia stato tu sotto» disse fra le risate 

«Oh invece io mi sarei stupito del contrario, hai visto Shinso no? Ci avrei messo la mano sul fuoco che era stato sotto Denki» disse Kiri continuando a ridere con Sero 

«Non mi sembra di aver detto chi fosse» dissi sentendomi alquanto imbarazzato da quella conversazione, okay che erano i miei migliori amici ma c’è un limite a tutto. 

«Sono sicuro che sia lui visto che vi ho visto chiacchierare su un divanetto quando Sero se n’è andato e poi siete spariti» rispose mentre sorrideva divertito 

«Okay, sì è lui e credo perfino di essermi preso una cotta» dissi evitando i loro sguardi 

«Ah guarda questo avrei potuto benissimo dirtelo io Denki, ieri sera non facevi altro che guardarlo e metterti in mostra davanti a lui»

«Okay, ho capito era palese quasi quanto la cotta di Kirishima per il pallone gonfiato» dissi scoppiando a ridere anche io 

«No, perché almeno io non ho dovuto ubriacarmi ed andarci a letto insieme per capirlo» rise anche Kirishima 

«No questo non avresti dovuto dirmelo» dissi portandomi una mano al cuore e facendo una finta smorfia di dolore 

«Hai spezzato il mio tenero cuoricino» mi portai una mano alla fronte e feci una finta di piangere poi scoppiai a ridere e i miei due amici fecero lo stesso.

Passammo l’intera giornata così, a ridere ed a prenderci in giro sulle nostre rispettive cotte, sugli ex e anche su tutto il resto. Quella rivelazione non aveva cambiato nulla fra noi, anzi aveva rafforzato la nostra amicizia e se avessi saputo che sarebbe bastato soltanto una mia scopata con un ragazzo, fanculo lo avrei fatto tantissimo tempo prima. 

 

Quella fu la giornata più divertente passata con i miei amici, peccato che questa è Lake View e che ci siano purtroppo solo due posti dove puoi mangiare decentemente e noi quella sera scegliemmo quello sbagliato…


























 

Angolo Autric* 

Buonasera fantasmini, 

NON POSSO CREDERCI CHE STO AGGIORNANDO OGGI, IL GIORNO IN CUI HO DETTO CHE L’AVREI FATTO. 

 

Questo è un capitolo a cui tengo particolarmente quindi spero vi piaccia <3 

 

Niente oggi ero così ispirata che ho scritto già il continuo, quindi FORSE aggiorno di nuovo martedì 

 

E niente seguitemi sul mio profilo insta per gli aggiornamenti in tempo reale e ci vediamo al prossimo capitolo 

 

Buonanotte fantasmini <3 

 

Ps. Non posso credere di star aggiornando anche ad un orario decente!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 8- Solitudine ***


Shinso

 

Solitudine

 

Quella mattina mi svegliai con il letto vuoto, la cosa non avrebbe dovuto sorprendermi eppure quel giorno vedere il posto a fianco al mio deserto mi mise una tristezza assurda, perché avrebbe dovuto esserci un biondino a fianco a me. Mi guardai intorno alla ricerca di un biglietto o qualcosa che avrebbe potuto spiegarmi la sua assenza ma non trovai nulla, il che significava che se l’era data a gambe levate. 

Lo squillo del mio telefono mi riportò alla realtà, cercai il telefono sul comodino ma non c’era, dovevo assolutamente farlo smettere di suonare, ogni nota mi trapanava il cervello e aumentava il mal di testa post-sbronza. Mi sporsi e lo trovai in terra, sicuramente era caduto durante la notte, lo presi e senza leggere il nome riposi.

«Pronto? Chi è che mi rompe le palle di prima mattina» dissi con un tono alquanto assonnato.

«Ma buongiorno anche a te principessa, ti sembra questo il modo di rispondere ai tuoi genitori?» disse una voce squillante dall’altra parte del telefono. 

 

Era mio padre Hizashi, almeno uno dei miei due padri, mi avevano adottato 9 anni fa, quando Shota, l’altro mio padre, mi aveva trovato sulla scena di un omicidio. Dopo che le indagini furono concluse e la mia innocenza comprovata decisero di adottarmi per togliermi dalla strada e darmi un futuro, che mia madre biologica ha deciso di non darmi quando mi abbandonò in un fast food in autostrada anni prima. 

Sarò sempre grato a loro per tutto quello che hanno fatto per me.

 

«Scusa, dimmi tutto sergente» dissi ridacchiando 

«Signorino non mi sembra che questa sia l’educazione che ti abbiamo dato» rispose ridacchiando anche lui 

«Comunque come mai mi hai chiamato così presto? è successo qualcosa?» dissi mentre mi alzavo dal letto 

«No, tu e Shota siete sempre così tragici..avevo semplicemente voglia di sentire il mio ometto»

«Papà ho 21 anni direi che non sono più un ometto» dissi ridendo e rassegnato al fatto che sarei rimasto il suo ometto per sempre come Eri sarebbe stata la sua principessina a vita. 

«Shhh perché devi ricordarmelo sempre! Mi fai sentire vecchio» disse lui con la sua voce da broncio, potevo quasi immaginarmelo con le guance gonfie e le braccia incrociate 

«Eh gli anni passano per tutti papà anche per te» risposi mentre mi cambiavo 

Dall’altro capo del telefono sentì un «abbassa la voce ho sonno» sicuramente detto da papà Shota 

«Scusa vado di là a parlare» sentì il rumore dei passi mentre cambiava stanza 

«Ma io dico abbiamo un letto matrimoniale no lui sul divano deve dormire» borbottò fra se e se papà Hizashi. 

«Papà ancora non mi hai detto perché mi hai chiamato» dissi per evitare che partisse uno sproloquio di due ore su papà Shota e il suo dormire sul divano. 

«Te l’ho detto invece, avevo voglia di sentirti e sapere come stavi visto che non ti degni mai di chiamaci» disse con un tono di rimprovero palesemente finto.

«Hai ragione papà scusa, comunque è tutto okay e sto bene non preoccuparti» risposi sbadigliando 

«Hai fatto le ore piccole stanotte eh, visto che ti sei svegliato a mezzogiorno»

«Papà non sono affari tuoi» dissi alzando gli occhi al cielo, se papà Hizashi scopriva che ero stato a letto con Denki avrebbe voluto sapere ogni minimo dettaglio oltre alla sua foto che avrei dovuto inviargli subito o lo avrebbe cercato lui su instagram e probabilmente avrebbe “involontariamente” schiacciato il tasto segui. 

«Dai lo sai che al tuo papà puoi dire tutto» disse cercando di convincermi. 

«E va bene ieri sera sono stato ad una festa con i miei amici» dissi pima che giocasse la carta del genitore preoccupato per suo figlio 

«Oh beh e non hai conosciuto nessun biondino interessante a questa festa?» disse ridendo

Spalancai gli occhi sorpreso e lui ora come diavolo faceva a saperlo? 

«Tu..come…cosa..» dissi io nel panico totale, lui invece scoppiò a ridere 

«Mi sembra di averti raccontato come ci siamo conosciuti io e tuo padre» disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo 

»Si papà Shota lavorava al caso dell’assassinio del tuo migliore amico commesso nella cittadina dove vivevi« dissi riflettendo ad alta voce 

«Si..?»

«oh..TU VIVEVI A LAKE VIEW?!» dissi realizzando solo ora quanto le descrizioni della cittadina di papà corrispondessero effettivamente al posto dove mi trovavo ed era stato lui a trovare magicamente quell’appartamento per me e Jirou. Mi battei una mano sulla fronte, ma quanto ero stato stupido a non arrivarci prima?!

«Certo mica l’hanno costruita poco prima che tu arrivassi eh» disse mentre rideva sempre di più.

«Perché non me lo hai detto prima?» Chiesi ancora stupito dalla rivelazione precedente

«Oh beh pensavo ci saresti arrivato da solo e poi volevo essere informato su di te senza che tu lo sapessi..ma appena Nemuri mi ha chiamato raccontandomi quello che aveva visto non ho resistito e ti ho chiamato, quindi su avanti racconta» disse con tono autoritario ma scherzoso. 

 

Passai le successive due ore a raccontare a mio padre tutto quello che era successo, volle sapere ogni dettaglio tranne quelli più spinti. Lui non credo volesse sentirli e io non avevo la benché minima intenzione di raccontarli a mio padre.

 

Una volte che la sete di gossip di mio padre fu saziata pensai che passare il resto della giornata in casa nok mi avrebbe aiutato così decisi di chiamare il porcospino ciclato, avevo assolutamente bisogno di uscire e se ne avessi avuto l’occasione di sbronzarmi ancora, magari se avessi avuto fortuna sarei riuscito perfino ad incontrarlo dopotutto Lake View non è poi così grande. 

Ma che diavolo andavo a pensare? Io Shinso Hitoshi che speravo di incontrare un tizio con cui ero andato a letto una sola sera? Dio mio che c’era in quella vodka che avevo bevuto? O magari aveva sul serio ragione a Baku, che l’aria di Lake View era così tossica da farti diventare rincoglionito. 

 

Sbuffai e finì di buttare giù il caffè che avevo preparato prima, in chiamata con mio padre, presi il telefono e feci quella chiamata, il porcospino rispose subito, quello non era affatto un buon segno se Baku rispondeva alle chiamate e ai messaggi poteva significare solo due cose, la prima era che gli servisse qualcosa ma se era per questo chiamava lui e la seconda era che c’era qualcosa che non andava. 

«Che vuoi testa di cazzo?» Disse alquanto incazzato al telefono 

«Dai non dirmi che sei ancora incazzato per il karaoke, le conosci meglio di me le regole visto che le hai create tu» alzai gli occhi al cielo

«Non è per quello, mi hai svegliato deficiente!» strinse i denti furioso. 

«Eppure non mi sembra di sentire la tua voce roca mattutina» ribattei io. 

Si lo sapevo stavo giocando col fuoco ma se c’era una cosa che avevo imparato su Bakugo era che per farlo aprire dovevi farlo incazzare di brutto, a quel punto nel caso fossi sopravvissuto ti avrebbe urlato in faccia che cosa aveva che non andava. 

«SENTI SMETTILA DI FARMI L’INTERROGATORIO E DIMMI CHE CAZZO VUOI» urlò al telefono spaccandomi un timpano. 

«Uscire» risposi riavvicinando il telefono a me quando ebbi accertato che aveva smesso di urlare. 

«Alle quattro ti vengo a prendere, andiamo a farci un giro poi a cena fuori chiama il nerd non ho voglia di sentire le sue stronzate appena sveglio» attaccò senza neanche salutarmi. 

 

Chiamai Izuku e anche lui mi tenne al telefono due ore per sapere come era andata con Denki e io ripetei le stesse cose dette a mio padre questa volta senza tralasciare il particolare che se n’è andato senza nemmeno lasciarmi un messaggio, un bigliettino o un cazzo di post-it.

«Shinso vedrai che avrà una qualche sorta di spegazione..» disse cercando di giustificarlo e di placare un pò la mia rabbia, perché lo aveva capito che ero incazzato anche se non si notasse un grande cambiamento, tendevo a tenere per me le mie emozioni. 

«Non mi interessa.» dissi secco 

«Si che ti interessa invece, se no non ne staresti parlando con me» mi rispose con un tono dolce ma comunque un pò saccente, come se sapesse qualcosa che io ancora non so.

«Invece si, ci vediamo alle quattro» gli attaccai in faccia più incazzato di prima. 

 

Quella telefonata mi aveva farto accorgere di quanto ci fossi rimasto male e decisi che avevo bisogno di rilassarmi così presi le cuffie e andai nella “stanza dei colori”. 

Era una stanza interamente dedicata alla pittura e al disegno, in ogni nostra casa c’era una stanza per la pittura, l’arte in generale e una per la scrittura, anche chiamato il tempio di Bakugo, visto che aveva colonizzato tutto lo studio con i suoi scritti, soltanto Izuku poteva entrare lì dentro se c’era anche Bakugo, ovviamente senza rischiare la morte per un libro tirato in testa. 

 

Indossai la mia tuta d'artista che consisteva in una tuta una volta bianca ma ormai piena di schizzi colorati. Jirou mi aveva costretto ad averne una, per lei ogni artista doveva averne una, perché aiutava a concretizzare le idee, in quanto quando uno metteva piede in quella stanza, a detta sua, smetteva di essere una persona uguale a tutte le altre e si trasformava in una specie di piccolo dio in grado di creare qualunque cosa e la tuta aiutava questo processo, perché una volta indossata smettevi di essere una persona qualunque e diventavi un artista.

Invidiavo il suo concetto di arte, per me prima di conoscerla era solo una distrazione, disegnare mi rilassava e basta, lei invece mi aveva aperto gli occhi su quanto in realtà l’arte era di più ma io cecato com’ero non riuscivo a vederlo. Non capivo appieno la sua concezione dell’arte ma per me lei era una fonte d’ispirazione continua. 

 

La stanza dei colori, perché stanza dell’arte faceva troppo corso sottovalutato di una scuola superiore per casi disperati, era, prima del nostro arrivo, un normalissimo salottino che adesso era ricoperto di teli di plastica ovunque pieni di schizzi di colore. Le uniche cose non coperte di teli erano due scrivanie nuove di zecca ma già sporche di pittura. Al centro c’era una tela, il nuovo quadro di Jirou o meglio della creatrice, il suo nome d’arte, ed è una delle pittrici emergenti più famose al mondo, anche se nessuno conosceva la sua faccia. 

La tela era appena iniziata ed era impossibile da capire, i quadri di jirou erano così prendevano forma solo alla fine. 

 

Passai l’intero pomeriggio a disegnare, fino a che non dovetti prepararmi per uscire, essere in ritardo significava far sentire le urla di Bakugo fino a Miami dai miei genitori. Presi i vestiti un po' a casaccio dall’armadio tanto erano tutti simili e mi vestì.

Bakugo arrivò sotto casa mia puntualissimo come sempre, io lo stavo già aspettando fuori perché non ne potevo già più di stare chiuso in quelle quattro mura. 

 

Quel mezzo pomeriggio passato con Bakugo e Deku fu particolarmente divertente, soprattutto vederli battibeccare su tutti quegli aneddoti, assolutamente non richiesti, che ricordavano in modo diverso e quindi stravolgevano completamente la storia. 

Mi mostrarono quasi tutta la cittadina e avevano per ogni angolo di quel posto una storia, che riguardasse loro o no, una battuta che non potevo capire o finivano a parlare di qualcuno che non conoscevo e che probabilmente non avrei mai conosciuto. 

 

Arrivò l’ora di cena e decidemmo di andare a mangiare nel ristorante, se poteva definirsi così, dove servivano, a detta dei miei due amici, il cibo spazzatura migliore di tutta Lake View cosa resa evidente dal trio seduto al tavolo vicino all’entrata. 

Il ragazzo che mi aveva appena scaricato era lì a ridere e scherzare come se nulla fosse con i suoi due migliori amici, sembrava felice e spensierato. 

 

Dopo poco Kirishima ci notò, sorrise e venne da noi 

“Chi è ora lo stalker Katsuki?” gli diede una pacca sulla spalla e ridacchiò 

“Non è stata una mia idea venire qua capelli di merda ma el nerd.” borbottò in risposta lui e Kirishima rise di più 

“Dai unitevi a noi, dobbiamo ancora ordinare” Disse e trascinò Bakugo con lui al suo tavolo. 

Insomma non ci aveva dato alcun diritto di scelta, Bakugo stranamente non sembrava troppo infastidito dalla cosa, anzi sembrava quasi piacergli la compagnia del rosso. 

Concentrato com’ero su quei due non mi accorsi neanche che Deku mi aveva fregato, lasciandomi come unico posto libero quello vicino a Denki. 

 

«Ehy ciao» mi salutò 

«Ciao» risposi freddo 

La cena continuó così tutto il tempo, lui che mi poneva domande e io che rispondevo a monosillabi o a risposte brevi proprio per non continuare la conversazione. 

Avevo recepito il suo messaggio e sapevo che parlava con me solo per cortesia, avevo già vissuto quella scena e non ci sarei caduto di nuovo.

 

Dopo la cena decidemmo di andare a guardare le stelle, in quello che era il posto preferito di Denki e Sero, dove a detta loro si erano presi le miglior sbornie. A me sembrava solo uno spiazzo putrido dove al massimo sarei andato a farmi una sveltina, da come lo avevano descritto mi aspettavo molto di più. 

 

Ovviamente tutti i miei tentativi per non parlare con Denki furono vani nel momento in cui ci ritrovammo soli, Kirishima e Bakugo si erano allontanati per parlare, Deku per fare una telefonata e Sero non era venuto con noi visto che il giorno dopo lavorava e doveva svegliarsi presto. 

 

«Le stelle stasera sono particolarmente belle non trovi?» disse mentre fissava il cielo 

«Senti non sei obbligato a parlarmi o ad essere gentile con me, ho recepito il messaggio forte e chiaro»

«Quale messaggio?» mi guardò confuso. 

Davvero mi faceva così stupido? 

«Te ne sei andato Denki, credo sia palese quello che intendessi con quel gesto»

«No, non significa nulla..ero spav-» lo interruppi 

«Non inventare scuse stupide, l’ho capito basta dai» 

«Non sto inventando scuse e poi grande genio che avresti capito sentiamo?» disse sarcastico.

Ah ora mi prendeva in giro e faceva pure il finto tonto, la mia voglia di tirargli un pugno in faccia stava crescendo esponenzialmente. 

«Non avresti potuto farmi capire in un modo migliore che quella per te era solo una scopata»

«Cosa? No Hitoshi hai fr-» lo interruppi ancora 

«Non mi interessano le tue stupide scuse, ma non montarti troppo la testa anche per me quella era solo una scopata.»

Non aggiunse altro per tutto il resto della serata. 











ANGOLO AUTRIC*
Buon pomeriggio fantasmini,
oggi ho finalmente aggiornato ad un orario
normale ahahah

Scusate se ci ho messo un po' ma ero bloccata ma
spero che dalla prossima settimana io riesca ad
aggiornare in modo regolare visto che il prossimo
capitolo è già pronta
Aurora questo capitolo è tutto per te
Buona giornata fantasmini<3


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 9- Diverso ***


9

 

Bakugo

 

Diverso

 

La tana di riflessione dello sfigato di Lake View, come l’aveva chiamata lui, me la immaginavo diversa, tipo una casetta sull’albero o uno spiazzale come il mio oppure ancora come la stanza dei colori di Jirou, di certo non avrei mai pensato che fosse un mini appartamento posto nel seminterrato di casa sua. Con un divano, un tavolino enorme, tre monitor e infine fogli, tantissimi ed erano ovunque su ogni superficie. 

 

Alcuni erano completamente scritti, altri mezzi vuoti, altri ancora avevano solo una frase oppure una parola, alcuni addirittura pieni di scarabocchi, solo pochissimi erano completamente bianchi o almeno così sembravano. 

 

Non era questo quello che mi aspettavo da un futuro medico, visto che quel posto somigliava davvero tanto allo studio che avevamo a casa e che io avevo monopolizzato, da me era comprensibile io ero un artista, lui no. L’unica traccia che faceva intendere che studiasse medicina era quell’unico libro di preparazione per l’esame che di trovava al centro esatto del tavolo ed era completamente ricoperto di polvere, segno che non veniva aperto da un pò.

 

«Che idiota! Scusa il disordine ma mi ero dimenticato che non avevamo sistemato l’ultima volta che siamo scesi qua con mamma» disse imbarazzato grattandosi la nuca, poi iniziò a sistemare quel disordine.

“Sembra sia esplosa una bomba qua dentro” dissi prendendo il primo foglio che mi si parò davanti.

 

“Cammino trascinando con me un ombra

il mio cadavere. 

 

L’omicidio più semplice della storia 

visto che l’assassino e la vittima 

hanno in comune di essere la stessa persona” 

 

Quelle poche frasi mi spiazzarono, erano così tetre e cupe, così simili ad un verso di una canzone che scrissi tanto tempo prima, dopo un evento che mi segnò nel profondo. 

 “Eppure ora, quello ad essere morto sono io”

Quel verso mi ritornò alla mente, nitido e chiaro come se lo avessi scritto pochi giorni prima e portò con se ricordi a cui non volevo pensare. 

 

Presi un altro foglio per evitare di perdermi in quei pensieri tossici ma Kirishima fù più veloce.

«No Bakugo, sul serio non vale la pena leggerli sono stronzate che scrivevo anni fa» disse lui cercando di prendere il foglio. 

«Capelli di merda, ogni cosa scritta vale la pena di essere letta» dissi riprendendo il foglio e lui sospirò rassegnato dal fatto che comunque avrei letto ogni singolo foglio in quella stanza, così posò la pila che aveva in mano sul tavolo. 

«Va bene ma leggerai solo quelli che dico io, gli altri sono off-limits okay?» disse con un tono che non ammetteva repliche.

«Lì leggerò tutti prima o poi rassegnati.» risposi io facendo un sorrisino di sfida. 

 

La verità? Ero curioso di sapere cosa si celasse dietro quel ragazzo dagli occhi tristi e mi era appena stata concessa la chiave per scoprirlo quindi bramavo più di chiunque altro leggerli tutti, dal primo all’ultimo. 

Mi passò uno di quei fogli che credevo bianchi, invece in un angolo in alto a destra c’erano quattro righe scritte.

 

Abisso 

tenue ed eterno 

straziante e dilaniante 

 

è così che amare appare” 

 

Mai in tutta la mia vita avevo letto qualcosa che era più veritiero, ti innamoravi lentamente e per sempre, ma poi quell’amore ti divorava dall’interno fino a consumarti. Questo era quello che quelle poche righe mi trasmettevano. 

 

«Ehy Katsuki, ci sei ancora?» mi passò una mano sulla fronte e io mi riscossi dai miei pensieri. 

«Si stavo solo pensando capelli di merda, cosa che evidentemente tu non sei in grado di fare se no lo avresti capito» risposi un pò scazzato per essere stato interrotto, volevo sapere e per farlo avrei dovuto analizzare parola per parola.

«Sei proprio uno stronzo!» Borbottò in risposta lui e mi tolse il foglio dalle mani. 

«Questo me lo dicono tutti, ma comunque sono bellissimi» dissi di getto senza pensarci troppo o non ne avrei avuto il coraggio. 

«Cosa?» lui mi guardò confuso non capendo a cosa mi riferissi. 

«I tuoi scritti, sono davvero belli non dovresti tenerli segreti» lo guardai 

«Beh..grazie, nessuno me lo aveva mai detto» balbettò e arrossì. 

Era così carino rosso e imbarazzato, non potei fare a meno di pensarlo. 

«Chiunque abbia mai detto il contrario è un grandissimo idiota»  risposi 

«Non li ha mai letti nessuno oltre a mia madre, mi imbarazza troppo» disse e si morse il labbro. 

In quel momento la voglia di sbatterlo al muro o farmi sbattere da lui aumentò a dismisura, non ero tipo da dare troppo peso alle posizioni, si sa a letto le regole cambiano e anche il ragazzo più timido può trasformarsi in un animale. 

«Con me non devi, io scrivo per lavoro e non mi sognerei mai di sminuire uno scritto per nessuna ragione al mondo»

Lui in risposta mi guardò sorridendomi dolcemente e per la prima volta dopo anni il mio cuore perse un battito. 

 

Quella notte non accadde nulla di quello che una parte di me bramava desiderosamente anzi passammo l’intera nottata a leggere i suoi scritti e troppo presto per i miei gusti si fece giorno così tornai a casa fortunatamente nessuno dei due doveva lavorare il giorno dopo. Mi buttai sul letto stanco morto, non più abituato a fare, come lo chiamavano i ragazzini di adesso, after.

 

Uno scritto di Kirishima però lasciò il segno, qualcosa quando lessi quella frase di smosse dentro di me e non riuscivo a smettere di pensarci

Secondo te, gli angeli di cosa sono fatti?”

Quella frase continuava a ritornarmi alla mente, anche sotto la doccia tanto che alla fine mi ritrovai a canticchiarla. 

Così decisi di appuntarmela, ormai convinto che fosse la chiave per sbloccare qualcosa dentro di me peccato che non avessi ancora capito cosa.  

 

Non ne potevo più di stare in casa, quelle quattro mura a volte mi sembravano così soffocanti così decisi di farmi una passeggiata e mentre mi dirigevo verso il parco vidi il rosso che camminava nella direzione opposta e che sbracciava per farsi notare da me, cosa difficile visto che stavo ascoltando la musica. 

«Adesso mi stalkeri pure?» dissi quando si avvicinò a me 

«Non ti stalkeravo, stavo andando al bar che devo vedermi con Denki e Sero piuttosto non è che sei tu che stalkeri me?» ridacchiò 

«Ti piacerebbe capelli di merda! Stavo solo facendo una passeggiata ero stufo di stare in casa» risposi io con il mio tono sprezzante. 

«Sisi dicono tutti così Katsuki, ora scusa ma devo andare che già mi stanno aspettando ma se vuoi vedermi di nuovo basta che mi scrivi su instagram e ci organizziamo» disse lui ridendo «Mi trovi come Red Riot, ora scusa ma devo proprio scappare» aggiunse e se ne andò dopo che io lo ebbi salutato con un cenno del capo. 

 

Lui credeva davvero che non sapessi come si chiamasse su instagram? Tsk dilettante, io e Deku avevamo già abbondantemente analizzato il suo profilo.

 

Mentre ero a cazzeggiare su instagram, aspettando che il rosso a cui avevo scritto un oretta dopo che mi aveva dato il suo nickname mi rispondesse, mi chiamò il morto di sonno e decisi che per quella volta avrei risposto subito, quella telefonata durò poco anche perché non avevo la minima voglia di parlare ma avevo capito che Shinso aveva qualcosa che non andava e i miei sospetti furono confermati quando, dopo aver fatto una passeggiata andammo al ristorante meno peggio di Lake View e incontrammo i due svitati in compagnia del ross, lo sguardo di ghiaccio che Shinso lanciò in direzione del fulminato non mi sfuggì.

Tra quei due era successo indubbiamente qualcosa, non me ne fregava assolutamente nulla ma quella tensione nell’aria iniziava a darmi sui nervi. 

Però non potei fare a meno di sfruttare l’occasione di passare ancora del tempo con il rosso e quindi anche se un pò restio acconsentì di sedermi al tavolo con loro e alla fine accettai anche di continuare la serata con loro andando a vedere le stelle. Non che me ne fregasse assolutamente qualcosa delle stelle ma volevano andarci tutti e il rosso me lo aveva chiesto in un modo così gentile che nessuno sarebbe stato in grado di dirgli di no, nemmeno io lo stronzo e arrogante Katsuki Bakugo. 

 

Era comunque snervate tutta quella tensione che si accumulava ogni volta che scendeva il silenzio o che il fulminato parlava, fortunatamente sia lui che Sero erano dei maestri nel dissiparla. Mi ero stufato quindi una volta arrivato trascinai Kirishima lontano da quei due con la stupida scusa che dovevo dirgli una cosa. 

«Adesso che siamo abbastanza lontani, che dovevi dirmi Baku?» disse lui ovviamente incuriosito da ciò che dovevo digli. 

«Niente ero solo stufo di stare con quelli» borbottai sedendomi e guardando il panorama che non era altro che puntini di luce, visto che con quel buio non è che si riuscisse a vedere molto. 

«Oh..capisco, era quindi solo una scusa per rimanere solo con me» si sedette al mio fianco. «La prendo come una dichiarazione d’amore questa» ridacchiò lui 

«Prendila come ti pare» risposi alzando le spalle

«Non hai smentito quindi è così, oh che carino..una delle dichiarazioni più belle che mi abbiano mai fatto» mi abbracciò ridendo e il battito del mio cuore accelerò. 

Desideravo averlo fra le mie braccia, ma avevo una reputazione da rispettare.

«Non pensarci neanche, scollati ora.» dissi dandogli una leggera spinta che non lo smosse di un millimetro ma comunque si staccò e fui quasi tentato di dirgli di abbracciarmi di nuovo ma mi trattenni.

«Sei un brontolone e un guastafeste Katsuki» disse facendo il finto offeso incrociando le braccia al petto. 

«Sai questa è la descrizione che avrebbe dato di me il nerd a 5 anni» risposi facendo un sorrisino divertito. 

 

Stavo scoprendo che con il rosso non stavo male, mi piaceva passare il tempo con lui e mi sarebbe piaciuto un sacco vederlo seduto vicino a me nel mio studio a scrivere. Era strano ma iniziavo a sentirmi più leggero in sua presenza come se con quel suo splendido sorriso potesse alleggerire un pò di quel peso enorme che avevo scelto di portare da solo e che solo in quei momenti mi accorgessi quanto pesasse in realtà su di me. 

 

«Allora vorrà dire che in questi anni non sei cambiato per niente» mi rispose lui continuando con quella recita 

«Che c’è vuoi un abbraccio per caso?» dissi profondamente divertito da quella situazione e curioso di vedere dove voleva andare a parare con quella recita 

«Mh..forse» rispose girando la testa dall’altro lato

«Beh da me non lo otterrai mai, ma magari posso fare un'eccezione se me lo dai tu» dissi accentuando l’ultima parola. Ero proprio curioso se aveva le palle di rischiare la morte oppure no. 

La mia era solo una battuta mai mi sarei immaginato che lo avrebbe fatto davvero eppure trenta secondi dopo era fra le mie braccia e io ero impalato indeciso se ricambiare quel stupido gesto di affetto oppure no. 

Alla fine cedetti e lo ricambiai e nonostante il buio non mi sfuggì il suo sorrisetto soddisfatto.

«Se ti azzardi solo a dirlo a qualcuno giuro che ti ammazzo con la mie stesse mani» sussurrai io a denti stretti, con la triste consapevolezza che si sarebbe staccato, lui si staccò leggermente giusto per puntare il suoi occhi rossi su di me e disse una di quelle frasi che mi porterò dentro per il resto della mia vita.

«Custodirò questo momento gelosamente nel mio cuore Katsuki, non mi sognerei mai di raccontarlo a qualcuno» disse e nel mentre arrossì leggermente, cosa che io non potevo notare essendo al buio quasi totale, ma ero consapevole della nostra vicinanza e che sarebbe bastato poco per unire le nostre labbra in quel bacio che stavo desiderando sempre di più, ma non era quello il momento giusto lo sapevo e non volevo succedesse in un posto così squallido, feci appello a tutta la mia forza di volontà e mi fermai. Kirishima mi rese tutto molto più semplice poggiando la testa sulla mia spalla e portando quindi le sue labbra fuori portata. 

 

Non seppi quanto restammo così, io ci sarei rimasto volentieri tutta la vita e probabilmente anche lui visto che così si addormetò. Quando me ne accorsi feci il possibile per non svegliarlo rimanendo immobile ma un momento così bello non poteva durare a lungo e poco dopo qualcuno ci raggiunse.

«Kacchan si è fatto tardi dobbiamo andare» disse il nerd quando fu a portata d’orecchio 

«Shhh..abbassa la voce, Eijiro si è addormentato» risposi sussurrando io alquanto incazzato per essere stato interrotto ma sollevato che comunque fosse il nerd e non qualcun’altro. 

«Oh..mi dispiace svegliarlo ma è davvero ora di andare, Denki è già andato via e si è fatto davvero molto tardi domani noi dobbiamo alzarci presto» 

«Lo so..lo so» risposi e a malincuore scossi leggermente Kirishima

«Capelli di merda svegliati dobbiamo andare» dissi sussurrando nel modo più dolce che potessi fare che probabilmente equivaleva nel non usare il mio solito tono perennemente scazzato. 

«ancora 5 minuti..» si accoccolò meglio e mi strinse a se. Il battito del mio cuore arrivò alle stelle ma quello non era di certo il momento adatto per godermi quello spettacolo purtroppo. 

Lo scossi di nuovo un pò più forte, forse troppo perché aprì gli occhi di scatto momorando «un terremoto?». Deku scoppiò a ridere e io ridacchiai 

«No capelli di merda ero io che provavo a svegliarti» 

«Oh..mi sono addormentato? Scusa Baku non volevo è che ho dormito poco-» si accorse in quel momento della presenza di Deku e della posizione in cui ci trovavamo e arrossì di botto. 

«Oh non credo che sia dispiaciuto poi così tanto a Kacchan o te ne saresti accorto visto che avrebbe spiaccicato la tua faccia per terra» ridacchiò Deku e quello fu il mio turno di arrossire 

«TAPPATI LA BOCCA NERD DEL CAZZO!» Urlai io e mi alzai andando infuriato verso la macchina seguito a ruota da quei due che se la ridevano anche se uno era ancora mezzo assonnato. 

Il viaggio di ritorno fù piuttosto silenzioso, Kirishima di era addormentato di nuovo, Deku lo aveva seguito a ruota e quindi gli unici svegli eravamo io e Shinso, tutti e due di poche parole. 

«Che è successo fra te e il fulminato?» dissi di botto spiazzandolo, tanto che ci mise un pò a rispondermi. 

«Niente, siamo andati a letto insieme»  disse dopo un pò

«Ah e io che pensavo fosse etero, l’ho perfino visto lanciare qualche occhiata a Jirou alla festa ma stranamente mi sbagliavo» alzai le spalle continuando a guidare 

«No non ti sbagli era solamente ubriaco per questo è venuto a letto con me» disse mentre fissava fuori dal finestrino.

Perché sembrava triste? Ma io dico tra tutte le persone che vivono a Lake View proprio del fulminato doveva prendersi una cotta?

«Invece di fare il depresso del cazzo chiediglielo coglione. Sono sicuro che hai tirato come sempre le tue conclusioni del cazzo da solo, tu e il nerd su questo siete uguali»dissi già stufo di essermi ficcato in quella conversazione.

«Se n’è andato» mi rispose lui, come se quella fosse già di per se una risposta

«Sai vero che potrebbero esserci almeno diecimila ragioni diverse per il fatto che se ne sia andato?» risposi con il suo stesso tono del cazzo come se stessi dicendo l’ovvio. 

«Ma-»

«Niente ma lo sai benissimo che ho ragione.»dissi interrompendolo sapendo che non avrebbe osato ribattere di nuovo

«Ci penserò» rispose semplicemente. 

 

Il resto del viaggio lo passammo nel silenzio totale fino a che non dovemmo svegliare il nerd, cosa che dovetti fare a voce bassa per non svegliare Kirishima, dovetti quasi buttarlo giù dalla macchina per fargli riuscire ad aprire gli occhi e a connettere il cervello, ci augurò la buonanotte a cui non risposi. Shinso venne con me a casa perché a detta sua doveva schiarirsi le idee con una passeggiata ed ero ben felice di accorciare anche se di poco il tragitto per casa. 

 

Non ebbi il coraggio di svegliare Kirishima mentre dormiva così lo presi in braccio, con qualche difficoltà riuscì a chiudere la macchina e lo portai nella mia stanza dove al suo fianco mi addormentai anche io poco dopo, cosa insolita visto che negli ultimi tempi stavo avendo un sacco di problemi a prendere sonno. 

 

Ma prima di addormentarmi avevo sussurrato una risposta che se lui fosse stato sveglio non avrei mai detto. 

«Anche io custodirò gelosamente ogni attimo insieme Eijiro»  gli lasciai poi un piccolo bacio sulla fronte. 



























 

SPAZIO AUTRIC* 

 

Ciao fantasmini,

LO SO SONO SPARITA MA STO LAVORANDO

ho questo capitolo pronto da un pezzo però volevo vhr fosse pronto anche l’altro.

Oggi l’ho finito e se volete vi delizio con un doppio aggiornamento di due capitoli super cute

 

Amo questo capitolo e non vedevo l’ora di postarlo

Se ci sono errori fatemelo sapere.

 

Comunque ho deciso che posterò almeno per il momento ogni due settimane 

 

Ciao fantasmini buona giornata, forse ci rivedremo ancora prima di quanto pensiate.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 10- Uragano ***


10

 

Kirishima 

 

Uragano

 

Da quella festa e quella serata alquanto strana passò una settimana, dove io avevo continuato a parlare con Bakugo regolarmente, tutti i giorni parlavamo per ore e di tutto, la mia vita iniziava a farmi meno schifo e il mio coming out forzato con i miei amici ci aveva portato legato di più ed io ero davvero felice di questo. Denki disapprovava in pieno la mia amicizia con il porcospino e non perdeva occasione per farmelo notare, anche Sero non era d’accordo ma almeno evitava di farmi battute, so che il primo si comportava così perché mi voleva bene e non voleva che io stessi di nuovo male per lui, ma dal mio canto sapevo che la mia cotta era ormai passata e che era impossibile potesse tornare, ben presto avrei capito che mi sbagliavo di grosso.

 

Di come sarebbe andata quella settimana avrei dovuto capirlo da quando un uragano dai capelli rosa bussò alla mia porta seguito da quello che presto avrebbe ottenuto il soprannome di ghiaccioloman e infine dal mio gemello.

«SORPRESA» Urlarono all’unisono Mina e Tetstutestu 

«Sorpresa» disse Shoto con il suo solito tono apatico leggermente in ritardo rispetto agli altri due.

«E voi che diavolo ci fate qua?» dissi mentre venivo travolto in un abbraccio che avrebbe potuto tranquillamente uccidermi dalle due ugole d’oro. 

«Siamo venuti a trovarti e a farti compagnia in questo postaccio» mi rispose Mina sorridendo e staccandosi dall’abbraccio permettendomi quindi di respirare di nuovo. 

«Io sono venuto a controllare che voi due non commettiate cazzate» disse indicando sia me che Mina 

«Io non lo so, mi hanno praticamente trascinato via nel bel mezzo della notte, non so neanche dove sono figurati il perché» disse Shoto superandoci ed entrando in casa.

Ovviamente scoppiai a ridere seguito a ruota dagli altri due. 

«Oh non immaginate neanche quanto mi siete mancati» dissi abbracciandoli e stavolta trascinammo anche il polaretto.

«Anche tu gemello» mi rispose Testutestu

«Anche tu my boy» vi rispose Mina all’unisono. 

«Si ma adesso posso staccarmi?» disse Todoroki rigido come un tronco. 

Ridemmo tutti e tre e interrompemmo quello strano abbraccio che sembrava più una partita a twister in verticale. 

«Ei cos’è tutta questa confusione? Oh Mina, Testutestu finalmente ci incotriamo dal vivo» disse mia madre mentre usciva dalla cucina.

«Signora Kirishima, è un vero onore conoscerla dal vivo» dissero i tre in coro stringendo la mano a mia madre. 

 

Il resto della giornata volò, Marian mi diede il giorno libero nonostante io mi opposi ma non volle sentire alcuna ragione, quindi mi ritrovai a passare l’intera giornata con loro. Testutestu che voleva conoscere ogni mia stupidaggine combinata a Lake View, Mina invece assetata di gossip com’era voleva conoscere tutti gli scandali, le varie coppie e tutto quello che potessi raccontargli, mentre il terzo ascoltava totalmente disinteressato le nostre conversazioni. 

Tutto sommato fu una giornata divertente e anche Sero si unì a noi, visto che lo incotramo casualmente al bar. Doveva vedersi con Denki ma quest’ultimo gli aveva dato buca dicendo di stare ancora male. Nessuno si insospetì più di tanto, Denki non si ammalava quasi mai ma quando succedeva di solito passava un pò prima che gli passasse, quindi nessuno diede troppo peso alla sua assenza durante l’ultima settimana.

Tutto sembrava andare bene fino a quando Bakugo non mi chiese di uscire, solo che non fù particolarmente diretto quindi non seppi se era rivolto solo a me o a tutti quanti, quindi i miei amici iniziarono a scommettere tutti contro di me. 

«Bro è palese che voglia il tuo cul-» Sero non riuscì a terminare la frase perché Mina gli tappò la bocca e Testutestu gli tirò uno schiaffo tra capo e collo. 

«No per me intende tutti, alla fine lo sa che siamo tutti insieme» affermai io autoconvincendomi di questo. 

«Eppure ha scritto solo a te» ribattè Sero. 

«Perché sa che siete con me e perché è con me che sta parlando» dissi io con un tono di voce leggermente più alto

«Per quanto questi siano due idioti, concordo con loro vuole uscire con te da solo» mi disse Mina

«Ti ha scritto “vuoi uscire con me domani sera?”non vedo alcun modo in cui lui possa essere più palese di così» Affermò ovvio Testutestu. 

 

In quel momento realizzai che forse aveva ragione e iniziai a sentire una famigliare morsa allo stomaco, che io ormai conoscevo bene, ossia l’ansia. Per anni avevo immaginato quel momento, dal modo più scenografico e assurdo possibile, al modo più stupido e carino ma mai nei miei anni di filmini mentali ho mai immaginato che mi avrebbe mandato un messaggio criptico, io preferivo pensare che fosse un uscita di gruppo, doveva esserlo, perché tra noi c’era solo un amicizia, questo era quello di cui avevo bisogno di pensare. 

Così dopo una ponderata ricerca di parole decisi che di scrivergli semplicemente

 

 

La sua risposta non tardò ad arrivare e rimasi piacevolmente sorpreso da ciò perché di solito ci metteva comunque un pò a rispondere 

 

Cosa che ovviamente cambiava radicalmente la questione, perché fino a due minuti fa potevo illudermi che non fosse un appuntamento mentre ora lo era ufficialmente. Panico, ero in completo e totale panico e Mina se ne accorse immediatamente.

«Kiri? tutto bene? Dai non preoccuparti..non è mica il tuo primo appuntamento questo» mi mise una mano sulla spalla

«Oh si sto bene, diciamo che non me lo aspettavo tutto qua» risposi mentre cercavo di togliermi la faccia da “sto per avere un attacco di panico” 

«Vedrai che andrà tutto magnificamente, ne sono sicurissima» mi sorrise dolcemente e prese ad accarezzarmi la schiena. 

Lei ne era sicurissima, io per niente. Stavo per uscire con la mia crush delle superiori, anzi definirla tale era una riduzione perché io amavo Bakugo o comunque era più di una cotta o di una crush e il fatto che lui mi avesse notato avrebbe dovuto rendermi felice invece ero terrorizzato, avevo una paura tremenda di ricascarci di nuovo e per questo ero quasi tentato di rispondere di no, ma la mia curiosità prese il sopravvento e si chiese “biglietti per cosa?” e fu esattamente così che risposi, la sua risposta ancora una volta arrivò quasi subito. 

 

Sorpresa? Per me? Bakugo aveva una sorpresa per me, ripeto Katsuki Bakugo aveva una sorpresa per me, l’ho ripetuto 50 volte nella mia testa per realizzarlo mentre una parte di me era in pieno sclero da fangirl e l’altra piangeva terrorizzata. 

Mi ero appena legato le mani da solo, non potevo dire di no ora che sapevo che aveva una sorpresa per me, sarebbe stato scortese e allo stesso tempo volevo sapere di che biglietti si trattavano. Fuori credo di avere ancora la faccia a cucciolo di foca spaventato perché Mina continuava a rincuorarmi e dirmi frasi di circostanza che io non stavo minimamente ascoltando perché ero completamente perso nella mia battaglia interiore e alla fine decisi di rispondere con un semplice 

Io risi a quella sua risposta aveva già capito che ero un perenne ritardatario e aveva prevenuto anche la scusa dello “sto male”, forse mi aveva capito molto più di quanto credessi o voleva che in nessun caso io dicessi no. 

 

Quelle 12 ore, 24 minuti e 37 secondi che mi separavano dall’appuntamento furono estenuanti, ero in ansia e a tratti nel panico più totale, non avevo la più pallida idea di dove volesse portarmi e così scegliere outfit fu la decisione più difficile mai presa in tutta la mia vita. 

Se mi avesse almeno fatto un piccolo spoiler su i biglietti avrei potuto decidere senza farmi diecimila pippe mentali, se fossero serviti per andare a teatro di certo non potevo andarci in jeans e maglietta ma se servivano per andare al cinema non potevo andarci in smoking, quindi dopo due ore di attacchi d’ansia e di nervosismo, sbuffi frustrati e mentre cercavo di creare le scuse più assurde per dire di no, Mina arrivò alla conclusione che i Jeans skinny e una polo sopra fossero la scelta più azzeccata. 

«è un outfit perfetto, non troppo elegante e nemmeno troppo casual e poi quei pantaloni ti risaltano sia il culo che il muscolo ormai atrofizzato per il tuo “devo concentrarmi sullo studio”»

«Scusa se tengo un po al mio futuro e non ragiono solo con il mio cazzo» risposi secco ormai abbastanza innervosito dalle sue battute 

«Peccato che l’ormone che scatena le reazioni neurologiche sia il testosterone, quindi mi dispiace deluderti my boy ma tu come tutti gli uomini ragioni con il tuo cazzo.» mi rispose ridendo, cosa che mi innervosì ancora di più.

 

Le 16:00 arrivarono troppo in fretta e quando Bakugo suonò il clacson io avevo appena deciso che scarpe indossare, dopo averle fissate per mezz’ora  così dovetti sbrigarmi e come sempre stavo per dimenticare qualcosa, ossia le chiavi di casa. 

«Ei le chiavi, non vorrai svegliarmi anche sta volta perché sei rimasto fuori casa» disse mia mamma mentre ridacchiava

«Oh sì giusto, grazie mamma» gli diedi un bacio sulla guancia veloce e uscì di casa. 

Bakugo mi stava aspettando in macchina quando sentì la porta di casa chiudersi alzò lo sguardo dal telefono e suonò di nuovo il clacson per dirmi di sbrigarmi mentre buttava la sigaretta finita nel posacenere. 

«Arrivi mai puntuale in vita tua?!» disse un pò alterato con il suo solito tono scazzato 

«Ciao anche a te Katsuki» risposi ridacchiando «Giuro che ci provo ma succede sempre qualcosa»

«Inventane un’altra di scusa»

 

Il viaggio in auto fu silenzioso non a livello imbarazzante, sentivo che tutta la tensione accumulata in quelle ore si stava sciogliendo tanto che mi ritrovai a canticchiare la canzone che passava alla radio. 

«non ti avevo mai sentito canticchiare»

«Eh? Non mi ero accorto che stavo cantando..»

«Tsk quello non era cantare, stavi giusto canticchiando.» rispose secco «era un insulto al mio lavoro»

«Canto così da schifo?» ridacchiai 

«No, intendevo..che» strinse la presa sul volante «ah fanculo.»

«Intendevi che canto benino e che paragonare quello che stavo facendo io al cantare era un insulto al tuo lavoro? Non era così difficile da spiegare» ridacchiai ancora e lo guardai

«Se lo avevi capito allora perché mi hai fatto uella domanda così stupida?»

«Mi diverto a vederti in difficoltà»

«Stronzo.» borbottò 

«Così mi ferisci!» mi portai una mano al petto e feci una finta faccia offesa «non sono uno stronzo!» 

Poi scoppiai a ridere e non mi sfuggì il suo piccolo sorrisetto divertito mentre scuoteva la testa.

 

Dopo quella breve conversazione tutta la tensione e l’ansia accumulata era completamente sparita e durò giusto il tempo di arrivare al bar.

«Il tempo di un caffè e andiamo. Ne ho bisogno per guidare due ore e mezza» 

«Due ore e mezza?» lo guardai confuso «Dove diavolo hai intenzione di portarmi?!»

Il bar era lo stesso dove avevamo fatto colazione il giorno dopo l’uscita al ristorante con gli altri, nonché lo stesso dove lavora Sero. 

 

Quella mattina mi risvegliai piuttosto confuso di non essere nella mia stanza, non capendo neanche di chi fosse fino a che non lo vidi addormentato al mio fianco, una visione angelica.

Appena sveglio disse che mi aveva portato a casa sua perché non aveva trovato le chiavi di casa mia e non era riuscito a svegliarmi, ovviamente le sue esatte parole erano state «dormi come un cazzo di sasso, neanche un terremoto ci sarebbe riuscito»

 

Sero aveva fatto il turno di mattina al bar quindi non c’era, cosa che ovviamente mi rese felice, non avevo voglia di battutine che mi avrebbero messo in imbarazzo. 

Restammo nel bar giusto il tempo di bere il caffè e scambiare due chiacchiere o meglio io mi divertì a puzzechiarlo ancora come prima e le due ore di macchina andarono allo stesso modo mentre cercavo i tirargli fuori qualche indizio sulla nostra destinazione. 

Bakugo non si lasciò sfuggire nulla, solamente una volta arrivati a destinazione mi guardò 

«apri il cruscotto» disse quasi odinandomelo 

«oh che ti serve?» dissi aprendolo. 

Quando vidi quello che c'era all’interno spalancai gli occhi i biglietti erano per un concerto, precisamente quello del mio cantante preferito. Ero senza parole, fissavo quei biglietti incredulo, non glielo avevo mai detto apertamente ma era facile da intuire per via di tutti i poster e i vari album nella mia tana, li avevo tutti e li amavo tutti per un motivo diverso. 

 

"«Sono davvero i biglietti per crimson Riot?» dissi una volta recuperata la facoltà di parola.

«Si e questi sono i pass per il backstage» disse tirando fuori qualcosa dalla tasca mostrandomeli. 

In quel momento non resistetti più e lo abbracciai stringendolo a me sussurrando un infinità di grazie, lui dopo un attimo di titubanza ricambiò l’abbraccio facendo una piccola risata.


«Per te questo e altro capelli di merda» lo sussurrò al mio orecchio e il mio cuore perse un battito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO AUTRIC* 

 

Ciao fantasmini, sono in quarantena positiva al covid e ho deciso di impormi di postare un capitolo al giorno e magari riuscire a finire questa storia.

 

Quindi visto che ieri non ci sono riuscita oggi probabilmente ne posterò due quindi ci vediamo fra poco 

 

Spero che voi stiate bene e grazie di farmi compagnia in questa quarantena <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 11- Dimostrazioni ***


 11

 

Denki 

 

Dimostrazioni 

 

Quella mattina io sarei dovuto andare a lavoro ma dopo quello successo ieri sera non me la sentivo, le parole di Shinso mi rimbombavano nella testa anche se aveva fottutamente ragione. 

«Sei solo una scopata Denki»

Quella frase fu una freccia scoccata perfettamente nel mio cuore, una lama che lo trapassa da parte a parte. 

Passai tutta la giornata a letto così come i due giorni successivi. Non avevo voglia di fare nulla se non stare nel letto a poltrire e buttare la mia vita, quella sola e semplice frase era riuscita a buttarmi giù completamente. 

Tamaki continuava a scrivermi ed a chiamarmi per sapere come stavo, se la febbre mi era passata. Ero riuscito a mantenere la farsa per quei tre giorni ma al quarto dovetti per forza alzarmi.

Mi ci volle una forza di volontà infinita per alzarmi e andare a lavoro, non ero in forma e si notava da chilometri, tutti credevano che era per via della febbre ma non Tamaki, ormai mi conosceva abbastanza da capire che non stavo male fisicamente.

Durante la chiusura per pranzo mi propose di mangiare insieme, cosa insolita visto che di solito dovevo trascinarlo con me qualunque cosa volessi fare. 

Era il mio amico più caro dopo Sero e Kirishima e l’unica persona a cui avevo confessato il mio enorme senso di colpa, nei confronti di quest’ultimo, che lui cercava di alleviare, neanche ora stavo meglio dopo il suo coming-out, però percepivo che il nostro legame si era rafforzato ora mi sentivo davvero il suo migliore amico. 

 

Decidemmo con Tamaki di andare a mangiare al bar dove lavorava Sero almeno sarei riuscito ad evitare o comunque a rimandare quella conversazione scomoda riguardante i miei sentimenti, oppure avrei dovuto farla una volta sola.

 

Non sapevo quello che mi stava accadendo nemmeno perché ci ero rimasto così male, sapevo solamente che mi sentivo una merda per essermene andato, anche per non aver avuto la forza di fargli aprire le orecchie per ascoltare la mia spiegazione. 

Mi aveva liquidato con una frase orribile che neanche io avevo mai detto, neanche alla più brutta o stronza delle mie conquiste, neanche a Vanessa, che ha preso il mio rifiuto almente in malo modo da rompermi un osso del piede o Glenda la psicopatica che mi seguiva ovunque perché io ero suo.

Mentre pronunciava quella frase i suoi occhi erano tristi come se desiderasse con tutto il cuore che non fosse così e cazzo lo vorrei anche io, vorrei tanto che tutto quello non fosse mai successo, che non me ne fossi mai andato da quella cazzo di stanza, ormai credevo che quel ragazzo così fottutamente tenebroso e sexy mi avrebbe fatto perdere la testa. 

 

Sero e Tamaki ci provarono ripetutamente a farmi parlare, a cercare di tirar fuori quello che non andava ma come diavolo sarei riuscito a spiegargli la confusione che girava nella mia testa? Non sapevo più chi ero, paradossalmente fino a qualche giorno prima credevo di essere etero fino al midollo e adesso invece vorrei soltanto che quel gran figo di Shinso mi notasse ancora, magari stare fra le sue braccia mentre mi coccola, mi bacia, se mi sforzavo potevo quasi sentire ancora il sapore dei suoi baci o il suo tocco sulla mia pelle. 

In quel momento compresi oltre ogni dubbio, oltre ogni rimostranza che a me quel ragazzo dalle occhiaie profonde che non facevano altro che renderlo più sexy, piaceva, piaceva eccome, da impazzire. 

 

«Denki puoi smetterla di vivere nel tuo mondo e ascoltare?!» Sbottò Sero spazientito. 

Probabilmente stavano dicendo qualcosa di importante ma come sempre ultimamente mi ero perso a fantasticare su Shinso, dovevo smetterla. Iniziava a diventare inquietante la cosa. 

«Oh scusate..ultimamente mi riesce difficile rimanere concentrato..» risposi.

Era vero la mia iperattività ultimamente era peggiorata, non riuscivo a concentrarmi su niente, rimanere seduto per cinque minuti su una sedia era impossibile e infatti con la scusa di dover andare in bagno mi alzai, al mio ritorno trovai “Bakugo pallone gonfiato” e “Shinso ti prego sbattimi di nuovo come una porta” a chiacchierare con Sero e Tamaki. In realtà solo con Sero, Tamaki era troppo impegnato a cercare di farsi notare il meno possibile. 

«Crimson Riot? Certo era logico, solo a Capelli di merda può piacere» Disse Bakugo tra un sorso di caffè e l’altro

«Perché vorresti dire che non lo hai mai sentito?» Shinso lo guardò con uno sguardo che stava palesemente a significare “ma chi vuoi prendere in giro?!” 

«Certo che l’ho sentito, come chiunque è famoso dopotutto» finì il caffè e mi notò «Oh eccoti fulminato senti me lo tieni da parte il nuovo volume di Spiderman?»

Io fino a quel momento ero stato in trance, guardavo Shinso completamente incantato quindi avevo solo capito le parole Crimson Riot e Spiderman ma sinceramente non me ne fregava niente di cosa c’entrasse nella conversazione il cantante preferito di Kiri e l'amichevole Spiderman di quartiere, nemmeno come potessero essere collegate le due cose. 

 

Anche lui ricambiò il mio sguardo, solo che a differenza mia lo distolse quasi subito e in quel frangente ho potuto notare quanto fossero tristi i suoi occhi e bastò questo a farmi capire che una spiegazione gliela dovevo, no anzi volevo dargliela e stavolta mi sarei fatto ascoltare a qualunque costo. 

Così raccolsi tutto il mio coraggio e mi avvicinai a lui ignorando completamente Bakugo.

«Devo parlarti» dissi semplicemente guardandolo negli occhi cercando di essere il più autoritario possibile.

«Oh stronzo guarda che ti ho chiesto una cosa vuoi degnarmi di una cazzo di risposta?!» Bakugo mi guardò malissimo ma io continuai comunque ad ignorarlo.

«Non credo abbiamo nulla a dirci ma se proprio ci tieni» Shinso scrollò le spalle e si alzò

Io non dissi nulla, né a lui né agli altri, semplicemente mi incamminai con mr. non dormo da una settimana ma sono comunque super sexy a seguirmi mentre Bakugo continuava a lanciarmi insulti di ogni tipo perché continuavo ad ignorarlo. 

 

Uscì dal locale e con la scusa mi accesi una sigaretta restando in silenzio a guardarlo con la coda dell’occhio.

«Kaminari vuoi parlare o vuoi continuare a fissarmi di nascosto e basta?!» sbottò ad un certo punto Shinso probabilmente stufo di quella tensione nell’aria.

«Che ho fatto di sbagliato?» mormorai appoggiandomi al muro 

«Abbiamo fatto una cazzata e pace Denki, capita» rispose invece lui “anche se avresti potuto farmelo capire in un altro modo» borbottò subito dopo, probabilmente neanche voleva dirlo ad alta voce. 

 

«Che cosa ti ho fatto capire? Che non mi è piaciuto? Cazzo non è vero, eccome se mi è piaciuto» lo guardai «O perché me ne sono andato? Ero nel panico più totale Hitoshi» 

«Non farne un dramma abbiamo chiarito cos’è stato» il suo sguardo prese di nuovo quella piega triste 

«No tu hai chiarito la tua di posizione a me non l’hai neanche chiesto! Hai fatto tutto da solo» sputai acido. 

Non solo quel giorno non mi aveva fatto parlare ma ora diceva pure che avevamo chiarito? Se avessimo effettivamente chiarito mi avrebbe scritto in quei quattro giorni, mi avrebbe cercato e soprattutto prima mi avrebbe salutato. Quindi no signor Hitoshi sbattimi come se non ci fosse un domani io e te non abbiamo chiarito proprio un cazzo. 

«Vorresti dirmi che per te non è stata la stessa cosa?» rise forzatamente, ma rise «Denki te lo ripeto quando te ne sei andato non avresti farmelo potuto capire in modo migliore che per te non contava nulla.»

«Hitoshi ero nel panico! Porca puttana lo vuoi capire che tu mi stai facendo dubitare del mio orientamento sessuale? Fino a tre giorni fa credevo di essere il più grande sciupafemmine della storia di Lake view poi sei arrivato tu e la prima volta che ti ho visto ho pensato “Cristo quanto me lo farei” ci sono passato sopra perché pensavo fosse normale o comunque nulla di grave e infine mi sono ubriacato e svegliato nudo nel tuo letto! VUOI DARMI DEL TEMPO PER METABOLIZZARE CHE NON SONO ETER-»dissi al limite della rabbia alzando sempre di più la voce e Bakugo doveva averlo istruito bene visto che provò a farmi abbassare la voce ma alla fine dovette tapparmi la bocca. 

«Ma che cazzo fai?! Sei cretino ad urlare in strada certe cose?! Speriamo che non ci abbia sentito nessuno!» si guardò intorno per cercare di individuare qualcuno ma era la pausa pranzo e pochissime persone giravano a quell’ora, probabilmente non vide nessuno perché posò di nuovo lo sguardo su di me.

 

Era vicinissimo a me, riuscivamo a guardarci perfettamente negli occhi e così restammo per un lasso di tempo indefinito, ci guardammo e la mia voglia di posare di nuovo le labbra sulle sue cresceva ogni secondo di più, peccato o fortunatamente aveva ancora la mano sulla mia bocca. 

«Sei ancora più bello quanto hai la bocca tappata lo sai gattino?» fece un sorrisino divertito e io non potei fare a meno di arrossire a quel nomignolo mentre una parte di me sclerava interiormente. 

«Dovrei farlo più spesso» tolse la mano «Dai torniamo dagli altri» non aspettò una risposta e rientrò nel locale lasciandosi dietro un me perplesso che non aveva capito un cazzo di quello che era appena successo e con la mente ancora ferma a Shinso che mi chiamava “gattino”, in loop, a ripetizione con i pantaloni che diventavano sempre più stretti. 

Dovevo imparare a contenermi non poteva venirmi duro solo perché mi aveva guardato e chiamato con uno stupido soprannome. 

 

Tornai dentro anche io per cercare di finire il mio pranzo, peccato che la pausa fosse finita e anche il mio tempo con Shinso, salutammo tutti e tornammo alla fumetteria. 

Il viaggio fù silenzioso come all’andata, ma non era carico di tristezza, questo era diverso e Tamaki da bravo amico e osservatore l’aveva capito, lui capiva sempre tutto senza che ci fosse bisogno di parlare. 

«Sei cotto a puntino Denki-san» Commentò lui, era riuscito a riassumere l’intera situazione in 4 semplici parole, no sono cinque ma non penso che la a conti come parola giusto? Invidiavo il suo dono della sintesi.

«Non è vero!..no okay forse un pochino» dissi grattandomi la nuca

«Sei un caso disperato» ridacchiò ancora. 

 

Il pomeriggio trascorse come tutti i giovedì, gli stessi clienti ormai li conoscevo così bene che avrei potuto tranquillamente prevedere quello che mi avrebbero chiesto. A volte io e Tamaki ci divertivamo a farlo, a scommettere su cosa ci avrebbero chiesto i clienti ed ormai eravamo in una situazione di stallo, in completa parità, a volte invece quando volevamo osare scommettevamo su chi sarebbe riuscito dei due a far comprare qualcosa di diverso a quei clienti che compravano sempre le stesse cose, come per esempio George. Era un signore sulla cinquantina che comprava solo ed esclusivamente fumetti di Spiderman o quelli dove faceva la sua comparsa, lui era in nostro osso duro, non eravamo mai riusciti a convincerlo e probabilmente mai ce l’avremmo fatta. Oppure Josh, lui era un ragazzo sulla trentina che leggeva solo fumetti dell’universo Marvel, erano guai se anche solo provavi a nominare la DC comics  in sua presenza, però con lui ci ero riuscito, lo avevo convinto ed era uscito dalla fumetteria con un volume di Batman, evento mai più accaduto visto che gli aveva fatto talmente schifo da regalarlo al suo cuginetto di 8 anni, che aveva la tendenza a distruggere ogni cosa che gli girava intorno.

Ne venivano di persone strane in quel negozio, come per esempio Steve, era un signore sulla quarantina che veniva in fumetteria a leggere i volumi che poi pagava ma non portava mai via, essendo che sua moglie non voleva. Quando si erano sposati aveva buttato la sua intera collezione di fumetti, le sue action figure e tutti gli altri gadget da nerd, quindi lui si era dovuto ingegnare per leggere i suoi amatissimi fumetti così aveva deciso di acquistarli e leggerli in fumetteria. Noi un pò impietositi da ciò avevamo deciso di allestire la sua libreria nel negozio, avevamo chiamato quella zona “LA BIBLIOTECA DI STEVE” dove appunto ponevamo ogni suo fumetto letto. Quando la vide per la prima volta si era quasi messo a piangere dalla contentezza di avere di nuovo una bacheca tutta sua che aveva deciso di mettere a disposizione di chiunque. Il giovedì era il suo giorno e infatti puntuale come un orologio svizzerò entrò nel locale e lo salutai facendogli uno dei miei migliori sorrisi. 

«Ciao Steve ti ho messo da parte il nuovo fumetto di Thor, dammi un minuto e te lo vado a prendere nel retro» mi anticipò Tamaki. 

Steve era una delle pochissime persone con cui Tamaki parlava normalmente, forse perché gli ispirava simpatia o magari Steve nel tempo era riuscito a farsi strada nel muro di timidezza che Tamaki portava ed io ero molto felice di questo, anche dei piccoli progressi che il mio amico stava facendo ora quando un cliente entrava, lo salutava e con alcuni riusciva pure a scambiarci quattro chiacchiere. 

 

Steve perse tutta la mia attenzione però nel momento che entrò Shinso insieme a Bakugo e Deku, un sorriso si formò spontaneo sul mio viso e andai verso di loro. 

«Oh eccoli finalmente i miei clienti preferiti» dissi ridacchiando «Allora che posso fare per voi?» aggiunsi sempre sorridendo

Ovviamente per miei clienti preferiti intendevo solo Shinso, Bakugo per quanto mi riguardava poteva andare a farsi fottere, ma non da Kirishima. Non riuscivo a ignorare il fatto che avesse fatto soffrire Kiri, certo lui non sapeva che fosse innamorato di lui ai tempi della scuola ma di certo questo non poteva giustificarlo e poi era palese che provasse qualcosa per lui infatti sicuro qualcuno se n’era accorto a scuola  e per un periodo circolavano voci sul fatto che il mio migliore amico fosse gay, voci da cui io e Sero tenevamo alla larga il rosso in quel periodo stava a pezzi e sapere anche quello non lo avrebbe aiutato e per un lungo lasso di tempo ci riuscimmo anche. 

«Niente come sempre Pikachu del cazzo.» borbottò Bakugo 

«Sai essere sempre così gentile che mi viene quasi da commuovermi» mi portai la mano al petto con un gesto teatrale 

«Prendimi per il culo un altra volta e giuro che ti faccio esplodere.» mi minacciò guardandomi malissimo e si allontanò seguito da Deku che cercava di calmarlo o farlo incazzare di più visto che mormorava frasi del tipo «Dai Kacchan perché devi sempre fare così?!»

 

Shinso ridacchiò come se fosse una scena a cui lui assisteva spesso e che trovava sempre e comunque divertente, come quando vai ad una cena di famiglia e c’è quella zia che puntualmente si ubriaca e inizia a dire cose a sproposito che mettono in imbarazzo tutti ma che comunque sono divertenti. Ecco si, Bakugo poteva tranquillamente essere quella zia, solo che lui si comportava in quel modo anche senza uso di alcolici. 

«Io avrei bisogno del tuo aiuto, che mi consigli gattino?» disse con un sorrisino divertito. Io non potei fare a meno di arrossire e distogliere lo sguardo

«Non so, l’altra volta sei uscito da qua con sei fumetti diversi, quindi non saprei che consigliarti»

Shinso era già venuto in fumetteria era uscito con un volume degli Avengers, due della Justice League, uno di Spiderman e un altro che gli aveva consigliato Tamaki e non avevo la più pallida idea di cosa fosse.

«Beh appunto dovrebbe essere semplice consigliarmi qualcosa visto che potrebbe piacermi di tutto» rispose lui alzando le spalle. 

«Perché non mi dici qual’è il tuo fumetto preferito» dissi io cercando così di ricevere qualche indizio evitando di sbagliare alla grande. 

«Ne ho molti ma non uno in particolare» rispose ancora sfogliando un fumetto preso casualmente credo. 

«Non sei d’aiuto così lo sai vero?» alzai gli occhi al cielo «Che ne dici di quello che stai leggendo ora?» aggiunsi sperando di ricevere qualche indizio almeno così

«Carino, mi piace» sfogliò ancora «Mi ha convinto prendo questo, grazie Denki sei stato davvero d’aiuto» mi baciò la guancia e io arrossì di nuovo, stavolta fino alla punta delle orecchie mentre dietro di me Tamaki e Steve se la ridevano sotto i baffi. “Bastardi” era quello che avrei voluto dirgli, ma se l’avessi fatto Shinso avrebbe notato il mio rossore e così ho deciso che probabilmente gli avrei spaccato il culo dopo, ad entrambi. 

Acquistò il fumetto e se ne andò, però prima mi aveva dato un altro bacio sulla guancia e sussurrato all’orecchio «Ci sentiamo dopo gattino»

 

Sembrava che la mia vita stava andando bene o comunque che iniziava a sistemarsi, mi ero finalmente tolto un peso con Kirishima, con Shinso sembrava si fosse chiarito tutto e io non potevo non esserne più felice. Ero ancora ignaro dell’immenso casino che avevo scatenato, della bomba che stava per esplodere a Lake View.





 

ANGOLO AUTRIC*

 

Ciao fantasmini, 

So che questo capitolo avrei dovuto postarlo l’altro ieri però non sapevo come chiuderlo

Vado immediatamente a scrivere il continuo, sta per succedere qualcosa nella nostra cara e schifosa Lake View? Che sarà? 

Chi indovina vince il mio autografo

 

Scherzi a parte appena sarà pronto il prossimo lo posto, spero entro domani 

Ciao e buona serata fantasminiii <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 12- Attimi Felici ***


12

 

Bakugo

 

Attimi felici

 

Il concerto fu un successo, probabilmente uno dei migliori concerti mai tenuti da Crimson Riot ma per me lo spettacolo più bello è stato Capelli di merda che sorrideva come un bambino davanti al suo supereroe preferito e che cantava a squarciagola tutte le sue canzoni. 

Non lo avevo mai visto così felice e non potevo far a meno di pensare che quella felicità era opera mia, avrei tanto voluto vederlo così ogni giorno così per potermi godere quello spettacolo, ancora e ancora. Ma come tutte le cose belle anche il concerto finì ma con mia grandissima sorpresa il sorriso del rosso rimase intatto, da quando erano entrati lì dentro non aveva smesso un secondo di sorridere e io non potei fare a meno di sorridere anche io, molto meno rispetto a lui. 

Era così bello e non potevo fare a meno di incantarmi ogni volta che mi ritrovavo a guardarlo,quindi diciamo che del concerto ho visto ben poco. Quella serata sarà sempre impressa nei miei ricordi, come il suo balbettio quando si è trovato davanti Crimson Riot, sembrava Deku ogni volta che chiamava quel suo amico conosciuto su internet (Non ha mai voluto rivelarci come si chiamava per paura che lo cercassimo su instagram, come se potesse fregarmene qualcosa di lui e dei suoi stupidi amici) però lui a differenza del nerd era fottutamente adorabile. 

 

«Ciao» ci salutò Crimson Riot sorridendo «Allora Bakugo come va?» 

«Non c’è male, lui è il mio amico quello che volevo presentati» risposi alzando le spalle per poi indicare con un cenno Kirishima dietro di me talmente emozionato che non era ancora riuscito a spiccicare parola 

«P-Piacere» disse qualche secondo dopo, come se vivesse la scena a rallentatore, probabilmente aveva dovuto reprimere l’istinto di iniziare ad urlare come una ragazzina, se si fosse messo sul serio a farlo lo avrei picchiato, è una delle cose che detesto di più al mondo. 

«Piacere mio, Bakugo mi ha detto che sei un mio grandissimo fan» gli rispose sempre sorridendo. 

Da lì partì una conversazione che a me parve infinita, Crimson chiese al rosso quale fosse la sua canzone preferita e Kirishima rispose con almeno 5 o 6 canzoni, forse anche di più ma persi il conto dopo la quarta e persi il filo della conversazione subito dopo. Il rosso cercò di includermi ma io rispondevo a monosillabi o risposte brevi che non lasciavano alcun margine di parola. Quello era il suo momento e non avevo nessuna intenzione di rovinarlo con qualche mia uscita fuori luogo, così mi limitavo ad annuire di tanto in tanto o rispondere solo quando ero espressamente interpellato. 

Gli chiese anche a quanti suoi concerti era stato se quello di stasera gli fosse piaciuto, insomma le solite cose che chiunque chiederebbe ad un proprio fan

 

Restammo un oretta a parlare con Crimson poi un assistente venne a chiamarlo per dirgli che era ora di andare e ci salutò, a me con una semplice stretta di mano, ero rinomata la mia intolleranza al contatto fisico e i miei colleghi tendevano a rispettarla limitandosi quindi a strette di mano o pacche sulla spalla mentre i miei fan no, nonostante lo avessi ripetuto più volte in ogni intervista, ogni volta mi ritrovavo accerchiato da persone che volevano toccarmi, cercavo di non farmela pesare troppo ma a volte ero dovuto letteralmente scappare via perché stavo per avere un attacco di panico a causa di tutta quella gente. Kirishima invece si prese un abbraccio dal suo idolo ed era al settimo cielo, i suoi occhi brillavano per la felicità ancora più intensamente di quando stavano parlando. 

 

«Non laverò mai più questa maglietta» Decretò il rosso con un sorriso a 32 denti una volta in macchina. 

«Ci avrai sudato la dentro, sai che puzza ogni volta che la tirerai fuori dall’armadio!» risposi con un'espressione leggermente schifata. 

«Ma è la maglietta con cui Crimson Riot mi ha abbracciato, te ne rendi conto Kat? Crimson Riot ha abbracciato me» disse euforico scuotendo leggermente il mio braccio sinistro 

«Kat?» alzai un sopracciglio guardandolo giusto un attimo prima di riportare gli occhi sulla strada «e poi scollati che sto guidando»

«Oh si scusa Kat è che sono così emozionato» si ributtò sul sedile sorridendo come un cretino. 

Si, era bellissimo in quel momento tanto che dovetti trattenere l’istinto di fermarmi, accostare e levargli quello stupido sorriso dalla faccia baciandolo fino a non avere più fiato in gola, fino a consumarle quelle labbra. 

Mentre tentavo di mantenere un minimo di autocontrollo e di non far diventare i miei pantaloni più stretti cercando di non pensare a quello che potevamo fare in quella stupidissima macchina. Lui probabilmente aveva un'idea diversa, prese ad accarezzarmi la coscia delicatamente mentre continuava a guardarmi, anche se probabilmente non aveva i miei stessi pensieri, il movimento era così delicato e dolce che sentivo il mio cuore sciogliersi a quel contatto, così privo di alcuna malizia da farmi persino fare un sorrisino o forse avevo semplicemente perso la testa per il rosso. 

«Grazie Baku» Mormorò prima di uno sbadiglio «Grazie per questa splendida serata»

«Allora scegli un cazzo di soprannome o Baku o Kat, non puoi averne settecento.» Borbottai io in risposta 

«Faccio quello che mi pare Kat» Mormorò ridacchiando e poi il suo respirò rallentò segno che stava per addormentarsi e anche la mano che aveva sulla mia coscia, smise di muoversi poco dopo segno che si era addormentato del tutto. 

Accostai alla prima piazzola di sosta e lo sistemai in un modo che potesse essere comodo abbassando anche il sedile. Mi fermai un secondo ad osservarlo e gli spostai i capelli da davanti agli occhi che stavano iniziando a cedere dopo tutte quelle ore, il sudore e tutte varie volte che il rosso se li era toccati. Era di una bellezza quasi ipnotica quando dormiva con le labbra leggermente dischiuse, il respiro calmo e stasera a differenza delle volte precedenti aveva un mezzo sorrisino stampato sul volto, non potei far a meno di pensare che era uno spettacolo che avrei voluto tenere solo per me e su quei pensieri un ricordo, o meglio una frase si fece spazio nei miei pensieri. 

Secondo te di cosa sono fatti gli angeli?

 

Non ne avevo la più pallida idea ma mi venne istintivo fare un sorrisino guardandolo e un altro pensiero prese forma nella mia testa “Per me ti assomigliano Kirishima e tu nemmeno lo sai”, ridacchiai per la stupidaggine appena pensata, poi sentì una famigliare morsa allo stomaco e nel mio cervello iniziarono a mettersi in fila una sequenza di parole, come se fossero sempre state lì, sapevo benissimo avrebbero acquistato un senso solo una volta scritte, presi la prima cosa che trovai a portata di mano e iniziai a scrivere quelle parole, senza pensare a cosa stavo scrivendo, senza riflettere perché non ce n’era bisogno. 

 

Ciò che passa tornerà

È come un cerchio che la vita gira

Utile la fantasia

A respirare ogni cosa prima       

 

Tu che ridi accanto a me

Poche altre cose hanno un senso

Al di là di quel che c'è

Per noi due che normalmente siamo qui

Affascinati dalla immagini

Dal bianco e nero di quei vecchi film

Dal primo volo delle rondini

Di cosa sono fatti gli angeli

La vita breve dei coriandoli

Ci fa sentire che noi siamo liberi

E tutto questo ancora mette i brividi

I brividi   

 

E dividere a metà

Questa notte fino alla mattina

Forse la felicità

Non è poi tanto diversa da così       

 

Affascinati dalla immagini

Dal bianco e nero di quei vecchi film

Dal primo volo delle rondini

Di cosa sono fatti gli angeli

La vita breve dei coriandoli

Ci fa sentire che noi siamo liberi

E tutto questo ancora mette i brividi

I brividi

 

Affascinati dalle fragili

Evoluzioni degli acrobati

Dal movimento degli oceani

Dal vento che accarezza gli alberi

La vita breve dei coriandoli

Ci fa sentire che noi siamo liberi

E tutto questo ancora mette i brividi

I brividi

 

Una volta finito di scrivere il tutto, lo lessi e rimasi di stucco era perfetta di solito in questi momenti capitava che veniva fuori qualcosa di discreto che poi dovessi correggere assieme agli altri o lo lasciavo fare proprio a loro perché io non ne avevo voglia. Forse per la prima volta avevo scritto qualcosa per qualcun’altro e non riuscivo a notarne i difetti o non volevo farlo, in realtà al solo pensiero che qualcuno potesse criticare quella canzone mi fece ribollire il sangue nelle vene, arrivando alla conclusione che era meglio tenermela per me.

In compenso trovai anche il titolo “LA VITA BREVE DEI CORIANDOLI”, altro evento insolito perché io facevo schifo a trovare i titoli di solito erano Deku e Shinso ad occuparsene, dopo di che ne bocciavo una decina ma alla fine trovavamo quello giusto. 

Mi voltai di nuovo a guardare un Kirishima ignaro di tutto quello appena successo che era ancora nel profondo mondo dei sogni, anzi forse nel mentre ci era sprofondato ancora di più e un sorriso sorse spontaneo sul mio volto. 

«Grazie a te Eijiro» dissi prima di stampargli un piccolo bacio sulla fronte e riaccendere la macchina avviandomi verso casa. 

 

Una volta arrivato sotto casa del rosso persi dieci minuti buoni a svegliarlo perché da grandissimo stronzo qualè dorme come un cazzo di sasso e svegliarlo è impossibile. 

«Eijiro dai cazzo svegliati siamo arrivati da un pezzo» sbottai esasperato 

A quel punto mi guardò aprendo un occhio, erano di una sfumatura leggermente più scura della mia che più mi sforzavo di non pensarlo più trovavo incantevole. 

«Siamo già arrivati?» Disse con una voce rauca e si stiracchiò. 

Cristo santo! Quella voce era così fottutamente da sesso che se si fosse azzardato a parlarmi di nuovo così poteva sul serio finire malissimo. Aprì entrambi gli occhi e si guardò intorno non riuscendo a vedere più di tanto visto che subito dopo se lì strofinò per poi sbattere le palpebre più volte e infine stiracchiarsi ancora come se avesse tutto il tempo del mondo e io ero da dieci minuti sotto casa sua a cercare di svegliarlo. 

«Quindi che fai scendi da questa cazzo di macchina o hai bisogno dell’accompagno?!» sbuffai cercando di cancellare ogni pensiero su quanto fosse fottutamente carino e adorabile appena sveglio.

«Grazie ancora per la splendida serata Kat» si girò aprendo lo sportello, poi probabilmente ci ripenso e si voltò di nuovo verso di me stampando le sue labbra sulle mie lasciandomi un tenerissimo bacio a stampo che mi fece arrossire e sciogliere allo stesso tempo, poi prima che potessi fare qualunque cosa, ossia baciarlo di nuovo e probabilmente farmi sbattere come se non ci fosse un domani, scese dalla macchina ed entrò in casa sparendo dalla mia visuale. 

Io rimasi immobile per minuti interi, almeno credo che fossero minuti, per quello che ne sapevo poteva tranquillamente essere passata un ora, poi con un sorrisino che non si addiceva per niente alla mia reputazione da stronzo senza cuore, partì verso casa mia.

Una volta entrato, cercando di fare il meno rumore possibile, non avevo alcuna voglia di svegliare mio padre o peggio mia madre, andai nella mia stanza e dopo essermi spogliato e lavato alla ben e meglio, mi infilai a letto ripensando alla splendida serata che avevo passato in compagnia del rosso e sempre con quello stupido sorrisino da quindicenne alla primissima cotta mi addormentai. 

 

Stavamo vivendo quella frequentazione, se così possiamo chiamarla, proprio come fossimo due adolescenti e quella fosse la nostra prima relazione, non mi dispiaceva per niente, andarci piano senza affrettare troppo le cose e conoscendoci piano piano. Ogni volta che ci vedevamo scoprivo un lato diverso di Kirishima, la prima volta mi aveva mostrato il suo lato più profondo lasciandomi leggere i suoi scritti, anzi oserei quasi dire il suo lato triste, poi al ristorante il suo lato spiritoso con i suoi amici e quello dolce quando eravamo rimasti solo noi due, oggi invece quello bambinesco, quello felice. Quella notte promisi a me stesso che quello sarebbe stato il lato che avrebbe avuto con me, sempre, facendo in modo di renderlo felice così o almeno in un modo che gli si avvicinava abbastanza e che avrei fatto in modo di sparire quella patina di tristezza dai suoi occhi.

 

Il risveglio dopo quella serata fu traumatico ma non potevo di certo aspettarmi che sarebbe andato tutto a meraviglia, a Lake View c’è la maledizione delle cose belle o almeno c’era per me, ogni volta che in quel posto accadeva qualcosa di bello puntualmente subito dopo doveva succedere qualcosa di brutto in egual modo o peggiore come se una stupida bilancia dovesse riequilibrarsi a mie spese. Ovviamente ero ancora ignaro di tutto questo quando aprì gli occhi quella mattina e felice come non lo ero da un po, rimasi a fissare il soffitto come se inconsciamente già sapessi che quel attimo felice sarebbe stato presto rovinato da qualcosa. 

 

Quel qualcosa era chiamato il coming-out del fulminato che avrebbe presto distrutto quella felicità momentanea. Entrai in cucina e vidi mia madre intenta a fare i pancake, quello fu il primo campanello di allarme, mia madre non cucinava mai i pancake a colazione se non per “addolcirmi” prima di dirmi qualcosa che aveva, la maggior parte delle volte, ottime probabilità di farmi incazzare. 

«Buongiorno tesoro, dormito bene?» disse mettendomi davanti un piatto di pancake caldi appena fatti. 

Secondo e terzo campanello di allarme, mia madre non mi chiamava mai tesoro e in diciassette anni che vivevo in questa casa non mi aveva mai chiesto come avevo dormito, se non quando stavo male o quando appunto doveva dirmi qualcosa. Io in tutta risposta assottigliai lo sguardo e lei mi guardò confusa. 

«Che c’è non posso preparare la tua colazione preferita e chiamarti tesoro? o chiederti come hai dormito?» borbottò lei vedendo che non rispondevo ma la continuavo a fissare così  

«Sputa il rospo vecchia, ormai lo so che quando fai così devi dirmi qualcosa» iniziai a tagliare i pancake «Smettila di indorare la pillola e parla.» misi in bocca un pezzo del pancake e la guardai. 

Erano strepitosi il che significava che ci si era impegnata quindi quello che doveva dirmi era piuttosto grave, se dovevo azzardare un’ipotesi probabilmente era morto qualche parente ultracentenario. Lei sospirò e poi prese ad accarezzarmi il braccio, io la guardai e capì che forse per questa volta era meglio lasciarla stare sembrava davvero triste e sconvolta e pensai che forse era morta la nonna, iniziandomi già a pentire di tutte le volte che le avevo risposto male e che l’avevo chiamata vecchiaccia. 

«Katsuki è che non vorrei sconvolgerti è stata una notizia..così brutta che non volevo nemmeno crederci» mi guardò con il suo sguardo dolce, beh non che mia madre potesse esserlo però quello era lo sguardo che mi faceva quando stava male, era semplicemente meno burbero del solito e probabilmente nessuno lo avrebbe definito “dolce”.

«Vecchia ho vent’anni passati so reggere benissimo il colpo eh» borbottai 

«Lo so, sei sempre stato così forte Katsuki» prese ad accarezzarmi la guancia e io roteai gli occhi al cielo. 

Dopo questa la cosa che doveva dirmi aveva proporzioni da fine del mondo, mia madre non faceva mai e sottolineo mai complimenti, né a me né a nessun altro. 

«La stai facendo troppo lunga e sto iniziando a spazzientirmi eh»  

«Okok..Ho saputo ieri pomeriggio, a dirmelo è stata la signora Yaoyorozu, la mamma di Momo la tua ex compagna di classe» sospirò «Mi ha detto che qualcuno ha sentito dire a Denki, il figlio di-» 

«Mamma so chi cazzo sia Denki e chi cazzo è sua madre quindi arriva al sodo porca puttana!» sbottai interrompendola stufo di sentire lei che ci girava intorno

«Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tua madre guarda che un giorno di questi ti faccio lavare quella boccaccia con il sapone!» mi tirò uno schiaffetto sulla nuca «Comunque gli ha sentito dire che fosse..omosessuale» abbassò il tono di voce arrivando a sussurrare l’ultima parola come se fosse qualcosa di impronunciabile, prendendo perfino una pausa prima di dirla e assumendo un espressione schifata subito dopo averla detta come se volesse lei andarsi a lavare la bocca con il sapone solo per aver osato dirla. 

«E quindi? Mica ha ammazzato qualcuno è solo gay» dissi guardandola con un’espressione confusa «Cazzo da come me l’avevi imbastita sembrava che fosse morta la nonna» tornai a mangiare i miei pancake come se nulla fosse

«Katsuki tu non ti rendi conto della gravità della cosa, ne risponderà a nostro signore! e dovresti esserne scioccato anche tu! Non è una cosa normale!» mi guardò scioccata come mi stessi comportando in una maniera strana. 

«No vecchia è una cosa normalissima! Sei te, siete voi abitanti di questo paesino del cazzo che non siete capaci di capirlo! Perché siete degli omofobi bigotti di merda fissati con un Dio che se ne frega altamente di tutto e tutti» Dissi rimanendo calmo, senza alzare di troppo la voce guardandola però con la stessa espressione schifata che aveva lei poco prima. Ormai negli anni, dopo una miriade di discussioni avevo capito che alzare la voce con lei era inutile e che era come parlare con un muro, fatto di cemento armato e pure insonorizzato ma questo non mi fermava di certo dal dire la mia, sempre e comunque in qualsiasi situazione e davanti a chiunque.

Mai però avevamo affrontato quell’argomento, era come se fosse stato stretto un tacito accordo, nessuno dei due aveva mai aperto quel discorso ed ero lieto per questo, che mia madre come la maggior parte delle persone fosse omofoba era un dato di fatto, questo mi aveva spinto a non aprire mai quel discorso ma ormai il danno era fatto e mai e poi mai mi sarei tirato indietro perché lei non aveva voglia di ascoltarmi. 

«Katsuki Bakugo non è questo il modo in cui ti ho allevato!» si alzò dalla sedia indignata e mi fissò al limite della collera, proprio come quando da bambino dicevo le parolacce e lei prendeva ad inseguirmi lanciandomi contro ogni cosa avesse a portata di mano «Non ti permettere mai più di dire una cosa del genere in questa casa! Porta rispetto al signore e fila in camera tua! Adesso.» Disse autoritaria indicando la porta proprio come faceva tanti anni indietro quando ne combinavo una delle mie. 

«No! Non mi faccio più comandare a bacchetta da te! Anzi non te l’ho mai lasciato fare» risposi alzandomi e puntando i piedi. 

«Invece sta volta farai come ti dico e se vengo a sapere che lo hai visto o hai frequentato qualcuno dei suoi amici e anche quel tizio con i capelli viola, giuro di Dio che come ti ho fatto ti distruggo Katsuki» Lei ormai stava praticamente urlando, fortunatamente però i nostri vicini ci erano abituati e infatti non dissero nulla quando mi videro uscire sbattendo poco dopo. 

«Scordatelo! Sono miei AMICI e la mia BAND non ho intenzione di non parlarci più semplicemente perché te sei una testa di cazzo ottusa» Ora urlavo anche io, poteva insultarmi quanto voleva ma la mia band non si toccava, Kirishima non si toccava. 

«Invece lo farai! Ti porteranno sulla brutta strada! Sempre che non l'abbiano già fatto! Oh mio dio!» Esclamò subito dopo come se avesse realizzato solo adesso qualcosa e mi prese le spalle abbassando il tono di voce «Lo sei anche tu non è vero?» Scoppiò a piangere «Non preoccuparti il pastore ti aiuterà, mi ha detto di aver già guarito qualcuno come voi» Mi abbracciò accarezzandomi la schiena. In quel momento non ci vidi più dalla rabbia e la staccai da me in un modo così brusco che quasi non la feci cadere per terra. 

«NON HO BISOGNO DI ESSERE GUARITO PERCHÉ NON LO SONO MA ANCHE SE LO FOSSI SAREBBERO SOLTANTO CAZZI MIEI E NON TUOI!» Le urlai in faccia per poi uscire dalla cucina furioso più che mai, mi misi le scarpe e il cappotto dopodiché uscì da quella casa, con il respiro affannato e una voglia matta di far esplodere qualcosa, se non direttamente tutti gli omofobi del cazzo come mia madre. 

 

Camminai inizialmente senza una meta precisa, ma poi pensai che forse era in caso di andare a vedere come stesse il fulminato ma poi pensai che sua madre era devota al signore e aveva le stesse idee della mia, non avevo alcuna voglia di incazzarmi di nuovo così gli scrissi un messaggio su instagram. 

 

Chiusi il telefono e pensai che c’era un'altra persona che probabilmente in questo momento era ancora ignaro di tutto ed era meglio evitare che fosse Denki a dirglielo, così mi incamminai facendo la strada che avevo fatto poche ore prima con la macchina, ritrovandomi dopo una decina di minuti davanti casa del rosso, in pigiama. 

Fortunatamente il mio pigiama era una normalissima tuta o sarebbe stato troppo imbarazzante persino per me. 

Fu la nonna di Kirishima ad aprire la porta guardandomi confusa. 

«E tu ora chi sei? Se devi venderci qualcosa non abbiamo bisogno di niente.» Mi guardó come se fossi un ragazzo tossicodipendente che aveva bussato alla porta per spennare i malcapitati di turno.

«Dovrei parlare con Eijiro, è in casa?»

«Si, quindi sei un amico di Eijiro, ne conosce di gente strana quel ragazzo! Sta facendo colazione te lo chiamo subito» si allontanò. 

Non mi aveva riconosciuto ed era comprensibile visto che, da come mi aveva raccontato il rosso, sua nonna era francese e si era trasferita a Lake View da pochissimo. Poco dopo la sparizione della nonna spuntò la chioma rossa di capelli di merda dalla cucina. 

«Baku tutto bene? Che succede? Come mai sei qui a quest’ora?» Mi guardava con un'espressione tra il confuso e il preoccupato. 

«Denki si è messo in un enorme guaio in cui mi ci sono ritrovato anch'io Cristo!» Dissi guardandolo cercando di tenere a bada la rabbia, ero incazzato con mia madre, un po 'anche con Denki, ma non con lui quindi non dovevo prendermela con il rosso. 

«Non ho la più pallida idea di come sia possibile ma entra spiegami tutto» Si spostò permettendomi di entrare mentre la sua espressione passava ad essere sempre più preoccupata e meno confusa.            















 

ANGOLO AUTRIC* 

 

Ciao fantasmini, 

Spero che questo capitolo ricco di eventi vi piaccia ma soprattutto vi avverto di tenervi pronti per il prossimo. 

 

Direi di iniziare a ringraziare la Shinkami, che non ha avuto la possibilità di formarsi, per la partecipazione alla storia (Rox ti amo ricordatelo sempre) 

 

Ora vado a scrivere qualche altro capitolo ci vediamo presto <3

Tra due giorni dovrei tornare a lavoro quindi posterò più di rado ma se in questi due giorni riesco a scrivere un bel pò forse riesco a rimanere costante ad almeno una volta a settimana, anche se probabilmente finirà ogni due. 

 

Questi due giorni saranno folli but per voi miei fantasmini questo e altro. 

 

Il prossimo capitolo avrà una scrittura e un pov diversi ma mi serviva per spiegare bene quello che succede 

 

A presto 

La vostra autric* pazza Axel         

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 13- Sentimenti Contrastanti ***


13


Sentimenti contrastanti

 

Erano quelli provava la mamma di Denki seduta sul divano aspettando che il figlio tornasse, ed erano anche quelli che fra poco avrebbe provato anche Inko la mamma di Izuku quando il figlio sarebbe tornato a casa. 

Le due signore affrontano la notizia che sta facendo il giro del paese in due modi completamente diversi, la prima era seduta sul divano con le mani posate sulle ginocchia, in completa ansia e frustrazione, sperando con tutta se stessa che la notizia appena appresa dalla sua migliore amica Mitsuki fosse una calunnia, una brutta voce messa in giro su suo figlio, come quando l’avevano chiamata per dirgli che suo figlio e un compagno avevano provato a sbirciare nello spogliatoio femminile dopo l’ora di educazione fisica, fatto che in realtà era vero ma Denki era abile nelle parole e riuscì a far credere alla madre che in realtà si era ritrovato coinvolto e che non era stata assolutamente una sua idea. 

La seconda invece stava aspettando il suo piccolo ometto per parlare con lui della notizia appena appresa sempre dalla sua migliore amica Mitsuki, sperando che non ne fosse troppo sconvolto, vista la sua sensibilità una notizia del genere avrebbe potuto scioccarlo abbastanza. 

 

Le due signore aspettano il ritorno dei loro ragazzi entrambe però profondamente tristi e deluse, la prima perché mai si sarebbe aspettata che suo figlio potesse darle una tale disgrazia e delusione, in caso la notizia si rivelasse fondata. La seconda era triste per la sua amica, per la disgrazia capitatale e delusa da suo figlio nel caso lo avesse saputo ma non avesse fatto nulla per aiutare il suo amico, portandolo appunto dal pastore famoso per riuscire a curare l’omosessualità. C’era una sottile differenza di pensiero tra le due, la prima pensava che fosse una malattia da curare, che bisognava essere estirpata dalla società e che era per colpa delle persone omosessuali che dio aveva deciso di punire il mondo con tutti i mali che potesse mai inventare, invece la seconda credeva che non erano persone malvagie o cattive ma soltanto delle creature con un piccolo difetto che poteva essere risolto grazie al signore, ma soprattutto credeva che Dio era misericordioso e in grado di perdonarli e così lo faceva anche lei, pregando ogni sera per loro oltre che per le persone che vivevano in mezzo ad una guerra, per quelle senza cibo e per la sua famiglia. 

 

Tutto questo accadeva mentre Eijiro e Katsuki si godevano il concerto o meglio come avrebbe preso a chiamarla successivamente Denki, la luna di miele, non lo faceva assolutamente con cattiveria, era felice che almeno Kirishima fosse riuscito ad evitare il mormorio o i vicini che scappavano in casa senza ricambiare il suo saluto, neanche avesse la peste. 

Izuku invece ignaro di tutto, anche lui stava tornando a casa dopo aver fatto uno strano incontro che desiderava da così tanto tempo da aver contato i giorni, i mesi forse addirittura i secondi. 

 

Si può quasi dire che i due ragazzi tornarono a casa nello stesso momento trovandosi però di fronte due scene diverse, a tratti quasi opposte ma accomunate entrambe dalla stessa notizia che circolava ormai in tutta Lake View. 

Non appena Denki aprì la porta di casa sua madre scattò in piedi asciugandosi le lacrime che ormai uscivano fuori incontrollate, era riuscita a trattenersi per un po ma alla fine cedette fra le braccia del marito, e andò incontro al figlio. 

«Dimmi che non è vero, ti prego dimmi che si sono inventati tutto» disse la donna singhiozzando a più non posso «Posso sopportare qualunque cosa ma non questo, è stato Eijiro a farti diventare così non è vero? Avrei dovuto farti chiudere quell’amicizia tempo fa» 

Denki fissava sua madre confuso non capendo di cosa sua madre parlasse ma sentendo nominare il suo amico, anzi meglio accusare il suo amico di qualcosa che non sapeva ma che comunque non aveva fatto sentì montare in lui una rabbia, provata in rarissime occasioni prima di allora. Lui non era il tipo da arrabbiarsi facilmente ma in quelle rare volte che accadeva difficilmente riusciva a gestire quell’emozione così forte. 

«Mamma spiegami che sta succedendo e che diamine c'entra Eijiro in questa storia» Disse cercando di apparire più calmo possibile, non aveva mai visto sua madre così disperata ma sapeva che bastava veramente poco, anche solo una parola sbagliata per peggiorare la situazione quindi scelse attentamente le parole da usare, evitando di usare qualunque tipo di parolaccia. 

«È Colpa sua lo so, lui ti ha fatto diventare..» si interruppe come se non riuscisse neanche a pronunciare quella parola. 

«Mi ha fatto diventare cosa? E poi lo sai che Eijiro è un bravo ragazzo e che non lo farebbe mai» provò a rassicurarla il biondo 

«Invece sì! Perché lo sanno tutti che lui è uno scherzo della natura e ora ti ha fatto diventare anche a te così..oh il mio povero bambino» lo abbracciò fra i singhiozzi 

Il cervello di Denki si attivò, si accese una lampadina arrivando alla consapevolezza che qualcuno li aveva sentiti. Si maledì meltalmente per essersi fatto prendere così tanto dalle emozioni dimenticano di usare la testa e che vivesse in un posto così arretrato da far invidia ai suoi antenati. Si pietrificò non appena quella consapevolezza prese spazio nella sua testa cercando una rapida e efficace via di fuga non trovandola, ma si ricordò di quando da bambino Sero gli diede un consiglio che allora prese come se fosse la bibbia. 

 

Guardavo Sero con occhi pieni di ammirazione era appena riuscito a evitare una sgridata dalla mamma per aver rotto un vaso, negando semplicemente tutto, inventandosi che era caduto da solo perché loro non si erano avvicinati al vaso. 

«Hanta ma come hai fatto?» dissi dando voce alla domanda che io e l’altro mio amico del cuore Eijiro stavamo sicuramente pensando 

«è un consiglio che mi ha dato mio cugino, sapete lui è grande ha 10 anni, mi ha detto di negare sempre tutto, anche quando si capisce che sei stato tu»”

 

Ovviamente il piccolo Denki ci aveva provato con scarsissimi risultati se non quello di far arrabbiare ancora di più sua madre prendendo il doppio delle botte. 

Denki capì che il suo subconscio gli stava mandando un messaggio ossia che era arrivato il momento di negare l’evidenza di nuovo ma stavolta doveva riuscire ad essere molto più convincente di quando lo faceva da piccolo. 

«Mamma…non è vero, non lo siamo né io né Eijiro» disse guardandola negli occhi cercando di apparire sicuro di se «non posso credere che tu possa pensarlo davvero» abbassò subito dopo lo sguardo fingendo di essere dispiaciuto e deluso dalla mamma, in realtà lo aveva fatto perché sapeva di non riuscire a reggere lo sguardo della madre mentre mentiva. 

«Giuramelo, giuramelo sul nostro signore Denki» mi prese il viso costringendomi a guardarla negli occhi e quella fu la sua rovina. 

«L-lo giuro» pronunciò balbettando e in quel momento sua madre scattò gli tirandogli uno schiaffo in pieno viso, sapeva che sarebbe successo non era stato sicuro e sua madre era in grado di capire quando mentiva.

«COME OSI MENTIRE SU NOSTRO SIGNORE!? COME OSI MENTIRE A TUA MADRE?!”» Disse la signora Kaminari ormai fuori di sé «FILA NELLA TUA STANZA NON VOGLIO PIù VEDERTI!» aggiunse mentre le lacrime tornarono a scendere sul suo viso. 

Denki vide l’opportunità di una fuga momentanea e la colse scappando nella propria stanza, spaventato dall’idea che sua madre avrebbe potuto iniziare a picchiarlo proprio come quando era bambino e combinava qualche casino, spesso le prendeva anche quando erano i suoi amici a farli ma sua madre se ne fregava e lo picchiava comunque, anche davanti a tutti dicendo che l’educazione era importante e che non gliene importava nulla di quello che facevano gli altri genitori perché nella sua famiglia erano tutti cresciuti così, sia lei che i suoi fratelli, i suoi genitori e i suoi nonni, l’educazione in quella famiglia veniva impartita così e Denki in ogni caso non avrebbe potuto farci nulla. 

 

La signora Kaminari ebbe una crisi isterica quel giorno talmente forte che il marito temette che da un momento all’altro le sarebbe venuto un infarto, mai si era ritrovato in una situazione del genere con sua moglie e suo figlio, era totalmente impreparato e incapace di gestirlo ma su una cosa concordava con sua moglie suo figlio andava guarito e dovevano tenerlo lontano da ogni influenza negativa che potesse deviarlo ancor di più. Così passò le successive tre ore a calmare e consolare sua moglie per poi passare la notte sveglio assieme a lei cercando un modo per tenere Denki lontano dalla tentazione del diavolo e entrambi convennero che l’unica soluzione fosse chiuderlo in casa, togliendogli ogni mezzo di comunicazione e permettendogli di vedere solo quello che fosse approvato da loro.

 

La serata di Izuku fu indubbiamente migliore di quella passata dal biondo anche se quella sera ebbe una conversazione con sua madre che avrebbe indubbiamente preferito non avere mai, ma era ancora ignaro di ciò quando varcò la porta di casa e trovò sua madre seduta sul divano ad aspettarlo. 

«Mamma? Non dovevi essere dalla signora Kaminari oggi?» Disse Izuku sorpreso di trovarlo a casa 

«Era domani amore, ma dubito che si farà dopo quello che è successo oggi» disse Inko battendo con la mano il posto affianco al suo, facendo capire a Izuku di sedersi affianco a lei.

«Che cosa è successo? Denki sta bene?» rispose preoccupatissimo per quel ragazzo che non era suo amico, almeno non direttamente ma gli stava simpatico e gli sarebbe dispiaciuto troppo se gli fosse accaduto qualcosa di brutto. 

«Credo di si o comunque lo spero, ma non preoccuparti non ha avuto un incidente o roba del genere quindi sta tranquillo» Inko prese una mano del figlio fra le sue e prese ad accarezzarle per cercare di tranquillizzare ancora di più suo figlio. 

«Allora cos’è successo di così grave da rimandare la vostra serata fra amiche?» Chiese Izuku profondamente spaventato, di solito non la rimandavano o annullavano mai per nulla al mondo, neanche quando uno di loro aveva la febbre o qualche malattia strana. 

«Qualcuno ha sentito Denki dire una cosa bruttissima che ha fatto rimanere davvero molto male sua madre, sarei molto delusa da te se lo sapevi e non mi hai detto nulla» Inko guardò suo figlio con uno sguardo di rimprovero e Izuku si spaventò. Raramente sua madre lo aveva guardato così, soltanto in pochissime occasioni che potevano essere contante sulle dita di una mano. 

«Che cosa dovrei sapere mamma?» Disse Izuku cercando si scoprire quello che avrebbe dovuto sapere

«Che Denki è omosessuale o meglio come dite voi giovani gay dimmi che tu non ne sapevi nulla» Izuku aggrottò le sopracciglia. 

«Denki? Ne sei sicura mamma? Perché alla festa di Nejire ci stava provando con Jirou» Izuku non aveva mentito, perché era la verità, aveva semplicemente omesso la parte in cui lo aveva visto andare via trascinato da Shinso, ma con chi andava a letto Denki non erano affari suoi e conosceva Shinso abbastanza bene da sapere che non avrebbe fatto nulla se Denki gli avesse detto di no poi aveva ceduto anche lui al fascino di Shinso quando si conobbero quindi non potè biasimarlo. 

«Davvero? A me hanno detto che lo hanno sentito parlare con Shinso mentre gli diceva che aveva dubitato del suo orientamento sessuale per un portoricano appena arrivato in città, ti risparmio il giro di voci perché non ci ho capito molto» 

Izuku dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere, era quasi certo che il portoricano non esistesse e ma avrebbe voluto conoscerlo volentieri se era riuscito a far dubitare della sua sessualità Denki di sicuro era bravo 

«Mamma credo che sia semplicemente una voce messa in giro da qualcuno che detesta Denki» disse Izuku dolcemente stringendo la mano di sua madre 

«Probabilmente hai ragione, sai che dispiacere per sua madre se fosse vero» 

Izuku si irrigidì, così avere un figlio gay era un dispiacere per sua madre, lo aveva sempre sospettato che la ritenesse una cosa sbagliata ma sentirselo dire gli fece davvero male. 

«Quindi mamma se io lo fossi per te sarebbe un dispiacere?» Domandò a quel punto Izuku, non avrebbe mai voluto porre quella domanda ma una parte di lui necessitava una risposta, anche se questa gli avrebbe spezzato il cuore irrimediabilmente, perché Izuku amava sua madre e per lei avrebbe fatto di tutto, gli avrebbe anche donato un suo rene e il suo cuore se fosse stato necessario anche se lei sapeva benissimo che non glielo avrebbe mai lasciato fare. 

«Si amore mio ma fortunatamente tu non lo sei no? Hai la tua fidanzata Ochako e siete così felici insieme» Inko guardò il figlio con uno sguardo così fiero che Izuku dovette distogliere lo sguardo ormai quasi sull’orlo delle lacrime. 

«Izuku che succede? Perché hai gli occhi lucidi?» Mormorò Inko ma subito dopo una consapevolezza si fece largo nella sua mente ripensando a tutti gli atteggiamenti avuti negli anni da Izuku e come se ogni pezzetto di un enorme puzzle si fosse sistemato in un solo e misero secondo e notasse solo ora tutti i vari tentativi del figlio di dirglielo, tutte le volte che commentava un attore alla TV, tutte le volte che si era lasciato con Ochako adesso avevano senso e il tutto fu confermato da un Izuku che scoppia a piangere fra le braccia della madre implorando il suo perdono. In quel momento Inko a vedere il figlio in quel modo si sentì un macigno nello stomaco e lo strinse a sé come non aveva mai fatto prima come se avesse paura che gli scappasse via. Capì anche un altra cosa però che anche se ora il figlio aveva praticamente ammesso di essere omossessuale lei non aveva percepito nessun cambiamento, se non quel macigno sul cuore causato dalla tristezza di suo figlio che piangeva disperato fra le sue braccia, il suo amore per lui era rimasto intatto e forse riusciva a vederlo ora per la primissima volta per come era davvero e lei non riusciva a pensare ad altro se non che fosse il suo bellissimo bambino che lei con quella frase aveva probabilmente reso triste. In quel momento capì in cosa consiste realmente essere una madre, accettare e supportare suo figlio in tutte le scelte che avrebbe preso o potuto prendere, amandolo semplicemente per ciò che è senza cercare di cambiarlo perché chiunque era o sarebbe diventato per lei sarebbe sempre stato il suo bellissimo bambino che aveva cresciuto con le sue sole forze, si sorprese di come accettò la cosa senza farsi troppi problemi, come se inconsciamente lo avesse sempre saputo e di come le sue amiche si sbagliassero di grosso, era ovvio che fra loro tre avessero affrontato l’argomento e lei aveva preferito non esprimersi dicendo che non poteva sapere cosa avesse fatto in quella situazione fino a che non ci sarebbe passata sul serio ma che fortunatamente non le sarebbe mai accaduto perché il suo Izuku aveva una bellissima fidanzata che un giorno avrebbe sposato ed era certa gli avrebbe dato dei bellissimi nipotini da accudire e coccolare. 

Quello in realtà era l’unico dispiacere che aveva quello di non poter diventare nonna ma era davvero così grande da sminuire l’amore per suo figlio? Assolutamente no, avrebbe adottato i nipotini delle sue amiche come suoi o magari quelli dei vicini. Inko voleva semplicemente la felicità di suo figlio e se quello era quello che lo rendeva felice lei lo avrebbe accettato. 

«Piccolo mio, smettila di piangere non fa niente io ti amo così come sei ma ti prego di non dirlo a nessuno, non vorrei mai dover andare a picchiare qualcuno perché hanno trattato male il mio bambino e» si interruppe tirando un sospiro «Dammi solo un pò di tempo per abituarmi all’idea, per me è importante solo la tua felicità»

Izuku guardò sua madre e gli sorrise felice continuando a piangere, di gioia però sta volta 

«Sei la migliore mamma del mondo» l’abbracciò credendo fermamente in quelle parole pensando a quanto fosse fortunato ad avere una madre così. 

 

C’era un'altra persona ignara di tutto a Lake View ed era colui che aveva scatenato tutto ciò nonostante ne fosse completamente inconsapevole e stesse aspettando un messaggio che purtroppo arrivò soltanto due giorni dopo, ma ancora Hitoshi Shinso non poteva saperlo. Lo avrebbe scoperto soltanto il giorno dopo quando si ritrovò Kirishima e Bakugo davanti alla sua porta alle quattro del mattino, con due occhiaie più profonde delle sue e delle espressioni da funerale, era Kirishima ad averla Bakugo sembrava solamente più incazzato del solito. Era così confuso di trovarseli davanti alla porta a quell’ora che lì fissò e basta senza spiccicare parola, fu il rosso a rompere quel silenzio. 

«Scusa l’orario Shinso ma dobbiamo progettare un evasione e siamo a corto di idee quindi abbiamo pensato che tu potessi aiutarci»

«E perché dovrei? Non voglio sembrare scortese ma capite che sono le quattro di mattina e stavo per addormentarmi» Chiese Shinso già scocciato da quella situazione. 

«Perché si tratta di Denki» rispose Kirishima sapendo che sarebbe bastato quello a convincerlo. 

Il sonno di Shinso sparì in un istante e i due ragazzi ottennero tutta l’attenzione del viola che rispose semplicemente. 

«Vado a fare il caffè» e li lasciò entrare. 

 

Però i sei ragazzi erano ancora inconsapevoli del fatto che alla fine non erano poi così soli quella battaglia visto che la nuova generazione sembrava molto più disposta della vecchia all’accettazione e alla comprensione e fu così che Denki diventò una rockstar, il primo ad aver sfidato il sistema, la società compiendo quel passo che gli altri erano troppo terrorizzati dal fare ma di cui Lake View aveva bisogno.






















 

SPAZIO AUTRIC*

 

Buongiorno fantasminiii,

Scusate il ritardo ma ieri google doc mi ha fatto un bruttissimo scherzo eliminandomi metà capitolo, alla fine l’ho recuperato ma ho preso un infarto. 

 

So che questo capitolo è un po’ diverso, ma mi piace tantissimo e penso che sia uno dei migliori capitoli di questa storia. Fatemi sapere voi che ne pensate e se vi piace 

 

Detto questo vi avviso che il prossimo lo devo finire e potrebbe volerci un po’ visto che sono tornata a lavoto ma ho aggiustato la trama per intero quindi ora dovrei essere più veloce a scrivere. 

 

Buona giornata fantasminiii <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 13- Sentimenti Ccontrastanti ***


13


Sentimenti contrastanti

 

Erano quelli provava la mamma di Denki seduta sul divano aspettando che il figlio tornasse, ed erano anche quelli che fra poco avrebbe provato anche Inko la mamma di Izuku quando il figlio sarebbe tornato a casa. 

Le due signore affrontano la notizia che sta facendo il giro del paese in due modi completamente diversi, la prima era seduta sul divano con le mani posate sulle ginocchia, in completa ansia e frustrazione, sperando con tutta se stessa che la notizia appena appresa dalla sua migliore amica Mitsuki fosse una calunnia, una brutta voce messa in giro su suo figlio, come quando l’avevano chiamata per dirgli che suo figlio e un compagno avevano provato a sbirciare nello spogliatoio femminile dopo l’ora di educazione fisica, fatto che in realtà era vero ma Denki era abile nelle parole e riuscì a far credere alla madre che in realtà si era ritrovato coinvolto e che non era stata assolutamente una sua idea. 

La seconda invece stava aspettando il suo piccolo ometto per parlare con lui della notizia appena appresa sempre dalla sua migliore amica Mitsuki, sperando che non ne fosse troppo sconvolto, vista la sua sensibilità una notizia del genere avrebbe potuto scioccarlo abbastanza. 

 

Le due signore aspettano il ritorno dei loro ragazzi entrambe però profondamente tristi e deluse, la prima perché mai si sarebbe aspettata che suo figlio potesse darle una tale disgrazia e delusione, in caso la notizia si rivelasse fondata. La seconda era triste per la sua amica, per la disgrazia capitatale e delusa da suo figlio nel caso lo avesse saputo ma non avesse fatto nulla per aiutare il suo amico, portandolo appunto dal pastore famoso per riuscire a curare l’omosessualità. C’era una sottile differenza di pensiero tra le due, la prima pensava che fosse una malattia da curare, che bisognava essere estirpata dalla società e che era per colpa delle persone omosessuali che dio aveva deciso di punire il mondo con tutti i mali che potesse mai inventare, invece la seconda credeva che non erano persone malvagie o cattive ma soltanto delle creature con un piccolo difetto che poteva essere risolto grazie al signore, ma soprattutto credeva che Dio era misericordioso e in grado di perdonarli e così lo faceva anche lei, pregando ogni sera per loro oltre che per le persone che vivevano in mezzo ad una guerra, per quelle senza cibo e per la sua famiglia. 

 

Tutto questo accadeva mentre Eijiro e Katsuki si godevano il concerto o meglio come avrebbe preso a chiamarla successivamente Denki, la luna di miele, non lo faceva assolutamente con cattiveria, era felice che almeno Kirishima fosse riuscito ad evitare il mormorio o i vicini che scappavano in casa senza ricambiare il suo saluto, neanche avesse la peste. 

Izuku invece ignaro di tutto, anche lui stava tornando a casa dopo aver fatto uno strano incontro che desiderava da così tanto tempo da aver contato i giorni, i mesi forse addirittura i secondi. 

 

Si può quasi dire che i due ragazzi tornarono a casa nello stesso momento trovandosi però di fronte due scene diverse, a tratti quasi opposte ma accomunate entrambe dalla stessa notizia che circolava ormai in tutta Lake View. 

Non appena Denki aprì la porta di casa sua madre scattò in piedi asciugandosi le lacrime che ormai uscivano fuori incontrollate, era riuscita a trattenersi per un po ma alla fine cedette fra le braccia del marito, e andò incontro al figlio. 

«Dimmi che non è vero, ti prego dimmi che si sono inventati tutto» disse la donna singhiozzando a più non posso «Posso sopportare qualunque cosa ma non questo, è stato Eijiro a farti diventare così non è vero? Avrei dovuto farti chiudere quell’amicizia tempo fa» 

Denki fissava sua madre confuso non capendo di cosa sua madre parlasse ma sentendo nominare il suo amico, anzi meglio accusare il suo amico di qualcosa che non sapeva ma che comunque non aveva fatto sentì montare in lui una rabbia, provata in rarissime occasioni prima di allora. Lui non era il tipo da arrabbiarsi facilmente ma in quelle rare volte che accadeva difficilmente riusciva a gestire quell’emozione così forte. 

«Mamma spiegami che sta succedendo e che diamine c'entra Eijiro in questa storia» Disse cercando di apparire più calmo possibile, non aveva mai visto sua madre così disperata ma sapeva che bastava veramente poco, anche solo una parola sbagliata per peggiorare la situazione quindi scelse attentamente le parole da usare, evitando di usare qualunque tipo di parolaccia. 

«È Colpa sua lo so, lui ti ha fatto diventare..» si interruppe come se non riuscisse neanche a pronunciare quella parola. 

«Mi ha fatto diventare cosa? E poi lo sai che Eijiro è un bravo ragazzo e che non lo farebbe mai» provò a rassicurarla il biondo 

«Invece sì! Perché lo sanno tutti che lui è uno scherzo della natura e ora ti ha fatto diventare anche a te così..oh il mio povero bambino» lo abbracciò fra i singhiozzi 

Il cervello di Denki si attivò, si accese una lampadina arrivando alla consapevolezza che qualcuno li aveva sentiti. Si maledì meltalmente per essersi fatto prendere così tanto dalle emozioni dimenticano di usare la testa e che vivesse in un posto così arretrato da far invidia ai suoi antenati. Si pietrificò non appena quella consapevolezza prese spazio nella sua testa cercando una rapida e efficace via di fuga non trovandola, ma si ricordò di quando da bambino Sero gli diede un consiglio che allora prese come se fosse la bibbia. 

 

Guardavo Sero con occhi pieni di ammirazione era appena riuscito a evitare una sgridata dalla mamma per aver rotto un vaso, negando semplicemente tutto, inventandosi che era caduto da solo perché loro non si erano avvicinati al vaso. 

«Hanta ma come hai fatto?» dissi dando voce alla domanda che io e l’altro mio amico del cuore Eijiro stavamo sicuramente pensando 

«è un consiglio che mi ha dato mio cugino, sapete lui è grande ha 10 anni, mi ha detto di negare sempre tutto, anche quando si capisce che sei stato tu»”

 

Ovviamente il piccolo Denki ci aveva provato con scarsissimi risultati se non quello di far arrabbiare ancora di più sua madre prendendo il doppio delle botte. 

Denki capì che il suo subconscio gli stava mandando un messaggio ossia che era arrivato il momento di negare l’evidenza di nuovo ma stavolta doveva riuscire ad essere molto più convincente di quando lo faceva da piccolo. 

«Mamma…non è vero, non lo siamo né io né Eijiro» disse guardandola negli occhi cercando di apparire sicuro di se «non posso credere che tu possa pensarlo davvero» abbassò subito dopo lo sguardo fingendo di essere dispiaciuto e deluso dalla mamma, in realtà lo aveva fatto perché sapeva di non riuscire a reggere lo sguardo della madre mentre mentiva. 

«Giuramelo, giuramelo sul nostro signore Denki» mi prese il viso costringendomi a guardarla negli occhi e quella fu la sua rovina. 

«L-lo giuro» pronunciò balbettando e in quel momento sua madre scattò gli tirandogli uno schiaffo in pieno viso, sapeva che sarebbe successo non era stato sicuro e sua madre era in grado di capire quando mentiva.

«COME OSI MENTIRE SU NOSTRO SIGNORE!? COME OSI MENTIRE A TUA MADRE?!”» Disse la signora Kaminari ormai fuori di sé «FILA NELLA TUA STANZA NON VOGLIO PIù VEDERTI!» aggiunse mentre le lacrime tornarono a scendere sul suo viso. 

Denki vide l’opportunità di una fuga momentanea e la colse scappando nella propria stanza, spaventato dall’idea che sua madre avrebbe potuto iniziare a picchiarlo proprio come quando era bambino e combinava qualche casino, spesso le prendeva anche quando erano i suoi amici a farli ma sua madre se ne fregava e lo picchiava comunque, anche davanti a tutti dicendo che l’educazione era importante e che non gliene importava nulla di quello che facevano gli altri genitori perché nella sua famiglia erano tutti cresciuti così, sia lei che i suoi fratelli, i suoi genitori e i suoi nonni, l’educazione in quella famiglia veniva impartita così e Denki in ogni caso non avrebbe potuto farci nulla. 

 

La signora Kaminari ebbe una crisi isterica quel giorno talmente forte che il marito temette che da un momento all’altro le sarebbe venuto un infarto, mai si era ritrovato in una situazione del genere con sua moglie e suo figlio, era totalmente impreparato e incapace di gestirlo ma su una cosa concordava con sua moglie suo figlio andava guarito e dovevano tenerlo lontano da ogni influenza negativa che potesse deviarlo ancor di più. Così passò le successive tre ore a calmare e consolare sua moglie per poi passare la notte sveglio assieme a lei cercando un modo per tenere Denki lontano dalla tentazione del diavolo e entrambi convennero che l’unica soluzione fosse chiuderlo in casa, togliendogli ogni mezzo di comunicazione e permettendogli di vedere solo quello che fosse approvato da loro.

 

La serata di Izuku fu indubbiamente migliore di quella passata dal biondo anche se quella sera ebbe una conversazione con sua madre che avrebbe indubbiamente preferito non avere mai, ma era ancora ignaro di ciò quando varcò la porta di casa e trovò sua madre seduta sul divano ad aspettarlo. 

«Mamma? Non dovevi essere dalla signora Kaminari oggi?» Disse Izuku sorpreso di trovarlo a casa 

«Era domani amore, ma dubito che si farà dopo quello che è successo oggi» disse Inko battendo con la mano il posto affianco al suo, facendo capire a Izuku di sedersi affianco a lei.

«Che cosa è successo? Denki sta bene?» rispose preoccupatissimo per quel ragazzo che non era suo amico, almeno non direttamente ma gli stava simpatico e gli sarebbe dispiaciuto troppo se gli fosse accaduto qualcosa di brutto. 

«Credo di si o comunque lo spero, ma non preoccuparti non ha avuto un incidente o roba del genere quindi sta tranquillo» Inko prese una mano del figlio fra le sue e prese ad accarezzarle per cercare di tranquillizzare ancora di più suo figlio. 

«Allora cos’è successo di così grave da rimandare la vostra serata fra amiche?» Chiese Izuku profondamente spaventato, di solito non la rimandavano o annullavano mai per nulla al mondo, neanche quando uno di loro aveva la febbre o qualche malattia strana. 

«Qualcuno ha sentito Denki dire una cosa bruttissima che ha fatto rimanere davvero molto male sua madre, sarei molto delusa da te se lo sapevi e non mi hai detto nulla» Inko guardò suo figlio con uno sguardo di rimprovero e Izuku si spaventò. Raramente sua madre lo aveva guardato così, soltanto in pochissime occasioni che potevano essere contante sulle dita di una mano. 

«Che cosa dovrei sapere mamma?» Disse Izuku cercando si scoprire quello che avrebbe dovuto sapere

«Che Denki è omosessuale o meglio come dite voi giovani gay dimmi che tu non ne sapevi nulla» Izuku aggrottò le sopracciglia. 

«Denki? Ne sei sicura mamma? Perché alla festa di Nejire ci stava provando con Jirou» Izuku non aveva mentito, perché era la verità, aveva semplicemente omesso la parte in cui lo aveva visto andare via trascinato da Shinso, ma con chi andava a letto Denki non erano affari suoi e conosceva Shinso abbastanza bene da sapere che non avrebbe fatto nulla se Denki gli avesse detto di no poi aveva ceduto anche lui al fascino di Shinso quando si conobbero quindi non potè biasimarlo. 

«Davvero? A me hanno detto che lo hanno sentito parlare con Shinso mentre gli diceva che aveva dubitato del suo orientamento sessuale per un portoricano appena arrivato in città, ti risparmio il giro di voci perché non ci ho capito molto» 

Izuku dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere, era quasi certo che il portoricano non esistesse e ma avrebbe voluto conoscerlo volentieri se era riuscito a far dubitare della sua sessualità Denki di sicuro era bravo 

«Mamma credo che sia semplicemente una voce messa in giro da qualcuno che detesta Denki» disse Izuku dolcemente stringendo la mano di sua madre 

«Probabilmente hai ragione, sai che dispiacere per sua madre se fosse vero» 

Izuku si irrigidì, così avere un figlio gay era un dispiacere per sua madre, lo aveva sempre sospettato che la ritenesse una cosa sbagliata ma sentirselo dire gli fece davvero male. 

«Quindi mamma se io lo fossi per te sarebbe un dispiacere?» Domandò a quel punto Izuku, non avrebbe mai voluto porre quella domanda ma una parte di lui necessitava una risposta, anche se questa gli avrebbe spezzato il cuore irrimediabilmente, perché Izuku amava sua madre e per lei avrebbe fatto di tutto, gli avrebbe anche donato un suo rene e il suo cuore se fosse stato necessario anche se lei sapeva benissimo che non glielo avrebbe mai lasciato fare. 

«Si amore mio ma fortunatamente tu non lo sei no? Hai la tua fidanzata Ochako e siete così felici insieme» Inko guardò il figlio con uno sguardo così fiero che Izuku dovette distogliere lo sguardo ormai quasi sull’orlo delle lacrime. 

«Izuku che succede? Perché hai gli occhi lucidi?» Mormorò Inko ma subito dopo una consapevolezza si fece largo nella sua mente ripensando a tutti gli atteggiamenti avuti negli anni da Izuku e come se ogni pezzetto di un enorme puzzle si fosse sistemato in un solo e misero secondo e notasse solo ora tutti i vari tentativi del figlio di dirglielo, tutte le volte che commentava un attore alla TV, tutte le volte che si era lasciato con Ochako adesso avevano senso e il tutto fu confermato da un Izuku che scoppia a piangere fra le braccia della madre implorando il suo perdono. In quel momento Inko a vedere il figlio in quel modo si sentì un macigno nello stomaco e lo strinse a sé come non aveva mai fatto prima come se avesse paura che gli scappasse via. Capì anche un altra cosa però che anche se ora il figlio aveva praticamente ammesso di essere omossessuale lei non aveva percepito nessun cambiamento, se non quel macigno sul cuore causato dalla tristezza di suo figlio che piangeva disperato fra le sue braccia, il suo amore per lui era rimasto intatto e forse riusciva a vederlo ora per la primissima volta per come era davvero e lei non riusciva a pensare ad altro se non che fosse il suo bellissimo bambino che lei con quella frase aveva probabilmente reso triste. In quel momento capì in cosa consiste realmente essere una madre, accettare e supportare suo figlio in tutte le scelte che avrebbe preso o potuto prendere, amandolo semplicemente per ciò che è senza cercare di cambiarlo perché chiunque era o sarebbe diventato per lei sarebbe sempre stato il suo bellissimo bambino che aveva cresciuto con le sue sole forze, si sorprese di come accettò la cosa senza farsi troppi problemi, come se inconsciamente lo avesse sempre saputo e di come le sue amiche si sbagliassero di grosso, era ovvio che fra loro tre avessero affrontato l’argomento e lei aveva preferito non esprimersi dicendo che non poteva sapere cosa avesse fatto in quella situazione fino a che non ci sarebbe passata sul serio ma che fortunatamente non le sarebbe mai accaduto perché il suo Izuku aveva una bellissima fidanzata che un giorno avrebbe sposato ed era certa gli avrebbe dato dei bellissimi nipotini da accudire e coccolare. 

Quello in realtà era l’unico dispiacere che aveva quello di non poter diventare nonna ma era davvero così grande da sminuire l’amore per suo figlio? Assolutamente no, avrebbe adottato i nipotini delle sue amiche come suoi o magari quelli dei vicini. Inko voleva semplicemente la felicità di suo figlio e se quello era quello che lo rendeva felice lei lo avrebbe accettato. 

«Piccolo mio, smettila di piangere non fa niente io ti amo così come sei ma ti prego di non dirlo a nessuno, non vorrei mai dover andare a picchiare qualcuno perché hanno trattato male il mio bambino e» si interruppe tirando un sospiro «Dammi solo un pò di tempo per abituarmi all’idea, per me è importante solo la tua felicità»

Izuku guardò sua madre e gli sorrise felice continuando a piangere, di gioia però sta volta 

«Sei la migliore mamma del mondo» l’abbracciò credendo fermamente in quelle parole pensando a quanto fosse fortunato ad avere una madre così. 

 

C’era un'altra persona ignara di tutto a Lake View ed era colui che aveva scatenato tutto ciò nonostante ne fosse completamente inconsapevole e stesse aspettando un messaggio che purtroppo arrivò soltanto due giorni dopo, ma ancora Hitoshi Shinso non poteva saperlo. Lo avrebbe scoperto soltanto il giorno dopo quando si ritrovò Kirishima e Bakugo davanti alla sua porta alle quattro del mattino, con due occhiaie più profonde delle sue e delle espressioni da funerale, era Kirishima ad averla Bakugo sembrava solamente più incazzato del solito. Era così confuso di trovarseli davanti alla porta a quell’ora che lì fissò e basta senza spiccicare parola, fu il rosso a rompere quel silenzio. 

«Scusa l’orario Shinso ma dobbiamo progettare un evasione e siamo a corto di idee quindi abbiamo pensato che tu potessi aiutarci»

«E perché dovrei? Non voglio sembrare scortese ma capite che sono le quattro di mattina e stavo per addormentarmi» Chiese Shinso già scocciato da quella situazione. 

«Perché si tratta di Denki» rispose Kirishima sapendo che sarebbe bastato quello a convincerlo. 

Il sonno di Shinso sparì in un istante e i due ragazzi ottennero tutta l’attenzione del viola che rispose semplicemente. 

«Vado a fare il caffè» e li lasciò entrare. 

 

Però i sei ragazzi erano ancora inconsapevoli del fatto che alla fine non erano poi così soli quella battaglia visto che la nuova generazione sembrava molto più disposta della vecchia all’accettazione e alla comprensione e fu così che Denki diventò una rockstar, il primo ad aver sfidato il sistema, la società compiendo quel passo che gli altri erano troppo terrorizzati dal fare ma di cui Lake View aveva bisogno.






















 

SPAZIO AUTRIC*

 

Buongiorno fantasminiii,

Scusate il ritardo ma ieri google doc mi ha fatto un bruttissimo scherzo eliminandomi metà capitolo, alla fine l’ho recuperato ma ho preso un infarto. 

 

So che questo capitolo è un po’ diverso, ma mi piace tantissimo e penso che sia uno dei migliori capitoli di questa storia. Fatemi sapere voi che ne pensate e se vi piace 

 

Detto questo vi avviso che il prossimo lo devo finire e potrebbe volerci un po’ visto che sono tornata a lavoto ma ho aggiustato la trama per intero quindi ora dovrei essere più veloce a scrivere. 

 

Buona giornata fantasminiii <3

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3998754