Scheletri

di sallythecountess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: 4ld3r4n e la spia ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Julie ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: una finestra ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: una prostituta ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: John Lawrence ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: amici ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: abbracci ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: segreti ***
Capitolo 9: *** Capitolo 10: stalker ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: segreti e ravioli ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Thalia ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: radici ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Rami ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: pezzi ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: pizza e sentimenti ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: una coppia ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: piani per il futuro ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: sogni ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: amore ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: questione di sentimenti ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: un omicidio ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: soldi e diamanti ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23: un anello di fidanzamento ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24: Lauren ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 e 26 ***
Capitolo 26: *** Capitoli 27 e 28 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 29: una famiglia ***
Capitolo 28: *** Capitolo 30: scheletri ***
Capitolo 29: *** Capitolo 31 e 32 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 33 e 34 ***
Capitolo 31: *** Capitoli 34 e 35 ***
Capitolo 32: *** Epilogo ***
Capitolo 33: *** Aggiornamento (?) ***
Capitolo 34: *** Aggiornamento su un crossover ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: 4ld3r4n e la spia ***


Capitolo 1: 4ld3r4n e la spia
Avete presente quel segreto che custodite caro come un tesoro? Quelle piccole macchie di muffa nel bianco candido della vostra personalità pubblica? Ecco, quello è il target del nostro eroe, il suo obiettivo. L’unica cosa che faceva, nella vita era scovare scheletri.
No, non parliamo di un cacciatore di fantasmi, semplicemente di un esperto di computer, o almeno questo dice la sua prestigiosa laurea. Di fatto Rami era una specie di mago: capace di far apparire e scomparire cose e persone a suo piacimento, nascondere armi clandestine, coprire e scoprire traffici loschi come e quando più gli fa comodo. Fa saltare accordi di pace, li costruisce, li mostra al mondo e fa iniziare le guerre. Insomma è un onnipotente figlio di puttana, capace di entrare in qualsiasi sistema di sicurezza al mondo. Detto in breve? Un hacker.
  A diciassette anni ha fondato un gruppo, che in realtà è più una setta che un team di lavoro, il cui nome appunto è “Scheletri”. Vi stupirà sapere che non ne conosce nessuno personalmente, non li ha mai visti di persona e non conosce i loro nomi, ma neanche gli importa. Perché? Perchè controlla le loro vite a distanza, come quelle di tutti.
 Per il mondo il suo nome è 4ld3r4n, un nome che terrorizza i governi di tutto il mondo, ma in realtà lui ama definirsi come un nessuno. Mai avuto una famiglia, amici o persone importanti. Cresciuto in un orfanotrofio qualunque, di quei paesi poverissimi che i simpatici paesi ricchi continuano ad “aiutare” inviando eserciti e armi, invece che cibo. La sua fortuna più grande è stata la sua intelligenza, che gli ha permesso di vincere una borsa di studio e finire in America. Sei anni dopo, da solo, il nostro uomo è riuscito ad entrare nei sistemi informatici di una delle più importanti agenzie di spionaggio del mondo (non faccio nomi, ma non penso serva) e ha ottenuto i suoi primi dieci milioni di dollari.
Da allora sono passati quindici anni, ma è rimasto sempre lo stesso. Un’ombra, un pirata. Un fantasma, che cambia casa ogni anno circa, prima se rischia di essere scoperto e porta con sè sempre e solo una cosa: i suoi gatti. E’ costretto a vivere con un basso profilo, quindi niente donne, niente famiglia e niente lusso. L’imperativo categorico è che lui sia invisibile, ma spesso la sua bellezza lo rende oggetto di attenzioni da parte del genere femminile che neanche lui riesce a spiegarsi.
 Fino a nove mesi fa, c’era solo una persona nella sua vita, ed era una storia complicata. Sapete, no, come vanno queste cose? Cresciuti insieme, entrambi senza nessuno, e molto uniti. Lei è sempre stata come una sorella per lui, mentre lui per lei era da sempre il suo unico amore. Rami non aveva le idee chiare sul loro rapporto, ma aveva due certezze: non la trovava attraente, e amava parlare con lei. Nella sua vita c’era una lunga fila di regole, in realtà, ma la prima era: nessun coinvolgimento con persone sconosciute. Per questo generalmente rifiutava ogni ragazza che provava ad avvicinarsi a lui, per questo aveva la fobia degli estranei. Per questo era convinto di non potersi fidare di nessuno, e quindi di non potersi innamorare, ma stava per scoprire di aver fatto un errore.
Era il quindici di ottobre, quando è iniziato tutto. Rami aveva un simpatico meeting online con un’importante organizzazione di Stati (così, sempre per non fare nomi) alle cinque del mattino, e stava lavorando tranquillo, quando si accorse di aver finito le sigarette. Non ce l’avrebbe fatta a gestire quell’incontro senza neanche una sigaretta, perché ne era letteralmente dipendente, ma neanche aveva voglia di comprarle, perchè significava dover andare personalmente al negozio, e onestamente avrebbe preferito che il suo gatto Han lo uccidesse nel sonno piuttosto che uscire di casa.  Aveva un po’ di problemi con il mondo esterno il nostro bellissimo amico thailandese, e non amava l’idea di dover uscire.
Generalmente si faceva portare tutto a domicilio, ma questo richiedeva un minimo di organizzazione, perché nessuno avrebbe potuto consegnare le sigarette a quell’ora. In quel momento Leia, la sua gattina preferita, lo raggiunse e miagolò languida per fargli capire che aveva fame. Realizzò che stavo anche finendo le scatolette all’agnello, che lei amava tanto e così si decisi a uscire a prenderle. Si sistemò la felpa e il cappotto nero, infilò le dita nei suoi bellissimi capelli neri e controllò di avere il suo calmante in tasca. Ne aveva preso uno, perché era preoccupato per la conferenza con gli stati, ma aveva comunque deciso di portarli con sé nel caso avesse avuto una crisi in pubblico. Uscì pensando che comunque essendo notte fonda non avrebbe trovato molta gente al supermercato, e questo per un attimo lo rasserenò.
 Odiava incontrare le persone, gli dava fastidio ogni cosa di loro, ma per Leia e le sigarette avrebbe fatto questo ed altro. Faceva un freddo strano per essere ottobre, ma quella cavolo di città tedesca era particolarmente fredda. Notò soltanto il cassiere entrando nello store, e una coppietta fastidiosa di adolescenti che non riusciva a fare nulla senza baciarsi prima. Limitò al minimo la permanenza nel negozio, e raggiunse la cassa il prima possibile. Il commesso aveva forse meno voglia del nostro protagonista di comunicare, e questo era il motivo per cui generalmente andava sempre il quel posto per le emergenze. Gli porse la carta, come sempre, ma lui scosse la testa e gli indicò un cartello in tedesco che non aveva notato.
“Porca puttana, ma come è possibile?” ruggì furente, ma lui si strinse nelle spalle con indifferenza, perché di fatto per lui era una complicazione comune avere il POS fuori uso in piena notte. Per Rami, invece, era una catastrofe. Si frugò la tasca in cerca di qualche banconota, per prendere almeno le sigarette, ma era completamente al verde, e stava per avere una crisi d’ansia. Avrebbe dovuto uscire e cercare un bancomat a quell’ora? E dove diavolo era? O forse avrebbe fatto prima a cercare un altro negozio. Poteva andare a quell’altro aperto tutta la notte, ma avrebbe perso un sacco di tempo e niente gli avrebbe garantito di tornare a casa con quello che voleva.
Il cassiere gli chiese ancora come pensavo di pagare, e lui non aveva la minima idea di come rispondere, quando qualcuno disse piano “Lo metta sul mio conto, se vuole…” con un accento stranissimo. Rami si girò confuso e anche infastidito, e per la prima volta notò questa piccola ragazza con i capelli biondo scuro e due bellissimi occhi azzurri che gli sorrideva. Era incredibilmente bella, ma in quel momento in nostro amico si sentì soltanto a disagio e così scosse la testa e uscì lasciando le cose sulla cassa.
Era stato preso dal panico, non riusciva a ragionare razionalmente. Era convinto che quella ragazzina fosse una spia, perché chi si offre di pagare la spesa a uno sconosciuto? E così fece per tornare a casa a mani vuote, quando sentì di nuovo quello strano accento dire “Vicino?”
Si disse soltanto che per nulla al mondo avrebbe dovuto girarsi, che era una trappola, e così procedette spedito verso casa, in preda al panico. Lei, però, era una tipetta ostinata, così continuò a chiamarlo e quando sentì “vicino con i gatti” dovette per forza girarmi.
“Queste sono per te, buona serata…” gli disse con il fiatone, porgendogli il pacchetto di sigarette e le due scatolette all’agnello con un sorriso bellissimo. E poi sapete cosa fece dopo averlo inseguito, quella testolina matta? Lo salutò con la mano, e se ne andò.
Rimase totalmente interdetto per quel suo atteggiamento, si disse che era una trappola, lo ripeté nella mente mille volte, ma spontaneo gli venne fuori un “perché diavolo mi hai preso le cose? E che ne sai dei miei gatti?” perché era davvero spaventato.
Lei si fermò, e girandosi con un sorriso rispose “volevo essere gentile. A me è capitato mille volte di non avere i soldi per prendere tutto quello che mi serviva, e avrei voluto qualcuno che mi aiutasse…”
Sembrava onesta, e anche molto tenera, con quel suo sorriso innocente, ma sono proprio le innocenti quelle più pericolose, si disse.
“Mi dispiace se ti ho offeso, pensavo ti avrebbe fatto piacere, perché hai l’aria di uno che muore dalla voglia di fumare. Buona serata…” concluse e fece per andarsene ancora una volta, quando le chiese perché l’avesse chiamato vicino.
“Abito nell’appartamento di fronte al tuo. Quello da cui provengono sempre le urla di mia figlia a tutte le ore…” aggiunse divertita, e Rami pensò solo “oh è sposata” ma non disse nulla e lei aggiunse che ogni tanto per farla stare buona le aveva mostrato i suoi gatti, che le piacevano tanto.
Era totalmente stranito, e convinto che si trattasse di una trappola, perciò non si soffermò a pensare a quanto bella e dolce sembrasse quella biondina. Le disse soltanto che non poteva accettare il suo gesto, e lei scuotendo la testa rispose piano “Se ci tieni tanto, domani vieni alle sette a casa mia e restituiscimi i soldi. Tieni, questo è lo scontrino. Buonanotte…”
Non si era accorto di essere arrivato davanti al palazzo dove evidentemente lei abitava, e non le disse nulla per salutarla, perché l’aveva colto totalmente alla sprovvista. Rientrò a casa estremamente perplesso e anche spaventato.

Nota:
Ciao a tutti, grazie per aver letto questa nuova storia. Allora siete curiosi di sapere cosa sta per succedere? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Julie ***


 
Capitolo 2: Julie
“Insomma oggi ho fatto la prima mossa, e vorrei davvero non averla fatta!” scrisse, rientrando a casa, alle sue colleghe del Seventeen. Era stanca, aveva avuto un turno lunghissimo, e sapeva che Lauren non l’avrebbe fatta dormire per molto tempo, ma pazienza. Questo significava essere una madre, e lei quella piccoletta dai capelli biondi l’aveva voluta e difesa ad ogni costo.
Tolse la giacca, posò la busta senza fare rumore, e ancora una volta come sempre gettò uno sguardo alla finestra, ma poi immediatamente se ne pentì ricordando quanto fosse cafone quell’uomo. Si spogliò e lavò, e poi corse a letto a leggere i messaggi delle sue amiche, curiose di sapere cos’era successo con quell’uomo che le piaceva molto.
Lo aveva visto circa due mesi prima, nel giorno del suo trasloco, e ne era rimasta immediatamente colpita. Aveva occhi e capelli neri bellissimi, un corpo magro e molto bello e una strana carnagione che non sapeva bene di dove fosse. Lo aveva visto interagire timidamente con i traslocatori, e poi sorridere ai suoi gatti. Le sembrava un ragazzo dolce, un po’ timido sicuramente, ma se lo era immaginato gentile. E invece il suo atteggiamento scostante e seccato di quella sera le aveva fatto capire di aver sbagliato su tutta la linea. Come sempre quando si trattava di uomini.
Le sue amiche/colleghe cameriere non lo dissero, perché la conoscevano da pochissimo tempo, però lo pensarono. Julie non aveva raccontato loro esattamente tutta la storia con Alan, perchè odiava pensare a quel bastardo che l’aveva mollata mettendole in mano quattro soldi per “le spese mediche legate all’aborto”.
Non voleva che Lauren assomigliasse a lui, semplicemente perché non ne aveva nessun diritto. Era suo padre biologicamente, ma nient’altro. E questo non per scelta di Julie, ma di Alan stesso, che l’aveva fissata con un mix di disgusto e panico scoprendo che aveva tenuto la bambina. Era passato parecchio tempo dalla loro rottura, e Julie si sentiva pronta a vedere altre persone, ma nessuno le piaceva mai più di tanto. Molti tizi si erano fatti avanti, e lei più di una volta aveva anche pensato di uscire con qualcuno di questi, ma nessuno riusciva a convincerla. Eppure Alan non era nulla di eccezionale.
La classica storia: la giovane studentessa che si innamora del suo professore, viene travolta in un vortice di passione e amore, le viene promesso il mondo e poi viene mollata su due piedi. Era colpa sua, Julie se lo ripeteva sempre, perché sapeva che Alan aveva una moglie, ma aveva davvero creduto di poter essere felice con lui e con la sua bambina, ma poi era andato tutto male. Spense la luce, allora, e provò ad andare a letto, pensando soltanto che quel vicino così scortese e antipatico aveva davvero un viso bellissimo.
Dall’altro lato della strada, Rami stava gestendo una fortissima crisi di panico. Iniziò a iperventilare, chiedendosi chi lo avesse tradito, come avessero scoperto il suo indirizzo e perché gli avessero mandato una spia così bella.
“Sei un uomo, idiota, ovviamente hanno pensato che mandandoti una bella donna avresti ceduto e saresti caduto ai suoi piedi…” si disse, ad alta voce, fissando con fare serio la finestra. Decise di uscire, allora, per prendere un po’ d’aria, ma anche per studiare il nemico, ma le finestre erano tutte chiuse e non la vide.
L’unica cosa che riuscì a scoprire, fissando il palazzo di fronte, era che quel posto doveva essere veramente una topaia, persino peggiore di quella dove viveva lui. Sentì rapidamente il suo team, e fece delle ricerche, così in venti minuti sapeva tutto di lei. Si chiamava Julie Arnauld, madre single di una bambina nata otto mesi prima, fuggita dalla Francia, dove studiava per diventare una pasticciera. Non aveva un reddito stabile, viveva di lavoretti casuali e sussidi e questo lo lasciò un po’ perplesso. Si chiese perché diavolo gli avessero messo alle calcagna una spia totalmente spiantata e senza piani per il futuro, e questo gli diede da pensare per un po’.
Eppure sembrava pulita, tutto ciò che veniva fuori su di lei sembrava autentico e straordinariamente banale, ma non significava molto. Era scontato che 4ld3r4n avesse fatto dei controlli su chiunque gli si fosse avvicinato, quindi era ovvio che sarebbe stato necessario costruirle un’identità che non avrebbe dato nell’occhio.
Dai controlli non emersero falle nella nostra sicurezza interna di “Scheletri” e questo diede molto da pensare al nostro amico. Rami continuò a giocare con il suo cubo di Rubik, ma in realtà era estremamente turbato, così decise di sentire l’unica persona a cui poteva chiedere consiglio, ma non fu una buona idea.
“…insomma hai incontrato una bella ragazza, che è stata gentile e ti ha invitato a casa sua…” sentenziò Thalia con il cuore spezzato, ma Rami non se ne accorse. Dava per scontato ormai che lei avesse compreso che la loro era soltanto un’amicizia, quindi non si preoccupava di ferire i suoi sentimenti.
“Sì, ma andiamo chi vuoi che farebbe una cosa simile per uno sconosciuto? Dev’essere una spia, ma non riesco a capire come abbia fatto a trovarmi e chi la manda…”
“Beh onestamente Rami, a me sembra solo una che ha notato il vicino bello come il sole in difficoltà e ha deciso di essere gentile e provarci…”
Thalia sembrava particolamente angosciata da questa questione, ma lui non ci dava molto peso, perché era preso nelle sue questioni di spionaggio.
“Cosa faccio? Le restituisco i soldi o pensi che sia rischioso andare da lei?” chiese, ancora preso dalle sue paranoie, e neanche si accorse del sorriso amaro sul viso di lei.
“…io vorrei che tu non ci andassi, soprattutto dopo aver sentito le parole che hai usato per descriverla, ma credo di non poterci fare nulla…” rispose serissima, ma ancora una volta lui non capì e chiese spiegazioni.
“Non mi hai mai parlato della bellezza delle altre donne in questi anni, quindi questa deve averti proprio colpito tanto per spingerti a confessarmi che ti piace…” concluse, alludendo a qualcosa che Rami non aveva capito ancora, ma che avrebbe realizzato nei giorni successivi.

Nota:
Ciao a tutti, allora siete curiosi di sapere se Julie è una spia? Che ne pensate di loro due? fatemi sapere, se vi va, vi aspetto

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: una finestra ***


Capitolo: una finestra
Rami provò a parlare con Thalia come sempre, ma davvero sembrava non riuscirci. Non era un uomo particolarmente loquace, ma quella sera fece un enorme sforzo per provare a portare avanti una conversazione. Continuarono per un po’ a parlare delle solite cose, tv, cibo e della giornata di lei, ma Thalia era mostruosamente ferita e non aveva neanche voglia di nasconderlo. Lui, però, non capiva ed era anche parecchio seccato. Avevano fatto spesso quel discorso, lei sapeva che non la vedeva in quel modo, ma sembrava quasi non voler accettare la realtà e questo lo infastidiva. In realtà Rami non aveva mai accettato il fatto che probabilmente doveva lasciarla andare e permetterle di dimenticarlo, ma quando lei si comportava in quel modo non poteva proprio evitare di pensarci e si sentiva un mostro. Per questo e altri motivi decise improvvisamente di chiudere e provare a concentrarsi sulla sua riunione di lavoro.
Non ci riuscì, però. Restò distratto per tutto il tempo, ma quando all’alba fece per andare a letto, passò accanto alla finestra e vi rimase letteralmente incollato. C’era lei, seduta su un divano con una bambina stretta contro il petto. Sorrideva in modo molto dolce, anche se aveva l’aria di una totalmente stravolta, e quella dolcezza per un attimo lo confuse.
“Già, questa volta ci hanno decisamente preso con la spia. Devono averla pagata parecchio…” pensò, perché davvero la vista di quelle due gli aveva smosso qualcosa dentro, e questo ovviamente per lui era una gran scocciatura. Rami rimase per un po’ a fissarla, da lontano e alcune stupide domande gli passarono per la testa. Si chiese se tutta quella scena facesse parte di una recita, se fosse stata costretta a fare da spia o se lo facesse di mestiere. Mise persino in dubbio che Lauren potesse davvero essere sua figlia, perché quale donna metterebbe davvero sua figlia in un simile gioco di spie? E poi concluse chiedendosi come si sentisse lei. Non sembrava triste, ma neanche felice, perché probabilmente doveva essere particolarmente difficile la sua vita, fatta di lavoretti in quella topaia.
 Julie, però, non alzò mai lo sguardo da sua figlia, e dopo un po’ Rami decise finalmente di separarsi da quella vista. Si rigirò per ore nel letto, ma non riusciva proprio a dormire, così andò a cercare Leia, perché dormire con lei generalmente lo rasserenava, e accoccolato tra le sue fusa si rilassò e chiuse finalmente gli occhi.
Era mattino inoltrato quando il pianto di un bambino lo svegliò. Usava le cuffie e i tappi per le orecchie da quando era arrivato in quell’appartamento, proprio perché quel ragazzino piangeva costantemente. Solo dopo un po’ realizzò che doveva essere Lauren, la bambina di Julie.
Involontariamente si avvicinò nuovamente alla finestra, e le trovò esattamente nella stessa posizione di poche ore prima. Sorrise, senza neanche rendersene conto, ma in quel momento anche Julie fece un gesto che ripeteva molto spesso: fissò la finestra e si accorse di essere osservata.
La finestra del suo misterioso vicino era quasi sempre chiusa, ma lei non aveva mai perso le speranze di vederlo in passato, per cui cercarlo con lo sguardo era diventata una specie di abitudine. Per un attimo sorrise incontrando il suo sguardo, ma poi pensò che era veramente una grossa sfortuna che lo avesse visto per la prima volta dopo aver scoperto che tipo di persona era.
Julie alzò la mano per salutare in quel momento, e Rami si sentì un idiota, colto in fallo mentre faceva una cosa che non avrebbe mai dovuto fare.
“Uno a zero per la spia, porca puttana…” pensò, allontanandosi dalla finestra con un cenno della testa, e poi per ore rimase a rimuginare su quanto avesse dato l’idea di essere uno facile da manipolare.
L’unico suo obiettivo come spia, infatti, doveva essere quello di attaccare bottone con lui, e se si faceva beccare a fissarla le dava diecimila scuse per farlo. Lei, però, non fece nulla, non aveva nessuna intenzione di rendersi ancora più ridicola. Sorrise, pensando che l’aveva beccato a fissarla, ma poi cambiò stanza perché non voleva fargli credere ancora di più di piacerle.
Rami non riuscì a lavorare normalmente in quella giornata. Passò il tempo a cercare ogni informazione possibile su di lei,per cercare di chiarire ogni dubbio, ma non aveva le idee chiare. Notò che aveva il conto quasi totalmente in rosso, così si disse che non poteva lasciare che spendesse soldi per lui e che dunque doveva restituirle i soldi.
Ci pensò moltissimo, perché una parte di lui voleva ricompensarla per quella generosità dandole una banconota da cento euro, fingendo di non avere resto. Era un gesto gentile, e straordinariamente altruistico, considerato che tipo di persona era.
Un’altra parte invece, per l’esattezza quella paranoica, temeva di incoraggiare il suo lavoro come spia dandole un’occasione per tornare da lui a disturbarlo. No, no doveva ufficialmente chiudere quel discorso quella sera, restituirle i soldi e chiudere tutti i canali. Se poi lei avesse insistito nel cercare di attaccare bottone, lui avrebbe cambiato casa e si sarebbe ufficialmente liberato della spia.
Si compiacque molto di quel piano, che gli permise persino di lavorare sereno per qualche ora. Poi, però, sentì nuovamente piangere Lauren e si affacciò per vedere cosa stesse accadendo, e il suo sguardo si incrociò con quello di una corpulenta ragazzina bionda, che chiuse la tenda nel vederlo.
Pensò che magari la bambina stesse solo facendo i capricci, e tornò alle sue cose, eppure qualcosa in quel quadro davvero non funzionava. Vedete, si era accorto di una cosa strana: Julie postava sempre tutto sui social, c’erano duecento foto di sua figlia e mille post che risalivano a quando lei era praticamente una ragazzina. Certo si poteva costruire un profilo del genere, ma richiedeva un sacco di lavoro e forse non era neanche la migliore idea per catturare uno come lui.
Eppure la vita di Julie lo faceva particolarmente ridere. Gli piacquero molto gli stupidi video con le sue amiche, quelli in cui cantava ubriaca, e anche tutti quelli in cui ballava, che poverina era convinta di aver cancellato per sempre. Entrò anche nel suo telefono, e non ci trovò nulla di particolarmente compromettente. Molto triste in realtà, ma compromettente nulla. Sembrava davvero una povera ragazza, abbandonata da uno stronzo sposato da incinta e ripudiata dalla famiglia. I suoi messaggi gli diedero l’idea di una persona gentile, che aiuta i colleghi e le amiche, e così si sentii terribilmente in colpa. Poi, però, giunse alla chat in cui parlava di lui, e per un attimo una morsa gli strinse lo stomaco, vedendo come lo aveva descritto dopo il loro primo incontro.
Poteva essere un modo in codice per comunicare con altre spie e superare l’intercettazione? Magari sì, non si poteva escludere, però non riuscì a capire di che tipo di codice si trattava, e lui era fantastico in queste cose.
Dopo molto tempo capì di aver esagerato, forse. Aveva violato la sua privacy in modo indecente, solo perché convinto che una persona gentile dovesse per forza avere un secondo fine, ed era una cosa davvero imperdonabile. Si vergognò profondamente del suo comportamento, e quando si fecero le sette  decise di andare da lei. Ovviamente sapeva come si chiamasse, ma non poteva usare il citofono altrimenti avrebbe sollevato troppo dubbi. Così chiese al portiere del palazzo di lei, molto imbarazzato. Quel tizio girò il coltello nella piaga, perché da parecchio aveva una cotta per quella ragazzina francese, così sorrise in modo totalmente inadeguato e disse solo “ah ha trovato un amichetto la nostra Julie, buon per voi.” Facendo venire a Rami la voglia di vomitare.
Il portiere indicò il piano e la porta, e agitatissimo le bussò, ma lei non era in casa. La tata di Lauren  spiegò che Julie aveva avuto un’emergenza a lavoro e che non ci sarebbe stata fino a tardi quella sera, e Rami rimase per un attimo interdetto, perché in qualche modo quella notizia lo aveva deluso. Lasciò alla domestica i soldi che le doveva, e salutò, convinto di essersi tolto quella situazione dalla testa per sempre, ma così non fu.
Nota:
Ciao a tutti, allora c'è qualcuno che sta seguendo questa storia? Che ne pensate? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: una prostituta ***


Capitolo 3: una prostituta
Aveva avuto un’emergenza, si ripetè Rami perplesso. Chissà cosa diavolo le era successo. Erano passate un po’ di ore, ma Lauren era ancora con quella orrenda tata tedesca e di lei non c’era neanche l’ombra. Continuò a sbirciare distrattamente fuori dalla finestra, ma Julie non tornava e Rami iniziò a chiedersi se stesse bene. Provò a distrarsi, fece delle chiamate di lavoro e poi si mise a giocare online con il suo solito gruppo, ma era inquieto e continuava a sbirciare la finestra. Gli piaceva interagire con loro, perché anche se un po’ sfigati sembravano simpatici. Lui di solito non parlava mai, ascoltava sempre e ridacchiava. Lo prendevano in giro, soprattutto perché non avevano ancora capito se fosse uomo o donna, ma Rami era contento di quelle loro interazioni di solito.
Quella sera, però, non riuscì a pensare a molto altro che a lei. Temeva fosse in difficoltà, povera e sciocca com’era poteva essersi infilata in un grosso guaio. Si disse circa tre o quattro volte “cosa diavolo te ne importa se è morta o se le è successo qualcosa?” ma non riusciva a fare finta di nulla.
A notte fonda guardò ancora una volta, e gli parve tutto molto tranquillo, quindi si chiese se fosse tornata, e per un attimo fu tentato di controllare il suo cellulare, ma si disse che sembrava già troppo fuori di testa così.“Schifoso stalker…” si disse, e recuperando Leia si mise a letto, ma non chiuse occhio.
 Passarono i giorni, e Rami non seppe più nulla di lei. Diede per scontato che fosse tutto normale, perché sentiva Lauren piangere di tanto in tanto. Archiviò la questione spia, e presto mille altri problemi lavorativi lo costrinsero a pensare ad altro, ma continuò a sbirciare fuori dalla finestra di tanto in tanto. Capì che le sue paranoie sullo spionaggio erano totalmente infondate e che probabilmente aveva soltanto incontrato una sciocchina dal cuore gentile. Questo lo confuse per un po’, ma lo tranquillizzò sulla sua situazione.
Soltanto dopo dieci giorni rivide Julie, accoccolata sul divano ad allattare Lauren e per un attimo una stretta allo stomaco gli impedì di respirare, e si accorse di avere un sorriso molto bello. Lei non lo notò però, perciò il nostro amico rimase a fissarla per un po’.
Si sentì incredibilmente solo in quei giorni, perché non aveva nessuno con cui parlare di lei, e Thalia lo stava trattando molto peggio del solito. Aveva capito che Rami era distratto, che pensava ad altro e questo la rendeva incredibilmente gelosa e francamente insopportabile. Aveva iniziato persino a non risponderle a telefono, perché ogni chiamata diventava un’occasione per piangere e dimostrare che lui non era la persona che lei voleva che fosse, perciò le aveva scritto che era meglio non parlarsi per qualche tempo, ferendola ancora di più. Thalia non aveva accettato quel distacco e continuava a cercarlo, convincendolo sempre più che fosse la cosa giusta.
Passarono altre due settimane, e i nostri due vicini di casa non si incontrarono quasi mai. Solo una volta, mentre Julie era a telefono con sua madre che le stava facendo la paternale, lo vide e le venne fuori un sorriso incredibilmente dolce e spontaneo. Rami rimase molto perplesso all’inizio, ma poi sorrise a sua volta e alzò la mano in segno di saluto, facendola sorridere ancora di più.
Ci era rimasta molto male per la storia dei soldi, aveva pensato che fosse l’ennesimo sgarbo di quel ragazzo così scortese, ma di fatto aveva notato che qualcosa era cambiato. Rami per mesi aveva tenuto le finestre sempre chiuse, e lei si era spesso chiesta se fosse uno che lavora tutto il giorno, mentre adesso non le chiudeva neanche di notte. Per un attimo si era illusa che lo facesse per lei, per cercarla e vederla, e quel pensiero le tolse il fiato, ma poi tornò ai suoi problemi e si rimproverò per aver fantasticato per l’ennesima volta.
Eppure Julie era bella, non c’erano dubbi. Rami la trovava veramente attraente, oltre che fine ed elegante e questo lo confondeva ancora di più. Sapeva di piacerle, aveva letto le chat, ma non poteva e non doveva neanche provare ad avvicinarsi a una donna, perché le avrebbe soltanto causato mille guai.
Continuarono con questi scambi furtivi di sguardi dalle finestra per un po’, fino a quando successe una cosa stranissima: Rami fu invitato a una festa. Ora, a voi sembrerà una cosa normale e molto banale, ma la verità è che ovviamente il nostro caro 4ld3r4n non era un tipo mondano. Non era neanche una festa normale, tra l’altro, e questo era chiaro già dall’invito: era una festa per soli uomini.
“Di quelle con le prostitute…” gli disse S7ull, suo fido braccio destro, dalla sessualità indefinita, e lui scosse soltanto la testa. C0sm$, Thunder e anche K40$ si offrirono di andare al suo posto, ma lui era estremamente perplesso. Non voleva che ci andasse nessuno fisicamente, perché era molto rischioso, però il cliente era molto importante e sarebbe stato sgarbato non partecipare.
“Sì, ma ci saranno le telecamere 4l…” gli scrisse K40$, rimarcando l’ovvio, e lui alzò soltanto gli occhi al cielo, ma come sempre non rispose alle osservazioni stupide. Obiettarono tanto, e praticamente tutti. 4ld3r4n non era soltanto il loro capo, ma l’unico capace di “salvargli il culo” come diceva sempre S7ull, e loro lo tenevano in grande considerazione perché aveva aiutato quasi tutti a salvarsi da situazioni pericolose. Li aveva reclutati così, e per questo aveva vinto la loro fedeltà assoluta.
Eppure il cliente voleva lui, e probabilmente avrebbe trovato molto antipatico dover contrattare con uno dei suoi sottoposti, anche se non sarebbe stato in grado di distinguere, ovviamente. Non voleva incontrarlo di persona, ma doveva anche dare una prova di forza, e per un po’ non seppe cosa fare. Ci mise un po’ a trovare un’idea abbastanza innocua, ma capace di garantirgli l’anonimato. Così la sera della festa si vestì di tutto punto, si imbottì dei suoi soliti ansiolitici e cercando di farsi forza si avvicinò alla location della festa. I suoi gli coprirono le spalle, bloccando i sistemi di sicurezza e oscurando le telecamere, e lui doveva soltanto entrare, trovare una di quelle prostitute e fare ciò che aveva pianificato, ma sembrava non riuscirci.
“ingresso pulito 4l…”
“Settore cinque libero…”
“Settore nove pulito…”
Continuavano a elencargli, ma Rami non poteva entrare a quella festa, perché c’era troppa gente per lui in quella sala e aveva quasi le vertigini. Per un attimo gli parve di non riuscire neanche a respirare. Si appoggiò allo stipite della porta e stava quasi per svenire, quando una voce gli disse piano “TU?” confondendolo.
 Era Julie, con un vestito attillato e scollato nero che mostrava un corpicino perfetto, e bellissimi tacchi a spillo.
“Julie…” sussurrò piano, quasi senza fiato, e lei lo fissò sconvolta. L’ultima cosa al mondo che avrebbe mai potuto desiderare era che lui la trovasse in quel posto, in quella situazione così incasinata, ma ormai il peggio era capitato.
“Come sai il mio nome?” chiese confusa, ma ovviamente non era quello il punto del discorso, e anche lei lo capì. Rami sconvolto e ormai totalmente in preda al panico per una serie di emozioni che lo stavano tormentando, spiegò che glielo aveva detto il portiere e lei annuì soltanto e chiese se fosse uno degli ospiti di quella serata.
“Tu invece sei…una delle intrattenitrici?” chiese confuso, e anche un po’ nervoso e lei sbuffò forte e annuì, spiegandogli che aveva accettato pensando di dover fare la cameriera e si era trovata in quella situazione assurda, ma non poteva andarsene altrimenti le avrebbero chiesto un sacco di soldi di penale.
“Ma chi diavolo accetta un contratto così?” chiese confuso, perché gli sembrava una mossa davvero troppo azzardata, persino per una sciocca come lei, ma la sciocca spiegò che pensava fosse una penale nel caso non si fosse presentata a lavoro, dovuta al fatto che aveva una figlia.
“E’ una cosa stupida, lo sai vero?” le ruggì un po’ risentito, perché sembrava davvero che quella cavolo di ragazzina non sapesse stare al mondo da sola.
“Pensa quello che vuoi, ma non sono una prostituta…” rispose seria, ma anche terribilmente dispiaciuta. Era uno stronzo, ma lei non voleva che pensasse male di lei, eppure in quella situazione le sembrava inevitabile. Lo fissò con enormi occhioni dispiaciuti, sembrava quasi che stesse per piangere e Rami le diede fiducia, semplicemente perché non si può non credere a una persona che ti fissa con quello sguardo.
“Ho bisogno di un favore Julie e poi se vuoi ti porto via, così non dovrai fare sesso con nessuno contro la tua volontà…” le disse, perché poteva davvero sfruttare un grosso colpo di fortuna, ma lei lo fissò molto perplessa.
 “finirò nei guai se lo faccio?”
“Nessuno finirà nei guai, devi solo trovarmi una biondina un po’ più amichevole di te e chiederle di fare una cosa…” concluse serio, ma lei continuava e non essere convinta.
Rientrò in cerca di una ragazza libera e bionda, la trovò e le chiese di collaborare con lei. Le disse tutte le parole che le aveva detto lui, consegnò la bottiglia preziosa, i regali e la lettera di scusa di 4ld3r4n e la pagò anche a parte, esattamente come le era stato chiesto di fare. La biondina portò i doni al cliente, che sorrise vedendola, e capì che era un regalo del suo amico hacker, perciò lo ringraziò compiaciuto. Julie si sentì finalmente tranquilla, e fece per uscire, quando la direttrice la bloccò e le chiese perché non stesse lavorando.
Rami nel frattempo seguiva l’azione dal giardino della villa in cui si teneva la festa, attraverso le videocamere di sorveglianza del suo team.
“L’hanno bloccata 4l…” spiegò S7ull, riferendosi palesemente a Julie e lui per un attimo si sentì morire. Capì che non l’avrebbero lasciata andare facilmente, non senza averla “accoppiata” almeno a uno dei partecipanti alla festa, e così decise di fare una follia.
“Sistemi down, tutti…” ordinò serissimo e i suoi collaboratori dopo qualche minuto di perplessità obbedirono. Aveva fatto staccare tutto, lo faceva sempre quando era costretto a mostrare il suo viso in pubblico, ma in quel momento l’idea di attraversare quella moltitudine di persone gli faceva paura, oltre a dargli nausea e vertigini. Però doveva farlo, per quella stupida sciocca di Julie, che non era in grado di badare a se stesso. Così con il cuore in gola disse solo “è con me, andiamo via adesso…” e la responsabile di sala gli chiese l’invito.
Evidentemente doveva fare una specie di censimento, si disse, e lo trovò disgustoso, ma prontamente porse un invito che aveva recuperato su un tavolo all’ingresso e la signora parve soddisfatta. Rami afferrò la sua nuova amica per mano e la trascinò letteralmente fuori con foga, perché non riusciva fisicamente a stare con tanta gente in una stanza, ma quando giunsero fuori lei fece una cosa totalmente inaspettata: lo abbracciò forte e sussurrò piano “grazie, grazie infinite, non ce l’avrei fatta senza di te…” lasciandolo totalmente interdetto.
Nota:
Ciao a tutti, allora ve l'aspettavate quest'evoluzione? La povera, ingenua Julie che fa l'escort? E Rami super eroe che salva la donnina in crisi? Che cosa faranno adesso? Fatevi sentire, vi aspetto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: John Lawrence ***


Capitolo: John Lawrence
Per un attimo il cuore del povero Rami gli saltò in gola. Era un orfano, misantropo e timido ai limiti della patologia, quindi non aveva ricevuto poi molti abbracci nella sua vita. Non amava il contatto fisico, in genere, ma con Julie era diverso. Lei era molto morbida, caldissima ed emetteva un odore fantastico. Per qualche istante si chiese cosa fosse, sembrava quasi mora e vaniglia, e Rami si disse che quell’odore probabilmente voleva risentirlo. Poi si agitò per quel pensiero, così confuso ruggì solo “dobbiamo andare” con fare particolarmente scontroso e lei annuì un po’ dispiaciuta. Si era chiesta dal primo momento che diavolo le fosse passato per la testa ad abbracciarlo in quel modo, anche perché lui sembrava totalmente paralizzato, ma non era riuscita a trattenersi.
“Grazie Julie, mi hai fatto un grande favore…” le disse piano, dopo cinque minuti di silenzio totale in auto e lei sorrise soltanto.
“Allora sai essere gentile anche tu, incredibile…” ribattè dopo qualche minuto, innervosendo particolarmente il nostro amico. Non si era mai trovato in una situazione del genere con una donna prima di quel momento, e lei era veramente molto bella e sensuale. Aveva accavallato le gambe, e la sua gonna corta era salita ancora di più, mostrando buona parte delle sue gambe e anche parte del suo fondoschiena.
“E’ solo che non amo particolarmente gli esseri umani in generale…” ribattè, sforzandosi di non guardarla troppo, ma Julie intercettò il suo sguardo e si accorse della gonna.
“Beh dallo sguardo spaventato che avevi, sembrerebbe che tu ne abbia paura…” concluse, ridacchiando perché le sembrava una follia, senza però rendersi conto che quella situazione stava agitando Rami ancora di più.
“Non mi fido degli estranei, soprattutto di quelli che si offrono di farmi favori senza neanche sapere chi io sia…” rispose, cercando di tenere a bada il terrore che lo stava facendo tremare come una foglia.
“Scusa, non volevo fare qualcosa che ti avrebbe messo a disagio. Non immaginavo che avessi questo problema…” sussurrò lei piano, fissandolo con enormi occhi dispiaciuti. Si era accorta del suo tremore, così decise di accarezzare piano la sua mano tremante sul cambio, e Rami pensò soltanto “oh dannazione” ma non disse nulla.
“Dovrò chiedere al portiere il tuo nome, allora?” aggiunse all’improvviso, con moltissima dolcezza, perché si era resa conto di averlo messo in difficoltà, ma l’espressione contratta di Rami non si rasserenò. Per un attimo fu tentato di dirle il suo nome reale. Non sapeva neanche lui per quale motivo, ma gli era venuta quella voglia. Era facile, composto solo da quattro lettere, ma non poteva in alcun modo rivelarlo a nessuno senza metterlo in pericolo. Così provò a ricordarsi qual era la sua identità attuale, quale nome ci fosse sul contratto di affitto e sul passaporto, ma aveva un vuoto. Quella situazione non gli permetteva di pensare razionalmente. Così fece una cosa stranissima, prese il documento che aveva in tasca e lo porse a Julie che allegra accese la luce dell’auto e lesse piano “John Lawrence Feddi, piacere allora….”
Ecco! Era un filippino di ventinove anni, doveva ricordarselo, ma in quel momento Julie lo stava innervosendo davvero troppo e non riusciva a pensare lucidamente.
“Ascolta John…” provò a dirgli, con enormi e bellissimi occhi azzurri languidi “…non è che per caso hai voglia di mangiare qualcosa? Se torno a casa ora Lauren mi dà il tormento e non riesco neanche a prepararmi un toast…”
Era un salto nel buio, Julie ci stava spudoratamente provando con lui, e incredibilmente lui lo capì. Pensò a come rifiutare, perché era la cosa giusta da fare, ma non ci riuscì, così disse piano “conosco un posto cinese molto buono, se ti piace il genere…”
Julie sorrise, allora, perché si aspettava un rifiuto, ma anche lui le sorrise e per un attimo si sentì immensamente bene. Era bellissimo a quella distanza, e lei davvero si sentiva totalmente vittima del suo fascino. Aveva degli occhi neri bellissimi, con ciglia lunghe e fittissime e nerissimi capelli perfetti. Labbra sottili e un viso magro, ma un corpicino molto bello. La sua carnagione era stranissima, non chiara come quella degli asiatici che lei conosceva, ma neanche abbastanza scura da farlo sembrare di colore. Profumava anche lui, ma Julie non conosceva quell’odore, e ne era letteralmente stregata. Voleva baciarlo, ma temeva che avrebbe reagito male, così decise di aspettare ancora un po’ e chiacchierare un po’ con lui.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, entrambi troppo nervosi per dire la prima cosa che gli passava per la testa e poi finalmente arrivarono.
“Non è un posto elegante, scusa…” le disse, notando lo sguardo interdetto di lei, ma poi aggiunse “…però giuro che si mangia bene, ed è tranquillo” facendola finalmente sorridere. In realtà era una bettola letteralmente deserta, ma da qualche mese ormai i suoi proprietari vivevano con i soldi del nostro amico hacker, che gli ordinava ogni giorno da mangiare.
Scese prima lui dall’auto, perché Julie si era accorta di doversi sistemare per un attimo l’abito, e quando le aprì lo sportello entrambi si sorrisero.
“Prendilo”
Le disse serio, porgendole il suo impermeabile e lei rifiutò all’inizio, perché non sentiva freddo, ma lui concluse rigido con “sei nuda Julie. Se a te fa piacere uscire vestita così, ok, ma pensavo non te ne fossi resa conto esattamente…”
In quel momento lei prese l’impermeabile e se lo infilò, senza parlare appoggiandosi al suo braccio. Rami rimase senza parlare per qualche minuto, ma poi salutò il gestore del ristorante e si cercò un posto riservato dove stare con lei.
Julie lo ringraziò per le sue premure e poi tolse l’impermeabile, prima di mettersi a sfogliare il menù.
“Il ristorante è deserto…” spiegò, notando il suo sguardo indagatore e poi aggiunse “…e non mi crea nessun problema che ci sia tu a vedermi…”
Rami ebbe praticamente un infarto per quella frase, e anche per lo sguardo sfacciato con cui lei lo aveva pronunciato. Si fissarono per un secondo, ma poi giunse il padrone del ristorante per prendere il loro ordine e li interruppe.
Julie chiese a Rami di ordinare, spiegando che si sarebbe fidata delle sue scelte e per la prima volta in vita sua il nostro amico condivise qualcosa con qualcuno. Ordinò tutti i suoi piatti preferiti, e fu molto dolce con lei che non sapeva usare le bacchette. Furono incredibilmente teneri, e il padrone del ristorante sorrise fissandoli. Rami la imboccava praticamente, perché non c’era altro modo di mangiare che con le bacchette e lei aveva quasi pugnalato un raviolo non capendo come fare.
Erano stati molto vicini durante il pranzo, lei era stata dolce con lui e inaspettatamente Rami era stato gentile con lei.
Avevano chiacchierato del più e del meno per ore, e sembravano essere molto in connessione. Julie voleva baciarlo e sapeva che lo voleva anche lui, in alcuni momenti le sembrava proprio evidente.
Rami riusciva a pensare soltanto a quanto fosse bella e sensuale seduta lì, a pochissimi centimetri da lui, e le sorrise molto spesso, senza neanche accorgersene.
Julie gli chiese se fosse cinese, per questo usasse bene le bacchette in quel modo, e lui pensò soltanto “tanto non puoi dirle la verità” e quindi le ripetè un sacco di bugie sulla sua identità, che lei ascoltò con molta attenzione.
“…però quando studiavo a Seattle andavo sempre in questo posto cinese e lì ho sviluppato una specie di dipendenza da questa cucina…” gli venne fuori, senza pensarci più di tanto. Julie gli fece mille domande su Seattle e sui suoi studi, ma Rami si gelò perché le aveva appena detto una cosa vera del suo passato. Mentì ovviamente sugli studi, le disse di essere un ingegnere, e poi continuò a dire bugie su tutto il resto, ma lei non se ne accorse.
 “Allora John, posso chiederti cosa ti piace oltre ai numeri, alla cucina cinese e ai gatti?” chiese distratta, sorseggiando da bere e lui rispose sincero “mi piace il cinema, i giochi online e amo gli audiolibri. A te cosa piace?”
“Mi piacciono tante cose! Amo cucinare, mi piace la natura, i fiori, mi piace l’arte e anche i film, ovviamente” rispose allegra e per un attimo Rami pensò che fosse davvero un’anima semplice.
“Posso chiederti se una volta fai conoscere a Lauren i tuoi gatti? Le piacciono un sacco!” aggiunse entusiasta e lui annuì.
“Si chiamano Leia e Han. Lui non è molto amichevole, non lo avvicinerei a una bambina, ma Leia invece è dolcissima…” concluse con molta dolcezza, perché i suoi gatti erano tutto quello che aveva, la sua unica famiglia.
“E’ lei quella che ti si mette sempre addosso? Quella rosa?” chiese allegra e lui le spiegò che effettivamente era lei.
Parlarono ancora, e decisero di continuare anche dopo cena andando a bere qualcosa. Rami era assolutamente stupito dal fatto che ci fosse qualcuno al mondo con cui fosse così piacevole parlare, e Julie era letteralmente pazza di lui.
“E lavori da casa, giusto?” chiese lei, giocando con il suo drink e Rami pensò solo “ecco, ora che le dico?” ma rimase molto generico.
“E invece quindi quello è il tuo lavoro?” le chiese, letteralmente dal nulla fissando per terra, e lei morì di imbarazzo per qualche secondo, poi spiegò la verità.
“Faccio un po’ tutto quello che trovo. Le pulizie, assistenza agli anziani, la tata, la dog sitter, ma non riesco a tenere un lavoro fisso perché sono una madre single e quando Lauren si ammala o altro, devo necessariamente mancare e mi licenziano…” spiegò contrita.
“Capita ogni tanto, nei periodi di magra, che io faccia la cameriera a serate in cui mi chiedono di vestirmi in modo un po’ più succinto. Capita anche che io mi prenda qualche manata, ma non succede nulla. Pagano molto bene e non hanno grosse richieste…” spiegò, con guance arrossate e occhi bassi e lui scosse soltanto la testa con disappunto.
“Non lo so, non conosco tutti i dettagli del lavoro, ma direi che non è molto onorevole comunque…” rispose serissimo, allontanando il suo drink, perché una stretta allo stomaco gli stava quasi impedendo di respirare.
“Non è una cosa che mi piace fare!” ruggì molto in difficoltà, perché la stava giudicando male e questo le dava un sacco fastidio.
“Stasera non avevo capito. Non parlo bene il tedesco, non ho letto bene il contratto e…avevo capito che fosse il solito lavoro, soltanto quando sono arrivata mi hanno spiegato e non sapevo come uscirne…”concluse afflitta e lui scosse soltanto la testa.
“Sei veramente un pericolo pubblico, Julie. Possibile che tu firmi un contratto che non hai capito? Possibile che non abbia nessuno a cui chiedere aiuto, invece di doverti beccare le manate sul sedere di questi uomini disgustosi quando perdi il lavoro?” concluse, deluso, e anche amareggiato e per un po’ non si dissero nulla rientrando verso casa.
Julie non sapeva cosa dire, voleva spiegare la sua posizione, ma non sapeva da dove iniziare perché aveva fatto la parte della stupida sprovveduta, e Rami era furioso. Non aveva idea del perché, ma era arrabbiato come poche volte prima.
Guidò con foga, pensando a quanto fosse assurda la situazione di lei, e una volta giunto sotto il palazzo ruggì serissimo “Ok, leggerò io il prossimo contratto che dovrai firmare. E ti aiuterò a trovare un lavoro decente in cui devi tenere i vestiti addosso. Tu però dovrai studiare il tedesco, almeno, e cercare di stare attenta, perché hai una figlia a cui badare…”
 “...ma non fare troppo affidamento su di me, perché me ne andrò tra poco”concluse nella sua mente, ma non lo disse.
“E come mai aiuti un’ estranea? Qualche settimana fa non l’avresti trovata una cosa sospetta?” gli disse, per provocarlo, ma quando Rami si girò a fissarla, si beccò un altro abbraccio fortissimo.
“Lo so che non ti piacciono gli abbracci, e odi gli estranei. E…beh basta, perché letteralmente non ti conosco, ma mi sono fatta un’idea di chi tu realmente sia: penso che tu sia gentile, dolce e premuroso, se ne hai voglia. Lo vedo da come parli dei tuoi gatti, da come ti comporti con loro. E sei bellissimo, John. Mi piaci tanto, e vorrei che usassi un po’ di quella dolcezza anche con me, anche se pensi che sia una stupida idiota…” sussurrò piano, facendogli venire i brividi.
Julie aveva deciso, voleva farlo. Così chiuse gli occhi e lo baciò per qualche istante, prima di aprire lo sportello e scomparire nella buia notte tedesca.
Nota:
Ciao a tutti! Allora, che ne pensate di questo colpo di scena? Lo avevate visto arrivare? Siete curiosi di sapere come reagirà il nostro amico ansioso/paranoico? Vi faccio una confessione: il nome falso di Rami non doveva essere quello, però ho sentito questo nome recentemente e siccome è l'unione di due dei miei storici personaggi preferiti in assoluto (John e Lor) mi sono sentita nostalgica e ho deciso di fare loro questo omaggio. Se non li conoscete e siete curiosi, scrivetemi che vi mando i link per leggere le loro storie che (purtroppo) sono concluse. Ciao a tutti e grazie!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: amici ***


 
Capitolo: amici
“Amici” si ripetè Rami ottocento volte, come una specie di mantra, ma non ne era poi molto convinto.
“Sì- si diceva- come amici può funzionare.”
 In fondo Julie era una ragazza dolce e gentile, e sembrava anche molto tenera, quindi un amico poteva farle comodo. Qualcuno che potesse aiutarla a gestire la sua vita, farle capire che non doveva essere così ingenua e altre cose.
“Non il sesso però” concluse Rami, che invece aveva gli ormoni in subbuglio. Stava cercando di razionalizzare, di trovare un modo per tenerla nella sua vita, perché come ormai avrete capito, la signorina aveva fatto colpo. Non poteva avere una fidanzata, o un’amante, ma potevano essere amici e magari se il loro rapporto avesse funzionato, avrebbero potuto continuare a sentirsi a distanza anche dopo, come lui e Thalia. Sarebbe stato fantastico avere un’altra persona con cui parlare, con cui poter essere sempre onesto, e per un attimo Rami sorrise in modo splendido.
Gli sembrava una buona idea, perché gli permetteva di non doversi immediatamente allontanare da lei, ma lui non era sciocco. Tante cose si potevano dire del caro 4ld3r4n, ma no che gli mancasse l’intelligenza. In una parte della sua coscienza, una vocina stava cercando di dire “ma lei ti piace e non hai voglia di chiacchierarci soltanto!” ma lui non aveva voglia di ascoltarla. Sapeva benissimo quali erano i punti deboli del suo piano e li stava volontariamente ignorando. Non riuscì a dormire quella notte, ma non fu l’unico.
Dall’altro lato della strada, invece, Julie sbatteva la testa contro il muro. Le sue amiche l’avevano aspramente criticata per quella follia, per quel colpo di testa fatto senza neanche conoscerlo, e lei era la prima a vergognarsene. Non aveva riflettuto più di tanto sulle conseguenze di quel gesto, ma quando mai lo faceva? Se fosse stata una riflessiva di certo non si sarebbe trovata in quella situazione. Le sue colleghe ne avevano dette di tutti i colori, le avevano anche suggerito che aveva fatto la figura della sgualdrina, e Julie per qualche minuto si sentì morire. Era già la sgualdrina del suo paese, seduttrice di uomini sposati, e quelle parole le bruciarono in petto in modo tremendo.
Dopotutto voleva solo provare ad avvicinarsi a lui, non le sembrava di aver fatto una cosa così folle. Le piaceva da qualche mese, ed era stata benissimo a cena con lui, quindi le era sembrato quasi spontaneo offrirgli un dopocena, ma lui non aveva battuto ciglio e lei ci era rimasta malissimo.
Nessuno dei due vicini dormì quella notte, ma per motivi abbastanza differenti. Il giorno dopo, mentre Rami cercava ancora di riprendersi da quel bacio, mostrandosi totalmente assente e distratto ad un meeting con i principali capi di stato del mondo, Julie si era immersa nel lavoro per non pensare.
Trascorsero un po’ di giorni, ma Julie non ebbe mai il coraggio di aprire la finestra, mentre invece Rami era rimasto più volte a fissarla, chiedendosi dove fosse e come stesse. Gli era persino venuta voglia di andare a salutarla, e lo avrebbe quasi fatto, se solo avesse saputo come gestire la questione “Sesso”. Già, perché non era normalissimo che si fosse presentato da lei, dopo le sue avance, solo per parlarle, eppure ne aveva una voglia matta. Voleva chiederle come stesse, cosa facesse con Lauren, e mille altre piccole cose che gli sarebbe piaciuto sapere. Si sentì molto solo in quei giorni, e giunse persino a cercare Thalia, ma non aveva idea del perché.
E fu proprio la solitudine a spingere Rami a commettere il primo grande errore di questa storia. Aveva deciso che voleva provare a cercarla, per scriverle. Dopo aver attentamente vagliato tutti i social e aver scritto un post di aiuto su una bacheca anonima a cui gli sconosciuti rispondevano nei modi più disparati, lo fece: acquistò la sua prima sim e il suo primo cellulare.
Investì un patrimonio in fiori, perché lei aveva detto che le piacevano, e nel biglietto scrisse il suo numero di telefono e glielo fece recapitare. Era trepidante, quasi preso dall’ansia, ma la verità è che per giorni non successe nulla. Lei non chiamò, né scrisse messaggi e lui si sentì un idiota. Chiese ancora una volta ai suoi amici della bacheca anonima cosa avesse sbagliato, e molti condannarono il biglietto anonimo. Altri gli diedero persino dello stalker, mandandolo totalmente in paranoia. Pensava di fare un gesto carino, e invece aveva combinato un disastro. Decise di metterci una pietra sopra il giorno dopo, quando notò i suoi fiori nell’immondizia. Capì che era inutile provare a socializzare con lei, che probabilmente si era offesa per il bacio e tornò alla sua vita di sempre, un po’ più triste del solito.
E poi improvvisamente un pomeriggio, mentre scopriva i segreti di una sanguinosa dittatura asiatica, un rumore di sottofondo lo distrasse. Pensò che i gatti avessero fatto qualcuno dei loro soliti guai, e non gli diede subito peso. Dopo qualche minuto, però, fu costretto ad andare a controllare, perché temeva di poter avere qualche problema con i vicini. Distrattamente aprì la finestra e qualcosa lo colpì in faccia, mentre due occhi azzurri gli illuminavano la giornata.
“Oh no scusa!” gridò Julie, contrita. Si chiese soltanto per quale motivo dovesse sempre fare la parte della stupida in sua presenza, ma a quanto pare non poteva farci nulla. Si profuse in scuse, ma Rami le sorrise perché era davvero contento di vederla, malgrado il colpo.
“E’ che sono nei guai! Si è rotto un tubo del riscaldamento e casa mia è gelida. Ho provato in tutti i modi a scaldare Lory, ma fa freddissimo…” gli disse concitata, ma anche parecchio in imbarazzo e Rami sorridendo le disse solo “venite qui. Vuoi aiuto per portare la culla?” facendola sorridere.
“Possiamo, davvero?” chiese lei un po’ incerta, ma il sorriso di lui la convinse, così preparò le sue cose per raggiungerlo.
In realtà il nostro amico era letteralmente a soqquadro. Nessuno era mai entrato in casa sua, neanche Thalia. Il fattorino della pizza, il corriere e chiunque gli consegnasse posta e pacchi, erano costretti a farlo a porta chiusa, perché lui non voleva che nessuno ficcasse il naso. Eppure non aveva avuto nessun problema ad aprire la porta a lei. Sistemò al volo due cuscini che erano fuoriposto, chiuse a chiave la stanza dei computer, abbandonò totalmente il suo team senza spiegazioni, e dopo essersi rapidamente profumato, corse ad aprire la porta a due ragazze bionde e francesi.
“Fammi vedere cosa ti ho fatto” gli disse immediatamente lei, preoccupatissima, saltandogli quasi al collo e Rami non disse nulla, la lasciò avvicinare al suo viso tantissimo.
“Sto bene, davvero…” le sussurrò pianissimo, perché non era molto semplice respirare e parlare tenendola così vicina, ma Julie scosse solo la testa e provò di nuovo a scusarsi, quando Lory attirò l’attenzione con dei simpatici versetti.
Rami pensò che fosse davvero tenera e involontariamente le sorrise, avvicinando il viso per vederla meglio. Quella piccola paffuta con biondi riccioli e occhi uguali a quelli di sua madre sembrava un sacco contenta di conoscerlo e questo gli scaldò il cuore. Lasciò che la sua piccolissima manina gli afferrasse il viso e i capelli, perché lei sembrava volerlo toccare, e il cuore di Julie impazzì per quella scena, ma rimproverò soltanto Lory.
“Siete entrambe gelide, portala a fare un bagno…” sussurrò piano, con un tono estremamente dolce, e Julie divenne rossissima, ma gli disse che era tenuta almeno a preparare una cena dato che le stava dando ospitalità.
“No, no davvero. Riscaldatevi e rilassatevi e ci penso io alla cena. Dimmi solo cosa vuoi e se ti va di bere vino o altro…” concluse, fissandola con uno sguardo molto felice, perché inaspettatamente si era reso conto che era bello avere qualcuno a casa, e Julie rimase senza fiato, ma sorrise.
Rami ordinò la cena, scrisse ai suoi colleghi che sarebbe mancato a un importantissimo meeting, mandando tutti in panico, e poi si mise a coccolare Leia sul divano, quando improvvisamente il pensiero di lei nuda nel suo bagno lo colpì. Arrossì totalmente, immaginandosela nel suo accappatoio e poi nelle sue lenzuola. Avrebbe avuto il suo profumo, avrebbe dormito nel suo letto, stringendo il suo cuscino, magari e questo lo stava facendo realmente impazzire.
“Amici” si ripetè duecento volte ancora, ma quando Julie uscì in accappatoio dal bagno con un dolcissimo sorriso, fu abbastanza dura continuare a crederci.
Nota:
Ciao a tutti, numerosissimi lettori. Allora che ne pensate di questi colpi di scena? Riusciranno questi due a restare amici o c'è qualcosa di diverso all'orizzonte? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: abbracci ***


Capitolo: abbracci
Avevano entrambi il cuore in gola e grosse difficoltà di concentrazione i nostri due vicini. Rami stava impazzendo per ordinare la cena, perché proprio non riusciva a decidere e Julie si sforzava di coccolare Lory e lavarla, ma non riusciva a smettere di pensare al fatto che lui era stato ancora una volta gentile con lei.
“Ti giuro che ce ne andremo presto e saremo buone coinquiline, parola…” gli disse, uscendo dal bagno e lui rimase per un attimo estremamente perplesso, perché in accappatoio e struccata era veramente una meraviglia. Julie si sedette accanto a lui tranquilla, senza badare al fatto che era praticamente nuda e con i capelli bagnati, gli prese la mano e fissandolo intensamente negli occhi sussurrò piano “sarei stata davvero persa senza di te, grazie…” con una dolcezza che diede i brividi al povero Rami.
Il nostro eroe si perse in quegli occhi azzurri, e a quella distanza notò per la prima volta che aveva persino le lentiggini sul naso, ma con un sorriso le rispose che per lui non era un problema, e che poteva restare quanto voleva, facendola sorridere. In realtà, ovviamente, non era vero, perché Rami aveva dovuto rinunciare al lavoro avendo lei a casa, e un intero summit delle nazioni unite stava aspettando lui, che le aveva semplicemente messe in attesa.
“Asciugati i capelli, però…” aggiunse con voce dolce, prendendole in mano una ciocca bagnata, e lei annuì soltanto con un sorriso. Aveva asciugato e vestito Lory per non farle prendere freddo, ma ovviamente non aveva avuto il tempo di badare a se stessa e non riuscì a farlo, perché la piccola biondina paffutella iniziò a reclamarla a gran voce.
“Ti dispiace se…lo faccio qui?” chiese, fissandolo un po’ imbarazzata e Rami non capì subito, ma poi scosse la testa e distolse lo sguardo, mentre Julie si preparava ad allattare quella piccola ugola urlante.
“Lo so che è una gran seccatura…” sussurrò prendendogli di nuovo la mano all’improvviso, e lui fu scosso da un brivido fortissimo.
“Smettila di toccarmi, perché mi fai morire…” pensò, ma non lo disse e si perse nei suoi pensieri senza ascoltarla.
“…mi dispiace se ti daremo fastidio, capisco che lei urla a tutte le ore e che probabilmente questa convivenza ti farà desiderare di non avere mai figli, ma io sono una buona cuoca, pulirò casa sempre e cercherò di essere gentile e farti ridere. E poi me ne andrò il prima possibile…”
Gli disse, imbarazzata, ma lui le sorrise e si allontanò senza troppe spiegazioni. Julie si disse che forse gli dava fastidio vederla allattare, era una cosa piuttosto comune, la gente spesso era troppo imbarazzata per interagire con lei durante l’allattamento, anche se lei si era coperta con un asciugamano e non c’era nulla di osceno in vista, ma la verità era molto diversa. Rami rientrò con un phon e le disse solo “prenderai un terribile raffreddore se resti con i capelli bagnati e non credo che tu possa permetterti di ammalarti con questa piccola…” prima di far partire il getto.
Julie si sciolse letteralmente, per quel ragazzo che adesso le stava accarezzando e asciugando i capelli con tanta dolcezza, e gli prese la mano ancora una volta, fissandolo molto intensamente. Non si dissero nulla in quel momento, anche se Rami si era letteralmente sciolto, ma rimasero soltanto a fissarsi con un bellissimo sorriso, e solo quando la piccola si addormentò Julie potè finalmente alzarsi e ricomporsi. Appoggiò Lory su una parte del divano, si assicurò che non potesse cadere nel sonno e poi si avvicinò a Rami che la stava fissando e senza dire una parola lo strinse forte.
 “Sei incredibilmente dolce e gentile con me, grazie…” gli sussurrò, stringendosi contro il suo petto, e Rami rimase letteralmente paralizzato. Ancora una volta si era beccato un abbraccio, e non aveva fatto spesso quell’esperienza nella sua vita, ma gli era piaciuto da morire abbracciarla, così rimase per qualche minuto avvolto in quelle coccole, respirando l’odore bellissimo dei capelli di lei. Julie aveva deciso di provare ad essere seducente, e Rami aveva la pelle d’oca ovunque e si sentiva letteralmente in crisi, ma quando iniziò a baciargli la guancia perse quasi del tutto la capacità di respirare.
“Sono stata davvero fortunata a conoscerti…” gli sussurrò, allontanandosi un attimo da quell’abbraccio, e Rami sorrise e se la portò di nuovo al petto infilando le dita tra i suoi capelli per coccolarla.
“…e per fortuna non mi sono fermata alla prima impressione, perché davvero sembravi un orso burbero e intrattabile, con cui non si può parlare e che ce l’ha con il mondo…” aggiunse divertita e lui ridendo inarcò il sopracciglio sinistro e rispose piano “…non è che ce l’ho con il mondo, semplicemente preferisco non averci a che fare. Per il resto, onestamente, mi rivedo nella tua descrizione totalmente…” facendola ridere.
“Non è vero, sei molto dolce e premuroso…” sussurrò piano, fissandolo con enormi occhi languidi e Rami scosse solo la testa con un sorriso.
“…è solo che speri probabilmente che il mondo non si accorga della tua tenerezza, credo…” concluse lei ridacchiando, e per un attimo la fissò tanto intensamente da farla tremare, senza dire neanche una parola.
“Credo che tu sia letteralmente l’unico essere umano al mondo che mi trova dolce…” le disse, fissandola, e poi prendendole la mano sinistra tra le sue concluse piano “…ma non me ne vado in giro ad asciugare i capelli alle donne, generalmente, quindi…”
Julie ebbe letteralmente i brividi in quel momento. Stava cercando di sedurlo, di passare ad un rapporto più intimo, e sembrava davvero che anche lui fosse d’accordo in quel momento.
“A questo proposito, direi che non è affatto vero che non amo gli abbracci, comunque…” le bisbigliò con un filo di voce impercettibile e lei gli lanciò un sorriso splendido.
“Non sono molto abituato al contatto umano, e generalmente non lo amo particolarmente, ma mi piace stare vicino a te…” concluse, arrossendo impercettibilmente e Julie si sedette sulle sue ginocchia e prese a stringerlo ancora più forte, accarezzandogli i capelli con delicatezza.
Rami non si era mai sentito così, neanche la sera della sua prima volta. Si era avvicinato qualche volta a qualche ragazza, aveva avuto delle esperienze sessuali, ma tutte avventure di una notte. Non aveva mai avuto un’intimità fisica ed emotiva con qualcuno, e quella sensazione lo stava facendo morire.
Soltanto il fattorino del cibo riuscì a sciogliere quell’abbraccio, e mentre Rami gli dava istruzioni per la consegna, Julie si accorse che aveva persino apparecchiato la tavola, in modo decisamente impeccabile.
Rami le porse le confezioni del cibo con un sorriso e poi scomparve, lasciandola perplessa, ma tornò porgendole un paio di pantofole e le intimò di indossare almeno quelle, dato che era letteralmente nuda e a piedi nudi in giro per casa.
“Casa tua è davvero calda, e io non ho preso un cambio, per questo sono rimasta in accappatoio, ma se ti scoccia posso rimettere i vestiti da lavoro…” gli sussurrò dispiaciuta, per quella sua battuta sulla nudità e Rami capì che si era risentita, così le disse solo che per lui non c’era nessun problema, facendola sorridere.
“Non è che mi dispiaccia particolarmente se vuoi girare nuda, ma siamo a dicembre…” aggiunse ridacchiando, per punzecchiarla e Julie rise soltanto, dicendo che poteva prestarle dei vestiti se era così in pensiero, e Rami pensò soltanto che sarebbe stato ancora peggio, perché era una grossa forma di intimità anche quella, ma poi Julie fece un commento sul cibo che lui aveva ordinato e si distrasse. Rami amava la cucina asiatica, ma quella sera per andare sul classico aveva ordinato pasta in un ristorante molto rinomato, e a Julie piacque moltissimo la cena.
Chiacchierarono per un po’ a tavola, e di nuovo risero moltissimo, fino a quando Julie si offrì di cucinare la cena per il giorno dopo e Rami ridacchiando scosse solo la testa.
“Sono una brava cuoca, eh!” gli rispose ridacchiando, ma un po’ risentita.
“ci credo, assolutamente…” rispose lui serissimo, e lei lo fissò confusa, ma poi aggiunse “…il problema è che sei francese” sconvolgendola.
“Nessuna offesa, non è una frase razzista la mia, è solo che ho vissuto più volte in Francia e per me il vostro cibo è una sofferenza! Burro e panna ovunque, sto proprio male!” concluse ridacchiando, confessandole una cosa che nessuno sapeva di lui, ma Julie risentita gli fece presente che la cucina francese era la migliore al mondo.
“…secondo i francesi, sicuramente…” le rispose serio, prima di scoppiare in una risata fortissima, che la indispettì non poco. Rami provò a farle il solletico, allora, perché sembrava parecchio seccata per quella sua frase, e Julie si sorprese tantissimo per quel suo gesto così confidenziale. Dopo, una volta realizzato quello che stava facendo, anche Rami si sentì mortalmente in imbarazzo, ma a Julie sembrava non dispiacere e così prese atto di aver completamente perso la dignità e il senso del controllo.
“Sarebbe meglio il cinese, davvero?” rispose seccata, ma anche molto divertita e Rami si strinse nelle spalle e rispose provocatorio “fidati: va bene tutto, tranne la cucina francese…”
Julie gli disse che avrebbe cucinato lei qualcosa di buono, giurando anche di non usare burro e panna, e Rami le diede il beneficio del dubbio, ma quando gli chiese seria in che parti della Francia aveva vissuto, sorrise amaramente perché non poteva dirglielo. Provò a fare il vago, ma lei era curiosa, così le disse la verità, incredibilmente.
“Non ho mai visto Parigi, penso sia bellissima…” sussurrò lei con occhi sognanti e Rami sorridendo annuì, pensando soltanto che avrebbe dovuto regalarle la possibilità di andarci.
Chiacchierarono ancora un po’, e quando Lory si risvegliò si misero a giocare per un po’ tutti insieme sul divano. Rami le porse una sua tuta ad un certo punto e Julie rispose ridacchiando “…se mi preferisci vestita, ok…” facendogli venire un mezzo infarto. Trascorsero la serata insieme sul divano a vedere un film, giocando con Lory, e Rami fece un tremendo disastro ad un certo punto.
Nota:
Ciao a tutti, 
perdonatemi per l'assenza, ma ero presa da faccende matrimoniali. Ebbene sì, anche io sono riuscita a sposarmi e a fare un lungo viaggio di nozze...in Francia! Prometto che cercherò di non mancare più per tanto tempo. Allora che ve ne pare di questa situazione? E' un po' pericolosa, non vi pare? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: segreti ***


 
Capitolo: segreti
“E’ davvero bello vedervi insieme, comunque. Non ho una grande esperienza di madri, ma tu sembri veramente innamorata di lei…” le disse, mentre Julie faceva il solletico a Lory, facendola ridere in modo dolcissimo, e lei sorridendo alla sua piccola sussurrò piano “…è ogni cosa per me, da sempre, da quando ho scoperto di aspettarla. L’unico motivo per cui sono triste o felice, l’unica cosa di cui mi importa davvero al mondo è lei…”
“E’ stato difficile?” chiese, colpito dal discorso di lei, che annuì soltanto.
“E’ stato un brusco risveglio, totalmente inaspettato. Vivevo in casa con i miei, studiavo e pensavo di aver trovato un uomo che mi amasse, ma poi mi sono trovata da un momento all’altro sola, fuori di casa e con questa piccola dentro. Per fortuna avevo un’amica qui, che si è offerta di ospitarmi per i primi tempi, e quel dannato bastardo di suo padre mi ha dato un po’ di soldi, altrimenti non so come sarebbe andata a finire…” concluse piano accarezzando Lory che adesso si era accoccolata sul suo petto. Rami le accarezzò di nuovo la testa, e le sussurrò che era stata molto forte, facendola soltanto stringere nelle spalle.
“Ho avuto tantissimi dubbi e incertezze, e ne ho ogni giorno. Faccio sempre diecimila errori, ma spero di essere una madre decente, almeno un po’…” concluse ridacchiando.
“Sei molto brava…” aggiunse Rami, mettendole un braccio dietro la schiena e avvicinandola a lui e lei sorrise soltanto.
“E com’era la tua mamma?” chiese, per poi pentirsene subito, perché non voleva essere troppo invadente, anche se gli aveva letteralmente appena aperto il cuore. Si era avvicinata moltissimo al suo viso, perché ormai nessuno dei due sembrava riuscire a parlare con l’altro a una distanza che non fosse quella per baciarsi.
“Non ho avuto genitori…” rispose lui pianissimo, accarezzandole la guancia con dolcezza e Julie spalancò gli occhi.
“Ma tu non avresti dovuto saperlo!” concluse agitato, portandosi una mano al viso per l’imbarazzo. Aveva confessato un dettaglio personale che poteva diventare abbastanza importante inserito nel giusto contesto. Era stato un errore che avrebbe potuto rovinargli la vita e creare problemi anche a lei, ma come un idiota aveva bevuto del vino a cena e i suoi freni inibitori erano andati un po’ a farsi benedire.
“Tesoro…” sussurrò lei pianissimo, accarezzandogli la testa“non c’è nulla di cui vergognarsi, non è colpa tua…” ma Rami era molto spaventato.
Sapeva che Julie non avrebbe mai fatto qualcosa per ferirlo, ormai si fidava di lei e non temeva più che fosse una spia, ma proprio per questo motivo doveva proteggerla, e non dirle nulla.
“John, tesoro…” sussurrò piano, vedendo che lui era distratto e con la mascella contratta, ma Rami non la ascoltò, preso com’era a calcolare il rischio legato a quell’informazione che gli era scivolata dal cuore.
“Non hai mai avuto nessuno che si prendesse cura di te?” chiese lei piano, fissandolo intensamente e Rami rinvenendo dal panico, scosse solo la testa. Alla fine, si disse, non era un’informazione troppo pericolosa quella che le aveva dato, e per qualche minuto si tranquillizzò. Decise che avrebbe analizzato ogni informazione che le stava dando, prima di parlare, per cercare di dirle la verità senza però dire cose compromettenti e ci mise molto impegno.
“…ed è per questo che sei sempre solo e non hai nessuno? Perché non sei abituato a ricevere affetto?” chiese Julie dolcissima, mentre accarezzava i piedini di Lory ormai addormentata sul suo petto, ma lui si strinse soltanto nelle spalle.
“non ho mai considerato prioritaria l’idea di avere qualcuno accanto. Sto bene anche così, con Leia e Han…” le disse serio. Forse non era esattamente la verità, e lo sguardo che gli lanciò Julie stava a significare che lo sospettava, ma per ora era così.
“Ho un lavoro complicato, senza orari, che mi occupa totalmente la vita. Viaggio molto, con poco preavviso…insomma è letteralmente impossibile per me avere qualcuno” le disse piano. Ok, era la verità, ma era anche una verità innocua, che valeva per milioni di persone al mondo e dunque andava bene. Aiutò Julie a sistemare Lory a letto, e per qualche minuto si fissarono soltanto negli occhi, senza dirsi nulla.
“…e poi onestamente, non credo di avere il carattere giusto per convincere qualcuno a trovarmi interessante…” le disse ridacchiando, perché voleva allentare un attimo la tensione sessuale che si era creata tra loro, ma Julie scosse solo la testa e sussurrò piano “…possiamo provare a scoprirlo” facendogli venire la pelle d’oca.
“E tu invece hai grossi problemi con gli uomini…” le rispose sorridendo, prendendole piano la mano e Julie scoppiò in una fragorosa risata nervosa.
“Lo hai dedotto dal fatto che mia figlia non ha un padre, dal fatto che stia provando a sedurti senza risultati da un po’ o dai miei lavoretti occasionali in cui incontro uomini pervertiti?” chiese, con un’ironia molto amara, ma Rami non voleva farla sentire giudicata, solo fare una battuta su loro due e così le bisbigliò appena “…parlavo di me…” facendole venire un colpo al cuore.
“Julie tu sei, senza alcun dubbio, una delle donne più belle che io abbia mai visto in vita mia…” le disse piano, accarezzandole i capelli con molta dolcezza, e fissandola con uno sguardo che la lasciò senza fiato.
“…dolce, divertente, spontanea, gentile e molto sensuale. Hai una magica capacità di sembrare sempre a tuo agio in qualsiasi occasione, e riesci persino a far sentire uno psicotico come me a suo agio. Parlare con te è facile, anche troppo dato tutto quello che ti ho detto, e credo fermamente che per un uomo sia molto semplice restare vittima del tuo fascino. Perché diavolo continui a cercare uomini che non sono alla tua altezza? Dovresti stare con qualcuno che possa darti il mondo, non con uno che non è disponibile sentimentalmente o emotivamente…” le disse piano, riferendosi ovviamente al padre di Lory oltre che a lui, ma Julie fraintese per un attimo. Pensò stesse parlando di lui, così chiese pianissimo “…quindi c’è una donna nella tua vita?”
“Leia, ovviamente…” le disse serio, prima di cominciare a ridere e far ridere anche lei, che però non ci stava capendo nulla.
“Non posso avere nessuno Julie, te l’ho detto. Perché mi toccherebbe mentirle e mollarla da un minuto all’altro senza spiegazioni. Ci sono uomini che magari ci riescono, che lo fanno per sesso o solitudine, ma io temo che non sarei mai in grado di mentire e ingannare una persona in questo modo…” le confessò con molta dolcezza, e lei provò a fare domande, ma Rami si irrigidì e le disse piano “…senza spiegazioni, te l’ho detto. Per favore…”
“E’ perché fai un lavoro pericoloso?” chiese piano, con enormi occhi sgranati e lui annuì accarezzandole entrambe le guance.
“…e non ti permette di avere proprio nessuno? Neanche un’amante?” sussurrò lei piano, avvicinandosi molto a lui. Era davvero delusa e dispiaciuta per quel suo rifiuto, ma sorrise quando Rami le disse che ovviamente poteva avere rapporti occasionali con qualcuno.
“A patto che sia qualcuno che non mi piace più di tanto, perché in caso contrario temo che potrebbe nascere qualcosa, che potrei apprezzare troppo quell’intimità e sarebbe soltanto un’inutile sofferenza per me…” concluse serio, e lei rimase per un attimo senza parole.
“Ti è mai capitato?” chiese piano seria, ma lui scosse soltanto la testa, spiegando che era sempre stato molto attento a non avvicinarsi troppo a nessuno.
“Onestamente non c’è mai stata neanche una donna che mi piacesse caratterialmente o emotivamente, al massimo qualcuna incontrata in hotel con cui ho trascorso qualche ora…” aggiunse serio e Julie sussurrò piano “…a me starebbe bene anche così”.
Entrambi si sciolsero per quelle parole, ma Rami pensò soltanto che non fosse possibile, né giusto, quello che lei stava dicendo, perché stava volutamente ignorando quello che le aveva detto. Lui non poteva avvicinarsi a lei, sia per il bene di Julie, che per il suo.
“...non è quello che voglio per te, Julie, capisci?” e per un attimo rimasero a guardarsi occhi negli occhi, con infinita tenerezza.
“E se lo volessi io?” bisbigliò lei piano, facendogli battere il cuore come mai prima.
“Julie no. Sarebbe solo un errore molto doloroso, e non potrei darti nulla, davvero…” rispose  piano con gli occhi letteralmente calamitati dai suoi. Julie era vicinissima alle sue labbra, e malgrado lui stesse cercando in modo gentile di allontanarla, decise comunque di baciarlo. Questa volta il bacio fu molto intenso, e Rami, malgrado ciò che aveva appena detto, ricambiò con molta foga.
“La vita è breve e troppo cattiva, e se ci viene regalata un pochino di felicità, non è giusto rifiutarla. Anche con il padre di Lory è stato uno sbaglio enorme, e me ne sono pentita mille volte, ma ho avuto dei momenti felici, mi ha insegnato molte cose e regalato la mia piccola, e va bene così. Se lo avessi rifiutato perché era uno sbaglio, quanto sarebbe più triste e vuota la mia vita? Quindi… siamo attratti l’uno dall’altro, non potrà essere nulla di speciale, ma vediamo cosa ne viene fuori. Andrai via? Ok, ora lo so e me lo aspetterò.  Deve essere solo una cosa occasionale? Beh almeno ci resteranno dei bei ricordi.” sussurrò pianissimo, stringendosi contro il suo corpo.
Rami la baciò ancora, perché davvero non riusciva a fare diversamente. Era incredibilmente preso da quelle coccole con lei, e non riusciva a trattenersi, ma poi dopo qualche minuto le sussurrò piano
“E’ uno sbaglio, un enorme sbaglio…” ma lei si strinse ancora di più contro il suo corpo e sussurrò piano “pazienza, lo supererò. Nessun rimpianto, però...”
“…ma non sai niente di me Julie, solo bugie. Non posso neanche dirti il mio vero nome…” le rispose, con tono supplichevole e triste e lei per un attimo si fermò, perplessa. Le faceva male quella confessione di lui, e così si allontanò, lasciandogli il tempo di dire “vedi? Non è bello che ti abbia mentito, ma non potrò mai fare nulla di diverso. Ora, però, sono un estraneo per te e per quanto sia sgradevole quello che ho fatto, non ti importa poi molto, ma se ci avvicinassimo io potrei solo fare peggio e davvero non voglio. Io spero che possiamo diventare amici Julie, così anche quando io sarò andato via, potremmo sentirci e non ti perderei…” concluse, fissandola seriamente.
“Ma perché? Questo non capisco. Perché mentire?” chiese piano, un po’ ferita, ma anche curiosa e lui stringendosi nelle spalle rispose soltanto “perché meno sai, più siamo al sicuro, entrambi…”
Julie rimase per un attimo interdetta, non sapeva esattamente cosa pensare e Rami si sentì mostruosamente in colpa. Non voleva allontanarla, per nessun motivo al mondo, e in quegli istanti l’ansia quasi lo mangiò, ma poi Julie fissandolo rispose piano “ok, ho capito. Va bene. Se non puoi dirmi una cosa, però, non mentire, dimmi solo che non puoi, ok? Possiamo essere amici, se è questo che vuoi, ma io temo che sia uno sbaglio lasciare le cose in sospeso…”
Rami sospirò per un attimo, perché si sentì estremamente felice per quella risposta. Non era arrabbiata, non lo aveva allontanato e questo per lui contava moltissimo.
“…è che io temo che finirei per provare dei sentimenti e non posso farlo, davvero…” le rispose piano, con enormi occhi lucidi e Julie sorrise e sussurrò piano “e ti fa così paura finire con il cuore spezzato?”
Rami annuì soltanto, abbassando lo sguardo per un attimo. Era tutto nuovo per lui, che come sapete non aveva mai avuto altro legame che quello fraterno con Thalia. Julie capì che quella doveva essere un’altra delle sue fobie, come quella di entrare in una stanza con gli sconosciuti, così a malincuore annuì.
“Solo amici allora, ma abbracciami ancora, ok?”concluse, un po’ amareggiata, facendolo totalmente sciogliere.
Non parlarono più di quell’argomento. Julie si stese accanto a lui e continuarono a fissare la tv un po’ abbracciati, un po’ mano nella mano, e per quella sera la situazione sembrava essere tranquilla.
Nota:
Buona vigilia di Natale a tutti miei cari lettori. Allora la frittata è fatta, e il nostro Rami ha davvero parlato troppo, ma voi che ne pensate? E' giusto rifiutare di avvicinarsi a qualcuno solo per paura di poter soffrire? Pensate che la posizione di Julie sia da incosciente o la appoggiate? ovviamente c'è anche un altro capitolo, me lo ero tenuto per domani, ma se siete molto curiose posso farvi questo regalo. Un abbraccio

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Capitolo 9
*** Capitolo 10: stalker ***


Capitolo: stalker
“Aspetta quindi le rose erano tue? E per quale motivo non ci hai messo il nome?” chiese Julie sconvolta e Rami rispose fissando per terra “beh mi sembrava evidente che fossero da parte mia e pensavo non servisse…”
Era a disagio, perché si era reso conto da solo di essere stato imbarazzante, ma Julie iniziò a ridere e rispose divertita “in che universo poteva essere evidente, mio caro amico?” facendolo sorridere.
“Hey, mi sono piaciute moltissimo, grazie…” sussurrò piano, spostando il suo viso con le dita, per costringerlo a fissarla negli occhi e Rami sorrise, ma con il cuore a mille.
“…me le sarei godute se avessi saputo che erano del mio bellissimo vicino, e non di un pazzo che mi fa stalking da settimane…” concluse molto seria e Rami ingoiò la saliva agitato, ma le sussurrò piano che voleva sapere di più di questo tizio.
“Niente di speciale: facevo da badante a sua madre e lui si è preso una cotta per me. Il che non era strano, anche se io avevo partorito da poco. Ha iniziato a farmi regali, e io li rifiutavo, ma la cosa sembrava comunque sotto controllo…solo che poi ho iniziato a trovarmelo sempre ovunque: supermercato, strada di casa, stazione degli autobus. Poi una sera me lo sono ritrovato nel palazzo, con un mazzo di rose e mi sono spaventata tantissimo…” concluse seria e dolce, spingendo Rami a cominciare a coccolarla. Erano ai lati opposti del divano, ma Julie aveva steso le gambe verso di lui, così il nostro amico prese ad accarezzarle i piedi e notò che erano letteralmente gelidi.
“…e come è finita?” le chiese, frizionando il suo piccolo piedino sinistro tra le sue mani. Julie era molto colpita da quei suoi modi dolci, ma aveva deciso di non provare più a sedurlo, di lasciare a lui la prima mossa. Era certa che le cose tra loro in qualche modo si sarebbero evolute, ma se non voleva fare un passo ora, avrebbe aspettato.
“Ho cambiato casa e lavoro, ma di tanto in tanto questo tizio riappare e mi invia dei fiori, dei cioccolatini e persino gioielli. Per cui, onestamente, vivo con il terrore di ricevere regali da sconosciuti…” concluse seria, ma con un sorriso molto indifeso.
Rami si sentì bruciare letteralmente per la rabbia e la gelosia e neanche lo sguardo dolcissimo di Julie riuscì a tranquillizzarlo.
“Dimmi come si chiama…” le disse serissimo, con la mascella serrata, ma lei rise soltanto, pensando che stesse scherzando, e gli disse che preferiva dimenticare quella questione.
“Credi che non sarei in grado di scoprirlo, se volessi?” ruggì serissimo, e il sorriso di Julie si trasformò in un’espressione seria.
“Se me lo dici così direi di sì, ma cosa vorresti fargli?” chiese, adesso palesemente preoccupata.
“Insegnargli che tormentare le donne è un reato, ed è disgustoso…” concluse Rami, ancora agitato, ma cercando di selezionare bene le parole, perché aveva notato la paura di lei.
“E come pensi di farlo?” chiese, sempre allarmata,perché davvero non le era sembrato un uomo violento, ma la sua determinazione l’aveva spaventata.
“Denunciandolo? Facendolo finire in carcere, magari?” rispose, con infinito candore, perché non aveva capito realmente da dove nascessero le ansie di lei, e Julie iniziò a ridere. Ovviamente Rami non capì, e solo dopo qualche minuto lei riuscì a calmarsi e gli spiegò piano che non sapendo nulla di lui aveva pensato per un attimo che fosse un killer, o comunque un mafioso, e che volesse uccidere quel tizio per il bene di lei.
“Davvero? Insomma ti sembra possibile che io sia un killer, con il mio disturbo ossessivo compulsivo per la pulizia? Sarebbe un incubo…” ribattè ridacchiando, e anche lei sorrise e si avvicinò tantissimo al suo corpo. Lo desiderava molto, e aveva il cuore letteralmente in gola.
“Tesoro…” sussurrò lei piano, appoggiandosi sul suo petto, e Rami pensò soltanto che non riusciva a gestire quella vicinanza, non senza sentirsi completamente formicolare fin dentro i più remoti anfratti della sua anima.
“Tesoro…” le sussurrò in risposta, ormai vicinissimo alle sue labbra, ma Julie decise di incasinare le cose aggiungendo piano “…sei una persona cattiva? E’ per questo che ti nascondi?”
Rami rinvenne per un istante, si riprese da quello strano torpore erotico che lo aveva avvolto e quasi strangolato per qualche secondo, ma capì che non sapeva cosa dirle esattamente.
“Io non mi nascondo, semplicemente non voglio essere scoperto e trovato…” rispose piano, ma Julie non capì e gli chiese spiegazioni.
“Io non sono né buono, né cattivo, direi. Sono un uomo, come tutti, che vive nello spazio grigio tra queste due categorie. Credo profondamente che i concetti di male e bene siano totalmente arbitrari e relativi. Non esiste il bene assoluto e non esiste il male totale. Detto questo, per alcuni sono estremamente malvagio e cattivo, per altri a volte sono buono, una specie di salvatore…quindi non saprei davvero rispondere alla tua domanda. Diciamo che più che altro sono uno strumento…”
Julie annuì seria, ma molto coinvolta. Era spaventata da quella situazione, ma anche estremamente interessata a quell’uomo e chiese pianissimo “…ma non uccidi le persone, giusto?” facendolo sorridere.
“In un certo senso è successo, ma non è mai stata mia la responsabilità diretta. E’ come se tu accusassi la pistola di aver ucciso l’uomo, e non il killer, non so se mi spiego…” le disse serio e Julie confusa scosse solo la testa.
“Mettiamola così, in modo semplice: diciamo che tu scopra in modo poco corretto che il marito della tua migliore amica ha un’amante. Se tu confessassi a lei quello che sai, e lei decidesse di divorziare, saresti stata tu la causa del divorzio, secondo te?” spiegò serio, e Julie scosse la testa e chiese “quindi tu sei una spia?” ma lui si strinse nelle spalle e la tirò contro il suo petto, sussurrando solo “Non ti voglio allontanare Julie, ma non posso continuare a parlare di queste cose…” facendola soltanto sospirare.
“Materialmente non ho mai ucciso nessuno, e neanche ordinato la morte di nessuno…” concluse, con il cuore in tormenta e lei sorrise, stringendosi contro il suo petto.
“…detto questo, però, devo anche aggiungere per onestà intellettuale, che non sarei considerato una persona buona dall’opinione pubblica, perché comunque ci sono grosse macchie nella mia condotta, anche se non sono legate all’omicidio…” concluse, e Julie sussurrò piano “…non fa niente, mi piaci lo stesso…” facendogli scoppiare il cuore.
“Sei veramente un tesoro, una persona che vale tantissimo…” concluse, accarezzandole la testa e per un po’ rimasero così a guardare la tv, senza parlare più di tanto.
L’arrivo di Leia che non era abituata a dividere le attenzioni del suo padrone li separò, e così si accoccolarono insieme tutti e tre, e fissando lo schermo Julie disse piano “tanto nessuno avrebbe fatto nulla per difendermi da Gunter, io ci ho provato, ma mi hanno detto che senza prove e referti di violenza non si può procedere…”
Rami sentì ancora una volta un brivido all’altezza dell’ombelico, e rigidissimo rispose che avrebbe trovato le prove, o comunque un modo per tenerla al sicuro facendola sorridere in modo dolcissimo e spingendola a baciarlo ancora una volta.
Nota:
Ciao a tutte e buon anno! Vi auguro un anno ricco di cose bellissime e pieno di gioia. Allora che ne pensate di queste confessioni di Rami, che sono abbastanza compromettenti? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: segreti e ravioli ***


Capitolo: ossessioni e ravioli
Nessuno dei due dormì come si deve quella notte, e Rami fu più volte tentato di raggiungerla a letto, ma si rimproverò brutalmente per quella stupida idea. Finalmente riuscì a chiudere gli occhi all’alba, e quando si risvegliò non trovò nessuna delle due in casa, e per un attimo ci rimase male. Entrato in cucina, però trovò la colazione pronta e un biglietto di lei in cui diceva che era andata a lavoro e aveva lasciato Lory dalla tata, e per un po’ sorrise. Restò per tutto il giorno un po’ distratto, persino durante la famosa conferenza/ricatto con le Nazioni Unite, ma non pensò a nulla in particolare. Di tanto in tanto alcune immagini della sera precedente lo colpivano, e un brivido lo assaliva, ma cercò comunque di restare razionale.
Julie rientrò nel pomeriggio, ma lui neanche se ne accorse, perché aveva le cuffie e non sentì la porta. Non voleva disturbarlo, per cui non andò neanche a salutarlo, ma si chiuse in cucina. Per tutto il giorno mentre faceva compagnia alla vecchietta a cui faceva da badante, Julie aveva cercato ricette e appena finito il lavoro, era corsa a fare la spesa. Ci aveva pensato molto e aveva guardato diecimila tutorial, ma aveva deciso di cucinare piatti tipici delle sue zone, per impressionare Rami. Rimase tre ore in cucina, prima che lui decidesse di fare una pausa, attirato dal profumo che sentiva.
Fu molto bello trovarla lì, e senza neanche rendersene conto si ritrovò a sorriderle.
“Hey finito il lavoro?” gli chiese con un sorriso e Rami annuì soltanto, letteralmente travolto da un’ondata di calore che quella scena gli stava provocando. Era mancata per tutto il giorno e la casa gli era sembrata stranamente vuota e grigia, ma ora che c’era lei era come se tutto avesse ripreso il suo giusto colore.
“…e non mi dai il bentornata a casa?” aggiunse Julie dispettosa, mentre mescolava lo stufato che sobbolliva sui fornelli. Rami istintivamente si avvicinò e la strinse, sussurrandole piano “ciao, è bello vederti…” facendola sorridere.
“E’ bello tornare a casa e sapere che ci sei tu…” sussurrò lei pianissimo, prima di abbandonare la pentola e stringersi contro il petto di quel ragazzo a cui aveva pensato per tutto il giorno.
Chiacchierarono un po’, mentre lei cucinava e Julie confessò di aver chiesto alla tata di tenere Lory per qualche ora in più “…solo per dimostrare che i francesi sono i cuochi migliori del mondo” facendo ridere Rami, che però era parecchio a disagio. Dopo un primo momento in cui aveva visto solo lei in quella stanza, senza notare assolutamente quello che la circondava, aveva iniziato a notare gli schizzi di sugo ovunque, le pentole sporche e la farina ovunque, e gli era preso quasi un mancamento.
Vedete, il nostro eroe aveva qualche problemino con il disordine e la sporcizia. Rami soffriva fisicamente quando vedeva lo sporco, e Julie stava mettendo un sacco di disordine nella sua cucina, così istintivamente iniziò a mettere tutto in ordine, ignorando le rimostranze di lei che continuava a ripetere che “c’era tempo per riordinare…”
“No, non c’è…” rispose laconico, lasciando libero sfogo alla sua ossessione, e poi se ne vergognò tantissimo, ma non era stato in grado di fare diversamente. Julie capì che doveva essere un’altra sua piccola compulsione, così spense i fornelli e si mise a riordinare con lui, ma Rami le chiese di lasciarlo fare, perché lei non sapeva dove dovessero andare le cose e lui odiava trovare le cose nei posti sbagliati.
Lo lasciò per qualche minuto in cucina, mise le scarpe e andò a recuperare Lory, mentre lui rimetteva tutto perfettamente in ordine. Solo dopo un’ora di pulizia ossessiva e controllo che tutto fosse meticolosamente al suo posto, la sua ansia si placò, lasciando spazio alla vergogna.
“Siamo tornate…” sussurrò molto piano Julie, facendo salutare Lory con la manina, e Rami alzò lo sguardo mortificato, verso quella piccola che gli sorrise e fece una serie di versetti dolcissimi.
“Mi dispiace…” le sussurrò mortificato, con enormi occhioni neri tristi, perché mille paranoie si erano impossessate del suo cuore e temeva di averla offesa, mostrando di non apprezzare gli sforzi che aveva fatto in cucina, ma Julie con un sorriso spiegò che non era successo nulla.
“Starò attenta in futuro al disordine, è una cosa importante per uno chef…” rispose con un sorriso e un occhiolino, facendo sorridere anche lui.
“E giuro che prima di cominciare a cucinare farò delle foto, per poter poi rimettere esattamente le cose al loro posto, va bene?” concluse conciliante, facendolo sorridere.
“Ho un regalino per voi…” le disse piano, perché la sera prima si era reso conto che entrambe avevano bisogno di alcune cose che lui non aveva in casa. Julie si illuminò, e super felice aprì il suo pacchetto che conteneva un pigiama da donna con mille gattini su. Per niente sexy, ma dolce e lei lo strinse forte per ringraziarlo. Poi aprì un pacchetto con un peluche per Lory, che impazzì per il suo piccolo fenicottero, e per ultimo un altro regalino per la piccola di casa.
“Che carino!” cinguettò Julie un tantino perplessa, perché era un accappatoio da doccia per bambini di colore verde e con piccoli cornini.
“E’ che ieri hai dovuto asciugarla con un accappatoio da adulti e credo questo possa essere più comodo…” le spiegò, e lei sorridendo lo ringraziò.
“Sarà la mia piccola dinosaura! Forte” concluse Julie sorridendo alla sua piccola e Rami si vergognò tantissimo, perché aveva ordinato un accappatoio da principessa.
“Hey ci piacciono i dinosauri…” concluse Julie prendendogli la mano con dolcezza, e poi sussurrò piano “non dovevi farci dei regali, ma ci sono piaciuti tantissimo e ti ringraziamo con tutto il cuore…”facendolo ancora una volta arrossire.
Si ritrovarono per qualche minuto vicinissimi, occhi negli occhi e entrambi desiderosi di un bacio. Rami aveva pensato alle sue labbra per tutto il giorno, e poi si era rimproverato per tutto il giorno, pensando che non avrebbe dovuto baciarla ancora, eppure in quel momento gli sembrava una necessità fisica, non troppo dissimile dalla sete e dalla fame.
“Adesso però fammi tornare in cucina o si rovineranno i piatti perfetti…” concluse lei, alzandosi con una pacca sulla spalla e abbandonandolo da solo con l’accappatoio da dinosauro.
Ovviamente fu Rami a sistemare la tavola, e la novità è che lo fece con Lory tra le braccia, perché la sua mamma aveva bisogno delle mani libere per cucinare. Giocò con lei con il suo pupazzo nuovo, e realizzò che era la prima bambina con cui interagiva in vita sua, e che davvero gli piaceva. Era tenera e simpatica, anche se molto chiassosa. Dopo aver apparecchiato notò che la piccola faceva un sacco di versetti in direzione di Han. Ridacchiando le disse piano “oh non lui, è super cattivo…” e poi la portò a cercare Leia, che ovviamente si alzò per accoccolarsi vicino al suo padrone vedendoli arrivare.
“Piano, piano Lory, brava…” le sussurrò, tenendole la mano mentre accarezzava quella piccola gatta rosa, e lei continuò a lanciare un sacco di urletti di felicità. Julie li raggiunse, informandoli che la cena era pronta, e il cuore le si sciolse un po’ per quello spettacolo. Solo dopo qualche minuto riuscì a portarli tutti a tavola, e ottenne un risultato insperato.
“Dio mio è favoloso…” bisbigliò Rami assaggiando il cibo. Non si aspettava che fosse davvero brava, aveva letto che era considerata un’alunna mediocre e non aveva neanche finito gli studi, quindi prevedeva un risultato mediocre al massimo, ma lo aveva concretamente sorpreso.
“Forse qualche francese sa cucinare…” aveva risposto con tono sarcastico, cercando di non sembrare troppo risentita, e lui le aveva solo detto che era stata molto brava. Apprezzò anche il secondo, e lei fece soltanto notare che era un piatto tipico delle sue zone, che non prevedeva l’uso del burro.
“Ne esiste uno, incredibile…” pensò Rami, ma decise di non dirglielo e continuò a congratularsi con lei, che sembrava amare moltissimo quelle lodi. Un piccolo miracolo avvenne quella sera, perché persino lo scontrosissimo Han decise di avvicinarsi a Julie, attirato dal profumo del suo stufato e si fece persino fare qualche carezzina, prima di morderla per fuggire via.
“Incredibile…” sussurrò Rami esterrefatto, ma Julie con un occhiolino rispose solo che sapeva sempre come fare colpo sui ragazzi.
“Beh direi che è ovvio considerato che sei bellissima e incredibilmente brava in cucina…” le rispose Rami per adularla un po’, e lei arrossì un pochino e sussurrò “senti chi parla di bellezza!” attirandosi un paio di carezze del suo nuovo amico.
“Allora uomo dal nome misterioso, ci ho pensato molto e credo che devo trovare un modo per chiamarti che però non sia una bugia…” gli disse piano, dopo un po’ per sorridere e lui le sorrise soltanto in risposta.
“Ho fatto una lista di nomi, ma non conoscendo la tua etnia è difficile scegliere quello giusto, così ho pensato che puoi scegliertelo da solo…” concluse, porgendole un fogliettino e Rami iniziò a ridere, leggendo alcuni dei nomi da lei proposti.
“Beh Charles, Matias, Etienne, Xavier…sono tutti francesi, eh! Ho l’aria di un francese?” le chiese ridacchiando, ma lei si strinse nelle spalle e rispose che aveva cercato di tenere in considerazione ogni gruppo etnico, ma aveva inserito anche alcuni che le piacevano.
“che ovviamente sono francesi, perché voi vi sentite sempre al centro dell’universo, no?” aggiunse ridacchiando, perché adorava punzecchiarla per quel suo atteggiamento, e lei offesa rispose una cosa che lo fece tremare.
“Allora ti chiamerò Raviolo. E' il primo modo che mi era venuto in mente, che rispetta l’unica cosa che so di te che suppongo sia vera, ossia che ami i ravioli. Vuoi essere chiamato così? O magari Ravi o Olo o magari Rav…” chiese seccata.
Per un attimo Rami si sentì mostruosamente in ansia per quella cosa. Quante possibilità c’erano che lei andasse così vicina al suo nome vero? Provò a pensarci e s’innervosì, facendo pensare a Julie che ancora una volta lo aveva mandato in paranoia senza volere.
“Sei veramente un disastro…” si disse, ma non sapeva cosa fare con lui. Se era gentile o faceva qualcosa sembrava sempre spaventarlo per qualche motivo, e non sapeva come prenderlo.
“Non è l’unica cosa vera che sai di me…” le disse, dopo un po’, riemergendo dalla sua paranoia e lei sorrise con fare gentile, ma un po’ perplessa.
“Non ti ho mentito sempre, ci sono cose che non avrei dovuto dirti, ma che non so neanche bene perché ma ti ho confessato…” le spiegò piano e Julie sorrise con gratitudine.
“In più ormai avrai capito che sono un pazzo affetto da fobia sociale e da un disturbo ossessivo compulsivo che mi soffoca letteralmente quando vedo disordine e sporcizia…” concluse triste, ma Julie sorrise piano e sussurrò che non era un problema, e si scusò ancora.
“…e non ho la minima idea di come fare a fare regali alle persone, dato che ho regalato a tua figlia un accappatoio dei dinosauri e ti ho mandato dei fiori che evidentemente non ti sono particolarmente piaciuti o che forse ti hanno offesa o non lo so…” concluse lasciandola senza parole.
Nota:
Ciao a tutti e buon Natale! Spero siate tutti dove volete essere, circondati dalle persone che volevate. Sono molto grata a voi lettori che assecondate la mia stupida passione per la scrittura, quindi vi auguro tutto il meglio. Spero vi sia piaciuto questo capitolo in cui viene fuori un altro simpatico aspetto del carattere del povero Rami, e che vi abbia fatto ridere l'accappatoio da dinosauro di Lory.
Domani purtroppo non potrò aggiornare la storia perchè sono ancora in viaggio, ma se ne avete voglia vi lascio quella che sto rileggendo (perchè amo disperatamente entrambi i protagonisti e la loro evoluzione) per farmi perdonare https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3896857&i=1
Auguri e un abbraccio, 
Sally

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Thalia ***


Capitolo: Thalia
“Diventa sempre più difficile lasciarti andare a letto…” le sussurrò, mano nella mano, salutandola fuori la porta della sua stanza da letto e Julie con un sorriso sussurrò solo “…comunque buonanotte…” prima di sparire nel buio della stanza. Per un secondo aveva pensato di dirgli di entrare, ma poi aveva capito che era fuori luogo e aveva desistito.
Mille sentimenti albergavano nel loro cuore, e Rami cercò in ogni modo di dormire quella notte, ma Julie significava insonnia, lo aveva imparato ormai, e rimase per molto tempo a pensare ai suoi sorrisi e ai suoi sguardi sorridendo. Pensare a lei gli scaldava qualcosa dentro, qualcosa che pensava essere morto per sempre. La voce di Julie, i suoi sguardi e i suoi sorrisi lo riempivano totalmente, e e lo inondavano di pace. La sensazione che provava era simile a quella che gli evocava un vecchio ricordo di lui da bambino che si addormentava ascoltando una voce che gli leggeva una storia. Non aveva una connotazione esatta quel ricordo, neanche sapeva se fosse in orfanotrofio o a casa di qualcuno che lo aveva preso in affido, o magari se fosse la voce di uno dei suoi genitori, ma quella sensazione lo riempiva totalmente.  Si addormentò sereno, ma in piena notte la sua migliore amica gli fece visita, e si svegliò con un nodo alla gola, incapace di respirare e con il cuore a mille.
“Le ho detto troppo, ha capito che sono un hacker…” si disse, sconvolto e per qualche minuto non riuscì a calmarsi. Il suo cervello continuava a presentargli scenari improbabili e spaventosi, di lei che lo vende alla polizia, che fa scoprire chi lui sia e altre mille cose. Forse solo una cosa gli faceva più paura di quello scenario, ed era l’opzione b: ossia che qualcuno la rapisse e le facesse del male per estorcerle informazioni.
Prese il doppio della sua solita dose di ansiolitico, e all’improvviso cadde in un sonno molto profondo, e Julie al mattino lo trovò così: abbandonato tra i cuscini, sul divano e totalmente scoperto.
“Fa freddo, pazzo…” sussurrò, coprendolo con il plaid, ma poi con un bel sorriso si allontanò a preparare la colazione e sistemare Lory, che era un po’ nervosa quel giorno. Era domenica, e Julie non doveva lavorare, così fece colazione con calma, ma poi ricevette un messaggio che la intristì un pochino. La sua vicina la informava che il giorno dopo avrebbero potuto rientrare nei loro appartamenti. Julie sospirò soltanto per quelle parole, ma decise che avrebbe fatto una cosa speciale per la loro ultima sera insieme. Era stata bene con lui, e voleva fare una cosa che potesse renderlo felice, così rimase per un paio d’ore a studiare e prendere appunti, tenendo tranquilla Lory allo stesso tempo, e poi uscì per fare la spesa.
Rami si svegliò quando lei era fuori, con una sensazione di disagio molto forte. Non aveva idea di che giorno fosse, ma generalmente era sempre così. Bevve dell’acqua, sorrise al caffè che lei aveva preparato, e poi come sempre tornò al suo computer. Si accorse di avere vari messaggi su skype, così ancora stropicciato e anche assonnato li aprì e si sentì terribilmente in colpa. Thalia ovviamente aveva provato in più modi a contattarlo, e così capì di doverla chiamare.
Thalia era letteralmente furiosa con lui e gli urlò contro per un sacco di tempo, senza che lui provasse a calmarla minimamente. Rami rimase totalmente in silenzio, pensando soltanto che si meritava quelle parole, di quella ragazza distrutta. Aveva letto molti libri di psicologia per provare ad aiutarla, e sapeva che i disordini di Thalia, come i suoi, la portavano a perdere totalmente il controllo a volte e per lei l’idea di perderlo doveva essere la cosa più dolorosa del mondo.
Julie, nel frattempo, era rientrata con Lory e si era messa a lavorare allegramente, ma poi una voce aveva attirato la sua attenzione. Non voleva disturbarlo, aveva capito che nella stanza che teneva chiusa a chiave il suo vicino lavorava, così non si era mai avvicinata a quella stanza, ma sentir urlare “Io ti amo da morire, e tu mi tratti sempre con questo distacco!” la colpì.
Si chiese chi fosse quella donna così disperata, se fosse magari la tv o la radio, ma poi sentì la voce di lui che le rispondeva rigidissimo “…sei la mia unica famiglia, e lo sai, anche se io non sono la tua. Tu hai Maria Elena, io ho solo te, ma insisti con questa storia di avere una relazione che io con te non voglio, e non so come spiegartelo…”
“Non mi sembrava così, prima che arrivasse la tua biondina…” ruggì Thalia disperata e Rami sbuffò soltanto, rispondendo serissimo che stava sbagliando, veramente troppo.
“…e lo so che molto dipende dalla tua dipendenza affettiva, che ti sei appoggiata a me e che…” provò a dirle, con un po’ troppa onestà, ma lei perse le staffe e ricominciò con gli insulti. Negò di avere una dipendenza, disse soltanto che lui l’aveva presa in giro e usata, e Julie letteralmente inorridì.
“Mi dispiace, davvero, ma se la pensi così mi costringi a chiudere per sempre il nostro legame. Dimmi tutto quello che hai da dire ora, perché quando chiuderemo questa chiamata cancellerò l’account e non ci sentiremo più…” concluse mesto, con una voce che a Julie parve davvero triste, ma la ragazza a telefono urlò ancora, lo insultò, giurò di amarlo e poi lo supplicò di non sparire.
“Io sono tuo fratello, tu però vorresti essere altro…non può funzionare ed è meglio che venga chiusa ora. Mi dispiace, mi mancherai perché lo sai: parlo solo con te al mondo, ma…è per il tuo bene. Ti ringrazio, però, per essermi stata sempre accanto…”
Lei piagnucolò e supplicò di non chiudere la chiamata, di non dirle addio, ma Rami chiuse e versò un paio di lacrime in silenzio. Si ripetè mille volte “è per il suo bene, è per renderla felice” ma non ebbe comunque il coraggio di cancellare il suo account.
Uscì dalla stanza confuso e addolorato, in cerca di un bicchiere d’acqua e trovò Julie in cucina che insieme a Lory chiudeva i ravioli. All’inizio non seppe cosa dirle, ma lo sguardo e il sorriso di lei gli fecero capire che aveva ascoltato la conversazione e che forse non ci aveva fatto una bella figura.
“Non lavori?” chiese, confuso e imbarazzato, ma Julie spiegò che era il suo giorno di riposo e aveva deciso di preparare una sorpresa cinese speciale per la loro ultima sera insieme, lasciandolo molto perplesso. Per un attimo Rami non pensò che Thalia aveva pronunciato mille volte il suo nome, e neanche che lui avesse usato il suo e fosse facilmente identificabile. Per un attimo si disse solo “adesso se ne va?” e questa idea lo travolse letteralmente, come un’esplosione nucleare.
Si chiese soltanto se se ne andasse per quella chiamata, perché magari si era fatta un’idea sbagliata e non sapeva come parlargliene, ma Julie lesse i dubbi nella sua testa e disse piano “hanno quasi finito i lavori per il riscaldamento, domani saranno ultimati e potrò rientrare a casa, per questo pensavo di festeggiare…”
Cercò di essere simpatica e carina, ma Rami le sorrise in modo molto forzato e disse solo “non è per la chiamata che hai sentito, allora?” facendola tornare seria. Julie ovviamente voleva capire cosa diavolo fosse successo, ma non si sentiva in diritto di chiedere, così si strinse nelle spalle e rispose piano “…no, ma se volessi parlarne non mi dispiacerebbe. Mi ha distratto e non sono riuscita a chiudere bene i ravioli…” sorridendo e facendo sorridere anche lui.
“Sono un orfano, lo sai. Non so se lo sono sempre stato o se ho perso la famiglia da bambino piccolo, non ho mai chiesto o approfondito. C’è sempre stata una sola persona per me, ed è la ragazza di quella telefonata. Lei è rimasta orfana da grande, ed è arrivata in istituto quando io avevo forse cinque anni. Era disperata, perché l’avevano separata da sua sorella, e io me ne sono preso cura. Siamo cresciuti insieme, come fratelli, entrambi danneggiati dalla vita e forse anche dai metodi educativi delle suore. Soffriamo entrambi di fobia sociale, ma per lei la cosa è diventata gigantesca. Se io non amo uscire e stare in mezzo alla gente, però lo faccio comunque, lei invece non esce di casa da otto anni. Ha sfogato tutte le sue angosce sul cibo, ed è un’obesa patologica e vive insieme a sua sorella, che ogni due giorni minaccia di buttarla fuori di casa perché è anche un’accumulatrice seriale. Insomma…siamo due personcine semplici…”
Concluse, cercando di sorridere e Julie finse un sorriso, ma non riusciva a capire dove stesse andando quella storia.
“Ho cercato in ogni modo di aiutarla, le ho persino pagato dei consulti online con medici che fingevano di scrivere dal mio account, ho studiato i suoi problemi, ma non si riesce a risolvere. Lei è molto rigida e si rifiuta di accettare la realtà, perciò non si riesce a fare un passo avanti…”
“…ma ti ama” concluse Julie molto seria, e lui annuì soltanto, spiegandole che probabilmente non era amore, ma dipendenza affettiva, perché lui era l’unica persona che aveva nella sua vita.
“E sa tutto di te?” chiese Julie serie, ma Rami scosse solo la testa con un sorriso amaro.
“Nessuno sa nulla di me, neanche dove mi trovo in questo momento. Lei conosce il mio vero nome, ma quell’identità ormai è morta molti anni fa. Le ho raccontato una storia elaborata di come vivo e lavoro in Canada, e ho fatto in modo che esista davvero qualcuno con quel nome che viva quella vita, per sentirmi sicuro, ma lei non sa altro…” spiegò, con occhi bassi.
Julie provò a chiedergli se lei fosse la persona che conoscesse più cose sulla sua reale identità, ma Rami non rispose, la fissò soltanto con enormi occhioni tristi. Fu un attimo incredibilmente intenso, in cui la povera Julie non riuscì a contenere i suoi impulsi e lo strinse forte al petto, mentre lui sussurrava che aveva appena perso tutta la sua famiglia, versando qualche lacrima.
Nota:
Ciao a tutti! Allora che ne pensate di questo incontro/scontro con Thalia? Siete d'accordo con Rami che sia necessario allontanarla o pensate che sia stato troppo duro? E come si comporterà Julie con questa sua rivale? Curiosi? A presto! 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: radici ***


  Capitolo: radici
“Non l’hai persa, non è quella la soluzione più logica secondo me…” gli sussurrò piano, accarezzandogli i capelli e Rami la fissò con enormi occhi pieni di lacrime, ma confuso.
“Il problema principale di questa donna, non sei tu secondo me e onestamente temo che togliendole il suo unico supporto, potresti soltanto farle peggio…” spiegò seria, allarmando Rami non poco.
“Tu potresti pagarle una terapia?” aggiunse, sicura ma anche dolce e lui annuì soltanto.
“Beh, allora credo che la prima cosa sia mettersi in contatto con un dottore, spiegare la cosa e chiedere consiglio. Io personalmente le direi che se vuole continuare a sentirti deve fare le sedute con il medico, secondo me accetterebbe e questo potrebbe aiutarla a ricostruirsi. Se poi il medico dovesse decidere che è giusto separarvi, ok, ma almeno un po’ l’avrai aiutata…”
Aveva decisamente molto senso il discorso di Julie, ma mentre Rami si chiedeva cosa fare e chi contattare, lei gli prese la mano e sussurrò “…ma chiamala, adesso. Perché questa poverina è disperata e crede di non poter sentire mai più l’unica persona importante per lei e di aver perso l’unica cosa che ha costruito in questo mondo, e starà male da morire. Davvero non è giusto…”
Rami le sorrise con gratitudine, fissandola con due occhi languidi bellissimi. Era confuso, ma anche sollevato. Era la prima volta che qualcuno lo consolava, che capiva esattamente cosa dire per calmare la sua ansia, quel demone che prendeva possesso del suo corpo esattamente tutte le volte che voleva, e questo era davvero strano. Per la prima volta nella sua vita, Rami sentiva di avere una possibilità per diventare una persona più equilibrata, ed era stranissimo.
“Vai…” ripetè Julie, stregata dallo sguardo di lui, che la fissava come se fosse la cosa più dolce al mondo.
Rami ovviamente ascoltò il suo consiglio. Scrisse un messaggio alla povera Thalia disperata, che stava piangendo tutte le sue lacrime. Le spiegò che non sarebbe scomparso, se lei avesse fatto la terapia, e lei ovviamente accettò. Si occupò di cercare un dottore per lei, ma era completamente distratto. Si chiedeva come sarebbe stata la sua vita, ora che l’unica cosa bella che gli fosse mai capitata sarebbe andata via, così decise di abbandonare la ricerca del medico, per quel giorno, e dedicarsi al suo ultimo giorno con lei, che aveva il cuore pesante proprio per lo stesso motivo.
Julie cucinava con Lory, e cercava di sorridere, ma qualcosa che non aveva ben identificato la rendeva stranamente malinconica. Non era stato bello sentire le parole di Thalia per Rami, e Julie era stata molto gelosa all’inizio, e per qualche minuto aveva messo in dubbio tutto quello che lui le aveva detto. Poi, però, aveva realizzato che non le aveva detto nulla, e questo l’aveva stranamente fatta sentire triste.
Quando Rami la raggiunse, fece finta di nulla e lo convinse a cucinare insieme per un po’ e Rami si divertì un sacco a cercare di cucinare. Si accorse, però, che era pensierosa, così provò in mille modi a farla sorridere, persino con la collaborazione di Lory che aveva sempre il potere di rendere felice sua madre, ma non ci riuscì molto bene. Realizzò che forse anche lei era un po’ malinconica per la fine di quel loro tempo insieme, così fece una cosa che le fece saltare letteralmente il cuore in gola: mentre Julie era di spalle, la strinse forte e sussurrò pianissimo “com’è possibile che dopo due giorni con te a casa, io adesso non abbia più voglia di stare solo qui?”
Julie rabbrividì e per qualche minuto non seppe assolutamente cosa dire, ma fissandolo negli occhi si accorse che era sincero, oltre che estremamente tenero. Le stava mostrando la sua parte vulnerabile, e Julie sorrise con molta dolcezza.
“…e sono uno che odia la gente e ama stare da solo. Quindi…è incredibile!” concluse, cercando di farla ridere e ci riuscì. Julie lo travolse letteralmente in un abbraccio, e accarezzandogli la testa sussurrò piano “…per fortuna ti basterà soltanto attraversare la strada, ogni volta che mi vorrai…” facendolo soltanto sospirare.
“Per quanto tempo ancora?” si chiese, ma non lo disse, e la strinse ancora, impedendole di cucinare. Rimasero a lungo in quell’abbraccio, ma quando poi si sciolsero, tornarono a cucinare e fecero finta di nulla.
Solo dopo qualche ora Julie tirò fuori una cosa a cui stava pensando da un po’. Erano insieme sul divano, molto vicini a scambiarsi carezze e anche qualche bacio distratto, quando lei chiese “Posso farti una domanda scomoda?” facendolo rabbrividire. Rami annuì soltanto, ma ovviamente la sua ansia reagì sentendo quella frase.
“…possibile che tu possa scoprire tutto sul mio stalker, ma non riesca a scoprire nulla sui tuoi genitori?” paralizzandolo per un istante.
“Non mi interessa…” rispose molto rigido, con la mascella serrata. Quello era un grosso nodo della sua esistenza, una delle mille ferite aperte che aveva e non voleva assolutamente parlarne, ma Julie non aveva capito esattamente quello che gli stava facendo con le sue parole.
“Ma com’è possibile? Non sei neanche un po’ curioso di sapere chi sei e quali sono le tue radici? Non vuoi scoprire se hai fratelli o sorelle?” aggiunse, senza rendersi conto dell’espressione seria di lui, che ormai era tesissimo.
Li aveva cercati, in realtà. Un giorno, quando era ragazzino aveva deciso di voler scoprire almeno i loro nomi, e ci aveva messo molto poco. Aveva un dossier che conservava tra i pochi documenti importanti della sua vita, ma non aveva mai avuto il coraggio di leggerlo, perché temeva che lo avessero dato via perché semplicemente non lo volevano. Non disse nulla, la fissò soltanto, ma con sguardo molto addolorato, che colpì Julie. Era evidentemente un nervo scoperto della sua vita, e lei si pentì di aver aperto quella ferita, ma si chiedeva davvero che tipo di persona fosse Rami, e forse iniziava a capire che la cosa che più di tutte al mondo gli faceva paura era provare dei sentimenti.
Per quello, probabilmente aveva allontanato la sua amica, per il senso di colpa e l’affetto che provava per lei. Per quello allontanava lei, perché temeva di legarsi e probabilmente, si diceva Julie, per quello non aveva cercato i suoi genitori, per non provare dolore.
Rami rimase in silenzio, non disse nulla, ma abbassò lo sguardo e si allontanò un po’ da lei, quando Julie aggiunse “…e davvero secondo te vale la pena di vivere così? Proteggendosi da qualsiasi sentimento, positivo o negativo che sia?”
“Non mi sembra che mi stia proteggendo così tanto considerato quello che ti ho detto…” le rispose, estremamente risentito e duro, senza guardarla e lei scosse solo la testa e sussurrò piano “non si può giocare sempre in difesa, a volte bisogna rischiare…” facendolo sospirare. Per un attimo si fissarono soltanto, ma poi le lacrime di Lory li interruppe e Julie scomparve in camera da letto per un po’, lasciandolo da solo con i suoi pensieri.
Nota:
Ciao a tutti! Scusate per l'assenza. Allora spero tutti voi stiate bene e che vi sia piaciuto questo capitolo pieno di emozioni e sentimenti. Vi anticipo che il prossimo è un tantino più emotivo. Fatemi sapere, un abbraccio

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Rami ***


Capitolo: Rami
“A me non piace essere così, comunque…” le disse a bruciapelo, quando Julie uscì dalla stanza da letto e lei si strinse solo nelle spalle, perché aveva avuto tempo di riflettere sul suo comportamento, e si era resa conto di essere stata eccessiva.
“…solo che lo sono. Sono un casino e credimi vorrei soltanto essere migliore, mi piacerebbe un sacco riuscire ad avere il controllo della mia testa, di tutte le mie paure e fissazioni, ma è molto più difficile di quanto possa sembrare. E per quanto lo desideri, non so come essere diverso…” concluse afflitto e Julie capì di averlo ferito, di essere stata supponente e di aver giudicato, cosa che odiava più di tutte.
“Hey…scusa…” provò a dire piano, avvicinandosi tantissimo a lui. Voleva fargli capire che non era un problema, ma lui aggiunse fissandola piano “So che per una persona come te, è assurdo che esista qualcuno che ha paura della gente, che vive solo con i gatti e che deve essere particolarmente patetico il fatto che io non voglia sapere chi sono i miei genitori ai tuoi occhi…”
“Non è così, stavo solo provando a capire…non prenderla così male, per favore…”sussurrò lei pianissimo abbracciandolo e Rami sospirò. Aveva pensato molto a quello che aveva da dirle, così con il cuore in gola aggiunse “Sto cercando di farti capire che tutto questo…non so cosa sia, onestamente, ma diciamo affetto tra noi, è un tentativo per me di essere diverso. Non l’ho scelto, mi è capitato, ma ci sto davvero provando a fidarmi e non hai idea di quanto possa essere complicato perché possiamo essere d’accordo sul fatto che razionalmente sia un azzardo?”
Julie sorrise allora e annuì, sussurrando piano “è che io non sono assolutamente razionale, ma mi piaci esattamente così, anche con le tue fragilità…” e in quel momento Rami l’afferrò e stringendola al petto iniziò a baciarla con molto trasporto.
 “Non lo so cosa mi succede quando ci sei tu, soprattutto quando sei così vicina…” sussurrò, con le labbra sulle sue e Julie si sentì letteralmente il cuore in gola.
“…so solo che ti voglio con me, perché sembri essere in grado di risolvere tutti i miei problemi, non mi giudichi mai, perché mi fai ridere e perché sei bella da morire e dolce…” concluse, un attimo prima di perdersi con lei in un bacio molto travolgente.
“Lasciati andare, allora…” gli sussurrò pianissimo, sbottonandogli la camicia. Erano letteralmente incollati l’uno agli occhi dell’altra, morti di desiderio.
“Credi davvero che non lo stia facendo?”
Chiese, ormai quasi incapace di formulare un ragionamento sensato, perché le mani di Julie sul suo petto lo stavano facendo letteralmente sciogliere.
“Non avere paura di me, non ti farò del male…” aggiunse, baciandogli il collo e Rami pensò che stesse davvero per perdere il controllo, ma sussurrò appena “lo so…”accarezzandole il viso.
“L’unica cosa che desidero in questo momento, è poterti avere dentro di me John…” Julie si interruppe, perché le era venuto spontaneo chiamarlo per nome, e aveva per un attimo dimenticato che quello non era il suo vero nome.
“Rami…” sussurrò, completamente sconvolto, prima di travolgerla in un bacio fortissimo.
“Il tuo…” chiese incredula allontanandolo per un attimo, e Rami sospirando annuì e disse piano “…è il mio nome, già…” facendola sorridere in modo bellissimo e bisbigliare appena “grazie”.
Rami sorrise per un attimo, troppo sconvolto dalle mille emozioni che lo agitavano per realizzare il senso di quella parola detta da Julie, che si era commossa per quel gesto e adesso lo fissava con enormi occhioni di pianto.
“Devo essere diventato completamente pazzo, e sicuramente non ci dormirò per un mese…” aggiunse con un sorriso, e in quel momento Julie lo fissò con sguardo preoccupato, ma lui stringendosi nelle spalle concluse piano “…ma per te ne vale la pena e mi fido Julie, come non ho mai fatto in vita mia…” e le asciugò le lacrime sulla guancia.
“…e poi voglio davvero che tu sia l’unica persona al mondo a sapere tutto di me…” concluse, totalmente sottosopra.
“Mi hai fatto un enorme regalo…” sussurrò lei pianissimo, ancora molto emozionata, ma lui sospirando rispose “ti ho messo in pericolo, se proprio vuoi saperlo. Però ti giuro che sarai al sicuro, che mi occuperò sempre della tua sicurezza, anche quando sarò andato via. E sono particolarmente bravo in queste cose, quindi non avere paura.”
“…e non esiste possibilità che tu rimanga?” chiese emozionata, e lui si strinse nelle spalle e rispose piano “se ragionassi razionalmente direi di no, ma stando accanto a te non so più nemmeno cosa sia la razionalità, quindi chissà…”
“Finchè vorrai restare, giuro che mi prenderò sempre cura di te…” sussurrò pianissimo accarezzandogli i capelli e Rami sorrise e annuì, perché sapeva che lo avrebbe fatto, perché era parte di lei.
“…e che faremo un sacco di sesso fantastico, Rami…” concluse, per provocarlo e riprese a baciarlo con molta passione, cercando di spogliarlo.
“Dì ancora il mio nome, per favore…” le chiese pianissimo, tremando, perché la mano di Julie ormai si era fatta strada sul suo corpo e lo stava facendo impazzire.
“Rami…” sussurrò lei piano, con la sua erre alla francese, e lui si sentì morire, ma in quel momento il telefono di lei cominciò a suonare, svegliando Lory. Julie alzò gli occhi al cielo e imprecò contro il chiamante, ma poi sorrise e chiese a Rami di occuparsi della piccola, mentre diceva piano il francese “Oh Théo…” e una serie di altre parole che lui non capì.
Rami recuperò Lory, che però era molto nervosa per essere stata svegliata dal suo solito sonnellino pomeridiano, e per un po’ gli diede filo da torcere, fino a quando la sua biondina rientrò recuperando quella piccola peste urlante.
“Scusa se te l’ho lasciata, ma la persona che mi ha chiamato non deve sapere che ho una figlia, almeno per adesso, oppure potrebbe prenderla molto male…” spiegò, tranquillizzando la bambina, ma confondendolo.
Nota:
Allora! Spero che questo sia stato un capitolo di super sorprese per voi! Vi avevo promesso che sarebbe stato molto emotivo quindi...che ne pensate? Siete curiosi di scoprire chi era la persona a telefono con Julie? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: pezzi ***


Capitolo: pezzi
Rami per un attimo fu letteralmente soffocato dalla gelosia, e mille sue insicurezze iniziarono a parlargli all’orecchio. Durò poco, però, perché Julie aggiunse piano “…i suoi terapisti ci stanno lavorando con lui, ma Théo non è bravo a gestire i cambiamenti e scoprire che la persona a cui è più legato al mondo ha una priorità diversa ora, che non è concentrata totalmente su di lui,potrebbe mandarlo davvero in crisi. Ed è questa la ragione per cui sono stata costretta ad andare via di casa…”
Rami non disse una parola, ma era estremamente curioso, e lei lo notò, così decise di spiegarsi.
 “Théodore è mio fratello maggiore, anche se è il piccolo della nostra famiglia. E’ nato con tantissimi problemi, perciò tutta la nostra vita ha sempre ruotato intorno a lui e alle sue necessità. E’ molto intelligente, e anche bello, ma ha grossi problemi…”spiegò dolcemente, e Rami le sorrise con tutta la tenerezza che poteva concepire.
“Anche lui impazzisce se metti in disordine le sue cose, al punto tale da prendere a pugni chiunque sposti qualunque cosa senza chiedere prima il suo parere. E non ama molto la gente, perciò quando usciamo a fare la spesa poi dobbiamo stare almeno una mezz’ora sotto la scrivania insieme, tenendoci la mano, e leggere storie di dinosauri perché lo tranquillizza…” spiegò, vagamente in imbarazzo, e Rami riuscì soltanto a pensare che questo fosse il motivo per cui lei aveva gestito così bene le sue paranoie. Evidentemente doveva esserci abituata.
“…dice sempre tutto quello che pensa, bello o brutto che sia. Mi dice sempre che sono una cattiva sorella a mancare tanto. Insomma, ha tanti problemi…” concluse, ma Rami le sorrise soltanto e le prese la mano.
“…quando sono iniziati i pettegolezzi su di me e il padre di Lory, Théo si è messo nei guai. Ha picchiato un idiota al supermercato che stava sparlando di me, e i suoi genitori ci hanno denunciato…” spiegò, imbarazzata. Rami le lesse in viso il senso di colpa, e pensò di doverle dire che non era colpa sua, quando lei aggiunse “…perciò quando i miei hanno scoperto che ero incinta, mi hanno immediatamente allontanata. Thèo mi adora, mi ha sempre protetto, a modo suo, ma bisogna rispettare le sue necessità e i suoi tempi…”
“Anche a costo di abbandonare Julie da sola dall’altro capo del mondo incinta?” ribattè rigido, perché quell’atteggiamento dei genitori di lei gli era parso veramente crudele, ma Julie si strinse nelle spalle e rispose un po’ triste “Julie sapeva quello che faceva, poteva benissimo starci attenta. Théo non sa mai quello che fa, poverino, e va protetto…”
“Non è giusto…”
“Non è esattamente così, ma capisco che tu non riesca a capirlo…” rispose serena, e per un attimo rimasero senza parlare. Rami, però, era estremamente perplesso.
“Anche io da bambina non riuscivo a capirlo, non sempre, almeno. Mi sentivo sempre dire di dovermi comportare in modo responsabile, di fare l’adulta, quando a mio fratello apparentemente era concesso sempre tutto. Ci ho sofferto tanto, perché le attenzioni erano sempre per lui, qualunque cosa io facessi, ma poi sono cresciuta e ho capito che i miei genitori stavano solo cercando di gestire al meglio una situazione estremamente complicata…”
“E quindi neanche tu sei stata amata?” le chiese, con infinita dolcezza, ma Julie si strinse nelle spalle. Sì, da bambina spesso si era sentita la numero due, quella che veniva sempre dopo i bisogni e le necessità di suo fratello, ma poi era cresciuta.
“…ed è per questo che hai tutti questi problemi con gli uomini, allora…” concluse Rami, che finalmente era riuscito a capire da dove derivasse questa profonda insicurezza di Julie, ma lei ridacchiando minimizzò e spiegò che aveva solo pessimi gusti, cercando disperatamente di cambiare argomento.
“E quindi è per questo che tu sei così?” le chiese, fissandola con sguardo molto dolce.
“Pazza? Scriteriata? Un po’ puttana, anche?” rispose, cercando di ironizzare, ma palesemente a disagio. Era evidente che provasse dei forti sensi di colpa per quella situazione, che fosse un suo nervo scoperto, ma Rami le sollevò il mento con due dita e sussurrò piano “straordinaria…” facendola rabbrividire.
“Generosa, coraggiosa, comprensiva, decisa, buona e dolcissima…” aggiunse, e lei pensò di riprendere le loro coccole, ma con Lory sveglia non era fattibile.
 “Per questo non giudico le persone da quello che fa loro paura, o che le manda in paranoia, già…” concluse dolce e Rami sussurrò piano “grazie…” facendola impazzire.
Trascorsero la loro ultima sera insieme a giocare con Lory, Han e Leia, ma Rami aveva un’altra cosa importante da dire a Julie, così mentre lei era distratta confessò di avere il dossier sui suoi genitori, lasciandola per un attimo senza parole.
“E’ che non ho il coraggio di leggerlo, perché onestamente mi farebbe male sapere che mi hanno gettato come immondizia e sono andati avanti con la loro vita senza mai provare rimorso o rimpianto per me. Però un giorno, se sarò abbastanza forte e stabile scoprirò chi sono loro, ma onestamente non credo che questo possa aiutare a definire chi sono io…” le spiegò piano e Julie sorrise, anche se non era esattamente d’accordo, ma poi Rami fece l’esempio giusto.
“Insomma supponiamo che il padre di Lory decida di non volerci avere a che fare mai, e che lei cresca solo con te, credi davvero che sia fondamentale per lei conoscerlo? Che lui possa definire chi lei sia come adulta, pur non avendolo mai conosciuto?”
Julie accarezzò i riccioli della sua bambina, e assunse un’espressione strana, molto malinconica. Onestamente non voleva che lui avesse a che fare con sua figlia, per questo dopo avergli detto che era nata, senza ricevere una risposta, aveva chiuso ogni comunicazione, ma quella sua scelta era fonte di enormi sensi di colpa.
“Le mancherà sempre un pezzo, Rami, e io non mi perdonerò mai per questo. Per averla messa al mondo senza un padre…” confessò. Non lo aveva mai detto ad alta voce e le fece un effetto molto forte sentire quelle parole che le affollavano di tanto in tanto la mente nelle notti senza sonno.
“Ha una madre favolosa, che le darà tutto quello che le serve. Avrà ogni pezzo di cui ha bisogno, Julie. Le persone non devono per forza avere due genitori per essere sani e completi, e tu basti fidati…”spiegò molto sicuro, ma Julie scosse solo la testa.
“…e poi magari un giorno troverai qualcuno che ti amerà tanto da amare anche lei, e avrai finalmente la famiglia che sogni…” concluse incoraggiante e Julie sorrise, scuotendo solo la testa.
Decisero di non affrontare più argomenti tristi per quella sera, ma Julie non voleva lasciarlo dormire sul divano, quindi decisero di dormire insieme, ma Lory non aveva voglia di addormentarsi, così non riuscirono ad avere un minuto di privacy. Eppure Rami si sentì bene come mai prima comunque, perché prima di chiudere gli occhi sentì Julie dire “Rami sono felice che sei qui con me…”
Nota:
Ciao a tutti, eccomi qua, spero con un capitolo sorprendente. Nessuno di voi si era chiesto da dove nascesse questo atteggiamento così rassicurante e materno di Julie? Vi è piaciuto scoprire anche le sue fragilità, oltre a quelle di Rami? Fatemi sapere! Nel frattempo vi lascio anche il link della storia a cui sto lavorando in parallelo a questa https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3991440&i=1
Il genere è molto diverso, ma se vi va andate a vederla. Vi aspetto!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: pizza e sentimenti ***


Capitolo: pizza e sentimenti
Rami la guardò riposare per ore, e non riuscì a prendere sonno facilmente. La sua solita insonnia, però, questa volta non c’entrava nulla. Era troppo bella addormentata accanto a lui, e sembrava anche felice dal sorriso che aveva sulle labbra, e Rami desiderò più di ogni altra cosa al mondo tenerla sempre vicina, sempre così. Quando Lory svegliò Julie, il nostro amico fece finta di dormire e si girò dall’altra parte, perché si sentiva davvero troppo patetico a restare a fissarla così, ignorando il sorriso di lei, che invece sapeva tutto e ne era molto felice.
Fu una notte complessa per il povero Rami, che finalmente realizzava quanto fosse tremendamente solitaria la sua vita, e si rendeva conto che avrebbe sentito la mancanza di Julie in modo molto forte, ma allo stesso tempo cercava informazioni su come fare a tenere alto l’interesse di lei. Il giorno dopo entrambi erano un po’ tristi all’idea di separarsi, ma anche abbastanza stanchi. Rami le chiese di tornare comunque da lui dopo il lavoro, per portare insieme le sue cose a casa sua, ma la verità era che voleva una scusa per poterla vedere ancora. Non era bravo con i contatti umani, lo sapete, quindi immaginate quanta paura gli facesse l’idea di doverla corteggiare. Temeva di sbagliare le tempistiche, di scriverle troppo presto o troppo tardi e di giocarsi per sempre l’interesse di lei, sembrando un pazzo stalker o uno stronzo menefreghista. Aveva cercato online, e aveva scritto sulla sua bacheca alle quattro di notte, ricevendo informazioni talvolta contrastanti. Alcuni dicevano che doveva scriverle dopo tre giorni, altri dopo una settimana, e c’erano persino degli estremisti che suggerivano di non scrivere affatto, ma di aspettare che fosse lei a farsi viva. Rami aveva scartato immediatamente quell’ipotesi, perché non riusciva neanche a pensare di non scriverle più. Si sentiva troppo intimamente connesso a lei, per non sentirla per giorni. E poi, onestamente, gli sembrava troppo bello il feeling che avevano per dover seguire delle stupide regole, ma sembrava che tutti facessero così, e questo lo confuse.
 Julie accettò di tornare a casa di Rami dopo il lavoro, perché le era chiaro che fosse una scusa per vedersi. Sospettava che il suo bel vicino non sapesse bene come approcciarsi a lei a distanza, perciò si disse che probabilmente doveva spiegargli che bastava un messaggio per vedersi, perché magari la sua poca esperienza non gli permetteva di capire come funzionassero i rapporti e si ripromise di parlargliene al ritorno.
Il povero Rami, invece, rimase sovrappensiero per tutto il giorno, e più di una volta si ritrovò a guardare dalla finestra proprio l’appartamento di Julie, sperando e desiderando che qualcuno facesse qualcosa che le impedisse di andarsene. Voleva ancora averla a casa, e non era pronto a salutarla, perciò quando gli scrisse che stava arrivando si sentì totalmente in crisi. Era una cosa oggettivamente stupida, e Rami lo sapeva perché sempre sulla sua preziosa bacheca anonima tutti lo avevano preso in giro e insultato, ma lui era davvero triste all’idea di non averla vicino e non sapeva come fare.
Julie arrivò con un sorriso e Lory, tra le braccia, che emise un sacco di gridolini felici nel rivederlo. Rami aveva il cuore in gola, ma le parole degli utenti anonimi gli tornarono alla mente, perciò cercò il più possibile di stare tranquillo e di mostrarsi sicuro. Non ci riuscì benissimo, ma Julie fu distratta da quanto bello fosse con il suo dolcevita e non ci badò più di tanto. Le chiese di controllare se avesse dimenticato qualcosa, ma lei con un sorriso spiegò che sarebbe soltanto stata una scusa in più per vedersi, facendogli letteralmente accendere una lampadina. Rami ricambiò il sorriso e le prese la culletta di Lory, uscendo senza dire molto, mentre lei salutava Han e Leia con un paio di carezze.
A nessuno dei due piacque entrare in quell’appartamento, e Julie capì che forse non sarebbe stata una cattiva idea provare a rimandare di un po’ quel rientro, così disse piano “però fa ancora freddo, magari avranno tenuto aperto per fare i lavori e la casa è gelata…”
Per un secondo Rami pensò che non si sentisse bene, perché la temperatura non gli sembrava male, ma quando la fissò negli occhi capì, e le disse serio “assolutamente gelida. Che dici, torniamo da me e ci facciamo una pizza?” facendola sorridere ed esultare, come una bambina.
Entrambi felici da morire, si coccolarono sul divano guardando un film, e parlando della loro giornata e del dottore che Rami aveva preso per Thalia, e di mille altre cose. Rami giocò un sacco con Lory e solo molto dopo riuscì a dire piano a Julie “…ascolta, potrò chiamarti quando sarai andata via?” facendola sorridere.
“dovrai chiamarmi Rami, perché onestamente me lo aspetto dopo tutto quello che ci siamo detti e ci resterei male se non lo facessi. Mi farei diecimila domande su cosa ho sbagliato per farti allontanare…” spiegò, con due enormi occhi languidi. Era stata dolce, ma anche un po’ insicura e indifesa, perciò Rami capì che aveva qualche dubbio su di lui e la tirò immediatamente contro il suo petto e le sussurrò piano “ E' una gran fortuna che tu abbia detto così, perchè Julie... voglio sentirti e vederti il più possibile...” facendola sorridere.
“E’ solo che se ti dico che voglio tenerti vicino, a quanto pare, sembro uno con dei problemi mentali, per questo non te lo avevo detto…” concluse, un po’ agitato per tutta quella sincerità, ma Julie sorridendo si avvicinò molto a lui e gli diede un bellissimo bacio.
“Anche io voglio stare vicino a te…”bisbigliò con un filo di fiato, e il cuore di Rami si fermò letteralmente, mentre lei gli apriva i bottoncini della camicia. Julie cominciò a baciargli il collo, e Rami rabbrividì totalmente, facendola sorridere.
“Non mi va di perdere quello che abbiamo raggiunto adesso…” concluse, fissandolo con uno sguardo molto intenso. Julie si riferiva al rapporto fisico tra loro, era evidente, e Rami annuì soltanto.
“…però se tu vuoi andarci piano per non sembrare un pazzo…” aggiunse, sfiorando con due dita il suo petto nudo. Voleva che fosse lui a desiderarla, che le cose si evolvessero spontaneamente come la sera prima, ma Rami la sorprese. La tirò ancora una volta contro il suo corpo, e con il cuore a mille prese a baciarla con moltissima passione. Si sentiva bruciare, ma la desiderava come non aveva mai voluto nulla nella sua vita, e non c’era più un motivo razionale per impedirgli di stare con lei, così sussurrò piano “voglio fare l’amore con te Julie, voglio sentire ogni parte del tuo corpo…” facendola sciogliere completamente.
  Rami non aveva la minima idea di cosa fosse quella necessità che stava provando, quel bisogno, simile alla fame e alla sete, di avere ogni cosa di lei, ma durante l’amore iniziò a sospettarlo. Adorava ogni cosa di lei, i suoi gesti, i suoi sospiri e il modo delicato con cui le sue mani lo toccavano. Impazzì per lei, totalmente, e finalmente dentro di lei iniziò a capire il significato della parola amore.
Julie, dal canto suo, sospettava ormai da un giorno almeno di essere innamorata di lui. Ci era caduta probabilmente su quel divano, quando avevano cominciato a parlare e confidarsi, e ne aveva la certezza da quando aveva sentito le parole di Thalia, che l’avevano spinta a mettere tutto in discussione. Quando poi Rami le aveva rivelato il suo nome, era stato onesto, Julie aveva capito che forse questa volta non si era innamorata di qualcuno che non la ricambiava, e durante l’amore ne ebbe la certezza. Rami era intenso, appassionato, ma anche estremamente coinvolto emotivamente. La fece sentire speciale, importante, e adorò ogni centimetro della sua pelle, notando ogni sua reazione.
Non riuscì a dirle una parola dopo aver finito, rimase letteralmente sopraffatto da tutte le emozioni che aveva provato con lei, e rimase soltanto a fissarla, con un sorriso splendido. Julie non capì esattamente cosa stava passandogli per la testa, e provò a chiedergli se fosse stato bene e Rami a quel punto scosse la testa ridendo, e rispose piano “non lo definirei esattamente ‘star bene’…” facendola rabbrividire per un secondo.
Julie tornò serissima, ma non ebbe il tempo di chiedere cosa volesse dire, perché lui aggiunse piano “… fare il bagno, mangiare cinese, giocare con i gatti, ordinare dei dolci e qualche altra cosa così mi fanno stare bene. Azioni banali, che mi migliorano l’umore per un po’, ma che non sono poi così importanti e che dimentico dopo poco. Io e te Julie… quello che è successo, è uno tsunami di sensazioni positive. Mi ha completamente sconvolto e onestamente non credo che mi capiterà mai più di provare qualcosa di così bello…”
Julie sorrise, rabbrividendo, e lo strinse forte pensando di dover dire qualcosa anche lei, perché le era parso chiaro il richiamo ai sentimenti di lui, ma Rami aggiunse piano “…e se tu non fossi troppo stanca, e magari non ti dispiacesse, io vorrei riprovare…” facendola sorridere.
Julie salì sul suo corpo, e guardandolo negli occhi sussurrò piano “…mi piaci troppo Rami…”. Il nostro povero hacker, ormai si era troppo sciolto per poter parlare, così tremando sussurrò soltanto “sarebbe una enorme attenuazione della realtà se ti dicessi che mi piaci…” ma Julie non capì. Solo molto dopo, quando era accoccolata sul suo petto e lui le stava accarezzando i capelli per farla addormentare, provò a chiedere il senso di quella frase, ma Rami non disse nulla, e la fissò soltanto con un bellissimo sorriso.
Nota:
Ciao a tutti, perdonate questa mia assenza sporadica, ma devo essere onesta: l'introduzione di Théo ha mandato in crisi il mio finale originale, quindi ho dovuto pensare un attimo a come sistemarlo e oggi ho avuto l'illuminazione. Allora vi ho fatto penare, ma ce l'abbiamo fatta! Siete contenti per questi due? Devo dire che trovo il povero Rami terribilmente tenero, preso da tutti i suoi dubbi sugli appuntamenti, voi che ne pensate? A presto!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: una coppia ***


Capitolo: una coppia
“Dormi…” gli sussurrò pianissimo Julie con voce impastata, ma Rami non sarebbe riuscito a farlo neanche volendo. Non aveva voluto spiegarle il senso della sua frase, e lei non aveva insistito più di tanto, perché le era chiaro che fosse una grossa dichiarazione.
“Dormi tu, io ho tutt’altro per la testa…” le rispose, accarezzandole pianissimo la schiena e Julie sorrise con gli occhi chiusi. Non riusciva a smettere di sorriderle, e a chiedersi quanto esattamente fosse bella, e ora voleva soltanto starsene a guardarla dormire, accarezzandole magari i capelli.
“Tutto questo romanticismo non tiene conto del fatto che io sono una madre, lo sai vero?” aggiunse piano, per prenderlo un po’ in giro, ma Rami non capì e le sussurrò piano “Julie a me non crea nessun problema il fatto che ci sia Lory nella tua vita. La trovo dolce e mi piace molto vedervi insieme…”
“Non è questo che intendevo…” sussurrò lei piano, fissandolo con occhi molto stanchi, e Rami assunse un’espressione incuriosita, che la spinse a concludere “Se si sveglia Lory passerai un’intera notte in bianco, lo sai no?”
Lui sorrise dolcemente e sussurrò piano “ho dormito abbastanza in tutti questi anni, avere qualcuno che non mi fa dormire, non mi crea problemi, anzi mi rende felice. Tu dormi però…”
Julie si sciolse per le sue parole, e avrebbe voluto dire o fare qualcosa, ma era esausta, così poco dopo cedette al sonno mentre le mani di Rami l’accarezzavano piano.
La guardò per una notte intera, chiedendosi cosa esattamente fosse quel sentimento che lo faceva stare così bene. Era come se Julie avesse acceso una luce dentro di lui, un fuoco caldo, che gli permetteva di vedere per la prima volta le cose com’erano realmente. Scrisse ovviamente alla sua bacheca anonima, chiedendo conferma che quella sensazione potesse essere amore, e ovviamente ne ricavò risposte contrastanti, ma un certo MAXY87 gli scrisse le parole che più di tutte influenzarono la vita di Rami nei mesi seguenti ossia “amico a che serve mettere etichette a questa cosa? Può essere amore, infatuazione, affetto, sesso o qualsiasi cosa, ma finché funziona, vivitela al massimo”.
Era un buon consiglio, anche particolarmente saggio per venire dal frequentatore di una bacheca anonima, e Rami ne fece tesoro. Decise che avrebbe dovuto prendersi cura di lei, così alle sei si alzò per prepararle la colazione. Cercò di essere silenzioso il più possibile, ma uscendo svegliò Lory e questo lo fece imprecare.
Julie per la prima volta negli ultimi mesi si svegliò con un sorriso e lo cercò con la mano. Non si fece troppe domande sulla sua assenza, ma si occupò di Lory con più dolcezza del solito, e solo dopo un po’ iniziò a chiedersi dove fosse, ma difficilmente avrebbe potuto smettere di sorridere. Rami le aveva dato tutto ciò che lei aveva sempre sognato, ma nessuno aveva mai osato darle. Era evidente che ci avesse messo il cuore in quei rapporti con lei, e si erano giurati mille cose, senza mai parlare. Era stato amore, era evidente, e Julie sapeva che Rami poteva essere in grado di dare così tanto a qualcuno, ne era certa, anche se lui si era sempre protetto. Si disse che probabilmente avrebbe dovuto tranquillizzarlo sui suoi sentimenti, così provò a cercarlo, e lo trovò in cucina ad accarezzare i suoi due gatti mentre giocava con i suoi gatti, che miagolavano disperatamente in cerca di cibo.
Julie sorrise nel vederlo, perché era veramente felice, e la luce lo abbracciava in modo bellissimo, facendolo sembrare quasi una stella di Broadway illuminata dai riflettori. Rami si sorprese tantissimo trovandosela di spalle, e un po’ gli dispiacque che aveva rovinato la sua sorpresa, ma era dolce quando allattava Lory e quella mattina gli parve incredibilmente più bella.
“Torna a letto, arrivo…” le sussurrò, dopo averle dato un bacio molto frettoloso, e Julie obbedì senza troppe storie, perché non le parve particolarmente agitato. Rami le portò una colazione fantastica, e si coccolarono per un po’ a letto, ma poi lei fu costretta a uscire e sussurrò solo “a dopo amore…” facendolo totalmente sciogliere.
Nulla di tutto quello che era successo era saggio, e Rami lo sapeva benissimo, ma quella mattina, nel pieno di una riunione strategica per il controllo delle risorse dell’Asia, non riuscì a smettere di pensare a lei, e questo gli fece venire la pelle d’oca. Voleva scriverle qualcosa, chiederle se aveva tempo o voglia di vederlo quella sera, ma ogni volta scriveva e cancellava. Non era molto a suo agio con quello che aveva da dirle perché, come aveva previsto Julie, ovviamente temeva che lei lo rifiutasse. Allo stesso tempo, però, si diceva che se davvero lei si aspettava che lui facesse una mossa, come aveva detto, non poteva non dirle nulla. Così rimase a rimuginare per un po’ su cosa dirle, ma poi la riunione richiese la sua attenzione per un po’, e dovette provare a concentrarsi. Quando poi si accorse che lei gli aveva inviato un messaggio, si sciolse letteralmente.
Julie dava per scontato che il loro rapporto fosse iniziato quella notte, quindi gli aveva scritto chiedendogli cosa volesse mangiare per cena, e Rami sorrise, realizzando che per lei era tutto molto semplice e diretto, che probabilmente non si era fatta nessuna paranoia. Le scrisse che ci avrebbe pensato lui, che voleva che lei si rilassasse, e Julie inviò una serie di emoticon con i cuoricini che lui non conosceva. Aveva avuto una giornata pesante a lavoro, quindi un po’ di affetto era quello che ci voleva.
Rami finì i suoi impegni di lavoro, e poi corse a prepararsi per lei. Si accorciò la barba, sistemò i capelli, e organizzò tutto nel migliore dei modi, e quando Julie lo raggiunse non potè fare a meno di pensare che era molto bello, ma la verità era che Rami era incredibilmente raggiante, perché lei era lì, e nel pieno di un abbraccio le sussurrò piano “Grazie Julie per aver trovato il tempo per stare ancora con me…” facendola soltanto sorridere.
“Hey ma che significa questa cosa così formale?” chiese, più divertita che seria, sciogliendosi dal suo abbraccio, e Rami la fissò confuso perché non pensava di aver detto qualcosa di strano.
“Credevo che quello che è successo ieri significasse qualcosa per te, no?” aggiunse, fissandolo con molta dolcezza e Rami si agitò un sacco e le disse solo “è ovvio!” facendola ridere.
“Ecco, allora se è iniziato qualcosa ieri notte, non devi ringraziarmi per il tempo che ti dedico, perché se potessi te ne dedicherei anche di più…” concluse, avvinghiandosi al suo collo e Rami sorrise in modo splendido, un attimo prima di baciarla intensamente.
Julie lo coccolò un po’in attesa della cena, chiese della sua giornata e poi crollò letteralmente sul divano, raccontandogli delle follie che la vecchietta aveva preteso da lei quel giorno.
“Ho spostato quattro volte la credenza, e ogni volta me la faceva svuotare e riempire di nuovo, una cosa atroce. E’ una sadica quella donna!” gli aveva detto, esausta e Rami le aveva solo massaggiato i piedi e le aveva sussurrato che poteva anche lasciare il lavoro se voleva, e cercarne uno un po’ meno odioso.
“Non sei più sola ormai, lo sai. Non ho nessun problema a occuparmi di te e Lory per un po’…” concluse sereno, ma Julie scosse la testa e sussurrò piano “non ti voglio per i tuoi soldi…”
“Ma io non…” provò a dirle agitato, ma lei aggiunse fissandolo intensamente “…ma per il tuo corpo…” facendolo ridere forte.
“…e se poi ci fosse anche un pezzo di cuore, non mi dispiacerebbe…” concluse e Rami fissandola sussurrò piano “direi che ce n’è abbastanza…” facendola sorridere.
Nota:
Ciao a tutti, scusate per l'assenza ma questo periodo credo sia un po' incasinato per tutti. Allora che ne pensate di questi due innamorati? Vi piace questo nuovo lato di Rami o lo trovate stucchevole? Vi aspetto

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: piani per il futuro ***


Capitolo: piani per il futuro
Nei giorni successivi i nostri due dolcissimi innamorati si scambiarono tantissime attenzioni. Julie cucinò sempre per lui, e Rami passò le sue giornate ad aspettare quelle due biondine che lo facevano sorridere come mai nessuno. Julie lo convinse persino a decorare casa sua per il Natale, e lui lo fece solo per lei e per la piccola, perché non lo aveva mai celebrato e non aveva nessun valore per lui quel rito, ma Lory sembrava innamorata delle luci e la sua amata sembrava tenerci tanto, e l’unica cosa che voleva nella vita era vederla sorridere.
Avevano costantemente bisogno l’uno dell’altra, per cui a pochi giorni dall’inizio di quella relazione, ormai vedersi a casa di Rami la sera e dormire insieme era diventata una consuetudine. Julie aveva le sue cose e quelle di Lory in giro per casa di lui e Rami ormai si era perfettamente abituato a vivere con loro, imparando un po’ tutti i loro riti. Sapeva ormai che se tardava di un’ora la nanna Lory faceva i capricci e che Julie doveva accarezzarla e parlarle molto piano per una mezz’ora per riuscire a calmarla e farla addormentare. Sapeva che Julie amava le carezze alla schiena prima di dormire, che adorava i baci e le piacevano i morsetti sul collo, per cui ormai aveva imparato come farla felice. Si era annotato che entrambe le signore non amavano il pesce, e tutta una serie di altre piccole cose, per non sbagliare più con la cena.  Aveva persino imparato come fare il bucato per la piccola francesina, dato che la madre voleva sempre che fosse fatto separatamente rispetto a quello dei suoi abiti, e con un disinfettante, per essere sicura che i germi esterni non contaminassero i vestiti della piccola.
“Hai anche tu le tue fissazioni, eh?” le chiese Rami con un sorriso molto tenero, ma Julie rispose che non si trattava di ossessioni, ma di semplici regole igieniche di base, facendogli scuotere la testa. Lory era la cosa più preziosa per lei, e Julie cercava di proteggerla da qualsiasi cosa: cucinava per lei pappine e omogeneizzati, solo perché non voleva che mangiasse conservanti, spendeva cifre enormi nella sua acqua e nella sua frutta, perché voleva darle i prodotti migliori, rinunciando a qualsiasi cosa per se stessa.
Rami rispettava le attenzioni di Julie per sua figlia, e cercava sempre di occuparsi anche della mamma, facendole trovare la spesa e persino qualche regalo. Il guardaroba di Julie, infatti era particolarmente ridotto, così Rami iniziò a fare shopping per lei, facendole trovare piccoli doni sotto l’albero, che dovevano essere aperti prima di Natale.
“Non devi, davvero…” gli disse con occhi molto teneri, al quarto giorno di regali, ma Rami scosse la testa e rispose piano “non esiste solo Lory, e qualcuno dovrà pure occuparsi di Julie, no?” facendola sorridere e beccandosi un dolcissimo abbraccio.
La presenza di quel ragazzo dolce e affettuoso, fu fondamentale per Julie in quel periodo, perché stava davvero avendo dei problemi. La donna a cui faceva da badante era una simpatica razzista tedesca, che la trattava sempre malissimo, in nome di vecchie ruggini con la Francia. Julie impazziva per starle dietro, ma quel donnone di ottant’anni era particolarmente energico, e la vecchiaia insieme alla demenza l’avevano resa particolarmente irascibile, quindi più volte le aveva messo le mani addosso. La spingeva per terra spesso, quando non voleva essere pettinata o vestita con i vestiti che aveva scelto Julie, le lanciava contro oggetti durante i suoi capricci, e la torturava in mille modi diversi.
 Julie detestava quel lavoro, ma era ben pagato e aveva anche una serie di benefit che le facevano comodo. Era come se quelle ore di lavoro le prosciugassero totalmente ogni energia, e tornava sempre esausta a casa, ma poi vedere Rami e Lory le tirava sempre su il morale, e le permetteva di ricaricarsi.
Dopo qualche settimana dall’inizio della loro relazione, a due giorni da Natale rientrò da lavoro in ritardo, zoppicando leggermente e davvero in mille pezzi, e trovò Lory totalmente sporca di pappa, ma con un sorriso splendido. Rami mortificatissimo si scusò, perché sapeva che Julie detestava vederla sporca, ma non aveva finito la merenda e quindi non l’aveva lavata, ma lei sorrise soltanto e sussurrò piano al suo orecchio “sei la cosa migliore che potesse capitarmi…” facendolo sorridere.
Quella sera per la prima volta, Julie si abbandonò allo sconforto tra le braccia di Rami, che aveva notato immediatamente i suoi problemi fisici. La vecchia signora Marren l’aveva spinta per terra, e la gamba le faceva male, così Rami le tolse i jeans e notò che aveva un enorme livido. Si infuriò letteralmente per quella cosa, e mentre recuperava del ghiaccio le disse rigidissimo “devi cambiare lavoro, assolutamente. Molla questa tizia e cerca una cosa che ti piaccia di più!”
“Amore, mi serve un lavoro per vivere…” gli spiegò, un po’ dolorante, ma Rami scosse la testa e le rispose ancora una volta che poteva pensarci lui.
“Amore, davvero, apprezzo il tuo atteggiamento così premuroso, ma non lavorare mi creerebbe mille problemi, anche per Lory. Come farei con la sua assicurazione sanitaria? Devo ancora farle vari vaccini, e se poi non stesse bene…” provò a spiegargli agitata e Rami capì: Julie non aveva ancora realizzato a pieno, quanto fosse agiata la sua situazione. Pensò che fosse il caso di spiegarglielo, ma poi comprese che non avrebbe minimamente cambiato le cose, così le disse piano “ok, allora non licenziarti ora, ma cerchiamo un lavoro che possa piacerti di più e poi molla tutto…” facendola sorridere.
“Tu vuoi cucinare, no? Possiamo cercare qualcosa su quel genere…” aggiunse, mentre spostava il ghiaccio lungo la gamba per ridurre l’ematoma, ma Julie scosse solo la testa un po’ in imbarazzo. Rami non aveva mai visto quella sua espressione, e ne rimase particolarmente colpito, ma lei spiegò pianissimo che non aveva nessun titolo, quindi nessuno l’avrebbe assunta, perché non aveva finito la scuola.
“Non mi pare un grosso problema, eh…”sentenziò, cercando di essere rassicurante. Vedete, Rami ci avrebbe messo meno di quindici minuti a farle avere un diploma, con il massimo dei voti anche, e a convertirlo anche in tedesco, per farle avere un lavoro, ma quando glielo disse, lei inorridì quasi.
“Non è così che voglio farlo, ma sei gentile…” spiegò, abbastanza agitata e lui si strinse nelle spalle perché gli pareva senza soluzione quella situazione. Non voleva essere aiutata da lui e tornare a scuola, non voleva che l’aiutasse con il diploma, sembrava realmente impossibile uscire dall’empasse in cui era sprofondata e liberarsi della vecchietta.
“Mi manca un anno, circa, quindi con sei mesi di scuola serale potrei riuscire a provare a prendere un diploma senza aiuti esterni…” spiegò, un pochino in imbarazzo, perché la questione di non aver finito la scuola la metteva a disagio, ma Rami non aveva minimamente capito cosa la rendesse così agitata e le disse serio “facciamo l’iscrizione, anche stasera se vuoi. Se ci tieni a prendere questo titolo, prendiamolo…”
“Lo farò, ma quando Lory è un po’ più grande. Spenderei tutto in tata, altrimenti…” aggiunse con un sorriso e Rami per l’ennesima volta pensò “smettila di farti questi problemi per quattro soldi” ma capì che offrirle aiuto economico non serviva, così le disse le parole giuste.
“Ok, posso tenere io Lory, la sera. Almeno questo?” concluse con fare serio e Julie sorrise in modo molto bello.
“Non devi per forza…” provò a dire, ma Rami scosse la testa e tirò fuori una cosa che stava tormentandolo da un po’. La fissò dritto negli occhi e disse piano “…la cosa migliore che possa fare è occuparmi di te e migliorare la tua vita nel tempo che ci è concesso insieme. Nessuno ha mai investito su di te Julie, e tu ormai sei talmente abituata ad essere messa in secondo piano, da non immaginare neanche che tu possa avere delle attenzioni, delle opportunità e delle cose belle…”
Per un attimo lei rimase senza parole, ma poi Rami concluse molto dispiaciuto “…e quindi voglio farlo io. Voglio investire, aiutarti a realizzare i tuoi sogni e a uscire da questa situazione, perché, onestamente, morirei se dovessi andarmene lasciandoti così, a vivere di lavoretti casuali, con gente che ti maltratta e tre paia di jeans nell’armadio…”
“E’ questo…” sussurrò Julie, un po’ senza fiato, come una persona a cui è appena stato dato un fortissimo cazzotto nella pancia e lui annuì soltanto, con gli occhi più tristi che lei avesse mai visto.
“Allora va bene, accetterò il tuo aiuto per la scuola serale…” sussurrò, asciugandosi una o due lacrime dagli angoli degli occhi, e Rami le baciò soltanto la fronte, stringendola più che poteva.
Nota:
Eccoci qua, è apparso il famoso scheletro del 'chissà quanto durerà?' voi che ne pensate? E' stato inopportuno Rami a tirare fuori questo argomento? Fatevi sentire. Vi anticipo che ho già scritto il capitolo successivo, quindi domani tenetevi pronti! A presto

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: sogni ***


Capitolo: sogni
Trascorsero insieme i giorni di Natale, e sembrarono davvero una piccola famiglia molto felice. Rami ormai stava imparando abbastanza bene a gestire Lory, che diventava sempre più grande e vivace, ma anche più tenera nei suoi confronti. Lo cercava, chiamava con acutissimi vocalizzi, gli dava piccole testate come i gatti e anche dei bellissimi baci sulla guancia. Rami aveva capito che quella piccola era identica a sua madre, anche nella dolcezza e nell’espansività, e stava sviluppando uno strano istinto di protezione nei suoi confronti. Più di una volta aveva parlato con Julie di suo padre, le aveva chiesto se si fosse mai fatto vivo, e ne aveva abbastanza paura. Temeva ovviamente che il senso di responsabilità di lei potesse portarla a metterlo da parte per ricostruire una famiglia con quell’uomo, e quando gli veniva quest’idea doveva riempirsi di ansiolitici, perché non respirava.
La sera di Natale, mentre Julie faceva una videochiamata in Francia a Théo, Rami rimase a giocare con la piccola, che all’improvviso si accoccolò sulla sua spalla, e poi si addormentò, facendogli letteralmente tremare il cuore per quella dolcezza.
Non aveva mai immaginato una donna e un bambino nel suo futuro, ma ormai faceva da papà a quella piccola biondina, era un dato di fatto, e malgrado tutte le ansie, quella situazione lo faceva sentire molto bene. La tenerezza aveva ormai invaso la sua vita, con il garbo di un carro armato, e Rami si chiedeva se sarebbe mai riuscito a vivere senza. Quando Julie riapparve, dopo la chiamata, e lo trovò a fissare Lory che dormiva sul suo petto, il cuore le si sciolse totalmente e per un attimo non riuscì a trattenere qualche lacrima, ma fortunatamente fu in grado di fare una foto, a cui sarebbe stata molto legata nel tempo.
“Sei molto dolce…” gli sussurrò, quando la guardò confuso e Rami scosse la testa e rispose piano “…e chi lo avrebbe mai detto?” facendola ridere.
Julie si avvicinò a lui, sedendosi sul bracciolo della poltrona, e Rami fece per passarle Lory, che però era totalmente abbandonata sul suo petto, per cui lei gli fece cenno di no sorridendo.
“non sei ancora scappato? Direi che è una grande prova di coraggio…” sussurrò piano, prendendolo in giro, e Rami le rispose solo “scappare dall’unica cosa che mi ha mai reso felice sarebbe una prova di stupidità, in realtà…” facendola sorridere.
Parlarono di tutto in quei pochi giorni di vacanza, e mano nella mano, Julie gli raccontò il suo sogno più grande, facendolo sorridere. Come ricorderete, Rami era abbastanza indifferente al Natale, e non riusciva bene a capire che fascino esercitasse su quella dolce biondina, e Julie glielo confessò proprio la sera di Natale, accoccolati insieme sul divano, mentre Lory dormiva.
“La mia nonna era di un piccolo paesino della Route des Vins, in Alsazia. Io non ci sono mai stata, ma sono cresciuta guardando le cartoline di quel posto, e sentendo i racconti di come fosse meraviglioso vivere in un posto in cui c’è il culto del Natale, ci sono negozietti a tema e le feste durano per cinque mesi l’anno. Ho sempre sognato di andarci…” gli raccontò rilassata sul suo petto e Rami sorrise, sussurrandole piano “…un giorno, magari ti ci porterò, se davvero lo vuoi così tanto…” facendola rabbrividire.
“A me piacerebbe vivere in un posto così, dove la gente è gentile e si sente sempre odore di vino caldo e cannella. Aprire una piccola pasticceria, magari, o un forno e crescere i miei figli immersi in quell’atmosfera. E’ sempre stato il mio sogno…” spiegò piano e Rami sorrise piano e accarezzandole la testa chiese “…i tuoi figli?”
Julie sorrise a sua volta, e spiegò che il suo sogno era avere almeno altri due bambini.
“…anche se probabilmente non ci riuscirò mai, perché poi dovrei essere in grado di mantenerli, e probabilmente non potrò permettermi mai tre figli…” concluse vaga, ma Rami rispose piano “beh ci potrebbe pensare il padre dei tuoi figli a mantenervi…”
“Oh assolutamente no!” rispose seria, mostrando ancora una volta quel suo orgoglio che l’aveva impressionata nei giorni precedenti, e Rami scosse la testa dicendole piano che quando due si amano e hanno dei bambini, il minimo che possano fare è fare dei piani comuni,  anche per il mantenimento.
“Io vorrei solo un uomo che mi possa amare, non mi importa di soldi o altro…” spiegò lei, perché la verità era che ovviamente Julie non aveva proprio ben capito che l’uomo a cui stava facendo le coccole era un multimilionario, e voleva fargli capire che lei badava ad altro.
“Amare qualcuno credo significhi anche realizzare i suoi sogni e i suoi piani per il futuro…” le spiegò, accarezzandola e Julie sorrise annuendo. Stava per dirgli che ovviamente non sempre si può ottenere tutto, quando Rami concluse dicendo
“…e allora farò ogni cosa per farti realizzare il tuo sogno, giuro…”
Julie rimase per un attimo senza fiato, perché era evidente che le avesse appena detto quali erano i suoi sentimenti, e fissandolo si accorse che la stava guardando con un fare molto insicuro, come per chiederle “sono andato troppo oltre?” ma non disse una parola e lei gli sorrise molto dolcemente.
“…quindi stai dicendo che non vorresti lasciarmi?” gli disse molto seria e Rami si strinse nelle spalle.
“Vorrei? Onestamente no. Vorrei qualsiasi cosa in questo momento, ma non questo…”
Lei si irrigidì moltissimo nel sentire quel discorso, perché sapeva che avevano i giorni contati, ma non voleva pensarci almeno a Natale, e poi Rami concluse con “…però magari esiste una possibilità che io finisca con te a vivere in questo piccolo villaggio del Natale…” facendola sorridere in modo stupendo.
“Esiste?” chiese seria, e Rami sospirò e si strinse nelle spalle, perché nulla gli aveva mai fatto così male in vita sua, come l’idea di dover abbandonare quella piccola creatura.
“E chi lo sa Julie. Fino ad ora non avevo mai avuto un motivo per restare in un posto solo, quindi non mi ero mai posto il problema di come fare. Ora però, mi sembra che quello che sono riuscito ad avere è troppo prezioso per essere abbandonato, e onestamente non penso di poterlo fare senza soffrire come un cane, quindi ti posso solo promettere che cercherò di trovare una soluzione…” facendola sorridere e stringere forte contro il suo petto.
“…e non lo so se potrei mai essere all’altezza dei tuoi sogni, ma mi piacerebbe.”
Concluse molto serio, e Julie lo fissò curiosa, facendogli scuotere la testa.
“Pensi che potrei mai essere un padre, Julie? Io non so neanche bene cosa sia!” le disse ridacchiando e lei sorrise in risposta. Sapeva che non era semplice stare con una donna con un figlio, e probabilmente per un uomo come lui doveva essere incredibilmente spaventoso, ma lei non gli aveva chiesto di fare da padre a Lory, e neanche di fare babysitting ad essere onesti. Le parve un po’ sgarbato quel suo commento, e Rami capì di aver detto qualcosa che non le piaceva, così aggiunse “…onestamente non mi sono mai visto con una famiglia, Dio a stento so badare ai miei gatti. Però se riuscissi a trovare un modo per restare, e per te fosse importante avere altri figli…a quel punto penso che potrei trovare un modo anche per capire come fare a essere padre”
Stava cercando di farle capire che l’idea di avere eventualmente dei figli insieme lo spaventava, ma che non era totalmente contrario, ma Julie fraintese e disse che non era il caso di parlarne in quel momento, perché era prematuro.
“I discorsi importanti si fanno all’inizio, invece, per non avere sorprese…” chiarì serio, e lei sorrise, perché voleva soltanto cambiare argomento, ma lui sembrava molto deciso.
“Mi piace Lory, le sono affezionato e ovviamente voglio il meglio per lei.” Aggiunse, accarezzando i capelli di quella piccola, che ora russava sguaiatamente sul petto della mamma.
 “Ed è davvero bello vederti con lei, mi fa stare bene, per usare le tue parole…” aggiunse, facendola sorridere.
“insomma quello che sto cercando di farti capire è che, se il nostro destino dovesse essere insieme, a me piacerebbe fare parte di questa tua visione. Anche se vivere in Francia per me sarebbe una tortura, e non mi piace il francese, ma penso che potrei essere felice…” concluse, con enormi occhi bellissimi, e Julie sorrise e ribattè che non aveva mai sentito un discorso tanto dolce e razzista insieme, facendolo ridere.
Non ne parlarono più per un po’, e solo a capodanno, quando Julie lo baciò a mezzanotte, Rami sussurrò piano “al primo dei nostri anni insieme…” facendola sorridere.
Nota:
Eccoci qua, con un altro capitolo abbastanza sdolcinato. Allora è un capitolo importante, che ne pensate? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: amore ***


Capitolo: amore
Nei giorni successivi, Julie fece l’iscrizione alla scuola serale, e si dedicò seriamente allo studio, perché aveva moltissimo da recuperare, e Rami la supportò in molti modi. Si prese cura di Lory, ma fu dolcissimo anche con lei: la sera prima dell’inizio delle lezioni di Julie, le fece trovare un computer, degli utensili da cucina che sapeva le avrebbero richiesto, perché aveva cercato online tutte le informazioni, una divisa e anche tutti i libri. Julie impazzì per quella sorpresa, perché davvero Rami si occupava di lei in modo splendido, sebbene lei continuasse a  ripetere di volere solo lui.
Passò un mese da quella loro prima volta, ed entrambi non potevano essere più innamorati, ma Julie era anche molto presa dai suoi impegni di studio e lavoro. Dormiva pochissimo ormai, ed era letteralmente esausta quando andava a letto, tanto da impedirle di fare l’amore con lui, che però l’aspettava pazientemente e si prendeva cura di lei con tante piccole attenzioni. Julie era preoccupata che questo potesse rovinare il loro rapporto, ma Rami le ripeteva sempre che voleva soltanto che lei stesse bene, e se la sua necessità primaria era dormire, non avrebbe mai potuto chiederle altro. Julie, però, non stava bene. Girava per la città sotto la neve con la giacca rotta da giorni, e fisicamente era esausta. Iniziò a tossire per tutta la notte, lasciando Rami molto perplesso. Da buon paranoico, Rami aveva il terrore delle malattie, così iniziò a fare mille ricerche sulle possibili malattie che facevano tossire Julie tutta la notte, ma lei minimizzava sempre.
Al terzo giorno, però, successe una cosa molto strana: Julie gli fece una telefonata in pieno pomeriggio, dicendo che la vecchietta aveva avuto un problema e ora stavano andando al pronto soccorso. Rami si offrì di farle compagnia, ma lei chiese solo di andare a prendere Lory dalla tata e lui obbedì. Si occupò della bambina con tantissima tenerezza per tutta la sera. Aveva imparato ormai a lavarla e cambiarla, e stava anche capendo come fare a fronteggiare i suoi capricci. Non era male come tata surrogato.
Scrisse alla madre per tutta la sera, così scoprì che Julie non era andata a scuola serale, ma era stata costretta ad aspettare con l’anziana in pronto soccorso, perché i medici avevano valutato che la sua situazione fosse abbastanza lieve da non richiedere un ricovero, ma non la mandavano via perché non avevano finito gli esami.
Rami rimase sveglio fino a notte fonda, scrivendole messaggi. Aveva il terrore dell’ospedale, e quindi pensava che anche lei dovesse essere spaventata a morte, ma Julie era solo esausta e cominciava a dare segni di cedimento. Alle quattro, infatti, telefonò dicendo solo “…amore, lo so che è tardi, ma potresti venirmi a prendere? Hanno dimesso la vecchietta e i suoi parenti mi hanno lasciata qui…” Julie tossiva tantissimo e Rami si vestì immediatamente, e arrotolando Lory nelle coperte corse a prenderla, trovandola in uno stato pessimo. Aveva la febbre molto alta, ed era stanchissima e dolorante.
“Adesso tu ti licenzi, Julie…” le ruggì serissimo, perché era stato davvero troppo l’affronto che le avevano fatto, lasciandola lì fuori al gelo malgrado avesse assistito quella vecchietta fino a tardi, ma lei non ebbe la forza di dire nulla perché si sentiva in mille pezzi.
Rami la mise a letto, le diede delle medicine, ma qualche ora dopo iniziò ad andare in paranoia, perché questa febbre non sembrava voler calare, e così fece una cosa che finalmente diede l’idea a Julie di quanto potere avesse il suo uomo.
Giunse da lei serissimo e le spiegò che il medico e l’infermiera che aveva chiamato per aiutarlo ad occuparsi di lei sarebbero giunti entro un’ora, lasciando Julie perplessa.
“Grazie a Dio esiste l’assistenza sanitaria domiciliare…” aggiunse laconico, controllandole per l’ennesima volta la temperatura e quando Julie disse piano “…ma per le star, o i politici, non per la gente comune…” Rami concluse con “tu non sei comune, amore mio” e lei sorrise.
Il medico le trovò una bronchite, prescrisse degli antibiotici e tranquillizzò Rami, che però non riuscì a calmarsi e a dormire fino a quando non la sentì un po’ meno calda. Era esausto, ma decise di occuparsi di loro, e lo fece. Lasciò tutto quello che stava facendo per dedicarsi a Julie e a Lory, che ovviamente aveva bisogno di sorveglianza. Julie provò a rimettersi in piedi il giorno dopo, ma Rami la costrinse letteralmente a tornare a letto, e riposare. Voleva tornare ai suoi diecimila impegni, ma Rami glielo impedì. Le spiegò che la certificazione del medico avrebbe coperto la sua assenza alla scuola serale e anche a lavoro, e lei sbuffando accettò e tornò a letto, perché aveva una tosse terribile ancora.
“…potete venire con me, però? Possiamo stare insieme?” chiese, tornando indietro e Rami sorridendo le spiegò che con Lory non avrebbe mai potuto riposare quanto doveva. Julie si era accorta che lui era letteralmente stremato in quei giorni, aveva le occhiaie e il suo look, generalmente sempre accurato e perfetto, era totalmente sciatto. Aveva dato priorità a Julie e a Lory in quei giorni, non aveva pensato a null’altro che alle loro necessità, e non dormiva bene da parecchio tempo. Aveva tenuto lui Lory, perché voleva che Julie riposasse come si deve, e lei aveva capito che lo aveva fatto per farle un favore, ma era stato molto difficile per lei trovarsi senza sua figlia.
“Non puoi dormire se siamo con te…” le sussurrò appena, con tantissima dolcezza, ma Lory stava facendo mille capricci, perché ovviamente aveva voglia di stare con sua madre, e così Julie la recuperò e finalmente tornò il sorriso ad entrambe.
“Sei dolcissimo, amore, ma non mi piace stare da sola. Mi sento incompleta” spiegò, notando da vicino quanto esausto fosse, ma Rami scosse solo la testa e la costrinse a tornare a letto per misurarle ancora la febbre.
 Le comprò pranzi, cene e colazioni, si occupò di lei in ogni modo per giorni, e Julie per la prima volta nella sua vita si sentì totalmente al centro delle attenzioni di qualcuno, ma quando glielo disse, lui si strinse nelle spalle e sussurrò che glielo doveva.
“Rami non mi devi niente, eh…” spiegò dolcemente, fraintendendo il senso della sua frase e lui le prese la mano dolcemente e le disse piano “…non è senso del dovere, onestamente. Credo si chiami amore Julie…” facendola letteralmente sciogliere.
Nota:
Ciao a tutti, ecco qui un piccolo capitolo bomba per il vostro venerdì sera, avete apprezzato? Buon inizio weekend, non so per voi ma a me serve proprio! Spero di aggiornarvi domani, ma se non siete molti, aspetterò. A presto


 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: questione di sentimenti ***


Capitolo: questione di sentimenti
E così si erano innamorati, ma tra di loro c’era un enorme spettro. Julie, infatti, non si sentiva di parlare dei suoi sentimenti a Rami, perché temeva sempre di stare per perderlo da un momento all’altro. In realtà si era innamorata anche lei, ovviamente, e pensava di mostrarlo anche abbastanza chiaramente, ma l’idea di aprirgli il suo cuore per poi essere abbandonata da un momento all’altro l’angosciava. Ogni tanto sognava di svegliarsi al mattino e non trovarlo, e al risveglio lo stringeva sempre forte, svegliandolo. Purtroppo le cose non dovevano andare in quel modo, e Julie si era rimproverata mille volte per essersi innamorata, ma ora sapeva che il suo cuore sarebbe finito in mille pezzi, e stava cercando di proteggersi un pochino.
 All’inizio lui non capì perché lei non avesse risposto alla sua dichiarazione che con un abbraccio e un bacio bellissimo, ma poi iniziò a farsene un cruccio. Cominciò a temere di provare per lei sentimenti non ricambiati e a non dormire per questo.
Ovviamente scrisse alla sua bacheca anonima, e molti gli spiegarono che probabilmente lei non si sentiva ancora pronta a dire quelle due parole a una persona dopo così poco tempo, considerato soprattutto che aveva avuto un figlio con un altro non da troppo tempo. Era abbastanza comprensibile, ma terribilmente fastidioso. Avrebbe voluto essere il suo primo amore, ma non poteva assolutamente farci nulla, e avrebbe dovuto convivere per tutta la vita con lo spettro di quel tizio che l’aveva abbandonata con sua figlia. Una sera, nel pieno delle paranoie, decise di capire cosa avesse di speciale quest’uomo, e sorrise notando che si chiamava Al, come lo chiamavano affettuosamente i suoi collaboratori. Scoprì ogni cosa di lui, tra cui che Julie era solo una delle alunne con cui aveva una relazione, e questo gli fece veramente schifo. Odiava il fatto che la sua vita fosse rimasta in piedi, che fosse ancora un membro stimato della sua scuola, mentre lei fosse stata costretta a fuggire, a rinunciare alla sua famiglia e a tutto la sua vita di prima. Lui, invece, aveva archiviato presto la questione Julie, e fingeva di essere un buon marito e padre per gli altri figli. Si disse che avrebbe potuto far scoprire le sue avventure al direttore della scuola, e poi a sua moglie. Fu molto tentato di farlo, di distruggere la sua vita, per vendicare quella bambina che quel bastardo aveva rinnegato senza ritegno, ma poi decise di non farlo. Non voleva che qualcosa potesse collegare le azioni di 4ld3r4n a Julie, ma avrebbe davvero voluto vendicarle.
Divenne un po’ taciturno nei giorni successivi, e lei provò spesso a chiedere con molta tenerezza che cosa avesse, ma lui la fissò soltanto, dando per scontato che fosse evidente il motivo del suo risentimento nei suoi confronti. Julie, invece, non capì nulla, ma pensò che forse lo stava trascurando un po’ troppo, così organizzò a sorpresa una cena fantastica per loro due, e si fece trovare bellissima in soggiorno. A Rami saltò il cuore in gola, perché era veramente sensuale, con un vestitino rosso striminzito, i capelli tirati su e degli orecchini che le illuminavano ancora di più il viso.
“Lory è dalla tata per stasera, ci siamo solo noi…” sussurrò sensuale al suo orecchio, prima di prendergli la mano e condurlo verso il tavolo.  Rami ovviamente non riuscì a proferire parola, completamente affascinato dai suoi modi, e dalla sua bellezza. Julie aveva cucinato cinese per lui, e lui aveva sentito l’odore, ma si era finto comunque molto sorpreso per compiacerla.
“Ho pensato che forse ultimamente sono stata un po’ troppo impegnata, che mi sono dedicata poco al mio amore…” sussurrò piano, vicinissima al suo viso e Rami sorrise in modo splendido.
“Non è vero, ti dedichi sempre a me. Penso che non potrei addormentarmi senza le tue carezze a letto, né svegliarmi senza la tua colazione in cucina e i tuoi cuoricini in giro per casa…” rispose emozionato, ma lei sussurrò in risposta che non era abbastanza.
“…ma non volevo trascurarti, amore. E quindi ho deciso di farmi perdonare con questa cena, con un massaggio e magari qualche coccola…” concluse incredibilmente suadente e lui ancora una volta sorrise e le disse che voleva soltanto tenerla accanto, stringendosi contro il suo petto in modo bellissimo.
“Non volevo darti l’impressione di non voler stare accanto a te, tesoro, scusa…” sussurrò, sorpresa da quel suo modo di stringerla e Rami sospirò. Con il viso ancora immerso nel suo petto sussurrò pianò “…non mi sento trascurato o altro, non hai fatto nulla di male. Sono solo un po’ dispiaciuto perché non ricambi i miei sentimenti, Julie.”
Per un attimo lei rimase senza fiato, senza sapere cosa dire, ma poi Rami aggiunse “…e lo so che è presto, che tu hai avuto una vita diversa dalla mia, quindi per te è sicuramente più difficile parlare d’amore, ma sono umano, e se mi accorgo di provare più di quanto provi tu un po’ mi dispiace…”
“Non è quello…” rispose pianissimo, con un sorriso, e Rami pensò soltanto “ti prego non dire di amare quel vecchio stronzo, ti prego” ma lei assunse un’espressione immensamente addolorata e sussurrò piano “pensi sul serio che io non provi quello che provi tu?”
Rami la fissò perplesso, perché sembrava molto dispiaciuta, e non riusciva a capire, quando Julie dopo un lungo sospiro tirò fuori il problema.
“Ho paura di amarti Rami. Lo so, proprio io che ti ho spinto verso questa cosa in tutti i modi, adesso sembra stia facendo un passo indietro, ma…ho paura, davvero e non mi era mai successo…”
Per un attimo non capì, ma si sentì più tranquillo, perché gli parve che lei ricambiasse i suoi sentimenti, così le accarezzò il viso e Julie aggiunse “…non pensavo che le cose sarebbero finite così, onestamente. Mi aspettavo di fare sesso una o due volte, e poi di non vederti mai più.”
“Non volevi una storia?” chiese confuso, ma lei scosse la testa e sussurrò “Mi aspettavo una storiella, non una cosa con questa forza e intensità. Non volevo vivere una storia d’amore da film, sentirmi per la prima volta in vita mia completa e amata, restare notti intere a sorridere perché tu non fai che guardarmi dormire, sapere di poter fare sempre affidamento su di te…”
“Stai dicendo che ho sbagliato qualcosa? Posso lavorarci…” le rispose confuso, ma Julie scosse la testa e rispose “sto dicendo che non è giusto che una cosa così sia destinata a finire da un momento all’altro, perché non si regala un sogno a una persona, per poi toglierglielo dalle mani…”
“Io non voglio che finisca…” disse serissimo, e con il cuore in mano e Julie si sentì meglio per un istante, ma non riuscì a dire nulla “…hai capito Julie? Non voglio distruggere quello che abbiamo…”
“Quindi non succederà? Non mi troverò da sola da un momento all’altro, senza neanche averti detto addio?”
Non ci aveva ancora pensato, non aveva fatto calcoli e altro, ma non riuscì a fissare quegli occhi addolorati senza fare nulla così le disse piano “non succederà, starò accanto a te finchè lo vorrai…”
Julie sorrise in modo splendido e baciandolo lo trascinò verso il divano, dove si sfilò il vestito e gli sussurrò piano all’orecchio “non credo di aver mai immaginato di poter amare così Rami…” facendolo morire.
Nota:
Come promesso, sono tornata. Allora questa promessa di Rami, come vi sembra? Che ne pensate delle insicurezze di Julie? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: un omicidio ***


Capitolo: un omicidio
Dopo lunghe notti insonni di ricerche, Rami aveva trovato un’unica risposta, che non gli piaceva moltissimo. Bisognava uccidere 4ld3r4n, non c’erano altre soluzioni. Non poteva restare con Julie e continuare il suo lavoro, perché rischiava che prima o poi lo avrebbero ricondotto a lei. Non temeva la polizia o le varie intelligence, perché sapeva perfettamente come liberarsi da qualsiasi carcere del mondo. Erano i terroristi a spaventarlo, perché non si sarebbero fatti troppi scrupoli a uccidere lui e le sue donne senza troppe chiacchiere e Rami non ci dormiva la notte.
Qualche giorno dopo la promessa fatta a Julie, provò a parlare con il suo team, chiese loro dei loro affetti, e di come facevano a portarli avanti conciliandoli con il lavoro, ma le loro risposte erano abbastanza stupide e non gli diedero la serenità che si aspettava. Voleva semplicemente sentirsi dire che non era impossibile, che loro ci riuscivano e che tutte le bugie e gli inganni non avevano logorato le loro relazioni, ma ebbe risposte diametralmente opposte. Dopo questo primo discorso, molto vago e generico, Rami aveva capito che forse non esisteva una soluzione saggia per conciliare la sua carriera e la vita con Julie.
Decise comunque di riprovarci, chiedendo loro come gestivano la famiglia e i figli con i continui trasferimenti, e comunque non ricevette le risposte che voleva. S7ull, il suo braccio destro, spiegò di vivere una doppia vita, impiegato di giorno e hacker di notte, e di non trasferirsi da quando la prima figlia aveva cominciato la scuola. K4o$ spiegò che sua moglie, invece, sapeva che lavorava al computer, ma non gli poneva mai nessuna domanda e lui viveva bene con lei e i suoi figli.
“Come diavolo hai fatto a sposarti?” chiese Rami divertito, perché il principio più importante che aveva sempre portato avanti era quello di essere un fantasma, per la legge, per il fisco, e per qualunque altro ente. Non aveva neanche l’assistenza sanitaria, e Ramajesh Sharmalan esisteva, ma era uno strano tizio del Canada a cui aveva cambiato i nomi sul passaporto quando era immigrato dalle Filippine, e che credeva di avere semplicemente problemi con il passaporto.
“…è la cosa migliore da fare: mantenere un basso profilo, ce lo hai sempre detto tu. Fare tutto quello che fanno le persone normali, sposarsi, portare a scuola i bambini etc. Così nessuno sospetta di te. E’ molto più sospetto un tizio da solo ad una certa età che un papà che si trasferisce con la famiglia per motivi di lavoro…”
“Porca puttana è vero!” pensò Rami, che però immediatamente capì che non poteva far fare quella vita a Julie e Lory, perché questo andava contro il sogno di lei di vivere nel meraviglioso villaggio del Natale in Alsazia con i bambini e la pasticceria.
“E le vostre compagne o compagni sono d’accordo con tutti questi trasferimenti?” chiese serio, senza avere una risposta univoca. K4o$ spiegò che la signora non faceva troppe domande e lo assecondava perché aveva tutto quello che desiderava.
“E se poi ci dovessero essere problemi, sono sicuro che 4l mi avvertirà in tempo e non accadrà nulla…” concluse divertito e Rami scosse solo la testa e gli sfuggì un sospiro, che allertò il suo team, perché era proprio quello il problema: 4l aveva bisogno di qualcuno che prendeva il suo posto.
“Hai scoperto di aspettare un figlio 4l?Questo ti rende così incasinato ultimamente?” chiese S7ull, che da tempo aveva notato che il suo capo iniziava a perdere colpi. Rami pensò che non facesse male dire loro di sì, così tutti si congratularono, e alcuni si lanciarono in consigli sulla paternità e altro, ma S7ull capì il punto e aggiunse “…e stai pensando di abbandonare gli scheletri, vero?” lasciando tutti a bocca aperta.
“Beh lo abbiamo sempre detto, 4ld3r4n non esiste, è uno spettro, un fantasma. Non a caso in questi anni non siamo mai riusciti a trovare nessuna informazione sul tuo conto, mentre di noi sappiamo tutto…” spiegò serio il suo braccio destro.
“…questo ci ha sempre protetti. 4l non aveva una vita, era costantemente in allerta, invisibile, intangibile e inesistente. Dedito al lavoro e al controllo costantemente, come un robot. C’era sempre 4ld3r4n in prima fila, perché era quello che non poteva essere in alcun modo raggiunto o scoperto…”
“E quindi se 4l abbandona il mondo degli spiriti e diventa una persona reale, iniziamo tutti ad essere esposti?” chiese Cosm$ e gli altri tre annuirono soltanto.
“Quando lo farai 4l? Quanto tempo abbiamo?” chiese K4os serissimo, preoccupato per tutto quello che aveva, e Rami rispose soltanto che non aveva ancora deciso, che stava ancora valutando come fare.
“Ma faremo quella cosetta a Bruxelles, vero? A me servono quei soldi…”
K4os iniziava ad agitarsi, perché l’idea di restare disoccupato da un momento all’altro lo spaventava. Aveva quattro bambini, una moglie e un’amante stupenda, che doveva comunque riuscire a mantenere anche senza Rami, e non era semplicissimo.
“Quella cosa è troppo pericolosa, è una cazzata farla adesso. Non voglio doverlo ripetere ancora…” concluse Rami scocciato, e loro provarono a convincerlo che come ultimo colpo ci potesse stare, ma era una follia, perché non avevano abbastanza gente e non erano neanche così bravi in rapine digitali. Rami non aveva mai voluto fare quel tipo di lavoro, perché cercava sempre un senso più alto nel suo lavoro: quando denunciava i terroristi, minacciava i dittatori e ricattava i truffatori e ladri, compiva azioni spregevoli, ma comunque nei confronti di gente squallida. E se aveva la responsabilità di una o due guerre, aveva anche una serie di meriti non da poco. Non voleva essere ricordato come un banale ladro, gli faceva ribrezzo l’idea.
“Comunque per ora le cose stanno così, per ora, poi nel futuro ci penseremo…” concluse serio, prima di salutarli per l’ultima volta.
Tornò in cucina dalla sua Julie, che era diventata incredibilmente dolce da quando le aveva promesso di non andare via, e baciandole la schiena le chiese di utilizzare il suo computer per qualche ora. Julie ovviamente non ci vide nulla di strano, e lo lasciò fare, dedicandosi al cibo per Lory.
Aveva sistemato tutto: ripulito i suoi risparmi, messi in conti diversi per non attirare troppo l’attenzione. Sistemato i suoi documenti, e ripreso la sua vecchia identità. L’unica cosa che mancava, ora, era mettere al sicuro i documenti sui suoi genitori e cancellare le tracce del suo passato, e così senza rimpianti lo fece. Cancellò ogni traccia dell’esistenza di 4ld3r4n, e per un attimo si sentì molto strano. Stava rinunciando a dei poteri immensi, rinunciava a poter controllare il mondo, e per qualche minuto si sentì sottosopra. Poi, però, realizzò di star anche rinunciando all’ansia, al vivere costantemente come una bestia braccata, e guardando Julie con Lory in cucina si sentì immensamente felice. Per la prima volta non era più un fantasma, era un tizio qualunque, e forse sarebbe diventato un marito e un padre. Questa considerazione, lo rese sereno e felice. Sentiva di aver fatto tutto bene, di avere una chance per vivere una vita nuova e alla luce del sole. Fino a quando, qualche tempo dopo, i suoi compari decisero di fare il colpo senza di lui, mettendo in pericolo la vita di tutti. 
Nota:
Eccoci qua! C'è anche una piccola componente non romantica in questa storia e prima o poi doveva comparire (a pagina 56, ma meglio di niente!) allora che pensate di questa situazione? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: soldi e diamanti ***


 
Capitolo: soldi e diamanti
Passarono un paio di mesi dalla morte del famoso 4ld3r4n, ma la loro vita procedette in modo apparentemente normale. La notte del suo addio agli Scheletri, abbracciò forte Julie che era immersa nella cucina e le disse solo “adesso esisto anche io, solo per te” facendole venire mille dubbi.
Erano diventati una famiglia in quei mesi, e Rami impazziva per Julie e quella piccola, che ormai stava imparando a stare insieme e gridava paroline sconclusionate dalla mattina alla sera. Aveva imparato a dire “mamma” e “yayi” per Rami e urlava il suo nome di continuo, quando voleva attirare la sua attenzione. Julie li adorava insieme, e anche se non lo aveva mai detto, pensava che Rami fosse un papà tenerissimo. Le comprava mille giochi interattivi, guardava la tv con lei e si divertivano un sacco insieme, ed entrambi pensavano di avere davvero tutto.
Solo qualche mese dopo, senza entrare troppo nel dettaglio Rami aveva spiegato alla sua compagna di aver rinunciato al suo lavoro, e Julie in tutta la sua tenerezza gli aveva preso le mani preoccupata.
“Non preoccuparti amore mio, capita di avere problemi con il lavoro. Lo avevo immaginato, ma non volevo chiedertelo perché mi sembrava non fossi pronto a parlarne…” gli aveva detto dolcemente, e lui aveva soltanto sorriso.
“…ma non temere, ho un buon lavoro e potrò prendermi cura di entrambi, magari con qualche straordinario per un po’. Fino a quando non avrai trovato qualcosa che ti piace e che magari…beh non ci metta in pericolo tutti, ok amore?” aveva concluso, ottimista e ironica, ma anche infinitamente dolce e Rami non era riuscito a non baciarla sussurrandole piano “ti amo sempre di più…”.
Si baciarono e coccolarono per qualche istante, e Julie si perse tra le sue braccia, dimenticando totalmente i presunti problemi economici. Lo amava tanto da lavorare anche per lui, ed era davvero felice che lui avesse abbandonato i suoi loschi affari per starle accanto, le dava un senso di tranquillità.
 “E se per caso vorrai tenere Lory, quando sei a casa e non stai cercando lavoro, possiamo farcela alla grande e magari mettere anche qualcosa da parte…” provò a spiegare, per tranquillizzarlo e lui ridacchiò forte, perché era troppo tenera quella donna.
“Abbracciami ancora…” le disse serio, tirandola contro il suo corpo, e Julie lo fissò confusa, ma obbedì.
“Sei il mio enorme tesoro, lo sai?” le sussurrò all’orecchio, accarezzandole i capelli e lei sorridendo rispose “anche tu” facendolo sciogliere.
“E io ti amo davvero, e voglio una sola cosa da te…” concluse, fissandola con sguardo estremamente magnetico e Julie completamente arsa dal desiderio rispose con un filo di voce “andiamo, non so tra quanto si sveglierà la piccola urlatrice…” e fece per trascinarlo nell’altra stanza, ma Rami si oppose.
“Volevo dire il tuo cuore…” spiegò ridendo e Julie confusa emise solo un flebile “oh!” ma poi il suo uomo aggiunse “…però va bene lo stesso fare l’amore” e la trascinò a letto, dove la tenne per ben venti minuti, prima del risveglio della piccola.
“Allora che te ne pare della proposta del babysitting? Insomma regalo tre quarti del mio stipendio a Inga per tenerla, e non so neppure sempre se la lava. Lo sai che l’altro giorno…”
Rami capì a quel punto di doverle dire la verità, perché era giusto e perché davvero non poteva sopportare di sentire di nuovo la storia dei piedini sporchi di Lory. Pensava di essere lui quello con i problemi sulla pulizia, e spesso aveva ripreso la sua compagna perché era abbastanza caotica, ma se quella bambina aveva anche solo una mezza macchiolina, Julie era in grado di trovarla e innervosirsi quasi peggio di lui quando lei metteva a soqquadro la sua cucina.
“Julie non sono povero e senza lavoro. Se vuoi che mi trovi qualcosa perché ti vergogni di non sapere cosa dire sul mio conto, ok lo farò, ma davvero non avremo problemi economici…” le disse piano, mentre lei di spalle tranquillizzava la piccola e Julie si girò a fissarlo e disse piano “io non potrei mai vergognarmi di te!” facendolo sorridere.
 “Ho una serie di conti da un milione di dollari in giro per il mondo…” le confessò, con enormi occhi languidi e lei iniziò a ridere forte e rispose solo “come no!”
“Non sto scherzando, tesoro. Te lo giuro…” aggiunse serio e lei si girò a guardarlo con fare molto perplesso.
“…non serve che tu metta da parte i soldi per la tata, perché ci penserò io a te e alla piccolina. Sempre e per sempre. Quindi rilassati per un po’, ok? Fai spese folli, sperpera come vuoi o almeno smetti di comprare quello strano cibo in offerta!” concluse sorridendo e Julie rimase letteralmente senza parole. Solo molto dopo, una volta a letto tutti e tre gli chiese piano “…quindi posso chiederti qualsiasi cosa?” e lui annuì.
Gli piaceva quel suo carattere sempre indipendente, apprezzava tantissimo il fatto che lei non fosse materialista, ma sarebbe stato immensamente felice di occuparsi di lei. Julie faceva moltissimi sacrifici, e mille volte aveva provato a dirle che poteva anche risparmiare un pochino meno, ma lei sembrava sorda.
“Avrei bisogno di un prestito di un centinaio di euro…” gli disse, molto imbarazzata e Rami iniziò a ridere a crepapelle.
“devo far fare un’ecografia a Lory, ma non riesco a farla gratis prima di sette mesi e deve farla adesso, perché si fa a undici mesi, però io non sapevo ci volesse molto per prenotarla e l’ho prenotata tardi…” gli disse imbarazzata, perché si era vergognata tantissimo scoprendo quell’errore. Da giorni si sentiva una madre degenere per non aver prenotato in anticipo, e aveva in ogni modo cercato di racimolare denaro per riuscire a farla privatamente, ma quando poi lui le aveva detto di essere senza lavoro, si era sentita sconfitta.
 “Adesso cerco un posto che ce la faccia domani, va bene?” le disse piano, prendendole forte la mano e baciandogliela, e Julie sorrise veramente felice.
“Non so esattamente cosa pensare di una donna a cui dici di poter dare il mondo e che ti chiede solo un’ecografia per la figlia…” le disse serio, mentre cercava dal suo computer uno studio che avrebbe potuto accogliere Lory il giorno successivo. Julie stava coccolandola per farla addormentare, come faceva sempre, e rimase per un attimo senza parole. Non era sicura che fossero sincere le parole di Rami, pensava celassero una punta d’ironia, ma non era così.
“…direi che ho avuto una fortuna vergognosa a trovarti” concluse, lanciandole uno sguardo splendido, che fu ricambiato da lei, ormai serena e molto innamorata.
“…ma anche che hai pretese troppo basse! Insomma almeno un diamante potevi chiederlo” concluse ridendo. Julie sorrise, e accarezzando la sua piccola rilassata sul suo petto sussurrò “…non devo mica chiedertelo di regalarmi un diamante. Quanto sarebbe patetico?”
Rami non capì, pensò che fosse una critica alle sue doti da fidanzato, e si disse che effettivamente non le aveva mai fatto regali frivoli. Era sempre stato su cose utili, come vestiti, libri, cellulare e cose pratiche, ma forse Julie ci era rimasta male? E mentre tutte queste paranoie  intrattenevano i criceti nella sua testa, spense la luce Julie mise nella culletta la piccola e tornò a sdraiarsi sulla sua spalla, lasciandolo perplesso.
“Dovevo prendermi maggiore cura di te, forse. Ho sbagliato…” sussurrò, prendendole la mano, ma lei scosse solo la testa.
“Di che parli, strano uomo? Io sono vergognosamente felice cosi…” gli disse piano, quasi addormentata e Rami le spiegò che doveva regalarle un diamante, o magari un bracciale di diamanti o altro, e invece non ci aveva mai pensato.
“Non è quello che ho detto, amore.” Concluse lei, accoccolandosi sul suo braccio.
“E allora che cosa hai detto?” chiese confuso, posando il computer per dedicarsi a lei. Era tanto bella quando si addormentava così, addosso a lui sorridendo.
“Parlavo del diamante dell’anello di fidanzamento, Rami. Per questo sarebbe patetico se te lo chiedessi io…” concluse sbadigliando, e con gli occhi chiusi, e il cuore di lui si accese.
“E tu lo vorresti?” le disse pianissimo, mentre lei si accoccolava per addormentarsi e lei sorrise e disse piano “…se non con te, davvero non saprei con chi, onestamente” facendolo sorridere in modo bellissimo.
“E non pensi che un giorno potresti incontrare un uomo migliore di me? Che magari potrebbe renderti felice?” le chiese con il cuore in gola, ma Julie accarezzandogli il viso con gli occhi chiusi rispose “non esiste Rami, nessuno è migliore di te per me” facendolo sorridere.
“E…se tornasse il padre di Lory?” incalzò lui, dando voce a tutte le paranoie che non lo facevano dormire di tanto in tanto e Julie ruggì “neanche morta lo prenderei in considerazione, amore mio” facendolo sorridere.
“E se…” provò a dire, aggiungendo l’ennesima paranoia e a quel punto Julie aprì gli occhi e gli disse seria “tu mi completi, Rami. Sei la mia spalla, la mia forza, ma anche l’unica persona al mondo che mi fa sentire come se avessi un posto tutto mio e quel posto è con te e Lory. Ovunque voi siate. E quindi, onestamente, neanche l’uomo più bello del mondo potrebbe competere con il mio amore…” facendolo soltanto sorridere.
 Nota:
Ciao a tutti, e come potete vedere dopo poche righe un pochino più action siamo tornati al miele. In realtà questo capitolo non avrebbe dovuto esistere, non era nel planning doveva essere solo un piccolo pezzo di un altro, ma...non so che dirvi, mi hanno preso la mano questi due. Spero vi sia piaciuta questa piccola scena di vita familiare. A presto

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Capitolo 23
*** Capitolo 23: un anello di fidanzamento ***


 
Capitolo: un anello di fidanzamento
E così Julie voleva sposarsi, e Rami non aveva la minima idea di cosa pensare. Ovviamente gli sarebbe piaciuto averla per sempre nella sua vita, la sola idea lo faceva sorridere in modo splendido, però era anche un grosso rischio. L’unica cosa che Rami riusciva a pensare era “e se cambia idea prima o poi, magari dopo aver costruito una vita insieme e aver avuto un bambino, io cosa faccio?”.
Era legato a Lory, e sapeva che se la loro vita fosse continuata insieme, inevitabilmente sarebbe diventato suo padre. Non si sentiva proprio sicuro in quelle vesti, neanche sapeva bene cosa fa un padre, oltre a quello che aveva per anni visto nelle serie tv, ma non aveva paura di farlo. Anzi, se lo aveste chiesto a lui,  Rami avrebbe anche voluto un bambino da Julie, perché era totalmente e completamente pazzo di lei. Avrebbe voluto quella famiglia e anche il matrimonio, ma la solita vocina nella sua testa gli ricordava che stare da solo ti protegge, che la tua vita non va totalmente in pezzi per volontà di qualcun altro, se non gliene dai la possibilità.
Provò a parlarne con lei, qualche giorno dopo, perché se davvero lei si aspettava una proposta di matrimonio, probabilmente era il caso di aprirle il suo cuore ed essere onesto. Purtroppo, però, iniziò in modo poco chiaro e un po’ sciocco, e lei non capì bene.
“…Julie, ma se io ti sposassi” le disse all’improvviso, emergendo da un pensiero molto profondo.
“…ecco tu divorzieresti?” concluse, con due enormi occhi bellissimi, ma Julie non capì esattamente la gravità dei suoi pensieri e rispose ridacchiando che era più probabile che lui decidesse di stancarsi di lei e di quella sua piccola copia urlante.
“…e da un momento all’altro il buon caro Yayi farà un biglietto per il Messico e ci lascerà in mezzo ai guai, scomparendo per sempre, vero Lory?” aggiunse ridacchiando, mentre le dava da mangiare, e Lory ridacchiò biascicando parole senza senso, solo perché la mamma sorrideva.
“Non mi piace il Messico, fa caldo, ci sono troppi insetti e detesto il loro cibo…” rispose serissimo, e vagamente offeso perché lei non aveva proprio dato una risposta, e Julie rise ancora di più, perché non aveva capito la battuta.
“Julie io so che i miei sentimenti non cambieranno…” le disse serissimo, mentre lei rideva con la bambina, e lei gli sorrise con molta tenerezza.
“…e lo so, perché non ho mai avuto niente nella mia vita, ed essendo la prima volta che ho davvero qualcosa, figurati se decido di lasciarla andare…” provò a spiegarle concitato, ma lei sorridendo gli disse piano “non sempre le cose stanno così Rami. A volte si smette di amarsi, senza rancore o cattiveria. A volte addirittura si resta insieme lo stesso, anche senza amore, soltanto perché c’è stima, perché bisogna farlo. Succede…” facendolo molto preoccupare.
Provò a dirle che l’amore vero non finisce, che i sentimenti forti difficilmente si spengono o si trasformano in altro, ma lei sorridendo scosse la testa e per la prima volta lui ebbe l’impressione che lo stesse trattando con biasimo. Sembrava quasi che proprio lei, la paladina dei sentimenti, fosse convinta che l’amore vero non esistesse, e lui era quasi incredulo.
“Rami non è sempre così, purtroppo. I sentimenti si attenuano, anche se magari non si spezzano. La vita mette alla prova noi e tutte le nostre certezze, e non sempre si esce fuori da una bufera con lo stesso cuore che si aveva prima…” gli spiegò con tenerezza, ma lui era estremamente confuso.
“I miei genitori, hanno dovuto affrontare questi ultimi anni con me e Thèo che non abbiamo fatto altro che deluderli e creare problemi. Li ho visti guardarsi disperati quando ho annunciato loro di aspettare Lory e so di essere stata un’ennesima batosta per la loro relazione. Si sono scontrati tanto in questi anni, e spesso non si sono trovati della stessa idea, ma stanno insieme ancora perché alla base di tutto c’è rispetto per l’altra persona…” concluse, accarezzandogli i capelli, e poi bisbigliò “…quindi amore, i sentimenti cambiano, direi quasi che è fisiologico, sai? La passione si attenua, l’amore magari si trasforma in rabbia in alcuni periodi, frustrazione, tristezza, o semplice affetto, ma questo non lo rende meno forte o importante…”
“Stai confermando le mie paure, quindi? Tu non credi al per sempre…” le sussurrò molto spaventato, perché gli sembrava che lei stesse facendo un passo indietro, ma Julie scosse la testa e rispose “al contrario. Ti sto dicendo che le tue paure sono infondate, semplicemente perché è normale e sano che un rapporto cambi, ma questo non significa che non possa essere per sempre. Bisogna capire, però, qual è la tua idea di per sempre perché Rami, amore…non sarà sempre così”
Lui la fissò perplesso, e le chiese ancora una volta cosa stesse provando a dire, facendola ridere.
“Non sarà sempre tutto amore e sesso bollente…” gli spiegò sicura, e lui non disse una parola, ma pensò soltanto “già adesso, con i dentini di Lory, non c’è tutto questo sesso bollente”.
Julie gli andò incontro, e prendendogli la mano spiegò piano “…ci saranno liti, problemi a non finire. A volte non ci capiremo, a volte ci sentiremo anche soli, a volte vorremmo soltanto piangere…”
“E’ terrificante!” bisbigliò Rami confuso e lei sorridendo annuì e aggiunse “…ma ci saranno altri momenti, tanti spero, in cui invece ci sentiremo legati, complici, innamorati, e mille altre cose belle. Perché la vita è così, è un casino terribile e a volte ci si perde, e il rapporto deraglia. Per sempre, però, per me, significa avere sempre rispetto per l’altro, e non perdere mai la voglia di far tornare la storia sui binari giusti…”
Rami sorrise, anche se un po’ incerto. Non era proprio sicuro di aver capito il discorso di lei, ma decise di lasciar andare il pensiero per quel momento. Solo molto dopo venne fuori la questione, quando Julie sistemando il bucato, disse piano “mi sono giocata l’anello di fidanzamento, allora?”
“Se deve essere un incubo e dobbiamo essere così infelici, magari sì…” le rispose, cercando di fare il simpatico, e lei annuì e ribatté che era comprensibile.
“Peccato, però. Mi sarebbe piaciuto…” concluse, cambiando stanza per posare la biancheria, e Rami  seguendola le chiese perché volesse provare una cosa così incasinata.
“Per mille motivi, tra cui che so che la mia vita sarebbe immensamente triste senza di te. E so che mi piacerebbe costruire la nostra famiglia, con un fratellino di Lory…” spiegò calma, e lui letteralmente andò a fuoco. Iniziò a riflettere su tutto quello che si erano detti. Ci mise due giorni a prendere la decisione che avrebbe cambiato la sua vita, e giorni a formalizzarla.
Cercò online l’anello perfetto, ma non aveva idea di come fare con le misure di lei e questo richiese un lungo studio. Organizzò una serata estremamente romantica, sfidando la sua fobia sociale, solo perché voleva regalarle una proposta speciale, in un bel ristorante. Era agitato da morire, mentre si stringeva il nodo della cravatta. Julie doveva raggiungerlo dopo il lavoro, direttamente al ristorante. Avrebbe saltato la scuola serale solo per quella splendida cena, e Rami aveva chiesto alla tata di tenere Lory fino a tardi, sperando in un momento d’intimità. Eppure, mentre Rami si preparava ad affrontare la sua terribile ansia  sulle scale del ristorante, qualcosa spezzò quell’incantesimo. Lo chiamò agitata e in lacrime, e disse a voce alta “…è successa una cosa terribile!” spaventandolo a morte.
Nota:
Eccoci qua cari lettori, sono stata abbastanza crudele in questo finale di capitolo. Vi ho spaventato? Incuriosito? Beh dopo tutto il discorso sull'amore, qualcosa doveva pure succedere. Siete curiosi di sapere cosa? A presto

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Capitolo 24
*** Capitolo 24: Lauren ***


Capitolo: Lauren
“Julie amore…” provò a dirle a telefono, spaventato a morte da mille scenari. Aveva il terrore che fosse accaduto qualcosa a lei o peggio a Lory. Si sentì morire letteralmente per un istante, al pensiero che quel piccolo sorriso così dolce potesse avere qualche problema. Julie tremava e singhiozzava, era per strada, ma non era riuscita a restare in piedi per il dolore, così si era accasciata accanto alla vetrina di un negozio.
“E’ Lory amore? Sei tu? Ti prego dimmi che succede perché sto morendo…” le intimò spaventatissimo, e Julie sussurrò “è nonna Lauren, è in sala operatoria. Se ne sta andando via…” rassicurandolo enormemente. Per un attimo pensò di urlarle “non puoi farmi prendere questi spaventi!” ma poi realizzò che era piuttosto insensibile da parte sua sentirsi sollevato, mentre lei piangeva tutte le sue lacrime per la nonna, che aveva sempre significato così tanto per lei.
“Dove sei? Vengo a prenderti” le sussurrò dolce, realizzando quanto a pezzi lei fosse. Julie non riusciva quasi a respirare per i singhiozzi, e quando gli disse “non lo so, non riesco a pensare e neanche a muovermi…” gli fece immensamente tenerezza.
“Ti trovo io, resta dove sei, ok? E cerca per favore di fare lunghi respiri…” concluse serio, pagando il conto del ristorante e ripetendole mille volte “inspira ed ora espira…”
“Ma io come faccio Rami? Come vivo senza di lei?” sussurrò, in preda a migliaia di lacrime e lui doveva riattaccare per cercare la sua posizione, ma si sentiva troppo in colpa per farlo e le disse molto piano “…aspettiamo Julie. Andiamo da lei, vediamo come sta e poi capiremo cosa fare.”
Per la prima volta nella sua vita Rami doveva tranquillizzare qualcuno in preda al panico e al terrore, e incredibilmente fu molto lucido e capace. Dopo qualche minuto di esitazione capì che Julie doveva arrivare da nord, e quindi provò a ripercorrere la strada che lei avrebbe dovuto fare, andando verso la metro. Lei non era mai in ritardo, quindi doveva essere da quelle parti, e per aver risposto al telefono, Rami ipotizzò che fosse all’esterno della metropolitana. Non c’era nessuna certezza in quella strada, era solo un’ipotesi, ma l’alternativa era provare o dirle “ti richiamo dopo” e lasciarla sola in strada in quelle condizioni. Così Rami iniziò a camminare, e continuò a parlare con lei, cercando di essere rassicurante. Julie gli aveva parlato tante volte di quella nonna, e Rami l’aveva anche conosciuta, in una simpatica videochiamata, perché per lei significava troppo l’opinione di quella vecchietta. Avevano riso tanto di lei, che aveva preso in giro dolcemente Rami e poi gli aveva detto che era davvero troppo magro e che Julie doveva cucinargli qualcosa di decente.
Rami sapeva esattamente quello che lei stava provando. Non il dolore, quello non lo aveva mai conosciuto, ma l’angoscia e il panico che ti accecano e ti impediscono di riflettere, azzerando le tue funzioni vitali. Conosceva molto bene quelle sensazioni, perché ci combatteva da tutta la vita, e non sempre vinceva. Cercò di usare una strategia che a volte usava su di sé, e su Thalia anche. Provò a farle vedere uno spiraglio di luce in quel dolore immenso che sembrava stesse per sovrastarla. Le disse che se era in sala operatoria, evidentemente i medici pensavano ci fosse qualche possibilità, anche una sola, altrimenti non avrebbero mai tentato.
“Dicono che ce ne sono pochissime…” rispose lei, che non considerava positiva quella frase dei medici, a ragion veduta.
“Pochissime è meglio di zero, amore. Finché ce n’è anche una sola, non è il caso di gettare la spugna…” provò a dirle, sperando di vederla voltando l’angolo, e invece non era neanche lì. Ormai era arrivato alla fermata della metro, ma non riusciva a trovarla ed era a un passo dal perdere la calma anche lui. Ma fortunatamente non lo fece.
“Non ce la faccio Rami, non posso accettarlo…” continuava a ripetere lei, seduta per strada senza fiato. Iniziava a iperventilare, e le sembrava letteralmente di stare per morire, soffocata dal peso di quel dolore, che sembrava immenso.
 “Julie continua a respirare…” provò a dirle, piuttosto spaventato, perché i singhiozzi di lei sembravano spezzarle il fiato e lei piangeva davvero forte. Rami odiava l’ansia, e più di una volta aveva perso i sensi a seguito di una crisi d’ansia. Era finito in ospedale tantissime volte, pensando di stare per morire, con il cuore impazzito che gli veniva fuori dal petto, quindi temeva che lei avesse una reazione troppo forte a un sentimento che non conosceva. Doveva parlarle piano, essere sicuro e rassicurante, ma non era sicuro di riuscirci.
 “E lo so che lei è sempre stata il tuo unico punto di riferimento, che è stata la persona più importante della tua vita, l’unica che ti ha realmente fatto sentire amata e protetta…” aggiunse, sorridendo, finalmente, perché forse l’aveva trovata.
“…e che probabilmente fa male da morire. Lo capisco, e se potessi ti salverei da questo dolore, in ogni modo. Però amore mio, adesso dobbiamo reagire e lo faremo insieme…” le sussurrò porgendole la mano e Julie alzò lo sguardo e se lo trovò davanti.
Rami si abbassò soltanto per accarezzarla, ma provò una pena immensa per lei. Aveva indossato un bel vestito e probabilmente si era anche truccata, perché aveva mille righe nere che le attraversavano le guance. I suoi bellissimi boccoli biondi, erano totalmente sottosopra, e lei sembrava l’immagine stessa del dolore.
Rami la prese per il braccio e la sostenne per farla alzare. Lei non disse nulla, continuò soltanto a piangere, mentre lui le chiudeva il cappotto e le puliva le guance con un fazzoletto, perché gli faceva davvero male vederla in quello stato.
“Andiamo amore mio…” le sussurrò pianissimo, cercando di farla camminare, e Julie lo seguì, come una specie di bambola di pezza senza volontà.
Rami camminò al suo fianco, in silenzio, stringendo forte la sua piccola manina gelata. Lei era totalmente immersa nel suo dolore, e lui non voleva dire qualcosa di stupido, così rimase soltanto in silenzio. Solo dopo qualche tempo Julie sussurrò piano
“Non so neanche esattamente cosa sia successo. Non ho capito quello che ha detto mio padre. Ha iniziato dicendo che era grave e in ospedale e allora non ho capito più nulla…” confessò, anche un po’ in imbarazzo per la sua solita stupidità, che le impediva di ascoltare o leggere le cose con attenzione prima di reagire.
“Andiamo da lei a scoprirlo, allora?” le disse piano, per convincerla a salire in auto e i suoi occhi si riempirono ancora di lacrime, e disse sconvolta che non poteva.
“Certo che dobbiamo andare amore…” concluse serio, mentre riusciva a farle fare qualche passo e Julie sconvolta disse piano “Thèo non può vedere Lory, altrimenti ne nasce un casino tremendo. Potrebbe anche accettare la sua esistenza, ma sapere che il padre mi ha abbandonato con lei lo renderebbe furioso e pericoloso, soprattutto in un periodo così difficile della sua vita.  Rischiamo davvero che vada a uccidere Alan…”
Rami si chiese soltanto come diavolo avesse fatto a pensare a suo fratello in quel momento, dato che non era riuscita neanche a restare in piedi. Eppure davvero tutta la sua famiglia girava intorno a quel ragazzo, se lei si voleva anche privare dell’ultimo saluto a una persona così importante solo per lui.
“Non mi sembra un grosso problema, Julie. Non saprà che è figlia di Alan, né che sei da sola. Se vuoi, per Théo, Lory sarà la mia bambina…” provò a dire, con l’anima in subbuglio, perché era davvero una cosa importante da chiedere e solo allora, per la prima volta in quella serata Julie lo guardò, e capì davvero chi fosse la persona che aveva davanti: Rami era spaventato, incasinato e probabilmente anche infreddolito, ma restava in piedi solo per lei. Stava cercando di darle forza e sicurezza, proprio lui che aveva letteralmente paura di ogni cosa, e non potè fare a meno di sorridergli e sussurrare piano che sarebbe stato molto bello da parte sua.
“…non è una cosa impossibile da credere, anche se lei è bellissima e bionda e io asiatico. Però so occuparmi di lei, giochiamo insieme, le do da mangiare, la rimprovero anche qualche volta… insomma ci vogliamo bene. Credo, no?” chiese, un tantino in imbarazzo e lei annuì e sussurrò piano “lei stravede per te e anche tu le sei molto affezionato, pare…”
“Posso sembrare suo padre, allora?” concluse, con il cuore in subbuglio e Julie annuì e gli baciò piano la mano.
 “…magari fosse davvero così…” concluse qualche minuto dopo, fissando fuori dal finestrino e prendendogli la mano.
“Non è detto che non possa esserlo…” rispose lui, totalmente a soqquadro, sconvolgendo anche lei.
Note:
Eccomi qua, scusate per l'assenza ma è stata una settimana letteralmente assurda ed estenuante. Voi come state? Spero bene. Ecco l'ennesimo capitolo che non doveva esistere, ma è venuto fuori in corso d'opera. Che ve ne pare di questa situazione? Siete pronti a conoscere la famiglia di Julie? Vi aspetto!

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 e 26 ***


 
Capitolo: Foix
Julie rientrata a casa, corse a cambiarsi e imbarazzata gli chiese se potesse prendere i biglietti, ma Rami ovviamente aveva già la soluzione e sorridendo le disse di non preoccuparsi. La verità era che ovviamente il leader degli scheletri non usava mai i mezzi di linea, ma generalmente affittava mezzi privati e aveva già sentito una società che gli aveva dato la piena disponibilità.
“Devi solo dirmi tra quanto vuoi partire…” le spiegò dolcemente, e Julie rispose che il prima possibile andava bene, facendolo annuire. Due ore dopo erano già in viaggio, ma il clima tra loro era stranissimo.
Rami tenne in braccio Lory, addormentata, mentre Julie rimase a fissare fuori dal finestrino, incredibilmente pensierosa. Non aveva voglia di parlare, ma lui invece aveva mille domande. Era molto spaventato all’idea di vedere Foix, soprattutto perché ovviamente avrebbe rivisto anche Alan. Si chiedeva cosa sarebbe successo, come avrebbe reagito lei, e mille altre cose, che ovviamente gli facevano paura.
Lory, però, interruppe quelle sue elucubrazioni, svegliandosi e richiedendo la loro attenzione e in quel momento, finalmente Julie si scosse. Sorrise alla bambina, ma solo per qualche secondo, perché di nuovo il display del suo cellulare si accese e lei sospirò sconsolata. Era la quarta volta che suo padre la chiamava, ma lei non aveva il coraggio di sentire quello che aveva da dirle. Pensava semplicemente che non servisse dirlo.
“…Vuoi che risponda io?” chiese Rami, notando la reazione infastidita di lei, ma Julie scosse la testa.
“Me lo sento dentro quello che è successo, non c’è bisogno che me lo confermino…” concluse, mortalmente dispiaciuta e Rami pensò che fosse eccessiva, ma non ebbe il coraggio di dirle nulla. Arrivati a Foix, però, rispose per avvertire del suo arrivo e bisbigliò piano “…sì lo immaginavo…” dimostrando di avere perfettamente ragione.
Rami provò a starle accanto, a consolarla, ma Julie provava davvero troppe emozioni insieme e non sapeva cosa le stesse accadendo. Era devastata dal dolore per sua nonna, ma anche spaventata per la reazione di Théo e preoccupata per quella dei suoi genitori. Sapeva che l’avrebbero giudicata in modo molto severo per Rami, che stavano per mostrarle ancora una volta quella loro espressione di disappunto, e si sentiva malissimo.
Lui non aveva idea di cosa fare, provava in ogni modo a farla sorridere, ma Julie ad un certo punto gli parve persino scocciata di quelle sue eccessive premure, così decise di lasciarla per un po’ tranquilla, con la sua Lory.
Arrivarono direttamente in ospedale, e Rami si sentì letteralmente fulminare dallo sguardo della madre di Julie, che li accolse in modo glaciale. Non capì quello che le disse, non capiva bene il francese e quella donna aveva volutamente parlato piano e con voce bassa per non farsi sentire, ma era evidente che fosse un rimprovero per Julie, e lo sguardo addolorato di lei confermò la sua ipotesi.
La signora Arnauld fu severissima con la figlia, e neanche sorrise alla sua nipotina, che fissò quasi come se fosse un problema. Rami pensò che fosse per i dolore di aver perso sua madre, ma poi si ricordò che nonna Lauren era la mamma del padre di Julie, e realizzò che non poteva essere quello il motivo.
Lo capì poco dopo perché tutti ce l’avessero con loro, e per la prima volta desiderò di essere invisibile. Non entrò nella stanza della nonna appena deceduta, per una serie di motivi tra cui che lei non aveva detto di entrare, che gli sembrava poco rispettoso e aveva terribilmente paura di vedere una persona morta. In ospedale, poi, era assolutamente uno dei suoi incubi peggiori.
Julie gli chiese la cortesia di restare fuori con Lory, per avere il tempo di preparare Théo, e lui lo fece. Si allontanò un po’ dalla famiglia Arnauld che sembrava preoccupata e agitata per la sua presenza, e rimase con la piccola Lory a giocare e occuparsi di lei. Solo dopo qualche tempo, Julie li raggiunse con un’espressione molto angosciata e disse a qualcuno “…sono loro…” mostrando Rami e Lory ad un ragazzone alto e biondo, con l’espressione contratta.
Théo era oggettivamente un bel ragazzo, altissimo, grosso e biondissimo come sua sorella, ma aveva qualcosa negli occhi che mise Rami in allarme. Un gelo, una freddezza strana, che non aveva mai visto, neanche nello sguardo della signora Arnauld, che sembrava volerlo uccidere con lo sguardo.
Théo li fissò per un istante, non diede il tempo a Rami di fare nulla, se non di sorridere, e urlò “No!” andandosene. Julie lo rincorse, provò a calmarlo in tutti i modi, ma lui era totalmente fuori di sé, e Rami vide che le stava anche facendo del male. La prendeva a schiaffi, le urlava contro e Julie non si difendeva.
Pensò che dovesse prendere le sue parti, che dovesse fare qualcosa, ma ad un certo punto lei urlò qualcosa e suo fratello si fermò. Si fissarono negli occhi entrambi addolorati da morire, e in quel momento Thèo le permise di accarezzargli la guancia e i capelli. Rami pensò che fosse come un’addestratrice di tigri che accarezza una bestia feroce, ma non disse nulla. Lo sguardo di lei, l’esitazione nella sua mano, e in generale tutto il suo atteggiamento dimostrava che non era certa di quello che stava facendo, ma sperava che funzionasse. E funzionò. Quelle carezze addolcirono il gigante, che prese a piangere e Julie lo abbracciò forte e poi afferrando la sua mano lo portò via. Rami decise di seguirla, perché non si sentiva tranquillo a lasciarla sola con quel ragazzo, ma quando la trovò provò molta tenerezza per quei due fratelli.
“Non la voglio Lory, non la voglio…” continuava a ripetere angosciato, come in una routine e Julie gli spiegava piano che non poteva sceglierlo, che ormai c’era e che doveva assolutamente accettarla perché era parte della sua famiglia.
“Non la accetto, no che non la accetto!” ruggì lui, in preda all’ira e lei sussurrò piano “…allora non vuoi più neanche Julie nella tua vita? Non mi vuoi più bene?” facendolo bloccare.
“davvero non mi vuoi più vedere? Non vuoi venire a casa mia e mangiare i miei biscotti? Non vuoi insegnare a Lory a giocare a carte?” aggiunse, seria ma dolcissima e lui piagnucolò dicendo che voleva i biscotti, ma lei era troppo piccola per imparare a giocare a carte e Julie gli sorrise e con una coccola disse piano “lo so, ma dovremo crescerla, insegnarle le cose…”
Théo non disse nulla per qualche minuto, e lasciò che Julie gli prendesse la mano con dolcezza. Era incerto, non sapeva bene come reagire, ma poi l’ira tornò a farsi sentire e le disse che assolutamente non aveva voglia di fare niente con quella bambina, che non voleva vederla neppure, deludendo Julie.
“E allora non possiamo più essere fratelli, mi dispiace…” concluse, sperando di provocare in lui una reazione da adulto, ma così non fu.
Théo stava gestendo troppe cose tutte insieme, ed era evidente che non stesse bene. Julie provava a calmarlo, a tranquillizzarlo, ma anche a fargli capire che le sue prese di posizione erano troppo nette. Rami si chiese come potesse aiutarla, e proprio mentre pensava a come intervenire, sentì una voce alle sue spalle che ruggì “Come ti viene in mente di dire una cosa del genere a tuo fratello?”
Julie sbuffò soltanto, perché sua madre avrebbe soltanto peggiorato le cose, lo faceva sempre. Se era vero, infatti, che Théo aveva moltissimi problemi, era altrettanto vero che la signora Arnauld nel tentativo di proteggerlo faceva sempre grossi danni. Anche la terapeuta le aveva dato contro più volte, ma a lei sembrava non interessare. Julie non stava improvvisando, aveva partecipato a una riunione con la psicologa per capire come gestire le cose, e lei si stava attenendo a quanto le era stato detto, ma sua madre come sempre remava contro.
Théo, appoggiato dalla madre, uscì dal tavolo e ruggì che non avrebbe mai più voluto vedere Julie, mai nella vita, facendole emettere soltanto un lunghissimo sospiro.
“Troveresti un albergo?” sussurrò lei a Rami, accorgendosi di lui per la prima volta in tante ore, e lui annuì e si mise all’opera.
Solo qualche ore dopo riuscirono a uscire dall’ospedale, e lei era letteralmente in mille pezzi. Rami aveva affittato una macchina, e guidava sereno, mentre Lory chiacchierava, urlando paroline senza senso.
“Mi dispiace, volevo andare a casa, ma non possiamo…” sussurrò Julie piano all’improvviso. Era stata una giornata dolorosissima, e anche piena di conflitti familiari. L’avevano rimproverata tantissimo, praticamente tutti. Sua madre le aveva solo detto che era veramente inopportuna, e suo padre che era una stupida. Le sue zie, però, avevano davvero infierito, facendole pesare il fatto che in un contesto simile, per colpa sua avrebbero dovuto gestire anche una crisi di Théo, e Julie si era sentita malissimo.
“A me importa solo di stare con voi…” le disse piano, perché capiva che stava davvero male e Julie sorrise, ma si sentiva malissimo e appoggiò la guancia contro la sua mano.
“Dovremmo fermarci a comprare qualcosa per Lory, per cena…” bisbigliò pianissimo, dopo qualche istante, e lui obbedì fermandosi al primo supermercato, dove c’era anche l’auto di un’altra persona poco gradevole.
Capitolo: un supermercato
Era un tranquillo venerdì sera a Foix, e Alan Girard se ne stava come sempre in giro con i suoi amici per fare provviste per la serata. Ogni due venerdì del mese, infatti, la signora Girard si toglieva allegramente dalle scatole, andando a giocare a canasta con le amiche del circolo, e lui aveva la serata libera per invitare qualche amico e fare bagordi come degli adolescenti.
All’inizio c’era anche qualche ragazza a quelle serate, e più di una volta aveva partecipato anche Julie, entusiasta all’idea di conoscere i suoi amici. Era convinta che fosse un gesto importante, che stesse dimostrando ad altre persone che l’amava, ma non aveva capito che il caro Girard voleva solo sfoggiarla, come un trofeo di caccia. Quando poi era rimasta incinta la cara signorina Arnauld, voci di paese avevano diffuso la diceria che fosse successo addirittura a casa Girard, nel letto coniugale e la padrona di casa aveva minacciato di evirare il signor Girard se avesse saputo di altre ragazze a casa sua.
In realtà non era vero, Julie non aveva mai fatto l’amore a casa sua, perché si era sentita a disagio. Avevano anche litigato molto per quella cosa, e per qualche giorno Alan non l’aveva più cercata. Era rimasta incinta settimane dopo, quando in uno sforzo di romanticismo l’aveva portata ad una convention di cucina e aveva finto che fosse sua moglie, facendo l’amore con lei per un intero weekend, senza neanche immaginare che potesse essere pericoloso. Già, so cosa state pensando: non era esattamente un genio Alan Girard. Sapete perché si sentiva così al sicuro? Semplice: aveva confuso Julie con un’altra ragazza che frequentava all’epoca, che prendeva la pillola.
Lei, invece, giovane e ingenua, alla sua prima vera storia d’amore, pensava che lui volesse davvero avere un bambino con lei. Aveva creduto a tutte le sciocchezze che le aveva raccontato sul matrimonio in crisi, sul sentirsi sempre e solo un donatore di denaro e aver bisogno d’amore. E così aveva pianto di felicità la povera Julie, scoprendo di essere incinta, perché immaginava che anche lui si sarebbe sentito finalmente felice di avere ben due creature per cui era la cosa più importante del mondo. Ma come sapete, così non fu.
Non gli capitava quasi mai di pensare a lei, ad essere onesti. L’aveva sognata una volta sola, ed era stato un sogno bollente, che gli aveva fatto venire la nostalgia di quella biondina che faceva ogni cosa per la sua approvazione, ma poi si era ricordato di com’era finita, con lei incinta e disperata, e ci aveva ripensato.
E così, mentre Rami e Julie facevano la spesa esausti e con il cuore incasinato, ma tutto sommato molto dolci, qualcuno si ritrovò ad osservarli, morendo di gelosia. Era stato Ralph Morrison a fargli notare la biondina, perché Alan era troppo preso dalla scelta del vino per notarla.
Julie era sola in quel momento, e fissava con fare afflitto la carne, pensando a tutto, meno che a quello che avrebbe dovuto cucinare per cena e nei giorni successivi. Si sentiva emotivamente svuotata, e quella era la prima volta in ventiquattro ore in cui era sola, quindi il suo cervello era letteralmente andato in stand by.
“Ma tu sei sicuro che abbia avuto un figlio?” chiese serissimo Charles, l’altro amico, e Alan annuì soltanto, perché gli aveva inviato spesso foto della bambina per i primi tempi.
“Ha tenuto da Dio la gravidanza, porca miseria…” commentò Ralph, e anche Charles fu d’accordo. Commentarono per qualche minuto la sua linea, letteralmente perfetta, il suo sedere nei jeans attillati, e ne convennero che il seno era aumentato, probabilmente a causa dell’allattamento.
“Direi che è migliorata!” concluse Alan, che aveva sempre trovato il poco seno di Julie un grosso neo del suo aspetto fisico. E poi, proprio mentre i tre amici iniziavano a pensare di poter provare a fare quattro chiacchiere con quella bella bionda, qualcuno la raggiunse di spalle e mise la guancia contro la sua facendola sorridere. Rami aveva messo Lory nel carrello, e si era allontanato con lei a comprare la frutta, ma aveva notato l’espressione afflitta di lei ed era tornato a coccolarla.
“Sei bellissima, lo sai?” le sussurrò, con la guancia contro la sua, cingendole il bacino da dietro e Julie fissando la sua immagine riflessa nel vetro disse solo “sono esausta. Andiamo a dormire?” Rami annuì, e finalmente si girò per farsi vedere dal pubblico, che ora stava severamente giudicando il quadretto familiare.
“Beh sembra uno di quei modelli dei profumi, devi ammetterlo…” osservò con molta onestà Ralph, e anche Charles fu d’accordo, dicendo che sembrava uno di quei Pirati dei Caraibi, ma “…in versione ripulita ed elegante. Con il dolcevita e il look da fighetto”
“Troppo da fighetto. Andiamo, dove diavolo devi andare vestito così?” commentò Ralph, cercando di far ridere Alan, che era rimasto letteralmente congelato. Erano molto belli insieme, e lei sembrava stanca, ma lo guardava in modo dolcissimo. Lui era giovanissimo, molto più dello chef Alan, che diceva di portarsi bene i suoi quarantasette anni, ma se li sentì tutti addosso in quel momento. Non aveva un gran fisico, e lei era sicuramente molto meglio di lui, ma era un bel ragazzo ed erano belli insieme e sembrava si volessero davvero bene. Decise di continuare a osservarli da lontano, perché aveva notato una cosa in quel carrello, e stranamente per la prima volta in quei mesi, gli era venuta voglia di vedere sua figlia. Riusciva a scorgere soltanto un fagottino rosso, con una testolina di riccioli biondi, ma era curioso e voleva darle un’occhiata.
Non era veramente interessato a Lory, più che altro lo infastidiva il fatto che quel tizio più giovane di lui si comportasse come se fosse anche il padre di quella bambina. Non ascoltò i pareri dei suoi amici, che cercarono di dissuaderlo, e decise di restare a guardarli da lontano. Pensò che ovviamente anche la bambina era molto bella, con quella madre difficilmente poteva essere il contrario, e mentre si interrogava se fosse la più bella dei suoi figli, la famigliola felice si diresse alla cassa, rendendo impossibile per lui continuare a fissarli da lontano. Charles e Ralph provarono a parlargli a dissuaderlo dall’affrontare di petto quella situazione, ma non ci riuscirono.
Alla cassa, Julie riconobbe una sua vecchia amica e chiacchierarono per qualche minuto del più e del meno. La ragazza le fece i complimenti per Lory, e disse che erano veramente una bellissima coppia multietnica. Rami pensò che quel complimento fosse in realtà un insulto, e rimase per qualche istante a chiedersi se fosse una cosa gentile o meno, quando sentì qualcuno dire “…già, peccato che non sia veramente sua figlia”.
Julie tremò in quel momento, perché non riusciva fisicamente neanche a pensare di rivedere Alan quel giorno, eppure incontrare il suo sguardo non le fece l’effetto che lei temeva. Non provò sentimenti positivi, solo fortissimo rancore nei suoi confronti, così tenendogli testa rispose “…certo che è sua figlia, perché è l’unico che se ne sia mai preso cura…”
Alan impazzì per lei, per il disprezzo che gli stava mostrando, per l’arroganza con cui gli teneva testa e pensò che doveva assolutamente convincerla a uscire con lui, almeno un’ultima volta. Così, cercando di sembrare sicuro e sensuale, le disse piano “ciao bellissima…”
Rami si sentì letteralmente avvampare per quel tono e quelle parole. Avrebbe voluto saltare al collo di quel vecchio stronzo, e non aveva mai provato il desiderio di confronto fisico con qualcuno.
“Vattene Alan…”rispose lei scocciata, e fece per andarsene, ma ovviamente non potevano farlo senza pagare il conto. Rami sembrava troppo distratto per ricordarsi che aveva lui la carta, così Julie dovette dirgli di pagare e Alan osservò che le sue abitudini non erano cambiate, facendola infuriare ancora di più. Rami trovò insopportabile quell'ennesimo accenno al fatto che lei fosse una sgualdrina, e ancora una volta desiderò di ucciderlo, ma rimase totalmente paralizzato. Non poteva attirare l'attenzione in pubblico, e per lui già entrare in un supermercato era un grosso problema, figuriamoci se poteva magari finire in qualche video per una rissa.
Julie prese il sacchetto e fece per andare via, furente. Voleva non vedere mai più quello schifoso, e sapeva che anche Rami era arrabbiatissimo, ma Alan le afferrò la mano e lei si girò per gelarlo, quando lui pronunciò le parole di cui lei aveva più paura al mondo, ossia “…voglio parlare della bambina…”
Nota:
Eh carissimi, oggi mi avete beccato particolarmente ispirata. Onestamente mi sembrava un po' triste da solo il capitolo dell'ospedale, perciò ve ne ho regalati due. Impegnativi, ma due. Allora che ne pensate di Alan, ora che avete avuto modo di conoscerlo? E della reazione di Julie e di Rami? Se vi va, potete anche dirmi due parole sulla famiglia di lei, vi aspetto. A presto.

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Capitolo 26
*** Capitoli 27 e 28 ***


Capitolo Alan e Julie
“Non ci penso neanche…”
Ruggì Julie serissima, ma Rami si sentì letteralmente morire. Tutto quello che aveva costruito stava per andare in pezzi, e lui non sapeva come difenderlo.
“Andiamo, solo una birra e quattro chiacchiere da vecchi amici. Dobbiamo davvero mettere di mezzo gli avvocati?” aggiunse Alan più conciliante, perché neanche lui aveva interesse nel fare uno scandalo, ma voleva assolutamente provare almeno una volta a stare solo con lei.
Julie rimase gelata, non sapeva esattamente cosa dire o fare,perché quella minaccia era veramente troppo importante. Ci mise qualche istante a tornare lucida, perché per un momento ogni parte di lei pensò solo che non sapeva cosa fare, ma poi rispose piano che non aveva molto da dirgli.
“Adesso non vuoi più che mi occupi di lei? Sembravi così determinata qualche mese fa, sembrava che la tua vita dipendesse dal fatto che io conoscessi questa testolina. E invece adesso non ti interessa più?” aggiunse serio, e lei annuì e basta e bisbigliò appena “non oggi…” facendolo annuire. Qualunque cosa le fosse capitato, non aveva esattamente una bella cera, e forse non era il caso di insistere.
“Allora chiamami” concluse, con un fastidiosissimo sorriso che fece morire di rabbia Rami, e Julie annuì soltanto, molto scocciata.
Non parlarono per qualche minuto in auto, ma Rami letteralmente stava ribollendo. Cercava di tenere apparentemente la calma, solo perché lei aveva avuto una giornata molto lunga e difficile, ma Julie lo sorprese.
Con la testa contro il finestrino, gli sussurrò piano “Se le cose dovessero mettersi male, se dovessero davvero entrare di mezzo gli avvocati in questa storia, tu mi aiuteresti?”
“Non devi neanche chiederlo, amore mio. Se non vuoi che si occupi di Lory, faremo ogni cosa per impedirgli di avvicinarla…” le rispose serio, ma non era quello che lei intendeva, e dopo qualche istante fu costretta ad aggiungere
“… se fosse necessario, se io te lo chiedessi, tu potresti far sparire me e Lory nel nulla, vero?”
Rami sussultò per un istante, perché non aveva idea di come lei avesse fatto a capire quella cosa, ma quando la osservò si accorse che era estremamente seria, così annuì e basta, sollevando un sopracciglio.
“Sono sicura che lui voglia soltanto fare il porco con me, o comunque mostrare gelosia nei tuoi confronti. Non me lo bevo questo momento di paternità…” aggiunse seria, con lo sguardo estremamente infuocato.
“…ma se volesse davvero farmi la guerra per avere Lory, vincerebbe lui. Chiunque gli riconoscerebbe almeno il diritto di vederla e io davvero non voglio che un uomo così sia nella sua vita. Avevi ragione tu, potrebbe soltanto renderla una donna insicura e infelice un padre così.” concluse serissima, e Rami sorrise soltanto. Si disse che mesi prima aveva una posizione totalmente diversa rispetto a quella sera, ma probabilmente era dipeso dalla sua presenza nella sua vita quel cambiamento e le accarezzò la guancia.
“Lo metteremo in condizione di non provarci neanche, tesoro…” concluse serio dopo qualche istante, e lei sospirò chiedendosi cosa esattamente significassero quelle parole, ma era troppo stanca e addolorata per darci peso.
Il giorno dopo, al funerale della nonna Lauren ovviamente c’era tutto il paesino, e mille chiacchiere si sollevarono vedendo Julie mano nella mano con Rami. Lui pensò che fosse veramente uno dei suoi incubi peggiori quella situazione, totalmente al centro dell’attenzione di un paese intero, ma non disse nulla e sopportò per lei.
Thèo li fissò da lontano, con enormi occhioni di pianto tanto simili a quelli di un bambino, ma Julie per lui ebbe solo sorrisi molto teneri. Malgrado tutto, non poteva avercela con quel gigante buono, e appena potè si allontanò per andare ad abbracciarlo, ripetendogli soltanto che gli voleva bene.
Rami non capiva esattamente che legame avesse Julie con suo fratello, non capiva per quale motivo non mandasse tutti al diavolo, ma anzi cercasse sempre la loro approvazione, ma quell’abbraccio tra i due fratelli lo fece sorridere. Probabilmente, si disse, la famiglia aveva delle regole che lui non riusciva a comprendere, ma che sembravano davvero belle.
Solo molto dopo, alla fine del funerale, accadde quello che Rami non voleva. Si presentò Alan per le condoglianze e lei decise di affrontare il toro per le corna. Disse a Rami di aspettarla in hotel, senza immaginare minimamente in che stato di agitazione lo stesse lasciando e tenendo Lory tra le braccia decise di assecondare Alan, che immediatamente le chiese “perché porti anche la bambina?” tranquillizzandola. Evidentemente non gli importava molto di lei.
“Ho bisogno di sapere quali sono le malattie genetiche della tua famiglia. Come sono morti i tuoi nonni, parenti, e genitori. Se hai problemi psichiatrici in famiglia…insomma tutta la storia familiare, grazie…” gli disse Julie rigidissima, sedendosi con lui a un tavolino del bar.
Lo disprezzava per tante ragioni, ma quello che stava per succedere, l’avrebbe spinta ad odiarlo letteralmente. Alan iniziò a ridere e le chiese con che coraggio, proprio lei, faceva una domanda del genere “…con la famiglia che si ritrovava”.
Julie si irrigidì tantissimo, e pensò soltanto che voleva davvero prenderlo a calci nel sedere, ma tra i denti sibilò “…mi serve per la storia clinica di Lory” facendolo ridere di lei. Alan non le diede grosse informazioni, continuò a dire che erano sani come pesci e poi provò a chiederle come si sentisse, facendole scuotere la testa.
“Mi sento come una che ha appena perso sua nonna ed è stata ricattata da quello stronzo del suo ex per essere qui…” rispose, tagliente e furiosa, lasciandolo per un attimo senza sapere cosa dire.
“Se vuoi andare via Julie, vai pure. Pensavo ti facesse piacere bere una cosa insieme, in memoria di tutto l’affetto che ci siamo scambiati, non pensavo fosse un ricatto…” provò a dire, cercando di essere dolce e seducente, ma lei rispose molto rigida “affetto? Me lo chiami affetto?” gelandolo totalmente.
 
 
 “…chiariamo una cosa, una volta per tutte: quello che è successo tra noi è stato disgustoso, e neanche per un attimo da parte tua c’è stato qualcosa di simile all’affetto, ma ormai è morto e sepolto. Io non ho rancore, semplicemente non me ne importa più nulla” spiegò rigidissima, e lui si sentì letteralmente morire, perché la bambina che moriva per lui non aveva mai usato quell’atteggiamento con lui.
“Il problema è che tu hai scelto di non voler sapere nulla di tua figlia, e per me va bene, ma è una scelta definitiva. Però che non ti venga mai, e sottolineo mai, in mente di provare a cambiare idea, perché Lory ha un padre e una famiglia, e non le serve un patetico vecchio come te a rovinarle la vita…”
Fu un attacco durissimo, e Alan si disse che neanche riusciva a riconoscere la sua Juju in quelle parole così amare. Era cresciuta, aveva un atteggiamento da donna vissuta e mamma tigre che la rendeva incredibilmente affascinante, e lui rimase tramortito da quelle parole e dal suo atteggiamento.
“Sono stata paziente e gentile in questi anni. Ho accettato di essere io la sgualdrina, di dovermi allontanare da sola con il peso della mia vergogna, come se ti avessi stuprato o costretto a stare con me, ma so benissimo come vendicarmi, se mi metti alle strette, quindi non farlo…” concluse, alzandosi, e Alan non disse una parola. La lasciò andare via senza neanche un saluto, e rimase schiacciato dal peso di quella conversazione.
 
Capitolo:  gelosia
Julie rientrò tranquilla in hotel. Era orgogliosa di tutto quello che era riuscita a tirare fuori, perché quel veleno l’aveva letteralmente soffocata per troppo tempo. Era serena, voleva stare con il suo uomo e la sua bambina, ma quando varcò la soglia della stanza lui sembrò non esserci.
Julie non si allarmò, si disse che magari era andato a comprare qualcosa per cena, o le sue solite sigarette e si mise comoda a letto con Lory. Aspettò per un po’ ma lui sembrava non voler rientrare. Provò a chiamare e a scrivere messaggi, ma Rami non rispondeva e questo la spaventò. Solo dopo un’ora le rispose, ma con una voce estremamente afflitta e lei gli chiese di rientrare, agitandolo ancora di più.
Era stato malissimo Rami in quelle ore. Non aveva capito realmente perché lei lo avesse abbandonato, costretto a restare solo in una stanza d’hotel qualsiasi. Si era sentito messo da parte, e il terrore che lei volesse ricostruire una famiglia con il suo ex, l’immagine di loro due insieme che coccolano Lory, lo mandò in paranoia. Rami ebbe la peggiore crisi d’ansia della sua vita, talmente forte da non riuscire in alcun modo ad essere calmata con i farmaci.
Esagerò con gli ansiolitici, ne prese un numero che non aveva mai preso prima, e poi per paura di poter stare peggio, si costrinse a vomitare. Non riusciva a stare tra quelle quattro mura, non poteva attendere oltre, così aveva deciso di uscire a prendere una boccata d’aria, ma non potendo stare tra la gente, era rimasto per ore in un parco a fissare una fontanella quasi priva di acqua. C’era dentro un pesciolino, che nuotava sereno nella parte più profonda, e coperta d’acqua, e poi a volte si spingeva troppo in la e soffriva nella parte con scarsità d’acqua.
Rami non riusciva a respirare, esattamente come quel povero pesce, e continuava a chiedersi se tutto quello che amava stava per essergli portato via. Credeva che lei non avrebbe assecondato quel maledetto Alan, e non riusciva ad accettare che fosse uscita con lui da sola, non ne capiva la ragione. Pensava di dover essere una famiglia, e sostenerla, ma l’aveva messo da parte.
Non era geloso, in realtà. Spesso Julie in quei mesi era andata a cena con i suoi compagni di corso, uomini e donne, aveva lavorato insieme ad alcuni per dei progetti, e Rami non si era mai sentito insicuro del loro rapporto. Era certo dei sentimenti di lei, e la trovava una donna troppo sincera per poterlo tradire. Solo che lui aveva paura di Alan, e quando Julie si era mostrata decisa a non avvicinarlo di nuovo, era stato davvero felice, per poi andare in crisi dopo.
“Amore ma dove sei?” gli aveva chiesto dolcissima, non immaginando esattamente cosa fosse successo, e Rami aveva finalmente respirato, perché sembrava troppo tenera per essere una che sta per lasciarti.
“Mi serviva un po’ d’aria, quella stanza mi rende claustrobico…” spiegò serissimo, e lei sussurrò piano che l’avrebbe trovata a letto quando avesse deciso di tornare.
“Davvero? Sei già rientrata?” chiese confuso, ma anche immensamente sollevato, e Julie spiegò che era durato molto poco quell’incontro.
“E ce ne saranno altri? Devo abituarmi all’idea di te che esci con il tuo ex?” le chiese, piuttosto rigido, ma lei rispose che assolutamente non sarebbe stato così, e lui sospirò. Era veramente felice di sentirle dire quelle parole, perché probabilmente non avrebbe sopportato di avere Alan ancora nella sua vita.
“Io esco solo con te, anzi torna presto amore mio perché ho i piedi gelidi…” gli disse piano, con fare volutamente lamentoso. La frase di Rami le aveva fatto capire che era seccato con lei, e sebbene non ne capisse esattamente la ragione, voleva fare pace con lui.
Non avevano litigato quasi mai in quei mesi, Rami era estremamente accomodante (quando lei non metteva disordine in casa) e avevano impostato il loro rapporto sul rispetto reciproco. Julie aveva molti amici nuovi, e sebbene Rami non amasse frequentarli, di tanto in tanto andava a bere una birra con loro. Allo stesso modo lei aveva provato a socializzare con Thalia, che però si era rifiutata nettamente di conoscerla, ma non ne aveva fatto un dramma.
Quella frase di Rami era la prima, vera, dimostrazione di gelosia della sua vita, e Julie capì di doverlo rassicurare un po’. Non ci mise molto a rientrare, ma quando aprì la porta sentì “dai Lory, fai sentire cosa hai imparato…”
La bambina in realtà non aveva imparato un bel niente, ma Julie aveva deciso di provare comunque quello sketch per farlo sorridere. Così, mentre Lory la guardava confusa, Julie disse piano “dai ripeti papy…”
Rami non capì, ma ovviamente si mise in allarme. Si chiese cosa diavolo significasse adesso quella parola per Lory, che non la conosceva, né l’aveva mai usata. Lui era Yayi all’inizio, poi era stato Laii e Lali, ma quella parola non l’aveva mai usata.
Lory non seppe cosa dire, e ripetè cose a caso, ma Juliè insistette, lasciando lui sempre più perplesso. Rami si avvicinò a quelle due, cercando di capire che diavolo avesse per la testa la sua bionda, e Julie abbandonò per un istante la sua bambina e gli gettò le braccia al collo, dicendo piano “…deve imparare a chiamarti con il tuo nome…”
Lui sorrise, ma scosse solo la testa, capendo ancora meno di quello che lei stava dicendo. Julie aveva trovato il blister dei farmaci di Rami, e sapeva che ne aveva presi tanti. Aveva capito che probabilmente si era spaventato per la presenza di Alan nella sua vita, così aveva deciso di mettere le cose in chiaro con il suo amore.
“Lo so che non è tanto che stiamo insieme Rami” gli disse piano, fissandolo con molta dolcezza, e lui pensò soltanto che il discorso che si era preparato per chiederle di sposarlo iniziasse in modo simile.
“…so che non sei realmente il papà di mia figlia, e non ti chiedo di esserlo, se non vuoi. Stare con me non significa automaticamente voler diventare padre, lo capisco. Ho solo pensato che, onestamente, Lory non avrà mai nella vita qualcuno che le darà tanto amore quanto te…” aggiunse, molto dolce.
Rami le sorrise e sussurrò piano “…io non ho mai detto di non volerlo essere, comunque” facendola sorridere in modo bellissimo.
“E so di aver sbagliato, non chiedendoti di venire con me da Alan…” concluse con occhioni bellissimi. Aveva toccato il punto centrale del discorso, e Rami aveva davvero desiderato urlarle contro quella frase prima, ma semplicemente non riusciva a provare rancore in quel momento, fissando quegli occhi languidi.
“So che ti ha ferito vedermi andare via con quello che tu e tutti considerate il padre di mia figlia, ma tornare in questo posto mi ha fatto rimettere insieme le idee e ho capito che, semplicemente, lui non è il padre di mia figlia per me…” aggiunse, con lo sguardo deciso, ma indifeso e lui non capì esattamente.
“Quell’uomo è solo un enorme, vecchio sbaglio, che non può e non deve condizionare la mia vita e la mia felicità. Però avevo bisogno di capire, per onestà nei confronti di mia figlia, se davvero volesse riconoscerla…”
“Ed è così?” chiese lui, con mascella contratta e il cuore a mille, e lei ridendo scosse solo la testa e rispose “ma ti pare? Mi ha chiesto perché l’avessi portata, pensa quanto gli importasse” tranquillizzandolo.
“Però ti chiedo scusa, perché forse avrei dovuto parlarti prima della mia idea…” concluse, e lui provò ad avvicinarsi tanto da poterla baciare.
“ Rami io ti amo, davvero…” sussurrò piano, accarezzandogli le guance e lui bisbigliò appena “…dimmi che non continuerai la frase con un ‘ma’ o un ‘però’, ti prego. Perché lo hai detto proprio come se ci fosse qualcosa dopo. Della serie ‘ti amo, ma non voglio stare con te’…”
“Ma che scemo che sei…” bisbigliò pianissimo, con le labbra quasi sulle sue.
“Ti amo, e so perché mi avevi chiesto di andare a cena prima di tutto questo. Non avresti mai corso il rischio di entrare in un luogo pubblico, con tutta l’ansia che ti provocano quei posti, se non fosse stata una cosa speciale. Lo so. E avevo anche già la risposta da darti…” aggiunse dolce, e Rami bisbigliò di nuovo “ah sì? E ora c’è un ‘ma’ da qualche parte?”
“Sì…” annuì lei serissima, cancellando il sorriso dal viso di lui che divenne rigidissimo.
“Volevo dirti che sarei diventata tua moglie, se lo volevi, e la madre dei tuoi bambini. Che avremmo costruito una vita insieme, felice il più possibile…” aggiunse tenera, mentre lui aveva una specie di infarto in corso.
“…ma forse non avevo neanche io pienamente capito quanto forte fosse il nostro legame, anche se giovane. Forse c’era bisogno di un momento così difficile e crudele per realizzare che non mi serve niente di più di quello che ho. Non ho bisogno di un matrimonio per essere tua moglie, o per farti essere il papà di Lory, perché noi siamo già tutte queste cose e abbiamo già costruito una vita insieme semplicemente scegliendoci…”
Rami sorrise, ma emise un lunghissimo sospiro di sollievo e lei accarezzandogli i capelli continuò dicendo “…abbiamo una routine, delle abitudini e anche dei punti critici. Conosci tutti i miei scheletri, ed io…conosco le tue colpe meglio di chiunque altro sappia il tuo nome. Non è molto, ma lo accetto, perché nel tuo caso, amarti è un atto di fede. Ed io ho tutte le ragioni per avere fede in te. Viviamo insieme, hai rinunciato a molte cose per me, e so per certo che non c’è nulla che non faresti per la tua donna…”
“Assolutamente vero…” aggiunse, accarezzandole la guancia e facendola sorridere.
“E allora la sposerai?” sussurrò piano concludendo, e Rami rispose soltanto “…potrei fare in modo che sia già successo. Potremmo essere sposati anche da quattro o cinque anni, se vuoi, perché per me è già così…” facendola ridere in modo scomposto, dato che aveva solo sedici anni all’epoca.
“E tu starai sempre con me Julie? Mi amerai sempre, senza ma?” le chiese, tornando improvvisamente molto serio e lei sorrise e annuì, dicendogli piano che non aspettava altro.
Nota:
Ciao a tutti e buona festa dei single! Allora dopo le romanticherie di San Valentino, ho pensato fosse molto triste lasciarvi soltanto con il capitolo di Alan, e quindi ho aggiunto anche questo. Che ne pensate della dichiarazione di Julie? E della gelosia di Rami? Sapete, vero, che ormai non manca moltissimo al finale? Siete curiosi?

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Capitolo 27
*** Capitolo 29: una famiglia ***


Capitolo: una famiglia
“Adesso smettila, sono molto serio!” ruggì Rami, cercando allo stesso tempo di non sembrare troppo arrabbiato, ma il destinatario di quella frase ignorò totalmente le sue parole. Fu un attimo: proprio mentre stava per alzarsi e intervenire, Lory afferrò la coda di Leia, che emise un verso furioso.
“Smettila, Lauren, devi smetterla” urlò questa volta, attirando l’attenzione della bambina, che lo fissò per un attimo con enormi occhioni dispiaciuti e poi scoppiò in un mare di lacrime.
Lo faceva sempre ultimamente, e Julie gli diceva che ormai l’aveva viziata, e dunque faceva sempre un sacco di capricci con lui.
“Piccolina…” sussurrò, accarezzandole i capelli, cercando di non sembrare troppo dolce e dispiaciuto per quelle lacrime, ma si sentiva in colpa da morire.
“Lory, amore, le hai fatto male…” continuò con dolcezza, mentre lei urlava paroline senza senso.
“Non è bello fare del male, Lory…” aggiunse, cercando di sembrare rassicurante, per poi concludere con “…magari non lo hai fatto di proposito, però non devi, ok?”
Lory singhiozzò e si lanciò contro il suo petto per farsi abbracciare e fare pace, e Rami la accontentò, perché di fatto non poteva fare diversamente. Le baciò la fronte, e quello che sentì non gli piacque affatto. Pensò solo “no, non stasera” ma poi capì di dover avvertire Julie.
 Erano passati sei mesi dalla sera in cui aveva ufficialmente detto di voler essere suo padre, e un anno esatto dalla famosa sera in cui erano entrate in casa sua, perciò erano nell’aria festeggiamenti. Rami faceva il papà, e provava a organizzare con Julie la questione del matrimonio, ma non era molto semplice. Ovviamente Julie ci teneva al rito, lo sognava da sempre, e voleva che fosse con amici e parenti, ma Rami tremava all’idea di un ricevimento con centinaia di persone che ti stringono e che poi successivamente potrebbero riconoscerti, quindi si erano arenati su quella questione.
Julie aveva finito la scuola, e intrapreso un piccolo stage come pasticciera che le piaceva moltissimo, ma ovviamente le lasciava poco tempo libero. Indossava sempre il bellissimo anello che Rami le aveva preso, e ovviamente sognava il suo abito da sposa, ma per ora aspettava di trovare una soluzione con lui. Si fece bellissima per quella serata, perché ci teneva davvero a festeggiare in modo speciale, ma proprio mentre rientrava a casa, ricevette il messaggio in cui Rami le spiegava che Lory aveva la febbre e sbuffò.
Generalmente erano piccoli malanni passeggeri, aveva iniziato il nido e spesso portava a casa migliaia di virus differenti, ma non poteva neanche sottovalutarlo, quindi chiamò Rami preoccupata e insieme decisero di rimandare la serata, sbuffando entrambi ancora una volta.
“Pizza surgelata?” propose Julie entrando, e Rami sorrise, cullando Lory. Julie provò ad avvicinarsi per sentirle la febbre, e anche per baciare lui, ma fu zittita da un gesto di lui, che dimostrava che finalmente si era addormentata.
“Un anno fa…” sussurrò lei piano, accomodandosi ancora sul divano accanto a lui, esattamente come l’anno precedente, e Rami ridacchiando rispose “eh un anno fa qualcuno è arrivato a stravolgere totalmente la mia esistenza…” facendola sorridere.
“Io direi che l’ho migliorata!” rispose Julie prendendolo in giro e lui annuì soltanto. Aveva mille problemi adesso: le tasse, la scuola di Lory, il matrimonio e persino il mutuo, perché Julie voleva convincerlo a comprare casa, ma era felice.
“E io invece? Ti ho peggiorato la vita?” le chiese, stringendola tra le braccia e baciando il suo collo, ma Julie sussurrò appena “l’hai resa meravigliosa…” facendolo sorridere.
Si coccolarono per un po’ sul divano, senza parlare di niente di speciale. Julie stava quasi per addormentarsi, rilassata totalmente dalle carezze di lui, quando Rami tirò fuori una cosa a cui pensava da un po’. Le disse piano “vorrei che tu facessi una cosa per me, nei prossimi giorni…” facendole aprire gli occhi.
“Vorrei che tu leggessi il fascicolo sui miei genitori, se te la senti. E se dovesse venire fuori che non è la storia di due che hanno buttato il figlio nell’immondizia per tirare dritto con la loro vita, mi avviserai e lo leggerò anche io…” aveva detto tutto con fare molto sicuro, e quando lei si girò a guardarlo, la sua sicurezza crollò, spingendolo a chiederle “No? Non te la senti?”
Julie sorrise in modo molto bello e annuì, ma chiese pianissimo “sei davvero pronto?”
Rami non aveva una reale risposta a quella domanda. Non era pronto, ma forse non lo sarebbe mai stato. Avere una figlia e una donna, però, lo aveva spinto a rivalutare il suo bisogno di radici, e forse prima di costruirne con lei, doveva chiarire i conti in sospeso con il passato.
“Hai presente quando hai chiesto ad Alan quali problemi di salute aveva la sua famiglia? Ecco, da quando mi hai raccontato quella cosa, mi è partito un tarlo nella testa. Ho realizzato di non avere la minima idea di che problemi ci siano nella mia, e questa cosa mi ha portato a riflettere…” le confessò con molta dolcezza. Julie gli accarezzò la guancia, e lui sussurrò con enormi occhioni tristi “Voglio capire qualcosa in più…” e lei sorridendo annuì.
“Lo sai, vero che mi stai consegnando la tua vera identità? Tutto,data e luogo di nascita, vero nome…” chiese esitando un secondo, prima di leggere quel file che le aveva aperto sul computer, ma Rami dolcemente le sussurrò “ti ho consegnato molto di più…” facendola sorridere.
“E qualunque cosa dovesse succedere, ti giuro che sarai sempre con me, quindi non dovrai mai avere paura di sapere chi sono, perché mi consegnerò io spontaneamente piuttosto che vederti in pericolo o anche solo in difficoltà” concluse serio. Julie si sentì davvero orgogliosa di lui, del grado di apertura e intimità che avevano raggiunto. Ancora una volta ebbe fiducia in lui, e nelle sue parole, che fu costretta a rivalutare in seguito.
Julie lesse a fatica il dossier, perché non capiva benissimo l’inglese, ma a un certo punto le venne fuori un “eh?” che attirò l’attenzione di Rami. Inserì ancora una volta quella frase nel traduttore, e aveva sempre lo stesso significato, che però era un mistero per lei.
“Ramajesh Sharmalan disperso, dichiarato morto in data…”
“Non puoi essere tu questo ragazzo…” concluse lei sicura, mentre Rami aveva il cuore in diecimila parti. Non aveva il coraggio di chiederle la storia, ma quando lei alzò gli occhi su di lui, le fu evidente che aveva bisogno di sapere quello che lei aveva letto, e Julie non era neanche sicura di aver capito, così gli porse il dossier, e Rami agitatissimo potè scoprire la sua storia.
Ramajesh Sharmalan era il figlio di una coppia benestante, lui indiano, lei di origine coreana. Vivevano felici a Delhi, dove lui lavorava come manager per una grossa impresa e lei come avvocato. I due, insieme al loro bambino di quattro anni, avevano deciso di concedersi una vacanza al mare, in un posto da sogno, ma poverissimi. Al quinto giorno di vacanza, durante un’escursione in elicottero, erano completamente scomparsi nel nulla. I loro corpi erano stati ritrovati, quello del bambino che viaggiava con loro, no.
“Nessuno mi ha mai cercato…” concluse Rami sconvolto, ma Julie aggiunse “no, perché c’è stata un colpo di stato due giorni dopo la morte dei tuoi genitori, con conseguente guerra civile, quindi nessuno evidentemente si è preoccupato di un piccolo turista indiano scomparso e hanno dato per scontato che un bambino di quattro anni fosse con i genitori…”
Rami annuì, effettivamente aveva senso la conclusione di Julie, che mentre lui leggeva il dossier, si era addentrata in ricerche importanti su wikipedia, e aveva approfondito la questione
“E perché non c’ero?” le chiese e Julie si strinse nelle spalle. Provò a cercare una soluzione, si addentrò in una bellissima spiegazione complicata, ma Rami era stato attirato da altro. Alla fine del dossier c’erano le foto, ed erano tante e molto dolci. Assomigliava moltissimo a suo padre, ma aveva qualcosa anche di quella piccola donna bellissima che lo stringeva dolcemente al petto. Nelle foto di suo padre con lui in braccio, però, si rivide mentre coccolava Lory. Aveva avuto anche lui qualcuno, si disse. Era stato amato, qualcuno lo aveva aspettato e voluto anche. Quel pensiero, stranamente, riempì un vuoto nella sua anima che neanche sapeva di avere. Dopo un po’ mostro quelle foto alla sua compagna, dicendole piano “sono esattamente come noi, una famiglia…” provocandole un sorriso splendido.
 Nota:
Ciao a tutti, scusate se sono scomparsa dalla circolazione, ma sono finita in un buco nero di lavoro! Allora so che vi ho lasciati ad aspettare, ma in compenso vi ho regalato un capitolo più lungo degli altri, e spero ricco di colpi di scena ed emozioni. Vi aspetto, mi raccomando.
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 30: scheletri ***


Capitolo: scheletri
Due giorni dopo il primo anniversario dei nostri due innamorati, accadde qualcosa. Era domenica mattina, e Julie stava preparando la colazione, mentre Rami ancora assonnato controllava Lory con il suo biberon. Julie accese distrattamente la tv, per mettere un canale che trasmette video musicali, ma inavvertitamente mise quello dei notiziari e Rami tremò.
“Identificati due membri del gruppo hacker ‘Scheletri’. Due uomini sono in stato di fermo, i loro alias dovrebbero essere Cosm0$ e K40$...”
“Cazzo” urlò Rami, ma senza emettere un suono. Gli implose dentro una bomba, ma Julie neanche si accorse di nulla fino a quando provò a porgli il piatto per la colazione, che lui neanche notò.
“Julie devo andare…” le disse dopo un po’, emergendo dalle sue riflessioni, e lei lo fissò incuriosita. Non aveva prestato attenzione al notiziario, quindi non aveva capito il motivo di quel suo sconvolgimento.
“Devo tirare fuori dai guai i miei ex soci, o davvero siamo tutti in pericolo” le spiegò serio, e lei si sedette per ascoltare meglio, ma Rami stava cercando qualcosa con il suo telefono, e lo trovò. Tra le varie news, ne lesse una che spiegava meglio quell’arresto, e rabbrividì, Quegli idioti avevano davvero fatto la stupida rapina che gli aveva letteralmente intimato di non fare, ed ora ovviamente erano stati identificati.
“Perché sei in pericolo tu, amore?” gli chiese dolcemente, senza capire esattamente cosa stesse cercando di dirle, e Rami pensò di dirglielo, ma decise  di non farlo. Ormai aveva capito quasi tutto, ma forse era meglio tutelarla, almeno da quell’informazione bomba, così le disse piano “Julie devo andare via per qualche giorno. Riattivare i miei contatti, sistemare la questione e liberare quegli idioti…”
Per lei fu durissimo da sentire, perché non si aspettava che le dicesse di dover andare via, ma annuì e disse piano che capiva.
“Dovrò sparire nel nulla Julie, per qualche giorno, ma non so quanti…” le spiegò, estremamente contrito, e lei chiese con un filo di fiato “e non potrò neanche sapere se stai bene?” ricevendo solo un cenno negativo in cambio.
“Se è una cosa che devi fare, non possiamo farci nulla, no?”provò a dire, scacciando la tristezza, ma Rami notò che era spaventata e la strinse forte contro il suo petto.
“Devo farlo amore mio, altrimenti tutta la nostra meravigliosa realtà verrà messa in pericolo, però ti giuro che appena potrò rientrare correrò immediatamente da te, hai capito?” le bisbigliò all’orecchio, e Julie sorridendo annuì, ma non disse nulla.
Lo guardò fare le valigie restando in silenzio. Non si aspettava che quella cosa potesse succedere, non più ormai. Era certa che sarebbe tornato, e questo le dava la forza di non crollare, ma era incredibilmente penoso vederlo andare via.
Rami stava pensando esattamente la stessa cosa, ma ovviamente lui era nel panico più puro e totale. Non era certo di poter salvare quella situazione, soprattutto se li avevano già presi in custodia. Per un attimo mille ansie provarono a sussurrargli all’orecchio.
“E se avevano già detto tutto quello che sapevano su di lui? Se fossero già stati sulle sue tracce?” continuava a pensare, ma non volle allarmare Julie, che gli sembrava già parecchio provata così. Era evidente che avesse paura, e l’unica cosa che poteva fare era minimizzare e mostrarsi tranquillo.
Si salutarono con un bacio, e Rami le disse piano “…qualunque cosa vorrai dirmi, cercala su google, ok? Io troverò il modo di risponderti…”
Julie non capì esattamente, così Rami sbloccò il telefono e le mostrò cosa fare, facendola sorridere.
“E metti qualche foto di te e Lory sui social, ok?Non lo so come o quando potrò vederle, ma sono sicuro che avrò bisogno dei vostri occhi per poter sopravvivere a tutto questo…” concluse dolcissimo, un attimo prima di darle un lunghissimo bacio d’addio.
Julie versò qualche lacrima quando lui uscì, e dedicò la sua giornata a Lory, che ovviamente senza capire nulla cercava suo padre.
Rami nel frattempo, potè finalmente dare sfogo a tutte le sue angosce, e pianse disperato in aereo, perché non aveva idea di come risolvere le cose, salvare la sua vita nuova e tornare a casa come l’eroe della situazione.
Trascorsero vari giorni prima che lui potesse rimettersi a lavoro. Doveva recuperare un computer che potesse essere considerato “sicuro”, trovare un posto con una connessione dati difficilmente intercettabile, e mille altre cose. Ovviamente per tre notti di seguito non chiuse neanche occhio. Il quarto giorno si accorse di avere un bisogno quasi fisico di sentirla, perché tutti i suoi vecchi mostri erano tornati più aggressivi che mai, così provò a chiamarla, ma poi si disse che non poteva. Voleva darle buone notizie al telefono, dirle che stava per raggiungerla, che i loro giorni di separazione stavano per finire, ma in quel momento non aveva la minima idea di come sarebbero andate le cose, quindi si trattenne.
Ci mise giorni a contattare i suoi ex collaboratori, e scoprì una cosa fantastica: nessuno era stato arrestato o trattenuto. Si disse orgoglioso di loro, per il modo in cui avevano depistato la polizia, ma poi scoprì tanti errori grossolani, che gli fecero storcere il naso. Coprì le tracce della loro stupida rapina, sistemò un po’ di cose, ma l’ansia finalmente stava scemando. Si disse che dovevano essere stati proprio stupidi a non trovare il suo team con quegli errori così grossolani, ma poi concluse che probabilmente erano grossi errori per lui, che sapeva dove cercarli.
Così, preso dall’euforia di non essere in pericolo e di poter tornare alla sua vita normale, fece un errore madornale: chiamò Julie. Lei era sul divano a discutere con Lory che non la lasciava in pace, ed era ovviamente di pessimo umore, ma le saltò il cuore in gola quando sentì il telefono. Aveva fatto come le aveva chiesto, e mille volte aveva cercato su google “mi manchi, ti amo” ma anche cose più pratiche come “stai bene? Dove sei?” ma non aveva capito le risposte di Rami, che le aveva parlato attraverso i banner pubblicitari dei vari siti. Aveva anche postato una foto di lei e Lory sul divano accoccolate, ma non sapeva se l’avesse vista o meno. Il suo cellulare risultava sempre spento e offline, e lei non sapeva davvero cosa fare. Quando sentì “piccola…?” il cuore letteralmente le salì in gola.
“Stai bene?” chiese, con le lacrime agli occhi e lui rispose piano “…non sto bene senza di te, ma sto tornando a casa” rendendola estremamente felice.
Non si dissero molto, per fortuna, però lui le disse piano che stava tornando e che l’avrebbe raggiunta a casa quella sera stessa o comunque entro in giorno dopo, rendendola estremamente felice.
Entrambi fecero preparativi per quel loro incontro: Julie corse a cucinare cibo cinese e poi si sistemò i capelli, Rami fece la barba e corse in aeroporto per tornare da lei. Sembrava davvero la fine di un brutto incubo, eppure Rami non si era reso conto che mettendo a tacere la sua ansia, in quel caso, aveva zittito anche la sua parte razionale, e un enorme errore gli sarebbe costato molto caro.
Nota:
Eccoci qua cari amici, il dado è tratto, come si suol dire. Siete preoccupati per il futuro di questi due sventurati? Vi aspettavate questa situazione? Fatevi sentire, io vi aspetto sempre

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Capitolo 29
*** Capitolo 31 e 32 ***


Capitolo:
Rami rientrò a casa molto tardi, e pensava di trovarla addormentata, ma Julie lo stava aspettando e gli saltò letteralmente al collo.
“Mi sei mancato da morire…” sussurrò, stritolandolo in un abbraccio fortissimo, e lui per un attimo non seppe cosa dire, sopraffatto dall’emozione. Anche lei gli era mancata tanto,e non poteva proprio negarlo, ma non riuscì a dirglielo, e la baciò con tantissima dolcezza.
Fecero immediatamente l’amore, malgrado entrambi fossero stanchissimi, e Julie si sentì per la prima volta nella sua vita davvero felice e completa. Quei giorni senza di lui, senza neanche poter sentire la sua voce, l’avevano fatta riflettere e si era sentita profondamente infelice.
Per Rami era stata esattamente la stessa cosa. Vivere senza di lei, senza poterla neanche contattare l’aveva fatto sprofondare nei suoi vecchi incubi, e nei momenti più duri, quella loro realtà fatta d’amore e attenzioni, gli era sembrato solo un bel sogno.
“Ho mille cose da dirti…” sussurrò lei piano, accoccolandosi sul suo corpo nudo dopo aver fatto l’amore, e Rami le rispose che avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per farlo, facendola sorridere.
“Voglio sposarti presto, tesoro. Ci ho pensato e non mi importa se non riusciamo a farlo nella chiesetta dove volevo…voglio solo sposare l’uomo che adoro…” aggiunse, un pochino emozionata, e lui le sorrise in modo stupendo. Da un po’ parlavano di sposarsi nella chiesa del paese di Julie, e per quanto Rami odiasse le chiese, aveva anche provato ad accontentarla, ma sembrava impossibile prenotare un rito prima di un anno e mezzo. Ci aveva provato in tutti i modi, anche offrendo denaro, cosa che aveva molto indispettito il prete, ma era un incubo questa cosa della location e sembrava impossibile venirne a capo.
“Sposiamoci dove vuoi Rami, ma il prima possibile. Sì?” concluse sicura, e lui annuì piano e se la portò al petto felice.
Per un paio di giorni nulla disturbò la loro quiete da famiglia felice, e Rami tornò a fare il papà di Lory, oltre che il marito di Julie. Poi, una sera, mentre era a letto con Julie che già dormiva, ricevette un messaggio sul cellulare, e tutto il suo mondo letteralmente crollo.
C’era scritta una parola sola, ma inconfondibile “Trovato”. Rami ebbe immediatamente i brividi per quel messaggio, e l’ansia cominciò a divorarlo. Per un attimo provò a razionalizzare, a dire che qualcuno poteva aver sbagliato numero, ma lui sapeva bene di aver commesso una serie di sbagli. Se ne era accorto poco dopo aver chiuso la chiamata con Julie in hotel. Aveva dato per scontato che usando la rete dell’hotel sarebbe stato complesso risalire a lui, soprattutto se come aveva fatto, avesse distrutto il computer usato, ma non aveva considerato la possibilità che rintracciassero la rete e i dispositivi connessi e che ci fossero soltanto 10 ospiti in quell’hotel, di cui due anziani senza dispositivi tecnologici.
Le cose, purtroppo, erano molto più complesse di quanto Rami avesse immaginato: la questione dell’arresto dei membri degli Scheletri era stata ovviamente una trappola, ordita con la complicità di uno di loro, che era andato in cerca di denaro. Molti volevano la testa di 4ld3r4n, ma in questo caso, per fortuna, il caro K40$ si era rivolto al governo e non ai terroristi, temendo probabilmente ritorsioni maggiori. E così ci era voluto molto poco: avevano teso la trappola, sperando in un suo errore e Rami ci era caduto.
Ebbe una terribile crisi, che lo spinse prima a rimettere e poi a iperventilare. Sì, sapeva cosa era successo, e avrebbe voluto prendersi a pugni per aver commesso gesta così sconsiderate. La cosa peggiore, purtroppo, era che pur volendo distruggere il telefono, ormai era troppo tardi. Ci avrebbero messo pochissimo a risalire a Julie, una volta identificata la sua posizione, e  lei sarebbe stata in pericolo per sempre.
Ci mise quattro ore a formulare un piano, ma non riuscì a farlo in modo lucido. Capì soltanto che doveva necessariamente andare via quella notte, e che doveva far andare via lei, ma era incredibilmente doloroso. Pianse come non aveva mai fatto prima portando via le sue cose, e letteralmente gli si strappò il cuore salutando Lory. Non andò da lei, perché aveva il sonno leggero e non voleva che si svegliasse.  Non avrebbe mai saputo gestire quell’addio di persona, così uscì senza dirle neanche salutarla. Portò via tutte le sue cose importanti, e anche il cellulare di Julie e il suo computer, per cercare di risolvere la situazione.
Le lasciò una borsa con dei contanti e anche una brevissima lettera, che diceva solo “Mi dispiace Julie, ma ho commesso uno sbaglio e ora devi andare via, amore mio, molto lontano da qui. Oggi stesso, siamo in pericolo. Prendi un treno fino a Berlino, e cerca di viaggiare il più possibile all’interno della nazione, per un po’. Prendi l’aereo soltanto quando sarai molto lontana da qui, e da un po’ di tempo. Per favore, non andare dai tuoi, li metteresti nei guai. Prendi un cellulare nuovo, resetta tutti i tuoi account, e non riprendere il vecchio numero. Ti troverò, te lo giuro, mio unico amore. Fino ad allora, addio amore e bacia la nostra bambina”.
Quando lei si svegliò, Rami era già in volo. Aveva distrutto il cellulare di lei, e cancellato il suo abbonamento telefonico. Malgrado fossero passate solo poche ore, Rami aveva iniziato un processo di cancellazione dell’identità di Julie Arnauld che lei detestò, ma che la tenne al sicuro per molto tempo.
Julie, nel frattempo, notò immediatamente che c’era qualcosa di strano, perché non c’era lui e neanche i suoi gatti. Lo chiamò, provò a cercarlo ancora addormentata, e così trovò la lettera. Per un minuto non riuscì neanche a respirare e dovette accostarsi al muro perché persino stare in piedi le sembrava troppo. Mille cose le esplosero nel cuore, ma la paura più grande, ovviamente, era quella di aver messo in pericolo la sua bambina.
Due ore dopo, come lui  aveva suggerito, aveva preso le sue valigie ed era andata via. Mille domande le riempivano la mente, e non aveva idea di quello che stava facendo. Era riuscita per fortuna a mettere via i suoi vestiti e quelli di Lory rapidamente, ma aveva dovuto abbandonare molte cose che lui le aveva regalato.
Ci volle qualche ora prima che l’adrenalina calasse, e Julie riuscisse a sentire davvero quello che il suo cuore le stava gridando, e solo in quel momento crollò in pezzi come un vetro rotto. Si sentiva incredibilmente combattuta: credeva in lui, ed era certa che l’avrebbe ritrovata, ma non accettava il fatto che l’avesse abbandonata da sola, quando le aveva giurato di non farlo. Sapeva che non se ne sarebbe andato, se non per un motivo davvero importante, e lo aveva accettato, ma in fondo al suo cuore, non riusciva a perdonargli di non averle neanche detto addio, e presto avrebbe scoperto che le cose erano ancora peggio di come lei temeva
Capitolo: la solitudine di Julie
Julie cambiò varie città, proprio come lui le aveva suggerito. Per fortuna le aveva lasciato moltissimo denaro, e quindi era stato semplice per lei trovare posti dove stare e mezzi di trasporto da prendere, ma Julie si sentiva totalmente smarrita. Non sapeva cosa fare, né dove andare. Non aveva idea di quanto tempo dovesse far trascorrere prima di allontanarsi dalla Germania, ed era totalmente a pezzi.
Mentre Rami combatteva una guerra contro un nemico che non conosceva minimamente, Julie impazziva per cercare di capire cosa dovesse fare con il suo futuro, ma non ne aveva la minima idea. Cercava di tenersi impegnata, portando fuori Lory e visitando città che non conosceva, ma non le importava nulla del turismo e presto capì di non poter fare nulla per quella sensazione di vuoto che la stava letteralmente stritolando.
Riprese un cellulare, rifece tutti i suoi account social, ma era restia a postare qualsiasi cosa, perché si sentiva sotto attacco e temeva nemici invisibili, che non sapeva neanche che forma avessero.
Dopo un paio di mesi di solitudine e smarrimento più totale, Julie decise di prendere un aereo per Marsiglia, e provare a cominciare lì una nuova vita. Proprio mentre stava cercando una nuova casetta per lei e Lory, però, l’invisibile uomo della sua vita si rifece vivo.
Ci mise appunto due mesi ad escogitare il piano che avrebbe salvato non solo la vita, ma anche la libertà di Julie, e non ne era molto convinto, perché prevedeva la collaborazione di una terza persona. Purtroppo, però, lui e il suo braccio destro s7ull erano sicuri che fosse l’unico modo.
Così Julie ricevette in Hotel a Marsiglia un borsone con molti soldi e un biglietto con un indirizzo e tre parole “ti prego, vieni”. Il cuore le saltò letteralmente in gola, pensando di poterlo rivedere, e mise da parte il risentimento che provava per essere stata lasciata da sola, senza sapere dove andare.
L’indirizzo era di Helsinki, e Julie pensò che davvero non aveva nessuna voglia di trasferirsi in un posto del genere, ma senza discutere seguì le indicazioni del suo uomo, e fece il biglietto. In aereo era felice da impazzire, e persino emozionata. Dava per scontato che lui avesse trovato la soluzione per poter stare insieme, e che tutto stesse per tornare come prima, ma un brusco risveglio con i capelli arancioni stava per colpirla.
Una ragazza minuta, con il caschetto e capelli di un fortissimo arancione le aprì la porta dell’indirizzo di Helsinki e le disse ad alta voce “Oh ciao Helena, grazie per avermi raggiunta…” lasciandola senza parole.
Julie, nel suo solito inglese stentato provò a dirle che quello non era il suo nome, ma la ragazza le fece cenno di tacere e la tirò dentro casa. Una volta dentro, in un francese quasi perfetto, le disse senza la minima espressione “Sono io Julie Arnauld, da adesso in poi. Tu sei Helena Millet…” lasciandola senza parole.
“Dai, vai a fare una doccia, scommetto che sei congelata…” aggiunse, ma Julie era sempre più spaventata per la sua incolumità e non sapeva che cosa fare.
“ovviamente è stato lui a inventare questa cosa, perché ti stanno dietro Julie e a quanto pare tu sai cose che nessuno sa sull’hacker numero uno al mondo che ha una taglia immensa sulla testa…” aggiunse la ragazza, con espressione totalmente priva di qualsiasi emozione.
“…e siccome il caro 4ld3r4n mi ha salvato la vita fin troppe volte, non ho potuto evitare di aiutarvi. Anche perché mi ha promesso cose importanti e molti soldi. E poi, come puoi vedere, nel momento stesso in cui dovessero fermarmi e interrogarmi non riusciranno a ottenere nulla da me perché ho un problema neurologico che mi permette di superare qualsiasi strumento di investigazione…” concluse serissima.
Julie ora era letteralmente terrorizzata, ma anche confusa e ferita. Non aveva idea di dove fosse finita, si sentiva in trappola e aveva paura per sua figlia, più di ogni altra cosa al mondo. Adesso, per la prima volta dall’inizio del suo esilio, si sentiva tradita da lui e non aveva idea di cosa stesse per succedere.
“Mi piace la gente che non parla. Ok ciao…” le disse, voltandole le spalle e Julie rimase ancora più perplessa.
Per giorni Julie rimase chiusa nella sua stanza con Lory. Non le piaceva la casa, non le piaceva quella città e aveva molta paura della sua coinquilina, che la spaventava a morte con quel suo modo costantemente piatto di dire qualsiasi cosa.
La finta Julie aveva provato a parlarle un paio di volte, ma con scarsissimi risultati. Aveva capito che la ragazza francese aveva paura di lei e di tutto quello che stava succedendo, ma non riusciva a trovare un modo per tranquillizzarla.
“Forse dovresti parlarle…” gli scrisse in chat, e Rami provò un brivido. Voleva parlare con lei più di ogni altra cosa al mondo. Soffriva disperatamente la solitudine, tanto da dormire con una sua felpa accanto. Non aveva più il suo odore, e questo lo feriva tantissimo, eppure per qualche strano motivo lo faceva sentire meno solo. Gli mancava Julie, e quel sentimento gli sconvolgeva totalmente l’anima, come niente al mondo prima. Voleva sentirla, voleva correre a stringerla, ma allo stesso tempo ne aveva paura. Sapeva che Julie era arrabbiata con lui, S7ull glielo aveva detto subito. Temeva che lei avesse smesso di amarlo, che fosse delusa da lui, e così fece un grande sbaglio: lasciò passare mesi prima di parlarle. La rivide, però, da lontano. Anche lui si era trasferito a Helsinki, e più di una volta l’aveva osservata da lontano, senza avere il coraggio di avvicinarsi per parlarle.
La coinquilina di Julie, nel frattempo, su suggerimento di Rami provava a farle capire che non era in pericolo, ma con scarsissimi risultati. Julie era costantemente in ansia, ma anche molto addolorata. Non parlava mai di lui, neanche quando riceveva i suoi regali. All’inizio quei pensieri l’avevano fatta sorridere, ma poi dopo due settimane, iniziò a mandarli indietro, senza spiegazioni.
“So che non vi sentite, quindi non avete litigato…” le disse piano la ragazza dai capelli arancioni, mentre Julie accarezzava Lory che voleva addormentarsi.
“…quindi perché rifiuti i regali?” chiese, sforzandosi di sembrare curiosa, ma sempre con il suo solito tono indifferente.
Julie non aveva mai provato a socializzare con quella ragazza, perché qualcosa in lei le metteva i brividi, ma quella sera disse piano “…perché non so cosa farmene di regali, quando sono stata abbandonata sola in questo schifo…”
Non voleva avercela con lui, perché nel suo cuore sapeva di amarlo ancora, ma la rabbia da qualche giorno aveva prevalso. Non riusciva a credere che anche lui, l’uomo che le aveva giurato mille volte di restare sempre accanto a lei, l’avesse abbandonata come tutti gli altri.
“Non può fare altro…” le disse seria la ragazza, avvicinandole l’ennesimo pacchetto, ma Julie rifiutandolo rispose seria “…neanche io posso fare altro.”
“Guarda che cerca di proteggere te e la tua famiglia. Avrebbe potuto fare mille altre cose per salvare soltanto se stesso, e onestamente anche per prendere te. Ci avrebbe messo, credo quindici minuti a cancellare ogni traccia della sua e persino della tua esistenza, da qualsiasi luogo del mondo. Eppure, per qualche motivo che non so, Julie Arnauld deve essere riabilitata e non può semplicemente sparire, per cui si è inventato questo piano assurdo…” aggiunse la ragazza, ricevendo soltanto uno sguardo in cambio.
“E onestamente mi scoccia abbastanza, eh perché malgrado entrambi stiamo facendo del nostro meglio per essere scoperti, non ho idea di quanto andrà avanti questa cosa…” aggiunse la ragazza, dentro di sé esasperata dall’atteggiamento menefreghista di lei, ma all’esterno sempre impassibile.
“… ed è una cosa che gli costa tempo, denaro e molto impegno, ma che lui continua a fare per salvare la donna che ama e il suo sogno di vivere nel villaggio incantato. Qualsiasi cosa questo significhi…”
S7ull aveva voluto volontariamente dire a Julie che lui le aveva raccontato quel dettaglio, perché le dava fastidio che lei fosse così rigida, ma non capì esattamente la reazione di lei. Per la prima volta, a tre settimane dal suo arrivo a Helsinki, Julie aveva avuto una prova del fatto che ci fosse davvero Rami dietro a quella situazione, e una lacrima le rigò soltanto le guance.
“Perché sta facendo questa cosa?” chiese, un po’ colpita ma anche molto confusa, e  S7ull si strinse nelle spalle e spiegò “non so se ha a che fare con tuo fratello o con il padre di tua figlia. Credo, semplicemente, che lui non voglia toglierti la possibilità di tornare a casa tua in Francia se decidi di farlo…”
Probabilmente, si disse Julie, era per entrambe le cose. Rimasero per un po’ a chiacchierare e la giovane francese capì come davvero stavano le cose quella sera: il piano di Rami, per quanto bizzarro e contorto potesse sembrare, non serviva per salvare se stesso, ma lei e anche Lory. Era l’ennesima dimostrazione d’amore di un uomo strano, e persino bizzarro, ma a modo suo affettuoso.
Julie rimase a Helsinki per ulteriori sei mesi, ma malgrado le sue sporadiche chiacchierate con la coinquilina, lui non si fece mai vivo. Lei provò a spiegare alla ragazza che aveva bisogno di parlargli, di chiedergli delle cose, ma sembrava impossibile e persino pericoloso sentire al telefono 4ld3r4n, che nel frattempo si mangiava il cuore perché voleva soltanto stare con lei.
In quei mesi, mentre Rami la sognava ad occhi aperti, soffrendo mostruosamente per la sua assenza, in Julie crebbero dei sentimenti diversi e ancora una volta contrastanti. Iniziò a lavorare e cercò di farsi una vita lì, ma ovviamente non era serena. Pensò più volte di andare via, di scappare da quella situazione che neanche lei sapeva perché avesse accettato, ma rimase, in ricordo di un amore che non era più certissima di provare.
Nota:
Ciao a tutti, perdonatemi per l'assenza ma è stata una settimana un po' triste, oltre che caotica, quindi se vi va fatevi sentire, così almeno mi distraggo. Allora che ve ne pare di questa situazione? Siete furiosi con Julie? Con Rami? Sapete, vero, che manca molto poco al finale? Siete pronti? Vi aspetto, come sempre.

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Capitolo 30
*** Capitolo 33 e 34 ***


Capitolo:
“Questa canzone no!” pensò Rami, sbuffando. Fuori pioveva, faceva molto freddo, e l’unica cosa che davvero desiderava era mettersi a letto con Julie, che gli accarezzava i capelli mentre lui si addormentava.
Fissò fuori in quel momento, ma non aveva vicini e rimase a fissare la strada, quasi deserta davanti a lui. Era molto tardi, notte fonda a Helsinki, e lui si chiese cosa stesse facendo. Aveva provato mille volte a mandarle messaggi, piccoli segnali del fatto che stesse pensando a lei, ma non sapeva se lei avesse colto o meno.
Quella sera, per l’ennesima volta, entrò nel suo telefono e vide che era sveglia. Stava probabilmente guardando dei video con Lory per farla addormentare, e lui per un secondo pensò soltanto che volesse essere lì con loro, più di ogni altra cosa. Decise di provare a farle una coccola, e così interruppe il video che stavano guardando, mettendo la canzone d’amore struggente che la sua playlist di un famoso sito di streaming gli aveva proposto. Per un attimo si sentì morire, immaginando che lei avesse qualche reazione, anche solo che decidesse di togliere la canzone, ma non successe nulla.
Julie, infatti, si era addormentata insieme a Lory e aveva lasciato il telefono che andava ormai da solo, abbandonato tra le lenzuola. Non li aveva colti i segnali, la cara Julie, e non sapeva che ogni cosa di quanto le era successo era in qualche modo influenzato da Rami, che la teneva d’occhio da lontano.
Si era quasi abituata a quella sensazione di vuoto e incertezza, anche se qualche sera la malinconia la colpiva forte. Non aveva più nulla di lui, e quasi non ricordava più i suoi occhi. Le uniche cose che erano rimaste a provare che quell’amore era esistito davvero erano dei regali che lui aveva fatto a lei e a Lory, e il famoso anello di fidanzamento.
Julie odiava quell’anello, lo aveva nascosto tra i maglioni perché detestava vederlo. Ne era stata innamorata, perché le sembrava il simbolo di un sogno che stava per avverarsi. Quell’anello dimostrava che finalmente anche lei aveva avuto il finale che aveva sempre desiderato, l’amore da favola che pensava non esistere nella realtà. Eppure ora quell’anello si era convertito nel simbolo della sua stupidità.
Era arrabbiata con Rami, ferita e delusa, ma anche molto risentita con se stessa. Se era vero, infatti, che lui l’aveva abbandonata dal nulla, infilandola in una storia assurda, alterando la sua identità e ogni cosa nella sua vita, era anche vero che Rami non le aveva mentito. Julie sapeva in cosa si stava ficcando fin da principio, ma da testarda e stupida- si diceva- aveva insistito per convincerlo a far nascere quella storia.
Trovò dei lavoretti a Helsinki, perché non voleva assolutamente dover usare i suoi soldi, e poi perché aveva bisogno di uscire di casa il più possibile. Doveva distrarsi da quell’incubo, da quello che le sembrava a tutti gli effetti un rapimento. Aveva iscritto Lory a una nursery, e lei faceva il caffè in un piccolo bar di immigrati, dove la trattavano con molta gentilezza, malgrado lei non capisse il novanta per cento di quello che le dicessero.
Rami era passato davanti a quel caffè per caso un giorno. Era distratto, non doveva prendere un caffè, eppure passando davanti alla vetrata qualcosa lo aveva colpito, ed era stato costretto a tornare indietro, perché il suo cuore lo stava letteralmente strangolando.
Rimase pochissimo a fissarla, Julie era evidentemente indaffarata e probabilmente anche di cattivo umore, ma era mostruosamente bella. Lui, a differenza di lei, aveva le sue foto a confortarlo quando si sentiva solo, ma vederla dal vivo era ovviamente un’altra cosa. Julie non alzò lo sguardo, non si accorse di essere osservata, presa com’era a cercare di capire l’ordine e non si rese conto di aver perso una grande occasione.
S7ull provò più volte a parlare con lei, e anche con lui, ma non ottenne nulla da nessuno dei due. Capì, però, che Julie non era assolutamente entusiasta del piano di lui, e provò a farle capire una cosa importante sul suo ex. Le disse con il suo solito tono piatto “hai cercato il suo nome su internet?” ricevendo solo uno sguardo curioso in cambio. Julie non capì, e si strinse nelle spalle, ma lei aggiunse “4ld3r4n…l’hai cercato?”
Julie non aveva capito quella parola quando lei gliel’aveva nominata mesi prima, e non la capì ancora una volta. S7ull le disse che non era saggio fare quella ricerca sul cellulare, che sarebbe stato rischioso, ma se voleva sapere qualcosa poteva chiedere a lei.
Julie si strinse nelle spalle, pensando soltanto che a quel punto le cose non potessero andare peggio di com’erano, quindi non aveva nessuna voglia di finire in guai peggiori di quelli in cui era.
“E’ un hacker, hai detto, no? Che altro ci sarebbe da dire?” chiese seccata e la sua coinquilina sorrise in modo molto strano. Quasi indecifrabile.
“Non è un hacker qualsiasi 4ld3r4n è una specie di dio, che può qualsiasi cosa e ci permette di fare quasi ogni cosa ci passi per la testa…” le spiegò, estremamente entusiasta, ma sempre con il suo solito atteggiamento, e Julie si strinse nelle spalle e rispose seccatissima “come no, infatti fa proprio una vita fantastica, nascondendosi e costringendo me a nascondermi come un ratto…” voltandole le spalle. Non aveva voglia di fare quella conversazione, neanche minimamente, ma S7ull aveva delle domande, così le chiese “…perché sei stata con lui se lo disprezzi tanto? Non sapevi in che situazione fosse?”
Julie fu paralizzata da quelle parole. Una parte di lei le disse in tono saccente “eh Julie? Perché sei stata con lui?” ma per qualche istante non fu in grado di dire nulla.
“Lo sapevi, vero?” continuò la tizia e lei annuì soltanto. Voleva arrabbiarsi, urlarle contro di pensare agli affari propri, ma S7ull in quel momento era la monotona e piatta voce della sua coscienza.
“Sapevo qualcosa, ma non avevo idea che sarebbe andata a finire in modo così surreale…” le disse dopo qualche minuto, ma quando alzò lo sguardo, entrambe capirono che non aveva detto la verità. Le tornarono alla mente le parole di Rami che le dice di non poter avere una relazione senza fare del male all’altra persona, senza starci male anche lui e le vennero le lacrime agli occhi.
“Come sta?” bisbigliò pianissimo, facendo per una volta vincere il senso di preoccupazione per lui sopra il suo istinto di autoconservazione. S7ull pensò soltanto “ah finalmente mi fa questa domanda” perché non aveva una buona opinione di Julie. Il suo capo le chiedeva ogni giorno come stessero quelle ragazze, era sempre il più importante dei suoi pensieri, e quando Lory era stata male aveva dovuto minacciarlo, perché voleva a tutti i costi trovare il modo per andare da lei. Eppure la signorina Arnauld le era parsa sempre gelida, distaccata e disinteressata.
“Non ne parla con me, ma sarà felice di sapere che me lo hai chiesto…” le rispose, cercando di farle capire quanto duramente la stava giudicando, ma senza nessun successo.
“Perché non vuole parlare con me?” aggiunse, con un’espressione particolarmente addolorata, ma la ragazza dai capelli arancioni si strinse nelle spalle.
“Non parla con me, chattiamo. E lo facciamo in codice, perché stiamo aspettando che intercettino le nostre comunicazioni…” spiegò e Julie annuì soltanto.
“Posso dirgli qualcosa per te, se vuoi…” aggiunse l’altra, ma lei scosse soltanto la testa in risposta. Aveva molte domande da fare a Rami, e sicuramente molta rabbia da riversare nei suoi confronti, ma non poteva fare nulla.
E poi, una mattina come un’altra, di ritorno da lavoro la sua vita cambiò, ancora una volta. Entrò a casa tranquilla, per pranzare, e trovò la sua coinquilina insieme a cinque persone vestite in modo molto elegante. Le stavano parlando in francese, ma si bloccarono quando la videro.
“Lei è Helena, la mia coinquilina…” disse, la ragazza dai capelli arancioni, fingendo di essere molto dispiaciuta. Julie capì di essere in pericolo, ma non disse molto, salutò con fare gentile e gli agenti tornarono all’altra persona che aveva attirato la loro attenzione.
“E quindi lei non conosce la sua vera identità? Sa soltanto che il suo nome è John, possibile? Vi sentite sempre moltissimo…” chiese uno dei detective, e la ragazza dai capelli rossi si strinse nelle spalle e rispose “John è la sua vera identità…” lasciandoli per un attimo perplessi.
Julie finalmente capì qual era il piano: farla passare per una sciocca che si era fatta sedurre da un criminale, che aveva abusato del suo buon cuore. La ragazzina dai capelli arancioni fingeva di piangere disperata, mentre loro le dicevano che la persona di cui lei si era innamorata era un mostro, un bastardo senza scrupoli che aveva distrutto popoli interi, solo per denaro.
Le vennero le vertigini per quella frase, perché lo stavano dipingendo come il male in persona, ma in quel momento il suo telefono suonò e lesse soltanto “Ho Lory. Vieni in aeroporto, all’hangar 17. Ora…” e il cuore le si fermò.
Capitolo:
Il cuore di Rami si era letteralmente fermato nel momento in cui lo sguardo della piccola Lory aveva incontrato il suo. Aveva detto a quelli del nido di essere suo zio, e aveva prodotto tutti i documenti per poterla ritirare da scuola, ma se lei non lo avesse riconosciuto probabilmente le insegnanti si sarebbero allarmate.
Invece Lory se lo ricordò, anche se non lo vedeva da tantissimo ormai, e malgrado la sua timidezza prese la sua mano e andò via con lui, facendogli scoppiare il cuore.
“Ti ricordi di me, piccola?” provò a dirle in auto, dopo averla sistemata nel seggiolino, e lei scosse solo la testa.
“Io sono Rami…ti ricordi questo nome?” bisbigliò appena in un sussurro, e lei ripetè il suo nome, facendolo sorridere. Lo chiamava papà l’ultima volta che si erano visti, e non Rami, ma dato quello che c’era stato tra lui e Julie non voleva dire cose sbagliate.
 Aveva moltissima paura in quel momento, e le mani gli tremavano come mai prima. Sapeva che non avrebbero mai fermato Helena, non c’era nessun motivo al mondo per farlo. A loro serviva Julie, e dovevano capire che lei non aveva nessuna reale informazione su di lui, per provare a tendergli una trappola, e poi probabilmente lasciarla stare per sempre, notando lo scarso interesse di 4ld3r4n per lei. Il destino della vera Julie, però, lo preoccupava non poco.
Con moltissima freddezza e lucidità Julie entrò in camera, recuperò poche cose di valore, e poi uscì. Passò davanti all’interrogatorio, fingendosi molto rilassata e salutò tutti prima di uscire.
Uno degli agenti le disse soltanto che forse avrebbero potuto aver bisogno di lei, ma la finta Julie spiegò che i suoi rapporti con Helena non erano molto buoni, dunque non sapeva nulla della sua vita. Julie annuì soltanto, e uscì, sentendosi incredibilmente in pericolo.
Ci mise un po’ ad arrivare in aeroporto, e per tutto il viaggio provò a richiamare il numero che le aveva scritto il messaggio, perché adesso aveva veramente paura. Credeva che le avesse scritto Rami, ma non poteva esserne certa ed era terrorizzata all’idea che qualcuno avesse rapito sua figlia. Seguì le indicazioni del messaggio, e provò a restare calma, ma le gambe le tremavano. Fu molto difficile salire in aereo, perché non riusciva a stare tranquilla, ma quando varcò la soglia, trattenere le lacrime fu quasi impossibile.
“Questo te lo ricordi?” diceva Rami, ridendo in modo splendido, insieme a Lory che stava impazzendo per il solletico.
“Basta, basta…” gli disse ridendo, ma quando lui si fermò, provò lei a fargli il solletico, senza ottenere reazione. Già, perché l’attenzione di Rami era ormai stata attirata da un’altra bionda.
“mamy…” le disse allegra Lory, che non aveva la minima idea di quanto penoso fosse quello che stava accadendo, e Julie la strinse con molta forza, sussurrandole piano “sei l’amore della mia vita, lo sai?” facendola sorridere e annuire.
Rami, nel frattempo, era letteralmente sopraffatto dalle emozioni, ma non se la sentiva di interrompere quel ricongiungimento. Fu il pilota a interromperli, chiedendo se potessero partire e Rami annuì seriamente.
Rimasero uno di fronte all’altro per qualche istante, entrambi totalmente sottosopra. Julie era arrabbiata da morire con lui e anche spaventata, e per un po’ non riuscì neanche a guardarlo. Rami, invece, era molto felice di poterla finalmente rivedere, ma anche deluso perché era evidente che quella ragazza non fosse più la splendida bionda che lo fissava con occhi da innamorata.
“Dove stiamo andando, stavolta?” chiese seria, fissando fuori dal finestrino e Rami sbuffò. Delle mille cose che aveva sognato di poterle dire, e che desiderava lei gli dicesse, quella non era prevista.
“Devi prendere una decisione amore, e non possiamo più tergiversare…” le disse piano, provando a prenderle la mano, ma lei si ritrasse e lo fissò con occhi furenti. Non aveva la minima idea di come si fosse permesso di chiamarla in quel modo, e di toccarla anche, ma effettivamente aveva avuto un brivido nel sentirgli dire quella parola. Passato lo spavento e la rabbia iniziale, infatti, lo aveva finalmente guardato e si era resa conto che il cuore le batteva ancora all’impazzata per lui.
“Mi dispiace ma temo che, malgrado tutti i nostri sforzi, sarà complicato mantenere la tua identità Julie…” le disse piano, con fare mortificato e dispiaciuto. Era molto addolorato, e lei glielo lesse in volto.
“Significa che non potrò più avere a che fare con la mia famiglia? Che dovranno immaginarmi morta?” disse piano, e lui si strinse nelle spalle. Era molto duro avere a che fare con lei in quello stato, perché vederla così arrabbiata e fredda nei suoi confronti gli stava facendo malissimo, ma doveva tenere duro e cercare di darle tempo per metabolizzare le cose.
Così si sforzò di sembrarle calmo e le spiegò che per un periodo era meglio non tenere rapporti con nessuno. Giusto per essere sicuri che non le stessero tendendo una trappola.
“Non significa che dobbiamo dire ai tuoi genitori che sei morta, non gli darei mai un dolore del genere, ma per un po’ meglio stare lontani…” aggiunse serio e lei annuì piano, chiedendosi soltanto se i suoi genitori si sarebbero preoccupati per lei, o se semplicemente l’avessero giudicata male come sempre anche per quell’allontanamento.
“Ok, una pausa da Julie mi farà sicuramente bene. Ma non mi piace Helena come nome…” spiegò determinata, e Rami le sorrise.
“Rami…” disse piano Lory, cercando di attirare la sua attenzione per mostrargli il gioco nuovo che le aveva regalato, e Julie sospirò soltanto. Si chiese come mai fossero passati da papà a Rami, ma non era il momento per parlarne e sicuramente non voleva farlo davanti alla bambina, quindi si nascose nei suoi pensieri, gettando di tanto in tanto un’occhiata a quei due.
La verità era che malgrado tutto, aveva davvero sentito la sua mancanza. Nei primi mesi si era letteralmente disperata senza di lui, e aveva provato un dolore immenso, perché non poteva neanche alleggerire la sua preoccupazione e la sua sofferenza parlando con qualcuno. Il viaggio ad Helsinki, però, aveva spento in parte i suoi sentimenti, o almeno così credeva.
“Sei sempre molto bella…” le disse piano all’improvviso, mentre guardava con Lory il famoso gioco nuovo, e Julie arrossì, senza sapere neanche bene perché. Era come se il suo cuore e il suo corpo non reagissero come lei voleva, ma non era la prima volta.  Le era capitato spesso con Alan in passato, ma credeva di essere più forte e saggia, ma a quanto pare non era così.
“Ti sembra davvero una cosa da dire dopo tutto quello che mi hai fatto?” chiese amareggiata e lui sorrise, riprendendo quell’espressione colpevole.
“l’ultima cosa che avrei voluto al mondo era farti del male, e lo sai…” le sussurrò pianissimo, come se stesse confessando un enorme segreto, ma Julie scosse solo la testa.
“Lo sai che sono stato costretto…” aggiunse un po’ risentito per la reazione di lei, ma julie rigidissima ribattè “…sei stato costretto ad andare via senza salutare?”
Per un attimo non seppe cosa dirle, ma poi rispose “non ce l’avrei fatta, e lo sai…” facendola sospirare ancora e tremare allo stesso tempo.
“Non avrei mai avuto la forza di andarmene se ti avessi salutato Julie, mai nella vita…” concluse, prendendole di nuovo la mano e questa volta lei accettò per qualche secondo quel gesto.
“Dire addio alla mia…a Lory, è stato difficilissimo, e ho sofferto molto, ma dire addio alla donna che è tutto il mio universo, sarebbe stato quasi impossibile…” aggiunse, con estrema sincerità.
Julie non capì quello che Rami si era costretto a trattenere su Lory, ma se lui avesse usato la parola “bambina” probabilmente l’avrebbe resa più dolce in quel momento.
“Perché ci hai fatto questo? Mi avevi giurato che non ci avresti lasciate da sole, e invece mi hai abbandonata nel nulla a prendere delle decisioni che non avevo idea di come prendere e non ti sei fatto vivo per mesi…” provò a ruggirgli ferita, cercando di trattenersi però, perché non voleva preoccupare la bambina.
“Cercavo di proteggervi…” sussurrò in risposta, e poi accarezzando un ricciolo di Lory aggiunse “…e non ti ho lasciata sola a prendere le decisioni. Io ero con te, guardavo le opzioni che avevi per i voli, per i biglietti dei treni, e trovavo il modo di spingerti a scegliere quelli giusti. Mettevo in evidenza le caratteristiche che sapevo potevano piacerti, negli hotel e nelle città che pensavo fossero sicure per te, e ti suggerivo le scelte giuste ogni volta. Non ti ho mai, neanche per un secondo, abbandonata…”
Julie rimase per un attimo senza parole, incapace di rispondere a quella frase. Non aveva mai pensato che lui potesse fare quelle cose, ma ora era senza fiato.
“E non è neanche vero che non mi sono mai fatto vivo. Mille volte ti ho fatto passare sotto il naso banner pubblicitari di abiti da sposa, di anelli, di innamorati, per dimostrare che io non ho mai smesso di pensare a noi due e al nostro futuro…” aggiunse, un po’ seccato per le parole di lei, ma Julie era ancora più perplessa.
“ti ho fatto partire lo stereo mille volte e sempre con la stessa canzone, e non puoi davvero non aver capito che ci fossi io dietro quella maledetta canzone che si chiama ‘I miss you’…” concluse addolorato, ma Julie scosse soltanto la testa, nascondendo una lacrima.
Il risentimento per lui l’aveva letteralmente accecata, e lei non era riuscita a cogliere nessuno dei segnali che le aveva inviato.
“E quindi sei qui per cercare di ricomporre la famiglia felice? E quanto durerà questa volta?” chiese, pentendosi subito del tono usato. Non voleva sembrare troppo risentita con lui, ma neanche riusciva a superare quell’abbandono, ed era molto combattuta.
Rami sbuffò soltanto in risposta a quella frase, e le lanciò uno sguardo colmo di dispiacere. Aveva notato che lei sembrava molto arrabbiata, ma non capiva il perché di quel suo strano atteggiamento così incoerente.
“sono qui perché dovevi andare via e avevi bisogno di qualcuno che ti aiutasse. Se poi vorrai provare a vedere se c’è ancora qualcosa tra di noi…” provò a suggerire, ma lei scosse solo la testa e sussurrò piano “non ho nessuna voglia di illudermi ancora con certe cose…”
Il cuore di Rami si spezzò in quel momento, ma malgrado le lacrime agli occhi, riuscì a non far trasparire nulla. Le disse piano “Non capisco, onestamente, perché ti comporti così, ma va bene…” facendola molto arrabbiare.
“Non lo capisci? Forse perché non sei stato abbandonato senza una parola da una persona che diceva di amarti e di voler essere il padre di tua figlia?”
“Io sono stato sincero Julie, dall’inizio. Tu lo sapevi che c’era questa possibilità, ma hai voluto in ogni modo far iniziare questa storia, ed ora mi dici che ti ho ferito?”
“Quello è stato prima delle promesse e dei giuramenti…” ringhiò rigidissima, e lui scosse solo la testa e fissandola dolcemente rispose “…quello è stato quando potevo ancora immaginare la mia vita senza di te. Poi non sono più riuscito a farlo e ho dato per scontato che sarei riuscito a salvare la nostra famiglia, che per me valeva più di tutto, ma ho commesso un errore di valutazione, Julie…”
Per un attimo rimasero in silenzio, e Julie si concesse qualche lacrima. La rabbia iniziava a lasciare posto a qualcos’altro, qualcosa che forse non si era data il tempo di sentire, perché faceva molto più male.
“Stiamo per atterrare…” annunciò il pilota, e in quel momento entrambi capirono che erano alla resa dei conti: quello era il momento di capire cosa stesse succedendo alla loro vita.
“Siamo a Parigi, comunque. Ho pensato che ti facesse piacere stare qui per un po’…” le suggerì dolcemente, facendola sorridere.
“E verrai con noi?” sussurrò piano, cercando di non sembrare troppo coinvolta, ma lui si strinse nelle spalle e rispose “questa era la mia idea, prima di vedere quanto astio provi per me…”
“Ci serviva questo confronto, ma…io non so se sono pronta a riprenderti nella mia vita così presto…” gli disse seria, ma versando qualche lacrima, e ancora una volta il cuore di Rami gli fece male come mai prima. L’ansia lo stava letteralmente soffocando, e tutti i suoi demoni gli sussurravano all’orecchio, perciò si alzò e si chiuse per un attimo in bagno, dove si sentì male. Diede di stomaco e quasi soffocò, perché non riusciva a respirare lucidamente, ma si costrinse  a stare calmo perché non era il momento giusto per quelle scene.
Julie nel frattempo, non era sicurissima di quanto avesse detto, e aveva notato il dolore che gli avevano provocato le sue parole. Quando Rami rientrò, chiese piano se stesse bene, e lui alzò soltanto un sopracciglio in risposta.
“Questi sono i passaporti, e il dettaglio della casa che ti ho preso. Questa cartellina contiene tutti i documenti che ti servono per cominciare la tua nuova vita e…in bocca al lupo…” le disse piano, cercando di non sembrare troppo a pezzi, e Julie annuì soltanto, soffocata da un terribile groppo in gola.
“Ciao piccolina…” disse a Lory piano, cercando di non piangere perché quello era un addio, ma la bimba gli si avvinghiò al collo e per qualche istante non riuscì quasi a respirare.
“Ciao…” sussurrò piano a Julie, senza guardarla, perché non voleva davvero ossessionarsi con l’immagine di lei che va via, non voleva che fosse l’ultima volta che la vedeva.
“Come faccio a risentirti?” chiese lei, soffocata dal dolore e in lacrime e in quel momento Rami alzò lo sguardo su di lei e iniziò a sospettare che le stesse facendo male quel momento, ma non capì esattamente quanto.
“Se lo vuoi, ti manderò un numero a cui contattarmi…” le disse piano e lei annuì soltanto.
“Beh sembra che non ci sia più niente da dire, quindi…in bocca al lupo a entrambe. Abbiate cura di voi e state attente ai malintenzionati…” concluse, perché non riusciva più a restare calmo e il cuore di Julie in quel momento le scese in gola.
Nessuno dei due ebbe la forza o il coraggio di abbracciare l’altro, e così si salutarono con un gesto della mano, e Julie scomparve nella luce del giorno. Ci misero dieci minuti a capire cosa entrambi avevano fatto, e a crollare in diecimila pezzi. Rami si sentì male, capendo che l’aveva persa per sempre. Julie, invece, scoppiò in lacrime in taxi terrorizzata all’idea di non poterlo vedere mai più. Ora aveva capito di essere stata troppo rigida, ed era pentita di non averlo neanche abbracciato, ma sentiva che era troppo tardi.
 
Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questa situazione? Siete dispiaciuti? Ma sarà finita oppure no? Fatevi sentire, vi aspetto.

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Capitolo 31
*** Capitoli 34 e 35 ***


Capitolo: foto
“Ritorna, ti prego”
“Ho sbagliato, chiamami”
“Dobbiamo parlare, per favore scrivimi…”
Julie continuava a scrivere messaggi come questi su google, perché l’ansia ormai la stava devastando. Era stata malissimo in taxi, al pensiero di non poterlo vedere più, ma quando era arrivata nella casa che lui aveva chiaramente scelto per loro, il cuore le si era totalmente spezzato. L’agente immobiliare l’aveva accolta con fare molto gioviale, e aveva fatto delle coccole a Lory, ma era rimasta molto perplessa non trovando “suo marito”. Julie improvvisò un impegno di lavoro, ma era poco convincente.
Dato che Rami era già stato più volte nell’appartamento, la visita dell’agente immobiliare era una pura formalità, una cortesia. Con la scusa di dare a Julie la seconda copia delle chiavi, aveva l’occasione di ficcare il naso in giro e controllare anche che quello strano uomo non avesse fatto niente di particolare in casa.
Gli aveva dato le chiavi per sistemare l’arredamento, perché la casa era vuota, e rimase piacevolmente sorpresa dal gusto in fatto di interni di quell’uomo così enigmatico. Era tutto in ordine, e molto pulito, e questo spinse la signora Moulet a compiacersi con la “cara sposina”. Julie, però, non se la sentiva di essere cortese con quella donna, non in un momento così penoso della sua esistenza, e quando si accorse che Rami aveva incorniciato e appeso una delle loro foto, che lei pensava persa per sempre, davvero non riuscì a trattenere le lacrime.
“Avete litigato, eh? Capita a moltissime coppie, soprattutto durante i trasferimenti…” provò a dire la signora in rosa, e Julie le sorrise con un ultimo briciolo di cortesia, ma sperò soltanto che andasse via il prima possibile.
Rimasta sola, però, non si sentì meglio. Era evidente che lui avesse curato ogni dettaglio di quella casa per loro, e che probabilmente doveva averci lavorato molto. Era così, Rami aveva investito tre mesi a scegliere e poi sistemare la loro abitazione parigina, ed erano stati i momenti più sereni per lui. In quegli istanti, poteva sognare un futuro con lei e con la sua bambina, e Julie stranamente capì cosa c’era dietro tutti i dettagli e si sentì peggio.
Rami, nel frattempo, chiuso in una stanza d’albergo, era in mille pezzi. Aveva molte colpe nei suoi confronti, ma lei era stata fredda e persino cattiva, come mai prima. Gli aveva fatto un male pazzesco vederla così rigida e insensibile nei suoi confronti, e soffriva tanto da non rendersi conto che le cose non stavano esattamente come lui pensava.
Decise di restare qualche giorno a Parigi, per controllare che la sua vita e nuova identità procedessero senza intoppi, e poi sparire per sempre. Non poteva continuare a stare male pensando a lei e alle sue stupide illusioni, così si era dato dieci giorni di tempo prima di decidere cosa fare. Aveva bisogno di riflettere, a mente fredda, perché il suo primo istinto era stato quello di fuggire, ma non poteva farlo perché per qualche motivo lei gli aveva chiesto di risentirsi e se c’era anche solo una possibilità di avere di nuovo un suo sorriso, non poteva mollare.
Non aveva la minima idea di cosa lei volesse da lui, ma decise per qualche giorno di provare in ogni modo a pensare ad altro, anche se era letteralmente impossibile, considerato che aveva desiderato disperatamente vivere con lei in quella città, e ora la detestava quasi senza di lei. Stette molto male per giorni, ma decise di non cercarla, malgrado fosse una tentazione enorme. Aveva paura di darle il numero di telefono e non ricevere una chiamata, o peggio di litigare con lei.
E così, mentre Rami cercava di anestetizzare l’ansia che gli provocava l’idea di “doverla chiamare” Julie cercava disperatamente un modo per contattarlo, per sapere dove fosse. Dopo tre giorni di tentativi disperati, capì che doveva soltanto aspettare il suo numero, e si rassegnò.
Tremava ogni volta che doveva controllare la buca delle lettere e sobbalzava ad ogni messaggio sul suo cellulare, ma di lui, purtroppo, non c’era nessuna traccia. Iniziò il lavoro nuovo come assistente in una pasticceria, e ogni volta che sentiva la porta aprirsi, sperava sempre di vederlo. Non sapeva esattamente cosa volesse fare, era ancora arrabbiata e certamente voleva discutere con lui, ma allo stesso tempo non era disposta a correre il rischio che uscisse dalla sua vita.
Voleva urlare, dirgliene quattro per averla abbandonata sola, ma allo stesso tempo e forse con la stessa intensità, voleva abbracciarlo. Erano stati lontani per tantissimo tempo, e Julie non aveva nessuna colpa di questo, ma quando aveva avuto la possibilità di avere il “per sempre felici e contenti” gli aveva letteralmente dato un calcio, e questo la rendeva furiosa con se stessa.
Anche Lory ci mise del suo, perché più di una volta le mostrò il gioco che lui le aveva regalato, chiedendo di lui e ferendola ancora di più. Julie voleva solo una possibilità, per guardare di nuovo in quegli occhi e capire se era rimasto qualcosa di quei suoi sentimenti così forti, ma forse l’aveva ferito e non avrebbe mai più potuto rivederlo.
Al quarto giorno, durante una notte inquieta in cui quelle domande non smettevano di tormentarla, si alzò per andare a bere e passò davanti a quella foto che stava evitando volutamente dal primo istante. Eppure non ci riuscì, non potè ignorarla ancora. Si girò con il bicchiere d’acqua tra le mani, e rimase per qualche secondo a fissare quei due. Lei era innamorata persa, con gli occhi bloccati nei suoi e un sorriso che avrebbe illuminato la notte. E lui? Beh ovviamente non era esattamente a suo agio davanti alla macchina fotografica, ma Julie aveva insistito tanto per avere qualche immagine di loro due, e così aveva acconsentito. La fissava come se fosse l’unica cosa realmente bella che avesse mai visto, e questo la fece sospirare.
Rimase a guardarlo per qualche minuto, chiedendosi dove fosse, e che cosa stesse facendo. Era sicuramente qualcosa di misterioso e pericoloso, o magari stava soltanto coccolando Leia? Magari si era accoccolato con lei, perché forse non riusciva a dormire per il modo in cui era stato trattato.
“Stai male?” sussurrò pianissimo, per poi sentirsi ancora più stupida perché adesso parlava da sola. Sospirò forte e accarezzò quella foto con molta amarezza, perché ormai non poteva più fare nulla per farlo tornare e doveva solo sperare di non averlo ferito troppo.
A sei giorni dall’arrivo di Julie a Parigi, Rami prese la decisione di prendere un telefono per parlare con lei. Quanto meno avrebbe avuto una risposta, anche se probabilmente negativa e devastante, si diceva.
Uscì nel tardo pomeriggio, e neanche fece caso alla pioggia sottile, che gli colpiva il corpo come tanti aghi di pino. Era totalmente a soqquadro, e voleva soltanto che lei gli dicesse “mi manchi, torna” ma non pensava potesse succedere. Entrò distratto in un centro commerciale, prese un cellulare, fece un contratto per una sim e scappò via. Montò il cellulare in metrò, con le mani che gli tremavano.
Scese alla fermata di Julie,  e fece per raggiungerla, ma si accorse di non avere un biglietto. Le aveva detto che le avrebbe fatto avere il suo numero, non che glielo avrebbe portato, e forse era meglio scriverlo, per non dover di nuovo affrontare quel suo sguardo scocciato e severo. Così d’istinto, senza pensarci troppo, entrò nel primo supermercato che trovò sulla sua strada.
Julie nel frattempo tornava a casa con diecimila cose per la testa. Lory, problemi con un dolce che non era riuscita a fare nel modo giusto, il suo capo stronzo che l’aveva mortificata per quella sua incapacità e mille altre cose. Aveva le mani bruciate e doloranti e non aveva nessuna voglia di dover cucinare, così entrò nel primo negozio che si trovò sulla strada in cerca di una cena rapida, ma senza rendersi conto che le mancava qualcosa.
Riempì il carrello senza prestare la minima attenzione al cibo. L’unico lato positivo di tutta quella storia con Rami era che non doveva più badare al centesimo, e poteva anche permettersi di fare la spesa senza nessun impegno. Era letteralmente spenta quella sera, ma abbastanza bella per qualcuno il cui cuore tremò nel vederla in fila alla cassa.
Era esattamente davanti a lui, e sembrava davvero infelice. Rami pensò che mai l’aveva vista così, perché dava l’idea di una che sta per mettersi a piangere da un momento all’altro. Aveva anche i capelli e la giacca fuoriposto, sembrava avesse avuto una lunghissima giornata. Sperò in ogni modo che si accorgesse di lui, ma Julie non alzò mai lo sguardo.
“Cinquantasette e cinquanta…” le disse la cassiera, e Julie allungò la mano verso la borsa, ma non trovò il portafoglio. 
In quel momento, ogni cosa le crollò addosso. Si sentì morire per la vergogna e l’imbarazzo di non avere soldi con sé, ma allo stesso tempo era preoccupata che qualcuno potesse averla derubata.
“Carta…” disse una voce alle sue spalle, ignorando le proteste dell’unica persone in fila con loro, e per un attimo il suo mondo si fermò e le venne soltanto da piangere.
 
Capitolo:
Julie si girò sconvolta, ma quando i suoi occhi incontrarono gli occhi spaventati di Rami, non riuscì a dire nulla e gli saltò letteralmente al collo. Non era preparata a rivederlo, ma era l’unica cosa che il suo cuore desiderava, e stando stretta contro il suo petto capì di non poterlo lasciare andare.
“Non riesco a pagare così Julie…” le bisbigliò piano, contentissimo per quella sua reazione e letteralmente tremante, ma lei iniziò a singhiozzare, lasciandolo ancora più senza fiato.
“Piccola, amore mio…” bisbigliò piano, perché si sentiva contemporaneamente in colpa e al settimo cielo per quelle lacrime, ma voleva anche sbloccarla.
“Non mi funziona il cervello, davvero…non so neppure chi sono se mi stringi così…” aggiunse, sconvolto dai sentimenti che lei stava mostrando, ma che prima aveva nascosto così bene.
“Non andartene, non lasciarmi più…” provò a dirgli tra le lacrime, ma lui sorridendo fece cenno di no con la testa, e provò a digitare il pin per il pagamento, che però non ricordava, e dunque fece spazientire la commessa ulteriormente.
Julie in quel momento totalmente sconvolta, si divincolò dalle sue braccia, ma gli tenne la mano per tutto il tempo e Rami pensò che sembrava non volesse lasciarlo andare via, così una volta usciti si fermò in un angolo e le disse piano “ciao amore mio, hai avuto una brutta giornata?” accarezzandole il viso.
“Perché non mi hai mai chiamato?” ruggì lei in risposta, molto dispiaciuta e Rami con il cuore in gola sollevò il sacchetto per farle capire che aveva preso in quel momento il cellulare.
“Pensavo davvero che non avrei più avuto occasione di vederti…” gli disse cercando di sembrare meno patetica di quanto non fosse parsa prima, ma Rami non aveva voglia di chiacchiere inutili, così l’afferrò per il braccio e la strinse con tutte le sue forze, tanto da far cadere i sacchetti che aveva in mano.
“Mi dispiace Julie se ti ho resa così insicura dei miei sentimenti da farti pensare che potrei scomparire nel nulla senza neanche dirti addio…” sussurrò piano, vicinissimo alle sue labbra e lei si sentì totalmente morire.
“In mia difesa posso solo dire che lo sapevo dall’inizio che quello era un ‘arrivederci’ e non un addio, perché niente al mondo mi avrebbe tenuto lontano dalla mia amata più del tempo necessario per metterla in sicurezza…” concluse serissimo, e lei scosse solo la testa, ma totalmente frastornata.
“Per questo avevo preso il cellulare, e stavo comprando un biglietto. Almeno volevo guardarti in faccia per dirti addio…” aggiunse, molto emozionato, perché voleva soltanto che lei gli dicesse che non era un addio, che era un inizio quello, e Julie lo accontentò.
“Devi dirmi addio?” chiese spaventatissima, perché era troppo emotiva per capire quello che lui realmente le stava dicendo, e Rami senza fiato le accarezzò il volto e rispose che non ne aveva la minima intenzione.
“Vuoi che me ne vada?” bisbigliò un po’ allarmato, ma Julie perse completamente la testa e gli diede un bacio bellissimo, che fece tremare entrambi.
“Voglio che tu venga a casa a litigare con me…”concluse, un po’ più serena e Rami sorrise, ma non disse nulla.
“Non ti aspetterai mica che io faccia pace con te senza dirti nulla?” aggiunse divertita, ma Rami la tirò ancora una volta contro il suo corpo e prima di baciarla rispose “Dimmi qualsiasi cosa, ma non che tra noi è finita…”
“Andiamo a casa, amore…” concluse sorridendo, prendendolo per mano e trascinandolo letteralmente a casa.
Arrivarono entrambi bagnatissimi, ma c’era Lory a casa e furono costretti a dedicarle tutte le loro attenzioni. Così bagnati, ma felici rimasero a giocare con lei sul divano per qualche minuto, prima che Julie si allontanasse.
Rami accarezzò e strinse quella piccola con tutto il cuore, perché era parte di quel sogno che credeva di aver perso, ma il suo cuore si fermò quando Julie rientrò con il phon e disse piano a Lory che dovevano asciugare Rami, ma lui mettendosi a testa in giù e disse piano “ dai piccolina, asciuga papà” sconvolgendo Julie.
Chiacchierarono, giocarono e si coccolarono per molto tempo, ma una volta messa a letto Lory fu il momento delle spiegazioni e per qualche minuto furono di nuovo distanti. Rami le giurò che non avrebbe potuto fare diversamente, perché era lui il problema e doveva allontanarsi da lei, ma che in futuro non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore e se fosse stato necessario un suo allontanamento ne avrebbe parlato con lei.
“…e con Lory. Perché se vuoi davvero essere suo padre devi delle spiegazioni anche a lei. Devi essere presente e occuparti sempre di lei, perché non posso permetterti di tornare nella nostra vita se hai intenzione di scomparire ancora…” aggiunse serissima, tormentandosi le mani come faceva sempre quando era molto nervosa.
Rami rimase per qualche istante senza sapere cosa dire, perché Julie aveva ragione, ma non aveva capito bene il perché del suo addio. Era inutile farne una questione di principio, però, così la fissò negli occhi e prendendole le mani le giurò che non avrebbe mai fatto qualcosa per ferire lei o la sua bambina, facendola sorridere.
“Dimmi che posso restare…” le sussurrò appena, approfittando di un momento in cui lei aveva calato lo scudo protettivo, ma Julie scosse la testa serissima e gli fece venire un infarto.
“Non ho idea di dove tu abbia lasciato Leia e Han, ma non penso possano stare senza cibo stanotte…” spiegò, facendogli una smorfia e Rami stringendola rispose solo che non sarebbero morti per una notte da soli.
“Sei l’unica cosa che ho sempre desiderato Julie…” le disse piano, stendendola sul divano per sedurla e lei sorridendo rispose piano che era ancora arrabbiata con lui, ma non era seria, così Rami continuò con i suoi baci e concluse piano “…è un peccato che tu sia arrabbiata, perché più di qualsiasi cosa al mondo, vorrei provare ad avere un bambino con te. Stasera, magari…” facendole scoppiare il cuore.
Nota:
Ciao a tutte, allora vi siete un pochino emozionate per questo finale? Manca ancora soltanto un pezzettino, siete pronti a dire addio a questi due? Io sono un po' preoccupata per il mio prossimo progetto perchè è meno "semplice" di questo. Comunque prometto che non vi farò aspettare troppo per il finale. Un abbraccio.

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Capitolo 32
*** Epilogo ***


Epilogo
Era in ritardo, mostruosamente. Non poteva neanche correre troppo, perché i vicoletti della città francese erano incredibilmente scivolosi a causa della pioggia. Non sarebbe mai arrivato in tempo, ma doveva provare ad ogni costo perché lei era già arrabbiata.
“Sei in ritardo…” gli disse, con la sua solita espressione seccata e Rami pensò soltanto che questa volta non l’avrebbe mai perdonato.
“Scusami piccola, ho avuto un problema a lavoro…” provò a dirle dolcemente, ma Lory era letteralmente furiosa, e stava soltanto giocherellando con il suo smartwatch.
Le fece qualche domanda di rito, ma era sempre poco loquace in quel periodo, anche a causa dell’età, quindi non insistette troppo. Lory, invece, aveva molte cose da dire, ma non sapeva da dove cominciare, così voltato l’angolo esplose letteralmente in un “…e non ne parliamo, quindi?” facendolo solo sorridere.
“Possiamo parlarne tutte le volte che vuoi…” le sussurrò piano, fissandola con occhi molto teneri, ma lei era particolarmente ferita.
“Perché non me lo avete mai detto?” ruggì molto arrabbiata, e lui si strinse nelle spalle e rispose che non ne vedeva il motivo.
“E’ la cosa più importante della mia vita!”
Lory stava crollando in mille pezzi, si sentiva un’estranea nella sua famiglia e ora che stava aspettando un terzo fratello, la questione era diventata ancora più importante.
“Secondo me non lo è, affatto…” spiegò piano, provando a toglierle lo zaino dalle spalle come faceva sempre quando andava a prenderla a scuola. Passarono per il centro della città, e la folla di turisti, attirati dai mercatini di Natale gli impedì di continuare a parlarne per  qualche istante.
Si allontanarono verso il fiume, e Rami improvvisamente le disse piano “non sei mia figlia biologicamente, ok. Onestamente per me questa cosa non significa assolutamente nulla, ma capisco che per te possa avere un grosso valore…”
Gli occhi di lei si riempirono di lacrime, ma per un istante non potè dire nulla.
“Non ti amo meno di quanto io ami Julian e Alice, e non ti amerò meno quando nascerà l’altro tuo fratello…” concluse. Aveva chiesto a Julie di occuparsi degli altri bambini perché voleva dedicare un momento da soli a Lory, dato che ultimamente non ne avevano avuti e probabilmente ne avevano bisogno.
Julie aveva recentemente scoperto di essere incinta, e sebbene fosse una gravidanza non voluta, lei e Rami ne erano stati felici. I gemelli avevano sette anni ormai, e per quanto fosse faticoso, sarebbe stato bello avere un altro piccolo.
Julie aveva voluto che Lory l’accompagnasse dal medico, perché ormai aveva undici anni ed era una piccola donna, quindi voleva condividere quel momento importante con lei, ma il medico aveva tirato fuori un argomento che aveva creato problemi. Rami e Julie avevano gruppi sanguigni opposti, uno zero positivo e uno zero negativo. Julie sapeva che era un problema, perché avevano avuto qualche difficoltà alla nascita dei gemelli, e quindi lo aveva detto subito alla dottoressa che aveva tirato fuori l’argomento davanti a Lory.
Tornando a casa, la ragazza rimuginava su quanto aveva sentito dal dottore, così all’improvviso tirò fuori una domanda strana, legata al fatto che il suo gruppo sanguigno era diverso da quello dei due. Rami fissò soltanto Julie, che provò a cambiare argomento, a dirle che era eredità dei nonni, ma Lory le mostrò una tabella su internet che spiegava che era impossibile, così la mise con le spalle al muro. Sospirando le disse piano “…è quello del tuo papà” spezzandole il cuore.
Molti avevano malignato sulla loro famiglia negli anni, e tante amichette le avevano detto che non poteva realmente essere suo padre quell’uomo dalla pelle scura. Lory aveva pianto tanto per quelle frasi, ma Rami non le aveva mai smentite. Le diceva sempre le stesse cose.
“chi ti ha insegnato a nuotare? Ad andare in bici? A mangiare i noodles?”chiedeva dolcemente, e lei sorrideva sempre.
“Da chi hai preso i gusti in fatto di cinema, di libri e di musica?” continuava serio, e poi concludeva dicendo che era la sua bambina e niente poteva cambiare questa cosa.
Quel pomeriggio, però, quel discorso da solo non funzionò, perché Lory aveva bisogno di risposte. Provò a chiederle se volesse un gelato o dei biscotti, ma lei scosse solo la testa e disse piano “…e lui dov’è? Chi è?” facendo annuire Rami che potè spiegarle la verità, anche se un po’ riadattata.
Alan era morto due anni dopo il suo addio con Julie, in un incidente stradale insieme ai suoi due figli. Rami provò a spiegarglielo, e lei annuì soltanto, perché le lacrime la stavano soffocando. Ora sentiva di aver perso un pezzo molto importante della sua vita, la sua unica possibilità di sapere davvero chi era.
Rami, però, era molto dispiaciuto per quel discorso. Si sedettero lungo il fiume, e lui le prese la mano e le disse piano “So che sei arrabbiata, ma non dirti nulla ci era sembrata la scelta migliore per tenerti a riparo dal dolore.”
Lory si asciugò soltanto una lacrima e lui continuò spiegandole che l’amava, che si era sempre sentito suo padre, ma poi capì che doveva provare diversamente, così le disse piano “io non ho avuto genitori, lo sai. Sono cresciuto in un orfanotrofio e nessuno ha mai provato a prendersi cura di me…”
Lory lo fissò con sguardo molto tenero allora, e gli prese la mano. Non metteva in dubbio i suoi sentimenti, per lei papà era sempre stato lui. Era quello che l’andava a prendere a scuola, l’accompagnava a danza. L’aiutava con i compiti di matematica e le portava a letto la cioccolata calda quando faceva molto freddo, o anche la mattina di Natale. Lui le aveva insegnato l’inglese e mille altre cose, lui si accoccolava con lei quando era triste o quando litigava con la mamma, ultimamente sempre più spesso. Lui era il punto fermo della sua vita, il suo papà, il suo super eroe.
“E lo avrei voluto, onestamente…” aggiunse, fissandola in modo dolcissimo, e lei gli fece un sorriso risentito.
“Ti adoro, lo sai? Sei un pezzo enorme della mia vita…” le disse piano, facendola finalmente sorridere in un modo tanto simile a quello di sua madre.
“…ti darò tutte le informazioni che troverò su tuo padre, va bene? Così saprai quello che serve…” concluse, un po’ dispiaciuto, ma lei non se ne accorse e si tranquillizzò un po’.
Chiacchierarono come sempre camminando, ma Rami era abbastanza in ansia per la questione di Alan. Tutto però cambiò una volta rientrati alla pasticceria “Julie”. Due piccoli bambini mulatti giocherellavano con giocattoli vari tra i tavoli, e varie signore li fissavano e offrivano loro biscotti in cambio di attenzioni. Al momento dell’arrivo di Rami, Alice stava parlando con una adorabile vecchietta che le aveva allungato un pezzo di ciambellone.
“Papà!” urlò, interrompendosi e lanciando lo zucchero a velo ovunque, e Rami fu costretto a scusarsi con la signora. Strinse quei due piccoli disastri, salutò cortesemente la commessa al bancone e scappò da lei, che era intenta a fare i suoi perfetti macarons.
“Allora?” chiese seria, abbandonando la cucina, ma Rami affondò la testa nel suo collo, facendole capire che la situazione era complessa.
“Vuole sapere di più sulle sue origini, come è giusto che sia…” concluse, baciandole il collo e Julie sospirò e annuì.
“Le racconterò la verità quando il primo fidanzato stronzo le spezzerà il cuore…” sussurrò piano, accarezzando i capelli corvini di suo marito, ma lui scosse la testa e disse piano che non voleva lo facesse, perché non era giusto.
“Non è stupida, prima o poi si chiederà perché ha il tuo cognome e lì credo sia giusto spiegarle quello che è successo.”
 Aggiunse seria, e Rami pensò che sarebbe stato un disastro, che l’avrebbe davvero presa malissimo, perché è oggettivamente tremendo sentirsi dire che tuo padre è un bastardo che non ti ha voluto, ma non disse nulla.
“Hey guardami” gli disse serissima, e lui per un attimo tornò a guardare quegli occhi, che gli avevano totalmente stravolto la vita. Gli occhi dei suoi figli, gli occhi che lo svegliavano ogni mattina.
“Hai rinunciato a tutto per lei, e ora fai un lavoro che odi solo per i tuoi bambini, può solo essere fiera di te…” aggiunse dolce, fissandolo profondamente con un bellissimo sorriso rassicurante.
Era così: Rami era tornato a vivere con loro, e malgrado le mille possibilità aveva scelto di fare un lavoro noiosissimo come tecnico informatico, che gli permetteva di passare gran parte del tempo con loro. Detestava quel lavoro, perché nel novanta per cento dei casi doveva dire cose come “ha inserito il giusto user e la giusta password? Ha controllato che il monitor sia caricato? Ha provato a riavviare il computer?”
Ora, voi immaginate quanto tutto questo fosse frustrante per uno che letteralmente controllava la rete mondiale solo dieci anni prima, ma Rami non voleva scocciature, né pensieri e aveva bisogno di un lavoro come copertura, per sembrare una persona qualsiasi.
4ld3r4n era riapparso solo in un paio di occasioni, quando il mondo era profondamente in crisi e aveva offerto i suoi servigi, ovviamente con l’autorizzazione di sua moglie. Era riuscito a tenere quella sua identità segreta, ma gli costava troppo allontanarsi dalla famiglia senza dare spiegazioni e senza sentirli, per cui aveva definitivamente smesso.
Julie aveva finalmente realizzato ogni suo sogno, aveva una pasticceria, una famiglia e malgrado i soliti alti e bassi di ogni famiglia, era molto serena e felice. Sebbene la fase “sposini” fosse finita da un pezzo, amava profondamente Rami, soprattutto per i sacrifici che continuava a fare per tutti loro, e lo apprezzava tantissimo. Lei lavorava molto, e super papà spesso aiutava anche in pasticceria, malgrado la sua naturale avversione per l’umanità.
Vivevano tranquilli, in un paese in cui è Natale cinque mesi l’anno, ma c’era anche la peggior nebbia che Rami avesse mai visto. Avevano tre gatti, e una villetta con giardino che permetteva ai bambini di giocare fuori quando era bel tempo. Cosa più importante, però, erano felici. E anche quella sera, rientrati a casa dopo quel discorso così impegnativo con Lory, si misero tutti insieme a guardare la tv e lui la strinse, dicendole piano all’orecchio che “aveva scelto la figlia migliore del mondo” provocandole un sorriso.
Nota:
ciao a tutti, allora finalmente è finita. Siete contenti di questo finale? Io sono contenta che voi siate arrivati fino a qui e spero in futuro di risentirvi con qualche altra storia.Non so in che direzione mi porteranno le mie idee future, ho qualche storia aperta e penso che comincerò da lì e spero che vi possano piacere. A presto e grazie per aver letto.

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Capitolo 33
*** Aggiornamento (?) ***


Ciao a tutti,
Negli ultimi tempi ho pensato spesso a un sequel di questa storia, e ovviamente la situazione storica che stiamo vivendo mi ha ispirato parecchio. Mi chiedevo: avreste voglia di leggere un sequel di scheletri? E, se sì, mi perdonereste se facessi una piccola modifica a questo epilogo? Ho avuto un'idea, che però necessita di un paio di cambiamenti (lievi, giuro) su un personaggio a cui si accenna nel finale. Se vi va di sapere di più della mia idea e/o di darmi il vostro preziosissimo parere in anteprima mondiale (si fa per ridere!) scrivetemi un commento o un mp. Anche se pensate che possa essere una sciocchezza, eh! Vi abbraccio.

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Capitolo 34
*** Aggiornamento su un crossover ***


Ciao a tutti,
allora ho le idee abbastanza chiare per il seguito, ma lo scriverò finita la storia a cui sto lavorando attualmente e in questa nuova storia (IHANA)... ci sarà un cameo importante di un personaggio di Scheletri che vi darà una piccola idea di quello che ci sarà nella seconda storia. Curiosi? Interessati? Vi aspetto!

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