Ti ho mentito

di La_vera_Blackrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti ho mentito ***
Capitolo 2: *** Una promessa ***



Capitolo 1
*** Ti ho mentito ***



Ti ho mentito.
Penso a come sarebbero andate le cose diversamente. So che non mi perdonerai, ma voglio che tu sappia che avevo la massima fiducia in te, ma mi vergognavo troppo a farti sapere la piega che ha preso la mia vita da un certo momento in poi. Avrei voluto dirti tutto al momento giusto e affrontare le conseguenze quando era possibile risolverle, perché poi è diventato troppo difficile fare marcia indietro, troppo difficile incominciare da capo, ogni volta di più, impossibile uscire dalle rete della finzione che tutto stia andando bene, ripetuta mille volte questa bugia. Ti scrivo non per un immediato futuro, ma per un futuro che mi sembra ogni giorno sempre meno evitabile. Ti lascio in eredità tutte le cose che ho scritto e che ho registrato, perché tu sappia che ho cercato con ogni mezzo di evitarlo e che la speranza non mi è mai venuta a mancare, e che avevo sicuramente molte buone qualità da condividere, anche se la volontà mi è venuta meno. Non sono in grado di immaginare come ti sentirai e non riesco a trovare le parole giuste. Ti scrivo perché questo è l’unico mezzo che mi è rimasto per allontanare da me questi propositi, ma non ti posso promettere che sarò in grado di farlo per sempre. Finché conservo la mia lucidità e la voglia di vivere, voglio farti sapere che sei la persona che ho amato di più, e che l’unico desiderio che ho avuto in questi anni è stato di rendere merito a ciò che mi hai dato e fare in modo che, con la mia vita, ne potessero giovare il maggior numero di persone possibile; in secondo luogo, che anche tu fossi felice di questo e in generale, con o senza di me. Se sono stata presuntuosa a pensare di evitarti un dispiacere evitando di raccontarti la verità, non lo riesco a decretare; questo me lo dovresti dire tu. Penso che nel commettere un errore che porti a certe conseguenze le buone intenzioni contino poco, ma le vorrei comunque ribadire. Non giustificarmi, perché io non lo faccio; per me è un fallimento. L’unica cosa che desidero è tu riesca ad avere un po’ di tempo per capire, attraverso gli scritti e le altre cose che ti lascerò da parte, quale è stata la progressione degli eventi e del mio stato d’animo; solo capire, non come qualcosa che necessita una giustificazione, ma come qualcosa che possa in futuro essere evitato. Ho scritto un’infinità di parole per riuscire a darmi una spiegazione, ma non sono comunque in grado di frenare il processo, che è più forte di me. È quasi impossibile risalire senza chiedere aiuto e senza nessuno che ti tenda la mano. Non so dire fino a che punto sia ancora possibile farlo.


 
***

 
Questa lettera non è indirizzata a me. Almeno, non credo che lo sia.
L’ho trovata questa mattina in un sacchetto della spazzatura. Mia sorella ogni tanto si metteva in testa di pulire la sua camera, ma non finiva mai il lavoro. Si rimboccava le maniche, metteva gli auricolari e con la musica sparata a palla per un po’ faceva la spola tra camera sua e la cucina. Riportava nel lavello tazze da tè e bicchieri sporchi vecchi di qualche settimana (non ne ricordavo più l’esistenza). Dalla cucina prendeva grandi sacchi neri della spazzatura e qualche sacchetto di carta per smistare le macerie che nei mesi andavano ad accumularsi nella sua stanza. Dopo una o forse due ore di lavoro la camera era in apparenza pulita, se non ci si soffervama troppo a guardare i dettagli, come qualche rimasuglio di polvere sotto il letto o i vestiti spinti a forza nell’armadio a formare un caos in qualche modo creativo (mia sorella ha sempre amato gli abiti colorati, cappelli e foulard, anche se forse è più giusto dire che le piaceva comprarli, più che indossarli). I sacchetti con l’immondizia però, con plastica e carta ben smistata per non indisporre troppo nostro padre, li abbandonava invariabilmente in un angolo della camera, e lì restavano fino al prossimo giro di pulizie. È in uno di quei sacchetti superstiti che ho trovato questa lettera.
Come dicevo, non credo che questa lettera fosse indirizzata a me. Non sento di aver avuto un così gran bel rapporto con mia sorella. Non ci odiavamo se è per questo. Ma vivevamo vite, per così dire, parallele. Tra di noi non c’è mai stata grande comunicazione. Sì, ogni tanto capitava di fumare una canna insieme. O di scambiarci qualche battuta sui nostri professori, o qualche consiglio di vario genere… cose così, niente di impegnativo. Sto facendo fatica a rintracciare degli esempi di conversazioni significative che abbiamo avuto. Non so bene come mi fa sentire il fatto di non riuscirci.
 
Mia sorella è sparita da una settimana.
 
Poche righe. La scrittura è nitida, quasi glaciale. Nessuna cancellatura, sembra un discorso provato nel tempo. La carta è vecchia, un po’ consumata. Queste poche righe mi hanno dato accesso a un mondo che non credevo esistesse. Più onestamente… sì, credo di averne sospettato l’esistenza. Ma come un qualcosa di lontano, di non tangibile, un astratto.
Sembra che ora questo mondo prema insistentemente per venire fuori e ho paura.

 
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Note: non sarò in grado di aggiornare costantemente.
Nel caso in cui riuscirò a continuare questa storia è prevista di la trattazione di argomenti delicati, è quindi possibile che il rate venga aggiornato da giallo ad arancione.

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Capitolo 2
*** Una promessa ***


1. Una promessa


Se devo essere sincera, non sono mai stata una lettrice accanita e questa è la prima volta che mi ritrovo davanti a un pc nello sforzo di trovare le parole giuste. Intendiamoci: non sono una illetterata. Qualche libro l’ho letto, qualcuno l’ho anche apprezzato. Ma se avessi dovuto scegliere tra leggere un libro e, che ne so, uscire a farmi un giro o suonare la chitarra, avrei scelto una di quest’ultime opzioni.

In casa nostra mia sorella era sicuramente quella che leggeva di più. Anche i nostri genitori devono essere stati dei buoni lettori un tempo, a giudicare dall’eredità di libri che ci hanno lasciato. Poi ci deve essere stato un momento in cui i tempi si sono ristretti, il lavoro e le preoccupazioni hanno prevalso sul resto ed è rimasto ben poco spazio per altro che non fosse il presente. Mia madre è l’unica che prova ancora, ma solo se sono classici e non parlano troppo di morte.

Ora che mi ci sono messa, sento di capire quello che deve aver passato mia sorella. Come spesso capita, chi ama leggere prima o poi si ritrova anche a voler scrivere qualcosa. Che pure mia sorella avesse questa inclinazione, è una cosa che ho scoperto da poco. Sono passati diversi giorni da quando ho trovato la lettera e molto altro è venuto fuori.

Inizialmente non riuscivo a capire a cosa si riferisse quel ho registrato. Ho pensato che la cosa più logica da fare fosse controllare il pc. Non credevo che avrei risolto nulla in verità, perché a quanto ne so mia sorella lo aveva protetto con una password che nessuno di noi conosceva. Inoltre, pensavo che controllare il suo pc sarebbe stata la prima cosa che i nostri genitori avrebbero provato a fare. Non ci siamo quasi rivolti la parola nelle ultime settimane ma avevo ben ragione di credere che, nell’eventualità in cui fosse emerso qualcosa di importante, me lo avrebbero detto. Con mia grande sorpresa invece quando ho provato ad accedere al pc mi sono accorta che la password era stata rimossa.

Quello che ne è emerso è sorprendente.

C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine sono riuscita a rintracciare una cartella, all’interno dell’applicazione “fotocamera”, contenente 66 video registrati tra il 7 settembre 2018 e il 27 marzo 2020. Nelle anteprime dei video era sempre presente mia sorella in primo piano. Sembrava che fossero stati girati in luoghi diversi, ma nella maggior parte dei casi mi sembrò di riconoscere l’appartamento dove mia sorella aveva vissuto in affitto durante i primi anni di Università. Alcuni erano stati registrati sicuramente in casa nostra, una piccola minoranza all’aperto. Aveva tutta l’aria di essere una sorta di videodiario.

Non solo.

Esplorando meglio le risorse del pc, sono riuscita a trovare un numero sconcertante di documenti word, contenenti abbozzi di lettere, abbozzi di racconti, abbozzi di diari, abbozzi di confessioni. Il termine “abbozzi” non è casuale, perché raramente sono riuscita a trovare qualcosa che avesse l’aria di essere davvero compiuto. Sembrava come se per molto tempo mia sorella avesse cercato di esprimere qualcosa, ma un qualcosa di troppo grande da essere colto nella sua interezza. Forse era tipico di lei iniziare mille progetti, ma senza mai realmente portarne a termine nessuno. Può darsi che a un certo punto l’entusiasmo iniziale si esaurisse e le mancasse il coraggio di andare fino a fondo. Ma per qualche ragione tutti quei pensieri e sentimenti, covati dentro di sé per anni, non potevano far altro che traboccare nella scrittura, di tanto in tanto, frammentati e parcellizzati, rendendo in questo modo difficile a chiunque il compito di ricostruire il quadro completo. Ora che ho avuto diverso tempo per visionare tutti quegli scritti, le mie impressioni iniziali hanno trovato conferma.

In verità, mia sorella sembra aver cercato a lungo il modo di estrapolare un ordine in mezzo a tutto questo caos. Un suo scritto in particolare mi ha colpito, datato il 25 luglio 2020. Lo riporto qui per intero:
 
Ho deciso di raccontare tutti i fatti dall’inizio senza cercare un filo conduttore che li leghi e li giustifichi; se un’interpretazione complessiva dei fatti è possibile, allora che questa trapeli da sé dall’esposizione puntuale degli avvenimenti: i commenti che non potrò esimermi dall’esporre di volta in volta io li considero delle semplici ipotesi e ti invito a non prenderli troppo sul serio. Quale che sia il giudizio finale, dovrai dirmelo tu.
Ho deciso di agire così perché più volte ho cercato di dare coerenza ai fatti, creando un milione di trame tutte ugualmente plausibili, ma poche che si avvicinassero alla verità. L’interpretazione precedeva l’esposizione: selezionando, spesso inconsciamente, alcuni episodi chiave e omettendone molti altri, davo sostanza alle mie intuizioni e ai miei pregiudizi mutevoli, cosicché gli stessi fatti di volta in volta generavano una storia nuova. Non sono la persona più adatta per narrare questa storia, ma sono l’unica a conoscerla – e non lo sopporto! Con quel briciolo di speranza che ancora conservo che di verità si possa realmente parlare, e non piuttosto di costruzioni scomponibili, di volta in volta ricomposte in forme nuove, scrivo nella speranza di capire – almeno capire, anche qualora non serva a niente e ogni storia sia destinata a ripetersi: ma quanto vorrei che invece tutto questo dolore che provo, ispezionato da cima a fondo, per mezzo della mia scrittura venisse risparmiato almeno a un’altra persona. Con questo spirito inizio a narrare, con pochissime speranze ma con il sentimento di una necessità che non mi dà tregua.
 
A questo incipit non è mai seguito nessun racconto. Rimane lì, sospeso in mezzo a un documento vuoto, senza che mia sorella si sia mai decisa a narrarci alcunché, lasciandoci forse con più dubbi di prima. In verità non è il solo che mia sorella abbia scritto, ma tra tutti gli incipit è quello più suggestivo. Inoltre, è stata proprio questa breve introduzione che mi ha spinto a scrivere quanto segue.
Per quanto sibillino, più lo rileggo e più lo trovo rivelatore. Mia sorella non amava i compromessi. Non si accontentava di mezze verità. La verità che cercava lei era una verità assoluta, che potesse mettere un punto all’intera vicenda una volta e per tutte. Se avesse potuto avrebbe guardato negli occhi quel dolore che diceva di provare fino al punto di carpirne tutti i segreti. Avrebbe voluto dissezionarlo, al pari di una scienziata, e forse in questo modo sarebbe stata in grado di controllarlo. Perché se c’era una cosa che mia sorella non poteva davvero tollerare era il non poter tenere ogni cosa sotto il suo controllo.
Ed è proprio per questo che ora sono qui. Anche io sento che è arrivato il momento di fare ordine. Come dicevo, inizio a capire. Anche io mi sento spaventata di fronte a questo a caos di parole e di eventi sconnessi e non so se sarò in grado di portare a termine quanto mi prefiggo di fare. Alcune cose ancora non mi sono del tutto chiare. Resta ancora da capire per esempio chi è l’interlocutore di questi scritti, se è una persona reale o se mia sorella aveva semplicemente il bisogno di inventarsene uno per dare un senso al suo scrivere. Io un’idea me la sono fatta e cercherò di rendervela chiara in seguito.
Non sarà facile ricostruire la vita di mia sorella fino al punto di potermi spiegare il perché della sua sparizione. Tuttavia sento di doverlo fare. Forse non sarò in grado di trovare le parole migliori né una risposta definitiva ma, a differenza di mia sorella, non mi arrenderò.
Questa è una promessa che sento di fare sia a lei che a me stessa.

E in qualche modo, forse, sarà la sua mano a guidare la mia.





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Note: con questo capitolo si chiude ufficialmente l'introduzione.
Dal prossimo inizierà la narrazione vera e propria.

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