House of cards - La strage dei fiori

di Juliet8198
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Quando la giovane donna arrivò alla sua solita panchina lungo il fiume Han, una sorpresa inaspettata la accolse. 

 

Chi aveva dimenticato un mazzo di carte lì? 

 

Piegando il capo, si sedette lanciando un'occhiata incuriosita all'oggetto. Se a un primo sguardo, le era parso un normalissimo contenitore per carte da gioco, a uno scrutinio più attento riconobbe che la scatola pareva fatta di metallo, bordata di oro e intarsiata in modo da creare eleganti pattern sulla superficie. 

 

Non appariva una comune scatola. Doveva essere piuttosto preziosa, data la sua fattura. E allora chi avrebbe mai potuto lasciarla lì, su una semplice panchina? La giovane si avvicinò appena, dimenticando il notebook di pelle che aveva sepolto nella borsa e che, a questo punto, sarebbe già stato sulle sue gambe in normali circostanze. Le sue dita impazienti si mossero senza che lo volesse portandola ad afferrare il pregiato oggetto, quando i suoi polpastrelli incontrarono la consistenza ruvida della carta invece che quella fredda del metallo. Corrugando le sopracciglia, girò la scatola sottosopra. Un biglietto era stato incollato sul fondo e la giovane donna non poté fare altro che leggerne il contenuto con bruciante curiosità. 

 

Sai risolvere questo quesito? 

 

CHI HA ROTTO LA SPADA DEL RE DI PICCHE? 

Il Jack di picche entra improvvisamente al cospetto del re gridando: "Mio signore, la vostra spada è stata spezzata a metà!" 

Chi può essere stato? Nessun sovrano aveva lasciato la propria corte nell'ultima settimana eppure ognuno pareva avere un movente. 

Il Re di cuori avrebbe potuto cercare vendetta per il fatto che il Re di picche aveva tentato di conquistare parte del suo territorio. 

Il Re di fiori aveva insistentemente chiesto una delle sue armi per poter potare il suo giardino, non ricevendo mai risposta. 

Il Re di quadri pareva essere l'unico senza una motivazione, ma era noto che fosse molto vicino al Re di cuori. 

 

Chi è il colpevole? 

 

Se pensi di conoscere la risposta, estrai la carta corrispondente e ponila sopra alla scatola. Se la tua risposta è giusta, potrebbe succedere qualcosa di inaspettato! 

 

La giovane piegò il capo. Un indovinello? No, sembrava più la soluzione di un mistero. Mordendosi il labbro inferiore, rilesse il quesito altre due volte, prima di aprire la scatola. Le carte, con sua grande sorpresa, erano anch'esse di metallo. Un metallo chiaro come l'oro bianco, levigato alla perfezione in una texture opaca su cui erano stati dipinti i dettagli dei semi con una vernice nera come la pece e rossa come il sangue. Con dita caute, estrasse la metà a destra del mazzo, passando ogni carta fino a che non incontrò quella che stava cercando. Riponendo il prezioso contenuto sul suo letto di seta scarlatta, richiuse la scatola e appoggiò la carta sul coperchio. 

 

Sì, pensava di avere la risposta giusta. 

 

E, per un attimo, nulla successe. La giovane sollevò gli occhi sul fiume, guardandosi attorno per trovare la strada e il circondario completamente deserto. Fece per appoggiare la scatola sulla panchina quando dalla carta sotto alle sue dita partì un lampo accecante di luce. 

 

Da quel lampo, la luce si diffuse in un abbraccio che la circondò interamente. Fu allora che perse conoscenza.

 

 

 

-Siamo finiti. 

 

-È stata una pessima idea!

 

-Ma era la tua idea, idiota! 

 

-Ma tu mi hai dato ragione! E sei tu ad aver chiamato Hoseok-hyung!

 

-La volete smettere? Ormai il danno è fatto. 

 

-Stai scherzando? La dobbiamo rimandare indietro a tutti costi! Quello ci ucciderà appena la vede! 

 

-Ehi, porta rispetto. 

 

-Non fare il lecchino, Jungkook. Lo sai che ha perso la testa, è inutile negarlo. Ci ucciderà, è un dato di fatto. 

 

-Non possiamo, che so... scambiarla? 

 

-Non è una figurina, Jungkook! E poi abbiamo già usato troppa energia per portarla qui, non ne abbiamo abbastanza neppure per mandarla indietro, figuriamoci per riportare un altro umano dopo di lei!

 

La giovane donna sbatté le palpebre. Quando i suoi occhi misero a fuoco ciò che si trovava davanti a lei, corrugò le sopracciglia. Non c'era il soffitto bianco della sua stanza. In realtà, non sembrava esserci un soffitto del tutto. Sopra di lei, un buco di oscurità era circondato da pesanti drappi di tessuto scarlatto che scendevano ai quattro lati della sua visione. Sbattendo ancora le palpebre, si accorse che era un baldacchino. 

 

Un baldacchino? 

 

Dove si trovava?

 

-Silenzio, si è svegliata. 

 

La giovane sollevò il capo, accorgendosi solo allora di essere sdraiata su un letto grande il doppio del proprio e ricoperto da un copriletto di broccato, ricamato con quello che sembrava essere un filo d'oro. Passando le mani sul prezioso materiale, si sollevò a sedere studiando avidamente l'ambiente che la circondava. Le pareti della stanza erano ricoperte da una carta da parati dorata su cui si ripeteva un motivo a scacchi e a decorarle vi erano numerosi quadri a olio grandi quanto una persona che ritraevano quelle che sembravano scene di una corte reale. Uno scrittoio in marmo, un mobiletto in legno dipinto di oro e su cui era appoggiato un candelabro anch'esso dorato erano però gli unici oggetti di arredamento. E, infine, i suoi occhi si posarono sulle tre figure in piedi davanti al letto, intente a fissarla con un misto di aspettazione e circospezione. 

 

-Ehm... salve?- mormorò con voce rauca. Le figure rimasero immobili con le pupille attente puntate su di lei. Erano tre giovani uomini di bell'aspetto e di buona statura, vestiti in maniera simile ma con colori lievemente differenti. Tutti e tre infatti erano avvolti dal pettorale di un armatura, sormontata da spallacci leggeri ma dello stesso solido metallo e terminante su pantaloni di tessuto lucido e stivali di pelle intonsi. 

 

-Potreste gentilmente dirmi dove mi trovo?- continuò allora, fissando i giovani uno a uno dal momento che non sembravano inclini a parlare. Fu allora che il primo a destra, quello che pareva il maggiore dei tre e che indossava un'armatura color oro dai bordi rossi, parve uscire dal suo stato di stupore. 

 

-Ah, ecco, noi... tu... Hai trovato le carte, giusto?- balbettò lui, facendo saettare gli occhi su di lei e poi sui suoi compagni, che lo guardavano ansiosamente. La giovane, dopo un attimo di meditazione, annuì. Lui, forzandosi a riportare lo sguardo su di lei, deglutì. 

 

-E hai risolto l'indovinello, è corretto? 

 

Annuendo nuovamente, la donna studiò lo sguardo irrequieto del suo interlocutore, che sembrò raggiungere una sorta di decisione con se stesso dall'espressione più determinata che si era dipinta sul suo viso. 

 

-Perché hai scelto il Jack di picche? 

 

I compagni si voltarono verso il giovane con sguardi confusi mentre lui parve concentrare tutta la sua attenzione su di lei. 

 

-Hyung! 

 

-Ormai è qua. Tanto vale vedere se è in grado di aiutarci- replicò lui seccamente al giovane più alto, che indossava un'armatura nera dai bordi argentati.

 

-Aiutarvi? Per cosa?

 

L'attenzione dei tre tornò a calamitare su di lei non appena aprì bocca, fissandoli con le sopracciglia congiunte. Il più grande, dopo aver lanciato un'occhiata perentoria verso i suoi compagni, riprese a parlare. 

 

-Questa è una questione che ti spiegheremo dopo. Ora, per favore, rispondi: perché hai scelto il Jack di picche? 

 

La giovane rimase un attimo in silenzio. I tre non sembravano ostili nei suoi confronti, altrimenti era probabile che le spade legate ai loro fianchi sarebbero già state puntate alla sua gola. Apparentemente, si trovava molto lontana da casa. Forse, anche molto lontana da Seoul. L'unica soluzione sembrava assecondare le loro richieste. 

 

-Anche se ogni re aveva un potenziale movente, nessuno di loro poteva essere fisicamente sul luogo del "delitto". L'ultimo ad avere visto la spada era stato il Jack di picche. L'ultimo ad averne avuto accesso era stato lui. Ed era stato proprio lui ad annunciarne la rottura. Tutti gli elementi, quindi, portano alla sua colpevolezza. 

 

La giovane si fermò, osservando con attenzione la risposta nei volti dei tre giovani. Il maggiore aveva abbassato il capo, annuendo fra sé e sé. Il secondo al centro, vestito in un armatura rossa dai bordi dorati, la guardava con circospezione ma una scintilla di curiosità. L'ultimo, infine, aveva lo sguardo incollato al pavimento, come se si stesse vergognando di qualcosa. Fu solo allora che li notò: i simboli intarsiati nei loro pettorali, sul lato sinistro. Esattamente sopra il cuore. 

 

Un rombo sull'armatura dorata del primo. 

 

Un cuore su quella rossa del secondo. 

 

E infine una sorta di cuore rovesciato su quella color pece dell'ultimo.

 

-Perché dovrebbe avere rotto la spada del suo re? 

 

La giovane riportò la sua attenzione sul maggiore, che la fissava con palpebre socchiuse e una mandibola tesa. Lei, prendendo ad arrotolarsi una ciocca di capelli nel dito, abbassò lo sguardo. 

 

-Non ho abbastanza elementi per determinarlo. Possono essere tante le ragioni, in un contesto realistico. Potrebbe aver segretamente tradito il suo signore oppure, dal momento che il sospetto più logico sarebbe il Re di cuori, avrebbe potuto usarla come scusa per indire un attacco a quest'ultimo e conquistare finalmente il territorio che desideravano. Non ho abbastanza elementi per determinarlo, ma le circostanze non mentono. 

 

Il giovane uomo la osservò in silenzio per quelli che parvero minuti. Poi, annuendo con il capo, si voltò verso i suoi compagni. 

 

-È quella giusta per questa situazione. Troverà la verità- affermò allora, causando il giovane dall'armatura nera a farsi avanti, portando i capelli lunghi fino agli zigomi ad agitarsi davanti al suo volto contorto. 

 

-Ma hyung... 

 

-A questo proposito, potrei sapere per quale motivo mi trovo qui? 

 

Tre paia di occhi tornarono su di lei, mentre espressioni tese e circospette si dipingevano sui loro visi. Fu di nuovo il maggiore a prendere la parola con un accenno di nervosismo nella sua voce. 

 

-È una questione piuttosto delicata, ma avevamo bisogno di qualcuno in grado di guardare gli elementi da una prospettiva esterna. Vedi, ci troviamo in una-

 

La frase del giovane fu improvvisamente interrotta da una melodica, angelica intonazione che pareva il canto di un usignolo. La voce che iniziò a diffondersi nell'ambiente sembrava appartenere a una creatura ultraterrena, perché mai nella sua vita la giovane aveva udito qualcosa di più aggraziato e di più dolce per l'udito. 

 

-Taeeeeeeeeeee Taeeeeeeeeee!

 

Le vocali trascinate in infantili vocalizzi portarono i tre a spalancare gli occhi in preda al panico, mentre prendevano a guardarsi fra di loro incapaci di emettere un solo suono. 

 

-Oh no... siamo finiti...

 

-Io sono finito!- sussurrò concitatamente il giovane dall'armatura rossa, con i grandi occhi circondati da folte ciglia intenti a osservare la pareti in cerca di qualcosa. La donna capì cos'era quando, sedendosi sul bordo del letto, vide uno dei dipinti appesi alle pareti muoversi. 

 

Non era un dipinto. 

 

Era uno specchio. 

 

E su di esso la giovane vide il volto maschile più etereo che avesse mai incontrato in tutta la sua vita. Morbide labbra su un ovale perfetto, accentuato da zigomi alti e pallidi e occhi limpidi come la rugiada e seducenti come gli artigli del diavolo. Quegli occhi predatori e pericolosamente canzonatori, fissavano il giovane dall'armatura rossa mentre la bocca si apriva in un sorriso divertito. 

 

-Tae Tae, che cosa combini alle mie spalle? 

 

Quando la donna riuscì finalmente a distogliere lo sguardo degli ipnotici lineamenti del volto nello specchio, notò il dettaglio che doveva apparire più lampante. Sulle lucide ciocche argentate della sua testa, era posata una corona. L'oggetto sembrava interamente costituito di rubino in base alla semitrasparenza delle sue punte, che culminavano in vette di oro puro dalla forma di cuore. 

 

-Io... non... io...- il giovane dall'armatura rossa, o Tae in base alle parole dalla figura eterea, si piegò in un profondo inchino mentre il sudore iniziava a colare sul suo viso. 

 

-Avete portato un'umana qui, nel nostro mondo, senza dirmi niente?

 

La voce angelica aveva mantenuto la sua nota cantilenante, ma alla giovane non sfuggì come il suo tono era caduto di qualche ottava, avvicinandosi più a una giocosa minaccia. Tae doveva aver percepito la stessa cosa, perché strinse le labbra tremanti. E fu allora che la porta di legno intarsiata di arabeschi dorati si spalancò, mostrando una nuova figura nella stanza. 

 

-Si può sapere che diavolo avete combinato?

 

La frase fu sputata da un giovane uomo dalla carnagione candida e il viso impassibile, se non fosse stato per il fuoco iracondo nascosto dietro le sue pupille scure. Sulle sue ciocche color pece era posata una corona simile a quella del giovane dello specchio, ma questa era interamente ricoperta di oro con punte sormontate da rubini a forma di rombi. Il suo petto era avvolto in una giacca a doppio petto cosparsa di motivi geometrici dove oro e rosso si mescolavano, con la notevole predominanza del primo nella maggior parte dei dettagli. Sulle sue spalle, infine, era appoggiata una lunga e pesante mantella di broccato dorato, che scendeva fino al suo bacino e su cui era appuntata una grossa spilla a forma di rombo. 

 

-Mio signore, io...

 

Il giovane dall'armatura dorata s'inginocchiò prontamente davanti al re, abbassando il capo mentre un'espressione tesa si dipingeva sul suo volto. 

 

-Tu cosa? Hai portato qua un'umana scatenando un rilascio di energia tale da raggiungere tutti e quattro i regni. Si può sapere che cosa ti dice il cervello, Hoseok? L'ordine del nostro mondo è già così labi- 

 

La voce del re si fermò nella sua gola non appena sollevò lo sguardo sull'umana in questione, che stava ancora silenziosamente seduta sul bordo del letto a osservare la scena, in attesa. Cosa avrebbe dovuto fare? Non aveva altro posto in cui andare. Scappare non era un'opzione. Non con tre figure armate e una visibilmente alterata. Perciò, tutto quello che le rimaneva era stare lì a fare da spettatrice inerme.

 

-Che cosa avete fatto?- mormorò il re dal viso pallido, contemplando il volto della giovane come se avesse visto un fantasma. 

 

-È stato un incidente. Volevamo portare qui un umano qualsiasi che potesse risolvere... questa situazione. Non ci aspettavamo che comparisse... lei- si affrettò a replicare Hoseok, ancora umilmente inginocchiato davanti al re. Quest'ultimo, però, pareva incapace di distogliere lo sguardo da lei, mentre iniziava a scuotere il capo. 

 

-Siamo morti. Pregate che lui non arrivi qui in questo momento, perché se la vede ci ucciderà tutti. Perderà del tutto la testa. 

 

-Che mi venga un colpo, la somiglianza è strabiliante! 

 

La giovane saltò sul posto quando la voce melliflua comparve improvvisamente affianco al suo orecchio. Voltandosi, infatti, si trovò a un soffio dal viso etereo che fino a poco prima era nello specchio e che in quel momento la fissava con genuino fascino negli spendenti occhi.

 

-Oh, perdonami! Voi non siete abituati a queste cose. Grazie agli specchi, posso comparire dove voglio, ma per te dev'essere qualcosa di assolutamente inspiegabile. Ma ora dimmi, come ti chiami, piccolo petalo di fiore? E come mai tieni i capelli così lunghi? È insolito per voi umani di questi tempi. Sembra quasi che tu- 

 

-Jimin. 

 

L'incantevole giovane uomo si girò placidamente fino a incontrare l'espressione ferrea del re in piedi. 

 

-Cosa c'è, Yoongi? Lasciami divertire un po'! Tanto moriremo lo stesso. Lui la scoprirà comunque prima o poi. 

 

Quelle parole parvero colpire un tasto dolente nel sovrano, che contrasse visibilmente la mandibola facendo un passo avanti verso il giovane inginocchiato accanto a lei. Quest'ultimo, poté notare, era vestito esattamente alla stessa maniera del re in piedi, ma nella sua giacca si susseguivano pattern a forma di cuore, dove l'alternanza fra oro e rosso portava a una prevalenza dell'ultimo. La sua mantella, infatti, era interamente scarlatta e su di essa era fissata una spilla a forma di cuore. 

 

La giovane, passando al vaglio la stanza, riconsiderò l'abbigliamento di ognuno dei presenti. Corrugando le sopracciglia, arricciò le labbra. 

 

Non era possibile. 

 

Non potevano essere davvero... 

 

-Dimmi, umana. Sai perché ti trovi qui? 

 

I suoi occhi furono nuovamente attirati dal volto del re scarlatto, che la fissava con una nota di divertimento sulle labbra. 

 

-Non lo so. Non mi è ancora stato detto- rispose con tono asciutto lei, guardando il giovane con circospezione. Questo, piegando il capo con un sorriso falsamente dispiaciuto, prese a giochicchiare con una ciocca dei suoi capelli, la cui lunghezza raggiungeva la superficie del letto. 

 

-Oh, povera piccola! Ti hanno portata qui contro la tua volontà, tenendoti in una stanza strana senza dirti niente! Dovrai essere così spaventata! 

 

Quando l'umana fece per aprire la bocca, però, un suono simile al tuono prese possesso dell'ambiente. L'aria, in un istante, sembrò sparire dai polmoni di ognuno dei presenti, mentre un rumore di porte che sbattevano violentemente si faceva sempre più vicino. E la giovane vide mascelle tese, occhi in preda al panico e gole che deglutivano a ogni istante che passava. 

 

-Oh... finalmente inizia il divertimento...- mormorò la voce melliflua al suo fianco. 

 

Quando la porta della stanza fu spalancata con forza, infine, fu come se l'inverno fosse calato improvvisamente. 

 

-Chi ha rilasciato quell'onda di energia?

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Capitolo 2
*** 2 ***


La giovane non fece in tempo a vedere il volto della persona che aveva appena fatto il suo ingresso, perché i tre soldati si mobilitarono immediatamente per coprirla con i loro corpi, creando una barriera umana che la nascondeva alla vista. 

 

-Mio signore, posso spiegare. 

 

-E allora fallo, Jungkook. Ti ascolto- tuonò con una calma fin troppo apparente la nuova voce maschile. Il suo tono era basso, rombante e lievemente ruvido, ma aveva un sottotono caldo e piacevole all'orecchio che la incuriosì. 

 

-Hanno semplicemente combinato un guaio, Namjoon. Un esperimento con i loro poteri riuscito male. Ci penserò io a mettere a posto questa faccenda. 

 

L'umana percepì chiaramente come il re dal viso pallido stesse cercando di mantenere una facciata di indifferenza nonostante la tensione nella sua voce. Quindi lui doveva essere quello di cui tutti avevano paura, quello che avrebbe perso la testa. La donna si guardò in giro velocemente, cercando un qualsiasi nascondiglio in cui avrebbe potuto rintanarsi, dato che sembravano tutti preoccupati riguardo al suo aspetto. Purtroppo, però, non sarebbe stata in grado di infilarsi sotto al letto senza venire scoperta. 

 

-Molto nobile da parte tua, Yoongi. Ora, per favore, fai spostare questi tre allocchi, dato che mi stanno evidentemente nascondendo qualcosa. 

 

L'umana strinse i pugni increspando il tessuto del copriletto sotto le sue unghie mentre contemplava i soldati scambiarsi occhiate nervose. Alla fine, si voltarono verso di lei con volti dipinti dalla preoccupazione e dal rimorso, prima di dividersi e rivelare la sua presenza. Aveva intenzione di mantenere lo sguardo basso, nascondendosi il più possibile dall'ira dell'uomo che tutti temevano ma, contro ogni suo buon proposito, la curiosità ebbe la meglio su di lei. I suoi occhi la tradirono, posandosi sul volto del sovrano che stava in piedi davanti a lei in una postura rigida. 

 

Un bizzarro senso di familiarità le stuzzicò la coscienza non appena vide i lineamenti del giovane. Un mandibola definita ma non prorompente faceva da cornice a un viso asciutto e mascolino, seppur delicato nella curva del naso e delle labbra. Gli occhi affilati nel loro taglio e nella loro freddezza erano appena coperti da ciuffi color biondo cenere, su cui era posata una corona di metallo nero, sormontata da punte argentate a forma di cuore rovesciato. In armonia con essa, la giacca a doppio petto era un susseguirsi di nero e argento a creare lo stesso pattern, mentre sul mantello corvino era fissata la spilla con il misterioso simbolo. 

 

Il simbolo delle picche. 

 

Con lieve timore, la donna riportò gli occhi sul volto del re, in attesa dello scoppio di follia che tutti avevano previsto. Invece di vedere furia, però, quello che trovò fu la fragilità più sconvolgente che avesse mai sperimentato. Le pupille spalancate era lucide, come se il loro padrone fosse stato sull'orlo delle lacrime, e la bocca era dischiusa in una smorfia d'incredulità. Le ciglia scure presero a sfarfallare convulsamente sugli occhi arrossati, quasi stesse cercando di capire se ciò che si trovava davanti a sé era frutto di un'illusione. 

 

-Nari?- fu la prima, tremante parola che uscì dalla sua gola. La giovane spalancò a sua volta le palpebre, pronta a ribattere, mentre la mano del re si sollevava lentamente verso di lei e i suoi piedi lo portavano passo dopo passo al suo cospetto. 

 

-Nari?- ripetè, l'incredulità ancora più altisonante nella sua voce, così come la commozione che sembrava ostruirgli le corde vocali. E si faceva sempre più vicino, la mano protesa in avanti e ormai a un soffio da lei. E lei non riusciva a pronunciare una parola, nel suo stupore. 

 

-Non è sorprendente, Namjoon? Un'umana che le assomiglia in maniera così strabiliante! Ha perfino i capelli della stessa lunghezza! Non ci potevo credere neppure io appena incontrata! 

 

La dolce voce del re scarlatto, ancora inginocchiato accanto a lei, interruppe prepotentemente la marcia del giovane con la sua melliflua cantilena. E la donna, in quel momento, percepì tutta la pericolosità dietro quel tono angelico, perché il sovrano corvino rivolse finalmente l'attenzione verso di lui. La commozione, in un istante, era sparita dai suoi occhi, lasciando posto a pura e semplice ira. 

 

-Un'umana? 

 

La parola fu sputata non con disprezzo, ma con una nota minacciosa che sembrava essere l'inizio della più funerea tempesta.

 

-Esatto, un'umana!- replicò il re scarlatto, completamente imperturbato dallo sguardo tagliente dell'uomo. Questo, digrignando visibilmente i denti, strinse la mandibola in una morsa, mettendo in evidenza la tensione nel suo collo. 

 

-Un'umana? Avete portato qui un'umana? 

 

Voltandosi in un turbinio di tessuto nero, il re piantò il suo sguardo iracondo sui tre silenziosi soldati che avevano il capo umilmente chinato e le labbra serrate. 

 

-È stato un incidente. Volevamo solo... 

 

-Volevate cosa?- tuonò il re corvino, sollevando la voce ruvida su quella del suo sottoposto. 

 

-Che cosa pensavate di fare? Perché lei...- il giovane si fermò, voltando per un attimo il capo nella sua direzione -... è qui? 

 

Quando solo il silenzio imbarazzato dei presenti sembrò essere la risposta, il re riprese la parola abbassando la voce di qualche ottava, mettendo ancora più in evidenza la sua ruvidezza. 

 

-Volete farvi beffe di me? È questo che volete? 

 

-Non è così, Namjoon. Hanno portato qui un umano affinché giudicasse al posto nostro, il fatto che sia arrivata lei... è totalmente casuale. Sono consapevole che non ti fidi di nessuno in questo momento, ma penso che entrambi sappiamo che Jungkook non ti ferirebbe mai in questo modo volontariamente- replicò allora il re dorato con tono secco. A quelle parole, il giovane uomo di nome Namjoon si voltò verso quello che doveva essere il suo servitore, a giudicare dallo stemma sulla sua armatura, e lo scrutò per qualche istante mentre esso abbassava ancora di più il capo. 

 

-Avete portato qui un umano per giudicare? Volete mettere le vostre vite e la nostra giustizia in mano al primo che capita? 

 

Se non fosse stato per il tono ancora più impossibilmente basso del re, la giovane avrebbe replicato. Serrando le labbra, invece, osservò il soldato dorato, Hoseok, fare un passo avanti. 

 

-Non è così, mio signore. È stata messa alla prova prima di essere trasportata qui. Ha buone capacità deduttive e non si ferma alla soluzione più superficiale.

 

Namjoon fissò con tagliente freddezza il soldato senza pronunciare una parola per quella che parve un'eternità. Il silenzio, alla fine, fu rotto dalla voce melliflua del re scarlatto che, imperterrito, giochicchiava con le lunghe ciocche corvine di lei. 

 

-Ha ragione, Namjoon. E poi, se le assomiglia tanto nel carattere quanto le assomiglia nell'aspetto, penso che non abbiamo dubbi che sarà in grado di arrivare a capo di questa faccenda, non trovi?- chiese, sollevando il tono in un dolce falsetto prima di voltare il viso verso il re in piedi. 

 

-Ma se preferisci, possiamo trovare il modo per rimandarla indietr-

 

-No. 

 

La risposta secca di Namjoon interruppe il re scarlatto ancora prima che potesse terminare di parlare. Dopo un momento di realizzazione, il giovane uomo distolse lo sguardo con quella che sembrava una sfumatura di imbarazzo, prima di tendere di nuovo la mandibola e riportare lo sguardo sull'uomo inginocchiato. 

 

-Molto bene. Se pensate che potrà essere in grado di giudicare, lo farà. Chiunque appunterà come colpevole, verrà immediatamente votato all'esecuzione per mano mia. Se siete tutti d'accordo, mi metterò da parte e accetterò qualsiasi richiesta dell'umana. 

 

Al suono di quelle parole un silenzio inquieto si diffuse nell'ambiente, risonante della scure che non era ancora calata su nessuno di loro ma di cui già si poteva udire il minaccioso fischiare nell'aria. Poi, il re dorato abbassò il capo, annuendo con crescente determinazione.

 

-Sia come hai detto. Io sono d'accordo.

 

-Ovviamente io sono d'accordo! Sarà divertente!- inneggiò con eccessiva allegria il re scarlatto. I tre soldati, dopo aver cautamente sollevato il capo, annuirono con lenti gesti, come a volersi assicurare di non essere più in imminente pericolo di vita. Fu allora che l'umana, finalmente, si schiarì la gola. 

 

-Ora che avete risolto... qualsiasi conflitto ci sia tra di voi, potrei cortesemente sapere per quale motivo mi è stata data la responsabilità di una condanna a morte?

 

Sei volti si rivolsero all'istante verso di lei, che li fissava con sopracciglia sollevate e uno sguardo interrogativo. Era piuttosto stufa di rimanere ferma a osservare degli sconosciuti parlare di lei come se non fosse stata presente e discutere delle sue doti. Dopo qualche momento di silenzio, il re corvino piegò il capo, distogliendo lo sguardo. 

 

-Prego, a voi le presentazioni. 

 

Il sovrano dorato, osservando nervosamente il giovane, annuì brevemente. 

 

-Hai idea di chi siamo noi e di dove ti trovi?- iniziò, rivolgendo gli occhi verso di lei. La donna diede una rapida occhiata ai presenti, osservando di nuovo gli stemmi che adornavano i loro indumenti. 

 

-Per quanto sembri assurdo, credo di averlo intuito. Ma non capisco il perché io sia qui. 

 

Il re annuì nuovamente, abbassando lo sguardo con fare pensoso. 

 

-Al momento, ti trovi nella mia corte, precisamente nella stanza privata del mio Jack, Hoseok- disse, indicando con un gesto della mano il soldato con l'armatura dorata, che chinò il capo verso di lei in forma di saluto. 

 

-Il Jack di quadri- mormorò lei, facendo cadere gli occhi sul simbolo inciso nel pettorale di metallo. 

 

-Esattamente. Vedi, il nostro mondo esiste al di fuori del mondo umano, ma siamo sempre stati in qualche modo interconnessi. Raramente è successo che uno della tua specie riuscisse ad arrivare qua, ma qualora ciò avveniva, manteneva un labile ricordo dell'accaduto. Le tipiche carte da gioco che sono diventate famose nel vostro mondo sono un lascito di quegli umani che sono riusciti a tornare sulla Terra. 

 

La giovane, concentrando lo sguardo sul pregiato tappeto che copriva il pavimento, annuì debolmente corrucciando le sopracciglia. 

 

-Non sembri sorpresa. 

 

L'umana congiunse le mani davanti a sé, sollevando gli occhi sul re dorato. 

 

-Ho sempre creduto che esistesse qualcosa oltre al nostro mondo. Non avevo pensato a nulla di simile, ma non escludevo neppure le teorie più strampalate. Ho iniziato a studiare le stelle e a cercare di capire meglio il funzionamento dell'universo proprio perché ho sempre creduto che noi umani non conosciamo nulla di quello che ci circonda, perciò... no, non mi sorprende che esista un mondo assurdo al di fuori della Terra abitato da altre forme di vita con capacità superiori alle nostre. Quello che mi sorprende è la vostra somiglianza con noi. 

 

Il re dorato la osservò con attenzione mentre parlava, assorbendo ogni sua parola con sguardo concentrato. 

 

-Quello è un discorso molto più lungo. Diciamo che, tecnicamente, anche noi siamo umani. O, per lo meno, una versione umana superiore, con ben maggiore longevità e poteri che prevaricano la vostra mortale capacità- replicò lui, muovendo le mani in modo da evidenziare le sue parole e attirando voracemente la curiosità della giovane. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sapere di più di questo concetto di umanità alternativa. Se era come pensava, andava a conciliarsi con una delle teorie che le ronzavano in testa più spesso e sarebbe stato la scoperta più importante non solo della sua carriera, ma della sua intera vita. 

 

-Io, come avrai capito, sono il Re di quadri. Il mio nome è Min Yoongi- continuò il sovrano, indicandosi. 

 

-Quell'impertinente che non conosce il concetto di spazio personale è il Re di cuori, Park Jimin. 

 

-Hyung! Come sei cattivo!- lamentò il sovrano scarlatto, arricciando le labbra voluttuose in un broncio bambinesco, prima di avvicinare ancora di più il viso a lei aprendosi in un sorriso malizioso. 

 

-È solo geloso perché, dato il mio status, sono il più attraente- mormorò vicino al suo orecchio, abbassando la voce melodica in un sussurro pericolosamente suadente. 

 

-Jimin. 

 

Il basso ringhio fu sputato dalle labbra tese del re corvino, che li fissava da un angolo della stanza con le braccia conserte e i denti serrati. La minaccia silente, invece che scoraggiare Jimin, lo portò a rilasciare un risolino divertito, un suono divino che assomigliava a quelle campanelle di metallo che venivano appese sulle terrazze per tintinnare sotto alle sollecitazioni del vento. 

 

-E... quello laggiù è Kim Namjoon, il Re di picche- riprese la parola Yoongi, dopo aver lanciato un'occhiata circospetta al diretto interessato, che osservava il Re di cuori come se avesse voluto dargli fuoco con lo sguardo. 

 

-Questi infine sono Taehyung, il Jack di cuori- disse indicando il soldato dall'armatura scarlatta -e Jungkook, il Jack di picche- concluse con un gesto verso il soldato dall'armatura nera. 

 

La giovane annuì, salutando un cenno del capo i due giovani che si inchinarono rispettosamente verso di lei. Poi, mordendosi il labbro inferiore, ripassò lo sguardo su ogni presente. 

 

-Manca il Re di fiori- affermò allora. Yoongi deglutì, distogliendo lo sguardo. 

 

-Questo è il motivo per cui sei qui.

 

L'umana corrugò le sopracciglia mentre il Re di quadri incrociava le braccia davanti al petto, sospirando. 

 

-Un mese fa, il giardino personale del Re di fiori è stato incendiato. Devi sapere che ognuno di noi ha il dominio su una determinata materia e per questo motivo siamo strettamente collegati a essa. Il Re di picche ha il dominio di tutte le armi del nostro mondo. Il Re di Cuori ha il dominio degli specchi. Io sono l'unico a non avere il controllo sulla materia fisica. Il mio dominio infatti è l'ordine stesso, il perfetto equilibrio della nostra terra. Il Re di fiori, infine... 

 

-Ha il dominio sulla vegetazione, immagino- concluse la giovane, sollevando un sopracciglio. Yoongi annuì senza emettere un suono. 

 

-Quello che succede alle materie sottoposte al nostro dominio ha diretta influenza su di noi. Un re senza dominio non esiste. Perciò, distruggendo una parte consistente della vegetazione del Re di fiori, è stata messa in pericolo la sua stessa salute. La faccenda, però, purtroppo non finisce qui. 

 

Un silenzio tombale calò sull'ambiente e ognuno dei presenti parve ritirarsi in se stesso, in una sorta di personale bolla di emozioni negative che danzavano più o meno esplicitamente sui loro volti. A quella visione, la donna capì che qualcosa di molto grosso doveva essere successo. Quando finalmente il Re di quadri sembrò in procinto di ricominciare a parlare, deglutì visibilmente, abbassando il capo. 

 

-Per qualche motivo, la Regina di picche si trovava nel giardino personale di Seokjin quel pomeriggio. E... 

 

Il re strinse le dita sui suoi avambracci mentre Namjoon, ancora rintanato all'angolo della stanza, digrignò i denti incollando il mento al petto e strizzando le palpebre, come se aspettasse da un momento all'altro di ricevere un violento colpo. 

 

-... non è riuscita a scappare in tempo.

 

La giovane, inconsciamente, riportò gli occhi sul re corvino, che pareva aver ricevuto un pugno allo stomaco in base all'espressione di pura sofferenza che si era andata a dipingere sul suo viso. Una sofferenza così acuta che l'umana sentì la necessità di distogliere lo sguardo per lasciare all'uomo un momento per vivere il dolore senza l'attenzione della stanza su di sé. Il Re di quadri, a quel punto, si schiarì debolmente la gola. 

 

-Normalmente, dato il mio dominio, avrei agito io come giudice, ma si tratta di una questione talmente delicata che nessuno di noi dev'essere esente da sospetto. E l'unica persona che sappiamo per certo non essere colpevole...- il re lanciò una rapida occhiata verso Namjoon, ancora assorbito in se stesso -... è distratta da... altro. Il problema è che, per qualche scherzo del caso, tu assomigli in maniera impressionante a lei. 

 

L'umana abbassò lo sguardo al tappeto. 

 

-Alla Regina di picche? 

 

Yoongi annuì, tendendo le labbra. 

 

-Esatto. Ma questo non ci impedirà di chiederti comunque se accetterai di fungere da giudice per noi e discernere chi è il colpevole. 

 

La giovane rimase per qualche istante a fissare il re che aveva terminato di parlare e aveva sollevato gli occhi su di lei, con un'espressione ferma ma non ostile sul viso. Poi, sospirando, abbassò il capo.

 

-È una responsabilità notevole e non so se sarò in grado di fare la scelta giusta. Ma... vi giuro che farò del mio meglio per scoprire la verità. 

 

L'intera stanza parve trarre un sospiro di sollievo davanti alla sua risposta. L'intera stanza eccetto il sovrano inginocchiato al suo fianco, che la osservava con un sorriso allegro sulle labbra, e il re corvino, rinchiuso in un mutismo distaccato e indifferente a ciò che lo circondava. 

 

-Molto bene, allora. Da dove desideri iniziare? 

 

La giovane si prese un attimo per riflettere. 

 

-È possibile fare visita il Re di fiori?

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Capitolo 3
*** 3 ***


-Hyung? 

 

L'umana guardò la sagoma dell'uomo seduto di spalle con il viso rivolto verso un mare di cenere che si estendeva verso l'orizzonte in una distesa senza fine, mentre una punta di amarezza prendeva possesso del suo cuore. Si chiese quanto doveva essere stato bello quel giardino in origine. Se fosse stato un caotico insieme di fiori diversi che andavano a unirsi in un'allegra cacofonia di colori, o se invece fosse stato diviso in ordinate sezioni di specie e varietà. 

 

Il sovrano senza corona non rispose. Il re di quadri perciò, ingoiando una smorfia, prese ad avvicinarsi lentamente, invitandola a seguirlo mentre il resto della compagnia rimaneva sulla soglia della porta-finestra a osservare in silenzio la scena. Quando i due raggiunsero la panchina argentata su cui era seduto l'uomo, la giovane ebbe finalmente modo di intravedere il suo viso. La visione, purtroppo, non fece altro che aumentare l'amarezza dentro di lei. L'elegante profilo del viso maschile dalle labbra carnose e il naso sottile, pelle limpida e guance piene, era deturpata da una larga macchia cinerea simile al legno carbonizzato e percorsa da profonde crepe che per un soffio non raggiungevano la pelle sana. L'intera guancia destra del sovrano fino all'angolo dell'occhio era contaminata dallo sfregio, che scendeva poi lungo il collo longilineo e si tuffava sotto alla giacca a doppio petto argentata a motivi floreali. 

 

-Seokjin-hyung, ti posso presentare una persona?- chiese il Re di quadri con il tono più delicato che la giovane gli avesse mai sentito. L'uomo, finalmente, parve uscire dalla trance in cui era immerso e si voltò lentamente verso di loro. 

 

-Yoongi? 

 

Gli occhi smarriti guardavano il giovane in piedi come se fosse stato un fantasma, come se vedessero attraverso la figura e si proiettassero oltre, lontano da quel luogo di desolazione. Il Re di quadri, a quel punto, si sedette accanto al sovrano, invitando la donna a fare lo stesso. 

 

-Ciao hyung. Come stai oggi? 

 

L'uomo dagli occhi smarriti aveva riportato lo sguardo sul campo di cenere, scrutando intensamente come a cercare qualcosa che non c'era. 

 

-Yoongi... che cos'è successo al mio giardino? 

 

Un silenzio imbarazzato prese possesso del re dorato, che strinse le labbra come a volersi trattenere da qualcosa. 

 

-Hyung, ricordi quello che è accaduto?- chiese invece, un tono calmo e accondiscendente nella voce roca. Il re argentato corrugò lievemente le sopracciglia. 

 

-Ricordo... che stavo potando le peonie. Ero in ritardo, ma se mi sbrigavo sarei riuscito a sistemarle tutte prima che appassissero.

 

Yoongi, deglutendo, sembrò trattenere un sospiro mentre abbassava gli occhi al terreno crepitante di carboni. Poi, voltandosi verso la giovane, domò il suo volto in un'espressione neutra. 

 

-C'è qualcosa che desideri chiedergli? 

 

L'umana posò gli occhi sul profilo dell'uomo senza corona, che continuava a fissare il fantasma della sua preziosa creatura come se ancora non riuscisse a vedere cosa ne fosse stato di essa. Quando riportò lo sguardo sul sovrano dorato, quindi, scosse il capo. Quel povero uomo aveva sofferto abbastanza. Non voleva aggiungere dolore alla sua già fragile psiche riportando alla luce fatti che aveva evidentemente cancellato per proteggersi. 

 

Quando raggiunsero di nuovo il resto dei componenti alla porta-finestra, dunque, la giovane era ancora senza elementi. 

 

-Lui non ricorda nulla di quello che è successo. Ha completamente rimosso quel giorno dalla sua mente, perciò non possiamo neanche sapere dove si trovasse al momento dell'incendio. 

 

Un altezzoso schiarimento di gola seguì l'affermazione di Yoongi, che portò l'attenzione di tutti i presenti a gravitare sul sovrano scarlatto. 

 

-In realtà io so dov'era. So anche chi è il responsabile ma nessuno mi vuole dare ascolto- cinguettò il Re di cuori, arricciando le labbra e incrociando le braccia al petto. Mentre un paio di sospiri esasperati e versi di protesta si sollevavano fra i presenti, l'umana piegò il capo. 

 

-Davvero?- chiese con sincera curiosità, scrutando il giovane. Questo, sbattendo con frivolezza le ciglia scure verso di lei, sorrise ampiamente e le afferrò la mano. 

 

-Seguimi! 

 

L'uomo la trascinò all'interno del palazzo, conducendola in una grande sala che dava sul giardino incenerito, le cui pareti erano interamente ricoperte di argento che fluiva in fitti motivi floreali, i quali raggiungevano il soffitto, e al cui centro si trovava un trono argentato dai bordi neri. Il sovrano, però, si fermò solo una volta che si fu trovato davanti a un grande specchio che prendeva la parete a destra del trono ed era grande quanto una delle finestre. 

 

-Come già sai, io ho il dominio sugli specchi. E fra i miei tanti e fantastici poteri, c'è quello di vedere le immagini intrappolate in ogni specchio del regno!- spiegò entusiasticamente il giovane, indicandole con gesto plateale l'oggetto dalla preziosa cornice nera. L'umana, dopo averlo contemplato, si voltò verso il re scarlatto. 

 

-Quindi siete in grado di mostrarmi chi c'era qua, in questa sala, il giorno dell'incendio? 

 

Il sovrano le strizzò l'occhiolino, mettendo in evidenza i suoi zigomi eleganti. 

 

-Esattamente! 

 

La giovane portò gli occhi sul suo riflesso, una donna avvolta in una larga camicia bianca infilata in pantaloni scuri a vita alta, raggiunti dalle punte dei suoi lunghi capelli corvini. Quel riflesso, allora, fluttuò come i cerchi che si formano sulla superficie di uno stagno turbato da un sassolino, fino a plasmarsi nel profilo del Re di fiori. Indossava la corona, ricoperta di lucido argento e sormontata da simboli di fiori neri, e indossava la mantella argentata su cui era appuntata la spilla con il suo stemma. Il suo volto, però, era sconvolto da un'emozione che assomigliava tanto a pura follia. 

 

-No! Ti sbagli! Vi sbagliate tutti! Tu sei solo una strega che non ha la minima autorità in questo posto! Vattene! 

 

La voce carica di disprezzo del sovrano uscì a brandelli dalla superficie vetrosa e, anche se non era possibile vedere contro chi si stesse scagliando, all'angolo dello specchio si intravide l'orlo di una gonna nera. 

 

-Ho detto vattene! 

 

Le grida dell'uomo si erano fatte ancora più violente e il suo volto delirante guardò attorno a sé, le pupille spalancate come una bestia rabbiosa, prima di uscire dalla visuale e tornare con un candelabro a cinque bracci in mano. 

 

-Vattene via! 

 

E il re uscì definitivamente dalla scena mentre le deboli fiamme delle candele gli animavano il viso di un lieve arancione. L'immagine, allora, tornò a mostrare il riflesso della giovane con il viso chiuso in un'espressione pensosa. 

 

-Quindi, in base a questo... sarebbe stato il Re di fiori?- chiese sollevando un sopracciglio. Un grugnito indignato la fece voltare verso il re corvino, che fino a quel momento non aveva ancora emesso una parola. 

 

-Ma per favore! Sappiamo tutti che Jimin può modificare le immagini negli specchi! È palese che sia opera sua! Seokjin-hyung non avrebbe mai fatto male a una mosca!- ringhiò il sovrano, puntando un dito accusatore contro il Re di cuori. Questo, fingendo un'espressione di pura indignazione, si toccò platealmente il petto. 

 

-Come puoi accusarmi di una cosa simile? Io, manipolare l'immagine per incolpare Seokjin! Che assurdità! 

 

-E allora perché non ti degni neppure di usare l'onorifico quando parli del maggiore di noi?- sussurrò minacciosamente Namjoon, che con ampie falcate aveva raggiunto il re scarlatto e ne aveva afferrato la preziosa giacca per poter avvicinare il viso al suo. 

 

-Adesso non fare il puntiglioso! Siete tutti importanti ai miei occhi, tutto il mondo è sullo stesso livello!- esclamò teatralmente Jimin, allargando le braccia. 

 

-Siamo tutti e quattro re! Siamo tutti uguali, no?- aggiunse, assottigliando la voce in un tono innocente, prima di abbassare il mento e fissare dritto negli occhi il sovrano furente, aprendosi in un sorriso malizioso. 

 

-Ma tanto tu non crederesti a nulla di quello che io affermo, non è vero... Namjoon-ie?- mormorò il re scarlatto a un soffio delle labbra digrignate del giovane. L'umana, osservando la scena, strinse la bocca. 

 

No, qualcosa non quadrava. 

 

Anche aprendo la mente a tutti i possibili scenari, sembrava difficile che il Re di fiori danneggiasse il suo stesso dominio, causando a se stesso una perdita tanto grave. Ma doveva averne la conferma. 

 

-Per quale motivo il Re di fiori non ha un Jack? 

 

I presenti diversero l'attenzione dai due uomini in conflitto all'umana che li guardava con determinazione. Fu il Re di quadri a farsi avanti per primo, lanciando un'occhiata irrequieta al sovrano che stringeva fra le dita la giacca di Jimin. 

 

-Quando siamo venuti all'esistenza, eravamo sette: quattro Re e tre Jack. Era destino, dunque, che uno di noi rimanesse senza Jack e Seokjin-hyung si è offerto di fare questo sacrificio. Diceva di non averne bisogno, comunque. Non ha voluto armi nel suo territorio, né una milizia privata. In generale, era quello che aveva mantenuto i rapporti migliori con ognuno di noi, anche quando nascevano conflitti fra gli altri tre regni. 

 

La giovane annuì, alzando il capo al soffitto, prima di tornare a guardare lo specchio che le rimandava il proprio riflesso. 

 

-Neanche io credo che sia stato lui a iniziare l'incendio. Un individuo pacifico, che non aveva mai mostrato propensione verso la violenza, che motivo avrebbe avuto di rivoltarsi contro la regina e distruggere il suo stesso dominio? Non ha senso. E non ha senso neppure un improvviso scatto di follia. Penso che il colpevole sia qualcun altro- concluse, voltandosi verso i presenti che la fissavano con attenzione. Fu allora che il Re di picche, finalmente, mollò la presa dalla giacca del sovrano scarlatto, lanciandogli un'occhiata accusatoria. 

 

-È evidente, quindi, che qualcuno sta cercando di coprire qualcosa- disse seccamente Namjoon, portando Jimin ad arricciare le labbra in un ringhio elegante. 

 

-Mi stai accusando, per caso? 

 

Gli occhi della donna saettarono tra i due individui, contemplando la palpabile tensione che sembrava animare i loro corpi e i loro sguardi infuocati. 

 

-Non lo so, Jimin. Dimmelo tu- sputò con tono cavernoso il re corvino, stringendo la mandibola. L'umana, allora, si voltò verso il sovrano dorato, che contemplava la scena con crescente preoccupazione. 

 

-Non esiste un modo per verificare se sta dicendo la verità? 

 

Yoongi la osservò per qualche istante, prima di lanciare un'occhiata a Jimin. 

 

-Ci sarebbe l'Asso di cuori, ma solo il suo re può farlo funzionare- affermò, strappando uno sbuffo sonoro al diretto interessato. 

 

-L'Asso è piuttosto indisciplinato in questi giorni, perfino io non riesco ad attivarlo- disse, sollevando con nonchalance le spalle. 

 

-Piuttosto conveniente- mormorò il Re di picche, fissando il sovrano scarlatto. 

 

-Che cos'è l'Asso di cuori?

 

Yoongi riportò la sua attenzione all'umana. 

 

-Ogni sovrano ha un oggetto che rappresenta la chiave e l'essenza stessa del nostro potere. L'Asso di cuori è lo Specchio della verità. Non può essere alterato e non può mostrare altro che la pura e semplice realtà. Inoltre, è collegato a ogni specchio del nostro mondo, perciò può mostrarti qualsiasi angolo dove ci sia una superficie riflettente. 

 

La giovane, con occhi spalancati dalla sorpresa, contemplò le informazioni ricevute. Re con poteri soprannaturali, specchi della verità... quel mondo era decisamente più strampalato di quanto avesse potuto prevedere. 

 

-Posso chiedere la vostra collaborazione nell'usare il vostro Asso, vostra maestà? Sarebbe uno strumento fondamentale per arrivare a capo della soluzione- chiese quindi, voltandosi verso il re dalla figura eterea. Questo, dopo un momento di silenzio chiuso in un'espressione enigmatica, si aprì in un sorriso seduttore. 

 

-Se me lo chiedi con così tanta grazia, mio splendido fiore, come posso rifiutarti?

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Capitolo 4
*** 4 ***


Come la donna aveva previsto, la corte del Re di cuori era un tripudio di scarlatto. Le pareti delle sale del palazzo ne erano intrise, disturbate solo dai dettagli dorati che riportavano varianti dello stemma lungo tutta la loro ampiezza. Contrariamente alle sue aspettative, non attraversarono la sala del trono, ma entrarono in un quella che doveva essere la stanza privata del sovrano, arredata da un voluminoso letto a baldacchino rosso sangue e una distesa di specchi di varie dimensioni appesi lungo ogni centimetro dell'ambiente, a creare una bizzarra frammentazione ipnotica di rilessi.

 

Il sovrano, voltandosi per guardarla con un sorriso saccente, si avvicinò alla parete di fondo e spostò il tavolino che vi era appoggiato davanti, liberando la vista a uno specchio grande quanto una persona. Appoggiando la mano longilinea sulla cornica dorata, l'oggetto fece uno scatto prima di allontanarsi dalla parete, rivelando un'entrata che dava su un corridoio buio ma similmente arredato al resto delle stanze. Dopo aver acceso una torcia, il re invitò il suo Jack a fare lo stesso con le altre, conducendoli lungo il tappeto scarlatto che culminava in una sala circolare, al cui fondo era appesa una tenda lunga dal soffitto al pavimento. 

 

-Ecco a te, mia cara- annunciò suadente il sovrano, afferrando il lembo di stoffa e facendo scorrere la tenda fino a rivelare il grande specchio che vi era nascosto dietro. Le sue dimensioni non erano particolarmente impressionanti, ma la cornice dorata era molto più ricca di dettagli di tutti gli altri specchi del palazzo, e culminava in cima con un'ampia decorazione che andava a formare lo stemma reale. 

 

-Dunque, come ho detto, vorrei davvero aiutarti, ma l'Asso è un po' sulle sue di questi tempi. Sembra arrabbiato, non ne capisco il motivo, ma devi capire che gli specchi sono suscettibili e- 

 

-Basta giochi, Jimin- minacciò bassamente Namjoon, lanciando uno sguardo tagliente al re. 

 

-Fallo funzionare, ora. 

 

Il sovrano scarlatto sollevò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente. 

 

-Ti ripeto, Namjoon, che non è così facile! 

 

L'umana non distolse lo sguardo dalla superficie vetrosa, percependo le voci in sottofondo scemare sempre di più dalla sua mente. C'era qualcosa nel suo riflesso. Vedeva sempre la stessa donna che era comparsa nello specchio della corte dei fiori, ma... era diverso. Come se qualcosa fosse sbagliato. E la leggera fluttuazione che iniziò a comparire sembrò confermarlo. 

 

-Jimin, per favore, collabora. 

 

-Ti ci metti anche tu, Yoongi? È la giornata in cui tutti sono contro Jimin? 

 

-Chiudi la bocca e mettiti al lavoro. 

 

-Ehm, non con quel tono, grazie! 

 

-Aspettate... guardate. 

 

La voce del sovrano dorato riuscì finalmente a far cessare l'aspro litigio fra i presenti, portando l'attenzione sullo specchio. In esso, il riflesso di una giovane donna guardava la stanza davanti a sé con un velo di tristezza e un sorriso nostalgico. I lunghi capelli abbracciavano il suo busto stretto in un corsetto di seta nera e decorato da intricati motivi argentati, che si disperdevano gentilmente nella gonna ampia dello stesso color carbone. Sulla sua testa, lucente come i suoi occhi, era posata una corona di metallo sormontata da simboli di picche argentati. 

 

-Nari! 

 

Passò un battito di ciglia e Namjoon si trovava già davanti allo specchio, gli occhi spalancati in una smorfia disperata e le mani adese con forza al vetro. La donna spostò le pupille scure su di lui, sorridendo flebilmente. 

 

-Nari! Nari, sei qui? Mi senti? Amore, cosa ci-

 

La mano del riflesso si sollevò davanti al suo viso e si posò esattamente sul palmo di quella del re corvino. Questo, stringendo le labbra tremanti, deglutì mentre osservava la donna sorridergli ancora, con un'espressione sofferente dipinta sul viso. Schiuse le labbra rosse e fece per pronunciare delle parole. Ma nessun suono uscì. Nonostante ciò, la sua bocca si mosse in una frase semplice e chiara. 

 

"Ti amo." 

 

Il sovrano contrasse le sopracciglia, osservando la regina mentre distoglieva lo sguardo da lui e lo portava sull'umana ferma al suo fianco. L'umana che era l'esatta copia di lei. 

 

-Questo... non dovrebbe succedere. 

 

Il re scarlatto fissava il riflesso con un cipiglio confuso sulla fronte. Il tono della sua voce aveva abbandonato ogni giocosità e suonava semplicemente gravido di incertezza. 

 

-Non si è mai comportato così. Non dovrebbe funzionare con nessuno- continuò a mormorare, come se avesse improvvisamente dimenticato della presenza degli altri componenti del gruppo. 

 

La regina guardò l'umana sorridendo, mimando con le labbra una frase e piegando il capo in un cenno di ringraziamento. L'umana scosse la testa, cercando di indicarle che non aveva compreso, ma la regina sorrise di nuovo, prima di indicarsi il cuore e infine la fronte. 

 

"Tu lo sai." 

 

Questo lo aveva capito. Fu l'ultima cosa che disse il riflesso, prima di chiudere gli occhi ed essere dissolta dalle calme onde dello specchio. 

 

-No! Nari, aspetta! 

 

Il re corvino sbatté i pugni contro la superficie riflettente, cercando disperatamente dove prima vi era l'immagine della sua amata ma trovando solo l'umana. Serrando gli occhi, strinse i denti e appoggiò la fronte al vetro, facendo lunghi respiri tremanti. Una mano pallida comparì sulla sua spalla e strinse appena, cercando di trasmettere al giovane la sua presenza confortante. 

 

-Namjoon... vieni- lo invitò dolcemente il re dorato, applicando una leggera pressione affinché il sovrano si allontanasse. 

 

-Questo non ha senso- sussurrò ancora Jimin, fissando lo specchio con sguardo stralunato. 

 

-Nari aveva poteri che oltrepassavano anche la nostra comprensione. È possibile che una parte di essi sia rimasta intrappolata in questo mondo. Oppure...

 

Yoongi non terminò la sua frase, ma i suoi occhi caddero sull'umana ancora ferma davanti all'Asso, rigida come una statua. 

 

-... no, non ha importanza.

 

La donna rimase a contemplare il suo riflesso. Il suo, quello che conosceva da una vita. Traendo un respiro profondo, alzò gli occhi, forse a voler affrontare l'oggetto nella sua interezza. 

 

-Puoi mostrarmi dove si trovava il Re di cuori quel pomeriggio?

 

Davanti al silenzio assoluto dei presenti, la superficie riprese a incresparsi, trasmettendo piccole perturbazioni che si trasformarono lentamente nel riflesso del sovrano scarlatto seduto su un trono del medesimo colore, davanti al quale stava in piedi il suo Jack con un'espressione solenne. 

 

-È stato fatto?- chiese il re, con il mento appoggiato sul palmo della mano e il volto chiuso in una smorfia seria, così dissonante con la frivola maliziosità a cui la donna era abituata. 

 

-Sì, mio signore- rispose Taehyung, piegando il capo in un inchino. Jimin annuì, abbassando gli occhi al pavimento e tirando la bocca in una piega amara.

 

-Bene, ottimo lavoro. 

 

Il riflesso, a quel punto, tornò a incresparsi, riportando lo specchio al suo normale aspetto e mostrando il viso funereo del re corvino che era alle spalle della donna. 

 

-Lo sapevo...- mormorò il sovrano tra sé e sé mentre digrignava i denti in un ringhio silenzioso. 

 

-Maledetto bastardo!

 

Namjoon estrasse la spada dal fodero legato alla sua cintura, rivelando una lama nera come l'onice ma dal colore cangiante in un argento vivo sotto al riflesso delle torce. Sollevando l'arma in aria, il re emise un grido rabbioso. 

 

-Perché? 

 

La spada stretta nelle mani del Re di picche perse consistenza, trasformandosi in un liquido simile al petrolio ma che rimase sospeso per aria come se la gravità non lo influenzasse. Esso, infatti, prese a modellarsi e allungarsi fino a replicare la forma di una grande ascia dalla lama ampia e piatta, solidificandosi nuovamente fino a ritornare all'aspetto del metallo. 

 

-Namjoon, aspetta...

 

Il re dorato fece per avvicinarsi al sovrano corvino, ma il giovane emise un altro grido gutturale scagliandosi contro il Re di cuori e mancando la sua testa per un soffio. 

 

-Perché lo hai fatto?- ripetè con voce roca, mentre fissava rabbiosamente il sovrano scarlatto. Quest'ultimo, dopo aver osservato per qualche istante la lama che si ritrovava a centimetri dal suo viso, si aprì in un sorriso. Il sorriso, in breve, si trasformò in una risata. 

 

-Perché, Namjoon? Mi chiedi perché?- domandò Jimin con gli occhi socchiusi in due mezzelune, mentre piegava il capo come se avesse voluto flirtare con il re corvino. 

 

-Perché tu puoi avere una regina e io no? Perché Seokjin deve sempre dare ragione a te? Perché, Namjoon?- ripetè maniacalmente il re, ridendo ancora più fragorosamente mentre afferrava il manico dell'ascia e vi appoggiava il viso sopra come fosse stato il petto di un'amante. 

 

-Sì, sono stato io! Uccidimi, Namjoon, cosa aspetti? Non volevi altro, non è vero? Da quanto tempo immaginavi di impugnare l'Asso e tagliarmi la gola fino a farmi dissolvere in cenere? Oh, Namjoon, quanta soddisfazione ho provato! Lo sai cosa ha detto lei mentre veniva bruciata viva dalle fiamme e urlava agonizzante senza che nessuno la aiutasse? 

 

Il re corvino ringhiò ancora più rabbiosamente, spingendo l'arma fino a che il filo non raggiunse la pelle della spalla del giovane e non fece comparire un rivolo rosso. 

 

-Ha chiamato il tuo nome- bisbigliò Jimin con il più ampio dei sorrisi, spalancando gli occhi in modo da mettere in mostra le pupille dilatate. 

 

-Dovevi sentire che suono sublime, Namjoon!

 

Il Re di picche strinse gli occhi in due fessure, emettendo un urlo mentre allontanava l'arma dalla presa del re scarlatto per prepararsi a farla calare con maggiore veemenza. E per non mancare il bersaglio. 

 

-Lurido pezzo di-

 

-Fermatevi! 

 

L'arma era già in discesa sul suo obiettivo, la lama intenta a tagliare l'aria con il suo sibilo minaccioso. Prima di raggiungere la testa del Re di cuori, però, tornò alla sua consistenza liquida, cadendo sul pavimento senza perforare pelle e ossa, ma radunandosi a terra fino a riprendere la sua forma originale. Il sovrano corvino fissò la chiazza scura ai suoi piedi con occhi spalancati. 

 

Il suo Asso lo aveva tradito. 

 

Sollevando il capo, puntò lo sguardo sulla donna in piedi a qualche passo da lui. 

 

-Non mi impedirai di avere la mia vendetta- sputò lui, stringendo la mandibola. 

 

-I patti erano che avreste ucciso la persona che io avrei appuntato come colpevole. 

 

L'umana lo guardò con il mento sollevato e un'espressione irremovibile sul viso. Namjoon sollevò le braccia con un'espressione incredula. 

 

-Di quali altre prove hai bisogno? Lo ha ammesso lui stesso! 

 

La donna spostò gli occhi tenaci sul re scarlatto, che la guardava come fosse stata un cucciolo stupido e tenero.

 

-La conversazione che abbiamo visto dimostra semplicemente una cosa: che il Re di cuori e il suo Jack erano al corrente di qualcosa e che si trovavano entrambi alla loro corte. La mia teoria è che conoscano l'identità del vero colpevole e stiano cercando di coprirlo. 

 

Jimin gettò la testa all'indietro, scoppiando in un'altra fragorosa risata. Piegando il capo verso di lei, si posò una mano sul cuore. 

 

-Oh, piccola innocente creatura! Pensavo fossi più furba di così! Davvero credi che rischierei il mio collo per qualcun altro? 

 

L'umana contemplò il modo altezzoso in cui il re caracollò verso di lei, avvicinandosi fino a sfiorarle la guancia con le dita. 

 

-Oppure sei già impazzita per me? Ti sei già innamorata, piccolo petalo di fiore? Non temere, le mie attenzioni sono molto generose... 

 

La giovane rimase immobile e in silenzio, pur mantenendo gli occhi attenti sul viso sempre più vicino del re. 

 

-Allora, se vogliamo metterla in questo modo, il vostro Jack verrà decapitato insieme a voi. 

 

Jimin si bloccò, fermo a pochi centimetri da lei, l'espressione seducente congelata sui suoi lineamenti mentre gli occhi andavano piano piano a spalancarsi.

 

-Cosa? 

 

L'umana sollevò un sopracciglio, sfidando con lo sguardo il sovrano. 

 

-Se dobbiamo credere alla vostra confessione, in base a quello che abbiamo visto avete ordinato al vostro Jack di commettere il crimine per voi. Ergo, lui ha fisicamente commesso l'omicidio e verrà giustiziato insieme a voi. 

 

Dall'angolo della sua visuale, l'umana intravide Taehyung deglutire vistosamente prima di abbassare il capo. 

 

-Il mio signore non sapeva quello che avrei fatto. È stata una mia iniziativa, che poi gli ho riferito per metterlo al corrente. Ma lui non- 

 

-No! 

 

Il Re di cuori spalancò le palpebre scuotendo vigorosamente la testa. 

 

-Sta mentendo per coprirmi, non ascoltatelo! 

 

L'umana riportò lo sguardo di sfida su di lui, facendo un passo avanti. 

 

-Rimane il fatto che è vostro complice e che sarà giustiziato insieme a voi. 

 

-No! Lui non c'entra nulla, ho fatto tutto da solo!- gridò il sovrano, stringendo i pugni mentre sul suo viso si dipingeva una smorfia disperata. 

 

-Non concorda con quello che abbiamo visto.

 

-Non... non ha rilevanza! Quella conversazione era relativa a un ordine che avevo emesso riguardo a un aumento delle tassazioni nel mio regno! Non ha alcuna connessione con il crimine! Io l'ho fatto! Sono stato io, io solo!- ripetè il re convulsamente mentre si indicava il petto. L'umana, però, incrociò le braccia al petto. 

 

-E lo avreste fatto perché eravate geloso dei vostri compagni? 

 

Il re annuì violentemente. 

 

-Esatto, è così! 

 

La giovane lanciò un'occhiata di lato. 

 

-Allora non vi dispiacerà mostrarci quello che si nasconde lì - disse piegando il capo alla sua sinistra, indicando la tenda che si trovava al fianco dell'Asso e che assomigliava a quella che lo ricopriva. Il Re di cuori si congelò dopo aver poggiato lo sguardo sull'oggetto di interesse. 

 

-Oh... e perché mai, mia cara?- chiese la voce troppo acuta per risultare naturale, mentre cercava di forzare il suo corpo in quei frivoli manierismi che lo avevano animato in precedenza. 

 

-Petalo di fiore, non penso che possa essere di tuo interesse scoprire la mia collezione privata. 

 

In un qualche modo, Jimin era riuscito a tornare alla posa spontaneamente civettuola che aveva indossato nel momento in cui lo aveva visto per la prima volta, aprendosi in un sorriso malizioso ma evidentemente teso. 

 

-Vedi, amo tenere bloccati negli specchi i momenti migliori con alcune delle mie amanti, trovo che sia una sublime forma di intrattenimento! Non sempre loro ne sono al corrente ma dove sarebbe il divertimento altrimenti? Così ho qualcosa che mi stuzzichi quando sono... aspetta! 

 

L'umana, ignorando la fluida parlantina del sovrano, si era avvicinata alla tenda, scostando la stoffa fino a rivelare la parete dietro di essa. Erano specchi. Decine di specchi di media grandezza appesi fino a raggiungere il soffitto e contenenti immagini ferme in momenti diversi. Una sorta di fotografie, convenne la giovane. Ma invece che mostrare donne in pose liceziose, contenevano i volti degli uomini presenti nella stanza. In alcune, sembravano particolarmente giovani, dati i tratti acerbi e i corpi in via di sviluppo. In diverse, erano tutti insieme e guardavano direttamente lo specchio con smorfie buffe. In altre erano in gruppi da due o tre e parevano essere stati ripresi in momenti spontanei, come durante una conversazione o nel bel mezzo di una risata. Altre ancora li ritraevano singolarmente, seduti sui loro troni assorti in una posa meditabonda o in procinto di salutare lo specchio, come se avessero saputo che qualcuno li avrebbe catturati in quel momento. A livello dei suoi occhi appena sulla destra, poi, ne vide una ritrarre una coppia. La donna del riflesso che indossava lo stesso regale vestito nero intenta a dire qualcosa verso lo specchio con un sorriso allegro, mentre a circondare il suo fianco si trovava il Re di picche, con lo sguardo pieno di affetto concentrato sul viso di lei.

 

Voltandosi verso il Re di cuori, che aveva abbassato il capo come se non avesse voluto vedere, l'umana incrociò le braccia al petto. 

 

-Queste non mi sembrano immagini delle vostre amanti, vostra maestà. 

 

Il sovrano scarlatto, il cui volto si era indurito in un'espressione fredda e distaccata, strinse la mandibola. 

 

-Sono vecchi cimeli. Roba di cui avevo dimenticato l'esistenza che ho sepolto qui secoli fa. Non hanno alcun valore. 

 

La donna piegò il capo, facendo un passo verso di lui. 

 

-Sapete, vostra maestà, se fossi entrata nella casa di un altro umano e avessi trovato una collezione di immagini come queste avrei pensato che quell'umano sia molto legato a quelle persone. Avrei perfino pensato che tenga molto a loro- disse, scrutando con insistenza crescente il giovane. Egli, però, voltò il capo di lato per fuggire dal suo sguardo. 

 

-Idiozie. Un tempo, forse, era così. Quando eravamo dei marmocchi e non avevamo ancora iniziato a preoccuparci solo ed esclusivamente di noi stessi. 

 

Un silenzio tombale seguì le parole sputate con disprezzo dal Re di cuori, che aveva catturato l'attenzione di ogni presente. Perfino il Re di picche, pur mantenendo una postura rigida, lo fissava con una luce sorpresa negli occhi, come se vedesse per la prima volta il giovane uomo in tutta la sua interezza. Alla fine, Taehyung iniziò a scuotere il capo con sempre più veemenza prima di prendere la parola. 

 

-Ora basta. 

 

-Taehyung, non ti azzardare a dire una parola- minacciò con tono così insolitamente basso il sovrano scarlatto, lanciando un'occhiata furente al suo Jack. 

 

-No! Sono stanco di questa farsa! E lo siete anche voi, se solo riusciste ad ammetterlo! 

 

-Taehyung. 

 

La parola fu pronunciata con una pericolosa calma, che portò il re scarlatto a marciare fino a raggiungere il soldato e afferrargli il mento in una morsa ferrea. 

 

-Non un'altra parola. 

 

Il Jack riuscì a sorridere amaramente nonostante la mano che gli stringeva la mandibola. 

 

-Altrimenti? Cosa mi farete? 

 

Jimin espose i denti in un ringhio minaccioso mentre sollevava la mano che non stringeva il mento del giovane, pronta a colpire. Taehyung, però, non distolse lo sguardo dal suo viso. 

 

-Tutti pensano che il dominio del Re di cuori siano gli specchi a causa della sua vanità e superbia. 

 

-Taehyung.

 

Il re strinse ancora di più la morsa sul suo mento, avvicinando il viso a quello del giovane. 

 

-Ma è una bugia. 

 

-Taehyung!

 

Il Jack, imperterrito, continuò a parlare con una luce ostinata negli occhi. 

 

-Il suo dominio sono gli specchi perché i sentimenti del Re di cuori sono puri e limpidi. Sono sinceri, immutabili e fedeli fino alla fine dei tempi. Questo è il suo dominio- concluse il giovane, sorridendo in segno di sfida al suo sovrano dall'aria furibonda. 

 

-Colpitemi, avanti, se ne avete la forza. 

 

Il re scarlatto strinse le labbra carnose e gli occhi brillanti come braci ardenti mentre la sua mano rimaneva sospesa per aria, pronta a rilasciare il colpo. Alla fine, però, la abbassò, mollando la presa sul mento del Jack e allontanandosi da lui prima di girarsi verso il Re di picche. 

 

-Non ascoltare nulla di quello che dicono. Sono stato io. Adesso, uccidimi- disse con voce atona, avvicinandosi al sovrano e fissandolo negli occhi con un'espressione grave. Lui, però, osservò Jimin per qualche istante. Poi, si voltò verso l'umana. 

 

-Confermi le tue parole? 

 

La donna passò lo sguardo dal Re di picche al Re di cuori, che la fissava con la mandibola tesa e uno sguardo gelido negli occhi. 

 

-Sì. Non è lui il colpevole. Se desiderate, potete tenerlo nelle segrete per questa notte mentre io scopro chi sia il vero responsabile. 

 

Il sovrano scarlatto abbandonò il capo in avanti, rilasciando un lungo sospiro. 

 

-A meno che voi non vogliate dirmi il nome della persona che state coprendo- aggiunse allora la giovane, avvicinandosi al re. Questo, però, sollevando gli occhi lucidi, deglutì. 

 

-Sono stato io- ripetè con tono non più rabbioso, ma addolcito da una docile rassegnazione. L'umana, allora, annuì. 

 

-Come pensavo. Mi prenderò fino a domattina per confrontare con l'Asso dove si trovava ognuno di voi quel pomeriggio. Potete tornare nelle vostre corti a riposare. 

 

I presenti si guardarono a vicenda con circospezione prima di riportare lo sguardo su di lei e annuire lentamente, girandosi poi per dirigersi verso l'uscita. Il Re di picche fu l'ultimo a rimanere indietro lasciando gli occhi ancora incollati su di lei. 

 

-Buona fortuna- disse semplicemente con tono mite, lanciandole un ultimo sguardo prima di voltarsi e andarsene.

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Capitolo 5
*** 5 ***


La mattina seguente, l'umana fece il suo ingresso in quella corte che non aveva ancora esplorato. La sua struttura era simile a quelle che aveva già visitato, perciò non fu difficile per lei capire in che direzione si trovasse la sala del trono. Lui doveva aspettarla lì. Sapeva che avrebbe scoperto la verità e sarebbe venuta da lui. Infatti, quando fece il suo ingresso nell'ampio salone dorato decorato da motivi geometrici, lui era lì.

 

-Sei arrivata. 

 

La donna annuì anche se lui le dava le spalle. Sollevando lo sguardo, osservò la gigantesca bilancia d'oro lucente appesa al soffitto che calava dall'alto come una mastodontica istallazione artistica. I due enormi piatti erano connessi tramite delle catene a un braccio orizzontale, a sua volta fissato al soffitto in modo che fosse perfettamente bilanciato. Nonostante ciò, la giovane notò che i due piatti non erano in equilibrio. Uno calava verso il basso, come fosse stato appesantito da qualcosa, e l'altro era mezzo cadente a causa della rottura di una delle catene che lo sorreggeva. 

 

-È questo l'Asso di quadri?- chiese l'umana, cercando di ritardare la conversazione che sarebbe avvenuta da lì a poco. Il re dorato emise un sospiro, voltandosi e sollevando lo sguardo. 

 

-Lo è, anche se non si trova in forma smagliante. 

 

La giovane contrasse le labbra, abbassando lo sguardo sul sovrano con le mani giunte dietro la schiena. 

 

-Con tutto quello che è successo, non mi sorprende. 

 

Yoongi sollevò appena gli angoli della bocca mentre una traccia di amarezza gli attraversava il viso.

 

-Già. 

 

La giovane abbassò il capo, fissando il pavimento. 

 

-Perché lo avete fatto? 

 

Lui trasse un respiro profondo, mantenendo lo sguardo sulla gigantesca bilancia. Passò qualche momento di silenzio prima che aprisse la bocca. 

 

-I fiori del giardino di Seokjin erano stati infettati da una malattia. Probabilmente è a causa del modo in cui voi umani state maltrattando la vostra vegetazione. 

 

La giovane piegò il capo, sollevando un sopracciglio. 

 

-È possibile una cosa simile?

 

Il Re di quadri annuì, stringendo le labbra. 

 

-Come ti avevo detto in precedenza, i nostri mondi sono in qualche modo interconnessi, ma neppure noi sappiamo fino a che punto. È frequente che ciò che succede nel vostro pianeta Terra influenzi i nostri domini. Il mio Asso ha subito parecchi colpi in passato a causa delle varie ingiustizie che si sono susseguite nella vostra storia. Namjoon è diventato gradualmente più potente e più spietato con l'avanzare della vostra forza militare e Jimin è diventato... 

 

Il re si fermò, deglutendo una smorfia. 

 

-... insicuro. Con il raffreddamento dell'unità degli esseri umani, ha iniziato a temere a causa dell'allontanamento che stava avvenendo fra di noi. Aveva paura di essere rigettato, che la nostra amicizia si frantumasse. Perciò, per proteggersi ha creato una versione più sicura di sé, ma anche più emotivamente distaccata.

 

Yoongi fece una pausa, abbassando lo sguardo al pavimento a scacchi. 

 

-Quando mi accorsi di cosa stava succedendo al giardino di Seokjin, sapevo che avrei dovuto fare qualcosa. Si era diffusa troppo in fretta, talmente in fretta che ci mise solo un paio di giorni per contaminare tutto. Se non fossi intervenuto, nel giro di poche settimane avrebbe contagiato tutta la vegetazione del nostro mondo e Seokjin-hyung... sarebbe morto. 

 

L'umana contrasse le sopracciglia mentre un'espressione dispiaciuta prendeva possesso del suo viso. 

 

-Perché non ne avete parlato con lui o... non vi siete confrontato con gli altri? 

 

Il re strinse la mascella, indurendo il suo viso. 

 

-Seokjin-hyung è una persona fantastica, ma a volte si rifiuta di guardare in faccia il lato più oscuro della realtà. Pensa che tutto andrà bene, sempre. La sua visione eccessivamente positiva lo aveva portato a non vedere neppure ciò che stava succedendo al suo stesso dominio. E non potevo dire agli altri quello che avevo intenzione di fare. Avrebbero cercato di fermarmi o si sarebbero offerti al posto mio, ma il risultato sarebbe stato lo stesso. 

 

L'umana deglutì nervosamente. 

 

-E la regina? 

 

Il sovrano si morse violentemente il labbro inferiore, incassando il collo nelle spalle e abbassando il mento fino al petto.

 

-Nari non doveva essere lì quel giorno. 

 

L'uomo emise un respiro tremante. 

 

-Penso che avesse capito anche lei cosa stava succedendo al giardino di Seokjin e che volesse avvertirlo. Io... non sapevo che lei sarebbe stata lì. 

 

Yoongi prese a scuotere il capo, mentre l'umana vide il suo mento iniziare a tremare. 

 

-Avevo invitato hyung alla mia corte quel pomeriggio appositamente per evitare incidenti. Non doveva esserci nessuno. 

 

Il giovane emise un altro respiro incerto, prima di sollevare gli occhi lucidi al soffitto dorato. 

 

-Quando... sono andato lì, non l'avevo vista. Non so dove fosse, forse stava cercando Seokjin-hyung nelle altre stanze del palazzo mentre io... iniziavo l'incendio. Me ne andai subito dopo per non essere scoperto e non la vidi entrare nel giardino per vedere cosa stava succedendo. 

 

Yoongi strinse le labbra, ingoiando quello che doveva essere un nodo alla gola di rimorso e senso di colpa. 

 

-Non volevo farle del male. Lei era una persona fantastica. Non avrei mai fatto una cosa del genere a Namjoon. Lui viveva per lei. 

 

L'umana sentì un lieve bruciore umettarle le ciglia, perciò prese a sbattere freneticamente le palpebre. 

 

-E per quanto riguarda il Re di cuori? Perché avete lasciato che si assumesse la responsabilità al posto vostro e non avete ammesso subito la vostra colpevolezza? 

 

Il sovrano emise un lungo, esasperato sospiro, serrando gli occhi. 

 

-Perché lui aveva scoperto che cosa avevo intenzione di fare e si era impuntato con l'idea di sacrificarsi al posto mio. Quello stupido, ostinato moccioso...- mormorò il giovane, scuotendo il capo. 

 

-Anche se appare frivolo e superficiale, non c'è nessuno come lui che dia più valore alla nostra amicizia. Sin da quando era un poppante, avrebbe dato la vita per quelli che amava. Così, non fece altro che aizzare Namjoon dal funerale di lei. Fece di tutto per attirare la sua attenzione su di sé, per irritarlo e spingerlo a credere che lui fosse il colpevole. Se io fossi intervenuto allora per ammettere la mia colpevolezza, Namjoon avrebbe creduto che come al solito stavo cercando di coprire Jimin. Tutti pensano che ho sempre avuto un debole per lui perché cercavo di difenderlo dai loro giudizi. 

 

Il re dorato, finalmente, puntò gli occhi in quelli della donna con un'espressione rilassata sul viso. 

 

-Ecco perché tu sei stata portata qui. Speravo che fossi in grado di scoprire tutta la verità in modo che Namjoon la potesse finalmente accettare. 

 

L'umana sollevò le sopracciglia. 

 

-È stata una vostra idea? 

 

Yoongi scosse il capo, sorridendo debolmente. 

 

-No, è stata di Taehyung, che probabilmente sperava di scagionare Jimin. Io allora dissi a Hoseok di aiutarlo e il mio Jack credette che fosse un'idea per incastrare definitivamente il Re di cuori. Jungkook era l'unico povero ignaro- concluse il re, sogghignando appena.

 

L'umana lo osservò in silenzio con un senso di impotenza nel cuore. Era giusto? Era davvero giusto quello che sarebbe successo? 

 

-Non penso che voi meritiate una condanna a morte per quello che avete fatto. 

 

Il sovrano la guardò, mentre una nota di serena accettazione andava a dipingersi sul suo viso pallido. 

 

-Non ha importanza ormai. 

 

La donna corrugò la fronte. 

 

-Perché? Penso che il Re di picche sarà indulgente con voi una volta scoperta- 

 

La giovane si bloccò al gesto sbrigativo del re. Questo, infine, portò le mani davanti a sé, sfilandosi i guanti scuri che la donna non aveva neppure notato ma che erano stati indosso all'uomo per tutto il tempo. Quando la stoffa lasciò spazio alla pelle, però, i suoi occhi non videro il pallore che avrebbe dovuto dipingerla.

 

-È troppo tardi. Ho distrutto io stesso l'ordine del nostro mondo, danneggiando il dominio di un altro re, causando la morte di una regina e... facendo venire qui un'umana.

 

Gli occhi spalancati della giovane non lasciarono per un istante le mani cineree e disgustosamente ricoperte di profonde crepe, divorate da quello stesso infido sfregio che aveva deturpato il viso del Re di fiori. La donna schiuse la bocca, ma nessun suono uscì. 

 

-Questo è quello che succede ai nostri corpi quando i nostri domini vengono rovinati. La malattia si è estesa fino alle gambe, perciò... mi resta poco.

 

L'umana continuò a scrutare gli arti rinsecchiti del re mentre sentiva le lacrime salirle sempre più prepotentemente agli occhi. Non era giusto. Era davvero così che andava a finire? Non poteva essere. A che scopo scoprire la verità se non aveva il potere di impedire altra sofferenza?

 

-Non... non c'è un modo per...- balbettò lei, stringendo le labbra per trattenere il tremore. Yoongi, però, scosse il capo. 

 

-Non c'è. Ed è giusto così. Mi prenderò la responsabilità per le mie azioni, come avrei dovuto fare dall'inizio. 

 

-Vi sbagliate. 

 

I due presenti si girarono verso la nuova voce che era comparsa improvvisamente nell'ambiente. Alle spalle del re dorato, infatti, si trovava il Jack di quadri con un'espressione dura sul viso. 

 

-Hoseok... lo so che non sei d'accordo ma non possiamo cambiare le cose. Anche se non fossi morto per la malattia, Namjoon avrebbe dovuto compiere la sua giustizia. Le cose stanno così ed è solo colpa mia- disse il re, sospirando davanti alla freddezza nel volto del suo braccio destro.

 

-Pensate davvero che vi lascerò morire così?- pronunciò con tono basso quest'ultimo, avvicinandosi con larghe falcate al sovrano.

 

-Cosa pensi di fare, Hoseok? Non possiamo cambiare la realtà. 

 

Il re, con una calma assoluta e un'espressione placida sul viso, si avvicinò a sua volta al soldato, posandogli una mano gentile sulla spalla ricoperta dall'armatura. 

 

-Mi dispiace che sia andata in questo modo. Non ti meriti questo. Quando non ci sarò più, per favore, stai al fianco di Seokjin-hyung e aiutalo a riprendersi. Fallo per me. 

 

L'umana sentì una lacrima silenziosa rigarle il viso mentre scrutava i due uomini. Quella storia l'aveva investita più di quanto poteva aspettarsi. Era passato solo un giorno da che aveva messo piede in quel mondo sconosciuto, eppure per qualche motivo le importava già così profondamente per quelle persone che le faceva male il pensiero che quel viaggio si sarebbe concluso così, con una tale amarezza. 

 

La donna fu improvvisamente riportata alla realtà dall'inconsueto ghigno che aveva preso possesso del volto del Jack. 

 

-Credete davvero che starò qui a guardare mentre morite?- chiese lui, mentre un tono minacciosamente giocoso usciva dalle sue labbra. Il Re di quadri corrugò le sopracciglia. 

 

-Hoseok, cosa... 

 

-È passato così tanto tempo che avete dimenticato. Tutti hanno dimenticato- esclamò il Jack, allontanandosi dall'uomo e allargando le braccia con un sorriso sempre più ampio. 

 

-Hoseok, di cosa stai parlando? 

 

Il soldato inclinò il capo con una piega divertita sulla bocca. 

 

-È passato parecchio dall'ultima volta che ho usato i miei poteri, ma questo non cambia la realtà. 

 

Gli occhi del re, in quel momento, si spalancarono, mentre la sorpresa e la realizzazione ne illuminavano i lineamenti. Hoseok, nel mentre, aveva sollevato la mano in aria, unendo medio e pollice insieme. 

 

-Anche se ho assunto il ruolo di Jack per voi, in realtà...

 

-No! Hoseok, non ti azzardare a farlo!

 

Il diretto interessato sorrise semplicemente, mettendo in evidenza le labbra sottili ma eleganti. E schioccò le dita, diffondendo nell'ambiente un rombo fragoroso ed echeggiante che riempì le orecchie della giovane. 

 

-... io sono il Joker.

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Capitolo 6
*** 6 ***


In quel preciso istante, l'armatura dorata dai bordi rossi sparì, lasciando il posto a una tunica metà rossa e metà nera, mentre sulla testa corvina del giovane appariva un cappello dei medesimi colori a cui erano appese quattro campanelle tintinnanti. La donna, incapace di parlare, aveva la bocca spalancata mentre le parole di Hoseok prendevano a diffondersi nella sua mente. 

 

Il Joker? 

 

Nelle carte da gioco, era solitamente il personaggio più utile perché poteva assumere qualsiasi ruolo volesse. Poteva diventare qualsiasi cosa. L'umana si congelò sul posto. 

 

Poteva diventare... qualsiasi cosa?

 

-Hoseok, ti proibisco di fare quello che stai pensando! È un ordine!- urlò il re con il viso deturpato da un'espressione furibonda, lanciandosi sul suo Jack e afferrandogli la tunica. Questo, però, non fece altro che sorridere scuotendo il capo e provocando un tintinnio allegro nelle campanelle del suo cappello. 

 

-Troppo tardi, vostra maestà. 

 

Il sovrano lo fissò con occhi spalancati dalla disperazione, aggrappandosi ancora più saldamente alla veste del giovane. 

 

-Hoseok, ascoltami... cercheremo un'altra soluzione! Riparerò l'Asso e troveremo il modo di guarire la malattia! 

 

Hoseok appoggiò una mano sulla spalla del re proprio come lui aveva fatto in precedenza. 

 

-Non usate le vostre bugie con me. Vi conosco meglio di chiunque altro- disse, facendo schioccare la lingua. Yoongi fissò per lunghi istanti il soldato, traendo respiri tremanti. 

 

-Hoseok, ti prego... non farlo- lo implorò, la voce ridotta a un debole sussurro. Il Jack, in risposta, guardò il sovrano con un sorriso nostalgico, che non raggiunse i suoi occhi spenti dalla malinconia. 

 

-Non posso guardarvi morire. Non un'altra volta. 

 

Il re si allontanò appena dal giovane, corrugando la fronte mentre rilasciava la veste rossa e nera e abbandonava le braccia ai lati. 

 

-Di cosa stai... 

 

Hoseok, però, in quel momento sollevò nuovamente la mano in aria avvicinando medio e indice. 

 

-Addio, Yoongi- pronunciò senza smettere di sorridere, schioccando le dita e generando un nuovo rombo altisonante. 

 

-No! 

 

Ma la voce del re arrivò troppo tardi. In un istante, la sua preziosa giacca a doppio petto a motivi geometrici, la sua mantella dorata decorata dalla spilla con il simbolo dei quadri e la sua splendente corona sparirono dal suo corpo come bolle di sapone, lasciando posto a una semplice camicia scura. L'umana, con orrore, osservò le vesti reali apparire sul corpo di Hoseok, sostituendo la tunica rossa e nera. Il dettaglio più spaventoso, però, fu la macchia grigia che iniziò velocemente a divorare le mani del giovane, distruggendone la carne prima di trasformarla in polvere cinerea. 

 

-Maledizione... no! No!

 

Yoongi si guardava le mani con occhi spalancati e bagnati dalle lacrime mentre la malattia si ritirava con la stessa velocità dalla sua pelle, riportando quel pallore che le era sempre appartenuto e sanando le profonde crepe che l'avevano lacerata. Con le labbra tremanti, l'umana riportò lo sguardo su Hoseok, le cui braccia erano ormai completamente sparite mentre le gambe e il busto si riducevano velocemente in polvere. Volgendo lo sguardo verso di lei, il giovane sorrise debolmente.

 

-Prendetevi cura di lui- mormorò, prima che la macchia raggiungesse il suo viso e lo divorasse, trasformandolo in brandelli di cenere che caddero con la leggerezza di fiocchi di neve sul pavimento di marmo. La donna abbassò lo sguardo a terra, portandosi una mano davanti alla bocca mentre assorbiva la visione del cumulo cinereo. 

 

Il cumulo che si trovava nell'esatto posto dove Hoseok stava in piedi fino a istanti prima. 

 

E non riuscì a trattenere un singhiozzo. I suoi occhi spalancati e inondati di lacrime videro Yoongi cadere a terra, inginocchiato davanti alle ceneri con pupille vitree e bocca dischiusa. Poi, appoggiando i palmi tremanti al pavimento, a un soffio dal cumulo polveroso, strinse le labbra. 

 

E iniziò a piangere. 

 

Silenziosamente. Trattenendo i singhiozzi incastrati nella sua gola. Lasciando che le lacrime bagnassero il marmo e gli inondassero il viso. Lì, inginocchiato a terra con il volto accartocciato dalla sofferenza, la bocca piegata in una smorfia ansimante e avvolto in una semplice camicia, sembrava così diverso dal sovrano dorato di un giorno prima. Sembrava solo un giovane uomo in preda alla sofferenza più assoluta. 

 

Fu allora che il rumore cigolante di una porta che si apriva echeggiò nella sala. L'umana si voltò lentamente verso di esso, con il mento tremante e le braccia avvolte attorno al propio busto. Yoongi, invece, rimase immobile, continuando a piangere come se non riuscisse a percepire nulla al di fuori del suo dolore. 

 

I quattro uomini fecero il loro ingresso nell'ambiente, rimanendo rispettosamente in silenzio mentre si avvicinavano con passi cauti alle due persone al centro della sala. Tutti ad eccezione del Re di cuori, che corse a perdifiato fino a raggiungere il giovane inginocchiato per circondarlo con le sue braccia e appoggiare il petto alla sua schiena. La donna vide il bellissimo volto del sovrano contorcersi mentre lasciava che le lacrime lo solcassero, prima che sparisse alla sua visione seppellito contro la spalla del suo amico.

 

-Mi dispiace così tanto, hyung- mormorò singhiozzante Jimin. Yoongi scosse il capo, ispirando rumorosamente.

 

-Non è colpa tua...- disse con voce frammentata. 

 

-... non è colpa tua...- 

 

La giovane, deglutendo nel tentativo di liberarsi di quel nodo che le aveva bloccato la gola, respirò profondamente sollevando la mano per asciugarsi le lacrime incrostate sul viso, prima di voltarsi verso le tre figure a poca distanza. Il suo sguardo, allora, cadde sul Re di picche, i cui occhi non sembravano serbare neppure un briciolo di quella fredda rabbia che vi aveva visto dal primo momento che l'aveva incontrato. 

 

-Avete sentito tutto, non è vero?- chiese con tono gracchiante il passato Re di quadri, rivolgendosi ai nuovi arrivati. Namjoon abbassò lo sguardo al pavimento. 

 

-L'umana questa mattina presto ci aveva comunicato tramite l'Asso di cuori di farci trovare fuori dalla tua sala del trono, richiedendo che Jimin usasse il suo potere per mostrare quello che sarebbe avvenuto all'interno- replicò con tono basso e gentile il sovrano corvino. Yoongi annuì, traendo un lungo respiro. 

 

-Bene, questo mi risparmia fiato. Uccidimi. 

 

Il silenzio rombò nella stanza più violento di qualsiasi parola, mentre l'attenzione dei presenti rimbalzava da un sovrano all'altro con respiri sospesi e occhi spalancati. Il Re di picche, però, strinse le labbra. 

 

-No. 

 

Yoongi digrignò i denti. 

 

-Hai sentito, no? Sono stato io! L'umana ha riconosciuto la mia colpevolezza! Puoi finalmente avere la tua vendetta!- urlò, con la voce che andava ad arrochirsi sempre più a ogni parola. 

 

-È giusto. Per quello che ho fatto a Nari, me lo merito- aggiunse in un sussurro, con il mento nuovamente in preda al tremore. Namjoon non si mosse neppure davanti alla menzione della sua amata. Nessuna smorfia di sofferenza o di rabbia presero possesso del suo volto. Vi era solo un'assoluta, pietosa calma. 

 

-Hai già pagato per i tuoi errori. 

 

Yoongi sollevò lo sguardo stralunato sull'amico, osservandolo con occhi confusi. Il Re di picche lo fissò, stringendo la mandibola. 

 

-Dover sopravvivere attraverso il dolore della perdita di qualcuno a cui si vuole bene è già abbastanza. Per esperienza personale, so che non esiste punizione più grande. 

 

Namjoon rilassò il viso, concedendo uno sguardo di compassione all'uomo. 

 

-Il tuo debito è saldato. 

 

Il giovane inginocchiato abbandonò il capo in avanti deglutendo visibilmente e stringendo le labbra in una linea incerta. Il Re di picche, allora, sospirò profondamente. 

 

-Il regno di quadri non può rimanere senza un re. Min Yoongi, hai il compito di aggiustare l'Asso e ristabilire l'ordine, prima di assumere il trono. 

 

L'interessato sollevò la testa di scatto per fissare il sovrano corvino con occhi spalancati. 

 

-Cosa? 

 

-Dovrai, inoltre, seguire il Re di fiori nel suo processo di guarigione e aiutarlo a ricordare come usare l'Asso per poter ristabilire la parte distrutta del suo dominio- continuò imperterrito Namjoon, guardandolo con ferrea determinazione. 

 

-Questi sono i tuoi ultimi ordini... hyung. 

 

Con un lieve sorriso, il re corvino chinò il capo verso il giovane. 

 

 

 

La corte delle picche era meno tenebrosa di quello che si sarebbe aspettata. Camminando per l'ampio corridoio del palazzo, osservò la predominanza del nero nelle pareti come nel soffitto e perfino nel tappeto che ricopriva il pavimento. Esso, però, invece che occludere l'ambiente era reso più luminoso dai dettagli argentati che vi si susseguivano sparsamente. Inoltre, anche se si sarebbe aspettata lunghe distese di armi in esposizione lungo tutto il camminamento, l'unico indicatore del dominio del sovrano era la numerosa presenza di guardie dalle armature corvine a ogni porta. Nonostante ciò, nessuna di loro le rivolse anche solo uno sguardo al suo passaggio. E nessuna di loro sembrava indossare un'armatura simile nella fattura a quella di Jungkook. 

 

Una volta arrivata nella sala del trono, un'ambiente che manteneva il tema del corridoio e al cui interno si trovava la preziosa seduta scolpita nell'onice, non vi trovò il sovrano. Voltandosi, infine, lo vide fuori sulla balconata con le possenti  braccia appoggiate alla balaustra di marmo. 

 

-Vi piacciono le altezze?- chiese con un lieve sorriso la donna, avvicinandosi al giovane e portandolo a voltare lo sguardo dal paesaggio che si dispiegava davanti a loro. Montagne innevate dai picchi appuntiti decoravano l'orizzonte mentre distese di folte foreste si affollavano ai loro piedi, prima di lasciare posto all'animata città che si spandeva a macchia d'olio intorno al palazzo. Il re scosse il capo, sogghignando appena. 

 

-In realtà no. L'unico motivo per cui la sala del trono si trova al terzo piano del palazzo è che Nari, invece, le amava.

 

L'umana sorrise debolmente mordendosi le labbra. Deglutendo, cercò il coraggio in se stessa di pronunciare le parole che le ronzavano nella testa. 

 

-Come stanno andando le cose? Il Re di fiori riuscirà davvero a far ricrescere il suo guardino?- chiese invece, abbassando lo sguardo imbarazzata. L'uomo accanto a lei, la cui presenza emanava calore e familiarità, piegò il capo. 

 

-È possibile. L'Asso di fiori è la Rosa nera, che ha il potere di portare fertilità ovunque venga piantata. È il simbolo della ricrescita, perché può dare una seconda vita a qualsiasi cosa, perciò dovrebbe funzionare.

 

La donna annuì distrattamente senza distaccare gli occhi dall'orizzonte. 

 

-E il Re di quadri? Dite che se la caverà? 

 

Namjoon, a quella domanda, emise un lungo sospiro. 

 

-Ci vorrà tempo per imparare a convivere con il senso di mancanza di qualcuno che prima era sempre lì, al tuo fianco. Ma gli staremo vicino. Non lo lasceremo solo a convivere con il vuoto. 

 

La donna si voltò verso di lui, osservando il suo profilo dalla mascella definita e dalla pelle color caramello che assorbiva la luce in un riflesso dorato, mentre l'amarezza prendeva lentamente possesso della sua voce. 

 

-Ho appreso di aver mancato sotto molti aspetti e... ho preso per scontate quelle persone che un tempo consideravo fondamentali per me. Yoongi-hyung, Seokjin-hyung... Jimin... 

 

L'uomo finalmente la guardò negli occhi, con una luce di dolcezza nascosta dietro alla loro ferrea oscurità.

 

-Grazie per avermi mostrato la verità e per avermi fatto ricordare che i miei amici sono la cosa più preziosa che ho. 

 

L'umana annuí con un sorriso, abbassando nuovamente il capo e fissando il marmo della balaustra. Afferrando una ciocca dei suoi capelli da arrotolare attorno alle dita, deglutì nervosamente. 

 

-Lei lo faceva sempre. 

 

La donna sollevò lo sguardo, trovando Namjoon a osservare con occhi persi nel vuoto le fasce scure attorno al suo indice. 

 

-Giocava con i suoi capelli quando era soprappensiero o era agitata- mormorò il sovrano, sollevando le labbra in un sorriso pieno di dolore. L'umana trasse un respiro profondo. Questa volta, non si allontanò dal volto dell'uomo. 

 

-Io sono lei, non è vero? 

 

Il re rimase in silenzio con gli occhi fissi sulle sue dita e le labbra tese in una smorfia. Dopo istanti di nulla, schiuse la bocca. 

 

-Sì. 

 

La giovane abbassò la testa, sospesa tra l'imbarazzo e il senso di colpa. 

 

-Come... è possibile? 

 

Lui scosse il capo, tornando a concentrarsi sul panorama. 

 

-Nel vostro mondo, esistono versioni diverse di ognuno di noi. Non so molto di quel Kim Namjoon, ma so che esiste e che è esattamente identico a me. 

 

La donna corrugò la fronte, stringendo le mani fra di loro. 

 

-Quindi... è come se i nostri mondi fossero la copia l'uno dell'altro solo... con caratteristiche differenti. 

 

Il re annuì. 

 

-Esattamente. 

 

Quando il silenzio tornò a calare sui due, la giovane percepì lo sguardo dell'uomo su di lei. Stringendo le labbra, raccolse il coraggio che le rimaneva e, alla fine, si voltò. Lui la guardava in un modo che le fece sfarfallare lo stomaco. Era lo sguardo che aveva visto nello specchio, quello con cui osservava la sua amata quando era tra la sue braccia. Trasse un respiro tremante, studiandolo mentre compiva un passo verso di lei. 

 

-Posso chiederti un favore? 

 

Lei fece appena un cenno con il capo per accettare, senza distogliere gli occhi dai suoi. Lui, con un gesto lento e pieno di dolcezza, portò una lunga ciocca scura dietro il suo orecchio. 

 

-Quando tornerai nel tuo mondo, cerca Kim Namjoon. Se lo vorrai, dagli un'occasione. Ti posso assicurare che ti amerà dal profondo della sua anima. 

 

La donna, con le labbra tremanti, annuì debolmente. Gli occhi di lui sembrarono sciogliersi davanti a lei, trasformandosi da fredda oscurità a cioccolato liquido. 

 

-Mi sono ricordata di non avervi mai detto il mio nome- disse con voce incerta, mentre uno spiraglio di luce iniziava a irradiarsi dalle sue mani conserte. L'uomo rise brevemente, socchiudendo gli occhi. 

 

-È vero. 

 

Il bagliore si fece più diffuso, inglobando le sue braccia e trasformandole in brillanti nebulose. L'umana trasse un respiro. 

 

-Io mi chiamo... 

 

La luce le raggiunse il collo, abbracciandola con un calore confortante mentre i suoi capelli diventavano raggi di un piccolo sole. E il suo corpo veniva dissolto nel nulla.

 

-... Nari.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

 

HELLO! Ed eccoci qua con la nostra dose di sofferenza giornaliera! Come stiamo? Tutti interi o accartocciati in un angolo a piangere XD? Tanto lo sapevate già che vi avrei fatto soffrire, non dovreste neanche sorprendervi più 😂 scherzi a parte, ho amato scrivere questa che doveva essere una one-shot ma che si è trasformata in una storia breve perché a quanto pare supera i limiti di parole di wattpad 😬. Sono molto soddisfatta di come è venuta e dell'idea in sé, anche se mi sarebbe piaciuto approfondire ancora di più questo mondo, ma dato il tipo di storia non sarei riuscita a farlo. 

 

Cosa ne dite? Ovviamente avrete capito che Nari sarà la protagonista della storia di Namjoon e... chissà. Avete colto i vari riferimenti? Soprattutto alla fine nel dialogo di Hoseok per chi ha letto Il principe del calmo mattino 👀 Inoltre ognuno dei ragazzi è legato a una dinamica particolare che si ripete in ogni storia: Yoongi e Hoseok devono compiere un sacrificio, Tae e Jimin che si salvano a vicenda, Jin che subisce una perdita di qualche tipo e deve superare il trauma conseguente... iniziate a vedere il pattern? 👁 fatemi sapere! Un bacione a tutti 💋

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